The Lost Boys

di CSlover
(/viewuser.php?uid=663487)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Lost Boys ***
Capitolo 2: *** Emma ***
Capitolo 3: *** Il Galà ***
Capitolo 4: *** La Lite ***
Capitolo 5: *** Il Mattino Dopo ***
Capitolo 6: *** Il Meeting ***
Capitolo 7: *** Ragazzi e Ragazze ***
Capitolo 8: *** La Decisione ***
Capitolo 9: *** Il Racconto ***
Capitolo 10: *** Non Più Così Sperduto ***
Capitolo 11: *** La Firma ***
Capitolo 12: *** L'Appuntamento (I^ Parte) ***
Capitolo 13: *** L'Appuntamento (II^ Parte) ***
Capitolo 14: *** Che Cosa Succede Adesso? ***
Capitolo 15: *** Interviste ***
Capitolo 16: *** Musica ***
Capitolo 17: *** Un Giorno Nuovo ***
Capitolo 18: *** Fuoco Incrociato ***
Capitolo 19: *** Pronti Ad Andare ***
Capitolo 20: *** Corri Ragazzo Corri ***
Capitolo 21: *** La Tempesta ***
Capitolo 22: *** Respiro Di Vita ***
Capitolo 23: *** In Caduta Libera ***
Capitolo 24: *** Sotto Gli Occhi Di Tutti ***
Capitolo 25: *** Ci Muoviamo Con Leggerezza ***
Capitolo 26: *** Fino A Quando Fa Male ***
Capitolo 27: *** Non Mi Hai Mai Conosciuto ***
Capitolo 28: *** Tutti Mentono ***
Capitolo 29: *** Potremmo Essere Amici ***
Capitolo 30: *** Magnetico ***
Capitolo 31: *** Ballando Con Le Lacrime Negli Occhi ***
Capitolo 32: *** Ulteriore ***
Capitolo 33: *** Attrazione ***
Capitolo 34: *** Noi Contro Il Mondo ***
Capitolo 35: *** Epilogo ***
Capitolo 36: *** Forti Abbastanza Da Costruire Una Casa (extra) ***
Capitolo 37: *** Sei la mia fiamma (extra 2) ***



Capitolo 1
*** I Lost Boys ***


La luce iniziava a far capolino attraverso le tende, Killian gemette e si stiracchiò nel letto. Era troppo presto per cercare di capire perché si sentiva come se qualcuno avesse deciso di usare la sua testa come una piñata e di colpirla ripetutamente. O perché aveva la sensazione che le sue palpebre fossero state saldate al suo viso. O perché tutto faceva male.
Hmm.
Beh, quest’ultima non era troppo difficile da indovinare, davvero. Ovviamente.
Poggiato contro il - aspetta…dove era il cuscino? - finalmente aprì gli occhi iniettati di sangue. Batté le palpebre più volte, tossì e cercò di inumidire le labbra completamente secche. Questo è il rovescio della medaglia di una ben nota routine post party, pensò.
Considerando il fatto che era maledettamente ricco, attraente e di successo, che altro avrebbe potuto fare un tipo come lui? Come tale, non era estraneo alla sensazione di pesantezza alla testa causata da una sbornia ancora fresca.
Mentre stava cercando di decidere se alzarsi fosse la miglior cosa da fare – anche se stare a letto sembrava l'opzione più plausibile, il martellare nella testa lo faceva sussultare per il dolore ogni tanto - il suo telefono squillò all'improvviso e lo avvertì che era arrivato un nuovo sms.
Stendendo il braccio notò un piccolo timbro sulla mano con scritto 'Wonderland', uno dei club alla moda che gli piaceva tanto frequentare, prese il telefono.
August.
Killian alzò gli occhi. Sorpresa.
“Ti prego, dimmi che non sei finito di nuovo in qualche vicolo. Non sono dell’umore giusto”.
Sghignazzando e pronto ad uscirsene con qualche battuta in stile vecchia commedia irlandese, si bloccò. August non era l'unico che aveva cercato di contattarlo. Aveva ricevuto diversi SMS, chiamate e anche un messaggio vocale da Jefferson.
Cazzo, anche Gold l’aveva chiamato.
Si alzò preoccupato del fatto che fosse accaduto qualcosa di terribile. Si grattò la testa mentre chiamava August, visto che era l' ultimo che aveva cercato di mettersi in contatto con lui.
Killian iniziò a scavare nei suoi cassetti alla ricerca di una pillola per il mal di testa. Entrando in cucina, finalmente trovò un paio di aspirine che si trovavano nel pensile. Stava riempiendo un bicchiere d'acqua quando il suo amico finalmente rispose.
“Farai bene ad avere una spiegazione".
Killian sorrise "Non preoccuparti, non ha significato nulla per me - sei sempre al primo posto nel mio cuore".
Lo sentì ridacchiare dall’altro capo del telefono "Non voglio nemmeno sentirlo. Sai cosa voglio dire".
"In realtà no. Che diavolo sta succedendo? Qualcuno ha appiccato un incendio allo studio? Qualcuno ha cercato di nuovo di rimorchiare Belle e Gold sta incolpando me?".
Killian non era sicuro di come lo sapesse, ma il sospiro che uscì dalle labbra del suo compagno era uno di quelli che avrebbe potuto effettivamente tradurre in parole. Certo, la solita frase 'Sei un idiota e non so come devo fare con te'. Ma questo fu uno di quelli davvero preoccupanti. Uno di quelli! Uno che dice 'Sei fregato. Questa volta era davvero importante'.
"Killian, non ti sei presentato all’intervista".
Oh.Cazzo.
Lasciò cadere la testa sul bancone e gemette. Oddio... Gold gli avrebbe tagliato le palle questa volta. Come aveva fatto a dimenticarlo? Erano settimane che non facevano altro che ricordarglielo.
"Sei ancora lì?".
Sospirò. "Sì, sono ancora qui”.
"Faresti meglio a portare qui il tuo culo dispiaciuto il prima possibile. Stiamo tutti aspettando te".
Cercò di smorzare "Ti prego, promettimi che ci sarà uno striscione per un Intervento quando arriverò?".
"Non mi farei vedere da Jefferson se fossi in te – è andato fuori di testa, dovrai vedertela con lui, in realtà…dovrai vedertela con tutti noi.... ".
"Ci vediamo là, amico"
Fece cadere il telefono accanto al bicchiere d’acqua che non aveva nemmeno toccato, Killian si strofinò il viso e un sorriso amaro lasciò le sue labbra. Era ovvio che Jefferson aveva dato di matto. Non poteva biasimarlo - aveva incasinato tutto. Ancora una volta.
Avrebbe dovuto parlare con tutti loro. La sua band. Il suo manager. I suoi migliori amici. La sua famiglia.
Mentre stava prendendo una camicia pulita e un paio di jeans, i suoi occhi si posarono su una delle riviste di quel mese, sulla quale il logo della sua band era impresso in copertina, qualche stupida frase che aveva rilasciato durante qualche intervista : The Lost Boys. Qualcuno avrebbe potuto dire che era il materiale top del mese, ma il signor Gold aveva fatto in modo che non fosse il caso : avevano combattuto duramente per arrivare dove erano e se una cosa era vera su Gold, era che gli piaceva mantenere il suo potere. Ahimè, aveva assicurato che loro non erano uno di quei gruppi rock che avrebbero finito per sciogliersi dopo un paio di anni di fama alle stelle e a caccia di ogni ragazza adolescente del pianeta. Questo non era il suo piano. E fece in modo che tutto andasse esattamente come aveva programmato.
L’aveva conosciuto quando il suo amico Jefferson gli disse che era interessato a lui. Entrambi suonavano ogni tanto in alcuni pub un pò squallidi - "un concerto è un concerto” come diceva sempre il suo compagno quando lui storceva il naso davanti alle discutibili condizioni igieniche dei luoghi dove talvolta andavano a suonare - e se erano fortunati, in un paio di club più noti. Killian non era molto convinto di volerlo conoscere a dire il vero, ma si fidava di Jefferson, e chi poteva dire che quest’uomo non avrebbe rappresentato l'occasione che avevano sempre sognato? Era cresciuto immaginandosi in grandi stadi, mentre dava la sua anima ad un pubblico in delirio che conosceva a memoria i suoi testi. Si era trasferito dall'Irlanda a Los Angeles per realizzare quel sogno, bussando da una porta all'altra per cercare di ottenere un contratto con qualsiasi etichetta discografica disponibile. Chi avrebbe mai immaginato che ci sarebbero stati migliaia di altri aspiranti artisti là fuori?
Avrebbe dovuto sapere che doveva rivolgersi all’uomo dei contratti: Mr. Gold.
In qualunque modo lui potesse apparire nel suo vestito elegante e con i suoi occhi penetranti, quel tipo era un vero squalo, un predatore col bastone. Poteva vedere il potenziale di tutto e tutti e lavorava  per il suo vantaggio in qualsiasi modo ritenesse opportuno. Ciò che vide in Killian quando lo incontrò per la prima volta, non ha mai avuto modo di saperlo - avrebbe dato la sua mano sinistra per scoprirlo. Fecero un paio di incontri e di audizioni, incontrò il resto dei compagni della band, che non aveva mai visto, discussero i diversi approcci e le possibilità di come la sua musica e l'immagine sarebbero dovute andare e fece la sua proposta finale. I Lost Boys erano nati.
Killian non era troppo sicuro di tutta la faccenda della band: aveva sempre avuto un legame con la musica profondamente personale, troppo intimo per condividerlo con qualcuno. Gold  gli mostrò come la band gli avrebbe giovato - a tutti loro, naturalmente - e  tutti furono d'accordo: non erano una boy band. Non erano i Backstreet Boys. Loro non ballavano, non cantavano tutti -  lui era il leader, loro erano i suoi compagni, anche se non erano le sue puttane. Erano la sua metà. La sua metà migliore, ora che aveva il coraggio di ammetterlo.
Inoltre, come Gold aveva crudelmente sottolineato - cinque ragazzi con delle belle facce non avrebbero guastato per conquistare il pubblico femminile.
Mentre stava andando allo studio, dove avevano luogo tutti i loro “discorsi seri' , si chiese cosa sarebbe successo da lì a poco – anche la possibilità che avrebbero potuto cacciarlo a calci dalla band. Deglutì. Era stato troppo in giro. Quei primi anni erano stati i migliori della sua vita: erano stati duri, naturalmente non era stato tutto rose e fiori - avevano combattuto con le unghie e con i denti per raggiungere il livello a cui erano oggi. Notti interminabili di scrittura, litigi tra di loro, un paio di spaventi qua e là per dei problemi con la voce e l'ansia paralizzante di credere che non ce l’avrebbero mai fatta.
Il pensiero lo faceva quasi ridere adesso.
I Lost Boys erano destinati a crescere. Adesso lo sapeva. Erano passati da " inarrestabili ” a " grandi promesse", e anche alcuni esilaranti nonsense che Filippo aveva trovato on-line, dove ognuno di loro della band rappresentava un personaggio delle fiabe. Era stato epico. Sorrideva ancora come un idiota ricordando le risate che quell’articolo aveva generato. Ah , le ragazze ... le dolci fans. Cosa avrebbero fatto senza di loro?
Erano principi affascinanti o no, Killian non avrebbe desiderato altri cavalieri in battaglia se non Filippo, August, Jefferson e Victor . Avevano combattuto con coraggio sulla loro strada: giornalisti arrabbiati , paparazzi, risse nei club, assalti da parte dei media - tutto quello che si poteva affrontare nel mondo dello show business .
Erano i Lost Boys, gli orfani che si erano  trovati a vicenda e che avevano intenzione di agire come ragazzi e andare incontro all’avventura fino alla fine dei tempi.
E quale modo migliore per non crescere se non avere una band?
Lasciò la sua auto accanto alla moto di August - sul serio, poteva permettersi l’ultima Hurley uscita sul mercato e andava ancora in giro con quello schifo, che cosa passava per la testa di quel ragazzo? – si avviò per entrare nel palazzo, strizzando gli occhi furiosamente nel momento in cui il sole di mezzogiorno colpì il suo volto. Vide Belle, la moglie di Gold, seduta al suo posto all’ingresso circondata da una tonnellata di carta, alla disperata ricerca di qualcosa. Lui le si avvicinò furtivamente da dietro per non spaventarla e le mise le mani sugli occhi: " Amico o nemico? " sussurrò fingendo un accento ridicolo .
" Killian Jones, se stai cercando di risollevarmi con un pò di umorismo dopo quello che è successo questa mattina, ti chiuderò nell’ascensore per una settimana" esclamò togliendosi dai capelli gli occhiali che indossava quando leggeva – cosa che faceva per la maggior parte del suo tempo. Accidenti, quella donna portava sempre con se un libro o due nella borsa. A Killian era sempre piaciuto scherzare su come Belle fosse la persona a cui fosse più semplice fare dei regali in tutto il pianeta: bastava portarle un qualsiasi tipo di documento stampato e lei diventava come creta nelle tue mani.
La baciò sulla guancia e sospirò "Così male, eh?"
"Ho paura di si Killian, cosa ti è venuto in mente? Sapevi che era una cosa veramente importante, ne abbiamo parlato per mesi! Non posso assicurarti che vi daranno un'altra intervista, ho dovuto farmi il culo per prendere accordi con questo tipo – sai che il tuo fascino non fa effetto su tutti ed era un favore da collega solo per VOI, non hai nemmeno voglia di sapere quanto Rumple è ... ".
Beh, questo non aiutava le cose. Belle era uno dei giornalisti musicali più rispettati là fuori e aveva sempre cercato di mettere una buona parola per loro, ogni volta che incontrava i colleghi e i pezzi grossi del settore. E non lo faceva solo per amore del marito - era profondamente affezionata a tutti loro. Le piaceva comportarsi un po’ come la loro madre adottiva, abbracciandoli ogni volta che correvano da lei, portando loro il pranzo take-away durante i lunghi giorni di registrazione, ricordando i compleanni di ciascuno di loro e rimboccandogli le coperte quando qualcuno di loro si addormentava sul divano dello studio.
Cazzo, adesso si sentiva davvero uno stronzo.
" . . . Ehi, Bells! Ehi… lo so. Mi sento di merda  davvero non so a cosa stavo pensando, lo giuro - . . . Ho dimenticato che era oggi".
"Sì, sono sicura che è così. Scommetto che la notte scorsa eri così ubriaco da non ricordare nemmeno il tuo nome". Disse, guardandolo in volto. Si mise le mani sul viso e si alzò, spingendolo lungo il corridoio e verso la porta della stanza dove il resto dell’Inquisizione lo attendeva con un paio di torce e un rituale voodoo pronto per lui.
" Andiamo. E’ tempo di affrontare la musica" sussurrò mentre apriva la porta.
"Quando non lo faccio? " mormorò facendo l’ultimo passo. Vide Gold  parlare in sussurri sommessi al telefono in un angolo della stanza. Cosa per niente positiva. Filippo era seduto sul divano accanto ad August, suonando tranquillamente un brano a caso con la sua chitarra. Al centro della stanza sedeva Jefferson, che giocava a carte da solo - portava sempre un mazzo di carte con se, diceva che i trucchi di magia attirano l’attenzione  delle signore (cosa che il ragazzo diceva quando voleva scherzare, non usciva con una ragazza da quando sua moglie era morta alcuni anni fa). Killian lo sapeva, infatti li aveva imparati per amore di Grace. Quello che non sapeva era come faceva il suo compagno a non capire che la sua bambina avrebbe gioito di qualsiasi cosa lui avesse fatto per lei. Non poteva negare che lo adorava . E lei era la sua pupilla.
Victor fumava in un angolo, facendo delle forme con il fumo che usciva dalle sue labbra. Uh oh. Non doveva andare per niente bene se stava fumando.
Cadeva nel suo 'peccato di piacere ' come amava chiamarlo, solo quando era arrabbiato o molto nervoso per qualcosa. Avrebbe scommesso sulla prima opzione.
August fu il primo ad accorgersi di lui. Lo salutò e aprì le braccia. "Se non è lui il nostro figliol prodigo" scherzò.
Alzò gli occhi " Dov'è lo striscione per il mio nuovo Intervento?"
"Sei uno stronzo. Non hai bisogno di un Intervento. Hai bisogno di un nuovo cervello. Ed un fegato nuovo, già che ci siamo, ne sono sicuro".
"Il mio fegato sta bene, vi ringrazio per la vostra preoccupazione. E perché avrei bisogno di un nuovo cervello?".
"Per imparare a leggere correttamente un cazzo di calendario, forse?"  Jefferson aggiunse dal suo posto, senza nemmeno preoccuparsi di guardarlo.
Ouch.
"Basta!" Killian sussultò dentro di se, notando il tono freddo che Gold aveva usato. Il suo manager si avvicinò al tavolo e fece cenno a tutti loro di sedersi intorno ad esso. Era nei guai…bene. "Jones, siediti. Dobbiamo parlare".
" Ed ecco il mio Intervento. Sapevo che sarebbe accaduto".
Filippo emise un sospiro esasperato "Killian, per l'amor di Dio, vuoi stare zitto?".
"Ah, ma se fossi stato in silenzio, la band non sarebbe esistita, adesso dovrei stare zitto?".
"Jones. Siediti. Adesso".
Tutti riuniti intorno al tavolo guardavano Gold, in attesa della scenata che erano sicuri si sarebbe scatenata. Si strofinò le tempie come se gli facessero male e infine posò gli occhi su Killian "Dove diavolo eri questa mattina??? E spero che tu abbia una scusa migliore di 'un coccodrillo ha mangiato la mia sveglia' . L’hai usata già troppe volte Jones, e io non sono in vena di scherzi. Oggi l’hai fatta davvero troppo grossa".
Esalando un respiro profondo, alzò la testa e guardò il suo manager negli occhi . "Lo so. Mi dispiace. Non so davvero come ho potuto dimenticarmene. Non succederà di nuovo".
"Dannazione! Certo che non accadrà di nuovo o saremo tutti in mezzo alla strada entro la fine dell'anno" Gold ringhiò tra i denti.
"Ti ho già detto che mi dispiace - aspetta , cosa ha a che fare questa intervista con tutto ciò?". Girò di scatto la testa, non sapeva se aveva sentito bene. Accidenti, era una cosa così maledettamente importante che sarebbe costato il loro futuro? Non riusciva a capire come potesse essere così. Perchè non potevano continuare a scrivere la loro musica e vendere le copie dei loro dischi come fossero ciambelle?
Gold lasciò il suo posto e si diresse verso l'angolo dove aveva la sua valigetta. La portò con sé al tavolo, non la aprì finché non raggiunse nuovamente il suo posto. Tirò fuori un paio di riviste e il suo computer portatile. "Non sei stato te stesso in questi ultimi mesi Jones, non so cosa ti stia succedendo ultimamente, ma la situazione ti sta sfuggendo di mano. Voglio dire, che cosa ti sta succedendo?". Non riuscì a capire quello che stesse dicendo il vecchio fin quando non vide alcune delle immagini e i titoli in copertina. Cazzo, era lui? Dove erano state scattate?
Killian non era nuovo ad incontri da ubriaco con i paparazzi, ma mio Dio, queste erano assolutamente indecenti. Uno dei titoli lo fece rabbrividire - "Killian Jones ha perso la sua polvere di fata?" seguito da una foto con lui accasciato in un club, con un drink in mano e la fronte sudata e l’espressione del viso devastata.
Chiuse gli occhi. Questo non andava bene. Niente affatto.
Alzò lo sguardo e vide i suoi amici che lo fissavano, con gli sguardi che stavano passando da preoccupati ad incazzati. August gli batté una mano sulla spalla e prese la rivista che stava sfogliando, mentre Gold continuava ad inveire continuando ad elencare tutti i tipi di merda che i media stavano sputando su di loro dopo "il momento difficile" che aveva colpito Killian pochi mesi fa. Lasciò cadere il viso tra le mani. Non voleva affrontarlo.
Non voleva pensare a questo in quel momento.
Fortunatamente Filippo, Dio benedica la sua anima pura, interruppe Gold a metà del suo sproloquio "Gold, non credo che rischiamo di ripetere tutto. Killian ha bisogno di qualcuno che lo ascolti, ma non lo aiuteremo solo sedendoci intorno ad un tavolo e incolpandolo di tutto. Sappiamo che saremo tutti fottuti se le cose continueranno ad andare così - adesso dovremmo discutere cosa fare da adesso in poi, giusto? ".
Il silenzio cadde nella stanza. Victor parlò per la prima volta da quando Killian era arrivato "Sono d'accordo. Però prima vorrei chiedere definitivamente a Jones di non compromettere più le cose per l’ennesima volta".
Tutti gli occhi furono di nuovo su di lui, deglutì e annuì. Mentre la maggior parte di loro sembrava tranquillizzata dal gesto, Jefferson lo guardò con gli occhi socchiusi "O forse dovremmo scoprire cosa diavolo lo perseguita in questi giorni, tirandolo fuori da questo fottuto incubo in cui ci ha trascinato".
Killian fu combattuto tra lodare il suo compagno per il suo bel discorso o dargli un pugno in faccia. Non aveva bisogno di questo. Non oggi. "Chiudi il becco Jeff, o giuro che ti prendo a pugni in un modo tale che nemmeno Grace sarà in grado di riconoscere il volto del suo papà".
"Ragazzi... " Gold batté le mani come se fosse un insegnante di scuola materna che cerca di richiamare l’attenzione
" ... smettetela! Filippo ha ragione Jones, un tuo errore… il nostro destino. Capito? Quindi abbiamo bisogno di risolvere questo problema e presto o anche il miglior disco che si possa  registrare, non ci salverà. Capisci come i fan possono vedere tutto questo, giusto? Come i media possono manipolare qualsiasi cosa e tutto quello che fai, trasformandolo in qualcosa che non possiamo gestire? E' come un mostro che si alimenta con le vostre vite e la loro vendita al mondo. Può non essere giusto, ma è così che funziona. Adesso: dobbiamo limitare i danni".
"Dobbiamo tornare di nuovo nelle grazie dei media - dobbiamo dimostrare che Jones non è in una missione di autodistruzione o qualcosa del genere" lanciò uno sguardo nella sua direzione per vedere se aveva intenzione di contraddirlo. Non lo fece. "Allora. Se la mia povera moglie riesce a riprogrammare quella maledetta intervista o se riesce a trovare qualsiasi altra povera anima disposta ad affrontare voi cinque bastardi, lo dovrete fare, ovviamente pronti ad affascinare chiunque incontrerete sulla vostra strada".
"Beh, non credo che avremo problemi per questo" Victor mormorò sottovoce con un piccolo sorriso. Questo era proprio da lui. Humor nero.
"Non così in fretta, cari. I danni hanno bisogno di avere immediate misure di controllo. Visto che abbiamo perso un po' del nostro tocco in questi ultimi mesi, abbiamo bisogno di agire subito. Quindi, al fine di mostrare come il nostro affascinante frontman è stato recuperato, dobbiamo partecipare tutti a questa bella serata di gala alla quale siamo stati invitati. Ora ascoltate: non voglio sorprese, non voglio risse, qualsiasi tipo di comportamento da ubriaco, parole scomposte o voci alte, mi avete sentito…? Vi squoio vivi se qualcosa va storto". Gold sollevò un dito minaccioso contro di loro.
Jefferson alzò lo sguardo indignato"Woah woah - perché stai facendo il bullo con tutti noi se è Killian l’unico di cui dovresti essere preoccupato?".
"Sì amico, perché tu non sei noto per fare a botte ogni volta che bevi un paio di drink più del solito, giusto?" Killian sorrise al suo amico, guadagnandosi un'occhiataccia.
"Allora, dove e quando avrà luogo questa serata di gala?" August sembrava già stanco di questa storia. Killian sapeva che non era appassionato di feste e attenzioni, anche se sembrava divertirsi una volta lì. Era più un tipo da sto-a-casa-a-fare-qualche-lavoro-con-mio- padre, anche se non si sarebbe mai detto, dato che ogni volta che si metteva alla tastiera rendeva magica ognuna delle loro canzoni.
"Domani sera, all'Hotel Savoy. Ore 20:00. Niente scuse. Ci vediamo lì tutti eleganti e pronti a risorgere o almeno così spero, Dio mi aiuti se siamo nei guai".
Il vecchio prese il suo bastone e la sua valigetta e infine lasciò la stanza senza guardare verso di loro, sapendo che erano tutti troppo storditi per provare anche solo a lamentarsi di qualcosa. Tutti respirarono con sollievo quando i suoi passi divennero un debole rumore in lontananza e ridacchiarono un po’.
Filippo diede a Killian un colpo sulla schiena "Allora... adesso hai intenzione di dirci cosa hai fatto veramente la notte scorsa?".
" O chi". Il sopracciglio di Victor si alzò e gli fece un occhilono. Ridendo.
"Signore, sapete che io non bacio e non racconto. Lasciate che un uomo abbia i suoi segreti".
Tutti alzarono gli occhi al cielo, come facevano sempre. Questo era quello che erano. Era il modo in cui gli piaceva stare insieme. Non dovevano mettere in scena nulla per chiunque altro lì dentro.
"Non rovinerai tutto domani, vero?". Gli occhi di August trafissero i suoi per un momento.
Killian aveva capito. Sapeva che le cose dovevano cambiare. Non avrebbe continuato a sguazzare nella miseria dopo quello che era successo - non poteva. La loro reputazione era già stata rovinata abbastanza a causa sua. Aveva lasciato che la sua vita privata entrasse in conflitto con quella professionale - e l’aveva compromessa, era una cosa che non poteva più ignorare. Non avrebbe lasciato andare oltre tutto ciò. Anche se non sapeva ancora come avrebbe fatto per ripartire.
Eppure. Anche se i suoi compagni avrebbero già dovuto saperlo. "Non lo farò".



***********************************

Ciao a tutti!!
Questa è la prima volta che mi cimento in una traduzione così lunga, spero che nel corso degli aggiornamenti, che cercherò di fare su base quotidiana, avrete modo di innamorarvi dei Lost Boys e di tutti gli altri protagonisti della storia.
Come dicevo, questa è la traduzione di una fanfiction di niniadepepa (qui potete trovare l'originale https://www.fanfiction.net/s/8975354/1/The-Lost-Boys ) che è stata così gentile da concedermi l'autorizzazione a tradurre e pubblicare la storia.
Purtroppo nei giorni passati ho avuto problemi con i capitoli e ho dovuto ricaricarli tutti dal 1° al 10°, spero che adesso sia tutto risolto.
Approfitto dell'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto, recensito e aggiunto la storia tra i preferiti e se invece hai appena iniziato a leggere le avventure dei Lost Boys non mi resta che augurarti buona lettura :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Emma ***


Cap 2 - Emma

 
Prendendo con cautela la sveglia dal comodino, Emma cercò di leggere i numeri verdi sul minuscolo schermo. Le 7:56. Bene. Aveva ancora tempo. Poteva dormire altri quattro minuti prima che da quell’aggeggio maledetto venisse fuori la canzone che la svegliava ogni giorno. Odiava quella canzone. La odiava con tutta se stessa. Forse avrebbe dovuto cambiarla. Forse avrebbe dovuto mettere quella canzone di Madonna – com’era "Four Minutes"? Sarebbe stato divertente. Accidenti, ma era divertente!
... eccola lì la canzone che odiava.
Ugh.
Trasse un sospiro e si alzò - non dopo aver colpito l'orologio con un po’ più forza del necessario - e si diresse in cucina per risistemare le cose che aveva lasciato in giro la sera precedente. Mentre canticchiava “Four Minutes” tra se e se, le sue mani andarono inconsciamente a prendere la cioccolata e una tazza. Ruby si divertiva a prenderla in giro senza sosta per il fatto che per colazione prendeva sempre la cioccolata con la cannella e la panna montata al posto di un caffè  come un adulto, ma lei non avrebbe cambiato questa cosa per nessuna ragione al mondo. Era una cosa di famiglia.
E se c'era una cosa nella sua vita che lei considerava sacra sopra ogni altra cosa, era la sua famiglia.
Mentre la cioccolata si stava riscaldando nel forno a microonde, tornò nella sua stanza per prendere alcuni vestiti e cambiarsi. Jeans, stivali, la t-shirt di un gruppo rock. Niente di speciale. Non aveva importanza: l’avrebbero fatta cambiare per farle indossare qualche vestito ridicolo una volta arrivata.
Oggi aveva in programma una sessione di foto promozionali per il suo ultimo film. Avevano finito di girare il mese scorso e mentre la postproduzione stava andando avanti, avevano bisogno di lei e della sua costar per posare con gli abiti dei loro personaggi per alcune immagini promozionali da rilasciare alla stampa. Emma non amava particolarmente queste cose -  il suo elemento era la recitazione, non mettersi in posa. Non aveva mai considerato il posare come un mezzo per vivere - lei non riusciva a concentrarsi con i flash che scattavano ogni millisecondo e con i fotografi lì ad impartirle ordini. Quando si lamentò di questo con Ruby, la sua amica le chiese come tutto ciò fosse diverso dai giornalisti e i paparazzi che urlano sui red carpet. "Non ha nulla a che vedere con questo!" Non aveva saputo spiegarle quello che provava in quelle occasioni.
I fans erano lì. Ed urlavano, esultavano, facevano il tifo per lei. Per il suo lavoro. Era quella la differenza. Anche se l’ "Emma qui! Emma! Emma a destra! Emma! Qui! Qui! Emma guarda!"  anche se faticoso come poche cose al mondo - e assordante - non poteva fare a meno di sorridere lo stesso. Perché era orgogliosa del suo lavoro. Era qualcosa di reale. Tangibile. Che la gente poteva andare a vedere.
Si. Amava quello che faceva e lei non aveva intenzione di lasciare che qualche commento stupido o maleducato potesse buttarla giù. Se fosse stata così sensibile i lupi l'avrebbero mangiata molto tempo fa.
Ma Emma non era così delicata. Non aveva avuto una vita semplice quando era una bambina, questo era certo. Il fatto di aver girato di casa in casa nel sistema di affidamento nazionale avrebbe potuto davvero farle dubitare di qualsiasi cosa su se stessa - e quando era più giovane aveva avuto modo di approfondire quei pensieri morbosi di tanto in tanto. "Perché non gli piaccio?", "Ho fatto qualcosa di sbagliato?". Questo avrebbe dovuto fare di lei un esempio di bambina insicura - ma sorprendentemente, mentre cresceva, otteneva l'effetto opposto. Il tutto si era sviluppato in un atteggiamento freddo, che non andava esattamente di pari passo con il suo aspetto da principessa e con la giovane età e poteva anche evitare di contare su qualcuno se poteva farne a meno.
Fino a quando non incontrò David Nolan.
Il dolce e affascinante David. Erano compagni di banco nella classe di chimica, c'era qualcosa di più forte di un legame scolastico o del risistemargli i capelli pieni di gelatina dopo che un esperimento schifoso era andato storto? Sì, io la penso così. Si erano avvicinati ed Emma aveva finalmente permesso a qualcuno di avvicinarsi a lei, di aprirsi  a qualcun altro che non fosse se stessa. Non in modo romantico, assolutamente. Non sarebbe mai stata in grado di vedere David oltre che come un fratello maggiore – cosa che avvenne quando due anni dopo sua madre Ruth  la adottò ufficialmente.
Emma fu quella più sorpresa da tutto ciò - adorava la madre di David. Trascorreva la maggior parte dei suoi week-end a casa loro e Ruth le faceva portare da David il pranzo al sacco tutti i giorni, sapendo come funzionava nel sistema delle adozioni. La faceva restare a casa loro ogni volta che era malata e l’aveva assistita ogni volta che aveva qualche problema e le aveva chiesto aiuto – cosa che odiava fare, non volendo essere in debito con nessuno, non con loro, anche se era la cosa più vicina ad una famiglia che avesse mai avuto.
Ma quando scoprì che stava per essere trasferita in un altro centro di San Francisco lo disse a David che rimase tranquillo, non sapendo come reagire a tale notizia. Era assolutamente terrorizzata, ma aveva accettato tristemente il suo destino: lei doveva essere sola. Ogni volta che aveva trovato conforto in qualcuno dopo che aveva lasciato cadere le mura e permesso a qualcuno di entrare, li portavano via da lei in un modo o nell'altro.
Fino a quando Ruth non la chiamò una settimana dopo e le chiese di imballare le sue cose e andare a casa loro dato che era diventata ufficialmente un membro della loro famiglia.
Quello fu il momento più felice della vita di Emma.
Chi avrebbe mai detto anni fa che un giorno avrebbe vissuto questa vita folle? Che i suoi ricordi felici sarebbero solo aumentati fin quasi a soffocarla? Aveva vissuto momenti difficili dopo tutto questo, naturalmente la strada per il successo non era facile. La sua vita non era perfetta – quella di qualcuno forse lo è? - Ma lei era perfettamente felice per ora.
La sua carriera di attrice stava decollando: questo era il suo secondo grande progetto come protagonista e anche se il primo non aveva avuto una grande accoglienza da parte del pubblico ne era ancora follemente orgogliosa. Piccoli progetti pieni di significato, con un duro lavoro alle spalle e con delle menti ispiratrici che avevano dato il massimo per creare dei personaggi e delle storie incredibili. Anche se il film stesso non era stato un vero e proprio boom, la sua performance aveva ottenuto grandi consensi dalla critica. Non molto tempo dopo, iniziò a ricevere chiamate, iniziò a partecipare ad audizioni, pranzi con i registi e a ricevere e-mail di tanto in tanto. Era assolutamente surreale.
Da quando aveva deciso che voleva fare l'attrice, aveva ammesso di aver bisogno di  fare tutte l'esperienze che poteva. Aveva partecipato alla maggior parte delle produzioni che il suo college aveva tenuto durante gli anni di studio. Aveva recitato nei parchi e nei club ed era apparsa anche in un paio di spot. Era stata più volte che potesse ricordare in show televisivi, in alcuni speciali e in un paio di film. E naturalmente aveva ottenuto una piccola parte in un episodio di Law and Order- la regola d'oro per qualsiasi attore che sta cercando di raggiungere il successo. Ma questa era un'altra storia. Non si era sentita così felice di una prestazione da quando era al college, da quando aveva interpretato uno dei ruoli più importanti della sua vita: Titania, la regina delle Fate, in ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Shakespeare. Aveva ancora i brividi se ripensava alla notte della prima, era stato qualcosa di incredibilmente intenso.
Sicuramente un altro contendente per il giorno più felice della sua vita.
Uscendo fuori dalle sue fantasticherie, Emma tornò a prendere la tazza e improvvisamente si rese conto che non aveva ancora mandato un sms Ruby – le aveva promesso che le avrebbe fatto sapere quando avrebbe dovuto incontrarla per le riprese. Vantaggi di avere una make up artist come migliore amica. Prese il suo telefono dalla borsetta e armata di cioccolata calda nell'altra mano, iniziò a scrivere.
Esco di casa alle dieci. Ci vediamo lì?
Non dovette aspettare a lungo per la sua risposta. La tazza nel lavandino e la carta abbandonata nel cassetto, il telefono squillò.
Certo. Eventuali sorprese per le riprese? Uomini interessanti in giro?
Lei scoppiò in una risata. Ah, Ruby. Il solito lupo affamato in cerca di nuove prede.
Non che io sappia. Non so, hai già incontrato il cast – ci saranno loro, non mi interessa comunque.
Guardati, ti comporti come una vecchia zitella. Emma, ​​come tua  migliore amica ho l’obbligo di scegliere un nuovo ragazzo per te. Sono stanca di vederti da sola.
Zitta e raggiungermi lì. Non fare tardi.
Aye aye, Capitano.
Represse un sorriso, prese le chiavi, il cellulare, la borsa e alcuni copioni che il suo manager le aveva 'suggerito' – per non dire minacciato - di prenderne in considerazione la lettura per i futuri progetti all'orizzonte. Avrebbe dovuto avere il tempo di leggerne alcuni nell’attesa dell’inizio del servizio fotografico o mentre le sistemavano i capelli o qualcosa del genere. Queste cose potevano diventare davvero noiose - se avesse avuto voce in capitolo avrebbe suggerito di portare un biliardo o di fare una partita a freccette. Ma doveva leggere i copioni. Oh che gioia. Almeno sperava ci fosse qualcosa di buono questa volta.
Mise gli occhiali da sole, salì in macchina e guidò fino allo studio dove avrebbe avuto luogo il servizio. Si stava avviando quando la musica schizzò a tutto volume dagli altoparlanti non appena girò la chiave per l'accensione. Imprecò come un marinaio e lanciò maledizioni a Ruby per la centesima volta in quel giorno – come ogni altro giorno – perché lasciava sempre la musica ad un volume così alto. Gesù. Come poteva riuscire a sentire ancora qualcosa? Girò la rotella della radio in modo che raggiungesse un volume più normale - per i suoi standard, almeno, considerando che non aveva realmente capito quali fossero quelli di Ruby - ed iniziò a pregare dentro di se che il programma alla radio mettesse la canzone di Madonna a cui aveva pensato tutta la mattina. Che l’avrebbe rallegrata prima di questa stupidaggine a cui andava in contro.
"La nostra prossima canzone è una delle vostre preferite - ragazzi ci state implorando tutti i giorni di mettere su le canzoni di questi ragazzi. Vediamo se  indovinate di chi stiamo parlando…un piccolo suggerimento: provengono da Neverland ...!?".
Emma alzò gli occhi al cielo sentendo la frase dello speaker.
"Giusto!!! I Lost Boys!!!  Questi ragazzi sono in giro da anni e hanno estratto alcuni dei loro più grandi successi  dal primo album! Ah, quelli erano i loro tempi d'oro, abbiamo appena sentito qualche scoop davvero interessante riguardo al loro frontman, l'indimenticabile Killian Jones, che è stato visto ... ".
"Ugh per amor di Dio, suonano o no un po’ di musica in questo programma?" Emma mormorò cambiando la stazione. Voleva davvero sentire quella canzone di Madonna. Ah, ma chi voleva prendere in giro, nessuno metteva più quella canzone, era il 2008. O era il 2009? Che cosa stava facendo in quel periodo? Ricordava vagamente di averla cantata alla festa di compleanno di Mary Margaret, ma non riusciva a ricordare esattamente che anno era... In realtà, non ricordava molto di quella notte. Era stata una delle "notti selvagge" delle ragazze, come Ruby e Ella avevano deciso di definirla. Persa com’era nei suoi pensieri rischiò quasi di perdere l’uscita dello studio. Parcheggiò l’auto, la chiuse  dopo aver preso le sue cose dal sedile posteriore e si fece strada nel palazzo, cercando di ricordare in quale sala si sarebbe tenuto il servizio. Sbuffò mentre vagava lungo i corridoi, sembrava sicuramente una pazza. Mentre cercava il suo telefono nella borsa per chiedere aiuto, fu sorpresa di sentire alle suo spalle qualcuno chiamare il suo nome.
"Emma, Più in qua!".
L'accento non lasciava dubbi. Graham Humbert, la sua super attraente costar - la sua Ruby interiore si stava mostrando in quel momento – stava agitando un braccio e per fortuna la salvò dall’ulteriore imbarazzo di perdersi in un edificio che aveva già visitato. Lei gli si avvicinò arrossendo e sorridendo lievemente, facendo un gesto con la mano ad indicare le scale. "E’ solo che queste stupide sale – sembrano tutte uguali, lo giuro!".
Lui rise "Non ti preoccupare, non è un problema - Sono arrivato qui prima, così so dove si tiene il servizio, se Le andrebbe accompagnarmi, mia signora?" simulò un pomposo accento medievale - che si scontrò terribilmente con il suo -  e tese il braccio per prendere quello di lei.
Lei scosse la testa, cercando di nascondere il suo divertimento "Sei così stupido. Mostrami la strada, Humbert. Tick tock".
"Ahi. Ed io che pensavo fossimo dei piccioncini in questa pellicola ...".
"Lo siamo. Nella finzione. Lo sai che i film e la realtà non sono la stessa cosa, vero?" sorrise verso di lui. Era piuttosto alto – lo aveva scoperto quando aveva lavorato con lui durante le riprese. Avevano dovuto stare in piedi molto vicini – della serie, davvero zero spazio tra loro in alcune scene e lei si era lamentata di come la sua vicinanza la facesse apparire come un nano. La prendeva ancora in giro senza pietà su questa cosa.
"Oh, Swan, certo che lo so. Sei tu quella di cui ci dobbiamo preoccupare del fatto che faccia confusione tra i due". Le fece l'occhiolino. Non ebbe il tempo di ribattere in quanto li chiamarono per le foto. Non appena mise piede nella stanza, Nova, una delle ragazze responsabili del reparto costumi del film, le ordinò di raggiungerla nello spogliatoio. Lei vide il regista, Sydney Glass, che stava leggendo dei documenti con alcuni membri della troupe. La guardò e le sorrise gentilmente - erano diventati grandi amici durante le riprese e non poteva essere più grata per l'opportunità che le aveva dato con questo progetto di lavorare con lui e il suo gruppo. Graham le toccò la spalla e indicò qualcosa. Ruby era lì. A flirtare con Billy, uno dei cameraman, niente di meno.
Sospirando si voltò di nuovo verso la sua costar. "Probabilmente dovrei andare a salvare il povero Billy".
"Oh, scommetto che non è in pericolo. Direi che si sta godendo le sue attenzioni".
"Voi uomini siete tutti uguali. Se una ragazza carina vi gira intorno, non riuscite a tenerlo nei pantaloni".
"Davvero rude, signorina Swan".  La derise e iniziò a dirigersi verso il suo camerino "Ci vediamo sul set. Muoio dalla voglia di indossare di nuovo il costume. Mi è davvero mancata la spada e a te?".
Non potè bloccare lo sbuffo che le sfuggì dalle labbra "Oh sì, mi sono mancate anche tutte le battute sulla spada, non so come sono riuscita a vivere senza...".
"Non essere così scandalizzata Swan!" dovette quasi urlare così che lei potesse sentirlo mentre spariva dietro la porta.
Scuotendo la testa, Emma si girò e si diresse verso la sua amica e il povero ragazzo che era affascinato dalle sue labbra rosse - il suo marchio di fabbrica, come dichiarò quando si incontrarono di nuovo nel corso della giornata. Agganciò il braccio a quello della sua amica e sorrise a Billy "Ehi straniero è da tanto tempo che non ci vediamo".
Billy si strinse nelle spalle "Non è che abbiamo avuto tanto da fare dopo la fine delle riprese. Ci siete mancati ragazzi. Dicevamo prima con Graham che dovremmo andare a cena fuori -... Magari provare quel club... il Wonderland o qualcosa del genere…".
Ruby batté le mani chiaramente eccitata dalla prospettiva di un’uscita di gruppo. O dalla possibilità di uscire "Questa è una buona idea! Alla mia povera Emma manca il divertimento e mi si spezza il cuore. Fissate una data e un luogo e noi ci saremo".
"Grande". Esclamò. "Emma, ​​non sto’ cercando di cacciarti o altro, ma sembra che Nova voglia strapparmi via la testa  perché ti sto’ trattenendo qui - Penso che dovresti andare da lei per cambiarti".
Fece roteare di nuovo gli occhi portando Ruby con se e quasi corse al suo camerino. Nova non sembrava divertita. "Finalmente!!! Cosa stavi facendo lì?? Conosci il corsetto, sai che non è cosa da poco, sto già avendo gli incubi!!! E i capelli? Dove è quella maledetta ragazza? dovrebbe essere qui, ormai, oh Dio ...".
Emma scollegò il cervello per un paio di ore. Sistemare i capelli, indossare il costume, l’applicazione del make up - nessuna tazza di tè. Cercò di leggere alcuni dei copioni che Regina le aveva inviato, lo fece davvero, ma la sua mente era altrove. Il suo telefono squillò un paio di volte, ma non riuscì a controllarlo fino a quando non fu libera. Ruby la intrattenne mentre faceva la sua magia sul suo viso, dicendole le cose più casuali: il suo ultimo lavoro in città, quanto avrebbe voluto vedere suonare dal vivo quella band di Peter-Pan-qualsiasi-fosse-il-loro-nome, che cosa aveva mangiato per cena la sera precedente o la sua conversazione con Mary Margaret sui probabili abiti da sposa. Chiacchierarono fino a quando lei non fu chiamata da Billy ad unirsi a Graham e Sydney.
Il servizio fotografico  andò sorprendentemente bene, considerando quanto odiava mettersi in posa. Graham rese tutto più facile e senza sforzo, facendola ridere ogni volta che poteva. Trovava così strano dover fissare una macchina fotografica così a lungo in una posa. Si sentiva ridicola ed era così dannatamente imbarazzante – si sentiva come una statua. L'unica cosa che poteva pensare di fare, era quella di mantenere il suo personaggio nella mente.
Quando ebbero finito Sydney andò accanto a loro e gli batté una mano sulla spalla. "Ragazzi siete stati grandi. Le foto dovrebbero essere pronte a breve, tenete sotto controllo Entertainment Weekly e il web - sono sicuro che i fans inonderanno i vostri account Twitter con migliaia di commenti".
"Non crederai davvero che desideri ciò" mormorò Graham sottovoce. Ah, bel problema  - non solo lui aveva fans che lo molestavano ovunque andasse: doveva aggiungere al mix anche dei tweets impazziti. Questo è uno dei motivi per cui lei non utilizzava così spesso il suo account, ne aveva creato uno dopo che Ruby e Ella l’avevano pregata di farlo. In realtà, l’espressione “fallo per i tuoi fans” avrebbe dovuto essere vietata per quelle due, la usavano ogni volta che la vedevano adatta per il loro ritorno personale.
"Ehi stavo quasi per dimenticarmene,  ragazzi cosa avete in programma domani?" Sydney li guardò con lo sguardo dite-che-non-avete-pianificato-nulla-perché-domani-ho-qualcosa-da-farvi-fare. Va bene allora. Addio alla serata film e popcorn.
"No, niente affatto. Perché? Che c’è?"
"C'è questo galà al Savoy e la troupe e il cast sono stati invitati. Si tratta di un galà di beneficenza e sarà pieno di critici e persone dello show business". Guardò acutamente Emma. "E' uno di quegli eventi dove si possono realmente trovare i contatti in questo piccolo mondo. Mi dispiacerebbe se te lo perdessi Swan. Come ho già detto in questi ultimi mesi prima che iniziassimo a lavorare a questo progetto, hai il potenziale per essere una delle più grandi attrici della nostra generazione".
Sentendo il calore arrivare fino al viso per il complimento, Emma guardò i suoi piedi e fece un cenno con la testa prima di guardare di nuovo il suo capo. "Certo. Ci sarò, non ti preoccupare. Possiamo portare qualcuno con noi?".
"Umh scusa, sei davvero crudele, Swan! Sono qui e stai già chiedendo se puoi portare un accompagnatore?" Graham sorrise e lei gli diede uno schiaffo sul braccio.
"Stavo parlando di mio fratello e della sua fidanzata. Ruby è laggiù. Quella povera ragazza ha davvero bisogno di essere portata fuori di tanto in tanto. Troppa adrenalina da sprigionare". Mostrò un atteggiamento esasperato volgendo lo sguardo in direzione della sua amica, che era intenta a conversare con i ragazzi della troupe. Quella ragazza era davvero incredibile.
"Certo, potete portare chi volete. Ok ci vediamo domani alle 20:00. Non fate tardi. O forse dovremmo essere in ritardo. Non conoscono più il galateo, queste cose de 'il ritardo alla moda' e le altre pazzie che inventate voi ragazze...". Li lasciò entrambi a fissare la sua schiena mentre continuava a parlare tra se e se. Scambiò un sorriso divertito con Graham, che sembrava stesse avendo difficoltà mentre cercava di non scoppiare a ridere.
"Allora ci accingiamo ad andare ad un party. Dobbiamo indossare abiti eleganti? Ti prego Dio, fa che mi dicano che non c'è bisogno di indossare i tacchi. Ascoltami, ti prego, ti prego, ti prego.
Dopo un incidente davvero molto imbarazzante nella sua adolescenza, Emma non era troppo affezionata ai tacchi alti. Semplicemente non andavano d'accordo, anche se appariva davvero incantevole con i tacchi, come per cercare di convincere se stessa.
"Emma, ​​dai, è solo per una notte. Non so riguardo lo smoking e gli abiti, ma i tacchi sono un must, ci scommetto. Non sarà così male". Lui abbassò la voce "Ci ​​sarà cibo. E bevande. Gratis".
Non poté fare a meno di ridere. "Hai detto la parola magica!Amico!"
"Dove?".
Emma sussultò "Oh mio Dio Ruby, ma come fai a presentarti ogni volta che qualcuno parla di vita notturna o vestirsi eleganti!".
"Ci dobbiamo agghindare? Quando? Dove? Che cosa mi sono persa?" Gli occhi della sua amica si erano illuminati - per l'amor di Dio, stava saltellando sul posto.
Quando Graham si fu allontanato, tornò nel camerino e si rimise i suoi vestiti. Si lavò la faccia e raccolse i capelli in una coda di cavallo disordinata e per la prima volta da quando era arrivata lì, prese il suo telefono: una chiamata persa da Regina e un paio di SMS di Mary Margaret.
Decise di chiamare prima Regina - il suo manager non era la persona più paziente del mondo ad essere sinceri e lei lo sapeva. Quando non rispose, decise di lasciarle un messaggio dicendole della serata di gala del giorno seguente e della lettura di alcuni dei copioni che le aveva lasciato - Liar Liar Pants on Fire, cantò a se stessa quando ebbe riattaccato. Oh, bene. Non lo sapeva, non l'avrebbe uccisa, giusto?
Alla fine, lesse i messaggi inviatigli dalla sua futura cognata.
Faresti meglio a fare delle foto del servizio di oggi. Non vedo l'ora di vedere quei corsetti!
EMMA SWAN. Le hai fatte? Sai quanto sia importante per me.
Non poté trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo. Essere amici di una designer di moda poteva davvero cambiare il tuo mondo: i migliori regali per Natale e per il compleanno - indossava gli abiti più carini che avesse mai posseduto - sapeva sempre dove acquistare vestiti firmati e dove c’erano le migliori svendite e le insegnava persino gli strani termini della moda come 'LBD' e 'caftano'. Ma può anche ridefinire la tua vita quando metteva in discussione la scelta del tuo outfit ogni mattina, quando in vita sua non si era mai interessata di queste cose.
Le rispose e le raccontò del prossimo evento al quale erano stati invitati. Sperava davvero che potessero partecipare – era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui aveva visto David. Le mancava, anche se parlavano al telefono abbastanza spesso. Era stato con lei la maggior parte della sua vita e adesso sentiva come se si fossero un po’ allontanati da quando aveva fatto il suo grande colpo in città.
Non poteva fare a meno di sentirsi come se la sua vita stesse diventando passo dopo passo un uragano che cresceva sempre più. Qualcosa che non poteva gestire da sola, qualcosa completamente fuori dal suo controllo.
Ad Emma Swan piaceva prendere al volo le occasioni. Accidenti a lei se non avrebbe preso questa.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Galà ***


Cap 3 - Il Gala

 
Il giorno dopo Killian era steso sulla schiena, fissava il cielo cercando di trovare forme casuali tra le nuvole. Aveva dormito tutta la mattina, desideroso di dimenticare le attività della notte precedente e le ovvie conseguenze che tutti avevano dovuto subire. Il suo terribile mal di testa aveva finalmente deciso di dargli tregua e di questo era estremamente grato, aveva anche deciso di fare un salto al piccolo caffè dove era solito fermarsi a volte. La signora che lavorava lì, Granny, conosceva la sua ordinazione, gli serviva sempre la stessa cosa ogni volta che andava nel suo locale. In realtà lo capì al volo non appena posò gli occhi su di lui, a giudicare dal suo comportamento intuì che sarebbe stato un menù da "giorno di sbornia": caffè nero in grandi quantità e lo speciale della casa.
Gli piaceva davvero quella donna. Non curiosava anche se sapeva chi fosse e cosa facesse nella vita. Qualche volta gli aveva fatto l'occhiolino o aveva ridacchiato un po' quando una delle loro canzoni passava alla radio nel ristorante e si era trovato a condividere questo piccolo rito con lei. A volte lo aveva ascoltato quando era in vena di parlare e gli aveva sempre dato ottimi consigli - quando era disposto ad accettarli.
Il loro legame sarebbe potuto sembrare strano a qualsiasi estraneo, ma per loro andava benissimo.
Muovendo la mano sinistra, fece un segno con le dita, come se avesse in mano un pennello, una volta finto il disegno passò alla forma successiva. Era un uccello? Sembrava troppo elegante per essere qualche passero o un piccione. Huh. Non era un esperto di volatili - anche se August trovava l’ornitologia un argomento affascinante, come avevano sorprendentemente scoperto una volta mentre erano nel camper del  loro tour l'anno precedente. Come lo scoprirono? "Il libro da tenere sul comodino sugli uccelli: un mix di cultura aviaria" era proprio il pezzo di letteratura per il suo amico. Non che lo stessero giudicando.
Beh lo fecero. Ancora oggi di tanto in tanto lo chiamavano il loro piccolo brutto anatroccolo solo per il gusto di far incazzare il ragazzo.
Con la mano ancora in aria, la luce riflessa sul vetro del suo orologio. Cazzo. Erano già le 6? Doveva essere al Savoy in due ore. Grazie a Dio Belle e la sua amica - Elsa, Ella o qualcosa del genere - avevano preso abiti, cinture, cravatte e tutta quella robaccia di cui aveva bisogno per la serata imminente. Killian non era un patito di serate di gala - avrebbe preferito andare in un club meno formale. Proprio la parola 'formale' gli fece digrignare i denti. Non era un tipo formale. Non era il periodo per essere formale. Beh era incredibilmente materiale, tutti avrebbero potuto concordare su questo. "Dono di Dio" come avrebbe preferito essere chiamato d’ora in poi, doveva solo prendere il microfono per i suoi compagni. Ma solo il pensiero di dover scambiare convenevoli e fingere che stesse passando la migliore serata della sua vita con in mano un flute di champagne, ridendo ad una stupida battuta di un ricco stronzo, gli fece venir voglia di imbavagliarsi.
Ahimè sapeva che doveva andarci. Li aveva messi lui in quella situazione dopo tutto. Non aveva nessuno da biasimare se non se stesso. Magari se avesse gestito le cose in modo diverso, se avesse tentato di rimettersi in riga prima - se quei maledetti paparazzi non lo avessero seguito in ogni angolo di quella maledetta città. La fronte corrugata, mentre ricordava gli articoli sulle riviste e le copertine. Le "fonti" che affermavano che quello era solo un periodo difficile che stava attraversando. Pietoso. Assolutamente umiliante. Lui non voleva nemmeno chiedersi chi avesse letto quella robaccia.
Non voleva pensare se l’avesse fatto qualcuno in particolare.
Si lasciò cadere la mano sul viso e lo strofinò furiosamente, come se questa azione potesse portare via i pensieri. Come un bambino che per convincersi che non ci sono mostri sotto il letto accende una candela sul comodino. Come aveva effettivamente fatto quando era un ragazzino, quando viveva ancora con i suoi genitori, nella sua città natale. Non appena il ricordo gli tornò alla mente, le sue mani si congelarono all’istante e poi cominciò a strofinarle ancora più forte di prima. Questo non era il momento per quella roba. Non oggi.
Nel mezzo della sua lotta interiore, un segnale acustico giunse dall'interno della tasca dei jeans. Un sospiro di sollievo per aver interrotto i suoi pensieri, tirò fuori il telefono e guardò lo schermo.
"Lo sai che non c'è bisogno di comportarti come un angelo custode o in qualunque modo tu voglia farti chiamare… giusto! Batman?"
"Hai risposto subito dopo il primo squillo. Sono impressionato" in realtà sembrava più sorpreso.
"Sei stato fortunato, stavo massaggiando con una dolce fanciulla e ho risposto subito in modo che potessi scusarti per aver interrotto i miei affari e riprendere subito il mio sexting dal punto in cui l'ho lasciato".
"Dai, non scrivi mai SMS. Nemmeno per il sesso". August non riusciva a trattenere il sorriso dalla sua voce.
"Te li posso mostrare più tardi, traditore. Come puoi dubitare delle mie capacità di sexting? "
Oh, August sospirò e fece lo sguardo non-so-come-devo-fare-con-te-ma-ci-provo-comunque."E’ tutto pronto per dopo giusto?"
"Uh-huh l’amica di Belle - Ancora non riesco a ricordare il suo nome, Elsa? – la progettista di scarpe, è venuta qui prima e ha lasciato tutto".
"E' Ella, Killian. Per l'amor di Dio, l'hai vista e incontrata un sacco di volte – hai anche cercato di infilarti nei suoi pantaloni una o due volte, ora che ci penso ...".
"Non ricordo nulla di tutto ciò". L’ho fatto? Huh.
"Oh scommetto che Thomas il suo gigantesco fidanzato, nonché giocatore di football, se lo ricorda". Killian si ritrasse. Questo gli fece tornare la memoria. Decise di cambiare argomento.
"Okay. E’ tutto? August va tutto bene. Non c'è bisogno di preoccuparsi, non ho intenzione di scomparire prima dell’inizio di questa cazzo di serata".
Ci fu silenzio dall'altra parte della linea per un minuto e Killian si chiese che cosa avrebbe potuto provocarlo. "Stai bene, amico?".
"Penso che dovremmo essere noi a porti questa domanda, ma dato che credo non mi diresti mai la verità, almeno per adesso, mi limiterò solo ad aspettare il momento giusto, quando avrai intenzione di vuotare il sacco".
Killian trattenne il respiro. Non se l’aspettava.
"Non dimenticarlo – ti ascolteremo, in qualunque momento sarai pronto, noi saremo qui".
Lui deglutì. Merda, questa giornata stava andando di male in peggio, cosa diavolo stava succedendo? Non potevano lasciarlo sono con se stesso e aspettare che questa storia fosse finita? Non volendo far preoccupare August, optò per la via più facile. "Già. Sicuro. Grazie, amico".
"Nessun problema. Ci vediamo in studio, Leroy ci porterà al Savoy".
"Ottimo. Ci vediamo lì". Proprio nel momento in cui stava per riattaccare, si accorse che la forma della nuvola che stava fissando prima si era trasformata un po' - il  collo era più lungo adesso. Ma non sembrava strano nelle proporzioni - gli dava una forma elegante, regale e fiera. "Ehi, August".
"Che c’è? Hai bisogno di suggerimenti per il sexting?".
"Per favore, non voglio far scappare via il piccolo uccellino - ma ho una domanda relativa all’argomento. Ti viene in mente qualche uccello con un collo molto lungo?".
"Umh, un cigno?"
"Woah, sei veloce. Grazie amico. Ci vediamo più tardi". Chiuse prima che il suo amico potesse anche solo chiedere di cosa stesse parlando. Continuò a fissare la nuvola/cigno: ora poteva riconoscerlo perfettamente, vedere le ali estese, che erano abilmente rappresentate. Avrebbe scommesso che fosse una femmina di cigno. Per un paio di minuti, rimase lì fermo, guardando verso il cielo e si sentì felice.
________________________________________________________________________________________________
 
"Hey bambini".
"Leroy, per favore, la smetterai mai di chiamarci 'bambini'? E' offensivo. Devi smetterla".
"Nessuna possibilità che io lo faccia, fratello. Ve l’ho attribuito nel momento in cui avete scelto il nome per il gruppo. Perciò Bambini è perfetto".
I cinque si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere mentre erano seduti sul sedile posteriore della limousine. Gold preferiva farli arrivare in queste occasioni mondane con auto anche più elaborate, il che significa che a Leroy veniva sempre affidato il compito di guidare su e giù per tutta la notte. Killian non riusciva a ricordare tutte le cose a cui il povero ragazzo aveva dovuto assistere da quando aveva cominciato a lavorare per loro. Avevano dovuto coniare un nuovo motto: qualunque cosa accada in limousine, rimane nella limousine. Il ragazzo li aveva persino minacciati con un'ascia una volta - chi possedeva un'ascia? A parte i serial killer, era il suo caso? - Quando Victor era quasi saltato fuori dal finestrino nel bel mezzo di un litigio con qualche idiota che era andato contro di loro. Roba da ragazzi.
O come Belle così eloquentemente la chiamò, roba da testosterone.
Leroy li guardò nello specchietto retrovisore con un sorriso divertito. "Beh, in quegli abiti sembrate dei tronchi. Dove sono gli uccellini? Guai in paradiso, eh?".
Jefferson alzò gli occhi mentre frugava ai lati del suo sedile, senza dubbio alla ricerca di qualcosa per alleviare i suoi nervi. Era nervoso ogni volta che dovevano andare ad apparizioni pubbliche - e il fatto che dovevano andare in un posto pieno di tutta la gente più elegante e glamour che si poteva trovare a Los Angeles, faceva si che avesse sicuramente bisogno di uno shottino. O di un paio di sigarette. Da parte sua Filippo gli rivolse uno sguardo arcigno "Posso aggiungere che io, a differenza di tutti questi perdenti, ho una fidanzata?".
Leroy finse di essere sorpreso  "Hai una fidanzata? Quando è successo? Che diavolo hai fatto a questa ragazza per farla accettare?". Tutti risero mentre Filippo scosse la testa. Killian represse un sorriso pensando alla  povera Aurora che aveva dovuto sopportare tutti loro da quando aveva cominciato ad uscire con Filippo. Era una ragazza dolcissima,  aveva la voce più dolce che avesse mai sentito, una ricca risata e un temperamento forte che faceva si che le cose andassero esattamente come lei desiderava. Si scandalizzava abbastanza facilmente, una cosa non molto positiva quando sei circondata da un gruppo di ragazzi il cui unico obiettivo nella vita è quello di non crescere mai. Letteralmente.
La corsa finì quando raggiunsero il Savoy. C'erano una dozzina di altre limousine parcheggiate davanti a loro e si poteva già vedere la gente che andava e veniva in abiti sgargianti, con le acconciature perfette e che entravano nell’albergo.
E naturalmente c’erano le telecamere.
Lui nervosamente si aggiustò la cravatta. Non usciva in pubblico da mesi e si sentiva un po' fuori dal mondo. Non gli importava delle pose e di dare risposte di routine ai giornalisti; in realtà era una delle cose che non gli avevano mai provocato alcun problema dal momento in cui tutta questa avventura era iniziata. Gold gli aveva detto all'inizio della loro conoscenza che aveva fascino e che poteva lavorare per ottenere tutto ciò che voleva. Ma la cosa era: gli piaceva farlo nelle sue condizioni migliori. E dopo l'incidente aveva trascurato il suo rapporto con i media.
Prese un paio di respiri profondi, aprì la portiera e uscì fuori. Leroy annuì dal suo posto al sedile del conducente, mentre il resto della band lo seguì sul marciapiede che conduceva alla zona della reception. Partirono i primi flash e Killian lasciò che un sorriso prendesse possesso del suo volto. Per i fans. Fallo per i fans. Fallo per loro. Fallo per i ragazzi. Fallo per Belle. Cazzo, fallo anche per Gold.
Devi farlo anche per te stesso. Hai bisogno di questo. E loro hanno bisogno di te.
Luci e ombre mischiate, tutto era come sfocato durante quel percorso fino a che non furono all'interno. Per fortuna non c'erano giornalisti all’interno, essendo un gala completamente privato, anche se alcuni di essi avranno sicuramente cercato di introdursi all’interno per avere qualche scoop da mandare in stampa il giorno successivo -  cosa della quale Killian era certo. Si sentiva come se i suoi compagni si fossero tenuti vicino a lui mentre camminavano e infine posarono insieme alla richiesta da parte dei paparazzi che erano di vedetta fuori dal gala quella notte.
Fu facile sorridergli. Stava effettivamente cominciando a rilassarsi.
Dopo quello che sembrò essere il tragitto più lungo della sua vita, raggiunsero la reception, dove una hostess li guidò al salone, dove la serata di gala si sarebbe svolta. Era facile perdersi guardando tutto ciò che li circondava. Sentì Victor fischiare: non erano ancora abituati a questo tipo di glam. Si unirono ad un grande gruppo di persone finché non giunsero nel salone, rifinito con luci bianche e lampadari con candele appesi ai soffitti. Uno striscione di un qualche tipo di associazione - Killian non si era nemmeno preso la briga di scoprire chi li stava ospitando, non gli importava affatto - appeso dietro un palcoscenico.
"Wow. Questa gente sa certamente come vestirsi per impressionare eh?" Jefferson commentò mentre camminavano nella sala principale del ricevimento. Killian non era tanto mondano, ma se in una vita passata fosse stato un ladro, di sicuro avrebbe sbavato in quella stanza. Alcune delle socialité dell’elite di Los Angeles erano in piedi e parlavano tra loro, l'odore dei soldi e del potere era pesante nell'aria.
Si strinse nelle spalle. Non era mai stato il tipo che si lasciava intimidire dallo sfarzo e dal glamour.
"Ragazzi, voi sapete come fare pulizia, eh?".
Si girarono e videro Aurora, con due flute di champagne in mano che sorrideva verso di loro. Subito dopo di lei  c’era Belle, che con un gesto silenzioso indicò dietro di lei Gold che stava salutando qualcuno – immaginò che quelli fossero i padroni di casa? - con forti strette di mano. "Bisogna ringraziarli per l'invito, in modo da essere educati e non metterci in imbarazzo. D’accordo?" Aurora disse sbattendo le ciglia. Dio, se avesse dovuto pagare un dollaro ogni volta che aveva ceduto a qualsiasi cosa avesse mai chiesto loro con quel trucco, adesso sarebbe in rovina. Accidenti a quella ragazza. Alzò gli occhi verso di lei e la baciò sulla guancia brevemente prima di avviarsi verso il suo manager.
Dopo aver sopportato i convenevoli obbligatori con i padroni di casa, non uscendo dal suo personaggio per un secondo mentre con loro - ringraziando profusamente, ammirando le decorazioni, il cibo, le bevande e naturalmente il vestito della signora - si scusò per ricongiungersi al suo gruppo. Non riusciva a crederci che lo avevano lasciato solo a fare questo.
A volte, essere il frontman della band faceva schifo.
Si mosse verso il bar – sapeva che li avrebbe trovati lì, se Jefferson avesse avuto voce in capitolo su questo. Represse una risata: questa sera non poteva. Povero ragazzo non sarebbe vissuto abbastanza se avesse lasciato prendere il controllo ai suoi nervi. E odiava l'idea di una Grace orfana, anche se gli aveva confessato un paio di volte che le sarebbe piaciuto vivere con lo 'zio Killian'. Per quanto gli scaldasse il cuore, Killian non era pronto per essere il 'papa' di nessuno. Non ora, forse mai se avesse avuto voce in capitolo, pensò amaramente. Non andare lì Jones. Con rinnovato scopo nella sua falcata, di raggiungerli prima della morte imminente del suo amico, schivò corpi qua e là, fino a quando qualcuno attirò la sua attenzione: August era di schiena è stava parlando con Graham.
Avevano incontrato Graham un anno fa, quando era stato scelto come protagonista di uno dei loro video. Era stato uno dei loro video di maggior successo, il numero uno per settimane su MTV e aveva ottenuto migliaia di visualizzazioni su Youtube a tempo di record. Non solo era uno dei brani di cui Killian si sentiva più orgoglioso, era una sorta di inno per la band - il fatto che Graham era uno degli attori più ambiti del momento o che era incredibilmente avvenente (parole di Belle, non sue) aveva aiutato.
Durante le riprese del video, la band aveva legato con l'attore irlandese, ed erano soliti uscire insieme quando erano tutti in città contemporaneamente. Era un ragazzo con cui era facile andare d’accordo e divertente da avere intorno - un gregario perfetto, come Killian gli aveva detto una volta complimentandosi dopo una nottata davvero divertente.
Si avvicinò a loro e dopo aver preso un drink dal vassoio di una cameriera, colpì Graham sulla schiena. "Oi! Che ci fai qui? Il posto del ragazzo irlandese figo è già preso, vai ad un altro gala per prendere il tuo!".
Lui rise e lo abbracciò "Stai zitto Jones, sei in ritardo per la festa – sai me l’avevano già riservato".
"Ripetitelo quanto vuoi ragazzo, se questo ti fa dormire meglio la notte". Lui sorrise "Nessun appuntamento galante, eh Humbert? Tsk tsk. Avevo un’opinione migliore di te".
"Beh, io non vedo nessuno al tuo braccio o ..." August si sposto dal suo fianco. Killian gli lanciò un'occhiataccia e lui in fretta si diede da fare con il suo drink, fingendo innocenza.
Graham alzò le braccia in segno di resa "Nessun appuntamento. Patetico, non è vero? Tutti questi stupidi premi" Uomo Dell’Anno"," L’Uomo Più Desiderato" per cosa?" sospirò drammaticamente. "Se consideriamo la mia co-star come mia accompagnatrice, devo proprio ammetterlo. Sono un'anima solitaria".
August sollevò un sopracciglio "Chi è? Quella che ha lavorato in quel film di Glass il mese scorso?".
Graham sorrise. ... "Sì, è l'unica, abbiamo girato a Montreal per settimane - si gelava lì, lasciate che ve lo dica, ma ci siamo divertiti. Abbiamo dovuto allenarci molto per questo sapete: passeggiate a cavallo, combattimenti con la spada e ogni genere di cose. Molto fiabesco". Gli fece un occhiolino "Proprio nel vostro stile, eh Lost Boys?".
Entrambi sorrisero quando il loro amico improvvisamente agitò un braccio. "Ehi, qui!" Killian si guardò intorno e vide una splendida bruna camminare verso di loro. Se Graham aveva dovuto lavorare con questa ragazza per mesi e la chiamava la sua accompagnatrice, non aveva di che lamentarsi. Assolutamente.
"Graham dove eravate vi ho cercato ovunque, sono andata in bagno. Ci sei stato? Sembra un palazzo! O almeno quello delle donne è così, non immagino quello degli uomini. Ad essere onesti… Ew!! Aspetta, hai visto Emma? Ha il mio drink! Voglio dire, l’ho lasciato a lei, stavo parlando con questa ragazza che lavora per Cora Mills – Cora Mills RAGAZZI!! E l’ho persa! Non riesco a trovarla da nessuna parte, così ho pensato che forse…OHMIODIOTUSEIKILLIANJONES".
Killian non sapeva se ridere o essere stordito. La ragazza era come un raggio di luce, una fiamma viva e piena di energia. A quanto pare era un'attrice. E lo conosceva.
"In carne ed ossa. E posso sapere con chi ho il piacere di parlare?" optò per l'approccio affascinante. Funzionava sempre. Prese un altro drink che passò sulla sua destra sul vassoio di una cameriera.
"Questa è Ruby. Ruby, questi sono Killian Jones e August Booth. Sono sicuro che sai chi sono". Graham li presentò con un sorriso affettuoso mentre entrambi le strinsero la mano, Killian si avventurò baciandole gentilmente le nocche della mano, facendola arrossire abbondantemente e si lasciò sfuggire una risatina.
"Certo che so chi sono, lo stavo dicendo proprio ieri ad Emma che morivo dalla voglia di venire al vostro concerto – avrei letteralmente ucciso qualcuno per un biglietto, ma erano tutti esauriti". Lei mise il broncio. Labbra rosse. Huh. Non era così appassionato di quelle. "Comunque, io sono una vostra grande fan ragazzi, siete incredibili, il vostro ultimo album è stato davvero spettacolare, ho solo - Ugh!". Era venuto a patti con tutto quello: apprezzamenti da fangirl. Questa ragazza era divertente. Non avrebbe mai pensato di trovare un'attrice come lei.
"Sei troppo gentile. Sono contento che sei una nostra fan. Forse potremmo aiutarti con i biglietti per lo spettacolo, non credo sarà un grosso problema -.. Graham, potresti venire anche tu". Ah, August, sempre gentile, sempre pronto a salvare la povera donzella in pericolo. Anche se la donzella in questione indossava tacchi a spillo e un abito nero molto attillato che non lasciava molto spazio all'immaginazione. Non il solito tipo di storia.
"Mi prendi in giro. Sarebbe incredibile. Oh mio Dio, fammi trovare Emma! Andrà fuori di testa quando glielo dirò ...". Questa ragazza Ruby aveva una voce davvero alta. Avrebbe scommesso che era una di quelle persone che in auto ascoltavano la musica a tutto volume o che indossavano abitualmente le cuffie - quelle erano le cause che portavano ad un tono di voce così alto.
Graham alzò gli occhi. "Ruby, ma lo sai che Emma non sa nemmeno chi sono questi ragazzi. Cambia stazione quando parli di loro".
"Di cosa stai parlando?" Uh-oh. Sembrava offesa.
"Stai scherzando? Ogni volta che inizi a parlarne, lei prende il suo telefono cellulare. Oppure inizia a dire solo uh-huh. Specialmente quando siete in una sessione di make up".
"Dai, non sono mica noiosa. O una ficcanaso. Tutti i miei clienti adorano la mia chiacchiera".
Killian cominciava a confondersi. Clienti? Di che cosa stava parlando? Prese un altro bicchiere quando si accorse che aveva già finito il suo drink. Cosa che la cameriera aveva già notato e aveva riempito il bicchiere per lui senza nemmeno chiedere. Sbalordito, alzò gli occhi e vide August che lo fissava. Scosse la testa. Aveva ragione. Lo teneva sotto controllo.
"Non sto dicendo che sei noiosa, sto solo dicendo che Emma ..."
"Emma cosa?"
Killian fu così sorpreso dalla voce alla sua destra, il suo braccio fece un balzo, rovesciando il contenuto del suo bicchiere proprio sulla parte anteriore del vestito del nuovo arrivato. Cazzo. No. Questo non stava accadendo.
Sollevando lo sguardo, incontrò un paio di occhi verdi sorprendenti, che lo stavano fissando come se lo volesse pugnalare. Riccioli biondi che rimbalzavano e incorniciavano il viso, la ragazza appena lo vide, portò una mano sul petto proprio dove lo champagne aveva macchiato il suo abito azzurro pallido. Oh, cazzo. Se fosse stato almeno di una tonalità scura, non sarebbe stato così evidente - aveva la sua esperienza con macchie da ubriaco, dopo tutto. Era un intenditore.
Il silenzio cadde nel loro piccolo gruppo. Cazzo, questo era davvero imbarazzante.
"Sapevo che i tacchi erano una cattiva idea. Sono maledetti, lo giuro" La ragazza - Emma - mormorò sottovoce mentre cercava di pulire senza successo un po' del liquido con un panno.
"Emma? Stai bene?" Graham sembrava preoccupato, si rivolse a lei.
Lei lo fermò con la mano "Non ti preoccupare, devo lasciare solo che si asciughi o qualcosa del genere. A meno che il vostro amico… qui… non decida che è asciutto abbastanza da gettarci su un altro bicchiere di vino" aggiunse pungente.
Ruby sembrava fosse sul punto di avere un attacco di panico "Sei pazza? Andiamo in bagno subito!".
La bionda derise la sua amica, prese un sorso dal suo bicchiere, come se avrebbe potuto aiutarla con la sua situazione attuale "Oh sì e cosa vuoi che faccia, genio? Togliere il vestito e andarmene in giro in mutande?".
"Beh non ti preoccupare di noi se il tuo piano è questo, tesoro".
A volte avrebbe voluto che qualcuno gli cucisse la bocca. Quello di certo non era il suo momento migliore. Lo sguardo di Emma lo investì e la vide stringere le labbra, come se stesse facendo un enorme sforzo per non maledirlo. Non ne sarebbe stato dispiaciuto, se doveva essere sincero. Le ragazze che gli lanciavano maledizioni erano un’enorme attrattiva per lui. Cosa diavolo stava pensando? Jones, per l'amor del cielo, torna in te. Questa è un'emergenza. Sperò che poca gente avesse visto la scena o avrebbero iniziato a vomitare stupidaggini sul fatto che fosse ubriaco e che  molestava giovani attrici di successo.
Guardò August e lo vide inclinare la testa verso la ragazza bionda. Sospirò, sapendo che chiedere scusa sarebbe stato il miglior modo di agire in questa situazione. Mosse un passo nella sua direzione, aveva smesso di cercare di tamponare con il fazzoletto che Ruby le aveva messo sopra il vestito e le rivolse uno sguardo freddo. Si schiarì la gola "Mi dispiace davvero, giuro che non sapevo che eri lì, um ..."
Lei lo interruppe prima che potesse finire quello che stava per dire. "Spero davvero che non lo sapessi che ero lì, altrimenti avrei messo in discussione la tua tolleranza all’alcol. Oh no aspetta... la sto già mettendo in discussione" socchiuse gli occhi, come se stesse giudicando il suo stato.
Non era una cosa che voleva sentirsi dire in quel momento. Specialmente dopo quello che era successo il giorno prima. "Ehi non sono ubriaco, ok? Sei apparsa all’improvviso come in qualche trucco di magia e mi hai colto di sorpresa. E’ stato un incidente. Scusami per averti rovinato la serata, principessa". Il veleno nella sua voce era palpabile.
"Emma ..." Ruby e Graham cercarono di avvertirla per la seconda volta, senza alcun risultato.
Le sue guance erano completamente arrossate a questo punto, alzò un dito verso di lui con la mano libera "Non si permetta mai più di chiamarmi in quel modo, mi ha sentita, signore?"
"Aw, non siamo in vena di nomignoli eh. Ed io che pensavo fossimo in termini molto più intimi - dopo tutto, riesco a vedere molto più di te di quello che si potrebbe immaginare, in quel vestito bagnato" Lasciò che i suoi occhi si soffermassero sul petto. Era un po' sorpreso che lei non provò nemmeno a coprirsi con qualsiasi cosa avesse a disposizione”.
"Beh, considerando che chiunque altro in questo gruppo non mi ha gettato nulla addosso quando sono magicamente apparsa, direi che il problema è il tuo, non mio".
"Oh, ma questo è quello su cui ti sbagli cara" avanzò verso di lei fino a quando i suoi piedi la toccarono, rivolgendole uno dei suoi sorrisetti infami "Sei tu quella che sta indossando un vestito bagnato, ricordi?".
E la cosa più assurda accadde.
Lei in realtà ebbe il coraggio di sorridergli.
Lei sorrise.
Era così confuso, i piedi impalati sul posto e si limitò a fissarla, stupito, cercando di decodificare cosa diavolo stesse succedendo in quella testa bionda. Proprio quando stava per chiederglielo, parlò "Continua a sorridere amico, ma non sarà così a lungo".
La sola cosa che sapeva fu ciò che successe dopo, il suo viso era pieno di champagne. Aveva effettivamente avuto il coraggio di buttarglielo in faccia.
Si sentì un brusio intorno a loro - a quanto pare il loro piccolo incidente non era stato così privato ​​come aveva creduto in un primo momento. O lo era stato fino a quando questa pazza aveva deciso di iniziare la Terza Guerra Mondiale nel bel mezzo del salone delle feste dell’Hotel Savoy. Cercando - senza successo, si badi bene – di liberare i suoi occhi dal liquido, era stupito di vedere che la ragazza se n’era andata, portando la sua amica con se.
Lo aveva lasciato!
Gemendo August si batté una mano sul viso e scosse la testa un paio di volte. "Beh, era il minimo, Jones".
Cercando di trattenere la rabbia, Killian era pronto a dare di matto quando Graham sospirò, agitando una mano in direzione delle ragazze che si erano allontanate  - verso il bagno, probabilmente - e dichiarò in modo drammatico: "E questa, amici miei, è la bella, talentuosa e straordinariamente cazzuta Emma Swan".
Killian imprecò sottovoce. Swan doveva essere. Naturalmente.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La Lite ***


 

Cap 4 – La Lite

Grande. Tutto stava andando fottutamente alla grande.
Ad essere onesti, la giornata era andata sorprendentemente bene, tutto sommato. Non era così ansiosa di tutta la faccenda del gala - anche se Sydney le aveva promesso che partecipare sarebbe stato un ottimo investimento, come le aveva detto il giorno prima. Sperava solo che non avrebbe dovuto vestirsi troppo elegante per attirare l’attenzione su lei.  Era ancora diffidente sul modo di Hollywood di vedere le cose; i muri e gli strati di trucco che le persone indossavano al fine di proiettare una certa immagine che servisse ad accontentare tutti gli altri.
Lo sapeva, aveva vissuto alle loro spalle per anni, fino a quando qualcuno li aveva fatti cadere a pezzi. Aveva imparato a usarli a suo vantaggio: poteva indossare diversi strati a apparire con un certo carattere, capace di sentirsi come loro e di essere li. Ma a volte, desiderava che la gente la vedesse per quello che era. Confidasse nel suo talento. Scommettesse su di lei.
Cavolo, non tutto va sempre come vorremmo noi. Sorpresa, eh? Non proprio.
Dopo aver ammesso la sconfitta di fronte alla prospettiva di passare una serata fuori, aveva ceduto e aveva lasciato gestire a Ruby tutta la parte riguardante le cose da ragazze - abbigliamento, pettinatura, i tacchi - ugh - e il make up.
Ma Emma sapeva che aveva chiamato a raccolta l’armata del pre-serata di gala e che non avrebbe fatto tutto da sola. Avrebbe dovuto saperlo. Era prevista la brigata della moda. Ella. Mary Margaret. E naturalmente Ruby.
Le tre fecero irruzione nella sua stanza, aprendo cassetti e armadi, abbaiando ordini qua e là e trascinandola letteralmente fuori dal letto. Le avevano fatto provare un vestito dopo l'altro, tacchi in abbinamento, borse, collane, orecchini, bracciali, un nuovo mascara che Ruby aveva avuto da un brand per il quale aveva lavorato la settimana precedente e migliaia di piccoli dettagli che una ragazza dovrebbe indossare per un'occasione formale.
L’attuale situazione sembrava incredibilmente esilarante, dato che tutte quelle lunghe ore di tortura sotto le mani delle sue amiche avevano portato a un bicchiere di champagne rovesciato sul suo abito. Ella aveva detto qualcosa a proposito del karma quella mattina. Forse se l’era meritato? Aveva fatto incazzare qualcuno così tanto che l'universo la stava ripagando in questo modo? Lei non la pensava così. Modalità sguardo pensieroso attivata, pensò a lungo a tutto ciò che avrebbe potuto aver fatto. No. Non le venne in mente nulla. Forse era una persona così cattiva che non era nemmeno  capace di considerare i suoi difetti come tali? LEI ERA COSI’? OH MIO DIO LEI ERA DAVVERO COSI’”
"Emma? Stai bene?"
Si guardò allo specchio del bagno per trovare Ruby che la fissava preoccupata nel suo riflesso. Era incredibile, come sempre. Emma non riusciva ancora a capire come potesse essere possibile che la sua amica non fosse una modella da passerella - Dio sapeva che sicuramente avrebbe potuto essere una di loro. Ma Ruby non voleva essere considerata solo per il suo aspetto - preferiva fare qualcosa di cui essere orgogliosa, qualcosa in cui era brava, qualcosa che era capace di realizzare con le sue mani - non voleva essere solo un bel viso. Qualcosa che Emma aveva imparato a rispettare da quando l'aveva incontrata tanti anni fa, ancora giovane e spensierata.
"Sì, sì sto bene, mi sono solo distratta un attimo. A quanto pare è l’effetto che fa lo champagne quando ti viene rovesciato addosso". Guardò miseramente la parte anteriore del suo vestito e sospirò. Quel vestito le piaceva davvero tanto – gliel’aveva portato Mary Margaret e come sempre era perfetto. Per tutti i difetti che sembrava trovare nel guardaroba di Emma, ​​lei sapeva con che tipo di abiti si sarebbe sentita più a suo agio - e ci prendeva sempre. Era come se conoscesse perfettamente il tipo di abito con cui Emma si sarebbe sentita se stessa. In questo caso, non aveva nemmeno dovuto mettere su una lotta del Emma-indossa-questo-abito-o-lo-farò-io-per-te-per-l-amor-del-cielo-indossalo-e-basta. Amavano giocare a quel gioco ogni volta che avevano una serata speciale, da quando erano insieme ai tempi del college; infatti, era una delle tradizioni dell’armata della moda. Era di un tessuto blu pallido, morbido, con drappeggi in morbide onde verso il basso sui fianchi e mostrava la pelle pallida delle spalle e le clavicole. Non si sentiva troppo in vista, però era d'accordo con lei. E anche se le sue amiche avevano portato un paio di gingilli da farle provare – come di routine ovviamente – avevano scelto l’opzione più semplice: la sua collana, con i due anelli d'oro alla base della gola. Nient’altro, niente di più.
L'altra collana che aveva indossato per anni era riposta attualmente sul fondo del cassetto del suo comodino.
Fu riportata bruscamente al presente quando Ruby la prese per mano e la portò sotto l’asciugamano elettrico vicino al lavandino. Si trovava proprio sotto l'apparecchio che iniziò a soffiarle un getto di aria calda proprio sul petto - grazie a Dio funzionava con qualche tipo di sensore, non era assolutamente in vena di premere qualsiasi tipo di tasto ogni due minuti.
"Okay, non credo che ci impiegherà molto ad asciugarsi. E' champagne dopo tutto… andrà via abbastanza facilmente".
Lei alzò gli occhi "Sì, lo champagne non è così male - non importa che quei ragazzi - e Graham – abbiano visto i miei capezzoli là fuori. Grazie champagne, ottimo lavoro" Ruby si lasciò sfuggire una risata.
"Per favore non farmi ridere, questo vestito è così stretto che potrebbe strapparsi!" E questo fece ridere Emma. Si scrutarono per qualche secondo con uno sguardo interrogativo e poi scoppiarono a ridere.
Questo era il secondo step dell’armata della moda. Fatto.
"Oh Dio". Ruby cercò di asciugarsi le lacrime dagli occhi senza rovinarsi il mascara - anche se la sua mano stava già afferrando la borsetta alla ricerca del make up che portava sempre con sé ovunque andasse. "Come sta il vestito? È ancora bagnato?".
"E ' tutto bagnato per te, tesoro. Tutto per te" Emma rise con un inquietante accento occidentale, guadagnandosi un'altra risata da parte della sua amica. Prese il panno in mano, tamponando con attenzione. "Nah, è asciutto - sembra un po’ stropicciato, ma comunque è asciutto".
"Perfetto i tuoi capelli sono da sistemare - Ugh, vieni qui, risolvo io il problema. Sistemiamo la pettinatura e speriamo che Mary Margaret non vada fuori di testa quando la vedrà". Disse mentre si posizionava dietro Emma e cominciò a togliere via le forcine. Mentre lavorava sui suoi riccioli, Emma maledisse per la centesima volta il ragazzo che le aveva rovesciato quel drink addosso con tanta non curanza. Che diavolo aveva combinato?
Si mise le mani sui fianchi e guardando il suo riflesso esclamò "Quel maledetto mostro ubriaco –E non sono nemmeno le 10:30!".
Le mani di Ruby smisero di muoversi "Emma, ​​non sai nemmeno chi era?".
"Non mi importa chi fosse, mi interessa solo che ha rovesciato un bicchiere di champagne sul mio petto, ha anche riso di me per questo e per poco non mi ha molestato!". Le sue mani si sitrinsero a pugno ricordando il coraggio con cui quel ragazzo aveva fissato i suoi seni ben visibili sotto il pezzo di stoffa inzuppato e che aveva riso crudelmente di lei.
"E' uno degli amici di Graham, lo sai" Ruby continuò a spettinare le ciocche andando per un look informale. Non c'era modo di riuscire a realizzare un’altra acconciatura stile principessa. No signore. "Sì, beh, anche se Graham e' un bravo ragazzo, non significa che anche i suoi amici debbano esserlo". Ora che ci pensava, aveva un forte accento irlandese. Forse era amico di Graham a causa di questo? Forse si erano incontrati lì quando erano più giovani?
Sapeva che Graham aveva lasciato casa quando aveva 18 anni per seguire la sua carriera di attore. Non sapeva che cosa avesse fatto il suo amico - non che le interessasse, assolutamente, ma era curiosa di scoprire quale fosse il collegamento tra di loro.
Ruby sospirò con le mani ancora nei suoi capelli. Emma sussultò quando le tirò un nodo. Grande. Karma. Grazie Ella per aver insinuato quelle idee nella sua testa, in primo luogo. "Emma, ​​hai reagito in modo un po’ esagerato. Non era ubriaco, lo giuro, stavo parlando con lui proprio prima del tuo arrivo ed era perfettamente affascinante. Troppo affascinante, forse.. ma dai, lui è Killian Jones!" I suoi occhi si illuminarono – strillò anche un po'.
"Chi diavolo è Killian Jones e perché suona familiare ...?" La bruna lanciò un sussulto terrorizzato in risposta. "EMMA. Parlo di questi ragazzi ogni giorno! Graham aveva ragione, non sai davvero chi sono? Oh mio Dio, non posso crederci". Iniziò a sventolarsi come una di quelle ragazze nei vecchi film quando erano scandalizzate da qualcosa. Emma l’avrebbe trovato divertente se non fosse per il fatto che era così confusa.
"Non lo so, lavoro con troppe persone per ricordare ogni cazzo di nome che sento - ma Ruby, cerchiamo di essere oneste" la guardò negli occhi nello specchio "a volte parli così tanto e non tutto quello che dici passa attraverso il filtro".
Ruby si mise una mano sul cuore e accarezzò le sue ciocche biondi, come se accarezzasse un piccolo cucciolo. "Potrei essere offesa da questo, ma non lo sono. Invece sarò la persona migliore tra noi due e ti dirò chi è il ragazzo che ha rovesciato il suo drink sulle tue tette".
"Woah. Che affare che ho fatto" Emma borbottò sottovoce. Anche se odiava ammettere che era molto curiosa di scoprire qualcosa sull’ubriacone irlandese. Perché lo voleva, perché le sarebbe piaciuto sapere. L'unica cosa di cui era sicura al momento era che lui fosse un cretino.
"Stai zitta Ok :... Killian Jones irlandese, cantante, frontman dei Lost Boys. Inizi a collegare?".
Emma aggrottò la fronte. Dove aveva sentito qualcosa a riguardo ...? Improvvisamente, il commento sciocco dal presentatore del programma radiofonico le tornò in mente. Gemette. "Oddio. Quei ragazzi?".
Ruby strillò soddisfatta della sua reazione. "Sapevo che li conoscevi!"
"In realtà non li conosco, ho sentito qualcosa su di loro ieri alla radio - voglio dire, sono sicura di aver sentito forse una o due delle loro canzoni, ma comunque non è il mio genere di musica. E non seguo di certo i pettegolezzi che circolano su di loro".
La vide scuotere la testa, combattendo chiaramente un sorriso. "Beh, adesso lo sei. Hai incontrato ufficialmente Killian bagna mutande di professione, amante dei club e avvolto-dal-mistero-nella-sua-barba-per-favore-fammi-tua-Jones. Qualcosa da raccontare ai tuoi nipoti in futuro".
Oh dio. Stavamo davvero discutendo di storie da raccontare ai futuri nipoti? Valeva la pena buttarsi nel lavandino. "Certo. Sarà una grande storia da raccontare in futuro. E poi gli ho gettato un bicchiere di Dom Pérignon in faccia, ragazzi!'".
La sua amica rise e aggiunse "'... Ma non dopo aver dato un'occhiata alle mie tette, naturalmente ...!'"
"RUBY!"
"Ruby? Emma? Siete lì dentro?" Una voce venne dalla porta del bagno ed entrambe si voltarono per vedere Mary Margaret che si avvicinava. "Vi ho cercate per un’ora intera! Dove siete finite? Aspetta. Emma! Che cosa hai fatto al vestito? E’ sgualcito! E i capelli?" Ogni frase fu sempre più alta in scala. Emma trasalì letteralmente al commento sul vestito.
"Beh è ​​una lunga storia che coinvolge un bicchiere di champagne e un fastidioso leprecauno che ci stava creando dei problemi fino a quando l'eroe biondo non ha salvato la giornata, ma hey -.! Guarda che cosa ha fatto Ruby con i miei capelli in pochi minuti, non è impressionante? Festeggiamo il suo talento, forza ragazze!" disse stringendo un braccio intorno alla sua amica per unirsi a Mary Margaret alla porta. Le fissava con una faccia esasperata, ma alla fine decise che non valeva la pena chiedere, prese l'altro braccio e si incamminò con loro nella sala del banchetto. Uff. Che era finito. Non se lo sarebbe perso, se non avesse avuto il suo epico incontro con la rock star.
Proprio quando misero piede nella sala, un braccio si agitò nella loro direzione nel centro di un grande gruppo di fronte a loro. "Ragazze! qui!" Era David. Si fece largo verso di loro, con attenzione cercando di non inciampare sui piedi di nessuno, Emma finalmente si ritrovò accanto a suo fratello. Sentendo il suo sguardo, lei lo guardò e vide la fronte sollevata. Scosse la testa e mormorò sottovoce "Non chiedere". Lui ridacchiò, sapendo che sarebbe stato meglio non avviare il discorso o la sua fidanzata avrebbe cominciato il terzo grado - solo per il vestito 'bene, si badi bene, non per lei. Beh, forse un po', ma le priorità sono le priorità e per Mary Margaret gli abiti venivano prima di tutto,erano i suoi bambini.
Chiacchierarono mentre cercava alcune delle tartine che stavano servendo in giro, fino a quando Ella si unì a loro con Thomas per avvertirli che stavano tornando a casa - non senza l’ormai abituale domanda " Che cosa è successo al tuo vestito Emma?". Erano ansiosi di tornare dalla piccola Alex. Emma sorrise malinconicamente, pensando all’adorabile bambina. Aveva lavorato spesso come baby sitter per i suoi amici quando era libera e in città, doveva ammettere che la amava e Alex sembrava esserle piuttosto affezionata. Ed era un po’ triste ogni volta che i suoi genitori andavano a prenderla. Dopo essersi sbarazzati di un’inconsolabile Ruby e del suo broncio "Ma è così presto - e poi ragazzi non abbiamo mai l’occasione di andare a serate come queste così spesso - E GRATUITAMENTE" si salutarono definitivamente, promettendo di rivedersi al più presto.
Emma vagava da sola alla ricerca di cibo, ispezionò l’esposizione offerta dalla Cina e andò alla ricerca di alcune delle chicche che aveva già assaggiato - in cui c’erano dei cornetti con le mele caramellate, dannazione erano deliziose - urtò qualcuno durante la sua caccia. "Oh mi dispiace, mi dispiace davvero, non stavo guardando dove stavo andando ..." Quando alzò la testa riconobbe l'altro ragazzo che era presente quando la rockstar aveva rovesciato il suo drink su di lei. Grande. Semplicemente fantastico.
"Non è un problema". Trascinò un po' i piedi guardandola imbarazzato. "Sei Emma, ​​giusto? Emma Swan?" Huh. Lui la conosceva? "Sì.. Presumo te l’abbia detto Graham?".
"Beh, sei arrivata quando la tua amica stava chiamando il tuo nome. Ma sì, hai ragione, Graham ci stava dicendo che avete lavorato insieme nell'ultimo progetto di Glass. Complimenti comunque. Ho sentito che la concorrenza era agguerrita . Devi proprio avere talento se hanno scelto te al posto di qualcun’altra" le disse con un sorriso imbarazzato.
Lei lo fissò, non sapeva come rispondere a questo. Sembrava sincero. Beh, perché avrebbe dovuto mentire? Forse pensava che fosse un'attrice seria.
O forse stava solo cercando di essere gentile per fare ammenda dopo il casino che aveva combinato il suo compagno.
"Guarda, uhm ..."
"August. August Booth. Suono la tastiera nel gruppo, cosa che sono sicuro che non sai" Il suo sguardo si irrigidì -  a quanto pare tutti erano a conoscenza del fatto che lei non sapeva chi diavolo fosse la loro band. In ogni caso non si vergognava di non essere un fangirl con l’ormone impazzito come Ruby.
"August, giusto.. Non devi preoccuparti, ok? Quello che è successo con il tuo amico non deve essere un tuo problema, non devi venire a risistemare il suo casino".  Lei agitò una mano come per dire che non era davvero un problema. Non ti preoccupare, estraneo che ha potuto vedere quanto più lei avrebbe mai mostrato, andava tutto bene. Davvero.
La guardò sorpreso e anche un po' offeso. "Non sono qui per questo. Se dovessi coprire i pasticci di Killian, non sarei qui te lo assicuro. Qualunque cosa pensi che io stia dicendo la penso seriamente. Sono davvero impressionato dal tuo lavoro - ho guardato il tuo primo film, sai ".
Era assolutamente senza parole. "Davvero?"
"Sì, sono un appassionato di film indipendenti e sono anche un fan dello stile Midas...".
Instaurare il dialogo con August Booth fu sorprendentemente facile. Parlarono per tanto tempo – avevano in comune l’amore per tutto ciò che era legato al cinema e le parlò un po' della sua vita da musicista, anche se potè notare che non andò troppo nei dettagli, sicuramente notando come la sua mascella si fosse serrata quando citò il nome di Killian.
Bevve un sorso dal suo drink, per il momento aveva abbandonato la caccia al cibo. "Allora, quanti album avete realizzato?".
"L'ultimo sul mercato è il terzo. Apparentemente è il migliore che abbiamo mai fatto, secondo il Rolling Stone". Alzò gli occhi, come se si trattasse di un'affermazione ridicola. Forse lo era. Non avrebbe potuto saperlo, in ogni caso - poteva dirle che aveva vinto una trentina di Grammy e lei non avrebbe avuto modo di negarlo. Avrebbe davvero dovuto iniziare a prendere in considerazione ciò che MTV trasmetteva di tanto in tanto. O a Ruby in quel caso. "Le canzoni dell'ultimo album erano molto più forti e personali o almeno così dicono".
"Le scrivi tu?" Era piuttosto curiosa del processo di scrittura delle canzoni. Sembrava essere qualcosa di veramente profondo e intimo - non quella  roba che si suona nei club, ovviamente. Trovò che poteva essere un ottimo spunto per un lavoro il tenersi in contatto con un personaggio che doveva interpretare.
Lui scosse la testa sorridendo un po' "Aiuto Killian. Lui è la mente dietro la scrittura. Ha un dono per questo". La sua espressione si fece un po' triste, ma fu rapidamente sostituita da un sorriso e cambiò argomento. "Così, quando è la premiere del film? Sono davvero entusiasta di vederlo, sai. Graham ha detto che sei stata fantastica con la spada".
Emma scoppiò a ridere per questo. "Oh, non farmi parlare della spada. Il braccio non sarà più lo stesso dopo tutto ciò".
Sentì sbuffare accanto a lei e proseguì con una voce beffarda. "Questo è quello che dice lei" Oh no. Non era pronta per questo.
Vide August che provò a stendere il braccio per fermare fisicamente qualunque cosa stesse arrivando sulla loro strada. Forse lo stronzo irlandese avrebbe rovinato ancora la sua serata? Ci avrebbe scommesso "Killian, per favore ..."
"Oh, non preoccuparti August, non ho intenzione di causare problemi in paradiso volevo solo complimentarmi con la signorina Swan - I capelli ti stanno meglio in questo modo, tesoro. Dovresti ringraziarmi per questo". Le fece un occhiolino, Killian Jones apparve accanto a lei con le mani in tasca - oh, guarda senza un drink in mano. Questo era un miglioramento. Le sue mani si strinsero di nuovo a pugno. "Oh sì, grazie, avrei dovuto chiedere prima dello champagne in faccia così da poter cambiare la mia pettinatura". Si voltò di nuovo verso August, ignorandolo "Perché lo tenete con voi?"
August si strinse nelle spalle. "Scrive le canzoni".
"E’ quello che faccio".
"E lui il leader. Siamo tutti i suoi burattini".
Killian improvvisamente perse il suo sorriso "Spero davvero che tu lo stia dicendo solo per cercare di impressionare la ragazza". Fissò seriamente il suo amico.
L'espressione di August si addolcì."Sai che non intendevo dire questo. Ma tu sei una specie di parte fondamentale".
Sembrò rilassarsi e il suo comportamento cambiò di nuovo in un batter d'occhio. "Sì, beh, io sono il più affascinante. Cosa posso dire".
Emma osservava la conversazione pietrificata. Che diavolo era quello? Prima che potesse analizzare qualsiasi cosa, il suo stomaco brontolò all'improvviso, chiedendo altre di quelle deliziose tartine  che aveva trascurato quando aveva deciso di optare per la chiacchierata con il tastierista. L'unico che sollevò la testa e la guardò, divertito nei suoi occhi chiari.
"Hai fame, Emma?"
"Oh, le infinite sfaccettature di questa frase ..." Killian Jones aveva davvero bisogno di stare zitto. Oppure gli avrebbe fatto mangiare il suo prossimo flute di champagne. Si voltò verso di lui mettendo le mani sui fianchi.
"Ma che diavolo, non ho scambiato più di dieci frasi con te e la metà di queste sono state frasi a doppio senso. Ma cosa sei, una specie di libro di allusioni ambulante?".
Lui non poteva schiodarsi quel sorriso dal volto,  come avrebbe potuto? Sembrava come se fosse bloccato per sempre lì. Come era possibile? "Sono sicuro che vorresti leggermi se lo fossi, non è vero cara?".
"Per l’amor di ..." Si mise le mani sul volto, fece cenno di nuovo ad August "Vado a cercare i miei amici prima che gli lancì di nuovo qualcosa addosso" Lei sorrise - questa volta per davvero "E 'stato bello conoscerti August, spero davvero di rivederti e ricorderò a Graham si dirti della prima, in modo che potrai venire a vederla, sono sicura che Sydney non avrà alcun problema".
Lui chinò il capo in segno di saluto "E 'stato bello parlare con te Emma. Passa una bella serata. Sono sicuro che il seguito sarà migliore" sorrise e le fece l'occhiolino. Huh. Questo ragazzo era stato davvero carino. Non in modo civettuolo - in un, beh, un bel modo. Un gentiluomo.
Non era il suo tipo ad essere onesti, ma poteva essere sicuramente un buon amico.
Voltandosi camminò un paio di metri nella direzione in che credeva fosse il suo gruppo - aspetta, per quanto tempo ho parlato con August? - Fino a quando improvvisamente non sentì una presa sul suo braccio "Non così in fretta, tesoro".
Stava scherzando? Non credo. Respirava pesantemente, guardò la mano sul suo braccio, ignorando il brivido che correva lungo la schiena al contatto. Che cazzo era quello. Mosse gli occhi dalla sua mano al viso, notando, allarmata, quanto si trovavano vicini. Gli occhi di lei lo trafissero.
"Lasciami andare" disse a denti stretti.
"Uh-uh. Non fino a quando non avrò detto la mia sull’accaduto". Sempre tenendole il braccio, la portò in un luogo più appartato nella sala, dopo una fontana scolpita - cosa diavolo ci faceva una fontana là? Non sarebbe stato meglio sistemarla in un giardino o qualcosa del genere? Emma era così confusa a quel punto che quasi non si accorse che Killian Jones aveva lasciato cadere la sua mano - ma non senza accarezzarla dall’ avambraccio al polso. Cercò di non mostrare il tremore che sentì dentro di lei. Oh merda. Cosa diavolo le stava succedendo?
Tentò di cacciarlo dalla testa e andò dritta al punto. "Cosa vuoi?".
Fece un altro passo e le si avvicinò ancora di più. Perché gli piaceva tanto avvicinarsi a lei? "Oh, volevo solo mettere in chiaro alcune cose, cara. Quello che hai fatto poco fa, non credere che l’ho dimenticato".
Lei incrociò le braccia sul petto, in posizione di difesa. "Oh, come io non dimenticherò quello che tu hai fatto a me". Le rivolse uno sguardo freddo e minaccioso. "Ti ho già detto che è stato un incidente e almeno ho cercato di chiederti scusa".
Le mancò il respiro. Oh, una cosa da vera signora. In ogni caso, l’aveva sentita imprecare e lanciare maledizioni più volte durante quella serata in cui si erano incontrati che Ruth da quando l'aveva adottata.
"Certo che l’hai fatto e poi mi hai molestata e mi hai insultata".
Cambiò la sua posizione, le braccia intorno al suo tronco, la sua espressione mutò all’improvviso. "Beh, se tu non avessi agito come una stupida e avessi accettato le mie scuse in primo luogo, niente di tutto questo sarebbe successo. Dovresti sapere che in realtà sono un gentiluomo".
Al che Emma scoppiò a ridere. Aveva le palle. Bene. Un gentiluomo. Ma per favore. "Oh, non sei un pervertito e un sociopatico? Sono affascinata da questo. Ti prego dimmi di più". Cacciò i denti e assunse un'espressione beffarda. "Senti chi parla, la signorina lancio-lo-champagne-in-faccia-al-primo-ragazzo-che-mi-dice-qualcosa-che-non-trovo-elegante. Non dovresti essere accettata in posti come questi - sei un pericolo a causa del tuo comportamento da stronza che potrebbe impazzire da un momento all'altro e nessuno sarebbe al sicuro".
Lei lo osservò come se stesse ispezionando una  creatura rara. Da dove era venuto fuori questo tizio? "Pensi davvero di essere divertente, vero? Mi dispiace distruggere la tua convinzione, ma non lo sei". Lei sospirò e disse impaziente "Ora, per favore, hai finito? Posso andare?".
"Certo che no. Non ti lascerò andare fino a quando non mi avrai chiesto scusa per quello che hai fatto". Il sorriso era tornato.
Lei era livida. "Non mi scuserò. Te lo meritavi".
"Oh, è così che vuoi continuare? Vuoi un consiglio gentile, tesoro?" Si avvicinò a lei, le sue labbra raggiunsero il suo orecchio. Emma non era esattamente sicura del perché non si muoveva. Non avrebbe dovuto essere così vicina a lui - cosa gli aveva dato questo potere su di lei? Ma se si fosse mossa o si fosse mostrata disgustata dalla vicinanza, avrebbe dimostrato di essere più debole di lui. Così, in piedi completamente immobile, aspettò fino a quando le sussurrò con voce ruvida "Ti farò cadere in basso, Emma Swan. In basso".
Il suo viso era così vicino al suo, poteva quasi sentire la sua nuca sulla guancia. Emma, mantieni il controllo. Emma, ​​sei abituata a tutto questo. Hai affrontato stronzi come lui tutta la vita. In questo caso il tipo è estremamente attraente. Ed era una specie di rockstar. Comunque. Una rockstar stronza.
E come se non avessi affrontato idioti come lui prima? Usa la sua stessa medicina.
Lei inclinò la testa, lasciando che i capelli cadessero di lato esponendo la spalla alla sua vista. Vide con la coda dell'occhio come il suo sguardo indugiò per un attimo più del necessario su di essa e si spostò rapidamente al viso, accigliato. Huh. Non era così facile distrarlo. Era bravo, doveva ammetterlo. Si chiese se avesse qualcosa a che fare con le centinaia di ragazze che sicuramente gli si gettavano ai piedi di continuo. Proseguì il suo piano, fissò gli occhi su di lui e sussurrò con lo stesso tono sommesso che aveva usato in precedenza per minacciarla: "Davvero?"
Fu contento di notare un calo tranquillo nella sua voce. "Oh sì, lo farò" Sì, se lo stava lavorando. Piccoli passi, Emma. Stava facendo il culo all’irlandese.
Mantenendo la stessa voce calma, aggiunse con occhi languidi "ed esattamente come hai intenzione di farlo?". Teneva gli occhi fissi su di lei, cercando di evitare tutto ciò che avrebbe potuto distrarlo. Dannazione. Non poteva essere sicuro se stava cedendo o meno. "Dov'è il divertimento se te lo dico? Devi solo aspettare e vedere".
"Fammi indovinare: scriverai una canzone nella quale spiegherai quanto sono orribile o quanto ti ho trattato male, come Taylor Swift parla di ogni rapporto che abbia mai avuto?".
Il suo equilibrio si ruppe e lui apertamente le sorrise "Ora non essere ridicola, tesoro".
"Lo sono?" ebbe il coraggio di unirsi al suo sorriso. Doveva ammettere che la conversazione era semplicemente stupida a questo punto.
E in quel momento, lo sentirono.
Un click. Seguito da una dozzina di altri in rapida successione.
Da una macchina fotografica.
Rimasero congelati, gli occhi fissi gli uni negli altri, troppo terrorizzati delle implicazioni di ciò che era appena accaduto. No, no, no, no. Questo non poteva accadere. Vide come la sua espressione corrispondeva esattamente a quella di lei - e in realtà non smisero di guardarsi, anche se era un po' strano in un certo senso. La sua testa scattò alla sua destra e vide il paparazzo che scappava via tra la folla.
Lo sentì sospirare al suo fianco. "Beh siamo fottuti".
Si che lo erano.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il Mattino Dopo ***


Cap 5 - Il Mattino Dopo

 
Uscì dalla sua auto con gli occhiali da sole e un berretto in testa, Killian era diretto al caffè di Granny. Non era in vena di cucinare qualcosa oggi e aveva persino rifiutato l'invito di Aurora di unirsi a lei e Filippo a casa loro per assaggiare qualche deliziosa leccornia - la ragazza sapeva cucinare, non poteva negarlo. Ma dopo svariati tentativi per cercare di convincerlo ad andare da loro, Aurora decise di desistere. Non ce la faceva a sembrare divertente e allegro - e avrebbe sicuramente rovinato a tutti l'umore se si fosse presentato da loro quella mattina. Ne era certo.
Le promise che si sarebbe unito a loro il giorno dopo se l'offerta sarebbe stata ancora valida - presumendo che il suo umore sarebbe migliorato. Almeno si sarebbe unito a loro anche il resto della band, dato che erano soliti riunirsi a casa di uno di loro per le cene settimanali o semplicemente per rilassarsi. Infatti,  quando Filippo riuscì a prendere il telefono ad Aurora in modo da poter parlare con il suo compagno di band, gli ricordò la loro tradizione e si sentì  mortificato ad ammettere che si era assentato da questi incontri per settimane. Rassicurò rapidamente il suo amico che sarebbe andato e non poté evitare di notare il tono con cui Filippo aveva risposto. Lo faceva sentire ancora peggio, era stato così preso dai suoi casini che aveva abbandonato i suoi ragazzi. I suoi ragazzi smarriti, lasciati soli da uno di loro. Come se non sapesse come ci si sentiva.
Era davvero uno stronzo. Doveva risolvere questo problema.
Ma prima di tutto. Cibo.
Aprendo la porta del ristorante, l'allegro tintinnio della campanella lo salutò mentre si dirigeva al suo solito posto, alla fine del bancone dove Granny di solito lo serviva e lo ammoniva per le sue maniere a tavola, anche se come aveva sottolineato in innumerevoli occasioni, erano impeccabili. Era stato cresciuto per essere un giovane gentiluomo da quando era un ragazzino, dopo tutto. E lui lo era sempre stato.
Come aveva detto alla Swan esattamente la sera prima.
Ugh. Perché, perché devi pensare a questo, Jones.
Si sfilò gli occhiali e li posò sul bancone con il cellulare e il portafogli, si pizzicò il ponte del naso, cercando di dimenticare il mal di testa imminente che sarebbe sicuramente arrivato da lì a poco. Un mal di testa con un volto e un nome proprio a quanto pare. Per essere onesti, se fosse stato per lui, gli eventi di ieri sera sarebbero stati per lo più dimenticati e avrebbe ricordato solo qualche scena casuale che coinvolgeva una fan un po’ troppo esaltata, un'attrice eccentrica e dello champagne - una buona storia da raccontare nelle lunghe notti di registrazione in studio.
Come poté notare, non tutto era andato come aveva pianificato.
Non era sicuro di quello che avrebbe dovuto aspettarsi dopo la fuga del paparazzo, che si allontanò di corsa con chissà quale articolo idiota in mente da pubblicare con le foto che aveva scattato. Di entrambi. In piedi troppo vicini per una conversazione convenzionale. Sorridendo l’un l’altra.
Stava ancora cercando di mettere insieme i pezzi per capire prima di tutto il perché le avesse sorriso, tenendo conto che le prime battute che si erano scambiati non erano state molto amichevoli.
Una battaglia in cui nessuno dei due voleva che l’altro prendesse il sopravvento.
Lei aveva qualcosa, doveva concederglielo. Aveva... delle belle spalle.
Fu bruscamente interrotto dal suo sogno a occhi aperti, quando Granny sbatté un piatto con lo speciale della casa di fronte a lui, seguito dal suono ingombrante della forchetta e del coltello, un paio di tovaglioli e un bicchiere.
"Allora. Ho sentito che ti sei divertito la notte scorsa”. Così dicendo si voltò per afferrare una saliera per metterla insieme al resto del suo pasto. Scosse la testa: conosceva tutte le sue stranezze, quando si trattava di cibo - e non aveva mai dimenticato di dirgli quanto lo trovasse strano.
"Mi coccoli troppo, Granny". Versò un po' di sale sulle sue patatine fritte e ne stava masticando una quando si rese conto di quello che gli aveva detto. Ci fu un tremito sulle labbra, volse gli occhi spalancati su di lei "Aspetta…che vuoi dire?".
Gli lanciò un sorriso divertito, anche se l'increspamento dei suoi occhi dietro gli occhiali fecero un pessimo lavoro a nascondere la sua allegria. "Andiamo, Jones. Ho passato tutta la mattina a cercare di confortare la mia povera nipote quando l’ha scoperto. La frase ha 20 anni più di te non le è ancora ben entrata nella testa".
Killian era senza parole.
Questa storia dello scoprire-cose-che-non-so-ma-a-quanto-pare-tutti-gli-altri-si, stava cominciando a farlo arrabbiare. Incredibilmente.
"Granny, hai l’impressione che io sappia di cosa tu stia blaterando?"
Lo guardò e il sorriso scomparve, notando che era serio. Si avvicinò al lato del bancone dove vi erano una piccola radio e una TV che aveva visto giorni migliori. Frugò lì intorno e tornò con una copia di una rivista. Lui gemette. Non ebbe nemmeno bisogno di guardare per indovinare quello che c’era scritto - o la foto che sarebbe apparsa in quelle pagine o se fosse stato incredibilmente sfortunato, la copertina.
Granny la lasciò davanti a lui. Sì, erano finiti in copertina. Non era il titolo principale - "Chi ci sta per una storia d'amore da favola?" all’angolo sinistro della pagina, lei era lì. Swan. Che lo guardava da sotto le ciglia, cercando di nascondere il sorriso che minacciava di tradirla.
Emma.
E lui era davanti a lei, che la guardava ipnotizzato con un sorriso evidente. Cazzo, non sapeva nemmeno come fosse possibile, ma avrebbe giurato che sembrava che le stesse fissando le labbra.
"L'articolo è a pagina 15. Sei fortunato che Alice non l’abbia strappato in mille pezzi dopo averlo letto" Granny commentò da dietro il bancone, mentre serviva una tazza di caffè ad un altro cliente.
"Alice ha letto questa merda? Per l’amor di ..." lui non finì nemmeno la frase.
Lo guardò studiandolo attentamente. "Ehi perché sei così arrabbiato, non è la prima volta che ti associano a qualche sgualdrina di Hollywood, giusto? Non è una novità per te?".
"Non è una sgualdrina".
Okay, non avrebbe dovuto essere la prima cosa da sottolineare. Priorità, Jones. Che diavolo.
Cercò di recuperare l’errore.
"Voglio dire, non è come le altre di cui in passato hanno scritto spazzatura. E’un'attrice, ed è una buona amica di un mio amico, hanno lavorato insieme in un film non molto tempo fa, lui racconta meraviglie su di lei, quindi non credo davvero che sia il tipo di ragazza che si trova facilmente nel mondo dello spettacolo, sai?".
La proprietaria alzò un sopracciglio mentre versava dei drink in un paio di bicchieri "Oh. Ho letto di lei in questo articolo. Sembra proprio una giovane ragazza di talento. Ed è anche molto carina". Gli fece l'occhiolino. Non riuscì a trattenersi dal far roteare gli occhi verso di lei. "Ma quello che sto morendo dalla voglia di scoprire in realtà è… ma davvero ti ha gettato un bicchiere di champagne in faccia?"  ridendo. "Perché se l'avesse fatto, mi piacerebbe incontrarla e stringerle la mano. Scommetto che te lo meritavi".
"Come diavolo hanno fatto a scoprire anche questo?" Strinse i denti e iniziò a cercare l'articolo. In quel momento, il suo telefono squillò accanto al suo braccio.
Gold.
Cazzo.
Killian non aveva idea di cosa dire all'uomo. Non più di due giorni fa avevano parlato di ultimatum, controllo dei danni e che non sarebbero più dovuti uscire sulla stampa pezzi umilianti con il suo nome stampato sopra. Aveva accettato con la piena responsabilità dopo tutti i problemi che aveva causato al suo gruppo e ora era accaduto questo.
Karma, davvero? Lui non credeva veramente in queste stronzate, anche se Jefferson amava inserire sull’argomento qua e là lasciandolo con l'amaro in bocca ogni volta che lo faceva. Non era stato l'uomo più esemplare per la maggior parte della sua vita, ma forse gli ultimi mesi erano stati la ciliegina sulla torta di un anno da cancellare.
"Hai intenzione di rispondere o devo dire a qualche stalker di lasciarti in pace?".
Tornò alla realtà, emise un sospiro mentre fece scorrere il dito  sullo schermo per rispondere alla chiamata "'Pronto?"
"Jones".
"L'unico e il solo."
"Dove sei?" Huh. Gold non sembrava isterico. Strano.
Cosa che probabilmente era ancora più pericolosa per lui. Almeno, quando sapeva che era furioso, era pronto ad affrontarlo. Ma se il grande capo si trovava in uno dei suoi momenti strani dove iniziava a strillare da un momento all’altro - beh, diciamo solo che non era davvero impaziente di ritrovarsi in una scena che coinvolgeva Gold in versione bipolare.
"Uhm, sto pranzando da Granny. Perché?"
"Bene, finisci di pranzare e raggiungimi,  abbiamo un appuntamento tra tre ore nel mio ufficio in centro. Non essere in ritardo.. ".
"Woah woah woah aspetta. Cosa? Non stai nemmeno menzionando l’articolo su ieri sera???" Killian era completamente sbalordito. Si aspettava che avrebbe iniziato ad urlare da un momento all’altro, ma un appuntamento urgente, all’improvviso? Era pazzo? Cosa gli stava dando da mangiare Belle?
"Oh, si certo parleremo anche di quello, vedrai, ragazzo. Vedrai."
Lo lasciò con il segnale acustico che indica la fine della chiamata. Continuava a fissare il telefono nella sua mano, annebbiato, cercando di capire cosa stesse succedendo. Quella era stata una delle mattinate più imbarazzanti della sua vita.
La cosa peggiore, sembrava che non fosse ancora finita.
Diede un altro paio di forchettate a quello che c’era nel suo piatto, perso nei suoi pensieri su ciò che avrebbe potuto significare una riunione così improvvisa e per la quale il suo manager aveva insistito per organizzare, si passò le mani sui jeans, raccolse le sue cose e si avviò. Una voce dal bancone lo fermò.
"Allora? La prossima volta porta la tua ragazza, non stavo scherzando quando ho detto che mi piacerebbe incontrarla. La storia dello champagne devo assolutamente ascoltarla."
Si voltò, rivolgendo un sorriso all’anziana donna. "Ti ho mai portato una ragazza qui? Tu sei l'unica per me."
Lo fissò con uno sguardo pensieroso "Beh sei scomparso per un periodo abbastanza lungo, suppongo fossi con qualcuno durante quel ..." l’espressione di Killian divenne cupa e buia "... ma è vero, non hai mai portato nessuna signora qui". Alzò minacciosamente un dito verso di lui. "Ma questa penso che sia diversa. Ed io ho il naso di un lupo, lascia che te lo dica, ragazzo".
Uno sbuffo fuoriuscì dalle labbra. "Vedremo, Signora Hunter. Ma credo che dovrebbe far controllare il suo naso, considerando che quella ragazza è tutto ciò che non avrei mai scelto come accompagnatrice per un appuntamento".
"Certo. Qualunque cosa che ti faccia dormire la notte, Jones". Uno sguardo di superiorità colpì il suo viso. Dio, questa donna sarebbe stata la sua morte.
Forse la seconda. A quanto pare avrebbe potuto collaborare con Swan in modo da portarlo insieme alla rovina. Oh, che gioia.
"Ciao Granny"
"Ci vediamo, Jones. Resta fuori dai guai, lo farai vero?"
Sospirò. Avrebbe tanto voluto prometterglielo.
 
___________________________________________________________________________________________

 
Doveva correre per arrivare in tempo alla riunione. Cavolo, doveva volare. Il traffico era un incubo ed aveva perso troppo tempo in casa quando era tornato a cambiarsi e a darsi una sistemata. A Victor piaceva scherzare su quanto fosse fissato, pensava che non ci si fosse alcun problema nell’essere organizzato. Cosa c’era di male se gli piaceva sistemare i suoi libri in ordine alfabetico?
Una volta l’aveva chiamto addirittura Monica Geller.
Non era stato molto carino. Stronzo.
Guidò come un pazzo fino a quando raggiunse l'uscita che portava al complesso di edifici in cui c’erano gli uffici della RECORDS DEAL. Corse fino all’ascensore e le porte gli si chiusero in faccia.
Karma. Ancora una volta. Ne era sicuro.
D’ora in poi avrebbe dovuto dar retta a Jefferson. Lo giurò.
Mentre aspettava che l'ascensore tornasse al primo piano, cercò di domare i suoi capelli, ancora un po’ umidi dopo la doccia e si allisciò nervosamente la camicia. Non era sicuro del perché avesse deciso di cambiarsi i vestiti ora che ci pensava,  sicuramente non stava cercando di impressionare Gold o tutti gli altri che lo avevano visto in condizioni deplorevoli innumerevoli volte. Ma il modo in cui aveva parlato dell’appuntamento ... aveva toccato qualche corda. Non era sicuro di quello che sarebbe successo. Un’intervista a sorpresa per negare le dichiarazioni e le immagini del Savoy? O tutte le altre che avevano alimentato la stampa nell'ultimo anno? Non era pronto a parlarne. Non ora nè mai.
E soprattutto non a un giornalista del cazzo.
Un forte ding annunciò che l’ascensore era pronto a salire. Entrò e schiacciò il pulsante, toccando con le dita la barra lucida che circondava la superficie della cabina e guardando il suo riflesso nello specchio posto su una delle pareti. Esaminò il suo volto, aveva dimenticato di radersi e gli occhi erano stanchi. Ancora non gli era chiaro il motivo per cui tante persone vedevano il suo carisma e il suo aspetto. Anche se amava ricevere attenzioni e scherzare sul fatto che una delle ragioni del suo successo era proprio al suo ‘patrimonio genetico', come dicevano i suoi compagni – cosa che trovava assolutamente inspiegabile, dato che anche loro non erano da meno se si parlava di bell’aspetto -  e questo pensiero lo rendeva piuttosto nervoso poiché non sapeva se il successo che aveva ottenuto fosse dovuto al suo aspetto o al suo talento come musicista.
Le porte dell'ascensore si aprirono, portandolo via dalle sue fantasticherie, in una dozzina di lunghi passi si ritrovò alla porta di Gold. Senza nemmeno preoccuparsi di bussare, aprì ed entrò, si scusò non appena mise piede nella stanza arredata con gusto.
"Scusate il ritardo, il traffico era pazzesco. Ho cercato di arrivare in tempo, ma sapete meglio di me che non è facile".
"Non ti preoccupare, non abbiamo ancora iniziato non ci siamo ancora tutti". Gold si alzò dal suo posto e si avvicinò al suo fianco, facendo cenno all’ospite. Era una donna, probabilmente sulla quarantina: abito elegante, capelli neri lucidi, tacchi alti. Aveva una piccola cicatrice sul labbro, notò. Killian era stato da sempre affascinato dalle cicatrici sin da quando era un ragazzino. Ne aveva lui stesso una sulla guancia destra, dopo tutto.
La donna gli sorrise e gli tese la mano. "Buon pomeriggio Signor Jones. Sono Regina Mills. 'E’ bello conoscerla". Killian strinse la mano, non cercò nemmeno di fare colpo su di lei con il suo fare da gentiluomo. La Signora Mills non le sembrava il tipo che potesse cedere al suo fascino. Oh bene, erano nell'ufficio di Gold, non aveva intenzione di provarci con lei. Non era nemmeno il suo tipo "Killian Jones, al vostro servizio, Signora Mills." Le si rivolse con un sorriso sincero. Non era così difficile.
Se solo il suo stomaco non fosse stato legato in mille nodi alla prospettiva di questo incontro.
Scosse la testa e sorrise di nuovo "Per favore mi chiami Regina. Credo che dovremmo essere più informali se tutto questo andrà in porto".
Beh questa era una novità. Se solo avesse saputo cosa diavolo volesse dire. Chi era questa donna?
"Ah ..."
"Regina, non ho ancora parlato a Killian della nostra idea". Gold gli fece cenno di sedersi su uno dei due divani disposti in un lato della stanza, posti intorno ad un tavolo di vetro con sopra un paio di vasi e un posacenere. Gold amava così tanto lo stile minimalista. La signora Mills - Regina, ricordò a se stesso – era seduta su quello più vicina alla porta, con le gambe accavallate e le mani posate sulle ginocchia. Gold gli diede una spintarella e andò a sedersi sull'altro divano, così piuttosto confuso, lui lo raggiunse "Ti andrebbe di fare gli onori di casa, o pensi che dovremmo aspettare?".
Al che la loro ospite guardò nervosamente l'orologio e schioccò la lingua. "Beh, non lo so,  la mia cliente non è ancora qui, quindi forse sarebbe meglio se aspettassimo ancora un po’ se va bene ad entrambi, naturalmente?". Killian immaginò che non fosse abituata a ricevere un no come risposta.
Gold agitò una mano verso di lei. "Certo, certo, nessun problema. Penso che sarebbe preferibile se entrambe le parti fossero qui per iniziare".
Killian era sconcertato, non poteva rimanere in silenzio ancora a lungo. Chi era questa donna e che cosa voleva da lui?
"Aspettate un secondo, che sta succedendo? Sono stato invitato per fare qualche affare di cui io non so assolutamente nulla e voi due iniziate a parlare per indovinelli? Qualcuno potrebbe per favore illuminarmi su questa storia? Pensavo che avessi detto che eravamo qui per discutere di questo benedetto articolo, su quanto è accaduto la notte scorsa e guarda, mi dispiace, ma non è stata colpa mia, va bene, quella stronza ha esagerato... "
"Spero che non si riferirà mai più alla mia cliente in questi termini se non vuole perdere la lingua, Mr. Jones". Fu bruscamente interrotto da Regina, che gli mandò uno sguardo così freddo, da farlo indietreggiare al suo posto.
Aspetta, cosa?
"In che senso di nuovo?" Farfugliò con difficoltà e tutti i pensieri abbandonarono il suo cervello dopo quel commento. Vide Gold aprire la bocca, pronto a tenere una conferenza su come avrebbe evitato che lui potesse rovinare i suoi programmi, quando bussarono alla porta e apparve una testa bionda.
"Scusate il ritardo, ma Regina il traffico è assolutamente folle oggi e ho dovuto prendere ..." si fermò a metà frase, fissando Killian come se fosse un'apparizione.
Swan rimase inchiodata sul posto, fissò il suo sguardo su di lui e la sua espressione si trasformò in uno sguardo omicida. "Tu".
Killian odiava ammetterlo, ma fu un po' divertito dalla sua reazione. Dopo che il paparazzo aveva scattato le foto, si erano a malapena parlati, in realtà lei aveva appena mormorato un "Per l’amor del cielo, guarda cosa hai fatto!" E fuggì su tutte le furie nella sala del banchetto, alla ricerca dei suoi amici, immaginò. Non provò a seguirla, perché avrebbe dovuto? Sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono; in realtà, la cosa avrebbe potuto ritorcersi contro di lui e avrebbero finito per litigare nuovamente, attirando ancora più l’attenzione su di loro; così la lasciò alla ricerca dei suoi compagni e cercò di rimanere fuori dal suo campo visivo per il resto della serata. E ora eccola lì, di nuovo. Lui non riusciva a smettere di punzecchiarla. "Cosa? Nessun bicchiere di champagne da lanciarmi in faccia oggi, Swan?".
Oh signore, stava fumando. Era impagabile. "Figlio di ..." Lei scosse la testa, sconvolta, si girò verso il suo manager, immaginò "Regina, che storia è questa? Mi hai trascinato qui sapendo che avevo molte cose da fare per parlare con questo stronzo, ma che diavolo?" Gold scelse quel momento per schiarirsi la gola e intervenire. Ottima decisione. "Signorina Swan, vorrei chiederle per piacere di non iniziare a litigare in questo momento e di smettere di attribuire al mio cliente questi appellativi, se non le dispiace." Sì, giusto. Come se non gli piacesse chiamarmi in quel modo alla prima occasione. Bastardo.
"Beh, lui l’ha chiamata stronza giusto poco prima del suo arrivo..." Regina rifletté innocentemente.
Non aiutava, affatto.
Si voltò di nuovo verso di lui e gli rivolse il sorriso più falso che avesse mai visto. Che cazzo ti sorridi. Huh "Oh, ma che bello. Parli di me alle mie spalle, eh? Carino. Deve funzionare bene per affascinare le donne".
Le sorrise in risposta. "Non ti piacerebbe saperlo, cara. Anche se devo ammettere che mi sembra che tu sia stranamente troppo interessata alla mia vita sentimentale, Swan. Vuoi un po’ di tutto questo così presto?" Fece un gesto verso il suo busto, con un sopracciglio alzato e in attesa della fiamma che era sicuro sarebbe divampata in quel momento.
... Ed eccoli lì. Lei era seduta accanto a Regina su un divano, mentre lui e Gold erano seduti di fronte  sull'altro, il tavolo di vetro era l'unica cosa che li separava. Killian era stranamente contento che ci fosse, almeno la psyco-bionda non sarebbe stata in grado di arrivare a lui senza schivarlo.
"Per favore, come se avessi voglia di finire in qualche guaio. Non credo proprio, non conoscevo nemmeno la tua band di sfigati, figuriamoci se ero a conoscenza della tua reputazione da puttaniere". La ragazza disse quelle parole. Si era espressa come un marinaio. Gli piaceva.
Jones.
"Certo che lo sei. Sembri incredibilmente audace con quella gonna. Davvero molto attraente". Guardò acutamente le gambe non accavallate sul divano.
Nota per sé: aveva delle belle gambe. Oltre le spalle.
Le lattee e stupende gambe in questione si mossero così in fretta che fu sconcertante. Il rossore sulle sue guance si diffuse in un momento fino al collo. "Tu fottuto pervertito!! Avrei dovuto immaginare che avresti detto qualcosa, dopo l’incidente con il vestito trasparente" Stava per ribattere quando Gold alzò una mano.
"Basta, ragazzi."
Entrambi guardarono l'uomo con il bastone, sconvolto per ritrovarsi ad avere a che fare con dei bambini, ma li ignorò. "Ho organizzato questo incontro per discutere di un possibile accordo che potrebbe nascere in seguito a… potremmo definirlo 'l’episodio' di ieri sera, non mi interessa nemmeno che cosa è accaduto esattamente, la questione sta in quello che ha portato con sé".
Il silenzio cadde nella stanza per un minuto. Poi Swan osservò preoccupata "... Intende problemi?".
Killian le rivolse uno sguardo arrogante. "Vuoi dire una stronza antipatica?"
"Se continui giuro che ..."  Fu bloccata da Regina, che le mise una mano sulla gamba, dato che addirittura sembrava pronta a scagliarsi contro di lui.
"Emma. Ti prego. Lascia parlare Mr. Gold".
"Sì, per favore. Come dicevo, io non sono sicuro di cosa sia esattamente accaduto tra voi due la notte scorsa". Si fermò a guardare Killian per un lungo momento, come se lui avesse la colpa di qualcosa. Che diavolo? Pensava che avesse molestato la ragazza? Mentre stava per intervenire, Emma lo batté sul tempo "Aspetti, non crede che sia successo davvero qualcosa, giusto?? È ridicolo?".
"Non lo so Signorina Swan, le fotografie sono abbastanza eloquenti, se me lo sta chiedendo".
La bionda portò la testa tra le mani, la voce soffocata dietro di loro. "Non stavamo facendo nulla di male. Abbiamo litigato".
"È così che si dice in questi giorni?" Il fatto che Gold avesse domandato questo senza una traccia di umorismo nella sua voce era ancora più angosciante del fatto di essere lì a discutere il tutto con lui.
Emma arricciò il naso, ma decise di lasciar perdere e continuò a spiegare il cosiddetto famigerato 'episodio'. "Okay, prima lui ha gettato dello champagne su di me, poi io ho rovesciato lo champagne su di lui, poi ha minacciato di rovinare la mia vita se non mi fossi scusata e poi sono state scattate le fotografie".
Gold si grattò la testa, come se non riuscisse a capire il senso di quel discorso. Non poteva biasimarlo, davvero. "Questo rende il tutto ancora meno sensato di prima, ad essere onesti."
Emma sollevò le mani in alto. "Non mi interessa, è quello che è successo!"
Regina le mise una mano sulla spalla, cercando di calmarla. Sembrava piuttosto agitata, giocherellava con le mani nei suoi capelli, scompigliandoli tutti intorno la sua spalla – non lo fare, Jones, non farlo. Non le spalle di nuovo. Era combattuto tra l'essere divertito o irritato da tutto questo.
Regina sospirò e continuò con la discussione  "Ad ogni modo, noi ci siamo trovati in una posizione che non possiamo negare. Voi due avete attirato l’attenzione su entrambi".
Allora neghiamo le voci ed è fatta. Non c’è niente di male." Si strinse nelle spalle, come se non fosse un grande problema. Era stato nell'occhio del ciclone per molto tempo ed era già stato vittima di indiscrezioni come queste da parte della stampa. Non era un grosso problema.
Ad Emma sembrò che il Natale fosse arrivato in anticipo. "Esattamente! Grazie, Jones, il tuo cervello a quanto pare funziona. A volte. Congratulazioni". Le rivolse un sorriso impertinente prima che Gold facesse un cenno con la testa.
"Temo che non abbiate inteso il motivo di questo incontro". Alzò lo sguardo e lo spostò dal suo viso a quello di lei. "Quello che Regina ed io abbiamo discusso e stiamo cercando di dire è che la risposta dei media alla possibilità di un rapporto tra voi due è stata incredibilmente favorevole. Non avete idea di quante telefonate, mail e offerte stiamo ricevendo da questa mattina. - e i commenti che ci stanno riferendo - dalle visite ai nostri siti web, sui vostri profili Twitter, Dio, anche le ricerche dei vostri nomi sul web, sono ridicolmente alte. Pensateci Jones, tu sei il leader di una delle band più importanti nel settore della musica, sei andato un po’ fuori strada ultimamente ed è necessario il back up, è necessario che tu torni al posto più alto. E devi riportare la band con te. Glielo devi! E lei Miss Swan, lei è un giovane e talentuoso astro nascente del cinema. Non è ancora abituata ai loschi affari di questo mondo, mi creda - questo qui e il suo gruppo anche loro non lo erano quando hanno iniziato. Avere lui al suo fianco le darà un vantaggio iniziale ed entrambi potrete aiutarvi a vicenda nel soddisfare i vostri obiettivi professionali fintanto che sarà necessario. Ha preso parte a piccoli progetti ed ora con il progetto di Sydney sembra che lei sia sulla strada giusta. Non crede che questo potrebbe essere molto vantaggioso per lei? La fama è sempre utile, cara".
Questa volta il silenzio che si abbatté nella camera era teso, si sarebbe potuto perfettamente tagliare con un coltello.
Fu Emma a rompere l'incantesimo.
Sorprendendo tutti.
Alzò un braccio e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si accorse che stava tremando "Mi faccia capire bene. Vuole che fingiamo di essere una coppia?"
Gold strinse le labbra e guardò Regina. Fu lei a risponderle con una voce morbida, come se cercasse di spiegare qualcosa di veramente complesso ad un bambino "Non esattamente. Vorremmo farvi firmare un contratto in cui accettate il fatto che state fingendo tale rapporto".
Killian saltò dal divano e marciò verso la porta, ignorando le parole di protesta di Gold sulle sue ‘cattive maniere’. Non gli importava. Lui non poteva. Fu solo quando sentì Emma parlare, che girò la testa verso di lei.
"Dove stai andando?".
Gli occhi spalancati e la bocca aperta, sembrava in preda al panico come lui.
Ma lui non voleva pensare a quello che stava provando.
"Ho bisogno di una sigaretta".
Lasciò la porta chiudersi alle sue spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il Meeting ***


Cap 6 – Il Meeting

 
Emma era ancora lì seduta e non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare in quel momento esatto. Cosa diavolo stava succedendo?
Era stata una mattina frenetica va bene, ma questo era completamente su un altro livello. Aveva ricevuto delle chiamate da parte di un David molto preoccupato  "Chi diavolo è questo Jones e perché sta sbavando su di te in quelle foto? Giuro su Dio che se ti ha anche solo toccato un capello andrò a cercarlo e prenderò a calci il suo culo così forte che volerà dritto verso la sua cara isola che non c’è". Una leggermente più calma ma non meno curiosa Mary Margaret e una super eccitata Ruth - "E' così bello! Perché non mi hai detto che avevi un appuntamento per questa cosa del gala? E io che pensavo che stessi uscendo con quel ragazzo, Graham? Mia cara, ci sono un bel po’ di cose che mi devi raccontare, signorina! ". Un SMS molto divertito da Graham e naturalmente, uno strillo trascendentale nell’orecchio da parte di Ruby con la quale passò una lunga ora al telefono. Come se la notte stessa non fosse stata abbastanza memorabile. Memorabile della serie Io-non-voglio-più-vedere-quel-ragazzo-in-vita-mia, ora doveva risolvere tutto questo casino che si era creato. E lei non era dell'umore giusto per questa merda.
Certo, se ci fossero state altre persone con cui avrebbe potuto parlare dopo l’ 'episodio', come Mr. Gold l’aveva gentilmente definito.
Regina, naturalmente, le aveva telefonato dicendole di questo incontro davvero urgente al quale doveva presentarsi per salvarsi la pelle - citazione reale che le aveva provocato non poca ansia, anche se l’aveva rassicurata subito che sarebbe andato tutto bene - e che aveva fatto bene a non leggere nessuno dei copioni che le aveva inviato all'inizio della settimana. Emma non sapeva cosa pensare quando il suo manager riattaccò – che cosa era successo? Un improvviso appuntamento in un edificio sconosciuto in cui non aveva mai messo piede prima (beh, questo non era strano, in realtà era più abituata ai set cinematografici e ai teatri, che agli uffici inondati da scartoffie) per discutere di cosa esattamente? Qualche nuovo copione? O qualcosa di completamente diverso?
Se poi riguardava quello che era successo tra lei e quel cretino dell’irlandese, sarebbe stata più che felice di spiegare per telefono la ridicola situazione che si era creata e come quelle foto fatte dal paparazzo fossero fuori contesto, non aveva assolutamente alcun problema. Non aveva avuto molta esperienza con la stampa invadente che interferisse nella sua vita privata – una cosa della quale era estremamente grata e sperava che le cose potessero continuare così il più a lungo possibile - immaginava che non sarebbe stato troppo difficile negare tutte le voci, o semplicemente ignorarle, visto che non si sarebbe mai più rivista con la rockstar in questione.
Giusto?
Sì, peccato che non era andato esattamente come previsto.
Vedere quei penetranti occhi blu su quel divano era stato come se un secchio di acqua ghiacciata  le fosse stato versato sopra la testa. Questo non poteva accadere. Come era possibile che non era stata a conoscenza dell'esistenza di questo uomo per anni e tutto ad un tratto lui era dappertutto? Non riusciva a spiegarselo. Era una sorta di punizione personale o qualcosa del genere?
Ugh.
Sentire gli occhi di Regina e Mr. Gold su di lei non aiutava affatto la sua situazione. Né la fuga improvvisa dell’irlandese. Non sapeva bene perché gli aveva chiesto dove stesse correndo - aveva avuto voglia di correre via anche lei, ma ahimè non era  il tipo che faceva marcia indietro. Aveva bisogno di andare a fondo in questo e sperò che ne sarebbe uscita viva o per essere meno melodrammatica, sana di mente. Ma ad essere onesta con se stessa, si sarebbe sentita meglio se lui fosse rimasto lì.
E si odiava per questo. Che cosa sapeva di lui, davvero?
E questo era il motivo perché lei era così fuori di testa. Come poteva addirittura fingere di avere una relazione con qualcuno, se non conosceva nemmeno quel ragazzo? Poteva contare su una mano sola tutto ciò che poteva ricordare a proposito dell'onnipotente "oh-troppo-perfetto" frontman.
Ricordava come Ruth le aveva sempre consigliato di non farsi coinvolgere da qualcuno del quale non sapeva il secondo nome. Beh non era come se dovesse andare a letto con il bastardo, giusto? Regina aveva detto che si sarebbe trattata di una falsa relazione. Appuntamenti organizzati in modo da essere fotografati, immaginò?
In un modo o nell'altro non era nemmeno sicura se il nome che le aveva detto fosse il suo vero nome o quello d’arte, per l'amor di dio. Le uniche cose che sapeva per certo su di lui erano un po' vaghe ora che ci pensava.
Il suo nome era Killian Jones ... probabilmente.
Era il leader in un famoso gruppo musicale chiamato The Lost Boys. Un gruppo che non aveva mai ascoltato prima.
Era irlandese ... o almeno così credeva, se il suo accento e la sua apparente amicizia con Graham significavano qualcosa. (Oh Dio, vedi!! Lei non poteva farlo. Avrebbe potuto aver interpretato male l’accento e a questo punto non sapeva nemmeno da dove venisse!)
Era uno stronzo.
... Era dannatamente attraente. Ecco lo ammise.
Oh aspetta, posso aggiungere qualcos’altro: a quanto pare fumava, pensò arricciando il naso. Odiava i fumatori, anche se quando era più giovane aveva provato più di una volta quel vizio disgustoso. Beh non aveva mai preteso di essere una santa.
"Miss Swan? Sta bene?" La voce di Gold portò il suo sguardo alla parte anteriore della stanza.
Lei ricambiò lo sguardo, una espressione vuota sul suo viso. "Per essere completamente onesta, no non sto bene. Sa questa è stata come una bomba. Non mi chiedono tutti i giorni di firmare un contratto in cui professo il mio falso amore per un ragazzo che odio." La durezza nelle sue parole era palpabile, ma lei aveva il diritto di non rimanere educata a questo punto.
Regina sospirò accanto a lei e le disse con voce morbida, come se cercasse di calmarla. "Emma, ​​so che ti stiamo mettendo in una posizione davvero difficile". Non poté evitare lo sbuffo che le sfuggì dalle labbra "Ma pensa a quello che ha detto Mr. Gold. Dovresti almeno prendere in considerazione l’idea."
"Considerare cosa esattamente? Cosa comporterebbe esattamente?" Odiava il fatto che stesse ancora ponendo domande sull’argomento. Cosa che la fece sembrare interessata.
Anche se non lo era. assolutamente.
Fu la volta di Mr. Gold di rispondere questa volta "Andiamo Miss Swan, non sia così difficile, non sarebbe così male. Questa potrebbe essere considerata come una qualsiasi transazione commerciale - un quid pro quo di sorta, se sa cosa voglio dire: lei aiuterà Killian e lui aiuterà lei". La sua voce si abbassò. "Ha bisogno del suo aiuto".
Il discorso che il manager stava mettendo su non la stava convincendo, incrociò le braccia e rispose di nuovo "Io ancora non capisco perché dovrei farlo, ora che me lo dice, non conosco nemmeno quel ragazzo, non avevo idea di chi fosse fino a ieri sera - non fraintendetemi, so che la sua band è molto conosciuta o qualsiasi altra cosa del genere, ma onestamente non sapevo nemmeno chi fossero fino a quando il suo cliente psicotico non mi ha svuotato un bicchiere di champagne addosso quando l’ho incontrato, così, sì, sono abbastanza sconvolta, perché dalla sua reazione direi che non ha assolutamente problemi, anzi potrei anche dire che tutto quello che sta succedendo sembra essere fantastico per lui ". Il suo sfogo fu accolto con uno sguardo torvo da parte dell’uomo più anziano, che rimase a pensare per un minuto.
"Miss Swan, come può ben sapere, non tutto è bianco o nero e soprattutto in questo business, non tutto è come sembra". Sospirò e si raddrizzò sul divano, appoggiando le mani sulle ginocchia. "Mr. Jones e la sua band hanno ottenuto il loro meritato riconoscimento dopo anni di duro lavoro, quando hanno iniziato non erano uno di quei gruppi che  arrivano al successo e scompaiono dopo aver appena iniziato, si sono fatti il culo per arrivare dove sono ora e se lo sono meritato. Fanno quello che amano, si preoccupano gli uni per gli altri e io stesso ci tengo a loro, sono i miei ragazzi e non mi sbaglio... questo accordo non è qualcosa che le offro solo per il gusto di farlo, le sto chiedendo di prendere in considerazione questo accordo perché uno dei miei ragazzi ne ha bisogno ". Si grattò il lato del suo volto, la osservava con sguardo assorto. "L'ultimo album che hanno registrato.... E’ stato qualcosa di straordinario. Così puro. Così…sentito!! Le canzoni erano davvero buone, eravamo tutti d'accordo sul fatto che Jones avesse finalmente trovato la sua musa ispiratrice o in qualunque modo lui la volesse chiamare. Non sappiamo che cosa è successo, non ha voluto dirci niente".
Le parole di August sul fatto che le canzoni dell'ultimo album l’avessero reso il loro lavoro più personale e commovente e di come il frontman ne era il responsabile fecero eco nella mente di Emma. Huh.
"Ad ogni modo, eravamo proprio all’apice del successo, le copie dell’album si vendevano come ciambelle in una fiera, i ragazzi intervistati ogni settimana, hanno presentato e consegnato premi ed ovviamente hanno vinto la maggior parte di quelli per i quali avevano ricevuto nomination , spazzando via la concorrenza. Ma qualcosa negli ultimi mesi è andato storto lungo la strada per Killian, qualcosa che ha deciso di non condividere, anche se abbiamo notato tutti che ha smesso di comporre, che era in ritardo per le riunioni e che a volte non si prendeva nemmeno la briga di presentarsi e non solo per incarichi professionali, sto parlando anche di questioni personali".
Se lo stava immaginando o il suono della voce di quest’uomo era effettivamente ferita da questo? Prima che potesse sprofondare nelle sue riflessioni, continuò "E’ diventato lunatico e distaccato, incurante nel suo comportamento verso la stampa. Così la sua reputazione ha perso un paio di tacche, per così dire. Non è mai stato il più santo tra gli uomini, siamo tutti d'accordo su questo, ad essere onesti nessuno di noi lo è, ma non tutti dobbiamo sopportare i media che ci tengono il fiato sul collo o che controllano ogni nostro movimento".
Mentre guardava Emma dritto negli occhi ancora una volta, strinse le mani in una scossa forte. .. "So che questo è difficile per lei, Miss Swan, lo capisco, ma non gliel’avrei mai chiesto se non fossi sicuro che potrebbe funzionare. Sono un uomo molto cauto, cara, io non faccio mai passi audaci casualmente . Ho pensato a questo e non avrei mai avvicinato lei o la Signora Mills se non avessi creduto che tutto ciò sarebbe stato in qualche modo vantaggioso per lei o per il mio ragazzo".
Spostò lo sguardo alla sua compagna. "E naturalmente, visto che la Signora Mills era d’accordo quando l'ho contattata, ho pensato che sarebbe stata più disposta a esplorare la possibilità di questo adesso - Vero?"
Si sentiva un mal di testa enorme in arrivo. La testa fra le mani, inghiottì un urlo. "Io… non so che dire. Come ho chiesto in precedenza, cosa dovrebbe comportare questa falsa relazione, questo dovrebbe significare che non sarò in grado di, come dire, avere la possibilità di avere una vita sentimentale sana d’ora in poi se sembrerò impegnata in questo rapporto? Cosa succede se improvvisamente mi innamoro di qualcuno?" L'idea sembrava assolutamente ridicola nella sua mente, ma hey, che ne poteva sapere?
Odiava quanto la sua voce sembrsse piccola in quel momento. La odiava assolutamente.
Regina si precipitò a risponderle, prendendole le mano dal viso e stringendologliele "Oh Emma, ​​ovviamente no. Questa dovrà essere una cosa temporanea, i dettagli nel contratto stipuleranno tutto questo, ma anche se se si tratta di una sorta di stratagemma per aiutare sia la carriera di Mr. Jones che la tua verso il pubblico e un approccio con i media, non dovrà compromettere la tua felicità o la tua vita personale".
Gold annuì con la testa ad ogni parola pronunciata da Regina "Certo Miss Swan. Sareste sorpresa di sapere quante delle coppie più conosciute in questo piccolo mondo, siano il prodotto di un contratto come questo".
Nel mezzo del suo tumulto interiore, era troppo curiosa per farlo passare in secondo piano. Sollevò la testa. "Davvero? Chi ad esempio?"
Lui rise scuotendo le spalle. "Oh, lei davvero credeva che quei ragazzi di Twilight fossero innamorati per davvero o quegli altri due di quello stupido film della Disney, come si chiamava, con quei ridicoli Wildcats? Ah High School Musical o qualcosa di simile? Dio, mio ​​figlio me l’ha fatto guardare così tante volte che ancora non mi sono ripreso". Lui ridacchiò divertito dai suoi ricordi.
Da mantenere  come riferimento per il futuro che questo tipo era un genitore, cosa che non avrebbe mai intuito. Emma non poteva fare a meno di guardare l'uomo con il bastone senza parole. "Zanessa?! Davvero? Era tutto finto? Mi sta prendendo in giro?"
Lui le rivolse un sorriso divertito "Assolutamente no. Contratti come questi sono qualcosa di molto comune, molto più di quanto si potrebbe immaginare, sono sicuro, ma è qualcosa che fornisce un rapporto simbiotico tra due artisti e fintanto che funziona dura il tempo necessario, di solito non danneggia nessuno, quindi perché no? " Si strinse nelle spalle, come se non stesse parlando di mentire a tutto il pianeta su chi si stava professando il proprio amore. Nah non disperatevi.
Emma non aveva intenzione di lasciar sfuggire un piccolo dettaglio che aveva notato "Ha detto di solito".
"Mi scusi?" Sembrava sorpreso.
Fissò il suo sguardo su di lui e disse "Ha detto che di solito non fa male a nessuno. Che cosa vuole dire con questo?"
Lui ancora una volta la osservò come se fosse un oggetto molto raro che avrebbe voluto aggiungere alla sua collezione. "Beh non possiamo prevedere cosa può accadere, voglio dire… ci sono stati casi in cui una delle parti, ah, come potremmo dire… ha fatto danni?" Era sorpresa dalla sua franchezza e segretamente contenta. Era stanca di gente che faceva giri di parole. "Ad esempio ci sono stati casi in cui uno dei due è stato visto con un’altra persona o semplicemente non ha rispettato la sua parte nel contratto. In questi casi di solito il rapporto finisce nello stesso modo in cui l’accordo stesso è nato".
Lei scosse la testa. Non era quello che voleva dire "Sì, lo capisco. Ma perché qualcuno dovrebbe farsi male con questo? E’ solo un contratto professionale, giusto?".
I suoi occhi avevano un curioso luccichio "Certo che lo è, ma a volte, come forse sa Miss Swan, non possiamo controllare i nostri sentimenti  e anche se queste relazioni amorose sono in realtà una farsa, non significa che queste due persone non finiscono per prendersi cura l’una dell’altra, anche se solo ad un livello di amicizia. Ricordi che queste persone devono trascorrere molto tempo insieme, e finta o no, sono solo esseri umani. Sono abbastanza sicuro che se darà una possibilità al Signor Jones, lo troverà molto affascinante, un vero gentiluomo e le piacerà godere della sua compagnia. Molte persone lo fanno".
Ridacchiò alle sue parole. Cosa sicura. Non sarebbe stata lei a dirgli che lei e Jones avrebbero avuto più possibilità di uccidersi a vicenda, prima di sembrare una coppia convincente. "Sì, dubito fortemente possa accadere una cosa del genere".
Regina le rivolse un sorriso ambiguo, mentre le diede una pacca sulla spalla "Beh, sei un’attrice di talento, potresti prendere questo come un lavoro piuttosto impegnativo, mentre siamo alla ricerca di un nuovo progetto tra quei copioni che hai trascurato in queste ultime settimane". Guardò in basso. Ouch! Questo fece male. Come faceva questa donna a farla sentire così male con una manciata di parole? Accidenti a lei!
No, non avrebbe accettato questo solo perché costretta, perché non aveva fatto il suo dovere. Non l’avrebbe fatto. No. Non c’era alcuna possibilità.
Cercando di chiarire i suoi pensieri, portò le mani davanti a se, intrecciando le dita. "Io… non so. Ad essere onesti ho capito cosa volete dire e vi ringrazio per la vostra preoccupazione, ma…" guardò Regina implorante "Non sono sicura di poterlo fare. Di avere fiducia in quest’uomo che a malapena conosco, di affidargli la mia carriera, la mia reputazione. Qualcosa per la quale ho lavorato per così tanto tempo, da quando ho scoperto che volevo fare l'attrice. E sai quanto sia difficile per me lasciare che qualcun altro prenda il controllo delle cose, l'unica persona di cui mi fido nella mia vita e per le cose a cui tengo sono io. Non dopo tutto quello che ho passato, per non parlare di come questo potrebbe influenzare le persone nella mia vita". La sua voce era ancora più piccola di prima "Non so se sarei in grado di farlo".
Regina le afferrò le mani "Lo so Emma ma credimi. Nel caso in cui il Signor Jones accetti, non sarà in grado di fare nulla per danneggiarti senza mettere in pericolo i suoi stessi interessi. E se lo farà in ogni caso, ti assicuro che lo distruggerò. Lo prometto". Fece in modo di mettere tutto il veleno che aveva in ogni sillaba mentre parlava, così che Gold non potesse fraintendere niente.
Questo era il motivo per cui lei amava Regina. Era una bestia feroce.
Con lo sguardo in aria - Dio, era così ansiosa? Certo che lo era! - Guardò di nuovo Mr. Gold "Posso prendermi almeno un paio di giorni per considerare la vostra generosa offerta?" C'era un po' di sarcasmo che non avrebbe ucciso in una situazione come questa.
Lui le rivolse un sorriso sottile. "Nessun problema Miss Swan. In realtà devo ancora parlare con i compagni di band di Mr. Jones. Devono essere consapevoli di quello che sta succedendo, se questo avrà luogo. È il loro bene quanto il suo e di Mr Jones, hanno lo stesso diritto di sapere".
Lei annuì a questo. Aveva senso. Si chiese cosa avrebbero pensato August e gli altri tre ragazzi di lasciare le loro speranze e il futuro nelle sue mani. Beh, nelle sue e in quelle del dannato irlandese. Oh dio. Si stava già pentendo.
Emma, ​​non hai ancora firmato nulla. Non hai ancora accettato l'accordo.
Questa era una cattiva idea. E lo sapeva.
Lasciò cadere le spalle, Emma si scompigliò i capelli nervosamente "Va bene. Posso andare in bagno? Ho bisogno di rinfrescarmi un po'. E di aria fresca. Un sacco di aria fresca".
Gold annuì comprensivo, dando le sue indicazioni con la mano "Sicuro, cara. Alla fine di questo corridoio, sulla sinistra, troverà il bagno. E subito dopo averlo passato, c'è una splendida terrazza da cui si gode la vista di tutta la città, se ha voglia di andare".
"Grazie. Tornerò in un paio di minuti". Si alzò, non prima di aver ripulito il sudore dalle sue mani sulla sua gonna, e lasciò quella stanza soffocante. O almeno per lei sembrava soffocante.
Era stato qualcosa di completamente inaspettato, quelle offerte che ti cambiano la vita.
Trovare il bagno fu inaspettatamente facile, considerando che era pronta a perdersi in qualsiasi edificio che avesse mai visitato - come aveva fatto  il giorno del servizio fotografico con Graham e Sydney. Sospirando di sollievo, andò di corsa al lavandino, lasciò scorrere l'acqua nel lavabo e fissò intensamente il suo riflesso nello specchio. Fu sorpresa di vedere che era pallida come un fantasma, era così tanto fuori di testa alla prospettiva di questo falso-fidanzamento o cosa?
Sì, lo era certamente.
Tenendosi i capelli con una mano, prese l’acqua con l'altra e si bagnò il viso e il collo, senza curarsi del suo aspetto. Non ne aveva avuto nemmeno il tempo - o l'intenzione - di ristrutturarsi quella mattina. Il suo mascara waterproof c’era comunque, si disse con un sorriso interiore grazie all’insistenza di Ruby, era il suo prodotto di punta ("Non sai mai quando hai bisogno di fingere un bel pianto, giusto?"). Trascorse un paio di minuti a rinfrescarsi, cercando di calmare il battito irregolare del suo cuore dopo la prospettiva che il capo di Jones aveva posto su di loro.
Uscendo dal bagno stava per dirigersi di nuovo verso l'ufficio quando una folata di vento la fermò di colpo. Si voltò e vide il corridoio che portava alla terrazza che Gold aveva menzionato. Scrollando le spalle andò a controllare. Quei due potevano aspettare un minuto di più. Dopo tutto non erano costretti a fingere di essere in una relazione romantica di alcun tipo con musicisti in difficoltà.
Non appena aprì l’ampia porta del piccolo patio, l'aria fresca la colpì in faccia e punse i suoi occhi, si lasciò sfuggire un respiro profondo. Notò i vasi di piante, il piccolo sentiero fatto di ciottoli che formavano disegni casuali sul pavimento e la ringhiera di pietra che cingeva il balcone. Si avvicinò e si sporse fuori, afferrando la superficie fredda con le mani. Chiuse gli occhi e lasciò che il vento giocasse con i suoi capelli che le solleticavano il viso, inspirò profondamente non curandosi dei clacson delle auto, della musica sparata o delle occasionali parolacce scambiate tra i conducenti nella strada sottostante.
"Bella vista, non ti pare?"
Lanciando un grido acuto Emma si voltò, una mano sul cuore e l'altra ancora ad afferrare la ringhiera con tutte le sue forze "Ma qual’è il tuo problema? Mi hai spaventata, sarei potuta cadere giù, stronzo!".
Lasciò uscire fuori una nuvola di fumo e la guardò assolutamente annoiato da sotto le ciglia "Questo si che sarebbe stato un articolo interessante per la stampa e non quello stupido episodio dello champagne, non è vero?".
Era così offesa, non era sicura di come rispondere.
"Oh sì, sono sicura che la mia morte avrebbe venduto molte più copie che il nostro amore a quella patetica festa dalla notte scorsa. Molto più divertente, ora che ci penso".
Scosse la testa poco divertito "Sei una tale regina del dramma. Perché prendi tutto così sul serio? Era solo un commento, non volevo dire che la tua morte sarebbe stata una cosa divertente. Ogni tanto dovresti darti una calmata, cazzo. Rilassati. Vivi un po'".
Incrociando le braccia sul petto lo guardò con aria di sfida "Beh scusami se prendo tutto quello che dici come un'offesa personale, sembra essere l’unica cosa di cui sei capace". Lei inarcò un sopracciglio come se avesse osato sfidarla. Ma Killian alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e grattandosi la barba.
"Ecco che ci risiamo, non ho intenzione di scusarmi ancora per uno stupido incidente che non ho avuto modo di prevedere, in primo luogo... ma stuzzicarti è così dannatamente facile, è ridicolo". Prese un’altra lunga boccata della sigaretta, lasciando andare il fumo verso lei. Ah di nuovo quel maledetto sorriso. Le era mancato.
Lo odiava.
"Oh, allora scommetto che questo affare del falso fidanzamento sarà semplicemente magnifico" il sarcasmo nella sua voce era palpabile.
Bloccò la sigaretta a metà strada verso le sue labbra, i suoi occhi azzurri andarono freneticamente alla ricerca dei suoi "Cosa vuoi dire… si è già deciso?".
Con il suo stesso sguardo si precipitò a rassicurarlo "No, no, certo che no. Ci daranno un paio di giorni per pensarci su".
Stava borbottando sottovoce e tra le labbra e il vento, non riuscì nemmeno a capire le sue parole "Che tocco di classe. Come sono premurosi".
Stava cominciando a perdere la pazienza "Guarda, anche io trovo la prospettiva poco attraente, va bene?? Ma sembra che tu ne abbia bisogno o almeno così mi ha detto il tipo lì dentro ..." Tagliò corto quando la sua presenza invase improvvisamente il suo spazio: lui era lì, la stava bloccando, proprio di fronte a lei. Poteva sentire il calore del suo corpo quasi premere contro di lei, la sigaretta ormai dimenticata in mano e lo sguardo fisso saldamente su di lei con un’espressione minacciosa.
"Che cosa ti ha detto? Che cosa ha detto?" Il suo volto era troppo vicino e lei era sicura che stava facendo un enorme sforzo per non afferrare le sue braccia e scuoterla fino a quando non gli avrebbe risposto. Non si lasciò intimidire, però, rimase ferma lì dov'era e gli lanciò il suo migliore sguardo disgustato.
"Hey, hey calmati amico. Non ti agitare così o sarà il tuo necrologio ad essere stampato domani".
Sembrò riconsiderare la sua posizione e fece un respiro profondo, seguito da un'ultima boccata alla sigaretta. Fece un passo indietro da lei, diresse il suo sguardo di nuovo verso il suo volto "Va bene. Che cosa ha detto?". Un battito. Poi aggiunse in quello che potrebbe essere descritto bene come un sussurro "Per favore".
Era così stupita, lo guardò per un minuto, cercando invano di capire tutto quello che stava succedendo nella sua testa. Che cosa poteva eventualmente essergli accaduto e di cosa aveva così paura che questo - o lei - avrebbe potuto tirargli fuori? Era così orribile?
Poteva fidarsi di lui sapendo che c'era qualcosa di cui non era a conoscenza per andare avanti nella sua vita?
Sospirò sconfitta, si strinse nelle braccia e decise di dirglielo "Ha detto che avete lavorato troppo per essere considerati oggi lo zimbello dell'industria musicale, solo perché hai fatto delle cazzate in quest’ultimo anno, dopo che hai passato un brutto momento, non ha detto cosa ti è successo, perché lui non lo sa, ha detto che il tuo lavoro nel vostro ultimo album è stato sorprendente e che sarebbe un peccato sprecare tutto questo, quindi l’accordo potrebbe aiutarvi ".
Cercò il suo viso, in cerca di una reazione nella sua espressione alla sua ammissione. Lui non mostrò molto – la fissava con la mascella serrata e gli occhi duri e freddi come ghiaccio "So che non stava cercando di proteggere il tuo segreto, è che in realtà lui non lo sa davvero". Piegando la testa di lato guardandolo con curiosità "Che cosa è successo? Di che cosa hai paura?".
Non mossero un muscolo per un paio di minuti. Rimasero lì ad osservarsi a vicenda, valutando le loro posizioni e a sondare i propri limiti. Infine, lui lasciò cadere lo sguardo dal suo viso alle sue braccia incrociate sul petto e le fece cenno con la testa "Stai tremando".
Si guardò. Aveva ragione indossava una camicia a maniche corte, aveva la pelle d'oca sulle braccia a causa del vento fresco. Si strofinò le mani contro di loro, sperando che l'attrito potesse alleviare il freddo in qualche modo. Alzò lo sguardo appena in tempo per vederlo togliersi la felpa e offrirgliela.
Non sapendo cosa fare, si sentì come un’idiota, sicura che si stesse immaginando tutto. Che cosa stava facendo? Come se avesse potuto leggere nella sua mente, alzò gli occhi e le disse "Dai, anche se pensi che sia uno stronzo e un pervertito, so essere un gentiluomo e ti avevo promesso che ti avrei fatto vedere questo lato di me. Visto? Questo sono io in versione gentleman. Io gentleman, Tu, Jane. Io ti offro la mia felpa. Tu, la accetti. Non è così difficile, davvero. Provaci".
Ecco questo era più da lui. Una cosa che poteva affrontare "Sei proprio un ragazzino, per l'amor di Dio". Scosse la testa e mentre stava per prendere la felpa, la sua mano toccò accidentalmente quella di Killian e fece quasi cadere il capo a causa dello shock causato dalla scossa elettrica che li attraversò nel punto in cui le loro mani erano entrate in contatto. Lei lo guardò preoccupata e vide che anche lui la stava fissando. Stava per dire qualcosa quando la porta sul patio si aprì improvvisamente e la testa di Regina fece capolino da dietro, guardando entrambi curiosamente.
"Oh, l'hai trovato! Bene. Ci chiedevamo dove foste finiti. Non abbiamo finito, vi stiamo aspettando in ufficio". Sembrò notare la felpa nella mano di Emma e la sua espressione si fece ancora più curiosa, ma non fece alcun commento al riguardo, Emma ringraziò qualsiasi Dio che la stesse osservando in quel momento. Li lasciò con il rumore dei tacchi dietro di lei, la porta si mosse dolcemente al ritmo del vento, invitandoli a seguirla.
Emma sospirò – quanti  sospiri in questa giornata – si infilò la felpa. Era abbastanza grande per lei, sicuramente sembrava ridicola – cosa che a lei davvero non importava in effetti. Non l’avrebbe mai ammesso - meno di tutti a lui - ma amava indossare i vestiti dei ragazzi. La faceva sentire protetta, al sicuro. A casa. Soprattutto il profumo che si aggrappava a loro.
Udì una risata tranquilla e si preparò per la provocazione imminente che doveva arrivare,  dopo tutto, era di Killian Jones che stavano parlando, giusto? Cosa avrebbe dovuto aspettarsi? "Guardati: sei una ragazza perduta adesso. Una Lost Girl".
Emma fissò gli occhi su di lui, completamente smarrita "Cosa?"
Fece cenno alla felpa. Quando abbassò lo sguardo, vide il logo che la decorava nel posto dove avrebbe dovuto essere il cuore: un vascello volante attraverso la silhouette della luna. Poteva distinguere cinque ombre a bordo - ognuna di loro rappresentava un membro della band. Lei arricciò le sopracciglia, esaminandola attentamente e gli chiese: "Quale dovresti essere tu?".
Lui scoppiò a ridere battendo le mani "Swan, andiamo – già conosci la risposta a questa domanda, giusto?".
Alzò il sopracciglio in risposta. Oh, l'ego di questo ragazzo non conosceva limiti, vero? "Il Capitano?"
Sembrò riflettere sulla sua risposta "In realtà, la tua è migliore, stavo per dire quello con la più grande ..."
"Ugh lascia stare, andiamo, ci stanno aspettando". Mosse le mani esasperata, spostò delle ciocche di capelli biondi dagli occhi e le spinse dietro le orecchie mentre raggiungeva la porta. Nel percorso verso l’ufficio, giusto prima di entrare nuovamente nella stanza dove Regina e Mr. Gold li accolsero pronti al secondo assalto, si rese conto di qualcosa.
Non aveva risposto alla sua domanda.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ragazzi e Ragazze ***


Cap 7 - Ragazzi e Ragazze

 
Mentre si avvicinavano alla porta dell'ufficio di Gold, Killian non poteva fare a meno di osservare la ragazza - la donna - accanto a lui. I suoi capelli erano un disastro dopo tutte le volte che li aveva toccati durante la riunione precedente, senza alcun trucco di sorta sul viso, gli occhi guardavano in avanti e le mani affondate nelle tasche della sua felpa. La sua felpa. Non sapeva davvero come sentirsi riguardo al fatto che lei la stesse indossando – beh, in realtà gliel’aveva offerta e non poteva biasimarla per aver accettato e per averla indossata, quella povera ragazza si stringeva così forte là fuori che gli sembrò quasi che potesse rompersi - ma vedergliela indossare gli aveva provocato un’ondata di apprezzamento.
E ad essere onesti, lei sapeva dannatamente come indossarla.
Come se avesse avvertito i suoi occhi su di sè, girò la testa e lo guardò con una strana espressione sul viso. Non volendo apparire come un idiota dagli occhi da cucciolo, le offrì il suo sorriso da marchio di fabbrica. "Stavo solo ammirando il panorama, cara". La curiosità l’abbandonò e alzò gli occhi al cielo. Quando raggiunsero la porta, girò la maniglia e le fece un gesto per indicarle di passare davanti a lui. Gli rivolse uno sguardo confuso - di nuovo. Lui represse un gemito.
"Credo che dovrò fissare nel tuo cervello la frase “sono un gentleman”, o no?"
Lei scosse la testa, ignorandolo, e andò a sedersi accanto a Regina sul divano. I due manager stavano parlando a bassa voce tra loro fino a quando aprirono la porta, aspettando ansiosamente che si unissero a loro. Gold gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma non disse una parola. Si grattò la nuca e lo raggiunse con un sospiro sul divano degli uomini, notò divertito che Emma aveva deciso di accavallare le gambe questa volta.
Ragazza intelligente.
Regina mise le mani sul tavolo e guardò entrambi "Allora, credo che voi due siete riusciti a raggiungere un compromesso?".
Cercò di incontrare gli occhi di Emma dall'altra parte del tavolo tra di loro, ma lei non se ne accorse. Poteva vedere come con le dita scavava nelle maniche della felpa "Non proprio. Mi piacerebbe comunque sapere di più sul contratto. E’ tutto così vago, che cosa succede se improvvisamente mi ritrovo intrappolata in questo senza poter fare nulla per uscirne?".
Cercò di alleviare i suoi nervi, Gold fece un gesto di rassicurazione con le sue mani "Chieda quello che vuole, Miss Swan  e qualunque requisito lei o il mio cliente possiate richiedere, faremo in modo che saranno espressamente inseriti nel contratto".
Non potè fare a meno di ridacchiare quando la sentì brontolare sottovoce "facile a dirsi per te". Iniziò a tamburellare con le dita sul suo ginocchio, lasciandola al terzo grado che era sicuro moriva dalla voglia di cominciare da quando tutto questo aveva avuto inizio.
"Sì, bene? Per cominciare, vorrei sapere a chi avremmo il permesso di raccontare questa storia, non so se potrei farlo se non avessi la possibilità di parlarne con qualcuno". Rivolse gli occhi preoccupati verso Regina. Sembrava assolutamente inorridita della prospettiva.
"Ho capito Miss Swan. L’ideale sarebbe di non condividere queste informazioni con nessuno, quindi dovrà essere in grado di scegliere un numero di persone molto vicine alle quali si sentirà in grado di dirlo, dovranno firmare un contratto analogo con un giuramento per mantenere segreto l’accordo stesso, naturalmente, ma non ci sarebbe alcun problema".
Le sue spalle crollarono, lasciando un sospiro udibile e le sue braccia strette si rilassarono. Killian sorrise tra sé, scommettendo a chi l’avrebbe detto: la bruna un po’ pazza dalle labbra rosse che aveva conosciuto la sera prima, Ruby se non sbaglio? Sembravano essere molto vicine, così lui iniziò a fare la lista. Si chiese a chi altro avrebbe potuto dirlo – forse alla famiglia? Sorelle, fratelli, genitori? Non aveva nemmeno considerato la possibilità che lei potesse essere legata a qualcuno, in quanto non avrebbe avuto senso proporre qualcosa come un rapporto falso se fosse stata impegnata con qualcuno. Fu’ risvegliato dai suoi pensieri quando sentì Gold continuare il suo discorso.
"... Quindi, a chiunque lo direte, ci metteremo in contatto con loro e organizzeremo un incontro - con lei, se questo è il suo desiderio e con chiunque altro le venga in mente?".
"Uhm dovrei pensarci, ma per cominciare – la mia migliore amica Ruby, mio ​​fratello e la sua fidanzata".
Ah ho indovinato. Batti il cinque.
Con la coda dell'occhio, vide Regina che guardava nervosamente la ragazza bionda e le chiese a bassa voce "e riguardo…” ma Emma scosse la testa impercettibilmente, chiudendo qualsiasi argomento che stesse cercando di affrontare.
Huh.. Di cosa stavano parlando?
"E tu Jones?".
Alzò la testa per trovare tre paia di occhi puntati su di lui. Fingendo indifferenza, si accasciò un po' sul divano e mise le braccia dietro la testa, in posa come se nulla al mondo potesse disturbarlo in questo momento "Dovremmo dirlo ai ragazzi, giusto?".
Gold annuì. "Certo. Dopo di questa faremo una riunione per spiegare loro la situazione".
"Allora a me sta bene quello che decideranno loro".
Emma alzò la testa e lo guardò stupita. "Cosa vuoi dire?".
Si strinse nelle spalle "Questi due vi avranno sicuramente già informata del fatto che non sono stato il miglior ragazzo qui in città. Potremmo dire che 'li ho rovinati'. Se questo accordo potrebbe aiutare la band, io non sono nella posizione di rifiutare" La guardò "Quindi sì, farò quello che riterranno sia più giusto. Se mi chiederanno di farlo, lo farò".
Sussultò agitando le mani in aria. "Ma è la tua vita! È la tua vita personale, ti staranno sempre attorno per scrivere tutte quelle stronzate!"
"Sei veramente nuova in questo ambiente, non è vero?" Era divertito. Era come un gattino arrabbiato, pronto a mordere il suo dito."La mia vita personale è apparsa ovunque e le mie azioni ci hanno portato a questo punto. Quindi sì, non sono davvero preoccupato. Almeno ora so quello che sto facendo".
Sembrò sgonfiarsi un po' dopo la sua confessione. Si passò una mano tra le ciocche  ribelli e sospirò. Ancora una volta. Ma non smette mai di sospirare? Mai? "Va bene. Così lo dirai alla tua band. Qualcun’altro?".
Killian sollevò un sopracciglio verso Gold. "Credo che le famiglie dei ragazzi siano off limits?".
Gold gli sorrise con ironia. "Sarebbe divertente vedere come Aurora prenderebbe la notizia o la piccola Grace?".
Lasciò una delle sue mani ricadere sul viso. Oh dio. Sarebbe stata una tortura. "Non voglio nemmeno pensarci" Un pensiero improvviso gli attraversò la mente. "Aspetta. Che dire di Belle?".
"Oh, Belle mi aiuterà con la stesura del contratto, saprà tutto, scommetto che amerà questa storia".
"Fantastico" mormorò sottovoce. Beh, almeno non avrebbe dovuto fingere con tutti. Per tutte le altre domande dobbiamo aspettare un paio di giorni quando il contratto sarà pronto, risponderà alla maggior parte dei vostri dubbi e allora potremmo discuterne".
Vide Emma armeggiare nervosamente con la manica della felpa. Iniziava a preoccuparsi che avrebbe potuto strapparla o qualcosa del genere, ci stava giocherellando davvero tanto. Non sarebbe stato troppo felice se l'avesse fatto, non importava quanto bene le stesse "In realtà, c'era qualcosa che volevo chiedere".
Regina annuì incoraggiante. "Spara, Emma".
Deglutì visibilmente, si ritrasse dal suo sguardo come se volesse bruciare. Cercò di non essere preoccupata dallo sguardo di lui, in realtà Killian era piuttosto curioso di sapere cosa avesse in mente "So che dovremo, si sa, avere appuntamenti e tutto il resto, giusto?".
"Sì. E sono sicuro che potremmo programmare alcuni eventi ai quali potrete presentarvi insieme. Forse la premiére del suo ultimo progetto, la premiazione a cui i ragazzi dovranno partecipare il prossimo mese o un concerto che daranno tra un paio di settimane qui in centro. È questo che voleva dire?".
Anche se cercava di non darlo a vedere, il suo stomaco si era riempito di nodi proprio mentre cercava di immaginare nella sua mente questi scenari. Oh dio. Sperava che Gold non le avrebbe presentato tutti i prossimi eventi che aveva pianificato per loro.
Stava scherzando, naturalmente era così.
Lui si voltò per vedere come il viso di Emma era diventato innaturalmente pallido, dopo le parole di Gold. Quindi lei non era d’accordo su come stava pianificando le cose. Questo a dire il vero lo rese un po' più calmo. "Ehm sì, hai indovinato. E queste uscite saranno un po' come dire, orchestrate, suppongo". Vide Gold farle cenno, incoraggiandola a continuare. Poté giurare di averla vista bruciare per l’imbarazzo per quello che venne dopo  "Ma…  non dovremo ... ehm ... condividere un appartamento o qualcosa di simile, giusto?".
Fu così preso alla sprovvista che non ebbe nemmeno modo di risponderle. Regina lo batté sul tempo "Oh Emma ​​no, certo che no! Cosa ti viene in mente?".
La ragazza arrossì. Avrebbe potuto avvertire un po' di dispiacere per lei, se non fosse stato così divertito dalla sua folle domanda "Non lo so, non sono abituata a queste cose, non so fino a che punto dovremmo andare".
"Oh ragazza, so che sarà difficile non saltarmi addosso ogni volta che ci vedremo, ma dai, credo che potrai provare a domare i tuoi ormoni in mia presenza, giusto?" Le strizzò l'occhio e le offerì un sorriso civettuolo. Sembrò non curarsi troppo di lui, gli rivolse uno sguardo indifferente:
"Sì, Capitan Insinuazione, sono sicura che starò bene intorno a te" Giocò nervosamente per la centesima volta, con una ciocca di capelli, mettendola dietro l'orecchio. "Forse non dovremo condividere un appartamento o qualcosa del genere, ma immagino che dovremo baciarci in pubblico?".
Ok, questo era un pensiero interessante. Lo addolorava ammetterlo, ma la Swan non era male.
Chi stava prendendo in giro, lei non era affatto male. Non aveva avuto l'opportunità di rivolgerle nel dettaglio le sue attenzioni come avrebbe normalmente fatto con una potenziale candidata per una notte - non voleva pensare ad una relazione materiale, assolutamente no, ma per quello che aveva potuto notare durante i loro incontri della notte precedente e oggi, aveva un sacco di materiale su cui poter lavorare. Iniziando dalle belle spalle e gambe. Il fatto che le donavano gli abiti maschili.
I suoi, per essere precisi.
"Non si sta sbagliando, Miss Swan. Per dare maggior realismo i media avranno bisogno di una prova o tutto verrà etichettato come una frode".
"Non riesco a immaginare il perché". Lui alzò gli occhi e nascose un sorriso. Oh poveri paparazzi. Che spettacolo avrebbero avuto tra le mani se questo affare sarebbe andato in porto.
La bionda non sembrava così divertita , anzi sembrava come se in quel momento fosse in preda ad una crisi isrerica, la sua gamba iniziò a rimbalzare sul suo ginocchio ad alta velocità. Questa ragazza era carica di caffeina "Allora, un paio di baci e di sorrisi ed è fatta?".
"Swan sono così lusingato… non vuoi farmi giocare a piedino con te?".
"Chiudi il becco". Con uno sguardo fiammeggiante, sembrò che Emma fosse pronta a dargli un po' di più di quello che era dentro la sua mente fino a quando Regina la interruppe.
"Per favore, Emma, ​​Killian. Calmatevi... pensiamo alle altre coppie di celebrità là fuori. Pensate alle immagini che ottengono i media. Pensate a come decidono di apparire al mondo, quanto offrire alla vita pubblica e quanto mantenere in privato, anche se molti di loro cercano di mantenere per quanto più gli è possiblie le loro vite private, è davvero difficile per i paparazzi non ottenere qualcosa all’infuori di questo – il tenersi per mano, scambi di sguardi, risate condivise, un bacio rubato in qualunque modo lo vogliate chiamare. Non sempre quei gesti sono catturati da una macchina fotografica o da una 'fonte', ma in questo caso, dovremo dare loro qualcosa. Altrimenti la presa in giro sarebbe evidente". Al che, egli sollevò un sopracciglio, divertito, lei rispose con uno sguardo esasperato "prendere in giro i  media è divertente, ma a un certo punto, dovremo rilasciare un qualche tipo di dichiarazione ufficiale o una prova ulteriore del vostro coinvolgimento personale con l'altro o tutto questo non avrebbe senso - le voci si diffondono ogni giorno, ma ciò che riguarda questo affare non è una speculazione. Dovrebbe essere un dato di fatto.. Un vero e proprio legame tra voi due. Quindi ...". Lasciò le parole sospese, aspettandosi che loro avrebbero riempito il vuoto che aveva lasciato con la sua dichiarazione.
Entrambi avevano capito il succo, questo era sicuro.
Aveva già dichiarato quale fosse il suo piano - parlare con i ragazzi e qualunque cosa avessero deciso lui l’avrebbe fatta. La cosa di fingere era ancora un po' confusa nella sua mente, ma conoscendo Gold - e per quello che aveva visto di Regina - non avrebbe avuto molti problemi; quei due sembravano avere organizzato e controllato ogni piccolo dettaglio. Poteva vederli pianificare tutti eccitati, come i bambini che progettano la loro prossima festa di compleanno.
Era molto più curioso di sapere cosa Emma aveva da dire su tutto questo.
Gold si rivolse a lui per primo, tagliando il silenzio inquietante che era caduto nella stanza dopo le parole di Regina. "Allora hai deciso qualcosa o hai bisogno di qualche giorno per pensarci su?".
Lui non raggiunse i suoi occhi – era pronto a ripetere le stesse parole che aveva pronunciato poco prima. "Te l’ho detto - se stiamo andando a incontrare i ragazzi ora, glielo diciamo e se pensano che questa sia la miglior cosa da fare, allora io ci sono dentro, non ho nient'altro da perdere, è così".
Dopo che le parole avevano lasciato la sua bocca, si rese conto di quanto suonassero agrodolci. Dannazione. Ma cos’hai che non va Jones?
"E lei Miss Swan?".
Inconsciamente, i suoi occhi la cercarono e si rese conto che lei lo stava guardando. Si sentì piuttosto esposto dopo il suo sfogo, ma non si tirò indietro e continuò a guardarla, chiedendosi cosa stesse pensando in quel momento.
Inclinando la testa di lato, si rivolse a Gold "Se non le dispiace, mi piacerebbe incontrare la band".
Beh questo non se l’aspettava.
"Mi scusi?"
Lei si strinse nelle spalle, le ciocche di capelli ricaddero dalla coda disordinata che portava. I capelli di questa ragazza avevano una vita propria, ne era sicuro. Ed erano stupidamente luminosi "Perché siamo tutti sulla stessa barca, giusto? Questo è un accordo fatto per aiutare sia la mia che la loro carriera? Quindi mi piacerebbe parlare con loro, non solo con Irishpants qui presente".
Cercò di sembrare offeso, anche se tutto quello che voleva fare in quel momento era collassare. Non riusciva a ricordare tutti i nomi con cui lei l’aveva già chiamato.  
"Mi hai appena chiamato Irishpants?".
Regina fermò la zuffa ancora una volta. "Gold , credo che Emma abbia ragione a volersi unire al vostro incontro nello studio, per parlare con i vostri clienti e poi quando Belle avrà il progetto definitivo del contratto, scrivete a loro in modo che possano leggere e prendere la decisione finale. Ci rivedremo nel caso in cui questo andrà in porto, noi, loro e il resto delle parti coinvolte - come i ragazzi della band e la famiglia di Emma - per la firma" I tre la guardarono e lei chiese impaziente. "Sì?"
Entrambi risposero con amareggiati "sì" e "giusto" fino a quando li guardò compiaciuta di se stessa e concluse facendo un movimento con le braccia. "Va bene, quindi se per voi va bene, vi lascio all’appuntamento con la band. Emma, ​​chiamami più tardi e raccontami tutto o se hai qualche idea o richiesta per il contratto, okay?" Vide Emma annuire, cercando di rivolgerle un sorriso, ma non ci riuscì del tutto. Anche se era stata lei a chiedere di unirsi alla riunione con la band era terrorizzata.
Nemmeno a pensarci su Killian le disse "Swan… vuoi chiamare qualcuno da portare con te?".
Si era alzata dal divano e Regina l’aveva lasciata dandole un breve abbraccio; continuò ad armeggiare con la felpa e si morse il labbro. Nessun rossetto rosso come la sua amica osservò. "Uhm, mio ​​fratello e la sua fidanzata sono ... occupati in questo momento, non credo che riuscirebbero a liberarsi".
Alzò un sopracciglio. Occupati? Andò per l’altra scelta evidente. "E invece la tua amica un po’ pazza? Sono sicuro che farebbe di tutto per un incontro con i ragazzi".
Si mise le mani sui fianchi, con un cipiglio diretto a lui "Bel modo di iniziare un rapporto falso, amico, definendo pazza l’amica della tua finta ragazza".
Lui le sorrise. "Oh, ma non abbiamo ancora firmato nulla. Siamo impazienti Swan?".
Far arrossire questa ragazza stava diventando il suo passatempo preferito. Con gli occhi in fiamme, si girò su se stessa, prese il telefono dalla tasca posteriore della gonna e componendo il numero uscì fuori dalla stanza per parlare con Red Lips.
Ah, come amava dare soprannomi a tutti.
Dopo un paio di minuti, mentre lui e Gold stavano discutendo i possibili esiti di questo folle piano, Emma tornò, toccando ancora lo schermo del telefono, un sorriso nascosto sulle labbra. Anche se lo  faceva impazzire, litigare con lei era stata la cosa più divertente che aveva vissuto da tempo, doveva ammettere che aveva un bel sorriso. Non gli sarebbe dispiaciuto farla ridere se lei gli avrebbe rivolto quel sorriso.
Ugh, Jones, sei un fesso, per l'amor del cielo.
Finalmente alzò lo sguardo dal telefono e batté nervosamente le unghie sulla plastica del dispositivo "Uhm, bene devo andare a prendere Ruby e ci uniremo a voi ragazzi, dove si terrà la  vostra riunione super segreta?".
Gold sorrise, andò alla scrivania, scarabocchiò qualcosa su un pezzo di carta e glielo porse con uno svolazzo. Era sempre stato un amante della teatralità. "Questo è l'indirizzo dello studio e il mio numero - non credo che avrà alcun difficoltà ad arrivarci, cara. Se ha qualunque problema, mi chiami. Una volta arrivate rivolgetevi a Belle, la brunetta che troverà sicuramente alla reception, lei di solito usa il computer lì per le sue ricerche… ci vediamo lì con i ragazzi, va bene?".
Fissandolo come un cervo catturato dai fari di un’auto, prese il biglietto, lesse e trattenne il respiro "Okay. Belle, chiedere di vedere voi e i ragazzi. Nessun problema".
Il vecchio non riuscì a nascondere l'allegria nella sua voce "Siamo in affari allora".
Si chinò sul divano per prendere la sua borsa, incontrando i suoi occhi. Sembrava che stesse per dirle qualcosa, ma ci ripensò e scosse la testa, pronta ad andare. Quando stava per raggiungere la porta, si bloccò sul posto e si voltò, rivolgendogli un sorriso imbarazzato "Oh mio Dio, la felpa, mi dispiace, me n’ero quasi dimenticata!" Mormorò, cercando di sfilarsela in fretta.
Lui agitò la mano nella sua direzione "Nah, tienila finchè non ci incontriamo dopo, ti congelerai con quella camicia leggera, Swan".
Non sembrava molto convinta, con le dita ancora sulla zip. Non sapeva perché lo trovava così accattivante, era combattuta il tenere il capo di abbigliamento o meno "Sei sicuro?".
"Sì, nessun problema. Solo…non venderla su Ebay o qualcosa del genere". Rivolgendole un sorriso divertito le fece cenno di uscire fino a quando si girò sui suoi piedi e questa volta per davvero, aprì con un clic la porta ed uscirono.
Aspetta.
Era fuori dall'edificio e stava indossando la sua felpa.
Questo avrebbe potuto essere visto come qualcosa di simile a ciò di cui Regina aveva parlato prima? Una sbirciatina per il pubblico sul fatto che potesse esserci qualcosa tra loro due? Ma non avevano accettato ancora nulla - anche se tutto puntava in quella direzione. In quel momento si pentì di avergliela prestata. Ma cosa avrebbe dovuto fare? La ragazza era congelata, per l'amor di dio. La voce di Gold interruppe i suoi pensieri tormentati che coinvolgevano paparazzi, articoli e capelli biondi che fuoriuscivano da quella felpa.
"Sei un vero signore, Jones".
Non si prese nemmeno la briga di guardare il suo manager "Chiudi il becco".
 
 
"Guarda chi c'è!"
Victor fu il primo ad accorgersi di lui, aprendo le braccia nella sua direzione quando arrivò nello studio. August e Filippo oziavano sul divano, il chitarrista si trovava davanti a loro,con lo strumento in mano e il plettro nella mano destra. Un'ondata di nostalgia lo colpì e prima che potesse pensarlo stava già marciando verso la parete opposta, dove le chitarre e i bassi erano allineati. Prese la sua, appese la cinghia sulla schiena e sentì il peso familiare sul petto. Aspirò profondamente, assaporando la sensazione.
Gli era sicuramente mancato tutto questo.
Notò come i suoi amici lo guardavano con una curiosa espressione sul viso e alzò lo sguardo per incontrare i loro occhi. Le sopracciglia di Victor erano sollevate, un sorriso divertito gli apparve sulle labbra mentre aspettava al suo fianco, in attesa. Non ci scambiarono nemmeno una parola August si avvicinò alla tastiera posta contro l'altra parete e Filippo seguì il percorso che aveva fatto lui poco prima per prendere il suo basso. Sorrise annuendo a Victor, che tranquillamente stimpellava una corda casuale, senza preoccuparsi di usare un plettro. Il chitarrista lo seguì e ben presto i quattro iniziarono a suonare quello che sentivano, passando da una delle loro canzoni ad altre delle loro band preferite che avevano sempre idolatrato da quando erano bambini - Beatles, Aerosmith, Rolling Stones.
Non si sentiva così libero da troppo tempo.
Erano così coinvolti in quel momento, mentre Filippo era intento in un assolo formidabile, che quasi fecero un salto fuori dalla loro pelle quando udirono un grido provenire dalla porta "Zio Killian!".
Fissò la piccola figura delineata contro la luce del corridoio, sbattendo le palpebre per la sorpresa. Poi scoppiò in una risata e appese la chitarra sulla schiena in modo da poter aprire le braccia per la sua giovane groupie "Gracie! Vieni qui ragazza, mi sei mancata!".
Grace Hatter era tutto quello che un padre avrebbe potuto chiedere: era intelligente, incredibilmente dolce, leale, affettuosa e sincera. Aveva il più simpatico musetto che avesse mai visto e gli occhi a mandorla e dei lunghi capelli castani che le arrivavano fino a metà schiena. Non avrebbe mai potuto smettere di prendere in giro Jefferson riguardo a quel terribile giorno in cui avrebbe dovuto iniziare a portare con se una sorta di arma per respingere i futuri pretendenti.
Jefferson non lo trovava mai così divertente.
"Mi sei mancato anche tu!" arrivò di corsa tra le sue braccia e lo strinse con tutta la sua forza - non tanto per lui, intendiamoci, ma lei era molto intenta a non lasciarlo andare, così posò la sua principessa e tornò al divano, seduto con lei in braccio. Jefferson stava alla porta, ad osservare con un sorriso le buffonate di sua figlia con il suo 'zio preferito', come amava chiamarlo lei. Per quanto riguardava il ragazzo, erano tutti un enorme, stretto, felice e perfetto esempio di famiglia; Vite di parenti o consanguinei: fù così fin dal giorno in cui firmarono il loro primo contratto, ognuno di loro era diventato suo zio. Ovviamente erano incluse Belle e Aurora, il cui primo dialogo, quando si incontrarono in studio fu "Ti dispiace se ti chiamo zia?". Non si poteva dire di no a quei suoi occhi da cucciolo, non c'era da meravigliarsi che non aveva potuto resistere. Anche se Jefferson ancora non riusciva a trovare un motivo per voler portare nella sua vita una nuova ragazza.
Considerando che aveva perso la madre quando aveva non più di quattro o cinque anni, era stata coccolata e stravedeva per lui da quando aveva incontrato Jefferson e avevano iniziato a suonare occasionalmente in pub e locali. Quando formarono la band, fu tutto in salita e la piccola Grace era seduta in prima fila agli spettacoli dei The Lost Boys che passavano da band rivelazione a gruppo pluripremiato dell'anno.
Si considerava la loro prima fan. E loro erano d’accordo con lei da quando aveva proclamato una cosa del genere.
Mentre Grace gli stava raccontando tutto quello che si era perso nella sua vita da quando si era perso in quelle settimane passate, notò i suoi compagni seduti alle sedie attorno al tavolo a parlare tra di loro. Sapeva che si chiedevano a che cosa fosse dovuto questo nuovo incontro.
Doveva aspettare Gold o avrebbe potuto semplicemente parlargliene lui?
Mentre stava discutendo se parlare o no - aspetta, non poteva parlargliene con Grace proprio lì, giusto? Avevano deciso che lei non poteva sapere, era troppo giovane per comprendere la responsabilità di un tale contratto - la porta si aprì ancora una volta. Sperando di trovare Gold pronto ad abbaiare ordini a tutti, continuò ad accarezzare i capelli di Grace, cercando di non rovinare la treccia che aveva fatto con tanta cura. Quando si abbatté il silenzio, alzò il viso per trovare Emma Swan e la sua amica bruna in piedi congelate avanti alla porta, la mascella spalancata e senza parole.
Sempre nella sua felpa, avrebbe potuto aggiungere. Anche se aveva indossato un paio di leggins neri. Doveva confessare che preferiva la gonna.
Beh i leggins avevano altri vantaggi - soprattutto perché delineavano perfettamente la forma di gambe e del retro ...
Rimase lì, con la mano sulla maniglia e gli occhi fissi su di lui e la ragazzina tra le sulle braccia, come se non potesse credere alla scena che si stava svolgendo proprio di fronte a lei. Lui aggrottò le sopracciglia confuso. Perché è così sconvolta? Non poteva essere un bravo ragazzo. O forse pensava che fosse una specie di mostro al quale non dovrebbe essere consentita la presenza di bambini o qualcosa del genere? Poteva essere facile con le donne, ma come aveva ripetuto più di una volta, lui era un gentiluomo e quando teneva a qualcuno, l’avrebbe protetto con le unghie e con i denti. E Grace era una di quelle persone per cui avrebbe ucciso, questo era certo.
Ma perché non stava dicendo niente?
"Oh, mio ​​Dio.. Non posso credere che stia succedendo. Non posso crederci. Emma, ​​ti prego dammi un pizzico".
Beh, lei lo fece.
Uscendo del suo stupore, arrossì (di nuovo) e tranquillamente bussò alla porta, come per chiedere il permesso "Va bene se entriamo?".
La sua amica non riusciva a contenere la sua eccitazione, quasi saltando sul posto "Sì, per favore?".
Grace si voltò a guardarlo in faccia dopo aver preso una bella sbirciatina alle ragazze e tranquillamente gli sussurrò all'orecchio "Le conosci? Sono molto carine". Lui ridacchiò sotto il suo respiro e fece loro segno di entrare. Quando disse di nuovo a Grace qualcosa sul fatto che avevano ospiti e roba di lavoro, vide August alzarsi dalla sedia e camminare verso Emma, ​​che tese la sua mano timidamente.
"Ehi Emma, ​​non sapevo che ci avresti fatto visita così presto".
Emma scosse la testa e gli sorrise apertamente "Sì, nemmeno io - ma ehi, ti ho fatto una sorpresa, giusto?".
"Non hai idea. Ancora in attesa di una spiegazione, Killian". Alzò gli occhi mentre il suo amico gli fece una smorfia di disapprovazione. Era una tale regina del dramma, non poteva stare senza sapere cosa stava succedendo.
"Stavo aspettando Gold per spiegarvelo, fottuto scemo".
Un sussulto inorridito venne dal suo grembo "Hai detto una parolaccia, zio Killian!" Lui la solletico e poi la baciò sulla parte superiore dei suoi capelli "Mi dispiace, milady. Non succederà più".
Sentì come Ruby - era Ruby giusto? Dannazione, lui era pessimo con i nomi - mormorò qualcosa ad Emma che diede alla bruna uno sguardo fulminante e una gomitata sul braccio. Oh, come avrebbe voluto sapere cosa le aveva detto.
Filippo intervenne in quel momento, suonando un paio di accordi sul suo basso. "Ehm, scusate, ma qualcuno ha intenzione di presentarci? Sono un po' perso in questo momento".
"Sì,  non sei il solo, amico". Victor si spostò dal suo posto, dopo aver lasciato la chitarra sulla sedia accanto a lui. Era visibilmente affascinato da Ruby. Oh per l'amor di Dio. Non poteva tenerlo nei pantaloni, almeno oggi?
August prese in mano la situazione – con lo scambio di nomi e strette di mano tra i membri del gruppo e delle due nuove arrivate. Infine, Ruby si voltò verso di lui e sorrise "Ehi, straniero. Come è stato spogliarsi dallo smoking che odorava di champagne, eh?".
Le rivolse uno sguardo poco divertito "Potresti chiederlo alla tua amica - ho sentito che l’ha scoperto per prima".
Emma sembrava sul punto di dire qualcosa in proposito - come sempre - quando Grace miracolosamente intervenne, probabilmente bloccando un’altra espressione graffiante "Mi piacciono molto i tuoi capelli".
Si. Fu così che Grace ne fece creta nelle sue mani.
Ruby sorrise alla bambina tra le sue braccia "Sei così dolce. Ma mi piacciono molto di più i tuoi, sono bellissimi!" Porse la sua mano verso di lei "Sono Ruby e questa" indicò la sua amica con l'altra mano sulla sua spalla "è la mia amica Emma".
"Sono Grace". Le strinse la mano e sorrise. "Avete intenzione di cantare con i The Lost Boys? Per questo siete venute qui?".
Guardò Emma fino a quando non si fu inginocchiata davanti a lei con gli occhi allo stesso livello della bambina. Scosse la testa con veemenza, ridendo tranquillamente "Oh, no. Non vuoi sentirla cantare davvero, Grace. Non è proprio il caso".
Ruby sembrò offesa e colpì il braccio della sua amica "Ehi vogliamo parlare di te? Dopo l'incidente nei dormitori so che hai qualche stupido trauma, ma dovresti sapere che ho una splendida voce".
Victor non perse l’occasione e le fischiò contro "Dovresti dimostrarcelo, tesoro". Questo ragazzo non aveva vergogna.
Killian continuava a fissare Emma sogghignando "No per favore, dicci di più su come la voce di Swan faccia schifo. Che cos’è questa storia sul trauma è una storia del college? Adesso devi raccontarcela, cara Ruby."
"Oh beh ... era ..."
"RUBY. Zitta".
Tutti tacquero al suono dell'apertura della porta proveniente dall'altra parte della stanza, rivelando Gold e Belle. Che si unirono al bizzarro gruppo di persone radunate lì, le loro espressioni erano prudenti. Infine Gold entrò ed educatamente fece cenno alle ragazze di andare al tavolo delle conversazioni serie dove tutti si erano riuniti "Belle, ti prego di portare fuori Grace per un po'. Mi spiace Gracie, ma dobbiamo parlare di cose noiose. Stupide cose da adulti, davvero... " le disse mentre le accarezzava i capelli.
Sospirò, sconfitta e si voltò verso di lui "Va bene… ma quando mi è permesso posso tornare?".
"Certo cara".
Si alzò dalle gambe di Killian e baciò sulla guancia Jefferson prima di prendere la mano di Belle, che diede a tutti loro un colpo di spalle con affetto e fece cenno alle ragazze. Entrambe si diressero verso la zona reception, dove Belle avrebbe sicuramente trovato qualcosa con cui la bambina avrebbe potuto divertirsi, per il momento avrebbero dovuto restare lì.
"È tua?" Ruby chiese a Jefferson. Lui la guardò e annuì con un sorriso orgoglioso sul suo volto.
"E’ adorabile".
"Grazie e se glielo dirai, sono sicuro che sarà più che soddisfatta a riguardo". Risero tutti a questo. Grace adorava i complimenti, come ogni bambina di nove anni.
Si voltarono tutti verso Gold, quando si schiarì la gola, sedeva a capo del tavolo e si stava stringendo le mani. Respirò profondamente e si rivolse al gruppo "Allora…da dove dovremmo cominciare?".

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La Decisione ***


Cap 8 - La decisione

 
Che diavolo ci faccio qui?
Ancora non riusciva a liberare la mente da quella domanda. Ma dopo aver rivissuto nella sua testa ogni dettaglio di ciò che era successo dalla sera prima fino a quel momento, tutto divenne un pasticcio confuso senza alcun senso e lei desistette anche solo dal provare a pensarci. Non le avrebbe portato nulla tranne che un glorioso mal di testa: a quanto pare le carte erano state distribuite e il suo destino si era intrecciato con quello di quei ragazzi.
Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere, anche se ci avesse provato. Specialmente la questione di avere una rockstar come finto fidanzato.
Era seduta accanto a Ruby e si torceva nervosamente le mani in grembo, mentre Mr. Gold stava finendo di spiegare ciò di cui avevano discusso in precedenza nel suo ufficio in centro, lei cercò di non guardare davanti a sé, dove c’era il suo bel futuro fidanzato - ugh – libero da adorabili bambini questa volta. Doveva ancora venire a patti con quell’immagine, com’era possibile che quel tipo così compiaciuto di sé, dalle facili insinuazioni e incredibilmente stronzo fosse capace di essere anche l'immagine sputata del perfetto papà o un eccellente intrecciatore di capelli, un ragazzo perfetto? Era rimasta così stupita che aveva perso la cognizione di dove fosse in quel momento e iniziò a inseguire i suoi pensieri. Grazie a Dio aveva portato Ruby con sè almeno lei sapeva come riportarla alla realtà senza rendersene conto.
Anche se era più che sicura che non sapesse quali potessero essere le frasi più inadatte in determinate situazioni, come era stato il "Accidenti, anche quando si comporta come un papà fa cadere le mutandine" che aveva mormorato in precedenza alla vista di quella scena.
O se è per questo anche il momento in cui aveva parlato della sua figuraccia al dormitorio.
Amava veramente la sua amica, ma a volte avrebbe voluto che non ricordasse ogni piccolo dettaglio riguardante la loro vita. O almeno che utilizzasse una qualche sorta di filtro quando ne parlava. Soprattutto in presenza di sconosciuti e potenziali idioti che avrebbero potuto sicuramente usarle come munizioni contro di lei.
Improvvisamente sentì una mano sulla sua, gliela prese e la strinse forte, era Ruby. Alzò gli occhi e vide che le stava rivolgendo un sorriso incoraggiante. Lei ricambiò, anche se con un sorriso un po’ forzato, ma comunque un sorriso. Grazie a Dio era venuta, non era sicura che sarebbe stata in grado di andare lì se non fosse stato per lei. Anche con il suo atteggiamento da fangirl eccessivo e le urla che lanciò dopo averle spiegato la situazione, aveva davvero bisogno del suo supporto in quel momento.
Si chiese come Killian avesse potuto sapere che si sarebbe sentita più a suo agio con la sua amica al suo fianco.
Oh Dio, stava davvero pensando a lui come Killian?
Emma si schiaffeggiò mentalmente.
Sentì come una scossa sulla sua mano, si voltò di nuovo verso Ruby fino a quando si rese conto che la maggior parte degli occupanti della tavola la stavano osservando, a lei e al suo 'complice', alias Irishpants. Gold era in silenzio, così lei immaginò di aver perso tutta la parte del dai-speighiamo-ai-ragazzi-quello-che-abbiamo-pianificato-per-questi-due-mwahahah.
Beh, non era come se lei non lo sapesse già.
Aspettò che qualcuno dicesse qualcosa, ma tutti sembravano essere rimasti senza parole dopo che Gold aveva lasciato cadere la bomba.
Fu imbarazzante.
Senza nemmeno alzare la testa, fissando intensamente la bottiglia di acqua poggiata di fronte a lui come se contenesse le risposte dell'universo, August, infine, si schiarì la voce "Allora, fatemi capire bene - voi due farete davvero finta di essere una coppia?".
Cercando di non apparire totalmente all'oscuro, lei gli rispose "Questo è il piano a cui ha pensato il vostro manager, sì".
Alla fine, la guardò e sembrò esitare prima di dire "Ma ... voi due vi odiate".
Lei scoppiò a ridere e sentì la sua amica al suo fianco fare lo stesso. Un punto per te, August.
"Non direi proprio 'odio', ma sai, sono un'attrice giusto, sono sicura che se tutto questo alla fine andrà in porto, sarò in grado di dare l’impressione di non avere alcun problema con il tuo amico".
L’amico in questione alzò gli occhi verso di lei "Non essere così eccitata, Swan, potrei essere io a non farlo".
Lei non prese nemmeno in considerazione l’idea di rispondergli - anche se sentiva lo sciocco impulso di tirar fuori la lingua verso di lui, come avrebbe fatto una bambina di cinque anni. A quanto pare le faceva venir fuori tutti gli atteggiamenti infantili che aveva trascurato nella sua infanzia quando era affidata al sistema adottivo, non è vero?
August si rivolse di nuovo al suo amico, con le sopracciglia aggrottate "Ma aspetta Killian. Sei sicuro di volerlo fare? E’qualcosa che faresti? Dopo ... tutto?".
Si strinse nelle spalle ancora una volta, come se non gli importasse affatto. Bugiardo, pensò Emma. Aveva visto poco prima su quella terrazza quali fossero i suoi veri sentimenti su questa faccenda - diavolo, aveva anche avuto bisogno di fumare una sigaretta dopo che ne avevano parlato. Che cosa stava pensando davvero questo ragazzo?
"Ho già detto a Gold e a Blondie qui – che vorrei lasciare la decisione nelle vostre mani".
... E si scatenò l'inferno.
"Stai scherzando cazzo?"
"Cosa?"
"Perché pensi una stupidaggine del genere?"
"E’Jones dai, è abituato a prendere le decisioni più stupide, lo sappiamo". Questo ragazzo Victor era piuttosto divertente, se avesse continuato a uscirsene con frasi come queste sul bamboccio irlandese, pensò che sarebbero diventati grandi amici. Gli avrebbe anche dato la sua benedizione a provarci con Ruby.
Prima che i compagni iniziassero ad aggredire il frontman dopo la sua confessione, la voce di Gold li fermò da ulteriori molestie verso la sua persona "Non è il momento di scherzare ragazzi. Jones ha deciso in precedenza, visto che i problemi che la band sta riscontrando ultimamente sono in gran parte colpa sua a causa dei suoi incidenti con la stampa, vorrebbe darvi la possibilità di scegliere quello che potrebbe fare per riportarvi al vostro successo, non solo attraverso questa proposta ovviamente, ma a partire da una sorta di controllo dei danni con i media, se così vogliamo chiamarlo"
Il più giovane - era Filippo? Avrebbe dovuto chiedere a Ruby prima di arrivare lì, anche dopo essere stata presentata ufficialmente si trovava in una sorta di stato confusionale e non era molto concentrata - sembrava particolarmente agitato.
Emma pensò che fosse carino.
"Ma Gold…non dovremmo essere noi a decidere qui!".
Killian lasciò cadere la mano sul tavolo, spaventando tutti - lei e Ruby incluse - e affrontò tutto il gruppo "Ragazzi. Cosa volete che faccia? Ho solo bisogno di sapere se pensate che questa sia una buona idea. Se pensate che questo potrebbe aiutarci, allora lo farò. Dimenticate il mio coinvolgimento personale. Pensate alla band. Pensate al risultato".
Il silenzio cadde di nuovo. Emma stava cominciando a rimpiangere di essere andata li, sembrava un incontro troppo privato a cui partecipare. Questi ragazzi stavano discutendo su qualcosa di enorme per il loro futuro come gruppo, come amici e come musicisti. Certo lei era coinvolta - era l’altra metà interessata e la trattativa stessa dipendeva dalla sua decisione, se questa sarebbe andata in porto o no - ma le sembrava ancora un po' sbagliato essere lì e vederli litigare per questo.
Ruby non la pensava allo stesso modo, a quanto pare la sua amica non si stava facendo, come lei, un discorso interiore di incoraggiamento, ma era intenta a seguire tutta la questione. I suoi occhi andavano e venivano da un compagno di gruppo all’ altro, come se stesse guardando una partita di ping pong,  le mancava solo il popcorn. Accidenti a lei.
Sentì uno sguardo su di lei e alzò gli occhi per vedere che August la stava fissando. Alzò le spalle come per chiedergli silenziosamente 'che c’è?'. Lui abbassò gli occhi sul suo petto.
Oh mio Dio. Che cosa c’era che non andava in questi ragazzi? Non riuscivano a fermarsi con insinuazioni e flirt, per l'amor del cielo? Non aveva etichettato August come amico del suo futuro finto fidanzato, ma forse era una cosa da boyband o qualcosa del genere. Stava già per alzarsi e  iniziare  un discorso per rimproverare quei pervertiti e ricordare loro i diritti delle donne, quando scorse il logo della band sulla felpa che stava indossando.
Oh. Oh.
Questo era quello che stava fissando.
L’irritazione che si era insinuata sulla sua faccia un attimo prima non aveva nulla a che fare con il rossore che l’aveva investita. Beh, era stato davvero imbarazzante. Tirando nervosamente una ciocca di capelli e cercando di rimetterla nella coda di cavallo disordinata che aveva fatto in precedenza da Ruby, ebbe modo di tornare alla realtà e rivolse il suo sguardo al tastierista. Quando lo fece, vide il suo sopracciglio sollevato e lei scrollò le spalle e silenziosamente mosse la testa in direzione di Killian.
Che gli prendesse un colpo. Dopotutto era stato lui ad offrirgliela, non il contrario.
Lei tornò alla conversazione. Filippo stava ancora discutendo con Gold e Killian. Sembrava essere molto arrabbiato per tutto questo casino  e non poteva biasimarlo. Quello simpatico - Victor? Quello che non riusciva a togliere gli occhi da Ruby - sembrava molto interessato a quello che avevano da dire e faceva alcune domande qua e là, per lo più le stesse  che avevano fatto loro durante l’incontro con Regina. Il padre di Grace, invece, stava in disparte, toccando tranquillamente il bordo del tavolo con le dita, ma osservando in silenzio tutte le loro reazioni, come un predatore pronto ad attaccare la preda.
Era davvero uno strano gruppo di ragazzi. Non riusciva a credere che fossero una band così importante.
O forse era solo presa da inutili pregiudizi, tenendo conto che li stava incontrando nel momento in cui gli era stato appena riferito che il loro frontman avrebbe dovuto fingere di uscire con un’attrice che aveva incontrato la sera precedente, solo al fine di salvare la loro carriera musicale.
Gia', beh questo probabilmente non era il loro giorno migliore, ora che ci pensava.
"E cosa ne pensa Emma di tutto ciò? Posso chiamarti Emma? " Jefferson le chiese dal suo posto. Grande, quando il più silenzioso aveva deciso di parlare, lo fece per metterla sotto i riflettori. Grazie, signor tua-figlia-è-adorabile-ma-tu-sei-piuttosto-inquietante.
Tutti gli occhi di nuovo su di lei, si lasciò sfuggire un sospiro e guardò il soffitto "Sono venuta qui per discuterne con voi, il vostro amico qui non vuole decidere nulla senza sentire il vostro parere su questo e visto che il mio parere è tanto importante quanto il vostro, ho pensato di dover sapere cosa ne pensavate. Non ho idea di ciò che questo comporterebbe o potrebbe significare per noi, ma a quanto pare le grandi supermenti qui …" indicò Gold con la testa "credono che sia la soluzione migliore, perciò…" Alzò le mani, in attesa che loro avrebbero dato una risposta a questo dilemma.
"Beh la scelta del tuo abbigliamento ci dice chiaramente quello che hai deciso" August aggiunse dal suo posto dall'altra parte del tavolo, gli occhi di tutti i presenti nella stanza si rivolsero su di lei e osservarono con curiosità la felpa che aveva preso in prestito.
Bastardo.
Girò la testa in direzione di Killian e parlò direttamente a lui "Il vostro frontman cercando di essere il gentleman che sostiene di essere, me l’ha prestata quando abbiamo parlato prima. Siamo rimasti d'accordo che gliel’avrei restituita quando ci saremmo incontrati qui. Niente di che".
Ruby ridacchiò accanto a lei "Beh ci scommetto il tuo bel culo che se qualcuno ti ha visto con quella addosso, chiunque crederà che ci sia qualcosa tra voi due" Le pizzicò la guancia affettuosamente "Sono così orgogliosa, Emma Swan: indossare abiti da uomo come se fossi uscita da casa sua dopo aver trascorso una serata piacevole? Bene".
Spinse la mano della sua amica, il suo viso impallidì e gli occhi andarono alla ricerca di quelli Killian. Oh dio. Perché non ci aveva pensato prima?.
Aveva inconsciamente accettato questa cosa senza accorgersene? Stava impazzendo?!
Il volto di Killian era inespressivo, non diceva nulla. Non riusciva a leggerlo. Dannazione. Aveva pianificato tutto in anticipo? Come se accettare la felpa sarebbe stato una sorta di innesco che avrebbe messo tutto in moto? E se fosse stato una sorta di piano contorto che aveva designato il suo manager e lei ci era appena cascata?
Sembrò che fosse capace di leggere nella sua mente, in contrasto con la sua incapacità di scoprire cosa stava succedendo nella sua e cercò di placarla "Nel momento in cui te l’ho data non ho pensato assolutamente che avrebbe potuto avere alcun effetto su questo, lo giuro".
Concentrò lo sguardo sul suo. Non vide bugie, anche se per quello che sapeva di questo ragazzo, avrebbe potuto facilmente trovare un modo per raggirarla. Ma da quello che aveva visto durante la riunione e la loro breve conversazione in centro, non aveva nulla da perdere.
Così gli credette.
Sospirando di nuovo, parlò con il resto del gruppo "Guardate… non possiamo decidere oggi, ma questo è il nostro futuro. Il vostro amico è disposto a fare questo per voi. Ed io…" deglutì, raccogliendo tutto il suo coraggio prima di continuare "Lo sono anch’io. Se tutti voi siete d'accordo, questo è tutto".
Ruby toccò il suo braccio, preoccupata "Emma ..."
"No, va bene, non ho né firmato né parlato con David e Mary Margaret o.." lei scosse la testa, cercando di cancellare i suoi pensieri "nessuno a parte te. So che vuoi che lo faccia. Non sono ancora sicura se è perché vuoi avere a che fare con questi idioti o perché pensi  che in realtà sia una buona idea". Aveva bisogno di dire quel piccolo ammonimento, la sua amica se lo meritava dopo tutto.
Ruby si mise a ridere un po' e le sorrise dolcemente, accarezzandole la mano "Emma, sai che ho sempre desiderato essere una vera groupie, ma non ha nulla a che fare con questo". Al suo sguardo severo, le rivolse un sorriso malizioso. "Beh, non del tutto, ma come ti ho detto ti lamenti sempre di quanto sia terribile dover fingere di essere qualcuno che non sei, fingere di essere interessata a persone di cui non ti importa nulla, i lecchini, dover partecipare alle feste e tutto solo per far si che la gente possa notare in primo luogo il tuo volto e se lo fanno, magari potrebbero notare anche il talento. In questo modo, si potrebbero sicuramente aggirare la metà di queste cose, puoi scommetterci che verrai inondata di copioni e offerte per ruoli dopo qualche uscita con lui" disse segnalando Killian con un cenno del capo. Infine, aggiunse piena di entusiasmo: "E poi amico, non sarà poi così male andare in giro con un tipa come lei!".
Questo le valse un paio di risate e un movimento della testa da parte dei ragazzi seduti intorno a loro. Infine alzando la testa, abbozzò un sorriso, cercando di far trasparire la gratitudine che provava in quel momento. Pazza o no, non avrebbe scambiato Ruby per nulla al mondo.
Sperava solo che suo fratello e Mary Margaret sarebbero stati d’accordo con lei, o altrimenti che Dio l’aiuti, sarebbe finita in guai seri.
"Okay, quindi lasci a noi la scelta?" Jefferson intervenne in quel momento. Gold annuì e parlò a Killian "E’ quello che vuole Jones. Ma sono sicuro che gli piacerebbe sentire cosa avete da dire in proposito. Come abbiamo detto, questo è qualcosa che non riguarda solo lui, ma tutti voi. Non sarebbe stato giusto se avesse deciso senza il vostro benestare. E sono sicuro che il vostro contributo sarebbe molto apprezzato, come ha detto Miss Swan".
Emma rivolse all'irlandese uno sguardo curioso con la coda dell'occhio. Sembrava così diverso qui. Non un diverso in senso negativo – più rilassato, come un se stesso diverso. Alla fine era come se fosse a casa sua,  Ruby l’ aveva informata di come lo studio in cui stavano facendo questa riunione era il luogo dove avevano registrato la maggior parte dei loro album.
E aveva trascorso la maggior parte della sua carriera musicale tra quelle mura, sapeva bene che la casa sono più le persone con cui scegli di stare che le quattro mura che ti circondano per tenerti al sicuro.
E Killian, proprio ora, era a casa. Beh, ad eccezione di Ruby e lei.
Filippo annuì alle parole di Gold e si passò una mano sul viso "Non so cosa dire io…non sarei mai in grado di fare qualcosa del genere, so che a voi ragazzi piace prendermi in giro sul mio lato romantico o qualsiasi altra cosa, ma non vorrei" e mandò a Killian uno sguardo implorante "Non so che altro vuoi che dica, amico. Voglio dire, io ci sono. Anche se io, io, non avrei mai potuto accettare di fare questo, so di non avere la tua stessa concezione sulle relazioni, quindi se ritieni di poterlo fare  e che ci aiuterà in qualche modo, vai avanti, ma devi esserne sicuro. Non voglio che tu lo faccia solo perché pensi di doverci qualcosa".
"Non dovrebbe?" Jefferson disse da parte sua. Il suo sguardo era concentrato su Killian in quel momento e lei rimase perplessa nel vedere che lui sembrava provare un pò di vergogna per questa osservazione. Sospirando, il batterista scosse la testa, esponendo una lunga cicatrice sul collo. Oddio. "Se Jones ha intenzione di farlo, ha la mia piena approvazione. Per quanto ne so, essere legato ad una stella che al momento è relativamente sconosciuta come Emma, ci porterà benefici, non come quando ha avuto quel flirt con quella ragazzetta bionda alcolizzata". Sentì un gemito di Killian e lei dovette nascondere il ghigno che minacciava di fuggire dalle labbra. Oh, quanto tempo aveva dovuto aspettare finché fosse il suo turno per essere imbarazzato.
Prendi questo, stronzo.
August seguì l'esempio dei suoi compagni e annuì con la testa "Sono d’accordo con loro due. E' una tua decisione, alla fine, Killian. Non nego che suona bene, ma quello che mi preoccupa siete voi due". Spostò lo sguardo su Emma ​​e lei poté vedere un po' di preoccupazione. Era leggermente agitata e confusa allo stesso tempo, questo ragazzo nemmeno la conosceva, perché avrebbe dovuto essere preoccupato per lei?
Killian fissò il suo amico, il suo volto attento. Lasciò cadere la mano sulla sua gamba e si strofinò  nervosamente l’avambraccio, quasi sollevando la manica. Aspetta… si poteva intravedere dell’inchiostro lì ...?
"Non preoccuparti per me, ok? Poso farlo" La sua voce si abbassò un po' alla fine. Certo, grande spettacolo, amico.
Come diavolo ci riusciva.
Era spaventato come lo era lei, non avevano idea in cosa si stavano ficcando, ma erano disposti a farlo. Che cosa c’era di sbagliato in loro, davvero?
In quel momento Victor lasciò cadere il palmo della mano sul tavolo, facendoli sobbalzare e disse allarmato "Adesso possiamo affrontare la questione più importante di questa conversazione?" Tutti si scambiarono occhiate confuse tra di loro. Emma alzò le spalle e Ruby le mandò uno sguardo perplesso. A che cosa si stava riferendo? "Come è possibile che Zanessa non fosse reale?".
Era come se qualcuno avesse aperto una finestra in una stanza che era stata chiusa per mesi e lasciasse entrare dentro l'aria fresca. Tirarono il fiato in una sola volta, espirando e ridendo per l’ilarità che aveva suscitato un’affermazione del genere. Anche Gold sembrò rilassarsi, tanto quanto un uomo come lui potesse fare, pensò.
Ruby fu più che felice di seguire la linea di pensiero di Victor. Quei due stavano venendo fuori bene "Oh mio Dio, non è possibile? Sono sconvolta!La mia giovinezza è stata tutta una bugia?".
Mentre entrambi scherzavano su quanto questa notizia avesse cambiato tutta la loro vita, sbirciò da sotto le ciglia e si aspettò di vedere Killian con uno sguardo pensieroso e in una qualche posa da emo/depresso. Niente di tutto questo. Stava tranquillamente sorridendo ai suoi amici, come se fosse abituato a momenti come questi. Filippo aveva portato il suo basso fino al suo grembo, inconsciamente suonando un accordo qua e là, mentre parlava con August e Gold diceva qualcosa di tanto in tanto riguardo a quello di cui stavano discutendo.
Sentì un brivido correre lungo la schiena, Emma sapeva che ormai era l'unico a guardarla. Lei ricambiò lo sguardo ai suoi meravigliosi occhi e al suo sorriso che apparve sulle labbra, ammise a se stessa che non sarebbe stato poi così male stare con questi ragazzi dopo tutto.
 
 
Quando la riunione fu ufficialmente sciolta, Gold annunciò che Belle avrebbe iniziato a preparare il contratto e un possibile comunicato per annunciare l’unione alla stampa - qualunque cosa ciò significasse. Lasciò la stanza dopo aver augurato loro ogni bene e un arrivederci gentile ad Emma e Ruby, chiedendo ad Emma di chiamarlo se avesse avuto bisogno di qualcosa e promettendole che si sarebbero visti il giorno della firma. Stava tranquillamente parlando con Ruby, quando la ragazza bruna che le aveva accolte nella reception al loro arrivo e che aveva ​​tenuto con se Grace durante l'incontro, entrò e si diresse verso di loro. Emma smise di parlare e attese che si avvicinasse, quando Victor fischiò dal divano.
"Ehi Belle!!Tra quanto tempo?"
... Che cosa?
Vide la ragazza - Belle era un bel nome e opportuno anche - alzare gli occhi e sollevare un dito accusatore verso di lui. "Un giorno io non sarò qui e dovrete fare tutte queste cose da soli e allora vi mancherò signori".
Tutti risero come se fosse qualcosa a cui erano abituati "Andiamo Bells, lo sai che ti piace essere la nostra mamma".
"Come se non ne avessi abbastanza con Bae, devo avere anche a che fare con voi cinque". Lei scosse la testa.
Vide Filippo alzarsi dal suo posto e avvolgerle un braccio intorno alle spalle "Ma tu ci ami in ogni caso, non è vero?" Belle cercò di mantenere un’espressione seria fino a quando la solleticò sulla schiena e scoppiò a ridere "Va bene, va bene - sarà qui tra 10 minuti".
Emma e Ruby si scambiarono sguardi confusi identici. Di che diavolo stanno parlando?
Percependo il loro disagio, Belle tagliò la distanza che c’era tra loro e si lasciò cadere sulla sedia proprio lì accanto "Di solito prendiamo da mangiare al take-away quando facciamo le riunioni qui. Mi son presa la libertà di ordinare anche per voi due, se non vi dispiace" Il suo sorriso era genuino e anche se Emma stava per rifiutare l'offerta per tornare a casa e cercare di venire a patti con il fatto che avrebbe dovuto dire a Mary Margaret e David di tutto questo pasticcio in cui era finita - come avrebbe potuto iniziare quella conversazione, comunque? Oh Dio, il mal di testa stava tornando - il calore della giovane donna e il suo atteggiamento così gentile la tentarono di accettare. Percependo il desiderio di Ruby di rimanere, le sorrise "Saremmo liete di unirci a voi, è così  gentile da parte vostra invitarci".
Agitò appena una mano verso di lei "Sciocchezze. Ho sentito che passeremo un sacco di tempo insieme, così perché non iniziare in buoni rapporti, giusto? Soprattutto tu e Killian". Emma cercò di non far trasparire il brivido che la percorse a quel pensiero. Belle batté le mani eccitata "Non ero sicura di quello che vi sarebbe piaciuto dal menù e così ho ordinato un po' di tutto, voglio dire, so quello che vogliono loro" disse indicando con un dito sopra la sua spalla la band, mentre erano raccolti sul divano a guardare un foglio di carta pieno di arrangiamenti musicali "Ordinano sempre la stessa cosa, ma voi ragazze ... non avevo altra scelta, ho dovuto improvvisare!" rise un po' e continuò a parlare di quelli che lei credeva fossero i piatti migliori e quant'altro. Emma era un po' stordita dopo tutto quello che era accaduto dalla sera prima e non le stava prestando troppa attenzione fino a quando non si ritrovò una piccola figura seduta accanto a lei. Si voltò sorpresa di trovare Grace intenta a mettere su una tovaglia di fronte a lei e così si affrettò a darle una mano "Wow. Sei la migliore aiutante che si possa avere Sono sicura che tuo padre è entusiasta di te, sei una brava ragazza" La elogiò mentre entrambe cercavano di appianare le grinze che si erano create sul panno. Grace sorrise compiaciuta e si ricordò di ciò che Jefferson aveva detto riguardo a quanto la ragazza amasse i complimenti.
"Papà mi aiuta tanto anche lui. Lo fanno tutti, ma io cerco di aiutarli quando stanno lavorando in modo che non devono distrarsi. Mi piace prendermi cura di loro".
"E lei è la migliore mamma che si potrebbe desiderare". L'accento irlandese arrivò alle loro spalle, prendendole di sorpresa e seguì un urlo dalla ragazza quando lui la prese e la portò tra le braccia. Lentamente i suoi piedi lasciarono il pavimento, le guance arrossate di gioia. Emma sorrise suo malgrado, era davvero bravo con i bambini, doveva ammetterlo.
Vide Ruby alzarsi improvvisamente con Belle e correre verso la porta, il cibo era arrivato. Huh. Era stato veloce. Guardò l'orologio che aveva intravisto sulla parete mentre discutevano del contratto, era stata un po' distratta. Erano passate almeno un paio d'ore da quando erano arrivate ​​lì.
Beh, forse non così veloce.
Quando Ruby fu di ritorno, aveva le braccia piene di contenitori di plastica, tovaglioli e lattine, corse ad aiutarla mentre Belle pagava il conto al simpatico ragazzo con il cappello rosso in attesa davanti alla porta. Sistemarono le cose sul tavolo mentre il resto dei ragazzi si avvicinarono.
Mossa classica. Il cibo appare e così arrivano anche i ragazzi. Come il miele per le api, davvero.
Si avvicinò di nuovo a Grace e a Killian. "Dove sono le forchette, i cucchiai e i coltelli o mangeremo in vero stile bambini sperduti con le mani grondanti di salsa e tutto il resto?" Lei ignorò gli occhi al cielo del suo ormai prossimo finto fidanzato "Da questa parte, venite voi due!" disse loro guidandole ad un armadio pieno di cassetti in un angolo della stanza. Ne aprì uno dove sembravano esserci le posate per quando decidevano di fare lì il pranzo o la cena. Si chiese se erano abituati a mangiare lì tanto spesso, dopo tutto lavoravano lì la maggior parte del tempo, a volte giorno e notte.
Prese una manciata di forchette e coltelli e contò mentalmente - Victor, Filippo, Jefferson, August, Killian, Grace, Ruby, Belle e con le sue in totale erano nove – le stava passando a Killian quando la voce di Grace attirò l’attenzione.
"Allora... voi due state uscendo insieme?"
Fu così sorpresa da quella domanda che un paio di pezzi le caddero di mano facendo un tonfo sul pavimento. Si ritrovò in ginocchio ancor prima che potesse accorgersene, mormorando e cercando di nascondere il rossore che sicuramente stava prendendo piede sul suo viso in quel momento e improvvisamente si rese conto che non era l'unica sul pavimento, Killian si era inginocchiato anche lui per aiutarla a raccogliere le posate che le erano cadute. Rise in silenzio e poi l’aiutò ad alzarsi, porgendo la sua mano verso di lei. Lei la prese senza rendersene conto e avvertì la stessa sensazione di elettricità che c’era stata tra loro quella mattina, quando le aveva dato la sua felpa. Cercando di ignorare la sensazione questa volta, ritirò la mano, cercando di liberarla dalla sua, ma lui la trattenne.
"Ti sei tagliata".
Oh, no.
Certo che l’aveva fatto. Dannazione Swan.
Tenendole la mano vicino al suo volto, ispezionò la ferita, il respiro caldo sulla pelle insanguinata del suo palmo inviava mille scintille attraverso di lei. Trattenne il respiro e contò fino a dieci nella sua mente, cercando con tutte le forze di ignorare la reazione che il suo corpo traditore stava mostrando alle sue azioni.
Corrugò la fronte e disse "Dobbiamo pulirla c'è un kit di primo soccorso nell'altra stanza.Vieni".
Cosa? Niente da fare. Non è il momento di giocare al dottore, amico.
"Cosa? No, non ti preoccupare, non è niente, ci metto un tovagliolo intorno o qualcosa del genere".
Le rivolse uno sguardo freddo "Swan... Viviamo nel 21° secolo abbiamo cose come la penicillina, i cerotti e probabilmente presto avremo anche le auto volanti perciò zitta e vieni con me".
Lui tirò l'altra mano e la trascinò attraverso la stanza fino a raggiungere la porta. Prima che la porta si chiudesse dietro di loro, però, riuscirono a sentire la voce frustrata di Grace "Ma non mi hanno risposto!".

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il Racconto ***


Cap 9 – Il Racconto

 
Le teneva ancora la mano.
Maledetto.
Perché non l’aveva ancora lasciata andare?
Beh, non era qualcosa di brutto o poco confortevole da stringere. In effetti, era calda e morbida - come poteva essere così morbida? - E si adattava perfettamente alla sua. Ma questo non significava che doveva tenerla per il gusto di farlo o forse era così?
Ma come poteva lasciarla andare senza farlo sembrare terribilmente inappropriato?
Avevano appena lasciato lo studio e stavano percorrendo il corridoio fino alla camera che usavano come ripostiglio per riporre tutto quello che non serviva più. Appena arrivati ​​alla porta, dovette appoggiarcisi contro e spingere, ruotando la maniglia per aprire, finalmente ebbe la scusa che aveva tanto desiderato per liberare la sua mano. La lasciò cadere dolcemente e iniziò a spingere contro il legno con il suo fianco, la porta si aprì con un forte cigolio mostrando loro tutto ciò che la stanza conteneva: una montagna di scatole, un piccolo frigorifero in un angolo - che nessuno usava più dato che ne avevano un altro nella cucina dall'altro lato dell'edificio - alcuni microfoni sparsi qua e là su una scrivania polverosa e un paio di amplificatori rotti ammucchiati in un angolo -  su un ripiano in alto c’erano il kit di pronto soccorso e alcuni articoli impilati in modo casuale.
Fece segno ad Emma di seguirlo – non più mano nella mano, no, non più - aprì la porta di vetro e tirò fuori un paio di garze e un qualche tipo di disinfettante che c'era nella parte posteriore. Cercò i cerotti, senza avere fortuna; probabilmente erano stati tutti utilizzati sulle ginocchia e i gomiti sbucciati di Grace quando cadeva durante i suoi giochi nello studio.
Comunque non era sicuro del fatto che Emma sarebbe stata particolarmente entusiasta di sfoggiare dei cerotti con le principesse Disney, avrebbero dovuto utilizzare le garze in qualche modo.
Si voltò e la trovò seduta su uno degli amplificatori vicini al tavolo, che si guardava intorno con grande curiosità. Non poteva biasimarla, considerando che c'era una grande quantità di robaccia lì dentro. Da lì poteva anche intravedere un ukulele rotto su uno dei ripiani - uno dei primi in suo possesso che risaliva a quando avevano iniziato le registrazioni del loro primo album, anni fa. Inutile dire che i suoi giorni erano finiti da un bel po’, vedendo dove era finito ora.
Volse lo sguardo sulla ragazza accanto a lui, notando come i suoi capelli erano fuoriusciti dalla coda di cavallo e le ricadevano sulle spalle, che non erano più in bella mostra come lo erano state la notte precedente al Galà. Notò che indossava la stessa collana che aveva la sera precedente, una catenina d'oro con due anelli appesi, ora che ci pensava, la indossava tutte le volte che l'aveva vista. Forse era una sorta di portafortuna o qualcosa del genere? Scuotendo la testa, si schiarì la gola, cercando di attirare la sua attenzione in modo che non avrebbe dovuto prendere di nuovo la mano senza il suo consenso. Lei lo guardò sorpresa e rivolse lo sguardo  alla sua mano accuratamente disposta in grembo per non macchiare di sangue la sua felpa. O almeno lui pensò che quello fosse il motivo.
"Aprila e tienila così" Aprì una delle bende, cercando di calcolare quanta ne sarebbe servita per avvolgere la ferita e poi prese il disinfettante. Versò il liquido sul panno, bagnandolo. Alzò lo sguardo verso di lei e fu sorpreso di rendersi conto che lo stava fissando sfacciatamente, con i suoi penetranti occhi verdi fissi sul suo volto. Senza interrompere il contatto visivo, prese la mano tagliata e infine dovette abbandonare i suoi occhi per pulire la ferita. Si lamentò leggermente quando la garza la toccò, così cercò di essere gentile, lavando via accuratamente il sangue dalla sua pelle pallida.
Si chiese se lo stesse ancora guardando.
Quando ebbe finito, improvvisamente si rese conto che non aveva nulla con cui tagliare la garza. Per quanta robaccia ci potesse essere, non era sicuro che sarebbe stato in grado di trovare un paio di forbici in quel pasticcio.
Prese una decisione improvvisa: abbassò il volto sulla sua mano, ignorando la sorpresa di lei che  senza fiato chiese "Che cosa stai facendo?" e con i denti tagliò il resto del panno. Non riuscì a trattenersi dallo sbirciare di sottecchi, mentre lo faceva, fu davvero difficile trattenersi dal sorridere  alla vista dei suoi occhi spalancati e la bocca aperta per la sua azione. Procedette a legare le estremità della garza che erano rimaste sulla sua mano, fissandole intorno al palmo sul taglio ora disinfettato.
Soffiò un po' su di esso e con un gesto finalmente si rivolse a lei. "Ecco qui. Sembra l’opera di un professionista, non ti pare?".
I suoi occhi avevano perso quella espressione intimorita, anche se dal suo atteggiamento sembrava pronta a scattare, sembrava così tesa, la sua presenza le faceva davvero così tanto effetto? "Sì, sono abbastanza sicura che hai rinunciato alla tua carriera medica, preferendole la bella vita di Hollywood".
Sollevò divertito un sopracciglio "Di chi stiamo parlando? Pensavo che qui la fan di Hollywood fossi tu, non io. Sono un musicista, non un attore, amore, ricordi?".
Lei abbassò gli occhi, le dita della sua mano destra stavano accarezzando delicatamente la benda che aveva appena legato "Beh la maggior parte di noi si muove più o meno negli stessi ambienti, non è vero?".
"Eppure non ci eravamo mai incontrati fino ad ora" aggiunse sorridendo leggermente. Lei ridacchiò sottovoce, girando il viso di lato, facendo rimbalzare alcune ciocche bionde di capelli e improvvisamente Killian si rese conto di quanto fossero vicini l’uno all’altra: era in piedi proprio tra le sue gambe, mentre lei era seduta su quell’amplificatore rotto.
Cazzo.
Improvvisamente non sapeva se continuare a rimanere così vicini o uscire da lì immediatamente, fece la cosa migliore che potesse pensare: rimase lì fermo dov'era, in attesa che fosse lei a decidere cosa fare. Era ancora intenta ad osservare il suo taglio ormai bendato quando vide il momento esatto in cui si rese conto della loro posizione più che amichevole – la sua improvvisa mancanza di respiro, come la sua schiena si raddrizzò e le mani strette ai lati di quel sedile improvvisato. Il tempo si fermò, entrambi non sapevano come uscire da quella situazione in cui si erano ritrovati intrappolati in quel momento.
Poteva addirittura contare ognuna delle piccole lentiggini sul suo naso.
Ignaro di quello che stava facendo, la sua mano cominciò a muoversi di propria iniziativa, andando pericolosamente vicino a quelle ciocche maledette che sembravano accarezzare sempre il suo viso. Sapeva che lei era lì ad osservarlo mentre si avvicinava sempre di più, eppure non stava facendo nulla per fermarlo.
Anche in questo caso, perché non lo stava fermando? Sperò che avesse avuto almeno lei le palle - a quanto pare lui non le aveva quando si trattava di lei.
Proprio mentre stava quasi per toccare la ciocca bionda, sentì un forte rumore ed Emma perse l’equilibrio quando l’amplificatore sul quale era seduta decise di rompersi senza preavviso, interrompendo qualunque cosa si fosse creata tra di loro in quel momento. Lanciò un grido acuto, le sue braccia corsero ad aggrapparsi verso la prima cosa che avevano sotto tiro e mise i piedi per terra, cercando di mettersi in salvo. Fu così fino a quando sollevando la testa vide con gli occhi spalancati per quello che era successo e in quel momento si rese conto che era tra le braccia di Killian che la teneva stretta come se non ci fosse un domani e le sue braccia stavano stringendo i suoi fianchi.
Beh, questo sarebbe stato fantastico.
Circondata dalle sue braccia, Emma sembrava un animale smarrito in quel momento, senza alcuna idea di cosa fare. Se fosse stato onesto con se stesso, avrebbe ammesso che sentiva praticamente la stessa sensazione. Lei non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo; in realtà era sicuro che lei non si stava nemmeno muovendo, a parte le mani che stringevano ferocemente le sue braccia e temeva che se l'avesse fatto, avrebbero probabilmente rotto il fragile equilibrio che c’era al momento.
E cosa più importante, se anche lei avesse avuto il coraggio di muovere anche solo un po’ la testa, l’avrebbe sfiorato con la sua pelle morbida e non era sicuro di poter gestire quella cosa. Era passato un bel po’ di tempo dopo tutto, e anche se non gli piaceva ammetterlo, Swan era una bellissima donna. Un vero fuoco nelle sue mani, letteralmente.
La parte delle sue mani. Non la parte in cui la definiva focosa. Questo, non avrebbe potuto saperlo.
Non ancora, almeno.
Oh dio.
Jones, fermati.
Dacci un taglio.
Aprì la bocca cercando di allontanare la tensione del momento e quei pensieri poco adatti alla prospettiva di rimanere in quella stessa posizione, con qualche battuta idiota, fu interrotto da una voce preoccupata proveniente dal corridoio. "Emma? Killian? State bene?".
Naturalmente August doveva essere il cavaliere dalla scintillante armatura. Non riuscì a trattenersi dal far roteare gli occhi. Sentì le sue mani allontanarsi dalle sue braccia e vide come fece con cura un passo indietro, stando lontana dai pezzi dell’amplificatore sul pavimento. Respirava pesantemente, senza guardarlo e infine si rivolse al suo amico con un soffio di voce.
"Sì, si sono solo inciampata su qualcosa ed è caduto a terra" Lei tirò la sua benda e guardò verso di lui, lo superò girandogli attorno e si diresse verso la porta dove August era apparso. Finse una risata imbarazzata, facendo cenno al groviglio di legno e metallo sul pavimento "Sono una tale stupida, mi dispiace tanto".
Lui le sorrise chiaramente divertito "Come sei sopravvissuta ad un film in cui maneggiavi una spada, non lo saprò mai".
Lei rise per davvero a questo. Killian dovette sorridere – lei non rideva spesso "Chiedilo a Graham che era terrorizzato i primi giorni beh, lo era praticamente ogni volta che abbiamo dovuto usarle in realtà" disse arricciando il naso "Pensavo di essere migliorata dopo alcune settimane, ma a quanto pare non si fidava abbastanza di me. Bastardo".
Mentre stava risistemando il kit del pronto soccorso sullo scaffale prima di tornare di nuovo nello studio, Killian cercò di evocare l'immagine di Emma e Graham in qualche duello con la spada. Sembrava piuttosto divertente, ora che ci pensava. Se fosse stato nei panni di Graham avrebbe fatto continuamente riferimenti alla sua ottima 'spada', pensò con un sorriso sornione. Anche se l'immagine di Emma che impugnava una spada avrebbe potuto generare in lui un po' di paura, era alquanto lunatica e non avrebbe voluto scoprire cosa sarebbe potuto succedere se avesse avuto qualche tipo di attacco di violenza, soprattutto contro di lui, se il loro rapporto negli ultimi due giorni ne era stato una prova, ma non riuscì ad evitare di pensare che fosse attraente.
Era assodato, le donne forti erano la sua rovina a quanto pare.
"Vieni?".
Si voltò e la vide vicino alla porta, con la mano fasciata appoggiata contro il muro e un'espressione di attesa. Notò che aveva aperto la zip della felpa, aveva una canottiera bianca sotto. Lui annuì senza preoccuparsi di rispondere, in quanto avrebbe potuto dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire. Si elogiò mentalmente - forse ci si sente così quando si matura? - Scuotendo la testa uscì e infine la raggiunse nel corridoio, provando un senso di déjà vu ripensando al momento in cui erano andati in quella stanza poco prima.
Solo che questa volta non stava stringendo la sua mano.
_______________________________________________________________________________________________
 
Emma doveva ammettere che si stava divertendo.
Dopo l'incidente della mano sanguinante,  l’intenso bendaggio e l’incidente con l’amplificatore distrutto, erano tornati in studio e si erano uniti agli altri per mangiare la cena che Belle aveva ordinato. Belle e Ruby avevano legato subito, non smettevano di parlare animatamente, con le mani che sventolavano e qualche urlo, Emma non ne era sopresa. Ruby andava d'accordo con tutti; sembrava che possedesse una sorta di polvere di fata che in pochissimo tempo trasformava tutti in grandi amici. Naturalmente non solo Belle fu vittima del suo fascino: i ragazzi furono trafitti dalla sua risata e dalle sue storie divertenti, in particolare Victor, come aveva precedentemente sospettato.
Si erano seduti intorno al tavolo, alcuni di loro oziavano sul divano, con Grace che andava e veniva da una parte all’altra, unendosi ad ogni conversazione che poteva e condividendo il suo pasto con chiunque avesse il coraggio di raccoglierlo dalla sua forchetta fino a quando Jefferson la fece sedere sulle sue gambe così che poté finalmente terminare almeno un piatto sotto il suo occhio vigile. Emma era seduta accanto a Filippo, ridendo di alcune delle storie sulle loro notti in studio, i concerti che avevano tenuto - e quelle più divertenti del tour che avevano fatto l'anno prima. August aveva aggiunto qualcosa sulla maggior parte di queste storie, mentre Jones si lamentò di come la maggior parte non erano "esattamente come dicevano" o "non mi ricordo che è andata in quel modo", fino a quando lei non gli disse di stare zitto o gli avrebbe gettato un altro bicchiere addosso. Si stava divertendo tantissimo a sentir parlare dei suoi incontri con groupies psicotiche, degli scherzi nel furgone da parte dei suoi compagni di band e delle altre storie che avevano tirato fuori.
Era un tale bambino.
Era così assorbita dall'atmosfera accogliente che si era in qualche modo venuta a creare che quasi non si accorse del ronzio del telefono fino a quando Jones puntò verso di lei. Alzò un sopracciglio "Hai intenzione di rispondere o stai provando a vedere come ci si sente ad avere qualcosa che vibra nella tasca?"
"Gesù, Sei disgustoso Jones" esclamò, alzò gli occhi e fece una smorfia mentre pescava fuori il telefono dalla tasca… oh la sua felpa (doveva davvero restituirgliela - non importava quanto profumasse o quanto sembrava legata ad essa. No.. gliela devi restituire. Adesso. O forse dopo aver risposto a questa chiamata.) Guardando lo schermo, rabbrividì ed urlò tra sé e sé per chiedere aiuto.
David.
Uh-oh.
Trasalì visibilmente agli sguardi divertiti dei ragazzi seduti intorno a lei, rispose e con una mano si strofinò la fronte. "Ehi, David".
"Emma? Dove sei? Dovevi essere qui due ore fa!" Sembrava visibilmente sollevato dopo che aveva risposto. Dio, era così ansioso.
Sospirò. Avrebbe dovuto vedere quello che sarebbe successo dopo "Lo so, mi dispiace – sono stata trattenuta dopo l’incontro con Regina".
Sembrò carpire qualcosa dalle sue parole e rimase in silenzio per un po' "... Tutto bene?".
"Sì, sì, va tutto bene".
"Non mi sembri così sicura".
Ugh. Perché i fratelli devono essere così intuitivi su tutto? Accidenti a lui che mi conosce così bene. Non volendo parlare di tutto questo al telefono - soprattutto di fronte a dei ragazzi ai quali aveva appena venduto fondamentalmente la sua vita pubblica per il prossimo chi-poteva-sapere-quanto. Soprattutto di fronte a lui, che sogghignava come se avesse percepito il suo massimo disagio.
"Guarda, arriverò in ..." spinse la sedia girevole sulla quale era seduta per leggere correttamente l'orologio sul muro dietro di lei "mezz'ora, ho solo bisogno di finire qualcosa qui e arrivo. Sono con Ruby comunque, devo accompagnarla a casa".
Sembrava sconcertato "Aspetta, dove ti trovi? Non sei più in centro dove avevi l’appuntamento con Regina?".
Gemette internamente "No, non sono più lì, ti spiegherò dopo".
"Sì, scommetto che lo farai. C vediamo dopo, Ti aspettiamo" L'unica cosa che mancava era un 'signorina' e poteva sembrare sua madre. Nemmeno Ruth aveva mai agito in questo modo con lei.
Anche se non l’avrebbe mai fatto in alcun modo.
Deglutì non volendo nemmeno immaginare lo scenario che l’avrebbe aspettata una volta arrivata a casa. L’Inquisizione spagnola? "'OK. Ci vediamo".
Riattaccò e silenziosamente pregò che il mal di testa che l'aveva tormentata negli ultimi due giorni – da quando Killian Jones era entrato così bruscamente nella sua vita come un bastardo ubriaco ad una festa – non tornasse. Sentì ridacchiare di fronte a lei e vide gli occhi scintillanti di Jones "Qualcosa di divertente, Jones?".
"Niente…lite amorosa sull’animale domestico?" Alzò un sopracciglio, composto sulla sedia, facendo roteare una forchetta in mano, come se in realtà non gli importasse affatto della sua risposta.
Oh. OH. Era il suo momento per prenderlo in giro.
"Oh, guarda chi è geloso adesso".
Addirittura le rise in faccia, anche se poté vedere qualcosa attraversare il viso "Certo lo sono - solo per il povero stronzo, se realmente esiste, che dovrà sentir parlare di tutto questo" disse agitando un dito tra loro due. Stanca della discussione, prese la borsa accanto a lei sul pavimento, assicurandosi che non stesse lasciando nulla.
"Non c'è bisogno di preoccuparsi, caro" disse mettendo tutto il sarcasmo che poteva nell’ultima parola "Era mio fratello. Una delle povere anime a cui dovrò raccontare questo". Sospirò pesantemente, muovendo la borsa di fronte a lei tirando fuori oggetti a caso, cercando freneticamente le chiavi "Dove diavolo le ho messe ...?".
Doveva sembrare un po’ fuori di testa dato che August si offrì di aiutarla "Hai bisogno di aiuto, Emma? Qualunque cosa tu stia facendo?".
"No, no, sto bene - sto solo cercando di trovare ..." disse dopo aver messo sul tavolo la metà degli oggetti che aveva portato con se : un paio di penne colorate, il famigerato mascara che le aveva dato Ruby , il suo portafoglio, un ciondolo che sorprendentemente pensava di aver perso, pass gratuiti per una festa alla quale non si era preoccupata di partecipare (che Jones raccolse e dopo aver letto aggiunse in tono annoiato "Ci sono stato, non è stata un granché, anche se scommetto che sarebbe stata molto più interessante se ci fossi stata anche tu Swan, carichi di bevande in giro da gettare sulla folla"), una caramella che aveva dimenticato di mangiare quella mattina, un disegno fatto a mano che portava con se ovunque, ma perché c'era tutto quello che poteva pensare qui dentro, ma non riusciva a trovare le chiavi, porca miseria...
Il suo telefono squillò di nuovo e stava già per rispondere per niente divertita dall’impazienza di David "Ho detto che sarò lì in mezz'ora Gesù, David, calmati".
"E io che pensavo che avessi imparato a leggere correttamente. Sono deluso, Swan".
"Oh, sei tu" Non poté evitare di sorridere "Mi dispiace - pensavo che fosse quel rompiscatole di mio  fratello - Non può vivere senza di me".
La risata di Graham echeggiò attraverso la linea e lasciò il suono correre attraverso di lei "Sono sicuro che non è l'unico, eccomi qui, che ti sto chiamando infatti".
"Aw. Gia ti manco?" Lo prese in giro.
Sembrò riflettere alla sua domanda. "Beh, l'altra sera mi hai dato buca. L’appuntamento peggiore che abbia mai avuto, se me lo chiedi".
Lei fece una smorfia. Oh Dio, aveva dimenticato che anche Graham aveva visto tutto quello che era accaduto "Mi dispiace tanto" Cercò di aggiungere un po' di allegria alla sua voce "Prometto che mi farò perdonare".
Poté vedere con la coda dell'occhio come Jones la stesse fissando intensamente. Oh Dio, se avesse osato chiedere di nuovo se si trattasse di un qualche suo fidanzato gli avrebbe infilzato un occhio con la forchetta. In quei penetranti, occhi blu mare; e l’avrebbe tenuto come ricordo.
Non perché lei li trovasse incredibilmente belli o altro.
Niente affatto.
Concentrati Emma, ​​smetti di pensare ai suoi stupidi e splendidi occhi.
Le prese in giro della voce di Graham la riportarono alla realtà "Ah, sì? E come hai intenzione di ripagarmi?".
"Non lo so. Cosa vuoi?" Potevano giocare a questo gioco in due. Lui rise alla sua risposta, avrebbe potuto vederlo mentre roteava gli occhi verso di lei "Non angosciare quella tua bella testa bionda, Swan. Va bene".
"Fantastico. Quindi se non mi stai chiamando per farmi sentire di merda per l'altro giorno, che cosa vuoi?".
"Sydney mi ha chiesto di girarti il messaggio: le foto del servizio sono già pronte, ma abbiamo una conferenza stampa la prossima settimana. Sei libera vero?".
Contò mentalmente i giorni e i suoi impegni successivi "La prossima settimana? Sì, nessun problema".
"Perfetto e la prima è fra tre settimane. Mi sembra di ricordare che mi avevi chiesto quanto fosse difficile trovare dei pass per qualcuno?".
Rivolse gli occhi ad August, che era sembrato interessato al suo ruolo nel film quando ne avevano discusso durante la serata di Gala. Poi si rivolse a Jones, che la stava ancora fissando con quello sguardo curioso, come se non volesse far altro che strapparle il telefono di mano e lanciarlo lontano. Si strofinò la tempia con la mano libera "Sì, in realtà più per un gruppo di persone".
"Woah. Porti tutta la tua tribù?" Sembrò sorpreso e non poteva biasimarlo: lei non aveva molti amici, stava sempre con lo stesso gruppo di persone. La sua gente.
Gemette "Qualcosa del genere. Non vorresti saperlo".
Lui rise di nuovo - accidenti Graham "Ok, ci vediamo alla conferenza stampa, aspetta, questo Sabato c’è la serata film?".
Oh, giusto. Dopo la fine delle riprese del film, avevano stabilito questa routine del fine settimana quando erano tutti liberi e in città - sceglievano un film, riempivano il frigo con cibo spazzatura e lo guardavano insieme a Ruby, Mary Margaret, David e occasionalmente Ella. Spettegolavano per un paio d'ore mentre il film andava avanti sullo schermo. O prendevano in giro tutto quello che trovavano di divertente nella pellicola. Era una bella scusa per trascorrere del tempo insieme.
Si chiese se questo suo nuovo accordo che coinvolgeva il musicista seduto di fronte a lei avrebbe cambiato le abitudini e i momenti che lei amava così tanto. Non sarebbe stata in grado di pianificare qualcosa senza consultarsi con lui, o forse poteva? Il cuore le rimbalzò nel petto al pensiero, notò Ruby in piedi accanto a lei, pronta ad andare, scrollando le spalle come per chiedere se ci fosse qualcosa che non andava. Lei scosse la testa "Non lo so ancora, Graham. Ti invio un SMS quando lo saprò, va bene?".
"Sicuro. Ciao, Ems".
"Ciao". Riattaccò sentendosi un po' stordita. Rimase lì seduta per un minuto, guardando lo schermo del suo telefono con i suoi precedenti pensieri che minacciavano di consumarla in preda al panico. Era stata bene fino a poco fa, perché l'improvvisa realizzazione di dover cambiare un appuntamento con la sua famiglia la stava sconvolgendo in questo modo?
L'immagine di sfondo sul suo telefono cellulare - la stessa immagine fatta a mano che porta in giro nella borsa - sembrava farsi beffe di lei in quel momento.
"Era Humbert?"
Alzando la testa, vide Jones che la fissava con il sopracciglio alzato e con fare interrogativo. Improvvisamente si ricordò che si conoscevano "Già. Giusto, voi ragazzi siete amici" disse mentre si alzava per unirsi a Ruby, ancora alla ricerca in ogni tasca della sua borsa delle sue maledette chiavi.
Continuò ad interrogarla "Si, siamo amici. Pensavo che avessi finito le riprese?".
Non dandogli molta attenzione, lei gli rispose "Si abbiamo finito, ma il divertimento inizia adesso. La promozione del film e la prima si stanno avvicinando" Si voltò esasperata verso Ruby "Sai dove diavolo ho messo le mie chiavi? Ti prego non dirmi che le ho perse di nuovo. Che oggi non sono proprio in vena".
"Credo che questa è la prima volta che qualcuno ti dice una cosa del genere, eh Ruby?".
"JONES" August e Filippo preoccupati dai loro posti, prendendosi gioco del loro frontman.
"Il mio spirito è sprecato per voi, ragazzi".
Ruby la sorprese facendo penzolare le chiavi davanti al suo volto con un'espressione beffarda "Emma… le hai date a me prima, ricordi?".
"Grazie a Dio". Le afferrò dalle mani della sua amica e fece rotolare il piccolo ciondolo di metallo a forma di fiore che David le aveva regalato per il suo compleanno anni fa, che lei usava come portachiavi, si girò di nuovo verso i ragazzi, pronta ad andare "Beh, direi che è stato un piacere conoscere la maggior parte di voi" disse con uno sguardo puntato su Jones, che sorrise solo in risposta e alzò le braccia in segno di resa alle sue parole"ma sono sicura che la prossima volta andrà meglio se l’irlandese cazzone qui presente riuscirà a tenere a freno la lingua per più di dieci minuti di fila".
"Sembri terribilmente interessata alla mia lingua, Swan ...".
Gettò la testa all'indietro in un urlo silenzioso e disse esasperata "Vedi? Questo è quello che voglio dire".
Cosa che fece solo ampliare il suo ghigno, con gli occhi fissi su di lei "Eppure stai firmando il contratto. Come sei contraddittoria". Prima che potesse trovare una risposta alla sua frase, Ruby le afferrò l'avambraccio e iniziò a trascinarla "E …ce ne andiamo o dovremo trattare con WWIII nel vostro studio, ciao ragazzi, a presto". Ruby fece un cenno, sorridendo e strizzando l'occhio a Victor mentre andava verso la porta. Emma ​​sentendosi come un burattino, non poté fare nient’altro che seguirla, quasi inciampando a causa della presa forte della sua amica. Lei annuì a tutti loro e sorrise a Belle finché non sentì uno strattone sulla sua camicia.
"Aspetta! Tornerai, giusto?".
Si fermò per vedere Grace che guardava verso di lei con i suoi enormi e brillanti occhi da cucciolo. Lei sorrise in risposta. Oh ragazzi. Come erano subdoli - senza dubbio questa ragazzina avrebbe ottenuto quello che voleva da questi perdenti - che sicuramente non sarebbero mai stati capaci di negarle nulla se li fissava con quegli occhi. Si inginocchiò davanti alla piccola e l'abbracciò calorosamente "Non ti preoccupare. Ci rivedremo presto, te lo prometto". Si alzò di nuovo, rivolgendole un ultimo sorriso e seguì Ruby fuori dall'edificio alla sua auto.
Proprio mentre stava tirando fuori le chiavi della macchina per aprirla, Ruby la chiamò "Emma non hai freddo con quella camicia?".
Scuotendo la testa, la sua mano tremò un po' alla sua domanda. "Niente affatto".
La piccola lo sapeva, Killian in quel momento prese la felpa - la sua felpa - dalla sedia dove era stata seduta poco prima e un sorriso apparve sulle sue labbra.
 
______________________________________________________________________________________________________________________
 
"Eccomi!" Emma urlò quando aprì la porta dell'appartamento di David, lasciando la borsetta appesa al gancio accanto alla porta ed entrando nel salotto, da dove arrivavano il suono della TV e le voci di suo fratello e della sua fidanzata. Sbirciò da un angolo e li vide seduti sul divano, David solleticava Mary Margaret per cercare di prenderle il telecomando. Erano entrambi in pigiama,  i cuscini sul pavimento e il sacchetto di popcorn sul tavolo pericolosamente vicino a loro che minacciava di seguire lo stesso percorso. Emma stava lì a guardarli e fu colpita da un improvviso attacco di nostalgia. Questo era il vero amore, sembravano essere davvero due anime gemelle. O almeno così si immaginava dovesse essere. Lei l’aveva sempre saputo, da quando aveva presentato Mary Margaret a suo fratello al college anni fa. Uno sguardo, le fu sufficiente uno sguardo e quando la chiamò subito dopo, le disse esattamente questo. Che lo sapeva.
Proprio come per magia.
Anche se si era appena lamentata dei modi sdolcinati di suo fratello – era sicura che almeno il 90% della popolazione femminile avrebbe perso le mutandine per alcune delle sue frasi - a volte si chiedeva se per il fatto che fosse una cinica senza speranza stava perdendo la possibilità di trovare il suo lieto fine.
Ma più tardi, si ricordò perché era diventata una tale negazionista del 'vero amore' e sentì le sue mura venire su di nuovo.
Si schiarì la gola, facendo finta di mettersi le mani sugli occhi, come se non volesse intromettersi in eventuali momenti intimi tra loro - che ovviamente non avrebbe mai nella sua vita avuto il coraggio di vedere. Ew. "Ragazzi siete presentabili?".
"Emma! Finalmente!" Mary Margaret balzò dal divano e corse ad abbracciarla. Sorridente, mise il braccio sotto il suo e tornò verso il divano sul quale David era seduto. Si accomodò alla sua destra, le mise il braccio intorno a collo e le baciò la parte superiore della testa. "Dove eri?".
Lei ridacchiò. Ma dai. "Dritto al punto, eh?" Alzò le spalle e la fissò, aspettando pazientemente una risposta. Lasciò cadere la testa sulla sua spalla, un enorme sospiro le sfuggì dalle labbra mentre si preparò a spiegare tutto "Da dove comincio ..."
Dopo un discorso di dieci minuti, i tre erano seduti in silenzio, in attesa che arrivasse l'esito inevitabile.
"Aspetta… stai davvero considerando questa cosa,  pensavo che quel giornale avesse scritto solo spazzatura?". David sembrava più confuso che altro. Oh caro. A volte era così sciocco, non aveva sentito nulla di quello che aveva detto? "Mi hai detto così questa mattina al telefono!" La accusò puntando il dito contro di lei.
"Sì David. Gli articoli hanno inventato tutto, come sempre, come fanno tutti i giorni, ma questa è un'altra cosa, dopo questo articolo a quanto pare tutti credono che io e Jones siamo una nuova coppia e questo potrebbe aiutare entrambi, ecco perché ci hanno offerto questo accordo". Si rivolse a Mary Margaret, ben sapendo che il suo parere sarebbe stato uno dei più decisivi. Se Ruby tirava fuori la sua spontaneità e il suo lato divertente, Mary Margaret era la sua bussola morale e l'aiutava a mantenere la testa sulle spalle.
La sua amica la stava fissando curiosamente, con gli occhi incrociati sul grembo "Beh, mi sembri abbastanza convinta no? Ci stai chiedendo il permesso?".
Era per lo più scioccata dalla noncuranza della sua amica "Certo che no, ma volevo sapere cosa ne pensavate voi ragazzi! Voglio dire, questo di cui stiamo parlando è un affare enorme!".
David colse al volo questa frase "Vuoi sapere cosa ne penso? Credo che se questo Jones ha bisogno di aiuto per tornare nelle grazie dei paparazzi, farebbe meglio a trovarsi un'altra ragazza da scorrazzare in giro. Non scambierà saliva con mia sorella solo per far in modo di poter tornare ad essere il numero uno!"
Emma represse la voglia di gemere per la disperazione "David non è così! Dimenticati di lui, va bene? Pensate a che cosa questo potrebbe significare per me, come potrebbe influenzare la mia carriera!".
"Emma. Hai fatto cose stupefacenti da sola, senza bisogno di andare a braccetto con uno stronzo qualsiasi per arrivare dove sei ora. Perché vuoi cambiare la situazione?" Volse gli occhi preoccupati su di lei. Sapeva dove stava andando a parare, era preoccupato per lei, delle sue scelte. Soprattutto quelle sentimentali.
Non aveva preso le migliori decisioni in quel campo nella sua vita, questo era sicuro. Anche se alcune di loro le avevano dato più di quanto si aspettasse.
"So che non ho bisogno di lui. Ma vuoi biasimarmi per aver osato sperare che questa potrebbe essere una buona cosa per me?".
Mary Margaret alzò un sopracciglio "Per te o per la tua carriera?".
Accidenti a lei. Emma si morse la lingua, volse uno sguardo fiammeggiante alla sua amica che puntualizzava  sui più piccoli dettagli "Ragazzi, so che questo sarà difficile,  sono terrorizzata di fare tutto questo, ma vi siete sempre fidati di me. Credo davvero che potrebbe funzionare. Mi aiuterà a mettere piede nelle cerchie più grandi. Non avrò più bisogno di andare a caccia di registi, produttori e sceneggiatori. Non dovrò più abbattermi ogni volta che qualcuno mette in discussione il mio talento. E sopratutto non dovrò più avere a che fare con la roba con cui combatto adesso. Potrebbe non essere il più onesto dei modi" la sua voce si abbassò a quel punto; sapeva quanto fossero importanti la verità e l'onestà e lei era terribilmente preoccupata che loro l’avrebbero giudicata per l’enorme bugia in cui stava trascinando tutti loro "ma a volte sono così stanca di dover combattere per qualsiasi cosa nella mia vita".
Non voleva sembrare così debole, così fragile, anche di fronte alle sue persone più fidate, non le piaceva aprirsi. Aveva paura di quello che avrebbero potuto dire gli altri, strinse il bordo della sua camicia e lo tirò nervosamente con le dita.
Il sospiro di David fermò la sua agitazione "Emma anche se non mi piace per niente, lo sai che ho sempre fiducia nel tuo istinto. Non mi piace l’idea che questo stronzo possa usarti come un mezzo per un suo fine però".
Lei soffocò una risata e si sentì sollevata alle parole del fratello. Recuperò la voce e lo abbracciò "Sei uno sciocco. Se lui mi sta usando, allora io sto usando lui, sei un idiota".
"Forse, ma lui non è la mia sorellina. Tu si invece". La strinse al suo fianco con le braccia avvolte attorno alle spalle con fermezza, si sentiva protetta. Mary Margaret le afferrò la mano, annuendo con la testa "Sono davvero curiosa di questo Killian Jones. Pensi che andrà a finirà bene? Non ha una buona reputazione vero?".
Ridendo ricordò l’incontro di quella mattina, come l'aveva presa in giro per la gonna, di come le aveva prestato la sua felpa, come il fumo della sigaretta aveva lasciato le sue labbra facendo cerchi intorno al suo viso. Le sue mani che giocavano con i capelli di Grace, lui che le avvolgeva la benda bagnata sulla mano - oh la stava ancora portando. Rimase scioccata quando realizzò, la fissò per un po' assorta con una sensazione di vuoto e poi il ricordo del suo respiro sulla sua pelle la fece rabbrividire. "Oh credimi, non ha una buona reputazione - si lasciò sfuggire un piccolo sorriso - ma non è poi così male o almeno credo".
Si perse il piccolo sguardo che suo fratello e la sua futura sposa si scambiarono a quelle parole. Improvvisamente, David aggrottò la fronte, come se avesse realizzato qualcosa "Aspetta…hai detto che non molta gente potrà sapere di questo accordo, giusto? Cosa dirai a ...?".
"Mamma?"
Lanciò a suo fratello uno sguardo di avvertimento, si alzò e si avvicinò a suo figlio, abbracciandolo gli baciò la testa. Gli scompigliò i capelli facendolo ridere "Ehi ragazzino. Ti sono mancata?".

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Non Più Così Sperduto ***


Cap 10 – Non Più Così Sperduto

 
Guardò intensamente il volto di suo figlio, a volte Emma si chiedeva cosa intendesse la gente quando le diceva che era 'la sua copia sputata'. Poteva notare che condividevano alcuni tratti - gli occhi verdi penetranti che gli piaceva così tanto usare contro di lei ogni volta che voleva, il naso dritto, la pelle chiara, il sorriso birichino, il senso dell'umorismo e di tanto in tanto l’arrabbiatura facile - ma come qualsiasi altra madre, non poteva fare a meno di pensare che fosse la creatura più bella del mondo, non c’era niente e nessuno di più perfetto oltre a lui.
Compresa lei.
Smise di studiare il suo viso, gli mise le mani sulle spalle e gli diede una spintarella verso la cucina "Hai fame? Vediamo di mangiare qualcosa dal frigo di questi perdenti e poi corriamo a casa - o " disse lanciando un sorriso a suo fratello e Mary Margaret sulla sua spalla, ignorando il loro sguardo non così divertito  -"possiamo prendere qualcosa sulla strada del ritorno. Come preferisci".
Henry si avvicinò al frigorifero, dando una sbirciatina all'interno, un cipiglio gli guastò la fronte "No, ho fatto abbastanza razzia per oggi - non c'è più niente".
"Niente?" non ci credeva. David e Mary Margaret facevano rifornimento ogni due giorni, la cucina di quella casa era come quella di un ristorante.
Lui le rivolse un sorriso divertito "No".
Fu il suo turno di aggrottare la fronte, rivolgendogli il suo sguardo sono-un-rilevatore-di-bugie. Che il ragazzino odiava. Perché naturalmente funzionava ogni volta  "Davvero?".
Sospirò rassegnato. Hai vinto "... Va bene, potrebbe esserci qualcosa ma voglio la cena da asporto!".
"Oh" Emma fece una smorfia, aveva mangiato allo studio, dopo tutto.
"Che c'è?" Sembrò potesse leggere il suo viso. Nessuna sorpresa, lui era un ragazzo piuttosto percettivo. Era il suo bambino dopo tutto.
"Ho appena… ho già cenato oggi, ma comunque prenderemo qualcosa per te ed io mangerò quello che abbiamo in casa, Ok?" si salvò con la sua risposta.
"Grande!!! Aspetta… Dove hai mangiato da asporto? Regina lo odia, a lei non piace, me lo dice ogni volta che glielo chiedo quando rimango con lei".
Accidenti a questo ragazzo. Era troppo perspicace. Sospirò e si strofinò la fronte cercando di ignorare il sorriso divertito di David, poi si rivolse di nuovo al figlio "Dopo l'incontro con Regina sono andata con Ruby ad incontrare alcuni clienti,  siamo rimaste lì ​​a parlare con loro e poi ci hanno invitato a pranzo". Fece un rumore muovendo la mano, come quando un mago mostra una sorta di trucco "E questa è la storia affascinante di come ho preso un pranzo da asporto oggi. Adesso… puoi prendere le tue cose in modo da poter andare via?".
Si strinse nelle spalle e sorrise mentre si girò verso la stanza dove dormiva ogni volta che stava da David e Mary Margaret "Certo. Non c’è bisogno di mettersi sulla difensiva. Era solo una domanda!".
Accasciò le spalle e si volse con gli occhi imploranti verso il fratello e la sua fidanzata, la voce appena in un sussurro. "Non posso dirglielo".
La bocca di David si aprì e lui disse sbalordito "Cosa? Perché no? E’ tuo figlio. Ha il diritto di sapere".
Lei scosse la testa, pizzicandosi il ponte del naso tra le dita "E' troppo giovane, per quanto mi piacerebbe dirglielo, sarebbe troppo rischioso fargli sapere di questa storia. Prima eravamo con la figlia di un ragazzo della band, Gold ha insistito affinché anche lei non sapesse nulla. Deve credere che questo sia qualcosa di reale, qualcosa che io voglio".
Questo le valse uno sbuffo divertito da parte di Mary Margaret, che rivolse uno sguardo pietoso nella sua direzione "Sì, beh, buona fortuna, sorella".
"Cosa vorresti dire?".
Alzò gli occhi verso di lei ancora una volta, come se la risposta fosse più che evidente "Emma, non sei uscita con nessuno per anni… e quando dico anni intendo da... lo sai". Sentì il suo corpo irrigidirsi al solo pensiero di quel nome. "E per quanto ne so non hai mostrato assolutamente alcun interesse per qualsiasi uomo da allora".
David sembrava riflettere, piegando la testa di lato "Beh, c'è Graham ..."
La sua testa scattò in allarme e gettò le braccia in aria, la disperazione apparve sul suo volto "Per l'amor di Dio, perché tutti credono che io abbia una cotta per Graham?".
La fissarono entrambi per un minuto fino a quando Mary Margaret alzando un sopracciglio disse "Beh ci hai passato un sacco di tempo insieme da quando lo hai conosciuto e si è anche unito a noi il sabato ... Ma aspetta, non abbiamo mai detto una parola su di lui fino ad ora, chi altro ha detto qualcosa a riguardo?".
Dannazione.
Maledicendosi mentalmente cercò di apparire disinvolta "Mi ha chiamato poco fa per dirmi che la promozione del film inizia la prossima settimana" rispose mentre giocherellava con il portachiavi nella sua mano, giusto per non doverli guardare "E i ragazzi si sono chiesti quanto siamo vicini in realtà".
David si alterò "Vuoi dire che questo stronzo sta già dettando legge su chi puoi vedere e chi no quando non hai nemmeno ..."
"David!" Lo richiamò  rivolgendo uno sguardo pieno di panico verso la stanza di Henry "Zitto! Non è andata così va bene? Era solo curioso. Sono amici dopo tutto".
Sembrò aver ottenuto di nuovo la loro attenzione "Davvero? Come fanno a conoscersi?" Chiese Mary Margaret curiosa.
... Eh. Si era dimenticata di chiedere. Oops.
"Non so, forse perché lui e Jones sono entrambi irlandesi? Non ne sono sicura. Dovrò chiederglielo".
"A Graham ... o a Jones?".
Si lamentò un po', ma si salvò dal dover rispondere quando si sentì il suono di passi in avvicinamento dalla stanza di Henry. Rivolse a suo fratello un ultimo sguardo di scusa - che ricambiò con uno dei suoi sguardi d’avvertimento dato che indossava ancora la maschera da fratello maggiore - e si alzò per salutare Henry che indossava una giacca rossa sopra la camicia e il suo zaino sulle spalle "Sei pronto?".
"Yep".
"'Ok" Si diresse verso il divano e abbracciò velocemente la sua amica, mentre Henry stava salutando David, le sussurrò in un orecchio "Ti chiamo o ti mando un SMS domani non appena so la data per la firma". Mary Margaret annuì con discrezione. Le fece un piccolo sorriso e si avvicinò ad Henry. Rimase in attesa che il braccio di David si posasse sulla sua spalla, sospirò quando lo ebbe fatto. Sapeva che era preoccupato per lei, lo era sempre stato, neanche dopo tutti questi anni aveva smesso di essere così ferocemente protettivo con la sua sorellina, non dopo tutto quello che avevano passato, ma sapeva anche che alla fine avrebbe ceduto e avrebbe accettato la sua decisione.
Come molte altre decisioni che aveva preso nella sua vita, non era più una bambina.
Si allontanò dalle sue braccia, gli baciò velocemente la guancia, mise una mano sulla spalla di Henry e agitando la mano per salutarli gli promise che li avrebbe chiamati per fargli sapere quando gli avrebbe portato il figlio la prossima settimana mentre lavorava alla promozione del film. Chiusero la porta dietro di loro, Emma schiacciò il tasto sulle chiavi della macchina per sbloccare il veicolo. Henry corse al sedile posteriore per lasciare le sue cose e prima che lei potesse arrivare, aveva aperto la portiera del conducente per lei. Rivolgendogli uno sguardo divertito sollevò un sopracciglio "Che cosa sta facendo, signore?".
Si strinse nelle spalle e con un sorriso malizioso disse "Sto facendo il gentiluomo. Duh".
E per la seconda volta quel giorno, Emma lasciò cadere quello che teneva tra le mani per la sorpresa a causa di qualcosa che un bambino di dieci anni le aveva detto.
 
 
Si erano fermati in un ristorante tailandese che Henry adorava, per prendere qualcosa per cena per poi tornare a casa in modo che potessero mangiare qualcosa insieme. Mentre Emma preparava in cucina, lui le raccontava allegramente di ciò che aveva fatto durante il giorno a scuola e a casa di Mary Margaret e David. Aveva intenzione di portarlo lei a scuola quella mattina, ma quando Regina la chiamò e le riferì di quella 'riunione speciale', aveva dovuto chiedere aiuto ai suoi amici e questa era stata anche la causa del suo ritardo all’incontro con Gold. Le dava fastidio quando queste cose venivano fuori dal nulla, perché le facevano perdere tempo prezioso che poteva trascorrere con il figlio, ma ormai era abituato e non si lamentava mai - non si era mai arrabbiato con lei, nonostante anche lui volesse stare con lei. Sapeva quanto duramente avesse combattuto per il suo posto nel settore e quanto ancora avrebbe potuto ottenere, come il suo intero essere si ravvivava ogni volta che parlava di un nuovo ruolo o la possibilità di prendere parte ad un nuovo progetto o di lavorare con qualcuno che ammirava - e come si sentiva oppressa quando non era in grado di realizzare qualcosa che aveva sognato. L'aveva consolata, aiutata ed era sempre stato uno dei suoi più grandi sostenitori, nonostante la giovane età.
Sapeva anche quanto fosse stato difficile lottare per lui.
Mentre si leccava la salsa dalle dita, Emma ricordò un momento buio nella sua vita, quando si era sentita persa e pietrificata alla prospettiva di diventare madre. Quando con quel piccolo aggeggio di plastica in mano, tremando come una foglia, la sua mente iniziò a vibrare e dei singhiozzi a sfuggire dalle sue labbra con il panico che minacciava di consumarla. Mary Margaret la trovò sul pavimento del bagno, completamente paralizzata e con le braccia così strette attorno ai fianchi che aveva lasciato dei segni sulla sua pelle pallida. Non aveva nemmeno dovuto chiedere – gli amici hanno un qualche tipo di superpotere per sapere se c'è qualcosa che non va? Non l’avrebbe mai saputo, anche se la sua scommessa era un mix tra questo e il test di gravidanza disteso sul pavimento accanto a lei e Mary Margaret si sedette sul pavimento con lei cullandola avanti e indietro tra le sue braccia fino a quando il suo respiro finalmente si calmò e fu vinta dalla stanchezza.
Avevano discusso all'infinito - insieme a Ruby, che le aveva trovate entrambe sul pavimento e cercò di prendere in mano la situazione - sulle opzioni che aveva, anche se Emma ​​per quanto potesse lottare con se stessa, aveva sempre saputo dentro di lei che non avrebbe mai potuto 'sbarazzarsi del problema', come dicevano alcuni opuscoli nella clinica che le tre amiche avevano visitato il giorno dopo in modo che potesse fare ulteriori test d’accertamento.
Non poteva abbandonarlo. Non poteva. Non dopo quello che aveva passato lei da bambina.
Se non avesse trovato David, non aveva idea di cosa sarebbe diventata. Chi avrebbe incontrato nella sua vita. Che cosa sarebbe stato di lei se nessuno si fosse preoccupato abbastanza di lei una volta venuta al mondo, dopo averla data in affidamento. Pur avendo la famiglia più amorevole che potesse chiedere, aveva commesso molti errori, era rimasta incinta a 18 anni, per l'amor del cielo, ma solo l’idea di immaginare la possibilità la fece rabbrividire.
Non poteva permettere che accadesse a lui.
Fù così, fin dal momento in cui vide quel segno positivo sul test, il momento in cui fu investita da quella verità sconvolgente.
Stava per diventare mamma.
Certo, non era stato facile. Niente affatto. Ma era circondata da persone che la sostennero in ogni passo del suo cammino: la sua famiglia, i suoi nuovi amici, gente che lei aveva fatto entrare e che non l’avevano lasciata. E tenendo il figlio in braccio per la prima volta, qualcosa di così perfetto, così fragile, così unico e pieno di meraviglia, che si rese conto che non importava il dolore patito, l'incertezza del loro futuro, gli studi o la carriera sognata, era tutto ripagato alla fine.
Perché lei aveva lui. E lui aveva lei. Ed era tutto ciò che contava.
Fu risvegliata dal suo sogno a occhi aperti quando Henry agitò una mano davanti al suo viso. Scosse rapidamente la testa, gli volse un sorriso affettuoso tirando le labbra ai ricordi agrodolci della sua gioventù, anni ingenui come una matricola al college, dove questa avventura della maternità era iniziata "Che cosa c'è?".
"Eri così distratta! Non hai sentito cosa ho detto, vero?".
"Ho sentito, te lo giuro!".
Puntò il dito indice verso di lei minacciosamente "Sei una terribile bugiarda!".
Scoppiò a ridere "Senti chi parla … Mr. Non c’è niente di interessante nel frigo di David".
"... Bene. Ma tu non mi stavi ascoltando!".
Lei sospirò, sapendo che sarebbe stato impossibile fargli cambiare idea. E per che cosa, davvero? Non aveva prestato attenzione dopo tutto. Gli doveva la verità, almeno per ora. Si sedette di fronte al bancone, posando il volto sulle sue braccia "Mi dispiace, sono un po’ distratta. Ho avuto una giornata intensa".
"Oh, ho sentito".
... aveva sentito?
"Hai sentito??".
Per essere un ragazzino di dieci anni sembrava che avesse praticato per anni questo ammiccare "Quando avevi intenzione di raccontarmi del tuo nuovo fidanzato?".
"... Che cosa?" Beh almeno questa volta non aveva lasciato cadere nulla. Urtò il mento contro il bancone nella fretta di alzare la testa per guardarlo.
Il sorriso si era trasformato ormai in una risata divertita a sue spese "Alcune ragazze della scuola mi hanno detto qualcosa su di te e il cantante dei The Lost Boys a quella festa di ieri sera".
Gemette lasciando cadere la testa più volte sulle braccia poggiate sul bancone della cucina. Per l'amor di Dio, anche i bambini di dieci anni leggono queste stronzate? Come diavolo avevano fatto a scoprirlo?
"Come diavolo hanno fatto a scoprirlo?".
Le diede uno sguardo di rimprovero, come se fosse lei ad avere dieci anni e lui il suo genitore "Sai, il fatto che tu non voglia regalarmi un telfono, non significa che gli altri ragazzi della mia età non ce l’abbiano".
Lei sbuffò momentaneamente divertita dal suo commento "Sì bene, perché mai una bambina di dieci anni dovrebbe volere un iPhone per me non ha senso, lascia che te lo dica". E' ridicolo.  Dubitava che lo voleva per le chiamate, comunque. Che cosa avrebbero potuto twittare o postare sui loro status di Facebook? Sarebbe la stessa cosa come scrivere sui diari che tutti avevano in gioventù - in carta reale e inchiostro e non su un touchscreen? 'Caro diario: oggi abbiamo mangiato le  lasagne. Matt  mi ha tirato la treccia in palestra e in cambio l’ho preso a calci negli stinchi. E' un coglione'.
Ridicolo. Era meglio non sapere, davvero.
Si strinse nelle spalle "Non mi interessa, lo sai".
"Che non hai un 'telefono adeguato'?" Gli chiese guardandolo dal suo posto dal bancone.
Lui arricciò il naso. Ah, il naso. Quanto lo amava. "Beh, su questo e su quel ragazzo, il cantante". Prima che lei potesse intervenire continuò "So che la maggior parte delle cose che scrivono in quelle riviste e su internet deve essere preso come un pizzico di sale, ma puoi dirmi se sta succedendo qualcosa?" Lei lo fissò congelata sul posto, guardandolo completamente stordita dopo la sua dichiarazione. Come poteva essere così…così grande su questo? Di solito derideva le voci che nascevano intorno a lei (anche se non ce n’erano state molte, considerando il suo basso profilo nel settore), ma lui che ci credeva era qualcosa a cui che non era abituata. Per niente.
Lei strinse una mano sulla sua, tenendolo stretto "Henry, sai quelle sono tutte stronzate".
Si ritrasse rassicurato e sorridente, ma continuò l'interrogatorio "Quindi non li hai incontrati?  I Lost Boys?".
Emma emise un fiato, pronta per l'assalto "Beh, sì, li ho incontrati. Erano lì".
"Figoooo! Di cosa hai parlato con loro?" Rimbalzò praticamente sulla sua sedia.
"Aspetta, perché sei improvvisamente così interessato a loro?".
Si fermò un po' e poi si strinse nelle spalle "Sono curioso. Ho sentito alcune delle loro canzoni e sono davvero belle ..."
"Tu le hai sentite?" Huh. Anche il suo bambino li conosceva. Ma lei viveva forse sotto una roccia?
Non avrebbe dovuto sorprendersi più di tanto.
"Sì, tu non ne hai mai sentito parlare? Allora come hai fatto a incontrarli? Mamma, ma come hai potuto metterti così in imbarazzo?".
Cercò di non risultare troppo offesa dal suo ultimo commento e decise di assecondarlo "Non avevo sentito parlare di loro. Bene, a quanto pare Ruby me li ha fatti ascoltare qualche volta, ma in realtà non ricordo, sai quanto le piace mettere su qualsiasi cosa, ogni volta che andiamo insieme da qualche parte in macchina".
Suo figlio rise, ovviamente aveva familiarità con i modi eccentrici della sua amica. Avevano passato troppe serate divertenti insieme ogni volta che la sua zia preferita era rimasta con lui: serate al cinema, pasti pieni di cioccolato e intere giornate trascorse all'aria aperta godendo del sole, qualcosa che aveva fatto da quando era nato. Nessuna meraviglia che l'adorasse.
"... Ma in realtà ho avuto modo di parlare con loro perché erano lì con Graham".
Gli occhi di Henry si spalancarono e sbatté il pugno sul bancone, qualcosa che faceva quando il suo livello di eccitazione raggiungeva un livello troppo elevato. Come in un eccesso di zuccheri. Che cosa c’era dentro quel pasto Thailandese? Avrebbe dovuto controllare la ricetta "Certo! Graham era nel loro videoclip!".
"... Che cosa?" Gesù, sembrava l’unica frase che era capace di dire oggi. Che.Cosa.Stava.Succedendo?
"Sì sai, quando le band musicali rilasciano video musicali per i singoli dei loro album di solito registrano i cantanti stessi oppure utilizzano animazioni o entrambe le cose, ma a volte prendono dei veri attori per interpretare delle parti. Sai, come in quella canzone di Eminem della quale non mi lasci mai guardare il video con il ragazzo di Lost e Megan Fox" Le lanciò uno sguardo infastidito, come se fosse ancora arrabbiato con lei per non avergli dato il permesso di guardarlo.
"Non ho intenzione di chiedere scusa per questo. Hai dieci anni ed era vietato ai minori di 13".
"Comunque, Graham era nell’ultimo singolo dei Lost Boys, è stato davvero un grande successo, ha raggiunto una specie di record o qualcosa del genere".
"Beh non è una sorpresa, Graham tende ad avere quel tipo di effetto su qualsiasi cosa che tocca". Lo sapeva per esperienza: durante le riprese, c’erano sempre gruppi di persone - per lo più donne naturalmente – che gli giravano intorno, in attesa di una possibilità di vederlo e di strappare una foto con lui o un autografo da portare a casa. Dato che aveva davvero un animo gentile, non appena finivano le riprese cercava sempre di salutarli e di rimanere con loro per un po', conversando con loro e firmando l’autografo che volevano.
Sapeva essere affascinante, davvero.
"Sì beh, lui e la band hanno lavorato insieme. E la canzone era incredibile". Fissò sognante di fronte a lui, probabilmente ricordando a memoria la canzone nella testa. Era curiosa adesso.
Concluse sgranocchiando una patatina abbandonata nel piatto, guardandolo sotto le ciglia "Allora ti piacciono veramente, eh?".
"Sembrano straordinari. E se piacciono a Graham sono sicuro che lo sono davvero" rispose annuendo con la testa "Ora, cosa ne pensi? Hai incontrato tutti e cinque o solo Killian Jones?".
Emma non era sicura di essere pronta a sentire il figlio chiamare per nome il suo futuro-finto-fidanzato. Emise un respiro tremante, cercando invano di non guardarlo troppo in preda al panico all'idea di discutere qualsiasi questione relativa alla rockstar con Henry. Anche se a dire la verità, avrebbe dovuto abituarsi all'idea, no? Dopo tutto la firma del contratto non era così lontana, solo un paio di giorni e poi avrebbe dovuto dire ad Henry che stava davvero uscendo con il famigerato Killian Jones.
Lottò un po' con se stessa fino a quando decise di andarci piano. Non avrebbe agito per il suo bene se avesse deciso di dirgli improvvisamente una settimana dopo che la stampa l’aveva informato sul fatto che lei e Jones 'avevano' qualcosa in realtà, l’avrebbe solo insospettito. Sapeva come leggere nella sua mente, così quale migliore momento per iniziare la sua messa in scena se non questo?
Anche se il pensiero di usare il proprio bambino come un burattino le dava la nausea. Odiava mentirgli.
Fece il possibile per calmare i suoi nervi e cercò di sembrare un po' imbarazzata per la sua prossima confessione "Ho incontrato il tastierista, August, non sono sicura se sei un groupie come Ruby al punto da sapere tutti i loro nomi, aggiunse sorridendogli e poi ho incontrato il famoso Killian Jones, di cui tutti parlano".
La guardò colpito da questo nuovo carico di informazioni, la fissava affascinato "Woah. Erano fighi?".
"Certo, erano piuttosto carini".
"E gli altri? Hai visto anche loro?" Oh guarda, i livelli di eccitazione da zucchero di nuovo esagerati.
Si preparò "In effetti, li ho incontrati oggi".
Henry la fissò sbalordito "Cosa?" Oh finalmente non era l’unica ad essere all’oscuro di qualcosa oggi!
Oh, ma era una madre terribile per aver gioito della confusione di suo figlio.
"Dopo il mio appuntamento con Regina, mi sono incontrata con il loro manager, davvero divertente" fece una faccia strana, dato che non sapeva bene come descrivere l'uomo  "Quel tipo era anche lui alla festa e visto che sono un’amica di Graham e avevo già incontrato parte della band, mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto fare una visita al loro studio".
Il povero ragazzo sembrava stesse per avere un ictus da un momento all’altro "Eri nel loro studio?!"
"Sì".
"E così forte! Posso venire con te la prossima volta?".
"Cosa? Set cinematografici e anteprime non sono abbastanza per lei, signore?". Sfidò il figlio, vedendo come la prospettiva di stare intorno a dei musicisti sembrava stupirlo. Per quanto amava - e temeva – vederlo così eccitato per la possibilità di visitare lo studio e forse - non forse, sicuramente di incontrare la band, non poteva fare a meno di sentirsi un po' messa da parte. Non gli offriva anche lei la possibilità di visitare luoghi impressionanti?
"Stai scherzando, ovviamente mi piace, ma questo è diverso. E’ di musica che stiamo parlando, mi piacerebbe vedere come si registra lì! E tutti gli strumenti che ci devono essere,  hai visto molte chitarre? Mi piacerebbe imparare a suonare. Pensi che potrebbero insegnarmi a suonare se glielo chiedete tu o Graham? gli assoli di Filippo sono eccezionali, ma Killian è davvero bravo anche lui, anche se è il cantante quindi è più concentrato su quello naturalmente".
Queste erano troppe informazioni da gestire. Suo figlio stava chiedendo lezioni di chitarra con il ragazzo che avrebbe dovuto presentargli nel prossimo futuro come il suo fidanzato. E non avevano ancora firmato nulla.
Dov'era nascosta la telecamera?
"Sai cosa, glielo chiederò, non ti preoccupare, ma credo che non avrò modo di sentirli fino alla prossima settimana". Sotto il suo sguardo interrogativo continuò "Abbiamo la promozione del film tutta la prossima settimana, Graham mi ha chiamato per informarmi".
Fece un cenno con la testa accettando le sue parole "Va benissimo. Basta che riesco a suonare la chitarra con loro alla fine ..." Fece una pausa a metà del discorso e alzò un dito accusatore verso di lei, di nuovo. Ma che cosa aveva oggi? "Ma prima di tutto devi almeno sentire qualche loro pezzo!"
Oh no.
Cercò di farsi valere, scatenando i suoi occhi dolci - chi ha detto che era l'unico capace di usarli? "Davvero? Henry io non sono così desiderosa di diventare una groupie ossessionata e folle come tutti voi, sono stanca, ho avuto una giornata infernale oggi ...".
"Sì, sei stata molto impegnata nello studio dei Lost Boys e non sai nemmeno una delle loro canzoni. Scommetto che non sapevi nemmeno tutti i loro nomi".
Lei arrossì ricordando come aveva avuto problemi in un primo momento con i nomi dei poveri Filippo, Victor e Jefferson, per quanto era rimasta colpita dallo spettacolo di Killian e Grace. "Beh, no, ma ...".
"Ma niente!" Sbottò notando che la sua voce veniva dal corridoio che portava alla sua camera. Tornò a tempo di record, rimbalzando e portando il suo computer portatile in braccio. Lo posò sul bancone e lo aprì, diede dei colpi sul sedile accanto a lui per invitarla a sedersi. Sapendo quanto ostinato poteva essere e come non ci sarebbe stato alcun modo per fargli cambiare idea una volta che questa si era fissata nella sua testa, girò attorno al bancone e si sedette, fissando la schermata di caricamento del suo desktop - una foto di lei, Henry, Mary Margaret, David e Ruby a Disney Land. Avevano trascorso lì la giornata non molto tempo fa, su insistenza di Ruby  “Andiamo tutti abbiamo 'bisogno di un giorno libero' dopo qualche settimana di lavoro stressante per tutti”. Avevano visitato tutto il possibile, Henry imbrogliò sulla sua altezza alzandosi sulla punta dei piedi per salire su alcune delle giostre  e assistettero anche ad uno spettacolo con qualche tipo di pirata prima di assistere a quello notturno con i fuochi d’artificio.
Naturalmente  Ruby comprò e fece indossare a tutti loro le orecchie di Topolino per le fotografie.
Henry  stava cliccando su vari link qua e là, mentre lei  batteva le dita sul bancone di legno, impegnandosi di ricordarsi di riapplicare lo smalto per le unghie. Sentì un vittorioso "Aha!" da suo figlio, rivolse il suo sguardo verso lo schermo per trovare una finestra aperta di Youtube, dal titolo 'The Lost Boys - Sinking or Swimming' visibile e chiara in grassetto con lettere nere. Proprio come Henry stava per cliccare sul tasto play, riconobbe la figura nel fermo immagine del video – quello era Killian ...?
"Aspetta – pensavo dovessimo ascoltare la canzone?" C’era forse una tinta di panico nella sua voce? Perché la possibilità di vederlo cantare una delle sue canzoni la colpiva così tanto?
La guardò come se fosse fuori di testa, non poteva biasimarlo "E' il video musicale di cui ti parlavo - in questo modo si sente la loro musica e vedrai la performance di Graham!".
Fare clic su play.
Emma non era sicura di quello che si aspettava, ma sicuramente questo non era il caso. Nella sua mente aveva evocato la band di Jones come lo stereotipo della boy-band, nonostante gli avvertimenti di Gold su come fossero lontani da tutto ciò. Ora, guardandoli suonare sullo sfondo della maggior parte delle scene che correvano lungo la clip di quattro minuti, non poteva negare quanto si fosse sbagliata.
E sul loro frontman, naturalmente.
Non era difficile indovinare perché qualsiasi regista avrebbe voluto fare di lui il leader nel video – in opposizione a Graham, naturalmente. Entrambi in lotta per una splendida ragazza.
Per quanto Emma avrebbe voluto etichettarlo come un cliché – molto stile Mr. Brightside - non poteva fare a meno di notare il testo sentito, la passione che si irradiava da ogni parola e come le armonie provenienti dalla sua voce e dai loro strumenti erano perfettamente cucite in un numero perfettamente coreografico che la lasciò annaspante e senza parole. Non solo, ma la storia del video era accattivante e facile da raccontare sul livello emotivo: il dilemma che incontra, la possibilità che viene offerta, il senso di responsabilità di stare con il suo partner, la fedeltà che sta rompendo con il suo amante.
La scelta.
Emma pensò tra sé e sé che Jones avrebbe potuto mettere se stesso nei panni del bravo ragazzo del video - il cavaliere bianco in armatura e con la spada alla mano, mentre Graham sarebbe stato il secondo, che cercava di conquistare la ragazza e convincerla ad abbandonare l'altro. Non era proprio quello il caso, in quanto entrambi i ruoli erano completamente invertiti: Jones interpretava il ragazzo 'cattivo' – e gli si addiceva ad essere onesti. Anche se intuì che non sarebbe stato così strano se fosse stato lui a prendere la decisione – decidevano anche loro per i video o era stata una decisione di qualche regista? - Tenendo conto di quanto fosse forte la sua personalità sembrava fosse così tutti i gironi. Soprattutto nei confronti delle donne o almeno così aveva commentato Jefferson durante la riunione riguardo i suoi appuntamenti amorosi del passato.
Mentre scorrevano i titoli di coda, Henry si girò verso di lei, gli occhi in attesa del suo verdetto "Allora?".
Attese un po', continuando a fissare lo schermo ridotto davanti a lei che mostrava il logo della band - lo stesso che era presente sulla felpa che aveva preso in prestito quel giorno "Avevi ragione, sono davvero bravi, anche se non sono sicura di come sono arrivati ​​a quel finale. Sono sicura che Jones è andato all’attacco e non ha conquistato la ragazza alla fine".
 
 
Un paio di giorni dopo, Emma si trovò stesa sul letto, aveva finalmente un paio d'ore per se stessa fino a quando non sarebbe dovuta andare a prendere Henry da Ruby. Di solito passava le sue giornate a casa sua o di David - e anche da Regina, che amava prendersi cura di lui ogni settimana o ogni volta che doveva andare via per un servizio fotografico o qualcosa di simile. Ma oggi era stato da zia Red, in modo che entrambi avrebbero felicemente realizzato qualunque piano folle avessero in mente per quel giorno, lasciandole un po’ di tempo libero del quale aveva davvero bisogno.
Chi avrebbe mai detto che Emma Swan nel suo tempo libero amava stare a letto a leggere un libro, guardare un film e mangiare cibo spazzatura, giusto? Suonava così glamour!
La verità era che a lei non importava affatto essere glam o chic o qualunque altra cosa che si potesse pensare che le attrici dovessero fare. Voleva solo rilassarsi e cercare di dimenticare per un po' tutto quello che stava per succedere: la prossima campagna promozionale,  che la preoccupava non poco, dato che per il suo ultimo progetto non era andato così bene, essendo questo un livello del  tutto nuovo e con Glass e Graham, la guerra della moda con Mary Margaret sui diversi abiti da indossare per le interviste e la prima e naturalmente il giorno più temuto.
Il giorno della firma.
Per quanto la riguardava, aveva fatto bene ad ignorare tutto ciò: aveva già visto un paio di episodi del suo show televisivo preferito – e anche pianto senza controllo alla morte del personaggio, perché, perché devono uccidere le persone - aveva letto un po' dell’ultimo libro che aveva comprato – senza lacrime, per fortuna o almeno per ora - e svuotato una coppa di gelato al cioccolato con panna montata.
Henry non ne sarebbe stato affatto divertito quando l’avrebbe scoperto.
Dopo una doccia rilassante  e la solita routine di mettere in scena un finto concerto di Beyoncé nella vasca da bagno - si diresse verso il letto, strofinando la testa furiosamente con un asciugamano, asciugando i capelli bagnati per non rovinare il materasso. Aprì il suo computer portatile, premendo play su alcune playlist casuali - in cui Henry aveva aggiunto alcune delle canzoni dei Lost Boys, l’aveva scoperto il giorno precedente - poi si mise a rispondere ad alcune e-mail che aveva dimenticato di controllare per Ruth, da parte di alcuni amici che non sentiva da molto tempo e anche una da Mr. Gold che non aveva ancora avuto modo di leggere.
Proprio mentre stava finendo di raccontare a Ruth il suo programma per le prossime settimane con la promozione in arrivo, il suo telefono squillò sul comodino. Senza nemmeno preoccuparsi di smettere di scrivere con una mano, lo raggiunse con la mano sinistra, sentendo la superficie di legno fino a quando non trovò il dispositivo. Scrisse il suo amore alla madre, cliccò Invio e cominciò a toccare lo schermo sul suo telefono per trovare un SMS da un numero sconosciuto.
-Ti sei dimenticata così in fretta di me?
Eh?
-Eh?
Beh, questo era strano.
-Ed io che pensavo che il nostro fosse vero amore...
... Oddio. Qualche sorta di mostro aveva scoperto il suo numero e le si stava avvicinando? Cazzo, cazzo cazzo. Proprio oggi, quando era sola in casa? Aspetta, no, grazie a Dio che lo era, se Henry fosse stato lì sarebbe stato in pericolo se qualcuno si fosse presentato cercando di farle del male. Era così preoccupata che stava cercando di ricordare i calci che aveva imparato durante la preparazione per il film e iniziò a lanciare sguardi sia alla sua finestra che alla porta, quando un ronzio giunse del suo telefono cellulare.
- Tic ​​toc, ragazza.
Oh, per l'amor del cielo.
-Jones?
-L'unico e solo.
-Come diavolo hai fatto ad avere il mio numero?
-L’amabile Belle l’ha avuto da Red Lips.
-Red Lips? Sul serio?
-Cosa c'è che non va in Red Lips?
-Non lo so – non è abbastanza originale? Non dovresti essere una sorta di Dio degli scrittori di musica?
- Beh, lei non indossa sempre il rossetto rosso? Swan, mi stai facendo arrossire, ma per favore dimmi di più - un dio? Che altro?
- Si lo fa, ma non è una scusa per chiamarla così. Uhm, fammi pensare… Dio delle allusioni? Dio del far saltare i nervi? Ci sono vicina?
- Oh, non abbastanza vicina, tesoro.
- Questo sei. Dio delle allusioni.
- Scommetto che ti piace.
- Continua a sognare, amico. Cosa vuoi comunque?
- Cosa? Non posso augurare una buona notte alla mia bella 'fidanzata' secondo la moda del XXI° secolo ?
- ...
- Swan, smetti di scrivere in alfabeto morse, per favore, è maleducato. Inglese.
- Sei insopportabile.
- Rispondi.
Poco prima che potesse digitare un confuso 'Cosa?' in risposta, il numero non-più-sconosciuto spuntò sullo schermo, chiedendole imperiosamente di rispondere. Cercando di non sospirare, premette 'Rispondi'. "Cosa vuoi?"
Un accento irlandese inconfondibile rispose "Ciao anche a te, raggio di sole".
Si lamentò. Sarebbe sempre stato così con questo ragazzo? "Hai davvero bisogno di farmi incazzare ogni dannata volta che parliamo?".
"Ma è così facile." Rispose con tono divertito.
"Comunque. Che c’è?".
Sospirò apparentemente rassegnato per dirle, infine, perché l'aveva contattata "Bene, bene - Belle mi ha chiesto di informarti che il contratto è pronto e che te l’hanno già inviato via mail ma non hanno ricevuto alcuna risposta e si chiedevano se ci fosse qualche problema ...?".
Dannazione l’ e-mail di Gold riguardava questo.
"Oh, sì l’ho ricevuto, ma non l'ho ancora letto. Stavo controllando adesso la mia casella di posta e la aprirò non appena avremo riagganciato."
"Ah, sei così desiderosa di sbarazzarti di me, Swan?".
"Chiudi il becco".
"Comunque. Mi ha anche chiesto di dirti che la firma è domani".
Cosa?
"Domani?"
Sembrò turbato dal suo tono sorpreso. Idiota. "Sì beh, è ​​passata quasi una settimana".
Davvero? Così presto? "Huh. Non sembrava"
"Che stai fa ..." un improvviso silenzio cadde sulla linea, come se stesse ascoltando attentamente qualcosa dalla sua parte. O da quella di lei. Non ne era sicura. Stanca di aspettare lo interruppe "Okay, Jones, ho da fare. Per cominciare devo leggere il maledetto contratto e assicurarmi che tutto sia coperto o che dio mi aiuti, sarò la tua fine".
"Certo, certo. Lascia che ti dica una cosa, Swan: è possibile aggiungere le tue disposizioni, ricordi? Così..."  Potè quasi sentire il ghigno attraverso il telefono "... Assicurati di includere cosa pensi delle pubbliche dimostrazioni d’affetto e delle cose spinte, eh?".
Lei alzò gli occhi pur sapendo che non poteva vederla, solo per il cattivo gusto di quel commento. Gesù. "Certo, Jones. Ci vediamo domani allora".
"Alle 3:00 all’ufficio di Gold. Potresti indossare un'altra gonna, amore? Non nascondere quelle gambe".
"Ugh" non si prese nemmeno la briga di salutarlo e riattaccò. Guardò spaventata il computer portatile di fronte a lei e si preparò per il momento della verità tanto temuto: il contratto che avrebbe dovuto accettare in meno di un giorno – e per chissà quanto tempo.
Proprio mentre stava posizionando il computer sulle gambe, pronta a fare clic sull'allegato che Gold aveva inviato nel suo messaggio, sentì un brusio accanto alla sua coscia. Raggiunse il suo telefono di nuovo, era pronta ad inviargli un pezzo della sua mente più colorita se Jones avesse osato continuare con i suoi pensieri sporchi quando lesse il messaggio. Da parte sua, naturalmente.
- Spero ti piaccia la nostra canzone, Swan. Buonanotte.
E per una volta il bastardo irlandese aveva ragione: stava ascoltando la sua canzone e in effetti le piaceva.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La Firma ***


Cap 11- La Firma

 
Come odiava le sveglie.
Dio, le detestava.
Lanciò un ringhio basso che si sentì da sotto il cuscino e cercò il suo telefono in modo che quell’odiosa canzone smettesse di suonare. Aveva smesso di usare le sveglie – in quanto non finivano bene dopo che le lanciava giù dal comodino in uno stato d’animo poco felice di prima mattina. Si chiese perché avesse messo come sveglia quella canzone che in realtà non gli piaceva – aveva finito per risentirla di continuo. Una cosa del tutto stupida.
Wow, Jones, che riflessioni affascinanti questa mattina.
Dopo aver premuto ripetutamente il pulsante 'spegni' sul telefono, fu combattuto tra il decidere finalmente di alzarsi o oziare tra le coperte, strofinando il naso nel tepore che si era creato dopo ore trascorse avvolto in loro.
Alzarsi. Muoversi. Vestirsi. Vedere persone. Parlare con la gente. Firmare quel contratto. Vendere la tua anima per l’affare di Gold.
Sì, non sembrava troppo promettente dal suo letto deliziosamente caldo.
Anche se la prospettiva di vedere Swan quel pomeriggio lo rianimò, se doveva essere completamente onesto. Un piccolo sorriso gli sollevò l’angolo della bocca al pensiero.
Stare a letto. Stare fermo. Nel letto. Nessun movimento. Lasciar vagare i pensieri. Rilassarsi. Essere coccolato dal morbido cuscino e dalla coperta in un abbraccio d'amore ...
Eppure era in momenti come questo che la sua mente perfida ricordava altre notti trascorse tra quelle stesse lenzuola, aggrovigliate in bisbigli sommessi, urla appassionate e paroline dolci mormorate tra membra sudate avvinghiate in incontri amorosi.
Che cosa stava facendo. Il suo corpo si spinse in avanti come se fosse stato mosso da qualche tipo di meccanismo, il suo respiro si fece irregolare - come ogni volta che quei maledetti pensieri affliggevano la sua mente turbata - scosse la testa e l’afferrò tra le mani. A volte piccole scosse di dolore come questo avrebbero potuto fargli dimenticare altre ferite che sfoggiava. Ferite di cui non aveva mai parlato a nessuno. Ferite invisibili all'occhio esterno.
Chi avrebbe mai pensato che Killian Jones fosse un uomo ferito.
Il suo telefono urlò un bip in quello stesso momento e per una volta in vita sua fu decisamente felice di questo. Strappandolo da dove l'aveva lasciato, lo raccolse senza preoccuparsi di leggere chi fosse "'Si?"
"Sei davvero sveglio?" Victor sapeva meglio di chiunque altro come lui detestasse non dormire – aveva assistito a molti dei suoi capricci di mattina presto.
Killian allungò le braccia sopra la testa, la sua voce uscì un po' roca "Per quanto possa sorprenderti, in realtà, lo sono".
Il suo tono beffardo rispose rapidamente "E certo che mi sorprende. Per te alzarsi prima delle 12 è un sacrilegio".
"Zitto. Ricordo distintamente che una volta ho dovuto lanciarti addosso una scarpa per cercare di svegliarti quando eravamo in tour".
Il suo compagno lo interruppe velocemente "Era diverso".
"Certo che lo era. Stavi dormendo su una maledetta giostra".
Entrambi scoppiarono a ridere ricordando l'incidente. Killian non riusciva a capire come avesse fatto a provocare il declino della band a causa dei suoi scandali quando i suoi amici erano esattamente come lui o forse peggio. Non riusciva a credere che quella notte non fossero finiti sui giornali o qualcosa del genere.
Anche se aveva twittato una foto. Non poteva lasciare che momenti come quello potessero passare inosservati, come avrebbe potuto? Era come non esprimere un desiderio con una stella cadente.
"E' stato grande" Victor sospirò contento, come un nonno orgoglioso potrebbe vantarsi di qualche ricordo del suo epico passato con i suoi nipoti "Comunque, vieni per il brunch, si?".
"Sì certo, al monolocale di Filippo?".
"Allo studio. Aurora non ha alcuna idea del contratto, ricordi?" Oh, giusto. Se n’era dimenticato. Povera ragazza, ne sarebbe stata devastata quando tutto questo sarebbe finito e si sarebbe resa conto che era stata lasciata fuori. Anche se di certo sarebbe stato divertente prenderla in giro al riguardo.
Improvvisamente il pensiero di come e quando l’accordo si sarebbe concluso lo assalì, facendolo spostare con disagio dal suo posto nel letto. Dio, non avevano nemmeno firmato nulla e lui era già in quello stato - triste? luttoso? ansioso? Sì dai, andiamo per ansioso - sul suo termine?
Sei un perdente, Jones.
Si concentrò di nuovo sulla voce di Victor "Abbiamo pensato di offrirti l’ultima mattina da uomo libero e saremo solo noi. Sai, considerala come una sorta di addio al celibato".
Alzò gli occhi e si lasciò sfuggire una risatina "Amico, se mai voi ragazzi decideste di organizzarmi un addio al celibato, assicuratevi che non sia un brunch, cazzo, per l'amor di Dio... E’ deprimente".
"Sì, sì… lo sappiamo ragazze svestite e carichi di alcol... ".
La sua voce si rianimò a questo "Ecco così mi sembra più adatto".
"Sì, anche io sono per questo". Fece una pausa, come se ci stesse pensando su "Aspetta, potremmo chiamare qualche spogliarellista per il brunch ...".
Risero entrambi di nuovo. L'umorismo di Victor era sempre stato rigenerante per lui, era più simile al suo in qualche modo rispetto agli altri. Scosse la testa divertito e finalmente lasciò andare le coperte che lo avvolgevano fino ai piedi. "'Ok, ci vediamo lì tra un'ora, perdente".
"Ci vediamo".
Prese alcuni vestiti dal suo armadio – non si spiegava perché i suoi amici si preoccupavano se lui aveva cura di organizzarli secondo una scala cromatica… non capivano che era il modo più veloce e più comodo? Stronzi. Andò verso il bagno, desideroso di fare una doccia e prepararsi per arrivare in tempo allo studio. Si tolse la maglia del pigiama di cotone e i pantaloni chiari che indossava a letto dopo aver aperto l'acqua - molto calda, bollente, il tipo di caldo che lascia la pelle rossa – osservò il suo riflesso nello specchio, era davvero difficile combattere la voglia di guardare ciò che la sua mente in trepidazione voleva impedirgli di osservare.
Mai avuto quei momenti? Quando provi a lottare con te stesso, ma non ci riesci comunque?
Non era proprio un fan di quei momenti, visto che di solito non ascoltava nessuno, nemmeno la sua mente.
Così guardò, ben sapendo che non gli sarebbe piaciuto affatto quello che avrebbe visto o più precisamente, ciò che gli ricordava. Aveva avuto la sua quantità di brutti sogni a riguardo nelle ultime settimane, dopo tutto. E doveva conviverci tutti i giorni, dopo tutto.
Girò l'avambraccio in modo da poter vedere la pelle nel riflesso dello specchio, studiandolo attentamente, tracciò i contorni dell’ inchiostro scuro con le dita, ricordando la sensazione di bruciore che l'ago lasciava, mentre il tatuatore lo stava realizzando. Come i suoi denti erano stretti e la sua mano sinistra rannicchiata in un pugno, mostrando le vene del collo e del braccio, mentre la sua faccia cercava di non mostrare il disagio e il leggero dolore che gli stava provocando.
Come una mano calda, pallida e più piccola aveva preso un pugno e lo baciò dolcemente subito dopo. Girò la testa e vide il suo viso, quegli occhi incredibilmente azzurri, quel sorriso brillante, pieno di amore, fiducia e timore, tutto quello che non aveva mai pensato che avrebbe ricevuto un giorno. Quel viso poteva fargli mollare tutto e andare a combattere una battaglia, uccidere un drago, far cadere una stella. Qualsiasi cosa.
Guardò le linee scolpite della gabbia, gli scuri e fragili contorni del regale uccello chiuso all'interno di essa. Il vapore aumentava intorno a lui, appannando i vetri della doccia e gli specchi della parete, piccole gocce di condensa di acqua sulla sua pelle e sui capelli. Chiuse forte gli occhi, il volto in una maschera di dolore quando  afferrò il braccio sinistro sopra il disegno, come se volesse farlo sparire dalla sua vista non appena sollevò gli occhi.
Ci aveva provato molto tempo fa, ma non aveva funzionato.
Si voltò in piedi, aprendo la porta della doccia con una spinta ruvida ed entrò, ignorando il groppo in gola e il tumulto dei sentimenti che quella cosa aveva avviato dentro di lui.
Ma ci sono cose che nemmeno l'acqua può pulire o curare. O farti dimenticare.
E il ricordo di una bella ed elegante chiave tatuata sulla pelle di qualcun altro, non era uno di questi.
 
 
Un'ora più tardi, stava aprendo la porta dello studio dove i suoi compagni avevano già sistemato la roba sul tavolo su cui non più di una settimana fa avevano condiviso un pasto con Swan e Red Lips. Sorrise tra sé, ricordando improvvisamente la reazione della bionda al soprannome che aveva dato alla sua amica. La ragazza era troppo permalosa, era pronta a saltargli addosso alla minima presa in giro.
Anche se questo tipo di lealtà nei confronti dei suoi amici era ammirevole, doveva dargliene atto.
Poggiò la sua parte di provviste con il resto e corse a prendere un caffè da Jefferson. Il batterista era sempre stato incaricato al caffè e al tè: era un intenditore e aveva insistito per istruire tutti i suoi compagni sull’argomento. Era un vero e proprio drogato di teina e caffeina; poteva sempre essere visto con una tazza - tranne quando uscivano: era lì che l’alcool faceva la sua apparizione. Non c'era da stupirsi se il gioco preferito che Gracie faceva con le bambole  era la condivisione di una tazza di tè e alcuni biscotti (gliel’aveva insegnato lui, che padre sconvolgente). Si voltò verso di lui, prendendo una mela in mano e la pulì sulla camicia "Dove hai lasciato Grace?".
"E' con Aurora - stava morendo dalla voglia di rimanere con lei per un giorno in modo da poter parlare di vestiti e di cose da ragazze 'come ha così eloquentemente detto" disse sorridendo con affetto. Non era affatto sorpreso - Aurora adorava giocare con la ragazzina e anche se i suoi amici lo prendevano in giro all'infinito, non gli dispiaceva quando faceva di tutto per giocare con lei alla principessa che veniva salvata dal suo principe perfetto. O semplicemente giocare a prendere un bel tè con i giocattoli di sua nipote, solo per vedere il sorriso della ragazza.
Era pronto a mordere la mela quando una voce acuta lo fece sobbalzare.
"Allora…sei pronto?".
"Eh?" Si voltò di scatto, proprio quando August gli strinse una mano sulla spalla e lo scosse leggermente. Gli occhi del suo amico si posarono sul suo viso. Per l'amor del cielo, perché aveva sempre un aspetto così preoccupato? Non era una damigella in pericolo. Alzò gli occhi verso di lui, rendendo chiaro che non aveva bisogno di cure. Assolutamente.
"Cosa? Pensi che mi tiri indietro adesso?".
"No di certo. Non sei il tipo". Lo studiò intensamente per un po' e aggiunse "anche se, naturalmente, questo non è un matrimonio ..."
"Dannazione, non è così, se così fosse avremmo avuto ragazze nude e alcol" Victor interruppe arrivando accanto a lui con un sorriso stupido stampato sulla faccia. Killian rise dandogli dei colpi sul braccio, ricordando la loro conversazione di quella mattina. Alle facce confuse dei loro amici, si misero a ridere ancora di più.
Alcune cose non cambiavano mai. Prendere in giro il resto dei tuoi amici quando hai condiviso uno scherzo con qualcuno di loro era il massimo.
Mangiarono i loro piatti in un confortevole stato d'animo, qualcosa di familiare riuscì a mettere a proprio agio Killian dopo la mattinata travagliata che aveva avuto fino ad allora, trascorsa tra risate, idee improvvise lanciate su possibili canzoni e melodie e anche potenziali nomi per il nuovo album ("Sono piuttosto simpatico a Red lips vero, non credete? Secondo me si" Victor aveva dichiarato dopo alcuni commenti sullo scambio di SMS tra Killian ed Emma, ​​fissando sognante nel vuoto, senza dubbio .. immaginando quelle stesse labbra rosse. Ah… era particolarmente ansioso di vedere come sarebbero andate le cose e come Swan avrebbe reagito all’interesse del suo compagno verso la sua migliore amica).
Improvvisamente Filippo si schiarì la gola, colpendo leggermente il petto con la mano libera e versandosi nel contempo il caffè con l’altra "Signori, vorrei proporre un brindisi".
Condivisero tutti uno sguardo divertito, prendendo le loro bevande nelle mani e imitando il loro amico "Chi ha fatto di te il testimone di Jones, è meglio che tu scelga me come testimone o ti taglierò le palle" sussurrò Victor e ci furono una serie di risatine di risposta. Attesero ansiosamente fino a quando Filippo continuò "Alla bella e falsa unione del nostro amato leprecauno, l'unico e solo Killian Jones" tutti applaudirono e iniziarono a schernirlo ridendo fino a quando si alzò e salutò come se quelle offese fossero reali, sghignazzando. Filippo li zittì, agitando la mano con impazienza così avrebbero potuto andare avanti "sì, come dicevo, l'unione tra questo bastardo e la bella, divertente e talentuosa Emma Swan".
Tutti applaudirono, fischi di Victor inclusi. Killian lasciò cadere la mascella assolutamente perplesso."Non è nemmeno qui, perché vi state preoccupando di leccarle il culo?".
Filippo si strinse nelle spalle "Non lo sto facendo. E’ un dato di fatto".
"Sei sicuro? Aspetta…Lei è qui. Sta ascoltando. Swan, vieni fuori adesso?" Fece finta di guardarsi attorno come se ci fossero delle telecamere invisibili, sorridendo tutto il tempo. Jefferson alzò gli occhi al soffitto, roteando gli occhi alle sue buffonate "Sei un tale idiota".
"Andiamo Killian. Non puoi negare che sia bella. Divertente. E di talento" disse August dal suo posto all'altra estremità del divano.
"È un dato di fatto, questo posso dirlo".
Il tastierista fece un gesto con le braccia, invitandolo a continuare "Oh ti prego di continuare".
Proprio prima di iniziare il suo discorso, poté sentire Jefferson brontolare sottovoce " …ma guarda un po’…stà praticamente per sposare la ragazza ed eccolo qui a parlare male di lei".
"Non sto parlando male di lei. Sto solo puntualizzando cose che il mio caro compagno ha appena detto su di lei, l’ha descritta come se fosse una specie di angelo caduto dal cielo".
Filippo gettò le braccia in aria esasperato "Non l’ho fatto ..."
Lo guardò come se fosse un bambino, Killian proseguì alzando un dito in aria.
"Semantica, amici! Punto primo:. Bellissima". Fece una pausa immaginando i lunghi riccioli biondi, i profondi occhi verdi, la pelle di porcellana. Le labbra imbronciate. Quelle piccole lentiggini sul suo naso. Belle spalle. E le gambe.
JONES. Stai prendendo troppo tempo. Risposta. Qualsiasi cosa. Ora. "Non nego che sia attraente ... ma ho avuto di meglio".
Lanciarono tutti un gemito, anche August si unì agli altri "Affascinante, non è vero? È quello che dici a ogni ragazza che cerchi di portarti a letto?"
Rivolse al compagno il suo miglior sorriso,  per gentile concessione di Miss Swan "Sei esilarante". Continuò sollevando un altro dito. "Secondo: Divertente. Beh, considerando che ogni volta che apre quella bocca lo fa per insultarmi, io non la vedo poi così divertente".
"Questo perché si difende o è disgustata dalle tue insinuazioni, sei un idiota".
Lui agitò la mano in aria "Lo stesso vecchio discorso, sempre lo stesso, la maggior parte delle ragazze sarebbe entusiasta di essere colpita delle mie allusioni".
Era davvero così.
"Questo è quello che dici tu" Victor convogliò con una risata, seguito dal resto dei ragazzi. Killian si scagliò contro di loro "Vedete? Quando lo fanno gli altri tutti ridono, ma quando lo faccio io, mi chiamate con tutti i nomi possibili. Vi odio"
Filippo si alzò dal suo posto e si avvicinò a lui pizzicandogli la guancia beffardo. "Awwwwwwwwww, povero Jones che non è amato abbastanza".
"Vieni qui bambinone" seguitò August che andò accanto a lui, il braccio poggiato sulla spalla, spingendolo con affetto. Lui finse di ignorarli, cercando di mantenere un qualche tipo di compostezza.
Jefferson lasciò la sua tazza sul tavolo e si unì a loro sorridendo "Scommetto che desideri ricevere un po’ di amore ora. Sai… firmare su carta è fondamentalmente, ma ti amiamo comunque."
"Sì, giusto … non credo davvero che Emma sarà così ansiosa di andare a letto con lui" sbuffò August.
"Chi ha parlato di letto? Almeno un po' di coccole e baci".
Oh Dio... "Ciò che ogni ragazzo desidera. Coccole".
Jefferson si alzò dal suo posto sul divano e batté le mani, guadagnando la loro attenzione "Ragazzi, dobbiamo avviarci. Dobbiamo essere da Gold tra mezz'ora. Ripuliamo, forza!"
Mentre tutti si rialzavano dai loro posti, portando contenitori e bicchieri su e giù per la stanza, Filippo richiamò Killian dal fondo della sala "Talentuosa".
"Cosa?"
"Talentuosa. Ho detto che Emma aveva talento, ma non ti sei soffermato a discutere su questo".
Si fermò momentaneamente perso nei suoi pensieri. Huh. Si era dimenticato di un punto. Scrollò le spalle. "Beh, dato che non ho avuto modo di apprezzare le sue doti recitative o di vedere qualche suo film, non posso giudicarla su questo, credo".
Tutti rimasero congelati guardandolo come se fosse un pazzo. Fu August che finalmente pronunciò un reverenziale "Come non l’hai fatto?"
Lui lo guardò con curiosità. Che cosa c’è? "No".
Anche Victor sembrò imbarazzato al pensiero "Perché no?".
"Non lo so, me ne sono dimenticato ...?" Perché erano così preoccupati a riguardo?
"Amico, di cosa ti aspetti di parlare con lei, se non sai nemmeno cosa fa?"
Lo derisero e fu infastidito dai loro toni "So quello che fa. E’ un'attrice".
"Ma tu non sai quanti film ha fatto o in quali progetti può essere stata impegnata. Ricerca, Jones, ne hai mai sentito parlare?". Il sopracciglio alzato di August fece solo aumentare il suo fastidio.
"Sì beh, Gold e Regina mi hanno detto che quest’ultimo suo progetto è piuttosto importante,  non so  nulla a riguardo, quindi qual è il problema?"
"Sai almeno di cosa parla il film o come si chiama?"
"No".
"Per l'amor di ..." August si interruppe, rivolgendogli uno sguardo da padre che rimprovera il figlio "Sei davvero qualcosa di assurdo, Killian io davvero non capisco: sei d'accordo a firmare questo contratto, in qualche modo rinunci alla tua vita al fine di 'salvare la band' e tutto il resto, con questa ragazza che è pronta davvero a salvarci le chiappe ... e non sembri affatto interessato a far si che l'affare vada a buon fine".
Lui lo fissò, offeso "Ha tanta importanza sapere in quale film ha recitato o cose del genere?"
"Beh, al fine di far funzionare un rapporto si – per quanto possa essere falso in questo caso - la maggior parte delle coppie cerca realmente di conoscere l'altro e lei l’ha fatto, almeno" rispose.
Aspetta. Che cosa aveva detto?
"Cosa?"
Gli rivolse uno sguardo curioso, come per cercare di capire se stesse mentendo oppure no "Lo sai che ha ascoltato le nostre canzoni, non è vero? Mi ha mandato un messaggio".
Il suo stomaco si strinse, non era davvero sicuro per quale ragione esattamente -  lei aveva ascoltato le loro canzoni, come ricordava dalla loro conversazione del giorno precedente, dimostrando di essere almeno un po' curiosa della loro musica - e lui era a conoscenza del fatto che lei non sapeva  niente riguardo alla band prima del loro incontro al Gala - o per il suo SMS ad August?
Gli piaceva pensare che fosse la prima ragione.
Il suo amico sospirò chiudendo la sua solita giacca di pelle nera e prendendo il suo casco dallo scaffale "Promettimi almeno che vedrai il trailer o di noleggiare il suo ultimo film questa settimana, ok?"
Lui annuì scrollando le spalle nella sua giacca e afferrò gli occhiali, seguendo i suoi amici fuori dall'edificio dove erano parcheggiate le loro auto. Prese le chiavi dalla tasca della giacca, allontanandosi mentre osservava August montare in sella alla sua moto e il resto dei ragazzi entrare nelle rispettive auto.
"Vuoi un passaggio, biondina?" Gli chiese Victor soffiandogli un bacio e cercando di alleggerire l'atmosfera dopo il suo litigio con August.
"Nei tuoi sogni. Gara fino all'ufficio di Gold?".
Lui sorrise  "Pensavo che non me l’avresti mai chiesto". Entrambi si scambiarono un'occhiata fino a che non sentirono il clacson dalla macchina di Jefferson che suonava sempre due volte quando voleva cambiare argomento. In questo caso, le corse non erano permesse a quanto pare, dato che aveva rivolto loro uno sguardo fulminante "Ragazzi, niente cose divertenti. Vediamo di arrivare tutti vivi, okay?".
"Sì, mamma" rispose lui abbassandosi gli occhiali sugli occhi e avviando il motore, guidò prima fuori dal parcheggio e poi nel labirinto infernale del traffico di Los Angeles '.
__________________________________________________________________________________________________
 
 
A volte si chiedeva se i bambini crescono davvero.
Specialmente quando sei all'interno di un ascensore con altri quattro ragazzi quasi sulla trentina e tutti iniziano a saltare contemporaneamente in modo che la cabina tremi fino alla fine del suo viaggio con risate che echeggiano tra le pareti e senza tralasciare gli spintoni giocosi.
A Killian piaceva pensare che il nome del loro gruppo fosse perfetto in situazioni come queste. Si comportavano come dei veri bambini. Amava giocare con loro.
Una volta usciti dall'ascensore, raggiunsero insieme la porta di Gold scambiandosi battute e non sembrava affatto che fossero sul punto di firmare un contratto che avrebbe sicuramente influenzato le loro vite da quel giorno fino a un futuro non ben noto.
Killian non avrebbe potuto esserne più grato. Sapeva che loro sarebbero sempre stati dalla sua parte.
Nonostante si dimostrasse tranquillo nei confronti di questo giorno e di come avesse cercato di rassicurare se stesso  nella sua mente durante l’ultima settimana, era dannatamente terrorizzato all'idea. Non solo non era un tipo da relazioni – anche se questa era una relazione finta - ma il fatto che i media gli sarebbero stati nuovamente alle calcagna, ora che stavano per dare loro qualcosa con cui divertirsi, non lo faceva sentire proprio a suo agio, considerando cos’era successo in passato. Anche se sapeva che adesso era tutto nelle loro mani ed erano Gold e Regina – e naturalmente lui ed Emma – a tenere le redini, continuava ad essere piuttosto diffidente.
Non era esattamente desideroso di scoprire la reazione della gente a questo. Era terrorizzato all’idea che questo folle piano di Gold potesse ritorcersi contro di loro e lasciarli tutti con il culo in mezzo alla strada. Anche se era sicuro che non sarebbe stato il caso - sia Emma che i loro manager avevano detto loro che non si sarebbe arrivati a tanto - era normale essere cauti su tutto, a questo punto, no?
Cercò di convincersi e di ignorare la vocina che urlava dentro di lui, sapeva che aveva paura di una sola reazione a tutto questo casino. Una reazione di sesso femminile con un tatuaggio corrispondente al suo, in particolare.
Il pensiero di lei colpì la sua mente, improvvisamente divenne un’altra fonte di mal di testa.
Del resto era un po' ansioso riguardo alla sua complice, la signora Blondie Straordinaria. La Swan. Emma.
Per quanto poteva lamentarsi del suo essere moralista, bisbetica, nervosa, assolutamente non disposta verso il suo fascino e a flirtare, una completa guastafeste, poteva almeno ammettere che era una forza della natura. Era una ragazza difficile, era impetuosa e spiritosa, non si era mai tirata indietro in qualsiasi sfida le avesse lanciato, era leale e straordinariamente dolce con i bambini, come avevano dimostrato le sue interazioni con Grace...
... Lei era lì.
Entrò nella stanza quasi inciampando dopo Jefferson. Tranquillamente si compose e osservò rapidamente gli occupanti dell’ufficio in attesa degli altri, confondendosi di fronte alla scrivania super-organizzata di Gold mentre lentamente si avvicinava con i suoi ragazzi. Belle e Gold erano appoggiati alla scrivania, mano nella mano con discrezione, mentre ognuno di loro teneva una conversazione diversa: Gold parlava in sussurri sommessi con Regina, mentre Belle ascoltava attentamente e sorrideva per qualcosa che le stava dicendo Red Lips con le mani al vento e con strilli acuti. All’altro lato di Regina si trovava un uomo che non aveva mai visto prima, anche se sospettava fosse il fratello di Emma: era biondo, pelle chiara e spalle larghe, in forma. Divertente, fratello e sorella non si somigliavano, anche se entrambi erano biondi e avevano gli occhi chiari ...
Aveva un’aria calma, fiera ma non debole. Non avrebbe voluto essere un nemico di quel ragazzo.
Beh, avrebbero dovuto vedere come sarebbe andata, pensò con un sorriso interiore. Non aveva intenzione di abbandonare i suoi giochi con Swan per la possibilità di ricevere un pugno sulla mascella da parte di suo fratello in un prossimo futuro.
Suppose che la brunetta che teneva la mano del fratello di Swan fosse la sua ragazza. Aspetta, non aveva forse detto che erano fidanzati? La esaminò in fretta, vedendo in lei i lineamenti di una piccola fata, era davvero minuta, no? Pensò divertito - finché non vide l'anello al dito. Jackpot. Erano fidanzati allora. Osservò come si muoveva in perfetta sintonia con il suo uomo: si chinò, si chinò anche lei; lui si girò, lei fece lo stesso. Era come se gravitassero l’uno verso l'altro.
Come fanno le coppie davvero innamorate.
Ed ecco Swan, in piedi tra Red Lips e la sua futura cognata.
Se non era stato in grado di dire nulla in precedenza sulle sue capacità di recitazione dato che non aveva avuto l'opportunità di vederla, ora  poteva. E Dio, sapeva recitare: la testa alta, le sue labbra sorridevano  nei momenti opportuni mentre ascoltava la storia della sua amica, le mani intrecciate davanti a lei. Ma poteva leggerle dentro.
E nonostante stesse cercando d’ingannare tutti in quell'ufficio dando l'impressione di essere sicura e tranquilla, avrebbe potuto facilmente vedere che non lo era. Si chiese se era in grado di farlo a causa del suo stesso disagio riguardo a tutto ciò o solo perché sentiva che era come un libro aperto per lui.
Terminò l’analisi della sua performance fissandola apertamente quando si rese conto che aveva ancora una volta messo in mostra le gambe. Sorrise notando che non gli aveva dato la soddisfazione di indossare una gonna come le aveva chiesto, ma aveva optato per un paio di pantaloncini, invece. Dei pantaloncini davvero corti. Subdola la ragazza.
Quello che però aveva catturato realmente la sua attenzione era che lei e Red Lips indossavano dei cappelli neri uguali. In realtà, tutto il suo abbigliamento era piuttosto simile a quello della sua amica. Ridacchiò tra se: avrebbe scommesso la sua chitarra sul fatto che non avesse avuto alcuna voce in capitolo sul suo look quel giorno. Un urlo nello stile di Ruby. Vide con la coda dell'occhio come Victor guardò la bruna mentre si voltava verso di loro rendendosi conto che erano arrivati "Finalmente! Ragazzi siete qui!".
E poi tutti gli occhi rivolti su di loro. Improvvisamente iniziò a sentirsi più cosciente, provò a darlo a vedere, mettendo su il suo sorriso e strizzando l'occhio a Belle, che ridacchiò e gli fece cenno dal fianco di Gold. E poi posò gli occhi su Swan, che aveva iniziato a giocherellare con le poche ciocche di capelli che le incorniciavano il viso da sotto il cappello, evitando assolutamente il suo sguardo.
Sì beh, non è un po' troppo tardi per essere timidi Swan?
Marciò nella stanza con i suoi compagni, ci fu uno scambio di convenevoli e abbracci con il piccolo gruppo. Abbracciò Belle e diede una leggera pacca sulla schiena di Gold, poi si rivolse a scambiare una breve ma decisa stretta di mano con Regina, che gli sorrise sottilmente - probabilmente cercando di trasmettere con il suo sguardo un chiaro avvertimento su come avrebbe dovuto trattare la sua pupilla.
Fu spinto da Red Lips prima ancora che potesse protestare fino a quando non fu in piedi davanti alla fatina "Killian - questa è Mary Margaret. E’la fidanzata di David ed è come dire… la miglior designer di moda che tu abbia mai incontrato nella tua vita".
"Accidenti, grazie, ragazza". Le rivolse uno sguardo esausto, se non con un po' di divertimento generato dall'ammirazione evidente che la ragazza nutriva per il lavoro della sua amica. Si ritrovò avanti Mary Margaret - che lo stava esaminando con attenzione con uno sguardo curioso sul suo viso. Si sentiva un po’ agitato  sotto quello sguardo, il modo in cui i suoi occhi lo scrutavano lo trafisse. Mise subito su un bel sorriso e strinse educatamente la sua mano "Ciao Killian. E’ un vero piacere conoscerti, abbiamo sentito parlare parecchio di te".
Lui la fissò, non sapeva come interpretare quelle parole. Voleva dire come una cosa negativa ...? Aveva letto e sentito tutto lo schifo che avevano scritto su di lui? Era stata Swan a parlare di lui? Beh certo che aveva detto qualcosa, idiota, perché avrebbero dovuto essere entrambi qui a firmare il maledetto contratto se non lo l’avesse fatto? Ma...aveva detto qualcos'altro? Si era lamentata di quanto lei lo odiasse?
Era meglio non saperlo, davvero. Sollevando un sopracciglio, scosse la sua piccola mano nella sua e abbozzò un sorriso. "Oh, ci scommetto. E' bello incontrarvi. Anche se temo che la vostra amica non abbia parlato di voi".
Ruby rimase a bocca aperta, atterrita "Lei l’ha fatto!".
"No, non l’ha fatto", replicò con una voce cantilenante.
"Emma!" Oh, Red Lips. Davvero?
"Cosa?" Povera Swan. Lei era lì, dall’altro lato, con un'espressione sconcertata sul viso, come se si stesse chiedendo 'che cosa ho fatto?'. Le sorrise.
"Oi, Swan, un incontro elegante – dov’è la gonna che mi hai promesso?".
Il volto di suo fratello si trasformò in una barbabietola rossa con le narici fumanti "COSA?"
"David" Swan fu veloce ad interromperlo, mettendo una mano avanti alla faccia di suo fratello, come per fermare l'assalto di maledizioni che era sicura volesse vomitare su di lui. Buon lavoro, Jones. Affascinare i finti parenti? Fatto. Swan sospirò, inclinando la testa e per un momento irrazionale, le sue dita stavano per muoversi per sollevarle il mento e far si che lei lo guardasse, dato che non poteva vedere il suo viso nascosto sotto il cappello e le ciocche bionde. Ma si mise le mani formicolanti nelle tasche dei jeans.
Per precauzione.
Swan sospirò e infine bloccò lo sguardo su di lui "Sì Jones, ho passato sulla gonna. Andiamo avanti. Questo è mio fratello David. David, questo è Killian Jones. Adesso mi aspetto che voi due vi comportiate in modo civile e non come dei bambini isterici, va bene?" i suoi occhi brillavano con determinazione, sfidando entrambi a sfidarla. Sorrise innocentemente, come un bambino colto con la mano dentro la marmellata - la stessa mano che offrì a David. Attese un po' fino a quando non cedette, traendo un sospiro e stringendogli la mano con forza eccessiva, anche se Killian finse di non accorgersene.
Una cosa da testosterone. O da maschio Alpha. In ogni caso. Roba da maschi.
Passò lo sguardo da un fratello all'altro, osservandoli da vicino "Voi due non vi somigliate tanto - non siete gemelli, giusto?".
Ruby sghignazzò dal suo fianco e Mary Margaret si coprì la bocca con la mano per cercare in tutte le maniere di non mostrare la sua risata. La fronte corrugata, si voltò a guardare Swan, che fissava il soffitto come se stesse chiedendo a qualche dio sconosciuto un po’ di pazienza "Questo è perché non siamo realmente parenti, genio. Lui è mio fratello adottivo".
Dire che rimase congelato era un eufemismo. Aspetta -  lui era stato adottato? O forse lei? Le parole di poco fa di August sulla ricerca risuonavano nella sua testa in quel momento. Cazzo, perché doveva sempre aver ragione? Prima che potesse riprendersi dallo shock, però, diede un leggero colpo sul braccio di David e aggiunse "sua madre mi ha adottato quando avevo 16 anni".
Oh dio. Significava che era stata nel sistema fino a quando era un adolescente? Nessuno aveva voluto tenerla? Nessuna meraviglia che era così difficile. E ribelle. E protettiva. E testarda. E semplicemente ... Emma.
Una bimba sperduta (Lost Girl). Come loro.
Ed ora un piccolo pezzo del puzzle che era Emma Swan era improvvisamente caduto e si sentì trafitto da lei.
E si sentì in dovere di completare quel puzzle.
La presenza di August e Filippo che si avvicinarono dietro di lui per salutare Emma e la sua famiglia lo tirarono fuori dai suoi pensieri e dal suo fissare in maniera non troppo sottile la bionda al suo fianco. Si abbracciarono e si presentarono a Mary Margaret e David, che come Killian ebbe modo di notare,  furono molto più amichevoli verso di loro ora che era si era fatto da parte e iniziarono una conversazione sulla band e il loro matrimonio imminente, con intromissioni allegre da parte di Ruby non appena sentì qualcosa che coinvolgeva le parole «damigelle» e «abiti». Stava studiando con attenzione le loro interazioni fino a quando non si accorse che lei era accanto a lui. Stava fissando avanti a se quello strano gruppo con un'espressione amorevole sul viso, paralizzata come lo era lui. Quando si rese conto che stava guardando verso di lei, Emma rivolse gli occhi nei suoi e lui la guardò solamente. La guardò sapendo ciò che era, ciò che era stata.
E qualcosa che tutti sapevano sui ragazzi perduti era che tutti condividevano lo stesso sguardo nei loro occhi.
Tagliò bruscamente la pesante connessione tra loro, scosse le mani in tasca e respirò, pensando a qualcosa da dire per rompere il ghiaccio "Così... che cosa è quel cappello?".
La sua voce era un po' senza fiato quando rispose, una mano andò ad accarezzare il cappello in testa "E’ un’idea di Ruby naturalmente. Perché? Non ti piace?".
Posò la mano sopra la sua, accarezzando lentamente il bordo "Mi piace. Anche se potrei pensare ad usi migliori, lo sai".
Alzò un sopracciglio perfettamente arcuato, arricciò il naso, non spostando la mano da sotto la sua "Per favore non dire qualche cosa da spogliarellista che prevede una cravatta e un cappello".
"La mia Swan!! Non sapevo avessi certe idee. Adesso sono molto più propenso a firmare questo contatto ...".
Non poté evitare la sua soddisfazione nel vedere il piccolo sorriso che era apparso sulla sua bocca. O il fatto che la sua mano fosse rovente nel punto in cui la sua pelle stava toccando la sua.
Proprio mentre stava per ribattere, Regina richiamò la loro attenzione e lasciò cadere la mano in fretta.
Con calma le sistemò il cappello sulla testa, inclinandolo un po' indietro in modo che non le facesse ombra sul viso. Poi fece scendere le dita sul viso e sentì un sospiro mentre afferrava quella ciocca di capelli che le sfuggiva sempre dalla coda di cavallo o dai suoi raccolti disordinati o solo per infastidirlo e pregarlo di spostarla dal suo volto, come era successo quando le aveva fasciato la mano nello studio prima che fossero interrotti. Giocò un po’ con i capelli, notando quanto fossero morbidi e come si arrotolavano intorno al dito ed infine li mise con cura dietro l'orecchio, facendo attenzione ad accarezzare il lobo  nel processo. Quando vide come il rossore delle guance si era diffuso al petto e al collo sentì il suo cuore perdere un colpo.
Fece un passo indietro da lei e vide le sue guance arrossate, gli occhi verdi meravigliati e le ciocche bionde in fuga da sotto l'ombra scura del cappello.
"Ok. Ora è perfetto".

________________________________________________________________________________________________________________________
 
 
Cercando di celare nella parte più recondita della sua mente l’incidente del cappello/ciocca di capelli – cosa che risultò essere molto difficile da fare, Killian cercò di concentrarsi sulle parole di Gold e Regina. Non stava prestando molta attenzione - avevano già discusso di questo e gli avevano inviato il contratto, anche se non l'aveva letto, aveva dato solo un’occhiata - che cosa, davvero? Continuava a tamburellare con le dita sulla sua gamba, canticchiando nuove melodie che gli erano venute in mente mentre il resto dell’assemblea intorno ascoltava le parole dei manager. Evitò accuratamente lo sguardo di Emma - anche se sospettava che lei stesse facendo lo stesso, stava meditando quando vide con la coda dell'occhio come stava giocherellando con il ciondolo che aveva appeso al collo (era un orologio?). Fino a quando la mano di Mary Margaret afferrò la sua, intrappolando il meccanismo ad orologeria nel suo pugno.
Amicizia pura. Poteva capire perché lei, Red Lips e Swan andassero così d'accordo. Le tre si bilanciavano perfettamente.
All'improvviso sentì una mano afferrare il suo avambraccio e vide Victor spingerlo un po' dal suo posto. Prima che potesse protestare sul fatto che volesse rubargli il posto sul divano, si rese conto che Emma si era alzata e finalmente capì.
Lo stavano facendo.
... Beh, non LO stavano facendo. Stavano per firmare il contratto.
Raggiunsero la fine della scrivania dove erano state poste le carte, due penne incredibilmente eleganti e probabilmente molto costose erano perfettamente sistemate sul punto in cui entrambe le loro firme sarebbero dovute andare. Lo spazio vuoto al fondo del documento sembrava farsi beffe di Killian. Qualcosa di caldo toccò il suo braccio e lo fece sobbalzare un po'. Si accorse che Emma stava camminando al suo fianco e che stava tremando debolmente mentre si avvicinava alle carte.
Quando si fermarono proprio davanti ai documenti, cercò di alleviare  la tensione nel solo modo che conosceva. "Aspetta, non ci sono i voti da scambiare o cose del genere?".
Sentì Victor scoppiare in una risata dal suo posto sul divano dei ragazzi, aggiungendo "niente ragazze nude, niente voti!" spingendo in qualche discussione tra loro e gli amici di Emma - era sicuro che suo fratello avrebbe avuto qualcosa da dire a tale proposito. Quella era la sua intenzione fin dall'inizio. Prese la penna sulla destra in mano e vide Emma prendere l'altra. I loro sguardi si incrociarono ancora una volta e sentì una voglia folle di stringerle la mano, o lei, o qualcosa del genere, per tranquillizzarla.
Tutto quello che riuscì a fare però, fu di chiederle a  bassa voce "Sei sicura?".
Alle sue parole sembrò sgonfiarsi. Lei si irrigidì, raddrizzò la schiena e i suoi occhi assunsero un’espressione audace. Tutto il suo atteggiamento cambiò, come se avesse avuto solo bisogno di vederlo sotto un'altra luce. Gli rivolse un sorriso dolce e tenendo una mano sul foglio e l'altra  a scarabocchiare la sua firma nella casella vuota con il suo nome impresso sotto di essa, aggiunse "Jones… sembra quasi ti stia prendendo la mia verginità".
Lui sorrise. Questa era la sua Swan. Replicò le sue azioni, firmando nel suo spazio e leccandosi le labbra le rivolse uno sguardo penetrante "Beh, visto che questa è una falsa relazione, potremmo sempre avere anche la nostra falsa prima volta se sei d’accordo ...".
Prima che potesse tornare al suo posto accanto ai suoi amici che avevano già iniziato ad alzarsi in modo che potessero firmare i rispettivi documenti, le sussurrò in un orecchio "... Emma Moira Swan".
Si voltò e lo fissò apertamente, con la confusione incisa sul viso e la bocca aperta. Lui sorrise sfacciatamente, tornando al suo posto, quando sentì Ruby urlare eccitata "YAY, ALLARME NUOVA COPPIA!!! Possiamo già ufficializzarlo su Facebook?".
La voce di Regina risuonò, fresca ed esigente, tra le risate e fischi che in quel momento si stavano scambiando "Non così in fretta, non fino a quando Miss Swan e Mister Jones saranno avvistati insieme questa settimana durante il loro primo appuntamento naturalmente".


************************************************************

Buongiorno!!! Non so cosa possa essere successo, ma i capitoli non erano più visibili, quindi sto provvedendo a reinserirli, mi dispiace tanto :( Ringrazio tutti voi che state leggendo la storia e in particolare A lexie s e pandina che mi stanno dando un supporto incredibile, un abbraccio ragazze!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** L'Appuntamento (I^ Parte) ***


Cap 12 – L’Appuntamento (I)

 
Emma tornò al divano con le gambe leggermente tremanti, l'eco del suo nome sussurrato le risuonava ancora nelle orecchie.
Come diavolo faceva a saperlo?
Guardò verso di lui, seduto dall'altra parte della stanza mentre il resto della band si alzò per andare a firmare i documenti, le sorrise leggendo il suo volto. Accidenti a lui. Inclinò la testa verso sinistra facendo cenno alla scrivania dove i ragazzi stavano litigando per le due penne e ridendo alle firme gli uni degli altri, tra "che autografo da ragazzina"," E’ questo che scrivi sui manifesti e sulle foto per i fans?" e "Stai zitto!". Lei seguì il suo sguardo e vide i documenti che avevano appena firmato.
Oh. Oh.
Quel bastardo.
Naturalmente il suo nome completo sarebbe stato indicato nella casella della firma e lui aveva avuto il coraggio di spiare su di essa! Non si era nemmeno accorta che ci fosse, strano, tenendo conto che di solito arricciava il naso ogni volta che le veniva ricordato quando doveva compilare documenti ufficiali o qualsiasi altra cosa. Non era particolarmente affezionata al suo secondo nome. Certo, era un bel nome. Era piuttosto insolito.
Anche se era insolito sentire di orfani infastiditi dal fatto che i loro genitori biologici si erano preoccupati di dare loro un nome prima di abbandonarli sul ciglio di una strada, dopo tutto.
Raccolse tutto il suo fastidio nello sguardo che gli mandò,  al quale lui fece semplicemente spallucce e un sorriso più ampio. Fu interrotta dal suo sogno ad occhi aperti sui possibili modi per torturare il figlio di puttana, quando sentì Ruby strillare sul rendere qualcosa ufficiale su Facebook - quella ragazza, davvero, dovette resistere alla voglia di attaccare una mano sulla bocca della sua amica per un minuto. Fu la risposta di Regina all’esclamazione della bruna che riportò la sua attenzione alla conversazione.
"Non così in fretta - non fino a quando Miss Swan e Mister Jones saranno avvistati insieme questa settimana durante il loro primo appuntamento, naturalmente".
Si girò con gli occhi inorriditi verso Mary Margaret, che era seduta alla sua sinistra aspettando il suo turno per firmare insieme a David e Ruby subito dopo il resto dei Lost Boys. Sembrò avvertire il suo panico momentaneo e le afferrò la mano con forza, come aveva fatto in precedenza per cercare di alleviare i suoi nervi proprio prima di firmare. Era stupido da parte sua essere in preda al panico in questa fase del gioco, si rimproverò.
Ma, immaginando nella sua mente i possibili scenari di questo imminente primo appuntamento con Jones, non poté fare a meno di desiderare di strisciare nel suo letto e nascondere la testa sotto il cuscino e non uscire per una settimana. O per sempre. Avrebbe dovuto pagare Henry per portarle i suoi pasti e unirsi a lei a guardare film e leggere il suo libro di favole o quello che voleva -  tutto a condizione di non uscire. Essere un’eremita non suonava poi così male, vero? Sarebbe stata bene.
Purtroppo, l'inchiostro del suo nome su quel maledetto documento non si era nemmeno ancora asciugato, rendendo il suo legame ormai ufficiale.
Sentì il calore della mano di Mary Margaret lasciarla mentre si alzava con David e Ruby, la sua amica con il cappello scosse i fianchi giocosamente e le strizzò l'occhio mentre passava davanti a lei. Si rivolse a Regina, mentre la sua famiglia stava aggiungendo i suoi nomi al contratto "Che cosa avete in programma per questo coming out?"
Subito dopo che quelle parole lasciarono la sua bocca,  si pentì. Mise la testa tra le mani, chiudendo gli occhi con un sospiro, ma poteva sentire il suo sbuffo e le sue parole beffarde "Coming out, eh Swan? Spero davvero che mi abbiano ascoltato quando ho chiesto l'opzione trio, quindi se hai voglia di invitare una signora a qualcuno dei nostri prossimi appuntamenti..."
Prima che potesse dire qualcosa, suo fratello si mise davanti a lei e gli rivolse uno sguardo minaccioso "Zitto Jones. Dovresti trattare mia sorella con più rispetto, se non vuoi andare ad esibirti con un occhio nero".
Emma gli prese la mano tra le sue e lo tirò fino a che non fu seduto accanto a lei ancora una volta, senza preoccuparsi di guardare il suo finto fidanzato "David, posso gestirlo da sola, okay?".
"Lo so. Solo che non mi piace il modo in cui ti parla" disse, aggrottando la fronte. Lei alzò gli occhi.
"Per l'amor di Dio – è solo un asino presuntuoso, ho affrontato di peggio".
Lui la guardò con tristezza, strofinando il pollice sulla sua mano rassicurante e sussurrò in modo che nessun altro avrebbe potuto sentire "questo è quello che mi preoccupa".
Le sue parole le provocarono un brivido lungo la schiena, sapendo esattamente che cosa intendesse dire. Anche se aveva evitato per anni tutto ciò che riguardasse incontri e appuntamenti - ad eccezione di qualche uscita casuale che erano estremamente rare per lei e non ne aveva da anni - non era sempre stata una fredda stronza senza cuore verso le questioni amorose. Una volta era una ragazza ingenua, che era caduta preda di un'altra presa in giro da parte di uno stronzo arrogante.
E lei si era stata effettivamente innamorata di lui.
Facendo uno sforzo per ricomporsi, gli sussurrò "non ora" e continuò il discorso con Regina riguardo la questione della prima uscita. Notò come Jones aveva esaminato l'intero scambio tra lei e suo fratello con uno sguardo pensieroso sul suo viso, come se stesse cercando di trovare la risposta ad un indovinello difficile.
Già, beh, sogna, bastardo.
Si chiese se avrebbe mai smesso di chiamarlo così nella sua mente. O addirittura dirlo. Mai.
"Mr. Gold ed io abbiamo pensato che per una prima uscita per un appuntamento sarebbe perfetta una cena", il suo manager andò avanti come se nulla fosse accaduto, sono affari del resto. Che lei sia benedetta.
Mary Margaret sorrise dal suo posto accanto al fidanzato. "Oh, carino” . Regina sorrise, compiaciuta che la sua idea sembrava essere accolta.
"Hai in mente qualche posto in particolare?" Chiese Filippo, tornando al suo posto sul bracciolo del divano. Si girò di nuovo verso Regina, era curiosa anche lei. Non aveva frequentato molti ristoranti di lusso, tranne quando era in viaggio e si sentiva in dovere di provare qualsiasi cosa tipica della regione o i piatti tradizionali. Amava i cibi esotici e di solito provava la cosa più strana che il posto aveva da offrire - aveva assaggiato anche le chapolines, delle cavallette fritte,  quando una volta era stata in Messico con i suoi amici del college. Diciamo solo che non sono molto belle da vedersi.
Regina annuì "Il Cielo, a Beverly Hills".
La stanza si riempì di fischi e "ohhhhhh" .
"Italiano?" Jones chiese.
"No stai scherzando?" Lei alzò gli occhi verso di lui. Che genio. Le rivolse uno sguardo indifferente e lei si risistemò il cappello, bloccando la sua visuale e mostrando la sua migliore faccia innocente.
Il cappello che le aveva in precedenza sistemato sui capelli. Come poteva trasformare qualcosa di così semplice come il sistemare un cappello come qualcosa di così eccitante e dolce allo stesso tempo, stava ancora cercando di scoprirlo.
Ringraziò Ruby che arrivò saltellando tutta eccitata alla sua sinistra – che sorpresa - per averla riportata indietro dai suoi pensieri traditori che coinvolgevano mani calde, cappelli, degli occhi azzurri stupidamente penetranti e ciocche di capelli. "Oh mio Dio. Il Cielo è uno dei più lussuosi! E’ famoso perché è frequentato dalle celebrità!".
August guardò l'amica con un sorriso divertito "Ruby, inizi a sembrare una stalker, lo sai?".
Lo era davvero.
"Oh, zitto" la sua amica si mise a ridere. Eh, ogni volta che la chiamava in quel modo Ruby le dava un pugno sul braccio o iniziava una filippica per spiegare perché lei non era una stalker. Invece adesso, un ragazzo carino di una band di successo le aveva detto la stessa cosa e lei aveva risposto con una risatina e un battito di ciglia. Non è giusto.
Gold si schiarì la gola, mentre sistemava tutti i documenti in mano, ora firmati, dopo averli contati ed essersi assicurato che non c'era più niente da fare li diede di nuovo a Belle così che lei li potesse controllare per l'ultima volta "Come Miss Lucas ha sottolineato ..."
"Miss Lucas?" Victor alzò un sopracciglio verso le ragazze sul divano di fronte e Ruby sollevò il braccio in aria e le sue labbra formarono un sorriso imbarazzato. Oh, era ora. Finalmente avrebbero preso in giro la sua amica dopo che lei aveva subito i suoi scherzi su macchie, sulla sua affascinante costar e possibili pretendenti negli ultimi anni. La vendetta è una stronza o almeno così dicono.
"Sì, signor Whal, la signorina Lucas ha sottolineato come questo ristorante è noto per essere particolarmente amato dalle celebrità di Hollywood – la sua lista clienti è piena di nomi di fama del settore e …" fece una pausa, avendo cura di stabilire un contatto visivo con lei e subito dopo con Jones " è anche facile imbattersi nei paparazzi di guardia alle sue porte per rubare le foto dei possibili clienti".
Ah. Eccolo.
Il nocciolo della questione.
Sospirò, la mano andò di nuovo ai capelli per trovare il cappello piantato sulla sua testa di nuovo. Accidenti, aveva dimenticato che lo stava indossando. Avvolse un ricciolo biondo intorno al dito, tirandolo leggermente, cercando di calmare il respiro "Per quando avete fatto la prenotazione?".
"Sabato sera, alle 8:00" Belle rispose distrattamente da dietro la scrivania, mettendo tutte le carte in una valigetta in pelle. Probabilmente si era occupata di organizzare la cosa insieme al suo manager e a Gold - almeno sapeva quello che stava facendo. Il breve pasto che aveva condiviso con lei la settimana precedente l’aveva tranquillizzata su questa cosa, sapere che Belle avrebbe approvato e ricontrollato ogni cosa una seconda volta e avrebbe consigliando il marito su qualsiasi cosa avrebbero progettato in futuro per la finta coppia. Era sorpresa della fiducia improvvisa che sentì nei confronti della piccola giornalista.
Lei non dava fiducia così facilmente.
"Aspetta - sabato?" David intervenne agitato "Dovremo cancellare la nostra serata, allora".
"Così sembra" Ruby commentò tristemente. Poi si strinse nelle spalle e come se non ci fosse nessun problema disse "Nessun problema, possiamo sempre riprogrammare - Emma, ​​scrivi un SMS a Graham per dirgli di venire Domenica o la prossima settimana se non ha già impegni".
"Cos'è questa cosa del sabato di cui ho sentito parlare?" Filippo si unì ignaro alla discussione.
"Cerchiamo sempre di stare insieme almeno una volta alla settimana per guardare un film o cenare insieme a casa di uno di noi" Mary Margaret era sempre più desiderosa di spiegare.
Jefferson inclinò la testa "Perché non basta andare fuori da qualche parte? Sono sicuro che andando in giro con Emma o Humbert potreste entrare in alcuni dei locali più belli senza avere alcun problema".
Si scambiarono delle occhiate tra loro. Fu David a rispondere scrollando le spalle con leggerezza "Non ci interessa più di tanto, ci piace stare solamente tutti insieme, sai?".
I Lost Boys li esaminarono ed Emma si sentì un po' esposta in quel momento, come se la stessero giudicando per non essere il prototipo della tipica stella di Hollywood. Cercò di convincersi del fatto che non gliene fregasse niente di quello che pensavano di lei - anche se sapeva che non era vero. Qualunque cosa pensava di sentire, era chiaro che in realtà aveva cominciato ad apprezzare quei ragazzi. Ma quando guardò verso di loro fu più che sorpresa di vedere che la stavano fissando - ovviamente -  ma con rispetto e comprensione nei loro occhi. Come se comprendessero il sentimento. Come se la capissero.
E chi poteva dire che non lo facevano?
"E da quanto tempo Humbert si unisce a voi?" Chiese Jones con un’espressione vuota sul suo volto.
Perché deve sempre chiedere di Graham?
Vide gli occhi di Mary Margaret lanciarle uno sguardo bruciante dal fianco di David e si ricordò della conversazione dell'altro giorno su come la gente le facesse sempre domande sulla sua costar. Oh dio. Stava cominciando ad arrivare il mal di testa. Raddrizzò le spalle e si rivolse nuovamente a Jones "Dopo che ci siamo incontrati per il film, l'ho presentato ai miei amici e abbiamo legato, così tra le riprese e dopo che queste sono finite, usciamo tutti insieme". Lei lo guardò con aria di sfida "Perché, c'è qualche problema, tesoro?". Iniettò tutto il veleno che poté nell’ultima parola, chiarendo il suo punto sulla questione.
Non dando nulla a vedere con la sua faccia, finalmente sorrise crudelmente "Niente affatto, cara."
Il bastone di Gold colpì la scrivania con un paio di colpi ritmici attirando la loro attenzione verso di lui.  "Tutto deciso allora Jones" indicò il frontman con il dorato (ah! oro – Gold. Esilarante ... - Emma, ​​RESTA CONCENTRATA!) manico del bastone". Andrai a prendere Miss Swan Sabato alle 7: 30 in punto. Indossa qualcosa di elegante, non metterti nei guai e … " lasciò le parole sospese in aria per un attimo e sentì come se l'aria venisse risucchiata dalla stanza, temendo ciò che avrebbe detto dopo "se siete d’accordo - date loro qualcosa con cui divertirsi, ok?".
Tutti nell’ufficio si scambiarono sorrisi divertiti, sguardi, David fece scrocchiare le nocche della sua mano e Victor fischiò e diede una pacca sulla schiena di Jones. Lei non poté far altro che fissarlo, sapendo esattamente a cosa Gold si stesse riferendo con quell’affermazione.
Avrebbe dovuto agire come se fosse stata infatuata della rockstar.
La domanda era - poteva farlo?
La parte peggiore di tutto questo era che una vocina fastidiosa nella sua testa le assicurava che non sarebbe stato troppo difficile. Ed era questo che la spaventava di più.
Si rese conto in ritardo che tutti si erano alzati - la riunione era finita, le carte firmate e tutti erano liberi di andare. Vide Ruby andare verso i ragazzi, battendo le mani eccitata e dicendo loro Dio sa che cosa e David e Mary Margaret che chiacchieravano tranquillamente con Gold e Belle, Regina chiuse la valigetta e si congedò, facendo una gesto con la mano chiedendole di chiamarla se avesse avuto bisogno di qualcosa o ci fossero state novità. Rimase interdetta per un po' prima di rassicurare il suo manager con un cenno del capo e un rapido gesto con la mano, cercava le chiavi nella sua borsa mentre giocava nervosamente con l'orologio appeso al collo che Ruby aveva insistito che indossasse - insieme a tutto il resto. Stava per prendere il disegno di Henry in mano - come faceva sempre – mentre l’altra rovistava nelle tasche alla ricerca delle chiavi quando un'ombra cadde su di lei. Lei alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi azzurri e rimproverò se stessa dentro di se per lo svolazzare che aveva sentito nel suo stomaco.
"Allora alle 7:30"
Lei deglutì "Sì, ho sentito".
Lui la fissò, in attesa di qualcosa. La stava rendendo troppo nervosa per i suoi gusti "Hai bisogno di qualcosa?"
"Un indirizzo non sarebbe male, sai...."
"Oh". Voleva prendersi a calci. Questo ragazzo le stava davvero incasinando la testa. E quell’accento non aiutava affatto. Una mano tremante giunse di nuovo a sistemare il suo cappello, lo tirò un po' indietro in modo che la falda non cadesse sulla fronte e lei vide come dovette combattere per non sorridere alla sua azione, ricordandole ciò che lui aveva fatto poco prima "Certo. Lascia che …" prese il suo telefono e digitò il suo indirizzo a tempo di record in un SMS e lo inviò al suo numero che aveva salvato dopo lo scambio di messaggi della notte precedente. Sentì un segnale acustico provenire dalla sua tasca e alzò le sopracciglia sorpreso, controllò e guardandola notò un luccichio divertito nei suoi occhi "Ecco ora ce l’hai".
"Fantastico. Abbiamo un appuntamento allora" la guardò con attenzione e infine le si avvicinò un po'. Lei si bloccò non sapendo quello che stava per fare e un pò spaventata da quello che poteva avere in mente.
Cosa. Stava. Facendo?
Le prese la mano nella sua e lentamente la portò alle labbra, senza mai staccare gli occhi dai suoi. Delicatamente, le baciò le nocche, strofinando le dita sul palmo della mano con dolcezza e toccando la ferita che aveva fasciato la settimana precedente in una situazione in cui le sue labbra e la sua mano furono fin troppo vicine e il suo respiro caldo sulla sua pelle.
Sentì freddo alla perdita di contatto quando lui lasciò cadere la sua mano che rapidamente mise nella tasca posteriore dei suoi pantaloncini, come se volesse tenerla al sicuro da ulteriori aggressioni dal suo personaggio. Sì, come no, Swan. Lui sorrise maliziosamente verso di lei e inclinò la testa in un finto saluto.
"Allora ci vediamo Sabato, milady" disse, girando su se stesso e seguendo il resto dei suoi amici fuori dalla stanza, lasciandola piantata sui suoi piedi mentre si chiedeva come avrebbe potuto sopravvivere a questo.
 
 
"Per la centesima volta, sto benissimo" ripeté stancamente.
"Emma, ​​sei sicura?"
"Oh mio Dio ..." Si pizzicò la radice del naso, esasperata. Probabilmente era la quinta volta che Mary Margaret glielo chiedeva ed era sempre più tentata di gettare il telefono dalla finestra a questo punto. Stava per rispondere in modo non così educato – dato che stava perdendo la pazienza, a questo punto, ovviamente - quando un urlo in preda al panico giunse dalle sue spalle.
"STAI ROVINANDO IL TRUCCO, STAI FERMA O DOVRO’ TAGLIARTI UNA MANO SWAN".
No, come se non ne avesse abbastanza del fatto che una delle sue amiche era entrata in modalità bodyguard e le ripeteva la frase per-piacere-dimmi-che-ci-avevi-pensato-prima, no – adesso doveva anche fare i conti con l’altra migliore amica intenta in una preparazione  pre-appuntamento, per vestirla e fare in modo che il suo make up e i suoi capelli fossero come lei li definiva "La perfezione alla Mary Poppins ": praticamente perfetta sotto ogni aspetto. A lei non interessava affatto - bugiarda, qualcosa brontolò nella sua mente, sapeva bene che questo le avrebbe dato più di un pensiero; si trattava di un ristorante di lusso, dopo tutto e aveva anche firmato un accordo, promettendo di andare fino in fondo e lei non aveva mai rotto le sue promesse. Ahimè, non avrebbe dovuto preoccuparsi: Ruby era arrivata con un abito in una mano e i tacchi nell’altra - ugh NO - e la sua borsa del make-up a tracolla sulla spalla, pronta a farne la sua speciale Barbie del giorno.
Era davvero un maestro burattinaio.
Sospirando e cercando di raccogliere quel po' di sanità mentale che le era rimasta dopo la sessione di moda e il discorso di incoraggiamento al telefono con entrambe le sue amiche, finalmente rispose "Sì, sono sicura. Ti chiamo quando torno e vengo a prendere Henry domani mattina alle 10, va bene?".
La sua amica sbuffò un po' e rispose, un po' seccata, ma cercò di sembrare allegra dall’altro capo del telefono "'Ok. Buon divertimento e non dimenticare di chiamare! Ti voglio bene!".
Le aveva davvero detto di divertirsi? Con Killian Jones? Ad un appuntamento falso in un ristorante probabilmente pieno di personaggi famosi e di giornalisti?
Ah.
Riattaccò e girò un po’su se stessa per ispezionare il lavoro di Ruby. Non male. Doveva ammirare il talento della sua amica – riusciva sempre a far sì che si sentisse a proprio agio in qualunque cosa scegliesse per lei e di farla apparire  bene senza troppo sforzo. Pezzi non troppo vistosi o sgargianti, né gioielli scintillanti. E lei era più che contenta di questo. La sua scelta per la serata non era uno degli outfit più temuti che avesse indossato: camicia bianca senza maniche, giacca nera e jeans skinny, tacchi con il cinturino alla caviglia. Ruby oggi aveva optato per una complessa treccia laterale ed Emma sentì un po’ di nostalgia mentre la sua amica lavorava sui capelli, i ricordi delle notti trascorse nel loro dormitorio quando studiavano alla San Francisco State University;  popcorn, esami, film stupidi e pettegolezzi erano le loro uniche preoccupazioni a quel tempo.
Come le mancavano quei giorni.
"Sei stupenda".
"Jones sarà entusiasta di questo" osservò "E sono sicura che il fatto che non mi hai messo in un vestito che mostrasse la pelle non ha nulla a che fare con il farmi stare tranquilla e non farmi andare troppo fuori di testa o ..." si chiese a voce alta, osservando la sua amica dallo specchio. Il sorriso complice di Ruby le confermò che aveva ragione. Lei si girò e l'abbracciò, aveva bisogno delle sue braccia rassicuranti  e dell'odore speziato che si aggrappava ai suoi capelli e ai suoi vestiti, che lei desiderava tanto sentire ogni volta che era lontana da casa e le mancavano il suo buon umore e le sue battute. Ruby si aggrappò a lei accarezzandole la schiena con affetto "Andrà tutto bene e se hai qualche problema o hai bisogno di un piano di fuga, scrivimi, va bene?".
Emma rise ben sapendo che la sua amica intendeva dire esattamente ogni parola che aveva pronunciato "Certo. Mi aspetto di vederti in un mantello e con una maschera. Super Ruby al salvataggio!".
Alzò un pugno in aria eccitata "Sarebbe qualcosa che pagherei per vedere. Ricordati di parlarne ai tuoi amici del cinema per realizzare qualcosa del genere".
Entrambe risero fino a quando non furono interrotte dal suono del campanello. Si scambiarono uno sguardo ansioso, Emma prese la borsetta con un sospiro e raccolse tutto il suo coraggio sperando che tutto sarebbe andato bene – aveva messo i tacchi, dopo tutto, non era mai stata troppo tranquilla con quelli -  arrivò alla porta e l’aprì. Un Killian Jones calmo e raccolto la stava aspettando pazientemente e questo la colse di sorpresa.
E dannazione, stava benissimo. In quel non-mi-interessa-davvero-cosa-indosso-o-come-stanno-i-miei-capelli. Solo dei pantaloni e una camicia leggera. Come hanno fatto i ragazzi ad essere così fortunati? Stava per dirgli qualcosa sul fatto che non si era nemmeno preoccupato di farsi la barba - nemmeno per un appuntamento - ma stava davvero bene così e tenne la bocca chiusa.
Le piacevano particolarmente gli uomini con barba, se fosse stata onesta con se stessa. E lui ne sfoggiava una abbastanza bella.
Passò gli occhi su di lei in maniera non troppo sottile – facendola arrossire, cosa diavolo le faceva questo ragazzo? Non era più un’adolescente - e fischiò in apprezzamento "Devo dire che ti sei messa in tiro, Swan".
Gli rivolse un'espressione annoiata con una mano sopra la porta "Ehi, anche tu".
Lui sorrise e ondeggiò un po' sui suoi piedi. Notò che stava cercando di dare una sbirciata dietro la porta, probabilmente curioso di vedere il luogo dove viveva - la sua casa, il suo rifugio. Sì, non ci sperare, amico. Lei chiuse la porta così da fargli capire l’andazzo e lui sorrise sapendo che era stato beccato. Ruby si presentò dietro di lei scrollando le spalle in una giacca rossa – Aspetta. Quella era … - "Questa è la mia giacca di pelle!".
"E ti amo per avermi permesso di prenderla in prestito!" esclamò lei, baciandola sulla guancia nel tentativo di distrarla e spingendola fuori di casa con le chiavi penzolanti in ​​mano, mentre lei chiudeva la porta dietro di loro. Emma inciampò un po' sui suoi piedi, maledicendo in silenzio i tacchi – si sarebbe slogata la caviglia, lo sapeva - finché non sentì delle mani forti sui suoi fianchi che la presero al volo. Smise di respirare, il battito cardiaco accelerò. Oh dio. Era congelata e nella sua testa contò in attesa che lui la lasciasse andare.
Ma non lo fece.
Le accarezzò i fianchi in lenti circoli esasperanti per più di quanto lei potesse sopportare e prima di poterlo richiamare a riguardo - o di trasformarsi in una pozza di sentimenti avanti alla sua porta di casa, non era davvero sicura di quello che stesse pensando in quel momento - ebbe il coraggio di prenderle la mano e tirarla fino a quando non raggiunsero la sua macchina.
A che gioco stava giocando?
"Vuoi che ti accompagni da qualche parte, Red Lips?" Chiese a Ruby, che si era persa l'intera scena perché troppo occupata con il suo telefono. Alzò lo sguardo quando avevano già raggiunto la sua auto - lui che apriva la portiera per lei in attesa che prendesse posto. Emma lo guardò con attenzione e lui sillabò "Gantleman, ricordi?". Un senso di déjà vu la colpì come una tonnellata di mattoni, l’immagine di Hanry che faceva lo stesso per lei a casa di David la aggredì. Corse in macchina, sperando di dimenticare tutto prima di cominciare davvero a dare di matto per il fatto che suo figlio e quest’ uomo erano più simili di quanto lei fosse pronta a credere. Per non parlare del fatto che voleva imparare a suonare la chitarra.
E se Henry una volta adulto sarebbe stato una sorta di Killian Jones?
La risata di Ruby la distolse dalla sua fantasticheria. "Mi hai già dato un soprannome? Awww. Questo significa che tieni a me!".
"Come non potrei? Sei la migliore amica della mia amata, no? Devo fare in modo che tu sia felice così lo sarà anche lei".
"Certo questo non ha niente a che fare con il fatto che io sia fantastica?" Chiese innocentemente, stringendo le labbra.
"Non montarti la testa Ruby. Allora,vuoi un passaggio o no?".
Lei agitò una mano rifiutando "Non ti preoccupare, sono venuta in macchina, starò bene. Voi due invece, non fate nulla che io non farei!" Gli strizzò l'occhio e corse, iniziando il suo viaggio verso la sua auto. Emma le fissò la schiena, completamente senza parole.
Avrebbe avuto bisogno di un drink una volta arrivati.
Jones entrò dal lato del conducente senza dire una parola – cosa alquanto sorprendente, pensò – avviò la macchina e presto si ritrovarono nel traffico della sera verso la loro destinazione. Il ristorante in questione  era immerso in una zona residenziale di Beverly Hills, un paio di chilometri a est da Rodeo Drive - Emma non ne aveva mai nemmeno sentito parlare e lei viveva lì da almeno un paio di anni ormai. Beh, pensò con una scrollata di spalle, non è che avesse avuto molto tempo per esplorare la zona elegante della città. Ci era stata con Henry più di una volta i primi tempi che si erano trasferiti in città e amavano i loro viaggi verso la spiaggia durante il fine settimana quando era libera con la banda - Ruby insisteva che tutti avrebbero dovuto imparare a fare surf o non sarebbero stati dei californiani - ma lei aveva molta più familiarità con San Francisco e Portland, dove aveva vissuto gran parte della sua vita: quando frequentava il college e quando viveva da sua madre, naturalmente.
"Stai bene, Swan?"
Saltò sul suo sedile, ruotando gli occhi spaventati al suo compagno, che la stava osservando con curiosità mentre erano fermi ad un semaforo, tamburellando tranquillamente con le dita sul volante in sincronia con la musica proveniente dalla radio. Cercò di sembrare disinvolta - anche se sospettò che non le avrebbe creduto. Non era sicura che lei l'avrebbe fatto se fosse stata al suo posto. "Sì, tutto bene".
Sorrise, come se sapesse cosa stava pensando. "Okay. Siamo quasi arrivati, così ci prepariamo".
Emma sentì il suo cuore fermarsi per un attimo. Lei deglutì e la sua mano si chiuse in un pugno, afferrando la borsa come se la sua vita dipendesse da questo"Prepararci per che cosa?".
Il suo ampio sorriso fu un lampo nel buio che illuminò l'interno della vettura "Lo spettacolo deve iniziare, tesoro".
 
 
Erano arrivati.
Uno dei dipendenti del ristorante fece cenno a Jones indicandogli dove avrebbe potuto parcheggiare l’auto e quando si fermarono, andò ad aiutarla – perché questi ragazzi dovevano essere tutti così dannatamente educati. Tentò di rivolgere al povero ragazzo un sorriso riconoscente, ma intuì che fu più simile ad una smorfia, mentre pregava qualunque divinità in ascolto di aiutarla a non farla cadere nel breve tragitto verso il tavolo che avevano prenotato a causa di quei maledetti tacchi che avevano già cominciato a infierire sui suoi piedi. Era così concentrata nel compito di mettere un piede davanti all'altro, che quasi gridò quando sentì qualcosa strisciarle dietro - fino a quando si rese conto che era la mano di Jones sulla sua schiena, che la guidava attraverso la porta del ristorante. Stava per dirgli di tenere le sue dannate mani a posto, se non voleva che gliele tagliasse una volta che sarebbe stata in possesso delle posate, quando lo vide spostare la testa e quando la sua bocca fu accanto al suo orecchio, mormorò "Non facciamo casini – qualcuno ci sta osservando, quindi continua a camminare".
Si irrigidì alle sue parole e cercò di non mostrare l'incertezza, il dubbio e la paura improvvisa che sentiva al momento con la sua espressione. La sua mano premette un po’ più forte sulla schiena, spingendola un po' finché non furono nel corridoio. Iniziò a guardarsi attorno, Emma non poté fare a meno di pensare che quel posto sembrava molto ... accogliente. E incredibilmente romantico. Ella avrebbe adorato questo posto - avvolto in una bellezza accattivante e da arredi eleganti. Luci scintillanti illuminavano i diversi saloni e le sale da pranzo e la vegetazione lussureggiante ornava le terrazze e il patio aggiungendo un tocco esotico al posto.
Rimase incantata per un momento.
Jones diede il suo nome al maître e ben presto furono guidati al loro tavolo – era sul patio. Per fortuna fu uno dei camerieri a spostare la sedia per lei questa volta - non era sicura di riuscire a gestire un altro episodio dello spettacolo Killian Jones è un Gentleman.
Killian Jones si sedette al suo fianco e iniziò ad esaminare il ristorante con lo stesso sguardo intimorito che aveva lei poco prima. Passò un minuto ad osservarlo - le lunghe ciglia scure, la barba chiara, quelle maledette sopracciglia che piegava ogni maledetto secondo a tutto quello che diceva, i capelli - perché alcuni ragazzi hanno dei capelli così belli? Non era giusto. Avrebbe mentito se avesse detto che non voleva far scorrere le sue mani attraverso quei capelli solo per dimostrare a se stessa che erano morbidi così come sembravano essere.
"Stai godendo della vista, Swan?"
Dannazione.
Chiuse gli occhi con forza e arrossì. Ancora una volta. Questo ragazzo doveva davvero smetterla di farla arrossire. E dovrebbe permetterle di farle toccare i suoi capelli ... NO. Alzò gli occhi verso il resto dei tavoli intorno a lei, notò che la maggior parte di loro erano coppie e piccoli gruppi di persone vestite in modo formale, con bicchieri tintinnanti e piccole porzioni di cibo splendidamente decorate. Lei incrociò le gambe sotto il tavolo e infine affrontò il suo accompagnatore.
«Allora… vino rosso o vino bianco?"
Lui sorrise ampiamente "Pensavo che non l’avresti mai chiesto".
"Niente spettacoli da ubriachi però, ricordi?"
Lui alzò gli occhi verso di lei e richiamò il cameriere dietro di loro "La tua fiducia in me è stupefacente, amore".
Gli servirono i loro bicchieri di vino - non voleva immaginare quanto quella bottiglia potesse costare, Gesù, questo era quel tipo di posto dove non c'erano i prezzi scritti sulla carta. Sì, era proprio quel tipo di posto.
"Sai, penso che un ragazzo laggiù abbia appena scattato una foto in questo momento".
Girò la testa verso di lui così improvvisamente che sentì il collo fare crack "Stai scherzando?"
"Sì, ma è così divertente farti preoccupare" le sorrise, alzando il bicchiere beffardo.
"Fottiti".
"Oh, scommetto che vorresti".
Perché era così sicuro di sé mentre lo diceva? Lasciò cadere la sua testa sulla mano, cercando di non sembrare troppo disperata nel caso ci fosse davvero qualcuno che li stesse osservando.
"Oh Dio, credo che avrò davvero bisogno di un margarita o due dopo questo".
"E poi chiamano me selvaggio" Si trascinò più vicino agli occhi socchiusi di lei "Vedi, non mi dispiacerebbe affatto scoprire come sei quando sei di fuori, Swan".
Lei lo guardò, la confusione apparve sul suo viso "Che cosa? Secondo te io che ti getto lo champagne addosso non è una prova sufficiente di come appaio quando sono incazzata?".
Lui scoppiò a ridere con una mano sulla faccia. Oh Dio, era un po’ smarrita. Che cosa non andava in lui? Dopo essersi ripreso un attimo riuscì a dire tra le risate "Sai, di fuori è un modo per dire ubriaca".
Oh.
«Oh. Beh, credo di aver imparato qualcosa di nuovo oggi" commentò sorseggiando dal suo bicchiere. Di fuori. Huh. Pensò che ricordava il fatto che Graham l’avesse derisa un po’ quando lei aveva detto qualcosa riguardo all’essere incazzata, ma non aveva elaborato. Bastardo. E poi riconsiderò il motivo per cui avevano iniziato una discussione così emozionante sullo slang "Aspetta…vuoi vedermi ubriaca?".
Abbassò la voce, un lampo malizioso negli occhi "Oh. Io scommetto che sarebbe molto divertente averti attorno".
Cercò di non sorridere mentre con il dito tracciava il bordo del bicchiere avanti e indietro, le tornarono alla mente notti selvagge passate fuori con i suoi amici. Avevano avuto la loro giusta quantità di ... serate interessanti "Non indovineresti mai".
Non staccando mai i suoi occhi da lei, ebbe il suo primo contatto con il tavolo poggiando su di esso un pugno "Ti dirò una cosa. Facciamo un gioco?".
Lo guardò con un’espressione sbalordita "Un gioco? Qui?" Questo ragazzo aveva bisogno di concentrarsi. Non si supponeva che quello fosse un appuntamento?
Lui annuì con entusiasmo "Yep. Proprio qui, proprio adesso".
Sollevò la fronte, non del tutto convinta - e un po' nervosa per il suo improvviso entusiasmo. Non sembrava promettente. Affatto. "Spero che non sia un gioco in cui si deve bere o probabilmente manderemo affanculo l’affare che abbiamo firmato giorni fa, amico".
"Nah, lasceremo quel gioco per un altro giorno, se lo desideri, tesoro" si sporse per avvicinarsi "Hai mai sentito parlare delle 20 domande?"
Oh mio Dio. Un flashback degli anni 90’? "Oh, Dio. Che cos'è, siamo al liceo?".
Non sembrò deluso dalla sua reazione. Lui strinse le labbra e continuò "Andiamo, Swan, vedila in questo modo - non siamo stati proprio in ottimi rapporti dal giorno che ci siamo incontrati ..."
Beh, questo è un eufemismo, pensò, mentre girava ancora le dita sul suo bicchiere.
"... E questo è un modo per conoscere l'altro. Non può venire nessun danno da questo, giusto?"
Stava davvero facendo gli occhi da cucciolo?
Lo indicò con fare accusatorio "E se io non voglio rispondere a qualcosa?"
"Ma questo è il divertimento del gioco!" mise il broncio, cercando di non sorridere. Oh, a quel punto capì. Seppe quello che aveva in mente. Gli rivolse il suo miglior sorriso compiaciuto, portando il bicchiere alle labbra.
"Sì, ma considerando che sei uno sporco bastardo che ama flirtare, scommetto che inizierai a fare domande stupidamente intime e private alle quali non voglio rischiare di rispondere prendendoti a pugni in faccia, così ..." lasciò la minaccia in aria per un attimo, sperando che avrebbe carpito l’avvertimento.
Tenne il broncio per un po' e poi finalmente rilasciò un sospiro sconfitto e accasciò le spalle.
"Bene - cosa succede se facciamo 5 domande e possiamo mettere il veto a una di loro?"
Huh. Che è successo? ... fu sorprendentemente fiera nella sua testa in quel momento. L’irlandese sapeva come giocare. Gli tese la mano, quando lui la prese per stringerla, il suo cuore perse un battito. Si fissarono negli occhi e si chiese se anche lui stesse provando la stessa cosa.
Come quando le aveva tenuto la mano non più di una settimana fa mentre camminavano lungo il corridoio dello studio.
"D’accordo" dichiarò con un sorriso soddisfatto, cosa che non aiutò a calmare la corsa del cuore di lei.
Perché aveva la sensazione che questa non era una buona idea ...?

********************************************************************************************************************

Finalmente il primo appuntamento..Killian non perde occasione per dimostrare quanto sia un vero gentleman, anche se un gentleman dalle facili allusioni ( chi non vorrebbe uno come lui? :P) Adesso arriva il bello, che piega prenderà il gioco delle 5 domande? 
Come sempre, se ci sono errori o problemi let me know :)
A prestissimo!!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** L'Appuntamento (II^ Parte) ***


Cap 13 – L’Appuntamento (II)

 
Ordinarono la loro cena in modo da non dover interrompere nel bel mezzo del loro tête-à-tête imminente; Jones propose un piatto di calamari da condividere come prima portata – che lei fece finta di accettare a malincuore, non volendo fargli sapere quanto amasse alcuni frutti di mare - e le chiese di scegliere ciò che avrebbe voluto per la seconda portata. Emma optò per il risotto e fu piacevolmente sorpreso quando la sentì scegliere quello al salmone - lo aveva etichettato come il tipo di ragazzo che sceglieva sempre gli spaghetti o qualsiasi altra cosa con la pasta che offrivano in un ristorante italiano.
A quanto pare Killian Jones era pieno di sorprese.
Quando il cameriere che aveva preso il loro ordine si fu allontanato - dopo aver riempito i bicchieri vuoti - tornò a guardarla con la sua espressione divertita e lei si strinse nelle spalle con noncuranza "Che c’è? Mi piace il pesce"
Si morse il labbro, cercando di non sorridere e infine ripresero la loro precedente conversazione "Allora - chi inizia?"
"Non voglio sembrare troppo da cliché, ma le donne hanno la precedenza, naturalmente" rispose.
Il gantleman era tornato. Oh, che gioia.
Si rinforzò le spalle, come se si stesse preparando per qualche gara. Si allenava solo quando era strettamente richiesto nei suoi contratti - odiava fare ginnastica. Sapeva che era sano e apparentemente ti dava un certo senso di soddisfazione, ma dannazione, a quale costo? Si sentiva più soddisfatta di sé sdraiata sul divano sorseggiando un frullato.
Lei lo guardò, si tirò un po’ indietro sulla sua sedia pensando ad un buon modo per rompere il ghiaccio "Allora, dato che tu conosci il mio secondo nome, credo sia giusto che io conosca il tuo".
Lui sorrise da un orecchio all'altro, riconoscendo la sua domanda "Ah, ancora irritata per questo, vero?" Scosse la testa, divertito e sospirò "Bene, nessun problema a rispondere a questo. Non è niente di entusiasmante, davvero".
Batté il dito sul suo orologio. "Smettila di perder tempo Jones".
"E' Killian Peter Jones, in realtà" rispose, scrollando le spalle.
Lei lo fissò "Peter? Davvero?"
"Cosa c'è che non va in Peter?" Molto sulla difensiva.
"È la tua prima domanda?"
"Cosa? NO! Swan, stai giocando sporco!"
"E io che pensavo che ti piacessero le cose sporche ..." rifletté lei ad alta voce.
Si guardò intorno per controbattere, ma per fortuna ci ripensò "Comunque – è il mio turno". Se i suoi sorrisetti potessero essere classificati da 0 a10, questo era un 12. E questo, nel suo libro, significava guai. Uh-oh "Parlami del fiasco musicale di cui ha parlato l’altro giorno allo studio Red Lips".
NO.
"NO".
"Stai usando il veto per questo? Perché sai, potrei chiederti cose di gran lunga peggiori di questa e non avrai a disposizione altri veti..."
Gli inviò il suo miglior sguardo potrei-ucciderti-nel-sonno. Henry temeva quello sguardo. Povero ragazzo. "Ti odio".
"Certo che mi odi - Spara" disse sorridendo.
Come faceva a ricordarsi di questo? Oh DIO. Si massaggiò la tempia con la mano e sospirò pesantemente, sapendo che aveva ragione – avrebbe fatto bene a parlargliene adesso o lui avrebbe fatto il possibile per scoprirlo in un modo o nell'altro.
"Ugh. E’ una stupidaggine, davvero … - Dio, non posso credere che te lo sto dicendo" Lei si sventolò un po' con la mano, le sue guance erano sicuramente in fiamme proprio ricordando l'episodio. Si preparò e finalmente iniziò a parlare. "Va bene. Stavo facendo la doccia e come ogni altra ragazza, stavo cantando con la testa della doccia come  microfono improvvisato" Lei lo fissò, sfidandolo a non dire nulla e lui alzò le mani innocentemente. Soffiò via una ciocca di capelli dal viso "Comunque, quando uscì per tornare alla mia camera, mi resi conto che tutti ridevano e canticchiavano la stessa canzone che stavo cantando io poco prima. Fu solo quando Ruby tornò in camera che scoprii che qualcuno voleva fare uno scherzo ad una coppia che a quanto pare era stata beccata sotto la doccia ... " frugò un po' con le sue parole e fece un gesto con la mano, non incontrando i suoi occhi e temendo la sua espressione altezzosa "Ma mi avevano registrato e hanno mandato la registrazione attraverso l’interfono del dormitorio". Mise la mano sul viso, non osando guardarlo dopo aver ammesso un momento talmente imbarazzante del suo passato. E Dio, aveva ancora voglia di uccidere l'idiota che aveva installato il microfono sotto la doccia. Lentamente. E dolorosamente.
Come era morto il suo orgoglio quel giorno.
"E io che pensavo di essere la rockstar" rise con la testa gettata all'indietro. Lei si lasciò sfuggire un piccolo sorriso, grata di non averla presa troppo in giro e poi le disse "Okay, è il tuo turno. Fanne buon uso".
Emma prese il cibo nel suo piatto, pensando velocemente a quello che poteva eventualmente chiedergli. Lei non era brava a fare domande interessanti, penetranti o semplicemente imbarazzanti  - dannazione, ogni volta che giocava a "Non ho mai" era ansiosa quando arrivava il suo turno - così provò con qualcosa che si stava chiedendo da quando l’aveva incontrato la prima volta "Di dove sei esattamente e come hai fatto a finire qui e incontrare gli altri ragazzi?"
Incontrò il suo sguardo e la studiò "Queste sono due domande!"
"Beh, rispondi ad entrambe e ne resteranno solo altre due, signore".
Bevve un lungo sorso dal bicchiere prima di rispondere, guardando davanti a sé, invece che lei "Vengo da una piccola città della costa orientale dell'Irlanda, Drogheda" Il suo volto divenne pensieroso per un momento. "Sono cresciuto lì e ho finito per trasferirmi qui, non appena maggiorenne per viaggiare per conto mio".
"Scommetto che i tuoi genitori erano entusiasti di tutto questo" mormorò, pensando a quanto fosse ansiosa Ruth ogni volta che partecipava alle gite scolastiche o quando era pronta a trasferirsi a San Francisco per iniziare il suo anno da matricola.
"Considerando che erano entrambi morti da tempo quando sono partito,  non la penso così" Serrò le labbra, una scossa turbò i suoi lineamenti e trasalì leggermente. Cazzo. Mossa intelligente, Swan. Vide con la coda degli occhi come lui scosse la testa, come per dirle che non aveva importanza "Nessun problema, Swan. Mia mamma è morta quando ero un bambino e mio padre ... lui non ha sopportato di perderla, così lui la raggiunse un po’ di tempo dopo".
Con gli occhi pieni di pietà, lei poté solo sussurrare "Mi dispiace"
"Non c'è bisogno di esserlo. Quando sono arrivato qui, ho conosciuto Jefferson, mentre cercavo di suonare in diversi club e pub, abbiamo 'unito le forze' o come vuoi definirlo. E non passò molto tempo fino a quando Gold lo ha contattato ed è stato lui che ci ha presentati al resto del gruppo, ci ha fatto la proposta di formare la band, abbiamo accettato e il resto, come si dice, è storia".
Si guardarono l'un l'altro per un lungo minuto e si rese conto che aveva condiviso con lei la parte sui suoi genitori anche se lei non aveva realmente chiesto niente a proposito - avrebbe potuto dirle che contava come un'altra domanda o respingerla. Eppure non l’aveva fatto.
Le stava dicendo che avevano qualcosa in comune: erano orfani.
Lei si sentì come soffocare proprio lì e afferrò la forchetta in mano, cercando di calmare le emozioni che le infuriavano dentro. Iniziava a considerare le piccole cose che sapeva di lui e come alcune di loro ora si stavano riunendo per adattarsi all'immagine sfocata che era Killian Jones: il nome della band, come tutti fossero una specie di branco di lupi, che si leccavano le ferite e si prendevano cura dell'altro non importa per quale motivo, per trovare conforto nella loro casa comune - la loro musica, lo studio. Il modo in cui aveva agito nei confronti di Grace, una bambina che lui sicuramente non avrebbe mai lasciato che si sentisse sola, non dopo quello che aveva passato.
Lei fece un respiro, nel tentativo di raccogliere se stessa in modo che non si accorgesse di quanto quest’ultima risposta l'avesse colpita. Prese un’altra forchettata dal suo piatto e aggiunse: "Prossima domanda?"
Lui le rivolse un sorriso e continuò il gioco – sapeva perfettamente di aver toccato un nervo con quella confessione, eppure era abbastanza bello non farglielo notare. Cosa che non aveva previsto. Improvvisamente Emma notò la malizia nei suoi occhi e il terrore si abbattè su di lei, ricordando che stavano ancora giocando e c'erano un paio di domande da fare "Beh, visto che questa sera non ci ubriacheremo, vuoi condividere alcune delle tue storie da ubriaca a cui che stavi facendo riferimento prima?"
Oh.
"Devo pensare a qualcuna in particolare…ce ne sono un bel po’..." cercò nel suo cervello, cercando di ricordare le migliori. Un'immagine improvvisa balenò dietro le sue palpebre e lei sbuffò, pensando che si potesse fare "Okay. Una sera, siamo finite in un bar squallido, dopo aver bevuto al dormitorio. Io non so nemmeno dove eravamo, ricordo solo che dicevo alla barista che era l'immagine sputata di Jennifer Love Hewitt, a quanto pare tendo ad essere molto generosa quando sono ubriaca, fin troppo generosa a volte, così andai da lei e le dissi di fare 26 shot per noi"
"In quante eravate?"
"Quattro” stavano festeggiando gli esami finali se non  ricordava male e Ruby aveva trascinato Ella, Mary Margaret e lei fuori per 'divertirsi un po' , la situazione a distanza di anni non era cambiata molto, dopotutto… E si, si divertirono parecchio!!
Sembrava impressionato e un po' confuso. Non poteva biasimarlo "Woah. Perché 26 però?".
Alzò le mani scrollando le spalle "Non ne ho idea. Aveva senso in quel momento. Comunque, tutte cercarono di dirmi di stare zitta, ma fui io a zittire loro e diedi 50$ alla povera ragazza" le aveva anche strizzato l'occhio, ma questo non glielo rivelò "così puoi immaginare come ci siamo ridotte. Diciamo che ad un certo punto, tornando al dormitorio, abbiamo deciso di prendere un cono del traffico, di metterlo sulla mia testa e urlare ogni volta che incontravamo qualcuno 'GRIFONDORO!'".
In realtà, si scambiarono a turno il cono per attribuire ad ognuna di loro le diverse case di Hogwarts, ma quello che aveva detto era già abbastanza per ora, non aveva bisogno di conoscere il suo livello di ebbrezza e la sua fissa per Harry Potter.
Entrambi scoppiarono a ridere con le lacrime agli occhi e la pancia che faceva male per le risate, ricordando i volti di quelli che erano stati testimoni di una scena del genere. In un angolo lontano del suo cervello, notò che lui non le aveva chiesto a che cosa si riferiva, dicendole qualcosa in più su Killian Jones: gli piaceva Harry Potter.
Mary Margaret sarebbe entusiasta di questo.
"E 'stata davvero un’ottima scelta" si complimentò, ridacchiando ancora "Il tuo turno".
Fissò languidamente sopra l'orlo del bicchiere "Mmm visto che mi stai chiedendo di storie stupide ed io sono quella noiosa, facciamo girare il tavolo? Hai mai avuto qualcosa con qualche groupie folle che si è lanciata su di te?"
Le inviò un’espressione scioccata con la bocca che formava una perfetta 'o' "Swan! Per chi mi hai preso?"
"Non lo so, sei così famoso a quanto pare - è così strano pensare a questo? A quanto pare sono cose che succedono alle rockstar ..." Lasciò l'insinuazione appesa in aria ben sapendo che lui sapeva cosa di stava parlando.
Lanciare strumenti attraverso le finestre della stanza dell'hotel. Dormire con le fan. Bere tanto e fare uso di droghe. Schifosi stereotipi, lei sapeva come viveva, ma non era giusto chiedere comunque?
"Per tua informazione - no, non ho mai dormito con una fan. Forse un bacio qua e là ... ma no. E soprattutto niente minorenni. Anche se più di una volta è capitato che riuscissero ad entrare negli hotel dove alloggiavamo e ci hanno avvicinati, e... lascia che te lo dica, è stato terrificante " rabbrividì visibilmente e lei gli rise in faccia ripensando ad un episodio simile.
Saltellò un po' eccitata sul posto "Oh Dio, abbiamo avuto uno di questi episodi mentre stavamo girando – una fan si era nascosta nell'armadio di Graham, che ha quasi avuto un attacco di cuore quando l’ha trovata lì. E' stato pazzesco!" E' davvero lo era stato; povero Graham andò abbastanza fuori di testa e lei dovette portarlo fuori per un drink per calmarlo.
Essere belli ti causa anche questi problemi. Graham sbatté un pugno in aria come una vera regina del dramma 'Perché, Dio, perché mi hai maledetto con questa faccia?' come se non la volesse e non era poi così sicura che qualcuno sarebbe stato in grado di dissentire.
Il suo volto divenne contemplativo e si chiese cosa aveva intenzione di domandarle "Oh, questo arriva giusto in tempo per la mia prossima domanda" I suoi occhi non vacillarono mai da lei, inchiodandola sul posto, bloccando per un attimo il suo respiro "Mai avuto qualcosa con Humbert?".
... Beh, questo era inaspettato.
"... Vuoi dire, come ogni esemplare XX sulla Terra, che nota quanto lui sia estremamente attraente?"
"Sai cosa voglio dire, Swan. Lavorare insieme con qualcuno fa si che a volte nascano... sentimenti tra loro" Lui la guardò da sotto le ciglia "Allora, hai mai avuto qualcosa con lui?".
Lei rifletté alla sua domanda in silenzio per un po'. Aveva mai provato qualcosa per Graham? Erano amici, questo era sicuro e lei era veramente affezionata a lui. Avevano flirtato un po' sul set e forse ad un certo punto dopo che i giornali avevano dichiarato per l'ennesima volta come sembravano carini insieme aveva sognato ad occhi aperti per un po' sulla possibilità ... ma non erano mai andati oltre. Da parte sua, almeno "A parte i baci e la scena di sesso nel film, no"
L'immagine improvvisa di Killian Jones che stava quasi per soffocare al suo fianco fu abbastanza divertente, anche se doveva ammettere che si sarebbe preoccupata nel caso in cui fosse stata accusata per la sua morte. Gli mise una mano sul braccio, controllando con ansia se stesse bene. Oh, ciao, bicipiti. "Stai bene?"
Lui agitò una mano verso di lei, cercando di controllare il respiro "Sto bene… solo, tesoro. Aspetta… hai una scena di sesso nel film con Humbert?"
Questo è ciò che ti interessa? Per l'amor di Dio "È veramente importante ...?".
Apparve completamente fuori dal suo elemento in quel momento "Non lo è, solo che… -  non avrei mai immaginato che avresti, sai ..."
Stava lasciando intendere quello che lei pensava ...?
"Lo sai che solo perché si tratta di una scena di sesso non significa che si debba essere completamente nudi o debba essere esplicita, vero?"
"Io - sì, lo so, ho solo ..."
"... pensato che la scena avrebbe implicato me e Graham tutti sudati e senza vestiti?" concluse per lui, inclinando un sopracciglio. Uomini. Erano tutti uguali. E lei si stava divertendo a farlo contorcere sulla sedia, doveva ammetterlo.
Annuì. "Più o meno".
Con un sorrisetto diabolico concluse  "Beh, credo che dovrai guardare il film per scoprirlo".
Lui le rivolse un sorriso a denti stretti, come se le stesse concedendo un gioco equo. Lui annuì lentamente e sporse il mento prima di dire "Va bene, ne ho un altra".
"E' il mio turno" Glien’era rimasta un’altra, giusto ...?
Lui le fece cenno e continuò come se non avesse parlato. "Puoi chiedere dopo. E che mi dici di…- piercing o tatuaggi? Ne hai qualcuno?".
"Davvero? Questa è la tua domanda?" Lei gli rivolse il suo sguardo più innocente. Di tutte le cose che poteva chiedere, aveva scelto davvero quella ...?
"Oh, ma si può sapere così tanto di qualcuno da quelli, mia cara Swan ..." si spense e un improvviso lampo di un po' di inchiostro sul suo avambraccio le tornò in mente e lei fu improvvisamente molto curiosa a riguardo. .. Sapeva che lei lo sapeva?
Lei pigramente gli mostrò le sue braccia, ora nude dopo aver lasciato la giacca nella parte posteriore del suo sedile, girando su e giù, il bagliore proveniente dalle lanterne e le candele sul tavolo  riflettevano la loro luce sulla sua pelle chiara, conferendogli un bagliore dorato "Non ho tatuaggi e nemmeno piercing attualmente".
Esaminò le braccia e la punta del petto della camicia esposto, inclinando il sopracciglio.
"Ti crederò sulla parola, dato che non puoi dimostrarlo in questo momento cosa che porterebbe ad un’interessante ... situazione se decidessi di toglierti qui i vestiti solo per dimostrare la tua tesi. Difficile…anche se 'attualmente' suona ... promettente".
Cazzo. Era come se le sue parole fossero state come dolce miele che colava sulla sua pelle in modo deliziosamente lento, non sapeva cosa le stava prendendo. Che cosa le stava facendo? Strinse le gambe più saldamente sotto il tavolo e lei continuò come se le sue parole non avessero avuto assolutamente effetto su di lei "Significa solo che ho portato un piercing".
"Davvero?"
Lei si strinse nelle spalle "Tutti ne hanno avuto uno in un punto o in un altro, ho dovuto toglierlo però".
"Dove?"
"A San Francisco, quando studiavo". Naturalmente era stato in quel periodo, Ruth non gliene avrebbe mai fatto tenere uno se fosse stata a casa.
Lui alzò gli occhi verso di lei, come  per dire davvero? "Swan - dove, nel senso in quale parte del corpo"
"Oh" Buona, Emma "Ne ho avuti due, in realtà - uno qui" portò la sua mano fino al lato superiore del suo orecchio sinistro, dove aveva indossato un piccolo cerchio d'argento per anni "e l'anello del labbro convenzionale per ogni 18 enne, naturalmente".
La guardò come se non l’avesse mai vista in vita sua "Tu portavi un anello al labbro?" affermò.
Perché era una gran cosa, di nuovo ...? "Sì" disse lentamente, come se stesse parlando a un bambino.
Sembrò riprendersi dal suo stato di trance, scuotendo la testa lentamente nel processo "Mi sarebbe piaciuto vederlo. Peccato non lo porti più" Si leccò le labbra nel modo più sporco che avesse mai visto. Dio.
Sentì le parole lasciare la sua bocca senza il suo consenso e si pentì subito dopo averle dette "Sì, dopo che il ragazzo che mi aveva detto di farlo, perché era eccitante baciare una ragazza con un anello al labbro, mi ha lasciato, dopo di che non ho più voluto portarlo, sai".
Il silenzio cadde su di loro e lei fu davvero tentata di nascondersi dietro il tovagliolo estremamente morbido e profumato. Che diavolo era stato? Perché gliel’aveva detto? L’aveva fatto come per ripagarlo con un po' di lei dopo che lui aveva condiviso la sua infanzia? O era stato solo il semplice commento sul fatto di indossarlo che aveva fatto scattare qualcosa dentro di lei a scagliarsi contro il ragazzo che l'aveva colpita in tanti modi quando era solo una ragazza?
Giocherellando nervosamente con il tovagliolo e provando molto difficilmente a comportarsi come se lei avesse intenzione di raccontargli tutto sin dall’inizio, finalmente riuscì a cancellare dal suo volto ogni grammo di dolore o disagio che quel ricordo aveva portato con sé e guardò verso di lui.
Quella era ... pietà nei suoi occhi?
Davvero sperò che lui non avesse pietà di lei. Ma, come stava per richiamarlo alla rabbia latente dentro di lei, lo vide armeggiare con il polsino della manica destra sul suo avambraccio.
Sapeva esattamente cosa chiedergli.
"Sei mai stato innamorato?"
Si bloccò appena ebbe pronunciato quelle parole e poté sentire il suo forte respiro. Sembrava che avesse problemi in realtà a formulare una risposta coerente.
"Cosa?" finalmente soffocato.
Lei non aveva intenzione di fare marcia indietro però. Aveva cominciato e adesso doveva finire. Anche se avrebbe ottenuto una risposta arrabbiata di Jones  «Mi hai sentito. Sei mai stato innamorato?"
I suoi occhi azzurri come il mare la cercarono come se volessero trafiggerla con la loro intensità ed Emma non poteva distogliere lo sguardo anche se avesse voluto, era come paralizzata. Aspettando la sua risposta. I suoi occhi scesero sulle labbra per un attimo e lui si chinò più vicino a lei, più vicino di quanto avevano scambiato tutte le altre informazioni, la sua gamba la toccò. Emma stava avendo problemi di messa a fuoco in quel momento e i suoi occhi cercavano le sue labbra - che pronunciarono una sola parola.
"Veto".
Il tempo si fermò e combatté la voglia di far uscire una risata agrodolce. Non sapeva come reagire a questo - se avesse davvero pensato che lei avrebbe risposto? Perché si era sentito così in dovere di farle domande circa la sua vita amorosa passata, comunque? E anche lei perché gli aveva posto queste domande, era consapevole di quale fosse stato il catalizzatore: quello sguardo tormentato nei suoi occhi quando l'aveva guardata. Non era pietà, dopo tutto.
Era stata l'empatia.
"E tu??" Usò le sue stesse parole a sua volta.
E sapeva quello che lui si aspettava da lei in quel momento. Entrambi lo sapevano, si leggevano a vicenda come libri aperti. Stringendo le mani e stringendo il tovagliolo con forza, infine, sussurrò di nuovo la sua risposta.
"Veto".
Emma era sempre stata affezionata alla parola impasse. E lei la stava vivendo proprio in quel momento, sguardi bloccati e parole non dette lasciate in sospeso nell’aria che li circondava e che mordevano nelle loro lingue. E loro lo sapevano.
Era solo che non erano ancora pronti.
 
 
Dopo un momento così intenso, decisero silenziosamente di concentrarsi sul loro cibo che avevano praticamente ignorato durante il loro piccolo gioco. Tra chiacchiere educate e sorsi dai loro bicchieri, ripulirono i loro piatti e lui le chiese se le sarebbe piaciuto prendere un dessert. Emma non poteva negare che era curiosa di assaggiare qualche dolcetto in quel posto - non era una cosa di tutti i giorni cenare in un posto come quello, vero?
"Vuoi qualcosa?" forse aveva voglia di condividere qualcosa. Stavano fingendo un appuntamento romantico, dopo tutto, nonostante l'idea di dover fare gli occhi dolci mentre lui si nutriva con il suo cioccolato non la faceva impazzire.
... Anche se non era poi così ripugnante come aveva immaginato in un primo momento. Huh.
"Sto bene, principessa"
Lei trasalì "Ho detto di non chiamarmi più così” sputò e prima che potesse chiederle perché o addirittura fare qualche commento a riguardo, Emma andò a cercare la cosa più interessante sul menu da ordinare. Oh. OH. Questa cosa sembrava promettere bene.
Se Emma avesse dovuto definirsi una puttana, lei sarebbe stata sicuramente la puttana di un cioccolatino. Giù le mani. E per quello che stava per mangiare, sapeva che probabilmente si sarebbe sciolta dopo il primo morso.
"Prendo La Passione, per favore".
Sapeva che aveva iniziato a sorriderle non appena aveva detto al povero cameriere che aveva avuto il compito di prendere i loro ordini durante la cena mentre gli porgeva il menu dei dessert - dopo tutto, non c’era bisogno di sapere bene l’italiano per indovinare cosa significasse. Lei tamburellava con le dita sulla tovaglia, la gamba appoggiata sopra l'altra con orgoglio, ignorando il suo sguardo. Contò silenziosamente nella sua testa fino a quando lo sentì schiarirsi la gola. Ci siamo, pensò "La Passione, eh?"
Si fermò bruscamente a tamburellare, tentata di lanciargli qualcosa addosso "Amico, è un dessert al cioccolato, non è colpa mia se si chiama come una soap opera va bene?"
"Oh, permalosa, vero?" Stava ridendo di lei. Lo era!
"Io non sono permalosa, ho solo un rapporto davvero speciale con il cioccolato e non mi piace essere derisa" borbottò. Voleva rovinare il suo dessert? Sarebbe potuta finire male per entrambi se l’avesse fatto. Rovinare il cioccolato era uno dei tradimenti più letali per quanto la riguardava.
Alzò le mani in finta innocenza "Non vorrei mai privarti del tuo cioccolato, Swan. Dimmi – Il cioccolato è l'unica cosa che ti rende felice?".
"Oh amico, non farlo. Sono sicura che se dovessi andare all'inferno per uno dei peccati capitali, sicuramente questo sarebbe la gola". Ne aveva discusso diverse volte ed era abbastanza sicura che da ora il suo destino sarebbe stato all’inferno, se fosse esistito.
"Davvero?" chiese divertito.
Lei annuì, per niente imbarazzata "Sì.. Tu?"
"Posso sceglierne uno solo?"
Ci pensò un po' e infine disse "puoi sceglierne due - il primo e il secondo - non credo che potrei andare a finire li solo a causa della mia dipendenza cioccolato".
"Qual è il tuo secondo, allora?"
Guardò davanti a se a testa alta e rispose subito, senza bisogno di pensarci su un solo istante "Orgoglio".
"Perché non sono sorpreso?" borbottò sottovoce, non così bassa da non farglielo sentire.
Fece una smorfia.
"Zitto e rispondi".
«Beh, fammi pensare: l'avidità, l'invidia, la lussuria, accidia, superbia, ira e gola ..." contò ciascuno su ogni dito, lasciando che i suoi occhi vagassero nelle luci lontane della città sotto di loro. Fece cadere tutte le dita lasciando solo il primo "Potrei dire che l'avidità è il mio proprio peccato capitale".
Lei lo fissò presa alla sprovvista. Cosa che non si aspettava affatto "L'avidità? Davvero? Non ne hai abbastanza? Voglio dire, sei una rockstar, cazzo!"
Lui scrollò le spalle, non incontrò il suo sguardo tenendo gli occhi bassi "Sapere di desiderare qualcosa che appartiene a qualcun’altro? E’ una cosa che potrebbe farti impazzire". Si fermò per un attimo e lei pensò alla sua risposta, cercando di venire a patti con quello che sapeva e cercando di memorizzare queste nuove informazioni su di lui per il futuro. Batté la mano sul tavolo - stava cominciando a notare che era il suo modo di voler cambiare argomento o forse un vezzo - si rivolse di nuovo a lei con un sorriso seducente che abbelliva le sue caratteristiche "Comunque, direi che la lussuria è una buona seconda scelta per me".
Lei alzò gli occhi e finalmente poté provare il primo morso del gelato che il cameriere le aveva portato un paio di minuti prima. Avvicinandolo alla bocca, inalò il dolce aroma del cacao e delle spezie che avevano aggiunto, chiudendo gli occhi e finalmente assaggiò.
Dio.
Non poteva fermare il gemito che le sfuggì dalle labbra, per quanto era buono. Ugh, vendevano quella roba? L’avrebbe comprato volentieri, non importava il prezzo - diavolo, avrebbe potuto guidare fin li ogni giorno solo per mangiare un po' di quel gelato su base quotidiana. Si leccò le labbra lentamente, assaporando il retrogusto amaro sulla sua lingua e ingoiò soddisfatta. Dio. Sarebbe stato ...
"Buon Dio, Swan - che cosa orgasmica".
Sì, lei non poteva davvero negarlo.
Prese un’altra cucchiaiata "Devi provarlo, non puoi capire finché non lo assaggi" rispose lei, senza preoccuparsi di correggerlo. Qual’era il problema, comunque?
Lui la fermò con un gesto della mano "Non è necessario Swan, sono più che felice di ottenere il piacere con altri mezzi, lo sai".
Lei lo fissò con uno sguardo acido sul viso. Davvero? "Dovrei ricordarti che questo è un falso appuntamento e non ti beccherai proprio niente stasera, signore? Se fossi stato in te avrei accetto il cioccolato".
"Non avrò niente? Awwww". Mise una mano sul cuore, beffardo, come se fosse stato ferito. E poi fece un gesto indifferente "E' solo il nostro primo appuntamento,  mi è stato detto dagli amici della mia signora che non è consuetudine andare a letto con qualcuno in queste situazioni comunque".
Mentre leccava il cucchiaio delicatamente, lei gli ricordò "Non tutti seguono il codice, però!"
"Tu lo fai?" chiese.
"Perché tutto deve tornare a me?"
Lui la esaminò per un attimo e i suoi occhi scesero sulla sua spalla nuda. Guardò giù e si rese conto che la bretella del reggiseno nero era scesa sul suo avambraccio superiore. Si avvicinò a lei e agganciando un dito sotto la bretella la mise con un’esasperante lentezza al suo posto. La sua voce era poco più di un sussurro "Bel reggiseno, tra l'altro. Scommetto che si abbina con le mutandine".
Gli occhi ancora fissi sulla sua spalla a contare le lentiggini che aveva sempre odiato quando era più giovane, dovette litigare con la nebbia nel suo cervello per trovare una risposta "Grazie? E che diavolo dovrebbe significare?"
"Te lo dico in un attimo. Esistono anche delle altre regole per gli appuntamenti con il sesso che le ragazze seguono"
Lei scosse la testa, non sapeva se fosse più divertita o esasperata da questa analisi improvvisa del comportamento femminile nei confronti del sesso "Questa è la prima volta che sento parlare di una cosa del genere se non in una commedia romantica".
"Andiamo Swan, ammettilo Se vi depilate e indossate biancheria intima abbinata, significa che ci si aspetta di fare sesso".
Lei scoppiò a ridere. "Stai davvero sottovalutando il potere di Ruby su di me - lei sarebbe scandalizzata se scoprisse che sono andata ad un appuntamento con un reggiseno nero e le mutandine rosse".
Si leccò le labbra e si avvicinò a lei facendo le fusa nel suo orecchio "Vergogna, quelli sono i miei due colori preferiti".
Se fosse esistito un modo per non far vibrare il corpo, le sarebbe piaciuto trovare una cura a questo in quel momento. Avrebbe pagato qualcuno per trovarne uno, giurò. Lottando contro il suono vacillante nella sua voce, finalmente riuscì a rispondergli "Ottimo, farò in modo di indossarli nei nostri momenti sexy inesistenti".
Perché non si era ancora tirato indietro? No, aspetta… si stava avvicinando ancora di più. Il suo braccio stava toccando il suo e il suo volto era quasi premuto contro il suo, guancia a guancia. I fili della sua treccia le solleticarono la spalla quando si avvicinò ancora di più, respirando le parole con leggerezza. "Inoltre, non voglio spaventarti Swan, ma adesso c'è davvero qualcuno ad un paio di tavoli di distanza da noi con una macchina fotografica" poteva sentire le sue labbra formare un sorriso contro il suo collo "sei pronta a giocare un po'?"
Lei in realtà non era sicura che fosse pronta per questo. Non lo era. Lo era? Poteva sentire delle gocce di sudore formarsi sul suo collo e non era aiutata dall’ improvviso cambiamento di temperatura che stava vivendo nel giro di un paio di minuti.
"E' strettamente necessario?"
"Non voglio farti fare qualcosa che non vuoi, naturalmente" il naso di lui pascolava sulla delicata pelle sopra il suo punto di impulso e lei era sicura che poteva sentire il suo battito cardiaco accelerare. Sperava davvero che fosse dovuto al fatto di sapere che c’era qualcuno che li osservava, invece che per la sua vicinanza.
Niente affatto. Non era lui. Non era la sua vicinanza o il suono della sua voce che rimbalzava sulla sua pelle o il suo profumo speziato, fresco e maschile ... No. Era per quello. Era sicura di questo. Sicura al 100%.
Il suo sussurro un po' infastidito la portò fuori dal suo sogno a occhi aperti "Swan. Anche se non diamo spettacolo, almeno fai la tua parte. Non guardarmi come se fossi in possesso di un coltello sotto il tavolo, per l'amor di Dio".
Ecco come rovinare il suo umore. Improvvisamente si agitò, tirò la testa indietro e si trovarono faccia a faccia con i nasi che si toccavano appena "Scusa, tu stai insinuando che non so recitare? Sono io quella che fa i film qui".
"Sì, posso dirlo quando stai lì seduta come se qualcuno ti avesse legato alla sedia invece di flirtare con il tuo accompagnatore molto attraente ed estremamente affascinante che ci sta provando con te senza sosta" la derise e lei non sapeva se stesse cercando di ottenere una sua reazione o la stesse semplicemente prendendo in giro. O semplicemente era se stesso.
Lei strinse gli occhi e le labbra "Sei insopportabile".
Si chiese se quei sorrisetti facevano venire a tutti voglia di schiaffeggiarlo o solo a lei. Lui disse "Il tuo orgoglio si sta mostrando, principessa".
Oh. Diavolo. No.
"Ti ho detto di non chiamarmi così".
E dopo di questo, con la mano impugnò la sua camicia tirandolo verso di lei e annullò i pochi centimetri che c’erano tra loro, premendo le labbra sulle sue.

******************************************************************************

A grande richiesta oggi doppio appuntamento con i Lost Boys...anche se prospetto probabili richieste per un terzo vedendo come finisce questo capitolo :P
Il gioco delle 5 domande ha svelato qualcosa in più sui nostri protagonisti, ma entrambi hanno un passato pesante alla spalle che inizia pian piano a fare capolino.
Il nostro Lost Boy in ogni situazione riesce sempre a stuzzicare Emma al punto da spingerla a baciarlo...non so perchè, ma mi viene in mente Neverland e una certa battuta: "Perhaps you're the one who couldn't handle it" e sbam il bacio è servito!!!
A domani :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Che Cosa Succede Adesso? ***


Cap 14 – Che Cosa Succede Adesso?

 
 "Ti ho detto di non chiamarmi così".
Stava per colpirla di nuovo sul suo orgoglio danneggiato così da farla arrabbiare, quando il sorriso svanì dal suo volto nel momento in cui le labbra di Emma incontrarono le sue.
Cazzo. Lo stava baciando. Lei stava davvero baciando lui. Come era accaduto? Non se lo aspettava - non così . Aveva voluto metterla alla prova, sì, e beh sarebbe stato ingiusto non ammettere che in un angolo recondito della sua mente aveva voluto che lei accettasse la sua proposta di mettere in scena qualcosa - ma intendeva solo flirtare, magari qualche strofinamento con i nasi o forse anche uno stupido tenersi per mano. Niente di più.
Ed eccolo lì, le sue labbra su quelle della donna irritante che aveva incontrato niente meno che due settimane prima e la cui vita era stata così incoerentemente intrecciata alla sua. Come erano arrivati ​​a questo punto?
Tutti i pensieri lasciarono il suo cervello in quel momento così da potersi concentrare solo sulla sua morbida bocca attaccata alla sua. Anche in un atto puro e intimo come un bacio, lei continuava a combattere: lo sentiva nella sua tensione e il modo in cui toccava la sua pelle, con i pugni aveva afferrato con forza la camicia, i denti stretti dietro le labbra. Non era sicuro che avrebbe potuto ridere della sua scelta di farsi valere in un modo così entusiastico o rispondere con ferocia era l'unico modo che conosceva. Aprì la bocca per cercare di stroncare non troppo delicatamente il labbro inferiore, così lei avrebbe preso il suggerimento. Non era il tipo che si tirava indietro.
Non fino a quando il retrogusto amaro del cioccolato sulle sue labbra gli fece rendere conto che stava alzando la posta in gioco.
Che cos'era che aveva letto riguardo ai baci con la lingua? "Senza lingua, è troppo poco personale" o qualcosa del genere? O era un'altra regola ridicola delle ragazze come quelle di cui avevano parlato poco fa?
Un mormorio silenzioso al suo fianco ruppe l'incantesimo, portandolo di nuovo a dove erano e a cosa stavano facendo: fingere un appuntamento. Fingere, erano un uomo e una donna che stavano gioendo della reciproca compagnia, che si stavano conoscendo, condividendo un drink, prendendo forse un assaggio dai loro piatti. Scambi di sguardi prolungati. Tocchi leggeri.
Non cercare di strapparsi a vicenda la bocca in una battaglia che nemmeno ricordavano come era cominciata.
Non sarebbe stato positivo se questa situazione fosse sfuggita loro di mano e quel bacio avrebbe dovuto essere più che sufficiente per Gold e Regina - era più di quanto avesse mai pensato di dare loro, ad essere onesti. Così, con un ultimo breve assalto alla sua dolce bocca, si tirò indietro, tenendo gli occhi fissi sulle sue labbra ora arrossate e leggermente gonfie, non era ancora pronto a guardarla. Notò come il suo respiro uscì irregolare e in piccoli sussulti e si meravigliò dell'effetto che aveva avuto su di lei.
Beh non poteva negare che il suo battito cardiaco stava andando un po' troppo in fretta, ora che ci pensava ...
Era stato solo un bacio, giusto?
Lui non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se le cose fossero andate oltre ...
No. Jones, no. NO. Smettila.
Strinse gli occhi e la sua mano si avvicinò a grattare i capelli sulla nuca, sospirando e pregando che lei dicesse qualcosa. Non era lei quella sempre disposta a riempire i loro silenzi imbarazzanti  con qualche frase graffiante e pronta a saltargli alla gola ogni volta che ne aveva voglia? Perché non diceva nulla?
Stanco di aspettare raccolse tutto il suo coraggio per incontrare i suoi occhi - quegli occhi di smeraldo, pieni di vitalità, di crude emozioni e di vita – le prese le mani che erano ancora aggrappate alla camicia come se la sua vita dipendesse da questo; dolcemente le spostò e le lasciò cadere lentamente sul suo grembo. Questo sembrò scuoterla dal suo comportamento di ghiaccio e fissandosi le mani, finalmente lascò andare la presa. Vedeva le spalle muoversi in sincronia con il suo respiro, che rallentava mentre si calmava dopo il loro bacio.
Il loro bacio.
Non aveva ancora realizzato quello che era successo probabilmente.
Rivolgendo l'occhio al cameriere, si schiarì la gola e le chiese: "Sei pronta ad andare?"
Lei annuì cercando di non incontrare di nuovo i suoi occhi e optò per fissare le sue mani, giocando con il tovagliolo con cui aveva armeggiato tutta la serata, l’aveva notato, ma non aveva voluto dirglielo dato che sapeva che era abbastanza nervosa. Agitò una mano in direzione del povero ragazzo, catturò il suo sguardo e face un movimento che indicava di portare loro il conto. Attese fino a quando giunse il momento di andare dopo aver pagato, lottò con se stesso per un paio di minuti di silenzio in cui tutto quello che voleva fare era chiederle, solo domandare. L’avrebbe respinto? Urlato contro? Dato un'occhiata acida? L’avrebbe mandato al diavolo dicendogli di lasciarla in pace? Lei era così imprevedibile, era meglio non sapere ...
"Perché l'hai fatto?"
Oppure no. A quanto pare il suo cervello e la sua bocca non erano esattamente coordinati.
Oh diavolo, era ora. Vediamo cosa aveva da dire a riguardo. Appoggiò il braccio sul tavolo e la testa sulla mano, rimase in attesa, ben sapendo che sapeva cosa le aveva chiesto. Non avrebbe osato giocare al muto con lui, non a questo punto. La vide sussultare un po' e non pochi secondi dopo che uno sguardo impertinente aveva rubato i suoi lineamenti, girò gli occhi giocosi verso di lui, lasciandolo un po' disorientato. Che cosa stava facendo?
Oh, giusto. Stavano ancora recitando per il pubblico si rese conto.
"Dovevo chiuderti la bocca in un modo o nell'altro, no?"
Dovette reprimere una risata vera. Era brillante. Non solo perché doveva restare nel personaggio: aveva rigettato la palla in capo, era ancora in lotta contro di lui. Le sorrise di rimando sollevando il sopracciglio.
"E non c’era champagne in giro stasera, hai pensato che il modo migliore per farlo fosse baciarmi?" Lui ridacchiò scuotendo la testa divertito. Questa ragazza era troppo "Se avessi fatto questo la notte del Galà sarebbe andato tutto molto più liscio, Swan ..."
"Oh sono sicura che non sarebbe stato così epico:.. tu che rovinavi il mio vestito ed io che ti baciavo in cambio" Il suo sguardo inflessibile fissò il suo volto intensamente "Io non sono una delle tue groupies, come avrai già capito".
Oh lo sapeva. Anche se avrebbe potuto sottolineare che aveva iniziato ad ascoltare i loro album, ma decise di seguire un percorso diverso.
"Beh, almeno ho scoperto qualcos'altro stasera" fece una pausa ad effetto, sapendo che l’avrebbe incuriosita. Quando finalmente lo guardò per sentire quello che stava per dire, lui inclinò la testa e le labbra formarono un vero e proprio sorriso, aggiungendo "Sai di cioccolato".
Vide che cercò di combattere un sorriso e continuò a ghignare finché lei non rispose con gli occhi rivolti al cielo come se fosse stanca di doverlo ascoltare "E tu sai di vino".
 
 
Tornarono al parcheggio dove era la sua auto e ancora una volta le aprì la portiera del passeggero, commentando il suo più che discutibile equilibrio su quei tacchi che indossava. Era d’accordo con lui - come poteva non esserlo? Poté vedere la sua smorfia un paio di volte quando mise piede a terra e non poteva biasimarla, quelle scarpe sembravano mortali - ma a causa dell'orgoglio che aveva ammesso di avere in precedenza fece finta di niente.
Stava cominciando a rendersi conto di quanto lei cercasse di nascondere il fatto che lui la facesse ridere. Ogni volta che aveva detto qualcosa che aveva trovato minimamente divertente, aveva notato come aveva provato a non darlo a vedere, chiudendosi, come se questo gli avrebbe dato un qualche tipo di potere su di lei, il fatto che pensava di poter in un modo o nell'altro farla sorridere. E lo preoccupava più di quanto volesse ammettere, ma poteva almeno andare a casa con la consapevolezza che stasera aveva riso, apertamente, con lui. Di lui. E a causa di lui.
In realtà era irritato da questo, ma poi scattò come un allarme in un angolo della sua testa per ricordandogli che questo era tutto uno stratagemma che serviva alla band per poter tornare al successo. Non doveva provare niente per questa ragazza. Lei aveva la sua vita, la sua carriera. Questo era un lavoro che era stato affidato ad entrambi e che avrebbero dovuto svolgere nel miglior modo possibile.
Ma naturalmente c'era sempre quella piccola voce che lo chiamava e aggiungeva che non avrebbero ucciso nessuno se fossero andati d'accordo. E per rendere questo possibile, sarebbe stato meglio se Swan avesse effettivamente goduto della sua compagnia e in una certa misura avesse smesso di aggredirlo ogni volta che le era intorno. E cazzo se lui non era divertente. Era stato chiamato in molti modi nella sua vita - stronzo, idiota o testardo,  ma accidenti non avrebbe permesso a nessuno di negare che era un tipo affascinante.
Si disse che una delle cose che lo infastidiva di più era che questa donna incredibilmente ostinata, insisteva a non riconoscere qualcosa di così banale e inerente al suo personaggio.
Era perché non si fidava ancora di lui.
Quando accese la radio venne fuori una delle loro canzoni e le chiese qualcosa che si stava domandando dalla notte precedente "Allora, cosa ne pensi del nostro album?"
Emma stava guardando distrattamente dal finestrino, così si fermò per un po' fino a quando non gli rispose"? Hmmm Oh, sì, è  ... davvero molto bello. Ho ascoltato l'ultimo anche se - dovrò sentire gli altri due".
Abbozzò un piccolo sorriso alla sua risposta. Sapeva anche quanti album avevano pubblicato. Huh. La prese in giro commentando "Guardati e poi dici che non sei una groupie".
"Non lo sono - ma a quanto pare sono circondata da groupies che insistono per farmi ascoltare le tue cose. Mi hanno sopraffatta".
"Dovrò ringraziare Ruby per questo" riconobbe. Red Lips stava cominciando a prendere punti su di lui.
Il silenzio cadde su di loro ancora una volta, la canzone riempì l'interno della vettura con le domande senza risposta e le conseguenze di tutto ciò che era successo quella sera sospese in aria, minacciando di consumare entrambi. Killian non era sicuro del perché volesse rassicurarla a tutti i costi, ma era tutto quello a cui riusciva a pensare in quel momento. Non voleva farla sentire in trappola o infelice, anche se nessuno avrebbe potuto biasimarla se l'avesse fatto - aveva firmato il contratto, dopo tutto. Guardandola con attenzione le chiese "Allora – sei  meno preoccupata per questo?"
"Cosa?" Non aveva idea di cosa stesse parlando, vero?
"Dai Swan. Stavi tremando come una foglia quando abbiamo iniziato quest’avventura. So che non eri convinta al 100%. Ti senti un pò meglio ora che abbiamo rotto il ghiaccio? Ora sai un po’ più di me, come io so qualcosa in più di te. E' un inizio" si strinse nelle spalle, come se cercasse di farlo sembrare più facile di quanto in realtà fosse. Nonostante sapesse che non fosse per niente semplice. Affatto. Per entrambi.
Lei si fece beffe di lui "Oh sì, sono sicura che presto faremo la presa della fiducia e canteremo Kumbaya insieme".
Era incredibile. Lui cercava di calmarla e lei in cambio gli dava addosso. Questo lo fece irritare.
"Oh, per l'amor del cielo, dammi una pausa. Ci sto provando, ok?" Sorrise immaginandosi di cadere nelle sue braccia facendo una presa della fiducia. Lui e i ragazzi avevano dovuto praticarlo una volta in una convention a cui Gold aveva suggerito partecipassero alcuni mesi fa, per risolvere alcuni problemi di stress che stavano avendo con il tour e l'album.
A parte questo non avrebbe messo la sua vita nelle mani dei suoi compagni. Coglioni.
Sempre sorridendo al ricordo, aggiunse "Anche se non nego che è stato divertente".
Lei si fece beffe  di lui di nuovo, offesa "Certo che si. Sono divertente. Dovresti saperlo".
"Oh, tu sei divertente e io non lo sono?" Questa ragazza doveva avere qualche nervo scoperto.
"Se non fosse così intento ad essere un maiale-sputa-insinuazioni, sarebbe più facile per me ridere effettivamente alle sue battute brillanti e ai suoi scherzi, signore".
Non era mai stato chiamato con così tanti nomi in un’unica conversazione in tutta la sua vita. Doveva essere stato un record. Non lasciò cadere il discorso, si toccò il mento e la guardò, una mano che stringeva il volante e l'altra abbassava la musica così avrebbe ascoltarlo senza possibilità di fraintendere nulla "Giuro che ho intenzione di iniziare un elenco di tutte le volte che ti faccio sorridere".
Sbatté le palpebre, sorpresa "Cosa?"
Lui annuì e proseguì "Già. E sarà doppio conteggio se sorridi e triplo se ridi".
"Sei così pieno di te che non è nemmeno divertente" ribatté lei, strappando lo sguardo dal suo.
"E' l'unico modo per farti capire che in realtà ti piaccio"spiegò. Era abbastanza evidente nella sua testa.
"Perché vuoi piacermi?"
"Mi piaci".
La testa di Emma scattò verso di lui e rimase a fissarlo a bocca aperta "Davvero?"
Si strinse nelle spalle, indicando i fatti che aveva appreso da quando aveva incontrato questo enigma di una donna "Beh, per quanto riguarda la compagnia ,  non sei così male, a quanto pare sei una fantastica ubriacona, hai quasi un orgasmo quando mangi il cioccolato e hai osato baciarmi davanti a una macchina fotografica solo perché eri incazzata con me". Lui incontrò di nuovo i suoi occhi con le labbra verso l'alto "Sei una specie di mistero, Miss Swan".
"Questo non significa che ..." fu bruscamente interrotta dal segnale acustico del suo telefono. Gli rivolse uno sguardo di scusa e lo tirò fuori dalla profondità della sua borsa. La vide con la coda dell'occhio mentre leggeva tutto quello che le era stato inviato. Guardò accigliata lo schermo e lesse ad alta voce "Controlla il tuo Twitter ".
Cosa.
"Cosa?"
"E' un messaggio da Mary Margaret" Lei emise un lungo respiro, una mano che stringeva il bracciolo e l'altra con ancora in mano il dispositivo in una morsa di ferro "Okay, qui non c’è niente, credo".
Lui aggrottò la fronte, non proprio sicuro che fosse pronto ad affrontare la musica. Era più facile perdersi qui, nella sua auto, con lei al suo fianco, mantenendo la loro battaglia di ingegni viva e bruciante e ignorare che il resto del mondo era probabilmente a conoscenza del fatto che proprio ora avevano lasciato il luogo in cui avevano condiviso una serata romantica che coinvolgeva cibo deliziosamente costoso, dessert aromatizzati e un bacio. Sentì il suo sbuffo sotto il suo respiro, mormorando e brontolando incoerentemente e quando un minuto dopo erano in attesa di un altro semaforo, si voltò verso di lui con gli occhi verdi in  attesa.
"Beh, Ruby sarà entusiasta" Alzò lo schermo del suo telefono e lui socchiuse gli occhi per vedere una piccola foto "Siamo ufficiali su Twitter ".
Afferrò il suo telefono, portandolo più vicino al volto, già temendo quello che avevano scritto. Riconobbe l'app Twitter e giunse alla conclusione che doveva essere stata una delle persone che erano a Il Cielo che aveva già inviato foto dal suo telefono per gli infiniti utenti sul web per giudicare quello che avevano immortalato con le loro macchine fotografiche. In questo caso, era una  certa randomprincess_consuela che a quanto pare aveva scritto "STO MORENDO. OMG. COSA STA SUCCEDENDO. MORTA. NON SO NEMMENO. COS'E' L’ARIA" sopra l'immagine allegata. Batté su di essa in modo che apparisse più grande per permettergli di ispezionarla più da vicino.
... Wow.
Non si aspettava che sembrasse così… vero?
Non era sicuro da chi o da dove fosse stata scattata esattamente, ma dovevano aver avuto un’ottima visuale dal punto in cui avevano scattato, doveva ammetterlo. I capelli intrecciati di Emma cadevano pigramente sulla sua spalla, le mani contro il materiale scuro della sua camicia che lo aveva portato più vicino a lei, entrambi i loro occhi chiusi. Accidenti, i telefoni di nuova generazione e le loro macchine fotografiche potrebbero far apparire il look più casual come appena usciti da una fottuta sessione fotografica.
Guardandola da vicino, improvvisamente gemette "Oh Dio".
"Cosa?" si  appoggiò subito sopra il cruscotto, allarmata.
Mise una mano sul viso, non osando guardarla e parlando tra le dita "Avrei dovuto pensarci, non è il mio profilo migliore - è quello di sinistra".
Poté quasi sentire i suoi occhi che lo fissavano. Quando lasciò cadere la mano e si voltò verso di lei, ancora una volta, fu sorpreso di vederla sopprimere un sorriso.
"Guardati, tutta preoccupata per la tua bella faccia" la prese in giro.
La studiò per un minuto e quando un clacson forte fece cenno da dietro, con i suoi occhi davanti a sé sulla strada, la chiamò di nuovo.
"Swan?"
"Sì?"
"Stai sorridendo" Un sorriso da orecchio a orecchio, alzò un dito di una mano, contando ad alta voce "Uno".
 
 
Ugh. Quella maledetta sveglia. Quella canzone maledetta. C’è un modo per uccidere una canzone? Se sì,  gli sarebbe piaciuto imparare a farlo.
Perché non l’aveva ancora cambiata?
Ripeté quel mantra più e più volte, avvolto nelle lenzuola e con la testa sotto il cuscino, scorse con un dito lo schermo con forza per fermare il suono sgradevole senza nemmeno guardare.
... Aspetta un secondo. Non era la canzone che aveva impostato come sveglia, era ...? Allora che cos’era? Avvicinò il telefono ai suoi occhi con le palpebre ancora pesanti, tentando di leggere il nome, il messaggio o qualsiasi altra cosa con cui quel coso lo stava torturando. Alla fine riuscì a capire che era una chiamata di August. Rispose e non si prese nemmeno la briga di salutare il suo amico – gemette appena. Ad alta voce.
"Ehi, ragazzo innamorato. Come stai?".  La voce allegra del suo amico non fece nulla per alleggerire la sua consueta vena acida mattutina.
"Cosa vuoi?"gracchiò con la voce intasata dal sonno e dalla stanchezza. Ugh. Come avrebbe voluto dormire e sognare e... non ... questo.
August fece un rumore un 'tut-tut', come per rimproverare un bambino. Che cosa gli era preso? "Dovresti sapere ormai che sono il tuo messaggero e sono costretto a dirti tutto quello che sta succedendo, Killian".
Mise una mano sul viso, in modo che la luce proveniente dalla finestra facesse capolino solo tra le dita "Che cosa hai fatto di male in un'altra vita per essere gravato da un lavoro così noioso, povero cristo?"
"Woah – queste sono delle belle parole per qualcuno che si è appena svegliato. Sono impressionato". Oh, guarda un pò. Era nello stato d'animo di scherzare oggi. Oh che bella giornata.
Sospirando, si passò stancamente una mano sugli occhi "Sì sì, sono incredibile, lo so. Adesso vuoi dirmi che c’è?"
"Beh, prima di tutto - non hai intenzione di dirmi come sono andate le cose con Emma ieri sera?"
Oh. Giusto. L’appuntamento. Ora, chiunque avesse una connessione internet o un televisore o un minimo interesse per il gossip sapeva che lui e Swan erano una probabile coppia.
Fai che questa bella giornata resti tale, per favore.
"Come se non avessi già sentito abbastanza, bugiardo! La notizia era già in giro non più di dieci minuti dopo che abbiamo lasciato il ristorante, per l’amore di dio, sono sicuro che Gold ti ha detto anche su questo". Si chiese che cosa avesse detto Gold dopo aver visto quei tweets e gli articoli scritti pochi minuti più tardi. Forse era stato di guardia con Belle, con le facce premute sullo schermo, in attesa che i due protagonisti del suo show facessero quello che gli aveva detto - o voluto, almeno.
"Sì, le foto erano abbastanza divertenti per essere onesti".
Per quanto sapesse che tutto questo sarebbe successo, lo faceva un po' agitare il fatto che tutti avrebbero visto quelle foto e si sarebbero chiesti come fossero arrivate a quel punto le cose tra lui e Swan  "Ce ne sono tante?" Chiese, non proprio sicuro di essere pronto per la risposta.
"Non così tante. I paparazzi hanno preso alcuni scatti di voi all’entrata e all’uscita del ristorante, tu che la aiuti ad entrare in macchina e basta".
Huh. Aspetta… aveva visto una foto del bacio, giusto? O se l’era sognata? Non era stato davvero aggredito dalla bocca di Swan? No, doveva essere vero,  non poteva dimenticare che la sua mente poteva evocare scenari piuttosto interessanti nei suoi sogni, intendiamoci, ma l'odore di cioccolato che ancora lo ossessionava non poteva essere un prodotto della sua immaginazione.
Non aveva realizzato che il suo dito stava tracciando distrattamente le labbra, magari cercando di riportare alla memoria la sua bocca contro quella di lei, mentre cercava di aprirla così che le loro lingue sarebbero state intrappolate in un’altra delle loro battaglie che amavano così tanto combattere .. .
La voce di August lo risvegliò da quei pensieri veramente sbagliati "... Ma per quanto i paparazzi non siano ammessi all'interno del ristorante, i telefoni lo sono e gli altri clienti sembra abbiano considerato che la scena che tu ed Emma stavate mostrando loro, fosse abbastanza degna da essere conservata nella memoria del loro telefono. E anche di ogni sito web disponibile, ovviamente " aggiunse con voce allegra. Dio, avrebbe voluto colpirlo.
"Sì, scommetto che è stato divertente per voi vederle, eh?" Poteva già immaginarseli a battere i pugni e ridere tutti insieme tra un  'quello è il nostro ragazzo!' Se l’avessero scoperto mentre erano in giro tutti insieme. Tipico comportamento da Lost Boys. Stronzi.
Ah, ma chi stava prendendo in giro?  Lui avrebbe fatto lo stesso se fosse stato uno degli altri - era una cosa da ragazzi.
"Non hai nemmeno voglia di sapere? Controlla i tuoi SMS adesso. Sono sicuro che ne troverai un paio davvero divertenti" August commentò con una risata. Oh dio. Non vedeva l’ora di leggere i messaggi ... Sospirando ancora una volta si appoggiò sui gomiti e un pensiero improvviso gli venne in mente. "Hai parlato con Gold? E’ d’accordo con tutto questo?".
Il suo amico sembrava sorpreso dalla sua preoccupazione “Stai scherzando? Ne è entusiasta”.
"Certo che lo è" borbottò a denti stretti. Quel bastardo, era sicuro che aveva scommesso che ce l’avrebbe fatta.
August continuò a parlare, ma lui continuava a fare pensieri poco saggi verso il loro manager "Comunque, questa non era solo una chiamata in stile so-cosa-hai-fatto-la-notte-scorsa. C'è del lavoro da fare, amico".
Niente da fare. Stava scherzando. Lanciando fuori un altro forte gemito, cadde di nuovo sul letto con un tonfo, stringendo i denti per non piagnucolare come un bambino che rifiuta di alzarsi per andare a scuola "Gesù Cristo, può un ragazzo avere una pausa da queste parti?".
"Certo, andare ad un appuntamento con una bella signora in un oscenamente sontuoso ristorante è il non plus ultra del duro lavoro" August commentò sarcastico.
"Sì beh, difendersi da Swan non è così facile, lascia che te dica".
Il ragazzo, doveva saperlo.
Il compagno rispose dicendo "Eppure sei riuscito a far si che lei ti desse un bacio. Il tuo mojo irlandese continua a funzionare, vedo".
Ah, il mojo irlandese. Passò un lungo periodo di tempo fino a che non rivelò ai suoi compagni il suo segreto più recondito, dopo che tutti si erano incontrati la prima volta agli inizi della band. Bisognava essere molto cauti con informazioni preziose come quella. Soprattutto quando si prevedeva la possibilità di rimorchiare.
Un professionista non rivela mai i suoi segreti, dopo tutto.
"Vedi? Te l'avevo detto che era vero!" Riuscì a dire ridacchiando.
Poteva quasi sentire i suoi occhi roteare "Stavo scherzando, Killian. Comunque.... stiamo provando l’ultima scaletta. Questa sera, Non essere in ritardo"
"Provando? Per che cosa?"
"Dobbiamo esibirci in uno spettacolo questa settimana".
Dovevano? Huh. Non ricordava avessero qualche impegno quella settimana o questa cosa delle uscite con Swan aveva iniziato a produrre frutti a un ritmo incredibilmente veloce?
Non era possibile. Era troppo presto, Gesù. Certo che no. Sarebbe stato ridicolo, non erano passate nemmeno 24 ore, per l'amor di dio. Riprendi il controllo, Jones. Cercando di mantenere una voce indifferente, rispose: "Oh. Bene allora"
"Provocherai una rissa vero?"
"Perché dovrei farlo?"
"Non lo so. E tipico di te, immagino" Si fermò un attimo e improvvisamente Killian non riuscì a comprendere bene le parole che il suo amico stava per dirgli "Oh, farai meglio ad essere pronto - a parte suonare, ti intervisteranno".
Aspetta, cosa.
"Cosa?" Ruggì, completamente livido.
"Ci vediamo alle 4. A dopo fratello" quel viscido codardo riagganciò, il bip della linea chiusa fu l'unico suono che sentì mentre cercava di ottenere un qualche tipo di risposta a questo nuovo sviluppo.
Stava per uccidere quel figlio di puttana. Il peggior messaggero di sempre.
 
 
Killian fu molto tentato di andare a prendere un po' di corda per strozzare i suoi amici in modo da farli stare zitti. Sapeva che questo sarebbe successo quando aveva accettato di firmare l’accordo, ma Gesù, la situazione gli stava sfuggendo di mano. Voleva solo che questa prima fase di sciocche prese in giro fosse superata una volta per tutte (ragazzi, lui era pronto per questo)  anche se immaginava che sarebbe stato praticamente impossibile, conoscendo i suoi compagni.
Erano i Lost Boys, dopo tutto. Quante volte avrebbe dovuto ripeterlo a se stesso in modo che gli si sarebbe impresso nella memoria? Erano fondamentalmente dei bambini. E cos’altro sanno fare di meglio i bambini? Prendere in giro i loro amici.
Sbattendo forte la bacchetta sul piatto Jefferson gli si rivolse di nuovo con un sorrisetto "Andiamo Killian… con che cosa hai drogato il suo drink per far si che ti baciasse?".
Roteò gli occhi e tenendo il manico della chitarra con forza nella mano sinistra, dopo aver praticato un cambio di accordo impegnativo, rivolse al suo amico uno sguardo duro, cercando di sembrare severo "Se avessi voluto drogarla, non l’avrei portata in un luogo pubblico, Jeff. E più una cosa da te".
Risero tutti e Filippo scosse la testa mentre era seduto su una delle sedie disposte lungo la cabina che stavano usando per la prova "E 'così strano, anche se sappiamo che siete andati là, interpretando una parte e noi siamo tutti consapevoli della verità che c’è dietro. Avresti dovuto vedere Aurora la notte scorsa, era completamente fuori di testa, non poteva crederci. Era così eccitata per te, che quasi piangeva". Oh Dio, davvero? Povera ragazza, aveva cercato di farlo mettere con un paio di sue amiche per anni, ma lui le aveva sempre respinte, sapendo che se non avesse funzionato - e lui era sicuro sarebbe andata così, in quanto non era alla ricerca di qualcosa di più del semplice divertimento e di una ragazza disponibile al momento e di certo non aveva bisogno che la fidanzata del suo amico gli trovasse  delle ragazze -  lei ci sarebbe rimasta male per le sue amiche. Quindi “no, grazie” era la risposta che dava alle ragazze che le chiedevano di fargli conoscere il famigerato Killian Jones "E' stato molto divertente da vedere a dire la verità. Era convinta che fossi incapace di amare".
Questa frase fece aumentare ancor di più le risate dai suoi compagni, che non erano a conoscenza di come i suoi pugni erano stretti dietro la sua chitarra in un povero tentativo di nascondere il leggero tremito del suo corpo.
Era triste pensare che le persone a cui si sentiva più vicino non erano a conoscenza dei suoi segreti più oscuri, i suoi peggiori rimpianti.
"Ah, povera Aurora. Crede ancora nel cuore puro di Killian" Victor rifletté, lanciandogli uno sguardo divertito.
"Sì.. il mio cuore è marcio. Possiamo per favore andare avanti?" disse seccamente, muovendosi per suonare alcune delle note delle canzoni che avrebbero suonato. Non voleva ammettere che era un po' preoccupato di suonare nuovamente per un pubblico,  non lo facevano da quando era finito il tour di sei mesi fa e anche se avevano continuato a suonare e a provare, questo sembrava un test. Qualcosa di grande, qualcosa da dimostrare.
Si chiese se questo era quello che Emma sentiva ogni volta che doveva fare un provino per un ruolo. Avrebbe dovuto chiederglielo in futuro.
Woah. Da dove venivano quei pensieri?
"Aww andiamo Killian, stiamo solo scherzando. Sai che sto scherzando" Victor aggiunse, forse finalmente riconoscendo che era un po' stanco di prenderlo in giro. Gli diede scherzosamente un pugno sul braccio "E sarei anche più che entusiasta se riuscissi ad avere il numero di Ruby per me, ora che siamo a questo punto".
Roteando gli occhi, August improvvisamente alzò la testa e agitò una mano al vetro della finestra che separava lo studio  dalla sala dove stavano oziando  e girando la testa, vide Belle e Gold con Grace che si trascinava dietro di loro, che si stavano avvicinando alla porta che conduceva alla cabina. Sentì Filippo sussurrare "Ricordate, Grace non sa niente di tutto ciò, perciò fate in modo di tenere la bocca chiusa" e poi tutti si scambiarono cenni e abbracci con i tre nuovi arrivati. Belle baciò la guancia di Killian e sussurrò scherzosamente al suo orecchio "Ben fatto, marinaio. Spettacolo divertente da guardare".
"Sono contento che ti sia piaciuto" borbottò sottovoce, anche se avrebbe voluto risponderle seccamente come aveva fatto con i suoi compagni da quando era arrivato lì. Belle era più vulnerabile e non riusciva a trovare il modo di essere arrabbiato con lei .
Rivolgendogli uno sguardo innocente gli disse  "Sembrava ti stessi divertendo".
"Zitta, Gold" rise pungendola nelle costole, facendola ridere e lei gli colpì il braccio in cambio.
Gold sollevò una mano, portando la loro attenzione verso di lui "Okay, siamo tutti pronti per la performance di questa settimana?" Tutti annuirono e si voltò con uno sguardo intenso verso di lui "E Jones - per quanto riguarda l'intervista? Ci sei?"
Come se avesse voce in capitolo? "Cosa vuoi dire?"
"Non sarà un’intervista lunga, il padrone di casa non sapeva che uno dei suoi ospiti avesse tempo molto limitato a disposizione, quindi hanno dovuto occupare gli ultimi minuti dello spettacolo,  mi ha contattato per vedere se fossi stato interessato ad andare come ultimo intervistato della trasmissione" gli spiegò il manager. Ah. Ecco perché non aveva saputo niente fino ad ora, era stata una cosa dell’ultimo momento. Agitò la mano con impazienza e rispose: "Sì, va bene, comunque".
"Sei pronto per l’assalto?".
Sospirò, pizzicandosi il ponte del naso "Sì. Non preoccuparti, è tutto sotto controllo".
"Okay. Oh e la settimana dopo dovremmo chiedere a Miss Swan e alle sue amiche di presentarsi gentilmente al concerto come avevamo programmato".
La confusione gli si incise sul volto e quasi balbettò "Pensavo che avesse il tour promozionale del film di Glass con il cast?".
"Sì, infatti lei sarà impegnata queste due settimane, ma è libera di notte, no?" il significato nascosto dietro le parole di Gold era: "Lei deve venire".
"Oh". Non era sicuro di come si sarebbe sentito se Emma e la sua famiglia si fossero presentati al loro concerto. Si, adesso lei era più aperta nei suoi confronti e inoltre sapeva che aveva ascoltato la loro musica e le era piaciuta. Ma vederli suonare in pubblico, era un'altra cosa.
Esibirsi era una delle migliori esperienze della sua vita. Non ne aveva mai abbastanza delle sensazioni, l’esaltazione, l'adrenalina, il contatto con il pubblico, lo scambio di energia tra palco e la folla, i testi che si intrecciano tra loro e le note e le scintille che galleggiavano nell'aria.
Era la cosa più simile alla magia che avesse mai sperimentato.
E per quanto durante il loro appuntamento avesse mostrato ad Emma un po’di se e le avesse permesso di conoscerlo un po' più di quanto facesse di solito, questo era un livello del tutto diverso per lui.
Le sue riflessioni si interruppero quando sentì la mano di Grace che lo tirò alla sua sedia, facendolo sedere e mettendoglisi in braccio. Gli piaceva chiamarla il suo piccolo gattino, dato che le piaceva sedersi in braccio agli altri alla ricerca del posto più caldo nella stanza. E lei era così. Le baciò la fronte delicatamente mentre le accarezzava i riccioli e le chiese "Come è stata la tua giornata, principessa?".
Lei arricciò il naso e disse: "La scuola è stata noiosa". Improvvisamente si girò con gli occhi eccitati verso di lui. Oh no. "Fino a che papà non mi ha parlato di te e della ragazza con quei bellissimi capelli biondi. Posso chiamarla zia Emma, ​​adesso?".
Fu difficile non farla cadere dal suo grembo in stato di shock quando il resto della gente nella stanza represse una risata alle parole della ragazzina, mentre lui cercava di non soffocare.


***********************************************************************************************

Che bacio eh?? E la promessa di contare i sorrisi? Killian Jones sa come conquistare una ragazza :P
Credo che questo capitolo termini in modo un pò più soft rispetto ai precedenti...almeno niente momenti clou lasciati in sospeso :D
A prestissimo con il prossimo aggiornamento 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Interviste ***


Cap 15 - Interviste

 
"Cinquanta minuti di pausa e ricominciamo Emma".
"Grazie".
Si alzò dalla sedia che aveva occupato tutta la mattina, piegò le braccia lentamente e sentì un crack dalla sua spina dorsale che protestava. Chi sosteneva che gli attori avevano vita facile sarebbe stato il benvenuto per sostituirla con tutte quelle interviste senza fine, una dopo l'altra, con domande fatte in fretta senza sosta, cercando di ottenere il maggior numero di risposte possibili nel poco tempo che era loro consentito. Ci fu un momento in cui si sentì come se tutti stessero chiedendo le stesse identiche cose e lei non doveva nemmeno pensare, solo stare lì e ripetere tutto come un disco rotto lalalalala.
Non era divertente come sarebbe potuto sembrare, assolutamente.
Passò davanti alla camera dopo aver educatamente fatto cenno ad alcuni cameraman che non le erano molto familiari e salutò Regina, seduta al suo posto dietro la sedia dei reporter in modo che potesse vederla correttamente durante l'intervista – per inviarle i suoi sguardi d’avvertimento, occhiatacce e tutto quello che ritenesse necessario quando parlava troppo o non era sicura di come venire fuori dalle domande difficili.
Era un tale novellina per queste cose, pensò roteando gli occhi.
Anche se doveva ammettere che la promozione stava andando davvero bene. Negli ultimi due giorni aveva fatto numerose interviste per delle riviste di cinema e del web - quelle che aveva apprezzato di più dato che si erano esclusivamente concentrate sul film, lo stile, il processo delle riprese, il set e gli oggetti di scena, la chimica tra il cast, il casting e il lavoro con il regista - e non sulla sua vita personale. Cosa della quale lei era più che d’accordo non discutere. Affatto.
Anche se sapeva che sarebbe stato inevitabile a lungo andare, soprattutto sapendo che il prossimo giro di interviste era per lo più con la ... stampa scandalistica, niente di meno.
E con Graham, tuttavia.
Non aveva davvero avuto il tempo di parlare con lui, in quanto erano stati parecchio in giro e il continuo succedersi di giornalisti confusi da una stanza all'altra l’avevano stordita non poco. Si sentiva come in un limbo, seduta nel suo piccolo trono, la gente che andava e veniva e le telecamere che da lontano non si perdevano una parola che usciva dalle sue labbra. A volte era un po’ intimidatorio. E fu in grado di parlare solo un paio di minuti con la sua costar .
Si aspettava un interrogatorio di terzo grado, ma immaginò che stesse per arrivare, in quanto non lo aveva contattato per niente da quando lui l’aveva chiamata per dirle della promozione, mentre lei era in studio con i Lost Boys e il contratto non era stato ancora firmato.
Ah, quelli erano bei tempi.
Regina la contattò il giorno dopo la sua uscita ufficiale con Jones, naturalmente. Emma non era davvero sicura di cosa si sarebbe dovuta aspettare, ma con il suo massimo shock, la sua manager fu addirittura allegra al telefono, leggendole pezzi di articoli presi dal web e da diversi social network riguardo alla sua relazione con la rockstar.
Falsa relazione, ricordò a se stessa. Cerchiamo di non confonderci, Swan.
In un modo o nell'altro, tutto sembrava andare secondo i piani: i Lost Boys stavano rinascendo lentamente, ma inesorabilmente dalle ceneri nelle quali il loro frontman li aveva bruciati - woah, sembrava duro, ma hey, non era lei quella che era stata fotografata mentre andava a donne e completamente ubriaco ogni maledetta settimana – stavano ottenendo nuovi spettacoli e i singoli stavano ritornando in radio su richiesta dei loro fans; e lei, d'altra parte, era entrata nei radar più grandi, da quanto Regina le aveva detto.
Tutto sommato, non poteva negare che le cose stavano andando abbastanza bene per lei. Per ora.
Andando verso la stanza che stava usando temporaneamente come camerino, si fermò prima alla caffetteria per prendere una tazza di cioccolata per lei e Ruby, che era stata assunta per tutta la fase promozionale del film come sua make up artist. Glass era stato più che d’accordo con il suo suggerimento "A cosa servono gli amici, giusto?" aveva detto,  anche se sospettava che non si interessasse dell'aspetto dei suoi attori a questi eventi.
Peccato, dato che lei sicuramente lo era, per una volta. Quelle foto sarebbero finite nelle riviste, dopo tutto. E poi tutti quei dannati video su Youtube! Se lei non fosse riuscita a controllare la sua diarrea verbale o le espressioni imbarazzanti mentre la intervistavano, almeno avrebbe fatto in modo di apparire dannatamente in forma.
Ruby era nella stanza. La vide seduta su uno dei divani in un angolo, con il computer portatile in equilibrio sui jeans che rivestivano le sue gambe e che rideva con lo schermo, le cuffie in testa per non disturbare le poche persone presenti nella stanza. Si avvicinò da dietro per vedere che cosa stesse facendo di così divertente e si fermò sui suoi passi.
Che diavolo ci faceva Victor, alias il simpaticone dei Lost Boys, in videochat con la sua amica?
Vide la sua immagine sullo schermo mentre sorrideva e la fissava, non riusciva a capire le parole, dato che Ruby indossava le cuffie  e goffamente le fece cenno ancora turbata da tutta la faccenda. Ruby tirò indietro la testa e le sorrise "Emma Oh! Aspetta Victor, tolgo queste così  puoi dirle come si deve ciao ..." disse scollegando le cuffie dalla base "Ecco. Dì ciao!" ordinò.
"Ciao Emma! Stai benissimo!" Si complimentò, ammiccando scherzosamente.
"Ehi Victor" rispose lei con le mani in tasca "Eh, non è che non sia felice di vederti, ma se non ti dispiace, mi chiedevo come mai voi due vi state videochiamando ...?" chiese ad entrambi. Lui rise e scosse la testa.
"Oh, ho mandato un sms Ruby e le ho chiesto se potevo chiamarla oggi, dovevamo dirti una cosa, ma poi abbiamo iniziato a parlare, a quanto pare si stava annoiando" commentò, sorridendo a Ruby che stava annuendo con entusiasmo.
"Yep. Mentre tu hai a che fare con tutto quel parlare, io sono qui da sola, sai" fece il broncio con un luccichio nei suoi occhi. Non poté fare a meno di alzare gli occhi verso la sua amica. Non se n’era preoccupata l’altra volta dato il numero piuttosto elevato di ragazzi carini che le giravano attorno, ma ora sembrava aver trovato la sua nuova preda.
"Comunque, volevamo farvi sapere che siete ufficialmente invitate al concerto dei Lost Boys Martedì prossimo" disse agitando alcuni pezzi di carta in mano pomposamente in aria, che dovevano essere i biglietti o almeno così immaginava.
"Sei serio? OH MIO DIO!" Ruby strillò, stringendo con forza la mano tra le sue e facendo quasi volare il portatile dalle gambe per l’eccitazione. Emma non poté non ridere per il suo entusiasmo, ricordava come prima che tutto questo avesse inizio, quanto avesse insistito per andare a qualsiasi spettacolo di quei ragazzi. Nessuna meraviglia che fosse così eccitata. Una groupie.
Emma si morse il labbro inferiore e guardò di nuovo il musicista, ancora raggiante dallo schermo "Grazie mille. Sono sicura che sia stato piuttosto difficile riuscire ad ottenerli per noi" disse aggiungendo il sarcasmo necessario alla sua voce così avrebbe potuto capire il vero significato dietro le sue parole. So che questi fanno parte dell’accordo. Bene.
Lui scrollò le spalle innocentemente in risposta, un sorriso tirò su l'angolo delle labbra "Cosa posso dire, i ragazzi vogliono davvero che tu venga. Tutte voi, in effetti" aggiunse inviando uno sguardo sghembo a Ruby, che arrossì un po' al suo commento.
Oh, ma dai. Questi due erano così fatti l’uno per l’altra che non era nemmeno divertente.
Peccato che non era il loro rapporto che stavano cercando di vendere ai giornali.
Seduta sul bracciolo del divano, Emma soffiò via una ciocca di capelli dalla fronte con impazienza "E’ Martedì, allora?"
"Si".
Huh. Avrebbe dovuto assicurarsi che non ci fossero troppe cose da fare il Mercoledì, anche se lei immaginava che Regina già sapesse di questo, dato che aveva chiarito che questi falsi appuntamenti e gli avvistamenti dei media non avrebbero dovuto in alcun modo incidere sul suo programma di lavoro.
Prima che potesse dire qualcosa, Ruby stava già rispondendo per lei "Ci saremo, non ti preoccupare. Non ce lo perderemmo per niente al mondo. Ci sarò ..." fece una pausa, strizzando gli occhi al computer portatile. Emma scorse una nuova silhouette entrare nella stanza dove era Victor e improvvisamente una voce alterata lo richiamò, facendolo saltare sul posto in stato di shock.
"Ehi - cosa stai facendo ancora lì? E' questo che devi indossare? Cosa stai facendo?" Jones si avvicinò al suo amico e li imitò, fissando confuso lo schermo accanto a lui "Ma è ... Red Lips?".
Ruby gli sorrise, contenta che l’avesse riconosciuta "Ciao Killian!".
"Swan?" Povero ragazzo era completamente senza parole. Non poteva biasimarlo. Lei si mise le mani in faccia per l’ilarità della situazione "Oddio ..."
"Che diavolo sta succedendo?" chiese lui, scosso,con un accenno di panico nella sua voce. Non l’aveva mai visto così fuori di testa - ad eccezione di quando andò a fumare fuori dalla stanza quando gli fu detto dell’accordo.
Victor, sentendo l'umore del suo amico, cercò di tranquillizzarlo "Lo spiegherò ancora una volta solo per amor tuo. Ho chiamato Ruby per dirle del concerto. Quello di cui non ti sei preoccupato di informare Emma" spiegò in tono di rimprovero. Jones non sembrava affatto divertito, socchiudendo gli occhi protese il mento.
"Mi dispiace di essere un po' preoccupato con tutto quello che sta per succedere oggi, lo sai".
Emma era preoccupata adesso "Che cosa sta succedendo?".
"Niente" la congedò e indicò lui minacciosamente "Faresti meglio a prepararti, siamo in partenza per le prove tra mezz'ora".
"Fantastico. Ti occupi tu di intrattenere le signore per un po' mentre io vado?" si alzò dal suo posto e sorrise verso di loro – beh più a Ruby "Ti scrivo, Ruby".
"Okay. Ciao!". La sua amica sorrise e soffiò un bacio  verso di lui prima che lasciasse la stanza, inviando uno sguardo di avvertimento a Jones nella sua scia. Poi si rivolse a Emma di nuovo "Devo andare in bagno. Poi quanto tempo abbiamo ... fino al prossimo tizio con le domande scoppiettanti?".
"Uhm" guardò il suo orologio calcolando il tempo nella sua testa "40 minuti".
"Perfetto, Torno in un secondo. Ciao, Killian!" lo salutò e uscì in fretta verso la sala che conduceva al bagno. Emma si lasciò cadere dal bracciolo al divano, esaminando attentamente la faccia stanca del suo finto fidanzato, le borse sotto gli occhi e il comportamento nervoso. Lei strinse le mani davanti a sé, facendolo trasalire.
"Okay, sputa il rospo. Cos’hai, perché sei così agitato?"
Sospirò, stropicciandosi gli occhi stancamente "Non è niente, Swan".
"Aspetta" prese  le cuffie di Ruby e le indossò dopo averle inserite di nuovo, accarezzando i suoi riccioli mentre lo faceva. Controllò il piccolo schermo dove poteva vedere la sua immagine e arricciò il naso "Queste cose mi fanno sentire sempre come un marziano".
"Non c'è bisogno di molto per questo" sbuffò, sorridendo leggermente mentre la guardava.
Lei gli mandò uno sguardo poco divertito "Har. Maledetto. Har".
"Guardaci, dei veri attori".
Si era stancata di come stesse eludendo la sua domanda "Zitto e dirmi cosa diavolo c'è che non va".
Si sdraiò sulla sedia e lasciò cadere la testa sulla sua mano. Spostò i capelli con l'altra stringendo gli occhi "Abbiamo un’esibizione oggi. E’ un po’ che non ne facciamo una e ho paura di essere un po’ arrugginito".
Per un attimo ci fu silenzio tra loro fino a quando Emma scattò e fissò lo schermo, completamente sconcertata alla sua confessione "Tutto qui? E’ per questo che per poco non stavi staccando la testa al povero Victor? Gesù Cristo, alza il culo, vai là fuori e suona le tue incredibili canzoni!".
"Swan, l'ultima volta che ho controllato dovevi interpretare la mia fidanzata, non mia madre. O mia moglie" ringhiò a lei, con un accento di difensiva nella sua voce.
"Io dico quello che mi pare e piace grazie, perciò smetti di essere giù di morale e di dubitare di te stesso".
La sua testa si avvicinò alle sue parole e un curioso cipiglio sulla fronte "Tu credi in me?".
Un leggero senso di déjà-vu la colpì "Ti piaccio?"
Sospirò e una mano andò a strofinare la fronte, in cosa si era cacciata? Non solo quell'idiota aveva ammesso che lei gli piaceva dopo il loro appuntamento, no, l’aveva sfidata, irritata, l’aveva fatta sorridere e ora catturava ogni singolo dettaglio che era capitato nella conversazione per rigirarglielo contro.
Ugh.
"Credo nella tua musica. E nella tua band. Solo perché hai rovinato tutto a causa di qualunque cosa  ti sia successa, non significa che il tuo rapporto con la musica ha subito lo stesso. Non respingerla, solo… usala per tirarti fuori dal passato. La musica non è terapeutica o qualcosa del genere? Non dovrei essere io a dirti queste cose! Non essere stupido, Jones. Andrai benissimo " terminò, il suo viso fisso sul suo, cercando di trasmettergli i suoi pensieri attraverso il maledetto schermo che li separava. Se avesse continuato con quell'atteggiamento l’avrebbe preso a calci e lei non era in vena. E aveva del lavoro da fare, naturalmente.
Rifletté sulle sue parole per un minuto, accarezzando la nuca rossastra con la mano in lenti movimenti circolari, fino a quando incontrò di nuovo i suoi occhi. "Grazie".
Lei si strinse nelle spalle "Prego".
Si leccò le labbra e commentò sbrigativamente "Devi vederci, sintonizzati stasera. 11:35".
Huh. Non solo avrebbe dovuto assistere al suo concerto la prossima settimana, come Victor aveva detto prima, ora avrebbe anche dovuto vederli ogni volta che si sarebbero presentati in TV? Già, non sarebbe successo. Avrebbe probabilmente guardato qualche episodio di una serie TV sul suo portatile con Henry o avrebbe letto un libro. O non avrebbe fatto nulla. Qualunque cosa che non prevedeva il guardarlo in TV.
Non capiva perché l'idea la faceva agitare, però.
"Ci proverò".
Fece un suono come se sapesse che stava mentendo – dato che lo stava facendo, ma non aveva intenzione di dirglielo soprattutto non a lui tra tutte le persone - e sorrise "Okay. Divertiti con le tue interviste, Swan. O dovrei dire Signora Jones?".
"Nei tuoi sogni, Irishpants".
Il suo sorriso si allargò e il suo volto si avvicinò allo schermo. Gesù, questo ragazzo non ha il rispetto dello spazio personale nemmeno nelle conversazioni telematiche "Parlerò al presentatore di tutti i soprannomi con cui mi chiami. Ciao Swan, saluta Red Lips da parte mia !".  E con questo, chiuse  il portatile, la finestra dove il suo volto era stato pochi secondi prima ora era nero come la pece.
Cosa?
"Cosa?". "JONES! JONES!"
Ma lui era già andato, non dopo aver rivelato ciò che aveva già temuto: sarebbe stato intervistato oggi. In uno stupido talk show a tarda notte. Così lei l’avrebbe guardato.
Stava per ucciderlo.
 
 
"Oi, Swan!"
Rovesciò quasi gli ultimi resti della sua cioccolata su se stessa quando sentì la voce di Graham che la chiamava, era così sorpresa. Si voltò e lo vide arrivare a grandi passi verso di lei con un sorriso stampato sul volto mentre si avvicinava. Lo studiò attentamente, cercando di non dare a vedere che lo guardava con occhi ammiccanti. Cosa stava facendo, comunque.
Era un bel pezzo di ragazzo, non poteva negarlo.
"Guardate il bottino, signore! Eccolo!" lo derise quando finalmente raggiunse il suo fianco. Lui rise e puntò il dito minacciosamente verso di lei.
"Dovresti essere più brava a prendermi in giro ... sai bene che reagisco sempre".
"Davvero?"
"Uh-huh"
"Che cosa vuoi fare?"
"Mmmm ... questo?" Cercò di farle il solletico, ma era già scappata nella direzione opposta, sapendo che cosa aveva intenzione di fare. L’aveva scoperto durante le riprese ed era la sua arma segreta contro di lei.
Non era giusto.
Tornarono nella stanza scherzando ed Emma si accorse che ora c'erano due sedie dove era stata da sola in precedenza. Si sedette tamburellando nervosamente con le mani sui braccioli con un ritmo sincronizzato.
Non era una musicista. Avrebbe davvero dovuto continuare a recitare.
Graham la studiò con curiosità per un minuto fino a quando la sua mano scese su di lei "Mi stai facendo innervosire. Cosa c'è che non va?".
Cercò di sembrare disinvolta scrollando le spalle con leggerezza "Oh, niente. Troppa caffeina".
"Il cioccolato non ha caffeina".
"Certo che no. Ha alte dosi di cacaoina"
Si. Brutta battuta. Quello era il risultato finale di quando i nervi avevano la meglio su di lei.
Graham improvvisamente gemette al suo fianco e lei si voltò per vedere che stava cercando di nascondere un sorriso, una mano copriva il viso come se fosse inorridito dalla sua stupida battuta. Cosa che era assolutamente plausibile "Oh Dio, l'umorismo di Jones sta già avendo la meglio su di te".
Ecco ci siamo.
"Stavo aspettando te per tirarlo fuori" sospirò, lasciando cadere la testa all'indietro in attesa di rimproveri e lamentele. Si sentì improvvisamente proprio come un’adolescente prima che i suoi genitori stavano per rimproverarla per qualcosa che aveva fatto.
Lo vide alzare un sopracciglio "Perché? Eri preoccupata che mi sarei arrabbiato?"
"Perché dovresti essere arrabbiato?"
"Non lo so. Perché non me l'hai detto?"
Questa era una buona domanda. Perché non l’aveva fatto? Aveva avuto un sacco di tempo e lei avrebbe evitato tutta questa scena prima di tutto.
Purtroppo, nonostante si considerasse una donna coraggiosa e tenace, non sempre era così. Emma a volte sentiva il bisogno di nascondersi.
O scappare.
Finalmente gli rispose a bassa voce, sentendosi improvvisamente molto piccola. E stupida. "Mi sentivo strana. E’ un tuo amico".
"E io sono un tuo amico” rispose con calma.
"Sì, ma ... non lo so". Si voltò verso di lui, il rimorso era evidente nella sua espressione "Mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo".
Lui le sorrise, facendole sapere che andava tutto bene e la fece sentire straordinariamente leggera,  come se un peso le fosse stato tolto dalle spalle. Sarebbe stata devastata se questo accordo con Jones avesse compromesso in qualche modo la sua amicizia con Graham. "Devo ammettere che sono rimasto davvero scioccato quando l’ho scoperto. Per un attimo ho pensato che fosse falso" ridacchiò. Per fortuna non la stava guardando in quel momento, altrimenti avrebbe notato di sicuro come il suo viso era impallidito e le sue mani si fossero aggrappate al bordo del sedile con tanta forza che le nocche erano diventate bianche.
Mantieni il controllo, Emma.  Sei un'attrice, per l'amor del cielo!
Fu salvata dal rispondere quando il primo giornalista si presentò, stringendo la mano a entrambi, indicando la testata che rappresentava e infine si accomodò di fronte a Graham e lei. Qui iniziò la parte divertente della promozione, come Graham le aveva detto durante le riprese.
Divertente perché ora almeno potevano scherzare e ridere insieme e talvolta anche di alcuni dei poveri intervistatori, come quando uno di loro aveva problemi con il suo accento ed Emma fraintese la sua domanda, nel senso più imbarazzante che si potrebbe mai immaginare. Imbarazzante.
Emma era abbastanza a suo agio, seguiva l'esempio della sua costar nelle risposte, parlando delle riprese, le lunghe ore di lavoro, il legame e il rapporto tra i personaggi che avevano interpretato e naturalmente, storie divertenti sul set, la parte che i fan desideravano maggiormente scoprire. Decisero di lasciare fuori l'esperienza della fan nascosta nell’armadio per non dare alcuna idea alle altre ragazze con l’ormone in delirio là fuori. Invece, scelsero di raccontare la storia di un coniglio gigante che terrorizzò Emma quando Graham decise di prenderlo e metterlo proprio di fronte al suo volto con i suoi baffi che le solleticavano il viso mentre lei si era addormentata, acciambellata in uno degli angoli del set tra un ciak e l’altro.
Quando si riprese quasi singhiozzante e in preda ad una crisi isterica perché aveva pensato che fosse uno scarafaggio, Graham non riusciva a capire. Nemmeno quando gli spiegò che pensava che i baffi fossero le antenne dello scarafaggio. No. Niente. Ora lui la prendeva in giro senza pietà ovunque andassero.
Cretino.
Quando uno degli ultimi intervistatori stava per arrivare, entrambi erano un po' stanchi, ma di buon umore, Graham stava facendo finta di avere le antenne sulla testa per prendersi gioco di lei, guadagnandosi un piuttosto forte e completamente meritato pugno sul braccio. Si fermarono e cercarono di agire in un modo più professionale per il loro bene, dato che potevano vedere lo sguardo irritato di Regina alle loro buffonate. Strinsero la mano all'uomo strano, che indossava un cappello rosso piuttosto caratteristico e che guardava i suoi appunti, alla ricerca di tutto ciò che voleva chiedere come un pesce fuori d'acqua. Emma gli sorrise rassicurante per simpatizzare con il povero ragazzo nel tentativo di rilassare i suoi nervi in ​​qualche modo. Dopo aver balbettato che lavorava per un sito web chiamato "The Home Metropolitana" e che il suo nome era William Smee, cominciarono a conversare con lui sulle stesse domande a cui avevano già risposto almeno venti volte nel corso della giornata. Emma era stanca ed iniziò ad elencare nella sua mente le cose che avrebbe dovuto fare appena tornata a casa dopo aver preso Henry, il libro che avrebbe dovuto finire di leggere,  i copioni che Regina le aveva imposto di rileggere e l'intervista che avrebbe dovuto guardare a causa di Killian Jones ...
Il suo borbottio interiore fu bruscamente interrotto dal gomito di Graham che urtò contro di lei, facendole tornare alla mente il povero William-qualunque-fosse-il-suo-nome che sembrava combattuto tra la paura di riportarla al colloquio o ridere del fatto che non fosse abbastanza concentrata. Lei sbatté le palpebre rapidamente, sentendo le guance arrossarsi "Mi dispiace, mi sono assentata per un po' senza accorgermene. Che cosa mi stavi chiedendo?"
Era determinata ad essere la migliore attrice, educata e professionale, che questo ragazzo avesse mai intervistato nella sua vita dopo - il suo orgoglio stava parlando, naturalmente: non poteva fallire, soprattutto durante una stupida intervista. Seduta dritta e pronta ad ascoltare attentamente qualunque cosa volesse sapere. Smee abbassò gli occhi sui suoi appunti e deglutì. "Umh - Sì, beh. Molti dei nostri lettori vorrebbero sapere della ... scena di sesso che condividete nel film?"
Oh. Guardò di sottecchi Graham, che stava davvero cercando di non ridere - se di lei o del povero giornalista avrebbe voluto sapere, ma ne avrebbe discusso con lui più tardi, quando sarebbero stati da soli.
Avrebbe davvero dovuto rispondere a questo?
"Sì, effettivamente condividiamo una scena di sesso" dichiarò lentamente, non sapendo che altro dire. Si sentiva come Forrest Gump "e questo è tutto quello che ho da dire a riguardo".
Eppure, lei non era Tom Hanks. Purtroppo.
Smee continuò prendendo l'iniziativa "E' stata difficile da girare?"
"Difficile in che senso ..?"
"So che il signor Humbert ha avuto una precedente esperienza in questo tipo di scene che sono abbastanza nuove per lei, da quello che ho letto nella sua scheda. Vorrei solo sapere come è andata. E’ stato duro?"
Oh  cavolo. Se Jones fosse qui, non avrebbe resistito al gioco di parole. Anche lei stava avendo problemi a non ridergli in faccia.
"Uhm, non è stato difficile se devo essere completamente onesta. Non ero troppo preoccupata di mostrare troppo di me o qualsiasi altra cosa, anche se ho i miei principi su questo tipo di scene. In questo caso, per questo film, ho sentito che questo era qualcosa che doveva accadere e doveva essere mostrato, come la tensione e il picco che i nostri personaggi hanno raggiunto, un livello successivo è innegabile e sarebbe stata una completa perdita se non ci fosse stata ... ".
Lui annuì con entusiasmo, soddisfatto della sua risposta "Allora, dato che non l’abbiamo ancora visto, ci puoi dare qualche scoop sul questo momento, come accadrà ...?"
Lei e Graham si scambiarono uno sguardo nascondendo un sorriso "Tutto quello che possiamo dire è che la sua schiena non sarà mai più la stessa".
Lei rise di cuore "Sì, abbastanza ortopedico se me lo chiedi, non è stato davvero stimolante" continuò, rivolgendo alla sua costar uno sguardo malizioso "Sono stata aiutata dal fatto che ero con uno degli uomini più attraenti del pianeta, naturalmente".
Graham ridacchiò di lei e stava sicuramente per rispondere quando Smee lo interruppe ancora una volta "Scommetto che arriva secondo a una certa rockstar, non è vero, Miss Swan?".
Cosa?
Oh. OH.
Vide con la coda dell'occhio come Regina le mandò uno sguardo teso di avvertimento nella sua direzione, chiedendole giustamente di interpretare la sua parte e non rovinare tutto. Si preparò, rimproverandosi mentalmente allontanando il suo panico interiore. Era pronta. Lo era davvero.
"Oh? Lo è?" commentò innocentemente, come se non avesse idea di cosa stessero parlando.
Lo vide spiare di nuovo i suoi appunti, corrugando la fronte "Ho sentito che ha una relazione con il cantante dei Lost Boys, Killian Jones. Che, stranamente, ha lavorato con la suo co-star qui presente, Graham Humbert"
Alzò un sopracciglio verso di lui " Hai sentito?"
"Sì, la maggior parte dei nostri lettori ha espresso il suo massimo interesse in questa particolare questione e ad essere onesti. Volevano chiederle cosa ha visto in questo - Cito testualmente -  ‘ragazzo tormentato’? Come vi siete incontrati e se prenderà mai in considerazione l’idea di lavorare con lui?"
Prima che potesse ribattere su come tutto questo non avesse niente a che fare con il film, Graham intervenne, desideroso di aggiungere il suo contributo "Li ho presentati io, come hai sottolineato, ho incontrato Killian e i ragazzi tempo fa e siamo diventati buoni amici da quando abbiamo lavorato insieme. Poi ho incontrato Emma ed è capitato di ritrovarci tutti insieme nella stessa notte nello stesso luogo... scintille. Perciò, posso prendere il soprannome di Cupido ora?" chiese ad Emma facendo il broncio. E lei gli fece una smorfia in risposta.
"Sicuro, Graham Cupido. Ci sta piuttosto bene, no?" Si voltò ancora una volta al giornalista "Per quanto riguarda l’intenzione di lavorare con lui, io non vedo proprio come potrebbe accadere, visto che lui è un cantante e io sono un'attrice".
Il giornalista si strinse nelle spalle non curandosi di lei "Beh, ci sono molte attrici là fuori che improvvisamente pubblicano un album o provano a cantare. Oppure potrebbe fare un cameo in qualche tuo progetto".
Stava diventando assolutamente impagabile, voleva solo rotolare dalla sedia al pavimento e singhiozzare incontrollabilmente per l’idiozia di questa intervista.
Lei. E Jones. Lavorare. Insieme.
Non solo doveva comportarsi come se avesse una relazione con lui, no - adesso volevano anche farli lavorare insieme. Insieme.
Fregata su entrambi i fronti.
Con le spalle tremanti a causa della risata repressa lo affrontò un’altra volta "Non l’ha mai sentito dire, signor Smee? L'amore e il lavoro non si mischiano bene insieme".
"Allora vuole chiamarlo amore? A quanto pare la notte che vi siete incontrati, finì intriso di champagne - che lei aveva gettato contro di lui, fonti sostengono ..."
Oh. Non  ricordava che sapevano della storia pittoresca del loro primo incontro ...
Che era un bel racconto, in realtà.
Fissò un sorriso sognante sulle sue labbra, comportandosi come la perfetta ragazza nella prima settimana della sua relazione "Cosa posso dire? C'è una linea sottile tra amore e odio. E a quanto pare, quella linea ... era un bicchiere di champagne".
Anche se, nella sua mente, pensò che come linea sarebbe stata più indicata la felpa.
 
 
"Ridammelo!"
"No"
"RIDAMMELO!!!!".
"No"
"Henry ..."
Teneva il telecomando dietro la schiena con uno sguardo implorante "Ma perché? Scegli sempre tu, è il mio turno!"
"Non ti sto nemmeno dando la possibilità di scegliere, hai scuola domani, devi andare a letto!" Era esasperata. Lo era davvero.
La fissò come se avesse due teste invece di una. Huh "Mamma, sono le11:00. Sono andato a letto molto più tardi".
"Davvero?" Huh. Questo ragazzo era pieno di sorprese ultimamente. Perché lo stava scoprendo adesso?
"... No?"
Si mise le mani sui fianchi, rivolgendogli uno sguardo severo "Sei nei guai adesso".
"Per favore, basta - cerchiamo di guardare qualcosa per un po' e poi ti prometto che andrò a letto, ti prego?"
Sospirò sconfitta dalla sua insistenza. Chi voleva prendere in giro? Non sarebbe andato da nessuna parte. Perché?
Oh giusto, perché lui stava chiedendo di rimanere a guardare l’esibizione di quel maledetto gruppo, in quel maledetto talk show. Lo sapeva. La sua fortuna fu che stava guardando proprio un programma sulla stessa rete, quando un annuncio durante la pubblicità aveva sostenuto che i Lost Boys sarebbero stati ospiti nel talk show di quella notte.
Naturalmente dovette parlargli di tutta la questione della relazione subito dopo. Non ne fu molto sorpreso – cosa che la sconvolse fino al midollo. Si era aspettata una qualche sorta di reazione da lui: forse la negazione, l'amarezza o semplice preoccupazione. Che lei avrebbe potuto gestire se fosse stato il caso.
Anche se almeno poteva tirare un respiro di sollievo per non aver reagito nello scenario più temuto che aveva immaginato: il sospetto del figlio. Come Mary Margaret aveva fatto notare quando le aveva rivelato del contratto e di quello che avrebbe comportato in primo luogo, che sarebbe stato difficile convincere Henry che si trattava di qualcosa che lei aveva effettivamente desiderato, qualcosa che lei voleva per sé. Visto che era fuggita dalla compagnia maschile negli ultimi anni, come se fosse la peste, così che il suo più-che-intuitivo ragazzo avrebbe potuto iniziare a fare ipotesi su questo suo nuovo e improvviso interesse amoroso.
Ed inoltre si trattava di una rockstar nota.
Ancora una volta, non le aveva dato alcun problema. E cosa che per lei era stata ancora più sorprendente: era stato favorevole. La rassicurò sul fatto che capiva il motivo per cui non gli avesse detto nulla di tutta la faccenda – che lei temeva che avrebbe potuto dare di matto, si sarebbe potuto scagliare contro di lei o qualsiasi altra cosa che i bambini fanno quando si sentono traditi o arrabbiati con i loro genitori in situazioni come queste - e continuò ammettendo che era contento che lei stesse finalmente uscendo con qualcuno, dato che temeva avesse abbandonato l'idea dell’amore.
Amore.
Andò a letto quella notte con una forte sensazione di nausea alla prospettiva di raccontare al suo povero figlio - che credeva che lei stesse cambiando e si stesse lasciando andare, permettendo di far entrare qualcuno al di fuori del loro piccolo cerchio, le uniche persone che sapevano com’era - di come si fosse sbagliata per tutto quel tempo di non avere un uomo nella sua vita, come se non fosse stata la decisione più intelligente di non essere coinvolta in qualche modo con lui.
Come le pareti in realtà fossero intatte dopo tutto, come era sempre stato.
Oltre a questo, Henry si sentiva stranamente euforico su tutta la faccenda, naturalmente: era, dopo tutto un fan del gruppo, quindi era entusiasta di incontrarli e di essere in grado di scatenare la sua adrenalina nel loro studio e così via. Era divertita da questo e non poteva fare a meno di sorridere alla prospettiva di presentarlo alla piccola Grace e immaginare chissà che tipo di imbrogli quei due avrebbero potuto organizzare insieme. Anche se, la metà divertita era stata ugualmente bilanciata dal panico e dalla voglia di voler tenere lontano suo figlio da tutto quel pasticcio.
Soprattutto per quanto riguardava un certo Killian Jones.
Vide con la coda dell'occhio il volto di Henry illuminarsi e conosceva il motivo, lo spettacolo stava per iniziare. Lo strinse al suo fianco, gettando una coperta sopra entrambi e gli scompigliò i capelli lentamente, non realmente interessati a qualunque discorso il presentatore stesse facendo con i suoi ospiti. Lo vide sbuffare, a volte ascoltava attentamente, mentre lei guardava solo davanti a sé, non proprio interessata, non del tutto concentrata - colori e sagome si mischiavano insieme, mentre lei cercava di trattenere i pensieri disordinati nella sua testa.
"Eccoli!" Henry si raddrizzò accanto a lei nella sua eccitazione e lei poté quasi vedere le sue orecchie tirarsi su, come quelle di un cane. Aww, amava le sue orecchie.
Parlando di orecchie, anche quelle dell'elfo irlandese erano molto carine, ammise tra se e se quando i cinque apparvero sul palco. Erano ... così elfiche. Era sorpresa che non fosse stato scritturato come elfo ne Il Signore degli Anelli. Diamine, avrebbe potuto unirsi alla sua produzione di Sogno di una notte di mezza estate. Improvvisamente ricordò la domanda di quel giornalista Smee, che le aveva chiesto se avrebbe mai preso in considerazione l’idea di lavorare con Jones in futuro.
... Sì, carino come lo erano le sue orecchie, non sarebbe mai accaduto.
Anche dal divano di casa sua, poteva sentire la tensione nella band. Jones afferrò il microfono in mano, come se potesse volare via dalla sua mano in qualsiasi momento, le vene in uno sforzo visibile sulle sue braccia e lei desiderò con tutta se stessa che seguisse il suo consiglio di lasciar perdere tutto.
E con sua sorpresa, così fece.
Henry urlava e cantava insieme i testi, sorridendo e oscillando da un lato all'altro sul divano. Lei sorrise vedendo come i cinque uomini avevano spaccato con la loro canzone – le parole scorrevoli, gli assoli pesanti e il culmine con i ritornelli. Poté notare come Jones ora fosse raggiante tra la folla e i suoi amici, la sua espressione non era più tesa o preoccupata.
Sembrava felice. E si sentiva stranamente orgogliosa di lui in quel momento.
Quando ebbero finito, tutti salutarono il pubblico ormai in visibilio - non c'era da stupirsi dopo l’ondata di potenza che si era scatenata su quel palco – e anche quando la telecamera passò sul presentatore, poté vedere in lontananza come i cinque si strinsero in un abbraccio di gruppo con chitarre e bassi ancora a tracolla sulle spalle e le bacchette in mano.
Emma sentì gli occhi riempirsi di lacrime per un attimo vedendo quella scena sullo schermo, mossa dalle azioni del gruppo. Erano davvero una famiglia, chiunque avrebbe potuto vederlo. E ormai aveva capito il motivo per cui Jones era stato più che pronto ad accettare tutto ciò pur di salvare il futuro della loro band. Ingoiando per alleviare il groppo in gola, spinse Henry sulla spalla dolcemente "Ehi, ragazzino. E’ ora di andare a letto".
Pensò che avrebbe dovuto litigarci un po' di più, ma lui si alzò in piedi e la baciò sulla guancia, mormorando un tranquillo "Buona notte, mamma" e andò verso la sua camera da letto, canticchiando allegramente la canzone che avevano appena ascoltato. Era senza parole, come mai aveva fatto tante storie per rimanere e guardare la band e ora stava andando via senza dire una parola circa l'intervista?
Oh, giusto. Non sapeva che li avrebbero intervistati, vero? Non era stato annunciato nel promo. Si sistemò più comodamente nel suo angolo del divano e si sistemò la coperta addosso, aspettando che lui arrivasse al fianco del presentatore.
Eccolo lì.
Voleva ancora una volta alzare gli occhi al cielo per la sua politica del non farsi la barba, anche se per il resto, si era ripulito abbastanza bene. Irradiava fascino mentre camminava da spaccone verso il suo posto, stringendo vigorosamente la mano del padrone di casa - George, vero? - e un sorriso da orecchio a orecchio ai fischi e alle urla che arrivavano dal pubblico, anche soffiando baci verso di loro e strizzando l'occhio.
Tipico comportamento da Jones.
"Allora, Killian - bello vedere che siete tornati ragazzi!"
"Grazie George, è bello essere tornati. Sicuramente" disse sistemandosi la cravatta che indossava sopra la camicia. George annuì e chiese: "Da quanto tempo siete tornati dal tour?"
Si fermò a pensare per un momento "Il nostro ultimo concerto è stato a Toronto credo ed è stato forse sette mesi fa".
"E’ stato migliore del precedente? Ricordo che ci avevi detto di quanto fosse stato folle il vostro primo concerto! E quali storie ci hai raccontato".
Con un pizzico di malizia nella sua voce emise una risata "Oh, è stato decisamente più selvaggio. Non vorresti nemmeno sapere quanto”.
"Dai, niente ..?" George provò ad insistere, ma lui desistette.
"Il mio manager mi squoierebbe vivo, amico. Le mie labbra sono sigillate. Un'altra volta, lo giuro".
"Va bene, non insisto. E quali sono i piani per la band, adesso?"
"Beh, stiamo preparando alcune cose,  presto inizieremo a scrivere e comporre, sai dobbiamo trafficare per un po’, non abbiamo ancora deciso niente...c’è qualcosa che bolle in pentola, credo ". Emma fu sorpresa di sentire queste novità e fu estremamente contenta di apprendere che presto sarebbero effettivamente tornati a registrare e comporre. Si vedeva che era entusiasta.
"E che cosa è questo qualcosa? Forse qualcosa che sento dire di te e qualche bella ragazza bionda, eh?" George improvvisamente sollevò una scheda con una foto di lei rivolgendola verso lo schermo.
Desiderò che il terreno la ingoiasse, anche adesso, quando era sola nel suo cazzo di soggiorno. Oh, Dio.. Era peggio di quanto avesse previsto.
Lui sorrise, spostando il suo corpo per guardare correttamente la fotografia e scherzò con il pubblico, ormai si sentiva completamente a suo agio, alzando le spalle in un gesto tipo 'chi è questa ragazza?' .
Lei quasi gli credette.
Si voltò verso George osservando l'immagine "Dove hai preso questa foto? Povera ragazza, dovrò dirle che hai stalkerato il suo sito web".
"Dovrebbe essere onorata che l’ho fatto!" Risero entrambi di gusto. Scherzo inquietante. Tizio inquietante. Emma non era per niente divertita. Assolutamente.
"Aspetta – ne ho altre!"
Che cosa?
"Cosa?" E' prontamente mostrò altre due foto, una dell’ultima prima a cui aveva assistito e l’altra una still del suo nuovo film con Graham. Sollevò la prima, dove era in posa per i paparazzi sul tappeto che conduceva al teatro, con un vestito rosso, lungo e una vaporosa coda dietro di lei. La mostrò al pubblico, agitando il braccio di fronte ad essa con orgoglio. "Dovrei chiederle di indossare questo vestito ad un nostro appuntamento, vero?"
"Ho intenzione di ucciderti lo giuro!!!" urlò quasi al televisore. Gesù Cristo, che bastardo. Non ricordava si fosse lamentato della sua scelta - beh, di Ruby - di vestiti per l’appuntamento. Ugh.
George dovette calmare la reazione della folla prima di tornare alla sua intervista "E dimmi – non sei mai uscito con un'attrice prima d’ora? Che cosa pensi di fare quando la vedrai baciare altri ragazzi nei suoi film? Darai loro una lezione prima dell'inizio delle riprese???".
Questo George era davvero uno stronzo. Lasciatemelo dire.
Fece un gesto indifferente, come per scacciare una mosca "Nah, Graham è un mio grande amico, lui è il migliore e comunque – l’ho conosciuta dopo che avevano finito di girare da un pò, quindi, tecnicamente parlando, lei era fuori dai guai". Una risata scoppiò tra il pubblico "Per quanto riguarda le future possibili co-star, beh… finché so che io avrò la realtà quando lei torna a casa, loro possono fare quello che gli pare".
Aveva detto quando lei torna a casa?
"Sembra che tu sia un tipo da non lasciarsi scappare, un portiere, Killian". George commentò, studiandolo attentamente. Jones lo guardò sorpreso con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
"No, io sono un cercatore. George, ti prego di smettere di buttare i termini di Quidditch in giro, non tutte le persone capiscono i riferimenti ad Harry Potter come te e me".
"Oh mio Dio" lei quasi cadde dal divano in una crisi isterica. Come.Aveva.Potuto.Fare.QUESTO. Si perse anche le ultime battute che si scambiarono tra loro quando lo show finì mentre lei si sedette per non crollare. Dio. Che cosa era stato quello? Il rocker era completamente di fuori, questo era certo.
Ma accidenti se non era stato divertente.
Scuotendo la testa, ancora ridacchiando alla bravata idiota che aveva fatto Jones, si alzò dal divano e sistemò la coperta. Si trasferì in cucina poi per spendere un paio di minuti a sistemare le cose per il giorno successivo. Proprio quando tornò nella sua stanza, vide lo schermo del suo telefono illuminarsi.
Sapeva chi era ancora prima di aprire il messaggio.
Quattro.
Quattro cosa?
Uno per l'altro giorno. Tre per quella risata. So che l’hai fatta.


*********************************************************************************************************

Emma che incoraggia Killian non è dolcissima?? E adesso dopo tutte queste interviste, concerto in arrivo...manca davvero poco al ritorno dei Lost Boys sulle scene, il primo approccio in TV è andato più che bene, ma cosa succederà con il primo live dopo tanto tempo? 
A prestissimo!!!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Musica ***


Cap 16 - Musica
 

Clap, clap. "Va bene, ancora una volta dall'inizio, ragazzi".
Stavano provando nello studio da tutta la mattina e Killian poteva vedere come i suoi compagni fossero pronti a scagliargli in testa una chitarra da un momento all’altro, ma si sentiva completamente motivato. Forse era stato il caffè che aveva bevuto di fretta poco prima da Granny, ma anche senza la caffeina che scorreva nelle sue vene, sentiva come se avessero dovuto ripetere ancora, ancora, ancora. Fino a quando non ci sarebbe stato spazio per alcun errore.
Jefferson disse dalla batteria, con una mano che muoveva i capelli dalla fronte sudata "Quanto tempo fino alla partenza per le prove al Trobadour?"
"Un'ora; Leroy viene a prenderci qui per spostare gli strumenti" rispose August.
"Perfetto".  Leroy,  per quanto potesse essere piccolo, era sempre pronto a dare una mano insieme ad alcuni suoi colleghi ogni volta che avevano le serate e anche durante il tour a volte,  per spostare le attrezzature e altra roba pesante. Non che il concerto di quella sera potesse competere con gli altri che avevano dato in passato, perché questo era in un club un po' più intimo e non il solito stadio con tutto il suo armamentario e il mega palco dove erano previste migliaia di persone o per qualche premiazione alla quale gli era stato chiesto di esibirsi.
Non che Killian fosse pronto per una di quelle al momento. Solo il pensiero gli faceva venire la nausea.
"Cosa c'è, fratello?" Gli chiese Victor, probabilmente preoccupato per l’espressione scontenta che aveva appena mostrato. Fece in modo di non guardarlo, concentrandosi nella messa a punto della sua chitarra "Voglio solo che tutto sia perfetto".
August fece scivolare il dito sui tasti scuotendo la testa nello stupore "Killian, non ho mai pensato che l’avrei detto, ma è bello vederti come un maniaco del lavoro, per una volta".
Attirò la sua attenzione "Io? Un maniaco del lavoro?" Questa era una notizia - di solito era il culo pigro della cricca. Non che se ne fosse mai lamentato. Vide con la coda dell'occhio come il suo amico annuì verso di lui con entusiasmo, contando sulle dita.
"Beh, ci stai facendo patire le pene dell'inferno qui su ogni piccolo dettaglio così adesso è tutto perfetto per oggi, come lo sei stato l'altra sera nello studio di George. Eri abbastanza fuori di testa quella mattina".
Fermò il suo lavoro con la chitarra e fissò davanti a se, in realtà non guardando nulla "Avete considerato che se fosse stato un disastro - o lo fosse oggi? Sarei io il responsabile?".
Ci fu una pausa in cui tutti rifletterono sulle sue parole "Sai che non è vero" si unì Filippo che era tornato con una bottiglia d'acqua in mano, passandola a Victor, aggrottando la fronte profondamente.
Questo povero ragazzo, pensava sempre il meglio di tutti.
"Gold lo farebbe".
Filippo scosse la testa con veemenza "Nessuno lo farebbe. Ma comunque, siamo andati bene".
"Diavolo, siamo stati molto più che bravi. Siamo stati epici!" Victor aggiunse, sorridendo come un pazzo.
"Legen – aspetta che arriva - dari" Jefferson intervenne con una risata. Killian strinse le labbra - questo ragazzo guardava troppa TV. Anche se non poteva negare che Barney Stinson era qualcosa di più che un eroe per tutti loro e per qualsiasi altro maschio e se non lo ammetteva stava mentendo scandalosamente.
Filippo lo colpì leggermente al braccio "Andiamo, Killian. Smettila di preoccuparti".
"Non sono preoccupato, sto solo…sto bene adesso e non voglio rovinare nulla. Non più". Sospirò, sapendo quali sarebbero state le conseguenze se l’avesse fatto di nuovo. Dopo che la forza dell'altro giorno era svanita, una paura paralizzante di rifiuto e di fallimento era ricaduta su di lui. E se non fosse stato all'altezza delle loro aspettative? Cosa sarebbe successo se non avesse più funzionato? E se l’avesse perso?
Poi, le parole di Emma gli tornarono alla mente e fu irrazionalmente più calmo. Così le prove continue e il controllo ossessivo sul loro set e il comportamento da perfezionista. Sapere che avrebbe potuto rimettere tutto a posto e che aveva il sostegno dei suoi amici alle spalle, che avrebbero messo da parte il passato per superare tutto insieme, lo calmò in un modo che non poteva cominciare a comprendere e non solo per riconquistare la loro vecchia gloria o il successo. Niente affatto. Voleva divertirsi, a scrivere, a suonare, a cantare. Per sentirsi vivo. E per questo, aveva bisogno della musica come Emma gli aveva saggiamente detto.
E naturalmente, avrebbero dovuto lavorare come asini.
La voce di Filippo tornò "Vedi, abbiamo provato senza sosta in questi ultimi giorni: la set list è brillante, siamo al top della nostra forma, perché negarlo e tu stai cantando in un modo impressionante. Perciò, smettila di preoccuparti" finì e sottolineò le sue ultime parole come se volesse farle passare nel suo cranio.
"Sì, Jones. Ti verranno le rughe" Victor aggiunse dalla sua destra e una risata coinvolse gli altri suoi compagni "Cosa dirà Emma se ti presenti con le rughe?"
Lui alzò le mani in aria esasperato "Perché Swan deve sbucare in ogni conversazione?"
La voce di Jefferson gli rispose con un ritmo leggero con le sue nuovissime bacchette, visto che aveva bisogno di più o meno cinque paia ogni volta che si esibivano, era selvaggio "Oh, considerando che è stata la protagonista di uno dei momenti salienti dell'intervista, è abbastanza facile da indovinare il motivo per cui sarà nel 80% delle nostre conversazioni ..."
"Amico, George era proprio fissato. Tutte quelle foto ... povera Emma" August era d’accordo e mostrò uno sguardo pensieroso sul suo volto. Killian non sapeva perché, ma sentì il bisogno di difendersi, come se fosse colpa sua se quel tipo l'avesse trascinata nella conversazione.
"Sapeva a cosa stava andando incontro".
August sembrava sapere cosa stava pensando e fu veloce nel placarlo "Lo so, ma lei sembra piuttosto protettiva riguardo alla sua vita privata. Anche se è d’accordo con questo, non deve essere facile ritrovarsi all'improvviso in questa situazione, lo sai?".
Sospirò. Certo che lo sapeva. Anche se lui cercava di renderla un po’ più facile, dato che non aveva il potere di fermarlo o di aiutarla in qualche modo "Lo so".
Ci fu una pausa in cui controllarono i loro bambini - come chiamavano i loro strumenti, naturalmente; alcuni di loro addirittura avevano nomi propri - goffamente in attesa che qualcuno  rompesse il silenzio. Fu Jefferson a farlo, a sorpresa, visto che di solito lui era quello che preferiva la quiete.
"Verrà più tardi, giusto?"
Prima che potesse rispondere, Victor dichiarò "Ruby ha detto che stavano arrivando".
Killian esaminò il suo amico con un sopracciglio alzato, non abbastanza pronto a lasciare andare questa conversazione. Questa sua infatuazione era estremamente divertente "Sembri incredibilmente amichevole con Red Lips, Whale".
Fu più che entusiasta di vedere come i suoi occhi si spalancarono un po' e cercò di coprire la cosa scrollando le spalle in modo sciolto sbirciando verso di lui "Cosa posso dire - nessuno mi può resistere, nemmeno le brune sexy come lei".
Scosse la testa, ma decise di lasciar perdere. Ci sarebbe stato tutto il tempo per prendere in giro il suo amico su questo - e lei naturalmente, dato che aveva notato quanto apprezzasse le attenzioni del suo amico. Prima che potesse ulteriormente commentare August li interruppe.
"Ci sono solo lei ed Emma o anche la sua famiglia?".
"Non ho alcun indizio". Si rivolse a Victor di nuovo, nel caso in cui egli non sapesse niente, dato che era così  ben informato. Non lo deluse.
"Ruby ha detto che David non poteva venire, quindi sarebbe stata una 'notte tra ragazze'".
Un ohhh collettivo riempì lo studio e tutti si scambiarono sguardi divertiti. Notte tra ragazze. Huh. Sembrava divertente - soprattutto per un gruppo di ragazzi come loro che avevano sperimentato nella loro lunga carriera di esibizioni da un club all’altro in cui erano incorsi in ogni tipo di gruppo di femmine il più disinibite possibile.
"Promettente" Jefferson rise con un luccichio negli occhi.
Killian si astenne dal parlare - dopo tutto, non poteva dire nulla, visto che una del gruppo era la sua fidanzata-per-contratto, la sua migliore amica stava per sposarsi con il fratello di lei e l’altra sua amica era creta nelle mani del suo compagno di band. Anche se sapeva che queste "notti tra ragazze" servivano a lasciarsi un pò andare, a rendersi ridicole e sentirsi giovani.
Gli sarebbe piaciuto vederle queste ragazze, perché mentire al riguardo.
Ma prima le cose importanti: battendo una volta le mani ottenne ancora una volta l'attenzione dei ragazzi e li affrontò ad alta voce "Parliamo di lavoro, ragazzi. Nuova vita, nuovo album. Qualche idea?"
Tutti lo fissarono, un po' presi alla sprovvista dalla sua proposta - ed improvvisa devozione per questa modalità al-lavoro-stronzi che correva ultimamente, immaginò. Non poteva biasimarli.
"Idee per cosa?" Filippo aggrottò la fronte, sconcertato. Killian si diresse verso un tavolo appoggiato a una delle pareti, dove avevano lasciato i loro telefoni - ormai messi a tacere, ovviamente, altrimenti non avrebbero fatto niente - e altri oggetti, si sedette su di esso, di fronte a tutti e quattro. Prese un taccuino in mano, agitandolo davanti a lui.
"Anche se sono incoronato capo del processo di scrittura, mi piacerebbe sentire le vostre idee e suggerimenti, lo sai".
"Oh".
Victor alzò il braccio con entusiasmo, come un ragazzino che conosceva la risposta avrebbe fatto al liceo "Insisto fermamente su una canzone chiamata "Red Lips".
"Non ne avevamo dubbi" rise insieme agli altri. Oh Dio… era messo così male? Prima che il suo compagno potesse elencare le altre qualità che  avrebbero dovuto probabilmente essere presenti nella sua canzone dei sogni, continuò a domandare "Qualche idea per le canzoni o l'album stesso, o nomi?"
Jefferson colpì il piatto in modo che tutti si rivolgessero a lui "Per quanto mi riguarda sarò assai deluso se non ci sarà nulla su un accordo o su un contratto".
Tutti ridacchiarono all'idea - anche se la mente di Killian iniziò a giocare con le parole del suo amico, con la possibilità che qualcosa iniziasse a prendere forma nella sua testa ... e se ...
"Forse potremmo scrivere un qualcosa di essere un burattino sotto le indicazioni di qualcuno? Cosa ne pensate?" chiese, tirando fuori una penna dalla tasca dei jeans e guardandoli da sotto le ciglia, pronto a scrivere se avessero dato la luce verde.
"Che in realtà è davvero una grande idea. Molto in stile Pinocchio" August affermò grattandosi leggermente la nuca con una mano e sorridendogli. Killian gli restituì il sorriso: sapeva quando erano sulla stessa lunghezza d’onda durante la composizione dei testi. Avevano lavorato fianco a fianco nella fase di preparazione del disco e gli era incredibilmente grato per il fatto che nei momenti in cui sentiva come se tutto quello che stava scrivendo o componendo fosse inutile, lui riusciva a trovare il dettaglio o la frase più piccola per trasformarlo in qualcosa di stimolante e piena di significato.
"Guardateci, potremmo mescolare tutti i personaggi delle favole nelle nostre canzoni" Victor commentò scherzosamente.
Huh. Aspetta ...
"Ehi, aspetta un attimo.. Sarebbe bello se potessimo, forse, non so, le canzoni collegate alle fiabe con cui siamo cresciuti. Siamo i Lost Boys, per l'amor del cielo perché non ci abbiamo pensato prima? " si chiese ad alta voce. Oh dio. Le idee gli stavano assalendo il cervello, stava arrivando tutto insieme e lui riusciva a vederlo, forse se solo ...
Oh, cazzo. Era incredibile. Come quando qualcosa divampa all'improvviso dentro di te ed è lì e ti senti vivo e ti domandi come mai non ti sei sentito così sicuro di qualcosa nella tua vita prima d’ora?
Gli occhi di Filippo erano spalancati e balbettò "Tutte?"
Saltò dal tavolo dove era appoggiato e camminò lungo la stanza, le mani si strinsero violentemente di fronte a lui mentre cercava di rimettere in ordine le sue idee. "Non deve essere un tutto di per sé, ma sarebbe un progetto fantastico, vero? Le canzoni non devono parlare della storia in se – non di Hansel e Gretel, la Bella e la Bestia - ma potremmo vedere la storia di cui vogliamo parlare nella canzone e dopo decidere a quale personaggio o favola possa meglio riferirsi. Il titolo della canzone o il testo potrebbe nascondere il riferimento ad essa, così potremmo usare questo tema per tutto l'album, ma lasciare che ogni singolo abbia la propria storia da raccontare e delle sensazioni da esplorare". Alzò lo sguardo per controllare le loro reazioni - per vedere se aveva appena messo a punto un disastro totale a causa della sua inquietudine di questi ultimi giorni troppo carichi di lavoro oppure un vero punto di partenza per il nuovo album.
Lui incrociò le dita dietro la schiena.
Jefferson scosse la testa, stupito "Questa è un’idea dannatamente impressionante. La adoro!".
"Sei un genio" Dichiarò August e Filippo gli diede un colpo sulla schiena, raggiante.
"Jones è tornato, gente!" Victor gridò e lo studio si riempì di risate, il suono echeggiò insieme alle note dei loro strumenti in armonia con la loro allegria in quel momento, eclissando qualsiasi cosa fosse fuori dal loro rifugio, la loro casa.
 
 
Dopo aver fatto la prova in sala, che era andata sorprendentemente liscia, considerando che avevano sempre avuto una qualche sorpresa dell'ultimo minuto con attrezzature fuori posto, microfoni rotti o addirittura una volta un qualche tipo di animale nascosto all'interno di un amplificatore.
Stavano tornando nel salotto del camerino che gli era stato dato, in attesa che il direttore di scena desse il segnale per far cominciare lo show. Killian stava controllando il gruppo di apertura che stava suonando proprio prima di loro, mangiando delle patatine con Jefferson e commentando le loro possibilità e il loro stile, sembravano due vecchie signore che spettegolavano di fronte a qualche show televisivo scadente.
Concordarono sul fatto che sembravano promettenti sebbene avessero posto il veto su quei tagli di capelli. Nuh-uh.
Mentre vagavano per la stanza nervosamente, qualcuno giocava con i video-giochi, mangiando qualche sorta di delizioso avanzo che Aurora aveva portato per loro e qualcuno stava tentando di leggere un libro (Sul serio August? Scherzi a parte), Killian si perse nei ricordi delle loro prime esibizioni , quando nessuno sapeva nemmeno chi fossero, quando nemmeno erano sicuri di dove questa loro avventura li avrebbe portati. Come non avevano alcun camerino in cui prepararsi o rilassarsi prima del concerto  o nel caso che ci fosse dovevano condividerlo con altri gruppi di apertura o con l’entourage e avevano tutti i crampi a causa del poco spazio disponibile; la prima passeggiata dalla zona privata fino al palco, tutti gli arti che si abbracciavano e la visione sfocata nel loro entusiasmo per i loro primi incontri con il pubblico.
La realizzazione improvvisa che a quel punto ne era valsa la pena.
Come quando avevano cominciato a raggiungere la fama che non era più solo una parola nelle riviste fuori dalla loro portata, tutte quelle dinamiche che cominciarono a cambiare e poi le feste improvvisate organizzate nei backstage degli stadi, i loro nomi scritti con orgoglio sulle porte, come le persone che Killian e i loro amici non avevano visto in anni, i colleghi di lavoro che avevano avuto, conoscenti, amici nelle città in cui andavano a suonare e tutti i tipi di groupies mostrarono un assaggio di ciò che la loro vita sarebbe diventata. La frenesia, l’offuscamento, l'isteria.
Ora sembrava che quei giorni fossero ormai dimenticati o almeno non erano più così vicini. O non era solo uno di quei giorni, pensò, guardando intorno a sé mentre distrattamente strimpellava alla chitarra. Fu allora che fu improvvisamente portato fuori dai suoi pensieri dalla porta aperta con forza dalla quale apparve Belle, accompagnata da Gold, ovviamente, ma non solo loro. Red Lips era super sexy con quei tacchi, con una bionda dall'aspetto familiare a un braccio e Swan trascinata dall’altra mano, senza darle alcuna possibilità di decidere dove mettere i piedi.
Dove era l'altra sua amica? Mary Margaret?
Red Lips li salutò con fare abbagliante, come se fossero tutti riuniti lì per il solo scopo di vederla "Ciao a tutti!"
"Ruby!" Victor si alzò dal divano abbandonando il joystick e andò in fretta a salutare i nuovi arrivati, sorridendo come un pazzo "Avete avuto problemi ad arrivare qui?".
La ragazza scosse la testa, sorridendogli ampiamente e salutò la sala in cui erano appena arrivate "No, il tuo buffo amico - Leroy - ci ha portato attraverso l'area riservata e quindi non abbiamo avuto alcun problema. Sembra una gabbia di matti là fuori. Sono tutti così entusiasti di vedervi ragazzi".
Killian deglutì a quelle parole e i palmi delle mani iniziarono a diventare un po' sudati. Cosa che non aiutava i suoi nervi. Vide come Victor si rivolse all'amica bionda di Ruby e socchiuse gli occhi verso di lei, fino a quando un'ondata raggiunse i suoi lineamenti, con una punta di trionfo "Oh, io ti conosco! Ella, vero?"
La ragazza annuì, arrossendo un po' e ridendo "Sì, tu ricordi di me!"
"Certo che si ricordano - mi hai aiutato per anni con i loro costumi!" Belle aveva lasciato Gold a parlare con August e Jefferson e si unì alla piccola cricca, mettendo un braccio intorno alle spalle sottili della ragazza. Oh, giusto - Killian in realtà conosceva la ragazza. La designer di scarpe a cui Belle chiedeva sempre aiuto quando avevano bisogno di consulenze per il guardaroba o qualsiasi altra cosa. Si ricordava di lei, gli aveva consegnato lo smoking per il Galà.
Piccolo il mondo, davvero.
"E conosci loro due?" Chiese Victor molto sorpreso, facendo cenno con la testa verso Red Lips e Swan, che si stava guardando curiosamente attorno, non prestando grande attenzione alla conversazione dei suoi amici. Lui la studiò con la coda dell'occhio, prendendo nota della sua t-shirt dei Ramones e dei jeans strappati e stretti.
Per quanto si era vantato in quell'intervista che avrebbe dovuto chiedere a Swan di indossare uno di quegli abiti stravaganti che portava durante le anteprime per i futuri appuntamenti, la preferiva di gran lunga vestita così.
Anche se mancava il cappello.
Ella stava spiegando a Victor come aveva conosciuto le ragazze, lanciando uno sguardo affettuoso verso di loro e pizzicando il braccio di Ruby "Ci siamo incontrate al college anni fa. Siamo andate tutte insieme".
"Voi tre?" Chiese Killian, inclinando un sopracciglio e cercando di immaginare quelle tre nello stesso dormitorio, facendo ogni tipo di danno. Solo con Red Lips, era sicuro ci si sarebbe divertiti abbastanza. Aggiungi Swan alla miscela e questa povera ragazza sembrava avesse avuto il miglior periodo della sua.
Swan annuì, tirando un sorriso all'angolo delle labbra - probabilmente ricordando alcune di quelle notti selvagge di cui gli aveva parlato durante la cena. Lui ridacchiò ricordando ancora gli shot e la storia del cono del traffico che aveva condiviso con lui. "E Mary Margaret non è potuta venire. Ha un impegno domani mattina e anche David". Al che, Killian non riuscì a trattenere un sorriso, sbirciando verso di lei.
"Peccato. Sarebbe stato divertente prendere un pò in giro suo fratello".
Con una mano sui fianchi, lei strinse gli occhi su di lui, senza un briciolo di umorismo nella sua espressione "Oppure avrebbe potuto darti un pugno in faccia per quell’intervista".
Oh, ci siamo.
"Oh, andiamo, mi sono comportato bene!" esclamò, metà infastidito e per metà divertito.
Sapeva che si sarebbe lamentata, ma che cosa altro avrebbe potuto fare in proposito? Non che avesse chiesto a George – che era un idiota, ora che ci pensava - di iniziare a prendere le sue foto e di bombardarlo con domande sulla loro relazione.
Anche se aveva intuito che il commento sull’abito l’avrebbe fatta infuriare. Nessun rimpianto.
Lei incrociò le braccia sul petto - per l'amor di Dio, non sapeva che lo stava facendo avanti ad un ragazzo che fissava le sue tette o che cosa?! - E dopo una pausa, brontolò sottovoce "Credo che avrebbe potuto essere molto peggio".
Prima che potesse congratularsi con lei per le parole più sagge che avesse detto durante la loro breve conoscenza, un'altra figura apparve accanto a lei "Credimi, è davvero possibile". Si voltò verso di lei, una mano in segno di saluto e un sorriso eccitato verso la bionda "Ciao, mi chiamo Aurora".
Lei sorrise calorosamente a sua volta. Vedi Swan? Non è così difficile sorridere adesso, vero? Sei così bella quando sorridi.
Woah. Bella?
"Piacere di conoscerti. Sono Emma".
Filippo seguì i passi della sua ragazza e le mise un braccio intorno alla vita ad abbracciarla e prontamente disse ad Emma ​"Sta morendo dalla voglia di incontrarti da quando è uscita la notizia. Sono abbastanza sicuro che lei crede che l’aiuterai a fare un fronte delle ragazze e chiederà il tuo supporto ogni volta che le daremo troppo disturbo. Belle è troppo dalla nostra parte e ha bisogno di supporto".
Aurora socchiuse gli occhi, facendo una smorfia. Per quanto le sarebbe piaciuto sembrare intimidatoria, Killian non poteva fare a meno di vederla come un tenero animaletto che sta cercando di apparire feroce. Come Simba nel tentativo di ruggire quando era piccolo ne Il Re Leone.
Oh dio. Il Re Leone.
A volte Killian si chiedeva cosa non andasse con il suo viale dei ricordi, ad essere onesti ... Si', torna ad Aurora che non fu affatto divertita dal commento di Filippo. Lei girò gli occhi veementi su Emma, ​​afferrandole la mano "Non lo sono. Emma, ​​per favore per quanto sono felice per Killian - e per te, naturalmente – Non ti consiglio di stare con loro per lunghi periodi di tempo. Ti faranno diventare pazza e finirai per considerare l’idea di andare in qualche posto lontano da qui, così lontano da loro che non potranno ritrovarti mai più. A meno che tu non decida, sai, di unirti a me. Forse potremmo, non lo so, fuggire e dare vita ad un gruppo tutto nostro. Siamo migliori di questi idioti. Lo stesso vale per le tue amiche".
Killian notò come Emma cercò di trattenersi e infine scoppiò in una risata, accarezzando la mano della ragazza "Oh, già mi piaci" Il cameratismo istantaneo tra le due ragazze fu interrotto dal fascio di nervi che era Red Lips, che arrivò dietro di loro senza fiato, eccitata alla prospettiva di fare nuove amicizie e indovinò "Ehi, tu sei la ragazza di Filippo, giusto? Salve, sono Ruby, questa è Ella".
A presentazioni fatte Killian si avvicinò a Swan e aspettò che si accorgesse della sua presenza accanto a lei, anche se lei stava cercando di ignorarlo. Quanto era testarda. Alzò un sopracciglio verso di lui, battendo i piedi sul pavimento in attesa. La osservò dalla testa ai piedi e disse "Allora – ti sta piacendo la routine da groupie, Swan?"
Con le mani in tasca, si guardò intorno, esaminando brevemente il tutto con un'espressione indifferente sul viso "Un po' deludente ad essere onesti. Mi aspettavo qualcosa di molto più ... selvaggio? Dove è il party privato? Il Sesso, droga e rock and roll?"
Non l'aveva fatto.
"Davvero mi stai chiedendo di dirti che il sesso è il benvenuto ogni volta che vuoi, amore - anche se qui sarebbe un po' troppo sotto gli occhi di tutti, se me lo chiedi, ma se è quello che vuoi ..."
Lasciò la sua faccia cadere sul palmo della mano rumorosamente appena iniziò a parlare, un gemito silenzioso le sfuggì dalle labbra. Era così facile irritarla "... Perché? Così - Perché?".
Continuò, come se non avesse detto nulla, in tono leggero, esaminandosi velocemente le unghie "Per quanto riguarda le droghe, sapevo che saresti arrivata qui presto, sono tutte nascoste".
"Perché non mi sorprende?" commentò seccamente, arricciando il naso. Si voltò verso di lei, questa volta avvicinandosi in modo che le sue labbra furono accanto al suo orecchio e potesse respirare il suo profumo. Egli aspirò profondamente prima di aggiungere in appena un sussurro "Beh, tu sei molto più prevedibile su questo fronte, Swan. Cioccolato, giusto?".
Vide i suoi occhi, un misto di confusione e curiosità mescolarsi in quelle pozze verdi e proprio quando le sue labbra stavano per parlare di nuovo, uno degli amici di Leroy si presentò alla porta e richiamò la loro attenzione, fermando qualunque cosa fosse sul punto di dire. "Ragazzi , siete i prossimi. Sapete le regole: assicuratevi di prendere il percorso protetto per non incontrare nessun fan fuori di testa,  è tutto segnato sui muri, non potete perdervi. Fate attenzione con i roadies e le attrezzature, non vogliamo incidenti. Ora, se avete qualunque problema, i fonici sono sul davanti e risolveranno qualunque cosa se ci sono problemi o manderanno il manager di scena. Siamo tutti sparsi in giro per l’arena. Sappiamo che anche quando le prove vanno bene, non possiamo mai essere troppo sicuri. Domande?" finì, lasciando un respiro rumoroso. Tutti annuirono con entusiasmo.
"No.. Capito" August alzò i pollici verso il povero ragazzo, che sembrava aver bisogno di una vacanza e forse di uno stipendio più alto. Sospirò ma riuscì a inviare un sorriso nella loro direzione prima di correre di nuovo ovunque dovesse andare "Ci vediamo là fuori tra cinque minuti. In bocca al lupo!".
Il livello di rumore aumentò nella camera e anche i movimenti veloci intorno a loro, Killian si voltò pronto a mettere la sua chitarra in spalla, un panico momentaneo lo congelò e capì di averlo portato con se da quando erano arrivati lì. Emma strinse le labbra verso di lui, notando la sua improvvisa angoscia, ma sorprendentemente non disse una parola a riguardo "Almeno oggi  sembra che tu riesca a mantenere i tuoi pezzi insieme. Fai progressi" disse.
Lui la guardò sotto le ciglia, controllando due volte l'accordatura della sua chitarra "Già. Grazie per questo. Non era il mio momento migliore" Infine, contento del suo lavoro, si ricordò che stava per guardarlo. Ora. Suonare. Vivere. Spazzò le mani sulla parte posteriore dei suoi jeans e chiese "Voi ragazze sarete sul palco di lato, giusto?"
Lei annuì con un bagliore eccitato  negli occhi "Sì, Gold ci ha detto che potevamo guardare da lì con Belle e Aurora se volevamo".
"Vuoi provare a rendermi nervoso?" chiese anche se la sua mente stava tradendo il suo bluff - non era in questione se lei ci stesse provando o no; era come se il suo essere nervoso dipendesse dalla sua presenza di per sé. Sembrò colta di sorpresa dalla domanda, corrugando la fronte disse "Come dovrei farlo?"
Si strinse nelle spalle "Non lo so. Facendo booo. Facendo delle facce strane" Lui agitò le sopracciglia verso di lei, mentre i suoi occhi si abbassarono al petto "Flashandomi".
"Per l'amor di Dio ..." mormorò.
La voce tonante di Victor li portò fuori dalla loro conversazione "Ragazzi, rituali da pre-concerto?" Fece l'occhiolino all’espressione confusa di Emma,  ​​poi si unì al resto della band nel mezzo della stanza, dove tutti si misero in cerchio, ridacchiando per la più stupida routine che avessero mai visto nelle loro vite. Appena prima di iniziare, vide Victor pronto a dire qualcosa, ma Jefferson lo interruppe prima del tempo, già immaginando l’idea del suo compagno.
"Non iniziare di nuovo,  senza motto di Buzzlightyear questa volta!" Sorridendo come un pazzo, gettò le braccia davanti a sé, un polso sopra l'altro, gli sguardi sorpresi delle ragazze in piedi dietro di loro "E' tempo di trasformazione!"
"Mastodonte!"
"Pterodattilo!"
"Triceratopo!"
"Tigre dai denti a sciabola!"
"Tirannosauro!"
"POWER RANGERS!" gridarono all'unisono, dieci mani unite al centro. Killian poteva ancora ricordare quando era nata quell’abitudine così geek che eseguivano ogni volta che avevano un concerto. Quando Gold la vide per la prima volta, fece una smorfia e brontolò qualcosa sul fatto che non solo doveva fare i conti con quegli alieni a casa con Baelfire, ora gli toccava sopportarli anche con la sua band.
Era adatta a loro. Rendeva giustizia al loro nome, dopo tutto. Era un gioco, in realtà: un gioco da ragazzi.
Il che significa che era assolutamente perfetto per loro.
Risate e urla scoppiano intorno a loro, avevano finalmente sciolto il cerchio, sempre ridendo e tenendo in alto gli spiriti per affrontare lo spettacolo che stavano per mettere in scena. Vide Emma scuotere la testa alle loro buffonate, unendosi alle ragazze che stavano sghignazzando con Belle e Aurora, senza dubbio per il loro comportamento infantile. Una volta che stava per seguire i suoi amici al loro posto prima dello spettacolo, la chiamò. "Come? Nessun bacio per augurarmi buona fortuna, Swan?"
"A quanto pare non ne hai bisogno, Capitano" rispose lei, inarcando un sopracciglio verso l'alto e con i fianchi ondeggianti uscì dalla stanza, Red Lips la trascinò dietro al gruppo, lasciandolo con il resto della band e sentendosi come se forse non gli sarebbe dispiaciuto affatto ricevere quel bacio.
 
 
Incredibile.
Uno dei migliori concerti da tanto tempo a quella parte.
Killian non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era sentito così a suo agio, così libero, così felice di essere sul palco, la voce infiammata e piena di vita, la folla in visibilio rispondeva con così tanta intensità, anche in un club di dimensioni così moderate. Forse questo era quello di cui aveva bisogno da tempo, non se ne rendeva conto dal momento in cui tutto era caduto a pezzi intorno a lui. La cosa divertente è che era sempre stata lì, ma era stato troppo cieco e orgoglioso per vedere e accettarlo, per lasciarsi confortare.
Era stata una di quelle esperienze selvagge in cui nessuno di loro fu lasciato fuori, cinque ragazzi che battevano il tempo allo stesso ritmo e ogni anima lì presente si scuoteva con loro. Intrattenne il pubblico, gli piaceva fermarsi tra le canzoni e aggiungere alcune battute qua e là, per presentare la band  per condividere anche dettagli terribilmente imbarazzanti e divertenti, chiedendo alla folla di cantare con loro o finire i testi per lui. Aveva saltato, riso, gli avevano anche lanciato un paio di reggiseni, che sistemò accuratamente sull’asta del microfono, non volendo rischiare di perderli o di essere irrispettoso; sapeva che non erano di quelli economici. Ad un tratto saltò nello spazio tra il palco e la folla per prendere uno degli striscioni che una ragazza stava agitando come una pazza in modo da tenerlo mentre cantava e poi tornò sul palco. L’aveva trovato davvero coraggioso e divertente dato che aveva scritto in nero e in grassetto "IO SONO LA TUA GROUPIE" con il suo numero di telefono sotto.
Però durante il concerto fu spiazzato in un paio di momenti.
Una volta, verso la metà dello show quando pensò di aver visto una criniera di riccioli neri e lunghi che incorniciavano un viso pallido nella massa di persone sotto di loro, lasciandolo senza parole e facendogli quasi perdere l'equilibrio nel bel mezzo della canzone, guadagnandosi uno sguardo preoccupato da Filippo che era alla sua destra. Quando girò di nuovo lo sguardo verso il punto dove aveva giurato di averla vista, scoprì che era solo una bella bruna dai capelli ricci. Una fan. Niente di meno e niente di più. Una sensazione di sollievo quando ebbe realizzato, le strizzò l'occhio e gettò nella sua direzione gli occhiali che aveva indossato per quella canzone, agitando le mani con entusiasmo e sorridendo quando la vide prenderli con le lacrime agli occhi e urlando per la gioia.
La seconda volta fu colpa di Emma, ​​naturalmente.
Non perché avesse fatto qualcosa per provocarlo, come l'aveva avvertita, anche se non sarebbe stato affatto dispiaciuto se lei lo avesse abbagliato, rise tra sé. Almeno, non intenzionalmente. Accadde quando vide Victor muoversi verso il lato sinistro del palco, fu in quel momento che la sua attenzione fu portata laggiù, verso le ragazze che erano nascoste lì a godersi lo spettacolo e lui si ritrovò ad essere testimone di un lato di Emma Swan di cui non avrebbe immaginato sarebbe venuto a conoscenza. Spensieratezza, rise con la testa gettata all'indietro quando Victor si mise a suonare in ginocchio drammaticamente di fronte a loro, mentre lei ballava con le sue amiche con gli occhi chiusi girando su se stessa mentre la sua amica la teneva per mano.
Qualcosa assolutamente da vedere.
Ora erano nel camerino, applausi, urla, abbracci, pacche sulla schiena e bottiglie d'acqua prese per contrastare la gola secca e la disidratazione, fu avvicinato da Gold, che con un pollice alzato si presentò nel suo abito ricercato, abbigliamento dal quale non si separava mai. Infatti, anche se lo avesse fatto, Killian era sicuro che non sarebbe mai stato in grado di immaginare l'uomo in abiti diversi.
"Jones, stai andando alla festa ,vero?"
Killian si guardò intorno pensando alla sua risposta "Se ci andiamo tutti, sì, certo".
Gold annuì compiaciuto, con gli occhi che vagarono verso i suoi compagni "In effetti è così, ve lo meritate,  è stato uno spettacolo incredibile, inoltre August e Jefferson mi hanno parlato della tua idea riguardo all'album". Gli mise una mano sulla spalla e un orgoglioso, piccolo, minuscolo sorriso gli si manifestò all'angolo della bocca "Stai facendo un ottimo lavoro, ragazzo".
"Grazie" rispose lui con la voce appena in un sussurro e un po' strozzata. Bene, questo fu imbarazzante; non si aspettava un cuore a cuore, con il suo manager tra tutte le persone dopo lo spettacolo. Gold lasciò cadere la mano e continuò nel suo solito modo professionale, come se nulla fosse accaduto "Comunque, ho un altro favore da chiederti stasera, non preoccuparti è davvero una cosa da niente, lo giuro. Sappiamo che ci sono dei paparazzi qui fuori proprio ora, in attesa di scattare  delle foto con tutti voi  e credo che i fan li abbiano già informati della presenza della signorina Swan qui stasera". Si fermò per un po', osservandolo con attenzione e valutando la sua reazione. Killian non disse nulla con il suo volto, così proseguì "Allora, la mia richiesta è che voi due restiate qui per un po' prima di andare, da soli, così non ci sarà alcun dubbio che lei è stata davvero qui per assistere alla tua esibizione e che parteciperete insieme all’after-party ".
Huh. Beh, non sembrava così male, dai - non era come se fossero puniti a restare lì per sempre. Solo un po’ di ritardo, immaginò. L'unica cosa che gli dispiaceva  era che si sarebbe perso Jefferson ubriacarsi in pochi minuti, come faceva sempre, non appena finito un concerto. Erano sempre scene epiche.
Si rivolse al manager e annuì "Sì, va bene. Nessun problema".
"Ottimo organizzo le macchine - Leroy e Doc porteranno tutti al Wonderland e poi verrà a prendere te e la signorina Swan in modo da potervi unire a loro" spiegò.
"Perfetto".
"Bene, a presto Jones. Parleremo delle idee per l’album nei prossimi giorni". Il suo manager lo salutò e poi con la mano sul bastone e abbracciando Belle che camminava accanto a lui se ne andarono, non dopo aver mandato baci e aver promesso alle ragazze che le avrebbe chiamate per uscire presto insieme, dato che quella notte sarebbe dovuta tornare da Baelfire. Killian si strofinò il viso e andò in cerca di Emma che stava parlando animatamente con August e quando si fermò di fronte a lei, gli sorrise.
A lui.
Bene, pensò che era arrivato a cinque nella sua lista.
Prima che potesse spiegarle cosa gli avesse detto Gold lei alzò una mano e lo fece tacere "Lo so, vogliono farci rimanere indietro e farci andare sulla nostra strada nuziale insieme, così i lupi avranno un assaggio della coppietta che lascia l'edificio" Lui sorrise, confermando le sue parole.
"Questo è tutto".
August ridacchiò accanto a loro, prendendo le sue cose con se e poi le diede un mezzo abbraccio prima di andarsene con gli altri che si erano già cambiati ed erano già pronti per andare a godersi la loro meritata notte di divertimento "Ci vediamo dopo al locale, cercherò di controllare Jeff il più possibile in modo da non farti perdere tutto il divertimento".
Gli sorrise fregandosi le mani "Oh si, non sto nella pelle".
"Anch’io. Prenditi cura di lui, Emma" le disse August andandosene sorridendo.
"Certo che lo farò".
Dopo che Ruby le promise più volte che le avrebbe scritto un SMS nel caso in cui non fossero riusciti a trovarli una volta arrivati ​​al club, Killian si ritrovò da solo con Emma in quello spogliatoio che fino a pochi momenti prima era pieno di gente, un pesante silenzio nell'aria intorno lui, soprattutto quando le immagini di lei durante lo spettacolo continuavano  a lampeggiare dietro le sue palpebre. Non aveva idea di cosa dirle ed era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Killian Jones non è mai senza parole.
Eppure, eccola lì, seduta sul divano ad esaminare la sua chitarra e lui in piedi dietro di lei, come un fottuto idiota, in attesa che il povero Leroy andasse a prenderli per unirsi agli altri. Ma quanto era patetico?
Notò, sorpreso, che Emma stava studiando lo strumento con un'espressione stregata sul viso,
un po’ ... spaventata, poteva dire? Stava lì, ipnotizzato, mentre lei scorreva leggermente le dita sopra le corde, non osando pizzicarle o strimpellare qualche nota. Trovò finalmente la forza di muoversi  e si schiarì la gola "Sai, non vuole morderti".
Lei trasalì, saltando sul sedile allontanandosi dalla chitarra come se l'avesse scottata. Si voltò verso di lui e alzò le spalle, fingendo ignoranza "Lo so. Solo che non voglio romperla o qualcosa del genere".
Roteò gli occhi e disse "Ho visto ragazze avere molta meno attenzione verso la porcellana. Vieni, prendila. Ti insegno".
"Cosa?" Le sopracciglia le volarono fino all’attaccatura dei capelli, era sotto shock. Per risposta, lui la prese per mano, prese la chitarra con l'altra e poi gliela diede. Lei l’afferrò e la tenne il più lontano che poteva dal suo corpo, come se fosse una bomba in procinto di esplodere, cosa che lo divertì a non finire "Okay, Blondie. Prima lezione: devi imparare a tenerla, prendila e cerca di sentirti a proprio agio con lei, ti è facile suonare note e accordi...?"
"Non saprei, ma sì, credo che vada bene?" Dio, sembrava davvero spaventata.
Lui annuì, osservandola "Perfetto. Adesso…alcune persone partono con la melodia e i riff, altri preferiscono strimpellare accordi. Dato che questa sarà la lezione di chitarra più breve che potrai mai fare nella tua vita e posso immaginare che tu non abbia assolutamente idea di teoria musicale, ti chiedo, vuoi suonare qualcosa in particolare? o vuoi che vada con il Froilain di Maria con te? ".
Lei alzò gli occhi verso i suoi, la bocca aperta per la sorpresa e la voce piena di meraviglia "Stai facendo un riferimento a “Tutti insieme appassionatamente?"
Si sentì colpito e estremamente sulla difensiva "Cosa c’è? Ho amato questo film! Devi sapere che è così che ho avuto modo di imparare le note. Mia madre di solito me la cantava".
Alla menzione di sua madre,  lei sembrò rannicchiarsi, la sua faccia verso il basso mordendosi il labbro nervosamente; ed egli si pentì immediatamente di aver detto quelle parole. Fu più che grato quando lei decise di rompere il silenzio dicendo "Va bene, alcune note, se vuoi?"
Incontrò il suo sguardo con un sorriso vincente "Va bene. Andremo con l'approccio a Froilain Maria più in là"
Lei gli lanciò uno sguardo in preda al panico e lui non poté fare a meno di sorridere alla sua inquietudine "Che c’è?"
"Ricordi quando vanno in giro per Vienna e lei insegna le note ai bambini?" La vide annuire e rispondergli in fretta. "Sol Do La Fa Mi Do Re Sol Do La Ti Do Re Do"
"Esattamente" Lui la fissò, sbalordito "Woah Swan, non ti avrei etichettata come una maniaca delle melodie. Ora" andò a mettersi dietro di lei, con entrambe le mani sulle sue, guidandola così da regolare correttamente le dita della mano sinistra sulle corde sul manico e spiegando nei minuti successivi quali corde doveva  pizzicare con la destra, cercando di non ridere alla sua frustrazione quando una delle dita smise di fare pressione e ‘non suonò bene, dannazione!' . Lasciò da parte le istruzioni relative al sistema della gabbia, suonarono accordi che richiedevano di tenere premuta più di una corda con un solo dito e la aiutò quando arrivò il Fa.
E fu in quel momento che Killian ebbe un brusco arresto, in quanto si accorse che la sua schiena era lì schiacciata sul suo petto, tutta la sua lunghezza in stretto contatto con lui, le sue dita la stavano accarezzando e il suo naso respirava proprio accanto al suo orecchio. Avvertì una sensazione strana, come un giramento di testa e la sua indicazione successiva uscì con un filo di voce e a quel punto fu lei a raddrizzare la schiena e a tendere le mani sotto la sue con così tanta forza che si preoccupò un po’ per il bene della sua chitarra. Entrambi congelati, il corpo di lei tra le sue braccia, Killian inclinò la testa impercettibilmente, cercando di mettere una certa distanza tra di loro, anche se ottenne esattamente la reazione opposta, la guancia premuta contro il suo orecchio e le mani ancora più tese sotto le sue. Lasciò cadere il suo volto, non combattendo più e lasciando correre il naso lungo la liscia pelle del suo collo; era così vicino che poteva sentire l'accelerazione del suo cuore dietro l'orecchio, i capelli gli solleticarono il viso con colpi leggeri. Per quanto cercasse di apparire indifferente o solo completamente congelata, gli accordi e le note ormai erano completamente dimenticati, la sentì inspirare profondamente e una scossa delle spalle che poi ricaddero lentamente, fino a quando lui lasciò un soffio di aria vagare sulla sua pelle e lei ansimò ad alta voce. Le sue mani improvvisamente scesero dalla chitarra e saltò quando la porta si aprì con un botto e apparve un Leroy con le guance arrossate che con entusiasmo fece loro cenno di seguirlo fuori "Ehi, ragazzi è il momento di andare!". Probabilmente notando la tensione nella stanza, che aveva raggiunto il livello si-potrebbe-tagliare-con-la-punta-di-un-coltello-per-quant-è-alta, si fermò e li guardò preoccupato "Tutto bene?"
Lui annuì, con gli occhi freneticamente alla ricerca di Emma per verificare se anche lei si sentisse così fuori di testa come lui. La trovò intenta a guardare in giro per la stanza, senza dubbio alla ricerca delle sue cose in modo che potessero andare e cercando di apparire disinvolta, ma lui notò il leggero tremito delle sue mani mentre cercava.
"Sì, sì, va tutto bene. Andiamo" si pizzicò il ponte del naso e agitò una mano verso di lei "Andiamo pasticcino, è il momento di iniziare un altro spettacolo".
Si bloccò e sbuffò indignata. Era affascinante come potesse cambiare da ragazza agitata avvolta tra le braccia di un ragazzo in una donna disposta a non preoccuparsi di niente e nessuno "Pasticciono? Davvero?"
"Oh, Swan – Pensavi saresti stata l’unica a dare dei sopranomi? Andiamo" disse tendendole la mano. Si fermò davanti a lui, mordendosi il labbro inferiore con fare preoccupato e sembrava che potesse morderlo in qualsiasi momento. "Swan". Nessuna risposta. Provò di nuovo. "Emma".  Al suono del suo nome, i suoi occhi lo cercarono, allarmati e così lui approfittò della distrazione per afferrarle la mano e trascinarla fuori dalla stanza "Andiamo".
 
 
La festa era in pieno svolgimento quando arrivarono al Wonderland, come poterono confermare appena arrivati. Ruby aveva mandato un SMS ad Emma spiegandole che li avrebbero trovati nei pressi di uno dei bar di una delle sale a tema all’interno,  ognuna di loro prendeva il nome da una località diversa del luogo fiabesco da cui lo stesso club aveva preso il nome. I suoi amici avevano scelto, stranamente "The Rabbit Hole" e fu lì che andarono appena Leroy li lasciò alla porta e il buttafuori ebbe timbrato le braccia di entrambi, nel caso volessero uscire ed entrare durante la notte.
Quando raggiunsero il bar, Emma girò un po’e infine catturò l'attenzione di qualcuno; si voltò e fece cenno di seguirla. Il mare di corpi implacabili e danzanti che li circondava rendeva l’impresa molto difficile, così le mise una mano sui fianchi per non perderla nella marea di persone perse nei fumi dell’alcol e dal ritmo della musica. Sentì la mano calda di lei sopra la sua e credeva che l’avrebbe spinto via lontano da lei, sicuramente seguito da una sorta di replica caustica, ma la mantenne lì, con suo totale stupore, guidandolo dietro di lei fino a raggiungere la loro destinazione dove poté vedere i suoi compagni e le ragazze che cercavano di parlare nonostante la musica ad alto volume. Aurora fu la prima a vederli e aprì le braccia felice, andando ad abbracciare Emma e quindi facendo scivolare le loro mani unite "Ragazzi siete qui!"
Victor arrivò dietro di lui. "Come è andata?"
"I paparazzi ci hanno beccato mentre uscivamo. Swan qui è stata tentata di mostrare loro il dito medio, ma alla fine si è addolcita ed è andata bene" commentò, mantenendo gli occhi su di lei che sporgeva il mento con orgoglio, piegando il fianco di lato e il suo atteggiamento si sposava perfettamente con le sue parole "Cosa? Stavo solo cercando di restare fedele al cliché della rock star ".
"Certo che lo eri" commentò con disinvoltura.
"Emma! Balliamo!" Red Lips era in piena attività stasera. Avrebbe scommesso che Victor fosse entusiasta per questo.
"Ruby, Sono appena arrivata, fammi almeno  prendere un drink prima".
Ruby si voltò di scatto, prese un bicchiere e una cannuccia e glielo diede. Mentre i suoi occhi si muovevano, sorpresi, dalla bevanda alla sua amica, la bruna sollevò le mani "L’ho chiesto appena siamo arrivati ​​qui, così che non avresti aspettato una volta arrivata".
Emma scosse la testa e pizzicò la guancia della sua amica con affetto "Sei la migliore". Victor sbatté il bicchiere ormai vuoto sul bancone e alzò un sopracciglio verso Emma con ​​un luccichio divertito negli occhi "La cannuccia? Davvero?"
Risero entrambi, Emma prese un’altra cannuccia dietro di lei per porla sul suo orecchio, piegando l'estremità in modo da sembrare un microfono improvvisato "E' una cosa nostra. Guarda: Tu non sei l'unico cantante qui, Jones"
Incapace di nascondere il suo sguardo rivolto verso l’alto, la spinse verso la pista da ballo insieme a Ruby "Via di qui, Swan".
"Questo è quello che intendevo fare. Non sentire troppo la mia mancanza" disse da sopra la spalla mentre andava via con le braccia che già si agitavano a tempo di musica.
"Farò del mio meglio".
Non molto tempo dopo, stava trascinando Jefferson su uno dei divani della sala con l'aiuto di August mentre Filippo e Aurora cercavano di non cadere a terra per le risate causate delle riflessioni da ubriaco del loro amico. Oh, Jeff – quegli shot non sono stati un’ottima idea, davvero. Killian lo aiutò a sedersi su uno dei cuscini  e stava per finire il suo rum – portare un batterista ubriaco di 28 anni non era uno scherzo, questo era certo - quando improvvisamente si accorse di averlo dimenticato al bar . Disse ad August che sarebbe tornato in un minuto mentre andava a recuperarlo e si diresse verso il luogo in cui ricordava di averlo lasciato.
Incapace di trovarlo,  sicuramente qualcuno l’aveva preso pensando fosse il suo o il barman l’aveva rimosso pensando che non l’avrebbe più bevuto,  decise di chiederne un altro. Mentre aspettava, una strana sensazione venne su di lui. Un improvviso brivido gli corse lungo la schiena  e poté praticamente sentire il crepitio dell’aria intorno a se e lo sapeva.
Lei era lì.
Come se la ragazza del concerto fosse stata una sorta di segno in modo che sarebbe stato pronto per il vero incontro, doveva dire che non se l’aspettava affatto. Congelato sul posto, finalmente poté chiedere con voce strozzata l'ordinazione al cameriere , che probabilmente pensò fosse ubriaco o gravemente incazzato, o entrambe le cose e dopo aver pagato, fu indeciso se non muoversi da quel posto  in attesa che fosse lei ad andare via o portare immediatamente il culo fuori di lì.
Il destino aveva un modo divertente per fregarti, visto che Killian non ebbe modo nemmeno di decidere: lei si presentò sul lato opposto del bar, luminosa e viva, la sua ricca risata fece eco nelle sue orecchie da lontano. Strinse la mano intorno al bicchiere,  mostrando lo sbiancamento delle nocche al movimento, i suoi occhi non la lasciarono per un secondo, ma pregò ogni divinità lassù che lei non lo vedesse o sarebbe stato fregato. Il tatuaggio sul suo braccio formicolò per il disagio, come se dei piccoli ragni stessero tracciando le sue linee su e giù seguendo il disegno, l'uccello intrappolato che marchiava la sua pelle per non fargli dimenticare quello che era successo tra loro due.
Killian si chiese per l'ennesima volta quello che cosa sarebbe successo. Chissà se… E si chiese anche come qualcuno potesse ficcarsi in un tale inferno, in primo luogo, sapendo che tutta la storia dei “chissà se”  non erano più che una mera possibilità, universi alternativi che non si sarebbero avverati, mai. Non per lei e sicuramente non per lui. Sapeva che non era un angelo, nessuna persona perfetta; diavolo, aveva fatto un numero incalcolabile di scelte sbagliate nella sua vita. Sapeva quello che la gente pensava e diceva di lui e lui sapeva quali erano i suoi difetti. Li conosceva meglio di chiunque altro. Ma per una volta in vita sua, ammise che voleva essere egoista. Era giusto che lei avesse trovato il modo di andare avanti e lui no? Era giusto che lui avrebbe dovuto soffrire e rannicchiarsi ogni volta che la incontrava? Perché lei poteva essere lì, felice, indifferente, andando avanti con la sua vita, mentre lui era intrappolato del disastro che aveva lasciato solo i pezzi rotti del loro rapporto?
Uno scorcio d'oro attirò la sua attenzione e finalmente strappò gli occhi da lei per vedere Emma ballare a pochi metri da lui con Ruby ed Ella, i capelli brillavano intorno a lei come un alone. Ricordò le sue parole quando stava mandando tutti al diavolo a causa della sua esibizione, il suo ansimare quando poco prima era stato schiacciato dietro di lei. Il suo sorriso genuino verso di lui. La sua risata mentre ballava durante lo spettacolo. I suoi occhi fiammeggianti quando gli aveva lanciato addosso lo champagne. Le sue labbra dopo il loro bacio.
Non sapendo nemmeno cosa stesse facendo, abbandonò il suo drink appena acquistato e si diresse verso di lei, la musica vibrava nelle sue vene e inciampò quasi sui piedi di qualche tipo. Infine arrivò a lei, le afferrò con forza il fianco e le prese la guancia con l'altra mano, non dandole modo di parlare, spinse le sue labbra su quelle di lei in un bacio ardente.
La baciò ferocemente per qualche istante, dandole difficilmente la possibilità di reagire e in una parte offuscata del suo cervello pensò se lei lo avrebbe preso a pugni per questo, urlandogli di averla aggredita o qualcosa in stile Swan. Rassegnato, smise di muovere le labbra contro le sue, rubando un ultimo morso verso di loro, stava per allontanarsi da lei quando sentì le sue braccia avvolgersi intorno a lui, tirandolo più vicino a lei in modo che il suo corpo fosse allineato perfettamente con il suo, come due pezzi di un puzzle perfettamente incastrati.
Il calore irradiato dal suo corpo entrava nella sua pelle. Si sentì stordito e non sapeva se a causa di qualche drink di troppo che aveva bevuto o per il sapore inebriante di Swan, non voleva saperlo, ne in quel momento, ne mai. La sua mano cullava il collo, mentre l'altra le tracciava leggermente il contorno della mascella , improvvisamente lei si staccò da lui, così ci fu un breve spazio tra loro dove i loro respiri esausti si mischiarono insieme. La sua voce si mise tra loro "Che cosa stai facendo?"
Incastrò i suoi occhi in quelli di lei, il blu incontrò il verde in uno sguardo acceso "Quello che mi hai detto di fare, Swan. Mi sto lasciando andare".
E poi la sua bocca si abbatté ancora una volta su quella di lei, catturandola in un bacio divorante che si scagliò sul suo corpo come magia pura.


********************************************************************************

Ma guarda un pò...un altro di quei finali che tanto ci piacciono :P 
Il concerto è stato "interessante", ma il post concerto?? E' mai possibile che Leroy in ogni luogo e in ogni tempo svolge sempre lo stesso ruolo da guastafeste??
Fantasmi del passato fanno la loro apparizione e il nostro bel Lost Boy ha una reazione inaspettata...o forse non più di tanto?
A prestissimo 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Un Giorno Nuovo ***


Cap 17 – Un Giorno Nuovo

 
Che cazzo stava facendo?
Sentiva appena una vocina in una parte recondita del suo cervello che le urlava, che le dava avvertimenti per le sue azioni. Ma Emma era stanca, stanca di riflettere su tutto, di alzare costantemente un fronte e di nascondersi dietro queste mura che aveva eretto attorno a sé.
Almeno questo fu quello che si disse in quel momento.
Non essendo pronta ad analizzare quello che il suo corpo stava provando, però Emma lasciò che i suoi istinti prendessero il controllo, inclinò la bocca sulla sua, represse appena un gemito quando sentì una delle sue mani scivolare lungo il collo e le braccia, tortuosamente lenta, fino a quando non le sfiorò l’anca. Le infilò le dita nei passanti dei jeans e la tirò verso di lui, facendola sospirare. Il suo bacio fu in un primo momento brutale nella sua intensità, ma si ammorbidì quasi subito mentre muoveva la punta della lingua lungo la parte interna delle labbra, tracciandole con delicatezza. Poté sentire i residui del rum che aveva bevuto, così come la tavoletta di cioccolato che gli aveva dato nel backstage dopo lo show. Aveva un sapore amaro e dolce allo stesso tempo e stava perdendo se stessa.
"Quello che mi hai detto di fare Swan. Mi sto lasciando andare".
Le sue parole sussurrate le riecheggiavano nelle orecchie, Emma si fermò per un attimo, staccandosi per guardarlo da vicino ancora una volta, non capì cosa vide nei suoi occhi quando lo fece. Il suo respiro usciva in rantoli agitati, le guance leggermente colorate di rosso e fu colta dalla massima sorpresa quando Killian poggiò la sua fronte contro quella di lei, fu la cosa più dolce che gli avesse mai visto fare da quando lo aveva incontrato. Poi, si chinò di nuovo, pronto a catturare di nuovo le labbra con le sue e lei fu completamente alla sua mercé, ancora una volta.
Furono secondi, minuti, un’eternità - chi lo sa, davvero - quando finalmente Emma si tirò indietro da lui, le mani ancora strette al bavero del giubbotto che indossava sopra la t-shirt - perché doveva indossare quei cazzo di vestiti così dannatamente sexy e perché questo ragazzo doveva prenderla in giro? Avrebbe dovuto creare una sorta di spazio tra di loro. Emma si sentì arrossire quando ritornò in se e la realtà si schiantò con ciò che c’era intorno a lei. Aveva appena baciato con grande trasporto il suo presunto futuro fidanzato nel bel mezzo di un club molto affollato. Non sapeva se lì ci fossero le telecamere e nel caso ci fossero state, avrebbero sicuramente avuto una giornata ricca con quello spettacolo: dopo tutto non era una cosa di tutti i giorni che lei fosse una tale protettrice delle pubbliche dimostrazioni d’affetto. In realtà, dubitava che le avessero mai scattato foto in discoteca o alle feste non di lavoro e occasioni di questo tipo. Immaginò che ci fosse sempre una prima volta per tutto, eh?
... Ma cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state?
Perché aveva lasciato che la baciasse allora, se non per la possibilità di essere scoperti da qualcuno?
Si allontanò dai suoi pensieri scompigliati per un attimo per osservare un Killian Jones molto stordito - sentì, infantilmente, un fugace momento di orgoglio a quella vista: lei aveva fatto questo a lui; ah! - E con le mani ancora sul suo petto, lei abbassò lo sguardo a terra, non era pronta ad affrontare qualunque cosa stesse accadendo intorno a loro, mentre erano stati troppo occupati in trance l’uno con l'altro.
Questo fu un modo davvero interessante di definirlo, giusto?
Emma si leccò le labbra e un campanello d'allarme suonò nella sua testa quando vide con la coda dell'occhio come i suoi occhi seguirono il movimento. Dio, era insaziabile o cosa?
Probabilmente lo era. Non voleva immaginare come sarebbe stato se ... NO. Emma, ​​no. No, fermarti. Cattiva ragazza. Non qui. Zitta.
Sentendosi a disagio come all'inferno, ma ancora in piedi troppo vicina a lui, finalmente si lasciò sfuggire un sussurrò "Dobbiamo smettere". Lentamente le tirò via le mani di dosso, sembrava un bambino a cui era stato tolto il suo giocattolo preferito. Fu veramente difficile non sorridere a quella sua espressione avvilita. Le emozioni che combattevano dentro di lei, non era sicura di cosa fare o dire a riguardo, sapeva che avrebbero dovuto continuare a interpretare la loro parte dopo di quello. Mille domande bruciavano nella sua testa. Perché l'aveva baciata, prima di tutto? Se questo era stato il piano fin dall'inizio, perché non gliel’aveva detto prima?
E perché cazzo aveva detto che stava lasciando andare il passato?
Aprì la bocca per iniziare il suo interrogatorio, quando si trovò il dito di Jones premuto contro le sue labbra, scuotendo la testa verso di lei impercettibilmente. Lei gli rivolse uno sguardo confuso - era perplessa, in altre circostanze gli avrebbe sicuramente dato una ginocchiata all'inguine o avrebbe iniziato a urlare contro di lui proprio lì,  ma invece attese di avere una spiegazione da lui. O qualcosa del genere. Qualunque cosa.
A quanto pare non aveva intenzione di rispettare i suoi desideri, con le mani continuò a tenerla ferma saldamente contro di lui e iniziarono ad ondeggiare al ritmo della canzone in sottofondo. Stava ballando con lei? No, in realtà stava cercando di farla ballare con lui? Qual era il problema di questo ragazzo? Stava per piantare i piedi per terra e costringerlo a guardarla quando la  strinse a se in modo che la sua faccia si ritrovò proprio accanto alla sua testa, la sua voce tinta da un lieve panico e le disse nell’orecchio.
"Lo so, Swan, lo so. Sono un coglione, avrei dovuto dirtelo, non avevo il diritto di fare questo… che cazzo stavo pensando? Hai intenzione di farmela pagare per questo?" Il riassunto era abbastanza accurato, bravo ragazzo "Ma se inizi a fare capricci - come sono sicuro che stai morendo dalla voglia di fare – qui non servirebbe a nulla".
Lei trasalì oltraggiata "Non avevo intenzione di fare capricci!". Poté quasi sentire lui roteare gli occhi verso di lei
"Andiamo, ho visto che avevi voglia di sbattere i piedi come una ragazza".
Oh, diavolo.
"Sai,  non stai aiutando i miei istinti omicidi in questo momento" borbottò afferrandogli le spalle con forza "E io sono una ragazza!!"
La sua voce suonò stupita per le sue parole "Beh, non sapevo che le ragazze potessero baciare così ..."
Non l'aveva fatto!
Lei raccolse tutto il disprezzo che poteva nella sua risposta "Sei disgustoso".
Killian si tirò indietro in modo che potesse adeguatamente guardarla e le diede un’occhiataccia "Okay, niente più complimenti. Mai. Sei una stronza ingrata, lo sai?".
"Perché dovrei essere entusiasta dopo che mi hai assalita nel bel mezzo della pista, cazzo?" Le unghie scavavano nella sua pelle, ma trovò un piacere momentaneo quando lo vide trasalire. Si girò con gli occhi spalancati verso di lei.
"Swan, puoi sembrare scandalizzata quanto vuoi, non ti biasimo , ma per favore, non mentire a te stessa. Ti è piaciuto e lo sai. E saresti felice di fare un altro giro. Ci scommetto"
Il fegato di questo ragazzo "Continua a sognare, Jones".
"Oh, lo farò" sogghignò. Oh, come voleva schiaffeggiare via quel cazzo di sorriso dalla sua faccia. Il controllo lentamente scivolò via, lasciando che la confusione, la rabbia e il dolore prendessero il sopravvento, non riusciva proprio a capire come fosse possibile che pochi minuti  prima si stessero baciando.
E le era piaciuto.
"Vedi? Questo è tipico te. Fai come diavolo desideri e quindi ti aspetti che io sia d'accordo con te. Non hai nemmeno preso in considerazione quello che penso o quello che voglio? No, sei arrivato qui come un uomo delle caverne e mi hai baciata come se dovessi affermarti nella tua stupida tribù, l'unica cosa che ti restava da fare era di tirarmi sopra la spalla e di trascinarmi alla tua caverna, cazzo! Che diavolo stavi pensando? ". Inspirò profondamente e aggiunse tentando di sembrare controllata  "E devo ricordarti che se ho risposto al tuo bacio, è stato solo perché sono una brava attrice. Non lasciarti ingannare".
Notò che il volto di Killian era impallidito ad un certo punto durante il suo sfogo e i suoi movimenti avevano cominciato a rallentare, anche se entrambi non avevano lasciato andare l'altro, sembravano ancora due piccioncini che si stavano godendo una canzone lenta (quale canzone stavano suonando poi? Il fatto che lei non se ne fosse nemmeno accorta perché era stata troppo concentrata sul quel bastardo, la infastidì più di quanto volesse ammettere). Si guardarono a vicenda, cercando di trovare nell’altro qualcosa, qualsiasi cosa che li avrebbe aiutati, che gli avrebbe permesso di capire cosa stesse succedendo. Questa doveva essere una transazione, un accordo commerciale, non aveva firmato per un trauma emotivo. Ma poi perché diavolo avrebbe dovuto considerarlo un trauma emotivo?
Le parole di Gold nel momento in cui spiegò loro l’accordo risuonavano nelle orecchie, avvertendola di come in questo tipo di situazioni, le parti interessate tendevano a sviluppare certi sentimenti verso l'altro - non romantici di per sé, ma un certo livello di interesse doveva essere in preventivo nel momento in cui avevano accettato. E anche se Emma lo sapeva, non era sicura di essere a conoscenza di ciò in cui si era messa con quegli occhi fissi su di lei, che la guardavano come se volesse di nuovo divorarla, anche se si era appena scagliata verso di lui e lo aveva definito un cavernicolo e uno stronzo egoista.
La parte peggiore era che non sapeva se lei sarebbe stata in grado di fermarsi se lui l’avesse fatto.
Questo era quello che sapevano fare meglio, la tensione, le scintille, la lotta.  C’era uno scenario simile, quando si erano baciati durante il loro appuntamento a Il Cielo, ora che ci pensava - ma questo? Questo era stato diverso. E lei non sopportava il fatto di non essere a conoscenza di quanto stava accadendo, quello che ne sarebbe venuto fuori e quello che stava succedendo dentro quella sua testa indecifrabile per prenderla e baciarla in quel modo.
Perché quello non era stato un bacio comune. Non era un bacio in posa per le macchine fotografiche. Ne un bacio per l’accordo. Forse gli altri l’avrebbero visto in quel modo, i paparazzi, tutto il resto del mondo, se li avessero scoperti o visto qualche immagine se ci fosse davvero stato qualcuno a scattarne; ma lei lo sapeva.
E odiava non sapere che cosa lo avesse spinto ad agire così.
"Emma, ​​io .." cercò di raggiungerla quando lei sciolse le braccia dalle spalle e si tirò indietro da lui, senza guardarlo in faccia. Iniziò a guardarsi attorno, in cerca di Ruby o Ella, ma non le trovò, probabilmente avevano pensato che volevano una sorta di privacy dopo aver assistito a quella scena, intuì  e così alzò una mano in modo stanco "Risparmiami, ho finito per oggi. Lo spettacolo è finito".
Si voltò, senza preoccuparsi di guardare indietro verso di lui e un po' preoccupata che avrebbe cercato di andarle dietro. Non lo fece e ne fu sollevata, nonostante una piccola parte di lei, che in quel momento avrebbe potuto essere etichettata come la parte folle di lei che le avrebbe solo portato guai se l’avesse ascoltata, era delusa che non l’avesse fatto. Ma questo era quello che voleva e di cui aveva bisogno in quel momento. Allontanarsi. Da lui, almeno.
I suoi piedi la portarono verso l'angolo dove pensò di aver visto il bagno quando erano arrivati nel club. Quando entrò nello spazio illuminato, gli occhi le bruciarono un po', andò verso uno dei bagni, per rimanere per un po' da sola considerando che non era pronta ad affrontare chiunque altro dopo il loro piccolo tête-à-tête.
Come era patetica.
Dopo un paio di minuti passati a prendere respiri profondi, in cui benedì le lezioni di yoga che Mary Margaret aveva tanto insistito seguisse con lei un paio di anni prima e che funzionavano realmente quando era sconvolta per qualcosa o era fuori di testa, si ritrovò ad immaginare ogni possibile scenario in cui avrebbe potuto uccidere Killian Jones . Poi decise che era rimasta abbastanza a lungo nella sua solitaria festa del peccato. Trasse un sospiro, tirò lo scarico nel caso qualcuno volesse mettere in discussione quello che aveva realmente fatto lì. Raccolse le sue cose, aprì la porta del bagno e si avvicinò ai lavandini allineati sulla parete opposta, andando verso quello che non era occupato. Mentre si stava per spruzzare dell'acqua sul viso, una voce acuta la fece trasalire al suo fianco. "Sono così, così, così dispiaciuta di disturbarti e so che questo ti capita tipo, ogni giorno, ma tu sei Emma Swan, giusto?".
Si voltò e vide due ragazze, forse sui venticinque anni, tutte agghindate per la serata, che la fissavano come se fosse una specie di miracolo. Per quanto amasse i suoi fan, le sembrava ancora strano ricevere una tale adorazione in alcuni casi. Sorrise ampiamente e annuì loro "Sì, sono io".
Quella che aveva parlato con lei poco prima si mise una mano sul petto, come se fosse stata colpita "Oh mio Dio. Siamo, tipo, le tue più grandi fan! Ti dispiace se ci facciamo una foto con te?"
Nel bagno di un club? Questa era una novità per lei. Ma hey, le cose più strane stavano accadendo.
"Certo che no. Ecco" stava per avvolgere le braccia intorno alle spalle delle ragazze, lasciando che una di loro tenesse il braccio fuori per scattare la foto, quando la voce di una donna che proveniva da dietro di loro disse "Lascia a me, scatto io".
Si voltò per vedere la bruna che era al lavandino accanto a quello che aveva usato lei, che le osservava con curiosità, tendendogli la mano affinché le ragazze le potessero dare il cellulare. Non persero un attimo e la donna diede loro istruzioni prima di scattare un paio di foto ed Emma sorrise gentilmente per il loro piccolo ricordo.
Ricordo nel bagno del Wonderland. Ce l’aveva.
Mentre una delle due riprendeva il telefono dalla sconosciuta - che diavolo, erano tutte sconosciute! L'altra blaterava tutta eccitata "Non posso credere che stia succedendo, voglio dire, pensavo di averti visto là fuori con Killian Jones, ma non ne ero sicura perché, si sa - congratulazioni a proposito, siete la coppia più carina di sempre. Amo voi due insieme!".  Alla menzione del suo nome, Emma sentì il suo stomaco rigirarsi in mille nodi e dovette combattere la voglia di non fare smorfie. Aveva ancora un contratto da rispettare. Non lasciando cadere il sorriso dal suo volto, agitò una mano verso di loro sembrando divertita dalle loro parole. Un po’ lo era se doveva essere sincera. Allerta coppia carina. Ah.
"Grazie, sono sicura che sarà entusiasta di saperlo".
Le due ragazze fecero un movimento come per andarsene, intuendo che il loro tempo era finito, non prima di averla abbracciata e ripetuto più e più volte " sei la migliore, ti ringrazio tanto e sei bellissima tra l'altro!"
Lei rise mentre le abbracciò di nuovo, accarezzando goffamente le loro spalle "Siete troppo dolci, ragazze. Siete simpaticissime, è stato bello incontrare anche voi".
Entrambe andarono via, ancora arrossate e con due sorrisi così ampi che quasi dividevano a metà le loro facce e non poté fare a meno di ridere quando sentì le loro grida appena furono fuori dalla sua visuale. Lei scosse la testa divertita e tornò al lavandino quando sentì un'altra voce, questa però afosa e interrogativa, che la scosse dalle sue riflessioni "Allora, tu e Killian Jones, eh?"
Era la stessa donna che aveva scattato la foto per le fans, la bruna "Scusa?"
"Pensavo di averlo visto con qualcuno là fuori, ma non sapevo che stesse, sai… seriamente con qualcuno" Alzò le spalle con noncuranza, come se fosse un dato di fatto universalmente riconosciuto "Credevo che stesse andando a puttane, come al solito".
Emma cercò di non sembrare troppo turbata da questo improvviso ed indiscreto interesse nella sua presunta vita sentimentale "Scusa, ma ti conosco?"
L'altra donna emise una risata "Oh no, nono non mi conosci".
"Allora, se non ti dispiace, perché ti interessa?" Stava davvero cercando di non sembrare scortese, ma non capiva come mai la gente credeva di avere il permesso di scoprire qualcosa sulla sua vita personale a tutti i costi. La sua e quella di lui, in questo caso.
Con un sopracciglio inarcato, finalmente rispose: "Potrei non conoscere te, ma conosco lui".
Beh, questa era una novità.
Forse era una di quelle ragazze che si era portato a letto in passato e ce l’aveva con lui perché non l’aveva più richiamata dopo averla lasciata? E se avesse rancore contro di lui , questo farebbe di lei il suo nemico numero uno? E se fosse una psicopatica? Esaminandola con la coda dell'occhio nello specchio di fronte a loro, Emma non la trovò particolarmente minacciosa. Era bellissima, cosa che non poteva negare: occhi blu e luminosi, la pelle pallida, lunghe ciglia scure e capelli corvini lucidi che cadevano in riccioli sulla sua schiena nuda. Non c'era da stupirsi se Jones potesse aver avuto qualcosa a che fare con lei, se era questo il motivo per cui si conoscevano. Prima che potesse avere la possibilità di chiederle cosa volesse o perché le stesse chiedendo di lui dato che lo conosceva - perché non domandarglielo dopo, anziché metterla all’angolo nel bagno? - Un volto si presentò alla porta, sorridendo a loro "Milah, andiamo! Ti stai perdendo tutto il divertimento!".
"Arrivo!". Con un ultimo sguardo, si voltò ancora una volta verso Emma, ​​che era piuttosto disorientata di fronte al lavandino, con la pietra fredda stretta nelle sue mani "E' stato bello parlare con te, Emma Swan".
E senza una seconda occhiata, se ne andò, lasciando una più che confusa Emma nella sua scia.
Che cazzo era successo?
 
 
 
 
 
 
"La nuova coppia è stata avvistata mentre lasciava il Troubadour insieme dopo il concerto dei Lost Boys, al quale Emma Swan (28) ha partecipato con alcuni amici, come i fan hanno affermato innumerevoli volte, dove sono stati visti divertirsi al lato del palco. Successivamente, hanno dato un più che dolce spettacolo nel lussuoso club Wonderland, dove si sono uniti al resto della band e sono stati immortalati mentre si baciavano appassionatamente sulla pista e stretti in un ballo lento. 'Sembrano cosi a loro agio insieme, sono così innamorati!' ha dichiarato una fonte quando abbiamo chiesto informazioni sulla nuova coppia del momento... "
 
Emma poteva sentire la voce di Ruby anche se stava indossando le cuffie, leggeva a voce altissima. Sapeva quello che stava facendo: stava cercando di suscitare una sua reazione. Beh, poteva continuare ad aspettare, non era in vena di parlarne. Non oggi, ne mai.
Stavano passando il resto della loro mattinata sulla spiaggia, dato che avevano avuto una settimana terribilmente faticosa e per quanto avesse voluto strisciare a letto, l'opzione della spiaggia che la sua amica le aveva proposto aveva tentato molto anche lei. Henry era a scuola e fino a quando non sarebbe dovuta andare a prenderlo era libera di godersi il sole pigro e la brezza calda, la promessa dell'estate sospesa nell’aria la faceva sorridere. Entrambe sedute sulla sabbia, cercando di dimenticare il suo programma pazzesco, i vari impegni e la prossima prima - che teneva Emma ancora un po’ sulle spine. Voleva prendersi a schiaffi da sola; che cosa aveva? Non era come se non avesse mai preso parte ad altre, giusto? Non era il fatto che un sacco di cose sarebbero potute andare male, il vestito, qualche domanda messa lì a caso, incursioni da parte di fan pazzi che nemmeno uno stuntman avrebbe voluto replicare.
Il fatto che anche loro sarebbero stati lì.
Ma soprattutto,  la cosa per cui era più fuori di testa, era l’accoglienza che avrebbe ricevuto il film. Per quanto potesse essere stata divertente la promozione - che stava ancora andando avanti, si badi bene - era un po' più facile parlare di qualcosa che tutti non avevano ancora visto. Nonostante la sua famiglia e gli amici ne attendessero con impazienza l’uscita e di vedere personalmente quanto fosse bello - non per lei, ma proprio per il film stesso - non era sicura di essere pronta che il mondo vedesse il suo lavoro e il suo valore in un progetto così promettente.
E quando i pensieri come questo prendevano piede nella sua testa, non voleva fare nient'altro che prendere a calci se stessa e brontolare sottovoce per come si stesse comportando da completa idiota, che doveva smettere di piagnucolare e tenere la testa alta. Proprio come aveva detto a Jones quando era terrorizzato prima della sua esibizione nel talk show quella notte.
E ancora una volta, lui era lì a far impantanare il suo cervello e incasinare tutto. Come sempre.
Non parlava con lui dalla notte al Wonderland, se ne andò via con Ella non molto tempo dopo essere uscita dal bagno, dopo l’incontro con quella tizia, Milah. Aveva detto di essere stanca e visto che Ruby voleva stare ancora un po' con i ragazzi - e con Victor, ovviamente - Ella ebbe pietà di lei e decise di andare via, ridendo alle sue scuse quando erano già fuori dal club e stavano tornando a casa. Era più che d’accordo, le aveva detto, dato che aveva lasciato Thomas da solo con Alex e non era così sicura di aver fatto la scelta giusta lasciando sua figlia senza la supervisione materna. I ragazzi erano abbastanza inutili in questi casi.
Non poteva biasimarla.
"Emma, ​​stai ascoltando quello che sto dicendo?"
Sistemando l'asciugamano sotto di lei, senza nemmeno guardare la sua amica mentre le rispondeva "Ruby, stai leggendo una stupida rivista, se avessi voluto sapere quello che diceva, l’avrei comprata e l’avrei letta da sola".
"Tu odi queste riviste". Era una dichiarazione chiara. Una vera dichiarazione.
"Ed è per questo che non le compro. Ding ding ding!"
Ruby sbuffò e passò una mano tra i suoi riccioli scuri, sembrava pronta per uno spot  di un balsamo tanto era piena di sabbia dopo che se l’erano gettata a vicenda a manciate proprio mentre sistemavano le loro cose. Era fortunata che l’adorava o l’avrebbe dovuta odiare "Ugh, se non ti conoscessi bene, direi che sei in questo stato d'animo schifoso a causa di quella litigata con Killian".
La bocca di Emma si aprì completamente colta di sorpresa "Non è vero!"
La sua amica le rivolse un sguardo di sfida in risposta, come se sapesse esattamente cosa stesse succedendo nella sua testa. Cosa che probabilmente fece. Accidenti a lei.
"Allora perché ti stai comportando così? Che cosa è successo?"
"Sono solo…sono nervosa, sono stanca e voglio solo mangiare cioccolato, guardare un film e non lasciare mai il mio letto, ok?" disse miseramente, mettendo la testa di nuovo sul telo e nascondendo il viso tra le sue braccia.
"Certo che lo sei. Lo sono anche io. Ma non è per questo. Perché questo è il tuo solito stato d'animo".
Emma si voltò verso di lei e un cipiglio le guastò la fronte. Odiava davvero il fatto che potesse leggerla così bene "Ti odio". Che le valse un sorriso dalla bruna, che sembrava eccessivamente compiaciuta con se stessa.
"No, non è vero. Sputa il rospo!".
Gemendo di frustrazione,  si appoggiò sui gomiti, le dita tracciavano disegni nella sabbia di fronte a lei "Cosa vuoi che dica? Quel bacio era completamente sbagliato e lui non mi ha nemmeno dato la possibilità di pensarci?"
Vide che la stava studiando con uno sguardo confuso sul suo viso "Ma perché ti preoccupa così tanto? Sai che devi scambiare saliva con lui perché l'accordo resti in piedi, vero?".
"Prima di tutto bleah… e in secondo luogo, non so. Mi piace avere il controllo sulle cose e lui mi ha esclusa - e dopo ha avuto il coraggio di darmi addosso, dicendo che non dovevo essere arrabbiata con lui perché mi era piaciuto!". Nella sua esasperazione lanciò una piccola conchiglia che era accanto a lei. Oops. Ciao, conchiglia. Non è stata colpa tua, sei solo capitata nel fuoco incrociato.
La voce di Ruby era prudente "... ed è così?"
"Non è questo il punto!" Dov'erano altre conchiglie da lanciare quando una ragazza aveva bisogno di loro, dannazione?
Vide la sua amica scuotere la testa con tristezza, sollevando il viso nel tentativo di assorbire la massima quantità di vitamina D possibile "Voi due dovete risolvere questa faccenda o rovinerai tutto. E dopo tutto il duro lavoro che hai fatto… è infantile, Emma. Chi se ne frega se ti è piaciuto!! Diavolo, saresti pazza se non ti fosse piaciuto avere un ragazzo così, che ti ha baciata come se volesse mangiarti nel bel mezzo del locale. E’ stato incredibile da vedere, lasciatelo dire".
"Ma ..." cercò di interromperla, ma non riuscì a fare niente di tutto ciò. Lei continuò come se non avesse parlato affatto.
"Non è come baciare Graham o qualsiasi altro ragazzo con cui hai lavorato?"
Huh. "Sì, ma ..."
"E’ così. Ora, stai zitta, goditi il sole e dopo parlerai con Killian". Emma si era stancata di essere interrotta - e adesso la sua amica pensava che dovesse essere lei a fare la prima mossa e ammettere tutto all’eccezionale Coglione Irlandese? No. Non era assolutamente una possibilità. Sbuffò per quella che sembrò essere la centesima volta da quando quella conversazione era iniziata "E perché dovrei farlo? Non ha cercato di parlare con me da quella notte".
"Oh, ho parlato con Victor, erano in centro per una qualche riunione e stavano pranzando qui vicino, quindi stiamo per incontrarli".
"RUBY!" Perché tutti quelli che conosceva avevano deciso di prendere decisioni per lei? Gesù. Ruby la guardò con occhi innocenti, leggermente imbronciata, anche se poteva vedere l’accenno di un sorriso in un angolo delle labbra.
"Che c’è? E' la cosa migliore: in questo modo entrambi ne parlerete e infine sarà acqua passata. Non vuoi piuttosto chiarire la situazione una volta per tutte? Ti conosco Emma ​​e quando sei turbata per qualcosa, non riesci a concentrarti su nient'altro ed è necessario che tu sia al top della forma nelle prossime settimane. Vedrai " le accarezzò la mano in modo confortante, anche se Emma non desiderava altro che strappargliela via a morsi. Sapere improvvisamente che avrebbe parlato con Jones di lì a poco non la mise a suo agio, per niente.
Decise che non avrebbe avuto senso piagnucolare e tirare calci come una bambina e in un angolo remoto della sua mente, ammettendo che l'idea della una sua amica in realtà aveva un senso, sospirò e si stese di nuovo, lasciando che il sole primaverile la riscaldasse. Non molto tempo dopo - beh, in realtà non poteva dirlo con certezza dato che si era addormentata, la stanchezza finalmente ebbe la meglio su di lei e il suono rilassante delle onde che si infrangevano sulla riva calmò i suoi pensieri tormentati - un'ombra apparve sopra di lei.
"Per quanto mi piace questo punto di vista, avrei preferito fossi sulla schiena, Swan".
Iniziamo.
Guardò Ruby, che trovò davvero difficile non riderle in faccia "E questo è il motivo per cui non mi è mancato per niente".
Lei lo sentì e rimase ancora stesa, senza preoccuparsi di notare la sua presenza - anche se sapeva benissimo che le avrebbe dato la morte fino a quando non l’avesse fatto, naturalmente.
Ma indovinate un po'? Quei due avrebbero potuto continuare a giocare all’infinito.
"Ho sentito un 'mancato'? Oh Swan, sono lusingato".
Ruby scelse quel momento per alzarsi, si scosse la sabbia di dosso e prese la mano di Victor nella sua "Ehi, facciamo una passeggiata e lasciamo questi due da soli in modo che possano parlare o uccidersi a vicenda in pace?".
"Con piacere. Cerca di non ucciderlo, però, Emma! Abbiamo bisogno di lui per la band e tutti il resto".
"Non posso prometterti nulla" rispose lei con sarcasmo mentre si stavano allontanando. Finalmente guardò verso il suo 'fidanzato' con una mano sulla fronte per proteggere gli occhi dal sole "Che diavolo ci fai lassù? Siediti almeno, deficiente".
Roteando gli occhi verso di lei, si sedette sul telo di Ruby, di fronte a lei "Sai, è snervante con quanti nomi mi chiami".
Lei giocherellava con l'orlo del suo asciugamano "Come se non ne avessi in serbo per me un paio da tirare fuori quando meno me lo aspetto". Lo vide sorridere consapevolmente e stava guardando – la sua schiena? "Sto pensando a Lentiggini. Accidenti, Swan – Ne hai così tante!".
Si girò con gli occhi arrabbiati verso di lui, stringendo i denti quasi dolorosamente "Sono macchie di bellezza, idiota".
"E lentiggini".
"Come vuoi".
"Le hai mai contate?"
Era serio? "Perché dovrei contare quante macchie di bellezza ho? Ti piacciono davvero, perché?"
Si strinse nelle spalle, esaminando ancora con una strana espressione la sua schiena. Potrebbe darci un taglio? "Non lo so. Ero solo curioso. Ti dispiace se le conto?".
"JONES. Chiudi il becco sulle mie lentiggini o come le vuoi chiamare".
Il silenzio cadde su di loro ed Emma si chiese come avrebbero rotto il ghiaccio sulla conversazione tanto temuta che dovevano avere. Continuava a giocherellare con il telo, stringendo il panno morbido con le dita, in un angolo della sua mente si ricordò che era stato un dono di David della loro prima visita a Disneyland. Sorridendo leggermente al ricordo e promettendo a se stessa che avrebbero dovuto programmare una nuova visita al più presto, la voce di lui interruppe bruscamente i suoi pensieri.
"Senti, mi dispiace".
Questo fu davvero inaspettato.
"Davvero?" Chiese a voce alta, presa alla sprovvista. Lo vide girare la testa verso la riva, il volto era una maschera di concentrazione e serenità. Sospirò e proseguì "Sì. Avrei dovuto dirtelo che avevo pensato di baciarti. Non è stato giusto nei tuoi confronti e anche se hai eseguito squisitamente la tua parte, capisco perché hai dato di matto riguardo alla cosa".
Lei lo esaminò e non riusciva a trovare una traccia di scherno o di inganno nelle sue parole, anche se riusciva a percepire che c'era qualcosa che mancava, qualcosa che non le stava dicendo. Forse qualcosa che non aveva neppure ammesso a se stesso, terrorizzato dall’idea come poteva essere per lei.
"Grazie" sussurrò, ingoiando forte. Era il suo turno "Credo che non avrei dovuto reagire in quel modo,  è un affare dopo tutto. Se rovino tutto, sei fregato anche tu. Siamo una squadra, giusto?" chiese guardandolo da sotto le ciglia. Lo vide ricambiare il suo sguardo, una strana espressione cambiò i suoi lineamenti "Certo che lo siamo".
Lei annuì soddisfatta e respirò. Finalmente era tutto risolto "Okay. Quindi, la prossima volta, cerca di non lasciarmi all’oscuro, o non so, forse dovremmo avere come un codice o qualcosa del genere".
"La prossima volta? Siamo impazienti?" le sorrise "Oh, mi piace la cosa del codice. Che cosa hai in mente?"
Perché tutte le sue idee stupide avevano una così buona accoglienza da parte sua...? "Non lo so. Mi viene in mente solo roba noiosa".
Lui scosse la testa divertito "Credo che se dovessi dire qualcosa su di te, l'ultima cosa che penserei sarebbe noiosa, Swan" La studiò con la coda degli occhi, tirando un sorriso all'angolo delle labbra "Che ne dici di 'lentiggini'? Potrebbe essere la parola in codice. Se diciamo qualcosa sulle lentiggini, che è il segnale, c'è un bacio all'orizzonte".
Lasciò cadere la testa sulla sua mano, combattendo tra la voglia di urlare o di ridere. Non era ancora del tutto sicura "Hai una bizzarra passione per le lentiggini, sei strano".
"Ma sono incantevoli" protestò. Inarcò un sopracciglio verso l'alto, lei lo guardò "Con questo vuoi dire che sono bella?"
"Guardati, alla ricerca di complimenti" le rivolse un sorriso e lei sentì la sua faccia arrossire. Mettendo una mano avanti a se, guardò l'acqua invitante, considerando i pro ei contro dell’alzarsi, camminare fin lì, spruzzare un po' di acqua sulla sua pelle arrossata e tornare a discutere con lui. Si mise a sedere sul telo, pensando ancora al suo dilemma e si accorse che la stava fissando.
Ah. Cosa possono fare i bikini, davvero. Era come se ci fosse qualcosa nel cromosoma Y che li trasforma in totali idioti alla loro vista.
Il fatto che il suo livello di idiozia era già piuttosto alto poi non aiutava affatto.
"Torno subito" disse alzandosi e facendo la sua strada verso la riva. Si prese il suo tempo camminando lentamente, bagnando i piedi nell’acqua fresca, espirando rumorosamente mentre la tensione che si era portata in giro nei giorni precedenti la stava abbandonando.
Non poteva negare che si sentiva molto meglio ora. Anche se il fatto che una singola conversazione con Jones l’avesse influenzata così tanto, la spaventò non poco.
Quando tornò indietro lo trovò sul telo di Ruby a giocare con il suo telefono. Si sedette sul suo telo e cominciò a togliere un po' di sabbia che le si era attaccata alle gambe, quando lui parlò di nuovo "A proposito, vieni questo Sabato?"
"Cosa?"
I suoi occhi lasciarono lo schermo per un attimo e la guardò "Red Lips non ti ha detto nulla? Stiamo per fare una piccola reunion nello studio. Sai, come il giorno che ti sei unita a noi per la cena d’asporto?"
Huh. Forse avrebbe potuto trascorrere il Sabato insieme a loro? "Oh. Uhm, sì, immagino ..."
"Naturalmente i tuoi amici e familiari sono più che benvenuti. Credo che sia il momento di impegnarsi in una sorta di conversazione formale, non credi?"
Il suo cuore martellava quasi dolorosamente contro il suo petto. Stava parlando di Henry? Lei non gli aveva detto nulla di suo figlio da quando tutto questo era iniziato e tanto quanto fosse facilitata dal fatto di sapere che Henry era al sicuro da tutto quel circo, non poteva negare di essersi domandata perché non le avesse mai chiesto nulla su di lui, visto che non riusciva a smettere di fare domande ogni volta che poteva. Prima che potesse rispondere, il suo telefono iniziò a squillare. Lo prese dalla borsa, lo afferrò e rispose "Pronto?"
"Emma, ​​sono Ruby, questo è il numero di Victor. Voi ragazzi state bene?"
"Sì, va tutto bene" rispose sbrigativamente.
"Oh, giusto, l’ho immaginato a causa del tuo tweet così dolce".
Di cosa stava parlando?
"Cosa?"
Una risata chiassosa venne dall’altro capo della linea "Sapevo che non eri stata tu. Torneremo tra cinque minuti. Non ucciderlo. Ancora".
Ruby riagganciò lasciandola lì ferma a fissare lo schermo, senza parole. Rivolse gli occhi furiosi a Jones, che stava cercando di soffocare una risata, fallendo miseramente "Probabilmente dovresti controllare il tuo Twitter amore, credo che ci sia qualcosa che dovresti sapere ..."
"Sto per ucciderti, stronzo" ringhiò, impaziente aprì l'app, pregando qualunque divinità di avere pietà di lei e di ucciderlo per amor suo. Preferibilmente lentamente e dolorosamente.
"Andiamo, trollare Twitter è una delle mie specialità!"
Twitter era finalmente aperto, ignorò le centinaia di retweet, preferiti e le citazioni che aveva ottenuto nell’arco di dieci minuti - Gesù, cosa stava succedendo? - E andò a leggere finalmente il suo presunto tweet, il suo sangue si gelò quando l’ebbe fatto.
Auguro a tutti voi di scoprire quanto è incredibile Killian!  ;)  E non sto parlando solo delle sue capacità a letto ...
Girò la testa verso di lui così velocemente che quasi poté sentire il collo fare crack "OH NO non l'hai fatto!" Si alzò in un lampo e andò ad affrontarlo, la sua faccia sorpresa le fece piacere più di quanto avrebbe dovuto.
"SWAN!! Swan!"
Lottò con lei per un attimo, senza nemmeno preoccuparsi di smettere di ridere per il suo viso arrossato mentre inviava maledizioni contro di lui e tutto ciò che gli era caro, fino a quando riuscì a scampare dal suo assalto e saltare in piedi, correndo con una fin troppo furiosa Emma dietro di lui.
Quella fu la vista di cui Victor e Ruby furono testimoni quando arrivarono: un ragazzo e una ragazza che si rincorrevano, la sabbia che volava intorno a loro mentre cercavano di raggiungere l'altro in una danza affascinante, mentre risate e grida seguivano i loro passi.
 
 
"MAMMA! Andiamo o faremo tardi!"
"Henry, non siamo in ritardo"
Puntò un dito verso di lei "Lo saremo se continui a trovare scuse per non uscire di casa!" Sollevò le braccia in aria esasperato.
"Sto solo lasciando tutto in ordine a nessuno piace vivere in una discarica, lo sai".
Lui non aveva intenzione di arrendersi "Non stai lasciando 'tutto in ordine'. Stai sistemando tutto come se stessimo per ricevere una visita dal presidente o qualcosa del genere!".
"Sei così esagerato" alzando gli occhi verso di lui.
"E tu sei lenta!"
Si fermò davanti a lui, mettendogli le mani sulla spalla per farlo rilassare "Henry, calmati".
"Io sono tranquillo!" Certo che lo era. I livelli di zucchero sembravano essere aumentati nelle ultime ore.
"Si, stai tremando".
"Sono emozionato!"
"Non scherzo" mormorò. Questo era ovvio, per l'amor di dio.
"Sei impossibile" disse scuotendo la testa verso di lei come se fosse deluso per il suo comportamento.
Lei rise di cuore a questo "Somigli così tanto a tuo zio adesso, oh mio Dio".
Alla fine fu davanti a lei, le prese la mano e la tirò verso la porta. Doveva prendere la sua giacca leggera e il cappello mentre passava avanti l’armadio, dato che aveva già lasciato in macchina le cose che stavano portando alla cena che avevano organizzato: la lasagna di Regina, che faceva sempre per Henry quando rimaneva con lei e Daniel e sapeva che era il suo piatto preferito, popcorn e biscotti che aveva preparato con Henry quella mattina. Aveva dovuto schiaffeggiare la propria mano un paio di volte per la tentazione di prenderne un paio, cosa che Henry trovò esilarante, deridendola per la sua ossessione per il cioccolato e di come lei dovrebbe essere il ragazzo e lui la figura genitoriale.
Sì, giusto. Aveva tutto sotto controllo, davvero.
Prese le chiavi dalla borsetta, chiuse la porta di casa e prese le chiavi dell’auto in modo da poter entrare. Seduto sul sedile del passeggero, suo figlio rimbalzava per l’eccitazione, ciocche di capelli volavano mentre giocherellava con la radio per far suonare, ovviamente, alcune delle canzoni dei Lost Boys . Quando gli disse che stavano andando per cena al loro studio ad incontrare la band, uscì completamente fuori di testa: l’abbracciò e iniziò a sparare domande non stop, in realtà non dandole alcuna possibilità di rispondere dato che continuava a parlare. Immaginando quanto sarebbe stato incredibile, cosa pensava avrebbero fatto e se lei credeva che gli avrebbero lasciato suonare la chitarra. Quando gli disse che ci sarebbe stata probabilmente una ragazza della sua età, così che non si sarebbe sentito escluso, cosa che non era mai accaduta, non importava quali fossero le circostanze, il numero di domande raddoppiò, affermando incredulo più di una volta che non sapeva che uno dei ragazzi avesse una figlia.
Mentre stava per avviare il motore, il suo telefono squillò e fece segno a Henry di rispondere, dato che stava guidando. "Pronto? Ehi Graham!" si girò verso di lei "Vuoi che metto il vivavoce così puoi parlare con lui?"
"Va bene" Toccò il telefono un paio di volte fino a quando si udì un segnale acustico "Funziona?" chiese ad alta voce.
"Dimmelo tu!" Graham rispose, evidentemente divertito dalla buffonate di suo figlio. Erano andati d'accordissimo sin dal primo incontro quando ancora stavano girando in Canada e Henry andò a farle visita sul set con Ruth.
"Funziona!" rispose eccitato. A questo ritmo, Emma era preoccupata che la giornata sarebbe finita in ospedale, dal modo in cui la sua frequenza cardiaca sembrava lavorare.
"Grande! Ehy Emma, state già andando dai ragazzi?"
"Sì, stiamo partendo adesso da casa. Perché?" Si stava tirando indietro? Lei voleva davvero che fosse lì, le mancava la routine del loro sabato ed era più che curiosa di vedere com’era con i ragazzi.
"Niente, farò un po' di ritardo. Sarò lì tra un'ora circa. Puoi dirgli che cercherò di arrivare il più presto possibile, per favore?".
Emma annuì con la testa fino a quando si rese conto che non poteva vederla. Duh. "Certo, nessun problema. Ci vediamo lì allora, Cupido" aggiunse con una risata.
"Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuto" rispose divertito per il suo ritrovato soprannome.
Lei alzò gli occhi "Zitto! Oh - indovina un po'".
"Cosa?"
Lei abbassò la voce a malapena in un sussurro, come se stesse condividendo un segreto con lui "Sto portando i brownies".
Poté sentirlo imprecare sottovoce "Accidenti a te. Sarò lì in cinque minuti se mi prometti queste delizie".
"Ciaoooo" aggiunse scherzosamente, facendo segno ad Henry di riagganciare e ridendo alla sua espressione maliziosa. Erano sulla strada e lanciò sguardi curiosi verso di lui con la coda dell'occhio mentre cantava i brani distrattamente, agitando una mano fuori dal finestrino. Lei sorrise, il suo cuore era pieno di orgoglio e di gioia nel vederlo così felice. Avrebbe sempre fatto quanto fosse in suo potere per la felicità di suo figlio, ovviamente, ma il fatto che questa follia che avevano intrapreso era riuscita a sollevare il morale del suo bambino più di quanto potesse ricordare negli ultimi anni, la lasciò senza fiato se doveva essere completamente onesta.
Anche se c'era un fastidioso pensiero che la assillava nella sua testa che le ricordava che era qualcosa di temporaneo, così lei avrebbe dovuto procedere con cautela nel coinvolgimento di Henry. Non era preoccupata per se stessa, era concentrata sul proteggere lui. Sapeva di poter gestire il rifiuto, i commenti e tutto ciò che avrebbero potuto scagliarle addosso una volta concluso il contratto, ma non lui. Non il suo figlio beatamente-inconsapevole-di-come-funziona-il-mondo-reale. Cercò di convincere un po' se stessa, dicendosi che quando sarebbe tutto finito e lei e Jones non avrebbero dovuto più fingere nulla, avrebbero potuto essere ancora amici, giusto? Non era come se non avrebbero più potuto divertirsi insieme, come aveva dimostrato l'altro giorno in una svolta più che sorprendente, doveva ammetterlo. E sapendo che Henry avrebbe desiderato stare con loro  o almeno avere una sorta di legame con loro, era sicura che non l’avrebbero negato ad un ragazzino.
O almeno così pensava naturalmente. Chi poteva saperlo.
Una volta arrivati Emma parcheggiò accanto alla macchina di Ruby,  poteva vedere quella di Jones e altri due veicoli, più una moto nera che immaginò appartenesse ad August, dato che aveva sentito Jones prenderlo in giro a riguardo una volta. Rivolse un sorriso a suo figlio che si stava scompigliando i capelli tutto agitato e controllava di sembrare presentabile. Oh Dio, si stava trasformando in una di quelle madri che davano ai loro bambini dei pizzicotti sulle guance quando li portavano in giro? "Pronto?"
"Siii!" saltò dal sedile e chiuse la portiera con un botto. Andarono sul retro in modo da poter portare le borse con il cibo  'Attento con i brownies. I brownies Henry! ' E arrivarono alla porta. Lei lo guardò di nuovo, offrendogli un sorriso rassicurante e poi bussò due volte sulla porta di vetro, aspettando che Ruby andasse ad aprire dato che le aveva mandato un SMS per avvertirla del loro arrivo. Henry si alzò sulle punte delle sue scarpe, cercando di intravedere l'interno dell'edificio e lei gli grattò la testa con la mano, cercando di calmarlo un po'.
Non fu Ruby ad aprire la porta, ma Aurora, che li accolse con allegria "Emma! Sono così contenta che ce l’hai fatta!" Si rivolse a Henry con un sorriso gentile "E tu sei, se posso saperlo?"
"Sono Henry".
"Benvenuto, Henry!! Stai per entrare nel rifugio segreto dei Lost Boys, quindi dobbiamo sapere se hai intenzione di mantenere tutti i loro segreti. Lo giuri?" La voce seria di Aurora fece quasi scoppiare a ridere Emma, ma era più focalizzata su Henry, i cui occhi si erano illuminati e lui con entusiasmo annuì con la testa, tendendo la mano per stringergliela. Lei lo fece e finalmente aprì completamente la porta per dargli modo di entrare. Emma vide Ruby avvicinarsi con Grace e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo alla sua vista. La ragazza lanciò un gridolino quando si rese conto che lei era lì e corse ad abbracciarla. Emma ricambiò l'abbraccio, sorridendole dolcemente e poi si tirò un po' indietro in modo da prendere la mano di Henry così da unirsi a loro "Henry, questa è Grace. E’la figlia di Jefferson". Guardò la ragazza ancora una volta e disse entusiasta "È la Wendy dei Lost Boys!"
Con gli occhi spalancati e la bocca aperta, si voltò verso di lei senza parole "Lo sei davvero?"
Questo spinse una conversazione entusiasta tra i due ragazzi, che iniziarono a condividere storie della loro vita con la carriera dei rispettivi genitori e tutte le cose incredibili e fighe che avevano fatto grazie a loro senza tralasciare i luoghi che avevano potuto visitare. Ruby, Aurora ed Emma si scambiarono occhiate divertite tra di loro e li spinsero un po' in modo che le avrebbero seguite nello studio, mentre continuavano a parlare. Proprio quando Emma stava per entrare nella stanza, dopo tutti loro, sentì qualcuno che la chiamava. Si fermò guardando confusa verso il corridoio vuoto, "Cosa?"
"Vieni qui!"
Seguì la voce fino al deposito dove era stata con Jones quando le aveva bendato la mano e in cui lei si era quasi schiantata a terra con l’amplificatore rotto, ricordò con un sussulto. Si fermò sulla porta e bussò un paio di volte, non sapendo perché era stata convocata li. Vide finalmente Jones con la testa sepolta all'interno di un armadio con alcuni ripiani, che stava cercando furiosamente qualcosa nella confusione che c’era lì dentro. La polvere stava formando una nuvola intorno a lui e si chiese cosa diavolo stesse cercando di recuperare. Lo sentì finalmente emettere un trionfante "Ah!" e uscì dall'angolo con una chitarra nelle sue mani. Lei alzò un sopracciglio verso di lui, facendo una strana espressione  al suo tentativo evidente di confonderla "Che cos'è?"
Lui le rivolse un sorriso da vincitore "Swan, qui sto portando regali e tu non dici nulla. Tsk tsk".
"Un regalo?" balbettò.Tranquilla, Emma. Resta tranquilla.
Accarezzò il materiale elegante con una tenerezza che la colse di sorpresa "Si. Questa è stata la mia prima chitarra, è troppo piccola per me adesso, così ho pensato che sarebbe stata perfetta per te".
"Perché dovrei volere una chitarra?" chiese, ancora non ci credeva che effettivamente le stesse dando la sua chitarra.
"Per le nostre lezioni, naturalmente" affermò come se fosse ovvio.
"Chi ha detto che volevo o avevo bisogno di lezioni di chitarra?"
Sembrò turbato dai suoi evidenti tentativi di evitare il suo dono "Non l’hai fatto, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto comunque. Prendila".
"Jones ..."
"Potresti per favore, per una volta, semplicemente accettare e stare zitta? Anche se in realtà non hai intenzione di suonarla, penso che sarebbe piuttosto scortese rifiutare un dono così premuroso, se te lo posso dire" sbottò in un tono stanco.
Mordendosi il labbro preoccupata, alzò lo sguardo verso il suo e infine prese lo strumento, tenendolo al petto come lui le aveva insegnato e trovando che le si adattava meglio dell’altra con cui aveva provato. Si schiarì la gola e lo guardò. "Grazie. E’ davvero bello da parte tua".
"Prego. Diventerai come Maria Froilan in pochissimo tempo, vedrai" le strizzò l'occhio e il suo sorriso fu come un bagliore in quella camera un po’ buia. Lei scosse la testa verso di lui e fece segno verso la porta "Muoviamoci, Capitano von Trapp, vuoi i brownies?".
"Hai fatto i brownies Swan, avresti dovuto dirmelo prima! Ora non ti sbarazzerai di me tanto facilmente".
Continuarono a scherzare mentre andavano nello studio, ormai sistemato durante la loro assenza da August, Filippo, Jefferson e Victor ai quali si erano unite Ruby e Aurora, mentre Grace ed Henry erano seduti sul divano e stavano ancora discutendo animatamente tra di loro. Proprio quando mise piede nella stanza, Henry la vide e alla vista della chitarra nelle sue mani, si alzò e corse da lei con il viso illuminato "Mamma! Dove l'hai presa? Di chi è?".
Prima che potesse spiegargli che adesso sarebbe stata in grado di dargli alcune lezioni di chitarra se ancora voleva -  se  avesse davvero imparato qualcosa naturalmente - sentì la voce incredula di Jones dietro di lei "Mamma?!".


****************************************************************************

Secondo aggiornamento domenicale....non potevo lasciare la situazione in sospeso, è così ricco che non so nemmeno da cosa cominciare a commentare :)
C'è un pò di tutto, da baci sconvolgenti che in un attimo diventano battibecchi a incontri poco graditi, senza dimenticare riappacificazioni in spiaggia e l'incontro finale che sconvolge il nostro Killian....chi mi chiedeva come e quando sarebbe venuto a conoscenza di Henry, ecco il momento è arrivato XD
Non ho parole per ringraziare tutti voi che state continuando a seguire questa storia e tutte le ragazze che recensiscono, è bellissimo poter commentare con voi :D
A domani 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Fuoco Incrociato ***


Cap 18 – Fuoco Incrociato

 
Killian aveva intenzione di perseguitare Swan fino a quando non gli avesse detto dove aveva lasciato i brownies in modo che potesse assaggiarli e naturalmente prenderla in giro, anche se erano buoni, cosa della quale non aveva dubbi in proposito, quando vide con la coda dell'occhio un bambino, non più di dieci anni, seduto accanto a Grace che improvvisamente balzò in piedi e corse verso di lei, con la faccia illuminata mentre domandava della chitarra che le aveva appena dato.
E l’aveva chiamata mamma.
Mamma.
Che cazzo stava succedendo?
Era il figlio di Emma? Ma aspetta, come poteva essere. Se avesse avuto un figlio, come mai aveva accettato l’accordo? Non aveva alcun senso, giusto? Non aveva un padre? Volle tirarsi uno schiaffo a quel pensiero; come se avere un bambino significasse avere entrambi i genitori ancora felicemente sposati,  bastava guardare il povero Jefferson. Tuttavia, forse il padre era lì fuori; non avrebbe dovuto essere informato di questo? O no? C'era un padre o era stato adottato, come lo era stata Emma? Cercò di pensare a molteplici possibilità che potessero rispondere al problema che si era appena presentato davanti a lui, ma tutto quello che poteva vedere erano gli occhi nocciola del bambino, la pelle pallida, anche le lentiggini sul suo naso e la stessa espressione smarrita che Swan aveva di solito quando veniva presa di sorpresa da qualcosa.
Oh dio. Era davvero suo figlio.
Perché cazzo nessuno si era preoccupato di dirgli che aveva un figlio? Ancora in piedi sulla soglia, completamente esterrefatto, vide come la schiena di Swan si tese quando lo sentì, probabilmente rendendosi conto che, in realtà, non era stato informato del fatto che fosse madre. Sì pasticcino, non lo ero. Niente affatto. Grazie, tra l'altro. Non staccando gli occhi dal bambino, notò come lei gli si avvicinò in fretta e di come il silenzio cadde nella stanza, tutti trattennero il fiato quando sentirono le sue parole stupite. Si accucciò di fronte al ragazzo, prendendogli la mano tra le sue e sorrise "Henry, voglio che tu incontri qualcuno" girò poi la testa verso di lui e fu più che sorpreso di vedere uno sguardo implorante nei suoi occhi, dato che si sarebbe aspettato qualcosa di più simile a un bagliore o alla promessa di una morte dolorosa "Questo è Killian".
Lui deglutì rumorosamente, cercando di ignorare il brivido che percorse la sua spina dorsale al suono del suo nome sulle sue labbra. Non riusciva a ricordare che l’avesse mai chiamato per nome da quando si erano conosciuti e una piccola parte di lui avrebbe voluto ringraziare il ragazzo per averglielo fatto fare, anche se non sapeva di lui.
Si odiò per aver desiderato che lei lo dicesse di nuovo.
Continuò a guardarla, tentando di nascondere la confusione e il panico che stava minacciando di consumarlo proprio lì di fronte alla prospettiva di incontrare suo figlio.
Suo figlio.
Questo non stava accadendo davvero, oddio.
Sapendo che non avrebbe potuto evitarlo ancora per molto, si nascose in una maschera di calma indifferenza e infine affrontò il ragazzo, si schiarì la voce così che non venne fuori strozzata come sospettava sarebbe successo dopo una tale rivelazione "Ehi, Henry. E’ bello conoscerti".
Il ragazzo balzò in piedi eccitato e Killian sentì una stretta al petto per il sorriso sincero sul suo volto, così simile a quello di sua madre quando aveva il coraggio di farlo spuntare "Ciao! E’ da sempre che aspetto di conoscerti" girò immediatamente la testa per incontrare il resto dei volti dei ragazzi della band intorno a lui, con il rimorso scritto nella sua espressione, come se avesse detto qualcosa di sbagliato "…di incontrare tutti voi, in realtà. E’ incredibile!".
Davvero non vedeva l’ora? "Si?" Chiese inclinando un sopracciglio con la voce un po' esitante. Un ricordo delle parole di Swan che gli diceva quanto nella sua famiglia fossero tutti loro groupies gli risuonò nelle orecchie e imprecò silenziosamente per aver pensato che si stesse riferendo solo a Red Lips. Il ragazzo annuì con entusiasmo e mise una mano sulla spalla di Swan, che teneva lo sguardo fisso sul figlio, come se il suo volto avesse tutte le risposte dell'Universo "Sì. Mia mamma mi ha detto che era stata qui e le ho fatto ascoltare le tue canzoni e le ho mostrato i tuoi video - lei non sapeva nemmeno chi fossi quando ti ha incontrato. Riesci a crederci?"
Il fatto che non usò le parole di suo figlio per deridere Swan era una prova sufficiente dello shock ancora in atto. Doveva allontanarsi da lì, in un modo o nell'altro. Aveva bisogno di risposte "Tua madre è una ragazza davvero speciale, lo so" commentò gravemente, indirizzandole le sue parole così che avrebbe saputo che dovevano parlare. Subito. Poi si rivolse ai suoi compagni, sapendo che gli avrebbero dato i dettagli che mancavano della storia "August, ho bisogno del tuo aiuto per una cosa, ti dispiacerebbe unirti a me per un attimo?".
Gli rivolse uno sguardo stanco, annuì e uscì con lui fuori dalla porta "Certo".
Si diressero al piccolo ripostiglio dove era stato in precedenza con Emma - Dio, ci era stato pochi minuti prima? Sembrava passata un'eternità. Appena chiuse la porta alle spalle, il tastierista fu immediatamente su di lui, una mano sul fianco e l'altra in aria "Killian - che cazzo è successo?"
La sua voce venne fuori un po' in preda al panico "Perché non siete tutti sorpresi come me? Ti unisci a me, vero?"
"Gesù Cristo, davvero non sapevi che aveva un figlio?" La sua espressione era decisamente sbalordita. Il coglione lo sapeva? Perché era sempre l’ultimo a scoprire le cose? 
"Da quando lo sai?" chiese perplesso. August sembrava pronto a dargli un pugno per tutto ciò e ne sarebbe valsa la pena.
"Da quando era scritto nel contratto? O sai, sul suo sito del cazzo, che non ti sei preso nemmeno la briga di controllare?"
Killian avrebbe voluto che la terra lo inghiottisse proprio lì. Addio mondo, è stato bello conoscerti "Era scritto nel contratto?!".
Si pizzicò il ponte del naso e August iniziò a parlare dopo aver tratto un lungo sospiro "Certo che c’era. C'erano un paio di paragrafi che indicavano le persone più vicine a noi che non avrebbero saputo di questo accordo segreto:  Aurora, mio ​​padre, la madre di Emma e David, Grace ... e chi altro avrebbe dovuto essere Henry Swan?".
"Dove cazzo era?" chiese infastidito. Non ricordava affatto. Cercò di ricordare quello che aveva letto nei documenti che gli avevano inviato, c’erano le condizioni che avrebbero potuto modificare nel caso avessero voluto o le cose da aggiungere; che era la parte a cui fu più interessato, nel caso Swan avesse chiesto qualche restrizione in particolare. Pensò che ci fossero solo i suoi dati personali e ora si chiedeva se ci fosse stato altro su di lei di cui era stato così stupido da non preoccuparsi di verificare. Avrebbe dovuto scoprire molto di più su di lei prima che tutto questo avesse  inizio.
O  di fare qualche ricerca, come i suoi amici gli avevano detto di fare settimane prima.
Come se leggesse nella sua mente, il suo amico rivolse gli occhi verso di lui "Killian, hai letto tutto il contratto?"
Colto in flagrante "No, ma ..."
"Allora non cercare di incolpare gli altri!" Proprio quando le parole di August lasciarono le sue labbra, la porta si aprì e un Filippo preoccupato si unì a loro, la testa passava da uno all'altro, per valutare il loro stato d'animo "Che cosa è successo là fuori?".
"Oh, Gesù ..." Non era in vena. Fece un movimento con la mano e lasciò che August prendesse la parola.
"Killian, qui, a quanto pare non ha la minima idea di come si legge correttamente e ha scoperto del figlio di Emma, ​​quando si è imbattuto in lui in questo momento".
"Mi prendi in giro? Era nel contratto!".
Strinse i denti per la frustrazione, batté il pugno sul tavolo di legno accanto a lui provocando un forte rumore "Così dicono - ehi indovinate! Avevo detto che avrei fatto qualsiasi cosa per far ripartire la band dopo che avevo mandato tutto al diavolo, perciò perdonatemi se non mi sono preoccupato di ciò che avrei dovuto fare per farlo, bastardi! Gold mi ha detto di dire a tutti che stavo uscendo con questa ragazza, l'ho fatto. Fine della storia".
Dopo una pausa Filippo emise un sospiro, gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla per confortarlo "Ehi - sappiamo che stai facendo questo per il nostro bene. Solo che, andiamo… è strano che non ne avessi alcuna idea!".
Considerò le sue parole e un'idea improvvisa gli attraversò la mente "Beh, prendendo in considerazione il fatto che possiamo contare su una mano le volte che Swan ed io siamo stati insieme nella stessa stanza e la metà di loro erano pre-contratto, credo che non sia poi così strano che l'argomento non sia stato affrontato". Proprio prima che potesse commentare che avrebbe dovuto almeno accennare qualcosa al riguardo, dopo tutto era la sua vita e il suo bambino, la porta si aprì per la seconda volta, questa volta erano Jefferson e Victor "Che cazzo è successo?".
Lui alzò gli occhi al soffitto esasperato "Non l’avevo ancora sentito dire, lo sai?".
Jefferson lo ignorò "Cosa è successo?" 
"Ha appena scoperto del figlio di Emma" riassunse Filippo.
Gli occhi di Victor si spalancarono "Henry? Stai scherzando? Jones, questo è patetico persino per te".
"Perché sarebbe patetico se nessuno me l’ha detto?" si chiese ad alta voce. Vide il volto di August diventare pensieroso. "Avevi bisogno che te lo dicessimo noi?".
"Un accenno sarebbe stato utile, almeno" borbottò sottovoce. Li guardò sotto le ciglia, con una nota di sospetto nella voce "Lo sapevate tutti?". 
"Certo che lo sapevano!" dissero all'unisono. Huh. Che grande coro. Fu un po' tentato di scherzare sul fatto che avrebbero potuto formare una band.
Ahimè, non era il momento per gli scherzi.
"Allora perché nessuno ha detto niente?" gridò raggiungendo livelli di fastidio che non era sicuro di voler esplorare. Notò come tutti si scambiarono occhiate tra loro, sembrava che volessero discutere se condividere qualcosa con lui. Fu Jefferson che alla fine decise di parlare "... Killian, sappiamo che sei un po' teso quando hai dei bambini attorno. E sto usando 'un po’' che è un eufemismo. Eccetto Gracie, ma per lei è diverso, la conosci da quando era in fasce".
Era contento che il suo sguardo fosse rivolto al lato opposto così non furono in grado di vedere la sua espressione. Le sue mani chiuse a pugno e dovette combattere il tremore in modo che non se ne accorgessero "Non è vero".
Vide Victor scuotere la testa in risposta "Amico, ammettilo. Hai paura delle persone piccole".
Cercò di andare per un approccio razionale in modo che avrebbero smesso di parlare di questo "Anche se non fossi completamente a mio agio con l'idea, anche se fosse così, sarebbe stato bello se qualcuno me ne avesse parlato".
"Abbiamo pensato che fossi tu quello che non ne voleva parlarne a causa della tua chiara avversione per i bambini, idiota" August disse frustrato.
Si sedette sul tavolo, non preoccupandosi della possibilità che il suo legno danneggiato potesse crollare sotto il suo peso e si passò una mano sul viso stancamente "Che casino". Tutti girarono di scatto la testa verso la porta all'unisono che si aprì per quella che poté sembrare la centesima volta e Red Lips entrò come se fosse la proprietaria di quel maledetto posto.
"Che cazzo era quello?" Strillò.
"C'è qualcuno che non è qui?" pensò ad alta voce. Scherzi a parte, la camera non poteva essere più stretta a quel punto, tra l'intero gruppo, la spazzatura che ingombrava ogni cazzo di angolo e ora anche lei. Ruby si voltò verso di lui con gli occhi fiammeggianti e per un momento ebbe un po' paura per se stesso. Era la migliore amica di Swan, non c’era da meravigliarsi se condividevano alcuni tratti e scommetteva che entrambe le ragazze non erano il tipo che mollava senza combattere. Puntò un dito verso di lui e parlò con voce intimidatoria "Sei un idiota! Torna di là e sorridi come sai fare o giuro che ti prenderò a calci nel culo così forte che non avrai bisogno della polvere di fata per volare a Neverland. Non voglio davvero sapere cosa è successo o perché, ma io non voglio immaginare cosa Henry deve aver pensato di questa tua reazione, considerando che sei scappato come la peste da lui. Penserà che stai per scaricare la madre a causa sua o che lui non ti piace".
"Woah. Energica" sentì Jefferson bisbigliare sotto il suo respiro. Lui lo ignorò e abbaiò indignato "Ma che stupidaggine è questa, l'ho incontrato per un minuto!".
Lei lo fissò indifferente con le mani sui fianchi e stringendo le labbra "Certo e sei scappato come un dannato appena l’hai fatto! E lui è un bambino di dieci anni, che ha appena incontrato uno dei suoi gruppi preferiti e il 'fidanzato' di sua madre. La cosa divertente è che conoscendolo sarebbe stato più preoccupato per lei che per lui".
Egli rifletté sulle sue parole nella sua testa, sentendo un'improvvisa simpatia per il ragazzo che si preoccupava tanto per sua madre, in primo luogo. Quella era una caratteristica che avrebbe ammirato in chiunque, ma che trovò ancora più impressionante in un ragazzo così giovane, che combatteva per il bene della sua famiglia.
Sentì Filippo aggiungere dietro di lui con tono accomodante "Killian, ha ragione".
Stava cominciando ad agitarsi a quel punto. Ah. Come se non lo fosse da quando aveva visto quel ragazzo abbracciare Swan "Aspetta. Sono venuto qui perché ero fuori di testa, non perché non volevo incontrare il ragazzo. Non cercate di giudicarmi per qualcosa che non ho ancora fatto!".
Victor gemette stancamente, spostandosi accanto a Red Lips "Allora cosa stiamo facendo tutti qui? Torniamo indietro e  prova solo a rilassarti con il ragazzo, non ti morderà, sai? E sembrava super carino con Gracie" commentò lanciando uno sguardo di presa in giro nella direzione di Jefferson. Il batterista però non trovò la sua affermazione così divertente. "Non provare nemmeno ad iniziare a voler creare coppie con mia figlia o altrimenti ti uccido".
"Ma dai, sono carini " Victor mise il broncio.
"Per l'amor del cielo ..." Poteva sentire un mal di testa in arrivo, lo sapeva. Aveva davvero bisogno di fumare.
Stanca di aspettare, Ruby gettò le mani in aria e gli si avvicinò, gli afferrò il polso e puntellò i piedi con forza, trascinandolo attraverso la stanza verso la porta nella sua stretta. Accidenti, la ragazza era in forma. Non avrebbe voluto fare a cambio con Victor se mai l’avesse fatta incazzare "È ora di andare, Jones. Vai".
Sì, stava andando dritto all'inferno. Non vedeva l'ora di poter parlare con Swan.
 
 
Quando tornarono, Killian fu sorpreso di trovare il posto praticamente vuoto,  non scherzava, pensò tra sé e sé, erano tutti in quella piccola stanza cazzo e vide Aurora seduta con Grace e il bambino di Swan, Henry, si ricordò con un sussulto. Lo studiò dall'altro lato della stanza, notando i piccoli vezzi che aveva, la chiarezza nei suo discorsi e la risata facile che spuntava fuori nella conversazione con le due ragazze. Aurora sembrava come rapita da lui, come lo era stata quando aveva incontrato per la prima volta Grace il giorno che Filippo l’aveva presentata alla band, pronto a fare di lei una 'ragazza sperduta'  e sembrava che i ragazzi ricambiassero i suoi sentimenti immediatamente. Non c'era da stupirsi che era così, pensò, era dolcissima ed era a suo agio con i bambini intorno a lei. Si chiese come era Swan con loro; l'aveva vista con Grace solo una volta, ma se fosse stato l'indicazione di qualcosa, era sicuro che sarebbe stata più che soddisfacente. Naturalmente lo era, era una madre.
Aspetta - dove era andata Swan?
"Dov'è Emma?" Filippo fece eco alla sua domanda silenziosa quando entrò dietro di lui, avvicinandosi alla sua fidanzata. Lei gli sorrise e guardò tutti loro con curiosità, sicuramente chiedendosi che cosa fossero andati a fare tutti insieme "Qualcuno l’ha chiamata, ha detto che sarebbe tornata subito".
Henry sbuffò e scosse la testa "Dipende da chi è, se è Regina cercherà di riagganciare appena può, perché lei odia sentirsi dire cosa fare" disse con sicurezza "ma se è la nonna o Ruby o Mary Margaret e David, resterà al telefono per ore. E' noioso".
Victor sorrise al ragazzo e lui poté vederlo che guardava con la coda dell'occhio Grace seduta accanto a lui "Perché è noioso? Non hai qualche fidanzata con cui parlare al telefono?".
Il viso del povero ragazzo si trasformò in una barbabietola rossa "No. Ho dieci anni. Duh. Ma è noioso perché lei passeggia per tutta la casa e se sto cercando di leggere o guardare la TV o qualsiasi altra cosa, posso sentirla parlare senza sosta e mi distrae".
"Henry, non è poi così male" Ruby cercò di riprenderlo o di difendersi, immaginò. Oh, scommetteva che quelle due trascorressero ore al telefono.
Il ragazzo la indicò con un’espressione d’accusa "Voi due siete le peggiori" La bruna alzò un sopracciglio verso di lui, leggermente imbronciata e con la malizia incisa sul suo viso. Oh-oh.
"Noi? Sono sicura che ti piacerà ripeterlo quando vorrai qualcosa da noi"
"Mi stai ricattando? Non puoi farlo" Henry rimase a bocca aperta, indignato.
"Certo che posso".
"Ma non lo farai, perché io sono il tuo preferito". Sembrava piuttosto sicuro di sé pensò Killian.
Ruby si strinse nelle spalle, comportandosi come se non le importasse troppo "Non ho un’altra piccola persona nella famiglia! - Oh aspetta, ora ho anche Grace. Prendi questo, traditore" si ricordò improvvisamente, si spostò a sedere accanto alla ragazza e avvolgendole un braccio intorno alle spalle gli fece una linguaccia.
"Tu sei la traditrice! Mi hai detto che ero l'unico!"
"Vedi Henry? Ti ho detto che non poteva essere attendibile!" una voce con un forte accento rispose dalla porta e tutti si voltarono per vedere lì un sorridente Graham e Swan. Lo sguardo di Killian cadde sul suo viso e poté vedere la tensione su di esso. Aveva bisogno di parlare con lei, anche se non sarebbe servito a niente in quel momento dopo la sua fuga avrebbero dovuto stare insieme per un po' prima di ‘parlare'.
Dio, quanto odiava 'parlare'. Anche se la loro ultima conversazione era andata abbastanza bene, tutto sommato, questa sembrava che non si sarebbe risolta così facilmente come l’ultima volta. Lei catturò i suoi occhi e si fissarono l'un l'altro per un intero minuto, mentre il resto della stanza scomparve intorno a loro, giurò che poteva sentire gli ingranaggi muoversi nel suo cervello, il panico improvviso di lasciarsi andare avanti a suo figlio o qualcosa di simile. Stava per scuotere la testa verso di lei, così avrebbe capito che non aveva intenzione di scoppiare, per quanto fuori di testa potesse essere, quando l'incantesimo fu rotto dalla voce di Jefferson "Ehi Humbert! E’ da tempo che non ci vediamo!".
Si scambiarono abbracci, strette di mano e ridicoli pugni sulle braccia con i ragazzi, lasciando cadere le teatralità per dire ciao ad Aurora e Ruby fino a che non si fermò davanti a Killian, dandogli una pacca sulla spalla "E' bello vederti, amico."
Sorrise "Sì, anche per me, Humbert. Come mai sei in ritardo?"
"Avevo degli impegni prima di venire qui, mi dispiace. Ho chiamato Emma così da riferirvi che sarei arrivato un po’ più tardi, non te l’ha detto?" Killian sollevò un sopracciglio; Swan non aveva detto nulla. Beh, avevano parlato per appena un paio di minuti e lui le aveva dato la sua chitarra, quindi non c’era stato tanto tempo per chiacchierare.
Oppure, per dirgli che aveva un figlio, se era per questo.
Prima che potesse rispondere, un piccolo corpo si presentò davanti a loro "Graham!".
Vide il volto di Humbert illuminarsi e come lui scompigliò i capelli del ragazzo "Ehi Henry! Mi sei mancato, amico". Il ragazzo gli sorrise, ovviamente entusiasta di vederlo. Si chiese quanto bene si conoscessero e da quando. "Anch'io!" Girò la testa verso Swan, che si era spostata all'interno della stanza accanto a Ruby e Aurora con le braccia incrociate sul petto, Humbert si rivolse a lei in una voce imperiosa.
"Ora, dove sono i miei brownies Swan? O era una bugia detta solo per farmi arrivare qui prima?"
Lei rise e scosse la testa verso di lui, come se fosse un bambino. Beh, non era l’unico,  lo erano tutti "Devi aver guidato più veloce dopo che li ho nominati, eh?"
"Forse ho passato un paio di semafori rossi ..." Humbert ridacchiò con un luccichio negli occhi.
"Sei impossibile".
"Ma ...  i brownies". Abbiamo capito, Humbert. Erano così buoni?
"E la lasagna di Regina!" aggiunse Henry.
L'espressione di Humbert divenne addolorata "Perché state cercando di uccidermi?"
"Abbiamo portato anche i popcorn" Emma aggiunse con una risata ai drammi che la sua costar stava mettendo in scena.
Gli occhi di Graham si spalancarono così come la bocca "Non l’hai fatto. Henry pensavo che non avresti più mangiato popcorn dopo l'incidente".
... Okay, ora era interessato. Perché un bambino di dieci anni, non dovrebbe mangiare popcorn? E  una delle regole di quando si guarda un film. Non si può semplicemente godere un film senza popcorn. Almeno nel suo vocabolario.
"Vogliamo sapere?" Killian sollevò un sopracciglio verso Humbert, che scrollò le spalle e mandò uno sguardo supplichevole verso Swan, chiedendo il permesso in silenzio per condividere la storia. Lei agitò una mano stancamente verso di lui, sospirando e Humbert sorrise, sapendo di avere campo libero "E' stato durante le riprese, Henry si era addormentato e ad Emma era improvvisamente venuta questa voglia di guardare Ben-Hur" Si fermò e si voltò verso di lei, scandendo chiaramente ogni sillaba. "A mezzanotte".
Killian sbuffò. Tipico di Swan.
"... Così abbiamo iniziato a guardarlo. Certo, dura quasi quattro ore, quindi dopo due ore, quando ci fu l'intervallo, decise che voleva i popcorn, così abbiamo iniziato a farli. Appena iniziò lo scoppiettio, la porta di Henry si spalancò e venne fuori completamente fuori di testa urlando 'Che cosa sta succedendo? Stai bene? Pensavo stessi avendo una crisi epilettica!' "
Tutti scoppiarono a ridere e il povero ragazzo arrossì imbarazzato "E' stato terrificante! Ero preoccupato!" Swan si spostò verso di lui e con una mano gli accarezzò dolcemente i capelli.
"Da quando qualcosa che scoppietta ricorda delle crisi epilettiche?"
Lui le rivolse uno sguardo di sfida "Da quando i koala sono spaventosi?"
Killian non riuscì a trattenere la sua risata a questo. Oh Dio, questa era da oscar "Hai paura dei koala?"
Lei lo ignorò con la bocca aperta in stato di shock "HENRY! È stato un incubo! E avevi promesso che non l’avresti detto!"
"Cosa? Tu metti me in imbarazzo, io ci metto te!"
"Amo già questo ragazzo " Victor mormorò dietro di lui verso Red Lips, scuotendo le spalle per le risate.
"Ah è così?" rispose lei.
Il suono di un applauso interruppe il faccia a faccia madre-figlio - ovviamente era Jefferson, che stava apparecchiando la tavola con Grace "Per quanto tutto questo sia divertente, potremmo accompagnarlo spingendo queste delizie in gola? Sto morendo di fame".
Tutti d'accordo si spostarono vicino al lungo tavolo, ognuno di loro prese un piatto e avevano la scelta di riempirlo con quello che volevano. Notò come Emma guardò Henry con la coda dell'occhio, rivolgendoglio uno sguardo di avvertimento quando cercò di riempire con patatine e pizza al taglio il suo piatto. Killian superò i suoi compagni fino a raggiungere il suo fianco, estendendo il braccio di fronte a lei, quasi sfiorandola per raggiungere un tovagliolo "Allora. Dove sono i brownies?" si chiese ad alta voce, facendola trasalire. I suoi occhi incontrarono quelli di lui con uno sguardo un po' curioso "Lo sai che si suppone siano un dessert, vero?"
"Mi piace quando mi dai ordini, Swan" le rispose e un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra.
Lei aprì la bocca come se volesse ribattere ma poi la richiuse, guardandosi intorno. Oh, giusto, stava probabilmente controllando chi ci fosse a portata d'orecchio e se fosse qualcuno a conoscenza del loro piccolo sporco segreto.
Non lo aveva mai chiamato sporco piccolo segreto. Fino ad ora.
"Sarà meglio che mi chiami Emma quando le persone che in realtà pensano che stiamo insieme sono in giro, sai"
"Ho notato che mi hai chiamato Killian. E’ stato strano" disse indugiando con gli occhi sul suo viso.
Spinse alcuni capelli dietro l'orecchio e notò che tremava leggermente "Lo è. Non ti preoccupare, sarai ancora Jones a tutti gli effetti quando non saremo ascoltati o inseguiti da qualcuno". Incontrò di nuovo il suo sguardo e lui poté vedere lo stesso che aveva visto in precedenza: la paura, il rifiuto, la diffidenza. Tutto perché era stato sorpreso con la guardia bassa  sulla questione relativa al figlio.
Non sapeva o capiva perché, ma si sentiva irrazionalmente arrabbiato per questo. Fece cadere il suo piatto sul tavolo e fece lo stesso con il suo dopo averglielo tolto di mano – un 'Hey' sfuggì dalle labbra di Emma a quel movimento – lui le sollevò il mento in modo che potesse incontrare i suoi occhi "So che abbiamo molto di cui parlare e lo faremo, più tardi. Ma abbiamo detto che eravamo in questo insieme, non è vero? O era semplicemente un bluff??".
Lei sostenne il suo sguardo, il verde alla ricerca di qualsiasi cosa nell’azzurro "No. Dicevo sul serio".
Fece scorrere le dita sulla pelle del suo collo dolcemente "Allora rilassati, per favore".
Non staccando gli occhi dai suoi, finalmente annuì e lui sorrise quando ebbe realizzato che il terrore improvviso e l'ansia che li aveva attanagliati, se non svaniti, erano almeno diminuiti. Lasciò cadere la mano dal suo viso e immediatamente gli mancò quel contatto, raccolse i loro piatti, offrendole il suo con un inchino beffardo. Lei alzò gli occhi verso di lui prima di prendere il piatto e stese il braccio per prendere qualcosa all’altro angolo del tavolo, offrendogli uno scorcio di pelle liscia della sua schiena dato che la sua t-shirt si era sollevata leggermente durante l’azione, portando indietro flash di pelle chiara e delle lentiggini dell'altro giorno. Chiuse gli occhi nel tentativo di ignorare la sua mente molto creativa e quasi saltò per la sorpresa quando si trovò con un biscotto a pochi centimetri dalla sua faccia quando li riaprì. Si allontanò un attimo per esaminarlo mentre si accarezzava il mento nella contemplazione "Pensavo avessi detto che questi erano il dessert?"
"Zitto e assaggia" gli ordinò.
"Sto andando a sperimentare un quasi-orgasmo come hai fatto a Il Cielo?"
Emma batté il piede sul pavimento impaziente "Devo fartelo mangiare io o cosa?"
Un sopracciglio si inarcò verso l'alto, lui sorrise e avvicinò il viso al suo "Ti sei appena offerta di imboccarmi?" Al suo sguardo, fece il broncio "Non sei divertente, Swan ... Emma". Le prese il biscotto di mano e rubò un ultimo sguardo prima di prendere un boccone.
Oh dio.
"Oh Dio" gemette. Lei sbirciò verso di lui compiaciuta "E’ buono, eh?"
"Non guardarmi. Zitta. Sto avendo un momento" dichiarò ancora assaporando la meraviglia che era il dolce piacere che lei gli aveva dato. Dio.
"Te l'ho detto" Graham apparve al suo fianco, mordendo il suo biscotto con un sorriso dei suoi. Lui lo guardò con fare accusatorio, cullando il dessert in mano come se fosse un pezzo delicato di porcellana "Tu stronzo li hai tenuti per te tutto questo tempo?"
Graham alzò le mani in segno di scusa, anche se non ottenne in realtà l'effetto che avrebbe voluto, dato che sorrideva come lo Stregatto "Ma io sono il tuo Cupido, perciò dovresti ringraziarmi".
"Il mio Cupido ... il mio culo. L’ho conquistata" dichiarò facendo serpeggiare il suo braccio intorno alla vita di Swan per dimostrare il suo punto di vista. Attese che la tensione abbandonasse il suo corpo, ma con sua estrema sorpresa, non si rivelò affatto. E il fatto che si sentisse bene ad averla lì fu un po' inquietante. E terrificante.
"Dovresti saperlo, io non sono il premio di nessuno" corresse entrambi, socchiudendo gli occhi verso di lui con uno sguardo sagace. Improvvisamente, Victor e Red Lips si unirono a loro e Victor fischiò, gesticolando verso Graham con un cenno del capo "Sì beh, tu l’avrai pure conquistata, ma Humbert qui l’ha conosciuta davvero in quel film, se sai cosa voglio dire" Le sue dita si strinsero involontariamente alla sua vita ed egli vide con la coda dell'occhio come lei lo guardò con curiosità.
"Sottile, Whale. Davvero sottile" rispose lui contrariato.
"Non vedo l'ora di vederlo, ad essere onesti" Ruby commentò sognante. Non scherzava. Anche lui era più che curioso di vederlo, se non altro per essere in grado di ridere del suo disagio come quando lui la prese in giro a riguardo. E non perché voleva vedere come appariva nel rapimento della passione, anche se era tutta una finzione e tra le braccia di un altro uomo. Naturalmente non era per quello.
La voce di Humbert lo riportò indietro dalle sue fantasticherie "Oh, hey, è vero! Ci sarete tutti, giusto? Alla prima? E' la prossima settimana, Martedì".
"Certo! Sarà incredibile!’’ Red Lips stava già strillando, afferrando le mani di Victor eccitata mentre lui la ricambiò con un sorriso.
Si. Pensò che sarebbe andata bene, Gold gli aveva detto qualcosa su questa Prima non molto tempo fa ... qualcosa sul fatto che sarebbe stata la loro prima apparizione pubblica come coppia.
Oh diavolo. Doveva essere epica. Come un circo.
"Cosa sta succedendo?"
Stava parlando di circhi.
Si girarono e trovarono Henry in piedi con il suo piatto pieno di lasagna, con la forchetta in mano che li guardava con occhi spalancati. “Swan…. Emma” ​​si corresse e lei si tirò via da lui, lasciando cadere la sua presa su di lei e si avvicinò al ragazzo "Stavamo parlando della prima".
"Incredibile!"
"Tu vieni" Killian pensò che avrebbe dovuto iniziare effettivamente a parlare direttamente al ragazzo, si era già ammorbidito nei suoi confronti solo per le storie che aveva raccontato su sua madre.
Henry lo fissò un po’ imbarazzato, Killian scosse un po' in piedi al controllo inatteso sotto gli occhi del ragazzo e si chiese se interiormente Henry stesso non fosse un po' a disagio con lui dopo che era fuggito subito dopo essere stati presentati. Che cosa sarebbe successo se ciò che Ruby aveva detto di lui fosse stato vero? E se pensava di non piacergli o qualcosa di simile? "Solo per il film , non per il tappeto rosso o altro. Mamma crede che non sia opportuno per me. Sa che le ruberei la scena".
"Certo che lo faresti" ammise lei divertita. Killian dovette reprimere un sorriso, il suo ragazzo era proprio come lei.
"Non ci sono ... ehm ... scene che non dovrebbe guardare?" Victor si intromise. Dio, stava ancora parlando di quello? Tutti gli lanciarono un'occhiataccia, non sapendo come uscire da quella situazione. Swan sembrava pronta a dargli una ginocchiata nelle palle e Graham sembrava voler abbandonare la scena. Inaspettatamente, Henry inclinò appena la testa verso di lui, aggrottando la fronte "Stai parlando della scena di sesso? Lei non mi permette di guardarle quelle. Infatti, quando abbiamo visto Titanic, mi ha coperto occhi nel bel mezzo del cinema quando Jack e Rose erano in quella macchina ..."
"Oh mio Dio" Swan nascose il viso dietro le mani mentre Killian e Graham scoppiarono a ridere, sembravano due pazzi isterici. Questo ragazzo era eccezionale. Red Lips afferrò la spalla di Henry e lo spinse verso il divano, lasciandoli ai loro discorsi - o risatine, qualunque cosa fossero - porgendo un sorriso di scusa verso l'amica nella sua scia. Victor commentò qualcosa circa la prima e poi a Graham, cercando di riprendersi dopo l'attacco di  risate, Killian decise che era il momento di affrontare la questione. La prese per mano, si diresse verso la porta mentre lei arrancava dietro di lui. "Dove stiamo andando?"
"A fare quel discorso, tesoro".
 
 
Certo che sarebbero andati in quella stanza. Stava diventando il loro piccolo paradiso per i più - non speciali, non significativi – forse coloriti ricordi della loro conoscenza? Qui le aveva fasciato la mano, le aveva dato la sua chitarra.
Qui era andato fuori di testa perché aveva scoperto che aveva un figlio.
Chiudendo la porta dietro di sé, lasciò cadere la fronte contro il legno con un tonfo tranquillo. Si voltò lentamente, appoggiando la schiena contro la porta, con le braccia incrociate sul petto, guardando davanti a sé. Lei era in piedi a pochi metri di distanza, gli dava le spalle e la mano tirava nervosamente le ciocche di capelli che cadevano dalla sua coda di cavallo. Fu fortemente tentato di dirle di non toccarle.
Gli piacevano i suoi riccioli.
"Sai, questo sarebbe molto più facile se ci guardassimo a vicenda" commentò con disinvoltura. Lei si tese alle sue parole e con un sospiro si girò verso di lui, imitando la sua postura "Sei terribilmente allegro oggi".
Andò dritto al punto, in realtà non voleva girare intorno ai convenevoli "Non ero così allegro prima, come sono sicuro avrai notato".
L'aria crepitava di tensione e lui quasi si aspettava che i peli sulle braccia nude si rizzassero per l'improvvisa pressione che li stava schiacciando. Il volto di Swan era una maschera di incertezza e finalmente poggiò le mani sui fianchi con aria di sfida "Già. Che cosa è stato quello?"
Stava cercando di dare la colpa a lui. Certo che si. Killian raccolse tutto il sarcasmo che poteva nelle sue parole "Oh, non lo so. Ti andrebbe di spiegarmi perché non hai mai menzionato che avevi un figlio?"
"Non si suppone che tu ne fossi già a conoscenza?" Rispose lei caldamente.
Alzò le braccia esasperato, agitandole freneticamente "Perché tutti danno per scontato che lo  dovessi sapere?"
"Perché era nel contratto?" Poté quasi sentirle digrignare i denti. Doveva far male.
"Mi hai etichettato come il ragazzo che ha letto l'intero contratto?" Chiese con voce crudele. Potevano tutti ammetterlo; sapeva che la maggior parte di loro aveva pensato che sarebbe stato un fallimento dopo tutto quello che aveva fatto in passato, allora perché diavolo erano tutti così sorpresi di questo scivolone?
Emma sembrava sul punto di lanciargli qualcosa contro. Qualcosa di pesante "E perché in nome di Dio non l’hai fatto?"
"Perché non mi importava!"
"Allora non ti importa di me?"
Il silenzio che seguì fu riempito da tanta confusione, domande senza risposta e dalla sorpresa che fece girare la testa di Killian. Cercando di cancellare il guazzabuglio nella sua testa, finalmente balbettò "Che cosa?"
Il suo viso era arrossato, staccò gli occhi dai suoi  muovendosi sul posto "Non è quello che intendevo. E tu lo sai". Emma sollevò la testa di nuovo e protese il mento, l’atteggiamento di sfida che era solita avere era tornato "Voglio dire, se si fosse trattato di un'altra ragazza, se avessi dovuto fare qualsiasi altra cosa, invece di fingere una relazione con qualcuno per amore della tua band, ti saresti dannato allo stesso modo o è solo perché si tratta di me? Mi odi così tanto che non ti sei nemmeno preoccupato di chi ero o di come fosse la mia vita?".
Avrebbe giurato che la rabbia in quel discorso fosse cucita al suo cuore e si rese conto di quanto questo lo colpì. Lasciò il suo posto contro la porta e le si avvicinò lentamente finché non si ritrovò proprio di fronte a lei "Swan – non è questo. E tu lo sai. L’ho già detto ai ragazzi. Ero incasinato in quel momento, l’hai visto anche tu. Cazzo, tutti lo sapevano, tutti potevano vederlo. Ma in quel momento mi hanno offerto.. la possibilità di redimermi, per dimostrare forse che tutto ciò che avevo distrutto con la mia stupidità e il mio comportamento idiota poteva essere riparato". Si fermò mantenendo il suo sguardo intensamente "Grazie a te. Quindi no, non è stato a causa tua, non perché ti odiavo, quanto puoi essere ostinata per credere questo? Non siamo mai stati in ottimi rapporti, ma certamente non ti ho mai odiata".
"Io ti ho odiato" ribatté lei, lo sguardo rotto nei suoi occhi la tradì. Avrebbe voluto sorriderle, fu dolorosamente tentato di accarezzarle i capelli con amore.
"Continui a ripeterlo a te stessa, tesoro. Sappiamo che non l'hai fatto" Lui abbassò la testa lentamente più vicino alla sua e le sussurrò in un orecchio "e sai che non lo stai facendo neanche ora".
Si allontanò appena in tempo per vedere il suo brivido, che gli piacque immensamente, sapeva che l’aveva colpita. Quanto lei aveva colpito lui. Non si poteva negare che c'era qualcosa lì dentro, anche se entrambi erano più intenti a negarlo. Qualunque cosa fosse.
Lei lo guardò con uno sguardo cupo "Allora perché non ti sei nemmeno preso la briga di leggere il contratto?"
Traendo un sospiro, guardò acutamente a terra per un attimo prima di incontrare di nuovo il suo intenso sguardo verde. "Non mi interessava. Mi avevano detto che dovevo solo far finta di uscire con te, pensavo che ti avrei incontrato un paio di volte, volevo solo andare avanti. Mi dispiace e adesso vorrei prendermi a calci per non averlo fatto. Sembravo un completo stronzo prima".
"E’vero" ammise. Il modo in cui lo disse, come se fosse sempre colpa sua, lo infastidì e la confusione e la rabbia che aveva provato in precedenza crollarono su di lui. Per una volta, voleva farle male. Per farla sentire come se avesse fallito per una volta.
Lei lo aveva rovinato.
"Sì, e ora passiamo al perché cazzo non me l'hai detto?"
Le sue sopracciglia arrivarono fino all’attaccatura dei capelli in stato di shock. Già, non essere così sorpresa, bionda. "Cosa avrei dovuto dirti?"
"Beh, non eravamo lì per conoscere l’un l'altro durante quell’appuntamento? Hai avuto un sacco di occasioni per parlare del ragazzo".
"Il suo nome è Henry" ringhiò a denti stretti. Oh, guarda, mamma orso è in casa. La guardò in cagnesco, socchiudendo gli occhi. "Lo so. Non cambiare discorso".
Chiuse gli occhi per un attimo mentre con una mano si massaggiò la tempia "Perché avrei dovuto parlare di lui quella sera? Hai scelto le domande, eppure hai deciso di chiedere cose stupide invece di parlare della mia famiglia o qualcosa del genere".
Era davvero seria? "Beh, scusa se non ho pensato di chiedertelo ‘ehy a proposito, hai qualche bambino a casa? '" Continuò a discutere animatamente, agitando freneticamente una mano avanti a se "Adesso so che è stato lui a farti ascoltare le nostre canzoni, cazzo lui è anche più groupie di quanto non lo sia Ruby e perché non parlarne allora? Oppure perché non dirmi che avresti portato anche lui oggi? "
"Perché avevo paura, va bene? È questo che volevi sentire?" Esplose finalmente, i capelli che volavano intorno a lei mentre urlava contro di lui. Killian fu preso alla sprovvista, era lì a contemplare il suo respiro duro di fronte a lui, il suo respiro caldo quasi lo bruciava, erano in piedi così vicino.
"Perché hai paura?"
Lei scoppiò in una risata cupa "Ho pensato che sapessi di lui, cazzo, era nel contratto e io, come tutti qui, pensavo che avessi letto di lui e non hai mai menzionato o chiesto qualcosa di lontanamente vicino a lui, così ho pensato che non fossi affatto interessato a incontrarlo" Fece una pausa senza fiato nella sua filippica "E il fatto che lo hai guardato come se fosse il tuo peggior incubo un'ora fa non ha aiutato, lo sai".
"Sono rimasto sorpreso".
"Sei andato fuori di testa".
Punto per lei "Okay. E’vero. Ma … visto? Non lo sono più. Mi ha colto di sorpresa".
Alzò una mano verso di lui come se potesse fisicamente impedirgli di continuare a parlare "Guarda, ho capito, ma quello che non riesco a cogliere in tutto questo è che se tutti sapevano, perché diavolo nessuno te l’ha detto?".
"Ho chiesto loro la stessa cosa poco fa. Apparentemente sembrano pensare che ho qualche tipo di problema con la «gente piccola» come Victor ha detto così eloquentemente" mormorò appena, ancora infastidito dai suoi amici.
Ci fu una pausa fino a quando con voce cauta gli chiese "Davvero?"
"No"
Lei lo studiò come se avesse discusso a scuola i suoi argomenti ancora una volta in modo che nessuno avrebbe scoperto cosa stava realmente pensando, sembrò che lei potesse leggere attraverso di lui "Stai mentendo. Ti conoscono meglio di chiunque altro e non l’avrebbero omesso solo per il gusto di farlo. Dev’esserci un motivo".
Era più stanco che infastidito a quel punto, tutta la voglia di lottare lo lasciò apparentemente, iniziò a sgonfiarsi "Guarda Swan, qualunque cosa loro possano pensare, o tu, va bene. Ti ho detto che siamo insieme in questo ed io ci sono. Quindi ho intenzione di continuare a portare avanti il contratto e non ho intenzione di fare del male a te o a tuo figlio".
Si bloccò per un momento, il suo sguardo lo penetrò e la sua voce uscì confusa e interrogativa, come se non fosse sicura del perché l'ultimo pezzo di un puzzle non si adattava quando avrebbe dovuto farlo, nonostante fosse l’ultimo rimasto "Continui a mentire a te stesso, ma qualunque cosa tu abbia vissuto, non l’hai superata. Non so se è lo stesso per gli altri, ma io posso vederlo". Lei scosse la testa brevemente, arrivando a suoi sensi "Comunque va bene. Non sto cercando una figura paterna per Henry, lui è perfettamente felice così com'è".
Sollevò la testa a quel punto "Questa è un'altra cosa. Dove sta il padre? Devo aspettarmi qualche idiota intenzionato a prendermi a pugni per averti portata lontano da lui o qualcosa del genere o perché sto cercando di riempire il suo posto come padre?"
Aveva toccato un nervo scopeto. Sicuramente. Era impallidita alle sue parole e si morse il labbro inferiore per un secondo così forte che pensò che iniziasse a sanguinare. Pochi secondi dopo, lei mascherò i suoi lineamenti, esattamente come aveva fatto in precedenza "No. Non devi".
Voleva solo riderle in faccia.
"Oh, questo è interessante. Tu agisci tutta arrogante e prepotente dicendomi quanto chiaramente non abbia superato i miei problemi, eppure qui è chiaro che tu non hai superato i tuoi".
Chiuse lo spazio tra di loro, colpendogli le costole con un dito con forza "Ti ho appena detto non c'è nessuna questione del padre e questo è tutto quello che devi sapere. Se tu avessi letto il contratto del cazzo, l’avresti saputo".
Si ritrovarono a centimetri di distanza l'uno dall'altra, l'aria tra loro era tesa, piena di rabbia, dolore e bisbigli non detti.
"Allora. Credo che siamo in un vicolo cieco" mormorò.
La sua risposta fu senza fiato "Credo che sia così".
Girò la testa lontano da lei, lasciando cadere le spalle sconfitto. Si strofinò il viso stanco e sospirò prima di rivolgersi a lei ancora una volta "Senti, non voglio più litigare. Qual è il problema ora? E’ solo una persona in più a cui vendere la storia".
"Sì, è solo che è la persona più importante della mia vita" mormorò, la voce spezzata di nuovo. Lui la guardò, prendendo atto dell’espressione conflittuale sul suo volto "Tu odi mentirgli, non è vero?"
"Sì" sussurrò. Sembrava così persa in quel momento, non poteva farne a meno: la sua mano si avvicinò e le prese la guancia "Allora perché hai accettato tutto questo?".
Sospirò e con sua grande sorpresa, si appoggiò al calore della sua mano "Sto ancora cercando di capirlo. Anche se devo ammettere che lui è entusiasta di questo. Lui ti ama".
Rimase immobile, scioccato a quella rivelazione "Ma nemmeno mi conosce".  Lei sorrise distrattamente, probabilmente immaginando Henry in qualunque scenario avesse evocato nella sua testa.
"Ma lui ammira te e i ragazzi. E’ un vostro groupie, ricordi? Vuole anche che gli insegni a suonare la chitarra".
Il panico minacciò di sopraffarlo, iniziò ad avvertirla "Swan, io .." 
Pose una mano sulle sue labbra, impedendogli di finire la sua frase "Lo so. Lo so che ti senti un po’ strano con i bambini intorno o qualsiasi altra cosa, ma solo per lui, potresti provare per favore?". Lasciò cadere la mano lentamente, i suoi occhi quasi velati dalle lacrime dopo avergli fatto quella richiesta.
Lei gli stava chiedendo di essere qualcuno nella vita di suo figlio. Forse non suo 'padre', certo che no, ma lei voleva per il bene del suo bambino, che lui gli stesse intorno, che gli stesse vicino e si comportasse come un amico, come un membro della famiglia intorno a loro. E per quanto più gli piaceva Emma ed anche Henry, per il poco tempo che aveva trascorso con lui,  questo lo spaventava da morire. Lasciarsi avvicinare da poche persone nella tua vita tendeva a farti questo, soprattutto quando lasci cadere quelle mura e si finisce per restare bruciati alla fine.
"Tu sai che questo non sarà per sempre, giusto?" le chiese a bassa voce. Era terrorizzato dalla prospettiva che Henry si sarebbe legato troppo a lui per poi dover distruggere le sue speranze quando l'accordo sarebbe finito.
Lei annuì con un po' di tristezza "Lo so. Ma anche quando sarà finita, possiamo essere tutti amici, no?" aggiunse sbirciando de sotto le ciglia. Lui le sorrise nel tentativo di sollevare l'umore "Pensavo che non vedessi l’ora di allontanarti da me".
Lei lo colpì ridacchiando leggermente "Zitto". Prima che potesse allontanarsi, aggiunse mentre studiava il suo viso attentamente "Ti assomiglia tanto".
"Così dicono".
"Ha le lentiggini".
"Si, le ha" rise. La sua espressione si trasformò di colpo, la sua bocca formò una perfetta 'o'. "Aspetta ... cosa ..."
Lui abbassò la testa di nuovo verso di lei, voltandosi improvvisamente all'ultimo momento per farle le fusa in un orecchio "Stavo scherzando".
Lo spinse via da lei mentre lui rideva, scuotendo la testa confusa "Per essere uno che ha problemi con i bambini , ti comporti proprio come uno di loro, lo sai". Continuò a spingerlo finché non furono fuori dalla stanza, per tornare nello studio "Andiamo".
Appena tornati, Henry li raggiunse, inarcò un sopracciglio verso di loro e chiese con sospetto "Dove eravate voi due?"
"Uh ..."
Ok, Swan, reciti da A +, ma per quanto riguarda il tuo bambino fai schifo ad inventarti scuse.
"Stavo chiedendo a tua madre quali fossero i suoi piani per la prossima settimana , con la prima, la promozione, l'album e tutto il resto, non ero sicuro di quando ci saremmo potuti vedere" spiegò  guardandola apertamente. No, non sembrava tanto male. In realtà, sembrava qualcosa che direbbero due persone innamorate senza tutto il 'ma mi manchi già' e cose del genere.
Henry sembrò pensare che fosse abbastanza plausibile, dato che non insistette ulteriormente sull’argomento. Anche perché la sua attenzione era stata catturata da qualcosa che aveva detto che aveva trovato estremamente più interessante degli appuntamenti di sua mamma e del suo fidanzato "Oh. State programmando il prossimo album, allora?"
Killian annuì, mentre con  una mano si graffiava la nuca nervosamente "Sì, abbiamo iniziato a scrivere due settimane fa".
"E’ fantastico! Il mio preferito è stato l'ultimo" disse con entusiasmo.
Era davvero un groupie. Era piuttosto affascinato dal ragazzo, era abituato al loro pubblico composto da persone più grandi che adolescenti, pensava che Grace fosse l’unica ragazza della sua età che potesse considerare loro fan. Naturalmente ce n’erano altri, ma non avrebbero mai lasciato un bambino di dieci anni, assistere ad uno dei loro concerti. "No?"
"Sì devo ancora farle ascoltare i primi due,  ma le ho fatto vedere il video" disse indicando Emma con la testa, che era in piedi accanto a loro testimoniando in silenzio alla loro conversazione.
"Sinking or Swimming?"
"Si".
"Oh, scommetto che ha amato vedermi combattere con Humbert" disse spiando la sua reazione accanto a lui, con un sorriso deciso e alzando le sopracciglia giocosamente. Lei piegò la testa di lato divertita "Certo. Quale ragazza non gode di due bei ragazzi in lotta per un'altra ragazza avvenente?"
Le rise in faccia "La tua gelosia si sta mostrando, Sw - Emma". Ci era andato vicino.
 "Comunque, lei mi ha detto che vuoi imparare a suonare la chitarra?"
Il povero ragazzo sembrava che stesse per volare via per la gioia "Sì, so che tu e Filippo suonate entrambi, ma capisco se sei occupato o ..."
Killian lo interruppe prima che potesse andare avanti, notando il dubbio che si era insinuato nella sua espressione "No, certo che no, ho iniziato ad insegnare a tua madre l'altro giorno".
"Mamma, non me l’hai detto!" la rimproverò con un sussulto, saltò sui suoi piedi per puntare verso di lei. Lei guardò Killian prima di voltarsi di nuovo a lui, sospirando "Henry, ti voglio bene, ma non credo che ti dovrebbe essere consentito conoscere ogni piccolo dettaglio delle mie uscite, lo sai".
Henry arricciò il naso e Killian sorrise tra sé, dato che aveva visto Swan farlo troppe volte "Io non voglio sapere degli appuntamenti, voglio sapere di te che suoni la chitarra!"
Girò la testa di lato e vide la sua ex chitarra appoggiata contro il muro accanto al divano; andò là, la prese in mano, la portò a Henry, offrendogliela "Ecco. L’ho data a lei". La meraviglia nel volto del ragazzo era difficile da non ammirare. "Dove l'hai presa?" Chiese intimorito.
"Era la mia. Infatti, ho imparato a suonare con lei a casa. Credo che tu e la tua mamma possiate condividerla adesso?"
"Certo" la prese tra le mani, cullandola come una sorta di tesoro prezioso. Quel suo movimento fu il più mirabile che potesse fare ai suoi occhi; era difficile separarsi da lei, dato che era stato il suo primo strumento, guadagnato con il lavoro e il sudore, ma sapeva che sarebbe stata in buone mani ora.
"Ora devi darle un nome" gli disse con un sorriso. Henry sollevò lo sguardo dalla chitarra per guardarlo confuso "Darle un nome?"
"Sì. Dare un nome agli strumenti li fa sentire più vicini a te, perché si condivide un legame speciale con loro. Hai qualcosa in mente?"
Girò il labbro inferiore preoccupato, si rivolse alla madre e a lui "Va bene se la chiamo Tink?"
Ingoiò forte e cercò di non mostrare quanto lui avrebbe amato pensare a quel nome quando l’aveva acquistata "Credo che sia il nome migliore che potessi mai pensare".
Con il viso raggiante, strinse la chitarra ancora più vicina al suo petto. "Grazie".
"Prego" gli rispose e lo lasciò giocare leggermente con gli accordi. Si girò al fianco di Emma, ​​mormorando nel suo orecchio "Vedi? Sono un gentleman".
"E’ vero, lo sei" ammise con una scrollata di spalle. La sua espressione si fece cupa, ancora una volta, i suoi occhi un po’ commossi "Grazie".
Le batté il naso scherzosamente, come per punirla "Voi Swan, mi ringraziate sempre, basta adesso". Fece una smorfia, agganciando il suo dito tra le sue e lei arricciò il naso come aveva fatto Henry pochi minuti prima e rise ancora più forte. La voce di Henry li interruppe in quel momento.
"Va bene se il legno ha come …delle lentiggini?"
Lui vide l'allarme sul volto di lei, il pericolo che stesse per cadere sulle sue labbra e prima che potesse protestare, le afferrò la vita con leggerezza, avvicinandosi a lei ridacchiando "Swan - le regole sono regole".
La baciò brevemente, una rapida carezza delle labbra sulle sue, ciò che Grace avrebbe chiamato un bacio farfalla. Le fece un occhiolino mentre si allontanava e tornò al fianco di Henry, sapendo dentro di se che probabilmente stava combattendo la voglia di prenderlo a calci nel culo per usare le sue stesse parole dell’altro giorno.
Quello che lui non sapeva era che, a parte questo, Emma stava fissando lui e suo figlio insieme, che stavano legando vicino ad una chitarra e che con una mano accarezzava leggermente la sua bocca che stava ancora formicolando.


*****************************************************************

Beh se in un primo momento venire a sapere di Henry ha destabilizato il nostro amato frontman, direi che alla fine ha recuperato piuttosto bene per uno che ha paura "della gente piccola"!!!
Lentiggini a tutti :*

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Pronti Ad Andare ***


Cap 19 – Pronti Ad Andare

 
"Potresti smettere di scuotere la testa? Sto cercando di lavorare, lo sai".
"Se mettessi su buona musica sarei sicuramente più accomodante, Vostra Altezza".
"Oh, spegnilo allora".
Fece una linguaccia alla sua futura cognata, Emma fermò la testa così che la sua amica potesse continuare a spazzolare le ciocche di capelli, sistemandole in un’elegante treccia raccolta forse un po’ troppo sopra le righe. Le aveva supplicate di lasciarli sciolti, ma Mary Margaret zittì le sue proteste, spiegando che non avrebbe messo in mostra la fila di bottoni e i dettagli della parte posteriore del vestito se l’avessero fatto. Brontolò per un po', ma alla fine si convinse: era piuttosto incantevole, se poteva dirlo di se stessa. Quando Mary Margaret le aveva portato il vestito per provarlo, rimase ipnotizzata nel momento stesso in cui posò gli occhi su di esso: uno splendido abito in pizzo color verde acqua, con una cintura ricamata, maniche ad aletta e una lunga gonna in chiffon di seta. Inarcò un sopracciglio verso la sua amica e poi domandò circa il colore, era più abituata a indossare il rosso, il bianco e il nero per le apparizioni pubbliche. Ma poi, dato che ce ne sarebbero stati altri, pensò che non sarebbe stato così strano iniziare a vestirsi con pezzi più audaci.
Fissò il suo riflesso nel grande specchio di fronte a lei, fermandosi prima di iniziare a canticchiare e ballare sul brano in riproduzione sul suo iPod, messo sull’amplificatore in modo che tutte e tre potessero ascoltare mentre lavoravano e la sistemavano per la prima. La routine della brigata della moda - mancava Ella, che si sarebbe unita a loro in un secondo momento – erano in piena attività da quando quella mattina le sue due migliori amiche avevano iniziato ad impartirle ordini e ad applicarle mille prodotti sulla pelle. Grazie a Dio che aveva potuto scegliere il suo vestito per l'occasione, beh Mary Margaret l’aveva scelto in realtà o avrebbero avuto un altro incidente come a Majorica.
"Perché stai ridendo?" Ruby le chiese dal suo fianco, controllandole il rossetto nello specchio. Il suo sorriso divenne più ampio quando rivolse gli occhi su di lei "Oh, niente, stavo solo pensando a quella notte a Majorica".
"Quale?" Mary Margaret entrò nel discorso con il divertimento nella sua voce. Prima che potesse rispondere uno sbuffo di Ruby le interruppe "Come se te le ricordassi tutte, sorella".
"Ah-ah. Davvero divertente".
Emma intervenne allora "Intendevo quella in cui Ruby ha gettato la metà del suo guardaroba fuori dalla finestra perché non aveva nulla da indossare". Risero tutte mentre le guance di Ruby si infiammarono, anche se scoppiò a ridere con loro. Condividevano la stessa camera dell'hotel in cui erano ospiti e una delle prime notti che stavano uscendo in città, lei diede di matto senza nessuna idea del perché - anche se Emma era abbastanza sicura che la quantità copiosa di sangria che aveva bevuto quel giorno avesse avuto qualcosa a che fare. Nella fretta di cercare 'l'abito perfetto' aveva finito per lanciare ogni elemento della sua valigia fuori dal balcone con la massima perplessità delle sue coinquiline.
"Sei stata fortunata di aver ritrovato la maggior parte delle tue mutandine"commentò Emma tra le risate, ricordando il loro imbarazzo quando dovettero scendere a cercarle.
"Sì beh, non ho ritrovato le mie preferite e la cosa più strana è che i ragazzi che erano nella stanza proprio sotto di noi hanno cominciato a chiamarmi Dorothy da quella notte ..."
Emma e Mary Margaret si scrutarono con espressioni attonite "Dorothy?"
"Le mutandine erano de Il Mago di Oz " si strinse nelle spalle Ruby.
"Oh mio Dio" Il viso di Emma cadde sulle braccia incrociate sulla scrivania di fronte a lei e non riusciva a smettere di ridere. Non riusciva a ricordare quante volte avevano raccontato questa storia, ma era abbastanza certa che ogni volta che parlavano di quel viaggio, venivano fuori sempre nuovi dettagli che lo rendevano ancora più epico.
Avrebbero dovuto farne un altro. O andare indietro nel tempo e ripeterlo.
Dopo essersi asciugata le lacrime agli occhi per le risate, Mary Margaret schioccò le dita verso di lei "Parlando di mutandine Emma, ​​è il momento di coprire quel bel culetto. Mettiti il vestito".
Sospirando sulla pelle nuda delle braccia, si alzò dalla sedia su cui era stata seduta mentre le sue due amiche lavoravano sui capelli e il make up, un po' temendo il momento in cui avrebbe dovuto indossare il bellissimo abito. Non a causa di indossarlo,  ma che cosa sarebbe successo se non le fosse entrato a causa di tutti i brownies, i popcorn e tutte le altre delizie che aveva mangiato da quando l’aveva provato la settimana prima, quando Mary Margaret glielo aveva mostrato per la prima volta? Stava diventando ridicola? Probabilmente si. Sciocca Emma, ​​un paio di biscotti non rovineranno la tua prima. E non ne hai mangiati molti, lo sai… il duo irlandese invece si. Li avevano divorati come se sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbero mangiati nella loro vita.
Parlando del duo irlandese, sapeva che Graham era nella suite accanto alla sua, l'intero cast presente alla prima e Sidney, ovviamente, erano in albergo per prepararsi fino a quando lo show del tappeto rosso non fosse iniziato e probabilmente sarebbe andata con lui nella stessa limousine, dato che erano gli attori principali del cast. Per quanto riguardava l'altra metà del duo, non era sicura di quando lo avrebbe visto, anche se lei avrebbe scommesso qualsiasi cosa che Gold li avrebbe fatti presentare tutti sul tappeto rosso, dando loro i riflettori che desideravano, non era questo il punto fondamentale del contratto, comunque? Era più che felice di condividere con loro la discreta quantità di paparazzi e giornalisti se questo significava che ce ne sarebbero stati di meno per lei da affrontare. Subito dopo aver sollevato le braccia affinché Mary Margaret potesse metterle il vestito da sopra la testa e iniziare a chiuderle i bottoni sulla schiena, il suo telefono squillò, rivolse involontariamente la testa verso il suono e nel fare questo un pezzo di seta le finì in bocca.
"Non ci pensare nemmeno, rispondo io" ringhiò Ruby mentre controllava il lavoro della sua amica. Si mosse verso la scrivania e prese il telefono in mano "Perché sto guardando una foto di un koala se posso sapere ...?"
Emma non voleva far altro che gettarsi da un dirupo "Oddio. Ho intenzione di ucciderlo" gemette,  avrebbe voluto schiaffeggiare il bastardo, non appena l’avrebbe visto più tardi. Il volto di Mary Margaret era una maschera di confusione "Un koala? Ma tu ne sei terrorizzata! Da parte di chi è?"
"E' di Killian!" Ruby si mise a ridere divertita. Emma scosse la testa lottando contro la voglia di coprirsi il viso con le mani, ma sapendo che tutto quello che avrebbe ottenuto sarebbe stato un urlo di Ruby per aver rovinato il suo make-up. "Sì, mi sta inviando SMS con immagini a caso di koala da tutta la settimana solo per farmi incazzare".
Mary Margaret la guardò assolutamente sorpresa "Come faceva a sapere che hai paura?"
"Gliel’ha detto Henry l'altro giorno" rispose alzando le spalle.
Lei annuì poi, le sue labbra formarono una silenziosa 'o'. "Oh giusto. Henry mi ha parlato di Sabato. Ha detto che ha passato una serata meravigliosa. In realtà non ha fatto altro che dire meraviglie su di lui e gli altri ragazzi".
Certo che l’aveva fatto. Non aveva parlato di altro dopo che erano tornati dallo studio. Ruby strillò da dietro mentre si sistemava la sua camicia rossa coordinata alla gonna nera "Siamo stati benissimo. Henry era in paradiso".
"Sì beh è stato abbastanza memorabile" Emma brontolò un po' sotto il suo respiro. Ruby la guardò con una smorfia sulla bocca. "Oh, Emma, ​​non iniziare. Non è stato poi così male".
"Di cosa stai parlando?" chiese Mary Margaret. Povera ragazza, si era persa tutto. Per fortuna era lì oggi. Prima che Emma potesse spiegare, Ruby agitò una mano per troncare qualunque cosa stesse per dire "Killian ha scoperto dell'esistenza di Henry quel giorno".
"Cosa? Oddio. Ha detto qualcosa?"
Emms fissò con uno sguardo truce Ruby per aver tirato fuori l’argomento e sospirando scosse la testa "No, l’ha presa abbastanza bene ad essere onesti. Abbiamo avuto una discussione a riguardo, ma tutto si è sistemato alla fine. Prima di andarcene era anche abbastanza a suo agio con Henry e tutto il resto".
Mary Margaret la guardò con un curioso luccichio nei suoi occhi e aggiunse "Oh, mi ha raccontato di Tink".
Emma arrossì senza sapere il perché. Perché era arrossita, davvero? Non era chissà che. Era solo una chitarra.
Una chitarra che aveva dato a lei e a suo figlio.
"Chi è Tink?" Chiese Ruby confusa. Ah. Ora era il suo turno di essere confusa. Lei era l'unica con tutte le risposte! Mwahahaha.
Sì ragazza, è meglio che ti godi questo momento non sei abbastanza fortunata da non essere a conoscenza di qualcosa, quindi non abituartici troppo.
"La chitarra" Mary Margaret rispose pigramente alla bruna, tirando giù la gonna mentre Emma cercava di non muoversi o ridere quando le mani della sua amica le accarezzarono la pelle. Era davvero troppo delicata.
Il volto di Ruby cambiò in un’espressione intimorita "Wow. Vi ha dato la sua chitarra ragazzi? Pensavo che stesse solo suonando per un po'". Emma rilassò la sua espressione così da non sembrare troppo interessata, fingendo ignoranza.
"Sì, l’ho pensato anch’io quando me l’ha mostrata, ma a quanto pare no. Me l’ha regalata".
"Huh". Emma osò guardare nello specchio e vedendo l'espressione della sua amica disse con voce minacciosa "Non rivolgermi quello sguardo".
"Quale sguardo?" Disse con un viso innocente. Sì, che non avrebbe funzionato. L’aveva visto troppe volte. Si mise le mani sui fianchi e batté il piede.
"Il tuo sguardo Vorrei-essere-la-tua-damigella-d’-onore-al-tuo-matrimonio".
Sorridendo maliziosamente, le poggiò le mani sulle spalle "Oh, ma già sarò la damigella d'onore in uno dei vostri matrimoni, no?" Disse lei alzando le sopracciglia verso Mary Margaret, che continuava a lavorare e controllare due volte ogni piccolo dettaglio sulla schiena di Emma e ignorò il suo commento. Emma socchiuse gli occhi "Cosa sono io, uno spaventapasseri?"
La ricca risata di Ruby risuonò nella suite "Insieme saremo le damigelle d'onore più sexy mai viste, amore mio".
"Stai cambiando argomento, ma dato che mi hai appena definita attraente, te la lascio passare" disse con un sorrisetto.
"Ma tu sei attraente".
"Se lo dici tu" scrollò le spalle, anche se ogni volta che la bruna le faceva qualche complimento, si sentiva come se battesse il cinque a un milione di angeli. Mary Margaret aveva apparentemente finito con il suo lavoro sulla schiena, andò avanti a lei e le sorrise "Lo sei davvero, Ems." Divenne seria tutto ad un tratto ed Emma ebbe improvvisamente paura dell’intensità della sua espressione. Che cosa aveva fatto adesso? "Adesso, andiamo avanti: quando ti chiederanno cosa stai indossando?"
Oh. Uff. Era fuori dai guai, bene. Alzò gli occhi verso di lei e rispose in tono annoiato "Jenny Packham".
Alzò un sopracciglio "E le scarpe?"
"Jimmy Choo". Non sapeva perché le veniva voglia di ridere ogni volta che pronunciava quel nome, lo trovava estremamente divertente. Choo. Shoo. Boh.
L'altra ragazza batté le mani euforica. Le accarezzò il braccio con amore "Perfetto. Guardati, sono così orgogliosa".
Le rivolse uno sguardo indifferente "Mary Margaret, sai che devo studiare a memoria dei copioni pieni di dialoghi, giusto? Non credo che un paio di nomi siano così difficili da ricordare".
"Dammi la mia piccola illusione che sei diventata una designer di moda con me e abbiamo avviato la nostra linea e tutto il resto" ammise con un'espressione sognante.
Lei ridacchiò a quelle parole, oh Mary Margaret. Era così piena di idee, di ottimismo, di sole e arcobaleni. Come poteva qualcuno essere così ... bello e positivo? Non ne aveva idea. "Se questo ti rende felice,  andiamo avanti".
Le tre furono interrotte quando sentirono bussare forte alla porta; si aprì uno spiraglio e si udì una voce da dietro. "Signore? Siete tutte presentabili?"
"DAVID, VAI FUORI O I TUOI OCCHI SANGUINERANNO A MORTE!" urlò Ruby.
"Non sto guardando!" farfugliò e anziché entrare aveva solo voglia di fuggire da lì come un pipistrello all’inferno.
"VOLEVO DIRE CHE SIAMO COSì BELLE CHE PROBABILMENTE MORIRAI ALLA NOSTRA VISTA!" continuò soffocando una risata e strizzando l'occhio a Emma mentre lei si stringeva una mano sulla bocca per smettere di ridere ad alta voce. Mary Margaret inviò loro sguardi di rimprovero, come se fosse la loro maestra d'asilo che stava raccontando loro qualcosa "David, puoi entrare e scoprire gli occhi e per piacere prendi a schiaffi Ruby se vuoi".
Ruby la guardò a bocca aperta "Non ne avrebbe mai il coraggio, lo sa che lo prenderei a calci nel culo".
David finalmente entrò nella camera con un po' di cautela in un primo momento, facendo attenzione che fossero tutte vestite, anche se Emma non era ancora sicura che sarebbe stato sorpreso di vedere se effettivamente non lo fossero state. Erano stati tutti al mare insieme ed erano stati testimoni di più di una nudità qua e là, quindi qual’era il problema?
Entrò nella stanza e dopo aver baciato tutte sulla guancia, si rivolse a Ruby sorridendo.
"Certo che l’avresti fatto! Ma sono d'accordo. Voi tre siete stupende" commentò impressionato. Emma lo guardò dall'alto in basso; Sì, suo fratello era un bel pezzo di ragazzo. E anche se gli uomini in giacca e cravatta non erano la sua passione, doveva ammettere che erano davvero eleganti quando li indossavano.
"Ti ringrazio, stai dannatamente bene anche tu. Speriamo che stasera qualcuno strappi via quel vestito a brandelli. Meow" Ruby aggiunse mimando un artiglio con la mano.
I tre guardarono verso di lei e esclamarono all'unisono come avevano già fatto in precedenza "ugh. Zitta".
Scuotendo la testa, David guardò l'orologio "Graham mi ha mandato a chiedervi se siete tutte pronte, la macchina sarà qui tra 15 minuti".
Il cuore di Emma iniziò a battere con forza contro il petto. Oh Dio, c’era quasi. Le urla, la folla in delirio, gli autografi, le domande, gli ordini di guardare da un punto o nell'altro, il film ...
Il film. Oh dio.
Proprio prima che il panico interiore venisse fuori, Mary Margaret annuì con entusiasmo e si voltò per controllare le loro cose "Sì, sì, lasciami solo controllare. Dov'è la clutch Emma? DOVE HAI MESSO LA CLUTCH?"
Lasciare che Mary Margaret controllasse le cose all’ultimo non era l’idea migliore. Era stupido, davvero. Si schiarì la gola e indicò con calma il letto che non distava più di due metri da dove si trovavano "E' proprio lì. Prenditi una pillola o qualcosa del genere".
La povera ragazza si mise le mani sulle guance con gli occhi quasi lucenti. Gesù, non voleva immaginare come avrebbe affrontato il giorno delle nozze.
Accidenti, la damigella d'onore avrebbe dovuto prendersi cura di lei, per non farla scappare o qualcosa del genere. Avrebbero dovuto drogarla o qualcosa del genere. Si fece una nota mentale per discutere di questo con Ruby "Mi dispiace, queste cose tendono a farmi iperventilare".
"Beh, io conosco qualcuno che potrebbe aiutarti a far diminuire la tensione ..." Ruby commentò mentre metteva le sue cose nella borsa. Emma si girò verso di lei con una mano sul fianco e l’altra che la puntava con fare accusatorio  "Hai passato troppo tempo con Victor e Jones, giuro che non eri così male prima".
Mary Margaret si rianimò battendo le mani eccitata. Come poteva cambiare dall’umore da stacanovista a quello pimpante nell’arco di pochi secondi, le sarebbe piaciuto scoprirlo. Dio.
"Oh, giusto, non abbiamo parlato di questo tuo ragazzo..."
David sembrava completamente fuori dal giro " Ragazzo? Aspetta è anche lui una della band?" Ruby fissò Emma e lei mise le mani davanti a sé, come in difesa - ehi, non era colpa sua. E se l’era meritato dopo tutte le cose che si era lasciata scappare da quando tutto questo casino dell’accordo era iniziato, sarebbe successo.
Il Karma è uno stronzo, eh, Ruby?
"Ehi, chi ha parlato di un fidanzato? Siamo solo ... amici ... che, si sa, escono insieme. Non etichettate il mio rapporto" cercò di argomentare debolmente.
Quella era stata la scusa più debole che avesse mai sentito in tutta la sua vita. Emma sollevò il mento, sbirciando verso di lei "L’hai appena chiamato un rapporto. La chiudo qui".
La porta si aprì di nuovo, fermando la discussione - per il momento – dato che Henry entrò nella camera seguito da Daniel e Regina. Tutti si salutarono e iniziarono a parlare, mentre il figlio corse verso di lei, attento a non stropicciare il suo vestito. Aww - voleva abbracciarlo così forte, sapendo che era stato avvertito e forse minacciato dalla zia di non stringerla forte per non provocare danni "Mamma?"
"Ehi! Oh Dio, sei adorabile con questo" disse lei, stringendo la mano alla bocca per paura che avrebbe iniziato a piangere vedendolo così bello nel suo piccolo abito. Era qualcosa legata agli ormoni o cosa? Gli occhi di lei incontrarono il suo sguardo di sfida "Sai, 'adorabile' non è quello a cui stavo puntando, ma grazie, immagino?"
Lei rise di cuore a questo "Sei troppo intelligente per queste cose" . Strinse la mano tra le sue e usò la sua voce super-seria così lui avrebbe saputo che non stava scherzando. Non su questo. "Okay, hai intenzione di comportarti bene mentre aspetti l’inizio del film?".
Lui annuì "Certo, starò con Daniel mentre Regina e tutti gli altri saranno là fuori, proprio come l'ultima volta".
"Okay. E ricordati, se qualche giornalista cerca di parlare con te ..." rabbrividì al solo pensiero. Era il suo incubo peggiore, che il figlio potesse essere trascinato in tutto questo schifo; anche se sapeva che sarebbe stato impossibile tenerlo segreto per sempre, era scritto sui suoi siti ufficiali che lei era una madre, ma dato che non era stata molto conosciuta fino ad allora, era riuscita a mantenere la cosa sotto controllo se non per alcune frasi gettate qua e là in alcuni articoli, ma nessuno aveva realmente chiesto di lui, con suo grande sollievo.
Fino ad allora.
Lui le strinse la mano rassicurandola "Non risponderò. Non preoccuparti mamma".
Sentiva lo stupido bisogno di piangere, ma sapendo che sarebbe stata aggredita dalla brigata della moda in quanto avrebbe rovinato il suo make-up e avrebbe subito domande preoccupate da parte di David e Regina, cercò di controllare le sue emozioni per il loro bene. Lei annuì in silenzio e gli disse: "Lo so. Vieni qui, dammi un abbraccio". Non preoccupandosi affatto delle pieghe e lo strinse a lei con tutte le sue forze sussurrandogli in un orecchio mentre gli passava una mano tra i capelli "Ti voglio bene".
Sorrise mentre lo lasciò andare "Ti voglio bene anch’io. Buon divertimento mamma".
Si lasciò sfuggire una risatina. Povero ragazzo, davvero non sapeva che le prime erano un posto di lavoro, almeno per lei. Si sarebbe divertita dopo al party, non prima. "Sì, ci proverò". Mentre si stavano preparando a lasciare la stanza, Daniel si avvicinò a lei, baciandola sulla guancia in segno di saluto "Non ti preoccupare Emma, ​​starà bene. Ci vediamo lì quando il film inizia!".
Lei gli accarezzò il braccio con uno sguardo pieno di gratitudine sul viso. Era stato incredibilmente disponibile con Henry da quando aveva incontrato Regina tanti anni fa, quando si era trasferito in città. Quando presentò Henry al suo manager, legarono immediatamente e così anche Daniel. Erano stati sempre più che desiderosi di prendersi cura di lui ogni volta che David e Mary Margaret erano occupati e lei doveva andare da qualche parte, per quanto ci pensasse non ci riusciva a immaginare come avrebbe potuto ripagare la loro gentilezza. "Grazie Daniel, sei il mio salvatore".
Entrambi uscirono con Regina - dopo che le assicurò che l’avrebbe trovata non appena arrivata ​​in macchina per le interviste sul tappeto rosso – poi prese il suo cellulare  per controllare se avesse ricevuto altri messaggi o chiamate - oltre a quelli dei koala da parte di Jones naturalmente - quando sentì un'altra voce chiamarli dalla porta "Ehi ragazzi. E’ora di andare?"
Si voltò per vedere Graham, nel suo smoking, che li aspettava. Mise il telefono, il disegno di Henry - che ricordava di portare in qualsiasi borsa usasse - le chiavi e il rossetto che Ruby aveva insistito dovesse portare (guadagnandosi un'occhiataccia quando le aveva chiesto a cosa le sarebbe servito se era 'eterno' o almeno era quello che c’era scritto sulla confezione) nella clutch abbinata con il vestito e si diresse verso di lui, dicendogli con un sorriso "Pensavo che non l’avresti mai chiesto".
Le offrì il braccio in modo signorile e lei lo prese con un finto inchino. Mentre lasciavano la suite sentirono Ruby urlare dietro di loro.
"Stiamo andando a una premiere, bitches!"
"Sta citando Snooki?" Le chiese Graham, il suo volto era un misto tra stupore e shock. Emma doveva dire che era abbastanza impressionata, sapeva chi era Snooki? Lei la conosceva perché Henry non guardava niente di diverso da MTV, ma Graham non aveva un bambino ossessionato dalla musica a casa.
Che lei sapesse, almeno.
Gli accarezzò il braccio con la mano libera "Non chiedere, basta annuire ed essere carino".
"Questo è quello che mi riesce meglio" rispose lui divertito.
"Certo che sì".
I loro occhi si incontrarono ed entrambi ridacchiarono. Erano ormai prossimi agli ascensori, ma prima di arrivare,  la guardò con la coda dell'occhio "A proposito, sei stupenda, Swan. Che ne dici di 10 dollari che Jones cercherà di portarti via dal tappeto rosso".
Lei arrossì, non volendo immaginare cosa avrebbe detto quando si sarebbero incontrati. Specialmente dopo il loro ultimo incontro "Li vedo".
 
 
L'unica cosa che Emma sentì quando la limousine si fermò accanto al marciapiede per permettergli di uscire fuori furono delle urla.
Delle urla davvero forti. Come potevano ancora funzionare i polmoni dopo tutte quelle urla, per l'amor di Dio? Aveva un po' paura che alla fine della serata sarebbero stati sordi. Girò la testa di lato per vedere Graham seduto accanto a lei, che si toccava nervosamente il ginocchio con la mano. Ah, sorrise tra sé e sé, quindi non era indifferente come cercava di farle credere. Coglione. Gli urtò una spalla così che potesse guardarla "Siamo pronti?"
Lui alzò un sopracciglio sorpreso "Dovrei essere io a chiedertelo, sei tu la giovane dilettante". Lei sbuffò, non proprio sicura di come si sentisse ad essere chiamata dilettante.
Anche se era così, immaginò.
"Andiamo in scena" mormorò lisciando la gonna mentre aspettava l'apertura della porta. La sua mano scattò per afferrare il braccio, facendola trasalire "Vuoi uno shot prima di uscire?" Alla sua espressione perplessa, sospirò come se fosse stanco di doverle spiegarle ogni piccolo dettaglio "Per i tuoi nervi".
Shots. Huh. Avrebbe avuto bisogno di un paio di quelli per mantenere la sua mente libera da tutto, ma sapeva che avrebbero portato solo guai -  era solita spiattellare cose che non avrebbe dovuto, quando beveva e creare dei pettegolezzi sarebbe stato abbastanza stupido, la posta in gioco era troppo alta e una cosa del genere non era nemmeno da prendere in considerazione. Anche se a suo parere questo non era minimamente vicino a quello che sarebbe stato il vero problema se avesse bevuto.
Ossia la necessità di dover fare pipì per tutto il tempo.
"Basta esci di qui, Humbert, ce ne saranno un sacco più tardi" gli disse agitando le mani su di lui come se fosse un insetto fastidioso. Le sorrise, agitando le sopracciglia giocosamente.
"Non posso aspettare. Ci vediamo lì fuori".
Accettò con gratitudine la mano del conducente che l’aiutò ad uscire dalla macchina, la prima cosa che fece fu dirigersi verso l'altro lato della strada dove un gruppo di fans che non aveva avuto la fortuna - o non erano stati abbastanza pazzi da dormire in strada o qualsiasi altra cosa folle alcuni di loro avessero fatto - per arrivare vicino al tappeto rosso. Abbracciò, baciò, scattò fotografie, sorrise, accettò regali e firmò tutto quello che le davano - da fotografie, riviste, braccia e ogni tipo di merchandising del film immaginabile - la maggior parte dei fans che poté, fino a quando Regina che era rimasta in attesa da quando era arrivata, la trascinò sul tappeto rosso vero e proprio. Quando mise piede su di esso, si sentì come se avesse raggiunto un nuovo livello di follia, come fosse in un videogioco.
In cui i personaggi urlano al giocatore, ma sì, ho reso l'idea.
Riprese il suo compito, chiedendo penne per firmare, tenendola in bocca mentre le passavano le foto di mano in mano, mentre abbracciava e baciava i suoi compagni della troupe e del cast quando passavano dietro di lei, scrivendo autografi e salutando i fan o andando a soddisfare i giornalisti e i fotografi che stazionavano lungo il tappeto.
Lei preferiva di gran lunga stare con i fan pazzi, vi ringrazio molto.
Purtroppo, non tutto dura per sempre. Salutò la folla urlante - nonostante il pericolo di essere assordati – era davvero triste separarsi da loro, seguì Regina verso la parte anteriore del gigantesco manifesto di cartone del film in cui il cast si mise in posa per la telecamere. Fece mente locale dei piccoli trucchi che aveva appreso dalle varie sessioni di servizi fotografici: tenere la schiena diritta, spalle indietro, arti rilassati, spostare tutto il peso del corpo su un solo piede, sorriso fiducioso. E naturalmente, come le aveva confidato una fotografa davvero gentile che aveva incontrato una volta, la regola di Los Angeles: tenere lo stomaco in dentro.
Sorprendentemente, ciò che temeva di più era il flash di quando venivano scattate le foto. Questo era solo il suo essere Emma, ​​naturalmente. Troppi di quelli nella sua adolescenza.
Dopo aver provato ogni posa che potesse pensare e una varietà di espressioni - Emma! Non guardare come se volessi staccare la testa del fotografo! Sorridi, poi torna seria, guarda la telecamera, poi di lato - dammi qualcosa! - e tutto quel lampeggiare stava cominciando a darle il mal di testa, fu più che sollevata nel vedere Graham, Sydney, Abigail e Anton, insieme ad alcuni altri membri del cast, avvicinarsi a lei quando sentì Regina che le diceva che era il momento per le foto del cast.
Quelle erano abbastanza facili da scattare, in quanto prestava appena l’attenzione alle telecamere – c’era più voglia di scherzare tra di loro, toccandosi le spalle a vicenda - beh, almeno lei e Graham - e Anton l’abbracciò così stretta non appena la vide che la sollevò da terra.
Sarebbe stata una bella foto, ad essere onesti. Era davvero tentata di chiedere a qualcuno di inviargliela via e-mail quando sarebbe stata rilasciata.
Dovettero posare in piccoli gruppi e dopo in due e naturalmente lei rimase bloccata con Graham per un po' - anche se lo trovò molto più divertente di quando era sola. Lui lo rendeva così facile. Continuava a prenderla in giro e a scommettere per quanto tempo avrebbe resistito senza cadere di faccia a terra a causa di quelle stupide scarpe Choo - " Choo? Choo? Mi stai prendendo in giro?"  cantò canzoni stupide mentre le telecamere gli urlavano di guardare verso di loro e in generale rendendo divertente tutta la faccenda.
Per quanto odiasse ammetterlo, si stava divertendo.
Regina apparve dietro di lei inaspettatamente per chiederle di muoversi in modo che potesse parlare con i giornalisti che avevano avuto accesso alla manifestazione sul red carpet. Le prese la mano rassicurante, sorridendo dolcemente. "Sta andando tutto bene, se c'è qualcosa a cui non sei disposta a rispondere, cerca me, sarò qui". Emise un respiro che non sapeva avesse trattenuto fino a quel momento, davvero poteva contare su di lei per qualsiasi cosa. Stava per sporgersii per abbracciarla proprio lì, ma pensò che non fosse il caso di farsi fotografare nel suo abito elegante alla premiere del suo primo film di successo mentre rompeva le ossa del suo manager con un forte abbraccio.
Sarebbe stato un grande titolo, però.
Si trascinò lungo il tappeto e Regina indicò la prima giornalista che doveva incontrare. Sorrise, scherzò con lei, disse cosa aspettarsi sul film e rispose come le aveva detto Mary Margaret, cosa indossava. Si chiese distrattamente se Graham e gli altri ragazzi avrebbero dovuto rispondere anche loro a queste domande.
La folla continuava a strillare ogni due minuti e a quel punto Emma si era già abituata al suono, senza nemmeno preoccuparsi di controllare che cosa stesse accadendo intorno a lei,  probabilmente avevano avuto un assaggio di Graham o qualsiasi altra cosa, sapeva che lei avrebbe reagito così se si fosse imbattuta in Beyoncé. Aspetta, stava arrivando Beyoncé? Emma, ​​mise a fuoco, ovviamente Beyoncé non sarebbe andata, era Beyoncé!
Stava parlando con un ragazzo piuttosto divertente di MTV che continuava a farle le domande più strane, il che era rigenerante, perché mentire, quando sentì un respiro caldo solleticarle l’orecchio e una voce divertita le sussurrò "Ciao, bellissima".
Non gli diede nemmeno la soddisfazione di guardare verso di lui, continuò a parlare con il giornalista "Mi dispiace tanto se c'è un folletto che sta cercando di rovinare la tua intervista, davvero non è colpa mia" affermò mettendo le braccia in finta auto-difesa. Lui rise bonariamente e tese la mano a Jones per una stretta "E' bello vederti, amico!"
Probabilmente stanco di essere ignorato da lei, le andò a mettersi accanto "E' bello vedere anche te. Niente affari divertenti con la mia donna, però, eh?" Aggiunse con gli occhi socchiusi incollati su di lei. Prima che potesse protestare, il povero ragazzo stava ridacchiando e agitando rapidamente una mano "Non avrei mai sognato!" Poi si fermò e la fissò, agitando le sopracciglia scherzosamente "A meno che lei, invece ...?"
Emma vide l'occasione e batté il dito sul mento "Uhm, avrei dovuto considerarlo ..."
Tre, due, uno ...
"Oi! Sono proprio qui!" disse Jones, furioso verso di lei.
Appena in tempo.
Lei gli mise una mano sul braccio, sorridendogli "Stai zitto". Lui la fissò e un piccolo sorriso sorpreso apparve sulle sue labbra, inarcò un sopracciglio guardando la sua mano. Quando stava per lasciarla cadere, lentamente, per non farne una grande questione su questo gesto di fronte a decine di occhi che probabilmente li stavano osservando, il giornalista andò avanti con l'intervista "Ora che voi due siete qui, vi andrebbe di rispondere a qualche domanda per me?"
Uh-oh. Voleva dire loro due? Aveva intenzione di chiedere del loro rapporto? Dettagli personali? Non era sicura che fosse pronta per qualcosa del genere. Stare lì con lui e comportarsi come se fossero più che amici o conoscenti era stato già abbastanza strano, ma discutere di sentimenti e legami con un perfetto sconosciuto, per quanto fosse divertente e gentile, non era l’ideale.
Jones la batté sul tempo, lo vide con la coda dell'occhio mentre rispondeva senza alcun dubbio nella sua voce "Dipende da cosa si tratta" Emma pensò che sembrava abbastanza a suo agio a parlare con i media. Pensò avesse avuto il tempo di abituarsi nel corso della loro carriera musicale.
Il povero ragazzo di MTV sembrò dispiaciuto, agitando il microfono nella mano davanti a lui freneticamente "Oh, no, no, non è così, non ti preoccupare. Si tratta di un piccolo gioco, della serie, io dico due cose e voi due dovrete sceglierne una. Ci state?"
Entrambi si guardarono negli occhi per un momento. Sembrava abbastanza innocuo, pensò - meglio che essere bombardati su come era scattata la scintilla e cose del genere. Lei si strinse nelle spalle con noncuranza "Certo, perché no?"
Sembrò sollevato quando lei accettò e sorrise eccitato, prese un foglio dalla tasca per procedere a leggere quello che vi aveva scritto "Ok allora – Adesso sarete sotto torchio. Allora partiamo: Britney o Christina?"
"Britney" risposero entrambi. Lei lo guardò sorpresa e lui si strinse nelle spalle. Oh, sarebbe stato divertente, bene.
"Gatto o cane?" Emma non esitò e non lo fece neanche lui "Cane".
"Spiaggia o piscina?" "Spiaggia". Era lei o la stava guardando ...? Dio, stava pensando anche lui all'altro giorno?
"Speedo o costume?" Sembrò indignato dalla domanda ed esclamò: "Costume! . E lei lo seguì immediatamente. "Costume per favore!"
Il reporter rise per le loro reazioni appassionate verso l’abbigliamento maschile da spiaggia e proseguì "Bikini o intero?" Ok, adesso la stava sicuramente guardando, un sorriso tirò l'angolo delle labbra "Bikini" dissero in coro.
"Nudo o pigiama?"
"Nudo". "Pigiama"
Si voltò verso di lei e rise "Oh, Swan ... " Lo indicò minacciosamente con un avvertimento nei suoi occhi  "Non iniziare ..."
"Cioccolato o vaniglia?" "Cioccolato" concordarono e si sentì svenire, pensando alla scatola intera di gelato di Ben e Jerry che aveva comprato all'inizio di quella settimana, in attesa della mamma per finirlo ...
"Lo squalo o Alla ricerca di Nemo?" Woah, che modo scortese di uccidere il suo sogno sul cioccolato. Jones esclamò entusiasta "Lo squalo!" proprio come lei disse "Alla ricerca di Nemo".
Si rivolsero all'altro atterriti. Sembrò tradito dalla sua risposta"Cosa?"
Lei sbuffò esasperata. Si comportava sempre come un bambino e non riconosceva la meraviglia che era Alla ricerca di Nemo? "Dai, hai visto Dory? Lei è la migliore. E può parlare il balenese".
"Ma… Lo Squalo" replicò pateticamente. Oh, povero Jones. Non aveva niente di meglio da offrire. Alla sua espressione avvilita, gli accarezzò il braccio con un sorriso e si voltò verso l'intervistatore di nuovo, in attesa della prossima domanda.
"Questa è l'ultima…  caffè gratis per sempre o musica gratis per sempre?"
Lei non ci pensò su un secondo "Musica gratis per sempre"
"E’ una domanda da fare ad un musicista?" Jones rifletté ad alta voce, inarcando un sopracciglio al povero ragazzo, che alle sue parole rispose con un sorriso più ampio. Solo per recuperare lei disse ancora "Sono stata tentata per un momento ..."
Lui la guardò intensamente, come se stesse guardando proprio attraverso di lei "Non è vero, perché tu non bevi caffè".
Ok, come cazzo faceva a saperlo? Aprì la bocca come se fosse sul punto di continuare a discutere fino a quando la chiuse frustrata, sembrava contrariata. Il ragazzo di MTV - lei avrebbe davvero dovuto imparare il suo nome - interruppe la loro piccola guerra di sguardi.
"Ok ragazzi, non avete bisogno di queste stupide corrispondenze da siti web,  possiamo dirvi proprio qui che siete fatti l'uno per l'altra. Vi auguro il meglio e hey Killian,  la prossima volta spero che parleremo dei tuoi progetti per il nuovo album".
Jones annuì stringendogli di nuovo la mano "Certo, amico. E' stato bello rivederti". Poi mise una mano sulla schiena di Emma e la spinse un po' verso l'altro lato del tappeto rosso, lontano dai paparazzi e dai giornalisti "Allora ..."
"Allora ..." lo imitò. Si prese un momento per guardarlo nel suo abito.
Huh. Non era in grado di negare che era incredibilmente attraente e si era convinta del fatto che l’attitudine da rock star ribelle e l’abbigliamento lo aiutavano in questo, ma chi l’avrebbe detto che Jones sarebbe stato così peccaminoso con quell’abito? Cazzo, davvero. Non era giusto stare così bene. E sfoggiava il suo marchio di fabbrica. Davvero? Avrebbe scommesso che si fosse preparato in mezz'ora e lei invece aveva avuto a che fare per ore con la brigata della moda per apparire così.
Ugh. Al diavolo lui e il suo patrimonio genetico.
Fu portata fuori dalla sua fantasia quando le chiese "Come sta andando la tua giornata?"
Davvero?
"Oh Dio, ma è un cliché tipo 'Che cosa ci fa una ragazza come te in un posto come questo?'" ribatté lei, alzando gli occhi verso il cielo. Non sembrò offeso dalla sua risposta, in realtà sembrava divertito. Si fermò un momento per guardarla da capo a piedi, con gli occhi che vagavano sul suo corpo pigramente in modo tale che fu tentata di coprirsi con le braccia, uno scialle, qualsiasi cosa "Mi dispiace, sto cercando di non fissarti troppo in quel vestito" commentò.
Lei strinse gli occhi su di lui "Smettila".
"Perché? Sto solo ammirando la mia bella fidanzata" Si avvicinò a lei e le sfiorò le dita con le sue "E voglio che tutti sappiano che è impegnata, vedi".
Un flash dietro di lei la riportò alla realtà. Naturalmente venivano seguiti e fotografati da ogni angolazione possibile, non c'era da meravigliarsi se stava cercando di mettere su uno spettacolo.
E perché la consapevolezza che tutto ciò che le aveva detto, come complimentarsi con lei in quel momento, faceva tutto parte dello spettacolo, la infastidì così tanto, non l’avrebbe mai saputo.
"Oh. Giusto" rispose debolmente, non incontrando i suoi occhi, per paura di quello che lui avrebbe potuto trovarvi.
"Sì.. Spero che hai provato quel tuo sorriso. Sto per aggiungere dei punti a quella lista ...".
Lei aggrottò la fronte, improvvisamente ricordando quel suo elenco "Stai ancora tenendo il conto?" Scosse la testa verso di lei, sorridendo leggermente "Swan, perché dubiti di me?".
Una voce sconosciuta li chiamò improvvisamente "Ehi, ragazzi. Una foto insieme?"
Emma sembrava volesse urlare alla fotocamera. Non hai scattato delle dannate foto ogni due secondi, amico? Perché cazzo ne vuoi di più? Si morse la lingua, improvvisamente infuriata e non molto sicura di come fare a non mostrarlo, pronta a chiudere le mani in un pugno per trattenersi dal dire qualcosa che in realtà non avrebbe dovuto, quando sentì una mano afferrare la sua, intrecciando le loro dita insieme. Il polso si tranquillizzò quando lei incontrò i suoi occhi, anche se lui non la stava guardando. Killian portò le loro mani intrecciate sul fianco destro di lei, il suo braccio le circondò la schiena in un abbraccio stretto, il suo fianco premuto contro il suo. Lottò per mantenere la sua espressione neutra - e neutro per lei significava il-meno-fuori-di-testa-che-potesse-mostrare. Era sicura che la sua mano stesse tremando dentro quella di lui, ma la teneva stretta saldamente, non mostrando quanto fosse veramente nervosa.
Si rese conto in ritardo, con sua estrema sorpresa, che era estremamente grata per la sua presenza in quel momento. All’improvvisa realizzazione, alzò lo sguardo verso di lui; sentì il suo sguardo e abbassò gli occhi verso di lei con una domanda. Prima che potesse dire qualcosa, lo stesso ragazzo che aveva chiesto la foto in precedenza li interruppe di nuovo.
"E tutta la band? Graham, la band e Emma?"
Sentì la perdita del contatto proprio nel momento in cui lasciò cadere la sua mano, allontanandosi da lei  alla ricerca dei suoi compagni in mezzo alla piccola folla che era presente su tutto il tappeto. Lei si mise una mano sul petto, tentando invano di frenare il suo cuore in corsa, proprio quando Regina portò Graham ebbe giusto il tempo di trascinarlo dalla sua nuova cravatta firmata così  d’arrivare in tempo per la foto,  i Lost Boys si salutarono e si prepararono a posare insieme. Graham stava per far scivolare un braccio dietro di lei quando Jones lo batté sul tempo andandosi a mettere accanto a lei dall'altra parte. Si sentirono grida da ogni direzione e i flash lampeggiavano davanti a loro in una successione infinita che le fece venire quasi le vertigini.
Grazie a Dio era circondata da bei ragazzi che l’avrebbero afferrata se fosse caduta.
"Smettila" ringhiò a Jones mentre la sua mano si muoveva leggermente sopra la seta del suo abito, facendola rabbrividire. Sentì la voce di Victor accanto a lui "Ragazzi, abbassate i toni, siamo di pubblico, lo sapete".
Jones sembrò assolutamente indignato "Ehi, sto facendo il gentiluomo, sto solo mettendo la mia mano sulla sua vita!. Come farebbe chiunque. Qual è il problema?" le chiese.
Graham la batté sul tempo prima che potesse dire qualcosa "Lei soffre il solletico".
"GRAHAM!" Merda. Maledì la sua fortuna, se le immagini dei koala non avevano detto nulla questa ultima settimana, adesso lui avrebbe usato assolutamente tutto quello che aveva in suo potere per prendersi gioco di lei o prenderla in giro senza pietà.
"Humbert, ti amo amico. Grazie" ridacchiò Killian al suo fianco, illuminandola con un sorriso vittorioso. Lei lo ignorò, sbuffando per la frustrazione e rivolse uno sguardo omicida nella direzione della sua costar "Sto per ucciderti, lo giuro".
Lui scosse la testa verso di lei, battendo la schiena calorosamente "Emma, ​​ad essere onesti, l’avrebbe scoperto prima o poi".
"L’avrei fatto, pasticcino".
"Sicuramente, tesoro" rispose acidamente.
La loro conversazione fu interrotta quando Victor commentò a voce molto alta, rivolgendosi con una risatina a chi li stava ascoltando "C'è così tanta tensione sessuale qui ragazzi, vorrei che poteste tastarla".
 
 
"Swan, questa è una stronzata".
"Cosa?"
"Non c'è il popcorn qui. Come può non esserci il popcorn?"
"E' una prima, Jones".
"Non mi importa. E' una legge:... Film e popcorn è come il venerdì e la pizza".
"Oh Dio, sei un tale bambino".
"Dovresti fartene una ragione, tesoro".
La stava stressando da quando si erano seduti ai loro posti nel teatro,  con suo disappunto, in quanto credeva che sarebbe stato seduto con la sua band e non con lei. Ora era schiacciata tra il duo irlandese, che si scambiava storie senza sosta da quando si erano riuniti, come se fossero stati separati per mesi invece di giorni e il bastardo aveva anche avviato una conversazione con Anton e sembrava andassero molto d’accordo. Avrebbe voluto avere Henry seduto accanto a lei, invece di quei due idioti, ma lui era con Mary Margaret e David, insieme al resto dei loro amici con Daniel e Regina. Lo aveva visto giusto prima di entrare ed era rimasta con loro per tutto il tempo che potevano, liberi da occhi indiscreti e dai giornalisti, anche se sarebbe stato più che felice di stare con loro e di unirsi a Graham e alla band. Lui vedeva Jones come uno di quei Babbi Natale nei centri commerciali durante il periodo natalizio e lei era più che divertita di vedere la loro nuova stretta di mano privata, che avevano apparentemente inventato lo scorso Sabato.
Chi aveva deciso di lasciare sedere Jones vicino a lei e al cast, le sarebbe piaciuto scoprirlo. Per dare loro un pugno in faccia.
Le luci si abbassarono, lasciando il teatro inghiottito nel buio, era circondata solo da sagome e questo le dava come l'impressione che non fosse vero, che era seduta tutta sola a casa sua, con una coperta e forse Henry disteso accanto a lei con le sue gambe come cuscino, per guardare per la prima volta il film su cui aveva lavorato così duramente e che aveva passato così tanto tempo a preparare.
La realtà non era così gentile, naturalmente, borbottò a se stessa, quando sentì dei mormorii attorno a lei, le risate tranquille, i telefoni spenti e i passi pesanti di alcuni spettatori in ritardo che sicuramente si erano intrattenuti a parlare con la stampa e adesso erano alla ricerca frenetica dei loro posti nella stanza buia. Il suo respiro iniziò a cambiare ritmo, uscendo a piccoli rantoli mentre il panico iniziava a prendere il sopravvento, la paura apparve in una presa stretta che non voleva lasciarla andare. Stava per girarsi preoccupata verso Graham, pronta a pregarlo di dirle la verità, che era stata terribile, lei lo sapeva; Sydney non avrebbe dovuto sceglierla per questo ruolo, non era adatta, sarebbe stata un fallimento per tutti loro e avrebbero dovuto scegliere qualcun altro invece di lei, quando una mano calda prese la sua. Si voltò alla sua sinistra e si chiese per un secondo come cazzo fosse possibile che i suoi occhi potessero essere così luminosi e vivi anche al buio "Lo so che fa paura, ma andrà tutto bene".
Odiava come la sua voce risultò così piccola e fragile quando gli rispose "Come lo sai?".
"Lo so e basta. Ora zitta e goditi il viaggio" sorrise lui, proprio quando lo schermo prese vita e partirono gli annunci pubblicitari che consigliavano gentilmente di riconsiderare la propria compagnia telefonica. Non fu fino ad alcuni minuti dopo che il film vero e proprio iniziò ed Emma si preparò, pronta a pregare che la terra la inghiottisse per la vergogna dopo che sarebbe finita.
Fu solo alla metà del film, quando Graham abbassò la testa verso di lei per commentare la scena che stavano guardando che si rese conto che stava ancora tenendo stretta la mano di Jones nella sua - beh, lui teneva la sua. O forse tutti e due? Dopo aver risposto a Graham, si risistemò nel suo sedile e lo guardò con curiosità, discutendo se chiedergli di lasciarla andare o di tacere, mentre lei era ancora piuttosto agitata, sospettava che non si sarebbe calmata fino a quando sarebbe stata fuori di lì e avesse bevuto un paio di margarita e la sua presa calda stava aiutando in qualche modo.
Fu snervante ammettere che era la seconda volta nel giro di un paio d'ore che era grata di averlo lì con lei.
Fu contenta di notare che sembrava completamente in trance mentre guardava, i suoi occhi non lasciavano lo schermo e fu tentata di prenderlo in giro sul fatto che non avesse bisogno dei popcorn per guardare incantato un film; ma la meraviglia nel suo volto la fermò, non volendo disturbare la quiete che stava vivendo. Sorrise a se stessa, il suo corpo iniziò improvvisamente a rilassarsi mentre ammetteva quella verità sorprendente.
Se a Killian Jones il film era piaciuto, allora tutto sarebbe andato bene.
Fu in quel momento che Emma improvvisamente si ricordò che scena si stava avvicinando all’orizzonte e il suo corpo tornò rigido cosa di cui lui si accorse e le carezzò la mano con il pollice, tirandola più vicino a lui e le sussurrò: "Che c'è? "
"Niente".
Non sembrava affatto convinto e lei non poteva biasimarlo - grazie a Dio non poteva vedere le sue guance infuocate o l'avrebbe presa in giro. Spiò Graham alla sua destra che si dimenava sulla sedia e dovette reprimere un risolino. Lo vide guardare verso di lei con la coda dell'occhio, si morse il labbro e poi sorrise scuotendo la testa.
Proprio in quel momento, la famigerata, vera e infame scena di sesso arrivò.
Mise la sua faccia sulla sua mano libera, non sapendo se doveva ridere o morire dall’imbarazzo per la situazione. E suo figlio stava guardando questo! Beh, tecnicamente no, dato che aveva fatto promettere a Mary Margaret che avrebbe dovuto davvero coprirgli gli occhi. Emma, ​​Ferma. Emma, ​​Metti a fuoco. Emma, ​​ti stanno guardando! Stai benissimo seminuda, non mentire. Woah, questa si che è un’angolazione. Anche se non era assolutamente comoda. Stupido albero. Huh. È questa la faccia che si fa quando ...? Accidenti, Graham sta benissimo. Perché diavolo mi fa male la mano?
Lei abbassò lo sguardo sulla mano per scoprire che Jones la stava stringendo come se stesse cercando di rompergliela;  si girò verso di lui, un sopracciglio alzato con fare interrogativo e qualcosa da dire, forse un sarcastico 'ti dispiace?' gettato là, quando notò la sua mascella serrata e i denti stretti.
Huh.
Lei allora strinse la sua così avrebbe ricevuto il suggerimento e saltò un po' sulla sua poltrona, guardandola con gli occhi allargati, luminosi e – avrebbe osato dire - con occhi lussuriosi. Oh, questo era incredibile. Era eccitato? Mordendosi il labbro inferiore, gli si avvicinò pigramente fino a quando gli poté sussurrare in un orecchio "Ti piace?"
Lui la fissò, senza un accenno di umorismo nella sua espressione ed ebbe improvvisamente paura che si fosse spinta troppo in là, che non avesse idea che lei stava scherzando. Proprio mentre stava per chiedergli di dimenticare, un sorriso cominciò a diffondersi sulle sue labbra e si chinò su di lei, con i suoi occhi che ancora catturavano scorci di lei e Graham sullo schermo che stavano per raggiungere i loro picchi, quando mormorò "Oh, mi piace molto. Grande materiale per la mia fervida immaginazione".
Lei davvero sperò che non si fosse accorto del suo rabbrividire, come il buio che li circondava aveva fatto con il suo precedente arrossire.
 
 
Emma era veramente convinta di meritarsi quel secondo margarita. Diavolo, ne meritava più di dieci.
Avevano ottenuto una standing ovation quando le luci si erano accese e successivamente salirono sul palco per rispondere a un paio di domande e salutare il pubblico, che non smise di fare festa per cinque minuti buoni, non lasciandoli andare via. Quando fu finalmente libera di andare, Henry si affrettò a salutarla e dirle urlando quanto aveva amato il film, non scherzava! Aveva appena visto sua madre sfoggiare una spada, sapeva che sarebbe stato esaltato da questo, come era stata grande, come lei e Graham fossero una buona squadra e quant'altro. Se lo tirò tra le sue braccia, la tensione lasciò il suo corpo mentre lo teneva stretto a se, sentendosi inspiegabilmente sollevata dal suo entusiasmo e dal suo sostegno. David si avvicinò, le pose la mano sulla testa in un gesto iperprotettivo e l’abbracciò, fu investita dall'improvvisa nostalgia degli anni trascorsi insieme quando erano più giovani e la sua figura incombente sempre pronta a vegliare su di lei. Si allontanò con gli occhi lucidi e ridacchiando imbarazzata mentre lui le pizzicò la guancia con affetto. Era circondata dai suoi amici e parenti, tutti che parlavano contemporaneamente, facendo domande e dandole pacche sulla schiena, congratulandosi con lei e il suo lavoro. Era abbastanza sopraffatta dal momento, quando anche Sydney si avvicinò, chiedendole cosa aveva pensato di tutta la faccenda - fu più che felice di descrivere ogni scena e piccolo dettaglio che aveva notato e apprezzato e lui rivolse gli occhi verso di lei, divertito dal suo entusiasmo. Anton apparve non molto tempo dopo, dicendogli di fare in fretta in modo che potessero arrivare al club dove l'after-party si sarebbe svolto e avrebbe dovuto salutare Henry, che sarebbe andato a casa di Regina quella notte. La sua manager non era particolarmente appassionata di parties e affini e lasciò il divertimento ‘al popolo dei giovani’, come diceva sempre quando le chiedeva di unirsi a loro, mentre Mary Margaret e David sarebbero andati con loro insieme a Ella, Thomas e Ruby naturalmente. Proprio quando August stava dicendo di prendere l’auto e di seguirli al club - Oz o qualcosa del genere? non era sicura, Ruby aveva preso il nome -  si rese conto che non vedeva Jones da quando avevano lasciato i loro posti. Girò intorno in cerca di lui nella massa caotica di gente che andava e veniva, fino a quando August non le disse, immaginando chi stesse cercando "Sta fumando fuori".
Non riuscì a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo. Certo dove altro poteva essere? Gli disse che sarebbe andata a chiamarlo così da non rimanere indietro, raccolse l'orlo del suo vestito tra le dita in modo di non inciampare nelle porte che conducevano al teatro, trotterellando nei suoi tacchi in attesa di individuare quella scopa arruffata di capelli scuri.
Infine, arrivò lì e lasciò che uno dei dipendenti del cinema aprisse la porta per lei, lo vide dall'altra parte, una sigaretta quasi consumata penzoloni dalle labbra e aveva un libro in mano? Stava per chiamarlo quando vide che era a metà conversazione con una bruna tutta gambe, tutti sorrisi e con le ciglia svolazzanti. Rimase inchiodata sul posto, senza sapere assolutamente cosa fare. Che cazzo stava facendo? Non si supponeva che non dovesse flirtare con nessuno? E qui, in una posizione così pubblica dove tutti potevano vederlo, soprattutto non poche ore dopo che era stato fotografato con lei?
Si stava prendendo gioco di lei?
Spingendo indietro un capello che era caduto dalla sua acconciatura e con le mani tremanti di rabbia, stava decidendo se andare lì o meno per schiaffeggiarlo fino a quando non vide che la ragazza aveva qualcosa in mano.
Un microfono.
Oh.
Lo stavano intervistando.
Abbassò la testa per la vergogna alla sua improvvisa rabbia e per la sua disposizione piuttosto veloce a saltargli alla gola alla prima occasione di deluderla, stava per voltarsi per tornare all’interno - cazzo, potevano scrivergli un SMS o una cosa del genere - quando sentì la ragazza chiedergli di lei e se avesse apprezzato il film. Allora tese le orecchie per sentire quello che aveva da dire, ma perché era così interessata a quello che aveva da dire, avrebbe dovuto chiedere a se stessa.
Sospettò che non avrebbe voluto sapere la risposta.
"Lei è tutta un'altra cosa. Devo ammettere che non avevo mai visto un suo lavoro fino ad ora, quindi sono stato ancora più stupito quando l'ho vista in questo film. Ruba l’attenzione… Humbert è bravo ovviamente, ma … lei. Non lo so, lei brilla. Non riuscivo a strapparle gli occhi di dosso. E’ stata incredibile e il film è una meraviglia. Sono davvero orgoglioso di loro e meritano tutti gli elogi che stanno ottenendo".
Leggermente senza fiato, andò via prima che potesse vederla lì in piedi e decise di chiedere ad August di chiamarlo lui o di scrivergli via SMS la posizione del club, sostenendo che non era riuscita a trovarlo là fuori, anche se lo aveva cercato. Bugiarda, bugiarda!
Lei davvero non se l’aspettava.
Andò con Ruby, David e Mary Margaret mentre il resto della cricca si era organizzata sistemandosi nelle varie auto, non furono i primi ad arrivare - Anton e Abigail erano già lì, con i drink in mano e pronti ad unirsi al resto del cast e della troupe, insieme con gli amici che erano stati abbastanza fortunati da essere invitati ad accodarsi.
Ahimè, il secondo margarita in mano.
Il resto del gruppo era finalmente arrivato, anche Aurora ce l’aveva fatta, stringendo la mano di Filippo nella sua e sorridendo follemente a Emma, ​​ringraziandola profusamente per averle permesso di unirsi a loro quella sera. Emma non poteva fare a meno di sorriderle, era davvero bella nel suo abito lilla mentre strillava con Ruby ed Ella, facendo tintinnare i loro bicchieri insieme. Si, stava per essere una grande notte nel complesso - ballavano, ridevano e scattavano le foto più stupide. La migliore era quella di Jones - aveva ancora il libro che stava stringendo quando lei lo aveva spiato - woah, spiato? Sì, va bene, lo aveva spiato - e alla presa in giro senza sosta dai suoi amici, aveva ceduto e farsi fotografare con esso e tweettarlo alle masse così "vedranno quanto strambo sei veramente. Portare un libro a una festa!" come Jefferson aveva sostenuto.
Fu solo più tardi, quando prese il libro dalla sua mano che il respiro le si fermò, alla copertina familiare e alle pagine consumate "Questo è il libro di Henry!"
Si accarezzò il mento con uno sguardo inquieto sul volto "Sì, l’ha portato per me oggi. Ha detto che mi avrebbe aiutato con un'idea per l'album".
Lei aggrottò la fronte, ancora più confusa. Non era un libro di fiabe? Cosa avrebbe dovuto farsene Jones? Lui riprese il libro da lei e lo tenne al suo fianco in modo iperprotettivo, si sentiva come se stesse esaminando il suo drink - che cazzo stava succedendo? Era questa la vita reale? Proprio mentre stava per chiedere al barista con cosa diavolo avesse mischiato il suo margarita, magari con qualcosa che provocasse allucinazioni o qualcosa del genere, Ruby le afferrò il polso, trascinandola e gridando a tutti loro di seguirla in uno dei gli angoli del club, dove erano stati organizzati un paio di pouf e divani in pelle moderni, con un elegante tavolino basso posto al centro, dove la maggior parte di loro lasciò gli occhiali quando si andarono a sedere. Si sedette accanto a Ruby all'estrema sinistra del divano mentre lei era rannicchiata al fianco di Victor - ugh, se avessero iniziato a farsi piedino probabilmente li avrebbe cacciati - e Jones si sedette sul pouf proprio di fronte a lei dall'altra parte, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere il suo sorriso mentre lo faceva.
Sarebbe valso il doppio ugh se avesse provato a farle piedino.
"Oh! Facciamo un gioco!" la bruna improvvisamente esclamò. Guardò verso di lei indifferente. "Ruby, sai che non siamo più adolescenti vero?"
"Parla per te? – Con chi pensi che stai parlando?” Filippo la corresse, ridendo di gusto e indicando i compagni che avevano sollevato i loro bicchieri in riconoscimento.
Graham ridacchiò e chiese a Ruby "Che gioco comunque?"
"No 'Non ho mai' per favore, ti prego" Emma gemette dinoccolata sul divano. Jones sbuffò "Molto avventurosa, Swan, sei pregata di dirci quale gioco vorresti fare".
"Voi due avete il rapporto più strano che abbia mai visto"  commentò Graham, confuso mentre prendeva un sorso dal suo mojito.
Fortunatamente per loro, Ruby saltò sul suo posto in quel momento "Okay, no. Ce l’ho! Conoscete il gioco dei nomi?"
"... Vuoi dire le canzoni?"
"No. E' come – io dico il nome di qualche celebrità o di un personaggio famoso, storico ecc- nome e cognome, ovviamente - e la persona accanto a me ne dice un altro, ma questa volta il nome deve iniziare con la lettera del cognome che ho detto. Ad esempio, se dico 'Hilary Clinton', ora Emma dovrebbe dire qualcuno il cui nome inizia con C, come, non so 'Claire Danes' ".
Tutti si guardarono l'un l'altro, considerando le regole che la bruna aveva dichiarato "Non sembra così difficile. E quando si beve?" chiese Jefferson.
"Non si può smettere di bere dal momento in cui il tuo turno inizia finché non finisce tutto il giro. E lasciate che ve lo dica - non è così facile. Ti puoi bloccare facilmente in queste cose" Lei si tirò i capelli dal viso con impazienza prima di aggiungere "Oh, e nel caso sia il nome che cognome inizino con la stessa lettera, allora cambiamo direzione: se stavamo andando a destra, poi si va a sinistra, quindi se fosse il turno di Emma e lei dice uno, sarebbe di nuovo il turno di Killian".
Emma girò la testa verso Jones, fregandosi le mani maliziosamente"Oh, mi piace come suona questo".
Lui la guardò consapevolmente, scuotendo la testa verso di lei "Andrai davvero in basso, Swan"
Si mise la mano sul mento, beffarda in posa come se stesse facendo un pensiero molto profondo "Penso di ricordare che già me l’hai detto una volta ... oh giusto, al Galà, ricordi? Eppure eccoci qui".
"Suona come il destino" commentò con un sorriso abbagliante.
Diamo inizio ai giochi e a tutte quelle stronzate.
Emma non rideva così tanto da anni. Ci furono momenti assurdi durante il gioco, soprattutto quando Mary Margaret scoppiò sotto pressione e urlò "Winnie the Pooh" – e anche Jefferson, di fronte allo stesso dilemma, era andato con "Windows Media" e i suoi compagni lo derisero, August cadde quasi dalla sedia in un attacco isterico. Jones dichiarò che avrebbero dovuto aggiungere una canzone bonus nel loro prossimo album intitolata allo stesso modo, in onore di quel momento epico.
Emma fu particolarmente lieta di confermare che Ruby da brilla si comportava allo stesso modo di quando l’aveva incontrata la prima volta: si fidava di lei implicitamente, quando la Ruby sobria sapeva che non l’avrebbe fatto. Era una piccola merda quando poteva. Così, quando arrivò il turno della bruna e lei non avrebbe potuto smettere di bere - ovviamente non le potevano venire in mente tutti i nomi che iniziavano con la D - "Diana del Galles" Emma le sussurrò in un orecchio. Gli occhi della sua amica brillarono in segno di gratitudine e urlò la risposta,con le braccia aperte allegramente. Quando tutti loro posero il veto, chiedendole il suo vero cognome, rimase seduta lì, congelata, cercò di correggersi, il dubbio attanagliava le sue parole "Diana ... Di?"
Quello era stato troppo per lei, davvero, stava quasi piangendo dal ridere.
Lei avrebbe dovuto sapere che Ruby avrebbe superato se stessa e così gridò all'improvviso: "Aspetta, no! Draco Malfoy!"
Questo portò solo ad una grande discussione in cui votarono a favore o contro il fatto che i personaggi di Harry Potter potessero essere accettati nel gioco - che terminò in un legame piuttosto sorprendente tra Mary Margaret e Jones, orgoglioso fanatico di Potter, come aveva dimostrato in quell'intervista nello show di George.
Questa notte non sarebbe potuta essere più surreale, anche se ci avessero provato.
Lei e Jones avevano cercato di superare in astuzia gli altri al punto che iniziarono a far sparire i loro drink in pochi minuti. Quando l'intero gruppo si stancò del gioco e tutti dichiararono che erano due stupidi - la loro natura fiera e competitiva ebbe la meglio su di loro, lei sospettò, si girò verso di lui inclinando il mento in sfida "Ascolta Jones. Non è finita".
"Certo che non lo è, tesoro? Ti avrei battuto in ogni caso. Non hai sentito, Swan? Io sono il bevitore qui" disse allargando le braccia di fronte a lui, con un sorriso compiaciuto stampato sul suo volto.
Non sapeva se voleva prenderlo a schiaffi o baciarlo, a quel punto, ad essere onesti.
Woah.Che.Cosa.Era.Successo? Emma, basta con l'alcol, chiaramente non stai pensando in modo giusto.
Non aiutò il fatto che l'ultima volta che erano stati in un club, la sua bocca sapeva di liquore mentre si baciavano e ballavano, con i corpi premuti insieme, i respiri mischiati tra di loro ...
Lei scosse la testa, cercando di schiarirsi le idee. Lo fissò con arroganza socchiudendo gli occhi "Ah non mi hai ancora visto, amico. Guarda: rimediamo subito, proprio qui, proprio adesso".
"Come?"
"Nuovo drink, entrambi allo stesso tempo. Un sorso. Il primo che lo finisce, vince".
Fischiò rumorosamente: "Noioso".
Si era aspettata che avrebbe accettato proprio lì. Huh. "I giochi alcolici per due persone fanno schifo" gli ricordò. Killian lasciò il suo bicchiere sul tavolo di fronte a loro scuotendo la testa "Non stavo parlando di questo: Volevo dire, ci deve essere qualcosa su cui puntare. Propongo una scommessa".
Lei piegò la testa di lato. Aveva certamente suscitato la sua curiosità "Cosa vuoi scommettere?"
Graham che era seduto al lato opposto di Jones, improvvisamente intervenne, sembrava eccitato "Oh, ho un'idea!"
"Perché stai ascoltando?" mise in discussione tutta agitata. Lui la zittì con la mano, volgendo gli occhi luccicanti al suo amico "Zitta, Swan - se vince lei dovrai scrivere una canzone per il suo prossimo film. Se vinci tu, lei sarà la protagonista nel vostro prossimo video".
Quelli in piedi intorno a loro che avevano ascoltato emisero un impressionato e superdrammatico, nonché a suo giudizio entusiasta 'ooohh'. Jones la guardò di nuovo, con gli occhi che ammiccavano sotto le ciglia scure "Mi piace molto come suona tutto questo. Cosa ne pensi, Swan?"
Emma si morse il labbro inferiore, considerando le sue opzioni. Se avesse accettato, avrebbe rischiato di dover recitare nel suo video - cosa che non sarebbe stata poi così male, se l'esperienza di Graham valeva qualcosa - solo, sai, dover lavorare con lui. Se invece avesse dovuto scrivere una canzone per il suo prossimo film probabilmente avrebbe pianto in una crisi isterica. Avrebbe dovuto recitare in qualche sciocca commedia romantica solo per fargli scrivere qualcosa di ridicolmente sdolcinato, anche se sospettava che avrebbe trovato un modo per venirne fuori. Come faceva sempre.
Improvvisamente le venne in mente quel simpaticone dell’intervista dell'altro giorno, quando le aveva chiesto se c'era la minima possibilità per lei e Jones di lavorare insieme. Aveva voglia di cercarlo tra la folla e accusarlo di aver orchestrato tutto questo in qualche modo.
La sua voce parlò proprio al suo orecchio dalle sue spalle "So che non farai marcia indietro ora. Il tuo orgoglio si sta mostrando di nuovo".
Afferrò arrabbiata il bicchiere che le stava offrendo "Dammi quel maledetto drink" Lui ridacchiò guardandola da sotto le ciglia e si preparò, il vetro sulle labbra, pazientemente in attesa del segnale di Graham che si trovava di fronte a loro, esaminando entrambi con attenzione e alzò la mano.
"Uno, due, tre!"
Emma capovolse il bicchiere, ingoiando più veloce che poteva e in pochi secondi poté quasi sentire il gusto dolce della vittoria - a parte per il liquore - quando fu sul punto di vedere il fondo del bicchiere che si stava svuotando a velocità sorprendente sentì scoppiare grida e applausi intorno a lei.
Oh. Diavolo. No.
"E signore e signori, Killian Jones vince!" esclamò Graham alzando il braccio del suo amico in aria vittoriosamente. Sbatté il bicchiere ormai vuoto sul tavolo con un forte rumore, desiderosa di sbattere il piede a terra o sbuffare, ma lei sapeva che l’avrebbe solo trovata più divertente, così rimase seduta immobile con un'espressione annoiata sul viso, cercando di non mostrare quanto fosse infastidita.
"Mi dispiace, principessa" gridò seduto accanto a lei. Lei trasalì e gli ringhiò "Ti ho detto di non chiamarmi così"
"Ehi, per quel che vale, sei andata abbastanza bene, ma non c'era modo di potermi battere".
"Sì, sì, hai vinto il premio ubriaco dell'anno. Fantastico" rispose lei, non proprio entusiasta alla prospettiva di lui che avrebbe riso di lei per il resto della notte. Lo vide guardare intorno a sé, apparentemente alla ricerca frenetica di qualcosa "Che cosa stai cercando?"
"Oh, non lascerò cadere la scommessa, voglio che firmi così non ti puoi tirare indietro. Chi ha qualcosa su cui scrivere?" Gridò al resto della band. Filippo fece segno dietro di lui verso il bar "Uhm ... un tovagliolo?"
Si alzò, prese un paio di tovaglioli che avevano accatastato e tornò indietro "Bene facciamolo. Qualche penna?" Emma scosse la testa,  era il difetto delle clutch alla moda: non aver spazio per nulla. Ruby cercò nella borsa e tirò fuori il suo kit per il trucco "Ho l’eyeliner ..." Prima che potesse finire, Jones glielo strappò dalle mani e cominciò a scrivere sul tovagliolo mentre tutti spiavano curiosamente sulla sua spalla. Quando ebbe finito, le passò la penna improvvisata "Ecco. Firma".
Lesse ciò che aveva scritto e lo derise infastidita "Questa è la cosa più surreale che io abbia mai firmato in vita mia".
"Sei sicura?" le chiese con voce tagliente. Lei deglutì a fatica, ricordi del loro contratto apparvero nella sua mente.
Il ridicolo di tutta quella situazione la colpì tutto ad un tratto e una risatina le sfuggì dalle labbra.
"Credo di no" ammise tenendo l’eyeliner in mano e pose con cura la firma sul grezzo ed economico materiale del tovagliolo. Alzò lo sguardo per trovare i suoi occhi incredibilmente azzurri incollati ai suoi, non li strappo da lei e un sorriso sincero tirò gli angoli delle labbra.
"Benvenuta a bordo, Lost Girl".


********************************************

L'intervista sul red carpet *_* e vogliamo parlare di Killian che le stringe la mano e che è geloso di Graham?(come dargli torto...se non fosse stato fatto fuori nella prima serie, con qualche probabilità avrei vissuto un dissidio interiore più di Emma su chi scegliere tra i due, anche se Hook è Hook e su questo non di discute...ok torno alla storia)
E la scommessa?? Dai Emma, davvero eri convinta di poterlo battere?? Adesso le toccherà girare il video :P :P
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto 
A prestissimo 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Corri Ragazzo Corri ***


Cap 20 – Corri Ragazzo Corri

 
"Oh, mi piace questo ma - Do minore?"
"Già. Perché no?"
"Non lo so. Se sei sicuro".
"Non dirmi 'se sei sicuro' . Vengo da te con queste cose perché voglio la tua opinione, sei un idiota".
Killian si grattò la nuca, aspettando con impazienza che il suo amico dicesse finalmente ciò che realmente pensava. Gli piaceva molto lavorare con August, ma la sua strana psicologia inversa che amava usare così tanto, cominciava a dargli sui nervi. Perché non poteva solo essere d'accordo o buttargli la maledetta carta in faccia? Non era così difficile. No, sarebbe andato a dire a tutti "oh, questa è una grande idea. Ma cosa ne pensi davvero?" E poi sarebbe stato Killian a lanciare nuove idee fino a che non avrebbe  modificato il tutto o aggiunto interi pezzi di melodia e testi a quello che già aveva.
Per essere onesti, di solito aveva lavorato per loro, ma accidenti se non si sentiva frustrato per lui.
August inarcò un sopracciglio divertito dal suo tono irritato "Woah, qualcuno è tagliente". Killian scosse la testa leggermente e con una mano si spostò con impazienza una ciocca di capelli neri dalla fronte "Non lo sono, voglio solo sentire quello che pensi veramente".
Il tastierista meditò per un po' strofinandosi in silenzio le dita sul mento nella riflessione fino a che non cedette "E' solo …ho pensato che non sarebbe stato così conflittuale il Minor tende a dare questa atmosfera triste?".
Ah. Così era questo che lo preoccupava?
"Beh, la storia prende una svolta piuttosto interessante, quindi non direi che è tutto arcobaleni e farfalle, eh?"
Effettivamente era così. A quanto pare la storia di Cappuccetto Rosso non aveva necessariamente bisogno di avere un lieto fine. Soprattutto se finiva con lei che mangiava il suo fidanzato, non sapendo di essere il lupo.
Lui non se l’aspettava se doveva essere onesto.
August inclinò la testa nella sua direzione concedendo "... Hai ragione."
"Come sempre" sorrise soddisfatto. August ridacchiò sottovoce volgendo gli occhi al cielo e poi su di lui "E questo è il motivo per cui non mi aspetto che tu venga da me per un aiuto".
Killian rise forte accarezzandogli il braccio affettuosamente mentre raccoglieva il resto dei fogli e gli appunti con la mano libera, sapendo che avrebbe dovuto lavorarci nella prossima settimana e scrivere ogni volta che poteva, oltre a fare qualche ricerca in caso ne avesse avuto bisogno "Oh, lo sai ho bisogno della tua esperienza".
Stavano per recuperare alcuni dei testi che avevano rivisto in precedenza quando la porta si aprì e il padre di August, Marco, entrò togliendosi il berretto e lasciò un paio di borse che stava portando con se, sul tavolo dove stavano lavorando. Sorrise loro, i suoi occhi si incresparono e le rughe intorno agli occhi si ampliarono "Ehi ragazzi. Come sta andando?"
"Ehy papà”disse August alzandosi per aiutarlo a sistemare qualunque cosa avesse portato, dall’odore dovevano essere delle delizie. Dang, quest'uomo sapeva come sceglierle. Non c'era da stupirsi che Killian andasse a casa sua quando poteva,  ogni volta che lasciava che Marco gli desse da mangiare, finiva per gustare così tante bontà che aveva paura che tutto il sangue sarebbe corso allo stomaco e non sarebbe sopravvissuto alla tavola. Si alzò e gli batté una mano sulla spalla calorosamente "Ciao Marco".
Continuava a riporre spezie, pacchetti di carne e verdure al loro posto mentre guardava da sopra la spalla al caos di carte che ingombravano la tavola e un’espressione incuriosita apparve sul suo viso "Su cosa state lavorando?"
"Alcune idee e versi per le canzoni, sai, per il prossimo album" August commentò distrattamente. Marco raggiante si rivolse a loro dimenticandosi per un attimo le uova nelle sue mani e girandosi verso Killian "Mi sembra promettente. Non vedo l'ora di sentire ciò che state preparando qui".
"Si sei sempre il primo a sapere le novità, papà, smetti di piagnucolare".
Marco chiuse la porta del frigo dopo aver messo le uova al loro posto, guardando verso di lui con un lampo negli occhi. "Sono orgoglioso di te, figliolo".
Killian si mosse a disagio sulla sedia. Era in momenti come questi che sentiva la sua arguzia e la facciata carismatica venire meno, in particolare quando ciò a cui stava assistendo era qualcosa di così dolorosamente familiare che per lui era pura sofferenza. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire quelle parole dette da suo padre. Tutti i suoi compagni si lamentavano di come Marco, accidenti, anche Gold, tutti li consideravano come loro 'figli', ma lui lo sapeva bene. Non sarebbe mai stata la stessa cosa. Non era cresciuto con Marco, non aveva imparato da lui i diritti e i torti del mondo, come diventare un uomo, come conquistare una donna, come alleviare un cuore spezzato, come affrontare i propri errori e provare ad imparare da loro.
Aveva dovuto imparare che il mondo era duro. Da solo.
Fuggendo lontano dai suoi pensieri, si appoggiò sulla sedia e lanciò al suo compagno uno sguardo riconoscente, cercando di non sorridere "Come non potresti, voglio dire, lui è sconvolgente. Dovresti vedere le signore come sospirano per lui".
Il volto di Marco si aprì in un sorriso d'intesa "Oh, scommetto che lo fanno, è mio figlio dopo tutto" Poi si rivolse a lui, inarcò un sopracciglio verso l'alto "Ma tu non ti puoi lamentare, eh Killian?"
"Nessuno è così orgoglioso di me, Marco, e tu lo sai. Non sono io il bravo ragazzo qui intorno".
Marco poggiò una mano sul tavolo accanto a lui, l'altra puntata verso di lui "Oh, lo so che puoi essere un cattivo ragazzo, ma vedi? Ora hai la testa impegnata e ti vedo piuttosto felice con quella bella signorina bionda ... qual’è il suo nome, aspetta ..." pensò ad alta voce per un momento alle prese con i suoi pensieri "Emma Swan?"
"Papà, come hai fatto a scoprirlo?" Chiese August stupito. Huh. Killian aveva pensato che fosse stato lui ad aver informato il suo vecchio sugli ultimi sviluppi della sua vita sentimentale.
O meglio la sua falsa vita sentimentale.
Marco alzò le mani in segno di resa, gli occhi spalancati per la sorpresa "Ehi, ho visto la foto l'altro giorno sul mio iPad quando stavo leggendo la notizia. Ero curioso. Voi due sembravate davvero carini insieme. E lei è davvero bella" aggiunse con gli occhi scintillanti mentre studiava Killian. Lui annuì lentamente, tracciando con il dito le linee sul legno lucido del tavolo, anni di lavoro di Marco, quando ancora lavorava come falegname "Lo è davvero".
"In effetti, aspetta. Ora ricordo perché l’ho trovato così divertente. Aspetta…" si alzò improvvisamente e si diresse a lunghi passi fuori dalla stanza, lasciando un Killian piuttosto sorpreso e August nella sua scia. Entrambi si fissarono curiosamente, fino a quando August girò gli occhi verso di lui in conflitto, con un tono di scusa chiaro nella sua voce "Giuro che non gliel’ho detto. Non riesco ancora a credere che lui sappia come usare un iPad ad essere onesti".
Killian sorrise. Sì, era piuttosto sorprendente come un uomo che normalmente lavorava con martelli, seghe, carta vetrata e circondato da segatura, sarebbe stato così affascinato da tali tecnologie "Lo so, non ti preoccupare. Il fatto che tuo padre pensi che sono impegnato in una relazione non mi preoccupa troppo".
"E che giostra di relazione. Sono già passati un paio di mesi da quando abbiamo firmato quel contratto. Chi avrebbe mai pensato che tu ed Emma sareste diventati 'amici' " commentò distrattamente.
Era già passato così tanto tempo? Huh. Pensò che fosse una sorpresa che lui e Swan fossero effettivamente riusciti ad arrivare dove erano ora, forse non completamente a proprio agio l’uno con l'altra, forse con i loro alti e bassi che li avrebbero sempre inseguiti e anche fatti litigare ad un certo punto, i loro temperamenti spesso avevano la meglio su di loro. Ma gli piaceva pensare che avevano superato la meschinità e le acrobazie ridicole. Gli piaceva considerarla un’amica.
Un’amica davvero attraente che poteva baciare in pubblico ogni volta che volesse.
"Chi può resistere al mio fascino e agli sguardi diabolici, amico mio?" disse alla fine. Vide con la coda dell'occhio come August scosse la testa verso di lui, aggiungendo con un sorriso "e questo è il Killian Jones che tutti conosciamo e odiamo".
"Che tu odi amare, credo volessi dire" sottolineò con un sorrisetto. Come sempre. Prima che August gli potesse gettare qualcosa in faccia per la sua stupidità senza limiti, Marco tornò con l’iPad in mano e gli occhiali appoggiati sul naso, le sopracciglia aggrottate mentre batté sullo schermo intensamente "Ecco! Trovato" Si fermò davanti a lui, la sua voce suonava allegra mentre leggeva "La sezione commenti, quello su cui tutti concordano è che a quanto pare 'lui è la sua aragosta'".
La sua ... che cosa?
"Cosa vorresti dire?" Chiese indignato mentre gli strappò l'iPad dalle mani e lesse da solo. Che cazzo aveva a che fare un’aragosta con lui e Swan? Forse perché lei si chiamava Swan? Perché un'aragosta? Questo andava oltre il ridicolo. Marco continuava a ridere accanto a lui bonariamente "Non ne ho idea, ma ho riso per un'ora intera dopo che l’ho letto. Killian Lobster(Aragosta)" annunciò agitando la mano affettuosamente davanti a lui.
Lui gemette forte, lasciando cadere la testa sul braccio appoggiato sul tavolo "È così difficile da collegare alla favola che sto scrivendo? Ora mi stanno confondendo con la maledetta aragosta de La Sirenetta?"
"Quello è un granchio, non un'aragosta, idiota" August obiettò dietro di lui. Lasciò che i suoi occhi cadessero stancamente "Quello che vuoi. Non voglio nemmeno sapere".
"Davvero non riesci a prendere uno scherzo. O un complimento, in questo caso".
Un piccolo sorriso gli tirò in su un angolo delle labbra, ricordando di quando aveva detto a Swan quanto fosse attraente nel suo abito alla prima e come lei l’avesse quasi aggredito dopo averlo fatto "Dovresti vedere Emma, ​​poi. Ha davvero bisogno di imparare a prendere un complimento". Improvvisamente alzò la testa e guardò l'orologio. Uh-oh. Era in ritardo. Si alzò in fretta prendendo la giacca dalla sedia e scrollando le spalle, poi raccolse le carte che ingombravano il tavolo in disordine "Comunque, devo andare".
"Dove?" il suo compagno gli chiese incuriosito.
Gli rivolse un sorriso "Non ti piacerebbe sapere?" Alla faccia accigliata di August decise di desistere. Dio, il suo amico aveva bisogno di una pausa. Oppure di fare sesso. O di un drink "Solo da Emma, devo restituire qualcosa".
"Oh, okay. Dì ciao a tutti e due" rispose lui salutandolo con la mano quando Killian stava per andarsene. Annuì ad August e abbracciò Marco. "Lo farò. A presto, Marco."
"Ciao, figliolo. Fai attenzione e la prossima volta porta la tua amica con te, mi piacerebbe incontrarla!"
Grande. Certo, lascia solo che convinca la mia finta-fidanzata a fare il giro e venire a visitare tutte le persone a cui tengo nella mia vita.
Anche con gli occhiali, dovette socchiudere gli occhi alla luce del sole che filtrava attraverso il vetro, mentre guidava la sua mente era intenzionata a ricordare il modo in cui aveva fatto settimane prima per andare a prendere Swan per il loro primo appuntamento ufficiale. Aveva promesso ad Henry che gli avrebbe dato il libro quella settimana, dato che voleva portarlo a scuola per qualche lezione nella quale a quanto pare parlavano dei loro classici preferiti o storie, ma dopo che avrebbe finito, lo aveva rassicurato che avrebbe potuto riaverlo indietro finché ne avesse avuto bisogno e il tono insistente che il ragazzo aveva usato l’aveva fatto sorridere . Non riusciva a smettere di essere raggiante da quando si erano incontrati e avevano discusso le possibilità che i personaggi delle fiabe potessero essere mischiati con storie di vita reale e Henry era pronto ad aggiungere input e idee originali che Killian sorprendentemente si trovò a scrivere nel suo taccuino usurato dove aveva già scribacchiato i primi testi.
Il ragazzo viveva praticamente per le fiabe, ad essere onesti.
Imprecò quando perse quasi la sua uscita e girando con cura la curva, volse al conducente alla sua destra un sorriso di scusa e un'alzata di spalle - grazie a Dio era una giovane ragazza che arrossì, non era sicuro che sarebbe stato così fortunato se fosse stato qualche uomo che avrebbe finito sicuramente  per maledirlo.  Si stava finalmente avvicinando alla casa di Swan. Si trattava di un bel quartiere, non troppo appariscente o elegante, aveva un’atmosfera familiare, accogliente, un recinto con lo steccato bianco e un giardino luminoso con uno stile swing.
Non sembrava un brutto posto per stabilirsi.
Osservando la casa davanti a lui, parcheggiò prudentemente vicino al marciapiede, prese il portafogli, il cellulare, il libro di Henry e poi chiuse la macchina. Salì su per le scale che conducevano alla porta d'ingresso e respirò, si asciugò la fronte della linea sottile di sudore – le giornate stavano diventando più calde, la promessa dell'estate che si avvicinava lentamente inghiottiva l'aria intorno a lui con i suoi colori vivaci e i profumi impossibili da ignorare. Aspirò profondamente, lasciando che si calmasse,  perché era nervoso, di nuovo? Oh, giusto, la stupida possibilità di essere a casa sua gli aveva messo un po’ in agitazione, perché no, doveva andare avanti e finalmente bussò, speranzoso, in attesa che uno di loro lo avrebbe fatto entrare. Sentì la voce di Swan prima ancora di aprire la porta, non lo guardò nemmeno, mentre stava ancora urlando sopra la sua spalla verso quella che sospettava fosse la stanza di Henry "Henry, sto venendo lì ora e sarà meglio che tu abbia riordinato quando …  Jones cosa ci fai qui?" disse quando si rese conto tardivamente che lui era lì, con gli occhi spalancati e sorpresi.
Come amava sorprenderla.
"Oh, quanto mi sono mancate quelle gambe, Swan. Non perdere tempo a coprirle di nuovo, non per me" commentò con gli occhi fissi sulle sue forme. Davvero, era passato troppo tempo da quando le aveva viste. Non toglierti mai quei minuscoli pantaloncini Swan. Per favore.
Lei arrossì all'istante e notò che afferrò con la mano la porta in tensione mentre stringeva gli occhi su di lui "Cosa vuoi?"
Huh. Quindi non lo stava aspettando? "Henry non te l’ha detto? Mi ha chiesto di riportargli il suo libro, ha detto che ne aveva bisogno per la lezione di domani".
Fece una smorfia "Davvero? Credo che se ne sia dimenticato" commentò, quasi scoprendo i denti contro di lui. Woah, perché era arrabbiata? Non era colpa sua se suo figlio non le aveva detto che stava arrivando. Stava solo eseguendo gli ordini. I suoi ordini, in realtà, dato che gli aveva chiesto di cercare di andare d’accordo con lui, in primo luogo.
Anche se non aveva pensato che sarebbe stato così facile farlo. Aveva scoperto che Henry era molto dolce, un giovane ragazzo molto divertente e lui sinceramente apprezzava passare del tempo con lui.
"Stai parlando come se avesse una sorta di vita segreta. Scommetto che non troverebbe affatto strano se il fidanzato di sua madre venisse qui di volta in volta" le disse con un sorriso, sottolineando il suo titolo e agitando il suo sopracciglio giocosamente. Lei non lo trovò così divertente o almeno così sembrava, mentre lasciò cadere stancamente la testa contro la porta con una mano andò a strofinare la sua tempia "Proprio quello di cui avevo bisogno, avere te intorno a tormentarmi ancora di più".
"So che sei contenta, ma non vuoi ammetterlo. Sei così testarda. Cattiva".
La voce di Henry arrivò da dentro e li interruppe "Chi è mamma?" Bloccò lo sguardo con il suo, si rosicchiò il labbro inferiore e rispose "è ... Killian. Ha qualcosa per te".
Poteva quasi sentire l'eccitazione del ragazzo dalla sua camera "Digli che arrivo subito!" Swan sospirò stancamente, aprendo di più la porta, le spalle curve come se ci fosse qualsiasi altra cosa al mondo che avrebbe fatto piuttosto che lasciarlo entrare in casa sua "Immagino che dovresti entrare".
Strisciò goffamente le scarpe e finalmente entrò dopo di lei e chiuse la porta alle spalle, studiando tutto intorno a lui con una curiosa espressione. Era tutto così ... Swan. Le foto appese al muro, le fotografie sugli scaffali, la borsa appesa al gancio accanto alla porta e i copioni che sapeva che lei aveva trascurato di leggere, sbucavano fuori da una cartella sul tavolo del salotto. I muri color crema, i comodi divani disposti intorno al tavolo basso. Anche il piccante, morbido odore che aleggiava nell'aria sembrava familiare, pensò dentro di sé mentre inspirava profondamente.
Da quando diavolo sapeva quale fosse il suo odore?
Proprio mentre passava vicino a lei, abbassò la testa e mormorò piano contro il suo orecchio "Non sto cercando di rovinare il tuo umore o altro, Blondie, ma credo che sia il momento di smettere di guardarmi come se volessi uccidermi. Sai, solo per far si che tuo figlio non si faccia un’idea sbagliata".
Sollevò il mento in sfida, si staccò da lui e si diresse verso quella che lui immaginò fosse la cucina, con uno sguardo di avvertimento nei suoi occhi "Ci proverò. Solo – Niente baci, vero?"
"Come se non ti piacessero".
"Stai zitto".
Continuò a parlare assaporando il fatto che non gli aveva ancora dato un pugno sul braccio o tentato di fargli del male in alcun modo alla sua insistenza. Eppure "Sto solo dicendo che per rimanere fedele al personaggio dovrebbero scappare uno o due baci, giusto per essere sicuri ... andiamo Swan, sei un'attrice!".
Prima che potesse protestare, però, Henry arrivò di corsa con gli occhi lucidi per l'eccitazione e un sorriso che quasi poteva rompere il suo volto "Ehi Killian!"
Scompigliò i capelli del ragazzo con affetto "Che c'è, Henry?"
Si strinse nelle spalle con noncuranza "Niente, qualcuno era in una frenesia di pulizia e ho dovuto riordinare tutto nella mia stanza" accusò e riprese la madre con uno sguardo fulminante. O almeno quello che lui considerava come tale, pensò Killian.
Bambini. Avrebbe dovuto avere una guida "101 modi per Imparare a minacciare i tuoi genitori " o non avrebbe avuto nessuna possibilità di vincere contro Swan. Al suo commento, alzò il sopracciglio con fare di sfida "Abbiamo deciso di chiamarla una stanza quando ricordava qualcosa di simile e quando eri in grado di trovare qualcosa senza il mio aiuto. Quindi no, non era una camera era un porcile, signore".
Killian testimoniò al faccia a faccia tra madre e figlio confuso. Notò quanto fossero simili entrambi, le mani sui fianchi e gli occhi accesi sia per divertimento che per sfida. Non volendo vedere qualche litigio tra i due, si voltò verso Henry "Tua madre ha ragione, però".
"Ho ragione?" Swan sembrava assolutamente incredula. La sua espressione era impagabile.
Le rivolse un sorriso sghembo. Questo non era nulla "Io posso essere ... un po' troppo ordinato".
I suoi occhi incontrarono quelli di lui con curiosità "Huh. Chi l’avrebbe mai pensato".
Si schiarì la gola e liberando gli occhi da quelli di lei, finalmente porse il libro delle fiabe nella sua mano verso Henry, facendogli cenno di prenderlo e rivolgendogli un sorriso di gratitudine "Ecco il tuo libro. Ti ringrazio tanto, è stato davvero utile".
"Non è fantastico? Lo puoi utilizzare quando vuoi!" Il ragazzo lo prese e lo strinse con forza contro il suo petto. Killian annuì, ridendo a dispetto di se stesso. Gli piaceva molto questo ragazzo "Certo, te lo chiederò se ne avrò bisogno. August era davvero interessato".
"L’hai mostrato anche ad August?" Swan intervenne, la confusione colorò la sua espressione.
"Sì, ero a casa di suo padre oggi. A volte lavoriamo lì quando siamo noi due soli, tanto per cambiare lo scenario. Troppo studio ultimamente" ammise pensando a come tutto sarebbe andato bene, ma aveva pregato August di scegliere qualunque posto, ma non lo studio quel giorno. Per quanto si sentisse a casa, aveva davvero bisogno di un cambiamento.
Si spostò una ciocca di capelli dal viso distrattamente "Vedo. Vive con suo padre?"
"No, ma va spesso a fargli visita. Sono molto legati. Ed è un vero maestro della cucina. Italiano" aggiunse con un tono compiaciuto nella sua voce.
"Oh aspetta! August è italiano?" chiese aggrottando la fronte. Swan era confusa. Doveva ammettere che si divertiva a non finire.
Scosse la testa "No, Marco lo ha adottato quando era un ragazzino".
Lei lo schernì sotto il suo respiro "Fortunato lui. Cresciuto con spaghetti e pizza da quando era un bambino". Poté immaginare che non era solo per la possibilità che il loro amico fosse cresciuto con una tale dieta in tutta la sua infanzia, ma solo il semplice fatto che aveva avuto la possibilità di avere un genitore amorevole per la maggior parte del tempo strozzò un po’ la sua voce.
E lui silenziosamente si chiese se fosse uno dei pochi che effettivamente l’aveva sentito.
"Mamma, smetti di lamentarti, i tuoi spaghetti sono incredibili" commentò Henry accarezzandole la mano dopo essersi seduto su uno degli sgabelli intorno alla cucina. La piccola ruga tra le sopracciglia si ammorbidì e lei gli sorrise soddisfatta "Grazie, ragazzino".
"In effetti non dobbiamo mangiare la pasta oggi?".
Lei annuì. "Si". Vide come Henry saltò improvvisamente dallo sgabello con gli occhi accesi di entusiasmo "Devi provarli Killian. Resti qui per il pranzo, non è vero?"
Huh. Non se l’aspettava. Che cosa doveva dire? Per quanto gli sarebbe piaciuto restare, non era sicuro che Swan sarebbe stata troppo entusiasta all'idea e lui davvero non voleva farla sentire a disagio. La loro situazione era a dir poco complicata e non voleva rompere quel fragile equilibrio che erano in qualche modo riusciti a creare. "Uh ..."
Gli occhi di Emma persistenti su di lui mentre lo studiavano attentamente, finalmente diede una scrollata di spalle nella sua direzione "Certo. Hai altri programmi?"
I suoi occhi cercarono il suo sguardo verde, mentre un piccolo sorriso si faceva strada sulle labbra di lei "No. Sto solo per provare la cucina della mia ragazza, credo".
Senza preoccuparsi di rispondergli - come sempre - si avvicinò al bancone e schioccò le dita nella sua direzione "Okay, allora credo che sarai il mio piccolo aiutante".
Girò gli occhi confusi verso Henry atterrito "Il tuo cosa?" Non gli avrebbe dato il tempo di abituarsi, gli avrebbe impartito ordini da sopra la spalla e avrebbe lanciato oggetti dagli armadi "Henry, tu prepara la tavola e poi torna a finire di mettere in ordine la tua stanza, Killian, mi puoi aiutare in cucina".
Henry si precipitò nella sua stanza dopo avergli rivolto un occhiolino rassicurante nella sua direzione e lui le si avvicinò da dietro, esaminando tutto ciò che aveva preparato per loro. Con un'occhiata interrogativa gli chiese: "Credo che tu abbia familiarità con tutto questo?"
Tipico di Swan, dare per scontato che non sapesse nulla di cucina "Basta ordinare da asporto, Swan".
" E' Emma, ​​ricordi?"
"Le vecchie abitudini sono dure a morire".
Sentì il suo sospiro accanto a lui. "Lo so". Scuotendo la testa, continuò"Okay. Facciamo prima un’insalata e poi la pasta".
"Affascinante" commentò con leggerezza. Non riusciva a ricordare quando era stata l'ultima volta che aveva avuto due piatti per un pasto cucinato da lui. Gli mandò uno sguardo torvo "Non sono sicura che mi piaccia quel tono, signore".
Alzò le braccia innocentemente "Ero serio. Anche se mi piace gustare un ottimo pasto, sono troppo pigro per preparare qualcosa di così ... elaborato per me. Quindi o vado da Granny o in qualche altro locale a buon mercato. Oppure vado da Filippo, da August o ovunque".
Lei emise un risolino divertito "Eppure non guadagni una sterlina. Tirchio. E per l'amor di Dio è un'insalata, non è così difficile".
"Eppure io vedo mele, pollo, frutta secca, formaggi ..." replicò osservando il cibo di fronte a lui. Che diavolo voleva fare con tutte queste cose? La vide scuotere la testa esasperata poi aprì un cassetto al suo fianco e gli porse un coltello "Allora - fai quello che ti dico. Cominciamo sbucciando le mele".
Si misero a lavorare in un silenzio confortevole,  interrotto occasionalmente da lei che gli diede un colpetto sulla mano quando Killian provò ad assaggiare un pezzo di frutta che aveva sbucciato e dal grugnito con cui lui rispose in segno di protesta. Andò a prendere un'altra mela poi e si ritrovò a stringere la mano di Emma nella sua e la mela nella mano di entrambi. Un piccolo sorriso si mostrò sulle labbra di lei e incontrò i suoi occhi in uno sguardo di sfida.
"Stai tenendo la mia mano" dichiarò come se lui non potesse vederlo da se. Oh, io lo vedo, Swan. E lo sento anche. "Non è vero. Stavo prendendo la mela".
Un sorriso iniziò a diffondersi sulle sue labbra "Non è questo il momento in cui nei film, il ragazzo e la ragazza si scontrano nel supermercato, lui la aiuta con le sue cose ed entrambi vanno per lo stesso pezzo di frutta, improvvisamente i loro sguardi si incrociano e si innamorano l’uno dell'altra?"
"Per questo avremmo bisogno di qualcuno che suoni una canzone di Kenny G non troppo lontano da qui" rispose con un sorriso dei suoi "E poi…credevo che lo fossimo già?"
Lei si fece beffe di lui e borbottò qualcosa su come avrebbero fatto meglio a continuare a lavorare. Stabilirono un ritmo piacevole, lui seguì i suoi ordini e sistemò le verdure sbucciate e lavate in una ciotola mentre lei cucinava la pasta. Lo usò anche come assaggiatore per il sugo quando fu pronto - che era delizioso, anche se dichiarò drammaticamente che lui sapeva che stava cercando di avvelenarlo - e poi continuò andandole dietro per prendere stracci, cucchiai e tutto ciò di cui aveva bisogno e la sentì irrigidirsi quando lo fece "Non provarci nemmeno".
"Prova a fare cosa?" Chiese ignaro di qualunque cosa intendesse.
"A farmi il solletico. Userò questo coltello" disse minacciosa con l'acciaio scintillante in mano. Lui deglutì rumorosamente e disse a voce più alta sopra la spalla "Henry, tua madre ha appena minacciato di uccidermi. È normale?"
"Oh, quando si tratta di solletico, si" sentì la risposta del ragazzo tra le risate dal divano di fronte alla televisione, che avendo finito le sue faccende e aspettava che finissero di preparare il pranzo in modo da poter mangiare insieme.
Erano finalmente pronti a sistemare le diverse pietanze sulla tavola, servirli nei loro piatti e riempire i bicchieri. Proprio quando Swan stava per sedersi, andò dietro di lei e tirò fuori la sedia per lei, aspettò che si sedesse per poi spingerla e notò il suo sguardo agitato "Woah. Che cosa stupidamente galante da parte tua".
"Non so quante volte devo ripetertelo" commentò mentre prendeva il suo posto e assaggiò l’insalata, annusando con cautela l'aceto scuro che Swan aveva insistito per aggiungere.
Ha un buon odore.
Aveva un sapore fantastico.
"Sembra che tu sia uscito da qualche vecchio film in cui i ragazzi sono super gentili e raffinati" disse Henry divertito, prendendo senza pietà la pasta con la forchetta. Killian si strinse nelle spalle "Beh, i miei genitori hanno insistito tanto affinché fossi un ragazzo ben educato. Credo che abbia funzionato". Sentì gli occhi di Swan su di lui ed incontrò il suo sguardo, notando come il suo precedente sorriso si era lentamente spento alle sue parole. Oh, è vero, lei sapeva dei suoi genitori. Perché aveva cacciato l’argomento? Sorseggiò dal bicchiere per avere una scusa nel caso Henry - o lei – avessero mantenuto il discorso e poi guardò il suo piatto di spaghetti "Aww. Niente polpette? Ho davvero pensato che avremmo mangiato in stile Lilli e il Vagabondo".
Funzionò esattamente come aveva previsto. Un sorriso sollevato si sostituì alla sua espressione interrogativa e lei arricciò un po’ il naso "Vuoi davvero far rotolare una polpetta con il naso per me?"
Si trascinò più vicino nella sua direzione, sulla sua faccia apparve un sorriso giocoso "Vuoi dire che qualcuno non lo farebbe?" Lo indicò con la forchetta cercando di apparire minacciosa.
Davvero, questi Swans avevano così tanto da imparare "Stai zitto!".
Lui le fece un occhiolino "Come desideri".
 
 
"Ok, devo dire che era un piatto eccellente, tesoro" proclamò con una mano che accarezzava la pancia in segno di apprezzamento.
"Grazie".
Henry balzò in piedi e si precipitò verso il frigorifero "E adesso il dolce!! Torno subito!". Gli occhi di Swan divennero un po' preoccupati e Killian non poté fare a meno di ridere della sua espressione. Che cosa aveva fatto adesso? "Um ... Henry ... che ..."
"Oh no non l'hai fatto".
La vide chinare il capo per la vergogna e uno sguardo implorante apparve sul suo viso "Mi dispiace così tanto".
Il lamento di Henry arrivo fino al tavolo "Mamma!"
"Hey, possiamo mangiare la frutta, invece" cercò di scusarsi.
"Non puoi continuare a tenerti il gelato tutto per te!"
Killian rise di cuore a questo. Era davvero qualcosa di assurdo. Cosa c’era tra questa ragazza e il cioccolato? "Hai mangiato tutto il gelato?".
Volse uno sguardo accusatorio nella sua direzione, incrociando le braccia sul petto in modo protettivo "Ehi, avevo fame, stavo finendo il mio libro e avevo bisogno del conforto della cioccolata va bene?"
"Se era il conforto che cercavi, bastava solo chiedere" le sorrise ridendo di nuovo della sua espressione contrariata. Scuotendo la testa si alzò e si diresse verso suo figlio con uno sguardo colpevole sul viso "Henry, mi dispiace. Andremo a comprarne dell’altro domani".
Il povero ragazzo scosse la testa con la sua migliore espressione ‘Come devo fare con te’ stampata sul volto "Va bene - ma sentiti in colpa perché non ne possiamo offrire un po’ al nostro ospite!".
"Mi ci sento. Davvero" ammise annuendo seriamente nella sua direzione. Killian ridacchiò cupamente sotto il suo respiro mentre andò dietro di loro, portando i piatti vuoti e sporchi nel lavandino "Certo che ti senti il colpa".
"Zitto" ringhiò sottovoce. Henry intanto si voltò e cominciò ad armeggiare nei pensili "Cercherò qualcos'altro qui".
Vedendo l'espressione colpevole di Swan - sicuramente legata al fatto che non ci fosse più cioccolato in casa – finì di sparecchiare e si pulì le mani su uno degli stracci appesi accanto al lavandino "Sai cosa… usciamo. Ne compriamo un po' adesso e lo mangiamo". 
La testa di Henry girò nella sua direzione con gli occhi luccicanti in attesa ed un’espressione euforica, nel frattempo Swan si mordicchò il labbro inferiore preoccupata "Non è necessario".
Ugh. Voleva urlare per l’esasperazione. Perché questa donna era così dannatamente testarda? Le stava chiedendo di andare a comprare un gelato, non di sposarlo, per l'amor di dio. "Sw-Emma, ​​è una bella giornata e fa caldo, è perfetta per il gelato. Perciò chiudi quella tua bella bocca e andiamo".
"Sì! Andiamo" Beh, almeno aveva avuto il voto di suo figlio. Che contava, giusto?
Lei si mise una mano davanti al naso, come se andasse a pizzicarlo "Killian, non sono sicura ..."
Oh, stava facendo quella cosa.
"Smettila" le disse seriamente, puntando il dito contro di lei. Lei aggrottò la fronte confusa "Di fare cosa?"
"Ti stai toccando il naso” spiegò. Volse gli occhi ancora più confusi nella sua direzione, irrigidendosi sul posto "Scusa?"
Lui agitò una mano verso di lei, come se non sapesse perché doveva spiegarle queste cose.
"Quando sei nervosa o non sai cosa fare, nascondi il naso dietro la mano e inizi a sfregarlo".
"Non lo faccio".
"Sì che lo fai" lui e Henry risposero all'unisono. Si guardarono l'un l'altro e condivisero un sorriso soddisfatto fino a quando le proteste di Swan interruppero il momento "Smettetela di coalizzarvi contro di me, voi due!".
Killian pregò qualunque divinità esistente di dargli la pazienza e la forza per affrontare questa donna impossibile, emise un ringhio, le girò intorno nella sua direzione "Okay, è tutto: Henry, prendi la borsa".
"Killian, Io - COSA STAI FACENDO" urlò mentre lui l’afferrò per il busto e la gettò senza tanti complimenti sulla sua spalla, trasportandola e seguì Henry che ridacchiava nel loro cammino verso l'auto, chiudendo la porta di casa dietro di loro.
"Stiamo uscendo che ti piaccia o no. Dovresti ringraziarmi, ti sto portando dal tuo unico vero amore: il Cioccolato" le disse stringendo la presa su di lei, mentre debolmente gli batteva i pugni sulla sua schiena.
"Pensavo che fossi tu il suo vero amore?" Henry chiese ad alta voce mentre apriva la portiera, in attesa di lui. Un sorriso gli sfiorò le labbra alle parole del ragazzo "Questo dimostra quanto la amo: la sto letteralmente portando dall’altro suo vero amore così che possa tradirmi. Ricorda ragazzo l'amore è dolore, non dimenticarlo mai".
Henry rise e si mise sul sedile posteriore. Quando Killian girò intorno alla macchina così da poter scaricare Swan sul sedile del passeggero, la sentì brontolare "Sto per ucciderti".
"Già sentito, Emma. E guarda un pò, stiamo qui" le disse gentilmente, ricordando le numerose volte che lo aveva minacciato sulla sua vita. Poco prima di rimetterla sui suoi piedi, aggiunse scherzosamente "…e smetti di guardarmi il culo".
"Non lo stavo facendo!!"
 
 
"Hai visto che non era così difficile. E ora guarda:.. hai la tua ricompensa".
"Lasciami in pace". 
"Come fai con lei quando è in questo stato d'animo" chiese ad Henry mentre mangiava con il suo cucchiaio. Dannazione, era buono - Henry aveva un gran gusto per i gelati. Il ragazzo scrollò le spalle leggermente in risposta con un luccichio negli occhi "Anni di esperienza".
"Credo sia così" ammise con una risatina. 
"Smettetela di parlare di me come se non fossi qui!" Naturalmente Swan non sarebbe stata d’accordo a mangiare il gelato, aveva il broncio come un bambino. Era combattuto tra l'essere divertito o infastidito da lei. Girò gli occhi spalancati verso di lei, come se fosse la prima volta che la vedeva "Oh, guarda, Henry, parla!"
"Un miracolo!"
Lei incrociò le braccia al petto, con lo scopo di sembrare abbattuta se non fosse per il suo gelato al cioccolato e il cucchiaio tenuto saldamente in mano come se la sua vita dipendesse da questo "Vi odio, tutti e due".
"No non è vero. Siamo i tuoi ragazzi" Henry la neutralizzò.
Rimasero in silenzio per un po' godendosi il resto dei loro dolci e lasciando che i caldi raggi del sole andassero su di loro, il mormorio della conversazione degli altri clienti seduti dietro le tavole rotonde allegramente decorate intorno a loro lo rilassò, facendolo quasi sonnecchiare. Guardò Swan, ancora concentrata sul suo cioccolato tranne quando si guardava intorno, come se stesse aspettando qualcuno che saltasse improvvisamente su di loro.
Nessuno lo fece, però.
"Allora. Mamma non mi ha detto niente dell’after party. Com'è stato?" Henry improvvisamente chiese incuriosito. Entrambi congelati si scambiarono espressioni vuote identiche. Erano tenuti a raccontargli il gioco alcolico? Non era forse troppo giovane per sapere queste cose? Ugh, stava scherzando? Non aveva idea di ciò che i ragazzi avrebbero dovuto sapere o no. Avrebbe lasciato rispondere Swan. Lei era la madre, dopo tutto.
"E' stato molto divertente". Woah, calma, Swan. Davvero brava.
"Ruby ha fatto qualcosa di divertente?"
Killian si accarezzò il mento pensieroso "Divertente come..?"
"Come alla Vigilia di Capodanno?" Chiese a sua madre con un ghigno minaccioso. Swan si lasciò sfuggire una risata e scosse la testa. "Oh. Non proprio. Credo che abbia cercato di comportarsi bene in modo che Victor non scoprisse così presto queste cose nel loro rapporto".
Henry sorrise maliziosamente "Le scoprirà".
"Certo che lo farà, altrimenti glielo dirò io". Huh. Era meglio non contraddire Swan o sapeva cosa aspettarsi da lei.
"Che cosa ha fatto?" si chiese ad alta voce. Se era qualche scoop su Red Lips, era più che pronto ad ascoltare. Quella ragazza era troppo divertente. Swan chiuse gli occhi, continuando a sorridere al ricordo, il sole le illuminava la pelle rendendola quasi abbagliante "Beh, dovresti sapere che Ruby e io forse siamo così legate perché siamo entrambe molto goffe. Davvero imbranate. Inciampiamo e cadiamo sempre. Una volta, alla vigilia di Capodanno, avevamo questa usanza sciocca di darci degli schiaffi nella parte posteriore del collo ogni volta che pensavamo di aver detto qualcosa di stupido, non so quale storia stava raccontando, ma a un certo punto ha detto una cosa così idiota – che si è data uno schiaffo così forte, che è andata a finire di faccia a terra. Non so nemmeno come avrebbe fatto senza un naso nuovo".
Lui ridacchiò, cercando di immaginare la povera Ruby cadere di faccia a terra dai tacchi alti"Red Lips è una tipa piena di sorprese, eh?"
"Lo è davvero! Niente di interessante, allora?" Henry chiese tra un boccone di gelato. Swan scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. "Sei così ficcanaso".
Così il ragazzo voleva roba succosa, eh? Beh, aveva qualcosa di interessante da dirgli ...
"Beh, tua madre ed io abbiamo fatto una piccola scommessa ..." 
Sentì un sussulto di Henry e sorrise interiormente. Preso "Davvero? Chi ha vinto?"
"Io" ammise con orgoglio, inviando un occhiolino verso Swan, che rispose con uno sguardo dei suoi.
E lei amava chiamarlo bambino. Ah.
Henry batté le mani eccitato. Swan non mentiva quando diceva che il ragazzo era una palla di nervi fuori controllo "Woah. Cosa deve fare?".
"Dobbiamo parlare di questo?" Swan gemette massaggiandosi la tempia. Killian si strinse nelle spalle con aria innocente "Sarà la protagonista nel nostro prossimo video".
"Ma mamma! E’ meraviglioso! Ora potrai essere un personaggio delle favole!"
Huh. Non ci aveva ancora pensato, anche se pensò che l'avrebbe fatto quando avrebbe recitato. Pur avendo  più o meno un'idea delle canzoni che avrebbero dato forma all'album, ce n’erano un paio che non aveva condiviso con August e gli altri, ancora in attesa di armeggiare, suonare e sviluppare ed era piuttosto spaventato dall’idea che una di queste era stata davvero ispirata dalla bionda attrice.
Forse sarebbe stata la sua storia. E il suo video. La sua possibilità di essere la protagonista della sua canzone.
"Non so di cosa stai parlando, ma si, credo" rispose al figlio con una finta allegria cucita a sarcasmo. Affrontò Henry scuotendo la testa "Lei non ha sentito l'idea dell'album, è solo tra di noi, ragazzo".
La bocca del ragazzo formò una 'o' silenziosa quando ebbe inteso "Oh, oh, giusto. Ok".
Killian si rivolse poi a Swan notando come stesse giocherellando con l'orlo della camicia e continuasse a mordicchiarsi il labbro inferiore in difficoltà "Ma Emma, ​​se questo ti rende così nervosa, basta pensare che hai tempo, non ci sarà nessun video fino a quando non avremo finito l'album e saremo pronti a rilasciarlo, quindi prenditi tutto il tempo necessario per abituarti all’idea. Solo non pensare che ti tirerai fuori da tutto questo. Una scommessa è una scommessa, dopo tutto".
Girò la testa nella sua direzione, i suoi capelli svolazzarono con la brezza e lui non riusciva a smettere di guardarla. Alla fine, un riconoscente e piccolo sorriso sfiorò la sua bocca. Sospirò e decise che era tempo di cambiare argomento
"A proposito, ho letto alcune delle recensioni sul film. Sono stati molto generosi a questo proposito, complimenti".
"Grazie" rispose lei, un rossore lentamente le apparve sulle guance.
"Non ti piace?" Henry gli chiese. Continuò a guardare verso di lei sorridendo leggermente "Mi è piaciuto davvero. Anche se ora ho davvero paura alla prospettiva di tua madre con una spada. Immagino che non gliene darò mai una".
Prima che potesse continuare con qualche insinuazione sciocca circa la possibilità di Swan e di una spada, Henry rimbalzò sul posto. Era arrivato ad un livello alto di zucchero? "Avresti dovuto sentire i miei amici a scuola il giorno dopo con le fotografie, tutte le ragazze non riuscivano a smettere di sbavare sul tuo vestito, mamma".
"Oh, Marco me le stava mostrando questa mattina" commentò ricordando la loro conversazione di quel giorno. Swan inarcò un sopracciglio "Si?"
"Sì, a quanto pare aveva trovato estremamente divertente come qualcuno mi avesse soprannominato  'la tua aragosta'".
Sia la madre che il figlio scoppiarono in un attacco di ridarella, lasciandolo completamente fuori dal giro "Che c'è? Sai cosa diavolo significa?"
Henry tornò in se stesso prima e decise di avere pietà di lui e dargli una spiegazione "E' una citazione di Friends. Sai, Phoebe racconta come le aragoste si accoppiano per la vita e come puoi vedere le vecchie coppie stringersi le chele nei loro acquari?"
Era serio? Davvero stava paragonando il suo rapporto con Swan come quello tra due aragoste?
Era fottutamente serio?
"Questa è la cosa più strana che abbia mai sentito in vita mia" commentò sottovoce, ancora scosso da queste nuove informazioni. Avrebbe dovuto guardare questo episodio, anche se pensava fosse ridicolo parlare di un rapporto in termini così stupidi. Vide Henry alzarsi, sostenendo che andava al bagno e vide Swan ridacchiare silenziosamente accanto a lui "Swan, saresti così gentile da condividere con me ciò che trovi così divertente?"
"Mi dispiace, non riesco proprio a smettere di immaginarti come un gambero" ammise ancora ridendo di lui.
Naturalmente.
"Se io sono un aragosta, sei un'aragosta anche tu, lo sai tesoro?" le disse con un sorriso, divertito dalla sua improvvisa vertigine. Lei ridacchiò "Certo che lo sono".
"Certo che lo siamo" la imitò. Si trascinò più vicino a lei, lentamente, fermandosi quasi di fronte a lei "Hai del cioccolato sul viso".
La sua bocca cadde in un improvviso cipiglio "Dove?"
"Qui" disse, le sue dita scorsero sulla guancia intorno al punto in cui una macchia di cioccolato copriva la pelle chiara.
Oh bene, non esattamente in quel punto. Cercò invano di pulirlo senza alcun risultato e lei girò gli occhi accusatori nella sua direzione "Lo stai lasciando sul viso così da rendermi ridicola".
"Scommetto che anche con il viso imbrattato di cioccolato saresti incantevole".
"Jones" Oh, lo minacciò con la voce.
Si sporse in avanti sempre leggermente "Ti aiuterò solo se posso baciarla via".
"Cosa? No".
Si strinse nelle spalle, con una mano andò al suo gelato e immerse il dito nel cioccolato sotto il suo sguardo oltraggiato. "Okay, allora dovrò solo unirmi a te. Siamo aragoste per la vita, giusto?" Si tracciò le labbra e una striscia sulla guancia con il dito ricoperto di cioccolato sotto lo sguardo di lei stupito e finalmente soddisfatto del suo lavoro, la fissò e alzò un sopracciglio sfidandola. Dopo un minuto lei si lasciò sfuggire una risata e si sentì come se volesse sollevare il suo pugno in aria in segno di vittoria.
"Oh mio Dio, sei una tale bambino".
"E tu ami questo". 
Lei gli rivolse uno sguardo accorto e lentamente iniziò a spostare la testa verso di lui "Qui" disse e allungò le mani davanti a lei asciugandogli la macchia sulla guancia "Non possiamo lasciare che questo vada sprecato, no?" Gli occhi fissi in quelli di lui e annullò la distanza tra loro, le sue labbra accarezzarono le sue nel modo più delizioso, la lingua uscì per leccargli dalle labbra il gelato freddo con dei tocchi pigri.
Ora libere dal cioccolato, le labbra di Killian si fissarono verso l'alto al suono della voce di Henry "Vi lascio per cinque minuti e vi ritrovo a mangiarvi la faccia a vicenda? Ugh".
 
 
"Ma i delfini sono cattivi!"
"Non lo sono"
"Ho letto articoli a riguardo, lo sono".
"Non intendevano che sono incredibilmente intelligenti o qualcosa del genere?"
"Esattamente e se sono intelligenti, hanno più possibilità di essere cattivi e crudeli. Le foche, invece, sono divertenti e dolci".
"Ma che schifo. Io tifo per i Dolphin" Killian la prese in giro.
La sentì sbuffare infastidita sul sedile del passeggero, con la testa alta e gli rivolse uno sguardo di sufficienza  "Tu continua ad andare avanti con la tua squadra,  stupido!!! E quando i delfini ci conquisteranno come in quella puntata dei Simpsons vi urlerò con tutto il fiato nei miei polmoni VE L’AVEVO DETTO!!!"
Prima che potesse risponderle, Henry si appoggiò tra i due sedili, con le sue mani strette su di loro quando l'auto frenò leggermente "Che ne dici di passare al team dei Penguin?"
Guardò Swan, che in cambio lo studiò e infine si strinse nelle spalle. Bene. Anche i pinguini erano divertenti e adorabili. E a quanto pare si dichiaravano ai loro compagni dando loro una pietra.
Come puoi non considerarli adorabili.
Swan sembrava essere della stessa opinione, girò la testa leggermente verso suo figlio, inarcando un sopracciglio "Non è una cattiva idea. Quando sei diventato così furbo, ragazzo?" Henry le rivolse un sorriso orgoglioso, battendole la spalla calorosamente "Doveva succedere".
Killian seguì le indicazioni di Swan per raggiungere casa di Mary Margaret e David, dove Henry sarebbe rimasto quella notte, come Emma gli aveva spiegato. A quanto pare aveva l'abitudine di rimanere a casa loro alcuni giorni durante la settimana, non solo perché gli faceva davvero piacere, ma era diventata un’abitudine, da quando si erano trasferiti a Los Angeles e la carriera di Swan aveva iniziato a decollare, aveva bisogno di loro per prendersi cura di suo figlio quando era occupata. Ruby e persino Regina e il marito erano anche loro all'altezza del compito, naturalmente, ed erano tutti come una famiglia affiatata dove avrebbero messo le necessità degli altri avanti alle loro o solo un po' di buona volontà per aiutarla.
Era estremamente contento che lei potesse contare su un gruppo di persone disposte a combattere per lei, sapendo del suo passato prima di essere adottata dalla famiglia di suo fratello. Per quanto testarda, incredibilmente orgogliosa e fiera fosse Swan, c'era questo lato spezzato di lei, questa vulnerabilità invisibile all'occhio che, se catturata, ti faceva tenere a lei, ti faceva nascere la voglia di proteggerla e soprattutto cercare di farle sapere che era, infatti, protetta. Non avrebbe fatto nulla per lei se non avesse qualche silenzioso ed invisibile angelo custode a proteggerla, doveva sapere che era amata e che tenevano a lei.
Fermò la macchina e guardò verso la porta, poi fissò Henry attraverso lo specchio revisione "Siamo arrivati. Ehy Henry, ci sentiamo presto, ok?" Vide il ragazzo sorridergli ampiamente, annuendo serio mentre raccoglieva le sue cose "Certo! Ciao Killian, mi sono divertito tantissimo".
Non poté fermare uno dei suoi sorrisi che apparve sul suo volto. "Anche io. Ciao" lo salutò, quando il ragazzo saltò fuori dalla macchina in un unico movimento fluido, si rivolse a Swan, che era pronta ad accompagnarlo "Ti aspetto qui". Lei annuì e seguì suo figlio, dalla macchina osservò come Mary Margaret aprì la porta, invitando Henry ad entrare dopo che aver abbracciato Swan e un breve scambio di parole tra di loro. Lui la esaminò con attenzione mentre tornava indietro, con le spalle basse e la sua espressione stanca, che guardava ai suoi piedi con le mani dentro le tasche posteriori.
Era sempre bellissima.
Proprio mentre stava per entrare nella vettura, scorse Henry che faceva capolino con la faccia da dietro le tende in una delle finestre, che cercava il suo sguardo e si agitava freneticamente verso di lui. Lui a dispetto di se stesso commentò gentilmente "Tuo figlio è il migliore".
Queste parole la fecero sorridere "Grazie. Mi piace pensare che sia grazie a me".
Si strinse nelle spalle, stava per avviare l’auto mentre lei sedeva alla sua destra, pronto ad andare "Beh, non vedo un padre in giro, perciò sì è per lo più merito tuo" Fu interrotto da un forte strappo seguito da un grido arrabbiato "Vaffanculo!"
"Questo non sembra promettente" disse girando la testa per vedere cosa fosse successo. Oh-oh. Doveva ammettere Swan aveva ragione: era veramente incline agli incidenti. La sua camicia era rimasta incastrata nello spazio tra lo sportello e la macchina, strappando le cuciture quando si era spostata per entrare nel veicolo, lasciando un strappo sul suo fianco che lasciava scoperta una considerevole parte di pelle. Era una cosa positiva che non potesse vederlo o avrebbero avuto problemi ad andare da qualsiasi parte, dato che lui era il conducente e lei gli offriva una distrazione del genere come vista.
"Stiamo scherzando cazzo? Amo questa camicia!" Gemette, lasciando ricadere la testa sul sedile sconfitta, mentre cercava senza successo di colmare con le mani il divario tra i due pezzi separati. 
"Di certo io amo quello che c'è sotto" osservò lasciando che i suoi occhi si soffermassero sul suo petto per un attimo, sentendo l'intensità del suo sguardo su di lei.
"Potresti smetterla per un minuto? Ugh. Fanculo la mia fortuna. Seriamente. Non posso avere una pausa".
"Che cosa ti sta succedendo? Sei nervosa ...".
Tirò un sospiro e guardò fuori dalla finestra con la fronte appoggiata al vetro e gli occhi verso gli edifici sfocati che lasciavano indietro sulla loro strada "Non è niente"
"No, non è vero"
"Sputa il rospo" insisté con gli occhi serrati e la sua mano andò a pizzicare la radice del naso. Raccolse ogni grammo di pazienza che ancora aveva - era sorprendente come si gestiva da quando aveva cominciato a uscire con questa ragazza - e cercò di ragionare con lei. "No. Andiamo Emma, ​​pensavo che stesse andando bene. Siamo amici, no? Puoi dirmelo".
La vide con la coda dell'occhio tirare un sospiro "Lo so, solo … aspetta. Dove stiamo andando?". Si raddrizzò sul suo sedile, girando la testa da un lato all'altro, cercando di capire dove fossero o quale fosse la loro destinazione. Lui inarcò un sopracciglio, sfidandola a sfidarlo "A casa mia. Sembra che tu abbia bisogno di una pausa  e apparentemente hai un disperato bisogno di una nuova camicia o qualcosa per sistemare la tua". Si strinse nelle spalle con noncuranza, come se davvero non gli importasse "Oppure puoi sempre andare in giro mezza nuda, cosa sulla quale mi trovi perfettamente a mio agio, tra l'altro".
"Guida e basta, Jones. Spero che tu abbia qualcosa di forte là" ammise con un sospiro e poté quasi sentire il sorriso irrompere nella sua voce.
 
 
"Woah. Sei proprio un fanatico dell’ordine".
"Non è così male" Perché tutti lo prendevano in giro per questo, per l'amor del cielo? La vide lasciarsi sfuggire una risatina mentre osservava tutto ciò che la circondava - probabilmente in cerca di qualsiasi cosa per prendersi gioco di lui o almeno così immaginava. Continuò "No, davvero, probabilmente potrei sfregare qualcuno sul pavimento e non ci sarebbe alcun rischio di infezione".
Strinse gli occhi verso di lei "Ah-ah". Strappò il suo sguardo da quello divertito di lei, si girò sui suoi piedi e andò impettito nella sua stanza, dicendole mentre usciva "Aspetta qui, cercherò una camicia e penso di avere un kit da cucito da qualche parte . Sentiti libera di prendere quello che vuoi dalla cucina. Inizia a divertirti senza di me. Sai. Forse potresti aspettarmi senza vestiti ... "
Uno, due ... "Fuori".
Eccola. Represse un sorriso e andò verso il suo guardaroba, aprì le porte di legno e frugò tra i vestiti ordinatamente sistemati nei cassetti e appendiabiti, alla ricerca di qualcosa per lei da indossare. Scelse una camicia a quadri blu alla quale era piuttosto affezionato, ai suoi compagni piaceva prenderlo in giro sul fatto che la indossava  troppo spesso in studio ogni volta che dovevano fare le prove o registrare,  poi andò a uno dei cassetti del suo comodino e tirò fuori un kit da cucito che teneva lì in caso di necessità e li portò entrambi di nuovo in salotto. La trovò seduta sul suo divano, una gamba piegata sopra l'altra mentre si versava un succo in un bicchiere, con l'altra mano non si preoccupava nemmeno di chiudere la camicia rovinata. Sollevò un sopracciglio, era come se fosse a casa sua. Lasciò la camicia al suo fianco e il kit accanto alla scatola del succo sul tavolo così che lo potesse prendere quando avrebbe voluto. "Ecco". Lei chinò la testa mentre prendeva un sorso dal suo bicchiere e dopo aver deglutito rumorosamente si alzò e si diresse verso la cucina. Alzò le sopracciglia in confusione, finché non sentì il fruscio del tessuto e vide oltre il muro che separava entrambe le camere per nascondere le sue forme ai suoi occhi mentre si cambiava. Subdola. "Ah, non hai intenzione di metterla qui?"
Tornò con indosso la camicia, la fissò con desiderio mentre giocherellava con le maniche, spingendole oltre i gomiti nervosamente "Mi manca la felpa, ad essere sincera".
Oh, la felpa infame. Doveva essere da qualche parte da quando l’aveva indossata. In realtà, non l’aveva nemmeno lavata, il suo profumo era ancora aggrappato ad essa e non aveva trovato in se il coraggio di liberarsene. Non c'è da stupirsi se conosceva il suo odore.
Sei così fottuto, Jones.
Tossì leggermente al fine di cambiare il corso dei suoi pensieri e le disse "Ho chiesto a Belle una di una taglia più piccola per Henry. Se va bene". Aveva intuito che Henry ne avrebbe voluta una – era rimasto meravigliato da quella di Grace che portava in giro nel suo zaino, su richiesta di suo padre nel caso in cui potesse sentire freddo, non importava se indossava abiti abbastanza caldi e aveva pensato che sarebbe stato un bel gesto prenderne uno anche per lui. Era uno dei loro groupies, dopo tutto. Se qualcuno ne meritava una, era sicuramente il suo ragazzo.
Lei sorrise con affetto "Certo, gli piacerà". Si sporse sul tavolo, prendendo il bicchiere in mano ancora una volta, le maniche della camicia penzoloni sulle braccia esili e si ritrovò a guardarla intensamente "Stai benissimo con i vestiti da ragazzo, devo dire. Forse dovresti prendere in considerazione l’idea di sfilare con loro".
Lei sbuffò, quasi sputando il succo "Sì, giusto, preferirei lasciarlo fare a te".
"Non sono così bravo a posare" ammise, si sdraiò accanto a lei sul divano e appoggiò i piedi sul tavolo davanti a lui mentre lei concordò con un gemito"Uffa, lo so. Lo odio".
Lui la guardò con curiosità "Vero? Eppure lo fai sembrare così facile".
"E’ il vestito, io non faccio niente" ribatté lei, il fastidio strisciò nella sua voce. Scosse la testa, frustrato: lei davvero non sapeva come prendere un complimento "Certo che lo fai. Scommetto qualsiasi cosa che saresti splendida anche se posassi nuda".
"Mi hai appena chiesto di posare nuda". Sembrava assolutamente stupita. Non poteva biasimarla. Perché aveva detto una cosa simile?! A quanto pare la sua connessione  tra il cervello e la parola lo stava abbandonando in quel momento. Lui agitò una mano verso di lei velocemente "Lascia perdere, stavo solo cercando di allentare la tensione". Lasciò vagare languidamente lo sguardo sui suoi lineamenti "Allora…che cosa c’è?"
Doveva tirarglielo fuori: per una volta, lei non provò a far finta di niente come se non sapesse di cosa stesse parlando. Lasciò le mani cadere sulle ginocchia, una delle quali rimbalzava nervosamente in un ritmo snervante, fu tentato di metterci su una mano per fermare l'intero tavolo che si muoveva insieme al suo tamburellare. Si passò una mano tra i capelli e li spostò con ansia "Regina ha chiamato e mi ha parlato di una regista molto importante che vorrebbe incontrarmi la prossima settimana, quando sarà in città".
... Oh.
"Ma questa è una buona notizia. Giusto?" domandò, non proprio sicuro di quello che dovesse dire.
Le labbra di Emma si tirarono in un leggero sorriso, scelse quel momento per prendere il kit da cucito tra le mani, aprirlo e prendere ago e filo "Sì, credo che lo sia, ma sono nervosa".
"Non dovresti esserlo. Se ha contattato Regina è probabilmente perché ha sentito parlare di te o ha visto il film, così ha visto cosa sai fare".
"Ma se io non sono quello che vuole?" Chiese a bassa voce, i suoi soliti lineamenti morbidi colpiti dall’ansia, il fatto di prendere l'ago e di dover fare un nodo alla fine le diedero la scusa per non guardarlo come invece lui stava facendo. Si chinò e le mise una mano sotto il mento, gli occhi a caccia di lei "Emma. Andiamo. Le persone non ti cercano solo per il gusto di farlo. Hanno visto qualcosa in te, quindi smettila di dubitare di te stessa". Si fermò a metà discorso e gemette ad alta voce con un dito puntato verso di lei "Oh, Signore, ascoltami, sto diventando come te. Questo è quello che mi hai fatto, donna. Adesso faccio discorsi d’incoraggiamento. Questa è tutta colpa tua".
"Non sei così male, sai. Forse dovresti iniziare un reality show che dà consigli alla gente" commentò, completamente concentrata sul suo compito, cucire la camicia strappata ora posata sul suo grembo. Notò come il suo atteggiamento era visibilmente rilassato, come se un peso l’avesse lasciata, respirava profondamente e apparve una leggerezza che non c’era in precedenza sul suo viso. Saltò tutto ad un tratto e portò la mano alla bocca con un movimento veloce, succhiando leggermente sul suo dito. "Dannazione. Non sono mai stata brava a cucire". Prese di nuovo il kit, cercò il ditale e lo mise al dito, riprendendo il suo lavoro, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo.
Oh, Dio. Davvero stava chiedendo per quello. Mordendosi il labbro inferiore le disse "Swan, smetti di flirtare con me così spudoratamente, per l'amor di Dio!"
Alzò gli occhi confusi verso lui "Cosa?"
Killian si schiarì la voce distogliendo lo sguardo da lei e puntando gli occhi sul ditale che indossava "Ovviamente non ti è così familiare la storia di Peter Pan?".
Un cipiglio le guastò la fronte, fissò a lungo e intensamente il suo dito, meditando sulle sue parole "Oh. Oh, Tuuu". Lei rise, una vera e propria risata onesta e lo colpì nelle costole giocosamente "Lasciami in pace! Devo risolvere questo problema, non posso lasciare le ragazze fuori".
"... Le ragazze?"
"Sai. Le ragazze" dichiarò come se fosse tutto chiaro.
Lui aggrottò la fronte. Di che cazzo stava parlando? "Sono un po’smarrito in questo momento. Le tue amiche? Red Lips, Mary Margaret ed Ella?" Lei rise di nuovo e in un angolo del suo cervello si rese conto di come questo era stato il momento più spensierato che lei avesse avuto con lui, beh, da sempre. Ancora ridacchiando tra sé, lo guardò "No. Sai. Le tette. Le ragazze".
I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e il divertimento. Che non se l’aspettava "Le chiami le ragazze?"
"Perché voi potete dare un nome al vostro pene, ma noi non possiamo darlo alle nostre tette?" gridò in tono di sfida. Lui replicò sorridendo "Come sai che gli ho dato un nome?"
Lei lo schernì "Per favore. Dammi un po' di fiducia. Qual’è?"
"Vuoi provare a indovinare?"
"Non voglio nemmeno immaginare".
Alzò un dito verso di lei, scuotendolo come se la stesse sgridando "Uh-uh - sarebbe il Capitano per te, Swan". Poi si alzò ignorando il suo sguardo incredulo e fece un passo verso il frigo, alla ricerca di qualcosa di leggero per uno spuntino. I suoi occhi caddero su una ciotola di ciliegie che aveva acquistato la settimana precedente in un mercato che aveva visitato con Jefferson e non era riuscito ancora a provare. Le tenne per un attimo sotto l'acqua corrente del lavandino, le lavò e le mise su un piatto, che riportò in soggiorno e che posò di fronte a lei, facendole cenno di prenderne una. Stava per fare proprio questo, quando si fermò, chiuse brevemente i suoi occhi con un sorriso rassegnato sul suo viso "Oh. Grande".
"Che c'è?"
"A volte le cose più casuali vengono in mente, sai? Ho letto da qualche parte che le ciliegie simboleggiano il primo amore. Immagino abbia toppato" si strinse nelle spalle, spacciandolo per qualcosa di banale, quando lui riusciva a leggerla facilmente. Lei pensava a quell'amore di cui aveva evitato di parlare durante l’appuntamento. Entrambi avevano evitato, in realtà.
"Amo le ciliegie" commentò, facendone saltare una in bocca, godendo del fresco succo di frutta matura che colorava le labbra. La sentì fare la stesso accanto a lui, mentre giocava con il fusto tra le dita."Anche io". Spiandola da sotto le ciglia, aggiunse "Non tanto il loro significato".
Si voltò verso di lui, il suo sorriso si dissolse lentamente mentre lei lo guardava alla ricerca dei suoi  occhi "Nemmeno io". In quel breve momento di cameratismo, si ritrovarono a godersi il silenzio confortante che li inghiottì, fino a quando l'incantesimo si ruppe quando lei abbassò lo sguardo al petto, sospirando pesantemente "Uhm, dov'è il bagno?".
Fece un cenno con la mano verso la sala "Seconda porta a destra".
Mentre si allontanava con il dolce suono dei suoi passi sempre più leggero come lei, si ritrovò steso sul divano, con gli occhi saldamente chiusi e una fitta di terrore strisciante dentro di lui. Cosa diavolo stava facendo? Che cosa gli stava succedendo? Perché non poteva semplicemente stare insieme a lei? Era la prima ragazza che avesse mai portato qui da sola da quando ... beh, da lei. Non riusciva ancora a credere che erano lì, seduti a scherzare, facendosi contorcere a vicenda sotto sguardi accesi e velate minacce, mentre stavano facendo cadere le loro difese. Era certo di non sapere il perché questo stesse succedendo, ma il fatto innegabile era che…. Sì, provava qualcosa per Emma Swan. Qualcosa come, io ancora non so se voglio colpirti così forte per essere così dannatamente testarda o sentirti parlare per ore o scoparti senza pietà o sorridere nei tuoi capelli mentre guardiamo un film insieme o qualsiasi altra cosa che attrae un uomo e una donna verso l'un l'altra.
E non aveva ancora idea di cosa fosse. O se fosse qualcosa di buono in quella situazione.
Rendendosi conto che non era ancora tornata dal bagno, si alzò per controllarla,  non in un modo sospetto, solo nel senso io-sono-interessato-alla-tua-sicurezza ovviamente e la vide arrivare, era in piedi sulla soglia della sua camera da letto. Si appoggiò contro la porta, la sua faccia si illuminò in un sorriso consapevole mentre i suoi occhi ispezionavano il letto "Oooh, guarda – qui è dove porti le tue conquiste. Dove avviene la magia…".
La raggiunse e poggiò la schiena dall'altra parte della porta, imitando la sua postura "Si, potrebbe essere abbastanza magico. Ti interessa provare?"
Alzando gli occhi gli rispose sarcasticamente "Non sarò un'altra tacca nella tua cintura, Casanova. Che mi dici delle tue conquiste passate, eh?"
Un cipiglio toccò le sue labbra, si chinò in avanti sempre leggermente "Swan, non sono abituato a parlare di altre compagne di letto con la mia attuale partner, ad essere onesti. Sarebbe scortese".
"Anche se una di loro l’ha messa all’angolo e gettato merda su di te?"
... Che cosa?
"Cosa?"
Emma incrociò le braccia sul petto con il mento sporgente in fuori "Bruna. Occhi azzurri. Pelle chiara. Bel corpo. Lingua tagliente. Mi ha affrontato nel club per parlare di te".
Stava scherzando. Si doveva essere così. Non riusciva a credere che questo stava accadendo. Una mano tremante si avvicinò a coprirgli il volto, strofinandolo in maniera frenetica "Aspetta… cosa? Perché non mi hai detto niente?" La sua voce stava diventando un po' isterica, ma non poteva fare nulla per controllarla. Non adesso.
A quanto pare Emma notò il panico nel suo tono e perciò lasciò cadere la sua presa in giro e si voltò con gli occhi smarriti nella sua direzione "Ho pensato che fosse una tua conoscente da quel poco che ha detto. Ha fatto sembrare così, almeno".
Il pensiero che avesse parlato a lei, tra tutte le persone, lo fece quasi schiamazzare come un maniaco. Forse non era lei. Forse era una ragazza qualunque che l’aveva presa in giro e la povera Swan non sapeva chi fosse in quel momento. "Aspetta un attimo. Ti ha detto il suo nome?"
Lei gemette coprendosi gli occhi con la mano "Oddio. Se hai bisogno di sapere il suo nome, questo dice qualcosa su di te. Penso che fosse Milah o qualcosa del genere?"
Cazzo.
Si irrigidì a sentire di nuovo quel nome, qualcosa bruciò nel suo intestino mentre cercava invano di immaginare Emma e Milah nella stessa stanza, che parlavano di lui e una risata isterica quasi ribollì dalle sue labbra "E cosa ha detto?"
Doveva aver sentito il suo attuale stato di disagio, i suoi lineamenti erano levigati in una maschera di freddezza e di controllo "Ha chiesto di te e di me e mi ha detto che lei non si aspettava di vederti in una relazione seria, perché eri noto per i tuoi modi “libertini”".
Certo che avrebbe detto così. Vai dalla sua attuale fidanzata, prendila in disparte e confrontati con lei sul tuo più che pittoresco passato. Come se fosse stata colpa sua se tutto era finito tra loro. Dare la colpa a lui. Accusandolo per il modo in cui aveva scelto di provare a riparare ciò che lei aveva rotto. Raddrizzò la schiena e le guardò di nuovo rivolgendole un sorriso freddo "Beh, per tua informazione, non siamo in ottimi rapporti adesso, quindi non c'è da meravigliarsi se ha fatto un'osservazione così graffiante su di me" disse, non un accenno di ironia nelle sue parole o espressioni di sorta.
Si morse il labbro inferiore, probabilmente chiedendosi se doveva aggiungere qualcosa o no "Sembrava ferita. Avete avuto qualcosa?"
Strinse i denti, si incupì "Un tempo. Ora non più". La vide da sotto le ciglia muovere il piede sul pavimento, cercando di scherzare per alleviare il suo stato d'animo "Questo è un dato di fatto, tesoro. Sei occupato, ricordi?"
Anche se aveva apprezzato lo sforzo, non era sicuro di essere pronto a scherzarci su. Non quando aveva dovuto curare il suo cuore spezzato per mesi, gli era costata quasi la sua carriera, il suo gruppo, la sua famiglia. Entrò a grandi passi nella sua stanza e le disse "Certo. Ehm, devo occuparmi di qualcosa, ti dispiacerebbe? Sarò fuori in un minuto".
"Certo" gli rivolse uno sguardo preoccupato da sopra la spalla mentre usciva.
Killian chiuse la porta dietro di sé, facendo tranquillamente la sua strada verso la parete opposta e si lasciò cadere contro di essa, seduto sul pavimento, con gambe distese davanti a lui e la testa appesa sconfitta. Era strano come, dopo una giornata intera in cui aveva creduto che forse, forse se avesse osato, se si fosse aperto, se ci avesse provato, sarebbe stato in grado di andare avanti. Sapeva di stare meglio dopo tutta la vicenda che aveva vissuto mesi fa, dove aveva finito per diventare un guscio di se stesso, rotto e vuoto.
Eppure, quel cazzo di contratto si era fatto strada nella sua vita, sembrava avesse acceso una scintilla, illuminando la strada da seguire per uscire da quel posto buio in cui si era trovato, non solo nella sua determinazione a lavorare, ma anche la sua forza di volontà per rialzarsi da dove era caduto e ritornare in alto e fiero con la sua band.
Anche nella prospettiva di ricominciare a sentire qualcosa.
Ahimè, sembrava che non sarebbe mai uscita dal suo sistema, dalla sua vita, sempre in agguato nell'ombra delle sue mura ormai fatiscenti, che aveva accuratamente costruito da quando la loro storia d'amore era andata in frantumi in mille pezzi.
Afferrò i capelli sulla nuca in agonia, un grido soffocato era in procinto di uscire dalle sue labbra, quando un altro suono attirò la sua attenzione e lui alzò la testa per trovare Emma in piedi davanti a lui. Il cuore gli martellava quasi dolorosamente contro il petto, improvvisamente impaurito, arrabbiato, imbarazzato e preoccupato che aveva dovuto vederlo spezzarsi, perdendosi completamente.
E ora lei sapeva il motivo.
Non staccò gli occhi dai suoi, fece un passo delicato finché non fu proprio davanti a lui, girando gli mosse le gambe con il piede, facendosi spazio tra di loro. Si sedette poi, con sua massima sorpresa, adagiata contro di lui con la schiena contro il suo petto, il profumo dei capelli di lei accanto al suo viso era irresistibile. Era così pietrificato - e confuso -  era rimasto senza parole, non osava dire una parola per non rompere quel momento così importante. Il suo polso prese velocità,  le braccia lungo i fianchi di lei strette in tensione, fino a quando sentì la sua voce.
"Se non vuoi parlarne, va bene. Ma tu mi hai aiutato quando ho avuto una specie di crisi. Più di una volta, oggi. Questo è il minimo che posso fare -... Soprattutto se può farti sentire meglio e aiutarti nel lungo corso".
Questo lo lasciò ancor più senza parole. Fortunatamente per lui non poteva vedere la sua espressione, la sua testa appoggiata delicatamente contro la clavicola, le ciocche di capelli che gli solleticavano il lato del viso quando si muoveva leggermente. Rimasero seduti in silenzio per quelle che sembrarono ore, il loro respiro prese lo stesso ritmo, i loro toraci si muovevano all'unisono e i loro sguardi seguivano gli stessi elementi in giro per la stanza. A un certo punto, lei si rivolse al suo fianco, muovendosi leggermente, il suo respiro caldo sulla sua pelle gli provocò un brivido che corse lungo la schiena. Sentì una piccola risata che finalmente ruppe il silenzio "Mia madre mi raccontava di come i brividi significavano che un'oca sta volando sul luogo dove sarà la nostra futura tomba. Non è terribilmente poetico?"
"Non stiamo imparando cose macabre oggi” osservò. Lui ridacchiò e il suono si dissolse tra i suoi capelli. Lui inclinò la testa di lato "Ciliegie e brividi. roba forte, davvero".
Abbassò lo sguardo alla sua destra, sollevò il braccio di lui nella sua mano più piccola "Beh direi che una dozzina di oche stanno volano lì sopra proprio ora, guarda i peli". Entrambi guardarono i peli scuri, ancora dritti, mentre le dita di Emma scorrevano leggermente sul braccio. Poi lo girò, mostrando il tatuaggio. Sentì la sua mano stringersi in un pugno, ma lei sembrava non preoccuparsi di ciò, le sue dita continuarono la lettura della sua pelle, tracciando le linee di inchiostro dolcemente "E' questo il motivo per cui mi hai chiesto se ne avevo uno?"
"Forse ero solo curioso" rispose.
Poteva quasi sentire il cipiglio nella sua voce "Di cosa si tratta?"
Lasciò cadere gli occhi chiusi, sospirando pesantemente. Naturalmente gliel’avrebbe domandato. Ma immaginò che doveva spiegarle almeno qualcosa "E' la metà di un intero".
"Lei ha un'altra gabbia?" Chiese ad alta voce. Scosse la testa in risposta "No. Lei ha la chiave".
Ci fu una pausa in cui lei continuò ad accarezzare il tatuaggio, fino a quando volse la testa verso di lui "Questo non mi sembra giusto".
Uscendo dai suoi pensieri, lui riportò la sua attenzione verso di lei, rivolgendole uno sguardo confuso "Cosa vuoi dire?"
"Non avrei mai lasciato che accadesse. Voglio dire che fondamentalmente le hai dato il potere di tenerti come prigioniero in senso figurato, naturalmente. Ma visto che sei accovacciato contro il muro dopo che ho detto il suo nome, direi che non è poi così figurale ... sembra che sei ancora sotto la sua presa. Ed immagino che sia il motivo per cui mi hai baciata".
Ancora cercando di venire a patti con ciò che aveva appena dichiarato e impressionato per l'intuizione sullo sguardo nel suo passato tumultuoso, lottò per cancellare il disordine che era nella sua testa per affrontare finalmente la sua ultima dichiarazione. Il bacio? "Cosa?"
Si voltò ancora una volta, eludendo i suoi occhi con la voce accuratamente neutra "Nel club. Quando mi sono imbattuta in lei. L’avevi vista non è vero?"
Cazzo. Adesso pensava che l’aveva baciata solo perché aveva visto Milah? Certo che l’avrebbe pensato. Ad essere onesto con se stesso, avrebbe pensato anche lui la stessa cosa se fosse stato nei suoi panni. Ci pensò per un momento, come aveva fatto numerose volte dopo quella notte - perché l’aveva baciata? Aveva da tempo ammesso che si sentiva attratto da Emma e come avrebbe potuto non esserlo? Lei lo faceva sentire: infastidito, vivo, euforico, ansioso, tutto in una volta, lei lo sfidava, non aveva mai fatto marcia indietro durante una discussione, era ferocemente protettiva con quello a cui teneva. Ma lui si era già sentito così nei suoi confronti prima di quel bacio, vero? Allora perché aveva agito d'impulso in quel preciso momento? L’aveva fatto solo per far dispetto alla memoria di Milah?
Per essere onesti non aveva idea di quello che era successo. Un mix di entrambi: il dolore e la disperazione di rendersi conto che la donna con cui aveva trascorso un anno d'amore e che aveva schiacciato le sue speranze e il suo cuore fosse lì,  si era mescolato al desiderio e all'affetto che professava verso la sua attrice socia-in-affari.
Strinse dolcemente le sue braccia intorno a lei "Swan – Emma. L’ho vista e ammetto che ti ho cercata magari con la speranza che ci vedesse insieme, ma non era solo questo".
"Oh, allora ero una distrazione, eh?"domandò e il dolore nella sua voce era palpabile, lo fece indietreggiare. Immaginò che non importava quello che provava per lui – anche nel caso che lei non sentisse assolutamente nulla per lui - non era davvero lusinghiero sapere che qualcuno ti ha baciato solo per fare dispetto all’amore fantasma di qualcun’altro. Le sfiorò leggermente il braccio "Non lo eri. Se avessi voluto una distrazione, non ti avrei solo baciata, lo sai – e non ci avrei nemmeno provato, sapendo che non sei la persona con cui farlo. Ammetto che ero un po' fuori di testa, ma devi sapere che non tutto ha a che fare con i miei problemi e non riguarda qualsiasi cosa abbiamo noi adesso".
Si fermò per un attimo, fece cadere la testa contro il muro con un leggero tonfo, tutta l'energia uscì da lui "E se stai cercando di litigare ora non sono in vena".
La sentì contorcersi tra le sue gambe, sistemò la schiena contro il suo petto calorosamente "Guarda, ho capito. Non voglio litigare nemmeno io e capisco se sei ancora legato a lei. Ha fatto un bel numero su di te, eh?".
Un nodo gli strinse la gola mentre cercava di formare le parole "Le ho dato una scelta. Lei non ha scelto me". La sua dichiarazione rimase sospesa in aria e aggiunse in un secondo tempo "E solo per la cronaca, sei la migliore distrazione che mi sia mai capitata".
Rimasero così per un po', adagiati l’una contro l'altro, il calore che sprizzava da un corpo all'altro in un non-abbraccio, il respiro di Killian muoveva le bionde ciocche di capelli in un ritmo ipnotico. Notò come, finalmente, Emma sollevò la sua mano, il dito scivolò di sua iniziativa in movimenti languidi, disegnando una figura invisibile davanti a lei nell’aria. Seguì le sue azioni fino a quando si fermò e fece un cenno col mento davanti a sé, come se l'immagine fosse in qualche modo rimasta davanti ai loro occhi e la potessero esaminare "Guarda: un cappello".
Lui ridacchiò sottovoce. Lascia fare a Swan per finire la conversazione in questo modo "Non era un cappello, sembrava più un fungo". Lei rimase a bocca aperta, offesa "Non lo era: che cosa è questo?" Ripeté la sua azione precedente, le dita seguirono un altro percorso questa volta, mentre cercava di indovinare quello che stava cercando di disegnare, lui inclinò la testa di lato e disse "Una forchetta".
Si voltò verso di lui con il viso esasperato "Tu sei cieco". La prese in giro e portò giù la sua mano prima che cercasse di ostentare ancora una volta le sue scarse abilità nel disegno "Non sai disegnare. Ecco, lasciami provare" Lui la imitò, la sua mano davanti a lei con grazia fece un mezzo disegno in aria "Ora, che cosa è questo?"
"Un ombrello" rispose immediatamente. Sorrise, soddisfatto di sé "Vedi? So disegnare meglio di te".
Riuscì a malapena a sentirla digrignare i denti infastidita. Oh, il suo orgoglio le avrebbe dato pena. Lasciandole la mano libera dalla sua, lei provò di nuovo "No. Ecco: Che cosa è questo?"
"Un cigno"
"NO. Era un drago! Non sono io che non sono in grado di disegnare, sei tu che non hai un minimo di immaginazione!".
Lui rise suo malgrado, guardandola di nuovo, gli occhi che brillavano sotto le ciglia mentre lei continuava a cercare di dimostrare che, se non era migliore, era almeno uguale a lui, seduta lì avvolta nel suo abbraccio.


***********************************************************

Oggi doppio aggiornamento!!! Dato il pasticcio che ho fatto con l'inserimento del capitolo precedente che sembrava continuare e invece era solo incollato due volte, era il caso di farmi perdonare ed ecco il 20° ....ok ok amo questa storia e probabilmente sono di parte, ma questo rientra nella mia top 5 di The Lost Boys e in totale sono 35 capitoli...ne sono tanti eh, quindi credo che questo meriti davvero :D
Bando alle ciance, il primo pranzo insieme e il gelato?? aaaaaawwww 
Per non parlare del finale che è qualcosa di intenso, forte, dolce e tenero allo stesso tempo. Le pareti iniziano a cadereee :D
A prestissimo con il prossimo capitolo che sarà molto molto mooooolto interessante :P

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** La Tempesta ***


Cap 21 – La Tempesta

 
"C'è un telefono che squilla?"
Killian puntò un dito minaccioso verso Jefferson, seduto alla batteria "Stop, interrompiamo. Dall'inizio".
Apparentemente irritato, il batterista sembrava fosse in procinto di lanciare la sua bacchetta contro di lui "Non sto scherzando, c'è qualcosa che squilla".
"Credo abbia ragione" Victor si inserì piegando la testa di lato. Tutti si fermarono, guardandosi a vicenda stupiti e Killian pensò tra se quanto tutti sembrassero degli idioti, lì in piedi, in un’attesa speranzosa quando avrebbero potuto usare questi momenti preziosi per continuare a lavorare.
Fino a quando, naturalmente, uno squillo soffocato si sentì da un angolo della stanza dove tutti tenevano i cellulari.
Prima che potesse anche protestare o cercare di chiedere loro di dimenticare e lasciarlo squillare in modo che potessero andare avanti, August indicò nella sua direzione "Killian è il tuo".
"Per l'amor di… va bene, un secondo" si lamentò, gettando le mani in aria e facendosi strada verso il tavolo, prese il suo telefono e sentì Victor dietro di lui che scherzava con il resto della band "Gesù, lascia che lo stacanovista lo prenda".
"Stai zitto, Whale" ringhiò da sopra la spalla e alla fine rispose alla chiamata così insistente "Pronto?"
Una voce alta e stridula rispose "JONES".
Con un sussulto e anche lasciando un po' di distanza tra l'orecchio e il telefono, rispose "Swan? Che è successo?".
"Dove sei?" Sembrava un po’ fuori di testa. Che cosa c’era che non andava?
"In studio, con i ragazzi. Perché?"
"Sei occupato?"
Si fermò per un attimo. Che cosa voleva fare con lui? "Mi stai spaventando. Cosa sta succedendo?"
La sentì lasciare un respiro nervoso sull'altra linea e poteva immaginare che si stesse toccando i capelli. Sapeva che lo stava facendo "Ho un enorme favore da chiederti".
"... Okay. Spara".
"Potresti stare con Henry oggi?" lo pregò.
... Che cosa.
"Cosa?" Sperava davvero che la sua voce non fosse suonata come in preda al panico come pensava. A quanto pare non era così virile strillare sotto pressione o almeno così gli era stato detto. Ma anche se fossero stati in competizione su chi fosse più in preda al panico e sembrasse più folle, Swan sarebbe risultata chiaramente vincente.
"Mi dispiace, so che te lo sto chiedendo di punto in bianco e che potresti essere occupato, ma non ho letteralmente nessuno a cui rivolgermi in questo momento, giuro non ho idea di cosa fare - perché Regina ed io dobbiamo andare all’appuntamento, Daniel è fuori città, Mary Margaret e David sono andati a controllare qualcosa per il loro matrimonio, Ruby è con qualche cliente e non riesco a trovare Ella o Thomas ... "
Sentì il bisogno di interromperla prima che svenisse nella fretta di spiegargli cosa diavolo stava succedendo "Swan. Respira. Ti prego, calmati".
... Un consiglio che lei chiaramente sentì la necessità di ignorare. Quando non lo faceva, del resto? "... Ma io proprio non capisco: la riunione doveva essere la settimana scorsa, ma poi ha detto che sarebbe stata la prossima a causa di qualche viaggio riprogrammato e adesso lei è qui e vuole incontrarmi prima di andare via e non posso dire di no, ecco perché non avevo contato su qualcuno che si prendesse cura di Henry e io non lo posso portare con me ... "
Proviamo di nuovo "Swan. Lo farò. Smettila".
"... E non posso credere che stia succedendo ho tenuto tutto sotto controllo, ma…aspetta. Si...?" La sua voce divenne incredula e – avrebbe osato dire - piena di speranza. Batté il piede sul tappeto dello studio, roteando gli occhi alle sue parole, anche se lei non poteva vederlo.
"Sì. Portalo qui, c’è anche Grace con noi e Belle sta lavorando a qualcosa così potrà controllarli mentre giocano. Quando avremo finito con le prove, resterò con lui fino a quando non sarai libera, il gioco è fatto. Va bene?". Non gli sembrava una cattiva idea. Anche se si sentiva un po' riluttante al pensiero di lui ed Henry che trascorrevano del tempo insieme da soli - per quanto gli piacesse il ragazzo,  non era veramente abituato a prendersi cura dei bambini a meno che non ci fossero più persone intorno a lui. Tranne Grace, naturalmente.
"S-sì. Sembra perfetto".
"Ok. Tra quanto tempo arriverete qui, allora?" Chiese. E’solo un affare. Stai tranquillo, Jones. Andrà bene. Le stai solo facendo un favore.
La sentì riflettere dall'altra parte della linea. "Uhm, 20 minuti? Te lo porto, poi devo tornare indietro a cambiarmi e poi devo incontrare Regina per andare ..."
Avrebbe mai smesso di farneticare? Scuotendo la testa la implorò "Swan. Respiri profondi, ricordi? Andrà tutto bene".
Sospirò. "Va bene. Ci vediamo tra 20 minuti".
"Perfetto".
Stava per riagganciare quando sentì chiamare il suo nome ancora una volta, la sua voce uscì appena in un sussurro. "Jones?"
"Cosa?"
"Grazie"
Ci doveva essere una prima volta per tutto, pensò. Combattendo un sorriso, rispose prima di terminare finalmente la chiamata "Zitta, Swan". Rimase per un secondo fermo a fissare lo schermo, una strana sensazione venne su di lui mentre rifletteva sulle ultime settimane - lui e Swan avevano stabilito una sorta di tregua dopo quel giorno passato fuori con Henry. Anche se non erano stati in cattivi rapporti per molto tempo, adesso potevano ammettere che il loro rapporto era andato oltre la cortesia (educato?! Quando il loro rapporto era stato educato?! Ah!) ed era passato da qualcosa tra conoscenti occasionali a .. . qualcosa di più vicino. Diverso. Aveva lasciato che lei vedesse qualcosa di lui - o meglio, si era imbattuta in lui in un momento di fragilità; e lui era stato in grado di catturare piccoli scorci qua e là, facendogli desiderare di saperne di più, per farle capire che lei non aveva bisogno di essere così in guarda, così pungente a volte.
"Che cosa è successo?" La voce di August lo portò fuori dalla sua fantasia, si girò e tornò al suo posto nella parte  anteriore della band. Agitò la mano con disinvoltura, come se non fosse veramente importante. Niente affatto. Doveva fare da babysitter ad Henry. Niente panico. No. Che cosa stai dicendo?
"Emma ha un incontro all'ultimo minuto con un grande regista, non può dare buca e mi ha chiesto di stare con Henry".
Tutti lo fissavano in silenzio attoniti fino a che Filippo commentò "Woah. Buon per lei!" Erano tutti d'accordo e Killian ricordò il suo dare di matto riguardo all'incontro con questa regista. Almeno il contratto sembrava portare loro ottimi frutti, questo era certo "Aspetta, te l’ha chiesto lei?"
Eh? Oh, giusto. Non era considerato quello che si potrebbe definire 'un amante dei bambini'? Soprattutto agli occhi di Swan. "Certamente non ero la sua prima opzione, come potete immaginare, ma a quanto pare l'unico rimasto".
"Tutto ciò sta prendendo una svolta differente se lei ritiene che tu possa fare da babysitter, certamente ..." Commentò August, sorridendogli dal suo sgabello dietro la tastiera. Stronzo.
Lui inarcò un sopracciglio con aria di sfida "Babysitter? Sei stato in giro con quel ragazzo? Lui è un'altra cosa" August si limitò a sorridere di nuovo, scuotendo la testa e sospirando "Beh, non c'è nessun problema se lui sta qui, giusto? C’è anche Gracie in giro".
Jefferson sembrava personalmente offeso "Certo che no. Lui è più che benvenuto". Killian sorrise con gratitudine verso di lui e non poté fare a meno di ridere dell’espressione esultante di Victor, che probabilmente progettava di fare sedere insieme i bambini e giocare con loro. Era un tale Cupido, per l'amor di dio.
"Perfetto, allora cerchiamo di provare fino a che non arriva e poi riprenderemo da dove lasciamo quando lui sarà di là con Grace".
"Sta portando il suo libro?" August aggiunse all'improvviso, con voce piena di interesse.
"Non ne ho idea, ma possiamo chiedergli quello che vuoi quando sarà qui. Credo che conosca ogni rigo di quel libro a memoria". Ed era davvero così – ne avevano parlato quel giorno a casa di Swan e Killian rimase molto impressionato dai suoi pensieri penetranti riguardo ai personaggi e le storie.
Non molto tempo dopo, il suo telefono squillò di nuovo e lui sapeva che voleva dire che Swan era già lì. Lasciò la sua chitarra appoggiata al muro vicino alla porta e gridò loro: "Sono qui. Torno subito". Si asciugò le mani sui jeans e passò le dita sudate tra i capelli, scherzosamente soffiò a Belle un bacio mentre passava sulla strada per la porta d'ingresso del palazzo. Appena fu fuori, un grido eccitato lo accolse, seguito da una piccola sagoma che correva verso di lui con passi veloci "Killian!"
Gli scompigliò i capelli calorosamente quando il ragazzo si avvicinò a lui con un sorriso da orecchio a orecchio "Ehi Henry, i ragazzi ti stanno aspettando di là e dentro c’è anche Grace, non vede l'ora di vederti".
"Davvero? Anche io!" Come faceva questo ragazzo ad essere sempre così entusiasta di tutto? Huh. Indicando lo studio dietro di lui, accarezzò la spalla del ragazzo incoraggiante.
"Bene, vai avanti, ti raggiungo tra un po’, ho bisogno di parlare con tua madre per un secondo" disse volgendo lo sguardo da Henry a sua mamma, ora in piedi dietro di lui e che sorrideva nella sua direzione.
"Sono sicuro che ora sei più che felice che David e Mary Margaret siano fuori, eh?"
Henry le sorrise saltellando sui suoi piedi "Perché sto passando la giornata con Killian e i Lost Boys? Nah. Preferirei stare con te, ma cosa si può fare?" Poi si avvicinò a lei e le avvolse le braccia intorno in un abbraccio stretto "Buona fortuna mamma, andrà alla grande".
Killian cercò di non intromettersi in un evidente momento madre-figlio, anche se stava trovando sempre più difficile, non spiare con la coda dell'occhio come Swan baciò la parte superiore del volto del figlio e sussurrò " Grazie. Ora vai . Vengo a prenderti più tardi. Ti voglio bene ".
Henry andò via in fretta, strizzando l'occhio a Killian nella sua scia, lasciandoli entrambi in piedi nel parcheggio strascicando goffamente i piedi, non proprio sicuri di come rompere il ghiaccio. Anche se avevano parlato e massaggiato nelle ultime settimane, era più che sicuro che lei stava ricordando come l'ultima volta che si erano visti, era seduta con lui, confortandolo e ridendo dei loro stupidi tentativi di disegnare in aria. Si costrinse a incontrare finalmente i suoi occhi. "Ehi".
"Ehi tu" rispose lei con una mano che andò a spostarsi una ciocca ribelle avanti al suo volto.
La fissò intensamente per un attimo, sapendo che se avesse chiesto probabilmente sarebbe esplosa. Qualcosa che aveva davvero bisogno di fare dato che era in procinto di andare a quella riunione così speciale per lei "Swan, stai tremando".
Proprio come aveva temuto, non lo deluse.
Lei emise un suono tra un ringhio e un lamento, una mano andò a strofinare la fronte furiosamente mentre iniziò a camminare davanti a lui come una leonessa in gabbia "Questa è una cosa troppo improvvisa, avevo già fatto i conti che o aveva perso interesse ed era per questo che aveva cambiato le date o che se ci fosse stata una possibilità l'incontro non ci sarebbe stato fino alla prossima settimana - Ed io non ho provato abbastanza o non ho fatto ricerche o niente!".
Ok, Jones. Respiri profondi. Argomenta. Ragiona. Falla ragionare. Con po' di fortuna  non ti prenderà a pugni mentre lo farai "Come puoi essere così sciocca? I piani cambiano, se questa tizia, Mulan, è così ambita come dici tu, non c'è da stupirsi che vada e venga tutto il giorno. E ti dirò le stesse cose che ti ho detto in queste ultime due settimane, se ha chiesto personalmente di te, metà strada è già stata fatta. Mostrale quello che hai. Che cosa sai fare".
Emise una risata isterica in cambio, senza preoccuparsi di guardarlo o di interrompere la sua costante stimolazione. Gli stava facendo venire le vertigini "Cosa posso fare? Non so nemmeno per quale parte vuole considerarmi!"
Ok. Questo è tutto. Si avvicinò a lei con fiducia, le bloccò le braccia saldamente nelle sue mani, non lasciandole spazio per muoversi. Fu estremamente tentato di scuoterla fino a quando non sarebbe tornata in se, ma giunse alla conclusione che sarebbe stato un po' troppo, così decise di guardarla negli occhi "Swan, mi stai stressando. Qui hai due possibilità e faresti meglio a scegliere con saggezza. Spero davvero che sceglierai la prima, però. Sarebbe davvero gratificante per te e scommetto che hai voglia di farlo dal momento che ci siamo incontrati".
Lei lo guardò negli occhi con un'espressione confusa sul suo viso. Aveva sentito qualcosa di quello che le aveva detto? Nota per sé: frasi brevi, parole semplici per Swan quando è in uno stato d'animo stravagante "Di che diavolo stai parlando?"
Le sue labbra si contrassero "Primo: mi puoi schiaffeggiare".
"Cosa? Io non ho intenzione di schiaffeggiarti" Che era una sorpresa. Lui aveva davvero pensato che non ci avrebbe nemmeno pensato e l’avrebbe fatto.
"Dai, stai morendo dalla voglia di farlo" cercò di aizzarla. Le cose che uno fa per ... un amico.
Socchiudendo gli occhi verso di lui nel tentativo di liberarsi dalla sua presa ferma su di lei,  dichiarò: "Perché dovrei darti uno schiaffo ora? Non hai fatto niente perché io possa essere arrabbiata con te! E so che è la prima volta".
Esilarante, Swan.
"Stai dicendo che preferisci andare con la seconda opzione?"
"Non ho idea di cosa tu stia parlando, ma sì, non c'è modo che ti prenda a schiaffi" gli disse duramente. Aprì la bocca per ribattere qualcosa di spiritoso, ma finì per rimanere in silenzio e scrollare le spalle con leggerezza.
La signora aveva parlato.
"Va bene allora… lentiggini".
La sua mano destra passò dal braccio alla parte posteriore del suo collo, tirando la testa vicino alla sua, non la lasciò andare, mentre cercava di respingerlo. Sigillò le loro labbra, non osando lasciarla andare fino a quando lei avesse lasciato andare tutta la frustrazione e l'ansia repressa che portava addosso. La sentì irrigidirsi tra le sue braccia, i suoi denti cercarono di morderlo pochi secondi più tardi - per farlo smettere di baciarla o anche solo per fargli dispetto, non ne aveva idea - fino a quando le braccia andarono intorno a lui e lei rispose con la sua stessa intensità.
Killian davvero non aveva più alcuna idea di cosa stesse succedendo - il suo piano si era effettivamente sviluppato in una vera e propria pomiciata, ma che cosa significava? Si tirò indietro da lei e puntò la fronte contro la sua, le sue dita le inclinarono il mento così che avrebbe potuto incontrare il suo sguardo. Fu più che contento di vedere il rossore sulle sue guance e il suo respiro che usciva in rantoli veloci mentre lui la guardava.
"Ora vai e non mollare fino a quando non avrai ottenuto quella parte, mi hai sentito?"
Lei annuì "Va bene".
"Andrà tutto bene" le promise, non voleva che lo dimenticasse.
"Va bene".
"Chiamami quando hai finito e ci incontreremo in modo da poter prendere Henry". Ma lo stava ascoltando? Hum. Lui non era a conoscenza del fatto che i suoi baci potessero essere così sconvolgenti ...
"Va bene".
"Smettila di dire va bene!"
"Ok".
Questa era la sua Swan.
Le diede una piccola spinta verso la sua auto - attenzione, non voleva farla cadere, dato che sapeva che era un po’ imbranata. Anche se non indossava i tacchi, in questo caso - non aveva bisogno  di avere sulla coscienza una sua distorsione alla caviglia. "Vai, altrimenti sarai in ritardo. Ed indossa qualcosa per mostrare le gambe, dai. Anche se è una ragazza, chi lo sa? Forse è dell’altra sponda. Non può far male".
Lei arricciò il naso nella sua direzione e alzò gli occhi. Comportamento tipico di Swan "Vedi? Se avessi detto questo prima ti avrei preso a schiaffi".
"Certo che l’avresti fatto. Ciao, Swan" le sorrise agitando le dita giocosamente. Si girò sui tacchi, intento a entrare nuovamente in studio in modo da poter riprendere le prove, quando sentì la sua voce.
"Niente buona fortuna?"
Killian voltò la testa sulla sua spalla "Per cosa pensi fosse quel bacio?"
Tornò in studio, combattendo la voglia di guardare indietro e controllare la sua reazione. Si avvicinò a Belle e sentì risatine e chiacchiericcio eccitato dalla stanza adiacente "Quei due già si stanno divertendo?"
Belle girò gli occhi divertiti nella sua direzione "Non sapevo che sarebbe venuto qui, se l’avessi saputo avrei portato anche Bae e avremmo potuto fare un party".
Alzò le braccia in segno di resa "Ehi, non lo sapevo neanche io, sto facendo un favore ad Emma". Huh. Aveva ragione, anche se l'unico rimasto era Bae e avrebbero avuto un esercito di mini groupies dei Lost Boys. L'idea era impagabile.
"Lo so, immaginavo che fosse così, non che io sia meno sorpresa a riguardo, ma sai ..."  commentò, il suo tono leggero e interrogativo. Emise una risatina.
"Adoro sentire come tutti voi andate fuori di testa quando devo essere gentile".
Girò la testa verso di lui con un'espressione preoccupata sul viso e gli prese la mano nella sua "Non è per questo. E' l’idea di te responsabile ... con un bambino".
"Sì, lo so. Non ho nessuna qualità genitoriale" Non c'era bisogno di affermare l'ovvio.
Lei sbuffò infastidita e lasciò andare la sua mano "Sei un idiota. Vai di là e continua a lavorare, culo pigro".
Lui scoppiò a ridere e fece cenno con la mano verso lo studio con fare di accusa "Se io sono il culo pigro. Dovresti sentire quei quattro. Vuoi scommettere che si saranno gettati sul divano da quando li ho lasciati".
"Mi piacerebbe, ma purtroppo so che hai ragione, stavano parlando di Henry e Grace" ammise lei, mordendosi il labbro nel tentativo di non sorridere. Ci aveva visto giusto. Gemette esasperato mentre tornava alla stanza, chiamando da sopra la spalla di lei "Per l’amor di ... sarà meglio che stiano parlando meglio di canzoni o dovrò davvero prenderli a calci in culo".
Stava entrando nella stanza quando sentì un sussulto oltraggiato di Filippo "... Ma come può il principe Filippo morire?"
Oh, per l'amor del cielo.
Si appoggiò allo stipite della porta e sentì Henry spiegare pazientemente "Lui non muore, semplicemente - la sua anima viene aspirata da una creatura, uno strano spettro chiamato il Dissennatore.  Ma non preoccuparti. Più tardi, il suo vero amore va in missione per salvarlo e si riuniscono".
Filippo voltò le pagine consumate tra le dita, esaminando attentamente le immagini e tracciandole con un'espressione incuriosita. "Huh. Questo è uno strano libro, giovanotto."
"Lo so, ma è forte".
Killian decise di rendere nota la sua presenza e fu sorprendente come tutti lo fissavano alla porta. "La cosa senz'anima è abbastanza appropriata per descrivere alcune situazioni, anche se in questo caso, quando si dà tutto per qualcuno - come ha fatto il principe sacrificandosi per la principessa - e può capitare di non ottenere nulla in cambio. Fino a quando lei si mette in viaggio per salvarlo, naturalmente. E ce la fa".
August scosse la testa e indicò lui con le dita "Avrei dovuto immaginare che avresti preso i momenti più macabri in quelle storie per creare dei testi indimenticabilmente belli".
Si strinse nelle spalle "Ecco perché io sono il genio cantautore, no?" Tutti ridacchiarono mentre entrava nella stanza, andò vicino al divano e si sedette accanto a Grace, le baciò la punta del naso con amore "Ehi, principessa. Vuoi prenderti cura di Henry mentre siamo lì dentro?" Le chiese indicando il suo compagno sul divano che continuava a studiare con attenzione.
Lei annuì con entusiasmo "Certo. Ma zio Killian, quando hai intenzione di scrivere una canzone su di me?"
"Chi dice che non ce n'è già una là fuori?" Rispose inarcando un sopracciglio.
Ci fu un sussulto forte. "C'è?"
Oh amava giocare con lei. Le sorrise, la sua mano andò ad accarezzarle i riccioli color nocciola mentre rispondeva. "Non lo so. Forse ne sto ideando una per voi due. Forse  combatterete contro dei draghi per salvare qualcuno in una terra lontana". Al che il volto di Henry si illuminò, assolutamente euforico alla prospettiva di essere un personaggio in una delle loro canzoni. Grace prese la mano nella sua ed entrambi strillarono, il resto della band rise per il loro entusiasmo evidente.
Grace si voltò di nuovo verso di lui "Fammi sapere se lo fai?"
"Certo che lo farò. Ora dobbiamo suonare per un po'. Ma torneremo e andremo tutti a pranzo insieme" aggiunse. Si alzò facendo cenno al resto dei ragazzi di seguirlo all'interno dello studio. Sentì la voce di Henry mentre stava per andare.
"Ci fermiamo qui fino a tardi finché la mia mamma non torna a prendermi?"
Si voltò alzando le spalle "Non lo so ancora, vedremo più avanti. Va bene, ragazzo?"
"Certo!" Killian pensò che poteva scommettere che avrebbero potuto passare tutto il giorno a non fare niente e a Henry sarebbe stato bene lo stesso.
Esattamente come la madre, eh.
"Perfetto. Non fate troppa confusione voi due o Belle dovrà cacciare fuori la bestia" li minacciò non distogliendo lo sguardo da loro in segno di avvertimento. Proprio mentre usciva sentì Henry sussurrare a Grace “ La bestia dovrebbe essere Mr. Gold?"
Killian non riuscì a trattenere la sua risata "E tu non vuoi essere minacciato con quel bastone, ragazzo. Credimi".
 
 
"Ma finiscono davvero insieme?"
Henry annuì mentre finiva le sue patatine fritte "Si. Almeno questo è ciò che sottintende. Chi l’avrebbe mai pensato, vero?"
Victor guardava davanti a sé, il suo sguardo non molto concentrato su qualcosa, Killian ne era sicuro "Huh. Cappuccetto Rosso e Frankenstein. Dove hai preso questo libro?"
"Me l’ha dato mia zia un paio di anni fa".
Killian lo guardò incuriosito "Mary Margaret?"
Il ragazzo annuì immergendo l'ultima patatina nel ketchup e facendola saltare in bocca "Sì, è stato un suo regalo".
"Da quanto tempo stanno insieme? Tuo zio e lei, voglio dire" Chiese August dal suo posto accanto a Killian mentre condividevano il loro piatto di patatine fritte, dopo aver mangiato i rispettivi burritos.
Henry arricciò la fronte per pensare, piegando la testa di lato mentre rifletteva sulla sua risposta. "Uhm, non ricordo davvero. Si sono incontrati proprio nel periodo in cui mia mamma aspettava me e hanno cominciato a uscire poco dopo, è stato amore a prima vista a quanto pare" un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra.
Al che Killian sorrise. Amore a prima vista. Ceeeerrto.
"No scherzo. Si sposeranno presto, vero?"
Henry annuì mentre si leccava il ketchup dalle dita "Sì, entro la fine dell'estate".
Victor fischiò, ridendo suo malgrado "Matrimoni, amico. Sono incredibili" si rivolse a Killian, alzando le sopracciglia giocosamente verso lui "Sto pregando che ci invitino in modo da poter organizzare un vero addio al celibato".
"Non andremo a Las Vegas, Whale" risposero all'unisono al bassista, come se l’avessero provato centinaia di volte. Cosa che avevano fatto. Più di centinaia. Victor mise il broncio, lasciando cadere le spalle in segno di sconfitta.
"Lasciate sognare un uomo".
Grace si avvicinò al padre, gli si sedette sulle gambe e chiese in tono confuso "Che cosa c'è di così bello a Las Vegas, papà?"
Killian si strozzò con la frittura e necessitò dell’assistenza di August che gli diede una pacca sulla schiena con forza, nel frattempo il resto dei membri della band cercarono di non ridere alla domanda della povera ragazza. Jefferson impallidì un po', ma si riprese e lanciò uno sguardo omicida in direzione di Victor "Non molto in realtà, tesoro. Non ascoltare lo zio Victor. Lui è davvero stupido".
Victor sbirciò verso di lui, mettendo le braccia dietro la testa, l'immagine dell’ innocenza "Certo. Lo sono. Davvero non stiamo andando a Las Vegas, Gracie. Ma quando ci andrò, farò in modo di portarti il regalo più grande così ti ricorderai chi ti ama di più tra tutti questi idioti e non dimenticarlo mai".
Killian gli rivolse uno sguardo divertito "Ecco perché non sei il suo padrino, giusto? Perché lo sono io".
Al che Henry scosse la testa e si rivolse a Grace, con il pollice indicò loro "Sei così fortunata ad avete tutti loro a lottare per te".
Rimasero tutti senza fiato alle sue parole. Anche se Killian non l’avrebbe mai ammesso,  era bello sapere che qualcuno avrebbe apprezzato avere lui e i suoi compagni a prendersi cura di qualcuno - sicuramente lo faceva sentire amato e valeva la pena averlo intorno. Come ci tenevano loro.
"Ehi, non ti puoi lamentare, hai contato tutte le persone che vegliano su di te?"
Filippo annuì toccandosi il mento e guardando nella sua direzione "Sì, oggi è stata la ciliegina sulla torta, ora hai i Lost Boys a prendersi cura di te".
Henry si strinse nelle spalle senza incontrare il loro sguardo mentre tamburellava con le dita sul tavolo "Certo che lo so, ma è diverso, tutto qui”.
Prima che Killian potesse protestare e chiedergli cosa volesse dire, Belle si presentò con dei libri dall'aspetto pesante su un braccio e le chiavi e la borsa nell'altra "Ragazzi, mi dispiace interrompere così presto, ma devo lasciarvi, rimanete tutti o state andando via?"
Killian guardò i suoi compagni e li vide mentre si scambiavano degli sguardi…aspetta, cosa significava? Li conosceva, gli stavano nascondendo qualcosa.
E questo qualcosa non includeva lui. Accidenti a loro.
Jefferson si alzò dal suo posto, raccolse i resti del loro pasto e li gettò nel contenitore in un angolo della stanza. "Io, per esempio, dovrei andare, credo che lo stesso valga per gli altri, non è vero?"
Come in successione, tutti imitarono le sue azioni "Sì, dobbiamo andare a fare ... una cosa".
Killian non poteva lasciargliela passare "Che cosa?".
"Niente" risposero tutti evitando il suo sguardo. Tutti tranne Victor naturalmente, che gli indirizzò un sorriso compiaciuto. Dio, come voleva prenderlo a calci.
Strinse gli occhi su di loro "State organizzando qualcosa".
"No, non è vero" fecero eco mentre Victor aggiunse con voce cantilenante e un sorriso più ampio "E' una sorpresa".
Killian si colpì la fronte con la mano. In realtà non amava particolarmente le sorprese. Assolutamente. Mai. "Ho avuto abbastanza sorprese nell’ultimo anno che mi basteranno per tutta la vita".
Lo ignorarono e raccolsero fogli e borse mentre Jefferson aiutò Grace con il suo zaino e la giacca. Filippo gli diede una pacca sulla spalla quando passò al suo fianco. "Ci vediamo questo fine settimana, amico"
 "Questo fine settimana?"
August apparve dietro a Filippo e gli afferrò le spalle con forza, facendolo sussultare e Killian si sarebbe sentito uno stupido se non fosse stato così infastidito per il fatto che lo stavano tenendo all’oscuro di tutta questa faccenda segreta. "Filippo, chiudi il becco".
Grace si avvicinò a Killian e lo baciò sulla guancia prima di prendere la mano di suo padre nella sua, trascinandolo verso la porta, seguita da tutti gli altri "Ciao!"
"Che cosa state organizzando?!" insistette ancora una volta, per ogni evenienza.
"Byeeeeeee!"
Fece una smorfia puntando un dito verso di loro quando tornarono a prendere l'ultima delle loro cose "Lo scoprirò".
Risero tutti nella loro scia e sentì la presa in giro di Jefferson "Certo che si. Ciao, Jones!".
La serratura della porta fu l'unico suono che rimase nella camera precedentemente rumorosa. Henry e Killian si scambiarono un'occhiata mentre giocava con un tovagliolo piegato con cura che aveva usato mentre mangiavano.
"Allora, credo che questo lasci te e me da soli. Che cosa vuoi fare?"
Henry si alzò e si diresse verso il divano, gettandosi sopra come se fosse a casa e Killian sorrise, ricordando il modo imbarazzante in cui aveva agito sua madre la prima volta che entrò in quella stanza per discutere del maledetto contratto "Non lo so. Cosa stavi progettando di fare prima che mia mamma ti chiamasse e ti costringesse a farmi da baby sitter?"
"Sei troppo intelligente per la tua giovane età. Ehm, non lo so. Volevo scrivere un po', forse suonare. Se non avessi trovato abbastanza ispirazione avrei guardato qualche film a casa".
Gli occhi del ragazzo si illuminarono e presero un curioso luccichio "Come si scrive di solito?"
"Con una penna" rispose immediatamente.
Jones. Hai davvero bisogno di controllare la tua diarrea verbale. Non tutti apprezzano i tuoi stupidi scherzi.
Anche se in questo caso il ragazzo sembrava farlo, per come si mise a ridere verso di lui. Henry scosse la testa tra sbuffi e commentò: "Mamma dice che le provi tutte per essere divertente".
Oh, così Swan parlava di lui quando non era in giro? "Oh, davvero?"
"Sì, ma lei lo dice sempre sorridendo. Le piace, anche se cerca di non darlo a vedere" disse.
Huh. Questo era proprio da lei, negava a se stessa di aprirsi con lui, come quando le aveva promesso di fare quella lista di tutti i sorrisi e le risate. Aveva perso il conto ormai, ma era un guscio duro da rompere. Si chiese se avrebbe mai lasciato schiudere quel guscio per liberarsi.
Emettendo un sospiro forte si passò stancamente le dita tra i capelli "E' troppo testarda, ne abbiamo le prove. Come quando scrivi una canzone, non so …l'idea a volte ti colpisce e poi ... scorre via, credo che non so come descriverlo?".
Vide che si torceva le mani nervosamente, come se fosse indeciso se dire qualcosa o no. Attese per un momento, sperando che avrebbe parlato, di certo non era come sua madre che l’avrebbe probabilmente tenuto per se e l’avrebbe fatto impazzire nel processo "Ho avuto un'idea mentre stavi suonando prima, ma non sono sicuro che ti potrebbe piacere".
Le orecchie di Killian si rizzarono "Perché no? Puoi dirmela e se non funziona, possiamo cambiarla o sistemarla. Vai avanti. Forse sei un futuro cantautore e ancora non lo sappiamo!".
Alle sue parole l'espressione di Henry si trasformò in una più sicura, rivolgendogli un sorriso riconoscente "Beh ... Ricordi quando ti ho parlato di come nelle storie del libro, prendere il cuore della gente era davvero una cosa importante?"
Oh, ricordava bene. Aveva persino parlato a Swan di questo, se era appropriato per un bambino della sua età?
"Certo. Abbastanza raccapricciante, se me lo chiedi".
"Lo so. Allora,  rileggendo la storia del Cacciatore, di come lui non poteva sentire nulla perché la Regina Cattiva aveva preso il suo cuore e di come doveva fare tutto quello che lei gli chiedeva perché era letteralmente controllato ... non suona come qualcosa che qualcuno farebbe in due situazioni diverse? Voglio dire… il sentimento del cuore vuoto mi fa pensare a qualcuno che si ritrova ad essere completamente insensibile dopo una rottura. La cosa del controllo però ... "
"... Come quando sei così a capofitto su qualcuno da non vedere più le cose chiaramente. Come se lei avesse letteralmente il tuo cuore nelle sue mani" completò Killian, la sua voce roca, poco più di un sussurro, i suoi pensieri arrancavano penosamente alle immagini che non voleva ricordare in quel momento. O mai.
"Esattamente" Henry rispose con un cenno del capo. Il suo sguardo cadde ai lacci delle scarpe e l'insicurezza tornò sul suo volta "Allora ... pensi che possa funzionare?"
Killian si avvicinò al divano e si sedette accanto a lui colpendo il suo ginocchio in modo rassicurante "Sicuramente. Ha davvero del potenziale. Come te, Henry".
"Lo pensi davvero?"
"Uh-huh. Come hai pensato a questo? Sei troppo giovane per aver vissuto  delle esperienze così dolorose".
Era davvero confuso su questo. Per quanto perspicace e intelligente il bambino potesse essere, Killian non riusciva a spiegarsi come aveva potuto cogliere un tale sentimento di quella scena particolare nella storia. Vide Henry agitarsi al suo posto, probabilmente indeciso se parlare o no.
Cedette dopo pochi istanti, sospirando sconsolato "Non io, questo è sicuro. È solo che ..." Si fermò un attimo cercando le parole. . "Una volta ho sentito Ruby e mia mamma parlare. Era Capodanno e so che aveva bevuto un po’ troppo, forse era per questo che parlava tanto, perché lei non ne parla mai, ma lei piangeva e Ruby cercava di calmarla. Era seduta sul pavimento e ripeteva più e più volte come tutto questo era un sogno e lei era in attesa di svegliarsi, che lei non meritava questo e tutto era troppo perfetto. Come tutto sarebbe tornato a quando tutti la abbandonavano". Si morse il labbro inferiore preoccupato, uno sguardo implorante negli occhi "Non sono sicuro se lei stava parlando di quando era giovane o di mio padre o entrambi, credo. Leggere di questo, mi ha ricordato di quanto sembrasse triste e distrutta.  Lei è felice, ma penso che a volte non creda meriti di esserlo". Entrambi rimasero in silenzio per un attimo, Killian lottò duramente per non chiedere altro di sua madre e che cosa fosse eventualmente accaduto con suo padre che l'aveva ridotta in questo modo. Capiva l'abbandono e l'esperienza dell’affidamento e il suo cuore lo percepiva ogni volta che la guardava e vi trovava uno sguardo perso, lo sguardo che condividevano, gli occhi da ragazzina sperduta. Ma sembrava come se non fosse stata l'unica volta che era stata lasciata sola. Fu riportato alla realtà dalle sue fantasticherie quando Henry continuò "è per questo che sono così contento che lei ha trovato te".
Killian sbatté le palpebre stupito "Me?"
"Certo. Non è mai uscita con nessuno. Sei giusto per lei" ammise come se fosse la cosa più casuale da dire. Che lui, tra tutte le persone, era giusto per sua madre. Una scarica di calore corse attraverso di lui e sorrise al ragazzo.
"Sai, sei un bravo ragazzo. Sono contento che lei abbia te".
"Anch’io. So però che lei si sente veramente in colpa quando deve lasciarmi o andare e venire come oggi e per il fatto che resto da David, Ruby o Regina".
Si accigliò a questo "Ma a te non dispiace, vero?".
Il viso di Henry si allarmò "Oh no,  è abbastanza divertente. Abbastanza folle a volte. Se dimentico qualcosa in un posto è super difficile ricordare in realtà dove l’ho lasciato e così via. Ma mi piace. E’ come.. avere un sacco di famiglie" aggiunse con leggerezza.
Con gli occhi increspati agli angoli corresse il ragazzo "O una grande famiglia".
"Già."
Killian guardò davanti a sé al vetro che separava i due spazi della stanza, cercando di recuperare i dettagli delle loro riflessioni  "Non tutti possono dirlo, sai. Sei davvero fortunato".
Il ragazzo stravaccato sul divano, poggiò la testa sul braccio pigramente "Lo so, come ho detto, a volte è un po’ confusionario. A volte ho bisogno di avere una presa sulla realtà. Non solo a causa della fama di mia madre -... ma sai, a causa della cosa delle radici".
Killian sentì una fitta di comprensione, sentire questo ragazzo parlare di quanto fosse difficile a volte trovare un posto da chiamare casa. Naturalmente ne aveva una, ma era lì solo quando non veniva portato da una casa all'altra, con il suo zaino pieno di vestiti e libri nel caso li dimenticasse, le chiamate e i messaggi per assicurarsi che fosse sempre al posto giusto con la persona giusta. Si domandava come potesse sentirsi. Sicuramente si sentiva amato e protetto, come non lo era stato lui alla sua età, tutto solo nella sua città natale in Europa, ma allo stesso tempo doveva essere difficile cercare costantemente di mantenere una sorta di equilibrio nella sua routine.
Girò la testa in direzione di Henry grattandosi il mento con una mano e disse "Penso di sapere di cosa hai bisogno".
"Ma non ho bisogno di nulla" Henry rispose con un cipiglio confuso.
Killian si alzò senza preavviso e andò a scrollare la giacca e a prendere le chiavi, facendo cenno ad Henry di seguire il suo esempio "Si invece. Sembri essere turbato dal fatto di essere portato avanti e indietro da tutti questi luoghi che, per quanto sono la tua casa, a volte ti fanno dimenticare dove ti trovi, dov’è il tuo vero posto. Abbiamo tutti bisogno di una costante, Henry".
Mentre seguiva i suoi passi fuori del palazzo e verso la sua auto, Henry chiese in tono sconcertato "Dove stiamo andando?"
Killian gli rivolse un sorriso "A prendere la tua costante".
 
 
"È quello che penso che sia?" Chiese Henry, lo stupore era evidente nella sua voce mentre camminava vicino a lui verso la porta anteriore dell'edificio. Killian represse un sorriso alla soggezione della sua espressione e gli fece cenno di entrare, mentre teneva la porta aperta.
"Spero di sì. Ho fatto volontariato qui per un po' dopo ... un periodo difficile. Mi ha aiutato a schiarirmi la mente. Uno dei migliori posti dove abbia lavorato a dire la verità". Ed era vero, in un primo momento era stato Gold a mandarlo lì a lavorare come una sorta di 'punizione' all’inizio della sua fase selvaggia e anche se era preoccupato per l'esperienza, cambiò idea dopo aver trascorso un paio di week-end in quel lungo con gli altri volontari e collaboratori.
E gli animali, naturalmente.
"Ma cosa ci facciamo qui?" Henry si chiese scrutando con attenzione ciò che lo circondava.
"Cosa pensi che stiamo facendo qui? Stiamo per ottenere una costante. Vieni" gli disse con un sorriso affettuoso, una mano sulla spalla quando raggiunsero il bancone, dove un giovane era seduto a leggere alcuni documenti, completamente assorto nel suo compito "Ehi, Gaston".
Il ragazzo scrollò la testa quando sentì il suo nome e un sorriso sorpreso cambiò i suoi lineamenti mentre guardava verso di lui "Jones! Che ci fai qui?" Si alzò e dopo aver aggirato il bancone gli diede una pacca sulla schiena in segno di saluto "E' passato un bel po’ di tempo dall'ultima volta che ti ho visto. Ho sentito parlare della band e tutto il resto, sembra che stia andando bene ora, non è vero?"
"Sta andando piuttosto bene, grazie" riconobbe Killian, il piacere di rendersi conto che non importava più quanto fossero fregati qualche tempo prima, sembrava che non era più quello che tutti ricordavano. Che in realtà stavano facendo funzionare tutto di nuovo.
Gaston sorrise e batté le mani "Quindi che ci fai qui? Il tuo manager ha mandato il tuo culo qui per aiutarci?"
Ah.
"No, non oggi, mi dispiace. In realtà, siamo qui per ... vedere un po’ cosa c’è. Una sorta di regalo per il ragazzo" disse dando ad Henry una leggera spinta e poggiando le mani sulle sue spalle, posizionandosi dietro di lui. Gaston spalancò gli occhi per la sorpresa, finalmente rendendosi conto che Killian non era solo, sorrise educatamente in direzione del ragazzo e poi lanciò uno sguardo curioso a Killian prima di fare un gesto con la mano verso il corridoio dove erano tenuti gli animali "Oh, ciao. Certo, vi farò fare un giro, allora".
Henry si morse il labbro e rivolse a Killian uno sguardo preoccupato – anche se poteva vedere allo stesso tempo entusiasmo e speranza sulla sua faccia. Fece un cenno rassicurante verso Gaston "Vai avanti, io firmo le carte. Scegline uno. Scegli con saggezza".
Non erano nemmeno passati quindici minuti, aveva già firmato la maggior parte delle carte preparate della ragazza che lavorava con Gaston, quando uno scossone sulla manica lo fece trasalire facendolo sobbalzare "E' una lei".
Il suo volto si aprì in un sorriso complice, rispecchiando Henry, che sembrava sul punto di scoppiare dalla felicità "Oh, tua madre sarà entusiasta di avere un'altra ragazza a casa".
Alla menzione di Emma, ​​Henry iniziò a giocherellare con i polsini della sua camicia, tirando nervosamente l'orlo "Ma cosa succede se lei non vuole?".
Killian agitò una mano verso di lui cercando di calmarlo. Avrebbe fatto un accordo con Swan se avesse voluto litigare con loro "Ecco perché lo divideremo, nel caso in cui si lamenti. Anche se non credo non voglia un animale domestico, vero? Pensi che Regina, David e gli altri si lamenterebbero se portassi il cane a casa loro? ".
Henry pensò su alla sua domanda e un cipiglio gli toccò le labbra "David ha lavorato in un rifugio per anni e Mary Margaret ha un sacco di uccelli e anche un paio di conigli. Quanto a Regina non credo proprio, Daniel lavora come addestratore di cavalli professionista, è così che si sono incontrati infatti, su un set cinematografico in cui un altro dei suoi clienti stava lavorando. Così vivono in una sorta di ranch con cavalli e un sacco di animali".
Woah. Chi l’avrebbe mai pensato.
"Allora io davvero non vedo il problema. Se tua mamma farà storie, parlerò con lei, non ti preoccupare. Se a lei darà troppo disturbo, allora la terrò io e la condivideremo quando non sei a casa da tua mamma. Suona bene?" chiese e i suoi occhi andarono alla ricerca dello sguardo nocciola di Henry.
Il povero ragazzo rimase bloccato senza parole e quasi balbettando gli disse "Io…non so cosa dire".
Per una volta dopo tanto tempo, Killian si sentì realmente in pace con se stesso. Henry aveva davvero bisogno di questo e lui era più che contento di averlo aiutato. Almeno fino a quando Swan non l’avrebbe scoperto.
"Non c'è bisogno. Stai facendo qualcosa di disinteressato adottandola e sarete entrambi uniti come non mai in pochissimo tempo. Lei sarà la tua costante". Si guardò intorno, curioso di sapere dove fosse la costante in questione "Dove è a proposito? Non vedo l'ora di vedere il nuovo membro della famiglia Swan".
Henry saltò in piedi desideroso di mostrare il suo nuovo animale domestico "Gaston la sta preparando, ha un sacco di peli. E’ come un cane hippie, la amo".
Un cane hippie? Soffocò una risata "Davvero? Che tipo di cane è?"
"Uhm, un pastore inglese, credo abbia detto Gaston. Eccola!" Esclamò quando la sua ex collega entrò con un cane di medie dimensioni, con il pelo grigio e bianco che copriva gli occhi e il muso, la lingua rosa appesa fuori della bocca che abbaiava eccitata, probabilmente alla prospettiva di essere finalmente fuori dalle gabbie all'interno della zona delimitata dove erano tenuti.
La esaminò attentamente mentre si avvicinavano e un cipiglio guastò la sua fronte in confusione "Perché mi sembra familiare?"
"Lei è come Max de La Sirenetta!" Henry sottolineò eccitato. Oh, bene, ora si ricordava, il cane del principe nel film Disney, Grace gliel’aveva fatto vedere tante volte, era difficile dimenticarlo. Anche se era più amante del gabbiano in quel particolare film. Era divertente.
Lui alzò un sopracciglio verso Henry "Ma non la stiamo chiamando Max, vero? Non è un nome molto femminile".
Henry gli fece una smorfia e lui dovette ridere alla sua espressione "No di Certo. La chiamiamo Nana. Lei è proprio come Nana di Hook".
Killian portò la sua attenzione al cane, che ormai era ad un paio di metri da loro, tirando il guinzaglio che Gaston stava usando per tenerla a distanza nel suo desiderio di unirsi a Henry. Un ricordo vago gli venne in mente - un cane più o meno come quello di fronte a lui, in quel film di Spielberg, in cui Robin Williams era un Peter Pan adulto.
Aveva amato quel film come un bambino.
Gaston si avvicinò e gli diede il guinzaglio, Killian si accucciò ad accarezzarla, lasciandole annusare la mano e accarezzando il collo "Hai ragione, è lei. Ehi ragazza. Ciao. Vedi questo ragazzo qui? Si prenderà cura di te d’ora in poi e avrai la miglior famiglia di sempre. Che ne dici?" Strofinò il muso contro di lui in segno di saluto e Killian sorrise a Henry "Penso che l'idea le piaccia abbastanza".
Si alzò pulendosi le mani sui jeans - accidenti, era pelosa. Swan l’avrebbe ucciso. Oops. Gaston stava osservando Henry con Nana, mentre nell'altro lato della stanza imparava a manovrare il guinzaglio. "Si è innamorata del ragazzo proprio dal momento in cui lui l’ha indicata. Ecco, firma questo e siete liberi di andare. Non dimenticare di portarla dal veterinario e di farle fare i vaccini adeguati, anche se la maggior parte sono già stati fatti qui. Ma sai, solo per essere sicuri, okay? Se hai dei problemi, basta fare una chiamata".
Killian gli diede una pacca sul braccio, un sorriso di gratitudine sul suo volto mentre raccoglieva le carte, il portafoglio e le chiavi "Grazie amico, lo farò. Ci vediamo e buona fortuna". Si strinsero la mano un'ultima volta e con un gesto, disse ad alta voce ad Henry di seguirlo fuori dal rifugio verso la sua auto, Nana abbaiava felicemente accanto a loro.
"Dobbiamo già andare?" Henry gli chiese, la mano stringeva il guinzaglio con tanta forza che Killian temeva che si sarebbe spezzato. Si fermò per un attimo - diavolo, quel povero cane era stato lì per chissà quanto tempo, meritava di essere portata fuori proprio come lei era stata adottata, giusto?
Che diavolo.
"Vuoi che andiamo? O preferisci fare una breve passeggiata con lei?".
Henry gli sparò un sorriso agitando le braccia in eccitazione - e Nana naturalmente seguì il suo esempio, abbaiando con entusiasmo "Certo! Passeggiamo!".
Decisero di seguire una delle tante aree verdi che circondavano il posto, Killian aiutò Henry quando perse quasi il controllo di Nana,  poverina, cercava di correre in ogni direzione, come se non potesse credere che fosse davvero libera e discussero possibili modi per insegnarle dei trucchi per il futuro: il comando per sedersi, il recupero dei bastoni, giocare al morto... cose da animali domestici.
Henry si domandò se fosse abbastanza veloce per correre con lui, così Killian lo incoraggiò a provare. Non esitò, comandò Nana con un sonoro "Vieni ragazza!" ed entrambi iniziarono a correre facendo uno sprint nella vasta distesa di verde dove stavano camminando sotto lo sguardo divertito di Killian, che controllava i loro movimenti nel caso in cui Henry fosse caduto o si fosse fatto male in qualche modo. Non aveva bisogno di una Swan infuriata perché il suo bambino si era fatto male sotto la sua vigilanza.
Proprio quando stava per chiamarli in modo da poter riprendere il loro cammino - e fargli bere qualcosa, dato che probabilmente stavano morendo di sete dopo tutta quella corsa; non aveva intenzione di dimenticare che la disidratazione poteva essere una possibile minaccia per il ragazzo - un flash lo portò fuori dalla sua fantasia, rivelando la crudele realtà.
Paparazzi.
"Ehi, Killian! Killian!"
Lui si irrigidì, inchiodato sul posto "Cazzo". Tirò i suoi occhiali dalla tasca, indossandoli prima che continuassero a scattare foto. Due ragazzi gli si avvicinarono e Killian stese il suo braccio verso di loro, come se potesse mettere un muro invisibile che li avrebbe mantenuti separati da lui. E da Henry  "Non oggi ragazzi, per favore".
Uno di loro - quello che aveva la fotocamera e scattava foto come se non ci fosse un domani - gli rivolse un sorriso di scusa mentre faceva una domanda dopo l'altra "Non intendiamo infastidirti. Dov'è Emma? Va tutto bene tra voi due? Eventuali piani su come fare le cose seriamente con lei? Abbiamo sentito che forse è in arrivo la proposta? Qualcosa sull'album in arrivo? Niente di nuovo da segnalare?".
Aveva davvero sentito quello che pensava di aver sentito?
"Gesù Cristo ... " mormorò scuotendo la testa incredulo alle domande assurde e in cerca di Henry e Nana in modo da poter andare via di lì il prima possibile. Il suo temperamento a non rispondere alle loro domande non sembrò turbare il giornalista, anche se  Killian immaginava fossero abituati ad essere allontanati da qualcuno che cercava di godersi un giorno libero in pace.
"Andiamo, Killian, niente?" Il ragazzo implorò, la sua mano ora era in possesso di un registratore cercando di spingerglielo in faccia in fretta per ottenere tutte le dichiarazioni. Killian gli lanciò uno sguardo fulminante, promettendogli che con uno schiaffo gli avrebbe fatto volare il registratore di mano se avesse osato avvicinarsi a lui.
"Killian!"
Oh, Dio..
Si voltò e vide Henry con Nana nella sua scia,  che trottava verso di loro, incurante dei paparazzi. Non esitò un secondo, arrivò davanti al ragazzo in un paio di lunghi passi, gli mise una mano sulle spalle e lo spinse nella direzione della vettura "Dai, ce ne andiamo".
Il paparazzo li seguì, senza mai fermare il suo interrogatorio mentre cercava di tenere il passo con il loro ritmo veloce. "Chi è? E' tuo?"
Killian scattò "Il cane? Certo che è mio, in realtà è il nostro suonatore di ukulele. Ora, se non ti dispiace ... " ringhiò, una maledizione quasi lasciò le sue labbra per il fastidio "Henry, andiamo. Andiamo".
Non passò molto tempo fino a quando arrivarono alla macchina e dopo che Henry ebbe sistemato Nana sul sedile posteriore e si sedette al suo posto, Killian si girò di scatto e vide il paparazzo ancora dietro di loro. Una chiara minaccia sul suo volto mentre gli urlò in faccia "Se mostrate il volto del ragazzo nel vostro articolo di merda vi ritroverete con una cazzo di querela che vi pentirete di esservi imbattuti in me, capito?".
Senza nemmeno preoccuparsi di sentire la risposta del figlio di puttana, aggirò la macchina, si sedette sul sedile del conducente, chiuse lo sportello con un forte rumore e non perse un secondo ad avviare il motore, evidentemente desideroso di lasciarsi l'incidente alle spalle . Non aveva avuto a che fare con tali molestie per lungo tempo. Quando lo faceva con Swan era diverso, era concentrato su di lei, sul farla agitare e prenderla in giro e almeno sapeva che erano insieme. Questo era stato diverso. Stava passando del tempo con un bambino, a spasso il cane, per l'amor di dio.
Si era sentito violato.
"Woah. L’hai gestito davvero bene" Henry lo elogiò.
Lui ridacchiò a questo. Se questo era stato gestito bene, non voleva che scoprisse come sarebbe stato in uno dei suoi giorni cattivi. Avrebbe scommesso che qualcuno sarebbe finito con un occhio nero "Non ne sono così sicuro. Scommetto che Nana avrebbe fatto meglio di me".
"Scommetto che le piacevano i flash" Henry rise guardando indietro sul sedile posteriore.
 "Nana, guarda, sei già una celebrità!"
Un'ora più tardi, dopo una rapida corsa in negozio per comprare alcune cose per Nana, erano già a casa sua, ad organizzarsi – a riempire una ciotola con l’acqua e un’altra con il nuovo cibo acquistato per lei - e discutere sull'album e i prossimi concerti della band, mangiando patatine, scommisero anche su quale sorpresa i ragazzi stessero progettando quando il suo cellulare squillò.
- Dove siete?
-Siamo appena arrivati ​​a casa mia. Hai finito?
-Già. Sarò lì tra 30 minuti.
-Fai con calma se vuoi. Non c'è fretta.
-Lo so. Ho solo… non importa.
-Swan?
-Sì?
-Sei più che la benvenuta a venire qui e restare. Ceneremo con Henry e potrai riposarti sul divano se vuoi.
-Grazie.
Spostò lo sguardo dallo schermo a Henry "Tua madre sta arrivando".
"Oh, bene. Pensi che darà di matto?" disse preoccupato accarezzando Nana che li aveva raggiunti al divano con la testa appoggiata nella loro direzione in modo che la coccolassero.
 Killian si lasciò sfuggire un sospiro immaginando Emma che faceva storie per il cane.
"Nah. Chi potrebbe dire di no a questo? Huh? Guardati, sei una tale bellezza" disse mentre spettinava il pelo del cane con le mani facendo strane vocine sotto l'espressione divertita di Henry. Controllò l'orologio, guardò sopra il bancone della cucina dietro di lui e lanciò uno sguardo interrogativo a Henry "Vogliamo preparare qualcosa da mangiare per tua madre, che ne dici?"
Lui annuì e subito si alzò, lo seguì al lavandino per lavarsi le mani "Meno male che ci siamo fermati a prendere il gelato al cioccolato".
Killian strinse le labbra reprimendo un sorriso, ricordando come avesse insistito per comprare il gelato solo per Emma, ​​dato che era sicuro che sarebbe stata in uno dei suoi stati d'animo tipici dopo la lunga giornata "So come ottenere l'amore di tua madre adesso".
Non troppo tempo dopo, udirono il campanello e Killian spinse Henry verso il patio "E’arrivata. Senti, stai lì fuori con Nana finché non ti chiamo per fare le presentazioni, va bene? Non ti preoccupare" gli promise, ben sapendo che avrebbe dovuto tenere Swan sotto controllo prima di incontrare il nuovo membro della loro famiglia. Henry annuì preoccupato, fischiò a Nana affinché lo seguisse fuori e Killian fece in modo che fossero fuori dalla sua vista prima di andare verso la porta e aprì. Emma sorrise stancamente verso di lui, con le braccia incrociate di fronte a lei. "Ehi" la salutò.
"Ciao" le sue labbra si contrassero, entrò quando Killian aprì ulteriormente la porta e si diresse in salotto. Si scrollò di dosso la giacca leggera e la lasciò su una sedia accanto al divano, sollevando le sopracciglia quando vide i piatti accuratamente disposti sul tavolo. Si sedette, lasciando fuori un sospiro stanco.
"Sembri esausta" commentò debolmente. Non era evidente a tutti, Jones.
"Io sono, ma va bene. Voglio solo dormire un centinaio di anni, possibilmente circondata da soffici cuscini, cioccolato ovunque e forse Henry al mio fianco".
"Non posso fare molto riguardo ai cuscini, ma ..." andò in cucina e le portò la confezione di gelato con un cucchiaio "Ecco. Ed Henry è fuori a giocare".
Alzò gli occhi scettici nella sua direzione, tenendo il cucchiaio tra le dita come se fosse sul punto di morderla "Hai comprato il gelato al cioccolato?"
"Certo che l'ho fatto. Hai avuto una giornata dura, no?" spiegò, assurdamente infastidito dal fatto che metteva sempre in discussione tutto quello che faceva per lei. Avrebbe mai abbassato la guardia completamente con lui?
Stava per alzare il pugno in segno di vittoria quando con un ultimo sguardo curioso nella sua direzione, si strinse nelle spalle e aprì il coperchio della scatola "Allora. Cosa avete fatto oggi voi due? E perché Henry è fuori? Pensavo che avrebbe seguito ogni tuo passo".
Andiamo.
"Eh, sì, questo è qualcosa di cui volevo parlarti ..." Lo vide teso mentre pronunciava quelle parole, rizzò la schiena quando girò la testa verso di lui.
"Jones. Cosa hai fatto a mio figlio? Giuro che se gli hai fatto qualcosa ti ucciderò nel modo più doloroso ..." ringhiò contro di lui, con il cucchiaio che ormai era una minaccia alla sua persona tra le sue dita.
Questa donna aveva bisogno di calmarsi.
"Swan, no. Non è successo niente - Henry mi ha chiesto di parlare prima con te è per questo che lui è fuori" cercò di ragionare con lei.
"Che cosa ha fatto? Ti ha creato problemi è per questo che si nasconde?" Chiese girando la testa da un lato all'altro probabilmente in cerca di Henry. Scommise che l’avrebbe cercato in ogni angolo se avesse sospettato che il ragazzo si stesse nascondendo da lei. E lo avrebbe trovato, ne era convinto.
Esasperato, gettò le mani in aria "No! Certo che no! Dannazione, ti prego stai zitta per un attimo così ti posso spiegare? Cazzo, rilassati per un momento".
Lo indicò con il cucchiaio di cioccolato pieno e per un attimo fu tentato di ridere della sua scelta per l'arma. Attacco più potente: macchie di cioccolato "Ho avuto una giornata parecchio stressante, sai, perdonami se sono così nervosa".
Era sicuro che fosse così.
"Lo so" sospirò stancamente, raccogliendo tutto il suo coraggio per cercare di spiegarle la sua improvvisa decisione di quel giorno "Ascolta, quando eravamo in studio questo pomeriggio e stavamo parlando, Henry mi ha raccontato alcune cose e ho avuto un'idea ..."
"Di cosa ti ha parlato?" chiese preoccupata.
Fece un gesto con le mani "Sai, come si sente a volte, è tutto un po'... frenetico intorno a lui? Andare e venire e tutto il resto?"
"Ma ..."
Lui la fermò prima che potesse continuare ad  interromperlo "Ehi. Lui non si lamentava o piagnucolava, stava solo affermando un dato di fatto. Lui ama la sua vita, davvero, e apprezza tutto ciò che tutti voi fate per lui. Come non potrebbe? Ma ho pensato che avrebbe potuto avere qualcosa che potesse aiutarlo insieme a tutto questo".
Sembrava aver perso le parole, guardava verso di lui con le labbra socchiuse e un'espressione confusa sul suo viso. Killian era sicuro che lei non si aspettava di scoprire che Henry avesse qualche tipo di problema. Era solo che ogni bambino aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi. Si alzò in piedi e le tese la mano affinché la potesse prendere. Gli occhi di Emma indugiarono su di essa per un istante fino a che non si spostarono verso il suo viso "Vieni".
Si morse il labbro inferiore, non strappando gli occhi dai suoi, fino a quando strinse di nuovo la mano di fronte a lei ostinatamente con un gemito "Andiamo, Emma. Fidati di me?" la pregò con voce supplichevole.
Sollevò il mento e prendendo un respiro profondo e calmante, alzò finalmente la mano, prendendo la sua e l’aiutò ad alzarsi, guidandola verso la porta che conduceva al patio posteriore. Studiò la sua espressione mentre sbirciò curiosamente fuori dalla porta a vetri.
Il suo respiro uscì in un rantolo, l'altra mano andò a coprire la bocca in stato di shock "È un ...?"
Lui annuì, studiando il suo viso che guardava intensamente attraverso il vetro della finestra
"Questa è Nana".
Lei rimase congelata fissando suo figlio e il cane giocare sotto il sole e alla fine si voltò verso di lui con occhi attoniti, l’incredulità evidente nelle sue parole, scandendo ogni parola lentamente, come se lei stessa non riuscisse a coglierle "Gli hai comprato un cane?"
Scosse la testa, seguendo il suo sguardo verso Henry "Non l’abbiamo comprato. L'abbiamo adottato. Henry è un giovane uomo ormai e per quanto la gente avrebbe preferito avere un cucciolo, ci sono un sacco di cani adulti abbandonati di cui nessuno si sarebbe preso cura, preferendo i più piccoli. Inoltre è stato subito conquistato da lei". La sentì prendere un forte respiro e qualcosa si scosse nel suo intestino, quando vide la sua espressione conflittuale "Swan?"
Stava facendo tutto quanto in suo potere per evitare di guardarlo e quando giunse al suo fianco e le sue dita le afferrarono il mento per guardarla negli occhi, capì esattamente perché, una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia pallida.
Voleva prendersi a calci. Stupido, stupido, stupido "Merda, mi dispiace, io .." Le mani di Emma si avvicinarono per afferrare le sue, guardandolo da sotto le ciglia mentre lui cercava di capire cosa stesse succedendo dentro la sua testa proprio in quel momento.
"No. No - Non scusarti. E' stata una grande idea" ammise con voce soffocata. Lui aggrottò la fronte, ancora confuso dal suo improvviso crollo emotivo.
"Allora non ti dispiace avere il cane a casa tua? Ho detto ad Henry che se non volevi, poteva stare con me, l’abbiamo concordato in precedenza ..."
Lei scosse la testa seriamente "No, no, certo che no".
"Sei sicura?"
"Certo" Lasciò cadere le mani dal viso, la sua ancora racchiusa dentro quella di lei e con grande sorpresa, non la lasciò andare mentre girava gli occhi di nuovo fuori con un luccichio sognante nel suo sguardo "Ho sempre desiderato un animale quando ero una bambina. Una delle famiglie con cui ho soggiornato quando ero in affido aveva un cane bellissimo e ho adorato trascorrere del tempo con lui quando vivevo con loro ... ma poi mi hanno dato indietro quando hanno deciso di avere un bambino tutto loro. Ricordo di averli incontrati per strada un paio di anni più tardi, passeggiando con il loro bambino e il cane proprio accanto a loro. E ... " .
La sua voce tremava, scendendo a malapena in un sussurro "…in qualche modo mi ha riconosciuto, arrivò di corsa abbaiando verso di me ... ma loro no. Pensarono che fossi solo una ragazza a caso a cui il loro cane stava dando fastidio. Il cane si ricordava di me, ma la coppia che avrebbe dovuto essere la mia famiglia per un periodo della mia vita non l’ha fatto. Come era possibile? ".
Era così coinvolto nelle emozioni lampeggianti nei suoi occhi e dal dolore nella sua voce che quasi non si rese conto che aveva smesso di parlare. Sapendo che lei non avrebbe voluto continuare a ricordare un altro tempo in cui qualcuno non era riuscito a tenerla al sicuro, di essere lì per lei e di metterla al primo posto, sfiorò dolcemente le sue dita così che lei potesse guardarlo "Allora perché non ne hai preso uno tuo se ti era piaciuto così tanto?"
Chiuse gli occhi quando incontrò il suo sguardo "Non ho mai pensato che sarei stata in grado di prendermi cura di tutto. Ero sicura che avrei rovinato tutto alla prima occasione".
Killian la studiò, appoggiata alla porta con gli occhi chiusi, i suoi capelli sfuggiti dalla coda di cavallo e il sole che filtrando attraverso il vetro dava alla sua pelle un bagliore dorato  "Sicuramente non lo credevi sul serio? Sei una madre eccellente".
Lei si lasciò sfuggire una risatina alle sue parole, scrollando le spalle mentre sbirciò con un occhio verso di lui "Sono sicura che immagini che Henry non è stato esattamente previsto. Ero spaventata a morte ... E poi è successo. Non avevo molta scelta. Ho dovuto imparare a prendermi cura di qualcuno oltre che di me stessa".
Si spinse più vicino a lei, abbassando la testa così che il suo volto potesse essere proprio di fronte a lei con i loro occhi allo stesso livello. Lei li aprì reggendo lo sguardo di Killian con aria di sfida "Devo dirti che Nana sembra essere il membro più dolce della famiglia Swan, per ora".
Alzò un sopracciglio, un sorriso tirò su gli angoli delle labbra "Allora lei è una Swan e non una Jones?"
Il suo sorriso si fece più ampio e annuì "Oh, lei può essere Nana Swan-Jones. D’accordo?"
"D’accordo".
Rimasero lì per un momento, assaporando il silenzio confortante che inghiottì entrambi fino a quando accennò a suo figlio e al cane che abbaiava, felice di inseguirlo in giro mentre correva e saltava "Vuoi incontrarla?"
Il suo sorriso prima titubante, gradualmente si diffuse sulle labbra fino a raggiungere i suoi occhi "Sì" sussurrò e lui annuì, aprì la porta trascinandola fuori con lui, tra le risate dalla sua famiglia che li accolse.
 
 
-Dobbiamo parlare. Dove sei?
-Uhm, a casa mia. Perché?
-Sto arrivando.
-... Va bene?
Huh. Cos’era successo? Killian lasciò il suo cellulare sul bancone dove aveva sistemato qualcosa di leggero per la cena, chiedendo di cosa si trattasse e procedendo a riordinare il salotto – di nuovo - prima  che Swan arrivasse. Non l'aveva più vista dall'altro giorno, quando avevano trascorso il pomeriggio con Henry e Nana – in cui era stato testimone di come lei si innamorò subito del cane, come aveva sospettato fin dall'inizio.
Non c'era modo che avrebbe potuto negare che fosse dolce . Non c'era. Davvero.
Henry era stato così sollevato che saltò addosso a Killian, abbracciandolo stretto per dimostrargli la sua gratitudine, ripetendo più e più volte quanto fosse fortunato ad averlo come fidanzato di sua madre. Killian quasi soffocò, non era veramente sicuro se dovesse sentirsi commosso o spaventato dalle parole di reverenza del povero ragazzo.
A volte odiava non poter dire la verità su quello stupido contratto.
Anche se riflettendoci su, sentiva ancora un improvviso impeto di orgoglio nel vedere la felicità incisa sui loro volti mentre giocavano con Nana, la risata di Emma quando chiese come avevano scelto il suo nome - ammettendo che corrispondeva stupidamente, anche se aveva accusato Killian di aver fatto il lavaggio del cervello al suo bambino con tanto Peter Pan in giro - e il loro addio quando li vide andare via nella sua auto, li osservò dalla porta mentre si allontanavano, con i guaiti di Nana che echeggiavano in strada.
Si scosse dai ricordi quando udì il rumore degli pneumatici fuori. Si avvicinò alla porta, la aprì rivelando Swan che marciava verso di lui con passi sicuri. Le sorrise, i suoi occhi vagarono sul suo corpo, sapendo che la irritava "Ehi, bellissima".
Lei lo ignorò ed entrò, la sua mano salì come se potesse fisicamente impedirgli di parlare "No. Non lo fare. Non provare nemmeno a tirarti fuori da questo".
... Oh. Era di cattivo umore. Oh che gioia.
"... fuori da cosa esattamente?" Chiese seguendola un paio di passi indietro, solo così, sai, per essere fuori portata nel caso in cui avesse cercato di dargli uno schiaffo per qualsiasi motivo sentisse oggi.
"Oh, tu non sai nemmeno di cosa si tratta" lo accusò, la voce cucita con il veleno mentre rivolgeva uno sguardo omicida nella sua direzione. Che cazzo aveva che non andava? Voleva davvero scherzare su come si fosse dimenticata di prendere le pillole o qualcosa del genere, ma si morse la lingua, sapendo che sarebbe stato preso a pugni e avrebbe urlato a pieni polmoni. E lei credeva di essere quella ragionevole tra i due, naturalmente.
"Ti sembra che lo sappia?" rispose finalmente.
La vide fermarsi sui suoi passi e girarsi verso di lui con le mani sui fianchi. Uno sguardo di avvertimento nei suoi occhi e un cipiglio a labbra strette che tiravano i suoi lineamenti di solito morbidi, lei alzò una mano esasperata "Vedi, questo è quello che davvero non capisco di te. Puoi essere un fottuto principe azzurro un giorno e uno stronzo completo quello successivo ed io sto qui a chiedermi con chi avrò a che fare la prossima volta che ci vediamo".
... Ok, ora stava cominciando a diventare pazzo. Una cosa era che lei aveva la sua sindrome premestruale e si scagliava contro di lui, ma questo era completamente fuori luogo. Strinse le mani a pugno e le disse cercando di controllare la sua rabbia "Swan, io non sono sicuro di quello che ho fatto ora per meritare questo prezioso discorso, ma è meglio arrivare al punto".
Lei piegò la testa di lato con aria di sfida, una mano alla sua borsa e pescò una rivista dalle sue profondità, gettandogliela addosso con non molta cura "Oh, è quello che ho intenzione di fare, amico. Ecco".
La prese con sicurezza in mano, le rughe sulla fronte mentre leggeva i titoli del giornale sulla copertina. Niente. Beh, nulla su di loro "Che cos'è?"
"Pagina 22" ringhiò.
Guardandola sotto le ciglia, voltò le pagine con le dita fino a quando arrivò a quella che lei gli aveva indicato e si bloccò. C'erano un sacco di foto di lui che passeggiava vicino a un parco, sotto il titolo "Celebrity Out and About - Killian Jones".
Ed eccoli lì. Lui, Henry e Nana, che camminavano in fretta verso l'auto quando aveva cercato di fermare i paparazzi. Guardando attentamente le immagini, notò come avevano pixellato il volto di Henry, rendendolo irriconoscibile a chi non avesse saputo che fosse lui. Naturalmente cazzo, aveva detto al paparazzo di non mostrare il volto del ragazzo e lui non l’aveva fatto in realtà.
Infido stronzo.
Rileggendo quel ridicolo articolo, però, non riuscì a nascondere la sua indignazione e la sorpresa quando si rese conto che avevano correttamente ipotizzato che fosse il figlio di Emma quello con cui stava passeggiando. Come cazzo l’avevano saputo? "Che ... non ho mai detto nulla di lui".
Emma gli strappò la rivista dalle mani e poté quasi sentire il calore del suo sguardo "Devi averlo fatto, considerando che ora tutti sanno di mio figlio".
"Giuro ho anche detto a quell’idiota che se lo avessero mostrato, li avrei denunciati ..."  le giurò. L’aveva fatto davvero.
Lei scoppiò in una risata, una mano iniziò a strofinare la sua tempia in difficoltà "Oh, ma in realtà non lo hanno mostrato grazie a dio, almeno questo. Ma ehi guarda il lato positivo? Ora sanno che frequenti mio figlio" aggiunse versando sarcasmo da ogni parola che pronunciò.
Lui si irrigidì, il suo polso aumentò il ritmo per la rabbia che aveva iniziato a consumarlo "Perché è una cosa così negativa, nel caso?".
"Perché avevo tenuto Henry segreto per tutto questo tempo fino a quando tu l’hai fatto succedere! Ecco perché!"finalmente esplose, il suo tono si levò in un grido malcelato, respirando pesantemente dopo il suo sfogo.
"Ma come hanno fatto a sapere che era tuo figlio? Non ho mai detto nulla" rispose , il suo tono crebbe per abbinarsi al suo.
"Come diavolo faccio a saperlo? Devi aver infilato il suo nome o qualcosa del genere e avranno collegato i puntini, vedendo che non sei mai stato in giro con dei bambini prima!" Il suo petto si sollevava mentre lei gettò le mani davanti a se, agitandole freneticamente.
Era in parte tentato di scagliarsi su di lei per essere così dannatamente testarda "E tu mi stai incolpando perché hanno scoperto di tuo figlio? Anche se sai benissimo che sarebbe potuto succedere. Non mi avevi nemmeno detto che era un tale segreto - Oh aspetta, avrei dovuto sospettare che lo fosse, tenendo conto che all’inizio non avevi nemmeno detto a me della sua esistenza" le ricordò crudelmente. Sapeva che questo era un colpo basso, ma non poté farne a meno -  lo stava facendo impazzire con tutte quelle accuse, come se fosse sempre l’unico colpevole per qualsiasi cosa che andasse storta nella sua piccola vita perfetta.
I suoi occhi incontrarono quelli di lui in uno sguardo incredulo, le labbra socchiuse in indignazione, ringhiando contro di lui "No. Non fare la vittima qui, stronzo. Non avevi alcun diritto di immischiare mio figlio in tutto questo. Avrei dovuto sapere che avresti rovinato tutto".
Non poté sopprimere il sussulto alla sua argomentazione. Rapidamente si ricompose e le  rivolse uno sguardo freddo, volendo solo farle del male - proprio come lei gliene stava facendo a lui. E perché era così fottutamente colpito dalle sue parole, non riusciva a capirlo. O forse si, ma non voleva ammetterlo "Certo. Perché io sono un disastro e non posso prendermi cura di niente, non è vero?"
Incontrò i suoi occhi, quei suoi occhi verdi, incrollabili, e per la prima volta da quando si erano incontrati, non avevano nessun calore, nessun bagliore, nessuna presa in giro, nessun divertimento. Solo freddezza "Non so. Forse lo sei. Forse sei veleno … tutto quello che tocchi sanguina fino a quando non muore".
Era come se lo avesse schiaffeggiato. Si sentì come inciampare sui suoi piedi, anche se era solo una sensazione, rimase come congelato, inchiodato sul posto, il suo sguardo non lasciò mai quello di lei in cui poteva riconoscere i primi segni di orrore e senso di colpa che apparivano nella sua espressione.
Ma era troppo tardi. Aveva ammesso ciò che lui più temeva da tempo - come non sarebbe mai stato abbastanza, capace di fare qualcosa di giusto alla fine. Aveva avuto i suoi anni di successo irrefrenabile, la fama, il denaro – che avevano quasi perso. Grazie a lui. Per colpa sua.
Aveva amato. Si era innamorato di qualcuno. Lei si era innamorata di lui. E per quanto gli piacesse credere che non fosse stata tutta colpa sua, non poteva fare a meno di chiedersi come potesse essere vero che aveva avuto qualcosa a che fare con tutto quello - come sicuramente doveva aver commesso qualcosa che le aveva fatto decidere di non stare più con lui.
Perché? Perché come Emma aveva così poeticamente dichiarato, era veleno.
"Jones ..." disse facendo un passo verso di lui, e lui in risposta fece un passo indietro quasi senza pensarci, non osando lasciarla avvicinare. Non adesso.
"No. Non farlo".
Sembrava dispiaciuta, le labbra serrate mentre guardava nella sua direzione "Ho solo ..."
Tirò un respiro, raccogliendo tutta la sua pazienza per non urlarle di uscire da casa sua. Sapeva che aveva il diritto di essere arrabbiata - lo sarebbe stato anche lui se avessero pubblicato foto di suo figlio da far vedere a tutti - ma lei aveva superato la linea. Diavolo, l’aveva superata così tanto che riuscivano a malapena a vederla. Si pizzicò il ponte del naso, un martellamento forte nella sua testa mentre cercava di trovare qualcosa da dirle "So che sei arrabbiata. Lo capisco, ma non hai il diritto di venire qui e incolparmi per questo. Semplicemente non puoi. Avresti dovuto immaginare che questo sarebbe potuto accadere nel momento in cui hai firmato quelle carte".
Lei si irrigidì di nuovo, pronta a combattere. Come sempre, interiormente ringhiò "Eppure non ho mai avuto un problema simile prima, fino a che non sei entrato in scena tu".
"Non era lo scopo del contratto per farci più pubblicità? Cosa ti aspettavi? Perché i paparazzi ci inseguono ovunque andiamo? Soprattutto quando facciamo cose a caso come camminare con un cane in strada è tutto nel pacchetto, tesoro. E se le foto implicano qualcosa di lontanamente legato al nostro rapporto, rende ancora più sensato il fatto che quelli ci diano la caccia" discusse animatamente con un dito puntato alla rivista che adesso posava dimenticata sul bracciolo del divano accanto a loro, con le coppie sorridenti sulla copertina beffarda mentre loro continuavano a urlarsi a vicenda.
"Ma non dovresti avere ..."
Si avvicinò, fermandosi quasi di fronte a lei, la sua voce lacerata e tremante di rabbia e frustrazione mentre lottava per non perderla "Emma. Sono sicuro che io non sono il primo a dirtelo, ma non si può avere tutto. La fama viene sempre con un prezzo. Privacy e successo? Io non penso proprio. Puoi provare a mantenere una sorta di controllo su di essa e l’hai fatto eccezionalmente bene in questi ultimi anni ad essere onesti. Un lavoro notevole, ma ora si sta giocando con i grandi. E che cosa pensi sarebbe successo quando Henry sarebbe cresciuto. Avrebbero scoperto di lui in un modo o nell'altro!"
Come. Poteva. Non.Vederlo?!
"Ma non adesso, è troppo presto ..." confutò debolmente, volgendo lo sguardo in basso sotto l'intensità dello sguardo di lui. Perché stava ancora combattendo? Perché voleva rendere questo ancora più difficile, invece di lasciar perdere e andare in cerca di possibili soluzioni dopo tutta quella lotta? Perché continuare a fronteggiarlo?
Non aveva idea di cosa diavolo stava pensando e Killian voleva strapparsi i capelli per la sconfitta e la frustrazione, l'unica cosa che aveva un senso in quel momento era in procinto di uscire dalle sue labbra  "Perché sei così intenta a incolparmi? E’ come se stessi cercando di trovare mille ragioni per allontanarmi da te! Perché hai così paura?".
Lei rimase a bocca aperta, qualcosa di oscuro lampeggiò nei suoi occhi "Io non ho paura!".
"Sì, ce l’hai" la istigò.
Lei scosse la testa con insistenza, il viso divampò quando sollevò le mani "Mi sto solo prendendo cura di mio figlio, non capisci cosa vuol dire" urlò.
Avanzò lentamente vicino a lei, il suo respiro frustava le ciocche di capelli sul suo viso "Non sto parlando solo di Henry, Emma, ​​e tu lo sai!"
"Io. .."
Lui proseguì, ignorando ciò che stava per dire "Anche se non ho un figlio, capisco il tuo bisogno di proteggerlo e sono sicuro che cercherò di aiutarti in ​​tutto ciò che posso, ma in questo momento, Henry non è il problema. Hai paura, tu sei terribilmente terrorizzata di avvicinarti a qualcosa o a qualcuno fuori dalla tua piccola zona di sicurezza. Ti dai quest’aria di cazzuta, impavida e coraggiosa ragazza pronta a combattere tutto ciò che incrocia sul suo percorso, ma la verità è che non vuoi lasciare entrare le cose che potrebbero renderti felice nel lungo periodo".
E come sapeva questo adesso. Si vedeva che aveva colpito un nervo, dato che raddrizzò le spalle,  un piccolo tentennamento quando ebbe terminato il suo discorso, il cipiglio sulle labbra e un lieve brivido nella sua voce mentre cercava di contrastare le sue parole con altre più velenose "Tu non sai niente di me, non credo che perché hai firmato qualche stupida carta hai il diritto di parlare con me come se fossimo migliori amici da quando eravamo in fasce e fare ipotesi sulla mia vita o le mie sensazioni ". Si fermò per un secondo, un ringhio salì sulle labbra mentre lo guardava ferocemente "E come diavolo puoi sapere cosa mi rende felice?"
Killian non si mosse nemmeno, incrociò le braccia sul petto, lisciando i suoi lineamenti in una maschera di attento controllo, non osando mostrarle quanto cazzo di panico sentisse in quel momento - buttò queste parole verso di lei, senza pensare al risultato. La ricaduta. "Perché l’ho visto".
Una risata isterica gorgogliò dalle sue labbra "Certo che l’hai visto. Sei così egocentrico, da pensare che sei tu a rendermi felice, non è vero?".
Si avvicinò ancora di più verso di lei, la sua mano andò ad afferrarle con forza il fianco, mentre l'altra, al contrario, spostò teneramente una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Oh, io so che non sono l'unica ragione della tua felicità. So che la felicità non dipende da una sola persona o da una cosa sola. Ma io aiuto nella tua?" Le rivolse un sorriso compiaciuto "Oh, direi che lo faccio. Ma tu non avrai niente di tutto ciò, solo perché non vuoi prenderlo".
Le sue parole ancora schernivano nell’aria, la vide combattere la voglia di staccare gli occhi da suoi "Che cosa succede se ti dico che ti stai assolutamente sbagliando?".
Si strinse nelle spalle, le mani ancora la stringevano nella stessa posizione, senza lasciarla andare. Non ancora. "Immagino che non lo scopriremo mai, o no? Vuoi sapere perché?" Lui abbassò la faccia così le sue labbra furono accanto al suo orecchio, vibrando provocatoriamente "…perché hai paura".
Si tirò indietro in modo che potesse vedere la sua espressione e fu più che scioccato nel vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime mentre li chiudeva lentamente "Perché mi fai questo?" pregò in un sussurro rotto.
Lasciò la sua mano sulla sua guancia e tornarono faccia a faccia "Perché hai bisogno di scoprire la verità. Tu meriti di sapere ciò che vuoi veramente e raggiungerlo. Per te stessa". Vide come le labbra di lei tremarono e il suo cuore cominciò a martellargli selvaggiamente contro il petto e senza preavviso, le labbra andarono contro la sua volontà a baciare la lacrima che le cadde lungo la guancia.
E l'inferno scoppiò.
Emma si chinò a poggiare le labbra contro la sue, prima leggere come un sussurro, fino a quando iniziò a premere con insistenza la bocca contro la sua, seppellendogli le dita tra i capelli per impedirgli di allontanarsi.
Come se lui ci volesse provare.
Proprio mentre cercava di approfondire il bacio, lui rispose e in un baleno le sue mani furono aggrovigliate nei suoi riccioli, le labbra si muovevano contro le sue con una intensità che quasi lo lasciò senza fiato, un gemito forte sfuggì dalle sue labbra quando lei si strinse contro di lui.
Gli artigliò le spalle, spingendo il suo corpo più vicino a quello di lei per quanto fosse umanamente possibile e lui seguì il suo esempio, passandole le mani sulle braccia e sulla schiena, frustrato dagli strati di vestiti che si trovavano tra di loro. Infine le portò le mani sotto il sedere coperto dai jeans, sollevandola verso l'alto. Riconoscendo la sua intenzione, avvolse le gambe intorno ai suoi fianchi e si aggrappò al suo collo, per tutto il tempo senza interrompere il loro bacio.
La spinse contro un muro per un attimo, strappando le labbra per riprendere fiato. Emma era ancora aggrappata a lui, lavorando freneticamente con la sua camicia, cercando di convincerlo a toglierla. Le labbra si mossero sul suo collo, correndo su tutta la strada fino alla base della gola, per poi tornare di nuovo a succhiare la pelle sotto l'orecchio. Vide i suoi occhi chiudersi, lasciò un gemito quando i fianchi di lei scattarono involontariamente contro i suoi. Lui imprecò sottovoce e improvvisamente erano di nuovo in movimento, la stava portando lungo il corridoio nella sua camera da letto. Prima di arrivare lì, lei si mosse per togliersi la t-shirt, gettandola sopra le loro teste senza alcuna cura.
Prese a calci la porta per entrare e riuscì a raggiungere il letto prima di lasciarla cadere nel centro,  la fissò per un attimo, circondata dal piumino bianco soffice intorno a lei, come se fosse affondata in una nuvola. Si chinò su di lei e fece scorrere i suoi occhi avidamente sul suo corpo, i suoi seni ora erano coperti solo da un semplice reggiseno di cotone nero.
Era una meraviglia.
Prima che potesse dire qualcosa, lei stava già tirando la stoffa della sua camicia, con le mani tremanti nel tentativo di cercare la sua pelle nuda e decise di aiutarla tirandola sopra la sua testa e gettandola a terra. Appena lo fece, lei si spinse in posizione verticale per inginocchiarsi davanti a lui, passando le mani piacevolmente sul suo petto. Sibilò con piacere al suo tocco esplorativo e poi allungò una mano dietro la schiena per sbottonarle il reggiseno, facendo scorrere le bretelle lungo le braccia. Poteva quasi sentire il calore dalle sue guance mentre lui la guardava.
Cazzo.
Quella scena con Humbert nel film non le aveva reso assolutamente giustizia.
"Bellissima" Killian sussurrò con reverenza,  percependo la sua insicurezza da come lo guardò da sotto le ciglia. La baciò ancora una volta, spingendola sulla schiena con dolce insistenza. Lasciò la sua bocca esplorare ogni centimetro di pelle che poteva trovare – il suo collo, il suo seno, il suo stomaco - succhiava leggermente e la sentì tremare sotto le sue cure. Un piccolo sorriso tirò le labbra. "Non ho ancora iniziato e tu hai già i brividi. Mia, mia, Swan, tu sai come fare sentire un uomo abile". La sentì inalare un soffio acuto e la sua mano strinse il piumone con forza "E' a causa del solletico."
Il suo sorriso si allargò "Oh. Quindi se faccio questo ..." Lasciò la sua bocca vagare lentamente sulla pelle del suo stomaco, soffiando leggermente su di essa e lasciò che i peli del mento accarezzassero il suo corpo, con attenzione cercò di non ridere dei suoi poveri tentativi di autocontrollo quando lei infilò la mano libera tra i suoi capelli e ringhiò qualcosa sulla falsariga di "smettila di prendermi dannatamente in giro" si trascinò fino alle labbra che si scontrarono ancora una volta. Si tirò indietro dopo un minuto, chinandosi per toglierle le scarpe, che caddero giù sul pavimento e andò a sbottonare i jeans neri, cercando di toglierli.
Cazzo. Skinny jeans "Ecco perché io odio queste cose. Stronzi, uccidono l’atmosfera" borbottò tirandoli con impazienza. La sentì ridere senza fiato e lo aiutò a portarli via, li gettò dall'altra parte della stanza, come se fosse moralmente offeso. La vide mentre lo osservava da sotto di lui e si chinò di nuovo, in procinto di darle un bacio sulla coscia e notò in un angolo del suo cervello la sua scelta di biancheria intima: slip di Superman,  mise una mano davanti a lei "Non provarci nemmeno. Togliti i pantaloni. Adesso".
Lui ridacchiò alla sua insistenza, ma decise di rispettare i suoi desideri, si alzò in piedi, si tolse le scarpe e fece scivolare i pantaloni lungo i fianchi. Proprio mentre stava per strisciare su di lei ancora una volta, sussurrò senza fiato "Aspetta, io .."
"Sì, lo so, prendi la pillola" la interruppe prima che potesse continuare. La vide tendersi sotto le braccia, piegando la testa di lato in confusione "Come fai a saperlo?".
Abbassò la testa, lasciando che le sue labbra andassero sopra la clavicola e la sua lingua a leccare scherzosamente le chiare lentiggini che coloravano la sua pelle "Diciamo che dopo che ho scoperto di tuo figlio, ho fatto un po' di ricerche". Si rilassò sotto di lui ancora una volta e persino osò inarcare i fianchi, ancora racchiusi in quelle mutandine di cotone di Superman, trascinando il suo calore lungo la sua lunghezza "Allora, cos’altro hai imparato su di me in queste tue ricerche?" disse con voce stridula.
Cercando di raccogliere i suoi pensieri, sorrise trionfante e rispose con uno scatto dei suoi fianchi che la fece gemere "Ho sentito che fai yoga ... quindi mi aspetto qualche mossa estremamente impressionante, signorina Swan ..." Lei rise, il suono inviò onde d'urto attraverso il suo corpo e commentò con voce di scherno "L'ho fatto solo per un paio di settimane ... ma mi hanno detto che sono abbastanza flessibile".
Con un ringhio alle sue parole, il suo controllo svanì, spogliò entrambi dalla loro biancheria intima, lasciando nessun vestito tra di loro. Killian la baciò profondamente, la lingua sondò la sua bocca mentre le sue lunghe dita la accarezzavano tra le cosce fino a quando lei lo implorò praticamente di terminare la sua agonia. Cortesemente, si abbassò tra le sue gambe.
Per qualche secondo, i suoi occhi cercarono il viso come se stesse cercando la risposta a una domanda per la quale non riusciva a trovare le parole per chiedere – desiderava  poter essere dentro la sua testa. Il suo cuore. Sapere se lei effettivamente sentiva quello che sentiva anche lui. Lei lo fissò, i suoi occhi incrollabili, annuì incoraggiante e lui spinse finalmente i fianchi in avanti per unirsi a lei.
Entrambi rabbrividirono, rimasero senza fiato al contatto e per un momento Killian cercò ancora di raccogliere i suoi sensi. Poi cominciò a muoversi ed entrambi si persero in un'ondata di sensazioni diverse da qualsiasi altra avessero mai sperimentato prima. Si sentiva come se fosse in fiamme, che il calore tra di loro l’avrebbe bruciato vivo e pensò che se questo era quello che succedeva quando si giocava con il fuoco, si sarebbe voluto bruciare volentieri.
Mentre si dondolava contro di lei, sentiva le sue dita giocare sulla sua carne e le unghie rastrellavano leggermente su e giù per la schiena "Spero davvero che non ti hanno insegnato questo alle lezioni di yoga" Killian soffocò il suo respiro affannoso.
"Non ti piacerebbe sapere" lo prese in giro, ansimando quando lui girò la testa per tracciare la conchiglia del suo orecchio con la sua lingua, il suo respiro caldo e umido contro il lato del suo viso. Catturò il lobo tra i denti, dando uno strattone gentile. Le sue dita scavarono dolorosamente nelle spalle, aggrappandosi a lui come se fosse alla deriva in un uragano e lui era l'unica cosa solida a trattenerla. Con un grido rauco, Emma venne improvvisamente, annullata tra le sue braccia sotto il suo sguardo meravigliato.
Se non era stata una delle cose più eccitanti che avesse mai visto, lui non sapeva cosa fosse, tutti i riccioli d'oro scomposti intorno a lei e l'estasi incisa sui suoi lineamenti.
Mentre tornava giù dal suo picco, lui lasciò la sua parte più selvaggia libera di andare, i suoi movimenti divennero sempre più irregolari e il suo corpo si tese con la forza del suo orgasmo imminente, mentre i fianchi si scuotevano contro di lei. Per un brevissimo istante i suoi occhi incontrarono quelli di lei e pensò che avrebbe perso se stesso se avesse continuato a fissarli. Ma poi li chiusero e lui venne con un gemito morbido prima di crollare su di lei.
Le sue dita vagavano attraverso il sudore sulla schiena, tracciando cerchi lenitivi contro la pelle calda mentre entrambi tremavano per le scosse di assestamento del loro accoppiamento. Infine, raccolse le forze per rotolare fuori di lei, ancora un po' traballante per le sue fatiche. E non per la prima volta si trovò a non sapere cosa dire.
Che cosa avrebbe dovuto dire alla sua falsa ragazza dalla quale si ritrovava stupidamente attratto, per la quale forse nutriva un qualche tipo di sentimento - non sapendo cosa in realtà lei provava per lui - dopo aver così selvaggiamente scopato nel suo letto dopo una lite furibonda?
Non dire nulla, Jones, dannazione.
"Allora. Abbiamo visto l'altro nudo. Credo che non c'è ritorno da questo. Amicizia ufficialmente rovinata".
... Ok, forse non era stata la cosa migliore da dire.
Con sua sorpresa, Emma si lasciò sfuggire una risata accanto a lui, appoggiando la testa sul suo gomito, la caduta dei capelli fu come un sipario d'oro quando lei gli sorrise "L’avresti definita amicizia? Io direi che era più un rapporto a carica sessuale".
Stava sognando? Stava flirtando con lui ora  e gli sorrideva apertamente? "Avevi bisogno di finire a letto con me per ammetterlo? Credo che sarai la mia morte". Lei rise di nuovo e lui ricordò il pensiero folle di farla ridere con lui, il calore di quella risata scorreva attraverso il suo corpo. Trascinò il suo volto più vicino a lei, i suoi occhi andarono da lei alle sue labbra "Ma prima di morire, ho bisogno di sapere ..."
Lei alzò un sopracciglio. "Sapere cosa?"
Iniziò a darle baci pigri sulla sua mascella e sulla pelle dietro l'orecchio, assaporando il suo rantolo tranquillo "Sono meglio del cioccolato?".
"Non voglio rispondere a questa domanda" disse con  la mano infilata tra i suoi capelli e con le unghie gli accarezzava la testa. Sibilò tra i denti e si trasferì a torre su di lei ancora una volta, incapace di smettere di sorridere "Allora non ti lascerò andar via da qui fino a quando non ammetterai che lo sono".
Emma si batté il dito sulle labbra con uno sguardo di sfida sul suo viso "Allora potremmo stare qui per un po', amico".
Questo era tutto ciò che avrebbe voluto sentire. Prese le mani nelle sue e intrecciò le loro dita insieme, tirandole sopra la testa, senza lasciare spazio di sorta tra i loro corpi "Non ho alcun problema con questo".


********************************************
Eccoci qui...era inevitabile che prima o poi accettassero entrambi quello che c'è tra di loro, Killian l'aveva capito già da un pò, Emma come al solito ha continuato a fuggire fino a quando i suoi sentimenti hanno preso il sopravvento.
Anche questo, come i precedenti, è un capitolo ricco di eventi e spero vi sia piaciuto. Non nego di avere un dubbio riguardo al rating, la scena tra i due è parecchio dettagliata, ma non è assolutamente volgare, non credo possa ledere la sensibilità di qualcuno, perciò chiedo a voi un suggerimento, dovrei alzare il rating a rosso o lo lascio arancione? 
Grazie a tutti voi che continuate a seguire questa storia
A prestissimo

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Respiro Di Vita ***


Cap 22 – Respiro Di Vita
 

Quel annebbiamento tra il sonno e la veglia, dove i sogni sono in qualche modo un pò reali, ma non del tutto a portata di mano. Dove tutto quello che avresti creduto, amato e desiderato è possibile. Dove puoi essere chi vuoi.
Emma avrebbe voluto rimanere lì per sempre.
Poté sentire le sue labbra formare un sorriso inconsapevole e incolpò quel mondo onirico in cui si trovava, l’espressione felice, le membra rilassate, i pensieri ancora sfocati, la sensazione di intorpidimento che le scorreva nelle vene mentre un sospiro felice cadeva dalle sue labbra.
Fino a quando una sensazione di solletico la riportò alla realtà.
Era stesa sulla pancia con la testa rivolta a destra, la luce filtrava attraverso la finestra riscaldando il braccio che teneva il cuscino. Aprendo a malincuore gli occhi semichiusi, non era ancora pronta ad affrontare il nuovo giorno, incontrò un Jones con i capelli arruffati disteso accanto a lei, con la testa appoggiata sulla mano destra mentre con l'altra le stava tracciando un disegno impercettibile sulla schiena, sembrava sussurrare qualcosa tra se e se e i suoi occhi non incontrarono i suoi, tanto era concentrato sulla sua pelle.
Lei lo fissò per un paio di minuti, approfittando della sua distrazione e del fatto che fosse così apparentemente  affascinato dalla sua schiena. Lei davvero non capiva come i ragazzi potessero avere il look mi-sono-appena-alzato-dal-letto e apparire altrettanto attraenti come se avessero trascorso un'ora a sistemare  con il gel i loro capelli. E Killian Jones sicuramente non aveva bisogno di spendere quella quantità di tempo per raggiungere un tale risultato. Era come se possedesse una specie di dono, pensò mentre contemplava quelle ciocche disordinate, gli incredibili occhi azzurri - perché la stava fissando così tanto? Oh mio Dio non ne aveva avuto abbastanza per tutta la notte e sicuramente più di una volta – la barba ispida che le fece ricordare il modo in cui le aveva graffiato deliziosamente la pelle ...
Cercò di nascondere un sorriso mentre i ricordi della notte precedente aggredivano il suo cervello, senza alcun risultato. Era andata lì dopo aver lasciato Henry e Nana per il weekend con Regina,  suo figlio stava morendo dalla voglia di presentare a lei e Daniel il nuovo membro della loro famiglia, sapendo quanto amassero gli animali, dato che vivevano in quel ranch – facendo in modo che lei non sarebbe stata interrotta mentre si schiariva le idee e si diresse verso casa sua per dirgli cosa pensasse dopo aver letto quel cazzo di articolo.
Quello che non si aspettava affatto fu il seguito, naturalmente.
Quando la sfidò sul fatto di avere paura di ciò che provava per lui. Come aveva riconosciuto che lei era sempre pronta a saltargli alla gola alla prima occasione - perché era il suo modo di affrontare qualsiasi problema che incontrava, scaricandoli su di lui. Di spingerlo lontano da lei. Come aveva affermato che lui la rendeva felice.
Come non era stata in grado di negarlo dopo che ebbe insistito – cosa che la rese terrorizzata ed euforica allo stesso tempo. Per qualcuno così abituato come lei a dire a tutti quanto fossero incompetenti, idioti o qualsiasi altra cosa le passasse per le testa, quando agivano in modo sconclusionato, doveva ammettere che lei non era da meno.
Soprattutto quando si trattava di lui.
Emma sapeva che si era ritrovata a non essere in grado di negare un sacco di cose da quando aveva incontrato Killian Jones. Per cominciare, la faceva diventare matta, nel bene e nel male. Livelli di pazzia che implicavano il volersi strappare i capelli dalla testa. Lui l'aveva aiutata in alcuni suoi momenti ‘io-non-posso-farcela’ in cui era fuori di testa - facendole ammettere quanto si sentisse incredibilmente grata per la sua presenza. Aveva effettivamente mantenuto la sua promessa stando insieme al figlio, con il quale aveva anche legato dopo che lei lo aveva pregato, nonostante non fosse stato messo al corrente della sua esistenza e avrebbe potuto agire come un coglione completo o in modo meschino.
Tutto sommato, Killian Jones si era rivelato essere piuttosto un enigma.
E ad Emma sarebbe piaciuto molto risolverlo.
Quello di cui era più sorpresa di tutta questa situazione era che non riusciva a trovare in se stessa il motivo di sentirsi in colpa o in difetto per quello che era accaduto tra loro, non solo la notte precedente, ma tutti quei piccoli momenti che avevano condiviso, per i quali aveva cercato di convincere se stessa una volta dopo l'altra che non significassero nulla, quando una voce nella sua testa - che ricordava stranamente quella di Morgan Freeman, probabilmente a causa del film in cui interpretava Dio - le diceva che era stata davvero stupida per aver mentito a se stessa riguardo a tutto ciò.
Quando era intorno a lui, si sentiva solo ...
Questo è tutto.
Si sentiva.
Chiudendo di nuovo gli occhi, decise di rompere il silenzio pesante, la sua voce uscì un po' roca "Che cosa stai facendo?"
"Shh, non distrarmi - Sono a ventiquattro" rispose lui senza mai interrompere la sue tortuose carezze con colpi pigri e ad ogni contatto Emma sentiva come se la sua pelle stesse per prendere fuoco.
Emma ​​mise a fuoco "Ventiquattro cosa?".
Poteva quasi sentire il sorriso nella sua voce "Macchie di bellezza o lentiggini o qualunque sia il loro nome. Taci o perderò il conto".
"Non puoi essere serio” gemette arricciando il naso e nascondendo il viso contro il cuscino, sperando che avrebbe in qualche modo soffocato la risata che minacciava di fuggirle dalle labbra. Accidenti, aveva davvero un debole per quelle stupide lentiggini.
"Oh, lo sono. E questa è solo la schiena e il braccio destro". La sua mano seguì il suo fianco, facendola rabbrividire nel processo, fino a scivolare dalla spalla e giù per il braccio, presumibilmente tenendo traccia di ogni lentiggine che appariva sulla sua pelle.
"Sei sicuro di sapere come fare sentire una ragazza sicura di se" biascicò in un tono annoiato. Sentì le sue dita fermarsi e il letto sprofondare al suo fianco mentre procedeva lentamente più vicino a lei, fino a quando poté sentire il suo respiro sul viso. Finalmente Emma aprì gli occhi guardando a destra, mentre lui le rivolse un sorriso sghembo.
"Ti ho detto che le trovo deliziose, anche se non mi dispiacerebbe se mi mostrassi altri posti, così da poter continuare a contare ..."
Lei rise suo malgrado "Sei inquietante. Non puoi lasciarmi dormire?"
Un sorriso gli apparve sulle labbra, chinò il capo lentamente, facendo le fusa nel suo orecchio "Certo,  sembri odiare le mie mani su di te e non sto parlando solo di adesso ..."
Emma emise un gemito, stava per ribattere qualcosa in finta indignazione, quando il suo stomaco decise di dire la sua. Piuttosto ad alta voce. E inaspettatamente. E fu imbarazzante. Le sue guance bruciarono sotto lo sguardo divertito di lui che sorrise da un orecchio all'altro, un sopracciglio alzato mentre la guardava "Hai fame?"
Non si dice così "Sto morendo di fame, in realtà".
I suoi occhi si illuminarono e lei dovette trattenersi dall’afferrare il suo viso tra le mani per fissarli più da vicino, come potevano essere così blu? Non era normale. Si ricordò di come avevano brillato nella penombra della camera da letto e lei si era chiesta la stessa cosa. Era una specie di gatto o cosa? Lei scosse la testa nel tentativo di liberare i suoi pensieri quando lui le rispose "Oh, mi piace come suona - significa che ti ho completamente sfinita".
"Certo, forse non ha nulla a che fare con il fatto che non ho mangiato praticamente  nulla per tutto il giorno".
"No. Credo che sia dovuto alle nostre attività a dir poco divertenti di ieri sera".
"C'è un senso in questa conversazione?" osservò sollevando gli occhi.
La stava guardando di nuovo con gli occhi che brillavano sotto le ciglia "Oltre a sottolineare come splendidamente funzioniamo insieme a letto? Non credo ci sia".
"Va bene. Tornerò a dormire allora " minacciò rotolando sul suo fianco in modo da essere rivolta verso la finestra e non verso di lui. Invano naturalmente, dato che mise il suo braccio intorno a lei e la fece girare per ritrovarsi ancora una volta faccia a faccia con i loro nasi che quasi si sfioravano.
"Uh-uh. Non si dorme nel mio letto una volta che ci si sveglia. O ci alziamo, oppure ..."
Emma deglutì rumorosamente. Odiò che avesse potuto sentirlo, mostrando il suo disagio. O la trepidazione. Qualunque cosa "Oppure ... cosa?"
Lui le rivolse un sorriso che dovrebbe essere illegale "Non lo so. Forse potremmo trovare altre attività molto più piacevoli da fare ..."
"Come cosa?" chiese senza fiato, non proprio sicura di voler scoprire la risposta.
Oh diavolo, chi stava prendendo in giro, ovviamente la voleva.
"Come scoprire ad esempio la tua tolleranza al solletico. Che ne dici?" domandò, la sua faccia si illuminò con un largo sorriso, i denti splendenti come i suoi occhi,  per quale motivo questo ragazzo era così raggiante? Forse perché avevano dormito insieme?
Huh.
Emma. Emma. Vuole farti il solletico.
NO.
Afferrò il lenzuolo tra le mani con forza, coprì il suo corpo il più possibile così che non sarebbe stato in grado di realizzare i suoi crudeli propositi. Perché il solletico era brutto. Davvero. Molto. Brutto. "Non avrai di certo il coraggio" ringhiò nella sua direzione mentre con gli occhi sbirciava da sotto le coperte.
"Andiamo" la pregò, la sua mano la circondò e tirò il lenzuolo lontano da lei.
"No" ripeté, ma nonostante le sue lamentele gli lasciò portare via la coperta. Ugh. Era una di quelle ragazze? Una di quelle che diventano creta nelle mani di un ragazzo quando vuole farle il solletico?
... C'era anche un’etichetta per quelle ragazze?
"Ma guarda ..." Il suo respiro uscì in un sussulto forte quando le sue dita accarezzarono ancora una volta la pelle chiara dei suoi fianchi in vista, lasciando una scia di pelle d'oca nel loro tragitto. Il suo sguardo, d'altra parte, invece di seguire il sentiero tracciato  dalle dita sul suo corpo nudo, rimase concentrato su di lei a scrutare la sua espressione "Vedi? Non è così male". Si morse il labbro inferiore mentre cercava di non piagnucolare quando la mano sinistra di Killian, dal fianco salì su per lo stomaco e continuò sulla linea tra i suoi seni. "In effetti, credo che tu stia divertendo" aggiunse con un sorriso.
Lei inspirò profondamente "Jones ..."
"Oh no. È Killian, ricordi?"  la interruppe, le sue labbra si contrassero mentre lasciava le sue dita vagare sul collo e sul petto. Lei fece una smorfia, evocando nella sua mente ciò che stava insinuando con questa affermazione.
Quando lei lo aveva chiamato con il suo nome.
Provò a sviare dicendogli con un sorriso "Vero? Non mi ricordo che ..."
Lui non sembrava infastidito dalla sua insistenza nel non riconoscere ciò che entrambi sapevano, ciò che era effettivamente accaduto. In realtà Emma non era del tutto sicura di quando e come fosse successo – o sarebbe meglio dire in quale momento fosse successo, pensò arrossendo - ma sapeva che l’aveva fatto. E questo aveva cambiato qualcosa tra di loro.
Insieme all’abbiamo-scopato-come-conigli-tutta-la-notte, naturalmente, ma non era quello il punto.
"Oh, certo che l’hai fatto ... e se non te lo ricordi forse è perché eri così presa dal piacere che il tuo cervello è andato in blackout".
E fu così che Killian Jones le fece dimenticare quanto fosse simile ad un enigma e quanto fosse difficile per lei risolverlo - a parte i suoi violenti, stupidi e soprattutto fastidiosi sentimenti verso di lui - e semplicemente la fece ridere.
"Sei così pieno di te" mormorò con uno sbuffo, lasciando cadere la mano sul viso mentre si strofinava gli occhi. Al suo improvviso silenzio, sbirciò attraverso le dita verso di lui, si stava accarezzando il mento, assorto nei suoi pensieri, fino a quando le rivolse ancora una volta gli occhi che luccicavano maliziosamente.
"In realtà, direi che eri tu ad essere piena di me, ma questa è un'altra storia".
"Oh mio Dio ..." soffocò, la sua mano andò a smorzare le risate isteriche che uscirono dalle sue labbra. Come poteva essere così volgare e continuare ad avere quel non so che da apparire divertente in ogni minima cosa. "Non so se ridere o piangere a questo, se devo essere onesta" ammise, prendendo il cuscino sotto la testa e colpendolo in pieno petto. Emise un grido di sorpresa e lo sentì irrigidirsi al suo fianco quando rotolò giù sopra di lei, la soffice arma era ormai abbandonata dove era stato sdraiato in precedenza, le prese entrambi i polsi in una mano. Lei si agitò sotto di lui, lasciando qualche grido di protesta così che la lasciasse andare, ovviamente senza esiti positivi.
"Fermati!! Vuoi fare colazione o no?" le chiese, il suo sguardo fisso su di lei. Huh. Immaginò che avrebbe continuato a tentare di convincerla ad avere una sveglia un  po' diversa.
Lei lo guardò accigliata, un po' sorpresa da questa improvvisa galanteria. Anche se doveva ammettere che aveva dimostrato di volta in volta di essere per davvero una sorta di gentleman – anche se non l’avrebbe mai detto ad alta voce. "Aspetta…niente insinuazioni? Stai per prepararmi la colazione?"
"Chi ha parlato di prepararla? Ti porto fuori".
Oh. "Dove?"
Ugh, quel maledetto sorriso di nuovo. Si trascinò più vicino a lei, le labbra appena appoggiate sulle sue "E’ un segreto, tesoro. Ma diciamo che mangerai i migliori pancakes che hai mai assaggiato nella tua vita. Promesso" le assicurò, la baciò velocemente, in fine le lasciò andare le mani e si alzò dal letto.
In tutta la sua gloriosa nudità, naturalmente.
Emma, ​​il modo in cui ti stai leccando le labbra in questo momento non va bene. Smettila.
Con la bocca improvvisamente secca, sollevò un sopracciglio verso l'alto alle sue parole cercando di sembrare disinvolta "Spero sia così"
 
 
Le fece un gesto con la mano così lei sarebbe potuta entrare prima mentre le manteneva la porta - come faceva sempre, stava iniziando a capire - e lei stava per chiedergli per l'ennesima volta cosa c'era di così speciale in questo piccolo caffè dove l'aveva portata - certo, sembrava accogliente e c'era un odore delizioso che lo rendeva familiare, un’atmosfera accogliente con le sue vivaci tovaglie colorate e i suoi decori - quando una voce da dietro il bancone la fece sobbalzare "Jones! Dove sei stato? Ero preoccupata che fossi morto o qualcosa del genere. O mi hai tradita con qualche fanciulla del McDonald’s".
Occhiali tondi appoggiati sul naso e ciuffi di capelli grigi che incorniciavano un viso piuttosto rugoso, Emma poté solo osservare come quella donna saltellava vivaca nel locale, da una parte all'altra, raccogliendo piatti e servendo caffè senza esitazione. Sentì Jones - Killian - qualunque cosa fosse - spingerla dolcemente da dietro in modo da raggiungere uno degli sgabelli sistemati davanti al bancone, mentre sedeva alla sua destra, le nocche toccarono il linoleum "Lo sai che non ti farei mai una cosa del genere, dai Granny, posso vedere da qui tutte quelle riviste, mi tieni sotto controllo".
Era stranamente soddisfacente vederlo comportarsi come un bastardo sfacciato con altre persone oltre che con lei, ad essere onesti.
La donna - Granny - scoppiò a ridere, facendo segno ai giornali accatastati dietro la macchina del caffè "Tu pensi che io compro queste stronzate? E’ tutta roba di Alice e tu lo sai".
"Certo e scommetto che non leggi niente, eh?". La prese in giro, con un sorriso pieno sul suo volto.
Granny scosse la testa annoiata, piegando il fianco di lato. Emma si chiese come avesse fatto "Ma quanto siamo sicuri di noi stessi".
"Ma non mi avrai in un altro modo" disse, un sorriso affettuoso sostituì quello precedente. Poi si voltò verso di lei, le prese una mano così da poter tirare il suo sgabello più vicino a lui in modo da poter fare le presentazioni "Granny, questa è Emma. Emma, ​​questa è la donna che mi ha nutrito per la maggior parte della mia carriera musicale da quando sono arrivato qui".
Le risultò veramente difficile non ridere. Era certa che avrebbe lasciato che altra gente lo nutrisse invece di prepararsi qualcosa da solo. Che perdente. Si concentrò sulla signora, che la stava esaminando intensamente con uno sguardo d'intesa sul suo viso. Si sentiva agitata sotto quello sguardo, ma continuò a persistere sulla sua faccia da poker e le rivolse un sorriso gentile, tendendole la mano "Ciao. Piacere di conoscerti".
"E' bello incontrarti" convenne, stringendole brevemente la mano e rispondendo al suo sorriso. Poi girò lo sguardo da lei a lui, gli occhi si strinsero mentre ispezionava entrambi, alla ricerca di chissà cosa nelle loro espressioni "Beh, credo che per una volta le voci fossero effettivamente vere e non c'era Photoshop in quegli articoli".
Emma sentì le guance bruciare – dato che era sicura che metà del pianeta avesse visto tutte quelle fotografie: del loro primo appuntamento, il primo incontro al Galà, la prima, il concerto, la notte al Wonderland ... - mentre Killian rise di cuore e indicò la donna più anziana vittorioso "Sapevo che li avevi letti!"
Lei agitò la mano per farlo tacere "Ah, naturalmente l'ho fatto. L'ultima volta che ti ho visto, sei corso come un pazzo dopo che il tuo inquietante manager ti ha chiamato un paio di mesi fa e non ho più avuto tue notizie da allora".
Emma quasi soffocò. Aveva chiamato Gold inquietante? Oh dio. Stava cominciando davvero a piacerle questa donna.
Killian sbatté i suoi occhi da cucciolo in direzione della proprietaria Uh-oh. "Sono venuto un paio di volte ma non c'eri, c’era una delle cameriere".
"Ti sono mancati i miei pancakes, vero?" Gli rivolse uno sguardo lascivo alzando un sopracciglio beffardo. Lui rise di nuovo e alzò le mani in segno di resa come se gli stesse puntando una pistola contro.
Emma stranamente poté immaginare perfettamente nella sua testa quella scena - Granny sembrava il tipo di donna che non aveva paura di maneggiare un'arma mortale e di minacciare con qualche frase tipo "Sayonara baby" prima di cacciare qualcuno indietro con la coda tra le gambe.
"Mi conosci troppo bene, ho promesso a Swan che glieli avrei fatti provare. Lo potresti fare?".
Granny le sorrise contenta "Certo che si. Sei sicura Emma? Ti sto avvertendo, una volta che l’avrai fatto, tutti gli altri pancakes non avranno più senso per te".
Rivolse a Killian uno sguardo sottile con la coda dell'occhio, si strinse nelle spalle con noncuranza "Credo di considerarmi una ragazza avventurosa, perciò andiamo avanti".
Questo era tutto quello che si aspettava di sentire o almeno così sembrò a Emma. Con un cenno di apprezzamento, si girò di scatto in piedi, lo scialle svolazzò intorno a lei mentre correva verso il retro della tavola calda, chiamando sopra la sua spalla allegramente "Pancakes per la coppia felice, allora!"
Emma soffocò una risata alle sue buffonate, mise i piedi sullo sgabello, seduta stile indiano, di fronte al cantante che ridacchiava sotto il suo respiro. Si batté le dita sul ginocchio mentre lo studiava, un sorriso apparve sul suo viso "Allora. Qui è dove vieni a mangiare delizie. Interessante".
Gli occhi di lei incontrarono il suo sguardo curioso mentre annuiva lentamente "Uh-huh. Ci sono capitato un giorno per caso, Granny mi rapì con quel primo morso".
Oh. Primo morso. Suonava sporco. Del tutto.
Emma, ​​ma che c’è che non va in te – torna in te che cazzo. Schiarendosi la voce rumorosamente, continuò a scavare per carpire informazioni "Voi due sembrate essere grandi amici".
Si strinse nelle spalle, lo sguardo si arricchì con un sorriso affettuoso "E’ stata davvero gentile con me quando ci siamo conosciuti".
"Ci scommetto".
Si voltò verso di lei ancora una volta e con la mano andò a spostare una ciocca dei suoi capelli giocosamente - pensò con un sussulto quanto fosse stata fortunata dato che il ragazzo aveva un paio di spazzole per capelli nel suo bagno o si sarebbe ritrovato ad avere a che fare con dei nodi "E sai cosa, è conosciuta anche per la sua cioccolata con la panna montata".
Ohhhhh. Emma gli rivolse una smorfia dolorosa "Ora stai diventando cattivo. E’ una presa in giro".
"Ti ho offerto un round mattutino, tu hai rifiutato ..." commentò, accarezzandole il braccio con le dita mentre parlava. Ugh. Avrebbe dovuto fermarsi. Oppure avrebbe preso fuoco proprio lì. Che cosa c'era di sbagliato in lei?
Oh, giusto. Il fatto che lei non andava a letto con qualcuno da tempo e ora, improvvisamente, questo ragazzo le aveva dato proprio tutto in una sola notte. Sentimenti, l’aveva chiamato per nome e tutto il resto. Sollevò gli occhi verso di lui che fece lo stesso, come se non l’avesse saputo "Sei insaziabile".
Mentre stava per rispondere, un segnale acustico lo fermò, arrestando quello che stava per dire. Le rivolse uno sguardo di scusa - o non così tanto di scusa, più uno sguardo da continuerò-con-te-più tardi-non-pensare-di-cavartela-così - e pescò il suo telefono dalla tasca dei jeans. Aggrottò la fronte allo schermo e in fretta si alzò dallo suo sgabello "E' Jefferson. Torno tra un secondo".
Emma lo vide allontanarsi a lunghi passi e attraversare la porta d'ingresso del locale, chiedendosi che cosa fosse successo. Si strinse nelle spalle, si girò di nuovo verso il bancone per distrarsi esaminando il menù e quello che avevano da offrire - soprattutto qualcosa di lontanamente vicino al cioccolato - quando l'improvvisa comparsa di Granny davanti a lei la fece sobbalzare.
"Allora… come sta andando con lui?" la donna chiese mentre asciugava il bancone con uno straccio. Huh. Andava subito al punto. Proprio come lei.
Le piaceva.
Emma lasciò la testa appoggiarsi sulla mano con le dita a toccare la guancia mentre guardava davanti a sé "Temo di non poter rispondere - sto ancora lottando per venire a patti con l'idea che stiamo effettivamente insieme".
La cosa più divertente era che stava cominciando a credere che quello che stava dicendo a Granny fosse qualcosa di davvero vicino alla realtà e non solo una storiella che stava dicendo in quanto aveva firmato un accordo per dire questo a chi le chiedeva  qualcosa sul suo rapporto con il frontman.
Questo la spaventava da morire.
"Sai, sei la prima ragazza che porta qui" commentò Granny, guardandola dal bordo dei suoi occhiali. Emma si irrigidì a questo. Era davvero la prima?
"Davvero?"
"Uh-huh. Forse a volte è venuto con i suoi compagni di band o la bambina, ma mai una ragazza, come in un appuntamento" spiegò lasciando le sue parole fluttuare nell’aria. Emma lasciò le sue dita giocare con i suoi capelli, un cipiglio le guastò la fronte mentre lottava con un improvviso sospetto nella sua mente. Doveva chiedere ...?
"Nemmeno una bruna?" chiese infine con voce tranquilla, non proprio sicura se voleva conoscere la risposta. Ma la possibilità continuava a brontolare dentro si lei; dopo tutto, era più che possibile che avesse portato Milah qui, giusto? Diavolo, era stato qualcosa di molto importante per lui. Non sarebbe  stato poi così strano se l‘avesse davvero fatta entrare nel suo piccolo paradiso.
Granny strinse le labbra pensando "Una bruna? No. Ti dico – Ricordo di avergli chiesto di portarti qui dopo l'incidente con lo champagne - che sto ancora aspettando di sentire ti prego e ti ringrazio - ma lui mi ha smontata, ricordandomi della sua promessa che non avrebbe mai portato una ragazza con se qui ". Le rivolse un sorriso pieno di malizia che ricordò ad Emma uno di quelli che Killian era solito farle, facendo accelerare il battito del suo cuore al solo pensiero. "Quindi immagino che questo ti renda davvero speciale per lui".
Emma lisciò i suoi lineamenti, le risultò davvero difficile non dare a vedere come le parole della donna più anziana l'avessero colpita. Gemette e rivolse alla donna una risata silenziosa "Ugh. C'è una sorta di codice dei padroni di locali che cucinano prelibatezze, di gettare qui e lì qualche frase ad effetto alle coppie? Ti ha chiesto lui di dirmi questo?".
"No, questo è solo il mio modo si essere fantastica. Oppure impicciona. Gratuitamente". Granny ammise lasciando i suoi pancakes davanti a lei, dopo averli presi dalla piccola finestra che collegava il locale con la cucina posteriore. Oh, Dio, avevano un buon odore.
Raccolse la forchetta con la mano, la indicò con essa e inarcò un sopracciglio verso l'alto "Non mi stupisce che continua a tornare qui. Sei troppo divertente".
Granny ridacchiò a queste parole, le rughe intorno agli occhi si allargarono mentre le sorrideva di rimando "Sapevo che mi saresti piaciuta".
Emma decise di provare le frittelle - che sembravano fantastiche: soffici, di un marrone dorato e intrise di miele - proprio quando il campanello sulla porta suonò allegramente e Killian entrò di nuovo, prendendo il suo posto accanto a lei, ancora una volta, intascando il suo telefono con un'espressione divertita sul volto.
"Ehi, che cosa vuole Jeff?"
Lui scosse la testa guardandola un po’ infastidito e un po’ divertito allo stesso tempo. Che cosa era successo? "Sapevo che stavano progettando qualcosa. L'altro giorno è stato abbastanza evidente che stavano nascondendo qualcosa, ma non volevano dirmi niente, sostenendo che era una sorpresa. Mi ha detto che ci stanno aspettando allo studio per 'aprirlo' ", concluse facendo virgolette in aria con le dita.
Lei lo studiò con curiosità mentre tagliava un altro boccone della frittella. Dio, erano buone "Anche a me?"
"Sì, a quanto pare Red Lips è d’accordo con loro. In realtà mi ha chiesto di passarti il messaggio – dato che stai trascurando il telefono - di controllare i tuoi SMS, dove ha indicato quale abito dovrai indossare e che l’avresti ringraziata più tardi".
Cazzo. Si era dimenticata di dare anche solo uno sguardo al suo telefono, Ruby le sarebbe stata addosso come un lupo. Merda, merda, merda. Non c'era modo di uscirne. E la cosa dell’outfit pianificato non sembrava così promettente, conoscendo Ruby avrebbero potuto finire per partire per un safari o qualcosa del genere indossando tacchi. Anche se l'ultima volta che aveva indossato qualcosa di simile era stata segretamente grata di averle dato ascolto.
Non sarebbe stata troppo contenta se avesse indossato infradito ad un appuntamento al buio. Che sarebbe stato un disastro in entrambi i casi, ma sì, comunque.
Deglutendo ad alta voce, lei scambiò uno sguardo preoccupato con lui "Ho paura".
"Anche io".
"Non ci faranno indossare qualche costume ridicolo, vero?" Non aveva dimenticato il passato della sua amica e le sue doti di persuasione con i ragazzi, nemmeno i Lost Boys sarebbero stati in grado di porre un freno alle sue idee folli. Gli occhi di Killian si spalancarono per la paura.
"Non credo?"
Entrambi si voltarono verso la proprietaria del locale che ridacchiava, aveva ascoltato la loro conversazione cercando di non scoppiare a ridere"Ora ho davvero voglia di incontrare anche questa tua amica, sembra divertente" commentò ancora ridacchiando. Servì a Killian il suo piatto e proprio prima di allontanarsi per servire qualche altro cliente, la chiamò.
"Oh, Granny puoi portarle della cioccolata, per favore". Granny annuì e se ne andò, Emma scosse la testa, la mano andò alla sua pancia, che accarezzò con delicatezza.
"Troppo cioccolato ultimamente, uscirò di qui rotolando invece di camminare". No, davvero. La sua voglia di cioccolato stava vincendo troppe battaglie ultimamente. Non aveva alcun autocontrollo di sorta.
E non solo per quanto riguardava il cioccolato o almeno così sembrava.
Killian si chinò più vicino a lei, le sue labbra quasi le solleticarono la guancia "Conosco un modo per smaltire ..."
Lei rabbrividì in risposta, le labbra socchiuse mentre cercava di trovare qualsiasi tipo di risposta. Che cosa avrebbe dovuto dire? Emma, ​​non eri così prima.
Vedi? Questo era come il suo autocontrollo l’aveva abbandonata. Oh dio!
Si salvò in calcio d’angolo quando una tazza di porcellana le fu sbattuta di fronte e la voglia di cioccolato di Emma era tornata di nuovo al suo posto.
"Per la fantastica signora abbastanza forte da gettare un bicchiere di champagne in faccia a Jones. Ti piace la panna montata?" Granny chiese ad alta voce mentre Emma afferrò la tazza tra le mani protettiva, con un dito che andò a gustare la panna sulla cima.
"Sì, grazie" disse e prima che potesse portarla alle labbra, vide una mano versare qualcosa sulla sua cioccolata. Indignata, ansimò a Killian, che continuava a versare qualcosa nella sua tazza "Che cosa stai facendo?"
Si fermò e le mostrò il barattolo "Cannella, giusto?"
Cazzo. Era fregata.
Totalmente. Fregata.
 
 
"Devo dire, sono un po' deluso. Quando ho sentito che Ruby aveva scelto un vestito per te, mi aspettavo qualcosa di più ..."
"Non sono sicura che tu voglia finire la frase" minacciò quando venne fuori dalla sua camera da letto, esaminando da vicino i vestiti che la sua amica le aveva chiesto di indossare. Beh, più che le aveva ordinato di indossare, mentre erano lì. Non facevano ben capire quello che stavano progettando per la giornata, ora che ci pensava - stivaletti logori, una canotta aderente e degli shorts che le aveva fatto acquistare mesi prima, affermando 'rendono il tuo culo completamente da mordere'.
Non era sicura che fosse vero, ma le piacevano, anche se erano strappati - o come Mary Margaret insistette a correggerla, 'strappato alla moda'. Perché, si sa, tutti quei buchi sono tagliati strategicamente e non lasciati al caso.
Mentre prendeva un ciondolo che teneva appeso sopra la sua lampada, vide un bagliore provenire dal soggiorno. Andò in quella direzione, mentre chiudeva il fermaglio dietro la nuca con una mano e con l'altra manteneva i capelli di lato, trovò il suo computer portatile abbandonato sui cuscini del divano, lo schermo acceso con lo screensaver attivo, che mostrava una serie di immagini scelte da Henry - dei loro viaggi insieme, alcune sue foto di lavoro, altre di lui con Regina e Daniel, con David, con Ruth ...
Era stato lì tutta la notte? "Oh, merda - Henry l’ha lasciato acceso”. Si sedette sul divano e lo mise sulle sue gambe, pronta a spegnerlo. Vide il filo attaccato, almeno era stato inserito, se contava qualcosa. Toccando la zona del mouse, scorse le pagine che il figlio aveva aperto prima di  lasciare così incautamente il portatile lì - Youtube, la sua e-mail – che era praticamente sempre aperta - e aspetta, perché mai avrebbe dovuto aprire in suo Twitter? Avrebbe dovuto parlare con lui di questo - non aveva voglia di immaginare il figlio trasformato in uno di quei internet-addicted, ragazzi ossessionati dai Social network. Abbastanza divertente, ma perché avrebbe dovuto usare il suo?
Continuava a chiudere scheda dopo scheda, impaziente di andare, quando un paio di citazioni su Twitter catturarono la sua attenzione – dato che non era solo il suo nome ad essere stato menzionato.
Ha davvero @Jones_LostBoy  bisogno di regali di compleanno, quando ha @ESwan al suo fianco? Buon compleanno, Capitano! :)
Oh. Diavolo. No.
"Oh diavolo no, cosa?" Lo sentì dietro di lei, si girò e lo trovò appoggiato allo stipite della porta, in attesa di lei facendo penzolare le chiavi della sua auto sul dito, completamente ignaro della sua improvvisa rivelazione. Brava Emma, ​​ora non ti rendi nemmeno conto di quando effettivamente parli ad alta voce. Gli rivolse uno sguardo serio in cambio, era proprio il compleanno del coglione e non le aveva detto niente?
"... È il tuo compleanno?" Chiese ancora un po' stordita. Lui rimase immobile con lo sguardo perso davanti a se fino a quando sbatté gli occhi un po’confuso.
"Che giorno è?"
Ho l'aspetto di un cazzo di calendario? Diede un’occhiata al lato superiore dello schermo del computer portatile "4 maggio".
Emise un gemito forte e per un attimo considerò l’idea di prendersi gioco di lui. Si strofinò la fronte con la mano, la sua voce uscì sconfitta "Oh, merda ... avrei dovuto capirlo. Ecco perché stanno progettando qualcosa. Ma in qualche modo temevo che sarebbe stato qualcosa che avesse a che fare con te o con l'album, ma non questo. Sono così stupido".
Beh, l’accettazione era sempre il primo passo, pensò.
Eppure lei ancora non riusciva a comprendere come non potesse sapere che era il suo cazzo di compleanno "Davvero non ricordavi che è il tuo compleanno?"
Girò gli occhi infastiditi su di lei, un cipiglio tra le sopracciglia "Ho detto qualcosa? No. Non mi ricordavo. Se non l’avessi notato, sono stato molto impegnato ultimamente, so a malapena che giorno della settimana è".
Lo sapeva. Chiuse con attenzione il portatile e lo lasciò sul tavolo in salotto, si alzò e tornò nella sua stanza, passando avanti a lui che la seguì, le spalle curve in segno di sconfitta. Non era sicura del perché si sentiva così male per il fatto di non aver saputo fino ad allora che era il suo compleanno - intuì che avesse qualcosa a che fare con i suoi giorni in affidamento e di come a nessuno fregasse un cazzo del suo compleanno, che lo rese più particolare nel momento in cui aveva trovato la sua famiglia con David e Ruth in seguito. Lei aveva riservato particolare attenzione per ogni compleanno dei suoi amici e della famiglia - in cerca di regali ben pensati, facendo tutto il possibile per rendere la loro giornata come qualcosa di unico, qualcosa tutta per loro. Per farli sentire speciali. Perché lo erano. Per lei.
Questo voleva significare che considerava anche lui speciale? Non voleva essere già a quel punto. Non adesso. Non ancora.
"Ora mi sento di merda" commentò con un sospiro, prendendo la borsa dalla sua stanza, mise via il suo telefono, il portafoglio, gli occhiali da sole e qualunque altra schifezza si sentì di portare con se per il luogo dove stavano andando. Proprio mentre si stava allontanando dalla porta, aspettandosi che la seguisse, le afferrò le braccia da dietro, facendola girare su se stessa e facendola ritrovare faccia a faccia con lui che aveva un'espressione stupita sul volto "Mi prendi in giro? Come se la notte scorsa non fosse stata un regalo sufficientemente bello?".
Non riuscì a trattenersi dal roteare gli occhi verso di lui "Ero certa che saresti andato su questo".
Anche se fosse stato il suo regalo di compleanno, lei non si sarebbe lamentata, ora che erano lì.
Emma. No.
Tirò la mano e mise il broncio. Dio, questo ragazzo aveva così tanti trucchi da usare contro le donne che non era nemmeno divertente. Maledetto. "Andiamo. Non essere sciocca".
"Non sono sciocca, è il tuo compleanno!" Sapeva che si stava comportando come una bambina. Non le restava che battere i piedi sul pavimento e gridare contro un muro.
Beh, ora era lei quella che si comportava come una ragazzina, dato che invece lui e i suoi amici tiravano sempre fuori la carta dei 'Lost Boys' ogni volta che potevano.
Lasciò cadere la testa indietro, respirando affannosamente come se chiedesse la pazienza per ragionare con lei "E stiamo probabilmente andando a qualche festa o qualsiasi altra cosa con quegli idioti – puoi lamentarti di questo?" Non aspettò per una risposta da parte sua, le strinse la mano nella sua e la trascinò verso la porta, facendole quasi perdere l'equilibrio mentre lo seguiva del tutto involontariamente "Andiamo, signorina".
Cercò di raggiungere il suo passo quando lasciarono casa sua e si diressero verso l’auto, con le dita intrecciate insieme. Fu un po' snervante - ed esaltante - esplorare quanto fosse giusto sentire le loro mani unite. Come si appartenevano, come se l’avessero sempre fatto, ma l’avessero ignorato fino ad allora. Forse era per questo che non l’aveva ancora lasciato andare.
"Sei insolitamente prepotente. Scommetto che è il tuo modo di rivendicare potere per l’aumento della tua età" lo insultò con sarcasmo grondante dalla sua lingua. Girò gli occhi verso di lei e inarcò un sopracciglio verso l'alto.
"Senti chi parla, signorina Portoioipantaloni ..." trascinandola verso di lui, avvolse un braccio intorno a lei mentre si chinò a mormorare nel suo orecchio con la voce piena di malizia "Ho un ricordo di te che mi impartivi ordini ieri sera".
E naturalmente rabbrividì. Perché effettivamente gli aveva impartito ordini. Le avrebbe ricordato ogni cazzo di dettaglio della loro notte insieme? Davvero? Non era sufficiente che la stesse rivivendo nella sua testa, no, doveva renderla un’odiosa provocazione e sbattergliela in faccia? Posso farlo da sola, non mi serve nessun aiuto amico, grazie mille.
Lo lasciò andare e si accomodò sul sedile del passeggero, brontolando sottovoce esasperata "Basta".
"Visto?"
AGH.
La vittoria nel suo tono era l'ultimo brandello di sanità mentale che aveva fino a quando lei scoppiò a ridere, scuotendo le spalle e le si formarono quasi le lacrime agli occhi per l'ilarità della situazione. Continuò a prenderla in giro e a scherzare durante il tragitto verso lo studio, dove il resto della band e chissà chi altro li stava aspettando. Discussero sul diritto di scegliere le canzoni alla radio dato che l’aveva pregato di non mettere su i suoi album per una volta - che presentavano al meglio le loro sfumature - affermava di aver vinto, ma lei continuava a ricordargli che i suoi toni erano abbastanza hipster, questo gli dava un aspetto più cool e che erano riusciti a gestire meglio Nana da quando l'avevano presa.
Questo era qualcosa che non avevano concordato. Probabilmente perché Nana non distingueva davvero quando esprimeva il suo amore, senza preoccuparsi se fosse Henry, lei, Killian, il postino o un ragazzino che le passava accanto quando camminavano. Lei era quella dolce.
Una volta arrivati ​​nel parcheggio, scesero dalla macchina ed Emma si fermò, in attesa che si unisse a lei prima di entrare. Strinse le labbra, discutendo se chiedergli o meno qualcosa che la stava effettivamente uccidendo, perché era quello che stava facendo: pensare e immaginare e sospettare e speculare e preoccuparsi e un martello batteva nella sua testa come contro un muro a causa dell’eccessiva attività cerebrale su cose stupide, quando tutto si sarebbe potuto risolvere semplicemente parlando. I suoi occhi guardarono velocemente intorno a loro, solo per essere sicura e incontrò il suo sguardo curioso quando raggiunse il suo fianco "Hai ..." La sua voce esitò per un momento, si schiarì la gola e continuò a parlare "Hai intenzione di dirglielo?"
Lui la guardò con attenzione "Hai intenzione di dirlo a Ruby o a Mary Margaret?".
Naturalmente le aveva risposto con una domanda. Scosse la testa per la frustrazione, non era assolutamente pronta ad affrontare Ruby adesso. Era più come se avesse paura di parlargliene "Non credo che sarò in grado di nasconderglielo. Lei praticamente sente l'odore o qualcosa del genere. L’ha sempre fatto".
Lo faceva davvero. A volte entrava nella sua camera quando abitavano nel loro dormitorio a San Francisco durante gli anni dell’università, annusando l'aria, affermando con sicurezza 'qui qualcuno ha fatto sesso stasera'.
Ancora non aveva idea di come ci riuscisse. Anche se intuì che l'intero dormitorio odorasse di sesso, non era così speciale, davvero. Tutti sapevano che cosa succedeva in quelle stanze.
Pareti sottili, si vede.
Si allontanò dai suoi pensieri e riportò la sua attenzione a Killian, che raddrizzò le spalle e trasse un respiro profondo prima di voltarsi ancora una volta verso di lei, con le chiavi in ​​mano che tintinnavano allegramente mentre le batteva in rapida successione con le dita nervosamente "Guarda, davvero non mi importa dirglielo o no, se non vuoi che lo faccia, non lo farò, ma ad essere onesti non sono in vena di giocare". Il tono quasi implorante delle sue parole la lasciò momentaneamente senza fiato. Lui si tirò i capelli sulla nuca e i denti morsero il labbro inferiore "Solo… possiamo provare a fare ciò che riteniamo giusto?".
Lei strizzò gli occhi su di lui, mentre il suo stomaco stava proprio fluttuando in uno stato sono-un-adolescente-in-preda-agli-ormoni-e-ai-sentimenti "Che cosa riteniamo giusto?"
Lui le rivolse un sorriso imbarazzato, annuendo "Sì, te l’ho detto ieri sera, hai paura di prenderti ciò che ti rende felice. Beh, io sono stato infelice abbastanza a lungo e non ho intenzione di fare di nuovo lo stesso errore". Si avvicinò a lei e si fermò a pochi centimetri dal suo corpo, gli occhi al livello dei suoi e lei poté giurare che riusciva a contare ogni singola sfumatura di blu in quegli occhi. Accidenti se erano blu! "Se voglio baciarti, lo farò. Se voglio prenderti la mano, lo farò. Se voglio toccarti, lo farò" Si allontanò da lei un po', solo un po’, ma per Killian Jones, l’invasore dello spazio personale, questo era probabilmente un passo enorme. Buon per lui. "Allora. Che ne dici? Hai voglia di lasciarti andare con me?".
Le stava offrendo la sua mano. Ancora una volta.
Proprio come aveva fatto quando le aveva chiesto di fidarsi di lui, proprio prima che le mostrasse la sua Nana. Quello che aveva fatto per Henry, per lei.
Anche se in questo caso, le stava chiedendo qualcosa di completamente diverso. Le stava chiedendo di ricominciare, di fare tabula rasa tra di loro. Di farlo entrare. Di lasciarsi andare.
E Dio, sapeva che lo voleva adesso. Perché se lei stessa si era negata la possibilità di sentirsi più vicina a qualcuno, chiunque, qualsiasi uomo, il conforto che una ragazza avrebbe cercato in un ragazzo, l'intimità che cresceva tra loro man mano che si conosceva l'altro, la condivisione di segreti sussurrati e carezze leggere, dopo quello che aveva passato, sapeva che aveva iniziato un lungo cammino verso il basso fino a che non avrebbe finalmente potuto aprirsi alla possibilità di trovare la maggior parte di tutto questo con lui.
E al diavolo, se sarebbe stata una corsa divertente per entrambi. Valeva la pena saltare un paio di articoli, pensò con una risatina.
Riportò l’attenzione alla sua domanda, Emma lasciò che la sua mano afferrasse quella di Killian e il suo viso si aprì in un piccolo sorriso "Okay".
E con questa semplice parola aveva sigillato il suo destino. Per ora, almeno. Adesso la natura doveva fare il suo corso e tutte quelle stronzate, giusto?
E proprio in quel momento, la natura sembrò volerla fregare o ucciderla, perché l'allegria e la gioia sulla faccia di Killian Jones probabilmente potevano essere la ragione per cui il suo cuore si bloccò, o svenne, o qualsiasi altra cosa altrettanto da femminuccia. Stringendole la mano la trascinò alla porta d'ingresso "Questa è la mia ragazza. Ora, cerchiamo di scoprire cosa hanno organizzato questi qui per noi".
Si aspettavano qualcuno che li accogliesse, ma solo il silenzio li accompagnò mentre camminavano verso lo studio, i loro passi echeggiavano nei corridoi vuoti. La voce seccata di Killian sbuffò davanti a lei "Perché non ci sono palloncini e striscioni? Sono un po' deluso ..."
Proprio mentre stava per rimproverarlo per essere costantemente deluso oggi - in primo luogo per il suo vestito, con il quale lei ancora un volta non aveva avuto nulla a che fare,  e ora per  questo,  saltò sorpresa con una mano al petto per cercare di calmare la corsa del suo cuore, quando un gruppo di persone - di perdenti per essere più precisi, borbottò a se stessa - si presentò da dietro il tavolo, il vetro che separava la cabina di registrazione e lo studio, il divano e qualsiasi superficie che avrebbe fornito alcun tipo di la protezione contro la visione dei nuovi arrivati.
"Buon Compleanno!" Tutta la band, Ruby, Graham e Aurora gridarono all'unisono, alcuni di loro ebbero anche il coraggio di aggiungere voci diverse. Huh. Musicisti, davvero. Proprio prima che tutti si precipitassero da loro, sentì il bisogno di sottolineare a lui "Beh, almeno hai avuto l’urlo improvviso mentre saltano fuori da dietro i mobili ..."
Le rivolse un sorriso poco divertito mentre i suoi compagni lo circondarono, con pacche sulla schiena e abbracci eccitati. Filippo si girò verso di lei raggiante, sicuramente entusiasta per l'intera faccenda. Aw. Era carino quando era così arrossato "Non te l’aspettavi, vero?"
Killian sbuffò al suo fianco, scuotendo la testa "Beh, Swan ha scoperto che era il mio compleanno, quindi stavamo cercando di indovinare quello che stavate organizzando".
August si presentò al suo fianco, sgranocchiando da un sacchetto di patatine, offrendole a lei in silenzio - rifiutò, ripensando alle frittelle che aveva divorato quella mattina. Ah, aveva già mangiato quelle "Non hai ricevuto una tonnellata di messaggi e chiamate d’auguri? So che mio padre te li ha fatti, ma non rispondevi la scorsa notte, né questa mattina fino a quando Jeff ti ha chiamato ..."
Ah.
Questo potrebbe essere alquanto imbarazzante per lei? Certo, cerca solo di non guardarlo direttamente mentre risponde circa il suo più che evidente atteggiamento di ignorare il suo telefono la notte scorsa.
Era, in qualche modo, occupato.
"Ero occupato" Oh, ma che diavolo, stava leggendo la sua mente o cosa? Emma, ​​poker face. Non ti preoccupare. Ora non è il momento di raccontare loro tutto ciò che è successo la notte scorsa. Le sue labbra si contrassero involontariamente come lo sentì schiarirsi la gola, nel tentativo categorico di cambiare argomento. Ragazzo intelligente. "Allora ... dov'è la festa?"
Victor scosse la testa, Ruby al suo fianco guardò Emma "Nessuna festa ... almeno per oggi".
"Allora cosa ci facciamo qui?" rifletté ad alta voce sconcertato. Perché gli avevano detto di andare lì, allora?
Il bassista rivolse loro un sorriso compiaciuto, godendo chiaramente del loro disagio per essere stati lasciati all’oscuro "Ho detto che non c'è nessuna festa qui, in questo momento, oggi ... ma stiamo andando da qualche parte. Tutti noi", aggiunse facendo un movimento circolare con la mano, che comprendeva tutti loro. Proprio quando Emma stava per sbattere realmente il piede a terra per l’irritazione - perché in realtà, c'era un tempo e un luogo per questo tipo di prese in giro e lei non era in vena oggi - Ruby sventolò dei biglietti proprio di fronte al suo volto, facendola ritirare leggermente indietro per leggere effettivamente le lettere nere in grassetto.
Coachella.
Lei inspirò profondamente, girò la testa così in fretta,che pensò di aver sentito un crack provenire dal collo. Comunque. "Stai scherzando".
"No " tutti in coro quando Killian prese i biglietti dalle mani di Ruby, ispezionandoli con attenzione. Ruby andò da lei e le mise un braccio attorno e poi sbatté il fianco contro in suo scherzosamente "Vedi perché ho scelto questi vestiti? Così sembri perfettamente alla moda e pronta per la festa!"
Oh dio. Nessuna meraviglia che la sua amica era stata così precisa su questo allora. Tirò il suo ciondolo nervosamente e le ringhiò contro, ma senza la solita minaccia che celava nelle sue parole, perché cioè, stavano andando al Coachella "Sto per ucciderti".
La sua amica rideva apertamente, l’eccitazione era chiara nella sua voce mentre praticamente strillò "No, non è vero. Stiamo per vedere tutte quelle band e stiamo per avere un colpo!"
"Sì, sarà meglio avviarci, le code saranno un bel problema, prima ci arriviamo, meglio sarà".
Dichiarò Jefferson battendo due volte le mani e agitandole in direzione della porta, intimando loro di andarsene in modo da portarli lì, pensò. Emma era in piedi accanto a Killian i cui occhi la cercarono con una domanda.
Una domanda davvero semplice.
"Coachella?" chiese inclinando un sopracciglio.
"Coachella"  accettò.
 
 
"Accidenti".
"Certo. Che figo".
Ruby, Aurora ed Emma erano sedute per terra, con le gambe incrociate, godendo della calma prima della tempesta, o meglio, nel momento in cui avrebbero deciso di nuotare nel mare di corpi che avevano rivendicato il loro posto di fronte al palco principale della zona aperta, alcuni di loro erano seduti proprio come loro, altri già in piedi sfidando il caldo e i partecipanti ubriachi con nessuna cura apparente di sgomitare contro chiunque incontrassero sulla loro strada. Anche se sia lei che Ruby stavano apprezzando la band che suonava in questo momento, avevano deciso che avrebbero preferito guardare da lontano questo numero fino al prossimo, in modo da conservare le loro energie – quello al quale Emma stava morendo dalla voglia di partecipare, perché era uno dei suoi gruppi preferiti e non li aveva mai visti dal vivo fino ad allora. Avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di essere più grata a Ruby e Killian per questo, ora che ci pensava.
Il viaggio verso la zona chiusa vicino Palm Springs era stato tranquillo, erano appena venuti a patti con il fatto che passare la giornata al festival non sarebbe stata una rilassante giornata nel parco e nei suoi splendidi campi come avevano immaginato in un primo momento, ma era più come entrare dentro un uragano vorticoso, rimbalzando da una delle tappe all’altra, zigzagando freneticamente per i vasti campi del Coachella Festival. Dopo aver passato il parcheggio e ottenuto i loro braccialetti verdi dalle guardie della sicurezza - una delle quali, stranamente, si era trasformata in un fan scatenato dei ragazzi e aveva chiesto di fare una foto con loro prima di lasciarli passare - raggiunsero finalmente l’ Empire Polo Fields e l'avventura della banda ebbe inizio. Avevano assistito ad un paio di numeri del primo gruppo e avevano deciso di dividersi per un po', la band e Graham avevano deciso di andare in bagno, mentre le tre ragazze rimasero ad aspettare.
L'attesa stava risultando stranamente soddisfacente, Emma pensò, fissando con desiderio il volto del frontman particolarmente sexy sui giganteschi schermi che incorniciavano il palco principale. Si. Avrebbe potuto abituarsi a questo. Aveva solo bisogno di un margarita in mano o qualcosa di simile e sarebbe stato davvero perfetto.
Ruby fu piuttosto disinibita nello scrutare il cantante insieme a lei, leccandosi le labbra e con gli occhi socchiusi "Perché non lo abbiamo mai incontrarlo a qualche festa?"
"Non lo so, ma di certo non mi dispiacerebbe ... Aurora che ne pensi?" 
La voce della ragazza dagli occhi blu uscì stordita e sognante e i suoi occhi non lasciarono lo schermo, proprio come loro due. Questo tizio doveva avere qualche tipo di potere sulle donne "Mi sta risultando davvero difficile non sbavare, va bene?".
Emma si mise a ridere, divertita dalle reazioni della sua amica e di scatto voltò la testa alla sua destra quando sentì un'ombra arrivare su di lei. Lei mise una mano sul viso per proteggerlo dalla luce in modo che potesse vedere chi fosse, anche se naturalmente lo sapeva. Killian le rivolse un sorriso mentre si sedeva accanto a lei, inclinando la testa di lato, quando vide lo schermo sul quale stavano sbavando da un po'. Emma lo guardò con attenzione e un sorriso tirò l'angolo delle sue labbra al suo improvviso interesse per l'altra band "Che fai, controlli la concorrenza o che cosa?"
Killian non si preoccupò di guardare verso di lei,  invece emise una risata repressa, annuendo in direzione del palco "Quei perdenti? Pfffff. Dilettanti, davvero".
"Non hanno niente a che vedere con noi" aggiunse Jefferson che giaceva a terra dietro di loro, la sua voce uscì soffocata da sotto il berretto, con il quale si copriva il volto per evitare scottature, pensò.
In tutta la loro organizzazione, Ruby aveva dimenticato la protezione solare. Sciocca.
Ruby strizzò gli occhi a Victor, ora seduto accanto a lei, con un braccio sulla sua spalla la abbracciava al suo fianco, strofinando dei cerchi dolci sul suo avambraccio. Awww. Erano così carini quei due. Emma si sentiva come una mamma orsa orgogliosa solo a guardarli "Allora perché non siete tra i ragazzi che suonano?"
"Perché non vogliamo. Duh" Killian rispose, prima che Victor potesse dire qualsiasi cosa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Certo che si" lo prese in giro. Si voltò verso di lei toccandole il braccio e facendola stridere in risposta.
"Zitta, Swan. Questa dovrebbe essere una festa, ricordi?"
"Pensavo che fosse un regalo?" gli ricordò lei. Lo era dopo tutto.
I suoi occhi incontrarono quelli di lei con un luccichio mentre la fissava intensamente "Qualunque cosa sia, ma goditela" Dopo un po', mentre Jefferson si era quasi assopito sotto il sole e il resto di loro si era scambiato più storie di quante Emma fosse pronta ad ascoltare, Killian si chinò su di lei con il suo respiro caldo nel suo orecchio e le sussurrò "Hai voglia di unirti a me per un drink, milady?"
Emma, ​​no, non fargli vedere i brividi solo perché ti ha sussurrato "Hai intenzione di ubriacarti e di mettermi in imbarazzo?"
Si asciugò la fronte dalla linea sottile di sudore che si era formata e scuotendo la testa con finto disturbo "Quanta fede in me. In realtà no, Ho solo sete".
Anche lei.
"Hai davvero sete?"
I suoi occhi osservarono in fretta i loro dintorni fino a che non abbassò la testa nella sua direzione di nuovo, aggiungendo in tono sommesso "Forse sto solo cercando di restare da solo con te".
Emma non sapeva se colpirlo per essere così insistente o essere soddisfatta. Visto quanto era fregata? Quando prima tutti questi trucchi e frasi da rimorchio le avrebbero fatto sollevare gli occhi e si sarebbe presa beffe di lui, ora le facevano si venire voglia di deriderlo e alzare gli occhi – ma di  meno, con  un improvviso affetto che scorreva dentro di lei ogni volta che si avvicinava con un altro dei suoi nomignoli e la sua perseveranza a farla ammorbidire nei suoi confronti. Gli spostò una ciocca di capelli neri dalla fronte sudata con le dita - Dio, quanto erano morbidi, non poteva negarlo, soprattutto da quando era finalmente riuscita a mettere le mani su di essi la sera prima; passò quasi un'ora a passare le dita attraverso i suoi capelli, ammirando la loro bellezza  e lui accarezzò il suo braccio mentre lei riprese la sua conversazione con Aurora e Filippo.
Le fu abbastanza difficile concentrarsi, mentre continuava a strofinare il naso contro il suo braccio e la spalla - esattamente con quale intenzione, non ne era sicura, anche se lei immaginava che fosse un mix tra il tentativo di ottenere la sua attenzione e la assoluta noia - facendola morire per l'improvvisa sensazione di solletico e la tenerezza delle sue azioni. Abbassò lo sguardo verso di lui, sbuffando con impazienza quando lo vide sorridere contro la sua pelle "Ti stai comportando come Nana, per l'amor di Dio". Si mise in piedi e asciugandosi le mani sui pantaloncini gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi "Vieni, andiamo a prendere qualcosa da bere".
"Guardati, tutta preoccupata per il tuo uomo".
"Non lo sono, sto solo impedendo di disidratarmi. E tu ti stavi solo lamentando!"
Le mise un braccio intorno alle spalle scrollandole con leggerezza "Lo so. Ma è bello vedere che effettivamente mi ascolti".
Fissando intensamente i suoi stivali nel caso in cui potesse cadere; davvero non aveva bisogno di far scoprire a tutti quanto fosse imbranata anche mentre camminava su una superficie piuttosto irregolare ma con scarpe senza tacco - lei si prese il labbro inferiore tra i denti "Forse ti ascoltavo anche prima, solo che ... non ero così disposta a riconoscerlo".
"Così testarda" la accusò con un sorriso affettuoso.
Alzò le spalle ancora una volta e la mano di lui andò a metterle una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Non ho mai affermato di essere perfetta"
"E se ti dicessi che io penso che tu lo sia?".
... Che cosa aveva appena detto?
La sua voce uscì un po' traballante, distese i suoi lineamenti, cercando di apparire tranquilla "Direi che sei abbastanza stupido. Togli le stelline dei tuoi occhi, amico".
Le sue dita si strinsero sul suo avambraccio e lei alzò la testa per guardare verso di lui, i suoi occhi preoccupati mentre parlava "Permettimi di riformulare: E se io pensassi che tu sia perfettamente imperfetta?".
Finse di riflettere seriamente sulle sue parole, mettendo un dito sulla sua bocca "Mi sembra promettente. Vai avanti".
"Non c'è nient’altro. Solo tu. E io. Siamo noi. E funzioniamo bene insieme...."
Emma inspirò profondamente. Perché, per tutto ciò su cui si era posta domande e si era preoccupata per tutto il giorno, quella era una delle conclusioni a cui lei sarebbe dovuta arrivare da quando aveva deciso di ammettere a se stessa quello che stava succedendo "Oh, davvero?" sussurrò senza fiato.
Le sue labbra si contrassero, portandola più vicina a lui con il braccio "Vuoi che ti mostri ancora una volta quanto bene funzioniamo?"
Era certa che avrebbe detto qualcosa di simile. Scosse la testa verso di lui, gli poggiò una mano sulla guancia, facendo la sua migliore faccia 'come devo fare con te?'  "Ed era cominciato in modo così romantico".
"Ora sei romantica?"
"Non lo sono!"
Non lo era. Era quella realistica nella sua famiglia! Ignorò le sue proteste però, le fece il solletico e la trascinò lungo gli stand allineati in una delle zone del posto"Vieni qui, romanticona".
 
 
"Ecco: m’ama, non m’ ama. M’ ama, non m’ama ..."
Killian stava staccando i petali di una margherita che gli era stata offerta da qualche strana ragazza hippie che ormai era un po’ fuori di testa e stava dando fiori come se volesse in qualche modo battezzare tutti quelli che incontrava. In realtà, Emma si era ritrovata almeno una dozzina di fiori, incapace di scrollarsi di dosso i tentativi della ragazza che cercava di abbracciarla - anche se non aveva ancora capito chi fosse, che era stato un miracolo.
Anche se tutti intorno l’avevano fatto, naturalmente.
Parlava sopra la voce di lui, strofinandosi il collo stancamente con la mano "Penso che sarebbe meglio se dicessimo cosa succede veramente: mi odia, vuole prendermi a pugni,  in realtà mi piace un po', vuole farmi cose cattive, non mi odia veramente ... "
"Ed è per questo che dicevo che voi due eravate la coppia più strana che avessi mai incontrato. E riuscite a farla funzionare" commentò Graham mentre sedeva al suo fianco, osservando divertito Killian con la sua margherita. Il frontman in questione sollevò appena la fronte verso di lui.
"Lo so, vero? Tutto grazie a te, amico".
Emma inclinò la testa di lato pensierosa. Huh. Pensò che fosse vero, li aveva incontrati al galà grazie a Graham.
Com’è piccolo il mondo per davvero.
"A proposito, sei pronta per l'Europa?" chiese Graham urtando la spalla contro la sua. Al che Killian smise di giocare con il fiore - Emma non avrebbe mai pensato che avrebbe detto qualcosa di simile in tutta la sua vita, ma lei era lì - e alzò gli occhi, le sue orecchie elfiche quasi si rizzarono. Awww, quelle orecchie.
"Europa?"
Graham annuì confuso alla sua domanda "Sì, partiremo tra due settimane per fare promozione laggiù, anteprime a Londra, Parigi, Madrid, Berlino e Roma".
"Woah. Quanto tempo starete lì ragazzi?"
Emma sospirò, già temendo il viaggio. Era entusiasta di viaggiare e visitare tutto quello che poteva,  anche se sospettava che non sarebbe stata in grado di vedere molto, dato che avrebbero lavorato per la maggior parte del tempo, era già un po' stanca di tutta questa stupida promozione. "Una settimana e mezza. Dio, saremo così dannatamente sotto jetlag quando avremo finito, che probabilmente dormirò per un mese intero, quando saremo tornati".
Graham le rivolse uno sguardo abbagliante "Swan, ho paura di volare con te ok, diventi così loquace quando ti addormenti sull’aereo".
NO.
Le orecchie di Killian si rianimarono di nuovo. Come aveva temuto. "Davvero? Per favore dimmi".
"Perché gli chiedi sempre di raccontare le mie storie imbarazzanti?" gemette fulminandolo con lo sguardo.
"Perché altrimenti non avrei modo di scoprirle!"
Graham sembrava più che felice di condividere con lui quello che voleva dire. Come sempre. C’era una sorta di cosa irlandese orchestrata tra loro due per farla sentire a disagio e imbarazzata? "Amico, una volta mi diede un pugno. Un vero pugno in faccia. Quindi stai attento quando dividete le lenzuola".
"Sognavo di te che ti comportavi da coglione con me!"
In realtà aveva sognato che l’aveva tradita - che era divertente, dato che non erano neppure usciti insieme. I sogni. Così strano. Sognare Graham. Nessun problema con i sogni Emma Swan!
Lui sbuffò puntandole un dito con fare minaccioso "Non mi interessa, mi hai preso a pugni, mi hai svegliato dal mio sogno e quando ho provato a chiederti perché l’avevi fatto stavi ancora dormendo perché non ti sentivi in colpa!"
Era vero, in effetti. E lei non si sentiva minimamente dispiaciuta a questo proposito.
Bene, ora che il discorso era venuto fuori ...
"Pffft ma per favore, una volta stavamo dividendo il letto durante un viaggio ed improvvisamente ti sei seduta, guardando davanti a te dicendo: 'Jon Bon Jovi'."
OH MIO DIO.
TUTTO MA NON QUESTO.
"Cosa?" Graham, Victor e Killian erano già sul pezzo. Cazzo Ruby, ma che diavolo?
La sua amica proseguì, ignorando la sua richiesta di fare silenzio e di chiudere quella bocca e quelle sue labbra rosse   ".. Uh-huh e tornò a dormire come se niente fosse accaduto, ero così spaventata, ho pensato che fosse stata posseduta o qualcosa del genere".
Ok, questo era stato abbastanza per il suo orgoglio per un solo giorno. Gemette ad alta voce e per fare risultare più chiari i suoi sentimenti e rimarcare il suo drammatico outing, si stese a terra, con la gamba di Killian come cuscino improvvisato, nascondendo il viso contro il materiale grezzo dei jeans, aspettando che la conversazione si smorzasse e chiuse gli occhi. Le dita calde iniziarono a giocare pigramente con le ciocche dei suoi capelli, le spostava in determinati movimenti e lasciò che il ritmo rilassante la cullasse, finché non lo sentì smettere. Aprì una palpebra per vedere i suoi capelli ora ordinatamente disposti in una treccia e rimase stupita.
"Dove hai imparato a farle?"
Le rivolse un sorriso imbarazzato, scrollando le spalle con leggerezza "Oh, saresti sorpresa di che cosa si può imparare da una ragazzina di otto anni".
"Ti ha insegnato Grace?" Perché stava cercando di ucciderla con queste informazioni così terribilmente dolci? Non era giusto. Questo ragazzo era fuori per lei, lo sapeva.
Si accarezzò il mento, strappando gli occhi da lei "Ho dovuto imparare da un tutorial per insegnare a lei, in realtà" Portò la mano di nuovo nella sua direzione, offrendole qualcosa "Tieni".
Lei aggrottò la fronte "Che cos'è?"
Le mostrò una delle margherite che aveva lasciato "Un fiore. Andiamo, indossarlo. Non è niente di male, non è il motto del Coachella?".
Stava cercando di farle indossare un fiore. Nei capelli.
Ah.
Buona fortuna, amico.
"Sì, penso che passerò" disse sedendosi di nuovo, dandogli le spalle mentre andava a chiedere a Graham del numero successivo che dovevano guardare e se avrebbero già dovuto muoversi o rimanere lì ancora per un po’. Doveva ammettere che aveva goduto la quiete lì, piuttosto che la follia del pubblico proprio vicino al palco, anche se sapeva che sarebbe stata lì prima o poi. Improvvisamente, sentì di nuovo tocchi sui suoi capelli "Che cosa stai facendo?"
"Intreccio i capelli. Ora stai zitta".
Ignorandolo, continuò a discutere con la sua costar sui gruppi a cui dare un’occhiata e quelli che sarebbero stati in grado di vedere o no a seconda degli orari che si accavallavano nelle diverse fasi. Proprio quando stavano decidendo quale sarebbe stato il loro prossimo passo, con l'aiuto di Jefferson, che si era finalmente svegliato dal suo improvviso pisolino, uno stridio di ammirazione venne da Aurora "Oh Emma, ​​ti sta benissimo!"
Lei alzò un sopracciglio, confusa. Si era beccata un’insolazione o che cosa ...? "Che cosa?"
"Il fiore!"
Cosa? Si toccò goffamente la testa e trovò la margherita appoggiata sul suo orecchio, il gambo legato con i capelli  nella treccia in modo da restare in posizione. Girò di scatto la testa verso Killian, che le sorrise apparentemente contento del suo lavoro "Tu imbroglione!"
"Tutto è lecito in amore e in guerra, tesoro. E questo è cominciato come un mix di entrambi" ammise ancora sorridendo. Proprio mentre stava per ribattere qualcosa, la voce di August li interruppe.
"Killian, vieni qui! Stiamo andando alla tenda del Mojave! Vieni?"
I suoi occhi si illuminarono ed Emma ricordò che le aveva parlato di un palco specifico dedicato a piccole band e cantautori "Certo". Si chinò su di lei e le baciò la fronte rapidamente prima di alzarsi e andare insieme al resto della band e Graham, Aurora decise di unirsi a Filippo, dopo aver passato la maggior parte del suo tempo con Ruby "Torno tra poco".
Lei lo fissò stordita, cercando ancora di capire cosa diavolo fosse stato. Avevano concordato che avrebbero agito in base a quello che sentivano, ma ... accidenti, non era stato, come ... molto intimo?
"Beh, è ​​stato interessante" commentò Ruby.
Oh, si inizia!!  "Che cosa?"
"Non provarci nemmeno a fare l’innocente con me. Qualcosa è cambiato".
Beh forse non avrebbe dovuto fare l’innocente , ma avrebbe potuto fare l'altra cosa. Avrebbe potuto essere riservata o idiota. Lei agitò una mano verso la sua amica che schioccava la lingua impaziente "Certo che qualcosa è cambiato. Se avessimo continuato ad essere come all'inizio, questo sarebbe stato un incubo".
"Emma".
Ok. Non funziona. Ugh, perché i migliori amici sanno leggerti così bene? Lasciando cadere le spalle nella sconfitta, i suoi occhi si concentrarono sulla vasta distesa di campo davanti a loro, sulle migliaia di persone che vagavano intorno alla zona aperta come piccoli puntini scuri in lontananza davanti a lei e si muovevano in gruppi disorganizzati da qui a lì.
"Abbiamo dormito insieme".
Lasciate che la musica cominci "CHE COSA? Quando?"
"La scorsa notte" Anche se in realtà non erano ancora passate 24 ore? Dio.
Ruby si lasciò sfuggire un vittorioso 'Aha!'. La sua espressione era allegra. "Ecco perché non hai preso in mano il telefono".
Brava Sherlock. "Sì, non gli ho veramente prestato attenzione" ammise lei, cercando di non sorridere ricordando l’ 'ero occupato' di Killian di poco prima di fronte alla stessa domanda.
"Va bene, voglio sentire tutti i dettagli più avanti, ma prima le cose più importanti. Che cosa sta succedendo realmente? Forse avete dormito insieme, ma io ti conosco. Tu non vai solo a letto con un ragazzo. E come mai l’hai fatto con un ragazzo che ha trascorso così tanto tempo con te, che ha incontrato la tua famiglia – diavolo… e che si comporta in tutto e per tutto come un padre con tuo figlio!".
Ed era per questo che temeva questa conversazione con la sua migliore amica. Lei sapeva sempre cosa dire e si preoccupava ancora di più di quello su cui si era già preoccupata lei in primo luogo. Anche se lo faceva per il suo bene.
La cosa migliore di lei, probabilmente?
Era sempre riuscita ad avere la risposta più onesta da lei.
"Vorrei saperlo. Voglio dire - abbiamo condiviso così tanto fino ad ora. E’ ancora un rompiscatole,  è arrogante, è così sicuro di se, a volte non sa da dove cominciare per le cose più ovvie, ma io .. mi sento più leggera, mi sento meglio quando sono con lui. Più felice. Anche quando mi fa andare completamente fuori di testa o quando stiamo discutendo per la cosa più stupida".
Un silenzio imbarazzante riempì lo spazio tra le due ragazze, fino a quando la bruna guardò la sua amica sotto le ciglia con un'espressione interrogativa sul viso "Pensavo che lo considerassi solo uno stronzo. Un bel ragazzo famoso".
Emma sentì una fitta di fastidio e frustrazione per le sue parole e anche rimorso. "Sai che non lo è. E mi sono sbagliata quando l'ho incontrato la prima volta. C'è molto di più di lui che soddisfare l'occhio e in qualche modo l’ha condiviso con me, ti fa sentire speciale, lo sai" Dio a quel punto aveva quasi balbettato.
Incapace di incontrare gli occhi di Ruby,  continuò a fissare il palco principale, gli uomini dello staff stavano cambiando il set per il nuovo atto fino a quando finalmente la sentì sospirare pesantemente "Sono sia contenta che spaventata adesso".
Emma aggrottò la fronte suo malgrado "Spaventata? Perché?".
"Perché non ti ho sentito più parlare di un ragazzo in questo modo da tu-sai-chi".
Questo era quello che temeva  e da cui David l’aveva messa in guardia prima di firmare quel contratto; dato che lei si era innamorata di un altro bastardo arrogante e non era finita bene. Ma stranamente Emma non aveva paura o non sentiva alcun tipo di rimorso per quello che aveva concordato con lui.
Che in seguito la fece riflettere - il fatto che lei non fosse nemmeno in parte preoccupata su di questo.
Allontanata dai suoi pensieri, riportò l’attenzione alla sua amica e le pose una domanda con un sussurro sommesso "Sono fottuta, vero?"
Sorridendo come lo Stregatto, il braccio di Ruby andò intorno a lei, stringendola calorosamente al suo fianco "Beh, ho sentito che sei già stata fottuta. Ma sì. Andrà tutto bene, ma adesso…sputa il rospo!!!".
 
 
"Oh, Dio, ancora una volta questi ragazzi - sono veramente stufa di loro" Emma si lamentò quando furono tutti ammucchiati su un lato del palco principale, pronta per il concerto che aspettava da quando aveva saputo che sarebbero andati al Coachella. L'intera band le rivolse uno sguardo offeso, dato che era una delle loro canzoni quella che si sentiva dagli altoparlanti mentre aspettavano.
"Sei esilarante, davvero" Killian biascicò in tono annoiato.
Lei sollevò il mento, tirando su un piccolo sorriso sulle labbra e diede un’occhiata a tutti i ragazzi "Nemmeno a farlo a posta tutti svengono per voi ..."
Cominciarono a discutere circa l'evidente interesse che le fangirls condividevano in modo troppo esplicito sul web e di come alcuni di quei commenti li avevano probabilmente segnati per tutta la vita, quando Emma sentì il suo nome essere menzionato dietro di lei. Lei aggrottò la fronte, sconcertata - perché qualcuno avrebbe dovuto parlare di lei lì? Qualcuno l’aveva riconosciuta? Beh intuì che non sarebbe stato così difficile tutto sommato,  non aveva cercato di nascondersi troppo da quando erano arrivati lì. Aveva visto un sacco di paparazzi fuori che cercavano di avere un assaggio delle celebrità che, come lei e i suoi amici, avevano in programma di trascorrere lì la giornata e alcuni di loro avevano inseguito lei e Killian quando erano stati in giro insieme poco prima.
Avrebbe solo voluto che l’incidente con la ragazza hippie ubriaca rimanesse fuori delle immagini o probabilmente sarebbe morta di imbarazzo.
Qualcosa le solleticò la mano e alzò gli occhi a Killian, che stava annuendo con la testa, segnalando che aveva sentito le ragazze parlare di lei. Lei gli rivolse un sorriso compiaciuto"Vedi? Sono molto più popolare di te, perdente". Il suo sorriso cominciò a svanire lentamente quando la conversazione arrivò chiara e forte alle sue orecchie.
"Non capisco che cosa ci veda Killian Jones in lei? E’ così ovvio che si sia fatta l'altro ragazzo del film, quel Graham Humbert, io davvero non capisco! Sono entrambi così sexy e lei sta con entrambi? E’ così ingiusto".
Rimase radicata sul posto, con le guance che bruciavano dalla vergogna e per la rabbia, digrignò i denti quasi a farsi male, ogni cellula del suo corpo le urlava di voltarsi e  prendere a schiaffi quella stronza. Strinse le mani a pugno, chiamando a raccolta tutto il suo autocontrollo per non fare quello che il suo corpo con tanta veemenza le stava dicendo di fare eppure sapeva che non l’avrebbe fatto. Era venuta a patti tempo fa sul fatto che non sarebbe stata in grado di piacere a tutti e di come alcuni l’avrebbero apprezzata, mentre altri no e che qualcuno avrebbe anche potuto odiarla, pur non sapendo niente di lei.
Quello era il problema della fama. Mostravi solo quello che volevi ed Emma aveva mantenuto la maggior parte di se nascosta, tutto per proteggere se stessa, la sua famiglia e la sua vita, fino ad allora.
Tuttavia, aveva dato per scontato che sarebbe sempre stato così - anche se non aveva mai avuto modo di saperlo o non si era mai trovata di fronte a una reazione così rude prima di quel momento.
Era così presa nel suo pensiero che non si era nemmeno accorta che Killian aveva lasciato il suo fianco e si stava dirigendo deciso verso la coppia di ragazze, che inconsapevoli stavano ancora discutendo tra loro. Lei lo inseguì, afferrando la sua t-shirt con la mano, ma lui la ignorò e continuò ad andare "Killian, che cosa ..."
Aveva intenzione di discutere con chi era stato maleducato con lei, un sorriso gentile apparve sulla sua bocca mentre le salutava educatamente "Ehi ragazze! Sono Killian Jones, ma credo che già lo sappiate, eh?".
Oh, Dio.. .Emma nascose la sua faccia nella mano, il polso accelerò in attesa delle orribili conseguenze della sua stupida bravata. Cosa pensava di fare? Le ragazze, invece, stavano avendo chiaramente un'esperienza fuori dal corpo, lo fissavano incredule con gli occhi spalancati e completamente abbagliate dalla sua presenza "Sì! Sì, certo che sappiamo chi sei!".
Rivolse loro un sorriso, ma Emma ​​da dove si trovava poteva vedere chiaramente come stava scoprendo i denti, pronto ad affondare "Bene. Ora non voglio sembrare scortese, ma purtroppo ho sentito la vostra conversazione - no, no, per favore, sto parlando ed è cattiva educazione interrompere" le bacchettò come se fosse un insegnante con i suoi giovani allievi. Girò la testa verso Emma, i suoi occhi in cerca di lei e dopo averla indicata riportò di nuovo il suo sguardo verso le ragazze che ora sembravano contrite "Vedete quella donna lì. Vi ha sentite anche lei e non è venuta qui a darvi addosso per essere state così straordinariamente scortesi e piene di pregiudizi, perché è troppo elegante, ma io posso. Fortunatamente per voi non voglio fare una scenata qui, ma voglio solo farvi sapere quanto vi sbagliate su quella donna e di come non avreste mai una sola possibilità contro di lei in ogni stupida situazione in cui vogliate provare a confrontarvi con lei. Non solo è premurosa, divertente, fiera, onesta, di talento oltre che bellissima - lei è leale, protettiva e cosa più importante, può dare dei pugni fortissimi, quindi starei attenta la prossima volta se fossi in voi". Ci fu una pausa intensa in cui rimase lì, senza un accenno di umorismo e calore nella sua espressione, fissandole minacciosamente e in fretta come era arrivato, se ne andò rivolgendo loro un nuovo sorriso inclinando la testa educatamente "Buona giornata, signore".
Si girò di scatto, lasciando le due nella sua scia sconsolate e con il rimorso inciso sui loro volti, al suo ritorno riprese di nuovo la sua posizione accanto a lei e le poggiò un braccio intorno alla vita. Poteva sentire la tensione che lo avvolgeva, la schiena dritta, la mascella serrata e le emozioni che infuriavano dentro di lei la lasciarono senza parole. Che cosa avrebbe dovuto dire adesso? Avrebbe dovuto prenderlo a schiaffi per essere stato così stupido ad affrontare un paio di sciocche ragazzine? O avrebbe dovuto ringraziarlo per averla difesa?
Lasciò cadere la sua testa nella sconfitta e finalmente mormorò "Non c'era bisogno di farlo, chissà cosa diranno in giro".
"Meglio delle stronzate che stavano vomitando, in ogni caso" mormorò a denti stretti. Dio, l’avevano davvero fatto alterare.
"Ma se lo dicono a qualcuno?"
Si strinse nelle spalle e poté sentire la tensione che lentamente stava lasciando il suo corpo mentre si girava verso di lei ancora una volta "E se lo fanno? Si stavano comportando da stronze ed io risulterò come il fidanzato protettivo. Se non dicono nulla, renderà questo aspetto ancora migliore, giusto? Nessun problema". Trascinò la sua mano dietro di lui, ma si fermò quando si rese conto che lei non lo stava seguendo e la guardò preoccupato "Emma?".
Lei inspirò profondamente prima che le parole cominciassero ad uscire dalle labbra completamente fuori dal suo controllo "Grazie, credo? E’solo che non sono abituata a qualcuno che combatte le mie battaglie. Che metta me al primo posto" concluse con la voce che un po’soffocava mentre pronunciava quelle parole, sentendo come se si stesse esponendo mentre parlava. La sua mano si avvicinò e le accarezzò la guancia, gli occhi indugiarono su di lei per un momento che avrebbe potuto andare avanti per sempre, per tutto ciò che le importava.
"Bene, allora dovresti iniziare a fare pratica" la rassicurò. Si allontanò da lei, le diede una piccola spinta sulla schiena così sarebbero potuti tornare nel punto in cui i loro amici stavano continuando a ridere e scherzare, ignari della scena che era accaduta proprio dietro di loro "Dai, lo spettacolo sta per iniziare".
Dovettero trascorrere un'altra lunga ora di atroce attesa – ma perché tutte queste attese, davvero? Cercò di ottenere una risposta coerente dai musicisti, perché, non aveva mai capito che cosa potesse prendere così tanto tempo tra le esibizioni a parte cercare di far dare di matto il loro pubblico. Risero di lei, alzando le spalle e sostenendo che loro non avevano nulla a che fare con questo - eseguivano semplicemente gli ordini ed uscivano sul palco quando glielo dicevano, come dei bravi ragazzi.
Sì, lei sbuffò a se stessa. Bravi ragazzi il cavolo.
Infine, le luci si spensero, lasciando il palco e tutta la zona riempita con il pubblico in attesa adrenalinica nel buio, l'unica luce proveniva dai loro braccialetti al neon luminosi. Un riflettore si accese, e uno per uno, i musicisti iniziarono a riempire il palco, prendendo i loro posti dietro gli strumenti e prontamente seguiti dalla cantante principale, che continuava a salutare eccitata da dietro il microfono, pronta per iniziare, le urla dei fan, i fischi riempirono l'aria prima che le prime note di una delle loro canzoni segnò l'inizio dello spettacolo principale.
"Qualcuno sembra eccitato!" Killian gridò in un orecchio così che potesse sentirlo nel caos e nel completo pandemonio che si era generato nell'ambiente circostante. Emma non riusciva a smettere di ridere, mentre agitava le braccia e saltellava sui suoi piedi, una piccola parte del suo cervello ringraziò Ruby più e più volte per gli stivali che l’aveva costretta ad indossare o non sarebbe arrivata così lontano.
"Oh mio Dio, sembra così eterea - è come una dea degli elfi, ugh, basta uccidetemi. Sono in paradiso" urlò di nuovo, senza fermare la sua danza entusiasta e le parole dei testi che aveva memorizzato nel cuore dopo aver sentito i loro album più e più volte durante l'anno passato. Ruby si unì a lei e urlarono di gioia, lasciando che il ritmo prendesse il sopravvento su di loro, cogliendo ogni secondo di quella notte bella e vivace. Emma ammirò la figura correre intorno al palco con un abito fluente che la faceva apparire come se stesse fluttuando nell’acqua, facendole pensare a quegli abiti che aveva indossato per le anteprime e pensando che non sarebbe riuscita a correre lungo il red carpet in quel modo.
Lasciò cadere la testa sul petto di Killian per un attimo di esaurimento a metà dello spettacolo, notando in ritardo come tutti nel loro gruppo erano pompati con energia e sudati dopo il loro continuo saltare e cantare. Lei lo guardò svettare su di lei e le rivolse un largo sorriso, ridendo al rossore sulle guance e per la fronte sudata, fino a quando si udì una melodia ossessivamente familiare e lei saltò immediatamente in piedi ancora una volta, i suoi livelli di furore corrispondevano facilmente a quelli di Henry con eccessi di zuccheri "Questa è la mia canzone preferita!".
Si alzò sulla punta dei piedi, infastidita dal ragazzo piuttosto alto che aveva deciso di bloccare la vista dal palco e cantando con entusiasmo le parole, quando sentì la voce di Killian, ancora una volta dietro di lei, che la fece trasalire "Ehi Swan - vuoi sapere come ci si sente a volare?"
"Cosa? – JONES… KILLIAN KILLIAN!!" strillò mentre lui la issò sulle sue spalle, le mani si aggrapparono alla sua testa per cercare di bloccarsi e non cadere, per evitare la sua morte imminente se in qualche modo avesse perso l'equilibrio. Dopo un paio di secondi di dubbio terrificante, le sue mani le afferrarono le gambe per mantenerla in equilibrio e far si in qualche modo di tenere la sua posizione verticale, urlò verso di lui infuriata "Sto per ucciderti, mi senti?".
"Questi due sono così idioti!" sentì dalla sua destra, confermando con sorpresa che Victor aveva fatto lo stesso con Ruby, che sembrava spaventata come lo era stata lei, con le labbra tremanti di paura e con le unghie rosse sulle spalle del povero bassista. Prima che potessero promettere che li avrebbero presi a calci una volta tornate a terra, sentirono un altro grido al loro fianco.
"FILIPPO!"
"AURORA ANCHE TU?"
Le urla di Victor si sentirono da sotto di loro, sia frustrato che felice del loro disagio "Voi tre, smettete di urlare e divertitevi!"
Emma  si scambiò uno sguardo diffidente con Ruby fino a quando si concentrò ancora una volta sul testo della canzone, ormai sempre più forte mentre i coristi e i percussionisti si erano uniti a cantare con lei e mettendo da parte ogni preoccupazione, si lasciò andare, permettendo alla musica di fluire dentro di lei, cantando a pieni polmoni, agitando le braccia in sincronia con il ritmo impostato dal tamburo, i riccioli biondi che erano caduti dalla treccia di Killian le frustavano da un lato del viso verso l'altro e tese la mano per prendere quella di Ruby. Con le dita intrecciate insieme, lasciò che tutta la gioia, la felicità ed euforia potessero sopraffarla e così fu fino a quando la canzone non fu finita in un magico susseguirsi di armonie, ora liberi nell'aria di una notte di primavera, della quale sentiva l'umidità sul suo viso.
Un colpo sulle gambe la fece tornare in sé e sentì una sensazione di svenimento mentre scendeva dalla sua precedente posizione in cui era su tutta la folla per ritrovarsi tra le braccia di Killian, le sue mani sui suoi fianchi la tenevano ferma mentre metteva i piedi traballanti sul terreno. Lui la studiò mentre lo fissava con uno sguardo abbagliato, la sua mano andò ad accarezzarle la guancia. Rimase immobile preoccupato dall’aspetto confuso del suo sguardo. "Ehi – stai bene?"
Emma deglutì, la testa andò su e giù freneticamente e la sua faccia scoppiò in un sorriso "Già. Molto più che bene. Molto di più". Fisso le mani sulla sua maglietta, tirandolo più vicino a lei e strinse le labbra alle sue ferocemente, notò come si irrigidì per un secondo sorpreso dalla sua sfrontatezza, ma si riprese immediatamente, rilassandosi nel bacio così che la sua bocca si modellò per adattarla a quella di lei. Le sue mani corsero a seppellirsi nella sua treccia ora probabilmente rovinata, la margherita sul suo orecchio si ritrovò precariamente appesa tra i capelli.
In quel momento, Emma credeva veramente che non le importava di quante telecamere potessero catturare quel momento e di come avrebbero potuto vendere i giornali con le loro facce stampate su ogni pagina, non li avrebbe nemmeno notati, non le interessava assolutamente,  non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lui, del suo sapore, delle sue braccia che la tenevano stretta a lui.
E mentre lo baciava, c'era una strana sensazione dentro di lei, molto simile a quella che aveva provato quando era venuta giù dalle spalle di Killian e lui l'aveva presa, quando si era sentita come se stesse per cadere, prima che i suoi piedi toccassero il terreno.
Immagino che doveva esserci un motivo se lo definivano “cadere vittima dell'amore”.
 
 
Quando la band ebbe finito l’esibizione, stavano camminando mano nella mano verso un lato del palco, una canzone lenta di un altro concerto in uno degli altri palchi vicini a quello principale che faceva da sottofondo alla loro passeggiata lungo il campo. Avevano deciso di incontrare il resto della band nello stesso luogo dove erano stati prima, mentre ognuno era andato a prendere qualcosa da mangiare presso i vari stand, qualunque cosa affinché potessero effettivamente mangiare - pizza, hot dog, hamburger, qualunque cosa. Studiò il suo compagno con la coda dell'occhio, inclinando il mento mentre si fermò di colpo, facendo si che lui la guardasse in faccia. Poggiò la sua fronte contro quella di lui, i loro respiri uscirono in rantoli tranquilli "È reale? O è parte del contratto?" chiese con la voce roca.
Lui la guardò, non allontanandosi e tenendo stretto il suo fianco in modo possessivo contro di se, strofinando cerchi sulla pelle esposta sopra i pantaloncini "Potrebbe far parte del patto, ma perché mai non dovrebbe essere reale?"
Non poté fare a meno di ridere di lui, la sua mano andò ad agganciarsi alla parte posteriore della sua testa e gli infilò le dita tra i capelli "Perché stai citando Silente?"
"Zitta e baciami" riuscì a dirle tra le risate, la sua bocca affondò veloce per unire le labbra con le sue ancora una volta. Proprio mentre stava per fargli sapere quanto stesse bene quando la stringeva in quel modo, una voce femminile li fermò, facendole gelare il sangue.
"Beh, ma che spettacolo dolce ... pensavo fossi più un tipo da club, Killian".
Emma era stretta al collo di Killian, desiderando silenziosamente che quello fosse un incubo ed aveva paura di lasciarlo andare ad affrontare qualunque cosa quella donna volesse da loro. Non poteva credere che stesse accadendo. Come mai, in un luogo così pieno di gente dove era praticamente impossibile trovare qualcuno, dovevano incontrare lei?
C'era un Dio là fuori? Se c’era, bene, ti ringrazio per questo. Signore. Ottimo lavoro.
Odiava come tutto il suo atteggiamento era cambiato, una piega tra le sopracciglia e le spalle irrigidite mentre si allontanava da lei con un sospiro, di fronte alla donna che lo aveva tormentato per mesi.
Milah.
"Possiamo per favore non farlo?" disse finalmente con una voce piena di fatica. Emma già la odiava per averlo fatto apparire così distrutto, così stanco.
La donna dai capelli corvini mise su un’espressione innocente, alzando le mani di fronte a lei in segno di finta resa "Fare cosa?"
"Non ci siamo visti o scambiati una parola per mesi. Perché vuoi cambiare la situazione proprio ora?" sputò.
"Volevo solo congratularmi con te. Sembri essere ... veramente felice". Il veleno nella sua voce era palpabile ed Emma si sentì irrigidire alle sue parole, in realtà desiderava mettersi di fronte a lui in modo che non dovesse fare i conti con tale crudeltà.
O semplicemente per darle un pugno.
"Lo sono" rispose senza staccare gli occhi da Milah, per non lasciarle prendere il sopravvento. Emma notò come gli occhi della donna passarono dai suoi a lei, guardandola dalla testa ai piedi,  cercando di conciliare l'immagine che ricordava di lei quando si erano incontrate in quel bagno al Wonderland con la donna ora in piedi proprio di fronte a lei, così ovviamente immaginò Emma.
"E' bello vederti ancora in giro. Non ho sentito di voi in questi ultimi mesi, ad eccezione di quegli articoli spazzatura. I paparazzi possono essere dei tali avvoltoi, vero? Sempre in cerca di carne in decomposizione da depredare" commentò sbrigativamente, come se la storia dei paparazzi che avevano quasi rovinato la carriera musicale del suo ex non fosse altro che uno scherzo.
Lasciò che la rabbia che scorreva attraverso di lei prendesse il sopravvento, Emma raddrizzò le spalle e alzò un sopracciglio "Eppure sembra che tu li abbia letti tutti. O seguito tutto quello che stava facendo, eh? Curioso".
Le labbra di Milah si contrassero "E' difficile restarne fuori quando è ostentato ovunque".
"Davvero? Io non sapevo nemmeno chi fosse prima di incontrarlo" lei davvero non lo sapeva.
Quasi scoprendo i denti, arricciò il labbro mentre rispondeva "Allora suona proprio come una bella favola".
"Più come il destino, direi" Emma la schernì, scandendo ogni parola chiaramente, assaporando il lampo di rabbia che apparve nello sguardo dell'altra donna, che sembrò essere rimasta senza parole e infine sogghignò "Certo".
Killian pensò che quello fosse il momento di intervenire dopo che era stato così bruscamente lasciato fuori dal confronto tra le donne dei suoi affari amorosi. Si mise di fronte a Emma e afferrò la mano nella sua, parlando in direzione della sua ex ancora una volta "Per quanto questo sia stato divertente, faremmo meglio a tagliare corto. Sono sicuro che la tua famiglia ti sta aspettando, Milah. Vai da loro, io rimango con la mia".
Questo sembrò farla arrabbiare ancora di più, dato che mise le mani sui fianchi e lo fissò crudelmente, le parole quasi fluirono con disprezzo nella sua direzione "Che cosa vuoi saperne tu della famiglia?".
Emma sentì uno scatto, i ricordi della sua espressione quando le aveva raccontato la sua infanzia nella sua città natale, come aveva perso i suoi genitori o di come sua madre gli avesse insegnato la musica cantando ‘Tutti insieme appassionatamente’, le corsero nella testa, insieme con quelli più recenti: di lui seduto con Grace sulle ginocchia, mentre giocava con Henry e Nana, lui che le preparava il pranzo senza nemmeno chiedere se volesse qualcosa.
Oh, no lei non l’aveva detto!
"Più di quanto tu pensi di sapere" ringhiò verso di lei con gli occhi fiammeggianti mentre lo trascinava con se sulla via del ritorno verso il punto dove avrebbero dovuto incontrare i loro amici "Ora, se vuoi scusarci, stiamo cercando di goderci il compleanno del mio ragazzo". Non preoccupandosi di aspettare una risposta di Milah, continuò a tirare la mano di Killian, senza lasciarlo andare, mentre era in parte stordito dopo l'intera conversazione. Un lungo viaggio fino a raggiungere la loro destinazione, si sedettero al loro posto precedente o almeno dove credevano fosse più o meno e lasciò correre le dita sul suo braccio, esortandolo a guardare verso di lei "Spero davvero che lei non fosse così quando voi due stavate insieme" borbottò sottovoce, non proprio sicura di come affrontare l'argomento.
Aveva davvero bisogno di risposte.
Emise un respiro profondo, la sua mano scattò fino a toccarsi i capelli sulla nuca " Non era così. A tale proposito ... mi dispiace. Non avresti dovuto avere a che fare con tutto questo, non so perché abbia sentito la necessità di agire come una stronza con te".
Represse una risata divertita "Siamo donne. Ecco quello che facciamo. Essere stronze con altre stronze". Dai, era un tratto che aveva ogni esemplare della specie XX. Non sembrò trovare il suo commento così divertente da come aggrottò la fronte.
"Sono serio. Questo è il mio casino, se voleva attaccare qualcuno doveva prendersela con me, non con te".
Emma rifletté sulle sue parole e emettendo un sospiro stanco si avvicinò ancora di più a lui, il suo fianco stretto contro il suo. Gli urtò la spalla con la sua e si precipitò a prendere la sua mano "Ehi, tu mi guardi le spalle. Io guardo le tue. Siamo una squadra, giusto?" Poggiò il viso contro la sua spalla, aspettando che si rivolgesse verso di lei facendo in modo che i loro nasi strofinassero insieme. Lei quasi si illuminò quando notò un piccolo sorriso tirare gli angoli delle labbra.
"Una squadra ... come Batman e Robin?"
In realtà, il ragazzo non ci aveva nemmeno provato, eppure era riuscito ad essere carino, non importa come.
"Se quei due fanno porcherie dopo aver terminato le loro avventure, certo, siamo come Batman e Robin" ammise con una scrollata di spalle. Rimasero così per un po', con i nasi che si sfioravano e i loro respiri in sintonia, i frequentatori dei concerti che andavano e venivano sulla distesa nella notte, pronti a festeggiare con il loro ultimo briciolo di energia nelle tende delle feste. Chiudendo gli occhi trovò finalmente il coraggio di parlare di nuovo.
"Allora. Lei era sposata".
Il fatto che non si era irrigidito a quella dichiarazione la fece sentire meglio, significava che era disposto a parlarne, giusto? "Lo era".
"Voi due avete avuto una relazione" indovinò.
"Si".
Ouch.
"E lei ha deciso di stare con lui". Stava diventando davvero brava in questa cosa di Sherlock Holmes, ad essere sincera. Anche se dopo quel commento sulla famiglia che gli aveva così incautamente lanciato prima, Emma aveva avuto i suoi sospetti, i suoi sensi da risolvi enigmi avevano formicolato e sventolato una bandiera fiammeggiante alla sua lettura 'QUESTO!'.
La sua voce divenne amara poi "Anche se lei non lo amava. Non lo ama ancora adesso".
Emma aggrottò la fronte confusa. Se lei non amava suo marito, perché ...? "Allora perché non lo lascia?".
"Perché hanno un figlio".
"Oh. Oh."
Beh, era messo male.
Fece schioccare la lingua, guardandola con la coda dell'occhio mentre le sue dita tiravano via minuscoli fili d’erba che ricoprivano il terreno deserto "Già".
Emma aveva voglia di inveire mentre cercava di trovare una spiegazione plausibile per la scelta di Milah -  di come si era fatta prendere la mano mentre sbraitava "Ma non è una scusa. Voglio dire, capisco da dove viene, farei di tutto per proteggere Henry e la sua felicità è sempre al primo posto per me, ma se non si amano, perché dovrebbe stare con lui? Avrebbero potuto divorziare e lei avrebbe potuto stare con te?".
Strappò gli occhi da lei mordendosi il labbro inferiore, assorto nei suoi pensieri "Vedi, questo è quello che credevo anch’io. Ma considerando che sono stato il suo piccolo sporco segreto per un anno intero e suo marito è un grande magnate nel business, credo che non volesse mandare al diavolo la sua vita perfetta? Le diedi la possibilità di scegliere. Avrebbe potuto lasciarlo, per stare con me, con il suo bambino se avesse voluto, anche se non ha nemmeno mai fatto il tentativo di presentarmi a lui naturalmente, come se avessi in qualche modo contaminato il ragazzo e lei mi ha portato avanti per mesi, chiedendo tempo. Alla fine non ha scelto.  Credo che pensasse di poter avere tutto: la sua posizione, la sua vita, il suo potere, la sua famiglia… e me. Ma io non avevo intenzione di essere una seconda opzione, un cane dal quale poteva andare ogni volta che ne aveva voglia". Le sue nocche erano diventate bianche per i pugni stretti, gli occhi ben chiusi "Il nascondersi, la segretezza e l'eccitazione erano stati divertenti per un po', ma non potevo più sopportare. Quando pensavo che era con lui, a volte solo il pensiero mi faceva impazzire. Non potevo".
Si lasciò assorbire dal suo racconto, quando ad un tratto la sua mano sinistra strofinò il tatuaggio sull’avambraccio quasi inconsciamente e per un attimo temette che avrebbe potuto quasi grattarlo via, era così agitato. Gli prese la mano "Ehi. Ehi". Emma gli strinse le mani sul volto, facendolo girare in modo da incontrare i suoi occhi "Va tutto bene".
Poteva sentirlo ingurgitare aria tra respiri sfiniti "Davvero? Sei sicura di poter gestire un tale casino?".
Il dolore improvviso e la miseria nella sua voce minacciarono di romperla, lei soffocò le lacrime e passò le dita sul suo volto dolcemente "Capisco cosa vuol dire non essere scelto. Non essere voluto. Più di quanto tu possa immaginare. Quindi sì, non ho intenzione di abbandonarti. Non sono quel tipo di ragazza".
La guardò con gli occhi socchiusi ed Emma poté quasi credere che stesse guardando proprio dentro di lei, leggendo la sua anima "Pensavo di conoscere il tuo tipo. Di essere già stato con ragazze come te".
"Nessuna ragazza è esattamente come me" gli promise con un piccolo sorriso.
Scosse la testa e lasciò che un sorriso apparisse sul suo viso, procedette lentamente ad avvicinarsi verso di lei, rubandole un bacio morbido, sussurrando contro le sue labbra "E per questo ne sono grato".
E il dolore che nemmeno sapeva che stesse sentendo cominciò ad alleviarsi alla vista del suo sorriso.
Tirò via un sospiro, batté le mani insieme, cercando di liberare entrambi dal sentimento di improvvisa tristezza e terrore che avevano affrontato quando stavano passando una giornata così speciale - proprio come lei stessa si era ripromessa che ogni compleanno avrebbe dovuto essere. Non aveva intenzione di lasciare che Milah potesse portarlo via a Killian "Ora come ci godiamo il resto di questa serata prima del tuo regalo?".
Alzò le sopracciglia sorpreso "Un altro regalo? Che cos'è?".
Nascondendo accuratamente il suo sorriso, si alzò e inclinò un fianco di lato, facendogli un gesto con il dito per invitarlo a seguirla "Oh, non lo so…credo che lo troverai più tardi stasera ..."
"Cosa sei ... oh. Oh."
Giusto, marinaio. Più di quanto immagini.
Proprio quando arrivò al suo fianco, lei lo afferrò e lasciò che le sue labbra gli sfiorassero l'orecchio, assaporando il brivido che scorreva in lui, felice di non essere l'unica a subire l’influenza dell’altro "Solo un suggerimento: reggiseno e mutandine sono coordinati".


********************************************************

Bel regalo di compleanno i biglietti per il Coachella, vero? 
Piccole note dell'autrice, il gruppo che suona mentre Emma, Ruby e Aurora apsettano i ragazzi e sbavano sul frontman è quello dei Maroon 5, mentre l'esibizione a cui assistono dopo è dei Florence + The Machine, a quanto pare Cosmic Love è la canzone preferita della nostra Emma :D
Belli i Lost Boys in modalità relax e la nostra coppietta diventa sempre più adorabile...il bacio sulla fronte prima di andare con i ragazzi aaaaw, la dolcezza fatta persona!!
A prestissimo con il prossimo capitolo 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** In Caduta Libera ***


Cap 23 - In Caduta Libera

 
Emma andò in cucina e trovò Henry seduto su uno sgabello piegato su una pila di foto e documenti che ingombravano il bancone, era così concentrato sul suo lavoro, che non la sentì nemmeno arrivare. Si avvicinò in silenzio, accarezzando Nana sulla testa quando passò vicino a lei e diede uno sguardo al figlio per spiare cosa stesse facendo "Che cosa stai facendo?"
Saltò spaventato e le rivolse uno sguardo sorpreso. Poi accatastò insieme alcune delle foto e le ripose all'interno di un paio di buste "Metto queste da parte per la nonna - mi ha chiesto di sistemarle in modo che potesse portarle con se a San Francisco".
Oh, vero. Ruth sarebbe venuta a Los Angeles la settimana successiva e lei era completamente e assolutamente ossessionata dagli album di fotografie. Da quando l'aveva conosciuta - anche prima di essere adottata - Emma aveva trovato questo suo hobby un po' curioso. Lei non era stata abituata ad avere delle foto, da sempre - era triste, sapendo come i genitori di solito crescevano i figli documentandone ogni momento possibile, ma lei non aveva avuto questa opportunità, accontentandosi di una dozzina di foto della scuola media e di qualche festa di Halloween alle quali aveva partecipato quando era piccola e qualche ragazzo l'aveva invitata - probabilmente perché  provava pietà per la 'strana orfanella bionda'.
Era stranamente divertente, ora che ci faceva caso; come ora la sua vita era circondata da persone che desideravano immortalare la sua immagine mentre faceva le cose più banali, quando invece momenti che potevano aver significato molto per lei - o avrebbero dovuto, almeno per una ragazza che diventava grande - erano stati dimenticati strada facendo.
Non per Ruth, però. No. Non appena Emma aveva incontrato David, l’aveva resa un pezzo fondamentale nella loro vita e questo comprendeva fotografie ogni volta che li raggiungeva a pranzo, quando dovevano fare un lavoro di gruppo per la scuola o qualunque altra scusa si sentiva di dire quel giorno per prendere la sua macchina fotografica e scattare un paio di foto. La sua preferita era sempre stata 'Avrei sempre voluto una figlia bella come te per farmi da modella - vieni Emma, ​​non farti pregare'.
Ed Emma ​​in fondo avrebbe sempre voluto avere una madre che la lodasse e le chiedesse di fare degli scatti nelle pose più ridicole, alla quale arricciare il naso e lamentarsi quando le chiedevano di essere immortalata dalle macchine fotografiche dei suoi genitori.
Così cedeva con uno sbuffo e con un broncio, ma cedeva sempre alla fine.
"Oh. Ottimo lavoro, ragazzino" si complimentò con una pacca sulla spalla. Le sorrise con orgoglio e continuò ad ispezionare il suo lavoro girando le pagine dell'album con tranquillità.
"Grazie. Sono abbastanza fiero del mio lavoro".
Lei sollevò le sopracciglia, trovando davvero difficile non sussultare ai ricordi che alcune delle immagini le portarono alla mente. Oh, gli anni '90. Quei vestiti. Dio. "Dovresti. In realtà hai preso l'80% delle fotografie che non odio completamente".
"Tu odi tutte le tue foto".
"Esattamente".  A volte rimaneva stupita da quanto bene la conoscesse suo figlio.
Le rivolse uno sguardo esasperato, roteando gli occhi. "Tu sei una sciocca. Sei bellissima in tutte quante".
A volte la gente avrebbe dovuto imparare a dividere le fotografie in base alle varie fasi della vita: foto carine dei neonati e dell’infanzia - perché non esistono bambini brutti; adolescenza e gioventù - che dovrebbero essere probabilmente bruciate, tutte, tranne forse un paio che potrebbero essere salvate dopo un’intensa selezione; e la vita adulta - che nel suo caso significava che il 90% di esse erano di paparazzi e servizi fotografici, il che significa che probabilmente erano ritoccate digitalmente "Henry, makeup e Photoshop non contano. Ecco perché sono ancora più inorridita da queste. La mia adolescenza non è stata proprio da reginetta del ballo, non che mi dispiaccia, ma diciamo che preferirei non rabbrividire ogni volta che mi capita di vedere quelle foto".
Ne prese una di quando aveva circa 17 anni, appoggiata contro la sua prima auto, una Volkswagen gialla che Ruth l’aveva aiutata ad acquistare quando ottenne il suo primo lavoro come aiutante nella stazione dello sceriffo nella loro piccola città, proprio prima di trasferirsi a San Francisco. Aveva adorato quella macchina "Ma guardati con la tua coda di cavallo e gli occhiali!".
Lei trasalì. Davvero. Che cosa c'era negli occhiali e nella coda di cavallo che la faceva sembrare così ... ingenua? Ugh, in realtà quella era dolorosa da guardare.
"Lasciami in pace. Vedremo quando sarai vecchio e sarò io a prendere in giro te e le tue foto di quando eri giovane".
Henry sorrise appena verso di lei, un luccichio negli occhi mentre inclinava la testa di lato "Io non mi lamenterò di sicuro. Hai visto questo volto?".
Emma si bloccò a guardarlo, completamente senza parole. Perché stava suonando così tanto come ...? Oh. Dio. "Si, stai passando troppo tempo con Killian per i miei gusti".
"Ma è divertente" replicò sorridente.
"Si?"
"Sai che lo è, se non la pensassi così non ci usciresti insieme! Non vedo l'ora di vedere che cosa ne pensa la nonna di lui".
... Che cosa?
"... Aspetta. Cosa?"
Alzò la testa verso di lei di nuovo, ora sinceramente incuriosito dal suo disagio. Pensò che non era stata così attenta a nasconderlo. O non era un gran che come un'attrice quando era a casa. O stava solo andando fuori di testa "Non te l’ha detto? Ha detto che avrebbe voluto che glielo presentassi quando sarebbe venuta".
"Perché?"
"... Perché lui è il tuo ragazzo?"
Ok, il ragazzo aveva ragione.
Emma ​​si impose di smettere di dare di matto. E' tua madre. E' Killian. Certo che le piacerebbe incontralo, giusto? E aveva perfettamente senso. Perché non avrebbe dovuto aver voglia di saperne di più sul suo presunto fidanzato famoso e playboy?
Con cui ti stai vedendo per davvero, le ricordò subdolamente una parte del suo cervello.
"Io .. io credo. Non gli ho nemmeno detto che sarebbe venuta in visita. Non sapevo nemmeno che voleva incontrarlo!"
Henry stava iniziando a guardarla strano. Cosa che non le sembrò strana. Perché lei si stava comportando in modo strano. Tutto era strano in questa conversazione. "Perché no? E’ il tuo ragazzo. Vuole vedere con i suoi occhi come sta andando. Non hai mai avuto un fidanzato".
Lei inspirò profondamente. Ogni volta che Henry accennava qualcosa sulla falsariga dei suoi innamorati del passato o di possibili pretendenti o qualsiasi altra cosa, finiva sempre in una situazione di stallo imbarazzante, erano momenti pregni di ansia a causa del grande, grandissimo tabù.
Suo padre.
"Henry ..." iniziò strascicando in piedi, non proprio sicura di essere emotivamente pronta ad avere questa conversazione. Ma si salvò quando alzò la mano e la mise di fronte a lei impedendole di continuare.
"So che ti mette a disagio parlare di questo. Va bene, so che riporta brutti ricordi. Volevo solo farti sapere che lei vuole incontrare Killian ... E dovrebbe farlo perché voi due siete felici e questo rende felice lei". Un cipiglio improvvisamente gli guastò la fronte e lui la studiò attentamente, la sua voce si abbassò quando chiese cautamente "Non è vero?".
Il cuore di Emma si strinse. Il suo bambino era preoccupato che lei fosse felice. Non per lui o per sua madre, ma per lei. Con Killian. "Già. Credo che lo siamo".
Lui annuì rassicurato e tornò a mettere insieme l'album di Ruth "Perciò vai a chiamarlo".
Emma si fermò, sbalordita. Davvero suo figlio le stava dando ordini, a lei? Quando era successo? "Smettila di darmi ordini. Hai dieci anni!".
"Se non fosse stato per me, non l’avresti nemmeno saputo! Ora vai" rise di lei da sopra la spalla, senza nemmeno preoccuparsi di rivolgerle uno sguardo, concentrato di nuovo sul suo lavoro. Lei scosse la testa divertita e andò in camera sua per prendere il suo telefono, tirandosi nervosamente l'orlo della t-shirt, mentre cercava il numero di Killian e premette il pulsante verde. Ricadde sul piumone, chiudendo gli occhi mentre il bip della linea andò più e più volte fino a che non fu tagliato bruscamente quando sentì la sua voce.
Una voce che aveva conquistato metà del pianeta. Una voce che ormai lei identificava con risate, battute, passione e conforto.
"Ehi SweetCheeks. Che succede?"
Lei alzò gli occhi al nuovo soprannome. Davvero, non c’era da stupirsi dato che era un cantautore, aveva troppo materiale in quella testa "Ciao. Uhm, devo chiederti qualcosa che potrebbe sembrare un po’ strana".
Non perse un colpo "Sì, io sono pronto se vuoi provare".
Represse una risata. Comportamento tipico di Jones.
"Non è quello che stavo per dire, ma è sempre bene saperlo per quando userò quelle manette" replicò lasciando aleggiare in aria quelle parole e contando nella sua testa per la sua risposta.
"Smettila o mi faccio vedere alla tua porta tra 5 minuti".
Ah.
Lei scosse la testa, sapendo che lui stesse pensando che lo stava facendo solo per farlo andare da lei "Certo che lo faresti, in realtà, è…ugh mia madre è in città per farci visita e voleva venire a cena con noi in modo da poterti incontrare".
Ci fu una pausa e le sue dita si strinsero intorno al telefono con forza, non sapendo cosa si dovesse aspettare dopo questo. Oh dio. E se avesse pensato che stesse cercando di mettere una nuova etichetta alla loro relazione appena nata? Certo, sapeva di provare dei sentimenti per lui  e sapeva quello che lui provava per lei, non avevano detto o scritto o espresso verbalmente ciò che l’uno significava per l'altro e invece lei era lì a chiedergli di incontrare sua madre – anche se alla fine non è che avesse chissà che voce in capitolo. Sua madre e l'intero pianeta credevano che stessero insieme, quindi non era come ...
La sua mente stava girando come una trottola quando sentì appena la sua voce sorpresa "... cosa?"
E il suo sfogo interiore si tramutò in un delirio a voce alta " Lo so, fa apparire il tutto come se fossi una ragazzina, vero? Ma sembra piuttosto entusiasta di questa storia e penso che lo sia perché vede che sono felice o forse vuole metterti in un angolo e rivolgerti lo sguardo da madre-che-cerca-di-spaventare-il-ragazzo-di-sua-figlia-cercando-di-farlo-scappare-via - o semplicemente per verificare effettivamente che non ti riveli essere un altro ... " si bloccò, le parole rimasero ferme sulla sua lingua quando si rese conto di quello che stava per dire.
No. Non stava davvero per parlare di questo.
"Emma?"
Chiuse gli occhi, cercando di scacciare con la mano libera quelle immagini dalla sua mente. Di solito non funzionava, ma il fatto che stesse parlando con lui, questa volta aiutò "Non importa. Ti prego?" aggiunse supplicandolo.
Lui non rispose per un attimo, fino a quando la sua voce riapparve un po' divertita "Stai facendo gli occhi dolci al telefono?".
"Forse?"
Ci fu un sospiro forte, ma lei sapeva che stava per cedere e non poteva fare a meno di sorridere ampiamente a se stessa "Come posso rifiutare agli occhi da cucciolo al telefono?".
Lei ridacchiò e continuò a dargli i dettagli "Sarà Mercoledì sera, puoi venire prima. Ed essere di nuovo il mio piccolo aiutante se vuoi".
"Voglio aiutarti a fare altre cose, tesoro".
Emma si morse il labbro inferiore, la sua voce uscì appena in un sussurro, le dita si strinsero al piumone "E’ passato solo un giorno".
"Non mi interessa".
"Scommetto che la tua impazienza ti ucciderà un giorno" lo schernì, anche se doveva ammettere che quella sua insofferenza era piuttosto promettente. Incoraggiante. Esilarante. Eccitante. E faceva un effetto meraviglioso sul suo ego.
"Vedo la tua impazienza e aumentano le tue urla che chiamano il mio nome nel mio orecchio".
Lei rabbrividì, le palpebre tremarono contro la sua volontà e le dita quasi si arricciarono. Accidenti, che cosa le stava facendo questo ragazzo? Oltre a trasformarla in un’adolescente in preda agli ormoni, proprio come quella che era stata presa in giro in quelle foto che Henry le aveva appena mostrato? "Ciao Jones".
"Ciao Swan".
 
 
Quando suonò il campanello, fece cenno ad Henry affinché andasse ad aprire mentre lei finiva di sistemare tutto in cucina. "Killian!"
"Ehi Henry! Ciao Nana! Mi sei mancata ragazza!" lo sentì salutare quando entrò in casa, Nana era dietro di loro e abbaiava eccitata al nuovo arrivato, proprio come faceva sempre. Era felice ogni volta che avevano ospiti e soprattutto se era Killian, verso il quale sembrava essere particolarmente affettuosa.
Nessuna sorpresa, considerando che era stata sua l'idea di adottarla.
"Possiamo portarla a fare una passeggiata più tardi, se vuoi" Killian propose ad Henry mentre entrava in cucina, scompigliandogli i capelli con affetto. Il ragazzo fu più che felice di accettare, annuendo eccitato e saltando su uno degli sgabelli al lato del tavolo dove avrebbero mangiato e dove era già tutto sistemato per l'intero clan.
Killian si avvicinò al bancone dove Emma teneva sotto controllo la cottura della cena, con il sugo che era nel bel mezzo della preparazione e le rivolse un sorriso "Ehi, bellezza".
"Ehi tu".
Arrivò accanto a lei "Bacio?".
"Bacio" rispose lei avvicinandosi in modo che potesse baciarla leggermente. Non era sicura di come avevano iniziato questa sciocca abitudine di chiedere il permesso per questi piccoli baci rubati - solo per dire ciao, per chiedere il permesso, per domandare perdono, per chiedergli di passare il sale, per chiedere informazioni - ci avevano scherzato su troppo a lungo da prenderla sul serio e continuavano a farlo. Doveva ammettere che la trovava una cosa carina. Tenera. Aveva già detto carina?
"Allora. Cosa state facendo voi due?" chiese appoggiandosi al bancone di fronte ad Henry. Suo figlio si strinse nelle spalle, il viso appoggiato sulle braccia adagiate sulla superficie di legno
"Sistemiamo tutto prima che la nonna arrivi qui con David e Mary Margaret".
Killian sollevò un sopracciglio "Oh, ci sarà l'intero clan Swan, allora?".
"E' Nolan, in realtà" Emma lo corresse. Huh. Pensò che non avesse mai menzionato il fatto che non aveva mai preso il cognome della sua famiglia adottiva. Non che fosse una cosa così importante, davvero, ma pensò che prima o poi sarebbe venuto fuori. E così fu.
Lui annuì serio, rivolgendole uno sguardo cauto con la coda degli occhi, probabilmente chiedendosi se avesse innescato qualche brutto ricordo dei suoi giorni in orfanotrofio o qualcosa del genere "Errore mio. Scusami". Si chinò verso di lei ancora una volta con un piccolo sorriso sulle labbra "Bacio?".
Visto?
"Bacio" acconsentì con una scrollata di spalle, chiudendo il divario tra loro e sorridendo contro le sue labbra. Era un tale stupido.
Si discostò e lanciò un'occhiata all'orologio sul muro dietro di lei. Grande, sarebbero arrivati tutti lì molto presto. Chiese mentre aggiungeva un po' di olio in una padella "Henry, potresti portare giù l'album di foto che ti ha chiesto la nonna così non dimentichiamo di darglielo?".
"Certo". Sentì i suoi passi leggeri che lasciavano la stanza e subito dopo delle braccia forti, maschili e muscolose la abbracciarono. Provò ad ignorare il rossore improvviso che la investì, il formicolio che sembrava accompagnarla ogni volta che si toccavano e continuò con le sue faccende, ripetendo nella sua testa più e più volte le istruzioni che doveva seguire per non far confusione con la ricetta.
E si dimostrò essere molto impegnativo.
"Potresti smetterla di toccarmi?" mormorò a denti stretti, la voglia di saltare ogni volta che le sue mani la solleticavano la faceva diventare quasi pazza.
Poteva sentire il suo sorriso contro il collo, la sua risata tranquilla che muoveva le ciocche bionde dei suoi capelli "Non posso farlo".
"Sei incorreggibile".
"E questo è qualcosa che non sapevamo, giusto?" disse mentre lasciava vagare le sue dita sul suo stomaco, premendo le labbra lungo il collo e la lingua a sfiorarle la pelle.
Dio, tremava come una foglia "Killian ..."
"Emma ..." lui la imitò, le sue mani scorsero sui fianchi. Rimasero congelati sul posto, però, quando il campanello suonò ancora una volta e l’abbaiare di Nana riprese proprio come aveva fatto all’arrivo di Killian, sentirono Henry urlare eccitato "Sono qui!" e rimbalzò giù per le scale, Emma si lasciò quasi sfuggire una risata quando Killian mormorò "Cazzo" contro il suo collo.
Lei girò di scatto la testa, mandandogli un mix tra uno sguardo di rimprovero e gli occhi dolci "Sssh! Solo ... comportati bene, ok?".
Huh. Perché quel suo sorriso malizioso non le attenuava i nervi… assolutamente?
"Non l’hai sentito dire? Tutti mi amano".
Si mise le mani sui fianchi e con la sua migliore posizione non-fare-stupidaggini-o-avremo-problemi, mise via la padella dal fuoco e si voltò per accogliere la sua famiglia. Sentì David e Mary Margaret salutare Henry e naturalmente i complimenti entusiasti di sua madre su qualsiasi cosa, soprattutto sul nipote e il loro nuovo cane.
Appena la vide, Emma corse tra le sue braccia, lasciando che la stringesse con tutte le sue forze, nascondendo il viso nei suoi capelli "Mamma!".
La voce di Ruth venne fuori un po' strozzata quando lei ricambiò il suo abbraccio stretto, una mano andò ad accarezzare i suoi riccioli, come aveva fatto innumerevoli volte da quando era andata a vivere dai Nolan. Si sentì come se fosse di nuovo un’adolescente, quando credeva di non avere nessuno con cui parlare oltre David e lei aveva pianto sulla sua spalla quando tutto si era rivelato essere troppo difficile da gestire "Oh, Emma. Mi sei mancata così tanto".
"Anche tu". Si staccò e si preparò per l'ispezione di sua madre - proprio come aveva sempre fatto. Le mise le mani sulle spalle ed iniziò a scrutarla dalla testa ai piedi, Emma si chiese per l'ennesima volta se era qualcosa che le madri avevano, quel sesto senso in grado di rilevare qualunque cosa riguardasse i propri figli, tutto su di loro che li rendeva tali.
"Sembri più magra. Stai mangiando? Ti stai stressando di nuovo? Non avrai il coraggio di leggere quegli articoli stupidi e meschini con i commenti di quegli stronzi della stampa, vero? Vai e fai la tua strada".
Lei ridacchiò, afferrando le sue mani tra le sue e sorridendole con affetto. Certo che doveva essere preoccupata per la sua dieta. Se solo sapesse della sua dipendenza dal cioccolato, questo finirebbe in modo diverso "Mamma, non ho mai trascurato il cibo in vita mia a causa di qualche idiota che dicesse qualcosa riguardo alle dimensioni del mio sedere".
"Questa è la mia ragazza" disse Ruth raggiante, la sua mano andò a poggiarsi sulla guancia e la guardò con amore. Una risata silenziosa si udì alle spalle di Emma ​​e improvvisamente si rese conto che aveva completamente dimenticato che Killian era lì, a partecipare alla sua riunione con la madre. Ruth si staccò da lei e lanciò uno sguardo oltre le spalle di sua figlia, il suo interesse sicuramente era rivolto all'uomo in piedi di fronte a lei.
"Ah, il famoso Killian Jones, immagino?"
Killian annuì, camminando verso di loro in un paio di lunghi passi e offrendo la sua mano "In carne e ossa. E' un piacere conoscerla, Signora Nolan".
"Per favore, chiamami Ruth" insistette stringendogli la mano. Si allontanò leggermente, ripetendo il controllo ravvicinato che aveva appena fatto a lei ed Emma si sentì arrossire all’evidente analisi che la madre gli stava facendo davanti alla sua famiglia. Cazzo, non l’aveva mai fatto nemmeno quando viveva in casa con lei. "Oh Emma, ​​ma quanto è carino” dichiarò infine con una risatina nella sua direzione. Oh Dio, questo era davvero imbarazzante.
"Mamma ..."
Killian agitò una mano, come se non fosse affatto un problema. Naturalmente non lo era, non avrebbe sofferto per una madre troppo entusiasta "Va tutto bene, davvero. Ci sono abituato ormai".
David lo schernì accanto a lei, cercando prontamente di nascondersi tossendo leggermente ed Emma strinse gli occhi su di lui. Proprio quello di cui aveva bisogno in realtà, due idioti che litigavano come bambini. Killian alzò un sopracciglio in direzione di suo fratello "Stai bene, amico?"
"Bene, bene".
"Voi due, fermi" li minacciò con il dito puntato prima verso uno e poi verso l’altro. Scuotendo la testa, fece un gesto con le mani verso la porta che portava al tavolo dove avrebbero cenato.
 "Allora, perché voi ragazzi non rimanete nel soggiorno mentre mi assicuro che tutto sia pronto? Vi chiamo quando ho finito".
"Ti do una mano" si offrì Mary Margaret ed Emma le lanciò uno sguardo curioso, anche se sospettava il motivo dietro all’improvviso interesse della sua amica al volersi rendere 'utile' in cucina.
Era il momento del terzo grado.
Oh che gioia.
Proprio mentre stavano andando tutti nell'altra stanza, Emma prese la mano di Killian, facendo si che la guardasse "Sii buono. Hai promesso."
Lui alzò gli occhi verso di lei, rivolgendole uno sguardo oltraggiato "Non sono un ragazzino, lo sai. So come ci si comporta". Sporgendosi verso di lei aggiunse vicino al suo orecchio in un sussurro "…a volte".
Si tirò indietro lasciando cadere il suo sguardo a terra, lo sentì allontanarsi con una risatina nella sua scia e così riportò la sua attenzione alla cucina. Giusto. La salsa. La ricetta. Cose da fare. Sì. No Killian. Non le sue labbra. Non il suo profumo. Noooooo.
"Allora ..."
Oh giusto, Mary Margaret era lì. Huh. Avrebbe dovuto aiutarla "Allora?"
"Mi ha chiamato Ruby l'altro giorno".
Codice rosso, codice rosso "Certo che l’ha fatto" quasi sputò. Dio, nessuno poteva pensare agli affari propri e smettere di spettegolare sulla sua vita per una volta?
La sua amica continuò senza curarsi o semplicemente ignorò il suo evidente disappunto per la direzione che stava prendendo la conversazione. "Sì, a parte il racconto dell'intera giornata al Coachella – per la quale sono ancora così triste per non aver potuto partecipare, ugh ho aiutato a organizzare la cosa, ma i preparativi per questo stupido matrimonio, non riesco proprio ad avere un attimo di riposo … mi ha detto qualcosa di molto interessante ... "
Emma voleva davvero farsi beffe di lei in quel momento. E così fece. Perché diavolo non avrebbe dovuto farlo "E nel codice di Ruby, 'molto interessante' può significare qualsiasi cosa, dai cereali che ha mangiato quella mattina fino a scoprire che il suo vicino è un assassino con l'ascia".
"Emma".
"Non dirmi ‘Emma’ in quel modo. Sai che lo odio".
Mary Margaret mise le mani sul bancone, fissandola con uno sguardo frustrato "Allora perché non me l'hai detto tu, se sapevi che te l’avrei chiesto comunque?"
"Perché è più facile". In realtà, non era così difficile da capire, vero?
"Allora stai uscendo realmente con Killian oppure no?"
Oh guarda, adesso stavano andando in quella direzione. Fantastico.  Decise di essere schiva "Pensavo che avessimo firmato un accordo in proposito? Ricordo distintamente di aver visto anche il tuo nome lì ..."
La sua amica indignata scosse la testa verso di lei "Ok, hai deciso di comportarti così? Bene".
Emma strinse i pugni e i suoi denti strinsero il labbro inferiore. Cavolo, si stava comportando come una bambina, vero? Non era giusto lasciare all’oscuro la sua migliore amica, per quanto potesse essere effettivamente all’oscuro dopo che Ruby l’aveva sicuramente aggiornata su tutto, ma al diavolo, lei si sarebbe incazzata se la sua amica non avesse voluto condividere con lei qualcosa di così importante come in questo caso. Emise un lungo sospiro, appoggiandosi contro uno degli sgabelli e tirando su l'orlo della manica senza mai incontrare i suoi occhi "Senti ... uffa. Bene. Stiamo insieme, come dire, per davvero. Non sappiamo a che punto siamo... abbiamo dormito insieme e stiamo lavorando per far funzionare le cose, immagino?".
Mary Margaret rimase a bocca aperta "O-kay. Respiri profondi". Emma sentì il bisogno di guardare la sua amica - davvero, era necessario agire in modo così drammatico? Non era ciò che si aspettava di sentire? "Guarda, mi ero già accorta di qualcosa, era così ovvio, ma non ne ero sicura. Questo è un problema piuttosto grande, soprattutto quando si tratta di te e delle relazioni". Si fermò per un attimo, spalancando gli occhi per l'orrore "Dio, David andrà fuori di testa, chiede di continuo di voi due e scommetto che sospetta qualcosa anche lui ma ..."
Aspetta. Che cazzo. Dai. Ora dovrebbe temere la reazione di suo fratello per la sua relazione con Killian?
AH.
Non poté evitare la rabbia improvvisa nel suo tono e disse con veemenza "Perché dovrebbe andare fuori di testa? Non vuole che io sia felice? È così brutto che io abbia finalmente trovato un cazzo di lieto fine al di fuori del mio lavoro e della mia famiglia?".
Mary Margaret si bloccò, le labbra socchiuse in stato di shock mentre la fissava come se fosse una specie di strana creatura in cui si era appena imbattuta nella sua cucina "Oddio. E' peggio di quanto temessi".
"Cosa?"
"Ti stai innamorando di lui".
"Cosa? Questo non è ..."
"Sto per dirti di nuovo ‘Emma’  nel modo in cui odi" la minacciò.
"Ma ..."
Lei agitò una mano verso di lei, zittendola "Emma, ​​ti chiamerò ancora così se continui ad insistere o a negarlo e non perché hai appena ammesso implicitamente che Killian Jones potrebbe essere il tuo lieto fine. Mi sta più che bene. E per favore non dubitare mai che non vogliamo ciò che è meglio per te. Per quanto riguarda David, ti starà attorno. E' solo preoccupato. Come sempre. Soprattutto dopo l'ultima volta".
Questa era la seconda volta in una settimana che questo argomento veniva fuori ed era più che sicura che non era pronta a discuterne. Per niente. Strinse le labbra a quel pensiero e infine disse "Lo so".
Vide come Mary Margaret si avvicinò, sedendosi sullo sgabello accanto a lei e mise il braccio sotto il suo "Per quello che serve, ti aiuterò ad appianare le cose quando glielo dirai. Anche se il vostro flirtare continuo probabilmente non lo renderà necessario".
Oops. Era così ovvio?... si, immaginò che lo fosse. Chi voleva prendere in giro. Killian riusciva a malapena a tenere le mani a posto.
Non che lei fosse da meno, adesso che ci pensava.
"Mi dispiace" rispose debolmente, non proprio sicura di sapere per che cosa si stesse scusando. Proprio prima che le potesse chiedere cosa aveva accennato David su di lei e il suo rapporto con Killian, l'oggetto in questione apparve, con un’espressione interrogativa sulla faccia vedendole sedute lì.
"Signore? Prima che il vostro fidanzato e fratello mi lanci qualcosa addosso, c'è qualche bevanda fredda per farlo rilassare? Una birra? Del vino? Oppure, magari, un tranquillante?"
La testa di Emma cadde stancamente sulla spalla di Mary Margaret "Perché non sono sorpresa di questo?"
"Non ho detto niente, lo giuro" promise mentre si avvicinava verso di loro, cercando di nascondere un sorriso.
"Assolutamente niente?"
Il suo sorrisetto si trasformò in un sorriso pieno e si accarezzò la nuca fingendo innocenza "... forse potrei aver detto qualcosa su una tua particolare cicatrice, che non è abbastanza visibile ..."
"Oh mio Dio ..." si lamentò, seppellendo il naso più forte contro la sua amica che mentre ascoltava rideva di cuore. Mary Margaret le accarezzò la gamba calorosamente.
"E' troppo divertente per non averlo in giro".
"Grazie futura signora Nolan, sono contento di avere almeno la vostra approvazione".
Si alzò dallo sgabello, colpendolo al petto mentre andava a prendere il vino così che lo potesse portare a tavola "Smettila di cercare di affascinare i miei parenti".
"Non ci sto nemmeno provando, mi viene naturale" rispose.
Lei lo ignorò, prese il resto delle cose da aggiungere a tavola e si avviò verso il soggiorno "Vieni, andiamo a mangiare".
_________________________________________________________________________________________
 
"Allora. Killian. Ho letto su di te e la band e di come hai conosciuto mia figlia, ma è vero?" Ruth chiese mentre sorseggiava dal suo bicchiere. La cena stava andando sorprendentemente bene, tutto considerato e non poteva fare a meno di sentire che stava succedendo, dato che non aveva mai avuto in vita sua questo tipo di esperienza genitori-che-incontrano-il-mio-fidanzato.
Oh Dio, Ruth gli aveva appena chiesto come hai conosciuto mia figlia? Aveva bisogno di più vino.
"Vuoi dire il suo lancio dello champagne in faccia? Sì, è andata così. Affascinante come tutti quegli articoli abbiano raccontato per una volta una mezza verità in mezzo a tutto il resto" commentò allegramente ed Emma dovette dargliene atto, era davvero un buon attore, non sembrò troppo duro a riguardo tenendo conto di come la stampa lo aveva trattato lo scorso l'anno.
Nel tentativo di alleviare l'improvvisa tensione che sapeva che stava provando, aggiunse il suo elemento alla storia "E’stato lui a versarmi addosso il suo champagne per primo".
"E' stato un incidente".
"Certo".
Henry aveva seguito l'intero dibattito come in una partita di tennis, la testa andò da un lato all'altro, fino a quando si inserì "E’ divertente, perché normalmente i principi e le principesse nel mio libro si incontrano in situazioni strane, ma la vostra storia in realtà è migliore".
Sia benedetto lui e le sue idee completamente fuori di testa.
David tossì,  probabilmente cercando di mascherare una piccola risata e gli mandò uno sguardo "Sì, beh, non siamo tutti principi nella realtà, Henry".
"Non essere troppo duro con te stesso amico, sei piuttosto affascinante". Killian rispose beffardo. Prima che il fratello potesse replicare gli rivolse un sorrisetto divertito "Avreste dovuto vedere le ragazze al liceo quando ci siamo incontrati, tutte che si gettavano ai suoi piedi. Ti ricordi Kathryn?" In realtà, quella era una vera sanguisuga, David pregò Emma di fingersi la sua fidanzata solo per spaventarla così che lo lasciasse in pace.
Ovviamente non contenta dell'improvviso ricordo del liceo, lei gli ringhiò "Zitto".
"Killian, sei andato a scuola qui o in Irlanda?" Ruth chiese all'improvviso, ignorando le loro battute e ancora intenta a pescare informazioni sul suo 'fidanzato'.
Doveva smetterla di metterlo tra virgolette ...?
... Eh.
Killian non perdeva un colpo, asciugandosi la bocca con il tovagliolo "A casa, mi sono trasferito qui quando avevo 18 anni".
"Dev’essere stata dura. Lasciarsi tutto alle spalle" commentò con un improvviso tono riflessivo nella sua voce, i suoi occhi continuarono ad essere pieni di curiosità mentre lo scrutava attentamente.
"Niente nella vita è facile, signora".
Henry saltò, la sua groupie interiore probabilmente lo incitò a partecipare alla conversazione "Gli hai mai ascoltati, nonna? Sono impressionanti. E sai una cosa? La mamma sarà nel loro prossimo video!".
La madre ne fu molto sorpresa e si voltò a guardarla "Davvero?".
Emma si strinse nelle spalle con noncuranza "Ho perso una scommessa".
"Se è così, non voglio nemmeno sapere" dichiarò con una risata. Naturalmente, aveva avuto troppe discussioni e litigate con lei, per non indovinare che cosa fosse successo. Ruth si rivolse poi a Killian "L'hai battuta, non è vero?"
Lui sorrise, soddisfatto di sé "L'ho fatto".
"Devi esserne orgoglioso. Bravo".
"Grazie".
Stava succedendo davvero? Davvero? Si lasciò sfuggire un ringhio "Fantastico. Ora ti stai coalizzando con mia madre".
Alzò le braccia di fronte a lui innocentemente. "Sto solo raccontando quello che è successo. E dai, sarai fantastica. Non tutti possono vantarsi di essere i protagonisti in uno dei nostri video".
"Graham può" gli ricordò con una scrollata di spalle.
"Certo. Humbert è stato grande. E’ stato davvero divertente lavorare con lui".
"Oh! Ricordo quel video! Tu e il ragazzo con cui ha lavorato Emma, giusto? E una brunetta che entrambi inseguivate?".
Come cazzo sapeva sua madre del loro video quando non sapeva nulla della band in primo luogo? Che cosa c'era che non andava?
Queste erano troppe informazioni da elaborare in un tempo così breve.
Killian sembrò davvero molto contento "Esatto è proprio quello".
"Ma ha vinto lui alla fine" dichiarò Ruth con un cipiglio. Questo era vero, ora ricordava quando Henry le aveva fatto vedere il video, come la ragazza aveva scelto Graham, ma aveva avuto una relazione con Killian e ...
Oh.
Lui fece una smorfia, scrollando le spalle come se non ne fosse affatto disturbato "Per quello che posso dire, Humbert è piuttosto bello" Ruth rise, i suoi occhi si strizzarono negli angoli.
"Che cosa avete voi ragazzi irlandesi, tutti attraenti e interessati alla mia ragazza".
MAMMA TI PREGO.
Non era sicura di riuscire a sopportare più tali osservazioni imbarazzanti, così decise di fare quello che sapeva fare meglio: scappare "Vado a prendere il dessert".
"Ti aiuto" si offrì Killian, alzandosi e seguendola in cucina. Lasciarono i piatti sporchi nel lavandino e iniziò a recuperare il necessario per il dessert.
"Tua mamma è in gamba" disse.
"Lo so. Mi è mancata".
Andò dietro di lei – come ormai faceva ogni volta che stava facendo qualcosa in cucina - e la sua mano le accarezzò il fianco "E a me sei mancata tu".
Si voltò verso di lui e poggiò la fronte contro la sua sospirando pesantemente "Mi dispiace se sta facendo un po' di pressione. Non mi ha mai visto con degli uomini intorno, che abbia conosciuto, ovviamente".
Si strinse nelle spalle, la mano andò a giocare con una ciocca dei suoi capelli "Non mi dispiace. Mi piace che si preoccupi per te".
"E mi dispiace se è stato imbarazzante parlare del video" aggiunse con calma guardandolo da sotto le ciglia. Lo vide indietreggiare, il suo volto si trasformò in una smorfia.
"Non proprio sottile, vero?"
"Ehi, almeno avete venduto molte copie e tutto il resto, giusto?".
Un cipiglio gli sfiorò le labbra e qualcosa di oscuro balenò nei suoi occhi "Certo. A costo del mio dolore e sofferenza. Sto bene con questo accordo".
Il suo sorriso si spense lentamente e i suoi denti morsero il labbro più di una volta "Mi dispiace. Bacio?"
La sua espressione si addolcì e si sporse impercettibilmente fino a che le labbra toccarono le sue "Bacio".
"Va tutto bene qui?".
Naturalmente David scelse quel momento per presentarsi. Si tirò indietro, appena sentì Killian mormorare "La tua famiglia ha questa fastidiosa abitudine di rovinare il mio divertimento" ed Emma riprese il suo compito di prendere piatti e posate per il dessert con il gelato e la frutta.
"Va tutto alla grande, fratellone" disse dalla sua spalla, ignorando lo sguardo con il quale la stava fissando. Modalità fratello protettivo: attivata.
"Henry chiede il cioccolato e sta mostrando alla mamma l'album, sono sicuro che a Jones piacerebbe vedere alcune di quelle foto".
La stava prendendo in giro?
"Potresti evitare?" pregò con le mani piene di cucchiai e coltelli e Killian corse ad aiutarla a portare il resto, il suo volto si illuminò come un albero di Natale alla menzione delle fotografie. Cominciò a chiedere delle foto appena tornati nel soggiorno e per poco non finì per lanciargli addosso tutto quello che stava portando pur di farlo stare zitto – anche se non era possibile e quando si sedettero, Henry le aveva già tirate fuori e le stava mostrando con orgoglio a Ruth, condividendo con lei ogni singolo dettaglio che conosceva di ognuna di loro. Killian ne prese una in mano e si lasciò sfuggire una risata e lei dovette combattere la voglia di correre di nuovo nella sua stanza e chiudere la porta, per non aprirla mai più.
"Ma guardala! Scommetto che era la più bella del reame" dichiarò Killian con uno sguardo incuriosito e soffiandole un bacio. Stava per minacciarlo di nuovo, ma il suo telefono iniziò a squillare nella sua tasca, si scusò di dover rispondere e fuggì in camera per un momento, contenta di poterlo fare dato che non era davvero impaziente di sentirlo ridere a sue spese.
Huh. Numero sconosciuto.
"Pronto?"
"Signorina Swan?" una voce dal forte accento rispose, ma aveva un qualcosa di familiare ...?
"Sì, sono io"
"Salve, sono Mulan, ci siamo incontrate l'altro giorno con Regina"
Oh mio Dio. La mano di Emma volò al petto, cercando di stabilizzare il battito del suo cuore e inconsciamente afferrò il suo ciondolo in mano.
"Certo! Salve"
"Ciao. Uhm, sono sicura che ti starai chiedendo come mai ti sto chiamando personalmente adesso?" Chiese Mulan in tono allegro.
Lei in realtà non era sicura di cosa avrebbe dovuto dire a questo punto. Si lasciò sfuggire una risata nervosa "Sì, si più o meno".
"Volevo solo chiederti che programmi hai per il prossimo Agosto?"
Per un momento completamente incasinato Emma ricollegò in quel momento ad Agosto, al mese di Agosto in quel caso, August il batterista, compagno di band di Killian. Nome buffo, August.
Lei scosse la testa e riportò la sua attenzione alle parole della regista "... Non molto. Perché?"
"Perché, se vuoi, gireremo in Europa per tre o quattro settimane. Sei dei nostri?"
Quasi svenne. Le stava offrendo il suo ruolo. Stava impazzendo offrendole un lavoro, proprio lì, in quel momento!
Cercò di sembrare professionale e non come la singhiozzante, balbuziente incasinata che era in quel momento, finalmente rispose categoricamente: "Io - Io – Naturalmente. Certo, mi piacerebbe".
Mulan sembrava sollevata ed eccitata sull'altra linea ed Emma non poté fare a meno di sentire che avrebbero formato una grande squadra. Le era davvero piaciuta, quando si erano incontrate in quella riunione con Regina ed era entusiasta del progetto – a pensarci in quel momento, sapendo che ne avrebbe fatto parte ... Wow. "Perfetto. Sono così felice che tu sia a bordo e mi fido veramente, sarai incredibile. Non riuscivo a pensare a qualcun altro meglio di te per il ruolo".
"Questo è fin troppo lusinghiero ad essere onesti. Grazie mille, cercherò di non deluderti".
"Ci sentiamo presto, Emma. Ciao!".
Emma riagganciò, il telefono bloccato in mano con lo sguardo perso nel nulla e un sorriso impresso sulle labbra. Finalmente trovò la forza di muoversi, sollecitando le gambe a portarla nel salotto dove la sua famiglia la fissò con delle espressioni che passarono dal preoccupato al perplesso.
"Emma? Che è successo?" Chiese David, lasciando il suo posto e avvicinandosi in fretta. Lei lo guardò, gli occhi andarono dai suoi ad ogni altra coppia presente nella camera, finalmente raggiunse quelli di Killian.
"Mi vogliono" rivelò alla fine, le parole le sfuggirono dalle labbra senza che lei se ne accorgesse.
"Cosa?"
"Lei mi ha offerto il ruolo. L’ha offerto davvero a me" spiegò alla fine, il suo sorriso si allargò così tanto che quasi le divideva la faccia in due, una risata isterica spumeggiò dalle sue labbra mentre le sue mani si avvicinarono al viso nello stupore. Infine, colto il senso di ciò che era accaduto, David avvolse le braccia intorno a lei, baciandole il lato della testa e lei quasi singhiozzò per il sollievo e la meraviglia. Seguì il suono di varie sedie che raschiarono il pavimento e poté sentire Henry, Mary Margaret e sua madre congratularsi con lei. Henry balzò in piedi gettandole le braccia intorno, ripetendo più e più volte che sapeva che avrebbe scelto lei; Nana abbaiò, come sempre aggiungendo la sua parte all’emozione del momento e si scambiarono più abbracci di quanto avrebbe mai potuto ricordare da quando si era trasferita in quella casa.
Alla fine, si trovò di fronte a Killian che le rivolse un sorriso "E qui arriva il ‘te l'avevo detto’".
"Zitto" rispose lei, lasciando riposare la testa contro il suo petto per un momento, dandosi un momento di respiro, per venire a patti con tutto, con il fatto che le era appena stato offerto un ruolo enorme in un grande film con una grande regista e lei era in un’enorme, enorme confusione.
"Dovrai usare una spada anche in questo?".
Lei soffocò una risata "No. Una pistola credo".
Grugnì, scuotendo la testa "Potrebbero smettere di insegnarti il modo di minacciare la mia vita?".
"Spero di no. Ti tiene sulle spine" disse alzandosi in punta di piedi e baciandolo, senza chiedere il permesso questa volta.
 
 
Camminavano mano nella mano, Henry correva davanti a loro con Nana, dopo che Killian gli aveva suggerito di fare una corsa solo per dimostrare chi fosse il più veloce tra loro due. Lei lo studiò con la coda degli occhi, notando l'espressione amorevole che aveva sempre quando portava in giro suo figlio o ogni volta che lo nominava e un ricordo improvviso gli tornò alla mente , una conversazione che avevano avuto in quella piccola stanza nello studio, proprio quando aveva saputo di Henry "Allora ... credo che ora ho capito tutto di quel tuo strano timore di interagire con qualsiasi tipo di bambino, eh?".
La sua espressione cambiò per un momento, poi sospirò e la sua testa si abbassò leggermente sconfitta "Sì ... Credo che non ne fossi nemmeno a conoscenza. Anche se tutti gli altri si".
"Io non ci ho creduto davvero quando l’ho scoperto. Voglio dire, forse era così, ma con Henry sei stato incredibile fin dall'inizio. Non ha alcun senso" cercò di spiegare, piegando la testa di lato ricordando come aveva subito legato con il figlio, dandogli la chitarra, offrendosi di stare con lui quando lei non poteva, arrivando anche al punto di aiutarlo e regalandogli Nana.
Strinse la mascella, la bocca si rivolse verso il basso in un improvviso cipiglio "Suppongo solo … credevo di non andare bene per loro. Tutto questo casino mi ha fatto pensare che a causa di Milah che non si fidava abbastanza da presentarmi il suo bambino, non ero degno di prendermi cura anche di uno solo di loro, che non ci si poteva fidare lasciandomi stare intorno a loro".
Emma si fermò, lo fece arrestare con lei e cercò i suoi occhi "Sai, credo che Henry sarebbe entusiasta di darti fiducia. Lui ti adora".
Le rivolse un sorriso imbarazzato "E a me piace molto passare del tempo con lui".
Il suo volto si aprì in un ampio sorriso "Immagino che allora puoi dimenticare questa stupida paura, eh?"
Lui la fissò, un'espressione indecifrabile apparve sul suo volto e lei era così coinvolta dalle emozioni che lampeggiavano nei suoi occhi che quasi non si accorse del suono continuo che proveniva dalla borsetta. Strappò lo sguardo dal suo e iniziò a cercare il suo telefono nelle profondità della borsa, tutto il suo braccio quasi scomparve nella ricerca. Killian le rivolse un sorriso divertito e una risatina gli sfuggì dalle labbra.
"Hai così tanta robaccia in quella borsa, sono stupito che riesci a trovare qualcosa".
"Ma voi uomini finite sempre per chiederci di infilarci dentro quello che vi pare" abbaiò infastidita quando finalmente riuscì a tirarlo fuori da una delle innumerevoli tasche interne della borsa. Si bloccò quando si rese conto di quello che aveva detto, il labbro quasi tremava quando lei lo guardò "Ho detto proprio quello, vero?"
"Stai arrossendo?"
"Lasciami perdere" sbuffò allontanandosi da lui e controllando l’SMS che Ruby le aveva mandato. Non l’aveva nemmeno aperto quando il suo braccio serpeggiò intorno a lei, portandola ad inciampare su di lui nel movimento meno aggraziato che potesse aver mai eseguito nella sua vita.
Aggraziata come un cigno, oserebbe dire.
"Vorrei ma a quanto pare non posso" le disse con un sorriso, stringendola contro il suo petto. Le afferrò la mano e quasi la lasciò cadere per la sorpresa quando vide che stringeva già qualcosa al suo interno "Cos'è?".
Lei arrossì furiosamente, accarezzando il disegno con accurati tocchi delle dita "Henry l’ha fatto per me per il giorno della mamma quando aveva 6 anni. Lo porto sempre in giro con me. Davvero non so perché".
Killian lo prese e lo studiò con interesse e poi glielo restituì mentre la guardava sotto le ciglia. Con un cenno del mento aggiunse "Tu indossi sempre anche quel ciondolo".
La sua mano si avvicinò a toccare i due anelli che pendevano dalla catena d'oro che portava sempre, come aveva sottolineato "Sì, David me l’ha dato per il mio compleanno. Apparentemente tendo ad essere troppo attaccata alle cose che potrebbero innescare un qualche tipo di emozione".
Soprattutto considerando che gliel’aveva dato per il primo compleanno che avevano condiviso come fratello e sorella, i due anelli intrecciati avrebbero dovuto essere lei e lui, come un voto infrangibile che le aveva fatto. Nessuna meraviglia che le fosse così legata.
"E quella collana col cigno?"
I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Cosa?
"... Come fai a saperlo?"
Si strinse nelle spalle, piegando la testa di lato, ma vedeva che era troppo interessata alla sua risposta "L'altro giorno, quando stavi cercando qualcosa nel tuo comodino, l’hai toccata e sembrava quasi che ti avesse bruciata".
Lo studiò attentamente, incrociando le braccia al petto in una mossa che non si rese nemmeno conto che stava facendo "Perché sei così attento?".
"Senti chi parla" scherzò di nuovo sorridendo. I suoi occhi indugiarono su di lei per un attimo, fino a quando sospirò abbassando lo sguardo a terra "Non devi dirmelo".
Emma si morse il labbro inferiore. Avrebbe dovuto ...? Lui aveva condiviso così tanto con lei e ora gli stava negando una cosa come la storia di una stupida collana che avrebbe dovuto gettare nella spazzatura anni prima. Raddrizzò le spalle, sollevò il mento e trasse un respiro profondo per calmarsi "Non è un grosso problema. Me l’ha data qualcuno tempo fa, ho smesso di indossarla quando ho capito che dovevo lasciarlo andare o che non sarei mai riuscita ad andare avanti".
Cercò di smussare i suoi lineamenti ed apparire tranquilla e serena, ma sapeva che poteva leggerle dentro e probabilmente le avrebbe detto che stava mentendo, ma sorprendentemente non disse nulla. La fissò per un attimo "E' difficile, non è vero?".
Chiuse i suoi occhi per un secondo, ricordi che aveva sepolto da tempo cercavano di liberarsi mentre lei lottava con tutte le forze per lasciarli nascosti o sarebbe crollata "Già".
Sentì il mento sollevarsi e il calore della sua pelle formicolare contro la sua "Quindi, se ti dessi qualcosa di mio saresti tenuta ad indossarla sempre perché sei sentimentale, giusto?" commentò con disinvoltura con  le labbra che si contraevano mentre cercava di nascondere un sorriso.
"Certo che lo farei"ammise. L’avrebbe fatto davvero. Gli rivolse uno sguardo stanco, quasi emettendo un gemito quando l’idea gli venne in mente "E ora ti presenterai con qualcosa di pacchiano per farmi sentire in colpa se in realtà non lo indosserò, giusto?".
"E' spaventoso quanto tu mi conosca bene".
Lo colpì leggermente al braccio "Tu sei un libro aperto per me".
Le mise un braccio intorno alle spalle, portandola più vicina a se e si lasciò sfuggire una risata mentre riprendevano la loro passeggiata. Sentirono Henry tornare a passi veloci, il suo respiro affannoso per la corsa agitando le braccia freneticamente intorno a se "Mamma! Killian! Guardate Nana! Ha trovato un amico!".
"Davvero?" Emma socchiuse gli occhi e infine vide Nana con tutti i peli in aria che abbaiava eccitata, saltava e giocava con un dalmata in un’area verde nella strada dove si erano trovati.
Henry fece segno verso i due cani con un’evidente gioia "Sii! Il suo nome è Pongo!".
Pongo.
Davvero.
"Ma sei fottutamente serio?" mormorò sottovoce in modo che solo Killian poté sentirla, la sua risatina fece eco nel suo orecchio quando lui nascose la testa nei suoi capelli, scuotendo le spalle per le risate.
"E’ adorabile. Se avessi un cane mio ..."
Emma lo interruppe "Nana è anche tua, lo sai".
Lui le rivolse un sorriso di gratitudine, sapeva come lui si sentiva a far parte di qualcosa, di una famiglia, della loro famiglia, anche se era il co-proprietario del loro cane in un certo senso. Lo sapeva perché lui era lì. Entrambi lo erano.
Il lost boy e la lost girl.
"Lo so. Volevo dire, se avessi avuto un cane quando avevo l'età di Henry, avrei scelto il nome più strano o qualcosa del genere. Come Rambo o qualsiasi altra cosa. Faccio proprio schifo in queste cose".
Prima che lei potesse prenderlo in giro sulle sue alquanto impressionanti capacità di denominazione, Henry saltò nella conversazione "Allora sarà mamma a scegliere i nomi per i futuri bambini, non preoccuparti, è stata brava con me. Henry è grandioso". Ignorando le espressioni vuote e gli improvvisi volti pallidi di entrambi gli adulti, si girò di scatto con gli occhi spalancati e corse via quando vide Nana correre nella direzione opposta "Nana! Vieni qui!".
Emma deglutì rumorosamente "Troppo presto".
"Tuo figlio si sta rivelando essere un gran comico" ammise con voce strozzata e lei non poté fare a meno di essere d'accordo con lui.
 
 
"Dimmi che stai scherzando".
"No. Lo stiamo facendo".
"Ruby".
"Sì?"
"No".
"Sì".
"No".
"Si".
"No".
"Oui".
Emma bloccò il dito indice davanti a lei, cercando di apparire minacciosa "Non fare la cosmopolita con me. Non mi interessa. No."
Ruby mise il broncio, protese il labbro inferiore e incrociò le braccia davanti a lei come per supplicarla  "Ma sarà divertente! Perché non puoi semplicemente accettare che lo faremo e stai zitta?".
"Perché ho accettato di fare una festa, ma non una festa in costume, cazzo!" In realtà la sua amica aveva sempre avuto quest’abitudine di trasformare tutto quello che lei diceva in qualsiasi cosa volesse in quella sua piccola mente folle e in questo caso, la frase 'dovremmo assolutamente festeggiare per tutte queste notizie!' si era trasformata rapidamente in una sorta di strana festa in maschera.
Il che non avrebbe dovuto sorprenderla più di tanto, ora che ci pensava, tenendo conto di come funzionasse di solito la testa di Ruby. Perché lei si divertiva così.
Si. A quanto pare le idee di Ruby erano sempre divertenti.
Divertente come invece non lo erano per Emma.
La bruna scosse la testa e andò a prendere le sue cose, comportandosi come se non le interessasse affatto ciò che ne pensava Emma a riguardo. Dato che era sicura che comunque tutto sarebbe andato come voleva lei. Non le importava. Stronza "Hai detto sì alla festa - ora, dettagli ..."
"Ma ..." cercò di interromperla, ma Ruby se ne andò ignorandola.
"... E non è solo per te, lo sai. E’ per tutti noi. Ne abbiamo bisogno! I ragazzi sono nominati per quei premi, tu voli tre metri sopra il cielo per il lavoro con Mulan , tuo fratello si sposa e tutto sta andando così bene … ce lo meritiamo. Inoltre sarà come una festa di addio prima che tu e Graham partiate per l'Europa".
Emma si stese sul letto, massaggiandosi stancamente le tempie con la mano. Sarebbe partita tra una settimana e non era emozionata come avrebbe immaginato, nemmeno l'idea di visitare tutte quelle città la faceva sentire un po' meglio. Ed era strano. E per di più doveva aggiungere questo "Lo so, ma ..."
Ruby batté le mani, impedendole di continuare e le ordinò ad alta voce "Niente ma. Festeggiamo. Tu verrai. E ti piacerà".
Diventava davvero molto aggressiva con queste cose. Davvero. Era sempre stata così.
"Ma perché dobbiamo indossare dei costumi?".
"Perché sarà divertente! Infatti, mi è venuta l'idea dopo che Killian mi ha detto di aver visto alcune tue foto vestita come una pirata quando eri più giovane".
Poggiò la testa contro la sua amica e urlò ad alta voce "Che cosa ha fatto? Lo ammazzerò".
"Certo. Sii cattiva con lui. Ma proprio, cattiva, cattiva" la schernì Ruby, inarcando le sopracciglia e facendo brillare i suoi denti bianco perla in un sorriso irresistibile.
"Ruby ..."
Spalancò gli occhi con finta innocenza mettendosi una mano sul cuore "Cosa? Non mi è più concesso scherzare sulla tua vita sessuale? Sono indignata".
Emma non poté fare a meno di ridere alle buffonate della sua amica. Scherzi a parte. Come se qualcosa le avesse mai impedito di fare qualsiasi tipo di battuta su tutti i suoi spasimanti da quando si erano conosciute. Emma aveva sopportato ogni 'aspetta - ma quanto è durato', 'come è stato', 'vi siete coccolati dopo?', 'Hai finto'; qualsiasi ragazza sarebbe scappata via da una migliore amica così curiosa.
Non l’avrebbe raccomandata. Assolutamente. Mai.
"Certo, possiamo parlare della tua, per vedere come va" ribatté lei, sperando di metterla minimamente a disagio. Vendetta.
Un'idea stupida, in realtà, visto che Ruby non era a conoscenza dell’esistenza di quella sensazione. Emma a volte si chiedeva come si sarebbe sentita a non essere consumata da quella paura paralizzante provocata dall’imbarazzo che spesso la affliggeva nella sua vita.
"Sai che non ho alcun problema a riguardo". Visto? Era come se lei non sapesse nemmeno il significato della parola 'coscienza di sé'. Scosse la testa esasperata.
"In effetti hai ragione. Cosa mi è venuto in mente".
"Sei una tale puritana".
Emma rimase a bocca aperta, indignata "Non lo sono".
La sua amica la guardò mentre andava a sistemare le sue cose sul tavolo ed Emma strinse la mascella ostinatamente. Era certa che avrebbe cercato di punzecchiarla finché non avrebbe parlato. Ugh. "Immagino che dovrò chiedere a Killian".
"Non ne avresti il ​​coraggio" la minacciò tra i denti.
"Sfidami". Oh Dio, stava per colpire quel suo sorriso compiaciuto con il suo cuscino, sapeva che  avrebbe continuato a incitarla. Riprese il suo copione e tenendolo stretto al petto, prese un biscotto dal piatto che avevano portato con loro nella sua stanza quando le disse "Sei la peggiore". Improvvisamente, un pensiero le attraversò la mente e la sua mano si bloccò con il biscotto a mezz'aria e le labbra dischiuse in confusione "Aspetta…hai già scelto i costumi, non è vero?".
Non sapeva nemmeno perché si stava prendendo la briga di chiedere. Davvero.
"Certo che l'ho fatto. Almeno i nostri. So che quelli dei ragazzi sono una sorpresa, Mary Margaret mi ha parlato del suo e di quello di tuo fratello ... idem per Belle e Mr. Gold. Anche Regina, Ella, Aurora e Graham. Naturalmente ho dovuto prendere qualcosa per la povera Gracie ed Henry mi ha detto quello che voleva essere così ho potuto aiutarlo" rispose la bruna, contando ogni nome sulle dita fino a quando non gliene rimasero altre disponibili.
Oh Dio, quanta gente sarebbe venuta? E tutti erano d’accordo? Perché non c'era nessun altro che aveva paura di questa cosa? Perché doveva essere l'unica a lamentarsi, facendola apparire come la regina del dramma del gruppo?
... Beh, forse lo era, ma non era disposta a farlo. Cazzo.
"Mr. Gold sarà qui? In costume? Oh mio Dio” disse facendo una faccia cercando di immaginare il manager, sempre così composto e formale, intrappolato dall’idea della sua amica. Come aveva fatto? Emma scosse la testa, senza nemmeno cercare di trovare una risposta "Quindi, fondamentalmente sai tutto".
"Beh si più o meno. Ad eccezione dei ragazzi" spiegò Ruby scrollando le spalle, lasciando le sue cose e andando a sedersi accanto a lei sgranocchiando un cookie.
Emma la fissò con uno sguardo preoccupato "Voglio davvero sapere? Mi vuoi far andare in giro mezza nuda come una sgualdrina?"
Sembrò offesa da questo, ma lo sguardo offeso sul suo volto ben presto si trasformò in un sorriso malizioso "Ma per chi mi hai preso? Oh, credimi, lo amerai. La adori"
Perché non si sentiva affatto sollevata?
"... Si?"
"Vuoi un indizio?" Oh, il luccichio in quegli occhi color nocciola la fece tremare. Era in preda al panico e al terrore.
... E magari un pizzico di impazienza.
"... Sicura?"
La mano di Ruby senza biscotto si avvicinò ad arricciare una ciocca di capelli d'oro attorno al dito "Abbandonerai i tuoi capelli".
 
 
Emma fissò il suo riflesso nello specchio con il volto incredulo per tutta quella situazione "Non posso credere di averti creduto quando hai detto che questa sarebbe stata una buona idea".
Si sentì un sospiro dietro di lei dove Ruby si stava sistemando il makeup in un altro specchietto che portava sempre con sé "Emma, ​​per favore smettila".
"Ruby". Ehi se tutte le abitudini della brigata della moda erano rimaste invariate, allora Emma aveva il diritto di seguire la sua routine di lamentele pre-party, giusto?
La sua amica non sembrava interessata a nessuna delle sue lagne, anche se Emma lo trovò del tutto ingiusto, ma ehi, quando mai avevano dovuto sentirla piagnucolare, eh? "Sei fantastica mi vuoi dare retta?".
Emma si tirò con disagio l'orlo della manica, studiando lo scollo a cuore, il corpetto in tessuto viola pesantemente broccato con delle vigne rosa intrecciate con fiori rosa. La gonna fino alla metà del polpaccio, la luce della stanza gli donava delle sfumature un po’ metalliche.
"Sembro come ..."
"Una principessa!" Emma trasalì alla parola quando Ruby la strillò con gioia, girandole intorno a ispezionare il suo lavoro. Ci aveva impiegato un paio di ore, assicurandosi che tutto fosse perfetto ed Emma non poteva negare che la sua amica non aveva dimenticato un solo dettaglio, assicurandosi che tutto fosse decisamente identico al personaggio che doveva interpretare.
"Raperonzolo non è una principessa se non alla fine del film" disse a se stessa, cercando di abituarsi alla vista dei suoi capelli con la treccia piena di fiori che le aveva fatto Ruby. Era rimasta assolutamente senza parole quando le aveva mostrato il vestito - non si aspettava che riuscisse a  trovare qualcosa di così simile all’originale. Ma la sua amica aveva insistito - 'se si vuole fare un costume serio, bisogna cercare e trovare anche una parrucca di qualità!'.
Le suonò come una sorta di televendita di strane parrucche per persone calve, Emma non l’avrebbe mai saputo.
Ruby le fece una smorfia, come se non potesse credere che stava ancora discutendo su questo "Questo è ciò che ti piace di più di lei. E’ una tosta, è divertente ed eccentrica e tu sei come lei e l’hai adorata da quando siamo andate a vedere il film, smetti di negarlo! Hai quasi strillato quando ti ho detto la mia idea".
Ok, non poteva negarlo. Erano andati tutti e tre - Ruby, Henry e lei - a vederlo appena uscito al cinema e oltre a ridere, piangere e stupirsi per la meraviglia che era stato quel film, entrambi i suoi accompagnatori si voltarono verso di lei quando Rapunzel veniva colpita dai suoi improvvisi attacchi bipolari, quasi urlandole 'lei è te!'.
Non era stata in grado di convincerli del contrario. Forse perché le piaceva troppo il personaggio.
"Ma ... i capelli ..."
Ruby si alzò dal letto e si diresse verso di lei, tenendo l'estremità della treccia nelle sue mani e portandola sopra la sua spalla in modo che le sarebbe caduta davanti "Vuoi dire che queste favolose extension non sembrano provenire direttamente dai tuoi capelli?! O i milioni di fiori nella treccia? Non è nemmeno così pesante. Quindi, smetti di lamentarti o ti butto fuori a calci". La studiò da capo a piedi da vicino, la sua espressione fissa e intensa - esattamente come si compete ad una vera perfezionista. Le indicò i piedi. "E ehi, dovresti andare in giro a piedi nudi".
Ok questo le piaceva "Questo è ciò di cui sono più soddisfatta ad essere onesti".
Beccatevi questa stupidi tacchi. Oggi sicuramente non rischierò una distorsione alla caviglia.
O non perderò qualche scarpa.
Ruby la spostò di lato in modo che avrebbe avuto più spazio per guardarsi nello specchio, non dandole un secondo sguardo: il suo lavoro era apparentemente fatto. Grazie a Dio "Stai zitta. Sei splendida".
"Senti chi parla, principessa degli elfi".
Chi stava prendendo in giro, Ruby sembrava sempre una cazzo di principessa, ma questo era semplicemente ridicolo. Quando le rivelò finalmente i costumi che avrebbero indossato, Emma addirittura rise, perché il minimo che si sarebbe aspettata dalla sua amica era che avrebbe accettato di indossare le orecchie elfiche.
Orecchie che le ricordavano quelle di Killian, ma non era questo il punto.
In entrambi i casi la scelta di Ruby di impersonare Arwen era stata sicuramente ottima. Beh, in effetti Ruby probabilmente avrebbe potuto girare in un sacchetto di plastica  e sfilare in passerella, ma vabbé. E naturalmente, Arwen non era solo l’elfo più bello in tutta la trilogia che ha conquistato alla fine l'uomo più sexy, ovviamente aveva bisogno del vestito più bello e della tiara. Emma si ritrovò a risvegliarsi dal suo torpore un paio di volte fissandola, mentre quasi volava a tempo di valzer da una parte all’altra e silenziosamente si chiese se il costume avesse dato armonia ai suoi movimenti.
Sapeva che era una cosa stupida, ma ehi, era cibo per la mente. Per il futuro.
Era strana con quel vestito.
"Ehi è una sorpresa. Victor è un tale fanatico de Il Signore degli Anelli, mi ha fatto guardare l'intera trilogia. E sa anche un po' di Elfico. E' un folle..."  disse Ruby mentre cercava di fissare la tiara d'argento sopra la testa per la millesima volta. Emma rabbrividì al pensiero di ciò di cui Victor avrebbe potuto parlare con la sua migliore amica in elfico, ma era contenta di non doverlo scoprire.
Proprio prima che potesse dirle di non condividere niente con lei, sentì bussare alla sua porta e una piccola testa fece capolino da dietro "Mamma?".
"Oh mio Dio. Sto morendo".
Il viso di Henry impallidì e scrutò la stanza velocemente, probabilmente chiedendosi se c'era qualcosa che non andava "Perché?".
"Sembri. Così. Carino" Ruby dichiarò mentre lei trotterellava verso di lui, mettendoglisi in ginocchio davanti per pizzicargli le guance affettuosamente, quasi strillando mentre tirava via la polvere inesistente dal suo costume. Henry la prese in giro, anche se era contento del suo complimento.
Bambini.
"Mamma, puoi dire a Ruby che è stupida?".
Emma si lasciò sfuggire una risatina e si fermò di fronte a lui, sistemando il cappello sulle sue ciocche castane "Pare abbia funzionato. Che cos'è, un cowboy?"
Lui le colpì la mano, togliendosi il cappello e rimettendolo a malincuore. Aveva chiesto a Ruby di aiutarlo a cercare il costume di Woody, dato che era da sempre appassionato di cowboy in generale e di Toy Story in particolare e naturalmente Ruby aveva doverosamente accettato. Guardò in basso ed Emma pensò dentro di se, se avrebbe dovuto scherzare sul fatto se avesse dovuto metterlo in una scatola invece che nel letto la notte "E’ già arrivato qualcuno - Graham, Aurora, Regina, Daniel, Belle e così via. Ho pensato di farvelo sapere".
"Grazie, saremo giù in un minuto, pensi di poter gestire gli ospiti per un po' mentre io aiuto Ruby a finire di sistemarsi?" Anche se Emma non era sicura di quanto tempo ci sarebbe voluto finché Ruby potesse considerarsi completamente perfetta. Avrebbe potuto richiedere del tempo.
E lei non avrebbe voluto scendere e permettere a tutti di vederla così conciata.
Uhg, già tremava.
Henry annuì, già pronto a tornare al piano di sotto per unirsi al resto del gruppo "Certo. Penso che zia Mary Margaret sta per unirsi a voi per controllare i vostri costumi".
"In realtà lei è qui".
I tre si voltarono verso la voce proveniente dalla porta e rimasero congelati.
"Oh mio Dio".
"Lo so!" La nuova arrivata strillò, esaltata dalla loro reazione.
"Fanculo il makeup, sto per piangere" disse Ruby facendosi vento con la mano.
"Non imprecare davanti a mio figlio!".
Mary Margaret rise, agitando il parasole bianco che teneva in mano con tanta grazia come se fosse un prolungamento dal suo braccio "Buona fortuna con quello". Henry rise e la baciò sulla guancia, lasciando le tre amiche ai loro affari.
Il che significava urla e risolini come bambine di cinque anni, ma sì, andava bene così.
Emma fissò la sua futura cognata sorridendo come una pazza "Ti prego, dimmi che tu e David più tardi ci canterete Supercalifragilistichespialidoso o sarò super-incazzata".
"Mi piacerebbe e tu lo sai, anche se David, invece ..." rispose lei imbronciata, demoralizzata al pensiero. Emma rise: David non era così appassionato di musical come lo erano loro; non poteva credere che Mary Margaret lo aveva convinto a vestirsi come Berk di Mary Poppins nei loro costumi scintillanti alla giostra. Era perfettamente identica alla tata con i suoi guanti bianchi, il cappello e il vestito, l’ombrellino appeso al braccio mentre le ispezionava, le mani andarono alle guance in ammirazione "Oh, Ruby, sei incredibile, con questo abito sei semplicemente bellissima! Ed Emma, ​​i capelli sembrano tuoi, è incredibile!".
Ruby accarezzò il suo abito con gioia "Grazie – vedi? Ho cercato di convincerla di ciò nell'ultima settimana!". Tipico di Ruby. Era certa che si sarebbe alleata con Mary Margaret contro di lei.
Non l’aveva delusa. Le rivolse uno sguardo di rimprovero e Mary Margaret sospirò "Come sempre. Ehi, penso che ormai sono tutti qui, dovete assolutamente vederli. E' divertente, giuro che non ho potuto trattenermi dal ridere ogni due minuti".
Emma sentì battere il cuore. Oh no. Doveva andare. Al piano di sotto. Dove erano tutti gli altri. Sicuramente sarebbero stati ridicoli anche loro, come lei che era ridicolmente perfetta, anche se le sue amiche le avevano detto che stava bene, si sentiva ancora nervosa.
Oh mio Dio Emma sei un'attrice che c’è che non va in te?
Come se le avessero letto nella mente, le sue amiche l’afferrarono ciascuna per un braccio e la spinsero verso la porta, non lasciandole altra scelta se non quella di seguirle. O affrontare il tutto "È ora di affrontare la musica, Swan".
Era davvero il momento. Sospirando rumorosamente solo per fare capire come la pensava - non era felice in nessuno dei casi in quel momento - mentre scendeva le scale verso il salotto, dove con l’aiuto di Henry e di Ruby, avevano spostato i mobili così da creare spazio per socializzare, organizzare la tavola con il cibo e bevande da un lato e i divani con il pouf dall'altro. Quando raggiunsero la porta, l'improvviso scontro di colori e luci degli abiti di tutti quasi accecò Emma per un momento. Dopo strizzò gli occhi per un secondo,  guardando davanti a sé sbalordita.
"Oh. Mio. Dio".
"Te l'avevo detto" la voce allegra di Mary Margaret rispose dalla sua destra, saltellando e agitandosi verso David dall'altra parte della stanza, che sfoggiava il suo costume di Berk mentre parlava animatamente con Ella e Thomas - o avrebbe dovuto dire Campanellino e Super Mario?
"Oh mio Dio!"
"Lo sai che questo sarà tutto quello che dirai per un po'?" Ruby rise prendendole la mano nella sua e trascinandola all'interno. Stava per perdersi veramente. Qualcuno le si avvicinò e lei saltò per la sorpresa e lo shock -  erano vestiti come Betty e Barney Rubble dei Flintstones ...?
"OH MIO DIO REGINA".
La sua manager era vestita come Betty, con un abito corto blu e un nastro sui capelli. Regina con un fiocco.
Ora del decesso: 20:15.
Regina rise alla sua espressione, mettendo le mani sui fianchi "Che c’è? Pensavi che non riuscissi a divertirmi un po' o che cosa?". L'abbracciò e la lasciò per salutare il resto dei partecipanti, Daniel dietro di lei le fece l'occhiolino e i complimenti per il suo costume.
Vide il figlio che andava in giro a congratularsi con tutti e mostrando i suoi movimenti audaci delle braccia, con le pistole attaccate ai suoi fianchi sottili - facendole ricordare che aveva dimenticato la sua arma.
La sua padella. E Pascal.
Salì in fretta le scale (ah! a piedi nudi si sentiva come se potesse volare e saltare dove voleva) per prenderli nella sua camera da letto - ah, il Pascal peluche era così carino, era la cosa migliore di tutto il costume. Era pronta e dopo un’ultima smorfia allo specchio, tornò al piano di sotto quando suonò il campanello. Si bloccò e visto che nessuno stava andando ad aprire rassegnata si diresse verso la porta, aprendola lentamente.
Oddio.
"Questa è ciò che chiamo una principessa".
"Per favore dimmi che voi cinque state scherzando" disse tentata di chiudere la porta sui loro nasi. O di cadere a terra in un attacco di ridarella. Non ne era ancora sicura.
"Quella che stiamo mostrando alla tua porta? Niente affatto".
"Siete un branco di idioti" scandì chiaramente ogni parola.
"Ma siamo proprio fantastici, giusto?" August chiese eccitato e tutti si misero in posa ancora una volta.
Oh dio. Se la scena del soggiorno era stata un'esperienza fuori dal normale, questa era di gran lunga peggiore.
Prima che potesse dire qualcosa di spiritoso, Henry si presentò accanto a lei e la sua urla probabilmente si sentirono fino all’altro capo della città "Siete gli AVENGERS!".
Si. I cinque si erano presentati come ognuno dei Vendicatori ed Emma non poté davvero fare a meno di ridere all’adunata alla sua porta.
"E tu sei Woody di Toy Story! Era il mio film preferito!" Victor gridò in risposta con gli occhi illuminati quando vide Henry.
Emma li guardò uno per uno -  anche Aurora e Grace che erano arrivate insieme a loro, la prima indossava una lunga e fluente veste bianca con una bella corona di alloro dorata sulla testa, sicuramente simile a una sorta di dea greca, mentre Grace era la replica esatta di Alice nel Paese delle Meraviglie,  con al seguito un coniglio bianco in possesso di un orologio nella sua zampa.
Gli idioti in questione, però, erano un'altra storia. Lei avrebbe dovuto chiedere chi aveva convinto il povero Jefferson a cospargersi tutto con la vernice verde per essere Hulk o August ad indossare quegli indumenti stretti - anche se quale ragazzo non aveva mai sognato di essere Capitan America una volta nella vita? Victor, da parte sua, sembrava abbastanza felice con la sua parrucca e il martello per trasformarsi in Thor e continuava a prendere in giro Henry sul fatto che era un Dio e quindi tutti avrebbero dovuto trattarlo con rispetto o li avrebbe bruciati tutti. Filippo si avvicinò a grandi passi con Aurora, il suo arco e le frecce legati alla sua schiena come Occhio di Falco - e davvero, quella era proprio una strana coppia, ma ehi chi era lei per lamentarsi, l'amore aveva uno strano modo di agire giusto? Anche tra i fumetti e la mitologia greca.
E naturalmente il più grande idiota tra gli idioti, doveva essere il 'genio, miliardario, playboy, filantropo'. Scommise qualsiasi cosa che lui si trovasse in contatto in qualche modo con il personaggio.
Si discostò dai suoi pensieri e si inginocchiò davanti a Grace, le prese la mano, raggiante lodando il suo bel costume "Perché nessuno dice quanto è sorprendente Alice? Vieni qui Gracie. Scommetto che Ruby quasi piangerà quando ti vedrà".
"Dove è Ruby?" chiese Victor e lei fu più che divertita nel vederlo sistemarsi la sua parrucca e toccarsi il mantello rosso sulle spalle. Sorrise.
"Oh è dentro, sta andando fuori di testa, ma sono sicura che ti piacerà il suo costume ..."
Fece loro segno di seguirla all’interno, tenendo ancora Grace per mano, commentando quanto fosse carina e di quanto Henry avrebbe amato il suo vestito - pensò che Victor avrebbe approvato questa mossa, dato che aveva insistito sul fatto che i bambini avrebbero dovuto diventare 'compagni' e anche se aveva trovato l'idea stupida e sessista, era vero che Henry amava parlare di Grace ... forse un po' troppo e questo la divertiva a non finire, prima che potesse trovare suo figlio, la voce di Killian rimbombò nella stanza.
"Humbert, questo è un oltraggio".
Graham interruppe la sua conversazione con Belle - che era vestita come la principessa Leila e aveva distolto la sua attenzione da Emma, ​​stava ancora sbavando sopra quel vestito impressionante e l’acconciatura perché Leila era un’eroina della sua infanzia, era incredibile - per fissare il suo amico con un'espressione confusa "Perché?".
Killian agitò una mano davanti a lui, segnalando la faccia dipinta di blu e bianco e l’abbigliamento scozzese "La Scozia? Siamo IRLANDESI".
Graham rise ignorandolo e sollevò una spada di legno che aveva portato con se - in realtà avrebbe dovuto metterlo in guardia nel caso in cui rompesse qualcosa, anche se era sicura che si sarebbe solo preso beffe di lei dicendole che loro sarebbero dovuti stare attenti dato che girava con una padella. Cosa che avrebbe potuto essere potenzialmente vera. "Per la libertà!".
"LIBERTÀ!" Urlarono tutti in risposta, alzando le varie armi o gingilli che avevano portato con se come parte dei loro costumi. Emma alzò gli occhi al soffitto e la treccia oscillò dietro di lei come un pendolo.
"Siete davvero stupidi".
Killian andò accanto a lei esaminando tutte le persone intorno a loro con una curiosa espressione e un piccolo sorriso sulle labbra. Improvvisamente un po’ confuso "Ehi perché tutti abbiamo dovuto vestirci, ma Gold invece è il solito se stesso?".
Emma inclinò la testa di lato. Era vero, anche se - il suo manager aveva deciso di evitare tutta la questione del party in costume e indossava si un abito, ma aveva optato per un papillon al posto della cravatta e indossava un paio di occhiali da sole. Strano. Aprì la bocca per dirgli che avrebbero dovuto punirlo per aver ignorato le regole della festa quando Belle apparve accanto a loro "In realtà è in costume".
"... Davvero?"
Lei annuì, facendo segno verso il marito, ridacchiando mentre lei stessa stava spiegando "Gli ho detto che poteva essere un capo mafioso così non avrebbe dovuto cambiare troppo il suo look, si sa per apparire come sempre nel suo abito - Ma gli ho detto che doveva indossare gli occhiali da sole per noi, lui è PSY però non diteglielo".
Rimasero entrambi congelati, inchiodati sul posto e la guardarono intontiti "Non l’hai fatto sul serio".
Killian le mise un braccio sulle spalle, smorzando la sua risata con l'altra mano "Ti amo Bells. Leila. Qualunque cosa tu sia".
"Non ci mostrerà mai il Gangman Style, però" Emma commentò tristemente. Sarebbe stato epico. Sarebbe stato un bellissimo ricordo da portare con se in Europa. Killian e Belle risero alle sue parole e Belle emise un sospiro, inviando un caloroso sorriso in direzione del marito.
"Sì, dovremmo costringerlo". Le accarezzò il braccio e diede un bacio sulla guancia di Killian prima di andare a salutare Ruby e il resto degli altri invitati e lui colse l’occasione di afferrarla e stringerla contro il suo fianco.
Come poteva un costume da Ironman essere così strano, lei non l’avrebbe mai saputo. Almeno non indossava la maschera – era già qualcosa. Le schioccò un bacio sulle labbra, cercando dolcemente di fare leva sulle sue, ma lei scosse la testa con una risata e lui mise il broncio, rivolgendole uno sguardo sconsolato, che prontamente trasformò in un sorriso quando si allontanò per guardarla bene.
"A proposito, sei stupenda" le disse. Dio, era arrossita. Certo che lo era. Indossava una parrucca, un vestito troppo piccolo, makeup e una tonnellata di fiori che sicuramente sarebbero caduti dai suoi capelli e ... Oh Emma, ​​fermati.
Lei arricciò il naso "Lascia perdere".
"Perché?".
Lei lo fissò con il suo miglior sguardo infastidito, mettendo le mani sui fianchi e tamburellando il suo piede nudo sul pavimento "Eravamo Batman e Robin, ma hai preferito essere Ironman con i tuoi amici. Traditore".
Alzò le mani in segno di resa , che era una cosa stupida secondo lei, perché non era il punto principale di Ironman che le sue mani erano un’arma? "Ehi - ma potresti essere la mia Pepper Potts"
"No".
Si mise dietro di lei e avvolse le braccia intorno. Uffa, lo stava facendo di nuovo. Ogni volta che era irritata, lui andava a solleticarla e a coccolarla. Non era giusto. "Avrei dovuto essere un koala solo per spaventarti. E tu saresti potuta essere un albero al quale sarei stato appeso tutto il giorno".
Sul serio? Stava cercando di farla smettere di essere seccata con lui minacciandola di vestirsi come un koala per farle paura?! Lei lo ignorò, protese il mento e guardò davanti a sé, facendo del suo meglio per non tremare quando il suo respiro le solleticò il collo "Andiamo, principessa".
Davvero, potevano smettere tutti di chiamarla così? Combatté il sussulto, decidendo di scherzarci su  "Non una principessa. Una khaleesi".
Sentì la sua risata all'interno dello strano costume metallico che indossava "Hai solo ..." Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che un altro attacco di risate lo colpì, la fronte cadde sulla sua spalla. Era strano che si sentisse follemente lusingata che la trovasse così divertente? Dio, Emma, ​​stai messa male. Infine, riprendendosi dal suo attacco di risate, lasciò cadere le braccia e andò a stare di fronte a lei sorridendole "Costume sbagliato, biondina".
Lei alzò gli occhi e gli fece la linguaccia, andò al tavolo per mangiare un boccone con il resto del gruppo e lui la seguì. Non fece nemmeno in tempo ad arrivare ai brownies – ehi ciao, paradiso del cioccolato, mi sei mancato - quando il signor Gold si schiarì la gola rumorosamente, indicando a tutti loro di rivolgersi a lui, in piedi in mezzo alla stanza, attirando la loro attenzione.
Anche dopo la rivelazione del suo nascosto - e sconosciuto - costume, l'uomo riusciva a sembrare imponente. Come cazzo faceva?
Emma decise di mordere il biscotto invece di chiedersi cose di quel tipo.
"C'è qualcosa che mi piacerebbe annunciarvi, ora che siamo tutti qui riuniti. Per quanto so che questa è una festa per il nuovo progetto della signorina Swan, a parte il suo successo del film con il Signor Humbert, mi sono state dette oggi alcune novità che riguardano i miei ragazzi".
Rimasero tutti in silenzio, aspettando che continuasse. A quanto pare Gold era un amante del teatro drammatico e aveva bisogno di interagire con il pubblico o qualcosa del genere, perché dopo una pausa imbarazzante, Filippo dovette intervenire "Hai delle novità?"
Gold annuì "Già. Oltre a queste nominations di cui abbiamo sentito già parlare, a voi cinque è stato anche chiesto di esibirvi" Un'altra pausa. Oh dio. Avrebbero dovuto rispondere a questo? Era solo un altro effetto drammatico? Che cosa c’era di sbagliato in questo tizio? "Agli MTV Movie Awards".
Oh, bene.
"Assolutamente no" August respirò, l’incredulità era evidente nella sua espressione, dato che si mise una mano sul viso. Scoppiarono in applausi, congratulandosi a vicenda -  tutti iniziarono a darsi pacche sulle spalle e sulla schiena, scambi di abbracci e strilli di Ruby e Aurora di unirono alle esclamazioni  "è incredibile!" e "ma è impressionante" - E naturalmente, l’abbaiare di Nana, poverina, sicuramente non aveva idea di cosa diavolo stesse succedendo, ma si unì all’allegria del gruppo.
Graham si avvicinò al gruppo e sorrise a loro, alzando le sopracciglia. "Un altro red carpet a cui parteciperemo tutti insieme. Oh, che gioia".
Oh DIO. Perché non ci aveva pensato? Emma, ​​cosa c’è che non va? Sei più lenta del solito.
Oh, giusto. Probabilmente doveva essere per il fatto che stava completamente sbavando su di lui ... mentre Killian saltava e si congratulava con i suoi compagni di band, la vera gioia nel suo volto mentre abbracciava Jefferson e quando sollevò Grace in braccio, facendola girare intorno.
Nah. Non aveva niente a che fare con questo. Niente affatto.
August si rivolse a Graham con uno sguardo sorpreso "Ci sarete anche voi?".
Graham annuì, facendo segno in direzione di Emma con un movimento del capo "Siamo stati nominati – Miglior Film, Miglior Combattimento e questo si sapeva, perché siamo dei duri".
"Ma è grandioso!" Killian le sorrise, avvolse il suo braccio intorno alla vita per portarla più vicino a se. Lei gli sorrise di rimando e una parte di lei fu confusa nel riconoscere quanto ... calore sentisse ad avere qualcuno accanto a sostenerla a parte la sua famiglia, anche se immaginava che lui lo facesse già da molto tempo, come l'altro giorno, quando aveva ricevuto la chiamata dal Mulan.
"Certo. Soprattutto nella categoria Miglior Bacio, eh, ragazzi?".
Emma stessa rimase sconvolta. Come se non riuscisse a credere a quello che aveva sentito. COME. "... Davvero Ruby?"
La sua amica la ignorò e inviò un occhiolino a Graham, arricciando le labbra in un sorriso irresistibile "Non c'è da stupirsi ragazzi che vi abbiano nominato. E’stato un bacio davvero hot. Vincerete sicuramente".
Afferrò la sua mano e strinse la presa portandole sulla sua anca.
Emma agitò una mano, respingendo le parole della sua amica "Pffft, per favore. Vincono sempre i ragazzi di Twilight, siamo al sicuro".
Discutevano tutti insieme delle cerimonie di premiazione degli anni passati - i presentatori, le esibizioni che avevano guardato, come erano andate e i momenti memorabili che c’erano stati durante alcune di queste - e lei scelse la distrazione corrente per staccarsi dalla conversazione, portando Killian con lei. Lo fissò con uno sguardo di sfida, passando lo sguardo dagli occhi al braccio che attualmente era pressato sulla sua vita e lei alzò un sopracciglio in segno di sfida "Sei geloso?".
Emise una risata un po’ troppo alta ad essere onesti  "Io? Ti piacerebbe!!!".
"Lo sei" lo accusò. Perché le stava sorridendo?
Oh, chi voleva prendere in giro, un ragazzo che è geloso di te era una sorta di carburante definitivo per l’ego.
"Non lo sono". Awww, guardalo. Atteggiamento da completo ragazzino. E’ così dolce. Poggia il piede sul pavimento adesso, per favore.
Dovette combattere la voglia di prenderlo in giro un altro po’,  poi gli prese la guancia nella sua mano "E' un bacio. Non è niente di che".
"Lo so. Ecco perché non mi interessa" continuò a ripetere ostinatamente. Oookay. Potevano essere in due a giocare a questo gioco.
"Quindi se io e Graham dovessimo baciarci proprio come nel film ..."
La sua presa su di lei si strinse ancora di più ed era sicura che ci sarebbero stati segni sulla sua pelle quando finalmente si sarebbe sbarazzata del costume quella notte "Swan, non spingere" ringhiò nel suo orecchio. Dovette resistere alla voglia di tremare al tono di comando che aveva usato. Emma, ​​metti a fuoco. È il tuo turno.
Si alzò in punta di piedi, si appoggiò a lui e sussurrò con voce gutturale "…forse voglio che sia tu a spingere me…". Lasciò le parole sospese in aria per un paio di secondi, assaporando il modo in cui il suo respiro si fermò "... contro un albero".
Lui emise un basso gemito "Sarai la mia morte".
Si staccò da lui, sorridendo orgogliosa della sua piccola vittoria, inviandogli un occhiolino da sopra la spalla mentre si allontanò per unirsi di nuovo ai loro amici.
Il resto della serata andò sorprendentemente liscio - niente bevande rovesciate, niente discussioni o momenti imbarazzanti in cui i costumi improvvisamente si strappavano scoprendo la pelle, come aveva temuto nei suoi peggiori incubi da quando aveva saputo di questa festa. A un certo punto, però, non aveva idea di chi aveva avuto la brillante idea di fare il karaoke, suonando con alcune chitarre e una piccola tastiera che August aveva portato con sé. Emma rifiutò di unirsi a loro, così rimase lontana da lì, seduta con Ella e Belle per un po' - finché non vide Henry in giro, Nana nella sua scia che quasi urtarono uno dei tavoli appoggiati contro il muro.
"Henry, smettila o potrebbe rompere qualcosa!".
Si voltò verso di lei "Tu non sei il mio capo! Andy lo è!" Prima che potesse chiedergli chi era stato a dargli bevande per adulti in modo che potesse tagliargli le palle, le si avvicinò, mostrando con orgoglio lo scarabocchio con la scritta "ANDY" sulla suola della scarpa, proprio come il personaggio nel film.
Ella e Belle scoppiarono a ridere accanto a lei, insieme a Killian che era appena arrivato con un drink per lei, offrendoglielo da vero gentiluomo con un finto inchino "Tuo figlio è davvero il migliore".
Stava per rispondergli quando sentì una melodia familiare provenire dal gruppo di canto. Proprio in quel momento, un urlo di Henry risuonò nelle sue orecchie "Mamma! E' la nostra canzone!"
... Oh. NO.
"Henry ..." lo supplicò. Per favore, no, qualsiasi cosa, qualsiasi ma non questa. Come le era venuto in mente di permettere alla gente di cantare in casa sua? Ma come avrebbe potuto sapere che avrebbero cantato quella canzone?
Henry e lei avevano iniziato questa cosa quando era un ragazzino - ogni volta che erano tristi o preoccupati o semplicemente quando gli andava, si cantavano a vicenda questa particolare canzone, così finivano sempre per cantarla insieme, normalmente abbracciandosi e confortando l'altro. "Clocks" dei Coldplay. Le aveva detto una volta che il suono del pianoforte l’aveva calmato la prima volta che l’aveva ascoltata e lei aveva provato lo stesso. Era suo figlio, dopo tutto.
"Per favore, per favore, per favore? E’ la nostra canzone! Dobbiamo!" La pregò facendo i suoi occhi dolci.
Dannazione. A volte si dimenticava che funzionava in entrambi i modi -  lei non era l'unica a cui era permesso usarli per ottenere quello che voleva. Poté sentire gli occhi di Killian su di loro, ma lei rifiutò di guardare verso di lui o avrebbe probabilmente perso la piccola oncia di spavalderia che la stava spingendo a cedere alla richiesta di suo figlio. Si alzò e lo seguì verso August e il resto della cricca rannicchiati attorno al divano e Ruby accarezzò il suo fianco, conoscendo la storia dietro la canzone per lei ed Henry. Si sedette, Henry si unì a lei e si appollaiò sulle sue gambe, lei lo abbracciò da dietro, cantando con lui e cercando di non arrossire alle espressioni sbigottite del resto del gruppo, che guardarono con stupore fino alla fine del brano, senza perdere una sola parola o una nota. Intrecciò le dita con quelle di suo figlio e baciò la sommità della testa quando la canzone terminò, ignorando gli applausi e le acclamazioni degli altri che li lodavano per una tale prestazione.
"Pensavo che non cantassi più dopo ... 'l’incidente'?".
Lasciò cadere la testa sulla schiena di Henry che conversava con Jefferson e Grace e i suoi occhi si incontrarono con quelli di Killian, che la stava fissando con un’espressione attenta.
"Infatti non lo faccio".
Al suo sopracciglio alzato, sospirò di nuovo e chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente esposta. Come quando sognavi di essere nuda in classe o da qualche altra parte.
"In pubblico".
Si inginocchiò accanto a lei, i suoi occhi vagarono sul suo viso e si sentì arrossire sotto l'intensità del suo sguardo. Come riusciva ad avere un tale potere su di lei?
"Dovresti. Lasceresti tutti incantati".
"Certo che si".
"Lo faresti sicuramente. Sei una sirena, Emma".
 
 
"Dove mi porti?" le chiese girando la testa da un lato all'altro della strada che stavano attraversando, scrutando curiosamente nelle vetrine dei negozi che superavano, probabilmente cercando di indovinare che cosa stessero facendo lì. Emma non aveva intenzione di dirglielo però.
"E' una sorpresa" ripeté per la centesima volta da quando si erano incontrati quella sera. Lo aveva chiamato con la scusa che avrebbero potuto trascorrere un paio d'ore insieme e così avrebbe potuto compiere la sua 'missione segreta' – di cui stava venendo a conoscenza in quel momento, ancora confuso si grattava la parte posteriore della testa alla ricerca di qualunque cosa che potesse dargli un qualche tipo di indizio sul perché fossero lì. Gli strinse la mano nella sua rassicurante, facendogli alzare gli occhi verso il suo viso "Parto domani e avevo bisogno di darti un regalo di compleanno".
Lui inarcò un sopracciglio, tirando indietro la mano e cercando - senza successo, si badi bene - di nascondere un sorriso "Emma, ​​se ricordo bene, mi hai già dato un regalo di compleanno piuttosto sorprendente...".
Cercò di nascondere il suo rossore, senza alcun risultato, le scene della notte dopo il Coachella scorrevano attraverso la sua mente. Sì, quello era stato ... interessante. Non era però il momento di fargli prendere il sopravvento, però, lei inclinò il fianco di lato e si morse con i denti il labbro inferiore scherzosamente "Forse l’ho definito un regalo, ma chi dice che non era per me e non per te, eh?".
Gli occhi non lasciarono la sua bocca, la trascinò verso di lui con un movimento rapido, premendola contro il petto, quasi togliendole il respiro "Tu sei troppo" mormorò con voce roca. Ammorbidì la voce, l'altra mano cercò i capelli, mettendoglieli dietro l'orecchio in movimenti lenti e teneri. "Scherzi a parte. Non devi darmi nulla. Proprio questo…" spiegò facendo cenno tra di loro con il dito "…è la cosa migliore che tu possa darmi. Non hai idea di come ..."
Si sporse in avanti, premette le dita contro le sue labbra teneramente così che smettesse di parlare. Anche se lei conosceva altri modi per farlo, ma era sempre sopraffatta alla fine di ogni loro conversazione, il bordo frastagliato della sua voce, l'ammaliante sguardo nei suoi occhi. "Lo so. Ma voglio farlo. E penso che ti piacerà".
Lei sorrise - un sorriso pieno, un enorme sforzo per diminuire il suo disagio - e lo spinse verso uno dei negozi stipati tra gli edifici, con un’insegna piuttosto curiosa con audaci lettere nere lucenti contro uno sfondo dorato con su disegnate due frecce incrociate e con su scritto 'True North' che non rendeva proprio l’idea di ciò che si facesse al suo interno.
Ma le vetrine certamente lo facevano e poté confermarlo Killian che rimase congelato accanto a lei, la sua mano le faceva male dato che era praticamente schiacciata nella sua.
Un negozio di tatuaggi.
"Emma ..." sussurrò con una voce piena di dubbi. Lei stava camminando davanti a lui, si voltò stringendo entrambe le mani tra le sue e in punta di piedi. Era molto più alto di lei, ora che ci faceva caso."Ti fidi di me?" lo implorò, fissandolo da sotto le ciglia. Occhi da cucciolo. Funzionano sempre.
Lui la guardò nervoso e deglutì rumorosamente "Mi fido di te, ma che cosa ci facciamo qui?"
A quella domanda il suo sorriso diventò ancora più ampio, piegò la testa verso il negozio "Ti liberiamo, naturalmente". Lasciò cadere la mano dalla sua e decise di tracciare leggermente con le dita lungo il tatuaggio sul suo avambraccio destro, notando come rabbrividì quasi impercettibilmente a quell’azione.
"Guarda, non è possibile cambiare il passato, quello che ho vissuto. Nessuno di noi può farlo. Voglio solo andare avanti. Davvero?".
Lei trattenne il respiro. Una piccola parte di lei nutriva ancora qualche dubbio, la mancanza di fede che era stata così intrinsecamente parte di lei per così tanto tempo quando si trattava di aprirsi alle altre persone riaffiorava anche nei momenti meno attesi e con le persone meno attese. Come Killian, che non aveva fatto altro che dimostrarle, da quando avevano cominciato qualunque cosa fosse quella che avevano intrapreso, che lui era lì per rimanere. Per lei.
Eppure era terribile, come sempre, considerare che tutto sarebbe potuto finire o che lui potesse fare marcia indietro a causa dei suoi vecchi sentimenti per Milah.
Chiuse gli occhi per un istante - pregando qualsiasi Dio che lui non se ne accorgesse - "Certo" rispose senza un briciolo di esitazione nella sua voce.
Arrivò il momento del grande discorso che aveva preparato nel caso avesse fatto storie "Allora, prendila come una metafora. Anche se io non ho nessun tatuaggio, sono convinta che abbiano sempre un messaggio ed il tuo è abbastanza chiaro. Vuoi ancora portare su di te la prova che lei ha il potere di tenerti intrappolato? O preferisci liberarti?". Beh era stata abbastanza convincente, giusto? Era sempre stata brava con queste cose delle metafore / simboli, se i suoi voti al liceo e all'università quando si trattava di analizzare libri e poesie dimostravano qualcosa.
Il suo sguardo passò dalla macchia d’inchiostro sulla sua pelle al suo viso e un’espressione confusa apparve sui suoi lineamenti "Sai qui fanno nuovi tatuaggi e non cancellano quelli vecchi, lo sai?"
"Lo so" rispose tirando un sorriso all'angolo delle labbra. Stava godendo un po’ nel vederlo agitarsi. Lo trascinò verso la porta d'ingresso, dicendo sulla sua spalla "E’ il tuo giorno fortunato, ragazzo smarrito. Stai per volare a casa".
Entrarono nel salone poco illuminato, strizzando gli occhi mentre si avvicinavano al piccolo bancone dove era seduto il tatuatore, concentrato a scarabocchiare su un pezzo di carta alcuni schizzi con tratti spessi e forti. Sobbalzò quando Emma si schiarì la gola per assicurarsi che si rendesse conto della presenza di nuovi clienti e chiese chi di loro avrebbe dovuto tatuare. Lei pescò un pezzo di carta dalla tasca posteriore dei jeans, con la massima perplessità di Killian - povero, sembrava completamente spaesato - e lo porse al ragazzo, spiegandogli la sua idea. Sembrava impressionato dalla sua scelta: si trattava di un disegno molto carino che aveva cercato online, dopo una ricerca piuttosto faticosa in un zig-zag senza fine e un andare e venire da un sito web all'altro, passando attraverso vari blog hipster che le fecero desiderare di pugnalarsi un occhio con una forchetta nel novanta per cento dei casi. Alla fine era riuscita a trovare questa bella silhouette di un uccello che, ai suoi occhi, si adattava perfettamente con l’immagine già disegnata sul suo avambraccio. Aveva avuto il tempo di memorizzare il tatuaggio da quando ne avevano parlato per la prima volta quel giorno a casa sua, quando era crollato dopo che lei gli aveva detto di come Milah l’aveva affrontata nel bagno del Wonderland - così lei aveva preso più che familiarità con il disegno. Era solo un po' insicura di quello che aveva organizzato, anche se non avrebbe dovuto, dato che Killian alzò le sopracciglia per la sorpresa e annuì solennemente nella direzione del tatuatore, che stava aspettando il permesso di iniziare a preparare tutto, in modo da poter iniziare.
Emma trascinò i piedi quando il ragazzo si allontanò, l’improvviso imbarazzo per riconoscere quello che Killian stava pensando o sentendo in quel momento. E se fosse stata una cattiva idea, dopo tutto. Sentì il mento sollevarsi, le sue mani calde contro la sua pelle e si ritrovò a fissarlo, il suo sguardo azzurro alla ricerca dei suoi occhi – chissà per cercare cosa. Lei inspirò profondamente e le sue labbra si contrassero in risposta al suo disagio, tirandola più vicino contro di lui. Aggrovigliò le sue dita tra i capelli e la tenne stretta, il battito del suo cuore che martellava rumorosamente contro il petto battendo in sincronia.
"Non hai idea di quello che stai facendo per me. Nessuna idea assolutamente" le sue labbra sussurrarono contro la tempia, baciandola dolcemente.
Dio, stava per sciogliersi.
"Anch’io" mormorò, la voce uscì appena in un sussurro soffocato contro la pelle del suo collo.
Un rumore di passi giunse dal corridoio che portava alla sala dove si facevano i tatuaggi, si separarono tenendosi sempre per mano però. Seguirono l'artista nella stanza, le pareti erano interamente tappezzate di disegni folli che Emma esaminò con curiosità mentre Killian si preparava, non sembrava minimamente preoccupato. Pensò che per lui fosse una cosa piuttosto familiare, non essendo la sua prima volta. Decise di sedersi accanto a lui quando l'ago iniziò a marchiare la sua pelle, raccontandogli storie folli e godendosi le loro battute stupide, cosa della quale erano ormai professionisti da quando si erano incontrati mesi fa, così lui si sarebbe distratto e non si sarebbe concentrato  sul dolore.
In un paio di occasioni, però, lo vide sussultare e stringere la mascella. "Fa male?" Chiese preoccupata mentre combatteva la voglia di prendergli la mano, che si trovava rannicchiata in un pugno al suo fianco. Rilassò il volto a tempo di record e un sorriso orgoglioso andò a sostituire la precedente smorfia.
"No".
Gli passò le dita tra i capelli che gli cadevano sulla fronte e un piccolo sorriso apparve sulle labbra "Guardati, fai il duro. Stai cercando di impressionarmi?"
"Dovrei?".
Prima che lei potesse rispondere, l'artista ridacchiò divertito e alzò gli occhi verso Killian "Amico, piacerebbe anche a me provare ad impressionarla".
... Va bene, che cosa vorrebbe dire.
Killian non batté ciglio al suo commento, però, scrollando le spalle con indifferenza fece segno verso di lei con la testa, cercando di non muoversi per non rovinare il disegno che stava realizzando con cura sul suo avambraccio "Ma lei è già mia".
"Chi se ne frega. Le ragazze hanno bisogno di sentirsi soffocate di attenzioni, non è vero, biondina?" Rispose il ragazzo, inclinando un sopracciglio. Decise di concedersi a lui, stringendo le labbra e guardandolo con fiducia per poi rivolgere lo sguardo a Killian, che continuava a sorriderle, come se nulla lo infastidisse al momento.
"Sei pregato di dare ascolto all’esperto".
Non passò troppo tempo fino a quando l'ago fu lasciato sul mobiletto accanto al lettino e l'artista si asciugò il sudore dalla fronte, dichiarando che aveva terminato. Emma si alzò dal suo posto, girando con cura intorno a loro così da poter dare una sbirciatina al lato opposto. Rimase a bocca aperta, gli occhi esaminarono attentamente l'inchiostro aggiunto al lavoro precedente.
"E' bellissimo" disse meravigliata, aveva voglia di toccarlo con le dita, ma sapeva che non poteva finché non fosse guarito.
Poté sentire i suoi occhi su di lei mentre si chinava su di lui, fino a quando affermò "Proprio come te".
Dopo che Emma ebbe pagato - con molte proteste da parte Killian, come aveva previsto - e l'artista ebbe ricordato le regole da seguire per la convalescenza del tatuaggio affinché guarisse velocemente e in modo corretto, andarono via. Il disagio che l’aveva afflitta poco prima sembrava svanito del tutto quando le mise le braccia intorno alla vita e le strofinò il collo con affetto, inspirando lentamente, come se potesse catturare la sua essenza in un unico respiro. Senza rendersene conto, le parole uscirono dalle sue labbra.
"Vieni a casa?"
Le sue braccia si strinsero intorno a lei e lei mise le mani su di loro "Ma non parti domani?"
"Esattamente".
"Ma Henry è a casa" le ricordò, come se lei non lo sapesse. Duh. Certo che lo sapeva.
Anche se lei capì cosa stava insinuando. Sin dalla prima volta che avevano dormito insieme, ogni volta che avevano condiviso il sonno, un letto o ... 'attività più divertenti’come lui amava definirle, erano sempre stati giorni in cui Henry non era in casa o lei era stata a casa di Killian. Non era del tutto sicura del perché - non era perché Henry sarebbe rimasto troppo scandalizzato se avesse trovato improvvisamente Killian nella loro cucina una mattina. Certo, suo figlio era un ragazzo piuttosto particolare, ma chi poteva sapere quale sarebbe stata la sua reazione.
Anche se, ad essere onesta con se stessa, avrebbe potuto ammettere che sarebbe stato praticamente euforico al pensiero. Adorava Killian, come lei gli aveva assicurato l'altro giorno.
Eppure ... entrambi sapevano che era un passo enorme.
E forse era per questo che era così riluttante al fatto che lui passasse la notte con lei quando ovviamente lo voleva, soprattutto adesso che stava partendo e non avrebbe visto la sua famiglia o lui o i suoi amici se non un paio di settimane più tardi.
Intrecciò le dita con le sue e mormorò di nuovo "Lo so". Sperando che lui avrebbe capito. Che a lei non importava. Che era pronta. Che stava aprendo un'altra porta per lui.
Nascose il viso contro la sua spalla sospirando "Va bene".
E così fece.
 
Offrì i suoi servizi come piccolo aiutante per preparare le valigie per il suo viaggio promozionale, non perdendo l’occasione di curiosare ovunque poteva e prenderla in giro su ogni capo di abbigliamento nel suo guardaroba - soprattutto il cassetto della biancheria intima, maledizione, era davvero un bambino - ottenne l'esatto opposto della sua missione: ritardare la preparazione stessa, dato che iniziarono a discutere su quello che avrebbe dovuto portare con lei o no riguardo all’utilità effettiva una volta che sarebbe stata in Europa.
Proprio quando stava per strapparsi i capelli, finalmente la valigia era mezza piena - in parte divertita e in parte arrabbiata con lui per essere un tale rompiscatole solo per il gusto di farlo, Killian interruppe i suoi pensieri quando toccò una delle tasche della giacca e tirò fuori qualcosa da dentro, porgendolo a lei sul palmo della mano. "Oh, a proposito - ho trovato questo in giro nel mio appartamento e ho pensato di darlo a te in modo da poterlo tenere con tutti i ricordi sentimentali che sembrano piacerti così tanto".
Lei gli si avvicinò, lasciando un paio di calzini di Spongebob sul materasso. Si fermò di fronte a lui e ispezionò il piccolo oggetto blu che era sulla sua mano, arricciando la fronte confusa "Che cos'è?"
Le rivolse un sorriso sghembo. Si batté il ginocchio con una mano e lei andò a sedersi sulle sue gambe adagiandosi contro il suo petto, esaminando attentamente il piccolo oggetto con gli occhi socchiusi. "E’la mia stella blu super-speciale. Vedi, l'ho usata una volta, ho espresso un desiderio e si è avverato. Che cosa migliore da darti se non un desiderio?".
Davvero? Sembrava utile.
E disgustosamente dolce.
Emma inclinò il mento, girando la testa verso di lui e chiese con curiosità "Ha funzionato? Che cosa hai chiesto?".
Ci fu una lunga pausa "Ho chiesto di avere una famiglia qui. Ho trovato la mia band" ammise alla fine, le sue braccia andarono intorno a lei accarezzandola con colpi lenti.
Prese la piccola stella blu tra le dita, sentendo i bordi un po' ruvidi, i lievi resti di un qualche tipo di glitter gli dava una consistenza strana "Devo esprimere adesso il desiderio?"
Lo sentì scuotere la testa dietro di lei e una risatina gli sfuggì dalle labbra "Puoi farlo quando vuoi. E' tua".
Continuò la sua ispezione silenziosa del gingillo, ammirò la cura che aveva dovuto avere per non averla persa in tutti quegli anni. Doveva averci pensato a lungo prima di decidere cosa regalarle,  a parte le implicazioni che avrebbe portato con sé, insieme al desiderio che avrebbe potuto avverarsi se l’avesse usata. Seduta dritta sulle gambe, allungò il collo per spiare sul suo comodino "Penso di avere una catenina per indossarla ..."
"Vuoi indossarla?"
... Perché era così sorpreso?
Si sollevò per poi sedersi di nuovo sulle sue gambe, solo che questa volta di fronte a lui e intrecciandogli le mani dietro la nuca, lasciò cadere la fronte contro la sua "Perché no? In questo modo non la perderò" spiegò scrollando le spalle "Non può far male portare in giro un po' di magia al mio collo, vero?"
Fu colta di sorpresa dalle sue labbra che divorarono le sue in un bacio rovente, strinse le mani dietro di lui per evitare di cadere dal suo grembo. Le dita di lui intrecciate nei riccioli sulla nuca, facendola rimanere incollata contro le sue labbra – così che non sarebbe andata da nessuna parte - le morse le labbra ferocemente e il suo respiro accelerò. Alla fine, si staccò da lei, la fronte appoggiata contro la sua clavicola "Mi sto innamorando follemente di te, Emma Swan. Sono completamente in caduta libera. Senza alcun paracadute".
Emma si immobilizzò, il corpo stretto nel suo abbraccio. Aveva detto davvero quello che pensava avesse detto? Aveva ammesso ... che si stava innamorando di lei?
L’aveva fatto davvero?
Se un anno fa qualcuno le avesse detto che il pensiero di un uomo che le diceva che si stava innamorando di lei, le avrebbe fatto venire le vertigini, l’avrebbe fatta sciogliere come creta nelle sue mani e tutte le altre smancerie da ragazze che si dicono delle donne quando si innamorano, avrebbe sputato qualche bevanda in faccia solo per mettere il punto sul suo scetticismo.
E invece eccola lì, con le farfalle nello stomaco, il battito accelerato, il cuore che martellava così forte contro il suo petto che pensò fosse un miracolo che non le avesse detto nulla al riguardo, le guance arrossate come se avesse corso per ore e un sorriso a trentadue denti stampato sulla sua faccia.
Strofinò il naso contro il suo, sfiorò leggermente le labbra sulle sue e gli disse:
"Allora è un bene che sappiamo come si vola".
 
 
"Anton, promettimi che se Emma inizia solo ad assopirsi mi proteggerai dai pugni che tira mentre dorme".
Anton, seduto nella fila davanti a loro si spostò a disagio sul suo sedile – dopo essersi lamentato all'infinito di quanto fossero piccoli e quanto si sentisse ridicolo ogni volta che doveva viaggiare in aereo - girò leggermente la testa verso la parte posteriore in modo da inviargli uno sguardo di scusa "Non posso prometterti nulla amico, gli aerei mi rendono davvero molto nervoso, potrei ingoiare alcune pillole per dormire fino all’atterraggio".
Emma scosse la testa, senza nemmeno preoccuparsi di dare un pugno sul braccio di Graham o alzare gli occhi verso di lui, non era per niente divertita. Scherzi a parte, non era così male. Giusto? Sperava solo non ci sarebbero stati incidenti come quello di Jon Bon Jovi in quel momento "Sei così stupido, non è minimamente divertente".
Graham le fece una linguaccia prima di appoggiarsi verso la bionda seduta accanto ad Anton, che continuava a battere le mani con impazienza sui braccioli del sedile guardando fuori dal finestrino. Perché viaggiare in aereo spaventava così tanto le sue costars? Grazie a Dio almeno Graham non era toccato da queste follie e l’avrebbe aiutata a riempire le noiose ore di volo, aveva davvero bisogno di compagnia, dato che si annoiava fin troppo facilmente. "Ehi Ab, che dici? Vuoi essere la mia principessa dalla scintillante armatura?".
Abigail sbuffò rumorosamente, girando la testa e dandogli un sorriso pieno di malizia "Mi piace come sei spaventato da Emma. Non dal suo fidanzato che potrebbe prenderti a pugni, ma da lei. Addormentata. Scherzi a parte".
Graham si strinse nelle spalle con le braccia ancora appoggiate al sedile di lei e la testa appoggiata contro il loro, inviando uno sguardo a Emma ​​mentre parlava "E' strana, che cosa posso dire".
"Basta che mi lasci in pace" borbottò incrociando le braccia sul petto e sospirando pesantemente, abbassando lo sguardo.
"Qualcuno è scontroso".
"Non è vero" sbuffò esasperata.
Il modo giusto per dimostrarlo, Emma. Complimenti.
"Lo sei" ripeté appoggiandosi allo schienale e allungando le gambe tanto quanto lo spazio tra le file gli potesse permettere, studiandola attentamente con la coda degli occhi. Emma cercò di ignorarlo mentre fissava pensierosa dalla minuscola finestra, le luci e il movimento dell’esterno la facevano sentire leggermente stordita. Non aveva dormito molto quella notte - non solo a causa del ritardo con i bagagli, aveva dovuto svegliarsi molto presto per lasciare Henry da David, il nervosismo dell’ultimo minuto per la promozione europea della prossima settimana e tutto ciò che stava succedendo ultimamente intorno a lei.
Killian fece in modo di farle passare una notte meravigliosa prima che dovesse partire. Così ‘avrebbe avuto pensieri felici da portare con se’ per questa settimana.
Le mancavano già.
"Non preoccuparti, saremo di nuovo qui tra pochissimo tempo".
Sbattendo gli occhi ripetutamente, si concentrò di nuovo sulla sua costar con la fronte corrucciata per la confusione. Aveva forse detto qualcosa ad alta voce e non se n’era accorta? Si era resa conto recentemente che i suoi pensieri le erano scivolati via più di una volta, quando si trattava dei suoi sentimenti verso il frontman - un fatto che lui aveva trovato estremamente divertente e lei aveva dichiarato che non lo era affatto, dato che non aveva bisogno di nutrire il suo ego ancora di più - quindi non sarebbe stata una sorpresa se avesse effettivamente detto qualcosa in quel momento, dopo un giorno e una notte trascorsi interamente con lui e avendo dormito ben poco.
"Come hai fatto ..."
Graham la fissò con uno sguardo d'intesa "Per favore, dammi un po' di fiducia. Mancheranno tutti anche a me. Ma ehi, stiamo andando in Europa" aggiunse sospirando e cercando di tirarle su il morale con un timido sorriso, toccandole il braccio dolcemente. Emma si strinse nelle spalle, non del tutto convinta.
"Sì, credo".
Stava cominciando a realizzare che era davvero una testarda regina del dramma come i suoi amici sostenevano che era quando dormiva poco o era lunatica. Ugh.
"Sarà divertente, te lo prometto".
"Mi diverto anche qui" ribatté ostinatamente.
Emma, ​​davvero? Ti prego di smetterla!
Graham sembrò non fare caso alle sue lamentele, un sorriso affettuoso sul suo viso e commentò a cuor leggero "Lo so. La festa è stata incredibile. Un vero spasso".
Si sentì di ricambiare con un sorriso leggero i ricordi della serata in questione che le affliggevano il cervello. No, non era stata poi così male "Vero?".
"Certo. Eri così carina con quel costume" la prese in giro.
Era certa che avrebbe tentato di stuzzicarla. Gli occhi andarono al soffitto troppo bianco e brillante e scosse la testa, ricordando la minaccia di Ruby se lei avesse continuato ad insistere e negare il fatto che aveva amato quel costume, anche se aveva detto qualsiasi cosa negativa a riguardo "La prossima volta mi vestirò da gattara pazza, te lo prometto".
"Ti prego, dimmi che stai scherzando" rispose con una risata. Lei sbuffò rumorosamente, chiaramente divertita.
"Meglio di quello che ha proposto Killian, voleva vestirsi da koala solo per farmi spaventare".
Questo lo fece ridere ancora di più e si strofinò gli occhi con la mano "Che coglione".
Emma sorrise dolcemente, la sua mano andò fino alla stella blu appesa al collo, ci giocò con le dita facendola roteare un po’, un gesto calmante e rilassante, da quando aveva iniziato ad indossarla poche ore prima dopo aver trovato una catenina in uno dei suoi cassetti subito dopo aver finito di preparare i bagagli.
Lui l’aveva fissata come se fosse una cosa fuori dal mondo, straordinaria. Il cuore le batteva dolorosamente nel petto solo se pensava alla sua espressione.
"Dì quello che vuoi. Ma in ogni caso, lui è il mio coglione".
Graham girò la testa verso di lei, tutta l’allegria e l’umorismo scomparvero dalla sua espressione all’improvviso "Sono contento che abbia trovato te. E’cambiato così tanto da quando l'hai incontrato - quando abbiamo girato il video, era …" Fece una pausa, corrugando la fronte mentre cercava le parole "Non so come spiegarlo. Era come al solito affascinante, ma c'era questo suo lato oscuro, chiuso. Ma ora è diverso. Grazie a te scommetto".
Strinse saldamente la stella nella sua mano, i suoi occhi ricaddero in grembo con le guance infiammate. Non se l’aspettava  - anche se Killian l’aveva ammesso il giorno prima, era snervante sentire un suo amico intimo che vedeva la stessa cosa così chiaramente.
"Lo pensi davvero?" chiese con un filo di voce, non osando volgere gli occhi su di lui.
"Perché dovrei mentirti? E lui fa lo stesso con te. Pensavo che dopo aver combattuto il mio evidente sex appeal, era chiaro che nessun altro uomo avrebbe mai catturato la tua attenzione …e invece eccoti qui".
Oh, dio. Porta tutto sulla stupidità "Ma che stupido".
"E' per il fatto che lui è irlandese non ho potuto mettermi in mezzo, abbiamo questa alleanza, questo giuramento, come fratelli. Non si fanno casini con le ragazze dei fratelli” dichiarò infine.
Sì, giusto. Anche se il patto irlandese suonava come una sorta di strano culto per lei, ora che ci pensava.
Gli urtò il braccio scherzosamente e lo avvertì "Smettila". Graham ritornò con uno spintone contro di lei e continuarono a scambiarsi pugni leggeri e solletico fino a quando Anton si spostò per guardarli tra i sedili.
"Ragazzi, stiamo per decollare. Londra, stiamo arrivando!" esclamò un po’ troppo eccitato per un ragazzo che sosteneva di avere una paura folle di viaggiare in aereo. Emma si chiese se avesse già preso le pillole e se avesse ottenuto l'effetto che voleva. Proprio mentre stava per discuterne con Graham, una delle hostess si presentò al loro fianco in modo imprevisto, il ticchettio dei suoi tacchi era attutito dalla moquette dell’aereo.
"Mi scusi, signorina, ma è necessario spegnere il telefono prima di decollare".
Emma rimase a bocca aperta, improvvisamente mortificata per averlo dimenticato. Accidenti, la mancanza di sonno aveva avuto effetti piuttosto movimentati nel giro di qualche ora. Si protese sotto il sedile per afferrare la sua borsa e iniziò a cercare all’interno mentre agitò il braccio verso la povera ragazza in segno di rassicurazione "Oh, giusto – mi lasci solo ...".
Si fermò quando vide che aveva ricevuto un SMS. Troppo curiosa di sapere chi fosse in quanto doveva aspettare molte ore fino a quando sarebbero arrivati a Newark, prima di trasferirsi sul secondo volo per Londra, lo aprì guardandosi intorno nervosamente nel caso in cui la hostess fosse tornata e avesse potuto dare di matto perché non aveva seguito le sue istruzioni.
Era di Killian.
Solo una frase. E una foto.
Mi manchi già.
E una foto di una lentiggine.


**********************************************
 Eeeeeeeh il nostro Lost Boy è in caduta libera senza paracadute....che cosa romantica!!! Altro capitolo ricco di eventi e momenti di pura dolcezza, Killian si sta rivelando davvero come il perfetto gentiluomo. 
Emma è partita per il tour promozionale in Europa, come faranno i nostri due piccioncini a resistere per due settimane lontani l'uno dall'altra?
A prestissimo 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Sotto Gli Occhi Di Tutti ***


Cap 24 – Sotto Gli Occhi Di Tutti

 
Killian era sdraiato sul divano dello studio, il tavolo vicino era ingombro di spartiti, un paio di matite e tazze vuote precedentemente riempite dal caffè. Aveva lavorato da solo per ore su alcune delle canzoni per il prossimo album, dopo una lunga sessione di prove con la band per il loro prossimo spettacolo. Un paio di brani, un pasto a base di sushi e una discussione con Jefferson sulle cose più stupide della giornata che avevano deciso di rimandare al giorno dopo. Non era poi così male, di per sé, ma quando erano tutti dell’umore giusto potevano lavorare davvero bene.
Una giornata di divertimento per tutti. Specialmente perché Red Lips era andata a fare loro visita con Henry e Nana.
Quello era stato il picco della serata.
Sentiva come se il suo cervello stesse lentamente diventando poltiglia. Le giornate erano sempre più lunghe, il clima più caldo, l’aria leggermente soffocante lo faceva sudare e gli sfocava la vista, facendogli perdere a volte  la concentrazione sui testi sui quali stava lavorando così duramente.
Era la canzone.
Doveva essere perfetta, dannazione.
Si sentì così frustrato quando dovette ammettere a malincuore che aveva fatto ben poco,  dopo innumerevoli righe scritte, correzioni tra sbuffi e gemiti stanchi lasciati nella stanza ormai silenziosa, cedette alla fuga, la sua unica luce che l’avrebbe fatto sentire meglio, anche se sarebbe stato solo per un attimo. Solo un momento. Solo un minuto.
La luce dei suoi capelli dorati era sufficiente per lui.
Si sistemò il portatile sulle gambe, appoggiando la testa più in alto sul bracciolo del divano in modo da poter avere una migliore visuale dello schermo e cercando di non sorridere alla faccia stanca di Emma nella finestra sul pc. Da quanto poteva vedere, era a pancia in giù sul letto nella sua camera d'albergo, i piedi sollevati in aria che si incrociavano alle sue spalle, i capelli raccolti in una coda di cavallo disordinata e indossava una t-shirt un po’ troppo grande per lei, significava che in quel momento non era impegnata in nessuna promozione.
In realtà, probabilmente era in procinto di andare a dormire, visto che dovevano essere circa le 11:00 laggiù, ma era stata più che felice di rispondere alla sua richiesta di un paio di minuti in video chat  "Come sta andando lì?" le chiese.
Appoggiò la testa sulle braccia e un sorriso le apparve sulle labbra "Bene. Mi sto riempiendo di crêpes, baguette e paella". 
Lottò con la voglia di non alzare gli occhi al cielo. Naturalmente la prima cosa di cui avrebbe parlato sarebbe stata il cibo. Inarcò un sopracciglio mezzo divertito "Stai tradendo il tuo cioccolato, vedo. Sono senza parole".
Lei ignorò il suo tono malizioso "Sono sorpresa anch'io". Il suo volto divenne ancora più sofferente, come se non potesse fare a meno di assaggiare tutte le prelibatezze che la circondavano da quando aveva messo piede nel vecchio continente "Ma - il cibo!".
"Sei così eloquente, Swan, ti prego di continuare".
Lei rise senza nemmeno preoccuparsi di richiamarlo per la sua frecciata - probabilmente perché non poteva - e scosse la testa verso di lui. Scrutandolo da sotto le ciglia, gli chiese "Vuoi che ti porto qualcosa?".
Ma cosa aveva questa donna con i regali? Come se la notte indimenticabile dopo il Coachella o il nuovo tatuaggio non fossero bastati, ora insisteva anche su questo? Tutto questo lo faceva sentire come ... in debito? Non era abituato al fatto che la gente fosse troppo affettuosa con lui, soprattutto per quanto riguardava regali e piccoli dettagli. Non era mai stato bravo con quelli, tranne in alcuni casi. Ma avere qualcuno così preoccupato per cose come queste era una novità per lui e anche se si sentiva estremamente grato e tutto quello che si supponeva dovesse provare, ricevendo così tante premure da parte di qualcuno, non poteva fare a meno di sentirsi come se le dovesse qualcosa in cambio. Come se fosse in debito.
Sperava che la stella azzurra che le aveva regalato fosse una di quelle rare occasioni in cui aveva fatto centro con un dono.
Emise un suono tra un grugnito e un sospiro, una mano andò a strofinare stancamente la sua tempia "Swan. In realtà io sono europeo, ricordi?".
Alzò un sopracciglio perfettamente arcuato verso di lui battendo le dita sul mento "Tu sei irlandese - Non inglese, spagnolo, italiano, francese o tedesco, se non ricordo male".
"Lo so, grazie per avermelo ricordato. Ma no, non ho bisogno di nulla".
"Non ho chiesto se hai bisogno di qualcosa, solo se volevi farmi riportare qualcosa per te, questo è tutto" osservò, rivolgendogli uno sguardo infastidito. Che coglione.
Chiuse gli occhi stancamente e decise di lasciar cadere l'argomento. Non l'aveva chiamata per iniziare una qualche sorta di battibecco. Gli piacevano le prese in giro sciocche. Le insinuazioni e a volte gli piacevano anche i loro battibecchi, ma non oggi "So già che lo farai".
La sua espressione si addolcì e inclinò la testa di lato stringendo le labbra divertita "Aww".
"Lo so. Sono uno scemo" ammise sospirando sconfitto.
"Eppure mi piace" ribatté lei e il suo sorriso si allargò. Lui ricambiò il sorriso ed entrambi iniziarono a guardare l’altro, c’erano migliaia di chilometri tra di loro ma solo un paio di centimetri separavano i loro pensieri, le loro espressioni erano identiche.
Un sorriso viaggiò in un millisecondo attraverso mezzo pianeta, unendoli.
Un rumoroso bussare alla porta ruppe l'incantesimo ed entrambi voltarono la testa sorpresi in ognuno dei loro rispettivi posti, fino a quando Killian si rese conto che proveniva dalla parte di lei, dato che era ancora solo. La vide alzarsi dal letto in fretta mentre una voce dal forte accento la chiamava dall’esterno.
"Emma? Ci sei?"
"Sì! Che c’è?"
Poteva sentire la conversazione, l’apertura della porta e il rumore dei passi sempre più forti mentre si avvicinavano di nuovo al letto "Il mio telefono è morto e ho prestato il mio adattatore ad Anton, ma non riesco a trovarlo da nessuna parte. Ti dispiacerebbe se prendessi in prestito il tuo?".
Il viso di Emma ritornò in vista per un attimo, gli sorrise rassicurante mentre lo sfondo si spostò rapidamente dietro di lei quando passò il portatile a Humbert in un movimento rapido "Niente affatto. Un secondo. Ecco, intrattieni il tuo amico, mentre io lo cerco ".
La finestra ora focalizzata sul volto trasandato del suo amico. Lui sorrise muovendo le dita nella sua direzione "Ehi Humbert".
Graham rispose al saluto con un sorriso "Ciao! Dove sei?" chiese, socchiuse gli occhi cercando di capire cosa lo circondasse.
"Allo studio. Gli altri sono andati via un po’ di tempo fa, mentre io sono rimasto a lavorare per un altro po’".
Graham lo schernì, soffiando via una ciocca di capelli castani disordinata dalla fronte "Scemo.Vai a casa e goditi il tuo tempo da solo – libero per un po’da ragazze noiose".
Si sentì un forte rumore tra il frugare costante in sottofondo che era iniziato appena Emma aveva iniziato a cercare tra le sue cose "Sono proprio qui, lo sai?".
Graham le rivolse uno sguardo infastidito "Gli ho detto di andare a casa DA SOLO, non di invitare qualche ochetta ad unirsi a lui. Accidenti".
"Non dargli idee" lo rimproverò con un tono d’avvertimento.
O almeno così sperava.
"Regina del dramma". 
"Nerd".
Killian non sapeva se essere annoiato o divertito per quella scena. Emise un forte sospiro e batté due volte le mani così da poter richiamare la loro attenzione "Bambini, smettetela. Se fossi stato lì, vi avrei presi a schiaffi entrambi".
Vide i riccioli biondi far capolino in un angolo della finestra mentre tendeva la mano a Graham, anche se i suoi occhi erano rivolti verso lo schermo - verso di lui "Ti avrei preso a calci in culo se solo ci avessi provato e tu lo sai". Agitò il caricatore in mano impaziente così che la sua co-star avrebbe potuto prenderlo "Ecco qua, Humbert. Adesso sciò, ho bisogno di fare sesso on-line con il mio uomo". 
Prendendo il caricatore da lei con cautela, si alzò dal suo posto e la fissò con un'espressione sbalordita sul volto "Non ne avresti il coraggio". 
Si mise le mani sui fianchi con uno sguardo di sfida negli occhi "Non lo farei? Sfidami".
"Stai dicendo sul serio? Condividiamo un muro! Bleah!" Oh dio. Killian non avrebbe mai considerato il suo amico come il tipo di ragazzo da ‘Bleah’. Era un espressione così da femminuccia, per l'amor di dio.
Ma immaginò che 'Bleah' non fosse una reazione troppo strana all'ascolto della tua amica che fa sesso dall’altro lato del muro condiviso.
Beh, non è che non avesse avuto la sua buona dose di esperienze di ascolto più di quanto avesse desiderato, delle scappatelle sessuali dei suoi compagni. Anche se ad essere onesti, invece di lasciarsi prendere dall’imbarazzo, spesso fece qualcosa al riguardo.
Come ad esempio andare dietro la loro porta e registrare i ruomori. Solo per fare un esempio.
Emma si lasciò sfuggire una risata mentre spingeva Graham fuori dalla porta, dandogli dei piccoli calcetti con il suo piede per farlo uscire "Ciaooooo".
Tornò nel punto in cui era il portatile e si sedette sul letto, ridendo tranquillamente e lui non riuscì a trattenere il suo sorriso alla sua espressione soddisfatta "Che carina".
Lei alzò gli occhi con il sorriso ancora impresso sulle labbra "Ma è così divertente vederlo agitarsi!". Mosse una mano davanti a lei e riprese la sua precedente posizione con la testa poggiata  sulle braccia incrociate "La supererà. Sono sicura che ha visto di peggio".
"Sì, non credo che tu lo abbia segnato ... troppo" commentò altezzoso.
Povero Humbert. Non vorrebbe essere nei suoi panni ora, a chiedersi se la sua co-star stesse effettivamente facendo o meno cose spinte al portatile con il suo fidanzato a solo un muro di distanza da lui.
"Che cosa è questa storia di voi uomini che siete autorizzati a dire cose volgari in qualsiasi momento ma quando siamo noi a dire anche la cosa più sciocca che si avvicina al sesso vi mettete subito sulla difensiva?" gli chiese con la voce che uscì soffocata contro la pelle delle braccia.
Lui si raddrizzò, fissando sfacciatamente lo schermo e abbassando la voce - solo per vedere la sua reazione "Woah, aspetta – io sono un vero esperto in questo e lo sai".
Il suo sorriso aumentò quando notò il battito delle sue ciglia e la mancanza del respiro "Killian ..."
"Emma ..." la imitò con la voce appena in un sussurro.
Come amava farla agitare.
"Stavo scherzando sul sesso on-line, lo sai" lo avvertì cercando di apparire severa. Ah. Come se avesse funzionato con lui. Bel tentativo, Swan.
"Io no" replicò sollevando le sopracciglia. Lei rise apertamente con la mano sulla bocca per soffocare le sue risatine e lui si chiese per l'ennesima volta quanto potere avesse questa ragazza per tenerlo nelle sue mani, come la possibilità di farla ridere gli dava sempre una sorta di scossa, come il suono di un campanello tintinnante faceva eco attraverso lo spazio che li separava.
Emma nascose il viso dietro le braccia ancora una volta, solo gli occhi erano visibili dietro la pelle lentigginosa e mormorò "Mi manchi".
Perché il petto faceva male così all’improvviso?
Oh, giusto. Stava diventando un cretino con questa ragazza. Record di velocità, medaglia d'oro. Si.
"Mi manchi anche tu" rispose a bassa voce, raccogliendo tutta la sua emozione in quelle quattro parole. Ma poi cercò di aggiungere allegria schiarendosi la voce con calma "Ma ehi, tornerai a casa presto".
"Lo so. Che cosa hai fatto oggi?".
Uhm. Meglio lasciare fuori la discussione o lo avrebbe rimproverato. Per quanto amava prenderla in giro sul suo essere prepotente e di come a volte si comportasse da mammina, non gli piaceva essere sgridato da lei quando faceva le sue buffonate con i ragazzi. Lo sapevano bene – l’avevano fatto per troppo tempo. Per loro era normale routine. "E’ andata bene. Abbiamo avuto un po' di confusione - Red Lips ha portato Henry, che ha portato Nana a sua volta, naturalmente, lei non era abituata a tutto quel rumore, ma ci siamo divertiti comunque".
Era stato abbastanza epico. Il povero cane si era super eccitato al glissare del rullo di tamburi, le chitarre elettriche e della tastiera, il suo abbaiare e piagnucolare gli provocarono quasi una crisi isterica a un certo punto. Avevano scherzato su come avrebbero potuto renderla la loro nuova corista. 
Avrebbe scommesso che nessuno aveva ancora avuto una cosa del genere.
"Solo una tipica giornata da Lost Boys, eh?" riassunse inarcando un sopracciglio verso l'alto.
Annuì "Praticamente. Poi abbiamo portato Nana a fare una passeggiata - così ha potuto incontrare Pongo".
La vide far cadere la fronte sulle mani e un gemito le sfuggì dalle labbra "Oh Dio".
Killian dovette combattere il suo sorriso divertito. Non capiva perché trovava l'idea così imbarazzante. Era solo un sano rapporto tra due cani. 
Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così preoccupato per un amicizia tra due cani, ma oh, bene. La sua vita aveva visto la sua buona dose di stranezze negli ultimi tempi, chi voleva prendere in giro. Ed entrambi i cani inoltre erano davvero adorabili.
"Ma sono così carini insieme, dovresti vederli!" la prese in giro ridendo mentre lei teneva il naso sepolto tra le braccia, nascondendosi da lui "Smettila di fare lo stupido".
Finalmente si risollevò e iniziò ad accarezzare il piumone del letto non incontrando i suoi occhi attraverso lo schermo "Sai, mi hanno chiesto di lei in una delle interviste".
Davvero? Non perdono un colpo, eh? "Si?"
Finse indifferenza arricciando il naso "Uh-huh. Puoi verificarlo stasera, sarà in onda e poi online subito dopo se vuoi".
L’avrebbe vista sicuramente. Ora che ci pensava, non aveva mai visto sue interviste - non era andato mai a caccia su Youtube per vedere come se la cavava negli spettacoli o cose del genere.
Eppure.
"Oh, lo farò. Bel vestito per la premiere a proposito, Ruby mi ha mostrato le foto questa mattina" aggiunse facendo una pausa per leccarsi le labbra, dopo averglielo detto.
Fanculo. Non era giusto che lei avesse deciso di indossare quell’abito quando era oltreoceano e non avrebbe potuto prenderla in giro sul fatto che aveva indossato qualcosa di chiaramente più adatto alla camera da letto e che l’avesse fatto invece per le telecamere. O strapparglielo di dosso appena tornata da qualunque cosa avesse dovuto posare o andare. L’irritazione era cresciuta in maniera esponenziale - sì, chi voleva prendere in giro - quando Red Lips gli aveva detto di unirsi a lei di fronte al portatile per guardare l’agile e sensuale corpo di Emma, vestita in una sorta di corpetto di pizzo che non lasciava molto spazio all'immaginazione.
"Grazie. Se non fosse per il fatto che mi sono sentita un po’ nuda, sai, con così poca stoffa ..." disse con disinvoltura, cercando di apparire innocente mentre si attorcigliava un ricciolo di capelli che le incorniciava il viso.
Un basso ringhio gli sfuggì dalle labbra e avrebbe voluto che il calore del suo sguardo potesse essere inviato insieme all'immagine sui loro schermi "Non cominciare".
Lei gli rivolse un sorriso compiaciuto. Oh, scommise che si sentiva orgogliosa di se stessa.  Avrebbe fatto in modo di fargliela pagare appena sarebbe tornata "Vedi? Amo far agitare i ragazzi carini".
Non poté evitare la sua sorpresa, le sopracciglia arrivarono fino all’attaccatura dei capelli "Mi hai appena definito carino?".
"Un idiota molto carino, sì" disse inclinando il mento, sfidandolo a sfidarla.
Oh dio. Lei l’aveva chiamato carino.
Carino.
Non eccitante, bello o sexy.
Carino.
Era davvero fottuto.
Sbatté la testa ripetutamente sul divano, facendo una smorfia anche se il bracciolo era piuttosto morbido "Idiota, idiota, idiota".
La sentì strillare e lui trasalì temendo l'inevitabile "Stai arrossendo!".
"Non è vero" ringhiò di nuovo, guardandola e ignorando il suo sorriso. Ugh. Certo che si sarebbe divertita. Maledizione. Avrebbe potuto uscirsene con qualche battuta, anche se non era sicuro su cosa, non era nemmeno sicuro di volersi prendere gioco di lei. Oh dio. Vedi? Era un idiota. Era un assoluto, stupido, sciocco idiota.
Questa ragazza l’aveva completamente rovinato, vero?
Il suo telefono squillò, interrompendo i suoi pensieri e il recente trauma. La vide tastare goffamente il letto per raccoglierlo e un solco apparve sulla sua fronte mentre leggeva il nuovo SMS "Oh mio Dio, ma che idiota". Fu più che sorpreso di vederla improvvisamente girare sul letto, strisciando carponi verso l'altro lato dove c’era il cuscino accanto al muro che colpì con un pugno "Sei davvero uno stupido".
... bene. Che cosa stava facendo?
"Che è successo?".
Tornò, sbuffando per la rabbia con il telefono ancora in mano quando lei alzò gli occhi "Graham – mi ha mandato un messaggio 'sei pregata di abbassare i toni, sto cercando di dormire'" disse fingendo un accento irlandese - abbastanza buono, ora che ci pensava e si chiese per un attimo se avesse cercato di farlo per impressionarlo in qualche modo - e facendo le virgolette in aria con le dita. Girò la testa nella direzione del muro ancora una volta "NON VUOI INIZIARE QUESTO GIOCO CON ME AMICO".
Killian ridacchiò scuotendo la testa verso di lei "Woah. Sembra che siete in gita scolastica".
"Non vorresti nemmeno sapere. Mi fa scherzi telefonici per ore. Ieri sera gli ho chiesto di portarmi delle caramelle e si è presentato solo con una per farmi dispetto. Stronzo" spiegò imbronciata. Oh, povera Swan. Tutto quello che voleva era solo la sua dose di zucchero.
Se fosse stato lì con lei, le avrebbe certo dato più della dose di zucchero, ma vabbè. Sentì un'improvvisa nostalgia per le avventure senza fine e le storie che lui e i suoi compagni avevano vissuto nei giorni sulla strada durante il tour – le prese in giro, gli scherzi, le notti insonni.
Erano indimenticabili.
E non poté fare a meno di immaginare come sarebbe stato fare qualche tipo di viaggio così con lei.
Sospirò pesantemente, le scene ancora passavano nella sua mente "Dio, vorrei essere lì per fare casino in albergo".
Si appoggiò ulteriormente sul letto avvicinando il viso allo schermo con un piccolo sorriso sulle labbra. Sorrise quando vide le lentiggini sul suo naso e finalmente capì quello che stava cercando di fare.
Strofinare il naso contro lo schermo.
Era proprio come un cucciolo.
"Lo so. Mi piacerebbe se tu fossi qui" disse infine, leggermente imbronciata verso di lui.
"A fare chissà cosa".
"In un letto" aggiunse, un piccolo sorriso attirò l’attenzione sulla bocca.
Bene. Avrebbe potuto aumentare la posta in gioco. Come sempre.
"O anche no. Ci sono tanti altri posti, tesoro". Sarebbe stato più che lieto di mostrarle quanti posti particolari avrebbero potuto trovare ... a prova d’errore. Per il sesso. Naturalmente.
"Non pensi che lo sappia?" sussurrò contro lo schermo, il suo respiro caldo appannò leggermente la camera rendendo l’immagine un po’ sfocata. Lui rabbrividì contro la sua volontà - Dio, questa donna sarebbe stata la sua morte. Un altro segnale forte venne dal suo fianco e lei strinse i denti brontolando sottovoce quando prese il suo telefono ancora una volta "Dio mio".
Lui ridacchiò, sapendo esattamente cosa stava succedendo.
"Humbert?"
"MA CHE PROBLEMA HAI CON QUESTE MURA? SEI INQUIETANTE!"
Continuò a ridere mentre lei sbatteva i pugni contro il muro e poté giurare di aver sentito la risata divertita dal suo amico dall’altra stanza d'albergo e per la prima volta in quel giorno si sentì meno solo. Anche se erano a metà strada attraverso il mondo.
________________________________________________________________________________________________
 
"I nostri prossimi ospiti sono i favolosi personaggi principali del prossimo film in uscita "Broken" che già ci ha tolto il respiro e il nostro cuore insieme a loro. Sarà nelle sale il prossimo Venerdì, gente, quindi è meglio non perderlo!! Ora - accogliamo la bellissima Emma Swan e quel fusto di Graham Humbert!".
Killian sorrise quando vide entrambi entrare nello studio, mentre salutavano con entusiasmo il pubblico in fermento, tutti sorrisi e rossori. Graham le offrì il braccio quando arrivarono ​​al gradino che conduceva al divano che avrebbero occupato durante l’intervista di fronte al presentatore e il suo cuore mancò un battito al suo sorriso riconoscente, prendendo il braccio e camminando con attenzione sui tacchi alti.
Bene, Swan. Non corri pericoli questa volta.
"Cosa state facendo voi due?" il presentatore domandò una volta che si furono sistemati ai loro posti, un paio di bicchieri di vino posati con cura sul tavolo basso di fronte a loro. Killian ricordò con affetto l'ultima volta che era stato in quello show – gli era davvero piaciuto quel ragazzo. Sperava che Emma l’avrebbe amato tanto quanto lui.
Il vino non aveva avuto nulla a che fare con tutto questo, naturalmente. Affatto.
Era solo un tipo divertente. 
"Bene grazie, siamo così felici di essere qui" disse Emma con i denti che brillarono in un sorriso radioso. Il padrone di casa - Robin - la guardò rivolgendole uno sguardo interrogativo
"Lo sei davvero?".
Graham li interruppe, accarezzando il ginocchio di Emma rassicurante. Avrebbe davvero dovuto parlare con il suo amico riguardo le regole del non toccare la sua donna "Avrebbe voluto dormire, ma sì, è felice di essere qui".
Ci hai preso, Humbert.
"Scommetto che avrebbe voluto!" Robin si mise a ridere divertito, inclinando la testa in direzione di Emma, sperando che lei avrebbe confermato quello che il suo coprotagonista aveva appena dichiarato. Lei arrossì e fissò in basso per un attimo, mordicchiandosi il labbro inferiore, come un bambino colto con la mano nella scatola dei biscotti.
"E' solo che ho un rapporto molto intenso con il mio cuscino, ok?".
Graham la derise al suo fianco rivolgendole uno sguardo incredulo "Questa è solo una povera scusa e fa anche schifo, Swan!" Si fermò spalancando gli occhi e si voltò verso il presentatore, ancora una volta con il rimorso scritto sul volto "Aspetta - posso dire schifo, parole poco carine e imprecazioni qui?"
Lui agitò una mano verso di lui incoraggiante "Certo che si può, naturalmente, vai avanti!"
Graham sorrise come un bambino allora e il suo viso si illuminò in un istante "Oh, va bene allora. Perfetto. Quella scusa faceva schifo".
Killian rideva insieme alla folla, scuotendo la testa. Nessuna meraviglia che andassero così d’accordo – a volte si comportavano davvero allo stesso modo. Vide Emma guardarlo ridendo suo malgrado "Guardati, un cucciolo trasgressivo".
Continuarono a discutere del film e di alcune delle scene più impegnative che avevano affrontato durante le riprese, per cui entrambi condivisero alcune delle storie, i segreti di alcuni degli altri protagonisti e le avventure vissute durante quei mesi a Montreal. Killian notò come Emma andava oltre le domande, scherzando tranquillamente sia con Robin che con Graham e non poté fare a meno di ammirare quanto fosse a suo agio e il suo atteggiamento riguardo tutto questo. Si sentiva piuttosto orgoglioso di lei, la vide mettersi i capelli dietro l'orecchio mentre si sforzava di ascoltare ciò che le era stato chiesto e tentò di mettere a tacere il pubblico che applaudiva senza fermarsi.
Era davvero una stella nascente, no?
"Ok. Ora, dopo aver parlato del film, mi piacerebbe davvero fare un discorso serio con voi due ..." Robin si fermò fissando misteriosamente la telecamera e facendo una faccia e lui poté vedere Emma e Graham scambiarsi uno sguardo dietro di lui "... parliamo di gossip. Leggerò alcune indiscrezioni e voi dovete ammettere se sono vere o false".
Oh. Dio.
Davvero non avrebbe voluto scambiare il suo posto con quei due in questo momento.
"Ho già paura" dichiarò Graham, appoggiandosi sul divano con una smorfia. Emma annuì pensierosa lasciando cadere lo sguardo sul pavimento.
"Anch'io".
"Oh no, non siate preoccupati - sarà divertente" Robin cercò di consolarli, sorridendo incoraggiante nella loro direzione e agitando una delle sue cartelle di fronte a lui come una bandiera bianca. Sì, certo "Andiamo. Sembra che ... Graham abbia pianto quando Emma gli ha dato un pugno in faccia durante le riprese del film".
Oh, amico.
Emma quasi saltò fuori dal suo posto per la fretta di rispondere, nel frattempo Graham si strofinò il naso, sbattendo leggermente gli occhi "VERO!".
"Non mi vergogno ad ammetterlo, può essere un’imbranata con la spada, ma quando si tratta di dare un pugno è imbattibile" affermò sollevando il suo pollice nella sua direzione "Non direi 'pianto' però, forse una lacrima solitaria, cerchiamo di non esagerare adesso!"
Emma urtò giocosamente la spalla contro la sua, ancora orgogliosa di se stessa. Certo che lo era. Aveva quasi messo fuori gioco un ragazzo molto più grande di lei, una super star, inoltre. Lei avrebbe dovuto esserlo "Amico, sei stato battuto da una ragazza. Io spacco".
"Sta zitta!"
Quei due. Davvero. Nessuna meraviglia che si fossero divertiti così tanto durante le riprese. Robin sembrò pensare la stessa cosa, ridendo alle loro interazioni e li zittì in modo da poter continuare ad andare avanti con le sue domande.
"Prossima: Emma, hanno scritto che Brad - cioè BRAD PITT – abbia chiesto il tuo numero dopo l'incontro alla premiere del film del mese scorso e poi ti ha mandato un SMS per poter discutere di un possibile progetto insieme in futuro".
Woah, questa era nuova. Killian si sedette vicino allo schermo, esaminando attentamente l’improvviso rossore di Emma e la sua espressione confusa. Per quanto odiasse ammetterlo, Pitt sarebbe stato sicuramente un’ottima concorrenza se si fosse improvvisamente ritrovato ad essere interessato ad Emma ...
"Cosa? Hanno scritto questo?"
Robin rilesse sottovoce la cartellina, come per ricontrollare i fatti e infine annuì "Si, proprio così"
Oh dio. La sua espressione era impagabile. Non poteva fare a meno di ridere per lo smarrimento completo e assoluto sul suo viso "Purtroppo, non è vero. Non penso nemmeno che sia venuto alla prima" Lei piegò la testa di lato e strinse le labbra, come se stesse considerando qualcosa di veramente difficile "Ma diciamo che è VERO".
Lui ridacchiò. Certo che avrebbe fatto qualcosa di simile. Questa era la sua Swan.
Robin si lasciò sfuggire una risata, i suoi occhi si illuminarono quando lo guardò "Allora è vero! Oh, io amo questa ragazza". Scosse la testa e cambiò nuovamente cartellina così da poter procedere e leggere la prossima domanda "Ok, andiamo avanti - Graham: abbiamo sentito che si suppone che poserai nudo per una nuova fragranza che andrai a promuo...?"
Coooosaaa??.
"Che cosa?" Emma fece eco ai suoi pensieri, quasi urlando dal posto insieme al pubblico. Graham aveva assunto una profonda tonalità di rosso, muovendosi a disagio sul divano e nascondendo il viso dietro le mani.
"Come avete sentito parlare di questo?" supplicò fissando con uno sguardo d’accusa il presentatore. Quest'ultimo mise le mani davanti a lui, mostrandogli le cartelline come se contenessero le risposte dell'Universo.
"Non guardare me – me le hanno date e le leggo, è vero allora?".
Killian si morse il labbro inferiore cercando di non ridere. Questo era davvero impagabile. Non avrebbe mai smesso di dargli l’inferno dopo questo. Vide Graham gemere ad alta voce sfregandosi il viso con la mano e lasciando fuori una risatina.
"Oh, amico... Non sono sicuro della storia della nudità, ma per la fragranza stiamo decisamente prendendo accordi".
Robin si sporse in avanti sempre leggermente, sembrava molto interessato "Qual è stata l'ispirazione per questo?".
Da parte sua Graham si strinse nelle spalle con noncuranza "Beh, sai, mi hanno offerto dei soldi".
Ah, classico Humbert. Bene.
"Tu sfacciato bastardo. E ultima ma non meno importante. Emma, ci è giunta voce che non molto tempo fa hai adottato un cane con il suo attuale fidanzato, Killian Jones dei Lost Boys - uno dei nostri ragazzi preferiti" Robin si voltò verso la telecamera e soffiò un bacio sullo schermo,  Killian rise forte "Killian, torna, ci manchi!" Si voltò verso Emma, inclinando un sopracciglio "Allora. Confermi?"
Anche se si trovava dall’altro capo del mondo,  poté sentire il suo disagio in quel preciso momento, anche se questo era già stato registrato e stava andando in onda solo in quel momento. Poté quasi vederla tremare, gli occhi immobili. Anche se fece un lavoro meraviglioso per nasconderlo. Alzò la testa verso di lui e lo affrontò con un piccolo sorriso sulle labbra "Sì, è vero. E’ stata una sua idea, non mia".
"Davvero? Come è successo?".
"Uhm ..." Prima che potesse rispondere la voce di Graham la interruppe.
"Oh, guardala!".
Ed eccoli lì: in una schermata, accanto al presentatore, apparve una foto di Nana mentre correva. Killian rimase congelato sul posto. Quando era stata scattata? Erano le stesse che erano state scattate il giorno in cui l'avevano adottata? Lui socchiuse gli occhi, cercando di identificare l'eventuale dettaglio che gli avrebbe dato qualche indizio circa la data o il luogo in cui poteva essere stata scattata. La voce eccitata di Emma lo tirò fuori dalle sue riflessioni, però e con sua massima sorpresa la vide quasi rimbalzare sul sedile come se stesse tentando di accarezzare il cane attraverso lo schermo.
"Eccola! Ah, lei è la mia piccolina. La mia Nana".
Robin la guardò con occhi smarriti "Il suo nome è Nana?".
"Sì". Sembrava una mamma davvero orgogliosa. Grande, Swan.
"Immagino centri Killian con la scelta del nome" commentò. Si voltò a guardare indietro verso lo schermo, che ora mostrava un’altra foto - di entrambi, il braccio di lui appoggiato sulla sua spalla e lei abbracciata alla sua vita, mentre camminavano per strada e Nana annusava allegramente in giro non molto lontana da Pongo, la figura di Henry era ben visibile dietro i cani. "Oh, eccovi. Che bella coppia. Intendo i cani, naturalmente". La risata del pubblico echeggiò nelle orecchie di Killian mentre si stritolava le mani, la sua ansia aumentava ogni secondo di più "Sto scherzando, sto scherzando. Voi due siete semplicemente favolosi insieme. Con po' di fortuna, la prossima volta che tornerai qui, potreste venire insieme".
Emma sbuffò con uno sguardo innocente e agitando le mani "Chi lo sa, chi lo sa. Sono sicura che preferisce venire con i suoi amici".
"Preparati perché quei cinque ti daranno la morte" Graham lo avvertì. Stronzo. Sapevano come comportarsi, no?
La maggior parte delle volte.
Robin lo zittì, andando in loro difesa "Sono già stati qui, ma ehi - Ci piace averli qui. VI AMIAMO LOST BOYS!TORNATE A CASA!". Killian dovette sorridere a questo,  gli sarebbe davvero piaciuto tornare lì, anche solo per andare a divertirsi con Robin subito dopo. Era davvero un tipo tosto. Iniziò a rilassarsi ancora una volta, il suo respiro tornò a un ritmo normale dopo la paura improvvisa che aveva minacciato di consumarlo quando aveva capito che Henry era in quelle foto e il discorso sarebbe potuto arrivare a lui.
"E quello laggiù è tuo figlio, non è vero?".
Cazzo. Perché aveva pensato che fossero già fuori pericolo?
Karma. 
Trattenne il respiro e aveva la voglia strana di tendere la sua mano contro lo schermo quando la telecamera inquadrò di nuovo Emma, il suo viso apparentemente tranquillo. Per quello che poteva sapere. Voleva dimostrarle che non era sola. Che lei aveva lui. Che era con lei in tutto e per tutto. Si lisciò il viso e sorrise dolcemente mentre fissava lo schermo più di una volta "Sì. I miei due bambini".
"Scommetto che è entusiasta del cane!" Robin domandò evidentemente divertito. Se solo avesse saputo. Emma, da parte sua, annuì e fu più che sorpreso di notare come sembrava più tranquilla, il suo discorso che scorreva facilmente e risultò più di una volta divertente, come se non stesse parlando di suo figlio, il suo 'segreto' più prezioso, la cosa che amava di più e che si era ripromessa che non avrebbe mai lasciato che sarebbe stato coinvolto in un modo o nell’altro da questo pazzo mondo.
"Lo è. Lui la porta con sé ovunque. E’ innamorato di lei".
Robin annuì curioso "Aveva mai chiesto un animale prima?".
"Oh, no - come ho detto, è stata un'idea di Killian" ribadì. Grande, Swan, coinvolgimi, naturalmente, perché no.
Robin sembrò essere felice di questa informazione, dimenando le sopracciglia scherzosamente verso di lei "Di sicuro sa come affascinare la famiglia".
"Non vorresti davvero saperlo" ammise e lui represse un sorriso, anche se si sentiva ancora un po' fuori di testa dopo quella scena sulla loro vita privata. Accidenti, non poteva credere che era accaduto. Avrebbe dovuto chiamarla subito per controllare come stava, sicuramente stava impazzendo.
Aspetta… ma aveva detto che avevano già registrato e che sarebbe andato in onda la sera, giusto ...? Così aveva detto quando avevano parlato prima?
Riportò la sua attenzione alla voce di Robin, che era alquanto espansiva – almeno così sembrò a Killian ... - il suo gruppo di amici? "Sono sicuro che la maggior parte del pubblico pagherebbe per trascorrere una giornata con tutti voi, sembrate essere davvero legati. E' incredibile vedere un così grande gruppo di amici provenienti da ambienti così diversi unirsi tutti insieme". Fece una pausa e fece segno sullo schermo ancora una volta, finalmente libero dalle loro foto e che ora ne mostrava un’altra di tutta la band il giorno del suo compleanno "Oh, qui siete al Coachella!".
Avrebbe potuto giurare che il lamento di Emma si sarebbe potuto sentire addirittura fino a casa sua. Si nascose dietro la mano, si poteva vedere giusto un piccolo luccichio di verde tra le sue dita "Oh Dio, dove hai preso quelle foto?".
"Ma erano online!" Robin protestò innocentemente. 
"Oh mio Dio – Ugh. Perché vuoi mettermi in imbarazzo in questo modo?" gemette ancora con il volto nascosto e appoggiata allo schienale del divano - sapeva che stava cercando di trovare un qualche tipo di conforto in quel tessuto morbido strofinandogli contro i palmi delle mani. Era strana per quanto riguardava queste cose.
"Ma guarda che bel gruppo che fate! Sono tutti tuoi amici?".
Lasciò cadere infine la mano dalla testa, sospirò pesantemente e si dedicò alla foto tanto temuta, che secondo lui non era male, ma ehi, stavamo parlando di Swan. E le fotografie erano un affare enorme per lei o almeno così dicevano. Iniziò ad indicare ognuno di loro spiegando al pubblico "Sì, lei è la mia migliore amica Ruby e questa è Aurora la ragazza di Filippo. Questi cinque sono alcuni ragazzi noiosi che dovrebbero cantare qualcosa alla radio di tanto in tanto - e quello laggiù è un idiota. Un tizio, un certo Graham, credo. Un tale idiota".
Graham le rivolse un sorriso compiaciuto, inclinando la testa di lato "Non farmi iniziare con la storia della ragazza bionda o ti annoierò fino alle lacrime". Entrambi si fissarono per un momento, cercando di mantenere la calma fino a che non riuscirono più a trattenersi e scoppiarono a ridere, Emma sdraiata con la testa sulla sua spalla, stava ancora ridacchiando. Robin si mise a ridere insieme a loro. 
"Visto? Questo è quello di cui stavo parlando. Tutti voi sembrate fare scintille. E' incredibile".
Il suo amico si strinse nelle spalle, guardando Emma acutamente, come se la sua richiesta di rinforzi fosse sbagliata "Cosa posso dire. Sono sicuro che se qualcuno dovesse incontrarci nella realtà scoprirebbe che siamo davvero stupidi e ridicoli quando siamo tutti insieme".
"Parla per te Humbert" sbuffò incrociando le gambe e abbracciando le ginocchia con le mani, fingendo ignoranza quando le parole lasciarono la sua bocca. La folla rivolse loro un inquietante "ohhh" e Robin agitò la mano di fronte a lui teatralmente, chiedendo il silenzio.
"Ci vediamo dopo la pausa, si spera con questi due vivi se non si uccidono a vicenda?".
Killian rimase lì seduto per un minuto, cercando ancora di venire a patti con ciò che aveva appena visto.
Non solo Emma era stata in grado di gestire se stessa come un professionista nel mare pericoloso che era la promozione, le domande a raffica e l'imbarazzo che le avevano gettato addosso alla prima occasione - anche se immaginava che avrebbe potuto incorrere in situazioni peggiori e lo show di Robin poteva essere considerato uno dei più cordiali e calorosi che avrebbe potuto visitare nel suo viaggio, se la sua esperienza poteva servire a qualcosa.
Non solo.
Aveva aperto un piccolo frammento su Henry in una dichiarazione pubblica.
Aveva bisogno di parlare con lei.
Non era sicuro di che ora fosse lì adesso, doveva essere mattina o qualcosa del genere e lei doveva essere in piedi per prepararsi per le altre interviste e cose del genere, no? Doveva chiamarla? Al diavolo, le avrebbe scritto un SMS e una volta ricevuta la risposta l’avrebbe chiamata.
-Sei sveglia?
-Si. Perché?
-Puoi parlare?
-Uhm, sì, dammi un minuto.
Girò nervosamente intorno alla sua camera da letto tirandosi i capelli sulla nuca e portò il suo telefono all’orecchio, contando nella sua testa i bip finché lei non rispose.
Le ci vollero solo quattro "Ehi".
"Ciao" rispose lui, pregando che la sua voce venisse fuori neutra. Anche se poteva immaginare che probabilmente si stava chiedendo cosa diavolo fosse successo per ricevere una sua chiamata a quell'ora, così all’improvviso.
"Cosa c'è che non va?" Eccola. Si fece forza, le sue dita giocavano con uno dei fogli di carta in giro sulla sua scrivania, leggendo su di loro si rese conto che erano alcune delle strofe che aveva cercato di scribacchiare per la canzone su cui stava lavorando e che non era ancora stato in grado di terminare.
Scuotendo la testa sospirò pesantemente "Volevo solo sapere se stavi bene?".
La sua voce era esitante "Uhm, certo, perché?".
"Ho appena visto quell'intervista di cui mi avevi parlato? Quella  dello show di Robin" Le sue dita afferrarono il foglio e lo appallottolò nella sua mano. Come se non gliene importasse nulla.
"Oh, l’hai vista? Com'è stata?" Perché diavolo sembrava così eccitata, di tutte le cose che poteva essere dopo tutto quello? Killian stava cominciando a diventare inquieto, il suo battito stava accelerando freneticamente.
"... non sei fuori di testa?".
Poteva solo immaginare lei che corrugava la fronte in confusione, la preoccupazione ora apparve nella sua voce "Perché? Stai bene?"
Voleva proprio che lui lo dicesse?
Sì, era così, a quanto pare. Cazzo.
Si fermò, le dita pizzicarono il ponte del naso e si preparò per l'inevitabile "Emma. Hanno chiesto di Henry".
Ci fu una pausa intensa sull’altra linea, il lieve eco delle sue parole risuonò più e più volte mentre aspettava con il fiato sospeso la sua risposta. Finalmente poté respirare quando la risposta arrivò dal lato opposto "... oh. Oh. Ecco perché mi stai chiamando?".
No, Swan, mi piace chiamare la gente a parlare con loro a quest'ora del mattino. Certo. Sembrava la cosa migliore da fare.
Killian, sei pregato di smettere con il sarcastico monologo interiore, ora, potresti?
"Sì.. Ero preoccupato per te" rivelò alla fine con un’evidente tensione nella sua voce.
Sentì un fruscio tranquillo in sottofondo e immaginò che si fosse lasciata cadere o sul letto o su qualche tipo di sedia. "Non posso mentire: stavo ... per andare quasi fuori di testa quando è successo, ma poi ho capito che doveva succedere comunque, in un modo o nell'altro, prima o poi sai..?"
Cercò di non tirarsi indietro all’improvviso sforzo ormai palpabile nella sua voce e lui volle parlare ancora una volta categoricamente "Sì, ma ricordi come mi hai accusato quando hanno pubblicato quelle foto?".
"Killian ..."
Lui la interruppe prima che potesse andare avanti "Emma, questa è una cosa enorme. Ho solo ..."
"Lo so. E mi dispiace  per come ho esagerato quel giorno, non avevo nessuna scusa per aggredirti in quel modo e andare fuori di testa ... soprattutto con te tra tutte le persone. Abbiamo già parlato di questo".
Lo avevano fatto, anzi. Dopo la prima notte, subito dopo quell’intensa litigata per quelle fotografie, lei gli aveva infatti chiesto perdono, spiegandogli quanto fosse dispiaciuta per averlo accusato quando non era stata affatto colpa sua e come la sua preoccupazione per Henry avesse annullato il suo giudizio in materia, facendole perdere la concentrazione e facendole cercare qualcun altro da incolpare invece di lavorare per risolvere il problema in questione. Aveva accettato le sue scuse educatamente - anche se le sue parole velenose gli risuonavano ancora nelle orecchie, non era così facile dimenticare quando qualcuno aveva scosso i tuoi demoni interiori, risvegliandoli.
Scuotendo la testa per schiarirsi le idee, intervenne di nuovo rassicurandola. "Lo so, non sto cercando di risollevare vecchie questioni, sto solo facendo attenzione affinché tu non vada di nuovo fuori di testa".
La voce che gli rispose non sembrava quella di Emma Swan, la donna con la quale aveva litigato così tante volte. La donna che gli aveva gettato un bicchiere di champagne dritto in faccia. La donna che aveva fatto volare sulle note della sua canzone preferita, circondata da scintillanti luci nella notte. La donna che posava e sorrideva per i suoi fan, ma non ci avrebbe pensato su due volte a venire a pugni con qualcuno che minacciava la sua famiglia o i suoi amici.
La voce che gli rispose apparteneva a Emma Swan la ragazza smarrita. E il suo cuore si spezzò per lei ancora una volta.
"No, tranquillo. In realtà sento una sorta di sollievo. Come se fossi ... più leggera. Non lo so".
"Davvero?" le chiese, la sua voce bloccata in gola. 
"Sì. Credo che sia come quando menti e in un angolo della tua testa sai che potresti essere beccato, cerchi di coprire tutte le tracce ogni volta, sapendo che tutto intorno a te potrebbe crollare in un istante senza nemmeno rendertene conto. Però ... la cosa pazzesca è che, spaventata come ero, non ero sorpresa. Tutto quello che riuscivo a pensare era 'era ora'. non è forse pazzesco? Perché dovrei pensarlo? ".
Si stese sul letto, sperando di rispecchiare la sua posizione, qualunque essa fosse al momento, tentando di calmarla nel modo più stupido che poteva provare, anche se lei non ne era nemmeno a conoscenza e desiderando con tutte le sue forze di poter avvolgere le braccia intorno a lei in quel momento "... forse perché sapevi che doveva succedere?".
La sentì sospirare e sentì un leggero frusciò sulla linea, come se stesse spazzolando i capelli contro il ricevitore. Pensò che stesse muovendo il suo braccio "Già ... l'unico motivo che posso trovare è che forse so che questo era il momento giusto per venire allo scoperto. Forse non è 'venire allo scoperto', non ho mai negato di avere un figlio in primo luogo. Ma sai…" finì goffamente, come se non fosse sicura che quello che stava dicendo avesse un senso o che lui stesse capendo quello che stava dicendo.
Ma lo aveva fatto. Certo che l’aveva fatto. Una cosa di cui era stato più che sorpreso dopo essersi incontrati tutti quei mesi fa, era come poteva leggere dentro di lei e viceversa. Ed ora stava confermando come lui non aveva bisogno di vedere il suo viso, di studiare i suoi vezzi, i suoi gesti, i piccoli atteggiamenti che tanto adorava farle notare per prenderla in giro, per sapere cosa stesse pensando.
"Che puoi liberamente riconoscere almeno che esiste?".
"Sì" sussurrò. Entrambi rimasero in silenzio per un po', non un silenzio imbarazzante. Affatto. Killian si era ritrovato ad assaporare alcuni di quei momenti di pace che puoi trascorrere con qualcuno e questi momenti di silenzio non ti fanno agitare e chiedere a te stesso se si devono rompere o no e tutto diventa terribilmente violento. Non con Emma. Trovare una persona con cui condividere questi silenzi confortevoli era qualcosa che aveva sempre considerato come un segno di fiducia. Di comprensione. 
E trovarli in Emma era stato come tornare a casa.
Sentì il suo sussurro gutturale sull'altra linea "Sei ancora lì?"
Killian si morse preoccupato il labbro inferiore e chiuse gli occhi. Sembrava preoccupata. Preoccupata per lui, quando avrebbe dovuto essere lui a preoccuparsi per lei. Sciocca Swan "Sono solo così sollevato che stai bene. So che non è facile per te lasciare che tutto questo non ti influenzi. Ma io non voglio che ti preoccupi. Probabilmente lo lasceranno in pace, forse chiederanno qui o là, ma la maggior parte di loro lasciano i bambini tranquilli. E se creeranno problemi, gli faremo patire le pene dell'inferno, te lo prometto".
Ci fu una forte mancanza di respiro e qualcosa si smosse dentro di lei "Grazie".
"Non devi ringraziarmi. Non permetterò mai che qualcuno gli faccia del male o a te. Lo sai vero?"
"Lo so" lo rassicurò e le spalle di lui si abbassarono per il sollievo. Emma sembrò incerta quando proseguì a parlare e lui dovette sforzare le orecchie per sentirla "Sai, forse sento il diritto di lasciare tutto fuori a causa di qualcosa. O qualcuno". 
Le sue labbra si contrassero contro la sua volontà e chiuse gli occhi quando le sue parole si registrarono nel suo cervello un po' annebbiato.
Stava parlando di lui.
Stava ammettendo il fatto che, dal momento che avevano fatto un ulteriore passo avanti nella loro relazione, era disposta ad aprirsi, anche sulla persona che le aveva creato maggiori turbamenti da quando aveva iniziato la sua carriera di attrice. Quelle sue pareti stavano crollando un po’ alla volta per lui, almeno, ma questa ... questa era completamente un'altra cosa.
Inspirando profondamente, decise che era il momento di abbandonare il tono greve della conversazione. Avevano chiarito tutto ormai. Avrebbero affrontato qualunque cosa avessero incontrato d’ora in poi insieme, come una squadra, come si erano promessi l'un l'altro. Come Batman e Robin, pensò con un sorriso.
Aggiunse un'inclinazione canzonatoria nella sua voce, sperando che lei avrebbe colto il suggerimento. "Ah, è così?"
"Ho detto forse"(I said maybe) gli ricordò lei e fu più che sollevato nel sentire la voce di lei, Emma Swan. Forte, coraggiosa, l’ Emma Swan testarda-come-l’inferno. La bellissima Emma Swan.
La sua Emma.
Le sue parole innescarono qualcosa dentro il suo cervello e prima che potesse realizzare quello che stava facendo, stava cantando "…you’re gonna be the one that saves me…".
Si. Era una di quelle persone che quando sentono una frase a caso che potrebbe appartenere al testo di una canzone, scoppia a cantare quella canzone in un baleno.
Non si vergognava di questo. Assolutamente.
"Mi stai cantando Wonderwall in questo momento?" chiese lei mentre la sua risata echeggiava attraverso la linea.
"…and after all…you’re my wonderwall…"
"Ma quanto sei sciocco" lo accusò.
Ahi, Swan.
"Pensavo che tutte le ragazze amassero Wonderwall".
Poteva quasi sentirla arricciare le labbra. Dio, come avrebbe voluto baciarla in quel momento. Giusto per farla tacere, naturalmente "Ed infatti è così" ammise con cautela.
"… I said maybe…" continuò a cantare sperando che si sarebbe unita a lui ad un certo punto, ma naturalmente da ragazza testarda qual’era non si mosse.
Finché non la pregò naturalmente "Oh, andiamo, Swan, incantami un po' con quella tua voce".
Doveva ammettere che moriva dalla voglia di sentirla cantare ancora una volta, dopo quella performance improvvisata alla festa in costume della settimana precedente con Henry. Era seduto accanto a loro, non fu in grado di toglierle gli occhi di dosso mentre teneva il figlio vicino al suo petto, il testo fluiva morbido sulle sue labbra, senza perdere una nota, il brano chiaramente era impresso nel suo cuore e nell’anima.
E come un marinaio perduto, avrebbe volentieri lasciato che la sirena lo trascinasse giù nel suo oceano, con la sua canzone che andava a caccia di lui.
Il suo sorriso si allargò quando sull’altra linea si sentì l’eco di quelle note tranquille e mormorò con una voce un po' imbarazzata "…you’re gonna be the one that saves me…"
"Aspiro ad un duetto in futuro" disse quando ebbero finito con le ultime note ammalianti ancora nella linea del telefono. Emma sbuffò e lui ricordò come una volta gli aveva detto che aveva sempre pensato che fosse così poco signorile farlo. Cosa che trovò stupida e divertente, ma vabbè. Swan.
Chi lo sapeva, davvero.
"Continua a sognare amico".
Lasciò il telefono accanto all'orecchio sul letto, le braccia dietro la testa "Solo se si tratta di te. Canta con me"
"Smielato".
Ahi, Swan. Ancora una volta.
"Shhh, smettila di chiamarmi con questi nomignoli, stai rovinando l'atmosfera. Sto solo cantando per farti addormentare, cara" Bene. Per dormire o per svegliarla. Tutta questa differenza di fuso orario era davvero un casino. Chi si era inventato quella roba comunque?
"Credevo avessi detto che questo era un duetto?" chiese con un'inclinazione eccitata nel suo tono. Killian alzò gli occhi e finse allegria per il fatto che aveva ammesso un possibile duetto.
"L’ha detto! L’ha detto! Finalmente!".
"Sei un idiota" rise lei ed entrambi si gustarono il breve silenzio che scese su di loro per un paio di secondi. Uno di quelli che potevano condividere, senza fare domande.
Naturalmente, interrotto da un segnale acustico improvviso.
Il suo borbottare sotto il suo respiro lo fece ridacchiare rumorosamente. Oh, quando era in questo stato d'animo era adorabile "Chi diavolo mi ha scritto adesso ..." Lui sentì la pausa per un istante e poi la sua irritazione fu così improvvisa che quasi saltò dal letto, lo aveva spaventato "Mi aspetto una scorta  di tappi per le orecchie da parte tua. Oh. Mio. Dio. Io lo uccido".
Rise di nuovo e si mise una mano sulla bocca per cercare di attutire le sue risate. Oh, Humbert. Che idiota "Metti il telefono proprio contro il muro" le disse. Non era sicuro che lei avesse esaudito la sua richiesta, ma dato che non aveva detto nulla, pensò che l’avesse fatto. "Buongiorno, Humbert" disse ad alta voce, non aspettandosi che rispondesse – solo nel caso, solo per essere educato - ma l'improvvisa risata e la voce divertita di Emma che ripeteva le sue parole attraverso il muro furono comunque la cosa migliore.
________________________________________________________________________________________________
 
"Andiamo Killian, voglio sentirla!".
"Non è ancora pronta" ripetè per quella che sembrò essere la centesima volta quel giorno. Dio, era così difficile afferrare un concetto così semplice? Non è pronta. Non è ancora fatta. Non è finita. E’ necessario più tempo.
Ah.
August alzò le sopracciglia con la confusione incisa sulla sua faccia "Mi avevi detto che avevi finito".
Ugh. Perché aveva dovuto dirgli qualcosa? In realtà aveva finito di scrivere, subito dopo la sua conversazione con Emma (e Graham via-parete, naturalmente, ricordò con un sorriso); non sapeva come, l'aveva trovata.
Come o perché, non ne era sicuro. L’aveva sentita arrivare all’improvviso, avvertì quasi un formicolio alle dita finché non andò a impugnare la penna, tremando nella fretta di scrivere i versi e le parole che fluivano dal suo cervello come acqua che scorre, senza fermarsi nel loro fluire e quasi sentì l'energia uscire fuori da lui quando ebbe finalmente finito, un foglio sporco, pieno di scarabocchi e macchie d'inchiostro che conteneva la canzone che con tanta cura aveva programmato dal giorno in cui si era reso conto che aveva bisogno di scrivere qualcosa sulla bionda attrice il cui destino si era così stranamente intrecciato al suo una notte casuale dopo un primo incontro fatale.
Ma lui ... non era pronto a condividerla. Non ancora.
"Io..."
"L’ha finita. Solo che non vuole ancora mostrararcela" Victor disse dal suo posto accanto a Ruby, mentre solleticava dolcemente con la sua mano il braccio nudo disteso della bruna. 
Davvero non capiva le persone che chiedevano agli altri di solleticarle. A proposito. Era noioso e fastidioso.
Si sentì irrigidire e strinse gli occhi verso la coppia, il sospetto annebbiò la sua voce "Come fai a saperlo?".
Il bassista si strinse nelle spalle, come se non gli interessasse nulla. Stronzo. "Ruby ha visto lo spartito e il testo".
Aspetta. Cosa.
"Che cosa?" ruggì ora chiaramente infuriato. Le rivolse uno sguardo fulminante, era incredibilmente protettivo nei confronti della sua musica. Era stata a casa sua qualche giorno prima quando avevano deciso di vedersi lì così avrebbe potuto incontrare lui ed Henry per portarlo a casa sua, dove sarebbe stato - era stato con Killian quella sera, suonando un po’ la chitarra insieme dato che le lezioni di Emma erano state così elegantemente abbandonate (anche se era più che convinto che avrebbe continuato, che lei lo volesse o no).
Aveva curiosato in giro tra le sue cose? Avrebbe preso a schiaffi quelle labbra rosse se l’avesse davvero fatto, migliore amica di Emma o meno.
Si morse il labbro e uno sguardo triste apparve sul suo viso e le spalle scesero verso il basso. La sua voce uscì piuttosto acuta nella fretta di giustificarsi "Mi dispiace - erano in giro nel tuo appartamento quando sono venuta a prendere Henry, ero curiosa".
"Questo non significa che è finita" disse incrociando le braccia davanti a se e sperando di apparire almeno un po' minaccioso. 
Scherzi a parte, se non avessero imparato a rispettare le sue cose, nessuno l’avrebbe mai ascoltata. Doveva insegnare a questi idioti una lezione o due.
Lei si strinse nelle spalle, il leggero timore per aver ficcato il naso nelle sue cose sembrò annebbiare i suoi pensieri prima di dichiarare innocentemente "Non ne ho idea, non sono una musicista - ma per quanto ne so, sembrava davvero bella".
Stava cercando di conquistarlo con dei complimenti? Davvero? Buona fortuna Red Lips - leccare il culo di Killian Jones non ti porterà da nessuna parte, lascia che te lo dica. No.
Anche se era sempre bello sentire elogi sul proprio duro lavoro. Soprattutto per quel pezzo in particolare per il quale sembrò aver avuto bisogno di versare sangue, lacrime, sudore e di dare in cambio la sua stessa anima per nascere.
Scuotendo la testa, gli occhi perlustrarono la stanza, volgendo lo sguardo con gli occhi socchiusi su tutti i suoi compagni di band e la migliore amica della sua ragazza "Siete dei pettegoli, non posso credere che in realtà esca con gente del vostro calibro".
E naturalmente tutti risposero in coro proprio come facevano sempre "Ohhhhhhhh".
"Ci ​​hai ferito, amico" Jefferson rise con una mano che andò a coprire il suo cuore - o dove si supponeva dovesse essere, pensò amaramente "Idioti". 
Victor alzò le mani in aria, smettendo per il momento di sollecitare il braccio della sua ragazza, per deriderlo. "Cribbio, riportate immediatamente indietro Swan così che possa aiutarlo a liberarsi dallo stress".
La testa di Ruby si sollevò così in fretta che gli sembrò quasi di confondersi. Saltellò sul divano, battendo le mani eccitata "E' il momento di Emma-e-Killian-che-si-baciano-sotto-l’albero? Yay! La mia parte preferita della giornata!".
Oh, sì. Perché adesso facevano questo.
Da quel giorno al Coachella, da quando aveva informato i suoi compagni di qualunque cosa lui ed Emma avessero iniziato la notte prima, rimase completamente sbalordito quando fu testimone del loro scambio di soldi, in quanto avevano scommesso che alla fine sarebbero finiti a letto insieme, ma non erano d'accordo su quando e per questo decisero di dare vita alla scommessa - tutti avevano cominciato questa routine stupida, infantile e completamente fuori luogo di stuzzicarlo sui momenti swannosi.
Già. Momenti Swannosi.
Potrebbero essere più stupidi? Lui pensava davvero di no.
"Perché lo trovate ancora divertente?" provò a chiedere - anche se non era sicuro di volerlo sapere, anzi. Era certo che la presa in giro in ogni caso non sarebbe finita tanto presto.
Filippo inarcò le sopracciglia, piegando la testa di lato e contando sulle dita, mentre spiegava "Perché vi siete odiati a vicenda dal primo momento in cui vi siete incontrati - aggiungendo dello champagne alla miscela, si badi bene - e ora voi due non riuscite a levare le mani di dosso l’uno dall’altra, forse?"
Killian non ebbe nemmeno il tempo di trovare una risposta, dato che Ruby emise un suono tra un lamento e un gemito e si appoggiò drammaticamente sulle ginocchia di Victor, portando la mano al suo volto nella posa più incredibilmente drammatica che avesse mai visto in vita sua. Anche se doveva ammettere che era alquanto divertente "Sono ancora così emotiva a riguardo. È così romantico. Dio benedica voi due idioti per portare gioia nella mia vita".
Tutti si scambiarono sguardi confusi tra di loro. Che cosa? A volte Killian si chiedeva se le ragazze vedessero le cose da un’angolazione completamente diversa dalla loro. Non avrebbe mai definito la sua ... cosa con Emma 'romantica'. Fu August che finalmente si schiarì la gola e le domandò dando voce alla domanda di tutti "Romantico?".
Alzò la mano verso il suo viso, fissandoli e rendendosi conto che erano tutti in attesa di una sua spiegazione. Fece un gesto con la mano, come se non capisse come non avessero potuto arrivare ad un concetto così semplice. Sì, Red Lips, indovina un po'… non tutti siamo a conoscenza del funzionamento interno della psiche femminile, sai, qualche consiglio sarebbe molto apprezzato comunque "Ugh. E' come leggere un buon libro – il bruciare lentamente, il flirtare, gli sguardi ardenti - il sesso arrabbiato ..."
"Come ..."
Lo spunto per gli idioti di fare il coro. Ancora una volta "Ohhhhhhh".
"Siete tutti dei bambini" li rimproverò agitato. Dio, poté sentire il suo volto arrossire.
Era arrossito. Non gli succedeva da quando era un adolescente, per l'amor del cielo.
I suoi compagni risero di cuore e puntarono verso di lui tra risate e fischi "E tu non lo sei?" "Vedo stronzate qui!".
Rinunciò a cercare anche solo di difendersi o di trattare con loro - non quando erano in questo stato d'animo. Erano peggio dei bambini.
E lo sapeva perché lui era esattamente come loro.
Si rivolse a Ruby ancora una volta bloccandola con uno sguardo "Perché voi ragazze vi raccontate sempre tutto? E' fastidioso".
La sua bocca si aprì in un sospiro indignato, gli occhi nocciola si allargarono verso di lui "Non è vero".
Non ebbe nemmeno bisogno di chiederlo, tutti fecero eco alle sue parole senza perdere un attimo "E' vero".
"Non hai detto niente a questi idioti subito dopo che è successo?" replicò incrociando le mani sul petto e fissandolo con aria di sfida.
Hah. Come se avrebbe aiutato.
"No. Ho solo detto loro che avevamo ... sviluppato ulteriormente il nostro rapporto in modo che non sarebbero dovuti rimanere sorpresi se avessero visto me e Swan in atteggiamenti ... più amichevoli, per così dire".
Victor sbuffò rumorosamente rivolgendogli un sorriso sghembo  "E per amichevoli lui intendeva ficcarle la lingua in gola ogni dannato minuto". 
Red Lips non sembrava affatto divertita. Volse lo sguardo da Killian a Victor, come se cercasse di capire se stessero effettivamente mentendo oppure no. Sbuffò alla fine alzando gli occhi al soffitto "Sì, giusto".
"In realtà, è vero. Killian non bacia e non racconta. E’ davvero sconvolgente, lascia che te lo dica. Non ho mai pregato così tanto per dei dettagli in tutta la mia vita" disse Filippo, che andò a sedersi accanto a lei dopo aver poggiato la sua chitarra accanto al divano facendogli un occhiolino. Killian ridacchiò – infatti tutti avevano chiesto i particolari e lui da signore che era, aveva rifiutato di condividerli.
Preferiva tenerli per se stesso, grazie mille.
La povera Red Lips mise il broncio come una bambina di cinque anni alla quale era stato negato il dessert. Oppure come Emma dopo aver realizzato che non c'era più cioccolato. Seppellì il viso nella pancia di Victor e nella sua voce apparvero nostalgia e fastidio "Mi sento così sola in questo momento. Non è giusto essere l'unica ragazza qui".
Le labbra di Killian si contrassero. Sembrava così tanto Emma, il desiderio improvviso di sentirla dire quelle stesse parole della sua amica , il modo in cui lei si posava sul suo grembo o come giocava con i suoi capelli e lui che le faceva il solletico o qualche altra scena simile fecero crescere il lui il desiderio di averla lì con se.
Idiota.
"Richiesta di rinforzi" Jefferson suggerì con nonchalance. Tutti continuarono a fare quello che stavano facendo - niente di produttivo, naturalmente - e per poco non la perse quando la vide saltare dal grembo di Victor e correre verso la sua borsa con un sorriso un po' folle su quelle sue labbra dipinte di rosso. Gli rivolse un sorriso, agitando le sopracciglia nella sua direzione quando recuperò il suo telefono dalle profondità di una delle tasche.
"Oh. Credo che lo farò".
 
Estratto dalle conversazioni di Twitter dagli account di Ruby Lucas, Emma Swan, Killian Jones, Victor Whale August W. Booth, Graham Humbert e Philip Prince.
 
HoodedRuby: @ESwan Non immagini nemmeno quanto mi manchi. TLB* (*The Lost Boys) mi stanno facendo passare le pene dell'inferno. Che schifo. Ritorna.
Jones_LostBoy: @HoodedRuby @ESwan Sta mentendo. Ma sì, ritorna.
ESwan: @HoodedRuby @Jones_LostBoy Cosa state facendo ragazzi? Mi state spaventando.
ESwan: @HoodedRuby Awww. Ragazzi mi mancate anche voi!
Jones_LostBoy: @ESwan Mi mancano di più le ragazze. Le ragazze. Le ragazze, Swan.
PhilipTLB: Eeee la battaglia di Twitter è iniziata, ragazzi. Sentitevi liberi di partecipare.
AWBooth: A ragazze come @HoodedRuby e @ESwan non dovrebbe essere permesso di stare insieme - rovinano l’atmosfera TLB. La prova: n1odwz4mn
[Foto: Ruby che stava cercando di applicare l’eyeliner a Killian e Victor, entrambi seduti sul divano inorriditi]
ESwan: @Jones_LostBoy NO TI PREGO.
Victor_LostBoy: @ESwan Ho inteso la citazione, comunque. Carina @Jones_LostBoy
RealGrahamHumbert: @Jones_LostBoy @Victor_LostBoy Non posso credere che non mi abbiate aspettato per farvi belli. Traditori :(
Victor_LostBoy: @RealGrahamHumbert @Jones_LostBoy amico, non vorresti essere davvero qui, lo giuro. @HoodedRuby fa paura quando si tratta di makeup.
ESwan: @Victor_LostBoy @RealGrahamHumbert @Jones_LostBoy @HoodedRuby Già passata, già fatto #sorrynotsorry  #hobisognodialtrefoto
RealGrahamHumber: Indovinate un po' stiamo per partecipare ad una festa! Guardate @ESwan tutta agghindata per la nostra prossima serata! l4osay7rh
[Foto: Emma nel suo pigiama, seduta sul letto con un paio di baffi finti]
Jones_LostBoy: @RealGrahamHumbert @ESwan apprezzo lo sforzo per spaventare la concorrenza durante la mia assenza con quei baffi, Humbert * batti il cinque oltreoceano *
AWBooth: Dieci dollari che @Victor_LostBoy e @Jones_LostBoy torneranno sul mercato, se questo continua ad andare avanti.
AWBooth: E con 'questo' intendo far incazzare le loro ragazze  #saggezzadeltastierista  #soloperdire
PhilipTLB: @AWBooth li vedo.
HoodedRuby: @ESwan vedi con chi ho a che fare? Sei pregata di tornare a casa. Ti prego, ti prego, ti prego.
Jones_LostBoy: @HoodedRuby @ESwan se non fai gli occhi da cucciolo non funzionerà. E io sono l'unico autorizzato a pregare qui.
ESwan: @HoodedRuby Non ti preoccupare, tra poco sarò di nuovo lì e non dovrai più sopportare quegli idioti da sola. Mi mancate.
Victor_LostBoy: RAGAZZI. Ci ha chiamato IDIOTI. @Jones_LostBoy @PhilipTLB @AWBooth @ESwan @RealGrahamHumbert
PhilipTLB: SARA’ BANDITA @Jones_LostBoy @Victor_LostBoy @AWBooth @ESwan @RealGrahamHumbert
RealGrahamHumbert: Non viene nemmeno qui @ESwan @Jones_LostBoy @Victor_LostBoy @AWBooth @PhilipTLB
PhilipTLB: nel caso in cui qualcuno fosse interessato, noi non menzioniamo @Jefferson_LostBoys perché è un perdente e non crede in Twitter.
AWBooth: @PhilipTLB @Jefferson_LostBoys è un NEMICO DI TWITTER.
 
Una voce fredda interruppe le urla e le risate che rimbombavano ad alta voce nello studio mentre tutti digitavano furiosamente sui loro telefoni, non lasciando vedere agli altri quello che stavano scrivendo sull'app. "Jones?"
Tutti saltarono, si voltarono e a trovarono Gold in piedi sulla porta, la mano che stringeva il bastone e li fissava con uno sguardo che Killian non era del tutto sicuro di come avrebbe potuto definire. Un mix tra perché-non-state-lavorando-quando-si-suppone-dobbiate-fare-qualunque-cosa-a-parte-oziare-deficienti e ehi-hanno-bisogno-di-riposo-suppongo-ma-ehi-indovinate-un-po’-tornate-a-lavorare-stronzi.
Tutto sommato, non sembrava troppo divertito in quel momento.
Lui deglutì rumorosamente, alzandosi dal divano, dove era seduto con Ruby e stava cercando senza alcun successo di rubarle il suo cellulare in modo da poter trollare il suo account per un po' . La ragazza aveva giocato troppe volte a quanto pare ed era riuscita a mantenere il pugno di ferro sopra il dispositivo, non lasciandogli altra scelta che cercare di farle il solletico.
Ehi, funzionava con la sua amica, chi avrebbe potuto dire che non avrebbe funzionato anche con lei?
"Sì?"
Gli occhi di Gold scansionarono velocemente l'ambiente circostante. Alla ricerca di chissà cosa "Siete ... molto impegnati in questo momento?".
Jefferson ridacchiò dal suo posto con un luccichio divertito nei suoi occhi "Gold. Sembra che siamo impegnati in questo momento? Victor indossa del trucco!".
"Non è vero".
Tutti scoppiarono di nuovo a ridere al rossore sul volto di Victor - Ah! Non era l'unico! - La risata si intensificò quando Ruby si avvicinò a lui e gli accarezzò la guancia con amore "Ma sei così bello - esalta i tuoi occhi! Killian dovresti assolutamente provare!".
Diavolo. No.
Le lanciò uno sguardo fulminante, agitò una mano nella sua direzione zittendola "Sì ... Penso che passerò".
Si mise le mani sui fianchi, stringendo le labbra in sfida "Dirò ad Emma di chiedertelo e lei lo farà, devi solo aspettare".
Lui alzò gli occhi verso di lei. Sì, giusto. Se Swan avesse avuto il coraggio di avvicinarsi a lui armata di qualsiasi tipo di makeup, gliel’avrebbe fatta pagare "Vedremo a tale proposito, non esserne troppo sicura".
"Jones - adesso?" Gold li interruppe ancora una volta e lui si ritrasse - aveva dimenticato che era lì. Perché diavolo voleva parlare con lui? Era successo qualcosa di cui non era a conoscenza? Forse c’era qualcosa di nuovo sulla stampa, o qualcosa del genere? Fece mente locale per qualcosa che avrebbe potuto provocare ogni sorta di problema, ma non venne a capo di nulla.
Era stato un bravo ragazzo, per una volta.
Dov'era la sua stella d'oro?
Forse Gold gliel’avrebbe data.
Ah. Era buffo. Non c'era da stupirsi, ora che Emma si era lasciata andare con lui continuava a crollare ogni volta che vedeva alcune di quelle gemme intorno a lei.
Asciugandosi le mani sui jeans e scrollando le spalle con disinvoltura, fece segno che avrebbe dovuto seguirlo fuori dalla stanza. "Certo".
Camminarono lungo il corridoio verso uno dei piccoli uffici vuoti dove Belle era solita lavorare quando era lì per fare ricerche per i suoi articoli , chiamare i clienti e quant'altro, si appoggiò alla scrivania in legno, tracciando pigramente con le dita le crepe e le linee sulla superficie. Alzò gli occhi per bloccarli nello sguardo del suo manager, che lo stava studiando con attenzione, con la testa inclinata di lato "Cos'è questa storia? Qualcosa non va?".
"No. E' solo che con le date dei prossimi spettacoli, le premiazioni a cui dovremo partecipare e l'album, ultimamente non abbiamo parlato per niente del contratto" dichiarò il manager, con i suoi lineamenti levigati in una maschera di calma indifferenza. 
Bene. Ora era davvero curioso di vedere dove sarebbero andati a parare. "E allora?"
Lui era più che sorpreso di vederlo ... trascinare i piedi. Doveva essere la prima volta. Non era abituato a vedere Gold in un atteggiamento diverso dal suo solito essere sicuro e maniaco del controllo. "E' ovvio che hai iniziato ... qualcosa con la signorina Swan".
Killian si sentì irrigidire. Oh.
"... sì".
Gold girò velocemente la testa verso di lui, afferrando con forza il bastone e l'altra mano inanellata andò di fronte a lui, la preoccupazione era incisa sul suo volto "Non pensare che stia giudicando qui, assolutamente. Infatti, ho avuto un sentore, una sorta di presentimento su un legame tra voi due. Fin dall'inizio, in quel primo incontro.. ".
Killian inclinò il mento, nascondendo accuratamente un sorrisetto. Ma davvero i suoi compagni e ora il suo manager pensavano che lui ed Emma fossero 'fatti l’uno per l’altra', facendo scommesse per vedere quando si sarebbero finalmente messi insieme - e questo? Fin dall'inizio?
Naturalmente. Certo. Uh-huh. Vai avanti, signore, hai la mia attenzione – tu e le tue stronzate.
"Certo. Ora sei un veggente. Perché farci firmare un contratto, allora?" gli chiese inclinando un sopracciglio consapevolmente.
Gold non sembrò nemmeno fare caso al suo tono beffardo, proseguì come se non avesse parlato "Oh, quale altro modo per farvi rendere conto che eravate perfetti l’uno per l'altra? No, voi ragazzini testardi avevate bisogno di qualcosa con cui scontrarvi. Ma non è questo il punto. Non sono un organizzatore di incontri invece di un manager musicale".
Aspetta, allora cosa diavolo stavano facendo lì? Killian era veramente stanco di tutti questi colloqui a porte chiuse e della segretezza "Che cosa c’è allora? Pensavo volessi rimproverarmi o qualcosa del genere. So che questo non era previsto nel contratto" aggiunse in un secondo.
Gold lo fissò per un attimo e un'espressione quasi simpatica apparve sul suo volto – come se non sapeva se dovesse dargli una pacca sulla spalla o prenderlo a parolacce per essere così idiota. Non era sicuro di cosa avrebbe scelto se gliene avesse dato la possibilità.
"Non è vero. Non è mai stato detto niente riguardo all’innamorarsi per davvero del finto partner. Ho parlato dei sentimenti che si potevano sviluppare per l'altro … se non romantici, allora forse amichevoli o familiari. Ma questo, in realtà, non cambia nulla". Fece una pausa toccando con le dita il pezzo d'oro alla fine del bastone con un ritmo quasi ipnotico "Per ora".
"Cosa vuoi dire?" Chiese confuso.
Gold sospirò pesantemente appoggiandosi al lato della scrivania sulla quale era seduto Killian "Solo un avvertimento, nel caso accada qualcosa tra te e la signorina Swan, qualsiasi tipo di problema che non possa essere risolto a un certo punto, allora l'intero contratto finirebbe con esso, come sono sicuro che puoi intuire, giusto?".
Killian rifletté per un momento. Se questa cosa tra lui e Emma non avesse funzionato, se in qualche modo avrebbero finito per ferirsi a vicenda - Dio non voglia che accada - avrebbe avuto senso se avessero rotto l'accordo. Niente più apparizioni in giro, non avrebbero più partecipato insieme alle prime o ai loro concerti. Non ne avrebbero avuto più bisogno comunque a quel punto, giusto? Avevano avuto abbastanza pubblicità fino a quel momento e anche se erano ancora sotto contratto, non voleva pensarci. Voleva solo vivere con quello che avevano in quel momento. Se un giorno avessero deciso di uscirne, allora così sarebbe stato. Ma sarebbero stati ancora insieme.
Ne era sicuro.
Ma lui capì la preoccupazione del suo manager o meglio il suo avvertimento.
"Sì, credo che sarebbe troppo devastante continuare a fingere di essere una coppia se fossimo a pezzi dopo una rottura" pensò ad alta voce, così Gold avrebbe evitato di leggere tra le righe. Il manager gli si avvicinò lentamente e i suoi occhi si ammorbidirono per un attimo dopo aver fatto così "Esattamente".
Stava per rassicurarlo che non avrebbe dovuto preoccuparsi di niente di tutto ciò, perché lui ed Emma non avrebbero messo in pericolo il contratto, non per il momento almeno, sicuramente non era un veggente e non avrebbe potuto sapere cosa avrebbe riservato loro il futuro, ma per ora era sicuro di qualcosa.
Erano felici.
Mentre stava per dirglielo, una voce bassa gridò dal fondo del corridoio, li colse di sorpresa e si scambiarono uno sguardo confuso "Ehilà? C'è qualcuno?".
Gold aggrottò la fronte, sempre in piedi, il bastone in mano e poggiò l'altra mano sul muro, chiedendogli se stesse aspettando qualcuno. Killian scosse la testa in risposta, scrollando le spalle con leggerezza. Stavano provando solo loro cinque, nemmeno Grace o Belle erano andate lì, solo Ruby li aveva raggiunti per portargli il pranzo in modo che potesse stare per un po’con Victor.
Uscirono dalla stanza per trovare un ragazzo piuttosto alto,  che alquanto preoccupato si grattava la nuca, come se non sapesse cosa fare. Gold gli si avvicinò e l'uomo finalmente si rese conto che non era solo, sospirando sollevato quando li vide. Killian notò che aveva una scatola sotto il braccio e immaginò che fosse una specie di fattorino o qualcosa del genere "Salve, sono Greg dal negozio... Belle French mi ha chiesto di portare questi per lei?"
Gold inarcò le sopracciglia, apparve sorpreso, ma recuperò subito, annuendo e prendendo in mano la penna che gli era stata offerta "Oh, deve aver dimenticato di dirmelo".
Visto che non aveva più nulla da fare lì, Killian si girò di scatto in piedi, guardando da sopra la spalla, mentre faceva ritorno nello studio, dove poteva sentire le chiacchiere ad alta voce dei suoi amici "Tornerò a lavorare con i ragazzi".
"Lavorare. Certo" il suo manager lo schernì, roteando gli occhi.
Ouch. Cercò di apparire offeso "Ehi, io sono quello che li fa lavorare, lo giuro".
"Qualunque cosa tu dica, Jones. Mi aspetto quella tua canzone segreta al più presto, non puoi nasconderla per sempre".
Perché diavolo tra tutte le persone, anche Gold sapeva di questa canzone? Stava per uccidere questi ragazzi, non potevano tenere nulla per sé, dannazione. Stavano diventando una banda di pettegoli, per l'amor di dio. Proprio mentre stava per mettere piede in studio, sentì Jefferson gridare verso di lui "Killian, vieni, corri!".
"Per cosa?" Chiese, le parole lasciarono la bocca proprio prima che la vista di fronte a lui potesse rispondere alla sua domanda. Erano tutti seduti sul divano, un intreccio di arti e sorrisi e pose imbarazzanti di fronte al braccio disteso di Ruby che teneva il suo telefono cellulare con la fotocamera rivolta verso quella scena ridicola.
"Foto di gruppo per Emma e Graham!" spiegò Victor. Killian scosse la testa, un sorriso tirò l'angolo delle sue labbra ... e saltò proprio sopra di loro, gettandosi su Filippo pochi secondi prima che il flash scattasse. "Cheese!" August si mise a ridere, cercando di soffocare un gemito, quando Jefferson gli diede una gomitata. Caddero dal divano come pezzi del domino, uno dopo l'altro, tra grida di ‘Togliti di dosso!' e 'dovresti assolutamente eliminare il bacon, amico' e tutti rimasero distesi a terra per un attimo, fino a quando Ruby voltò lo schermo e mostrò loro lo scatto finale.
"Sembro un verme".
"Tu sei un verme".
"Sta' zitto".
"Io sono uscito splendido come sempre".
"Non è il mio profilo migliore di nuovo ..." Killian gemette nascondendo il viso con il braccio. Le risate si placarono e un silenzio tranquillo inghiottì la stanza, mentre tutti erano distesi e fissavano il soffitto. Si sentì rilassato e pensò che potesse essere strano il fatto di poter prendere in considerazione l’idea di addormentarsi sul pavimento dello studio, circondato dai suoi compagni che erano gettati lì con lui, insieme ad una ragazza iperattiva armata di make-up e del suo telefono cellulare.
Si. Il sonno sembrava un’idea deliziosa. Specialmente se Gold avesse deciso di tornare di nuovo, li avrebbe picchiati con il suo bastone se li avesse trovati in quello stato.
Un bip dalla tasca lo risvegliò dai suoi pensieri. Tirò fuori il telefono, battendo distrattamente le notifiche e le sopracciglia si sollevarono per la sorpresa di scoprire che era una citazione da parte di Emma
ESwan: @Jones_LostBoy Vedo una lentiggine in questo tuo brutto profilo...
________________________________________________________________________________
 
"Dov'è?"
"Calmo Henry, probabilmente stanno aspettando i loro bagagli o qualcosa del genere. È una seccatura, lascia che te lo dica".
"Credi?".
"Sì.. non puoi nemmeno immaginare quante valigie ho perso qui, ragazzo".
"Deve far schifo".
"Non farmi parlare". 
Killian afferrò le spalle di Henry sotto le sue mani, cercando di alleviare i nervi del ragazzo. Poteva capirlo, stavano aspettando da tempo e c'era così tanto in un aeroporto per intrattenere un ragazzino di dieci anni. Erano andati a vedere alcuni negozi, avevano comprato delle caramelle e le avevano mangiate; si erano seduti su dei sedili terribilmente scomodi e cercò di dimostrare come qualcuno sarebbe in grado di dormirci sopra provando le posizioni più scomode che avesse mai osato immaginare, si raccontarono storie sulla festa in costume, sulle sue giornate passate in studio la settimana precedente e parlarono della premiazione a cui la band ed Emma avrebbero partecipato.
Tutto sommato era stato divertente.
Henry sospirò muovendo le mani nervosamente "Vorrei che avessimo potuto portare Nana qui con noi. A mamma avrebbe fatto tanto piacere".
"Lo so, ma qui non sono ammessi gli animali a meno che non siano cani di piccola taglia da poter portare in braccio" spiegò Killian. Si era informato a riguardo. Era sicuro che Emma avrebbe pianto se Nana fosse stata li ad aspettarla con loro.
Avrebbe scommesso che probabilmente sarebbe andata prima verso di lei, era così innamorata di quel cane.
"Come quelli che Paris Hilton porta in giro nella sua borsa?" Henry rifletté rivolgendogli un grande sorriso a trentadue denti. Doveva ridere, come faceva questo ragazzo a saperne così tanto di cultura pop? Era assurdo! Emma gli aveva assicurato che non aveva nemmeno un telefono cellulare, come aveva fatto a scoprire tutta quella roba?
"Esatto. Non la vedo tanto bene Nana poggiata sul mio braccio".
Lui davvero non poteva. Per quanto amasse Nana, era davvero troppo grande per portarla in giro come un chihuahua.
"Penso che i paparazzi avrebbero avuto una grande giornata se fosse successo, ce n’è sempre qualcuno in aeroporto..." Henry lasciò il suo pensiero in sospeso quando il suo volto si aprì in un largo sorriso, saltellò e si avvicinò alla barriera che separava i passeggeri in arrivo dalle persone in attesa di accogliere i nuovi arrivati​ "C'è Mamma! Sono loro!! Mamma! Mamma! Graham!".
"Henry!"
La testa di Killian sobbalzò al suono della sua voce. Dio, quanto le era mancata. La sua voce. I capelli volarono in tutte le direzioni mentre correva per incontrare suo figlio a metà strada. Il suono della sua risata.
Rimase fermo mentre Henry corse da lei abbracciandola con tutta la sua forza, le strinse le braccia intorno alla vita ferocemente mentre lei gli diede mille baci sui capelli con le braccia strette intorno a lui e  il sorriso che le illuminava tutto il viso.
Era stupenda. Brillava.
Henry si allontanò da lei, ridacchiando quando gli baciò la fronte e andò a salutare Graham, che stava controllando il telefono per fare in modo che non dimenticasse nulla nel suo zaino. Rimase lì, cercando di non sorridere quando vide Emma che scrutava nella piccola folla riunita lì in attesa dei propri cari, fino a quando non incontrò i suoi occhi.
Un battito cardiaco, due, tre.
Cento. Chi poteva dirlo.
Avrebbe potuto guardarla per sempre attraverso quella sala per quanto gli importava.
Non quando lei ti si getta tra le braccia, che fu quello che successe: un secondo prima era a dieci metri di distanza da lui e quello dopo le sue braccia erano strette dietro il suo collo e le gambe avvolte intorno alla sua vita. Fu così sorpreso che quasi perse l'equilibrio, ma si riprese in fretta, afferrò con le mani il jeans che le copriva le gambe così che non sarebbe caduta. Lui rise per le sue guance arrossate e si sporse in avanti fino a quando le loro fronti furono una contro l'altra.
"Woah – non pesi niente, Swan. Ti sei privata del cioccolato o cosa" disse, il suo sorriso minacciava di non lasciare il suo volto per le ore a venire, solo il fatto che lei fosse lì, tra le sue braccia, i capelli un alone intorno a loro e il suo profumo avvolgente, bastò per fargli venire voglia di cantare in allegria.
Lei scoppiò in una risata, girando la testa, si ritrovarono guancia a guancia, strofinandosi delicatamente contro di lui. Il suo respiro contro il suo orecchio gli fece correre un brivido lungo la schiena "Sta' zitto".
Lui sorrise con affetto "Prepotente come sempre vedo".
Lasciò le gambe scivolare giù fino a quando i suoi piedi toccarono nuovamente terra, anche se lui non lasciò andare le mani della sua vita. No No. Non avrebbe smesso di toccarla per un tempo abbastanza lungo da ora in poi, era stato Swan-privato abbastanza durante queste ultime settimane. Rimasero in piedi faccia a faccia, languidi sorrisi si specchiavano sulle reciproche labbra, fino a quando la sua mano si avvicinò dolcemente alla guancia e lui istintivamente si appoggiò al calore del suo palmo
"Ciao" sussurrò.
"Ehi" rispose lui, la sua voce uscì bassa e incerta.
Lei si sporse in avanti sempre leggermente e lui non si rese nemmeno conto che stava imitando ogni suo movimento, per colmare la distanza tra di loro, uno spazio che separava ormai solo le labbra "Mi sei mancato".
Respirò un bacio dalla sua bocca, le labbra si poggiarono sulle sue, non osò chiudere gli occhi, il blu incontrò il verde in uno sguardo intenso "Mi sei mancata anche tu".
"A nessuno sono mancato io però. Che tristezza". 
Fu piuttosto comico il modo in cui sospirarono contemporaneamente e subito condivisero un piccolo sorriso, un sorriso pieno di promesse, un sorriso della serie 'continueremo dopo' .
Il miglior sorriso che si sarebbero mai potuti scambiare. O no? In realtà qualsiasi sorriso che Emma gli avrebbe rivolto o regalato sarebbe stato sufficiente per lui.
Si voltò verso il suo amico avvolgendo il suo braccio intorno alla vita di Emma "Stai scherzando? Come potrei? Ogni volta che ho parlato con lei, ho parlato anche con te!".
Graham agitò le sopracciglia comicamente, inviando loro un ghigno arrogante "Pareti sottili, cosa posso dire?"
Killian emise un gemito, non volendo discutere proprio lì della questione delle pareti sottili. Non avevano fatto niente d’inadeguato! Rivolse ad Emma uno sguardo con la coda degli occhi, notando divertito la colorazione delle sue guance. Grazie a Dio Henry si unì alla conversazione come colui che doveva salvare la giornata, girando la testa in direzione di Graham e disse eccitato "Ho parlato anch’io con te, vero?".
Graham gli scompigliò i capelli ridacchiando "È vero posso sempre contare su di te, amico".
Sospirando esasperato Killian si guardò intorno per individuare le valige di Emma, le prese e seguì il trio ai cancelli principali all’esterno, l'ondata di caldo quasi lo investì appena le porte si chiusero dietro di loro. Tirò fuori gli occhiali dalla tasca e li indossò velocemente per non chiudere gli occhi ogni due secondi per il sole accecante. Girò la testa di lato per vedere Emma che respirava lentamente, lasciando che la luce del sole le bagnasse la pelle, dandole quasi un bagliore dorato.
Richiamò l’attenzione del suo amico con un fischio "Vuoi un passaggio, Humbert?".
Graham scosse la testa, agitando una mano con noncuranza "No, va bene! Prenderò un taxi e finalmente potrò crollare nel mio letto e non svegliarmi più. E' stato un piacere conoscervi ragazzi. Au revoir" concluse con un finto inchino. Killian sorrise inclinando un sopracciglio.
"Ma guarda che francese. Davvero niente male".
"Ma per favore" Emma lo schernì, roteando gli occhi. Killian immaginò che Graham avesse tentato troppo spesso l'approccio Francese durante il viaggio.
Graham si strinse nelle spalle innocentemente, sorridendo a Emma prima di andare ad abbracciare velocemente lei ed Henry e diede due pacche sulla schiena di Killian prima di girarsi e mettersi in coda per prendere un taxi "Non sentite troppo la mia mancanza ragazzi - Oh aspetta, solo Henry può. Riposa bene Swan" si interruppe inviando un occhiolino nella sua direzione da sopra la sua spalla "…oppure no!!".
Oh, Humbert. Non vorresti nemmeno sapere "Ciao fratello".
Emma, da parte sua, sbuffò come se non riuscisse a liberarsi del suo coprotagonista abbastanza in fretta, anche se Killian poté vedere il luccichio divertito nei suoi occhi mentre diceva "Via di qui, perdente".
Sentirono la forte risata di Graham mentre tornavano alla macchina di Killian, Henry era seduto sulle valige di Emma mentre raccontava tutto quello che aveva fatto durante la sua assenza, muovendo le braccia freneticamente intorno a se per illustrare il tutto. Killian guidò il carrello facendo molta attenzione e gli risultò davvero difficile non far cadere lui - o i bagagli – in quel caso Emma lo avrebbe accusato di essere un cretino irresponsabile o qualcosa del genere. Si era comportato proprio bene negli ultimi giorni, quando aveva badato ad Henry, dopo tutto.
"Allora. Cosa mi hai portato?" chiese Henry saltando di nuovo a terra una volta arrivati ​​alla macchina e Killian aveva iniziato a sistemate le valige nel bagagliaio. Emma si fermò a giocherellare con la borsetta, alzando la testa per guardarlo con un'espressione incredula sul viso.
"Davvero? Questa è la prima cosa che mi chiedi? No, ciao mamma, come stai? Sei stanca? Vuoi qualcosa da mangiare o da bere? Com’ è andato il volo? Ti è piaciuto il viaggio?'"
Henry le accarezzò il braccio prima di saltare sul sedile posteriore e Killian si strinse nelle spalle quando lei lo fissò dal cofano della vettura, con la faccia ancora scioccata "Ce lo dirai più tardi. REGALI".
Emma si sistemò sul sedile del passeggero, sospirando sconfitta e guardando indietro verso suo figlio "Ugh. Te lo darò quando arriviamo a casa".
Henry sembrò compiaciuto e annuendo soddisfatto di se stesso, prese il suo libro di favole dallo zaino e iniziò a giocherellare con le pagine per passare il tempo durante il lungo viaggio di ritorno verso casa di Emma "Così va meglio".
Killian lo guardò nello specchietto retrovisore e gli risultò davvero difficile non ridere in faccia ad Emma al suo fianco. Si morse il labbro inferiore quando la vide fare una smorfia, infine scuotere la testa esasperata. Le chiese del volo e delle città in cui era stata, volendo sapere se avesse avuto modo di visitare altro a parte le televisioni e i luoghi in cui si erano tenute le interviste e le anteprime del film. Anche se già sapeva la maggior parte di quello che le stava chiedendo, era diverso sentirglielo raccontare con i suoi occhi che si illuminavano mentre descriveva con entusiasmo alcuni dei cibi che aveva provato lì o di come si era imbattuta in un ragazzo che si era inginocchiato nel bel mezzo del red carpet per farle una proposta di matrimonio poco prima che la sicurezza potesse allontanarlo o di come Anton, Abigail e Graham l’avessero costretta ad unirsi a loro per una serata karaoke - 'di nuovo' gemette sconsolata – e di come pregò che nessuno avesse registrato qualsiasi tipo di video di quell’esibizione.
Arrivarono finalmente a casa Swan ed Emma andò sul retro della vettura accanto a lui per aiutarlo a raccogliere i bagagli. Killian li tirò fuori dal bagagliaio, lasciando il più leggero ai suoi piedi e prendendo gli altri in mano prima di girare gli occhi provocanti verso di lei "Allora… hai portato qualcosa per me?".
Si chinò per afferrare la maniglia della valigia con la mano, rivolgendosi di nuovo a lui con uno sguardo curioso e un sorriso apparve le sulle labbra "Pensavo avessi detto che non volevi niente?".
La afferrò per la vita, stringendola contro di se in un movimento improvviso, assaporando il suo tranquillo sussulto di sorpresa. Lasciò le dita vagare sulla sua anca con movimenti lenti e poi abbassò la testa in modo che potesse respirare nel suo orecchio "Ho detto che volevo una cosa in particolare".
Le sue labbra si contrassero e gli afferrò la mano per trascinarlo verso la porta d'ingresso, dove Henry li stava aspettando con impazienza "Ed è proprio qui, in un unico pezzo, proprio come avevo promesso".
Recuperò le chiavi dalla sua borsa e furono accolti dai salti e dall’abbaiare senza sosta di Nana, Emma praticamente lanciò via le valige senza alcuna cura appena la vide, per avvolgere le braccia intorno a lei, si mise in ginocchio a terra ricambiando con mille carezze il suo entusiasmo, i guaiti del povero cane rispecchiavano le parole dolci di Emma "Nana, la mia ragazza, vieni qui. Mi sei mancata tanto piccola. Come stai? I ragazzi ti hanno trattata bene? Ti sono mancata? Ti è mancata l'unica altra ragazza della casa? Ti sei divertita?".
Henry e Killian si scambiarono un sorriso divertito e portò le valigie che stava trasportando in fondo alle scale così che potessero portarle dopo nella camera da letto di Emma in modo che potesse disfarle.
"Lo sai che per quanto possa essere intelligente purtroppo non parla, vero?" le disse quando le passò accanto.
Lei lo ignorò e continuò ad accarezzare l'animale peloso stringendola al petto "Fuori di qui".
Si inginocchiò accanto a lei accarezzando Nana sulla testa, facendo in modo che intanto le sue dita accarezzassero le sue. Lasciò scorrere la lingua lentamente sulle sue labbra senza strappare lo sguardo da lei "Pensavo volessi che rimanessi qui stasera?"
Lui fu più che lieto di vederla deglutire ad alta voce, un brivido le scosse velocemente il corpo e gli occhi ricaddero a terra "Sai quello che volevo dire".
Lui intrecciò le dita con le sue, tirandole verso di sé così che potesse guardarlo di nuovo e le rivolse un sorriso "E' sempre bello sentirselo dire". Si alzò in piedi e la trascinò con sé tirandola verso la cucina e agitando le sopracciglia giocosamente "Vieni,  mangiamo qualcosa e poi possiamo andare a letto".
"C’è..."
"Sì".
Strinse gli occhi nella sua direzione, inclinando il mento con aria di sfida "Non ho nemmeno finito la frase!".
Lui le rivolse un sorriso da vincitore "Emma. Ti prego. È il cioccolato. E' sempre il cioccolato".
I tre si sedettero sul divano con un paio di pizze,  nessuno di loro era in vena di preparare qualcosa che non coinvolgesse il riscaldarlo nel forno o al microonde, videro un film dopo che Henry aveva insistito incessantemente. Il fatto che avesse scelto Alice nel Pese delle Meraviglie non sorprese Killian, come sottolineò in un sussurro sommesso ad Emma - soprattutto considerando il fatto che la sua figlioccia si era vestita come il personaggio principale durante la loro festa - ma al pugno di Emma e all’avviso non-ti-azzardare-a-prenderlo-in-giro, fece il segno di zipparsi la bocca e di buttare via la chiave, deciso a non prendere in giro Henry sulla sua più che evidente - almeno per lui - cotta per Gracie.
Oh, crescono così in fretta.
Fu alla metà del film che si rese conto che Emma si era addormentata accanto a lui, il suo respiro gli solleticava il collo, dato che aveva seppellito il viso contro la sua spalla per stare più comoda mentre guardavano il cartone animato. Sorrise con affetto, giocando con un ricciolo biondo sciolto e in silenzio fece un gesto ad Henry di non fare rumore per non svegliarla. Continuarono a guardare il film e quando ebbero finito decisero di vederne subito un altro. Era ancora presto, Emma non sembrava affatto prossima a svegliarsi ed erano annoiati.
Era il momento perfetto per un rewatch di Harry Potter.
Un paio di ore più tardi, Emma iniziò a muoversi e lui rimase immobile, in attesa che lei riconoscesse ciò che la circondava. Quando lo vide seduto accanto a lei sul letto, sollevò un sopracciglio confusa.
"Ti sei addormentata. Dio, non sei nemmeno arrivata al punto in cui Alice parla con il bruco".
Dovette reprimere una risata per la sua faccia delusa "Cosa? Nooo. Adoro quella parte". Scrutò brevemente la stanza, notando che si trovava in camera da letto e non più sul divano al piano di sotto. "Dov'è Henry?".
"L'ho mandato a letto, dopo abbiamo visto Harry Potter per passare il tempo mentre dormivi".
Questo sembrò risvegliarla ancora di più. Si sedette, allungando le membra doloranti probabilmente dopo tutte quelle ore in aereo e poi sul divano e ora il letto e lo guardò con occhi inorriditi. Sapeva che si sarebbe sentita tradita quando l’avrebbe scoperto "Hai visto Harry Potter senza di me? Questo fa schifo". 
Lei emise un gemito e crollò ancora una volta sulla schiena, tirando il cuscino con sè e nascondendosi sotto di esso. Killian ridacchiò e andò sopra di lei reggendo il suo peso sulle braccia, prese in mano il cuscino per spostarlo in modo che potesse vedere il suo viso "Possiamo vederlo di nuovo un altro giorno, tesoro. Mi dispiace. Bacio?"
Strinse le labbra, cercando di apparire infastidita, ma finì per scrollarsi leggermente e puntellarsi sulle braccia per andargli incontro a metà strada, poggiando dolcemente le labbra sulle sue "Bacio. Mi hai portata fino a qui?"
"Stile sposa". L’aveva fatto davvero. Era stato molto divertente anche se sarebbe stato ancora più divertente se fosse stata sveglia, naturalmente. Poteva solo immaginare le urla e i calci per farla scendere se fosse stato il caso, già lo sapeva.
Lo osservò con gli occhi socchiusi, inclinando la testa di lato "Questo è ... stranamente dolce. E non hai nemmeno tentato di sbarazzarti dei miei vestiti. Huh".
Ah. Non l’aveva fatto. Era sorpreso anche lui.
"Sono un gentiluomo. Tendiamo a preferire le donne quando sono disponibili, sai. E preferibilmente sveglie" spiegò immergendo la testa su di lei ancora una volta. Portò le sue labbra sul collo premendole dei languidi baci lungo di esso, la lingua andò a toccare la sua pelle.
"E se sono ... terribilmente sveglie?" chiese ad alta voce un po’ esitante.
"Oh, a quel punto sarebbero più che pronti ad aiutare le loro signore a liberarsi dei loro abiti" biascicò con voce divertita, non fermando il lento scorrere sulla sua pelle, consapevole del modo in cui il corpo di lei stava rispondendo.
"Lo farebbero davvero?"
"Uh-huh".
La mano di lei andò ad arricciarsi attorno alla sua nuca intrecciandogli le dita nei capelli "Allora chi sono io per combattere contro il galateo del gentiluomo".
Non aveva bisogno di un ulteriore incoraggiamento. Fece un rapido lavoro sulla sua t-shirt, sollevandogliela sopra la testa e lanciandola al bordo del letto, i suoi pantaloni seguirono immediatamente la stessa strada. La baciò profondamente, le mani scorrevano sulla sua pelle senza mai fermarsi. La sentì ridere all'improvviso all’intreccio di pantaloni, calze e biancheria intima che furono gettati a terra nella fretta di spogliare dai vestiti lei e se stesso.
Fu dannatamente lungo.
Si fermò quando la vide completamente nuda sotto di lui ed uno scorcio blu scintillante attirò la sua attenzione. Si calò su di lei, andando a toccare leggermente con la mano la stella blu appesa al collo "La stai indossando".
"Ti ho detto che l’avrei fatto" rispose lei con un sorriso dolce sulla bocca.
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere in quanto lei poggiò le labbra contro le sue, premendo la bocca contro la sua con insistenza, seppellendo le dita tra i capelli. Lui gemette sotto il suo respiro, la sua mano la prese per il fianco bloccandola sotto di lui.
Killian finalmente allontanò le labbra che furono distanti abbastanza a lungo per mormorare "E’ troppo smielato se ti ripeto quanto mi sei mancata?".
Lei scoppiò in una risata guardandolo da sotto le ciglia "Quanto ti è mancato questo, vuoi dire?" Chiese lei sfiorando il suo petto nudo contro di lui.
Cazzo.
"Oh, beh si mi sono mancate le ragazze. Ma no…intendo dire te. Tu, Emma Swan".
Si morse le labbra e lui seguì l'azione con gli occhi socchiusi, sopprimendo la voglia di morderle lui stesso. Forse più tardi. Sì, sicuramente più tardi "A me è mancato il Capitano. Non tu, questo è sicuro". 
Civetta. "Dovrò informarlo, scommetto che ne sarà entusiasta" riconobbe annuendo seriamente.
Emma rise ancora una volta, imitando il suo atteggiamento serio quando si riprese dalle sue risatine "Dovrebbe esserlo, non sono abituata ad ammettere queste cose con chiunque, sai. Ho degli standard ..."
Non ebbe nemmeno la possibilità di portare a termine il suo pensiero però, perché Killian tagliò il discorso nel modo migliore che conosceva, la baciò. Per un attimo lei si agitò, probabilmente in segno di protesta per il suo tentativo di farla tacere, ma alla fine cedette, consentendo alle labbra di sciogliersi contro le sue. Lui gettò la punta della lingua lungo la parte interna del labbro superiore, assaporando il piccolo suono di piacere che giunse dalla sua gola. Poi si allontanò per coprire la gola con una serie di baci prima di far scendere la sua bocca lungo la clavicola, sul seno e giù per la curva morbida del suo stomaco. Lui sorrise contro la sua pelle quando sentì le risatine di Emma, probabilmente a causa del solletico che sicuramente le stava infliggendo e ben presto si unì alla sua risata e si trascinò fino alla lunghezza del suo corpo in modo che entrambe le loro facce arrossate fossero a pochi centimetri di distanza , ridacchiò passando la bocca su quella di lei.
Tutto ad un tratto, Emma si sporse in avanti e si agitò sotto di lui, portando accidentalmente la sua carne nuda in contatto con la sua. Ci fu un attimo di silenzio e poi con un basso ringhio di necessità, Killian spinse i suoi fianchi in avanti per unire il suo corpo con quello di Emma. Quello che successe dopo infatti, non fu per niente da ridere.
Ma da urlare però ...
______________________________________________________________________________
 
La mattina seguente, Killian si svegliò con un piacevole aroma di vaniglia. Si rese conto che l'odore proveniva da qualcosa di morbido e setoso che riposava contro il suo volto e rifugiato più in profondità, respirando profondamente. Si sentì più felice e riposato di quanto potesse ricordare di essersi sentito da molto tempo e sorrise tra sé pensando di iniziare a chiamare Emma il suo nuovo sonnifero.
Non era sicuro che l’avrebbe trovato così divertente, ma oh, che fa.
Si girò e allungò le braccia sopra la testa, ma il suo movimento fu compromesso dal corpo caldo di Emma, completamente nudo pressato contro di lui che inchiodava il suo braccio destro al suo fianco. La osservò per un po', guardandola addormentata, non era in grado di smettere di sorridere per le labbra socchiuse, le lentiggini sul naso, la mano sulla quale poggiava la testa. Con il suo braccio libero, la raggiunse fino a spostare delicatamente le ciocche dorate di capelli dal viso e notò come il suo corpo era premuto contro il suo e una delle sue gambe appoggiata sui suoi fianchi.
Tracciò leggermente con il dito lungo la sua vita e la pelle morbida del suo fianco, notando il tono pallido della pelle e quelle macchie di bellezza, Dio, ne aveva davvero tantissime, finché, sotto il suo tocco delicato poté sentire che cominciava a muoversi.
Aprì gli occhi e il verde incontrò il blu in uno sguardo assonnato "Buongiorno" le sussurrò.
Chiuse di nuovo gli occhi, strofinandosi il collo mentre lei si avvicinò a lui, seppellendo il naso contro la sua pelle "Buongiorno anche a te". Rimasero per un po' in silenzio, le sue dita ancora scorrevano sul suo corpo nudo, fino a quando non aprì ancora una volta gli occhi e gemette forte "Oh Dio, smetti di guardarmi, scommetto che sembra che un camion mi abbia appena investita".
Sciocca, Swan di mattina. Lui alzò gli occhi, aggiungendo in tono sarcastico "Certo. Più volte". Si chinò a baciare entrambe le palpebre chiuse, poi la punta del naso e infine le labbra "Tu. Sei. Bellissima. Non importa l'ora del giorno. Ora zitta".
Lei emise un sospirò e strofinandosi gli occhi stanchi con il dorso di una mano sbadigliò "Penso che c’è qualcosa di veramente sbagliato in questo rapporto dato che ci mandiamo al diavolo o ci diciamo di stare zitti l’un l’altro l’ 85% del tempo".
"Non è così quando ti chiedo di stare zitta baciandoti però, vero?" Chiese alzando un sopracciglio con fare interrogativo. Lei si lasciò sfuggire una risatina, qualcosa che ancora lo meravigliava, era un suono così ... dolce. Era incredibile come aveva deciso di mostrare questa parte di se stessa.
A lui tra tutte le persone. Un fatto che lo faceva stranamente sentire orgoglioso.
Appoggiò la testa sulla sua mano, girandosi verso di lui per fissare gli occhi con i suoi "Mmm. Credo che ... dia una spinta piuttosto curiosa alle statistiche. Bacio?"
Lui rise suo malgrado, chiudendo la distanza tra loro "Bacio".
Sapeva che aveva solo intenzione di baciarlo velocemente, ma Killian non aveva intenzione di fare niente di tutto questo. Le accarezzò dolcemente le labbra con le sue, afferrandole la parte posteriore del collo e approfondendo il bacio, disperato dalla voglia di gustare più della sua bocca e di sentire più della sua pelle. Emma fece un piccolo verso di sorpresa nella parte posteriore della gola, ma rispose spingendo il suo corpo più forte contro il suo fino a che, seppur a malincuore, si staccò. Le accarezzò la guancia dolcemente, sorridendo ai suoi occhi lucidi "Vuoi fare colazione?" chiese senza fiato
"Certo, mi piacerebbe fare colazione, tesoro".
Lei gli rivolse uno sguardo di avvertimento - completamente rovinato dal sorriso che minacciava di sfuggirle dalle labbra "Non cominciare".
"Non ho ancora iniziato ..." disse con il broncio. Amava farla ridere con le sue battute stupide.
Lei ridacchiò mentre si alzava dal letto, piegandosi per raccogliere i capi vaganti di abbigliamento sparsi sul pavimento, scuotendo la testa alle sue buffonate. Gli gettò i suoi vestiti, colpendolo in pieno petto. Ouch. Fortunato che non c'era la cintura lì in mezzo. "Mettiti su i pantaloni, andiamo. Vado a svegliare Henry".
Sospirò cercando di non guardarla troppo mentre si metteva una canottiera e degli shorts, chi voleva prendere in giro, la stava fissando apertamente, era difficile non farlo, quando lei era così dannatamente affascinante e soprattutto mostrava così tanta pelle. Infine raccolse la forza sufficiente per alzarsi e fare una doccia veloce. Non poteva fare a meno di ridere quando si rese conto che stava usando il suo shampoo e che probabilmente quel profumo di vaniglia che sembrava aggrappato ai suoi vestiti e ai suoi capelli l’avrebbe seguito per un po' dopo aver risciacquato.
Non si lamentava più di tanto.
Idiota.
Quando ebbe finito, scese le scale per trovare Emma già in cucina, i capelli raccolti in una treccia disordinata e le mani sui fianchi, fissando il frigo come se l’avesse offesa personalmente in qualche modo.
"Niente pancakes?" si chiese ad alta voce mentre controllava il contenuto degli scaffali.
Emma lo guardò torvo, un cipiglio le guastò la fronte "Granny aveva ragione, non posso fare più i pancakes, dopo aver provato i suoi. Maledetta".
Killian invece, a malapena fece caso alle sue lamentele, fu distratto da quanto fosse bella con la luce del mattino che si specchiava sul suo viso, illuminandole i capelli. Sentì una calda ondata attraversare tutto il suo essere, a partire dalla base dello stomaco e irradiarsi verso l'esterno. Non era più una sensazione estranea, l’aveva già provata prima in presenza di Emma ed aveva preso sempre più familiarità con essa negli ultimi mesi.
L’aveva ammesso la scorsa notte mentre dormiva.
Si ritrovò in piedi dietro di lei, le strinse le braccia intorno alla vita, chinandosi a piantare un bacio sulla parte superiore della sua testa. Non c'era nulla di sensuale nelle sue azioni e in effetti non aveva alcuna intenzione di far degenerare ulteriormente la situazione.
Si chiese come mai non avesse mai sentito questo particolare desiderio con qualsiasi altra ragazza in passato, perché voleva solo stringerla. Stava vivendo tante prime volte con lei, era un po' ridicolo.
Emma si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di gioia quando lui la abbracciò, ma poi improvvisamente si irrigidì, rivolgendo uno sguardo in direzione della porta quando suonò il campanello. Si strinse nelle spalle, fece un passo fuori dal cerchio delle sue braccia, dicendogli da sopra la spalla di iniziare a preparare qualcosa. Lui ridacchiò e si mise a lavoro, sorridendo mentre Henry si unì a lui, ancora strofinando via il sonno dal suo viso e sbadigliando.
Sentì Emma parlare con qualcuno e pochi secondi dopo la porta chiudersi. Aveva appena finito di apparecchiare la tavola e stava tirando fuori dal frigo alcune uova per farle un’omelette, sapeva che le piacevano, l’aveva scoperto le volte che era rimasta a casa sua, dove praticamente gli aveva dato disposizioni e le chiese "Chi era?".
"Il postino" disse ancora nella sala.
Scompigliò i capelli di Henry che si alzò per aiutarlo a recuperare le cose da portare in tavola, fischiettando distrattamente sotto il suo respiro e ricordandogli Biancaneve e i sette nani dato che la principessa cantava quella canzone ogni volta che lavorava. Aveva sempre pensato che fosse stupida e invece adesso si ritrovava in un grembiule e sembrava esattamente come la più bella del reame.
Dio.
Un suono di qualcosa che andava in frantumi lo riportò dalle sue riflessioni e si voltò per vedere Emma sulla porta, uno dei vasi della credenza in pezzi sul pavimento. Il suo volto era impallidito in un modo innaturale ed era ferma lì, con una mano che si stringeva al collo, le unghie quasi conficcate nella sua pelle delicata. Teneva in mano una specie di pacchetto, gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Killian corse da lei lasciando sul fuoco la  padella o le uova o qualsiasi altra cosa che stesse preparato, si fermò davanti a lei, le sue mani le afferrarono con forza gli avambracci, scuotendola leggermente "Emma? Che è successo?"
Le ci volle quasi un minuto intero per pronunciare finalmente delle parole, la sua espressione inorridita fece solo temere ancora di più a Killian quello che era successo "Questo non può accadere".
Sentì i passi di Henry verso la porta, probabilmente preoccupato per sua madre. Le accarezzò le braccia nel tentativo di calmarla, quasi gemendo per la frustrazione dato che lei si rifiutava di guardarlo negli occhi "Emma - Emma, tesoro, guardami cos'è successo?"
Come se stesse uscendo da una sorta di stordimento, strappò gli occhi da quel maledetto pacchetto, bloccò gli occhi nei suoi, la sua voce di solito sarcastica, dolce, brillante e piena di vita ormai era completamente vuota "Ci ha trovato".
I suoi occhi si riempirono di confusione e paura. Di cosa diavolo stava parlando? La sua presa sulle spalle divenne più stretta, probabilmente al punto di farle male, anche se lei non diede alcun segno di sentire nulla oltre a quello stato di insensibilità in cui sembrava essere sprofondata "Chi?"
Gli porse il pacchetto, lasciò cadere una mano dal suo braccio per prenderlo e dare uno sguardo al suo contenuto. La sua bocca assunse un improvviso cipiglio quando si rese conto che c'erano articoli, fotografie, estratti di riviste e notizie stampate su di lei, lei e Killian insieme e cose simili. Notò che c'era un foglio in mezzo a tutte quelle carte e lo raccolse cautamente.
C'era solo una frase scritta su di esso.  
Ehi, principessa.
Proprio mentre stava per chiederle cosa diavolo significasse, sussurrò "Neal". 


***************************************************

Anche con un oceano a separarli questi due sono proprio adorabili, il culmine lo raggiungiamo con Wonderwall cantata al telefono, ma ve la immaginate una cover di Colin di questa canzone? OMG :P
Come in ogni  storia da ricordare non può filare tutto liscio, non ci bastava Milah che ogni tanto fa le sue apparizioni teatrali, adesso c'è un ritorno dal passato di Emma. 
Neal è tornato...che intenzioni avrà?
A prestissimo

PS: Vi lascio il link di Wanderwall...sono certa che a qualcuno verrà voglia di ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=6hzrDeceEKc
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Ci Muoviamo Con Leggerezza ***


Cap 25 – Ci Muoviamo Con Leggerezza

 
Questo non stava accadendo. Non era reale. Non poteva essere. No.
Era solo un orribile incubo e lei si sarebbe sicuramente svegliata, guardando le pareti color crema della sua stanza e magari avrebbe dato un colpetto al fianco di Killian per convincerlo a svegliarsi con lei solo per scherzare insieme. O sarebbe andata in bagno per sistemarsi i capelli scompigliati e la facca da jet-lag.
Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, tutto cazzo, ma nulla di tutto questo.
Eppure una vocina dentro la sua testa le ricordò crudelmente la sua conversazione con Killian dell'altro giorno riguardo al mentire. Di non essere stata così sorpresa quando Henry era stato coinvolto in quell'intervista e di come era stato una specie di sollievo per lei. Avrebbe dovuto prevederlo, avrebbe dovuto davvero aspettarselo, in effetti. Perché naturalmente quando tutto sembrava andare per il verso giusto nella sua vita, qualcosa doveva arrivare e rovinarla, per prendere e schiacciare le sue speranze.
Ancora una volta, questo non poteva accadere di nuovo.
Le scene riprodotte in testa: un ghigno arrogante, una risata che risuonava nel suo maggiolino giallo, una corsa mentre urla rabbiose inseguivano i loro passi, baci scambiati nell’impulso del momento, una luce brillante alla sua destra ...
Emma strinse gli occhi, prendendo un forte respiro. La sua mano andò al collo stringendolo saldamente e pregò la sua mente di smettere di ricordare quella notte. La notte in cui tutto era cambiato per lei, la notte in cui si rese conto che l'unica persona di poteva fidarsi era solo se stessa fino a prova contraria, tranne che per la sua famiglia. Una famiglia che avrebbe avuto un nuovo membro a distanza di poco tempo, come avrebbe scoperto un paio di settimane più tardi.
Quella notte iniziò a ricostruirsi mattone dopo mattone intorno al suo cuore ancora una volta.
La sensazione di vertigine e ricordi la colpirono. Si chinò, il suo respiro crebbe rapidamente mentre si copriva le orecchie con le mani, cercando di bloccare gli improvvisi flash che le attraversavano il cervello. L'assalto nella sua mente coprì tutto al di fuori di lei. La mano di Killian le toccò la spalla e sentì la sua voce preoccupata. Aveva dimenticato che era ancora lì, il pacchetto ancora nelle sue mani "Emma, tutto bene?".
Voleva rispondere, ma il suo corpo tremava così forte che non riusciva a formare le parole. La testa le girava a causa della mancanza di ossigeno per i suoi respiri frenetici. Il battito del suo cuore accelerò facendo peggiorare il problema della respirazione. Inciampò sui suoi piedi, urtando Killian, che le afferrò per un braccio prima che cadesse.
"Emma, cosa stai facendo?"
"A-aria" fu tutto quello che riuscì a dire.
Il dolore e i respiri in preda al panico peggiorarono mentre cercò di raggiungere la cucina. Le gambe le tremavano e la sua visione si offuscò con contorni neri mentre la nausea si impadroniva dello stomaco. Affondò le dita nelle braccia di Killian, che l'aveva seguita e mantenuta con una forte stretta per la sua vita.
"Mamma, cosa sta succedendo?" Oh Dio, Henry la stava vedendo andare in frantumi. Oh dio. Che cosa avrebbe dovuto dirgli adesso? Scosse la testa, i rantoli alla ricerca dell’aria resero quasi impossibile formare una parola coerente "No-non-llo-s-so. Nno-non preoccuparti".
"Henry, vai a chiamare Ruby o David e resta in camera tua fino a quando non ti chiamo per favore". La voce di Killian risuonò da dietro di lei.
"Ma ..."
"Henry, per favore".
Emma non ebbe il coraggio di guardare in direzione di suo figlio, aveva paura di quello che avrebbe visto nella sua espressione, la preoccupazione per lei era sicuramente impressa sul suo volto, ma si stava rivelando difficile per lei cercare di concentrarsi su qualcosa di diverso dalla sua incapacità di respirare correttamente. Proprio quando sentì i passi di Henry lasciare la stanza, le ginocchia si piegarono sotto di lei. Killian a malapena riuscì a prenderla prima che cadesse a terra e in un istante  sentì il suo corpo sollevarsi e muoversi in casa. Non aveva idea di cosa stesse succedendo intorno a lei, dove stava andando o anche con chi fosse a quel punto. Sapeva solo che non riusciva a respirare e aveva davvero bisogno di respirare. Infine, si sentì scendere verso terra con la schiena contro qualcosa di duro e freddo. Delle grandi mani calde sulle sue guance.
"Emma?" le mani contro il suo viso erano gentili, rassicuranti "Emma. Ascoltami. Concentrati sulla mia voce. Puoi farlo?" Chiese Killian.
Respirò quel poco d'aria che poteva e annuì con la testa con gli occhi ancora stretti.
"Ok. Bene". I pollici si muovevano sulle sue guance tracciando piccoli cerchi sulla sua pelle "Stai bene. Tutto andrà bene".
Avrebbe davvero voluto ridere di questo. Oh, se solo avesse saputo. Ma naturalmente non poteva, non gli aveva nemmeno mai parlato di Neal da quando si erano incontrati. Ne aveva avuto la possibilità, ma non era pronta. Tendeva a non parlare di ciò l'aveva ferita, nella vana speranza che non avrebbe inciso nella sua vita se fingeva che nulla fosse mai successo, pensò.
Aveva funzionato, eh?
Stranamente però, mentre le sue dita callose tracciavano scie sulla sua pelle e la sua voce provava a rassicurarla, sentì il suo corpo intorpidirsi. Lui continuava ad accarezzarla, il suo viso, i suoi capelli. Leggermente, con così tanta delicatezza che se lei non fosse stata così concentrata su questo non le avrebbe nemmeno sentite. Il suo respiro rallentò.
Che cosa c’era nella sua voce che riusciva a calmarla?
Lentamente andò a premere il viso nell'incavo del suo collo, inspirando profondamente, abbracciando il suo profumo inconfondibile, che l’aveva svegliata quella mattina, quando non era ancora successo niente e lei si sentiva completamente soddisfatta della sua vita. Nascose il naso contro di lui, sentendo le sue pulsazioni battere costantemente contro la sua guancia. Il tempo sembrò passare lentamente, mentre lei era seduta lì, per terra, con Killian seduto di fronte a lei.
"Ti senti meglio?" chiese con calma, i suoi occhi la scrutarono con attenzione.
Voleva parlare, ma non era ancora in vena di provarci. Sapeva che avrebbe dovuto parlarne con lui comunque, ci sarebbe stato tempo per quello successivamente. Lei annuì.
"Sei sicura?" le passò le dita tra i capelli appena sopra l'orecchio, gli occhi non lasciarono mai i suoi.
Lei deglutì rumorosamente, chiudendo gli occhi ancora una volta "Sì".
Poté sentirlo lottare contro le parole che così disperatamente voleva dirle. E' quasi la fece sorridere, sapendo che era disposto a mettere da parte la sua curiosità ed evidente preoccupazione, ovviamente - solo per il suo bene, per non aggiungere altra pressione al suo disagio più che evidente. Ma a quanto pare era troppo per lui "Vuoi parlarne?"
Sospirò pesantemente, seppellendo il naso ulteriormente nel cotone morbido della sua t-shirt, strofinando e respirando ancora una volta "Non ancora".
"Vuoi che chiami Henry?".
Oh, merda. Henry. Si era quasi dimenticata che lui aveva assistito a tutto. Gesù. Che cosa avrebbe dovuto dirgli adesso?
Si allontanò da lui per guardare il suo viso e vide come la preoccupazione era ancora impressa sui suoi lineamenti. Non scherzo era davvero spaventato dopo tutto questo. Poteva ancora sentire il suo cuore battere furiosamente dentro la sua cassa toracica. "No. Non ancora. Non voglio che mi veda in questo stato".
"Emma ..." protestò fissandola con uno sguardo pacato. Lei non lo lasciò continuare però. Non aveva intenzione di ripensarci.
Non era pronta.
"Killian ti prego. Non so ancora cosa dirgli. Io... credo che oggi debba stare con Regina. Ho prima bisogno di affrontare tutto questo" concluse appena in un sussurro, quasi chiuse gli occhi quando sentì come la sua voce risuonò rotta nelle sue orecchie.
Sì, rotta era sicuramente il termine più adatto per descriverla. Il fatto che era anche il titolo del suo film doveva sembrarle come se fosse stato un segno e lei avrebbe dovuto avvertire che sarebbe successo.
Karma? Destino? Scherzo cosmico? Chi poteva saperlo, davvero. Emma sapeva solo che faceva schifo.
Killian continuava a guardarla attentamente da sotto le ciglia e lei gli lasciò vedere qualsiasi cosa stesse cercando sul suo viso. Trovò divertente come, per anni, era riuscita a tenere fuori chiunque avesse cercato in qualche modo di leggere dentro di lei, per scoprire cosa stesse pensando o i suoi sentimenti, ingannando chi volesse o provasse a farlo. Fino a quando non aveva incontrato Killian ... con lui non voleva. Lo lasciò vagare intorno alle sue mura liberamente, era riuscito a scalarle e fare sua qualunque cosa avesse dentro di lei.
Lei lo aveva accolto.
Le diede un leggero bacio sulla tempia e prontamente si alzò con un sospiro "Ok. Resta qui, vado a chiamarla" Sentì i suoi passi che si allontanavano e la conversazione soffocata dall'altra stanza, mentre lei aspettava, ancora seduta per terra, con la schiena al muro e le gambe piegate di fronte a lei. Un ricordo improvviso di lei seduta con Killian sul ​​pavimento della sua camera da letto le tornò in mente, quando anche lui era stato assalito dai ricordi e dal dolore e lei era stata con lui.
Non c'era da stupirsi che sapeva come calmarla. Erano entrambi così incasinati, era sorpresa di come fossero arrivati a quel punto illesi. Sembrava che la metà del loro rapporto l’avessero passata a leccarsi le ferite e a confortarsi a vicenda.
Ma l'altra metà era così piena di felicità, Emma si sentì quasi raggiante. Non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo.
Killian si presentò davanti a lei, ancora una volta con il suo telefono cellulare in mano "Ha detto che Daniel è già sulla strada per venire a prenderlo". Si fermò e la guardò inclinando un sopracciglio e le sue parole uscirono incerte "Probabilmente dovrei dire al ragazzo di prepararsi?"
Lei annuì stancamente "Grazie".
Le si inginocchiò davanti, le mise le mani sulle guance, lo sguardo fisso su di lei "Emma, dovremmo almeno dire qualcosa al ragazzo. Dev’essere terribilmente preoccupato".
Lo sapeva. Era stupita di come non avesse ignorato Killian poco prima e avesse cercato di stare con lei o avesse almeno provato a ritornare, ma a quanto pare era rimasto veramente impressionato - o la voce imperiosa di Killian era stata sorprendentemente efficace, chi poteva dirlo.
Lei deglutì, cercando di ignorare il groppo in gola "Io ..."
Non la lasciò nemmeno finire. Le afferrò le braccia, tirandola in piedi e subito le prese la mano tra le sue, portandola lungo il corridoio che portava alla stanza di Henry. "Vieni. Vengo con te. Non devi dirgli nulla, devi solo fargli vedere che stai bene. Poi ci occuperemo di questo casino".
Proprio quando raggiunsero la porta di suo figlio, le rivolse un sorriso rassicurante e bussò, udirono la voce di Henry da dentro. Killian aprì e lo vide seduto sul letto con il suo libro accanto e il telefono cellulare gettato con noncuranza dall'altro lato. Appena li vide, si alzò in piedi e corse verso lei, abbracciandola in una presa stretta "Mamma? Stai bene?".
Lei gli accarezzò i capelli, quelle ciocche color nocciola che tanto adorava. Fu dura guardarlo in quel momento e pensare come suo padre fosse riuscito a ottenere una tale reazione da lei. Qualcuno che aveva reso possibile la vita di quel piccolo e perfetto essere umano al tempo stesso poteva farle del male in tanti modi "Sì, ragazzo, sto bene. Scusa se ti ho fatto preoccupare".
La lasciò andare e fece un passo indietro, esaminandola con un'espressione di attesa "Lo ero. Ho chiamato lo zio David quando me l’ha detto Killian, dovrebbe essere qui presto".
Oh, giusto. Questo sarebbe stato divertente, già lo sapeva. Avrebbe atteso fino a quando l’avrebbe sentito David. O Ruby. Stavano per avere una giornata indimenticabile, ci avrebbe scommesso.
Cercò di aggiungere un po' di allegria alla sua voce quando si inginocchiò davanti a lui, con le mani che andarono ad afferrargli le spalle. Non sarebbe stato facile. "Che bello!  Sta venendo anche Daniel così potrai andare da Regina per il weekend".
Gli occhi di Henry si spalancarono, le sopracciglia gli si aggrottarono per la confusione e le labbra erano già pronte per rimproverarla. Non poteva davvero biasimarlo - gli aveva promesso che avrebbero trascorrono il fine settimana insieme "Ma sei appena tornata! Non dovevo stare a casa con te?".
Lei trasalì visibilmente, chiuse gli occhi momentaneamente. Era stata in giro per l'Europa per la promozione del film e ora che era di nuovo a casa doveva mandarlo via. Si sentiva uno schifo assoluto, ma non riusciva a trovare una soluzione migliore.
Dovette lottare contro l’esitazione nella sua voce mentre cercava di spiegarsi. Conosceva suo figlio e sapeva che avrebbe capito, anche se al momento era probabilmente più arrabbiato con lei di ogni altra cosa "Lo so, mi dispiace ma ... quella cosa al piano di sotto. Ho bisogno di occuparmene subito e non voglio che tu venga coinvolto in nessun modo".
La sua espressione si trasformò da scontrosa a confusa "Perché?"
"Henry, non posso spiegarti niente adesso. Ma devi fidarti di me, per favore. Credimi, voglio stare con te più di ogni altra cosa al mondo, ma non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa"  concluse, un accenno di supplica riempì le sue parole, tale era la sua disperazione che lui capisse che realmente aveva bisogno di stare lontano da questo, mentre cercava di risolvere quello che stava succedendo.
Si spostò più vicino a lei, la sua voce era preoccupata, mentre stringeva forte la mano nella sua "Aspetta, è qualcosa di pericoloso?".
Lo era? Davvero non lo sperava. Chi sapeva cosa fosse diventato Neal dopo tutti quegli anni, se il suo dono di ficcarsi nei guai era un dato di fatto,  non era davvero impaziente di scoprire cosa avesse fatto della sua vita (se avesse davvero fatto qualcosa) .
Poteva sempre sfruttare quelle mosse da dura che aveva imparato per i suoi film, nel caso in cui ...
Emma scosse la testa, per cancellare i suoi pensieri vaganti e per cercare di rassicurare il figlio, che le aveva afferrato la mano come se la sua vita dipendesse da questo. "No, no. Non preoccuparti ragazzo. Ma per favore, non essere arrabbiato con me" lo pregò, il suo volto si rabbuiò quando lo guardò.
Le venne voglia di piangere quando vide l’espressione di comprensione di Henry, le sue braccia andarono intorno a lei ancora una volta, il tutto sotto lo sguardo attento di Killian sulla porta, madre e figlio si abbracciarono come se non si sarebbero dovuti vedere per anni.
"Starai bene comunque?" Mormorò nel suo orecchio mentre continuava a stringere la sua piccola figura, con la camicia a scacchi, le orecchie appuntite, le lentiggini e il sorriso birichino.
Lei gli accarezzò la testa dolcemente inalando il suo profumo "Certo. Staremo tutti bene, te lo prometto". Tirandosi indietro, si alzò in piedi e batté le mani, tutti atteggiamenti  fatti con la speranza di mascherare il fatto che stava per piangere o fare qualcosa di altrettanto emotivo "Vieni, prepariamoci".
Non più di 20 minuti dopo, era tutto pronto, Daniel davanti alla porta aspettava dopo aver rassicurato Emma che Regina l’avrebbe chiamata più tardi per sapere i dettagli, per organizzarsi e che Henry sarebbe stato con loro fino a quando lei avrebbe deciso che sarebbe potuto tornare. Emma mise il libro di suo figlio nello zaino e stava per dargli il guinzaglio di Nana, quando la fermò, dandoglielo di nuovo e fischiò al cane per farlo andare al loro fianco. Entrambi lo accarezzarono e poi Emma lo guardò meravigliato, in attesa di una spiegazione. Henry si strinse nelle spalle e fece segno al cane, che sfiorò la mano di Emma e appoggiò la testa contro di lei così da mantenere il contatto.
"Penso che hai più bisogno tu di lei qui con te che io da Regina".
________________________________________________________________________________
 
 
"Sono arrivati i rinforzi" Killian la avvertì non molto tempo dopo, quando il suono inconfondibile degli pneumatici contro il marciapiede si sentì attraverso le finestre. Si alzò dallo sgabello che stava occupando con lei mentre bevevano una tazza di cioccolata - l'unica cosa che potesse bere, a questo punto, per riuscire a calmare i suoi nervi scossi - e diede una sbirciatina dalla finestra. Lo vide sollevare le sopracciglia e poté dire che sembrava quasi divertito. Come ci riusciva non lo sapeva davvero. "Oh, bene. In realtà, è arrivata la truppa al completo".
Diceva sul serio? Lei piegò la testa di lato, afferrando la tazza ermeticamente con le mani. Oh, guarda, era la tazza che Henry le aveva portato da una delle sue gite con la scuola. Ancora non riusciva a credere che aveva avuto il coraggio di comprarle una tazza 'KEEP CALM AND – MA DOV’E’ FINITO IL RUM?'. Per cominciare, come faceva a sapere che le piaceva il rum? E in secondo luogo, dove avevano portato i bambini per trovare cose del genere? Non avrebbero dovuto acquistare quelle con gli unicorni e altri piccoli animali?
Anche se il fatto che suo figlio avesse scovato la tazza pirata non era troppo sorprendente, se fosse stata onesta con se stessa. Incolpò Johnny Depp.
"Che cosa vuoi dire?" chiese finalmente alzando il sopracciglio - anche se non aveva nemmeno importanza, dato che la porta d'ingresso si aprì con un forte rumore e tutta la cavalleria entrò in casa. E con cavalleria intendeva il fratello, la sua futura cognata e la sua migliore amica.
Se qualcuno le avesse offerto del denaro in cambio di scegliere chi dei tre fosse più fuori di testa, lei avrebbe avuto un momento difficile. Arrivarono sconvolti con gli occhi spalancati e le facce contrite.
Woah.
"Cosa è successo?" David domandò appena arrivato in cucina, mettendo le mani sul bancone. Cazzo, sembrava un principe sul piede di guerra. Fu abbastanza divertente, non stava nemmeno guardando lei - stava guardando in cagnesco Killian, come se si aspettasse che tutto questo fosse colpa sua.
L'uomo in questione riuscì solo a mettere le mani davanti a sè, stringendosi nelle spalle con aria innocente "Non guardare me, sto ancora aspettando di scoprire anch’io cosa è successo".
Ruby arrivò dietro di lui, si mise accanto a Emma sedendosi al posto che era stato precedentemente occupato da Killian e si spinse in avanti in modo da poter essere fianco a fianco, toccandole le gambe. Tremò quando la mano della sua amica prese la sua - Ruby aveva sempre mani e piedi freddi. Qualcosa a che fare con la circolazione del sangue o qualcosa del genere, aveva spiegato le innumerevoli volte che qualcuno si lamentava di questa cosa "Henry ha detto che sei andata fuori di testa per qualcosa che ti hanno consegnato qui a casa?"
Emma chiuse gli occhi per un istante fino a che non incontrò lo sguardo di Killian. Lui annuì e si diresse verso il salotto, tornando con l’oggetto tanto temuto tra le mani. Lo mise sul bancone di fronte alla sua piccola famiglia fuori dal normale "Ecco".
Sentì tutti e tre fissarla intensamente, come se stessero aspettando la sua approvazione prima di scoprire il contenuto del pacco. Non voleva toccare di nuovo quella scatola , non aveva portato altro che ansia e brutti ricordi. Continuò a toccare con le unghie la ceramica colorata, ignorando i loro sguardi d'intesa fino a quando vide con la coda dell'occhio Mary Margaret sbuffare esasperata e afferrare il pacchetto, aprirlo e versare il contenuto sul linoleum, le carte volarono intorno a loro mentre cadevano . Per un folle, fugace momento tutto quello a cui riuscì a pensare fu quello spettacolo in cui le banconote vengono gettate in aria e le persone dovevano prenderle al volo.
In questo caso, si trattava di vari articoli e fotografie della sua vita da quando era diventata una celebrità. Non era così attraente, ne era sicura.
E quello era il momento in cui la sua famiglia sarebbe andata fuori di testa. Avrebbe dovuto considerare l’idea di prendere un paio di tappi per le orecchie. Sentì un sussulto di Ruby che si rese conto di aver trovato il biglietto che le fece capire chi fosse il responsabile dietro l'intera faccenda. Lo passò a suo fratello,  Emma non era davvero impaziente di vedere la sua espressione, si sentì di nuovo come un’adolescente dal modo in cui il suo volto si indurì quando giunse alla conclusione che qualcuno stava cercando di fare casini con la sua sorellina e David infine sì assicurò che anche Mary Margaret lo vedesse.
Lasciate che il baccano cominci, ragazzi.
"No, cazzo".
"Questo non può accadere".
"Sto andando a uccidere quel bastardo adesso".
"Come diavolo ha fatto ... voglio dire ..."
"Emma ..."
Continuarono ad andare avanti per un po' commentando gli articoli, il biglietto, le immagini. Iniziarono addirittura ad esaminare il pacchetto solo nel caso in cui potessero trovare qualche indizio sulla sua provenienza. Ad Emma risultò davvero difficile non commentare come tutti sembrassero appena usciti da un episodio di CSI in quel momento, alla ricerca di qualsiasi tipo di indizio o dettaglio per smascherare il misterioso criminale - era un criminale? Stava solo cercando di incasinarle la testa? Che cosa voleva in realtà? Chi lo sapeva … avrebbe potuto eventualmente trovarla.
Fu così fino a quando sentì Mary Margaret che stava cercando di ottenere la sua attenzione chiedendo per quella che sembrò essere la milionesima volta quello che era successo esattamente, dopo aver chiesto la versione di Killian e apparentemente non sembrò soddisfatta di quello che aveva sentito, che era assolutamente ridicolo, che altro potrebbe esserci oltre ad aprire la porta al postino, firmare e chiudere di nuovo? A quel punto tutta la frustrazione e l'ansia repressa che l’avevano paralizzata esplosero. Sbatté la tazza sulla superficie del linoleum di fronte a lei, notando in un angolo della sua mente che forse aveva scheggiato la tazza e rivolse alla sua famiglia sguardi ardenti nella loro direzione, le mani quasi le tremavano mentre tentava di controllare le sue emozioni "Che cosa vuoi che ti dica? Cosa dovrei fare? Huh? Avrei dovuto saperlo? O forse sono stata così fottutamente stupida da pensare che non si sarebbe mai presentato dopo quello che ha fatto e provare a rovinare di nuovo la mia vita o che cosa dovrei dire a Henry adesso? O semplicemente vorrei sapere che cazzo vuole?"
Si alzò in fretta dal suo sgabello, ignorando la mano tesa di Ruby nella sua direzione e gli occhi imploranti di Mary Margaret "Ho bisogno di un momento" dichiarò. Si fece strada verso la stanza di Henry, solo uno sguardo fugace inviato a Killian nella sua scia. Appena fu dentro, si avvicinò al letto di suo figlio, crollando sul materasso e abbracciando il cuscino tra le mani. Distesa sul suo fianco, scorse alcune foto che teneva sul comodino: di Ruby e lui con i volti pieni di vernice ad una fiera che avevano visitato alcuni anni prima, Ruth con il fratello, nel primo giorno in cui si erano trasferiti a Los Angeles e si erano sistemati nella loro nuova casa. Notò quella che aveva aggiunto di recente e che non aveva mai visto. Allungando il braccio la raccolse e un sorriso affettuoso apparve sulle sue labbra quando vide Henry, Nana e Killian in una delle loro passeggiate nel quartiere. Pensò che gliel’avesse scattata Ruby quando avevano trascorso del tempo insieme mentre lei era in Europa. Toccò con le dita il viso di suo figlio nella foto, i suoi lineamenti accesi di gioia mentre correva con il suo cane e un sorriso canzonatorio rivolto a Killian.
Fu quel sorriso a portare Emma ai ricordi nostalgici. Naturalmente.
Perché per quanto potesse sembrare stupido, ogni ragazza almeno una volta doveva innamorarsi di un ragazzo dal ghigno arrogante e un comportamento scorretto.
Neal.
Si erano conosciuti quando lei era una matricola al college, era giovane, imprudente, ingenua e incredibilmente stupida. Poteva vederlo ora, anni dopo: dato che si era lasciata affascinare da lui, l’aveva intrappolata così facilmente. Era affascinante, magnetico; il tipo di ragazzo carismatico che ti attira a se come una falena alla fiamma. Il tipo di ragazzo che non avrebbe mai pensato si sarebbe mai interessato a una ragazza come lei.
Ahimè, invece l’aveva fatto.
E lei fu così sorpresa da questo fatto, che aveva smesso di considerare tutte le scelte che stava facendo in quel momento, come qualsiasi ragazza innamorata, quando tutto quello che aveva da offrire era l'amore per questo ragazzo che sosteneva di amarla. Non c'era un David o una Ruth lì a incombere su di lei, si era trasferita a San Francisco per frequentare la SF State University, mentre David era rimasto a casa e aveva iniziato la sua attività, anche se l'anno successivo si trasferì lì quando si scatenò l'inferno e nonostante il fatto che era sempre stata insieme a Ruby e Mary Margaret, le due ragazze con cui condivideva il dormitorio in città, si allontanò da loro per un po', considerando che Emma trascorreva la maggior parte del suo tempo con Neal invece che con le ragazze della sua età, che poi l’aiutarono quando lui la deluse.
Non era orgogliosa delle cose che aveva fatto in quel periodo. Affatto. Avrebbe voluto che qualcuno le cancellasse dalla sua memoria per lasciarsi tutto alle spalle, ma visto che non c'erano bacchette magiche o incantesimi 'Obliviate' per dimenticare, dovette scontrarsi con gli errori che aveva fatto durante quel periodo problematico della sua vita. Passava fuori casa quasi tutte le sere, aveva provato cose che non avrebbe nemmeno mai osato immaginare prima e aveva anche passato un paio di notti alla stazione di polizia per reati minori, quando Neal le aveva chiesto aiuto in una delle sue "piccole avventure", come amava chiamarle. Emma si era sentita euforica in un primo momento quando le aveva chiesto di unirsi a lui: l'adrenalina, l'eccitazione, la corsa; era tutto nuovo per lei.
Fino a quando una delle sue scappatelle sfuggì fuori dal suo controllo.
Le disse che dovevano fare uno scherzo a qualche idiota di una confraternita e che avrebbe dovuto prendere qualcosa dal palazzo prima di andare via. Emma avrebbe dovuto aspettare nella suo maggiolino giallo, mentre faceva quello che aveva pianificato all'interno della casa del povero ragazzo. Lei non sapeva nemmeno chi fosse, l'unica cosa che sapeva era che probabilmente sarebbe stato davvero dispiaciuto la  mattina seguente per aver fatto incazzare il suo fidanzato. Non dovevi creare problemi a Neal Cassidy o avresti avuto guai, era quello che aveva imparato da quando si erano messi insieme. In un modo o nell'altro, il suo sangue si gelò quando vide del fumo iniziare a venire fuori dalle finestre e notò le fiamme dietro i vetri. Terrorizzata, non perse nemmeno tempo a pensare: chiamò la polizia ed i vigili del fuoco, assolutamente terrorizzata dalla possibilità che qualcuno potesse farsi del male nell’incendio. Non era sicura di quello che era accaduto all'interno, se fosse il piano di Neal sin dall’inizio o se fosse stato solo un incidente.
Quando i pompieri ebbero tutto sotto controllo, fu sul punto di svenire per lo stress e la preoccupazione per lui. Emma aveva detto che c'erano persone dentro, ma a quanto pare erano scappati prima che l'incendio divampasse, in quanto non vi trovarono nessuno. Il disagio aveva lentamente cominciato a insinuarsi dentro di lei e la paura prese piede nel suo cuore quando si rese conto che era andato via senza di lei. L'aveva lasciata.
Non solo ci fu l'improvvisa consapevolezza che non si era nemmeno preoccupato di verificare se fosse andata a casa , se fosse rimasta ferita o  peggio che le fosse successo qualcosa. La polizia la portò alla stazione per un interrogatorio e ingenua come era allora, non era nemmeno a conoscenza del modo in cui l'ispettore continuava a guardarla quando lei gli aveva detto che sapeva che c'erano persone all'interno della casa.
Ora, naturalmente, si sarebbe presa a schiaffi da sola. Naturalmente pensarono che lei fosse dietro l'intera faccenda o fosse almeno consapevole di quello che era accaduto.
Così iniziò la notte peggiore della sua vita in una cella, seduta contro il muro, sul suo lettino, in attesa di un miracolo, di una fata madrina pronta a mostrarsi per salvarla da quell'incubo che stava lentamente diventando la sua vita.
David guidò tutta la notte dalla loro città natale a San Francisco per cercare di tirarla fuori di lì. Non avevano ancora trovato prove contro di lei e i vigili del fuoco dichiararono che sembrava fosse stato un incidente e non qualcosa di pianificato in anticipo, così fu libera di andare con 50 ore di servizio alla comunità e fu sottoposta a delle sessioni di interrogatorio senza fine, tra spiegazioni,  nomi rivelati e lacrime.
Aveva preso tutto di lei quando suo fratello la portò di nuovo al dormitorio.
Non si era resa conto che stava ancora accarezzando la fotografia con le dita quando udì il cigolio della porta che si apriva. Fermò i suoi movimenti per un secondo, ma continuò quando si rese conto che non aveva intenzione di chiederle di muoversi o uscire per unirsi a tutti loro in cucina. Sentì il letto sprofondare accanto a lei, un corpo le si sistemò accanto, era un letto un po’ troppo piccolo per ospitare due adulti insieme.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra "Sapevo che avrebbero mandato te".
"Beh, io sono quello affascinante. Anche se Jones continua a cercare di prendere il mio posto".
Si girò nello spazio minuscolo in cui si ritrovò costretta dopo che lui l'aveva raggiunta, muovendosi con la cornice ancora in mano. Lei gli rivolse uno sguardo duro "Non stiamo parlando di Killian".
David alzò appena gli occhi verso di lei, afferrando il cuscino dalla sua mano e posizionandolo sotto la testa facendole cenno di sollevarla quando sarebbe stata pronta "Non è il motivo per cui sono qui e tu lo sai". Si guardarono l'un l'altro per un lungo momento e la nostalgia inghiottì Emma quando ricordò periodi più semplici, quando erano giovani e saltavano i compiti per andare a leggere libri e fumetti nella sua stanza mentre Ruth credeva che stessero studiando. Serate pigre trascorse insieme guardando film, condividendo storie sulla scuola e sulle persone che entrambi conoscevano. Quelle prime cotte che David aveva sperimentato e aveva chiesto consiglio per i problemi con le ragazze. Come aveva detto, tempi più semplici "Ho visto le foto e il biglietto. Hai qualche idea del perché sia spuntato proprio adesso?".
Emma sapeva che suo fratello non avrebbe girato intorno al discorso. Questo è ciò che le era sempre piaciuto di lui, sin da quando si erano incontrati il giorno in cui le dissero che sarebbe stato il suo nuovo compagno di laboratorio. Tuttavia, in quel momento avrebbe preferito ignorare la dura verità. "Penso che tu già lo sappia" disse dopo una pausa.
Alzò lo sguardo verso di lei e la consapevolezza e la comprensione offuscarono i suoi occhi, annuì serio. Certo che lo sapeva. Era suo fratello, conosceva la storia che c’era tra lei e Neal e sapeva come alcune persone potevano essere incasinate. "Henry" dichiarò infine con un tono cupo e tormentato.
Lei annuì mordendosi il labbro in difficoltà e la sua testa corse per la centesima volta alle possibilità che si celavano dietro il motivo dell'invio di quelle fotografie e l’improvviso desiderio di far conoscere la sua presenza dopo tanti anni e dopo il suo più che evidente abbandono.
Si passò le dita tra i capelli - Dio, non aveva nemmeno avuto la possibilità di lavarli dopo il viaggio di ritorno dall'Europa, dovevano essere ridotti male a quel punto - aggiunse per affermare la sua opinione "E' l'unica cosa che poteva usare per arrivare a me. Questa è l'unica spiegazione che posso trovare".
Un rombo improvviso la fece trasalire, fino a quando si rese conto che era David che stava ringhiando al suo fianco, con le sopracciglia aggrottate così forte che i suoi occhi erano appena visibili. "Che pezzo di merda. Giuro che lo prendo a pugni se osa presentarsi qui".
"Sai che lo farà" replicò scoraggiata. Se lei sapeva qualcosa su Neal, era che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere quello che voleva.
David la rivolse uno sguardo curioso "Io davvero non saprei. In realtà non l’ho mai incontrato, ricordi?"
Era vero,  non era nemmeno in città con lei. Ruby era riuscita a vederlo un paio di volte e così anche Mary Margaret ed Ella quando qualche volta era spuntato nel suo dormitorio per portarla fuori o si intrufolava di nascosto in camera sua.
Il presunto grande amore della sua vita, il suo primo amore: un volto sfocato per tutti gli altri a parte per lei. Un fantasma.
Che cosa dolce.
Smise di cercare di domare le ciocche di capelli e iniziò a pizzicarsi il ponte del naso "Sì ... era così veloce. Non ci avevo mai pensato, ma poi alla fine l’ho capito nel modo più crudele". Oh, Emma Swan. Probabilmente avrebbe potuto annegare in tutto il veleno che usciva dalle tue parole, ne era sicura.
Alle sue parole David si ritrasse, la sua espressione addolorata si trasformò. Lo vide serrare gli occhi mentre parlava "Per favore non ricordarmi quella notte. No. Non hai idea ...  vederti andare in mille pezzi. La tua faccia quando ho dovuto portarti fuori da quel luogo. Non credo tu possa capire quanto è stato difficile Emma". La fissò prendendole la mano nella sua e intrecciando le loro dita insieme "Tu sei mia sorella. Tu sei la mia famiglia. Avrei dovuto proteggerti, avrei dovuto essere lì prima di tutto ..."
Portò le loro mani giunte davanti al viso "Non è vero. Tu non eri nemmeno lì".
"Eppure avrei potuto ..."
Dio, stava per farglielo dire ancora una volta? Anche in questo caso? Sospirò - ugh,  sospirava così tanto oggi, non era nemmeno divertente e gli rivolse uno sguardo così da lasciarla parlare. "David. Abbiamo parlato di questo tante volte. Lascia perdere. Mi ha fregata per bene, sì, ma mi ha anche dato Henry.. ". Sollevò la cornice che era ancora nell'altra mano, agitandola davanti a lui e non fu incapace di non sorridere guardando il sorriso di suo figlio impresso nella foto, che la riscaldò anche mentre stava discutendo di un momento così straziante nella sua vita "Per quanto dolore, qualcosa di buono è venuto fuori".
David prese la cornice, ispezionandola lentamente, le labbra assunsero un piccolo sorriso mentre le sue dita delineavano la sagoma di Henry proprio come aveva fatto lei in precedenza. La sistemò nel piccolo spazio tra loro e resse il suo sguardo senza tentennamenti "Noi lo affronteremo. Lo affonderemo se proverà a fare qualcosa".
Lei scoppiò in una risata triste. Che cosa era successo a tutti? Sembravano come usciti da qualche festa piena di perdenti come lei "Parli come Killian con tutta questa positività".
"Sta iniziando a piacermi" commentò con un sorriso. Emma poté osservare come questa potesse essere considerata come una piccola vittoria nella lotta David-Killian, sopratutto dopo che Mary Margaret le aveva detto di quanto suo fratello fosse preoccupato riguardo alla sua nuova relazione con il musicista. Grazie a Dio per le piccole vittorie. David lasciò il letto con un movimento rapido, rotolandosi così da poter rimanere al suo fianco e offrendole il braccio per aiutarla ad alzarsi "Vieni, andiamo fuori di qui, Mary Margaret e Ruby saranno preoccupate".
Fece un gemito forte quando si alzò in piedi - come avevano sempre fatto sin da quando vivevano ancora insieme e Ruth chiedeva a David di assicurarsi che lei non rimanesse a letto, doveva scuoterla come una bambola di pezza più volte fino a quando non usciva fuori delle lenzuola - ed entrambi tornarono in cucina, dove erano Ruby, Mary Margaret e Killian, naturalmente, ad aspettarli. Emma si mosse un po’ sui piedi imbarazzata per il suo precedente sfogo verso la sua amica, che stava solo cercando di aiutarla. Volse gli occhi pieni di scuse nella sua direzione, ma non fu necessario: entrambe le sue amiche, corsero da lei e l'abbracciarono, le braccia intrecciate e le ciocche di capelli compresse tra i corpi premuti strettamente insieme.
Se David, poco prima l’aveva riportata alla sua adolescenza, questo abbraccio la fece sentire come se fossero tornate di nuovo a quel momento in cui tutti scoprirono che qualcosa sarebbe cambiato: erano cresciute. Tutta l'innocenza, gli ideali stupidi che avevano quando credevano che tutto era brillante e luminoso, mentre invece la realtà si schiantò su di loro: le responsabilità, le pratiche burocratiche, le scadenze. Eppure avevano reso tutto più bello, più felice per il solo fatto che erano lì.
"Stai bene?" le chiese Mary Margaret allontanandosi da lei, anche se non lasciò andare la sua mano. Fece una smorfia, non proprio sicura di quello che avrebbe dovuto dire. Stava bene?
Veloce Emma. "Bene come potrebbe stare una persona in questa situazione. Potremmo non discutere la questione immediatamente?"
Ruby la condusse al suo posto, Killian seduto accanto a lei. "Sei seria? Come no? Abbiamo bisogno di fare subito qualcosa al riguardo, giusto?" La sua amica strillò, muovendo le braccia intorno a lei facendo tintinnare allegramente i suoi braccialetti.
Emma lasciò cadere la testa sul piano di lavoro in un gesto stanco, avrebbe voluto solo tornare a letto e dimenticare quanto era accaduto "Ha solo inviato il pacco, ancora non so cosa intende dire con quel biglietto".
La voce di Killian le fece alzare lo sguardo verso di lui "Emma, so che sei un po' sotto shock al momento, ma non credo che questo conti come una cartolina di Natale arrivata in ritardo".
Arricciò il naso verso di lui e protese il mento "Lo so, idiota. Volevo dire che forse sta aspettando di vedere cosa farò adesso, prima di passare alla mossa successiva. Per quanto ne so, questo potrebbe arrivare anche da un fan pazzo che è andato troppo in là con lo stalking".
"Come fai a sapere che non lo è?" Chiese curioso. Oh, giusto. Certo che non lo sapeva. E non aveva nemmeno chiesto informazioni in precedenza, avrebbe dovuto dargliele: aveva avuto pazienza.
"Per questo" spiegò prendendo il biglietto in mano e portandolo nella sua direzione. Alla sua espressione ancora incerta, lei abbassò gli occhi a terra, evitando i suoi occhi e sentì le sue guance in fiamme quando andò a spiegare "Lui ... lui mi chiamava sempre così ".
A quel punto cadde il silenzio intorno a loro, infine riuscì a buttare giù la sua indecisione e si voltò verso di lui. I suoi occhi erano fissi su di lei, gentili e delicati, probabilmente ricordando le innumerevoli volte che anche lui l’aveva chiamata così e lei aveva mostrato ogni dannata volta come la faceva sentire.
Come se volesse prenderlo a pugni. O vomitare. O urlare. O qualcosa di altrettanto contrario all'idea di qualcuno che si riferisse ancora una volta a lei chiamandola principessa.
David si schiarì la voce, interrompendo lo sguardo intenso che si stavano scambiando "Guarda, dobbiamo almeno parlarne con qualcuno. Se si dovesse avvicinare ancora una volta, dovremmo essere pronti. Un avvocato, la polizia, tutto quello che serve. E Regina, sono sicuro che ti aiuterà con qualsiasi cosa".
"Anche Mr. Gold" aggiunse Ruby.
Emma agitò una mano verso di loro, ignorando le loro idee "Non vi preoccupate, so qual è il primo passo da fare". Tutti la fissarono in attesa. Sul serio? Avrebbero dovuto indovinare?
Chi era come la voce della ragione ogni volta che aveva avuto qualche tipo di problema?
"Chiamerò Archie" spiegò, riuscendo in qualche modo a farla sembrare l’idea risolutiva.
Killian fece una smorfia verso di lei, accarezzandosi il mento mentre diceva con voce strascicata "Archie come il tizio che porta a spasso Pongo non lontano da qui?"
Oh, giusto. Aveva dimenticato di averlo incontrato non molto tempo fa, mentre passeggiavano con i cani. Huh. Sì, quello era Archie, la sua amata vocina interiore, il genio a cui era solita rivolgersi come una sorta di principe dalla sfavillante armatura, ogni volta che aveva bisogno di consigli o una mano in materia legale e lei non aveva idea di come affrontarle "Sì. E' il mio avvocato, lo è da anni".
La sua famiglia annuì soddisfatta dell'idea,  tutti conoscevano Archie e si fidavano del suo giudizio quando si trattava di cose del genere. Aveva avuto anche altri clienti che erano nel mondo dello spettacolo ed Emma era sicura che avrebbe avuto qualche idea su come risolvere la questione.
Soddisfatta del risultato del loro piccolo intervento,  Ruby batté i pugni sul bancone con una forza insolita, i suoi occhi nocciola ardenti "Va bene allora. Distruggiamo il figlio di puttana".
___________________________________________________________________________________________
 
"Allora. Direi che è stata una giornata intensa, eh?"
"Io non so come fai a scherzare su questo" disse lasciando cadere la borsa sul tavolo, trascinando i piedi verso il bagno per mettersi il pigiama. Non avrebbe voluto fare nient’altro: il giorno più lungo di sempre da quando era iniziata tutta questa storia. In primo luogo, si era svegliata con le battute sciocche di Killian, poi aveva ricevuto un ricordo raccapricciante da parte del suo ex fidanzato scomparso  negli ultimi undici anni e che improvvisamente è riapparso con minacce celate a malapena, poi aveva dovuto far allontanare suo figlio con il suo manager così che non potesse scoprire il messaggio raccapricciante fino a che non avrebbe saputo come affrontare la situazione, poi la sua famiglia si era presentata chiedendo risposte, il fratello le aveva fatto un discorso di incoraggiamento e la notte peggiore della sua vita è stata reintrodotta nella sua mente, poi tutti insieme hanno deciso di chiamare Archie per vedere che cosa avrebbero dovuto fare a riguardo, più tardi aveva provato a mangiare qualcosa prima di andare nel suo ufficio in centro, ma tutto quello che era riuscita ad ingoiare era stato un misero hot dog, infine, era riuscita ad andare da Archie che era occupato con qualche scandalo che stava vivendo un altro dei suoi clienti – e così furono costretti ad aspettare per un tempo terribilmente lungo.
Era stato divertente, tutto sommato.
Killian la seguì, rovistando nel suo armadio per prendere la maglietta e i pantaloni della tuta che aveva iniziato ad indossare per dormire quando rimaneva a casa sua "Considerando che sto ancora aspettando per la storia, penso che mi sia permesso sapere".
Emma si fermò, lo spazzolino congelato a metà movimento mentre fissava la sua immagine riflessa nello specchio, quando lui entrò nel bagno dietro di lei. Aspetta. " Ruby e Mary Margaret non ti hanno detto niente mentre ero con David?" Chiese sorpresa. Era stato con lei tutto il giorno e ancora non aveva sentito tutta la storia? Era certa che gliel’avessero raccontata le sue amiche.
Si strinse nelle spalle, studiandola attentamente con la coda dell'occhio mentre prendeva uno di quegli spazzolini da denti che ti danno negli alberghi e che lei gli aveva dato l'altro giorno 'Per la sua igiene' naturalmente. "Mi hanno solo detto che l’aveva inviato il padre di Henry. Quando ho chiesto che cosa ti avesse fatto, mi hanno detto che non conosceva il ragazzo perché ti ha lasciata prima ancora di sapere di lui".
Lei lo schernì, finendo di spazzolare i denti e risciacquandosi la bocca, chiuse il rubinetto con una spinta "Questo è un bel modo di raccontarlo".
"Non saprei" dichiarò sbrigativamente quando ebbe finito anche lui, lasciando il suo misero spazzolino da denti accanto a quello di lei. Huh. Questa cosa dello spazzolino le ricordava quei stupidi gesti abitudinari delle regole del 'vivere insieme', quando lasci le tue cose a casa del tuo ragazzo e viceversa. Troppo presto, amico. Troppo presto. Quando si voltò per andare a letto le afferrò il braccio, bloccandola e facendola girare verso di lui "Senti, se non vuoi parlarne lo capisco, ma ..."
Emma sentì tutta l'energia abbandonarla tutto ad un tratto. Si lanciò alla ricerca del suo calore, premendo il suo corpo contro di lui e stringendo le braccia intorno al suo collo, parlandogli nell’ orecchio. "No, no. E’ solo che ..." si fermò, la mano andò a giocare con i capelli sulla sua nuca. Inspirò pesantemente prima di continuare e la voce uscì tesa"... parlarne fa male. Sai?"
"Lo so. Davvero". La sua mano le accarezzò il fianco e lei si sentì spingere un po' fino a quando non arrivarono accanto al letto. Killian si sedette con la schiena contro la testiera del letto e lei gli scivolò accanto fino a quando non si sdraiò su di lui con la testa appoggiata sulle gambe. Le sue dita iniziarono a giocare con i suoi capelli, lei chiuse gli occhi, assaporando il momento e desiderò potesse rimanere lì per sempre.
Ma lui era in attesa di una storia. Anche se non era una delle fiabe tanto care ad Henry, avrebbe dovuto farlo.
Non avrebbe iniziato con  'C’era una volta' però. Non c'era modo.
"Ci siamo incontrati quando ero al college. Aveva la scritta 'piantagrane' stampata in faccia e io lo sapevo, ma credo che fossi così presa anche per questo. Non so. In realtà, non mi sarei mai aspettata che lui avesse voluto avere a che fare con la piccola ragazza di città che aveva sempre fatto il suo dovere ed era perfettamente responsabile e nel complesso la classica brava ragazza. Ma lo fece. Mi ha insegnato a borseggiare. Mi ha insegnato a fumare. Mi sono presa la mia prima sbornia con lui". Fece una pausa, un rossore colorò le sue guance, quando ricordò le altre notti trascorse con Neal. "Diciamo che ho avuto un sacco di ‘prime volte’ con lui" ammise finalmente, la sua voce cedette un po’.
Killian mormorava con la sua espressione cauta mentre la ascoltava. Poteva vedere i suoi occhi bruciare nella debole luce proveniente dai lampioni fuori della finestra - cazzo, poteva anche vedere le ciglia. Perché aveva delle ciglia così lunghe? Ugh. "Sembra che anche lui sia stato il tuo primo cuore spezzato".
Huh. Lei immaginò che lo fosse. Le labbra formarono un sorriso triste, le sue dita andarono al collo a giocare con la stella blu appesa alla base della gola e lei lo vide seguire i suoi movimenti con un lieve sorriso "Sei un ottimo osservatore" commentò con un sospiro "Già. Una notte, una delle sue bravate è andata un po' troppo oltre, lui fuggì lasciandomi lì a prendere la colpa per quanto era accaduto. Da allora non ho mai più sentito parlare di lui". Si fermò goffamente, girò la testa per sbirciare gli articoli, le foto e il biglietto, ora accatastati ordinatamente dopo che li avevano mostrati ad Archie e appoggiati sul comodino "Fino ad ora".
Killian seguì il suo sguardo con un cipiglio "Lo sapevi che eri incinta quando è successo?"
"No, lo scoprì poco dopo. Fu la ciliegina sulla torta" E davvero fu così. Come se non fosse stato abbastanza essere quasi incolpata per qualcosa di cui non sapeva nulla dopo un episodio in cui lei aveva pensato che il suo fidanzato sarebbe potuto morire in un incendio che aveva causato lui stesso; No, dovette scoprire che era incinta del bambino di quell'uomo. Naturalmente adesso sapeva che non avrebbe fatto nulla di diverso, per la sola ragione che il figlio era cresciuto senza avere nulla in comune con suo padre. Assolutamente.
Una cosa per la quale ringraziava ogni divinità ogni giorno della sua vita.
Killian sospirò pesantemente, lasciandosi scivolare dalla sua posizione seduta così da ritrovarsi disteso accanto a lei sul letto, la mano andò ad accarezzarle le braccia in colpi leggeri come piume, facendola rabbrividire "Mi dispiace tanto".
Sembrava così onesto, sentì il suo cuore che iniziò a battere più forte. Chiuse la distanza tra loro, trascinandosi più vicino a lui fino a quando i loro nasi si toccarono "Sono così stanca" mormorò.
"Già. Anch’io".
E sapeva che lui capì che non si riferiva solo ad una stanchezza fisica. Non aveva niente a che fare con questo - beh forse un po', era stata una giornata faticosa anche sul livello emotivo. Ma tutto questo casino aveva preso il suo tributo con lei, questo era certo.
Rimasero così per un po' ed Emma gli accarezzò dolcemente con le dita il volto. Aveva chiuso gli occhi, le ciglia facevano ombra sui suoi zigomi. La bocca in un sorriso mentre le sue mani scivolavano sulla sua pelle, tutto ad un tratto quei suoi occhi la guardarono attentamente, la sua mano andò a posarsi sulla guancia "Hai paura?".
Si spostò più vicino a lui nascondendo il viso contro il suo petto "Terrorizzata".
"Di non sapere cosa vuole?"
Avrebbe quasi voluto ridere a quello. Se solo l’avesse saputo "Oh, credo di sapere quello che vuole".
Si tirò indietro da lei, un cipiglio gli toccò le labbra mentre la studiava, probabilmente chiedendosi perché non gli aveva detto nulla in precedenza  "Che cosa sarebbe?"
Emma si sollevò su un gomito, non una traccia di scherno o di divertimento nella voce mentre affrontava il suo sguardo "Cosa potrebbe volere, undici anni più tardi, dopo aver scoperto che la sua ex ragazza è diventata un’attrice famosa?".
I suoi occhi preoccupati si strinsero negli angoli "Vuoi dire soldi?".
Ding ding ding, abbiamo un vincitore.
Lei alzò la mano libera in un gesto di ovvietà "Più che altro sono sicura che la possibilità di una riconciliazione non è nei suoi piani, quindi ..." Sarebbe stato strano: invece di foto spaventose e bigliettini, si sarebbe sempre potuto presentare con fiori e cioccolatini chiedendo perdono, eh?
Sarebbe stata troppo contenta di prenderlo a ginocchiate all'inguine e dargli un pugno solo per presentargli il suo punto di vista. Purtroppo, non tutto era andato come voleva.
Cazzo.
"Perché dovrebbe chiederti dei soldi?" Killian continuò socchiudendo gli occhi, come se cercasse di capire quale fosse la motivazione dietro le azioni di Neal. Lasciando un lungo sospiro, si girò verso l'altra parte per afferrare la pila di foto, mettendole nello spazio che c’era tra di loro.
Le posò con cura sul piumone "Killian ... guarda da vicino le immagini. Che cosa hanno in comune?"
Strappò gli occhi da lei, ne prese una, poi un’altra, le esaminò da vicino fino a quando non le ebbe viste quasi tutte e poi giunse alla sua stessa conclusione "Henry".
Bingo. "Ci sei". Non era sicura se Neal si fosse messo effettivamente sulle sue tracce prima di allora, con tutto il successo del suo ultimo film, ma era sicura che non avesse assolutamente avuto notizie di Henry fino a quando non era uscito sulla stampa e a quel punto aveva deciso controllarli entrambi. Non sarebbe stato così difficile scoprire che l'età esatta del bambino corrispondeva al periodo in cui erano stati insieme.
"E cosa hai intenzione di dirgli?" Killian chiese al suo fianco, raccogliendo le foto e mettendole dietro di lui sotto il suo sguardo riconoscente. Davvero non voleva vederle in giro.
"Non ne ho idea".
Come se stesse leggendo i suoi pensieri, le chiese "Non sa tutta la storia?".
Perché era di nuovo così perspicace? Stava diventando fastidioso. Gli occhi indugiarono sui suoi e poi continuò ricordando una delle poche volte in cui Henry aveva osato chiedere di suo padre e l'assalto di emozioni che aveva portato con sé "Lui sa che suo padre mi ha lasciato prima di sapere che ero incinta. Non sa che sono quasi finita in prigione. Oppure degli atti di vandalismo".
"Perché?".
Si spostò ancora di più, avvolgendo le braccia attorno a lui, la guancia premuta contro il petto facendole sentire il suono costante del suo battito cardiaco "Quando mi ha chiesto di lui ero disposta a dirglielo, ma quando ha sentito che mi aveva abbandonata, non volle sapere più niente".
Fu più che sorpresa da questo sviluppo, in quanto aveva immaginato che il bambino l’avrebbe bombardata con domande su suo padre, come avrebbe fatto qualsiasi ragazzo della sua età, pieno di curiosità e meraviglia per le sue radici. Lei non volle insistere però, da allora aveva evitato del tutto l'argomento e ogni volta che qualcosa si avvicinava troppo lo allontanava immediatamente.
Killian continuò a spostarle le ciocche di capelli dietro l'orecchio, portandole lontano del suo viso "Probabilmente ha immaginato che avresti potuto abbandonarlo anche tu, mentre tu non l’hai fatto. Tu hai scelto lui".
Quella dichiarazione pacata la strappò dai suoi pensieri, portando l’ attenzione verso di lui. Incontrò i suoi occhi  "Forse. Non lo so. Non sono sicura di come potrebbe reagire a tutto questo. Suo padre sta cercando di usarlo per estorcermi denaro. Non è quello che un ragazzo vorrebbe sentire dei suoi genitori, ne sono sicura".
Un suono morbido e ovattato giunse dal corridoio e sia lei che Killian si voltarono a guardare verso la porta, dove Nana fece capolino da dietro la porta, probabilmente confusa per l’assenza di Henry. Era abituata a dormire nella sua stanza dopo tutto. Emma si mise a sedere, battendo ritmicamente con la mano il lato del letto in modo che potesse unirsi a loro. "Aww, piccola, vieni qui. Ti manca Henry? Puoi dormire qui con noi".
"Faaaantastico. Dormire con il cane".  Killian commentò drammaticamente, quando in realtà stava accarezzando con lei la testa di Nana giocosamente. Un forte segnale acustico li interruppe bruscamente e Killian corse a pescare il telefono dalla tasca della sua giacca. Lui arricciò la fronte in confusione mentre fissava lo schermo ed Emma corrugò la fronte. Non aveva davvero bisogno di altre cattive notizie oggi.
"Chi è?"
Gettò il telefono con noncuranza e tornò a stendersi al suo posto precedente, allungando le braccia sopra la testa e sbadigliando "Numero privato".
I suoi occhi cercarono quelli di lui, sentendo una fitta di fastidio per il suo atteggiamento disinvolto. Odiava essere ignorata al telefono "Non hai intenzione di rispondere? Forse è importante".
Le rivolse uno sguardo infastidito sbuffando come un bambino. Oh, Dio. "Odio rispondere ai numeri privati , di solito è gente che vende roba o qualsiasi altra cosa e mi secca rispondere".
"Sei serio? Dammelo" proclamò, prese il telefono e schiacciò il pulsante proprio mentre lui si lamentò esasperato "Emma!".
Lei lo ignorò cercando di ascoltare chiunque fosse dall'altra parte della linea "Pronto?" Pensava di aver sentito qualcuno respirare, ma era difficile da dire. "Pronto?" ripeté, la sua irritazione crebbe. Ok, forse Killian aveva ragione. Finché non era qualcuno che diceva con un sussurro raccapricciante 'Sette giorni', le stava bene. Ce l’aveva ancora con Ruby per averle fatto vedere quello stupido film, che le aveva fatto scollegare il telefono per una settimana. Proprio prima che potesse chiedere ancora una volta chi fosse sull’altra linea, ci fu un fruscio e poi il silenzio. Fissò lo schermo sorpresa. Ma che storia era quella? "Hanno riattaccato".
Killian cercò di reprimere una risata al suo fianco mordendosi il labbro inferiore e fallendo miseramente "Certo che l’hanno fatto, si aspettavano la mia voce sorprendente e invece si sono ritrovati la tua. Questa si che è una delusione".
Fece una faccia arrabbiata, anche se aveva voglia di sorridere. Era così pieno di sé. "Sta' zitto".
Un momento prima era seduta e quello dopo era immobilizzata sul letto con lui sopra di lei. Stava per richiamarlo per quei suoi movimenti a scatti improvvisi - lo faceva anche mentre dormiva, a volte la faceva saltare nel letto quando dormivano e pensava che lo stessero rapendo o uccidendo - quando vide che iniziò a tracciare le sue labbra con il dito, lasciandola senza parole per l'intensità del suo sguardo "Mi sono mancate tutto il giorno".
Lei piegò la testa di lato, confusa. Di che cosa stava parlando? Proprio mentre stava per chiedere, le toccò le fossette all'angolo della bocca. Che Henry le aveva spiegato una volta che era il punto in cui era nascosto 'il bacio proibito' - qualcosa legato a Peter Pan, se ricordava bene. Ancora una volta. Avrebbe davvero dovuto preoccuparsi per i tanti elementi che quella storia aveva in comune con la sua vita proprio in questi giorni. "Odio vederti triste" aggiunse, i suoi lineamenti si addolcirono quando le sollevò il mento fino a baciarla leggermente sulle labbra.
Lei represse un sospiro, ridendo suo malgrado alla sua tenerezza "Grazie a Dio che sei qui. Avevo bisogno di una distrazione"
Oh, cielo. Il sorriso che le rivolse dovrebbe essere illegale. Che cosa aveva fatto?
"Se quello che vuoi è una distrazione, devi solo chiedere ..." disse  guardandola con gli occhi che brillavano sotto le ciglia con malizia.
Il polso accelerò senza preavviso, il suo respiro uscì in un rantolo mentre le sue dita vagavano sul suo fianco, sollevandole il top sulla sua pelle "Killian ... non credo ..."
Percependo la sua indecisione, si fermò e si chinò su di lei sempre leggermente, i suoi occhi cercarono quelli di lei con una tale intensità che si ritrovò incapace di respirare per un attimo "Emma, guardami. Ascolta: le cose brutte accadono. Ma possiamo preoccuparci di loro tutto il giorno fino a quando ci divorano o possiamo vivere, mentre cerchiamo di domarle...".  Fece una pausa e le inviò uno sguardo di sfida, sospirando come se quello che stava per dire gli avrebbe fatto male "Quindi sì: stiamo per fare del sesso incredibile e ti piacerà da morire. No, non devi sentirti in colpa per essere felice, anche con la presenza di un ex che vuole incasinarti la vita. Capito?"
Concluse con un tocco sul suo fianco che la fece sobbalzare.
Lei aggrovigliò le dita tra i suoi capelli, lo tirò verso di lei stuzzicandolo lentamente,  non staccò mai lo sguardo dal suo fino a quando ogni centimetro dei loro corpi non fu pressato insieme "Aye aye, Capitano".
_______________________________________________________________________________
 
"Perché stiamo andando di nuovo allo studio?" Questa probabilmente era la quinta volta che lo chiedeva ed era sicura che non l'avrebbe graziata con una risposta adeguata, ma ehi, che cosa poteva fare una ragazza?
"Potresti gentilmente stare in silenzio e fare quello che ti è chiesto per una volta nella tua vita, Swan?"
Visto?
"Ohhh, mi chiami per cognome. Permaloso".
Le lanciò uno sguardo da dietro gli occhiali da sole, un sopracciglio scuro chiaramente visibile mentre la osservava "Sembri essere incredibilmente allegra oggi. È piuttosto piacevole, considerando che sei uno straccio dall'altro giorno".
Lei sbuffò in risposta, giocherellando con il bordo della sua camicetta e le risultò davvero difficile non mettere il broncio o comportarsi come una bambina. Si dimostrò essere una cosa molto impegnativa, questo era certo "Vuoi davvero incolparmi di questo?"
La sua mano cercò quella di lei sulla console, intrecciando le dita in una presa salda. Mordendosi il labbro, si voltò verso di lui mentre il suo pollice continuava a disegnarle cerchi leggeri sulla pelle del palmo della mano "Ehi: Lo so. Ma hai sentito quello che ha detto Archie, devi continuare ad andare avanti con la tua vita, fino a quando quel cazzo di Neal non darà qualche segno di vita, dobbiamo essere preparati su cosa fare".
Questo era esattamente ciò che Archie le aveva detto di fare dopo il loro incontro dell'altro giorno. Emma non era troppo contenta: voleva farla finita, in un modo o nell'altro, una volta per tutte e non sopportava l’idea che avrebbe dovuto aspettare che quello stronzo si presentasse di nuovo o cercasse di contattarla o semplicemente le dicesse che cosa voleva, mentre lei non poteva fare nulla. Avevano dato il pacchetto ad Archie in modo che potesse farlo ispezionare da dei professionisti per tentare di rintracciare da dove venisse esattamente, ma per quanto le aveva detto quando si sentirono  nei giorni seguenti, proveniva da qualche parte di Los Angeles. Niente di nuovo ad essere onesti: se il bastardo aveva scoperto dove abitava, era certa che si sarebbe avvicinato per controllarli. Anche solo per dare uno sguardo a Henry e a lei.
Il pensiero la fece rabbrividire di terrore.
"Odio quando hai ragione" borbottò sottovoce, lasciando cadere la testa contro il vetro del finestrino. Gia', niente azioni drammatiche.
"Cioè praticamente sempre, eh?" commentò con un sorriso a trentadue denti.
"Zitto" rispose lei, anche se doveva ammettere che non era arrabbiata con lui. Non poteva, davvero. Era stato così di sostegno, così attento nei suoi confronti da quando tutto questo casino aveva fatto irruzione nella sua vita, cercando sempre di farla rimanere attiva, spingendola a tenersi occupati e a non rimuginare continuamente sulla possibilità che quell'uomo potesse rovinare la sua vita - anche se aveva già deciso che non sarebbe accaduto. Se voleva incasinare la sua vita, doveva solo provarci. Aveva professionisti disposti ad aiutarla a prenderlo a calci in culo se fosse stato necessario, aveva denaro in caso avesse dovuto pagarlo per farlo allontanare dalla sua vita e da quella di suo figlio, aveva una famiglia che la sosteneva in ogni mossa e, soprattutto, aveva undici anni di esperienza come madre responsabile contro la sua carta oh-dio-sono-un-padre.
Sì amico. Prova a vincere contro tutto questo.
"Ma almeno puoi dirmi che cosa stiamo facendo" piagnucolò ancora una volta. Sapeva che stavano andando allo studio, e immaginò che i ragazzi sarebbero stati lì come al solito -  se non fosse per il fatto che non aveva idea di cosa stavano progettando. E l'ultima volta che era finita in studio con un'altra sorpresa da scoprire, erano finiti al Coachella.
Sì, chiamatela folle, ma non sapeva davvero cosa aspettarsi.
"E rovinarti la sorpresa? Non penso proprio. E’ troppo divertente vederti angosciata, tesoro".
Strinse gli occhi nella sua direzione e il fastidio apparve sulle sue labbra "Fai schifo". Proprio nel momento in cui le parole lasciarono le labbra, alzò un dito contro di lui in segno di avvertimento per bloccare l’insinuazione imminente che stava sicuramente per dire "Non ci provare nemmeno".
Lui scoppiò a ridere battendo la mano sul volante ridacchiando "Non avevo intenzione".
Discussero per il resto del tragitto su come non fosse appropriato aggiungere frasi che lui e Victor amavano usare su di lei e Ruby - o in ogni conversazione in cui erano impegnati, chi voleva prendere in giro - nelle loro canzoni, portandoli a parlare di conseguenza dei famosi messaggi subliminali che la Disney aveva sfoggiato in alcuni suoi film anni fa. Killian non ne era nemmeno a conoscenza e gli promise che glieli avrebbe mostrati in modo che potesse vederli e magari, come suggerì dimostrare se effettivamente avevano funzionato.
Che perdente.
Dopo aver parcheggiato si diressero all’interno dello studio mano nella mano ed Emma intravide Belle che digitava furiosamente sul suo computer portatile, con delle ciocche ribelli che le incorniciavano il volto. Dio, le sue mani erano delle schegge, si muovevano così in fretta. Emma era affascinata dalle persone che riuscivano a digitare ad una tale velocità.
Killian si avvicinò bussando alla scrivania per attirare la sua attenzione, facendola sobbalzare per la sorpresa, gli enormi occhi blu si incontrarono "Ehi Belle".
"Ciao ragazzi!" La brunetta si alzò dalla sedia e si spinse gli occhiali sulla cima dei capelli, fermandosi di fronte a lei e abbracciandola con fermezza, Emma si domandò come una donna così piccola potesse essere così forte. Beh, forse con il marito che si ritrovava era necessaria una formazione adeguata o qualcosa del genere. O chiaramente nascondeva una sorta di superpotenza che celava sotto quella facciata dolce. "Emma, come stai? Ho sentito parlare di tutta la faccenda e se hai bisogno di qualcosa siamo qui per aiutarti in tutto quello che possiamo. Rumple sa chi chiamare quando si tratta di arrampicatori e di tutti questi perdenti che provano ad usarvi per il loro tornaconto" fece segno verso Killian con la testa "Questi cinque hanno avuto un paio di spaventi qua e là, quindi ti basta sapere che ti capiamo".
Emma annuì in silenzio toccandosi la schiena per non ridacchiare quando Belle aveva menzionato gli arrampicatori. Sembrava così divertente detto da questa donna. In realtà, un sacco di cose che diceva le facevano venire voglia di ridere per l’ilarità della situazione "Grazie. Sto bene, sto cercando di tenere la mente occupata, invece di preoccuparmi".
Killian intervenne, poggiandole un braccio intorno alla vita e disse a Belle da sopra la sua spalla "Sta facendo un lavoro di merda, ma comunque…".
Emma gli lanciò un'occhiataccia scoprendo i denti nella sua direzione "Mi potresti lasciare in pace?"
"Mai" affermò dandole un bacio sulla guancia. Fece un passo dietro di lei, le braccia ancora agganciate intorno alla sua vita e poggiando la testa sulla cima di quella di lei continuò la sua conversazione con Belle "Oh ehi, hai preso quel pacco che ti hanno mandato l'altro giorno? Tuo marito ed io eravamo qui quando l’hanno portato".
L'espressione di Belle era confusa, un sopracciglio assunse un’area interrogativa mentre fece un passo indietro appoggiando la schiena contro la sua scrivania per sedersi su di essa "Un pacco? Di che cosa?"
Sentì Killian stringersi nelle spalle "Non ne ho idea. Pare avessi ordinato qualcosa e l’hanno inviato qui per te".
"Non ho ordinato niente. Che strano" la bruna commentò sconcertata.
Emma non poteva biasimarla, ma tutti questi strani pacchi consegnati recentemente iniziavano ad essere un problema e sentì il bisogno di scherzarci su solo per far cadere l'argomento, prima di iniziare a tremare, ricordando la scena di quando aprì quella scatola e vide il biglietto "Forse era qualcosa da parte di un ammiratore segreto".
Belle sbuffò rumorosamente con un luccichio nei suoi occhi mentre la guardava sorridendo "Sì, giusto, questo ha molto più senso".  Lei scosse la testa, alzando le spalle sottili in risposta, incarnando l'immagine dell’indifferenza "Seriamente, non ne ho idea. Forse si sono sbagliati, ma oh, va bene".
Killian fece un passo indietro da lei, prendendola per mano e conducendola alla porta dello studio, parlando da sopra la spalla alla moglie del suo manager "Ad ogni modo, stiamo andando dentro, ci  vediamo più tardi, Blue Eyes".
La risposta di Belle si sentì in lontananza in quanto attraversarono le sale del palazzo a lunghi passi, Emma biascicò con voce divertita mentre si avvicinavano allo studio "Dovresti considerare di smetterla con i soprannomi, ne trovi davvero di terribili".
Sembrò uscire da una sorta di torpore, scosse leggermente la testa e le fece un sorriso imbarazzato "Che cosa?"
Alzando gli occhi al soffitto contò con le dita "Red Lips ora Blue Eyes ..."
Girò il viso nella sua direzione, unendo i loro respiri quando si trovarono faccia a faccia e le sorrise "Oh, gelosa perché non ne hai uno, Riccioli d'oro?"
Con un sbuffò "Muoviti" lasciò la sua  mano e aprì la porta dello studio. Vide il resto della band dietro il pannello che separava le due stanze, erano lì come se fossero pronti a registrare o qualcosa del genere, tutti indossavano le cuffie mentre suonavano i loro strumenti. Fu Jefferson che si accorse del loro arrivo e lo sentì chiamare il resto dei ragazzi per smettere di suonare. Tutti si tolsero le cuffie, le chitarre e il basso, August e Jefferson si alzarono dai loro posti, uscirono e si unirono a loro nella sala dove erano soliti intrattenersi "Ehi Emma!".
Lei gli sorrise calorosamente, abbracciando tutti quando le si avvicinarono "Ciao ragazzi".
"Come stai?" chiese Filippo, la preoccupazione era evidente nella sua voce mentre la fissava attentamente. Lei seppellì le mani nelle tasche dei suoi jeans, dondolandosi sulle punte dei piedi, mentre pensava ad una risposta adeguata - e onesta, in questo caso. Gliel’avevano chiesto tante volte durante l’ultima settimana, non era veramente sicura che quello che stava dicendo fosse credibile o meno. Ma questi ragazzi, meritavano di sapere.
Si fidava di loro.
"Bene, per quanto possa andare bene, ma è bello vedere tutti voi" confessò alla fine, nel tentativo di non sembrare troppo preoccupata o qualcosa del genere. Vedendo le loro espressioni, si ricordò improvvisamente il motivo per cui era lì. Oppure la totale mancanza d'informazioni riguardo a quella visita, ora che ci pensava. Raddrizzò le spalle e si mise le mani sui fianchi "Allora, il vostro frontman è stato del tutto criptico circa la mia presenza qui. Il che è un po’ inquietante e preoccupante. Per me. Sapete. Perché stiamo parlando di lui. Chissà cosa gli sta passando in quella testa".
Killian alzò gli occhi verso di lei, raccogliendo una bottiglia d'acqua sul tavolo e prendendo un lungo sorso prima di rivolgersi a lei "Mi sento così amato in questo momento, grazie tesoro per le parole gentili".
"Ignoralo" le consigliò Victor, rivolgendo al suo amico un sorriso sfacciato. Huh. Come se non lo sapesse già, se non avesse imparato quella particolare abilità da quando aveva iniziato a trattate con Killian Jones, la sua testa sarebbe probabilmente esplosa tempo fa. O lui sarebbe morto. Perché lei lo avrebbe ucciso. E nessuno avrebbe potuto darle torto perché l’avrebbe fatta sicuramente diventare matta.
Forse avrebbe dovuto ucciderlo in modo che potesse avere un posto in una cella del blocco Tango ...
"Faccio del mio meglio, te lo assicuro" rispose infine a Victor sorridendo maliziosamente.
Jefferson applaudì interrompendoli, davvero stava iniziando a vedere un elemento fisso in questo, era qualcosa che faceva sempre. Che ragazzo curioso. Quando fu sicuro di avere tutta l'attenzione del gruppo, si concentrò su Emma "Killian ci ha raccontato quello che è successo e abbiamo pensato di tirarti su il morale. Abbiamo pensato di prenderci un giorno di riposo dalla preparazione dell'album prima di iniziare la registrazione, perciò ..."
August intervenne con un sorriso sulle labbra mentre fissava la sua espressione sbalordita "... Abbiamo pensato che sarebbe stato divertente fare un Emma Show".
Al silenzio che seguì a quella dichiarazione e alle facce in attesa che tutti rivolsero nella sua direzione, sentì il bisogno di chiedere sentendosi completamente fuori dal suo elemento "... cos’è l’Emma Show?"
Victor gemette, come se non riuscisse a credere che aveva avuto il coraggio di domandare "Uno spettacolo solo per Emma. Ovvio".
"Mi sono persa". Lo era davvero. Come persa-su-un’-isola-folle-con-un-orso-polare-e-una-nuvola-nera-di-fumo-in-Lost.
Filippo la afferrò per le spalle, conducendola ad una sedia che era stata collocata proprio davanti alla vetrata che divideva le due camere. La spinse leggermente in modo che potesse accomodarsi a sedere e poi le diede uno cuffia, il filo collegato ad alcuni stereo e ad un computer portatile dall’aspetto incredibile, dei quali non aveva idea di quale funzione avessero e in entrambi i casi non provò nemmeno a chiedere, eseguì solo gli ordini in silenzio "Vedrai. Siediti solo qui, rilassati e divertiti".
Tutti entrarono nello studio, Victor la salutò sventolando la mano come se non avessero parlato appena dieci secondi prima, raggiunsero i loro posti e ripresero i loro strumenti. August batté le sue cuffie e poi indicò lei, così lei mise la sua in testa, regolandola in modo da non essere troppo scomoda e appena fatto,  poté sentire perfettamente quello che stava succedendo là dentro, ogni corda pizzicata sulle loro chitarre, il ritmo del tamburo in carica di Jefferson. Seduta lì meravigliata, fino a quando Victor, ancora una volta la salutò e si schiarì la gola rumorosamente, avvicinandosi al microfono posto di fronte a lui.
Batté leggermente e tutti si ritrassero quando il suono riverberò attraverso le cuffie. Lui sorrise per scusarsi e continuò con beffarda riverenza nella sua direzione "Ciao, signore e signo… No, solo la signora. Ciao, milady. Benvenuta all’Emma Show. Che cosa devi aspettarti:... una playlist personale di Emma Swan realizzata per te dagli eccezionali, sconvolgenti membri dei The Lost Boys ".
Che cosa?!
"Ora, siediti, prendi la tua birra e non perdere gli occhiali 3D perché stiamo per partire".
Emma non ebbe nemmeno il tempo di elaborare quello che stava succedendo, l’occhiolino che Killian le inviò mentre si avvicinava al microfono e si sistemava la chitarra sul petto fu l'unica cosa che attirò la sua attenzione prima che Jefferson inviò il segnale per iniziare a suonare sbattendo le sue bacchette una contro l'altra. Dopo di che tutto fu sfocato. Una meravigliosa sfocatura piena di vita, con testi che l'avevano accompagnata fin da quando era una ragazzina, melodie che conosceva a memoria e che canticchiava inconsciamente, assoli che aveva imitato come se sapesse quello che stava facendo nel caso in cui avesse avuto una chitarra in mano. Canzoni che avevano un significato importante per lei, che l’avevano fatta innamorare al primo ascolto, per le quali aveva ricercato ossessivamente l'artista e il titolo in modo che potesse cercarle e ascoltarle senza sosta fino a quando non si sarebbero impresse nel suo cervello. Canzoni che l’avevano fatta sentire meno sola quando non aveva ancora nessuno con lei. Canzoni che aveva ascoltato quando si sentiva sola anche quando aveva persone intorno a lei.
Le canzoni della sua vita.
Non era sicura di quanto tempo rimase lì a guardare davanti a sé Killian mentre cantava, a volte seduto sulla sua sedia e altre in piedi con lo sguardo in cerca di lei, sorridente, inclinando la testa di lato per farle cenno. Avrebbe potuto essere un'ora, o due, o forse solo dieci minuti, non le importava affatto. Per coronare il tutto, scelsero come ultima canzone quella che al Coachella aveva dichiarato fosse la sua preferita al concerto della band a cui avevano assistito tutti insieme e quando l’aveva sollevata in aria insieme a Ruby e Aurora, quando aveva quasi gridato in segno di protesta dopo che lo fece.
Togliendosi le cuffie ebbe difficoltà a nascondere le lacrime, si alzò dal suo posto e si diresse nella stanza dove avevano appena finito di suonare, corse verso il primo che trovò - era August – e si aggrappò saldamente a lui. Ricambiò l'abbraccio chiedendole tra delle risatine se le era piaciuto. Si tirò indietro da lui, fissando il suo volto trasandato - sul serio, questo ragazzo avrebbe dovuto pubblicizzare qualcosa legato alla cura della persona, non era possibile sprecare una barba così perfetta - e quasi lo prese a calci per aver fatto una domanda così stupida. Come poteva non averlo amato? "E' stato incredibile. Grazie. Non avreste dovuto disturbarvi".
Jefferson andò a posizionarsi al fianco di August e lei rimase seriamente sorpresa dalla passione nelle sue parole, quando chinò il capo nella sua direzione e rispose al suo ringraziamento, l’aveva sempre sentito come il più chiuso del gruppo, anche se era riuscita a instaurare una leggera amicizia con lui. "L’abbiamo fatto e ci è piaciuto molto. E lo faremmo di nuovo se questo significa che per un po' ti permette di allontanare le preoccupazioni".
Killian si unì a loro, con Filippo e Victor nella sua scia e la strinse a lui, dandole un bacio leggero all'attaccatura dei capelli. Chiuse gli occhi per un attimo, coinvolta dalle emozioni che si stavano mescolando dentro di lei. La voce di Filippo riportò la sua attenzione alla band ed Emma dovette lottare duramente per mettere a fuoco su di lui "Sappiamo che è difficile. Non eravamo nessuno in un primo momento e tutto ad un tratto tutto questo mondo ha iniziato ad esplodere intorno a noi e anche se è Killian che si becca la maggior parte dello schifo, perché lui è la bella faccia del gruppo e il cantante, ognuno di noi in un modo o nell’altro ha avuto i suoi problemi. Ti capiamo, forse più della tua famiglia o di Ruby".
Rimase un po' scioccata al suo commento, ma analizzandolo nella sua testa, capì che quello che aveva detto era vero. Era così abituata ad aggrapparsi e a dipendere dalla sua famiglia, che non si era nemmeno resa conto che questi ragazzi probabilmente ne sapevano molto di più su questioni come quella che stava affrontando rispetto a tutti gli altri. Diavolo, anche Graham sicuramente, ma non ne aveva ancora parlato con lui, era andato a far visita a qualcuno a Seattle, se ricordava bene e non aveva voluto disturbarlo.
Appoggiò la testa sulla spalla di Killian, assaporando il suo profumo prima di rispondere a Filippo con un respiro pesante "Credo sia vero, ma ad essere onesti, non credo sia la stessa cosa. Il padre di mio figlio sta cercando di usare un rapporto di undici anni fa per cercare di ottenere del denaro. Da un bambino innocente".
Da quello che sapeva, non avevano avuto a che fare con qualcosa di simile, o no? Che lei sapesse, almeno.
Victor parlò e la convinzione e il modo piuttosto passionale in cui pronunciò il suo discorso destabilizzò Emma, dato che era abituata ad un Victor avvezzo a scherzi e prese in giro "E pensi che questo non ci sia mai accaduto o qualcosa di altrettanto sbagliato? Quando la maggior parte delle persone fa cazzate, almeno hanno la garanzia che non verrà sbattuto su ogni giornale e sito web del mondo. Questo però riguarda le persone non famose. Dio non voglia che abbiamo un periodo di riposo. Prova a immaginare come possa essersi sentita Liv Tyler quando ha scoperto che il suo vero padre non era Todd Rudgren, ma bensì Steve Tyler. Oppure Anne Hathaway che stava con quel ragazzo italiano che ha rivelato un lato oscuro e ogni settimana si trovava in uno scandalo diverso fino a quando non ha avuto altra scelta che scaricarlo prima che potesse rovinare la sua carriera". Fece una pausa e si colpì la fronte con il palmo della mano la frustrazione era evidente nella sua voce "Cazzo, anche quei poveri ragazzi di Twilight. La ragazza è stata perseguitata per quella storia tra lei e il regista quando è venuta fuori".
Emma rabbrividì, ognuno di questi incidenti aprì la parte di se stessa dove aveva nascosto tutta la sua ansia e la preoccupazione per le minacce di Neal che rischiavano di consumarla "So che queste cose accadono, ovviamente lo so, è solo ..."
"Emma, non stiamo parlando solo delle altre stelle e così via. Stiamo parlando anche di qui" dichiarò Filippo con tono solenne, la sua faccia accuratamente concentrata. Lei aggrottò la fronte confusa. Qui, come a.. Los Angeles? A che cosa si riferiva?
"Cosa intendi?"
Si girò di scatto verso August quando parlò dietro di lei con le braccia incrociate sul petto e il suo precedente sorriso che stava scomparendo lentamente "Stanno dicendo che una volta, una ragazza che ho conosciuto ha provato a fare qualcosa di altrettanto sgradevole alcuni anni fa". Alla sua espressione sconcertata, si strofinò il viso con la mano, lasciandola poi cadere al suo fianco stancamente "Si è presentata qui dicendomi che aveva una figlia e che era mia".
Oh. Mio. Dio. "No" riuscì a pronunciare, completamente costernata al pensiero.
Tutti annuirono in una volta rispondendole all'unisono "Oh, sì".
"Cosa è successo?" chiese, la curiosità superò qualsiasi altra emozione dopo quella confessione - trepidazione, compassione, comprensione e confusione.
"Onestamente? All'inizio ero euforico. Mi ero davvero affezionato a lei e fui devastato quando dovetti lasciarla. L'ho incontrata a Puckett, ma ovviamente dovevo tornare a casa a un certo punto. Così, quando improvvisamente affermò che ero padre, ho subito visto una possibilità di avere una famiglia con lei". Un cipiglio a labbra strette tirò i suoi lineamenti di solito rilassati ed Emma si preparò per la parte brutta della storia. "Certo, poi Gold ha fatto qualche ricerca sul suo conto, probabilmente fiutando che si trattasse di una stronzata. Non volevo credergli, ma quando ha iniziato ad avanzare richieste sul mantenimento della bambina e a dire che sarebbe voluta tornare a Puckett mentre io dovevo restare qui a lavorare, capì che era giunto il momento per il test di paternità".
Si preoccupò e i gli occhi si riempirono di comprensione per il tastierista che era diventato un grande confidente e amico da quando si erano incontrati a quel Galà tanto tempo fa. Qualcuno che era colui di cui la persona con cui al momento aveva una relazione si fidava con tutto se stesso - sul serio Emma, è necessario che inizi una buona volta ad ammettere ciò che senti, stai diventando vecchia. Qualcuno di cui le interessava davvero tanto e a cui aveva permesso di entrare nelle sue mura. "Mi dispiace tanto, August".
Lui annuì tristemente, accettando le sue parole con grazia "Anche a me. Almeno ho ancora modo di stare insieme alla bambina ogni volta che posso". Diede poi una scrollata di spalle vago, probabilmente cercando di farlo apparire come se non fosse poi così male. Ma riconobbe i segni, era una professionista abituata a mascherare le sue vere emozioni quando si trattava di qualcosa che la colpiva emotivamente. Era una professionista. Lo era stata per anni "Ma vedi? Noi tutti abbiamo il nostro bagaglio. Nessuno ti sta dicendo che questo non dev’essere snervante e difficile, perché probabilmente lo sarà, ma ti basti sapere che hai tutti noi alle tue spalle. Non dovrai affrontarlo da sola".
I suoi occhi osservarono tutta la stanza, l'atmosfera accogliente, l'eco inesistente, il leggero ronzio nell’aria dalle macchine collegate alla corrente. Poi iniziò a guardare gli uomini che la circondavano, l'onestà nel loro comportamento verso di lei, la promessa nelle loro parole. Si voltò verso Killian, incapace di nascondere un sorriso e gli disse "Non c'è da stupirsi se passi qui tutto il tempo. Se ti fanno questi discorsi d’incoraggiamento e organizzano spettacoli per te per trarti su il morale, non vorrei mai lasciare questo posto".
Risero tutti bonariamente e la tensione di prima sembrò fuoriuscire lentamente fuori dalla stanza, come se una polvere fatata in qualche modo fosse stata versata sopra di loro per farli sentire più leggeri. "Ecco perché sei la benvenuta" le disse Filippo con un occhiolino.
Victor si sfilò il basso dalla spalla lo appoggiò contro la sua sedia per poi tornare di nuovo in piedi e richiamò la sua attenzione con un fischio "Ci devi ancora un video, Blondie!".
Se n’era quasi dimenticata. Dannazione. Chi voleva prendere in giro, Killian non gliel’avrebbe fatta scampare per niente al mondo, gli piaceva così tanto prenderla in giro sul fatto che aveva il contratto scritto su quello stupido tovagliolo. Ricordava qualcosa che aveva detto a riguardo e con un fragore disperato disse "Pensavo che fino a quando l'album non sarebbe stato pronto non ci sarebbe stato nessun video?"
Victor e Killian si scambiarono un'occhiata e ridacchiarono ancora una volta. Ugh, quei due, sapeva che avrebbero chiacchierato come vecchie signore sulla sua paura riguardo a questo dramma del video "Mi sto solo assicurando che non te ne dimentichi, ecco tutto!".
"Come potrei, questo idiota me lo ricorda ogni minuto!" piagnucolò indicando Killian con il pollice. Lei gridò ad alta voce quando cercò di morderla con un ringhio. Dio, era come un bambino agitato. Lei li seguì nell'altra stanza, dove si era goduta il suo 'concerto' e una domanda, alla quale aveva pensato mentre li stava guardando poco prima, le tornò in mente e chiese con tono interrogativo  "Come avete scoperto la mia playlist?"
Tutti si fermarono e guardarono verso di lei "Davvero, Emma? Davvero?" August chiese alla fine, alzando un sopracciglio come il resto degli altri che sembravano troppo compiaciuti per farlo.
Le spalle di Victor si strinsero in silenzio ridacchiando - Dio, quanti anni aveva questo ragazzo, era peggio di Henry – il che fece accendere una lampadina dentro la sua testa ed emise un gemito ad alta voce. Naturalmente "Fottiti Ruby".
"Questo è quello che fa Whale, eh?".
"JONES" dissero tutti in coro e poi tutto si dissolse in un attacco di risatine dando una grande familiarità alla situazione.
Killian, da parte sua, si lasciò cadere sul divano scontento,  sbuffò frustrato e continuò a discutere animatamente con i suoi amici "Gesù Cristo,  pensavo che questo fosse un paese libero dove avrei potuto esprimere la mia opinione senza essere giudicato e rimproverato, se l’avessi saputo me sarei rimasto a casa ..."
Emma scambiò uno sguardo con August mentre si trovava accanto a Killian seduta sul ​​bracciolo del divano, le sue dita giocavano distrattamente con una ciocca dei suoi capelli, mentre lui continuava a discutere con i suoi compagni adagiato contro lo schienale, si lasciò sfuggire un sospiro. Si guardò intorno e si rese conto di ciò che tutte quelle persone erano riuscite a fare solo per farla sentire meglio, era facile credere che tutto sarebbe andato bene.
Forse sarebbe andata così.
________________________________________________________________________________
 
Strinse la mano di Killian forte nella sua, Emma guardava davanti a sé, mentre l'altra mano andò a proteggere gli occhi dal sole abbagliante "Credi davvero che questa sia una buona idea?"
"Penso che sia un’idea meravigliosa" rispose sfacciatamente con lo sguardo fisso di fronte a loro e il sorriso sulle labbra.
"Davvero?" Lei davvero avrebbe voluto nascondere l’ansia dalla sua voce. Dove erano finite le sue eccellenti doti di recitazione?
"Davvero".
"Ma ..."
Ignorando chiunque potesse vederli - le orde di turisti, le famiglie, le coppiette e quant'altro con berretti sulla testa, occhiali da sole e zaini, che li circondavano mentre percorrevano la strada piena di colori che portava all'ingresso principale, sarebbe stato difficile per loro uscire di lì senza essere riconosciuti – lo portò a se, schiacciandola contro il suo petto fino a quando non furono faccia a faccia. Strofinò il naso contro il suo in morbidissimi tocchi, facendola sorridere in risposta contro la sua volontà. Faceva sempre così in questi giorni "Emma. Lo stiamo facendo"  dichiarò infine, lo sguardo blu come il mare non vacillò mai da lei.
Le labbra tremarono e poi udì i suoi amici dietro di loro che si avvicinavano con entusiasmo, le parole offuscate dalla confusione infinita di passi, della musica proveniente dagli altoparlanti, le urla eccitate dei bambini e le grida dei genitori per non perdere nessuno dei loro figli in mezzo alla folla. Inarcò un sopracciglio quando vide Mary Margaret aprire la mappa, era un po’ il suo marchio di fabbrica, per mostrare al resto del gruppo la sua idea di itinerario ed Emma si lasciò sfuggire un sospiro forte, già temendo la lunga giornata. "E avevamo davvero bisogno di portare tutta la band insieme alla mia famiglia?".
Guardò con orrore alla prospettiva, gli occhi spalancati per il terrore e li indicò con un gesto della mano "E negare loro la possibilità di venire qui? Sei seria? Io non sono così crudele" protestò con veemenza ed Emma dovette combattere contro la voglia di prenderlo in giro per parlare dei suoi amici, come se fosse il responsabile di doverli portare fuori tutti insieme per un viaggio o qualcosa del genere. Osservò in fretta il gruppo che avevano assemblato per la giornata, scorgendo i tre bambini che non smettevano di strillare, che puntavano in ogni direzione intorno a loro senza riuscire a mascherare l’entusiasmo per la giornata che avevano davanti a loro. "Gracie non è mai venuta qui e ora è qui con Henry e Bae". Volse il viso verso di lei ancora una volta, si appoggiò in modo da poterle mordicchiare giocosamente il lobo dell'orecchio "Andiamo dai. Ci divertiremo tanto".
Lei rivolse un sorriso in direzione dei ragazzi, notando che Bae e Henry sembravano andare più che d’accordo da quando erano stati presentati un'ora prima, quando si trovarono tutti insieme allo studio della band per partire e arrivare insieme al parco. Era stata tutta un’idea di Ruby e di Mary Margaret - con l'aiuto di Henry, naturalmente - che erano orgogliosi membri del club sono-un-adulto-che-passa-il-suo-tempo libero-a-Disneyland-e-non-me-ne-vergogno e l’avevano supplicata di unirsi a loro per una giornata nel parco. Emma sapeva che lo stavano facendo per tenerla occupata, ed era grata per questo, anche aveva notato che quando ne avevano parlato a Killian, David e al resto della band, tutti avevano colto al volo l'occasione troppo velocemente per i suoi gusti.
Ma bene, che sapeva di questi ragazzi? Si comportavano come dei ragazzini di cinque anni con un alto livello di zuccheri e quindi non poteva davvero saperlo ...
Giocherellando nervosamente con il ciondolo appeso al collo, lasciò che l’incertezza comparisse nella sua voce. Il fatto che lei gliel’avesse fatto sentire bastava per farla meravigliare di quanti passi in avanti avesse fatto da quando si erano messi insieme, ma ahimè, in un momento come questo, dove aveva bisogno di lui per capire che non era ancora al 100% positiva su questa idea, non le interessava davvero se sembrava nervosa. "Ma ... potremmo dare spettacolo dato che stiamo qui tutti insieme? E' come se stessimo sventolando una bandiera sulle nostre teste con grandi lettere che dicono ' GUARDATECI '".
Anche se a malincuore doveva ammettere a se stessa che, non importava quello che avrebbero fatto, la sua migliore amica avrebbe sicuramente trovato il modo per mettersi al centro dell'attenzione. Ogni volta che erano state a Disneyland insieme, la maggior parte dei personaggi si fermavano a parlare con lei mettendo su una sorta di teatrino, spingendo i visitatori curiosi a prendere le loro macchine fotografiche e registrare qualunque cosa stesse facendo.
"E’ questo il vero scopo, non è vero?".
... lo era? Era questo il motivo per cui era stato così aperto all'idea, sin dall’inizio? Ne aveva parlato con David, tra tutti, perché avevano concordato che sarebbe stato un grande piano? Avevano analizzato tutta la situazione prima ancora di dirglielo?
"È vero?" riuscì a chiedere finalmente.
Killian annuì, non una traccia di dubbio nella sua espressione, sistemandosi gli occhiali da sole sugli occhi
"Naturalmente. Questo apparirà su qualunque blog o giornale che tu desideri e scommetto che Neal lo vedrà. Che sei fuori con i tuoi amici, la tua famiglia, tuo figlio, che stai affermando che non hai paura di lui".
"E te" disse a bassa voce, abbassando lo sguardo a quella sua improvvisa affermazione. Non aveva nemmeno pensato di dirlo, ma qualcosa l'aveva spinta a farlo. Non aveva alcun controllo su di se quando si trattava di lui o così sembrava.
Se Killian si lamentava del fatto che lei lo faceva diventare un’idiota, lei non si discostava poi così tanto.
Ugh. Almeno il sesso era fantastico.
Chi voleva prendere in giro, tutto era fantastico.
Oh Dio, era davvero patetica.
"Io cosa?" Chiese, per fortuna, interrompendo i suoi pensieri inquietanti per quanto riguardava il loro rapporto e il suo livello di idiozia.
Sospirò pesantemente, guardandolo da sotto le ciglia e mordendosi il labbro, sentendosi come un’adolescente che condivide i suoi sentimenti con la sua prima cotta "Sono qui con te. Non solo con i miei amici e mio figlio".
Lei gli passò una mano sulla fronte per spostargli una ciocca di capelli e mentre passava davanti al suo volto la prese nella sua con un rapido gesto e le baciò il palmo della mano, chiudendo gli occhi per un attimo "Beh, si è così. Ora, perché quel sorriso?".
Lei arricciò il naso, roteando gli occhi. L’avrebbe presa in giro fino allo sfinimento per quel suo sorriso, sembrava proprio 'come un bambino viziato' - sapeva che gliel’aveva detto solo per farla irritare, ma a volte si sarebbe meritato un vero e proprio pugno solo per essere un tale rompiscatole. L'inferno non ha confronti con una donna infuriata "Potrebbe far male fingere un sorriso per così tanto tempo".
"Chi ha detto che stavi fingendo?" disse prendendole il mento fra le dita e toccando le labbra con le sue lentamente, dimostrando che in realtà stava sorridendo.
Oh, le possibilità di quella frase "Per fartelo credere o no ..." commentò sorridendo malignamente a lui. Visto? Non era l’unico a cui era permesso fare insinuazioni su tutto ciò che usciva dalla sua bocca.
Per ora si potrebbe dire che il punteggio era qualcosa di simile a questo:
Emma 1 - Killian 8374273528452426 . Non male.
Lui sghignazzò, le strinse un braccio intorno alla vita e la tirò vicino a lui, girando intorno a loro in modo da potersi unire al gruppo, che stava ancora esaminando la mappa di Mary Margaret e apparentemente in attesa di Ruby, che era misteriosamente corsa in bagno appena erano entrati nel parco "Guardati, stai diventato me! Sono così orgoglioso".
Si avvicinarono ai loro amici e David scuoteva la testa in direzione di Emma sopra la testa della sua fidanzata divertito per la gioia negli occhi della ragazza e per le parole frenetiche che diceva per spiegare ogni piccolo dettaglio che avrebbero dovuto seguire in modo da riuscire a vedere la maggior parte delle cose che il parco poteva offrire in un giorno. Prima che lei potesse chiedere quale fosse la loro intenzione, Ruby si presentò dietro di lei, toccandole giocosamente il fianco con un sacchetto che portava con se. Quando Emma saltò per la sorpresa - e per averle fatto il solletico, la chiamò con nomi davvero brutti a bassa voce in modo che i più piccoli non la sentissero - notò i decori Disney sulla borsa.
Oh, no.
"Ruby, NO."
"SI!" Ruby stava già ridendo mentre pescava dal sacchetto le orecchie di Topolino e Minnie, passando intorno a loro e sistemandole sopra le teste di tutti. Dio, non li avrebbe mai lasciati andare, vero?
"Assolutamente no" dichiarò August, i suoi occhi andarono lontano quando gli passò il suo paio che esaminò attentamente.
Jefferson non la stava prendendo meglio, prese le orecchie come se stessero per morderlo "Non siamo un po' cresciuti per queste?".
Ruby - o Minnie Ruby – si prese i fianchi con le mani, imbronciata. Pensava davvero che avrebbe funzionato?
... ok, forse si. Probabilmente. Certo. Almeno per un po', ma poi sarebbe successo quello che accadeva sempre: se le sarebbero tolte tutti, uno per uno e avrebbero chiesto a chi aveva borse o sacchetti di metterli via per loro fino a quando non sarebbero tornati a casa. Facile no?.
"No.. avresti dovuto scegliere un altro nome per la tua band, se avessi saputo che non saresti riuscito a tenere il passo e affrontare le conseguenze!"
Questo stava diventando davvero ridicolo a questo punto.
Anche se doveva ammettere che stava avendo problemi a non ridere per le reazioni di tutti: dalla gioia più pura di Henry, Bae e Grace (e Mary Margaret, che le aveva strappate dalle mani di Ruby quasi con un ringhio,  sistemandole sul suo taglio di capelli sbarazzino, come se fosse una sorta di tiara), agli sguardi inorriditi scambiati tra i musicisti. Suo fratello, invece, non batté nemmeno ciglio, completamente abituato  alla tradizione di Ruby di quando si visitava il parco. Così come Emma. Che le prese a malincuore quando Ruby gliele offrì e se le sistemò sui capelli con un sospiro.
Henry semplicemente corse verso di lei con le orecchie sui suoi capelli castani e un sorriso a trentadue denti permanentemente bloccato sul suo volto. Era tornato a casa dopo che si era calmata,  dopo aver parlato con Archie e ristabilito le cose un paio di giorni dopo l’'incidente', non aveva curiosato su ciò che le era successo e sul perché lo avesse mandato da Regina per il week-end, probabilmente intuendo che gli avrebbe mentito o forse per paura che avrebbe potuto innescare un altro attacco di panico o qualcosa del genere. In entrambi i casi, era stata così felice di averlo di nuovo a casa e al suo fianco dove poteva assicurarsi che fosse sotto il suo occhio vigile. Avevano trascorso ogni momento che potevano insieme da allora, insieme con la sua famiglia e Killian.
Fino a quando non le avevano proposto di trascorrere la giornata a Disneyland.
"Mamma! Dove andiamo prima?" Chiese fermandosi di fronte a lei con Bae alle calcagna. Era molto curiosa di conoscere il figlio di Belle e Mr. Gold, quando Killian le aveva detto che aveva chiesto a Belle di lasciare che il ragazzo si unisse a loro. Aveva accettato in quel momento solo per vedere se aveva qualcosa in comune con i suoi genitori. Si aspettava un ragazzo dolce e ben educato, travolgente e dolce come sua madre, anche se faceva qualche capriccio quando non otteneva ciò che voleva - proprio come suo padre, come la band le aveva assicurato.
Entrambi la guardavano speranzosi.
... perché stavano chiedendo a lei? Aveva forse l'aspetto di una guida turistica o cosa?.
Passò le mani sui jeans con impazienza, si inginocchiò davanti a loro proprio quando Grace si unì a lei, mettendo una mano sulla sua gamba e sorridendole "Beh, voi dove volete andare?".
"A visitare il castello!" propose Aurora, rimbalzando sui suoi piedi.
Bae e Henry avevano altre idee. "La casa dei fantasmi!".
"Pirati dei Caraibi!" Naturalmente tutta la compagnia dei Lost Boys voleva andare nel posto che sembrava più vicino al loro nome, anche se lei immaginò che avrebbe avuto più senso se fossero andati alla giostra di Peter Pan ...? O era solo a causa dell’ambientazione pirata?.
Anche in questo caso doveva dare la colpa a Johnny Depp.
Sbuffò verso il cielo in segno di sconfitta. Fatto. Lei era al 300%  "Stavo chiedendo ai bambini, sapete?" li rimproverò, ma era davvero difficile non ridere per le loro espressioni. Scosse la testa verso di loro con le braccia incrociate sul petto come se fosse delusa dal loro comportamento, prese la mano di Grace nella sua, conducendola verso il castello in modo da poter iniziare il loro viaggio.
Era chiaro dal momento in cui avevano imbucato Main Street che avrebbero dovuto seguire le istruzioni di Mary Margaret, come aveva suggerito in precedenza: era un’esperta di tutto il parco, ci andava ogni due mesi o qualcosa del genere, era una pazza. Anche se si stava rivelando molto utile, dato che sapeva esattamente quale itinerario avrebbero dovuto seguire per quanto riguardava le giostre su cui erano in procinto di andare, evitando grandi code, utilizzando il sistema FastPass e in generale conosceva ogni dettaglio del parco, tra cui i luoghi in cui a volte era possibile incontrare i personaggi o vedere le sfilate.
Ad un certo punto, Emma dovette trattenere fisicamente Victor quando sentì una conversazione tra Henry e Grace, si stava lamentando di quanto fosse triste che in questo parco non c'era il giardino di ‘Alice nel paese delle meraviglie’ – come quello che avevano visitato a Parigi, una volta, quando era più piccolo e lui l’aveva amato - sapendo quanto le piaceva il film e sostenendo che avrebbero potuto 'abbandonare tutti gli altri nel labirinto'. Emma aveva anticipato il commento osceno di Victor e aveva praticamente dovuto minacciarlo, solo così avrebbe lasciato i due ragazzi in pace.
"Amore giovane a Disneyland, la storia d'amore perfetta" come aveva soprannominato Aurora sognante, sospirando innamorata all'idea.
Riuscirono a non dover aspettare troppo nella maggior parte delle attrazioni, anche se usciti da  'It’s A Small World" (dopo un enorme fila con i ragazzi che si erano lamentati a gran voce che fosse una schifezza e un giro stupido, ma comunque cantarono insieme l’odiosa canzone come il resto di loro) che si resero conto che mancava Bae ed Emma andò con Killian a controllare al piccolo ufficio dove venivano portati i bambini che si perdevano in mezzo la folla dai loro genitori. Stranamente, l'ufficio centrale era stato chiamato " The Lost Boys’ Place '" o qualcosa di simile, e lì trovarono Bae seduto su un divano tra due enormi Topolino a guardare Il Re Leone mentre aspettava che lo andassero a riprendere.
Rimase scossa da questo incidente per un po', probabilmente dopo la storia di Neal che forse avrebbe cercato di portarle via Henry solo per arrivare a lei, così strinse il figlio di Belle al petto più forte che poté, non osando lasciar andare la sua mano fino a quando non raggiunsero il resto del gruppo e il ragazzo si unì a Henry e Grace, raccontando le meraviglie del piccolo posto in 'Neverland' che aveva avuto modo di visitare sotto gli sguardi impressionati dei suoi amici. Killian dovette afferrarle la mano così da fermarla dato che stava tirando la sua collana e lei non si rilassò di nuovo fino a che non la fissò, completamente perplesso, chiedendosi ad alta voce perché diavolo avesse dei brillantini sulle mani.
La povera stella blu soffriva la sua ansia e i brillantini stavano iniziando ad attaccarsi alle sue dita.
Doveva farlo, solo per calmarla. Non era colpa sua. Assolutamente.
Naturalmente dovettero rivedere Pirati dei Caraibi e decisero che avrebbero anche pranzato nel ristorante solo per mantenere la giornata sul tema pirata o qualunque schifezza i musicisti e David volessero mangiare - e le tazze da tè che lei e i suoi amici avevano adorato sin dalla loro prima visita anni fa. Si rese conto di come alcune delle giostre erano completamente offlimits per alcuni di loro, quando Mary Margaret in tutta la sua competenza, aveva chiesto se c'era qualcuno tra di loro che non aveva intenzione di farle tutte.
A quel punto, Grace, Killian,Victor, Filippo e August si rivolsero a Jefferson con sguardi interessati e divertiti sui loro volti. Il batterista si finse sorpreso "Perché mi guardate tutti?".
"Abbiamo sentito che preferiresti morire piuttosto che andare sulla giostra di Indiana Jones?". Mary Margaret gli chiese accarezzando il suo braccio con comprensione. Rivolse uno sguardo omicida verso i suoi compagni, tutti, brontolando minacce sotto il suo respiro mentre loro sghignazzavano a sue spese.
"Non ridereste così tanto se iniziassimo a parlare dell'incidente nelle tazze da tè, eh, Victor?"
"Non avrai il coraggio ..."
Ruby dovette intervenire in quel momento, l'unica che indossava ancora le orecchie di Minnie oltre a Grace ed Henry (anche Bae le aveva tolte a quel punto, stava cominciando ad apprezzare questo ragazzo, anche se aveva questa abitudine di scomparire e  regalarle un attacco di cuore) per impedire loro di litigare ulteriormente "Va bene, cowboys. Abbiamo capito. Passiamo avanti".
Killian fece in modo di portare lei ed Henry a fare un giro sull’attrazione di Peter Pan, la nave volava nel cielo dipinto di Londra meravigliando lei e suo figlio e inviando un formicolio attraverso la sua spina dorsale. Condivisero il sedile con Henry seduto tra di loro, il figlio che puntava eccitato qualsiasi cosa e scambiava dettagli del libro con Killian, che era una specie di esperto del racconto di Barrie, naturalmente, ed era più che desideroso di correggerlo o condividere la sua passione con lei, tutti, ma la cosa che la fece maggiormente sorridere in tutto quello fu il vederli interagire come se si conoscessero da anni, piuttosto che da settimane.
Mary Margaret aveva espresso quanto fosse difficile riuscire ad incontrare la maggior parte dei personaggi in un giorno (perché, ovviamente, ci aveva provato, era un tale groupie della Disney, per l'amor del cielo), ma furono abbastanza fortunati di imbattersi in alcuni di loro mentre danzavano intorno al Princess Fantasy Faire e al Pixie Hollow: Emma dovette scattare la sua foto quando incontrarono Rapunzel, Ruby le mostrò il costume della loro festa, con il suo massimo imbarazzo e Peter Pan provò a insegnare a tutti loro a volare, sorridendo consapevolmente in direzione dei ragazzi affermando che alcuni di loro sicuramente conoscevano il segreto dato che erano dei veri e propri abitanti di Neverland.
E naturalmente sotto gli ordini di Mary Margaret tutti dovettero provare la cosa più straordinaria di Disneyland: il bastoncino di mais venduto al carretto rosso vicino al Plaza Inn. Come dicono su Yelp: Il.Migliore.Mais.Dog.Di.Sempre.
Una volta arrivata la sera, decisero di concludere la giornata con i fuochi d'artificio. Si sistemarono tra due pali della luce su Main Street, da dove si potevano vedere bene le proiezioni del castello e lo spettacolo pirotecnico. Si radunarono lì cinque minuti prima dello show e trovarono un posto, invece di cercare di entrare nel centro o davanti al castello, cosa che si sarebbe rivelata praticamente impossibile e probabilmente non ne sarebbe valsa la pena, come disse Mary Margaret.
Rimasero lì, ammucchiati in attesa e commentando tutto quello che avevano fatto durante la giornata, quando un improvviso lampo illuminò il cielo. La schiena di Emma si rizzò per lo spaventato e la sorpresa, una coppia di braccia la strinsero da dietro e lasciò che la sua testa si poggiasse sulla spalla di Killian quando lo spettacolo ebbe iniziò. Fontane, fuochi d'artificio, proiezioni, laser, fuoco e musica sparata dagli altoparlanti, il tutto combinato in uno spettacolo che non ricordava di aver goduto così tanto l'ultima volta che era stata lì. Prima della fine però, Killian si allontanò da lei, tirando fuori goffamente il cellulare dalla tasca della giacca. Lei si strinse nelle spalle, tornando a godere gli ultimi minuti dei fuochi d'artificio, che lasciavano tracce di fumo nel cielo brillante, come una stella cadente farebbe nella sua scia.
Quando lo spettacolo terminò e tutti applaudirono con entusiasmo, vide Killian tornare, accigliato. Emma andò davanti a lui e gli mise una mano sulla guancia "Killian? Stai bene?"
"Io…"
Henry li interruppe, fermandosi di fronte a lei quasi senza fiato "Mamma. Zio David ti sta cercando, c’è una chiamata per te. È Archie".
Non c'era modo. In quel momento avrebbero avuto qualche notizia. Girò gli occhi terrorizzati in direzione di Killian, che aveva livellato i suoi lineamenti in una maschera calma, la incoraggiò spingendola verso David, non lasciando andare la sua mano mentre andavano verso suo fratello.
Incontrò i suoi occhi, David si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e le passò il cellulare con la voce piena di preoccupazione "Ecco. Ha cercato di contattarti ma non eri raggiungibile".
"La mia batteria è morta, mi dispiace" spiegò subito, strappandolo dalla sua mano e poggiandolo contro il suo orecchio a velocità lampo "Ehi, Archie".
"Emma. Ho notizie". La voce di Archie sembrava calma e raccolta, ma non poteva esserne sicura in mezzo a tutta quella folla intorno a lei.
"Dimmi tutto"
"Il tuo ex fidanzato ci ha contattato, infatti siamo riusciti a parlarci questa mattina, ma non sembrava affatto sorpreso a questo proposito, non stava cercando di nascondersi o cose del genere. Ha anche commentato qualcosa su di te e sul fatto che oggi eri occupata, potrei scommettere che stava controllando sul web e ha trovato le foto del vostro viaggio". Certo che era andata così, proprio come Killian e gli altri avevano previsto, pensò impressionata. Si concentrò sulla sua voce ancora una volta, le unghie nella mano libera lasciavano segni sulla sua pelle mentre aspettava che continuasse "Comunque, quando uno dei miei colleghi gli ha chiesto se poteva andare a fargli visita, ha chiesto un incontro con te per discutere le sue condizioni".
Emma si sentì mancare il respiro, iniziò a temere che un altro attacco di panico fosse all'orizzonte "Quali condizioni? Cosa vuoi dire?".
"Ha detto che vuole far parte della vita di Henry come suo padre". 
 

****************************************************

Chiedo perdono per il ritardo!!!
Allora ....Neal è davvero insopportabile e il fatto che voglia approfittarsi di Henry per guadagnare qualcosa da tutta questa situazione lo rende anche spregevole ( Si vede che non mi è tanto simpatico? :P )
A prestissimo con il nuovo capitolo

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Fino A Quando Fa Male ***


Cap 26 - Fino a quando fa male

 
Scuotendo la testa da sinistra a destra, Killian fece in modo di essere sicuro di attraversare la strada con attenzione prima di fare manovre con la sua auto verso il parcheggio del palazzo scuro di fronte a lui. Non aveva troppa familiarità con quel luogo, avrebbe dovuto dare un’occhiata in anticipo, dal momento che non aveva avuto alcuna scelta che andare lì.
Era stato convocato o almeno così sembrava.
Ahimè, il suo incontro imminente avrebbe potuto essere la seconda parte di un altro incontro ricco di eventi a cui aveva preso parte quella stessa settimana. A quanto pare la sua vita e quella di Emma avevano deciso di diventare davvero memorabili negli ultimi tempi, con tutti i pazzi con cui stavano avendo a che fare ultimamente e non sembrava avessero intenzione di fermarsi tanto presto.
Che schifo.
Dopo la chiamata del proprietario di Pongo - Archie - Emma era abbastanza esausta da voler tornare a casa e tentare di annegare in qualcosa di forte per perdere conoscenza fino a quando avrebbe dovuto affrontare lo stronzo che l'aveva lasciata tanti anni prima. Lo sapeva, come avrebbe potuto non farlo? Era troppo facile da leggere per lui, lo era sempre stata e le chiese se volesse partire subito, ma lei rifiutò e trascorsero in qualche modo il resto della giornata insieme ai loro amici e familiari. Aveva mantenuto il suo buon viso a cattivo gioco per amore di Henry, anche se Killian rimase all’erta per tutto il tempo nel caso in cui avesse avuto un qualche tipo di crollo o qualcosa del genere.
Non avevano bisogno di preoccuparsi. Stavano parlando di Emma dopo tutto. La ragazza più difficile che avesse mai incontrato.
Anche se Killian dovette ammettere che durante quel primo incontro avuto con il suo ex fidanzato, poté vedere un lato di Emma che non avrebbe mai immaginato gli avrebbe mostrato.
Avevano concordato con Archie che si sarebbero incontrato con lui e Neal nel suo ufficio un paio di giorni più tardi, pronti per qualunque cosa quel segaiolo avrebbe potuto gettarle in faccia. Emma aveva fatto in modo di far sapere a Killian che lo voleva lì e lui ovviamente era stato più che entusiasta di accompagnarla - non solo per sostenerla, anche se era il motivo principale. Era incredibilmente curioso di sapere come fosse questo Neal e come qualcuno che aveva affermato di amarla e di prendersi cura di lei l'avesse potuta lasciare in un modo così vergognoso. Infine, si trovarono a fronteggiare la situazione e lui rimase in disparte quando Emma e Neal si scambiarono il primo sguardo dopo anni.
Non era sicuro di quello che avrebbe dovuto aspettarsi, ma bene, diciamo che rimase piuttosto sorpreso.
Qualunque cosa che Emma avesse trovato irresistibile in quell’uomo quando era una ragazzina, era stata completamente spazzata via quando i due si videro e da come agì quando iniziarono la riunione. Neal Cassidy era troppo presuntuoso, troppo sicuro di sé per i gusti di Killian - anche se era apparso un po' dispiaciuto quando Emma sputò velenosamente su di lui qualcosa sui problemi di abbandono, quando aveva tirato in ballo l'argomento di voler imporre la sua 'figura paterna' per Henry. E fu così fino a quando il loro figlio non fu tirato in ballo che Emma divenne schizzinosa, incerta e si trasformò in una versione completamente diversa di se stessa che non avrebbe mai associato a qualcuno come lei. Killian conosceva abbastanza la storia per rendersi conto dello shock e il dolore di ritrovarsi proprio di fronte all'uomo che le aveva causato così tanta sofferenza e una costante sensazione di tradimento nella sua vita, la sua presenza avrebbe innescato qualcosa che avrebbe riportato fuori la giovane Emma che era stata presa da quell'uomo, una ragazza giovane, ingenua e piena di speranze.
Che era stata distrutta dallo stesso uomo che poi si era seduto di fronte a loro chiedendo come se niente fosse di entrare a far parte della vita di Henry.
Naturalmente Emma mise ben in chiaro che non aveva la minima intenzione di lasciarlo avvicinare a suo figlio, ne ora e ne mai. Ne seguì qualcosa di piuttosto difficile da seguire e una complessa serie di parole su una guerra per quanto riguardava la genitorialità, il diritto e la custodia. Fu allora che Killian - e sicuramente anche Emma, ovviamente – realizzarono ciò che avevano temuto, che Neal stava interpretando la parte del padre tradito che non aveva avuto la possibilità di conoscere o incontrare suo figlio e che voleva essere lì per lui e giocare un ruolo nella sua vita - così avrebbe ricevuto il premio. Naturalmente puntò l’attenzione sulla cura del bambino, che fu l'ultima goccia per Emma che prima di fuggire fuori ufficio di Archie, fece sapere al suo ex con la voce più minacciosa che le avesse mai sentito usare "E’ meglio avviare una causa legale, non ti avvicinerai mai a mio figlio".
Killian la seguì fuori e la portò a casa sua, forzandola a mangiare un po' di cioccolato in modo che smettesse di essere accigliata e di lamentarsi per tutto quello che evidentemente era venuto fuori durante il faccia a faccia con Neal - anche se ora che ci pensava, non era sicuro che sarebbe stato veramente professionale, tenendo conto che Archie sarebbe stato lì. Rimasero seduti insieme per molto tempo, entrambi persi nei loro pensieri, fino a quando non arrivò una chiamata di Archie per avvertirla che Neal aveva accettato e si sarebbero rivisti, questa volta avrebbero davvero combattuto per la custodia di Henry. Naturalmente Neal non sarebbe mai stato in grado di ottenere completamente la custodia del bambino, ma Emma non era disposta a fargli avere nulla a che fare con suo figlio, non senza guadagnarsi qualcosa da lei. Se avesse visto che Neal era davvero interessato a essere una figura paterna o che addirittura fosse interessato ad Henry, avrebbe preso in considerazione la possibilità di un qualche tipo di visita mensile o qualcosa del genere, ma era completamente contraria all'idea di lasciare il figlio fuori dalla sua vista con l'uomo che l'aveva distrutta - e che non sembrava essere cambiato molto in tutto questo tempo. Archie le aveva assicurato che tutto indicava la sua vittoria, dato che il caso di Neal era povero come sapevano; di calmarsi e cercare di rimanere concentrata sul suo lavoro e di essere presente per Henry, mentre lui si sarebbe preso cura di tutto fino a quando avrebbero organizzato l’udienza e tutta la roba da avvocati da cui Killian era così confuso.
Dopo le parole del suo avvocato, qualcosa sembrò scattare dentro Emma e finalmente si lasciò andare, la tensione e il panico che aveva accumulato dentro di lei durante l'ultima travolgente settimana e che la stavano quasi facendo annegare, si riversarono lentamente fuori dal suo corpo, lasciando il guscio della ragazza affranta e triste che aveva dovuto rivivere il momento peggiore della sua vita,  minacciata dall'uomo che le aveva preso tutto. Killian la tenne stretta contro di se fino a quando i singhiozzi divennero respiri tranquilli e fece in modo di fare una battuta sul fatto che gli doveva una camicia dato che aveva rovinato la sua con il suo muco, guadagnandosi un pugno sul braccio, anche se molto più leggero di quelli che gli dava di solito.
E seppero che sarebbe andato tutto bene.
Almeno su quel fronte.
Non aveva voluto dire nulla ad Emma di dove stava andando in quel momento o della telefonata che aveva ricevuto quando erano stati a Disneyland proprio prima che le dicessero che Neal aveva contattato Archie. C'erano troppe cose in corso e lui non aveva voluto preoccuparla più di quanto già non fosse. Ahimè, gli era stato ordinato di non dire a nessuno dove stava andando o chi avrebbe incontrato. Gli avevano solo dato l'indirizzo con l’orario e il luogo in cui sarebbe dovuto andare e anche se Killian stesso avrebbe probabilmente deriso chiunque fosse stato dall'altra parte dandogli delle  istruzioni così criptiche da spingerlo lì e lasciarlo completamente da solo, il suo sangue si congelò quando sentì che avrebbe dovuto farlo 'se voleva che il suo sporco segreto rimanesse tale'.
Fu così che si ritrovò in quel palazzo raccapricciante.
Scese dalla macchina con cautela studiando i dintorni e cercando ancora di capire chi diavolo ci potesse essere dietro a tutto questo. Rastrellò il suo cervello negli ultimi giorni ogni volta che non si preoccupava per Emma e tutta la situazione di Neal cercando di mettere insieme quello che sapeva fino a ora - chi avrebbe incontrato e cosa sarebbe successo dopo che avrebbero parlato. Perché era abbastanza sicuro che non sarebbe stato facile, né piacevole. Almeno per Killian.
Fece la sua strada verso la porta d'ingresso e dopo aver suonato il citofono quasi nascosto al suo fianco, aspettò che qualcuno aprisse. Controllò nervosamente il telefono, chiedendosi che cosa stessero facendo i suoi compagni. Aveva fatto in modo che non avessero programmi per quella sera e così era stato anche per Emma, che aveva casualmente deciso che sarebbe uscita a divertirsi con Ruby e Belle in qualche pub vicino allo studio, il locale dove la band aveva suonato un paio di mesi prima. Dopo averla presa in giro su come lei non si godesse più le sue uscite tra ragazze, cedette, sempre facendo sembrare che fosse stata una sua idea. Non era così ovviamente, ma  dovette far finta di fare storie, ma ehi, non si lamentava. Era stata una sua idea, dopo tutto.
Fu portato fuori dalla sue riflessioni quando sentì un ronzio e spinse la porta aperta. Superata la soglia, scrutò a destra e a sinistra e non trovò nessuno ad aspettarlo, aggrottò la fronte in confusione. Cosa diavolo era questo? Dopo tutte le chiamate subdole e le indicazioni raccapriccianti ora lo lasciavano lì?
"Salve, Mr. Jones".
Saltò quasi fuori dalla sua pelle, Killian si girò per trovare un uomo inquietante e familiare che gli sorrideva. "Tu" disse, un vago ricordo di un uomo delle consegne che era stato allo studio con un pacchetto per Belle, improvvisamente gli tornò alla mente.
Che diavolo era? Non di certo un fattorino, di questo era sicuro -  gli fece l'occhiolino e fece cenno verso uno dei corridoi che partivano dal punto dove si trovavano "Ti va di accompagnarmi?"
Aveva davvero scelta?
Fu condotto attraverso una miriade di corridoi e lobby lussuosamente moquettate e arredate, un labirinto elegante che non fece che irrigidire i nervi di Killian. Si fermarono davanti a una porta di quercia e dopo aver bussato, si udì dall'interno una lieve risposta e la sua guida aprì per lui, scuotendo la testa a Killian così che sarebbe potuto entrare. Preparandosi, respirò profondamente prima di entrare all'interno della stanza  per bloccarsi pochi secondi dopo alla vista di chi stava seduto dietro la scrivania ad attenderlo.
"Perché non sono sorpreso del fatto che hai in qualche modo orchestrato tutto questo?" quasi ringhiò, cercando di apparire controllato solo così lei non avrebbe notato l'agitazione interiore che crebbe dentro di lui alla sua vista e alle implicazioni di quello che poteva volere da lui organizzando questo incontro.
"Beh, io ero sempre a favore dei piani creativi, come sai". Lei gli rivolse un sorriso dolce che non fece altro che farlo insospettire più di quanto non fosse prima. Quella era una delle cose che aveva trovato così intrigante di lei una volta: per quanto bella, affascinante e dolce potesse apparire, tutto si congelava con uno strato di veleno che lo avrebbe attaccato se avesse osato sfidarla. E lui l’aveva fatto, per tutto ciò che valeva la pena ai suoi occhi. "Ciao Killian."
Si sedette di fronte a lei, dall'altra parte della scrivania meticolosamente ordinata "Milah. Che cosa vuoi?"
Accarezzò pigramente alcuni documenti sistemati di fronte a lei, il graffio delle sue unghie dipinte lo fece indietreggiare mentre lei lo studiava "Oh, sai. Ho sentito una parolina tra te e la tua Barbie al Coachella che mi ha fatto pensare... così ho fatto una piccola, ah, 'indagine'".
Oh. Cazzo. No.
"Di cosa stai parlando?" le chiese per metà con provocazione e per l’altra metà sinceramente curioso e spaventato. Che diavolo aveva fatto? E che cosa avrebbe potuto sentire al Coachella? Non avevano parlato di niente che riguardasse l'accordo là, giusto? A meno che non avesse seguito alcuni dei loro amici? Sapeva che Ruby e Victor avevano spettegolato senza sosta quando avevano saputo che lui ed Emma avevano finalmente ceduto alla tensione sessuale ed erano stati insieme e sicuramente anche il resto della band aveva commentato, così. .. non era così difficile credere che se avesse prestato abbastanza attenzione a loro, avrebbe potuto sentire qualcosa?
Fanculo tutto al diavolo.
Ma cosa poteva essere? Forse aveva pure sentito qualcosa, ma non aveva alcuna prova di nulla. Poteva brancolare nel buio, alla ricerca di tutto ciò che potesse fare del male a lui ed Emma, ma non sarebbe stata in grado di tirarlo fuori. Tuttavia l'indagine che aveva affermato di aver fatto non lo faceva stare tranquillo.
Si passò una mano tra i riccioli, spingendoli lontano dal viso con impazienza "Oh, niente, davvero. Una coppia di miei amici qua e là! Mi ha detto tutto circa il tuo prezioso accordo con la signorina Swan".
Lui aggrottò la fronte. Il fattorino. Era stato nello studio quel giorno, ma non era sicuro di quello che stava facendo quando lo incontrò.
"Non ho idea di cosa tu stia parlando".
Lei inarcò un sopracciglio, prontamente si piegò per aprire un cassetto alla sua destra per posizionare con cura un registratore sulle carte che stava leggendo "Non lo sai?"
Killian deglutì rumorosamente, giurando a se stesso che non era così spaventato da anni. Non aveva idea di quello che stava per ascoltare, ma a giudicare dall'espressione soddisfatta di Milah era sicuro che non si trattava di una delle sue canzoni.
E poi, la voce di Gold provenne dal registratore e lui imprecò sottovoce.
"Solo un avvertimento - nel caso accada qualcosa tra te e la signorina Swan, qualsiasi tipo di problema che non può essere risolto a un certo punto, allora l'intero contratto finirebbe con esso, come sono sicuro che puoi intuire, giusto?".
"Sì, credo che sarebbe troppo devastante continuare a fingere di essere una coppia se fossimo distrutti dopo una rottura".
"Esattamente".
Un forte scatto risuonò quando Milah schiacciò il pulsante dello stop, una chiara dichiarazione circa la registrazione avrebbe aperto la discussione, ne era sicuro; ma lui teneva la testa bassa, senza osare guardarla e continuò ad ignorare la sua presenza. Si morse il labbro, riflettendo e cercando di trovare un modo coerente per risolvere la questione con i minimi effetti collaterali. Per lui e per Emma.
Non sembrava che Milah volesse farlo deliberare sulla questione senza offrire il suo intervento "Devo ammettere che eri abbastanza convincente, ma sapevo la verità… sapevo che non ti saresti buttato in una storia seria, non dopo di noi".
Furono quelle parole, buttate via con così tanta noncuranza, compiacimento e fiducia in se che lo fecero spingere sul bordo della sedia, un pugno sbatté contro la scrivania così rumorosamente che riuscì a spostare le scartoffie che aveva disposto con tanta cura "Chi cazzo ti credi di essere? Pensi di poter irrompere di nuovo nella mia vita e rovinarla? Ancora una volta, potrei dire?".
Poteva dire che era sorpreso che lei non aveva nemmeno battuto ciglio alle sue dure parole e alla rabbia improvvisa, ma non lo era. Questa era Milah, viveva senza lasciare che nessuno arrivasse a lei e lottava di fronte gli squali delle grandi industrie che tentavano di attaccare l'impero del marito ogni giorno. Non c’era partita per quelli.
Anche se non aveva avuto a che fare con un musicista infuriato prima di allora.
Un ricordo improvviso di Emma che lo stuzzicava di scrivere una canzone cattiva su di lei la notte del Galà spuntò nella sua testa senza preavviso e gli venne la voglia matta di iniziare a ridere o qualcosa di altrettanto sciocco. Come poteva pensare a lei quando era in questo pasticcio?
Semplice, lei era praticamente sempre nella sua mente ultimamente. Sempre lì, in un angolo, in attesa quando non ne era a conoscenza, a meno che non la portasse fuori mentre i ricordi e le immagini di lei lo prendevano in giro.
La voce di Milah infranse il suo sogno a occhi aperti e sentì come se uno specchio si fosse rotto di fronte a lui, il suo riflesso e quello di Emma andarono in frantumi ai suoi piedi "Non sto rovinando nulla. Tu l’hai fatto".
Il fatto che osò incolpare lui perché tutti lo biasimano per questo?  Lo fece infuriare e sentì le mani stringersi a pugno, tremando leggermente lungo i fianchi. Era così facile gettarsi il bagaglio alle spalle? Aveva forse un dannato segno sulla fronte o cosa?
"Cosa vuoi?" le ringhiò infuriato.
Non girò intorno al discorso e non parlò per enigmi. Non era mai stato lo stile di Milah. Era molto diretta in tutto quello che faceva e voleva, lo era sempre stata, diceva sempre tutto come stava, semplice. Un cerotto strappato via. Là. "Voglio che tu sia onesto con lei".
Avrebbe dovuto sapere che il cerotto avrebbe fatto male come un figlio di puttana.
"Io sono onesto con lei" dichiarò categoricamente. Come potrei non esserlo, io sono innamorato di lei, per l’amor di Dio, pensò toccando con i polpastrelli delle sue dita il legno del tavolo, cercando di apparire disinvolto quando invece voleva solo gettarsi da una finestra.
Scegli sempre i momenti migliori per realizzare ciò che diavolo senti, Jones.
"Oh, scommetto che lo sei" disse con sarcasmo, prima di poggiare le dita contro la scrivania in legno, guadagnando ancora una volta la sua attenzione "Hai due scelte Killian: o la lasci ... o tutti sapranno del vostro piccolo contratto" gli disse freddamente mentre contava con le dita in modo drammatico, come se fosse tutto un gioco per lei. Come se non lo stesse rovinando, non stesse rovinando tutto quello che aveva. Quello che aveva trovato, quello che l’aveva praticamente salvato.
L'indignazione e il panico lo travolsero, l'ingiustizia di tutto questo sembrava un fuoco che gli fiorì nel petto, le fiamme bruciavano ogni centimetro della sua pelle e poté quasi sentire il sudore che veniva giù dalla sua fronte e che scivolava lungo il viso. Stava avendo problemi di respirazione e poteva vedere vividamente quella donna che aveva significato così tanto per lui in un momento della sua vita e che adesso gli stava facendo questo "Non mi interessa più l’accordo. Non vedi? Io mi preoccupo di lei e lei si preoccupa per me. È reale".
"Davvero? Allora mi dispiace che dovrai rompere con lei. Perché se ti interessa di lei, lo farai" disse e quel frammento di orgoglio che aveva sempre incuneato la sua voce, lo fece trasalire ancora di più perché lei non stava solo minacciando la sua band e la reputazione di Emma - ma voleva spezzare il cuore di qualcuno.
Non solo il suo – ma quello di Emma. Che era molto più importante di lui in tutto questo.
Provò a giocare la sua faccia da poker, intrecciando le dita sul suo grembo in modo che lei non si accorgesse del loro leggero tremito "Perché ne sei così sicura?".
Lei scoppiò a ridere, un suono freddo e crudele, non affatto come quelli che una volta aveva condiviso con lui ogni volta che la solleticava o avevano trascorso del tempo insieme a ridere e scherzare "Come pensi che reagirà la gente quando scoprirà che voi due avete preso tutti in giro e mentito solo per avere il favore del pubblico? Cosa penserà la gente dell’adorabile Emma Swan, la ragazza d’oro che ha incantato tutto il pianeta, quando verranno a sapere che ha interpretato un ruolo solo per il suo tornaconto personale? Pensi che le porterà qualcosa di buono? E non farmi parlare della tua band. Sarai ancora in grado di guardarli negli occhi quando tutto andrà a puttane? Di nuovo per causa tua?".
Lui non riuscì a nascondere il suo shock per quello che aveva detto. Echeggiò nella sua testa, più e più volte, non credendo che sarebbe stata così stronza. Non riusciva a credere che questo stava accadendo.
"Non lo farebbero. Sapevano a cosa saremmo andati incontro quando abbiamo firmato l’accordo".
Lo fissò, apparentemente turbata dalla sua dichiarazione "Un accordo realizzato per cercare di salvare quello che avevi distrutto".
"A causa tua" disse, la sua voce era pericolosamente bassa.
"Oh, si. Tutto torna sempre a me. Vedi? Questo è il motivo per cui non avresti mai dovuto lasciarmi" lo insultò e lui guardò dietro di lei.
A questo punto era certo che chiunque sarebbe stato in grado di vedere il fumo che usciva fuori da ogni suo poro, tanto era incazzato. Questo era tutto quello che lei desiderava fare da quando aveva rotto la loro relazione – qualunque cosa fosse stato per lei? Era chiaro che lui non aveva significato allo stesso modo per lei o se avesse mai dubitato quello era il momento per liberarsi e dirle ciò che pensava "Ti ho lasciato? Sei tu che hai deciso di non voler stare con me, per stare con la tua famiglia e mi hai lasciato fuori dalla tua vita".
"Non mi hai dato altra scelta" gli rispose con una scrollata di spalle poco convincente.
I suoi denti stretti a disagio lo fecero quasi trasalire "C'è sempre una scelta" affermò bruscamente.
A questo punto fece una pausa per un momento, studiandola attentamente e poté giurare di aver visto il suo sguardo ammorbidirsi, ma non lo diede a vedere. Scosse la testa, con una mano si accarezzò i riccioli e stabilì il suo sguardo incrollabile su di lui ancora una volta. Torniamo agli affari. Torniamo al ricatto "Il che ci porta alla tua. Adesso, quale sarà: la tua sciocca cotta per questa ragazza o la sua felicità e quella della tua band?" disse con sarcasmo e lui la fissò in cambio.
"Che cosa ottieni da questo?"
Lei trasalì alla sua domanda, quasi come se lei stessa non avesse considerato ciò che avrebbe guadagnato con tutta questa bravata che stava mettendo su. La sua fronte si corrugò, la sua espressione si rabbuiò e per la durata di pochi secondi poté intravedere l'ombra della donna di cui si era innamorato "Sai, per quanto tu non mi possa credere, io ti amo. Ero devastata dopo quello che è successo ed è necessario che tu capisca che cosa significa dover prendere una decisione dolorosa. Adesso è il tuo turno. Sono sicura che mi hai accusato in tutti questi mesi, ripetendo a te stesso quanto fossi stronza, ma bisogna rendersi conto che non tutto è bianco o nero. E a volte dobbiamo scegliere tra ciò che vogliamo e ciò che deve essere fatto. Naturalmente non ho intenzione di mentire, vederti con lei è stato molto doloroso, lo ammetto, sapere che sei di nuovo libero potrebbe aiutarmi" il tono della sua voce gli ricordò il loro amore e l’affetto dei loro giorni insieme.
"Ti rendi conto che non ti perdonerò mai per questo e che preferirei farmi tagliare una mano anziché tornare da te, lo sai vero?" le ringhiò e il rancore nelle sue parole aveva un buon sapore, anche se sconosciuto, sulla sua lingua.
Lei sollevò un sopracciglio verso di lui e gli rivolse un sorriso dalle labbra sottili "Oh, lo so che sarai molto arrabbiato. Ma datti tempo". Si alzò dalla sedia gettando i suoi riccioli sulla sua spalla in modo stanco e camminò davanti a lui verso la porta. Si girò verso di lui dopo averla aperta, piegando la testa di lato, non così sottilmente lo stava invitando a lasciare il suo ufficio. Non aveva bisogno di sentirselo dire due volte, era più che desideroso di lasciare quel posto maledetto. Mentre camminava verso di lei gli toccò il braccio e lui si strappò dalle sue mani con un ringhio. I loro occhi si incontrarono e si chiese cosa sarebbe potuto eventualmente accadere una volta che lei avrebbe trovato quel minimo di piacere nel rovinare la sua relazione con Emma o la voglia di fargli scegliere tra lei o la sua reputazione e quella della sua band. Strappò il suo sguardo da lei, uscì dalla stanza, i suoi piedi lo spingevano per allontanarsi il prima possibile da lì, in un angolo lontano del suo cervello si chiese se sarebbe stato in grado di trovare l’uscita in tutti quei corridoi che aveva percorso in precedenza con il finto fattorino - Greg? La voce di Milah arrivò dalle sue spalle, ma non ebbe nemmeno il coraggio di fermarsi, non ora. Aveva sentito abbastanza, ma lei era sempre stata un’amante delle scene drammatiche e non sarebbe cambiata, non ora e non per un altro dei suoi giochi.
"Hai due settimane. E la tua Barbie non dovrà sapere nulla di tutto questo naturalmente".
________________________________________________________________________________
 
Tick ​​Tock.
Un giorno, due giorni, tre giorni. Una settimana. Una settimana e mezza. Una settimana e cinque giorni. Una settimana e sei giorni.
La scadenza continuava ad incombere, lo perseguitava con le sue dita fredde e implacabili, un'ombra che passava sugli occhi ogni volta che ricordava quanto accaduto, mentre cercava di custodire i momenti trascorsi insieme a Emma, con Henry, con la sua famiglia. Con entrambe le loro famiglie.
Orologi, orologi sul muro, gli uccelli del cucù che cinguettavano dietro i vetri delle finestre - il ticchettio inquietante e inconfondibile che non lo lasciava mai andare, come un mantra che si ripeteva più e più volte nella sua testa. Il tempo stava per scadere.
Aveva una scelta da fare.
Perché ogni volta che desiderava che l'orologio smettesse di funzionare, che il tempo andasse più lento, in qualche modo l’inevitabile che non arrivava mai finiva sempre per prendersi beffe di lui, arrivando persino prima del previsto? Il tempo stava giocando con lui.
Tick​​, tock.
L'orologio era sempre più forte, pronto a decidere per lui.
________________________________________________________________________________
 
Non sapeva da quanto tempo stava aspettando dentro la sua auto parcheggiata davanti alla casa di Emma, contando nella sua testa tutto quello che poteva.
8 gli alberi su entrambi i lati della strada.
11 le auto parcheggiate sulla destra, 14 sulla sinistra.
6 le canzoni che aveva sentito alla radio.
264 i rintocchi dell'orologio da quando aveva fermato la macchina e aveva iniziato a contare.
16 le ore che erano passate da quando aveva baciato l'ultima volta Emma.
Aveva trascorso molte ore, giorni, in queste due settimane, seduto sul suo letto o alla sua scrivania a fissare il nulla, solo dritto avanti a se, combattendo la voglia di lanciare contro il muro tutto quello che gli capitava sotto mano, chiedendosi se il rumore e il rompere gli oggetti gli avrebbe portato un minimo di sollievo, qualsiasi tipo di conforto per questa situazione impossibile.
Come poteva gettare tutto via? Era completamente impigliato in una rete dalla quale non si sarebbe liberato presto, la sua felicità, quella di Emma e della sua band erano in pericolo.
Il suo orologio segnava le 20:39 quando finalmente uscì dalla macchina e si diresse alla sua porta, bussò e rimase in attesa che lo facesse entrare. L’aveva chiamata poco prima per dirle che sarebbe andato da lei e ne fu contenta visto che Henry era da David e Mary Margaret quella notte, insieme a Nana. Sentì una fitta di tristezza quando si rese conto che lei sicuramente pensava che avrebbero passato la serata a guardare un film, mangiare popcorn e ridere dei luoghi comuni presenti nel film per ragazze che avrebbe scelto e probabilmente avrebbero ignorato il finale per raggiungere la camera da letto o la doccia. Il fatto che lui sapeva per certo che non sarebbe andata in quel modo quasi lo fece tornare di corsa verso la sua macchina e fuggire a casa.
"Ehi. Che succede?"
Nessuna fortuna, però.
Emma era di fronte a lui, aprendo la porta gli fece segno di entrare e di seguirla, si sedette sul divano accarezzando lo spazio vuoto vicino a lei così che lui potesse sedersi. Così fece, evitando accuratamente di toccarla, cosa che era certo lei avrebbe trovato completamente fuori dal normale, dato che era solita lamentarsi del fatto che aveva il complesso di toccarla costantemente. L’avevano soprannominato il suo 'complesso da cavernicolo', lo prendeva in giro di continuo, imitando le espressioni da cavernicolo ogni volta che stringeva le braccia intorno a lei o come la accarezzava ogni volta che passava al suo fianco: ' io afferrare te', 'io e la mano migliori amici' , 'io non riesco a smettere di toccare te biondina'.
Il fatto che quei ricordi non riuscirono a portare un sorriso sulle sue labbra era un segno abbastanza eloquente dello stato in cui versava, sapendo cosa stava per accadere, quello che stava per succedere a ciascuno di loro.
Le parole che chiunque sia in una relazione teme di ascoltare uscirono dalle labbra, ed era sicuro che Emma notò il suo stato d'animo non appena l’ebbe fatto.
"Dobbiamo parlare".
Lo disse con noncuranza o almeno così provò a fare, ma era sicuro che Emma ormai lo conosceva abbastanza per cogliere lo stato di ansia tra gli altri stati dolci e tipici di Jones.
Si sedette dritta alla sua destra e inclinò la testa di lato studiandolo attentamente "Ti sei comportato in modo strano in questi giorni". Lei lo fissò con uno sguardo che non riusciva a leggere, cosa strana, che lo fece trasalire. Infine sospirò e iniziò a parlare abbastanza in fretta, così in fretta che lui ebbe difficoltà a cogliere tutto quello che stava dicendo "Ho cercato di essere paziente e aspettare che tu mi dicessi cosa fosse successo e so che sono stata completamente distratta con tutta la confusione riguardo a Neal e non posso ringraziarti abbastanza per essere stato lì per me, ma ora ho paura di ignorare in qualche modo il fatto che probabilmente ti trovi in qualche guaio ... "
"Ehi, ferma. Smettila" le ordinò, afferrando le sue mani in una delle sue, con l’altra le afferrò il mento così che potesse guardarlo e smettere di straparlare. Eccolo lì, sul punto di lanciare una cazzo di bomba e lei stava già pensando che fosse colpa sua per il suo comportamento insolito. "Non è questo. Ero lì ad aiutarti perché lo volevo, ok? Non devi mai dubitare di questo" Si morse il labbro, la sua mano cadde dal suo viso e ora grattava i capelli sulla nuca nervosamente "Ma è vero che è successo qualcosa in queste ultime settimane" espirò pesantemente, alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo preoccupato, odiando il fatto che presto la situazione sarebbe degenerata, che quegli occhi sarebbero stati pieni di dolore e sofferenza. Forse pieni di lacrime. "Emma, questo accordo ... adesso, non ne abbiamo più bisogno, vero?".
L'aveva colta di sorpresa, era ovvio. Lei lo fissò con gli occhi spalancati e un’espressione completamente sconcertata "... che cosa?"
Ringhiò per la frustrazione. Per quanto avesse provato questa conversazione nella sua testa, temeva che sarebbe andato tutto al diavolo abbastanza in fretta, non ci avrebbe scommesso nulla. "Voglio dire. Stai raggiungendo le stelle, hai ottenuto questo incredibile progetto con Mulan e probabilmente avrai tutto ciò che desideri subito dopo, mentre la mia band è di nuovo in gioco. Lo scopo del contratto è stato raggiunto. Finito. Giusto...? Dobbiamo ancora continuare a portarlo avanti? ".
Era la verità alla fine. Quello era stato lo scopo di tutta la faccenda: dare notorietà ad Emma nelle alte sfere e portare a loro stampa positiva dopo le sue stupide bravate fatte quando Milah lo aveva lasciato. Tutto aveva funzionato alla perfezione, esattamente come avevano predetto Gold e Regina: i media non riuscivano a smettere di lodare la loro relazione, il pubblico li adorava e ogni volta che apparivano in pubblico erano destinati a creare isteria e probabilmente alcuni fan addirittura svenivano alla loro vista. Avevano tutto il mondo ai loro piedi.
E lungo il percorso avevano trovato qualcosa di completamente diverso da quello che si aspettavano. Qualcosa che non sapevano che stavano cercando, ma di cui avevano bisogno in ogni modo, senza rendersene conto.
Ma questo riguardava il contratto, in quel momento, il pensiero di dover affrontare la questione faceva già rabbrividire Killian.
Un cipiglio guastò la fronte di Emma mentre considerava la sua precedente dichiarazione e lei appoggiò la testa contro lo schienale del divano senza distogliere lo sguardo dal suo "Credo che se vogliamo possiamo chiuderlo, giusto?".
"Sì" rispose debolmente. Diavolo, stava arrivando il mal di testa. Si massaggiò le tempie senza nemmeno accorgersene.
Lei si strinse nelle spalle e assunse un atteggiamento un po' più calmo, come se le fosse stato tolto un peso dalle spalle. Si rese conto allora che stava pensando che questo fosse tutto quello di cui voleva parlarle e si sentì come se volesse prendersi di nuovo a calci. O aggredire Milah per il fatto che aveva deciso di giocare con la sua vita e quella di Emma solo perché non era in grado di vedere che per una volta lui era felice.
"Ok, allora domani possiamo chiamare Regina e Mr. Gold e dirglielo. Non c’è nessun problema". Si spostò più vicino a lui, urtando la sua spalla con la sua dolcemente e un piccolo sorriso le apparve sulle labbra "Era per questo che eri così preoccupato? E' solo un pezzo di carta. Non ha nulla a che fare con noi".
Questo era ciò di cui avevano parlato non molto tempo prima. Di come, se avessero deciso di interrompere o semplicemente rompere il contratto, avrebbero potuto in ogni modo mantenere la loro vita privata e la loro relazione lontane da esso.
Ma tutto era cambiato e lei non ne aveva idea. Non ancora, almeno.
Alla sua espressione, la sentì sussurrare dubbiosa "Non è vero?".
Lui chiuse gli occhi, strinse i pugni dopo aver lasciato le sue mani. Non poteva sopportare l'idea di guardarla e aggiunse con la voce più controllata di cui era capace: "Beh, sicuramente ci ha fatto mettere insieme".
Sapeva che sarebbe stata una questione di tempo fino a quando lei avrebbe messo fine allo stallo in cui si era ridotto. Si spinse indietro fissandolo dritto negli occhi e gli disse con disinvoltura "Killian. Parla per favore".
Fece una smorfia e il suo battito cominciò a crescere nella sua testa da un palpito sordo fino a sentire come se qualcuno stesse cercando di spaccargli il cranio con un martello. Sapeva da dove derivava quel dolore, il terrore e il panico di affrontate questa conversazione, tanto per cominciare. Eppure non poteva fare niente per fermarlo. Sospirò, il tremore nelle sue mani era fuori controllo, mentre giocava con il bracciolo del divano che aveva occupato in precedenza dopo aver seguito Emma in salotto. "Non è solo il contratto. Siamo ... noi" disse infine cercando di mascherare la titubanza della sua voce schiarendosi la gola.
Fece in modo che le parole successive suonassero come dei semplici sussurri.
"Penso che sarebbe meglio se smettessimo di vederci".
Poté giurare di aver sentito il suo cuore arrestarsi. Non aveva incontrato i suoi occhi mentre le diceva quelle parole, ma adesso si sentiva obbligato a guardarla, pur sapendo che avrebbe probabilmente odiato vedere la sua reazione.
Lo shock, l’incredulità e la confusione erano incisi sul suo volto era tutto ciò che temeva di vedere da quando aveva saputo che avrebbe dovuto farlo. Guardava davanti a lei in un punto non definito sopra la sua spalla con gli occhi fissi e la bocca leggermente socchiusa per la sorpresa "Wow".
"Sì" Killian mormorò, lo stomaco gli si strinse per il terrore, temendo quello che stava per accadere. Conoscendo Emma, avrebbe dovuto dire la sua e lui la amava per questo, ma allo stesso tempo avrebbe dato qualsiasi cosa per evitare tutto questo. Non per la lotta in sé, ma perché non era sicuro che sarebbe stato in grado di rimanere lì ed assistere al suo crollo o se sarebbe stato abbastanza forte.
Doveva esserlo.
Emma da parte sua, si era congelata, tirò su col naso un paio di volte e nascose i suoi lineamenti in una maschera fredda di indifferenza. Dio, quanto era testarda. "Beh, non voglio dire che sono sorpresa. E’ una cosa che viene fuori così di punto in bianco. Ma comunque, sono contenta che sia venuta fuori" dichiarò con amarezza, rivolgendogli uno sguardo fiero "Visto? Non è stato poi così difficile dire finalmente quello che volevi". Lasciò cadere le mani e si allontanò da lui, arrabbiata e leggermente disgustata, anche se era evidente che stava cercando di essere una persona matura tentando di mantenere la calma o qualcosa che le si avvicinasse minimamente.
Sapeva che non avrebbe retto a lungo. Anche se era una professionista nel nascondere e controllare i suoi sentimenti in ogni situazione, entrambi sapevano che lo faceva per ogni cosa che riguardava lui, da quando l’aveva lasciato entrare nella sua vita.
Si era già alzata dal divano e si stava dirigendo istintivamente verso la cucina quando lui la chiamò quasi senza pensarci "Emma ...".
Non ebbe bisogno di preoccuparsi:  Emma aveva già indietreggiando e stava tornando verso di lui, con le narici dilatate e gli occhi fiammeggianti e iniziò a urlargli in faccia "Sai cosa? No. Io non mi tiro indietro. Perché io ci tengo a te. Io ti amo, cazzo. Mi hai fatto innamorare di te, bastardo. Ed adesso cosa c’è? Ti sei solo svegliato un giorno e hai deciso che non ne valeva più la pena?" sbottò lei impulsivamente e lui trasalì. Poi si alzò anche lui e la fissò negli occhi, anche se sapeva che aveva tutto il diritto di essere arrabbiata con lui. Diavolo, era arrabbiato anche lui con se stesso, ma era come se non sapesse più cosa fare a questo punto. Il fatto che lei potesse crede che non significasse niente per lui o che i suoi sentimenti per lei si fossero affievoliti era assolutamente offensivo.
Che diavolo ti aspettavi coglione. Le hai appena detto che vuoi rompere con lei.
Aveva solo bisogno che lei capisse che lui non voleva, che era l'ultima maledetta cosa che desiderava, per l’amor di dio.
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e calmarla sussurrandole nell’orecchio, ma sapeva che sarebbe stata la cosa peggiore da fare in quel momento. Gli avrebbe probabilmente staccato via una mano e non avrebbe potuto biasimarla. Questa doveva essere una rottura pulita e stava andando incredibilmente male. Come aveva immaginato ovviamente. I suoi occhi si illuminarono e borbottò cupamente in un sussurro "Non hai idea di che cosa stai parlando".
"Allora dimmelo" gli rispose senza tirarsi indietro.
Avrebbe voluto davvero dirle tutto. Era lì, sospesa sulla punta della sua lingua. La verità. Ma non fu quella ad uscire dalla sua bocca.
"Non posso".
Le sue parole sapevano di disperazione e pregò tutto ciò che era sacro che lei avrebbe colto il significato nascosto.
Io non voglio farlo. Devo, ma non voglio. Sto facendo questo perché ti amo. Ti amo. Io non voglio più vivere senza di te. Hai cambiato la mia vita.
"Per favore, Killian. Ti prego" ripeté ostinata, stringendo gli occhi per intrappolare le lacrime che minacciavano di traboccare.
Furono le lacrime, il dolore e l'angoscia presenti nel suo tono che lo trafissero facendolo scattare. Le sue mani la afferrarono per le spalle con forza, scuotendola leggermente in modo da farle sollevare lo sguardo verso di lui "Emma, lo sai che se solo potessi, lo farei. Non capisci? Lo sto facendo per te".
Gli occhi verde chiaro di Emma lampeggiarono di rabbia, ma non fu la sua rabbia che lo fece indietreggiare. Fu il mix di dolore e tradimento sul suo volto. Lei si allontanò lentamente da lui, come se non potesse più tollerare la sua presenza e quel pensiero lo ferì come un coltello. Sembrava stare un po’ meglio, o forse no, non si accorse nemmeno che in realtà si stava avvicinando sempre più a lui, fino a colpirgli il petto con un dito facendolo sussultare per il dolore "Se vuoi fare qualcosa per me, stai con me. Combatti per me".
"Ho combattuto! Ci ho provato, ho pensato ad ogni modo possibile per fare le cose nel modo giusto e ti giuro che questo è l'unico modo" urlò verso di lei e la sua confusione e il dolore uscirono a ondate.
Questo è quello che avevano fatto altre volte. Avevano litigato. Avevano urlato, si erano maledetti a vicenda, le loro schermaglie verbali avevano ispirato troppe emozioni dentro di lui da poter essere affrontate tutte in una volta, lo schiacciarono.
Ricordò come ogni volta che finivano di litigare entrambi ansanti e senza fiato; i suoi occhi andavano su di lui e lei avrebbe guardato in alto e gli avrebbe sorriso con le guance rosse e i capelli che cadevano dalla sua coda di cavallo intorno al suo viso.
E la sua vista gli provocava ogni volta un colpo nella pancia, dato che si rendeva conto ogni volta di quanto fosse assolutamente, stupidamente e ingiustamente bella.
Questa volta sentì lo stesso e il suo cuore martellò dolorosamente contro il suo petto quando una parte traditrice di lui gli ricordò che avrebbe potuto vedere questo lato di lei ancora per poco tempo.
Prima che potesse scuotersi dal suo torpore lei lo aggredì di nuovo sputandogli quasi addosso le parole "Io non ci credo. Se l’avessi fatto, me ne avresti parlato fin dall'inizio e avremmo potuto provare a risolvere insieme la situazione".
Prima che si rendessero conto che erano entrambi in piedi, uno di fronte all'altro, girandosi attorno come la preda e il predatore, anche se non era sicuro di chi fosse chi, le loro voci aumentarono in un rapido crescendo fino a che non si trattò solo di una questione di tempo prima che tutto crollasse intorno a loro "Io non ti voglio in questo casino. Loro possono distruggermi, se solo volessero, ma non te. Io non lascerò che ti accada nulla, anche se dovesse costarmi la carriera".
Emma si schiacciò i palmi delle mani sugli occhi e lui sapeva che stava combattendo la voglia di scoppiare a piangere – gliel’aveva visto fare troppe volte nelle ultime settimane, quando la minaccia di Neal che voleva portarle via suo figlio era stata troppo grande e lei non voleva che loro si preoccupassero per le sue lacrime. Era sicuro che lei non capiva come, in pochi minuti, la sua vita era andata all'inferno "Sei così fottutamente stupido. Non voglio che tu mi salvi! Non ho bisogno di un eroe, non ho bisogno di un salvatore!"
"Tu sei stata la mia salvatrice! Tu sei la mia salvatrice!"
"Allora se lo sono, lascia che ti aiuti!".
"Te l'ho già detto, non puoi. Preferisco saperti al sicuro e felice anziché distrutta per causa mia".
"Non potrò essere felice se non sarò con te, fottuto idiota". Ci fu un momento di silenzio in cui si fissarono semplicemente, gli occhi di lei induriti e lo sguardo di lui ammorbidito. La testa di Emma cadde e così fece anche la sua voce mentre diceva "Stai rovinando tutto. Non posso credere che stia accadendo".
Aprì la bocca, ma le parole non vennero fuori; lei le aveva spinte indietro di nuovo nella sua gola.
Ricordò l'ultima volta che si erano ritrovati in una lotta simile - qui, nella stessa stanza, tanto tempo fa. La notte prima che avevano dormito insieme. Come avevano urlato con tutta l’aria dei polmoni, come lei lo aveva accusato di essere sbagliato per lei, come le aveva rinfacciato della sua paura di lasciare avvicinare qualcuno. Come lui aveva dichiarato che la rendeva felice, come lo aveva deriso e fatto in modo di respingerlo. Come si erano baciati per davvero.
Come lei lo aveva chiamato veleno che rovinava qualsiasi cosa toccasse.
E non poteva che essere d'accordo con lei.
"Forse sono veleno dopo tutto" disse piano, sperando che l’esitazione nella sua voce passasse inosservata. Sbirciò verso di lei da sotto le ciglia e il suo cuore si bloccò quando vide un'altra lacrima scivolarle giù per la guancia.
"Eppure ti berrei senza pensarci due volte, conoscendo le conseguenze. Che cosa dice questo di me?" gli disse e lo sguardo sul suo volto era qualcosa che non aveva mai visto prima. L’aveva visto contorto per la rabbia, illuminato per il divertimento e splendente per le lacrime. Ma questo era qualcosa di nuovo, qualcosa di sconosciuto. Tristezza. Rimpianto.
Le sue labbra allora si piegarono in un sorriso triste "Che sei stupida. E che ti amo comunque".
Le spalle di Emma si abbassarono e subito avrebbe voluto ritrattare le sue parole. Ma era troppo tardi. Per qualche istante si ritrovavano uno di fronte all'altra, con gli occhi fiammeggianti e il petto ansante per l'emozione. Fu Emma a rompere il silenzio "Non ci provare. Cazzo, non ti azzardare a dirmi che mi ami proprio prima di lasciarmi" gli urlò senza che i suoi occhi lasciassero mai il suo volto.
Killian non riusciva nemmeno a respirare. La sorpresa e il dolore avevano preso il suo corpo, schiacciando le sue ossa in una morsa inevitabile. Chiuse gli occhi "Mi dispiace".
Lei incrociò le braccia, abbracciando se stessa e Killian dovette combattere con la voglia di andare ad abbracciarla lui stesso, come avrebbe fatto se fosse stato un altro giorno, un'altra volta. Un'altra vita. "Non so cosa sta succedendo. Non ho idea del perché pensi di dover fare questo, ma per qualsiasi motivo tu lo stia facendo, ti aspetterò. Assolutamente, perché hai deciso di andare contro quello che voglio, contro quello che ti sto chiedendo di fare, di non lasciarmi e invece hai scelto di seguire qualche tuo stupido codice d’onore o chissà cosa per tenermi al sicuro. Ti ho detto che non ho bisogno di essere salvata. Ho bisogno di te". Fece un paio di respiri profondi nell’evidente tentativo di calmarsi, ma fu inutile, poté vedere le sue mani tremanti, il leggero tremolio delle sue membra e avrebbe giurato che ci fosse una piccola balbuzie nel suo discorso, probabilmente a causa della sua lotta contro le lacrime. "Ma so che non cambierai idea, perché sei un testardo figlio di puttana".
Se non si era mai preoccupato dei silenzi che condividevano lui e Emma, considerandoli lenitivi, calmanti e pieni di comprensione da parte sua, questo era completamente diverso da qualsiasi cosa avessero mai sperimentato. Tensione, stress, parole non dette, minacce arrabbiate, scuse e richieste di perdono. Tutto e niente di ciò che era stato lasciato di non detto tra di loro. Tutto e niente di ciò che avevano sempre condiviso.
Sapeva di non avere il diritto di chiedere. Sapeva che non era il momento, sapeva che era sbagliato - Dio, era tutto sbagliato, il tempo, il luogo, la situazione. Eppure non poté farne a meno "E mi ami nonostante tutto?"
17 secondi.
Questo fu il tempo che le fu necessario per rispondergli.
"Contro ogni probabilità" quelle parole fluirono dalla sua bocca, come se avessero un paracadute e toccarono il suolo con piedi morbidi e silenziosi.
Killian non riuscì a trovare le parole per esprimere le emozioni che sentì quando gli disse questo e scelse di piegarsi e poggiare le labbra contro le sue, invece di dover pensare a qualcosa da dirle. Il suo bacio fu leggero come un sussurro e se era vero che ogni bacio aveva un significato dietro di se, pensò che questo potesse essere un addio affettuoso.
Apparentemente, in quanto lei rifiutò di lasciare che fosse questo il caso.
Emma schiacciò la bocca contro la sua con insistenza, seppellendogli le dita tra i capelli per impedirgli di allontanarsi. Quando cercò di approfondire il bacio, lui rispose immediatamente. In un baleno le sue mani furono aggrovigliate tra i suoi riccioli, le sue labbra si muovevano contro le sue con un’intensità che quasi la lasciò senza fiato.
Un gemito le sfuggì dalle labbra appena le sue mani lasciarono i suoi capelli, i vestiti furono sfilati via e lanciati sul pavimento, la camicetta fu sbottonata freneticamente. Nella fretta di togliere l'indumento, alcuni dei bottoni saltarono via e caddero a terra, ma lui non riuscì a preoccuparsene. Erano così consumati dal desiderio che lui quasi dimenticò il bisogno di respirare.
Finalmente allontanò le labbra e quando furono abbastanza distanti da lei riuscì a mormorare "Solo per stasera, facciamo finta che abbiamo tutto il tempo del mondo".
Lei lo fissò per un lungo momento, con gli occhi ampi e aperti per poter leggere dentro di lui. Disperazione, lussuria, riluttanza.
Amore.
Prima di annegare nella tempesta dentro il mare che colorava i suoi occhi, le strappò la camicetta dalle spalle e si chinò per incollare la bocca sulla sua clavicola, succhiando forte abbastanza da lasciare un segno rosso. Si trasferì più a sud verso le cime dei suoi seni, coprendole con feroci baci a bocca aperta, cercando di memorizzare il sapore della sua pelle o marchiarla con il ricordo del suo tocco. Forse una combinazione di entrambi.
Lei era sua. Lui era suo. Al diavolo se doveva stare lontano da lei per il loro bene – per il suo bene – lei avrebbe fatto bene a non dimenticare chi voleva e chi la voleva avrebbe fatto lo stesso in cambio.
Il pensiero che qualcuno potesse catturare il suo cuore come era riuscito a fare lui dopo tanto tempo, gli fece stringere il cuore e diede un nuovo slancio ai suoi movimenti, ora frenetici e scoordinati.
C'era un ammasso caotico di pantaloni, calze e biancheria intima gettati a terra dato che entrambi si erano liberati dei loro vestiti. Poi rimase a bocca aperta quando Killian improvvisamente la prese tra le braccia e la portò dall'altra parte della stanza. Mentre la distendeva sul letto, lei gli avvolse le braccia intorno al collo, tirando il suo corpo verso il basso per coprirla. La necessità di sentire ogni centimetro in contatto contro la sua pelle era quasi schiacciante.
Rapidamente, ma in qualche modo non abbastanza in fretta per loro, lui era dentro di lei. Nessuno dei due disse nulla, ma sembrava che in quel momento non ci fossero parole che dovevano essere dette. Parlavano completamente un’altra lingua, che consisteva in rantoli e gemiti, da sentieri tracciati a vicenda dalle labbra e dalle dita sulla pelle in fiamme, come se venissero scossi insieme con un'urgenza che rasentava la disperazione.
Emma si aggrappò a lui, muovendosi con lui che aveva impostato un ritmo costante che li stava portando entrambi vicini all'orlo dell'oblio. Fu un'esperienza diversa da tutte le altre volte in cui era stato con lei. Fu triste e lenta, tenera e selvaggia e mentre premeva le labbra nei punti palpitanti del suo collo, si rese conto che non era semplicemente a letto con lei.
Stava facendo l'amore con lei.
Chiuse gli occhi, sentendo come se il suo cuore fosse sul punto di scoppiare.
"Emma” disse respirando pesantemente nello sforzo dei suoi movimenti. Le prese il mento con la mano "Emma, per favore guardami".
Aprì gli occhi per incontrare i suoi e nel momento in cui lo fece, qualcosa si diffuse in tutto il corpo, ogni suo nervo formicolò e mille scintille lo attraversarono, qualcosa di simile alla magia prese possesso di loro. Ancora una volta sussurrò il suo nome, questa volta con una voce che era sia possessiva che implorante e a quel suono lei andò in frantumi tra le sue braccia, inarcando i fianchi verso di lui e venne con un forte grido. Lui la seguì subito dopo, raccogliendo il suo corpo vicino al suo e insieme cavalcarono l'onda dell’intenso piacere fisico e del dolore emotivo.
La respirazione finalmente rallentò, lei lo guardò negli occhi ed entrambi si studiarono a vicenda, lui si chiese come erano arrivati a tutto questo, quale doveva essere il piano del destino che li aveva portati fino a quel punto. Il loro incontro, il contratto, il conoscersi l'un l'altro, l'abbattimento delle pareti dell’altro fino a quando non erano riusciti a farle crollare, l'amore, la famiglia, il senso di essere parte di qualcosa. Parte di qualcuno.
Perché far incrociare le loro strade, se erano destinati a non incontrarsi più dopo quel momento? Era stato tutto progettato così fin dall'inizio?
Si rifiutava di credere che fosse così, ma quando strinse Emma contro di lui dandole pigri baci sulla sua spalla, non poté fare a meno di temere che quello era il loro caso, facendogli disperatamente amare la sua presenza e la promessa del suo affetto e dei suoi sentimenti quella notte.
Si rese conto che non avrebbe mai potuto comprendere appieno quello che era successo tra di loro. Forse non l’avrebbe mai fatto. Emma era sempre stata una sorta di puzzle per lui, un’ immagine sfocata che non avrebbe mai potuto vedere correttamente e che a volte non riusciva a capire. Ma in qualche modo con lui al suo fianco era stato in grado di farlo. Perché forse i pezzi rotti di lei si erano incastrati con i suoi e chi sapeva quale immagine avrebbero formato insieme, ma avrebbe scommesso che sarebbe stato pieno di qualcosa di magico. Qualcosa che solo Emma, piena di vita, di speranza, vibrante e semplice e con le pareti abbattute avrebbe potuto portare nella sua vita.
Ed ora, lui si attaccava alle piccole cose: il calore del suo corpo, il modo in cui si era tenuta a lui, come se fosse la sua ancora, mentre avevano fatto l'amore quella notte, si imprimevano nel suo cervello, promettendo a se stesso che sarebbero state cose a cui si sarebbe aggrappato nei prossimi mesi e chissà per quanto tempo, quando avrebbe dovuto lasciarla andare.
__________________________________________________________________________________________
 
Si svegliò ore più tardi, la pallida luce del mattino riempiva la camera da letto e si spostò istintivamente più vicino a Emma per trarre calore dal suo corpo, probabilmente avevano lasciato di nuovo la finestra aperta, avrebbe dovuto ricordarle di non farlo più o si sarebbero presi un raffreddore uno di questi giorni ...
A questo pensiero, gli occhi di Killian si aprirono di scatto e si allontanò dalla tentazione del suo corpo caldo ed invitante. Si doleva a pensare che qualcosa che per loro era così normale, così quotidiano, avrebbe dovuto essere strappato via dalla sua vita così dolorosamente. Tirò indietro le coperte e si costrinse a strisciare fuori dalla comodità del suo letto, rabbrividendo quando i suoi piedi nudi toccarono il freddo pavimento in legno.
Il suo movimento improvviso fece girare Emma che allungò le braccia nel punto in era stato disteso lui fino a poco prima e il suo viso si increspò in una smorfia. Era come se lei potesse percepire il suo abbandono anche nel sonno. Questo gli fece di nuovo male al cuore. La ragazza smarrita, la ragazza abbandonata.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato aggiunto alla lista delle persone che l’avrebbero lasciata, anche se aveva cercato con tutto se stesso di assicurarsi che capisse che intendeva combattere per loro, che non voleva assolutamente stare lontano da lei.
Killian sospirò. In attesa di sentire il rimorso per la notte precedente, in qualche modo sentiva che era stato un errore. Avrebbe voluto che fosse un taglio netto - se una cosa del genere era ancora possibile a questo punto. Ma una parte di lui sapeva fin dall'inizio che sarebbe stato un tentativo inutile – chi avrebbe voluto prendere in giro. Non potevano esserci rotture pulite con Emma. Non era qualcosa che faceva per loro e mai lo sarebbe stato. E una piccola voce di speranza continuava a ripetere dentro di lui che quella non sarebbe stata l’ultima volta che sarebbero stati insieme perché, in qualche modo, chi sapeva quando o dove, si sarebbero ritrovati di nuovo, problemi, minacce e accordi sarebbero stati messi da parte .
Per quanto odiasse credere nel lieto fine e nelle promesse dei sogni che diventano realtà, di sicuro avrebbe pregato Walt Disney stesso o la sua maledetta fata madrina di riportarlo da Emma.
Con un altro sospiro Killian recuperò i vestiti da terra e si vestì. Poi chiuse la finestra per lasciare fuori l'aria frizzante del mattino prima di voltarsi per uscire dalla stanza. Esitò fuori dalla porta, guardando indietro la figura addormentata di Emma. Non voleva svegliarla,  non voleva che lo vedesse uscire. Non sapeva se sarebbe stato in grado di gestire la sua espressione quando l’avrebbe fatto. Ma non poté resistere e tornò al suo fianco un'ultima volta per rimboccarle le coperte e per darle un bacio leggero come una piuma sulla fronte. Si mosse di nuovo, le palpebre vibrarono quando lei borbottò qualcosa di incoerente sotto il suo respiro, facendolo sorridere contro ogni previsione, ricordando il suo imbarazzo quando l’avevano presa in giro per il suo parlare nel sonno. Ma lei non si svegliò.
In quel momento, Killian si chiese se stava facendo un errore enorme lasciandola e ponendo fine a questo ... beh, qualunque cosa fosse ciò che si era sviluppato tra di loro. Ma quando vide l’espressione tranquilla sul suo viso mentre dormiva, seppe che stava facendo la scelta giusta. Aveva dovuto combattere così a lungo e così duramente per se stessa quando era una ragazzina, per suo figlio, per la sua famiglia, per il suo lavoro. Per una volta, non si meritava di avere qualcosa senza dover combattere?
Emma meritava di essere felice… molto, Killian lo sapeva per certo.
Con grande sforzo si girò per lasciare la stanza ancora una volta. Questa volta, si costrinse a non guardarsi indietro.
__________________________________________________________________________________________
 
"Allora. Voi due dovete solo firmare questi - Qui e qui".
Tutto sembrava come quei flashback nei film, dove lo spettatore può vedere la simmetria della scena, i cambiamenti di vestiti e delle espressioni dei personaggi - tutto, davvero. Avrebbero pensato 'oh, wow, che grande parallelo! Mi chiedo quale sia il significato dietro tutto questo ... '. Killian non aveva idea di come avrebbero valutato questa scena in particolare e quella di mesi fa se le avessero messe a confronto per esaminarle.
Emma e Regina, sedute su uno dei divani di fronte a quello dove erano seduti lui e Gold con il tavolino in vetro a separarli. Se lo ricordava bene, Emma indossava una gonna allora, l'aveva presa in giro per questo, punzecchiandola come aveva fatto fin dal loro primo incontro. Oggi aveva optato per un completo nero che contrastava tristemente con la sua pelle chiara e le ciocche bionde. I suoi capelli era ricci quel giorno, oggi le cadevano dritti sul petto. Allora non avevano smesso di litigare cercando di ottenere il sopravvento l’uno sull’altra, entrambi non osavano lasciare che l’altro dicesse l'ultima parola.
Oggi, nessuno dei due sembrava desideroso di parlare.
Tutto sommato, anche se la scena poteva sembrare stranamente familiare, la sentiva completamente estranea. Tornando a quel giorno che aveva significato una partenza, un inizio. Oggi, sapeva di addio.
Certo, fu lei a rompere il silenzio incredibilmente imbarazzante che aveva dominato gran parte dell'incontro che stavano avendo "Questo è tutto?"
Gold annuì rivolgendole un debole sorriso "Già. Nient'altro". Prima che lei potesse dare qualsiasi altra risposta, il suo manager fece segno verso una pila di carte sulla sua scrivania e dopo aver condiviso un piccolo sguardo, sia lui che Emma si alzarono allo stesso tempo, come se entrambi fossero completamente in sintonia, come lo erano sempre stati. Poté vedere le stesse penne ridicolmente snob che avevano usato per firmare il contratto, in attesa di promettere qualcosa di diverso, qualcosa di completamente nuovo.
Qualcosa che sapeva di rottura.
Per un attimo, pensò se questo fosse in qualche modo ciò che le coppie divorziate sentivano quando erano in procinto di andare per la propria strada, insieme ai loro avvocati e come ex-partner si ritrovavano a vivere il loro ultimo incontro come famiglia.
Non poteva aiutare se stesso mentre erano lì in piedi, con quelle penne in mano e quasi tremando di fronte a quelle dannate carte "Stai bene?".
Tacque e sapeva esattamente cosa stava pensando. Era una delle cose che aveva sempre amato di lei, quanto fosse facile da leggere. Proprio come uno di quei copioni che imparava a memoria per i suoi film, i libri che leggeva, tutto quello che pensava o provava era scritto sul suo viso così chiaramente come le parole su una pagina. Lui sapeva che stava pensando al possibile doppio significato dietro le sue parole; che lei si sarebbe chiesta se si riferisse all’essere d'accordo con quello che stavano facendo, non il contratto, ma loro.
Lei si irrigidì, piegandosi sulla scrivania per scarabocchiare sul piccolo spazio vuoto sopra il suo nome "Sto bene. Facciamola finita".
Strappò lo sguardo da lei e seguì il suo esempio, firmando dove doveva e lasciando la penna abbandonata sul nuovo contratto che annullava il vecchio. Non poté fare a meno di vedere come entrambi erano ormai posizionati sul proprio lato della scrivania, separati.
Proprio come i nomi che avevano firmato.
"Allora. È fatta" disse con disagio ed Emma annuì, spostando lo sguardo verso il pavimento.
"Già. Credo di si".
Gold annuì riluttante e tutti si alzarono per andarsene. Girandosi Emma traballo un po' e Killian le avvolse il suo braccio intorno alla vita per sorreggerla. Di riflesso lei si tirò fuori dalla sua presa.
"Sto bene, Killian" mormorò. Prima che potesse dire qualcosa in risposta, lei fuggì fuori dalla stanza e si diresse verso gli ascensori per lasciare l'edificio. La seguì fuori lasciando Gold e Regina a discutere degli ultimi dettagli o pettegolezzi, non era sicuro di quello che quei due sapevano o avrebbero pensato su tutto questo, ma in ogni modo, non si lamentava di non essere stato invitato alla festa di addio. Poté sentire i passi di Emma davanti a lui fino a quando la vide. Lei si fermò e appena lo face Killian fece lo stesso. Si voltò verso di lui, cercando di evitare il contatto visivo diretto mentre se ne stava lì a guardarla con diffidenza. Lei gli si avvicinò lentamente, passo dopo passo, il rumore dei suoi passi rimbombava in tutto il corridoio come cannoni nel bel mezzo di una battaglia navale e lui non poté fare a meno di pensare ad ogni uomo al di fuori di se stesso.
Sarebbero tutti annegati, dopo tutto. Entrambi.
Ne era sicuro.
Emma si fermò a pochi centimetri da lui e gli tese la mano. Lui studiò il suo piccolo palmo, la pelle liscia che aveva accarezzato così tante volte, le unghie corte che lo avevano pizzicato sulle spalle e sulla  schiena in tante occasioni. Non ricordava di averle mai stretto la mano: tutta la loro relazione era iniziata con parole e maledizioni urlate a vicenda, baci organizzati e battibecchi che non erano mai veramente cessati quando avevano deciso che il loro accordo si sarebbe trasformando in qualcosa di completamente diverso. Non avevano mai avuto modo di agire in un modo così formale.
Se solo avesse saputo allora che questo era quello che sarebbe rimasto alla fine. Una semplice stretta di mano.
"Ti auguro una bella vita, Jones" disse a bassa voce.
Questo era per il meglio, lo sapeva, ma non riusciva a far si che il suo cuore non si spezzasse un po' di più. Voleva baciarla, scuoterla, avvolgere le braccia intorno a lei e non lasciarla mai andare. Invece, le prese la mano nella sua, strofinando il pollice sul suo palmo di propria iniziativa e dichiarò con voce gutturale "Anche tu, Swan".
Quando le loro mani si toccarono, sentirono come se un fulmine attraversasse le loro dita, colpendo il suo braccio ed elettrizzando ogni centimetro del suo corpo e lui lo sapeva allora. Lui sapeva.
Non poteva tornare da lei. Avrebbe dovuto fare tutto quanto in suo potere per tenerla al sicuro, non ci sarebbe stata nessun altra per lui a parte Emma Swan. E se doveva starle lontano per ora - per tutto il tempo necessario - per risolvere questa situazione, allora così sia.
Anche se il pensiero di perderla lo stava uccidendo.
Emma lasciò cadere la mano in fretta e sapeva che lei aveva sentito la stessa cosa. Ma per il momento si scosse dal suo torpore, lei stava scuotendo la testa, facendo turbinare le ciocche bionde fluttuanti dietro di lei mentre si voltava per andare via.
"Emma?"
Si fermò a metà del passo e si voltò a guardare indietro verso lui. Raccogliendo tutto il suo coraggio, fissò dritto verso di lei e chiese, come se fosse una delle innumerevoli volte da quando avevano riconosciuto che quello che avevano era molto più dei loro nomi sottoscritti in un pezzo di carta.
"Bacio?"
Il loro codice. La loro piccola abitudine. La loro battuta. Il loro gioco. Avevano cominciato ad usarlo come un modo per chiedere il permesso,  per chiedere perdono,  per chiedere qualsiasi cosa. Per trasmettere all’altro qualcosa che era fuori dalla loro portata. Per dire ciao.
Entrambi sapevano che questo rappresentava un addio.
Il paradosso del mare nei suoi occhi luccicanti, umidi e luminosi lo ammutolirono quando lei si avvicinò a lui, le sue mani caddero sulle spalle e si chinò a premere le labbra contro le sue, accarezzandole con il bacio più delicato che avessero mai condiviso "Bacio".
E prima che potesse aggiungere altro, stava fissando la sua schiena, fece un passo dentro l'ascensore, il ding allegro mentre le porte si chiusero dietro di lei lasciandolo con un’espressione mortificata e il suo battito del cuore. Questo era tutto. Il più grande amore della sua vita, fuori dalla sua portata e che stava volando via da lui, proprio come quel cigno che aveva visto tra le nuvole molto tempo fa, alla vigilia del giorno in cui l’aveva incontrata.
83 secondi.
Quello fu il tempo che gli servì per realizzare che aveva trattenuto il respiro da quando si erano separati e dal loro bacio, quando respirò di nuovo l'aria sapeva di cacao e cannella.
E per una volta, quel profumo non portava con se il suo solito calore, ma la solitudine e un cuore pesante. 

 

*********************************************************

Ed ecco a voi il capitolo che mi ha provocato maggior disperazione a partire dalla lettura fino alla traduzione, vi avevo promesso l'angst ed eccola servita tutta in un colpo solo.
Come avevate immaginato quelle telefonate non avrebbero portato niente di buono e tra Milah e Neal non so davvero scegliere chi sia il peggiore...ok forse Milah XD
Ambasciator non porta pena, sono solo la traduttrice, non odiatemi troppo dopo la lettura di questo capitolo :P
A prestissimo 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Non Mi Hai Mai Conosciuto ***


Cap 27 – Non Mi Hai Mai Conosciuto

 
Camminava. Parlava. Lavorava. Respirava. Ma si sentiva vuota.
Erano passati giorni, settimane. Erano volati via e lei se li era lasciati alle spalle. Nel passato. Un posto migliore del presente, se non altro perché lui era lì con lei.
A volte faceva dei sogni. Erano bei sogni, ricchi di colori e suoni vibranti. Le piaceva sognare, perché era l'unico modo in cui lo sentiva vivo senza ricordarlo.
Queste erano alcune delle cose a cui pensava mentre si faceva strada nell’accogliente ristorante. Davvero non aveva idea del perché fosse andata da Granny. Continuava a combattere la voglia di schiaffeggiarsi per averlo fatto, ma allo stesso tempo sapeva perché era lì. Non sapeva come far fronte al fatto che stava accadendo.
L’avrebbe visto oggi.
"Ehi, regina di bellezza" disse Granny con un sorriso spudorato. Emma trovò davvero difficile non lamentarsi con la donna più anziana, optando per nascondere il viso dietro il palmo della sua mano.
"Non so più come chiederti di chiamarmi Emma".
"E' troppo divertente prenderti in giro". Emma alzò gli occhi e decise di portare la conversazione in un'altra direzione. Preferiva non pensare agli altri soprannomi che le erano stati dati negli ultimi mesi.
O alla persona che era dietro a ognuno di loro per cercare di infastidirla. O semplicemente farla sorridere.
"Pancakes e cioccolata?"
Lei annuì, sospirando soddisfatta. In questi giorni era stato il cioccolato l'unica cosa che riusciva a sostenerla dandole anche un minimo di piacere fisico pensò con una risata vuota. Non avrebbe mai pensato che il sesso le sarebbe mancato tanto. "Per favore".
"Arrivano" Granny abbaiò il suo ordine dietro di lei, girandosi di nuovo verso il bancone e mettendosi in piedi davanti a lei con un luccichio sul suo viso mentre la osservava "Sai, non mi aspettavo che saresti venuta ancora qui".
Emma trasalì visibilmente. Dio, stava perdendo il suo tocco, settimane fa avrebbe mantenuto la sua faccia da poker e nessuno sarebbe stato in grado di vedere un suo minimo tumulto interiore. Un altro motivo per maledire il bastardo, per aver reso le sue pareti più sottili,  per averla aiutata ad affrontare le sue emozioni, qualcosa che non aveva mai fatto prima. Mai. "Sì, anch’io non mi aspettavo di venire. Senza offesa per i tuoi pancakes, però…" disse infine, la sua voce era calma.
"Nessuna offesa" sorrise Granny, come se l'idea che qualcuno offendesse il suo cibo fosse assurda. Ed era così infatti. La sua espressione si fece seria poi fissandola con un pizzico di preoccupazione "L'hai visto ultimamente?".
E naturalmente non c’era bisogno di spiegare di chi stavano parlando. Emma poteva quasi sentirlo lì, come un fantasma, seduto accanto a lei mentre girava sul suo sgabello come un bambino eccitato, che le faceva il broncio e si disegnava baffi con la panna montata della sua cioccolata prima di sfidandarla a leccarla via prima che facesse la pazzia di uscire fuori in quel modo.
Il fatto che ogni dannata volta che ricordava sentiva come un pugno nello stomaco era una cosa che non la faceva sentire poi così bene.
"No" disse infine cercando di mantenere un tono neutro e Granny lasciò la sua ordinazione di fronte a lei. "Davvero?" odiò il modo in cui la sua voce si ruppe alla domanda ed Emma non incontrò gli occhi della proprietaria mentre parlava, si concentrò invece sulle frittelle, lo sciroppo disegnava una faccina sorridente sulla sua superficie spugnosa e abbronzata.
Granny sospirò stancamente scuotendo la testa "Un paio di volte. Non in uno stato d'animo loquace ad essere onesti".
Emma non sapeva cosa fare. Era stata da Granny di più di una volta dall’ 'incidente',  si era affezionata a quel posto, per i momenti felici che aveva trascorso lì, per la donna dolce e schietta che amava tenersi informata sulla loro vita e che chiedeva all'infinito sui loro programmi folli e gli incontri, il tutto mantenendoli sotto la sua ala protettiva, comportandosi come una sorta di madre.
Non voleva ammettere a se stessa che avrebbe tanto sperato in un incontro casuale con il musicista, al diavolo l’imbarazzo.
Era davvero una masochista.
Una voce rassegnata e un po' divertita la portò fuori delle sue riflessioni confuse e vide Ruby arrivare a grandi passi nella sua direzione, con alcuni sacchetti appesi sulle braccia mentre i suoi tacchi schioccavano rumorosamente contro il pavimento di linoleum. "Beh, questo sta per cambiare presto".
"Ehi, Ruby" sospirò quando la sua migliore amica prese posto sullo sgabello alla sua destra. Mise le sue cose giù e strappò la forchetta di Emma dalle sue dita, senza una parola, rubandole un boccone dalla sua colazione e gemendo di piacere dopo la deglutizione. Restituendole la forchetta, si asciugò le labbra con un tovagliolo che le aveva offerto Granny.
"Qui a deprimerti da sola?" chiese ad Emma ed uscì con un tono più preoccupato di quanto avrebbe voluto. Si stava davvero stancando di tutto questo.
Prima che potesse scattare contro di lei, Granny la batté sul tempo gettando le braccia in aria "Devo considerarmi invisibile?" chiese incredula la donna anziana.
Ruby mosse le mani in segno di scusa ed Emma poté dire dal modo in cui l’aveva detto che lei stava sorridendo "Oh, sai cosa voglio dire. E non devi darle nemmeno dei consigli adeguati, basta abbaiarle contro".
Un sussulto si sentì dall'altra parte del bancone "Non lo faccio".
Emma accoltellò i suoi pancakes con piacere malato e poi indicò ognuna di loro "Voi due sembrate come madre e figlia. O qualcosa del genere".
Lo sembravano davvero. Dal momento in cui Emma aveva portato Ruby al locale, lei e la proprietaria avevano legato immediatamente e la loro intesa aumentava ogni volta che andavano lì a mangiare un boccone. Emma non ne fu troppo sorpresa, considerando che le due donne condividevano tratti analoghi, nonché personalità affini, ma era sicura che nessun tipo di broncio avrebbe convinto Granny a cambiare il suo solito abbigliamento o gli occhiali a forma di mezza luna.
Sia Ruby che Granny le rivolsero degli sguardi torvi identici "Sta' zitta".
Emma non riuscì a non far roteare gli occhi verso il soffitto. Ruby schioccò la lingua, riordinando con una fascia per capelli le sue ciocche in una coda di cavallo disordinata e prendendo il cucchiaio di Emma per controllare su di esso il suo riflesso distrattamente "Allora, è tutto pronto per stasera".
Granny inarcò un sopracciglio interessata "Cosa succede stasera?".
Ah.
Emma si sentiva come se quello fosse il momento migliore per andare a farsi sistemare le unghie. Le unghie erano importanti. Le unghie erano nella top ten delle priorità in quel momento. Non quella conversazione. Affatto. Unghie. Smalto. Avrebbe dovuto abbinarle al vestito? Doveva tagliarle? Ruby aveva pianificato qualcosa per loro? Certo che si. Era di Ruby che stavano parlando, dopo tutto.
Sì, le unghie erano super importanti e nessuno avrebbe potuto convincerla del contrario.
Anche se la sua attenzione era rivolta al suo smalto, poté sentire gli occhi diffidenti di Ruby su di lei e pochi secondi dopo sentì il suo sospiro, puntando la testa verso il televisore obsoleto fissato sul lato opposto della tavola calda "Lassù, Granny".
Unghie. Le unghie, Emma. Si tratta di una cosa importante. Sai. Soprattutto stasera. Unghie. Stasera.
E la sua determinazione continuò a vacillare fino a quando sbirciò verso lo schermo, uno spot sulla premiazione e un cortometraggio con gli ospiti, i partecipanti e i performers che si scontravano insieme con una canzone in sottofondo. Odiò come il suo cuore batté dolorosamente contro il suo petto quando pochi secondi dopo la sua immagine apparve seguita subito dopo da quella di lui. Lo sapeva a memoria. Aveva guardato lo stesso stupido spot un milione di volte. Le sarebbe piaciuto dire che era stato perché lo mandavano in onda ogni dieci minuti – cosa vera - ma non avrebbe giurato su una pila di Bibbie che non l’aveva cercato su Youtube per vederlo una dozzina di volte. O forse di più.
Oppure i video di loro insieme al Coachella. Al loro concerto. Alla loro prima uscita ufficiale - e molto falsa.
O che aveva trascorso la mattina dopo la loro ultima volta insieme ad ascoltare più e più volte un messaggio che le aveva lasciato sul suo telefono fino a quando Henry tornò a casa e aveva dovuto mettere su il suo sorriso migliore per salutarlo, prima di dirgli che Killian non sarebbe più stato in giro. 
"Oh, maledizione" Quando Emma inarcò un sopracciglio, Granny si precipitò a coprire il suo lapsus, cercando di sembrare allegra "Sembra divertente".
Ruby scoppiò a ridere "Molto".  
La donna anziana si rivolse ad Emma ancora una volta e in una mossa che la colse di sorpresa le afferrò la mano tra le sue. Lei la fissò, quella rugosa e più ruvida avvolse quella piccola e pallida in una solida presa che non avrebbe ingannato nessuno sulla forza di questa donna "Un po' di consigli? Mento in su, largo sorriso. Non far vedere loro quello che vogliono trovare, cercheranno qualcosa di cui parlare,  per creare confusione con voi due" Si fermò poi facendo scivolare la mano dalla sua e passandola attraverso i suoi riccioli argentei "Per quanto riguarda Jones ..."
"Io non voglio vederlo" sussurrò interrompendola e odiò come abbassò il mento, senza speranza, senza alcuna volontà di combattere. Si sentiva stanca. Sconfitta. Completamente sconfitta riguardo a tutto. E disprezzava tutto questo, perché lei era Emma Swan. Non aveva mai rinunciato. Mai. Ed eccola lì a deprimersi come Ruby l'aveva accusata poco prima, a nascondersi e temendo di andare là fuori per affrontare tutto e tutti.
Aveva già curato un cuore spezzato prima, si ripeté. Perché questo era diverso?
Lui. Tu. Voi due eravate diversi.
Poté vedere le sue due accompagnatrici condividere uno sguardo, fino a quando Granny si strinse nelle spalle "Non devi parlare con lui".
Ruby annuì "Puoi sempre agire in modo civile nei suoi confronti. Oppure semplicemente ignorarlo. Non è un grosso problema, nessuno ti giudicherà solo perché non vuoi stare intorno al tuo ex dopo una rottura".
"Sarebbe la cosa più normale da fare" Granny era d'accordo ed Emma dovette combattere un sorriso privo di umorismo ai loro tentativi di calmarla. Era grata per quello che stavano cercando di fare, ma il problema era ancora lì.
Non era sicura di quello che si sarebbe dovuta aspettare quando l’avrebbe visto.
Emma spinse il piatto ormai vuoto e portò i suoi occhi verso il televisore in precario equilibrio, dall'altro scaffale, dove l'annuncio stava passando ancora una volta. Lei e Graham nel film, vide scontri di spade e ruggiti di battaglia risuonare in lontananza. Lei agitò una mano verso lo schermo beffardo "Da quando la mia vita è stata normale, signore?"
Granny inclinò la testa di lato, studiandola attentamente dietro gli occhiali e socchiudendo gli occhi. Poi si strinse nelle spalle cercando di nascondere un sorriso amaro e girandosi a guardare Ruby. "Credo che lei abbia ragione".
________________________________________________________________________________
 
"Swan".
"Humbert".
Le rivolse uno sguardo di apprezzamento dalla testa ai piedi e lei nervosamente si risistemò il vestito nero stretto. Ruby aveva insistito per un miniabito , era giugno dopo tutto e lei era grata per l'opportunità di essere libera da quegli abiti lunghi e gonfi per quanto belli potessero essere. Nessuna fortuna per quanto riguardava le scarpe però. Tacchi immancabili.
Visto? Graham non sembrava trovare la sua situazione troppo fastidiosa. Le strizzò l'occhio "Stai benissimo, come sempre".
Lei lo fissò mettendo le mani sui fianchi. La posa da Swan Incazzata, come l’avevano soprannominata tempo fa "Smettila di soffocarmi".
Un unico sopracciglio scuro gli si sollevò sulla fronte alla sua reazione. Lei sbuffò, disperata. Tutti andavano in punta di piedi dopo la rottura e lei non era così in vena di essere coccolata e di essere trattata come un delicato pezzo di porcellana. Indossava tacchi dopo tutto, non era in vena di nulla.
La sensazione di malessere le fece torcere lo stomaco minacciando di farla svenire alla realizzazione di quello che sarebbe successo quella sera, forse dopo poche ore o minuti fino a quando si sarebbe imbattuta in lui e questo non aiutava la sua pazienza.
Graham cercò di apparire offeso "Non lo sto facendo".
"Invece si. Proprio come tutti gli altri" disse tremando nel suo tentativo di frenare la sua rabbia veemente. Lo vide tendersi al suo fianco e lei imprecò dentro di sé, non a lui, ma alla sua reazione. Dio, cosa c'era di sbagliato in lei?
"Beh,  scusa se ho cercato di essere un gentiluomo".
"Non è necessario" rispose Emma sulla difensiva.
La sua espressione si addolcì e si trascinò più vicino a lei. "Ehi" le mise le mani sulle spalle, disegnando con i pollici cerchi sulle spalle nude e dovette reprimere la voglia di scrollarsi per liberarsi della presa. Non perché era disgustata o qualcosa del genere - era Graham, dopo tutto; il dolce, premuroso, semplice ragazzo della porta accanto e stupidamente attraente Graham. Ma perché era… era Graham che la stava toccando, cercando di calmarla, per consolarla. Non qualcun’altro. Non quello che stava desiderando, quello che continuava a mancarle "... Siamo solo preoccupati. Sappiamo che non sarà facile per te, per entrambi. Vogliamo solo fare in modo che tu stia bene e che ti diverta, almeno un pò".
Chiuse gli occhi e sospirò, sapendo che era atteso da tempo il momento di dare una spiegazione per le sue azioni, in particolare il suo essere stronza verso tutti. Non riusciva più a evitare il problema. Più cercava di seppellire il passato e più questo minacciava di inghiottirla "Lo so. Grazie, lo apprezzo molto. Davvero. Ma io non sono sicura di essere proprio in vena. Però cercherò di farlo" promise a denti stretti, non proprio sicura che sarebbe stata in grado di mantenere la parola.
Visto che ognuno aveva rotto le promesse fatte a lei, vide una sorta di sinergia karmica, un equilibrio cosmico, una giustizia divina, qualcosa che la spinse a sentirsi più che giustificata a romperne alcune delle sue.
Graham annuì, comprendendo chiaramente la sua espressione mentre la esaminò. "Questo è tutto quello che abbiamo sempre voluto". Lasciò cadere le mani dopo averle dato una stretta rassicurante e fece un gesto con la mano verso di lei per uscire dal corridoio in cui si trovavano per andare verso l'auto che li aspettava per portarli al red carpet. "Andiamo. Ci stanno aspettando".
E infatti era così.
Il boato della folla che urlava i loro nomi la colpì così bruscamente e lei distrattamente pensò che sarebbe bastato per farla cadere o almeno inciampare sulle sue scarpe. Si trascinò dietro Graham, contenta per la sua presenza al suo fianco, anche se lui non era consapevole di ciò - anche se Emma sospettava che lo sapesse, ma non aveva voluto fare un grande polverone al riguardo, sapendo quanto sensibile e stronza fosse ultimamente. Vide Anton che stava già parlando con i paparazzi davanti a loro e un piccolo sorriso curvò le labbra al suo cospetto: riusciva sempre a sollevarle il morale. Regina li seguiva da vicino alle loro spalle, monitorando ogni sua mossa. Era stata piuttosto di sostegno da quando l'intero accordo era stato rotto,  non aveva fatto pressioni per sapere i dettagli, l'aveva incoraggiata a distrarsi o prendersi del tempo per se, offrendo di prendersi cura di Henry ogni volta che immaginava avesse bisogno di tempo libero. Ruby stava aspettando per farle compagnia, ma si sarebbe unita a lei all’interno del teatro. Era venuta lì per lei e Victor, ma Emma non voleva sapere se stava arrivando con lui - o meglio - quale fosse esattamente il suo piano; sapeva solo che sarebbe stata lì per sedersi al suo fianco quando tutto sarebbe cominciato.
Respirava pesantemente e quando raggiunsero il lungo tappeto che conduceva al teatro, si alzò raddrizzò le spalle e fece un cenno alla sua costar, che aspettava accanto a lei con uno sguardo d'intesa sul suo volto, come se fosse in attesa di un suo segnale.
Come se ne avesse bisogno.
E fianco a fianco tra il caos dei flash, le domande e le grida per attirare la loro attenzione. Aveva temuto un’aggressione personale circa i dettagli del suo essere tornata nuovamente single, ma con sua estrema sorpresa, non le fecero nessuna domanda , solo alcuni striscioni da parte di ragazze troppo eccitate in piedi dietro le recinzioni che separavano la folla dalle persone presenti per i premi insieme allo staff di MTV. Li agitavano verso di lei, con le braccia che quasi si staccavano nella foga di farsi vedere ed Emma strizzò gli occhi per leggere 'Killian ed Emma sempre nei nostri cuori!'. Non sapeva se era nei cuori di quelle ragazze, ma il suo di sicuro si strinse dopo aver letto le loro lettere scarabocchiate con cura e decorate. Inviò loro un sorriso, anche se non era completamente convinta se era venuto fuori come una smorfia. Si sentiva come girare la testa, l'aria intorno a lei la stava soffocando, la gente che andava e veniva in una marea infinita, che la spingeva e lei non aveva la volontà o la forza di cercare di impedire loro di portarla con loro. Le parole fuoriuscivano dalle sue labbra a qualunque cosa le chiedessero i giornalisti era diventato un mantra ripetuto più e più volte che lampeggiava dietro le palpebre come se fossero gli striscioni da fangirl in piedi fuori per lei e tutto era legato al suo nome e a quello di lui, insieme, anche se non lo erano più. ..
Una mano inaspettatamente l’afferrò per un braccio, girò la testa per vedere Regina, che le sollevò il mento con le dita con un'espressione preoccupata mentre la osservava attentamente "Ci siamo quasi. Puoi farcela".
Dentro. Fuori. Respirare. Espirare.
Poteva farcela.
Lei annuì, un rossore apparve sulla sua pelle quando tardivamente si rese conto che qualcuno avrebbe potuto riprenderla e avrebbe potuto mettere su qualsiasi storia legata alla sua improvvisa rottura. Si raddrizzò cercando di raccogliere tutto il coraggio che l’aveva abbandonata, per andare avanti. "Bene". Lasciò andare il suo manager, girando su se stessa con un movimento aggraziato che la colse di sorpresa considerando i tacchi - non inciampando nel processo - e scrutò la folla in cerca del suo coprotagonista. Finalmente lo vide dopo un intero minuto passato a girare su se stessa voltando il collo da una parte all'altra come un giocattolo rotto. Graham si trovava ad un paio di metri di distanza da lei e dopo aver recuperato l’orientamento, si diresse verso di lui, che come se avesse percepito la sua presenza, si voltò sorridendo quando la vide e le fece cenno di unirsi a lui nella sua intervista.
"Ehi, Swan!"
Se ne stava lì a guardare davanti a sé, lo stesso ragazzo di MTV che aveva intervistato lei e Killian non molto tempo fa, il giorno della premiere del film e che li aveva coinvolti in uno dei suoi giochi in cui si doveva scegliere tra due risposte. Si sentì come se volesse scomparire proprio in quel momento, possibile che qualsiasi cosa riportava a lui? Avrebbe voluto scacciare via la sua presenza come si fa con una mosca fastidiosa. Ahimè, non era così facile.
Quando era, comunque?
Il fatto che il ricordo di quell’intervista, in particolare, le portò un sorriso affettuoso sulle labbra, invece di un doloroso ricordo di quello che si erano lasciati alle spalle la colse un attimo di sorpresa. Non era il tipo che perdeva le opportunità, decise di usare la sua improvvisa contentezza a suo vantaggio e scosse la testa verso l'intervistatore - Josh, vero? - puntò su di lui e beffarda con un viso inorridito gli disse "Ancora tu! Non riuscirò mai a sbarazzarmi di te!".
Lui rise di cuore e puntò un dito accusatore verso di lei "Ti sono mancato tanto, non provare nemmeno a negarlo!".
"Mi hai beccata" ammise sbattendo le ciglia verso Graham e lui scoppiò a ridere. Le piaceva molto questo ragazzo, lo benediva per riuscire a farla ridere. Chiacchierarono per un po' ed Emma dovette ammettere a se stessa, con sua grande sorpresa, che si stava davvero divertendo, fino a quando Josh - sì, si diede segretamente da sola una pacca sulla schiena per aver ricordato il suo nome, dove era la  sua stella fortunata? - decise che era il momento di chiedere qualcosa riguardo al motivo per cui erano presenti alla premiazione.
"Ragazzi siete nervosi per le nominations?".
Graham e Emma si scambiarono uno sguardo e si rivolsero a lui contemporaneamente "Si!". Il suo coprotagonista sorrise quasi saltellando. Idiota.
Lei non mostrò una risposta ugualmente entusiasta, aveva paura "Più che altro eccitati".
Josh annuì, il suo microfono si agitò nervosamente mentre sparava la sua domanda successiva "Avete preparato qualche discorso maestoso?".
"Epico oserei dire. Posso quasi concorrere per il Nobel" aggiunse lei mestamente.
Graham ridacchiò, probabilmente perché sapeva che come lui non aveva preparato effettivamente alcun tipo di discorso e lei gli rivolse uno sguardo in risposta, mentre Josh rise ancora più forte. "Faccio il tifo per voi ragazzi, solo vediamo quali sono…". Si fermò per un attimo per controllare alcune delle carte che aveva nella mano libera e le sue sopracciglia volarono fino all’attaccatura dei capelli. Uh-oh. Emma non era sicura di cosa fare avanti a quella reazione. Che cosa avrebbe detto adesso?
Lui li guardò con un'espressione felice sul volto "Allora, voi due avete ottenuto la nomination nella categoria Miglior Bacio. Avete preparato qualcosa in caso di vittoria?". Lui rise di nuovo per l'espressione sbalordita di Emma, ma proseguì "Avete una grande concorrenza con quelli degli anni passati! Mi viene in mente la reazione di Ryan Gosling e Rachel McAdam per quello in The Notebook . Oh ehi, Pattinson che corse nel pubblico a baciare anche Lautner. Quindi, se da lassù dovessi scendere e scegliere qualcuno seduto lì ... "
Gesù.
Sperò davvero che non stava andando a parare lì.
"Tu sarai seduto lì?" Chiese inarcando un sopracciglio.
"Naturalmente!".
"Allora dirò a Graham di scegliere te, certamente!" ammise piena di se ed entrambi, Graham e lui, scoppiarono a ridere per tanto umorismo. Doveva ammetterlo, l'immagine di Graham che scendeva dal palco in caso avessero vinto e che correva verso il povero intervistatore per aggredire le sue labbra, sarebbe stata una sorpresa incredibile. La più divertente. E lei sarebbe stata la mente dietro tutto questo.
Al diavolo si, era Emma Swan. Dovevano prenderla così com’era.
Josh scosse la testa verso di lei, sospirando nella sconfitta e scrollando spalle "Ah, sei subdola Swan. Un giorno. Non perderò mai la speranza, però!".
Una voce sconosciuta giunse da dietro di lui, un paparazzo che aveva origliato la loro intervista e che aveva scattato foto senza tregua si intromise, approfittando di quell’imput "Soprattutto ora che lei è single! Graham! È vero che ha lasciato Killian Jones per te?".
Ci fu una pausa intensa in cui Josh arrossì, girandosi per respingere quel paparazzo piuttosto scortese, Graham impallidì ed Emma alzò appena lo sguardo, sorpresa più che offesa. Era quello che dicevano? Non si era nemmeno presa la briga di verificare quello che stavano scrivendo o commentando dopo la sua rottura con Killian, ma questo non se l’aspettava. Anche se aveva senso in un certo modo: la gente cerca sempre una ragione, una brutta soprattutto in situazioni come quelle, qualcuno da incolpare.
Graham sembrò riprendersi piuttosto rapidamente, la sua espressione diventò vuota quando fissò il paparazzo "Non è la tua intervista, amico". Rivolse quindi a Josh un sorriso di scusa, scrollando le spalle con leggerezza "Dobbiamo andare. Ci vediamo dopo!".
Entrambi si allontanarono e si diressero verso l'altro lato del tappeto per un paio di minuti. Le parole caddero dalle sue labbra prima che potesse rendersene conto "Grazie".
Lui la guardò con la coda degli occhi, mettendo le mani dentro le tasche e dondolando sui talloni ed emise un lungo sospiro "L’abbiamo schivato abbastanza bene, eh?".
Lei arricciò il naso incontrando i suoi occhi "Il mio cavaliere dalla scintillante armatura" gli disse beffardamente. Lui sorrise di rimando inchinandosi pomposamente.
"Vivo per compiacerla milady".
Prima che potesse fermarsi, lei lo abbracciò. Il calore del suo corpo premuto contro il suo riportò indietro una valanga di ricordi e le crepe che era stata così attenta a tenere nascoste minacciarono di diventare visibili ancora una volta, crepe nella sua corazza emotiva, a testimoniare prima di tutto i suoi sentimenti. Non poteva rischiare, non lì, non in quel momento. Si strinse a lui un paio di secondi in più, notando come non si fosse nemmeno irrigidito o avesse commentato il suo improvviso spettacolo di dimostrazioni pubbliche d’affetto, rimase in silenzio offrendole il conforto che cercava in quel momento da lui. Si liberò dal suo abbraccio, evitando i suoi occhi, anche se sapeva che lui capiva quello che stava passando. Incontrò i suoi occhi ancora una volta, inclinando il mento con un piccolo sorriso, fino a quando il suo manager la trascinò via verso un altro paparazzo che la aspettava per farle altre domande. Cercò di non ridere per il naso arricciato e l’espressione costernata della sua costar mentre veniva portata via dal suo fianco e si strinse tra le braccia poichè già temeva quello che il resto della serata avrebbe avuto in serbo per lei.
E poi lo sentì.
Una risata. Un suono breve e forte, così familiare, così vicino, che la fece sobbalzare in stato di shock, sentì come se tutta l'aria avesse lasciato i suoi polmoni in una volta, una sensazione dolorosa e tagliente penetrò nel suo cuore, nella sua anima.
Lui rise e lei non poté evitare di sorridere a quel suono. Non aveva mai potuto.
E faceva male.
Non capiva perché facesse tanto male. Sapeva che stava arrivando. Era solo una questione di tempo. Non avrebbe dovuto fare così dannatamente male. Ma lo faceva. Le sembrò come se il suo cuore le venisse strappato via dalla cavità toracica e come se i suoi polmoni si fossero riempiti d’acqua e poi strizzati da mani spietate.
Non avrebbe dovuto fare così dannatamente male. 
Chiuse gli occhi cercando di attutire il suono, di ignorare la presenza che sapeva che ormai si tovava solo a pochi passi da lei. Ma poi aprì leggermente l’occhio sinistro individuando la sua figura sull'altro lato del tappeto, la sua voce mentre parlava con uno dei giornalisti e bisticciava con i suoi compagni e lei chiuse gli occhi in fretta e pensò per un momento che la stavano prendendo in giro.
E poi lui si voltò e la vide. Come se sapesse che lei era lì.
Una volta le aveva detto che era una calamita. Un magnete umano che attirava a se le persone.
Emma si domandò se era quello che era successo tra loro due, se erano stati maledetti per essere attratti per sempre l'uno dall'altra e ad essere separati.
Temeva di chiedere e avere una qualsiasi delle possibili risposte.
Un silenzio cadde su di loro in cui nessuno dei due poté pronunciare una parola. Lei non si mosse di un centimetro e nemmeno lui. Tutto intorno a loro sembrò offuscarsi con lo sfondo, come in un quadro di Van Gogh, sfumature di giallo, nero e blu luminose e vive in movimento mentre entrambi erano lì congelati e i loro sguardi incatentati, incapaci di distogliere gli occhi l’uno dall’altra.
Non volendo distogliere lo sguardo. Non osando.
Lui la fissò per quelli che potevano essere stati quindici secondi prima di annuire in silenzio, per allontanarsi seguendo i suoi compagni di band che avevano raggiunto il posto che in precedenza aveva ospitato lei e Graham per essere intervistati da Josh. Lei emise un sospiro che non sapeva di aver trattenuto e finse di sistemare il corpetto del suo vestito, quando in realtà stava mettendo una mano sul suo cuore in corsa nell’inutile tentativo di calmarlo.
Non aiutò il fatto che riuscisse a sentire le domande della loro intervista. Assolutamente.
"Allora ragazzi siete entusiasti per qualche film? Avremo trailer, anticipazioni e personaggi provenienti da alcuni dei film più attesi dell'anno!"
Tutti si precipitarono a rispondere, ma naturalmente lei si concentrò solo sulla sua voce vellutata, quella che aveva fatto innamorare migliaia di persone con la sua musica. Quella con cui si addormentava. Quella che aveva sussurrato teneramente contro la sua tempia più volte che potesse contare. Scosse la testa tendendo le orecchie per ascoltarlo. "Non saprei amico, ce ne sono così tanti, ma sto aspettando con ansia quello di Superman".
Emma si morse il labbro inferiore, cercando di nascondere la sua delusione. Era certa che avrebbe detto qualcosa di significativo su di lei, ma ovviamente non lo fece. Avrebbe solo alimentato il fuoco sulla loro recente rottura e immaginò che non voleva rovinare tutto in quel momento.
"Victor non vede l'ora di sbavare sugli addominali di quel ragazzo. Non può farne a meno" lo prese in giro Jefferson e tutti concordarono in coro tra risate e fischi.
Victor mise le mani davanti a sé "Chi può resistere? Avete visto quel ragazzo?".
Josh sembrava divertirsi tantissimo piegato in due per le risate e sistemandosi gli occhiali sul naso "So solo che state indossando tutti biancheria intima di Superman al momento. Non negatelo".
Sghignazzarono all'unisono e fu la voce di August ad interrompere le risate intervenendo "Scommetto che tutte le ragazze le avranno comprate per la prima con l’intento di farle firmare al povero ragazzo se solo si imbatteranno in lui".
Lei si irrigidì, poteva quasi sentire la crepa dentro di lei allargarsi. Sentì un vero e proprio filo che collegava le guance al petto e non poté evitare che i suoi occhi andassero verso Killian, che aveva lasciato cadere il microfono che Josh gli aveva passato in precedenza per rispondere alle sue domande. Le sue ginocchia si piegarono un po' quando vide l’espressione distratta di lui.
"Killian, stai bene?"
Lei iniziò a girare alla ricerca di Regina, Graham, Anton, chiunque potesse salvarla dal sentire questo, ma Graham era stato rivendicato da una testa rossa dalle gambe lunghe che gli ammiccava sorriso dopo sorriso tra domande e svolazzi di ciglia finte, non riusciva a trovare Regina da nessuna parte. La voce strozzata di Killian risuonò nelle sue orecchie quando rispose all'intervistatore "Oh si tutto bene. Mi dispiace".
Stava giocando con i suoi capelli ora, passandosi le dita tra le punte, come un’adolescente nervosa, flash del suo sorriso deliziato e le infinite battute sugli slip di Superman dalla loro prima volta insieme la bombardarono. Dio, questo vestito la stava soffocando, il respiro sembrava essere intrappolato nella sua cassa toracica o forse era la sua angoscia alla consapevolezza che qualcosa del genere non ci sarebbe stato così presto? O forse mai più?
Perché aveva accettato di indossare un cazzo di abito di pelle, comunque? Tutti sapevano chiaramente che non erano adatti per le ragazze soggette al drama come lei!
La voce di Filippo interruppe la rotta che le sue dita stavano tracciando nei suoi capelli, si fermò lasciando cadere le mani lungo i fianchi "Hai appena divulgato il suo più oscuro segreto, le sta indossando proprio adesso".
Sembrò riportare Killian dal suo stato di stordimento, quando tutti risero ancora una volta, prendendosi in giro l'un l'altro e stringendo la mano a Josh, promettendo che si sarebbero visti subito dopo o al party e si lasciarono non prima di scattare un selfie con il suo telefono, immortalandoli nelle pose più ridicole.
Emma non poté fare a meno di guardare da lontano. Il suo sorriso, i suoi occhi. Le sue dita attorno al microfono. Il modo in cui si leccò le labbra prima di parlare. Come corrugava la fronte mentre pensava ad una risposta.
Si chiese se avrebbe mai smesso di notare le piccole cose che amava di lui.
Forse quando hai amato qualcuno così tanto come si erano amati loro, amare quei particolari diventava un'abitudine che non potevi lasciar andare così facilmente; una fonte di conforto alla quale fare riferimento nei momenti difficili.
Era ancora lì persa nei suoi pensieri quando un'ombra cadde su di lei, alzò lo sguardo per trovare August che la osservava con uno sguardo interrogativo. Rimasero in piedi uno di fronte all'altro per un paio di secondi, proprio lì, non sapendo cosa fare. Poi fece un passo verso di lei, le braccia  si allargarono e la avvolse in un abbraccio. Lei sospirò rumorosamente contro il suo petto, le sue mani sepolte tra i loro corpi e dovette combattere un singhiozzo, le lacrime, qualcosa che continuava a intasarle la gola e le impediva di deglutire.
Le erano mancati gli abbracci di August.
Si separarono e lui le sorrise gentilmente. Scrutò intorno a loro alla ricerca di Graham pensò e infine si strinse nelle spalle vedendo che al momento non era nelle vicinanze "Complimenti alla nominata".
Le risultò molto difficile evitare di far roteare gli occhi. Questo era qualcosa che non le era mancato così tanto, le prese in giro.
Ah, chi voleva prendere in giro? Le era mancato anche questo. Erano i suoi ragazzi dopo tutto.
Erano?
"Grazie, quell'albero che mi ha quasi rotto la schiena a quanto pare è stato utile".
Lui ridacchiò, arricciando il naso in un modo che la maggior parte delle donne avrebbero probabilmente ammirato in adorazione "C’è Henry in giro?".
Lei scosse la testa grattandosi il braccio distrattamente "No no, è da David. Non era proprio dell’umore, sai" Spiegò e la sua voce si abbassò alla fine. Henry ... non aveva preso bene la notizia. Le faceva male sapere che era triste perchè Killian non sarebbe stato più in giro, ma cosa poteva fare? Non era stata lei a chiederlo. Era stata lasciata.
Ancora una volta.
Sapere che suo figlio era coinvolto anche questa volta, anche se l'ultima volta non era ancora nato, ma entrambi erano stati abbandonati da qualcuno di nuovo, le aveva fatto venire voglia di picchiare se stessa. Lei meritava tutto quello che aveva provato: aveva messo a rischio il suo lavoro, la sua privacy, il suo cuore con quell'accordo. Ma non Henry però.
"Sì, conosciamo il sentimento". Ci fu una pausa e in un primo momento Emma non sapeva per cosa fosse. Fissò August cercando di leggere il suo sguardo quasi indecifrabile, finché alla fine, le disse
"Ci manchi".
Lei deglutì rumorosamente, abbassando gli occhi a terra, mentre i flash dei fotografi dietro la recinzione continuavano ad illuminarli "Mi mancate anche voi ragazzi".
"E anche a lui. Dovresti parlargli".
Lei emise un fiato, tremava, si afferrò le braccia con le mani sudate in una forte stretta "Non penso di essere pronta per questo. E non dimentichiamo che non sono stata io a farla finita".
August si morse il labbro e lei si ritrovò a combattere un sorriso, sapeva fin troppo bene che era solito fare così quando pensava intensamente a qualcosa "Lo sappiamo. Ma… credo davvero che lui abbia solo paura".
Fatti. Caddero come monetine luccicanti in un salvadanaio. Minuscole palline di piombo. Plunk. Plunk.
"Guarda, io…io non posso farlo ora. Mi dispiace" disse e forse suonò un po' infantile. Petulante. Come una bambina che voleva solo indietro il suo giocattolo preferito.
E dio, lei voleva indietro il suo ragazzo. Ma Killian poteva veramente essere considerato il suo giocattolo? Era mai stato suo prima di tutto?
Sì, lo era stato, si rimproverò. Ma questo non cambiava il fatto che non era più suo.
"Non esserlo. Sappiamo che è stato difficile, ma ascoltami: non l’ho mai visto così distrutto in vita mia" continuò, la sua espressione diventò pensierosa "Nemmeno prima di ... lo sai".
Sospirò e lei pensò che non se ne sarebbe accorto se non fosse stato per il leggero abbassamento delle spalle. Aveva padroneggiato quella mossa per anni, la sua corazza contro le persone che volevano leggere dentro di lei, ogni trucco nel libro che aveva scritto per proteggere se stessa contro gli estranei, contro chiunque avesse cercato di arrivare a lei. "Io davvero non so cosa ti aspetti che ti dica. Gli ho fatto capire chiaramente che non volevo rompere, ma lui ha insistito. E’difficile cercare di tenere a qualcuno che vuole solo stare lontano da te. Ti fa sentire abbastanza indesiderata".
Apparve sorpreso dalla sua dichiarazione "Lo sai che è esattamente il contrario, vero? Certo che ti vuole" sostenne con una vera e propria espressione incredula sul suo volto, mentre la fissava con i suoi occhi azzurri troppo intensi.
"Non saprei. E sono più che certa di non aver intenzione di chiederglielo" disse alla fine e il suo corpo che si era teso per la rabbia e l’irritazione si sgonfiò. "Non voglio sembrare come una bambina capricciosa, ma è stata la sua scelta. Mi ha fatto male. Fa ancora male. Ma non posso farci niente".
August rimase a bocca aperta cercando inutilmente di controbattere, mentre trovava le parole per discutere con lei. Il corpo si sgonfiò ancora una volta quando si rese conto che non sarebbe riuscito a trovare qualcosa per farle cambiare idea e lasciò cadere lo sguardo a terra "Lo so e ne hai tutto il diritto. Diavolo, l’abbiamo quasi ridotto in poltiglia quando l’abbiamo scoperto e non ha voluto dirci perché diavolo l'ha fatto".
Non dirlo a me.
"E’ sempre stato incline ai segreti. Lo sai" ammise Emma.
Lui annuì tristemente e l'ombra scura che balenò nei suoi occhi la spaventò momentaneamente "Lo sappiamo. Ma tu sei stata l’unica che è riuscita a renderlo diverso, sei riuscita a fargli lasciar andare tutti quei segreti. Ecco perché mi piacerebbe che cercassi di parlare con lui. Sta tornando al vecchio sé stesso e siamo un po' preoccupati". Si stava davvero preoccupando per la sfumatura disperata che stava colorando la sua voce. Era una cosa negativa? Non le era sembrato ridotto così male durante quell'intervista di poco prima. O stava diventando un attore migliore di quanto avesse potuto dargli credito.
"Non posso prometterti nulla. Se lui è ferito dovresti sapere come sono ridotta io adesso" disse con voce debole e tesa per il dolore.
Ci fu una pausa intensa e la sua mano si avvicinò per prendere la sua stringendole forte le dita con fare rassicurante "Mi dispiace tanto Emma" disse e l’onestà era evidente in ogni sillaba. Emma sapeva che sentiva che sarebbe sembrato debole e probabilmente inutile, ma gli era grata comunque.
Chiuse gli occhi, sentendo l’aria calda della notte che attraversava la finestra aperta per accarezzarle la guancia. Le cose non sarebbero dovute andare in questo modo tra lei e Killian. Lei non avrebbe dovuto preoccuparsi. Avrebbe dovuto essere una rottura pulita e semplice; firmare sulla linea tratteggiata e andare per strade diverse per far proseguire le loro vite.
Eppure eccola lì. Perché una piccola parte di lei credeva che non fosse finita, che qualcosa lo aveva spinto a lasciarla e che poteva esserci ancora speranza per loro.
Come cazzo poteva essere?
Come cazzo poteva essere che lei rimaneva ancora aggrappata ai più piccoli accenni di un lieto fine - lei, in particolare?
"Anche a me" disse sobriamente e sospirò, fissando stancamente il resto del tappeto che doveva percorrere, la gente con cui avrebbe dovuto parlare, sorridere e salutare. Si voltò verso di lui per l'ultima volta "Ci vediamo dopo?".
"Certo" acconsentì annuendo. Prima che potesse allontanarsi da lui, però la fermò chiamandola ancora una volta "Ehi".
"Che c’è?"
August le rivolse un sorriso, piccolo, dolce "Sei stupenda".
Come se nulla fosse mai accaduto. Come se il suo migliore amico non le avesse spezzato il cuore. Come se questa fosse un'altra occasione in cui avrebbero potuto godersi la vita tutti insieme, sostenendosi a vicenda, l'occasione per prendersi in giro l’un l’altro per i loro vestiti e acconciature o per strillare in merito a quale celebrità avrebbe sfiorato loro un braccio o si sarebbe seduta al loro fianco.
Come se fossero di nuovo al punto di partenza.
Era infantile sperare di tornare indietro?
Non aveva mai desiderato così tanto essere sull’Isola che non c’e come allora.
"Grazie. Anche tu non sei niente male" gli disse e quasi sembrò canzonarlo.
La fermò ancora una volta prima che si allontanasse da lui. "E dammi ascolto, voi due supererete tutto questo. Lo so". 
Lei lo guardò con tristezza sulla sua spalla, scuotendo la testa. Si sentiva come una vecchia signora che infrangeva il sogno di un bambino. Come Babbo Natale che non esiste e che là fuori non ci sono fate madrine per nessuno. E lei di sicuro non era una principessa, una regina. Né una salvatrice.
"Solo perché esprimi un desiderio con una stella, non significa che si avvererà, Booth".
"Forse se lo desideri con abbastanza forza" rispose lui, alzando le spalle e i suoi occhi si chiusero alla minaccia delle lacrime imminenti.
Quando li riaprì se n’era andato ed Emma avrebbe voluto ingannarsi pensando che non gli avesse parlato affatto, se non per il ricordo improvviso di una stella blu, ora nascosta nel cassetto del suo comodino insieme alla collana col cigno che conservava lì da anni.
________________________________________________________________________________
 
"Il momento della verità".
"Ripeti dopo di me: i ragazzi di Twilight " mormorò dolcemente verso di lui e per paura che non avesse sentito, stava per ripeterglielo nel suo orecchio, avvicinandosi sempre più a lui quando le rispose "I ragazzi di Twilight".
Lei annuì lieta che l’avesse sentita "I ragazzi di Twilght, si".
Su questo erano sicuri. Quei due avevano vinto sempre.
I presentatori procedettero con l’annunciare i candidati e il filmato registrato in precedenza con le nominations dei baci dell'anno iniziò la rotazione. Emma guardò, piegando la testa di lato con un ampio sorriso quando la sua scommessa per la notte si stava avvicinando. Gia', lei e Graham erano davvero convinti per questa nomination. Tutti volevano i ragazzi di Twilight lassù, sperando che si sarebbero baciati almeno questa volta per la gioia del pubblico. Lo avevano rimandato ogni anno e lei era certa che i loro fan avrebbero fatto qualsiasi cosa per loro così avrebbero dovuto dare ciò che pensavano la povera coppia dovesse loro.
"Oh mio Dio, lo stanno mostrando? Gesù". Il suo sorriso compiaciuto sparì rapidamente quando il loro bacio fu annunciato dall’odiosa voce registrata del video, ed eccoli lì. La folla completamente impazzita, fischi e urla superarono la musica in sottofondo dell'incontro acceso nei boschi che le aveva portato così tanti mal di testa durante le riprese.
Graham ridacchiò accanto a lei con gli occhi scintillanti senza strapparli dalla loro immagine nello schermo "Sei così bella".
"Dammi un momento di pace, puoi?" chiese lei lanciando uno sguardo nella sua direzione per farlo tacere.
Lui la ignorò, ma pochi secondi dopo, quando il tifo e gli applausi scesero e i presentatori iniziarono ad aprire la busta, lui le accarezzò il braccio calorosamente e si voltò per leggere il suo labiale “i ragazzi di Twilight”.
Lei soffocò una risata.
"E il premio per il Miglior Bacio va a ...ai veri personaggi da favola Graham Humbert ed Emma Swan!"
... resisti.
Quelli non erano i nomi dei ragazzi di Twilight.
Emma si chiese se sarebbe stato visto di buon occhio il fatto di andare in pensione alla veneranda età di ventotto anni. Sospirò e si strofinò stancamente le tempie mentre si voltò a guardare Graham, cercando di scacciare il panico.
Invano.
"Ti prego, dimmi che questo è uno scherzo".
Lui era sconvolto quanto lei, si scosse e strizzò gli occhi rapidamente, come se stesse sognando o qualcosa del genere. Era stranamente tentata di dargli un pugno solo per farlo riprendere  'sei sveglio Graham, torna in te, dannazione'. "Forse se ripetiamo ancora i ragazzi di Twilight saranno loro i vincitori" disse alla fine, riprendendosi dallo shock e alzandosi. Lei però rimase sulla sua poltrona, ancora del tutto confusa su cosa fare della sua vita in quel momento. Cosa diavolo stava pensando quando aveva deciso di partecipare a questa cosa? Come, sul serio? Davvero si aspettava che avrebbero vinto? "Emma. Alzati".
Lui la trascinò non troppo gentilmente dal suo posto e si diressero sul palco per godersi il loro momento di gloria. Se lei non fosse stata in una posizione così terribile in quel momento, sarebbe scoppiata in quella situazione – erano lì, entrambi con una fottuta paura di andare lì a prendere il loro premio, camminando il più lentamente possibile per prolungare il momento inevitabile in cui avrebbero dovuto lanciarsi in un qualche tipo di discorso, un bacio o qualsiasi cosa che avrebbero dovuto fare. "Che cosa dovremmo dire?" lei gli sussurrò in un orecchio mentre la musica del tema del loro film risuonava dagli altoparlanti disposti nell'intero teatro, le scene del loro bacio venivano di nuovo ripresentate su ogni gigantesco schermo che ricopriva ogni centimetro della superficie libera del palco e i suoi dintorni. Graham la strinse afferrandola per la vita e lei fece quasi una smorfia per il modo in cui le sue dita si erano artigliate su di lei.
"Sapevo che non avevi preparato niente! Segui solo il mio esempio" rispose Graham spalancando gli occhi incredulo "E cerca di evitare di staccarmi la testa" aggiunse come con un ripensamento in un sussurro, le parole uscirono così velocemente dalle sue labbra che quasi non le colse, ma lei lo fece e fu davvero tentata di chiedergli cosa avesse voluto dire, ma ebbe paura di quella che sarebbe potuta essere la risposta, così continuò a camminare facendosi guidare da lui verso il palco. 
La aiutò a salire i pochi gradini che portavano al palco principale e finalmente si unirono ai presentatori, che li abbracciarono e si congratularono con loro animatamente in modo frettoloso prima di dare loro lo spunto per affrontare il pubblico. Emma nascose il premio sotto il braccio - Dio, era pesante e cosa c’era su, erano popcorn d'oro?! Si mise alcune ciocche di capelli dietro l'orecchio con una mano tremante. Si leccò le labbra, schiarendosi la voce nel vano tentativo di non sembrare stridula quando finalmente trovò il coraggio di parlare.
Ora o mai più Swan. Facciamolo.
Precedendo la sua costar, si avvicinò al microfono sul supporto sistemato di fronte a loro, sentì un desiderio infantile di toccarlo con il dito e far sentire al pubblico qualche suono stridulo. Ma si sforzò di resistere, anche perché  non era sicuramente il momento per fare una cosa del genere. "Wow. Davvero non ce l’aspettavamo, voglio dire…avete visto le altre coppie" si precipitò tra respiri pesanti ad indicare con un dito tremante uno degli schermi dietro di loro che stava ancora mostrando il bacio infame, ora vincitore del premio.
Fanculo la sua vita.
Graham si avvicinò a lei, sbattendo il fianco con lei giocosamente e avvicinandosi al microfono, spingendola leggermente di lato per dire la sua "Quello che amo di più di Emma è quanto mi faccia sentire apprezzato quando sminuisce un mio bacio di fronte a tutto il pianeta" scherzò e un tumulto rumoroso di risate si sentì sotto di loro.
"Zitto, non volevo dire questo" Emma sbuffò con insistenza, inviando un sorriso in direzione di Graham.
Si rizzò rivolgendole un broncio beffardo che ben presto si trasformò in un ghigno da lupo "Dimostralo".
Oh.
Stavano giocando a quel gioco.
E non fu l'unica che aveva capito, dato che l'intero teatro si era spinto in urla assordanti e stava sollecitando con dei fischi. Ignorandolo, si girò di scatto per deriderlo e accogliere la reazione del pubblico, alzando le braccia in maniera impotente "'Cosa può fare una ragazza, quando un tipo come lui le sta chiedendo di baciarlo, eh ragazzi? ".
Lei girò il mento nella sua direzione, con gli occhi ancora legati alla massa di volti sfocati che stavano guardando intensamente ogni sua mossa "Me lo sta chiedendo". 
Nessuna intenzione di fare cerimonie, camminò nella direzione della sua costar che l’aspettava con un sorriso stampato sulla faccia. Strinse la mano alla sua camicia, portò il suo volto al suo livello, le labbra che reclamavano le sue, proprio come avevano fatto durante le riprese del loro film. Si mossero insieme per un paio di secondi ed Emma non poté fare a meno di rabbrividire. Le era mancato così tanto essere baciata. Baciata intensamente, come tornare a casa nella bocca dell'altro, trovando quello che stavi cercando in quelle labbra. Come se ogni risposta potesse essere intrappolata dietro di loro e solo la tua chiave sarebbe stata in grado di liberarle.
E lo sentiva.
Emma aveva sempre odiato quella sensazione. Come quando si è in attesa che l'acqua sotto la doccia diventi calda e continui a tenere la mano sotto di essa e dopo un po' la senti calda solo perché ti sei abituato alla temperatura. E quando entri dentro, non è calda. E' fredda, fredda come sempre e ti maledici per aver creduto altrimenti, per la fiducia riposta nella tua stupida mano che ti ha ingannato facendoti credere ciò non era.
Sapeva cosa stava succedendo proprio in quel momento, anche se i suoi occhi erano chiusi e lei non aveva modo di vedere le schermate dietro di loro, il volto di Killian era su ciascuno di essi. Avrebbe dovuto immaginare che avrebbero messo su qualcosa del genere solo per aggiungere dramma a tutta la situazione. Maledizione. Come se non fosse abbastanza cercare di superare una rottura - ehi, coinvolgiamo tutti nella nostra disperazione e sventoliamola in giro come una fottuta bandiera bianca, no? Sembra divertente!
Lei e Graham si tirarono indietro l’uno dall’altra allo stesso tempo e presero in mano il loro premio a forma di popcorn, lui salutò e aggiunse in fretta prima di mettere una mano calda sulla sua schiena spingendola verso il backstage "Grazie ragazzi , lo apprezziamo davvero".
Lei si concentrò sui suoi passi, con una paura mortale di cadere e slogarsi la caviglia e quanto sarebbe stato imbarazzante, dato che era riuscita a farcela per tutta la sera? Fino a quando non arrivarono al caotico corridoio pieno di gente nel backstage. Lei arrossì e sorrise imbarazzata quando alcuni degli altri partecipanti le diedero una pacca sulla schiena e si congratularono con loro per la vittoria, chiacchierando con alcuni di loro e dimenticando ciò che era appena successo.
Aveva baciato Graham là fuori. Non solo, avevano mostrato la reazione di Killian a quel bacio, come la classica faccia poco divertita di Justin Timberlake mentre Britney baciava Madonna.
Quella era stata una bassezza perfino per MTV.
Gesù, poteva quasi vedere il suo mal di testa bussare alla sua porta. Si accasciò contro una parete vuota, stringendo gli occhi e cercando di dimenticare tutto quello che era accaduto quel giorno. E non era ancora finita.
"Stai bene?".
Aprì gli occhi e vide Graham che la guardava preoccupato. Discusse tra se per decidere se dargli la risposta rassicurante o quello onesta. "Si" Emma chinò la testa e annuì, non voleva perdere altro tempo ad essere confortata, sembrava che fosse tutto ciò che continuavano a fare quel giorno, per l'amor di dio.
Graham non sembrava convinto e decise di non lasciar perdere per il momento. Si girò verso di lei concentrando la sua attenzione "Non devi mentirmi, lo sai".
"Cosa ne pensi?" gli chiese con voce debole, non era sicura di voler sentire la risposta.
"E' stata una mossa indelicata".
"Avremmo dovuto aspettarcelo comunque". 
"Emma ..."
Strinse gli occhi ancora una volta, il suo tono era sempre più isterico quando iniziò a lasciar correre parole ed esplose poco dopo a causa di tutto quello che pullulava dentro di lei nelle ultime settimane e le emozioni impetuose avevano raggiunto il loro picco proprio quel giorno "Questo… questo è troppo. Voglio solo lasciar andare via tutto, voglio che smetta di fare male". Poté vedere l'espressione di Graham diventare sorpresa alla sua ammissione, ma saggiamente  rimase in silenzio, invitandola ad andare avanti con un movimento del capo "Fa di me una persona cattiva se tutto quello che vorrei fare adesso è scappare? Andare in Europa, seppellirmi sotto il lavoro, anche allontanarmi da voi ragazzi, da Henry? Non posso sopportare di vederlo triste. E’ preoccupato per me. Lui ha dieci anni! Ed ora non solo devo combattere per tenere mio figlio con me, ma ho anche a che fare con ... con ... "
"Un cuore infranto" Graham finì per lei in un sussurro, studiandola da sotto le ciglia. Lei quasi ridacchiò alla comprensione sulla sua faccia. Considerando che non aveva idea di cosa fosse realmente successo tra lei e il suo amico, rese la situazione ancora più esilarante per lei.
"Se tu sapessi" rispose freddamente lei, strofinandosi le mani contro gli avambracci con tocchi pesanti. Lui aggrottò la fronte e lei poté vedere la lotta interiore che sembrava voler venire fuori. Dopo un paio di secondi si avvicinò a lei con la testa inclinata di lato esaminando il suo silenzio.
"Lo farei se me lo dicessi".
Si sentì intrappolata dal suo sguardo. Doveva dirglielo? A questo punto lei voleva davvero. Non c'era più alcun contratto da rispettare, giusto? E lei si fidava di Graham. Avrebbe avuto un altro amico che avrebbe saputo cosa era successo. Le sarebbe piaciuto raccontare a Graham tutto fin dall'inizio, il folle viaggio tra lei e Killian da amici improbabili ad innamorati.
Divertente come Henry avesse detto una volta che lei e il musicista non erano solo fidanzata e fidanzato. Aveva affermato che erano anime gemelle. Lei fece appena un gesto con la mano, scompigliandogli i capelli divertita e combattendo la voglia di non ridere per non farlo arrabbiare e si fece una nota mentale per dirlo a Killian quando più tardi avrebbero parlato al telefono, sapendo che avrebbe trovato l’affermazione del figlio altrettanto esilarante.
Forse non erano anime gemelle.
Forse era solo ... la sua aragosta.
"Ehm, scusate ragazzi?" Si girarono per trovare uno dei membri dello staff che a malapena riusciva  a tenere la telecamera dato che insieme reggeva un block notes e aveva una cuffia sui capelli leggermente di traverso. Spostò gli occhi terrorizzati da Graham a lei, inghiottendo rumorosamente "Dovete tornare ai vostri posti ora, seguite questo ragazzo e lui vi ci porterà. Potrebbe essere necessario tornare ancora una volta per l'ultimo premio per cui siete nominati".
Emma e Graham si scambiarono un'occhiata e annuirono ringraziando il povero ragazzo, che sembrava sul punto di avere un infarto "Scusate ancora".
Seguirono un altro membro dello staff di nuovo nella platea, dove Ruby li stava aspettando, un sorriso orgoglioso già era presente sulla sua bocca ed Emma non desiderava altro che tirarlo fuori da quelle sue labbra rosse. Proprio quando si sedette accanto alla bruna, le luci si abbassarono e attesero col fiato sospeso l’ospite e quella fastidiosa voce che annunciava i presentatori della prossima categoria da vedere. Ma fu quando i riflettori illuminarono un'altra zona che si rese conto di quello che stava succedendo.
Sapeva cosa stava per succedere.
Condivise uno sguardo significativo con Ruby e un brivido inquietante si fece strada lungo la sua schiena quando la voce della presentatrice arrivò da un palco laterale in cui un set musicale fin troppo familiare era già organizzato, il logo della band che adornava con orgoglio la batteria di Jefferson, lo stesso logo che era sulla felpa appesa dentro il suo guardaroba "E ora, uno dei momenti più attesi della serata. E’ stato davvero difficile riuscire a raggiungere questi ragazzi, lasciate che ve lo dica - con tutto il volare da un capo all’altro del mondo. Il fatto che non sono di questa terra avrebbe dovuto farcelo tenere a mente. E naturalmente sono dei bambini che non vogliono crescere, così che fissare appuntamenti con loro risulta un po' difficile, ma noi li amiamo comunque e ora loro sono qui… The Lost Boys!".
Quando Emma deglutì rumorosamente alla vista della band che entrava per prendere le loro postazioni abituali, Ruby le posò una mano confortante sul braccio, ma Emma la fermò con un basso sibilo "No. Riprenderanno la mia reazione per tutto il tempo, non ci provare".
"... Volevo solo dirti che il capezzolo è in procinto di uscire dal vestito" disse Ruby che sembrava essere sul punto di scoppiare a ridere.
Che cosa?! 
La sua attenzione fu momentaneamente attirata da un’informazione così scandalosa, lei abbassò lo sguardo verso il suo petto, le dita già stringevano il bordo del suo vestito solo nel caso in cui ... ma lo trovò perfettamente a posto, mostrava la quantità esatta di pelle che avrebbe dovuto. Emise un sospiro di sollievo. Non sarebbe stata aggiunta alla categoria di star senza veli su qualche rivista trash "Oh Dio".
Ruby ridacchiò come una bambina di cinque anni al suo fianco, le spalle si strinsero in allegria e si coprì la bocca con la mano "Stavo scherzando". 
"Ti odio".
"E ti ho fatto sorridere".
Emma si dimenticò della musica che stava per iniziare, della voce che stava per ascoltare, della sua musica, di lui mostrato in ogni schermata di quel teatro maledetto - i suoi occhi cercarono la sua amica e sentì le labbra stringersi solo per lei. Strinse la mano nella sua, dandogli una stretta gentile e un sorriso delicato che si rifletté in quello di Ruby "Grazie".
E prima che potesse accorgersene la musica iniziò e si perse nel ritmo e nel suono, la melodia familiare e i testi stranamente la calmarono, accogliendola a casa.
Non aveva più sentito nessuna delle loro canzoni da quando si erano lasciati. Non si era nemmeno accorta di quanto le fosse mancata la loro musica. Cantò internamente e ripeté tra sé ogni frase, i suoi occhi seguivano le mosse di Killian sul ​​palco, il modo in cui pizzicava le corde della sua chitarra e come chiedeva alla folla di unirsi al coro, quasi trascinando l'intero teatro in modo che rispondessero alla loro performance.
E poi, quando pensava che l'ultima parte della canzone li avrebbe portati alla fine del loro spettacolo, la musica prese una piega inaspettata, cambiando le chiavi e la velocità, trasformandosi in un'altra canzone completamente diversa.
Emma aggrottò le sopracciglia confusa. Che cosa stavano facendo? Non sapeva che stavano progettando il mash up di due delle loro canzoni. Beh, pensò con un sussulto, lei non era più a conoscenza di questo tipo di informazioni adesso, no?
Ma fu il fatto che era una canzone che non aveva mai sentito che la fece insospettire. Si sedette al suo posto con le dita serrate sui braccioli e sperò che le telecamere non avrebbero scelto quel momento per dare una sbirciatina alla sua espressione, perché non aveva idea di come potesse apparire in quel momento.
Fino a quando sentì le parole lost girl, ragazza smarrita.
Shock. La colpi pesantemente come un pugno forte nello stomaco. Per un attimo non riuscì nemmeno a ricordarsi dove fosse. Tutto quello a cui poteva pensare era il suo soprannome, che svolazzava dalle labbra di lui per sfiorare la sua pelle come una brezza.
"Oh mio Dio" mormorò in un sussurro strozzato e sperò che solo Ruby l’avesse sentita, ma la sua amica sembrava altrettanto scioccata all'improvvisa rivelazione della canzone del nuovo album, perché cos'altro poteva essere?
Una melodia spinse delicatamente l'introduzione come un inchino cortese, le armonie passavano velocemente dentro e fuori accanto alla melodia come farfalle in un giardino fiorito.
E proprio come con qualunque altra delle sue canzoni si sentì trasportare in un altro luogo, un altro tempo, le scene, i colori, gli odori sfocati insieme la avvolsero in un abbraccio delicato.
Vide le pareti, i litigi, i commenti arrabbiati. La paura di lasciare entrare qualcuno. La possibilità, la fiamma della speranza accesa all'interno di un diffidente cuore spezzato.
Vide sorrisi pigri. Una sfida. Una promessa di contare i sorrisi.
Baci frenetici. Rotture e momenti di conforto contro un muro. Storie scambiate.
In volo verso una canzone. Innamorarsi.
Conversazioni da angoli del mondo separati.
La promessa di trovare l'altro, non importava quanto si sentisse persa.
Una corsa finale delle corde.
Una fine.
E un inizio.
Improvvisamente si ritrovò incastrata sulla sua poltrona e non poté assolutamente nascondere lo shock sul suo viso, al diavolo le telecamere. Aveva scritto una canzone su di lei. Su di loro.
Per lei.
Perché diavolo l’aveva fatto? E perché cantarla lì? Perché dopo aver rotto con lei?
Sapeva che c'era qualcosa che non le aveva detto, sapeva che c'era qualcosa di sospetto in tutta la faccenda. Certo che lo sapeva, ma fino a che non l’avrebbe condiviso con lei, era all’oscuro come sempre, per essere lasciata  ‘alla sua migliore opportunità' o qualsiasi altra cosa. Ma eccolo lì, le stava promettendo che avrebbe trovato un modo per tornare da lei.
Non aveva idea di cosa fare di tutta questa faccenda. Non aveva un minimo indizio.
Acclamazioni e applausi entusiasti riempirono la sala, tutti si alzarono per saltare ed esprimere la loro gioia dopo una tale performance, una canzone improvvisata dal loro nuovo album. Prima di lasciare il palco, mentre i ragazzi si allontanarono dai loro strumenti per unirsi al loro frontman, la presentatrice tornò, convulsa insieme al pubblico sul suo microfono "E' stato incredibile! Da dove venite?"
Killian si morse le labbra, piegando la testa di lato come se stesse dando la sua risposta per la quale aveva impiegato tutto il giorno per pensarci su "Neverland, tesoro" rispose e dopo un paio di secondi e con un piccolo sorriso aggiunse "…dove siamo tutti senza tempo".
Emma non poté fare a meno di pensare che la sua voce era ... non era quella di sempre. Le sue parole sembravano fluttuare e rimanere sospese,  mancava la sua solita spavalderia, la sfrontatezza, il suo volere sempre prendere in giro tutto e tutti. Era molto poco in stile Killian e questo la fece sentire a disagio.
E poi la telecamera si concentrò sul suo viso e poté giurare che stava fissando lei, trovandola nel mare di persone sotto il palco che facevano il tifo per lui, per la sua musica e il suo talento. Lui la bevve con gli occhi, imbevuti di nostalgia. Rammarico. Tristezza.
E lei non poté fare a meno di pensare che il suo sguardo fosse una replica esatta del suo.
________________________________________________________________________________
 
"Perché non stai portando in giro i tuoi premi?"
"Perché non sono una stronza che gode nell’ostentarli in giro" le disse e si ritrasse per come suonarono confuse le sue parole. Quanto aveva bevuto? Per quanto tempo avrebbe dovuto restare a questa stupida festa? Non avrebbe voluto andarci, ma su consiglio di Regina e per l’insistenza di Ruby e Graham cedette, avvertendoli in anticipo che sicuramente non sarebbe stata di compagnia e che probabilmente si sarebbe comportata come una stronza per tutto il tempo.
Almeno era stata onesta. Le piaceva ribadire che non sarebbe stata accomodante con nessuno dopo tutto.
Ruby inarcò un sopracciglio "Woah, guarda un po’. I commenti stizzosi e il sarcasmo sono tornati. Chi avrebbe mai pensato che sarebbero stati sufficienti solo un paio di mojitos per farti tornare ad un comportamento quasi normale".
Emma si allungò per prendere un sorso del suo drink e mentalmente incrociò le dita affinché la sua migliore amica la lasciasse in pace. Non era così in vena. "Vuoi che ti colpisca con il mio tacco?"
Maledizione. Perché non poteva dire niente in maniera gentile?
Si voltò per guardare nella folla nel caso in cui Anton o Ab fossero lì intorno, almeno con loro avrebbe dovuto cercare di frenare il suo atteggiamento poco amabile. Non avrebbe mai potuto trattare Anton con il suo lato bisbetico, quel ragazzo era troppo carino per subire questo, vergogna per chiunque avesse avuto il coraggio di comportarsi male con lui. Non essere gentili con Anton sarebbe dovuto essere punito dalla legge.
Una voce con un forte accento la fermò e c'era Graham con un bicchiere in mano che la guardava incredulo "Di nuovo una Emma con la sindrome premestruale?".
"Sei terribilmente vicino affinché ti dia di nuovo un pugno in faccia, Humbert" disse incapace di celare il suo sdegno. Si scagliò come una bestia arrabbiata, furiosa per la sua cattura. Lui sollevò le mani avanti a se nel tentativo di sembrare innocente, imbronciando le labbra
"Stavo solo cercando di alleggerire l'atmosfera".
"Parlare del ciclo di una ragazza? Davvero delicato" Emma rispose seccamente fissandolo sopra l'orlo del bicchiere.
Ruby la schernì strappandole il suo mojito e prendendolo tra le mani, ignorando palesemente le sue urla di protesta "Posa il rum, ragazza".
Emma incrociò le braccia sul petto, in un angolo lontano della sua mente ricordò che quel movimento avrebbe probabilmente solo aiutato ad attirare sguardi lascivi sulle sue tette, ma non sembrò interessarle più di tanto. Stava per riprendere Ruby per il suo comportamento ipocrita, visto che la bruna ormai sorseggiava sia dal drink di Emma che dal suo, dopo averla definita ubriacona, fino a quando la sua amica borbottò sottovoce mentre i suoi occhi fissavano intensamente qualcosa dall'altra parte del club, accanto al bar.
"Indovina chi altro sta annegando nel rum ..."
Emma non aveva bisogno di sapere di chi stava parlando. Lo aveva visto in precedenza lì insieme ai suoi amici, quindi decise di rimanere nel suo lato della sala e intuì che lui aveva silenziosamente accettato di rimanere nel suo. Si sentiva ridicola ad essere completamente onesta. Erano adulti per l'amor del cielo e loro erano lì a comportarsi come bambini che dopo aver litigato avevano tracciato una linea con il gesso sul terreno, per vietare all’uno di fare un passo verso l’altro. 'Non sei il benvenuto qui', 'non siamo più amici', 'non mi piaci piu''.
Se solo la loro incomprensione si sarebbe potuta risolvere proprio come quei litigi di quando erano piccoli. Con un abbraccio, l’improvviso desiderio di ritrovare un compagno di giochi o la scoperta di qualcosa e la voglia di condividerla con loro.
Ma l'uomo seduto sul lato opposto del club e lei non erano bambini. Non più.
"Non sei andata lì" Emma finalmente emise un ringhio quando la sua amica esitò a parlare. Ruby sospirò, rassegnandosi a spiegare.
"Mi dispiace, ma Victor mi ha detto di tenerlo sotto controllo, mentre lui andava in giro alla ricerca di possibili contatti e roba del genere. Un lavoro che fa di solito Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, con tutto quel carisma e il resto, ma immagino che stasera non sia in vena".
Aprì la bocca per rispondere, ma prima che le parole potessero uscire, fu interrotta da Graham che era stato in silenzio durante il loro dialogo e sbirciò sopra le loro teste proprio verso Killian con un sopracciglio alzato "Non è ubriaco, ho parlato con lui e stava bene".
Lui cosa?
"Hai parlato con lui?" gracchiò. Quando lui non rispose, si schiarì la gola e glielo chiese di nuovo con voce più forte "Hai parlato con lui?".
"Cosa? Non posso o cosa?"
"Io – io solo ..." ma lei si interruppe. Un taglio netto e la frase fu decapitata, quel poco che aveva detto cadde con un tonfo sul pavimento. Stava per dirgli che non riusciva a credere che avesse parlato con lui, che non aveva idea di quello che le aveva fatto, che faceva male sapere che era stato in grado di andare da lui e parlarci, mentre lei era lì, incapace di stargli intorno. Ma le parole rimasero bloccate in gola. Come un traffico intasato, bloccato tra qualsiasi cosa volesse dire. Dal quale nessuno di loro poteva uscire.
Se aveva sentito l’inizio della sua frase, non lo diede a vedere. E per una volta Emma provò un po' di vergogna di se stessa, perché Graham sembrava giustamente incazzato. Veramente incazzato "Per caso questa è una cosa tipo Team Emma vs Team Killian? Perché lascia che te lo dica, fa schifo e non ho intenzione di giocare a questo gioco. Lui è un mio amico e mi dispiace che voi due abbiate rotto, ma sono sicuro che c’è anche un lato della sua storia e ovviamente sta passando un periodo difficile".
Ci fu una pausa e lei poté vedere con la coda dell'occhio come lo sguardo di Ruby passava da lui a lei nervosamente, temendo un litigio tra le due co-star "Non avevo intenzione di dirti di smettere di parlare con lui" mormorò quando finalmente riuscì a staccare gli occhi da lui.
"Sì, sembrava volessi uccidermi seduta stante invece".
Emma rimase a bocca aperta, offesa "Non è vero. Ero solo sorpresa" balbettò lei, la sua mente turbinava.
"Vuoi parlare con lui anche tu".
Motivo numero 4815162342 per odiare il bastardo: a quanto pare, ora, chiunque poteva leggere dentro di lei come un libro aperto. E odiava questa cosa.
Era brilla, era sola e moriva dalla voglia di parlare con lui.
Fece una pausa, non del tutto sicura che volesse dirgli la verità. Infine disse con un sospiro "Mi manca".
Le mancava discutere con lui, anche se si era sempre lamentata delle loro litigate. Le mancava il suo modo di sfidarla, facendola crescere, ma più di tutto, le piaceva essere al centro della sua attenzione, per quanto sciocco ed egoista potesse sembrare. Qualcuno avrebbe potuto pensare che avrebbe dimenticato su cosa erano i loro piccoli battibecchi. Come lei non avrebbe ricordato la loro discussione di venti minuti innescata da una considerazione sulla presunta reputazione di Ruby durante l'università o il loro scontro con grida annesse scaturito da una camicia macchiata di cioccolato che le aveva attribuito il 25 maggio.
Eppure lei lo faceva.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per uno dei loro confronti urlati, per quanto potesse sembrare folle.
"Puoi andare lì e parlare con lui,  lo sai. Non sarà la fine del mondo" Graham le disse rivolgendo lo sguardo su di lei e tenendo il suo drink fuori dalla sua portata, come se avesse avuto paura che gliel’avrebbe strappato per prendere un sorso. La guardò con un'espressione seria "Ma solo se sei certa di essere in grado di non fare una scenata. Ecco perché devi assolutamente lasciare il rum".
Inspirare, espirare.
Questo si può fare.
"Sto bene" fu più una dichiarazione che una domanda.
Dopo un cenno rassicurante sia da parte di Ruby che di Graham, si voltò digrignando i denti per la sensazione un po’ vacillante dei suoi passi, mentre si faceva strada tra il mare di corpi presenti alla festa. Il sangue le pompava nelle orecchie, avrebbe giurato che non aveva idea di dove avrebbe dovuto andare, ma i suoi piedi la condussero di propria iniziativa, come se fossero davvero calamite, come se avesse una sorta di bussola che puntava nella sua direzione. Tra l’ammasso di corpi vide una serie di  privè verso il bar dove pensava di averlo visto in precedenza, nessuno dei suoi compagni di band era in giro così da poterli incontrare. Huh. Si diresse tuttavia in quella direzione. Tra spalle nude, schiene e gli abiti più costosi che potesse trovare riuniti tutti insieme nella stessa sala, Emma intravide una massa di capelli scuri arruffati. Il suo petto si strinse penosamente, le mani avevano già iniziato a sudare alla prospettiva di parlare con lui. Passò tra una coppia che sembrava intenta a pomiciare in mezzo alla pista da ballo in modo un po’ troppo vistoso per il gusto di chiunque e finalmente vide Killian.
Ma non era solo. 
In realtà, era tutt'altro che solo.
Era seduto in uno dei privè, con una ragazza dalla pelle scura distesa sul petto che giocava con i suoi capelli mentre si chinava per sussurrargli qualcosa all'orecchio. Lui sorrise soddisfatto, gli occhi chiusi. Emma rimase congelata, incapace di respirare, di pensare, di fare qualsiasi cosa, non fu nemmeno in grado di strappare lo sguardo da quell’altra donna che arricciava i suoi capelli con la sua mano.
Abbastanza.
Questo era sufficiente.
Doveva uscire di lì. Barcollò indietro di qualche passo e inciampò in una ragazza, che le ringhiò contro una maledizione prima di allontanarsi a grandi passi nella direzione opposta.
I suoi occhi si serrarono e poté sentire la bile nella parte posteriore della gola. Si strofinò furiosamente le palpebre, al punto di farsi male e in un angolo lontano della sua mente imprecò contro se stessa perché probabilmente aveva rovinato il trucco e già temeva la reazione di Ruby, ma come poteva essere così ridicola? Come poteva continuare a pensare a queste cose banali quando quell'immagine continuava a bruciare dietro le sue palpebre facendole venire voglia di vomitare?
Proprio mentre stava per voltarsi per tornare da Ruby e supplicarla di lasciare immediatamente quella fottuta festa, la testa di qualcuno si sporse oltre la sua spalla, come un bambino quando vuole condividere un segreto "Huh, divertente?".
Non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi era. Quella voce, la ricordava. E naturalmente, un paio di lunghi riccioli scuri che spiacevolmente le solleticarono il collo le diedero la conferma.
Lottò per mantenere la sua compostezza, anni passati a mascherare i suoi veri sentimenti le andarono in aiuto mentre parlava con una voce priva di ogni emozione "Cosa?".
Milah ridacchiò - un suono vuoto "Vederlo saltare tra le braccia di qualcun altro proprio dopo essere stato con te?" le girò attorno per posizionarsi di fronte a lei, come un predatore che esamina la sua preda prima dell'attacco. Si trascinò più vicino a lei con un sorriso compiaciuto arricciando le labbra "Immagino che ora tu sappia come ci si sente".
Come poteva essere così cattiva su questo? Che cazzo c’era che non andava in questa donna? Non riusciva a credere che potesse essere così crudele verso di lei. Per quanto ne sapeva Emma non le aveva fatto nulla. Non aveva mai avuto niente a che fare con lei fino a quando Killian non era entrato in scena e lei immaginò di poter capire il risentimento nei confronti di un ex che trova qualcuno che prende il tuo posto, ma questo era semplicemente crudele.
Comportamento da stronza 201, no? Questa tipa potrebbe dare lezioni in materia. 
Rimase impassibile, anzi cercò addirittura di apparire annoiata, anche se sospettò di non averlo fatto con molto successo. Accidenti a quei mojitos. "Tu dovresti sapere tutto a riguardo".
"Non ti preoccupare, principessa. Presto lui sarà solo un ricordo vago, un ricordo di un mezzo sogno a cui potrai aggrapparti durante le tue notti solitarie" Milah commentò scuotendo la testa. "Mentre lui le trascorrerà con un’altra. Non incolpare te stessa. Questo è quello che è" aggiunse e quelle parole lasciarono le sue labbra facilmente come fossero acqua. Le mani di Emma tremavano lungo i fianchi.
‘E' quello che è’ aveva detto.
Ricordò come lui le apriva la porta ogni volta che andavano da qualche parte. Il concerto che aveva organizzato insieme ai ragazzi quando era giù a causa di tutta la storia con Neal. Come cercava di  non svegliarla quando non riusciva a dormire e andava a sedersi vicino la finestra della sua stanza a leggere un libro o a fumare una sigaretta. A volte si sedeva con lui, gli si sistemava di fronte con i piedi poggiati in grembo, colpendolo in pieno petto quando le faceva il solletico senza pietà. Poi si divincolava per mettersi a sedere tra le sue gambe con la schiena poggiata contro il suo petto. E rimanevano lì a parlare, a scherzare o semplicemente seduti in silenzio, entrambi avvolti nei propri pensieri ma ancora collegati tra loro.
E' questo quello che era.
Era davvero passato così tanto tempo da quando erano così felici?
"Tu non sai niente di lui" Emma rispose con rabbia, gli occhi infuriati mentre fissava l'altra donna che era riuscita a catturare il cuore di Killian tanto tempo fa. 
Milah sbuffò stizzita in risposta "Oh, facciamo le arroganti, vero? Ebbene, indovina un po': Non importa quanto bene pensi di conoscerlo, lui ti ha appena scaricata e ora sta per baciare quella ragazza".
E per la seconda volta dopo non molto tempo, Emma scattò.
E sai, aveva già gettato un drink in faccia a qualcun altro.
In realtà, gettò il drink di qualcun altro sulla sua faccia.
Il suo braccio era scattato di sua iniziativa, afferrando il bicchiere di Milah dalla sua presa e versando il liquido rosato - cosa diavolo stava bevendo, Gesù - sul suo viso. Rimase impassibile mentre l'altra donna si puliva via con rabbia il resto del suo drink dalle guance e dalla fronte, gli occhi che cercavano di apparire minacciosi mentre si tamponava con le mani "Pagherai per questo" ringhiò.
Oh. Brividi.
Emma poteva sentire il sangue quasi bollire per la rabbia. La sua mano si avvicinò di propria iniziativa e sollevò un dito – non lo agitò per una volta, senza ira - pericolosamente vicino al naso dell'altra donna "È meglio che tu stia lontana da me, sorella, o dirò a tutti quello che hai fatto. Non vorremmo davvero che tuo marito ne senta parlare, adesso, vero?" sibilò, la sua rabbia era incontrollabile. Sapeva che forse non avrebbe dovuto scontarsela con lei, tra tutte le persone, ma non riuscì a trattenersi. E diavolo quella donna la irritava con tutta quella cattiveria . Era arrabbiata con lei perché era una stronza controllata e compiaciuta e lei era arrabbiata con se stessa perché era stata così stupida, così cieca, così lenta. Era furiosa e glielo sputò addosso come veleno. 
Milah la fissò pronunciando parole a denti stretti "Tu non lo faresti mai. Non se questo significa compromettere Killian".
Emma alzò un sopracciglio in risposta "Che cosa gli devo? Come hai appena detto, mi ha scaricata. Me e mio figlio. Me e la mia famiglia. Non ho niente da perdere" soffocò l'ultima parola,  perché si rese conto che era esattamente quello che era. Questo era tutto. Aveva finito. La sua ultima parola sulla questione "E non mi stuzzicare: probabilmente pensi di conoscermi, ma posso essere la peggiore stronza che tu abbia mai incontrato in tutta la tua vita".
Si aspettò quasi che Milah potesse iniziare ad urlarle contro o addirittura che potesse colpirla. Diamine, sarebbe stato proprio un colpo di scena. Ma se ne andò ed Emma non cercò di fermarla. 
Dal nulla sentì il suo corpo essere preso e portato via verso un luogo più appartato del club. Cercò di liberarsi dalla presa di Graham, ma i suoi pensieri erano troppo confusi - per non parlare dell’effetto dei suoi precedenti mojitos - per le sue discussioni erano molto efficaci.
Emma alla fine rinunciò e si lasciò trascinare giù per la pista da ballo contro una delle pareti, la sua testa urtò contro il muro con un tonfo morbido. Guardando in su incontrò degli occhi nocciola infuriati che la fissavano come se volessero pugnalarla.
Uh oh.
"Emma, cos’è successo? Chi era quella?" In qualsiasi altra circostanza Emma avrebbe trovato divertente lo sguardo severo sul volto di Graham. Invece si limitò ad annuire come se le avesse appena chiesto qualcosa sul tempo.
"Oh, nessuno. A quanto pare aveva bisogno di rinfrescarsi. L’ho aiutata".
Fece un passo indietro, guardandola come se non la riconoscesse. Non voleva discutere con lui di questo, a malapena si sentiva se stessa in quel momento. "Mi stai prendendo in giro? Che cosa diavolo c’è che non va in te? Ti ho detto di non fare una scenata. Lo sai cosa diranno domani?"
"Non mi interessa". 
"Non mentire" la ricacciò indietro.
Emma decise di portare la conversazione sulla questione principale "Davvero non mi interessa. Sono stanca di fingere e di fare tutto quello che gli altri pensano che debba fare, di domandarmi cosa ognuno penserà di me. Basta". La sua voce si spezzò e sentì lacrime inusuali pungerle gli occhi, ma in quel momento non le importava che stava praticamente piangendo davanti a Graham nel cuore dello stupido party degli stupidi MTV Movie Awards.
Graham non sembrò in procinto di fare marcia indietro. Naturalmente. Perché qualcuno avrebbe dovuto essere accomodante a questo punto, eh? "Ma Emma ..."
"Taci" gli chiese con voce supplicante.
"Emma, per favore, sto solo cercando di ..." 
Lei si avvicinò a lui, fino a quando i loro nasi quasi si toccarono e la sua voce venne fuori piatta e controllata, scandendo con cura ogni sillaba, il suo imminente crollo fu respinto violentemente in un angolo del suo petto, non l’avrebbe lasciato venir fuori fino a quando non sarebbe stata sana e salva, da sola "Ti ho detto di smetterla. Stai zitto".
Come se non gliene importasse niente di quello che voleva dirle.
E prima che potesse fermarla, lei fece scivolare le mani dietro la sua testa e tirò le labbra verso il basso per incontrare le sue. Fu un bacio piuttosto breve e intenso, uno scontro di sentimenti che si incontravano a metà strada tra le loro labbra. Poté sentire la scossa di Graham e la sua, queste azioni la portarono ad una battuta d'arresto.
Sì, era la seconda volta che baciava Graham Humbert quel giorno.
Ma per una volta  non si sentiva in colpa. Anche se una sensazione sgradevole si era insinuata su di lei quando si era spinta sulla punta dei piedi per raggiungere la sua bocca, sapendo che le labbra dell'uomo che stava per toccarla non erano le sue.
Si districò dal loro bacio e ignorò gli sguardi taglienti e i mormorii che li circondavano. Rimasero lì, immobili, senza nemmeno toccarsi, semplicemente a crogiolarsi nel silenzio e la tranquillità dopo il loro incontro, fino a quando finalmente lei incontrò i suoi occhi e un’improvvisa determinazione si scatenò dentro di lei.
Qui venne fuori il 300% di Emma Swan. Un classico gente. Un’Emma Swan alla quale non interessava nulla di quello che avrebbero potuto dire vedendola baciare il suo più che attraente coprotagonista dopo aver assistito alla scena in cui il suo più che attraente ex stava scambiando effusioni con qualche oca giuliva trovata lì per caso. Non le importava.
Proprio adesso? Ora avrebbe dovuto concentrarsi su suo figlio. Questo era l’importante. Non si sarebbe più fatta coinvolgere da uomini che le avrebbero spezzato il cuore, intenzionalmente o no. Desiderava con tutto il cuore che la canzone e il messaggio di Killian fossero reali - e forse lo erano, chi poteva saperlo, forse aveva intenzione di farle una dichiarazione in proposito. O forse l’aveva solo scritta quando stavano ancora insieme, avevano visto il suo potenziale e avevano deciso di cantarla. Le risultava davvero difficile credere in qualcosa in quel momento, trovare il coraggio di sperare in tutto ciò che riguardava il loro rapporto dopo la scena a cui aveva assistito pochi minuti prima.
Si rivolse a Graham ancora una volta che la guardava come un cervo catturato dai fari di un’auto.
"Adesso. Questo" dichiarò allungando la mano come se potesse mostrare il bacio che avevano appena condiviso. Anche se non poteva, perché gli ologrammi non sono ancora stati inventati, ma comunque. Concentrati, Emma. Recuperando l’orientamento sospirò "Visto? Quello era un bacio. Un stupido bacetto. Il più piccolo frammento di un contatto tra le nostre labbra. So che sai cosa significa. Significa che stavo cercando un modo per farti stare zitto. So anche questo. Ma diavolo se non alimenterà quello che tutti pensano sia già successo. E l'ho fatto lo stesso" spiegò e continuò prima che lui potesse aggiungere un'altra parola "Davvero non mi interessa più, proprio perché so quello che voglio" aggiunse e la sua voce non era più stanca. Non più incrinata o stridente, non più preoccupata per quello che sarebbe potuto nascere dopo quello che era successo "Quello che voglio ancora, anche se non è più mio. Anche se non dovrebbe".
E come era ironico.
Ma mentre le parole passavano sulle sue labbra, si rese conto che per alcune cose nella vita non doveva esserci sempre una ragione. Alcune cose erano semplicemente così e anche se avrebbero potuto essere più facili di com’erano, avrebbe odiato non averlo mai sentito cantare, non aver mai sentito il suo profumo o sentito la sua pelle contro la sua.
Alcune cose erano fatte solo per essere così, in un modo o nell'altro. 


*****************************************************
Siccome la disperazione da capitolo 26 non è stata sufficiente, oggi doppio aggiornamento!!!
Domani con molta probabilità non avrò modo di inserire il capitolo in quanto sarò tutto il giorno all'università, perciò anticipo questa sera.
Come il precedete, anche questo non ci risparmia sofferenza....Il punto in cui le canta Lost Girl sul palco??? Ho pianto come una fontana per non so quanto...fatemi sapere la vostra reazione in modo da sentirmi meno sola XD
Siete sempre di più ed è un piacere condividere con voi questa bellissima storia, grazie a tutti!!
A presto

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Tutti Mentono ***


Cap 28 – Tutti Mentono

 
Killian stava provando con tutte le sue forze a non fare smorfie, optando di prendere sorsate generose del suo rum, invece di ripensare ed esaminare ogni parola che aveva scambiato poco prima con Humbert. Il suo amico era andato verso di lui, mentre stava cercando di richiamare l'attenzione del barista al fine di ottenere il suo drink e Killian dovette ammettere a malincuore che non era stato un caloroso benvenuto come era abituato a condividere con i suoi compagni, il ricordo di lui che baciava Emma durante il discorso di premiazione gli faceva ancora venir voglia di girare i tacchi e andarsene, di rannicchiarsi a palla e sprofondare nel sonno per dimenticare quello che era accaduto davanti ai suoi occhi. Graham si scusò ripetendo più e più volte che naturalmente era stata tutta una farsa per i premi e che sia per lui che per Emma non significava nulla.
Naturalmente.
Anche se le sue parole volevano essere confortanti, Killian non era mai stato un fan di questo tipo di discorsi e sapeva che avrebbe avuto bisogno di tempo per venire a patti con l'amarezza che intasava le sue viscere e gli impediva di accettare le sue scuse , scuse del tutto inutili ora che ci pensava. Emma poteva baciare chiunque volesse, lei non gli doveva nulla.
Così, il rum.
All'improvviso una ragazza si avvicinò alla sua destra, troppo vicina per i gusti di Killian, che la vide distrattamente con la coda dell'occhio. Quando lei non fece alcun tentativo di allontanarsi le disse "Ti sei persa, tesoro?". 
Lei sorrise, dei denti bianco perla brillarono in contrasto con la pelle scura del suo viso "Niente affatto… forse tu si, giusto, Lost Boy?".
Lui le rivolse un sorriso a denti stretti. Come se non l’avesse già sentito prima "Divertente". In un movimento rapido la mano della ragazza prese il suo drink da dove era seduto al bancone. Bevve un sorso, senza strappare lo sguardo dal suo mentre lo faceva. Se stava cercando di essere civettuola o provocante, avrebbe dovuto dirle che non ci stava riuscendo. Non era divertito dal fatto che aveva rubato il suo amato rum: non era decisamente in vena. "Non mi ricordo di averti dato il permesso per  fare questo".
Finse di rimanere a bocca aperta inarcando un sopracciglio "Oh. Cosa? La tua ex si arrabbierà con te?".
"Beh, guarda un po’ che velocità" rispose combattendo l'impulso di scattare verso di lei. Doveva mantenere una sorta di compostezza qui. Erano in pubblico dopo tutto. Sarebbe stato inutile iniziare una lite durante quello stupido party.
Batté le unghie smaltate contro il vetro freddo del suo drink, fissandolo con un sorriso di sfida "Apprendo in fretta".
"Allora devi sapere che non sono assolutamente interessato".
Si avvicinò a lui allora, il petto quasi strofinò contro di lui e il suo corpo immediatamente scattò lontano da lei, come se lo avesse bruciato. Sentì come se fosse completamente  sbagliato, il toccarlo, il flirt sfacciato ... tutto "Forse non adesso ... dammi un pò tempo".
Lei non si tirò indietro, anzi.
Oh, bene. Non sapeva quanto potesse essere stronzo ...
Chiudendo la sua mano su quella di lei, come se fosse sul punto di accarezzarle le dita, la fissò catturando il suo sguardo per un paio di secondi fino a quando lei non fu completamente paralizzata "Tesoro, leggi le mie labbra: Non mi interessa" disse con fermezza e con un ultimo strattone afferrò il bicchiere dalla sua presa.
Con sua sorpresa non sembrò troppo avvilita per il suo rifiuto. In realtà, avrebbe potuto dire che non sembrava nemmeno interessata, lo guardò attentamente prima di scrollare le spalle con leggerezza parlandogli da sopra la spalla mentre si girava per andare per la sua strada "Verrò a controllare più tardi, solo per assicurarmi che tu non abbia cambiato idea".
Si girò verso il barista per chiedere un rifornimento dopo aver tracannato ciò che gli aveva lasciato, la conversazione era ormai dimenticata e scuotendo la testa replicò in modo sarcastico, le parole fuoriuscirono dalle sue labbra senza che se ne accorgesse "Non vedo l'ora".
________________________________________________________________________________________________
 
Non aveva idea di dove fosse. Che cosa stava facendo? Cos’era quel suono, quel battito? Era musica? Dove era seduto? Era comodo. Era bello. Morbido al tatto. Lasciò scorrere la mano sopra il materiale ammirando la sua consistenza. La sua testa si sporse di lato, gli occhi non batterono ciglio, un milione di luci brillavano davanti a lui.
Woah.
C'era una ragazza seduta lì con lui. Oh Dio, la sua pelle brillava, il sudore unito al suo colore scuro le davano un colorito luccicante che avrebbe voluto accarezzare.
Eppure non riusciva assolutamente a spiegarsi cosa stesse pensando in quel momento, il suo cervello era un casino confuso e disordinato dove ogni idea correva e volava intorno rendendogli impossibile riuscire a riordinarle.
E finì per dire cose proprio come questa:
"La tua pelle sembra caffè. Ha anche il sapore del caffè?".
Emma odiava il caffè.
Gli parve di sentire la ragazza borbottare qualcosa con rabbia sotto il suo respiro, ma non ebbe modo di scoprirlo, né era particolarmente interessato ad essere completamente onesti, decidendo rapidamente che sarebbe stata di gran lunga un’idea migliore stendersi nel privè. Prima che potesse cambiare  posizione però, fu sbalzato violentemente in piedi e una voce infuriata riuscì minimamente a diradare la nebbia nella sua mente "Killian, che cazzo credi di fare?".
"Sta con me". Una voce femminile. La voce della ragazza che sembrava caffè?
"Allontanati da lui. Adesso". Oh, voce maschile.
Aspetta. Conosceva quella voce.
Jeff? Era Jeff? Perché stava urlando? Era arrabbiato con lui? Killian odiava quando Jeff era arrabbiato con lui, aveva un carattere piuttosto forte e anche lui, di solito discutevano per le cose più insignificanti, ma poi se ne dimenticavano in pochissimo tempo. Sperava che tutto ciò che l’aveva fatto andare fuori di testa questa volta sarebbe passata lo stesso. Avrebbe dovuto scrivergli una piccola poesia per chiedere il suo perdono, se fosse stato arrabbiato per troppo tempo.
Aspetta, perché era incazzato?
E perché Jeff era lì comunque?
Dove erano?
"Ma ..." la ragazza che era seduta accanto a lui - su di lui - ma che stava succedendo?  Cercò di protestare contro i tentativi del suo amico di allontanarlo da lei e dal privè che aveva rivendicato come suo letto. Era troppo comodo lì.
"Ti ho detto di tenere quelle tue zampe unte lontane da lui. Capito?".
Killian voleva dirgli che le mani della ragazza erano tutto fuorché zampe unte , anche se quel bagliore che aveva notato poco prima sulla sua pelle avrebbe potuto portare un po’ di confusione per quanto riguardava l’unto. Forse sudate? Chi poteva dirlo? Ma non erano sicuramente zampe. Era stato così maleducato. Jeff era stato davvero scortese. 
Ma nessuna parola uscì anche se aveva cercato di colpire il suo amico sul braccio, ottenendo solo una mezza pacca patetica.
La ragazza parlò ancora una volta prima di alzarsi e andarsene "Bene. Digli che ci siamo davvero divertiti e che possiamo replicare quando vuole".
"Sicuro".
Annoiato da quella conversazione  o sarebbe stato meglio dire completamente confuso, come lo era stato da quando poteva ricordare tutto ciò che lo circondava, Killian cercò di parlare, i piedi non lo reggevano mentre cercava di mettere un passo dopo l'altro  "Jeff ... Io .."
Il suo amico non sembrava così disposto a lasciarlo parlare però, sistemò il braccio di Killian sulle sue spalle e gli avvolse un braccio intorno alla vita per tenerlo in posizione verticale,  lo trascinò lungo la folla di persone intorno a loro "Zitto, abbiamo bisogno di passare dal retro. Scommetto che ovunque sarà pieno di paparazzi e quant'altro, ma abbiamo bisogno di provarci. August ci aspetta lì".
Killian poté sentire l'umidità sul suo volto ed era in preda al panico in quanto non aveva idea se fosse a causa del sudore o delle lacrime per la sua incapacità di non riuscire a fare nulla, riusciva a malapena a pensare. La paura cominciava a paralizzarlo e non riusciva a smettere di bloccare la sua gola "Io .. non posso ... muovermi ...".
Notò che si fermarono. Sentì delle mani, delle mani fredde che gli afferrarono il volto e lo inclinarono verso un altro con degli occhi nocciola che incontrarono i suoi "Ehi, va tutto bene. Ti teniamo".
Dopo di che l'oscurità lo accolse come un vecchio amico. 
________________________________________________________________________________
 
C’erano delle voci.
Voci che lo chiamavano.
Era morto? Questo era il Paradiso?
"Killian?" Un colpo. Due. Tre. Poi la voce riprese a chiamarlo e decise che non era sicuramente il paradiso o la voce sarebbe appartenuta a qualcun altro. "Killian per favore, dì qualcosa".
Era quella di August.
Si passò lentamente la lingua sulle labbra screpolate e secche, riuscì a mormorare sottovoce una parola semplicemente per far sapere loro che era davvero sveglio. E vivo. E che il suo cervello, a quanto pare, funzionava. O almeno così credeva, almeno "Groan".
Sentì che si lasciarono sfuggire una risata nervosa e un po' traballante. Aprì gli occhi cisposi, strizzandoli contro la luce che arrivava dalla finestra, concentrandosi sulle sagome che lo circondavano. I suoi quattro angeli custodi, ognuno di loro in piedi ai lati del letto.
"E' buffo. Almeno il tuo mojo sembra essere intatto" Jefferson si girò e prese una tazza, offrendogliela. Killian si appoggiò al cuscino, con la mano un po' tremante prese la tazza e riuscì a prendere un paio di sorsi. "Come ti senti?".
Si schiarì la gola e trasalì visibilmente quando sentì il suono rauco della sua voce quando rispose "Come se mi avesse investito un camion. Diverse volte". Si fermò per un attimo guardandosi  e chiedendosi perché diavolo si sentisse così male e cercò lividi o qualsiasi altra cicatrice che potesse dargli qualche indizio sul perché sentisse tale disagio e stordimento "Che cosa è successo?".
Il fatto che nessuno di loro sembrava disposto ad offrirgli alcun tipo di risposta non gli fece una buona impressione. Considerando che erano più che aperti e loquaci per dargli addosso ogni volta che tendeva a diventare un po’ più selvaggio, questo non stava andando secondo i piani.
Killian era congelato. Riluttante, sollevandosi si voltò verso loro quattro. Si mossero sui piedi, stavano chiaramente evitando di informarlo. "Cosa è successo? Che cosa ho fatto?"  ripeté,  il panico invase la sua voce e lo scuotimento delle sue membra raggiunse livelli più elevati in pochi secondi.
Fu Victor che finalmente si alzò dal lato del suo letto, pescò una sigaretta e un accendino dalla tasca, l’accese mentre lo fissava con uno sguardo penetrante "Qual è l'ultima cosa che ti ricordi?"
Questo era un bel punto da cui iniziare, ora che ci pensava.
Si morse il labbro abbassando la testa e sforzandosi di concentrarsi. La festa. Il bancone. Aveva chiesto il rum con tutta l'intenzione di ubriacarsi per cercare di dimenticare il bacio di Emma e Graham sul palco. O la sua espressione quando avevano cantato la loro nuova canzone.
"Ho parlato con Graham alla festa. Ho visto Swan con Red Lips. Una ragazza ha cercato di parlare con me" si ricordò la ragazza, il chiaro divertimento nei suoi occhi mentre sorrideva maliziosamente al suo atteggiamento non proprio gentile. Lui aggrottò la fronte, il mal di testa decise di tornare in pieno vigore in quel momento e si premette le mani contro le tempie con circospezione "... il resto è annebbiato o non ricordo. Solo dei flash ... Jeff che urlava ... una ragazza ... che mi sfilava la camicia?" si fermò, la memoria in qualche modo lampeggiò nella sua mente, ma non era disposta a dargli qualcosa di più, nessun indizio di ciò che era accaduto in seguito, nemmeno le fattezze della ragazza erano chiare nella sua mente. Che non era assolutamente una buona notizia. Lasciò cadere la testa sulle ginocchia completamente impotente "Oh, Dio, ho fatto un casino, vero?" 
Sentì un sospiro e lui non provò nemmeno a indovinare da chi provenisse, per quanto ne sapeva, tutti volevano strangolarlo "Hai fatto un casino, ma per una volta, non è stata colpa tua".
Lui li guardò sorpreso. Questo non se l’aspettava. "Che cosa?".
Victor lo fissò dubbioso per alcuni secondi prima di rispondere. "Ecco l’idea, Jones. Stiamo per fare un ottimo accordo. Ti dirò quello che è successo ieri sera se tu ci dirai che cosa diavolo sta succedendo, perché Dio… questo ci sta sfuggendo di mano".
"Di che diavolo stai parlando?" Sentì il suo cuore fermarsi per alcuni istanti mentre aspettava la sua risposta, non sapeva se era davvero pronto a sentirla.
Anche se un'altra parte di lui non desiderava altro che scoprire cosa volesse dire, la necessità di sapere se non fosse in qualche modo colpevole questa volta di aver rovinato di nuovo tutto e di riordinare la sua mente turbata lo stavano quasi uccidendo.
"Prometti di dircelo o no?" August lo pressò.
"Io. ..".
"Condivisione, Jones!" 
Qualcosa dentro di lui sembrò scattare, sbatté il pugno contro la superficie del comodino rovesciando la lampada che era precariamente in bilico sul bordo. Non gli interessò affatto, ignorò i pezzi che ingombravano il pavimento e fissò i suoi compagni "Ascoltate, non posso! Ok? Io davvero non posso!".
Nessuno parlò per un po'. La tensione che riempiva l'aria avrebbe potuto essere perfettamente tagliata con un coltello. Killian era troppo sconvolto, troppo arrabbiato con se stesso, con il mondo, con tutto, per cercare di spiegarsi o anche per trovare qualche scusa per il suo comportamento.
Odiava mentire ai suoi amici.
Come un segnale August sospirò e Killian si preparò. Era sempre lui a fare questi discorsi motivanti quando dovevano 'parlare' , forse perché aveva un dono per le parole. Chi poteva dirlo davvero.
Il fatto che di solito riusciva a calmarlo non aveva niente a che fare con il fatto che era sempre lui a condurre questi loro "Interventi". Assolutamente.
"Killian, ti abbiamo lasciato fare per troppo tempo. Quando è arrivata Emma ... abbiamo smesso di preoccuparci. Eri cambiato e tutto era diverso. Eri come quando abbiamo iniziato". Lui trasalì a questo. Dio, era un incubo. Sembrava un ciclo senza fine: in primo luogo, lui era crollato dopo essere stato felice con Milah. Poi era arrivato al settimo cielo quando aveva incontrato Emma e ora era sprofondato, giù, giù, giù. Aveva toccato il sole, le dita l’avevano afferrato, ma ovviamente era troppo brillante per lui.
Non si era mai sentito così Icaro come allora.
"Sappiamo che non hai rotto con lei di tua spontanea volontà. Ci deve essere stato qualcosa che non ci stai dicendo, se il modo in cui siete distrutti può fornirci qualche indicazione. Ma non abbiamo curiosato, sapendo che ci dev’essere stata una ragione dietro a tutto questo. Ma adesso? Questo sta andando fuori controllo". Augost urtò la spalla con la sua due volte, fino a quando Killian incontrò i suoi occhi e lo fissò "Siamo i tuoi fratelli. Puoi dirci qualsiasi cosa. Vogliamo aiutarti".
Killian vide la mascella del suo amico indurirsi con i suoi fiammeggianti occhi azzurri e pensò, non per la prima volta, che August Booth, nonostante sembrasse il bravo ragazzo del gruppo, era una forza da non sottovalutare. Lo fissò per un minuto e poi rivolse il suo sguardo su Filippo, Jefferson e Victor le loro espressioni erano identiche a quella del tastierista.
Preoccupati.
Emise un respiro tremante, le dita tirarono i capelli arruffati,  non contribuendo al suo stato attuale, ma oh cavolo, che gli importava. Non avrebbe dovuto essere fotografato in quel momento. "Non ho potuto nemmeno dirlo ad Emma e probabilmente mi starà odiando per questo; non posso dirlo nemmeno a voi ragazzi. Questi erano i termini. Lo sto facendo per proteggere tutti noi.. ". 
Poi la sua voce si abbassò, ricordando le ultime settimane, come aveva trascorso notte dopo notte da solo facendo ricerche, leggendo, cercando qualsiasi cosa che potesse trovare su Milah e suo marito, la minima informazione che potesse dargli qualche vantaggio su di lei per aiutarlo a trovare qualcosa per passare ad un gradino superiore. Un tentativo inutile fino a quel momento. "Non posso combattere fino a quando non avrò qualcosa con cui trattare. A quel punto ve ne parlerò. E fino a quando non sarò sicuro al 100% di essere fuori da tutto questo casino, in quel momento andrò da lei".
I suoi amici sembravano essere rimasti senza parole, ma con sua grande sorpresa, non misero in discussione le sue parole criptiche. Invece, condivisero uno sguardo e rimasero per qualche secondo in silenzio, Jefferson prese qualcosa da dietro di se sulla sedia che stava occupando e gliela offrì con un sorriso sarcastico, mentre prendeva la rivista e ispezionava le immagini con gli occhi socchiusi "Bene, considerando che qualcuno si è preso la briga di drogarti - probabilmente così da avere fotografie come queste e per portare Emma a fare questo e questo? - Scommetto che abbiamo qualcosa con cui contrattare".
Il suo cuore batteva così veloce che pensò gli sarebbe esploso fuori dal petto. A quanto pare c'era un intero speciale sull’ after party dei premi o almeno così sosteneva la copertina della rivista. C'erano due piccole immagini che si distinguevano dal resto e lui non ebbe bisogno di leggere le minuscole lettere per sapere chi fosse, le ciocche bionde non lasciavano dubbi. In una sembrava avere un bicchiere vuoto in mano, avvampata come se stesse litigando con la donna che si trovava davanti a lei. La seconda gli fece male allo stomaco: lei era lì, in un angolo del locale, in piedi a pochi centimetri dal volto di Graham e sembrava che fossero in procinto di baciarsi o l’avevano appena fatto.
Prima che potesse iniziare a formulare i possibili scenari su come chiedere perdono ad Emma o trovare scuse plausibili per le situazioni nelle immagini, ricordò le parole del suo amico. Drogato?
Era stato drogato?
"Che cazzo è successo mentre ero fuori gioco?" chiese con voce strozzata, la mano afferrò con forza la rivista, arricciando la carta, le fotografie si trasformarono in una parodia del loro vero io.
I suoi compagni condivisero una conversazione silenziosa fissandosi per alcuni secondi. Killian si era sempre chiesto come alcuni amici potessero riuscire ad arrivare a quel punto in cui probabilmente potevano avere scambi mentali tra di loro. Loro ci riuscivano, almeno per le cose importanti. Infine Filippo scosse la testa e si rivolse agli altri come ad ignorare la presenza di Killian "Speriamo che sputi il rospo dopo che gliel’avremo detto".
Jefferson si alzò e gli strappò la rivista di mano, un fruscio lo fece trasalire e temeva quello che quelle pagine avrebbero potuto mostrare. Il batterista lo ignorò però, scorrendo con facilità con le dita fino a quando non arrivò a ciò che sembrava stesse cercando. Glielo spinse in faccia e Killian dovette tirarsi indietro per concentrarsi sulla fotografia impressa sulla pagina "Ti ricordi questa ragazza?".
Rimase a bocca aperta. Che cosa ...? Quando ...? Era lui in un privè - beh, più che altro disteso con la testa appoggiata contro il cuoio e le sue braccia poggiate sopra i bordi del sedile, gli occhi quasi chiusi e un'espressione confusa sul suo volto, come se stesse per addormentarsi.
O avendo un orgasmo.
E il fatto che ci fosse una ragazza seduta sopra di lui che gli si strofinava addosso, poté contribuire a fargli scegliere la seconda opzione invece di quella più innocente, naturalmente. Premette i palmi delle sue mani sugli occhi, la disperazione lentamente strisciò su di lui per le implicazioni di questi nuovi sviluppi "Aspetta,  ci ho appena parlato con lei. Quando è successo tutto questo?".
Jefferson lo studiò attentamente e annuì prima di rispondergli "Io ti tenevo d'occhio e ho notato il suo essere troppo interessata a quello che stavi facendo. Sembrava che stesse monitorando ogni tua mossa. Credevo che avesse messo qualcosa nel tuo drink, ma non potevo esserne sicuro. Fino a quando non l’ho vista praticamente seduta sulle tue ginocchia e lì ho capito che era andata come avevo immaginato". Fece una pausa e Killian era certo che tutto il sangue avesse lasciato il suo volto. Qualcosa nel suo drink? Ma che diavolo?
"Ti ricordi qualcosa di strano?" continuò August con entusiasmo seduto sul bordo della sedia e notò come tutti loro rimasero con il fiato sospeso in attesa di una spiegazione.
Dio.
Rastrellò il suo cervello, sforzandosi di ricordare quel momento che aveva trascorso con la ragazza dalla pelle scura al bar. Ricordò che aveva scherzato sul suo nome e la sua band cercando di ottenere la sua attenzione in modo un po’ troppo esagerato, promettendogli che l’avrebbe cercato più tardi, quando gli restituì il bicchiere...
Il bicchiere ...
Lui rimase a bocca aperta scuotendo la testa stupito "Aspetta, ha preso il mio drink e l’ha tenuto per un pò".
Infida stronza.
"Hai qualche idea del perché volesse crearti problemi?"
Improvvisamente i suoi occhi andarono sulle altre fotografie che i suoi compagni gli avevano mostrato in precedenza, fissando attentamente quella foto di Emma e la donna sulla quale aveva rovesciato il suo drink. Aveva un sospetto di chi potesse essere quella bruna.
E naturalmente, con sguardo più accurato e ravvicinato era tutto ciò che aveva bisogno di sapere.
Avrebbe dovuto immaginarselo.
Ricordando che i suoi amici erano ancora in attesa di una risposta, espirò rumorosamente, pizzicandosi il ponte del naso prima di rispondere. "Non l’avevo mai vista prima ... ma credo di sapere per chi lavora". Ci fu un'altra lunga pausa nella quale sembrò elaborare queste informazioni. Il silenzio avvolse i cinque ragazzi per un po' e lui tardivamente si rese conto di come il suo dito stava tracciando il profilo di Emma nella fotografia, dolcemente, delicatamente, quasi come una carezza  sulla sua pelle. Un tremito corse lungo la schiena al pensiero. "Cosa è successo a lei?".
Era terrorizzato di chiedere, ma aveva bisogno di sapere. Non alzò lo sguardo, scegliendo di ignorare un'altra conversazione silenziosa tra di loro e continuò ad accarezzare la sua immagine, le ciocche d'oro, le linee fluide del suo vestito. Fu Victor a parlare "... lei ti ha visto. Non sono sicuro fino a che punto. Ruby non ha voluto dirmelo, ma immagino l’abbia fatto e la bruna l’ha stuzzicata o qualcosa del genere. E noi tutti sappiamo che la miglior mossa di Emma è quella di gettare drink in faccia alle persone".
La sua bocca si contrasse per un secondo, i ricordi di quel primo Galà e il suo primo incontro con lei si ripresentarono nella sua mente. Il suo vestito bagnato, il fuoco nei suoi occhi quando si scagliò verso di lui. Quelle prime foto dei paparazzi che li sorpresero mentre stavano discutendo.
I suoi occhi andarono all'altra serie di fotografie e non poté evitare che il suo stomaco di rivoltasse alla vista. Lui non era pronto per questo. Vederla con qualcun altro, era già stata abbastanza dura con quel bacio agli Awards, anche se sapeva che era tutta una scena e che la maggior parte dei vincitori si scambiava un bacio quando andava a prendere il premio, ma questa era tutta un'altra storia.
Eppure, sapeva che lei lo aveva visto con quella ragazza, non fu una sorpresa se aveva scelto di andare con qualcuno per dimenticare.
Per dimenticarsi di lui.
"E ... con Graham?" chiese timidamente, non proprio sicuro che fosse pronto per scoprirlo.
Un'altra pausa. Avrebbe dovuto tenere il conto di tutti gli scambi telepatici che c’erano stati da quando si era svegliato. "Davvero non lo sappiamo amico. Nessuno li ha più visti. Mi dispiace" disse August debolmente con il dispiacere evidente nella sua voce.
Cercò di apparire controllato, una maschera stoica prese posto sulla sua faccia, anche se poteva sentire le sue mani tremare, il suo battito accelerò al pensiero che Emma non avrebbe mai potuto perdonarlo dopo questo.
Il suo cuore si spezzò.
Raddrizzò le spalle e sollevò gli occhi cisposi verso i suoi amici "Va tutto bene. Lei non mi deve nulla, può fare quello che vuole".
Ci fu un gemito forte e alzò la testa in tempo per vedere Victor sbuffare puntando il pollice verso di lui, mentre diceva al resto della band "Se inizia con la scena drammatica da martire, lo uccido".
Scosse la testa categoricamente. Improvvisamente i suoi occhi si spalancarono quando una nuova idea lo colpì. Si voltò per affrontare Jefferson "Niente affatto. Ora so chi c'è dietro tutto questo. Ma abbiamo qualche prova che sono stato drogato?"
Le sue emozioni erano in subbuglio. L'idea di avere qualcosa con cui tenere testa a Milah, per contrastare la sua minaccia, gli fece girare la testa e quasi rimase stordito per il sollievo.
Jefferson inclinò la testa di lato e annuì, una curiosa espressione si presentò sul suo viso. "Fortunatamente per te eravamo li. Anche se sospettavamo quello che era successo,  non potevi ne muoverti ne parlare, è stato piuttosto brutto. Non volevamo portarti all'ospedale. Tutti l’avrebbero scoperto in poco tempo. Il tuo bicchiere era misteriosamente scomparso e quindi non ho potuto prenderlo per usarlo come prova. Così abbiamo chiamato Blue, ti ricordi di lei?".
Blue ...? Era un nome?
Oh aspetta, pensò di ricordare una donna minuta, con i lineamenti gentili, gli occhi a mandorla e spesse ciglia scure che avevano preso in giro senza pietà quando tutta la band andò in ospedale a fargli visita dopo che si era rotto le costole.
"L'infermiera?" Chiese e un cipiglio incredulo gli guastò la fronte al pensiero.
Tutti annuirono  "Sì, le abbiamo chiesto il piacere di venire a controllarti e l’ha fatto. Ha preso alcuni campioni -  era lei  la ragazza che ti ha tolto la camicia tra l’altro – e ha fatto alcuni test et voilà. C’era qualcosa nel drink per renderti praticamente insensibile per un paio d'ore. Una dose molto piccola in realtà, non si sarebbe potuto dimostrare con qualsiasi tipo di test dopo otto ore da quello che ci ha detto quando ci ha dato i risultati, ma era abbastanza per farti assopire in quel modo".
Victor aggiunse lasciando fuoriuscire una nuvola di fumo "Eri una marionetta a tutti gli effetti, amico".
Poteva scommettere che lo era stato. Ogni volta che era ubriaco, almeno aveva una minima idea di quello che era successo; ma dalla notte precedente non c'era assolutamente nulla. Non ricordava come aveva lasciato il club, le fotografie e nemmeno la ragazza. Niente. Nada.
Era stato solo un burattino. Qualcosa con cui giocare.
Dio.
"Mi ha drogato" disse a nessuno in particolare. 
"L’ha fatto, amico".
"Lei mi ha drogato. Giusto per assicurarsi che Emma ed io fossimo separati, nel caso in cui gliel’avessi detto e lei non avrebbe avuto nessun motivo per lasciarmi".  Le sue dita prudevano per la voglia di prendere a schiaffi qualcuno, per rompere qualcosa e poté sentire un urlo represso in attesa di essere tirato fuori "Quella stronza. Non posso crederci".
Filippo si alzò dal suo pouf e gli si avvicinò sedendosi al suo fianco sul letto. Tutti gli altri lo imitarono e si strinsero vicino a lui, seduti sia sui bordi del suo letto o sul pavimento di fronte a lui "... va bene. Ora abbiamo bisogno di sapere". Fece una pausa e Killian poté distinguere la preoccupazione presente in ciascuna delle sue parole, la necessità per lui - per tutti - di condividere ciò che lo stava affliggendo. "Per favore, Killian. Vogliamo aiutarti".
Killian si guardò intorno nella stanza, osservando i suoi amici, esausti e scoraggiati e doveva esserci qualcosa nei suoi occhi, quella stessa paura che era apparsa dentro di lui che l’aveva spinto ad agire per il bene di tutti loro dopo il suo incontro con Milah, ciò portò August seduto accanto a lui dall'altra parte, a mettere un braccio sulla sua spalla e gli diede calorosamente delle pacche.
"Non devi fare tutto da solo" disse con la voce appena in un sussurro.
Killian lo guardò dritto negli occhi e un raro momento di comprensione passò tra di loro. E poi guardò Jefferson, Filippo e Victor che annuirono verso di lui per incoraggiarlo e un’improvvisa minaccia di lacrime si insinuò su di lui.
Quello stupido tirapiedi di Milah credeva che avrebbe provocato questo stupido effetto secondario, perché Killian Jones non piange.
Cedette infine e con un cenno finale mormorò "Ok".
__________________________________________________________________________________________
 
Non sapeva quanto tempo rimasero a discutere  spiegando loro che cosa era successo, ma tutto quello che sapeva era che il silenzio assordante che era calato su di loro lo stava facendo impazzire.
Ma fu la reazione dei suoi compagni che lo colse davvero di sorpresa.
"Affonderemo quella stronza” ringhiò Victor sottovoce ed erano tutti d'accordo, tutti borbottavano, si scambiarono sguardi increduli e gli diedero pacche di conforto alla schiena. Non riusciva a credere alla rabbia incisa sui loro volti, con denti digrignati, sguardi stretti ogni volta che lui aveva nominato Milah mentre gli raccontava tutta la vicenda.
Ma ora, dopo che tutti si erano in un certo senso calmati, erano in realtà allegri.
Come, lui non l’avrebbe mai saputo.
Forse erano tutti bipolari. Chi cazzo poteva saperlo a questo punto.
"Sarebbe incredibile farne una bonus track per l'album" sottolineò Jefferson e tutti scoppiarono a ridere.
Filippo sbuffò "Lei potrebbe essere la Perfida Strega dell'Ovest".
E come se in qualche modo lo avessero preparato, provato e imparato a memoria, lo fecero
"Ding dong! La strega è morta!".
Come sempre.
Filippo si voltò a guardarlo e gli disse con un sorriso rassicurante "Andrà tutto bene. Vedrai".
E a questo, il sorriso che apparve sulle labbra di Killian non era più così forzato.
________________________________________________________________________________
 
"Mr Jones! Che ci fa qui? Non la aspettavamo ..."
Killian non si prese nemmeno la briga di fermarsi, i suoi piedi lo portarono lungo i corridoi estremamente eleganti dell’edificio dove aveva incontrato Milah settimane prima,  si concentrò per ricordare la strada per l'ufficio dove era avvenuto il ricatto "Allontanati da me. Potrebbe non piacerti se osi avvicinarti, Mendel" ringhiò verso il ragazzo che, ora che sapeva, si era occupato di registrare la sua conversazione con Gold portandola come un cane obbediente alla sua padrona, dandole i mezzi per distruggere alla grande la sua vita.
Sì, non era affatto contento di vederlo.
"Ma ..."
Lo ignorò ancora una volta e non preoccupandosi di bussare, aprì la porta e rese nota la sua presenza alla donna seduta dietro la scrivania di mogano con un finto inchino e un movimento di entrambe le mani, come un mago che si era appena mostrato sul palco.
Lo spettacolo stava per iniziare davvero.
"Ciao cara. Ti sono mancato?".
Milah sbatté le palpebre in confusione "Killian? Che diavolo?"
"Oh, non essere così sorpresa. Dopo tutto abbiamo amici in comune negli ultimi tempi, eh?" Killian affermò e il suo sorriso si allargò. L'aveva colta di sorpresa e gli piacque a non finire.
Lei si irrigidì sulla sedia, le mani strette sul bordo della scrivania "Non ho idea di che cosa tu stia parlando" disse lei, ma Killian semplicemente scrollò le spalle, turbato dalla sua sfida.
Si sedette sulla sedia posta di fronte a quella di lei, proprio come aveva fatto l’ultima volta che era stato lì. Con un sospiro prese la cartellina che aveva portato con sè e la lasciò cadere con noncuranza di fronte a sè, delle carte facevano capolino dall'angolo. Vide Milah aggrottare le sopracciglia mentre fissava verso di loro e dovette combattere la voglia di ridere. "Davvero? Perché a quanto pare, questa bella Tamara, anche se i suoi documenti dicono che è un ingegnere genetico e ricercatrice, in realtà lavora per la tua azienda. Per te". Lui inclinò la testa, arricciando le labbra in un sorriso mentre si preparò a consegnarle la parte successiva di informazioni. Aveva fatto bene il suo dovere "Oh ed è coinvolta sentimentalmente con il tuo ragazzo là fuori. Greg Mendel, vero? Se non l’hai fatto soprannome Beanie stai perdendo il tuo tocco, temo".
Ma davvero? Il ragazzo era stato chiamato Greg Mendel?
Ma veramente?
"Stai delirando" disse Milah con un gesto sprezzante.
"Ah si?" chiese Killian inarcando un sopracciglio con fare di sfida. Oh, come si erano invertite le parti. L'ultima volta che l'aveva vista, era assolutamente disperato, con le spalle al muro, desiderando che la terra lo inghiottisse o che qualcuno andasse a svegliarlo da quell'incubo nel quale gli sembrava stesse affogando. Ora, eccolo lì.
Detenere il potere non era mai stato così bello. Fece un cenno con la testa con risolutezza verso la pila di fogli che aveva portato sotto il braccio e li spinse verso di lei con la mano, invitandola a leggerli beffardamente "Non sei l'unica ad avere amici che possono hackerare computer e fare piccole indagini inquietanti, mia cara".
Poté vedere le fiamme nei suoi occhi, la rabbia improvvisa latente dentro di loro e poi lo fissò con un ghigno e disse "Pensi che questo possa cambia qualcosa? Cosa farai? Dirai a tutti che qualcuno ha inviato una ragazza per rimorchiarti?".
I muscoli della mascella di Killian si contrassero con rabbia repressa, ma riuscì a mantenere la calma "Non qualcuno. Tu".
Sentì il bisogno di fissarla quando ebbe detto quelle parole. Era particolarmente drammatico quel giorno.
Milah si lasciò sfuggire una risata fredda, scuotendo la testa verso di lui, fissandolo con un sorriso quasi paternalistico che non fece nulla, ma lo fece incazzare ancora di più. Voleva questo, va bene "Se non hai ancora parlato di noi, non lo farai mai".
"In effetti, non mi dispiacerebbe a questo punto. Hanno già scritto così tanto schifo su di me, questa sarebbe solo la ciliegina sulla torta" Lui la fissò, duro. "Ma in realtà, questo non è il mio piano. Vedi, ho un affare da proporti".
Lei guardò dritto verso di lui, chiaramente incredula e avrebbe osato dire che un’espressione offesa si presentò sul suo viso "Cosa ti fa pensare che io sarei d'accordo a qualsiasi cosa mi dica?"
Scoprì i denti superiori verso lei in un modo selvaggio, sporgendosi in avanti sulla sedia "Fa schifo, eh? Essere dall’altra parte. Non è così divertente essere controllati e manipolati ora, vero?"
"Non hai nemmeno spiegato".  
"Oh, è questo" cominciò e si abbandonò sulla poltrona, inclinando la testa contro il cuoio e fissandola con gli occhi socchiusi. Passava all’artiglieria pesante "Hai mai sentito parlare di GHB?" disse maliziosamente.
Se non l’avesse guardata così da vicino quando disse quelle parole, si sarebbe perso il sussulto appena visibile delle sue spalle, il movimento impercettibile delle sue sopracciglia e la leggera mancanza di respiro che si poté sentire nel silenzio dopo la sua dichiarazione. Fregata. " Esperienza piacevole. Dovresti provarla un giorno o chiedere a qualcuno di metterla nel tuo drink che ti lascerà completamente impotente, insensibile e senza alcuna capacità di respingere le avances di qualcuno o assicurati che nessuno ti veda o ti scatti delle foto mentre sei in quello stato". Il suo stomaco fece un sussulto familiare ricordando gli avvenimenti di poche settimane prima. Lui era rimasto lì fermo senza fare niente, mentre Emma era stata derisa e insultata dalla donna seduta di fronte a lui e poi era andata da Graham per cercare sicuramente conforto dopo averlo visto in angolo buio del club, completamente fuori di se con una ragazza che se lo stava sbattendo mentre era svenuto. Non poté evitare il tono tagliente della sua voce mentre la scherniva "Un sacco di divertimento, tesoro".
Voleva darsi una stella d'oro per la sua prestazione. Diavolo se Victor fosse stato lì, avrebbe sicuramente fischiato e schiaffeggiato la coscia in segno di ammirazione, sarebbe stato divertente, pensandoci.
"Sei fuori di testa" Milah era ormai sul bordo della sedia, con i pugni stretti per la furia.
Killian stava godendo troppo nel vederla contorcersi, una delle sue solite smorfie apparve sulle sue labbra,  sapeva che la sua mano si contraeva per la voglia di schiaffeggiarlo, il pensiero stava quasi per farlo ridere.
Ma ahimè, non era il momento.
Aprì la cartellina, prese uno dei fogli e in modo quasi annoiato lo lasciò cadere proprio davanti a lei in modo che potesse leggere il suo contenuto "Non è quello che dice la mia cartella clinica della scorsa settimana". Alla smorfia che si manifestò sul suo volto non riuscì a reprimere una risatina, finalmente. "Lo sguardo sul tuo viso. Vedi, hai detto che non avevo niente su di te, ma adesso? Adesso posso affondarti".
Ci fu una pausa in cui batté il dito contro la scrivania, la sue fede nuziale tintinnò contro il legno lucido, l'unico suono che interruppe il silenzio che li circondava e che li copriva come una coperta calda "Cosa vuoi?".
"Dovrei proprio ringraziarti per questa tua trovata folle, mi ha dato qualcosa per lottare contro di te". Lui scosse il dito verso di lei, come se fosse una bambina ribelle, anche se poteva sentire crescere la rabbia. La sua mano si mosse di propria iniziativa, strisciando lungo la superficie della scrivania fino a quando non si ritrovò proprio davanti a lei, la chiuse in un pugno e lo sbatté rumorosamente prima di  dirle le sue condizioni. Il suono improvviso la fece sussultare una volta, spaventata e lui provò un immenso piacere per la sua improvvisa paura "Voglio che tu stia alla larga dalla mia vita, dalla mia band, dalla mia famiglia, da Emma. Da tutti quelli a cui tengo. E voglio che tu firmi giurando che non proverai a far del male a loro o a me. Non è così difficile a mio parere. La maggior parte delle persone può farlo".
Doveva rendergliene atto, aveva accuratamente eliminato dal suo viso ogni espressione o sentimento per mettere su una maschera di indifferenza e controllo  "Devo farlo ora?". 
Si strinse nelle spalle "Si, puoi prenderti una settimana se vuoi. Rimetti in ordine i tuoi affari. Non credo avrai molti problemi a riguardo,  non dopo che hai fatto il possibile per assicurarti che la mia vita fosse distrutta" sbottò accigliato verso di lei. Subito si irrigidì e gli occhi si fissarono su di lui.
"Dovevo! Come potevo fidarmi che tu non le avresti raccontato tutto altrimenti?".
Si alzò dal suo posto in un istante, la faccia si riscaldò e la rabbia crebbe, era completamente infuriato. Questa donna, come diavolo era diventata una tale psicopatica? Come poteva essere la stessa donna della quale si era innamorato, alla quale era stato così devoto al punto che aveva quasi lasciato andare tutto al diavolo per lei? Come poteva anche solo cominciare a scusarsi? E come aveva potuto pensare che lui avrebbe mai potuto sottoporre Emma a qualsiasi tipo di rischio?
"Perché io la amo, io sono innamorato di lei! Non avrei mai messo a repentaglio il suo bene in alcun modo!".
Il suo respiro fuoriuscì in rantoli rapidi e poté vedere le sue mani tremare ancora una volta. Provò a calmarsi e tutta l'energia fluì da lui, come prosciugata dal suo corpo tutta in una volta, risucchiata in un colpo solo. Abbassò le spalle e si pizzicò la radice del naso con una mano, l'altra spostò i documenti disposti tra loro "Basta che firmi questi documenti del cazzo e sparisci dalla mia vita".
Lei si tirò indietro come se fosse stata schiaffeggiata in pieno viso. Sembrava completamente inorridita e furiosa.
"Lei non tornerà da te, lo sai. Non dopo tutto questo. Mi ha detto che l’hai lasciata e hai scelto le conseguenze di questa decisione" affermò con tono di sfida sporgendo il mento.
Killian non riuscì a trovare nulla da dire in risposta a questo. Sapeva a malincuore che tutto quello che aveva detto era vero. Lasciando Emma senza parlare con lei della sua decisione, aveva svilito la sua intelligenza e la sua capacità di pensare per se stessa. L'unica cosa che non sapeva era come avrebbe affrontato tutto questo.
Fu sorprendente e quasi spaventoso come il loro rapporto si era evoluto da appassionato e amorevole a infranto e silenzioso. I ricordi e le emozioni affliggevano ogni suo momento di veglia e i suoi sogni. Alcuni di loro piacevoli, bei momenti condivisi durante il loro periodo insieme. Ma naturalmente non tutti erano delicati, felici e piacevoli.
Ricordò con un sussulto la mattina dopo averla lasciata, quando si gettò nel suo letto dopo essere tornato a casa e si rifiutò di uscire, perché l’avrebbe reso reale. Il dolore che lo colpì immaginandola da sola, sicuramente nascosta in casa sua dopo che lui se ne era andato. Gli sguardi preoccupati scambiati tra i suoi amici quando gli chiesero che cosa fosse successo e lui non poté che trovare risposte evasive e scuse.
Inconsciamente la sua mano andò a strofinare il tatuaggio sul suo avambraccio.
L'ultimo che aveva fatto.
Emise un profondo sospiro prima di affrontarla, con una mano si scompigliò i capelli stancamente. "Se questo è quello che vuole, allora lo accetterò. Perché se ami qualcuno, questo è quello che fai. Rispetti i suoi desideri. Vuoi che sia felice".  Fece una pausa e sentendo il tono doloroso della sua voce che era difficile da mascherare, aggiunse  "Esattamente il contrario di quello che hai fatto tu, anche dopo aver affermato che mi amavi ancora". Con un sospiro finale fece segno verso la pila di carte che si trovavano sulla scrivania "Puoi tenerle, ne ho un sacco di copie, per ogni evenienza".
Lasciò la minaccia sospesa tra di loro. Nessuno scherzo, non era decisamente in vena di altri eventuali giochi. Aveva finito. Davvero finito con tutto questo. Lasciò la sedia con un movimento aggraziato, raggiunse in un paio di passi la porta che portava al corridoio, fuori da quel maledetto ufficio, il profumo di Milah invadeva lo spazio e penetrò nel suo cervello. Prima di andarsene però si fermò, strinse con una mano la maniglia, guardò da sopra la spalla, incontrando il suo sguardo in conflitto per un paio di secondi prima di andare via per sempre "Una settimana".
Come amava la teatralità!
________________________________________________________________________________
 
Non aspettò nemmeno che Ruby lo salutasse e lui già gliel’aveva chiesto, il suo desiderio di sapere come stava ebbe la meglio su di lui. La sua presa sul telefono era così stretta mentre aspettava la risposta che ebbe paura di romperlo a mani nude, in stile Hulk "Come sta?".
Il sospiro di Ruby si sentì dall’altra linea "Sai. Non proprio bene. Intrattabile. Irascibile. Triste. Arrabbiata. Come se avesse un ciclo costante". Fece una pausa e lui poté immaginarsela mentre si mordeva il labbro. Probabilmente colorando i denti con quel maledetto rossetto rosso senza il quale non poteva vivere "E' anche preoccupata però ed è quello che mi tiene più in allarme".
Lui sussultò internamente, le nocche divennero bianche quando afferrò il bordo del bancone al quale s’era appoggiato, cercando di non immaginare come potesse sentirsi Emma in quel momento.
Si stava preparando la colazione in cucina, mettendo da parte il bisogno di andare da Granny e scegliendo di fare qualcosa da solo, per una volta – in un angolo lontano della sua mente si sgridò in una maniera davvero in stile Swan su come avrebbe dovuto imparare a prepararsi qualcosa da sè o probabilmente sarebbe morto di fame se il locale un giorno avesse deciso di chiudere i battenti. I pensieri del nuovo album, il suo scontro con Milah, il dolore di vedere di nuovo Emma e Henry l’avevano distratto, perché quasi perse le parole provenienti dal televisore che aveva lasciato acceso nell'altra stanza dopo il Tg che aveva ascoltato distrattamente poco prima, era iniziato un programma sulle celebrità e i loro gossip. Fu il nome Cassidy a fargli cadere il cucchiaio che che stava usando per correre di fronte alla TV, le immagini di Emma ed Henry - diavolo, anche la foto di loro tre a passeggio con Nana veniva mostrata ancora una volta sullo sfondo, mentre il presentatore parlava di come Neal Cassidy, amore del passato di Emma, stava combattendo contro l'attrice per la custodia del loro bambino, Henry Swan.
Che coglione maledetto.
Killian immaginava la manipolazione quando lo vide: naturalmente Cassidy rendendosi conto che il suo caso contro Emma era povero, aveva venduto la sua storia alla stampa per cercare di ottenere l'attenzione necessaria per permettergli di guadagnare qualcosa dalla situazione - se non i profitti di cui avrebbe goduto se davvero avesse ottenuto un qualche tipo di custodia su Henry, poi si sarebbe presentato su qualche rivista o show televisivo per guadagnare tutto quello che avrebbe potuto da Emma.
Poteva solo sperare che il karma lo avrebbe ripagato in fretta.
Con scenari omicidi ancora ardenti dietro le sue palpebre, strinse i denti nel tentativo di mettere a fuoco la conversazione che stava cercando di mantenere con Ruby "Non dovrebbe esserlo. Ricordarle ciò che ha detto Archie: non importa ciò che Cassidy può dire a qualche rivista di merda, lei vincerà".
Ruby sbuffò in risposta "Lo so. Lo facciamo tutti. Ma troppe cose possono andare storte e non possiamo negarlo...".
Sì, sicuramente lo sapeva. Soprattutto negli ultimi mesi la vita non era stata particolarmente gentile con Killian Jones, perché mentire?
Stava giocherellando con il cucchiaio che aveva lasciato cadere poco prima, battendolo nervosamente sul linoleum con un ritmo scoordinato "Dov'è adesso?".
"Da Regina. Aveva bisogno di cambiare aria e Daniel si è offerto di farla rilassare cavalcando i suoi cavalli. Lei e Graham hanno imparato durante le riprese del loro film, così ha accettato".
L'immagine mentale di Emma a cavallo gli portò momentaneamente un sorriso sulle labbra. Sarebbe uno spettacolo da vedere, di sicuro. Se si fossero ancora parlati, l'avrebbe presa in giro sul suo probabile funerale, magari suggerendole di ordinare qualche targa con su scritta una frase come  'causa del decesso - calpestata da un cavallo' a causa della sua goffaggine. Anche se allo stesso tempo non poteva fare a meno di credere che sarebbe stata incredibile con gli animali.  Sicuramente Daniel l’aveva preparata abbastanza bene per fare le sue acrobazie nel film e da quello che aveva visto era stata magnifica.
Il pensiero improvviso che non avrebbero potuto andare a cavallo almeno una volta lo rattristò. Per tutto ciò che valeva la pena, avrebbero potuto fare tante cose insieme, godendosi ogni momento che avrebbero trascorso insieme, a fare progetti, creando nuovi ricordi - e l’avevano fatto. Ma naturalmente, non era sufficiente. Lui desiderava di più, tutto da lei e non era affatto facile immaginare la sua vita senza di lei.
Chi avrebbe mai pensato che avrebbe ammesso di aver bisogno di lei , una donna che aveva appena conosciuto, con la quale aveva trascorso pochi mesi, non molto di più ed era lì a struggersi per lei come uno scolaretto con una cotta.
Oh, il grande era caduto.
Non voleva chiedere, sapeva che non aveva nessun diritto e non era nemmeno sicuro di voler sapere la risposta, ma sentì comunque il bisogno di farlo "Graham è andato con lei?".
E naturalmente avrebbe dovuto aspettarsi la reazione della bruna.
"Non ti parlerò di Emma e Graham". Sembrò un po' indignata, come se la possibilità di condividere quello che stava succedendo tra i due fosse agghiacciante – il codice delle ragazze, non dire mai niente ai ragazzi o qualche assurdità del genere, pensò - ma poi lei continuò e il suo tono si addolcì notevolmente "Dovresti aspettare e vedere cosa succede. L'hai ferita, così tanto che pensavo non sarebbe più riuscita a venirne fuori. Graham la sta aiutando, ma questo è tutto quello che posso dirti a riguardo". Ci fu una pausa in cui nessuno dei due sembrava sapere cosa dire, fino a quando lei parlò di nuovo, incerta e curiosa "Hai intenzione di provare a tornare da lei?".
Questa era la domanda, giusto?
Discusse un attimo con se stesso se dovesse sentirsi offeso dal dubbio che lei stava chiaramente mostrando. Non aveva dimostrato quanto ci tenesse ad Emma?
Anche se gli sembrava ingiusto, dopo tutto quello che era successo tra loro nelle ultime settimane.
"Voglio farlo, ma non fino a quando tutto sarà risolto al 100%".
Sembrò misurare quello che le aveva detto e dopo aver rilasciato un gran sospiro, lei si rivolse a lui ancora una volta "Non ho idea di cosa diavolo è successo, ma Victor mi ha detto che hai avuto una buona ragione per quello che hai fatto e che stavi provando a risolvere il problema, così io ti darò una possibilità. Non posso parlare per Emma però".
Il fatto che Victor non avesse nemmeno condiviso tutto ciò che era successo la settimana prima per poco non lo fece svenire. Dio, si sentiva debole, lottò contro la voglia di scoppiare a piangere, di pregare e ringraziare qualunque divinità, qualunque angelo gli avesse inviato queste persone a vegliare su di lui.
Sapeva che avrebbe dovuto lottare con le unghie e con i denti per riavere Emma, però questo lo fece sobbalzare e si morse il labbro con ansia, dato che sapeva che sarebbe arrivato a questo alla fine.
"Grazie Ruby" disse infine e cercò di radunare tutta la sua gratitudine e il rispetto nelle sue parole. Per quanto potesse essere vivace, spontanea e divertente, era in momenti come questi, quando non era la Ruby completamente fuori di testa, che la considerava come qualcuno che valeva la pena avere accanto.
La sentì soffocare una risata "Non mi hai chiamato Red Lips!!".
Huh. Immaginò che non l’avesse fatto "Lo so". Inclinò la testa di lato, sorridendo perfidamente anche se lei non  poteva vederlo in quel momento "Ci stiamo comportando da ... adulti?"
Quando era successo?
"Bleah!".
Risero entrambi e Killian si rilassò per un momento, godendosi quel piccolo momento di pace, la spensieratezza che provavi sempre quando ti intrattenevi con la migliore amica di Emma. Non c'era da stupirsi che fossero inseparabili. Era incredibilmente contento del fatto che Emma l’avesse al suo fianco, per prendersi cura di lei ogni volta che ne aveva bisogno insieme al resto della sua famiglia.
Prima che potessero dire qualche altra sciocchezza come era loro abitudine, sentì suonare il campanello e lui aggrottò la fronte, confuso. Non stava aspettando nessuno.
Almeno che ricordasse, ovviamente. Non poteva esserne sicuro in quel momento, la sua mente era stata troppo presa ultimamente e le date, gli appuntamenti e cose di questo tipo non gli passavano per la mente troppo spesso.
"Ehi Ruby, qualcuno è alla porta. Ci sentiamo presto, ok?".
"Bene. Fai il bravo" lo schernì con il divertimento nella voce. E lui rispose mantenendo lo stesso tono di voce divertito.
"Lo faccio sempre".
"Uh-huh".
Riattaccò gettando il telefono verso i cuscini e si diresse verso la porta, dove il campanello aveva continuato a suonare con insistenza dopo che non aveva risposto la prima volta. Dio, chi era? Se erano i ragazzi che erano tornati a fargli un'altra visita li avrebbe presi a calci – si presentavano a casa nei momenti più casuali per fargli compagnia, sei confezioni di birra sotto il braccio e le chitarre appese alle spalle con lo scopo apparentemente innocente di 'passare il tempo'.
Sì, giusto. Il più grande eufemismo di sempre per dire ' ci stiamo solo assicurando che tu stia bene e stiamo cercando di mantenere la tua mente libera dai tuoi pensieri'.
Ma lui apprezzava comunque.
E la birra gratis, naturalmente.
Scosse la testa, un piccolo sorriso sulle labbra e un saluto spiritoso pronto a partire, ma quando aprì la porta tutto il buonumore precedente sfumò in un attimo "Cosa stai facendo qui?".
Milah alzò gli occhi, incrociando le braccia sul petto indignata "Oh, certo, mi piacerebbe entrare, grazie".
Avrebbe voluto schiaffeggiare il sarcasmo della sua voce. Dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, il suo atteggiamento da stronza accondiscendente era l'ultima cosa che era disposto a sopportare in quel momento. Ma mentre la studiò attentamente, notò il modo in cui si stava comportando: agitava i piedi, gli occhi vagavano da lui a quello che lo circondava o al pavimento, le labbra tirate.
Sembrava completamente scossa.
Il che poteva significare solo una cosa:  stava crollando.
Aprì di più la porta e la invitò con un gesto della mano. Anche se fosse stata davvero la strega cattiva dell'ovest in persona, non aveva intenzione di lasciare che i suoi modi da gentleman volassero fuori dalla finestra, nemmeno se si trattava di donne come lei. Lo seguì in cucina dove aveva parlato al telefono poco prima che lei lo interrompesse, lui si stabilì su un lato e lei dall'altro. Senza perder tempo portò la sua borsa di fronte a lei e tirò fuori una cartellina. La riconobbe immediatamente come quella che le aveva lasciato da leggere affinché potesse accettare la sua offerta l'ultima volta che si erano visti.
"Tieni".
"Spero che non ti dispiaccia se voglio controllare". Le sorrise e dal modo in cui lei lo guardò sapeva che probabilmente era decisamente spaventoso.
Bene.
Lei trasalì leggermente, ma scosse la testa verso di lui "Non devi preoccuparvi di questo, non c'è nessuna trappola".
Ah. "Disse la donna che mi ha drogato. Vero" Killian scattò passandosi una mano tra i capelli.
"Non stavo pensando con lucidità". 
Ma va? Sherlock. "Questo è un eufemismo" ringhiò fissandola, ignorando il rossore imbarazzato che le si era insinuato sulle guance.
"Non avevo intenzione di farti del male" disse dopo un lungo sospiro e apparendo assolutamente rassegnata ammise sottovoce "Mi dispiace Killian".
Lui scosse la testa, rivolgendole quello sguardo che tante volte aveva usato nel corso del tempo che avevano trascorso insieme, quello sguardo che diceva 'non posso credere che tu me lo stia dicendo adesso'. "E' un po' troppo tardi, Milah".
"Lo so e non posso scusarmi abbastanza. E’ solo ... che ero così furiosa. Che eri andato avanti. Che non avevi più bisogno di me". In realtà sembrava malinconica e non era qualcosa a cui potevi assistere facilmente. Killian la conosceva abbastanza bene da sapere che le parole che aveva detto questa volta erano vere. Si toccò la fronte e si sentì come se avesse voluto solo andare a letto e ignorare tutto quello che succedeva intorno a lui. Era così maledettamente stanco di tutto, Dio.
"Ero disposto a fare tutto per te. Ti ho amata. Ma tu non avevi le stesse idee che avevo io per noi. Sappiamo entrambi che alla fine sarebbe stato un errore in un modo o nell'altro".
Era passato forse un anno, un anno e mezzo dalla loro rottura. Quel vuoto profondo che aveva provato dopo aver capito che era finita, erano rimasti solo sussurri del loro rapporto, segreti che nessuno avrebbe mai scoperto e si ritrovò a capire che ormai era solo un ricordo vago che a lungo andare avrebbe dimenticato.
Quante cose erano cambiate nel corso di un anno. Soprattutto negli ultimi mesi.
Lei annuì solennemente "Lo so. Adesso". Spostò con una delle sue piccole mani delicate una ciocca ribelle dai suoi occhi, guardando in su affettuosamente verso di lui e dovette combattere la voglia di allontanarsi da lei,  anche se sapeva che lei aveva notato come aveva osservato il suo movimento mentre cercava il coraggio di toccarlo. "Eri - sei ancora - molto speciale per me, lo sai. E adesso vorrei vederti con qualcuno che ti merita".
Quando tirò indietro la mano da lui la osservò attentamente con gli occhi socchiusi. Qualcosa non tornava  "Perché questo improvviso cambiamento? Non ha senso" dichiarò Killian aggiungendo nuova forza  alla sua voce di velluto. Anche se sembrava sincera e aveva infatti firmato i documenti, accettando di lasciarli – lui ed Emma - in pace, non era poi così convinto della sua farsa innocente. Era rimasto scottato già troppe volte. Non aveva intenzione di cadere di nuovo in un altro dei suoi giochi.
Milah si morse il labbro inferiore per alcuni secondi. Poi lo guardò con uno sguardo sul suo volto che aveva difficoltà ad interpretare "Per essere completamente onesta, non è stato fino a quando ho letto questo, che ho firmato quelle carte".
Seguì il suo sguardo fino ad una delle carte che ingombravano il suo bancone della cucina. In cima c’era l'articolo di cui stavano parlando in quello show, dopo che ne aveva sentito parlare aveva intenzione di correre al negozio per vedere se fosse stato effettivamente già scritto qualcosa a riguardo. Infatti Cassidy aveva venduto la sua storia ad una di quelle riviste che nessuno di solito legge con attenzione, ma ahimè, il suo piano sembrava funzionare per ora.
Lui aggrottò la fronte. Che cosa ha a che fare tutto questo con Milah ...?
Esitò e si appoggiò al bordo del bancone "Non ti sto seguendo".
Non ci fu alcuna esitazione o finzione nella sua risposta, che fu quasi inquietante per lui come la risposta stessa "Sono una madre anch’io. Sapevo che aveva un figlio,  ho visto quelle foto di te con loro, perfetto materiale per una cartolina da piccola famiglia perfetta. Quella è stata un'altra cosa che mi ha fatto vedere rosso ad essere onesta: rendermi conto che se solo avessi voluto, tu avresti potuto avere tutto quello con me. Ma invece l’avevi trovato con lei".
Con un sospiro rivolse la sua attenzione alle immagini colorate presenti sul magazine, i volti sorridenti di Emma ed Henry quasi a schernire la conversazione. "Non riesco a immaginare quanto possa sentirsi impaurita e impotente in questo momento. Non sapevo che stava affrontando il suo ex che sta cercando di portarle via il figlio. Se avessi ..." Lei si fermò mordendosi il labbro inferiore in difficoltà . Molto tempo fa, in una vita precedente, le avrebbe schiaffeggiato la mano, forse baciato le nocche e avrebbe cercato di scherzare sul fatto che lui era l’unico che aveva il permesso di morderle.
Ora, attese solo che andasse avanti.
"Tu lo sapevi, vero?" chiese infine, il suo tono era conflittuale e gli occhi spiritati andarono in cerca dei suoi. Lui non sapeva che aspetto avesse in quel momento, ma avrebbe scommesso che la sua espressione fosse addolorata, ricordando il momento in cui Emma aveva scoperto di Neal, il suo crollo, il loro primo incontro con il padre di suo figlio, le sue lacrime una volta tornati a casa.
"Le sono stato accanto per tutto il tempo, fino a quando non mi hai allontanato da lei" rispose stizzito alla fine, lo sguardo perso, la mente lontano da lì. Più vicino a lei.
Milah però non sembrava intenzionata a lasciare che la sua mente vagasse verso Emma. Si guardò addolorata le mani strette al bancone mentre si trovava dall'altro lato, fissando gli occhi su di lui. "Mi dispiace tanto. Davvero". Si voltò e aggrottò le sopracciglia quando vide che stava esaminando attentamente un oggetto che era in un angolo. Lui seguì il suo sguardo fino a quando si rese conto di cosa fosse: una fotografia spiegazzata di lui ed Emma. Nella foto, macchie di cioccolato le coprivano il viso, le mani e anche il petto, nel tentativo di sottometterlo mentre ridendo cercava di dargli un cucchiaio di gelato. Killian sorrise al ricordo. Lui ed Emma avevano tantissime fotografie scattate sin dal primo giorno che si erano conosciuti, sia delle anteprime che durante i loro falsi appuntamenti, sia dai paparazzi che dai giornalisti negli eventi a cui avevano partecipato, con loro due in piedi in eleganti pose e in luoghi panoramici o immortalati ovunque avevano passato il tempo insieme in città. Ma lui aveva sempre pensato che quelle foto non erano un ritratto preciso della loro relazione. Il modo in cui erano ritratti in quella che stava fissando adesso invece, questa mostrava come erano realmente stati, litigi e prese in giro senza sosta, ma la cura e l’interesse per l'altro tutto il tempo.
Milah sembrava d'accordo con lui "Adesso vedo che devo lasciarti andare".
Killian all'improvviso si scosse dal suo sogno a occhi aperti, solo per scoprire che aveva fatto cadere sulla superficie del bancone il cucchiaio che non era riuscito a lasciare da quando aveva parlato con Ruby, raschiandolo e piegando il metallo nel processo. "Grazie" disse alla fine con un cenno del capo.
Si aspettava che il loro breve tête-à-tête fosse giunto alla fine e attese l’inevitabile spunto di Milah di andar via, ma con sua grande sorpresa, non lo fece. In realtà sembrava essere concentrata sul suo avambraccio, che era scoperto e quindi lei poté tranquillamente guardare.
Il tatuaggio.
La sua testa si sollevò leggermente e sembrò lottare con qualunque cosa stesse per dire. Killian fu immediatamente incuriosito. Era raramente incerta anche quando sapeva di aver torto. Faceva parte di quella sua personalità così forte. La sua mano si mosse verso di lui e prima di entrare in contatto con la sua pelle, ebbe la buona misura di chiedere prima "Posso?".
Beh, pensò non ci fosse pericolo in questo. Al suo piccolo cenno del capo, gli prese il polso, portando il disegno più vicino ai suoi occhi, studiando l'uccello aggiunto che ora adornava delicatamente la sua pelle "Bello".
L'angolo della bocca si tirò leggermente verso l’alto "Grazie. Era un regalo".
Milah fissò il braccio con una strana espressione sul viso, lui pensò che fosse un misto di fastidio, divertimento e forse una piccola parte di rispetto.
"Lei è qualcosa di più, vero?" aggiunse piegando la testa di lato, mentre lo osservava da sotto le ciglia.
Oh, lei non ne aveva idea.
"Sì, assolutamente". 
E i ricordi di una mano più piccola, più morbida e più pallida che stringeva la sua in una stretta forte mentre faceva il suo secondo tatuaggio corse attraverso la sua testa, portandogli un sorriso triste sulle labbra.
________________________________________________________________________________
 
Era davanti alla sua porta. Lui era lì. Lo stava facendo. E dio, era terrorizzato, il suo cuore batteva così veloce, troppo veloce, veloce come se avesse un uccello dentro il suo petto. Temeva che avrebbe potuto avere un infarto proprio lì, avanti alla sua porta, cazzo.
Si impose di smettere di essere così drammatico o almeno di aspettare di morire dopo averla finalmente vista. Sarebbe stato assolutamente imbarazzante se avesse fatto tutta quella strada per morire prima di poterla vedere un'ultima volta, non è vero?
Beh pensò, a parte la storia degli ultimi sguardi, probabilmente avrei potuto fare di peggio.
Sentì i suoi passi, non aveva avuto abbastanza tempo per prepararsi, diamine, sarebbe mai stato pronto per ciò che importava? Stava aprendo la porta.
Lei era lì, alla distanza di un braccio. Avrebbe potuto toccarla, se avesse voluto. E lui voleva. Lo voleva davvero.
Killian attese con le mani in tasca e il mento sollevato senza batter ciglio mentre stava proprio di fronte a lei. Dovette ammettere che non si aspettava assolutamente la sua reazione: immaginava da quando aveva deciso che sarebbe andato lì, che probabilmente l’avrebbe schiaffeggiato non appena si sarebbero incontrati. O gli avrebbe urlato contro. O l’avrebbe guardato con rabbia per poi chiudergli la porta in faccia. Lui sarebbe rimasto lì e avrebbe accettato volentieri qualunque cosa avesse deciso di fargli.
Invece sembrò completamente sorpresa, un’espressione di panico sul suo viso mentre guardava dalla finesta dove era solita sedersi per trascorrere le sue ore di relax. Si chiese perché avrebbe dovuto andare fuori di testa nel sapere che lui era lì. Non sarebbe stato nulla che non aveva visto prima - diavolo, aveva trascorso più tempo di quanto avrebbe voluto ammettere in quello stesso posto con lei. Lo considerava come qualcosa di simile al loro posto.
Forse fu il fatto che si era presentato quando lei era nel 'loro' posto a renderla così agitata ...?
"Ciao" disse Killian rompendo finalmente il silenzio.
Lo sguardo stupefatto nei suoi occhi si sollevò e lei scosse leggermente la testa "Ehi".
Lanciò uno sguardo dubbioso attraverso la finestra, in direzione del salone, nel caso ci fosse qualcuno con lei e quello non si sarebbe rivelato il momento migliore di presentarsi lì "Spero di non interrompere nulla".
I suoi occhi scattarono di nuovo fino al suo viso "No, no, è solo…che non ti aspettavo".
"Giusto" mormorò stringendo improvvisamente la sua mano in un pugno. Certo che non si aspettava che si sarebbe presentato alla sua porta, dopo quello che le aveva fatto. Trascinò i piedi goffamente, avendo improvvisamente paura di guardarla negli occhi "Posso entrare?"
Sembrò colta di sorpresa, anche di più avrebbe osato dire "Perché?".
"Voglio parlare con te" Fece una pausa e incontrò i suoi occhi ancora una volta, tentò di fermare il suo cuore che batteva all’impazzata alla loro vista, così aperti, così vulnerabili, così spaventati "Ho bisogno di parlare con te".
Ci fu un silenzio per un po' nel quale rimase lì, immobile, una linea tracciata sul terreno che li separava, in attesa che lei parlasse, si muovesse, sospirasse, facesse qualsiasi cosa. Per farlo entrare non solo nella sua casa, ma dentro di lei. Di nuovo. Anche se sapeva che non sarebbe stata un'impresa facile, non questa volta.
Il silenzio fu rotto in modo imprevisto come un colpo di pistola nella quiete "Non credo che sia una buona idea" disse Emma calma, fissando le sue mani.
Lui aggrottò la fronte e cercò nel suo cervello un motivo valido per non lasciarlo entrare "Henry è in casa?".
"No, ma ..."
La sua mano aveva voglia di agire di propria iniziativa e afferrarle il polso, accarezzare la sua pelle, far scorrere le nocche sulla sua guancia -  toccarla - ma lui rimase fermo, non sapendo come avrebbe reagito se l’avesse affarrata. O avuto qualsiasi tipo di contatto con la sua pelle, in quel caso "Per favore, Emma. Hai detto che mi avresti ascoltato. Che mi avresti aspettato. Puoi anche schiaffeggiarmi non appena avrò finito, ma prima devi ascoltarmi".
Il modo in cui lo disse - irremovibile, bisognoso, disperato – probabilmente la prese alla sprovvista, perché appena si lasciò sfuggire un piccolo sospiro distolse lo sguardo da lui, si allontanò e fece cenno in silenzio di entrare in casa.
"Grazie".
Appena entrò nella stanza in attesa che lo invitasse in salotto, Nana si presentò e lo fece quasi cadere tanto era il desiderio di salutarlo. Si inginocchiò su di lei e per la prima volta da quando aveva lasciato casa sua per arrivare lì rideva, contento - una vera, ricca e chiara risata. "Ehi ragazza. Mi sei mancata. Ti sono mancato? Si? A papà sei mancata sicuramente, tu palla di pelo. Sono sicuro che ti sei comportata bene in tutto questo tempo o la mamma non sarebbe felice di te, no?".
Ma appena disse quelle parole avrebbe voluto ritrattarle. Vide l'espressione di Emma cambiare, il suo viso impallidì mentre lui accarezzava goffamente la testa pelosa di Nana, una smorfia a denti stretti apparve sulla sua bocca.
Era un vero idiota. Era così abituato a parlare con il cane come se fosse la loro figlia e loro i suoi genitori e non aveva nemmeno smesso di chiedersi perché stava usando i loro vecchi nomi per salutare il cane.
Dovrebbe davvero iniziare a pensare prima di parlare.
Idiota.
Si rialzò e si spolverò le mani sui jeans, la seguì in cucina e si fermò goffamente vicino ad uno degli sgabelli - il suo sgabello, quello sul quale si sedeva di solito ogni volta che andava a casa sua e iniziò a pensare a qualcosa da dire "Dov'è Henry?". 
"Da Ruby. Devono andare a fare shopping domani e Nana non può andare in giro lì, così ..."
"Notte tra ragazze, eh?" sorrise timidamente verso di lei, inclinando un sopracciglio scherzosamente.
Lei sbuffò, ma si accorse che non riusciva a decidersi ad incontrare i suoi occhi "Sì, più o meno". Girò la testa verso la finestra così da evitare di guardarlo ancora una volta "Vuoi qualcosa? Birra, vino?"
"Certo, perché no".
Non poté fare a meno di ridacchiare quando, come si voltò e aprì il frigo, Emma prima prese due lattine di birra, poi si fermò per prendere anche una bottiglia di vino. A quanto pare aveva bisogno di grandi quantità di alcol per affrontare questa conversazione con lui. Avrebbe giurato che gli angoli delle labbra si sollevarono leggermente: sembrava anche un po' meno pallida di quanto lo fosse quando aveva suonato alla sua porta e ci fu di nuovo un accenno di rosa sulle guance. Rimasero in silenzio per qualche minuto. Killian certo non lo avrebbe definito un silenzio amichevole, ma non fu così imbarazzante come si era aspettato che fosse - che era strano visto che era seduta al tavolo della cucina, dove avevano condiviso così tanti pasti, dove avevano scherzato, litigato, diamine, una volta lo aveva anche schiaffeggiato lì. Si erano baciati lì, avevano fatto l'amore su quello stesso tavolo.
Avrebbe dovuto essere la vera definizione di imbarazzante. Ma non lo era.
I suoi occhi  la scrutarono in tutta la sua lunghezza, dai suoi piedi nudi con le unghie dipinte ai suoi capelli dall’aspetto un po' scompigliato.
Quello che questa donna poteva fargli senza che lei se ne accorgesse lo coglieva ancora di sorpresa.
"Guarda, Emma ..." A quelle parole lei trasalì e distolse lo sguardo, probabilmente addolorata dal ricordo della loro ultima conversazione. Killian si passò una mano tra i capelli, chiedendosi se avrebbe trovato la forza di esprimere le cose che voleva dire.
Avrebbe voluto dirle che era stato uno stupido. Che forse era riuscito a liberarsi di Milah adesso, ma sapere che durante il processo i loro cuori erano stati spezzati lo stava uccidendo. Che l'idea che lei non lo avrebbe voluto di nuovo con se lo teneva sveglio la notte. Che forse avrebbe dovuto dirle tutto prima, ma una parte di lui era contenta che non l’avesse fatto, visto fin dove si era spinta Milah per essere sicura di tenerlo sotto il suo scacco.
Ma in qualche modo non riuscì a dire una qualsiasi di queste cose e così senza incontrare i suoi occhi, pronunciò invece le uniche parole che poté forzare ad uscire dalla sua bocca:"Sono così dispiaciuto. Non hai idea di quanto. Tutta …questa cosa. Ho fatto quello che pensavo fosse meglio… per  te, per la band. Ma non potrò mai perdonarmi per averti fatto soffrire".
Attese col fiato sospeso mentre lei lo fissava, la sua espressione era imperturbabile  "Perché sei qui esattamente?".
Killian si sentì così frustrato a quel punto, dovette praticamente sedersi sulle sue mani per trattenersi dall’afferrarla per le spalle e chiederle di vedere quanto fosse disperato per lei, quanto desiderasse che lo facesse tornare da lei, che lo perdonasse, che capisse che non era sua intenzione quella di farle del male, che aveva fatto quello che pensava fosse meglio per tenerli al sicuro.
"... A parte implorare il tuo perdono e cercare di spiegare tutto questo casino che è successo tra di noi?".
"Ti conosco. Hai sicuramente qualcosa nella manica nel caso in cui non avessi voluto parlare con te. Così che cosa è?" Emma incrociò le braccia sul petto, gli occhi verdi fissi su di lui.
Ouch. "Ragazza intelligente, come sempre" sottolineò Killian.
Era un’ottima osservatrice. O forse lo conosceva troppo bene.
Quello probabilmente era stato uno dei motivi per cui si erano legati così tanto.
Sospirò pesantemente e la sua mano si allungò dietro di lui per pescare un pezzo di carta piegato ordinatamente dentro la sua tasca posteriore. Fissandola, stese il braccio verso di lei e lentamente Emma allungò la mano per raccoglierlo. Nel momento in cui avvolse le dita intorno al foglio inspirò profondamente "Oh".
"Hai ancora un lavoro da fare, Lost Girl". Ci fu un silenzio imbarazzante quando le sue parole ricordarono ad entrambi quella notte di diversi mesi fa, quando avevano fatto la loro scommessa in quel club. Come alla ricerca di una sorta di distrazione Killian fissò il tovagliolo che le aveva appena dato, osservando come lei giocherellava con esso. Infine, parlò ancora una volta, reindirizzando il discorso al presente "E sono sicuro che sai che non c'è nessuno meglio di te per il ruolo".
Lei gli rivolse uno sguardo curioso "La canzone della premiazione?".
"Sì" fece una pausa chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio di chiedere ciò che lui stesso si stava chiedendo dal momento in cui aveva avuto l'idea per la canzone, tanto tempo fa. L’aveva tenuta segreta solo per farle una sorpresa. Con tutto il cuore aspettava di sorprenderla, avrebbe voluto fargliela ascoltare durante gli MTV Movie Awards insieme a tutto il resto del pianeta.
"Ti è … ti è piaciuta?".
Il suo respiro uscì con un rumoroso sospiro quando sentì la sua ammissione. "Mi è piaciuta. Ma mi anche confuso".
Lo sguardo di Killian immediatamente passò dal tovagliolo al suo viso, un cipiglio gli guastò la fronte. Che cosa voleva dire? "Perché? Sapevi che era su di te. Era la tua canzone".
"Lo so. L’abbiamo capito tutti. Ma vedi, due ore dopo, stavi amoreggiando con una ragazza incontrata per caso al party proprio mentre stavo per venire a parlare con te".
Killian si trovò a respirare una rapida boccata d'aria dopo aver sentito quell’ultima accusa, facendolo sentire come se gli avessero dato un pugno nello stomaco.
"Emma, ascoltami. Credi davvero che avrei potuto baciare qualcun’altra dopo aver cantato per te?"
Scosse leggermente la testa, si girò e cominciò a camminare lontano da lui, nella direzione del lavandino, le dita strinsero il bordo così forte che poté vedere le sue nocche diventare bianche da dove si trovava "Non ne ho idea. Non molto tempo fa credevo che non mi avresti mai lasciata ed invece eccoci qui. Non sono più sicura di chi sei".
Tutto il fiato lasciò i suoi polmoni in un rantolo sibilante, quasi come se qualcuno lo avesse preso a calci nel petto.
"Non era quello che sembrava. Faceva tutto parte dallo stesso piano che mi ha fatto stare lontano da te. Io .. " Killian rispose e un'espressione di vergogna e di colpa cadde sul suo viso.
Ma lei non lo lasciò finire "Ti prego, non farlo".
Killian la fissò atterrito.
"... che cosa?".
"Io non voglio sapere" disse piano, ancora intenta a evitare il suo sguardo. Lui si alzò in un baleno, girò intorno al bancone e raggiunse il suo fianco, facendo sempre attenzione a non toccarla dato che avrebbe potuto schiaffeggiarlo o fare qualcos’altro in stile Swan, inclinò la testa per guardarla intensamente.
I suoi occhi erano così pieni di dolore e di paura che gli trafissero il cuore. Sembrava così smarrita ed era uno sguardo che sembrava completamente fuori luogo sul volto di Emma Swan, facendolo sentire dieci volte peggio per l’inevitabile sensazione che era stato lui la causa di tutto ciò.
"Non ora" aggiunse infine alla sua dichiarazione precedente. Inutile dire che Killian era completamente perso in quel momento.
"Ma pensavo avessi detto ..."
Lo interruppe prima che potesse andare avanti con le sue riflessioni confuse. ... "Lo so. Dio sa che tutto quello che voglio è sentire quello che hai da dire,  crederti, prenderti a calci nel culo e tornare a come eravamo. Ma tu mi hai fatto male. Mi hai lasciato. E io … ho bisogno di tempo Killian. Non posso farlo ora, potrei aspettarmi che tu decida di scappare di nuovo per qualsiasi motivo e non potrei affrontarlo di nuovo" affermò Emma con le guance avvampate di calore "Non posso stare con te in questo modo. Sono un disastro in questo momento".
"Mi dispiace tanto". Stava avendo problemi a formulare le parole da dire, da chiedere, da implorare. Avrebbe voluto solo condividere ciò che sentiva con uno sguardo e anche se entrambi potevano leggersi a vicenda come nessun altro, sapeva che lei avrebbe apprezzato sentirle ad alta voce, qualunque cosa fosse che lui voleva sapere "Non possiamo solo perdonare e dimenticare?".
Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Killian non riuscì a incontrare i suoi occhi. Per la prima volta da quando era un bambino molto piccolo, sentì una spiacevole emozione: la vergogna. Aveva ammesso tempo fa come Emma era riuscita a fargli sperimentare cose che non aveva fatto per anni o forse mai. Accidenti a lei. Accidenti a quella donna. Come faceva, gli sarebbe piaciuto saperlo.
Infine decise di guardarla, pronto ad affrontare la rabbia, la delusione che si aspettava di vedere nei suoi occhi. Invece, stava guardando verso di lui con comprensione, nostalgia, pietà. E se questo lo sorprese, la sua azione successiva fu ancora più scioccante.
Con l'esitazione di avvicinarsi ad un animale potenzialmente pericoloso, Emma allungò una mano e gli prese la guancia con una delle sue mani sottili. Il suo tocco era morbido e sorprendentemente fresco. Killian si trovò istintivamente a poggiarsi contro la sua mano, in cerca di qualche conforto dal contatto, decine di tocchi del passato filtrarono dalla sua pelle a lui con quell’unico tocco.
"Credo che tu conosca i The Corrs, giusto Irishpants?" disse piano. Poi tirò via la mano, lasciandolo con una sensazione di vuoto. .. "Hanno detto 'Forgiven, not forgotten' , perdonato, ma non dimenticato…Questa sono io adesso. Posso perdonarti  e lo faccio, ma non posso dimenticare il fatto che hai scelto di lasciarmi allo sscuro di tutto questo schifo che è successo.. ".
"Pensi che sarai in grado di fidarti ancora di me un giorno?" chiese quello che sembrò una vita più tardi, temendo di incontrare i suoi occhi, per paura di ciò che avrebbe visto se l'avesse fatto.
Codardo. Sei un dannato codardo, Jones.
Lottò contro i suoi pensieri traditori e finalmente cedette, incontrò il suo sguardo nello stesso momento in cui lei cercò il suo, la sua espressione accuratamente cauta, insicura “Non lo so. Forse".
Il suo cuore cadde.
Pensò perché fosse così sorpreso e colpito, un improvviso malessere lo investì facendolo ansimare in silenzio, non era troppo sicuro. Aveva immaginato che non gli avrebbe dato la possibilità di spiegare, una possibilità per loro due di far funzionare tutto ancora una volta.
Si era incasinato e adesso era troppo tardi. Come sempre.
Al suo viso mortificato, lei tirò la sua mano nella sua, intrecciando le dita e gli offrì un sorriso incerto "Ehi. Ho detto forse".
Non poteva farne a meno.
Non aveva mai potuto.
"You’re gonna be the one that saves me".
Come se il tempo non fosse mai passato tra di loro. Una canzone scambiata, viaggiando da un angolo del mondo all'altro, facendola sentire meno sola, facendolo sentire più vicino a lei. La sua mano sopra la sua inviò scintille attraverso la sua pelle, non poté fare a meno di muovere il suo dito per accarezzarle la mano. Al movimento però lei lo lasciò andare e Killian represse la necessità di darsi uno schiaffo. Idiota. "Comunque, andrò via per un po’ per le riprese. Per schiarirmi le idee. Pensare, sai".
Infine Killian si voltò verso di lei e lo sguardo nei suoi occhi le fece palpitare dolorosamente il cuore. Li chiuse per un secondo, concordando con lei in tono sommesso "Già".
"E August mi ha detto che voi sarete occupati con la registrazione del nuovo album" aggiunse cercando di mettere insieme una sorta di allegria nella sua voce. Ci stava davvero provando, vero?
Ed eccolo lì a deprimersi come un cucciolo preso a calci.
Killian, ricomponiti, per l'amor del cielo.
Lui deglutì rumorosamente e annuì, cercando di controllarsi e seguire il suo esempio e di fare qualcosa di simile alla normalità, per quanto fosse possibile a quel punto. Cosa della quale non era troppo sicuro, ma vabbè. "E' quasi pronto. Vivremo praticamente nello studio per le prossime settimane".
"Bene" disse Emma con calma, evitando il suo sguardo "Questo è quello di cui abbiamo bisogno. Tempo".
Lui ridacchiò, ma il suono era asciutto e privo di divertimento "Sciocca Swan. Io ho bisogno di te". Fece un respiro vacillante e si allontanò prontamente da lei, temendo che se fosse rimasto così vicino a lei, avrebbe fatto qualcosa di assolutamente stupido. Si passò una mano tra i capelli, sicuramente scompigliati e ancora di più e scosse la testa, cercando di apparire disinvolto "In un modo o nell'altro, non puoi scampare a questo. Una scommessa è una scommessa dopo tutto". Lui tirò il mento verso il bancone dove era posato il tovagliolo, le lettere scritte con l’eyeliner brillavano  contro lo sfondo bianco e ruvido.
Lei seguì il suo sguardo e annuì tristemente non appena scorse il loro così informale contratto "Lo so. Lo farò".
"Non ti preoccupare, sarà dopo il tuo ritorno. E dopo che avrai preso a calci il culo di Cassidy in tribunale" disse con aria dubbiosa studiandola con la coda degli occhi. Sapeva che aveva bisogno di ricordare che aveva tutto questo, che l’aveva di nuovo, non importava come. Lei l’avrebbe sempre avuto con se, anima e corpo, Emma emise un sospiro sconfitto e avrebbe potuto giurare che lei avrebbe potuto vedere delle lacrime nei suoi occhi, ma lui non si lasciò avvicinare affinché potesse vederle così da vicino "Grazie".
Lui inclinò la testa nella sua direzione, per sventolare una mano con noncuranza, come se lui meritasse la sua gratitudine. Ah. Aveva solo bisogno di credere in se stessa e di smettere di preoccuparsi. Puntò l’attenzione su una macchia che colorava la superficie liscia del tavolo, sospirando pesantemente alla prospettiva di andare via, non voleva essere un fastidio e non era sicuro che Emma volesse averlo intorno troppo a lungo, dopo tutto quello che era stato detto e fatto. Stava cercando una scusa per andarsene, consapevole di disturbarla quando probabilmente avrebbe voluto restare da sola  o almeno non era pronta a trascorrere del tempo con lui, non per adesso almeno, quando la richiesta improvvisa lo colse completamente di sorpresa.
"Ehi. Potresti prenderti cura di Nana mentre sono via ed Henry verrà a farmi visita?" Fece una pausa e gli rivolse un piccolo sorriso tenero e affettuoso "Le manchi".
Fu completamente incapace di combattere il sorriso che gli si stampò sulle labbra. Gli era mancata quella palla di pelo e l’avrebbe volentieri tenuta con se per tutto il tempo necessario "Naturalmente".
"Manchi anche al suo padrone".
"Mandami il ragazzo, tesoro. Mi manca terribilmente. Può venire allo studio quando vuole, lo sai".  Henry era mancato a tutti loro. Soprattutto a Grace naturalmente, ma Killian si era così abituato ad averlo intorno ad incoraggiarlo con le sue storie, con le sue idee acute e i fatti che gli piaceva condividere con lui che fu molto difficile non vedere o parlare più con il ragazzo tutti i giorni. Non avrebbe mai pensato che sarebbe diventato così affettuoso e protettivo nei confronti di un ragazzino prima d’allora - con la sola eccezione di Grace e Bae, naturalmente - come non si sarebbe mai immaginato come una figura paterna; ma stando con Henry e sperimentando per la prima volta come poteva essere, prendersi cura di qualcuno e proteggerlo così ferocemente come Emma aveva dimostrato di fare fin dal primo giorno, l’idea si era radicata nella sua mente.
Fu violentemente portato alla realtà quando sentì la sua voce, ora cambiata in qualcosa di lontano e dal cuore spezzato "E manchi anche all’altra sua padrona".
Alzò la testa senza neanche accorgersene, i suoi occhi in cerca di lei. Scene di loro insieme iniziarono a scorrere dietro le sue palpebre; il suo profumo che lo avvolgeva, le sue morbide ciocche dorate che gli accarezzavano la pelle e gli solleticavano il collo, l'eco della sua risata ogni volta che l’afferrava o diceva qualcosa di davvero divertente.
Killian dovette combattere la voglia di seppellire il suo viso tra le mani. Perché si stava torturando con questi pensieri? Una cosa era avere Emma ad ossessionarlo nei sogni, cosa della quale non aveva alcun controllo, ma avrebbe dovuto almeno essere in grado di controllare il vagare della sua mente quando era sveglio ... o almeno avrebbe dovuto.
Sapendo che lei si aspettava una qualche tipo di risposta, ammise finalmente "E io non posso sopportare di stare lontano dal clan Swan ancora per molto". Il silenzio che si insinuò tra di loro era pieno di incertezze, dubbi e sentimenti inespressi. Poté vedere Emma agitarsi e decise che era il momento di liberarla dalla sua presenza. Si batté i jeans debolmente, attirando la sua attenzione e si alzò con un movimento regolare. Le sorrise mentre si controllava le tasche e rimise a posto lo sgabello, ricordò distrattamente come era solita deriderlo per essere così ossessionato dall’ordine, dato che era completamente incapace di lasciare le cose in altri luoghi a cui non appartenevano. "Credo che sia arrivato il momento di andare. Grazie per il drink. Per la conversazione. Per la compagnia. E per la tua bellezza".
Un debole sorriso apparve sulle sue labbra e per un attimo, gli occhi verdi incontrarono quelli blu senza traccia di malizia, di sospetto o di rabbia. Killian sentì il battito accelerare leggermente nelle sue vene e sperò che Emma non si fosse accorta che le sue mani erano diventate sudate e stavano tremando all'interno delle sue tasche. Solo perché lei aveva sorriso ad una delle sue battute stupide.
Era davvero fregato. Lo era sempre quando si trattava di lei.
"Stiamo tornando al punto di partenza?" chiese piegando la testa di lato, senza malizia, senza rabbia o confusione dietro la sua domanda. Solo un’onesta curiosità che fece stringere il cuore di Killian. Al punto di partenza? Che cosa significava?
"Preferisci non avere a che fare con me, nemmeno come amico ? Preferiresti, sai, che non interagissimo affatto?" Killian non vide la necessità di attenuare le sue parole. "Farò tutto quello che desideri, Emma. Ma ammetto che preferirei averti come amica, se non posso avere tutto di te. Non sei l'unica che ha desiderato la tua compagnia".
... va bene, forse era stato troppo intenso. Ma Dio, voleva farle capire che lui aveva bisogno di lei. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche dire solamente frasi casuali e stupide pur di farla ridere.
Lei gli rivolse il più piccolo dei sorrisi e Killian non poté fare a meno di sorridere a sua volta "Fuori di qui, perdente".
Dopo alcuni momenti di silenzio, si alzò in piedi e si diresse verso la porta, ma si fermò con la mano sulla maniglia "Ciao, Swan" disse sorridendo leggermente. Si ricordò di come  a volte quando stavano insieme, mentre lo stava rimproverando o lo prendeva in giro, lei si rivolgeva a lui chiamandolo ancora con il suo cognome. Era il suo modo di cercare di metterlo al suo posto e lo trovava stranamente affettuoso. A volte anche lui, si ritrovava a chiamarla 'Swan', soprattutto quando voleva stuzzicarla. Le vecchie abitudini erano dure a morire.
Ora però, in momenti come questo, non poteva pensare a lei come 'Swan'. Qui, con la luce che filtrava dalla finestra, che aumentava i riflessi dorati dei suoi capelli e che rendeva i suoi occhi brillanti come gemme preziose, era 'Emma' per ​​lui. Una volta che per lui era diventata Emma, sarebbe stato difficile tornare a come erano stati all’inizio, quello che avevano rappresentato per l'altro.
L’espressione conflittuale di Emma si ammorbidì e i suoi occhi mostrarono un'emozione stranamente simile al desiderio. Tale era l'intensità dei suoi occhi che Killian dovette scuotersi per contrastare la voglia di lanciarsi contro di lei, di non lasciarla andare. Ma doveva rispettare i suoi desideri. E per adesso, questo tipo di gesti non erano contemplati "Ci vediamo presto, Jones. Comportati bene".
"Farò del mio meglio". Un’espressione controllata,  lui la fissò intensamente per un paio di secondi prima di scuotere la testa e uscire da casa sua "Prenditi cura di te".
Tornò alla sua auto, lo sguardo intento a fissare i suoi piedi per non inciampare nei suoi passi, focalizzando l’attenzione su qualsiasi cosa, tutto per non guardare indietro verso di lei.
Così contò.
28 respiri. 47 mattoni passati sul marciapiede. 4 auto rosse, 5 auto nere, 3 auto bianche, 2 auto blu parcheggiate nella sua strada. 3 porte in legno superate. Due cassette della posta bianche ...
E dietro le sue liste inarrestabili, un mantra che continuava a ripetersi più e più volte, che non riusciva a farlo smettere di tremare e di desiderare di poter tornare da lei per dirle quelle parole.
Io non voglio essere tuo amico. Voglio essere molto di più.
Se si fosse guardato indietro, avrebbe potuto vedere Emma rannicchiata accanto alla finestra, seduta contro il vetro che dava sulla strada, stringendo ferocemente qualcosa contro il suo petto mentre Nana cercava di consolarla dalle lacrime con la testa appoggiata sul suo ginocchio.
La sua felpa. 
 

*********************************************************
Eccoci qui di nuovo con i nostri Lost Boys!!
Ok, Milah ha dato l'ennesima dimostrazione di essere una vera psicopatica, questo è il motivo reale che ha spinto Killian a mantenere il segreto e rompere con Emma per proteggerla e poi le basta sapere di Neal e corre a chedere scusa?? Ma sei di fuori o che??? Bene la situazione sembra essere leggermente migliorata, ma la scena finale...corro a piangere XD
A prestissimo :*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Potremmo Essere Amici ***


Cap 29 – Potremmo Essere Amici

Se avesse sentito dire ancora una volta che Parigi era 'la città dell'amore', avrebbe preso a pugni in faccia qualcuno e non si sarebbe assolutamente dispiaciuta. Ne aveva già avuto abbastanza di quelle stupidaggini per tutta la vita ed era sicura si non averne assolutamente bisogno, grazie.
Le sembrava si essere nella capitale francese da anni, anche se in realtà era arrivata solo qualche settimana prima. Avevano iniziato a girare un paio di giorni dopo il suo arrivo ed era stata completamente immersa nel suo lavoro. Lunghe giornate trascorse in luoghi splendidi, provando le scene più impegnative che coinvolgevano roba fisica e che richiedevano il doppio dell’impegno, conversazioni con Mulan circa le motivazioni dietro le azioni dei personaggi. Era impegnata su ogni fronte, segretamente contenta per l'opportunità che le era stata data di distrarsi dai suoi pensieri impetuosi, dai sentimenti che aveva deciso di ignorare e il desiderio che lentamente e inaspettatamente si era insinuato dentro di lei.
Come in quel momento.
Continuava a trovare delle scuse per chiamarlo.
Per controllare Nana. Per controllare Ruby - diavolo, a volte era anche lei come un animale, anche se non avrebbe mai dovuto dirlo alla sua amica se voleva uscirne viva. Per sapere se Henry si era divertito quando era andato a trovarlo allo studio, dato che avevano deciso che avrebbe potuto unirsi a loro quando Ruby andava a trovarli. Gli era mancata la band da quando Emma e Killian si erano lasciati e lei non aveva alcuna intenzione di negargli la possibilità di vederli, visto che lo rendeva felice. E chi era lei per dirgli di no? Era chiaramente d'accordo ed era troppo colpita dal fatto che il suo bambino non le avesse mai chiesto di andare a trovare i ragazzi e Grace dopo la loro rottura, solo per amor suo, da poter anche solo contemplare la possibilità di non lasciarlo andare. Sapeva per certo che era andato a trovarli quando c’era anche Grace allo studio. Non potevano andare lì tutti i giorni, naturalmente, a causa del fatto che la band era impegnata nella registrazione del nuovo album e quindi erano piuttosto indaffarati. Ma Henry continuava a dirle quanto si divertiva ogni volta che andava lì a trovarli e lei era felice di questo.
Da qui la domanda inquietante 'dovrei chiamarlo o no?'
Non è che si fossero lasciati nel migliore dei modi . Era stato agrodolce, triste, straziante ... Ma ... beh, avevano detto che magari avrebbero cercato di essere amici, no? Qualcosa che non erano mai stati, adesso che ci pensava. Loro erano stati attratti dal primo momento che avevano messo gli occhi l’uno sull’altra, ma immaginò che non dovesse essere poi così strano. Forse la cosa di essere amici non era una cattiva idea. Forse era per questo che avrebbe dovuto chiamarlo. Perché gli amici si chiamano l'un l'altro, vero?
Non lo fanno?
Perché si stava facendo così tanti problemi? Aveva già degli amici e sapeva come comportarsi con loro. Perché era così difficile cercare di agire allo stesso modo nelle sue interazioni con Killian?
Perché è Killian. DUH.
Si lasciò cadere sul letto, prese il telefono cellulare dalla tasca della borsa e cercò tra i contatti finché non trovò il suo nome. Batté su di esso e un piccolo sorriso le apparve sulla bocca alla vista della foto che gli aveva assegnato - quella che gli aveva scattato di nascosto mentre suonava la chitarra in studio, non sapeva nemmeno che la stava scattando e con le sagome sfocate di Ruby e Filippo sullo sfondo mentre litigavano per l’ultimo boccone del takeaway che stavano condividendo.
Bene. Gli amici chiamano gli amici. Sai, per parlare. E roba del genere.
Giusto?
Proprio quando schiacciò il pulsante della chiamata, iniziò a toccarlo di nuovo ripetutamente come una matta. Che cosa stava facendo? Era stata lei a chiedergli del tempo. Non si sarebbe confuso terribilmente - e con ogni ragione - se fosse andata improvvisamente con  'Oh ehi, è molto tempo che non ci vediamo, come stai amico?'. Lei lo sarebbe stata. Ma si sarebbe anche sentita sollevata per il fatto che stava tentando effettivamente di recuperare e di tendere una sorta di 'mano immaginaria' verso di lei, per cercare di ristabilire il contatto tra di loro. Lei sarebbe stata sorpresa naturalmente, ma poi si sarebbe sentita così.
Stava pensando troppo?
... Emma, hai schiacciato il pulsante del telefono e probabilmente l’hai rotto. Certo che stai “super-analizzando”.
Ci fu un rumore e gli occhi quasi le uscirono fuori della testa, quando vide il nome di 'Killian' visualizzato sul suo schermo.
L’hai chiamato tu?
Dio mio. L’aveva davvero chiamato senza che lei se ne accorgesse? Quanto tempo era passato prima di aver riattaccato? Forse non si era resa conto che aveva fatto uno squillo prima di farlo. Doveva essere così. Dio, quanto era stupida.
Che cosa doveva fare adesso? Che cosa doveva fare?
Non solo aveva quasi rotto il suo telefono, ora probabilmente era sull'orlo di un attacco di panico. Grande!!!
Ok, Emma. Calmati. Solo ... comportati come se non avessi idea di cosa sta parlando.
 
Che succede?
Ho ricevuto una chiamata persa da te.
Oh, deve essere stato il telefono. Sai. Stupida roba tattile.
Bugiarda. Bugiarda. B U G I A R D A.
Oh, beh, lui non poteva vederla, perciò ...
Oh. Bene.
Mi dispiace se ti ha disturbato.
Affatto.
Mordendosi l'unghia con ansia, fissò lo schermo illuminato per quella che sembrò un'eternità, in silenzio chiedendo per qualche miracolo, qualcosa che potesse tenerli lì a parlare. Perché lei voleva parlare con lui, ora che l’aveva ammesso. Lei lo desiderava. Era passato troppo tempo da quando avevano avuto un dialogo in qualche modo normale, prima che tutto andasse a puttane tra di loro. Le mancava il modo in cui riusciva a farla ridere per qualsiasi ragione, le mancavano le loro battute - diavolo, le mancavano anche le sue allusioni spinte.
Come se le stesse leggendo nel pensiero - forse lo aveva fatto ...? Arrivò un nuovo SMS e lei annaspò con il suo telefono nella fretta di leggerlo.
Come stai?
Bene, davvero bene in realtà. Stanca ma alla grande.
E il tuo francese?
Ugh. Continuo a mescolare parole spagnole e francesi. Sono così imbranata.
Lo era davvero.
Puoi sempre mimare tutto. Fai pratica per le sciarade.
Cosa pensi che faccio per ordinare nei ristoranti?
Giurò di aver sentito la sua risata che le provocò sia un brivido che una fitta di dolore nel petto.
Sei davvero unica. Devo andare, prove prima della registrazione.
Ok.
Ok.
Le sue dita prudevano dolorosamente per digitare una x, un 'ti amo' – qualsiasi cosa.
Ma non lo fece.
_______________________________________________________________________________
 
Spero davvero che tu ti stia controllando.
Cosa intendi?
Così vicina alla Svizzera – la patria del cioccolato - probabilmente scapperai alla prima occasione possibile.
Sei esilarante.
Lo so, è uno dei miei tanti pregi. Vorresti elencare gli altri?
Ho del lavoro da fare.
No, non è vero.
Come fai a saperlo?
Lo so e basta. Inoltre, laggiù è l’1:00 e dubito che possiate sparare in questi orari indecenti.
Sto dormendo.
Ah, stai sognando me. Bene.
Sogni d'oro, Swan.
________________________________________________________________________________
 
Perché Henry mi ha inviato una foto del mio cane con una benda sull'occhio?
Non è adorabile? E' un cane pirata!
Toglile quella cosa di dosso, adesso.
Ma le piace.
No, non è vero.
Non puoi saperlo. E ci stiamo divertendo.
Diventerà cieca.
Smettila di essere drammatica.
Perché non la indossi tu la benda se ti piace così tanto?
E nascondere questi occhi splendidi? Non penso proprio.
Non aveva niente da rispondergli.
Aveva ragione.
Accidenti a lui.
________________________________________________________________________________
 
Hai qualche idea di dov’è Ruby?
... no. Perché?
Volevo parlarle di una cosa.
Posso chiedere a Victor se vuoi?
Nah non ti preoccupare, la chiamo più tardi.
Sì, hai ragione -  potrebbero essere occupati ...
OMG.
Perché mi hai chiesto di lei.
Swan?
Sì?
Volevi davvero parlare con me di Ruby?
Si prese un po’ di tempo per rispondere.
Forse no.
Si lasciarono così, conoscendo le parole non dette che entrambi non avevano avuto il coraggio di ammettere, ma sapevano che si nascondevano in un angolo, in attesa del momento giusto per saltargli addosso e aggredirli.
Non era sicura se lei le stesse più aspettando o temendo.
________________________________________________________________________________
 
Devo dirtelo, vederti stringere una pistola è una visione spaventosa.
Adesso mi stalkeri?
Tuo figlio sventolava le foto. E' il tuo groupie.
Pensavo che fosse il tuo?
Non cambiare argomento: la pistola. Non la terrai, vero?
Hai paura che potrei usarla su di te?
Terrorizzato, mi piace ancora di più.
Purtroppo, no. Peccato, sono diventata piuttosto brava.
Dovrò vederlo con i miei occhi quando uscirà il film.
Giusto. Se non fosse per il fatto che sei stato invitato alla prima, non avresti nemmeno visto l’ altro film.
L‘avrei fatto sai, ho visto tutti i tuoi lavori.
Certo che si.
Ma l’ho fatto - regina Titania.
Come hai fatto a mettere le mani su quel video?
Ho anche visto quello spot che hai fatto per quel mascara.
Dio mio.
Ehi, ho sentito questa strana voglia di comprarlo grazie a te ...
________________________________________________________________________________
 
Ti prego, dimmi che è uno scherzo.
Cosa?
Filippo e Aurora? FIDANZATI?
Beh, stava pensando di farle la proposta già da un po', quindi ...
Dio.
Qual è il problema?
Tutti quanti stanno per sposarsi! Mio fratello e la mia migliore amica, ora loro ...
Questi non sono tutti, sono solo due coppie.
Ho sentito che anche Emma Watson è stata vista mentre sceglieva degli anelli di fidanzamento!
HERMIONE? Non è possibile.
Te lo sto dicendo - TUTTI si stanno sposando intorno a me!
Sei gelosa, Swan? Desiderosa di mettere l'abito bianco?
Che cosa? NO.
Allora qual è il problema?
E' solo che… non smanio dalla voglia di essere di nuovo una damigella d'onore e avere a che fare con tutte quelle cose.
Te l’hanno chiesto?
L’ho saputo proprio per questo, Aurora mi ha detto che non ha molte amiche, perciò ...
Sarà divertente.
... tu sei il testimone, non è vero.
Abbiamo estratto a sorte, che era sempre stato il piano per il primo di noi che si sarebbe sposato.
Dio.
Come ho già detto: divertimento,divertimento, divertimento.
Ancora non posso crederci di Hermione.
Sta' zitto.
________________________________________________________________________________
 
Smetti di twittare cibo.
E' il mio profilo e ci faccio quello che mi pare e piace.
Perché non twitti  foto di TE per cambiare un pò invece della crème brûlée?
Come se non mi scattassero già abbastanza foto ogni giorno, certo, perché no.
Non ci sono mai abbastanza foto di quelle tue gambe.
Porco.
Puritana.
NON LO SONO.
Oh, lo so ...
________________________________________________________________________________
 
Ma veramente ...?
... ma veramente cosa?
Da quando fai surf?
Guarda chi sta stalkerando chi adesso.
E' difficile non scoprirlo quando tutti mi mostrano le foto.
Lo fanno?
Uh huh.
Quindi non stai cercando su Google il mio nome per vedere cosa sto facendo?
Ok, dimentica che te l’ho chiesto.
Non hai senso dell'umorismo. Sì, Swan. Faccio surf.
Perché non me l'hai mai detto?
Non ne ho mai avuto l’occasione. E' un grosso problema?
E' per gli imbranati come me che non riescono a stare in equilibrio sulla tavola.
Potrei sempre darti lezioni.
Sarà invano.
Dai, è facile come andare in bicicletta una volta che impari le posizioni.
No, sul serio sarà invano. Ti dico.
Ma non stai dicendo di no ...
________________________________________________________________________________
 
Graham sollevò un paio di dita in aria, agitandole educatamente verso il cameriere "Monsieur? La carte de vins, s'il vous plaît? Et quelques aperitifs?"
Con un cenno del capo, il tizio vestito impeccabilmente andò in cerca di ... qualunque cosa Graham gli avesse chiesto. Lei piegò la testa di lato osservandolo mentre si posava il tovagliolo sulle ginocchia e gli rivolse un sorriso malizioso "Woah. Devo dire che sono impressionata".
"Tu mi lusinghi, Swan" le disse roteando i suoi occhi.
"Scherzi a parte è impossibile impararlo"
"Non ne hai veramente bisogno. Tutti parlano inglese comunque".
"Ma se voglio impressionare qualcuno con le mie capacità incredibili?"
Sembrava davvero divertito da questo "Allora direi che dovresti provare a ballare, cantare o addirittura sfoggiare l’ortografia, perché per il francese sei negata".
"Cretino" Emma tirò su col naso infastidita e deviò il suo sguardo "Allora perché sei ancora qui? Non puoi vivere senza di me, eh?"
"E’ così, mi hai beccato" Si tamburellava con le dita sul braccio mentre lui le rispondeva "C'è una sfilata di moda tra un paio di settimane della linea per cui ho lavorato come modello anni fa . Mi invitano ogni anno. Devo tornare per questo, ma mi è stato chiesto di venire a promuovere alcune cose riguardo alla cosa del profumo e tutto il resto".
Lei lo guardò sorpresa. Non se l’aspettava  "Oh. Bello".
Si strinse nelle spalle, rosicchiando un cracker che il cameriere aveva lasciato per loro sul tavolo. Aspettò di vedere lui che lo approvava prima di assaggiarlo. Bel ristorante, buon cibo. Ottima combinazione. Ottimo per la pancia di Emma. "Puoi partecipare se vuoi. Ci sei mai stata?"
Lei scosse la testa "No, mai. Però, Mary Margaret avrebbe probabilmente un colpo per la gelosia se lo facessi".
Davvero.
"Andiamo, sarà divertente. O almeno vieni al cocktail dopo lo spettacolo". Non si sarebbe mai stancata di ascoltare i piagnistei di Graham, era sicura di questo. Sembrava un ragazzino quando cercava di convincerla ad unirsi a lui in queste cose, era divertente per lei ogni volta che lo faceva.
Era davvero divertente farlo agitare quando discutevano. Anche se questa volta, non era così sicura se lei dovesse cedere o meno.
Prese il bicchiere in mano e avvicinandolo alle labbra  mormorò: "Sì, l'ultima festa a cui abbiamo partecipato insieme non è stata abbastanza per te o cosa?" 
Fece una smorfia, probabilmente ricordando il loro breve tête-à-tête dopo la premiazione in quel club. Dopo che lei aveva visto Killian con quella ragazza seduta sul suo grembo. Dopo aver litigato con Milah. Gia', non era stata una delle migliori serate della sua vita, questo era certo.
"Touché". Graham le fece un cenno come se stesse leggendo i suoi pensieri "Hai parlato con lui?"
Sì, avrebbe dovuto immaginare che sapeva che stava pensando al frontman.
"Messaggiamo a volte"
"E?" chiese dopo un breve silenzio.
"E cosa?"
"Non fare la finta tonta con me. So che stai morendo dalla voglia di rivederlo".
Lei sbuffò rumorosamente. Aveva paura che non avrebbe nemmeno annusato un po’ del suo vino. Si stava comportando come l’esempio delle buone maniere, vero? "Questa non è una novità".
Lui la fissò con sorpresa evidente sul suo volto "Allora perché non siete tornati insieme quando è venuto a casa tua l'ultima volta che l'hai visto?".
Emma stava per pregarlo di lasciar perdere e smettere di parlare di questo, rabbrividendo al ricordo di quella notte. Gli occhi si riempirono di lacrime al pensiero di Killian che lasciava casa sua, cercando così duramente di sembrare allegro, anche se lei poteva vedere quanto stesse soffrendo dentro di sè. Come se non avrebbe dovuto preoccuparsi affatto - lei lo sapeva leggere. Proprio come lui sapeva leggere dentro di lei. "Perché proprio ora, dopo tutto quello che è successo. Ho bisogno di un po' di tempo da sola".
Il silenzio cadde su di loro ed Emma ne approfittò per prendere il coltello e spalmare un po’ di foie-gras su un pezzo di pane e sgranocchiarlo, evitando accuratamente lo sguardo di Graham.
Fu lui a rompere il silenzio, come aveva previsto. Non era troppo in vena di discutere sulla questione, se doveva essere completamente onesta "Spero che tu gli abbia detto che ... lo sai…"
... che cosa?
"... che cosa?"
Lui gemette lasciando cadere la testa contro la tovaglia con un suono tranquillo. Era sicura che alcuni degli altri clienti che stavano guardando nella loro direzione avrebbero pensato che fossero ubriachi o semplicemente due idioti. Era disposta a concordare con loro "Ugh, non farmelo dire".
"Humbert, stai arrossendo?" disse Emma sorridendo suo malgrado al disagio del suo amico. Quasi si dimenava sulla sedia!
Si tirò indietro e la puntò uno sguardo, un cipiglio le toccò le labbra "Ho visto più io di te che tua madre Swan, non essere ridicola" Graham scosse la testa incredulo "Intendevo il bacio. Gli hai detto che non significava nulla, vero?"
Emma chiuse gli occhi, un indescrivibile senso di dolore salì dal profondo dentro di lei. Voleva dire "sì". Ma naturalmente sarebbe stata una bugia: non aveva parlato di questo con Killian "Non ha chiesto nulla, in realtà".
Graham sospirò di nuovo, sul suo volto un’espressione di dolore e senso di colpa "Oh bene, questo è quanto. Probabilmente mi odierà fino alle viscere adesso".
Prima di parlare Emma dovette prendere diversi respiri profondi per evitare di perdere la calma. Perché ognuno continuava ad incolpare se stesso per tutto? Dio.
"No, non ti odia".
Graham la studiò da sotto le ciglia e infine scosse la testa, nonostante sembrasse sollevato di sentirglielo dire "Forse no, ma sono stato visto mentre baciavo la donna che ama. E’ naturale che non abbia più parlato con me da allora".
La rabbia di Emma svanì quando notò l'espressione sul suo volto. Sembrava piuttosto preoccupato ed Emma si sentì malissimo per la posizione scomoda in cui aveva messo il suo amico. Gli accarezzò il braccio goffamente, rivolgendogli uno sguardo che doveva essere rassicurante, anche se non era sicura che fosse venuto come sperava.
"Non è stata colpa tua. Sono stata io a baciarti".
Lui la guardò con attenzione e con un sospiro le accarezzò la mano sul suo braccio "Va tutto bene Emma. Dopo che voi due avrete chiarito, si sistemerà tutto".
Emma gli lanciò uno sguardo penetrante "Lo pensi davvero?".
Lui annuì con insistenza prima di rivolgerle uno sguardo strano, considerando il suo silenzio "Certo. Tu non lo credi?"
Non lo pensava anche lei?
Naturalmente si. Ma lei sapeva benissimo che non tutto va sempre come si vorrebbe, ora, lei lo pensava ...?
"Non lo so, ma lo spero …un giorno".
Graham si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo e appoggiando il mento fra le mani. Emma cercò di ignorare il modo in cui i suoi capelli gli scivolarono sulla fronte, quando lo fece, dandole la voglia inspiegabile di spostarglieli di nuovo dal volto "Basta che quel giorno non sia troppo lontano da oggi o potresti perdere l'occasione". Scosse la testa, come se cercasse di scacciare via l'atmosfera cupa che avevano raggiunto durante la loro conversazione, si trascinò più vicino a lei, come se stesse per rivelare il suo segreto. "Ora, a proposito della sfilata ..."
_______________________________________________________________________________
 
Lui non le scrisse per una settimana.
In un primo momento fu confusa, era diventata un'abitudine, una routine, controllare il suo telefono in attesa di trovare qualche battuta o un'immagine sciocca che l’avrebbe fatta sbuffare e scuotere la testa divertita. Si erano scritti quasi tutti i giorni da quella prima volta in cui aveva provato quel tentativo di contatto. Uno che lei non si aspettava,  ma che aveva apprezzato e a cui si era abituata comunque.
Dopo altri due giorni trascorsi senza ricevere nessun messaggio, giunse alla conclusione sconcertante che la stava effettivamente ignorando o almeno stava evitando volutamente di parlare con lei. Non sarebbe stata dispiaciuta in altre circostanze, ma in quel momento era davvero infuriata: questa brusca riduzione della loro cosiddetta 'amicizia' risultò come uno shock per lei. Perché iniziare se poi lui avrebbe cominciato ad ignorarla all’improvviso? Perché provare, se lui non avrebbe voluto tenere il passo?
Non fu fino a quando Ruby la chiamò e le chiese come mai si era incontrata con Graham a Parigi, come mostravano le immagini che erano uscite su internet.
Aveva capito.
________________________________________________________________________________
 
"Allora… come vanno le cose a casa?" Chiese Emma alzando gli occhi verso suo figlio, che riposava pigramente sul divano della sua stanza, con le braccia dietro la testa fissando il soffitto. Era arrivato la notte precedente, aveva un paio di giorni liberi dalle riprese e lui era andato a farle visita. Avrebbe potuto tornare a casa, ma voleva mostrare al suo bambino la capitale francese, ora che ne avevano la possibilità, erano le vacanze estive dopo tutto, quindi era il momento ideale per rimanere un paio di giorni con lei. Avevano promesso che avrebbero visitato la città. Avevano ancora giorni disponibili e avrebbero voluto andare a visitare diversi musei e quant'altro, ma erano riusciti a fare un giro su questo divertente 'trenino' che girava nei diversi distretti attraverso la città, una sorta di 'giro panoramico ' o qualcosa di simile, come aveva sostenuto la guida. Dopo essere andati a bordo del Bateaux Mouche, scivolando lungo la Senna, andarono a vedere Notre Dame su richiesta di Henry. Lei non fu così sorpresa del fatto che avesse insisitito così tanto per visitare la cattedrale come prima meta: aveva sempre amato il film Disney che raccontava la storia di Quasimodo.
Non avrebbe voluto essere lei a rivelargli che il romanzo di Victor Hugo non era esattamente lo stesso in cui avevano raffigurato la versione per ragazzi.
Era meglio che non lo sapesse. Per ora, almeno.
"Stanno bene. Ruby non riesce a smettere di strillare però, la storia dei due matrimoni l’ha toccata particolarmente. Sono preoccupato" Lui le sorrise con gli occhi chiusi. Era incredibilmente tenero, pensò.
Si chiese silenziosamente se tutte le madri pensano lo stesso dei loro figli.
"Sono sicura che sta raggiungendo dei livelli di pazzia che non sapevamo nemmeno esistessero ..."
Contemporaneamente, sia suo figlio che lei rabbrividirono e risero all'immagine mentale che la sua affermazione aveva generato. Sì, davvero non voleva sapere come il povero Victor stava affrontando tutto questo.
Henry si soffiò una ciocca sudata di capelli dalla fronte senza alcun risultato, in quanto rimase attaccata alla sua pelle. Lei rise in silenzio e si chinò per spostargliela con le dita. Lui sorrise e proseguì come se nulla fosse accaduto. "E' una damigella d'onore, proprio come te. Non è incredibile? Aurora è entusiasta".
Emma deglutì fingendo di trovare l'orlo della sua t-shirt estremamente interessante. Certo, era felice per loro. Meritavano di essere felici, l’aveva capito fin dalla prima volta che aveva incontrato Aurora e l’aveva vista con il suo Filippo, al primo concerto della band a cui avevano assistito insieme, che loro lo erano.
Era quello il vero amore di cui suo figlio continuava a parlare? Certo, era evidente per tutti.
E tuttavia ci fu una lieve, piccola, minuscola parte di se stessa che quell’immagine le fece stringere i denti e chiudere lo stomaco, ricordando a se stessa più e più volte come fosse giusto per loro sposarsi, che naturalmente avrebbero dovuto sposarsi, che avevano trovato l'amore e avrebbero dovuto fare in modo di renderlo noto a tutti, anche se lei stessa non l’aveva. O forse l’aveva, ma al momento non era in grado di raggiungerlo. O tenerlo. O era svanito. Non lo sapeva nemmeno.
Si stava comportando come Rachel. Era totalmente come Rachel di Friends, il 10% gelosa e il 90% felice per il matrimonio di Monica.
Aveva sempre amato Rachel. Forse perché si somigliavano su troppi aspetti.
"Non scherziamo, quei due sono fatti l’uno per l'altra" disse alla fine costringendo la sua voce ad essere più allegra di quanto si sentisse.
"Lo sono ... Vediamo ora chi saranno i prossimi a percorrere la navata!"
I suoi occhi si spalancarono. Il ragazzo era in fissa. Non aveva smesso di menzionare il matrimonio da quando era arrivato lì. Decise di assecondare i suoi desideri ed effettivamente discuterne "Chi pensi che sarà?".
Pensò per un momento alla sua domanda prima di annuire gioioso "Dovremo aspettare di vedere chi prenderà il bouquet".
Lei sorrise nonostante tutto e scosse la testa divertita alla visione di ciò che stava immaginando nella sua mente "Forse lo prenderà Granny! Lei è competitiva, scommetto che spingerà via tutte le ragazze disperate".
Ciò renderebbe il tutto infinitamente più epico. Se ciò accadesse, sarebbe effettivamente più felice di partecipare a questo evento.
Henry non sembrava divertito dal suo commento, però. Accidenti, era diventato difficile intrattenere i bambini in questo periodo, dannazione "Sto parlando di te e Ruby, sciocca" affermò, come se non riuscisse a capire come lei non potesse vederlo. Si', ragazzo. Naturalmente. Ha completamente senso.
No.
Emma si raddrizzò, non appena lui la menzionò come possibile-futura-sposzilla. Che diavolo gli avevano raccontato quando era andato allo studio? Non pensava che Killian o gli altri gli avessero detto qualcosa che riguardava l’attuale situazione in corso tra loro due, no? Ne dubitava. Ma allora di cosa diavolo stava parlando?
... beh, era con suo figlio che aveva a che fare. Era rimasto giustamente sconvolto quando aveva scoperto che Killian e lei non stavano più insieme, quindi non era una grande sorpresa che ancora manteneva accesa una piccola fiamma di speranza che loro sarebbero potuti tornare di nuovo insieme, pensò.
Accidenti, odiava essere quella che doveva infrangere i suoi sogni.
"... Henry. Killian e io non stiamo più insieme".
Lui roteò gli occhi verso di lei. Avrebbe dovuto parlare con lui di questo atteggiamento che stava sviluppando. Avrebbe dovuto incolpare Killian per questo, ne era sicura - oh e anche Ruby.
"Non sono stupido. Lo so. Ma voi due siete fatti l’uno per l’altra".
Lei lo fissò completamente perplessa "Come fai a saperlo? Hai undici anni!".
Con sorpresa di Emma, lui le sorrise puntando il dito beffardamente al suo petto "E' come nel mio libro. C'è sempre una strada piena di difficoltà per il vero amore. Se così non fosse, sarebbe tutto troppo facile. Troppo noioso" disse in tono molto serio adesso. 
"Sì beh, non mi dispiacerebbe qualcosa di noioso e facile per una volta".
"Vedi? Tu lo ami" ribatté con un sorriso arrogante.
Il fatto che in questo momento le ricordava dolorosamente Killian non l’aiutava affatto.
"Solo perché si ama qualcuno non significa che tutto si risolverà, ragazzino. Basta guardare a tuo padre" riuscì a dire alla fine Emma.
Henry sospirò improvvisamente come se fosse molto stanco. Guardandolo Emma fu sorpresa di quanto fosse maturato nel corso dell'anno passato. Era diventato un po' più alto, il suo volto non era più così arrotondato o infantile e gli arti sembravano più smilzi. La pubertà stava iniziando, si rese conto sconcertata. Ma per tutti questi cambiamenti che continuava a vedere in lui, la sua ferma convinzione, la fede nella bontà di tutti e il cogliere sempre il lato positivo di ogni cosa era ciò che continuava a farlo apparire ancora come il suo bambino, immaginò.
"Ma Killian ti ama anche lui, mentre Neal no o non ti avrebbe lasciata"  dichiarò saggiamente.
Oddio, da quando era diventato così saggio? O così attento? 
"Ma mi ha lasciata anche Killian " Emma lo interruppe scuotendo la testa.
Rimasero in silenzio per un paio di minuti ed Emma si costrinse a non scappare dalla conversazione come avrebbe voluto. Dopo quella che sembrò un'eternità, Henry sospirò, si distese ulteriormente sul divano fino a che la sua testa non si posò sul bracciolo "Ci deve essere stato un motivo, perché lui ti vuole indietro".
Lei non voleva far altro che roteare gli occhi a questo. Questo ragazzo e la sua ossessione con il lieto fine. Gesù. "Come sei arrivato a questa conclusione?" 
La ignorò, si alzò dal suo posto e andò verso l'altro lato della stanza, dove era posato il suo zaino a casaccio sul pavimento. Armeggiò con il contenuto per un minuto sotto lo sguardo divertito di Emma, brontolando sottovoce, fino a quando finalmente prese qualcosa da dentro e si avvicinò, si sedette accanto a lei e le diede l’oggetto. "Mi ha dato questo per te".
Confusa, lo prese con cautela, non avendo la minima idea di quello che potesse essere. Quando posò gli occhi sulla custodia del CD però, inspirò bruscamente e poté giurare che non c'era abbastanza ossigeno nella stanza.
Il loro album. Il loro nuovo album.
"Quando?" chiese bruscamente con la voce agitata.
"L'altra sera, quando ho lasciato Nana a casa sua".
Cercò di distendere i suoi lineamenti, mascherando il mix di sentimenti che infuriavano dentro di lei all'idea che gli avesse dato questo per lei, anche dopo aver smesso completamente di parlarle "Ha ... ha detto qualcosa?"
La fissò assente a sua volta "No. Solo di dartelo" la studiò attentamente per un momento, prima di sospirare e alzarsi di nuovo, allungando le braccia sopra la testa e sbadigliando "Vado a letto. Dovresti ascoltarlo".
Lei gli diede distrattamente il bacio della buonanotte, stringendo ancora tra le mani il contenitore del CD come se stesse per esplodere o qualcosa del genere e si perse lo sguardo preoccupato di suo figlio mentre si allontanava rapidamente verso la sua stanza. Era seduta lì, abbracciando le ginocchia al petto, le dita che passavano sopra la plastica lasciando segni sudati sopra la copertina colorata - in cui il logo della band che conosceva così bene abbelliva l’angolo a sinistra.
Si morse il labbro con ansia, aprì con cautela la custodia, esaminando la fotografia che avevano scelto per la superficie del CD con un sorriso dolce. Era bella, doveva ammetterlo. Sembravano tutti troppo seri, secondo l'opinione di Emma, ma sapeva che sicuramente si erano presi in giro a vicenda o si erano sussurrati sciocchezze per far ridere tutti mentre la fotocamera scattava foto dopo foto e la fece ridere suo malgrado.
Uno scricchiolio la riportò alla realtà e si rese conto con un sussulto che c'era un pezzo di carta piegato e nascosto dietro il piccolo libretto dove c’erano la copertina, i testi, i riconoscimenti e le fotografie. Con dita tremanti, lei lo aprì, gli occhi andarono alla sua scrittura disordinata e sentì diffondersi il calore su di lei alla sua vista.
Chi sapeva che le Lost Girls fossero VIP. Jones.
________________________________________________________________________________
 
Se avesse continuato così, Emma era sicura che avrebbe avuto presto il disperato bisogno di un nuovo telefono.
Continuava a camminare nella sua stanza, avanti e indietro, mordendosi il labbro inferiore facendosi quasi uscire il sangue e combattendo nella sua mente con la parte razionale di se stessa che continuava a ricordarle quanto quella fosse una cattiva idea.
Non avrebbe dovuto esserlo considerando che avrebbe dovuto affrontare questo argomento con lui.
Lei davvero non avrebbe dovuto.
Diavolo, non doveva nemmeno considerare l’idea di parlare con lui, adesso, no?
Ma il problema era che lei lo voleva e questo era quello che la teneva in bilico.
Pertanto, stringeva così forte il telefono in mano che l’avrebbe distrutto se avesse continuato.
Fece un lungo sospiro e si lasciò cadere con un tonfo sul materasso del suo letto a fissare il soffitto. Aveva trascorso le ultime due o tre ore ad ascoltare il loro album, affogando nei testi, nelle melodie, gli assoli accuratamente tessuti e i battiti dei tamburi.
E come aveva sospettato appena Henry gliel’aveva dato, era assolutamente travolgente per non dire altro.
Era troppo sconvolta per notare in un primo momento come avevano effettivamente mantenuto la loro promessa di scrivere canzoni seguendo lo schema di cui le aveva parlato Killian, di miscelare e intrecciare le loro vite con le storie originali, dando loro un significato completamente nuovo. C'era una canzone appositamente scritta per Henry e Grace in cui erano stati descritti come Hansel e Gretel. Rise di cuore quando sentì che non erano raffigurati come fratelli. In realtà, aveva avuto l'impressione che fosse stata un'idea di Victor, solo così il suo povero tentativo di creare la coppia non sarebbe stato compromesso con i pensieri che i suoi giovani futuri piccioncini potessero in qualche modo essere legati, anche nella finzione.
E naturalmente c'era una canzone solo per Ruby. E non erano stati così sottili, per essere completamente onesti. Era piuttosto chiaro di chi parlasse.
Si intitolava "Ruby" dopo tutto.
Sollevò gli occhi e sorrise appena la sentì, promettendo a se stessa che avrebbe scritto più tardi alla sua amica per chiederle se avesse già scoperto della canzone o no ... Ruby si era lamentata di continuo con Emma per la sua canzone dopo che la band l’aveva suonata in anteprima durante la premiazione, quindi adesso era il turno di Emma di prenderla in giro sul suo essere 'una musa'. Era sicura che le urla sarebbero state assordanti.
Allo stesso tempo temeva ed era in attesa di quel momento. Oh beh, che poi era una specie di reazione normale quando si aveva a che fare con Ruby.
Non sapeva quanto tempo fosse rimasta ad ascoltare l'ultima traccia dell'album, anche se ci aveva provato ad essere onesta con se stessa. Nonostante l’avesse già ascoltata prima, per quanto fosse discutibile il fatto che fosse stata concentrata al 100% su di essa la prima volta, tenendo conto che era completamente confusa in quel momento, lo shock che era conseguito dallo scoprire la canzone e lo sforzo di rimanere lì dato che le telecamere non lasciavano il suo posto per analizzare al meglio la sua reazione, ascoltò "Lost Girl" tante e tante volte.
Emma era sicura che ora conosceva personalmente gli effetti di un 'ottovolante emotivo'.
Aveva rabbrividito. Aveva riso. Era scoppiata in lacrime. Era rimasta ferma a fissare insensibile il vuoto avanti a se.
Era stata l'epitome perfetta del ‘casino’.
Cazzo, lo stava facendo. Aveva bisogno di parlare con lui. Erano passate settimane da quando avevano massaggiato l’ultima volta e lei non era immune al desiderio e alla nostalgia che sentiva ogni volta che pensava alle sue stupide battute e allusioni, la dolcezza e la cura che poteva sentire dietro le parole inviate.
Si morse il labbro ancora una volta, si preparò e mise il cellulare davanti al suo viso, i pollici stavano già scrivendo un breve messaggio.
Ho appena ricevuto il tuo pacco.
Ecco. Diretta, breve e abbastanza vaga così che lui avrebbe sentito la necessità di risponderle. Se era interessato, naturalmente.
Forse non lo era. Forse non voleva avere più nulla a che fare con lei. Forse non aveva neanche voglia di essere suo amico, legati o qualsiasi altra cosa.
Stava già rimpiangendo la sua decisione quando sentì un bip e quasi singhiozzò.
Lui aveva risposto.
Bene, il ragazzo non l’ha tenuto per sè.
Fissò lo schermo, aggrottando le sopracciglia confusa e preoccupata. Questo non andava bene. Questo non andava davvero bene. Il fatto che non avesse approfittato del gioco di parole più ovvio che avrebbe potuto tirar fuori dal suo messaggio era un indizio sufficiente che qualcosa non andava.
Inoltre, non le aveva lasciato troppo spazio per rispondere alla sua dichiarazione, così decise di cambiare argomento.
Come sta Nana?
Sta bene. Le piace stare qui, ma le manca già Henry.
Non poté fermare il suo 'awwwww' interiore quando lesse quella frase.
Non scherzi, quei due sono inseparabili.
Dal momento che avevano cominciato a messaggiare dopo che era partita per lavorare al progetto di Mulan, aveva fatto un calcolo approssimativo del tempo che passava tra i loro SMS. Non voleva andare in evidente stato 'sei completamente ossessionata, che c’è di sbagliato in te'  , ma sì, lo era. Era una ragazza, doveva essere paranoica e ansiosa quando doveva vedere se il ragazzo che le piaceva era interessato o meno a parlare con lei. Così, era giunta alla conclusione dopo diversi studi folli che Killian Jones di solito impiegava al massimo 2 minuti tra i messaggi. Se ci metteva di più , era perché:
 
a) era stato preso da qualche impegno
b) la conversazione era finita
c) non voleva continuare a parlare
d) la stava ignorando
 
Anche se voleva credere che l'opzione A fosse abbastanza plausibile, la stretta allo stomaco le diceva che era molto più probabile che lui non voleva continuare la conversazione.
Maledicendo se stessa per la seconda volta, gettò al vento la prudenza. E così lo stava facendo - se voleva essere un bambino e non parlare del motivo per cui era così evidentemente arrabbiato con lei, gliel’avrebbe fatto sputare. Al diavolo.
Ho visto Graham l'altro giorno.
Esattamente 2 minuti. Sapeva che era stato sul punto di ignorarla, ma a quanto pare non era così bravo in questa cosa dell’evitare. O forse era semplicemente confuso di dove volesse andare a parare con questo messaggio.
Non lo sapeva più.
È fantastico.
Mi ha detto che voi due non vi parlate.
Fece una smorfia inaspettata quando sentì un sapore di rame in bocca. Certo che le era uscito del sangue, si era morsa il labbro. Fanculo.
Sono stato molto occupato di recente, se non l’hai notato. Non ha nulla a che fare con lui.
La sua macchina della verità non funzionava attraverso i messaggi, come faceva invece quando aveva modo di vedere la sua espressione, ma qualcosa le disse che la sua dichiarazione era una mezza verità.
Bene. Ero solo preoccupata che fossi arrabbiato con lui.
Perché dovrei esserlo?
Lo sai perché.
Guarda Swan, questo è già abbastanza difficile per me senza tutti questi indovinelli. Se vuoi dire qualcosa, dilla e basta.
... Doveva dirglielo. Si stava comportando in un modo odiosamente criptico effettivamente e visto che era stata lei a tirare fuori l'argomento, sicuramente avrebbe dovuto dirgli che cosa pensava di tutta la faccenda.
Io non voglio che tu sia arrabbiato con Graham per qualcosa con cui non aveva nulla a che fare.
Io non sono arrabbiato con Graham. Non ho il diritto di essere arrabbiato con Graham.
Ci impiegò più tempo del solito per digitare la risposta, dato che le sue dita tremavano alla prospettiva della sua risposta, una volta che avrebbe inviato il prossimo messaggio.
Allora sei arrabbiato con me?
Due minuti e tre secondi.
Io non sono arrabbiato con nessuno. Perché pensi che lo sia?
Perché io lo sarei, avrebbe voluto dire. Arrabbiata o devastata. E odiò la piccola scintilla di rabbia che esplose dentro di lei, perché sembrava che lui non lo fosse. Quanto poteva essere stupida?
Perché l’ho ​​baciato.
Poté giurare di vederlo mentre le rispondeva: l'inasprimento dei suoi lineamenti, le labbra tese mentre digitava, le dita che toccavano nervosamente la plastica del suo telefono come faceva sempre quando era agitato.
Sei libera di baciare chi vuoi, Emma. Non posso impedirti di fare quello che vuoi. Non sono tuo fratello, né tuo padre. E tantomeno non sono più il tuo ragazzo.
Le sue dita si fermarono sul telefono.
Oh, fregata.
Allora perché hai smesso di scrivermi?
Un minuto e mezzo.
Sono stato occupato.
Eri occupato anche nelle settimane passate.
Non se la sarebbe cavata con una scusa così schifosa. Ma davvero, chi pensava che fosse? Poteva fare di meglio.
Emma, cosa vuoi che faccia? Ci sto provando, ma a volte diventa troppo difficile. Hai detto abbastanza chiaramente che volevi spazio e questo è quello che sto facendo.
Sentì la gola stringersi dolorosamente appena finì di leggere. Dio, che cosa stava succedendo tra di loro? Non aveva la minima idea di cosa fare. Era stata lei a chiedergli del tempo, ma era stata anche  sorprendentemente contenta che lui l'avesse avvicinata per iniziare a sperimentare un'amicizia - anche se entrambi sapevano che il termine 'amicizia' aveva un’accezione quanto meno inesistente (lei sbuffò mentalmente a questo)  - quando si trattava di loro due.
Ci sarebbe sempre stato qualcosa tra lui e lei. Una scintilla pronta ad infiammarsi al più piccolo accenno di calore.
E se ci fosse un modo per descrivere ciò che avevano avuto, un incendio sarebbe un buon modo per dirlo.
Ma perché hai iniziato, allora?
Un minuto e 56 secondi.
Stava cominciando a sentire arrivare un mal di testa per il fatto che continuava ansiosamente a contare in testa in attesa delle sue risposte.
Ho voluto provare ad essere amici. A quanto pare non è assolutamente plausibile a questo punto.
Lei inspirò profondamente. Va bene, capiva che potesse essersi sentito - cosa, arrabbiato? Confuso? Tradito? Non voleva neanche saperlo - quando aveva scoperto che era uscita con Graham a Parigi. Un’uscita, come in una cena tra amici: nient’altro, niente di più. Ma davvero non era sicura del perché avesse sentito il bisogno di smettere di parlare con lei. Non era questo che gli "amici" dovrebbero fare?
Perché avevano insistito nel cercare di essere amici, in primo luogo? Era tutto così confuso.
Perché no?
Non voglio dirtelo. Ti incazzeresti solamente.
Non lo farò. Per favore, dimmelo.
Era sicura al 100% che avrebbe letto e l’avrebbe immaginata in lacrime. E si odiava per questo.
Senti, io non voglio essere il ragazzo che spacca il suo telefono contro il muro quando vede una foto di te e Graham in un ristorante di lusso, anche se come amici. Ma questa è la situazione … io sono quel ragazzo quando si tratta di te.
Emma chiuse gli occhi con forza, spingendo il telefono stretto nella sua mano contro la fronte così forte che era sicura che il giorno dopo ci sarebbe stato un livido sulla pelle. Certo che aveva reagito in quel modo quando l’aveva scoperto. Ma non stava esagerando? Non significava nulla, sapeva che lei e Graham erano amici.
Anche se non sarebbe stata ferita anche lei se lo avesse visto con una ragazza, dopo tutta questa cosa del ‘dai proviamo ad essere amici’ ...? Aggiungi la scena del bacio e il dramma generale in cui erano stati gettati  e continuava a capire sempre di più perché aveva smesso di parlare con lei.
Ora lo capiva davvero.
Pensavo non fossi arrabbiato.
Non lo sono. Sono solo ... stanco. Triste. Mi rendo conto che è stupido e idiota, ma questa è la verità. Non posso decidere come sentirmi.
Attese per diversi minuti, seduta sul letto, forse sperando che le avrebbe mandato un altro messaggio dopo quella confessione che era riuscita ad estorcergli. Infine rendendosi conto che non l’avrebbe fatto, lei gli rispose, sentendosi ancora più miserabile di quando aveva capito il motivo per cui la stava ignorando.
Mi dispiace.
Non esserlo. Non è colpa tua.
Il fatto che gli ci vollero solo 15 secondi per risponderle - e rassicurarla, si rese conto con un sussulto – le rese impossibile controllare i suoi occhi, le guance completamente bagnate e le lacrime correvano liberamente lungo il suo viso, non c'era modo di fermarle, anche se aveva dannatamente tentato di fare qualcosa al riguardo.
Ecco perché odiava gli SMS.
________________________________________________________________________________
 
"Allora. Cosa ne pensi?" Graham le chiese una volta che lo show fu terminato. Avevano seguito il resto del gruppo in una sala dove si stava svolgendo il cocktail e lei appena arrivata era stata più che pronta a strappare un flute di champagne da un cameriere francese molto sorpreso - senza apparente desiderio di gettarlo sulla faccia di qualcuno. 
Per ora.
Stava dimostrando di essere molto suscettibile al momento.
Lei non gli stava prestando molta attenzione, dato che era più focalizzata sulla spiare i camerieri che portavano il cibo intorno a loro. Dio, avrebbero dovuto indossare qualcosa sulla testa in modo che sarebbe stato più facile identificarli nel mare di persone radunate lì. "Mary Margaret sta per uccidermi".
Rivolse la sua attenzione verso di lei confuso "Perché? Stai benissimo".
Lei lo guardò a bocca aperta inorridita "Cosa vorresti dire?"
Graham aggrottò la fronte pensieroso per un momento con uno sguardo di calcolo prima di dire "Pensavo ti riferissi al fatto che sarebbe andata fuori di testa per aver scelto il guardaroba per la serata senza consultarla".
Emma imitò il suo cipiglio, passando una mano sul vestito che aveva scelto di indossare per la serata - niente di stratosferico, ma non troppo informale. Un piano medio, come direbbe Ruby. Le sembrava carino. E l’aveva scelto tutto da sola. Si sentiva davvero orgogliosa di sè stessa, non avrebbe mai immaginato che fare qualcosa senza la Brigata della Moda con il fiato sul collo sarebbe stato così liberatorio per lei. Lei sorrise suo malgrado e tornò alla sua costar. "Oh No, non quello. Ma grazie, volevo dire che le piacerebbe essere qui, ne sono sicura".
Lui inclinò la testa di lato, come per studiare le sue opzioni prima di scrollare le spalle disinteressato "Bene, la prossima volta mi assicurerò di portare lei con me, invece di te".
"Fallo. Anche se poi non ti dovrai lamentare, io sono molto più divertente".
Lo era sicuramente. Non avrebbe nemmeno immaginato a cosa sarebbe andato incontro se avesse portato lì Mary Margaret.
Diciamo che i picchi glicemici di Henry sono niente in confronto.
"Certo che lo sei. Non riesci a smettere di lamentarti di qualsiasi cosa. Sei come il Grinch della moda".
"Mordimi" mormorò andando a prendere un altro sorso del suo drink quando sentì una sensazione pungente sulla sua spalla nuda. Si voltò per vedere la sua faccia vicino alla sua pelle ormai bagnata e un po’ segnata, si rese conto che l'aveva morsa "Cosa stai facendo".
Graham si strinse nelle spalle, allontanandosi da lei con un sorriso "Proprio come hai chiesto".
"Sei proprio un bambino" sbottò lei roteando gli occhi.
"Non dirlo a nessuno. Ho una reputazione da mantenere, sai" disse sorridendo in un modo che Emma avrebbe voluto prenderlo a pugni su un braccio.
Non lo fece però - erano in un posto davvero elegante e non avrebbe fatto una bella figura se avesse versato i loro drink o qualcosa di simile.
Ma poteva sempre minacciarlo pensò "Sarebbe facile distruggerla in un paio di secondi ..."
Simulò un sospiro da ragazza mettendosi la mano sul cuore "Tu non lo faresti mai"
"Non se la smetti di fare l’idiota" rispose sinceramente. Visto? Avrebbe potuto comprometterlo.
"Stronza".
"Cretino". 
Una voce sconosciuta li chiamò interrompendo le loro schermaglie verbali. "Graham!"
"Vedi? Lei è d'accordo" Emma scherzò prima di sorseggiare dal suo bicchiere, nascondendosi dietro di esso dallo sguardo accigliato che le rivolse.
"Zitta adesso" Si girò verso la donna che si stava avvicinando e la sua espressione passò da arrabbiata con Emma ad affascinante e perfettamente educata con la nuova arrivata ... chiunque essa fosse "Cora… è così bello vederti di nuovo. Sei stupenda".
Aspetta un secondo, Cora? Come Cora Mills? La stilista per cui Ruby e Mary Margaret stravedevano? Huh. Avrebbero perso la testa quando sarebbe tornata a casa , non solo perché aveva partecipato alla sfilata per la quale entrambe le sue amiche avrebbero ucciso per assistere, ma adesso stava per essere presentata alla stilista che idolatravano. Questo era incredibile.
Cora accarezzò il braccio di Graham leggermente, ridendo "Ah, tu mi lusinghi. Come stai, caro? Ti è mancato il Vecchio Continente?".
"E' bello essere a casa, ma sai la mia famiglia è lì, quindi passo la maggior parte del mio tempo nel posto in cui lavoro e dove c’è la mia famiglia".
"Certo che sì. E tu sei davvero un onorevole, talentuoso e giovane uomo. Vergognati di aver scelto di recitare invece di fare il modello per me".
Emma notò come non gli aveva lasciato andare il braccio. In realtà, poteva dire che gli stava stringendo l’avambraccio ... Dio, stava tastando i suoi bicipiti?
Questo era sicuramente sconcertante. Ed era un modo delicato di dirlo.
Graham sembrava turbato da tutta la faccenda  o forse questo era il modo in cui era abituata a comportarsi con lui, per quanto ne potesse sapere Emma. Si strinse nelle spalle, tirando un sorriso all'angolo delle labbra "Che posso dire, i tuoi vestiti sono troppo belli per me".
Gli occhi acuti di Cora si rivolsero ad Emma dopo che sembrò quasi volerlo prendere a schiaffi con uno sguardo acuto "Shhh. Bugie, solo bugie​​! Non è davvero un bel faccino, ragazza?"
Emma fece la parte di guardarlo dalla testa ai piedi, lisciandosi la barba invisibile e facendo delle smorfie "Lo è, credo".
"Sei pregata di trattenerti, Swan" rispose  roteando i suoi occhi. Poi si girò verso di lei, facendo cadere la mano della designer dal suo braccio - la donna più anziana si irritò notevolmente, notò con interesse - come lui si avvicinò ad Emma "Cora, vorrei farti conoscere la mia amica Emma Swan".
Cora batté le mani goffamente, il viso si illuminò quando ebbe realizzato. Dio, sembrava quasi che stesse avando un’illuminazione "Oh, certo che sei quella Emma Swan!"
Gli occhi di Emma si spalancarono "Pardon?" 
Lei scoppiò in una risata alla sua espressione "Andiamo, anche una vecchia strega come me sta al passo con i pettegolezzi. Ho letto tutto sui giornali". Sembrava un bambino eccitato alla vigilia di Natale, circondato dai regali. Puntò il dito contro di lui e poi a Emma "Voi due siete una coppia ora, non è vero?"
Perché.
Solo ... perché.
"No, no - siamo solo amici" Emma la corresse rapidamente. Forse troppo in fretta. Dio, non aveva proprio più alcun controllo su se stessa, ma al diavolo, le dava fastidio il fatto che tutti facessero supposizioni sulla sua vita, la stavano facendo diventare matta.
L’espressione di Cora fu alquanto sorpresa. Huh. "Oh. Gli articoli erano piuttosto insistenti, quindi ho solo pensato ..."
Graham scosse la testa, sorridendo gentilmente "Sì, abbiamo capito. Non preoccuparti, non potevi saperlo".
Sollevò le sue sopracciglia, ma questa fu la sua unica reazione,  poi piegò la testa di lato e li osservò. Fu veramente difficile per Emma non agitarsi sotto il suo sguardo, questa donna la rendeva davvero nervosa. Tutto ad un tratto, la sua espressione cambiò e alzò gli occhi, la mano libera dal flute fece un movimento sprezzante in aria.
"Ah, la fama. Qualche piccolo prezzo da pagare per avere tutto, non è vero? Oh, lasciatemi salutare il mio vecchio amico George ..." Cora sorrise prima di toccare leggermente la sua spalla per poi allontanarsi e unirsi agli altri nella sala del ricevimento.
Emma attese che il suono dei suoi passi svanisse. E fece un leggero rumore come per simulare dei conati di vomito "Non è stato assolutamente imbarazzante".
"Nah, dopo la decima volta che te lo domandano ti ci abitui".
Si pizzicò la radice del naso, al fine di placare il pulsare che sentiva dietro di esso "Dio".
__________________________________________________________________________________________
 
"Allora. C’è qualche possibilità che decida di fare la modella come il tuo Graham?" una voce le chiese improvvisamente al suo fianco, facendo saltare Emma. Sollevò gli occhi spaventati verso Cora, che era apparsa alla sua destra accanto al tavolo dove si era appostata da un pò, in attesa di alcune delle tartine era stava spingendo giù per la gola da quando avevano rifornito il buffet. Notò in ritardo quello che le aveva chiesto, quasi sputò il suo drink in faccia alla stilista. Fortunatamente per Cora Mills, aveva già bevuto, in un modo molto poco femminile, intendiamoci, ma era stata colta di sorpresa alla fine .Cosa?
Fare da modella? LEI?
Sarebbe troppo maleducato da parte sua se addirittura avesse riso in faccia a quella donna?
... Sì, probabilmente non sarebbe stata una buona idea.
"Oh no. No no no. Assolutamente no. Sono la modella peggiore che possa aver mai incontrato nella sua vita" dichiarò categoricamente agitando la mano per chiarire la sua opinione. Mai. No. No.. Non c’è la minima possibilità. Posare. Ah. "E non è il 'mio' Graham, le abbiamo già detto" aggiunse come un ripensamento, dopo solo un attimo di esitazione.
"Ah, ma una cosa è dire qualcosa e un'altra è intenderla" Emma le rivolse uno sguardo interrogativo. Che diavolo stava dicendo questa donna ...? 
Cora incontrò i suoi occhi e sembrò trovare la sua espressione divertente, perché si lasciò sfuggire una risata silenziosa - che non piacque assolutamente ad Emma. Odiava essere derisa, soprattutto da persone che non conosceva da chissà quanto tempo "Andiamo, signorina Swan. Siamo tra amici qui".
Emma era sulle spine di attesa di sapere di cosa diavolo stesse parlando adesso "Cosa intende?"
Dopo uno sguardo misurato, Cora si girò sui tacchi scuotendo il mento in direzione dei piccoli gruppi di persone riunite a caso intorno alla sala, che sorseggiavano dai loro flute o li prendevano  dai vassoi portati dai camerieri vestiti in modo impeccabile "Tutti vogliono essere come noi. Ognuno aspira ad essere noi. Perché pensi che le persone siano così interessate a leggere di te, di scoprire dove sei, dove vai, cosa fai nel tuo tempo libero? Vogliono sapere di te, quello che dici e pensi, non solo per sentirsi collegati a te, ma perché gli piacerebbe essere nei tuoi panni".
Emma aggrottò la fronte in confusione. O-kay. Non era quello che si aspettava. Una spiegazione di quello che lei avrebbe definito bello, ma a quanto pare a lei non era tanto chiara la visione della 'saggezza di Cora'. Non era molto sicura di quello che volesse dire, così le fece una domanda, pura e semplice " E questo che cosa ha a che fare con me e Graham?".
"Ho letto della tua ultima relazione con quel musicista, Killian Jones, non è vero?"
La testa scattò senza nemmeno che se ne accorgesse. Cazzo. "E allora?"
"Beh, anche lui è un giovane davvero molto attraente, se posso dire così. Hai un gran gusto, lo ammetto".
Emma sentì subito un impeto di rabbia attraversarla. Che cosa stava facendo questa donna? Che diavolo voleva da lei? Chi si credeva di essere per parlare di lei ... o di Killian in quel modo? Dio, naturalmente sapeva che era attraente, ogni maledetta donna del pianeta poteva vederlo da se e probabilmente anche ogni uomo capace di riconoscere il livello di bellezza di un altro maschio immaginò, ma il modo in cui l’aveva detto le sembrò ... sbagliato.
Semplicemente sbagliato.
"Guarda, io non so cosa sta succedendo qui, credo ..."
"Non sto cercando di farti sentire a disagio, mia cara. In realtà sto solo cercando di darti qualche consiglio riguardo a questo mondo in cui viviamo" la interruppe Cora senza lasciarla parlare. Lei abbassò la voce, girando gli occhi vacillanti nella direzione opposta della sala. Emma seguì il suo sguardo, verso un piccolo gruppo in cui un uomo con i capelli brizzolati e gli occhi marroni sorrideva educatamente mentre ascoltava con attenzione i suoi compagni. "Sono sposata, lo sai"
Lei la guardò. Dio, questo era davvero imbarazzante "... complimenti?"
"Eppure, questo non mi ha impedito di ... vivere la mia vita al massimo" aggiunse Cora acutamente.
Oh. Mio. DIO.
Che cosa c’era di sbagliato in questa donna?
"No, davvero, ho solo ..." Emma cominciò in tono lamentoso, pronta ad offrire qualsiasi cosa pur di essere ovunque, ma non lì, qualsiasi cosa pur di interrompere quella conversazione.
Cora ignorò la sua espressione incredula e continuò, fissandola con uno sguardo intenso che Emma non poté ignorare. Parlava con passione e un pizzico di nostalgia "Puoi avere tutto, signorina Swan. Impegnati se vuoi, proprio come ho fatto io. Cresci tuo figlio, lavora più che puoi per raggiungere le stelle. Ma aspettare per il tuo finale da favola è una perdita di tempo dal lato dello specchio in cui ci troviamo. Uno del quale il resto del mondo non è a conoscenza".
Emma si sentì congelare.
Aspetta un secondo. Questa donna, in realtà le stava dicendo di… che cosa? Negare i suoi sentimenti per sempre? O semplicemente dedicarsi ad essi ogni volta che voleva, ma mantenendo sempre un'immagine falsa da mostrare al resto del mondo?
Per la terza-quarta? Forse quinta? … volta: che cosa c’era di sbagliato in lei, di nuovo?
Sentì crescere un impeto di rabbia in risposta alle sue parole, nonostante il fatto che almeno in parte potessero essere corrette, Emma si passò una mano tra i capelli e le rivolse uno sguardo feroce. "Quindi sta suggerendo che dovrei solo fare la puttana io giro, solo per il gusto di farlo. Ma se non mi conosce nemmeno?".
"Il mio obiettivo è quello di aprirti gli occhi, sembri così intenta a negare ciò che potrebbe esserci tra te e Graham per esempio. Forse perché provi ancora dei sentimenti per quel cantante. Perché non lo accetti. Non è che resterà lì ad aspettarti fino al tuo ritorno".
Emma trattenne il respiro bruscamente, sembrava come se fosse stata schiaffeggiata. Si sentiva come se fosse stata schiaffeggiata. Cora l’aveva forse schiaffeggiata? Si era come persa nel bel mezzo di quel discorso. I suoi occhi bruciavano mentre fissava la donna di fronte a lei, a denti stretti quasi al punto di farsi male e poi disse "Ho finito con questa conversazione".
Impassibile Cora le diede una pacca sulla spalla "Credimi, Miss Swan. I sentimenti portano solo dolore e sofferenza".
Emma si lasciò sfuggire inconsciamente un sussulto e strinse la mano libera in un pugno, ricordi della sua litigata con Killian, la loro rottura, tutto ciò che le aveva fatto passare Neal le tornò in mente. Per tutta la robaccia che le aveva detto negli ultimi minuti, Cora sembrava essere davvero a conoscenza di tutto.
La donna più anziana sembrava riuscisse a leggerla alla perfezione, inarcò un sopracciglio e le sorrise malignamente "Ah. Hai già sofferto per questo, non è vero? Beh, non dò consigli alla leggera. Goditi il tuo soggiorno, cara. Spero di rivederti presto" sussurrò dirigendosi lungo il corridoio e lasciando Emma in piedi con il bicchiere ormai vuoto in una mano e un labbro gonfio mentre lo mordeva in difficoltà.
________________________________________________________________________________
 
Si sentiva male.
Completamente, assolutamente e totalmente disgustata. E non era dovuto solo all’orribile sapore di plastica - e anche l’aspetto, avrebbe osato dire - del cibo che le avevano offerto durante il volo, anche se questo di certo non avava aiutato il suo stomaco nauseato. E non erano state nemmeno le lunghe ore da sola in aeroporto in attesa che quello stupido imbarco passasse da 'IN RITARDO' a 'IMBARCO'.
Quelle ultime settimane a Parigi erano stato abbastanza faticose. Giornate passate a lavorare duramente fin quasi al punto di svenire, variazioni improvvise ed impreviste delle tabelle di marcia o delle condizioni climatiche che si riversavano poi sulle riprese spingendo tutti al delirio - Emma si era sentita come se fosse circondata da un gruppo di psicopatici e naturalmente i fan che li seguivano decidendo di presentarsi nei momenti meno opportuni e urlare solo per il gusto di farlo. Aveva cercato di affrontare tutto questo nel modo migliore possibile, cercando intanto di alleviare le menti dei suoi colleghi, sapendo per esperienza che lasciarsi prendere dal panico non faceva altro che peggiorare le cose. Questo era quello che fece e Mulan sostenne durante una conversazione dopo una delle giornate peggiori che erano capitate durante le riprese: che aveva 'salvato la giornata'.
Quanto era ironico dato che desiderava che qualcuno per una volta salvasse la sua? Era stanca di essere quella che salvava sempre tutti.
La sua conversazione durante il cocktail con Cora Mills la stava ancora perseguitando, l’aveva fatta uscire completamente fuori di testa. Perché tutto quel discorso l’aveva influenzata o sconvolta in quel modo? Lei non era quel tipo di persona. Naturalmente sapeva che c'erano persone così, che davano un’immagine di loro, ma a porte chiuse vivevano una vita parallela che nessuno conosceva. Dannazione, non le importava se erano o meno celebrità: anche persone comuni che vivono vite comuni lo facevano. Ma, fama o no, ciò che Cora aveva insinuato che Emma avrebbe dovuto prendere in considerazione per la sua vita personale la sentiva ancora come una violazione, un’idea malata che l'aveva colta di sorpresa per il solo fatto che, per un po', anche Emma e Killian avevano mentito al mondo e avevano iniziato ad andargli dietro. Anche se alla fine erano rimasti fedeli a quello spettacolo che stavano dando.
Il fatto che aveva scelto questa vita,  perché lei l’aveva fatto: non ci si era trovata dentro per caso, aveva deciso cosa voleva fare e continuato su quella strada, aveva combattuto per essa, il suo desiderio di diventare un'attrice e il suo duro lavoro per potenziare il suo talento da quando aveva capito che era il suo sogno, non significava automaticamente che avrebbe dovuto diventare lo stereotipo a cui la stilista le aveva consigliato di adattarsi come un modo di affrontare i sentimenti. Certo, Emma aveva avuto la sua giusta dose di problemi riguardanti questo sin da ... da sempre, ma che cosa? Significava che avrebbe dovuto abbandonare la possibilità che l’avrebbe mai trovato? Quel ‘qualcosa’ che tutti cercano, quello a cui si era negata per così tanto tempo, che non aveva ancora capito di volere? Il suo lieto fine?
Lei si rifiutava di crederci.
E tuttavia una vocina in una parte nascosta della sua testa continuava a tormentarla, ricordandole di come aveva fermato Killian, anche quando aveva cercato di spiegare tutto ciò che era successo, spingendolo a lasciarla.
Continuava a ripetersi che non era lo stesso. Aveva bisogno di tempo e così anche lui. Poi dopo il fiasco della storia amici / non amici  era rimasta senza alcun indizio di sorta per capire a che punto si trovassero. E se l’avesse allontanato per sempre?
No, non l’avrebbe fatto, ora, o forse si ...?
E se ​​fosse rimasta da sola? E se fosse stata lasciata da sola?
Deglutì cercando di sciogliere il groppo in gola, uscì dall’area del ritiro bagagli attraversando le porte che conducevano verso la zona più luminosa e ampia del terminal internazionale quando una dozzina di flash apparvero dal nulla cogliendola di sorpresa. Paparazzi. Un gruppo di loro era in attesa dietro le porte che aveva appena superato e proseguì a passo alto verso l’uscita, dirigendosi verso la strada in attesa di un taxi. Grazie a Dio non c'era molta gente o almeno era un numero che era disposta a sopportare e il gruppo di fotografi noiosi e pedanti che si immischiavano nella sua vita evidentemente non rendeva la situazione migliore.
Maledì il ritardo del suo volo per la centesima volta. Non solo le aveva reso impossibile indossare gli occhiali da sole per evitare almeno in parte l’attacco dei flash dei paparazzi (oltre che nascondere parte del viso sicuramente stanco) dato che erano le 2:00 di notte e all’esterno era buio come la pece, avrebbe solo finito per cadere se avesse avuto il coraggio di indossarli. Però quello che forse l’aveva infastidita di più fu che Henry non aveva potuto andare ad accoglierla in aeroporto, visto che il giorno dopo avrebbe avuto scuola e la sveglia presto - naturalmente non avrebbe mai fatto rimanere sveglio suo figlio fino a quell’orario assurdo solo perché lei aveva voglia di vederlo. Quando aveva capito che sarebbe stata terribilmente in ritardo, disse a Mary Margaret di non preoccuparsi e di tenerlo a casa loro per la notte; sarebbe andata a prenderlo da scuola il giorno dopo per portarlo a casa.
Un'improvvisa ondata di ricordi dell'ultima volta che era stata in quell’aeroporto la aggredì, soprattutto quando fu quasi calpestata da una giovane ragazza che correva tra le braccia di un ragazzo che era sullo stesso volo di Emma. Un anno fa, avrebbe alzato gli occhi al cielo a quella scena e probabilmente avrebbe borbottato tra i denti qualcosa sulla falsariga di 'prendetevi una camera o qualcosa del genere'. Ora tutto quello che desiderava era un sorriso malizioso, degli occhi che brillavano mentre aspettavano di vederla, forti braccia aperte nelle quali poter saltare e aggrapparsi a lui, per non lasciarlo andare mai più.
Invece, era lì a gelarsi il culo con la brezza frizzante della notte, respirando affannosamente nel tentativo di combattere le lacrime, mentre era infastidita da un gruppo di paparazzi, in attesa di un taxi che potesse portarla a casa.
Da sola, naturalmente.
Per quanto potesse essere stanca, la mente di Emma era in overdrive mentre il taxi attraversava le strade vuote che portavano a casa sua. Il battito sordo nella testa la stordì un pò e appoggiò stancamente la fronte contro il finestrino, il tocco fresco del vetro si scontrò contro la sua pelle calda. Un lontano ricordo le venne in mente: quando Killian le aveva detto una volta che lui iniziava sempre a contare le cose a caso ogni volta che si sentiva soffocare o era ansioso o semplicemente nervoso.
In un primo momento aveva trovato la cosa divertente e naturalmente fece in modo di rendere noto ciò che pensava della sua piccola stranezza - come faceva di solito ogni volta che lui mostrava qualcosa di simile ad un comportamento ossessivo compulsivo. Ma in quel momento, sul sedile posteriore della vettura, rannicchiata contro lo sportello - così il tassista non sarebbe stato in grado di vedere il suo viso nauseato nello specchietto retrovisore, decidendo di offrirle un sacchetto o qualcosa di altrettanto imbarazzante - decise di seguire il suo consiglio.
Così iniziò a contare.
17 canzoni prima del suo arrivo a casa.
3 caramelle alla menta che il tassista aveva mangiato durante la corsa.
4 chiamate perse di David che lei aveva ignorato.
E con sua grande sorpresa, riuscì ad arrivare a casa senza incidenti: niente lacrime, niente attacchi di panico o tremori. Solo numeri in fila nella sua mente e un peso strano nel petto, il bisogno di ringraziarlo e chiedergli scusa per non averlo preso sul serio prima, quando le aveva parlato di questa cosa del contare che le aveva impedito di crollare.
Perché ovviamente l'aveva aiutata, come aveva sempre fatto.
Non appena aprì la porta e lasciò le borse sul pavimento con un tonfo, quasi si aspettò che Nana si sarebbe presentata  per salutarla come faceva di solito fino a quando ricordò con un suono strozzato - sospettosamente vicino a un singhiozzo soffocato - che era con Henry. Dio, quanto era messa male per il fatto che sentisse così tanto bisogno di compagnia per lenire le lacrime per il fatto che il suo cane non era in casa? Qualcuno, qualcosa che fosse proprio lì, nemmeno per ascoltarla o darle qualche consiglio. Solo essere lì.
Sbuffò infastidita , odiava questi comportamenti così da femminuccia, Dio e non era nemmeno in quel periodo del mese. Salì le scale ignorando senza troppi complimenti i suoi bagagli, con un unico obiettivo: la doccia. Acqua beatamente calda e rilassante per calmare i suoi pensieri logori. C’era qualcosa di meglio di una doccia? No, sicuramente non c'era. Beh, forse solo il cioccolato. Doccia e cioccolato, sì, sarebbero il suo rimedio per tutto. Oh sì. Entrambi in grandi quantità.
Una doccia  di cioccolato.
Ok, stava definitivamente impazzendo.
Si tolse la camicia e i jeans a tempo di record, quasi strappando le cuciture nella fretta di sbarazzarsi del tessuto sudato aggrappato alla sua pelle.  Saltò prontamente nella vasca, emettendo un lungo sospiro ansante quando il flusso quasi bollente cadde sul suo corpo nudo.
Non sapeva da quanto tempo si trovasse sotto la doccia bollente per alleviare il dolore delle sue articolazioni e i muscoli stanchi. Si lavò i capelli, in attesa che il suono rilassante e il mormorio dell'acqua la stancassero al punto tale che avrebbe avuto paura di addormentarsi proprio lì, ma non si sorprese, non accadde. La sua mente continuava a tornare al dolore, ai turbamenti, ai pensieri deprimenti, la parte emotiva di sè stessa continuava a ricordarle pietosamente della sua sfortuna e di quanto si sentisse sola.
E a volte, anche se Emma odiava sentirsi in quel modo o cedere a riflessioni così meschine che non le portavano nulla, solo il mal di testa e probabilmente lacrime, ma sapeva che aveva bisogno di sfogarsi.
I ricordi fluirono dentro la sua testa, lasciando per una volta che prendessero il sopravvento su di lei.
Una Emma adolescente seduta contro la porta del bagno di una delle case-famiglia dove aveva soggiornato prima che i Nolan la adottassero, la faccia spaventata e i piedi appoggiati contro il muro mentre la schiena era schiacciata contro la porta, che veniva violentemente colpita da suo padre adottivo, che gridava affinché aprisse.
La sensazione del foglio logoro che aveva depositato durante la sua breve permanenza in carcere, dopo che Neal l’aveva lasciata, gli occhi stretti per fermare le lacrime che minacciavano di uscire quando si rese conto che non sarebbe tornato.
L’espressione sconcertata di Henry quando finalmente lo fece sedere per dirgli la verità su suo padre.
Un paparazzo che urlava sulla sua presunta relazione con Graham alle spalle di Killian e lei che cercava di ignorare le sue parole sferzanti, in fuga dalla scena nascondendo il viso sotto un cappello e gli occhiali da sole.
Killian e la ragazza al party in quel club.
L’espressione di Killian quando lo aveva definito veleno.
Killian. Killian e lei.
Non si era nemmeno resa conto che era arrivata in camera da letto ed era riuscita a mettere su uno slip e una t-shirt troppo grande che a volte metteva a letto, ma si ritrovò seduta contro il muro, i capelli bagnati stavano lasciando una miriade di macchie sulla pittura blu chiaro della parete, ma non le interessava. I vestiti che si era tolta poco prima sparsi sul pavimento in un mucchio disordinato e improvvisamente si rese conto che teneva qualcosa in mano.
Il suo cuscino. E il suo telefono cellulare.
Quando li aveva presi? Per quale ragione? Non voleva che chiunque la vedesse così in quel modo.
Sbatté la testa contro il muro nel tentativo di cancellarlo, un paio di lacrime fuggirono dai suoi occhi per la sua impotenza. Si stava comportando come una ragazzina viziata, vero? Continuava a ripetersi come non sapesse come fosse arrivata lì, perché si stava comportando in questo modo, perché stava piangendo sul pavimento, perché aveva il telefono in mano, quando lo sapeva.
Naturalmente lo sapeva.
Si sentiva sola. Lei era sola. Era stata sola per mesi e lei odiava tutto questo, l’odiava perché sapeva che sarebbe potuta rimanere così per molto altro tempo.
Certo,  c’erano numerose aggravanti. La minaccia di Neal, l’essere costantemente perseguitata dai paparazzi, la sua carriera, suo figlio ... qualsiasi cosa potrebbe essere una minaccia per lei in un tale stato.
Ma in quel momento, era stata una combinazione tra tutto questo e le parole di Cora, che l’aveva spinta a questo punto di non ritorno.
E se aveva ammesso che si sentiva sola, avrebbe anche dovuto ammettere che sapeva perché aveva preso il suo telefono.
Voleva parlare con lui.
Lui, solo lui.
La cosa più preoccupante in quel momento era che gli aveva inviato un messaggio.
Ho bisogno di te.
Breve, diretto, puff. Inviato.
Perché l’aveva fatto? Che idiota, stupida, ebete parte del suo cervello aveva deciso che sarebbe stata una buona idea farlo? Non avevano nemmeno più parlato dopo la storia del proviamo-ad-essere-amici. Naturalmente sapeva che sarebbe stato una delle poche persone - se non l'unico – ad essere in grado di capire, di calmarla e di far allontanare tutte le preoccupazioni. Ma questo non significava che lei avrebbe dovuto chiedergli di farlo, non quando non erano ancora in buoni rapporti da quando avevano avuto la loro discussione via telefono.
Dio, che cosa aveva fatto? Stava diventando una di quelle ragazze che erano semplicemente crudeli con gli ex fidanzati, approfittando di loro sapendo che provavano ancora dei sentimenti ogni volta che ne avevano bisogno?
La sua tristezza aumentò ad una velocità allarmante. Si chiese se avesse ancora lacrime da versare dopo questo. Era una persona orribile. Nessuna meraviglia che stava per essere fregata in ogni modo possibile. Se lo meritava. Se lo meritava davvero.
Non si meravigliava che avrebbe potuto perdere suo figlio per il suo ex fidanzato psicopatico. Nessuna meraviglia che continuava ad essere seguita dalla stampa, soprattutto visto che aveva firmato un accordo per ottenere maggiore visibilità e pubblicità. Ne che il suo vero ex fidanzato non stava più parlando con lei.
Nessuna meraviglia che non aveva risposto, si rese conto con un sussulto.
I due minuti erano passati e ammettere che di fatto l’aveva ignorata e aveva deciso di non dare importanza al fatto che l’aveva implorato, la portò alle lacrime per la centesima volta da quando era tornata a casa.
Doveva odiarla.
Beh forse no, ma sicuramente non si preoccupava per lei nello stesso modo di un tempo.
E non riusciva a fare a meno di essere sorpresa. Avrebbe dovuto saperlo.
Ognuno la lasciava in un modo o in un altro.
Non aveva mai pianto per questo prima d’ora o almeno non che potesse ricordare. Aveva sempre evitato di piangere, cercando di farlo solo quando sentiva che tutto fosse troppo opprimente per non farlo. Le persone che piangevano solo per il gusto di farlo la disgustavano,  proprio come quelli che dicevano 'ti amo’  come se non significasse nulla. Per lei, ogni ti amo era unico, lo sentiva come se fosse il primo e l'ultimo che sarebbe fuggito dalle sue labbra.
Forse questa era stata la ragione per cui li aveva conservati per i giorni di pioggia e aveva evitato di usarli quanto più poteva.
Eppure una piccola parte di lei la rimproverò per questo, in quanto avrebbe potuto dare l'impressione sbagliata che a lei non importasse. Ma a lei importava. Oh, se le importava.
Non sapeva da quanto tempo era lì, con le ginocchia strette al petto e la testa poggiata contro di loro, di fronte a lei il comodino, i volti sorridenti delle fotografie che teneva su di esso, non facevano nulla per calmare i suoi respiri soffocati e il pietoso rumore dei suoi singhiozzi. Continuava a deglutire ad alta voce, nel tentativo di scuotersi della sensazione di non riuscire ad inghiottire aria a sufficienza. Stava piangendo così forte che quasi non sentì la voce che la chiamava dal piano di sotto.
"Emma?" Una pausa, in cui provò con tutte le sue forze a rallentare il suo battito cardiaco.
Lui era lì.
Era andato da lei. Non l'aveva ignorata, era tornato da lei. Per vedere cosa c'era che non andava.
Lui era lì.
Sentì una nuova ondata di lacrime che minacciavano di uscire e strinse gli occhi al punto che tutto quello che poteva vedere erano colori e forme sfocate, poteva sentire il percorso che facevano sulla sua guancia.
"Emma. Apri la porta, lo so che sei lì".
Non avrebbe dovuto vederla in quello stato, giusto? Diavolo, non era sicura che potesse muoversi. Dovette fare uno sforzo titanico per alzare la mano e tentare di spazzarsi via le lacrime dal viso. Dio, doveva sembrare completamente  pazza.
Saltò quasi sul posto quando sentì dei passi all'interno della casa. Come se avesse ...? Si schiaffeggiò mentalmente.
Naturalmente. Sapeva dove era nascosta la chiave di emergenza e aveva ritenuto opportuno prenderla per entrare dentro.
Non ebbe abbastanza tempo per riprendersi - non era sicura che avrebbe potuto farlo, anche se lo avesse voluto, ora che ci pensava, quando attraversò la porta si bloccò lì, proprio sulla soglia della sua camera da letto, scrutò brevemente in giro fino a quando il suo sguardo cadde su di lei. Iniziò a camminare di buon passo nella sua direzione, con il panico nella voce le disse "Che è successo? Emma, ti prego, mi stai spaventando" Si fermò proprio davanti a lei, la punta delle sue scarpe toccò appena i suoi piedi nudi. La sua voce si abbassò quando vide il suo viso "Cosa c'è che non va?".
Indossava il suo famigerato giubbotto di pelle che gli aveva visto indossare un paio di volte e per il quale lo aveva preso in giro senza pietà, insistendo sul fatto che lo indossava solo per completare il look da rockstar, a questo lui non mancava mai di sogghignare nella sua direzione muovendo il suo sopracciglio, chiedendole se funzionava anche su di lei. La sua camicia sotto era così male abbottonata che lei sospettò che l’avesse fatto mentre correva in macchina per venire da lei. Si chiese se era perché lo aveva spaventato con il suo messaggio.
Grande Emma. Complimenti. Ce l’hai fatta: l’hai fatto andare abbastanza fuori di testa da farlo irrompere in piena notte in casa tua e trovarti sdraiata sul pavimento a piangere come un’adolescente sulla sua cotta.
Osservò il cuscino poggiato su un fianco con un cipiglio, lo aveva schiacciato come una palla per renderlo più consistente. Senza dire una parola si avvicinò a lei come avrebbe fatto con un animale ferito, evitando accuratamente di toccarla. Prese il lenzuolo leggero che aveva lasciato cadere in precedenza senza accorgersene e si accovacciò davanti a lei, guardandola in attesa.
Killian era lì. Proprio lì e la guardava con l'espressione più vulnerabile e preoccupata che gli avesse mai visto. Sentì il respiro misteriosamente bloccarsi nel suo petto.
Oh. Stava aspettando che lei dicesse qualcosa.
"Io non voglio stare da sola" riuscì finalmente a pronunciare con voce strozzata dalle sue lacrime che non accennavano a fermarsi. Si sentiva disorientata, la stanchezza e l’affaticamento emotivo stavano avendo la meglio su di lei al punto che i suoi occhi erano semichiusi e la sua voce suonava più come un insulto che altro. Pigramente si chiese se avesse capito quello che aveva detto.
Lei non lo sapeva davvero e non aveva intenzione di interrogarlo in proposito: era solo lì, accovacciata contro il muro, non era nemmeno in grado di guardare verso di lui, temendo ciò che avrebbe visto se l’avesse fatto. Probabilmente pensava che avesse perso la ragione. Forse l’avrebbe mandata da qualche parte. Forse l’avrebbe trascinata per portarla da un medico. Forse si sarebbe incazzato per averlo trascinato a casa sua per controllarla. Forse pensava che stava giocando con lui.
Dio, che cosa aveva fatto?
Sentì una mano fredda sul suo mento e lei alzò la testa minimamente per guardare verso di lui sotto le ciglia, il suo cuore quasi si fermò all’intensità e alla comprensione nel suo sguardo ceruleo. Non si era nemmeno accorta che si era accovacciato davanti a lei e aveva iniziato a muoversi fino a quando fu seduto contro il muro dietro di lei con il suo corpo incastonato tra le gambe di lui, la sua schiena premuta contro il petto. Esattamente quello che aveva fatto per consolarlo, quando erano a casa sua, quella che sembrava una vita fa, quando era crollato dopo aver appreso dello scontro tra lei e Milah in quel club. Mise le braccia intorno a lei, la sua guancia le sfiorava il lato della testa e lo solleticava con i capelli non più così bagnati, soffiando le ciocche ribelli intorno al suo viso con ogni respiro.
Accidenti a lui. Perché era così gentile con lei? Perché sapeva esattamente di cosa aveva bisogno?
Killian sistemò il lenzuolo su di loro e poi con solo un attimo di esitazione, allungò la mano per stringere la sua.
Lei non ci pensò nemmeno. L’afferrò all'istante, le dita afferrarono la sua mano in una presa stretta, assaporando il calore che ora scorreva dalla sua pelle alla sua.
L'intero atto si svolse in modo del tutto naturale, come se l’avessero fatto centinaia di volte. Che poi era così, naturalmente. Non c'era stato nessun calcolo, solo la semplice conoscenza di ogni mossa, un bisogno finalmente placato.
Tutto il suo corpo si sciolse. Lui respirava in modo uniforme contro il suo collo ora e in qualche modo il suo respiro si era sincronizzato a quello di Killian. Era sicura che i loro cuori battevano allo stesso ritmo se fosse stata abbastanza curiosa di verificare,  eppure era così rilassata, i pensieri erano volati via appena era arrivato. Tutti i segni indicavano verso un qualcosa di profondo e riparatore. Non riusciva a ricordare di essersi mai sentita più a suo agio o più al sicuro. E questo voleva dire qualcosa.
Addormentarsi con la persona a cui tieni era bello, da qualsiasi luogo tu provenga e qualunque cosa stesse succedendo nel mondo - o tra i due.
Era perfettamente bello. Doveva esserlo.
Emma chiuse gli occhi. 


*********************************************************************

Beh che dire, il tentativo di essere amici è fallito sul nascere...ci hanno provato, forse non abbastanza, ma non è facile dato quello che provano l'uno per l'altra, noi lo sapevamo già dall'inizio che sarebbe stato un tentativo a vuoto :P
La tristezza del tornare in una casa vuota ha spinto Emma a fare qualcosa che forse avrebbe dovuto fare prima, chiamare Killian,ma cosa comporterà questo? E' un primo passo per un riavvicinamento o la nostra Lost Girl farà marcia indietro?
A prestissimo con il prossimo capitolo :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Magnetico ***


Cap 30 - Magnetico

Killian si svegliò di buon'ora la mattina seguente e per un momento sbatté le palpebre per quell’ambiente poco familiare.
Beh poco familiare ... e completamente familiare allo stesso tempo.
La camera di Emma.
L'aroma gradevole che aveva sempre collegato ad Emma - un mix di cacao dolce, di raggi di sole, luce, non lo sapeva nemmeno, sapeva solo che avrebbe voluto volentieri annegarci dentro - lo avvolgeva. Qualcosa di morbido e setoso si appoggiò contro il suo viso e si trovò a scavare più in profondità, respirando profondamente. Si sentiva tranquillo e ben riposato, il che era semplicemente ridicolo considerando che aveva dormito sul pavimento - ma naturalmente era solo perché durante la scorsa estate aveva dormito da solo.
E anche se quello che era successo la notte precedente non poteva essere esattamente considerato come 'dormire insieme' da un punto di vista romantico, avrebbe preso quello che poteva. E dormire tra le braccia di Emma era tutto quello di cui aveva bisogno per trovare qualcosa di simile alla pace della mente, senza incubi, senza pensieri oscuri e rimpianti che annebbiavano la sua mente stanca.
Aprì gli occhi per trovare diverse ciocche bionde che gli bloccavano la vista. Si allungò fino a spostarne alcune con cura dietro le spalle di Emma e il suo corpo curvato, sdraiata su un fianco con la testa poggiata contro la sua spalla. Combatté la voglia di tremare quando il suo respiro caldo gli  accarezzò il collo, la punta del naso lo toccava dolcemente.
Non passò molto tempo prima che iniziasse a muoversi, si stava svegliando. Guardò i suoi occhi emergere dalle palpebre pesanti e si morse le labbra quando si rese conto di dove si trovava.
Sì, anch'io Swan. Anch'io.
"Ehi" sussurrò. Non era davvero sicuro del perché stesse sussurrando - non era come se potesse accidentalmente svegliare Henry o qualcosa del genere. Erano solo loro due lì, poggiati sul pavimento, uno nelle braccia dell'altra.
Completamente normale.
"Ehi" rispose al saluto altrettanto tranquillamente, tirandosi leggermente indietro da lui, il peso della sua testa contro la sua spalla si alleggerì mentre strofinava la mano contro il suo viso. Cercò di reprimere uno sbadiglio - senza successo - e si riposizionò contro il muro, cercando di trovare una posizione più confortevole.
La sua schiena non sarebbe stata così contenta di questa notte quando finalmente sarebbe tornato in piedi.
Non riuscì a trattenersi dal chiedere: "Come ti senti?"
"Esausta. Il Jet lag non ha pietà" disse e con sua grande sorpresa si stiracchiò e mentre lo faceva strofinò la schiena contro il suo petto. Respira, Jones. Respira, per l'amor di Dio. Gia', non era così facile quando il suo corpo morbido, caldo e molto invitante era comodamente poggiato contro il suo.
Dimenticò il suo pensiero molto sbagliato, non appena la sentì aggiungere con un filo di voce "Mi fa male tutto".
Non era così sicuro che si riferisse solo agli arti doloranti e al mal di testa con quella dichiarazione e soppresse la voglia di tenerla stretta contro di lui. Invece, inclinò la testa di lato, come se stesse contemplando qualcosa di estremamente complicato.
"Beh, hai dormito sul pavimento ..."  
Sentì come se stesse iniziando ad agitarsi, la sua mano era andata a prendere l’orlo della sua maglietta "Mi dispiace, non avresti dovuto ..."
La interruppe prima che potesse andare avanti, la mano corse a prendere la sua "L'ho fatto anch'io". Rimasero congelati, il contatto tra le loro membra intrecciate fermò i loro respiri. Sospirò dopo una pausa e riuscì a fare una risata cercando di riportare una sorta di parvenza di normalità, le prese in giro e le battute erano così desiderate nel loro rapporto "E potrei sempre aggiungere 'cuscino' come uno dei miei tratti distintivi nel mio curriculum ..."
Emma sbuffò e scosse le spalle contro il suo petto "Non hai bisogno di un curriculum, sei una rockstar di fama internazionale".
"E un cuscino". 
"Come meglio credi" accettò finalmente. Rimase in silenzio per un attimo, fino a che guardò brevemente dov’erano, concentrandosi sul disordine che aveva lasciato sul pavimento la notte prima: vestiti sparsi tutti intono in un mucchio sul pavimento, il cuscino che aveva portato con lei, le cose che aveva versato dalla sua borsa sopra le coperte del suo letto "Forse dovremmo ..."
"Aspetta" la interruppe, la sua mano non la lasciò, ma ora le stringeva il polso, come se fosse stata sul punto di volare via da lui ed era stata l'unica cosa che la trattenesse dallo scappare e lasciarlo lì. Ai suoi occhi meravigliati, le chiese a bassa voce "Vuoi parlarne?".
Emma si morse il labbro fissando le sue mani. Lui seguì i suoi occhi per vedere come le unghie stessero scavando con forza contro i palmi "Non lo so".
Il suo cuore sprofondò a questo. Pensò che in quel momento non erano di certo nelle migliori condizioni e questo era un modo carino di spiegare la situazione, pensò con una beffa. Ma, bene. Erano lì, giusto?
Chi stava prendendo in giro, non aveva idea di cosa diavolo stesse succedendo tra loro.
"E’ perché sono io? Voglio solo assicurarmi che tu stia bene. Se vuoi posso chiamare Red Lips in modo che voi due possiate parlare ..." Aveva la gola secca. Quando finalmente la guardò, dato che fino ad allora il suo sguardo era stato incentrato su come la sua mano si inserisse perfettamente intorno al suo polso sottile, invece, si accorse che stava annuendo. Il suo cuore batteva come una bomba dentro il suo petto in attesa che lei parlasse.
"Killian. Va bene. Il tuo essere qui ... ha aiutato". Sospirò pesantemente con le spalle curve in segno di sconfitta "Non voglio dire che ho recuperato al 100% , queste cose non spariscono di colpo. Ma ieri sera ero solo ... mi sentivo così persa".
"Persa?"
Teneva gli occhi fissi davanti a loro. Non era sicuro di cosa stesse guardando - l'altra parete. Il bordo del letto. Il piccolo scorcio della strada che riuscivano a vedere dalla loro posizione sul pavimento. Chi poteva saperlo.
Ma non per questo le sue parole successive apparvero meno dure o sconfitte.
"Come alla deriva in mare, senza alcun ancoraggio per tenermi a te" disse, la sua voce così bassa e morbida che quasi si perse tra loro. Si chiese se aveva sentito la pesantezza dietro di loro, la tristezza, la disperazione in attesa di fuoriuscire ed entrare dentro di lui non appena quelle parole lasciarono le sue labbra. Rimasero in silenzio per un po', evitando accuratamente qualsiasi altra frase, forse per paura di rompere il fragile equilibrio che si era posato su di loro, il calore dei loro corpi e la freddezza delle parole non dette tra di loro, la bellezza della loro riunione e la paura di perdere tutto di nuovo. Poi parlò e fu così sorpreso che quasi saltò, facendola rimbalzare insieme a lui, dato che erano così stretti l’uno contro l’altra.
"Sputa il rospo".
"Che cosa?"
Lei non si preoccupò di guardarlo:  si limitò a scuotere la testa, i riccioli biondi si spostarono leggermente contro la sua faccia quando lo fece e il suo profumo così intenso lo stordì momentaneamente, combattendo la voglia di tenerla vicina "Mi hai sentito: dillo. So che stai morendo dalla voglia di chiederlo".
Avrebbe dovuto saperlo "Perché l’hai fatto ..."  
"Killian, per favore" E quasi sembrava una presa in giro e la sentiva così familiare, era come un pugno dritto nello stomaco. Non c'era alcun motivo di non domandare ciò che aveva iniziato a frullargli nella mente dal momento in cui aveva ricevuto il suo messaggio, senza perdere un minuto, aveva lasciato casa sua, quasi dimenticando le chiavi della macchina, la giacca e il telefono nella fretta di arrivare da lei. 
"Perché hai chiamato me tra tutti?" la pressò il più delicatamente possibile. Sapeva che questo era un rischio. Che se avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato, lei si sarebbe chiusa completamente. Era brava in questo – lo era sempre stata; l’aveva capito fin dal primo momento del loro primo incontro. Chiusa, non permetteva a nessuno di entrare dentro di lei,  per portare il peso da sola in modo da rendere tutti gli altri felici, mettendoli al primo posto. Era una cosa da eroe tragico e lo faceva infuriare a non finire.
Allo stesso tempo, l'amava ancora di più per questo. C'era poco che non amava di lei dopo tutto. Sarebbe fastidioso se questo non lo rendesse felice - amare qualcuno. Come era ancora possibile, in entrambi i casi? Come l’avrebbe fatto funzionare?
L'amore era stupido. Amare qualcuno era così assolutamente stupido. Sconsigliato al 100%.
Fu riportato al presente quando la vide dimenarsi contro di lui, chiaramente a disagio con quello che aveva da dire. Almeno sembrava che stesse per rispondere - che, a un certo punto durante la loro relazione, non sarebbe nemmeno stata una possibilità, scegliendo probabilmente di ritirarsi dietro quelle sue mura "Non l’ho pianificato. L’ho fatto e basta. L’ho sentito come qualcosa di ... naturale. Impulsivo, chiamarti" La sua voce si abbassò e chinò un po’ la testa. Poté vederla mordersi le labbra prima di aggiungere sottovoce: "Mi dispiace se ti ha fatto male".
Non esitò nemmeno prima di rispondere, forza e un’ intenzione chiara nella sua voce. Non voleva che pensasse che lo avesse ferito con la sua chiamata, non quando lui le aveva fatto tanto male prima. Erano davvero degli idioti, costantemente e inconsciamente a toccare le ferite dell’altro.
Visto? L'amore era stupido.
"Non sto male. Non voglio che tu ti senta in colpa per aver cercato qualsiasi forma di conforto da me" sussurrò. Era ancora dietro di lei e non era in grado di vedere i suoi occhi e qualcosa dentro di lui era terribilmente spaventato per il momento in cui l’avrebbe fatto, per quello che avrebbe visto in loro. Era sempre stata questo libro facile da leggere per lui - una buona lettura, la più intensa, sconcertante ed emozionante lettura che avesse fatto da sempre.
Lui non avrebbe mai messo giù quel libro se lei gliel’avesse lasciato fare.
Invece si era concentrato sulla curva elegante del suo collo, le sue piccole orecchie - senza orecchini, sapeva che lei di solito li indossava solo nei film e durante le manifestazioni pubbliche - l'ombra delle ciglia proiettata sugli zigomi. Le lentiggini sulle spalle.
Non voleva far altro che lasciar cadere la testa contro la sua clavicola, pelle contro pelle, forse baciarla, come aveva fatto innumerevoli volte fino a quando non lo colpiva con una risata perché le stava facendo il solletico e le stava 'sbavando tutto il collo' .
Invece, rimase fermo fino a quando Emma emise un suono strozzato, un mix tra una risata e uno sbuffo. Avrebbe riso di lei se non si fossero trovati in una situazione così confusa "Per favore, non dire 'questo è quello a cui servono gli amici'".
A questo sbuffò. Amici. Questo non aveva funzionato così bene tra loro, no ? "Non avevo intenzione di dirlo, credimi".
E poi lei si voltò. E lui lottò contro ogni stupido, idiota muscolo del suo corpo che gli urlava, strillava, cantava di avvicinarsi, metterle una mano tra i capelli, qualsiasi cosa - qualsiasi tipo di contatto. Per quanto riguardava lei non si era nemmeno tirata indietro quando si rese conto di quanto fossero vicini i loro volti quando girò la testa per guardare giù.
"Quindi se non siamo amici, cosa siamo?"
Killian la fissò incapace di distogliere lo sguardo. Che cosa erano davvero? Sapeva quello che voleva che fossero. Voleva così tante cose da Emma Swan. Voleva essere il suo compagno, la sua altra metà, il suo migliore amico, la persona che avrebbe cercato quando era in difficoltà, il suo amante, il suo ragazzo, la sua 'aragosta', la sua anima gemella.
Voleva essere la sua persona.
"Non lo so. Abbiamo bisogno di un nome? Per quello che siamo?" riuscì finalmente a dire  guardandola da sotto le ciglia. La cosa dell’ 'essere amici' non era stata esattamente una buona idea tanto per cominciare. Non erano nemmeno una coppia. E nemmeno dormivano insieme o coinvolti in qualsiasi altro tipo di rapporto fisico. Ma non erano conoscenti. Che diavolo erano allora? Oltre a ad essere due persone ferite che non sapevano nemmeno come funzionare correttamente se non erano presenti nella vita dell’altro?
Non aveva nessun indizio. Forse non avevano bisogno di saperlo dopo tutto.
Emma ridacchiò sommessamente, gli occhi caddero nello spazio tra di loro, probabilmente per evitare l’intenso esame del suo sguardo "Credo di no".
Lui strinse le labbra, studiando le ombre proiettate sul pavimento della sua camera da letto "Forse dovremmo iniziare dalle cose semplici. Siamo solo Killian ed Emma. Cosa ne pensi?" Disse infine, tornando ad osservare la sua reazione.
Era il meglio che potesse trovare.
Allora alzò gli occhi verso i suoi, le sue pupille avrebbero quasi voluto mangiare quel verde mare che tanto adorava, nella stanza scarsamente illuminata e la sua bocca che si curvò leggermente in un angolo. Nero o verde o nocciola, c'era un luccichio nel suo sguardo quando finalmente ammise con un cenno del capo "Per me è perfetto".
Si fissarono negli occhi per un attimo, senza dire nulla. Non c'era davvero niente da dire in quel momento. Niente da fare. Non era una dichiarazione d'amore, nemmeno una promessa che tutto sarebbe tornato di nuovo com’era prima o un accordo firmato di quello che sarebbe successo da quel momento. Una situazione di stallo, immaginò.
Fino a quando il silenzio fu rotto.
"Penso che sia arrivato il momento di alzarsi" sussurrò, ma anche se l’aveva detto con le parole, non si era assolutamente mosso.
Ma non fu il caso di Emma però. Alla sua proposta, si stranì. Gli occhi andarono freneticamente alla ricerca dell’orologio sopra il suo comodino. Non appena vide i numeri al neon luminosi, si tirò indietro, districandosi da lui e balzò in piedi "Avevi dei programmi? Cazzo, mi dispiace, avrei dovuto chiedere, io .."
Cercò di non roteare gli occhi - inutilmente – si alzò anche lui e le mise un dito sulle labbra rosate. Labbra che una volta aveva assaggiato, a cui era solito ancorarsi. Scosse la testa e quel pensiero "Sei pregata di smettere di parlare. Sono dove voglio essere". Io non voglio essere da nessun’altra parte se non qui con te, avrebbe voluto ammetterle, ma sapeva che non avrebbe fatto loro alcun bene. Erano già in una situazione così delicata, avrebbe solo infranto qualcosa dichiarando quanto volesse che le cose fossero diverse tra di loro. Lasciò cadere il dito dalla bocca, facendo un passo indietro da lei e grattandosi goffamente la testa. Tutto sembrava diverso al mattino; alieno, estraneo. Lui non era sicuro di dove si trovavano. "Ma più tardi abbiamo un appuntamento con il regista del video, quindi credo che dovrei andare a cambiarmi prima".
Emma lo guardò dall’alto in basso e lui represse un brivido. Non lo stava facendo per prenderlo in giro, né in un modo sessuale. Stava solo ispezionando il suo aspetto. Questa donna lo aveva rovinato per sempre, questo era certo. Quando ebbe finito gli disse: "Non è una cattiva idea: la camicia è tutto spiegazzata" e arricciò il naso con gli occhi brillanti.
Dio. Voleva baciarla sul naso. Lo desiderava così intensamente in realtà che la voglia lo stava uccidendo.
Lei lo aveva rovinato per questa vita e tutto ciò che c'era dopo.
"Anche tu non sei un raggio di sole" commentò con un tono grondante di sarcasmo, nel tentativo di non apparire completamente trafitto dal suo piccolo sorriso e dal suo stupido naso lentigginoso. Cosa che si rivelò essere straordinariamente impegnativa. Si voltò facendo cenno con la testa verso le scale che conducevano al piano di sotto e fuori da casa sua "A proposito, dovresti avere il copione del video intorno alla prossima settimana. Le riprese non saranno molto più tardi. Te lo diranno non appena avranno trovato la location e la produzione sarà pronta".
Lo aveva seguito fino a raggiungere la porta, in silenzio fino a quando lei mise una mano sulla cornice e dischiuse le labbra per la sorpresa "Oh. Va bene".
"Non essere nervosa"
"Non lo sono"
Lui inclinò la testa di lato. Davvero, Swan? Voleva fare quel gioco, dopo tutto? "Bugiarda" e le sorrise, il sopracciglio si sollevò contro la sua volontà mentre aspettava che cedesse e lo ammettesse - era nervosa.
Anche lui lo era, ma non avrebbe voluto ammetterlo.
Proprio perché lui sapeva che lei sapeva.
Erano così fregati, dio.
Lei alzò gli occhi, aprendo la porta e dandogli uno spintone timido per spingerlo fuori - anche se poteva quasi vedere il sorriso nascosto dietro le sue parole "Fuori di qui, sapientone".
Cominciò a uscire dalla stanza, alzando le spalle leggermente e cercando di aggiungere più spavalderia possibile al suo passo finché la sentì ridere "La tua parola è il mio ordine". Prima che potesse accorgersene passò accanto a lei, chinò il capo e la baciò dolcemente sulle labbra prima di tirarsi indietro e continuare la sua strada per uscire. Fino a quando si rese conto di quello che aveva fatto.
Che diavolo Jones. Che cazzo stai facendo? Sei riuscito a rimanere tutta la notte abbracciato a lei, sei rimasto a pochi centimetri di distanza da lei mentre le hai parlato e ti avvicini a lei adesso?
Che diavolo c’è che non va in te?
"Io sono, sono così, ... così dispiaciuto. Scusa" iniziò, non sapeva se avrebbe dovuto abbandonare la scena il più velocemente possibile o rimanere lì fino a quando lei non avresse capito che si era trattato di un riflesso, qualcosa che era stato così naturale nel loro precedente rapporto - la sua attesa sulla porta fino a quando lui non andava via, baciandolo prima che corresse alla sua macchina - che non ci aveva nemmeno pensato. Proprio come era stato un impulso per lei chiamarlo la notte precedente, era stato completamente fuori dal suo controllo.
Era così dannatamente attraente.
Cercò di tranquillizzarlo, anche se poteva vedere la sua mano un po’ tremante quando la poggiò contro lo stipite della porta "Non preoccuparti".
Non sapeva se continuare a ripetere più e più volte le sue scuse o andarsene immediatamente fuori di lì.
Optò per andare via. "Io ... vado, allora" Si girò scendendo i gradini che portavano alla sua macchina e poté sentirla sussurrare nella sua scia: " Già. Ciao". Scosse la testa mentre apriva la portiera e con un ultimo sguardo notò che Emma era già sparita dietro la porta chiusa. 
Aveva anche notato però, come lei non sembrò affatto sorpresa che si fosse chinato a baciarla. Lei l’aveva accettato senza riserve, come se fosse stato naturale per lei come lo era stato per lui.
Voleva ridere dell'ironia che avevano cercato di essere amici, anche se cose come queste accadevano ogni volta che le loro strade si incrociavano.
Amici. Ah.
Aveva sentito dire una volta o due come l'amore fosse  l'amicizia in fiamme.
Ed era più che felice di concordare.
________________________________________________________________________________
 
Killian stava già entrando nello studio, dopo aver salutato in fretta Belle, quando sentì la voce di Victor provenire dall’interno, si fermò quando raggiunse la porta e ci si appoggiò contro per ascoltare la loro conversazione.
"Ascoltatemi per questa volta, per favore ... è un club del tutto innocente in centro ..."
"No, Whale, non andremo in uno strip club" Filippo per una volta non era arrossito mentre negava la richiesta senza senso del bassista. Questa dovrebbe contare sicuramente come una vittoria per loro, Killian pensò appoggiato allo stipite della porta, mentre ascoltava la loro conversazione. Victor non aveva smesso di cercare di farli andare in qualche club prima delle nozze di Filippo e Aurora da quando gli aveva dato la notizia. In realtà, Killian sospettava che fosse molto più euforico per quella parte del 'matrimonio' che per la cerimonia stessa.
Idiota.
Victor mise il broncio. Naturalmente. "Perché no?"
"Che cosa direbbe Ruby se lo scoprisse?" 
"Vuoi dire quando lo scoprirà" sottolineò Jefferson, un sopracciglio scuro si sollevò divertito mentre lo fissava.
Victor non sembrava troppo preoccupato però, scrollò le spalle in modo completamente non curante "Che sono proprio come qualsiasi altro maschio su questo pianeta ...? Cos'altro? Questa è una tradizione della famiglia Whale, dovete saperlo". 
Killian rise a questo. Victor si inventava sempre qualche assurda tradizione di famiglia solo per spianarsi la strada con quello che voleva in quel momento. Aveva preso in considerazione più di una volta l’idea di portare con se una bandiera con su scritto BALLE da sventolargli in faccia ogni volta che usava la carta 'Tradizione della famiglia Whale'.
August sbuffò rumorosamente dal tavolo, se ne stava con la testa piegata sulla copertina del giornale che aveva portato sicuramente Gold sotto il braccio quella mattina. Come sempre. "Cosa? Far scappar via la fidanzata per fare il viscido?"
Fortunatamente per lui, non riusciva a vedere lo sguardo di Victor - non che stesse avendo molto effetto, visto che il resto dei ragazzi scoppiarono a ridere alle parole del tastierista "No, idiota – uscire  con i suoi migliori amici per vedere donne poco vestite prima di percorrere la navata!"
Esasperato, August prese il giornale in mano e lo gettò verso di lui,  ma Victor lo prese al volo facilmente, mostrandogli il dito medio con la mano libera. Ignorando la sua risata August tornò al suo posto e infine vide Killian "Ehi. Come mai ci hai messo tanto?"
Scosse la testa mentre entrava, prendendo posto accanto a Filippo sul divano. Emise un sospiro. Eccoci qui. "Mi dispiace. Ero occupato".
Jefferson alzò un sopracciglio curioso "Occupato? L'album è fatto e siamo ancora in attesa di news per il video, con cosa eri occupato?"
Il momento della verità. Si fece forza e portò la mano a strofinare gli occhi stancamente "Ero da Emma".
Tre, due, uno ...
"Che cosa?"
Victor fischiò tamburellando con le dita sul legno lucido del tavolo, si avvicinò avidamente, come se stessero condividendo qualche pettegolezzo. Cosa che alla fine stavano per fare "Aspetta – voi due avete ..."
Lui aggrottò la fronte. Certo che avrebbero potuto pensarlo "No. Non è così, va bene? ... Lei aveva bisogno di me", quando li guardò di nuovo, la sua bocca era tirata in un cipiglio infastidito solo nel caso in cui non ci avessero dato un taglio. Non era in vena di scherzi.
Victor non sembrò trovarlo minimamente minaccioso però "Beh, che suona sospettosamente come se voi due ..."
"WHALE".
Filippo essendo l'anima gentile che era gli si avvicinò e gli accarezzò il ginocchio come per confortarlo "Stai bene?" chiese con calma, osservando attentamente il suo volto.
Killian lasciò cadere la testa contro il divano, chiudendo gli occhi. Anche dopo una 'buona notte di sonno' con Emma tra le braccia, si sentiva come se fosse uno zombie. "Per essere onesti, non lo so. E’ tutto ... così confuso".
August andò davanti a lui, rivolgendogli un’occhiata rassicurante "Voi due ne verrete fuori alla fine".
Si sentiva troppo stanco anche solo per roteare correttamente i suoi occhi su di lui.
"Sai, dopo la 300ma volta che me lo ripeti forse inizio proprio a non crederci".
"Dalle tempo, fratello. Voi due eravate in una situazione davvero incasinata. La cosa strana sarebbe stata se foste tornati insieme come se nulla fosse mai accaduto".
Killian si pizzicò il ponte del naso stancamente. "Lo so. E’ solo che ... mi manca" ammise tranquillamente e anche se lui rabbrividì dentro di se per il modo patetico in cui suonava, sapeva che non si sarebbero presi beffe di lui per questo.
Il silenzio pesava nell'aria dopo la sua confessione, intanto giocava pigramente con il cuscino sgangherato che tenevano sul divano e che talvolta usavano come un cuscino improvvisato ogni volta che si addormentavano laggiù. Non era troppo ansioso di scoprire cosa ne pensassero della sua dichiarazione, non era in vena di altri discorsi incoraggianti che, pur essendo pieni di buone intenzioni, non si stavano avverando. Non tanto presto almeno.
"Sai cosa potrebbe aiutarti nel frattempo? Questo piccolo club di cui vi parlavo ..."
Il lamento di Killian fu sopraffatto da quello di August, Jefferson e un indignato Filippo "WHALE". Prima che il bassista potesse protestare ancora una volta contro il veemente rifiuto della sua proposta, la testa di Belle apparve dalla porta, bussando piano per rendere nota la sua presenza.
"Ragazzi? Keith è qui. Siete pronti?"
Jefferson si avvicinò a lei per pizzicarle la guancia affettuosamente "Belle, siamo nati pronti". Lei gli batté via la mano con una risata, roteando gli occhi.
"Siete anche nati idioti, ma non dico niente a riguardo, no?" Lei sorrise mentre tutti erano rimasti senza fiato drammaticamente, con le mani che volavano ai loro cuori fingendo dolore. Lei li ignorò con un gesto della mano e poi aprì di più la porta per lasciar entrare il nuovo arrivato: "Vi lascio con lui ragazzi". 
Keith Nottingham entrò, fermandosi sulla soglia e portando le dita alla testa in un finto saluto militare, sorridendo ampiamente verso di loro "Ehi, Lost Boys. E’ da tempo che non ci vediamo".
Avevano incontrato il ragazzo quando avevano girato uno dei loro primi video del loro primo album. Non erano abituati a tutta l’attrezzatura, la sceneggiatura e il via vai che accompagnava l'intero processo, ma Keith gli aveva reso sorprendentemente facile adattarsi alla situazione.
A Killian era piaciuto molto lavorare con lui, soprattutto per la sua disponibilità ad ascoltare le loro idee, aggiungendole al progetto insieme alle sue - un mix perfetto tra le loro creatività. Si erano imbattuti in lui qualche altra volta da allora: alcune cene, bevute, incontri casuali in alcuni eventi e cose simili; ma avevano chiesto la sua collaborazione per questo progetto specifico e lui era stato più che felice di accettare.
Tutti si alzarono per salutarlo, uno scambio di abbracci e pacche sulla schiena. Victor stava sorridendo come un pazzo - aveva molto apprezzato l'uomo quando avevano lavorato insieme, con immensa sorpresa, visto che era una delle poche persone che effettivamente avevano avuto la pazienza di sopportare le sue stupidaggini. "Ehi, Mr. Nott. Come va?".
Il regista sospirò pesantemente, scuotendo la testa e cercando di apparire severo "Ti ho detto di chiamarmi Keith". Scrutò tutti i loro volti brevemente e poi girò la testa indietro e Killian vide Mr. Gold che era arrivato in silenzio nella stanza senza che se ne accorgessero. Sistemò la sua valigetta e prese posto a capo tavola. Keith sorrise sfacciatamente a loro e batté le mani "Allora, siete pronti per lavorare?"
"Il signor Nottingham ha già inviato via mail la sceneggiatura e queste sono le vostre. Preferite leggere da soli o che lui vi presenti l’idea così da chiedere tutto quello che volete mentre siamo qui?" disse Mr. Gold, aspettando la loro risposta. Tutti si scambiarono uno sguardo silenzioso mentre prendevano posto intorno al tavolo.
Filippo si strinse nelle spalle, controllò gli altri nel caso qualcuno di loro non fosse d'accordo con lui "Sentiamolo da lui,  possiamo leggerlo più tardi". Al loro tacito accordo, Keith batté rumorosamente il pugno chiuso contro la superficie del tavolo sotto lo sguardo poco divertito di Gold - Killian si aspettava che avrebbe accarezzato con dolcezza il legno liscio e fece cenno per avere la loro attenzione. Lo spettacolo stava per iniziare.
"Va bene allora! Beh, visto ciò di cui parla la canzone, non avrebbe alcun senso per noi non approfittare della storia alle spalle. Miss Swan interpreterà ovviamente questa Lost Girl di cui cantate e spero che per Killian non sia un problema interpretare il suo Lost Boy? Oppure vorrebbe farlo qualcun altro di voi, nel caso sia troppo… sai… difficile per voi due lavorare insieme, so che la situazione non è esattamente l'ideale in questo momento?".
Killian sentì il suo stomaco in subbuglio. Anche se la prospettiva di dover interpretare delle scene con Emma poteva essere difficile - per non dire doloroso -  l'idea che uno dei suoi compagni potesse essere al suo posto gli sembrò un colpo nello stomaco. Qualunque di loro, davvero. Qualsiasi altro ragazzo che potesse toccarla, abbracciarla o baciarla; che potesse fare qualcosa con lei ... dovette reprimere un ringhio minaccioso che stava per sfuggirgli dalle labbra al solo pensiero.
Si stravaccò sulla sedia cercando di apparire disinvolto. Anche se sapeva che i suoi amici non ci sarebbero cascati, non era in un rapporto così stretto con Keith da condividere la sua situazione estremamente complessa che coinvolgeva Miss Swan "Lo farò. Non credo che nessuno di questi qui in realtà avrebbe le palle di comportarsi in modo più che amichevole con la mia ex".
Il resto della band fece ooooh in risposta.
"Cosa vogliamo scommettere, saputello?" August chiese con un sorrisetto. Anche se sapeva che stava bluffando, Killian sentì la sua bocca ringhiare in una smorfia.
"Sta' zitto".
Jefferson li ignorò, rivolgendosi a Keith e chiedendo con interesse: "Ci sarà da baciare?"
Il regista annuì con entusiasmo, ridendo "Oh, sì".
"Ohhhh".
Naturalmente ci sarebbe stato. Perché avrebbe dovuto esserci qualcosa di facile a questo punto, eh? Si guardò le unghie "Niente che non abbia fatto prima".
"Sì, come si è anche fatto lei prima".
"WHALE" gemettero tutti all'unisono.
Questa stava diventando una fastidiosa abitudine.
Keith scosse la testa ridendo per le loro buffonate e si passò una mano tra i riccioli prima di andare avanti. 
"Comunque. La storia si concentra su questa Lost Girl. Per la prima volta la incontriamo mentre si sta preparando per qualcosa , un appuntamento, forse? Lei sembra eccitata, felice - fino a quando non riceve un messaggio: 'Non posso farlo, mi dispiace'. Il suo viso cade verso il basso e si iniziano a vedere alcuni flashback del suo passato in cui veniva lasciata in disparte, le preferivano altri, dimenticata, persa, da sola. Prima di cadere nell’autocommiserazione i suoi amici la trascinano fuori di casa - perché, si sa, gli amici sanno sempre quando sei giù. Quindi la cosa è che lei esce e incontrano un gruppo di amici dei suoi amici, dove c'è questo tizio". Fece una pausa e fissò Killian acutamente. Sì, l’avevano capito. Era lui il ragazzo. "Questo ragazzo che prima del suo arrivo, era stato perso nei suoi pensieri a fissare il telefono. Non più però dopo che aveva posato gli occhi su di lei. Dopo essere stati presentati, lui la fa ridere - anche se era di pessimo umore ".
Killian deglutì rumorosamente a questo, pregando che non notassero le sue improvvise mani sudate.
"... Iniziano ad uscire e vediamo scorci di come il rapporto tra loro progredisce da quella prima scintilla che nessuno dei due può controllare: i tocchi delle mani, i momenti carini in cui si divertono insieme - ma anche i litigi, i pianti. Vediamo come si supportano a vicenda, come si aprono sul loro passato, le loro ferite lasciate da altri amanti. Come il loro essere un ragazzo e una ragazza smarriti viene rivelato".
Ok, stava tremando adesso.
"... A metà della canzone, lei troverà qualcosa: un messaggio. Un messaggio di questa ragazza del suo passato di cui le aveva parlato. Lost Girl era stata ferita così tante volte prima, perciò decide di fuggire, senza nemmeno preoccuparsi di sentire quello che lui ha da dire. Fino a quando non si imbatte in questa ragazza con un altro e a questo punto si renderà conto che è probabilmente saltata a conclusioni affrettate e inizia ad interrogarsi sulle sue azioni, così torna a casa sua. E qui c’è il culmine:.. c'è un flashback della prima notte - lui con il suo telefono, ricordate? - quando aveva ricevuto un messaggio da questa stessa ragazza, in cui gli diceva che non poteva farlo". Keith si fermò, sorridendo ampiamente, aprendo le braccia di fronte a se come se si aspettasse che gli sarebbero saltati addosso, abbracciandolo per la sua genialità. "Vedete. Entrambi erano stati 'abbandonati' la stessa notte e si sono trovati l'un l'altro. Non solo: la ragazza, dopo aver scoperto che stava vedendo Lost Girl, ha insistito per tornare insieme, proprio come fanno i bambini quando vedono che il loro giocattolo preferito non è più loro e che cercano di tornarne in possesso con ancora più forza. Ma Lost Boy aveva già preso la sua decisione:.. aveva scelto Lost Girl "
Ci fu un silenzio impalpabile dopo che ebbe finito. Killian era stranamente tentato di schiaffeggiare se stesso per tornare al presente. Non aveva idea di come Keith, qualcuno che per lui era a tutti gli effetti un estraneo - e soprattutto per Emma - era riuscito a creare una storia che si adattava perfettamente a tutto ciò che era accaduto tra di loro. Naturalmente non era la loro storia - e grazie a Dio per questo. Non avrebbe mai voluto che la loro storia venisse messa in scena sotto gli occhi di tutti. Ma quello che sarebbe stato in atto nel video era abbastanza vicino a quello che era stato il loro percorso emotivo fin dall'inizio. Erano il Lost Boy e la Lost Girl dopo tutto.
Era la canzone di Emma. E anche la sua.
Keith si dimenava sulla sua sedia in attesa del verdetto e Killian trovò alquanto accattivante il suo sembrare così interessato alle loro opinioni "Allora. Cosa ne pensate?"
"Quante volte hai rivisto ‘Le pagine della nostra vita” prima di scrivere questo?" Naturalmente Victor avrebbe dovuto dire qualcosa di stupido. A quanto pare Killian non era l'unico a pensarlo. 
"Chiudi quella cazzo di bocca, Whale". 
Sollevò le mani innocentemente. Sì, giusto "Stavo solo scherzando".
Mr. Gold si voltò verso di lui alzando un sopracciglio. Tutti seguirono le sue azioni e Killian sembrò agitarsi sotto il loro sguardo "Jones?"
Ci fu una pausa e incrociò i suoi occhi con quelli di Keith, annuendo lentamente nella sua direzione "E' perfetto".
Lo era. Almeno per lui sicuramente lo era.
L'improvvisa idea che Emma avrebbe letto presto la sceneggiatura - o forse lo stava facendo in quel momento, dato che Gold aveva affermato di avergliela già inviata - lo colpì e si chiese che cosa avrebbe pensato quando l’avrebbe letta.
Keith sorrise ampiamente alla sua approvazione "Che dolce!".
"Le locations sono state scelte?" chiese Jefferson.
"Sì, stanno preparando tutto mentre noi parliamo, non dovrebbe passare molto tempo prima che tutto sarà pronto per girare. Se tutto va come abbiamo pianificato, magari in due o tre settimane dovremmo girare. Avremo le scene di voi che cantate e poi il dipanarsi della storia, naturalmente".
Tutti annuirono. Era sempre stato così per la maggior parte dei loro video – registravano tutta la canzone suonata dalla band e poi tagliavano le scene da quello e le alternavano con il resto di quelle che avevano filmato. "Dove canteremo questa volta?"
"Una terrazza da cui si gode una vista stupenda, un mio amico ha già detto che non ci sarebbe nessun problema se voi ragazzi la volete utilizzare per il video".
Filippo fischiò impressionato. "Forte. E il resto?"
"Un mix tra le strade, una casa e un ristorante - l'unico luogo pubblico per cui dobbiamo ancora accordarci con i proprietari è questo club che ..."
Killian aggrottò la fronte confuso "Un club?"
Keith si girò verso di lui con gli occhi che scintillavano maliziosamente. Uh-oh. Killian non era davvero impaziente di scoprire ora cosa aveva da sorridere come lo Stregatto "Già. Per la scena del primo bacio".
Naturalmente.
________________________________________________________________________________
 
Victor si sistemò per la sesta volta il farfallino "Sembro un deficiente".
"No non è vero"
"Awwww, grazie amico"
"Sembri un cameriere" lo corresse Jefferson con un sorrisetto.
"Fanculo".
Killian scosse la testa, un sorriso apparve sulle labbra per le battute dei suoi amici. Stavano affollando la stanza dove erano stati trascinati dall’amica di Belle, Ella - che era stata la prima tappa di Aurora quando avevano finalmente fissato la data delle nozze. Killian non fu troppo sorpreso quando scoprì che si sarebbero sposati molto presto. Tipo in un paio di mesi. Aurora era stata insistente su questo perché sicuramente sarebbero partiti per il tour non molto tempo dopo l’uscita dell'album e poi ‘loro non volevano più aspettare'.
Piccioncini. Ugh.
August sbuffò con impazienza, cercando di non accigliarsi mentre controllava la sua immagine riflessa nello specchio "Non è come se non avessi messo la giacca e la cravatta prima d’ora, lo sai".
Victor arricciò il naso, leggermente imbronciato verso di lui. Se Killian non l’avesse conosciuto così bene, avrebbe scommesso che Victor avrebbe probabilmente piagnucolato fino a quando gli avrebbero permesso di presentarsi alla cerimonia in jeans e maglietta. Non era proprio entusiasta della parte in cui avrebbe dovuto indossare lo smoking per la serata, ma ... "E' piuttosto... inquietante". 
Avrebbe continuato a lamentarsi. Lo sapeva. Si accomodò sul divano al lato dell’elegante stanza, in attesa che Filippo reagisse, come temeva sarebbe accaduto presto.
Fu più che sorpreso quando vide il futuro sposo girarsi e dare una pacca sulla schiena del bassista con un sorriso "Pensa ad indossare la cravatta sulla fronte quando sarà il momento".
Al che il volto di Victor si illuminò come un albero di Natale "Sai sempre come tirarmi su di morale".
"Probabilmente dovrei avere dei brownies per questo".
"Ecco a proposito di brownies" Jefferson aggiunse con uno sguardo sognante sul suo viso, la stessa espressione che si presentò all’istante negli occhi degli altri.
Brownies. Un pezzo spugnoso di paradiso in bocca, come potrebbero non piacere.
"Sono di Aurora, non prendetevi il merito".
Filippo scosse la testa e Killian non poté fare a meno di notare come il suo viso era quasi ... si illuminava quando di nominava la sua fidanzata. Non che non si fosse mai reso conto del loro amore puro e sfrenato, ma queste ultime settimane si stava comportando in un modo ... disgustosamente difficile da sopportare. Non augurava niente di meno che la felicità per i suoi amici, alla tristezza piaceva la compagnia - e la tristezza a quanto pare non era nel vocabolario della coppia in questi giorni. "Non lo farei mai, lo giuro" affermò Filippo, però anche lui, sorrideva come un idiota.
Killian notò la sua espressione di riluttanza e poi il suo sorriso si spense all'improvviso in un'espressione confusa "Dov'è lei comunque?"
"Credo che la loro prova fosse nel reparto femminile del negozio, ma non sono sicuro se sono già tutte qui o meno. Aurora e Ruby stanno sicuramente arrivando però".
Killian tirò i suoi lineamenti in una maschera di indifferenza. Non si aspettava che Emma andasse lì o qualcosa del genere. Non si vedevano dal mattino in cui si erano lasciati avanti alla sua porta - dopo che lui l'aveva baciata. Non era così sicuro di essere pronto a scoprire cosa pensava di tutto questo, se era riluttante a vederlo o se lo stava semplicemente evitando e voleva continuare a mantenere le cose in questo modo.
Non voleva ammettere che il suo stomaco si strinse al pensiero di non vederla.
Scosse la testa cercando di cancellare i suoi pensieri e rivolse di nuovo l’attenzione a Filippo, che stava ancora parlando, apparentemente inconsapevole del suo tumulto interiore "Comunque,  ci incontreremo più tardi con le ragazze per il pranzo, quindi non è che sentirai la loro mancanza per molto".
Al che sapeva che la sua faccia lo stava tradendo.
Lei stava per andare a pranzo con tutti loro?
Cazzo. Di cosa avrebbero dovuto parlare? Avrebbero dovuto affrontare quello che era successo quando si erano visti l’ultima volta? O semplicemente ... spazzarlo via come se non fosse successo? Era stato un incidente. Un incidente davvero innocente, non significava nulla in realtà, era stato stupido, era stato sciocco, era stato solo un piccolo bacio dato dall’abitudine ...
"Stai bene, Jones?"
Alzò la testa per trovare quattro paia di occhi concentrati completamente su di lui. Stupendo. "Certo. Perché non dovrei?"
Jefferson si appoggiò alla parete opposta alla quale era seduto lui, guardandosi le unghie come se non avesse alcun pensiero al mondo "Oh, non lo so. Incontrare Emma dopo il vostro cosiddetto 'sonno innocente' insieme ..."
"... piantala ..."
"... e prima delle riprese del video ..."
"Jeff, ho detto si smetterla" ringhiò stringendo la mano in un pugno. Un pugno che avrebbe sbattuto contro il viso del suo amico se non avesse smesso immediatamente.
Al suo tono Jefferson sospirò e si avvicinò per sedersi al suo fianco, attento a non sgualcire i pantaloni dello smoking che stava ancora indossando.
"Sto solo chiedendo, perché non abbiamo bisogno di una scenata".
Per Killian fu davvero difficile non scoppiare in una risata isterica a questo. Capiva da dove provenissero le preoccupazioni dei suoi amici -  lui ed Emma avevano battuto una sorta di record di scene memorabili in pubblico da quando avevano iniziato la loro relazione. Soprattutto il loro primo incontro.
Quello che non sembravano capire era che non avevano intenzione di dare vita ad un altro scandalo. Assolutamente.
"Non faremo nessuna scenata. Siamo adulti. Sappiamo come comportarci" promise nel tentativo di rassicurarli. Per rendere più forte la sua affermazione, afferrò una rivista su uno dei piccoli tavoli disposti intorno a loro, dove vi era un articolo che aveva spiato in precedenza circa il loro 'Percorso da Coppia Innamorata a Quasi Sconosciuti!' e abbassò il viso.
August lo fissò con un sorriso tranquillo e scosse la testa. Si guardò intorno nella stanza e sbuffò, anche se l'espressione divertita sul suo viso rovinò l’effetto "Certo che possiamo. Ecco perché Whale sta cercando dei posti in cui nascondere le Maltesers all'interno del suo vestito".
"Ehi!"
"Non so se hai notato, ma io non sono Whale" Killian affermò con una inclinazione della testa. Prima che Victor potesse rispondere, una voce maschile con un leggero accento li interruppe dalla porta "Ehi ragazzi".
Si voltarono tutti per vedere Graham lì in piedi che gli sorrideva – in qualche modo intimidito. Non c’era da stupirsi. Povero ragazzo avrebbe dovuto saperlo.
"Humbert!"
Al loro entusiasmo, Graham rise apertamente, facendosi strada e lasciando una cartella sopra la rivista che Killian aveva precedentemente abbandonato "Scusate il ritardo. Ho dovuto ... prendere alcune cose".
Filippo gli batté una mano sulla spalla, facendo un leggero rumore "Non ti preoccupare. Infatti sono sicuro che tutta questa cosa delle prove è inutile per te, considerando che risulti fastidiosamente perfetto in ogni tipo di abito" disse sprezzante. 
"Forse dovrebbe presentarsi nudo per la cerimonia" propose Jefferson.
Graham sghignazzò ignorandoli "E rubare la scena al povero Prince? Mai". Scosse la testa mentre vagando nella stanza guardava gli smoking in giro su ogni superficie disponibile possibile, probabilmente alla ricerca del suo. "Perché tutti mi chiedono sempre di togliermi i vestiti, comunque?"
"Non ti hanno chiesto di unirti al cast del film Magic Mike?" August domandò con un sorriso.
Graham lo fulminò con lo sguardo e Killian poté solo immaginare che stava pensando al modo migliore per dargli fuoco "Ma smettila!!".
Risero tutti per il suo disagio e ripresero le loro precedenti attività di preparare i vestiti prendendosi in giro a vicenda davanti allo specchio. Fortunatamente Killian aveva già fatto, dato che Filippo aveva insistito che il testimone avesse la precedenza e gli fece passare un bel po’ di tempo con il sarto, che ci aveva impiegato troppo per il gusto di Killian, visto che la giacca scendeva bene sul petto e sulla scapole. Aveva anche insistito ricordandogli che avrebbe dovuto mantenere la misura del suo panciotto piuttosto allentata così avrebbe potuto sedersi comodamente e che le maniche della giacca dovevano essere circa 2 cm più corte della camicia affinché sbucassero da sotto.
Ma che era tutta quella roba?
"Questo è il mio?"
Batté le palpebre verso Graham, che aveva silenziosamente attraversato la stanza per andare accanto a lui e stava indicando lo smoking appeso dalla lampada vicina al divano. Lui scosse la testa, ancora perso nei suoi pensieri, annuì stordito e lo prese offrendoglielo "Penso di sì. Ecco".
Graham lo prese sorridendo con gratitudine. Rimase lì fino a quando disse goffamente: "Grazie. Senti, volevo parlare con te".
Lo interruppe prima che potesse andare avanti. Non era sicuro che avrebbe davvero voluto avere questa conversazione o se fosse preparato ad affrontarla, ad essere completamente onesto. Sapeva che avrebbe dovuto – per quanto strano potesse essere – affrontare 'il discorso' con il suo amico,  ma questo non significava che l’avrebbe voluto "Humbert, non c'è bisogno".  
"Non hai nemmeno sentito quello che ho da dire" rispose Graham, l'inizio di un sorriso apparve sul suo volto.
"Non è che si tratta davvero di un grande segreto" dichiarò Killian con circospezione. Sospirò sconfitto sapendo che l'attore non gli avrebbe permesso di farla franca, diede una pacca sul posto accanto a lui sul divano. Sentì che venivano non troppo sottilmente osservati dal resto della band e lui cercò di ignorarli, infatti li vide girovagare per la stanza facendo finta di essere impegnati in altro.
Idioti.
"Sì, credo di si" Graham rifiutò di sedersi sul divano e invece si appoggiò al bordo del tavolo di fronte a lui, incrociando le caviglie e allungando le gambe giocherellando nervosamente con la plastica che copriva il suo smoking. Killian era stranamente tentato di prenderlo in giro sul fatto che lo avrebbe stropicciato ancor prima di indossarlo. "E’ solo che… non voglio che le cose tra noi siano così. Non voglio che pensi che in qualche modo abbia cercato di portarla via da te o qualcosa del genere, non è così". 
Killian lo guardava con la coda dell'occhio "Non ho mai pensato che volessi farlo"
Tamburellava con le dita sul tavolo, aggrottando la fronte come se qualcosa che aveva detto il suo amico avesse toccato una corda dentro di lui "Ti sarebbe piaciuto, però?" 
L’espressione di Graham mutò, si poteva vedere il suo conflitto interiore, era malinconica e forse un po’ smarrita "Siamo amici. Buoni amici. E’stata ... forse la mia migliore amica ultimamente se devo essere completamente onesto. Avevo bisogno di questo e anche lei aveva bisogno di qualcuno che l’ascoltasse".
Merda.
La rivelazione improvvisa che non solo Emma aveva sofferto per tutto questo - ma che Graham era stato sicuramente coinvolto, tirato nello strano triangolo che la stampa era così insistentemente convinta di voler mostrare a tutti - lo investì come un camion. E sentire che probabilmente aveva avuto tanti problemi a questo proposito e che lui non era stato presente, non lo stava aiutando.
Quando era diventato un completo e assoluto cretino? 
"Avresti sempre potuto parlarne con noi" cercò di ricordargli. Anche se Killian stesso non aveva avuto troppa voglia di parlare con Graham dopo le immagini di lui ed Emma durante gli Awards, ma era sicuro che i suoi compagni non avrebbero avuto alcun problema nel parlare con lui e ascoltare quello che aveva da dire sulla questione. Non era come se fosse stato bandito o qualcosa del genere.
Graham ridacchiò scuro "Sarebbe stato strano. Sentivo come se tu fossi arrabbiato con me e ... voi ragazzi siete un po’ come i moschettieri. Tutti per uno, uno per tutti, giusto?" Sollevò le mani in segno di resa alla sua espressione sbalordita, prima di aggiungere categoricamente "Io non avrei mai fatto niente contro di te. Assolutamente. Te lo sto dicendo perché forse hai pensato che Emma ed io abbiamo trascorso molto tempo insieme dopo la vostra rottura, ma credimi, non ci avrei mai provato con lei. So che provi ancora dei sentimenti per lei. Ed io non l'ho mai vista come niente più che un’amica".
Killian non riuscì a fermarsi, non notò nemmeno che le parole stavano uscendo prima che lui potesse fare qualcosa per fermarle "Mai?"
L’espressione del suo amico si fece contemplativa. Si stava prendendo troppo tempo per rifletterci su, pensò Killian, per qualcuno che non aveva ‘mai’ provato sentimenti per Emma. Ma alla fine chi poteva biasimarlo. Era di Emma che stavano parlando. Sarebbe come non sentire nulla per una stella cadente. "Forse quando l’ho incontrata la prima volta. Lei è diversa. Lei è unica. Ma non è quella giusta". Killian notò come le labbra di Graham si piegarono verso l'alto, come se stesse nascondendo un segreto "Non per me comunque".
Stava per interrogarlo su cosa volesse dire, ma decise di non farlo all'ultimo momento. Stavano cercando di riparare la bella amicizia che avevano sempre avuto e amato e non era disposto a pressarlo troppo al momento. "Non hai bisogno di darmi spiegazioni su qualsiasi cosa, lo sai". Gli rivolse uno sguardo annuendo incoraggiante "Ma ti ringrazio, credo".
Poteva vedere il sollievo e la gratitudine nell'espressione di Graham mentre ricambiava il suo sguardo, Killian si accarezzò la gamba rapidamente cercando di soffocare una risata quando i suoi occhi si spalancarono dato che improvvisamente si era accorto che aveva lasciato cadere lo smoking sul pavimento. Probabilmente terrorizzato del sarto e dallo spaventoso sguardo della commessa del negozio quando avrebbero scoperto che era stato così imprudente mentre aveva a che fare con i loro vestiti. 
"Jones, sii gentile e muovi il culo per chiedere ad Aurora dove ha lasciato i miei gemelli" Filippo gridò, ancora davanti allo specchio. Dio, Killian era veramente vicino a prenderlo in giro con 'Specchio specchio delle mie brame' se avesse continuato a specchiarsi. Invece lo guardò incredulo. "Stai dicendo sul serio? Gemelli?"
"Amico, non devi nemmeno chiedere. Erano di mio padre”.
Emise un lungo sospiro, roteando gli occhi mentre si alzava dal divano per dirigersi fuori dalla stanza. "Va bene, vado a prenderli. Perché diavolo li ha lei però?".
"Me lo stai chiedendo davvero? Io sono un disastro, perdo tutto. I vantaggi di avere una ragazza che mette le tue cose nella sua borsa".
"Sposerai quella ragazza tra pochissimo tempo, probabilmente dovresti iniziare a chiamarla la tua fidanzata".
"Perché se lei sarà presto mia moglie?" disse Filippo cercando di non guardarlo in modo divertito.
... beh il ragazzo non aveva tutti i torti.
"Torno subito" disse. Con una strizzatina d'occhio uscì fuori dalla stanza e li lasciò lì ridendo.
Si scusò quando quasi si scontrò con una ragazza minuta che portava una quantità di sacchetti due volte la sua dimensione e dopo che lei si rifiutò di lasciarsi aiutare con un rossore sulle guance, si trascinò lungo i corridoi fino a quando finalmente raggiunse il reparto delle donne. Si sentì momentaneamente accecato dall'improvvisa luminosità degli arredi, tutti colori pastello, oro e bianco e un bisogno infantile dentro di lui che lo spingeva a correre nella direzione opposta. Pensò che era una cosa tipica del sesso maschile, allontanarsi da tutto ciò che riguardava i matrimoni.
Adorabile. Semplicemente adorabile.
Aprì la porta della stanza dove pensava fossero Aurora e Ruby, da ciò che Filippo gli aveva spiegato brevemente, ma non trovò nessuno. Cercò una delle signore che gestivano il negozio e dopo aver vagato in giro per un paio di minuti, si imbatté in una di loro. Si schiarì la gola per richiamare la sua attenzione e quando questa incontrò i suoi occhi deglutì rumorosamente "Mi scusi. Per caso sa se le signore del matrimonio dei Prince sono qui intorno?"
Lei scosse la testa arrossendo e balbettando e agitò la mano verso la stanza accanto a quella in cui era entrato poco prima mentre cercava le ragazze "Oh sì, credo che lei sia lì adesso".
Le rivolse un sorriso, inaspettatamente divertito dalla reazione della povera ragazza alla sua presenza - il mojo irlandese era ancora intatto dopo tutto - e girò i tacchi per andarsene "Grazie".
Stranamente allegro dopo quel breve scambio, arrivò difronte alla porta e l'aprì, con una battuta sulla punta della lingua su di lui che era andato a salvare la povera Aurora da un'eternità attaccata a Filippo.
Inutile dire che la battuta fu completamente dimenticata alla vista di Emma, che stava indossando solo un paio di mutandine di pizzo e un reggiseno abbinato, che lo stava guardando come se Jack Nicholson avesse fatto irruzione nella stanza con un'ascia con il solo intento di farla a pezzi.
Non era sicuro di come poteva apparire la sua espressione in quel momento, ma sapeva che non poteva trattenersi dal guardare tutta quella pelle nuda, morbida e setosa.
"Cazzo" mormorò, soprattutto a se stesso. Quando realizzò che lei non si era ancora coperta, si batté una mano sul viso, così violentemente che trasalì e si voltò dall'altra parte per educazione "Scusa. Scusa, pensavo che ci fosse Aurora, Io… cazzo. Cazzo mi dispiace..”.
Udì il suono inconfondibile del fruscio di un tessuto, che lo portò a combattere dentro di se diviso ferocemente in due sentimenti contrastanti: sollievo e delusione. Non era più sicuro di quello che stava provando. Era del tutto andato ormai.
La voce di Emma gli fece alzare la testa e sapeva che avrebbe potuto guardare adesso  "Beh, non è come se non avessi visto già tutto, eh?" Lei lo guardò e non riusciva a credere che il lato destro della bocca era tirato verso l'alto. Era divertita.
Divertita.
Eccolo lì,  stava combattendo la voglia di andare da lei e sbatterla contro la morbida e comoda chaise-longue che era nella stanza e lei invece rideva di lui.
Era passato così tanto tempo da quando erano stati l’uno nelle braccia dell'altra? Che avevano condiviso quel bacio?
Represse un urlo e si grattò la nuca, girando gli occhi in ogni direzione tranne che su di lei "Già. Ma le cose non sono esattamente come erano" le ricordò acutamente.
Non voleva sembrare uno stronzo, ma i fatti erano quelli: non erano una coppia. Per richiesta di lei. Aveva bisogno di farle vedere che anche se avevano intenzione di mantenere una relazione amichevole, civile e normale - normale per quanto potevano permettersi - questo non era un terreno comune. Questo era facile per lui.
E a questo non era sicuro di poter reggere. La presa in giro, la sua nudità, la voglia di toccarla.
Era un uomo dopo tutto. Un idiota sopraffatto dagli ormoni, completamente consumato dalla donna che gli stava davanti coperta solo da un panno di raso, con le labbra socchiuse alle sue parole come se fosse stata appena bacchettata da un insegnante in classe perché non stava prestando attenzione.
Si morse il labbro inferiore e fissò il pavimento strisciando i piedi nudi "... giusto".
Killian annuì, prima di girarsi e disse solo "Vado ora".
L'ironia di sapere che aveva detto le stesse parole prima di andare via l'ultima volta che si erano visti non gli sfuggì.
"Bene".
Si ritrovò appoggiato contro il muro all’esterno della stanza ed emise un respiro tremante, come se non ci fosse stato assolutamente ossigeno all’interno. Questo era quello che Emma gli faceva.
Lei non lo faceva nemmeno respirare.
Iniziò a sbattere la testa in rapidi intervalli contro la superficie a cui era appoggiato, nel frattempo si ripeteva nella testa 'Stupido, stupido, stupido'. Era così stupido. Cosa diavolo stava pensando? Perché non le aveva chiesto se Aurora fosse là? Come se non sarebbe stato già abbastanza difficile vederla più tardi a pranzo, come aveva sospettato - ora avevano anche sperimentato l’incontro più imbarazzante di sempre. Era il classico materiale da filmetti per ragazze, per l'amor del cielo.
"Killian? Cosa stai facendo qui?"
Aprì gli occhi e smise di battere – per il sollievo della sua testa - per trovare Aurora e Ruby che lo fissavano con curiosità. Non poteva dargli torto.
Cercò accuratamente di mascherare il suo disagio. "Filippo ha bisogno dei suoi gemelli – ce li hai tu?"
Gli occhi di Aurora si illuminarono, si portò la borsetta a livello degli occhi a frugò nelle sue profondità, fino a che un paio di secondi dopo gli mostrò una piccola scatola e gliela porse "Certo, sono qui".
"Grazie". La prese e se la mise nella tasca, già alla ricerca di una scusa per andare. Non voleva aspettare troppo a lungo lì correndo il rischio di incorrere di nuovo in Emma prima di incontrarla a pranzo più tardi. Aveva bisogno di tempo. Più tempo possibile senza Emma.
Non avrebbe mai pensato che l’avrebbe detto.
Aurora lo guardò con occhi dolci. Non aveva idea di come avesse fatto, ma forse lei sapeva cosa era successo. Lei di solito poteva indovinare cosa c'era che non andava solo con uno sguardo "Stai bene?"
Non volendo sembrare un idiota o come un cucciolo con il cuore spezzato che aveva appena dovuto scappare dalla donna che amava, annuì rapidamente, desideroso di tornare dai suoi amici, dove i livelli di idiozia erano alti e lui avrebbe cercato di riprendersi dallo shock. "Sì, sì. Va tutto bene. Ci vediamo più tardi signore".
Senza attendere una risposta, tornò alla stanza dello sposo, dove tutti erano di nuovo nei loro vestiti di sempre tranne Graham, che si stava controllando davanti all’amato specchio di Filippo. Killian  fece irruzione nella stanza e lanciò i gemelli in direzione di Filippo. Sorrise alla loro vista, li raccolse per poi ispezionarli attentamente.
"Grazie, fratello”. Dopo averli indossati, si accorse dell'espressione di Killian e aggrottò la fronte, ripetendo le parole preoccupate della sua futura moglie "Stai bene?".
Killian aprì la bocca, poi la chiuse e con uno sguardo frustrato verso il soffitto, camminò di nuovo verso il divano, di pessimo umore dato che nella sua testa continuava a rivedere l’espressione perplessa di Emma prima di chiudere la porta "Gemelli maledetti".
Si chiese se forse era stata una cattiva idea quella di ritrovarsi nello stesso luogo di Emma, anche dopo il tempo che avevano trascorso insieme. Vivevano a Los Angeles, una delle più grandi città del mondo, ma in qualche modo non sembrava abbastanza grande per ospitare entrambi. La sua presenza lo turbava, lo schiacciava  e sentì la necessità di mettere su più pareti, sia fisiche che emotive, tra di loro.
Ma in qualche modo, non era ancora abbastanza.
___________________________________________________________________________________________
 
 
"Dai Emma, non ci hai detto praticamente niente!"
"Riguardo a cosa?" disse distaccata, fingendo di essere occupata a leggere il menù che aveva rubato a Graham. Che sarebbe stata una scusa plausibile per ignorare le richieste dei suoi amici a condividere informazioni sul suo soggiorno a Parigi, se non fosse per il fatto che il pranzo era già stato servito.
Sì, Swan. Non stai prendendo in giro nessuno - nemmeno te.
Si ritrovarono tutti forse un'ora dopo l’'incidente' nello spogliatoio delle signore e naturalmente Killian aveva fatto tutto quanto in suo potere per evitare di interagire in ogni modo con Emma. Non si notava tanto o almeno era quello che pensava, erano un gruppo di persone abbastanza numeroso dopo tutto, quindi non era così palese.
Forse.
Nessuno lo stava facendo notare comunque.
Ruby rivolse alla sua amica un'occhiata frustrata, dato che non poteva credere che Emma non trovasse interessanti i suoi discorsi e continuò rivolgendosi al resto di loro con entusiasmo "Ha avuto modo di incontrare Cora Mills".
Aurora e Ella - che li aveva raggiunti dopo aver lasciato la figlia Alex con Thomas, con disappunto di Ruby - sollevarono la testa nella direzione della bionda, ansimando indignate "La stilista? Emma!"
Emma iniziò a scavare nel suo cibo con la forchetta. Killian dovette reprimere una risata: sembrava che stesse per uccidere la sua insalata. "Non è stato chissà che. Chiedete a Graham,  ha sfilato per lei in passato. Era tutta concentrata su di lui".
Killian sentiva come se tutto il gruppo stesse guardando una partita di tennis, dato che tutti si voltarono contemporaneamente a fissare l'uomo in questione. Graham, apparentemente ignaro del più che ovvio tentativo di Emma di fare di lui  il centro dell'attenzione, continuò a bere la sua birra, rivolgendole in cambio uno sguardo accigliato "Zitta, Swan".
Lei alzò gli occhi verso di lui "Non fare il timido adesso".
"La gelosia non sta bene su di te, lo sai” ribatté lui con uno sguardo malizioso.
Emma stava scuotendo la testa. Killian poté notare quanto fosse sempre più arrabbiata, sapeva che odiava essere al centro dell'attenzione in questi incontri, soprattutto quando tutti scherzavano su qualcosa che sembrava metterla a disagio. Non aveva idea di quello che era successo con questa donna, Cora, ma immaginava non fosse stato molto piacevole
"Lasciami in pace" disse ostinatamente, con parole tremanti poco prima di prendere un’ altra forchettata dal suo piatto. Ruby continuò ad insistere, rimbalzando sulla sua sedia e Killian fu davvero tentato di dirle di smettere, se non per amore di Emma, almeno in modo che non avrebbero provocato incidenti che coinvolgevano stoviglie rotte a causa della sua sovreccitazione "Cora le ha chiesto di fare da modella".
"Emma, saresti una modella splendida lo sai? La sostengo pienamente" Aurora sorrise ad Emma, che si limitò a scuotere la testa e a soffocare un gemito contro il tovagliolo.
"Possiamo per favore parlare di qualcos'altro? Per favore?" mormorò e Aurora inarcò le sopracciglia confusa. Probabilmente non riusciva a capire perché era così sconvolta.
Killian bevve il suo vino, volgendo il suo sguardo fino al viso di Emma tra i sorsi. Strinse i suoi occhi color del mare e poté vedere le labbra increspate di Emma. Era davvero infastidita.
Fu la piccola, minuscola mancanza di respiro – come  se non ce la facesse più se avessero continuato ad insistere su qualunque cosa l'avesse fatta innervosire – che gli fece raccogliere tutto il suo coraggio e intervenire.
"Hai ricevuto la sceneggiatura del video?" disse infine versandosi da bere.
Tutti sembravano completamente colti alla sprovvista. Osservò i loro volti, sollevando un sopracciglio un pò confuso. Non avevano insistito sul fatto che non avrebbero dovuto fare una scenata? Bene, eccolo lì, mentre cercava di essere gentile e di fatto ad essere l'unico a non farla irritare e loro invece lo fissavano.
L'espressione di Emma si addolcì e incontrò i suoi occhi tra i bicchieri, i piatti e i vassoi tra di loro. "Si. Il regista sembra in gamba".
Victor annuì con entusiasmo "Lo è! Abbiamo lavorato già con lui ed è incredibile"
"Tu pensi che tutti siano incredibili" sottolineò August - puntando il bassista con la forchetta.
"Non così incredibili come me, anche se ..." Victor disse ad alta voce e tutti risero all'unisono. Ruby stava già per schiaffeggiare scherzosamente il braccio del suo ragazzo quando tutti si voltarono a guardare Aurora, che aveva lanciato un gemito soffocato.
"Oddio. No"
Filippo si trascinò più vicino a lei, avvolgendole un braccio intorno alle spalle con fare protettivo "Che cosa è successo?"
Aurora teneva il cellulare nella mano destra, mentre con l'altra si coprì la bocca, le labbra erano arricciate in un sussulto di orrore "A quanto pare c'è un problema con il menù di nozze - perché è così difficile? Gliel’ho detto. Aragoste. Non è così difficile da capire, giusto? Un unico concetto!"
Nella sua mente scattò un ricordo. Riguardava lui in quella gelateria, il primo giorno che aveva passato con Emma ed Henry e lo sguardo che lei gli aveva rivolto dopo avergli spiegato la teoria dell’ 'aragosta'. Come aveva riso e come aveva baciato le sue labbra macchiate di cioccolato. Il mormorare di Henry quando una volta tornato li trovò a 'mangiarsi la faccia a vicenda'. Cercò di allontanare quel ricordo, di schiacciarlo in modo da farlo adattare alle fessure della sua coscienza.
Ma senza alcun risultato, come tutto ciò che era lontanamente legato ad Emma Swan.
Lei lo guardava in quel modo. Si fissò su di lui come una vecchia abitudine e gli ci volle un momento per scuoterla via. O almeno così pensava.
Tutti si scambiavano sguardi confusi, fino a quando Jefferson scosse la testa verso spozilla "Cosa c'è che non va se non c’è l’aragosta?" 
"Perché vogliamo l’aragosta, ok?" Lei sostenne con passione. Se non fosse apparsa così sconvolta, Killian avrebbe riso. Lei non aveva sbattuto la mano contro il tavolo, ma la vide stringere la presa sul suo coltello ed ebbe momentaneamente paura che avrebbe potuto fare qualcosa di stupido per la sua rabbia improvvisa.
Filippo sospirò pesantemente, piegando la testa di lato e parlando in maniera conciliante "Lei vuole l’aragosta, in realtà a me non interessa in un modo o nell'altro ..."
Questo è tutto.
Non ce la faceva più.
Saltò dal suo posto come se stesse bruciando e tutti gli lanciarono sguardi curiosi. Li ignorò, soprattutto dall'altra parte del tavolo dove era seduta Emma. Non voleva vedere se avesse indovinato il motivo per cui scappava dalla conversazione.
Se anche lei fosse stata assalita dai ricordi.
"Vado a fumare una sigaretta. Torno subito" informò il gruppo mentre era già a metà strada verso la porta.
Aveva mentito naturalmente. Non aveva portato sigarette con sè, quindi non avrebbe potuto cedere al suo stupido vizio, anche se avesse voluto. Aveva camminato fuori dal salone dove si erano  riuniti e si trovò in una sala, in cui c’era una porta che conduceva all'esterno e un’altra ai servizi igienici. Sospirò e si trascinò tristemente verso il bagno, senza nemmeno preoccuparsi di verificare se ci fosse qualcuno dentro, si diresse al lavandino e afferrò la fredda pietra con le dita intorpidite. Emise un respiro tremante e fissò sotto le ciglia il suo riflesso, le spalle e la carnagione pallida.
Era patetico. Lo era davvero.
Non sapeva da quanto tempo era lì, ignorando i ragazzi che entravano per sistemarsi o per lavare le mani. Non gli importava se pensavano che fosse un pazzo innamorato del suo riflesso, una versione moderna di Narciso.
Smise di fissarsi nello specchio quando udì una voce e girò la testa di lato sconcertato.
"... quindi non sembreremo proprio simili, lo sai."
"Ruby, non mi importa davvero. Sembrerai una splendida principessa in entrambi i casi."
Killian seguì la fonte delle voci fino a quando vide una piccola finestra sulla parete, accanto al lavandino avanti al quale era rimasto impalato da quando era entrato nel bagno. Non aveva idea di quello che i tizi che avevano progettato il ristorante avessero pensato per mettere una finestra tra il bagno degli uomini e quello delle donne, ma era più che curioso di verificare, in effetti si poteva ascoltare quello che stava succedendo dall’altro lato della parete. Il vetro non poteva essere spostato ed era fatto con quel materiale dalla superficie sfocata che non lasciava vedere correttamente attraverso, solo un mix di colori e forme.
Non era insonorizzato però.
La presa in giro di Ruby lo portò fuori dalla sua ispezione del materiale "Senti chi parla".
"Zitta, lo sai che sei molto più attraente di me" sentì Emma risponderle e si chiese se quello sarebbe stato il momento in cui Emma avrebbe perso la pazienza quel giorno.
Ruby non era preoccupata dall’imminente perdita di controllo della sua amica "Quando hai intenzione di abbandonare questa tua stupida convinzione? Sei bellissima e lo sai. Smetti di lamentarti e accettalo" Killian poté sentire una sorta di suono vivace. Avrebbe scommesso che aveva svuotando tutta la sua trousse dei trucchi nel lavandino per sistemarsi davanti allo specchio, anche se non ne aveva assolutamente bisogno. Quella ragazza poteva camminare su una passerella subito dopo essersi alzata dal letto.
"Che era comunque".
Killian sapeva che stava origliando in un momento molto privato. Quando sentì un debole movimento in bagno, subito si discostò della finestra e si girò di scatto, tornando al lavandino, con gli occhi rivolti ai piedi, ma ancora intento ad ascoltare la conversazione in corso nel bagno delle signore, ignorando lo sguardo curioso dell’intruso che era appena entrato.
"Questo ha qualcosa a che fare con Killian?"
"Perché tutto deve tornare a Killian?"
"Voi due sembravate tipo fuori di testa poco fa per qualcosa, non ho capito cosa, ma voi due vi siete guardati ... piuttosto intensamente".
"Non era niente" lui quasi non riuscì a sentire il suo mormorio.
"Allora era un qualcosa che non è niente'".
Killian cercò di attutire la sua risata. Non gli avrebbe portato nulla di buono se avessero scoperto che era lì e che lui, come sempre, trovava le battute di Red Lips esilaranti. Anche quando stava origliando conversazioni strettamente private tra ragazze.
"Era solo un ricordo ... va bene? Qualcosa che entrambi abbiamo ricordato".
Così aveva ricordato anche lei. Immaginava che l’avesse fatto, ma non era stato troppo attento alla ricerca di un qualsiasi tipo di riconoscimento nei suoi occhi quando Aurora si stava lamentando del suo menù di nozze. Lui non sarebbe stato in grado di far fronte alla possibilità che lei non fosse toccata come lui dalle piccole cose che avevano reso la loro relazione quella che era stata.
Speciale.
Unica.
Proprio come Graham aveva descritto Emma in occasione del suo primo incontro con lei.
"Ti manca?". La voce di Ruby era diventata delicata, comprensiva - qualcosa a cui Killian e probabilmente la maggior parte di tutti coloro che la conoscevano, non erano troppo abituati. Pensò che era per lo più riservata per occasioni come queste. Per gli amici che ne avevano bisogno. Per i momenti rubati con Victor. Per i segreti sussurrati nel buio.
Il respiro di Killian si fermò completamente, in attesa, preparandosi, cercando di controllare il tremito delle sue mani lungo i fianchi fino a quando lei non avrebbe risposto, discutendo con se stesso se avrebbe dovuto solo uscire da lì e non ascoltare quello che aveva da dire o coprirsi le orecchie come un bambino.
Non dovette scegliere. Lei non gli diede scelta.
Non gliel’aveva mai data.
"Ogni giorno. Da impazzire"
Lui strizzò gli occhi, mordendosi il labbro fino a farsi male. Fissò il soffitto sentendo i minuti che passavano, con la testa ancora piena di pensieri. Lentamente - e con una ritrovata voglia di rivalsa – i ricordi cominciavano a sorgere, come se le parole di Emma avessero innescato una sorta di erosione mentale.
Improvvisamente la sua attenzione fu attirata da un rumore di passi pesanti nel corridoio e lui sapeva che tutti si stavano chiedendo dove fosse andato. Fece un paio di respiri,  non voleva far sapere a nessuno che era quasi crollato nel bagno di un ristorante.
Ritornò al tavolo senza incontrare gli occhi di nessuno e si sedette nuovamente al suo posto. Strinse le mani di fronte a sè, le dita contro i palmi, ignorando la conversazione intorno a lui, ignorando i suoi occhi su di lui.
Perché sapeva che lei lo stava guardando.
Improvvisamente la voce di Ruby lo riportò dalle sue fantasticherie. Aveva poggiato il naso contro la sua spalla e annusato e con suo disappunto disse "Ehi. Non odori di fumo"
Dannazione.
Vide Emma rizzarsi davanti a lui, la vide con la coda dell'occhio. Lei sapeva.
Lei sapeva che lui sapeva.
Cazzo.
Girò la testa per guardare Ruby, che stava ancora arricciando il naso cercando di annusarlo. Ricordò di come Emma gli aveva detto una volta del super olfatto di Ruby. Si strinse nelle spalle cercando di apparire innocente, non troppo sicuro di essere stato convincente  "Aria fresca credo".
________________________________________________________________________________
 
Oddio.
Quando Keith aveva detto che avrebbero girato la scena del bacio in un club, non aveva pensato che sarebbero stati circondati da un oceano di corpi che avrebbero affollato la pista da ballo. Anche se ora che ci pensava, avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stato così: dopo tutto, non molte persone perdono l'opportunità di un cameo nel video musicale di una band molto popolare. Soprattutto se si trattava di fare una festa, divertendosi indossando dei bei vestiti.
I suoi amici sembravano essere sconvolti come lui.
"Mi sento come se fossimo tornati al liceo" commentò Jefferson esitante, cercando di non calpestare i piedi di una ragazza che ridacchiava correndo verso l'altro lato del bar, tenendo stretta la mano di un uomo nella sua e trascinandolo dietro di lei. Killian era sicuro che non si era nemmeno accorta che loro erano lì.
August gli lanciò uno sguardo confuso "Perché?"
"Sai… tutto il club è pieno di ragazzini e di tutti ..."
Filippo lo interruppe mantenendo la stretta sulla vita di Aurora mentre li avvicinava "Hanno tutti la nostra età. Ed anche noi andiamo nei club".
Jeff alzò le mani in aria accigliato per la sua affermazione sprezzante "Ok, dimentica quello che ho detto".
Killian aveva smesso di prestare attenzione alla loro conversazione non molto tempo prima in realtà. La musica sparata dagli altoparlanti dietro di loro aumentava le probabilità di un mal di testa in arrivo e le luci lampeggianti da ogni angolo non stavano aiutando. Era uscito della loro roulotte insieme alla band e Aurora li aveva raggiunti, come a lei anche a Ruby, Mary Margaret ed Ella era stato chiesto di interpretare se stesse nel video - come il gruppo di amici di Lost Girl e di Lost Boy che si incontrano e trascorrono insieme la serata.
Stavano interpretando una notte della loro vita. Una serata di divertimento tutti insieme. Tutti loro, riuniti.
L'ironia di sapere che avrebbero dovuto interpretare una parte invece di uscire davvero sperimentando la cosa nella realtà, non gli sfuggì. Avrebbe dovuto essere il lavoro più facile del mondo, ma la bocca di Killian era asciutta come carta, non riusciva completamente ad afferrare il concetto che avrebbe dovuto baciare Emma molto, molto presto.
Con gli occhi osservò ancora una volta la pista da ballo affollata e distinse una testa molto bionda dal resto: Emma era già lì. Era stata nella sua roulotte con i suoi amici a prepararsi, così non aveva avuto la possibilità di vederla fino ad allora. Era abbastanza sicuro che le ragazze che Keith aveva assunto per sistemare i loro vestiti e make-up erano state praticamente inutili, con Red Lips e Mary Margaret in piena modalità Brigata della Moda. Aveva assicurato al regista che non sarebbe stato deluso.
E vedendola in piedi sotto le luci, i capelli che le cadevano come onde dorate sulla schiena, vestita in stretti jeans strappati e una camicia bianca – sembrava davvero peccaminosa.
Seguì i suoi amici fino a che si incontrarono con le ragazze al centro della pista. Si avvicinò a lei, notando come non sembrasse agitata come si sarebbe aspettato. Forse non stava andando fuori di testa. Sapeva che lui non stava andando fuori di testa. Chi stava andando fuori di testa?
Chi non stava andando fuori di testa?
"Sei pronta a inciampare, Swan?"
Le sue labbra - senza rossetto, grazie a Dio; era sicuro che aveva dovuto puntare i piedi quando Red Lips l’aveva implorata a riguardo - fecero una smorfia "Non credo che avrò molta difficoltà. E’ il mio superpotere speciale".
Alzò un sopracciglio verso di lei "Essere imbranata?"
L'angolo destro del labbro si contrasse con divertimento "Esattamente"
Aurora si presentò inaspettatamente al suo fianco, prendendo la mano di Emma nella sua e fissandola intensamente  "Beh, cerca almeno di non slogarti la caviglia o qualcosa del genere, ho bisogno che tu indossi i tacchi il giorno del mio matrimonio ..."
August apparve accanto a lei posando il suo drink. Non avrebbero dovuto bere, ma gli era stata concessa una birra. O due. In realtà, Killian non sapeva quello che avrebbero potuto fare o meno. Diavolo, dovevano dare l’impressione che si stessero divertendo, in fermento e forse un po' alticci.
Comunque non aveva intenzione di dirgli di lasciare il suo drink.
August colpì Aurora scherzosamente sulla spalla "Cinque dollari, 'Rora".
"Cosa?" Chiese lei offesa. August la fissò intensamente, come se dall'intensità del suo sguardo avrebbe in qualche modo dovuto intuire cosa volesse dire.
Non lo fece.
"La multa. Abbiamo detto che non si parla del matrimonio per oggi. Dio, state tutti per fare un cameo nel nostro video e tu continui a pensare al matrimonio!"
La povera ragazza stava quasi balbettando delle scuse a quel punto, cercando di allontanarsi dalla sua punizione "Era solo un commento. Un'avvertimento. Sono preoccupata per la salute di Emma. Non è un modo disinteressato per evitare la multa?"
"No.. Cinque dollari".
"Fai schifo" brontolò, prese una banconota dalla tasca dei jeans e a malincuore la diede ad August. Prima che si rendesse conto di quello che stava facendo, Killian colpì la spalla di Emma con il suo braccio, condividendo uno sguardo divertito con lei. Con sua sorpresa, lei era già sul punto di fare la stessa cosa a lui.
Questo era quello che facevano. Quando stavano bene l’uno con l’altra, non i goffi e patetici idioti in cui si erano trasformati  nelle volte che si erano visti ultimamente.
L’inaspettata agitazione nel suo petto fu difficile da calmare quando lei continuò a sorridere verso di lui, divertita da come Aurora si lamentava con il suo fidanzato - che l’aveva raggiunta, in tutta la sua gloria di cavaliere nella scintillante armatura - di come aveva appena dovuto pagare per essere una Buona Samaritana.
"Tutti pronti?".
Keith li aveva raggiunti, mettendo una mano sulla sua spalla e su quella di Emma.
"Si" lo rassicurò August, che fischiò alle loro spalle per richiamare il resto della band in modo da non perdere alcuna istruzione che gli avrebbero dato.
"Ok. Iniziamo. Sapete di cosa parlo:.. Ragazze e ragazzi - andrete in quel posto accanto al bar dove abbiamo già preparato lo spazio per voi e dove sono le telecamere, non potete sbagliare. Dovrete divertirvi un po’. Non credo che avrete molti problemi con questo".
"Contaci, Mr Notts!"
Victor. Naturalmente.
Stringendo le labbra nel tentativo di nascondere il suo sorriso, Keith continuò "Emma, qui è dove arrivi. Perdi l'equilibrio, ma non prima ovviamente di aver cercato Lost Boy, dopo tutto passerete gran parte della notte insieme. Proprio prima di cadere, Killian ti prende. Se volete dire qualcosa in quel momento, fatelo, così voi ragazzi avrete qualche scambio di parole prima di trovarvi l’uno nelle braccia dell’altro ed infine baciarvi. Ok?".
Emma e Killian condivisero una rapida occhiata prima che lei si rivolgesse ancora una volta al regista "Bene".
Battendo le mani ad alta voce, egli indicò con il mento la direzione in cui dovevano andare e con un ultimo sguardo nervoso, andarono.
"Lo spettacolo sta per cominciare" commentò Killian sbrigativamente, come cominciarono ad  attraversare la pista da ballo, scivolando tra le decine di corpi caldi e cercando accuratamente di non calpestare nessuno o incorrere in ballerini sovraeccitati. Sentì Ella chiedere sconcertata: "Questa musica - perché ancora con questa musica" e Ruby che strillava che ancora non poteva credere che stavano in realtà festeggiando per il loro video, fino a quando Jefferson la spinse leggermente per farla continuare a muovere, delicatamente e con affetto fraterno, chiedendole di stare zitta e ballare insieme.
Killian scosse la testa per schiarirsi le idee. Aveva bisogno di tenere la mente libera dalle distrazioni. Era stata una delle prime cose che aveva imparato quando era andato a lezioni di 'recitazione ', tanti anni fa, quando avevano girato il loro primo video musicale. Diede un'occhiata al suo fianco, dove Emma era stata al passo con lui, mentre raggiungevano il loro posto di cui gli aveva parlato Keith accanto al bar, relativamente libero delle persone e circondato dalla troupe. Il suo viso era determinato e le sue mani nascoste dentro le tasche posteriori dei pantaloni, probabilmente per impedire loro di stringersi o di fare qualcosa che potesse dare a vedere che era nervosa.
Uno dei membri della troupe gli fece segno di unirsi a lui in un angolo del club, rimasero tutti stretti l'uno all'altro, fissi in quel posto e guardandolo in attesa, aspettando che dicesse loro cosa fare. Per il divertimento senza fine di Killian, il povero ragazzo stava lì, fermo a fissarli, finché non alzò una mano e fece un piccolo movimento.
Oh. Aveva capito.
Ballare.
Fu Mary Margaret con sorpresa di tutti che prese in mano la situazione, afferrando il braccio di Ella e spingendola verso il centro del cerchio che avevano inconsciamente formato e la seguì a muoversi seguendo il ritmo. Furono immediatamente accolte con fischi e urla dal resto del gruppo, che visto che non avevano altra scelta seguirono a malincuore il loro esempio e cominciarono ad ondeggiare goffamente sulla musica sparata dagli altoparlanti.
Era davvero uno spettacolo da vedere.
Killian si strofinò il viso, improvvisamente esausto. Chiuse gli occhi per bloccare gli sprazzi di biondo che poteva vedere con l’angolo del suo occhio, ma quando si rese conto che lei non si muoveva affatto come invece stavano facendo le sue amiche, che ovviamente si stavano divertendo nonostante le prese in giro e le risate dei ragazzi, si avvicinò a lei. Qualcuno lo spinse nella foga di muoversi accanto a lui e si ritrovò schiacciato contro il suo fianco, il contatto del suo corpo piacevolmente caldo lo fece rabbrividire.
"Swan… è necessario che tu inizi a muoverti" le disse e si rese conto che sembrava stranamente frustrato dal fatto che non fosse intenzionata a ballare. Alzò la testa verso di lui, cercando di leggere la sua espressione.
"Sto cercando di entrare nella mentalità del mio personaggio, che sarebbe diffidente e a disagio. Soprattutto per il fatto che pensa di essere stata lasciata da Lost Boy. Lei vorrebbe ballare solo per amore dei suoi amici; lei avrebbe mostrato le sue impressionanti capacità di ballerina solo nel caso in cui sapeva che lui la stava guardando. Quindi sì: continuerò a non muovermi fino a quando ne avrò voglia".
Quando lei lo guardò con aria di sfida, si trovò a non voler fare nient’altro che strapparle dalle orbite quegli occhi verdi con lo sguardo d’acciaio. Era così dannatamente frustrante, dannazione.
Scuotendo la testa, prese il bicchiere che gli era stato dato in precedenza - ai fini delle riprese, naturalmente - e le girò intorno per prendere il suo posto al bar, dove avrebbe dovuto aspettare fino a quando l’avesse vista scivolare, inciampare o sul punto di cadere.
La sua occasione per essere il suo eroe.
Per una volta.
"Sarò al bar, allora".
Si sentì arrossire mentre si allontanava da lei e non era sicuro se fosse per la sensazione opprimente provocata dai corpi brulicanti premuti insieme che lo circondavano nell'atmosfera riscaldata del club o per il ticchettio che sentiva dentro la sua testa, che contava i minuti fino a quando non avrebbe dovuto baciarla.
Forse era una combinazione di entrambe le cose.
Si diresse al bar e si concentrò sul modo in cui il barman miscelava un drink, ipnotizzato da quanto sembrasse facile per lui trovare l'intera danza di bottiglie, ghiaccio e bicchieri. La musica cambiò, un'altra canzone che non era sicuro di aver riconosciuto – anche se gli sembrava familiare, ma bene, non era tanto informato sulla musica da club e di certo non le conosceva a memoria. Si girò per appoggiare la schiena contro il bancone quando vide Emma finalmente muoversi.
Nessun movimento imbarazzato, assolutamente. Le braccia si agitavano, i capelli al vento e i fianchi ondeggianti.
I suoi occhi rimasero bloccati su di lei.
"Lei avrebbe mostrato le sue impressionanti abilità di ballo solo nel caso in cui sapeva che lui la stava guardando."
Lei stava ballando.
Lei stava ballando per lui.
Era abbastanza sicuro che fosse sul punto di svenire fino a quando la voce di Keith rimbombò sopra la musica e sapeva cosa stava per succedere.
"Ok... Azione!"
Rimase al suo posto, in attesa del suo cenno. Vide come Emma ballava insieme al gruppo, come Jefferson la prese per mano, la fece girare e si mise a ridere senza troppa convinzione, in realtà non mettendoci molto entusiasmo. Vide come in maniera evidente cercava qualcuno nel mare di persone che circondavano lei e tutti gli altri. Vide il battito delle ciglia, la tristezza che si insinuava nei suoi occhi.
Lo stava facendo perfettamente.
E poi Victor e Ruby la trascinarono nel cerchio che avevano formato, spingendola e facendola unire al loro ballo ridicolo. Lei scoppiò in una risata - probabilmente reale, dato che quei due erano dei completi idioti - e poi capì che era il momento. Iniziò a camminare verso di lei, proprio come se venisse spinta di lato con troppa forza per i suoi gusti e lui era lì.
E lei era lì. Tra le sue braccia.
Forse dove era sempre stata destinata ad essere.
"Ehi". Le sue labbra si piegarono contro la sua volontà nel più piccolo dei sorrisi e lei lo imitò "Ti ho presa".
E senza aspettare una risposta, senza perdere tempo, lui la baciò. La tirò contro di se avvolgendole le braccia intorno alla schiena e la baciò senza aspettare il permesso. Perché proprio in quel momento, proprio lì, lui era Killian e lei era Emma e non avevano bisogno di chiedere il permesso, né lei doveva chiederlo a lui.
Non era sicuro se lei in un primo momento avesse opposto resistenza, ma poi le sue labbra si sciolsero contro le sue; calde, umide e dolci e le sue dita andarono ad aggrovigliarsi tra i suoi capelli. Una parte di lui gli urlò parole di avvertimento, di come entrambi si stessero lasciando andare, trascinati via, di come questo avrebbe avuto sicuramente conseguenze il giorno dopo. Forse entrambi avevano perso la ragione.
Forse.
Ma andava bene, lui si rassicurò. Quale momento migliore per perderla se non allora, mentre erano in un tempo e in un luogo completamente surreali, interpretando altre persone, non essendo loro stessi ..
... anche se lo erano?
Spinse i suoi pensieri da parte e continuò ad immergersi nelle sue labbra, accarezzando la lingua contro la sua in una danza che avevano imparato a memoria e non avevano dimenticato sin dall’ultima notte trascorsa insieme.
Infine - purtroppo – lei si tirò indietro, con gli occhi pieni di qualcosa che non poteva definire mentre la fissava. Poi il momento passò e la consapevolezza e l’incertezza inseguirono le emozioni senza nome sul suo viso.
Il modo in cui si trovava difronte a lui, così vicina senza muoversi, gli fece fermare il fiato in gola. Stava avendo problemi di respirazione, i residui del bacio ancora lo ossessionavano. Era stato il modo in cui si erano baciati - che aveva portato alla mente ricordi del modo in cui lui la baciò la loro ultima notte. Profondo e lento e lungo. Non si erano mai baciati così prima. E ancora rabbrividiva pensandoci adesso.
E poi il momento finì. Anche se non riusciva mai a capire il momento in cui iniziava, sapeva sempre quando finiva. La fine era sempre la parte più difficile da perdere - come se la bolla scoppiasse e il mondo reale, rumoroso e clamoroso, piombava di nuovo su di lui e lo reclamava.
Lui e lei.
"E ... taglia! E’ stato fantastico ragazzi. Ora abbiamo bisogno di riprendere tutto da un'altra angolazione perciò lo faremo ancora" annunciò Keith e Killian emise un suono vago in risposta.  
"Il bacio o la caduta?"
"Entrambi".
Represse un gemito ed era sicuro che Emma condivideva il suo sentimento. Sospirò e annuì al regista, cercando di non apparire troppo sconvolto "Giusto".
Keith batté le mani, portando l'attenzione di tutti verso di sè quando si sistemò dietro le telecamere e agitò le mani, facendo segno alle persone intorno a loro di riprendere la loro danza "E ... azione!"
Ripeté tutta la scena ancora una volta, vide come Emma girò la testa da un lato all'altro e poi piombò su di lei per non farla cadere, ritrovandosi ancora una volta a stringerla tra le braccia.
Il miglior lavoro del mondo, vero?
Provaci quando non puoi stringerla ogni volta che vuoi.
Lei si aggrappò alle sue spalle e il calore delle sue braccia sulla sua pelle era assolutamente esasperante per non dire altro. Non aveva capito che non poteva stare lì così, con il calore del suo corpo compresso contro il suo? Non si rendeva conto che il suo odore e la sensazione di averla lì, premuta contro di lui, stavano risvegliando ricordi che erano conservati nei meandri della sua mente?
Era sicuro che lei lo sapeva. Ma avevano un lavoro da fare.
Fu il tremore delle sue membra che gli fece capire che stava andando completamente fuori di testa. Grande. Non era l'unico colpito da quel bacio.
E il lato di lui che solo poche persone erano riuscite a conoscere entrò in azione prima ancora che se ne rendesse conto: la parte di Killian Jones che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per essere certo che le persone a cui teneva stessero bene e al sicuro.
E si sentissero al sicuro.
E come poteva fare questo quando si trattava di Emma?
Essendo odiosamente stupido!
"Mio Dio Swan tu e i tuoi due piedi sinistri" mentì pensando di comportarsi in modo estremamente divertente. Inaspettatamente Emma sembrò pensarla allo stesso modo. Aprì gli occhi, si prese il labbro inferiore con i denti, mordicchiandolo leggermente e gli rivolse un sorriso abbagliante, prima di seppellirgli le dita tra i capelli e tirare la testa in giù per un piccolo bacio di traverso.
In un primo momento pensò che il formicolio alle labbra fosse perché, beh stava baciando Emma Swan di nuovo -  doveva esserci una qualche reazione fisica o chimica a questo, giusto? Fino a quando arrivò alla realizzazione sconcertante che lei stava ridacchiando.
Rideva contro le sue labbra e non riusciva a smettere.
E naturalmente la seguì. Perché quando Emma Swan rideva, semplicemente non rimanevi a guardarla, ridevi con lei. Aveva quel tipo di risata contagiosa che ti catturava, annegava, portandoti giù con lei.
Il canto della sirena di Emma Swan era la sua risata.
Si tirarono indietro gli uni dagli altri, fronte contro fronte, in primo luogo per cercare di fermare il loro sghignazzare come bambini fino a quando non si trasformò in una risata vera, inarrestabile e contagiosa, sentirono infatti il resto dei loro amici e le persone intorno a loro scoppiare a ridere con loro.
"E ... Stop! Abbiamo avuto un caso di risatine, ragazzi. Calmatevi". 
"Nessuno dice di calmarsi a Jones!" urlò Victor dal cerchio in cui era ancora riunita la loro cricca, che stavano ancora agendo come se stessero ballando o semplicemente si stavano rendendo ridicoli. Come sempre.
Lui gli lanciò uno sguardo, anche se privo di qualsiasi minaccia reale "Sta' zitto". Si concentrò nuovamente su Emma, che si stava mordendo il labbro nervosamente,  per la prospettiva che si sarebbero dovuti baciare di nuovo o che avrebbe potuto rovinare di nuovo la scena, non ne era molto sicuro.
"E ... azione!"
La musica si fece più forte e Killian si trascinò leggermente vicino a lei. Lui alzò una mano, infilandole delicatamente una ciocca ribelle dietro l'orecchio. Lei era completamente congelata adesso, tutte le tracce della loro precedente allegria erano scomparse e lui non era in grado di ignorare il suono del suo cuore che martellava nelle orecchie, che faceva eco al ritmo che suonava attraverso tutto il club, come se fosse altrettanto vivo per loro.
Si mosse fino a quando le sue labbra furono accanto al suo orecchio e il sorriso che affiorò sulle sue labbra fu completamente involontario "Non c'è bisogno di buttarsi su di me così sfacciatamente, basta solo chiedere ..."
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che lei aveva già seppellito il viso nella sua spalla, cercando di smorzare la sua risata contro la sua camicia. Lui non poté fare a meno di appoggiare la testa su di lei, le spalle tremarono quando la imitò e risero senza sosta.
Gli era assolutamente mancato tutto questo.
"STOP! Emma! Killian!"
Emma si coprì il viso con la mano, soffocando una risata, scuotendo la testa e cercando di nascondersi dietro di lui per evitare (la molto falsa) ira di Keith. "Ma - non è colpa mia! E’ lui che mi fa ridere!"
Killian ridacchiò tirandosi leggermente indietro da lei in modo che potesse guardarla da vicino. Ripeté le azioni di poco prima, raccogliendo una ciocca di capelli e giocandoci leggermente prima di metterla dietro il suo orecchio, il suo cuore prese a battere più forte quando vide che non lo guardava in modo strano, non si era tirata indietro, non sembrava sorpresa dal suo contatto. Si trascinò più vicino a lei per sussurrarle all'orecchio.
"Proprio come nel video, Lost Girl". Notò come si lasciò sfuggire un respiro incerto; i suoi occhi tesi da quanto vicino le sue labbra fossero in bilico sulle sue. Quelle sue labbra piccole ed imbronciate. Oh, come le detestava.
Per quanto le detestava, non avrebbe mai smesso di baciarle se avesse avuto qualche voce in capitolo.
Allontanandosi leggermente da lei, guardò brevemente Keith, che guardava con impazienza il suo orologio. Tick ​​Tock intanto. Sospirò e sollevò la mano davanti a lui, roteando gli occhi. "Mi comporterò bene, lo prometto".
Emma alzò un sopracciglio, chiaramente non gli credeva. Lui scrollò le spalle in risposta.
Era un ragazzo, dopo tutto.
Un Lost Boy. Proprio come lei era una Lost Girl. 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Ballando Con Le Lacrime Negli Occhi ***


Cap 31 – Ballando Con Le Lacrime Negli Occhi

 
"E l'ora dell’happy hour!"
Emma si lamentò e picchiò la testa contro la lucida e già appiccicosa - per i resti di bevande versate e crackers che erano stati gentilmente offerti alle ragazze in una ciotola – superficie di legno del tavolo dove erano sedute "Ruby, l’hai detto due ore fa".
"E anche tre ore fa" intervenne Ella con una risatina, anche se si era già unita a Ruby per aiutarla a portare nuovi bicchierini da shot appena riempiti, sistemandoli di fronte ad ognuna di loro. La bruna piegò il fianco di lato e fece ad Emma una linguaccia.
"Don’t rain on my parade, ragazze".
Belle si girò verso Mary Margaret ed Emma, abbassando la voce mentre studiava Ruby con la coda dell'occhio "Ha davvero intenzione di iniziare a cantare?" 
Le due amiche risero. Ruby aveva insistito per esibirsi in Don’t Rain On My Parade perché le sembrava un bel regalo di nozze per Aurora, anche se tutti avevano cercato di convincerla che non fosse affatto necessario.
Aveva ovviamente scelto di ignorarle, preparandosi a cantare per la futura sposa.
Erano uscite per la festa di addio al nubilato di Aurora dopo tutto: lei e Filippo avevano deciso di organizzare le loro serate la stessa notte e naturalmente le ragazze e i ragazzi si erano separati. Non avevano voluto organizzare niente di eccezionale, solo una serata per bere qualcosa e divertirsi prima del matrimonio, che si sarebbe svolto il giorno successivo.
La cosa divertente era che il matrimonio si sarebbe svolto all’Hotel Savoy, ossia il luogo dove aveva incontrato la prima volta i Lost Boys. A quanto pare il destino era particolarmente crudele e volubile, considerando che Ella conosceva una coppia in procinto di sposarsi lo stesso mese, ma che aveva dovuto rimandare il matrimonio, lasciando una data libera e lei aveva subito chiamato Aurora in caso fossero stati interessati ad occuparla.
Naturalmente avevano accettato e così eccola lì,  la ragazza dagli occhi blu che avrebbe sposato il giorno seguente il suo innamorato, che buttava giù uno shot dopo l’altro come se non ci fosse un domani, con la sua cricca di ragazze. Tutti gli invitati e la band alloggiavano presso lo stesso hotel quella notte, ma per il momento erano in quel bar che Ruby ed Ella avevano scelto - dopo aver fatto un percorso molto preciso attraverso un paio di altri posti in quello che avevano soprannominato 'il sentiero dell’addio al nubilato' - sul serio, il peggiore soprannome di sempre – a bere i loro shots.
Scuotendo la testa con una risatina Emma sorrise verso Ruby, a quel punto la bruna si era alzata in piedi e la bionda le strinse le mani intorno alla vita "Spero di no. Oppure pioverà"
"Sei esilarante" fece Ruby con una smorfia, ma ignorò prontamente le loro battute e prese il suo bicchiere con quello di Emma e glielo passò "Andiamo, in piedi, marinai!".
"Nessun brindisi?" Chiese Regina con un cipiglio ed Emma dovette reprimere un risolino verso la sua manager. Era stata riluttante a unirsi a loro, ma  alla fine aveva acconsentito, dopo molte insistenze delle sue amiche, anche se a volte si comportava un po' come la loro madre.
"Oh, oh! Giusto! Uhm ... Però faccio proprio schifo in queste cose..."  si lamentò Ruby guardandosi intorno alla ricerca di aiuto. Ella fece segno verso Belle con una risata.
"Può farlo Belle, lei è l'esperta di parole qui!"
La piccola bruna inarcò le sopracciglia con aria interrogativa. "Il brindisi non dovrebbero farlo le belle damigelle?"
"Domani" le ricordò Emma con un sorriso, sapendo che non avrebbe fatto nessun brindisi quella notte. No signore.
Ruby aggrottò le sopracciglia verso di lei, gemendo drammaticamente "Ugh, comunque… ad Aurora e alla sua bella faccia!"
Tutta la cricca alzò i bicchieri all'unisono con un selvaggio e forte 'wooooooo!' che rimbombò nel bar prima di buttare giù gli shots e sbattere i bicchieri sul tavolo. Emma si pulì la bocca con la mano - in modo poco signorile – per fortuna Mary Margaret non la stava guardando o l’avrebbe rimproverata per le sue maniere - e si guardò intorno nel bar affollato. C'erano così tante persone lì, era difficile non cogliere l'occasione per guardare la gente. Coppie ovunque che si comportavano in modo disgustosamente smielato per i suoi gusti; gruppi di ragazze come loro che ridevano e urlavano di gioia e dei ragazzi che cercavano di sovrastare le risate facendo ancora più rumore.
Divertimento, divertimento, divertimento.
Aurora si avvicinò a lei appoggiando la testa sul palmo della mano mentre fissava l'altro lato della stanza non troppo sottilmente. "Quei ragazzi ci stanno fissando".
"Si staranno probabilmente chiedendo cosa c’è che non va in noi" mormorò Emma guardando attraverso il suo bicchiere e vedendo le immagini capovolte delle sue amcihe che bevevano dai loro. Era troppa stanca dei commenti volgari e degli sguardi che gli rivolgevano.
Preferiva concentrarsi sul fondo del bicchiere del suo nuovo Martini ottenuto per gentile concessione di Regina, che chiaramente preferiva i cocktails agli shots.
Belle aggrottò le sopracciglia confusa "Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va in noi?"
Prima che Emma potesse spiegarsi, Mary Margaret ridacchiò "La teoria delle woooo girls?"
Emma alzò gli occhi esasperata "Oh per favore, non iniziare".
Dal momento in cui avevano scoperto quella teoria, Ruby, Ella e Mary Margaret insistevano per provarla e costantemente la tormentavano per condividere quello che era il suo segreto nascosto dietro quell’allegro 'wooooo' prima di sorseggiare il drink.
Strano come non stavano cercando di saperlo stasera. Normalmente l’avrebbero esortata con frasi come 'non ho il ragazzo perché sono una stronza' o qualcosa del genere, solo per pressarla così da avere una reazione. Sospettava che, con la rottura di Killian così fresca – per quanto tempo si sarebbe potuta ancora considerare così? - Non volevano rischiare di sconvolgerla.
E le andava bene così.
Davvero non capiva cosa c’era di male nell’essere single, ora che erano in quella situazione.
Si sarebbe divertita senza il bisogno di trovare un uomo con cui passare la notte o sentire il bisogno di cercare qualsiasi idiota per sentirsi meglio con se stessa. Poteva - e desiderava - passare la serata da sola.
Emma si chiese perché stava perdendo così tanto tempo a pensare a questo problema.
Incolpò la tequila e il martini che stava bevendo.
Trascorsero un paio d'ore lì, ballando alcune delle canzoni del jukebox polveroso alle loro spalle- che si rivelò essere allo stesso tempo la megliore e la peggiore idea di sempre, visto che le canzoni erano per lo più classici ai quali il resto dei partecipanti alla festa non era così affezionato, ma loro se le stavano godendo a fondo. Gli shots e i cocktails scorrevano liberamente sotto la supplica di Aurora "Non andartene, non andartene ti prego - se rimani, pagherò i tuoi drinks"  agitando una banconota da cinquanta dollari sotto il naso del povero barista come una bandiera bianca. Si fecero anche una fotografia insieme a uno dei gruppi di ragazze lì presenti, che abbastanza casualmente stavano celebrando anche loro una festa di addio al nubilato. Decisero di posare mentre tutte bevevano i loro shots ed Emma quasi farfugliò dietro il drink quando vide lo schermo del telefono cellulare che mostrava la foto.
"Ruby, sembri completamente ubriaca".
"Sembro favolosa, chiudi il becco".
Si accorse che le cose avevano cominciato ad andare un po' fuori controllo quando vide Ella che cercava di rubare un bicchiere spingendolo nella sua borsa, insieme a una candela che decorava uno dei tavoli. Quando stava per intervenire si rese conto che Aurora aveva già nascosto un altro bicchiere nella borsa di Emma.
"Cosa c'è che non va in voi ragazze, smettetela di rubare roba" urlò contro di loro e riuscì a ritirare fuori un certo buon senso, anche se tra il ridacchiare e la stupidità generale la lucidità era ancora lontana. Si ritrovò ad avere a che fare con una Ruby eccessivamente affettuosa e il suo temuto abbraccio del destino – ossia quell'abbraccio ubriaco che ti dava e che riusciva a farti inciampare o cadere o ti faceva perdere un orecchino o qualcosa di altrettanto frustrante - e il loro lamentarsi di come i ragazzi non erano in giro per vedere come fosse andata splendidamente la loro performance di Don’t Rain On My Parade.
Fu felice che si fossero un po' calmate e quindi suggerì che era giunto il momento di tornare al Savoy.
"Ok è ora di andare. Dovremmo chiamare un taxi?" si chiese ad alta voce, già alla ricerca del suo telefono, ma Aurora le fece segno di fermarsi, con il suo telefono già in mano.
"Me ne occupo io, non ti preoccupare… i vantaggi di essere una futura sposa!"
Stava per prenderla in giro sulla lista dei regali di nozze che avrebbe avuto e di come suonava meglio che chiamare un taxi per un gruppo di ragazze un po' ubriache, quando un improvviso flash la colpì in pieno viso, accecandola  momentaneamente. Lei strizzò gli occhi e sollevò le braccia per proteggersi il viso e combattere le stelle dietro le palpebre cercando il modo di concentrarsi. Che diavolo?
"Emma! Emma qui!"
"Che diavolo" facendo eco ai suoi pensieri, mentre una dozzina di paparazzi si raccolse intorno a loro, le fotocamere nascondevano i loro volti mentre scattavano una foto dopo l’altra "Come facevano a sapere che saremmo state qui?"
Non lo chiese a nessuno in particolare, sperando che qualcuna delle sue amiche l'avrebbe rassicurata, fatto qualcosa, qualsiasi cosa, ma non fecero altro che imitarla, nascondendosi sotto i cappucci delle loro giacche, i cappelli e le braccia,  mantenendo i loro occhi fissi a terra . Non sarebbero andate da nessuna parte, stavano ancora aspettando il taxi - in entrambi i casi, sarebbe stato assolutamente inutile andare in giro lì: le avrebbero seguite in un modo o nell'altro. Prese a calci il pavimento esasperata, quasi barcollò e per poco non cadde se non per la stretta di Aurora sul suo braccio.
"Woah Emma, attenta! Ci siamo divertite stasera, vero?" chiese uno di loro con un tono troppo sarcastico per i gusti di Emma. Lo stronzo era troppo compiaciuto.
"Sì, sicuramente, fino a quando non siete arrivati voi. Potreste lasciarmi in pace?".
"Andiamo Emma, ci stiamo solo assicurando che tu stia bene”.
Emma iniziò a sventolarsi, la sensazione di essere intrappolata e circondata  provocò una scossa di panico attraverso di lei. Cercò su e giù per la strada un taxi, anche se il loro era ormai in arrivo.
"Sembra che voi ragazze facciate questo spesso, non è vero?"
"Andate via di qui"
Con la coda dell'occhio, notò come un paio di fotografi avevano circondato Ruby avanti all’ingresso del bar dal quale erano appena uscite e sapendo quanto potesse essere ingenua certe volte la sua amica quando era brilla, corse verso di lei e la prese per mano, trascinandola verso il resto delle ragazze, raggruppate lungo la strada "Ruby, vieni qui".
Il paparazzo si lamentò "Ehi Emma, lei sta solo cercando di essere educata, non come te".
"Credimi, in questo momento sono estremamente educata. Se non lo fossi probabilmente ti saresti ritrovato il segno di un mio pugno sulla tua faccia" ringhiò accentuando ogni parola a denti stretti. Il paparazzo da parte sua, rise solamente, stranamente soddisfatto del suo commento pungente e poi aprì la bocca con finta sorpresa.
"Molto arrabbiata?"
"Vuoi gentilmente farti da parte? Ci piacerebbe davvero che si lasciaste sole"  sbottò lei con impazienza, passandosi una mano tra i capelli biondi arruffati.
"Andiamo Emma, stiamo solo facendo il nostro lavoro" affermò un altro e alcuni di loro si misero a ridere, come se fosse tutto un grande scherzo per loro.
Lei a quel punto non ci vide più dalla rabbia.
"E l'atteggiamento da stronzo è necessario?"
Mary Margaret le afferrò il braccio da dietro, facendola girare verso di lei invece dei paparazzi, le cui fotocamere continuavano a scattare incessantemente "Emma, non dar loro da mangiare. Basta ignorarli".
Emma non aveva idea di come potesse essere così calma, le sue mani stavano quasi tremando per la rabbia. Era certa che non fosse un caso che i paparazzi erano lì proprio nel luogo dove stava festeggiando con le sue amiche - era vero che c’erano più paparazzi che la seguivano ultimamente, ma era una reazione al contratto. Aveva avuto tale conseguenza, proprio come avevano previsto fin dall'inizio: per farsi pubblicità. Ora lei l’aveva. Ed era arrivata con il lavoro. Se si aggiunge a ciò tutto lo scompiglio della sua rottura, il triangolo amoroso tra lei, Killian e Graham ed ecco la miscela perfetta per uno speciale di gossip.
Ma la cosa era, sapendo che Neal si era mostrato sempre di più sulla stampa scandalistica e negli squallidi  programmi di gossip per cercare di parlare di se stesso e di farsi un nome nel 'mondo dello spettacolo' approfittando del suo legame con lei, era piuttosto convinta che fosse lui a segnalare i suoi spostamenti ai paparazzi. Non aveva modo di dimostrarlo, ma il suo istinto era sempre stato abbastanza buono quando si trattava di queste cose.
"Ragazze! Come è stata la serata?"
Emma stava già per urlargli contro quando Aurora esclamò: "Le auto sono qui".
"Meno male". Non lasciò andare il braccio di Ruby, mentre la trascinava verso la seconda auto parcheggiata accanto al marciapiede in attesa. Aurora, Belle, Ella, Regina e Mary Margaret corsero verso la prima più grande e lei cercò di far sedere Ruby sul sedile posteriore dell'altra quando notò che c'erano già delle persone all’interno.
Gesù, la macchina era già piena.
"Ragazzi che ci fate qui?" quasi strillò, i flash ancora in corso dietro di lei non l'aiutavano a calmare i suoi nervi.
Victor si strinse nelle spalle mettendo un braccio intorno a Ruby "Aurora ha chiamato".
"Pensavo stesse arrivando un taxi" disse confusa. Non c'era letteralmente nessun posto per lei in macchina: Leroy o qualcosa del genere, stava guidando, Filippo era accanto a lui e Killian, Victor e ora Ruby erano sul sedile posteriore.
Grande. Semplicemente fantastico. 
Filippo le rivolse un sorriso imbarazzato "Non eravamo nemmeno sicuri che sareste riuscite ad entrate tutte in entrambe le macchine, per essere completamente onesto".
"Oh, per l'amor di ..." Chiuse la porta con un botto, girò intorno all’auto, entrò e si sedette sulle gambe di Killian. Fortunatamente i paparazzi non l'avevano seguita dall'altra parte, quindi non riuscirono a vedere dove - o meglio su chi – si era seduta.
Proprio come Leroy lasciò il freno, Ruby alzò le braccia nello spazio angusto della vettura, quasi colpendole l'occhio nel processo "Wooooo!"
Era così contenta di fuggire dalla scena che quasi - quasi era la parola chiave in quel momento – non si accorse dei caldi e ruvudi palmi contro i suoi fianchi e si contorse. Stupido solletico "Stai comoda, tesoro?"
"Tu non sei esattamente La-Z-Boy E-cliner 3000, non posso mentire".
Sentì la sua risatina di risposta contro la pelle del suo orecchio "Ed io che pensavo che essere seduta sulle mie gambe fosse il sogno di ogni ragazza ..."
Victor gemette alla loro destra e lo videro che li fissava come se fossero qualcosa di maleodorante e sgradevole che si era attaccato alla sua scarpa "Vorreste smetterla voi due per favore?"
Emma e Killian si scambiarono uno sguardo incredulo. Gettò le mani in aria - per quanto poteva - agitata. Stavano veramente mettendo a dura prova la sua pazienza quella notte "Per l'amor di Dio - quando parliamo, ci chiedete perché parliamo, quando non parliamo, perché non parliamo? - Cosa volete da noi"
Killian toccò il suo fianco per richiamare la sua attenzione "Sai cosa Swan? Dovremmo lasciare gli idioti e fare un nostro gruppo".
Girò la testa per guardarlo alzando le sopracciglia, impressionata. Suonava così bene "Sì, sarebbe una grande idea".
"Potremmo avere Nana come mascotte".
"E dovremmo avere una nostra canzone. Come un inno".
"E un logo. Con sopra un cigno. E del cioccolato".
Sospirò soddisfatta "Sembra grandioso". 
Non avrebbe mai ammesso di essersi appoggiata un po' troppo contro il suo petto, la sua guancia quasi accarezzava la sua.
No. Non l’aveva fatto. Assolutamente. Era tutta colpa di quell’auto stupidamente angusta.
Da parte loro, Victor e Ruby si scambiarono un sospiro, indicando lei e Killian stancamente "Visto? E' come se non ci fosse nessun altro qui dentro".
"Non mi stupisco affatto" Ruby concordò con un sospiro ed Emma si prese una nota mentale sul fatto che avrebbe dovuto colpire la sua amica più tardi per essere un’idiota. Avrebbe dovuto, davvero.
Arrivarono al Savoy piuttosto velocemente - o così sembrò comunque. Uscirono dalla macchina, Killian la aiutò porgendole la mano – come al solito si comportava da gentleman – ed entrarono nella hall dell’hotel. Mentre aspettavano che il receptionist desse loro le rispettive chiavi delle stanze, Killian tamburellava con le dita sul bancone e le chiese: "Dov'è Henry?"
"E' con Johanna, si sta prendendo cura di lui, Grace e Bae". Benedetta Johanna. Mary Margaret le aveva presentato la donna quando si erano trasferiti a Los Angeles e fece subito in modo che Emma avesse il suo numero per ogni volta che avesse avuto bisogno del suo aiuto per prendersi cura di Henry. Era stata una specie di madre surrogata per Mary Margaret quando era bambina ed era sempre stata lì per lei dopo la morte di sua madre, cosa che la rendeva abbastanza simile a David, e a lei ed Henry. La donna aveva accettato subito di passare la notte con Henry, assicurandosi che sarebbe andato a letto presto il giorno delle nozze, mentre gli adulti sarebbero stati intenti nei festeggiamenti.
Che sia benedetta per davvero.
Killian alzò un sopracciglio, ma non disse altro. Quando le fu finalmente consegnata la chiave insieme agli altri, si voltò verso di loro "E adesso dove andiamo?"
"Stanza di Graham. L'after party è lì".
"Niente post sbornia per te, eh Victor?"
Victor mise una mano davanti a lei, come se in quel modo potesse fermarla da ulteriori prese in giro. Ah. "Per niente. Non ci sono nemmeno vicino".
Lei rise e gli diede una pacca confortante sulla spalla,  povero ragazzo, sembrava che avesse perso un animale domestico o qualcosa del genere e si avviarono verso l'ascensore, che li avrebbe condotti alla stanza di Graham al sesto piano. Stava per bussare alla porta - e chiedere se era davvero il numero 815 solo nel caso in cui avessero fatto irruzione e molestato qualche altro povero cliente ignaro - quando Victor la prese per un braccio e si mise in piedi davanti a lei, scivolando la scheda attraverso l’apertura automatica vicino alla maniglia per poter entrare all’interno. Ci fu un applauso mentre entravano, il resto della band e le ragazze che erano nell’altra auto si erano già riuniti insieme a David e Graham seduti su ogni spazio disponibile. Anche sul pavimento.
"Spero davvero che non ci siano droghe in giro" disse lasciando la sua borsa e la giacca su una sedia e si unì ai suoi amici seduti sul pavimento in stile indiano. Graham le lanciò uno sguardo indifferente.
"Se ci fossero tu saresti l'ultima che avremmo chiamato, Swan. Non sei divertente".
Mary Margaret si lasciò cadere accanto a David, con la testa appoggiata sulla sua spalla mentre ridacchiava divertita. "Sai così poco di Emma allora".
Lei fece una smorfia di rimando. Perché dovevano sempre raccontare ogni piccola cosa sul suo passato a tutti? Perché non potevano parlare del tempo? Della scelta dei fiori per la cerimonia? La possibilità dell’esistenza degli unicorni?
Qualsiasi cosa?
Jefferson capovolse un cappello di feltro nero con cui stava giocando e li guardò attentamente, sorridendo maliziosamente "Forse potremmo scoprire alcuni di questi vostri segreti ragazze ... Che ne dite di Obbligo o Verità?"
"Siamo adulti, lo sai."
Che cosa avevano questi ragazzi e giocare a questi giochi alcolici, davvero.
Killian sbirciò nella sua direzione "Allora? Hai paura?". Le prese in giro mostrandole un sorriso che non fece nulla per alleviare il suo ribollire. Si diresse verso di lui e strappandogli il bicchiere dalle dita con un ringhio disse: "Dammi quel bicchiere".
________________________________________________________________________________
 
"Cominciamo. Non ho mai ...
Aurora batté le mani dopo aver preso un sorso del suo bicchiere, con l’aspetto da brava ragazza, anche dopo aver trascorso la serata in un bar circondata da fumo e alcolici. "Non ho mai baciato Emma Swan".
Questa era buona. Tenne giù la mano, non doveva bere naturalmente, perché non aveva la capacità di baciare se stessa - non ancora comunque, pensò con uno sbuffo silenzioso - e sorrise a Graham e Killian, che alzarono gli occhi al cielo e bevvero un sorso sotto la provocazione di un ‘ohhh’ di Victor e Jefferson.
Quello che di certo non si aspettavano era che bevesse anche Ruby.
"OH. DIO".
"E ora sappiamo che cosa sogneranno i ragazzi questa notte" Mary Margaret dichiarò ridendo, scuotendo la testa all'unisono con David, che si coprì il viso con una mano. Probabilmente ricordando il momento in cui aveva scoperto dell’ 'incidente'.
"Tranne Fiiiiiiiiiiilippo perché sta per sposaaaaaarsi" ricordò Graham canzonandolo.
Emma sbuffò impaziente agitando il bicchiere davanti al suo viso "Eravamo giovani e ..."
"... e tu eri super-ubriaca" finì Ruby per lei. Emma alzò appena un sopracciglio, indifferente.
"Anche tu"
Jefferson diede delle gomitate ad August nelle costole, inghiottendo rumorosamente mentre il resto di loro urlava e fischiava "Amico questo sta diventando interessante"
... poteva ben dirlo.
Il resto del gioco fu ... una sorta di sfocatura. Un’assurda, disordinata, ridicola sfocatura, in cui la maggior parte di loro giocò sporco: affermando cose che sapevano degli altri o di qualcuno in particolare, per fare in modo che bevessero ammettendolo davanti a tutti gli altri.
Diciamo che scoprirono molto più di quanto si sarebbero aspettati.
"Non ho mai apprezzato una canzone di Justin Bieber!"
"Cinquanta Sfumature di.. NO. Non rispondo a questo".
"Non ci ho mai provato con un ragazzo pensando che fosse una ragazza" August strizzando l'occhio a Jefferson, che bevve e poi gli diede un pugno sul braccio in cambio.
"Non ho mai dimenticato il reggiseno dopo essere stata con un ragazzo e mio padre l'ha trovato" Mary Margaret, sorridendo a Ruby.
"Non ho mai trovato un reggiseno appeso a una lampada, dopo che i miei amici mi hanno trovata in soggiorno a fare la stupida con un ragazzo" Ruby, fissando intensamente Emma.
"Non ho mai sbattuto contro un lampione con la mia bici, quando la stavo portando a mano e non ero in sella" Mary Margaret, guardando Emma.
"Non ho mai sbattuto qualcuno in un camerino" Graham non rivolto a nessuno in particolare, ma che aprì un’intera sessione di il-posto-più-strano-in-cui-hai-fatto-sesso. Emma in realtà avrebbe voluto dimenticare alcune delle risposte di cui era stata testimone.
L’avrebbe voluto davvero.
"Non ho mai pianto guardando Moulin Rouge" per gentile concessione di Emma con un Jones indignato in risposta "Quello è un film fantastico, ok?"
"Non ho mai lanciato champagne contro il viso di qualcuno" Filippo sorridendo a Emma.
Perché tutti stavano giocando contro di lei?!
"Non ho mai messo mascara waterproof di proposito e poi ho cercato di toglierlo in una fontana" Ruby sorrise a Victor, che arricciò il naso prima di sorseggiare.
"Non ho mai pianto quando ho ricevuto la mia email di Pottermore" Emma, senza guardare con attenzione in faccia nessuno, anche se tutti guardavano Mary Margaret.
"Non ho mai pianto perché ero un Tassorosso" Esclamò una vendicativa Mary Margaret.
"Tu stronza" disse una Ruby incazzata e un po' ubriaca.
________________________________________________________________________________
 
Emma credeva che nulla avrebbe potuto superare la storia di Tassorosso, ma dovette ammettere a malincuore che fu il momento 'Che squadra? - WILDCATS '! ad essere incoronato come il re della notte. Non aveva idea del perché nessuno avesse ancora chiamato la reception per fargli dire non tanto gentilmente di smettere di fare tanto baccano.
A quanto pare non era la sola, visto che Graham improvvisamente fischiò per richiamare la loro attenzione "Ok. Penso che possa essere sufficiente per una notte. Tutti fuori".
"Humbert ha bisogno del suo sonno di bellezza" I ragazzi scoppiarono a ridere ed Emma sorrise verso di lui, stringendosi nelle spalle quando la guardò in cerca di sostegno.
Chi voleva prendere in giro? Il ragazzo non aveva bisogno di un sonno di bellezza. Ma lei non aveva intenzione di dirglielo.
Si rivolse verso di loro irritato "Zitti. E’ la coppietta che ha bisogno del sonno di bellezza. Beh, Prince si – non tu Aurora. Sei bellissima in ogni caso”.
"Sta cercando di sedurla! FA QUALCOSA!".
David - sia benedetto per la sua pazienza - colse il suggerimento di Graham, aiutò Ruby e Mary Margaret a rimettersi in piedi e le indirizzò fuori dalla stanza "Vedi? Il nostro spunto per andare via".
Emma si unì a loro, seguita da Killian e August, fino a quando tutti decisero di andare nelle rispettive camere per la notte. Prima di andare in camera sua, Emma decise che quello era il momento migliore in assoluto per comprare un sacchetto di patatine o qualcosa da mangiare - a quanto pare bere senza mangiare nulla non era stata un’ottima idea - e Killian si offrì di accompagnarla. Avrebbe dovuto immaginarlo, visto che non appena le patatine furono fuori dalla macchinetta, lui si piombò sulle sue mani e aprì il pacco per prenderne un mucchietto e sgranocchiarle, sorridendo al suo sospiro. Discussero su questa cosa durante tutto il tragitto di ritorno fino a quando passarono dalla zona piscina, dove improvvisamente si ritrovò a camminare da sola, troppo occupata a setacciare il fondo del sacchetto per prendere le ultime briciole di patatine, prima di girarsi e vederlo camminare verso il bordo della piscina.
"Sai quale sarebbe davvero, davvero una buona idea? Fare una nuotata".
Gettò il sacchetto di patatine ormai vuoto in un bidone vicino scuotendo la testa "Non c'è modo".
"Killian pensa che sia un'idea fantastica" insistette con il sopracciglio destro completamente fuori controllo nel suo tentativo di convincerla ad unirsi a lui.
Lei alzò gli occhi. Parla in terza persona. Questo sarebbe stato fantastico. "Naturalmente Killian lo pensa. Emma, d'altra parte, non è d'accordo".
Mise addirittura il broncio, a quel punto, quasi la stava implorando "Andiamo Swan. Killian dice che sarà divertente".
Emma - oh Dio stava parlando in terza persona anche lei, doveva essere ancora ubriaca  "Perché Killian dev’essere così esasperante? Perché Emma deve apparire come la cattiva della situazione quando sta solo cercando di essere razionale?"
"Emma è molto più divertente quando non fa così" fece un passo verso di lei fino a quando si trovarono faccia a faccia e il suo respiro caldo si poggiò su di lei, l'odore di rum e fumo era persistente tra di loro "Quando si lascia andare".
"Ma ..." 
Non ne voleva sapere. In una mossa inaspettata troppo veloce per i suoi riflessi già rallentati, si chinò e la prese dai fianchi, gettandola sopra la sua spalla "Basta. Facciamolo Swan".
Non si curò minimamente delle sue urla e dei suoi patetici tentativi di lasciarla andare e il bordo della piscina si stava avvicinando sempre di più "Jones!".
... certo, lui la ignorò. Fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di affogare.
... nah,  stava scherzando. Ma lei era bagnata. E infuriata. E avrebbe fatto in modo di fargli sapere quanto fosse infuriata, questo era certo.
Sputando acqua e tossendo - forse in modo un po' troppo drammatico - cercò freneticamente la sua testa che andava su e giù in acqua, con il  suo stupido sorriso che brillava nel buio mentre nuotava intorno a lei, come se fosse nato per farlo "Sto per ucciderti, lo giuro".
"Sicuro" la prese in giro e la schizzò, iniziando una battaglia in cui nessuno di loro avrebbe voluto ammettere di perdere anche quando finalmente si trascinarono fuori dall'acqua. Non aveva idea di quanto tempo erano rimasti lì, cercando di spingere l'altro sottacqua, aggrappandosi a jeans e t-shirt per spaventare l'altro e facendosi il solletico ovunque potessero quando la pelle era esposta.
Rabbrividì nei vestiti zuppi e iniziò a saltellare sui suoi piedi nel tentativo di scaldarsi, poi si strizzò le ciocche di capelli bagnati per tirarle in su in un alto chignon in modo che non le cadessero sul collo. "Ugh. Saremo malati e tireremo su con il naso durante tutta la cerimonia, me lo sento".
Lui la guardò quasi scusandosi. Non era troppo sicura di credergli, ma la sua offerta successiva glielo fece considerare "Killian ha qualcosa per questo se Emma vuole".
"No, non ti preoccupare, Emma farà solo una doccia calda ora".
Lei quasi gemette al pensiero, chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro mentre affrettava il passo verso la sua stanza, il bisogno di arrivare lì il più presto possibile quasi la fece volare.
Giunsero alla sua porta e lei si voltò e lo trovò a leccarsi le labbra quasi perfidamente, fissandola in maniera molto diretta "Sì, alcuni di noi forse dovrebbero optare per una doccia fredda dopo questo dolce spettacolo".
Grazie a Dio per la brezza fresca che le provocò brividi e la più ovvia reazione che il suo corpo stava mostrando al momento "Killian dovrebbe smetterla di guardare le ragazze".
"Killian non può farlo"
"Killian è un maiale"
"Non è colpa di Killian, Killian è un uomo"
"Aspetta, pensavo che Killian fosse un gentiluomo" Non era sicura se lei sbuffò o tirò su con il naso a quel punto.
"Lo è. Sta portando Emma al sicuro nella sua stanza. Non vorremmo che qualcuno si approfitti del suo stato molto ubriaco e bagnato ... ". S'interruppe agitando le mani in aria, come per mostrare il pasticcio che sembravano in quel momento - capelli sconvolti appiccicati ai loro volti e le scarpe che facevano rumori stridenti contro il pavimento.
Ignorò decisamente la vista molto invitante di Killian Jones, bagnato dalla testa ai piedi e che la guardava come se l’avesse potuta mangiare se non fosse stata attenta, aprì la porta lasciando un addio sulla sua scia e cercando pateticamente ed inutilmente di far calmare il suo cuore palpitante. "Buona notte Jones"
Prima che la porta si chiudesse sentì una risatina "Sogni d’oro Swan. Ci vediamo domani all'altare".
________________________________________________________________________________
 
"Non riesco a respirare. Non riesco a respirare".
Emma era terrorizzata dalla mano di Aurora, la sventolava violentemente contro il suo collo piuttosto sudato e arrossato e la sua faccia. Huh. Quindi è così che appare una spozilla che dà fuori di testa.
Lei temeva già il matrimonio di Mary Margaret.
"Va bene, Aurora. Sei splendida. Tutto è decisamente perfetto".
Disse questo perché sapeva che era quello che Aurora avrebbe voluto sentire e non poteva biasimarla. Era quello che avrebbe detto e creduto se fosse stata davvero così matura e adulta come desiderava essere - che sapeva di non essere. Forse.
Aurora non sembrava soddisfatta e continuava ancora a torcersi le mani nervosamente e per essere completamente onesti, Emma non pensò per un momento che sarebbe stato così facile, la ragazza dagli occhi blu non ci sarebbe passata su senza ulteriori domande. Ovviamente no. Perché avrebbe dovuto esserci qualcosa di facile a questo punto?
Ruby non sembrava essere troppo nel programma salva-il-matrimonio del giorno. "Come potrebbe non esserlo? Ci sono le damigelle d'onore".
Aurora fissò la sua amica con uno sguardo scioccato, come se cercasse di capire cosa diavolo volesse dire – anche Emma lo sarebbe stata se fosse stata nella sua posizione, per essere completamente onesti, perché che diavolo Ruby, non aiuti con questo - e prontamente riprese il suo discorso.
"E se è troppo presto? Cosa succede se qualcosa va storto? Se lui mi molla?".
La pazienza di Emma stava cominciando ad esaurirsi a questo punto. Gesù. "Aurora, questo non è un film di Julia Roberts. Nessuno scapperà".
"Ma …cosa succede se ​​va male? Se abbiamo affrettato le cose? Cosa sarebbe stato se avessimo aspettato ancora un po’?". 
Fu la leggera nota di panico nella voce della sposa che bloccò Emma e schiarì il suo umore un po' rabbuiato dopo aver assistito al suo sfogo. I suoi occhi si addolcirono e sospirò mentre si faceva strada verso Aurora, le mise le mani sulle spalle per calmarla e sforzandosi per fare lo stesso con se ".. Ok, ascoltami. Pensi che se avessi aspettato un paio di mesi o addirittura anni, qualcosa sarebbe cambiato?".
Lo sguardo confuso di Aurora incontrò il suo "In che senso?"
"Sentiresti qualcosa di diverso per Filippo?"
Si morse il labbro "Non lo so. Non credo". 
Emma diede un piccolo calcio contro il pavimento in moquette con il tacco - con una piccola sfumatura di sogno ad occhi aperti nella speranza che le scarpe si sarebbero rotte, come rimborso per il dolore che le stavano infliggendo - con lieve esasperazione "Certo che no. Voi vi amate. E' chiaro come il sole".
"Ma ... io non lo so, è solo ..." Aurora tremava sotto le sue braccia ed Emma la interruppe prima che potesse proseguire con qualche scusa fuori di testa. 
"Hai solo paura che perché il matrimonio è stato organizzato in poco tempo possa finire male".
"Sì". La sua ammissione fu quasi un sussurro, il suo sguardo si riempì di lacrime e gli occhi si incollarono a terra.
"E' una stronzata. Perché ti sentiresti in colpa? Sai cosa? E' solo che non puoi più aspettare di fare tuo quell’uomo".
Poi Ruby decise di intervenire, raggiungendole e mettendo un braccio confortante sulle spalle di Aurora "Esattamente. Così ogni stronzetta là fuori saparà che lui è tuo".
Emma combattè un commento irriverente per la sua scelta di parole per calmare la sposa,  ma preferì inclinare il suo mento verso l'alto con fare incoraggiante, incontrando il suo sguardo con un piccolo sorriso "Non dovresti essere preoccupata o vergognarti di aver affrettato il giorno in cui lui sta per diventare tuo marito. Questo dovrebbe essere il giorno più bello della tua vita. Goditelo".
Con suo grande sollievo l’agitazione lasciò le mani di Aurora e la calma tornò sui suoi lineamenti. Liberò le mani da lei e Ruby, si chinò su una poltrona dove erano sparse le sue cose e prese il bouquet che vi aveva appoggiato poco prima. Prese un respiro calmante, si girò verso di loro e infine sorrise.
"Grazie" mormorò ed Emma stava per farle un gesto con la mano come per dirle che non c’era bisogno di ringraziarle - o andare lì e abbracciarla perché in realtà, la povera ragazza sembrava ne avesse bisogno, anche se temeva di stropicciarle il vestito ed era terrorizzata dalla reazione di Ruby a tal proposito - finché una voce proveniente dalla porta attirò la sua attenzione.
"Ragazze?"
Killian era lì in piedi in tutta la sua gloria mentre indossava il suo abito, si avvicinò ad Aurora con cautela inviando uno sguardo interrogativo nella direzione di Emma e Ruby. Si chiese se avesse visto l'intera scena, ma respinse l'idea abbastanza in fretta – se l’avesse fatto probabilmente si sarebbe precipitato e avrebbe fatto qualche sorprendente discorso dei suoi o semplicemente l’avrebbe scossa finché non avesse recuperato la ragione perché era quello che facevano i Lost Boys. Ti trascinavano e facevano in modo che poi li sposassi, immaginò.
Cosa diavolo stava pensando per l'amor di dio. La prossima cosa che sapeva, era che avrebbe sognato in colori pastello e oro, finali da favola e abiti da ballo.
Incolpò Killian Jones con il suo abito. Era tutta colpa sua. Si. Sembrava una cosa abbastanza ragionevole.
Aurora si rianimò nel vedere Killian, gli sorrise. Eh, visto? Avrebbe gestito il tutto meglio di lei. Avrebbe dovuto essere lui la damigella d'onore, dopo tutto. Anche se avrebbe voluto chiedergli se aveva avuto un episodio simile con Filippo. "Sì?"
"Siamo pronti là fuori" Quando fu di fronte alla sposa le prese le mani nelle sue e la baciò sulla guancia teneramente, studiandola dalla testa ai piedi  "Sei stupenda".
Le guance di Aurora arrossirono - almeno questa volta per un motivo ragionevole, pensò Emma incredula – gli sistemò il papillon e gli spolverò il bavero della giacca "Grazie. Non sembri così male anche tu".
Rispose facendole un occhiolino, con attenzione la portò contro di sè in un leggero abbraccio ed Emma fu sorpresa dalla sua cura fino a quando si ricordò di come si era sempre stupidamente preoccupato per i suoi vestiti e quant'altro ogni volta che avevano partecipato a qualche evento insieme. Il pensiero le provocò una fitta di dolore inatteso, ma lei la spinse via e decise di darsi una mossa, si girò per raccogliere il suo bouquet e sistemò il contenuto della trousse di Ruby per mettere tutto via. Ma in ogni modo potè ancora sentire il loro breve dialogo "Stai facendo di lui un uomo molto felice. Non fare tardi".
"Non lo farò." 
Con la rassicurazione di Aurora, Emma sentì i suoi passi che si avvicinavano e prima di raggiungere la porta, passò da lei, sussurrandole contro l’orecchio "Buon lavoro, damigella d'onore numero 2".
Così aveva sentito tutto. E l'aveva lasciata con tutto quel casino da sistemare. Huh. Forse aveva pensato che potesse gestirlo da sola.
O forse era solo rimasto lì a godersi la scena.
Chi diavolo poteva sapere quello che pensava, davvero.
"Non dirlo neanche" mormorò e poi sbatté le palpebre in confusione per la sua risposta. Da quando si rifiutava di prendersi il merito per qualcosa, soprattutto quando si trattava di lui? Ugh. Stava davvero crescendo?
Aspettò che chiudesse la borsa del trucco - come ci fosse riuscita non l’avrebbe mai saputo, probabilmente l'intero negozio MAC era lì dentro- e dopo essersi assicurato che Ruby e Aurora fossero fuori dal campo uditivo, le si trascinò vicino e facendo scorrere i suoi occhi su di lei disse in un sussurro "Lo sai che le damigelle d'onore non dovrebbero mettere in ombra la sposa vero ...?" 
Aspetta un attimo, era la sposa quella che avrebbe dovuto arrossire, non lei. Stronzo.
Pensò che avere una stilista come cara amica aveva i suoi vantaggi in questi casi, visto che Mary Margaret aveva unito le forze con Ella per creare gli abiti per lei e Ruby per l'occasione. Due abiti in seta e chiffon in una chiara tonalità di verde - perche' ‘si abbinava perfettamente gli occhi di entrambe!'. Doveva ammettere che le piaceva, ma come sempre, si sentiva un po' impacciata. 
Sbuffò roteando gli occhi e praticamente spingendolo fuori dalla stanza, non lasciando venir fuori il suo sorriso fino a quando non si assicurò che fosse fuori "Esci".
Avrebbe potuto affrontare Jones in versione flirtante-innamorato.
Furono gli sguardi intensi e rubati, i lievi-tocchi, gli occhi tristi di Killian, che la turbarono e si riversarono sulla sua presunta parte razionale e adulta in uno scontro di emozioni e istinti primordiali, un combattimento costante di stimoli e sensazioni che si esprimevano contro la sua volontà ogni volta che lui le era intorno, l'improvvisa voglia di ridere unita ad pianto inatteso.
Almeno oggi avrebbe potuto dare la colpa al matrimonio. Tutti piangono ai matrimoni.
 
________________________________________________________________________________________________
 
Lui disse sì.
Lei disse sì.
Ruby pianse.
Mary Margaret pianse.
Victor pianse.
Che diavolo, il 90% di loro pianse.
Killian incontrò i suoi occhi sopra le teste della coppia dopo che erano stati dichiarati marito e moglie e la vista del suo sorriso luminoso e imperturbabile fu l'ultima goccia che portò le lacrime che formicolavano ostinate dietro i suoi occhi a scenderle giù per le guance.
________________________________________________________________________________
 
Mary Margaret prese il bouquet e dovette trattenere fisicamente Ruby dopo che tentò di costringere i ragazzi a portarla in giro come un 'adeguata vincitrice', mentre Emma e Graham documentavano il tutto sui loro telefoni per riferimenti futuri.
________________________________________________________________________________
 
Victor pianse di nuovo durante il suo brindisi.
Con sorpresa di Emma, ad Henry era stato chiesto di salire sul palco laterale durante il 'regalo speciale' della band per fare 'il sostituto di Filippo', facendo finta di suonare durante la maggior parte della canzone per gli sposi, anche se lei poté vedere che aveva fatto pratica. Killian probabilmente gliel’aveva insegnato negli ultimi mesi pensò: quando ebbero finito, le corse incontro e l’abbracciò prima di salutare in giro come una rock star sotto le chiacchiere di tutti e gli applausi.
Emma riuscì a non far vacillare troppo la voce durante il suo brindisi.
Ruby pianse. Durante il suo e quello di Emma.
________________________________________________________________________________
 
Ruby fece tintinnare il bicchiere contro il suo e bevve un sorso, un verso deliziato lasciò le sue labbra dopo che lo ebbe fatto sotto lo sguardo divertito di Emma. Fu di breve durata però, visto che la sua amica improvvisamente si rivolse a lei con una vivida accusa "Ti sei davvero rannicchiata in modo da non prendere il bouquet?"
"Non mi sono ranicchiata"
"Certo che l’hai fatto"
Emma si strinse nelle spalle, incrociando le braccia contro il petto e appoggiandosi contro David, che era al suo fianco fissando Ruby con uno dei suoi sguardi. Non era sicura se fosse a causa del tono di Ruby o l'idea che Emma avrebbe dovuto prendere il bouquet.
Non che volesse scoprirlo in un modo o nell'altro.
"E' il tempo di Mary Margaret di brillare. E poi cosa avrei dovuto farci?".
Ruby inclinò la testa di lato e alzò le spalle con noncuranza "Metterlo in un vaso"
Emma fissò la bruna indifferente. Davvero Ruby. Davvero. "Sono così felice che tu sia qui a darmi questa tua fantastica opinione".
La sua amica sembrava aver già dimenticato la sua domanda sulla sua missione acchiappa-bouquet, mentre fischiava con  gli occhi socchiusi verso una coppia che si stava avvicinando lentamente "Woah, woah aspetta - chi è la splendida rossa al braccio di Graham?".
Emma seguì il suo sguardo per vedere Graham in carne e ossa, con un largo sorriso, che stava agitando la mano libera mentre si avvicinava alla loro piccola cricca, con una rossa con la pelle chiara e gli occhi azzurri luminosi al suo fianco. Emma sorrise, diede a David il bicchiere e gli andò incontro a metà strada per abbracciarla "Ehi! Ce l'hai fatta!".
La ragazza ricambiò il suo abbraccio, raggiante ed Emma non poté fare a meno di sorriderle, guardandola nel suo abito blu e un carinissimo fiocco appuntato sulle sue ciocche rosse in una splendida acconciatura raccolta. Ruby avrebbe sicuramente approvato. "Si ci sono riuscita. E' così bello vederti di nuovo".
Lei annuì e la spinse un po' fino a quando non si ritrovò difronte al resto dei suoi amici. "Sono contenta che tu sia qui. Ehi, ragazzi…questa è Ariel".
Ruby fu la prima ad avvicinarsi a lei sorridendo - come sempre - e l’abbracciò con calore "Ciao, piacere di conoscerti". Fece un passo indietro e fece segno tra lei e Graham, inclinando un sopracciglio, colta alla sprovvista "Allora aspetta – voi siete ...?"
Per Emma risultò davvero difficile non ridere di Graham che imbarazzato si massaggiava la nuca nervosamente. Sì, Humbert. Vediamo come gliela spieghi questa. "Sì, a tale proposito ... non volevamo avere, sai tutto il dramma gettato su di noi".
Mary Margaret sembrò confusa "Dramma?" Poi la sua bocca si aprì in una silenziosa 'o' "Oh. Oh, vuoi dire tutto ..."
Gia ', il' tutto '. Come in  'tutto il casino Emma-Graham che l’aveva perseguitato per circa 5 mesi dopo la sua rottura con Killian Jones'.
Niente di importante.
Non c'era da stupirsi che avesse cercato di tenere Ariel lontana da tutto questo. Quando aveva chiesto consiglio sulla questione, Emma fu più che felice di concordare con la sua idea di tenerlo privato in un primo momento - compresi i loro amici, almeno fino a quando tutto si sarebbe calmato in qualche modo. Il matrimonio di Filippo e Aurora era sembrata l'occasione perfetta per dirglielo, però Emma aveva notato come ad Ariel sembrava di sentirsi un po' messa in disparte, come se Graham la nascondesse ai suoi amici o qualcosa del genere. Lei aveva insistito su come non fosse affatto così e sapeva che la sua nuova amica ne era consapevole, ma Emma ammise tra sè e sè che si sarebbe sentita tagliata fuori anche lei se fosse stata nei suoi panni. Era contenta di vederla incontrare il resto del gruppo e finalmente dire a tutti che era la compagna di Graham.
Graham capì quello che stava pensando Mary Margaret con un cenno del capo "Già. E Ariel lavora per il mio manager quindi non ho voglia di metterla sotto i riflettori". Guardò la rossa con un sorriso "Ancora".
Ruby si spostò i capelli di lato e rivolse un sorriso alla nuova aggiunta al gruppo "Vedo, benvenuta allo zoo, ragazza. Non preoccuparti però... ci saremo noi a guardarti le spalle".
Ariel arrossì sorridendo loro, sembrava entusiasta "Grazie. Graham mi ha raccontato tante cose su di voi, sono così felice di incontrarvi finalmente".
Tutti sembrarono sciogliersi a questo. Emma sorrise: quella ragazza potrebbe far innamorare chiunque di sè con il suo fascino.
David la indicò confuso "Ma già conosci Emma".
"Oh, sì, certo. Lei lo sapeva fin dall'inizio" spiegò Ariel spingendola scherzosamente con il gomito. Emma mise le mani davanti, già desiderosa di spiegare come questo fosse per una volta merito suo.
"Sono un po' il loro Cupido. Graham qui si stava comportando da ragazzina e non era sicuro di cosa fare fino a quando gli ho detto di smetterla e di chiederle di uscire".
Ariel ridacchiò, rivolgendosi a Graham con un sorriso disgustosamente dolce. Ugh. Coppie. "Era così carino".
"Vedi Swan? Lei dice che sono carino" ribadì ad alta voce sorridendo verso di lei. Lei sbuffò in cambio, roteando gli occhi.
"Ti stavi comportando come una ragazzina".
Mary Margaret ridacchiò e scambiò uno sguardo d'intesa con David - sul serio, tutte queste coppie di piccioncini avrebbero dovuto smetterla o avrebbe vomitato. E non a causa dell'alcol. "Ogni volta che Emma inizia a imprecare significa che lo champagne sta avendo effetto".
Tirò su col naso infastidita e deviò il suo sguardo. Perché tutti insistevano sempre che fosse ubriaca quando non lo era? E cosa ancora più importante, anche se lo fosse stata – che c’era di male? Era un matrimonio!
Non che stesse ammettendo di essere ubriaca - perché non lo era - ma il suo orgoglio era abbastanza grande da negare che fosse un po' alticcia.
Non ebbe il tempo per cercare di giustificarsi, in entrambi i casi, visto che le rivolsero le accuse più ridicole.
"Quando inizierà a battere le mani come una foca dovremmo iniziare davvero ad essere preoccupati per lei" aggiunse Ruby e tutti risero mentre Emma incrociò le braccia sul petto.
Lei non applaudiva come una foca. Anche se le foche erano adorabili e lei preferiva essere del Team Seal che del Team Dolphin. 
(Killian era Team Dolphin. Cretino)
"Mamma!" Henry si presentò al suo fianco all’improvviso con la camicia spiegazzata e i pantaloni già macchiati facendola rabbrividire all’idea che avrebbe dovuto portarli in tintoria e le fece un sorriso a trentadue denti, i ragazzi allora gli diedero pacche sulla schiena e gli fecero cenno animati.
"Ehi ragazzo. Ti stai divertendo?".
Lui annuì con entusiasmo ed Emma sospettò che avesse già preso troppa torta. Allarme picco glicemico attivato. Beh, era una cosa positiva che Johanna fosse lì attorno e avrebbe potuto portarlo di nuovo nella loro stanza insieme a Grace e Bae – ma non era sicura che sarebbe stata in grado di tenere il passo quando era in uno nei suoi stati di iperattività. "Un sacco. Non voglio andare via".
Lei gli rivolse uno sguardo di avvertimento "Non puoi stare qui tutta la notte, lo sai".
"Ma tu si". Naturalmente avrebbe utilizzato il suo coprifuoco per discutere la questione. Lei si strinse nelle spalle, cercando di apparire innocente - ma compiaciuto come il gatto che ha mangiato il canarino.
"Sono un’adulta".
A volte.
Suo figlio si lamentò esasperato e lei non poté fare a meno di ridere e abbracciarlo fino a quando Victor si presentò da loro, mettendogli le braccia sulle spalle sottili e spolverandogli la camicia delicatamente nel processo. "Ehi Henry, senti un pò. Un lento. Perché non inviti Gracie a ballare?"
"Cosa? No!" Non riusciva a crederci. Suo figlio era arrossito! Per una ragazza! C'era un Dio lassù.
Ruby e Victor risero insieme, avrebbe dovuto parlare con quei due sulla loro capactà di creare coppie. "Perché no?"
"Perché ..."
Per la massima sorpresa di Emma, fu David che gli dede un’incoraggiante spintarella verso l’altro lato della sala, dove Gracie girava intorno a suo padre e Aurora, probabilmente sproloquiando riguardo al vestito della sposa. "Dai Henry, è solo un ballo. E sono abbastanza sicuro che lei vuole ballare con te".
"Ma ..."
"Forza, andiamo!" Ruby si unì al consiglio di David e iniziò a spingere Henry in direzione della figlia di Jefferson e per la loro gioia, lui accettò, quasi inciampando mentre si avvicinava alla ragazza. Li videro scambiare qualche parola fino a quando il viso di Grace si illuminò in un sorriso e prese la mano di Henry e si unirono alla piccola schiera di coppie che già si muovevano sulla pista da ballo. Emma li guardò con tenerezza con la mano che inconsciamente era andata a coprire la bocca, toccata dalla scena fino a quando il commento divertito di Graham la portò fuori dalla sua fantasticheria.
"Victor sta per piangere. Di nuovo".
"Lo sta per fare per davvero" concordò Ruby accarezzando il braccio di Victor in modo confortante. Emma cercò di nascondere un sorriso mentre era ancora intenta a fissare i due ragazzi che ballavano.
Ariel ridacchiò e le chiese: "Non stai andando fuori di testa per il fatto che inizi a correre dietro le gonne?"
Emma rise agitando la mano con noncuranza. "Nah. Per ora è davvero tutto platonico".
O almeno così sperava. Aveva undici anni. Era troppo presto per lui per avere una ragazza, giusto?
Giusto?
Un rumore soffocato risuonò dietro di lei e si voltò per trovare David che aveva lasciato il bicchiere sul tavolo che stavano assediando per prendere altre tartine - e vino -  fece un passo nella sua direzione deciso, offrendole il braccio "Va bene, basta. Penso che un ballo sia d’obbligo".
Lei lo fissò stupita, fino a quando un piccolo sorriso cominciò a formarsi sulle sue labbra mentre accettava e si lasciò trascinare sulla pista da ballo. Era strano che non avesse messo su una discussione all'idea di essere invitata a ballare, visto che lo evitava come la peste il più delle volte che si trovava in quella situazione, ma il fatto che l’avesse invitata il fratello rese tutto diverso.
Non si sentiva a disagio, goffa o fuori luogo. Si sentiva solo se stessa. Emma.
Quando gli mise le mani sulle spalle, arricciò il naso come se le fosse venuto in mente un ricordo "Questo mi ricorda incredibilmente la notte del ballo di fine anno, dove hai ballato con me perché non avevo un accompagnatore".
Non ebbe bisogno di guardarlo per sapere che stava roteando gli occhi verso di lei "Tu non hai avuto un accompagnatore perché non ci sei voluta andare con nessuno e i ragazzi non te l’hanno chiesto per paura di essere rifiutati. O di un pugno."
Emma tentò di nascondere un sorriso. Aveva minacciato un ragazzo una volta dopo che era stato troppo insistente sul portarla al ballo. Meritava quella ginocchiata nell’inguine – diavolo, lo stava chiedendo.
"Pazienza". Notò come suo fratello guardava con interesse la sala e le persone che li circondavano. "Prendi appunti per il tuo?"
Lui sorrise ed Emma pensò come in un paio di mesi, avrebbero potuto ballare di nuovo insieme, in qualche luogo che somigliava a quello, al suo matrimonio. L'immagine mentale le inviò un’ondata di qualcosa di caldo che formicolò attraverso di lei. "Forse. Come stai? Ho sentito quello che è successo la notte scorsa."
Lei si irrigidì a questo. Che cosa voleva dire? L'addio al nubilato? L'after party? Ma quante feste avevano fatto?  Aspetta, lui era stato nella stanza di Graham  e non era successo niente a parte le troppe informazioni rivelate tra quelle quattro mura. O forse voleva dire dopo che ...? "Cosa?" chiese con attenzione.
"I paparazzi?"
Oh. "Oh. Quello. Si stanno comportando peggio di prima. Non so quello che mi aspettavo, davvero. Qualcuno che ci ha visto deve avergli fatto una soffiata".
Lei non volle andare nei dettagli di tutta la vicenda,  ormai erano a conoscenza di come il numero di fotografi che la inseguiva fosse aumentato notevolmente nelle ultime settimane. Non aveva intenzione di rovinare la loro serata condividendo i suoi sospetti circa l'influenza di Neal e che in qualche modo potesse esserci lui dietro a tutte quelle stronzate.
"E ... con Jones?"
Era così immersa nei suoi pensieri che fu completamente presa alla sprovvista dalla sua domanda. "Che cosa?"
Lui la osservò attentamente. "Hai chiesto cosa è successo la notte scorsa come se ci fosse qualcosa a riguardo" Stava per sventolare la mano e dirgli che non era niente, ma lui la fermò prima che potesse iniziare "Emma, andiamo. Sono io. Io ti conosco". 
Ugh. Fratelli. Perché doveva conoscerla così bene? Accidenti a lui. "Non è stato davvero nulla. Siamo caduti in piscina".
"Sei caduta?" Dal suo tono potè capire che non le credeva. Che cosa pensava che si fosse tuffata di sua spontanea volontà?
Forse lui non la conosceva così bene dopo tutto.
"Completamente vestita, se questo è quello che ti preoccupa" spiegò sorridendo maliziosamente al suo viso arrossato. Sì, l'idea che la sua sorellina potesse fare qualcosa di inappropriato e che potesse ritrovarsi in intimità con un altro uomo era ancora come kryptonite per il povero David.
Buono a sapersi per riferimenti futuri.
"No ... voglio dire ... io .." Il David agitato era il suo preferito, chi voleva prendere in giro? Dopo un momento di lotta interiore, sembrò calmarsi e le chiese "Cosa sta succedendo tra voi due comunque?"
"Niente".
Probabilmente rispose un po' troppo velocemente.
Solo un po'. Pochino. Poco. Un tantino.
"Sì beh, cadere nella piscina e flirtare come se non ci fosse un domani, non suona proprio come 'nulla' per me". La fissò con uno sguardo che non le lasciava possibilità di fuga e continuò testardamente "Che cosa ti blocca? Non è che lui sia stato troppo sottile nel dimostrare i suoi sentimenti per te. Nessuno di voi due lo fa in realtà".
Emma emise un lungo sospiro, veramente lungo "E'... complicato".
Questo potrebbe essere facilmente chiamato 'eufemismo dell'anno'.
"Non dovrebbe esserlo".
Lei lo inchiodò con uno sguardo "Pensavo che odiassi l'idea di noi due insieme? Che cosa è successo?".
Imitò il suo cipiglio e notò che le sue braccia intorno a lei si strinsero un pò "Non è vero. Sono sempre protettivo quando qualcuno ti si avvicina, ma sappiamo entrambi che era diverso con lui. Non avevo mai visto il tuo cuore così spezzato dopo una rottura". 
"E' stata piuttosto dura" affermò lasciando cadere la testa contro la sua spalla per un attimo e annusò tranquillamente la giacca. Amava il profumo di David – era solita rubare alcune delle sue t-shirt quando erano più giovani per dormirci, con suo enorme fastidio e gioia segreta, il suo atteggiamento da fratello orso vinceva la lotta come sempre.
"Spero davvero che non stia succedendo nulla con Graham dopo tutto questo, perché sarebbe davvero un casino. Soprattutto vedendolo con quella rossa laggiù".
Emma si irrigidì e si tirò indietro per lanciare uno sguardo verso di lui. Avrebbe dovuto sapere che suo fratello non sarebbe stato in grado di tenere la bocca chiusa su tutto ciò che aveva letto o sentito riguardo alla sua incasinata vita amorosa.
"Hai davvero creduto a tutte quelle stronzate che hanno scritto?" La sua voce era diventata un po' ostile e fu stranamente felice di vederlo che stava cercando di scusarsi. Bene. Aveva davvero bisogno di suo fratello al suo fianco e non riusciva a credere che avesse potuto credere anche a una sola di quelle notizie.
"No, ma ho pensato di chiedere".
Emma alzò gli occhi. Era sempre stato un bugiardo terribile "Gossip".
Le batté scherzosamente la mano sulla vita e le rivolse uno sguardo paternalistico e beffardo "Scacciali o lo dirò alla mamma".
"Non lo faresti!" 
"Vorrei".
Risero entrambi e lei stava per chiedergli di Ruth e di quali fossero i suoi piani per le prossime settimane, aveva intenzione di pianificare una visita a San Francisco insieme a Henry, dato che era passato troppo tempo da quando l'avevano vista, fino a quando qualcuno batté David sulla spalla e lui girò la testa per vedere chi fosse.
"Posso rubarti la partner per una canzone?"
Era stata così assorta nella sua conversazione e nel ballo con suo fratello che non aveva nemmeno notato Killian avvicinarsi e fu completamente colta di sorpresa, saltando leggermente alla sua vista. Si girò incerta - e forse anche con un po’di panico – verso gli occhi di David, che fece un passo indietro e le inviò un caloroso sorriso prima di lasciarli lì, impacciati l’uno di fronte all'altra, fino a quando lui fece un gesto con la mano e lentamente, con cautela, dolorosamente lentamente si stabilì sopra la curva della sua vita. Lei si lasciò tirare un pò più vicino a lui e le sue mani serpeggiarono intorno al collo, in silenzio si chiese se potesse sentire il battito irregolare del suo cuore contro il petto, così come lei poteva sentire il suo.
Chi stava prendendo in giro, naturalmente lo sentiva.
Si chiese anche se anche lui stesse pensando all'ultima volta che erano stati così vicini l'una all'altro, i loro volti a così pochi centimetri di distanza, con le fronti che si toccavano, le risate respirate nella bocca dell’altro.
Chi stava prendendo in giro, naturalmente lo pensava.
"Ehi" disse infine incontrando i suoi occhi con cautela. Lei lo guardò sperando che il suo arrossire non fosse troppo evidente o la sua voce non sembrasse troppo senza fiato.
"Ciao"
Le sorrise ed inclinò la testa di lato incontrando i suoi occhi "Allora. Credi che possiamo definirlo un matrimonio ricco di eventi?"
"Roba da Sogni che diventano realtà. Fatta eccezione per il mancato viaggio a Las Vegas, credo".
"Parli come Victor".
Lei sorrise ricordando il broncio di Victor ogni volta che ripensava alla missione fallita di portare i suoi amici a Las Vegas. "Ha presa su di me, cosa posso dire".
Si scambiarono una risatina silenziosa, girandosi per vedere Victor che faceva girare su sè stessa Ruby con grazia mentre lei si lasciò sfuggire una risata spensierata prima di tornare tra le sue braccia. Vedendoli Emma sorrise felice e vide con la coda dell'occhio Graham e Ariel che si erano uniti alle coppie danzanti.
"Allora. Humbert ha una ragazza"
Emma lo guardò sorpresa. Non lo aveva visto in giro quando aveva presentato Ariel al gruppo. "L'hai incontrata?"
Cercò di reprimere un sorriso e lei stava già combattendo la voglia di schiaffeggiarlo per comportarsi come un idiota. Come capitava la maggior parte delle volte del resto. "Potrei essermi scontrato con lei involontariamente al bar ..."
"Per favore dimmi che non hai" gemette ricordando tutte le frasi da rimorchio orribilmente idiote che amava usare per 'affascinare le signore'. "Cosa le hai detto?"
I suoi occhi luccicavano e spostò lentamente il suo volto più vicino – in maniera terribilmente seducente avrebbe potuto aggiungere - finché non furono guancia a guancia"Non ti piacerebbe saperlo" le disse in un sussurro senza fiato contro il suo orecchio "Siamo gelose?".
Voleva davvero ridere di lui. Sapeva che stava dicendo di aver flirtato con Ariel solo per valutare la sua reazione, in realtà, era sicura che lui sapeva che Ariel fosse l’accompagnatrice di Graham prima di presentarsi, ma non aveva intenzione di dargliela vinta.
Del perché, non ne aveva idea.
"Sta con Graham. Sono pazzi l'uno dell'altra, perché dovrei essere gelosa?" rispose lei con calma e si accorse di come le sue dita gli stavano accarezzando con delicatezza le ciocche di capelli sulla sua nuca quasi spontaneamente.
Non sembrava interessargli. Forse non se n’era nemmeno accorto o stava facendo finta di non accorgersene. "Da quando lo sai?"
"Fin dall'inizio".
"Perché non me l'hai detto?". 
Lei lo guardò per trovare i suoi occhi sinceri e tormenti che andavano alla ricerca dei suoi. Era…ferito? "Mi è stato chiesto di non farlo".
Lui aggrottò la fronte e lei poté giurare che la presa sulla sua vita si strinse "Avresti potuto dirmelo. Sai che non l'avrei detto a nessuno".
Lei inspirò profondamente ricordando quando Graham si era confidato con lei sui suoi sentimenti per Ariel. Come gli aveva giurato che non ne avrebbe parlato con nessuno fino a quando lui l’avesse considerato opportuno e di come avesse tenuto la bocca chiusa quando pensò alla possibilità di chiedergli di lasciarglielo raccontare a Killian. Era stato ... così comune per loro, prima lo era, per non tralasciare nulla tra di loro, senza segreti, senza pareti. Ma poi tutto era cambiato e avrebbe voluto dirglielo… solo così avrebbe capito che quello che avevavo pubblicato in qualche rivista spazzatura non era vero e che non c'era stato niente tra lei e Graham.
Ma poi si fermò da ulteriori domande e preoccupazioni perché, in realtà, lei non gli doveva nulla. Era lui che aveva rotto con lei. Lei non gli doveva spiegazioni. Assolutamente. Se Graham avesse voluto dirglielo, l’avrebbe fatto nel momento che avrebbe ritenuto più opportuno. Non era il suo segreto da raccontare.
Scuotendo la testa leggera, finalmente si calmò abbastanza per rispondergli "Non eravamo proprio…in buoni rapporti allora".
I suoi occhi indugiarono su di lei, mordendosi il labbro inferiore, come se lottasse per dire qualcosa o no "In ogni caso, almeno avrei voluto saperlo ..."
Ed si fermò.
"Avresti voluto saperlo così saresti stato sicuro che tra me e Graham in realtà non fosse successo niente?"
Le sue labbra si contrassero in un sorriso triste mentre la guardava e lei sapeva che aveva ragione. "Non ho mai detto di essere un bravo ragazzo, Emma". 
Cosa che lo fece sembrare come se lui fosse il peggiore essere umano lì intorno.
Idiota.
Il suo respiro uscì in un sospiro tranquillo e lasciò le sue dita vagare sopra la sua nuca, le dita sfioravano la sua pelle e non fu in grado di incontrare i suoi occhi finchè non parlò ancora. Era troppo presa dal suo dolore, dalla rabbia, dal rifiuto e dalla sofferenza che arrivavano di corsa dentro di lei ogni volta che ripensava a come aveva sofferto dopo che lui l'aveva lasciata. "Ho capito che il resto del mondo crede che potrei passare da te a lui solo per il gusto di farlo, ma non riesco a credere come tu possa pensare che io potrei farlo? Voglio dire…dopo di noi?"
Ci fu una pausa in cui entrambi si lasciarono cullare dalla musica, ignorando il mare di corpi intorno a loro, troppo avvolti nella loro bolla per curarsene. Sentì il suo mento sollevarsi e il suo sguardo in cerca di lei, qualcosa di troppo intenso, troppo sconvolgente, troppo vulnerabile da gestire "Perché io ti ho ferita e lui no".
Era troppo. Sapeva che tutti i suoi sforzi per reprimere i suoi sentimenti per lui sarebbero andati proverbialmente fuori dalla finestra se avesse continuato così. La cosa più preoccupante?
Non era sicura che volesse continuare a farlo.
Lei tirò il mento dalla sua presa, strappando gli occhi da lui e girandoli di lato e ignorò il suo volto turbato mentre la guardava "Bene, adesso lo sai. Con certezza".
Probabilmente notò il tono acerbo in cui disse quelle parole – era ferita - e lui la tirò più vicino a se. Emma si odiava per volersi stringere il più vicino possibile al suo petto, nello stesso modo in cui aveva fatto con David, cercando di inalare il suo profumo - in modo completamente diverso da suo fratello, eppure allo stesso modo invitante. Sicuro. Intimo. Casa. "Ehi. Non volevo farti arrabbiare".
"Non sono arrabbiata. Solo che non voglio rivivere di nuovo tutto" come se non fosse stampato in giro ovunque andasse, vero?
Una delle sue mani lasciò la vita e si intrecciò intorno ad una ciocca dei suoi capelli che era scesa dalla sua treccia e la tirò due volte giocosamente. Lei nascose un sorriso, era solito farlo quando lei lo ignorava e voleva catturare la sua attenzione. Fu qualcosa di così ... loro, Dio.
Dannazione, ci stava cascando di nuovo.
"Non ne parleremo più. Mi dispiace di aver tirato fuori l’argomento".
Strizzò gli occhi "Killian non vedi? Parlare con te, essere nella stessa stanza con te è come parlare di tutto quello che abbiamo vissuto".
Fece una pausa come se fosse alle prese con le parole e la sua voce uscì leggermente strozzata "Ed è una brutta cosa?"
Sollevò il mento quasi con aria di sfida, anche se la sua dichiarazione successiva era tutt'altro. Fu qualcosa di così vulnerabile che fu come togliersi i vestiti di dosso e rimanere in piedi nuda davanti a lui.
Ma lo disse comunque.
"Immagino di ... no. Forse il 10% del tempo". 
Lui si irrigidì e lei perse quasi il suo passo - o l’ondeggiare, qualunque cosa stessero ballando, se lo stavano ancora facendo – recuperò rapidamente e la fissò con uno sguardo così pieno di nostalgia e di speranza, che quasi volle fuggire dalla sua stretta "Oh. Quindi il 90% del tempo è ...?"
Considerò l’idea di mentirgli. Lo voleva fare davvero.
Ma non lo fece.
"Potrebbe non essere così orribile" ammise a malincuore. Perché era la verità - anche se metà delle cose che si trovavano a dire, fare, pensare la riportavano a ricordi del passato, momenti, parole - si sentiva triste pensando al passato. Le piaceva pensare che aveva indurito la sua pelle, aveva imparato a far fronte alla perdita del loro rapporto e sapeva che le sarebbe mancato per sempre. Lui sarebbe sempre stato una parte di lei, proprio come lei lo sarebbe stata per lui.
Quello di cui non era così sicura era se fosse a causa della piccola speranza dentro di lei che loro avrebbero ricominciato o semplicemente che l’avrebbe accettato una volta per tutte.
Killian le rivolse un sorriso un po' storto, anche se non raggiunse completamente i suoi occhi. "Fai schifo a fare complimenti, Swan".
Lei lo fissò e si dannò per averlo fatto. La intrappolava così facilmente, era quasi comico.
"La canzone è finita” sussurrò lui.
Sapeva quello che stava dicendo o almeno lei pensava di sapere quello che diceva.
Il loro tempo stava per scadere. E lui non voleva lasciarla andare.
Nemmeno lei.
"Lo so" disse Emma con la gola un po' asciutta. Appoggiò la testa sulla sua spalla, improvvisamente esausta e chiuse gli occhi per un secondo, le mancava già il calore e il contatto di quando avrebbe dovuto lasciarlo andare.
E lei lo lasciò.
Rimasero in piedi faccia a faccia ed Emma stava per deriderlo per sembrare così a terra e senza parole come lo era lei - perché, davvero, Killian Jones aveva sempre qualcosa da dire - ma le parole rimasero bloccate sulle labbra, senza avere il coraggio di uscire. Così fece l'unica cosa che poteva.
Gli sorrise. Poco, leggermente - ma sorrise.
Respirò, quasi sollevato avrebbe osato dire e le sorrise anche lui. Poi si inchinò davanti a lei e le offrì il braccio con fare beffardo, indicando il bar con un cenno del mento "Vuoi qualcosa da bere?".
"Stai cercando di farmi ubriacare?" chiese indignata, assaporando il cambiamento di stato d'animo, ora più leggero e che le stava dando l'aria per respirare, l'intensità che c’era stata tra di loro poco prima iniziò lentamente a svanire.
Killian rise prendendole la mano galantemente - idiota - e la condusse al bar "Non hai bisogno del mio aiuto per questo, sei già sulla buona strada".
"Anche tu" ribatté  sollevando le sopracciglia. Ignorando lo sguardo malizioso che le rivolse, prese un bicchiere e gliel’offrì con impazienza "Ora zitto e versami un altro bicchiere".
"Prepotente come sempre" aggiunse con un occhiolino e si sentì arrossire per la dodicesima volta da quando si erano visti quel giorno, ricordando come era solito ricordarle la sua prepotenza. Soprattutto a letto.
Accidenti era caldo in quella stupida sala ricevimenti.
Doveva ammettere che era ancora alla ricerca di una risposta opportunamente spiritosa per la sua osservazione quando lui si chinò davanti a lei per prendere una delle bottiglie di vino dall'altra parte del tavolo e qualcosa sfiorò il suo petto.
La sua mano.
Aveva toccato.
La sua tetta.
Bene. Respira, Emma, respira. Non è un grosso problema. L’aveva già fatto molte volte in passato. Un sacco di volte. Era uno dei tuoi momenti preferiti quand ... stop. Stop. Accidenti. Niente, davvero. Niente.
E sicuramente non l’avrà nemmeno notato, quindi sei pregata di smettere di dare di matto.
Per il suo sgomento, era rimasto congelato al suo fianco, radicato sul posto e i bicchieri ancora in mano precariamente sospesi in attesa di essere riempiti. "E' stato involontario. Non era ... voglio dire. Questo è solo ..."
"Va tutto bene. Davvero" cercò di rassicurarlo con voce esitante.
"E' stato uno sfiorare della tetta accidentale, lo giuro".
"Jones, va bene. Lascia perdere" quasi sbottò cercando disperatamente di cambiare argomento.
Fu quando vide un altro ospite alla destra di Killian che li guardò sconcertato - oh Dio aveva visto tutto? - che lo perse definitivamente.
"Smettila di giudicare" ringhiò Killian sottovoce e dopo aver visto il povero ragazzo correre via senza una parola, una risata isterica le sfuggì dalle labbra, prese il bicchiere e se lo riempì da sola, visto che il suo compagno era ancora troppo sconvolto per fare qualcosa correttamente.
"Oh mio Dio, Re dell’Imbarazzo, smettila".
________________________________________________________________________________
 
* ore più tardi *
"I tuoi capelli sono così luminosi - super-luminosi".
"E' il mio balsamo, in realtà".
Silenziosamente Emma scoppiò a ridere per il complimento. Lei aveva dei bei capelli. Davvero dei bei capelli. E a Killian piacevano.
I suoi capelli erano davvero bellissimi.
Lui continuava a fissarli con gli occhi ipnotizzati "Sembra come se sono fatti d'oro. Forse avrei potuto pagare con loro. Dovremmo provare".
"Vuoi tagliarmi i capelli?" Venne fuori più come un urlo che una domanda. Ma stavano parlando dei suoi capelli…
Scosse la testa maniacalmente, in preda al panico per la sua dichiarazione "No! Ma potremmo chiedere se li avrebbero accettati come pagamento. Per altri drink".
"Ma c'è l’open bar".
Lui la guardò, sembrando improvvisamente sospettoso "... così i tuoi capelli non sono fatti davvero d'oro. È questo che vuoi dire?"
Lei sbuffò "Sei ubriaco".
"Anche tu".
Nessuno di loro prestò attenzione al commento esasperato di Filippo al loro fianco mentre si allontanava per andare a cercare sua moglie "Ma che bella coppia che siete".
__________________________________________________________________________________________
 
"Vuoi cantare?"
Dire che fu colta di sorpresa sarebbe un eufemismo "Adesso?"
"C'è il karaoke laggiù” disse indicando con la testa un lato della sala del banchetto in cui si trovavano, dove era stato allestito un piccolo palco con un impianto stereo, chitarre, una batteria e alcuni microfoni dove la band aveva suonato in precedenza. Qualcosa attirò la sua attenzione poi e lei inclinò la testa di lato, cercando di ricordare cosa c’era di così familiare ...
Lei rimase a bocca aperta e afferrò eccitata il suo braccio, quasi saltellando sui suoi piedi. "Questo è il luogo dove ti ho gettato lo champagne!"
Killian sorrise verso di lei - anche se poté vedere -  e lui vedendo quanto fosse alticcia in quel momento, immaginò che lei non l’avrebbe mai saputo – la tenerezza dietro il suo sguardo quando le disse "Vedi? Questo è il 10% dei ricordi".
La sua voce si abbassò quando lei gli rispose "In effetti questo fa parte nel mio 90%".
_______________________________________________________________________________
 
Sentì il suo gemito prima ancora di accorgersi che era dietro di lei. "Potresti per favore mettere un paio di scarpe?".
"Ma fanno male!" disse imbronciata flettendo le dita dei piedi stanchi, ora liberati dalla loro trappola di quei tacchi infernali.
"Potresti calpestare qualcosa e farti male".
"Tu desideri solo vedermi inciampare con i tacchi". Sembrava trovarlo divertente ogni volta che mostrava la sua nota natura da imbranata.
"Perché dovrei desiderare di vederti inciampare?".
"Per prenderti gioco di me".
La sua bocca si aprì sorpresa "Cosa? Questo non è vero".
"Certo che lo è. Ridi sempre di me".
Questo potrebbe non essere stato del tutto vero ... lui era sempre stato abbastanza attento ogni volta che aveva fatto qualche disastro, era sempre il primo che si precipitava ad aiutarla e a controllare che stesse bene -  per baciare ogni livido - immaginario o no - finche 'stava meglio' e poi a quel punto la presa in giro aveva inizio. Anche se doveva ammettere che ci andava sempre giù leggero e ogni volta che sentiva che lei stava superando la linea di tolleranza si fermava.
La sua mente stava turbinando di nuovo senza controllo e il pensiero di lui che si prendeva cura di lei per qualcosa di così stupido come un livido dopo una caduta stava diventando un po' troppo arduo da reggere ...
"Rido con te" Grazie a Dio che la interruppe.
"Tu sei quello divertente" protestò lei con convinzione.
"Tu sei divertente per me" insistette. Al che gli occhi di Emma si illuminarono.
Killian Jones l’aveva definita divertente.
"Si? Questo è il complimento più bello di sempre!".
Sembrò attonito per la sua improvvisa gioia "... davvero?".
Lei annuì con entusiasmo, correndo a spiegarsi agitando le mani intorno a se "Sentirsi dire che sei bella è carino, ma è una cosa su cui tu puoi avere qualcosa a che fare. Sei bella o non lo sei! Ma essere divertente o spiritosa è qualcosa che controlli. Così preferisco di gran lunga essere definita divertente che bella".
La fissò con stupore e lei si sentì arrossire ancora "Sei così complicata anche da ubriaca".
"Lo stai dicendo adesso eh".
________________________________________________________________________________________________
 
A loro insaputa, a pochi metri di distanza, raggruppati in cerchio, il resto della band insieme a Ruby, Graham, Ariel e Aurora osservavano e ridacchiavano per la loro conversazione da ubriachi.
"Dieci dollari che stasera finiscono a letto insieme".
"Li vedo".
"Anch'io".
"Assolutamente"
Ariel si rivolse a loro con le sopracciglia sollevate, scioccata "Ragazzi state scommettendo sul fatto che quei due finiranno insieme?"
Ci fu un silenzio carico di tensione in cui tutti loro si scambiarono sguardi contrastanti.
"... siamo amici orribili, no?"
"Humbert, la tua ragazza ha bisogno di rilassare un po’ quella sua coscienza".
________________________________________________________________________________
 
"Ti ho detto che non ho bisogno di aiuto per arrivare alla mia camera. Sto perfettamente bene. Visto? Visto cosa posso fare?"
Killian stava con le mani incrociate sul petto - un petto molto bello, ora che poteva dirlo e Dio, Emma smetti di pensare al suo petto, stai cercando di dimostrare qualcosa qui - osservandola mentre si alzava in punta di piedi imitando le modelle come una volta le aveva insegnato Ruby, con un libro immaginario sopra la sua testa e i piedi in quella che sperava fosse una linea retta.
Non era molto sicura che ci stesse riuscendo, ma vabbè. Magari non se ne sarebbe accorto, alla fine lui aveva bevuto tanto quanto lei.
Spoiler: non lo fece.
"Davvero impressionante. Probabilmente dovresti presentarti ad America’s Got Talent o qualcosa del genere".
Lei girò sui tacchi e si diresse verso la porta, sbuffando indignata contro di lui da sopra la spalla. "Sei troppo sarcastico per i miei gusti. Buona notte, Jones". Prima che lei avesse la possibilità di iniziare a cercare la carta per aprire la sua stanza - oddio che sarebbe stata un'avventura, Dio benedica Mary Margaret per la scelta di piccole borse, almeno sarebbe stato più facile trovarla .. . sperò - la sua mano l’afferrò per un braccio, bloccandola.
Lei davvero sperò che non si accorse dei suoi brividi. O che lei quasi saltò. Scalza.
Girando la testa di lato per guardare verso di lui, lo vide rivolgerle un piccolo - completamente falso – sorriso di scuse. "Stavo scherzando. Mi dispiace. Ti prego perdonami".
Pfft. Questo ragazzo la stava prendendo in giro. Come se gli fosse concesso.
Che perdente.
Si mise le mani sui fianchi, fissandolo con quello che credeva essere ... qualcosa. Potere. Qualunque cosa. Ah. "Solo se ti metti in ginocchio e implori".
Passò un minuto in cui la fissò con un'espressione incredula - che poi trovò più divertente e carina il secondo dopo. DIO perché tutto ciò che faceva era così attraente?
Idiota.
"... sei seria?"
"Vuoi ottenere il mio perdono o no?"
A volte ad Emma piaceva raccontare a sè stessa che non si comportava come una bambina di cinque anni.
Credeva questo per il 90% del tempo.
Questa fu una di quelle volte.
"Le cose che faccio per te ..." mormorò con una risatina, guardando verso di lei da sotto le ciglia mentre si chinava davanti a lei - e Dio perché il suo cuore iniziò a battere più veloce tutto d'un tratto, beh c’erano poche occasioni in cui un ragazzo si metteva in ginocchio di fronte a una ragazza – ed Emma non riusciva a liberare la sua mente - perché avevano appena partecipato ad un matrimonio e perché lei stava anche pensando a questo - e sospirò rumorosamente. "Per favore, signorina Swan, saresti così gentile da accettare le mie scuse?".
Lei sorrise ampiamente verso di lui e si lasciò sfuggire una risatina silenziosa. Dio. "Vedi? Che non era così terribile, vero? Io ti perdono" concluse giungendo le mani davanti al grembo nella posa del namasté. Visto che lui era ancora in ginocchio, gli accarezzò i capelli scherzosamente - le dita si soffermarono più a lungo di quanto avesse previsto. "Sembri così carino in ginocchio con gli occhi da cucciolo. E le orecchie".
Scosse la testa e le prese la mano, tirandola finalmente fuori dai suoi capelli, tornò in piedi "Ok, sei ancora ubriaca. Ti auguro la buonanotte ora".
Prima che potesse anche aggiungere qualcosa o provare ad andare via, lei strinse l'altra mano sopra le loro ancora unite "No, aspetta!" Alla sua espressione interrogativa, lei emise un sospiro tranquillo, improvvisamente imbarazzata - e spaventata , follemente terrorizzata, davvero, immaginò fosse stato il coraggio dettato dall’alcool - per andare avanti.
"Ci stiamo divertendo. Mi manca divertirmi con te".
Lei non fu in grado di incontrare il suo sguardo per un pò, fino a quando lo vide con la coda degli occhi distendersi leggermente.
"Manca anche a me. Ma Emma ..."
"Per favore?".
Non era sicura del perché insistesse tanto affinchè lui non andasse via. Non proprio. Beh, forse lo sapeva, erano stati davvero bene insieme. Avevano ballato, avevano riso, si erano presi in giro a vicenda ... Si era divertita al punto che la maggior parte delle cose che aveva fatto non le avevano provocato una fitta di tristezza che le ricordasse ciò che non erano in quel momento. Riempiendola con la speranza che forse, solo forse, sarebbe andata via. Che tutto si sarebbe sistemato in qualche modo.
Voleva crederci più di ogni altra cosa.
Ma ora, nella quiete della notte, senza nessuno intorno a vederli, entrambi un po' - o forse piuttosto - alticci e soprattutto da soli - perché voleva così tanto che rimanesse con lei?
Non ne era sicura.
Ma in realta lo sapeva il perchè.
Dopo aver cercato il suo viso per un tempo che sembrò eterno, abbassò la testa in modo da trovarsi a pochi centimetri di distanza uno di fronte all’altra con un luccichio nello sguardo mentre la fissava "I tuoi occhi dolci sono di gran lunga molto più belli dei miei"
Lei alzò gli occhi verso di lui, nascondendo il suo sorriso felice poi si voltò per affrontare di nuovo la porta, trovò la carta - al secondo tentativo di ricerca nella sua borsa, non male Emma, davvero niente male - e gli disse da sopra la sua spalla "Io ho i capelli d'oro con cui pagare, tu hai gli occhi dolci".
"Mi sembra giusto".
La seguì dentro la stanza e lo sentì chiudere la porta dietro di loro mentre gettò la borsa sul letto e si sedette sul bordo, andando a controllare se avesse calpestato qualche cosa nel suo andiamo-a-piedi-nudi-tanto-non-mi-interessa per l'ultima parte della serata. "Come stanno i tuoi piedi?"
"Bene" disse lei sollevando la stoffa del suo vestito di lato e sollevandoli per farglieli vedere. "Vedi? Abbandonare i tacchi è stata un’idea meravigliosa".
"Certo. Tu e la tua fissazione per i piedi nudi" sbuffò andando di fronte a lei e facendole il  solletico finché lei lo spinse con uno strillo.
Sapeva sempre dove farle il solletico.
Cretino.
"Non è una fissazione. È solo praticità rispetto al dover soffrire e andare fuori di testa".
Si alzò un sopracciglio come per sfidarla "Oh e chiedere al barista se fosse interessato a mangiare un cigno arrosto mentre agitavi le braccia in giro non significa che eri fuori di testa, no?"
... beh, se la metteva a questo punto...
Lei rimase a bocca aperta fingendosi indignata e cercò di colpirlo con i piedi ancora una volta - senza alcun risultato e poi lui riuscì finalmente a prendere una caviglia con la mano "Ha riso! E anche tu l’hai fatto!".
"Perché era ridicolo" Si sedette al suo fianco, lasciando andare il suo piede mentre lo faceva. Incontrò i suoi occhi e un piccolo sorriso tirò l'angolo delle sue labbra "Ma divertente".
Puntò un dito vittoriosa contro di lui, la sua voce molto più alta "Lo sapevo!! Emma: 2, Killian: ..."
"Non vuoi veramente andare su questo discorso" la interruppe con un sorrisetto.
Huh. Pensò che fosse vero. 
Si lasciò cadere all'indietro sulla trapunta profumata alla lavanda e ammise a malincuore: "Vedi? Sei tu quello divertente. Tutti amano questo di te".
Killian si abbassò stendendosi al suo fianco con le dita che accarezzavano le coperte, abbastanza vicini da toccarsi
Non lo fecero.
"Tu lo fai?" Mormorò dopo un momento di silenzio, l'aria era carica intorno a loro, elettrica, magnetica, la voglia di avvicinarsi alla sua mano e toccarlo era quasi insopportabile.
Alzò la testa di scatto per prenderlo in giro sulla sua ricerca di complimenti quando notò i suoi occhi preoccupati e si rese conto che era in ansia per quello che lei pensava di lui. Onestamente preoccupato e incuriosito. Così decise di dargli una risposta onesta "Non in un primo momento. Era fastidioso. Ma poi mi hai conquistata".
Rimasero in silenzio, distesi fianco a fianco ed Emma sospettò che entrambi avevano un po' troppa paura di romperlo, temendo quello che sarebbe potuto accadere se l’avessero fatto. Si era trovata troppe volte in situazioni in cui l'alcol le aveva fatto sciogliere la lingua. In cui si era ritrovata ad ammettere troppe cose. A dire troppe verità.
Finendo per pentirsene il mattino dopo.
Eppure sapeva che doveva rompere quel silenzio.
"Killian?"
"Hmm?"
Si morse il labbro inferiore e si preparò per quello che stava per succedere "Vuoi dirmi che cosa è successo?". Vide la sua espressione confusa ed elaborata, sapendo che aveva capito cosa intendesse dire. Dopo tutto c'era solo una cosa che gli aveva impedito di condividere con lei dopo la loro rottura "Sai. Prima ... di…"
"Vuoi saperlo adesso?"
"Sì. Per favore".
Il suo tono era curioso e forse un po' sollevato. Come se non aspettasse altro che lasciargli spiegare tutto dopo tanto tempo, qualcosa che teneva dentro e che finalmente stava per essere liberata. "Perché?".
"Dimmelo, ti prego" sospirò forse un po' troppo disperatamente.
Si voltò a guardarla e c'era una leggera smorfia sul suo volto stanco. Sospirò rivolgendo di nuovo lo sguardo al soffitto - perché lo trovasse così affascinante doveva ancora scoprirlo, ma bene, immaginò che entrambi avessero serie difficoltà a mantenere il contatto visivo ultimamente e cominciò a parlare.
"Milah. Ha scoperto del contratto, mi ha fatto rompere con te o avrebbe detto a tutti che avevamo mentito al mondo intero su tutto. Ha anche messo su tutta quella cosa con la ragazza a quella festa. Ha messo qualcosa nel mio drink facendo sembrare che stessi sbavando su di lei, quando tutto quello che vedevo a quel punto erano stelle. Non sapevo nemmeno dove mi trovavo".
Emma fece una smorfia e non riescì a bloccare il rossosre sulle sue guance per l'improvvisa realizzazione di quello che stava sentendo “Ti ha drogato?"
Lui annuì e mise le mani dietro la testa "Abbiamo trovato la prova il giorno successivo. E poi l'ho affrontata dicendole di stare alla larga da te – da tutti noi - se non voleva ritrovarsi nei guai per aver drogato il mio drink".
Killian piegò la testa da un lato con uno sguardo di attesa nei suoi occhi luminosi. Si chiese cosa stava vedendo, cosa stesse cercando. Comprensione? Intesa? Speranza? Lei deglutì rumorosamente e le risultò un po’ difficile rispondergli "Avresti dovuto dirmelo".
"Non volevo comprometterti" le disse tristemente e l'ammorbidimento del suo sguardo mentre lui la fissava, le fece sentire un picco caldo di rabbia bruciare dentro di lei. La sua mano si allungò di sua spontanea volontà per colpirlo al petto e temeva che stesse per scoppiare a piangere di nuovo.
"In ogni caso avresti dovuto farlo. Idiota". 
Lui le prese la mano con la sua e se la portò sul petto, provocandole un formicolio lungo la schiena al calore del suo petto contro la sua pelle. "Mi dispiace. Davvero. Però ... ho già rovinato così tante cose nella mia vita, non sarei stato in grado di vivere con me stesso se avessi rovinato anche la tua vita. Per non parlare della mia band".
Sapeva che non avrebbe dovuto continuare ad infierire, perché sapeva che Killian non si tirava mai indietro in un confronto, ma non poté farne a meno "Ma eravamo una squadra. Eravamo Batman e Robin ricordi? Avremmo potuto fare qualcosa". La sua voce si spezzò.
"Forse avremmo potuto. Ma non ero disposto a correre il rischio. Mi ha drogato solo perché pensava che te l’avessi detto e stavamo fingendo la rottura. Non voglio nemmeno immaginare cosa avrebbe potuto fare se l’avessi saputo per davvero". Lui tacque e così anche lei, ancora troppo stordita per reagire a tutto ciò che aveva appena scoperto, un milione di emozioni indicibili che portarono il suo sangue al punto di ebollizione, i peli sulle braccia si rizzarono facendole venire la pelle d'oca.
"Emma?".
"Sapevo che c'era qualcosa, ma non cambia il fatto che mi hai lasciata" ammise finalmente in tono rotto, incapace di incontrare i suoi occhi mentre parlava, torcendosi nervosamente le mani in grembo. "Mi sono sentita così sola. E triste. E stressata. Quest’ ... uomo che sta cercando di portare mio figlio lontano da me approfittando della mia fama per fare soldi, poi tu mi hai lasciata ed eri ovunque, ora devo combattere di nuovo per mio figlio - dovevo dimostrare che sono una buona madre e tu non c'eri ... "
Prima che lei avesse la possibilità di continuare, lui era lì, con le mani sulle sue guance, gli occhi fissi su di lei e brillavano quasi pericolosamente nella stanza buia. Il suo pollice le sfiorò la pelle dolcemente e lei cercò di combattere un brivido senza successo "Sono sempre stato lì".
Lei gli rivolse un piccolo sorriso e la sua mano si avvicinò a toccare teneramente la cicatrice sulla guancia “Ma non come avrei voluto".
Lei continuò a tracciare le linee sul suo volto, tra le sopracciglia, accarezzandogli la nuca e il collo, la conchiglia del suo orecchio, memorizzando ogni piccolo dettaglio che aveva silenziosamente desiderato nel suo cervello durante il tempo in cui erano stati separati, soli, distanti l’uno dall’altra. Persi.
Ed era questo, lei non voleva più essere una ragazza smarrita. Non per quella notte almeno. Lei non ne aveva intenzione.
"Killian?"
"Cosa?" Era completamente trafitto dal suo tocco e anche le sue dita iniziarono a delineare la forma del suo viso e delle sue braccia, tracciando languidamente schemi invisibili sulla sua pelle.
"Sto per baciarti".
Le sue mani fermarono il loro itinerario lungo il suo corpo e lei incontrò il suo sguardo smarrito. "Emma ... non credo che questo sia il momento migliore, voglio dire ..."
"Smetti di fare il gentiluomo. Te lo sto chiedendo. Non sono indifesa, né troppo ubriaca da non sapere quello che sto dicendo" Lei rise suo malgrado. Era così semplice in realtà, così stupido. Così facile.
Così difficile.
Così giusto.
Così sbagliato.
"Ho solo bisogno di te stasera".
Rimase in silenzio per un istante, osservandola e all'improvviso capì come ci si dovesse sentire ad essere una delle sue amate canzoni - studiate e analizzate, con ogni segreto a nudo davanti ai suoi occhi. Ma poi sembrò aver preso una decisione, raggiunse di nuovo la sua mano, la prese e la strinse, intrecciando le dita insieme e portandosela alle labbra, baciando dolcemente le nocche. "Sai non c'è  niente che voglia fare di più, ma pensi che questa sia una buona idea?" Le sue mani tremavano, poteva sentirlo, e il suo bisogno di lui aumentò ancora di più alla sua indecisione "Ho giurato che non ti avrei mai più fatto del male".
"Baciami. Ti prego. Ho bisogno di sapere che non sono sul punto di perdere tutto ciò a cui tengo".
Scosse la testa lentamente, avvicinando sempre di più il suo volto a quello di lei , entrambi di nuovo tranquilli fino a quando finalmente ammise "Non mi hai mai perso".
Lei ridacchiò tristemente "E' divertente, ragazzo perduto". Resse il suo sguardo e poi sentì qualcosa dentro di lei urlare, gridare, sollecitare, desiderare - dicendole di fare solo qualcosa, agire. Lasciati andare, Lost Girl. Emma spostò la testa fino a quando i suoi lunghi capelli non si riunirono tutti su un lato, ritrovandosi a pochi centimetri di distanza da lui, il suo respiro sfiorava quello di lei, i loro respiri affannosi rimbombavano dolorosamente nella stanza silenziosa. Le sue labbra sfiorarono quasi quelle di lui e gli disse una sola parola.
"Lentiggini".
A quel punto lui non potè più resistere.
Era esattamente quello di cui lei aveva bisogno ed esattamente quello di cui non aveva bisogno. Cominciava ad essere in grado di vivere all'interno di quello spazio grigio di contraddizioni. Fu il tipo di bacio che fa tremare le ginocchia di una ragazza per ore e che provocò la remissione volontaria della sua logica e del suo intelletto.
Pensò che stesse mormorando qualcosa contro le sue labbra, ma la necessità sconcertante di toccare, baciare, sentire fu così travolgente che quasi non lo sentì - finché si rese conto che stava ripetendo qualcosa più e più volte.
"Mi dispiace. Scusa. Mi dispiace tanto ..."
Non aveva intenzione di farlo continuare così, anche perchè una fitta di tristezza passò attraverso di lei per il modo in cui quasi piagnucolava e pressò le labbra contro la sue per placare le sue scuse. Ricambiò il bacio e fu sicura che Killian potè sentire le lacrime ormai in caduta libera lungo il suo viso all’idea che lui stava chiedendo il suo perdono. Si allontanò, guardandola confuso.
"Non fermarti, per favore" sussurrò. Vedendo che aveva ancora qualche dubbio su cosa fare, lei si alzò a sedere sul letto e aprì il suo vestito, senza curarsi affatto di dove cadde quando lo gettò sul pavimento. Poi si chinò a baciarlo ancora una volta, tracciando il labbro superiore con la punta della sua lingua. Fece scivolare il suo corpo sopra di lui così da trovarsi pressata contro il suo corpo, avvolgendo la gamba sopra i suoi fianchi e gemette quando sentì la sua eccitazione. Lui infilò le mani di lato e cominciò ad accarezzarle i fianchi ed Emma mormorò la sua approvazione con la bocca ancora incollata alla sua. Incoraggiato dalla sua risposta, le mani andarono ulteriormente in esplorazione, trovando i suoi seni. Accarezzò un capezzolo con il pollice e lo sentì indurirsi sotto il suo tocco. Emma rimase a bocca aperta e si inarcò su di lui, affondando le unghie nella schiena in un modo che gli suscitò un sussulto di rimando.
Il suo cervello era già annebbiato dal desiderio - non troppo sicura se fosse per l'alcol, per la lussuria che le scorreva nelle vene o per le più che impazienti mani di Killian che la toccavano ovunque riuscisse ad arrivare - ma fu improvvisamente riportata indietro quando  lui si ritirò dal loro bacio e i suoi occhi fissarono intensamente quelli di lei.
"Sei sicura che questo è quello che vuoi?"
Lei non aspettò nemmeno di rispondergli.
"Sì" disse ancora un po' senza fiato per il loro bacio.
Con un breve sorriso, catturò di nuovo la sua bocca. Lei rispose immediatamente baciandolo con un'urgenza che rispecchiava quella di lui.
Si staccarono dal loro bacio e lui si chinò e fissò la bocca sul suo seno destro e i fianchi di lei sobbalzarono contro i suoi. Con sua sorpresa, lui emise un ringhio che l’avrebbe fatta ridere in altre circostanze, ma si perse nel suo bisogno di avere quell’uomo. Proprio lì, proprio in quel momento.
A un tratto afferrò entrambe le mani nella sua, intrecciò le dita tra le sue e appuntò le sue braccia sopra la testa spingendosi in avanti. Lei strofinò le labbra sul suo collo e gli sorrise, andando ai bottoni della camicia e lasciandola scivolare dalle spalle quando sbottonò l'ultimo. Poi con grazia fece scivolare le sue mutandine dai fianchi, gettandole via, lo vide scostarsi leggermente per occuparsi dei suoi pantaloni e dell’intimo, denudandosi avanti a lei. Sentì il suo respiro tagliente quando tornò ad incombere su di lei, alla vista del suo corpo nudo e fu improvvisamente riportato alle altre notti trascorse insieme, la sue lodi mormorate, le sue dolci tenerezze sul suo essere una meraviglia e quant'altro. Lei a volte si sentiva in colpa per non ricambiare le sue parole allo stesso modo, ma aveva sempre sentito come se le azioni valessero più di mille parole e aveva sempre fatto in modo che lui sapesse quanto lo volesse, l’aveva sempre fatto.
Quella notte non doveva essere diversa.
Gli fece cenno di avvicinarsi e lui la assecondò. Per un attimo folle pensò che fossero quasi attratti inspiegabilmente l’uno verso l'altra, come il metallo con un magnete. Lei sorrise di nuovo - per quanto aveva pianto durante tutta la giornata, sicuramente adesso stava sorridendo troppo e doveva incolpare lui per questo - appoggiò la testa sul cuscino accanto a lei, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli, ma sembrava come esitare per fare qualcosa di più. Emma gli rivolse un sorriso rassicurante prima di premere le labbra contro le sue in un dolce bacio. Senza aggiungere altro, strisciò fino a trovarsi a cavalcioni sui suoi fianchi e lei fu divertita dallo sguardo sul suo volto quando lo fece.
Poteva scommettere che la vista lo distraeva abbastanza dalla sua posizione.
Lo baciò ancora una volta ed era riluttante ad ammettere che stava avendo difficoltà a pensare lucidamente. Era diverso da qualsiasi bacio che avesse mai dato o ricevuto. Le loro labbra si muovevano insieme in una danza lenta e sensuale, con le mani che si muovevano armoniosamente sul corpo dell’altro con tenerezza, fino a quando lei si allontanò per sostituire il suo vagare delle mani con la bocca, ricoprendo ogni centimetro di lui con baci che sembravano fargli bruciare la pelle.
Emma abbassò lentamente i fianchi sui suoi, facendolo scivolare all'interno del suo corpo caldo e provocando per entrambi un morbido gemito. Quando si mosse, sollevandosi e abbassandosi contro di lui, i suoi movimenti erano tortuosamente lenti - quasi languidi. Killian dimenava i fianchi con impazienza, volendo andare più veloce, ma lei lo trattenne. Alzò i fianchi e poi li abbassò ancora una volta, stringendo le cosce insieme per portarlo più in fondo e lui praticamente sobbalzò per il piacere, con sua massima gioia. Non poté dire quanto tempo rimasero lì a fare l'amore. Avrebbero potuto essere ore; avrebbero potuto essere anni. Non riusciva a tenere traccia del tempo, persa com'era in una nuvola di sensazioni. Il tempo e lo spazio avevano cessato di esistere, finché non sentì che tutta la sua vita era sempre stata nient’altro se non questo: gli occhi brillanti color del mare che si dissetavano dentro di lei, la barba ruvida che graffiava la sua pelle pallida, riccioli dorati che contornavano i loro corpi mentre si contorcevano, l'odore di sudore e di rum e risate senza fiato.
Eppure, più di tutto, non avrebbe mai dimenticato la sensazione di Killian, mentre si muoveva ritmicamente sotto di lei, seguendo ogni suo movimento, come al ritmo di un antico tamburo, la loro canzone che si avvicinava in un crescendo, prima di esplodere.
Il respiro di Killian era accelerato e ogni muscolo del suo corpo si stava tendendo come sentiva avvicinarsi il suo imminente culmine. Dai movimenti irregolari dei suoi fianchi, lei poteva dire che non era lontano, lui si spinse dentro di lei con tutta la sua forza e un grido sfuggì dalle labbra di lei quando lo fece.
E poi stava cadendo, cadendo nel baratro trascinandolo con lei, le sue grida fecero eco a quelle di lei mentre si stavano lasciando andare, così non sarebbero mai stati soli. Crollò su Killian e rimase lì, tremante e debole, mormorò una frase riconoscente quando lui tirò su le lenzuola per sistemarle su entrambi, spostandola in modo che si ritrovasse comodamente accoccolata contro il suo petto.
Spostò i suoi riccioli spettinati e sudati dal viso e le baciò la fronte, il naso, le guance e lei assaporò quel momento di tranquilla intimità. Il modo in cui la guardava. Come aveva senza accorgersene rivendicato il lato destro del letto – quello dove dormiva sempre quando condividevano un letto. Come il naso di lei sfiorò il suo, come i loro occhi increspati fissavano l'altro. Come lui baciò il segno che aveva lasciato la varicella sulla sua spalla.
Sapeva che avrebbe dovuto analizzare, sbattendo la testa contro il muro, ubriacandosi - di nuovo - all'oblio dopo tutto questo. Avevano attraversato una linea, una di cui non era troppo sicura di dove avrebbe portato, ma per essere completamente onesti, lei non riusciva a preoccuparsene.
Per questa sera andava bene così. 


**********************************************

Come commentare quello che abbiamo appena letto? Non so come esprimere la perfezione di questo capitolo...sembra essere tornato tutto come prima, le serate insieme, le risate, semplicemente un gruppo di ragazzi che ama passare il tempo come una grande famiglia. 
Il tuffo in piscina, le lacrime di Victor e poi il finale...finalmente si è lasciata andare ai suoi sentimenti e lui è il solito gentiluomo perfetto in tutto...voglio clonare un Killian Jones tutto per me!!!!!!!!
Dopo tanta sofferenza ci volevano dei capitoli come quelli di una volta, no?
A prestissimo 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Ulteriore ***


Cap 32 - Ulteriore

 
Questo era tutto. Non avrebbe bevuto mai più.
Trasalendo leggermente per il pulsare sordo nella sua testa, si girò ignorando la luce proveniente dalla finestra che riscaldava la pelle delle sue braccia e la schiena. Non voleva neanche sapere come apparisse la sua faccia in quel momento. Probabilmente come un personaggio uscito da un film di Tim Burton, se avesse dovuto scommettere. Non aveva idea di che ora fosse, quando avrebbero dovuto lasciare la stanza, se il resto del gruppo avesse dei piani per la mattinata - e anche se li avessero avuti, di sicuro non si sarebbe unito a loro, non aveva alcuna intenzione di fare qualcosa di anche lontanamente vicino a lasciare uno spazio confortevole su cui gettarsi su e morire comodamente, vi ringrazio molto - o fondamentalmente nulla.
Non che fosse molto preoccupato per il momento, non quando scorse Emma al suo fianco, rannicchiata sul suo braccio, i riccioli che le nascondevano il lato del viso, distesa sul cuscino che aveva nascosto sotto di lei. Lui sorrise suo malgrado.
Ricordò come una volta gli aveva detto che uno dei complimenti che aveva ricevuto e che aveva detestato di più in tutta la sua vita, fu quando Ruby le disse, in uno dei loro pigiama party, che sembrava una principessa mentre dormiva. Per quanto odiava contrariare Emma, doveva dare ragione a Red Lips.
Sembrava davvero una principessa. Anche se le principesse non indossavano mascara o eyeliner, ora sbavato intorno agli occhi.
Sospirò rumorosamente mentre continuava il suo attento esame del suo corpo nudo, il lento movimento delle spalle, ignorando il prurito nelle dita che lo imploravano di toccarla. Come se non avesse potuto toccarla abbastanza la notte precedente – quanto poteva essere avido?
Ugh.
Emma decise di imitare i suoi primi pensieri in quel preciso momento. Si distese sul suo fianco e aprì un occhio annebbiato, strizzando gli occhi alla luce che filtrava sopra il letto e si morse le labbra per reprimere una risata "Oddio. Siamo morti?".
Si girò su un fianco per imitare la sua posizione, la testa sul cuscino, aprì solo un occhio e sorrise pigramente verso di lei "Dipende. Pensi che questo sia il paradiso o l'inferno?".
Emma arricciò il naso come se la vista offerta ai suoi occhi fosse personalmente offensiva per lei "Tutto è ... così pastello".
"Punto per te. Ma questo non risponde alla mia domanda".
"L’inferno sarebbe simile a questo?" si chiese ad alta voce agitando la mano in giro, facendo riferimento al casino che li circondava: i vestiti gettati a casaccio nella stanza, le lenzuola aggrovigliate, la valigia di Emma in un angolo, un bicchiere mezzo finito di ... qualcosa sul tavolo.
I loro corpi nudi nel letto.
... beh, se lui avesse dovuto scegliere, avrebbe detto che era il paradiso.
"Non ne ho la minima idea. Non ci ho mai pensato più di tanto" dichiarò con uno sbadiglio. Lui non si perse lo sguardo che lanciò contro di lui, né ignorò l’abbassamento del letto, quando si riposizionò lamentandosi leggermente.
"Intendevo il 'siamo morti' a causa del mio mal di testa".
"Credo di avere alcune pillole qui, Victor me ne fa portare sempre un paio nel mio portafoglio nel caso in cui esageriamo e non vogliamo strisciare in un buco e morire".  
Emma si girò sulla pancia e nascose il viso contro il cuscino sbuffando "Sai che la maggior parte dei ragazzi tiene i preservativi nel portafogli, invece delle pillole, vero?"
Alzò un sopracciglio osservandola attentamente "Guarda chi è allegra oggi".
"Sono una persona allegra".
Fu il suo turno di deriderla "Non lo sei assolutamente. Specialmente quando hai i postumi di una sbornia".
Sbirciando con un occhio dalla sua posizione, nascosta in parte dietro i suoi capelli, gemette smorzando la voce contro le lenzuola "Non è giusto. Mi conosci troppo bene".
"E’ vero". Si fermò per un attimo e sospirò stendendosi sulla schiena e fissando il soffitto, non era molto sicuro di voler vedere la sua espressione in quel momento, dopo che le avrebbe detto quello che aveva pensato prima di addormentarsi con lei tra le braccia. "Ed è per questo che so che sei nervosa per quello che è successo la notte scorsa e hai paura che io possa pensare che sia di nuovo tutto arcobaleni e farfalle quando tu invece non sei pronta al 100% per farlo, anche dopo quello che hai saputo".
Contò fino a venti nella sua testa fino a quando si voltò a guardarla finalmente negli occhi.
"Ti odio".
"No non è vero" dichiarò con certezza, nascondendo un sorriso e scuotendo la testa "In effetti, mi ami per questo, perché ora non hai bisogno di dirlo".
Lui sapeva che lei era contenta per questo.
"Io ti odio” ripeté.
"Non lo fai". Sospirando ancora una volta si appoggiò sul suo gomito fissandola intensamente e sforzandosi di restare fermo e diciamo pure di non toccarla. La vista di tanta pelle nuda avanti ai suoi occhi affamati sicuramente non lo aiutava "Ehi: So cosa è stata la notte scorsa".
Lei si passò una mano tra i capelli arruffati e le guance iniziarono ad arrossire "Killian non è cosi. E’ stata ...".
"Una cosa di una volta? Mi hai usato?".
I suoi occhi si spalancarono mentre la sua bocca si aprì in un sussulto indignato "Noo!"
Lui ridacchiò sottovoce, rivolgendole uno sguardo di scusa "Ti volevo provocare. So che non lo faresti. Almeno non intenzionalmente".
Aveva riflettuto su questo a lungo e duramente dopo la sera prima. Sapeva che Emma non era il tipo di ragazza che avrebbe usato i sentimenti che provava per lei per ottenere quello che voleva e che non avrebbe mai cercato di fargli del male, anche dopo tutto quello che le aveva fatto passare. No, quello che avevano andava ben oltre. Ma ieri sera ... era stato tutto piuttosto confuso. E incasinato. E appassionato. E esaltato. E con il cuore spezzato.
Per lei.
Per lui.
Per loro.
Avrebbe voluto chiederle cosa pensasse di tutto ciò, se quello era stato il primo passo per qualcosa - o la loro redenzione o la loro rovina. Lui non poteva negarle nulla, e guardandola, vedendola così ferita, così aperta, così dolente per lui ... si bloccò.
Non erano ancora arrivati​​, ma avrebbero fatto tutto quello che voleva. E lo aveva fatto. Lui le aveva dato ciò di cui aveva bisogno. E a quanto pare, quello che voleva.
Anche se lui voleva molto di più.
Sentì Emma lasciar andare un respiro tremante, con le dita intrecciate tra i nodi dei suoi capelli mentre sbuffava con impazienza per districarli "E' solo che ... è troppo. Tutto ad un tratto".
Non lasciò che i suoi occhi vacillassero da quelli di lei e si avvicinò al suo lato del letto "Ehi. Non sto chiedendo niente".
"No?" Chiese aggrottando la fronte e poi sospirò tristemente.
"Sai cosa voglio dire. Tu puoi chiedere - e avere - tutto ciò che vuoi da me, sai sarò lieto di dartelo". Lui la guardò da sotto le ciglia e la sua voce si abbassò lievemente "Questo non significa che dobbiamo affrettare le cose".
La vide mordersi il labbro inferiore preoccupata e lei socchiuse gli occhi prima di parlare di nuovo "Lo voglio anch’io. Non stavo mentendo la notte scorsa. Mi manchi e quando mi hai detto tutto ciò che è accaduto e che cosa deve essere stato per ..."
Lui la interruppe prima che potesse andare avanti "Ma tu hai affrontato tutto questo. Da sola. Capisco Emma".
"Ti perdono. Davvero. Però saltare indietro come se niente fosse successo ... non lo so". La sua voce uscì come un sussurro e gli occhi lo trafissero, triste, tenera.
E questo era quello che lui aveva temuto sarebbe successo. Non era una sorpresa, davvero, e lui non poteva dire che non era felice, né triste a riguardo. Non desiderava altro che essere in grado di definirsi l'unico uomo nella vita di Emma - a parte Henry e suo fratello - ma sapeva anche che avevano una lunga strada da percorrere, un sacco di problemi da superare prima di poter tornare a quello che avevano prima.
Non era sicuro di come superare l'improvvisa atmosfera lunatica che avevano in qualche modo raggiunto con la loro conversazione, così fece ciò che sapeva fare meglio.
Era il momento delle insinuazioni e dei doppi sensi.
"Beh, qualcuno è staltato su qualcun’altro ieri sera ..."
Lei gli lanciò uno sguardo dalla sua posizione sdraiata e un cipiglio le guastò la fronte “Sono seria".
Avrebbe dovuto saperlo bene, pensò con una risatina divertita.
"Anch’io” la rassicurò. Inclinando la testa di lato aggiunse "Hey: Piccoli passi. Solo ... facciamo le cose insieme".
Killian non riuscì a trattenere la sua risata tranquilla quando la sentì lamentarsi e prendere il cuscino che aveva abbandonato per premerlo contro il suo viso "Oh Dio".  
Naturalmente la sua mente andò lì. E chiamavano lui quello fissato.
"Non volevo dire ‘quello’" spiegò esasperato. "Trascorrere del tempo insieme. Riavere questo…" disse prendendo la sua mano tra le sue, intrecciando le dita insieme "…indietro. O almeno fino a quando ci troveremo di nuovo in quel posto" Si fermò ancora una volta, portando le loro mani unite alle labbra e sfiorandole dolcemente mormorò "Proviamo".
Spostò il cuscino dal viso con la mano libera per guardarlo, lui fu felicissimo di realizzare che c'era qualcosa, nel suo sguardo, che gli era mancato così tanto in questi ultimi tempi che erano stati insieme.
Speranza.
"Niente fretta?".
"Niente fretta" promise dandole un bacio delicato sulle nocche. Ecco una promessa fatta in mezzo al caos che avevano lasciato dopo la loro notte insieme.
Dopo tutto, sigillare gli accordi con un bacio era vincolante in California ... giusto?
Diciamo di sì.
Prima che lui potesse iniziare un affascinante dibattito sui contratti verbali e le promesse fatte con i baci, la morbida risatina di Emma lo riportò al presente "È una sorta di imbarazzante situazione di amici-con-benefici?".
Alzò un sopracciglio con fare di sfida, si avvicinò sempre più a lei con le dita ancora aggrovigliate alle sue, portando le mani nello spazio libero tra i loro corpi "Non ho detto nulla circa i benefici, ma il fatto che li hai citati stuzzica il mio interesse ... sei nuda".  
A suo credito lei non si tirò indietro dalla sua evidente lettura del suo corpo o dalle sue parole compiaciute "Non credo che fare sesso sia nel contratto piccoli-passi-e-niente-fretta".
Si era aspettato tanto. In realtà, aveva sperato che lo facesse: le aveva promesso che ci sarebbero andati piano. Per quanto gli sarebbe piaciuto violentarla fino alla fine dei tempi – o almeno fino a quando avrebbero dovuto lasciare la stanza, avevano bisogno di sistemare le cose. Sistemare loro.
"Allora io direi che è il momento per me di andare a cambiarmi prima di colazione" disse liberandole la mano e sedendosi. Diede una sbirciatina al suo telefono sul comodino e si corresse "O il pranzo".
La sentì ridere mentre si alzava e si mise a raccogliere i suoi vestiti sparsi sul pavimento e si vestì, rinunciando al papillon. Si spolverò leggermente i pantaloni e la giacca e poi si guardò brevemente allo specchio per controllare se fosse minimamente presentabile.
Hmmmm. Pensò che poteva passare. Oppure tutti coloro che avrebbe incontrato probabilmente avrebbero capito quello che era successo la notte precedente.
"Vuoi che passi a prenderti prima di andare?" Chiese fissando il suo riflesso nello specchio. Vide la sorpresa sul suo viso e come rapidamente si trasformò in un sorriso delicato e un cenno del capo.
"Certo".
"Okay" dichiarò. In due lunghi passi fu al suo fianco e la baciò brevemente sulla fronte, ignorando la sorpresa sul suo viso, quando lo aveva visto avanzare verso di lei. Fece finta di annusarle i capelli mentre si tirava indietro "Fai la doccia. Puzzi".
"E tu sicuramente dovresti lavarti i capelli" replicò lei con uno sguardo.  
Si passò una mano tra i capelli, simulando uno svenimento guardandosi nello specchio ancora una volta "Ah, capelli da sesso. Non era così che volevate chiamare la vostra noiosa band di ragazze?"
Ebbe solo brevi secondi per evitare il cuscino che lei gli buttò addosso – la sua mira era buona anche dopo che aveva sostenuto di avere un post sbornia e mal di testa - e ridendo  "Porta il tuo culo irlandese fuori di qui" gli urlò nella sua scia.
Nemmeno la sguardo di una delle signore con cui condivise l'ascensore con lui per i suoi vestiti spiegazzati e capelli da sesso, poté cancellargli il sorriso dalla faccia.
________________________________________________________________________________
 
Non erano nemmeno arrivati al tavolo dove i loro amici erano già seduti, tutti sfoggiavano volti distrutti indossavano occhiali da sole per nascondere il risultato dei loro festeggiamenti, quando Jefferson alzò gli occhi e fischiò sonoramente "Oh, hey, Swan indossa le scarpe".
"Questo merita un brindisi a sé" commentò Graham alzando il succo e annuendo con un sorriso. Killian si mise a ridere, intanto Emma gli mostrò il dito medio mentre prendeva posto accanto a Ruby.
"Maledetto".
Graham mise il broncio guardandola mettendo un braccio intorno alle spalle di Ariel "Non sei divertente".
"Mi permetto di dissentire… Miss Swan era in fiamme la notte scorsa".
Killian pensò bene di stare lontano da questo o avrebbe scommesso che Emma probabilmente avrebbe dato vita al se-ti-unisci-alle-prese-in giro-ti-prendo-a-pugni per parte della serata.
Si mise le mani sul viso, nascondendolo e facendo uscire lamenti disperati "Potremmo evitare per favore".
Ovviamente la ignorarono e le loro risate sempre più forti attirarono anche l'attenzione degli altri clienti del ristorante. "Ehi, Emma - abbiamo anche scritto una canzone per te! Si chiama 'Emma ti prego scendi da quel tavolo prima di romperti un braccio!'".
Killian rise sotto il suo respiro e subito cercò di coprirsi nascondendo le labbra dietro il tovagliolo, anche se aveva preso solo un sorso del suo bicchiere d'acqua. Mentre August, Jefferson e Victor iniziarono a canticchiare la melodia inventata per la canzone che dicevano di aver scritto per lei, si voltò verso di lui e mise il broncio e lui alzò il sopracciglio. Continuava a guardarlo imbronciata e lui mimò 'cosa?'. Prima che potesse rispondere - se era sua intenzione, o continuare a fargli indovinare che cosa volesse – Ruby parlò.
"Okay. Che cosa ci siamo persi?".
Killian alzò lo sguardo per trovare il resto del tavolo che li fissava. Si scambiò uno sguardo confuso con Emma - che cosa era?
"Che cosa?"
Red Lips incrociò le braccia sul petto. Killian era sicuro che Victor approvasse tale posa "Gli hai appena fatto lo sguardo"
Lui non sapeva chi fosse più confuso a quel punto - Emma o lui “Che sguardo?".
"Sai. Quello sguardo. Lo sguardo ''fidanzato sei pregato di farli stare zitti e di combattere per il mio onore' ".
Oh. Era quello che aveva cercato di fare? Dio, aveva davvero bisogno di una guida per decodificare le espressioni del viso di Emma.
... Una Emma molto confusa, che protestò con veemenza contro la sua amica "Io non ..."
... senza alcun risultato, dato che Ruby sollevò le mani davanti a se e avvicinò il viso a pochi centimetri  dal collo di Emma annusando tranquillamente - che cosa stava facendo? – E i suoi occhi si spalancarono comicamente "Voi due avete – oh MIO DIO".
Il resto del tavolo scoppiò in una risata e Killian scosse la testa. Non che non l’avrebbero scoperto in un modo o nell'altro, ma per essere completamente onesti, questo andava oltre il ridicolo. Si stavano comportando come degli adolescenti, per l'amor del cielo. A questo ritmo, anche il cameriere che serviva i tavoli sul lato opposto della sala avrebbe scoperto che cosa era successo la sera prima.
Si distanziò per un minuto, ignorando i commenti dei suoi amici, le prese in giro e i nuovi testi improvvisati, che comprendevano tali frasi ispirati 'hanno fatto la cosa' finché non sentì Graham domandare ad Ariel "Per che cosa stai ridendo?".
La rossa ridacchiò divertita, segnalando tutti loro con il dito "Ragazzi state facendo finta di essere così sorpresi quando la notte scorsa avete scommesso che sarebbe successo".
Emma e Killian entrambi spalancarono le loro bocche per l’indignazione. Quegli stronzi. Anche in questo caso?
"Tu cosa?" Emma schiaffeggiò il braccio di Red Lips fissandola e Killian fu più che felice di vedere la bruna cercare di scusarsi. Si voltò verso i suoi amici, che non mostravano la metà del rimorso di Ruby.
"Voi ragazzi avete bisogno di una vita. Seriamente"
Red Lips lasciò cadere la testa sulle sue mani "Ariel, abbiamo bisogno di lavorare sulle tue capacità di tenere la bocca chiusa".
"Mi dispiace" mormorò la povera rossa, inviando loro uno sguardo di scusa. Non riusciva a credere che stavano incolpando la ragazza.
Emma sbuffò sotto il suo respiro. "Non esserlo, è necessario che tu sia nella mia squadra, non con questi idioti '".
"Non cambiare discorso ora – sputa il rospo" insistette Ruby.
Emma scosse la testa, raccogliendo la forchetta e attaccando con isitinti omicidi la sua insalata. Lui davvero non avrebbe voluto essere al posto di quel pomodoro. "Non c'è niente di cui parlare".
Red Lips alzò gli occhi verso la sua amica e si accasciò sulla sedia "Okay, va bene, non dirlo. Non è che abbiamo bisogno di sapere. Si tratta di un matrimonio dopo tutto ..." Lasciò le parole sospese in aria e Killian fissò la bruna, indifferente. Sì, era un matrimonio. Quindi?
"... e?"
Gemette esasperata, in stile  perché-devo-spiegarvi-sempre-tutto-siete-degli-idioti e aggiunse: "Tutti quanti vanno a letto con qualcuno ai matrimoni. Alla fine il 95% delle persone a questo tavolo ha dormito con qualcuno".
Killian aggrottò la fronte. Victor e Ruby, Graham e Ariel, Filippo e Aurora, Jefferson aveva portato con se Grace così lui sicuramente non aveva ... Aspetta ...
"Booth è stato fortunato? Questo merita un brindisi".  
Victor quasi saltò dal suo posto, puntando il dito verso di lui con gli occhi che luccicavano maniacalmente e le sue parole riecheggiarono nella stanza, Killian dovette lottare duramente per non lanciargli qualcosa addosso solo per fargli chiudere quella cazzo di bocca. "AHA! Non ha negato! L’hanno fatto!".
"Mamma!"
Henry si stava avvicinando al tavolo a passi frettolosi e una Grace raggiante nella sua scia corse a sedersi sulle ginocchia di suo padre. Sentì Emma borbottare sotto il suo respiro in modo che Victor e Ruby avrebbero potuto sentirla "È ora di cambiare bruscamente argomento" prima che lei si girasse sulla sedia in attesa che il figlio la raggiungesse. "Ehi, ragazzo. Come è stata la tua notte?"
Lui sorrise di rimando e Killian avrebbe giurato che sembrava quasi un’espressione sconosciuta sul volto del giovane ragazzo "Non divertente come la tua. Ho sentito che a metà della festa ti sei ritrovata a piedi nudi".
Emma quasi sputò il suo drink e Killian dovette colpirle la schiena così che avrebbe potuto deglutire e respirare normalmente. Quando si riprese, sussurrò duramente con una voce velenosa al resto del tavolo "Vi ucciderò". Si voltò verso il figlio, accarezzandogli nervosamente i capelli prima di rivolgersi a lui "Vedi, Henry, questa è una di quelle cose che è necessario aggiungere all’elenco  'Roba che non dovrei fare quando sarò grande' "
"Non credo che sarà un problema, non credo indosserò tanto presto dei tacchi" rispose con una risata.
"Credimi ragazzo, non c'è bisogno di indossare i tacchi per fare di te un pazzo quando sei ubriaco" Killian ridacchiò, passando una mano tra i capelli di Henry con affetto.
Victor sorrise a questo e intrecciò le dita davanti a se con uno sguardo sognante sul suo viso "Non saprei. Zio Victor sarebbe felice di raccontarti alcune storie infami dei Lost Boys ..."
Emma mise una mano sulla bocca di Victor, impedendogli di aggravare ulteriormente la situazione. Killian fu tentato di dirle che in realtà non avrebbe dovuto farlo, sapendo che Victor le avrebbe probabilmente leccato la mano così da poterla fermare, ma con sua grande sorpresa non lo fece. "Grazie, ma no grazie. Mio figlio non ha bisogno di nessuna idea".
Henry rimase a bocca aperta, oltraggiato, guardando verso di lei "Mamma!" Al rifiuto ostinato di sua madre, si rivolse a lui con occhi imploranti "Killian, per favore?".
Killian lanciò un'occhiata ad Emma, una domanda nel suo sguardo. Lei scosse la testa, rivolgendogli un’occhiataccia "Non avrai il coraggio".  
Fece un gesto come per zippare la bocca chiusa e buttare via la chiave "Come desideri". Guardando verso il basso a Henry alzò le mani in segno di sconfitta. "Le mie labbra sono sigillate, ragazzo. Forse quando tua madre non è in giro".
Sospirando tristemente, Henry scosse la testa, come se non riuscisse a credere che non avrebbe sentito quelle storie infami. Killian era d'accordo con Emma,però: c'erano alcune cose che una mente giovane come la sua non era pronta ad ascoltare. Non ora, non mai, se poteva fare qualcosa.
Il ragazzo sembrò ricordare qualcosa e cambiò prontamente argomento, la sua faccia si illuminò in un’ emozione ancora una volta e Killian si meravigliò per la sua capacità di saltare da una cosa all'altra senza la minima preoccupazione "Ehi mamma, cosa ne pensi della mia esibizione con la band?"
"Sei stato incredibile. Dovrei essere preoccupata. Ho un futuro Justin Bieber in casa?"
Le guance di Henry arrossirono - probabilmente per il commento di Justin Bieber o forse per il complimento di per sé, ma Killian non era così sicuro "Cosa? No!".
Provò ad alleviare il disagio del povero ragazzo - probabilmente perché Grace stava tranquillamente ridacchiando dato che aveva origliato la loro conversazione - e decise di aiutarlo. Sorprendere le ragazze era qualcosa in cui era incredibilmente bravo dopo tutto. "Per favore Swan, se il ragazzo dovesse essere una rockstar – e lui potrebbe esserlo - Sarebbe prima di tutto un cantautore, ha davvero talento".
Fu premiato dall'espressione speranzosa di Henry e dai suoi occhi brillanti - e fece vagare lo sguardo alla sua figlioccia cosa che non gli sfuggì, in quanto non era stato troppo sottile nel farlo "Lo pensi davvero?"
"Te l’ho già detto" gli ricordò dandogli un pacca sulla spalla e sorridendo rassicurante con affetto verso di lui.
Emma poi mise le mani sulle spalle di Henry, spingendolo leggermente verso il buffet "Okay, signore: vai a prendere qualcosa di commestibile da mangiare e vieni a sederti qui con la tua vecchia mamma".
"Tu non sei vecchia" le disse roteando gli occhi prima di correre a prendere il suo pasto. Entrambi lo seguirono con gli occhi, fino a quando i loro sguardi si incrociarono e lui sorrise consapevolmente.
"Hai detto che solo così ti avrebbe fatto un complimento".
"Non è vero".
Sollevò appena un sopracciglio, in silenzio, in attesa. Mantenne il suo sguardo per un intero minuto, cercando di apparire indifferente, fino a quando lei alzò le braccia con impazienza di fronte a se.
"I postumi di una sbornia mi rendono bisognosa, okay?"
Rideva ancora finché non sentì lamentarsi Ruby dietro Emma.
"Oh Dio voi due siete insaziabili o cosa?".
Trascorsero il resto del loro pranzo scambiandosi frecciate con il resto del gruppo, chiedendo ad Aurora e Filippo quali fossero i loro piani prima che la band partisse in tour, storie del matrimonio e dell’after party – che furono censurate per le orecchie dei bambini per richiesta di Emma e Jefferson – mangiando qualsiasi cosa gli capitasse. Era un buffet, dopo tutto, e le regole erano semplici: anche se non avevi fame, mangiavi perché era gratuito.
Quando ebbero finito, tutti tornarono nelle loro camere per sistemare le loro cose e tornare a casa. Killian trovò Emma e Henry nella hall quando uscì dall'ascensore e lui divertito la vide mentre cercava di tenere in equilibrio il gancio con il suo vestito e una valigia dove aveva portato i suoi vestiti e il resto della roba di cui aveva avuto bisogno per prepararsi, mentre cercava di pescare le chiavi della macchina da dentro le profondità della sua borsa. Lui si avvicinò con cautela fino a quando si trovò dietro di lei e le chiese: "Hai bisogno di una mano, amore?"
Rivolgendogli uno sguardo da sopra la spalla, lei gli passò la sua valigia, che lui prese con la mano libera "Grazie". Con le chiavi in ​​mano dopo un altro minuto passato a frugare nella borsa, lo seguirono finché non furono alla sua auto "Allora".
"Allora".
Si morse il labbro inferiore fissando il terreno e infine fissò gli occhi su di lui "Ci vediamo in giro, d’accordo? Non scomparirai?"
Il dubbio e l'improvvisa preoccupazione nei suoi occhi gli fecero venir voglia di avvolgere le braccia intorno a lei, ma si fece forza, optando solo per prenderle la mano nella sua "Io non vado da nessuna parte".
Lui le sorrise per l’improvvisa espirazione, per il sollievo che lei emanò in quel piccolo momento "Va bene. Ti chiamo. O lo farai tu. Oh Dio, è così imbarazzante" si lamentò strizzando gli occhi e facendolo ridere
"Sei tu quella che è imbarazzata" disse toccandole il naso giocosamente. Le infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sussurrò "Rilassati. Siamo solo noi".
E dal modo in cui i suoi occhi si illuminarono e le sue labbra si curvarono, prima di allontanarlo - così avrebbe potuto entrare nella sua auto ‘perche aveva un sacco di cose da fare e poco tempo a disposizione e tu non stai aiutando affatto Jones perciò vai via!' – iniziò a credere che tutto avrebbe funzionato.
________________________________________________________________________________
 
Devi vedere le foto delle nozze.
Che cosa? Dove le hai prese?
Me ne hanno inviate alcune.
OH DIO.
Lo so.
Quello è ...
Si. Il momento papillon-come-un-benda-sull'occhio.
Non mi ubriacherò mai più.
Niente di tutto questo, è stato magnifico. E hai fatto in modo che TUTTI NOI lo indossassimo.
Almeno so che la mia abilità di leadership rimane intatta anche in stato di ebbrezza.
Esattamente. Sii orgogliosa di te, Swan.
________________________________________________________________________________
 
 
Hai volutamente lasciato il portafogli a casa mia ieri?
Era lì? L’ho cercato per tutto il giorno!
Non mentirmi.
Non sto mentendo.
Jones.
Swan.
Killian.
Emma.
Perché  pensi che l’abbia lasciato di proposito?
Oh, non lo so ...
* immagine di un pezzo di carta * "Per piacere dimmi quando posso venire a prenderlo"
 :) Sono piuttosto intelligente.
Se non avere con te soldi o la tua carta d’identità è la tua definizione di intelligente, allora lo sei.
La mia idea di intelligente è che posso vederti anche oggi a causa della mia furbizia.
Sdolcinato.
Lo so.
Smetti di cercare i preservativi, cmq.
Non lo stavo facendo.
________________________________________________________________________________
 
Swan.
Cosa.
Cosa stai facendo?
Sto guardando un film. Perché?
Sono annoiato.
Che sfortuna.
Posso chiamarti?
Ti ho appena detto sto guardando un film.  
Quindi? Rispondi.
"Perché non mi lasci vivere?" Si lamentò appena rispose.
Killian sorrise "Non puoi vivere senza di me. Cosa stai guardando?"
"Niente"
... fu una risposta troppo veloce per Swan.
"Mi hai appena detto che stavi guardando un film" le ricordò sopprimendo un sorriso.
"No"
Ok, questa era bella.
"Oh mio Dio. Cosa stai guardando? E' così orribile?"
"Non è orribile, è solo che non voglio dirtelo!" Stava piagnucolarndo! Cosa diavolo stava guardando?
"E' un porno?"
"NO!"  
"Allora che cos'è?" Oh Dio, questo era impagabile, era più curioso di minuto in minuto.
Si lamentò e sentì un piccolo sbadiglio in sottofondo "Ugh. Ok. Ma è stata un'idea di Nana, okay?"
Ah, doveva essere il suo lo sbadiglio che aveva sentito. Poteva immaginare entrambe le ragazze, accoccolate sul divano – e poteva scommettere qualsiasi cosa che Emma stava usando il suo cane come un cuscino.
"... si tratta di Beethoven o qualcosa del genere?" chiese confuso. Che film potrebbe 'voler guardare' Nana ...?
"No. E' Hook "
Lui rimase a bocca aperta. "Stai scherzando".
"No".
"Stai guardando Hook. Senza di me" ripeté lentamente, completamente sconcertato, solo un’emozione attanagliava il suo petto.
Il tradimento.
Emma sapeva quanto lui amasse quel film. E lo stava guardando senza di lui e non voleva nemmeno dirglielo.
Oh, l’avrebbe pagata caramente per questo.
"Te l’ho detto… Nana voleva vedere se stessa! Chi sono io per fermarla?"
Sospirò e si alzò in piedi a rovistare nella piccola mensola sotto la TV dove teneva i suoi DVD. "Va bene, aspetta solo un minuto".
"Cosa stai facendo?"
Lui la ignorò per un minuto, mentre cercava tra le decine di film che aveva conservati lì, finché vide Dustin Hoffman con la permanente e i baffi impomatati con il sorriso di Robin William. Prese con cautela il DVD, lo mise all'interno del lettore e le chiese: "A che scena sei?".
"Uhm è appena arrivata Julia Roberts e sta cercando di convincere Robin Williams che lei è una fata" rispose dubbiosa.
La cercò, mandando in avanti finché non arrivò alla scena che aveva appena descritto – e le gambe di Julia erano sempre uno spettacolo da vedere. Anche in proporzioni ridotte. "Perfetto. Contiamo fino a tre e premiamo play".
Ci fu uno sbuffo forte sulla linea, e lui attese,  Emma si ritrovò con il telecomando in mano e il telefono in equilibrio tra la spalla e l'orecchio fino a quando si fermò e gli chiese sorpresa "Aspetta, lo stiamo davvero facendo?"
"Sì?"
5 secondi.
Questo fu il tempo che gli fu necessario per convincerla e decise di contare con lui in modo da poter vedere finalmente insieme le avventure di un adulto Peter Pan.
________________________________________________________________________________
 
«Cosa vi siete persi: Sembra che la ex coppia da favola, Emma Swan (28) e Killian Jones (29) dei The Lost Boys siano sulla strada per ritornare al loro vissero felici e contenti. Fonti affermano di aver visto i due piccioncini insieme in giro per la città, dal fare una passeggiata al bere un drink - a volte con i compagni di band del frontman e alcuni amici, altre accompagnati dal figlio di lei, Henry (11). Alcuni si chiedono cosa Graham Humbert, che si presumeva uscisse con Emma quando la sua relazione con il musicista si è conclusa, pensi di questi nuovi sviluppi - anche se dobbiamo rivelare che l'attore è stato visto di recente con una rossa non ben identificata. Non vi è alcuna conferma da nessuna delle parti circa il ritorno di fiamma della coppia di successo dopo l’ improvvisa rottura di alcuni mesi fa, ma se possiamo scommetterci, diremmo che questo sa di 'vero amore'!".
Killian afferrò la rivista dalle sue mani, sollevando le sopracciglia divertito. "Hanno davvero scritto 'vero amore'?"
"L’ articolo più stupido di sempre" dichiarò Emma roteando gli occhi - anche se poté vedere un piccolo sorriso sulle sue labbra. Le aveva chiesto di accompagnarlo a prendere alcuni documenti che aveva dimenticato in studio per il loro prossimo tour e avevano finito per scattare le foto più ridicole di Emma con tutti gli strumenti disponibili dopo che aveva cercato senza successo di insegnarle come suonare correttamente la batteria o continuare le loro lezioni di chitarra.
Si sollevò su un gomito e si girò sul fianco per ottenere una vista migliore di lei, distesi sul tappeto dello studio mentre lei studiava il soffitto e ondeggiava la testa alla canzone che stava suonando la radio - la loro destinazione finale dopo il loro pomeriggio estremamente faticoso passato a comportarsi come perfetti idioti.
"Quindi io non sono il tuo ‘vero amore’?" domandò con un broncio finto. Lei scoppiò a ridere e si mise una mano sugli occhi.
"Smettila".
"Devo iniziare a chiamarti ‘mio vero amore’? continuò ora completamente divertito.
"Me ne sto andando" dichiarò sollevandosi e spolverando i jeans prima di alzarsi. Lui non la lasciò però, le afferrò la mano e la fece rimanere al suo fianco.
"Killian non vuole lasciare Emma".
"Emma se ne andrà se Killian continua a fare l’idiota".
"Killian sta solo ripetendo quello che ha detto l'articolo idiota".
Gli colpì il braccio, inchiodandolo con uno sguardo che non faceva altro che fargli trovare la situazione più esilarante ogni minuto di più "Emma ne ha abbastanza di articoli demenziali quindi non vuole che Killian diventi anche lui un idiota".
Fece finta di riflettere sulle sue parole - in realtà lo fece, ma lei non doveva saperlo - e annuì seriamente. Infine le rivolse un sorriso di scusa. "Killian è dispiaciuto" . Facendosi coraggio e desiderando che il battito del suo cuore si calmasse aggiunse "Bacio?".
Emma incatenò gli occhi con i suoi, erano grandi, aperti e vulnerabili. Entrambi sapevano che questo era un passo enorme per loro – lui lo sapeva quando l’aveva detto e aveva lasciato a lei la scelta se accettare o meno.
Lei lo fece.
Non poté fare a meno di sorridere quando lei si trascinò più vicino a lui e lo baciò dolcemente.
"Bacio".
________________________________________________________________________________
 
Possiamo incontrarci da Granny?
Certo. Sono per strada.
Killian non aveva idea di cosa si sarebbe trovato ad affrontare quando l’avrebbe incontrata da Granny. Certo, lui ed Emma avevano trascorso del tempo insieme - come apparentemente ognuno poteva leggere ovunque dato che continuavano ad interessarsi così tanto delle loro vite - e amavano incontrarsi qua e là per trascorrere la serata insieme, per guardare un film, per passeggiare con Nana o uscire con la gang. Ma non erano ancora stati al locale insieme. Non era sicuro del perché, forse entrambi sentivano che fosse troppo pieno di ricordi, di cose definitive, di ... qualcosa che l’avrebbe reso troppo, portando tutto ad un altro livello.
In altre parole: era nervoso.
In un modo o nell'altro, guidò fino al ristorante e si affrettò ad entrare per trovare una Emma sorridente seduta al loro solito posto al bancone, che parlava animatamente con Granny.
C'era qualcosa che non andava però. Anche da lontano poteva vedere la tensione sulle sue spalle, come il sorriso sulle labbra non raggiungeva completamente i suoi occhi, le sue mani agitate toccavano il bancone di formica.
"I miei occhi mi ingannano?"
Sorrise a Granny, mentre andò a sedersi sullo sgabello alla destra di Emma, scrollando le spalle con nonchalance "Affatto".
La proprietaria alzò un sopracciglio verso di loro puntando verso di lui con una spatola "Allora che ci fate voi due qui insieme?".
Huh. La donna non si perdeva proprio in chiacchiere, lui lo sapeva, ma in ogni modo - ahi.
"Granny... lo so che ci hai tenuti sotto controllo" le disse e il viso dell’anziana signora assunse un’espressione di sfida, lui indicò con il mento verso il retro dal suo lato del bancone, dove c’era una pila di riviste che sua nipote Alice comprava per tenersi informata sugli ultimi sviluppi . Avrebbe scommesso che la metà contenessero articoli su di loro e anche copertine di loro due insieme, come quello che avevano visto lui ed Emma l'altro giorno con quell’articolo ridicolo.
Granny alzò le braccia in segno di resa, una scintilla di malizia brillò dietro i suoi occhiali "Ho dovuto provare a sembrare sorpresa".
"La tua recitazione è superba, devo dirtelo" Emma sorrise e la nonna sorrise in cambio piegando la testa verso di lei in riconoscimento. Ricevere un complimento sulla sua capacità di recitazione da un'attrice di fama era davvero una bella soddisfazione.
"Grazie" disse la proprietaria. Poi tutta indaffarata come sempre, poggiò le mani sul bancone e li studiò attentamente "Pancakes e cioccolata?".
Entrambi annuirono "Si".
"Arrivano" disse, si girò per raccogliere i piatti sporchi e andò subito in cucina per lasciare la loro ordinazione. Killian colse l'occasione per girare il suo sgabello così da trovarsi di fronte a Emma e appoggiò la testa sulla sua mano osservandola con attenzione. Sembrava ... bella, come sempre, pensò, ma c'era qualcosa sotto la superficie, qualcosa che pochi sapevano leggere.
Lei era sul punto di scoppiare.
"Ehi. Stai bene?"
"Sì" disse. Killian scosse la testa e le rivolse il suo migliore sguardo della serie non-dirmi-stronzate, al che lei lasciò andare un lungo sospiro "Okay, no, non proprio".
"Che è successo?".
Lei spostò una ciocca che era sfuggita dalla coda di cavallo e la mise dietro l'orecchio. Una volta. Due volte. Quando stava per spostarla per la terza volta, lui prese la sua mano nella sua così che avrebbe smesso e avrebbe parlato. Cercò il suo sguardo e finalmente ricambiò "Archie ha chiamato. L'udienza è stata spostata, è tra un paio di settimane".
... Oh.
Avrebbe dovuto prevederlo. Si sentiva come un idiota per aver pensato che il fine di quel messaggio improvviso riguardasse ... loro. Aveva così tanto senso che avrebbe riguardato il processo. Dopo tutto Henry era la priorità di Emma e tutti lo sapevano, lui in particolare - qualcosa che lui amava e ammirava di lei. Ne avevano parlato, anche se Emma era stata irremovibile sul non sembrare troppo fuori di testa sulla questione e lui aveva rispettato i suoi desideri e non l’aveva pressata per parlarne se non voleva.
Naturalmente l’avrebbe fatto.
Datti una calmata, Jones.
"Oh. Ecco ... bene?".
Rivolse gli occhi terrorizzati verso di lui, la sua voce uscì così sottile e così poco da Emma che voleva scuoterla. Dove era la sua sprezzante Swan, quella che lancia champagne alla gente, pronta a prendere a pugni qualunque idiota che le creava problemi? "Credo?"
Le strinse la mano forte nella sua, strofinando il pollice sul suo palmo dolcemente, cercando di rassicurarla con questo minimo contatto fisico. Granny non era il posto giusto per mostrare grande dimostrazioni d’affetto dopo tutto - non che fossero già a quel punto, intendiamoci. "Sì, certo che è così. Prima arriva, tanto prima potraì lasciarti tutto questo alle spalle".
Lei emise un sospiro chiudendo gli occhi stancamente "Hai ragione".
"Certo che ho ragione". Quando si accorse che non gli stava nemmeno più prestando attenzione, le tirò il ricciolo che poco prima aveva cercato di domare, per convincerla a guardare verso di lui. "Ehi. Andrà tutto bene. Non c'è modo che possa vincere".
Tirò un respiro tremante e rivolse il suo sguardo sulle loro dita intrecciate, come se avessero le risposte dell'Universo. (Che non avevano). (Lui lo sapeva.) "Lo so. E’ solo che quando si parla di lui, mi ritrovo a sentirmi così piccola. Così insignificante. Come una bambina sperduta che non significa nulla e alla quale portano via qualsiasi cosa".
"Questo non accadrà” le assicurò con forza e fu ricompensato con un piccolo sorriso - un sorriso vero, non come quello che le aveva visto fare poco prima con Granny, quello che metteva su come una maschera per tranquillizzare tutti. L'unico attraverso il quale poteva vedere, perché sapeva qual’era il suo vero sorriso, come poteva farti sentire.
Lui le sorrise e rimasero così per un breve momento, gli occhi intrecciati proprio come le loro mani, fino a quando un paio di tazze, immediatamente seguite da due piatti insieme alle rispettive posate furono sbattuti davanti a loro.
"Pancakes per la signora" disse Granny posandoli davanti a loro e Killian sorrise allo smile fatto con lo sciroppo sopra le frittelle spugnose, rendendosi conto che Granny, per quanto potesse apparire schiva, indifferente e piena di sfacciataggine, aveva intuito che c'era qualcosa che non andava con Emma e aveva cercato di tirarle su il morale con quel piccolo gesto. Si chiese se Emma realizzasse l'effetto che aveva sulle persone, come tutti volevano prendersi cura di lei, anche se continuava a tenere a distanza la maggior parte di loro fino a quando si apriva. Lui sorrise a Granny e annuì sottilmente, prima di afferrare la cannella e versarla sulla tazza di Emma.
"Cannella supplementare per la mia signora".
Il suo sopracciglio si sollevò per la sorpresa "La tua signora?".
"Uh-huh. Ora bevi" le ordinò spingendo la tazza verso di lei. Lei gli offrì un sorriso - un altro – afferrò la tazza e annusò la cioccolata prima di portarla alle labbra, la punta del suo naso si sporcava sempre di panna montata quando beveva.
Quando Granny passò lo straccio sul bancone per pulirlo dalle briciole e quant'altro, commentò sbrigativamente "Bel video comunque.  Alice non riesce a smettere di guardarlo. Ho quasi dato fuoco al televisore così da non dover vedere voi due che vi scambiate saliva più e più volte".
Emma fece una smorfia arricciando il naso per la scelta di parole dell’anziana proprietaria "Adorabile, Granny. Semplicemente incantevole. Molto apprezzato".
Killian ignorò il sarcasmo pesante nell'aria e batté sul bancone con le nocche per richiamare la loro attenzione "Siamo stati nominati per il Miglior Video o qualcosa del genere, lo sai".
"Mi prendi in giro?" strillò Emma spalancando gli occhi nella sua direzione e quasi cadendo dallo sgabello mentre si girò su di esso verso di lui. Lui alzò le mani in aria roteando gli occhi verso di lei.
"Perché dovrei? Non lo sai? Tutti ci amano".
Lei sbuffò e tornò a infilzare i suoi pancakes, prendendo un boccone prima di rispondere: "Forse amano me".
Oh. Swan Sfacciata. Bellissimo.
"Questo, non posso negarlo. L’Incantesimo di Swan" scherzò facendo le virgolette con le dita mentre lo diceva. E lei seguì l'esempio ridacchiando tranquillamente.
"Ohhhh. Sembra forte".
"Lo so. L’ho appena inventato. Sembra uno slogan per un profumo o qualcosa del genere" commentò con leggerezza. Scosse subito la testa stringendo le labbra al pensiero e facendo una strana espressione. "Pessimo odore però. Cannella. Cacao. Capelli appena lavati. Ewww".
Avrebbe dovuto dire a qualcuno che si preoccupava di lui del fatto che ci fosse un livido sul suo braccio che non era mai guarito del tutto, considerando che Emma non aveva mai smesso di colpirlo lì o di prenderlo a pugni.
Come in quel momento.
"Sei un idiota" disse lei sorridendo e lui si sarebbe lamentato del suo colpo violento ogni volta che poteva se la vista del suo sorriso non gli avesse provocato qualcosa che lo rimescolava dentro e gli toglieva il respiro.
Passarono il resto del loro pasto chiacchierando - evitando accuratamente di tirare di nuovo fuori il processo - e comportandosi come bambini, come facevano spesso, per la sorpresa di nessuno. Emma rubò un morso dei suoi pancakes, lui si dipinse un paio di baffi con la panna montata sul suo volto. Lei gli diede un calcio negli stinchi per essere un idiota, lui la chiamò stronza per averlo preso a calci. Lei lo richiamo per essere stato volgare e inopportuno e lui rispose dicendole che sapeva che lei lo amava.
E, naturalmente risero. Fecero questo più di ogni altra cosa.
"Hai qualcosa da fare?" le chiese mentre si avviò per uscire fuori dal locale prima di lui, dopo aver abbracciato Granny per salutarla, promettendo che sarebbero tornati presto.
Lei strinse le labbra pensando per un momento e poi scosse la testa guardandolo stupita "No - perché?".
"Ti porterò da qualche parte" fu tutto quello che disse prima di condurla verso la sua auto, dopo averle assicurato che sarebbero tornati più tardi così da poter recuperare la sua.
"Bene ..."
Dopo un giro in macchina un po' teso - in gran parte a causa del fatto che Emma non sopportava che lui non volesse dirle dove stavano andando e al suo rifiuto di condividere i dettagli con lei, continuò a dargli pugni sul braccio e a cambiare le stazioni della radio solo per infastidirlo – arrivarono a destinazione.
Emma dovette dire finalmente.
"... il fatto che questo posto sia casa mia è un po’ strano, non ho intenzione di mentire" dichiarò quando scesero dalla macchina e lui la raggiunse sul marciapiede per camminare accanto a lei.
"Sempre difficile da impressionare, come al solito, Swan" commentò sorridendo. E lei alzò il mento altezzosa e lo fissò.
"Perché mi hai portato qui?" chiese confusa, tirando fuori le chiavi e aprendo la porta di casa, lasciando che entrambi entrassero dentro. Lui la ignorò e continuò ad accarezzare Nana, che era andata a salutarli non appena aveva sentito il tintinnio delle chiavi, come faceva sempre.
"Vuoi aspettare solo un attimo, per favore?".  
Immediatamente lo sguardo di diffidenza balzò di nuovo sul suo viso e sollevò un dito minaccioso contro di lui "Non andremo a letto insieme adesso".
Non poté fare a meno di sorridere a questo. Oh, Swan. Beccata. "Oh, quindi è 'non andremo a letto insieme' o è solo 'adesso', eh?".
Sentì il suo respiro fermarsi e fu combattuto sul fatto che sarebbe stata una buona idea discutere di questo – e quindi per quanto trovasse interessante l'idea di dormire insieme – e l’aveva fatto - ovviamente l’aveva fatto anche lei - o rinunciare a questo per continuare con il suo piano. Decise di essere maturo per una volta.
Solo per questa volta.
"Che stiamo facendo qui?" Quando capì dove stava andando come lo vide salire le scale, lo tirò per un braccio, la sua espressione passò dalla stanchezza alla confusione "Killian perché stai andando in camera mia, sono seria, non lo faremo, anche se tu vuoi e lo voglio anch’io ..." balbettò lei.
"Così tanta fiducia in me" disse timidamente anche se era chiaro che sarebbe stato più che propenso a concordare con lei - e hey, aveva detto che lo voleva. Era sempre buono a sapersi.
Sotto i suoi occhi curiosi, andò a sedersi sul suo letto e aprì il cassetto del suo comodino. Vagò con gli occhi sul suo contenuto - un paio di pillole, un libro, un paio di orecchini, vecchi biglietti del cinema di alcuni mesi fa, il suo passaporto ... vide un luccichio sul fondo del piccolo spazio e spinse la sua mano fino a raccoglierlo e controllare più da vicino. Ci soffiò un po’ su e la pulì con le dita, alcuni dei brillantini che coprivano la stella blu cerata gli si attaccarono alla pelle. Quando fu soddisfatto del suo lavoro, si rivolse di nuovo a lei, accarezzò il piumino alla fine del letto così da invitarla a sedersi accanto a lui. Quando lei l’ebbe fatto, le offrì il suo dono per lei.
Ancora una volta.
"Oh ...". La fissò con un'espressione distante sul viso, i polpastrelli delle dita tracciavano i bordi ruvidi della sua superficie con cura. Alzò gli occhi timidamente verso di lui. "Come hai fatto ...?"  
"... a sapere che era qui? ho pensato l’avresti messa lì, insieme a… lo sai" disse, le parole gli scivolarono dalla bocca prima che potesse fermarsi. Lui sapeva che lei sapeva cosa volesse dire – la collana col cigno di Neal, che aveva visto conservata sul fondo del cassetto ma non aveva osato toccarla, mentre cercava di prendere la stella blu. All’espressione vuota che assunse il suo volto, prese con attenzione la piccola candela dalle sue dita e la sollevò in modo che fosse proprio davanti ai suoi occhi "Ho pensato che era il momento per te di usarla".
Emma arricciò la fronte in confusione "Per cosa?"
Si strinse nelle spalle e prese un accendino che di solito teneva all'interno della tasca del suo giubbotto di pelle per quando fumava "Lost Girl hai bisogno di esprimere un desiderio. Così da sentirti al sicuro".
Emma non disse nulla, ma gli diede uno sguardo che sembrava dire 'non capisco di che diavolo stai parlando'.
"Per l'udienza. Per Henry. Anche se non ne hai bisogno, so che ti sentirai meglio dopo avrelo fatto. Credimi".
Emma era praticamente congelata, lo guardò come se fosse una cosa fuori dal mondo - ed in qualsiasi altro momento, l’avrebbe presa in giro per questo, ma allora non era il momento - accese la piccola candela e la mise proprio avanti alle sue labbra.
"Ora: esprimi un desiderio" ordinò in un sussurro.
Emma gli lanciò uno sguardo dubbioso e lui cercò di trasmetterle la sua speranza, la sua convinzione, la sua fede - tutto quello che voleva che lei sentisse in quel momento, in modo che potesse portarlo con lei. Annuendo quasi impercettibilmente soffiò sulla piccola fiamma e alzò gli occhi verso di lui.
Per un breve istante si chiese se lei si aspettasse applausi e canzoni, forse un complimento; come se fosse stata una specie di festa di compleanno.
Scosse la testa per schiarirsi la mente da quelle riflessioni ridicole e sorrise a sua volta " Brava ragazza".
Le restituì la candela e fu più che divertito nel vedere come il luccichio era passato sulle dita di Emma come aveva strofinato le dita sulla stella. Fissò entrambe le loro mani che brillavano sotto la luce del soffitto e stava per chiederle se l’avrebbe mai indossata di nuovo, considerando il vuoto del suo collo, dove la portava di solito quando lei probabilmente avrebbe messo qualcosa di dorato al posto di quel luccichio, quando la sua voce lo fermò.
"Ci sarai?"
Pronunciò l'ultima parola così piano che Killian dovette sforzarsi per sentirla. Sedeva lì, con le guance arrossate alla realizzazione di quello che gli aveva appena chiesto e si trovò incapace di fare qualsiasi cosa, se non solo di fissare i suoi occhi con la bocca spalancata per la sorpresa.
"Cosa?"
Lei deglutì rumorosamente e lui fece lo stesso "David, Mary Margaret, Regina e Ruby saranno i miei testimoni e voglio anche te. Archie ti farà sapere ciò che probabilemente potrebbero chiederti, non ti preoccupare, non sarà nulla di strano o ... "
La sua voce lo fece uscire dal suo sogno a occhi aperti e lui scosse la testa una volta per allontanarlo, cercando ancora di elaborare la sua richiesta. "Aspetta - vuoi che io testimoni?"
Lui fece un respiro, aspettando che scoppiasse a ridere, colpendolo al petto con una smorfia  per il fatto che aveva davvero creduto che fosse una cosa seria. Ma con sua massima sorpresa, lei lo fissò con uno sguardo quasi ferito per averle posto una simile domanda. "Sì".
"Perché?" Si chiese se suonava così disperatamente spaventato e pieno di speranza come l’aveva sentito lui.
Avrebbe scommesso di si. Stava facendo un terribile lavoro per nasconderlo. Diavolo, non pensava che sarebbe stato così difficile.
Emma probabilmente notò il suo turbamento interiore, perché i suoi lineamenti si addolcirono notevolmente, si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani "Perché mi fido di te" sussurrò e le sue parole rimasero sospese in aria, volando tra di loro, esitanti, chiare, vere. Entrambi rimasero in silenzio, quasi assaporandolo e si chiese se anche lei avesse paura di romperlo come lui. Il volto di Emma si trasformò all’improvviso in un’espressione di divertimento esasperato e aggiunse con enfasi "Ma va?".
Non allontanò per un momento i suoi occhi da lui. Killian non riusciva a spiegare le emozioni che gli erano esplose dentro il petto alle sue parole, al motivo per cui lei gli avrebbe chiesto di fare una cosa del genere. Per lei. Per suo figlio. Per loro.
Di combattere per loro.
Prima che lui potesse anche solo pensare a quello che stava facendo, le stava già stringendo il collo con una mano, l'altra aggrovigliata tra i capelli quando portò il viso al suo e la baciò ferocemente, le labbra inclinate sulle sue, crogiolandosi nel calore della sua bocca . Posò piccoli baci umidi sulle sue labbra, all'angolo della bocca, sul naso, sugli zigomi, fino a quando appoggiò la fronte contro quella di lei, senza fiato.
"Per che cos’era?" gli chiese, e in quel momento si rese conto che le sue mani avevano afferrato il bavero della giacca quando l'aveva baciata e doveva ancora lasciarlo andare.
Dio, come avrebbe voluto dirle quelle parole dietro le sue labbra, in attesa di essere liberate, di volare, di fissarsi sulla sua pelle e di fondersi su di essa.
Ma non erano ancora a quel punto.
Invece, strofinò il naso contro il suo e sorrise al piccolo sorriso che lei gli rivolse "Volevo farlo e basta".
________________________________________________________________________________
 
Archie si sistemò gli occhiali sul naso e il nodo della cravatta e si avvicinò a Neal Cassidy.
"Parliamo di Henry, d'accordo, Signor Cassidy?"
"Sì, certo" rispose con un sorriso ironico. Killian non voleva far altro che dargli un pugno in faccia - preferibilmente facendogli male. Con il suo pugno. O qualcosa del genere.
Killian si sedette accanto a Ruby al banco dove si erano diretti appena entrati nell’aula di tribunale, Regina, Mary Margaret e David erano all'altro lato della bruna. Henry stava da Regina con Daniel, erano tutti d'accordo sul fatto che per lui sarebbe stato meglio non assistere al caos a cui stavano andando incontro, anche se si era ribellato e aveva urlato per andare con loro. Killian sapeva che nutriva una certa curiosità per suo padre, ma sapeva anche che non aveva alcuna intenzione di dare all'uomo nessuna chance, non dopo quello che aveva fatto a Emma. Pensò che poteva capire il fascino del ragazzo e le emozioni contrastanti circa il processo, ma aveva concordato con gli altri: in alcun modo la sua presenza avrebbe portato qualcosa di positivo.
Aveva accompagnato lui Emma in tribunale dato che avevano passato la notte insieme - solo per dormire fianco a fianco, si badi bene, senza ombra di dubbio non le avrebbe fatto pressioni o non le avrebbe dato alcuna indicazione che fosse lì per offrire qualcosa di più se non la sua compagnia e il conforto la notte prima del confronto con il suo ex. Erano rimasti stesi fianco a fianco, le dita a tracciare pigri disegni sulla pelle dell’altro, parlando tranquillamente, condividendo il silenzio che li accompagnava, premendo le labbra sulle spalle e sulle mani per incoraggiarla. Dovette proteggerla fisicamente una volta arrivati lì quando si presentò un gruppo di paparazzi armati di macchine fotografiche e che gridando le chiesero come si sentiva, cosa pensava sarebbe accaduto e tutto ciò che riuscirono a dire nel breve traggitto che fecero dalla sua auto alla porta del palazzo a cui gli era negato l'ingresso.
Prima di andare a sedersi al suo posto insieme a Archie, lei lo guardò e il panico invase i suoi occhi mentre gli stringeva la mano, lui le accarezzò la fronte con la mano libera e la baciò brevemente  prima di darle una piccola spinta così che avrebbe potuto seguire il suo avvocato.
Non molto tempo dopo arrivò Neal Cassidy, che si toccò la testa con il gesto di un finto saluto verso di loro - guadagnandosi un ringhio da parte di Ruby, che doveva ricordarsi di chiederle di farlo di nuovo perché, diamine, come aveva fatto a fare quel suono? - e tutto cominciò.
Facendo finta di leggere quello che era stato scritto su alcuni giornali – tutta scena, si badi bene, dato che tutti sapevano più o meno quello che gli sarebbe stato chiesto - e con una buona idea di quali sarebbero state le risposte, Archie andò all’attacco. "Quando è stata l'ultima volta che in realtà l'ha visto?"
Cassidy si dibatteva come un pesce fuor d'acqua e un sorrisetto trovò la sua strada sulle labbra di Killian al suo disagio. Bene. Lascia che si dimeni quel coglione. "Io .. io non l'ho ancora incontrato. Ufficialmente, almeno".
"Perché, Signor Cassidy?"
"Io non sapevo neanche di avere un figlio fino a quando non ho letto di lui su qualche rivista" disse con condiscendenza, facendo stringere i denti a Killian, mentre Ruby strinse la mano in un pugno al suo fianco. Era contento a non essere l'unico a morire dalla voglia di prendere a pugni in faccia quello stronzo.
Il volto di Archie mostrò sorpresa, cosa che lui trovò esilarante. Non avrebbe mai immaginato che il ragazzo che portava a spasso Pongo e che era stupidamente gentile con tutti quelli che incontrava in un modo molto in stile Ned Flanders potesse essere così bravo a montare certi drammi. "E non ha mai avuto il minimo problema con questo?"
La voce di Cassidy si fece più forte, la tensione nell’aula crebbe e divenne più forte "Lei l’ha preso. Non mi ha mai detto niente".
"Non crede che fosse giusto?" Archie proseguì in tono cupo e Killian fu più che contento di notare come il pomo d’adamo di Cassidy sussultò quando deglutì rumorosamente "Considerando che l'ultima volta che l'ha vista l’ha lasciata senza una parola a pagare per un crimine che non aveva commesso?".
L'avvocato di Cassidy, un tizio un po’ alternativo che si chiamava Darling o qualcosa del genere, parlò a quel punto, con la mano prima avanti a se per far smettere il suo cliente di parlare - e di scavarsi ulteriormente la tomba. "Non ha intenzione di rispondere a questa domanda".
Archie si fermò e Killian dovette combattere la voglia di applaudire per il suo approccio che aveva fatto uscire le insicurezze di Cassidy.
"Questo perché non c'è una risposta" dichiarò infine, come se questo chiudesse il caso.
Apparentemente ignorando gli avvisi di Darling, Cassidy si voltò a guardare Emma, ​​che stava chiaramente evitando di avere qualsiasi tipo di contatto visivo con lui. Killian si lasciò sfuggire un ringhio sottovoce. "Emma, non si tratta di questo, si tratta di nostro figlio ..." Ruby fece una faccia disgustata e così fece anche lui quando sentirono il modo in cui aveva chiamato Henry 'loro' figlio.
Il loro figlio.
Come se non avesse usato il ragazzo come esca per arrivare a sua madre. Come se gliene importasse qualcosa di lui.
"Per favore non si rivolga alla mia cliente Signor Cassidy" lo avvertì Archie , tutte le teatralità o i giochetti andarono fuori dalla finestra e Killian sentì un'improvvisa scintilla di gratitudine per l'uomo, per il suo incrollabile sostegno per Emma. Ogni traccia di scherno svanì dal suo viso, si avvicinò di nuovo a Cassidy e piegò la testa di lato.
"Sa qual’è stata la sua prima parola?".
"No. Io non c'ero" rispose Cassidy avvilito.
Darling gettò le braccia in aria "Questo non è necessario".
Un sorriso scettico apparve sul volto di Archie "Per qualcuno che vuole rivendicare i suoi diritti paterni non sembra sapere molto di suo figlio, Signor Cassidy".
Killian doveva rendere atto ad Archie Hopper: era un professionista del cazzo e lui gli sarebbe stato eternamente grato per questo. Per quanto potesse sembrare un po' imbranato e insicuro e forse anche di malumore quando lo aveva incontrato fuori dal suo ufficio, non poteva negare che governò l'aula.
Ci stavano riuscendo.
"Sono suo padre" disse Cassidy girandosi a guardare ancora una volta Emma con una strana espressione sul suo volto, qualcosa che Killian non era sicuro di come interpretare. Forse nostalgia o forse era rimpianto. Non l’avrebbe mai saputo.
Non voleva saperlo, comunque. Aveva mandato al diavolo la sua occasione con Emma tempo fa e un mantra che ripeteva 'mio, mio, mio​​' abbatté qualsiasi tentativo di mettersi nei panni dell'uomo. Non dopo tutto quello che aveva fatto.
Killian lo schernì incredulo.
Archie assunse una strana espressione e poi alzò la mano, spingendolo a ripetere ciò che aveva detto "Mi scusi?".
"Sono il padre" ripeté questa volta come parlando a se stesso.
"E non sembra essere affatto interessato a lui - ma a sua madre, la mia cliente. E al suo status di celebrità".
"Non ho mai detto nulla a suo riguardo, non ho mai ..." farfugliò Cassidy.  
Killian si rivolse a Ruby, il cui volto aveva assunto l’espressione “Ma chi vuoi prendere in giro?” ed entrambi emisero un rumore molto simile ad una risatina incredula. Lui quasi sorrise.
Quasi.
Archie sembrava come se il Natale fosse arrivato in anticipo, dando a Cassidy uno sguardo malvagio. "Quindi non le ha inviato una chiara lettera di minaccia con le immagini di lei e suo figlio, e non ha parlato con numerosi media circa la vostra situazione, approfittando di detta fama per rendere noto il vostro caso?".
L’ex di Emma adesso sembrava terrorizzato e trasalì visibilmente all’accusa del procuratore, quasi come se ogni parola detta da lui gli cascò sulle spalle e gli impedisse di sollevare la testa e incontrare gli occhi di chiunque.
"Non c'era nulla in quella lettera, non l’ho minacciata, né con quella, né in quelle interviste ..."
L'espressione di Archie diventò ancora più fredda "Potrebbe quindi ammettere che lei riconosce di aver molestato la mia cliente".
Cassidy lo guardò torvo, ma non rispose.
Killian vide David, Mary Margaret e Ruby sorridere e sorrise anche lui a questo, sapendo che tutto andava liscio - forse anche un po' troppo per i gusti di Killian, niente era mai così facile - ma mantenne il suo sguardo fisso su Emma, che aveva incollato un piccolo sorriso sul suo volto per abbinarsi  ai sorrisi della sua famiglia, ma chi guardava attentamente poteva vedere che non ce l’aveva nei suoi occhi. I loro occhi si incontrarono e dovette combattere fisicamente con se stesso per non alzarsi e andare verso di lei, cercando di offrirle il conforto di cui aveva così chiaramente bisogno.
Non sarebbe stata bene fino a quando non sarebbero usciti di lì con la sicurezza che Henry non sarebbe stato vicino a Cassidy, che sarebbe stato fuori dalla sua vita, senza la possibilità di riportare indietro gli undici anni di cuore infranto e di abbandono.
Mantenne la sua non-così-sottile lettura delle reazioni di Emma per tutta la durata della deposizione. Ruby andò per prima per il divertimento di Killian dato che Darling cercò il più possibile di mettersi in mostra di fronte a lei. Avrebbe dovuto dirglielo a Victor, anche se immaginò che il suo amico era più che abituato a vedere cadere la mascella di ogni maschio alla sua vista. Seguirono Mary Margaret e David e il fatto che probabilmente avevano controllato e fatto in modo di essere pronti per ogni possibile domanda, fece si che il loro turno passò liscio e tranquillo, senza occhiate dubbiose o pressioni delle mani. Se Killian avesse dovuto scommettere, avrebbe detto che si erano allenati per questo.
Ultima, non avrebbe osato immaginare Regina senza la sua forza, che quasi lo minacciò. Ogni volta che il benessere di Henry era in ballo, lei era lì pronta a combattere con le unghie e con i denti per lui. Non avrebbe mai desiderato essere in disaccordo con quella donna: Darling finì quasi per essere schiaffeggiato dalle sue parole e Killian provò un po’ di pietà per lui.
E poi arrivò il suo turno. Si sistemò il bavero della giacca e si sedette, in attesa che Archie iniziasse.
"Mr. Jones, è uscito con la Signorina Swan fino a non molto tempo fa".
Lui annuì, attento a non lasciare che i suoi occhi vagassero fino al posto di Emma alla sua sinistra. "Si".
"Ha incontrato suo figlio, Henry Swan" continuò l'avvocato, sollevando le sopracciglia mentre poneva la domanda e per un folle, breve momento, Killian fu tentato di raccontare la storia di come aveva conosciuto il figlio di Emma e di come era rimasto sconvolto alla rivelazione che lei fosse una madre.
Tempi divertenti.
Scuotendo la testa per liberarla da quei ricordi, si rimproverò di rimanere concentrato "Certo".
"Ha mai avuto preoccupazioni circa l'atteggiamento di Miss Swan o delle sue abilità di madre?".
"Niente affatto. Dal momento in cui l’ho vista con Henry, ho saputo che era perfetta per questo ruolo" disse Killian in un tono che non lasciava spazio a discussioni. Un grande sorriso fiorì sul volto di Archie e gli fece un cenno prima di riprendere il suo interrogatorio.
"Ha mai assistito ad una scena in cui si sarebbe potuto preoccupare per il benessere di Henry?"
"Mai" Le sue parole qui furono definitive, dirette e all'inferno chiunque avesse osato contraddirlo.
"Crede che Henry sia felice?"
Killian annuì categoricamente e un piccolo sorriso gli tirò su un angolo delle labbra immaginando Henry mentre si divertiva con Nana ed Emma, con la band e Grace, con Red Lips trascorrendo la giornata insieme, con lo zio e la zia, con Regina e Daniel . "So che lo è. E’il ragazzo più fortunato della terra".
"Come fa a saperlo?" insistette Archie e Killian si strinse nelle spalle.
"Lo dice lui stesso. Ha tutto ciò di cui ha bisogno – e che desidera".  
Archie gli fece cenno alle sue parole e guardò attentamente Cassidy da sopra la sua spalla, che stava facendo davvero un lavoro terribile per mascherare un cipiglio alla sua frecciata.
Avresti dovuto aspettartelo, amico.
"Mr. Jones, pensa che Henry vorrebbe avere attorno a se il signor Cassidy?".
Killian raddrizzò le spalle e sollevò il mento "Se il ragazzo avesse avuto il minimo interesse a incontrare suo padre, sono sicuro che Em… - Miss Swan avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per farlo. Lei non gli negherebbe mai nulla. Visto che il Signor Cassidy non ha lasciato assolutamente alcuna traccia o indizio circa la sua sorte dopo averla abbandonata quando lei era appena un adolescente - e ha fatto in modo che la situazione rimanesse in quel modo - non provò  nemmeno a fissare l'ex di Emma in aula - anche se lei avesse provato a cercarlo, probabilmente avrebbe avuto grandi difficoltà a trovarlo. In conclusione, direi che Henry è molto felice così com’è".
Archie gli mandò un piccolo sorriso incoraggiante e sottilmente gli strizzò l'occhio.
"Grazie Signor Jones".
"Prego".
Archie fece un gesto verso Darling, che lasciò il suo posto dopo un breve scambio con un Cassidy chiaramente di malumore, che sembrava essere sul punto di strapparsi via i capelli e lentamente si fece strada fino a quando si fermò di fronte a lui.
"Mr. Jones, è abbastanza ovvio che lei e Miss Swan siate delle celebrità piuttosto note"
Killian pensò per un minuto prima di rispondere "Potrei essere d'accordo".
Poté sentire le risatine di Ruby che tentò di mascherare con la tosse e lui sorrise. Darling non sembrò troppo entusiasta delle risate però, lanciandogli uno sguardo calcolatore da sopra gli occhiali.
Si preparò.
"Non è d'accordo con me sul fatto che un mondo circondato da paparazzi e gossip gettati in giro ogni settimana siano un ambiente pericoloso in cur far crescere un bambino?".
Anche se la testa di Killian era un po' confusa a quel punto, cercò coraggiosamente di considerare i pro e i contro di questa situazione "Miss Swan ha reso del tutto evidente che è possibile crescere un bambino perfettamente sano e felice anche in tali circostanze".
Darling sorrise a se stesso, facendogli aggrottare le sopracciglia "Ed Henry è d'accordo?"
Killian si mise le mani in grembo in modo che il resto del pubblico non sarebbe stato in grado di vedere come stava stringendo i pugni, desiderando di poter spezzare il collo di quel tipo.
"Non si é mai lamentato, da quello che so. Lui ama sua madre e ama che sia felice di fare il suo lavoro. Non gli farebbe mai scegliere tra lui e il suo lavoro, in quanto sa che lei farebbe qualsiasi cosa per lui, anche smettere di lavorare. Lui è orgoglioso di lei e la ama per quello che è: una splendida attrice".
Una sensazione o forse un'idea, gli si rivelò molto lentamente. C'era una bontà di Emma, una sorta di ... purezza, e mentre non era una novità, il fatto che Killian sentì improvvisamente la necessità di proteggere quella bontà. Lo colse di sorpresa - e  ne fu un po’ spaventato - quando capì la vera misura dei sentimenti che aveva cominciato a nutrire per Emma, da quelle prime settimane dopo il loro primo incontro. Sentì improvvisamente come se il mondo ne avesse bisogno, lui ne aveva bisogno.
Lui l’aveva avuta. L’aveva persa. E desiderava così tanto riaverla indietro.
Ma solo se lo voleva anche lei.
"Quando voi due uscivate insieme i riflettori sembravano seguirvi ovunque. Non ha inciso su Henry?"
Questo pensiero colpì particolarmente la sua mente e lo esaminò. Ricordò di come quei paparazzi si erano lanciati su di lui quando avevano adottato Nana, di come lui ed Emma avevano litigato dopo la pubblicazione di quelle foto, come chiesero ad Emma di suo figlio quando era in Europa per promuovere il suo film con Graham e di come da allora non lo consideravano più un grande problema come avevano temuto in passato.
"Tendiamo a non dare molta importanza a queste cose. Soprattutto quando siamo in momenti di vita privata".
Darling gli rivolse un debole sorriso che dimostrava che non gli aveva creduto seriamente, poi si raddrizzò sui tacchi e riprese a domandare "Sembra che voi due stiate uscendo di nuovo. Non direbbe che gli evidenti andare e venire di Miss Swan di questi ultimi mesi potrebbero incidere su suo figlio?"
Archie parlò dal suo posto accanto a Emma e Killian li guardò velocemente per vedere gli occhi terrorizzati di Emma "Non deve rispondere a questo".
Killian scrollò le spalle cercando di farla sembrare una richiesta informale e non la domanda ben ponderata che era veramente.
"Non mi interessa. Henry vuole solo la felicità di Miss Swan, chiunque lei decida di frequentare o no".
I suoi occhi si strinsero con sospetto al sorriso compiaciuto che l’avvocatò gli inviò.
Killian era il re di quei sorrisetti, li aveva usati come assi nella manica per anni e questo che gli stava rivolgendo  Darling? Poteva significare solo una cosa.
Guai.
"Mr. Jones: ama la Signorina Swan?"
Beh, in realtà non era quello che si aspettava.
"Mi scusi?" quasi balbettò.
Darling sorrise a se stesso, dando a Killian di nuovo quella sensazione che gli attorcigliò lo stomaco. Sospirò stancamente, come se fosse già stanco di chiederglielo.
"Ama la Signorina Swan?".
Beh, cazzo. 

*************************************************
Il risveglio, il pranzo con gli amici, lo scambio di sms, sembra che tutto si stia rimettendo al proprio posto ed ecco che ritorna anche la stella blu e lui che le fa esprimere il suo desiderio...ma quanto è perfetto quest'uomo? Solo lui sa come farla calmare e rassicurarla e lo vuole lì accanto a lei durante il processo!!! 
"Lei ama Miss Swan?" ...lo scopriremo nel prossimo capitolo :P ( che cosa crudele lo so, lo so, non odiatemi troppo XD)
A prestissimo 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Attrazione ***


Cap 33 – Attrazione  

Questo non stava accadendo. Questo non poteva accadere. Questo era sbagliato.
Le parole dell’avvocato di Neal gli risuonavano nelle orecchie, forti e consapevoli, con un bordo di trionfo dentro di loro e lei lottò per non rendere troppo evidente il fatto che non riuscisse a restare ferma sul suo posto o come stava evitando a tutti i costi di guardare Killian.
"Ama la Signorina Swan?"
Oh aspetta, non se lo stava immaginando – stava davvero ripetendo la domanda, quasi assaporando il sapore di quelle parole mentre lasciavano la bocca. Emma dovette reprimere il desiderio di togliersi il tacco e gettarlo sulla sua stupida acconciatura da hipster.
Mise da parte i suoi impulsi quasi omicidi e fu riportata al presente quando vide Archie alzarsi in piedi accanto a lei, muovendo il braccio in direzione di Killian come se potesse impedirgli di parlare solo con quel semplice gesto "Non c'è bisogno di rispondere".
Darling guardò il giudice che sembrava quasi annoiato da tutta la faccenda. O almeno così si ripeteva a sè stessa "Io lo permetterò".
Sapeva cosa stava facendo Darling,  voleva spostare le cose sul personale, più di quanto questo casino lo fosse già. Se Killian avesse ammesso di amarla, di essere innamorato di lei, il suo giudizio non sarebbe stato considerato obiettivo, vero? Poteva pretendere tutto quello che voleva così da ottenerlo. Era stata una mossa intelligente da parte dell'avvocato, pensò malvolentieri, ma tutto sommato l'intera azione puzzava di disperazione. Era ovvio che Neal non era in nessun modo vicino a vincere, né ad ottenere qualcosa, quindi perché preoccuparsi?
Poteva solo immaginare che volevano farle del male il più possibile. Chiudere con il botto, per così dire.
Killian aggrottò la fronte, il cuore di Emma si strinse al nodo nella sua voce. Solo chi lo conosceva, chi lo conosceva davvero l’avrebbe colto.
Lei lo fece.
"Non riesco a capire come questo possa essere rilevante. Sono sicuro che il resto dei testimoni di Miss Swan la amino, eppure a loro non è stato chiesto nulla".
Darling si diede una forte scrollata di spalle e con un gesto pomposo della mano fece cenno alla gente riunita nell’aula, il pubblico a cui non interessava sentire quella risposta, non ne avevano alcun diritto. Fatta eccezione per lei, forse.
In un modo o nell'altro, non avrebbe voluto sentirlo in queste circostanze, assolutamente.
"E lei Signor Jones, deve ancora rispondermi".
Non poté evitarlo. Ci provò davvero, combatté contro la voglia di alzare la testa e incontrare i suoi occhi, per vedere se era sicuro, se avesse un piano, se sarebbe stato presuntuoso, se sarebbe stato onesto.
Fallì. Miseramente.
Non provò nemmeno a cercare il suo viso che guardava verso di lui, aspettando con il fiato sospeso mentre la sua mano tamburellò una, due, tre volte sulla superficie del banco di fronte a lui e sospirò. Fissò Darling con uno sguardo deciso e lei quasi si aspettò che l'inclinazione finale delle sue labbra ricambiasse con una risposta saccente, in modo di allontanarsi da quella situazione.
Killian Jones l’aveva sempre sorpresa, da quando l'aveva incontrato a quel Galà tanto tempo fa.
Non si aspettava niente di diverso oggi.
"No. Non più" disse con voce ferma e forte, senza un briciolo di dubbio o rimpianto a riguardo.
E se le avessero gettato un secchio d'acqua gelata sulla testa, lei non avrebbe notato la differenza tra questo e la freddezza improvvisa che le filtrò attraverso la pelle e che prese possesso del suo cuore.
Il resto dell'udienza era una macchia sbiadita. Non poté incontrare gli occhi di chiunque, da quel momento - ad eccezione di Archie, quando le mormorò tranquillamente qualcosa all'orecchio quando erano vicini alla fine. Lei si rimproverò per essere così deconcentrata - lei era lì per Henry, lui era tutto, era tutto ciò che importava, era la sua prima priorità – ma per quanto ci potesse provare, non poteva scuotere la sensazione che qualcosa si era rotto dentro di lei.
Ancora una volta.
Dopo tutto quello che avevano vissuto, era quasi ironico come tutto era andato avanti e indietro, come la marea: quando pensava che tutto forse sarebbe potuto tornare al punto di partenza, che avrebbero potuto farlo funzionare, che avrebbero potuto essere felici, tutto andò completamente in frantumi.
Si sentiva stanca. Era stanca. Era come se non potesse ottenere un po’ di riposo, voleva solo che il suo cuore potesse avere una pausa da tutto quello e iniziare un cambiamento.
Anche se, quando il giudice dichiarò che Neal non sarebbe stato considerato in alcun modo un’unità genitoriale nella vita di Henry e solo lei avrebbe continuato a mantenere il pieno affidamento, aggiungendo che suo padre non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di fargli visita o interagire con lui dopo le evidenti molestie che le aveva inflitto, lei considerò che questo fosse il primo passo per iniziare a rammendare le crepe nel suo cuore.
Dopo che il caso fu dichiarato chiuso e il giudice lasciò l’aula con una mossa un po' troppo drammatica secondo l'opinione di Emma, ignorò il tentativo di Neal di parlare con lei e Darling lo trascinò letteralmente fuori dall’aula. Probabilmente temeva che non avrebbe fatto altro che creare problemi. Lei sbuffò sotto il suo respiro per la faccia tosta che aveva avuto, come se lei avesse avuto qualcosa da dirgli dopo tutto ciò che le aveva fatto passare. Non solo in passato, ma ora.
Era senza parole quando Archie, il dolce e goffo Archie, si alzò in piedi e la portò con sè, stringendola in un abbraccio feroce.
"Congratulazioni".
Emma lo strinse un po' più a lungo del necessario per qualcuno che non era esattamente a suo agio ad essere affettuosa con la gente "Grazie mille. Non credo che avrei potuto fare niente di tutto ciò senza il tuo aiuto".
In piedi davanti a lei le rivolse un sorriso compiaciuto, tenendo le mani nelle sue e scuotendole rassicurandola "E' stato un piacere …sono solo contento che tutto si sia risolto". Inclinò la testa di lato con uno sguardo pensieroso sul suo volto "Dovresti andare a parlare con Henry, sono sicuro che sarà terribilmente preoccupato".
Oh Dio, Henry.
Aveva cercato di allontanare il pensiero di suo figlio per tutta la mattina, ma ora che era finita, tutto quello che voleva fare era volare a casa e tenerlo vicino a lei, ripetendosi più e più volte che tutto andava bene, che nessuno avrebbe mai provato a portarlo lontano da lei, che era il suo piccolo principe - un soprannome che non utlizzava più da anni, da quando lui iniziò a considerarsi abbastanza grande da trovarlo imbarazzante e aveva fatto la promessa con il mignolo che non l’avrebbe più usato (almeno in pubblico) - e che era al sicuro, con lei.
Rivolse ad Archie un sorriso incerto, non fece nulla per mascherare i suoi nervi e disse: "Non vedo l'ora di dirgli che è tutto finito".
Con un ultimo abbraccio commovente e la promessa di tenersi in contatto - probabilmente per andare a cena fuori o fare una passeggiata con Nana e Pongo – andò via, probabilmente per andare a chiacchierare con alcuni dei suoi colleghi che erano in tribunale. Emma prese la borsa e la giacca e si voltò verso il corridoio dove i suoi amici la stavano aspettando, con un sorriso così ampio che Emma pensò potesse fare male.
David e Killian non si vedevano in giro, notò.
Ruby saltò praticamente nella sua direzione, stringendo Emma in una morsa "Ce l’hai fatta!"
Cercò di ridacchiare - invano, quasi non riusciva nemmeno a respirare, figuriamoci ridere - e l'abbracciò di nuovo, crogiolandosi nel bagliore del loro trionfo che ancora vibrava nelle sue vene. "Non ho fatto niente, ha fatto tutto Archie - e voi ragazzi. Grazie". 
Come fece un passo indietro da lei, dando a Mary Margaret spazio per abbracciarla, Ruby agitò la mano con noncuranza "Stai zitta, ovviamente ce l’hai fatta. Sono sicura che hai dovuto avere un sacco di autocontrollo lì, ad ascoltare quell’affermazione del coglione quando ha detto che era suo padre. Andiamo, anche Killian è molto più un padre di lui!"
Emma trasalì e si rese conto della preoccupazione di Mary Margaret. Dang, quella ragazza era troppo attenta per i suoi gusti.
"Stai bene?"
... Sì,  e non ci andava nemmeno tanto per il sottile, no?
"Sì, solo stanca" tentò, nascondendo goffamente le mani nelle tasche posteriori dei jeans - che grazie a Dio non erano finte, pensò distrattamente. Controllò attorno a loro e sollevò un sopracciglio domandandò "Dov'è David a proposito?".
"E’ andato via con Killian, è andato a prendere Henry da Daniel. Killian è andato a dire agli altri la notizia - erano preoccupati e ci hanno chiesto di chiamarli appena fosse finita".
Oh. Emma fece uno sforzo per non apparire delusa dal sapere che non aveva nemmeno aspettato per congratularsi con lei. "Bene".
Battendo le mani eccitata, Ruby non sembò trovare nulla di diverso nella sua voce o nella sua espressione o forse era troppo entusiasta di condividere con loro i suoi piani "Sono abbastanza sicura che c'è anche una festa all'orizzonte ...".
Emma avrebbe dovuto immaginarlo.
"Che cosa?".
Ruby la guardò sconcertata. "Andiamo! Questo richiede un festeggiamento! Come puoi essere sorpresa?".
"Non possiamo fare festa ogni settimana" le ricordò Emma, pensando all'ultima volta che aveva davvero 'festeggiato pesantemente’. Certo, erano andati tutti a bere di tanto in tanto nelle ultime settimane, soprattutto perché Killian la faceva uscire così avrebbe dimenticato per un po' il suo disagio ogni volta che si ricordava l'imminente processo - ma non si avvicinavano minimamente alla notte del matrimonio.
Grande, adesso era arrossita come un’adolescente. Cazzo.
Come se potesse sentire i suoi pensieri, Ruby strinse le labbra, aggrottando la fronte verso di lei "Non festeggiamo dal matrimonio, non essere noiosa. Dovremmo stare tutti insieme e poi gli adulti andranno fuori a divertirsi".
"Io non so se sono tanto in vena” ammise stancamente. Si voltò per trovare Ruby che le faceva gli occhi dolci e sicuramente le sue lamentele si sarebbero potute sentire quasi attraverso l'intera sala.
"Perché?"
Lei strizzò gli occhi pensando già ad una scusa. Era sicura che sarebbe stata ignorata tuttavia, e già sentiva Ruby che cercava di farla sentire in colpa per cercare di evitare la serata, ma accidenti a lei se non ci avrebbe provato "Sono solo stanca. Potrei dormire per milioni di anni".
Ruby si avvicinò e le mise un braccio sulle spalle "Beh, puoi fare un pisolino prima e riprenderti un pò signorina, e poi andiamo a festeggiare" Il suo tono vagamente divertito rese Emma molto più irritata e lei non era il tipo da trattenere il suo parere, questo era certo. Si rivolse a Mary Margaret con un'espressione sofferente sul viso.
"Non vuole cedere, vero?" 
La sua futura cognata le accarezzò il braccio nel tentativo di consolarla "Non penso proprio".
Emma gemette, pizzicandosi il ponte del naso, pensando al mal di testa che era sicura fosse sul punto di arrivare "Fanculo la mia vita". 
Al suo disagio evidente, la disposizione troppo ansiosa di Ruby sembrò sgonfiarsi, ok, era ancora a livelli troppo alti per le persone normali, ma si poteva considerare nel suo livello standard. Almeno aveva smesso di saltellare e rivolse uno sguardo incerto ad Emma, un po’ imbronciata "Ok, possiamo mantenere la cosa tranquilla per oggi. Solo noi se vuoi".
Un vero sorriso apparve sulle labbra di Emma. Sapeva quanto dovesse essere stato difficile  fare questa proposta per la sua amica. Le accarezzò la mano calorosamente e poi la guancia - cosa che fece guardare con sorpresa entrambe le sue amiche. Emma non era nota per essere particolarmente affezionata a delle dimostrazioni d’affetto. Neppure con loro. "Grazie".
Ruby inclinò la testa di lato e l'espressione interrogativa sul suo viso fece iniziare a battere con rabbia il cuore di Emma nel petto. Oh-oh. "E' per Killian?".
"No. Assolutamente".
... Forse rispose troppo in fretta e lei lo sapeva. Beccata.
"Giusto".
Emma agitò una mano verso di lei cercando di apparire disinvolta "Chiudi il becco".
Naturalmente nessuna di loro avrebbe lasciato perdere. Mary Margaret raggiusne il suo fianco con la preoccupazione incisa sul volto e fissandola le disse "Pensavo che tra voi due stesse andando bene?".
Ugh. Perché, perché, perché - questo era completamente l'opposto di quello di cui voleva discutere in quel momento. Si spostò nervosamente alcune ciocche di capelli dal viso e valorosamente cercò di comportarsi come se nulla di quello che aveva detto l’avesse colpita. Assolutamente. "Siamo stati bene. È stato incredibile, con me che davo di matto su questa cosa e lui non ha fatto pressioni, è stato così d’aiuto con tutto ...".
Ci fu una pausa in cui Emma poté giurare di aver sentito dei grilli cantare in lontananza, anche se tutto quello che intravide fu Archie che lasciava l'edificio con un gesto imbarazzato della mano, quando le vide. "Proprio come ... prima?" chiese Mary Margaret incerta.
"Più o meno". Odiava quanto suonasse piccola la sua voce alle sue orecchie. Odiava sembrare di nuovo come una ragazza sperduta.
Maledizione.
"Allora, cosa ti trattiene?" Ruby aggrottò le sopracciglia perplessa.
"Io .. io non lo so" ammise torcendosi le mani nervosamente – Dio, disprezzava sè stessa, questa debole e insicura versione in cui Jones l’aveva trasformata. Accidenti a loro che la stavano facendo parlare di questo, non ne aveva bisogno, non in quel momento. "Credo di essere solo spaventata". Emma represse l'impulso di dire a Ruby di andare via, bacchettandosi mentalmente per essere così cattiva con le sue amiche, anche se solo nei suoi pensieri.
Ruby la guardò sbattendo le palpebre "Di quello che ha appena detto laggiù? Perché quelle erano solo stronzate, lascia che te lo dica".
Emma sospirò. Non le sembrava vero che doveva davvero avere questa conversazione. "Non puoi saperlo".
"E tu? Hai per caso un super potere speciale che riconosce le bugie".
"Maledizione Ruby, smettila di fare pressione!".
"No, non lo farò". 
"Ruby ..." Mary Margaret cercò di richiamarla con la sua voce suadente, quella che i suoi studenti dell’asilo sentivano quando erano nel bel mezzo di una lite e lei li supplicava di fermarsi e fare pace, come se fosse un’insegnante anche a casa .
Emma non aveva idea di come farle capire che lei e Ruby, anche se a volte si comportavano come bambine, non lo erano più.
Ruby incrociò le braccia sul petto e la fissò acutamente. In qualsiasi altro momento Emma avrebbe potuto essere spaventata, ma in quel momento era solo infastidita. Però trasalì quando il dito di Ruby si ritrovò sospeso proprio sotto il suo naso "Sono come la Signora Norbury e ti faccio pressioni, perché io sono una che pressa, spingo la gente e ti spingerò perché so che voi due siete incredibilemente idioti e state trascinando l'inevitabile!".
Le sopracciglia di Emma si sollevarono "Che sarebbe esattamente, di grazia?" chiese in quello che doveva essere un tono annoiato, ma sapeva che stava per sentire qualcosa che non voleva, da parte di Ruby non si aspettava nient'altro.
Una volta aveva scherzato sul fatto che la bruna l’avrebbe mandata nella tomba. Fu così fino a quando Jones non entrò nella sua vita, a quel punto iniziò a chiedersi se gli sforzi di entrambi per infastidirla le sarebbero stati fatali.
Aveva fatto promettere ad August che avrebbe scritto un bel elogio per lei sulla loro colpa per questo. Aveva accettato di farlo.
Lo sguardo di Ruby si intensificò, ma dalla divertita inclinazione dell’angolo della bocca, Emma potè solo temere in anticipo "Oh, non lo so: voi due che siete ridicolmente felici con le vostre battute ridicole, Henry e Nana che sono  ridicolmente felici insieme a voi, le canzoni ridicole scritte solo per te, bambini ridicolmente stupendi..."
Ed ecco qui.
"COSAA?"
La sua amica non sembrò nemmeno infastidita dal disagio evidente di Emma, ma invece alzò le spalle non curante e guardò Mary Margaret per il supporto "Voglio dire, un giorno accadrà".
Il modo in cui lo disse, come se fosse qualcosa di così ovvio, le fece venire le vertigini e quasi perse l’equilibrio. Scosse lentamente la testa "Mi fa male la testa".
"Penso che quello che vuoi dire è che la tua testa sta male" sottolineò Ruby e Mary Margaret rise forte al lamento di Emma. Sentendo la sua potenziale perdita di pazienza, la prese sotto braccio e disse a Ruby di andare dall'altra parte e fare lo stesso, come avevano fatto decine di volte da quando si erano incontrate all’università. Un tizio del loro dormitorio aveva ritenuto opportuno chiamarle il 'triangolo delle Bermuda' dopo averle viste andare in giro insieme in quel modo.
"Troppe informazioni da elaborare in 30 secondi" Mary Margaret ammonì Ruby scuotendo la testa in finta disapprovazione. Emma sbuffò.
"Si potrebbe dire così"
Arricciò il naso e lasciò che la sua futura cognata le trascinasse verso l’uscita "Andiamo ragazze".
"Le ragazze, o noi ragazze?" A quanto pare Ruby non era sul punto di chiudere quelle sue belle labbra. Non se questo significava smettere di fare la stupida.
"Sei ridicola".
Lanciò un vittorioso 'Aha!' e la bruna la indicò con la mano libera "Sapevo che saresti salita sul carro del ridicolo".
Non provò nemmeno a nascondere il suo roteare gli occhi - anche se il sorriso per la stupidità della sua migliore amica era troppo difficile da mascherare e Mary Margaret scoppiò a ridere "Andiamo da Henry. Coraggio".
Tirò su con il naso  - come sapeva essere signorile a volte - e scosse la testa in direzione di Ruby. "Come posso non farlo, con questa idiota proprio qui".
"Le ragazze vogliono che tu sappia che sei ridicola e che ti amano ridicolmente" Ruby continuò. Emma sorrise.
"Le mie ragazze sono d'accordo".
Gli occhi di Ruby si incresparono "Le ragazze di Mary Margaret non troppo".
Emma rimase a bocca aperta "Non puoi parlare a loro nome".
Mary Margaret non sembrò troppo offesa però: socchiuse gli occhi al sole non appena si trovarono al di fuori e le offrì in cambio una scrollata di spalle sprezzante.
"Preghiamo che nessuno ascolti queste cose ridicole"
"Preghiamo".
"Preghiere ridicole". Sia Mary Margaret che Emma non poterono fare a meno di ridere a questo e andarono via insieme, a braccetto,  Emma cercò di convincersi di pensare che quel giorno non fosse successo nulla di straordinario, che non aveva dovuto lottare di nuovo per suo figlio, che non aveva dovuto affrontare l'uomo che era stato il motivo principale per i suoi problemi di fiducia, che era stata spaventata dall’idea che avrebbe potuto perdere tutto.
Che Killian Jones aveva giurato che non l'amava più.
________________________________________________________________________________
 
Non appena aprì la porta di casa sentì un forte rumore - forse anche qualcosa che si rompeva - e il suono inconfondibile di passi in corsa nella sua direzione. Non aveva nemmeno messo piede nell’ingresso quando Henry si presentò e si gettò tra le sue braccia "Mamma!".
"Oh Dio.. Vieni qui". Lo strinse a lei, accarezzandolo dolcemente dietro la testa, proprio come David aveva fatto mille volte quando erano più giovani e si abbandonava a piangere sulla sua spalla quando era triste "Ti voglio bene".
"Ti voglio bene anch’io" mormorò contro il suo petto e lei chiuse gli occhi. Sollievo, pace e gioia rotolarono fuori di lei come onde mentre erano stretti, semplicemente trattenendo l'altro come la cosa più cara della loro vita.
Giurò a se stessa che non l’avrebbe mai lasciato andare. Mai. Non che fosse stata sul punto di farlo,assolutamente, ma si rese conto di quanto non potesse più dare le cose per scontate, così glielo promise comunque.
Una breve immagine di un desiderio espresso per alleviare i suoi nervi, lo scorcio di una candela blu con uno dei suoi bracci consumato a metà dalla fiamma che le aveva portato speranza e conforto, balenò nei suoi occhi e combatté l'umidità raccolta ai margini del suo campo visivo.
Tirandosi leggermente indietro dal suo piccolo viso, gli strinse le braccia mentre si chinò a inginocchiarsi davanti a lui "Mi dispiace tanto che non sei potuto venire. So che sarai arrabbiato con me, ma credimi, stavo solo cercando di proteggerti" Emma lo implorò senza preoccuparsi di darlo a vedere. Henry, da parte sua, la guardò confuso.
"Non credo che volesse farmi del male mamma; non sarebbe stato positivo per il suo caso".
"No, no, non è questo, voglio dire ..." Lei si strofinò il viso stancamente "Henry, quell'uomo mi ha ferita in tanti modi diversi. Non sono stata in grado di andare avanti da quello che mi ha fatto – ci ha fatto - per anni".
Fu quasi inquietante lo sguardo di comprensione che le rivolse. Era così giovane, eppure sembrava sapere molte più cose ripetto a quello che si dovrebbe sapere a quell'età. Sul dolore, sulla perdita. "Lo so"
"Ed ero così spaventata che avrebbe potuto avere anche la più piccola possibilità di portarti lontano da me". Stava balbettando e lo sapeva, ma non riusciva a trovare in sé stessa la forza per smettere di sproloquiare e scusarsi. Lui non perse il leggero tremito nelle sue mani, perché lui le prese nelle sue e sollevò un sopracciglio con aria di sfida nella sua direzione.
"Devo mettere su qualche pezzo di Enya per calmarti?" non rispose, ma alzò appena gli occhi verso di lui e tornò in piedi, andò in salotto e si lasciò cadere sui cuscini con la fantasia a fiori. Sentì sprofondare il divano alla sua destra, girò la testa per trovarlo al suo fianco. Si ritrovarono faccia a faccia, le tirò una ciocca dei suoi capelli e un triste cipiglio gli tirò le labbra "Ti ha giocato un brutto scherzo, eh?".
Fu un’affermazione molto valida e anche Emma a malincuore dovette annuire "Conosci la storia ragazzino".
Henry si strinse nelle spalle "Non ti ho mai chiesto di dirmi tutto, ma so quello che è successo".
Emma non cercò nemmeno di non sembrare sorpresa alla sua confessione "Come?" Henry si strinse nelle spalle, anche se lei poté notare una lieve preoccupazione nei suoi occhi, mentre si spiegava.
"Ho chiesto allo zio David. Non volevo farti arrabbiare chiedendo a te, ma volevo sapere la verità".
"Te l'avrei detto" ammise dolcemente. Le dita che poco prima stavano giocando con i suoi capelli scesero verso il basso quella più piccola nella sua, ed entrambi si trovarono palmo contro palmo, fissandosi negli occhi, insieme.
"Lo so. So che volevi dirmi tutto, ma va bene. Non volevi mentirmi, ma non volevo farti male  facendoti riviviere tutto quel dolore".
Con le mani ancora unite, lo guardò e l’emozione corse dentro di lei.
"Perché sei un così bravo ragazzo?".
Lui sorrise maliziosamente e sentì spuntare un sorriso senza che lei se ne accorgesse
"Ho imparato dalla migliore".
Era in momenti come questi, quando Henry ammetteva che la considerava una buona madre, che aveva fatto un lavoro da 10 e lode nel crescerlo, che non avrebbe voluto altro che questa vita, quando quei momenti di smarrimento, indecisione e di confusione l’avevano afferrata, gettata sul pavimento del bagno con il piccolo segno più in quel test di gravidanza che aveva cambiato tutto.
Si dice come i giovani di solito rovinino tutto e prendano le decisioni peggiori. Le erano state dette tutte le opzioni che aveva a disposizione, le erano stati offerti opuscoli di ogni tipo, le erano stati dati suggerimenti da gente che non aveva nemmeno a cuore.
Le era stato detto che stava facendo un errore.
Temeva quei momenti a volte. Li temeva davvero. Quando la paura andava a bussare alla sua porta di notte, sussurrando del suo futuro fallimento, dell’incompetenza, del suo non essere abbastanza per Neal per farlo rimanere al suo fianco e di come avrebbe mai potuto essere abbastanza come una madre di un bambino. Ma non appena lo prese tra le braccia, non sentì niente di simile a un errore però. Sembrava l'unica cosa giusta che avesse mai fatto, perché improvvisamente fu come se un velo si sollevasse dal mondo e lei riuscì finalmente a vedere.
E bene, undici anni dopo, lei avrebbe ucciso chiunque osasse definire il tenere Henry quando aveva diciotto anni, con un futuro promettente davanti a sé e pieno di sogni di diventare un attrice di successo, un errore.
Prese l'orlo della sua camicia e si schiarì la gola, aveva paura di prendere il suo prossimo argomento di conversazione - qualcosa che lei credeva fosse necesario discutere con suo figlio "...  riguardo alla questione delle bugie, però ...".
"Non sono stato io a rompere quel vaso, lo giuro".
Lei scosse la testa smarrita "Che cosa?".
"Che cosa?" la imitò fingendo innocenza e poi ricordò il rumore di qualcosa che si rompeva che aveva sentito entrando in casa in precedenza.
Lei sbuffò facendosi una nota mentale che avrebbe dovuto nascondere i pezzi di vetro rotti prima che Mary Margaret se ne accorgesse. Era stato un suo regalo ed Emma non era proprio sicura di come l’avrebbe presa quando avrebbe scoperto che non adornava più il suo scaffale.
Meh. Non è che le fosse mai piaciuto più di tanto, comunque.
"Non importa" rispose scuotendo la testa. I nervi tremavano, prese un respiro profondo prima di iniziare il discorso "Io. .. c'è qualcosa che. .. non ti ho detto".
Saltò dalla sua posizione precedente e si sedette sulle ginocchia, puntando verso di lei trionfante "Sei incinta!".
COSA.
"Cosa?" strillò.
"Che cosa?"
Dovevano fermare questa storia, pensò a se stessa per un fugace momento prima che lei prese a guardare il figlio a bocca aperta e un po’ confusa "Perché dici questo?".
Poté giurare che stava facendo il broncio. Dio, aveva trascorso troppo tempo con Ruby e avrebbe dovuto scambiare due chiacchiere con la sua amica quando l’avrebbe vista "Non lo so, hai detto che non mi avevi detto qualcosa e mi sono ... emozionato" la rimproverò con un sorrisetto.
Sollevò gli occhi e poi gli diede una piccola spinta così da farlo tornare alla sua posizione precedente sul divano al suo fianco "Sì beh, non essere troppo eccitato".
Ignorò la durezza nel suo tono e la guardò eccitato "Allora…che cosa è?".
Emma si morse il labbro "E' qualcosa che non potevo dirti. Giuro che l’avrei fatto se ne avessi avuto la possibilità, ma ... non potevo, mi dispiace".
La fronte si corrugò in confusione e la sua mano le prudeva per tirargli indietro la frangia dalla sua fronte.
Lo fece.
"Mi stai spaventando. Di che cosa si tratta?". 
Ok Emma. Respiri profondi. Non è che darà di matto ora, è vero ...?
I bambini potrebbero portare rancore per, come… per sempre, però. Ricordava ancora la storia che aveva messo su quando aveva scoperto che Babbo Natale non esisteva. Ouch.
Sperava solo che non avrebbe distrutto le sue illusioni circa il vero amore e tutta la roba da fiaba che amava raccontare in giro.
"Killian ed io" ammise con calma, inviandogli uno sguardo da sotto le ciglia. Alla sua espressione interrogativa continuò "Quando eravamo insieme all’inizio... non era a causa di ragioni puramente platoniche".
Ci fu un silenzio imbarazzante per un paio di secondi, che fu rotto solo quando il ragazzo disse "Non ti sto seguendo".
Eccoci qui "Ci hanno fatto firmare un contratto in modo da far sembrare che uscissimo insieme per promuovere entrambe le nostre carriere".
"Che cosa?"
Si rannicchiò stringendo gli occhi chiusi "Già".
"E hai accettato?" Era lei o sembrava un po'... divertito?
"Tutti sono stati davvero convincenti" ammise lei imbarazzata, ricordando l'insistenza di Ruby nello studio della band la prima volta che erano state lì per la riunione del gruppo e i toni rassicuranti di Mr. Gold e di Regina, quando spiegarono loro i punti principali del contratto. Ricordò anche la riluttanza del gruppo a lasciare fare una cosa del genere a Killian e proprio il suo desiderio di dimostrare che era disposto a fare qualsiasi cosa per risolvere quello che aveva incasinato. "E io .. io volevo aiutare i ragazzi, dopo tutto quello che avevano passato".
Il viso di Henry si addolcì e con sua grande sorpresa e smarrimento totale le colpì il fianco scherzosamente "Awww. Tu già provavi qualcosa per lui".
Emma trasalì e non solo per il solletico, anche se aveva giocato una grande parte "Che cosa?" Lui sospirò e si dimenò sul suo lato del divano in modo che non cadesse a terra.
Non era poi così grande, ora che ci pensava.
"Guarda, ho capito…non potevi dirmelo a causa di qualche contratto. Non è che mi faccia piacere, ma comunque.Vedi, io ho visto voi due più o meno fin dall'inizio e direi che eravate sicuramente già sulla buona strada".
I suoi occhi si spalancarono mentre lo ascoltava e poté solo balbettare in risposta "Ma non abbiamo fatto sul serio - contratto o no - se non dopo che la strada era andata già un pò più avanti".
Lei mise l’accento sulla 'strada', così da farglielo capire.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi: era rimasto il solito Henry convinto delle sue teorie .
"... e allora? La rende una storia grandiosa. Epica. Proprio come ti ho detto che meritavi".
Oh, visto? La robaccia da favola.
Si chiese se avrebbe preso così male il dramma di Babbo Natale se avesse avuto un colloquio con lui a riguardo.
Sospirando stancamente si poggiò sulla schiena fissando il soffitto "Beh, la storia è in pausa in questo momento perciò ..."
"Smettila di fare la regina del dramma" la rimproverò emettendo un gemito ad alta voce. Sorrise a se stessa e per un paio di minuti ci fu solo silenzio, che si estese tra loro lì distesi, stipati nel piccolo spazio che avevano creato.
"Sono stanca" sospirò mentre con la mano accarezzava le ciocche del figlio. Lui fece una smorfia
"Anch'io".
"Anch'io" David passò attraverso la porta aperta del salotto, con un curioso cipiglio sui suoi lineamenti solitamente tranquilli e si avvicinò verso di loro dopo aver lasciato le sue chiavi e il portafogli sul boudoir "Di cosa state parlando voi due?".
Prima che lei potesse rispondere, Henry si girò su un fianco per fissare suo zio "Mamma qui aveva da dirmi qualche novità".
Gli occhi di David si spalancarono e lui si fermò, la mano andò a frizionarsi il petto in allarme "Oh mio Dio. Sei incinta".
... ok, avrebbe dovuto bruciare quella maglia.
"Perché tutti pensano che lo sia?"
David le rivolse un sorriso imbarazzato, accompagnato  da un movimento imbarazzato dei suoi piedi e le mani che si nascosero nelle tasche, tutti elementi che si aggiungevano al suo look da adorabile ragazzo della porta accanto che aveva affascinato tutte le signore da quando era un adolescente.
Lei era immune ad esso però continuava a fissarlo.
"Non lo so. Suonava come qualcosa di grande" 
Lei sbuffò incazzata, ma Henry li zittì schiacciando la sua mano verso di lei e si voltò verso di lui ancora una volta "No, ha voluto dirmi del contratto".
Al che le sopracciglia di David gli arrivarono all'attaccatura dei capelli e andò a sedersi dall'altra parte del divano, accarezzandogli la gamba con comprensione "Oh amico mi dispiace, i piccoli non potevano essere a conoscenza di queste informazioni così scandalose".
Un sorriso malinconico comparve sulla sua bocca, ricordando come Grace non era stata inserita nel contratto. Si chiese se Jefferson le avesse detto la verità dopo che avevano deciso di firmare per la sua cessazione.
Henry, da parte sua, aggrottò la fronte verso di loro "Fa niente".
Emma sorrise e gli scompigliò i capelli con affetto fino a quando non cominciò a ridacchiare e lui la colpì nelle costole.
Erano letteralmente gettati sul divano e con sua grande sorpresa la situazione peggiorò solamente quando David decise che sarebbe stata una splendida idea lanciarcisi sopra anche lui, con la testa dall'altra parte e le gambe stipate tra i corpi di Emma ed Henry.
"Mi hai messo il piede in bocca" si lamentò David dopo un momento in cui cercò di sistemarsi alla meno peggio su quel divano non troppo grande. Lei fece finta di spingere ulteriormente il suo piede e fece in modo di solleticargli il collo, David a quel punto non perse l'occasione di farle il solletico.
"Alcune persone pagherebbero un importo altissimo per essere al tuo posto, lo sai?"
"Purtroppo per te, non abbiamo uno strano feticismo per i piedi".
"Peccato davvero".
E, anche se scomoda, nella posizione più assurda che avrebbe potuto immaginare, si sentiva completamente in pace, circondata dalle persone più importanti della sua vita, le persone che non avevano mai avuto il coraggio di lasciarla, che avevano scommesso su di lei anche nella più atroce delle situazioni.
Non fu fino ad alcune ore dopo, quando Ruby e Mary Margaret arrivarono a casa sua e li trovarono addormentati, rannicchiati insieme, braccia e gambe che cadevano dal bordo del divano a causa della mancanza di spazio, che la pace fu rotta da Ruby che li svegliò dicendo
"Che cosa vuol dire che gli altri arriveranno tra non molto?"
________________________________________________________________________________
 
"Dai non puoi essere stanca, hai dormito per gran parte della giornata!"
Emma rivolse alla sua amica uno sguardo ribollente di rabbia mentre cercava di rendere il suo soggiorno almeno presentabile "Ti ho detto espressamente che non volevo niente di lontanamente vicino ad una festa!"
"Ma ha organizzato Henry!" insistette facendo segno al figlio, che era in giro a raccogliere tutto ciò che aveva lasciato sparso per la casa. Al suono del suo nome si fermò e allo sguardo interrogativo di Emma mise il broncio.
Dio. 
"Tu traditore" ringhiò e si voltò per ricominciare a riordinare tutto in modo quasi isterico. Non lo sentì nemmeno avvicinarsi a lei fino a quando non le strinse le braccia intorno, facendole quel sorriso smagliante che sapeva che funzionava sempre per addolcirla e farle dimenticare perché era arrabbiata con lui o perché avrebbe dovuto sgridarlo.
Effetto per addolcire Emma l’aveva chiamato David una volta. Idiota.
Le tirò l'orlo della camicia, non lasciando che il suo malizioso sorriso svanisse "Dai mamma. Non essere una guastafeste".
"Le cose che faccio per te" disse Emma impostando la sua bocca in una linea severa.
"Ti divertirai, te lo prometto". 
Di questo non ne era assolutamente certa. Non era sicura di essere pronta ad affrontare Killian dopo quello che era successo quella mattina e anche se sapeva che alla fine avrebbero dovuto parlarne, era decisamente convinta che non sarebbe accaduto quella sera, almeno.
Non fino a quando suo figlio e la sua migliore amica avevano cospirato contro di lei per far riunire tutti a casa sua, naturalmente.
"Vedremo" disse infine impassibile con una smorfia e si perse il batti cinque che Henry e Ruby si scambiarono alle sue spalle.
Non aveva nemmeno avuto il tempo di prepararsi prima che la gente iniziò ad arrivare. Salutò velocemente Gold e Belle quando arrivarono e poi sparì al piano di sopra per farsi una doccia e cambiare i vestiti ormai stropicciati che aveva indossato la mattina e con cui aveva dormito, non volle nemmeno sistemarsi i capelli o truccarsi - aveva questa teoria che fosse ancora meglio dopo essersi addormentata senza rimuovere il make up, non aveva idea del come o del perché, ma lei credeva così - optò per un paio di skinny jeans e una bella camicia che le aveva dato Mary Margaret da una delle collezioni che aveva progettato un paio di anni fa. Andò al comodino alla ricerca di un anello che portava ogni volta che usciva, visto che di solito non ne indossava e i suoi occhi si posarono sulla stella blu, poggiata su una piccola scatola aperta dove teneva alcuni pezzi di gioielleria .
Le sue dita volevano prenderla e appendere la catenina intorno al collo, ma per quanto volesse farlo, non  ci riuscì. Scosse la testa, si girò sui tacchi e aprì la porta della sua camera da letto per scendere le scale e andare dritta al soggiorno, dove i Lost Boys insieme ad Aurora e Grace si erano già sistemati dopo aver lasciato le loro cose all’ingresso a David.
August fu il primo a vederla "Ehi Emma".
"Swan!" Jefferson appariva piuttosto sorridente con Grace attaccata al suo fianco. Si domandò tra quanto tempo le avrebbe detto di smettere di comportarsi come una scimmia - non era la stessa cosa portare in girò in quel modo un neonato e una bambina di dieci anni, solo per dire ...
Victor le si avvicinò e le rivolse un sorriso d'intesa "Oh ma stai bene. Capelli post sonno eh?"
Emma strinse i denti e inconsciamente strinse le mani a pugno lungo i fianchi "Ucciderò Ruby".
"Stai benissimo, non ascoltarlo" la rassicurò Filippo che andò davanti a lei per darle un abbraccio con un braccio solo "Sono così felice che tutto sia finito. Ci hai fatto un po' preoccupare".
Ricambiò l'abbraccio, assaporando il modo in cui le sue parole la confortavano anche dopo che tutto era già finito. Sapendo che c’erano state delle persone al di fuori della sua famiglia che si erano profondamente preoccupate per lei e per il suo benessere. E quello di Henry, naturalmente. "Grazie".
Prima che potesse dire altro o incontrare gli occhi di Killian, che non l’aveva ancora salutata - o rivolto la parola, dannazione - Victor allargò le braccia facendole cenno "Vieni qui, Swan! Abbraccio collettivo!".
Un urlo le sfuggì dalle labbra senza che lei se ne accorgesse quando fu spinta tra le braccia di Jefferson dietro di lei, poté vedere il ghigno di August quando si unì al suo fianco e alla fine non aveva più spazio per respirare per come tutti loro e Aurora l'afferrarono e la racchiusero in un groviglio di braccia e corpi.
"Ho sentito che questo è un buon modo per allisciare i capelli" commentò Victor. Lei gli diede una gomitata - o almeno a quello che pensava fosse lui e al suo dolente "Ahi!" in risposta, ridacchiò.
"Te lo meritavi".
Ci fu una risatina alla quale seguì una voce melodiosa "Fidati di me, non vuoi che ti dia una ginocchiata nelle palle".
Killian.
Sembrava non si fosse vestito tanto bene, pensò mentre fissava il suo sguardo su di lui. Beh considerando che lei non si era nemmeno presa la briga di prepararsi per questa festa a sorpresa, intuì che non poteva giudicare su questo argomento - non oggi, almeno. E c'era qualcosa, una sorta di quiete aggrappata a lui alla quale Emma non era affatto abituata. Dove era l'affascinante Irishpants del quale si era innamorata?
"Linguaggio"  concluse bruscamente guardando Grace, che per fortuna si era distratta dopo aver intravisto Henry e scivolò via dalla presa del padre, correndogli incontro sotto le urla di gioia di Victor.
Killian sembrò quasi dispiaciuto. Quasi. "Scusa".
Lui la guardò, il suo viso si addolcì mentre fece un paio di passi per andare a fermarsi davanti a lei. "Ehi".
"Ehi".
"Come stai?" Sembrava sinceramente preoccupato e qualcosa le svolazzò dentro il petto.
"Bene. Tu?".
Emma sapeva che lui sapeva che stava mentendo. E sapeva che le avrebbe mentito anche lui con la sua risposta 
"Alla grande. Io .."
"Sei andato via prima". Sentì il bisogno infantile di battersi una mano sulla bocca appena parlò. Dannazione, non l’aveva nemmeno lasciato finire. Non aveva alcun controllo sulla sua diarrea verbale, vero ...?
Prima che potesse anche solo iniziare a castigare sè stessa per la sua più che evidente mancanza di coordinamento tra la bocca e il cervello, abbassò il viso e rivolse gli occhi a terra.
"Lo so. Mi dispiace, il mio telefono non smetteva di suonare, non smettevano di inviarmi SMS chiedendo cosa stesse succedendo e Dave si offerto di lasciarmi prima di andare a prendere Henry, perciò ..." .
"Oh".
Non sarebbe riuscita a sentirsi più a disagio, anche se ci avesse provato.
"Già".
Beh, lui forse era più o meno allo stesso livello di lei.
"Allora, io ..."
"Killian!" Henry corse da loro con in faccia un sorriso raggiante mentre il suo sguardo passava da lui a lei e per un attimo folle Emma si ricordò della domanda di poco prima circa il suo essere incinta. Dio, il suo bambino aveva pensato che fosse incinta ... e che Killian fosse il padre. E sembrava essere d’accordo con tutta la faccenda.
Dio.
Se solo avesse saputo.
Il fatto che fu in grado di sentire il sospiro quasi silenzioso che emise fu una prova sufficiente di quanto fosse consapevole di tutto ciò che sentiva Killian. Mascherò tutto in un istante con un sorriso quando Henry era già arrivato saltellando da lui per salutarlo "Ehi Henry".
Proprio prima che suo figlio iniziasse ad investirlo con qualunque cosa piacesse parlare ad entrambi - le loro lezioni di chitarra, il loro prossimo tour, il libro di Henry - si girò verso di lui con un sospiro.
"Allora ci ... vediamo dopo, credo".
"Sì, certo" lui annuì lentamente, trattenendo un piccolo sorriso - o almeno così pensò. O almeno così si aspettava.
O almeno così voleva credere.
Decise di unirsi al resto degli ospiti - Graham aveva portato Ariel e Daniel era in giro a giocare con Grace, mentre Henry era occupato con Killian. Regina conversava in bisbigli sommessi con Gold ed Emma e August si scambiarono teorie su cosa stessero eventualmente parlando - o spettegolando. Belle da parte sua, aveva deciso di essere la padrona di casa perfetta, anche se non era casa sua, Emma rifletté con un sussulto: andava da un piccolo gruppo all’altro portando vassoi pieni di tartine che non aveva idea di chi avesse acquistato e ritenute idonee per i festeggiamenti, visto che la maggior parte di loro sarebbe stata più che bene con fette di pizza e sacchetti di patatine.
Che furono portati circa quindici minuti più tardi su richiesta di Victor. Naturalmente.
Emma cercò di non dare troppo peso a quel vassoio che si presentò sotto il suo naso dopo un po’ con una ciotola di gelato al cioccolato, seguito da un occhiolino di Belle che inclinò la testa non troppo sottilmente in direzione di Killian.
Ci aveva provato.
Era sempre fantastico avere distrazioni attorno. Ad un tratto la sua migliore amica la guardò come se fosse una tela bianca. Non era esattamente rassicurante, non lo era mai stato.
"Perché mi guardi così?"
Mary Margaret rimase a bocca aperta scuotendo la testa quasi stordita "Cosa intendi?"
"Lo sguardo da ‘tu sei il mio manichino preferito’".
Emma aveva quasi voglia di ridere per il modo in cui la sua amica iniziò a giocare con le mani, facendo uno sforzo per apparire disinvolta e fallendo miseramente "Sto solo pensando al vestito che indosserai alla prossima uscita".
Victor e Ruby ridacchiavano cercando di nascondere i loro sorrisetti dietro un tovagliolo e un sacchetto di orsetti gommosi, nel caso di Victor. Emma rivolse loro uno sguardo prima di voltarsi a guardare con aria interrogativa Mary Margaret "Non ho niente in programma fino alla promozione".
"Ah, invece si".
Va bene, stava cominciando a infastidirsi "Che cosa?"
Victor si schiarì la gola rumorosamente e batté una mano contro il petto per rendere la scena più drammatica, naturalmente. Lei malignamente avrebbe voluto che si soffocasse con un orso gommoso "Credo che ho dimenticato di menzionare che sei stata formalmente invitata a partecipare ai Video Music Awards per i quali abbiamo ottenuto un sacco di nominations, eh?"
Lei lo guardò con un'espressione quasi annoiata sul viso - che da una parte era sorprendente, si rese conto. Perché non era affatto sorpresa da questo? Non era nemmeno preoccupata per questa cosa, era semplicemente stanca già prima che tutto avesse inizio.
"Perché lo sto scoprendo solo adesso?" chiese pizzicandosi il ponte del naso stancamente. Si. Il mal di testa era promettente stasera, gente. Stava arrivando. 
Jefferson - che le si era avvicinato mentre sgranocchiava felicemente la sua fetta di pizza con la salsiccia - arricciò il naso come per scusarsi "Non pensavamo che sarebbe stata accolta con entusiasmo con tutto il Cassidramma in atto".
Victor sghignazzò "Buona questa, amico".
"Grazie".
Emma ignorò la battutaccia - anche se doveva ammettere che avrebbe riso in altre circostanze se non avesse avuto a che fare con l'uomo che l'aveva ferita e che non le aveva dato altro che ansia negli ultimi mesi - e gli rivolse uno sguardo di sfida "Che cosa ti ha fatto pensare che sarebbe stata accolta come una buona idea adesso?".
Victor gemette e andò al suo fianco, mettendole un braccio intorno alle spalle e scuotendola scherzosamente "Andiamo, Emma. Tu ci hai invitato alla tua premiere, che cosa c'è di sbagliato se vogliono che tu venga con noi. Ci divertiremo!".
"Sicuramente. Divertimento". 
Fece in modo di iniettare la parola con tutto il veleno che poté, ma pensò che non aveva avuto l'effetto minaccioso che si aspettava. In realtà, la ignorarono praticamente.
Stava perdendo il suo tocco, dannazione. Sembrava pericolosa come un gattino.
Jefferson urtò il braccio con il suo per ottenere la sua attenzione,  qualcosa che non accadeva spesso. Ma lo fece. Ohhh, come lo aveva fatto "In ogni caso, non sono gli unici premi che abbiamo in programma".
La stavano prendendo in giro. Voleva urlare proprio lì. "Non credo che potrò gestire così tanti red carpet" piagnucolò.
Se le avessero fatto indossare abiti graziosi e ridicoli insieme ai tacchi troppe volte in un breve periodo di tempo l'avrebbero uccisa. Nessuno aveva letto il manuale su come avere a che fare con Emma Swan o cosa? Forse nessuno di loro la conosceva abbastanza?
"In effetti ... si terranno ... proprio qui?" Sia il bassista che il batterista sfoderarono due ghigni identici pieni di malizia ed Emma non espresse nemmeno la sua domanda, aspettò semplicemente che loro parlassero.
Non lo fecero però, si voltarono e corsero fuori dalla stanza per organizzare la cosa. Si ritrovò in piedi accanto a Ruby, il cui sorriso non agevolò i suoi improvvisi nervi "Vedrai".
Non dovette attendere a lungo per fortuna. O purtroppo. I ragazzi tornarono con una pila di fogli sotto il braccio e penne che avevano iniziato a distribuire a tutti. Notò come Graham aveva preso una scatola che Jefferson gli aveva ordinato di mettere sul tavolo e quando diede per caso una sbirciatina per vedere il contenuto con la sua co-star, furono premiati dalla vista di una dozzina di medaglie di metallo scadente e qualche ridicolo distintivo, tutti accatastati all'interno.
Non voleva neanche immaginare che cosa stava passando nella testa di quegli idioti, Gesù.
Graham le passò la sua scheda  per rileggere i nomi e le categorie, giocherellando con la penna tra le dita .. "Allora ... dobbiamo votare?"
Annuirono. "Si".
"Per le categorie più stupide della storia?" Lo erano davvero. Però anche se lo erano, non sarebbero stati d'accordo con lei solo per principio e le fecero una smorfia nella sua direzione.
"Chiudi quella bella bocca, Swan".
August si guardò alle spalle verso Aurora che stava già segnando le sue risposte – probabilmente per finire in fretta. Emma non poteva biasimarla - lei stessa stava segnando i nomi al fine di farla finita. "Aurora, non vuoi farlo?".
Gli occhi blu attoniti si sollevarono con uno sguardo confuso "Perché no?".
Emma imitò August e rilesse le risposte della sposa per vedere cosa avesse attirato l’interesse del tastierista. Scoppiò a ridere per l'ultima che aveva spuntato "Non credo che tu abbia capito come funziona. Lui vuole dire che non sarebbe divertente se tu e Filippo o io e Jones vincessimo per la 'miglior coppia' perché sarebbe troppo prevedibile".
Ci fu un silenzio attonito fino a quando August alzò le mani lentamente e per la confusione di tutti, iniziò ad applaudire. Per il suo disappunto tutti i ragazzi seguirono il suo esempio e Filippo corse addirittura al suo finaco per abbracciarla, guardandola con l’orgoglio negli occhi. "Guardatela".
"Ha imparato così tanto."
"Sono così orgoglioso che potrei piangere".
Emma spinse Filippo da parte e prese il foglio ancora una volta, roteando gli occhi. Ancora non riusciva a credere che le piacevano questi ragazzi e aveva deciso di cercare costantemente la loro compagnia "Che gruppo di nerd".
Graham si rivolse a lei con un ghigno "Allora vota per me per il “Miglior Nerd”, lo farai bellissima?".
Per il disappunto di Graham, non vinse quel premio – lo prese Jeff. Anche se vinse quello per “Il più stupido su Twitter”. Doveva ancora capire chi avesse inventato quelle categorie, perché sul serio? Sembrava fossero fatti di crack mentre avevano deciso di scriverle. Non appena tutti i voti furono contati, fu scelto August per la sua prosa impeccabile - e forse per la leggera tendenza alla drammaticità alla quale era un po' affezionato anche se lo negava - come presentatore dei vincitori.
Doveva ammettere che questa premiazione era la più divertente a cui aveva partecipato durante la sua carriera di attrice. Soprattutto considerando la faccia acida che sfoggiò Gold quando fu premiato come “Miglior Spaccone” o il sorriso soddisfatto di Regina quando posò per le foto “Migliore Cuoco” scattate da Ariel e Belle. Emma era abbastanza sicura che la torta di mele e le lasagne che il suo manager aveva portato una volta le avevano spianato la strada nei cuori di tutti alla festa. Aurora cercò di sembrare offesa quando August la chiamò per “Miglior Russatrice”, ma finì per ridere quando Filippo l'accolse tra le braccia e le baciò affettuosamente il naso, ricordandole che ormai dopo tutti quegli anni avrebbe dovuto essersi abiutata a loro. Victor pompò un pugno in aria in segno di vittoria e corse dal tastierista per rivendicare la sua medaglia per “Il Re delle Battute” e chiese ad alta voce chi di loro fosse colpevole di ciò, ma tutti erano stati d'accordo e perciò erano troppi per contarli. August chiese a Filippo di mettere il suo premio come “Miglior Pilota” sopra la sua testa quando si rese conto che era stato conferito a lui e tranquillamente mostrò il dito medio a Killian quando gli fece un fischio di disapprovazione.
Avrebbe voluto nascondere il viso per la vergonga per il prossimo secolo quando il suo nome e quello di Ruby furono chiamati per il  'Miglio Bacio'. Naturalmente gli idioti non avrebbero votato per qualcosa su cui tutti non avrebbero battuto ciglio - Graham e Ariel, Victor e Ruby, diavolo anche lei e Jones. No: dovevano andare su quello che sarebbe stato abbastanza memorabile.
Che branco di idioti.
Ruby la trascinò per ritirare le loro medaglie e senza sorpresa si beccò un bacetto sulle labbra dalla sua amica - uno completamente innocente, certo, ma che suscitò un coro di fischi e applausi da parte del loro pubblico.
Secondo round: Che mucchio di idioti.
Anche se lei aveva pensato che fosse ridicolo, quando David e Jones furono nominati “Migliori Amici”  iniziò a mettere in dubbio la sua decisione.
Non sapeva se essere divertita o sorpresa a riguardo, così decise di propendere per il divertita. Aveva sempre trovato il rapporto tra suo fratello e il suo ... qualunque cosa Killian fosse per lei, come qualcosa di simile al passivo-aggressivo. Ruby aveva anche scherzato una volta in merito al fatto che tra loro vi fosse una leggera tensione sessuale con tutti i livelli di testosterone ad alti picchi che aveva fatto rabbrividire Emma, facendole promettere di non parlare di nuovo di una cosa del genere in sua presenza. Allo stesso tempo sapeva che Killian nutriva veramente grande rispetto per David e lo ammirava da sempre - e il sentimento era reciproco, lo sapeva.
Gli si era scaldato il cuore dal giorno in cui lei e Killian si misero insieme.
Ariel portò a casa il premio “Hips don’t lie” - e chiunque avesse visto quella ragazza ballare sui tacchi più ridicolmente alti che avesse mai visto, avrebbe capito il perchè, mentre Mary Margaret posò con orgoglio con il suo premio “Miglior Organizzatore”. Lei non provò nemmeno a sembrare in imbarazzo: tutti lo sapevano. E fu terribilmente imbarazzante.
Graham stava scuotendo la testa quando August annunciò la prossima categoria – “Miglior Attore”. "Oh dai ragazzi, questa categoria non ha senso".
Emma cercò di soffocare una risata, le spalle si sollevarono per la risata silenziosa. Non era sicura di quello che avevano pianificato per questo, ma sarebbe stato sicuramente divertente.
"E il vincitore è ... Killian Jones!".
Graham sembrava come se fosse stato schiaffeggiato "Coosaaaaa?".
Victor alzò gli occhi al cielo per l'espressione sul volto della sua costar "Mi dispiace Humbert, non puoi vincere tutto, ok?".
Graham alzò gli occhi e si voltò verso Killian in attesa. "Questo è a causa del video?"
Killian la guardò e condivisero una di quelle conversazioni silenziose che avevano imparato a fare quando erano ancora insieme, ma che sembravano avere ancora a volte.
E’ il momento di dirglielo?
Sì, penso di sì.
Lui annuì impercettibilmente e sollevò un sopracciglio quando incontrò gli occhi di Graham "Uhm, no è per il miglior 'facciamo-come-se-Swan-ed-io-fossimo-follemente-innnamorati-l’-uno-dell’-altra', quando in realtà non lo eravamo?".
Il silenzio li avvolse per un attimo ed Emma fu leggermente preoccupata per l'apparente mancanza di respiro di Graham. C'era una vena sulla fronte che stava diventando preoccupantemente visibile e prima che lei potesse chiedergli se avesse bisogno di qualcosa - come di un inalatore o qualsiasi altra cosa – Victor gli batté una mano sulla spalla.
"Questo è stato esattamente come avevamo programmato di dirtelo, lo giuro".
Henry rimase a bocca aperta sorpreso e le tirò la camicia per richiamare la sua attenzione "L’ho scoperto prima di Graham? Grazie, mamma!"
Che sembrò risvegliare Graham dal suo torpore. Puntò un dito in un mix tra il minaccioso e il vittorioso contro di loro. "Lo sapevo! L’avevo detto che voi ragazzi vi comportavate in un modo un po’ troppo strano per essere una coppia". Fece una pausa per riprendere fiato - sì per favore, Graham, prendi un respiro, per favore. Sembrava che stesse correndo da ore. "Come diavolo è potuto accadere a proposito? Dio, sono così arrabbiato, potrei uccidervi".
Emma sospirò e desiderò di avere un tasto nel suo cervello per spegnerlo così non avrebbe dovuto sentire il chiacchiericcio eccitato di tutto il resto dei suoi amici e di suo figlio mentre spiegavano a Graham come fosse successo. Notò Killian che seguì il suo esempio quando si avvicinò al tavolo dove erano stati sistemati il cibo e bevande "Mi fa male la testa. Di nuovo". 
Lui la ignorò per un attimo e lei mangiò un cupcake dal cestino che Mary Margaret aveva portato con sé quando si ritrovò un bicchiere davanti al suo viso.
"Champagne per la vittoria?" le offrì con un sorriso diabolico. Cercò di nascondere un sorriso mentre andava a prendere il bicchiere, ma lui lo tirò indietro prima che le sue dita lo toccassero "Solo se mi prometti di non buttarmelo in faccia questa volta".
Gli fece un sorriso felino e gli disse "Non farmi incazzare e vedremo".
________________________________________________________________________________
 
"Dove stiamo andando?" chiese schiacciata sul sedile posteriore della vettura tra August e lo sportello.
Ruby ebbe la decenza di arrossire, facendo il possibile per non incontrare i suoi occhi nello specchietto retrovisore "Se ti dicessi al Wonderland ti andrebbe bene?".
La stava prendendo in giro? "Ugh".
"Smettila di cercare di apparire contrariata, non è carino".
"Io non voglio essere carina".
"Ma lo sei".
"No, non lo sono".
"Uh-huh". Il sorriso consapevole che Ruby le stava dando non sfuggì a nessuno all'interno della vettura, cioè August, Filippo e Aurora, che ridacchiarono per l'irritazione crescente di Emma.
"Sta' zitta".
In stile puramente Ruby, la sua amica scelse di ignorarla. "Vuoi sempre sembrare carina per Killian. E' nel genoma delle ragazze, a chi non piace apparire in forma per il proprio uomo?".
"Prima di tutto: le ragazze cercano di apparire in forma per sé stesse e non per gli uomini, va bene" Emma corresse, alzando un dito "E in secondo luogo - a lui non è mai interessato se indossassi un vestito o un sacco di patate".
Ruby sparò un altro sorriso smagliante verso di lei "Visto?".
Al cenno unanime che le inviarono tutti insieme, Emma sollevò le braccia, per quanto le era possibile in quello spazio affollato "Voi siete tutti stupidi".
Filippo intervenne allora e lei fu più che tentata di dirgli di rinunciare a qualunque cosa volesse condividere con lei per continuare a guardare la strada "Ma l’hai appena detto – a lui non interessa assolutamente nulla di quello che indossi. In realtà al momento è davvero triste, la sua grande cotta per Emma Swan è così evidente che non è nemmeno  più divertente deriderlo a riguardo" .
"Si può effettivamente vedere il cuore che esce dai suoi occhi quando ti guarda" aggiunse Ruby divertita.
"O quando vieni nominata". 
Emma diede una gomitata nelle costole di August, ignorando il suo verso di malcontento "Ragazzi non state aiutando".
"Invece è tutto quello che stiamo cercando di fare".
"Giornata lunga" sospirò poggiando la fronte contro il vetro fresco del finestrino. Era così dannatamente stanca. "Solo ... non fate pressione, ok? Siamo adulti, riusciremo a capire cosa fare. Da soli".
Vide con la coda dell'occhio la scrollata di spalle di Filippo "Tutto quello che vuoi, ma abbiamo lasciato che voi ragazzi cercaste di 'capire' per mesi e adesso siamo ancora qui. Quindi non ci biasimare se siamo così interessati".
"Siamo abbastanza bravi a dare una mano o almeno così dicono".
Aurora sbuffò "Molto più di quanto ti hanno fatto credere".
"Potreste interessarvi a voi stessi a alle vostre vite sessuali per una volta invece che alla mia?" Emma pregò stancamente, muovendo un dito per disegnare degli smile sul vetro annebbiato.
"Chi ha parlato di vita sessuale? Dio Emma, sei una ragazzaccia!"
"Chi lo sapeva che si nascondeva dentro di lei!". 
Gemette forte ignorando le risatine a sue spese e rivolse ad Aurora uno sguardo stanco superando August "Come hai retto con loro per così tanto tempo senza di noi?" 
"Perché pensi che io tendo a fantasticare così tanto? Ho imparato ad ignorarli anni fa" rispose Aurora con la pietà nei suoi occhi. Entrambe si scambiarono un'occhiata d'intesa e la testa di Emma cadde contro il sedile e chiuse gli occhi.
Sarebbe stata una lunga notte, lo sapeva.
Quando uscirono dalla macchina, raggiunse la donna dagli occhi azzurri all'ingresso del club, in attesa del resto delle auto con la band. Si guardò i piedi miseramente: Ruby l’aveva convinta ad indossare gli stivali col tacco. Sapeva di aver avuto la meglio durante la trattativa - la bruna le aveva offerto due paia tra cui scegliere e lei sicuramente non voleva morire quella notte indossando la mostruosità che aveva visto penzolare dalle mani della sua amica, quindi gli stivali erano la scelta meno dolorosa.
Per ora stava andando abbastanza bene.
Eppure imbronciata si rivolse ad Aurora "Ho bisogno di bere". Ottenne un sorriso in cambio e un abbraccio amichevole.
"Lo facciamo sempre".
Appena vide arrivare il secondo gruppo di auto, si strofinò le mani e girò sui tacchi per cercare il ragazzo che di solito li faceva entrare e timbrava le braccia - i vantaggi di essere una celebrità, come direbbe Ruby - e nella fretta perse l'equilibrio.
Si. Stivali col tacco. Idea perfetta.
Avrebbe ucciso Ruby. Se non fosse morta prima lei.
... ma oggi non era quel giorno dopo tutto. Mani calde e ruvide l'afferrarono per la vita e la tennero in piedi prima che potesse baciare il pavimento – il bellissimo pavimento, che lei aveva baciato più di una volta, era una storia d'amore bellissima quella - e senza voltarsi sapeva già chi era.
"Woah. Attenta". Un braccio ancora serpeggiava intorno alla sua vita, lui la tirò su e la riportò in piedi "Stai bene?".
... e Emma Swan era arrossita. Naturalmente. Perché non era abbastanza umiliante il fatto che stava quasi per rompersi il naso a causa della sua stupida scelta di calzature, no: doveva anche arrossire come un’adolescente. "Già. La gravità mi odia, credo. Come è stato il vostro giro?".
Doveva aver notato che era ansiosa di cambiare argomento e sorprendentemente non commentò, ma seguì il suo esempio. "Victor ha quasi rischiato di essere buttato fuori dopo essere stato ... politicamente scorretto" disse rivolgendole uno sguardo d'intesa alle sue ultime parole e agitando un sopracciglio. Lei aggrottò la fronte.
"Con chi?".
"Con Leroy".
Lei si strofinò il viso cercando di soffocare una risata "Oddio. Ha detto qualcosa circa la sua altezza?"
"Potrebbe averlo fatto ... fortunatamente per lui Jeff era lì per smorzare la tensione" disse sorridendo e toccandosi il mento in direzione di Jeff, che stava trascinando fisicamente Victor lontano dalla macchina con il resto del gruppo dietro di loro.
"Giusto". 
Emma si sentì le labbra asciutte e le leccò leggermente, cercando invano di nascondere il sorriso che si presentò quando notò che lui seguì il movimento con gli occhi. Accidenti, erano così ovvi a volte. Guardò il club con cautela, ricordando le tante volte che erano stati lì da quando si erano incontrati. Un ricordo improvviso di una conversazione in bagno con Milah le venne in mente e lo guardò dicendo "Almeno speriamo che non ci siano tue ex psicopatiche stasera, eh?".
Storse la bocca in una brutta smorfia, probabilmente ricordando l'incidente "Non perderò di vista il mio drink nemmeno per un momento, questo è sicuro".
Oh, giusto. Era stato anche vittima di una bevanda drogata "Ragazzo intelligente" disse e lui alzò gli occhi e la seguì attraversando le porte e annuendo educatamente in cenno di saluto ai buttafuori, la musica sparata dagli altoparlanti vibrò dentro di lei.
"Non essere così sorpresa".
Lei lo seguì in silenzio fino a quando la voglia di rispondergli era troppo grande da superare, qualcosa che non era nata dal loro primo incontro, ma alla quale si era abituata con il tempo.
Tendeva ad essere stupidamente onesta intorno a lui.
"Non lo sono".
________________________________________________________________________________
 
Dopo un paio di ore, un livido sulla gamba destra per aver sbattuto contro il bordo di un tavolino, un attacco di ridarella durato dieci minuti per il volto terrorizzato di August quando Aurora gli versò il suo shot sopra la camicia e due margaritas e due shots ... di qualsiasi cosa Ruby avesse ordinato per tutti, Emma decise che era giunto il momento per lei di andare in bagno. Aveva questa teoria - metodicamente studiata tramite tentativi ed errori di anni, da quando aveva provato la sua prima bevanda alcolica - che dopo la prima volta che vai a fare pipì è tutto in discesa. Ahimè, l'attesa fino a quando lei non ne poteva più.
Aveva funzionato a meraviglia da quando l’aveva provata la prima volta.
Perse l’equilibrio - ancora di più ora, naturalmente – mentre si dirigeva verso la toilette. Una volta arrivata nel corridoio che conduceva lì, abbassò gli occhi alla sua gamba, accigliata per il piccolo foro che lo stupido tavolo aveva provocato sui suoi jeans. Era una tale maldestra, probabilmente avrebbe dovuto fare più attenzione.
Stava per alzare gli occhi e si ritrovò con il piede su ... qualcosa, o forse non era niente, ma cadde in avanti. Poco prima che colpisse il pavimento, ancora una volta, avrebbe potuto aggiungere, qualcuno la raggiunse e l’afferrò con le braccia avvolte intorno alla vita. Il suo salvatore la tirò in piedi, tenendo le mani appena sopra i fianchi mentre la sosteneva.
"Ahi!"
"Che diavolo, Jones?" Strillò infastidita e sussultando quando la sua mano toccò il suo livido. Cazzo. Due volte in un'ora, questo doveva essere un nuovo record.
"La gravità colpisce ancora, Swan? Ed io che pensavo di essere, come sempre, un gentiluomo".
Lei si tirò fuori dalla sua portata "Sì, beh, non ho bisogno del tuo aiuto".
Lui strinse le labbra. "Certo, quanto sono stupido, avrei dovuto lasciarti cadere di faccia a terra proprio qui".
"Ok. Grazie. O quello che ti pare" ammise digrignando i denti. Lui alzò un sopracciglio, fin troppo divertito per i suoi gusti mentre la guardava con un sorriso soddisfatto.
"Ma con quanto calore mostri la tua gratitudine".
Emma si lasciò sfuggire un sospiro rivolgendogli uno sguardo annoiato - anche se il punto in cui aveva tenuto le sue mani fremeva ancora come se fosse stata bruciata "Cosa ti aspetti, la chiave della città per essere un buon samaritano?".
Un debole sorriso emerse sul suo volto "Niente di così stravagante ... un bacio sarà sufficiente".
... aveva per caso una commozione cerebrale o cosa.
"Che cosa?"
Era possibile sentire i grilli nel club affollato in cui erano? Avrebbe scommesso tutto quello che aveva che stavano cantando in quel silenzio imbarazzante.
"Un bacio. Da te" Una risatina silenziosa gli sfuggì dalle labbra. "No?".
"Tu vuoi che ti baci. Adesso?". Sperò che potesse sentire l'incredulità nella sua voce, perché accidenti, era confusa.
Lui la guardò come se non sapesse perché ci stava pensando "Sì".
Nel tentativo di nascondere il suo disagio, lei strinse gli occhi e girò la testa a destra e a sinistra, alla ricerca di qualcuno che potesse salvarla da quell’incontro, subito. Quando non vide nessuno, altrimenti sarebbe stata di certo troppo fortunata, lei gli lanciò uno sguardo incredulo "Per non avermi lasciato cadere a terra?".
Il suo ghigno arrogante non fece nulla per tranquillizzarla. Ma sapeva almeno che cosa le stava chiedendo? Come fosse incasinata tutta la situazione? Come fosse incasinata lei? "Come un modo per premiare il mio aiuto, sì".
Si morse il labbro guardandolo con ansia "Jones, io ..".
Il sorriso di Killian svanì velocemente come era apparso e la fissò con tristezza "Così siamo tornati a Jones adesso, eh?".
"Io … Cosa?" 
Qualcosa balenò nei suoi occhi, delusione, nostalgia, sconfitta. "Tu mi chiami Jones solo quando sei arrabbiata o nervosa per qualcosa". Era un'affermazione, non una domanda. Lui la conosceva troppo bene, si rese conto. Si conoscevano troppo bene. L’aveva sempre visto come qualcosa di positivo, ma era in momenti come questi, quando si trovavano in disaccordo su cosa fare riguardo a loro, che la vedeva più come una maledizione che una benedizione.
Sospirò, passandosi una mano tra le ciocche spettinate "Non posso farlo adesso".
Le labbra di Killian si tesero per la preoccupazione, le si avvicinò e il suo braccio andò a cogliere il suo "Emma ...".
"Ho solo… ho bisogno di un attimo. Per favore" rispose lei con la voce tremante per il pianto trattenuto. Si voltò di spalle in modo che non avrebbe visto come la possibilità di avere questa conversazione la stava colpendo, come la stava sconvolgendo a livelli che non era disposta ad ammettere. Nemmeno a lui.
Non dopo aver sentito che la rifiutava.
Rimase immobile, con il suo braccio teso debolmente tra di loro, fino a quando non scese sul suo fianco.
Non la guardò più. Iniziò ad allontanarsi da lei e con un "Come desideri" mormorato da sopra la spalla, si lasciò sfuggire un respiro tremante prima di girarsi e andarsene.
Si affrettò ad entrare in una delle cabine libere, non appena entrò in bagno e chiuse rumorosamente la porta dietro di sè, volendo tenere il mondo a bada solo per un breve momento.
Aveva reagito in modo eccessivo. Sapeva di aver reagito in modo eccessivo. Lo sguardo sul suo volto ... sembrava ferito. Come se lei avesse mai potuto ferire i suoi sentimenti. Lei non poteva, adesso poteva? Non era come se non l’amasse più. O si? Eppure, sapeva che lui aveva cercato di aiutare, forse per calmarla e lei lo aveva respinto.
Era stato così frustrante trovarlo lì. La prima cosa che aveva provato fu il risentimento che lui non fosse stato lì per lei quando l'udienza era finita, ed era assurdo – lei lo sapeva, sapeva che era corso a dare a tutti la notizia, ma era inutile: era ferita. Ma allo stesso tempo, era così assurdo? A quanto pare lui non l'amava più.
Sapeva di essere infantile, sapeva che c'era un'alta possibilità che lui avesse mentito, ma l’aveva colpita, aveva fatto così male. Era stata respinta, allontanata, non messa al primo posto così tante volte, l’aveva sentito come uno schiaffo sul viso.
Perché, ferita o meno, insieme o no, le mancava sempre la sua presenza, il conforto incrollabile del suo sostegno e la sua fiducia in lei.
E questo la spaventava e la faceava arrabbiare con se stessa.
Aveva bisogno di superarlo.
Aveva bisogno di mettercela tutta.
Prese dei respiri profondi, la sua mente tornò a quelle poche lezioni di yoga che era stata costretta a frequentare da Mary Margaret - fallì completamente, dato che ben presto si trasformò nell’immagine di Jones che la prendeva in giro su quanto fosse contento dato che aveva migliorato la sua flessibilità. Era quasi ironico, come tutto sembrava essere contaminato dal suo tocco, la sua presenza era persistente nella maggior parte dei suoi ricordi.
Uscì dalla cabina e si avvicinò ai  lavelli,  aprì il rubinetto e si spruzzò con l’acqua fredda il viso accaldato. Dio, cosa c'era di sbagliato in lei?
Sapeva che avevano bisogno di parlare.
Smettila di scappare Emma. Questa non sei tu, di che cos’hai paura?
Strinse il bordo freddo del lavandino nelle sue mani, si armò di coraggio, giurando che sarebbe andata fuori a cercarlo ... tra un po'. Perché prima aveva bisogno di un drink. Si sarebbe sentita più se stessa dopo averlo fatto, lo sapeva.
Era Emma Swan dannazione, ma voleva che fosse nelle sue condizioni - e un po’ di coraggio liquido non aveva mai fatto male a nessuno.
A quanto pare, si rese conto con un gemito appena la porta si chiuse dietro di lei e fece un passo nel corridoio, che la vita non aveva intenzione di concederle alcun desiderio. E nemmeno un sollievo alcolico per calmare i nervi logori, almeno.
Si strofinò il viso, senza preoccuparsi della possibilità di sbavare il suo make-up. "Senti, so che dobbiamo parlare, ma ..."
"Buono a sapersi sono d'accordo" fu la risposta sarcastica che giunse dalla figura che la stava aspettando.
Solo che non era quello che si aspettava. Non in quel momento.
"Neal?" si congelò, improvvisamente spaventata che si potesse avvicinare e incredibilmente arrabbiata con lui per aver osato presentarsi lì. Spaventarla nell’ombra di un club affollato? Carino. "Che cazzo ci fai qui?"
Si staccò dalla parete per andare davanti a lei che istintivamente fece un passo indietro fino a quando si ritrovò quasi contro la parete opposta. "Emma, ascolta. Io solo, cazzo, voglio parlare con te".
"Non ne hai avuto abbastanza di parlare per oggi? Oppure, sai, magari per tutta la vita?" gli rispose Emma, già piuttosto stanca di questo. Davvero, il ragazzo non riusciva a carpire un suggerimento o cosa? L'udienza non era stata sufficiente per inviargli il messaggio?
Scosse la testa "Volevo dirti che mi dispiace per quello che ho detto, ma penso ancora che si possa arrivare ad un accordo ..."
Lei lo interruppe prima che potesse andare avanti con qualsiasi stupidaggine volesse dire "Non c'è nessun accordo. Devi solo stare alla larga da me e da mio figlio".
I suoi occhi divennero scuri - qualcosa che ancora ricordava del tempo in cui stava con lui. Qualcosa di oscuro e sinistro che nasceva in loro e lo faceva sembrare potenzialmente pericoloso, quando minacciava chi gli andava contro.
Ma che non la influenzavano adesso. Non più. Non era la stessa diciottenne paurosa che aveva lasciato dietro di sé.
"E’ anche mio figlio” disse ed Emma strinse le mani lungo i fianchi, aveva voglia di schiaffeggiarlo. Forte.
"Sì, così da creargli solo problemi – o a me. Non l’hai mai fatto e ora è un po' troppo tardi per agire diversamente". La sua voce era tagliente e lui trasalì.
"Voglio vederlo, posso essere un padre".
Oh Dio, questo era bella "Non riesci nemmeno a prenderti cura di te stesso. Non c'è modo che ti lasci avvicinare a mio figlio. Credevo che quella maledetta udienza di oggi l’avesse reso abbastanza chiaro. Tu sei fuori dalla nostra vita per sempre". 
Lei girò sui tacchi, pronta a correre fuori da quello stupido corridoio che avrebbe dovuto probabilmente avere un avvertimento per 'messi con le spalle al muro da parte di persone che non vuoi incontrare' o qualcosa del genere, ma si accorse che lui le aveva afferrato l'avambraccio, bloccandola sul posto.
"Emma, ti prego ..." Il suo viso era angosciato, ma tutto ciò che lei vide fu il sorriso compiaciuto del bastardo malato che aveva cercato di farle del male e rubarle il posto nella vita di suo figlio. Guardò fissa la mano che le stringeva il braccio e poi incontrò i suoi occhi.
"Toglimi le mani di dosso".
Le sarebbe piaciuto pensare che il suo tono fosse sembrato abbastanza pericoloso questa volta, perché se avesse voluto gli avrebbe dato una ginocchiata nei gioielli di famiglia, ma con sua massima indignazione ebbe anche il coraggio di aggiungere "Dai, ti piaceva così tanto averle addosso"
Che bastardo malato.
"Giuro su Dio, che se non mi lasci andare ti ucciderò".
Trascinò il suo volto più vicino a lei, arrivandosi a toccarle con il naso la pelle sotto l'orecchio e lei rabbrividì - ma non per quello che avrebbe voluto. Non come avrebbe tremato se questo fosse stato fatto in altre circostanze, da qualcun altro. Tutto quello che sentiva in quel momento era disgusto e apprensione "E chi si prenderà cura di Henry, eh principessa?"
Emma si stava già preparando per posizionare la gamba per dargli un calcio nelle palle e correre via, quando sentì qualcuno parlare dietro le spalle di Neal.
"Oh, lo farà".
In una mossa che fu così improvvisa che sembrò quasi sfocata agli occhi di Emma, Neal fu violentemente spinto via e pochi secondi dopo le mani di Killian erano già sul suo viso con una tenerezza delicata e la cura che aveva desiderato per tutto il giorno "Stai bene? Ti ha fatto male?"
Il panico e la ferocia presenti nella sua voce la riscaldarono e si ritrovò ad avvicinarsi sempre più a lui, strizzando gli occhi e pendendo al suo tocco "No, sto bene".
Si rese conto in ritardo che stava tremando. Una delle sue mani scesa dal viso al suo fianco, sfregò facendo piccoli cerchi come per riscaldarla con l'attrito, ma all'improvviso lei emise uno strillo silenzioso quando la spinse dietro di lui, l'altro suo braccio davanti a lei in un atteggiamento protettivo nei confronti di Neal che fece una smorfia mentre si toccò con cautela la spalla con la quale doveva aver colpito il muro è andò a stare avanti a loro.
"Senti amico, questo non è affar tuo" cominciò, ma Killian non considerò niente di tutto ciò.
"Penso che ti stia sbagliando di brutto - tutto ciò che riguarda lei mi riguarda".
Lo sguardo di Neal passò da Killian a lei, una curiosa smorfia gli fece arricciare le labbra e presto si trasformò in un ghigno beffardo "Non era quello che sembrava questa mattina, adesso è così invece?".
Emma sputò una maledizione sotto il suo respiro. Avrebbe dovuto sapere che il cretino avrebbe usato qualsiasi cosa a suo vantaggio per spingere i loro pulsanti. Killian non si mosse però e continuò a guardare avanti indifferente. "E tu invece? Si sarebbe potuto pensare che dopo questa mattina saresti volato via con la coda tra le gambe".
Neal scattò indietro "Volevo parlare con Emma".
"Ed Emma sicuramente non vuole parlare con te" urlò irritata non lasciando rispondere Killian per lei. La guardò di nuovo per impostare il suo sguardo superpotente e scintillante-nel-buio su di lei, e  vide nei suoi occhi il tipo di intensità iperprotettiva che aveva ricevuto più di una volta da quando si erano incontrati.
Si rivolse a Neal di nuovo "La signora ha reso abbastanza chiara l’idea. Hai finito qui" rispose gelidamente.
Qualcosa nel volto del suo ex urlò guai dal modo in cui li fissava ed Emma vide luci rosse lampeggianti. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Questo non andava bene.
" Si? Non essere così compiaciuto amico - dopo che avrà allargato le gambe probabilmente non vorrà più avere nulla a che fare con te, perciò accetta il mio consiglio ..."
E questa a quanto pare fu l'ultima goccia per Killian, che si dimenticò completamente che Emma fosse dietro di lui e si scagliò furiosamente verso l'altro uomo, quasi sputando fuoco per la rabbia. "Fottuto pezzo di merda ..."
Lei saltò dietro di lui prendendogli il braccio e spingendolo indietro. Cercò di liberarsi, ma lei l’afferrò dall'orlo della camicia e strinse la mano, quasi a strappare il tessuto di cotone e fermandolo con il suo corpo per impedirgli di arrivare a Neal. Usò tutta la forza che aveva - Dio, si sarebbe ritrovata qualche altro livido questa sera, vero? - e non si fermò fino a quando non appuntò Killian contro il muro, la schiena contro di esso e i loro petti premuti insieme, che si sollevavano quasi in tandem mentre cercavano di riprendere fiato.
"Killian!"
Non la stava ascoltando, lo sapeva e una parte folle del suo cervello sottolineò quanto fosse triste che non era nemmeno in grado di fare qualche stupida insinuazione sulla loro posizione attuale, ogni centimetro del loro corpo premuto contro l'altro. Non c'era luce o divertimento nei suoi occhi, l'azzurro che amava era ormai consumato dal fuoco incrollabile con cui fissava l'altro uomo.
A quanto pare Neal desiderava morire o era semplicemente stupido. Lo stronzo continuò a stuzzicarlo ed Emma non era sicura che avrebbe potuto trattenerlo ancora una volta se avesse continuato "Nah, volevo dire mettila incinta. Così farà in modo che tu non ti avvicini più a lei".
Lei trasalì visibilmente alle sue parole. Questo era stato duro, questo era stato addirittura crudele. Non poteva trovare una spiegazione di ciò che avesse mai fatto a Neal per meritare questo ... queste dichiarazioni cattive di volta in volta. Avrebbe dovuto rispondergli da stronza, eppure eccola lì, a pregare solo che andasse via, che capisse il suggerimento, di lasciarla da sola.
Killian non sembrava essere del suo stesso avviso. Le sue narici e gli occhi erano ancora più scuri, ribolliva. Non ricordava di averlo mai visto così furioso, nemmeno quando una volta un paparazzo l’aveva quasi fatta cadere per la fretta di scattare una foto di loro due all’uscita di un negozio. Poteva vederlo scuotersi nella sua ira, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi e lei rimase ferma dov'era, pregando che lui non prendesse la via più facile, sfuggendo da lei per attaccare Neal quando gli mise una mano sul petto per calmarlo.
"Giuro che ti taglierò quella lingua maledetta" ringhiò e lei lo zittì, gli mise una mano sulla guancia e l'altra ancora sul suo petto, il suo battito cardiaco irregolare pulsava sotto le sue dita.
"Killian, sta cercando di stuzzicarti, non vedi?"
"Sì, Killian, ovviamente sto solo cercando di stuzzicarti ..." Neal li derise in una terribile imitazione della sua voce. Lei non guardò nemmeno verso di lui, perché lo sguardo compiaciuto sul suo volto avrebbe portato solo guai, così ringhiò solo sulla sua spalla.
"Tu zitto".
Lui naturalmente la ignorò e continuò a parlare, l’autocompiacimento praticamente trasudava fuori da ogni poro "Ma dai non sto mentendo ora, no? Hai aperto le gambe per me e ora, undici anni dopo, non vuoi nemmeno che ti tocchi ...".
Killian si lanciò su di lui con un ringhio che sicuramente sarebbe stato più adatto a qualche tipo di animale selvatico che ad un uomo adulto, ma per fortuna se l’aspettava. Lei lo trattenne, le sue mani lo tennero saldamente in posizione, intrecciando le dita con le sue e pregandolo con gli occhi mentre lo fece guardare in basso verso di lei.
"Ehi ascoltami: non puoi farlo arrivare a te".
Era ovvio che stava facendo tutto quanto in suo potere per evitare di guardarla, fissandosi sulla sua rabbia, così lei gli afferrò il mento con la mano fino a che non la guardò. "Se lo merita" grugnì con un tono basso e pericoloso che le fece paura. Lo fissò tristemente e lui portò in basso la sua fronte fino ad incontrare quella di Emma.
"Lo so. Ma dopo tutto quello che abbiamo passato pensi davvero che ne valga la pena?".
Le lacrime stavano cominciando a raccogliersi nei suoi occhi, per la sua mortificazione. Non c'era niente che desiderasse di più che prendere a pugni in faccia Neal o meglio ancora: picchiarlo.
Non era come se non lo stesse chiedendo e lei aspettava da tempo di farlo.
Ma lei non poteva e non l’avrebbe fatto.
Non aveva mai creduto nel destino, nel fato – tutta quella roba un po’ zingaresca di cui a suo figlio piaceva parlare. Ma guardando a questo ora, la scena che si presentava davanti a lei, pensò a come lei e Killian si erano incontrati dopo che lui aveva rovinato la sua carriera e lei era stata l’unica via per dargli una mano e tirarlo fuori dal luogo oscuro in cui era finito. E adesso tutto stava tornando al punto di partenza: se qualcuno avesse scoperto che aveva picchiato un ragazzo apparentemente inerme in un club affollato, tutto sarebbe andato a rotoli.
Sarebbe stata la loro rovina, di nuovo.
E lei era l'unica in grado di salvarlo da sè stesso.
L'espressione di Killian era diventata sofferente, si stava mordendo il labbro inferiore fino al punto di farsi uscire il sangue. La mano ancora poggiata sulla sua guancia tremò quando il dito di Emma lo accarezzò leggermente, chiedendogli in silenzio di fermarsi. "Non riesco a distogliere lo sguardo da questo, Emma".
Afferrò il suo viso ancora più forte, in un angolo lontano nella sua mente pensò che probabilmente gli avrebbe lasciato dei segni sulle guance se avesse continuato, ma non le importava. Aveva bisogno che lui l’ascoltasse. "Per favore. Fallo per me. Non voglio che tu finisca nei guai a causa mia".
I suoi pollici iniziarono a disegnare piccoli cerchi sulla sua pelle ispida, nel tentativo di tranquillizarlo, ma sapeva che sarebbe stato solo il collegamento silenzioso che stavano condividendo che l’avrebbe fatto smettere. I loro occhi non si staccarono gli uni dagli altri e lei lasciò che ogni muro che avesse mai costruito intorno a sé crollasse, abbattuto così che lui potesse vedere. Non che lui non fosse in grado di leggere dentro di lei prima, in ogni caso, ma facendolo di sua spontanea volonta e in questo momento in particolare, sapeva che lui avrebbe capito che questo era un momento decisivo per loro. Il momento per fare una scelta.
E lui la prese.
Scelse lei.
Killian chiuse gli occhi e poggiò la fronte tranquillamente contro la sua, inspirando dolcemente. La sua voce sembrò sgonfiarsi, per un attimo lei non desiderò altro che il tempo si fermasse e che loro potessero rimanere lì per tutto il tempo che volevano, l’uno nelle braccia dell'altra, lontani dal mondo e da tutto ciò che li potesse danneggiare.
Dopo un po' lui si tirò indietro ed Emma poté sentire un piccolo sorriso apparire sulle sue labbra alla vista del luccichio che era tornato nei suoi occhi, quando tutto precipitò di nuovo.
"Che cosa ti ha promesso per fermarti? Lei era abbastanza brava in ginocchio, quindi se è quello che ti ha offerto, allora amico, posso capire ...". 
Neal aveva davvero bisogno di imparare quando chiudere quella cazzo di bocca o se non l’avesse  aiutata Dio, l’avrebbe ucciso lei stessa.
Si sforzò per cercare di frenare nuovamente Killian che aveva deciso che era giunto il momento di insegnare all'altro uomo le buone maniere - e forse dargli l'opportunità di avere un naso nuovo dopo che gliel’avrebbe rotto lui stesso, ci fu una lotta e improvvisamente Neal fu spinto con forza contro il muro. Emma strizzò gli occhi nel corridoio buio e vide la sagoma di suo fratello, che stava tremando per la rabbia. Doveva aver sentito la sua ultima provocazione pensò e in quel momento non avrebbe voluto assolutamente essere nei panni di Neal.
Il braccio di David  bloccato sotto il mento di Neal, tenendolo fermo e facendolo ansimare debolmente, mentre cercava di liberarsi "Perché io e te non ci divertiamo un pò?" Ringhiò pericolosamente ed Emma provò contemporaneamente paura e timore. Non era da David agire in modo così intenso, né tantomeno così arrabbiato. Era sempre stato quello razionale. 
Rivolgendo un ultimo sguardo a Killian per assicurarsi che non avesse intenzione di unirsi a David nella loro follia omicida, Emma si allontanò da lui per andare da suo fratello "David ...".
Avrebbe potuto urlare, ma lui non si accorse nemmeno che si era avvicinata "Non ho mai avuto la possibilità di incontrare il fidanzato della mia sorellina. Una cosa che forse non sai di me, amo assolutamente le riunioni di famiglia".
La voce di Neal uscì acuta e quasi comica alla sua affermazione seria, gli occhi quasi sporgevano di fuori mentre fissava David "Amico, io no ..."
Ci fu uno scricchiolio forte, quasi come qualcosa da cartone animato e un rantolo forte poté essere sentito dalle persone che si erano radunate attorno a loro. Cazzo tutta la band aveva ormai affollato il corridoio che fino a poco prima era vuoto ed Emma cominciò a sentirsi in ansia per il fatto che la sicurezza sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro e che le telecamere stavano registrando tutto ciò che stava succedendo lì dentro.
Riuscì a malapena a scorgere il viso sofferente di Neal dato che aveva nascosto il naso, ora sanguinante, dietro la sua mano. La mano di  David tremava con le nocche rosse e probabilmente stavano iniziando a diventare livide, ma lui non sembrò curarsene. Alzò un dito e lo infilò nelle costole dell'altro uomo e Neal trasalì visibilmente "Stai alla larga da mia sorella e da mio nipote. Hai capito?"
"Si" Fu più un suono soffocato che una risposta reale, ma accettava quello che poteva.
Con un'ultima spinta contro di lui, David si allontanò con uno sguardo di disgusto sul suo viso mentre aggrottò la fronte verso Neal "Ora, se non desideri finire in carcere per molestie – e abbiamo testimoni - dopo tutta la merda che le hai gettato addosso, ti suggerisco si sparire immediatamente da qui, ORA".
Neal non sembrò avere bisogno di ulteriore incoraggiamento a questo punto. Si coprì goffamente il naso sanguinante e lanciò un ultimo sguardo a Emma, ignorando completamente gli altri - anche se era sicura che lo sguardo di Killian probabilmente stava bruciando attraverso di lui - si girò finché non fu fuori dalla loro vista. Con po' di fortuna, per sempre.
Appena andò via, tutti rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare o dire. Emma non sapeva nemmeno chi o dove guardare prima. Che diavolo era successo?
"Non si scherza con le nostre donne se non si desidera essere fatti fuori, questo è quello che ho sempre detto" Victor commentò ad alta voce, come se qualcuno avesse effettivamente chiesto qualcosa su tutta la faccenda.
Lei gli fu grata per il suo intervento, in ogni caso. Come per gli improvvisi applausi di Ruby, che si rivolse a David con gli occhi pieni di stupore.
"David, sei stato incredibile!"
Ignorò le urla eccitate di Ruby e si avvicinò a Emma "Stai bene?".
La mente di Emma era così annebbiata a quel punto che non riuscì nemmeno a rispondere e si lasciò andare docilmente al toccò di suo fratello che la prese tra le braccia brevemente prima di tirarsi indietro, l'intensità del suo sguardo la inquietò momentaneamente "Si"
"Ti ha toccato?".
Fu tentata di roteare gli occhi verso di lui, ma decise di non farlo. Non era il momento di scherzare. "Per favore. Come se gliel’avessi permesso. Inoltre, Jones è arrivato immediatamente" rassicurò il fratello.
David guardò Killian sopra la sua testa e i due condivisero una conversazione silenziosa che lei non riuscì a decifrare, anche se aveva qualche idea di ciò che implicasse. Gratitudine, rassegnazione, rispetto. E sicuramente la possibilità di unire le forze per prendere a calci in culo Neal se mai si fosse presentato di nuovo. "Grazie, amico".
"Nessun problema" Killian annuì agitando una mano con noncuranza.
Anche se Neal era andato fuori dai giochi - per ora, pensò con un cipiglio, anche se lei voleva credere davvero che avesse capito una buona volta e non si sarebbe dovuto ripresentare mai più - la tensione era spessa e in crescita, l'adrenalina correrva alta e il vapore stava quasi uscendo dalle orecchie di David e  Killian. Si sforzò di trovare qualcosa da dire per rompere il ghiaccio, quando Victor urlò.
"Ok, questo è stato intenso e tutto il resto, ma possiamo fare un giro di shots per ninja David?".
Ruby si mise una mano sul petto e si sventolò il viso drammaticamente con l'altra,  guardando il corpo di David dall’altro in basso per prenderlo in giro "Oh Dio, ne ho bisogno, ora, in questo momento".
Dio benedica quei due. Per quanto tendesse a fantasticare su come torturarli ogni giorno, non sapeva cosa avrebbe fatto senza di loro.
Funzionò: il resto del gruppo ridacchiò tranquillamente e presto si unirono agli scherzi e ai complimenti rivolti a David per il suo salvataggio da principe azzurro di principesse in difficoltà, portando un rossore sulle guance di suo fratello che nessuno ignorò e che li fece ridere ancora di più. I ragazzi lo incoraggiarono con pacche sulle spalle e mettendogli le braccia attrono al collo - Victor, osò addirittura arruffargli i capelli, senza preoccuparsi dello sguardo minaccioso che ebbe in risposta - e lo guidò al bar, dandogli l'onore di scegliere quello avrebbero bevuto per il prossimo giro. A quanto pare le scelte di Ruby non erano state così ben accette quella notte.
Avrebbe potuto dirglielo, anche se nessuno l’avrebbe ascoltata comunque ...
Emma sorrise sottilmente quando li vide incamminarsi di nuovo verso la pista da ballo e il bar, ma non li seguì, notando che Killian si stava trascinando dietro di loro. Aspettò fin quando non furono gli ultimi rimasti, annuendo a Mary Margaret e ad Aurora, quando la guardarono chiedendo silenziosamente se si stava unendo a loro o meno. Si resero conto che Killian era al suo fianco e annuirono facendo un gesto silenzioso per dirle che si sarebbero ritrovate quando avrebbero finito di parlare.
Si voltò indietro per trovarlo fermo, quasi poggiato contro il muro e sembrava completamente esausto. Fece un passo verso di lui finché non furono faccia a faccia e lo fissò da sotto le ciglia, sentendosi improvvisamente impacciata.
"Ehi".
Incontrò il suo sguardo per un attimo, completamente silenzioso e poi sospirò sconsolato "Mi dispiace."
"Per cosa?" gli chiese a voce alta, sconcertata. Non aveva nulla di cui scusarsi - se non altro, lei avrebbe dovuto ringraziarlo.
Una mano tremante gli si avvicinò ad accarezzarle il viso e lei represse l'impulso di fermarlo "Ero ... fuori controllo poco fa".
Lei scosse la testa con entusiasmo non appena le parole lasciarono le sue labbra. Si era spostata per stare ancora più vicina a lui, il calore del suo corpo quasi torrido su di lei e dovette reprimere un brivido alla sensazione. La mano di Emma prese la sua e la tirò fino a quando lui non rivolse il suo sguardo su di lei "Non scusarti mai per aver cercato di proteggermi. Per prenderti cura di me".
La sofferenza nel suo sguardo quasi la sciolse, ma fu il dolore represso nel sussurro della sua voce che veramente lo fece "Volevo fargli del male".
La sua mano libera andò alla nuca "Lo so. Lo volevo anch’io. Lo volevo quanto te. Ma non l'hai fatto. Per me" confessò tranquillamente e visto che le sue parole non sembravano avere avuto l'effetto che aveva voluto, chiuse la distanza tra di loro e lo abbracciò.
Il corpo di Killian in un primo momento si tese quando si chinò verso di lui, ma dopo un attimo si rilassò e si appoggiò a lei per stingerla in un abbraccio forte. Emma sospirò e respirò profondamente. Odorava di sudore, spezie e rum in quel modo unico che aveva sempre avuto e la confortò. Fece scivolare una mano sul suo petto, l'altra infilò le dita tra i capelli sulla nuca.
Sentì il suono delle sue parole riecheggiare dentro il suo petto, sfiorandola come naufraghi che trovano la loro strada a terra "C'è poco che non farei per te, Swan". 

  

********************************************
Ha risposto che non la ama!!! Noi sappiamo che ha mentito e dopo tutto quello che ha fatto per lei dovrebbe saperlo anche Emma, ma ormai la conosciamo, preferisce farsi i soliti 2000 problemi e anzichè parlare chiaro lo aggredisce come solo lei sa fare aaaah Swan, Swan!!!
Il Wonderland...che dire, se questo posto è legato a tanti bei ricordi, non possiamo dire lo stesso per gli incontri che si fanno, da psyco Milah a Neal in versione sono-figo-sono-forte-levatevi-di-torno-sennò-sono-botte, ma a chi la vuoi raccontare?? In 5 minuti sei stato rimesso al tuo posto con un bel naso rotto, addio per sempre!!!! 
Ci siamo quasi...il gran finale si sta avvicinando!!!
A prestissimo
 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Noi Contro Il Mondo ***


Cap 34 – Noi Contro Il Mondo

" 'Sfumatura di verde', quattro lettere".
Killian sbuffò rumorosamente. Era come se glielo stesse chiedendo lei, per l'amor di dio. "Si può fare una battuta davvero facile sulle 'sfumature di grigio' a riguardo, so solo che ..."
Granny lo fulminò con lo sguardo oltre i suoi occhiali, tamburellando la matita sopra le parole crociate che stava cercando di finire. "Se non hai intenzione di aiutare puoi anche andartene di qui". Lei inarcò un sopracciglio "Non ne hai idea non è vero?".
"Ti sembro uno che sa come si chiamano le sfumature dei colori?" chiese ad alta voce. Quando non ricevette alcuna risposta rivolse all’anziana donna un sorriso da te l’avevo detto "Non credi?".
Granny lo ignorò, sospirando e ignorandolo, passando  alla ricerca della parola successiva " 'Seduce'. Undici lettere."
"Mmmm ... 'provocatore'?"
"Bravo" canticchiò, scrivendo in fretta la parola. Poi gli rivolse uno sguardo di apprezzamento, accarezzandogli la mano con la matita "Sapevo che ti tenevo attorno per qualche ragione".
Lottò per non roteare gli occhi. Era così confortante questa donna. "Non che io non venga qui abbastanza spesso o altro ..."
La sua espressione diventò pensierosa -  avrebbe potuto dire, curiosa - e piegò la testa di lato "Di solito vieni prima di una di quelle tue cose da red carpet. Poco prima di prepararti a sfilare in giro come un pavone comunque".
Lui rise scuotendo la testa e puntando verso di lei con la forchetta, il suo piatto di pancakes era ancora mezzo pieno "Questo è il motivo per cui vengo - sei l'unica che può tenere il mio ego a terra".
"Come se fosse possibile montarti ancora di più la testa".
Quasi cadde dallo sgabello quando si girò per guardare la fonte di quella voce. Si voltò per trovare Emma che si avvicinava a passo alto al bancone dove era seduto, con fare provocatorio - era rilevante, quella parola oggi - sorridendogli mentre si sedeva allo sgabello proprio accanto a lui. Granny fischiò, agitando le sopracciglia scherzosamente quando Emma si sedette al suo posto, con le gambe incrociate come faceva sempre "Guarda un pò chi c'è".
Emma sollevò la mano, aspettando che Granny le battesse il cinque. Per quanto Killian ne sapesse, lei era l'unica che fosse mai riuscita a far battere il cinque a quella donna. Impressionante davvero. "Ehi Granny. Come va?"
"Sempre il solito, la solita vita" disse agitando la mano con noncuranza. Esaminò Emma dalla testa ai piedi, alzando un sopracciglio in segno di apprezzamento. "Hai un bell'aspetto".
Killian deglutì rumorosamente, cercando di non guardare troppo Emma. Lei aveva un bell'aspetto. Anche se, beh, era sempre così ai suoi occhi.
Emma arricciò il naso, ignorando il complimento, anche se si poteva notare il lieve rossore che apparve sulle sue guance "Grazie. Sei radiosa come sempre".
Granny scoppiò a ridere, agitando la matita tra loro due prima di metterla dietro l'orecchio "Ti ha contagiata. Sapevo che sarebbe successo prima o poi". Prese il suo straccio come al solito e si mise al lavoro asciugando il bancone "Allora, cosa ti porta qui?"
"Sai. Nervosismo da red carpet. Solo i tuoi pancakes possono aiutare" rispose Emma alzando le spalle e guardando Killian con la coda dell'occhio. Lui deglutì di nuovo. Era quasi inquietante, in realtà, il fatto che entrambi avevano trovato conforto nella piccola tavola calda il giorno in cui avrebbero dovuto affrontare il pubblico, le telecamere e il solito stress.
Che anche lei considerasse il luogo che le aveva presentato come un posto così rilassante, familiare - quasi come una casa - non lo colse di sorpresa.
Granny sorrise compiaciuta "Certo che si. Il solito?"
"Sì, per favore".
Prima di andarsene, si rivolse ancora una volta ad Emma "Oh e per l'amor di Dio, cerca di trovare la parola mancante - Jones qui a quanto pare è troppo macho per conoscere le tonalità di verde".
Emma rise dandole un pollice in su. "Farò del mio meglio". Ci fu un breve silenzio e per Killian risultò davvero difficile non agitarsi quando la sentì premersi contro il suo fianco e appoggiarsi sulle sue spalle per controllare il cruciverba incompleto. Invece la fissò intento a non perdersi un singolo dettaglio della sua espressione concentrata, la piega tra le sopracciglia. Saltò quasi quando sentì la sua voce, il respiro caldo sul collo "E' 'lime' ".
Veloce Jones. Dì qualcosa di spiritoso "E' noioso, questo è quello che è".
La sua risata  lo fece sentire abbastanza sicuro da incontrare finalmente i suoi occhi, incapace di non sorriderle seduta in stile indiano "Non ti preoccupare, il tuo stato di macho rimarrà inalterato in un modo o nell'altro".
"È così?"
"Uh-huh". Aveva cominciato a intrecciare i capelli su una spalla - cosa che faceva quasi due o tre volte al giorno, ogni volta che era annoiata, impaziente e nervosa, aveva notato - ma si bloccò quando notò i suoi pancakes intatti. Lo guardò accigliata. "C’è lo sciroppo di cioccolato".
... va bene, che non era quello che si aspettava come argomento di conversazione, ma comunque meglio di niente.
Guardò velocemente i suoi pancakes e girò lo sguardo divertito di nuovo verso di lei "... sì" ammise.
"Non li prendi mai con lo sciroppo di cioccolato".
Alzò un sopracciglio e il divertimento e la confusione invasero la sua voce "Mai?".
"Non eri solito farlo, comunque". 
Diavolo se lo ricordava. Sapeva che era molto attenta – lo era sempre stata, da quanto ne sapeva - ma riusciva in ogni caso a coglierlo di sorpresa in momenti come questi.
Ancora sorpreso che lei avesse scelto di ricordare qualcosa di così piccolo, un minimo particolare così casuale su di lui,
sospirò e le rivolse un sorriso di scusa, sperando di avere un aspetto leggermente adorabile invece che… imbarazzato.
Perché lo era.
"Va bene hai vinto… mi è mancato il tuo annegarli nel cioccolato".
Non aveva smesso di guardarla, così fu in grado di catturare l'ampliamento dei suoi occhi e una leggera separazione delle labbra. Era così scioccante che lui facesse qualcosa di simile? Non era come se si riscaldassero con le reciproche abitudini o stranezze. Sapeva che ormai si era abituata a dormire con la finestra socchiusa da quando aveva iniziato a fare così quando lui rimaneva a casa sua. O come lui trovava interessanti le insalate solo se includevano qualcosa che le vivacizzasse come il mais e la cipolla. O come avevano preso l’abitudine di mangiare ciliegie ogni settimana.
Prima che lei potesse dire qualcosa - se avesse avuto qualcosa da dire - Granny lasciò una tazza piena di cioccolata calda davanti a lei, rompendo il silenzio sempre più imbarazzante che persisteva tra di loro. "Ecco qui" Notando i suoi pancakes ancora integri e le mani di Emma che si avvicinavano a loro, sollevò un sopracciglio in attesa "Vuoi un piatto tutto per te o hai intenzione di rubarli da Jones?".
Emma si morse il labbro e lui li spinse nella sua direzione, offrendoglieli con una scrollata di spalle. "Puoi mangiarli se li vuoi, io non sono così affamato".
Pensò di vederla fare una piccola smorfia con la coda dell'occhio e si chiese perché. Non era stato maleducato, né freddo - infatti pensò che era stato il solito arrogante e con il tono da presa in giro.
Huh. Stava succedendo qualcosa. Ma considerando che erano lui ed  Emma coloro che stavano parlando, questo non era niente di nuovo.
E il fatto che l'ultima volta che si erano visti, lui aveva quasi preso a pugni il suo ex, beh ... sì, avrebbero  potuto probabilmente ammettere che qualcosa stava succedendo. Anche se aveva sperato che non avrebbe inciso sulla possibilià di sistemare il loro rapporto.
Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato così facile. 
Granny sorrise dando ad Emma un set pulito di forchetta e coltello da utilizzare. "Paura di non stare nell’abito, Jones?".
"Vedi che sei tu quella che impedisce al mio ego di esplodere?" osservò e fu premiato con la risata divertita di Granny mentre usciva, sicuramente per andare a dire qualcosa al cuoco che lavorava sul retro. La seguì con lo sguardo finché non scomparve dietro la porta della cucina e con un sospiro rassegnato si girò verso Emma per vedere quello che stava facendo. Non fu esattamente sorpreso quando la vide far girare senza meta la forchetta in mano e per un attimo fu tentato di scherzare su quanto fosse poco adeguato usarla per spazzolarsi i capelli, in stile Sirenetta.
Lei era a disagio. Killian lo poteva vedere dalla tensione della sua postura e delle spalle, le labbra arrossate dal suo mordicchiarle. E diavolo era davvero a disagio.
"Non sono avvelenati, Swan" la rassicurò tendendo il mento verso i pancakes. Notando che lei non aveva ancora fatto una mossa per iniziare a mangiare, la prese in giro "O hai paura che la cerniera del tuo vestito non si chiuda?".
Con questo riuscì ad ottenere una reazione da lei. Alzò gli occhi e infine si tuffò per prendere un boccone di pancake immerso nel cioccolato. "Non credo che Mary Margaret lo permetterebbe". 
Anche se le sue parole dovevano essere leggere, fu molto più interessato nel vedere come la sua mano sinistra tamburellava impaziente sul bancone o come l’altra tremava leggermente mentre agitava la forchetta ora vuota.
Era nervosa.
"Emma? Stai bene?"
"Sì, sì, sto bene" cercò di rassicurarlo, ma il suo tono era preoccupato per non dire altro. Lui scosse la testa, negando scherzosamente.
"Mi dispiace far scoppiare la tua bolla, ma sei una bugiarda terribile”.
"Non sto mentendo" Come faceva sempre quando diceva una bugia, aveva risposto troppo in fretta. Le lanciò uno sguardo indifferente, incrociando le braccia davanti a lui.
"Bugia".
Lei gemette e lo fece ridere. Prenderla in giro non avrebbe mai smesso di essere divertente, imbarazzo tra loro o no. "Hai davvero intenzione di fare questo?".
"Forse" rispose lui con un sorriso. Emma girò sul suo sgabello, per prendere un tovagliolo e tamponarlo sulle labbra - concentrati, Jones, non fissarle le labbra, quelle labbra che hai morso, solo non, non ... -
"Penso che tu sia uno stronzo".
... oh, va bene, lo stavano facendo "Mezza-bugia".
"I tuoi capelli sembrano stupidi".
MA DAIII. "Bugia".
"Ho fame".
Sorpresa, sorpresa "Vero".
"Tu sei veramente antipatico".
Ouch. "Mezza-bugia".
"Sono sexy".
Era un sorriso quello che aveva sentito nella sua voce? "Vero. Ma tu menti a te stessa a riguardo".
Non era come se non avessero discusso già in passato su questo - odiava accettare complimenti e ogni volta che cercava di farle vedere quanto lui pensava fosse bella (o chiunque, in quel caso), lo zittiva e cercava di fare una battuta per cambiare argomento.
Il loro gioco sembrava finito (o forse no), lei abbassò gli occhi sulle sue mani, strette saldamente in grembo prima di iniziare a giocare con un ciondolo che portava al collo – facendo di tutto per evitare il suo sguardo. "Okay. Bene. Sono nervosa".
Ammetterlo era sempre il primo passo, pensò "Perché?".
"A causa delle premiazioni".
Pensava veramente che avrebbe funzionato? "Bugia".
Gemette - ancora una volta - e lasciò cadere la testa contro il bancone, sbattendola due volte. Poi tornò alla sua posizione precedente, agitando una mano verso di lui "Ok. Sei tu".
Che cosa? Che cosa aveva fatto? "Io?"
Lei annuì freneticamente e se non fosse stato per il fatto che stava dando a lui la colpa per il suo comportamento un po’ schizzato avrebbe riso "Sì…tu mi rendi nervosa. Sono un casino quando sono intorno a te".
"Ma io non ho fatto niente". Si fermò e i suoi pensieri precedenti gli tornarono in mente. Si stava comportando in modo strano per questo? Aveva incasinato tutto - di nuovo? Smise quasi di respirare alla possibilità che non fosse in grado di perdonarlo, che loro non potessero essere in grado di superare tutto questo. "Aspetta, è per quello che è successo nel club? Con Cassidy?".
Emma sembrò essere più allarmata di lui su questa sua affermazione, che a dire il vero lo sollevò "No, no, non è per quello". 
"Stavo solo cercando di proteggerti" si precipitò a scusarsi, anche se si fosse trovato di nuovo nella stessa situazione non avrebbe cambiato nulla. Avrebbe cercato di rompere ogni osso di Cassidy.
Il suo sguardo si addolcì mentre lo guardava con la voce bassa "Lo so".
"Allora che cos'è" insistette e infine - cazzo finalmente - esplose.
"Dannazione, Killian, sei tu, te l’ho detto!" con il respiro affannato, si premette una mano sul petto, come se stesse cercando di rallentare la corsa del suo cuore. "Siamo passati dalla rottura ad essere amici, dal non parlare nemmeno più, ad essere amichevoli, dall’essere in imbarazzo al flirtare, da dormire insieme a flirtare di nuovo, era di nuovo tutto incredibilmente perfetto tra di noi e poi ..." Scosse la testa verso il soffitto e ridacchiando sotto il suo respiro - un suono spezzato e triste "Non so più cosa pensare".
... beh, era così alla fine. Huh.
Killian si grattò la nuca – una sorta di tic nervoso che aveva sin da quando era un ragazzino e tutti glielo facevano notare quando se ne accorgevano ed Emma in realtà una volta l’aveva definito 'adorabile' se ricordava bene - e meditò sulle sue parole. Ne avevano passate davvero tante, vero? Nessuna meraviglia che fosse così confusa su dove si trovavano. Aveva ragione, l’aveva sempre - tranne che nelle rare occasioni in cui doveva scegliere un film da guardare prima di addormentarsi, perché diamine lui non voleva guardare roba pesante se poi se ne sarebbe perso almeno la metà - ma aveva sperato che lei avesse capito che da allora sarebbe stato in questo per il lungo raggio. Lui non avrebbe rinunciato, non ora, nè mai - non dopo tutto quello che avevano passato.
E poi scattò qualcosa. Qualcosa che avrebbe potuto farle venire dei dubbi sui suoi sentimenti per lei.
"Vuoi dire quello che ho detto all’udienza?".
Lei trasalì, come se il ricordo delle sue parole dette in quell’aula la ferissero e lui non aveva mai odiato nessuno così tanto come fece con Darling e Cassidy per averlo fatto mentire rispondendo a quella domanda. "Che altro avrebbe potuto essere". 
Anche se aveva capito quello che stava succedendo, era davvero sorpreso che lei avesse considerato quella confessione come verità. E non mentiva – questo gli aveva fatto male. "Swan, ma quanto puoi essere sciocca?".
Lei scoppiò in una risata un po’ ironica "Oh, ma che meraviglia. Passiamo dall’essere in imbarazzo all’essere scortesi. Ma quanto sono fortunata". Sembrava come se fosse sul punto di alzarsi e lasciarlo lì, quindi Killian afferrò il bordo del suo sgabello e lo trascinò verso il suo. Alla sua espressione allarmata, fischiettò per catturare la sua attenzione.
"Emma, guardami. Voglio dire, non potrai mica aver creduto che fosse vero, no?".
Tornò a giocherellare con il suo ciondolo e la sua voce divenne più morbida. La voce da Lost Girl "Non lo so. Non posso saperlo".
"Non puoi? Sai bene quanto me che non posso nasconderti nulla" Le prese il mento con la mano, per spingerla a guardarlo, così avrebbe potuto fissarlo dritto negli occhi. Era sempre stata in grado di leggere dentro di lui dopo tutto. E poteva dimostrarle in quel momento che non stava mentendo. Lei si morse il labbro e Killian dovette reprimere la voglia di toccargliele con il dito per farla smettere - o mordere se stesso.
"Non si suppone che non si debba mentire in quelle situazioni? Non hai giurato su una Bibbia o qualcosa del genere?".
"Beh, speriamo che il ragazzone lassù perdonerà la mia piccola insurrezione quando tutto quello che stavo cercando di fare era assicurarmi che la donna che amo tenesse suo figlio con se" borbottò infastidito. Quanto poteva essere testarda questa donna?
Lei allontanò la sua mano dal viso e gettò le braccia in aria, di nuovo agitata all’improvviso. "Perché l’avresti detto, se non era vero?" 
"Perché so che Henry è il tuo lieto fine. So che sarà sempre al primo posto, soprattutto davanti a me. Lui è tutto per te. Non fraintendermi, non sono geloso o altro. E' qualcosa che ho sempre amato di te". Vide come qualcosa si riscaldò nei suoi lineamenti e forse c'era un pò di sorpresa per questa sua ammissione. Dio, non l'aveva ancora capito che era fottuto quando si trattava di lei? Che cosa doveva fare un ragazzo? Si ricompose prima di continuare "E non mi sarei mai perdonato se avessi fatto qualcosa che non avrebbe assicurato che lui sarebbe stato con te. Se non avessi fatto tutto ciò che era in mio potere per farlo rimanere con te".
Lei lo osservò per un breve instante e per un momento non c'era niente tra di loro, la verità nuda e cruda, senza muri, senza lotte. Solo loro. Respirò profondamente e dovette combattere duramente per mantenere il contatto visivo prima di parlare di nuovo "Anche se questo significava non stare con me?".
Annuì "Anche questo".
"Perché?".
Ancora non lo vedeva. Ancora non capiva. Ancora non riusciva a credere che qualcuno era disposto a mettere lei al primo posto.
E lo ferì sapere che lui aveva contribuito a farla sentire così.
"Perché meriti di essere felice Emma e ho a cuore la tua felicità molto più della mia" ammise a bassa voce. Lei inspirò profondamente al suo fianco e Killian aspettò che dicesse qualcosa, che avesse capito perché aveva mentito, che gli desse uno schiaffo per averla fatta soffrire ancora ... ma non arrivò. Rimase solo seduta lì, stringendo le labbra e giocando nervosamente con il tovagliolo. (Almeno aveva smesso con il ciondolo, temeva che avrebbe dovuto toglierglielo prima che si soffocasse o lo rompesse).
Alla sua riluttanza a rispondere, strinse la mano in un pugno e gliela sbattè contro il ginocchio.
"Perché ti risulta così difficile credermi?".
Questo sembrò portarla fuori dal suo torpore. "Perché!".
"E' così orribile? Sentirmi dire questo? Non lo era prima".
Lei scosse la testa incontrando i suoi occhi ancora una volta. Qualcosa si strinse dentro il suo petto e improvvisamente ebbe paura di quelle che sarebbero potute essere le sue parole successive.
"Non è assolutamente orribile. È ... spaventoso. Schiacciante. E sono successe così tante cose da allora, non puoi incolparmi per essere cauta".
"Io non ti sto dando la colpa, voglio solo che tu mi dica come posso farti vedere che è la verità  o sapere perché sei così irremovibile nel negare" dichiarò e dovette combattere la voglia di prendere la suo mano nella sua, come ogni volta che aveva dovuto chiedere il suo perdono, prendendole il mento e facendole serpeggiare il braccio intorno alla vita, bloccandola contro di lui, rubandole un bacio fino a quando non avrebbe ceduto.
Avrebbe potuto, ma non avrebbe avuto alcun senso farlo ora, ma accidenti a lui se lo voleva.
Si chiese se anche lei stesse pensando a quei bei momenti, ma vedendo la sua espressione pensierosa, avrebbe scommesso di no. "Io .. io non lo so. L’hai detto, lì, davanti a tutti e sembrava così ... così definitivo. Così vero. Kaboom. Sai?".
... resisti. Aveva pensato che fosse più reale perché l’aveva detto davanti ad altre persone?
"Emma Swan, non mi interessa chi stava ascoltando o che cosa hanno pensato - quello a cui tengo sei tu e tu solamente. Perciò credimi quando dico: Che è stata la più grande cazzata che io abbia mai detto in tutta la mia vita e che non significava niente". Fece una pausa, la guardò fissa negli occhi sfidandola a negare la sua richiesta. Lasciandola provare "Ok?"
Lei gli rivolse uno sguardo incerto e sembrava poco convinta quando rispose, ma lui avrebbe preso quello che poteva. "Ok, ti credo".
Cercò di trovare qualche traccia di una bugia nella sua espressione, ma lei sembrava convinta nell’accettare la sua verità. Bene, andava bene. Sembrò come se, ora che tutto era stato detto e fatto, avrebbero potuto andare avanti. Nessuno aveva detto che sarebbe stato facile, certo, ma era un primo passo nella giusta direzione. O almeno così sperò.
Prendendo una pagina dal libro di Jefferson, batté le mani due volte. Era giunto il momento di cambiare argomento "Bene. Allora Swan, ti andrebbe di accompagnarmi a questa noiosa premiazione a cui devo partecipare?".
Gli diede un pugno sul braccio - piano questa volta - e alzò gli occhi "Ci vado già, non c'è bisogno di invitarmi".
Lui sorrise maliziosamente "Oh, lo so. Voglio solo incontrarti lì".
"Ci saremmo incontrati lì in ogni caso".  
Imitando quello che aveva fatto lei poco prima, poggiò la testa sul bancone e fu sollevato nel sentire la sua risata tranquilla. "Potresti per favore farmi fare un po’ di scena?".
"Come vuoi" lo licenziò e allungò la mano per recuperare il piatto quasi vuoto che era ancora davanti a loro sul bancone. "Passami i pancakes".
Li spinse verso di lei e prese l'ultimo boccone con la forchetta. Stava per scherzare di nuovo sul suo vestito per la serata, quando il suo telefono squillò e lei lo tirò fuori dalla tasca con una smorfia. Killian vide la foto di Ruby sullo schermo, un selfie di entrambe in una posa ridicola mentre facevano un occhiolino rivolto alla fotocamera. "Uh-oh. Red Lips chiama?".
Lei gemette, bloccando lo schermo senza nemmeno preoccuparsi di rispondere. Che certamente significava che Red Lips non avrebbe nemmeno aspettato - era in modalità comandante totale. E Killian sapeva per esperienza che non aveva senso lottare contro Ruby in modalità comandante.
"Non voglio nemmeno saperlo. Sostiene che è un'emergenza".
"Non riesce a decidere quale tonalità di rossetto rosso indossare?".
Emma gli fece una linguaccia. Wow, per niente infantile Swan. Assolutamente.
"Non essere stupido. Sa esattamente di che tonalità sarà".
"Che sciocco da parte mia dubitare" disse alzando le braccia in segno di resa. Emma alzò gli occhi al cielo mentre si chinò a raccogliere la borsa da terra, controllò che avesse preso tutto prima di girarsi di nuovo verso di lui "Ci vediamo lì più tardi, ok?" Con sua grande sorpresa, si avvicinò a lui, gli passò una mano tra i capelli e gli fece l’occhiolino "Indossa qualcosa di bello".
Era troppo stordito per rispondere con qualcosa di più complesso che "Anche tu, Swan".
Come trafitto, rimase a bocca aperta quando lei gli sorrise, si voltò e se ne andò. Proprio prima di aprire la porta, si guardò indietro e fischiò per richiamare la sua attenzione.
Come se lei non ce l’avesse 24/7.
"Oh e comunque 'Aria', per la numero 8 - 'opera solista' "
Lui aggrottò la fronte completamente confuso. Che cosa? Voleva che la portasse all'opera? Era forse un qualche tipo di codice che non conosceva?
Il suo sguardo confuso doveva essere abbastanza evidente, dato che lei spinse il mento verso qualcosa, che era al suo fianco, lui abbassò lo sguardo per trovare il cruciverba dimenticato sul sedile dove era stata fino a poco prima.
Sorrise. Quando stava per ringraziarla per il suo prezioso aiuto, si rese conto che era già andata via, il campanello della porta tintinnava allegramente nella sua scia.
Questa era la sua Swan. Lo superava sempre.
________________________________________________________________________________
 
"Non provarci nemmeno" Killian tese una mano, sperando di sembrare abbastanza minaccioso da far smettere il suo amico.
Per il suo disagio, Victor e Jefferson si scambiarono un sorriso e si rivolsero contemporaneamente verso di lui, fingendosi innocenti. O provandoci almeno. Fallendo. Miseramente. "Provare a far cosa?".
Killian tirò il mento verso Jefferson "So cosa stai nascondendo lì".
Victor sussultò portandosi una mano sulla bocca e quasi strillando scandalizzato "Jones, non qui!"
L'intera band scoppiò a ridere, anche Killian - era difficile non farlo quando quell’idiota del tuo compagno di band era un tale bambino. Erano ammassati nella parte posteriore della limousine che li stava portando ai Video Awards e dire che tutti sentivano la tensione tra l’eccitazione e il nervosismo che di solito precedeva questi evanti, sarebbe stato un eufemismo. August era rimasto senza parole quando aveva scoperto che Killian non aveva avuto bisogno che qualcuno gli ricordasse del suo abito o l’orario in cui Leroy sarebbe passato a prenderlo - in realtà, era stato così irremovibile sul fatto che volesse controllare e vedere se era davvero pronto che Killian aveva dovuto inviargli una sua foto vestito di tutto punto, così il suo amico sarebbe stato zitto.
Tutto quello che aveva ottenuto in cambio fu un emoticon con una ballerina di flamenco.
Che cavolo di stronzo.
Quando la limousine si fermò sotto casa sua, salì e si ritrovò circondato dai suoi amici che avevano già scatenato il caos. Victor e Jefferson sembrava che avessero deciso che non avrebbero smesso di scatenarsi e cantare sulle note  della canzone che avevano chiesto a Leroy di mettere alla radio, per la gioia del povero ragazzo. August apparentemente aveva cercato di domare quei due per un po', ma senza risultati positivi, così aveva rinunciato e aveva preferito chiacchierare animatamente con Filippo. Killian non aveva idea di come o perché, ma sembrava che in pochi secondi il livello di nervi e isteria dentro quella macchina avesse avuto un’escalation piuttosto allarmante, perché quando aprì lo sportello per entrare, i quattro gli urlarono proprio in faccia e lo tirarono dentro, cantandogli una canzone assurda che avevano improvvisato in qualche modo 'solo per il bastardo irlandese'. 
Scuotendo la testa, indicò di nuovo i due piantagrane con un colpo d'occhio "Non vi azzardate ad ubriacarvi prima di aver finito lì. Dico sul serio".
Aveva notato la coppia di bottiglie che i suoi amici stavano cercando di nascondere poco sottilmente dietro la schiena. Victor ne prese una, mostrandola con orgoglio e mise il broncio a Killian "Perché no?".
"Perché non sarebbe appropriato".
I quattro lo fissarono per un lungo minuto, con la testa piegata esattamente nella stessa posizione di lato "Da quando ti interessa essere appropriato?".
"Wow, grazie, mi sento meglio adesso".
"Come vuoi Jones" sbuffò Jefferson prendendo la bottiglia dalle mani di Victor, ignorando il suo 'Ehi!'  e voltandosi per prendere alcuni bicchieri nel vano posteriore.
Una mano gli batté la spalla e Killian vide Filippo sedersi al suo fianco con un largo sorriso. "Dai Killian. Solo uno. Ce lo meritiamo".
"Non abbiamo vinto".
Victor sorrise sfregandosi le mani, stile cattivo "Non ancora".
"Ma guarda un po’ chi si sente fiducioso" ridacchiò Killian scuotendo la testa. Victor si strinse nelle spalle prendendo il bicchiere ormai pieno che gli stava offrendo Jefferson.
"Sono sicurissimo a questo proposito. Lo sento".
"Non cominciare con la tua roba spaventosa per favore". Il suo tono era scioccato ed esasperato, ma il suo amico era davvero intenzionato ad ignorarlo, agitò una mano con noncuranza davanti a lui rivolgendosi di nuovo a Killian.
"Sto solo dicendo che ho la sensazione che vinceremo".
August inarcò un sopracciglio, mettendo le mani sulle ginocchia e avvicinandosi sempre più al bassista "Se perdiamo abbiamo il permesso di schiaffeggiarti?".
Ottenne solo un sorriso in risposta "Certo. Vai avanti. Schiaffeggiami quanto vuoi".
"Ho preso nota".
Killian si fece un appunto mentale per ogni evenienza. Sarebbe stato davvero soddisfacente solo per avere l'occasione di schiaffeggiare il suo amico. Il cielo sapeva che meritava in un certo senso di essere schiaffeggiato da lui. O da chiunque altro. In ogni caso.
Filippo strizzò l'occhio a Killian, notando l’aria sognante che sembrava averlo avvolto alla prospettiva di colpire Victor e si voltò per parlare verso il conducente. "Leroy – Siamo arrivati?".
"Cinque minuti se nessun fan esagitato si getta sulla macchina". Leroy non sembrava troppo scontroso, notò Killian con curiosità. Doveva essere un record, considerando con chi avevano a che fare - il ragazzo avrebbe potuto tirare qualche pugno se avessero fatto troppo baccano e tutti loro lo sapevano. Pensò che non avrebbero dovuto approfittare della loro fortuna se l'autista era ancora relativamente di buon umore, nonostante l'escalation nella parte posteriore della vettura, avrebbero avuto il tempo di farlo piangere fino a quando sarebbero arrivati al red carpet.
L'idea non era particolarmente attraente. Almeno per lui.
August alzò il bicchiere e il movimento riportò indietro Killian dalle sue riflessioni. Notò come il tastierista si schiarì la gola e poggiò la mano libera sul petto, chiedendo la loro attenzione. "Propongo un brindisi". Tutti si scambiarono uno sguardo divertito e lo imitarono, alzarono le mani e rimasero in attesa. Fece un respiro profondo prima di continuare con voce calma "Per il nostro miglior album. Per il diavolo di tour che ci attende. Per i nostri meravigliosi fan che hanno continuato a sostenerci anche dopo la merda che hanno scritto su di noi. Per la pazienza di Gold quando ha a che fare con noi". Si fermò e indicò Victor, che si stringeva il petto, in attesa col fiato sospeso. "Per Victor che è riuscito per una volta a trovarsi una bella ragazza - e sorprendentemente riesce a tenersela stretta". Scoppiarono a ridere e il bicchiere di August si spostò davanti a Filippo. "Per Filippo e Aurora che si sono sposati dando al resto di noi la speranza di trovare qualcosa di simile a ciò che hanno loro" Jefferson fece 'oooh' ma si bloccò subito quando si rese conto di essere il prossimo, per il divertimento del resto del gruppo "Per Jeff e le sue idee folli e per averci dato Grace. Per le nostre famiglie, che non hanno mai smesso di sostenerci – Belle e mio padre". Si fermò e Killian sapeva che era il suo turno. Incontrò lo sguardo caldo del suo amico che gli batté una mano sulla spalla con affetto "Per Killian, per essere tornato da noi quando si era perso. Per essere tornato a casa".
Per un momento ci fu un silenzio intenso in cui l'unico suono era quello che proveniva dalla radio e Killian non fu nemmeno in grado di sorseggiare il suo champagne, anche se avesse voluto, tanto era commosso. Anche se nessuno se ne sarebbe accorto, dato che l'attenzione fu come sempre focalizzata su qualcun altro.
"Victor sta piangendo".
"Giuro che è come se lo facesse apposta" Victor tirò su col naso e tutti risero, la tensione scivolò via quando fecero tintinnare i bicchieri insieme e infine bevvero il vino frizzante. Killian sorrise assaporando il gusto fresco e asciutto persistente sulla sua lingua e i ricordi di champagne gocciolante sul suo viso si presentarono avanti ai suoi occhi.
Come se l'avesse evocato, i suoi compagni iniziarono a proporre brindisi dopo brindisi fino a quando il suo nome venne fuori e sollevò la testa per la sorpresa.
"Per Emma, che è la ragione per cui stiamo vincendo questo premio!".
"Per lo champagne, che ha fatto mettere insieme lei e Jones!".
Spalancò la bocca per l’indignazione "Non è vero - l'ho conquistata con il mio carisma e il mio umorismo".
Ignorandolo - anche se era certo fosse dovuto alla sua ansia di continuare a bere - Victor agitò una mano verso di lui "Come dici tu, innamorato".
Killian alzò gli occhi e riprese a bere, anche se in modo meno entusiasta rispetto ai suoi amici. Non aveva bisogno di presentarsi ubriaco sul red carpet, questo era certo. Ma ne prese qualche sorso - dopo tutto, c’era qualcosa che lo spingeva a bere. A breve l’avrebbe incontrata.
Vide con la coda dell'occhio Filippo aggrottare le sopracciglia "Aspetta, tu ed Emma siete ufficialmente tornati insieme? Che cosa dovremmo dire se ce lo chiedono?".
"Dite loro di farsi gli affari propri. Oppure parlate della vostra vita sentimentale, non della mia" rispose con un'alzata di spalle indifferente. Era stanco riguardo a qualunque cosa avrebbero detto su lui ed Emma.
"Questo in realtà non risponde alla mia domanda".
... ok, aveva chiaramente cercato di schivare la domanda, no? Deviando sui paparazzi e la stampa, non aveva spiegato ai suoi compagni che cosa stava succedendo. Non era stato troppo aperto su quello che era accaduto tra Emma e lui dopo il processo, non aveva condiviso con loro quello che aveva dovuto dire o la chiacchierata che avevano avuto dopo l'incidente con Cassidy. Aveva senso che avessero chiesto, che fossero preoccupati. O semplicemente curiosi.
Conoscendoli, probabilmente volevano solo tenere sotto controllo la situazione in modo da poter scoprire chi aveva vinto una delle loro scommesse.
Dopo un po' che si dimenava sotto gli occhi attenti dei suoi compagni, ammise "Stiamo cercando di capire".
Un lungo gemito seguì la sua confessione e dovette combattere la voglia di colpire ciascuno di loro dietro la testa. Coglioni.
"Non preoccupatevi ragazzi. Il peggio è passato" si difese e appena lo disse si sentì come colpire anche lui. Non aveva bisogno di dare spiegazioni su nulla, dannazione.
August lo guardò con un'espressione accorta "Sembri terribilmente sicuro di te stesso".
Lui quasi cadde sul pavimento della limousine per le risate. Certo. Certo. Hahaha. Buona questa, Booth. 10 e lode per la recita. "Non lo sono. Avrò sempre una paura assurda per quanto riguarda lei, ma ... credo di sapere di che cosa ha bisogno". 
"Un cucciolo. Tutti hanno bisogno di un cucciolo. Rende tutto migliore" Victor sottolineò solennemente. Killian era abbastanza sicuro che l'idiota stesse anche pensando che si stava rendendo utile. Probabilmente era sulla strada per drunkville.
Jefferson gli diede una gomitata "Le ha già dato un cane, amico".
Il cambio della sua espressione fu impagabile "Oh. Giusto. Che peccato!".
Ignorando quella conversazione completamente surreale, Filippo reindirizzò la conversazione verso Killian "Allora di cos'è che ha bisogno?".
"Stiamo parlando in codice o qualcosa del genere? Stiamo parlando di sesso?" Chiese Jefferson alzando una mano.
"No".
"E allora che cos’è?".
Killian decise di ignorarli, scegliendo di bere l'ultimo sorso dal bicchiere - e l'ultimo champagne per il resto della serata, o almeno fino a quando la cerimonia si sarebbe conclusa e sarebbero stati fuori di lì - e mosse le sopracciglia scherzosamente "Dovrete aspettare e vedere".
Un altro coro seguì le sue parole, ma non ne fu minimamente colpito. Scrollò le spalle, guardando fuori dal finestrino quando si rese conto che la macchina stava rallentando, non a causa del traffico, ma per la quantità di persone che si erano radunate intorno alla strada che portava al teatro.
Ma sapeva che non erano i tipi da lasciare le cose in sospeso. Ovviamente no.
"E' una sorpresa?"
"Forse" disse misteriosamente.
"Odio le sorprese!" Jefferson mise il broncio, ma si scontrò con l'applauso entusiasta sia di Victor che di Filippo, che in coro dissero "Io amo le sorprese!".
August gli lanciò uno sguardo curioso, ma per una volta non intervenne per avvertirlo o per fare qualche osservazione sul 'sai quello che stai facendo' o 'sii te stesso', cosa che fu alquanto inaspettata. Killian era troppo abituato all’istinto di protezione del suo amico e la mancanza di un consiglio fraterno lo allarmò un po’ per quello che sarebbe successo  non appena avrebbe messo piede fuori da quella macchina.
Con la voce roca di Leroy si fece sentire in sottofondo, si chiese se la causa era legata al fatto che stesse finalmente crescendo.
________________________________________________________________________________
 
"Hai appena tentato di abbracciare Eminem?"
"E’ così figo, amico. Dovevo".
"Ormai sei andato".
"No, non è vero".
Killian alzò le mani in aria, rinunciando. Bene. Se volevano sembrare dei completi idioti difronte al mondo intero, erano i benvenuti. Almeno per una volta sarebbe stato quello che si sarebbe tenuto lontando dalla stampa negativa per una notte.
August si presentò al suo fianco e fischiò "Sono ancora più fuori di testa del solito oggi" Killian sbuffò, chiudendo gli occhi quasi impercettibilmente - o almeno così pensò -  il lampeggiare dei flash senza sosta lo accecava ogni due secondi.
"Non sto scherzando - Beyoncé è qui. Piangerei anch’io se fossi lì".
Filippo sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Come se il cretino avesse bisogno di spazzolarli o qualcosa del genere. "Piangerei proprio qui, ma ho un'immagine da difendere".
Killian e August gli rivolsero un sorriso indifferente e scuotendo la testa decisero di chiudere il discorso. Dopo aver spazzolato quella che temeva fosse un po' di polvere dalla sua giacca, spinse i suoi amici verso la sezione del red carpet dove iniziavano a scattare le foto. Era il momento di dare alla gente quello che voleva. Anche se non era troppo entusiasta a riguardo.
Posare. Ugh.
Finse un sorriso parlando attraverso i denti e temendo di sembrare un serial killer "Qualunque cosa. Sorridete, ragazzi".
Dopo alcuni minuti di grida costanti, scatti e luci accecanti, Killian socchiuse gli occhi, stringendoli per riacquistare un certo livello di visibilità. E per questo non si accorse che qualcuno gli si avvicinò furtivamente e lo prese in un abbraccio da dietro, urlando fastidiosamente "Cheese!".
Maledizione, non dal suo profilo peggiore.
"Ehi!"
"Humbert!"
"Sei in ritardo" sottolineò alzando un sopracciglio con aria interrogativa. Fortunatamente Graham non si prese nemmeno la briga di uscirsene con una scusa.
Ne aveva già tirata fuori una ridicola. Non avrebbe dovuto essere sorpreso, davvero.
Lui agitò una mano davanti al viso come se stesse cercando di venderlo "Pensi che questo faccia diventi magicamente così? No eh!!".
Mentre August e Filippo ridacchiarono, strinsero la mano e si scambiarono abbracci con lui, Killian cercò di fare la parte di quello sconvolto  "Ed io che pensavo che fosse tutto carisma naturale. Non ho altro da aggiungere" Sarcasmo secco - forse il suo preferito.
Graham aprì le braccia verso di lui e condivisero un breve abbraccio fraterno, con pacche sulla spalle incluse, perché dopo la domanda sulla tonalità di verde in quel cruciverba da Granny, sentiva come se il suo ego da macho fosse stato messo in discussione. Stava per chiedere al suo amico della sua bella compagna - sul serio, quanto poteva essere carina Ariel? - quando un paparazzo richiamò la loro attenzione.
"Graham, Killian! Una foto insieme, per favore?"
Guardò verso il suo amico con la coda dell'occhio, dicendogli silenziosamente quello che pensava. Entrambi sapevano che la foto avrebbe parlato da sé: non scorreva cattivo sangue, senza rancore, non c’era assolutamente niente che non andasse tra loro due. Ma quello che non sapevano era ciò che avrebbero scritto nel titolo.
"Sei sicuro di questo?" chiese Graham quando andò a stare alla sua destra, battendo la mano sinistra sulla spalla e stringendolo forte. Fece semplicemente spallucce.
"Cosa potrebbero mai dire che non hanno ancora detto?"
Graham scosse la testa, sorridendo tristemente "Touché". I due posarono per un po' e Killian stava iniziando ad annoiarsi ad un certo punto – era davvero noioso, sapendo sopratutto che nel 70% di quelle foto non sarebbero usciti assolutamente bene, questo rendeva ancora meno sensato per lui stare lì a farsi scattare foto. Prima che potesse trovare una scusa per fuggire dalla scena, Graham mormorò serio: "Che cosa hai in tasca Jones".
Che fottuto idiota.
Killian rimase lì a farfugliare per un momento, cercando di pensare al modo migliore per rispondere a tale stupidità, ma con sua grande sorpresa e sollievo, le urla provenienti dall'altro lato del tappeto andarono in suo soccorso.
Oh no.
"Graham! Siete amici dopo tutto quello che è successo?".
"L’hai perdonato per averla portata lontano da te Killian?"
"Cosa state indossando ragazzi?"
(Chiaramente uno di loro non era come gli altri.)
La sua era mascella serrata e guardò in basso verso la sua mano che aveva inconsciamente stretto in un pugno, non più divertito dall’osservazione del suo amico o dalle buffonate dei suoi compagni ubriachi. Stava per rispondere, quando Graham lo interruppe, impedendogli fisicamente di avvicinarsi al paparazzo che aveva parlato.
"Killian, no".
Ma non gli importava più niente. Era troppo stanco delle mezze verità, delle voci e dei pettegolezzi crudeli che venivano messi in circolazione, lanciando al vento i loro sentimenti per persone che non sapevano nulla di loro.
"No, non l’ha fatto" rispose con parole stringate e dure. Il paparazzo non batté ciglio, continuando a registrare ogni singola parola e ogni mossa che faceva "Vedi, non si può rubare qualcuno. Soprattutto non una donna. E soprattutto non Emma Swan".
Guardando Graham, lo spinse dolcemente così da trovarsi fuori dalla portata d'orecchio e si trovarono circondati dai suoi compagni. Victor fischiò e urlò in approvazione.
"Un applauso per Jones, amico". Killian si limitò a scuotere la testa alla sua affermazione e fu sorpreso di sentire un altro paparazzo chiedere un ultima foto di tutti i ragazzi. Scrollò le spalle, si allinearono e misero le braccia l’uno dietro l'altro, sorridendo e cambiando pose mentre i flash continuavano a illuminarli, era una sensazione davvero strana, essere lì, ancora, con tutto ciò che si muoveva intorno a loro, le luci e le urla.
E poi ci fu un altro urlo, ma questa volta proveniente da uno dei suoi amici.
"Chi mi sta pizzicando il culo?"
Un sorriso dipinto di rosso apparve da dietro di loro, ridendo. Lei mise un pò il broncio, anche se nessuno ci stava credendo "Oops".
August si rivolse a loro, toccandosi ancora il sedere, completamente sbalordito "Ma ha afferrato il mio culo!"
Jefferson si lamentò "Perché si becca sempre lui la roba buona?"
Ruby gli rivolse un sorriso sornione, camminando verso di lui "Ah, vieni qui. Afferro il tuo".
Alla scena Killian scosse la testa. Questa era la sua vita, questi erano i suoi amici "E poi, scrivono roba su di me".
"Perché non pizzichi quello di Swan, Ruby? Sarebbe abbastanza memorabile" suggerì Filippo.
Ruby mise le mani davanti a lei "Non funziona. Avete già avuto il vostro show, l'altro giorno. Niente più scene Red Swan per voi".
Ci fu un coro di lamenti da parte dei ragazzi - Killian incluso. Ehi, era un uomo e quel bacio tra le due donne era stato un spettacolo per gli occhi.
"Smettetela di piagnucolare. Non succederà".
Stava per continuare a punzecchiarla, se non per la pura e semplice soddisfazione di farla irritare, quando Emma si avvicinò a lui, con un sopracciglio perfettamente sollevato mentre lo esaminava dalla testa ai piedi.
"Molto elegante, Jones".
Lui la imitò in modo scherzoso mentre osservava il vestito che indossava. Forse questa donna pensava che fosse uno scherzo? Un abito di pelle nera? Dio. "Anche tu, Swan. Avresti potuto indossare una cravatta come me, ma lo ammetto il vestito va benissimo".
"Grazie. Credo". Gli sorrise e si tirò goffamente l'orlo del vestito, sistemandoselo. Mentre lo faceva, Killian pensò di poter sentire il suo profumo familiare nel piccolo spazio tra di loro e respirò, quasi desiderando di poter annegare in quell’odore.
Si scosse e chinò il capo verso di lei "Allora. Buttiamoci nella mischia, va bene?".
Le ore successive le spesero sorridendo e parlando con diversi rappresentati dei media, parlando dei loro progetti futuri, del tour, dell'album, del video e di ciò che si aspettavano per quella serata. Scherzò con tutti, lanciando occhiate sottili di tanto in tanto in direzione di Emma per vedere che cosa stesse facendo e sorridendo a se stesso quando la vide scoppiare a ridere o mentre giocava con i suoi capelli - un segno che era nervosa. A un certo punto, decise che era il momento di firmare alcune delle foto e degli striscioni dei fans che erano lì in attesta da chissà quanto tempo e dopo un po' di urla e strilli dalla maggior parte di loro, si rese conto che era stato raggiunto da alcuni dei suoi amici insieme ad Emma. Si misero tutti al lavoro, cercando di firmare e scattare più foto che potevano, anche passandosi le penne gli uni con gli altri e prendendo le fotocamere in modo da poter scattare meglio alcune delle foto invece di posare in selfies imbarazzanti.
Unico inconveniente: non appena una macchina fotografica finiva nelle loro mani, dovevano sempre scattare prima un selfie e poi passavano a fare la foto con il fan.
Idioti.
Killian si ritrovò un paio di volte a disegnare qualcosa su alcuni degli striscioni che le ragazze avevano portato con se e quando notò Emma roteare gli occhi, spiegò alle povere fans della totale mancanza di vena artistica di cui soffriva e a questo lei rispose che era troppo sciocco da non essere in grado di apprezzare la sua arte. Aveva cercato di spiegare loro che l'arte di Emma non era arte, quindi non era come diceva lei.
E lei gli diede uno schiaffo dietro la testa.
Forse se lo meritava.
Quando tornarono alla sezione del tappeto destinata alle interviste, si ritrovò accanto a lei e si rese conto con un sussulto che si stava divertendo - e anche lei. Non importava se li stavano fotografando o riprendendo o stavano parlando di loro e chissà cosa stavano dicendo - non gli importava in quel momento; lei era proprio lì, gli stava sorridendo, come se non gli interessasse nulla di tutto ciò che li circondava.
E questo era grande.
"Killian! Ehi Killian!"
Lui allungò il collo per vedere un paio di occhiali familiari su un volto raggiante. Ah. Josh di MTV, si agitava eccitato verso di loro per invitarli ad avvicinarsi al suo angolo del tappeto rosso. Nascose un sorriso, aggrottò la fronte e guardò Emma con un’espressione confusa "Hai sentito qualcosa?".
Lei sbatté le palpebre, momentaneamente persa e poi vide l’intervistatore ancora intento a richiamare la loro attenzione, a quel punto gli resse il gioco "Oh, non lo so. Perché me lo chiedi?".
"C'è questo ... ronzio ... proveniente da lì ..." insistette mentre camminavano lentamente, fino a quando furono fianco a fianco al microfono di MTV e il suo proprietario, che mise il broncio verso di loro.
"Questo mi offende".
"No, non è vero" Killian sorrise e gli diede un breve abbraccio "E' bello vederti, amico".
Ricambiò l'abbraccio e poi fece lo stesso con Emma, che lo baciò anche sulla guancia per la gioia dell'intervistatore "È bello vedere anche voi ragazzi. Sei stupenda Emma".
"Beh, grazie. Non sei tanto male neanche tu". 
"Ho fatto del mio meglio. Ho sentito che stavi arrivando e ho pensato tra me e me 'oggi è la mia notte', lo sai".
Killian batté i piedi rumorosamente sul tappeto - non che sarebbe stato sentito in ogni caso, ma il gesto era quello che contava. Giusto? "Ragazzi volete una camera?" disse lentamente cercando di sembrare annoiato.
"Se lui non è al centro dell'attenzione diventa scontroso" cinguettò Emma e al suo sguardo arcigno lei tirò fuori la lingua verso di lui. Stava per commentare chi fosse quello scontroso in quel trio quando qualcuno arrivò dietro di loro.
"Garantisco io per questo". 
Josh aprì le braccia per dargli il benvenuto "Mr. Humbert si unisce all'intervista, gente".
"Questa non era un’intervista - Stavi flirtando con Swan e ignoravi me. Ecco. Questa è la cosiddetta intervista" dichiarò Killian, indicando Josh con fare accusatorio. Emma poi scoppiò in una risata e rivolse ad entrambi uno sguardo interrogativo.
"Lui è come gelatina con te! Lui ti vuole!".
Josh gli accarezzò il braccio come per consolarlo "Killian, mi dispiace va bene. Sono sposato. Eccetto per Emma, per lei farei un'eccezione".
"Come osi. Vado via di qui” disse girando i tacchi e avviandosi per andare via, ma Emma corse a prenderlo per riportarlo nel punto in cui era Josh, che continuava a ridere e ad agitare il microfono davanti a loro.
"Allora voi siete qui per il supporto morale?" chiese, ed Emma e Graham si strinsero nelle spalle dopo aver condiviso uno sguardo.
"La band è stata così gentile da invitarci ..." iniziò Graham, ma Emma lo interruppe presto.
"... nel mio caso probabilmente era perché volevano ridere di me mentre correvo dietro a Beyoncé".
"Anch'io". Graham confermò immediatamente.
Quei due insieme a Ruby erano grandi fan di Beyoncé, sul serio. Una cosa davvero divertente a cui testimoniare.
Emma, da parte sua, guardò a bocca aperta Graham, colpendo al petto con rabbia "Scusami, tu eri molto più entusiasta di incontrare i One Direction. Non mentirmi".
Killian ridacchiò, non sapendo se ci fosse qualcosa di vero nelle parole di Emma o meno – ma dal rossore che si diffuse rapidamente sul viso di Graham, avrebbe potuto dire che c'era qualcosa di vero effettivamente - e tutta la faccia di Josh si illuminò. "Oh, abbiamo avuto una battaglia su Twitter tra i tuoi fan e le Directioners infatti!".
La bocca di Killian si spalancò. Cosa hanno fatto? "Hanno combattuto? Questo è terribile! Dite loro di smetterla. Di diffondere l'amore come la nutella sul pane tostato".
"Jones FOR PRESIDENT, gente" disse Graham, applaudendo lentamente e Killian gentilmente si inchinò "Per favore qualcuno può scriverlo su una t-shirt".
Josh li ignorò - nessuna sorpresa - e proseguì. "Non ne hai sentito parlare? Non fanno altro che parlarne sui social network".
Emma guardò entrambi per un secondo e poi si preparò come se fosse sul punto di passare attraverso dei cerchi di fuoco. Forse era così, era spaventoso come sembrava, di trovarsi nell'occhio del ciclone come quello "Abbiamo cercato di evitare Twitter il più possibile nelle ultime settimane, perché c'erano alcune cose veramente brutte in giro".
"Guerre tra ship immagino? I sostenitori del Gremma e del Captain Swan vi hanno creato problemi?".
... ok, era sicuramente un ragazzo perduto in quel momento. Di cosa diavolo stava parlando? 
Si voltò a chiedere ad Emma - lei era molto più ferrata su queste cose e aveva avuto modo di insegnargli già altri riferimenti alla cultura pop, soprattutto perché Henry li spiegava prima a lei - quando Graham saltò eccitato.
"Oh, per una volta so di cosa stai parlando!" disse con veemenza. Poi si rivolse a Emma. "Sai, le persone che pensano che io e te dovremmo stare insieme, ci chiamano Gremma - come chiamano Brangelina la coppia di Brad e Angelina?".
Lei lo fissò incredula, come fece anche Killian. La gente aveva davvero dato dei nomi alle loro relazioni?
Che cosa?
Killian notò come Emma iniziò a spostarsi goffamente da un piede all'altro e cercò di porre rimedio alla tensione chiedendo a Josh "E noi siamo chiamati Capitan Swan?".
Lui si limitò ad annuire. "Perché tu sei il capitano dei Lost Boys".
La bocca di Emma si aprì e si chiuse silenziosamente in una imitazione molto convincente di un pesce rosso "Quindi... io in questo momento sono in piedi tra le mie ships".
Scoppiarono a ridere a questo. Swan in soccorso, come sempre – era sempre stata brava a fermare le situazioni strane. Josh fece cenno verso di lei con il suo microfono.
"Probabilmente stai provocando loro un attacco di cuore". 
Killian strinse le labbra pensieroso "Ora succederebbe solo se facessimo una cosa a tre ..."
"JONES" scattò minacciosamente.
"Che cosa?" .
Le labbra di Emma si tirarono in una linea sottile, ma lui sorrise di nuovo e ammiccò, facendola sbuffare esaspertata. Non si sarebbe mai stancato di fare questo.
Josh, da parte sua, sembrava essere piuttosto ansioso di non lasciarli andare, così continuò a sparare domande "Comunque, ragazzi vi sentite un  po’ fuori posto qui? Le stelle di oggi iniziamo così giovani!".
"Ci stai dicendo che siamo vecchi?".
Non sembrò nemmeno vergognarsi di aver insinuato una cosa del genere. Che sfacciato. "Niente affatto. Ma potete dimostrare che siete all'altezza del compito da ..."
Emma si lamentò e lo interruppe "Oh no. È uno dei tuoi quiz?".
Josh mise il microfono sul suo cuore, guardandola adorante "Lei mi conosce già. Non vedi che è vero amore?".
"Inizia" gli ordinò.
"Va bene, va bene: momento del quiz sulla cultura pop".
I tre si scambiarono occhiate diffidenti e le spalle di Killian si scossero in una risata silenziosa. Non era sicuro se sarebbero stati fregati o no, ma sembrava  essere divertente "Spara" disse a Josh, che annuì e tirò fuori una pila di cartelline dove aveva stampato domande ridicole di ogni tipo per loro.
Si chiese che cosa stavano facendo in realtà e se avessero un minimo indizio di cosa stessero parlando.
"Sai chi è Tauriel?".
Oh, amico, questo lo sapeva.
"Chi?" chiesero Emma e Graham, ma lui stava già strappando il microfono da Josh.
"La ragazza elfo dell’ultimo film The Hobbit!".
"Sì!".
Sollevò un pugno in aria, assaporando la sua piccola vittoria, prima di aggiungere come in un ripensamento quando gli venne in mente un’immagine del personaggio "E mi piace lei. Penso che sia molto attraente".
Josh concordò, strizzandogli l'occhio e spingendo il gomito verso di lui "Chi non lo pensa, giusto?".
"Oh-oh. Qualcuno è arrabbiato" disse Graham e Killian stava per chiedergli cosa diavolo intendesse dire quando vide l’espressione completamente vuota di Emma. Aveva le labbra strette e all’espressione indagatrice di Josh, sollevò un sopracciglio perfettamente curato. 
"Nessuno è arrabbiato. Qualcuno è curioso, ecco tutto".
Ah. Nessuno ci stava credendo, Swan.
Forse sentendo la tensione, Josh si schiarì la gola, pronto a continuare il loro piccolo gioco. "Prossima domanda - qual è il nome dell'ultimo album di Justin Bieber?".
Emma scosse la testa "No..non lo so".
"Non lo so" Graham disse casualmente, incrociando le braccia sul petto.
"Non mi interessa" Killian si strinse nelle spalle.
"Va bene ... credo. Sapete cos'è un Cumberbitch?".
"Un fan di Benedict Cumberbatch" dichiarò Graham senza perdere un colpo ed Emma e Killian si rivolsero a lui con l’identica espressione scioccata sui loro volti.
"Oh mio Dio come fai a saperlo?" Chiese lei guardandolo con circospezione.
Josh accarezzò il braccio di Graham. "E’ giovane nel suo cuore".
"E' chiaramente un Cumberbitch" disse Killian e Graham cercò di nascondere un sorriso orgoglioso - fallendo, ovviamente.
"Colpevole".
Ancora ridacchiando, Josh cercò nelle sue schede e trovò la domanda successiva, portando il cartoncino più vicino al suo viso per leggerlo. "Prossima? Sapete chi è l’uomo vivente più sexy del mondo secondo People?".
"Se mi dici che è uno di questi due mi lancio da una scogliera" disse Emma mentre premeva le sue dita sulle tempie. Graham scosse la testa.
"Se non è Benedict Cumberbatch salto da una scogliera".
"In realtà, si tratta di Adam Levine" li informò Josh ed Emma si mise una mano sul petto mettendo in scena un bello spettacolo di apparire sollevata. Sia Graham che Killian la fissarono.
"Oh, grazie a Dio.. E sono d'accordo".
"Oh-oh - adesso qualcuno è arrabbiato ..." disse Josh agitando la mano con cui teneva le schede in direzione di Killian, che si morse la lingua per la frustrazione di aver lasciato che le sue emozioni avessero la meglio su di lui. Non era come se fosse geloso o altro, solo che in un altro momento avrebbe fatto volentieri un commento sul gusto di Emma in fatto di uomini o su come avesse sbavato su quel ragazzo quando erano al Coachella, ma ora ...
Lui alzò un sopracciglio incontrando gli occhi di Emma con i suoi "Non arrabbiato, solo ... curioso".
Notò la sua piccola assenza di respiro che cercò di mascherare mettendo una mano sul petto - ma tutto fu rapidamente dimenticato quando Josh lesse la domanda successiva "Secondo Taylor Swift 'we are never ever ever  ...'"
I tre intonarono in perfetta sincronia "'Getting baaaack together!'".
Soddisfatto per il loro coro e dopo aver asciugato una lacrima dal ridere, chiese: "Avete mai letto Cinquanta Sfumature di Grigio?".
La mano di Graham volò per puntare verso Emma "Lei l’ha fatto!".
"Non l’ho letto!" urlò.
"Davvero?" Chiese Killian sopprimendo una risata.
"NO!".
"Perché stiamo urlando?" strillò Josh, ma Emma stava già cercando di spiegarsi.
"Ho avuto la sceneggiatura per il film e l’ho letta per sommi capi, non ho letto il libro! Una volta capito cosa fosse, mi sono fermata".
Killian inclinò la testa di lato, fissandola con fare inquisitorio "E quando esattamente hai smesso, Swan?".
"La pagherai per questo" promise acidamente e lui sussultò contro la sua volontà. Emma era una forza da non sottovalutare, non c'era dubbio - e tendeva a mantenere le sue promesse. Per quanto omicida e sanguinarie potessero essere.
Incapace di controllare la sua risata, Josh agitò le schede con le domande verso di loro, per lasciarli andare via "Grazie ragazzi. Direi che è andata bene. Ci vediamo più tardi!".
Graham scosse la testa e dopo aver rivolto ad Emma un sorriso sornione, se ne andò raggiungendo il resto della band - che dovevano essere lì in giro a rendersi ridicoli, se avesse dovuto scommettere su questo. Lasciando lui ed Emma lì, insieme, da soli, e si rese conto che lo stava guardando come se avesse perso la ragione "Che cos’era quella cosa?".
"Quale cosa?".
Lei incrociò le braccia sul petto e senza volerlo i suoi occhi scesero al petto. Diavolo, sembrava che lo stesse chiedendo lei con quel vestito addosso, per l'amor di dio "Il tuo comportamento territoriale?".
Ohhh. Così era questo quello che voleva dire, la cosa 'non sono arrabbiato, solo curioso'. Huh. Le rivolse un sorriso ambiguo. 
"Non posso farne a meno. E lo stesso si potrebbe dire di te, lo sai".
Doveva fare attenzione con quella conversazione e lo sapeva,  non era sicuro se lei l’avrebbe trovata strana o addirittura fastidiosa a questo punto, ma non gli importava. Lei lo fissò, forse in attesa di una spiegazione, ma vedendo che non ne avrebbe ricevuta alcuna, sospirò "Uh-huh. Certo".
Il loro piccolo tête-à-tête fu interrotto quando qualcuno richiamò la loro attenzione "Emma!".
Vide come Emma si scosse un po', come se stesse uscendo da uno stato di trance e cercò la fonte della voce - una bruna piuttosto interessante, con le caratteristiche asiatiche e un sorriso gentile che si allargava sempre più mentre si avvicinava a loro. Il sorriso raggiante di Emma lo colse di sorpresa - era piuttosto chiusa con la maggior parte delle persone, quindi questa donna doveva essere qualcuno di cui si fidava abbastanza per comportarsi in modo così aperto con lei – e le corse incontro a metà strada.
"Mulan! Ehi!" Oh. Quindi questa era Mulan, la regista che aveva incontrato e con la quale aveva girato durante l'estate. Non sembrava affatto come se l’immaginava Killian, ma comunque…
Lei gli rivolse un sorriso gentile quando si rese conto che era lì e lui le sorrise in cambio, andando verso di loro, la abbracciò e si presentò nel caso in cui lei non sapesse chi fosse.
Dal sorriso che si scambiò con Emma, era più che propenso a credere che avevano parlato di lui.
"Allora, cosa ci fai qui?" chiese Emma, facendo segno attorno a se. Mulan si strinse nelle spalle, ridendo.
"Il mio ragazzo mi ha pregata di venire con lui".
Emma alzò le sopracciglia per la sorpresa. Il suo ragazzo, eh? Killian non aveva sentito parlare di un fidanzato, ma ehi non conosceva per niente quella donna "Oh. Dov'è? Non ho mai avuto modo di incontrarlo".
Mulan si mise in punta di piedi per scrutare tra il mare di corpi che correvano letteralmente intorno al red carpet, facendo schioccare la lingua con impazienza. "E'... qui intorno. Aspetta un secondo!! Rob, sono qui!!".
Come lei agitò il braccio eccitata al lato opposto del tappeto, Emma e Killian socchiusero gli occhi per vedere chi fosse questo misterioso ragazzo. Se aveva invitato la sua regista alla premiazione, deve avere sicuramente qualche collegamento. Proprio quando intravide un biondo, con la barba trasandata e gli occhi azzurri, Killian afferrò con forza il gomito di Emma, che si voltò verso di lui, probabilmente per togliere la mano dal suo braccio, ma probabilmente vide lo sguardo di panico sul suo volto, perché rimase solo in attesta che le spiegasse cosa stesse accadendo.
Il ragazzo che si stava avvicinando. Era. Macklehood.
Macklehood.
Macklehood.
"Oh mio Dio, Macklehood sta venendo qui" gracchiò.
La bocca di Emma si aprì in stato di shock "Mi prendi in giro? Macklehood è il tuo fidanzato?". Urlò a Mulan e l'altra donna fu più che sorpresa.
"Non lo sapevi?".
L’espressione di Emma era impagabile, anche se Killian non era nello stato giusto per apprezzarlo davvero. "L'hai sempre chiamato Rob al telefono durante le riprese, non ho mai pensato che fosse il cantante!".
Lo shock gli rese impossibile lasciarla andare, così la fece girare in modo da averla difronte. Non era sicuro di come potesse apparire in quel momento, ma sicuramente si aspettava un qualche mix di esaltazione e completo terrore. "Emma, per favore, sto andando fuori di testa".
Lo guardò incuriosita "Non sapevo che fossi un suo fan".
La guardò a bocca aperta, completamente sconcertato "Sei seria? E’ il leader dei Merry Men! Lui è Macklehood!" Alla fine la lasciò andare e notò con un senso di colpa che andò a strofinarsi il braccio, guardandolo brevemente, ma non c'era tempo per questo, perché Macklehood stava andando verso di loro. Cercò di spazzolarsi i capelli con le dita e di scrollarsi di dosso la polvere invisibile dalla giacca. "Oh mio Dio è qui. Comportati bene. Sii forte".
Lui era lì. Oddio Macklehood era lì e stava raggiungendo Mulan e le stava sorridendo amorevolmente e oddio non era adorabile?
"Ehi tesoro. Oh, Emma! È un piacere conoscerti, mi dispiace che non abbiamo avuto l'occasione questa estate" disse dando ad una Emma un po’ agitata un caloroso abbraccio dopo aver baciato dolcemente Mulan. Dio, che era disgustoso.
Disgustosamente dolce.
Emma si morse nervosamente il labbro inferiore dopo aver ricambiato l'abbraccio "Va benissimo. Anche per me è un piacere conoscerti".
Poi si girò e sembrò sorpreso di trovare Killian lì, che cercò di non sembrare troppo fuori di testa quando si rivolse a lui "E il famigerato Killian Jones, giusto?"
Dio mio. "Sai chi sono?" 
Macklehood - Rob? - Rise e gli diede delle pacche sulla schiena con tale forza che Killian ebbe paura che avrebbe cacciato la sua cena. Il ragazzo si allenava e si vedeva - o forse era un semidio travestito da rapper mortale davvero cazzuto. Non sapeva quale opzione avrebbe preferito fosse quella  reale "Certo che ti conosco. In realtà penso che presenterò uno dei premi per cui sei nominato - Miglior Video. Quello con Emma, credo".
Killian inspirò profondamente e si spostò leggermente verso Emma per bisbigliare nel suo orecchio "Penso che sto per piangere".
Il rapper non colse il loro scambio mentre continuava a parlare tranquillamente muovendo le mani eccitato e poi disse "Dovremmo stare insieme qualche volta è da tanto tempo che avevo voglia di incontrare te e la band! Dove sono a proposito?".
"Sono ... qui intorno" disse guardandosi intorno e imprecando contro i suoi amici se non avessero mostrato le loro chiappe proprio lì in quel momento o in modo da aiutarlo dato che Dio Macklehood voleva incontrarli dannazione... vide August in un punto non lontano da dove si trovavano e sospirò di sollievo. "Oh, guarda, laggiù. Stanno facendo foto con quei ragazzi".
"Per favore di loro di venire, ci facciamo una foto. Sono sicuro che gli Hoodies e i … qual è il nome con cui di definiscono i tuoi fan?".
Ha chiamato i suoi fan Hoodies?
Cosa diavolo stava succedendo.
Se la sua voce uscì stridula, nessuno glielo fece notare, grazie a Dio "Sono abbastanza sicuro che si chiamino i Lost Ones. Non ne sono proprio sicuro, però".
Macklehood rise, battendo la spalla bonariamente. "Oh bene, tutti loro apprezzeranno, ne sono sicuro. Andiamo!".
I minuti successivi potrebbero essere considerati come un caos totale costituito da costanti momenti di fanboying, Victor e Jeff si gettarono letteralmente in ginocchio di fronte a Macklehood mentre Killian, Filippo e August si scusarono a loro nome per la scena imbarazzante, Graham si unì alla follia non appena si rese conto che tutti stavano impazzendo intorno a Macklehood, Emma e Mulan erano troppo divertite da quella situazione e furono scattate una tonnellata di fotografie che probabilmente sarebbero state associate a titoli curiosi.
Almeno questa volta sarebbero usciti per motivi più divertenti.
Dopo aver promesso loro che si sarebbero rivisti all'interno durante lo spettacolo, il rapper andò via con Mulan e lui rimase lì con Emma al suo fianco, ancora sconvolto e stupito da tutto l'incontro.
Wow.
"Sto ancora tremando" disse ad Emma e fu inorridito quando lei andò a pizzicargli le guance.
"E' stato adorabile".
Lui fece una smorfia, allontanado le sue mani - anche se una parte di lui protestò per la sua azione. Avrebbe desiderato ogni minimo contatto con Emma, niente di diverso, ogni giorno. "Macklehood non è adorabile, è uno tosto".
"Intendevo dire te. Tutto entusiasta di incontrarlo" disse inarcando un delicato sopracciglio.
Le sorrise spudoratamente incoraggiato dal fatto che non aveva smesso di ridere per tutto il tempo del suo passaggio sul tappeto rosso. "Ammettilo: ti stai divertendo".
Con le labbra strette ammise "Non è così male come mi aspettavo".
"Wow, non essere troppo eccitata".
Lei si strinse nelle spalle con grazia e non poté fare a meno di notare il modo in cui questo spostò la scollatura del suo vestito, portandolo a dare una sbirciatina allettante al suo decolléte.
Troppe emozioni in troppo poco tempo, stava per morire proprio lì fuori.
Lo fece uscire dalle sue riflessioni dandogli uno schiaffo sul braccio. "Zitto. Andiamo, dobbiamo spostarci". Lei fece per muoversi e Killian si rese conto che i suoi amici erano già entrati all'interno del teatro dove si sarebbe tenuta la premiazione. La fermò afferrandola per il polso, impedendole di scappare "Ehi".
Lei guardò dalla sua mano che le avvolgeva ancora il polso fino ai suoi occhi, con uno sguardo confuso "Che c’è?".
"Siamo a posto?" Chiese vago. Lei lo guardò come se volesse colpirlo in quel momento.
"Vuoi davvero farlo adesso?" mormorò e lui fece cadere le braccia lungo i fianchi, frustrato.
"Sono stanco di girarci intorno, Emma. Vorrei sapere se posso prenderti la mano o baciarti se vinco o qualsiasi altra cosa".
Lei sussultò e rimase a bocca aperta - eh, era riuscito a lasciarla senza parole. Questa fu la prima volta dopo un lungo periodo di tempo, in realtà "Io… ora non è il momento. Inoltre, abbiamo parlato questa mattina, non so cos’altro tu possa desiderare".
Perché non era sorpreso da una risposta così in stile Swan. Si avvicinò a lei mantenendo il suo sguardo intenso.
"Te l'ho detto. Voglio che tu la smetta di preoccuparti di quello che ho detto così da poter andare avanti".
"Ci sto provando, ok?" insistette con la fronte corrugata per la frustrazione. Lui fece un passo indietro, dandole il suo spazio e fingendo nonchalance - anche se l'intero scambio era riuscito a lasciargli un disagio che poteva sentire a pelle.
"Ok".
"Bene". 
Sapeva che lei si aspettava che avrebbe proseguito con un altro 'bene', puntando i piedi e magari avrebbe piagnucolato come un bambino, ma decise di dimostrare di essere cresciuto – shockante, vero? - E le fece cenno di andare avanti, indicando con il braccio la direzione in cui avrebbero dovuto seguire il resto degli ospiti.
"Dopo di te".
Lo stupore muto - probabilmente per il suo autocontrollo e per non aver continuato con la loro discussione - Emma scosse la testa quasi impercettibilmente e si diresse a grandi passi verso la massa di gente che entrava nel teatro. Stava per seguirla, quando lei si fermò, girando gli occhi confusi nella sua direzione.
"Sei arrabbiato con me?"
Lui sbiancò "Ovviamente no".
"Killian, io .."
Oh, per l'amor del cielo "Swan, dovrò portarti dentro se non ti muovi. E no, non ho intenzione di comportarmi come un bambino dopo questo. Non ti preoccupare".
Con questo, lei sbuffò solamente e Killian noto il tipo di furia che l’avrebbe investito se avesse osato aprire bocca. Sapeva che era uno da tenere alla larga quando i colpi venivano lanciati.
Rimase da solo, massaggiandosi la nuca e lamentandosi di quanto potessero essere impossibili le donne e lo sapeva, forse questo avrebbe aiutato con la 'sorpresa'.
________________________________________________________________________________
 
Tutte le premiazioni organizzate da MTV erano destinate ad essere abbastanza epiche, ma queste senza alcun dubbio raggiungevano il numero uno sulla lista di Killian. Si stavano divertendo durante tutte le performances - ad un certo punto apparvero dei percussionisti dal backstage che inondarono il teatro rendendo tutto completamente selvaggio – ballarono, risero e caddero anche a terra, per gentile concessione di Jeff. Emma e Ruby tornarono in preda ad una crisi isterica dopo una pausa alla toilette dove a quanto pare avevano incontrato Beyoncé - 'un sogno che si avvera, ragazzi! Beyoncé! '. Fecero foto con tutti quelli che potevano – e durante le pause si prestarono alle foto per i fotografi nel backstage di MTV.
Si dimostrò essere una serata completamente folle.
"E ora, il momento che tutti stavamo aspettando ... Il Video dell’Anno ... presenta… il leader dei Merry Men: Macklehood" gli altoparlanti squillarono e l'intero teatro quasi crollò sotto gli applausi e i fischi. Killian dovette far scendere Jefferson che era salito in piedi sulla sua poltrona non appena il rapper salì sul palco, anche se era un po' tentato di unirsi a lui. 
Era una leggenda.
Appena arrivò al microfono, lo prese in mano, fissando la telecamera e rivolgendole un sorriso "Va bene, va bene, va bene. Video dell’Anno, gente. Ci sono state delle canzoni fantastiche lo scorso anno! Insieme ad alcuni video incredibili, soprattutto questo ragazzo e la sua band, penso che si chiamano i Merry Men, woah!  Ma forse non li conoscete ... ". Il pubblico rise e li fissò stringendosi nelle spalle, come a dire 'che diavolo avete da ridere - sono serio qui'. Scosse la testa e proseguì. "Comunque, vediamo chi sono questi perdenti ..." .
Gli schermi mostrarono il logo della premiazione e iniziarono a scorrere le clip delle nomination. Intorno a loro, le persone applaudivano e facevano baldoria, ogni volta sempre più forte.
"È così orribile se sono davvero eccitato che vincano questi ragazzi? Sono così forti" commentò Graham il video di un’altra band che mostrava una ragazza che ballava molto poco vestita e rise quando Emma derise semplicemente disgustata la sua costar.
"Sta' zitto".
Fu chiamato allora il nome della loro band e le scene del video apparvero sugli schermi intorno a loro. I capelli di Emma mentre ballava, lui che l’afferrava prima che cadesse, loro che si baciavano.
Era sicuro che avrebbero scelto quella scena in particolare in tutto il video.
Si sentiva molto a disagio e non sapeva se dovesse uscirsene con qualche battua per dissipare la tensione, ma Emma lo batté sul tempo.
"Hai pronta la tua faccia da sconfitto?".
Lui sorrise "Non proprio. Mi limiterò a fissare con il broncio la telecamera e piangere" Per farle capire, le mostrò il suo broncio solo nel caso fosse stato necessario. E lei gli diede un cenno di approvazione.
"Questo potrebbe generare alcuni titoli sui giornali".
"Probabilmente".
Condivisero un sorriso, il suo cuore martellava forte quando si rese conto che davvero, davvero voleva baciarla. Davvero tanto. Proprio lì. Prenderle la mano. Dannazione, voleva farlo.
Ok, stava per farlo.
Stava iniziando a muoversi quando la voce angelica di Macklehood ruppe il suo sogno a occhi aperti "E il vincitore è ..." Ci fu una pausa e Killian riuscì a staccare gli occhi da Emma per vedere il rapper strappare la busta in cui c’era il nome del vincitore.
Lui trattenne il respiro.
La mano di Emma afferrò la sua.
Non poteva respirare anche se avesse voluto.
Macklehood guardò la telecamera.
"I miei amici, The Lost Boys!" 
Killian respirò e l'improvviso afflusso di ossigeno che attraversò il suo cervello lo fece quasi crollare. Guardò la mano di Emma che stava ancora avvolgendo la sua e incontrò i suoi occhi, un sorriso si fece spontaneamente strada sul suo viso. Prima che potesse rendersene conto,  la stava stringendo forte a se - e perché no? Era la star del video che meritava quel premio tanto quanto loro e lei lo rendeva felice, lui l'amava, avevano vinto e lei si adattava perfettamente contro il suo corpo...
La sua band saltò e urlò, stringendolo da dietro e gridando 'abbiamo vinto!' e Killian si rese conto che non era in un posto solo con Emma, erano ad una stupida premiazione, che avevano vinto e avrebbe dovuto andare a ritirare il premio difronte a migliaia di persone. E si avanti al mondo intero che era sintonizzando a guardare.
Oh cavolo.
Lasciò che i suoi amici lo spingessero fino a raggiungere le scale che portavano al palco, dove Macklehood li aspettava con il premio in mano, agitandolo scherzosamente così sarebbero andati a prenderlo. Appena arrivati​​, il rapper effettivamente iniziò a ballare, alla perplessità di Killian - ma non tanto quando il resto della band si unì a lui e il pubblico alla vista di quella scena andò completamente fuori di testa. Si girò verso la telecamera con gli occhi spalancati completamente senza parole. Lui inarcò un sopracciglio non appena vide il presentatore scoppiò a ridere e gli avvolse il braccio sulle spalle.
Killian sorrise. "Si tratta di una sfida di ballo?"
"Non proprio, no" disse e gli consegnò il premio con un sorriso gentile "Ecco qui. Congratulazioni".
Lasciò loro cinque in attesa del microfono, la situazione era in visibilio dopo un tale spettacolo e decise di lasciare che i suoi amici parlassero per primi. Lui li guardò e disse: "Alcune parole speciali?"
Jefferson si avvicinò, chiuse gli occhi e Killian temette per un momento che si sarebbe addormentato lì o qualcosa del genere. Invece urlò "BALENCIAGA!" .
Ci fu un applauso scrosciante a questo, che Killian trovò a dir poco strano, ma August si presentò e tutti si calmarono per ascoltarlo "Volevo solo dire grazie a ciascuno di voi. E’ stato un anno pazzesco ma non sarei stato in grado di fare nulla senza il vostro sostegno, ragazzi".
Killian guardò Filippo che agitò solo una mano e aggiunse calorosamente "Quello che ha detto lui".
Pffft. Che sciocco.
Killian alzò gli occhi mentre prendeva il suo posto, impostando il microfono ad angolo retto. "Non dategli retta, colpa dello champagne. E Victor sta piangendo, quindi tocca a me". Guardò il premio nella sua mano, notando il suo colore e la forma per la prima volta e ridacchiò ad alta voce. 
"Wow, questa cosa è pesante. Utile per fare sollevamento pesi, forse. Comunque, come ha detto il mio amico, è stato un anno incredibile per noi. Nuovo album, nuova avventura, nuovi amici, ma i fan più fedeli là fuori sono sempre stati lì per noi. Grazie ragazzi". Si grattò il lato del collo, espirando rumorosamente prima di continuare. "E' divertente, perché abbiamo ottenuto questo premio e tutto quello che dovevo fare era baciare Emma Swan, che lasciatemelo dire, non è poi così difficile. E’ stato un piacere assoluto e lo rifarei di nuovo immediatamente, senza pensarci due volte. Tutto" disse significativamente, sperando che cogliesse il doppio senso.
Ci fu un lampo d'oro sulla sua visione periferica e si rese conto che stavano mostrando la reazione di Emma proprio lì sugli schermi. Cercò quello più vicino a lui e la vide, mentre nascondeva il viso dietro la mano, evidentemente imbarazzata e lui non poteva farci niente "Eccola. Ehi Swan. Guarda, abbiamo vinto!" disse mostrandole il suo premio, come faceva Henry quando era orgoglioso di qualcosa che aveva scritto o disegnato in classe. Emma annuì ridendo dandogli un pollice in su e il sorriso di lui si fece più ampio, incoraggiandolo ulteriormente a fare quello che stava facendo - a parlare di loro, parlando di rifare tutto da capo, tutto, non importava come o cosa, scegliendo lei, di stare con lei. Lui avrebbe sempre scelto lei.
Sempre sorridendo, si avvicinò al microfono per terminare il suo discorso "A quanto pare mi avrebbe ascoltato solo se avessi detto qualcosa difronte alla metà del pianeta. Ora probabilmente vi starete chiedendo se questa è una trovata pubblictaria o se è reale. Credo che solo noi due potremo saperlo". Fece l'occhiolino alla telecamera "Grazie".
La voce che parlava durante gli intervalli e le pause iniziò a fuoriuscire dagli altoparlanti e la band  lasciò il palco dopo aver salutato il pubblico "Ora, ci prepariamo per l’ultima performance della serata ... "
Seguirono lo staff del backstage che li spinse attraverso un labirinto di corridoi e porte fino a quando si ritrovarono fuori, pronti a tornare ai loro posti. C'erano un paio di intervistatori di MTV, ma se doveva essere onesto -  non era esattamente nello stato d'animo in quel momento di parlare della loro vittoria, del suo discorso o di nient’altro. Non prima di aver parlato con Emma o i suoi amici.
Parlando dei suoi amici ...
"Beh, non è stato drammatico o qualcosa del genere" disse August sarcastico, ma Jefferson fissava avanti a se guardando di traverso. 
"Victor, piangi di nuovo?"
"Ma lo hai sentito il bastardo? E’ stato così emozionante" Il bassista gettò le braccia al collo di Killian, dandogli pacche sulla schiena e piagnucolando sopra la spalla pateticamente "Se Emma non si getta tra le tue braccia dopo questo. Ci rinuncio".
"Rinunci a cosa?".
"La vita. All’amore. A qualunque cosa" disse Victor in tono serio.
"Ma stai zitto" sibilò con veemenza. Stava per chiedere loro di tornare ai loro posti, ovunque fossero in realtà - era un labirinto, davvero - quando si ritrovarono difronte il rapper che aveva presentato il loro premio "Ehi".
Macklehood gli sorrise e per qualcuno che considerava lui il re del sorrisetto, Killian finalmente capì che cosa si provava ad essere abbagliati da una tale sorriso infame. Dio mio. "E' stato interessante. Anche se credo non fosse necessaria la parte del 'è reale o no'. Almeno, non dopo aver visto come ti guarda".
Killian sospirò. "E'... più complicato di così".
Il rapper sembrò piuttosto triste "Non lo è sempre?".
"Non dovrebbe essere più facile?" disse Killian un po' sulla difensiva.
"Mi prendi in giro? Allora sarebbe noioso" gridò guardandolo inorridito. Lo colpì al petto inarcando un sopracciglio. "Anche se dopo aver letto e sentito tanto parlare di te e lei, noiosi sembra l'ultima parola che userei per definire voi due". Senza aspettare una risposta - o forse non ne aveva bisogno di una, era Macklehood, dopo tutto - applaudì con entusiasmo "Allora. Pronto per l'after party?".
Victor saltò verso di loro, completamente non invitato agli occhi di Killian, ma Macklehood sorrise al loro visitatore così spontaneo. "Ma sul serio? Certo, abbiamo davvero bisogno di portare in giro questo bambino!"
"Sei un tale esibizionista" lo ammonì Killian, prendendo il premio dalle mani del bassista per ogni evenienza. Non avrebbe accettato che il suo amico potesse romperlo o fare danni.
"Come vuoi".
L'altro uomo li zittì e mise le braccia sopra le loro spalle, guidandoli in silenzio verso l'uscita che avrebbero dovuto prendere "Stavo pensando… forse dovremmo pensare a una collaborazione. Sarebbe abbastanza epico, non credi The Merry Boys?".
Quasi soffocò  "Credo che sto andando in iperventilazione".
________________________________________________________________________________
 
Killian non era estraneo alle ragazze che si gettavano su di lui alle feste, ma doveva dire che questa era un’esperienza completamente nuova.
Erano arrivati da poco all’after party e si era unito ai suoi compagni, ad Aurora e Ariel dopo aver ricevuto una chiamata da Mr. Gold per condividere la notizia e concordare alcuni appuntamenti per la settimana successiva in cui avrebbero dovuto decidere alcune questioni last-minute riguardanti il tour ormai alle porte - e il divertimento poté iniziare. Victor e Jefferson erano completamente andati a quel punto, gli altri ridevano all’euforia con la quale sembravano reagire per ogni cosa e le canzoni improvvisate che si inventavano ogni due minuti. Fu allora, mentre era beatamente ignaro e felice di lasciare che i suoi amici si comportassero come completi idioti che lei lo attaccò.
Apparendo dal nulla, Ruby corse verso di lui e lo strinse tra le sue braccia, i capelli al profumo di vaniglia quasi lo soffocarono per un momento. Lui goffamente ricambiò l’abbraccio, ancora incerto sul motivo che l’aveva spinta ad una simile reazione. O forse era ubriaca. Questo non lo avrebbe sorpreso troppo, soprattutto vedendo come si stava comportando il suo ragazzo.
Ruby si allontanò da lui abbastanza da mettergli le mani sulle spalle "Non posso credere che tu l'abbia fatto".
Oh, quello. "Wow, grazie per tale fede incrollabile in me".
Agitò una mano verso di lui "Sai cosa voglio dire". Si limitò ad alzare le sopracciglia, aspettando che spiegasse. Ruby sbuffò in risposta "Stanno dicendo che è ancora più grande di quando Beyoncé ha sganciato la bomba della sua gravidanza durante la sua performance ai VMAs".
"Non c'è niente che può battere quello" Victor gemette sgomento e August lo guardò a bocca aperta, sembrando offeso.
"Solo perché non siamo Beyoncé, è per questo?".
Victor annuì serio "Nessuno può. È la legge".
Tra urla e spintoni che si scambiarono tra di loro, gli occhi di Killian andarono verso l'altro lato della sala, dove Emma e Graham erano appena arrivati. Vide come Graham le disse qualcosa che la fece ridere e gli diede un pugno sul braccio, e poi lui ricambiò dandole un pugno sul braccio, così che entrambi iniziarono a spintonare l'altro in un gioco che probabilmente sarebbe stato più adatto a dei bambini di otto anni che non a loro, ma vabbè. Questo era ciò che erano tutti loro, dopo tutto.
Dei bambini.
Bevve quello che restava del suo drink in un sorso e quando portò giù il bicchiere fu sorpreso di trovare Emma in piedi di fronte a lui, con Graham che sorrideva verso di lui e dietro di lei faceva pose da sbaciucchiamento sullo sfondo. Cercò di non aggrottare le ciglia solo perchè Emma avrebbe potuto pensare che fosse diretto a lei, così si fermò, ad aspettarla. Proprio come aveva sempre fatto.
Lei continuò a camminare lentamente finché arrivò a lui e fu costernato nel rendersi conto che Emma Swan sembrava nervosa. E sembrava incredibilmente adorabile quando era nervosa.
Era così fottuto.
(Lo era sempre stato.)
"Ehi" disse lei infine, muovendosi goffamente sui piedi "Congratulazioni di nuovo".
Era troppo divertito dal suo atteggiamento umile, ma non ebbe il coraggio di commentare "Grazie".
"Ve lo siete meritato".
Chinò la testa, facendo una smorfia "Beh, certamente tu hai aiutato a farlo succedere".
I suoi occhi si sollevarono al suono della sua risata tintinnante. Dio, quanto gli era mancata.
"Allora dovresti ringraziarmi?". 
Stava ... flirtando? Sembrava decisamente che lo stesse facendo. La osservò da sotto le ciglia, riflettendo sulle sue opzioni.
Seguire il suo esempio e flirtare.
Comportarsi come un idiota e non correre il rischio.
... Aveva sempre amato le sfide.
"Potremmo sempre ringraziarci a vicenda" suggerì, avvicinandosi leggermente verso di lei, incapace di nascondere il panico che provava alla possibilità che lei potesse ritrarsi da lui. Con suo grande sollievo, non si tirò indietro, ma sollevò un sopracciglio con fare di sfida e l'angolo delle labbra si incurvò divertito.
"Sono sicura che hai un paio di idee interessanti su come mostrarmi la tua gratitudine".
"Mi conosci così bene, è spaventoso".
Questo era quello in cui erano sempre stati bravi – scambiare battute, prendersi in giro, l’irriverenza. Rigidi in un primo momento, quasi amici subito dopo, dolci e semplici quando si misero insieme -  forzati e imbarazzati quando erano stati separati. L'emozione di essere di nuovo in quel posto con lei lo riempiva di speranza e si sentì più leggero, quasi come se potesse volare.
La battuta non era poi così difficile. Emma era la sua fottuta polvere di fata.
Sarebbe stata una frase troppo sdolcinata da dirle? Quello che un ragazzo doveva fare per corteggiare questa ragazza era folle. O ri-corteggiare.
Ancora discutendo se dovesse dirgliela o no, Emma prese la decisione per lui, interrompendo il suo serissimo monologo interiore "Senti, possiamo parlare ...?".
"Non è quello che stiamo facendo?" balbettò cercando di pensare ad una risposta bella, gentile e poco in stile Jones. E in mancanza, a quanto pare, al cipiglio che gli mandò, rispose "Va bene, va bene".
Quando la vide annuire e tendere il mento verso l'uscita, si fermò perplesso.
Oh. Voleva andarsene. Per parlare. Da soli.
Come ... da soli, soli.
Gesù.
Ok, avrebbe dovuto prevederlo, giusto? Dovevano parlare, soprattutto dopo il piccolo numero che aveva messo in scena poco prima. Si, doveva succedere. Perché era così allarmato tutto ad un tratto? Era solo Emma.
E lei probabilmente l’avrebbe picchiato, ucciso e tagliato a pezzi che avrebbe nascosto in giro per la città o l’avrebbe perdonato e dato loro una possibilità.
Si. Quella era la sua vita.
La prese per mano e fece per avviarsi, pensando già a dove sarebbero potuti andare a parlare. Prima che potesse andare troppo più avanti, gli tirò la mano, le sopracciglia si solevarono preoccupate quando si voltò verso di lei "Non dovremmo dirlo ... a qualcuno?".
"Penso che lo sanno, in qualche modo" le disse. E lo pensava seriamente. Non era come se non si stessero chiedendo nulla riguardo all'esito di tutto il dramma Jones-Swan fin dal primo giorno.
Emma non sembrò condividere la sua opinione "Anche se sono tutti ubriachi?"
"Non lo sono".
"La maggior parte di loro si" dimostrò facendo scorrere dramaticamente la sua mano a mostrare la sala. Lui seguì il suo movimento e accettò a malincuore che, sì, i suoi amici avrebbero potuto preoccuparsi - soprattutto dopo l'ultima volta che era stato in un club e lui era scomparso per un po', finendo per essere drogato. Quasi senza pensare, Killian le avvolse un braccio intorno alla vita per trascinarla fuori, mentre con l'altra mano prese il telefono e cominciò a digitare rapidamente, non badando a tutti gli errori di battitura. Maledetto autocorrettore. "Va bene. Scrivo un SMS ad August. Lui è quello 'responsabile'".
Lei cautamente accettò con un cenno del capo e passarono in gran parte l'ora successiva in silenzio e con chiacchiere imbarazzanti lungo il tragitto - che comprese anche un Leroy piuttosto allegro che fece battute poco appropriate alla vista di loro due soli, Killian cercò di non guardare troppo alla distesa di pelle nuda mostrata dal vestito che indossava e una Emma davvero imbarazzata che arrossì troppo e lui non poté far a meno di scherzarci su. Anche in cambio di questo patetico tentativo ottenne solo un pugno.
Trovò piuttosto adorabile che fu sorpresa quando capì dove si trovavano.
"Allora. Cosa ne pensi di questo posto per la conversazione in privato?".
Lei sorrise scuotendo la testa verso di lui entrando nello studio "Perfetto".
La seguì dentro, l'aiutò a sfilarsi il cappotto - 'gentleman, Swan' - e lo appese al gancio accanto alla porta. Quando ebbe finito con la sua giacca, si allentò il nodo della cravatta e si voltò per trovarla seduta sul divano, con i piedi infilati sotto di lei - aveva sempre avuto i piedi freddi, quindi nessuna sorpresa. Il suo respiro si bloccò alla vista. Era una posa così rilassata, un ricordo di tanti giorni trascorsi insieme in relax, la sua testa sul suo grembo mentre cercava di attirare la sua attenzione, mentre lei cercava di leggere o di fare 'qualcosa di produttivo' o lui che la prendeva in giro sugli occhiali che indossava a volte. (Le aveva detto che sembrava una nerd e quando lei lo spinse giù dal divano e lui atterrò con un tonfo doloroso a terra, le aveva detto che secondo lui le nerd erano molto sexy. Lo perdonò abbastanza in fretta.)
Fece un timido passo verso di lei e notando che Emma sembrò non accorgersene, si lasciò cadere al suo fianco. Rimasero seduti in silenzio per un attimo, lei a giocherellare con il cuoio usurato del divano, lui che la osservava facendo finta che non lo stesse facendo.
Maledizione, dì qualcosa Jones.
Ma come sempre, lei lo battè sul tempo.
"Senti, riguardo a quello che hai detto ..." iniziò, ma sapeva che doveva fermarla prima che iniziassero davvero a parlare di quello.
"Mi dispiace se ti ha fatto sentire a disagio". Fece una pausa, stringendo le labbra pensieroso, realizzando ciò che potesse averla sconvolta. "Forse avrei dovuto chiedere prima".
"No. No, andava bene. Mi ha colto di sorpresa, certo, ma ... non in modo negativo" disse tranquillamente inclinando la testa per guardarlo.
Huh. Questo era ... inaspettato "No? Mi sorprende che non hai cercato di colpirmi, non appena sono sceso giù da quel palco".
"Perché l'hai fatto?"
E questo era il punto, non è vero? Era per questo che aveva chiesto di andare via dalla festa, di essere soli, per conoscere le sue motivazioni.
Bene, non era un problema.
"Eri preoccupata per qualcosa che ho detto di fronte a dieci persone e ti ho assicurato che in quel momento stavo mentendo così che Henry sarebbe potuto rimanere con te". Stava camminando tra due grattacieli sospeso su un cavo telefonico e lui lo sapeva. Ma aveva bisogno di farlo, al diavolo cosa sarebbe successo dopo. Non avrebbe smesso di provarci in ogni caso. "Non mi interessa quello che il resto del mondo pensa di noi. Mi importa solo di quello che pensi tu, che tu sappia quello io provo per te". Incontrò i suoi occhi, anche se non era certo di ciò che avrebbe trovato quando l’avrebbe guardata  "E ciò che provi tu per me". 
L'unico modo per descrivere correttamente come lei lo stava guardando era, incantata. Completamente, totalmente e assolutamente incantata.
"Io. .. nessuno ha mai fatto niente del genere per me prima d’ora" sussurrò. Vide come lei deglutì e fu terrorizzato al pensiero che stesse soffocando le lacrime a causa di qualche ricordo dolceamaro di promesse non mantenute e paroline dolci che non si erano avverate "Ci sono sempre state belle parole e promesse, ma mai qualcosa di simile".
Si mosse senza neanche accorgersene - la sua mano si lanciò per afferrare la sua e incrociò le loro dita insieme, trascorse un breve secondo meravigliandosi di come combaciavano perfettamente, come la sua mano fosse proprio della giusta dimensione per la sua, per come la sua pelle fosse morbida “So che sei più un tipo da ‘Le azioni valgono più delle parole’ Swan".
Lui ridacchiò strofinando il dito sulla pelle fredda della sua mano. "Ho pensato di dover fare qualcosa di drastico in modo da dimostrarti che ci sarò per sempre".
Il tempo si fermò e lui trattenne il respiro aspettando la sua prossima mossa. Conosceva Emma, sapeva che le piaceva mantenere il controllo - soprattutto perché le era stata negata la possibilità di scegliere. Sapeva come si sentiva, sapeva che c'erano cose che nessuno di loro poteva tenere sotto controllo prima di essere trascinati in qualcosa di completamente diverso e sapeva che lei aveva bisogno di sentire una sorta di potere su qualcosa.
Ed era più che disposto a darglielo.
Se lo meritava, da sempre. Aveva già commesso troppi errori nel loro rapporto - adesso era il suo momento per decidere se ne era valsa la pena o meno.
Era ancora spaventato a morte, come aveva detto ai suoi amici poco prima nella limousine, ma pensò che fosse legato all’intero affare ‘dell'essere innamorato di Emma Swan'.
Avrebbe dovuto chiedere a Mr. Gold. Era lui l'uomo d’affari, dopo tutto.
Killian aveva sempre amato i bei momenti che aveva vissuto. Un paio della sua infanzia in Irlanda, quando i suoi genitori erano ancora vivi e suo padre lo aveva portato in barca, il vento in faccia e l'odore salato del mare che gli riempiva le narici. Il primo giorno che aveva scritto una canzone, l'orgoglio che provò per quelle parole scritte e la successione di armonie che le seguì. La prima volta che strinse Grace tra le braccia, la meraviglia di avere la responsabilità di un minuscolo individuo quando Jefferson gli chiese di essere il suo padrino. La gioia di trovare finalmente una casa quando incontrò i suoi amici e fu offerto loro un contratto discografico. Il loro primo concerto. Il giorno in cui aveva incontrato Emma. Il momento in cui Aurora e Filippo si scambiarono i voti. Il sorriso smagliante di Henry quando gli fu consegnato il guinzaglio di Nana. Emma che cantava al Coachella. Il bacio di Emma quando scese giù dalle sue spalle e lui la strinse a sè per paura che potesse cadere, paura che sarebbe andata via e l’avrebbe lasciato - come se lui l'avesse mai potuta lasciare.
Ragazzo smarrito o no, lui continuava a tenere questi ricordi sepolti e custoditi, quasi come un pirata potrebbe trattare uno scrigno con il suo tesoro. E ora ne aveva un altro da aggiungere.
Lo sguardo di Emma era commosso e cercò di nascondere un piccolo sorriso, proprio lì nella sua fossetta e pronunciò un leggero "Bene" quasi soffocato.
Killian non si perse assolutamente in cerimonie – lei lasciò uscire un suono di sorpresa nella parte posteriore della gola quando pressò le labbra contro le sue con insistenza. Poi la sorpresa si trasformò in un gemito quando lui fece scattare la punta della lingua lungo le sue labbra, assaporando il suo dolce profumo. Le fece scorrere la mano su e giù per la schiena, assaporando i piccoli gemiti che stava facendo e giurò a sè stesso che l’avrebbe baciata tante le volte che poteva da quel momento in poi. Baciare Emma Swan era incredibilmente inebriante, un vizio di cui non poteva fare a meno - qualcosa che aveva imparato nel modo più duro. Infine, il loro bisogno di respirare li costrinse a separarsi per prendere aria e poggiò la fronte contro quella di lei con gli occhi chiusi.
Sbirciò verso di lei dopo un momento e la trovò a mordersi il labbro, cercando di trattenere un sorriso. Lui sorrise. "Allora ... adesso?"
Lei arricciò il naso e si trascinò più vicino a lui "Adesso ... penso che abbiamo alcune cose da riesaminare".
"Del tipo?".
Con sua sorpresa Emma si allontanò e lui quasi saltò per andare con lei, come se fosse fisicamente impossibile starle lontano. La guardò con curiosità quando alzò la mano e cominciò a contare con le dita "Uno: niente più segreti".
"Lo prometto. Lo stesso vale per te".
Lei gli sorrise e gli offrì il suo mignolo "Promesso". Quando lui non si mosse per assecondarla, gli sventolò la mano davanti al suo volto, quindi con un sospiro drammatico accettò unendo il suo mignolo e agitando la mano. Quando sembrò soddisfatta per un tale contratto vincolante nello stato della California, continuò con il suo conteggio. "Due: non prendere più decisioni senza di me. Siamo insieme in tutto questo. Batman e Robin, ricordi?".
Lui non riuscì a trattenere un sorriso. Batman e Robin davvero? "Mi sta bene".
"E ultimo ma non meno importante ... penso che le congratulazioni siano d’obbligo" sussurrò cercando di non sorridere e non poteva assolutamente biasimarla. Stava cercando con grande difficoltà di non sembrare un idiota per quanto stava ridendo.
"Oh?" disse con (finta) nonchalance che grondava dal suo tono.
"Oh, davvero" gli fece eco.
"Come hai intenzione di mostrarmi quanto sei contenta che abbiamo vinto?". 
Aveva iniziato ad avvicinarsi ancora una volta e Killian non poteva trattenersi ancora a lungo: le sue mani si posarono sui fianchi mentre lei saliva sul suo grembo, intrecciando le braccia intorno al suo collo. "Non ho un piano specifico, ma potrei sempre improvvisare".
Killian poteva già sentire il suo fiato caldo sul collo mentre lasciava piccoli, morbidi baci sulla pelle del suo collo quando le disse "Nessun cucciolo però".
Lei si tirò indietro a fissarlo con aria interrogativa "Che cosa?".
"Victor ha detto che dei cuccioli erano il modo migliore per convincerti".
Lo guardò a bocca aperta come se fosse completamente fuori di testa – e forse lo era, dai Jones, la ragazza è tutta su di te e le stai parlando di cani, che c’è di sbagliato in te - ma non sembrò farci troppo caso, scrollò le spalle e prese una manciata di capelli tra le sue mani, portando la bocca al suo orecchio "Ero più indirizzata sul fare sesso su ogni superficie di questo edificio. Cosa ne pensi?".
Lui rabbrividì "Pensavo che non me l’avresti mai chiesto". 
La girò così da trovarsi sopra di lei, ma un ronzio nei pantaloni li distrasse momentaneamente dalla gioia molto promettente della serata davanti a loro. Prese il telefono dai suoi jeans e si limitò a ridacchiare all’SMS di August.
Dove sei? Jeff sta cercando di fare colpo su Rihanna.
Emma lo guardò con curiosità "Che cosa hai intenzione di dire ai ragazzi?".
Si limitò a sorriderle, la baciò sulla punta del naso e continuò a far scorrere le sue mani in modo allettante lungo le curve del suo corpo, assaporando il gemito nella parte posteriore della sua gola mentre premeva le labbra contro le sue con insistenza.
... e come fece lui nelle attività più divertenti che seguirono.
__________________________________________________________________________________________
 
August saltò quando sentì il leggero ronzio in tasca. Tirò fuori il cellulare e il nome di Killian lampeggiava sullo schermo, segnalando che aveva finalmente ritenuto che fosse il momento di rispondere al suo messaggio.
Non che fosse preoccupato o altro. Era solo ... tipico di lui, per assicurarsi che non si stesse perdendo il divertimento che il resto dei loro amici stava avendo.
Aprì l’SMS e gemette.
Lezioni private di chitarra.
"Che è successo?".
Passò il telefono a Filippo, che lo prese in mano e lo passò ad Aurora, Graham e a tutti gli altri che si erano radunati intorno a lui in modo che tutti potessero dare una sbirciatina.
August nascose il viso dietro la mano, in attesa. 3, 2, 1 ...
"Te l'avevo detto! Dove sono i miei soldi?".
Lui sbuffò. Alcune cose non sarebbero mai cambiate.
Né avrebbe voluto che lo facessero, in ogni caso. 


*****************************************************
Lo so che in questo mese in cui i Lost Boys ci hanno fatto compagnia l'avrò ripetuto circa 20000 volte....ma quanto è perfetto Killian Jones?
Le ha fatto una dichiarazione con i fiocchi e dato che le azioni non bastavano è passato alle parole!!!
Non posso credere che le avventure di questa banda di pazzi stiano per giungere al termine, con l'epilogo di domani dovremo salutarli e già mi si stringe il cuore :(
Urgerà una rilettura quanto prima :D
A prestissimo

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Epilogo ***


Cap 35 - Epilogo

 
Ruby chiuse la porta alle spalle con un botto, facendo traballare pericolosamente un vaso su un tavolo vicino. Emma si rianimò quando la vide arrivare a grandi passi nel piccolo atrio dove si erano barricate "Hai sentito qualcosa?".
La sua amica scosse la testa scoraggiata "No.. hai chiesto ad Aurora?" chiese Ruby ed Emma scosse la testa fissando lo schermo del suo cellulare. Ruby si unì a lei tirando fuori il suo e fissandolo come se le avesse fatto qualcosa che l’avesse offesa personalmente.
"Sì, ma neanche lei sa nulla".
Ruby si sedette al suo fianco sui cuscini estremamente comodi e soffici "Perché ci sorprendiamo ancora? Non sarebbe ..." si fermò all'espressione interrogativa di Emma e agitò la mano intorno a loro "Lo sai, se non ce la faranno ci faranno un brutto scherzo oggi".
"Sei terribilmente calma considerando la situazione" sottolineò Emma, sollevando un sopracciglio in confusione. Avrebbe pensato che Ruby sarebbe andata completamente fuori di testa considerando la situazione. Non era una cosa che capitava ogni giorno che lo sposo e cinque invitati al ricevimento nuziale scomparissero nel nulla.
Era, in altre parole, la ricetta per un disastro completo.
"Non sono io quella che si sta sposando" disse la sua amica con un sorriso complice ed Emma la colpì sul braccio esasperata.
"Sì, ma tu sei la damigella d'onore".
Fu la volta di Ruby di colpire lei "Anche tu".
Che la fece partire. Non badando assolutamente al vestito che indossava, si alzò lasciando il cuscino che stava stringendo e che aveva quasi fatto a pezzi con le dita, gettò le braccia in aria qando iniziò a camminare per la piccola stanza che gli era stata assegnata da utilizzare a loro piacimento prima della cerimonia. Non c'era bisogno di dire che era completamente piena di prodotti di bellezza, una dozzina di lozioni per il corpo di tipi diversi, valigie mezze aperte con biancheria intima e altri vestiti che facevano capolino, alcuni piccoli contenitori pieni di pillole nel caso che qualcuno fosse troppo nervoso – a cosa diavolo stava pensando, Emma non voleva nemmeno saperlo - e un’altra quantità assurda di accessori sparsi in giro.
Il servizio in camera o chiunque fosse incaricato alla pulizia di quella camera non sarebbe stato di certo troppo felice di quel disastro.
"Lo so – ed entrambe dovremo fare i conti con una situazione drammatica se qualcosa va storto".
E avrebbero dovuto farlo sul serio. Questo è ciò che le damigelle avrebbero dovuto fare, dopo tutto, giusto? Questo era quello che aveva imparato da tutte quelle commedie romantiche che aveva guardato. Diamine, questo è quello che aveva imparato dalla sua esperienza al matrimonio di Aurora. Risolvere qualsiasi pasticcio, consolare la sposa e rendere tutto perfetto. Anche se Mary Margaret non era il tipo che usciva di testa il giorno del suo matrimonio, non aveva mai avuto un motivo per dare di matto, per questo non potevano davvero essere sicure di quello che sarebbe stato il risultato. Lei sicuramente non voleva scoprirlo però.
Considerando che David non si era ancora fatto vivo, temeva di immaginare le proporzioni epiche del disastro che sarebbe sicuramente seguito se in qualche modo non ce l'avesse fatta.
Un forte gemito di Ruby echeggiò nella stanza. Wow, ottima acustica. "Odio tutto" dichiarò facendo cadere la faccia sulle sue mani aperte. Emma si voltò verso di lei e alzò una mano, indicando i loro fidanzati invisibili, il suo stupido fratello e i loro stupidi, stupidi amici.
"No. Tu odi loro".
"Li odiamo" la corresse la bruna e in quel momento la porta si aprì con un altro botto, un’Aurora  esausta entrò con il suo cellulare rosa – che si abbinava perfettamente alle guance arrossate - in mano. Si gettò sul divano nel posto che Emma aveva lasciato libero poco prima e lanciò un grido.
"Io li odio".
Ruby ringhiò sottovoce "Allora noi li odiamo".
Emma piagnucolò. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea lasciare che i Lost Boys convincessero David ad andare a Las Vegas per il suo addio al celibato. Lo sapeva. La band era stata impegnata nel tour per più di quattro mesi, la loro ultima data era stata quella settimana. David e Mary Margaret erano stati così gentili da fissare la data della cerimonia in modo che tutti avrebbero potuto partecipare e per 'ringraziarli' avevano insistito per portare David a fare un piccolo viaggio a Las Vegas, prima che prendesse i suoi voti. Emma li derise appena sentì il loro piano - poteva già immaginare quello che quel viaggio avrebbe comportato, ed era un cliché, non era nemmeno più divertente - ma David accettò con entusiasmo, usando la scusa 'non passo mai del tempo con i ragazzi’ quando Mary Margaret ebbe da ridire sul fatto che era così vicino al matrimonio.
Però aveva avuto ragione di preoccuparsi vedendo la situazione in cui si ritrovavano adesso.
Anche se, naturalmente, il mal di testa indotto dallo sposo scomparso ricadde su di lei e le sue colleghe damigelle, perché Mary Margaret non aveva idea di quello che stava succedendo.
Con un sospiro, Emma prese il telefono e chiamò Killian per quella che sembrò essere la centesima volta quel giorno, ignorando la piccola scintilla di calore che passò attraverso di lei quando vide il suo viso sorridente che baciava il suo schermo. Battendo il piede con impazienza, contò dentro di se gli squilli fino a quando partì la sua segreteria telefonica e lei si irrigidì. Irishpants non aveva idea di cosa gli sarebbe successo.
"Killian Peter Jones, se non porti il tuo culo irlandese dispiaciuto qui, giuro su Dio che ti ucciderò e poi userò ogni piccola parte della tua carne morta e la servirò per cena, in stile Hannibal. E tutti potranno gioire di questo". Schiacciò il pulsante per chiudere la chiamata con una gioia feroce e sbuffò, sentendosi troppo orgogliosa di se stessa. Così gli avrebbe insegnato a rispondere al telefono. E soprattutto a non dare buca in date importanti come i matrimoni a cui dovevano partecipare.
Quando sentì qualcuno che si schiariva la gola, guardò verso il divano, dove Ruby e Aurora la fissavano mascherando il divertimento. "Che c’è?".
"Emma, quella non era assolutamente una minaccia" sbuffò Aurora ed Emma rimase a bocca aperta, portando le mani sui suoi fianchi, offesa.
"Mi prendi in giro? Lui è terrorizzato da Hannibal Lecter, è assurdo. Mi ha detto che quando era un ragazzino aveva degli incubi sulla frase 'con le fave e un bel chianti’".
(In realtà, lei aveva registrato una nota audio con la frase in questione dal film e gliela inviava via SMS ogni volta che la infastidiva. Funzionava come mezzo di seduzione.
Le rispondeva sempre con sexting. Quell’uomo era ingiusto e così crudele)
Ruby scosse la testa verso di lei in disapprovazione e riportò Emma al presente "Swan, devi provare con qualcosa di più forte di questo".
Emma strinse gli occhi verso la sua amica "Cosa intendi?".
La bruna condivise uno sguardo con Aurora prima di rivolgerle un sorriso d'intesa "Devi ricattarlo con il sesso. No? L'unico modo in cui apparirà effettivamente minaccioso e realistico".
... eh. Non avrebbe mai pensato a questo, in primo luogo perché quella era più una tattica di Killian, il suo sexting e gli occhi dolci erano le sue tecniche che gli tornarono alla mente ancora una volta.
... lei era stata distratta di nuovo. Per impedire al suo pensiero di vagare troppo, rapidamente sbatté le palpebre e fissò lo schermo una volta, considerando il suggerimento delle damigelle d'onore.
Beh nessuno poteva biasimarla di voler tentare, decise con una scrollata di spalle. E lui avrebbe anche avuto una sorpresa piuttosto inaspettata per il cambiamento delle sue tattiche.
"Ok, ci risiamo, credo" disse chiamando di nuovo il suo numero e aspettando gli squilli di rito, sperando per l'ultima volta. Quando finirono, si schiarì la gola e iniziò "Killian Peter Jones: se non ti presenti qui in questo momento con quel branco di perdenti che ti porti dietro, non ci sarà sesso per il prossimo mese, mi senti? No toccante, niente baci, niente di niente".
"Neanche sexting?".
Le tre ragazze saltarono sorprese e si voltarono per trovare Killian alla porta, con il suo telefono all’orecchio, sorridendo come l'idiota che era. Notò le sagome di Victor, Filippo, Jefferson e di August dietro di lui, tutti loro sembravano particolarmente sconvolti, ma non si poteva lamentare: almeno erano lì. Ruby si rivolse ad Emma con le ciocche di capelli perfettamente arricciate che rimbalzarono quando indicò il frontman della band con il pollice sulla sua spalla "Visto? Ha funzionato".
Non fece in tempo a rispondere alla sua battuta poichè la voce straordinariamente forte di Aurora squillò dietro di loro "Dove diavolo eravate finiti?".
Filippo, che era appena arrivato per abbracciare e baciare sua moglie - il cui cipiglio diminuì minimamente quando accettò il suo saluto - fece una smorfia di scusa "Una storia davvero molto lunga. Sono sicuro che la scoprirete alla fine, ma per ora, lasciate che vi dica soltanto che 'è stato un viaggio davvero divertente'".
"E voi ragazze?" chiese Victor, raggiungendo Ruby e mettendole un braccio sulla spalla dopo averla baciata dolcemente. Alla sua domanda, gli occhi terrorizzati della bruna si fissarono prima su Emma e poi su Aurora e le tre ragazze condivisero lo stesso sguardo incerto.
... sì, quella era una storia che avevano promesso che non avrebbero raccontato per molto tempo.
"Ci siamo…divertite anche noi" disse alla fine, battendo giocosamente una mano sul petto di Victor, cercando spudoratamente di cambiare argomento. E lui sollevò un sopracciglio, incuriosito.
"Divertite. Bene".
Filippo si avvicinò strizzando gli occhi a Ruby con fare interrogativo "Dove siete andate?".
"Non abbiamo intenzione di parlarne" dichiarò Emma con tono definitivo e Killian mise il broncio.
"Ma vi parleremo del nostro!"
Emma però non voleva cedere, fissandolo acutamente "Ho detto di no".
I tre si guardarono per continuare ad indagare – ma loro non avevano assolutamente intenzione di parlarne, non in quel momento, se mai avesse avuto voce in capitolo, fino a quando Aurora prese la situazione nelle sue piccole mani perfettamente idratate . Batté forte le mani per attirare l'attenzione di tutti e assunse una sorprendentemente e accurata posa alla David con le mani sui fianchi che lo avrebbe reso orgoglioso "Voi ragazzi, smettetela di gironzolare, correte e andate a cambiarvi. ANDATE!".
Appena ebbe finito, iniziò a cacciare i ragazzi ignorando le loro proteste. Trascinò letteralmente Victor lontano da Ruby e con la mano di Filippo saldamente unita alla sua, li spinse verso la porta, dove Jefferson e August avevano seguito Graham nella stanza dove le loro cose li stavano aspettando da tutta la mattina mentre loro erano solo Dio sapeva dove. Emma scosse la testa, cercando di non sorridere e diede a Killian una piccola spinta così sarebbe andato a prepararsi anche lui. Rivolse gli occhi che protestavano nella sua direzione, cercando invano di avvolgere un braccio intorno alla sua vita.
"Ma io .."
"Vai, avremo tutto il giorno per recuperare" disse sospirando.
"Ma non sono nemmeno arrivato a ..." 
Allo sguardo di Aurora dalla porta che tamburellava minacciosamente il tacco verso di loro, ripeté "Vai Jones, prima che Aurora ti butti fuori".
Non sembrava affatto preoccupato dalla sua morte imminente provocata dalla damigella d'onore infastidita, si strinse al fianco di Emma e la fissò intensamente "Sei arrabbiata con me?".
Lei piegò la testa di lato. Che idiota. "Forse" rispose scherzosamente e la sua precedente preoccupazione si trasformò in delicatezza e felicità che sembrava investirlo ogni volta che erano insieme, quella che aveva tanto anelato nei mesi in cui era stato lontano da lei. 
"Bacio?"
Lei sorrise chiudendo il divario tra loro, senza nemmeno preoccuparsi di far finta di essere seccata del suo voler rimanere lì. Specialmente se si trattava di quella bella bocca sulla sua "Bacio".
I suoi amici si lamentarono da lontano  per le loro odiose smancerie, lei gli strinse le braccia al collo avvicinandolo a sè, inspirando ed annegando nel suo profumo, quella combinazione di spezie, sale, fumo e rum che aveva imparato ad amare - anche se i livelli di rum e fumo sembravano essere più alti del solito, avrebbe voluto davvero sapere a che ora fosse finito il loro addio al celibato. Dopo averle dato uno, due, tre baci sulle labbra e il naso, Killian poggiò la fronte sulla sua, fissandola da sotto le ciglia.
"Mi sei mancata".
Accidenti, le rendeva così difficile non sorridere - un problema che non aveva mai avuto prima e che ancora riusciva a sorprenderla. Il suo ragazzo, quanto era smielato "Mi sei mancato anche tu".
Lui le annusò la pelle sotto l'orecchio, strofinandosi delicatamente "Tu mi sei mancata di più".
Cercò di non contorcersi – stupido solletico - e si tirò indietro da lui, sospirando soddisfatta e lo spinse ancora una volta verso la porta "Vai".
Le fece un occhiolino e con un sorriso abbagliante corse dietro ai suoi amici, chiedendo loro di aspettarlo e sistemare il suo abito. Lei ridacchiò e la mano andò di sua iniziativa alle labbra che ancora formicolavano, quasi scioccata all'idea che, sì, era davvero successo. Era tornato ed erano insieme e felici.
Alcune cose non avrebbero mai smesso di sorprenderla.
Un forte suono strozzato giunse dietro di lei - caspita, una ragazza non può più fare una pausa per fantasticare sul suo fidanzato? Ma che maleducazione – si guardò alle spalle e trovò Ruby che le sorrideva. Quando Emma alzò gli occhi al cielo, lei si strinse semplicemente nelle spalle, invitando Aurora a seguire il suo esempio e prendere i loro bouquet. "Credo sia ora di andare a calmare la sposa".
Emma annuì. Huh. Sarebbe stato divertente.
Le tre percorsero il corridoio fino alla suite di Mary Margaret, promettendo di non dire una parola sul ritorno frettoloso di David e che il resto dei ragazzi stavano cominciando a prepararsi e a cambiarsi proprio in quel momento. Non aveva bisogno di stress. Bussando dolcemente, Emma spinse la porta leggermente socchiusa, infilando la testa e vide Mary Margaret seduta alla specchiera che fissava il suo riflesso e stava dando gli ultimi ritocchi al suo trucco.
"Come se la sta passando la più bella del reame?" la chiamò allegramente. La sposa non la guardò, ma nascose un sorriso mentre il suo pennello scivolava sopra la sua guancia.
"Come sul punto di svenire" commentò traendo un respiro. Quando Emma, Aurora e Ruby si unirono a lei, sembrò come se avesse realizzato qualcosa e sollevò un sopracciglio verso Emma "Stavi parlando di me, vero?".
Ruby rise stringendo da dietro le spalle della sua amica "Guardatela, alla ricerca di complimenti".
"E' il giorno del mio matrimonio, sai" Mary Margaret sottolineò con un sorriso e Aurora annuì, mettendole la mano sul braccio per incoraggiarla.
"E tu oggi sei la donna più bella sulla Terra, perciò goditela".
Emma ridacchiò al rossore di Mary Margaret e la carezza imbarazzata che diede sulla mano di Aurora, ma quando incontrò gli occhi della sua amica nello specchio di fronte a lei, notò che si stava mordicchiando il labbro e un sorriso agitato si presentò sul suo viso.
"Come sta?" chiese con calma, e oh.
Naturalmente la sua compassionevole, amorevole e premurosa amica trovava più importante pensare più alle preoccupazioni del suo fidanzato/quasi marito che alle sue. Vedendo la tenerezza e la devozione assoluta che lei provava per il fratello, Emma considerò come un tempo, avrebbe potuto sentirsi stranamente gelosa e desiderare di avere qualcuno che fosse così perdutamente innamorato di lei. Incontrarlo. Iniziare a parlare. Sperare in una prossima volta. Un bacio. Bam. Ed eccola lì, una storia da favola in tutto e per tutto, per la quale ogni ragazza smarrita come lei avrebbe ucciso pur di averla.
Ora, lei era solo felice. Come aveva scoperto molto tempo fa -  più o meno da quando aveva deciso che avrebbe tenuto Henry senza preoccuparsi delle conseguenze e nessuno l’avrebbe portato lontano da lei - essere felice per coloro che ami portava tanta gioia come quella che stavano provando loro.
Una cosa davvero potente.
Vedendo l'espressione ansiosa sul viso di Mary Margaret, poggiò la testa su quella della sua amica cercando di allontanare la sua preoccupazione, i suoi riccioli biondi cascarono su entrambe "Non vede l’ora che tu diventi sua moglie".
Rise - sia per il solletico provocato dai suoi capelli che per la sua risposta, immaginò - sorrise verso di lei, con la speranza che brillava nei suoi occhi "Davvero?"
Uno sbuffo davvero poco femminile giunse da parte di Ruby e tutte loro la guardarono con curiosità. Agitò appena una mano, roteando gli occhi allontanò Emma dal suo posto per sistemare gli ultimi dettagli dei capelli di Mary Margaret. "Ma stai scherzando? Aspetta questo momento dalla prima volta che ti ha vista".
"Non ho mai realmente sentito la storia" commentò Aurora ed entrambe, Ruby ed Emma, rotearono gli occhi.
"Così smielato. Così ... da favola. Non vorresti saperlo davvero" spiegò Emma arricciando il naso ricordando il volto sgomento di David quando li presentò la prima volta. Rimase piuttosto sorpresa, in quanto aveva sempre immaginato che ogni ragazzo sarebbe stato attratto da Ruby fra tutte le sue amiche. Ahimè, il fratello aveva avuto occhi solo per Mary Margaret fin dal primo momento in cui posò gli occhi su di lei.
A loro piaceva scherzare su questa storia, definendolo il vero amore, quello magico.
Ruby ed Emma preferivano etichettarlo ancora come smielato.
Aurora mise il broncio a Ruby ed Emma, battendo le mani ancora in attesa della sua storia "Ma io, io sono un tipo smielato, lo sapete".
Emma sospirò inclinando la testa e prese sotto braccio Aurora appoggiando la testa sulla sua spalla "Effettivamente lo so. Voi ragazzi siete noiosi".
"Ci ami" le ricordò Mary Margaret con un sorriso ed Emma sospirò di nuovo, più a lungo questa volta.
Non ebbe il coraggio di mentire.
Né voleva farlo.
"E’ vero".
Era lei o gli occhi della sposa brillavano ancora di più nel suo riflesso?
Era lei o era lo stesso per quelli di Ruby?!
"Dai, datemi un abbraccio" le ordinò Mary Margaret che si alzò inaspettatamente in piedi mentre le mani di Ruby stavano ancora vagando nei suoi capelli e si posizionò di fronte alle tre donne, che rimasero un po' sorprese per la sua richiesta. Emma si mosse verso di lei con le braccia protese, quando Mary Margaret la indicò minacciosamente "Non ti azzardare con il vestito addosso. Toglitelo".
Emma era troppo stordita per fare un commento spiritoso (Dio, si stava trasformando in una versione femminile di Killian Jones, dannazione) "Adesso?" .
La sposa annuì vigorosamente, dandole l’esempio e tirandosi fuori dal suo vestito con la massima cura, sotto i loro occhi scioccati "Sì. Niente grinze. Conosci la regola. Toglieteveli e poi potremo abbracciarci".
... ok, forse prima aveva nascosto lo sconvolgimento prematrimoniale in modo ammirevole e ora stavano andando incontro al vero problema. Emma rimase congelata insieme a Ruby e Aurora, impotente a guardare come la sposa si era spogliata rimanendo solo con la sua biancheria intima davanti a loro "... ma stai dicendo sul serio?".
Posò il suo vestito su una sedia come se fosse il suo primogenito, si voltò verso di loro e gli rivolse uno sguardo di sfida. "E' il giorno delle mie nozze e voi ragazze dovete rendermi felice, quindi sì: Sono seria toglietevi i vestiti e poi abbracciatemi".
Castigate e francamente un po’ spaventate, le tre ragazze iniziarono rapidamente a sfilarsi i loro abiti aiutandosi a vicenda. "Questo è ridicolo" borbottò Emma sottovoce. Mary Margaret la zittì accarezzarndole i riccioli in modo rassicurante.
"Ma mi renderà felice". 
Presto si ritrovarono tutte in biancheria intima, fissando ansiosamente la sposa. Emma era stata molte volte in compagnia delle sue amiche di gran lunga meno vestita di come fosse in quel momento, naturalmente – come i bagni nude durante le vacanze, no? - ma non fermò la sua improvvisa voglia di coprirsi o uscire da quella situazione. Prima che potesse fare una battuta su come Victor probabilmente non sarebbe stato troppo entusiasta della situazione una volta che l’avrebbe scoperto - forse per il fatto di essere stato lasciato fuori, anche se avrebbe solo scherzato a riguardo - la sua amica si era già lanciata tra le sue braccia e aveva abbracciato Ruby e Aurora dall’altro lato, le sue unghie avevano quasi lasciato un segno sul fianco di Emma quando si schiantò contro di lei "Ahhh. Vi voglio così bene".
A quel punto tutte espressero il loro apprezzamento per quella frase, scambiandosi amorevoli parole di conforto e di incoraggiamento e promettendole di dirle quando il suo mascara o il trucco si sarebbe sciolto durante la giornata, rendendo loro impossibile sentire i passi che si avvicinavano alla stanza fino a quando non furono su di loro.
"Ragazze, non avete idea di dove David ha lasciato il suo ..." disse Graham mentre entrava e le sue parole si fermarono quando si ritrovò davanti la scena di quell'abbraccio piuttosto imbarazzante tra donne quasi nude.
Il loro urlo, in perfetto unisono, avrebbe fatto accorrere i Lost Boys in un secondo.
"Esci da qui!!!"
Non aveva bisogno di sentirselo ripetere due volte: saltò quasi urtando la porta nella fretta di fuggire, anche se le ragazze riuscirono perfettamente a sentirlo urlare mentre correva via. "RAGAZZI NON CREDERETE MAI A CHE COSA STANNO FACENDO DI LÀ".
________________________________________________________________________________
 
Dopo l'incidente nella suite con Graham – al quale era stato bandito di parlarne per sempre, anche se immaginava che sarebbe stato impossibile, visto che aveva urlato immediatamente quello che era successo a voce così alta che tutti quelli che erano nelle vicinanze ebbero modo di sentirlo - ora aveva una nuova scusa per prenderlo a calci, cosa che la rese non-così-sorprendentemente felice - le ragazze si erano barricate all'interno della stanza per rimettersi i loro abiti e dare gli ultimi ritocchi a tutto. Bouquets, acconciature, trucco - tutto era stato calcolato nei livelli di perfezione di Mary Poppins e niente sarebbe andato storto, proprio perché Mary Margaret aveva organizzato tutto.
Emma aveva proposto che lei e David avrebbero potuto cambiare il loro cognome in Poppins. Ma ahimè, nessuno le aveva dato ascolto.
Affari loro.
Lei sobbalzò quando sentì qualcosa agitarsi contro la sua coscia e imprecò sottovoce. Ruby si voltò a guardarla, con un evidente divertimento negli occhi quando la vide sollevarsi la gonna e armeggiare tra le maledizioni "Emma?".
"Mi dispiace. Il mio telefono" spiegò mentre cercava di ricomporsi ancora una volta, agitando vittoriosa il dispositivo verso di lei.
Le sopracciglia di Ruby si sollevarono per la sorpresa "Stai portando il telefono?".
"L'abito ha una tasca interna per metterci dentro il telefono e il rossetto. Un’idea di Mary Margaret, la stilista, ricordi?" disse mentre apriva lo schermo e disattivava la vibrazione per ogni evenienza. Non voleva rischiare di ricevere qualche chiamata o un SMS durante la cerimonia e sembrare che avesse un qualche tipo di crisi davanti a tutti, no grazie!
Ignorando le invettive indignate della sua amica sul fatto che a lei non era stata offerta la possibilità di un tale piano ingegnoso per portare il suo telefono, Emma guardò lo schermo per cercare di capire chi potesse averla contattata in quel momento poco adatto.
Quando il nome di Killian si presentò sul display scosse la testa. Perché non era minimamente sorpresa?
Delle voci dicono che voi ragazze stiate facendo cose spinte.
Va via.
Sono appena rientrato e vuoi già sbarazzarti di me?
Voglio dire – vai a cambiarti.
Mi sono già cambiato. La domanda è… tu ti sei già coperta?
Sì.
Cosa indossi?
Cosa pensi? Un abito. Duh.
Non intendevo il vestito, tesoro.
Killian, cosa ... oh.
Uh-huh. Non hai menzionato il sexting poco fa.
Ora non è il momento.
Eppure stai continuando a rispondere.
La finisci?.
E’ il completo di pizzo rosso? Sai quanto io lo ami.
Killian: smettila. E no, non è quello.
E' l'altro rosso?
Non è rosso.
Lo sai che ho un debole per il rosso su di te.
Pensavo che ti è piacesse vedere niente su di me, ma in ogni caso...
Ora stiamo ragionando.
Questo vuol dire che non stai indossando nulla sotto quel vestito?
KILLIAN. Basta.
Oh. Sei calda ed eccitata vero Swan?
Devo andare.
Ma non mi hai detto quello che indossi!
Se non stai indossando nulla...
Andiamoooo Emma. Per favore. E' passato dannatamente troppo tempo.
* occhi da cucciolo *
* la mano scivola oltre la coscia ** va sempre più su*
* allontana la mano*
* la mano sposta la gonna del vestito e va sotto*
*ringhia* Se ti dico quello che sto indossando la smetti? Ho davvero bisogno di rimanere concentrata per aiutare MM.
... forse.
Jones.
Va beeene. Prometto di smettere una volta che me lo dirai.
... bene. E' quello nero. Reggicalze incluso.
Ci sei particolarmente affezionata?
Perché me lo chiedi?
Probabilmente te li strapperò di dosso ...
Sono uscita.
Ci vediamo più tardi, meraviglia.
_______________________________________________________________________________
 
Come volevasi dimostrare la cerimonia avrebbe fatto versare lacrime di orgoglio a Mary Poppins. Non che Emma avesse qualche dubbio a riguardo, ma era sempre confortante vedere che un lavoro così duro da parte loro fosse un completo successo. Dal bouquet ai centrotavola fino ai regali per gli ospiti, niente era andato storto. I fischi provenienti dalla sezione della band, quando Mary Margaret apparve all’inizio del breve corridoio che conduceva all'arco dove David la stava aspettando era già stato previsto, quindi non la fece vacillare sui suoi passi o arrossire più di quanto lei già non fosse. Nemmeno il leggero tremore nella voce sopraffatta di David, ma nessuno lo sottolineò,  probabilmente perché il 95% di loro stava cercando di ingoiare le lacrime.
Emma e Ruby non se ne curarono affatto con i fazzoletti a portata di mano.
(Notò con la coda dell'occhio che Victor ne aveva un paio anche lui non appena si accorse che stava tirando su col naso e colse l’occhiolino che Killian inviò nella sua direzione) (Benedetto il mascara waterproof e l'insistenza di Ruby affinchè lo indossasse.)
Non appena a David fu permesso di baciare la sposa, il fragore che scoppiò nella piccola folla riunita sorprese Emma, anche se lei era più che occupata ad applaudire e ad incitare con i suoi amici, suo fratello e la sua migliore amica, asciugandosi l'ultima lacrima dalla guancia. Si era quasi persa quando sua madre la raggiunse, l’abbracciò e la trascinò dagli sposi per abbracciarli, mormorando tranquillamente le sue congratulazioni. Purtroppo, il resto della band decise di seguire il suo esempio e schiacciarono David e Mary Margaret in un groviglio piuttosto caotico di arti e urla di dolore, seguiti da pacche da parte dei ragazzi contro la schiena di David e raccontando storie della loro avventura per l’addio al celibato e di come 'quasi si erano persi tutto, eh '- a questo Mary Margaret sollevò un sopracciglio con aria interrogativa, ottenendo in cambio soltanto un cenno della testa per dirle di lasciar perdere.
Non aveva davvero bisogno di sapere.
Emma entrò con Aurora nella tenda che avevano sistemato in giardino dove la cerimonia aveva avuto luogo. Quando lei era stata lì la prima volta per controllare il posto con Mary Margaret, le aveva ricordato quella de “Il matrimonio del mio migliore amico”, ma senza tutta la scena di Cameron Diaz-in-fuga-e-inseguita-dal-marito-e-da-Julia Roberts. A quanto pare, una volta in cui suo fratello e la sua amica erano stati lì per una cena con alcuni amici di Mary Margaret, avevano saputo che stavano per sposarsi lì e così avevano firmato per la lista d'attesa e fino a quel giorno avevano pazientemente atteso il loro momento.
Non erano stati delusi, se il clima caldo, l’arredamento squisito - per gentile concessione di alcuni noti designer che dovevano qualche favore alla sua amica - e il cibo incredibile ne erano la prova. Anche se l’intera organizzazione era stata a dir poco estenuante, le ragazze avevano avuto la loro giusta dose di divertimento durante la preparazione del matrimonio - soprattutto quando giunse il momento dell’addio al nubilato di Mary Margaret. Emma e Ruby si erano impuntate su questo: se i ragazzi avrebbero potuto avere una notte di bagordi, di alcol e di delirio totale, sarebbe stato lo stesso per loro, però in stile da signore, come aveva promesso Ruby con un occhiolino.
Per lei avrebbe voluto dire che non le sarebbe dispiaciuto andare nei club in cui erano state - qualche posto che le aveva consigliato Mulan una sera che era stata a cena con lei e in cui si era lamentata di quanto fosse difficile trovare un posto per organizzare l'intera serata. A quanto pare qualche suo amico si esibiva lì e così le aveva detto di cercare questo locale, il 'Camelot', e se aveva bisogno di qualche favore di chiedere di un certo Lancillotto.
Che era stato più che felice di aiutarle. E di ballare per loro.
Già, era stato divertente e forse la situazione gli scappò un po' di mano, ma comunque divertente.
Organizzazione del matrimonio a parte, anche il lavoro l'aveva tenuta piuttosto impegnata. Sorprendentemente, ad Emma fu offerto un lavoro non molto tempo prima, anche se era qualcosa a cui non era tanto abituata - o in procinto di accettare, comunque. Cora Mills l'aveva contattata, con suo massimo shock, sottolineando che una volta le aveva promesso che avrebbe potuto collaborare con lei per un servizio fotografico, indossando i pezzi della sua ultima collezione. Aveva parlato a raffica su come l'ispirazione che aveva avuto coincideva perfettamente con il suo stile, il suo modo di vivere, la sua essenza e qualche altra cavolata che Emma aveva letto ogni volta che una celebrità si trovava a promuovere un marchio di cosmetici o una linea di abbigliamento.
Fu troppo felice di declinare cortesemente la sua offerta, sostenendo che era occupata e ribadendo, come aveva fatto mesi prima a Parigi, come lei non fosse realmente interessata a fare da modella o qualcosa che minimamente si avvicinasse a quel mondo.
Emma non si soffermò sul saluto brusco di Cora dopo che ebbe riagganciato, ponendo fine alla conversazione. Quella donna le dava i brividi.
Non aveva apprezzato gli sguardi acidi che aveva ricevuto da parte delle sue amiche una volta che ebbero scoperto quello che aveva fatto. Mary Margaret non parlò con lei per due giorni e solo l’accettazione sconfitta di Emma ad indossare una specie di tiara d'oro in stile dea greca insieme al resto delle damigelle d'onore aveva placato la sua rabbia. Ruby aveva messo solo il broncio per fortuna - anche se il suo avvertimento 'un giorno cederai Swan e sarà glorioso, lascia che te lo dica' non era stato proprio il benvenuto.
Ruby trascorse ancora più tempo del solito con lei negli ultimi mesi. Non gliel’aveva chiesto lei in un primo momento, ma non molto più tardi immaginò il motivo: le mancava Victor, quanto a lei mancava Killian. Conoscendo la sua amica avrebbe trovato conforto solo tenendosi occupata con i preparativi, con le chiacchiere tra ragazze, qualche film e Disneyland con i bambini - ancora una volta - Emma era stata davvero felice di farlo e di dire di sì a qualsiasi piano avesse proposto.
(Anche se non avrebbero ammesso con nessuno che alcuni giorni li passarono in salotto sul divano con i loro computer portatili in gambo per parlare con i loro fidanzati o altri seguirono su Livestream i loro concerti, improvvisando feste da ballo nel bel mezzo del suo salotto). (Soprattutto quando Macklehood si presentò a uno dei concerti dei Lost Boys cantando un paio di canzoni insieme.) ( Fu davvero una grande serata.)
Parlando di Ruby, Emma fu troppo divertita nel notare che quando venne il momento del lancio del bouquet, questo cadde proprio tra le sue braccia - Emma aveva sempre lodato Mary Margaret per il suo scopo - e con sorpresa di tutti, la bruna impazzì e cercò di spingerlo nelle mani di Ariel. La povera ragazza lo spinse di nuovo verso di lei, dando vita ad un esilerante avanti-indietro del povero bouquet, nel frattempo Emma giurò ad alta voce che quella probabilmente era la prima volta che avesse mai sentito parlare di ragazze che lottavano per sbarazzarsene.
Era stranamente divertita al pensiero.
La madre di Emma pose fine a quell’assurdità, prese il bouquet e raccolse un paio di fiori, dandone uno a ciascuna di loro con una pacca sulle loro braccia. Dopo di che si girò e cercò Emma, dando un fiore anche a lei e un bacio affettuoso sulla guancia. Poi afferrò la mano di Killian e lo condusse sulla pista da ballo. Sembrò essere preso un po’ dal panico in un primo momento, ma presto li vide ridere e chiacchierare allegramente. Poi Henry si avvicinò a lei, chiedendole un ballo e scherzando su come avrebbe dovuto prendere a calci Killian se non avesse trattato bene la nonna.
Emma l’aveva trovato così adorabile che quasi svenne.
Fu così fino a quando, forse un'ora dopo, lei si unì a Graham e Filippo nella loro sfida 'qual è la tartina migliore' - e se ne pentì con tutto il cuore quando iniziò a sentirsi assurdamente piena - quando Killian apparve, strappandole la tartina che stava per sgranocchiare (o forse 'spingere giù per la gola' sarebbe stata la definizione più esatta secondo la semantica) e se la mangiò. Lei lo fissò offesa e sbuffò quando le offrì un bicchiere di vino.
Stava per inizare a mettere su una discussione quando la prese per mano e la trascinò sulla pista da ballo, sostenendo che non aveva ancora ballato con lui e che era sicuramente una cosa 'maleducata'.
(Doveva ancora darle una corretta definizione di cosa ci fosse di maleducato, ma intanto, la zittì e insisté affinché lo seguisse lungo il cammino delle buone maniere. Qualunque cosa fosse.)
"Allora, come sono stati questi mesi di solitudine, mia signora?".
Lei arricciò il naso ripensando al tempo in cui era stato via. Era stata ... piuttosto occupata, sì. E immaginò che avrebbe potuto considerarsi un po' solitaria per quanto riguardava l’aspetto romantico, ma non poteva negare che non era stato orribile. Non quando avevano passato cose di gran lunga peggiori. "Beh. Non è andata così male".
"Ah? Quindi non ti sono mancato, allora?".
Lei non si perse il suo sopracciglio sollevato o l'accusa subdola nella sua voce "Non ho detto questo".
Lui mosse entrambi con attenzione sulla pista e lei prese una nota mentale per congratularsi con lui sui suoi nuovi passi di danza. Era alquanto impressionante, considerando che le aveva detto di non aver mai preso lezioni. Non avrebbe mai immaginato che potesse essere così liscio sui suoi piedi.
(Temeva che avesse preso appunti da So You Think You Can Dance. Non c'era altro modo in cui avrebbe potuto imparare a condurre se non era quello il caso. Non sapeva cosa la spaventava di più)
Killian brontolò sottovoce ed Emma si ripromise che si sarebbe complimentata con lui solo se avesse smesso di fare il broncio come un bambino.
"Ehi" lo richiamò e una delle sue mani lasciò la spalla per posarla sulla sua guancia e inclinò la testa in modo che potesse guardarla "Smettila".
"Di fare cosa?"
"Di comportarti come un bambino viziato. Quindi se non mi dispero e non piango perché tu sei lontano significa che non mi manchi?" lo rimproverò e il pollice andò di sua iniziativa a lisicare le linee intorno alle sue labbra così che si incurvarono in un piccolo sorriso. Le rivolse uno sguardo di sfida con quel maledetto sopracciglio che si sollevò ancora una volta.
"Dimmelo tu".
Lei sbuffò lasciando cadere la fronte contro il bavero della giacca. (E inalò il suo profumo che l’aveva già ricoperta, anche se non l'avrebbe mai ammesso.) (Come se il cretino avesse bisogno di  nutrire ulteriormente il suo ego) "Sei un idiota".
Sentì la guancia di lui sulla sua testa e per un attimo si gustò il calore e il peso di lui che l’avvolgeva, facendola sentire stranamente protetta - fino a quando lo sentì mormorare qualcosa sotto voce, saltando lontano da lei e poggiandole una mano sulla parte posteriore della testa.
Rise quando si rese conto. Ah, la tiara.
Che imbranato.
Si mise a ridere insieme a lei quando si accorse che stava ridacchiando, mormorando accanto al suo orecchio, la prese in giro con la voce melodiosa del suo Irishpants del quale si era innamorata.
"Ti è mancatala la mia idiozia?".
Lei si tirò indietro per guardarlo da sotto le ciglia "Si".
La sua espressione si addolcì e fu invasa da calore, felicità, luce, divenne vibrante e viva mentre la fissava prima di darle un bacio sulla punta del naso, e un secondo e poi un terzo, e tutta una serie di piccoli baci sulle guance e la fronte, ignorando le sue proteste - non molto convincenti, visto che rideva, mentre lui borbottava qualcosa su un bacio per ogni lentiggine.
Si fermò solo per baciarla profondamente sulle labbra e lei lo seguì con entusiasmo, lo strinse a sè fino a quando non ci fu più alcuno spazio di sorta tra di loro.
Si allontanarono dopo un po'- se le avessero chiesto dopo quanto tempo, non avrebbe avuto idea di cosa dire, onestamente, accidenti a lui - e lei appoggiò la fronte contro la sua, respirando un po' troppo veloce e sentendosi un po' troppo accaldata per essere al ricevimento di nozze del fratello - o qualsiasi ricevimento di nozze, ora che ci pensava. Sentì una scintilla inattesa di gioia quando vide che lui era affetto dalla sua stessa situazione imbarazzante, ma quando i loro occhi si incontrarono lei rise senza fiato.
Le era mancato, senza dubbio.
Lui la portò di nuovo a sè, prendendole la mano nella sua e poggiandola sul suo petto, ripresero i loro passi pigri, scivolando intorno alla sala, la loro conversazione tranquilla interrotta solo dai loro amici che a volte urtavano contro di loro - la maggior parte di loro di proposito, come Aurora per risistemare la tiara e il vestito di Emma o Graham che doveva condividere tutto eccitato il fatto che aveva visto Jefferson che stava parlando animatamente con una ragazza, proponendo una scommessa, che Emma declinò ma Killian fu tentato di accettare fino a quando colse il suo sguardo di avvertimento.
Videro Grace correre in giro con Bae ed Henry, elegantissima con i suoi tacchi, i lunghi capelli sciolti e selvaggi si muovevano dietro di lei mentre i ragazzi la inseguivano ridendo istericamente. Un altro giorno avrebbe detto loro di stare attenti - beh aveva già implorato Henry di comportarsi bene - ma visto che tutto stava procedendo tranquillamente e Johanna era nei paraggi e teneva un occhio su di loro, decise di lasciarli andare. Almeno fino a quando qualcuno non si sarebbe sbucciato un ginocchio o avesse rovesciato il vassoio con la torta o qualcosa di altrettanto disastroso.
(Chi avrebbe osato definirla pessimista? Era solo realista, dannazione.)
Stava scuotendo la testa divertita vedendo danzare la madre con suo fratello e lo sguardo di puro panico che le inviò da sopra la testa di Ruth quando lei gli pizzicò la guancia con affetto, quando improvvisamente Killian tirò su uno dei suoi riccioli così lei gli avrebbe dato la sua completa attenzione. 
"Voi signore avete fatto qualcosa di divertente?" chiese e lei alzò gli occhi.
"Ti ho detto tutto quello che abbiamo fatto. Abbiamo parlato ogni maledetto giorno, Killian".
Era così infatti. Avevano messaggiato ogni giorno, si erano chiamati a vicenda ogni volta che lui aveva una pausa tra le prove e sapeva che lei era libera, e parlato su Skype ogni giorno in orari programmati, aveva preparato un folle calendario per tutto il tempo che sarebbe stato via e gliel’aveva mandato via mail così lei avrebbe sempre saputo quando sarebbero stati in grado di vedersi. Aveva funzionato, così lei non lo aveva preso troppo in giro a riguardo.
Inoltre parlare su Skype aveva portato ad alcune conversazioni molto interessanti che in realtà non si sarebbe mai aspettata.
La sua mano si snodò intorno a lei e la strinse più forte contro il suo petto e questo la riportò al presente – poi la fece girare su sé stessa, circondati dal resto della festa di nozze. "Non mi interessa. Voglio sapere tutto quello che mi sono perso".
"Ci sono cose che una ragazza non può fare senza un piccolo aiuto, ma ..."
Lui si irrigidì e lei cercò di tenere a bada il suo divertimento. Era così fregato. (Così come lo era lei del resto).
 "Emma ..." ringhiò e lei si contorse quando le morse giocosamente il lobo dell'orecchio.
Buona cosa che aveva insistito per non indossare degli orecchini o lui l’avrebbe ingerito.
Sbatté le ciglia verso di lui, parlando con il tono più ansimante di cui fosse capace "Tu hai chiesto… io ho risposto".
La sua presa sui suoi fianchi si fece più stretta e quasi dovette reprimere di nuovo un gemito. "Questo tuo intimo che indossi oggi non sopravviverà".
"Stella d'oro per me per aver acquistato due completi, allora" e si leccò le labbra, assolutamente soddisfatta del modo in cui lui seguì i suoi movimenti con un gemito represso a fatica.
"Sarai la causa della mia morte".
Lei sorrise, lasciò cadere una mano e andò ad intrecciare le dita con la sue sulla sua vita. "Farà una bellissima figura sul tuo epitaffio 'Mutandine nere di pizzo lo hanno portato via".
Lui sorrise e lei stava già arrossendo per le cose probabilmente più sporche e spinte che gli sarebbero venute in mente quando un piccolo corpo arrivò verso di loro come un treno in corsa  "Mamma! Posso bere lo champagne?"  cinguettò Henry allegramente, con i capelli scompigliati e gli occhi scintillanti. Al tentativo fallito da parte di Killian di mascherare la sua risata dietro a un colpo di tosse, Emma lo guardò e sospirò, portando la sua attenzione a suo figlio, che stava rimbalzando sui suoi piedi.
"Ma hai undici anni".
A quanto pare non era una ragione sufficiente per scoraggiarlo. Oddio "E allora?".
Killian intervenne stringendole la vita con il braccio e portandola al suo fianco "Può bagnarsi solo le labbra, tesoro - non credo che sarà la fine del mondo".
Emma guardò da Henry a lui con sguardo accusatorio. Sapeva che si stavano coalizzando contro di lei - e non era affatto divertita. Se questo era quello che sarebbe stato d’ora in poi, non era davvero impaziente a riguardo.
(Una parte enorme di lei che cercava di zittire - senza successo - protestava, urlando a tutto spiano, come il suo cuore si riscaldava ogni volta che vedeva insieme suo figlio e Killian e il legame che si era creato tra di loro nel corso dell'ultimo anno) .
"Ok. Bene". Henry esultò vittoriosamente pompando il suo pugno in aria. Battè il cinque con Killian e corse verso il buffet, ma lei lo fermò prima di andarsene "Aspetta, che ti ha chiesto di bere?".
"Nessuno". Il suo sorriso troppo innocente era una visione estremamente familiare. Così non appena vide apparire quell’espressione sul suo volto sbarazzino mise le mani sui fianchi e iniziò a tamburellare il piede.
"Henry ...".
Si morse il labbro evitando accuratamente il suo sguardo "... Graham e Victor?".
Si pizzicò la radice del naso, agitando la mano per fargli cenno che poteva andare via. E appena lo fece si voltò, ignorando le risate di Killian dietro di lei dato che un altro attacco di risate – uomini adulti in preda ad attacchi di ridarella - attirò la sua attenzione e vide i due autori in questione quasi cadere a terra dalle risate "Ragazzi siete carne da macello".
Victor la ignorò facendo oscillare il suo flute da un lato all'altro - a quale scopo, le sarebbe piaciuto saperlo. "Ci stiamo solo prendendo cura del tuo ragazzo, Emma - brindare con l’acqua porta sfortuna".
"Davvero?"
Graham sollevò le mani in segno di resa, quando Victor puntò contro di lui, cercando di allontanarsi da ogni colpa "Questo è quello che ho sentito dire!".
Fortunatamente per la sua ex-costar, August arrivò con una fotocamera che doveva aver preso da qualcuno - non c'era modo che possedesse una cosa del genere - e indicò teatralmente tutti loro. "Ehi ragazzi - foto della famiglia felice!".
Emma stava già alzando le mani in aria, in segno di protesta perché in realtà, c'era un certo numero di foto che lei poteva tollerare ogni settimana e cercò di ricordare a tutti la sua avversione per il mettersi in posa o cose del genere, ma Killian non se ne curò assolutamente, fece un passo intorno a lei così da trovarsi alle sue spalle, con le mani sulla sua vita e la testa sulla sua spalla. Lei gli diede un leggero calcio quando inizò a spazzolare la barba sulla pelle nuda, facendola morire perché ovviamente l'idiota avrebbe cercato di farle il solletico quando avrebbero scattato le foto, ma lei lo ignorò quando Henry si lanciò su di loro, con il flute in mano e schiacciandosi tra di loro, già sorridendo alla fotocamera. Lei gli scompigliò i capelli e lui allontanò scherzosamente la sua mano, facendole perdere il flash successivo.
(La sua preferita di quel momento fu una di loro tre mentre ridevano, Killian che abbracciava Henry al suo fianco mentre mordeva la sua spalla e lei che strillava cercando di sfuggire dalla sua presa.)
(L’aveva incorniciata e l’aveva sistemata nel suo salotto.) (Il loro salotto.)
August chiese poi a tutti gli altri di unirsi a loro piccolo affare di famiglia e di mettersi in posa per una foto di gruppo. Chiese a qualche ospite a caso – Emma pensò che fosse qualche zio di Mary Margaret anche se non ne era così sicura - di scattare per lui mentre si univa al gruppo.
Ne scattarono una in particolare con un finto pianto in onore di Victor, dopo che era scoppiato di nuovo in lacrime durante i brindisi. Emma stava cominciando davvero a preoccuparsi per i condotti lacrimali del ragazzo.
Quando ebbero finito, Emma si lamentò che i suoi piedi le facevano male, così Killian la prese per il polso e la portò a un tavolo nella parte posteriore, si sedette su una sedia con lei sulle sue gambe. Emma aveva rubato un altro bicchiere mentre andavano al tavolo e mentre beveva avidamente, notò la sua mano vagare lungo gli spacchi del suo vestito. Lo interruppe quando si rese conto che era pericolosamente vicino a far vedere troppa pelle nuda al resto del gruppo "Smettila di comportarti come un poliziotto, Dio".
"Sto solo cercando di vedere quella biancheria intima che presumibilmente sara 'la causa della mia fine’"  protestò e le circondò il polso impedendole di colpirlo. Stava per colpirlo con la mano libera quando si rese conto che la mano di Killian aveva fatto scivolare il suo braccialetto sul suo braccio e lei cercò di rimetterlo rapidamente al suo posto. "Ehi. Che cos'è quello?".
Maledisse mentalmente se stessa. Maledizione. "Doveva essere una sorpresa".
"Che cos'è?" Arricciò le sopracciglia confuso, cercando di vedere cosa ci fosse sotto il braccialetto che lei stava così, ovviamente, cercando di nascondergli, ma lei divincolò il braccio dal suo e si cullò contro il suo petto. Al suo sguardo preoccupato, lei si afflosciò appoggiando la testa sulla sua spalla.
Non era così che aveva previsto di farglielo vedere - avrebbe voluto aspettare fino a che non sarebbero stati a casa, un altro giorno, non proprio lì. Non era niente di speciale o qualcosa del genere, ma ... lei avrebbe voluto avere un momento solo per questo. Solo loro due. Proprio come quando avevano parlato di trasferirsi a vivere insieme - che era stato così semplice e naturale come respirare e questo ancora la sorprendeva. Da un commento infastidito su tutti i suoi spartiti sparsi nella sua camera da letto e il continuo inciampare nella sua chitarra appoggiata contro il muro, alla sua ammissione che non si sentiva ispirato a meno che lui non fosse lì con lei ed Henry a casa, che la portò ad invitarlo a 'lasciare la sua chitarra lì a tempo indeterminato '. Lui affermò che era un bel modo per sostituire il cliché dello spazzolino in bagno.
Henry non aveva nemmeno notato il cambiamento - anche se lo aveva accolto ben volentieri naturalmente, dato che l’aveva tormentata a riguardo per settimane - e così aveva portato per lo più le sue cose una scatola alla volta.
Così avrebbe voluto qualcosa di simile per fargli scoprire questo.
Chiuse gli occhi per un attimo, cercando di non apparire troppo spaventata della sua reazione. "Ricordi quel giorno che hai chiamato e ti ho detto che mi ero tagliata con l'apriscatole e che quello era il motivo per cui avevo il braccio fasciato?" Lui annuì continuando a guardare con curiosità e forse con un pizzico di paura nei suoi occhi e si morse il labbro. "Ho mentito" ammise abbassando la voce. Killian si irrigidì, inspirando bruscamente e poté sentire la tinta di tradimento e shock nella sua voce.
"Mi hai mentito?".
Incontrò i suoi occhi, sentendo il suo viso arrossire per l'intensità del suo sguardo "Già".
La fissò a lungo e duramente e lei non perse il sollievo che filtrò nella sua espressione una volta che ebbe trovato qualsiasi cosa stesse cercando nei suoi occhi. Lui scosse la testa, passandosi la mano libera tra i capelli "Avevamo promesso che non ci saremmo mentiti a vicenda. Batman e Robin non mentono a vicenda".
Gli angoli delle sue labbra si sollevarono senza preavviso. Era sicura che le avrebbe ricordato questo – rinfacciandole le sue stesse parole. Sporse il labbro inferiore nel tentativo di affascinarlo. "Ma l’ho fatto solo per farti una sorpresa. Queste sono bugie bianche".
Lui le rivolse un piccolo sorriso quando la vide mordersi giocosamente il labbro e sospirò. (Non che lei non sapesse che l'avrebbe affascinato, ma era sempre bello sapere che anche lei aveva il suo mojo. Forse non irlandese come il suo, ma il mojo Swan funzionava bene anche lui.)
"Allora. Che cos'è?".
Le fece quel sorriso ambiguo che ogni volta faceva fare quel divertente flip-flop al suo cuore nel petto - anche dopo tutto questo tempo. Accidenti a lui. Si torse le mani insieme, combattendo la voglia di scappare, imbarazzata, lasciandolo lì a chiedersi quale diavolo fosse il suo problema. Con un lungo sospiro ammise finalmente "Io. .. Ok, va bene". Si riaddrizzò, tirò indietro il braccialetto finché non arrivò fino al gomito, lasciando il suo ‘non-così-pallido’ polso, più visibile.
E per 'non-così-pallido', voleva dire tatuato.
Era ancora stupita per quella decisone improvvisa che aveva preso quel giorno. Era a letto e non aveva nulla da fare quella mattina, senza Henry a casa a tenerle compagnia, aveva preso il suo cellulare e aveva iniziato a guardare le sue foto. Sorrise e ridacchiò tranquillamente alla maggior parte di loro – l’intera banda insieme ad un barbecue che aveva organizzato Daniel, Henry e Ruby con il naso pieno di gelato al cioccolato, Belle che cercava di calmare un irritato Mr. Gold baciandogli la guancia con amore, Victor che correva mentre August urlava dietro di lui dopo che gli aveva trollato per l’ennesima volta il profilo Twitter.
Ma più di tutte, fissò con desiderio le foto di Killian. Di lui con Henry, di lui con le braccia gettate sui suoi compagni, mentre rideva apertamente per qualcosa che avevano detto, di lui che cercava di scrollarsi di dosso Graham, di lui ed Ariel mentre camminavano sulla spiaggia quando avevano trascorso la loro giornata a Venice Beach. Di lui da solo, con gli occhi socchiusi e il sorriso che si allargava divertito quando si rese conto che gli stava scattando una foto. Di lui che cercava di strapparle il telefono di mano. Di lui che la cullava sulle sue ginocchia  facendola ridere verso la fotocamera quando era il suo turno di scattare una foto. Di lui che la baciava mentre scattava foto dopo foto, quasi dieci di loro due dello stesso momento, nello stesso posto, della stessa ora, dello stesso bacio - riempita con ogni gamma di emozioni vicine alla felicità che avesse mai provato.
Stava studiando quelle foto quando il suo braccio esteso che teneva la fotocamera aveva attirato la sua attenzione, il tatuaggio all’interno del suo avambraccio saltò fuori portando i ricordi avanti e indietro. La prima volta che aveva visto il suo tatuaggio, la volta che l’aveva trovato accasciato contro il muro e lei aveva scoperto la storia dietro di esso, loro che disegnavano forme invisibili nell’aria. Il suo regalo di compleanno per lui, il nuovo inchiostro aggiunto a quello vecchio; un nuovo inizio inciso sulla sua pelle. Con lei.
Non era come se lei avesse bisogno di una promessa fisica o un reminder della loro relazione, della loro fiducia e dei loro sentimenti reciproci – Dio, sapeva che non pensava che non fosse assolutamente necessario. Né l’aveva chiesto in entrambi i casi. Ma dal nulla, si alzò in piedi, si infilò la giacca e guidò fino allo studio di tatuaggi dove lo aveva portato pochi giorni dopo il suo compleanno.
Fu divertente, lo fu fino a quando si ritrovò proprio di fronte l'artista - che, curiosamente, si rivelò essere lo stesso ragazzo che aveva tatuato Killian allora - quando seppe cosa voleva impresso sulla sua pelle.
Guardando verso di lui, si leccò le labbra, un po' a disagio per il suo silenzio, anche se poté sentire un brivido correre lungo la schiena quando tracciò con il suo dito il piccolo disegno che adornava l’interno del suo polso "Allora? Ti piace?".
I suoi occhi azzurri si concentrarono intensamente sul suo volto, la voce attraente, portò la mano al suo viso, sfiorandole dolcemente le labbra quasi disegnandole con reverenza "Ti si addice".
Emma incontrò il suo sorriso, spontaneo, libero, ardente e con il suo bacio sulla sua pelle – di entrambi - lo trascinò e si incamminarono di nuovo verso la pista da ballo, un fugace pensiero la colpì su come dei ragazzi e delle ragazze, anche se persi erano stati in grado di volare. 


FINE


**********************************************

Scrivere la parola fine dopo questa lunga avventura mi porta a provare una tristezza incredibile, mi sono affezionata ad ognuno di questi personaggi e pensare che non avrò più modo di leggere gli scambi di battute maliziose tra Killian ed Emma, tutto ciò che lui è disposto a fare per lei e il loro vero amore....gli interventi esilaranti di Red Lips e le lacrime di Victor...assistere alla prove per le loro performances o accompagnarli sui red carpet...mi mancherà tutto di questa storia. Purtroppo citando una famosa canzone "All good things come to an end" e perciò dobbiamo salutare i nostri amici che ci hanno regalato tanti sorrisi, tante emozioni e anche una sana dose di lacrime, non posso negarlo :P
Questa è la prima volta che mi cimento in una traduzione così lunga e come ho già scritto svariate volte il vostro supporto ed entusiasmo mi ha ripagata del lavoro svolto. 
Ero certa che la storia sarebbe piaciuta, ma non immaginavo che sareste stati così in tanti a seguirla quotidianamente,sono senza parole, davvero non so come ringraziarvi, dal primo all'ultimo...è stata un'esperienza bellissima e ho avuto modo di commentare le avventure di questi pazzi e stringere nuove amicizie con persone davvero speciali!!!
Al momento sembra che l'autrice non abbia intenzione di scrivere un seguito, da una parte forse è meglio così perché la storia è già perfetta così com'è, ma se cambiasse idea non ci penserò due volte a proseguire il lavoro :D
Un abbraccio  e spero a presto :D

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Forti Abbastanza Da Costruire Una Casa (extra) ***


36 – Forti Abbastanza Da Costruire Una Casa

 
Emma Swan amava il suo lavoro. Davvero tanto. Le offriva la possibilità di incontrare gente incredibilmente talentuosa, viaggiare per il mondo, indossare abiti che mai avrebbe sognato di poter possedere e ispirare gli altri con quello che faceva. Poteva vivere cento vite diverse, così diverse dalla sua - una regina delle fiabe, uno sceriffo di una piccola città, una madre considerata colpevole di un reato, un cyborg e molto altro ancora - ed essere nuovamente se stessa alla fine della giornata, quando le telecamere erano spente, il trucco rimosso e lei poteva tornare a vestire nuovamente i suoi panni. Emma Swan amava davvero tanto il suo lavoro in effetti. Però odiava i servizi fotografici. Se qualcuno le avesse detto che posare per un giorno intero con la sua costar Elsa - un’attrice norvegese con la quale aveva avuto modo di lavorare per il progetto di Mulan - sarebbe stato così estenuante, avrebbe escogitato qualcosa pur di perderselo. Il che avrebbe significato riprogrammare tutto fino a quando non sarebbe stata libera dai suoi numerosi impegni, ma per quanto potesse lamentarsi a riguardo, le stava bene. Ahimè, aveva dovuto trascorrere una fredda giornata di Dicembre rintanata in un albergo troppo sfarzoso, scambiandosi occhiate con Elsa abito dopo abito, in attesa mentre la sua compagna posava per i suoi scatti individuali e cercando di rilassare i muscoli del viso per non dare l’impressione che avesse in atto un’indigestione mentre scattava le sue. Per fortuna la maggior parte delle foto erano in coppia e ci furono molte più risate di quante si sarebbe mai aspettata durante un servizio fotografico, mentre cercavano di eseguire gli ordini del direttore della fotografia. Non persero nemmeno l'occasione di scherzare tra di loro riguardo al fatto che erano a malapena vestite, mentre si trovavano immerse in un paesaggio innevato, con tanto di neve e stalattiti a decorare il set. Aveva completamente senso. (Non ne aveva affatto in realtà - ma mettere il più possibile in mostra la sensualità femminile non era poi una gran novità, eh) Doveva fare attenzione a ciò che diceva tra uno scatto e l’altro, dato che c'era una telecamera che girava sulla scena, per quello che Emma sospettava sarebbe stato il dietro le quinte che avrebbero pubblicato sul sito della rivista. Inutile dire che accolse con grande gioia il momento in cui poté lasciare l'edificio, accompagnò Elsa all’appartamento in cui soggiornava durante la sua permanenza a Los Angeles per il tour con la stampa e il resto della promozione che dovevano affrontare prima dell’uscita del loro film. La salutò dopo averle promesso che si sarebbero viste la settimana successiva per una cena con sua sorella Anna, che sarebbe arrivata per assistere alla prima e si diresse subito a casa. Aveva provato a chiamare Killian un paio di volte durante la pausa pranzo e anche poco dopo, ma non aveva ottenuto altro che un silenzio radio da parte sua per tutto il giorno. Era strano, considerato che era costantemente incollato al suo telefono per inviarle le foto più ridicole che trovasse in giro di cuccioli che indossavano vestiti o i link che trovava online di articoli falsi che li riguardavamo. (E sì, il sexting. Non aveva smesso. Idiota) (Anche se, come lui amava sottolineare, era lei quella che iniziava la maggior parte delle volte. Oops.) Inviò un sms ad Henry per assicurarsi che fosse arrivato da Mary Margaret e quando rispose, le disse che Killian l’aveva accompagnato lì come stabilito e che si sarebbero visti il giorno seguente, lei aggrottò la fronte. Se erano stati insieme tutto il pomeriggio, perché non aveva risposto alle sue chiamate? Lasciando la chiave sul tavolo accanto alla porta d'ingresso, lo chiamò e sentì una risposta provenire dal soggiorno. Si trascinò lì, togliendosi di dosso la giacca, il berretto e gli stivali lungo la strada, lamentandosi come una sorta di zombie spogliarellista mentre si avvicinava alla sua destinazione. La TV era accesa, ma non vi prestò alcuna attenzione mentre barcollava verso il divano su cui era Killian, con Nana che dormiva tranquillamente per terra al suo fianco. Era lì disteso e con uno sbuffo, notò tardivamente le sue calze della Rana Kermit che si agitavano su qualche melodia che stava canticchiando sottovoce. Una volta arrivata, Killian si spostò di lato per farle spazio. Lei batté le palpebre in direzione del posto vuoto e poi verso il petto e le braccia di lui, che a suo giudizio sembravano molto più invitanti. Soprattutto dopo una giornata così faticosa passata ad essere agghindata come una bambola e che era durata all'infinito. Strisciò su di lui, adagiando il corpo sopra il suo e ridacchiando tra sé quando lui inclinò la testa, in finta esasperazione, facendo un verso a metà tra una sorta di gemito di dolore e una risata soffocata quando fu sopra di lui con tutto il suo peso. Si ritrovò avvolta nel suo calore in quanto le sue braccia andarono intorno a lei, come per riflesso ed Emma seppellì il viso nel suo collo. "Così male?" Lei gemette, mordicchiandolo leggermente "Non ne hai idea" Sobbalzò con lui alla sua risata leggera "Sono sicuro che quando vedrai il risultato finale non sarai così negativa a riguardo". "Dillo al corsetto che mi hanno fatto indossare" mormorò scontrosa, ricordando con un sussulto quanto fosse stato difficile respirare con quella cosa addosso. E pensare che le donne avevano dovuto indossare quella roba tutti i giorni per così tanto tempo. Le sue orecchie si rizzarono e allungò il collo per guardarla con gli occhi che brillavano giocosamente "Perché anche questa volta non mi hai lasciato venire con te?" Alzò gli occhi al cielo. Era così prevedibile, non era nemmeno divertente. Come se gli avesse mai permesso di presentarsi ad uno dei suoi photoshits, come li avevano abilmente ribattezzati. L’avrebbe solo distratta e se si fosse ritrovata per una buona volta ad avere un po’ di sicurezza in se stessa, la sua presenza avrebbe di certo incasinato tutto. "Perché avevi altro da fare. E ti sei offerto di andare a prendere Henry da scuola e di stare con lui" puntualizzò, colpendolo sul fianco. Lui in risposta le diede un piccolo colpo sulla schiena, anche se la sua mano iniziò subito ad accarezzarla con una lentezza esasperante dopo che lo ebbe fatto. "Posso essere multitasking, lo sai" Emma trattenne uno sbuffo. L'ultima volta che aveva provato a fare una cosa del genere aveva quasi incendiato la cucina. E aveva promesso che non avrebbe più cucinato e guardato la partita contemporaneamente. Lei si tirò indietro per incrociare le braccia sul petto di Killan, guardando verso di lui mentre vi appoggiava sopra la testa "Dove sei stato, comunque? Ho provato a chiamarti, ma rispondeva sempre la segreteria". La mano passò dalla vita di lei a grattare nervosamente dietro il suo orecchio. Uh oh. Il suo tick. "Eravamo - ah - alla ricerca di qualcosa" balbettò e lei alzò un sopracciglio. "Cosa avete combinato voi due questa volta?" Provò con il suo sorriso affascinante, mentre le dita le sfregavano dolcemente la pelle "Niente, ho solo ..." Lei lo guardò, aggrottando la fronte. Se pensava che l’avrebbe fatta franca, aveva una cosa o due da dirgli. "Jones. Sputa il rospo" Represse il bisogno infantile di esultare quando lui scrollò le spalle e sospirò stancamente massaggiandosi la fronte. "E' quasi Natale" ammise finalmente. Se era possibile, si preoccupò ancora di più. "Quindi?" Le rivolse la sua solita faccia da che cosa ti sta passando per la testa Swan? "Quindi è tradizione fare dei regali alle persone che ami?" Oh. Questo. "Non hai bisogno di farmi un regalo" disse prima che potesse pensare alla risposta. Tutto il corpo era sotto il suo e lei aggrottò la fronte per quella che sembrò essere la centesima volta da quando era tornata a casa. Con le braccia leggermente rilassate e l'angolo della bocca puntato verso l'alto, le rivolse un sorriso sghembo "Siamo sicure di noi, eh?" Stava per chiedergli di cosa diavolo stesse parlando quando le tornarono in mente le parole che aveva pronunciato poco prima. Le persone che ami. Allora, non che lei non sapesse che l'amava - vivevano insieme per l’amor di dio - e lo amava anche lei. Era più come se non sentissero il bisogno di dirselo a parole, invece. Emma era sempre stata più incline a mostrare i suoi sentimenti con le azioni e aveva scoperto che Killian, anche se era un po’ più bravo ad esprimere quello che provava, non era poi molto meglio di lei in questo. Era abbastanza sicura che entrambi erano riluttanti a scambiarsi quelle parole a causa di quella volta che le avevano dette, proprio in quella stessa casa e in circostanze così particolari. Non era come se preferissero far finta che non fosse successo, perché Dio sapeva che sarebbe stato semplicemente stupido - riconoscere il passato o la sofferenza e il dolore che avevano attraversato e che li avevano resi più forti, più disposti a lottare per quello che sapevano che avrebbero potuto avere. Quello che già avevano. Allora perché diavolo sentivano come se dirsi quelle tre parole sarebbe stato come cadere da una scogliera verso l'ignoto, non ne aveva idea. "Io – io non lo sono..." balbettò debolmente, ma non andò molto lontano, lui scoppiò in una risata e la baciò sulla fronte calorosamente. "Sei ridicola. E’ naturale che ti prenderò un regalo" Anche se silenziosamente riconoscente, seppellì il naso nel suo petto, mormorando le parole sulla sua pelle "Ti ho detto che non ne ho bisogno ..." "Lo so che non ce n’è bisogno, ma voglio" Sospirando ad alta voce, gli rivolse uno sguardo esasperato, perché davvero, il ragazzo era impossibile. Così glielo disse. "Sei impossibile." Lui scoppiò a ridere "Senti chi parla" (Aveva un punto a suo favore) (Gli colpì di nuovo il fianco, godendosi il suo sussulto) (Idiota che soffre il solletico) Sistemandosi sul suo corpo, gli portò le braccia al collo sul quale strofinò il naso mentre erano lì in silenzio, godendosi la quiete. Dopo un tempo indefinito nel quale il sonno stava per avere la meglio, gli mormorò dolcemente all'orecchio "Il mio regalo sarà ancora migliore" Lo vide sorridere con la coda dell'occhio, un sorriso a trentadue denti. "Oh. Avrò un regalo?" chiese, la sua voce era tenera come lo era sempre di notte, nel buio della loro stanza. "Puoi scommetterci il tuo bel culetto che lo avrai" Posò la mano sulla sua guancia, accarezzandole dolcemente la mascella con il pollice, delineando ogni lentiggine, fino a quando non andò a posarsi sul petto di Emma e a stabilirsi definitivamente sul suo cuore "Ma fai i regali solo alle persone che ami" Incontrò i suoi occhi, incredibilmente dolci e blu, leggendo la domanda e la sfida che c’era in loro "E allora?" Lui rise, un suono tranquillo, ma incredibilmente felice, con il braccio quasi la schiacciò contro di sè mentre la portava il più vicino possibile e poi iniziò a ridere anche lei, non sapeva se perché era così stanca, perché era impazzita o semplicemente perché lo amava. E l'amore di Emma, come avevano avuto modo di imparare, non era qualcosa di facile da guadagnare. Qualcuno avrebbe potuto dire che era una persona difficile da amare, ma Killian insisteva nel dire che non era vero. Pensava che per lei fosse difficile lasciarsi amare. E lei non credeva di poterlo amare di più perché pensava questo. Perché la amava. La baciò, la mano che non si era allontanata per un attimo da lei, si spostò dietro la sua testa, intrecciandosi nei capelli. Emma soffocò una risata quando si rese conto che lui stava continuando a canticchiare qualcosa tra i denti e in qualche modo capì che si trattava di Jingle Bell Rock. Killian catturò il suo sorriso con le labbra e si tirò leggermente indietro solo per lasciarla canticchiare proprio dal punto in cui lui aveva lasciato e continuò ad interrompere la melodia con altri piccoli baci fino a quando lei non iniziò a ricambiare ed entrambe le loro voci si trascinarono. "Ti amo" mormorò lui contro le labbra di Emma, che si tirarono in un sorriso mentre continuava a baciarla, sfiorando le labbra su quelle di lei e su ogni centimetro del suo volto che riusciva a raggiungere. Quando si tirò indietro e alzò un sopracciglio, guardandola con aria interrogativa, lei alzò gli occhi al cielo. "Ugh, va bene. Ti amo anch'io". Il suo sguardo si spostò dagli occhi alle labbra, con lo stupore impresso sul suo volto e poi la stava baciando di nuovo, languidamente, come una carezza infinita che diventa sempre più pigra e più dolce con il passare del tempo. Allungò le dita calde per sistemarle una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso e lei sorrise per quel gesto così tenero. Ricambiò il sorriso, sospirando soddisfatto quando si riposizionò su di lui, respirando il suo profumo e ringraziando in silenzio la sua buona stella per quel giorno, di tanto tempo fa, in cui lui versò tutto il suo champagne su di lei. Strano, ma vero. "Allora cosa mi regalerai?" mormorò chiudendo gli occhi. Le massaggiò la pelle nuda sui fianchi e poi sbuffò sottovoce in risposta. "Perché pensi che abbiamo passato tutta la sera fuori? Sei una donna difficile da accontentare, Swan. Potrei chiedere consigli in giro, anche se sono sicuro che Victor probabilmente mi suggerirebbe qualcosa di simile ad un sex toy o qualcosa del genere, August qualche libro sugli uccelli, perché lui è un nerd senza speranza. Ho pensato di chiedere ad Aurora, ma poi mi avrebbe dato un intero catalogo di abiti. Filippo è terribile quasi quanto Jeff nel fare i regali, pensa che una volta quando Grace aveva cinque anni, le ha regalato un film horror, credendo per sbaglio che fosse un remake di Nightmare Before Christmas ... " Emma nascose un sorriso e poté giurare che le baciò la sommità della testa. Mentre le sue dita la accarezzavano lentamente sulla schiena, si addormentò circondata dal calore e dalla cadenza della sua voce nel suo orecchio e il suo cuore che batteva contro la guancia in una tranquilla e costante ninna nanna. (Settimane dopo, il giorno di Natale) "A che cosa stavi pensando?!" Killian trasalì al suo tono. "E' stata un'idea di Henry! Eravamo al centro commerciale e ha insistito sul fatto che dovessimo comprare un nuovo guinzaglio per Nana perché aveva rotto il suo, così siamo andati al negozio di animali e noi ..." Emma lo interruppe, ignorando l’abbaiare eccitato di Nana che passava lo sguardo dall’uno all'altra man mano che le loro voci si facevano più forti "Hai chiesto consiglio per un regalo ad un ragazzino di 11 anni?" "Ehi!" Lei alzò gli occhi "Mi dispiace ragazzino, ma sul serio, Nana non è abbastanza?" Henry gettò le braccia su Nana con fare protettivo e se non fosse stata così irritata, l’avrebbe trovato adorabile e forse si sarebbe anche unita a loro, ma era troppo occupata a litigare con quell’idiota del suo fidanzato "Certo che si, ma era l'ultimo della cucciolata e guarda com’è carino!" Le labbra di Emma si assottigliarono mentre rivolse l’attenzione alla scatola che aveva appena aperto, dove un minuscolo gatto nero, con dei brillanti occhi azzurri, la stava guardando. Killian le si avvicinò con cautela, come se avesse paura che potesse prenderlo a calci o qualcosa del genere "Swan, andiamo. Non è una cosa così terribile". Emma gli rivolse uno sguardo sofferente, e perché, perché doveva avere anche gli occhi azzurri? Non sapevano che effetto avevano su di lei? "E che cosa succede se non va d'accordo con Nana e trasformano la casa in un campo di battaglia?" "Non succederà" le promise. Le prese la mano nella sua e la esortò a sedersi sul pavimento. Urtò la spalla con la sua, puntando il mento in direzione del gatto. "Andiamo, guardarlo. Ho visto la tua faccia quando hai aperto quella scatola". (Certo che si era sciolta non appena si era rivelato quello che c'era all’interno, ma Gesù, che cosa doveva fare con questo ragazzo, non poteva continuare a portare a casa ogni animale randagio in cui si imbatteva). (Un paio di felini occhi azzurri la fissarono intensamente e miagolò) (Miagolò a lei) (Era spacciata) "Questa è un'idea terribile" mormorò quando Killian lo prese tra le mani e lo mise davanti al suo volto, nascondendosi dietro di lui con un sorriso. "Ti amo?" (Naturalmente Henry lo chiamò Bizet)  
 
---------------------------------------------------------------------------------  
 
Con grande sorpresa di tutti l'autrice ha deciso di pubblicare un capitolo extra della nostra storia preferita (spero che sia l'inizio di un seguito di tlb :P la speranza è l'ultima a morire)
Come promesso eccomi qui con la traduzione!!!
Il capitolo è più breve di quelli a cui ci aveva abituati, ma è troppo bello rivederli di nuovo insieme, mi erano mancati così tanto :)
Se ci sono errori farò il possibile per sistemarli nei prossimi giorni
Spero che questo capitolo vi piaccia :D

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Sei la mia fiamma (extra 2) ***


Capitolo 37: Sei la mia fiamma (extra 2)




"Tutto questo non può succedere di nuovo" si lamentò con amarezza, incrociando le braccia sul petto quando i nomi dei vincitori di quello stupido sondaggio online balenarono davanti ai suoi occhi.
 
Migliore Band: The Lost Boys.

Dannazione, pensò tra sé e sé e subito si rimproverò. Se ci fosse una categoria per "Peggior Fidanzata" era destinata a vincere - non si suppone che dovesse essere orgogliosa di lui?
Ma poi, quando il suo insopportabile fidanzato diede il via ad una vera e propria danza della vittoria che comprendeva l’imitazione di colpi di pistola in aria e urla, il suo senso di colpa sparì nel nulla. Scosse la testa quando Killian indicò verso di lei con un'espressione trionfante. "AH! Alla faccia tua, Swan".
Emma alzò un sopracciglio "Vuoi riformulare, amico?"
"Nessuno ti ha detto di accettare la scommessa" si strinse nelle spalle, lasciandosi cadere sul divano accanto a lei.
Puntò il dito contro di lui, la voce che accelerava in modo sempre più allarmante "Mi hai spinta tu ad accettare!"
"E tu ci sei cascata in pieno" sottolineò. Il labbro inferiore di Emma andò a formare un broncio quasi di riflesso e lui scoppiò a ridere, avvolgendola tra le sue braccia. Le baciò la fronte con tenerezza. "Dai, lo sapevi che era una possibilità".
"La mia fede nelle Directioners non sarà più la stessa".
Tutto il corpo di Killian tremava e lei sapeva che stava cercando di reprimere una risata "Ci divertiremo".
"La tua idea di divertimento può tradursi nella mia idea di un disastro" sbuffò nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e godendosi il modo in cui si muoveva.
(Che fissato del solletico)
"Davvero? Perché pensavo che quello che ho fatto l'altra sera fosse divertente, ma se pensi che sia stato un vero 'disastro', come sostieni, allora non lo rifaremo poi così presto ..." iniziò, e lei gli colpì il braccio, sbuffando più forte di quanto fosse umanamente possibile.
"Sei proprio una regina del dramma"
"Tu sei la regina del dramma"
"Ho detto che lo farò!"
"In realtà non l'hai detto"
Lei sollevò le mani in aria, un gemito bloccato in gola, era così infastidita "Va bene, ok? Lo farò"
"Siii, sono davvero felice che tu sia così entusiasta" disse lentamente, apparendo indifferente come sempre. Lei incrociò le braccia sul petto, perché se lui aveva intenzione di comportarsi come un bambino lei avrebbe potuto fare lo stesso.
"Non fa parte della nostra scommessa, quindi non devo esserne entusiasta"
Le rivolse uno sguardo indagatore e si sporse in avanti fino a quando i loro nasi si sfiorarono "Per me, però?"
Ugh.
"Va bene. Sarò uno 0,1% entusiasta per te."
"Siiiiiii" agitò i pugni in aria nel modo più ridicolo che avesse mai visto e dovette reprimere una risata. Si lasciò cadere fino a quando la sua schiena toccò il divano e lui la seguì, sistemandosi su di lei finché i loro volti non furono a pochi centimetri di distanza. "Bacio?"
Lei scosse la testa, adesso ridendo apertamente. Era impossibile. 
"Bacio", si arrese, lasciando che le labbra di Killian sfiorassero le sue con un bacio leggero. E un altro. E un altro ancora. Lei rise di nuovo quando girò la testa da un lato e lui continò a lasciarle piccoli baci sulla mascella e si contorse tra le sue braccia quando la sua barba le solleticò il collo. Urlò quando le sue dita iniziarono a solleticarle i fianchi senza pietà e il match di wrestling che ne seguì e che li fece cadere dal divano sul pavimento in moquette del salotto di casa, avrebbe potuto essere un ottimo elemento per un qualsiasi film d’azione. 
"Idiota" gli disse da sotto il suo corpo disteso sul pavimento e la risata di lui contro il suo collo la fece tremare dal ridere.
"Il tuo idiota, tesoro". 

_______________________________________________________________________________

"Allora. Qual è la storia?" chiese una volta a letto quella sera. Il discorso sul video musicale era stato dimenticato dopo la loro battaglia del solletico ed Henry li aveva trovati una volta tornato a casa da scuola, che si urlavano contro a vicenda mentre cercavano di giocare a Tris.
(Prendevano certi giochi molto sul serio in quella casa.)
Suo figlio non si era nemmeno preso la briga di chiedere, si uni semplicemente a loro sul tappeto e gli insegnò la versione aggiornata al 2015 del gioco, mentre Nana e Bizet li giudicavano dal loro divanetto con quel tipo di condiscendenza che solo gli animali poossono padroneggiare.
Killian le baciò la spalla ranicchiandosi contro il suo fianco. "Interpreti un fantasma".
"Mi stai prendendo in giro"
"Assolutamente no" si stiracchiò e prese il telefono dal comodino, scorrendo tra le sue e-mail così da poterle rispondere. Trovò quello che cercava e le mostrò lo schermo così che potesse leggere, sorridendo come il gatto che ha preso il canarino.
"Dammi qui" brontolò, e cominciò a leggere.
Entrò nella sua modalità 'lettura di una sceneggiatura', con la schiena appoggiata contro la testiera del letto e schiarendosi la mente così da poter immagnare la storia nella sua testa nel miglior modo possibili. Da quello che aveva letto, la storia era così:

Il personaggio di Killian, alias il bel ragazzo nel video, guida da qualche parte nel mezzo del fottuto nulla tra le montagne e trova un autostoppista sulla sua strada. Qui arriva Emma, ​​che per coincidenza è nello stesso posto in cui si trova lui, ma la sua auto si è rotta. Lui si impietosisce - o è semplicemente annoiato dal suo viaggio solitario, se Emma avesse dovuto dare qualche prospettiva reale alla storia - e la fa salire in macchina, naturalmente, volano scintille.
Lui alloggia in una capanna nei boschi e per coincidenza anche lei. Tutto questo li porta a cercare la reciproca compagnia in ambientazioni meravigliose, con serate passate a cenare seduti a riscaldarsi di fronte al fuoco, lunghe giornate di escursioni, stringendosi casualmente le mani nel tentativo di aiutarla a non inciampare in un tronco caduto ...
... e alla fine si innamorano. Con il valore aggiunto di baci nei boschi, incisioni di iniziali sulla corteccia di un albero e coccole su un molo abbandonato guardando il corso di una cascata.
Solo quando finalmente lui le dice le tre piccole parole, entrambi ricordano la verità: erano innamorati, ma lui è morto qualche tempo prima. Solo quando lei muore nell'incidente che lei aveva visto quando la sua macchina si era rotta, che si reincontrano nella vita ultraterrena e si riconoscono solo quando si innamorano di nuovo.

... al diavolo, aveva iniziato a piangere leggendo questa robaccia.
Si asciugò una lacrima più discretamente che poteva, ma il suo tirare su col naso non le diede scampo "Per l'amor del cielo, ma è strappalacrime"
"Te l'avevo detto" rispose compiaciuto. Lei affondò il viso nella sua spalla, asciugandosi il viso rigato di lacrime sul suo pigiama di cotone.
"Almeno sei un fantasma anche tu" gracchiò, e lui ridacchiò, stringendola più vicina a sè.
"Certo. Se tu sei un fantasma, sono un fantasma anche io"
"E l'atmosfera alla Nickelback?"
"In che senso?"
"Sai, il 'facciamo piangere tutti' e 'qualcuno è già morto'. Come il 90% dei video di Nickelback" protestò. Si strinse nelle spalle.
"Non è stata una mia idea"
"Vabbè" concluse e si sporse su di lui fino a che non poté spegnere la lampada sul comodino. Killian mormorò un tranquillo buonanotte al suo orecchio e lei rispose a bassa voce, ancora arrabbiata pensando a quei poveri fantasmi persi senza i loro ricordi, probabilmente in cerca di qualcosa in quei boschi fino alla fine dei tempi.
Gesù.
"Allora lo farai?" disse a bassa voce e lei gemette.
"Ho scelta?"
"Non proprio"
"Allora lo farò." Fece una pausa, ma tutto ad un tratto un nuovo pensiero attirò la sua attenzione e accese di nuovo la luce, fissandolo "Devo indossare qualcosa di terribile?"
La sua risata riecheggiò così forte che Henry dovette inviare loro un SMS per chiedergli per piacere di abbassare la voce dato che c’era anche qualcun altro lì.
_________________________________________________________________________________________________

Quando ti ho chiesto se avrei dovuto indossare qualcosa di terribile, probabilmente avrei potuto aggiungere che dover indossare un abito con questo freddo non era da considerarsi" si lamentò, tirando giù l'orlo del piccolo abito nero che le era stato ordinato di indossare per il video. Non che non le piacesse -  aveva delle belle gambe e lei lo sapeva - ma Vancouver non era Los Angeles, non per delle riprese prolungate e aveva paura che la videocamera in qualche modo avrebbe potuto riprendere la sua pelle d'oca.
"Sei bellissima" le disse baciandole la punta del naso congelato.
Tossì miseramente "Come se servisse a qualcosa - riesco a malapena a muovermi"
"Non riesci a muoverti perché sei avvolta in un cappotto di 3 chili" le fece segno, tirando su la manica del cappotto termico che le era stato dato per tenerla al caldo durante le pause. Non era altro che una professionista, ma buon dio, a che prezzo? Non ricordava di aver firmto qualsiasi cosa legata al perdere un arto o le dita dei piedi in questo lavoro.
"Perché ho freddo" protestò debolmente, nascondendo il naso dentro il cappotto e tirando il cappuccio fino a coprire completamente la testa.
"Sembri un burrito"
Sentiva così freddo che non riusciva nemmeno a mettere insieme le energie per sembrare infastidita "Mi piacciono i burritos".
"Piacciono anche a me" disse , e si chinò, mordendole la guancia e il collo con grande attenzione, ma riuscendo a essere allo stesso tempo il più fastidioso possibile al punto che lei uscì dal suo stato di semi-congelamento e iniziò a colpirlo sul braccio finché non si fu fermato.
Quando gli fu offerto un cappotto, lo indossò così che la troupe potesse scattare una foto di loro due insieme e pubblicarla online, taggandoli e scrivendo "Eccoci di nuovo ... #burritosinwork sono #burritosinlove".
 
________________________________________________________________________________________________
 
 
Durante le riprese del loro primo video musicale, aveva scoperto che Killian sapeva essere davvero molto professionale, serio e concentrato quando arrivava il momento di stare di fronte alla telecamera.
Ma allora, in quel periodo, dovevano camminare sulle uova l’uno con l’altra e non aveva potuto dare sfogo al suo essere insopportabile. Né avevano una relazione, come invece avevano adesso. E ciò, in qualche modo, aveva cambiato tutto.
Che poteva essere tradotto come "Emma cerca di rimanere professionale durante le riprese del video musicale della sua band, chiedendo indicazioni al regista, controllando il prodotto finale alla videocamera e tutto il resto, mentre Killian continuava a distrarla e a trascinarla dietro gli alberi per pomiciare". Non aiutava il fatto che l’intero staff rideva e lo trovava adorabile invece di esasperante. Emma avrebbe potuto scommettere che era riuscito in qualche modo a corromperli per tirarli fuori dai guai ogni volta che succedeva, e lei protestò per quanto poteva, ma poi, beh.
I suoi baci erano tutta un’altra cosa, ed era freddo, e lui era caldo. Così. 
Poteva solo guardare timidamente verso la truccatrice ogni volta che le doveva ritoccare il rossetto prima di iniziare un nuovo ciak o una scena, dopo una delle loro scappatelle.
L'ultima goccia fu quando il suo fidanzato idiota cercò di afferrarla mentre erano seduti su un tronco di fronte al fuoco durante una scena, quando dovette schiaffeggiare via la mano dal suo sedere mentre le massaggiava la coscia con l'altra. Non si sarebbe mai detto a guardare la scena, dato che finse dei sorrisi tra i baci a bocca aperta, che in realtà stavano bisticciando mentre bisbigliavano. Il regista non se ne rese conto e diede il via libera, alla fine chi era lei per lamentarsi.
(La conversazione reale durante la scena fu qualcosa come:

"Smettila!"
"Non è nel personaggio?"
"Finirà per essere vietato ai minori"
"Non in Inghilterra." 
"Siamo in Canada." 
"Chi se ne importa.")
 
________________________________________________________________________________________________
 
 
("Come fanno gli attori a piangere per davvero quando devono farlo per una scena?"
"Pensiamo a cose orribili. Cose molto tristi, credo. Oppure provi a entrare dalla mentalità del personaggio. Ci sono anche questi colliri davvero ottimi che sono utilizzati molto spesso".
"... Il tuo lavoro è strano."
"Senti chi parla.")
 
________________________________________________________________________________________________
 
 
Un paio di mesi più tardi, l'intera band si riunì in studio con i bambini, le ragazze e gli animali per vedere il video. Henry e Grace seduti vicini, davano a Nana dei popcorn, anche se il suo cane puntava chiaramente le alette di pollo di August e ogni divano e poltrona era occupata al punto che alcuni di loro dovettero sedersi sul pavimento. Filippo era riuscito a convincere Gold a comprare uno schermo sul quale proiettare il video - e qualsiasi altra partita, programma TV o film che desideravano vedere su Netflix - e l'occasione aveva richiesto una delle loro riunioni per festeggiare.
"Sta iniziando!" strillò Ruby pochi secondi prima che il video player si bloccasse. Tutti iniziaono a lamentarsi e poi scoppiò un applauso una volta che lo streaming ebbe ripreso a funzionare senza intoppi, e finalmente eccoli lì. Mentre il resto del gruppo si rimpinzava di popcorn, facendo commenti sulla guida di Killian ("Si può dire quando entra in scena il suo pilota automatico irlandese - la mascella si tende ogni volta che deve fare una curva") o il suo look, Emma distesa contro il petto di Killian, girò il collo per dargli un bacio sulla sua mascella mentre tutti guardavano il video.
Inutile dire che, tre minuti e quarantacinque secondi dopo, l’unica cosa che poteva udirsi in quella camera erano i singhiozzi di Ruby, Mary Margaret e di Aurora.
Killian la toccò con il gomito, indicò con il mento in direzione di Victor e lei si lasciò sfuggire una risata, dato che lo beccò nel tentativo di soffocare un singhiozzo contro il suo pugno, borbottando verso Filippo "E’ stato davvero terribile,  ragazzi".

______________________________________________________________________________________

Sorpresa!!!! Un nuovo regalo da parte dell'autrice che è stata ispirata dal video dei Wil Wild Horses diretto da Jen ed ecco un piccolo tuffo nelle vite dei nostri amati The Lost Boys... sono sempre incursioni troppo brevi per i miei gusti, ma meglio accontentarci :P Spero vi piaccia e dato che l'ho tradotta al volo, se ci fossero errori farò in modo di sistemarli il prima possibile!! A presto

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2780094