Condominio XIII

di Recchan8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Condominio Che Non Esiste ***
Capitolo 2: *** L'Importunatore Libero ***
Capitolo 3: *** Il Feroce Pasticcere ***
Capitolo 4: *** Il Freddo Enologo ***
Capitolo 5: *** Il Giardiniere del Silenzio ***
Capitolo 6: *** Il Pessimista Mascherato ***
Capitolo 7: *** Il Bailaor che Danza sul Terrazzo ***
Capitolo 8: *** Il Testimonial di Spot Danzanti ***
Capitolo 9: *** Il Notturno Discotecaro ***
Capitolo 10: *** Lo Sfidante del Casinò ***



Capitolo 1
*** Il Condominio Che Non Esiste ***


In città vi era un condominio pitturato di bianco abitato da persone una più stramba dell'altra. Dal momento che, nel corso del tempo, il numero civico dipinto a fianco del portone d'ingresso era scomparso (e nessuno si era mai preoccupato di provvedere a risolvere il problema), quel condominio si era guadagnato il soprannome di "Condominio Che Non Esiste".
L'amministratore del CCNE era un ragazzo che andava per i trenta, dalla pelle abbronzata, i capelli bianchi e gli occhi color grano; abitava al piano terra del condominio nell'appartamento numero 1. Si chiamava Xemnas, e la leggenda narrava che avesse guadagnato la proprietà del palazzo in un modo alquanto... bizzarro.
-"Secondo il testamento del defunto, la proprietà del condominio passa al nipote Ansem"-.
-"Io sono Ansem"-.
-"...La sua carta d'identità dice che lei si chiama Xemnas"-.
-"E' un soprannome"-.
-"Ma la carta..."-.
-"Provi a togliere la X e a cambiare l'ordine delle lettere"-.
-"Sì, ma la carta..."-.
-"Ansem. Io sono Ansem"-.
-"..."-.
-"Tiri fuori il documento per il passaggio di proprietà, va' "-.
Sbrigata questa pratica, Xemnas aveva ottenuto la proprietà dell'immobile; per sua fortuna il vero Ansem non si fece mai vivo. A quel punto gli era rimasta una sola cosa da fare, ovvero trovare degli inquilini. Xemnas non dovette aspettare molto: in meno di sette mesi tutti gli appartamenti del condominio erano stati affittati, e gli inquilini impiegarono poco tempo a portare il caos nel Condominio Che Non Esiste.




NOTA DELL'AUTRICE
Salve a tutti! L'idea per questa raccolta di One-Shot (di cui il testo qui sopra costituisce un'introduzione) mi è venuta giusto un paio di ore fa. "Ma se i membri dell'Organizzazione XIII fossero stati inquilini di un condominio?", ho pensato.
Eheheh.
Spero che l'ispirazione non mi abbandoni in corso d'opera >w<
Fatemi sapere se l'idea vi piace, perché molto probabilmente questa raccolta andrà avanti in base ai pareri che riceverà :)
Alla prossima! <3
Recchan8

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Capitolo 2
*** L'Importunatore Libero ***


Nell'appartamento numero 2, situato giusto di fronte al numero 1, abitava un uomo di circa trentacinque anni, dai lunghi capelli brizzolati sempre legati in una coda e un'inquietante benda nera sull'occhio destro; come se la benda non fosse già abbastanza, una profonda cicatrice si faceva spazio attraverso la sua guancia sinistra. Quell'uomo si chiamava Xigbar, ed era stato il primo inquilino che Xemnas era riuscito a trovare.
-"Scegli pure l'appartamento che più ti aggrada"- gli aveva detto Xemnas.
Xigbar non ci aveva pensato su due volte e aveva scelto uno dei due appartamenti liberi al piano terra.
-"Secondo te mi sarei fatto anche una sola rampa di scale? Sì, come no!"- aveva esclamato.
Xigbar aveva tre brutte abitudini: la prima consisteva nel terminare le domande retoriche con l'intercalare "Sì, come no!"; la seconda nell'imprecare nominando un certo "Terra"; la terza, nonché la peggiore di tutte, nel non farsi mai gli affari suoi.
Gli altri inquilini del condominio l'avevano soprannominato "L'Importunatore Libero".

 

 

-"Ehi Larxene! Anche oggi hai optato per il tanga leopardato?"- gridò Xigbar guardando verso l'alto.
Larxene represse a stento l'intento omicida che le saliva ogni volta che Xigbar le lanciava una frecciatina e con le mani si premette l'orlo della minigonna nera contro le gambe. Tutte le sante volte che Larxene scendeva le scale, Xigbar la aspettava al piano terra, pronto a fare commenti sconci sul modo in cui si era vestita.
-"Fatti i cazzi tuoi"- lo fulminò con un'occhiataccia.
-"Non sono molto sicuro... Erano leopardati o ghepardati?"- si domandò Xigbar con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
-"Ho detto di farti i cazzi tuoi...!"- ringhiò la ragazza.
-"E privarmi di una visione celestiale come quella?! Sì, come no!"-.
-"Ti ammazzo, vecchio porco!"- gli urlò contro Larxene. -"Io ti denuncio!"-.
La ragazza uscì in fretta e furia, sbattendo rumorosamente il portone. Qualche secondo dopo fece dietrofront.
-"E non esiste nemmeno il ghepardato!"- aggiunse con rabbia.
Xigbar guardò il fondoschiena perfetto di Larxene (che lui e Luxord definivano "culo a mandolino") sparire attraverso l'anta di vetro del portone.
E anche quel giorno la mattinata era cominciata alla grande!

 

 

-"Ciao Roxas, cosa stai facendo?"-.
Roxas, seduto su una panchina nel giardino condominiale, trasalì non appena vide Xigbar; sapeva benissimo che quando l'Importunatore Libero compariva era impossibile portare a termine ciò che si stava facendo.
-"N-Niente di che..."- disse Roxas con un sorriso tirato. -"Stavo solo..."-.
Xigbar gli tolse il libro dalle mani e sfogliò qualche pagina. Roxas, nel mentre, si guardò intorno in cerca di aiuto; purtroppo per lui, in quel momento il giardino era deserto.
-"Storia, eh? Posso darti una mano se vuoi"- disse Xigbar restituendo il libro a un Roxas ormai rassegnato. I "se vuoi" di Xigbar erano pure formule di cortesia; ad esempio, la frase appena riportata va interpretata come: "Ti importunerò fingendo di darti una mano, anche se rifiuterai il mio aiuto".
-"G-Grazie Xigbar... Davvero troppo gentile..."- mormorò Roxas.
"Addio, esame da 6 CFU, ci vedremo al prossimo appello...", pensò il ragazzo, una piccola lacrimuccia all'angolo dell'occhio e una maschera di disperazione adagiata sul volto.
-"Intanto ricordati che la Seconda Guerra Mondiale si è svolta nel 1837 e vede come protagonista Dante Alighieri..."-.

 

 

-"Ma porco Terra!"- sbottò Xigbar chiudendo la sua cassetta della posta. In quel momento Xaldin scese dalle scale.
-"Che succede, Pirata?"- gli domandò.
Xigbar, con faccia schifata, gli allungò la lettera che aveva appena finito di leggere. Xaldin le diete una lettura veloce e, arrivato alle ultime righe, scoppiò a ridere.
-"Ma come cazzo hai fatto?"-.
-"E che ne so io!"- rispose Xigbar. Appallottolò la bolletta della luce e la gettò con rabbia nel cestino posto sotto le cassette della posta.
-"Ti conviene pagarla; se non lo fai in tempo ti addebitano il ritardo del pagamento"-.
A questo non c'aveva pensato. Xigbar, ancora più furioso di prima, si chinò a recuperare la bolletta, borbottando accidenti a destra e a manca.
-"Secondo me è il Karma"-.
-"Secondo me è quello stronzo di Terra!"-.
-"Si può sapere chi è 'sto Terra?"-.
-"E' il mio fottuto Karma, ecco cos'è!"- sbraitò Xigbar. -"Xaldin, posso usare il tuo bagno per farmi la doccia?"-.
Xaldin trasalì; che fosse arrivato il suo momento di venir importunato?
-"Eh, guarda... Ecco..."-.
-"Porcaccio Terra!"- esclamò Xigbar all'improssivo. -"Hanno sbagliato cassetta della posta! Questa bolletta non è per me!"-.
Xaldin, incuriosito, si avvicinò all'inquilino, lesse il nome del destinatario e... Xigbar gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò con occhi compassionevoli.
-"Mi dispiace, Xaldin"-.
Se ne andò fischiettando con le mani in tasca.
Xaldin non si era ancora accorto che Xigbar era solito entrare di soppiatto nel suo appartamento per scroccare acqua ed energia elettrica.
"E anche 'sto mese si paga la bolletta il prossimo mese!".


 

NOTA DELL'AUTRICE
Salve a tutti! ^^ Vorrei fare dei chiarimenti su due "cattive abitudini" di Xigbar:
1) "Sì, come no!" ---> In lingua inglese, Xigbar è doppiato con accento Californiano ed è solito terminare le frasi con "As if!", una sorta di "Ti piacerebbe!", "Come no!". Ho voluto mantenere questa sua caratteristica perché mi piaceva troppo :D
2) Le imprecazioni contro Terra ---> Chi ha giocato a Birth By Sleep dovrebbe aver capito a cosa mi riferisco: è stato Terra a causare a Xigbar la perdita dell'occhio e la cicatrice sulla guancia. Ho pensato a Xigbar e Terra come dei Capitan Achab e Moby Dick, per questo Xigbar non perde occasione per insultare e offendere Terra :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^ Alla prossima!


 

 

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Capitolo 3
*** Il Feroce Pasticcere ***


Il terzo appartamento del piano terra (il numero 3, per l'appunto) aveva come inquilino Xaldin, un uomo piuttosto alto e dalle spalle robuste, i lunghi dreads neri legati in una mezza coda alta, e una barba dalla forma strana a coprirgli le guance. Lavorava in una pasticceria insieme a una ragazza, Belle, e a un altro uomo conosciuto in città col nomignolo "La Bestia". Xaldin non se la cavava per niente male coi dolci, ma se qualcosa non gli veniva come aveva previsto, andava immediatamente su tutte le furie e se la prendeva col primo essere che aveva a portata di pugno, sia questo animato che inanimato. Data la sua indole, gli inquilini del CCNE l'avevano soprannominato "Il Feroce Pasticcere".

 

 

Quella domenica mattina avrebbe preparato il miglior soufflé al triplo cioccolato di tutta la sua vita.
"Cascasse il mondo, ce la farò!", aveva pensato con determinazione.
Mise il dolce a cuocere, programmò il timer, prese una sedia e si sistemò davanti al forno per non perdere di vista il dolce. Nessuno sarebbe riuscito a distrarlo, nemmeno l'Importunatore Libero.
Dopo esattamente undici minuti, quasi come se l'avesse evocato, Xigbar suonò al campanello; Xaldin capì subito l'identità della persona dietro la porta dal suono prolungato del campanello: irritante come Xigbar stesso.
-"Non adesso!"- ruggì Xaldin.
Xaldin non poté vederlo, ma l'uomo con la benda sull'occhio fece spallucce e se ne tornò in casa. Strano da parte sua; chissà cosa voleva...
"Bene, e uno se n'è andato".
-"Lo sapevo!"- esclamò Demyx dalla finestra della cucina che dava sul giardino. Xaldin sussultò per lo spavento e fulminò il ragazzo con un'occhiataccia.
-"Non è il momento!"-.
-"Hai deciso di riprovarci coi soufflé?"- domandò Demyx sistemandosi gli occhiali da sole sul naso. -"Posso assaggiarlo?"-.
-"Non dovresti essere collassato nel letto, tu?"- borbottò Xaldin. -"Sono solo le 9 di mattina"-.
-"Sai com'è, after"- rispose Demyx mostrando a Xaldin le occhiaie e gli occhi rossi. Il ragazzo lanciò un'occhiata al timer e storse la bocca. -"Da quanto tempo sta cuocendo?"-.
-"Diciassette minuti"- rispose Xaldin con una punta d'orgoglio nella voce.
-"Xaldin, guarda che lo sanno tutti che i soufflé devono cuocere quindici minuti, di cui gli ultimi cinque in modalità ventilata"-.
Qualcosa nella mente di Xaldin fece "crack!".
Venti minuti dopo, Lexaeus trovò Demyx fuori dalla porta di Xaldin in condizioni pietose e un soufflé al cioccolato spiaccicato in faccia.

 

 

Xaldin fece un tiro dalla sigaretta e lanciò una rapida occhiata a Marluxia, in piedi accanto a lui. Il pasticcere voleva finire la sigaretta prima di rientrare in casa, mentre Marluxia...
-"Oh"- ruppe il silenzio Xaldin. -"Perché mi stai fissando?"-.
Marluxia aggrottò le sopracciglia ben disegnate e strinse le labbra.
-"Non pensi che sia arrivato il momento di tagliarti i capelli?"-.
-"Perché dovrei?"- ribatté burbero.
Il ragazzo dalla vistosa acconciatura rosa fece dei vaghi gesti con le mani, come a dire "Mi sembra ovvio".
-"Che?"- lo incalzò Xaldin.
Dire la verità a Xaldin o non dirla? Marluxia non sapeva decidere. Un paio di volte pensò di non rispondere e di rientrare nel condominio, ma sapeva che se avesse tentato di scappare, il Feroce Pasticcere l'avrebbe rincorso fino al quinto piano. Ormai il danno l'aveva fatto.
Xaldin, dal canto suo, non smaniava poi così tanto di sapere dove Marluxia volesse andare a parare; l'importante era che nessuno criticasse le sue doti da pasticcere. Cosa potevano incastrarci i capelli con la pasticceria?
-"Ecco..."- si decise infine Marluxia. -"Spesso i tuoi dolci sono pieni di capelli e, diciamocelo, fanno schifo"-.
-"..."-.
Una decina di minuti dopo, Lexaeus trovò Marluxia davanti al portone del condominio in condizioni pietose e una tartelette aux framboises spiaccicata in faccia.

 

 

-"Xaldin, dovresti fare qualcosa per i tuoi scatti d'ira"- disse seccamente Larxene, appena comparsa davanti alla porta di Xaldin. -"Stamattina mi son dovuta sorbire i piagnistei di Demyx e di Marluxia! Hai idea di cosa questo significhi?"-.
-"Non è un mio problema!"- la freddò Xaldin. -"Che ti serve, Pikachu?"-.
-"Non è un mio problema?!"- ripeté Larxene spalancando gli occhi. -"Un pacco di zucchero, se ce l'hai"-.
-"Ovvio che non sia un mio problema! Cazzo me ne frega di quei due! Dovevano lasciarmi in pace e non criticare la mia cucina!"- ruggì. -"Certo che ce l'ho, te lo porto subito"-.
Xaldin sparì nel proprio appartamento e tornò poco dopo con un pacco di zucchero che adagiò sulle mani tese di Larxene.
-"E dovrebbe essere un mio problema?!"- gridò la ragazza. -"Grazie Xaldin, sei il mio salvatore"-.
-"Che ci posso fare se son venuti a lamentarsi da te, eh?!"- ribatté il pasticcere. -"Figurati Pikachu, quando vuoi"-.
-"Eccheccazzo..."- biascicò Larxene alzando gli occhi al cielo. -"Ci vediamo!"- lo salutò allegramente.
-"Imbecilli..."- borbottò Xaldin. -"Sì, ci vediamo!"- la salutò con altrettanta allegria.
Lexaeus, avendo assistito a tutto lo scambio di battute dal pianerottolo del primo piano, si grattò la testa, non riuscendo a capire chi dei due avesse più problemi dell'altro.
"Schizofrenia", concluse, e rientrò in casa.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Il Freddo Enologo ***


Il primo piano del CCNE aveva due appartamenti: il numero 4 e il numero 5. Nel numero 4 viveva un uomo di un paio d'anni più giovane di Xaldin, dalla carnagione grigiastra e dai lunghi capelli lisci e biondo cenere; i suoi occhi verdi erano sempre attenti a tutto quello che gli accadeva intorno. Il suo nome era Vexen ed era un professore di genetica con una cattedra nell'università della città. Vexen, maniaco della pulizia, odiava il contatto con le persone, ed era solito considerarsi superiore a tutti. Grande appassionato di vini, si ubriacava con una facilità sorprendente. La leggenda narrava che nella cantina del condominio, nel box di Vexen, ci fossero due oggetti dal valore inestimabile: la formula della perfetta clonazione umana e una bottiglia di Cabernet di Screaming Eagle, 1992.
All'interno del CCNE Vexen era conosciuto con l'appellativo "Il Freddo Enologo".

 

 

Ogni giorno la stessa storia: doversi svegliare, alzare dal letto, prepararsi per andare a tenere i corsi all'università e, cosa più fastidiosa di tutte, doversi relazionare con le persone.
"Che schifo i plebei".
Vexen odiava il contatto fisico. Chissà quanti germi e batteri strisciavano addosso alle persone... Ogni volta che ci pensava, un brivido di repulsione gli correva lungo la schiena.
"Ossignore! Quanto schifo ci dev'essere nei dreads di quel buzzurro di Xaldin?!", pensò chiudendosi la porta dell'appartamento alle spalle. Tirò fuori dalla sua cartella di pelle una salvietta profumata e prese a strofinare con foga il pomello d'ottone della porta.
-"Buongiorno, professore!"-.
Vexen si irrigidì di colpo e la salvietta scivolò per terra. Tra tutti gli inquilini del condominio proprio lui doveva incontrare?
"Scappa Vexen, o ti contagerà con la sua povertà! E non solo!".
L'uomo biondo si strinse al petto la cartella, si voltò di scatto e, senza incrociare gli occhi del ragazzo, si fiondò giù per le scale. Aveva ormai raggiunto il portone del condominio, la sua porta del Paradiso, quando Axel lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla.
-"Prof, ha dimenticato il fazzoletto"- gli fece notare porgendogli la salvietta.
Vexen sbarrò gli occhi verdi e passò più volte lo sguardo dalla salvietta appallottolata nella mano di Axel al viso troppo vicino del ragazzo; si rese poi conto di avere una mano estranea posata sulla spalla.
-"I g-germi... I g-g-g-ermi...!"- balbettò Vexen prima di andare in iperventilazione e di svenire.
Axel guardò shockato il corpo del Freddo Enologo accasciarsi per terra. Si lanciò delle rapide occhiate intorno e alzò le mani.
-"Io non ho fatto niente!"- disse ad alta voce per farsi sentire dagli eventuali spettatori.
Scavalcò Vexen e uscì dal condominio, sperando con tutto se stesso che il fantasma del professore non lo perseguitasse.

 

 

 

Frigo vuoto, zero voglia di fare la spesa, bottiglia di vino rosso decente rimasta in dispensa: era arrivato il momento di scroccare la cena a Vexen.
-"Senti un po', avrei una domanda da farti"- disse Xigbar facendo roteare il vino rosso all'interno del suo bicchiere.
-"Mi si dica, mi si dica!"- esclamò Vexen; aveva il naso e gli zigomi arrossati, e un tono di voce un po' più acuto del solito.
Xigbar alzò gli occhi al cielo e si maledisse per aver lasciato che l'Enologo bevesse due bicchieri di vino. Era incredibile: gli bastava pochissimo per ubriacarsi e per perdere la sua solita altezzosità e la repulsione per le persone.
-"Come mai hai deciso di fare il professore universitario? Voglio dire... Sappiamo benissimo entrambi che hai qualche problemino con le relazioni sociali"-.
Vexen annuì con vigore, i lunghi capelli biondo cenere che si muovevano da tutte le parti. Si scolò in un sorso il terzo bicchiere e si apprestò a riempirsi il quarto. Xigbar, inizialmente restìo a cedergli la bottiglia di vino, gliela porse subito.
"E dovrei perdermi uno spettacolo del genere? Sì, come no!", pensò sghignazzando.
-"Dunque"- esordì Vexen alzandosi in piedi e facendo oscillare pericolosamente il vino nel bicchiere. -"La risposta è semplice: ho bisogno di reclutare degli apprendisti"-.
-"Apprendisti?"- ripeté Xigbar con una smorfia.
-"Eh sì, eh sì!"-.
-"Per cosa?"-.
Vexen fece una breve risatina e guardò Xigbar come a dire "Che domanda stupida"; e giù col quarto bicchiere.
-"Ovviamente per il mio esperimento!"- rispose con entusiasmo.
-"...Ovvero?"- lo incalzò l'Importunatore.
-"Il Siero Anti-Plebei!"-.
Xigbar guardò il professore con compassione e scosse la testa; ormai doveva essere completamente ubriaco. Lanciò un'occhiata alla bottiglia e indicò a Vexen la cucina.
-"Prendi il Chianti, vai..."-.

 

 

Vexen e Marluxia non si erano mai incrociati; il professore di genetica aveva sempre fatto di tutto perché non accadesse. Per Vexen Marluxia era l'Anti-Cristo: astemio e dalla vita sessuale molto attiva. Era riuscito a carpire queste informazioni da quella pettegola di Larxene e da quel chiacchierone di Demyx.
"Senza precauzioni, senza precauzioni... Germi ovunque!".
Il Freddo Enologo non poteva ancora sapere che presto, molto presto, avrebbe dovuto affrontare faccia a faccia la sua nemesi.
Ma questa è un'altra storia...
 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il Giardiniere del Silenzio ***


Sullo stesso pianerottolo dell'appartamento numero 4 si affacciava un secondo appartamento, il numero 5, abitato da un uomo dalla stazza imponente coi capelli ricci e ramati tirati all'indietro; i suoi occhi azzurri erano come due zaffiri incastonati nella roccia del suo volto, caratterizzato da duri lineamenti. Lexaeus era il suo nome e la sua passione una sola: il giardinaggio. Il suo lavoro era talmente preciso e impeccabile che Xemnas l'aveva assunto come giardiniere del condominio.
Data la sua indole taciturna, schiva e pacata, Lexaeus veniva chiamato "Il Giardiniere del Silenzio".

 

 

-"Giardiniere!"- lo richiamò Vexen con poco garbo.
Lexaeus posò le cesoie per terra e si voltò lentamente verso la sgradevole voce che lo aveva appena chiamato. Vide Vexen davanti al portone del condominio che indicava con foga qualcosa ai suoi piedi. Lexaeus strinse gli occhi e cercò di mettere a fuoco ciò che il Freddo Enologo stava tentando di fargli vedere.
"Forse devo mettermi gli occhiali...", pensò con una punta di dispiacere.
-"Sei stato tu, vero?!"- continuò Vexen.
Lexaeus vide della terra sparsa davanti al portone. Strinse le labbra, cercando di ricordare come avessero fatto quelle piccole zolle a finire lì. Forse quando, poco prima, aveva piantato dei semi di azalea; oppure quando era rientrato un momento in casa per prendere le cesoie che aveva dimenticato. Oppure...
-"Giardiniere!"- lo apostrofò Vexen. Era talmente fuori di sé che il suo tono di voce era un continuo crescendo. -"Pulisci immediatamente!"-.
Lexaeus, accigliato, gli indicò la siepe di alloro che aveva appena iniziato a tosare.
-"Prima devo finire"- disse con tono pacato.
-"Non posso rientrare in casa finché non pulisci questo schifo!"- sbraitò Vexen pestando i piedi. Quando si accorse di aver calpestato una zolla di terra, cacciò un urlo e si precipitò ad aprire la cartella di pelle per tirarne fuori un fazzoletto e iniziare a pulirsi la suola della scarpa.
-"I germi, i germi...!"- piagnucolò.
Lexaeus, dopo aver assistito al pietoso spettacolo, si strinse nelle grandi spalle, recuperò la cesoia e tornò a occupparsi della siepe. Non poteva di certo perdere tempo con un professore psicopatico! Veniva pagato per svolgere il suo lavoro rapidamente ed efficientemente.
"La toserò a forma di gatto", pensò compiaciuto mentre il Freddo Enologo continuava a imprecare alle sue spalle.
"Anzi, a forma di alpaca!".

 

 

-"Secondo me si scrive con la E"- disse Xigbar.
Xaldin scosse il capo ed espirò il fumo dal naso.
-"Da qualche parte c'è una A"-.
-"Nah"-.
-"Ti dico di sì"-.
Xigbar fulminò Xaldin con un'occhiataccia e gli tese una mano. Il Pasticcere la guardò con aria scettica, poi intese l'intenzione dell'inquilino e la strinse con forza.
-"50 munny?"- domandò.
-"50 munny"- confermò Xigbar. Lasciò Xaldin in giardino e si diresse a passo spedito verso il primo piano. Senza tante cerimonie, bussò con insistenza alla porta dell'appartamento numero 5. Dopo pochi secondi Lexaeus si presentò con indosso il suo grembiule verde da giardiniere. Squadrò lentamente l'Importunatore da capo a piedi e alzò un sopracciglio, domandandosi cosa mai Xigbar potesse volere da lui.
-"Senti un po' "- esordì l'uomo con la coda di cavallo. -"Come si scrive il tuo nome?"-.
-"L-e-x-a-e-u-s"- rispose il Giardiniere del Silenzio senza scomporsi.
-"L'hai memorizzato?"- sentirono dire da Axel dal pianerottolo del terzo piano.
-"Zitto tu!"- sbraitò Xigbar. -"Con o senza A?"- domandò a Lexaeus.
-"Con"-.
L'Importunatore ridusse l'occhio giallo a una fessura e serrò la mascella. Lexaeus lo guardò, impassibile come una roccia.
-"Vai a fanculo"- borbottò Xigbar allontanandosi e scendendo le scale.
Il Giardiniere rimase qualche istante fermo sull'uscio del proprio appartamento, poi rientrò, chiudendosi le spalle.
"Chissà se è una bella città, questa Fanculo", pensò.

 

 

Che errore madornale.
Come aveva fatto a commettere un errore così grave?
Imperdonabile.
E adesso?
Se Xemnas l'avesse scoperto l'avrebbe prima licenziato e poi sfrattato.
Doveva trovare una soluzione prima che l'Amministratore tornasse a casa.
Lexaeus fissò il suo errore per un paio di minuti, il volto impassibile ma il cuore attanagliato dal terrore. C'era un solo modo per rimediare. Si fiondò al quinto piano, salendo gli scalini a due a due, e suonò il campanello dell'appartamento di Larxene. La ragazza ne uscì con un asciugamano avvolto attorno al corpo e uno portato in testa come un turbante. Lexaeus non si scompose minimamente e andò dritto al punto.
-"Hai lo smalto bianco?"- le domandò.
-"...Sì"- rispose cauta Larxene.
-"Me lo presti?"-.
La ragazza si sorprese non poco dell'assurda richiesta del Giardiniere, ma non fece domande e lo accontentò; del resto Lexaeus era uno degli inquilini che le aveva arrecato minor disturbo da quando era andata ad abitare nel CCNE.
L'omone dai capelli ramati la ringraziò con un cenno del capo e si precipitò in giardino.
Una mezz'oretta dopo, Roxas trovò Lexaeus in giardino chino su un cespuglio di rose rosse; con un pennellino da smalto stava dipingendo di bianco i petali dei fiori, e Larxene, dalla finestra del suo appartamento, gliene stava dicendo di tutti i colori. Si strusciò gli occhi, credendo di stare sognando.
"La prossima volta col cavolo che faccio chiusura in discoteca con Demyx", pensò rientrando in casa.

 

 

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Capitolo 6
*** Il Pessimista Mascherato ***


Anche il secondo piano del CCNE comprendeva due appartamenti: il numero 6 e il numero 7. Nel numero 6 viveva uno studente della facoltà di Lettere, un ragazzo mingherlino dagli strani capelli grigio-azzurri acconciati in modo tale che la parte sinistra del suo viso risultasse nascosta. Zexion (questo è il suo nome) era un grande amante del poeta Giacomo Leopardi; era solito citarlo in continuazione e aveva abbracciato la sua visione pessimista della realtà. Zexion era stato soprannominato dai suoi inquilini "Il Pessimista Mascherato".

 

 

Roxas scese tutti i piani del condominio e uscì in giardino, il libro di storia sotto braccio e la determinazione negli occhi. Qualunque cosa fosse accaduta, lui sarebbe riuscito a studiare, costi quel che costi.
Si diresse verso la sua panchina preferita, quella rivolta verso la siepe che delimitava il confine del giardino, e notò Zexion seduto su di essa. Roxas si strinse nelle spalle e si accomodò accanto al ragazzo. Zexion era un tipo tranquillo, sicuramente non lo avrebbe importunato come era solito fare Xigbar.
Il ragazzo biondo aprì il libro e cominciò a sfogliare le pagine, valutando la mole di studio. A un tratto Zexion sospirò rumorosamente. Roxas gli lanciò una breve occhiata di sottecchi e tornò al suo libro.
-"Siamo senza colle..."- mormorò Zexion.
Roxas alzò lo sguardo dal libro e inarcò un sopracciglio. Colle? Cosa doveva incollare?
-"Sempre caro mi fu quest'ermo giardino... Suona male..."-.
-"Cosa stai dicendo?"- gli domandò Roxas.
Zexion sospirò nuovamente e scosse lievemente la testa, facendo ondeggiare il ciuffo di capelli che gli ricadeva sul viso.
-"Hai disturbato i sovrumani silenzi e la profondissima quiete"- disse con rammarico.
-"Veramente sei tu quello che ha detto qualcosa per primo"- ribatté Roxas. -"Io sono venuto qua per studiare in santa pace"-.
-"Vedi, Roxas, la tua presenza è un problema. Se ci sei tu, non c'è il silenzio; senza silenzio il mio cor non si spaura, non posso il vento udir stormir tra queste piante, non posso l'infinito silenzio comparar a questa voce, non può sovvenirmi l'eterno, e, di conseguenza, il naufragar non m'è dolce in questo mare"-.
Passò una manciata di secondi in cui Roxas fissò Zexion a bocca aperta; la sua mente stava cercando di elaborare una risposta gentile per congedarsi e togliere il disturbo. Quando finalmente ci riuscì, Roxas chiuse il libro e si alzò in piedi.
-"Fottiti"- proclamò, e tornò in casa.

 

 

Dopo aver chiuso un Vexen ubriaco nel proprio appartamento, Xigbar scese al piano terra con l'intenzione di andarsene a dormire; il suo proposito viene ostacolato da Axel, il quale aprì piano il portone del condominio e fece cenno a Xigbar di uscire. Stava ridendo. Xigbar raggiunse il ragazzo e si chiuse il portone di vetro alle spalle.
-"Che c'è, Pierrot?"- gli domandò.
Axel si avvicinò un indice alle labbra ed esortò l'uomo brizzolato a seguirlo. Percorsero il perimetro del condominio fino a raggiungere una zona del giardino che nessuno era solito frequentare.
Nessuno tranne Zexion.
Il ragazzo, sdraiato sul prato con le braccia aperte, stava fissando la luna.
-"...dimmi: ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale?"- disse.
Axel si tappò la bocca per non scoppiare a ridere, mentre Xigbar spalancò gli occhi e si pulì l'orecchio destro con il mignolo della mano. Che diamine stava facendo quel fuso di Zexion? Si voltò verso Axel il quale, tra un sussulto e un altro, gli indicò la luna.
-"Sta parlando con la luna?"- chiese Xigbar sottovoce.
Il ragazzo dai capelli rossi annuì più volte.
-"Scusa, Vecchio, non ce la posso fare"- disse, e scappò, per poi scoppiare a ridere nell'ingresso del condominio.
-"...e quando poi gela, corre via, corre, anela, varca torrenti e stagni, cade, risorge, e più e più s'affretta..."- continuò Zexion.
"Porco Terra!", pensò Xigbar. "Lascio un ubriaco che delira sui cromosomi e trovo un fattone che parla con un satellite! C'è qualcuno di normale in questo condominio?".

 

 

 

-"Senti, Hobbit, potresti evitare di piangere sul mio piano da lavoro?"- domandò Xaldin con una teglia per muffin in mano. -"D'accordo che è marmo, ma non vorrei che le tue lacrime fossero corrosive... Non si sa mai"- aggiunse.
Zexion alzò il viso dal tavolo e tirò su col naso, strusciandosi gli occhi con una manica e continuando a singhiozzare. Aveva chiesto a Xaldin di ospitarlo per qualche ora in casa sua perché aveva bisogno di un passare del tempo con qualcuno (e perché sapeva che di lì a qualche ora il Feroce Pasticcere avrebbe sfornato dei muffins ai mirtilli, i suoi preferiti).
-"Non... Non ce la posso fare"- mormorò il ragazzo scoppiando a piangere nuovamente.
Xaldin alzò gli occhi al cielo, posò la teglia sui fornelli spenti e gli allungò una scatola di fazzoletti di carta.
-"Non è la fine del mondo"- tentò di consolarlo.
-"Lo so!"- piagnucolò Zexion. -"Ma fa sempre male quando succede! Un male cane!"-.
-"E tu non farlo più, no?"-.
-"Non posso, è inevitabile!"-.
Zexion si coprì il viso con entrambe le mani e si abbandonò ai singhiozzi che gli scuotevano il fisico esile. Xaldin gli offrì un muffin e il Pessimista Mascherato, dopo qualche attimo di esitazione, lo prese.
-"E' la quinta volta in un mese, lo sai?"- gli fece notare Xaldin.
Zexion, la bocca sporca di mirtillo e gli occhi arrossati dal pianto, lo guardò con aria colpevole. Non era colpa sua...
-"Hobbit, promettimi che fino alla prossima settimana non lo rifarai"-.
Zexion ricacciò indietro le lacrime e annuì più volte.
-"Dillo"- gli ordinò Xaldin.
-"Giuro di non leggere la biografia di Leopardi fino alla settimana prossima!"-.


 

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Capitolo 7
*** Il Bailaor che Danza sul Terrazzo ***


Saïx era un giovane che abitava nell'appartamento numero 7; aveva dei lunghi capelli azzurri, due occhi gialli da felino e una grande cicatrice a forma di X sul viso. Dal momento che era in ottimi rapporti con Xemnas, l'amministratore e proprietario del condominio, a Saïx era stato affidato il ruolo di rappresentante dei condomini.
Tutti i martedì sera, il giovane aveva lezione di flamenco; amava così tanto quella danza da esercitarsi ogni momento della giornata in qualunque posto, soprattutto sul terrazzo del suo appartamento.
Gli altri inquilini del CCNE lo avevano soprannominato "Il Bailaor che Danza sul Terrazzo".

 

 

Saïx aveva un caratteraccio.
Non era ai livelli di Xaldin, certo, ma nemmeno lui scherzava. Permaloso, irascibile e tendente al bipolarismo, fondamentalmente odiava due cose: essere contraddetto e Axel. Quando poi era proprio quest'ultimo a contraddirlo, le urla isteriche di Saïx erano facilmente udibili per tutto il condominio. Solitamente i primi a lamentarsi erano Zexion (con cui Saïx condivideva il pianerottolo) e Vexen, il cui appartamento si trovava esattamente sotto a quello del Bailaor.
Quella volta, però, nessuno ebbe il coraggio di fiatare.
-"Ho solo espresso la mia opinione!"- si giustificò Axel nascondendosi dietro al divano del salotto di Saïx.
-"Con l'opinione di un ignorante come te mi ci pulisco il culo!"- gridò Saïx lanciandogli un piatto. Axel abbassò la testa all'ultimo ed evitò per un pelo di beccarsi la stoviglia in pieno viso. Guardò il piatto infrangersi contro il muro e, con un misto di paura e panico negli occhi, si voltò verso Saïx, in piedi accanto alla sua fonte di munizioni: la lavastoviglie.
-"Okay, okay, facciamo che me ne vado...!"- disse Axel indicando timorosamente la porta.
Saïx ringhiò, afferrò due bicchieri e li scagliò contro il ragazzo dai capelli rossi, il quale riuscì a evitarne uno solo.
-"Cazzo!"- borbottò Axel cadendo all'indietro a causa del bicchiere che gli aveva appena colpito la fronte.
-"Sì! Facciamo che te ne vai! Ma morto!"-.
Axel rotolò su un fianco, esponendosi all'ira di Saïx. Con un tuffo in avanti schivò una forchetta e trovò riparo dietro a una pianta. Quel nascondiglio era inutile. Doveva uscire da quel maledetto appartamento prima che Saïx finisse le stoviglie. Una volta che ciò sarebbe accaduto, c'erano due possibilità: nella prima, Saïx avrebbe rimpiazzato le munizioni con l'artiglieria pesante, ovvero pentole e padelle, e Axel sarebbe morto; nella seconda, Saïx sarebbe passato all'attacco in prima persona, e Axel sarebbe morto malissimo.
-"La feccia come te non dovrebbe nemmeno esistere!"- sbraitò Saïx tirando fuori dalla lavastoviglie due coltelli.
-"Sono d'accordo!"- si sentì esclamare da qualcuno nell'appartamento al piano di sotto.
C'erano solo tre metri a separare Axel e la sua unica via di fuga. Ce l'avrebbe fatta a raggiungere la porta prima di venir crivellato dalle posate di Saïx appena lavate? Doveva tentare. Non aveva alternative.
-"Farò sapere al signor Xemnas della tua blasfemia!"-.
-"Come se gliene importasse qualcosa!"- ribatté Axel schivando i coltelli.
"Forza!", si spronò il giovane dai capelli rossi. Balzò in piedi e con un gesto deciso levò la tovaglia a quadri dal tavolo; si lanciò contro Saïx e, prima che quest'ultimo potesse reagire, gli gettò la tovaglia addosso. Axel raggiunse la porta dell'appartamento con un balzo, la spalancò e se la richiuse violentemente alle spalle, scappando poi al piano superiore.
Saïx, dopo essersi liberato della tovaglia, armato degli ultimi due piatti che gli erano rimasti, si fiondò all'inseguimento di Axel.
-"La pagherai! La pagherai cara per aver detto che il flamenco è un ballo ridicolo!"-.

 

 

Seduti su una panchina in giardino, Demyx e Marluxia stavano osservando Saïx ballare sul proprio terrazzo. Il volume dello stereo era talmente alto che i due ragazzi riuscivano a sentire la musica e a distinguere perfettamente le parole (per quanto ciò fosse possibile).
-"Sembra uno col mal di pancia"- commentò Demyx riferendosi al cantante. -"Non si capisce niente"-.
Marluxia annuì, concordando con l'opinione dell'amico.
-"Se continua a battere i piedi in quel modo, prima o poi il balcone crollerà"- disse.
-"Lo penso anch'io"- borbottò Demyx incrociando le braccia al petto. Abbassò un poco gli occhiali da sole, guardò le mani di Saïx e scosse la testa. -"Assurdo"- proclamò.
Marluxia gli lanciò un'occhiata interrogativa.
-"Guarda come muove le mani. Ma come fa? Sembra che le stia torcendo!"-.
Il ragazzo dai capelli rosa strizzò gli occhi per mettere a bene a fuoco Saïx. Con un'espressione concentrata e apparentemente sofferente, il Bailaor si muoveva a ritmo di musica, ruotando su se stesso, pestando i piedi per terra, battendo e contorcendo le mani e, a volte, facendo delle brevi grida esortative.
-"E lui sarebbe il nostro rappresentante..."- sospirò poi Marluxia.
-"Secondo te ci viene a ballare con noi una sera?"- domandò Demyx con uno sbriluccichìo negli occhi. -"Gli facciamo un video e lo mandiamo a tutti!"- sghignazzò.
Marluxia si strinse nelle spalle, sconsolato.
-"Non penso cambierebbe qualcosa, sai? Voglio dire... Tutti i giorni balla in bella vista sul terrazzo; si mette in ridicolo per conto proprio"- fece notare al ragazzo con gli occhiali da sole.
Demyx strinse le labbra, cercando di capire il ragionamento di Marluxia, poi strinse le labbra e annuì più volte.
-"Peccato"- disse dispiaciuto.
Demyx e Marluxia passarono altri trenta minuti seduti sulla panchina a osservare Saïx. In quel lasso di tempo la canzone non era cambiata di una virgola.
"Mado', che palle...", pensarono i due discotecari alzando gli occhi al cielo.

 

 

-"Larxene, ho bisogno di una compagna per il saggio di flamenco"- disse Saïx intercettando la ragazza nell'androne del condominio.
-"Non pensarci nemmeno"- lo freddò lei chiudendo di scatto la sua buca delle lettere.
Saïx si lasciò sfuggire un sorrisetto di compassione e scosse lentamente la testa.
-"Oh, Larxene, come sei ingenua! Il flamenco è un ballo coinvolgente attraverso cui l'animo della Spagna rivive con fierezza e nostalgia; è un'arte, una magnifica arte che Joaquin Cortes..."-.
-"A me fa schifo il flamenco"-.
Lexaeus, appena rientrato dal giardino, assistì all'ultimo scambio di battute tra il Bailaor e Larxene. Prima che Saïx potesse reagire, si caricò Larxene sulle spalle e corse su per le scale, cercando di salvare la vita di un'innocente.
-"Vi ammazzo tutti, luridi ignoranti!"- gridò Saïx dal piano terra.
Larxene, caricata come un sacco di patate sulle spalle di Lexaeus, sbuffò.
-"L'anno prossimo cambiamo rappresentante, okay?"-.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Il Testimonial di Spot Danzanti ***


Il primo appartamento del terzo piano del CCNE, il numero 8, era stato affittato a un ragazzo che per vivere si era dato al mondo dello spettacolo. Modello di discreto successo, Axel, un giovane dai capelli rossi e dagli occhi verdissimi, era quello che in oriente verrebbe definito un idol: cantante, ballerino, attore e testimonial. Sembrava essere in grado di fare tutto, eccetto studiare. Per Axel l'università era un grandissimo optional; nonostante ci si fosse iscritto frequentava le lezioni un giorno sì e quattro no.
La giovane stella, a causa del suo lavoro, si era vista affibbiarsi il soprannome "Il Testimonial di Spot Danzanti".

 

 

Quando Larxene si accorgeva di aver finito il fondotinta, il correttore, l'eyeliner o qualche matita colorata per gli occhi, sapeva a chi doveva rivolgersi per ricevere un supporto immediato.
Quella mattina si era svegliata presto per potersi preparare con tutta calma per un colloquio di lavoro. Dopo essersi chiusa in bagno per passare alla "fase trucco" si era resa conto con orrore di aver terminato praticamente tutti i suoi trucchi. Imprecando, uscì dal suo appartamento come una furia e si precipitò da Axel.
-"Idol di 'sta minchia, aprimi subito!"- sbraitò Larxene con la sua solita finezza.
Immediatamente Axel spalancò la porta e, con fare ammaliante, si appoggiò allo stipite di questa, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio ben disegnato.
-"Buongiorno, raggio di sole!"- la canzonò. -"Posso fare qualcosa per te prima di vedermi piombare in casa Xaldin? Sai com'è, ha il sonno leggero e ultimamente le tue urla lo stanno svegliando un po' troppo spesso"-.
Larxene ignorò Axel, gli appoggiò una mano sul petto e lo spinse da parte, entrando di prepotenza nell'appartamento dell'idol. Come poteva quel ragazzo essere così irritante già di prima mattina? Per non parlare di quanto il suo spetto fosse curato... Per caso ogni sera andava a dormire già truccato e pettinato per il giorno dopo?
-"Mi serve tutto"- gli disse raggiungendo a passi svelti il bagno. Si piazzò di fronte allo specchio e si indicò il viso. -"Tutto"- ribadì.
-"Oh, questo ti costerà molto..."- sogghignò Axel aprendo una serie di sportelli e tirando fuori tutto l'occorrente richiesto da Larxene.
-"Saprò ripagarti"- ammiccò la ragazza bionda iniziando a spalmarsi il fondotinta liquido sul viso.
Mentre osservava l'inquilina darsi da fare, il volto dell'idol si illuminò di colpo. Larxene vide con la coda dell'occhio Axel uscire dal bagno e tornare qualche minuto dopo con una serie di prodotti contenuti dentro un cestino di vimini. Axel fece una giravolta su se stesso e protese verso Larxene il cestino. La ragazza impallidì; sapeva fin troppo bene cosa stava per succedere. Lanciò un'occhiata alla porta del bagno e imprecò sottovoce quando si rese conto che la sua unica via di fuga era ostacolata proprio da Axel.
-"Questi, mia cara, sono prodotti ancora fuori commercio. Sono anteprime mondiali. Non sei un po' curiosa di sapere quali mirabolanti prodotti sto per mostrarti?"-.
-"No"- lo freddò, sperando di troncare la famosa parlantina dell'idol sul nascere.
-"Sì, come no!"- imitò Xigbar. -"Il primo prodotto che mi appresto a farti conoscere è il nuovissimo fondotinta in polvere! Meno opprimente e più coprente rispetto ai classici fondotinta, presenta al suo interno polvere di diamante per donare un tocco di luce al viso. Della stessa linea abbiamo il correttore, anch'esso in polvere, dotato di pratico cuscinetto per un applicazione più immediata e meno evidente alla luce del sole. Lo usi il blush, Lar? Nah, è Marluxia quello che lo usa... Bene, passiamo oltre! Scommetto che sei stufa degli eyeliner con l'applicatore a pennello, vero? Ebbene, la ditta di cosmetici per cui fa la testimonial Cara Delevigne, una mia grande amica, ha prodotto questo fantastico eyeliner con la punta a sfera! Come una biro! Non è meraviglioso?! Te lo faccio subito vedere. Dammi giusto il tempo di struccarmi con le esclusive salviette struccanti idratate da aloe vera, olio di karitè e thé verde. Ecco... Prendo l'eyeliner viola e traccio delle linee attorno ai miei occhi... Visto? Precisione, colore brillante a lunga durata e waterproof. Cosa vuoi di più? Ovviamente per avere uno sguardo intenso è impossibile rinunciare a un signor mascara. Questo, cara Larxene, non è un mascara come gli altri: il suo nero è nero puro, nero al 100%! E' stato fatto con un pigmento di colore appena scoperto e, ovviamente, non ancora messo sul mercato. Il rossetto con estratti di rosa, invece, idrata le labbra e dona un colore naturale ma al tempo stesso brillante e deciso. Questi prodotti non li troverai mai da nessun altra parte, sappilo. Allora, Lar... Che vogliamo fare?"-.
La testa di Larxene era completamente fusa. La parlantina di Axel l'aveva mandata in tilt, facendole dimenticare per quale motivo fosse così di fretta e facendola focalizzare sui prodotti che l'idol le stava via via mostrando. Alla fine non fu in grado di fare altro se non di dire "Compro tutto".
Axel diede una leggera pacca sulla spalla a Larxene e uscì dal bagno, lasciandola sola coi suoi nuovi acquisti.
"Sono imbattibile", si compiacque il Testimonial.

 

 

-"Uè raghi... Mi sha che queshta volta ho bevuto troppo, ics dì!"-.
Marluxia, dopo aver passato tutto il peso a Demyx, aprì il portone del condominio e lo tenne fermo con un piede per permettere a Demy e ad Axel, palesemente troppo ubriaco, di entrare nell'androne.
-"Naaah, cèèèèè... Ma l'avete vishta quelllllla? Eeeeeh?!"-.
-"Axel, abbassa la voce!"- gli ordinò Marluxia con un sussurro.
-"Cheeee?! Attappa la noce?!"-.
Demyx si calò sugli occhi i suoi occhiali da after e fece il possibile per non scoppiare a ridere. Marluxia fece passare un braccio di Axel attorno al suo collo e disse a Demyx di fare lo stesso. Dopo che i due ragazzi si fuorno distribuiti il peso del terzo sulle loro spalle, iniziarono a salire lentamente le scale.
-"Daiiiiiii! Era paleshe che mi shtessssshhhhe guardandoooo! E' vero o non è vero? Ma certo che è vero!"-.
-"Zitto!"- lo riprese Marluxia portandosi un indice alle labbra. -"Vuoi che Xaldin si svegli? Anzi, vuoi che Xigbar ti veda ridotto in questo stato e ti faccia una foto sputtanatrice?"-.
Axel, al solo sentire nominare "foto sputtanatrice", strinse le labbra e scosse la testa con veemenza.
-"Sarebbe divertente!"- commentò Demyx. -"La prossima volta portiamolo a ballare con noi!"- propose entusiasta.
Marluxia chiuse gli occhi e si domandò cosa avesse mai fatto per meritarsi un paio di amici discotecari così deficienti: uno che voleva trascinare a ballare chiunque, persino dei quasi quarantenni importunatori, l'altro che appena si ubriacava ci provava con cani e porci.
Dopo una quindicina di minuti e una serie di bestemmie, il trio raggiunse il terzo piano. Demyx e Marluxia lasciarono che Axel scivolasse a terra e si avvicinasse al proprio appartamento gattonando. Non lo vedevano ridotto in quello stato da quasi un anno.
-"La prossima volta niente Jaegermeister"- sussurrò Demyx. Marluxia approvò.
Axel si sdraiò sul pavimento e voltò la testa verso i due amici. Un sorriso ebete gli correva da un orecchio all'altro.
-"Voglio farvi vedere una cosssshhhha!"- disse inaspettatamente. Prima che Demyx o Marluxia potessero ribattere, Axel prese a rotolare sostenendo di essere una roll cake preparata da Xaldin. Sotto lo sguardo basito dei due ragazzi, il Testimonial ruzzolò giù dalle scale fino al piano terra.
Marluxia e Demyx si affacciarono sulla tromba delle scale.
Merluxia guardò Demyx.
Demyx si infilò gli occhiali da after in tasca e restituì l'occhiata a Marluxia.
Marluxia si strinse nelle spalle.
Demyx fece lo stesso.
-"Buonanotte Dem"-.
-"A domani, Mar!"-.

 

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Capitolo 9
*** Il Notturno Discotecaro ***


Nell'appartamento numero 9, situato al terzo piano dell'edificio, viveva il più grande e assiduo frequentatore di discoteche di tutti i tempi: Demyx. Demyx era un ragazzo dall'aspetto gradevole, con capelli biondo cenere rasati ai lati della testa e occhi verde acqua dal taglio lievemente all'ingiù. Gioviale, iperattivo e sempre di buon umore, tutte le sere Demyx andava a ballare.
All'interno del CCNE, il giovane era conosciuto come “Il Notturno Discotecaro”.

 

 

La giornata tipica di Demyx inizia alle tre del pomeriggio.
Per prima cosa, dopo essersi svegliato, il Discotecaro appoggia i suoi mitici occhiali da after sul comodino. Li ripiega con cura, li accarezza e li guarda con affetto: sa benissimo che senza di essi sarebbe perduto. Avanzando a tentoni nel buio della propria camera, si avvicina alla finestra e con mani tremanti afferra le tende. Sospira, preparandosi a ricevere una secchiata di luce dritta negli occhi. Il pensiero corre ai suoi occhiali da after: se li prendesse potrebbe proteggersi dalla luce malvagia!
Ci ripensa.
No, non può farlo. Anche i suoi amati occhiali hanno bisogno di riposarsi.
Sarà come un cerotto: rapido e indolore. Con un gesto deciso apre le tende. Il sole illumina di colpo la camera da letto, mostrando al mondo intero l'entropia più grande che si sia mai vista. Demyx, a quel punto, volta le spalle alla finestra e si concede qualche minuto di silenziosa contemplazione. Va fiero del suo disordine; è convinto che più una persona si mostri disordinata, più sia intelligente.
Il Notturno Discotecaro ha molta stima di sé.
La giornata tipica di Demyx prosegue con un pasto dal nome indefinibile. Il primo piatto consiste in una ciotola di latte e cereali; la seconda portata prevede solitamente uova e carne; il contorno, quando c'è, è composto da patatine fritte, biscotti e fette biscottate; l'ultimo piatto consiste in un bel piatto di pasta accompagnato da un tubetto di Oreo. Data la sregolatezza del pasto, ci si aspetta che il Discotecaro possieda una “certa” massa grassa... E invece no. Tutto il CCNE rimane sorpreso dal portentoso metabolismo veloce di Demyx.
Dopo il pasto, che dura in media un'ora, e il pit stop in bagno per la cura della persona, il Notturno Discotecaro si cambia d'abito, inforca gli occhiali da after, rimasti fedelmente immobili in sua attesa, e dà inizio alla caccia grossa.

 

 

Vexen, in quanto persona precisa e meticolosa, aveva memorizzato le abitudini più fastidiose di tutti i suoi inquilini. Per esempio, sapeva che Xigbar possedeva una copia delle chiavi dell'appartamento di Xaldin e la usava per intrufolarsi nella casa dell'amico per usufruire gratuitamente dell'acqua calda e dell'elettricità; sapeva che Lexaeus teneva i suoi attrezzi da giardinaggio in casa e che non sempre li ripuliva prima di riporli nell'armadietto; sapeva che Marluxia aveva una vita sessuale particolarmente attiva...
Sapeva che Demyx, ogni giorno, a partire dalle quattro e mezza del pomeriggio, faceva su e giù per il condominio alla ricerca di compagni con cui andare a dimenarsi in discoteca.
Solitamente gli unici che gli davano corda erano i suoi due migliori amici, Axel e Marluxia, ovvero i due individui che Vexen odiava di più al mondo. Il Freddo Enologo era convinto che prima o poi quel trio di pazzoidi avrebbe raso al suolo l'intera città.
Erano le cinque del pomeriggio e Vexen stava controllando le slides per la lezione che avrebbe tenuto il giorno successivo quando qualcuno suonò il campanello. Vexen socchiuse gli occhi freddi e strinse le labbra. Odiava essere disturbato mentre lavorava. Un secondo trillo lo convinse ad alzarsi dal tavolo e ad aprire la porta. Il suo sguardo scocciato incappò in Demyx, e il Freddo Enologo impallidì.
-”Buongiorno prof!”- lo salutò il Discotecaro, gli occhiali da sole a coprire i suoi occhi verde acqua. Un sorrisone a trentadue denti gli correva da un orecchio all'altro, e sulla t-shirt nera spiccava la scritta azzurra “The night is still young”.
Vexen arricciò le labbra e gli lanciò un'occhiata schifata.
-”Il mezzodì è passato, ergo sarebbe stato corretto dire “Buonasera”...”- gli fece notare con una nota di stizza nella voce.
-”Sì, sì, come ti pare”- disse Demyx sbrigativo. -”Senti un po'...”- iniziò appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta. -”Perché stasera non vieni a ballare con noi?”-.
Il sopracciglio biondo di Veen scattò immediatamente verso l'alto. L'Enologo sentì che una risata di scherno stava salendo lungo la sua gola. Alla fine non riuscì a resistere e scoppiò a ridere sotto lo sguardo accigliato del giovane con la maglietta nera.
-”Esilarante! Davvero esilarante!”- disse tra le risate. Rientrò in casa e si chiuse la porta alle spalle, lasciando Demyx sul pianerottolo con i pugni stretti lungo i fianchi. Il Notturno Discotecaro si voltò verso le scale e volse lo sguardo ai piani superiori.
La caccia non era ancora terminata.

 

 

-”Dem, stasera non posso, mi dispiace...”-.
-”Ti prego!”- quasi gridò Demyx inchinandosi ai piedi di Larxene. -”Ti prego! Non sei mai venuta a ballare con noi! Una volta sola! Solo per questa volta!”-.
Larxene si toccò a disagio i capelli e distolse lo sguardo da Demyx. Sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, ma aveva sempre sperato che giungesse il più tardi possibile.
-”Perché non ti accontenti di Axel e Mar?”- gli domandò.
-”Perché più siamo e meglio è!”- mugugnò congiungendo le mani di fronte al suo volto. -”Eddai, Lar!”-.
-”D-Dem, lo sai che io vado malvolentieri a ballare...”- gli fece notare.
-”Con noi ti divertirai!”- esclamò il Discotecaro scattando in piedi e afferrando la ragazza per le spalle. -”Vedrai, dopo questa serata non farai altro che supplicarmi di portarti di nuovo con me!”-.
Larxene abbassò gli occhi a terra e si morse il labbro inferiore. Non credeva che il suo segreto avrebbe visto la luce in così poco tempo... No, doveva fare qualcosa per impedirlo. Nessuno doveva venirne a conoscenza!
Con un'ondata di risolutezza, Larxene si liberò dalla presa disperata di Demyx e gli lanciò un'occhiata tagliente. Le dispiaceva essere così fredda e cattiva con lui, ma non aveva altra scelta.
-”Sei irritante”- lo gelò. -”Ho detto no”-.
-”Ma Lar...!”-.
Larxene fuggì dentro al suo appartamento e chiuse la porta con un tonfo. Col cuore che le batteva a mille, attese di sentire i passi di Demyx scendere le scale. Sospirò di sollievo. La porta della sua camera da letto era spalancata e dall'anta semiaperta dell'armadio si intravedeva l'abito da lavoro di Larxene. La ragazza distolse immediatamente lo sguardo e si rannicchiò contro la porta dell'appartamento.
Nessuno doveva venire a sapere del suo segreto; ne andava della sua dignità.

 

 







NOTE DELL'AUTRICE
Uh, è una vita che non aggiorno questa fanfiction :O Perdonatemi >< Sappiate comunque che non ho alcuna intenzione di sospenderla, per cui, anche se a rilento, usciranno sempre dei nuovi capitoli :) 
Un piccolo chiarimento sul segreto di Larxene: ovviamente nel capitolo a lei dedicato scoprirete di cosa si tratta ;)
Nel prossimo capitolo incontreremo l'unico inquilino del Condominio Che Non Esiste che non si è ancora fatto vivo: Luxord. Vi starete chiedendo per quale motivo non si sia mai visto... Eheh, la risposta arriverà, non temete >:)
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

 

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Capitolo 10
*** Lo Sfidante del Casinò ***


CCNE, quarto piano, appartamento numero 10: queste erano le coordinate dell'abitazione del misterioso inquilino del condominio, un uomo di bell'aspetto e di bella presenza che, ahimé, altro non amava se non le donne, l'alcool e il gioco d'azzardo. Luxord, coi suoi cortissimi capelli biondo platino, un intrigante pizzetto altrettanto platinato e dei suadenti e penetranti occhi azzurri, era uno degli uomini più chiacchierati della città. Misteriosa e attraente figura, trascorreva l'80% della sua giornata al casinò, tra languide donne e fiumi di alcool.
Per questa sua attitudine si era guadagnato il soprannome di “Lo Sfidante del Casinò”.

 

 

Demyx adorava Luxord, letteralmente. Per il giovane era come uno spirito guida, un modello da imitare, un dio da osannare. Ammirava la sua conoscenza dei locali notturni e invidiava quel suo savoir-faire che mandava in tilt tutte le donne. Un giorno sarebbe diventato come lui: questo era uno dei suoi obiettivi della vita.
Seguire come un'ombra lo Sfidante del Casinò e carpire i suoi preziosissimi segreti non era però un'impresa semplice. L'ostacolo più grande era costituito dai diversi ritmi di vita che i due individui avevano adattato: mentre Demyx era solito rientrare in casa intorno alle sei del mattino e svegliarsi alle tre del pomeriggio, Luxord aveva degli orari terribilmente variabili, tanto che nessuno degli abitanti del CCNE era mai riuscito a stilare una scaletta che prevedesse la partenza da casa di Luxord o il suo rientro; persino Vexen aveva fallito in tale impresa. Ma Demyx non si dava per vinto: prima o poi ci sarebbe riuscito.
-”E' proprio figo”- disse un pomeriggio a Larxene mentre questa era intenta a leggere la sua rivista di moda preferita seduta sulla poltrona del salotto.
-”Sì sì”- rispose distrattamente senza alzare gli occhi dalla pagina.
-”Cioè, cavolo, è un mito, una leggenda vivente!”- continuò il ragazzo alzando i pugni al cielo. Guardò Larxene aspettandosi un qualunque tipo di esultanza da parte sua, ma questa alzò le sopracciglia e strinse le labbra come a dire Se lo dici tu...”.
-”Stai forse negando la sua magnificenza?”- le domandò lentamente. Si sfilò gli occhiali da after dal naso e li appese alla scollatura della t-shirt.
-”Oh, non mi permetterei mai”- rispose la ragazza bionda lanciandogli una rapidissima occhiata da sopra la rivista.
Demyx colse la punta di sarcasmo malcelata tra le parole di Larxene e, punto sul vivo, serrò la mascella. Le sfilò di mano la rivista, gettandosela alle spalle, e le puntò un dito contro.
-”Tu...”- sibilò. -”Tu sei una blasfema!”- quasi gridò.
Larxene spalancò gli occhi.
-”Io sono cosa?!”- esclamò sorpresa. -”Dem, manco sai cosa vuol dire!”- disse indispettita.
Demyx gonfiò il petto e alzò il mento.
-”Dicesi blasfemo colui che si dimostra oltraggiosamente irriverente nei confronti di una divinità”- recitò orgoglioso.
Larxene ridusse gli occhi a due fessure e alzò una mano, frapponendola tra lei e Demyx.
-”Non so se essere più shockata per la tua inaspettata erudizione o per la assurda similitudine”- disse veramente colpita.
Suo malgrado, Demyx gongolò. Erano rare le occasioni in cui riceveva complimenti da Larxene, e ciò lo rallegrava sempre. Incrociò le mani dietro la nuca e sorrise, arrossendo un poco.
-”Ad ogni modo, la tua adorazione nei confronti di Luxord è senza senso, per cui ti sarei immensamente grata se mi lasciassi in pace per un po'. La porta è da quella parte, ormai dovresti saperlo bene”- sospirò la ragazza.
Demyx, offeso nel proprio orgoglio, sbottò un “Benissimo!” e seguì l'invito di Larxene, abbandonando l'appartamento e scendendo le scale con passo pesante, visibilmente alterato. La ragazza bionda si lasciò sfuggire un sorriso divertito e scosse la testa. Lei non credeva nemmeno all'esistenza di Luxord.

 

 

-”Siete pronti a perdere tutti i vostri risparmi?”- domandò Luxord con un sorriso sghembo sulle labbra. -”Vi siete messi contro l'uomo sbagliato”-.
-”Sì, come no!”- rispose Xigbar sghignazzando. Appoggiò i gomiti sul tavolino rotondo e tirò una gomitata a Xaldin. -”Questo non sa che tu e io siamo i maestri del Poker”-.
Xaldin sorrise divertito e tirò fuori dai pantaloni un pacchetto di sigarette. Le offrì ai suoi compagni e spostò il posacenere al centro del tavolo che i tre avevano portato nel giardino del condominio.
Quando dopo cena si era trovato l'Importunatore Libero davanti alla porta di casa tutto avrebbe pensato tranne che volesse dirgli di essere riuscito a intercettare Luxord e a convincerlo a giocare a Poker con loro.
-”Cazzo Xal, quando ci ricapita un'occasione del genere?”- gli aveva fatto notare tutto su di giri. -”Lo mandiamo in bancarotta!”-.
Luxord iniziò a distribuire le carte in senso orario e, successivamente aprì i giri di scommesse.
Né Xaldin né Xigbar furono in grado di capire e di comprendere quello che accadde in seguito: il tempo necessario a finire la sigaretta ed ecco che Luxord aveva vinto la prima partita. Allungò le mani sul tavolo e si portò al petto le puntate di tutti. L'Importunatore e il Pasticcere si scambiarono un'occhiata allibita.
-”Porco Terra...”- ringhiò Xigbar a denti stretti.
Luxord spense la sigaretta nel posacenere e fece spallucce.
-”Un'altra!”- sbraitò Xaldin.
-”Sapete che l'esito non sarà diverso?”- chiese loro Luxord.
Xaldin si ficcò un'altra sigaretta in bocca. Non era stata una buona idea sfidare Luxord nel suo campo. Tutti i giochi d'azzardo erano off-limits, decisamente. Chissà come se la cavava negli altri giochi con le carte...
-”Sai giocare a Burraco?”- gli domandò a bruciapelo.
Lo Sfidante del Casinò alzò gli occhi dal mazzo che stava mescolando e sorrise.
-”Certamente. Ma perché giocare a un banalissimo Burraco quando possiamo, che so, buttarci su un Black Jack?”- ribatté.
Xaldin ridusse gli occhi a due fessure e si chinò in avanti.
-”Tu non sai giocare a Burraco”-.
-”Sì che so giocare”-.
-”Giochiamo”-.
-”Non mi va”-.
La tensione era palpabile, Xigbar se ne accorse. Prima che la situazione potesse peggiorare inesorabilmente, l'Importunatore decise di tagliare la corda. Si alzò e fece per andarsene, ma il forte braccio di Xaldin lo afferrò per la maglietta e lo ributtò sulla sedia.
-”Allora giochiamo a Scala Tedesca”- continuò Xaldin.
-”Red Dog”- disse Luxord.
-”Machiavelli”-.
-”Rubacinque”-.
-”Rubamazzo”-.
-”Macao”-.
-”Scopone scientifico”-.
-”Che è lo Scopone scientifico?”- si intromise Xigbar.
-”Fattelo spiegare da Luxord”- rispose Xaldin maligno.
Lo Sfidante del Casinò appoggiò il mazzo di carte sul tavolo. Senza proferire parola guardò i suoi due compagni, si alzò e diede un'occhiata all'orologio da polso.
-”E' tempo che io vada al Casinò”- proclamò. -”Le mie dolci fanciulle mi staranno aspettando. Ovviamente mi riferisco alle slot machine”- specificò con una strizzatina d'occhio.
-”Dove pensi di andare?!”- gli urlò dietro Xaldin.
Xigbar strinse le labbra e fissò gli occhi sulla schiena di Luxord. E così sapeva solamente giocare d'azzardo... Chissà come avrebbe potuto sfruttare quella debolezza a suo vantaggio...
-”Xal, stai tranquillo”- rassicurò l'amico appoggiandogli una mano sulla spalla. -”La prossima volta lo freghiamo”-.
-”La prossima volta lo soffoco con la crema chantilly!”- gridò il Feroce Pasticcere rovesciando il tavolo.


 

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