La Luna Dorata di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
La Luna dorata...di nuovo?
La Luna.
Le era sempre piaciuto osservarne la
gradevole rotondità
quando essa si stagliava alta nel cielo notturno, specie in luoghi come
la spiaggia in cui si trovava, in cui la candida luce dell’astro
si rifletteva sull’acqua.
Era sempre stata affascinata da quel
satellite, sin dalla
propria nascita avvenuta ormai secoli addietro, e nulla di tutto quel
che era
accaduto era riuscito a cambiare ciò.
“e sì che avrei
dei buoni motivi per odiarti, ma non ne sono
proprio in grado”.
Prese un pugno di sabbia solo per
osservare il vento
portarsela via.
Sabbia…
“una volta era tutto
così diverso”.
Una volta per lei, al posto della
sabbia, ci sarebbe stata
la neve.
Una volta non avrebbe mai potuto
permettersi di uscire di
notte con un costume da bagno e nient’altro che un sottile
pareo verde acqua a
coprirla, si sarebbe congelata all’istante; e in ogni caso
guai a dimenticarsi
la pelliccia nera! Poi chi l’avrebbe sentito Nicholas?
Era sempre così…attento,
con lei. Così delicato
nonostante la mole, così dolce, così…
“Ljuba, non lo
fare. Perché vuoi andare? Chi aiuterà me
con giocattoli? Elfi e yeti ti vuole bene, i bambini ha bisogno anche
di te. E
io…io, ha ancora più bisogno. Non andare. Non
lasciarci”.
…così restio a
lasciarle compiere una scelta che aveva tutto
il diritto di compiere.
Già, meglio non
dimenticarsene.
Nicholas non era che un ricordo ormai
lontano, il ricordo di
un secolo che aveva trovato meraviglioso quasi fino
alla fine.
Solo quasi, però.
Ljuba sentì dei passi
felpati in avvicinamento proprio quando
ad illuminare il cielo notturno, oltre alla Luna e le stelle,
comparvero anche
delle scie di polvere dorata.
«alors tu es
ici».
La testa biondo platino di Ljuba si
voltò in direzione della
dolce voce femminile che l’aveva appena interpellata.
«eh sì. Mi spiace di aver
lasciato la festa così presto. Magari dopo torno, ma adesso
volevo…avevo
proprio bisogno di un momento da sola».
«oh. Mi spiace di averti
disturbata, io…»
«njet,
no…rimani, Sandelle. Se stasera non sono la
sola nostalgica, mi fa piacere esserlo in compagnia. Mi fa sentire meno
stupida».
L’istante dopo eccole
lì, la figura candida, alta e
statuaria di Ljuba in pesante contrasto con quella scura ed alquanto
minuta di
Sandelle, unite da sensazioni tanto simili quanto inesprimibili ad un
pubblico
più vasto.
«non sei stupida, Lju. Sei
intelligente» fu la quieta
replica di Sandelle «plus intelligente que moi»
aggiunse poi «…e mi sa
anche di Laxie».
L’ultima frase
strappò a Ljuba una breve risata. La
sincerità completamente scevra di malizia che era propria di
Sandelle ogni
tanto risultava davvero divertente, ma a volte tendeva a mettere
quest’ultima
in situazioni non proprio piacevoli. «mi sa che farai meglio
a non rivelare a
Galaxia quest’opinione! I conigli tirano bei calci,
sai?»
«oh, sì si.
Starò zitta» incrociò gli indici a
formare una
“X”, per poi poggiarli sulle labbra
«così».
«ecco, brava».
Nessuna delle due parlò
più, fino a quando le scie dorate
non iniziarono a diradarsi per poi, lentamente, scomparire.
«Ljuba…secondo te
io gli manco?»
Sandelle comprese che la risposta
alla sua domanda, una
domanda che faceva da secoli, non era cambiata. Lo capì
già solo per lo sguardo
malinconico negli occhi verde-azzurri di Ljuba.
«da. Sì,
la risposta è ovviamente sì. È una
consapevolezza che tutti siamo costretti a portarci dietro, come ben
sai» disse
Ljuba «solo che per alcuni questa consapevolezza è
più pesante che per altri».
«est
très
légère pour Cecilia».
L’ingenuità di
Sandelle portò la russa a scompigliarle
leggermente i capelli, dorati come le sue iridi, nonché il
vestitino che
indossava.
«Sandelle Mansnoozie, dopo
secoli giudichi ancora Cecilia da
come si atteggia in pubblico? Si è presa una
responsabilità non indifferente,
considerando che tutti loro» e
calcò molto su quell’ultima parola
«nessuno
escluso, non solo ce l’hanno avuta con lei semplicemente
perché ci ha detto la
verità, ma le hanno dato la colpa di una scelta che abbiamo
fatto tutti insieme
e che è stata la cosa migliore per noi cinque. Proviamo
nostalgia,
probabilmente ne proveremo sempre a causa dello scopo stesso della
nostra
esistenza, ma è un prezzo che si deve pagare; per la
libertà si deve pagare
qualunque prezzo!...e qui a Conca De El Sol siamo liberi».
Aguzzando l’udito potevano
sentire, pure se in lontananza,
il dolce suono di una chitarra spagnola misto a quello delle risate,
delle
chiacchiere; l’odore delle cibarie più speziate si
mescolava a quello della
salsedine, così come quello leggermente acre pure se non
fastidioso delle erbe
che erano state bruciate. A tutto ciò, meno di un minuto
dopo, si aggiunsero i
vocalizzi di una voce maschile deliziosamente calda: Atticus, come
spesso
accadeva, stava dando spettacolo…per la gioia di tutti,
andava aggiunto.
“come rinunciare a tutto
questo?” pensò Ljuba, concludendo
che fosse molto meglio chiudere quella parentesi malinconica e tornare
tra gli
altri trascinandosi dietro Sandelle.
«che ne dici di tornare
a-»
«Lju?...»
La russa aggrottò la
fronte sentendo il “pigolio”
preoccupato dell’amica. Fino ad un attimo prima andava tutto
bene, cosa c’era
adesso che non…?
«regarde
à la
Lune!»
«la Luna, che
cos’ha la…»
La frase morì in gola a
Ljuba quando sollevò nuovamente gli
occhi a contemplare l’astro: da bianchissima, la luce che
emetteva era
diventata dorata. E tutti loro cinque sapevano cosa
significava…esattamente
come lo sapevano i loro ex compagni, nessuno escluso.
Oh, gli esseri immortali che si
trovavano con loro a Conca
De El Sol presi com’erano dai vari svaghi probabilmente non
ci avrebbero fatto
caso, e se anche l’avessero fatto non gli avrebbero dato
importanza, ma sarebbe
stato tutto diverso per chi era in grado di capire.
«njet! NJET! Non
è possibile…non di nuovo!»
allibì
Ljuba.
Quel che avevano fatto non era
servito a niente, dunque?
La ribellione aveva contato
così poco per l’Uomo nella Luna,
tanto da volerlo dimostrare loro in quel modo, seppure soltanto dopo
secoli?
«pourquoi?!»
mormorò Sandelle fissando la Luna «e
soprattutto…per chi?»
«es claro.
Mi sembrava di avervi detto que
Spring ci ha raccontato che quello
spirito minore, quel Jack Frost, è diventato el
nuevo Guardiano, no?
Questo sarà il suo regalo».
Ljuba sobbalzò
visibilmente mentre Sandelle emise perfino
uno strillo di sorpresa. Nessuna delle due aveva sentito arrivare
Cecilia Del
Sol, come invero accadeva spesso, specialmente di notte: la gitana dai riccioli scuri come gli
occhi aveva quella
dannata mania degli arrivi improvvisi…!
Ma non era quello il vero problema.
« è
assurdo…credevamo che avesse compreso…»
Ljuba scosse
vigorosamente la testa «credevamo che anche lui avesse capito
di avere
sbagliato!»
«abbiamo capito
male» fu la secca replica di Cecilia.
Sandelle, istintivamente,
arretrò fin quasi a nascondersi
dietro Ljuba. Quando Cecilia si arrabbiava le faceva un
po’paura. «Atticus,
Galaxia…?»
«hanno visto, Sandelle, ma
la fiesta per i nostri
ospiti deve continuare. Anche perché temo que
serà una delle ultime,
almeno para los tiempos que verranno: le forze
degli immortali che
vivono qui a Conca
De El Sol sono
diventate sufficienti per fare lo que non abbiamo
potuto secoli fa»
affermò cupamente la donna «non è quel
che avrei voluto. Abbiamo creato un
posto para vivir liberi ed in pace, senza
que nessuno potesse
trovarlo a meno che non fosse invitato, non abbiamo dato fastidi a
nessuno…y
ecco lo que abbiamo ottenuto! Un
altro immortale que nascerà credendosi
schiavo! No! Es inaceptable».
Nessuna delle altre due immortali
inizialmente si sentì di
replicare, ma alla fine Ljuba prese coraggio.
«“fare quel che
non abbiamo potuto secoli fa”. Cosa
significa?»
Cecilia si gettò sulle
spalle a mo’di stola lo scialle nero
in pizzo che, come per l’intero rosso che indossava al
momento, più che coprire
le sue forme piene non faceva che valorizzarle.
«Ljuba
St. North,
tu sabes lo que significa. Lo
sappiamo tutti e cinque».
Inutilmente Sandelle Mansnoozie
pregò che Cecilia non
continuasse a parlare nel modo in cui purtroppo, invece, sapeva
benissimo
avrebbe fatto. Nonostante le parole di prima sul vivere in pace, sia
lei che il
resto del gruppo erano a conoscenza che -nonostante fosse stata proprio
Cecilia
a spingere tutti a mettere in pratica l’idea- nascondersi nel
paradiso che
avevano creato era stato per lei solo un ripiego necessario.
«la Luna dorata
significa…»
“non continuare, ti prego,
non continuare” pensò Sandelle.
La conclusione di quella frase avrebbe significato anche la conclusione
di quel
lunghissimo momento di stasi in favore di qualcosa di molto
più fosco.
«guerra!»
esclamò Cecilia col suo marcato accento
spagnolo, scagliando il pugno in aria «guerra a l’Hombre
de la Luna!»
Ljuba si lasciò sfuggire
un sospiro. Guerra all’Uomo nella
Luna, diceva.
Ma significava anche guerra ai
Guardiani, che sarebbero
diventati un ostacolo da bypassare in qualche modo.
“Nicholas”
pensò Ljuba “resta dove sei, non metterti in
mezzo”.
“Sanderson…”
pensò Sandelle “resta nel cielo a portare sogni
ai bambini”.
Poi le venne in mente una cosa.
«mais faire la
guerre a loro…non significherebbe
lasciare campo libero a Pi-»
Ljuba le diede una gomitata. Guai a
nominare quel nome! Al
di là di tutte le motivazioni più concrete si era
diffusa in Conca De El Sol la
credenza che portasse sfortuna, tanto da dover effettuare un breve
rituale di
esorcismo della malasorte ogni volta che saltava fuori per qualsiasi
motivo.
Cecilia comunque scosse con decisione
la testa. «“lui” e
l’Uomo nella Luna faranno la stessa fine. Dobbiamo solo
organizzarci…sempre che
siamo tutti d’accordo a voler difendere con le unghie y
con i denti lo
que ci siamo presi tempo fa: la
liberdad!».
Lo erano.
In fondo, lo erano tutti quanti.
***
Un fruscio, un frullare di piume, e
Dentolina si alzò in
volo nella propria stanza da letto, diretta verso lo specchio, per
sistemarsi.
Era stata una giornata come tante ce
n’erano state dopo
l’ultimo attacco di Pitch: piena, con qualche imprevisto come
degli “ingorghi”
nel traffico di fatine che avevano il compito di portare i dentini nel
suo
palazzo, eppure a modo suo piacevole.
Anche
se…sì…in effetti a renderla tale era
stata più che
altro la serata appena trascorsa.
Guardare Jack che giaceva
scompostamente tra le lenzuola di
quello che ormai era diventato il loro letto la portò a fare
un breve risolino.
Chi l’avrebbe mai detto? La regina Toothiana, Guardiana della
Memoria, e
Jackson Overland Frost, il Guardiano del Divertimento…insieme!
Erano così diversi, eppure
in un certo senso simili quando
si trattava di amore per il proprio lavoro! Non che la cosa fosse
sorprendente,
nel caso di Frost: chi non amava divertirsi e far divertire?
“infatti ci divertiamo
parecchio!”
Il pensiero dai risvolti ben poco
casti fece ridacchiare
nuovamente la fata, colorandole le guance di un piacevole rosa. Jack
era
proprio un birichino. Come aveva
detto scherzosamente Nord, “essere in cima a lista dei
cattivi!”, ma in fondo
le andava benissimo così.
Stava vivendo un
periodo…bello. Non avrebbe saputo definirlo
altrimenti.
La quiete che regnava sovrana, e
l’allegria che portava
l’avvicinarsi del Natale lo rendeva uno dei momenti migliori
che avesse mai
passato -al di là di alcune strane defezioni come quelle
degli spiriti Spring e
Fall, per citarne due- anche
se…
Anche
se…
Scosse la testa ed agitò
le mani come a voler scacciare una
mosca fastidiosa. No. Niente “anche se”. Aveva
giurato di farla finita, con gli
“anche se”. Lo aveva giurato a se stessa secoli fa,
precisamente quando-
“no!”
Era tardi. L’allegria
scivolò via dal suo volto, e si trovò
a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore svolazzando qua e
là.
“basta. Basta!”
si
intimò “non ha senso ripensare al passato. Tanto
non tornerà mai più, non lo
farà, ormai lo abbiamo capito tutti”.
E, no, non era ad un eventuale nuovo
ritorno di Pitch Black
che stava pensando -nel caso sarebbe stata prontissima a fargli saltare
altri
due o tre denti!- ma a qualcosa che la coinvolgeva ad un livello molto
più
intimo.
«Atticus…»
mormorò.
“sei
così bella, mia
regina”.
“ahah…ma
dai! Lo dici
soltanto per adularmi”.
“non
ho bisogno di
adularti, mi basta dire la verità; in fin dei conti quelle
che posso dire su di
te sono tutte cose meravigliose”.
“Atticus…non
funziona”.
“sicura?
Perché a me
sembra proprio che funzioni benissimo: Atticus e Toothiana. Ha un suono
così
bello, non trovi?”
Non era solo bello.
Per un intero secolo, Dentolina aveva
trovato che quel suono
fosse quanto di più splendido il creato aveva da offrire.
Erano così perfetti!
Non che potesse essere altrimenti,
tenendo in considerazione
il motivo stesso dell’esistenza di Atticus.
Ed era per quello stesso motivo che
poi lui se n’era andato,
che l’aveva lasciata sola. Le aveva detto che aveva bisogno
di tempo e distanza
per trovare la propria strada, che magari un giorno si sarebbero
riuniti, e che
gli dispiaceva vederla soffrire e piangere.
Ma il dispiacere non
l’aveva dissuaso dall’andarsene via.
«no. Basta.
Basta!» sibilò, volando poi rapidamente fuori,
sul terrazzo. Non poteva rischiare di svegliare Jack a causa di stupidi
ricordi, e guardare la Luna magari l’avrebbe aiutata a
scacciare quei pensieri
molesti che turbavano la sua serenità.
Una speranza che venne vanificata nel
momento esatto in cui
le sue iridi magenta si posarono sul satellite.
Era dorato.
La Luna era dorata e lei, come Nord,
Sandman e Calmoniglio
capiva benissimo cosa significava.
Solo che non lo credeva possibile.
Davvero l’Uomo nella Luna
voleva creare un altro…dono… dopo quel che era
accaduto? E se sì, per chi-
Ah.
Ma certo: Jack.
«avrà il suo
dono» bisbigliò, con gli occhi sgranati e
l’espressione di chi aveva ricevuto un improvviso colpo in
testa.
Non era giusto.
Non era giusto che lui lo avesse, e
non era giusto che lo
avesse proprio in quel periodo, proprio quando si erano trovati.
Il colore dorato tipico dei sogni
stavolta, per Dentolina,
aveva un significato completamente opposto; sarebbe stato molto
più
appropriato, a parer suo, uno scuro.
Nero come Pitch, magari.
Oh, sì. Si sentiva
schifosamente egoista nel pensarlo, ma
avrebbe preferito affrontare nuovamente lui piuttosto che quel che
sarebbe
accaduto…quando?
Tra un giorno? Tre? Quanto ci
avrebbero messo Jack ed il suo
dono per trovarsi, inevitabilmente?
No, non era giusto che la loro
relazione nata da così poco
dovesse già finire, e che dovesse finire proprio per quel motivo. Per un dono che grazie
alla sua stessa natura
l’avrebbe soppiantata immediatamente, che avrebbe portato
Jack a non volerla
più.
Oh, Dio. E gli altri? Atticus ed i
simili di quella creatura
che doveva ancora nascere? Se ne sarebbero davvero rimasti
lì a guardare
da…ovunque fossero andati a finire, se si fossero accorti
della Luna dorata?
E se avessero interpretato il tutto
come un disinteresse del
MiM ai motivi della loro presa di posizione?
«ma gli altri Guardiani non
avranno visto…?»
La risposta giunse senza che
riuscisse a finire la frase.
Ecco il segnale di Nord, preciso e
puntuale. Lo avevano
visto eccome, ovviamente, e probabilmente erano sorpresi ed allarmati
quanto
lei per ciò che, forse, avrebbe riportato a galla i resti di
un passato lontano
e bellissimo, seppur con una fine dolorosa.
Si chiese se doveva svegliare Jack.
Sarebbe stato onesto
farlo, per prepararlo a quel che stava per succedere, e per
raccontargli…
“non posso svegliarlo,
è stanco e deve riposare” concluse
“vado soltanto io”.
Si sentì meglio
così, fingendo con se stessa di aver preso
quella decisione in nome della stanchezza del compagno, favoleggiando
di un
futuro in cui il dono di Jack magari non sarebbe mai riuscito a
raggiungerlo,
immaginando di tenerlo all’oscuro per continuare a vivere
quella loro storia.
Immaginando che andasse ancora tutto
bene, come quando la
Luna era ancora pallida.
Sono consapevole di essere da facepalm totale, visto che ho avviato
questa fanficton nonostante ne abbia varie ed eventuali da finire -non
ultima una in questo stesso fandom-. Ma essendo una persona di quelle
che non riescono ad evitare di buttare giù ogni idea
abbastanza decente che le capita in testa, eccoci qui con questa storia
(di cui ho pronti i capitoli fino al quinto).
Si tratta di un secondo esperimento, che sono pronta a lasciar perdere
e cancellare nel caso fallisca e/o capisca che non è
più aria di continuare.
Intanto spero in bene e ringrazio con tutto il cuore chi ha avuto la
pazienza di leggere questo primo capitolo. Fatemi conoscere la vostra
opinione, sia essa positiva o negativa; ci tengo molto!
_Dracarys_
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
Calmoniglio si era stupito non poco
della convocazione di
Nord. Cosa poteva esserci di tanto importante da distoglierlo dai
preparativi
per l’imminente Natale? Non che, per quanto Nord potesse
impegnarsi, il Natale
sarebbe mai stato più importante della Pasqua; ma
ciò non escludeva che il
motivo di quella chiamata dovesse essere dannatamente serio.
Di cosa poteva trattarsi? Magari di
Pitch, di nuovo? Era già tornato?!
Rabbrividì al ricordo di
quando l’Uomo Nero si era offerto
ironicamente di fargli i grattini. Oh, no, non aveva la minima voglia
di
rivivere qualcosa di simile così presto. Sapeva che le
probabilità che un
giorno si sarebbe rifatto vivo erano piuttosto elevate…
“ma speravo che fosse tra
cinquant’anni, o un secolo, meglio
ancora due o tre!”
E lui che aveva sperato in un lungo
periodo di tranquillità!
Dopotutto l’ultimo attacco aveva fatto diversi danni alla
Conigliera, danni che
aveva da poco finito di riparare completamente, e anche Sandman -di
recente
morto e risorto- avrebbe meritato un minimo di tranquillità,
e c’era Nord che
aveva da fare, e…sì, giusto, non ci si poteva
dimenticare della relazione
neonata tra Dentolina e Jack Frost, col quale per inciso lui
battibeccava
ancora amichevolmente ogniqualvolta si trovavano assieme.
Il pensiero di quella novella storia
d’amore gli strappò un
mezzo sorriso. Jack e Dentolina! E lui che aveva pensato che alla fata
piacessero soltanto i suoi denti!
Ma non c’era invidia
nell’animo del Pooka, l’unica cosa che
provava era felicità per loro. Sarebbe piaciuto anche a lui
condividere la tana
con qualcuno ma…
“sono
uova? Carine!
Posso dipingerne qualcuna anch’io, per favore?”
“certo,
se ne hai
voglia. Intanto…questi sono per te, Laxie”.
“fiori
blu?”
“non…non
ti
piacciono?”
“vuoi
scherzare? Sono semplicemente
splendidi. Grazie mille”.
quel treno era già
passato.
«meglio piantarla,
va’» borbottò, creando un tunnel per il
Polo Nord e lasciandovisi cadere dentro.
Non capiva proprio come facessero gli
altri a preferire la
slitta ai suoi tunnel, erano forse un branco di pazzi? Viaggiare a modo
suo era
molto più sicuro che non nel trabiccolo di Nord, quantomeno
non si rischiava
mai di cadere giù da chissà quanti chilometri di
quota, e si faceva anche in
fretta. A riprova di ciò, sbucò nella Sala del
Globo dell’immensa Fabbrica di
Nord giusto un paio di istanti dopo.
«ti prego»
esordì «dimmi che stavolta hai davvero chiamato
soltanto per un mal di pancia derivato dall’abuso di latte e
biscotti! Te lo
giuro, se l’alternativa è di nuovo Pitch sarei
disposto a sopportarlo!»
Normalmente Nord avrebbe riso a quel
suo atteggiamento, o al
limite l’avrebbe bonariamente rimproverato per non aver
salutato, ma il
mastodontico Santa Claus non sembrava proprio dell’umore di
fare nessuna delle
due cose. Aveva la fronte aggrottata, segno che era preoccupato, e
negli
scintillanti occhi azzurro ghiaccio del Guardiano della Meraviglia,
Calmoniglio
scorse soltanto un leggero velo di malinconia.
«questa volta io
è quasi d’accordo con te, Calmoniglio. Solo
quasi, però».
Il Coniglio di Pasqua lo
osservò perplesso, per poi puntare
gli occhi smeraldini su Sandman, della cui presenza non si era ancora
accorto.
«ehi, Sandy» lo
salutò. Ma l’altro, assorto nei propri
pensieri, non parve sentirlo «Sandman! Dico, mi
ascolti?»
Il Guardiano dei Sogni si riscosse
bruscamente, guardando il
suo amico e collega con aria inizialmente spaesata per riaversi del
tutto solo
in seguito, ricambiando il saluto con un cenno della mano ed un sorriso
dolce
ed un po’mesto.
«si può sapere
che succede?» domandò Calmoniglio
«sembra che
sia morto a tutti il gatto! È per quegli immortali che non
si trovano da un
po’?»
Come Samuel Spring e Lorcan Fall,
tanto per fare un esempio.
La defezione del primo aveva lasciato
perplesso il Coniglio
di Pasqua; solitamente Spring, una sorta di spirito della primavera,
non
mancava mai di riscaldare l’atmosfera e dargli una gran mano
nel far
germogliare piante e fiori. Ma quell’anno non si era visto.
Aster aveva dato
un’occhiata in giro, tanto per sincerarsi
che per quel suo “collega” dai capelli color
sabbia, allegro e dall’aspetto di
un sano ragazzo umano sui venticinque anni, fosse tutto a posto; ma non
ne
aveva trovato traccia. Aveva sperato che per quell’anno si
fosse semplicemente
concesso una vacanza.
Ma forse, se Nord li aveva chiamati a
raccolta, c’era da
temere il peggio…
«eccomi-eccomi! Oh,
ragazzi, l’avete vista?» stranamente
considerando quanto la fata teneva al galateo anche Dentolina sembrava
troppo
agitata per ricordarsi di salutare, tanto da irrompere improvvisamente
nella
stanza facendo sobbalzare Calmoniglio.
«visto cosa?!»
chiese perplesso il Pooka.
«Jack. Lui
dov’è?» fu invece la domanda di Nord,
alla quale
seguì un silenzio imbarazzato da parte di Dentolina.
«è stanco e
adesso dorme. Non mi sono sentita di svegliarlo
per-»
«il fatto che voi due vi
divertiate assieme non esime il
signorino dal presentarsi quando Nord chiama tutti i Guardiani a
raccolta!» le
fece notare il Coniglio di Pasqua.
« era stanco e basta,
d’accordo?! Se devi prendertela con
qualcuno, prenditela con me perché non l’ho
svegliato. Non con lui!» ribatté
Dentolina in un modo tanto secco da farlo ammutolire. Un simile
atteggiamento
non era da lei.
“eppure sembro
l’unico sorpreso. Che mi sono perso?”
pensò
Aster vedendo Sandy accarezzare gentilmente la nuca della fata, con
l’aria di
chi…come dire? Capiva.
«qualcuno potrebbe
spiegarmi cosa succede? Avete tutti
quest’aria malinconica, Dentolina è un fascio di
nervi, Samuel Spring, Lorcan
Fall -e adesso che ci penso per fortuna anche la marmotta- non si
vedono da un
pezzo, volete dirmi-»
«tu non ha guardato Luna
stasera, Calmoniglio?» intervenne
Nord.
Aster drizzò le orecchie.
«no, in effetti no».
Sandman gli indicò la
cupola della sala, provvidenzialmente
aperta, e quando Calmoniglio alzò lo sguardo per dare
un’occhiata rimase di
sasso.
La Luna era dorata. E significava
soltanto una cosa…
«è…la
Luna è…» farfugliò
«quindi vuol dire-»
«nuovo dono. Sì.
Probabilmente per nostro Jack» disse Santa
Claus «Dentolina, credo che tu dovevi portarlo qui. Anche se
io capisco cosa
provi visto che Jack è tuo fidanzatino».
La fata guardò tutti con
aria colpevole. «perdonatemi. Ho
sbagliato, lo so, però…ho voluto lasciargli
qualche ora di pace in più».
“adesso sì che
capisco perché sembrava così nervosa”
pensò
Calmoniglio “la capisco eccome”.
«quindi è per
questo che siamo qui. Perché ne sta per
arrivare un altro, o meglio, un’altra»
osservò Aster «ma è semplicemente
folle!»
«vero. Lo è.
Pensavo che dopo quel che è successo secoli fa
con gli altri…la ribellione, il nascondersi…il
fatto che lei li abbia convinti a
lasciarci…pensavo che l’Uomo nella Luna
avesse capito che non era stata una buona idea!»
esclamò Dentolina, ottenendo
l’approvazione di Sandman che annuì vigorosamente.
«tu credi ancora che lei ha
convinto nostri compagni a
seguirla con la forza, Dentolina? In un certo senso ti
invidio» fu la triste
replica di Nord «io penso sempre che è
perché ho sbagliato qualcosa, e che Ljuba
non torna per questo, ma non è nostro passato il problema.
No. Nostri problemi
sono: uno, nuovo dono per Jack» stabilì sollevando
il pollice destro «che è
meglio troviamo noi e subito, così che è al
sicuro. Due» sollevò l’indice
«spiegare a Jack quello che va spiegato sul suo dono.
Tre» sollevò il medio
«stare in guardia, perché non si sa cosa faranno
gli altri “doni”, ma so per
certo che se hanno visto Luna non sono contenti. Magari potrebbero
anche
tornare per rapire dono di Jack e portarlo via con loro. Noi non
sappiamo cosa
faranno. Quattro» anche l’anulare scattò
verso l’alto «stare in guardia anche
su Pitch, perché se è vivo e sta vedendo Luna
come noi, anche lui ha capito. E
cinque» ed ecco che alzò il mignolo «in
effetti sparizione di altri immortali è
strana, molto strana. Anche se è secoli che ogni tanto
sparisce qualcuno,
Spring, Fall e marmotta è stati sempre presenti».
«la marmotta pure
troppo» sospirò Calmoniglio.
«quel che ha detto Nord
è tutto giusto. Quindi…cosa si fa?
Insomma, hai detto di cercare il dono di Jack…ma
significa…insomma, dovremo
farli conoscere per forza?»
Il tono di Dentolina tradiva un
“di’ di no, ti prego”.
Ma sapeva già che la
risposta era “sì”.
«Dentolina-»
«ma se poi lei se ne
andasse come hanno fatto gli altri Jack
soffrirebbe come noi, non ci pensate?! Non possiamo risparmiarglielo?
Potrebbe
trovarsi solo di nuovo, e c’è stato
abbastanza!»
Sandman si lasciò sfuggire
un sospiro. La sua collega ed
amica gli ispirava una compassione immensa, ed altrettanta
comprensione.
A parlare al momento era
l’egoismo, era evidente che
Dentolina non volesse perdere Jack, ma Sandy conosceva bene quei
fantasmi di
una sofferenza passata, e la paura che suddetti potessero fare di nuovo
capolino.
I doni del MiM però non
potevano andare sprecati, e a Jack
andava data -dopo un’adeguata preparazione-
l’opportunità di conoscere quella
che sarebbe stata la sua compagna perfetta, così come
Sandelle lo era per lui,
anche se lo aveva lasciato; non aveva, e non avrebbe mai in tutta la
propria
esistenza, smesso di considerarla tale.
Magari Jack avrebbe avuto
più fortuna di tutti loro.
Magari la sua compagna sarebbe
rimasta con lui, e non
avrebbe sofferto.
«non è detto che
debba andare così per forza» intervenne
Calmoniglio, nonostante l’aria scettica «forse lei
non lo abbandonerà, anche se
per te magari non sarebbe male, no? Jack dopo potrebbe tornare da
te».
«ma certo,
perché tu quando Laxie se n’è andata ti
sei
gettato a capofitto sulla prima immortale che passava, vero?...scusa.
Scusami»
aggiunse immediatamente la fata vedendo le orecchie del collega
afflosciarsi
«mi dispiace. Quel che volevo dire è che io mi
ricordo ancora bene di quanto mi
sembrasse inconcepibile stare senza il mio dono, o con chiunque non
fosse lui,
specialmente all’inizio. E in ogni caso…si finisce
sempre a fare confronti, no?
Penso che sia inevitabile, quando si perde il compagno perfetto. Non
fraintendetemi, io a Jack voglio un bene dell’anima, tengo a
lui, e tengo molto
a quel che è nato tra noi due» ammise con grande
schiettezza «però non è
Atticus».
L’unico commento provenne
da Sandman, che grazie alla
propria sabbia materializzò una snella e minuta figura
danzante.
«già.
Così come nessuno per te sarebbe Sandelle»
concesse
Dentolina.
«e di chi è la
colpa di tutto questo, indovinate!» la
malinconia di Calmoniglio si era trasformata in irritazione
«ovviamente di chi
è solo in grado di rovinare e distruggere tutto quello che
tocca! Tu,
Dentolina, puoi anche continuare a pensare che sia stata tutta colpa
di-» si
interruppe «…lei…»
riprese «ma io mi
ricordo bene com’era ridotta il giorno in cui è
iniziato ad andare tutto a
rotoli. Tu e Sandy non l’avete vista, ma Nord ed io
sì».
«pur dispiacendomi per
quello che le è successo non aveva
comunque il diritto di portarci via i compagni. E chiudiamo qui il
discorso»
ribatté testardamente Dentolina «Nord ha ragione,
preoccupiamoci del presente,
e di una cosa alla volta: trovare il dono di Jack. Se proprio
dobbiamo»
aggiunse in un ennesimo e futile tentativo di convincere tutti che non
era una
buona idea.
«da, Dentolina.
Dobbiamo. Io però è molto impegnato
in questi giorni, Natale è tra quattro giorni, e dopo quello
che è accaduto
mesi fa c’è bisogno che sia migliore di
sempre!» affermò Nord.
«la cercherà chi
ha un po’meno da fare. Io per esempio
adesso sono abbastanza libero» disse Calmoniglio «e
se Sandy desse un’occhiata
in giro mentre porta i sogni ai bambini…» vide
Sandman annuire in segno di
approvazione «ecco, grazie. Tu invece
Dentolina…sì…beh…se non ti
senti di
cercarla potresti prenderti il compito di preparare Jack. Lo so che
è
difficile, ma se una cosa si deve fare va fatta».
La fata smise di svolazzare,
accasciandosi su una sedia con
aria cupamente rassegnata. «lo so, ma non è meno
ingiusto…no, Sandy, grazie.
Apprezzo il pensiero, ma un bel sogno in cui va ancora tutto bene non
aiuterebbe» disse, vedendo l’Omino dei Sogni
iniziare a preparare per lei una
piccola sfera dorata.
«mentre cerchiamo magari
troveremo anche gli spiriti
mancanti. Giuro che se trovo Samuel nascosto da qualche parte a
prendere il
sole con Fall e la marmotta mi metterò ad urlare»
borbottò il Pooka.
«meglio a prendere il sole
che in covo di Pitch, in gabbia
magari» obiettò Nord.
«su questo non
c’è il minimo dubbio».
***
I timori che degli immortali
riempissero le gabbie in ferro
appese ovunque nel regno dell’Uomo Nero erano totalmente
infondati.
Nessuno era stato intrappolato, le
gabbie erano vuote così
come, ad eccezione di qualche Incubo vagante, l’intero
ambiente.
Pitch non era lì. Quel che
era successo mesi fa, la cruenta
battaglia contro le sue stesse creature, e la fatica fatta per riuscire
ad
uscire, al momento gli rendeva insopportabile l’idea di
entrare lì dentro.
Aveva scelto di vivere come un
vagabondo per un po’,
viaggiando liberamente di notte e riparandosi in luoghi ombrosi quando
spuntava
il giorno. Una decisione pericolosa considerando che non si era ancora
ripreso
dall’ultimo disastro avvenuto, e che avrebbe potuto portarlo
alla completa
distruzione nel caso qualche immortale particolarmente aggressivo
l’avesse
avvistato, ma non era riuscito a fare diversamente.
Ed era per quel motivo che aveva
notato immediatamente il
cambiamento della Luna.
Lì per lì aveva
stentato a credere ai propri occhi. Quando
la sfumatura dorata era ancora leggerissima aveva pensato ad
un’allucinazione,
visto quel che era successo ultimamente sarebbe stato plausibile che la
sua
mente fosse tornata indietro di secoli per rivivere la nascita di
quello che
sapeva i Guardiani definivano un dono, ed aveva cercato di scacciare
l’idea
dalla propria mente.
Ma la sfumatura dorata, in seguito,
si era fatta molto più
intensa ed inequivocabile.
E pur stupendosi della cosa aveva
capito che era tutto vero.
Un’altra di quelle creature
avrebbe presto iniziato a
viaggiare in quella valle di lacrime, e stabilito questo non gli ci era
voluto
molto a fare due più due per capire a chi sarebbe
appartenuta: al nuovo
Guardiano, naturalmente.
Le varie considerazioni che aveva
appena finito di fare lo
indussero ad inarcare un sopracciglio quasi invisibile.
«grande idea, vecchio mio,
quella di dare una compagna a
qualcuno che fino a poco tempo fa non sapeva neppure cosa fare di se
stesso.
Complimenti!» disse sarcasticamente, rivolto alla Luna
«che bella mossa!»
Nonostante dalla Luna non fosse
apparentemente giunta
risposta, l’Uomo Nero fece una smorfia irritata.
«non guardarmi in quel
modo. Sai benissimo che lo
considerano sbagliato. E sai benissimo che secoli fa non è
andata com’è andata
per colpa mia. O almeno non del tutto. Ed in ogni caso quello che ci ha
perso
più di tutti sono io, tanto per cambiare, e nessuno che mi
abbia dato anche
solo una misera pacca sulla spalla…»
Il modo in cui si sentiva Pitch da
dopo l’ultima sconfitta
se possibile era cambiato in peggio. Era debole, incompreso e detestato
più che
mai, arrabbiato tanto con i Guardiani quanto con se stesso per essersi
fatto
battere in quel modo stupido -una palla di neve…una maledetta palla di neve. Dopo cose
come quella si stupivano se
aveva voglia non solo di portare incubi ai lattanti, ma anche di
sterminare
qualche altra razza come aveva fatto con i Pooka?- desideroso di
vendetta e,
soprattutto, rifuggito da tutti.
Grazie ai ricordi che aveva della sua
vita precedente sapeva
aveva fatto così tanto per gli altri…! Era stato
così eroico, così
compassionevole.
Attualmente aveva un solo commento da
fare per tutto ciò:
“puah!”.
Lui era la dimostrazione vivente di
ciò che si otteneva ad
essere tanto bravi e buoni: venire seppelliti vivi da metaforiche
palate di melma
e letame fatti di oscurità.
Era dannatamente
solo,
com’era -quasi- sempre stato da quando quella lunghissima ed
oscura parte della
sua vita aveva avuto inizio.
“sì…‘quasi’
sempre” pensò.
In un certo senso la vista della Luna
dorata era molto
ironica per lui se pensava a come, proprio per fuggire dai suoi Incubi,
si era
aggrappato disperatamente ad una “parentesi” di
vita a due lunga uno stupido,
misero e fin troppo breve secolo.
«non hai capito che era un
esperimento fallimentare? Sei più
stupido di quanto pensassi» disse freddamente, sempre rivolto
alla Luna. O
meglio, all’Uomo nella Luna «vuoi davvero che anche
il caro Frost faccia le
spese della tua idiozia? Non che a me importi se quel ragazzino si
strapperà
gli occhi pur di non piangere più nel momento in cui il suo
cosiddetto dono
farà la fine degli altri!»
Come a voler sottolineare quanto
aveva appena detto, Onyx
comparve sbuffando accanto a lui. Era stato il primo Incubo di cui
aveva
ripreso il controllo, e non se l’era sentita di distruggerlo
per il suo
voltafaccia temporaneo.
Dopotutto era un demone, la natura
dei demoni era quella di
seguire il più forte ed attaccare il più debole e
spaventato, e contro la
propria natura si poteva fare ben poco…di solito.
Poi c’era anche chi
riusciva ostinatamente ad andarle contro
fin troppo bene e per troppo a lungo.
“già…mi
immagino la ‘felicità’ di quel piccolo
branco di Succubus e l’Inuus nel vedere quanto ha contato il
loro stupido baccano per
l’Uomo nella Luna!”
La cosa lo fece quasi ridere
sguaiatamente. Quando si diceva
“molto rumore per nulla”, davvero…
«…un momento. Un
momento».
Un pensiero improvviso aveva
interrotto la sua risata.
«non
apprezzeranno».
Ma certo. Ma
certo! Come
poteva non averci pensato prima?! Quella poteva essere
un’occasione d’oro
esattamente come la luce della Luna!
Non conosceva granché il
resto dei “doni”, ma era
matematicamente sicuro che ce ne fosse uno -ergo, una- che non avrebbe
incassato una simile sfida dal MiM senza colpo ferire, e che come
minimo
avrebbe tentato di portare via la nuova creatura.
“se io trovassi per primo
la suddetta, potrei usarla come
esca per attirare allo scoperto chi interessa a me. Potrei sfruttare la
cosa
tanto per vendicarmi di Jack -pur non conoscendola ancora non sarebbe
felice di
sapere in mano mia una creatura che gli appartiene- quanto per
raggiungere il
mio Obiettivo Primario numero 1.1! Sarebbe perfetto!”
Dopo mesi e mesi passati in un cupo
stato di simil
depressione finalmente si sentiva esultante.
Non avrebbe dovuto attendere decenni
per colpire i suoi
nemici, questa volta, e c’era la possibilità
concreta di rivedere il suo dono e
farle pagare cara la sua decisione di abbandonar…
«tsk…ma a chi la
voglio dare a bere?»
Era inutile pensare di fargliela
pagare cara, conoscendo le peculiarità
dei “doni” in genere; non li
aveva definiti Succubus ed Inuus per caso, nonostante tale
descrizione fosse calzante solo fino ad un certo punto.
Però poteva -e doveva-
puntare a riprendersela e a non
lasciarla scappare nuovamente, recuperando tutto il tempo perso facendo
si che
stesse dove doveva stare: con lui.
Lei era sua, esclusivamente sua.
Avevano condiviso cento
anni di vita e di esperienze, avevano condiviso domicilio, libri,
letto,
segreti ed anche speranze…quelle poche che a lui erano
rimaste, almeno.
«che dici Onyx, secondo te
in tutto questo tempo avrà o meno
imparato a dire “meraviglioso” come va detto?...no?
Pft. Anche secondo me. Che
dire, può darsi che presto lo
scopriremo…»
Rieccomi con un altro capitolo, in cui si viene a sapere qualcosina -ma
proprio "ina"- in più su tutta la faccenda.
La reazione di Jack quando verrà a sapere la cosa si
vedrà nel prossimo capitolo, ve lo anticipo già
ora; tirate a indovinare, secondo voi come reagirà il nostro
neo Guardiano notoriamente allergico alle imposizioni? :D
Alla prossima, e grazie a Mati
Frost e Kunoichi_BeastKnightress
per aver recensitola scorsa volta :) mi fa piacere conoscere
le vostre opinioni!
_Dracarys_
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Prima che iniziate a leggere, ci
tengo a specificare che il cambio di scena (segnalato da "***") in
questo caso comporterà anche il trascorrere di svariate ore.
Ciò che avverrà
nei prossimi capitoli
sarà più o meno contemporaneo... a meno che non
troviate scritto "un'ora prima" - "un'ora dopo" - "mezz'ora" etc,
ovviamente.
Ma che ve lo dico a fare, poi?
-_-''
Capitolo 2
Fu un raggio di sole a svegliare Jack
Frost, illuminandogli
il volto con la moltitudine di riflessi colorati dovuti ai tasselli di
vetro
che componevano le finestre della stanza sua e di Dentolina.
Aprì lentamente gli occhi,
stiracchiandosi tra le coperte come
un gatto, e trovando solo dopo una decina di minuti forza
d’animo sufficiente
per alzarsi tentando inutilmente di sistemarsi anche solo un minimo i
candidi
capelli arruffati.
Mentre avviava a rivestirsi sorrise.
Da che riuscisse a
ricordare la sua vita non era mai andata meglio di così:
aveva trovato degli
amici che considerava quasi una famiglia, aveva avviato una relazione
amorosa
coinvolgente ed interessante, viveva in uno splendido palazzo, e tutti
i
bambini ora lo amavano e credevano in lui.
“cosa mai potrebbe andare
storto?” si azzardò perfino a
pensare.
In trecento anni di vita,
evidentemente, Jack non aveva
ancora capito che quella frase era la formula attira malasorte per
eccellenza.
In ogni caso, una volta abbigliato di tutto punto ed uscito in
terrazza, decise
di andare a cercare Dentolina così da darle un buongiorno
degno di questo nome.
Non si era preoccupato non trovandola
di fianco a sé, era
qualcosa che capitava spesso e volentieri; lei infatti era estremamente
mattiniera nel suo stacanovismo, mentre lui tendeva a prendersela
più comoda
anche in quel periodo in cui era tenuto a spargere bufere di neve a
iosa. Era
il Guardiano del Divertimento, e pur amando il suo lavoro aveva con
esso un
rapporto un po’più rilassato rispetto agli altri.
«vento, portami da
Dentolina!» esclamò allegramente,
alzandosi in volo e lasciandosi trasportare.
Era divertente svolazzare tra le file
più o meno ordinate di
fatine che partivano e tornavano dal palazzo, a volte
“rapendone” qualcuna per
pochi istanti giusto per fare un piccolo scherzo -anche se era con
Dente da
Latte che lo faceva più spesso- e sentire i piccoli e bonari
rimproveri della
sua compagna, ai quali solitamente rispondeva con una risata.
«ah-ha! Ti ho presa, Dente
da Latte!»
Ridacchiò sentendo i pochi
pigolii di protesta della fatina,
facendo una giravolta poco prima di arrivare a destinazione.
«buongiorno, Dentolina!
Guarda chi ti ho portato!» esordì il
ragazzo, mostrando la fatina.
«pfff…Jack,
quante volte dovrò dirti di lasciarla lavorare
in pace?» sbuffò Dentolina. Ma
l’espressione seccata rimase sul suo volto solo
per pochi istanti, sostituita da un sorriso «buongiorno,
comunque. Dormito
bene?»
Jack le prese la mano, avvicinandola
alle labbra per posare
un bacio sul dorso. «benissimo come sempre. Solo che per una
volta mi sarebbe
piaciuto trovarti nel letto!»
«se non ti svegliassi
sempre verso mezzogiorno ci sarebbe
qualche probabilità in più che succeda, non
credi?»
«idem se ti prendessi
qualche ora di vacanza».
La fata alzò gli occhi al
soffitto. «aah, Jack…che devo fare
con te?»
«qualche idea io
l’avrei, tutte simili a quelle di ieri
sera!»
«Jack!
Smettila…» arrossì lei, dandogli un
colpetto sul
braccio «abbi un po’di contegno almeno davanti alle
fate».
Lui fece per rispondere, ma proprio
in quel momento
guardandola bene riuscì a rendersi conto che in lei
c’era qualcosa di strano:
aveva le piume un po’arruffate, il viso pallido, ed il
sorriso che gli stava
rivolgendo era leggermente tirato.
«Dentolina…è
tutto ok?»
«c-come?
Oh…sì. Sì. Certo, è tutto a
posto. Tutto a posto»
mormorò abbassando lo sguardo. Della serie “non
facciamoci scoprire”…
«sicura?»
insistette Jack «guarda che se c’è
qualcosa che
non va me ne puoi parlare…Dentolina? Ehi» le
posò gentilmente le mani sulle
spalle «cos’hai? È successo qualcosa, ti
senti male?»
Vederlo così premuroso nei
suoi confronti le rendeva ancora
più difficile parlargli di quel che doveva. Ma tutto
ciò che c’era da dire sui
doveri e le ingiustizie era stato detto quella notte stessa, e
c’era poco da
fare se non svolgere il compito che le era stato assegnato, per duro
che
potesse essere. Essere una Guardiana significava proprio questo: fare
ciò che
era giusto e non agire da egoista.
«no, Jack. Sono
perfettamente in salute, non preoccuparti
per questo» tentò di rassicurarlo
«è solo che…ecco…dobbiamo
parlare».
Quant’era grande il potere
di due semplici parole, capaci di
far impietrire qualunque mortale od immortale coinvolto in una
relazione
sentimentale! Automaticamente, Jack Frost provò a fare mente
locale su tutte le
proprie possibili mancanze. Che Dentolina si fosse già
stufata di lui,
ritenendolo una presenza scomoda a causa dei suoi scherzetti alle fate?
O forse
aveva concluso che lui per lei non fosse abbastanza, visto che era
stato uno
spirito “minore” fino a qualche mese prima?
“no, niente
congetture!” si impose “meglio lasciarla parlare
e basta, per poi regolarmi di conseguenza”.
Ma quel che disse fu…
«se è per gli
scherzi alle fatine posso cercare di
evitarli…»
«no, non è per
questo. Non hai fatto niente di sbagliato. È
un discorso diverso» disse, invitandolo con un cenno a
sedersi su una delle
poltroncine presenti nella stanza.
Più che mai perplesso Jack
obbedì silenziosamente,
osservando in seguito la fata sedersi a sua volta.
«c’è
una storia che ti devo raccontare».
«una storia? Che genere di
storia? Se è Biancaneve e i Sette
Nani sappi che la conosco già»
ironizzò, cercando di alleggerire l’atmosfera.
Inutile dire che non funzionò, e tutto quel che ottenne fu
un silenzio lungo
quasi un minuto.
«non parla di Biancaneve,
no» mormorò Dentolina «parla di
cinque doni».
“se il suo scopo
è confondermi le idee ci sta riuscendo
bene” pensò Jack. «spiegati
meglio».
Trovò scioccamente
rassicurante la presenza di Dente da
Latte, che gli si era seduta su una spalla come se anche lei avesse
voluto
ascoltare.
«accadde due secoli prima
che tu diventassi lo spirito
dell’inverno» esordì la Guardiana
«c’erano cinque esseri immortali, che si
adoperavano in ogni modo per svolgere al meglio i loro compiti. Ma
erano abili
e potenti per quanto soli, senza nessuno a tenere loro compagnia a fine
giornata, senza nessuno con cui condividere le loro vite. Si poteva
dire che si
fossero rassegnati tutti quanti al loro destino…»
fece una pausa «fino a
quando, in una notte di Luna piena, videro la suddetta emettere una
luce dorata
di cui inizialmente non compresero il significato. Pur perplessi,
decisero di
lasciar perdere pensando ad un qualche curioso fenomeno astronomico.
Però la
notte dopo, guarda caso, guidato dalla luce -bianca come la conosciamo-
della
Luna, uno di questi cinque esseri si imbatté in una creatura
che era
semplicemente perfetta per lui» disse Dentolina «e
non ho usato il termine
“perfetta” a caso. Era la sintesi di tutti i sogni,
i desideri e le fantasie
che questo essere immortale aveva fatto -più o meno
consapevolmente- sul tema
“compagno ideale” nei secoli.
Dall’aspetto fisico puro e semplice a dettagli
come la sua voce, il modo in cui si muoveva, il carattere, le
abilità innate.
Era ineccepibile sotto ogni punto di vista. E come se non bastasse, era
“fatta
apposta per amare l’essere a cui era destinata”.
Quelle che ti ho appena detto
furono le sue stesse parole, ed era tutto quel che sapeva. Il suo unico
scopo
consisteva nell’essere un dono che era impossibile non
gradire, non iniziare ad
amare e non volersi tenere stretto…ad
ogni costo».
Jack non commentò,
limitandosi ad osservarla con quelle sue
splendide iridi azzurre in attesa che continuasse, con
un’espressione del tutto
indecifrabile che rendeva impossibile a Dentolina capire cosa stesse
pensando e
quanto avesse capito.
«gli amici di questo
immortale, nonostante tutto, pensarono
fosse stato un caso. Improbabile, invero, ma sempre un caso. Solo che
la Luna
divenne dorata anche il mese successivo, e di nuovo ci volle solo un
giorno
prima che un altro dei cinque immortali trovasse anch’egli un
essere che, pure
se di differente aspetto e carattere, aveva la stessa
peculiarità dell’altro:
quella di completarlo totalmente» proseguì
Dentolina «la cosa si ripeté per altri
tre mesi: Luna dorata, raggi di Luna ad indicare la strada, e
dono…anche se
bisogna dire che l’ultima volta è stata del tutto
imprevista. Il quinto
immortale non era esattamente il tipo che meritava regali, come ha
dimostrato
circa un secolo dopo» commentò con un
po’di amarezza «purtroppo per tutti».
Si fermò pensando a come
continuare, ma il corso dei suoi
pensieri venne bruscamente interrotto.
«il tuo come si
chiamava?»
A quella domanda imprevista, e fatta
con un tono così
dannatamente neutro, la fata non poté evitare di sobbalzare
leggermente. Eppure
trovò la forza di rispondergli. «si chiama Atticus
Toothian» disse dopo diverse
esitazioni «è il nome che gli ho dato».
«vuoi dire che non aveva
neppure quello?»
A Dentolina stava venendo voglia di
gridargli di abbandonare
quell’aria impenetrabile e di tornare ad essere il solito,
più comunicativo e
più comprensibile Jack, perché in quel modo non
le stava affatto facilitando le
cose. «no. Non lo aveva, nessuno di loro lo aveva, siamo
stati noi a darglieli.
Come ti ho detto, tutto quel che sapevano era di essere stati creati
per amarci
e perché noi li amassimo» ribadì
Dentolina «o così avrebbe dovuto essere».
«a quanto pare invece anche
loro avevano una possibilità di
scelta…e così avrebbe
dovuto essere».
La fata sgranò gli occhi a
quell’affermazione che rivelava
quasi senza possibilità di dubbio l’opinione di
Jack su tutta la faccenda. «è
così che la pensi?»
«come potrei pensarla
diversamente, Dentolina?!» Jack allibì
anche solo per il fatto che lei, a riguardo, potesse avere
un’opinione diversa
«per trecento anni io mi sono dispiaciuto del silenzio
dell’Uomo nella Luna,
che non mi aveva mai detto altro se non il mio nome…ma io
almeno ne avevo uno,
di nome, e sono stato lasciato libero di compiere le scelte che volevo.
A volte
erano azzardate, a volte semplicemente sciocche, ma erano mie!» esclamò il
ragazzo «i miei pregi, il mio carattere ed il mio
aspetto non sono basati completamente sui sogni di qualcun altro. E
decido io
con chi avere una relazione. Dopotutto sembra che mi sia andata di
lusso, se
l’alternativa è stata rischiare di essere una
specie di geisha completamente
sottomessa ai desideri altrui!»
«non erano
sottomessi!» proruppe Dentolina, incapace di
trattenersi oltre pensando semplicemente a quanto Jack non fosse
minimamente in
grado di capire davvero quel che avevano passato «noi li
amiam…li amavamo
davvero! O almeno, io e gli altri Guardiani li amavamo, e se fossero
stati
sottomessi come dici non ci avrebbero abbandonati da un giorno
all’altro per
seguire una pazza che blaterava di “spezzare catene che non
erano tenuti a
portare e trovare la loro strada da soli”! Ma non
c’erano catene da spezzare,
erano stati fatti per noi, e con noi avrebbero dovuto rimanere. Al loro
posto!»
Di solito Dentolina era una persona
sensibile, gentile, di
ampie vedute e materna; il lato di sé che stava mostrando al
momento, egoista e
tipico di una mentalità chiusa che normalmente non le
apparteneva affatto, a
Jack risultava del tutto incredibile.
«che ti prende? Non
è da te dire certe cose!»
La Guardiana della Memoria si
trovò nuovamente sul punto di
rispondere a tono, ma notando che Jack la stava guardando come se
avesse avuto
davanti un essere alieno mai visto prima decise, invece, di fare un bel
respiro
profondo e cercare di calmarsi. Il suo compagno aveva perfettamente
ragione a
dire che certi atteggiamenti non erano da lei, ma se si trattava di
quell’argomento non riusciva ad evitare di caderci,
così come gli altri
Guardiani.
Sembrava essere una diretta
conseguenza di ciò che i “doni”
scatenavano in loro: amore, sì, ma anche un senso di
possesso solo più o meno
controllabile, e gelosia. Se poi -nel suo caso in particolare- pensava
al fatto
che Atticus fosse andato via seguendo le idee di un’altra
donna…apriti cielo!
«scusami. Hai ragione,
atteggiamenti del genere non sono da
me. È solo che…è complicato. Il
rapporto con i “doni” è qualcosa di,
come dire,
particolare. Non puoi ancora capire».
Dente da Latte rischiò
quasi di cadere dalla spalla di Jack
a causa della veemenza con cui questi si mosse in avanti.
«che vuol dire
“non posso ANCORA capire”?» non avrebbe
voluto innervosirsi in quel modo con lei, specie notando la fatica che
stava
facendo nel parlargli di qualcosa che ancora, a quanto sembrava,
scottava. Ma
non era proprio riuscito a farne a meno, tra la storia degli spiriti
privi di
nome e schiavi -sì, si trovava a concordare con quella
definizione-
metaforicamente imprigionati in gabbie più o meno dorate, le
parole di
Dentolina a riguardo -incluso
quell’”amiamo” che si era lasciata
scappare- ed
anche quel suo parlare per enigmi. «Dentolina,
perché mi hai raccontato questa
storia proprio adesso?!»
Qualche senso di colpa gli
causò una stretta allo stomaco,
nel momento in cui vide che gli occhi della sua compagna erano
diventati lucidi
a causa di lacrime che stava cercando di trattenere.
«perché
è accaduto di nuovo. Stanotte la Luna era dorata, ed
ora sai anche tu cosa significa. Un dono…» disse
con una certa amarezza «e non
può che essere per il nuovo Guardiano».
Per ironico che fosse essendo uno
spirito che controlla
ghiaccio e neve, a quelle parole Jack si sentì…gelare.
Aveva capito
bene? L’Uomo nella Luna aveva creato un altro immortale senza
nome, nato con il
solo scopo di vivere in funzione di un’altra persona, e
peggio di tutto questa
persona avrebbe dovuto essere…lui?!
Non era qualcosa che poteva
sopportare, adesso non riusciva
a non sentirsi colpevole per avere accettato il ruolo di Guardiano,
sapendo che
proprio quello era il motivo dell’origine di
un’altra sventurata creatura. Non
voleva essere un “padrone”, non voleva una schiava.
Quella di dominio era una
fissa che lasciava volentieri a Pitch. Lui era uno spirito che aveva
vissuto sì
in solitudine e senza scopo, ma anche in completa libertà
per trecento anni, e
gli risultava difficile se non impossibile concepire una cosa come
quella.
Aveva accettato di diventare un
Guardiano perché grazie ai
ricordi custoditi nei denti che aveva perso da bambino si era reso
conto che
sarebbe stata una cosa “da lui”. Qualcosa che era
portato a fare e ad essere.
Ma non intendeva accettare
“doni”, poco gli importava di
quanto avrebbe potuto essere perfetto e completarlo; inoltre, vedendo
come si
comportava Dentolina quando ne parlava, aveva capito di non avere la
minima
voglia di finire ad agire in quel modo a sua volta.
«no» disse
dunque, con decisione «non se ne parla. Non è
qualcosa che intendo accettare, l’Uomo nella Luna avrebbe
potuto
tranquillamente risparmiarselo. Non mi interessa se corrisponde a
fantasie che
dovrei aver fatto delle quali, tra l’altro, non ho neppure
memoria. Io ce l’ho
già una compagna, e sei tu!» “anche se a
quanto sembra sei ancora persa dietro
al tuo ex…pure se magari non del tutto per colpa
tua” aggiunse mentalmente «non
voglio saperne nulla di questo…questo dono, come lo chiami!
Non è qualcosa che
ho chiesto, o che mi serve».
«Jack, capisco che dal tuo
punto di vista esterno tutto
questo possa non piacerti, ma quando te la troverai davanti ti assicuro
che
cambierai completamente idea…»
«è questo che
vuoi? Che la finiamo qui, Dentolina?»
«no!»
esplose lei «ovvio che non lo è, ma è
inevitabile!» cercò di ritrovare compostezza,
asciugandosi rapidamente le
lacrime che avevano cominciato a scendere «ormai quella
creatura c’è. è
solo una questione di tempo perché vi
troviate, e a quel punto è lei che vorrai».
«ma chi accidenti ha detto
che debba andare così per forza?!
Tu e gli altri vi ci siete imbattuti senza sapere ciò a cui
stavate andando
incontro, ed avete perso la testa per loro perché erano
perfetti e tutto il
resto» per quanto…insomma, Pitch Black che perdeva
la testa per qualcuno? Gli
risultava talmente assurdo! «ma io sono preparato».
Dentolina scosse la testa con
espressione triste. «ti ho
raccontato questa storia, o almeno, una parte, solo perché
sapessi cosa sta per
succedere; non cambia assolutamente le cose. Tutto ciò che
posso augurarti è
che lei non se ne vada, o non ti venga portata via. E tutto
ciò che posso
consigliarti è cercare di vederne i lati positi-»
Si interruppe bruscamente nel momento
in cui Jack batté a
terra il bastone con forza, congelando buona parte del pavimento,
esattamente
come aveva fatto quando gli era stato proposto -anzi, praticamente
quasi
imposto- di diventare Guardiano.
«io ho detto di no, e no
rimane» disse duramente «se è
andata come dici tu, questo spirito può vivere benissimo
anche senza di me,
giusto? Allora cercatela, ditele la verità sulla sua
possibilità di scegliere e
poi trovatele un posto in cui stare che sia lontano da me;
così io non cadrò
vittima di questa sottospecie di incantesimo, lei sarà
libera ed andrà tutto a
posto. E se mai dovesse prendersela spiegatele che sono contro ogni
possibile
forma di schiavismo, un giorno mi ringrazierà».
«per l’ennesima
volta, questo non è schia-»
«per quel che mi riguarda
lo è» concluse Jack, alzandosi
bruscamente dalla poltroncina. Dente da Latte si rassegnò a
volargli via dalla
spalla, ma solo per atterrare su quella di Dentolina «e per
sicurezza è meglio
che me ne vada di qui per un po’. Dov’è
che, tra tutti, avete trovato quegli
spiriti? In posti abbastanza vicini a voi?»
«Atticus era al confine est
del mio regno, la compagna di
Calmoniglio era in Australia, Nord ha trovato la sua nella sorgente
termale a
tre chilometri dalla Fabbrica e Sandman l’ha trovata
addormentata nel cuore
della propria nave. Quanto a Pitch, non lo so e non voglio saperlo! Ma
non è
detto che anche nel tuo caso lei debba comparir-»
«quindi dato che ieri sera
io ero qui si presume che lei
debba essere comparsa più o meno dov’era
Atticus» ipotizzò Jack, ignorando
l’ultima frase di Dentolina «che devo dire, mi
farò portare via dal vento
tenendo gli occhi chiusi fino a quando non lascerò il tuo
regno!»
Dentolina a quel punto si
alzò a sua volta, volandogli
davanti. «parli sul serio? Un dono dell’Uomo nella
Luna non può andare
sprecato, ed avresti la possibilità di avere una compagna
che-»
«basta! Non capisco davvero
quale sia il tuo problema,
dovresti essere felice che io voglia rimanere con te, mentre invece
è come se
cercassi di spingermi tra le braccia di questa persona che io nemmeno
conosco,
mentre piangi perché non vuoi che ci lasciamo. Ti stai
comportando in un modo
del tutto confuso».
«è
perché pur non volendo che ci lasciamo so che sarebbe
egoista negarti la possibilità di conoscerla!»
Jack le poggiò con
decisione le mani sulle spalle.
«Dentolina, io ti ho detto chiaramente come la penso.
Agirò di conseguenza e,
per favore, fatelo anche voi. Trovatela, e trovatele un posto lontano
da me.
Cercate di fare in modo che sia felice, perché in fondo lei
non ha colpa di
nulla. E a quel punto chiamatemi» disse «ed il mio
non è uno sfuggire alle
responsabilità, quanto piuttosto ad una
stregoneria» la lasciò, si alzò in volo
impugnando saldamente il bastone e chiuse gli occhi, proprio come aveva
detto «finirai
di raccontarmi tutto un’altra volta!»
«Jack!»
«vento…»
mormorò il ragazzo «portami da Jamie. E non farmi
fare incontri strani, per favore».
Sentì
Dentolina
chiamarlo, ma questo non lo fermò.
***
“chi sono io?”
Nata la notte scorsa, si era
ridestata dal sonno solo alle
nove della sera dopo. Non poteva saperlo, ma tra i
“doni” era quella che aveva
dormito di più dopo la sua creazione; un presupposto
rivelatore del fatto che
se mai lei e Jack Frost si fossero incontrati in futuro, difficilmente
lui non l’avrebbe
trovata accanto a sé nel
letto.
“chi sono io?” si
chiese ancora, desiderando soltanto
qualcosa su cui la propria immagine potesse riflettersi. Almeno pur non
avendo
un nome né la minima idea di come fosse arrivata in quella
fitta radura -appartenente
al regno di Dentolina, un’altra cosa che lei non poteva
sapere- avrebbe saputo
com’era il proprio viso.
Si attorcigliò i lunghi e
lisci capelli corvini attorno alle
dita, mordicchiandosi il labbro inferiore, preda di una certa
confusione.
“perché sono
qui? Perché è buio? Non mi piace il
buio”.
Si alzò con cautela,
agevolandosi sollevando leggermente la
gonna del lungo vestito bianco e azzurro con maniche
a campana che aveva indosso. Una folata di
vento gelido la fece rabbrividire. Un’altra cosa che non
poteva sapere era che
normalmente chiunque avesse viaggiato soltanto con quel vestito addosso
in una
stagione del genere probabilmente sarebbe morto di freddo. Ma lei
sembrava
sopportarlo molto bene.
Si guardò attorno. Cosa
doveva fare adesso? Dove doveva
andare? Non poteva certo rimanere lì da sola nonostante, a
dire il vero, quel
posto non le ispirasse un senso di pericolo. Se solo ci fosse stato
più sole
probabilmente avrebbe anche potuto piacerle molto.
“forse più che
concentrarmi su quel che non so, dovrei
pensare a quello che so” pensò, mentre imboccava
il primo sentiero che aveva
trovato, sfiorando alberi ed arbusti sempreverdi a lei sconosciuti man
mano che
avanzava.
Le piaceva la natura, forse? Le
piaceva stare all’aria
aperta?, si chiese.
“sì”
fu la risposta che si diede dopo averci pensato un po’.
Quello le piaceva.
“allora…mi piace
la natura. Ho i capelli neri. La mia pelle
è bianca. Ed ho al collo un ciondolo un
po’bruttino, spento ed opaco
com’è”
aggiunse rigirandoselo in mano “cos’altro
so?” un’altra folata di vento la
raggiunse “ecco cosa so: che sarebbe meglio se questo vestito
fosse un pochino
più pesante” pensò, stringendoselo
addosso e rabbrividendo di nuovo.
Nonostante l’abbigliamento
saltò agilmente una grossa radice
che sporgeva dal terreno. Si muoveva con leggerezza, tanto da dare
l’idea di
poter spiccare il volo da un momento all’altro, nonostante in
realtà non
potesse farlo davvero.
“credo che se avessi
qualcos’altro indosso però il freddo mi
piacerebbe”.
Un’altra considerazione che
fece. Per quanto la facesse
rabbrividire, non era incline a desiderare un clima più mite.
“non penso che potrei mai
odiare il freddo. Il freddo è
strettamente connesso con…”
Con chi?
«Jack Frost».
Si appoggiò al tronco di
un albero, sentendosi improvvisamente
debole a causa di una sorta di “sovraccarico”
cerebrale. Non aveva mai
incontrato Jack Frost, non ne aveva mai sentito parlare, eppure una
volta detto
il suo nome si era resa conto di…sapere
delle cose.
Sapeva che in realtà si
chiamava Jackson Overland Frost.
Sapeva che aveva i capelli bianchi come la neve che era in grado di
creare e
scatenare sul mondo. Sapeva che il suo compito era portare
divertimento, ma che
quello spensierato, allegro ed infantile era solo uno
“strato” che nascondeva
un carattere molto più ombroso. Sapeva che nei momenti in
cui quest’ultimo
veniva a galla gli avrebbe fatto piacere avere vicino qualcuno che
fosse pieno
di premure per lui, nonché in grado di riuscire ad
alleggerire l’atmosfera
dicendo -o facendo- qualcosa che lo allietasse.
Si ritrovò a canticchiare
a bocca chiusa una melodia che a
lei teoricamente avrebbe dovuto essere sconosciuta.
“la mamma di Jack la
cantava la sera di Natale. Lo faceva
sempre sorridere. Lo allieterebbe, che ne abbia o meno
memoria” pensò
“…perché
io so queste cose?”
Chiuse gli occhi. Vide delle immagini
di Jack Frost che
ghiacciava un lago, che creava dei deliziosi decori di brina e ghiaccio
sugli
alberi, che sorrideva mentre si lasciava trasportare dal vento, che
guardava la
Luna…
Che veniva letteralmente attraversato
da altre persone, non
in grado di vederlo, e diventava triste.
Quando riaprì gli occhi
fece un sospiro, sentendosi
dispiaciuta per lui.
Ma sapeva anche che, di quel suo
dispiacere, a lui non
avrebbe mai dovuto parlare.
Fu a questo punto che dentro di lei,
dopo essere venuta a
conoscenza di tutte quelle cose su Jack Frost, nacquero delle
consapevolezze.
La prima: doveva trovarlo.
La seconda: lei poteva…no,
doveva! Essere la persona che
avrebbe cantato per lui la canzone di sua madre, che lo avrebbe aiutato
ad
iniziare battaglie a palla di neve, che ci sarebbe sempre stata ogni
volta che
lui ne avesse avuto bisogno, sostenendolo in ogni modo possibile.
La terza: l’idea di stargli
vicina la faceva sorridere. Si
sentiva come scaldare dentro, pensandolo. Sarebbe stata una cosa bella,
una
cosa che sentiva giusta per se stessa.
Come se fosse stata fatta apposta
proprio per fare questo.
In fin dei conti quasi tutto quel che
sapeva era su di lui,
le informazioni e le “immagini” che le vorticavano
in testa erano su di lui;
Senza di esse, lei cosa sarebbe stata? Un guscio vuoto. Era senza
passato e
dunque senza ricordi, senza un nome e con una coscienza di
sé praticamente
nulla.
Senza Jack, uno spirito che non aveva
neppure mai
incontrato, lei non avrebbe avuto nulla a cui aggrapparsi.
Lui, dunque, era tutta la sua vita.
“Jack Frost è
tutto quello che ho, che so, che voglio, e
tutto ciò di cui ho bisogno”.
Fu il suo pensiero conclusivo, appena
prima che un curioso
verso animalesco la spingesse a voltarsi alla propria destra.
“cosa…?”
A circa cinque metri da lei
c’erano delle stranissime
creature, del tutto somiglianti a dei…come si chiamavano? La
sua mente le
suggerì “cavalli”. Ecco, somigliavano a
dei cavalli neri con gli occhi dorati.
E le piacevano esattamente quanto il
buio.
Sentì il proprio corpo
tendersi come una molla, preparandosi
alla fuga. “CORRI!”
le urlò poi la
mente, e lei fu lesta ad obbedire. Tenendo sollevato il vestito, la
ragazza
corse a perdifiato. In diversi momenti quasi inciampò, non
riuscì ad evitare
che il vestito rimanesse più volte impigliato e si
strappasse, così come non
riuscì ad evitare di ferirsi di striscio con rami bassi ed
arbusti, ma non era
qualcosa di cui poteva importarle al momento. Quelle creature erano
dietro di
lei, per quanto cercasse di cambiare strada più volte nel
tentativo di
seminarle sembravano sempre in grado di riuscire a ritrovarla.
Il dono di Jack Frost aveva paura, e
nel suo “non sapere”
rientrava anche il fatto che gli Incubi percepissero proprio quella.
“perché mi
inseguono, perché non se ne vanno, cosa vogliono
da me?!” pensò disperatamente “io non ho
fatto niente di male a nessuno!”
«lasciatemi in
pace!» gridò loro, quando la sua corsa la
portò fuori dalla radura «lasciatemi stare, andate
via, via!!!»
La sua corsa sfrenata
terminò per colpa di un sasso che,
stavolta, la fece inciampare davvero. Finì a terra, seppure
solo in ginocchio,
ma quegli istanti che le erano necessari per rimettersi in piedi
rischiavano di
esserle fatali. Se solo avesse trovato una qualunque arma impropria
avrebbe
venduto cara la pelle nonostante la paura che provava, cercando di
respingere
quei mostri che le erano sempre più vicini. Ma non poteva
usare nemmeno il
sasso che l’aveva fatta inciampare, perché
purtroppo era ben piantato a terra
e…
E vicino a lei adesso c’era
qualcuno di cui lei era stata troppo
distratta per notare l’arrivo.
Guardò il nuovo arrivato
con gli occhi sgranati.
«c-chi sei
tu…?»
Chi sarà mai? Tirate ad indovinare! :D
Ecco, chi voleva fare conoscenza con il "dono" di Jack Frost
è stato accontentato. Spero di avere azzeccato la possibile
reazione di Jack: essendo un tipo notoriamente allergico alle
imposizioni di ogni tipo, mi sono detta, non credo reagirebbe in modo
positivo né alla storia di questi esseri né al
fatto che ne sia stato creato uno per lui, né tantomeno
all'idea di doverla finire ad amare per forza.
Per quanto riguarda Dentolina invece qui più che altro entra
in gioco l' "effetto dono", per così dire...e oltre a questo
nemmeno lei sa bene come reagire in una situazione del genere. Da un
lato tiene a Jack e alla loro relazione, dall'altro pensa che privarlo
dell'opportunità di conoscere la compagna perfetta sia
egoista: è una cosa complicata, eh sì.
Ringrazio chi continua a sostenermi con le sue recensioni (Maty Frost e Kunoichi_BeastKnightress),
Sofy_Candy
per aver messo la storia tra le ricordate, e _Kuro_Neko_ per
averla messa tra le seguite :) ringrazio anche chi legge soltanto :)
Alla prossima!
_Dracarys_
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Era bello poter volare.
Certo, era in grado di compiere
solamente brevi tratti
restando sospesa in aria, quindi più che altro i suoi
sembravano dei salti
molto lunghi e molto in alto, ma tutto sommato le stava bene
così. In fondo non
era che la conseguenza di una sua scelta; il suo
ex compagno le aveva
sempre concesso senza problemi il potere di volare per tutto il tempo
che le
aggradava, così come le aveva sempre dato i mezzi per
aiutarlo a plasmare sogni
per i bambini.
Ma quei tempi erano finiti
da…cielo, ormai erano passati
oltre quattrocento anni!
“quattrocento anni senza
Sandy. Nôtres fiancés non
erano poi così vitali per la nostra sopravvivenza, n’est
pas?...nonostante
tutto”.
Questo pensò Sandelle
Mansnoozie, nonostante i discorsi
fatti giusto la sera prima. Ammissioni che non cambiavano minimamente
la realtà
delle cose.
“d’accord,
basta distrarsi. Sono qui per cercare la
nostra nuova sorella, o fratello”.
Loro cinque -presto sei, si sperava-
si definivano così perché
erano nati tutti nella stessa condizione,
e perché dopo tutto quel tempo erano arrivati a tenere
veramente molto gli uni
agli altri. Che poi i rapporti tra
loro
a volte assumessero sfumature tipiche di legami di tutt’altro
tipo, anche
adesso che vivevano insieme ad un consistente numero di altri
immortali, era
qualcosa su cui si poteva sorvolare.
Con un gran movimento delle frange
del suo vestito dorato
Sandelle si mise a saltellare da un albero all’altro, nella
radura accanto ad
una cittadina chiamata “Burgess”. Era il posto da
controllare che le era stato
assegnato, in quanto -per quel che se ne sapeva- luogo di nascita di
quel Jack
Frost di cui si era parlato ultimamente: era plausibile che la loro
nuova
sorella -o fratello- fosse nata lì a sua volta, dato che
tutti loro erano nati
vicino ai rispettivi compagni. Ma
era
sorto un problema: Burgess, pur essendo luogo di nascita di Jack, non
era il
suo regno. Quindi trovare lei/lui lì non era affatto
scontato, tutto dipendeva
da dove Jack era stato la sera prima.
Ed era per quel motivo che,
eccezionalmente, non solo
stavolta erano usciti da Conca De El Sol in tre invece che in due come
sempre,
ma si erano anche divisi.
Solitamente i due che uscivano
viaggiavano sempre in coppia,
più per compagnia ed aiuto a fare quel che solitamente
andavano a fare,
piuttosto che per ragioni di sicurezza. Il ciondolo di cristallo dorato
splendente che Sandelle portava, in fondo, serviva proprio per una
ritirata
immediata. Bastava pensare ad un posto od una persona in particolare, et
voilà! Il gioco era fatto.
Poi che lei nel corso della propria
vita fosse stata sul
punto di perderlo circa un centinaio di volte a causa della propria
distrazione, rischiando di trovarsi dunque impossibilitata anche solo a
rientrare in Conca De El Sol da sola, era un altro discorso.
“non è colpa mia
se sono un po’distratta. Che avranno gli
altri da arrabbiarsi così tanto?…”
Scese a terra, continuando a
guardarsi attentamente attorno.
O almeno, attentamente quanto poteva farlo una come lei.
Ad un certo punto sentì
delle voci, dei suoni di risate. Che
cosa ci faceva un gruppo di persone, anzi di bambini a giudicare dai
toni
acuti, in un bosco dopo le nove di sera?
Non sapevano che era possibile fare brutti incontri sia
con mortali che
immortali malintenzionati?
“e ceux enfants non
hanno un cristallo che li riporti
a casa appena lo pensano” aggiunse mentalmente.
Sapeva che non avrebbe dovuto
importarle di loro, che aveva
una missione da compiere dalla quale non avrebbe dovuto lasciarsi
distogliere,
ma non riuscì ad imporsi di non dare almeno
un’occhiata. A Sandelle era stato
insegnato ad amare i piccoli umani e a preoccuparsi del loro benessere
per un
intero secolo, e la permanenza a Conca De El Sol -luogo in cui, per
valide
ragioni andava aggiunto, era rigorosamente vietato portare bambini- non
era
riuscita a rimuovere quel condizionamento.
“non che in caso di
pericolo potrei fare molto per loro”.
A parte cogliere di sorpresa il
malintenzionato di turno,
afferrarlo, scomparire con lui riapparendo in mezzo ad un deserto o
all’oceano,
lasciarlo andare e poi scomparire di nuovo…da
sola, però!
Eh sì, anche lei possedeva
un lato un po’spietato, anche se
nessuno lo avrebbe mai detto.
Tornò a saltare di albero
in albero, avvicinandosi sempre di
più alla fonte dei rumori e cercando di non farsi vedere.
Non sapeva se quei
ragazzini credessero o meno in Sandman, se non fosse stato
così non avrebbe
avuto problemi ed avrebbe potuto anche stare in mezzo a loro senza che
se ne
accorgessero, ma in caso contrario sarebbe stato difficile non notare
la sua
presenza!
«…e
com’è che sei arrivato tanto tardi lì
dove ti
aspettavamo?»
«ho ritardato a causa di
mia sorella, non voleva saperne di
dormire, e comunque uscire di casa di nascosto non è
facile!» disse un
ragazzino con i capelli castani.
«perché tu sei
un imbranato!» disse un altro. Un’altra
ragazzina ancora sogghignò, era mora e di grande
stazza…specialmente per
Sandelle che superava il metro e quaranta giusto per un paio di
centimetri!
«su, su…basta
che sia arrivato! Comunque sia, vedete di non
rifarlo senza che ci sia io o qualcun altro a sorvegliarvi,
d’accordo?»
A parlare era stato un ragazzo albino
vestito con una felpa
azzurra che giocherellava con un bastone. Sandelle lo trovò
carino.
“quindi con loro
c’è qualcuno di più grande” pensò
rassicurata…non riconoscendo
minimamente Jack Frost.
Se avesse prestato più
attenzione alla descrizione che era
stata fatta a lei e gli altri due prima che uscissero avrebbe anche
potuto
arrivare a capire chi si trovava davanti in quel momento, ma era stata
distratta da un granchio, per cui se l’era persa quasi del
tutto: tanto com’era
fatto, quanto i poteri che aveva!
“allora posso anche
continuare le ricerche” concluse,
togliendo il disturbo.
E lei era stata fortunata a doversi
occupare solo di
Burgess, perché Galaxia ed Atticus invece avrebbero dovuto
dare un’occhiata
a...beh, praticamente tutto il resto. Avrebbe voluto fare di
più, a dire il
vero, ma aveva avuto la vaga impressione che nello spartirsi i compiti
gli
altri due le
avessero semplicemente
concesso una missione “contentino”!
Albero dopo albero, salto dopo salto,
arrivò fino ad un
laghetto. Si divertì a fare pochi passi di danza sulla
superficie dell’acqua,
decidendo deliberatamente di ignorare le scie dorate che vi si
riflettevano, perché
ovviamente Sandy aveva iniziato a lavorare già da un
po’ e…meglio tornare tra
gli alberi, va’.
Dopo pochi passi però la
sua attenzione per la missione
venne nuovamente sviata da quello che sembrava in tutto e per
tutto…
“ il pianto di una
bambina?!”
Sgranò gli occhi dorati e
si diresse più rapidamente che
poteva in direzione di quei lamenti, allibendo nel finire per trovarsi
davanti
una bimba bionda in pigiama. Era così piccola! Che ci faceva
lì? Doveva
assolutamente fare qualcosa, tanto che pregò che credesse in
Sandman e potesse
vederla.
Sophie Bennett, perché di
lei si trattava, si accasciò in
ginocchio sul terreno, piangendo. Lei voleva solo vedere dove andava
Jamie,
aveva tenuto duro riuscendo a fare finta di dormire e, trotterellando
fuori di
casa senza che nessuno se ne accorgesse, era riuscita a seguirlo fino
al
limitare della radura; poi
però non lo
aveva più visto, nel tentativo di cercarlo si era persa, e
adesso era
spaventatissima e non aveva idea di come fare per tornare a casa.
«mamma…!»
chiamò disperatamente, pur sapendo che non poteva
sentirla, mentre grossi lacrimoni le scorrevano lungo le guance e i
singhiozzi
scuotevano tutto il suo corpicino.
«“quand il me prend dans ses bras, il me parle
tout bas, je vois la vie en rose…”»
Sophie, sorpresa di sentire cantare,
sollevò lo sguardo per
cercare la fonte di quella voce così dolce.
«“Il me dit des mots d'amour, des mots de tous
les jours, et ça m'fait quelque chose. Il est
entré dans mon cœur…”».
Quando la vide spalancò
gli occhi e rimase a bocca aperta.
Era una donna, piccola e -pelle scura a parte- era tutta
d’oro ! Ma
proprio tutta-tutta: capelli, occhi, labbra, vestito…e
luccicava anche!
«“Une part de bonheur, dont je connais la
cause, c'est lui pour moi, moi pour lui dans la vie! Il me l'a dit, l'a
juré…»
Nel momento in cui questa la
invitò ad avvicinarsi con un
cenno, Sophie obbedì immediatamente senza opporre la minima
resistenza.
«
pour la vie…»
Una volta che le arrivò
vicina, Sophie volle perfino essere
presa in braccio. «sei bellissima!...tutta
d’oro» disse, facendo sorridere
Sandelle «come l’Omino del Sonno! Lo
conosci?»
L’ultima domanda prese alla
sprovvista Sandelle, ma cercò di
fare finta di niente. «pas du tout»
rispose negativamente «cosa ci fai qui da sola del bosco, ma petite?»
«Jamie è qui.
Voglio lui!»
Jamie? Il nome le era familiare. Ah,
ma certo! Era il
ragazzino ritardatario. «non sarebbe meglio se tornassi a
casa?...non?...»
sospirò, vedendola scuotere la
testa. Se non le avesse detto dove viveva non avrebbe potuto
riportarcela. Ma
se l’avesse portata da suo fratello questi
l’avrebbe fatto al posto suo, e alla
fine per riaccompagnare entrambi sarebbero stati tutti costretti a
tornare a
casa, al sicuro, che non era un male. Ovviamente si sarebbero
arrabbiati per la
serata rovinata, ma poco importava.
«ti porto da lui, d’accord?»
Sophie annuì velocemente,
per poi ridacchiare divertita
quando Sandelle volò su un albero ed iniziò a
saltare di nuovo da un ramo
all’altro.
«siiiiiì! Che
bello! Vai, Donnina del Sonno!»
«ti prego, chérie,
non chiamarmi in quel modo».
Arrivati ad una distanza sufficiente
perché Sophie potesse
vedere suo fratello, la cosiddetta “Donnina del
Sonno” saltò giù dal ramo,
atterrando con grazia sul terreno.
«voilà
ton frère.»
disse indicando Jamie «corri da lui, su».
«e tu?...non
vieni?» le chiese Sophie speranzosa.
«no. Ho delle cose da
fare» baciò sulla fronte la bambina,
in segno di saluto «au revoir, ma petite».
E saltò via.
«non
andare! Donnina
del Sonno!!!»
«ma che-Bennett!
Non
è tua sorella quella?!» esclamò Claude.
«c-che
cos…Sophie!» Jamie corse dalla sorella,
completamente
allibito «Sophie, che ci fai qui?! Credevo fossi a casa,
credevo…cos’è
successo?!»
Jack si passò la mano sul
volto, facendo un sospiro. Aveva
la vaga idea che la loro serata nel bosco
all’insegna del divertimento e della
“trasgressione” -a bambini
dell’età
di Jamie e gli altri uscire di nascosto poteva sembrare
chissà cosa- che lui
stesso aveva proposto loro quel pomeriggio fosse ufficialmente finita,
e
sentendo la bambina strillare si era anche preso un certo spavento.
«che ti è
saltato in mente di seguirmi, Sophie?! È
pericoloso girare nei boschi di notte!» la
rimproverò Jamie.
«tu lo
fai…»
«ecco, festa
finita» sbuffò Caleb «non possiamo certo
tenerla qui con noi».
«si, ma ci sono i miei
amici, e soprattutto c’è Jack con
noi» proseguì Jamie, ignorando gli altri
«vedi?»
Jack stava per dire a malincuore che
avrebbe riaccompagnato
tutti a casa, quando Sophie gli fece una domanda imprevista.
«la Donnina del Sonno
è tua amica?»
Il Guardiano la osservò
perplesso. «“Donnina del
Sonno”?»
La bambina annuì.
«è tutta d’oro…»
sbadigliò. Ora che si
sentiva al sicuro, le forti emozioni passate e la stanchezza accumulata
durante
la giornata stavano finalmente facendo effetto «come
Sandman».
«ti…ti ha
portata qui lei?» le domandò Jamie.
«sì…mi
ero persa...» mormorò Sophie, sempre
più insonnolita
«è bella-bella. E gentile».
«non sapevo esistesse una
Sandwoman» commentò Pippa.
«a dire il vero non lo
sapevo neppure io» disse a sua volta
Jack.
Una donna tutta d’oro? Non
aveva proprio idea di chi potesse
essere. Non l’aveva mai vista, e sì che in
trecento anni di peregrinazioni
aveva visto diversi altri immortali e…
E se fosse stata lei?
Il
suo cosiddetto “dono”?
“ma no! Non credo proprio
che potrei provare attrazione per
qualunque cosa simile a Sandman!” tentò di
rassicurarsi.
«s-sei impallidito? Non
pensavo fosse possibile» disse
Monty, con quel suo fare insicuro, a Jack.
«Jack? È tutto
ok?» gli chiese Jamie, tenendo in braccio
un’ormai dormiente Sophie.
«sì…ma
certo!» rispose l’interessato, con un largo sorriso
«sto bene. A questo punto quindi, beh, direi che debba
riaccompagnarvi tutti a
casa. Non possiamo certo tenere qui nel bosco una bambina
dormiente» disse.
«la prossima volta non puoi
legarla nel letto, Jamie?»
sbuffò Claude.
«non dirlo nemmeno per
scherzo! Jack, ascolta…volevo
dirti…se dopo che ci hai riaccompagnati trovi la donna
d’oro, potresti
ringraziarla per avere aiutato mia sorella?»
«ma certo. Su,
andiamo».
«vorrei solo poter volare
anch’io come fa Jack» sospirò
Caleb.
«ah, ma dai, che lagnoso! A
passo svelto sono meno di dieci
minuti a piedi!» sbuffò Pippa.
E così il Guardiano ed i
ragazzini si incamminarono
velocemente fuori dalla radura.
Mentre camminava Jack
rifletté sul fatto che tanto aveva già
l’intenzione di dare un’occhiata in giro per conto
suo, non avendo per quella
sera -e chissà per quante altre- un posto dove tornare.
Avrebbe potuto farsi
ospitare da Nord, ma temeva che anche lui e gli altri Guardiani la
pensassero
come Dentolina sul fatto che lui dovesse conoscere il suo dono, e non
voleva
neppure rischiare di avere altre
seccature a riguardo.
Aveva capito che i suoi amici avevano
sofferto per
l’abbandono dei loro compagni, ma dal canto suo pensava che
fosse molto meglio
per questi ultimi essere riusciti a trovare la propria strada da soli;
non
avrebbe augurato di nascere in quel modo nemmeno al proprio peggior
nemico, e
sì che quattro
di loro tutto sommato
avevano avuto per compagni delle brave persone.
“non riesco ad immaginare
come debba essere stata la vita
della compagna di Pitch. Che poi, che senso aveva dargliene una?! Cosa
pensava
l’Uomo nella Luna, che dargli in pasto una donna sfortunata
lo avrebbe fatto
sentire meno solo e che dunque si sarebbe messo a vomitare arcobaleni?
Se la
‘pazza che blaterava di spezzare le catene’
è lei, tanto di cappello per essere
riuscita a ribellarsi”.
La prima casa che raggiunsero, per
l’appunto circa dieci
minuti dopo, fu quella di Pippa.
«’notte!»
salutò tutti la ragazzina, prima di sparire verso
il retro della casa.
«da qui io, Caleb e Cupcake
possiamo andare anche da soli»
disse Claude.
«sicuri?»
«è una strada
tranquilla e bene illuminata. Tu riporta a
casa Bennett e questo fifone qui» sogghignò, dando
una pacca scherzosa a Monty,
che mormorò in risposta qualcosa di incomprensibile
«ci si rivede, Jack. A
domani, voi due!»
«ci vediamo».
«io però a casa
da solo non me la sento di tornarci. E se
esce l’Uomo Nero dal buio?» bisbigliò
Monty.
«non dirmi che dopo quel
che è successo mesi fa hai ancora
paura di lui!» sospirò Jamie
«è vero che una volta ne faceva anche a me, ma da
quando lo abbiamo battuto…hai presente Sharknado? Il film
con gli squali che
vivono nei tifoni. Ecco, mi fa più paura quello che Pitch
Black, e io quando ho
visto Sharknado ho riso tutto il tempo!»
Ovviamente il film se l’era
visto di nascosto, ma il
concetto era sempre valido.
«pffft…non ho
mai visto Sharknado ma penso che se Pitch ti
sentisse, da grigio che è, diventerebbe verde di
rabbia!» e lì Jack si concesse
una sghignazzata, svolazzando verso casa di Monty
«chissà, magari come Uomo
Verde avrebbe un po’ più successo».
«ma speriamo che non torni
e basta, nero, verde o a pallini
che sia!» disse Monty.
«se succedesse Jack lo
sistemerebbe, vero? E la sua
fidanzata…»
“accidenti a me quando un
mese fa mi sono lasciato sfuggire
che sto con Dentolina!” pensò Frost.
«…gli farebbe
saltare un altro dente! Vero Jack?»
«credo che cercherebbe di
fargliene saltare almeno due o
tre!...eccoti a casa, Monty».
«grazie…grazie!
Ci vediamo eh!»
Lo videro correre rapidamente sul
retro, esattamente come
aveva fatto Pippa.
«vi riporto a casa in volo,
Jamie, vuoi?»
«sì!
Fantastico!» sorrise il ragazzino «poi che
farai?»
«come hai detto tu, la
donna d’oro va ringraziata. Tornerò
nel bosco a cercarla».
«non torni da
Dentolina?»
Jack alzò gli occhi al
cielo. «non per adesso, ok? Tieni
stretta Sophie, mi raccomando» disse, per poi tirare su di
peso Jamie e
sollevarsi in aria. Era sorprendente come uno spirito così
esile si rivelasse
anche forte abbastanza da reggere con un braccio solo due bambini, e
senza
particolare fatica.
Ed era sorprendente anche la
profondità del sonno di Sophie!
«ho lasciato la finestra di
camera mia solo accostata…»
rivelò Jamie.
«ah! Quindi speravi che ti
riaccompagnassi in volo come ho
fatto, eh?» rise Jack.
«a dire il
vero…sì!»
***
«“des nuits d'amour à plus finir , un
grand
bonheur qui prend sa place, des ennuis, des chagrins s'effacent
…Heureux,
heureux à en mourir !”»
Ormai era inutile trattenersi oltre
in quella radura,
concluse Sandelle. L’aveva perlustrata a suo parere
discretamente, e non aveva
trovato nessuno spirito confuso e senza nome; per cui poteva passare
oltre e
dare un’occhiata più approfondita nella cittadina.
«“quand il me prend dans ses bras, il me
parle
tout bas, je vois la vie en rose…”».
Rievocare quella canzone per cantarla
alla bambina le aveva
messo in testa “La vie en rose”, e sembrava proprio
non volersi schiodare. Ma
in fondo quale era il problema? Era una bella canzone. E
l’aveva scoperta lei stessa
decenni addietro, in uno dei mesi in cui era uscita.
D’altra parte era anche per
quello che lei e gli altri, una
volta ogni mese, uscivano da Conca De El Sol: per aggiornarsi. Il fatto
che lei
preferisse le canzoni vintage era solo una questione di gusti.
E quella canzone, se si eccettuavano
le parti “il me PARLE
” e “il me DIT”,
era una descrizione abbastanza calzante di avvenimenti
ormai lontani ma sempre ben scolpiti nella sua memoria.
«“ c'est lui pour moi, moi pour lui, dans
la
vie, il me l'a dit, l'a juré, pour la-AAAAAH !!!»
Il canto di Sandelle si
trasformò in un grido terrorizzato
quando qualcosa di nero la sbatté con forza contro un
albero, bloccandole le
braccia e tappandole la bocca con degli schifosi filamenti di quella
che
sembrava in tutto e per tutto sabbia nera. Neppure un istante dopo, con
immenso
orrore di Sandelle, una grande mano bianco-grigiastra le
strappò dal collo il
ciondolo di cristallo, che smise subito di brillare divenendo di un
giallo
spento ed opaco.
«non proprio il demone Succubus
che aspettavo, ma va bene lo stesso» disse una voce
vellutata «buonasera,
cara…Sandelle, se non
erro. Nello
scegliere il tuo nome Sandman non ha avuto una gran fantasia».
“di tutti i posti che ci
sono nel mondo, Pitch stasera
doveva scegliere proprio questo?!” pensò
disperatamente la donna. Se solo
avesse potuto sparire! Ma toglierle il ciondolo purtroppo era stata la
prima
cosa che aveva fatto, e senza di esso era impotente anche solo se si
trattava
di fuggire.
«sei spaventata, vero? Oh,
sì…» le poggiò due dita
sulla
gola «come batte forte, questo piccolo cuore, spero non
finisca per spezzarsi…»
Sandelle si divincolò ancora di più sentendo le
sue dita scendere giù,
sfiorandole delicatamente il petto «ma puoi stare tranquilla
sul fatto che non è
te che voglio. Succubus o
meno».
Quando smise di toccarla Sandelle
provò almeno un minimo di
sollievo. La situazione però restava disperata.
«credo di sapere il motivo
per cui sei proprio qui a
Burgess, e proprio stasera: la tua nuova consimile! Anch’io
sono qui per
questo, sai? E i miei Incubi pattugliano i posti che, sempre grazie a
loro, so
che Frost frequenta di più. Che dire, avrò due
ostaggi invece di uno» l’Uomo
Nero fece spallucce «colpendo sia il nuovo Guardiano che il
tuo ex compagno
nonché mio nemico naturale, nientemeno! Non vi
farò fisicamente del male, non
temere» sorrise «mi limiterò a farvi
precipitare in un incubo che duri per
sempre. Non lo trovi sublime? Oh, perdonami. Non puoi parlare. Rimedio
immediatamente» i filamenti oscuri liberarono la bocca di
Sandelle «ecco qua.
Ti consiglio di non urlare, peggioreresti soltanto le cose»
Pitch iniziò a
giocherellare con il ciondolo «carino, ma preferisco quello
nero» commentò «in
ogni caso sappi che ho delle domande da farti».
Sandelle non replicò.
«presumo che non abbiate
preso bene l’ultima novità, e mi
sembra strano che tu sola sia impegnata nelle ricerche. Per cui dimmi
una
cosa…anche lei
è in giro?» due
vendette e l’Obiettivo Primario Numero 1.1 tutti in una sola
sera sarebbero
stati forse troppa grazia «è uscita da ovunque vi
siate rintanati in questi
secoli tutti voi cosiddetti “doni”?
Ahah…avrei solo voluto vedere la sua
espressione nel momento in cui ha visto la Luna dorata. Di’
un po’, quant’era
arrabbiata in una scala da uno a
dieci?»
«c’est
inutile
d’insister» disse piano Sandelle
«imprigionandomi potrai avere la tua
vendetta su Sandy et Jack Frost
»
commentò, quasi rassegnata all’idea
«appagando un peu la tua
ossessione anti-Guardiani. Ma “lei” sta bene dove
è, non
tornerà mai da te» gli disse, con
grande schiettezza «e ne ha ben donde» aggiunse
poi, non per cattiveria ma
semplicemente perché lo pensava davvero.
L’espressione
dell’Uomo Nero divenne delusa, triste e poi
arrabbiata. «possibile che quella
lì mi
porti ancora rancore dopo quattrocento anni solo per uno stupidissimo
errore?!»
“alla faccia
dell’errore…” pensò Sandelle.
«a quanto pare oui, c’est
possible».
«non era una domanda a cui
dovevi rispondere!»
«avresti dovuto essere
plus spécifique».
«…incredibile ma
vero, se lo confronto a te inizio ad
apprezzare il tuo ex compagno. Lui almeno non parla e basta»
commentò Pitch,
seccato.
«se non parlassi crederesti
ancora di avere quelque chance,
almeno adesso sai per
certo di no, e potresti provare a cercare una Donna Nera» lo
esortò Sandelle,
ovviamente sempre senza l’intento di prendere in giro
nessuno! «poverina,
chiunque sarà…» sospirò, per
poi emettere un grido strozzato nel momento in cui
un filamento di quella roba nera andò a stringerle il collo,
pur non facendo
danni seri.
«non so se te
l’hanno mai detto, ma chiacchieri troppo».
Se Sandman avesse visto una scena del
genere avrebbe
afferrato Pitch con le sue fruste e l’avrebbe sbattuto in
terra fino a ridurlo
ad una poltiglia nera, ma non fu lui ad intervenire in soccorso di
Sandelle…e
fu solo grazie ai riflessi pronti che possedeva che Pitch
riuscì ad evitare
un’ondata ghiacciata che, se avesse colpito il bersaglio,
avrebbe potuto
congelarlo permanentemente sul posto.
«lasciala stare!»
Jack non conosceva quello spirito con
le fattezze di una
donna molto minuta e che effettivamente con tutto quell’oro
luccicante
ricordava un po’Sandy, ma se aveva aiutato Sophie non poteva
essere cattiva, e
a quanto sembrava avevano un nemico in comune.
«oh, è arrivato
il grande eroe!» disse sarcasticamente
Pitch, rispondendo all’attacco scagliando un’ondata
di sabbia oscura contro
l’avversario «sempre ad intrometterti quando non
devi! Lo fai forse di
professione?»
«potrei chiederti la stessa
cosa, Pitch!» ribatté Jack,
evitando il colpo.
“ma è il ragazzo
di prima!” si stupì Sandelle “quindi
è un
immortale anche lui?”
«non avresti
dell’altro di cui occuparti, al momento? Credo
che tu sappia di cosa parlo!»
Un folto gruppo di Incubi appena
richiamati attaccò con
ferocia il Guardiano. Pur essendo debole l’Uomo Nero era
ancora in grado di
difendersi quanto bastava per poter tentare una fuga col proprio
ostaggio…
«ciò di cui devo
o non devo occuparmi non sono affari tuoi!!!»
Ma aveva tirato fuori
l’argomento sbagliato, e Jack non solo
riuscì a respingere l’attacco degli Incubi, ma
anche a colpirlo scagliandolo
contro un albero con tanta forza da far pensare che questo si sarebbe
rotto.
Tanto meglio per Sandelle, che venne liberata dalla propria prigione, e
la
prima cosa che fece fu gattonare fino al cristallo che Pitch aveva
perduto,
riallacciandoselo al collo così che tornasse a brillare.
Ora doveva soltanto andare via di
lì, e magari trascinarsi
dietro il suo salvatore, che non doveva restare a combattere per forza
contro
“colui il cui nome in Conca De El Sol non si poteva sentire
né pronunciare”.
Si rialzò, si diede una
rapida toccatina al collo ancora
dolorante e si lanciò letteralmente contro Jack.
«m-ma che-»
“Tour Eiffel”.
Pitch se li vide scomparire da sotto
gli occhi appena prima
di riuscire ad attaccare a sua volta.
«m-maledizione»
si lasciò scappare. Aveva perso un ostaggio
e non aveva ancora idea di dove fosse il dono di Frost!
Proprio in quel momento vide volargli
incontro un Incubo di
ritorno da chissà dove, e metterglisi vicino, in attesa. Di
solito facevano
così quando avevano qualcosa da riferire.
«spero che siano buone
notizie».
Poggiò le mani sulla testa
della creatura. Una sequenza di
immagini gli scorse nella mente.
«oh, ma tu guarda chi altri
è uscito dalla tana» mormorò
«certo, le cose avrebbero potuto andare meglio. Ma se non
altro adesso so che
può trovarsi soltanto in quattro posti molto precisi. Meglio
di niente».
Avrebbe trovato il modo di ottenere
quel che voleva.
Quand’era al dunque, aveva
tutto il tempo del mondo.
Adesso direte: "ma noi volevamo vedere cos'è successo alla
povera ragazza creata per Jack Frost!"
Eheh xD nel prossimo capitolo, tramite accurato flashback! Intanto
però una cosa la sapete: se Pitch è qui a
Burgess, non
è lui quello che la ragazza ha visto. L'ultima
parte del precedente capitolo, e questo capitolo qui, si svolgono...non
dico contemporaneamente, ma in tempi molto ravvicinati. Per cui...
E poco importa che l'abbiano inseguita degli Incubi, se Pitch -come ha
detto a Sandelle- li ha mandati in ricognizione.
Ah, la canzone cantata da Sandelle ovviamente è "La vie en
rose" di Edith Piaf.
Detto questo, passiamo al **Ringraziamenti
Time!**
Oltre a -ovviamente!- rinnovare tutti quelli del precedente capitolo,
questa volta un "grazie" grosso come una casa va a L0g1c1ta, la cui
recensione ho apprezzato davvero moltissimo; se vorrai farti risentire
in futuro, ne sarò lietissima.
Infine, grazie a Laowyn25
che ha messo la storia tra le seguite :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Calmoniglio non se l’era
sentita di biasimare davvero
Dentolina per la reazione che aveva avuto quando lui le aveva riferito
ciò che
era successo meno di un’ora prima. Si era reso conto che, se
lui si fosse
trovato in una situazione analoga, probabilmente sarebbe stato ancora
meno
disponibile di lei a fare qualsiasi cosa differente dal chiudersi in
camera da
letto prima, e gettarsi più che mai nel lavoro
poi…come la fata aveva asserito
di aver deciso di fare nei giorni che sarebbero seguiti.
«quindi ora cosa
succede?»
Il Guardiano della Speranza si
voltò ad osservare la sua
interlocutrice. «credo che per adesso qualcuno che non sia
Dentolina dovrà
ospitarti».
Non era molto lieto
all’idea di avere sconosciuti nella
Conigliera, ma non c’erano molte alternative. Nord al momento
aveva da fare e
non poteva occuparsi di lei come -a quanto sembrava- Jack voleva che se
ne
occupassero, spiegandole per bene tutte le possibilità che
aveva per il futuro
ed anche il background dei suoi consimili; sempre per una ragione di
spiegazioni sarebbe stato inutile farla stare con Sandman, i cui
ghirigori di
sabbia non erano comprensibili per tutti; e Dentolina…di lei
si era già
parlato.
Sì, in quei giorni avrebbe
dovuto essere lui ad occuparsi
della ragazza, almeno fino a quando Natale non fosse passato. Poi
l’avrebbero
ospitata a turno, cercando nel frattempo un posto dove farla stare.
«ti chiedo umilmente scusa
se prima ti ho arrecato qualche
offesa» disse lei, chinandosi in avanti con un gesto elegante
«faccio ancora un
po’di confusione tra le specie animali, od aliene che siano.
Mi dispiace
veramente».
Calmoniglio si stupì per
un simile comportamento, ma pensò
che in fin dei conti a Jack avrebbe potuto proprio fare comodo qualcuno
con
facilità a porgere gentilissime scuse, magari per le
eventuali mancanze di
entrambi!
«ah…eh…non
fa nulla, non preoccuparti. Non sei la prima che
mi dà del canguro» si trovò a
rispondere impacciato «in fin dei conti può
starci, salto, sono australiano e…» “ma
che accidenti vado blaterando?! Non
sono affatto un canguro! Sono un coniglio! Si vede benissimo che sono
un
coniglio!” pensò Calmoniglio, riscuotendosi
«…e comunque sono un coniglio. Coniglio.
Ricordatelo, in futuro, d’accordo?»
«certamente. Non
farò più confusione» gli
assicurò la
ragazza, osservandolo con quei suoi occhi di un insensato quanto
intenso
azzurro «tu sei E. Aster Bunnymund» disse con
dolcezza «il Coniglio di Pasqua».
«esattamente».
Avere a che fare con un dono in
generale, anche se non era
Galaxia, era qualcosa di complicato.
Molto complicato.
Se qualcuno li classificava come
qualcosa di simile a demoni
di tipo Succubus un motivo c’era:
riuscivano generalmente ad entrare
rapidamente in confidenza con le persone -pure se non era chiaro se
traessero o meno
energia da questo- o in certi casi ad irretirle. Era comunque qualcosa
di diverso e più subdolo
rispetto al causare uno stupido innamoramento fulminante o un raptus di
libidine.
Oddio, con Galaxia effettivamente
c’era stato qualcosa di
simile, ma lì era un discorso diverso, perché lei
era proprio il “suo” dono,
con tutto quel che comportava.
Ma generalmente era difficile
riuscire ad arrabbiarsi con
loro, arduo fare loro del male fisico con l’intento di
causare danni seri, e se
non si stava attenti si rischiava di far loro piccole concessioni come
quella
di chiamare “canguro” un coniglio.
“poi certo, se uno si
chiama Pitch Black è tutta un’altra
faccenda!” pensò Calmoniglio.
La ragazza iniziò a
camminare in cerchio, guardandosi
attorno. «c’è un motivo preciso per cui
quella deliziosa signora alata si è
ritirata in modo così brusco?» gli chiese
«c’entra forse lui? Ed il
fatto che non si chiami più Toothian?»
Ad intuito non era messa poi
così male.
«sì».
«mi dispiace di averlo
puntualizzato. Non intendevo ferire
nessuno».
«lascia stare».
«Calmoniglio…Atticus
è cattivo? Perché a me non sembrava. Mi
ha salvata dai cavalli neri».
«proprio cattivo non
sarà» concesse Aster «però
non è
nemmeno qualcuno di cui ti consiglierei di fidarti» disse con
sincerità «e da
quel che ho visto stasera, secondo me stare…ovunque stia, lo
ha peggiorato».
** Circa un’ora
prima **
Il dono di Jack Frost
guardò il nuovo arrivato con gli occhi
sgranati.
«c-chi sei
tu…?» trovò la forza di domandare.
Il buio, ravvivato unicamente dalla
luce della Luna, le
impediva di vedere tutti i dettagli con la massima chiarezza.
Ma quel che riusciva a distinguere
era già eccezionale di
per sé.
Il nuovo arrivato era un uomo dal
fisico scolpito, bei
lineamenti decisi e soprattutto due immense ali
dalle piume apparentemente verde smeraldo. La ragazza
notò un
ciondolo del tutto simile al proprio, ma brillante di una luce
magenta, che batteva sul suo petto nudo.
«qualcuno che ti sta
salvando».
Atticus avrebbe potuto afferrare la
ragazza e portarla
immediatamente a Conca De El Sol, ma preferiva evitare di farle pensare
di
essere stata rapita.
Lei, come tutti gli altri immortali
che lì avevano trovato
una nuova casa, doveva accettare di seguirlo di sua spontanea
volontà…e non
solo per una questione riguardante la libertà della quale
tutti loro di Conca
De El Sol si riempivano tanto la bocca.
Salvarla battendosi contro due soli
Incubi, non troppo ardui
da gestire per qualunque immortale non troppo pavido e con
un’arma in mano, gli
avrebbe facilitato l’opera di convincimento da fare in
seguito. È più facile
dare ascolto ad un cosiddetto “eroe”, no?
Era tutta una questione di apparenze.
Di premere i tasti
giusti, per così dire. Quando si andava al dunque, tutto era
sempre una questione scenica
finalizzata
ad ottenere qualcosa.
L’attimo dopo le due
creature che avevano inseguito la
ragazza si gettarono addosso a
loro. Lei
si lasciò sfuggire un grido spaventato, ma Atticus non perse
tempo: sfilò dalla
cintura i due pugnali che si era portato -erano un vecchio regalo della
sua ex
compagna, a dirla tutta- e si scagliò contro uno dei due
Incubi.
Intelligentemente il dono di Jack Frost approfittò della
situazione per
allontanarsi un po’dalla battaglia ed evitare di farsi male.
Atticus cercò
più volte di colpire quelle bestie mentre ne
evitava morsi e calci, pensando che fosse una fortuna che Dentolina
avesse
voluto un compagno in grado di difendere se stesso e,
all’occorrenza, anche
lei; attualmente le cose erano diverse, non aveva poteri con cui
battersi, ma
solo quei pugnali ed un addestramento decente, oltre ad
un’abilità di volare
che però aveva di suo.
Dopo qualche minuto intenso di lotta
riuscì finalmente a
piantare il pugnale in testa ad uno dei due Incubi, che si
disgregò con un
nitrito di dolore; e l’altro, vedendo la malaparata, si
ritirò fuggendo nella
radura, scomparendo alla vista.
«una volta gli Incubi erano
meno codardi» commentò l’uomo,
voltandosi verso la ragazza «tutto bene?»
«sì»
rispose lei, decisa, per poi chinarsi in avanti «ti
ringrazio per avermi aiutata».
«non
c’è di che» disse lui, osservandone il
modo di fare
abbastanza…“orientale”, come
d’altra parte lo erano un po’ i suoi tratti.
Evidentemente, se era fatta così, Frost doveva essere
rimasto colpito più o
meno consciamente da una o più ragazze con gli occhi a
mandorla «e per
rispondere alla tua domanda di prima, io sono Atticus Del
Sol» disse,
tendendole la mano e spiegando le ali in modo alquanto teatrale
«il mio cognome
è dovuto al posto in cui viviamo io, altri esseri come me e
te, ed altri
immortali ancora».
La ragazza andò a
stringergli la mano, scostandosi con
l’altra un ciuffo di capelli dal viso.
«“come me e te”?»
«esatto».
«come fai a sapere cosa
sono, se non lo so nemmeno io?» gli
chiese lei, diffidente.
Atticus fece un sorriso triste.
«tutto quello che sai
riguarda un’altra persona, vero? Non conosci il tuo nome, ma
sai benissimo qual
è il suo».
Lei si irrigidì.
«sai
com’è fatta, possiedi delle informazioni su di
lei, hai
dei ricordi che le appartengono. Credi sia tutta la tua vita
perché, appunto, è
tutto quello che sai. E c’è qualcosa che ti
suggerisce che questa persona ti
piace, che sarebbe giusto starle vicino e sostenerla, nel bene e nel
male. Che
sarebbe bello compiacerla. Le informazioni che hai te ne danno la
capacità, in
fondo. Sei convinta di dover trovare per forza questa persona, o ti
sentiresti
senza scopo, la tua stessa esistenza non avrebbe senso. Non avendo
coscienza di
te, credi che senza di lui non saresti che…»
“un guscio vuoto”
pensò lei, mentre si rendeva conto che non
le aveva mentito.
Lui capiva davvero la sua condizione.
Lui sapeva.
Anche se lei non aveva ancora idea di
come.
«…un guscio
vuoto» proseguì infatti Atticus «pensi
di essere
fatta per lui, di dover vivere in funzione sua, che il tuo destino
possa essere
solo questo. Ma non è così. Adesso sei vuota, ma
si può rimediare: ti basta vivere.
E non avrai bisogno di
aggrapparti a nessuno».
«c-come fai a sapere queste
cose?» trovò la forza di
domandargli.
«te l’ho detto:
io sono come te. Sono nato nella tua stessa
condizione, oltretutto giusto a qualche chilometro da qui»
mosse un braccio ad
indicare l’est «io ti
capisco. E da
persona che ti capisce, ti assicuro che trovare Jack Frost non
è necessario».
«come sai che-»
«te lo
spiegherò, ma non adesso».
«no, senti…forse
anche tu sei nato così, ma non siamo
propriamente uguali. Io lo sento davvero indispensabile, mi
capisci?»
«oh sì.
All’inizio trovare la mia compagna sembrava
fondamentale anche a me, ma ti giuro che non lo è»
replicò lui «guardi il mio
ciondolo?»
«ne ho uno anche
io» lo indicò «ma non brilla
così».
«brillerebbe se trovassi
Frost, ma non vale la pena finire
in una gabbia più o meno dorata solo per far luccicare un
cristallo, non
trovi?»
«perché la
chiami “gabbia dorata”?»
«è
un’altra di quelle cose che potrei spiegarti se
accettassi di venire con me nel posto in cui vivo» rispose
lui a voce bassa,
con negli occhi uno sguardo che sembrava realmente speranzoso e
l’aria di chi
era veramente interessato alla sua salute «e dove vivono
anche gli altri come
noi. Anzi, le altre, sono tutte donne» precisò
«verresti accolta a braccia
aperte. Il modo in cui siamo nati ci rende uniti come fratelli, e tu
non fai
eccezione».
Sembrava allettante: una famiglia,
delle doverose
spiegazioni, la possibilità di vivere per se stessa e
diventare realmente un
“qualcuno”, senza bisogno di attaccarsi a Jack
Frost…tutto molto bello.
Troppo, per essere vero.
«ti prego di scusarmi per
la scortesia» esordì dunque «ma mi
sto chiedendo dove sia il tranello».
«non ci sono tranelli. Fino
ad ora ti ho detto solo la
verità» ribatté Atticus, guardandola
dritto negli occhi. La ragazza si chiese
se il loro colore viola intenso fosse o meno un effetto del riflesso
del
cristallo.
«me lo puoi
provare?»
«potrei provartelo, se
venissi con me» le porse la mano
destra «tutto quel che devi fare è prendermi la
mano».
«non sono
convinta».
Quella ragazza si stava rivelando
piuttosto testarda, ma
Atticus non era il tipo che si dava per vinto. Quando aveva una
missione faceva
di tutto per portarla a termine, e non poteva lasciarsi sfuggire
quell’occasione, visto che trovarla tutto sommato era stato
abbastanza
semplice.
«per il potere conferitomi
dalla libertà che in Conca De El
Sol regna sovrana» avviò a dire quindi, parlando
con tono delicato «io ti
battezzo come Shu Yin Del Sol. Questo è il tuo nome, da
adesso e per sempre».
“Shu Yin Del
Sol”. Non più “ragazza col vestito
bianco”,
“ragazza dai capelli scuri”. Adesso aveva un nome,
che era solo il primo
tassello nella costruzione di un’identità propria.
«“da adesso e per
sempre” è una formula di rito. Se mai
potrai cambiarlo» puntualizzò lui «ho
solo pensato che fosse necessario trovare
un modo in cui chiamar…» “un altro
inchino? È proprio un’orientale,
c’è poco da
dire” pensò «…ti».
«grazie. Ti ringrazio dal
profondo del cuore».
«prego, Shu
Yin».
E così facendo, in ogni
caso, aveva già tolto a Frost la
possibilità di imporle un nome.
«ti rinnovo
l’offerta. Ti va di venire con me? Coraggio,
prendimi la mano» la sua voce era diventata di nuovo calda e
suadente «con noi
starai bene».
Ma proprio quando Shu Yin stava
iniziando a pensare di dare
almeno una chance a quell’offerta, ecco che un boomerang
colpì con violenza la
mano dell’immortale alato, che si lasciò sfuggire
un gemito di sorpresa e
dolore.
«m-ma
cosa…?»
Si poteva dire che Calmoniglio fosse
passato di lì quasi per
caso. Era andato da Dentolina per sentire come Jack aveva preso tutta
la
faccenda -essendo allergico alle imposizioni di ogni tipo per niente
bene,
purtroppo- ed in seguito, tanto che c’era, aveva deciso di
farsi un giro nel
florido regno della sua amica e collega. Ovviamente il numero e la
rigogliosità
di piante e fiori non era paragonabile alla
Conigliera…però era più grande,
visto che oltre al palazzo c’era anche tutto il terreno
attorno da considerare.
Sembrava che fosse stata una saggia
decisione, considerando
quel che aveva visto. Aveva riconosciuto immediatamente l’ex
compagno di
Dentolina -non vedeva lui e gli altri da quattro secoli, ma non avrebbe
mai
dimenticato i loro volti e nomi- e vedendolo tendere la mano in segno
d’invito
ad una bella ragazza mora vestita di bianco non gli ci era voluto molto
per
capire cosa stava succedendo: lei doveva essere il dono di Jack
-Atticus e gli
altri non si sarebbero mossi per nessuno di meno- e lui voleva portarla
via,
nasconderla, privare lei e Jack della possibilità di
conoscersi, un giorno, se
mai lui avesse cambiato idea.
Voleva renderla irrintracciabile
com’era stato lui fino a
quel giorno, e com’era tuttora Galaxia, la
sua Galaxia.
E lui non poteva permettere che
accadesse.
«ma
è…un canguro che parla?»
domandò Shu Yin, stupita.
A Calmoniglio venne voglia di urlare.
Se voleva una conferma
che quella fosse il dono di Jack Frost l’aveva ottenuta!
«anche tu con questa
storia del canguro?! Sono un coniglio!...ah, al diavolo!» con
pochi balzi
arrivò vicino ai due, e fece allontanare Shu Yin spingendola
dietro di sé con
un braccio «non ti permetterò di farla sparire,
Atticus Toothian!»
«Del
Sol. Atticus
Del Sol, prego» con la mano ancora sana agguantò
uno dei pugnali, puntandolo
contro il suo aggressore «non ti intromettere, Calmoniglio!
L’era in cui quelli
come noi erano sottomessi a voi Guardiani è finita
quattrocento anni fa!»
«nessuno è mai
stato sottomesso a nessuno, hai una mano
inservibile, e con quel pugnale mi ci pulisco i denti»
ribatté Aster con una
certa arroganza «ma se ne hai tanta voglia vieni a prenderle,
sbruffone!»
Atticus si lanciò contro
di lui, ma sparì un attimo prima
che potessero toccarsi. Lesto a reagire, e memore del potere dei
cristalli che
i doni portavano al collo, Calmoniglio riuscì a far spostare
nuovamente Shu Yin
appena in tempo; Atticus infatti era ricomparso dietro a lui,
presumibilmente
con l’intento di prendere la ragazza e filarsela.
«sei prevedibile,
angioletto!» lo sbeffeggiò il Pooka,
parando prima un calcio di Atticus, e poi un fendente del suo pugnale
«scommetto che adesso rimpiangi di aver lasciato Dentolina ed
i poteri che ti
concedeva!»
“ma tutti quanti devono
fare a botte questa sera?!” pensò
Shu Yin, confusa e un po’seccata. Anche questo Calmoniglio a
modo suo sembrava
volerla proteggere…da colui che l’aveva protetta
prima, però! Ed aveva negato
l’accusa di aver sottomesso “quelli come
Atticus”, e dunque anche come lei;
quindi doveva essere stato il compagno di una delle altre donne che
vivevano a
Conca De El Sol, quelle di cui Atticus aveva parlato.
Era qualcuno che, dunque, poteva
dirle come stavano le cose
e come si erano svolti i fatti parlando dal punto di vista opposto.
Nella ricerca
della verità era sempre bene ascoltare le voci di tutte le
campane, e lei ne
aveva sentita una sola, seppur convincente. Meglio dunque sentire anche
il
resto, poi valutare, ed infine agire di conseguenza.
Sentiva ancora dentro di lei la
necessità di trovare e stare
con Jack Frost, naturalmente, ma se Atticus che era come lei aveva
preso una
strada diversa forse, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo anche lei.
«se dovessi scegliere di
nuovo tra lei con tutti i benefit,
o lasciarla per la libertà, la lascerei altre cento
volte!» dichiarò Atticus,
continuando a scambiare colpi col Coniglio di Pasqua «e ti
assicuro che per gli
altri vale lo stesso discorso…»
Parare l’ultimo attacco
portò i corpi ed i volti dei due
estremamente vicini, tanto che Calmoniglio avrebbe potuto contare ogni
singola
piuma delle ali dell’altro.
«…per
tutti…gli
altri. Nessuna esclusa».
“Laxie”.
Aveva trascorso con lei cento
splendidi anni di vita e,
nonostante il suo orgoglio quasi gli impedisse di confessarlo anche a
se
stesso, anche dopo quattro secoli in cui lei non si era mai fatta viva
avrebbe
solo desiderato ritrovarla
a
stiracchiarsi tra i fiori della Conigliera come tante volte le aveva
visto
fare…con la consapevolezza che solo questo sarebbe stato in
grado di annullare
l’amaro in bocca per tutto il tempo che avevano perso.
Come si permetteva Atticus di
sputarci sopra?! Di parlare a
nome di Galaxia su qualcosa che riguardava -e conoscevano bene- solo
loro due?!
La rabbia gli diede la forza di
soverchiare Atticus in quel
loro stato di apparente stallo, riuscendo ad afferrarlo e sbatterlo a
terra,
tenendogli con forza le ali così che restasse giù.
«mai»
disse piano
Calmoniglio «sputare sentenze su ciò che
c’è stato tra lei e me. Mai. E sappi
che se non fosse per quelle particolarità che hai che me lo
rendono difficile,
nonché per Dentolina che se ne dispiacerebbe, adesso ti
farei veramente
male».
«mi spiace che la
realtà delle cose non sia di tuo gusto».
Calmoniglio si tolse da sopra di lui.
«vattene. E non
avvicinarti mai più a questa ragazza».
«il suo nome è
Shu Yin, non “questa ragazza”. Frost non
potrà imporgliene uno, perché lo ha
già» replicò Atticus, rialzandosi.
Shu Yin, in tutto ciò, si
limitò ad osservare in silenzio.
«vattene»
ripeté Calmoniglio «e di’ agli altri che
cercare
di rapirla e portarla ovunque vi siate nascosti è una
battaglia persa, perché
non vi permetteremo di eclissarla. Fatevene una ragione! E fatevi una
ragione
anche del fatto che all’Uomo nella Luna poco importa che voi
non siate stati in
grado di stare al vostro posto, perché sembra che nonostante
ciò che tutti
abbiamo passato nulla sia cambiato».
Non gli piacque il sorriso che si
concesse l’altro, mentre
si alzava in volo.
«tu non sai niente, Aster
Bunnymund. Shu Yin» la interpellò
l’uomo «sei e sarai sempre la benvenuta tra noi.
Tanto ci rivedremo, non
preoccuparti».
E detto ciò
sparì.
Calmoniglio, diffidente,
continuò a stare in allerta ancora
per qualche istante temendo un tentativo di ripetere il trucco di
prima, che
non avvenne. Per cui si rivolse a Shu Yin.
«stai bene?»
Lei annuì.
«sì».
“ed ora dirà
‘dov’è Jack Frost? Devo trovare Jack
Frost!’…e
noi dovremo spiegarle che lui al momento non vuole saperne di
conoscerla perché
non vuole ‘cadere in una stregoneria’, nemmeno se
la suddetta porta da lui l’anima
gemella” pensò Calmoniglio.
«mi è sembrato
di capire che il tuo nome sia Calmoniglio»
disse invece Shu Yin «e dalle parole che vi siete scambiati
tu ed Atticus mi è
anche sembrato anche di capire che tu, riguardo la
questione…come ha detto?
“L’era in cui quelli come noi erano sottomessi a
voi Guardiani”, rappresenti
qualcuno che ha vissuto la cosa dal punto di vista opposto al suo. Non
ho
capito bene com’è andata tutta la faccenda,
né se, come ha detto lui, ho più
possibilità di scelta per quanto riguarda
la mia vita. Al momento percepisco come
“indispensabile” stare con Jack
Frost…»
strinse leggermente gli occhi con aria pensierosa
«…che, sempre da quel che vi
siete detti, tu dovresti conoscere, giusto? In ogni caso mi piacerebbe
sentire
anche quel che avete da dire tu e gli altri. Nonché ricevere
spiegazioni un
po’più esaurienti sulla mia condizione, se
è possibile».
Incredibile ma vero, quella sequela
di frasi inaspettate lo
aveva fatto ammutolire. A quanto sembrava, qualunque cosa si fossero
detti lei
ed Atticus prima del suo arrivo, l’aveva fatta riflettere
anche più del dovuto.
Per carità, se si
considerava quel che voleva Jack era molto
meglio avere a che fare con qualcuno con un approccio lucido e critico
rispetto
alle proprie possibilità per il futuro che non con una
creatura soggetta a
continue crisi di pianto poiché rifiutata in partenza, ma
ricordando com’erano
andate le cose con Laxie tutto quanto gli suonava così
strano!
«aaah…eeeh…sì.
Sì, d’accordo. Non c’è
problema» riuscì a
dire «solo che adesso dovresti seguirmi nel palazzo di
Dentolina. Ehm…è una
Guardiana come me» aggiunse «dai, andiamo. Nel
frattempo magari potresti
raccontarmi cos’è successo prima che
arrivassi».
Shu Yin fece spallucce.
«d’accordo» disse, e lo seguì.
Nessuno dei due quindi
notò l’Incubo, quello che prima si
era ritirato dalla battaglia, alzarsi in volo per andare a riferire
tutto al
suo padrone.
** ora **
«capisco. A proposito, a
chi appartenevano quei cavalli?»
tornò a domandare Shu Yin.
«a qualcuno di pericoloso:
l’Uomo Nero, Pitch Black» rispose
Calmoniglio «è l’apoteosi della
malvagità, e dico sul serio. Guai ad avere a
che fare con lui. Tutto ciò che è in grado di
fare è portare paura,
distruzione, dolore…morte. È assolutamente
spietato, e non credo sia del tutto
sano di mente».
«una persona
adorabile» commentò la ragazza «ma cosa
vuole
da me?»
«sei il dono di Jack,
quindi immagino che Pitch volesse
catturarti ed usarti contro di lui in qualche modo. Per vendetta, sai.
Sarebbe
da lui. Anche per questo si è deciso di prenderti in
custodia».
“e trovarle un posto sicuro
dove stare non sarà facile. Se
fosse stata con Jack avrebbe avuto qualcuno che in caso di bisogno
potesse
passarle i propri poteri, ed aiutarla a proteggersi, ma
così…” aggiunse
mentalmente.
«ho capito».
«ora però
togliamo il disturbo» Aster pestò un piede contro
il pavimento, aprendo uno dei suoi tunnel «prego, prima le
signore».
Shu Yin osservò perplessa
la buca. «dovremmo entrare lì
dentro?»
«dovremo saltare
giù, esatto. Problemi? Se è per il vestito
mi spiace dirtelo, ma è già malridotto di suo,
quindi un po’di terra non farà
differenza. E comunque i tunnel sono il modo migliore di viaggiare,
specie se
confrontati ad una slitta volante!»
«esiste una slitta volante?
Spero di riuscire a salirci, un
giorno!» disse la ragazza, per poi avvicinarsi alla buca e
saltare dentro senza
fare ulteriori storie.
«è proprio, proprio, PROPRIO
il dono di Frost!» sospirò Calmoniglio, saltando
giù a sua volta.
Nel frattempo Dentolina, vittima di
un momento veramente
pessimo se si trattava di umore, se ne stava seduta sul letto della
propria
stanza, con la testa poggiata sulle ginocchia.
Con quel che c’era da fare
si sentiva veramente una stupida
nel comportarsi così, e trovava ancora più
stupido struggersi per qualcosa di
ormai morto e sepolto, per le azioni di qualcuno con cui era tutto
finito
quattrocento lunghissimi anni prima: quattrocento
anni.
Eppure eccola lì a
soffrire di nuovo.
Le cose avevano iniziato ad andare
male appena il sollievo
di aver raggiunto uno degli obiettivi prefissati -trovare il dono di
Jack- era
passato, ossia l’istante stesso in cui il proprio sguardo
aveva adocchiato la
ragazza che camminava alle spalle di Calmoniglio. Snella, capelli neri,
occhi
azzurri a mandorla, pelle candida...e Dente da Latte che le si era
posata su
una spalla poco dopo.
Era perfetta per Jack, come Atticus
lo era stato per lei.
Le cose erano peggiorate quando
Calmoniglio le aveva detto
che Atticus era stato lì, nel suo regno. Non poteva credere
di averlo avuto
così vicino ed aver perso l’occasione di
rivederlo, non poteva credere che lui
non si fosse neppure degnato di andare a salutarla, anche solo da
lontano,
anche solo per dare un’occhiata. Per tutto quel tempo era
rimasto nascosto
chissà dove, e lontano da lei, ma era possibile che, nel
momento in cui era
tornato nel suo regno, non avesse avuto nemmeno la tentazione di andare
a
vedere come stava?
Sembrava di no. Era stato
lì unicamente per cercare di
portare via con sé la propria consimile e
nient’altro -ed Aster era stato
gentile a risparmiarle il “la lascerei altre cento
volte”- del tutto
disinteressato a qualunque altra cosa
E poi, ecco il peggio.
“Atticus Toothian
è stato qui…”
“ma non aveva detto di
chiamarsi Atticus Del Sol?” aveva
chiesto la ragazza, battezzata Shu Yin, a quanto sembrava.
E lì era crollato il mondo
scoprendo che, a parte il
disinteresse, lui aveva rinunciato al proprio cognome dando un chiaro
messaggio
di volersi distaccare da qualunque cosa ci fosse stata prima della sua
fuga.
Che una parte di lei avesse sempre
continuato ad illudersi,
che dunque le sue speranze stessero morendo davvero solo ora?
E la lontananza di Jack non aiutava
affatto. Lo aveva
sentito dire al vento “portami da Jamie”, e quindi
se non altro aveva un’idea
di dov’era, ma chissà quando sarebbe tornato.
Povera Dentolina.
Anche lei era un’altra che
non sapeva niente.
***
«m-ma che accidenti
è successo?!»
Jack si sentiva alquanto stordito. Un
istante prima era a
Burgess e combatteva contro Pitch Black, e adesso si trovava nientemeno
che
sulla Tour Eiffel. Che fosse un’illusione?, pensò,
guardandosi attorno.
«j’ai
seulment pensé che non fosse necessario che
rimanessi a combattere con quel pessimo soggetto. Non c’era
un vero motivo per
rimanere…»
«sì che
c’era, invece! Se Pitch riesce di nuovo a fare del
male a qualcuno, io devo assolutamente…» tanto la
sua irritazione quanto il suo
tono di voce calarono di botto, quando si voltò a guardarla
«…sistemarlo».
«je ne pense pas
che sia davvero in forze. Mi ha
presa di sorpresa, ed io non so difendermi molto bene, mais
se l’è vista
brutta nel momento in cui ha affrontato qualcuno che sa
farlo» picchettò due
volte l’indice sinistro sul petto di Jack «toi.
Penso che tu possa stare
abbastanza tranquillo».
Jack aprì la bocca, solo
per richiuderla poco dopo senza
emettere un suono. In quella donna, che tra la piccola statura e la
magrezza in
realtà sembrava più una bambina di quattordici
anni, c’era qualcosa di
disarmante. E Sophie non aveva torto nel dire che, a chi conosceva
già Sandman,
poteva dare un po’ l’idea di una “Donnina
del Sonno”.
«non ti ho portato via in
malafede. Volevo seulement evitarti
di avere altri problemi a causa mia. Le jure!»
«ti credo. Ti
credo» si trovò a dirle Jack «ti ha
fatto
molto male?»
Sandelle scosse la testa.
«no, nulla di che. Grazie per
l’interesse» rispose con un sorriso
«è molto carino da parte tua».
Al neo Guardiano venne del tutto
spontaneo ricambiare il
sorriso. «figurati! C’è solo da stare
uniti, contro un pazzo come Pi-»
«tais-toi!
Per carità, non dirlo!» lo zittì
Sandelle,
posandogli due dita sulle labbra «è un nome che
nel posto in cui vivo io non si
può ouïr ni prononcer! Porta
sfortuna!»
Jack si lasciò scappare
una risata. «seriamente?»
«oui! E
se qualcuno lo dice per sbaglio, c’è un breve
rituale di esorcismo…»
A quel punto il Guardiano non
poté evitare di scoppiare a
ridere veramente, perché era una cosa talmente assurda che
non se ne poteva
proprio fare a meno. «e in cosa consisterebbe?»
«eeeh…non sono
brava con le spiegazioni, mi spiace».
«è tanto
complicato?»
«oh, non.
Non da farsi. Da spiegarsi sì».
«uh, ok».
«io poi non sono molto
intelligente, quindi est encor
plus difficile».
«pfff…ma dai,
non dire così!» disse Jack, dandole un
colpetto alla spalla «ma che posto è quello in cui
vivi? È qui vicino?»
«non proprio»
rispose Sandelle «mais per me
è facile
da raggiungere, con questo» disse, indicando il cristallo
«e tu? Dove vivi?»
Stavolta era per lui, che era arduo
rispondere. «mh…al
momento non vivo in nessun posto in particolare. Fino a poco fa non era
così,
ma poi diciamo che c’è stato…qualche
problema, ecco».
«bien,
bien!
Très bien!» esultò lei «ehm. Scusa. Non
esultavo per i
problemi che hai avuto, ma perché se vuoi possiamo
risolverli subito!»
Jack sollevò un
sopracciglio, un po’perplesso. «e come?»
«potresti venire a vivere
dove vivo io. Ospitiamo beaucoup des immortels
che altrimenti non
avrebbero saputo dove andare, o che avevano sentito il bisogno di
“staccare” un
po’».
«esiste una specie di
pensione per immortali? Sul serio?»
allibì Jack «da quanto?»
«quatre cent
ans!»
“e io che sono stato da
solo per trecento anni! Ad averlo
saputo!”
Poteva sembrare incredibile che non
riuscisse a fare i
collegamenti che avrebbe dovuto fare -lei che somigliava a Sandy, i
quattrocento anni in questione, un rifugio per immortali di cui non
aveva mai
sentito parlare…- ma l’ “effetto
Sandelle” lo portava a concentrarsi su altro:
nello specifico, l’offerta che gli era appena stata fatta,
che sembrava essere
una buona soluzione. Poteva andare in quel posto per un po’,
fino a quando gli
altri non avessero risolto il “problema dono”, e
poi tornare.
“ma sì, in fondo
un po’di neve in meno non farà
differenza!”
pensò addirittura.
«poi non è
esattamente una “pensione”, ma passi. Alors?
Che mi dici?»
Da parte di Sandelle invece poteva
risultare assurdo non
avere ancora chiesto il nome a quel ragazzo, ma in
effetti…era molto da lei!
«beh…per un
po’potrebbe anche andare bene. il bisogno di
staccare un po’ ce l’ho».
«ahahah, sì, che
bello!» esultò di nuovo lei «prendimi la
mano, vite, vite!»
Jack obbedì «ti troverai così bene che
non vorrai più andartene!»
«adesso non esageriam-ehi,
ora che ci penso non ti ho
neppure chiesto-»
Sparirono.
Ed il “come ti
chiami” di Jack si disperse nell’aria.
...e fu così che Jack Frost, un Guardiano, finì a
Conca De El Sol proprio quando Atticus e compagnia iniziavano a pensare
di preparare una guerra :'D oserei dire che questa sia
#roba_da_Sandelle_Mansnoozie , la cui "intelligenza" non ha proprio
confini! (ma pure Jack avrebbe potuto chiederle il nome).
Risolto il mistero della persona in cui si era imbattuta Shu Yin:
Atticus, l'ex compagno di Dentolina!
...ok, Shu Yin Del Sol è un nome abbastanza cretino.
Risolto anche il mistero dell'Incubo che, se ricordate, era tornato da
Pitch a dirgli "qualcosa": sì, è proprio quello
che si era ritirato nel bosco.
Già vi anticipo che il prossimo capitolo sarà
ambientato tutto a Conca De El Sol, mentre quello dopo ancora...no xD
**Ringraziamenti Time!**
Rinnovo con immenso piacere i consueti, ed è con altrettanta
gioia che ne aggiungo uno a Laowyn25
per aver recensito il capitolo precedente, e ad Orma_ per aver
messo la storia sia tra le seguite che le ricordate :) Grazie ad entrambe!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
«…te la sei
lasciata davvero sfuggire dalle mani così? Perdi
colpi».
«dopo gli Incubi non mi
aspettavo che anche un coniglio di
un metro e ottanta mi piombasse tra capo e collo, tra l’altro
in un regno non
suo».
Erano tornati a Conca De El Sol da
circa dieci minuti, ma
nessuno dei due sembrava avere molta voglia di riferire agli altri
dell’insuccesso con cui si era conclusa la loro uscita, tanto
da aver ben
pensato di comparire nella parte di spiaggia più isolata del
luogo, e tornare
nella “civiltà” a piedi. Camminando
moooolto lentamente.
Come se non avessero già
perso più di mezz’ora al Polo Nord,
tra le lagne per le condizioni della mano -cui era stato fatto un
impacco di
neve- la voglia che era presa al signorino di farsi un bagno
clandestino nella
sorgente termale di Nord -terme…in quel posto?! Trattavasi
di magia,
probabilmente- e il raccontarsi vicendevolmente com’erano
andate le cose.
«tutte le scuse son buone,
e intanto indovina a chi tocca
darti il bacino sulla bua? A me, naturalmente. Ed è ovvio
che non ci fosse
bisogno che fossi io a dirti che per la mano basta un altro impacco
freddo, e
tenerla a riposo».
«tanto che dovevo venire ad
informarti sulla nuova piega
presa dalla missione, ho pensato di approfittare delle cure della mia
infermiera preferi-»
La bocca di Atticus venne
improvvisamente riempita da una
manciata di sabbia, e lui prese a tossire e sputare, protestando nel
frattempo
in maniera del tutto incomprensibile mentre la sua “compagna
di camminata”
sogghignava.
«mangia, che ti fa
bene!»
«t-tu a volte mi fai
pensare che sei completamente fuori di
testa, Galaxia!» sbottò lui, quando si fu ripulito
la bocca in modo quasi
decente «si può sapere cosa ti è
preso?!»
«troppi bla bla».
Per Atticus e gli altri del gruppo
l’imprevedibilità di
Laxie -un tempo “Galaxia Nebula Bunnymund”, ora
semplicemente Galaxia- era
ormai cosa attestata e pubblicamente riconosciuta, ma era qualcosa di
inutile
di per sé visto che continuava ad essere complicato
immaginare cosa potesse
passare o meno in quel suo cervello da coniglio.
Non era una Pooka. Tempo addietro
Pitch Black li aveva
sterminati tutti quanti, escluso E.Aster Bunnymund, ma era qualcosa che
ci
andava abbastanza vicino: aveva un bel musino, le orecchie lunghe dalle
cime
curiosamente ripiegate ed il corpo interamente ricoperto di pelo
bianco.
«che vuol dire
“troppi bla bla”?! Senti, la serata ha
già
preso una pessima piega, evita di aggiungere il carico da undici!
D’accordo?»
Galaxia poggiò una mano
sul mento, come a volerci riflettere
sopra. Atticus si trattenne a stento dallo sbuffare, mentre lei
prolungava quel
momento di leggera tensione alzando gli occhi ad osservare il cielo.
In verità, per incredibile
che potesse sembrare, osservare
gli occhi di Laxie e guardare il cielo notturno era su per
giù la stessa cosa.
C’era chi avrebbe pensato
che quella che in un certo senso
le consentiva di “avere le stelle negli occhi”
fosse una malformazione, seppure
col suo fascino, e forse anche che la rendesse cieca; ma non era
così, e
scrutando con molta attenzione si riusciva ad intravedere una pupilla
perfettamente funzionante, senza zone leggermente più chiare
e puntini bianchi
ad impicciarle. Considerando ciò non c’era dubbio
sia sul fatto che Calmoniglio
dovesse avere molta fantasia, né sul motivo per cui
l’avesse chiamata Galaxia!
«mmmh…ok. Niente
più sabbia in bocca, per oggi».
«magari vorresti anche che
ti dicessi “grazie”, vero?»
«sarebbe gradito!»
Ma Atticus si limitò a
darle un’occhiataccia, anche se un
“vai al diavolo” sarebbe stato del tutto meritato.
«perlomeno una buona notizia
da dare agli altri c’è: ho piantato i semi per una
futura presa di posizione di
Shu Yin, oltre ad averle dato un nome. Sono convinto che senza
l’intervento di
Calmoniglio, alla fine, mi avrebbe seguito» disse con
sicurezza.
«…già,
lui come sta?» domandò all’improvviso
Galaxia «come
l’hai trovato?»
Atticus le sventolò la
mano ferita davanti al muso. «secondo
te come sta? Mi ha tirato un boomerang, abbiamo lottato e purtroppo ha
anche
vinto. Sii più sveglia, Laxie! Come vuoi che stia? Sta
benissim-argh!» gemette,
quando lei gli colpì la
mano con uno schiaffo «…l’ho
detto e
lo ripeto, tu sei completamente fuori di testa!»
«almeno impari ad insinuare
che sono poco sveglia.
Pensandoci bene comunque l’impacco dovrà essere
sì freddo, ma anche a base di
erbe che so io».
«che razza di infermiera
è una che si accanisce sui feriti?»
«una a cui non piacciono i
feriti che…fanno troppi bla bla!»
Il motivo per cui Laxie, dei cinque
“doni”, fosse
considerata l’infermiera era da ricercarsi nel fatto che
Calmoniglio fosse un
professionista delle arti marziali, e che dunque si tenesse in
allenamento; anche
i professionisti però, a volte, finiscono per farsi male.
Dunque il Coniglio di
Pasqua aveva bisogno di qualcuno che potesse assisterlo in casi simili,
e per
tale motivo Galaxia si era “adattata” in quel
senso, apprendendo senza
difficoltà quel che serviva.
Erano stati creati tutti per questo,
in fin dei conti,
adattarsi ai desideri e le necessità dei propri compagni in
modo da essere
perfetti per loro.
«rinuncio a
capire» borbottò l’uomo.
«e Dentolina? Di lei non mi
hai detto niente».
«perché non
c’è niente da dire. Per nulla al mondo mi
riavvicinerò a quel palazzo, col rischio che quel che
è accaduto prima che
riuscissi ad andarmene quattrocento anni fa si ripeta»
dichiarò «e le
nostalgiche dovrebbero tenere bene a mente che le cose non sono andate
diversamente neppure per loro» aggiunse. Ormai erano vicini
alla destinazione,
una specie di villaggio composto da capanne in legno con tetti di
paglia.
«stai cercando di dirmi
qualcosa, per caso?»
«sei una
nostalgica?»
«fammi un
po’rivedere la mano…»
«vade retro,
Satana!»
esclamò Atticus allontanandosi di circa mezzo metro
«volevo solo dire che-»
«dobro pozhalovat’,
bentornati» li
salutò Ljuba, sopraggiungendo in quel momento «non
vedo nessuna bella
sconosciuta con voi, quindi immagino che sia stato tutto un buco
nell’acqua».
«sì e
no» disse Atticus «bel costumino, Lju!»
«lasciamo perdere i costumi
da bagno» sbuffò Laxie
«dov’è
Cecilia?»
Ljuba fece un cenno vago in direzione
della parte opposta
della spiaggia. Da lì non si riusciva a distinguere
granché se non una massa
brulicante di immortali di ogni sesso e di ogni specie intenta a
divertirsi…tanto per cambiare!
Ma come aveva detto Cecilia stessa,
era bene che lo
facessero finché potevano. Giusto il tempo di organizzarsi,
e poi sarebbe stata
guerra.
«dov’ero anche io
fino a poco fa. È successo qualcosa?»
«Atticus si è
lasciato sfuggire il nostro obiettivo dalle
mani e si è fatto taaaanta bua ad una
manina…»
«senti, Galaxia, un colpo
di boomerang alla mano fa male!...stavo
per portare qui Shu Yin
-l’ho battezzata io così- ma Calmoniglio si
è intromesso e mi ha battuto. Come
se non bastasse, prima di questo ho anche salvato la ragazza da due
creature di
colui il cui nome non si può sentire né
pronunciare».
«per fortuna!»
commentò la russa, in tutta sincerità
«se
proprio le cose hanno dovuto andare per il verso sbagliato, meglio con
i
Guardiani che nelle grinfie di…lui! Inoltre avendola presa
in custodia loro
sappiamo che inizialmente potrà essere soltanto in quattro
posti,
corrispondenti ai loro regni. Da un lato è un problema,
dall’altro rende più
facile la ricerca e…» aggrottò la
fronte «ragazzi, ma dove avete lasciato
Sandelle?»
«ih!
Sandelle!»
Galaxia si batté una mano sulla fronte «mi
sembrava di aver dimenticato
qualcosa!»
«suvvia, le abbiamo dato da
controllare soltanto Burgess,
che sarà mai!» minimizzò Atticus
«dovrebbe fare ritorno a breve, a meno che non
abbia perso il suo cristallo un’altra volta! Insomma, ha
cinquecento anni
esattamente come noi, e se noi non abbiamo bisogno della
balia…»
«hai detto che
l’avete mandata a Burgess da sola?! Shostakovich!
Ma siete
impazziti?!»
«perché dici
così?» domando Laxie con aria perplessa,
incrociando le braccia davanti al petto.
«magari perché,
come me, dovreste sapere benissimo che a
Burgess c’è uno degli ingressi principali per il
regno di-»
«…colui il cui
nome non si può sentire né
pronunciare!»
Atticus finì la frase al posto suo, rendendosi conto solo
allora dell’errore
commesso nel mandare in quel posto qualcuno come Sandelle, ben poco in
grado di
difendersi.
«è vero!
Atticus, siamo stati due idioti! L’abbiamo spedita
lì perché volevamo darle una missioncina facile,
e invece potremmo averla
mandata tra le fauci del lupo!» si allarmò Galaxia
«per quanto, dopo i calci
nel sedere che “lui” ha preso ultimamente non
dovrebbe essere in grado di fare
troppo il gradasso con nessuno!»
«è in grado di
inviare Incubi, però» obiettò Ljuba,
stringendo il proprio cristallo rosso «non sarà
particolarmente in forma, ma
non è nemmeno innocuo!»
«dovremmo-»
Galaxia non finì mai
quella frase: in quello stesso istante
comparve proprio Sandelle, a circa centocinquanta metri da loro.
E questo andava bene,
perché significava che non era finita
nelle grinfie dell’Uomo Nero.
«ehm…siamo
arrivati?»
«mais
oui!»
Ma non era riapparsa a Conca De El
Sol da sola.
«ma quello non corrisponde
perfettamente alla descrizione
di…» avviò a dire Ljuba, impietrita
dalla sorpresa.
Sandelle teneva per mano un ragazzo
con i capelli bianchi e
gli occhi azzurri, che indossava una felpa azzurra e teneva stretto in
mano un
bastone ricurvo di legno.
«ti prego. Ti prego, dimmi
che quella grandissima idiota non
ha davvero portato qui un
Guardiano»
sibilò Galaxia «ti prego!»
«mi spiace, Laxie, ma devo
deluderti. Se quello non è Frost,
io sono un unicorno» disse Atticus «e per la
cronaca, io non sono un
unicorno».
«shostakovich!»
si lasciò scappare di nuovo Ljuba, osservando i due appena
sopraggiunti con gli
occhi ancora sbarrati «in cinquecento anni ne ha fatte di
stupidaggini, ma
questa le supera tutte!...stanno venendo qui!»
«Ljuba, del nostro nuovo
ospite potresti occuparti tu?»
Atticus prese immediatamente in mano la situazione, capendo che non era
consigliabile perdere altro tempo «accoglilo, portalo a bere
dei cocktail belli
forti da Bacco al bar sulla spiaggia, e poi mettilo a dormire da
qualche
parte».
«eto
khorosho. Va
bene».
«Laxie, tira fuori Cecilia
da quella calca. Ci vediamo alla
Grotta».
«vado subito».
Ok discutere e lanciare in bocca
manciate di sabbia alla
gente in condizioni normali, ma se si trattava di questioni serie e
riceveva
degli ordini, Galaxia obbediva; infatti partì spedita verso
il folto gruppo di
festaioli.
«a Sandelle penso
io» concluse «raggiungici quando Jack
Frost sarà K.O., Lju; se invece finiamo prima troveremo un
momento per
aggiornarti. Andiamo».
Ljuba annuì, e lo vide
“indossare” il proprio perfetto
-ovvio, per l’ex compagno di Dentolina!- sorriso scenico come
se fosse stato
una maschera. Era un lato di Atticus che a volte la impensieriva
leggermente, ma
che in certi casi risultava utile. Si diressero dunque verso Jack e
Sandelle
con l’atteggiamento più allegro, tranquillo ed
accogliente che riuscissero a
mostrare.
«bentornata,
Sandelle» la salutò Atticus «vedo con
piacere
che hai portato un ospite! Ottimo. In fin dei conti come si dice,
più si è, più
ci si diverte!»
«oui,
infatti,
proprio quel che ho pensato io!» trillò Sandelle,
entusiasta.
Quanto a Jack, al momento era
-incredibilmente- quasi
incapace di proferire parola. Se trovava la cosiddetta
“Donnina del Sonno”
molto carina nella sua particolarità, e con quel
“ché” di disarmante, i due
esseri che aveva davanti al momento erano qualcosa di…annientante -ovviamente in senso
positivo- e tale discorso valeva
sia per la splendida donna alta e bionda in bikini rosso sia per
l’uomo che le
camminava a lato, dai capelli color cannella e grandi ali le cui piume
viravano
dal verde smeraldo al blu. Notò che entrambi portavano
ciondoli con cristalli
simili a quello di Sandelle, ma di colore diverso.
«vorrei potermi trattenere
oltre per una presentazione come
si deve, ma purtroppo Sandelle ed io abbiamo degli impegni che ci
chiamano
altrove» continuò Atticus, rivolgendosi a Jack
«spero mi perdonerai. In ogni
caso tutto verrà risolto domattina, e sappi che sono veramente felice della tua presenza
qui» pose una mano tra le
scapole di Sandelle invitandola a seguirlo, mentre Ljuba tese la mano
al
Guardiano.
«benvenuto in Conca De El
Sol!» disse con calore «qual è il
tuo nome?»
«Jack Frost»
riuscì a sputare fuori tutto d’un fiato,
stringendo la mano della donna «il mio nome è Jack
Frost».
«il mio è Ljuba,
ed è un onore ed un piacere, per me,
accoglierti tra noi. Se quel che cerchi è un luogo dove
divertirti senza
preoccupazioni e dove “staccare” un po’
da qualunque eventuale problema, sei
capitato nel posto giusto. Molti altri immortali, nel tempo, hanno
trovato
rifugio qui» fece un cenno in direzione della parte opposta
della spiaggia,
quella più affollata «come puoi ben vedere da
solo!»
Jack si voltò nella
direzione indicata. Effettivamente il
numero di immortali che riusciva a vedere era consistente, e si
trattava
soltanto di quel punto preciso; guardandosi attorno ne vide svariati
altri,
della cui presenza inizialmente non si era avveduto, tra
l’essere frastornato
per l’improvviso cambio di scenario e la vista di Ljuba e
dell’uomo alato. Era
stupito tanto per la quantità di esseri immortali quanto per
la loro varietà,
ma ancor di più per ciò che sembrava accomunarli
tutti: la gioia e
l’espressione spensierata e felice di chi non ha un problema
al mondo. Che
camminassero a quattro zampe o su due gambe, che volassero o qualunque
altra
cosa, non ce n’era uno che avesse il volto corrucciato.
«sembrate tutti piuttosto
allegri, qui!» commentò,
ritrovando definitivamente l’uso della parola. Ljuba rise.
«se si vive in questo posto
è impossibile non esserlo. Siamo
tutti dediti al divertimento, Jack. Non facciamo altro che queste tre
cose:
divertirci, amare, vivere! Tutti
noi,
qui, abbiamo un’eternità davanti. Per quale strano
motivo dovremmo sprecarla da
schiavi di problemi e preoccupazioni di qualunque genere? Meglio vivere
liberi.
E la libertà è l’unica sovrana che
regni in Conca De El Sol!»
Divertirsi, amare, vivere liberi. E
tutti quegli esseri in
festa che sembravano unicamente provare la veridicità di
quel che Ljuba aveva
appena detto. Era forse finito in Paradiso? Quel posto sembrava
l’incarnazione
di tutto ciò che aveva sognato per se stesso prima di
diventare un Guardiano.
Di solito la prima cosa che avrebbe
pensato sarebbe stata
“dov’è l’inghippo”?
Notoriamente lo spirito delle nevi era abbastanza
diffidente…ma, come detto molte volte, con i doni era
difficile sollevare
simili barriere. Era come ascoltare il canto delle sirene.
«sembra fantastico. Io poi
me ne intendo, di divertimento».
«otlichno!
Molto
bene!» annuì Ljuba «saprai apprezzarci
ancora meglio. Se ora volessi seguirmi,
ti darò un costume della tua taglia» disse la
donna, facendogli cenno di
seguirla verso una delle capanne di legno.
«sì, in effetti
per me fa un po’caldo qui» commentò il
ragazzo, camminandole vicino «sono uno spirito del freddo, e
non so se per me
una spiaggia vada poi così bene».
«tranquillo! Una volta
indossato il costume non avrai più
problemi. Qui non sei il solo con poteri simili, e tutti quanti si sono
abituati molto rapidamente al clima».
Entrarono nella capanna. Jack si
stupì di vedere che fosse
ben più grande di quel che sembrava guardandola
dall’esterno, e piena di
vestiti di ogni genere: dai costumi da bagno a quelli che potevano
andar bene
per Carnevale -con tanto di maschere per il volto- e a quelli teatrali,
da
vestiti leggeri maschili e femminili a…erano vestiti da
ballo, quelli?
«forte»
mormorò, mentre Ljuba rovistava tra i costumi da
bagno per uomini.
«ecco qui!» poco
dopo la donna gli porse dei bermuda blu
«dovrebbero andar bene. Cosa ne dici?»
«direi di
sì!» esclamò, prendendo i bermuda
«grazie. Ehm…»
«lo spogliatoio
è lì» disse Ljuba con un sorriso,
indicandogli una porta che lui non aveva neppure notato.
«di nuovo
grazie!» fu la risposta del ragazzo, che si infilò
in quella stanza in men che non si dica.
Gli sembrava ancora tutto
completamente incredibile. Che
fosse un sogno? Si sarebbe forse risvegliato a breve nel letto di
Dentolina?
“davvero è stato
solo questa mattina che lei mi ha
raccontato quella storia, che abbiamo discusso, e che io ero convinto
di avere
un mucchio di problemi?” pensò “mi
sembra impossibile. E mi sembra una vita fa.
Certo che gli altri sono così stressati…fare
una vacanza qui, forse, farebbe bene anche a loro. Sono qui da pochi
minuti e
già mi sento come se fossi a casa mia!”
pensò, poggiando il bastone contro una
parete e spogliandosi rapidamente, per poi indossare i bermuda blu.
Dopo meno di un minuto
raccattò rapidamente i propri vestiti
ed uscì. «fatto!»
«ottimo! Adesso ti
mostrerò l’alloggio che ho pensato di
assegnarti» disse Ljuba «ho ricordato che ce
n’è uno libero a trecento metri da
questa capanna, in direzione della parte di spiaggia che resta sempre
un po’più
isolata, affacciato sul mare».
«sarebbe
perfetto!» disse Jack mentre uscivano insieme
dall’edificio, incamminandosi verso l’alloggio del
ragazzo.
«otlichno!
Molto
bene! Però già ti dico che, come il resto di noi,
probabilmente finirai per non
usarlo molto spesso. Il bello di essere quel che siamo è la
mancanza di reali
bisogni fisiologici» se Jack e Dentolina dormivano insieme
era soltanto perché
avevano scelto di scandire il loro tempo in quella maniera, e non
perché
fossero obbligati: gli esseri come loro non provavano stanchezza, a
meno che
non facessero uso massiccio dei propri poteri «dormiamo se ne
abbiamo voglia,
mangiamo se ci va di mangiare…quindi possiamo fare festa
giorno e notte senza
nessun limite e al riparo da occhi indiscreti. Anche i suoi»
aggiunse,
indicando la Luna.
Jack sollevò un
sopracciglio. «cioè? Vuoi dire che non ci
vede? Com’è possibile?»
«Conca De El Sol
è stata creata con la magia. Essere così
ben nascosta è solo una delle sue
prerogative!...cercherò di fartela semplice,
Jack: siamo in un diverso piano della realtà.
L’Uomo nella Luna è in uno, lo
stesso in cui eri anche tu, e noi siamo in un altro. Per questo noi
vediamo la Luna,
ma la Luna non vede noi. Nel tuo piano della realtà questo
posto non esiste, e
non può essere raggiunto da nessun esterno, se non su nostro
invito».
«ecco perché pur
girando il mondo in lungo e in largo per
trecento anni non mi ci sono mai imbattuto…ma
perché tutto questo isolamento?»
No, non gli veniva proprio in mente
niente. C’era
effettivamente una parte di lui che lo stava pungolando leggermente
come
tentando di dirgli “non dovresti accorgerti di qualcosa,
Jack? Non dovresti fare un paio di collegamenti?”,
ma per
qualche motivo era stata messa bruscamente da parte.
«principalmente
è per stare tranquilli» rispose Ljuba
«eccoci arrivati. Mi rendo conto che gli alloggi non sono
particolarmente
grandi ma, come detto, spesso servono a poco» aprì
la porta ed entrò, seguita
da Jack.
Era vero, l’alloggio non
era molto grande, ma rimaneva
comunque confortevole. C’era un letto da una piazza e mezza
con testiera e
pediera in vimini, munito di cuscini e lenzuola pulite, candide come la
neve; c’erano
un piccolo comodino dal ripiano in vetro ed un tavolino, sul quale era
stato
messo un piccolo vaso di vetro con fiori freschi, e vicino al tavolino
una comoda
sedia sempre in vimini. Quanto alla porta che vedeva, probabilmente
portava ad
un bagno che in verità, doccia a parte, a poco serviva.
«va più che
bene» la rassicurò il ragazzo, poggiando i
vestiti sulla sedia «grazie ancora. Ehm… adesso
che si fa?»
«che domande! Si va a fare
festa!» fu l’ovvia risposta della
donna «ti daremo tutti quanti il benvenuto ufficiale
domattina, Sandelle ti ha
portato qui ad un’ora un po’…
“impegnata”, per così dire, ma
ciò non ti
impedisce di divertirti anche stasera. Ah, se il bastone dovesse
impicciarti
puoi tranquillamente lasciarlo qui, nessuno lo
toccherà».
«no, no…non
m’impiccia. Lo porto con me».
Quella proposta aveva riportato a
galla un minimo di
diffidenza nel ragazzo, ma sfumò nel momento in cui Ljuba
fece spallucce.
«come preferisci, non
c’è problema! Sei come Ares, vero?
Guai a non avere sempre dietro la sua spada!» sorrise lei.
Si incamminarono verso
l’affollamento che Jack aveva notato
prima. Il Guardiano scoprì di apprezzare la sensazione della
sabbia morbida e
tiepida sotto i propri piedi -come sempre- nudi.
«hai detto
“Ares”?»
«nell’antichità
i mortali
lo consideravano un dio, ma in realtà non
è diverso da noi. È solo più
vecchio! Stesso discorso vale per Afrodite, Zeus, Ade e Persefone,
Bacco e sua
moglie Arianna, e così via. Un tempo le persone credevano in
loro, ma le cose
sono cambiate da un pezzo, e sono venuti a vivere qui appena li abbiamo
trovati
ed abbiamo parlato loro di questo posto».
Passarono indenni tra la folla
festante, mentre Jack si
chiedeva se anche le lanterne di vari colori che illuminavano quella
parte di
spiaggia fossero accese per un qualche incantesimo. Ancora una volta si
meravigliò della felicità di tutte quelle
creature come lui, intente a
chiacchierare, suonare, bere, arrostire cibarie di vario genere.
E la serata era ancora ben lontana
dal raggiungere -come
accadeva a volte- un culmine che data la sua natura i mortali avrebbero
classificato
come “rigorosamente vietato ai minori”!
Arrivarono fino ad un chiosco
piuttosto grande, dove un
bell’uomo in costume da bagno con -per lo stupore di Jack-
quelli che
sembravano viticci e piccoli grappoli d’uva tra i ricci
castani preparava e
serviva drink di vario genere. In questo era aiutato da una donna dai
capelli
scuri ed un ragazzo
biondo che indossava
strani calzari alati e sembrava in grado di muoversi ad incredibile
velocità.
«che rapporto hai con i
drink alcolici, Jack?»
«sinceramente non ce
l’ho e basta» ammise candidamente il
ragazzo «prima di morire ero troppo giovane, e poi non me ne
sono mai
interessato».
“pensare che per Nicholas e
me bere vodka è come bere
acqua…” ricordò Ljuba “non
per niente siamo russi!”
«capisco. Un tè
freddo invece ti andrebbe?»
«quello
volentieri!»
«ri-buonasera,
Ljuba!» la salutò ridendo l’uomo con i
grappoli d’uva in testa, appena prima di bere
l’ennesimo cicchetto da un
apposito bicchierino «vedo che hai compagnia! È
nuovo? Non mi ricordo di averlo
mai visto qui a bere…»
«se anche ci fosse stato
non vedo come faresti a
ricordartelo, dato che sei sempre alticcio!» intervenne il
ragazzo biondo.
«non dire
assurdità, Hermes! Io sono sempre
lucidissimo!...cosa dicevo? Ah! Ljuba, ti ho già domandato
se questo ragazzo
dai capelli bianchi è nuovo?»
«lucidissimo, proprio.
Buonasera!» li salutò la donna dai
capelli scuri «cosa vi porto?»
«’sera, Arianna!
Una vodka liscia per me ed un Long Island
Iced Tea per il nostro Jack Frost. Che comunque sì,
è nuovo».
«ah! L’avevo
detto io! Chi è che non sarebbe lucido, eeeh?!»
«prepara i Bellini che
hanno chiesto di là e zitto, Bacco»
disse Arianna, sbuffando una risata e dandogli un colpetto sul braccio
per poi
iniziare a preparare vodka e Long Island. Jack sorrise a sua volta,
divertito,
decidendo che quella gente sembrava simpatica.
«ecco qua! La tua vodka e
il tuo Long Island» disse Arianna
dopo un po’ «spero sia di tuo gradimento,
ragazzo».
Jack ringraziò, e bevve
lunghi sorsi di quel tè freddo che
trovò buonissimo, seppure un po’diverso da quello
che gli era capitato di bere
in altre occasioni.
Che fosse perché in quel
drink dal nome e colore ingannevole
fossero presenti vodka, rhum bianco, gin, triple sec, sour mix ed un
top di
cola, e nemmeno una goccia di tè? E non avendo mai bevuto
alcolici in vita sua
non capì neppure che l’euforia che sentiva
crescere dentro di sé, unita al
sentirsi la testa leggera come una piuma ed all’iniziare a
capire sempre meno
di quel che gli succedeva attorno non fossero altro che sintomi
dell’ubriachezza dovuta a quel cocktail così
pesante.
Ben presto iniziò a
chiacchierare a ruota libera,
farfugliando tanto di cose come la discussione avuta con la sua
compagna Dentolina,
dell’odiare la schiavitù e del
“dono” che non voleva, quanto di idiozie varie a
non finire -come il fatto che secondo lui Calmoniglio fosse un canguro
travestito-. E dopo aver bevuto il secondo Long Island gli parve di
vedere due
Ljuba: una gioia per gli occhi.
«come siete
belleh…non mi avevi detto di avere una gemella!»
Oddio, in un certo senso il Guardiano
in quel momento le
faceva tenerezza. Un altro bicchiere e sarebbe finito nel mondo dei
sogni, dopo
aver tirato fuori discorsi piuttosto interessanti, oltretutto.
«infatti non ho una
gemella. Sei tu che sei un po’alterato,
Jack!...shostakovich!...ci
è voluto
meno di quel che pensavo».
«e-ehi…anche
Nord lo dice! Sciosciavic, o quello
che è! Non è che vi conoscete?» le
domandò
Jack.
«mah!» Ljuba fece
spallucce, senza dargli una vera risposta
«un altro Long Island, Jack…?»
***
Se quel posto, quell’isola,
si chiamava “Conca De El Sol”
c’era un motivo ben preciso.
Il villaggio di capanne di legno
sorgeva infatti su una
vallata il cui lato nord era delimitato da un imponente massiccio
roccioso di
forma semicircolare; dava proprio l’idea di una conca, e a
chi ci viveva non
era dato sapere se, come la maggior parte di quel luogo incantato, tale
massiccio fosse presente solo in quel piano della realtà
oppure no, così come
non era dato loro sapere dell’esistenza della Grotta.
Era un luogo segreto che i cinque
“doni” avevano creato
nelle viscere di quel massiccio roccioso, e che avevano utilizzato le
poche
volte in cui era servito loro riunirsi a parlare di cose che non
dovevano
essere sentite da nessuno dei loro ospiti neppure per sbaglio. Era un
luogo
spartano, non troppo largo ma con un alto soffitto; gli unici pezzi
d’arredamento presenti erano un grande tavolo e cinque seggi,
il tutto scolpito
direttamente nella roccia scura, e l’unica fonte di
illuminazione era data da
una moltitudine di curiose lanterne blu.
Se non si era quei tipi di persone
cui era necessaria almeno
una finestra per trovarsi a proprio agio, risultava essere un posto
abbastanza
tranquillizzante…
«…m-ma io non lo
sapevo! Non avevo idea di come fosse fatto,
n’est
pas ma faute!» strillò
Sandelle.
«ah no, non è
colpa tua?! Chi è stata così cretina da
portare qui un Guardiano, e proprio adesso poi?! Sono stata io, forse?!
È stato
Atticus?! NO! Sei stata tu!!!»la accusò Galaxia,
puntandole un dito contro
«TU!»
Ma in quel momento
l’atmosfera che vi regnava era tutto
fuorché pacifica.
«quando l’avete
descritto mi ero distratta pour-»
«non tirare di nuovo fuori
la faccenda del granchio, per
piacere, mi fa venire voglia di strapparmi i capelli» la
bloccò Atticus «di
tutte le idiozie che hai fatto, Sandelle, e ne hai fatte a milioni,
questa è
stata la peggiore di tutte! Ti rendi conto della situazione in cui ci
hai
messi?!»
Non era un bel momento per Sandelle,
affatto: Galaxia
sembrava volerla picchiare, Atticus era furibondo, eppure aveva
l’impressione
che il peggio dovesse ancora arrivare.
Da quando tutti avevano terminato il
proprio racconto della
serata, infatti, Cecilia non aveva ancora fatto commenti. Aveva
semplicemente
poggiato le braccia conserte sul tavolo in pietra, limitandosi a
scrutare lei e
gli altri mentre rimuginava chissà cosa.
«mi dispiace! Non so che
altro dire, era carino, très
gentil, mi ha salvata da P-»
«non dirlo!»
la fermò Atticus.
«…colui il cui
nome non si può ouïr
ni prononcer, aveva bisogno di un
posto dove stare ed io ho pensato: “dove meglio che
qui”?»
«e guai a chiedergli il
nome, non sia mai, sarebbe stata una
cosa troppo intelligente!» sbottò Galaxia
«sarebbe da vietarti in perpetuo di
uscire!!! Possibile che tu sia solo in grado di fare danni?!»
«vi ho detto che mi
dispiace!» ripeté contrita Sandelle.
«del tuo “mi
dispiace” ce ne facciamo ben poco. Adesso
dovremo prendere Frost e provare a lanciargli un incantesimo
cancella-memoria
che non abbiamo mai fatto!»
«e, come se non bastasse,
riconosceranno le tracce della
nostra magia su di lui. Dovresti sapere come funzionano le cose per
fatture ed
incantesimi sulle persone, ormai. E vedendo che gli abbiamo cancellato
la
memoria, potrebbero pensare che dopo aver visto la Luna dorata stiamo
macchinando qualcosa di più che il solo portare qui Shu
Yin…come in effetti è.
Mentre noi convinceremo il branco di festaioli a partecipare alla
guerra, loro
si prepareranno, e dovremo dire addio all’effetto sorpresa.
Sarà tutto più
complicato» sospirò Atticus «e tutto per
uno stupido granchio!»
«ma io non volevo
fare danni!!!»
«“MA
TU” LI HAI FATTI!» gridò Galaxia.
«non è detto que
le nostre opzioni finiscano aqui».
Una semplice constatazione che
sedò il litigio, almeno
temporaneamente.
«spiegati meglio»
disse Atticus, rivolto a Cecilia.
«abbiamo sentito parlare
della potenza di Jack Frost da todos
los inmortales que sono arrivati qui negli ultimi tempi. Yo
dico:
rimandiamo l’attacco di qualche settimana, y
cerchiamo di portarlo dalla
nostra. Es un Guardiano,
è vero, ma
non lo è diventato da molto. Y es
el
Guardiano del Divertimento, o sbaglio? Perché non dovrebbe
finire ad amare Conca
De El Sol como y più di tutti
gli altri? Ha seguito Sandelle senza farsi problemi
sulle responsabilità que comporta la sua
posizione. Potrebbe decidere di appoggiarci. Diamogli una posibilidad».
«e se non ci appoggiasse,
invece? Nemmeno dopo essere stato
sotto l’influenza nostra e di questo luogo per qualche
settimana, e dopo aver
sentito la nostra storia?» obiettò Galaxia.
«se così fosse,
Jack serà la scintilla que
ci
aiuterà a far scoppiare la guerra. Imaginad!» un piccolo salto ed eccola a
camminare sul grande tavolo di
pietra, col suo inseparabile scialle di pizzo nero sempre a
mo’ di stola sul
costume intero color crema «non c’è
immortale, aqui, che non conosca i
nostri trascorsi con i Guardiani y la nostra
storia…y que non ci
appoggi. Domattina
presenteremo
a tutti Jack per quello que es: un neo Guardiano que ha deciso di venire e vivir
tra noi, e a cui noi vogliamo dare
fiducia. In fondo…» allargò le braccia
con aria melodrammatica «non siamo noi
quelli ostili».
Poteva aver cambiato vita, taglio di
capelli e nome, poteva
essere difficile identificarla in base al suo aspetto
fisico…ma, al di là del colore
nero del suo cristallo, simili atteggiamenti teatrali di Cecilia
sarebbero
sempre risultati familiari a chiunque conoscesse Pitch Black.
«quando sarà
passato tempo suficiente parleremo a
Jack dei nostri progetti: el termine
“guerra” non dovrà saltare fuori.
Gli parleremo de “dare una lezione a
l’Hombre de la Luna, che
continua a creare schiavi”. È indubbio que
se la meriti, no? E gli
chiederemo aiuto per convencer i
suoi
colleghi Guardiani a starne fuori, anche con le maniere forti, ma “solo si
serà
necessario”…»
«è ovvio
che sarà necessario» intervenne Atticus
«non
potranno evitare di impicciarsi, la guerra con loro ci sarà
per forza».
«yo lo se. Ma
non è necessario dirlo a Frost».
«“dare una
lezione” all’Uomo nella Luna? Pensavo lo
volessimo morto» si fece sentire anche Galaxia.
A Sandelle sfuggì un
gridolino. Odiava sentir parlare di
certe cose, e non le sarebbe mai piaciuto.
«es un
altro dettaglio que non è importante
sapere, per Jack. Lui deve solo aiutare liberarci la strada dagli
ostacoli: i Guardiani.
Todo aqui. Torniamo a noi: diremo tutto questo a
Frost. Se lui reagirà
nel modo sbagliato, dicendo que non
intende battersi contro i suoi colleghi, e di volersene
andare…faremo scoppiare
un piccolo caos. “aiuto, ci sta
attaccando!”» esclamò Cecilia,
fingendosi
spaventata «“vuole distruggerci
tutti”!...gli altri verranno in nostro
soccorso, y una volta battuto
cacceremo
via Frost, con un incantesimo che lo renda inservibile per un bel
po’. Ho già
qualche idea. Y
non preoccuparti, Laxie: ti assicuro que
riuscirà» disse con sicurezza
«lo
faremo così que, se noi
non potremo
usare Frost, neppure i nostri nemici potranno» aggiunse a
mo’di spiegazione «y
dopo tutto ciò, agli abitanti di Conca
De El Sol diremo que…»
«Jack Frost ha approfittato
dell’ingenuità di Sandelle per
farsi portare qui e distruggere noi e tutto quel che abbiamo
creato» concluse
Atticus, che aveva capito il piano «diremo che Conca De El
Sol è una spina nel
fianco per l’Uomo nella Luna ed i nostri ex compagni. Loro
dovrebbero essere quelli
che comandano, una specie di “dio lunare” ed i
Quattro -no, ormai sono cinque-
Grandi che vivono nei loro bei regni a fare il bello ed il cattivo
tempo sul
mondo, e dovrebbero avere tanto di compagni/sottomessi con cui
trastullarsi»
indicò se stesso e tutti loro «invece tutti noi
viviamo liberi e lontani da
loro, dando un posto dove stare a chi non lo possiede, e a loro non va
bene: ci
temono, e sentono la loro egemonia tanto minacciata da aver usato un
modo così
subdolo per attaccarci tutti quanti».
«u-oh. Messa
così non starà bene a nessuno! Vorranno tutti
farli a fettine!» commentò Galaxia.
«…y
a quel punto
attaccheremo subito, senza perdere tempo» aggiunse Cecilia
«però non possiamo
farli a fettine, almeno, non i Guardiani. Per via dei bambini, tu sabes. Non che a me interessino
molto, es solo que
non ci hanno fatto nada
de mal» disse Cecilia «però podemos
dar ai Guardiani una batosta dalla quale non si rialzeranno
in tempi brevi».
«e quanto
a…“lui”?» domandò
Sandelle, ritrovando la parola «
nella crescita di una persona anche la paura c’est
nécessaire,
tanto per affrontarla diventando più maturi, quanto
perché può salvare da
potenziali pericoli» le fece notare.
Cecilia sollevò un
sopracciglio. «prima que
“lui” venisse
sbattuto aqui sulla Terra i
bambini
non si gettavano comunque dai dirupi pensando de
poder volare!»
«la paura
c’è sempre stata» confermò
Atticus «sono l’ex
compagno della Guardiana della Memoria, avevo accesso ad una biblioteca
con
libri tre volte più vecchi di colui il cui nome non si
può sentire né
pronunciare, quindi so per certo come stavano le cose».
«todo
lo que lui
fa è generare più terrore y
nutrirsene. Es como
un parassita, ed i parassiti non servono a nessuno. Asì
es!» concluse Cecilia con forza «vediamo
di procedere y non commettere altri
errori. La
riunione è sciolta».
«ok» fu la
semplice risposta di Galaxia, che diede poi
un’occhiata ad Atticus «capito tutto. Sandelle,
via, tu ed io torniamo dagli
altri: animiamo un po’la serata alla spiaggia, dopo i
progetti di guerra ne ho
bisogno, e parliamo a Ljuba di quel che si è
deciso».
«ma-» fece per
protestare Sandelle, che avrebbe anche voluto
trovare il coraggio di dire qualche parola anche a riguardo della
“batosta ai
Guardiani”. Ma Laxie non volle sentire ragioni: la prese per
un braccio e sparì
con lei. Vedendo come Atticus e Cecilia si guardavano, aveva capito
un’antifona
che invece a Sandelle non era passata neppure per
l’anticamera del cervello.
Appena le due sparirono, la bella
gitana fece un bel
sospiro. «in un
certo senso ho siempre voluto questa
guerra, ma
trovarsi a prepararla per davvero, pensare que ci
sarà davvero, es...no
se. Diciamo "strano"».
«non si prospettano tempi
facili» disse
Atticus, aiutandola a scendere dal tavolo «però tu
per prima sai che è qualcosa
che va fatto».
«appunto».
Senza chiedere il permesso lui la
strinse tra le braccia,
muovendo le grandi e morbide ali piumate così che
riparassero entrambi, come se
avessero davvero potuto
servire da scudo contro tutti i mali del mondo.
E, no, non lo stava facendo per
motivi “scenici”.
«andrà tutto
bene» le disse
a voce bassa «e "lui" pagherà caro
anche
l’aver attaccato Sandelle in quel
modo».
«es
un
po’tonta…no, diciamo que
lo è
veramente tanto» si corresse lei «ma esto
non è un buon motivo per farle del male, y
poi…“lui” le ha domandato di
me».
«c’era da
aspettarselo, però se quel verme le ha dato addosso non
è colpa tua. Dopotutto è l’ex compagna
del suo nemico naturale, e sai fin
troppo bene quanto la sua ossessione anti-Guardiani sia grande. Ma tra
poco
cambierà tutto. Non dovremo più nasconderci.
Questo posto continuerà ad
esistere ma, metaforicamente parlando, tutto il mondo
diventerà una Conca De El
Sol. Questa è la promessa che ci siamo fatti e, te
l’assicuro, la manterremo» chiuse gli occhi,
affondando il viso tra i morbidi capelli ricci della donna, godendosene
il profumo «a qualunque
costo».
«sì.
A qualunque costo».
Ok, lo ammetto: con Bacco, Arianna e compagnia bella che da
dèi, qui, sono "semplici immortali" l'assurdità
ha toccato quota Over 9000. Ma in fin dei conti Jack non potrebbe
essere considerato una specie di "dio" del freddo, dai mortali? Tutto
sommato penso di sì, quindi mi sono detta "non sarebbe
plausibile che anche coloro che erano conosciuti come dèi
fossero in realtà come lui? Spiriti potenti quando le
persone credevano in loro (ora lo sono meno) e tutto il resto?". Ed
ecco tutto. Chi si chiedeva che fine avesse fatto tutta quella gente,
ha avuto la risposta :'D
...a volte mi viene pensato che forse, e dico forse, non dovrei buttare
giù tre quarti delle idee strampalate che arrivano alle una
di notte, e sarebbe meglio che dormissi e basta.
Per il resto spero di aver fatto capire che Jack, per adesso, si
comporta così soltanto a causa dell'influenza che quei
cinque esseri e Conca Del Sol in sé hanno su di lui!
Tutti: ...l'hai detto trecentocinquantamila volte in questo capitolo e
nel precedente!!!
Io: e beh, non si sa mai, l'ho ripetuto lo stesso!
Comunque, avete conosciuto meglio gli ex compagni dei Guardiani -e non
solo- ma questo è solo l'inizio, ed altri lati ancora di
loro verranno fuori man mano ;) e già vi dico che nel
prossimo capitolo non
si vedrà Jack; in compenso però
succederà dell'altro, che...no, basta.
Grazie a coloro che hanno letto e/o recensito :D in particolare,
stavolta, mando un abbraccio virtuale a Maty Frost che ha
messo la storia tra le preferite! Grazie!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
“probabilmente è
inutile ma, anche se non lo ammetterei mai,
comincia a non piacermi quest’assenza di Frost”.
Tale fu il pensiero di Calmoniglio
nell’osservare Shu Yin
che, seduta nell’erba, dipingeva tranquillamente delle uova.
Al momento era
intenta nella realizzazione di un disegno raffigurante piccole e
particolareggiate ortensie di colore indaco, utilizzando sottilissimi
pennelli
dorati.
Se Jack creava delle autentiche opere
d’arte con ghiaccio e
brina era chiaro che la ragazza fosse portata per imparare velocemente
qualcosa
di più o meno analogo, e Calmoniglio aveva già
preventivato di conservare
quelle bellissime uova per nasconderle dove sapeva che Sophie Bennett
sarebbe
andata a cercarle: Pasqua sarebbe arrivata soltanto tra diversi mesi
ma, per
fortuna, tra le sue erano uova ce n'erano alcune speciali che non si rovinavano.
“capisco che non voglia
sapere niente di Shu Yin -e continuo
a pensare che sia un peccato- però potrebbe lasciarsi
trovare almeno da Dente
da Latte, così che possa dirgli che lei è da me,
e lui sappia di poter tornare
a stare da Dentolina senza problemi. E invece
no…è così preso dal nascondersi
che in questi tre giorni non si è neppure degnato di portare
uno spruzzo di
neve da nessuna parte, nemmeno in una notte
‘particolare’ come questa!”
La notte di Natale, per inciso. A
quell’ora Nord avrebbe
dovuto essere già partito per il suo annuale viaggio attorno
al mondo, in sella
a quel benedetto trabiccolo volante.
«ne ho finito un altro,
Calmoniglio. Può andar bene?» gli
chiese Shu Yin, porgendogli con delicatezza l’uovo.
«direi che vada
più che bene, Shu Yin» arrivò a dire il
Pooka, sbilanciandosi non poco «ma non sarebbe il momento di
riposarsi un po’?»
«tranquillo, non mi sento
stanca. Se non altro posso impiegare
il mio tempo in maniera costruttiva» disse la ragazza
«inoltre mi aiuta a
riflettere su quel che mi hai spiegato riguardo la mia condizione,
anche se in
verità, su quest’aspetto, non hai fatto che
approfondire ciò che mi aveva già
detto Atticus Del Sol» aggiunse «e riguardo
Jack…»
«ti assicuro che se ha
scelto di agire così non lo ha fatto
per crudeltà nei tuoi confronti. Ha tanti difetti, primi tra
tutti essere un
rompiscatole faccia da schiaffi ed ostinarsi a chiamarmi
“coda di cotone” o
“Canguro di Pasqua”, ma non è
cattivo» sottolineò Calmoniglio.
«non l’ho mai
pensato. Credo di aver afferrato alla
perfezione i concetti che mi hai esposto, ed ho capito che ha fatto la scelta di non
incontrarmi sia per il
mio bene che per quello della relazione con la sua attuale
compagna…ed
ovviamente per se stesso, non volendo sottostare ad una specie di
“stregoneria”. Comprendo ed apprezzo quello che
fa».
“sono il solo che inizia a
pensare che, per qualcuno come
Jack Frost, sia fin troppo sveglia?” pensò
Calmoniglio. «sei…indulgente».
«grazie per il complimento,
e per l’ospitalità che mi hai
dato in questi giorni. Quasi mi dispiace sapere di dovermi trasferire
tra
qualche giorno, pur non dubitando che il luogo in cui vive il signor
St.North
sia accogliente proprio come mi hai detto».
“quasi dispiace anche a
me” pensò Aster “non mi hai mai dato
nessun problema, te ne sei sempre stata buona e tranquilla ad ascoltare
le mie
spiegazioni o dipingere uova, non hai più confuso le specie,
e fare due chiacchiere
con te non è mai stato sgradevole. O beh! Almeno uno dei
due, tra lei e Jack
Frost, doveva essere sopportabile!”
«infatti lo è,
te l’assicuro. Non per niente, come
ricorderai, si è deciso di mandarti proprio lì,
nel caso in cui qui fosse sorto
qualche problema. Però è certo che…la
Conigliera resta sempre la Conigliera!»
«il regno
dell’eterna primavera» commentò Shu Yin,
lisciandosi il vestito. Dopo averle trovato qualcosa da indossare
provvisoriamente, Calmoniglio era stato così gentile da
ripulirlo e
rappezzarlo, e nonostante quest’ultimo lavoro fosse stato
fatto con fili di
diversi colori pastello il risultato era comunque gradevole.
«già!
È una definizione che mi piace».
«il tutto è
forse collegato ai “tatuaggi” che sono sulle tue
braccia?»
«che si tratti di parole o
di dettagli visivi c’è poco che
ti sfugga, mh? Beh, penso che un collegamento debba esserci per forza.
Vivo in
un posto come questo, Pasqua è in primavera ed io sono in
grado di far crescere
piante e fiori. A proposito di questo, continuo a chiedermi dove si sia
cacciato Samuel Spring».
«chi…?»
«è una specie di
spirito della primavera. Mi dava una mano,
appunto, con piante e fiori…ma quest’anno non si
è fatto vedere. L’ho
anche cercato, ma senza risultati. Idem
per quanto riguarda Fall, che solitamente si fa vedere in autunno, e
per la
marmotta» borbottò.
“non sembra essere in buoni
rapporti con quest’ultima, ma
non sono così indiscreta da chiedergli
perché” pensò la ragazza.
«capisco.
Mmmh…non potrebbe essere possibile che si siano
nascosti insieme ai miei consimili?»
«non vedo perché
avrebbero dovuto farlo, né come abbiano
potuto trovarli se, nonostante i tentativi, io e gli altri Guardiani
non ci
siamo riusciti. Crediamo che debbano aver fatto qualche potente
incantesimo che
li nasconda, e che debbano averlo fatto veramente
bene. In fondo ad Atticus le conoscenze teoriche sugli
incantesimi non
mancavano, avendo avuto accesso alla sterminata biblioteca di
Dentolina…anche
se per metterle in pratica devono avere unito le forze. Presi
singolarmente voi
doni non siete creature dotate di molta magia, per fare anche solo gli
incantesimi più blandi dovete essere almeno in
due».
«c’è
ben poco per cui non dipendiamo da altri»
commentò,
piatta, Shu Yin «è frustrante».
«tutti i discorsi che hai
sentito ti hanno fatta arrivare in
anticipo a conclusioni che i tuoi consimili hanno fatto dopo un secolo. O meglio: che una ha fatto, e
che gli altri hanno seguito a ruota» puntualizzò
Calmoniglio.
«a proposito di questo, tu
mi hai parlato piuttosto
approfonditamente di Jack e delle mie possibilità, ma solo a
grandi linee della
rivolta dei miei consimili. Mi hai detto che se ne sono andati e che si
vedevano come “sottomessi” pur non essendolo.
Io…lo so, tra loro c’è la tua ex
compagna, e immagino che parlarne possa essere dura,
però…» si attorcigliò i
capelli attorno alle dita, imbarazzata sapendo di star facendo una
domanda
scomoda «vorrei sapere qualcosa in più su come si
sono svolti i fatti. Non
capisco come, dopo cento anni di calma, possa essere andato tutto in
rovina».
Calmoniglio si sedette di fronte a
lei, sull’erba. «due
parole: Pitch Black».
Shu Yin non commentò,
attendendo semplicemente che
continuasse.
«riguardo la natura tua e
dei tuoi simili si è già detto
tutto il dicibile. Ma io continuo a pensare che non fossero sottomessi
a noi.
Se mai era il contrario, visto quanto li amavamo. Quanto li adoravamo» disse, aprendosi in
un modo
che solitamente non sarebbe stato da lui «avremmo fatto di
tutto per non
perderli, e forse…abbiamo fatto anche troppo…ma
di questo parlerò dopo. Torniamo
a noi. Non posso dire di conoscere bene l’ex compagna
dell’Uomo Nero, né di
sapere che vita abbia fatto accanto a lui, e già solo che
Pitch le abbia
permesso di frequentare i suoi simili mi stupisce ancora. Ricordo che
inizialmente
pensammo: “la manda per spiarci, per farci del male colpendo
i nostri compagni”.
Per cui li facemmo incontrare su territori neutrali, e partecipammo a
nostra
volta. Ma non ci volle molto perché capissimo che quella
donna era stata
semplicemente sfortunata ad essere stata creata per qualcuno che,
più solo sta,
meglio è. Non aveva la forza di fare del male neppure ad una
mosca, e purtroppo
Pitch già sapeva come arrivare nei nostri regni: se
l’avessimo fatta stare in
salotti e prati, cosa avrebbe avuto di utile da raccontagli?
Nulla».
«quindi alla fine vi siete
tranquillizzati ed avete lasciato
che lei ed i vostri compagni si frequentassero per conto
proprio» concluse Shu
Yin.
«esatto. Sarebbe stato un
peccato lasciare una persona sana
di mente con la sola compagnia di un pazzo psicopatico, no? Insomma,
divenne
amica dei nostri compagni, e per decenni tutto filò
liscio…fino alla sera di
Natale di quattrocento anni fa» Calmoniglio si
incupì «in cui Ljuba, la
compagna di Nord, comparì qui nella Conigliera in disperata
ricerca di Galaxia.
Di norma, come te, Ljuba è una persona abbastanza composta,
ma quella sera era
terrorizzata e fuori di sé. Ciò che abbiamo
capito dei suoi farfugliamenti
confusi era che qualcuno alla Fabbrica stava molto male. la seguimmo
senza
perdere tempo, e…» chiuse gli occhi, come a
volersi impedire di vedere qualcosa
di orribile «non credo che scorderò mai quella
scena. Poche volte nella mia
vita ho visto una persona ridotta male come quella
donna…»
«la compagna di
Pitch?»
Calmoniglio annuì.
«sì. Non scenderò nei dettagli, mi
limiterò solo a dire che mi stupii che non fosse
già morta. Laxie reagì con più
prontezza di me: a quel punto l’unico obiettivo era tenerla
in vita, ed aiutare
il fattore di guarigione tipico di ogni immortale a fare il proprio
corso. Abbiamo
fatto tutto quel che potevamo, Nord incluso che ovviamente alla fine
del
proprio giro era tornato, ma per rapida che sia la nostra guarigione ci
vollero
tre giorni interi di assistenza per poterla dichiarare fuori
pericolo!»
Shu Yin allibì. Era un
racconto terribile, ma c’erano delle
cose che ancora le sfuggivano. «ma perché le ha
fatto una cosa del genere? E
poi, teoricamente non dovreste essere quasi obbligati ad amarci? Jack
si
nasconde per questo».
«evidentemente per lui era
diverso. Ed il motivo per cui l’ha
quasi uccisa ci è ancora sconosciuto. Lei se
n’è andata appena è riuscita a
stare in piedi, e tutto quel che ci ha detto è stato
“lui sa dove sono, devo
andare via”. In realtà non era ancora in
condizioni di andare da nessuna parte,
ma ci è sparita da sotto gli occhi grazie al potere di quei
cristalli che
avete. Galaxia le andò dietro. Devo ancora capire
com’è che non sia riuscita a
trovarla, è qualcosa di impossibile».
«a meno che
l’abbia trovata, ma abbia deciso di lasciarla
dov’era» obiettò Shu Yin.
«sarebbe assurdo, ti ho
appena detto che non era in buone
condizioni, perché avrebbe dovuto lasciarla lì da
sola, ovunque fosse?...ma
passiamo oltre. A quel punto le voci di ciò che era successo
ovviamente raggiunsero
anche Sandman,
Dentolina ed i relativi
compagni. Alcuni di noi Guardiani erano indecisi sul da farsi
perché non
conoscevano bene le dinamiche di quel che era accaduto, per la sospetta
fuga
della compagna dell’Uomo Nero…si erano detti
“è scappata dicendo quelle parole,
ma chi avrebbe potuto proteggerla meglio di noi, e come faceva Pitch a
sapere
dov’era? La cosa è sospetta”. In
compenso c’era qualcuno che non era indeciso
affatto: l’allora re Atticus Toothian».
«“re”?»
ripeté Shu Yin, perplessa.
«regina Toothiana, re
Atticus. Mi pare logico».
«ah. Capito. E
quindi?»
«appena è venuto
a sapere i fatti ha radunato tutte le
fatine ed è andato da Ljuba per convincerla a radunare a sua
volta elfi e yeti,
e “prestarglieli” per dare battaglia».
«e lei?»
«Ljuba ha radunato tutti
quanti ma, invece di prestarli ad
Atticus, sciabola alla mano ha deciso di seguirlo nello scontro. E
prima che
potessero essere fermati, quei pazzi»…che in cuor
suo aveva ammirato…«hanno
usato uno dei portali di Nord per entrare nel covo dell’Uomo
Nero ed attaccare
lui ed i suoi Incubi con tutto l’esercito che avevano
raggruppato. Dato che né
Nord né tantomeno Dentolina erano d’accordo, non
c’è dubbio che sia stato il
primo vero atto di ribellione dei tuoi consimili».
«eclatante, direi! E poi?
Com’è andata a finire la
battaglia?»
«è andata a
finire che…»
Shu Yin non seppe mai chi avesse
vinto, perché le parole di
Calmoniglio vennero interrotte da versi mostruosi riconducibili solo ad
una
cosa…
«Incubi!»
esclamò
il Coniglio di Pasqua, alzandosi di scatto in piedi e sfoderando i
boomerang.
La ragazza lo imitò, riparandosi dietro di lui ed osservando
la scena ad occhi
sgranati.
Erano di nuovo quei cavalli neri
spaventosi, quelli che
l’avevano attaccata nella radura del regno di Dentolina, e se
ora erano lì
nella Conigliera a schiacciare piante e fiori, rompere uova e dare
addosso a
Calmoniglio probabilmente era sempre per colpa sua; tutto
perché era il dono di
qualcuno che lei non aveva scelto, e che a sua volta non la voleva! Se
non era
ingiustizia questa!
«via di qua!»
gridò il Pooka, colpendo con dei boomerang
degli Incubi che stavano per attaccare entrambi
«…credo che dovrai trasferirti
prima del previsto!»
«come mi ha
trovata?!»
«è una schifosa
ombra strisciante, e le schifose ombre
striscianti entrano dappertutto!» esclamò,
aspettandosi che Pitch uscisse fuori
da un momento all’altro «e vedono
dappertutto!» pestò il piede a terra, aprendo
uno dei suoi tunnel «salta giù!»
Si sentiva male all’idea di
lasciarlo lì a combattere da
solo, pur sapendo di non poter fare granché, a meno di non
trovare un bel
bastone nodoso con cui colpire quegli affari. «ma
tu-»
«non puoi fare niente, vai,
vai!» le gridò
Aster, lanciando contro gli Incubi delle uova
esplosive «SALTA GIÙ!»
Al momento Babbo Natale non era al
Polo Nord, ma per Shu Yin
qualunque posto sarebbe stato più sicuro di quanto fosse al
momento la
Conigliera. Inoltre il Polo era pieno zeppo di elfi e yeti, quindi non
era
propriamente sguarnito, anche se Nord era in viaggio; il piano di
evacuazione
stabilito poteva essere rispettato lo stesso.
La ragazza saltò
giù senza perdere ulteriore tempo, e poco
importava se il vestito si sarebbe -ahilei- sporcato nuovamente.
“vivo da pochi giorni, ma
le emozioni non mi mancano” pensò,
mentre cadeva “spero che Calmoniglio se la cavi!”
***
L’atmosfera che, nel
frattempo, regnava nei cieli Burgess
era sicuramente meno tesa.
Seduto nella sua bella slitta da
corsa -alla faccia del
“trabiccolo”, come la definiva Calmoniglio- Nord si
divertiva ad incitare le
renne, così da spingerle al massimo della
velocità. Nicholas St.North, Babbo
Natale: amava il suo lavoro, ed era il migliore in quel che faceva. Non
c’erano
discussioni!
«“Pasqua
è più importante di Natale”, AH! Prova
a ripeterlo
adesso!» esclamò, rivolto ad un Coniglio di Pasqua
non presente.
La loro contesa durava ancora, e
sempre sarebbe durata,
anche senza le rispettive compagne a supportarli. Ecco,
l’unica cosa positiva
di quel che era accaduto quattrocento anni prima era che nessuna
coniglia
gigante gli avrebbe di nuovo scagliato improvvisamente una manciata di
neve in
bocca perché “faceva troppi bla bla”.
In compenso non avrebbe trovato
nessuno ad accoglierlo, al
ritorno dal suo viaggio. Ah, i bei vecchi tempi…Babbo Natale
e Mamma Natale,
cosa desiderare di più? E infatti, in quel periodo, Nord si
era sentito del
tutto completo. Se gli avessero detto di esprimere un desiderio, non
avrebbe
proprio saputo cosa chiedere.
E poi era tutto finito.
Ma magari, ospitando il dono di Jack,
qualcuno degli altri
si sarebbe di nuovo fatto vivo; se Calmoniglio aveva davvero visto
quello scapestrato
-a parer suo- di Atticus nel regno di Dentolina, perché non
avrebbe dovuto
accadere qualcosa di analogo al Polo Nord?
La cosa migliore sarebbe stata
incontrare direttamente Lju,
ma se così non fosse stato avrebbe potuto cercare di
prendere il dono che
avrebbe avuto davanti, chiunque fosse, e farlo/a parlare con
le buone o con le cattive, così da sapere
dov’erano,
raggiungerla e…
«njet!»
scosse
vigorosamente la testa, rischiando di far cadere il colbacco
«temo che è
proprio per cose come questa che se ne sono andati tutti».
Mai fu detta cosa più vera
e, se lei aveva fatto quella
scelta, andava rispettata. Che gli piacesse oppure no, che gli mancasse
oppure
no. Al dunque era amore anche questo. Per cui, se si fosse trovato
davanti il
dono di qualcun altro, oltre a impedirgli/le di portare via la ragazza
si
sarebbe limitato a chiedere notizie di Ljuba e chiedere di portarle i
suoi
saluti; era giusto così.
Era un modo di pensare un
po’più ragionevole di quello della
povera -gelosa- Dentolina, o di quello dell’Uomo Nero.
Non che essere più
ragionevoli di quest’ultimo fosse
difficile: tutto ciò che occorreva era un minimo di
sanità mentale in più.
Avvistata dall’alto la
strada dove vivevano i bambini che
avevano aiutato lui e gli altri durante l’ultimo attacco di
Pitch, il russo
saltò letteralmente giù dalla slitta con uno dei
sacchi di regali da
consegnare, atterrando su un tetto. C’era da chiedersi come
quest’ultimo
potesse non rompersi a causa dell’impatto ma, che dire,
magia! Stesso discorso
era valido quanto all’infilarsi giù nei camini
sfidando ogni possibile legge
della fisica…
«fatto!»
…e tornare su con la
velocità di una palla di cannone
-russa, ovviamente- con i baffi sporchi di latte, e la barba piena di
briciole
di biscotti. Veniva il sospetto che uno dei motivi per cui Nord amava
tanto il
suo lavoro fossero anche tutti i pasti fatti a sbafo!
In ogni caso, fu solo in quel momento
che notò una cosa
fondamentale: l’assenza di neve fresca. E in quella strada
particolare,
specialmente d’inverno, era un fenomeno alquanto strano.
Se Calmoniglio ed il resto dei suoi
colleghi si erano ben
accorti della completa assenza di Jack Frost - spirito che, di solito,
tra il
caos che faceva ed il ghiaccio e la neve in sé tendeva a
lasciare forti segni
del proprio passaggio- per Nord risultava qualcosa di nuovo. In quei
giorni
aveva avuto così tanto da fare che a stento ricordava anche
del piano di
evacuazione per Shu Yin. Quanto a dove, come, chi e quando
l’avevano trovata,
poi, non ricordava proprio nulla. E sì che gli era stato
raccontato!
Ma anche la sua adorata Ljuba aveva
spesso osservato che per
lui, in quel periodo, non esistevano altro che bambini, giocattoli e
biscotti.
“finirai ad incartare per errore anche me ed a regalarmi a
qualche bambino,
Nicholas!”, gli aveva detto una volta, ovviamente scherzando.
Bisognava ammettere che
però, dal ventisei dicembre in poi,
Nord e lei recuperavano alla grande il tempo perduto. Solitamente
andavano alla
sorgente termale in cui lui l’aveva vista per la prima volta.
Ricordava quella
scena come fosse avvenuta il giorno prima. Il raggio di Luna che lo
aveva
guidato, la perplessità e la trepidazione che lo avevano
accompagnato:
trepidazione, sì, perché a Dentolina e
Calmoniglio era accaduta la stessa cosa
ed avevano trovato due doni meravigliosi, e sperava che fosse
così anche per
lui, pur non riuscendo ad immaginare come sarebbe stata.
Giunto a destinazione si era reso
conto che, anche
impegnandosi, non sarebbe riuscito neppure ad avvicinarsi a
ciò che si era
rivelata essere, e lui aveva quasi rischiato un infarto.
“ehm…dovevo
entrare,
non ho resistito!”
Erano state le prime parole che Ljuba
gli aveva rivolto,
priva d’indumento alcuno ed immersa fino
all’ombelico nell’acqua calda…
“ah no! Devo pensare a
bambini, non a sconcezze!” si intimò.
Camino dopo camino, dunque, Nord
finì per arrivare a casa
Bennett. Se possibile si lanciò giù con ancora
più energia del solito:
dopotutto, lì viveva l’Ultima Luce. Se non fosse
stato per Jamie, il mondo
sarebbe stato soltanto pieno di paura ed oscurità.
Probabilmente ciò avrebbe
fatto la gioia di qualche dark -?- ma il resto della gente non sarebbe
stata
molto contenta.
E loro, i Guardiani, lo sarebbero
stati ancora meno dato che
avrebbero perso la propria energia vitale ed i propri poteri fino a
morirne.
Erano buoni motivi per lasciare in
quella casa un paio di
doni in più, pure se Nord solitamente era contrario a
favoreggiamenti di ogni
tipo.
«ecco doni per buon
Jamie!» disse, lasciando vari pacchi
sotto il grande albero pieno di luci ed addobbi «ed
ovviamente per piccola
Sophie» aggiunse, mettendo giù degli altri doni
ancora. Notò con molto piacere
che oltre a latte e biscotti i due bambini gli avevano lasciato anche
delle ciambelle
glassate al cioccolato, e fece per addentarne una, quando…
«Nord…?»
Il russo trasalì,
voltandosi verso l’ingresso del salotto.
«aah, Jamie, tu è bambino cattivo che dovrebbe
essere a letto! Questo è contro
le regole, lo sai, vero?»
Non era realmente arrabbiato con lui,
chiaro, ma il
ragazzino lo aveva colto di sorpresa.
«sì, lo so, e mi
dispiace. Però volevo parlare con uno di
voi Guardiani per-»
«tu ha problemi? Pitch si
è forse rifatto vivo? Dimmelo, e
lo sistemerò con mia sciabola!» tuonò,
sfoderando velocemente l’arma.
«no, no!» lo
rassicurò subito, non riuscendo ad evitare di
indietreggiare un po’alla vista della sciabola «che
io sappia Pitch non c’entra
nulla stavolta, è solo…» si
arruffò i capelli castani, con aria preoccupata e
smarrita «Jack si è fatto vedere tre giorni fa, e
poi non più. So che in questo
periodo è impegnato, ma per Natale ci aveva promesso una
nevicata di mezzo
metro, e invece non si è fatto vedere. Sono preoccupato,
quindi mi sono chiesto
se almeno voi aveste notizie di lui».
Nord scosse la testa. «mi
spiace, no. Io poi mi sono reso
conto di sua assenza solo stasera: in tutti i posti in cui sono andato,
non
c’era nemmeno piccolo spruzzo di neve. Non uno!» e
più ci pensava più gli
risultava strano. Possibile che Jack avesse ritenuto il nascondersi
più
importante rispetto al mantenere la promessa fatta a Jamie? Promessa
fatta, da
ciò che sembrava, quando aveva già saputo del suo
“dono”? Assurdo,
semplicemente assurdo.
«non vorrei che gli fosse
successo qualcosa quando è andato
a cercare la donna d’oro…»
mormorò Jamie.
«donna d’oro?
Quale donna d’oro?» gli chiese Nord perplesso,
aggrottando le sopracciglia.
«la donna d’oro
che ha aiutato mia sorella, io…tre sere fa
Jack ha accompagnato me e gli altri in una gita notturna nel
bosco…»
«molto male! Bosco
è posto pericoloso, anche se c’era Jack
con voi!» lo rimproverò il russo «uno
degli ingressi di tana di Pitch è fin
troppo vicino a lì, e tu lo sai bene!»
«lo so, ma ci sembrava
divertente, e…oh, insomma, eravamo
tutti nel bosco quando ad un certo punto mi sono trovato davanti
Sophie. Mi
aveva seguito di nascosto, si era persa, e non posso immaginare come
sarebbe
finita se questa “donna tutta d’oro” non
l’avesse aiutata. Jack a quel punto ci
ha riaccompagnati tutti a casa. L’ultima cosa che mi ha
detto, oltre a “ci
vediamo”, è stata che avrebbe cercato quella donna
e l’avrebbe ringraziata per
me. E se non fosse stata buona, se lo avesse attaccato e gli fosse
successo
qualcosa di brutto a causa mia? Se fosse stata un’amica
di Pitch?!» più Jamie parlava
più si allarmava e si
sentiva colpevole.
«amica di Pitch? Chi vuole
mai essere amico di Pitch?» fu il
commento di Nord «e comunque le persone cattive non aiutano i
bambini, no no.
Ma…» un’idea aveva iniziato a
formarglisi in mente «tu non ha visto questa
donna d’oro, Jamie?»
«no, l’ha vista
solo Sophie, però…» da una tasca dei
pantaloni del pigiama tirò fuori un disegno accuratamente
ripiegato «lei l’ha
disegnata. Volevo giusto fartelo vedere» disse porgendo il
disegno a Nord, che
lo prese con delicatezza «lo so che essendo il disegno di una
bambina piccola
-anche se si è impegnata molto, ci ha messo anche i
brillantini dorati!-
capirai poco, ma ho pensato che fosse meglio di niente».
«tu hai pensato bene.
Vediamo disegno» disse Santa Claus, spiegando
il foglio. Ironico dire che il Guardiano della Meraviglia
rimase…meravigliato.
Per quanto le due figure fossero
state fatte malamente
com’era normale, Nord le riconobbe entrambe: quella
più piccolina ovviamente
era Sophie stessa, e per quel che lo riguardava l’altra
figura -Sophie era
stata realistica nel disegnarla così minuta- dalla pelle
marrone, gli occhi, i
capelli ed il vestito gialli e ricoperti di brillantini dorati, poteva
rappresentare soltanto una persona che non vedeva da oltre quattrocento
anni ma
di cui non si era certo dimenticato: Sandelle Mansnoozie,
l’ex compagna di
Sandman.
Cosa ci faceva lì a
Burgess?! Che fosse stato per cercare Shu
Yin, credendo che la sera in cui la Luna era diventata dorata lei
potesse
essere comparsa lì?
«Nord?...allora?»
Il russo gli restituì il
disegno. «ex fidanzatina di Sandy
non era cattiva persona, da che ricordo, e non credo che è
capace di fare male
a Jack. E tantomeno allearsi con Pitch, njet!»
Però
l’impossibilità di fare del male a Jack non
toglieva
che potesse ugualmente entrarci qualcosa con la sua sparizione.
O dato che si trovavano in un posto
-proprio come aveva
detto a Jamie poco prima- vicino ad uno degli ingressi del regno di
Pitch…forse
lui poteva averli colti entrambi di sorpresa…
“no, schifosa ombra
strisciante dopo batosta che gli abbiamo
dato è debole!”
Ma lo era
davvero?
Nord non aveva realmente modo di
esserne sicuro.
«a-aspetta…hai
detto proprio “ex fidanzata di Sandy”?! Ma
allora Sophie aveva ragione a chiamarla “Donnina del
Sonno”!» allibì Jamie
«Sandman…aveva…la
ragazza!!!» eh no,
non riusciva proprio a crederci.
«se anche Pitch aveva
fidanzata, a maggior ragione Sandman!»
«Pitch?!»
se la
notizia precedente lo aveva stupito, questa era semplicemente da
svenimento.
«da,
povera lei.
Io comunque devo andare, Jamie: ho regali da consegnare anche ad altri
bambini!
Grazie per avermi detto tutto questo, e quando avrò notizie
di Jack troverò
modo di farti sapere» concluse Nord, infilandosi su per il
camino…e
ridiscendendone l’istante dopo «…ho
dimenticato…» ingurgitò i biscotti,
bevve
il latte in due sorsi ed avvolse le ciambelle nel tovagliolo di carta
su cui
erano state posate, per poi ficcarsele in tasca «ecco fatto.
Arrivederci,
Jamie!»
«eeeh…ciao».
E stavolta Nord se ne andò
davvero, pensando a cosa fosse
meglio fare a quel punto: cercare Jack? Cercare Sandelle? Infilarsi nel
regno
dell’Uomo Nero per verificare che non ci fosse nessuno
intrappolato nelle
gabbie, a loro rischio e pericolo?
“ma poi dove mettiamo Shu
Yin, se noi va tutti via in
missione?”
Povero Nord.
Non aveva idea del fatto che quel
problema si stava
risolvendo da solo.
Molto per modo di dire.
***
Finita la caduta nel tunnel, Shu Yin
si era ritrovata nella
Fabbrica di Nord.
Aveva sperato in una tranquilla
accoglienza di elfi e yeti
con vassoi di biscotti in mano, per esempio, e magari del latte ad
accompagnarli. O, meglio ancora, in tè verde -ne aveva
bevuto da Calmoniglio, e
le era piaciuto veramente molto- e pasticcini ricoperti di zucchero a
velo.
Aveva immaginato che
l’avrebbero fatta accomodare su un
divano, e magari nell’attesa che Nord tornasse del suo
viaggio attorno al mondo
si sarebbe offerta di aiutare gli yeti a dipingere giocattoli di vario
genere.
Aveva già iniziato a
cercare le parole giuste per spiegare al
suo nuovo ospite il motivo di quel trasferimento improvviso, sperando
che
piombare lì prima del dovuto non fosse qualcosa che potesse
arrecargli
disturbo: lei non amava disturbare.
Ma la situazione che aveva creduto di
trovare era ben
diversa da quella attuale.
«com’è
possibile?!»
esclamò con una nota di disperazione e paura nella voce,
brandendo
coraggiosamente un massiccio battipanni
in
ferro che per le sue membra sottili era fin troppo pesante, ma che era
anche la
prima arma improvvisata che avesse trovato.
Fuggita dagli Incubi nella
Conigliera, si era ritrovata ad
affrontarne degli altri al Polo Nord. E stavolta non c’erano
Guardiani ad
aiutarla, nonostante elfi e yeti si stessero impegnando.
“ma teoricamente Pitch
Black non avrebbe dovuto essere debole?!”
pensò, voltandosi gridando per colpire più forte
che poteva un Incubo che le
aveva morso l’ampia gonna del vestito “a pensarci
bene, che abbia volontà
sufficiente da controllare questi mostri non esclude automaticamente
una
debolezza fisica che, in uno scontro diretto, potrebbe danneggiarlo
seriamente”
si corresse in seguito.
«lasciami -lasciami
-LASCIAMI, BESTIA!» gridò,
riuscendo a far allontanare da sé l’Incubo dopo
averlo colpito altre due volte.
Poggiò il battipanni contro la spalla sinistra e riprese a
correre, sforzandosi
più che poteva di reggere il suo strumento di difesa con un
solo braccio.
Iniziò a pensare che, se le cose avessero continuato
così, sarebbe stato meglio
abbandonare il vestito lungo in favore di un paio di pantaloni: almeno
avrebbe
dovuto pensare soltanto a fuggire, senza stare a tirarsi su la gonna!
“che fosse una
trappola?” pensò la ragazza “che abbia
attaccato la Conigliera per farmi venire al Polo Nord, sapendo che non
ci
sarebbe stato qualcuno che potesse difendermi davvero? Ma come ha fatto
a
sapere che il piano in un caso come questo era proprio di mandarmi
qui?!”
Cos’aveva detto
Calmoniglio, giusto poco prima? “Le schifose
ombre striscianti entrano dappertutto, vedono
dappertutto”…e forse, allora,
sentivano anche.
Voltandosi vide comparire altri
cavalli neri ancora, che le
galoppavano dietro. Era come se avessero voluto spingerla in un posto
in
particolare, similmente a come avrebbe potuto agire un cacciatore:
sguinzagliando i cani così da fare inseguire loro la preda,
e portarla in un
punto a lui congeniale.
Ma Shu Yin non conosceva simili
tattiche, per cui pensava
soltanto a cercare di salvarsi e a correre, correre, e correre ancora.
Aveva perso il conto del numero di
Incubi che aveva visto.
“di tutti i modi in cui
avrei potuto nascere, di tutte le
persone che avrei potuto essere, l’Uomo nella Luna doveva
scegliere proprio
questa possibilità?” pensò
“non potevo essere, che so, una di quelle adorabili
uova con i piedi?! Sarebbe stato preferibile, e non avrei avuto nessuno
a
mandarmi dietro cavalli mostruosi!”
Corridoio dopo corridoio, Incubi dopo
Incubi colpiti col
battipanni, la ragazza si trovò a spalancare le porte della
Sala del Globo.
Ma non ebbe il tempo di meravigliarsi
della grandezza e la
minuziosità di quella riproduzione in scala del pianeta
Terra, né della
bellezza della quantità di lucine che lo illuminavano, e
tantomeno si mise a
guardare il meraviglioso cielo stellato che la volta aperta della sala
le
avrebbe consentito di ammirare in tutto il suo splendore.
Tutto ciò che Shu Yin
vedeva in quel momento era
l’assembramento più che mai fitto di mostri dagli
occhi dorati, ed in sella ad
uno di essi quello che era sicuramente il loro padrone. Lunga veste
nera con un
insensato scollo profondo, capelli neri tirati all’indietro,
occhi…dorati,
argentati, non avrebbe saputo dire, pelle di una delicata sfumatura di
grigio,
e…
“quei denti. Oh
cielo. Sarebbe estremamente ineducato
ed indelicato dirglielo, quindi non lo farò, ma andrebbero
proprio sbiancati e
limati con urgenza!”
Non avrebbe proprio saputo dire da
dove derivasse
quell’istintivo disgusto per i denti dell’Uomo Nero
-per non parlare del fatto
che decisamente non era il momento appropriato per pensare ai denti
altrui!- ma
probabilmente il motivo risiedeva nel fatto di essere stata creata per
amare
qualcuno con una dentatura notoriamente perfetta, ed ora se ne trovava
davanti
una che era l’esatto opposto.
“e a dirla tutta servirebbe
una limata anche a quelli dei
cavalli” aggiunse, brandendo il battipanni con le braccia che
tremavano per lo
sforzo. Nell’insieme risultava tutt’altro che
eroica, anzi, era veramente
patetica, e ben poco poteva fare per quei sei poveri yeti che vedeva,
tenuti in
ostaggio.
In momenti come quelli le avrebbe
fatto comodo avere un
compagno che le prestasse il proprio potere, ma non l’aveva,
e in ogni caso
continuava a pensare al “gabbia dorata” dettole da
Atticus Del Sol.
«lieto
d’incontrarti finalmente di persona, carissima»
disse
l’Uomo Nero, con un lieve inchino.
“io no, affatto. Gli
riconosco una perfetta dizione, ma
dovrebbe davvero smetterla di sorridere!” fu il pensiero
confuso della ragazza.
Nonostante ciò, la sua quieta replica fu…
«Black xiansheng,
nín hao» disse chinandosi in
avanti, salutandolo in maniera formale. Momento più o meno
critico,
l’educazione non doveva venire meno.
Il suo interlocutore
sollevò leggermente le sopracciglia
quasi invisibili, ritenendo opportuno smontare da cavallo.
«mi sta venendo il
dubbio che l’Uomo nella Luna ti abbia creata anche per
insegnare un po’di
educazione a quel ragazzino incivile».
“ha invaso questo posto con
i suoi mostri, ha preso in
ostaggio dei poveri yeti, e ad essere incivile sarebbe Jack
Frost?” pensò lei
“forse Aster aveva ragione nel definirlo non del tutto sano
di mente”.
«può
essere» replicò comunque con cautela, stringendo
più
forte il manico del battipanni di ferro nel vederlo avvicinarsi.
«suvvia, non affaticarti
oltre con quell’arma improvvisata;
sarebbe stato inutile anche se si fosse trattato di un battipanni
magico e, non
essendolo, lo è ancora di più. Posalo a
terra» la invitò Pitch «così
che possa
capire se stai tremando per lo sforzo o, piuttosto, per la
paura».
Purtroppo non aveva tutti i torti a
definire inutile
quell’arma impropria. Se avesse deciso di mandarle contro
tutti gli Incubi
presenti era indubbio che non avrebbe potuto fare molto, per cui decise
di
rassegnarsi a posarlo a terra con grazia.
«perfino il modo in cui
posi le cose è delizioso. Non altrettanto
utile, purtroppo» commentò l’uomo
ironicamente.
«era una trappola, vero?
Lei era a conoscenza del fatto che
in caso di problemi sarei stata trasferita qui, ed ha aspettato la sera
in cui
sapeva che il signor St. North non sarebbe stato presente per
attaccare».
In condizioni normali, una volta
scoperto che Shu Yin si
trovava nella Conigliera, Pitch avrebbe attaccato senza esitazione e se
la
sarebbe portata via. Ma non era proprio il periodo adatto per
scontrarsi con un
Guardiano, per cui una volta venuto a conoscenza dei loro piani aveva
deciso di
giocare d’astuzia; ed i pochi Incubi che aveva mandato a
battersi con
Calmoniglio si erano ritirati un minuto prima.
«ma che brava, ci sei
arrivata. Peccato che sia un po’tardi.
Ora, mia “dolce ombra”» la
chiamò così perché una della possibili
traduzioni
del nome di Shu Yin era proprio quella, ed in verità non gli
dispiaceva affatto
«cercherò di essere conciso: tu non hai modo di
difenderti da me, ed io, come
vedi, ho preso degli ostaggi. Se adesso accetti di venire con me senza
fare
storie, nessuno si farà male. In caso contrario
sarò costretto ad adottare
metodi un po’più…persuasivi. Ovviamente
sei liberissima di decidere come
comportarti, ma ti pregherei di farlo in fretta».
“tsk…è
il piccolo Succubus
di Jack Frost, non fatico ad immaginare come
procederà” pensò, ricordando
il modo in cui il Guardiano del Divertimento aveva accettato di dargli
il
proprio bastone purché non facesse del male a quella
ridicola fatina, Dente da
Latte.
«sono nata da poco
più di tre giorni, e a Jack Frost non
interessa neppure vedermi. Cosa può volere da me? Non Le
sarei di alcuna
utilità».
«puoi essermi utile,
invece, e non solo per quanto riguarda
Frost. Allora?»
In tutto ciò, ovviamente,
la paura di Shu Yin
non era mai venuta meno. A parte
tutto, il racconto di Calmoniglio su come quell’essere avesse
picchiato la sua
compagna fin quasi ad ucciderla era ancora fresco; e se aveva fatto una
cosa
del genere a quella povera donna, non osava immaginare il trattamento
che
avrebbe riservato a lei.
Era una paura tanto forte che Pitch,
oltre a capirla, riuscì
quasi a vederne materializzate le immagini. E, per più di un
motivo, non gli
piacque affatto.
«ma certo. La prima cosa
che i Guardiani dell’Ignoranza si sono
curati di fare è stata parlarti di qualcosa di cui non hanno la minima idea!»
sibilò «oh, tranquilla, non ce l’ho con
te per questo. Non è colpa tua. Nascete sapendo poche cose,
e tutto quel che
puoi fare è berti qualunque cosa ti venga detta, tanto dai
Guardiani quanto
dall’ “affascinante” Dentolino
con le alucce
colorate…povera, piccola dolce ombra! Consolati: problema
risolto» concluse,
sollevando di peso Shu Yin -che gridò di sorpresa e paura-
tenendola in braccio
per poi issarla sopra Onyx, e montando a sua volta, facendola stare
così seduta
davanti a sé «da adesso in poi nessuno di loro ti
riempirà la testa d’idiozie».
“meglio riempita
d’idiozie che di botte!” pensò la
ragazza
“ma che ho fatto di male, eh? Ditemelo, che ho fatto io di
tanto male?!”
Fu l’ultima cosa che
pensò, prima che lei, Pitch e tutti gli
Incubi lasciassero il Polo Nord volando via nel cielo notturno.
Eh sì, alla fine la ragazza è caduta tra le mani
di Pitch, ma solo dopo aver sentito pessime storie sul suo conto, e
dopo aver stretto amicizia con Calmoniglio xD
In compenso si è saputo qualcosina di più sul
perché ed il percome se ne sono andati con
a) Pitch che ha quasi ucciso la sua ex a suon di botte (o
così pare...!)
b) una dichiarazione di guerra da parte di Dentolino, ehm, Atticus, e
di Ljuba, osteggiata dai compagni di entrambi.
Nei capitoli che seguiranno salteranno fuori altri dettagli, e
specificamente nel prossimo...flashback
sull'accoglienza di Jack! :) *sente i borbottii del tipo
"maaaaaammammiiiiia che rottura! -_-"*
E vabbè oh.
Rinnovo i ringraziamenti a tutti quanti e alla prossima!
_Dracarys_
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
«…e qual
è il colmo per un elettricista? Bere birra…alla
spina! Vi è piac-mmmmh!!!»
Efesto non riuscì neppure
a finire la frase, ritrovandosi
all’improvviso una manciata di sabbia in bocca.
«mi spiace, ma la tua
esperienza come comico termina qui:
per me è no!»
«ma se fino a prima stavi
riden-come non detto! Pietà,
niente sabbia in bocca, per favore!» guardò
Efesto, che se ne stava andando
pulendosi la lingua con le mani «gli ci vorrà
un’eternità per sputare tutti i
granelli!»
«per questa volta ti salvi,
Frost…giusto perché sei qui da
poco!» lo graziò Galaxia, sfregando una contro
l’altra le mani ricoperte di
soffice pelo candido così da ripulirsele.
«ehm…tendi a
lanciare spesso la sabbia in bocca alle
persone?»
«nah. Soltanto quando
dicono o fanno qualcosa che non mi
piace» lo tranquillizzò Laxie, sdraiandosi e
stiracchiandosi sul morbido
baldacchino da spiaggia «o quando fanno troppi bla
bla» aggiunse «o quando mi
gira, ecco».
«se il tuo intento era
tranquillizzarmi non ci sei riuscita,
lo sai?»
«se il tuo intento era
farmi sentire in colpa non ci sei
riuscito, lo sai? Uno pari, palla al centro».
Aveva pensato bene la prima sera:
Conca De El Sol era un
vero e proprio paradiso di gente sempre in festa, che non si arrabbiava
neppure
per i lanci di sabbia. Non lo avevano fatto neanche quando, per
scherzare, lui
aveva ghiacciato un’area di circa sei metri al largo della
spiaggia: qualcuno
si era messo a pattinare, qualcun altro gli aveva chiesto di creare un
grosso
scivolo di ghiaccio che portasse in acqua, altri ancora gli avevano
chiesto di
far nevicare su uno spiazzo d’erba a poca distanza in modo da
poter fare una
battaglia a palle di neve, e così via. Non aveva avuto la
soddisfazione di fare
innervosire tutti gli immortali del circondario, ma sinceramente essere
invitato ad unirsi a loro a pattinare, scivolare e tirarsi palle di
neve era
stato anche più divertente. Sembrava che tutti i suoi simili
lo apprezzassero
ed amassero la sua compagnia, e per lui questo era qualcosa di
eccezionale
quanto inedito.
Inoltre aveva iniziato a gradire
particolarmente i vari
cocktail di Bacco, tanto che anche in quel momento stava sorseggiando
un mimosa
sdraiato accanto a Galaxia, rimpiangendo i secoli di delizie alcoliche
che si
era perso, che lo aiutavano a zittire quella vocina insistente nella
sua testa,
che continuava a blaterare cose che via via gli risultavano sempre
più confuse:
prima tra tutte una frase che suonava come “sei
qui da una settimana” , o qualcosa del genere, e
che
sicuramente era un sciocchezza. Non poteva
essere già passata una settimana, se gli sembrava
di essere stato accolto
solo il giorno prima.
Il che rendeva ancora più
incredibile come Dentolina, gli
altri Guardiani, Pitch e la battaglia nel bosco nonché il
suo “dono” gli
sembrassero allo stesso tempo sia elementi recenti della propria vita,
sia cose
tanto lontane da lui.
Da sotto le lenti degli scurissimi
occhiali da sole che Jack
indossava, vide arrivare davanti a loro Atticus.
«giusto a proposito di
pareggi e palla, c’è una partita di
beach volley tra un quarto d’ora, e a me serve il terzo
componente della
squadra: potresti essere tu, Jack! Saremmo tu, io ed Apollo contro Ade,
Itzamnà
e la marmotta! Che ne dici?»
Marmotta…marmotta.
Gli sembrava di ricordarsi che Nord e
gli altri ultimamente
avessero nominato diverse volte la marmotta, ma non gli sovveniva
proprio in
quale contesto fosse stato. E comunque poco importava: era
lì a sua volta e,
come lui, stava più che bene. Quindi non c’era di
che preoccuparsi, giusto?
«potrei, ma non ho mai
giocato» lo avvisò Frost «non so come
funzioni il beach volley e-»
Atticus riuscì a ripararsi
con un’ala appena prima di essere
colpito da una “sabbiata” in pieno volto.
«ah!
Ti ho anticipata, stavolta!» esclamò,
rivolto a Galaxia «ma per cos’era,
poi?»
«stai coprendo il sole, se
copri il sole non posso
abbronzarmi».
«non puoi abbronzarti in
ogni caso! Sei ricoperta di pelo,
cosa accidenti credi, che stando al sole diventerà
nero?!»
«mi abbronzo mentalmente…»
«bada che il sole non
finisca di friggerti il cervello,
Galaxia!»
Jack si lasciò andare ad
una risata. «ok, abbronzature a
parte, per il beach volley-»
«mandi la palla nel campo
degli altri e cerchi di non farla
cadere nel tuo, genialoide» lo interruppe Laxie
«non è complicato!» gli batté
una mano sulla spalla «vai, vai!»
«se la mettete
così ok, Atticus» il Guardiano si alzò
e
sorrise «sarò dei vostri!»
«questo è lo
spirito giusto!...in tutti i sensi» sorrise a
sua volta l’uomo, mettendogli un braccio attorno alle spalle
come fossero stati
amici da una vita «la volta scorsa ha vinto l’altra
squadra, ma scommetto che
questa volta li stracceremo alla grande».
«se è facile
come dice Laxie, contaci!» esclamò Jack.
Era tutto un divertimento continuo, e
non c’era un immortale
che gli fosse antipatico, anzi!
“come accidenti ho fatto a
sentirmi a disagio con Atticus,
all’inizio?” pensò.
E mentre camminavano, la mente di
Jack tornò al giorno in
cui gli era stato dato il benvenuto…
** circa una settimana
prima **
Si era risvegliato nella propria
capanna, gemendo per il
dolore alla testa, richiudendo bruscamente gli occhi nel momento in cui
la luce
del giorno lo aveva accecato.
«mmmf…»
sbuffò, affondando il viso nel cuscino e
stringendosi addosso le lenzuola «D-Dentolina, ci sei?...ah,
già» mormorò «no
che non c’è».
Sentì qualcosa di piccolo
colpirlo piano alla schiena.
«mi è stato
detto che qualcuno, ieri sera, ha bevuto un
po’troppo…“tè
ghiacciato”!» disse una calda voce maschile in tono
allegro
«quando lo abbiamo scoperto è parso incredibile
anche a noi, ma sembra che se
si ha mal di testa l’aspirina funzioni anche per noi
immortali. E in pochi
minuti, per di più».
Jack si alzò rapidamente a
sedere sul letto, riuscendo ad
afferrare l’aspirina appena prima che questa scivolasse lungo
le lenzuola,
alzando solo in seguito lo sguardo così da osservare il
proprio interlocutore.
Nonostante il mal di testa la voce gli era risultata familiare, e ne
aveva ben
donde: davanti a lui c’era nientemeno che il magnifico uomo
alato della sera
prima, che lo osservava apparentemente divertito.
«ehm…ah
sì? Non ne avevo idea…»
Ed esattamente come la sera prima,
Jack faticava a trovare
le parole. Era molto strano per lui, solitamente si comportava in modo
diametralmente opposto, ostentando un modo di fare ironico, sicuro e
più o meno
arrogante con chiunque si trovasse a confrontarsi: lo aveva fatto tanto
con i
Guardiani quanto con l’Uomo Nero, e con chiunque altro avesse
conosciuto,
eppure adesso eccolo lì a sputare fuori frasi smozzicate
come un perfetto
cretino, cercando disperatamente di trovare qualche difetto in quel suo
simile,
senza riuscirci.
«ora ce
l’hai» disse gentilmente l’immortale.
Solo allora
Jack notò la brocca in vetro piena d’acqua ed il
bicchiere che erano poggiati
sul comodino, e se ne servì per assumere
l’aspirina.
«grazie» disse
poi «comunque ecco, di solito…sì
insomma, il
tè freddo non mi fa questo effetto. Già. Io
non…»
«mio caro Jack, in futuro
tieni a mente questo: non tutti
gli Iced Tea sono necessariamente fatti di tè. Credo ti sia
stato giocato un,
come dire…alcolico
scherzo di
benvenuto!» fece una breve risata «ma non
preoccuparti, era il primo ed ultimo,
ed inoltre mi sorprenderebbe alquanto se il Guardiano del Divertimento
se la
prendesse per un piccolo ed innocuo giochetto».
Una parte di lui a dire il vero aveva
voglia di ribattere
che Ljuba avrebbe potuto risparmiarselo, ma in fondo
quell’uomo non aveva tutti
i torti: era stato uno scherzetto innocente, nessuno si era fatto male,
ed il
dolore alla testa stava già passando. In fin dei conti non
c’era alcun motivo
di prendersela a male. In trecento anni di vita lui, Jack, aveva fatto
scherzi
decisamente più sgradevoli di quello.
“vedi di rispondere in modo
decente, stavolta!” si intimò il
ragazzo “o comincerà a pensare che tu sia un
cretino!”
«no, no…infatti
non me la sono presa, no, figuriamoci, anzi,
a dire il vero era anche un drink veramente buono, ad averlo saputo
prima avrei
passato trecento anni dandomi all’alcol!»
Si trattenne dal fare facepalm appena
finita la sequela di
farfugliamenti. In compenso pensò “ma che
accidenti sto dicendo?!”
Non aveva idea che il suo fosse
semplicemente uno dei modi
-molto umani- di agire quando ci si trovava in presenza di qualcuno
che, in un
modo o nell’altro, mettesse soggezione. E Mister Perfezione
Alata, proprio
perché tale, di soggezione ne metteva eccome.
“solo una cosa: come fa a
sapere chi sono e come mi chiamo,
se ieri sera non ci siamo presentati?” si chiese
“ah, ovvio. Gliel’avrà detto
Ljuba” si rispose immediatamente.
L’altro gli diede una breve
occhiata, indicando di seguito
la sedia in vimini. «posso?»
«ah…sì,
sì, certo» concesse Jack, liberandosi delle
lenzuola
e spostandosi sul bordo del letto, più vicino al suo
interlocutore;
quest’ultimo si sedette, senza che le ali lo impicciassero
eccessivamente.
«volevo solo dirti che non
hai motivo di essere teso come
sembri essere. Qui sei tra amici…anche se di molti non sai
ancora il nome! Per
quanto mi riguarda, rimedio immediatamente» gli tese la mano,
che il Guardiano
strinse prontamente «Atticus Del Sol. Lieto di
conoscerti!»
«il piacere
è…»
Si interruppe, irrigidendosi
involontariamente. Aveva detto
proprio Atticus…?
“ma l’ex compagno
di Dentolina non si chiamava-oh porca miseria,
Atticus sarebbe questo
qui?! Come ha fatto Dentolina a mettersi
con me?!!” pensò allibito e decisamente
agitato, dando il via ad una serie
di pensieri confusi “e se c’è lui forse
ci sono anche gli altri, e loro si sono
ribellati agli altri Guardiani, ed anche io sono un Guardiano, e forse
vogliono
farmi del male, o imprigionarmi o non so, e in ogni caso lui non deve
venire a
sapere che Dentolina ed io…maledizione, mi sa che
l’ho detto a Ljuba ieri sera,
e se è così allora magari lei glielo ha riferito,
e lui-DOVE ACCIDENTI È IL
BASTONE?!...ah, eccolo, è qui accanto a me,
potrei usarlo nel caso…”
«Jack. Calmo»
disse Atticus, posandogli una mano
sull’avambraccio con delicatezza e fermezza allo stesso tempo
«ti ho detto che
sei tra amici e non mentivo. Immagino che la tua reazione sia dovuta
all’aver
capito chi sono; quando la Luna è diventata dorata devono
averti parlato di me
e degli altri, non è così? Tranquillo. Nessuno di
noi ce l’ha con te, o vuole
farti del male in alcun modo» gli assicurò, con
fare sincero «ed il fatto che
tu e Dentolina abbiate una relazione, francamente, non mi
interessa».
«sul serio non ti interessa
e non avete intenzioni strane
con me?» trovò la forza di chiedergli Jack,
già meno invogliato ad afferrare il
bastone e ghiacciare tutto.
«non vedo perché
dovremmo averne, dato che non ci hai fatto
nulla» ribatté semplicemente Atticus «e
per quel che concerne Dentolina, l’ho
lasciata quattro secoli fa e non me ne pento. È un bene che
sia andata avanti,
sono contento per lei; pur essendo finita com’è
finita, non ho mai voluto il
suo male».
Non aveva mai voluto il suo male, ma
era più che pronto a
scendere in guerra contro di lei: l’eccezionale coerenza di
Atticus Del Sol!
«oh! D’accordo.
Ho capito» il Guardiano si lasciò sfuggire
un sospiro di sollievo «quindi qui ci siete tutti? Tutti gli
ex compagni degli
altri Guardiani, insomma, tutti i
“doni”?» arricciò il naso
«mi pare un termine
inappropriato».
«lo è»
annuì l’immortale alato «in fin dei
conti siamo
persone, non deliziosi complementi d’arredamento ricevuti in
dono per un
compleanno».
«appunto, è quel
che ho sempre pensato!» esclamò Jack
«non
so bene com’è andata tutta la faccenda, ma da quel
poco che conosco ti assicuro
che se vi siete ribellati, beh…sembrava che aveste ragione.
Insomma, credo che
al posto vostro tutto…tutto quello…non sarebbe
stato bene nemmeno a me».
Atticus sorrise. «grazie
per la comprensione. Questo
conferma quel che hai detto a Ljuba ieri sera! Eri ubriaco,
sì, ma in fondo il
proverbio recita: “in vino
veritas”».
«…e in Long
Island figurates»
borbottò Jack dando una nuova conclusione al proverbio, cosa
che fece ridere
Atticus.
«non è
propriamente il corretto modo di dire, ma rende
l’idea! Dunque» si alzò dalla sedia
«abbiamo circa un quarto d’ora prima che
inizi la tradizionale cerimonia di benvenuto, giusto il tempo di far
radunare
tutti sotto la montagna…»
«quale
cerimonia?!» trasecolò Jack.
«il benvenuto ufficiale di
cui si parlava ieri».
«ma eravate
seri?»
«serissimi».
«sicuro che essere il
Guardiano del Divertimento non cambia
nulla?» prese il suo fidato bastone, utilizzandolo come un
inutile aiuto per
alzarsi a sua volta.
«assolutamente, Jack:
è tutto a posto, davvero. Il mal di
testa è passato?»
Sembrava davvero preoccuparsi della
sua salute, e sembrava
anche dire la verità. Normalmente Jack sarebbe stato ancora
ben lontano dal
tranquillizzarsi come gli era successo ma, come detto più
volte, Conca De El
Sol non era un posto normale. Né lo erano Atticus e
compagnia.
«a-ah »
annuì quindi il ragazzo «grazie per
l’aspirina.
Senti, dato che è una cerimonia dici che dovrei
rivestirmi?» indicò i bermuda
blu della sera prima «non so se…»
«non
c’è bisogno. Non ti aspetterai che sia una specie
di
festa di gala? No, no…niente del genere. Ma te ne accorgerai
da solo. Vogliamo
andare?»
Tutto quel che fece Jack fu annuire e
seguirlo fuori dalla
capanna camminandogli di fianco.
«per rispondere alla tua
domanda precedente, in ogni caso,
sì» tornò a dire Atticus
«siamo tutti qui, io e le altre. Oltre a me, due ne
hai già conosciute: parlo di Sandelle, che ti ha portato
qui, e di Ljuba. Non è
difficile riconoscerci per quel che siamo, anche solo per
questi» indicò il
cristallo che portava al collo «li abbiamo noi, e nessun
altro».
«ho capito
e…a-aspetta, quindi loro due erano…con chi
stavano?!» Jack sollevò un sopracciglio, perplesso
«non che sia davvero
importante, tanto ormai è passato tutto, è solo
che sono curioso» aggiunse.
«credo che per quel che
riguarda Sandelle non dovrebbe
essere troppo faticoso arrivare ad intuirlo!»
No, in effetti non lo era. Tanto
più che Sophie l’aveva
chiamata “Donnina del Sonno”.
«Sandman?»
«a-ah».
«ma Ljuba?»
«non so se ci hai fatto
caso e/o lo ricordi, ma ogni tanto
tira fuori qualche parola in russo…»
«aspetta…non
vorrai dirmi che stava con NORD?!» al
Guardiano del Divertimento caddero le braccia, semi sconvolto
«ma dai! Non può
essere! Seriamente?! Non perché Nord sia una cattiva
persona, però lei
è…insomma, non è un
po’…“troppo”?»
Atticus si voltò a
guardarlo, serio in viso. «oserei dire
che questa sia una costante, non trovi? Ma
siamo come loro ci volevano. Il buon Babbo Natale sognava
una splendida
Mamma Natale, Sandman voleva una piccola donna deliziosa ed un
po’sciocca che
parlasse francese, e Dentolina…riflettici su: cosa le piace
più di te, che tu
sappia?»
«di sicuro i denti, dice
sempre che sono perfetti!» Jack
alzò gli occhi al cielo, sbuffando una risata
«inizialmente temevo che volesse
strapparmeli tutti per metterli in una teca di cristallo, ma non
capisco cosa
c’entri con-»
«c’entra. Guarda
caso, ciò che le piace maggiormente di te è
il particolare più perfetto che possiedi. Ecco
cos’era che voleva Dentolina:
perfezione, o qualcosa che vi somigliasse molto» nel dirlo
fece un sorriso
cupo.
«oh» fu il
commento di Jack «ma non è una brutta cosa, penso
che a molti piacerebbe essere…ecco, così come sei
tu» si lasciò sfuggire.
L’altro fece spallucce.
«se mi lamentassi del mio aspetto
sarei stupido ed ipocrita, ed infatti non lo faccio. Per quanto
riguarda il
resto, comunque, nei secoli ho dimostrato in diversi frangenti di non
essere il
Mister Perfezione che avrei dovuto…grazie al
cielo» concluse, riprendendo a
camminare.
Fecero un bel tratto di strada, e
Jack non capiva dove si
stessero dirigendo, se non che ovunque fosse si trovava
nell’entroterra
dell’isola, vicino al lato sinistro del massiccio roccioso,
piuttosto lontano
dal villaggio di capanne. Strinse il bastone. Atticus lo stava portando
in un
luogo fin troppo isolato, per i suoi gusti, o così sembrava.
Poteva aver
mentito sul non avercela con lui. «dove stiamo andando di
preciso?»
«lì»
rispose Atticus, indicando quella che Jack, aguzzando
la vista, riconobbe come una larga scalinata «salita quella
si raggiunse un
percorso interno alla montagna, che porta
precisamente…» indicò un lontano
punto indefinito al centro del massiccio «là.
C’è un’apertura che…no, su,
non ti dico altro».
«non potevamo andare in
volo direttamente all’apertura, se
quella è la destinazione finale?»
«una cerimonia è
una cerimonia, ed ha le sue regole…» man
mano che si avvicinavano Jack iniziò ad udire un rumore che
era del tutto
simile a quello che avrebbe potuto emettere una folla, ad una certa
distanza,
però, ed in direzione di dove avrebbe dovuto trovarsi
l’apertura.
«li senti, Jack? Ti
aspettano. Come ti avevo detto, abbiamo
radunato tutti gli abitanti di qui».
“mi aspettano per
accogliermi o per attaccarmi?” pensò il
ragazzo “no, d’accordo, forse dovrei darmi una
calmata. È gente a posto, ed io
sono troppo teso”.
«e lo avete fatto tutte le
volte in cui sono arrivati altri
immortali?»
«sissignore».
«ok. Solo una domanda: io
li sento distanti, ma mi chiedo
come sia possibile. Insomma, quanto è grande veramente
questo posto?»
«nel piano della
realtà da cui veniamo, poco. In questo lo è
quanto serve. Dipende da cosa e chi c’è dentro:
più siamo, più si espande,
anche se effettivamente ad una prima occhiata non sembra molto
esteso».
Jack non fece in tempo neppure a dire
“ho capito” che
qualcosa di grosso e nero passò sopra di loro con un forte
nitrito.
Istintivamente il Guardiano alzò il bastone per attaccare,
pensando
assurdamente ad un Incubo che li avesse raggiunti lì, ma
Atticus gli pose una
mano sulla spalla. «niente panico! È solo la
persona che ti accompagnerà lungo
il tratto di percorso successivo…»
Un’occhiata gli
bastò per capire che quello che aveva
davanti era sì un cavallo nero, ma in carne ed ossa, e non
di sabbia.
Ed un’altra occhiata gli
rivelò che la persona di cui aveva
parlato Atticus era una donna, del tutto a proprio agio nello stare
sopra a
quel cavallo senza usare finimenti.
«la nostra amabile Cecilia
del Sol».
“Amabile” non era
esattamente l’aggettivo che Jack avrebbe
usato per descriverla. L’avrebbe definita piuttosto
avvenente, seppure non di
quella bellezza “ad effetto” di Ljuba od Atticus; l’avrebbe
definita fiera come lo era il suo
portamento in groppa a quel cavallo, e sicura. L’avrebbe
definita anche
elegante, nonostante pantaloncini e canottiera molto “da
spiaggia”. Come
potesse risultare elegante con un simile abbigliamento era un mistero
-che
fosse per quello scialle di pizzo nero?- eppure lo era, anche con quei
capelli
ricci che arrivavano alla mandibola e quel piccolo e sottile anello
dorato ad
una narice.
«bienvenido
en Conca De El Sol, Jack».
«grazie».
«vedo che alla fine hai
deciso per Phobos» intervenne
Atticus, rivolto alla donna.
«scalpitava per un
po’di movimento, dovrò dire ad Ares de
far correre lui y suo fratello
Deimos un po’più spesso»
commentò «Jack…che ne dici
di volare aqui, così que possiamo andare subito?»
picchettò
con un dito la groppa del cavallo, dietro di lei.
L’interpellato obbedì senza
dire una parola, e senza aver pensato neppure per un istante di
rifiutare
«bravo. Molto bravo».
«a questo punto vi saluto.
Ci rivediamo all’apertura»
concluse l’uomo alato, alzandosi in volo e lasciandoli soli.
«dal momento que
voli, y dunque non rischi di
cadere,
non credo ci siano problemi se spingo Phobos al galoppo su per la
scalinata. Exacto?»
«no, no, nessun problema!
Sarà divertente!»
E se anche avesse avuto problemi
probabilmente non
gliel’avrebbe detto. C’era qualcosa di quasi
ipnotico nella voce e negli occhi
scurissimi di quella donna, che spingeva a risponderle
“sì, d’accordo” e ad
agire di conseguenza.
“chissà se anche
lei è una come Atticus o Ljuba” pensò
Frost
“non le vedo nessun cristallo al collo…”
«muy
bien».
Nonostante fosse stato avvertito Jack
lanciò un’esclamazione
di sorpresa quando il cavallo partì improvvisamente con un
galoppo sfrenato
dapprima sull’erba e poi su per la scalinata che aveva visto
prima, ed
istintivamente si aggrappò a Cecilia, che dal canto suo non
parve neppure
curarsene. Il cavallo cominciò a rallentare solo una volta
giunti in cima,
stabilizzandosi su un tranquillo trottare nel momento in cui entrarono
in un
largo tunnel oscuro. Quel primo tratto era ancora vagamente illuminato
dalla
luce del giorno, ma poi? Avrebbero viaggiato nel buio completo?
«posso
chiederti una cosa?»
«ay,
todo ciò que
vuoi» rispose Cecilia.
«come mai siamo qui?
Apprezzo che vogliate darmi il
benvenuto, ma non capisco molto il senso di tutta questa cerimonia al
buio».
La donna si voltò con un
movimento fluido verso di lui,
finendo in pratica per cavalcare al contrario. «no
te preocupes. La strada è una, y
ormai tutti i cavalli la sanno a memoria» lo
anticipò. Pochi
passi, ed il tunnel diventò buio.
«sì, ma io ho
chiesto perché tutta questa-»
Jack sentì un dito
posarglisi delicatamente sulle labbra.
«oscurità. Se
pensi alla tua nascita, es la prima
cosa que
ricordi. Era tutto buio, proprio como
ora, aqui»
sentì dire la donna, a
voce bassa «y magari avevi
paura».
«sì. Fu
così».
Era stato esattamente come stava
dicendo. Probabilmente era
un’esperienza condivisa, ma ancora non riusciva ad afferrare
il senso di tutto
ciò. Percepiva solo il tranquillo procedere di Phobos.
«ma poi es
arrivata lei. La luce!»
A quelle parole, con somma meraviglia
di Jack, il tunnel venne
illuminato da luci blu e bianche che fluttuavano elegantemente
nell’aria.
«ha scacciato il buio,
y a quel punto non
avevi più paura»
continuò Cecilia «eri lì, te chiedevi
el motivo della tua
esistenza».
Le luci si spostarono verso le pareti
che a quel punto, da
classiche pareti rocciose, erano passate ad essere finemente miniate.
«y
hai
semplicemente iniziato a vivere, asì
da scoprirlo».
Davanti agli occhi di Jack Frost
scorsero sequenze di
bassorilievi rappresentanti uomini, donne, creature di vario genere, e
le
imprese da loro compiute. Probabilmente erano le storie di alcuni, se
non
tutti, gli immortali che vivevano lì.
Forse iniziava ad intuire quale fosse
lo scopo di quella
cerimonia: l’oscurità, la luce, i
bassorilievi…ciò che tutto questo voleva
indicare,
lì, nel ventre oscuro di quella montagna, era il percorso
per una sua nuova
rinascita che sarebbe culminata col raggiungere la destinazione finale:
l’apertura nel fianco del massiccio roccioso, sotto la quale
-contrariamente a
com’era andata l’altra volta- avrebbe trovato
centinaia di spiriti ad
accoglierlo con calore, invece del gelido abbraccio di una solitudine
durata
trecento lunghi anni.
«io…credo di
avere capito cosa significa. Rappresenta una
rinascita, vero?»
Cecilia gli sorrise. «molto
bene, Jack» disse
tranquillamente, prendendogli le mani «es
proprio questo, y yo sono aqui per guidarti.
Ah!…“guidarti”!»
stupì il Guardiano con una risata gioviale
«ovviamente per modo di dire, la
strada es una, anche Sandelle
riuscirebbe a percorrerla da sola! Comunque lo
que importa è que
tu abbia capito
il senso: oggi “rinascerai” come un abitante di
Conca De El Sol. Nuevo componente
di una grande
famiglia».
Qui Jack, nonostante tutto, si
sentì in dovere di obiettare.
«io ringrazio te e gli altri per tutto, ma in effetti una
specie di famiglia
l’ho già trovata…anche se per qualcuno
di voi i trascorsi con loro non sono
buoni, io non mi trovo male con i Guardiani» ed oltretutto
aveva anche fatto un
giuramento, non di poco conto.
«meglio per te.
Però pensa que questa
famiglia aqui
non ti chiede in cambio prestazioni tipo “salvare el mundo da un pazzo” per
appartenervi, por exemplo»
no, infatti. Intendevano soltanto convincerlo a
combattere contro i suoi colleghi: “nulla di che”,
insomma! «yo quello lo
chiamo usare le persone. Ma
magari mi sbaglio, in fondo non so como y
porque sei diventato un Guardiano».
«in effetti
all’inizio mi hanno cercato perché
l’Uomo nella
Luna gli aveva detto che gli sarei stato utile contro Pi-»
«cállate!
Non dire
quel nome, porta sfortuna!»
«ops. Dimenticavo. Dicevo,
gli sarei stato utile
contro…“lui”» si mise a
giocherellare col bastone «non è stato semplice,
però
poi abbiamo legato davvero, con chi più e con chi
meno».
«capisco. Avrei dovuto
trattenermi, non ho diritto de
sputare sentenze. Discúlpame
se ti ho irritato, es que…»
sollevò brevemente le mani, come in un gesto di resa
«lascia
stare».
Fu proprio grazie a quella mossa che
Jack notò il ciondolo.
Non lo aveva visto prima semplicemente perché Cecilia non lo
portava attorno al
collo, ma attorcigliato attorno al polso sinistro come un bracciale; e
in ogni
caso, per brillante che fosse, con quell’illuminazione
piuttosto scarsa
risultava complicato far caso ad un cristallo nero come la pece.
“nero come…”
Si diede dell’imbecille
venti volte per non aver capito
subito chi era quella donna. Aveva fatto un’entrata teatrale
in sella ad un
cavallo nero -oltretutto chiamato Phobos che, Jack lo ignorava, ma
significava
“paura”- : chi altri poteva essere se non
l’ex compagna di Pitch? Era diversa
da come se l’era immaginata: si sarebbe aspettato una donna
pallida e
scheletrica invece di una bella spagnola prosperosa, ma in fin dei
conti
secondo la sua logica anche Ljuba avrebbe dovuto essere
un’alta russa di mezza
età molto sovrappeso, per cui…
«non mi hai irritato,
è tutto ok».
Cos’altro dirle? “Mi
dispiace per com’è andata”?
“Complimenti per aver scatenato una ribellione”?
Forse avrebbe dovuto anche smetterla di fissare il cristallo, prima che
lei si
accorgesse di…no, troppo tardi: Cecilia lo stava
già guardando con aria da “io
so che tu sai”.
«bene. Comunque, dato che
tre di noi ne hai già conosciuti y
associati, ti confermo que…non
stavo con Calmoniglio» disse
Cecilia «te
diremo todo, se vorrai, ma non
oggi: oggi è
festa».
Procedettero in un silenzio completo
per circa un minuto e,
se per Cecilia era tutto tranquillo, per Jack risultava abbastanza
imbarazzante, tanto da cercare disperatamente un appiglio per
riprendere a
parlarle.
«quello ce l’hai
sempre avuto?» le chiese quindi, indicando
il piccolo anello che Cecilia portava alla narice sinistra.
«oh, no: es
de quattro
secoli fa. Ho avuto un periodo…como
dir…un
po’folle, in cui ho fatto todo lo
que una
“certa persona” avrebbe aborrito. Tagliare
i capelli, per esempio. O qualcosa como
esto» indicò il braccio destro
«tatuarmi la frase “vivi come ti
pare”, que es il motto della
nazione di Conca De El Sol».
«addirittura una nazione?
Da come l’aveva descritta Sandelle
pensavo fosse una specie di villaggio vacanze per immortali».
La gitana si massaggiò le
tempie. «porque tutti
quelli portati aqui da Sandelle diranno la stessa
cosa, mi domando!...y
Jack, se
fosse como dici tu,
ci saremmo limitati a metterti una collana de fiori
attorno al collo
suonando l’ukulele. Non ti pare?...mh» sorrise
«sembra que siamo quasi
arrivati».
Jack aveva ripreso a sentire il
rumore della folla,
nonostante per ora fosse solo un forte brusio, ed un bagliore ancora
molto
tenue aveva iniziato a rischiarare l’ambiente.
«parrebbe di
sì».
«quindi es
il momento del discorso finale» commentò
lei, mentre Phobos continuava ad avanzare verso la luce.
«Jack, tu oggi rinasci
ancora a nuova vita».
Il brusio, da forte che
già era, aumentava d’intensità in
maniera esponenziale ad ogni passo del cavallo.
«rinasci como
un essere libero, que decida da
sé il proprio scopo».
Nonostante il rumore crescente
riusciva ugualmente a sentire
forte e chiara la voce di Cecilia, che si era voltata nuovamente,
tornando a
cavalcare per il verso giusto. Ormai l’apertura era a pochi
metri da loro, e
Jack notò vicino ad essa la presenza di quattro figure in
controluce,
posizionate ai lati.
«que
decida da
sé como vivir!» esclamò la
donna. A quel punto la luce era tanta da
accecare il Guardiano, che dovette socchiudere gli occhi.
Sentì una leggera
brezza accarezzargli i capelli, segno che erano usciti dal tunnel, e
qualcuno
-Cecilia?- prendergli la mano destra.
Il brusio si zittì proprio
quando Jack riuscì ad abituarsi
alla ritrovata luce, riaprendo completamente le palpebre. Si
sentì spaesato,
proprio come gli era successo quando la Luna l’aveva
riportato in vita, con la
differenza che in quel caso non c’era tutta quella gente a
guardarlo, e non si
trovava su un cavallo.
Qualcuno gli diede due leggere pacche
ad una spalla:
voltandosi all’indietro per quanto poteva vide che era
Atticus, che gli fece un
cenno di saluto, e di fianco a lui c’era…
“una Cangura di
Pasqua!!!” fu il pensiero che lo
assalì, coniando una nuova parola per definire Galaxia.
Guardando oltre
Cecilia, davanti al cavallo, vide anche Ljuba e Sandelle.
«in conclusione Jack Frost,
Guardiano de el Divertimento, tu
oggi rinasci como UNO DI NOI!»
Le mani destre intrecciate sua e di
Cecilia si alzarono in
aria con forza.
E dal silenzio si passò al
delirio puro.
Per qualche attimo il Guardiano si
sentì quasi soverchiato
da quel clamore. Ma gli passò in fretta, tanto che
saltò giù da Phobos
atterrando sulla pietra, scagliando in aria entrambi i pugni -senza
lasciare il
bastone, nemmeno a dirlo- mentre rideva, euforico e felice come poche
volte in vita
propria. Era il suo nome quello scandito da tutti quegli esseri,
diversi dei
quali erano ben più antichi di lui. Era lui che acclamavano,
lui che
festeggiavano: lui, lui, e lui soltanto! Essere
amato dai bambini era
una cosa, ma esserlo dai suoi simili era ben diverso.
Ed era magnifico.
Non seppe dire quanto durò
di preciso, ma si sentì stranito
quando la folla si zittì nuovamente.
«ebbene»
esordì Atticus «quanto sta accadendo in questo
momento è la prova regina
dell’imprevedibilità della vita. Ognuno di voi,
amici, sa bene quali siano i trascorsi che ci legano all’Uomo
nella Luna ed i
Quattro Grandi: rappresentano precisamente ciò che noi
rifuggiamo».
«Jack Frost però
è un caso differente»
proseguì Ljuba «è un Guardiano, vero,
ma non è
colpevole di quanto è accaduto quattrocento anni fa. Njet! Ha scelto di venire a stare qui, e
noi abbiamo scelto di
concedergli questa possibilità: siamo una
comunità aperta a chiunque condivida
i nostri ideali, indipendentemente da razza, potere, sesso e
ruolo».
«siamo certi che
saprà meritarsi la fiducia che gli abbiamo
dato. Anche perché in caso contrario lo prenderò
a calci personalmente dopo
avergli riempito la bocca di terra!» aggiunse Galaxia. In
diversi risero, ed
Atticus fece un sospiro «che c’è da
ridere? Io sono serissima».
“se avessi avuto qualche
dubbio a riguardo, e non l’avevo,
dopo questo sono più che certo che sia la ex di
Calmoniglio” pensò Jack.
«tutti ai vostri posti pour
il lancio tradizionale!!!» trillò Sandelle. La
folla ricominciò a scandire il
nome di Jack, cui Sandelle si avvicinò.
«bonjour.
Tutto
bene?»
«sì
sì ma…lancio di cosa?»
«de
toi, Jack!» la
piccola donna dai capelli d’oro lo fece voltare in modo che
desse le spalle
alla folla «non volare, fidati; n’est pas
nécessaire!
Eeeee…GIÙ!»
Prima che Jack potesse dire qualunque
cosa Sandelle lo
spinse giù dalla sporgenza di pietra. Fu tentato per istinto
d’invocare il
vento perché gli impedisse di cadere, ma ricordò
l’invito di Sandelle a
fidarsi; così, pur stringendo il bastone in maniera quasi
convulsa, non volò.
«u-oh!!!»
esclamò
quando venne riacchiappato dalla folla di immortali in delirio, che se
lo passò
di mano in zampa proprio come succedeva alle rockstar, senza alcuna
intenzione
di lasciarlo cadere. Più che mai divertito da quella
situazione incredibile,
Jack Frost iniziò a ridere di nuovo, terribilmente felice.
«IO AMO QUESTO
POSTO!!!» gridò mentre veniva portato via in
direzione della spiaggia, e lo pensava davvero.
Per un giorno intero Jack Frost venne
trascinato a ballare
da svariati gruppi di spiriti, tra una risata ed una chiacchierata
mangiò tutto
quel che gli venne offerto fino a sentirsi scoppiare, e stavolta
lasciò
completamente perdere le bibite analcoliche. Fu tutto un
“vieni qui Frost! Sta’
con noi Frost! Ehi, vuoi dei marshmallows arrosto? Devi provare la
piña colada,
è qualcosa di eccezionale!”
Un benvenuto con i fiocchi, altro che
essere rapito dagli
yeti, messo in un sacco e poi semi costretto a salvare il mondo!
Peccato solo che non avesse idea di
quel che c’era dietro…
** ora **
«passiamo alle questioni
pratiche: finita esta settimana de festeggiamenti y
giochi,
chi racconterà la nostra storia a Frost?»
«davamo per scontato che
l’avresti fatto tu» ammise Ljuba
«visto che si tratta di preparare il terreno così
da convincerlo a combattere
per noi».
Lei, Cecilia e Galaxia si erano
ritirate nella Grotta circa
dieci minuti dopo che la partita di beach volley aveva avuto inizio.
Quanto a Sandelle, bontà
sua, era andata a fare il tifo per
Jack. Non che la sua presenza fosse necessaria, visto che se si
trattava di
pianificare cose la sua utilità era al livello di un
fermalibri che non aveva
libri da fermare.
«non devi farlo per forza,
se mai lo faccio io» s’intromise
Galaxia «o in alternativa sono sicura che Atticus Bla Bla non
perderà
l’occasione di blabblare.
Non so se
te l’ho mai detto, ma il tuo fidanzato è
più loquace di Sandelle quando si
scola una bottiglia di grappa».
«gracias
per
l’offerta, Laxie: que sia
tu a
parlargli avrebbe una sua logica porque,
como anche Sandelle y Atticus,
avete trascorso più tempo con lui rispetto a me y Ljuba. Es più
facile
essere influenzati da qualcuno che si conosce meglio. Ho ballato,
bevuto y fatto a palle di neve con
lui, ma non
sono sicura que sia suficiente».
«ma in fondo non potevamo
neppure trascurare gli altri
spiriti, ci serve il sostegno di tutti» concesse Ljuba
«a questo punto allora
la scelta ricade sui tre citati».
Meglio la schiettezza di Laxie, la
dolce malinconia con cui
avrebbe parlato Sandelle, o lasciar fare ad Atticus?
La terza opzione sembrava la più valida, ma
se quelle stesse abilità di oratore avessero messo Jack in
allarme, se discorsi
troppo articolati non lo avessero convinto ugualmente? Se non si fosse
lasciato
condizionare?
«no
se. Bisogna
rifletterci su. Y comunque Atticus
non è il mio fidanzato, como
ripeto
da secoli! Non lo è! Claro?!
Non è el momento di
pensare a certe cose, poi!
Non so se vi rendete bene conto de cosa
succederà a breve: guerra!»
«i nostri ex non ci
farebbero del male» borbottò Laxie «non
i Guardiani, insomma. Non ce lo vedo Aster a tirarmi addosso delle uova
esplosive».
«loro no, è
vero, ma dall’altra parte del campo di battaglia
non ci sono solo i Guardiani» le ricordò Ljuba
«dobbiamo tenere conto del fatto
che l’Uomo nella Luna, una volta capito cosa succede, non se
ne stia buono a
guardare » aggiunse «considera che saremo costretti
ad attaccare in forze un
regno alla volta ed un Guardiano alla volta: tutto per non avere
più ostacoli
prima di dare l’assalto alla nave di Sandman, così
da avere un veicolo che ci
porti sulla Luna».
«sì,
ma-»
«mentre facciamo tutto
questo, Manny potrebbe sempre
degnarsi di parlare con altri immortali e radunare anch’egli
un esercito.
Inoltre, d’accordo, Dentolina verrà colta di
sorpresa dal primo attacco, ma le
battaglie seguenti saranno più difficili, perché
saranno preparati» continuò
Ljuba «ed oltre a tutto questo abbiamo…come
l’ha chiamata Atticus? Shu Yin, da
mettere al sicuro. Per non parlare di colui il cui nome non si
può sentire né
pronunciare, che non rimarrà in disparte».
«se lo uccidessimo subito
avremmo anche un esercito de mostri!
Es una delle poche cose buone de
essere la ex Reina degli
Incubi»
borbottò Cecilia «da vivo non me
darebbero
retta, ma lo farebbero, una volta muerto
lui».
«gli Incubi sono del tutto
inaffidabili, e tu stessa hai
detto che è meglio distruggerli e basta. Già ci
sono diverse cose incerte, non
aggiungiamo anche la possibile perdita del controllo su
un’orda di demoni!»
disse Ljuba «di questo si era già discusso.
Uccideremo ogni Incubo che ci
troveremo davanti. Ed affronteremo anche “lui”, se
si presenterà personalmente:
se morirà in una di queste occasioni, bene; se no, ce ne
occuperemo dopo aver
pensato a Manny».
Nord non avrebbe approvato quelle
parole, ma col tempo si
era convinta che non servisse loro una sottospecie di dio Lunare, e che
ci
fossero già abbastanza immortali in giro per il mondo.
Inoltre l’Uomo nella
Luna aveva creato una nuova schiava, Shu Yin, e dal loro punto di vista
era
imperdonabile. Ljuba non era una persona che cercava il conflitto ad
ogni
costo, non era un’amante della battaglia, ed avrebbe sempre
preferito fermarsi
al “dare una sonora lezione”. Non era felice
all’idea di scendere in lotta
contro i Guardiani, né il pensiero di dover uccidere Manny
la rallegrava. Ma in
certi casi bisognava chinare la testa, e fare quel che andava fatto.
Si chiamava “male
necessario”.
«non confondere quello che
è giusto con quel che pensi di
volere, Mila» concluse la russa, addolcendo di molto il tono.
«ho parlato a sproposito,
ma so bene lo que voglio. Y evita
di chiamarmi in quel modo».
«te l’ho detto
perché tu sai cosa succederà mentre
verrà
ucciso. Di lui non m’importa, di te sì».
Galaxia preferì iniziare a
lisciarsi il pelo senza
intervenire oltre in quella questione spinosa. Nascere col solo scopo
di vivere
per un’altra persona ed amarla non era l’unico lato
negativo della loro natura,
sarebbe stato troppo poco: oltre a questo, volenti o nolenti,
percepivano i
picchi di emozioni dei rispettivi ex compagni. Capivano quando accadeva
loro
qualcosa di brutto, quando avevano bisogno di loro, ed erano costretti
a
soffocare l’istinto di accorrere immediatamente.
Quest’ultimo era, oltretutto,
il reale motivo per cui avevano quei cristalli: non per le fughe
rapide, ma per
l’assistenza immediata.
Grazie a ciò avevano
capito che mesi prima era accaduto
qualcosa di brutto ben prima che Spring e Fall arrivassero con dettagli
come la
morte di Sandman e la successiva sconfitta di Pitch.
Nel momento in cui Sandy era morto,
Sandelle era quasi
impazzita: era stata una notte terribile tra le grida disperate, i
pianti, il
suo sguardo folle mentre diceva che doveva andare da Sandman,
l’autentica
ferocia che aveva rivelato quando togliendole il ciondolo
gliel’avevano
fisicamente impedito. Alla fine erano stati costretti a sedarla con un
incantesimo del sonno e, quando si era risvegliata, era sprofondata
nella più
cupa depressione. Nelle ore che erano seguite le cose erano
gradualmente
migliorate, ma era tornata il solito spiritello felice solo quando
Sandy era
risorto.
«non farò como Sandelle,
se es lo que temi. Sono stanca de sentirlo chiamarmi. Sono stanca de sentirlo, y basta. E poi
c’è Atticus
que
muore dalla voglia de finire
il
lavoro que avete iniziato
quattrocento anni fa, non gli negherò la soddisfazione. No,
Lju: so cosa
voglio, y so cosa va fatto. Ed ora
direi proprio de andare a vedere
la
partita».
Come potete vedere, neppure Ljuba tutto sommato è uno stinco
di santo. E sono nati ancora più "schiavi" di quanto si
pensasse, come si evince da quel che è successo a Sandelle.
...quasi un intero capitolo di flashback, lo so. Ma non mi pento di
niente :D
Grazie
a chi:
- Legge
- Ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate
- e soprattutto a chi recensisce, perché tenetelo a mente:
la vostra opinione è importante, quale che sia, e non
disturba nessuno ;)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
«niente? Ancora
niente?...Jack è sparito da una settimana, Pitch
si è portato via Shu Yin,
com’è possibile che non riusciamo a trovare
nessuno dei tre?!»
Erano passati quattro giorni
dall’attacco di Pitch alla
Conigliera ed al Polo Nord, ed erano sempre quattro giorni che
Calmoniglio si
sentiva terribilmente in colpa per l’accaduto. Era stato
stupido, stupido! Credendo di
mettere al sicuro
la ragazza l’aveva gettata tra le fauci del lupo.
“e se Pitch farà
del male a Shu Yin sarà tutta colpa mia.
Per tutte le uova, come ho fatto a non capire che era una trappola?!
Gli Incubi
non erano poi così tanti, se avesse voluto attaccare davvero
sarebbero stati di
più! Sono un grandissimo idiota!”
Di tutti i Guardiani, lui era stato
tra quelli che si erano
impegnati di più nelle ricerche. Aveva giurato a se stesso
che non avrebbe
avuto pace fino a quando non l’avesse ritrovata e portata al
sicuro, nonché
fatto saltare tutti i denti all’Uomo Nero, ed intendeva
prestare fede a tale
giuramento ad ogni costo. Shu Yin apparteneva a Jack, col quale aveva
un debito
d’onore da quando aveva fatto sì che
l’Ultima Luce continuasse a credere in lui:
dare fondo a tutte le proprie risorse, dunque, era il minimo che
potesse fare.
«stiamo facendo il
possibile, e continueremo a farlo: alla
fine li troveremo tutti quanti, vedrai!» lo
incoraggiò Dentolina.
«“li troveremo
tutti quanti”, come no! La nostra abilità nel
trovare le persone è andata a farsi friggere da quattro
secoli, Dentolina, e
quelle che troviamo non riusciamo a tenercele!...dove possono essere
finiti?
Tutte queste sparizioni non mi piacciono».
Si poteva dire che stessero rivoltato
il mondo intero pur di
riuscire nel proprio scopo, cercando Pitch in ogni posto plausibile, ma
com’era
successo quattrocento anni prima non erano ancora venuti a capo di
nulla.
«non piacciono neppure a
me» intervenne Nord «ma non è detto
che rapimento di ragazza e sparizione di Jack devono essere collegate
per
forza…»
«ma se sei stato proprio tu
a tirare fuori per primo
quest’idea?!» sbottò Calmoniglio
«e francamente, Nord, avresti potuto
risparmiartelo! Un Sandman versione schizzato
non ci serviva!»
Dentolina si passò una
mano sul volto, sospirando. Quando
Nord aveva chiamato tutti quanti a raccolta, lo aveva fatto tanto per
l’attacco
da parte di Pitch quanto per riferire loro quel che gli aveva detto
Jamie;
aveva anche esposto a tutti le proprie supposizioni sul fatto che
forse, FORSE,
dato che quel bosco si trovava a poca distanza da uno degli ingressi
per il
regno dell’Uomo Nero, quest’ultimo magari avrebbe
potuto essere coinvolto nella
la sparizione di Jack, se questi era andato
lì a cercare una Sandelle che
viaggiava sola soletta in quella fitta radura.
Appena il russo aveva finito di
parlare, un Sandman furioso
come poche volte l’avevano visto si era messo a levitare a
mezz’aria creando
quelli che, con sommo stupore di tutti, non erano altri che
terrificanti mostri
di sabbia dorata.
Sandy era profondamente buono, e
difficilmente si
arrabbiava, ma era molto meglio evitare di fare del male ai bambini e
alle
persone a lui care perché, potente com’era,
soltanto il cielo sapeva
cos’avrebbe avuto il potere di fare una volta in preda
all’ira.
Avevano cercato di calmarlo
dicendogli che erano soltanto
teorie, ma era stato tutto inutile, ed i ghirigori di sabbia che aveva
formato
sopra la propria testa erano stati estremamente chiari per tutti:
“prima ha
minacciato i bambini di tutto il mondo, adesso ha rapito una ragazza
innocente
solo per vendicarsi! Io lo troverò, e se scoprirò
che ha fatto del male a Shu
Yin e Jack, e che ha anche solo toccato
Sandelle, non avrò alcuna pietà. Quando
è troppo è troppo!!!”
Fatto capire ciò era
partito alla volta del regno dell’Uomo
Nero, incurante di qualunque cosa che non fossero Sandelle, Jack e Shu
Yin, e
loro non avevano potuto fare altro che seguirlo.
Ma tutto quel che avevano trovato era
stato un antro oscuro
e completamente vuoto, eccetto che per un paio di Incubi vaganti: Pitch
non era
lì. E, come avevano verificato in seguito, non si trovava
neppure nella grotta
in Sudamerica nella quale, diverso tempo addietro, aveva imprigionato
una
mortale condannandola ad un incubo eterno.
Ma allora dove potevano essere?!
«io ha detto molto
chiaramente che era solo teoria,
Calmoniglio, e comunque non pensavo che Sandy avrebbe avuto reazione
simile».
«ah no, davvero?!
Perché, tu non l’avresti avuta?!»
«ah!
Se Uomo Nero
incontra mia Ljuba deve stare attento, o lei gli fa nuovo taglio di
capelli con
sciabola!» disse Nord con sicurezza ed un mezzo sorriso che
scomparve subito
«però mi dispiace vedere Sandy in quel modo,
e…non è ancora arrivato, strano».
«è in ritardo di
soli dieci minuti! Non cadiamo in inutili
allarmismi, abbiamo già abbastanza problemi, su!»
s’intromise Dentolina.
Era quella che cercava di tenere alto
il morale nel gruppo
ma in realtà neppure lei era messa granché.
Calmoniglio aveva definito Sandy
“attualmente schizzato”, ma quantomeno
quest’ultimo lo era semplicemente perché
temeva per la sorte di Shu Yin -sicuramente in pericolo- di Jack, e
della sua
ex compagna -su cui invece non si sapeva nulla di certo-.
Lei invece si riteneva fortunata che
nessuno degli altri
potesse leggerle la mente e carpirle i pensieri che la assalivano
durante le
sue notti che erano tornate ad essere solitarie. Gettarsi a capofitto
nelle
ricerche ed in un lavoro che non poteva comunque essere trascurato,
insieme
alla luce del giorno, riusciva a mettere a tacere quelle voci
insistenti che la
tormentavano; ma appena c’era un momento di calma, specie
quando era buio, ecco
che queste tornavano più forti di prima, con cose del tipo
“l’Uomo Nero si è
preso Shu Yin? Tanto meglio, ci sono meno probabilità che
lei e Jack si vedano:
non sarebbe perfetto se la imprigionasse per sempre in qualche luogo
oscuro da
dove non possa rispuntare mai più? A quel punto nessuno te
lo porterebbe più
via! Certo, a meno che non ci abbia pensato Sandelle…tante
preoccupazioni, e
magari lui è semplicemente andato a farsi una scampagnata
con lei,
completamente dimentico di te. Non arriva al metro e mezzo di altezza,
ma è
così carina, e così umana, mentre tu sei un
ibrido piumato”.
Ma quelle erano paranoie che, quando
arrivavano, riusciva a
gestire.
I problemi iniziavano quando veniva
tirata in ballo LEI.
“chissà, magari
Sandelle è solo un tramite. Magari l’ha
convinto a seguirla…ma per portarlo da lei!
Oh, come sarebbe a dire ‘lei chi’? Eppure
dovresti avere ben chiaro di chi
parlo, visto che te ne ha già portato via uno! E, guarda un
po’, quei cinque
stanno dando di nuovo problemi proprio adesso che avevi trovato un
nuovo
partner! Non ti viene in mente niente, Dentolina? Andiamo, è
così ovvio: non
paga di averti portato via Atticus mettendogli in testa un sacco di
assurdità,
Millaray Adoración Black adesso vuole anche Jack! Era la
donna dell’Uomo Nero,
non può voler altro che portare distruzione e dolore!
È una sfasciafamiglie,
una serpe, un demonio tentatore, una mangiauomini, una lamia, una
succuba, un
mostro maledetto!”
Appunto.
“Problemi”.
Per fortuna che aveva modo di tenere
la mente impegnata, ma
non per questo tutto ciò era meno vergognoso: nutrire
rancore, invidia e
gelosia verso un’altra donna per qualcosa che era accaduto
quattro secoli
prima…in un momento del genere?! Era
qualcosa per cui sarebbe stato da mettersi le mani nei capelli, da
facepalm
completo, e se ne rendeva conto.
Dentolina era preda di una cruenta
battaglia tra raziocinio
ed istinti più o meno crudeli…e tutto quel che
poteva fare era cercare di
aiutare il raziocinio a vincere.
«sì, forse hai
ragione e…» proprio mentre Calmoniglio
parlava, ecco arrivare Sandman in tutto il suo splendore. Volto cupo a
parte, ovviamente
«oh, infatti eccolo qui. Novità, Sandy?»
Questi rispose con un breve cenno di
diniego. Aveva
scandagliato i cieli ed osservato minuziosamente ogni posto in cui a
parer suo
Pitch potesse essersi rifugiato, ma niente. Ed ogni minuto che passava,
le
scarse possibilità che Shu Yin -e gli altri due, forse-
fosse ancora illesa, o
avesse subito pochi danni, diminuivano.
«vorrei solo che
quell’ accidenti di Luna fosse rimasta
bianca come sempre!» sbottò Calmoniglio
«fino a pochi giorni fa stavamo tanto bene,
e adesso…»
«credo che protestare
è inutile, Calmoniglio» lo bloccò Nord
«anche se deve avere avuto un suo motivo, ormai Manny ha
fatto frittata. E noi
possiamo solo mangiarla!»
«ma che c’entrano
le frittate, adesso?!»
«è un modo di
dire» gli spiegò pazientemente Dentolina
«significa che ormai quel che è fatto è
fatto e-»
Sentirono un leggero tonfo.
«“e”
Sandman ha fatto largo uso del proprio potere senza mai
dormire, diversamente da com’è abituato a
fare» completò la fata, andando
prontamente a raccogliere l’amico, crollato a terra
addormentato.
«mettilo in una stanza di
ospiti, Dentolina, così riposa».
«grazie della
disponibilità, Nord».
«povero Sandy, sono state
brutte giornate» disse Santa
Claus, mentre Dentolina si allontanava tenendo in braccio -senza troppa
fatica,
a quanto sembrava- l’Omino del Sonno.
Nella testa di Calmoniglio, invece,
aveva iniziato ad
agitarsi un pensiero. Anzi, più precisamente un ricordo
dell’ultima
conversazione avuta con Shu Yin.
“non
potrebbe essere
possibile che si siano nascosti insieme ai miei consimili?”
Vero, lei parlava di Spring e Fall, e
in ogni caso lui aveva
scartato immediatamente l’opzione.
Ma se invece avesse avuto ragione?
Jack, in quel periodo, si
era allontanato da loro per i motivi che sapevano, preferendo stare da
solo non
si da dove in modo da non essere seccato sulla questione dono; non
poteva
essere plausibile che lui e Sandelle si fossero conosciuti, lui le
avesse
parlato dei suoi problemi, e lei adesso lo stesse nascondendo per
davvero?
“ceeerto, perché
Frost è proprio uno che va a parlare dei
propri problemi col primo che passa!” pensò
ironicamente “però…effettivamente,
per Sandelle e compagnia, entrare in confidenza con le persone
è uno scherzetto.
Quindi sarebbe possibile e…ah, macché! Se si
nascondono da noi Guardiani, che
senso avrebbe avuto portarne uno nel loro rifugio mentre cercavano di
portare
via anche Shu Yin? In quel modo li avrebbero fatti incontrare, e
sembrava
proprio che volessero evitarlo, per cui sarebbe assurdo!”
«a che pensi,
Aster?»
«niente. Qualche teoria
stupida. Appena Dentolina si rifà
viva riprendiamo le ricerche, ok?...mi auguro solo che stiano tutti
bene…»
aggiunse, in un mormorio speranzoso «giuro che se Pitch ha
fatto del male alla
ragazza, io-»
«Calmoniglio, non
è colpa tua» intervenne Dentolina, tornata
appena in tempo per ascoltare le ultime frasi «avremmo agito
tutti come te. Non
potevamo immaginare che fosse una trappola, né che Pitch
fosse già tornato
sufficientemente in forze da riprendere a comandare tutti gli Incubi
che, a
detta di chi era presente all’attacco, comanda. Se Jack
avesse accettato di
conoscerla, e le avesse concesso i propri poteri, almeno avrebbe potuto
difendersi. O andare altrove, se avesse avuto il cristallo
attivo…»
«ah, quindi adesso sarebbe
colpa di Jack che non ha voluto
conoscerla?! Per tutte le uova, donna, non ti capisco
proprio!» sbottò il
Coniglio di Pasqua.
«non ho detto che
è colpa sua né
che lo biasimo, ho solo detto le cose come
stanno!»
«non è momento
di litigare!» li redarguì Nord, senza
risultato.
«ci mancherebbe soltanto
che lo biasimassi, dato che lo ha
fatto così da non lasciarti per lei, e adesso è
finito chissà dove con chissà
chi ed in chissà che guaio! Meglio che me ne vada, prima di
arrabbiarmi
davvero!» disse Aster, appena prima di aprire un tunnel e
saltarvi dentro.
«la prossima volta devo
ricordarmi di lasciarlo cuocere nel
proprio brodo: ecco cosa succede a voler consolare le
persone!»
«sono sicuro che lui sa che
tue intenzioni erano buone, e
che non volevi colpevolizzare davvero Jack. È solo nervoso,
come tutti» disse
Nord, di nuovo nel ruolo di “voce della ragione”
«torniamo a cercare,
Dentolina?»
La Fatina dei Denti annuì.
«andrà tutto a
posto, tutto tornerà ad andare bene» promise
il russo «bisogna credere!»
«mai perdere la fede, lo
so, Nord. Grazie».
***
«“il modo
migliore per nascondere qualcosa è metterlo in
bella vista”. Non so quale sia il nome del mortale che ha
coniato questo adagio,
ma lo trovo molto appropriato alla nostra situazione: tu cosa ne
pensi?»
«può essere che
Lei abbia ragione».
L’uomo
sbatté sul
tavolino in ferro battuto il bicchiere di liquore che stava gustando,
in un
moto di profonda irritazione. «per la misera, è
mai possibile che tu non sia in
grado di rispondermi “sì” oppure
“no” anche soltanto in un’occasione? Ti
sembra
che la mia richiesta sia esagerata?!» sbottò
«inizialmente credevo fosse
educazione, ma inizio a pensare che in verità sia
tutt’altro: si tratta di
aggressività passiva!
«ignoro cosa sia
l’aggressività passiva, quindi non so valutare
se i miei comportamenti rientrino davvero in uno schema simile. Ma, se
così
fosse, non è assolutamente intenzionale».
«io invece credo proprio
che lo sia, e credo anche che tu
stia tentando in modo estremamente subdolo di farmi diventare
pazzo».
“da quel che mi hanno
detto, alla pazzia
ci sei già arrivato…quindi non
potrei ‘portarti’ proprio da nessuna
parte” pensò la ragazza, osservando il
sole ormai prossimo al tramonto. «no, mi creda. Tutto
ciò che sto tentando di
fare è sopravvivere, Black xiansheng:
niente di più, e niente di meno».
La risposta silenziosa di Pitch a
quell’affermazione
consistette nel riagguantare il bicchiere e finire di berne il
contenuto con un
singolo, lungo sorso.
Erano stati quattro giorni, a parer
suo, più lunghi e
complicati di quanto avesse immaginato.
E, no, trovarsi a Santa Monica,
precisamente nell’attico
all’ultimo piano dell’elegante complesso
“One Zero One Ocean” in Ocean Avenue,
non aiutava per niente un Uomo Nero resosi ormai conto sia di quanto i
suoi
poteri fossero arrivati ad essere effettivamente deboli, sia di essere
arrivato
a soffrire una sorta di…claustrofobia.
Inizialmente, appena rapita la
ragazza, aveva pensato di
rientrare nel proprio regno. Dove imprigionarla, e dove difendersi
meglio in
caso di attacco se non lì? Peccato solo che, una volta raggiunto uno degli
ingressi, il suo cuore
avesse iniziato ad accelerare e le membra gli si fossero irrigidite,
mentre la
schiena si era immediatamente ricoperta di un velo di sudore
ghiacciato. Non
era stato in grado di procedere oltre, non era riuscito a combattere
quell’istinto brutale che gli urlava di rimanere
all’aperto. Possibile che
l’ultima sconfitta, e ciò che ne era conseguito,
l’avesse colpito a tal punto?
In ogni caso non aveva perso tempo,
dicendosi “d’accordo,
evidentemente non mi sono ancora ripreso a sufficienza da rientrare nel
mio
regno, ma posso sempre usare la grotta in Sudamerica: trattasi di far
sprofondare la ragazza in un incubo eterno e lasciare un paio di
incantesimi di
protezione ed occultamento seri, questa
volta, cosa sarà mai?”
Per cui, dicendo semplicemente un
“cambio di piano, dolce
ombra, ho deciso che il mio antro non è un posto
appropriato”, ecco che erano
volati in Sudamerica. Avevano raggiunto la grotta, e Pitch si era
ampiamente
goduto il terrore della ragazza, una volta incatenata con
dell’ombra alla
parete rocciosa…peccato per i brividi che avevano scosso lui, nel trovarsi al chiuso. Chiuso a
destra, chiuso a sinistra,
sotto di sé, sopra di sé, davanti a
sé! Si era reso conto di non poterlo
sopportare, non per molto tempo. Pensando di essere condannato ad
entrare nelle
case altrui, e a stare sotto i letti e negli armadi, non aveva
trattenuto una
risata amara: stava male in una grotta la cui uscita era a non molti
metri di
distanza, come avrebbe potuto nascondersi in
un armadio?! Doveva assolutamente riprendere il controllo di
sé in qualche
modo, ed aveva giudicato che mettere in atto i propri progetti con la
ragazza
fosse il modo migliore per iniziare.
Shu Yin l’aveva pregato
un’ultima volta di non farle del
male, lui l’aveva “rassicurata” sul fatto
che non l’avrebbe toccata con un dito
ma le avrebbe “meramente fornito un biglietto di sola andata
per l’incubo
perpetuo”, aveva stretto i denti cercando di combattere la
claustrofobia ed il
senso di oppressione crescenti che lo inducevano a muoversi in modo
così rigido,
e si era apprestato a cominciare.
Tempo un minuto e si era reso conto
che, semplicemente, non
ci riusciva. E non per la stupida natura da Succubus
della ragazza, non l’avrebbe fermato: era un
problema unicamente suo,
derivato da una debolezza anche peggiore di quanto avesse immaginato.
Era spossato tanto fisicamente quanto
in termini di potere,
lo sapeva, ma fino a quel momento non aveva capito quanto.
E, in quelle condizioni, si era
attirato addosso le ire di
tutti: tanto dei Guardiani, quanto del -come li chiamava lui- branco di
Succubus e l’Inuus.
Stava rischiando veramente la pelle, stavolta, e tutto per
cosa? Per una vendetta, e per una donna!
Prendere consapevolezza di
ciò l’aveva indotto a
catapultarsi fuori dalla grotta, lasciandosi sfuggire un urlo rabbioso.
Era
ridotto uno straccio, e la colpa di tutto ciò era dei
Guardiani, dei dannatissimi Guardiani,
degli STRAMALEDETTI Guardiani!
Fuori di sé, si era messo
a prendere a pugni la parete
rocciosa. Era un’azione futile e priva di senso, ma al momento abbattere
gli alberi lanciando
loro contro ombre e sabbia nera ne avrebbe avuto ancor di meno,
sprecando un
potere che non aveva; per cui si era sfogato in quel modo, fino a
ridurre le
nocche delle mani in un ammasso di ossa doloranti e tessuti
sanguinanti, per
poi crollare in ginocchio.
Aveva poi sentito un tocco delicato
su una spalla e,
trasalendo, si era voltato con l’intento di attaccare; si era
bloccato non appena
si era reso conto che si trattava soltanto di Shu Yin, le cui catene
d’ombra
dovevano essersi dissolte, e che la ragazza aveva in mano delle strisce
irregolari di stoffa bianca, probabilmente strappate dal vestito.
Aveva detestato che lei guardasse il
macello che erano
diventate le sue mani, aveva detestato Shu Yin credendo che stesse
agendo per
pietà, ed aveva detestato anche se stesso perché,
se era arrivato a fare pena a
lei, allora doveva essere ridotto veramente da far schifo.
“sono perfettamente a
posto, non ho bisogno della tua
carità, né della tua maledetta
pietà” le aveva detto, in un impeto di inutile
orgoglio.
“la mia non è
pietà. Trovo soltanto che aiutare un ferito
sia un gesto cortese, Black xiansheng, indipendentemente
dall’identità del suddetto ”.
Così
aveva risposto
lei, lasciandolo dapprima sbigottito, ed in seguito nuovamente
arrabbiato. Che
l’avesse fatto per cortesia era anche peggio: agire per un
istintivo moto di
compassione se non altro era qualcosa di “vero”, in
cui entravano in gioco
empatia, identificazione forse, umanità; farlo in un gesto
calcolato, per una
sorta di obbligo sociale, era un altro discorso.
“non
ho bisogno
nemmeno della tua cortesia, Miss Manners. Nuovo cambio di piano:
seguimi e taci”.
Lei aveva
comunque
fatto un piccolo cenno d’assenso.
Col tempo
sarebbe
guarito dalla claustrofobia, avrebbe racimolato nuovo potere, ed
avrebbe potuto
procedere come aveva stabilito, in ogni senso; ma al momento, viste le
proprie
condizioni, le uniche cose che poteva fare erano nascondersi, cercare
di
accumulare potenza in qualche modo, e trascinarsi dietro la ragazza.
Prima o
poi gli sarebbe servita, quindi non avrebbe avuto senso restituirla
solo per
poi rapirla un’altra volta!
Il punto
era: dove
nascondersi, tenendo conto tanto dei nemici quanto delle proprie nuove
necessità? Dove non l’avrebbero mai cercato?
Ed a quel
punto era
giunta l’illuminazione: l’attico del fu Larry
Hagman, il JR Ewing di Dallas,
venduto, ma non occupato! Non l’avrebbe confessato nemmeno
sotto tortura, ma
c’era stato un tempo in cui si era letteralmente fissato
con quella
serie tv, tanto da aver tormentato tutti gli attori con diversi incubi
come…
“ringraziamento”.
Ed ecco il motivo per cui, al
momento, lui e la ragazza si
erano rifugiati in quel posto. Curandosi di non stare sotto la luce
diretta del
sole, di giorno le ampie vetrate del salotto coperte parzialmente da
tende non
costituivano un problema, ed erano anche un aiuto per la sua nuova
claustrofobia; e di sera c’era poco da dire, il panorama era
impagabile.
E la cosa migliore era che i
Guardiani non si sarebbero mai
sognati di cercarli là: l’Uomo Nero in un posto
soleggiato ed affollato come
Santa Monica...ed in un lussuoso attico da qualche milione di dollari?
Se glielo avessero detto qualche mese
fa non ci avrebbe
creduto neppure lui stesso, e invece eccolo lì, a scolare
liquore -era ad oltre
tre quarti di una bottiglia di rhum di alta qualità- con una
bella orientale
che “voleva solo sopravvivere”!...che
nervi, che nervi, che nervi!
«vuoi
sopravvivere,
dolce ombra, ma per fare cosa di preciso?» le disse, maligno
«tu stessa mi hai
detto che Frost non vuole saperne di te! Se mai un giorno
tenterà di salvarti
finendo dritto nella tela del ragno -ovvero il sottoscritto- non lo
farà perché
è il tuo principe azzurro, ma semplicemente
perché è in generale una
sottospecie di “eroe”, e non vorrà che
una cosa che gli appartiene sia in mano
mia. Non ti permetterà di amarlo. Ed il solo scopo per cui
sei stata creata è
proprio questo. Se non puoi portarlo a termine, cosa vivi a
fare?»
«può darsi che
non sia realmente il mio unico scopo, come
effettivamente mi è stato detto da chiunque non sia
Lei».
«“può
darsi” che ti abbiano mentito tutti quanti a parte
me»
ribatté Pitch, riempiendo nuovamente il bicchiere fin quasi
all’orlo, per poi
dimezzarne il contenuto in due sorsi. Ecco cosa gli mancava davvero del
proprio
regno, l’immensa scorta di liquori pregiati. Ricordava ancora
il motivo per cui
aveva cominciato ad accumularne e berne: tentare di rendere del tutto
sfumati i
ricordi che aveva della sua vita precedente. Meno ricordi, meno
rimpianti, meno
prese di coscienza del proprio stato e della realtà delle
cose.
Aveva bevuto a quei tempi, aveva
bevuto quando Millaray se
n’era andata, e beveva in quel momento, per dimenticarsi
della propria
debolezza e del guaio in cui, sopravvalutandosi, si era cacciato.
Sapeva che era del tutto inutile,
perché bere non avrebbe
fatto tornare indietro l’orologio di secoli e secoli, ma
quantomeno gli
consentiva degli splendidi momenti di oblio.
In effetti, anche in quel momento,
iniziava a sentirsi la
testa un po’più leggera…
«può darsi, ma
diversi elementi mi fanno dubitare che sia
così» replicò pacata Shu Yin.
“oh sì,
è proprio verità la tua, infatti i miei consimili
‘non
se ne stanno’ da quattrocento anni in quel posto, come si
chiamava?, Conca De
El Sol, felici e contenti nonostante siano ben lontani dai rispettivi
ex” pensò
ironicamente la ragazza “qualcosa mi dice che avrei fatto
meglio a seguire
Atticus, quella sera. Mi sarei risparmiata tante seccature”
pensò, osservando
l’Uomo Nero che invece fissava l’oceano
“nonostante in questi quattro giorni abbia
capito che, dei due, non sono io quella messa peggio: è
debole proprio come dicevano,
solo, senza nessuno che voglia aiutarlo, e sta male nei luoghi
chiusi”.
Le chiacchiere ed il fatto che Pitch
avesse cercato di far
passare tutti i “cambi di piano” come decisioni
prese esclusivamente per
volontà, invece che per necessità, non avevano
minimamente ingannato la
ragazza; come aveva detto Calmoniglio, se si trattava di parole e
dettagli
visivi c’era ben poco che le sfuggisse. Aveva notato le
reazioni del suo
rapitore quando aveva cercato di portarla nel proprio regno, nel
momento in cui
erano entrati nella grotta, ed anche quelle attuali: nel primo caso non
era
riuscito a procedere, nel secondo si era visibilmente sentito male, e
lì nell’attico
viveva perennemente lì in terrazza quando era sera o nel
salotto di giorno,
seppure fosse costretto a chiudere parzialmente le tende. Quanto alla
debolezza, dopo la scena alla grotta anche un cieco l’avrebbe
capito. E per la
solitudine…bastava starlo ad ascoltare giusto una
mezz’ora!
Quindi aveva concluso che se fosse
stata sempre cortese con
lui evitando di contrariarlo, se l’avesse assecondato entro
certi limiti, se si
fosse dimostrata pronta ad ascolto e comprensione, forse non solo
sarebbe
riuscita a sopravvivere ma anche a sviluppare con lui un legame tale da
riuscire ad indurlo a fare delle mosse sciocche che la portassero alla
liberazione: convincerlo che andare di nuovo al Polo Nord per qualche
ignoto motivo
fosse una buona idea, per esempio, con la differenza che stavolta con
Santa
Claus presente sarebbe finita diversamente; o ancora, se ne avesse
avuto modo,
darlo in pasto ai propri consimili.
E stava agendo di conseguenza, o
almeno ci stava provando.
L’Uomo Nero finì
il bicchiere, di nuovo. «non so se te
l’hanno mai detto, Miss Manners, ma se
te ne uscissi con un “vai al diavolo”
per quel che ti ho detto non
verresti fulminata dal Dio del Galateo».
“da lui no, da te
chissà” pensò lei.
«è possibile. Ma
sinceramente mi sembra strano che Lei voglia essere mandato al
diavolo».
Shu Yin osservò
attentamente Pitch, notandone il volto
leggermente arrossato. Una sfumatura curiosa, nata e cresciuta
d’intensità man
mano che la bottiglia sul tavolo si svuotava, così come i
toni della loro
conversazione -se la si voleva chiamare così- si erano fatti
più “spontanei”,
almeno da parte dell’uomo. La ragazza non sapeva cosa
contenesse quella
bottiglia, ma forse era un liquido che allentava i freni inibitori.
«ed infatti non vorrei, ma
sembra proprio che farlo sia uno
sport estremamente apprezzato a livello internazionale»
commentò l’uomo,
sarcastico «il tuo sarebbe soltanto l’ultimo di
un’ampia collezione».
«non farei mai-»
«oh lo so, lo so: tu sei
così garbata. Dopo
secoli passati ad essere preso a calci tutto il
rispetto che mi riservi sarebbe anche bello, se solo fosse
vero» disse Pitch,
guardandola dritto in volto.
«lo è» replicò la
ragazza. Lui scosse la testa.
«no,
non lo è: è
una maschera, e non potrebbe essere altrimenti. Mi si teme, mi si odia
e mi si
disprezza…ma dell’autentico rispetto è
qualcosa che posso soltanto sognarmi».
“sarà
mica perché
il rispetto va guadagnato, e minacciare il mondo, rapire fanciulle e
picchiarle
non è il modo giusto?” pensò Shu Yin.
Pitch
assunse
un’aria seria, ed anche un po’triste. Il rhum gli
stava metaforicamente
sciogliendo la lingua, inibendo il suo autocontrollo e rendendolo
altresì più
sensibile alla natura della ragazza, che induceva ad empatia e
confidenze. «sai
come ci si sente a subire un rifiuto continuo da chiunque, Shu Yin?
Passare
secoli rannicchiato sotto letti ed armadi, solo, evitato da chiunque,
odiato
per la mia natura, con la consapevolezza che se morissi tutti non
farebbero
altro che tirare un sospiro di sollievo per essersi liberati di un
impiccio?»
Stavolta
la ragazza
esitò un po’nel rispondere. Quel che Pitch aveva
appena detto, sinceramente, la
faceva sentire coinvolta…almeno un pochino.
«amare Jack Frost non sarà il mio
unico scopo, capisco la sua scelta di
non incontrarmi e l’apprezzo anche, però ricevere
un rifiuto a priori
non è precisamente piacevole. E la mia nascita ha portato a
tutti più guai che
altro, per cui presumo che sotto sotto considerino un impiccio anche
me. In
conclusione sì, in parte La
capisco
eccome».
«tsk. Anche Frost
“mi capiva”, ma tutto quel che ha fatto in
concreto è stato cercare di distruggermi: e non credo che
tu, mia dolce ombra,
sia diversa».
“ascoltare…comprendere…assecondare…legare” pensò Shu
Yin, decidendo di rivolgergli un leggero sorriso.
«Black xiansheng,
io non potrei
cercare di distruggerLa nemmeno volendo. E non è detto che
voglia».
«ti ho rapita, è
ovvio che tu lo voglia…non ci credo, ho
davvero quasi terminato il rhum?» aggrottò la
fronte, un po’perplesso. Non si
era reso conto di aver bevuto tanto.
«diciamo che sarebbe stato
meglio conoscerci in un altro
contesto, che avrei preferito evitare quel che è accaduto
nella grotta ed anche
di venire a conoscenza di certe storie. Ammetto che inizialmente certi
racconti
mi hanno influenzata un po’, però è
solo il punto di vista dei Guardiani e, come
per tutto il resto, invece di prendere per vero tutto quel che mi si
dice
preferisco farmi un’idea da sola. Se così non
fosse crederei ancora che i
Guardiani siano dei perfidi schiavisti, cosa che invece non mi sono
sembrati
affatto, ma se avessi dato retta solo ad Atticus io-»
«fa’ che
Dentolino mi capiti a tiro e gli strapperò lingua,
occhi, e sicuramente anche dell’altro che non nomino, visto
che qui c’è una
signorina» disse l’Uomo Nero, con uno sguardo da
assassino che fece gelare Shu
Yin «in questi giorni, per vari motivi, non ero molto in vena
di parlare. Ma
adesso, dolce ombra, ti dirò qualcosa che faresti meglio a
tenere ben presente…»
scattò in avanti, afferrando il polso della ragazza che
trasalì, non riuscendo
ad evitare di tremare «non fidarti di lui. Mi hai capito? Non
fidartene. Mai.
O ti cambierà in modo lento ed inesorabile senza che neppure
te ne accorga»
aveva l’aria spiritata, ma sembrava del tutto sincero, e
pochi istanti dopo la
salda stretta al polso si tramutò in una alla mano, e
più delicata «perdonami
per lo scatto che ho avuto. Ho stretto troppo?»
«n-no. Non mi fa
male» disse con sincerità. Aveva soltanto
avuto paura e niente più; avrebbe anche preferito che le
lasciasse la mano, ma
non si sentì di ribellarsi.
“comprendere…assecondare…”
«bene. Farti del male non
era quel che volevo» affermò.
Iniziò a carezzarle il dorso della mano con il pollice,
mostrando un’aria
assente sul viso affilato «lo giuro. Non
volevo…assolutamente…non l’avrei mai
fatto, credimi…»
“ho la vaga impressione che
non si stia più rivolgendo a me”
pensò Shu Yin. Nemmeno avesse sentito i suoi pensieri, Pitch
parve riscuotersi,
ed interruppe bruscamente il contatto.
«inizio a pensare che avrei
dovuto evitare tutto quel rhum.
Tu che dici?»
Shu Yin fece per rispondere
“forse” o “può
darsi” come suo
solito, ma si ricordò che lo irritava, per cui decise di
evitare. «io…credo
proprio di sì, Black xiansheng,
ma solo perché non so quanto sia sano».
«hai
davvero
espresso chiaramente un’opinione? Incredibile»
commentò lui, ironico «per quel
che concerne la salute, per un immortale l’alcol non
è dannoso a livello fisico
come lo è per gli esseri umani. Ma lo stordimento che causa
è uguale per
tutti».
«capisco».
L’uomo si poggiò
contro lo schienale, studiandola. «sei
davvero preoccupata per la mia salute, o era una preoccupazione di
cortesia?
Sii sincera».
“mi preoccupo sì
per la sua salute, se adesso gli succedesse
qualsiasi cosa io non saprei né che fare né dove
andare” pensò lei “non saprei
nemmeno come arrivare dai Guardiani, o come trovare Atticus Del Sol -di
cui non
dovrei fidarmi?- o chiunque altro. Per cui…”
«lo sono davvero»
disse con sicurezza, sostenendo lo sguardo
dell’Uomo Nero, che infine scrollò le spalle.
«se menti lo stai facendo
veramente bene. Per tutti gli
Incubi…» sbuffò una risata
«io ti ho rapita, e tu ti preoccupi per me.
Assurdo».
Non sapeva se esserne felice, se
considerarla troppo buona o
troppo sciocca, o tutte queste cose insieme. E dire che, quando aveva
spiato
lei e Calmoniglio tramite gli Incubi, gli era sembrata un
po’più sveglia! Che
dire, a quel punto evidentemente doveva ammettere di aver sbagliato a
valutare
Shu Yin: non era che una piccola stolta.
Essere più lucido forse
l’avrebbe aiutato a trarre una
conclusione, magari anche diversa dalle ipotesi -sbagliate- che aveva
appena
formulato, ma in quel caso specifico agì diversamente. Prese
nuovamente in mano
la bottiglia di rhum e riempì parzialmente il proprio
bicchiere. Poi ne prese
un altro pulito lì vicino, sempre sul tavolino, e fece la
stessa cosa,
svuotando così la bottiglia. Tese il nuovo bicchiere alla
ragazza, che lo prese
con delicatezza, dopo una breve esitazione.
«un brindisi a te, Shu Yin,
che dici di capirmi e
rispettarmi: lo apprezzo» disse il Re degli Incubi, con voce
solo falsamente
allegra «da un “impiccio” ad un altro,
salute!»
Lei non seppe cosa rispondere, quegli
atteggiamenti strani e
colmi di un’amarezza estremamente umana e spontanea la
mettevano un po’in
difficoltà, per cui si limitò ad avvicinare il
proprio bicchiere al suo, in
silenzio…
“io
devo sempre
liberarmi, e lui è sempre l’Uomo Nero”.
…sapendo che i propri
piani di liberarsi tentando in qualche
modo di farlo cadere in trappola non potevano, né dovevano,
essere cambiati.
Se qualcuno avesse avuto ancora dei
dubbi sulla mia poca sanità mentale, credo di averli fugati
con Pitch claustrofobico
che fa il boss -molto per modo di dire- nell'attico di
Larry
Hagman a Santa Monica :'D ...già vi dico che dopo queste
confidenze da brillo il suo rapporto con la ragazza
cambierà, non solo per questo motivo, ma anche per altri che
non sto a rivelarvi.
Riguardo Dentolina: ho tentato -non
so con quanto successo- di farla rimaniere in linea con il
comportamento che avrebbe potuto avere in questa specifica situazione,
cercando di essere ottimista e cercando di tirare su Calmoniglio (anche
se i risultati lasciano a desiderare); però i pensieri
nascosti sono tutt'altra faccenda, e non è detto che sotto
la facciata della Dentolina che conosciamo non possano nascondersi
paure, ossessioni e sentimenti negativi verso la donna che, secondo
lei, le ha portato via il compagno perfetto.
Ultima anticipazione: i fatti nel
prossimo capitolo si svolgeranno tutti a Conca De El Sol ;)
**Ringraziamenti
Time!**
Mille grazie a L0g1c1ta,
Kunoichi_BeastKnightress e, ultima ma non per importanza, Maty Frost,
che m'incoraggiano a continuare con le loro recensioni. Adoro sentire
le vostre opinioni, ricordatevelo sempre! :D Grazie anche a tutti
quelli che leggono soltanto :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
“libertà non
significa percorrere necessariamente da soli la
propria strada, ma anche avere la possibilità di farlo con
la persona che si
ama al proprio fianco, se è quel che entrambi desiderano.
Peccato che non sia
sicuro che tutti l’abbiano capito”.
Una riflessione che nacque
spontaneamente in Atticus Del
Sol, mentre osservava da lontano Bacco ed Arianna, con un leggero
sorriso.
Diversi immortali che vivevano in quel posto si divertivano ad andare
allegramente di fiore in fiore, ma altrettanti avevano invece mantenuto
i
precedenti legami che avevano, o ne avevano creati di nuovi, vivendoli
con la
massima serenità. Quanto a lui, sapeva benissimo
ciò che voleva, ma non
sembrava essere mai il momento giusto per cercare di ottenerlo.
Quattrocento anni prima si era detto
“è troppo presto per
una nuova relazione”, e non se n’era fatto nulla;
d’altronde era stato un
periodo difficile per tutti loro, in cui avevano cercato di adattarsi
ad una
situazione totalmente nuova finendo anche per fare cose più
o meno assurde nel tentativo
di combattere rancori o nostalgie. “Difficile”
però non significava anche
“confuso”: già allora Atticus aveva le
idee ben chiare, e tali erano rimaste da
quando aveva raggiunto la consapevolezza della realtà delle
cose.
Tempo dopo aveva iniziato a pensare
che fare la propria
mossa non sarebbe stata una cattiva idea, ma era stato il periodo in
cui avevano
iniziato ad arrivare nuovi abitanti, Conca De El Sol ad espandersi,
sotterfugi
e questioni pratiche ad aumentare, ed anche in quel caso aveva finito
col
lasciar perdere.
Infine le cose si erano stabilizzate
in un’amicizia molto
profonda con dei…risvolti carnali,
ed
avrebbe potuto anche andar bene così. Peccato per quel senso
di “incompiuto” da
lui provato, che lo lasciava sempre con un po’
d’amaro in bocca; ma meglio
questo, si diceva, che rischiare di rovinare tutto per una parola di
troppo.
Anzi, due.
“dopo la guerra,
forse” pensò “una volta vinta
quella…”
Ma chi gli diceva che avrebbero vinto
sul serio, che sarebbe
filato tutto liscio come speravano? Chi gli assicurava che avrebbe
davvero
avuto quella possibilità, quando invece c’era il
rischio di finire col passare
l’eternità a rimpiangere di non aver fatto la
propria mossa, di non averci
almeno provato?
Già una volta aveva
rischiato di perderla, ed era stato
proprio quel fatto ad aprirgli gli occhi. Fortunatamente in quel caso
era
andata a finire “bene”, ma se invece…?
«se potesse sentire i miei
pensieri, adesso, mi darebbe del
cretino. E farebbe solo bene» borbottò lanciando
un’occhiata in lontananza,
verso la parte isolata della spiaggia, e notò due figure che
si stavano
rapidamente spostando in quella direzione.
“Galaxia è fuori
di testa per quanto puntuale: settimana
nuova si è detto, settimana nuova si fa”
pensò l’uomo, avendo riconosciuto
tanto lei quanto Jack Frost, e decise di seguirli a distanza. Non
perché non si
fidasse di Laxie, al di là dei battibecchi Atticus sapeva
bene per vari motivi
che era una persona -ergo, un coniglio- di fiducia, ed a livelli ancor
più alti
di quanto si potesse pensare; era solo curioso di sentire come avrebbe
raccontato a Jack la loro storia.
Era un’assurdità
forse, perché lui l’aveva vissuta ed a sua
volta l’aveva raccontata in tante occasioni che, a quel
punto, avrebbe dovuto
dargli la nausea solo sentirne accennare…e invece era tutto
il contrario. Si
era domandato più volte se, sotto sotto, quello non fosse un
proprio lato masochista
che veniva a galla. Pensò: “quella di come siamo
arrivati qui è una storia
iniziata in modo difficile, ma finita in modo glorioso, per questo mi
piace
sentirla”. Ma poi, invece, gli venne in mente che
c’era poco di glorioso nel
fuggire e nascondersi come avevano dovuto fare loro.
Si consolò dicendosi che
avrebbero recuperato a breve: Punjam
Hy Loo sarebbe stato una conquista abbastanza semplice, specialmente se
la
propria influenza sulle fatine si fosse rivelata più o meno
al livello di
quella di un tempo, quando l’avevano seguito nella battaglia
contro Pitch Black
nonostante la sua ex compagna fosse del tutto contraria ed avesse
ordinato loro
di non farlo.
Dopo altri dieci minuti di camminata,
finalmente, Galaxia
decise che erano abbastanza lontani dalla civiltà -ancor
più lontani del punto
dov’era ricomparsa dopo l’ultima uscita- ed Atticus
li vide fermarsi; Jack
indicò uno degli ampi massi piatti, per poi volarvi sopra,
raggiunto in breve
dalla sua accompagnatrice.
L’uomo alato
iniziò a cercare con lo sguardo un luogo dove
appostarsi tra palme e cespugli, quando qualcosa catturò la
sua attenzione: il
riflesso della luce lunare sul vetro di due bicchieri.
“come accidenti ho fatto a
non vederla?!…ah, lasciamo
perdere” pensò, sfruttando il proprio cristallo
per scomparire e riapparire
vicino alla fonte di quello scintillio.
«hai detto tu a Laxie di
venire fin qui» disse in un
mormorio che non era una domanda, ma un’affermazione, e dopo
queste parole la
prima cosa che fece fu sfilarsi il ciondolo e lasciarlo cadere sulla
coperta
multicolore che era stata stesa sul terreno.
«già».
«e quelli che hai in mano
sono due Blue Hawaiian».
«sapevo que
saresti
arrivato. Lo fai tutte le volte».
«tu invece mi stupisci,
Mila».
Di norma a Cecilia non piaceva
affatto essere chiamata col
suo vecchio nome o, come in quel caso, con un diminutivo di tale nome.
Ma
sapeva che per gli altri quattro, nonostante in pubblico utilizzassero
il nome
che si era scelta, in privato sarebbe stata sempre Millaray, Milla, o
Mila, che
dir si voglia; e se con le ragazze protestava, con lui invece aveva
lasciato
perdere da un pezzo sapendo che, alla fin fine, “Cecilia Del
Sol” era solo la
sua immagine pubblica.
Cecilia era quella che dava il
benvenuto ufficiale ai nuovi
arrivati, che si dedicava alacremente ad intrattenere i loro ospiti;
era quella
cui spettava l’ultima parola se si trattava di prendere
decisioni più o meno
importanti, quella che aveva il compito di rimanere fredda e decisa -o
almeno
provarci- se si presentava un problema, o se lei stessa aveva un
problema.
Sandelle non era stata la sola ad
avere grossi problemi,
pochi mesi prima: certo, Pitch purtroppo non era morto
com’era successo al
Guardiano dei Sogni, ma aveva rischiato grosso, e lei lo aveva
percepito
benissimo. La sua immane sofferenza, la sua paura, la sua disperazione,
i
momenti in cui l’aveva pensata in modo ossessivo, il bisogno
spasmodico della
sua presenza. Ma lei non aveva fatto scenate. Cecilia Del Sol non
poteva certo
permetterselo.
E come Mila, tutto quel che aveva
fatto era stato
impallidire e tremare, sdraiata sul letto e stretta tra le braccia di
Atticus.
Ma nessuno li aveva visti, e nessuno l’avrebbe mai saputo.
Per non parlare del
fatto che, sapendo di non amare più il proprio ex compagno,
per come la vedeva
lei quella reazione dettata unicamente dalla propria natura di
“dono”
-definizione che odiava- era stata già troppo.
«diciamo que
darà
una rinfrescata ai vari motivi que ci
spingono ad hacer la
guerra».
«non che ne avessimo
bisogno. Ma tant’è…»
Si misero a sorseggiare i rispettivi
drink in completo
silenzio, limitandosi ad ascoltare la conversazione di Jack e Galaxia.
«mi dispiace di non aver
chiesto nulla prima, è solo che da
quando sono qui è stato tutto così folle! In
senso buono. Già, quant’è che sono
qui?»
«oddio, sai che
sinceramente non lo so? Di calendari ed
orologi non ce ne sono, e i giorni passano così in fretta
che uno tende a sbarellare».
Ormai Jack era lì da nove
giorni, e lei lo sapeva benissimo,
ma perché mai dirglielo?
«“sbarellare”».
«ah-a. Non ti sono
d’aiuto, lo so, ma non posso farci
niente».
«non importa, tranquilla,
fa lo stesso. Allora…» il volto
del ragazzo si fece terribilmente serio «che accidenti
è successo quattro
secoli fa, da indurvi a ribellarvi all’improvviso dopo cento
anni di calma?
Tutto quel che so è che Pi-»
«non
dirlo!!! Se
devi, chiamalo “l’Innominato”».
«…ok. Dicevo,
tutto quel che so è che l’Innominato ha fatto
non si sa cosa a Cecilia, la quale vi ha convinti ad andare tutti via
con lei.
Da come l’aveva descritta Dentolina, avrebbe dovuto essere
una pazza furiosa
che ha creato casini inutili…ma a me sembra del tutto sana
di mente, ed i
motivi -almeno quelli che so- non mi sembrano sbagliati. Per cui sono
un
po’confuso».
«adesso ti dico una cosa
che dovrai cercare di ficcarti bene
in questa bella zucca bianca: la buona, cara, dolce ed amorevole
Dentolina è
sempre stata invidiosa marcia di Cecilia. Sempre! Per
cui non mi
stupisco che l’abbia dipinta come hai detto tu. Per
carità, con questo non
voglio dire che sia una cattiva persona, non fraintendermi,
però dico le cose
come stanno! Se Atticus doveva incontrare da solo me, Lju o Sandelle,
tutto ok;
se invece si trattava di Cecilia, ecco che Dentolina se ne usciva con
“ma
perché non inviti anche le altre e passate un tranquillo
pomeriggio qui, a bere
del tè? Da soli potreste annoiarvi, in fin dei conti non
c’è molto che potreste
fare insieme da soli!”…della serie che ogni scusa
era buona, insomma».
«mh. Spero che non finisca
a fare così anche con me»
borbottò Jack «ma aveva almeno qualche motivo
valido per comportarsi in quel
modo?»
«no. No, allora non ne
avrebbe avuti» rispose lei,
lisciandosi le orecchie ed il lungo ciuffo di pelo sulla fronte
«al di là del
fatto che adesso alla domanda “state insieme?” loro
rispondono “no-no-no” ma in
realtà anche i muri, più svegli di Sandelle che
ancora non c’è arrivata, hanno
capito che è
“sì-sì-sì”!
È il suo fidanzato e-ahio!»
esclamò il
coniglio, massaggiandosi la nuca pelosa.
«che hai?» le
domandò Jack, confuso.
«è come se mi
avesse colpito qualcosa, ma non ho idea di
cosa. Bah!»
Il ragazzo si guardò
attorno senza riuscire a vedere nulla e,
poiché ormai anche lui era arrivato a capire che Galaxia era
un coniglio
pazzoide, lasciò semplicemente perdere.
«ehm…dicevamo?»
«dicevamo che, se vuoi un
racconto neutrale della cosa, non
è da Dentolina che devi andare. E per il resto…al
di là dell’evento scatenante,
è stato un po’un insieme di cose» disse
Galaxia, iniziando a lisciarsi il pelo.
Lo faceva sempre quando si trovava ad affrontare un discorso difficile
o non
voleva mettersi in mezzo ad uno dei suddetti, in una specie di riflesso
condizionato, o ancora, quando nascondeva qualcosa
«è cominciato tutto la notte
di Natale di quattrocento anni fa. Me ne stavo tranquilla con
Batuffolo, lì
nella Conigliera…» Jack trattenne una risata
sentendo quel “Batuffolo” riferito
a Calmoniglio, ma non fece commenti «ed è arrivata
Ljuba tutta terrorizzata col
dire che al Polo c’era qualcuno che stava molto male. Era
venuta lì perché io
sono quanto di più simile ad un dottore conoscesse, per
cui…»
«e l’hai
seguita?»
«sì, io ed Aster
l’abbiamo seguita. Ed è stato…. Tu hai
mai
visto una persona viva giusto per miracolo, che è stata
appena massacrata di
botte? Fu orribile,
Jack! Avevo visto
Cecilia giusto tre giorni prima, e mi aveva detto che
l’Innominato in quei
giorni era inquieto -come sempre sotto Natale- ma non
credevo…non avevamo
pensato…» scosse violentemente la testa
«non avrebbe neppure dovuto essere
possibile, ecco»!
Pure se Jack era sconcertato dalla
cosa, lo sguardo negli
occhi “stellati” di Galaxia gli stava urlando che
era vero: Pitch era un mostro
tale da essere riuscito a fare una cosa del genere anche a qualcuno
che, almeno
in teoria, avrebbe dovuto amare quasi obbligatoriamente. Pensare di
aver
provato comprensione per un essere del genere -anche se solo per brevi
momenti-
nel sentirlo parlare di come fosse brutto essere solo e rifuggito da
tutti, lo
fece quasi rabbrividire. Era sì solo e rifuggito! Dopo
ciò aveva un’ulteriore
conferma che avevano tutti ben donde di evitarlo come la peste!
«siamo riusciti a
stabilizzarla» continuò Laxie «e poi ci
siamo presi cura di lei per qualche giorno, sia io, che
Aster, che Nord e Ljuba. Ma poi ci disse che
l’Innominato
l’aveva trovata e, nonostante non stesse ancora bene,
sfruttando il cristallo
lei è scomparsa un’altra volta. Ovviamente
l’ho seguita…ma una volta visto che
era fin troppo al sicuro»
e chissà
cosa voleva dire, pensò Jack, ma non la interruppe volendo
sentire anche il
resto «mi sono tolta dalle scatole perché, sai,
certe volte è la miglior cosa… mmmh…
coooooomunque! La causa scatenante eccotela».
«capisco. Ma…e
gli altri? I Guardiani che hanno fatto?»
Galaxia cominciò a battere
nervosamente un piede contro la
roccia. «i bla bla, ecco
che hanno
fatto. Per due giorni se ne sono stati lì a discutere dei
perché ed i percome
senza fare niente di concreto, tutto perché Cecilia era la
compagna
dell’Innominato e quindi “chissà, forse
l’ha massacrata perché lei gli ha fatto
qualcosa di male, non lo giustificherebbe, però,
magari…”» fece una smorfia
arrabbiata «Aster era propenso a fare qualcosa, ma Dentolina
invece era tutta
un “dovremmo informarci, dovremmo
sentire”… ma
“informarci” un corno, dico io!!! Non
avrebbe dovuto toccarla e basta! Che
Guardiano sei, se lasci impunito un mostro che ha dimostrato una
malvagità
talmente profonda da riuscire a fare una cosa simile a qualcuno creato
per
essere da lui amato?! Ti batti per miliardi di bambini di cui non
conosci il
nome proprio per difenderli dall’Innominato…e
invece, per una persona che
conosci, te ne resti lì fermo?! Che razza di Guardiano sei,
se non fai niente
perché “chissà, dovremmo informarci,
lei gli avrà fatto qualcosa di male”? Come
se non avessero saputo benissimo che Cecilia, ai tempi, non era in
grado di
fare “qualcosa di male” a nessuno, tantomeno ad uno
forte come l’Innominato:
non avrebbe potuto nemmeno volendo, era senza addestramenti di
qualunque tipo e
senza potere alcuno, perché da buon egoista lui non le ha
mai concesso i propri.
Conoscenze teoriche degli incantesimi infinite, pratica poco e
niente».
«era indifesa come una
bambina» riassunse Jack «capisco.
Però…insomma, non dico che tutto questo non sia
brutto, ma i Guardiani esistono
per aiutare e difendere. E infatti
l’hanno aiutata curandola. E l’avrebbero difesa, se
dopo aver detto loro che
l’Innominato l’aveva trovata e non fosse fuggita.
Quella che avreste voluto voi
invece era una vendetta, ed è una cosa diversa! Io posso
capirvi, ma-»
«e allora
com’è che, appena un Guardiano viene attaccato,
arrivano gli altri che “giù, diamo addosso
all’attaccante”?! Non è una specie
di vendetta anche quella, da parte dei quattro che non erano coinvolti,
del
tipo “hai toccato il mio amico/collega e non ti dovevi
permettere”? E beh! Per
noi cinque è lo stesso!» ribatté
Galaxia.
«ma quello succede per un
bene superiore! Se capita qualcosa
ad un Guardiano, i primi a risentirne sono i bambini. È per
questo motivo che
si reagisce subito, e tutti in gruppo!»
«quindi voi avete dei
diritti speciali di vendetta
mascherata da necessità superiore perché un tizio
sulla Luna ha deciso
arbitrariamente di “collegarvi” ai bambini, mentre
il resto degli sfigati
immortali in circolazione sbaglia a volere una cosa del genere
perché “oooh la
vendetta è brutta e cattiva” e deve attaccarsi al
tram. Finché voi siete a
posto è tutto ok perché solo voi contate, e gli
altri invece pace? Dov’è la
giustizia in tutto questo, Jack? Dimmelo tu».
“comincia a farmi male la
testa” pensò il ragazzo, che pur
non essendo propriamente stupido non era neppure tipo da lunghi
discorsi
complicati. Per cui decise di tentare di passare oltre, ripromettendosi
comunque di riflettere con calma sopra tutto ciò.
«a dire il vero non lo so. Se
andassimo avanti magari avrei le idee un po’più
chiare» disse quindi «perciò la
mancata presa di posizione dei Guardiani non vi è
piaciuta».
«già. Ed
è proprio da ciò che sono nati i primi screzi
seri
con i nostri compagni. Ma non era che l’inizio! Ed io,
rispetto ad altri, sono
stata diplomatica».
«in che senso?»
«nel senso che io
continuavo ad insistere col mio compagno,
tra discussioni e litigi, perché speravo di farlo passare
dalla mia parte, e lo
stesso vale per Sandelle. Atticus invece alla fine se
n’è strafregato di
Dentolina e di quel che pensava, ed il terzo giorno dopo la fuga di
Cecilia dal
Polo è sceso in guerra contro
l’Innominato…»
«seriamente?»
«...insieme a Ljuba. Loro
due, fatine, yeti ed elfi: tutti
giù nel suo regno! Che cavolo» sbuffò
«avrebbero potuto portarmi dietro, io
avevo le uova!»
«Ljuba?!»
«è una bambola
bionda, ma non farti ingannare: picchia e
mena alla grande! D’altra parte stava con Nord, no?»
La cosa iniziava a farsi
più interessante, perché tra litigi
e guerre sembrava avessero messo su un certo caos…e nessuno
dei suoi colleghi
gli aveva mai raccontato nulla!
“per Dentolina
dev’essere stato un bello smacco” pensò
Jack,
provando nonostante tutto dispiacere per la sua attuale compagna
“né lui né le
fate le hanno dato retta! Forse non mi ha detto nulla per questo. Di
certo preferirebbe
dimenticare”. «e la battaglia?
Com’è andata?!...se ne sai…»
«non c’ero, ma
l’ho sentita raccontare talmente tante volte
che ormai è come se invece fossi stata presente!»
«uh, ok!»
« inizialmente, nonostante
lo spiegamento di forze,
l’Innominato non li prese affatto sul serio. Ha detto di
essere offeso dal
fatto che i Guardiani lo sminuissero tanto da mandargli contro i loro
“stupidi
animaletti da compagnia”. Lo disse per ferire, lo sappiamo
adesso come lo
sapevano Lju ed Atticus allora, ma indubbiamente faceva riflettere: era
così
che ci vedevano gli altri? Come degli stupidissimi schifosissimi
animali da
compagnia dei Guardiani, e niente più?»
«il bastardo ha la lingua
affilata, di questo mi sono
accorto anch’io» borbottò Jack
«faceva riflettere eccome».
«sia come sia, una volta
scoppiata la battaglia vera e
propria ha sicuramente cambiato idea. Tra gli Incubi da distruggere,
gli
eserciti da dirigere ed un'abilità nel combattimento che
all’Innominato va
riconosciuta, non dico che è stato semplice…ma
tra tutti e due gli hanno fatto
un sedere grosso così!» mimò con le
mani la dimensione del sedere in
questione «Incubi decimati, regno
sprofondato nel caos, lui messo alle corde. Ma non era abbastanza.
Decisero di
fare di più» tornò a lisciarsi il pelo
«…peccato che a quel punto, solo
a quel punto, arrivarono tutti i
Guardiani!» ed ecco che Jack non seppe mai cosa fosse il
“di più” «e indovina
un po’?! Invece di dare loro una mano li hanno costretti a
ritirarsi! Stavano
per vincere definitivamente, e loro sono intervenuti…stando dalla parte del nemico!!!»
sbottò il
coniglio «era un tradimento bello e buono, ecco
cos’era! I Guardiani che
aiutano quello là! Ti rendi conto, Jack?! Ti rendi conto del
fatto che se
invece avessero aiutato chi dovevano, l’Innominato non
avrebbe più potuto
tentare di far sprofondare il mondo nei Secoli Bui?! Di spaventare a
morte la
gente, di fare a tutti del male?! Anche la morte di Sandman avrebbe
potuto
essere evitata, se-»
«chi…chi vi ha
detto della sua morte?» farfugliò il Guardiano.
Sandy era risorto, ma per lui quello era ancora un argomento delicato e
difficile da affrontare: per quanto gli avessero detto che non aveva
colpe,
Jack pensava ancora che avrebbe potuto cercare di evitare al suo amico
una cosa
del genere.
«lo abbiamo saputo appena
è successo. Devi sapere che noi,
sfiga nostra, siamo anche “collegati” ai nostri ex.
Se sono molto felici, lo
sentiamo. Se ci vogliono vicini, o hanno bisogno di aiuto, se soffrono,
noi lo
sentiamo: soffriamo con loro, ed abbiamo un istinto di accorrere che
dobbiamo
soffocare ogni volta. E, se muoiono, puoi star tranquillo che ce ne
accorgiamo
benissimo».
Allibito, Jack Frost pensò
che la loro condizione fosse
anche peggiore di quanto avesse pensato. Dentolina non gli aveva
parlato neppure
di quel “piccolo” dettaglio, che rendeva quei
cinque esseri più schiavi che
mai, costretti a sopportare anche il dolore di un’altra
persona oltre al
proprio. «quindi
Sandelle…lei…è stata male».
«non hai idea di
quanto».
«e anche tu…e
Ljuba, ed Atticus e…e dopo quindi anche…»
«immagino che Cecilia fosse
preda di sensazioni
contrastanti, però non s’è visto
niente. Tipino molto controllato, lei, sai. Torniamo
a noi?»
«sì. Insomma, i
Guardiani hanno evitato il peggio a
P…“lui”.
E dopo?»
«e
“dopo”… » disse Galaxia
« se a tutti quel che avevano
fatto i Guardiani è sembrato un voltafaccia pauroso, a Ljuba
ed Atticus
-essendo stati in prima linea- è stato ancora meno bene.
Questo lo so per
certo, ho assistito ai litigi. C’eravamo tutti, dopo la
ritirata, eravamo tutti
a Punjam Hy Loo: era una cosa grossa,
riguardante due nostri carissimi amici, ed io e Sandelle
non potevamo
certo restarcene a casa. Noi appoggiammo Atticus e Ljuba, ribadendo
assieme a
loro che l’Innominato, dopotutto, non è un male
necessario, ma solo un
parassita che si nutre di paura: quindi perché lasciargli
fare del male agli
altri?»
«…non
è un male necessario?»
«la paura in sé
lo è, ma c’era prima che “lui”
fosse
scagliato qui sulla Terra a rompere le uova, quindi direi che
“lui” non è un male
necessario manco per niente! E lo sai che ci hanno risposto, lo sai?!
“mettere
in pericolo loro stessi, gli yeti e le fatine è stato
sbagliato, le
rappresaglie sono sbagliate, indipendentemente da tutto, ed
è sbagliato
appoggiarle”!...mi capisci? Hanno ridotto tutto ad una rappresaglia, mentre le azioni
dell’Innominato non erano che la
goccia che avrebbe dovuto far traboccare i vasi di tutti,
perché ne aveva già
combinate di tutte e di più. E fu a quel punto che comparve
anche Cecilia…»
«all’improvviso?»
la interruppe Jack, perplesso «ma non
stava male? da dov’è sbucata, e
perché?»
«rispondo: sì,
all’improvviso; sì, ma tra i tre giorni al
Polo Nord e i tre seguenti stava meglio; boh, non si sa da dove sia
sbucata»
riprese a lisciarsi il pelo «e il
perché…beh, all’inizio cercò
di calmare gli
animi. Ma tutto quel che ottenne fu di essere accusata di essere la
causa di
tutto quel disastro. Da Dentolina in particolare, per quanto assurdo
potrà
sembrarti; sicuro, come se lei ci avesse goduto, a farsi quasi
ammazzare
dall’Innominato!» in effetti era qualcosa che
avrebbero potuto risparmiarsi, ma
due su quattro erano reduci da un’
“insubordinazione” non c’è
male, dalla
paura, dalla preoccupazione per i loro compagni. Nel caso di Dentolina
era
entrata in gioco anche la gelosia, ritenendo che il proprio compagno
avesse
dichiarato guerra a Pitch in nome di un’altra donna
«e a quel punto, eeeh…diciamo
che Atticus ha vagamente sclerato» concluse Galaxia.
«in che senso?»
«ha detto che dovevano
lasciare in pace Cecilia, che non era
lei il vero problema, ma tutto quello che stava succedendo dimostrava
che ad
essere sbagliata era la considerazione che loro avevano di noi. Ha
detto che
non avrebbero avuto alcun diritto di costringere lui e Ljuba a
ritirarsi dalla
battaglia, perché yeti e fate dopotutto rispondevano anche a
loro due. Che, se
loro erano troppo vigliacchi, non dovevano intralciare chi invece
voleva fare
quel che andava fatto. Che era stufo di non poter fare qualsiasi cosa
-anche la
più banale- senza avere l’approvazione di
Dentolina, che avrebbero dovuto
essere alla pari, e invece no: era stato trattato alla stregua di un
bambino
capriccioso o un cagnolino ribelle, e lui non era questo! Concluse col
dire che
lui non intendeva più sottostare a certe condizioni e, se
doveva andarsene per
cambiare le cose, l’avrebbe fatto immediatamente…e
che la gente cui questo non
stava bene, poteva pure andarsene all’inferno. Stavolta i
Guardiani se la presero
con lui, sostenendo che avrebbe dovuto smetterla di dire sciocchezze,
darsi una
calmata e ricordare quale era il suo posto. E a quel punto, abbandonata
l’idea
di calmare gli animi, Cecilia disse “el
nostro posto es quello che decidiamo noi, non lo que volete voi!”»
fece
perfino l’imitazione dell’accento spagnolo
«“loro non sono
subordinati a voi, se vogliono andarcene possono farlo en
qualsiasi momento, y voi non avete diritto de impedirlo; loro ed io
possiamo
trovare la nostra strada da soli, y se per farlo dovremo spezzare la
catene que
tutti tentate di metterci al collo lo faremo!”»
«e questo è
sacrosanto» disse Jack. Tuttavia, aveva iniziato
a pensare che avessero fatto tutti quanti -Guardiani, i
“doni”- errori talmente
grandi ed assurdi da rendere impossibile dare completamente ragione o
completamente torto ad una sola delle parti.
Pitch invece era un discorso a
sé, era in grado di far danni
e basta.
«già. E, per quanto
fossimo da prima un gruppo, fu quello il momento in cui noi cinque ci
unimmo
tutti quanti più che mai».
«e così siete
diventati dei veri e propri insorti. Già,
meglio “Insorti” che “doni”,
avrebbero potuto chiamarvi così…»
«bella pensata, zucca
bianca, sul serio» annuì il coniglio
«anche perché effettivamente siamo stati trattati
proprio in quella maniera. Ora
viene il peggio, Jack. Ed io sinceramente stento ancora a credere che
Aster
abbia davvero potuto…»
le orecchie di
Laxie si afflosciarono.
«che
cos’è successo?»
Galaxia immerse un piede
nell’acqua, osservando il cielo.
«hanno deciso che stavamo dando tutti quanti di matto, che
rischiavamo di fare
qualche imbecillata di cui poi ci saremmo pentiti, quindi dovevamo
essere
riportati a casa e fatti calmare. “È per la vostra
sicurezza”, dissero.
All’improvviso ci hanno strappato i cristalli mettendoseli al
collo, hanno
interrotto la concessione di potere, ci hanno presi, riportati tutti
nei
rispettivi regni e RINCHIUSI!!!»
«c-cosa…puoi
ripetere?!» allibì Jack, sgranando i
begli occhi azzurri «dimmi che stai
scherzando. Non possono averlo fatto davvero, non sono tipi da
costringere le
persone a…» si interruppe. Inizialmente, quando
l’avevano rapito e coinvolto in
una cerimonia per conferirgli il titolo di Guardiano, non avevano
esattamente
chiesto la sua opinione. E gli avevano taciuto il piccolo dettaglio
“se i
bambini smettono di credere in te perdi potere,
stai sempre più male e alla fine
muori”.
Per cui sì, forse non era
poi tanto inverosimile: a volte
anche i suoi colleghi ed amici agivano in modo sconsiderato.
Erano Guardiani, erano potenti, ma
erano tutto fuorché
infallibili.
«lo hanno fatto, invece, ed
avrebbero rinchiuso anche
Cecilia, se fossero riusciti a catturarla. Ma lei riuscì a
sfuggire alle fruste
di Sandman, complice anche Atticus che in quel caso è
riuscito a colpire il tuo
collega» disse Laxie «puoi ben immaginare che
essere rinchiusi non ci ha calmati
per un cavolo, anzi, tutto il contrario, ha fatto imbestialire tutti.
Anche io
e Sandelle ci siamo rese definitivamente conto che gli altri avevano
ragione,
che sotto all’affetto dimostrato i nostri compagni ci
consideravano sottomesse
a loro. Ovviamente non andava bene per niente, e i Guardiani la
pensavano tutti
alla stessa maniera, nessuno escluso, nemmeno Aster. Diceva che lo
stava
facendo per me, perché non voleva che mi mettessi in
pericolo, non voleva che
facessi scemenze anche io, ma la scemenza la stava facendo lui,
nonostante gli
dispiacesse. Perché gli dispiaceva, eh. Lo sapevo per certo,
lo sentivo che
anche lui stava male per tutta quella faccenda. Ma io ero comunque
arrabbiata
e…e ferita, Jack.
Tantissimo. Mi
stava togliendo la possibilità di scegliere, ed io non
potevo crederci».
Per qualche momento Jack non seppe
cosa dire. Alla fine
borbottò solo un “mi immagino”. Erano
rivelazioni che non gli stavano piacendo
affatto.
«la prigionia
però durò solo qualche giorno. Cecilia non era
rimasta con le mani in mano» disse Galaxia con un sorriso
«stava a zero come
poteri ed addestramento, ma ad infilarsi di nascosto nei posti non la
batteva
nessuno, e non era male nemmeno con le strategie. È entrata
nella nave di
Sandman, sfilandogli il ciondolo di Sandelle dal collo mentre lui
dormiva, per
poi liberare Sandelle stessa, ed andarsene via con lei prendendosi
anche una
buona quantità di sabbia dorata…»
«e cosa se ne
face…ah!
Che scemo!» si batté una mano sulla
fronte «la sabbia di Sandy fa addormentare!
Quindi poi l’ha usata per liberare anche te e gli altri,
indipendentemente da
chiunque fosse di guardia!»
«ci sei arrivato! Un
applauso!» Galaxia batté le mani pelose
una singola volta «ci ha liberati tutti, ce ne siamo andati,
ed abbiamo unito
tutte le nostre forze per creare questo posto: Conca De El Sol.
Atticus,
Cecilia e Lju sanno parecchio di incantesimi, no?...ed ecco tutto! Un
posto
tutto per noi, dove stare tranquilli, felici, lontani da sottomissioni
varie…sì…» Galaxia si
adombrò «peccato che l’Uomo nella Luna, pezzo di stronzo che non è
altro» decise
di non trattenersi minimamente col linguaggio «abbia sputato
sopra tutto questo
e ne abbia creata un’altra esattamente come noi! Schiava! E
non è giusto!»
sbottò il coniglio «non è giusto per
niente. Perché l’ha fatto?!»
«già,
è una buona domanda. Stavolta Manny non lo capisco
proprio» ammise candidamente il ragazzo «e
più so della vostra natura, più la
cosa mi fa arrabbiare. Al di là di tutto quel che
c’è stato coi Guardiani, a
sbagliare sul serio è stato proprio l’Uomo nella
Luna. Magari la sua
idea di base non era nemmeno malvagia.
Nel senso, l’amore in sé non è
malvagio: se vi avesse creati comunque con
queste fattezze e dopo aver fatto le vostre esperienze vi foste
incontrati con
i Guardiani, e forse -ma non
obbligatoriamente- innamorati di loro, non ci sarebbe stato niente di
male.
Però non avrebbe dovuto crearvi in funzione di altri,
né cercare di
costringervi ad amarli, e tantomeno collegarvi a loro come ha fatto.
È assurdo
che oltre alla vostra sofferenza dobbiate provare anche quella di altre
persone,
e francamente dare in pasto Cecilia
all’Uo…all’Innominato» si
corresse «aveva
ancora meno senso».
«aveva ancora meno senso
che fossimo convinti che
allontanandoci dai nostri compagni avremmo finito per stare male e poi
morire.
Questo però non ce l’avevano detto loro,
eh».
«…prego?!»
«o almeno, lo eravamo prima
che Cecilia stesse lontana
dall’Innominato sei giorni e dicesse che l’unico
dolore “proprio” che avesse
sentito era quello delle botte prese e in via di guarigione».
Seguì un momento di
silenzio piuttosto lungo, in cui Jack si
trovò ad osservare la Luna con rabbia. Anzi, quasi con
astio. Odiava l’idea che
provare dolore avrebbe fatto soffrire una povera ragazza del tutto
innocente e
che lui non conosceva neppure. C’era da chiedersi cosa fosse
passato per la
testa di Manny nel creare quel nuovo dono. Anzi, no: quella nuova
Insorta. «soltanto
una cosa, ma lei non avrebbe potuto fuggire appena
“lui” ha cominciato a, insomma,
a fare quel che ha fatto? Cecilia aveva il cristallo
e…» Jack aggrottò la
fronte, guardando Galaxia «stai a lisciarti il pelo ancor
più di quanto faccia Calmoniglio,
lo sai?»
«…sto per farti
bere due litri di acqua di mare, lo sai?»
«come non detto!»
«per quanto riguarda la tua
domanda, tutto ciò che posso
dirti è che quando è arrivata al Polo non aveva
il ciondolo al collo come suo
solito, ma in mano, e la cordicella era strappata. È logico
che, se vuoi
suonarle a qualcuno, la prima cosa che fai è togliergli le
vie di fuga. Quindi
l’Innominato ha fatto così».
«già.
Giusto» mormorò il ragazzo.
«ed è tutta
colpa sua, Jack!» Laxie indicò la Luna
«di
quello che sta lassù, che fa le cose strafregandosene di
tutta la sofferenza
che porta. Siamo stati tutti male per quella storia, e lui lo sa. Far
sì che si
ripeta è sadismo e basta, ecco cos’è:
meriterebbe una bella lezione! Questa
storia di “un Guardiano-uno schiavo” deve
finire!»
«è vero. Questo
è perfettamente vero: dovrebbe proprio
finire. Collegare in modo così profondo due persone che
nemmeno si conoscono è
roba da pazzi» affermò, riferendosi a se stesso e
la nuova Insorta «non può
giocare così con le vite della gente!»
«ben detto!!!»
esclamò Galaxia…dandogli una pacca sulla
spalla tale da farlo finire in mare! «ops. Che cavolo,
Ghiacciolo, mi disp-ehi!!!»
strillò quando Jack, dopo essere
riemerso sputacchiando, per ripicca la trascinò con
sé nell’acqua, sentendo il
bisogno di un po’del divertimento di cui era Guardiano, dopo
aver sentito tutta
quella brutta storia su cui avrebbe profondamente riflettuto quando
fosse
tornato nella propria capanna.
Gli schiamazzi dei due,
com’era successo con la
conversazione, raggiunsero la coppia tuttora appostata tra palme e
cespugli.
Cecilia si stava ancora massaggiando le tempie, sospirando.
«diciamo de Sandelle, ma
Galaxia tambien a volte fa certe
cose che…»
«non ha sbagliato nulla,
pacca assassina a parte. Quel che
gli doveva dire l’ha detto, e quel che non gli doveva dire
non gliel’ha detto: ha
solo lisciato il pelo. E Frost sembra aver
capito chi è il vero nemico» indicò la
Luna con un cenno del capo «il che
promette molto bene. Fallo stare altri dieci giorni sotto la nostra
influenza,
e vedrai!»
«no
se. Avrà
capito chi es el vero nemico, ma in
realtà lui ci serve contro i Guardiani, y
su ciò que es successo
tra noi y loro non sembrava darci
davvero
ragione».
«Mila, sii ottimista, sai
come funziona: più immortali
arrivano e vivono qui di loro volontà, più la
nostra influenza su di loro
-amplificata da questo luogo- aumenta e si
radica in essi, permanendo tanto qui, quanto fuori da Conca
De El Sol».
Ed ecco perché voleva che
Shu Yin lo seguisse di sua
spontanea volontà -oltre all’essere semplicemente
giusto in quel modo-: per
avere un mucchio di immortali pronti ad appoggiarli in qualunque cosa.
Era un
sotterfugio piuttosto squallido, nonché contro i proseliti
di libertà di cui si
riempivano tanto la bocca, ed era stato Atticus stesso ad avere
l’idea.
Inizialmente gli altri non erano molto d’accordo, ma infine
avevano convenuto
che, in certi casi, “è miglior cosa che la
libertà si sottometta alla ragion di
Stato”.
«…e adesso siamo
sui duecento abitanti» continuò «non
vedo
perché non dovrebbe andare bene. Per non parlare del fatto
che, se così fosse,
abbiamo già stabilito come risolvere la cosa. Qualunque
scelta faccia, Jack
Frost non sarà qualcosa di cui dovremo
preoccuparci».
Cecilia non pativa molto il freddo, ma trovava piacevole il
calore delle ali
piumate con cui lui la stava proteggendo dalla brezza che si era
alzata,
nonostante non ne avesse bisogno.
«ok, fingerò de tranquillizzarmi…“fidanzato”».
«…c-come
prego?» balbettò lui per un attimo, colto di
sorpresa «ah! Sì, ecco, quel commento era qualcosa
che Laxie poteva
tranquillamente risparmiarsi».
«porque
noi non
stiamo insieme».
«no, infatti. Noi siamo
solo amici. Diciamo molto amici.
Io non sono innamorato di te,
tu non sei innamorata di me, e quindi…amici».
«exacto.
Non c’è
nemmeno motivo de parlarne
oltre».
«no, non
c’è. Abbiamo una guerra a cui pensare».
«appunto».
E si misero ad osservare le stelle,
in silenzio, gustandosi
quella pace che, per loro stessa volontà, sarebbe durata
ancora soltanto per
poco.
Ok. Ok.
Lo dico io prima che lo facciate voi: in diverse parti del discorso di
Galaxia, la logica se ne va un po'in vacanza: un po'perché
Laxie è Laxie, un po' forse anche per le varie motivazioni
in sé. Immagino che in diversi non mancherete di trovare
eccessivo l'atteggiamento di alcuni degli Insorti (ecco un modo in cui
puoi definirli, L0g1 xD).
Comunque sia, tutto ciò è voluto.
Non è mia intenzione provare a convincervi che gli Insorti
hanno pienamente ragione, o che l'abbiano i Guardiani,
perché in effetti non ce l'hanno!
E sì, mancano ancora dei pezzi, che Galaxia ha
tenuto volutamente nascosti.
Grazie mille a chi ha letto e recensito, spero che continuiate a
sostenermi ancora :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
«questo è
l’ultimo, a meno che io non cambi idea».
«davvero?...»
«sembri dispiaciuta. Andare
di palazzo in palazzo a
terrorizzare bambini ha forse iniziato a piacerti? Si direbbe che con
te ci sia
ancora qualche speranza…»
«se devo essere sincera,
è il viaggio tra una casa e l’altra
che io…» una folata di vento improvvisa la
portò a sbilanciarsi leggermente, ma
trovò prontamente un sostegno, stringendo con la piccola
mano le lunghe dita
pallide del suo rapitore «…apprezzo. Folate di
vento a parte».
Eh no, mentre si camminava -con
disinvoltura, a dire il vero:
aveva capito che stare in luoghi alti le piaceva molto- sul cornicione
di un
palazzo, le folate di vento non erano proprio una buona cosa.
«ecco, bada di non finire a
sfracellarti contro il suolo: mi
servi viva, Shu Yin. Dimmi, non avrai per caso degli istinti
suicidi?»
«sono nata dodici giorni
fa, e dovrei già voler morire?»
“per quanto, sinceramente,
non so cosa sia peggio tra morire
od essere vittima di un incubo eterno” pensò la
ragazza, camminando aggraziata
lungo il cornicione “ogni bambino che Pitch spaventa
è, per me, un passo in più
verso quella fine…a meno che il piano di creare un legame
con lui riesca, e
questo lo persuada non solo a non farmi del male, ma anche ad
ascoltarmi. Per
fortuna che i bambini che credono in lui sono pochi, che Pitch non
entra in una
stanza a meno che non abbia finestre grandi, e che non abbiamo questa
gran
libertà di movimento: meno potere per lui, più
tempo per me”.
«cosa significa
“dovrei già”? Forse ti sfugge, ma tu non
dovresti
mai voler morire. Inoltre hai la fortuna di essere nata immortale. Il
mondo è
pieno di esseri umani che darebbero tutto pur di avere ciò
che tu possiedi»
replicò l’Uomo Nero, che era in groppa ad Onyx.
«e cosa possiedo? Un
ciondolo opaco e dei vestiti? Peraltro rubati
in un negozio?» disse, con una punta d’ironia.
«sai che non parlavo di
questo! E per quanto ancora intendi
rimproverarmi, velatamente o meno, riguardo questa storia? Tanto
più che l’ho
fatto per te! Indossare un largo vestito bianco ed azzurro non
è una buona idea
se, come abbiamo deciso di fare questa sera, si testano equilibrio e
possesso -o
meno- della capacità di volare o compiere salti molto lunghi
e molto in alto,
com’è risultato essere per te. Sarebbe stato
d’intralcio e, a dirtela tutta,
non era il massimo neppure per andare a cavallo» la rivolse
una breve occhiata
«per non parlare del fatto che secondo me stai molto meglio
vestita di scuro».
Shu Yin osservò il proprio
riflesso su una finestra del
palazzo accanto. Pur continuando a preferire il suo vestito, doveva
ammettere
che non stava male neppure con l’attuale mise:
la maglietta accollata a righine grigie e nere con maniche a tre quarti
ed i
leggins neri lunghi rendevano più giustizia al suo corpo
snello. Neppure farsi
la coda di cavallo era stata una cattiva idea, e le ballerine nere le
piacevano. «può darsi che sia come dici. E in ogni
caso sui gusti personali non
si discute».
«ricominci con i
“può darsi”? Credevo di essere stato
chiaro: basta con il “xiansheng”,
e basta anche con i “forse, magari, può essere,
probabilmente”…e soprattutto i
“può
darsi”!»
«è
una forma di
cortesia per non rischiare d’indisporre
l’interlocutore con le proprie
affermazioni, ma non la uso di proposito, mi viene spontaneo».
«ti
viene spontaneo
con me, vorrai dire. I miei Incubi ti hanno sentita
parlare
diversamente, quando eri con Calmoniglio, e non venirmi a dire che fai
così
perché ci conosciamo da poco: siamo insieme da otto giorni,
mentre con lui ne
hai trascorsi solo tre. E in fin dei conti non ti ho torto un
capello».
“questo
perché non
ci sei riuscito” pensò la ragazza “credi
che me ne dimentichi? Ti sbagli. È
vero, avresti
potuto trattarmi molto
meno umanamente di come fai, forse abbiamo dei punti in comune e non
sembri del
tutto privo di sentimenti, ma questo non fa di te una bella
persona”.
«vero. Anche se nella
caverna ho avuto paura…»
«ma in quel frangente ho
cambiato idea, non ricordi?» sì,
per necessità, ma ancora non lo ammetteva «vedi
che il Re degli Incubi,
dopotutto, sa essere molto benevolo?
Vuol
dire che forse sono meglio di come mi hanno descritto a te, mia dolce
ombra»
disse l’Uomo Nero, senza traccia di ironia nella voce.
“credo abbia deciso che
sono una buona, povera e sciocca
ragazza. La condiscendenza con cui ha iniziato a trattarmi è
un indizio in
questa direzione, il che è ottimo: non ritenendomi una
minaccia, finirà con
l’abbassare le difese…e per me sarà
più semplice procedere” si disse Shu Yin,
mentre sollevava gli angoli delle labbra in un sorrisetto.
«inizi anche tu a parlare
con i “forse”?»
La considerazione strappò
quasi una smorfia divertita a
Pitch. «può darsi che il tuo
modo di parlare sia come un virus:
irritante, ma contagioso!...no, aspetta, non lasciare la
presa» disse, sentendo
la ragazza allentare la stretta alle sue dita
«c’è ancora vento, e tanto ormai
siamo quasi arrivati alla…appunto, terrazza, precisamente:
ora un salto e…ecco,
brava. Adesso mettiti qui buona, ed aspetta che io finisca. O se no
puoi
seguirmi, come preferisci».
Shu Yin non replicò, e
l’Uomo Nero -dopo essersi fatto
forza- entrò nella camera da letto della sua piccola
vittima, con l’intento di
sbrigarsela più in fretta che poteva. Quella stanza era
troppo chiusa, pur
possedendo un finestrone che Shu Yin, ancora poco pratica di entrate
fatte passando
attraverso vetri e pareti, aveva aperto per seguirlo…
“non posso certo
comportarmi come una donnicciola e
mostrarle questa mia debolezza così facilmente”
sicuro, peccato che lei
l’avesse notata da un pezzo “forza e coraggio,
Pitch Black” si disse.
Doveva riconoscere che da dopo la
sera in cui aveva alzato
il gomito, trovandosi a parlare con lei in modo più sincero
e meno controllato
di quanto volesse, la tensione tra loro aveva dapprima subito un certo
allentamento, diminuendo poi ulteriormente fin quasi a scomparire.
Il giorno dopo quel fatto, rendendosi
conto di aver parlato
troppo liberamente, Pitch aveva tentato di rimanere sulle sue ancor
più di
quanto facesse di solito: si vergognava pensando a come si era
lamentato della
propria condizione con lei, che non era altri se non un ostaggio, ed
avrebbe
dovuto vederlo sotto una luce diversa da quella sotto cui lui stesso si
era
messo. Così, dopo il suo risveglio era stato da solo nel
salotto dalle ampie
vetrate per qualche ora. Contrariamente a come aveva fatto fino a quel
momento,
lasciando tutto aperto, aveva chiuso la porta d’ingresso alla
sala, segnalando
di non voler essere disturbato in un modo che avrebbe dovuto essere
abbastanza
chiaro.
“non che lei
verrà a cercarmi” si era detto “finora
l’ho
sempre fatto io”.
Si era stupito, dunque, quando aveva
sentito bussare.
“ho trovato due ombrelloni,
ed ora il sole non arriva in
terrazza, nonostante sia giorno” gli aveva detto lei, da
fuori “forse Le
piacerebbe stare all’esterno con me, invece che qui da solo
al chiuso?...”
“non so cosa te
l’abbia fatto credere. Se fai così a causa
delle…chiacchiere futili di
ieri
sera, ti invito a smettere subito” aveva ribattuto seccamente
“ti ho già detto
una volta che della tua cortese pietà faccio volentieri a
meno!”
“volevo soltanto sentire se
stava bene. Ricordo cosa mi ha
detto sull’alcol, ma mi ha preoccupata non vederLa, ecco
tutto”.
Era quasi scoppiato in una risata
sarcastica. Per tutti gli
Incubi, di nuovo con quella storia? Ma faceva proprio sul serio, era
davvero
così poco intelligente come lui aveva pensato la sera prima?
“sto benissimo,
semplicemente non voglio seccatori attorno”.
Era seguito qualche istante di
silenzio, tanto da avergli
fatto pensare che se ne fosse andata di nuovo in terrazza, o in
qualunque altra
stanza della casa…ma non era così.
“ieri sera Lei mi ha fatta
riflettere. Credo che abbiamo
davvero delle cose in comune, dopotutto, e magari conoscerci un
po’di più…o
tentare di farlo, almeno…forse non sarebbe un male,
considerando che sembra che
dovremo passare dell’altro tempo insieme. Per cui, se
cambiasse idea, troverà
questa seccatrice in terrazza. All’ombra”.
Se n’era andata davvero
solo a quel punto, dopo avergli -in
modo metaforico- candidamente teso una mano. Era incredibile, ma gli
stava
davvero concedendo una possibilità,
e
questo nonostante il rapimento. Dolce, piccola, ottusa ragazza. Non si
rendeva
conto di avere spalancato le braccia al diavolo!, aveva pensato.
“e forse, dico forse,
potrei usarla in modo diverso da come
avevo pensato all’inizio: dipende da come si
comporterà in futuro. O meglio, da
quanto riuscirò a corromperla bene…oh, ma non
dovrebbe essere difficile: c’è
così tanta stupidità
sotto quella sua
cortesia”.
Aveva iniziato a concepire un nuovo
piano. Una volta che avesse
corrotto e legato sufficientemente a sé la piccola stolta,
l’avrebbe usata come
esca per attirare in primis Jack Frost, che attualmente si era
allontanato dai
cuoi colleghi -ovunque si fosse fatto portare sarebbe rispuntato fuori,
prima o
poi, non sarebbe stato nascosto a lungo una volta saputo che Shu Yin
era in
mano sua- come aveva pensato in precedenza…con la differenza
che la ragazza lo
avrebbe aiutato a sconfiggerlo in qualche modo, magari distraendolo, o
qualcosa
del genere.
Oh, certo, lei era stata creata per
amare Frost: ma i suoi simili
non avevano forse fatto quel che pareva loro, alla fine, incuranti dei
loro
compagni?
“e poi, visto che saremo in
due, potremo effettuare su di
lui il rituale del Furetur Potentia, col
quale mi prenderò il suo potere: niente si sposa meglio del
freddo con
l’oscurità, sono ancora dell’idea, ma ho
cambiato sistema” aveva pensato,
sfregandosi le mani. Era un rituale complesso, per esperti di
incantesimi, e la
cui potenza l’avrebbe distrutto, se l’avesse
officiato da solo; ma con un altro
essere magico al proprio fianco che lo sostenesse, non avrebbe avuto
problemi.
Il gelo l’avrebbe aiutato a
portare paura, la paura avrebbe
alimentato il suo potere oscuro, e lui sarebbe diventato inarrestabile.
Utilizzando di nuovo la ragazza come
esca, avrebbe attirato
allo scoperto anche Millaray e gli ex compagni dei Guardiani.
Ovviamente non
avrebbe mai fatto del male alla sua Mila, ma non avrebbe avuto riguardi
verso
gli altri. Toothian in particolare, che riteneva l’unico vero
colpevole
dell’allontanamento di Millaray…oltre a se stesso,
ovvio.
Quegli omicidi avrebbero a loro volta
attirato i Guardiani, i
quali tempo prima avevano dimostrato di non sapergli tenere testa senza
l’aiuto
del potere di Jack Frost…che lui avrebbe
posseduto! Li avrebbe dunque sconfitti, rubato anche i loro poteri, ed
infine
uccisi.
Avrebbe vinto tutto. I Secoli Bui
sarebbero tornati, Mila
sarebbe tornata -anche perché dove mai avrebbe potuto andare
da sola?- e Shu
Yin…magari sarebbero stati una bella famigliola: il Re degli
Incubi, la Regina
degli Incubi ed anche una Principessa!
La promessa fatta a Madre Natura
valeva solo per quella
mortale, Katherine, giusto?
“e che non venga di nuovo a
rimproverarmi per averla
sostituita! Sarà anche mia figlia ma, se non vuol sapere
nulla del
sottoscritto, poi non deve prendersela con me se voglio tentare di
rifarmi una
vita”.
L’idea di
un’allegra famiglia Addams era stata da completo
facepalm, e quell’ultimo pensiero era perfino qualcosa di
peggio. Ma in fondo…trattavasi
di Pitch!
E l’Uomo Nero, euforico per
quel mare di “brillanti” idee,
aveva poi raggiunto Shu Yin in terrazza dando così inizio al
Grande Piano Per
La Vittoria Totale, basato interamente su cose campate per aria, come
da
tradizione. Lo era già solo per il fatto che lui, in
realtà, non avesse la
minima idea di che fine avesse fatto Jack: non era detto che avesse
modo di
venire a sapere del rapimento!
Oltre a ciò
l’Uomo Nero non aveva la minima idea del fatto
che, cercando un legame vero e duraturo con lei, stava solo spianando
la strada
alla cosiddetta “stolta”, la quale
invece voleva crearne uno che doveva soltanto sembrare
reale, da
spezzare al momento giusto.
«non spaventare troppo
quella bambina però, non vorrei che
si sentisse male».
A quelle parole l’Uomo Nero
alzò gli occhi al soffitto. «non
venire a dirmi che turbare il sonno altrui è scortese, ti
prego, o potrei
mettermi ad urlare. No, a parte gli scherzi, potresti fingere di non
essere troppo
buona almeno per un secondo?»
“sono otto giorni che
fingo. In senso inverso” pensò lei.
«in ogni caso, fare paura
ai bambini e fare loro veramente
del male sono due cose diverse. Ed il mio mestiere riguarda la prima di
queste,
non la seconda. Ora lasciami concentrare, così che trovi il
modo di spaventarla
e ce la sbrighiamo in fretta».
La ragazza obbedì,
sedendosi composta sulla seggiola in
legno accanto alla scrivania. Un oggetto piatto e di forma
rettangolare, attaccato
con un filo ad una presa di corrente, attirò la sua
attenzione.
“che
cos’è…?”
Lo prese in mano, e ne
toccò la superficie liscia. Sobbalzò
leggermente quando l’oggetto si illuminò, e
comparve la scritta “batteria
carica- per risparmiare energia rimuovere il carica batterie dalla
presa di
corrente”. Shu Yin arguì che il carica batterie
dovesse essere la cosa che
collegava l’oggetto misterioso al muro, per cui, obbediente,
fece come diceva
la scritta. Curiosa, la ragazza toccò un’icona a
caso tra quelle che erano
comparse sulla superficie di quella cosa strana…
“un momento! Quella sono
io!” si stupì. Senza volerlo aveva
attivato la fotocamera di quello che, ovviamente, non era altro che un
cellulare di ultima generazione. Discutibile che fosse
proprietà di una bambina
di undici anni, ma dopotutto la cosiddetta “Generazione
Y” veniva catapultata nel
digitale molto presto; in ogni caso, toccando nuovamente lo schermo,
riuscì
anche a capire come si facevano le fotografie.
“uhm…se
iniziassi a far creare a questo oggetto tante mie
immagini mentre mi metto in pose diverse, forse Pitch finirebbe di
convincersi
completamente sulla mia presunta stupidità. Insomma, mi
sembra una cosa
abbastanza cretina da farsi in quanto perfettamente inutile,
specialmente in
una situazione come la mia, per cui…”
Sollevò il braccio, fece
la linguaccia, e scattò una fotografia
che grazie alla correzione automatica delle immagini venne luminosa
quasi al
punto giusto. Rapidamente ne scattò diverse altre, curandosi
di assumere pose
che -pur non sapendolo- ricalcavano alla perfezione quelle nelle foto
di
miliardi di ragazze che infestavano il web con le loro facciucce
cretine.
E non paga di ciò, vedendo
che l’Uomo Nero non l’aveva
degnata di un’occhiata, ebbe anche un’altra idea.
«che cosa vorresti fare, di
preciso?» le chiese Pitch, un
po’seccato, vedendola avvicinarsi a lui col cellulare
«no, dai, anche tu con i selfie?!»
«…eh? I
cosa?»
«autoscatti fatti da soli
od in gruppo: si chiamano così. E
quello che hai in mano è un iPhone. Un telefono cellulare
con fotocamera, ecco.
Se lo avessi chiesto ad uno qualsiasi dei Guardiani
dell’Ignoranza ti avrebbe
detto che era una perfida e cattivissima macchina cattura
anime» sogghignò
malevolo, e vederla fare un sorrisetto -falso quanto ben riuscito- lo
soddisfece
abbastanza «sempre a blaterare dei bambini di qua ed i
bambini di là, ma contrariamente
a me non hanno un contatto diretto con essi: di conseguenza io sono
aggiornato…e loro no!
Dammi qua,
faccio io, ho il braccio più lungo, tu mettiti qui vicina a
me. Brava…»
“ulteriore conferma del fatto che è poco
sveglia” pensò. Peccato solo che in
quel momento fosse lui a prestarsi
a
scattare dei selfie, e senza secondi fini! «ecco fatto! E
adesso direi-»
Non fece neppure in tempo a finire la
frase perché, nel
riprendere in mano il cellulare, Shu Yin toccò per errore
diversi elementi
sullo schermo facendo partire la suoneria di un urlo agghiacciante.
L’istante
dopo, a quello, si aggiunse l’urlo della bambina che si era
svegliata
all’improvviso terrorizzata da quel rumore.
“mi
dispiace, mi dispiace, non ho
fatto apposta!...ma forse le ho
risparmiato una paura
peggiore” pensò la ragazza.
«aiutami…aiutami!»
balbettò la bambina, rivolta a Shu Yin ed
indicando l’Uomo Nero «mandalo via!»
Era accaduto anche nelle altre
abitazioni, in tutte quante.
Calmoniglio le aveva spiegato che i mortali che erano in grado di
vedere Jack
Frost avrebbero visto anche lei, ma in quel frangente avrebbe preferito
che il
suo non-compagno fosse un po’meno popolare. Era bruttissimo
per lei dover
ignorare le richieste d’aiuto dei bambini. Se solo si fosse
trovata in una condizione
differente!...ma non era in grado di difendere nemmeno se stessa, come
avrebbe
potuto riuscirci con altri?
«sì!
Ahahah,
perfetto, e non ho neppure dovuto inventare chissà che
strategie» esultò il Re
degli Incubi, nutrendosi di quella paura ottenuta senza sforzo alcuno
«ad
averci pensato prima! Sei stata provvidenziale, mia cara, complimenti
davvero»
disse, trascinandola rapidamente in terrazza e lasciandosi sfuggire un
sospiro
di sollievo nel tornare all’aperto.
«l’ iPhone,
dovrei-»
Shu Yin osservò la sabbia
nera di Pitch posarsi
sull’oggetto, corrompendolo.
«sprecare un minimo di
potere per mantenerlo sempre attivo
vale la pena: ho idea che in questi giorni utilizzeremo spesso questa
tua
brillante idea».
“è stato un
incidente, non un’idea, e tantomeno brillante!”
pensò lei. «non possiamo rubare anche
questo».
«io direi che possiamo,
dato che l’abbiamo appena fatto»
ribatté Pitch «ora fai la brava e sali su Onyx,
basta salti da un tetto
all’altro: abbiamo testato a sufficienza le tue
capacità».
Senza lasciar trasparire il
nervosismo che provava, la
ragazza obbedì. «già, perché
questi test? Proprio oggi? Nei giorni scorsi
avevamo parlato di farli, è vero, ma
c’è forse un motivo particolare per cui-»
Pitch la raggiunse in groppa
all’Incubo, salendo dietro di
lei. «no, ho semplicemente deciso così. Non eri
anche tu curiosa di vedere cosa
sei in grado di fare? Quel poco, almeno» aggiunse mentre
volavano dapprima tra
i palazzi, poi verso l’oceano, badando di non salire troppo
in alto nel cielo
«prima che tu lo dica, no, la mia non è scortesia:
è solo realismo. Ma tu
questo lo sai, giusto?»
«fin troppo bene»
fu la sua quieta replica, mentre osservava
la strada con aria quasi assente.
«sai cosa
c’è? Secondo me, il buon Jack non voleva attorno
qualcuno che gli chiedesse di concedergli l’utilizzo del suo
potere. C’è una
certa componente egoistica in quel ghiacciolo. A proposito»
il suo tono si fece
ancor più serio «senti ancora necessario doverlo
trovare?»
«in parte, per
forza» ammise lei, decidendo di essere sincera
almeno su questo, ed evitare di sbottare un “è
morto pur di salvare la sorella,
che accidenti d’idea di egoismo hai?!”. Sarebbe
stato sia poco conveniente che
poco educato «ma sapendo che in realtà non lo
è, è tutto più facile. Comunque
sia, io credo che Jack non abbia mai pensato al potere, penso che me
l’avrebbe
concesso come gli altri Guardiani hanno fatto con i loro partner. Per
lavorare
in compagnia, tra le altre cose».
«tutto molto più
facile quando i propri poteri sono innocui
e possono essere concessi ad altre persone senza temere di vederle
rovinate,
sicuro!» Pitch fece una risata amara «ma a costo di
sembrare ancor più egoisti
di quanto si sia, e di non sentire credute le proprie giustificazioni,
se si
tiene davvero ad una persona non la si fa venire in contatto con
qualcosa di
pericoloso soltanto per avere compagnia durante il lavoro».
“parla sicuramente della
sua ex compagna. Dunque non le
avrebbe mai lasciato utilizzare
l’oscurità… per proteggerla?”
si stupì l’orientale “è in
netto contrasto con quel
che le ha fatto! Avevo già intuito che sicuramente mancava
qualche tassello…però…”
«certo, poi che
ciò che l’ombra non ha corrotto sia stato
rovinato da Dentolino è un’altra storia»
concluse l’uomo.
«può essere che
tu abbia voglia di parlarne?»
Eccome se ne aveva voglia.
L’aveva da quattrocento anni, ma
non aveva trovato nessuno disposto ad ascoltarlo, o che fosse la
persona giusta
con cui farlo.
Non che fosse sorprendente. A chi era
mai importato sentire
cosa avesse da dire lui?
Ciò che
avevano sempre fatto tutti quanti era stato combatterlo, combatterlo e
combatterlo
ancora, incuranti del resto.
E, dopo il fattaccio di quella
maledetta notte di Natale,
anche Mila era inclusa in quel “tutti”. Quando tre
giorni dopo l’aveva
ritrovata al Polo Nord, aveva provato a scusarsi con lei in milioni di
modi.
Aveva fatto uno sbaglio gigantesco, se n’era reso conto,
l’aveva quasi uccisa e
non se lo sarebbe mai perdonato. Ma lei avrebbe potuto riconoscergli
delle attenuanti…invece
no. Un intero secolo
insieme era stato spazzato via in pochi minuti, e tutto ciò
che aveva ottenuto
da Millaray era stato un bel “que te
vas
a la porra!”. Eppure non era stato il peggio.
Pitch aveva toccato il fondo durante
l’attacco di Mamma
Natale -della cui sciabola serbava ancora un brutto ricordo- e
dell’esaltato
con le ali che aveva dichiarato di voler infilzare la sua testa su una
picca. E
non era stato per il duello contro la St. North, né per il
subdolo quanto
violento attacco a due spade con cui Atticus gli aveva trapassato la
schiena,
lasciandolo più morto che vivo. No: era bastato un semplice
bisbiglio di
Dentolino, proprio durante quell’azione…
«no. Magari in un altro
momento. Per ora ti dico solo che
io, purtroppo, ho fatto la mia parte; ma era da un pezzo che Toothian
le metteva
in testa idee strane, nonostante lei mi dicesse che non era
così».
Molto ironico che lui e Dentolina
dicessero la stessa cosa,
solo a “colpe” invertite. Alla fin fine avevano
qualcosa in comune: odiavano
l’uno l’ex dell’altra!
«capisco».
“mia cara, ne
dubito!” pensò Pitch, astenendosi dal dare
voce a quel pensiero. «direi di far visita ad altri due o tre
bambini, poi
basta».
«ma avevi detto che quella
di prima era l’ultima...»
«a meno che non avessi
cambiato idea, ed infatti ho-»
«che
cos’è…?!»
Nientemeno che la ruota panoramica
sull’oceano, tutta
illuminata, che compariva in diverse fotografie della cittadina di
Santa
Monica. Nonostante l’orario e la stagione il luna park era
più che attivo e,
per qualche motivo che Shu Yin non comprendeva, sentiva
l’impulso di andare lì immediatamente!
«niente di particolare, non-»
«ci
andiamo? Eh? Eh? Soltanto
un’occhiatina!» e, no, in
quel frangente il suo atteggiamento non era dovuto ad una recita
«vorrei vedere
più da vicino!»
“perché mi
stupisco del fatto che la compagna perfetta del
Guardiano del Divertimento voglia infilarsi in un parco
giochi?” pensò, alzando
gli occhi al cielo. «no. Nella nostra situazione è
già rischioso andare di casa
in casa, seppur necessario» ovviamente per via dei Guardiani
che li stavano
cercando «non è proprio il caso di perdere tempo
in un parco giochi, spero che
tu riesca a capirlo da sola».
«non funzionerebbe neppure
se te lo chiedessi per favore…?»
Guardandoli in quel momento, a dirla
tutta, difficilmente si
sarebbe capito che erano rapitore ed ostaggio, ma non era altro che la
conseguenza dei rispettivi piani d’azione.
«nemmeno se mi implorassi,
Shu Yin! Oltre all’essere una
mossa poco conveniente, non mi piacciono le folle. Soprattutto le folle
di
persone che si divertono, invece di gridare per la paura».
La ragazza si voltò
parzialmente, guardandolo dritto in
viso. «possibile che tu debba fare sempre l’Uomo
Nero?!» protestò, per poi
sgranare gli occhi e tornare a guardare davanti a sé. Era
impietrita sia nel
rendersi conto tanto di quel che aveva detto, quanto della
spontaneità
incontrollata con cui l’aveva fatto. Cosa accidenti le era
preso?! Era forse
rincretinita?!
“devo recuperare, devo
trovare il modo di recuperare prima
che lui…si metta a ridere?”
allibì,
sentendo l’Uomo Nero emettere, per l’appunto, una
breve risata.
«non sei la prima persona
che me l’ha detto, dolce ombra. Ma
devo dire che da te mi è giunto inaspettato!» le
accarezzò leggermente le
braccia «mi riporta in mente ricordi piacevoli. Comunque
sia» smise di toccarla,
cambiando bruscamente argomento, e fattasi coraggio lei
tornò ad osservarlo
«non andremo in quel parco giochi, neppure se fosse una
questione di vita o di
mor…ehm…»
nel fissare un punto
particolare in alto nel cielo notturno l’espressione
dell’Uomo Nero divenne
improvvisamente allarmata «ho cambiato idea, dopotutto un
giretto tra la folla
non ha mai fatto male a nessuno. Giù in picchiata,
Onyx!»
Inutile dire che Shu Yin
arguì che quello fosse stato un
altro cambio di piano necessario, presumibilmente imputabile a quella
donna dai
lunghissimi capelli neri ed il vestito -le era sembrato- verde. Pitch
era
andato giù in picchiata, sufficientemente veloce
perché la donna non li scorgesse,
ma non abbastanza perché Shu Yin non vedesse
quell’immortale.
“non è una
Guardiana, eppure sembra essere in grado di
spaventare Pitch Black. Mi chiedo chi sia” pensò,
mentre Onyx atterrava di
fianco alla ruota panoramica. «c’era forse una
donna lassù nel cielo…?»
«questa dolce ombra ha forse le visioni?»
ribatté lui, imitando il suo modo di parlare
«donne
nel cielo! Ma per favore» scesero entrambi
dall’Incubo, e Pitch si costrinse ad
infilarsi in mezzo alla folla, trascinando Shu Yin con sé.
“rimarrò
neutrale, se
mi prometterai di non rendere tua questa ragazza. Io sono la tua unica
figlia,
nel bene e nel male”.
Un proverbio umano recitava
“non svegliare il can che
dorme”: il progetto dell’allegra famiglia Addams
era sempre in auge, ma non era
il caso che Madre Natura iniziasse a sospettare qualcosa proprio in
quel
momento. Assolutamente no.
“dopo. Dopo! Una volta
rubati i poteri di tutti e tornata
Mila, se mai verrà a sindacare potrò
gestirla”.
«prima dicevi di odiare la
folla, ed ora ti ci sei lanciato
in mezzo?»
«ciò
è per dimostrarti che, no, non devo fare sempre
l’Uomo
Nero» fu la sua risposta, mentre osservava con desiderio il
tunnel degli
orrori. Se solo non fosse stato per la maledetta claustrofobia ci si
sarebbe
infilato subito dentro, e invece…
«cos’è
quello? Sembra una specie di…non so, una nuvola
filante attaccata ad un bastoncino, e-»
«zucchero filato»
la interruppe lui, rubandone un bastoncino
«mangia. E, per piacere, evita di rimproverarmi anche questo
furto!...oltretutto sarebbe il caso che ti sbrigassi, perché
se gli umani
notassero dello zucchero filato galleggiare in aria potrebbero trovarlo
un
po’strano».
“ma no, davvero? Non
l’avrei mai immaginato” pensò
ironicamente lei, mettendosi a mangiare lo zucchero filato e trovandosi
in
breve tempo con mani e bocca fastidiosamente appiccicose.
«forse avrebbero
paura. Non sarebbe conveniente per te?» gli disse.
«sì, ma al
momento è meglio non attirare troppo
l’attenzione» diede un’occhiata al cielo
«e la gente che urla di terrore ne
attira molta».
«capito!»
“ora devo uscirmene con qualche frase
particolarmente stupida” si disse: essendo un tipino molto
preciso, per mandare
avanti la commedia cercava di tirarne fuori una ogni quarto
d’ora circa «ti
posso dire una cosa?»
«una me ne hai
già detta, quindi con quella che dirai fanno
due».
“simpatico come un dito in
un occhio”. «non sembriamo molto
rapitore ed ostaggio. Piuttosto, sembriamo quasi come loro»
disse la ragazza,
indicando un uomo che aveva appena comprato alla figlia lo zucchero
filato «è
una brutta cosa?»
Quando lo vide allibito
pensò di aver sbagliato a fare leva
su quel paragone, suggerendo che avessero iniziato ad avere un rapporto
simile
a quello che c’era tra quell’uomo e quella
ragazzina sui tredici anni, e che
dunque Pitch -nonostante il suo modo di essere e le sue azioni- non
fosse più
veramente solo. Lo aveva fatto perché da dopo la sera in cui
si era stordito
con l’alcol lui -incoraggiato dall’atteggiamento
gentile, disponibile, dolce e
comprensivo che lei aveva deciso di mantenere- aveva iniziato ad essere
un po’
più rilassato, e trattarla diversamente da prima. Era come
se quelle prime
confidenze da alticcio avessero creato una crepa nell’
“armatura” dell’Uomo
Nero, nella quale lei si era prontamente insinuata…ma aveva
forse sbagliato,
adesso?
Vide un lento sorriso dispiegarglisi
sul volto. «no, direi
che non lo sia affatto: anzi, è molto positivo. Ho fatto
bene a decidere di
cambiare seriamente i miei progetti per te…»
“…non vuole
più incatenarmi in una caverna prigioniera di un
incubo? È una notizia nuova. Ma non so ancora dire se sia o
meno buona. Dai,
dimmi qualcosa di più, fai il bravo Uomo Loquace!”
pensò Shu Yin.
«“cambiati”?»
«esatto. In fin dei conti
ti chiami “dolce ombra”: un nome,
un destino… principessa».
Gli sorrise, con l’aria di
chi non aveva capito
assolutamente niente, quando invece sperava solo che il collegamento
appena
fatto “Re Degli
Incubi” - “principessa”
fosse del tutto sbagliato.
Non rischiare più ciò che rischiava prima poteva
essere positivo, ma se le cose
stavano come aveva intuito…
«può darsi che
sia come dici. Qualunque cosa significhi…»
«non riesci proprio ad
evitarlo, quel “può darsi”, vero? Ma
stai tranquilla: sarà proprio come dico io. Lo giuro su quel
che vuoi».
“niente panico.
Cercherò di uscirne in tempo. Non sono più
in pericolo di vita, ed è già tanto: va bene
così. Andrà tutto bene. Continuerò
a recitare ed andrà tutto bene. Spero”.
«capito».
«giriamo qui un altro
po’, e poi torniamo a casa» Pitch
cambiò nuovamente argomento «così ti
toglierai la voglia di luna park per
qualche tempo».
“non credo che questo
succederà, ma passi” pensò la ragazza
seguendolo, mentre tirava nuovamente fuori l’iPhone.
“ooooooh
noooo…si sono di nuovo schiacciate le icone per
sbaglio! E adesso cos’è questo ‘Facebook
informazioni personali del profilo’?
Nome e cognome: Arya Bennett. Nata il sedici maggio duemilaquattro,
città:
Santa Monica- USA, parenti: Edward Bennett- padre, Kathy Rivers- madre,
Anne
Bennett- zia, Jamie Bennett- cugino…un
momento! Io questo nome lo conosco!”
Non c’era la sicurezza del
fatto che quello fosse il Jamie
Bennett di cui le aveva parlato Calmoniglio, ammise tra sé e
sé toccando il
nome evidenziato in blu e finendo nel profilo del ragazzino,
però poteva valer
la pena tentare. Meglio provare ed andare a vuoto, che non farlo e
basta…
«attenta a non finire col
chiamare qualcuno a Singapore!» la
avvisò l’Uomo Nero, vedendola trafficare col
cellulare «dato che sei poco
pratica…»
“chiudi tutto, chiudi
tutto!...oh, il telefono mi ha obbedito!
Adesso non è il caso” lanciò una breve
occhiata a Pitch “lui è più pratico di
me con questi oggetti, e forse potrebbe capire che cerco di contattare
Jamie
Bennett, ma appena rimarrò da sola…”
«ah…già,
forse è meglio che per stasera io lasci perdere».
«credo sia meglio che tenga
io l’iPhone, potrebbe
impicciarti, o potresti fare qualche danno».
“no, no,
NO!!!”
«non vedo
come…»
«dai qui. Non lo mangio,
tranquilla. E te lo restituirò».
Riluttante, la ragazza fu costretta
ad obbedire. Non poteva
rischiare di contrariarlo, seppure dato abbastanza gentilmente quello
era un
ordine, ed andava eseguito.
“ora però ho una
debole chance di accelerare le cose. Forse
non sarà stasera, non sarà domani…ma
presto o tardi metterò in pratica
l’idea!”
Riuscirà la nostra eroina (?) a mettere in atto tutti i suoi
piani E farsi salvare? Lo scopriremo...no, non nel prossimo capitolo
-in cui però, già ve lo dico, ci sarà
una rimpatriata imprevista ed una piccola svolta a Conca De El Sol-, la
rivedrete in quello dopo ancora :D
Spero che l'idea di Pitch di rifarsi un'allegra famigliola non vi abbia
fatto storcere troppo il naso. Considerata la vicenda con Katherine nei
libri, ho pensato che ci fossero dei buoni precedenti per una cosa del
genere. Magari sbaglio, magari no, ma questa è l'idea che mi
è venuta.
**Ringraziamenti Time!**
A Kunoichi_BeastKnightress
e Maty Frost
per aver recensito, come sempre :-*
A L0g1c1ta,
che oltre ad avermi lasciato una splendida recensione ha messo la
storia tra le ricordate :D
Ed ultima, ma non per importanza, ad AngelsOnMyHeart che
l'ha inserita tra le sua preferite!
Ovviamente ringrazio anche tutti i miei lettori silenziosi :)
Sono lieta del sostegno che mi date, e del fatto che mi facciate
conoscere la vostra opinione! Sappiate che non disturbate assolutamente, e
che...non mordo xD
Ah, una cosa: se per qualche motivo nelle mie risposte alle recensioni
doveste vedere simboli strani al posto delle lettere accentate,
sappiate che è tutta colpa di UC Browser. Non lo faccio
apposta, e se me ne accorgo cerco di correggere gli errori -_- ma se
dovessero sfuggirmene, ecco, sapete che non è colpa mia.
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
“arrivati a questo punto,
in cui non ci resta che attendere,
io dico di dare un’ultima occhiata ai regni dei nostri ex
compagni. Li
conosciamo come i palmi delle nostre mani, ma bisogna tenere in
considerazione
una cosa: avendo in custodia Shu Yin, avranno rafforzato le misure di
sicurezza? Noi, al momento, non sappiamo neppure chi abbia la ragazza
con sé…e
non vogliamo brutte sorprese, giusto? Oltretutto, sarebbe il caso di
parlare
ancora con la nostra nuova sorella per cercare di convincerla a venire
con noi.
Lo so, lo so, nessuno di noi vuole che lei e Frost
s’incontrino. Ma tra
settantadue ore scatterà la giornata X e, vada come vada,
lui sarà fuori di
qui. Quindi se alla ragazza venisse detto “se vuoi venire con
noi presentati
tra tre giorni nel tal posto alla tal ora”, non ci dovrebbero
essere problemi.
La porteremo qui e Shu Yin sarà al sicuro, lontana dalla
guerra”.
“scusa eh, ma non potremmo
comparire direttamente davanti a
lei e-ah, già, la conosci solo tu, beh, allora
potresti-”
“potrei cosa, rischiare di
comparire davanti a uno dei
Guardiani durante l’ora del tè? Sai che ridere!
‘ehi ciao Dentolina, perdona
l’apparizione improvvisa, convinco Shu Yin a venire via con
me, e poi me ne
vado subito!…come dici? Sì, esatto, sono venuto
qui soltanto per questo, non
per sapere come stavi, quello m’interessa poco, ma non te la
prendere eh!’…ma dai!
Che si faccia quest’ispezione, che si trovi la
ragazza, e via. Ora: chi
esce?”
Alla fine ad uscire erano state lei
stessa -ossia Galaxia- e
Ljuba. Tutto sommato era stata la scelta migliore, perché in
passato erano state
quelle cui era stato concesso di girare più liberamente, e
che quindi
conoscevano bene un po’tutti i luoghi. Per quel che
riguardava Lju, fino al
giorno in cui c’era stata quella battaglia tutti ne avevano
sempre avuto grande
stima. E Laxie…sì, sapevano che aveva un
carattere strano e la fissa di
lanciare terra in bocca alla gente, ma sapevano anche che se si
trattava di
cose importanti era seria, se qualcosa andava fatto lo faceva, era
affidabile
come poche persone al mondo per qualsiasi cosa e, se le si diceva
“non fare
danni”, a meno di cause a lei estranee non ne avrebbe fatti.
Invece, a parere di Nord, Sandman e
Calmoniglio, Atticus era
sempre stato un po’troppo avventato e a rischio di finire col
fare qualche
danno nei vari regni, se portato in luoghi un
po’più “delicati”; Sandelle
era
tenuta lontana da essi come fosse stata una bomba ad orologeria, non
per
sfiducia, ma perché sarebbe stato come mandare un elefante
in una cristalleria;
e Cecilia era stata vista sempre e soltanto come la donna
dell’Uomo Nero, e
trattata in un modo tipo “tu non hai fatto niente contro di
noi, ok, però non
ci fideremo mai di te”.
Per cui eccola a fare una visita che
per quattrocento anni
non aveva fatto che rimandare, anche nella scorsa uscita: quella alla
Conigliera, per verificarne lo stato e cercare una bella ragazza
orientale con
capelli neri ed occhi azzurri.
Era tutto esattamente come una volta:
prati verde smeraldo,
piante rigogliose e fiumi dall’acqua limpidissima. Si godette
la magnifica e
familiare sensazione di quell’erba morbida sotto le proprie
zampe, ammirò
sorridendo lo splendido panorama attorno a sé, e si
riempì i polmoni di
quell’aria dal dolce profumo che per tanto tempo, forse
troppo, non aveva più
sentito. Si sentì come rifiorire, ed era tanto piena
d’energia da iniziare la
sua ispezione lanciandosi in una corsa sfrenata. Ovviamente non aveva
dimenticato la propria missione, ma che male c’era a
godersela un po’
considerando che Aster non sembrava neppure esserci? Che male
c’era ad
assecondare un corpo che le stava gridando tutta la propria
riconoscenza per
quel correre, per quei salti?
Dopo una ventina di minuti
saltò da una sponda all’altra del
fiume, e rise quando finì ad atterrare rotolando in mezzo ad
erba e fiori.
Registrò che di belle orientali e strani incantesimi di
sicurezza non
sembravano essercene neppure da quella parte, staccò un
fiore e lo annusò.
Sorrise di nuovo, provando all’improvviso un immenso picco di
contentezza. Si
sentiva felice, e pensò che fosse bello essere tornata a
casa…
Un momento. Casa?
Si rizzò a sedere e,
com’era arrivata, tutta la gioia svanì.
Quella non era casa sua, non più: casa sua era Conca De El
Sol, aveva
contribuito lei stessa alla sua creazione, per cui quello era il
“suo” posto
molto più di quanto fosse la Conigliera. Per cui era bene
che la smettesse di
gingillarsi, limitandosi a fare ciò per cui era venuta, per poi andare via
immediatamente.
«Laxie…?»
La sorpresa la fece irrigidire per
poi scattare in piedi,
con il solo intento di scappare via. Fu una reazione più
istintiva rispetto
all’utilizzare il potere del cristallo per abbandonare
immediatamente la
Conigliera, e fu proprio quella che permise a Calmoniglio di guadagnare
gli
istanti necessari a toglierle rapidamente il ciondolo. Non era nei suoi
intenti
catturarla, o farle del male in qualche modo, ma parlarle era
d’obbligo, e
sapeva che se le avesse lasciato al collo quell’affare lei
non gliel’avrebbe
permesso.
Quando, di ritorno
dall’ennesima ricerca di Jack e Shu Yin
andata a vuoto, l’aveva avvistata in lontananza sulla sponda
del fiume aveva
creduto di essere preda di un miraggio. Aveva sperato per
così tanto tempo di
vedere una scena come quella, e gli sembrava impossibile
l’idea di essere stato
accontentato. Si era quindi avvicinato pian pianino, con circospezione,
osservandola attentamente come a voler verificare che fosse proprio
vero…e lo era. Era
così sorpreso e così contento
da iniziare a pensare che il cuore gli sarebbe esploso da un momento
all’altro!
Certo…bisognava vedere se il motivo del suo ritorno fosse o
meno lui.
E dalle reazioni che stava avendo non
sembrava affatto così.
Calmoniglio fu lesto ad evitare i
tentativi della sua ex
compagna di riprendersi il maltolto, ferito nel vederla tanto
arrabbiata e spaventata.
Spaventata! Come se avesse mai avuto
un reale motivo di temerlo! «Galaxia, io-»
«ridammelo!!!
Ridammelo subito!» lei scattò di nuovo,
e di nuovo lui riuscì a scansarsi
«non hai il diritto di tenermi qui, capito?!»
«voglio solo-»
«non
mi rinchiuderai
un’altra volta!!!»
Vedendo che non riusciva a
riprendersi il ciondolo, Galaxia
si lanciò in una fuga completamente inutile verso qualsiasi
zona della
Conigliera che fosse sufficientemente lontana dal suo ex compagno,
meditando di
nascondersi per poi assaltarlo all’improvviso, e riavere
ciò che era suo. Fu
sufficientemente veloce da seminarlo, riuscendo a nascondersi dietro un
grande
cespuglio, e si mise ad osservare di sottecchi Calmoniglio, che si
guardava
attorno cercando di scorgerla.
«Laxie, io voglio parlare.
Solo parlare, mi capisci?»
rivederla dopo quattro secoli e sentirsi dire quel che lei gli aveva
detto era
stato triste, ma avrebbe dovuto aspettarselo «abbiamo tante
cose da dirci, da
chiarire! E non dirmi di no, lo sai che ho ragione».
Già, lo sapeva eccome, ma
poter fuggire di nuovo sarebbe
stato molto più semplice che affrontare certi discorsi. Come
aveva potuto farsi
fregare così? Gli altri non dovevano venirlo a sapere, o
avrebbero iniziato a
considerarla Sandelle In Seconda.
«ho sperato così
tanto, in tutto questo tempo, di poterti
rivedere almeno una volta…di avere la possibilità
di scusarmi per gli errori
che ho fatto» disse il Guardiano, continuando ad osservare
l’ambiente
circostante «ho sbagliato, lo so, ti assicuro che
l’ho capito benissimo.
Avevate ragione. Avevi ragione,
quando dicevi di avere il diritto di scegliere liberamente il tuo
posto».
Dietro il cespuglio, Galaxia
abbassò il capo. Era bello che
Aster si stesse scusando, ma non le facilitava le cose, specialmente
adesso che
stavano per dichiarare guerra all’Uomo nella Luna.
Strizzò forte le palpebre e
scosse violentemente la testa: non voleva, né poteva,
lasciare che la
commozione prendesse il sopravvento.
“e poi mi ha strappato il
ciondolo, e magari è tutto un
trucco per farmi uscire allo scoperto, magari sta
fingendo…seh…come se ne fosse
in grado. Aster è tante cose, ma non un bugiardo. Ed il
picco di contentezza
che ho sentito prima allora era suo…”
«non avrei dovuto
rinchiuderti!» esclamò il Coniglio di
Pasqua «l’ho fatto perché temevo che
potessi fare qualche sciocchezza, che
potessi finire a farti male e che io potessi finire col
perderti…come poi
effettivamente è successo, e tutto perché sono un
grandissimo idiota» disse,
con la voce spezzata dall’emozione e gli occhi lucidi
«mi dispiace. Mi dispiace
immensamente, tanto che neppure scusandomi per altri quattrocento anni
di fila
arriverei a farti capire quanto. Per favore, smetti di nasconderti,
così che
possiamo parlare faccia a faccia. Non tenterò di catturarti,
non tenterò di
imprigionarti. Il cristallo? Eccolo! Lo appoggio qui» lo
appese al ramo di una
pianta fiorita «puoi uscire fuori e riprenderlo, io non te lo
impedirò più.
Però parliamo, Galaxia,
non andare
via subito. Te lo chiedo per favore» si accasciò a
terra, sedendosi «mi sei
mancata così tanto».
Era normale che Galaxia avesse voglia
di urlare nel vedere
un guerriero come il Pooka ridotto in quella maniera, percependo che il
suo
dispiacere era più che autentico, e sapendo cosa sarebbe
accaduto da lì a
settantadue ore? Sì, tutto sommato forse lo era,
perché a Manny andava comunque
fatta pagare al prezzo più alto che si potesse chiedere, ed
Aster sarebbe stato
dall’altra parte della barricata. In ogni caso si fece forza
ed abbandonò con
un balzo il proprio nascondiglio, andando per prima cosa a recuperare
il
cristallo, senza però sparire subito appena indossatolo. Al
momento non
riusciva a guardare in faccia il Coniglio di Pasqua, ma poteva evitare
di farlo
lisciandosi il pelo. «Aster. Come stai?»
“come uno che ha rischiato
di scomparire pochi mesi fa, che
si è lasciato ingannare come un deficiente
dall’Uomo Nero mettendo in serio
pericolo la non-compagna di un suo amico, che non riesce a trovare
nessuno di
questi tre, e che si è ritrovato davanti
all’improvviso un’ex compagna che non
lo guarda neppure in faccia” pensò amaramente lui.
«scoppio di salute. Tu?»
«idem».
“perché sei qui?
Dove sei stata per quattrocento anni?
Cos’hai fatto? Ti è mancata la Conigliera, ti sono
mancato io? Anche tu ti
senti incompleta come me, da quando ci siamo separati? Ti va di tornare
a
casa?...torna a casa…per piacere…”
Avrebbe voluto dirle tutto
ciò ed anche di più.
«bene».
Ma alla fine riuscì a
tirare fuori solo questo.
«senti, non sto a fare
tanti bla bla» usava
ancora quell’espressione, possibile?! «sono
contenta
che tu stia bene e…sì, apprezzo quel che hai
detto prima. Però io sono qui per
un solo ed unico motivo: Shu Yin».
E tanti saluti ad ogni speranza che
fosse venuta lì per una
qualche nostalgia. “Sono stato stupido anche solo a
fantasticarci su” pensò
Calmoniglio “e come se ciò non bastasse cerca
proprio Shu Yin, che forse sta
subendo chissà che atrocità a causa
mia”.
Laxie non seppe spiegarsi il
fortissimo senso di colpa che
sentì provenire dall’ex compagno, ma
continuò a parlare. «vogliamo tutti
rinnovarle l’offerta di venire a stare con noi, ovviamente se
lei vuole, perché
non obblighiamo nessuno. Per cui,
ecco…dov’è? Se me lo dicessi
risparmierei
tempo».
«…sai qualcosa
di Jack? Jack Frost. Un ragazzo con i capelli
bianchi e la faccia da schiaffi. Sandelle dovrebbe averlo incontrato
qualche
giorno fa. Siamo preoccupati, non si fa vivo da qualche tempo
e-»
«sta bene. Credo. Non ne so
nulla» ribatté lei lisciandosi
con forza il ciuffo sulla fronte «e comunque ti ho fatto una
domanda. Dov’è Shu
Yin? Che ne avete fatto?!»
Domande incalzanti che fecero
sì che la testa del Pooka si
affollasse più che mai di pensieri colmi di rimorso.
“l’abbiamo trovata, e poi
l’hanno affidata a me, è stata con me, io dovevo
prendermene cura, io dovevo proteggerla,
io DOVEVO-”
«l’ha
presa!»
proruppe all’improvviso Calmoniglio, con autentico dolore
nella voce,
spaventando Galaxia «ha mandato gli Incubi qui, io
l’ho mandata al Polo Nord
come da piano, ma era una trappola, lui era al Polo e l’ha
rapita, se l’è presa
perché non sono stato in grado di proteggerla,
perché sono uno stupido, stupido,
stupido idiota!!!» gridò, arrivando
perfino a prendersi la testa a pugni
«stupido-stupido-stu-»
«basta!»
sbottò
Laxie, afferrandogli i polsi «darti i pugni da solo non serve
a un cavolo,
smettila!»
Le frasi erano state un
po’confuse, tuttavia riteneva di
aver capito ciò che c’era da capire. Shu Yin nelle
mani dell’Uomo Nero!
Indubbiamente la peggiore ipotesi possibile, ma non era davvero
colpa di Calmoniglio, e nonostante tutto quel che era
successo quattro secoli prima Galaxia odiava vederlo in quello stato.
Un conto
era il rimorso giustificato, un altro quello che non aveva ragione di
esistere!
«l’ha rapita per
colpa mia» farfugliò lui «e il cielo
solo
sa cosa Pitch le far-»
«zitto e fermo!»
lo bloccò Galaxia, facendolo rizzare in
piedi a forza.
In seguito Calmoniglio
allibì vedendola fare una cosa
stranissima: Laxie fece un salto a piedi uniti, schiacciandogli
l’ombra
all’altezza del ventre; saltò poi a schiacciarne
il petto, con le zampe
leggermente divaricate, ed infine all’altezza della bocca,
con una sola zampa.
Fatto ciò, si allontanò e le sputò
dritto sulla fronte.
«riprovaci e ci sarai tu al
posto della tua ombra!» declamò,
indicando Calmoniglio «non dire più quel nome,
porta sfortuna!»
«ehm…ok»
disse perplesso il Pooka, sbattendo più volte le
palpebre «che cos’era?» se non altro
quella stramberia lo aveva riscosso dal
suo stato di prostrazione, tanto che si massaggiò le tempie
e cercò di
ritrovare contegno.
«un rituale
antisfiga».
«oh. E funziona?»
«funziona quanto portarsi
dietro cornetti, quadrifogli,
ferri di cavallo e fare gli scongiuri: meglio dire “intanto
l’ho fatto” che
pentirsi di non averlo fatto in seguito!» una considerazione
che fece
stiracchiare le labbra del Guardiano in un debole sorriso,
perché aveva parlato
con lui in modo quasi normale «...quindi il bastardo
l’ha rapita. Maledizione a
lui, non ci voleva! Ma pagherà anche questa»
borbottò Galaxia «comunque sia,
secondo me non è colpa tua. Hai visto gli Incubi e ti sei
attenuto ai piani
concordati, il tuo l’hai fatto, non devi rimproverarti
niente. Sul serio».
Poche frasi non potevano far
scomparire del tutto il suo
tormento ma, specialmente se provenienti da lei, potevano togliergli
buona
parte del peso dal cuore. «Laxie, io-»
«ora vado. Ciao».
«ma come, te ne vai
così?!» esclamò il Pooka, sbigottito.
Alla faccia di discutere e chiarire, tempo due domande e già
Galaxia non vedeva
l’ora di andare via! «i-io
credevo…non…»
«hai per caso cambiato idea
sul rinchiudermi?» si pentì di
essere stata così dura appena l’ultima parola
lasciò la punta della sua lingua
ma, pur vedendo che Aster era rimasto male per quella frase, non si
scusò.
«mi dispiace davvero, che
tu ci creda o no. Se vuoi andare,
vai. Non ti trattengo oltre, Galaxia. Solo… non vorrei che
questa fosse
l’ultima volta che ci vediamo» disse, in un ultimo
residuo della speranza di
cui era Guardiano; ma non seppe spiegarsi il motivo per cui il volto di
Galaxia
divenne più cupo, e lo sguardo
“stellato” distante.
«puoi star sicuro che non
lo è. Non lo è per
niente».
E, con quella frase criptica, Galaxia
sparì. Ovviamente non
voleva tornare a Conca De El Sol, ma raggiungere Ljuba ovunque essa
fosse.
«opporcaputt-»
Un braccio le si avvolse attorno alla
vita in una stretta
ferrea per impedirle di cadere dalla trave del soffitto su cui era
apparsa, ed
una mano le tappò la bocca, trascinandola in una zona
più buia prima che gli
yeti, alzando gli occhi, potessero scorgerla.
«potresti tentare di fare
un arrivo più silenzioso, la
prossima volta?»
«e tu potresti…tentare…»
sibilò il coniglio, liberandosi dalla sua presa
«di ispezionare i posti stando per
terra, la prossima volta?! Io odio
l’altezza. La odio. La odio -la odio -la odio!»
La russa si lasciò
sfuggire un lieve sospiro. Con i capelli
legati ed abbandonata la tenuta “concasoliana” in
favore di pantaloni, casacca
e stivali, non dava più molto l’idea di una
barbie. E dire che non si era
neppure portata appresso la sciabola! «chissà da
chi avrai preso questa paura…»
disse, ironica.
«no eh. Basta Calmoniglio,
per oggi!» borbottò Galaxia,
lasciandosi aiutare da Ljuba nello spostarsi da una trave ad
un’altra,
afferrandosi a vicenda saldamente il polso sinistro.
«Galaxia, è
successo qualcosa?...njet! Non
cercare di dire bugie» la avvisò subito,
osservandola con
uno sguardo severo negli occhi verde-azzurri «tanto me ne
accorgerei: ti lisci
sempre il pelo!»
Un maledetto tic di cui Galaxia era
consapevole, ma di cui
non riusciva a liberarsi. «ecco i momenti in cui vorrei
essere come Atticus Bla
Bla, che quando vuole racconta balle facilmente come
s’inciucca di Blue
Hawaiian».
Dentolina aveva sempre desiderato un
compagno che fosse
perfetto in tutto e per tutto, ed Atticus Del Sol era molto vicino a
questo
ideale in termini di aspetto fisico, nessuno lo metteva in dubbio, ma
possedere
un carattere “perfetto” era semplicemente
impossibile. Nelle proprie fantasie,
che normalmente tali avrebbero dovuto rimanere, Dentolina non aveva
tenuto
conto di una cosa: la perfezione non esisteva. Tuttavia poteva essere
simulata,
in una recita continua volta unicamente al compiacimento altrui:
esattamente
ciò che Atticus aveva fatto per quasi un secolo, ed era stato
talmente bravo da
far pensare alla sua ex di essere perfetto per
davvero. Mai una défaillance, almeno in presenza
di Dentolina, che fino al
giorno in cui lui aveva dato battaglia a Pitch non aveva mai capito
perché gli
altri lo definissero “un po’avventato” e
“a volte un po’eccessivo”.
Lo aveva fatto per amor suo, per
darle ciò che, come sapeva,
lei desiderava, pensando che fosse giusto così. E
ciò lo aveva reso un abile
bugiardo. Anche per questo motivo lui più di altri era
attaccato a Conca De El
Sol: era il luogo in cui, finalmente, aveva iniziato a smettere di
recitare.
«non
c’è molto da invidiare, e lo sai
benissimo» le rispose
infatti Ljuba «allora?»
«a dire il vero la cosa
più importante adesso è un’altra:
l’Innominato ha rapito Shu Yin».
Si aspettava una reazione costernata
di Ljuba nel venire a
conoscenza di quel fatto, ma venne sorpresa. «lo
so».
«c-che…lo sai?!»
«ho sentito gli yeti e gli
elfi parlarne dieci minuti fa. So
che questo posto è stato attaccato» disse,
continuando ad avanzare tra le travi
«so del rapimento, so che ultimamente i Guardiani sono sempre
-o meglio, quasi sempre- fuori in
cerca di Shu Yin
e di Jack, e che sospettano di un incontro tra lui e Sandelle:
quest’ultima
cosa a causa del fratello della bambina che Sandelle ha aiutato. Mi
dispiace
per la nostra nuova sorella, ma non c’è molto che
possiamo fare per lei al
momento, a meno che “lui” non si faccia vivo per
primo; se “lui” vuole
nascondersi, non c’è verso di trovarlo. Ma dubito
che le procurerà danni seri.
Se l’ha rapita deve avere qualche motivo più
valido di un’uccisione e,
qualunque altro possa essere, gli serve viva».
Non era altro che la triste
verità, che lasciò entrambe in
silenzio per qualche istante.
«certo che quelle
cose»
Laxie indicò gli yeti «chiacchierano un bel
po’, peccato che la gente normale
non capisca una mazza di quello che dicono».
«da.
Si rivelano
delle utili ed adorabili creature» disse intenerita Ljuba,
pensandolo davvero.
Laxie invece ne era inquietata, va’ a capire
perché, quindi sentendo
“adorabili” storse il naso.
«ma allora non capisco, se
tanto sai quel che serve, che
cavolo ci facciamo ancora qui?! È vero che la Fabbrica
è più grande della
Conigliera, però…»
Ljuba si voltò a guardare
la sua amica, seria in viso. «non
è solo per l’ispezione, Laxie. Stiamo andando in
direzione di un posto che, se tentassi
di comparirvi direttamente grazie al cristallo, attiverebbe potenti
incantesimi
difensivi. E direi non sia il caso di far sapere a chiunque che siamo
qui. Certo,
avrei potuto comparire davanti al suo ingresso, ma non voglio che le
guardie
yeti mi vedano mentre entro e prendo la spada di Tsar Lunar
XI…»
«vuoi rubarla?»
allibì Galaxia.
«da.
Non è un
manufatto che voglio avere sul lato opposto del campo di battaglia,
Galaxia.
Certo, non potrei utilizzarla contro Nicholas neppure volendo,
perché l’arma
stessa si rifiuterebbe di attaccarlo in quanto puro di cuore, ma
può ugualmente
tornare utile. Mettiamo che, come ipotizzato, Manny raduni un esercito
a sua
volta: pensi che gli spiriti presenti sulla Terra siano tutti puri di
cuore? Njet! Nossignore»
scomparve e ricomparve
su una trave a diversi metri di distanza, imitata da Galaxia
«…e comunque
“rubare” è una parola grossa, una volta
che sarà tutto finito gli restituirò la
spada, per cui in realtà è solo uno zayem…un
prestito».
«se lo dici tu».
«idem per quanto riguarda
la reliquia custodita da
Dentolina…»
«che ce ne facciamo di un
dente da latte?!»
«quel dente da latte, tra
le altre cose, le consente di
sdoppiarsi: niente dente, niente sdoppiamenti. Chiamasi
“sabotaggio”. Prenderei
in prestito anche tutta la sabbia di Sandman, se avessi idea di come
fare e se
ciò non fosse dannoso per i bambini» concluse
Ljuba «altre due travi e ci
siamo…»
«che hai
lì?» Galaxia indicò un sacchetto che
Ljuba portava
appeso alla cintura.
«un po’di sabbia
dorata, l’ho presa prima di uscire».
«per fortuna che Cecilia,
ai tempi, ne aveva fregata un bel
po’».
Arrivarono dinanzi ad un massiccio
portone di legno decorato
che, magie a parte, giusto diversi attacchi fatti con un ariete
sarebbero
riusciti a sfondare. Davanti ad esso, due guardie yeti stavano giusto
dando il
cambio a quelle che le avevano precedute.
«“e vedete di non
addormentarvi come la scorsa volta”?»
tradusse Ljuba con una lieve risata «temo che non potranno
evitarlo. Galaxia,
appena gli altri due yeti si saranno allontanati abbastanza,
prepareremo e
lanceremo su di loro due palline di sabbia dorata: cerchiamo di essere
sincronizzate, così che nessuno dei due si accorga di quel
che succede».
«ok».
Pur dispiaciuta di dover ricorrere ad
un simile espediente
sapendo che i due yeti avrebbero avuto qualche guaio per quella dormita
fuori
programma, la donna aveva concluso che fosse meglio così che
cercare di
tramortirli con una botta in testa; le avrebbe pianto il cuore a far
loro del
male, poverini. E per tale motivo si sentì particolarmente
soddisfatta quando
il piano riuscì, e lei e Galaxia poterono spostarsi
laggiù in tutta
tranquillità.
«e ora come cavolo
entriamo? Sai come contrastare gli
incantesimi che ci sono?»
«da,
ma non serve.
Conto sul fatto che la porta mi riconosca, come faceva una volta, e mi
lasci
passare senza attivare contromisure ed allarmi. Dubito che Nicholas
abbia
cambiato questa…come dire, impostazione: dipende da quanto
stia ancora sperando
in un mio ritorno».
Mise da parte nostalgie, dispiaceri,
e la leggera tensione
dovuta allo stare per scoprire se avesse o meno ragione sul mancare al
proprio
ex compagno, e si avvicinò decisa al portone. Pragmatismo e
determinazione,
ecco gli aspetti prevalenti del suo carattere, ed anche in quel caso
non fece
eccezione.
“sono Ljuba
St.North” pensò, poggiando i palmi su degli
intagli a forma di mani che erano ben più grandi delle sue “e voglio
passare”.
Per qualche istante non accadde
nulla, tanto da indurla a
pensare che Nord avesse cambiato eccome quell’impostazione,
ma dovette
ricredersi quando il portone iniziò ad aprirsi lentamente.
«e vai
così!» esultò Galaxia. Quanto a Ljuba,
si fiondò
nella stanza appena ci fu abbastanza spazio per entrare, senza perdere
tempo.
Eccola lì, la leggendaria spada di Tsar Lunar XI: era
talmente bella che
lasciarla lì ad arrugginire -per modo di dire- era proprio
un peccato.
“problema
risolto” pensò la donna, agguantando
l’arma per
poi correre fuori. «fatto! Qui è stato facile, ma
da Dentolina dovremo metterci
d’impegno. L’unica cosa che mi consola è
che ci siano meno incantesimi
difensivi rispetto a qui» disse, mentre il portone avviava a
richiudersi.
«sì,
sì, però andiam…che combini?»
Ljuba le mostrò un
piccolissimo brandello di stoffa nera.
«mancano solo tre giorni, ma se si accorgesse della mancanza
della spada almeno
penserebbe a “lui”
e…no…aspetta» fece sparire il brandello
«ho un’idea
migliore. Pensi di riuscire a rubare un biscotto dalle
cucine?»
Galaxia la guardò
perplessa. «oddio, con un po’di abbi
pazienza penso di sì. Perché?»
«te lo dico dopo. Ti
fidi?»
Aveva l’aria di essere
qualcosa di più di una semplice
voglia improvvisa di biscotti, per cui Laxie annuì,
scomparendo. Anche Ljuba
utilizzò il cristallo per fare la stessa cosa ma, a
differenza di Galaxia,
comparve sulla terrazza della camera da letto di Dentolina, sbirciando
all’interno.
“non è qui. In
fin dei conti perché avrebbe dovuto, visto
che è giorno? Otlichno!
Molto bene!”
Rapida come un fulmine fece il suo
ingresso nella stanza,
sbuffando una risata nel ricordare il motivo per cui vi era entrata la
prima
volta, ossia le tende nuove che Dentolina aveva voluto mostrarle. Non
che a lei
importasse qualcosa, ma aveva gentilmente finto interesse ed
entusiasmo, non
volendo fare uno sgarbo ad una persona che ai tempi considerava amica.
Un’occhiata le
bastò per trovare quel che cercava: sopra un
comò di legno elegantemente intarsiato, campeggiava una
spazzola di setole
morbide col manico d’argento, sulla quale era rimasta
impigliata qualche
piccola e soffice piuma colorata, di cui Ljuba si appropriò.
“ottimo”
pensò, ricomparendo nuovamente al Polo Nord,
accanto ad uno dei due yeti dormienti, a cui lasciò cadere
vicino le piume.
Galaxia ricomparve quattro minuti dopo.
«c’è
mancato poco che Phil mi beccasse, ma ce l’ho
fatta!»
annunciò, mostrando il biscotto «mi dici a che
serve?»
Ljuba indicò le piume
accanto allo yeti. «Nord troverà
quelle piume, e Dentolina troverà delle briciole di biscotti
nel posto dove,
invece, avrebbe dovuto esserci il dente da latte di Manny».
«…non
è che accuseranno Atticus, invece?»
«lui non ha piume di questo
tipo, così piccole e morbide.
Per non parlare del colore. Sono di Dentolina, e si vede».
«vero»
concordò infine Galaxia «vuoi farli litigare tra
loro? Già, ma perché dovrebbero fregarsi a
vicenda le reliquie, scusa?!»
«non
c’è alcuna motivazione valida, ma presumo siano
già
stressatissimi, ansiosi e preoccupati per fatti loro; basta una
minuscola
scintilla per far scoppiare l’intera polveriera di accuse
più o meno assurde. Ovviamente
non mi piace l’idea
di dare ulteriori problemi a Nicholas» ed era sincera,
perché non traeva alcuna
soddisfazione dalle sue idee «ma in guerra è
meglio affrontare dei nemici
divisi, piuttosto che una squadra unita come sono loro di solito. Ora:
pensiamo
a nascondere le armi degli yeti» insospettabilmente ne erano
ben muniti, indi
era meglio prevenire che curare «e poi occupiamoci del dente da
latte».
***
«no, dai, ma siete
seri?» rise Frost, osservando tanto
divertito quanto stupito i suoi due nuovi amici, uno dei quali
sfoggiava uno
smartphone nuovo di pacca «pensare che io non so nemmeno
usarla, quella roba…»
«nemmeno noi, ma da quando
siamo arrivati qui, ormai qualche
giorno fa, abbiamo imparato piuttosto velocemente. Qui sono aggiornati,
e noi
non potevamo rimanere indietro!» Lorcan Fall, alla destra di
Jack, gli passò un
braccio attorno alle spalle; Samuel Spring dal canto suo fece la stessa
cosa,
per poi sollevare il braccio “libero” con
l’intento di scattare un selfie di
gruppo.
«dite
“mucca”!» esclamò il giovane
dai ricci color sabbia.
«…perché
“mucca”?!» allibì Fall.
«ma che ne so!
Fatto!...dai, siamo o non siamo i tre spiriti
più fighi del circondario? Ssseh…
vabbè …illudiamoci, va’»
aggiunse subito dopo
«e questa va sia nel mio profilo di Facebook che nel gruppo
ufficiale di Conca
De El Sol!»
«ehm…dov’è
che va?»
Non si era mai preoccupato di
aggiornarsi sulle nuove
tecnologie -di cui, a dire il vero, lì a Conca De El Sol si
faceva un uso
piuttosto cretino e volto
unicamente
all’intrattenimento- ma al momento si sentiva a disagio a
causa della propria
ignoranza. Non tutti gli immortali presenti si erano interessati a
certe cose,
vero, ma diversi -come Spring e Fall, appunto- sì, e quando
parlavano di certe
cose Jack si sentiva un pesce fuor d’acqua. Che sciocco che
era stato! E pensare
che sarebbe stato sufficiente trascorrere un paio di pomeriggi con
Jamie e
compagnia per imparare qualcosa!
«Facebook. È un
sito internet dove si condividono
fotografie, video, notizie di vario genere da ogni parte del mondo, e
stati.
Oltre ad avere la possibilità di parlare -o meglio
“chattare”- in tempo reale
con gente che sta dall’altra parte del mondo. O, nel nostro
caso, dall’altra
parte del mondo E in un diverso piano
dell’esistenza!» specificò Fall.
«ringraziamo che la magia
di questo posto possa permettere
una cosa del genereeeeh…» canticchiò
Samuel, con i palmi rivolti al cielo come
fosse stato un prete che diceva la messa.
«amen, fratello;
amen!» esclamò Lorcan.
«“fratello”?»
«ovviamente per modo di
dire, Jack! Non voglio immaginare
che calamità sarebbe avere come fratello questo
tizio» specificò lo spirito
dalla pelle scura come ebano.
«bada che stanotte ti
taglio la tua preziosa coda!» scherzò
Spring, indicando i capelli dell’altro, raccolti in una
lucente coda corvina
alla nuca.
«e io ti raderò
a zero i capelli se ti avvicini!» ribatté
l’altro, osservandolo stringendo minacciosamente gli occhi
blu scuro infossati,
per poi tornare ad osservare il Guardiano «di’,
Jack, vuoi che facciamo un
profilo Facebook anche a te? Almeno una volta che ce l’hai,
ce l’hai. E quando
ti procurerai un cellulare…»
«toh! Prendi il mio
vecchio!» Spring ne tirò fuori uno dal
marsupio beige che indossava, e lo accese «tanto io non lo
uso più».
«ehmmm…grazie»
Jack prese in mano l’oggetto con la cautela
che avrebbe avuto qualcuno che stesse maneggiando una bomba ad
orologeria.
«ecco, ora devi cliccare
quell’icona lì, quella con
“Google”
scritto sotto! E poi…»
E fu così che Jack Frost
venne iniziato alle “meraviglie” di
internet. Inizialmente tutte quelle informazioni lo confusero, ma
sforzandosi
un po’ e mettendoci un po’di pazienza si rese conto
che utilizzare la rete non
era poi così complicato. Cercare informazioni era semplice,
e lo fu anche
creare un indirizzo e-mail -precisamente
“jackilpiùfigodeiguardiani@live.com”-…
“solo che questo sito si fa
un po’troppo i fatti miei!”
pensò facendo una smorfia. Facebook faceva davvero troppe
domande, anche sulle
“esperienze preferite”! A chi poteva importare?
Bah! Ma intanto aveva inserito
“prima volta in cui sono stato visto da un
mortale”, “sconfitta dell’Uomo
Nero”
e “sono diventato un Guardiano”, ed il primo post
che aveva creato era stato
quello dell’evento “fidanzamento con
Dentolina”, datato il tre luglio di quello
stesso anno.
Era proprio assurdo il modo in cui,
stando di fianco a due
immortali spariti da mesi e mesi, invece di pensare a questo piccolo
dettaglio
Jack pensasse ad accettare la richiesta di amicizia di Spring e ad
impostare
come immagine del profilo il selfie di gruppo in cui
quest’ultimo l’aveva
appena taggato. All’ottanta per cento la colpa era di Conca
De El Sol stessa,
ma il restante venti era puro e semplice rincretinimento da social
network.
«ora ti suggerisco a
tutti!» annunciò Fall, dopo averlo
aggiunto a sua volta «alé, fatto, adesso
inizieranno a fioccare le richieste.
Intanto ti taggo in tutte le foto dove compari».
“La
Marmotta vuole
stringere amicizia con te”.
“Sandelle
Mansnoozie
vuole stringere amicizia con te”.
“Bacco e
Arianna vuole
stringere amicizia con te”.
«uuh…forte»
commentò Jack, che però aveva
dell’altro in
mente, e dopo essersi fatto spiegare come si faceva cercò
invece “Jamie
Bennett”. Trovandolo esultò, ed inviò
una richiesta d’amicizia con tanto di
messaggio: “ciao, ora sono
tecnologico
anche io, visto? :)”
«di’ Frost, ti va
un margarita?» propose Spring
«teoricamente dovremmo trovare anche Sandelle, al chiosco,
l’ho vista lì prima!»
«sei ancora fissato con
lei? Meglio di Persefone, che è
impegnata, questo è chiaro!
Però…»
«oh sì, ho
finito di impallarmi per le donne impegnate:
d’ora in poi solo ed esclusivamente bellezze single.
È cosa buona e giusta».
«amen, fratello; amen.
Allora, Jack, quel margarita?»
«ah…ehm. Grazie
per l’offerta ma al momento non mi va
granché. Credo che andrò a stendermi
all’ombra, è da un pezzo che stiamo sotto
il sole e la cosa mi sta facendo, come dire…sbarellare un
po’!» disse il
Guardiano, adottando il termine di Galaxia.
«ti senti male?»
Spring aggrottò la fonte con aria
preoccupata «hai bisogno di qualcosa?»
«no, no…niente
di particolare, ve l’ho detto, mi stendo un
po’ e basta» sorrise «bevete anche per
me, mi raccomando!»
«sicuro! E tu facci una
voce se hai bisogno di qualcosa!»
Vedendoli allontanarsi, finalmente
rassicurati, il ragazzo
volò fino alla parte di spiaggia meno affollata. Il suo
turbamento non
c’entrava niente con l’essere stato troppo al sole,
ma col fatto che Jamie
avesse accettato la sua richiesta d’amicizia, e soprattutto
con la risposta al
suo messaggio.
“Jack, ma ke
accidenti fai?! Dove 6 finito?! Siamo tutti preoccupati x te, tutti
quanti ti
stanno cercando, anke se all’inizio sembrava di no
cominciavamo ad avere paura
ke Pitch avesse preso anke te! O____O”
Jack non aveva detto nulla a Jamie di
ciò che lo aveva
spinto ad allontanarsi, neppure un accenno riguardo la sua Insorta, ma
ad aggiornarlo
avevano pensato gli altri Guardiani nel momento in cui avevano
rivoltato
Burgess come un guanto per cercare Jack, Pitch e Shu Yin. La
preoccupazione del
ragazzino dunque non aveva fatto che aumentare, era stato in ansia per
giorni,
e adesso cos’era saltato fuori? Che Jack si era fatto un
profilo Facebook e
che, dalle foto in cui era stato taggato, se la stava pure spassando.
In un certo senso era meglio
così, però era semplicemente
assurdo, già solo per il fatto che come Guardiano aveva dei
doveri che non stava compiendo.
E proprio a Jack Frost, abbreviazioni
tipiche dei ragazzini
a parte, tutta quella preoccupazione sembrava strana ed eccessiva,
ignaro
com’era di tutto. Per non parlare del fatto
che…cosa voleva dire “anche”
te?!
“state
esagerando,
uno non può assentarsi un paio di giorni che tutti quanti
vanno via di testa? È
ridicolo! Dai, che per Natale vi porterò il mezzo metro di
neve promesso.
Quand’è, domani? Ah, comunque che vuol dire
‘anche te?’ Chi è che Pitch ha
preso?!” scrisse
Jack in
risposta.
“Natale
è passato da
un pezzo, tu 6 sparito da OLTRE 2 SETTIMANE!!! Non 2 giorni!!! 6
sparito come
gli altri spiriti ke mi avevi detto, ki erano, Spring, Fall e la
marmotta?...E
Pitch ha rapito la ragazza ke non hai voluto conoscere!!! (e di cui non
mi
avevi detto niente -_-). Jack, io dove 6 non lo so, ma se quel posto ti
fa
credere di esserci da 2 giorni invece che da 2 settimane e
più non è buono,
vieni via da lì SUBITO!”
Ci sarebbe voluto un miracolo per
riportare Jack alla
ragione, e quel miracolo, grazie a Jamie e le sue scioccanti
novità, era
puntualmente avvenuto.
Strinse forte lo smartphone, dando
un’occhiata attorno a sé,
ora finalmente guardingo. Come aveva potuto non accorgersi che era
passato così
tanto tempo, dato che giorno e notte si alternavano normalmente?! Forse
avevano
contribuito anche i cocktail di Bacco -anzi, era bene togliere il
“forse”- ma
non poteva essere solo per quello,
e
non poteva essere solo perché
si
divertiva tutti i giorni come un matto.
Una frase di Fall gli
balenò in mente: “…da quando siamo
arrivati qui, ormai qualche giorno fa…”
“qualche
giorno fa?! Lui,
Samuel e la marmotta sono spariti da mesi e mesi!!! Ecco cosa
c’era che non mi
tornava!” pensò “ma come ho potuto non
ricordarlo?! Eppure gli altri Guardiani
ne hanno parlato parecchio! Inizio a temere che questo posto abbia
qualcosa di
strano. Anche solo il fatto che siano tutti allegri lo è. Mi
pareva fantastico,
ma una cosa del genere non è normale”.
Un altro pensiero, però,
s’insinuò dentro di lui. “chi te lo
dice, scusa? Magari stanno molto bene e basta, che motivo avrebbero di
arrabbiarsi? Anche tu non eri come loro fino ad un momento fa? Mi
spieghi che
male c’è a vivere felici e contenti senza avere un
problema al mondo,
circondati da amici, e stando sempre a divertirsi, dato che la nostra
condizione di immortali ce lo permette? A sbagliare non è
chi, potendo farlo,
vive in questo modo…piuttosto è stupido chi non
lo fa! Stanno tutti quanti molto meglio di uno qualunque dei
tuoi colleghi,
non c’è motivo di preoccuparsi!”
Diciamo che Jack aveva ricominciato a
ragionare solo per
metà.
«sì che
c’è, la vita reale non è questa, non ci
si può
rinchiudere in un’isola magica e tagliare fuori tutto il
resto!» disse tra sé e
sé «è sbagliato!»
“ma tutti loro sono qui per
libera scelta. Come te. Se tu
hai problemi con questo modo di vivere, nessuno ti trattiene”.
Jack scosse la testa, nel tentativo
di scacciare quelle
frasi veritiere dalla sua mente.
“ti
troverai così bene
che non vorrai più andartene!”
Questo era esattamente ciò
che Sandelle gli aveva detto, nel
portarlo via con sé.
Non poteva dire di non essere stato
avvertito.
“no, no, su. Ammetto che
forse non posso scegliere anche per
gli altri immortali che ci sono, però per quel che mi
riguarda la mia permanenza
a Conca De El Sol finisce qui: vado immediatamente a cercare qualcuno
degli
Insorti per farmi riportare a casa”.
E questo nonostante gli piangesse il
cuore all’idea di
salutare tutti i suoi nuovi amici, andare via e, probabilmente, non
rivederli
più. Quantomeno avrebbe potuto dire ai Guardiani che i
dispersi stavano
ottimamente e…e, maledizione, in tutto quel ragionamento si
era già quasi
dimenticato del rapimento della sua non-compagna da parte di Pitch!
Motivo in più per tornare
nella realtà “giusta” immediatamente.
Non voleva saperne di lei, ma allo stesso tempo non poteva permettere
che Pitch
le facesse del male solo perché era stata creata per lui,
non era affatto
giusto. Inoltre, lui era un Guardiano, e difendere gli innocenti era
compito
suo!
Risoluto, afferrò
saldamente il bastone e si alzò in volo.
Aveva deciso di rivolgersi direttamente a chi, seppur non
ufficialmente,
sembrava avere il vero e proprio comando della
“baracca”; dunque doveva trovare
Cecilia, o Atticus.
Sorvolò l’isola,
curandosi di salutare gli altri abitanti
che incontrò nel cielo. Dove si erano cacciati quei due? In
spiaggia non
c’erano, tra gli alberi che popolavano l’entroterra
non c’erano, al maneggio
non c’erano…
“magari sono nella loro
capanna” intuì, tornando indietro
verso la spiaggia, vicino al lato più affollato. Atticus e
Cecilia Del Sol non
avevano una relazione -dicevano- però guarda caso
condividevano una capanna del
tipo riservato a coppie di qualunque genere, che fossero sposate o di
fatto.
Certo, se erano lì dentro
forse significava che non volevano
essere disturbati, tuttavia al Guardiano non importava
granché, non al momento.
Atterrò davanti
all’ingresso, e fece per bussare…
«…scopriremo cuánto
Jack sarà disposto a lasciarsi usare».
Ma si bloccò. Le voci
erano basse ma, nonostante ciò e
nonostante i rumori dei gruppi di persone non troppo lontani, riusciva
ad
udirli piuttosto distintamente. “parlano di me? Che vuol dire
‘lasciarmi
usare’?! Per cosa?!”
«secondo me sarebbe
già pronto. Voglio dire, si è persino
creato un profilo Facebook, direi che sia sufficientemente intontito.
Ci darà
retta senza problemi. Dobbiamo solo convincerlo che la nostra sia una
tale buona
causa da mandarlo contro i suoi colleghi».
“mandarmi
contro…? Che accidenti si sono messi in testa,
questi?!” pareva che non fossero suoi
“amiconi”, dopotutto, pur avendoglielo
fatto credere.
«che dici Mila, devo
chiedere ad Efesto due picche gemelle?
Una per la testa dell’Innominato ed una per Manny?»
E fu lì che si
sentì gelare. Non poteva aver sentito bene.
Doveva aver capito male, doveva aver frainteso, avere avuto
un’allucinazione
uditiva.
«oh, tu y
le
picche! Tira fuori de nuevo esto discorso,
y yo inizierò a
chiamarti Joffrey
Baratheon. Sei avvisato!»
“stavano scherzando,
stavano solo scherzando” si disse Jack,
non volendo ancora credere di essersi sbagliato fino a quel punto a
giudicarli “detestano
l’Uomo nella Luna ed anche Pitch per ovvie ragioni, ma non
volevano dire davvero…”
«y
comunque es meglio
averne tre, nel caso que Madre
Natura s’intrometta nella
guerra...no eh! Non prendermi sul serio. Teste infilzate
su…bleah. Qué asco!».
E invece sì.
Ce l’avevano con Pitch, ce
l’avevano con Manny, e volevano
farli fuori entrambi per poi infilare le loro teste su delle picche,
scatenando
una guerra che avrebbe travolto anche i Guardiani e, probabilmente,
messo a
rischio anche i bambini di tutto il mondo come conseguenza di
quest’ultima
cosa! Era semplicemente assurdo, possibile che non si rendessero conto
delle
implicazioni di quel che volevano fare, o che non importasse loro
minimamente?!
Era vero che l’Uomo nella Luna avrebbe meritato una bella
lezione per i suoi
giochetti a fare Dio, ed era vero che all’Uomo Nero non
sarebbero bastati due
secoli di cinghiate come punizione per tutto quel che in vita sua aveva
commesso, ma era qualcosa di differente da battaglie ed omicidi a
sangue
freddo; se si tratta di iniziare una guerra, pochi motivi sono
considerati
validi, e la vendetta non è tra questi!
E poi…avrebbero voluto usarlo.
Avevano detto proprio così, “usarlo”.
Lui, che si era fidato di loro, aveva
mostrato comprensione
per loro, aveva riso, ballato, mangiato con loro, lui che si era
dimostrato
contro ogni tipo di schiavitù, lui che aveva aiutato
Sandelle salvandola da
Pitch!!!
Come avevano
potuto?!!
«Atticus, il pavimento non
si sta…»
«“si
sta”, invece».
Jack Frost, preda della rabbia,
sfondò la porta. Un vento
gelido buttò all’aria ogni cosa che fosse
sufficientemente leggera presente
nella stanza, il pavimento finì di congelarsi completamente
così come il
terreno fuori dalla capanna, ed il bastone del Guardiano, ricoperto
interamente
di ghiaccio, brillava di una pericolosa luce azzurra.
«mi avete ingannato, ma se
pensate che adesso che so io mi
unirò a voi, o ve la farò
passare liscia, vi sbagliate di grosso!!! Non vi permetterò
di fare del male a
nessuno, mi avete capito?!» ringhiò loro.
Tuttavia, l’unica risposta
trovata dalla furia di Jack fu
l’occhiata che Atticus e Cecilia si scambiarono.
«siamo in anticipo ma,
d’accordo, che piano B sia» commentò
l’uomo alato «si va in scena».
E Cecilia iniziò a
strillare come se stessero tentando di
ucciderla, che era per l’appunto ciò che volevano
far credere. Jack aveva dato
loro un bell’aiuto con quella sfuriata condita da ghiaccio,
tramontana e bufere
di neve: la maggioranza della gente era vicina abbastanza da vedere
tutto ciò,
ma non da riuscire a distinguere quel che Jack aveva detto,
contrariamente ai
“Jack traditore” urlati a piena voce da Cecilia.
Se solo il Guardiano del Divertimento
fosse stato un po’più
sveglio, avrebbe capito che non era il caso di dare di matto in un
posto dove
vivevano circa duecento immortali, tutti con poteri di vario genere ed
intensità, che pendevano tutti dalle labbra dei cinque
Insorti.
Il primo che lo aggredì,
agguantandolo per le braccia magre
e buttandolo fuori dalla capanna, fu Ercole: lo sbatté a
terra assestandogli un
pugno tale in pieno volto da causare a Frost un momento di buio, ma
l’istinto
di sopravvivenza ebbe la meglio, ed istintivamente utilizzò
il bastone per
scagliare un’onda ghiacciata contro il suo aggressore. Ma
dopo solo un istante
di respiro, ecco che dalla terra spuntarono
dei grossi viticci che i breve tempo avvolsero tutta la
parte inferiore
del suo corpo.
«altro che
“troppo sole”, ecco perché eri strano!
Traditore,
Guardiano traditore!!!» esclamò Spring, mentre la
stretta dei viticci, che
arrivarono a coprire anche la bocca di Jack, si faceva tale da
togliergli quasi
il respiro «…e io che ti ho regalato il mio
vecchio smartphone! Come hai
potuto?! Meriti una lezione!»
«amen, fratello;
amen!» un lampo color bronzo partì
dall’indice teso di Fall, e Jack sentì la propria
energia venire meno.
Ma non poteva arrendersi, non poteva,
non doveva, per il bene di tutti
quanti!
«l-lasciatemi…ANDARE!!!»
riuscì a gridare, liberando la
bocca dai viticci, che congelarono e si ruppero in mille pezzi.
Evitò per un
soffio una folgore lanciata nientemeno che da Zeus, con cui aveva
giocato a
biglie giusto un paio d’ore prima, e vedendo il mucchio di
immortali aumentare
capì che non poteva fare altro che dar sfogo a tutta la
propria potenza;
sollevò dunque il bastone, e…
«AAARGH!»
gridò, nell’istante in cui il braccio con cui
aveva tenuto sollevata la propria arma venne colpito da una freccia,
scagliata
da Artemide con estrema precisione. Il bastone volò a
qualche metro di
distanza, e fu allora che per lui iniziarono i veri guai. Pur essendo
vero che
il potere di Jack non risiedeva nel bastone, ma dentro di lui, non era
ancora
in grado di utilizzarlo senza poterlo incanalare in
quell’oggetto. Per cui, una
volta perso quello, non fu “Jack Frost il Guardiano del
Divertimento” ad
affrontare un’orda di propri simili arrabbiati ed armati, ma
“Jackson Overland
il Ragazzo Magrolino”.
«l’Homme
en la Lune!!!
L’ha mandato lui!» in tutta quella calca
riuscì a distinguere lo strillo di
Sandelle, va’ a capire come «il
a dit
agli altri Guardiani di mandarlo icì,
vogliono distruggere Conca De El Sol!!!»
“anche lei! E sì
che pareva tanto stupida!” e lo era
abbastanza, ma se le dicevano “urla questo e
quest’altro” era in grado di
farlo.
Non seppe dire quando il dolore di
tutte le botte che stava
pendendo iniziò a diventare tale da irradiarsi in ogni parte
del corpo, né
seppe dire dopo quanto, di preciso, perse i sensi.
Buio.
Ahem. Allora. Io ho la vaga idea che per colpa di questo capitolo,
nonché dei due successivi, troverò sotto casa mia
una folla di amanti di Jack Frost tutte pronte a farmi la pelle: per
tale motivo vi annuncio che inserirò un carroarmato nella
lista dei regali che voglio ricevere domani per
Pasqua, cosa che spero ridurrà al minimo i conflitti.
A parte tutto, ora immagino abbiate capito quale era la "piccola"
svolta annunciata la scorsa volta, che poi tanto piccola
però non è! (se vi state domandando cosa mi sono
fumata mentre scrivevo di Jack che si crea un profilo Facebook, la
risposta è: niente,
il fatto è che alle una e mezza di notte scrivo, invece di
dormire.)
A voi tutte le considerazioni sul capitolo, se ne avete, tra
rimpatriate, furti e quant'altro :)
Ora, ho una puntualizzazione da fare riguardante il precedente
capitolo, specificamente riguardo la parte in cui Pitch rievoca quanto
gli è stato detto da Madre Natura: sono fatti che ho tratto
dalla wiki ufficiale di ROTG, e che spero di non aver sbagliato ad
interpretare. Avrei dovuto chiarirlo, ma scioccamente non ho pensato
che la maggior parte dei lettori conosce solamente il film, e di
ciò mi scuso.
Grazie a coloro che hanno letto e recensito :) alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
«…non
è tuo! Mi
hai capito?! Il dolore che provi non è tuo, e soprattutto
non devi andare da
nessuna parte, devi solo ignorarlo, aspettare che finisca!»
Vedere Shu Yin ridotta in quel modo
era qualcosa di talmente
strano da sembrargli completamente fuori posto, così come
essere costretto a
trattenerla fisicamente stringendola a sé in una morsa dalla
quale -con sua
sorpresa, perché normalmente la ragazza non era
così forte- Shu Yin minacciava
di riuscire a liberarsi da un momento all’altro.
«Jack, devo andare da Jack,
stanno facendo del male a Jack,
devo aiutarlo, tu non puoi impedirmelo,
LASCIAMI-LASCIAMI!!!»
Pur avendo avuto con la propria
natura un approccio differente
dagli altri -per forza di cose- quel primo momento in cui Shu Yin aveva
avuto
modo di sperimentare il legame mai desiderato con Frost era riuscito ad
obnubilare ogni possibile ragionamento e modo di agire logico. In
futuro le
cose sarebbero state diverse, ma quella era la prima volta,
intensissima quanto
terribile, ed aver sentito parlare di quel legame non era qualcosa che
potesse
aiutarla davvero; l’aveva colta del tutto impreparata, e
proprio quando, dopo
giorni, era riuscita a riappropriarsi dell’iPhone, che aveva
finito per volare
via fin sotto un mobile.
Improvvisamente nella sua testa non
c’era stato più posto
per piani, recite, e richieste di soccorso, c’era solo Jack,
il dolore di Jack,
l’aiuto di cui necessitava, e lei aveva sentito il bisogno di
andare. Dove? Non ne aveva la
minima
idea, così come non aveva idea di come avrebbe mai potuto
arrivare in fretta da
lui senza poter utilizzare il cristallo, tuttora inattivo; eppure si
era quasi
lanciata dalla terrazza con l’intento di atterrare sul tetto
dell’edificio
vicino, e se non ci era riuscita era stato unicamente merito di Pitch,
il quale
dopo un attimo di smarrimento per quelle azioni improvvise della
ragazza si era
riscosso e l’aveva riacchiappata in tempo.
Non l’aveva fatto per buon
cuore, quanto piuttosto perché
poteva ancora servigli, e se al momento stava cercando di calmarla era
più che
altro per evitare di avere a che fare con una pazza furiosa che facesse
qualche
azione stupida, rischiando di metterlo in guai ancor più
grossi di quelli in
cui si trovava. Inoltre, Shu Yin era un ottimo indicatore della salute
del suo
nemico, ed all’Uomo Nero non piaceva affatto ciò
che stava succedendo. Non che
fosse preoccupato per Frost, ovviamente, ma quegli ultimi fatti non
rientravano
nei suoi progetti. C’era qualcuno che stava facendo male -molto male, viste le condizioni della
ragazza- al neo Guardiano, e
questo qualcuno non era lui: non andava bene per niente.
“chi?! Chi mi sta mettendo
i bastoni tra le ruote, adesso?!”
pensò. Gli tornarono in mente i fatti di oltre due settimane
prima, quando
Sandelle aveva portato via Jack: che lo avesse condotto dagli altri, e
quindi
fossero loro a…?
“macché. Saranno
cinque contro uno, ma Frost potrebbe
batterli in men che non si dica” pensò poi,
scartando subito l’opzione
“parlando di potere, sono tutti dei poveri
mentecatti”.
Proprio mentecatti, tre dei quali
-inclusa la sua ex
compagna pure se, per quanto ne sapeva lui, solo a livello accademico-
erano
esperti di incantesimi, tanto che unendo quel poco potere che avevano,
erano
riusciti a creare un posto come Conca De El Sol.
Per non parlare del piccolo esercito
che avevano radunato,
anche se di questo Pitch non sapeva nulla…
«vuoi andare? E dove?! Non
sai dove lui si trovi, così come
non lo so io, e se le cose sono ancora come il giorno in cui ti ho
portata via
probabilmente non lo sanno neppure i Guardiani. Per non
parlare…del fatto…»
Shu Yin diede uno strattone
tale da riuscire quasi a sfuggirgli, ma l’Uomo Nero
rafforzò la presa «che non
potresti aiutarlo lo stesso, sei troppo debole, non sei addestrata, non
conosci
incantesimi di alcun tipo, non vedo cosa diamine ti sei messa in testa
di poter
fare per lui».
«tu
non capisci!!!»
urlò la ragazza «non capisci, non puoi capire, non hai idea, credevo di poterci
riuscire, credevo di poter fare
come gli altri, credevo di poterci scendere a patti ma non
posso, NON POSSO!!!»
«oltre a potere, devi! Non
è necessario come percepisci che
sia, Shu Yin, e tu Jack non lo conosci nemmeno. Cerca di
controllarti» le disse
duramente «o temo che dovrò ricorrere a metodi che
potrebbero non piacerti».
La minaccia non le fece certo
calmare, anzi, ottenne
precisamente l’effetto contrario, tanto che la ragazza
riuscì a liberarsi.
Peccato che durò soltanto cinque secondi, perché
poi venne riacchiappata.
«d’accordo,
dimentica l’ultima cosa che ti ho detto, non ti
faccio niente, proviamo con un altro metodo…buona!
Ho detto
che non ti farò niente!» la
fece voltare verso di sé «possiamo far
sì che si attutisca, abbiamo questa
possibilità, però devi metterti
d’impegno, mi capisci?...e, no, piangere e fare
l’isterica non ti aiuterà»
“quindi smettila, perché io con le ragazze che
piangono non ci so fare!” aggiunse mentalmente.
«non so che fare. Che devo
fare? Mettermi d’impegno per
cosa?...devo andare…ho bisogno di
andare…» non stava recitando, era in
condizioni tali che non ci sarebbe riuscita neppure volendo.
«no, non ce
l’hai. Tieni a mente che quel che stai provando
non è “tuo”, non ti riguarda
direttamente. Se ti concentri su altro, lo puoi
ignorare. Guardami» prese il suo viso tra le mani, con
delicatezza «concentrati
su di me. Non pensare a niente che non sia io, non dare retta a niente
che non
venga da me».
«non penso di
riuscirci» ribatté lei, ma che avesse smesso
di divincolarsi era già un miglioramento.
«sì invece.
Potresti soffocare questa cosa al punto da
autorizzare l’esecuzione di Frost, se volessi, e riuscire a
non intervenire. Lo
so per esperienza: la mia ex compagna non c’era, quando
Atticus mi ha infilzato
e bisbigliato che Mila mi mandava i suoi
saluti» il famoso sussurro che gli aveva fatto
toccare il fondo, per la
precisione «ha sentito il mio dolore, ma la sua
volontà era più forte, e non si
è mossa dal posto in cui era. Ecco perché dico
che ti basta volerlo, Shu Yin».
Ok, quella le giungeva nuova. Non il
“ti basta volerlo”, ma
l’esecuzione autorizzata. Obbedì a Pitch cercando
di concentrarsi su di lui, ma
non era sufficiente. «puoi…forse puoi continuare a
parlare? Magari mi
aiuterebbe».
L’Uomo Nero fu
lì per risponderle con un secco “no” ma,
dato
che sentendolo parlare sembrava che Shu Yin avesse ripreso controllo,
alla fine
fece un sospiro nervoso e si rassegnò a concederle quel che
aveva chiesto.
«sia. Ma non saprei cos’altro dirti».
Shu Yin scelse di porre una domanda
che, in condizioni
normali, si sarebbe guardata bene dal fargli, ritenendola troppo
invadente,
troppo personale, e che fosse troppo presto.
«l’amavi?»
Ma perché Frost aveva
avuto la brillante idea di andare a
farsi ammazzare proprio in quel momento, oltre che da qualcuno che non
era
lui?! E perché lei, che era stata sempre abbastanza
discreta, aveva dovuto
uscirsene proprio con una domanda del genere?!
Avrebbe potuto passare oltre, dirle
di chiedergli
altro…tuttavia, all’ultimo qualcosa lo trattenne.
Un giorno Shu Yin sarebbe
stata la sua nuova “figlia”, stava lavorando in
quel senso, ma al di là di
ciò…perché avrebbe dovuto nascondere o
negare quella verità, se in buona parte
aveva agito proprio nel tentativo di riprendersi la sua ex?
«l’ho chiamata
Millaray Adoración, ovvero “fiore
dorato” e,
ovviamente, “adorazione”. Magari un motivo ci
sarà, non credi? Ed “amare”,
“amore”, sono termini inflazionati…oltre
che riduttivi, in questo
caso».
«ma allora
perché-»
«…“l’hai
presa a botte”? Perché, qui lo dico e qui lo nego,
ma questa persona» indicò se stesso «in rarissime
occasioni si comporta da idiota, e si rivela il peggior nemico di se
stesso,
rovinando con le proprie mani quel poco di bello che gli succede.
Specialmente
sotto Natale. Non hai idea di quanto la maledetta frenesia natalizia
dei
bambini m’indebolisca: sono talmente presi ad aspettare Babbo
Natale che si
dimenticano di avere paura. Non pensare che me la sia presa con lei per
sfogarmi, però; non è andata così, non
proprio» fece una pausa «è iniziato
tutto tre giorni prima, quando è tornata dal Polo Nord. Se
te lo stai
chiedendo, non ero affatto felice delle sue frequentazioni: lo vedevo
come un
“fraternizzare col nemico”, ma sapevo quanto
desiderasse incontrare i suoi
simili, con cui aveva stretto amicizia. Atticus è un
discorso a parte, ma per
il resto non potevo oppormi. Se l’avessi fatto
l’avrei resa infelice, e non era
quel che volevo» disse «comunque sia, una volta
tornata dal Polo mi disse che
gli altri le avevano chiesto…» fece una risata
sarcastica «di partecipare ai loro
festeggiamenti del ventisei dicembre! Ti rendi conto?! Disse che le
avevano
fatto promettere di provare almeno a chiedermelo, quella volta. Pare
che
fossero trentun anni che la invitavano, e lei aveva sempre declinato,
presumo
per amor mio…e alla fine le dissi “se ci tieni
veramente, per una volta, va’
pure”».
Anche nelle condizioni in cui si
trovava Shu Yin riusciva a
capire che per fare una cosa del genere, tutto sommato Pitch
l’aveva amata sul
serio.
Forse.
Se non stava mentendo su tutta la
linea.
«ma glielo dissi con la
morte nel cuore, la rabbia a
divorarmi lo stomaco e l’odio a scorrermi nelle
vene» continuò lui «odio per
coloro che volevano allontanarla da me anche solo per poco, odio per
chi
festeggiava successi che corrispondevano alle mie miserie, rabbia per
il loro
potere e la mia debolezza, e…e un po’di rabbia
anche verso di lei, che voleva
mollarmi per stare con quelli. Ma
se
le avessi detto di no, e poi lei avesse iniziato a dare ragione al
maledetto
Toothian, e a pensare che fossi un despota oppressivo, di essere
davvero una
prigioniera?» anche quella faccenda a Shu Yin risultava
nuova: quand’era che
Atticus, quattro secoli prima, aveva avuto modo di esprimersi su
ciò prima di quel
Natale lì? Ma Pitch non
parve voler approfondire «che figura avrei fatto nel dirle
“no, non puoi andare
per poche ore ad una festa perché non voglio che mi lasci
solo”? Le sarei
sembrato patetico. Lei era felicissima di quel mio nulla osta e,
guardandola,
lì per lì pensai “va bene, non
è nulla, dopotutto è solo una
festa”».
“era solo una festa e nulla
le vietava di parteciparvi, non
avrebbe neppure avuto motivo di chiedergli
l’autorizzazione” pensò Shu Yin,
cercando di focalizzare la propria attenzione sulla storia, con le
membra
ancora tremanti per tutte le sensazioni che le stavano arrivando
“però non è
piacevole essere lasciati soli sapendo che la propria compagna
è andata a
divertirsi con i nemici storici”.
«peccato che, nelle ore
successive, le sensazioni negative
che provavo iniziarono a scavarmi nella mente come tarli nel legno. E
peggioravano sempre di più. Iniziai a temere che i Guardiani
in quell’occasione
potessero portarmela via, con la forza o facendo opera di
convincimento.
Iniziai ad immaginare “allegri” quadretti
raffiguranti tradimenti di ogni
genere possibile. Ad immaginare lei e Dentolino nascosti in una stanza
degli
ospiti!»
«non ti fidavi molto di
lei».
«non è che non
mi fidassi di lei, era di lui che
non mi fidavo! Vero che non
s’incontravano mai da soli, e neppure in quel caso sarebbe
stato così, ma se
lui avesse approfittato dell’atmosfera festosa,
nonché la vodka a fiumi, per
fare una mossa imprevista?...Fu così che alla fine giunsi
alla seguente, e
“sensatissima”, conclusione: non dovevo dare ai
Guardiani e compagnia motivo di
festeggiare. Niente valide ragioni per farlo, niente festa, niente Mila
fuori
casa, niente tradimenti. Col senno di poi, mi rendo conto che avrei
dovuto
parlarle di come mi sentivo. Sarebbe stata la cosa giusta da fare:
essere
sincero. Con lei me lo potevo permettere, lo sapevo, tuttavia all’epoca non mi
sembrava un’opzione valida,
rispetto al cercare di rovinare il Natale, e mi misi a cercare un modo
per
riuscirci. Il guaio è che lo trovai nella mia biblioteca,
Shu Yin!» decise di
troncare lì il racconto, vedendola più tranquilla
«ed ora lei mi è contro, quando
invece per me non è cambiato nulla da allora».
«ma se lei
ha…insomma, com’è possibile che non sia
cambiato
niente, se ti voleva far uccidere?»
«mia cara, lo sai come si
dice: occhio per occhio, dente per
dente! Sia come sia, sono state queste mani ad averla quasi uccisa» le
sollevò come in segno di resa
«avrebbe potuto riconoscermi delle attenuanti, ce
n’erano, tuttavia per lei non
avevano importanza. È una donna orgogliosa, ma non le si
può fare una colpa: è
normale che una Regina lo sia, specie se il suo Re lo è
altrettanto».
“sarà, ma io non
penso che riuscirei a volere ancora
qualcuno che abbia autorizzato altri ad uccidermi”
pensò la ragazza “ed io devo
ancora capire cosa sia successo di preciso. Si è interrotto
sul più bello!”
«parliamo
d’altro. Ti vedo in condizioni migliori, sbaglio?»
Era ancora lontana dallo stare
davvero bene, ma sì, ciò che
provava era più sopportabile di quanto fosse prima. Forse
era perché a Jack
stava andando un po’meglio…o, piuttosto, per
l’aiuto che Pitch le aveva dato.
Avrebbe potuto essere un po’più gentile con lei in
certi momenti, ma in fin dei
conti era l’Uomo Nero, non si poteva pretendere
più di tanto, ed il fatto che
l’avesse aiutata senza che fosse strettamente necessario
voleva dire già molto.
Era stato un bel gesto da parte sua.
«sì. Va
meglio» confermò, per poi chinarsi in avanti
«grazie
di cuore per avermi aiutata» disse, per una volta in totale
sincerità.
“non oso immaginare come
sarebbe stato dover affrontare da
sola questa prima volta. Se Pitch non mi avesse rapita forse sarebbe
andata
proprio così: i Guardiani non mi avrebbero ospitata a vita,
nei loro progetti
c’era di sistemarmi nel primo posto abbastanza sicuro che
avessero trovato, per
cui…”
Se solo avesse detto immediatamente
di sì ad Atticus, quella
sera! Era qualcosa che probabilmente non avrebbe mai smesso di
rimpiangere. Se
l’avesse fatto, adesso sarebbe stata a Conca De El Sol con
lui e gli altri a
mangiare pasticcini e bere tè verde…
Ma non era andata così,
quindi doveva farsene una ragione e
prendere le cose come venivano.
«non
c’è di che. L’ho fatto per me: avere a
che fare con una
ragazza in piena crisi isterica rovina anche la permanenza in un attico
da
milioni di dollari».
“è di una
simpatia sconfinata” pensò ironicamente
l’orientale.
«capisco».
«non riesco proprio a
strappartelo, il “vai al diavolo”,
neppure ora che sei reduce da questo brutto quarto d’ora! Se
la cortesia è
l’armatura di una lady, tu sei completamente coperta
d’acciaio…quando sei in
te, ovviamente» commentò Pitch «cerco
del cognac, berne un po’ non può farti
che bene».
Ignorò i suoi
“ma no”, “ma non c’è
bisogno”, e si mise a
cercare nel mobile bar. Ricordava di aver visto un paio di bottiglie la
sera in
cui aveva finito una bottiglia di rhum praticamente da solo.
Si chiese quanta di quella roba, o
simili, avesse bevuto la
sua ex compagna per aiutarsi ad ignorare i suoi richiami. Odio o non
odio,
quelle sensazioni le arrivavano ugualmente…e lui lo sapeva
così bene che,
durante i primi mesi in cui lei era andata via, era perfino arrivato a
farsi
del male da solo; aveva
sperato che l’uccisione
quasi riuscita l’avesse soddisfatta
a sufficienza, e che dopo ciò Millaray tornasse a fare
ciò che era stata creata
per fare, ritrovasse un minimo di empatia verso di lui e venisse ad
assisterlo.
Peccato che non solo la sua strategia
non avesse funzionato
minimamente, ma che oltre a ciò l’avesse solo
fatta arrabbiare ancora di più, perché
ovviamente Mila aveva giudicato completamente folle ed ossessivo che
lui
arrivasse a farsi male -e far star male lei di conseguenza- nel
tentativo di
farla tornare.
“ora però so che
non rifarei un’idiozia come quella commessa
secoli fa. La sua sicurezza ed il suo benessere verrebbero prima di
tutto,
anche perché a quel punto avrei sterminato tutti i miei
nemici grazie al potere
di…”
Stava per pensare “di
Frost”, ma considerando quel che era
appena accaduto temeva proprio di dover cambiare piani: non era detto
che ci
fosse ancora un Guardiano del Divertimento a cui rubare il potere.
Doveva
cambiare obiettivo, doveva fare quello stesso giochetto a qualcun
altro. Ma a
chi?
Poiché ogni tanto la sua
perfidia si rivelava immane, per un
attimo immaginò di utilizzare il Furetur
Potentia sulla sua stessa figlia: Madre Natura aveva un
grande potere,
ottenendolo avrebbe schiacciato tutti quanti in un battito di ciglia.
Ma scartò
subito l’idea, perché non sapeva come avrebbe
potuto fare per metterla al tappeto
e prepararla al rituale. Forse cogliendola di sorpresa…ma
come attirarla laggiù
senza farle capire che era una sua trappola, e senza farsi ammazzare?
No, no:
meglio scegliere un altro Guardiano, era meno rischioso. Solo, chi?
Magari
avrebbe scelto lanciando una monetina dato che, escluso Frost, uno
valeva
l’altro.
«cognac trovato»
annunciò l’Uomo Nero, versandone due dita
in un bicchiere pulito «ora lo berrai tutto d’un
fiato, e niente discussioni».
«non sono sicura-»
«cos’è
che ho appena detto? Niente discussioni. Non
è che sprecare del liquore di qualità mi
faccia piacere, siine consapevole».
La ragazza parve voler comunque
replicare gentilmente di no,
ma l’attimo dopo si irrigidì, per poi decidersi ad
afferrare il bicchiere con
mano tremante, ed obbedirgli bevendo il contenuto tutto in un sorso.
«è
ricominciato».
Quella di Pitch non era una domanda,
ma Shu Yin annuì
ugualmente, e per tutta risposta lui riempì nuovamente il
bicchiere, stavolta
fino a metà.
«poi non te ne
darò altro, non voglio farti ubriacare, ma
questo devi proprio berlo».
«ma chi gli sta facendo del
male, e perché? » stavolta lei
non perse neppure tempo ad opporsi, obbedendogli nuovamente
«oltre a te, chi
può avercela con lui?!»
«l’ultima volta
che ho visto Frost, il giorno in cui sei
nata, l’ex compagna di Sandman l’ha portato via
chissà dove. Per cui mi
verrebbe da dire che c’entrino i tuoi
colleghi…peccato che, primo, siano cinque
mentecatti e quindi Frost potrebbe averne facilmente ragione; secondo,
visto il
modo in cui si è comportato con te non vedo
perché dovrebbero attaccarlo! È un
Guardiano, ma le sue idee sono più vicine a quelle dei tuoi
simili che a quelle
della sua squadra. Comunque sia…» il tono
dell’Uomo Nero divenne insinuante
«mettiamo che invece l’ipotesi sia corretta: non
sarebbe stato molto carino, da
parte loro, attaccare Jack Frost sapendo benissimo che saresti stata
male».
“Pitch
si sbaglia su
una cosa: ponendo che la sua ipotesi sia giusta, non sarebbero stati
solamente
in cinque contro uno. Le parole precise di Atticus, dopo aver scelto un
nome
per me, sono state ‘il mio cognome è dovuto al
posto in cui viviamo io, altri
esseri come me e te, ed altri immortali
ancora’…per cui, sempre a condizione
che l’ipotesi sia vera, c’è la
possibilità che Jack si sia trovato a
fronteggiare loro cinque -che poi così mentecatti non sono- più un numero
indefinito di altri esseri. E, no, non
sarebbe stato gentile da parte loro”.
Ma chi diceva che la supposizione di
Pitch fosse corretta?
Nessuno! Inoltre, i suoi simili sembravano semplicemente desiderosi di
vivere
tranquilli insieme a lei, mentre attaccare un Guardiano implicava
trovarsi ad
affrontare diversi problemi, il che era in contrasto con quel che le
era stato
presentato.
“comunque sia, lui ha poco
da criticare. Se fosse stato meno
debole, e si fosse trovato davanti Jack, non avrebbe forse tentato di
distruggerlo come sta facendo…chiunque lo stia facendo? Non
mi avrebbe forse
incatenata in una grotta? Per cui, è l’ultimo che
possa fare appunti su
atteggiamenti poco corretti altrui”.
«può essere che
tu faresti lo stesso».
«io però non
proclamo ideali di pace e libertà. Non ricordo
se te l’ho detto o meno, ma ascoltai la tua conversazione con
Dentolino grazie
ad un Incubo, per cui so di cos’avete discusso».
“e allora
com’è che non sa del resto degli esseri immortali
che sono con lui e gli altri? È un particolare cui non deve
aver fatto caso”.
«di me ne dicono tante, Shu
Yin, ma alla fin fine sono più
sincero di tutti loro messi assieme. E con “loro”
intendo tanto i tuoi simili,
quanto coloro che ci considerano impicci. Ti faccio un esempio: quando,
inizialmente, cercarono di convincere Frost a diventare un Guardiano,
“dimenticarono” di dirgli che il suo potere e la
sua vita avrebbero iniziato a
dipendere dalla quantità di bambini che crede in lui. Quando
si dice una
clausola scritta in piccolo! E sai chi fu a rivelare a Jack quel
piccolo,
scomodo particolare? Io. Non loro: io. Se
mai un Guardiano qualunque ti capiterà davanti, chiediglielo
pure! Se è anche
solo minimamente onesto, confermerà quel che ti ho detto. In
principio non
avevo assolutamente niente contro Frost. Gli ho perfino restituito i
suoi
ricordi, quando ho saputo che non aveva memoria del proprio passato! Ma
lui,
no! Doveva stare per forza con la fazione più mainstream.
Io gli ho teso la mano, e lui cos’ha fatto?
Ha sputato sopra a tutto ciò che ho fatto per
lui…»
“come uccidere il Guardiano
con cui andava più d’accordo,
per esempio, o minacciare il primo bambino che sia riuscito a vederlo
o,
ancora, ingannarlo subdolamente attirandolo lontano dagli altri
Guardiani
mentre rovinavi la Pasqua così che
litigassero…oh, e non dimentichiamo spezzare
il suo bastone e lasciarlo mezzo morto in un crepaccio in
Antartide” pensò lei causticamente,
mettendosi a sedere sul divano tutta rannicchiata e poggiando la testa
sulle
ginocchia.
Per quanto sarebbe durato il
malessere, adesso?
Perché doveva sopportarlo?
Perché lei e gli altri
dovevano subire una simile condanna a
vita?!
Una cosa l’aveva capita:
non lo voleva morto, ma neppure lei
amava l’Uomo nella Luna.
«in una scala da uno a
dieci» sentì dire Pitch «quanto
è
intenso?»
A volte quell’uomo le
faceva venire il mal di testa. Prima
era freddo e sarcastico, poi sembrava aprirsi a lagnose ed accorate
confidenze,
ma solo per diventare maligno ed insinuante l’istante
successivo ed, in seguito,
cambiare di nuovo atteggiamento in uno serio e quasi premuroso. Era uno
schizzato fatto e finito, c’era poco da dire, ed era una
fortuna che la sua
manovra sembrasse funzionare con…beh, ognuno di questi
Pitch. «ora sette. Prima
otto».
«consolati, se dovesse
morire arriverebbe a dodici per poi
passare».
Non era consolante per
niente, tanto che la ragazza non si sprecò
neppure a rispondergli. Neppure
quando Pitch iniziò a toccarle i capelli lei si mosse dalla
propria posizione.
Erano curiose le sensazioni che fare quel gesto trasmetteva a Pitch,
familiarità e lontananza, e per una volta Mila non
c’entrava. Forse c’entrava
con quella figlia cui avrebbe voluto rubare il potere, e che di lui non
voleva
più sapere nulla. Non ricordava alla perfezione la propria
vita precedente, ne rimembrava all'incirca il novanta per cento -soprattutto i momenti più brutti- ma
ricordava abbastanza da vivere nell’odio per la sfortuna che
l’aveva colpito e
nell’amarezza per ciò che aveva perso
definitivamente.
“mi sa che un paio di
bicchieri li berrò anch’io”.
***
«…sono
salde?»
«mais
oui, è ovvio
che sono salde, moi je suis brava a fare
nodi!»
«guardiamoci un
po’ due volte, và…»
«vous n’avez pas fiducia in
me…»
«dopo aver portato aqui
un Guardiano per errore yo no se
que pretendi,
Sandelle!»
Le voci arrivavano a Jack piuttosto
confuse.
Ciò che invece non era
confuso affatto era un dolore diffuso
a tutto il corpo, particolarmente acuto agli avambracci ed al centro
del petto
nudo. Aprì gli occhi, trovandosi a fissare un alto soffitto
scavato nella
roccia, illuminato da luci blu che si muovevano con lentezza in una
spirale
discendente.
Cercò di alzarsi a sedere,
solo per scoprire che non gli era
possibile: aveva delle corde attorno a polsi, caviglie, bacino e
perfino alla
testa.
Dove si trovava?! Cos’era
successo, dov’era il suo bastone?!
Le ultime cose che ricordava erano
Spring e Fall che gli
insegnavano ad usare Facebook, e poi…e poi
Jamie…ed i messaggi di Jamie e…
“sono stato tradito e
pestato a sangue dopo aver scoperto che volevano usarmi in
una guerra
contro Manny!”
Aveva ricollegato tutto, ma non gli
era granché utile, così
come non lo era divincolarsi con forza crescente, gemendo per il dolore.
«…c’est
necessaire?
È proprio necessario tenerlo qui così?»
Sandelle. Facile riconoscerla, ora
che era un po’più lucido.
«non resterà
così per molto tempo…non vorremmo certo turbare
oltre il tuo stomaco
delicato!» quello
invece era Atticus «no, a parte gli scherzi, stai tranquilla
Sandelle. Tra un
po’sarà tutto a posto».
«puoi chiudere gli occhi
sia adesso che dopo, si queres»
e quella era Cecilia, cui di
rado aveva sentito utilizzare un tono tanto gentile e conciliante
«sappiamo que certe cose
non ti piacciono…anche se
dovrai abituarti a vederne de simili
per un po’» concluse la donna, nel legarsi
l’inseparabile scialle di pizzo nero
attorno ai fianchi.
«oui,
c’est vrai.
Mais…se non volete tenerlo qui, cosa volete
fare?»
«tra…traditori…»
riuscì a farfugliare Jack «m-mi ero
fidato-»
«anche noi ci eravamo
fidati. Ti abbiamo accolto come uno di
noi, e tu cos’hai fatto?» sentì dire
Atticus, pur non riuscendo a vederlo.
«v-voi volevate usarmi!»
«in parte è
vero, ma non è esattamente come credi tu.
Avresti dovuto dissuadere i tuoi compagni dal mettersi in mezzo tra noi
ed i
nostri obiettivi, nulla di più. Anche a parole, se mai fosse
bastato. Noi non
ce l’abbiamo con te e, personalmente, avrei
preferito evitare una battaglia
contro Dentolina e gli altri, cui comunque verrà fatto meno
male possibile, e
non verranno uccisi in nessun caso. In verità avrei
preferito evitare la guerra
in generale, ma non è colpa nostra se Manny continua a
provocare. Fatti suoi,
del resto...se ha tanta voglia di perdere la testa, verrà
accontentato».
C’era qualcosa di caldo ed
appiccicoso sul petto di Jack,
vicino ai punti in cui il dolore era più acuto, che il
Guardiano non seppe
identificare. Il suo agitarsi ebbe una brusca interruzione nel momento
in cui qualcosa
di gelido e duro affondò proprio in uno di questi ultimi,
strappandogli un
grido di dolore.
«dobbiamo sbrigarci, o le
ferite si chiuderanno e dovremo
procurargliene di nuove, e da sveglio non sarebbe piacevole. Daremo a
Ljuba e
Galaxia la loro parte quando torneranno».
La loro parte? Che cosa accidenti
avevano in mente, farlo a
pezzi e poi mangiarselo?! Era finito in un covo di cannibali?!
«n-non è una
buona idea, sono tutto ossa, io! Non
c’è niente da mangiare!»
urlò.
«en
la scatola
cranica non ce n’è, esto
es seguro»
commentò Cecilia, con un facepalm.
«mais
non! Non
vogliamo mica mangiarti. Je ne sais pas cosa
vogliono fare, donc potrebbe anche
essere qualcosa di peggio» se Sandelle voleva tranquillizzare
Jack, decisamente
non c’era riuscita «ma non mangiamo le
persone!»
«dici? Perché io
avevo una certa voglia di cosciotto di
Guardiano arrosto con contorno di patatine fritte!...no, via, facciamo
i seri:
io a nord, tu, Cecilia, ad ovest» la donna si mise in
posizione «e tu,
Sandelle, ad est».
«…l’est
es à droite ou à gauche?»
«scusa, se yo
soy aquì
alla sinistra di Atticus, y tu
devi
andare dalla parte opposta, dove pensi que
sarà l’est?!»
«à droite, davanti a
te…»
«exacto,
a destra,
ora però vacci!»
Superato il timore che volessero
mangiarlo, a dire il vero,
nonostante le ferite, le botte prese, e l’essere legato ad
una tavola di pietra,
Jack riusciva ad avere paura solo fino ad un certo punto. Forse la sua
era una
reazione stupida, ma Sandelle con la sua…“sandellitudine”
rendeva complicato prendere la situazione sul serio.
«abbiamo un margine di
tempo limitato, quindi cerchiamo di
fare più in fretta possibile: il Furetur
Potentia è un incantesimo abbastanza
complesso…»
Non aveva idea di cosa fosse quel Furetto Qualcosa che Atticus aveva
nominato, ma non gli piaceva per
niente. Se solo avesse avuto il bastone! Se solo fosse riuscito a
trovare il
potere dentro di sé e ad usarlo! Ma nelle condizioni in cui
era ridotto non
avrebbe mai potuto riuscirci.
«NON!»
«uff,
Sandelle…»
«non,
absolument
non! Perfino io so che è magia oscura, non lo
voglio fare!»
“almeno una di loro sembra
avere un minimo di coscienza”
pensò il Guardiano, che ovviamente non desisteva nei propri
tentativi di
liberarsi.
«ay
que diablo, non
muore mica! Sandelle, collabora!» l’interpellata
scosse vigorosamente il capo «ah
no?...bueno, allora togliti di
lì e
rimani senza la tua parte a farci da peso morto en
tutte le battaglie que
verranno, porque ce ne saranno, es inevitabile, y
tu lo sabes. Certe cose vanno fatte anche se non
piacciono».
«io non la volevo la
guerra. Je
suis différente de vous».
«anch’io avrei
preferito restare qui tranquillo con un
bicchiere di Blue Hawaiian in mano, cosa credi?»
ribatté Atticus.
«t-tu sei quello della
spedizione punitiva c-contro l’Uomo
Nero, perdonami, ma al tuo pacifismo non ci crede nessuno!»
si fece sentire
Jack, incurante del fatto che nominare Pitch portasse
sfortuna…o così dicevano
«S-Sandelle, per favore-»
«al Furetur
Potentia, invero,
aggiungerei un Furetur Ratio. Per
poca che ne abbia» disse l’immortale alato, con la
massima tranquillità «meglio
cautelarsi ulteriormente».
«che sia» Cecilia
si spostò ai piedi di Jack, ossia a sud
«ma procediamo».
E fu proprio in quel momento che
nella stanza comparvero
anche Ljuba e Galaxia, la quale era piuttosto innervosita ed aveva il
pelo un
po’bruciacchiato. «…e
comunque è colpa
tua!!!»
«njet.
Io ti avevo
detto di aspettare, se poi tu non mi hai ascoltata e ti sei fiondata
sul dente
non è un mio problema» la russa invece era di una
tranquillità immane, e
carezzava l’elsa della spada di Tsar Lunar XI
«Atticus, aggiungi il Flammeum
Nubila all’elenco degli
incantesimi di protezione del dente da latte di…»
si interruppe, notando Frost
solo allora «desumo che ci siamo perse qualcosa».
«ma che cavolo-»
avviò a dire Laxie, interrotta da Sandelle.
«diteglielo
voi!!! Le Furetur c’est mauvais! Diteglielo!!!»
«a-aiutatemi ! Per
piacere, Galaxia, per favore, Ljuba
slegami! Una guerra
sarebbe folle, per piacere, almeno voi, ascoltatemi!»
esclamò disperatamente il
Guardiano, in un ultimo tentativo di farsi ascoltare almeno da loro.
A quella supplica seguirono pochi
istanti di silenzio
tombale, rotto da Ljuba.
«Furetur?
Quale
dei due?»
«ambos»
rispose
Cecilia.
«non ne so molto, ok, ma da
quel che so…tutti e due non è
troppo?» intervenne Galaxia, un po’sulle spine.
«non se lo vogliamo fuori
dai giochi per tutto il tempo che
ci serve. Poi nulla ci vieta di restituire il maltolto»
replicò Atticus «in fin
dei conti i Guardiani dicono di non essere per la vendetta, no? Vediamo
quanto
saranno disposti a seguire ciò che predicano!»
«mh».
«non vorrai tirarti
indietro anche tu come Sandelle?»
Galaxia, effettivamente, continuava
ad avere qualche dubbio.
Già rubare a Jack il suo potere era grave, ma rubargli anche
la ragione se
possibile era anche peggio, specie perché non riusciva a
trovare un motivo
valido per farlo. Era un’ulteriore misura cautelativa per non
trovarselo contro
in nessunissimo caso, ma…
«Cecilia» disse
Ljuba tutt’a un tratto «se torni ad ovest,
io vado ad est».
«c-che
cosa…anche tu…» balbettò
Jack. Non se lo sarebbe
aspettato, non per come l’aveva conosciuta, e non
dall’ex compagna di Nord.
«oh, bene»
sospirò la gitana, tornando dov’era prima, ed
avvedendosi della spada solo a quel punto «…e
quella da dove viene?»
«non volevo la spada di
Tsar Lunar XI contro di noi sul
campo di battaglia, quindi io e Galaxia ce la siamo presa insieme al
dente da
latte di Manny. Dentolina dovrà dire addio agli
sdoppiamenti, almeno per un
po’, e se andrà come previsto lei e Nord si
accuseranno vicendevolmente del
furto. Vi spiegherò meglio in seguito: ora facciamo quel che
dobbiamo fare» concluse,
e si posizionò ad est.
Galaxia si avvicinò al
tavolo, osservando le ferite di Jack
ed il sangue che macchiava il tavolo, pensando istintivamente al modo
in cui le
avrebbe aiutate a guarire in un contesto diverso. Un rituale
così drastico su
un Guardiano la lasciava perplessa, specie adesso che aveva rivisto
Aster,
vivendo un momento di particolare fragilità; aveva
immaginato un incantesimo
cancella memoria o qualcosa di simile, si era detto di non esagerare
per il
bene dei bambini, e quegli incantesimi sul Guardiano del Divertimento
erano
l’opposto di “non esagerati”.
Ciò nonostante, non ci teneva ad essere l’ultima
ruota del carro, e non si poteva affrontare una guerra impreparati. Per
cui
decide di adeguarsi.
«dove devo andare? A
sud?»
«sì. O sud ovest».
Si misero tutti e quattro ad
osservare Sandelle, che si
trovò più che mai a disagio. Non voleva farlo. Non voleva. Era una cosa cattiva, loro
lo sapevano benissimo,
avrebbero potuto trovare altri modi per tenere Jack fuori dai giochi.
Non
c’erano solo quei due!
“non voglio”.
Però avrebbe significato
essere un peso per il resto del gruppo.
Il potere di Jack le avrebbe consentito di ghiacciare le cose e fare
qualche
incantesimo da sola, come quando Sandy le concedeva l’uso
della propria magia.
Avrebbe potuto perfino aiutarli, per una volta, invece di essere
nuovamente
quella che aveva sempre bisogno di soccorso. E se avessero avuto
bisogno di
lei, un giorno, e lei non avesse avuto il potere di fare nulla? Si
prospettavano tempi pericolosi, lo sapeva, e proprio per quel motivo
gli altri
volevano prepararsi. Forse avrebbe dovuto mettere a tacere la propria
coscienza
e limitarsi a fare la sua parte, per una volta, senza essere
d’intralcio
com’era di solito. Non l’avrebbe fatto per
sé, ma per gli altri, per i suoi
simili, i suoi fratelli. Nei secoli
l’avevano sempre aiutata e perdonata, qualunque danno avesse
combinato, senza
rispedirla da Sandman o abbandonarla; come poteva ora, lei, abbandonare
loro?
Per ricambiarli di tutto ciò che avevano fatto per lei,
almeno in
quell’occasione doveva sostenerli. Non poteva evitare di
farlo solo perché non
voleva sporcarsi mani che, in realtà, erano già
sporche dalla prima riunione
che avevano fatto riguardante Jack: Furetur
o meno, Sandelle sapeva che non lo avrebbero lasciato illeso,
ed allora non
lo aveva portato via dall’isola, non aveva fatto nulla per
avvertirlo, o per
aiutarlo. Perché quindi avrebbe dovuto iniziare ora?
Si avvicinò al tavolo.
Galaxia si spostò a sud ovest, e così
lei capì dov’era il sud est. Ljuba le pose una
mano sulla spalla.
«otlichno.
Stai
facendo la cosa più pratica».
“ma non la più
giusta, Lju, et tu le sais bien”.
La spada di Tsar Lunar
passò di mano in mano. Il furto di
quella reliquia era avvenuto in un momento perfetto, in quanto
utilizzandola
l’incantesimo sarebbe risultato anche più
efficace. Incuranti delle grida di
Jack, tutti si ferirono i palmi delle mani, lasciando che gocce rosso
rubino
cadessero sui tagli che il Guardiano aveva su petto ed avambracci.
Atticus iniziò a
pronunciare frasi in una lingua
incomprensibile, mentre le mani ferite sue e degli altri Insorti si
unirono a
formare una catena. Jack andò nel panico: man mano che si
procedeva, la voce
dell’immortale alato si faceva sempre più alta e
solenne, e poteva percepire
distintamente l’oscurità, no, la
malvagità, farsi quasi entità a
sé stante in quella grotta. Le cose non
migliorarono nel momento in cui le luci blu si spensero, come se la
loro
energia fosse stata risucchiata.
Ma, da quel momento in poi, a
rischiarare l’ambiente furono
dei filamenti azzurro ghiaccio che fuoriuscivano dal suo petto e dalle
sue braccia,
filamenti rappresentativi del potere che gli Insorti gli stavano
strappando.
«n-n-no…!!!»
Lottò. Sì, Jack
non si arrese, e lottò nel tentativo di
richiamarlo a sé, nel tentativo di non farsene portare via
altro, ma fu del
tutto inutile: i filamenti si ingrossarono, riunendosi in una
luminosissima
sfera azzurra che fluttuava sopra tutti loro, e lui iniziò a
sentirsi debole… sempre
più debole.
Le sue proteste divennero man mano
più fievoli, il suo
agitarsi sempre più fiacco, mentre un languore crescente
s’impossessava di lui.
Il suo corpo era così pesante…la sua mente
così confusa…iniziò a fissare la
sfera, il cui diametro era ormai di almeno due metri, ed i filamenti si
staccarono definitivamente dal suo corpo.
Poi quel globo di luce si
spezzò in cinque frammenti, che si
scagliarono nel petto degli Insorti facendoli addirittura vacillare, e
tutto
tornò buio.
«ah però! Era
davvero forte come dicevano» commentò Atticus.
«oh sì.
Però non finisce aqui,
ora c’è il Furetur
Ratio da fare,
e a tal proposito…»
«…possiamo
riaccendere la luce? Il buio mi spaventa» pigolò
Sandelle.
«e perché? Non
c’è nascosto nessuno» disse Galaxia
«finiamo
questa cosa».
«il suo potere è
dentro di noi, ma dove metteremo la sua
ragione?» si informò Ljuba.
«nelle cordicelle dei cinco
cristalli. Asì que sia siempre con noi, ma divisa».
«…prego…vi…»
mormorò Jack «…non…guerra.
Bambini…»
«non devi preoccuparti per
loro, non ci interessa far loro
del male. Figurati, non ci interessava farne a te. Per quel che
può valere,
Jack, proviamo tutti un po’di reale dispiacere per
com’è finita» disse Atticus
«non preoccuparti, ti scaricheremo a Burgess. Considerate le
tue future
condizioni, a dire il vero, avremmo potuto lasciarti anche al Polo
Nord. Sarai
completamente inutile ovunque tu sia. Consolati però:
è solo temporaneo, hai la
nostra parola».
«nada
de personal, Jack.
Sei perfino simpatico, y se hai
sentito cose que non dovevi
sentire no es colpa tua.
Nondimeno…a mali
estremi…estremi rimedi».
E stavolta fu Cecilia ad utilizzare
un idioma apparentemente
privo di senso per compiere il secondo, terribile, gravissimo furto.
Il secondo…ma
non
l’ultimo.
Ricordate quando ho detto che le fan di Jack Frost mi avrebbero
massacrata? Ecco, appunto. Il carroarmato comunque è pronto!
No, a parte tutto, chi pensa che rubargli il senno oltre che il potere
sia una crudeltà praticamente inutile ha perfettamente
ragione. Già solo il Furetur
Potentia non era certo una cosa buona ma, se quella
quantomeno è utile, lo stesso non si puiò dire
per l'altro rito, che nemmeno Pitch aveva programmato di spingersi a
fare.
Per il resto, si è saputo qualcosina di più su
ciò che è accaduto tra Pitch e la sua ex, si
è visto l'atteggiamento abbastanza confuso dell'Uomo Nero
con Shu Yin e...niente, spero che mi diciate quel che pensate su questo
schif-ehm, questo capitolo: ci tengo parecchio, lo sapete.
Ah, se la recensione cominciasse con "ti ucciderò per quel
che hai fatto a Jack" andrebbe bene lo stesso :'D
Grazie a
tutti coloro che hanno letto il capitolo precedente, e soprattutto
grazie alle dolci figliole che lo hanno recensito :D
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
“Jack,
allora?? Ke
succede??”
“ke succede,
RISP”
“Jack, c
6???!!”
“Ke fine hai
fatto?!!”
“JACK!!!
RISPONDI!!!”
“JAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACK!!!!!!!!!!!”
Quella nuova sparizione di Jack, a
Jamie, piaceva ancor meno
dell’altra. Gli stava inviando messaggi a rotta di collo da
almeno tre quarti
d’ora, lui non rispondeva e, considerando che
l’ultimo messaggio che Jack aveva
visualizzato era stato quello in cui gli diceva di andare via di
là, Jamie non
avrebbe voluto che gli
fosse capitato
qualcosa di brutto proprio per aver seguito il suo consiglio.
Vero, dalle fotografie che aveva
visto, e che stava tuttora
guardando dal cellulare, quella gente non sembrava cattiva, quanto
piuttosto un
branco di festaioli: Jack lo aveva aggiunto al gruppo di Conca De El
Sol, e
Jamie riusciva a vedere tutti quanti dopo aver letto i nomi dei tag,
iniziando
dunque a credere in loro…ma nulla gli toglieva dalla testa
che quanto aveva
detto al suo amico, ossia che “se quel posto ti fa credere di
esserci da due
giorni, invece che da due settimane e più, non è
buono”, fosse vero, e al
momento stava correndo da Pippa sia per informarla che per cercare
qualche idea
su come contattare i Guardiani, ed aggiornarli su quelle ultime
novità.
Impallidì quando, tornando
alla home page, trovò una valanga
di notifiche interamente appartenenti al gruppo di Conca De El Sol, e
divenne
ancor più pallido quando vide di cosa si trattava: post
inerenti al cosiddetto
“tradimento” di Jack, post contro l’Uomo
nella Luna che “aveva ordinato ai
Guardiani di mandare lì Jack a distruggere tutto”
ed altri recitanti
dichiarazioni di guerra più o meno lunghe al suddetto Manny.
Ogni minima speranza sul fatto che il
suo amico Guardiano
potesse stare bene crollò già a quel punto, e si
sentì quasi morire quando
trovò un video del tremendo pestaggio di Jack, con tanto di
tag “#belcolpoArtemide”.
A stento si accorse di essere
arrivato da Pippa, la quale si
trovava in giardino a rimuovere le ultime decorazioni natalizie
dimenticate dai
genitori. «ehi Jamie» lo salutò la
ragazzina «Jamie? Che hai?»
Era tanto allibito che non sapeva da
che parte iniziare, e
tutto quel che riuscì a dire fu… «Jack
è in pericolo e sta per succedere un
disastro!»
Una sintesi perfetta, senza dubbio,
che bastò ed avanzò per
far allarmare anche Pippa; tuttavia era decisamente necessario
approfondire la
questione, e cercare di far calmare Jamie almeno un po’, per
evitargli di
svenire lì sul marciapiede. «vieni dentro, mamma
dovrebbe aver fatto la
cioccolata calda».
«m-ma io adesso non voglio
la cioccolata, io voglio sapere che
fine ha fatto Jack, e dobbiamo chiamare i Guardiani!...sono tre quarti
d’ora
che Jack non risponde ai miei messaggi!!!»
«…ai tuoi
cosa?» disse la ragazzina, perplessa, iniziando a
pensare che Jamie avesse preso qualche botta in testa e si fosse
improvvisamente
rincretinito del tutto.
«ma sì! Su
Facebook!»
“ok, è
rincoglionito veramente”. «Jamie…non so
come dirtelo,
ma Jack non ha Facebook» istintivamente l’avrebbe
sbuffato ma, vedendo l’amico
realmente sconvolto, cercò di contenersi
«dev’essere uno scherzo dei gemelli
che-»
«guarda»
ribatté
con decisione il ragazzino, appioppandole il cellulare
«guarda le foto di
questo gruppo. Ogni tag rappresenta uno spirito, per la
cronaca».
Inizialmente Pippa vide semplicemente
la foto di Jack in una
posizione strana su una spiaggia vuota, ma sforzandosi di credere che i
tag
“Samuel Lele Spring” e “Lorcan
Fall” riguardassero persone reali, ecco che
accanto al Guardiano comparvero anche un ragazzo riccio ed uno dalla
pelle
scura, che nessuno di loro aveva mai visto. «dai, cavolo! Non
ci credo…»
«guarda anche il resto!
Capisci perché mi preoccupo?!»
Ed anche Pippa vide i post del
tradimento, le dichiarazioni
di guerra…e quel video orribile.
«m-ma perché
è andato lì?
Cioè…» scosse la testa, come a
voler scacciare le immagini che aveva appena visto «come
facciamo a dire ai
Guardiani tutto questo?»
«sono venuto da te apposta,
speravo che avessi un’idea.
Ecco, se anche loro avessero Facebook sarebbe tutto più
facile» borbottò Jamie
«e adesso? Come li chiamiamo? Come aiutiamo Jack?! Non
sappiamo neppure
se…insomma, se…»
«non dirlo
nemmeno!» sbottò Pippa «ok, lasciamo
perdere la
cioccolata, andiamo a chiamare gli altri e sentiamo se hanno qualche
idea!»
Corsero a casa di Caleb e Claude, ma
solo per sentirsi dire
dalla loro madre che i gemelli erano andati a giocare nel bosco, e per
vedersi
costretti a rifiutare una fetta di torta appena sfornata il cui profumo
arrivava fino in veranda. Normalmente non sarebbero riusciti a dire di
no, ma
la paura per Jack aveva completamente tolto loro l’appetito,
pertanto
ripartirono alla volta del bosco, sempre di corsa.
«ma che poi io mi domando:
che accidenti ci sono andati a
fare nel bosco da soli?!» sbottò Pippa.
«non so, mi era parso di
sentirli chiacchierare di uno
scoiattolo da catturare».
«in
inverno?!»
«si beh, è
più facile prendere uno scoiattolo mentre dorme,
nonostante a me l’idea di rinchiudere un animale non piaccia
e basta. E poi
comunque Abby tenterebbe di mangiarselo, lo
scoiattolo…» aggiunse, parlando del
proprio cane.
«ah, ma chi se ne
importa…Caleeeeeeb!!!»
urlò Pippa, una volta arrivata al limitare della
radura «CLAAAAUDE!!!...e che cavolo, Bennett, sforzati di
rimanere in piedi una
volta tanto!» disse scocciata la ragazzina, aiutando Jamie
-inciampato su una
radice- a rialzarsi «non potresti almeno…che hai
da sorridere? Ti sanguina pure
la bocca» borbottò, storcendo il naso.
Jamie le mostrò un dente,
appena caduto proprio a causa di
quell’incidente. «non solo è uno degli
ultimi, ma potrebbe essere un modo per
contattare i Guardiani, visto che una fatina verrà a
prenderselo! Posso
chiederle di dire a Dentolina che Jack…» si
bloccò «ho sentito delle voci, tu
no?»
«saranno i gemelli, vuol
dire che non sono lontani, e tanto
meglio così!» ribatté Pippa
«comunque mi pare una buona idea. Quella che hai
avuto, dico» aggiunse quasi con titubanza, come se fosse
stata in imbarazzo nel
fargli un complimento.
«ah…grazie…»
Il successivo istante di silenzio che
intercorse tra i due,
fece sì che l’urlo di Caleb risultasse ancor
più chiaro di quanto sarebbe già
stato normalmente.
«JACK!!!»
«ha…ha
d-detto…» balbettò Jamie. Lui e Pippa
si scambiarono
un’occhiata, e non ci fu bisogno di altro perché
iniziassero a correre nel
medesimo istante in direzione di quel grido, senza altri pensieri in
testa che
non fossero per il Guardiano, e senza far caso a tutto quel che
c’era attorno a
loro: nello specifico, sei Incubi vaganti che erano stati attirati
dall’angoscia e dalla momentanea paura che trovare Jack aveva
causato nei
gemelli. Trovandosi vicini ad uno degli ingressi per il regno di Pitch
non era
poi così strano che ci fossero in giro dei purosangue,
specialmente a quell’ora
del pomeriggio in cui, essendo inverno, il sole aveva iniziato a
tramontare…
«ragazzi!!!»
strillò Pippa, sbucando
«avete trovato-oh mio
Dio».
«che cosa-»
Anche Jamie si zittì,
quando si trovò davanti ciò che
avevano visto gli altri: Jack, senza bastone, con indosso soltanto dei
bermuda
blu, rannicchiato in una posizione semi fetale ed intento a dondolare
avanti e
indietro, mentre guardava un punto indefinito davanti a sé
con uno sguardo così
spento e vuoto da sembrare proprio di un morto.
«tic-tac.
Tic-tac» mormorava tra sé e sé.
«…ma che cosa
gli è successo?» disse Claude «ehi Jack,
mi
senti?» gli poggiò una mano sulla spalla
«che cosa ti-»
«RHAAAAAGH!!!»
urlò il Guardiano -o meglio, ciò che ne era
rimasto- per poi allontanarsi di diversi metri dal gruppo di ragazzini
deambulando come un animale a quattro zampe, ed osservandoli come se
avesse
davanti a sé i peggiori demoni dell’Inferno,
lasciandoli sconvolti. Era
terribile vedere uno spirito pieno di vita, spumeggiante ed allegro,
ridotto in
quel modo.
«Jack, siamo
noi…siamo i tuoi amici!» esclamò Caleb
«non ci
riconosci?»
«no, mi sa proprio di
no» commentò Pippa, guardando lo
spirito dell’inverno tentare di arrampicarsi ad un albero,
finendo solo con lo
scorticarlo.
Jamie però non volle
demordere e, trattenendo a stento le
lacrime nel vederlo in quello stato con l’idea che fosse per
buona parte colpa
del consiglio che gli aveva dato, si avvicinò cautamente.
«Jack…»
Il povero e folle Frost
lanciò un altro grido, appiattendosi
di più contro l’albero.
«non vogliamo farti del
male» Jamie alzò le mani sopra la
testa «lo giuro. Non vogliamo farti niente. Noi ti vogliamo
bene!» non seppe se
giudicare positivo o negativo il fatto che Jack si fosse messo a
fissarlo,
immobile come una statua «ti vogliamo bene,
capito?» fece qualche altro passo
«io sono stato il primo bambino che ti ha visto, Jack,
ricordi?»
Il Guardiano batté
velocemente le palpebre. Per un attimo,
solo per un attimo, al ragazzino parve di vedere un barlume di senno in
quegli
occhi spiritati.
«tu sei Jamie».
L’intero gruppo
provò un minimo di sollievo. Forse non era
ancora tutto perduto!
«sì!
Sì, esatto! Sono Jamie!» esclamò,
tendendo una mano
verso lo spirito «ricordi quando giocavamo a palle di neve?
Ti ricordi di-»
«Ja-mie»
sillabò Jack, inclinando la testa di lato, e
puntando l’indice contro il ragazzino «tu sei
Ja-mie» disse. Poi passò ad
indicare Pippa «Ja-mie? È Ja-mie?»
E addio sollievo.
«n-no…è
Pippa».
«tic-tac.
Tic-
tac» Jack corse vicino a Caleb «tu sei Jamie.
Ja-mie?»
«…Caleb…»
«il fatto che ora non fugga
più è già un miglioramento.
Magari lo convinciamo a seguirci fino a casa di uno di noi, possiamo
farlo
stare lì fino a quando Dentolina…oddio,
già, ora chi glielo dice a quella
poveretta che il suo ragazzo è fuori di testa?»
sospirò Pippa.
«io, o le diciamo
semplicemente che sta male senza
aggiungere altro» soluzione un po’vigliacca, ma era
comprensibile che un bambino
di dieci anni -quasi undici- non fosse propriamente né un
asso nel dare pessime
notizie, né così voglioso di farlo.
Una mano fredda afferrò la
sua, stringendola in modo quasi
spasmodico. «Jamie. Tic-tac. Tic-tac»
sussurrò Jack, guardandolo con gli occhi sgranati
«guerra. Tic-tac.
Tic-tac».
“guerra”.
«il tempo scorre, e manca
poco ad una a guerra. Ho capito.
Ho capito» mormorò Jamie in risposta. Nessuno
degli altri sentì distintamente
quello strano e breve scambio di frasi, videro solo Jack calmarsi e
riacquistare
una posizione eretta, pur tenendo il capo mollemente chino in avanti.
«non so come hai fatto, ma
ora che sei riuscito a calmarlo
direi di-»
La quiete durò poco: i sei
Incubi che fino a quel momento si
erano limitati a girare loro attorno decisero di fare la loro mossa,
circondandoli. I ragazzini si strinsero attorno a Jack, il quale
accortosi del
pericolo riprese a gridare ed agitarsi, abbassandosi e stringendosi
convulsamente a Jamie.
«oh, no, ci mancavano pure
questi!...Jack, buono, buono,
è tutto ok, non c’è bisogno che
gridi! Jack, sta’ buono!!!»
vedendo
che quel suo agitarsi e contorcersi rischiava di far cadere Jamie a
terra,
Pippa cercò di calmare il povero spirito, senza ottenere
grandi risultati.
«non dobbiamo avere paura,
ragazzi, ricordate com’è andata
l’altra volta?!» Caleb strinse i pugni
«li abbiamo battuti, questi mucchi di
sabbia nera!»
“io infatti non ho paura
per me” pensò Jamie “ma ne ho per
Jack, che possa succedergli dell’altro, che ci sia il rischio
che non torni più
normale, ne ho di chi gli ha fatto una cosa del genere, e ne ho di quel
che
altro potrebbero fare di brutto, e non posso farci niente”.
Per Pippa valeva lo stesso discorso,
ed anche per Caleb e
Claude, anche se limitatamente a ciò che riguardava il solo
Jack: motivo per il
quale gli Incubi non accennavano ad andarsene, anzi, si avvicinavano
sempre di
più…sempre di
più…
ZAC! Una spada dorata
dall’elsa ingioiellata e proveniente
da non si sa dove andò ad infilzarsi nella testa di uno
degli Incubi, che si
dissolse dopo un nitrito di dolore orribile a sentirsi; di seguito,
come se
avesse avuto vita propria, l’arma tornò tra le
mani del suo lanciatore...
«allontanatevi dai bambini,
demony!»
O meglio, della sua lanciatrice: una
bellissima donna, alta,
bionda e con gli occhi chiari, cui i cinque Incubi rimasti,
così come anche i
ragazzini, rivolsero tutta la propria attenzione.
Non ricordavano di averla mai vista
prima, ma per ovvie
ragioni non ci volle loro molto per concludere che non si trattasse di
un’umana
qualunque. A Jamie, poi, avendo visto le fotografie del gruppo, pareva
quasi
familiare. Tuttavia non riusciva ad identificarla, complice il contesto
in cui
si trovava attualmente ed anche il dover tentare di far stare buono
Jack che,
se possibile, al momento urlava e si stringeva a lui ancor
più di quanto
facesse prima, avendo davanti una dei cinque ladri della sua povera
ragione
frammentata, la quale peraltro era una delle due che
l’avevano “scaricato” lì.
C’era da domandarsi
perché mai una volta concluso quello
sporco lavoro fosse rimasta, ma era semplice: appena portato
lì Jack Frost
aveva visto in lontananza Caleb e Claude, riuscendo a mettersi al
riparo appena
prima che i gemelli notassero Jack e corressero da lui. In concomitanza
a ciò,
Ljuba aveva notato anche gli Incubi girare attorno ai tre, e di seguito
anche
agli altri due ragazzini che erano arrivati. Sorda alle considerazioni
di
Cecilia -che era con lei, pur essendo rimasta per ora in disparte-
secondo la
quale bastava che i ragazzini non avessero paura degli Incubi per
salvarsi, la
russa aveva deciso di rimanere ad osservare ancora un po’. Se
gli Incubi li
avessero attaccati e loro avessero dimostrato di poterli battere, bene:
sarebbero tornate immediatamente a Conca De El Sol, dove
c’era da fare. Ma se
così non fosse stato, Ljuba si rifiutava di abbandonare al
loro destino dei
bambini innocenti. Riteneva che difenderli fosse un’altra di
quelle cose che
“andavano fatte” e basta, come sabotare la fazione
nemica in previsione di una
guerra, indi per nessuno sarebbe
stato possibile smuoverla da tale proposito e, trovandosi in presenza
di amici
di Frost, decise saggiamente di evitare di utilizzare il potere che
aveva da
poco rubato e dare loro quel pesante indizio.
I ragazzini la videro schivare
agilmente morsi e zampate di
due purosangue, i quali vennero poi prontamente decapitati con un paio
di
fendenti. Chiunque fosse quella donna, sembrava essere piuttosto abile
con la
spada…
«ATTENTA!» le
gridò Pippa, vedendo che un Incubo stava per
colpire Ljuba alle spalle; ci fu un boato improvviso, che
portò l’intero
gruppetto a strillare coprendosi le orecchie.
«que
poi yo me domando: porque accidenti, en
el duemilaquindici,
gli immortali dovrebbero ancora combatir
all’arma bianca?» commentò Cecilia, col
braccio ancora teso ad impugnare
nientemeno che una pistola, con la quale aveva appena sparato al
purosangue,
distruggendolo «non ha senso».
perché è
tradizione» ribatté la russa «spasiba».
«prego. Comunque sia, ne
voglio uno vivo» la avvisò la
donna, riferendosi agli Incubi «e voialtri que
aspettate a togliervi di torno?» disse poi, fin
troppo seccamente, rivolta
ai ragazzini «tornatevene a casa y non
fateci perdere altro tempo!»
Cecilia -o Millaray, che dir si
voglia- non odiava i
bambini, ma non li amava nemmeno, ed era piuttosto evidente,
così com’era
palese il momentaneo spaesamento dei due Incubi nel trovarsela davanti.
Sembravano aver sospeso quel loro attacco feroce, presi a guardare la
nuova
arrivata con un curioso sguardo confuso negli occhi dorati, come se non
sapessero
più cos’era giusto fare: attaccare o non
attaccare? In compenso lei non era per
nulla confusa e, mentre Ljuba distruggeva il penultimo Incubo con un
affondo
fulmineo, corse verso l’ultimo superstite saltandogli in
groppa, ed oppose
resistenza ai suoi tentativi di disarcionarla.
«non mi piace il tono che
ha usato, ma mi sa che quella
donna ha ragione, e che dovremmo andarcene prima che ne arrivino
altri» disse
Jamie «Jack! Ascolt-ascoltami»
disse,
deciso, prendendo tra le mani il volto del Guardiano costringendolo a
sostenere
il proprio sguardo «adesso noi ce ne andiamo, e tu devi
seguirmi» lo fece
staccare da sé, prendendolo per mano «devi
seguirmi, capito? Io non ti
abbandonerò, non ti lascerò! Sarai al sicuro,
ok?»
Fu confortante vedere Jack smettere
di urlare ed alzarsi in
piedi, pronto ad obbedirgli, nonostante l’espressione
disorientata ed incerta
del suo viso. «tu sei Jamie. Ja-mie»
acchiappò improvvisamente anche la mano di
Pippa «via tutti!»
strepitò in
seguito, e si mise a correre insieme a loro, incredibilmente proprio in
direzione della strada che li avrebbe portati verso casa! Ovviamente i
gemelli
andarono loro dietro, nonostante la curiosità di vedere come
sarebbe andata a
finire tra quelle donne e l’ultimo Incubo.
«cattivissima idea la
caccia agli scoiattoli, proprio!»
esclamò Caleb.
«in parte sì, ma
senza quella non avremmo trovato Jack!»
ribatté il fratello «chissà che gli
hanno fatto…»
«tornerà come
prima» affermò Pippa con una sicurezza che non
possedeva affatto, continuando a correre «gli altri Guardiani
lo faranno
guarire, questo è sicuro!»
«ma come li
chiamiamo?»
«a Jamie è
caduto un dente prima, può dire alla fatina che
verrà a prenderlo di farli venire qui subito!»
Jamie però non pensava
tanto a quello, al momento, quanto
piuttosto ad associare le due donne che li avevano salvati; avrebbe
ricontrollato le fotografie del gruppo di Conca De El Sol,
perché quei volti
non gli erano sconosciuti.
E se avesse avuto ragione, e le
avesse trovate, era molto
probabile che fossero anche le responsabili delle condizioni di Jack,
venute lì
a Burgess per abbandonarlo dopo averlo ridotto in quel modo. Lo
lasciava
perplesso che li avessero aiutati, dato che se la sua ipotesi fosse
stata
giusta le loro azioni le avrebbero classificate come degli spiriti
malvagi a
livello Pitch Black, ma vattelapesca cosa passava per la testa di quel
branco
di matti pronti a portare una guerra fin sulla Luna!
Ed un’altra cosa che lo
aveva lasciato perplesso era stata
la reazione degli Incubi davanti alla donna mora con la pistola, come
se la
conoscessero, e fossero stati preda del dubbio…
“se
anche Pitch aveva
fidanzata, a maggior ragione Sandman!”
“Pitch?!”
“da, povera lei”.
…vuoi vedere
che…?
Ah, macché. Non era
possibile, per quanto sembrasse poco
gentile non la vedeva proprio come Donna Nera. Avrebbe dovuto essere
molto più
tetra, e molto meno bella.
La sua stretta attorno alla mano di
Jack divenne più salda.
Lo vide voltarsi a sorridergli leggermente, ed ebbe un tuffo al cuore
per quel
nuovo, breve istante in cui sembrava un po’ più in
sé.
«Dentolina e gli altri
troveranno sicuramente un modo per
guarirti».
«Den-tina.
Dentina?» ripeté malamente Jack.
«no. Sì.
Più o meno» borbottò il ragazzino,
tornando
finalmente su una strada asfaltata.
Nel bosco, intanto,
l’atmosfera non era meno tesa:
quell’Incubo era tra i più restii a farsi domare
con cui a Cecilia fosse
capitato di avere a che fare, il che era tutto dire.
«preferivo
“perdere tempo” per salvare dei bambini che per
domare un demone» commentò Ljuba.
L’espressione sul volto dell’altra donna si
fece dura.
«no
te preocupes.
Ora la faccio finita».
L’indice ed il medio della
sua mano destra vennero inglobati
da una lama di ghiaccio tagliente, e Cecilia infilzò
quell’arma improvvisata in
un punto molto preciso appena sotto la mascella del purosangue, il
quale si
dibatté ancora di più.
«fa
male…» attenta a non cadere e senza mostrare
dispiacere
alcuno, conficcò le dita ancor più in
profondità «fa male, vero? Accettami como la tua nuova padrona, y la smetto».
Era stato Pitch ad rivelarle
l’esistenza di quel punto
particolarmente sensibile negli Incubi, che poteva essere sfruttato
proprio per
domarli, o per far abbassare loro la cresta quando si dimostravano
molto
recalcitranti.
La propria natura le aveva concesso
di imparare in breve
tempo la lezione, eppure Pitch era così ossessionato
dall’idea che potesse
succederle qualcosa di brutto e/o farsi male che, pur vedendola in
grado di
sfruttare benissimo quella tecnica, per mesi
mentre svolgeva quel compito lui non l’aveva persa
d’occhio neppure un istante.
C’era stato un tempo in cui
ciò le era sembrato molto carino
e romantico da parte sua. Tutta quella premura per lei, il modo in cui
la
assisteva in tutto e per tutto, la sua
costante presenza! Era l’Uomo Nero, era una
creatura conosciuta come
individualista ed egoista, odiata e temuta da tutti: se con lei
manteneva un
simile atteggiamento, pensava, allora doveva considerarla veramente speciale e tenere a lei come a nessun
altro. Ma, da dopo aver conosciuto i suoi simili ed aver visto
com’erano
trattati, la sua percezione dell’atteggiamento di Pitch verso
di lei aveva
iniziato a mutare…ed attualmente, dopo i fatti di quattro
secoli prima e
passato tutto quel tempo, i sentimenti che provava a riguardo erano
completamente cambiati.
Non le aveva mai concesso i propri
poteri perché “non voleva
rischiare di corromperla”. Seh, come no. Non lo aveva mai
fatto perché temeva
di vederla rivoltarsi in qualche modo contro di lui, altro che
chiacchiere!
Non l’aveva mai addestrata
alla lotta perché “non voleva
rischiare di farle male durante l’allenamento, e poi che
bisogno aveva di
imparare a combattere? Lui l’avrebbe protetta sempre da
tutto”, le aveva detto
ogni volta che lei aveva provato a chiederglielo. E, sì, in
effetti l’aveva
protetta da tutto, ma
non da lui stesso.
Le aveva insegnato a gestire gli
Incubi, le aveva insegnato
a ballare il valzer -i nobili delle feste a cui si erano infiltrati non
li
vedevano, ma non significava che loro potessero sfigurare!- le aveva
garantito
libero accesso alla sua biblioteca così che potesse farsi
una cultura su ciò
che desiderava…ma poi? Nient’altro.
Non le aveva mai permesso di alzare
anche solo un dito,
neppure per -tanto per fare un esempio stupido- provare a cucinare
qualcosa. O
darsi alla pittura. “Da quando in qua una Regina cucina e
pittura?” le aveva
detto “una Regina viene servita, e ritratta da
altri!”.
Ed era meglio non parlare di quella
volta in cui, di ritorno
da galà in un palazzo austriaco, avevano sorvolato una festa
paesana per il raccolto,
o qualcosa del genere: non solo la sua richiesta di scendere
laggiù era caduta
nel vuoto, ma lui l’aveva guardata come se avesse detto
chissà che eresia,
dicendole che quello non era un luogo “adeguato ad una donna
del suo rango”.
Il novanta per cento delle volte
Pitch aveva fatto
assolutamente di tutto per accontentarla in qualunque cosa desiderasse,
ma
c’erano degli aspetti su cui non transigeva minimamente, e
Cecilia doveva
ancora capire per quale miracolo divino le avesse permesso di
frequentare i
suoi simili anche dopo un episodio
piuttosto “curioso” che aveva per
protagonisti lei ed Atticus…
In ogni caso, mentre indugiava in
tutte quelle riflessioni,
l’Incubo era sceso a più miti consigli smettendo
di agitarsi; solo a quel punto
la donna si decise ad ascoltare quei suoi curiosi versi di supplica,
estraendo
le dita dalla ferita. «bravo, piccolo demone, molto
bravo».
«noto che non ti trovi male
col ghiaccio».
La lama che contornava le dita di
Cecilia mutò in brina, per
poi evaporare. «ricordi di quel discorsetto que
Jack ci ha accennato in questi giorni riguardo a freddo y
oscurità, giusto?»
«parrebbe che
“lui” abbia detto una cosa giusta».
«ay,
almeno una
volta in vita sua doveva pur riuscirci».
Ljuba evitò qualunque
commento riguardo l’Uomo Nero,
decidendo che fosse più importante discutere di un dettaglio
che non le tornava
molto. «a proposito di persone che riescono o meno a fare
determinate cose, mi
chiedo come sia possibile che Jack Frost sembri stare così
bene» poteva
sembrare crudele ironia, ma in realtà era una domanda
estremamente seria « l’ho
sentito parlare, utilizzando una frase breve ma adatta al contesto, e
pare aver
riconosciuto uno di quei bambini, che ha chiamato per nome. Non avrebbe
dovuto
esserne in grado».
«no»
concordò l’altra donna, dopo un breve istante di
silenzio «non avrebbe dovuto».
«e poiché non mi
sembra che qualcosa nel Furetur Ratio sia
andato storto, la mia
domanda è: chi, appena prima che lo portassimo via
dall’isola, gli ha
restituito un quinto della sua ragione?»
«oh, no, la vera domanda es:
porque continuiamo ad illuderci que
Sandelle
riesca ad attenersi ai piani senza hacer qualche
idiozia, como se non la
conoscessimo?»
«perché
siamo persone piene di sogni e
speranze».
Senza neppure aver bisogno di
concordarlo, le due
scomparvero da Burgess nello stesso istante, ricomparendo nel luogo
dove Jack
aveva ricevuto la sua calda accoglienza appena due settimane prima:
all’interno
dell’apertura nel fianco della montagna.
«alla buon ora, si
può sapere-che cavolo ci fa qui
quell’affare?!!» protestò
subito Galaxia,
vedendo Cecilia in groppa all’Incubo.
«yo
volevo un
cavallo, y Pegaso es
impegnato como gli
altri, quindi già che c’ero me ne sono preso
uno!»
Atticus pensò che le due
potessero avere incontrato Pitch,
ma dando una breve occhiata a Cecilia vide che non sembrava affatto
scossa, per
cui concluse che dovessero semplicemente essersi imbattute in qualcuno
di quei
purosangue lungo la via, e che nessuna delle due avesse perduto il
proprio
“tocco”. Una cosa però bisognava dirla:
se Cecilia voleva mostrare di non avere
-né avere avuto mai- nulla a che fare con Pitch ed i suoi
demoni, quello non
era precisamente il modo giusto.
Ma forse farlo era impossibile. Per
come la pensava lui,
Cecilia poteva vestirsi con colori chiari tutte le volte che voleva,
poteva
tagliarsi i capelli, tatuarsi e farsi piercing, poteva anche aver
smesso di
amare l’Uomo Nero da quattro secoli e oltre ma, pur essendo
fattibile cambiare
dati anagrafici, aspetto ed amanti, la sua natura sarebbe rimasta
sempre la
stessa. E lei sarebbe rimasta sempre la Regina degli Incubi.
«abbiamo radunato tutti qui
sotto» disse Atticus «non che ci
sia molto da dire se non “andiamo!”
…aspettano solo quello».
«sì, dai,
dell’ultima idiozia que ha
fatto Sandelle parleremo dopo» replicò la donna,
con una
certa freddezza, osservando l’interessata «yo
no se, pensavi que non
ci saremmo
accorte que Frost ha un quinto di
senno più del dovuto?»
«ha
fatto cosa?!»
allibì Galaxia, non sentendosela tuttavia di prenderla a
male parole considerando
che, pure se non l’avrebbe mai ammesso, aveva avuto la
tentazione di fare la
stessa cosa…come l’avrebbe avuta chiunque con un
minimo di umanità, visto che
nel compiere il Furetur Ratio nessuno
di loro aveva goduto.
«Cristo,
Sandelle» borbottò Atticus, passandosi una mano
sul
volto «perché devi essere sempre
d’intralcio?»
«parce-que
non ci
cambia nulla che Jack abbia almeno un quinto del suo senno, e non ce la
facevo
a lasciarlo com’era, dite quel che volete, mais
je ne regrette rien» ribatté
«ho tenuto il suo potere, anche se non mi
piaceva, perché c’era un buon motivo per farlo, mais rubargli la ragione…n’était
pas nécessaire, qualunque cosa possiate
dire».
“vorrò ridere
quando dovremo rubare il potere a Sandman,
allora” pensò Atticus “non penso che
sarà molto contenta, pur sapendo che gli
verrà restituito”.
Lui stesso non era esattamente
entusiasta all’idea di
privare Dentolina dei suoi poteri, lei aveva i suoi difetti ma sapeva
che alla
fin fine l’aveva amato davvero, e per un bel pezzo lo stesso
era valso per lui,
ma ciò non toglieva che, felice o meno, fosse pronto a farlo.
Uscirono tutti e cinque
dall’apertura. Bisognava dire che
non avrebbero potuto trovare una folla più
“calda” di com’era.
«Zeus, padre degli
dèi, è in favore di una guerra!» fu la
prima cosa che si sentirono dire, seguita da urla ed esclamazioni
più o meno
concorde.
«e infatti è
precisamente quel che vogliamo fare. Bello
essere tutti d’accordo» disse Atticus quando il
baccano si attutì un po’ «le
battaglie che ci aspettano contro l’Uomo nella Luna, contro
l’Innominato, e
contro gli immortali che Manny quasi sicuramente ci manderà
contro, entreranno
nella leggenda. Ma prima dobbiamo sconfiggere i quattro Guardiani
rimasti.
Sconfiggere, badate bene, non “uccidere”; questo
per il bene di bambini e forse
anche adulti che, dopo tutto ciò, magari potrebbero tornare
a credere anche in
voi» specificò Atticus, in parte mentendo
«indeboliti i Guardiani potrebbero
tornare ad aggrapparsi ad altro, ma è chiaro che speranza,
meraviglia, sogni e
memoria non possano essere soppressi, proprio perché aiutano
ad indurre la
gente a credere. Indi, per il profitto di tutti quanti, i Guardiani
verranno
sconfitti ed imprigionati fino alla fine della guerra. Contiamo che
l’esito
della nostra prima azione a Punjam Hy Loo sia positivo e raggiungibile
velocemente, oltre che senza spargimenti di sangue, così
come per il resto dei
regni dei Guardiani. Tuttavia, per quanto riguarda il resto di coloro
che ci
daranno contro, tutti quegli sciocchi che daranno ascolto
all’Uomo nella Luna,
potete anche divertirvi a massacrarli tutti! Tanto di loro non importa
nulla a
nessuno e, se sono con Manny, sono contro di noi e di conseguenza
contro tutto
quel che rappresentiamo».
Follia.
Da “per quanto
riguarda” in poi non c’era altro modo di
definire alcuna di quelle frasi ma, se c’è una
cosa che la Storia spesso
rivela, è proprio quanto la follia possa fare facilmente
presa sulle masse ed
essere contagiosa.
«chiarito tutto
ciò, mi è rimasta solo una cosa da dire: chi
ha depositato le proprie armi in magazzino se le vada a prendere, e
sellate i
cavalli! Si va in guerra!»
Incredibile come
l’entusiasmo di quei duecento esseri nel
sentire quelle parole fosse paragonabile a quello di un tifoso
juventino nel
momento in cui la sua squadra batte quella avversaria tre a zero,
eppure…
«sembra proprio di essere
allo stadio» commentò Galaxia,
vedendo tutti quanti correre in direzione del magazzino.
«è una reazione
comprensibile da parte del pantheon greco,
invero, considerando il loro background. Idem per le
divinità nordiche
presenti. E, sì, forse le divinità maya provavano
nostalgia per i sacrifici che
un tempo ricevevano regolarmente…e c’è
Seth che non vedeva l’ora di fare un
po’di casino, presumo» disse Atticus
«visto che, tutto sommato, l’idea che ho
avuto qualche secolo fa riguardo Conca De El Sol non era pessima? Non
vedo in
quale altro modo potremmo tenere un minimo sotto controllo queste
persone».
«Giulio Cesare non faceva
incantesimi» ribatté Ljuba.
«e chi te lo dice? Non
c’eravamo mica, abbiamo solo
cinquecento anni».
«comunque sia, yo inizierei
già a parlare de como comportarci
al
Polo Nord; già solo pensando a los
yetis armati
que-»
«njet,
niente armi
per gli yeti, io e Galaxia le abbiamo nascoste tutte in una grotta qui
fuori. A
Croaghaun».
La scogliera di Croaghaun,
difficilmente accessibile per i
mortali, si trovava in Irlanda, ed era proprio quella la montagna -o
almeno una
sua parte- che delimitava la falsa “isola”.
Entrando a Conca De El Sol chiunque
avrebbe scommesso che, pur esistendo in un diverso piano della
realtà, fosse
collocata in una fascia dal clima tropicale; ma non era
così, ed anche le calde
temperature del luogo erano frutto di un incantesimo, come praticamente
tutto
il resto.
«oh, muy
bien. Un
problema in meno, quindi ora todo se riduce
a trovare chi, oltre a noi, sparerà loro i dardi
tranquillanti por elefantes!...sempre
se sei ancora d’accordo, Ljuba».
«colpiti con i dardi
tranquillanti, alla fine, si
rialzeranno».
Sottinteso: “colpiti con un
.460 weatherby magnum, invece,
no”.
Non che Ljuba avrebbe mai permesso un
massacro di yeti,
ovviamente.
«comunque sia, cosa era
quel “potete anche divertirvi a
massacrarli todos”? Mi
aspettavo un
discorso un poquito più
ispirato,
Atticus».
«non c’era
bisogno, e non ero in vena. Mi domandavo cosa
fosse successo di preciso quando sei uscita»
replicò lui, indicando l’Incubo.
«nada
de preoccupante,
poi se mai ti posso raccontare meglio».
«uuh, il fidanzato si
preoccupa» insinuò Galaxia.
«no
es el momento de tirare
fuori faccende così cretine»
la gelò Cecilia «piuttosto, prepariamoci anche
noi, que es ora».
Sandelle si era chiusa nel silenzio
da un po’ e, per il
resto, nessuno protestò. Neppure un certo immortale alato
cui sentire
classificare un possibile fidanzamento come “faccenda
cretina” era un
po’dispiaciuto, nonostante ormai avrebbe dovuto essere
abituato.
“fidanzato di qua,
fidanzato di là…” pensò
Cecilia “Galaxia
non si rende proprio conto que no es el momento
per certe cose, nemmeno se avessi voluto farlo”.
Ed avrebbe voluto farlo?...
***
“Galaxia, Galaxia, ho
rivisto Galaxia, Galaxia mi ha
parlato, Galaxia…”
I pensieri di Calmoniglio al momento
andavano a senso unico,
ma come riuscire a biasimarlo del tutto? Seppur breve era stato il
primo
contatto che avessero avuto dopo quattro secoli e, tutto sommato,
avrebbe
potuto andare molto peggio. Lo aveva persino aiutato a risollevarsi un
po’dai
suoi sensi di colpa e lo aveva sostenuto come faceva in passato: poteva
essere
solo qualcosa di positivo, giusto? Non ultimo, gli aveva praticamente
garantito
che si sarebbero rivisti! Era qualcosa che faceva ben sperare, almeno
un po’.
Non toccava il cielo con un dito solo
per la dubbia
situazione di Jack e Shu Yin, ma senza quei brutti pensieri a rovinare
tutto
probabilmente sarebbe stato così contento da accettare di
fare volentieri anche
un giro sulla slitta di Nord, il che era tutto dire.
Mentre risbucava nella Sala del Globo
al Polo Nord, si
scoprì indeciso se parlare o meno agli altri di quel che
aveva visto. Dopotutto
non era d’aiuto per le ricerche che stavano compiendo, se non
per far sapere
loro che Galaxia e compagnia non avevano idea di dove fosse Jack, ed i
lisciamenti di pelo della sua ex poco contavano per smascherare
eventuali bugie
dato che, trovandosi a disagio, lo aveva fatto per tutto il
tempo…
«…ma cosa vuoi
che io fa di un dente?! Perché avrei dovuto
prenderlo? Piuttosto sei tu che devi spiegare cosa vuoi fare con mia
spada!»
«te lo ripeterò
soltanto un’altra volta, io non ho
con me la tua spada! Non
saprei cosa farmene, sinceramente…»
«ci sono molti usi che si
possono fare di spada magica che
cambia forma come tu vuoi, Dentolina, e io non ho niente in contrario
se tu la
prendi, ma solo se prima tu dici e non rubi, e io non capisco
perché adesso tu
non ammetti verità!»
«Nord, io te l’ho
detta la verità! Sei tu che dovresti
spiegarmi cosa ci facevano lì delle briciole dei biscotti
che tu mangi sempre!»
“ma che diavolo sta
succedendo?!” allibì il Pooka, vedendo
Nord e Dentolina piazzati uno davanti all’altro ad un metro
di distanza, con
un’aria che definire “estremamente
nervosa” era poco, e totalmente incuranti
dei silenziosi tentativi di Sandman di fare da paciere. Ecco,
l’unica cosa
buona era che, dopo il crollo avuto per la stanchezza, Sandy si era
dato una
bella calmata. Forse avrebbe dovuto proprio dire a tutti di Galaxia,
invece:
non sembrava preoccupata, se fosse successo qualcosa a Sandelle invece
avrebbe
avuto un atteggiamento diverso.
«si può sapere
che cavolo-»
«Dentolina ha preso Spada
di Tsar Lunar XI, ma non ammette
di averlo fatto!»
«è Nord ad avere
rubato il dente da latte di Manny, e ti
giuro che non capisco perché abbia avuto un’idea
del genere dal momento che non
può minimamente servirgli!»
«e
appunto io non ha
fatto niente di questo!!!»
Per sicurezza, Sandman avvolse le
proprie fruste di sabbia
attorno alla vita di entrambi i contendenti, così da evitare
che si saltassero
addosso. Era stranissimo ed anche triste vedere due amici e colleghi
litigare
in quella maniera, ma bisogna dire che non sarebbe successo se -come
aveva
previsto Ljuba- non fossero stati reduci da giorni di pesante stress.
«via, torniamo a
ragionare…»
«non credo che tu
può parlare di ragionare Calmoniglio, dato
che di solito non fai».
«come
sarebbe a dire
che io non…!!!...ok…ok» fece
un respiro profondo, rendendosi conto di
quanto fosse necessario che almeno una persona in grado di parlare
rimanesse
abbastanza lucida «te la passo solo perché sei
fuori di te ma, comunque sia,
non c’è nessunissimo motivo per cui dovreste
rubarvi vicendevolmente le
reliquie! Su!»
«lui però era un
ladro, un tempo, o sbaglio?!»
«tu lanci certe accuse
perché hai cervello di uccellino!»
«basta!»
sbottò
infine Calmoniglio «ma vi rendete conto di come ci siamo
ridotti? Siamo
Guardiani, abbiamo delle persone da proteggere e degli amici da
ritrovare,
litigare è assolutamente inutile, ed invece di accusarvi
l’un l’altro -perché
non crederei che vi siate rubati le cose nemmeno se lo vedessi-
dovreste
iniziare a pensare a chi, oltre a voi, ha l’accesso a quelle
reliquie! Non
costringetemi a chiedere a Sandy di mettervi K.O.!...e sarebbe proprio
il caso
che vi scusaste l’un l’altra».
Da quando la Luna era diventata
dorata sembravano essere
usciti di testa tutti quanti, i Guardiani, Pitch, e -pure se non loro
lo sapevano-
anche gli abitanti di Conca De El Sol, che avrebbero visto molto presto.
In ogni caso quella che si comportava
in modo più assurdo
era indubbiamente Dentolina, che di solito non avrebbe mai, mai, agito in quel modo. Ma vuoi che
fosse per la pressione ed il nervosismo, o per le paure che cercava di
tenere a
bada o, ancora, per tutti i ricordi che le ultime vicende le avevano
riportato
a galla, stava di fatto che come minimo avrebbe avuto bisogno di una
dozzina di
tazze di camomilla.
«ma c’erano sue
piume davanti alla porta di stanza dove
custodivo spada…»
Sandman fece di ghirigori di sabbia
sopra la propria testa,
che Calmoniglio riuscì a tradurre. «Sandy,
giustamente, ha osservato che
qualcuno potrebbe avercele messe apposta. Ripeto la domanda: chi ha accesso a quelle stanze oltre a voi?»
I due litiganti sembravano essersi
calmati un po’, tuttavia
Sandman non si fidava a ritrarre le fruste, dato che
l’atmosfera era ancora
tesa.
«yeti hanno accesso a
spada, ma non credo che l’hanno rubata
nemmeno se vedo, shostakovich! Assolutamente
no».
«al dente di Manny ho
sempre avuto accesso io soltanto. Non
lo hanno neppure le fatine, anche se non per sfiducia,
naturalmente» disse
Dentolina.
Sandman assunse un’aria
pensierosa, per poi, esitante,
formare con la sabbia l’immagine di un uomo alato.
«sì, una volta
lo aveva anche lui» ammise la fata dopo
qualche istante «ciò nondimeno, ho cambiato
quell’impostazione molto, molto
tempo fa, ma non vedo il motivo per cui dovrebbe essere interessato a
quel
dente dato che, così come per Nord, non
c’è niente a cui possa servirgli…per
non parlare del fatto che non sembra avere la minima intenzione di
avvicinarsi
al mio palazzo!» aggiunse con una certa amarezza.
Sul volto di Nord invece era comparsa
un’aria dubbiosa,
perplessa e un po’scioccata. «Ljuba potrebbe ancora
entrare» disse «però non
vedo ragione per cui lei dovrebbe cercare di mettere me contro te,
Dentolina, e
prendere spada…no, giusto, potrebbe averla presa nel caso in
cui sa dov’è Pitch
e vuole andare a combattere per liberare Shu Yin,
però-»
«difficile, dato che non
avevano idea del rapimento fino a
stasera…» si lasciò sfuggire il Pooka.
«e tu cosa ne
sai?» indagò prontamente Dentolina, mentre
Sandy e Santa Claus lo guardavano con aria interrogativa.
«è
che…sì, beh…» sul suo volto,
nonostante la situazione,
comparve l’ombra di un sorriso «prima ho rivisto
Galaxia nella Conigliera! Non
era lì per me, cercava Shu Yin, ma va bene lo stesso
e-»
«e tu ce lo dici solo
adesso?!» protestò Nord «a questo
punto allora se - e dico “se”- Dentolina
è innocente…»
«e
“se”, e dico “se”, anche
tu lo sei…» aggiunse la Fatina dei
Denti.
«può essere che
Galaxia c’entra con furto!»
«ma
nossignore!»
la difese subito Calmoniglio «Galaxia non è una
ladra, non provare mai più ad
insinuare una cosa del genere!»
“…va’
a vedere che dovrò mettermi a trattenere anche lui,
adesso” pensò Sandman, con un sospiro.
«è
un’interessante coincidenza che le reliquie siano sparite
proprio la sera in cui l’hai vista, Aster!»
ribatté Dentolina.
«io come ladri vedo molto
di più i vostri ex!» «
«Ljuba
non è-»
«sapete benissimo che i
“doni” non possono combinare niente
da soli, ma insieme sì, e quei due se non erro sono esperti
d’incantesimi,
abbastanza da eludere le difese che Dentolina aveva messo al
dente!»
«o magari è
stata tua coniglia
e suo uomo alato esperto
d’incantesimi!» ribatté Nord.
«ma perché
accidenti dovrebbe essere stato Atticus per
forza?! Ve lo dico io chi è LA colpevole, insieme a Galaxia
è stata-»
«ah no Dentolina, vedi di
non ricominciare a rompere le uova
con “Millaray è brutta cattiva e
malvagia”, perché ho ascoltato quelle
chiacchiere fin troppe volte e mi hanno altamente scocciato! Guarda che
il tuo
caro Atticus era fuori di zucca già di suo, col casino che
ha fatto si è visto
molto bene, e togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato,
perché non ci crede più
nessuno!»
«Atticus
era perfetto
prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse
in mezzo!!!»
«sì, certo, era
perfetto scapestrato…»
«mi pare di ricordare che
anche Ljuba sia partita per
staccare la testa a Pitch, quindi taci!»
«Ljuba ha fatto piccolo
errore di valutazione, sai che
quando lei pensa che una cosa va fatta nessuno la ferma, ma Atticus
è cosa ben
diversa!»
“li addormenterò
tutti tra dieci…nove…otto…”
si decise
Sandy, avviando il conto alla rovescia.
«appunto, metti che si sia
messa in testa che rubarci le
nostre cose fosse qualcosa che andava fatto, e che lei e Galaxia
abbiano agito
di conseguenza…»
«per l’ennesima
volta, lasciate fuori Laxie da questa
storia!!! Non-è-una-ladra,
non
l’avrebbe mai fatto, ok?!»
«magari si è
semplicemente lasciata convincere pur non
essendo d’accordo, e l’ha seguita!»
“quattro…tre…due…”
«ah, ma andiamo, parliamo
di Galaxia, non di
Sandelle!»
“…momento-momento-momento!!!” il countdown
s’interruppe
bruscamente, e Sandman volò davanti a Calmoniglio con aria
torva, disegnando
rabbiosamente punti interrogativi con la sabbia che stavano a
significare “che
vorresti dire?!”
Che l’argomento
“Sandelle” fosse scottante per lui era stato
già dimostrato in passato, tanto scottante da invadere il
regno di Pitch con
dei mostri di sabbia dorata nel momento in cui aveva temuto che potesse
averla
presa: pacato e a volte abbastanza saggio, ma non se c’era di
mezzo la
rispettabilità della sua ex.
«su, dovrai convenire con
noi che è abbastanza facile da
raggirare, e magari c’era proprio lei con Ljuba od
Atticus!»
«mah, io penso che se
c’era Sandelle tutti si sarebbero
accorti perché avrebbe fatto qualche
guaio…» aggiunse Nord, non capendo che
sarebbe stato molto meglio tacere.
“guai a voi, piuttosto, se
dite qualcos’altro di male su
Sandelle!” si fece capire il Guardiano dei Sogni.
«il fatto che non sia una
cima non fa di lei una santa,
Sandy, mi spiace dirtelo ma è così!»
E l’infelice considerazione
del Coniglio di Pasqua fu la
mazzata finale ad ogni barlume di raziocinio del gruppo: Sandy avvolse
la vita
di Calmoniglio con una delle sue fruste, con l’intento di
lanciarlo via a
qualche metro di distanza, ma l’attacco coinvolse anche Nord
che, bontà sua,
aveva afferrato il Pooka cercando di trattenerlo a terra. Il risultato?
Furono
sbattuti via entrambi, e Calmoniglio credette persino che Nord avesse
cercato
semplicemente di saltargli addosso, cosa che lo indusse a colpire anche
lui con
un bel calcione, oltre che a rispondere all’attacco di
Sandman lanciando un
paio di boomerang che, prontamente respinti, andarono a colpire uno
stock di
statuette che uno yeti aveva finito di colorare giusto un quarto
d’ora prima.
«smettetela, smettetela
subito!» intimò loro Dentolina,
cercando inutilmente di mettersi in mezzo e farli smettere con le
buone,
ottenendo unicamente di essere spinta via da Nord, partito alla carica
contro
un tirannosauro di sabbia dorata «…ah no? E
va bene» si lisciò le piume sulla testa
«se proprio non c’è altro
modo…all’attacco!»
gridò, piombando come una
furia in mezzo alla lotta assestando a Nord un diretto in pieno volto.
Erano scene inedite e del tutto
inaspettate, e la colpa di
chi era? Degli Insorti, naturalmente, tanto delle azioni che avevano
compiuto
quanto dell’effetto che essi stessi avevano su di loro: per
nessun altro motivo
al mondo i Guardiani si sarebbero messi a lottare tra loro in quella
maniera,
se non per difenderne un onore che, in realtà, anche solo
per quel che avevano
fatto a Jack non meritava difesa alcuna.
Oh, quanto avrebbe goduto Pitch se
solo fosse stato
presente!...se non altro l’Incubo di piccole dimensioni che
stava spiando tutto
dalla volta aperta della stanza gli avrebbe dato modo di vedere la
scena in
seguito, ma vuoi mettere rispetto ad una diretta?
«ADESSO BASTA!»
urlò Calmoniglio, dopo circa dieci minuti di
lotta «io me ne torno a casa, qui siete diventati tutti
pazzi, chiamatemi
quando tornate a ragionare!»
«tu
ha cominciato!!!»
«me ne vado anche io,
questa situazione incresciosa è durata
fin troppo!» concluse Dentolina, volando via. Sandman la
seguì in cielo, ancora
più torvo di prima, senza dire una parola -ovviamente- o
fare alcun ghirigoro
di scusa.
Pareva proprio che l’idea
di Ljuba avesse funzionato anche
meglio del previsto…
Rieccomi con un nuovo capitolo, gente :D
Ci è voluto un po'più del previsto a scrivere
quello che seguirà ciò che avete appena letto
-sono avanti di un capitolo rispetto a quel che pubblico- ma quel che
conta è...insomma, eccomi.
So cos'avete pensato. "Guardiani che litigano?! Ma dai!"...oltre a
chiedervi se con quei "tic-tac" Jack sia il nipote di Wiress di Hunger
Games, probabilmente :'D e sta meglio di quanto dovrebbe, eh!
Per i Guardiani...capiteli! Sono stressatissimi, e se accusassero
qualcuno a cui tengo probabilmente diventerei una furia pure io ;) a
voi le considerazioni, se ne avete: fatevi sentire!
**Ringraziamenti Time!**
A tutti coloro che leggono questa storia, a L0g1c1ta , Maty Frost e
Kunoichi_BeastKnightress e la nuova arrivata vermissen_stern per
aver recensito: anche se la storia non ti ha presa particolarmente sono
stata ugualmente lieta di sentire quel che avevi da dirmi :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
«ma è mai
possibile, dico io…ultimamente sta andando tutto
storto…»
Era quasi arrivata a Punjam Hy Loo,
Dentolina non aveva
ancora smaltito il nervosismo che la perseguitava. Ma come darle torto,
in
fondo? Che lei e gli altri litigassero in quel modo era qualcosa di a
dir poco
assurdo, proprio adesso che avrebbero dovuto essere uniti
più che mai, ed era
costretta ad ammettere di non essersi comportata affatto bene, al Polo
Nord.
Tutte quelle critiche e colpevolizzazioni ai rispettivi ex erano
qualcosa di
veramente utile? No, erano unicamente volte a far male. Aveva
sbagliato,
sbagliato, sbagliato!, si disse,
passandosi le mani sul volto stanco. Avrebbe dovuto mantenere la calma
e
cercare una soluzione ragionevole al problema del dente da latte
scomparso,
invece di dare del ladro a Nord che quasi sicuramente non
c’entrava nulla
davvero…
“il
tuo caro Atticus
era fuori di zucca già di suo, col casino che ha fatto si
è visto molto bene, e
togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato,
perché non ci crede più
nessuno!”
“Atticus
era perfetto
prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse
in mezzo!!!”
“sì,
certo, era
perfetto scapestrato…”
“ma perché non
se ne sono stati zitti?!” pensò, ricordando
le accuse degli altri “non sanno di cosa stanno parlando. Non
è uno
scapestrato, né tantomeno ‘fuori di
zucca’, ed è stato traviato eccome: se non
fosse stato per quella, lui non si
sarebbe messo in testa di uccidere Pitch!”
In quell’occasione lei e
gli altri Guardiani erano arrivati
appena in tempo per impedire che fosse commesso un omicidio. No, errata corrige: che a Pitch fosse data
la pena capitale. Per quanto la conclusione sia la stessa,
c’è differenza tra
l’infilzare qualcuno in battaglia ed il farlo, invece,
mettere in ginocchio,
col mento poggiato su una pietra, e prepararsi a staccargli la testa
con un
colpo solo.
E Nord avrebbe proprio fatto meglio a
ricordarsi che, se
Atticus era quello con la spada sollevata, Ljuba era quella che,
invece, si era
prodigata a tenere ben fermo un Uomo Nero il quale, a dirla tutta,
sembrava non
avere tanta voglia di lottare per la propria vita.
Quasi come se si fosse rassegnato o,
forse, avesse
addirittura creduto di meritarlo.
Uno scontro aereo improvviso con una
delle fatine
provenienti dal palazzo la fece riscuotere dai propri pensieri.
«oddio,
scusami, non ti avevo vista…»
Ma la fatina non sembrava affatto
seccata per quell’incidente:
a guardar bene, il suo visetto sembrava quasi…euforico?
Possibile?
«che…è
successo qualcosa?»
Per un istante sperò che,
finalmente, la bilancia tornasse a
pendere dal lato “fatti positivi”. Nello specifico,
che la felicità di quella
fatina -e di un gruppetto di altre sei che si avvicinò-
fosse dovuta al ritorno
di Jack; era plausibile, Jack alle fatine era sempre piaciuto molto ed
avevano
preso attivamente parte alle ricerche.
Eppure il nome cinguettato dalle sue
piccole amiche e
collaboratrici non fu quello del neo Guardiano, ma un altro: sempre
maschile,
sempre conosciuto, sempre carico di ricordi e sensazioni.
Inizialmente impietrì, ma
durò poco e, volando velocemente
come poche volte aveva fatto in vita sua, coprì in breve
tempo la distanza che
la separava dal proprio palazzo. Frammenti di ricordi si susseguivano
senza
tregua nella sua mente, mentre il cuore batteva tanto velocemente da
raggiungere, quasi, il ritmo delle ali.
Ripensò
all’ultima occasione in cui l’aveva visto: la donna
dell’Uomo Nero non era riuscita a coglierla di sorpresa ed
addormentare anche
lei -colpa della poca furtività di Sandelle, andava detto-
per cui la fuga di
Atticus era stata abbastanza rocambolesca e, contrariamente rispetto a
com’era
andata per gli altri, era riuscita a scambiare con lui delle ultime,
poche
parole. Non gli avevano fatto cambiare idea, tuttavia ricordava
distintamente
Atticus dirle che magari un giorno si sarebbero riuniti, ed era quella
la frase
che al momento le rimbombava nel cervello: lo sciocco miraggio di un
possibile
ritorno, nonché l’ultima bugia che le aveva detto
Atticus Toothian che, pur
determinato ad andarsene e pur essendosi reso conto che con Dentolina
tutto
quel “grande amore” poi non c’era, non
sapendo per certo come sarebbe andata la
fuga e la convivenza con i propri simili, aveva deciso di provare a
lasciare
aperta anche quella porta.
La Guardiana volò
freneticamente da una stanza all’altra del
palazzo, aveva avuto tanta fretta di andare che le fatine non avevano
fatto in
tempo a dirle dove fosse precisamente il suo ex compagno, ma maledirsi
per
quella disattenzione era l’ultimo dei suoi pensieri, che al
momento erano
ridotti a “dove sei, dove sei?!”.
Infine giunse nella stanza in cui,
ormai oltre due settimane
prima, aveva parlato con Jack per l’ultima volta.
Ed eccolo lì, Atticus,
intento a salutare gruppi di fatine.
Dentolina aveva passato decenni a
rimuginare sopra la
reazione che avrebbe avuto o non avrebbe avuto rivedendolo, a cosa
avrebbe
provato, a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa no. Si era fatta film
mentali con
finali da “vissero per sempre felici e contenti”,
ma anche da “tu mi hai
spezzato il cuore ed io lo spezzo a te, te ne sei andato e io non ti
voglio
più”. Aveva immaginato di mandarlo al diavolo, di
perdonarlo, di urlargli
contro e mandarlo via, di dargli un’altra
possibilità e stringerlo a sé…ed in
quel momento era preda della tentazione di fare tutto questo allo
stesso tempo!
Possibile che dopo quattro secoli -e
l’aver trovato un nuovo
compagno- lui potesse farle ancora quell’effetto? Possibile
che anche solo
sentire la sua voce mentre conversava con le fatine potesse acuire la
nostalgia, e tutto quel caos che provava, tanto da sconvolgerla
completamente
fino a farla star male?
Lo raggiunse parandoglisi davanti, in
silenzio.
«Toothiana…»
La Regina Toothiana strinse i pugni.
Per un attimo, tutto
lasciò pensare che l’avrebbe picchiato davvero.
Poi però gli si lanciò addosso,
stringendoglisi al petto tenendo gli occhi chiusi, sempre senza dire
una
parola. Non era riuscita a trovarne, così come non era
riuscita a controllarsi
ed avere una reazione più ragionevole e meno emotiva.
Avrebbe dovuto domandarsi cosa
accidenti ci facesse lì dopo
tutti quegli anni e proprio quella sera, ma non ci era proprio
riuscita, e
tutto quel che fece fu stringerglisi contro ancora di più
nel momento in cui
lui, dopo qualche esitazione, le posò sulla schiena una sua
mano calda.
Era il rovescio della medaglia: gli
Insorti erano legati ai
rispettivi ex da quel loro “sesto senso” che
costituiva una costante invasione
alla loro persona ma, una volta imparato a scendere a patti con quel
loro punto
debole, risultava abbastanza evidente chi -in certi casi- fosse in
realtà
succube di chi. E oltretutto quel “sesto senso” che
trasmetteva loro le
sensazioni ed emozioni più forti dei loro ex poteva essere
utilizzato come un
“indicatore” che suggerisse le mosse migliori da
attuare con questi ultimi.
Era anche il motivo per cui Atticus
non si era sorpreso
trovandosela davanti all’improvviso, avendone captata
l’immensa ed improvvisa
confusione emotiva.
Non era stato facile per lui tornare
in quel palazzo, pur
sapendo che lì fuori c’era un intero esercito reso
invisibile da un incantesimo
ed in attesa di un suo segnale e che…
“più che provare
rancore, Dentolina, al momento mi fai una
pena che non ti dico” pensò, facendo un silenzioso
facepalm con la mano libera
e cercando con lo sguardo…ah, eccola lì.
Possibile che, se lei voleva rimanere
nascosta, non si riuscisse mai a vedere dove si trovasse Cecilia se non
con una
seconda o terza occhiata?! Era come se avesse -ed avesse sempre avuto-
un
“qualcosa” in grado di far sì che
l’attenzione altrui puntasse su altri
dettagli, invece che su di lei. Era complicato da descrivere. In ogni
caso, le
indirizzò una specie di smorfia di scuse.
“e di che? Tanto meglio, se
la manipoli per bene faticheremo
meno” si fece capire la donna.
Non sembrava importarle molto del
fatto che la sua ex gli si
fosse appiccicata. Forse perché i loro obiettivi venivano
prima di tutto, forse
perché sapeva che per quanto Dentolina potesse abbracciarlo
lui non avrebbe
cambiato lato del campo di battaglia. Forse perché, che
altre lo toccassero,
non le seccava nemmeno un po’ in generale…
“pare
que el petto de Atticus sia ricoperto de
carta
moschicida”.
Ecco quale fu il sarcastico pensiero
di Cecilia Del Sol. La
verità era che, se non fosse stata un potenziale ostacolo
nella loro guerra,
riguardo tutto il resto avrebbe considerato Dentolina una minaccia al
livello
di una piccola e neppure troppo rumorosa mosca svolazzante che si
poteva
facilmente ignorare. Motivo per cui non la seccava affatto che Atticus
fungesse
da “miele” in cui la piccola mosca sarebbe rimasta
intrappolata a maledirsi per
la propria stupidità.
«sei tornato».
Non tentò di strappargli
il cristallo, non tentò di fare
nulla di strano: si allontanò solo un po’da lui,
quanto bastava per poterlo
osservare bene nella sua interezza. Lo vide sorriderle leggermente. I
secoli
che erano passati non avevano intaccato la sua perfezione, in
particolar modo per
quanto riguardava il sorriso. Bianchissimo. Perfetto. Dio!
“contegno-contegno-contegno,
pensa al fatto che ti abbia
abbandonata per secoli, non a quanto sia
incommensurabilmente…maledettamente…accidenti,
Manny poteva farti un po’meno
bello!” pensò.
«direi proprio di
sì. Ti trovo in forma! Come sempre, del
resto».
«…grazie.
Altrettanto» rispose
«c’è…insomma,
c’è un motivo
particolare per cui ti fai vedere dopo quattro secoli in cui non ti sei
mai
fatto vivo nemmeno per sbaglio?»
«domanda lecita»
ammise l’alato «per quanto, se non mi sono
mai fatto vivo, magari è anche perché temevo di
finire nuovamente rinchiuso
nelle segrete di questo palazzo che, no, non sono un luogo poi
così carino».
«quello fu per-»
«è successo
quattro secoli fa. Parliamo del presente, è più
saggio. Effettivamente sì, ci sono alcuni motivi precisi per
cui mi sono fatto
vivo. Forse ciò non ti sembrerà molto gentile da
parte mia, tuttavia…»
«se è per Shu
Yin noi non-»
«so della sfortuna che ha
avuto la mia nuova sorella ma,
primo, è un torto che verrà debitamente ripagato,
secondo, non è per questo che
sono qui. Dentolina…» aggiunse
un’esitazione calcolata «non hai mai pensato
che, tutto sommato, l’Uomo nella Luna non abbia tutti i
diritti che si arroga?
Che forse si diverta un po’troppo a fare Dio? E no, non parlo
solo del modo…ed
anche dello scopo…per cui siamo stati creati io e gli altri.
Parlo anche di te,
di Nord, degli altri Guardiani, ed anche di tutti gli immortali come
noi».
Dentolina lo guardò
dubbiosa. «che vuoi dire?»
«il tuo potere e la tua
vita, così come quelli dei tuoi
colleghi, sono stati connessi da Manny alla quantità dei
bambini che crede in
voi. Perché, facendo il vostro dovere bene come lo fate,
dovreste rischiare
quel che rischiate a causa di fattori esterni come il numero in aumento
bambini
apatici, in una società che man mano li sta privando sempre
più precocemente di
fantasia, di sogni, di speranze, di meraviglia? Francamente non lo
credo
giusto. Eppure Manny ha deciso così, e voi vi siete limitati
a chinare la testa.
E vogliamo parlare di tutti gli altri immortali? O sono stati creati
proprio da
Manny e lasciati a se stessi o, coloro che esistevano da prima di lui,
sono
stati brutalmente rimpiazzati trovandosi improvvisamente invisibili
agli occhi
dei mortali e senza un posto dove stare. Ed io non credo sia giusto
neppure
questo».
Non capiva dove volesse andare a
parare ma, ora come ora,
doveva ammettere che quelle appena sentite non erano precisamente delle
assurdità, se mai tutt’altro, specie dopo aver
sperimentato da poco ciò che
significava un legame con i bambini come quello che possedeva lei. E,
sì,
pensando alla situazione di Jack prima di diventare a sua volta un
Guardiano
forse non era molto carino neppure vivere come lui. Eppure, memore
della scena
nel regno di Pitch, non se la sentiva di dargli subito
ragione…specie perché in
tutte quelle chiacchiere non le aveva ancora detto il vero
motivo per cui si trovava lì.
«devi ancora dirmi cosa
vuoi di preciso, dato che non sembri
essere tornato per me».
Lui sollevò un
sopracciglio, capendo che Dentolina non
sembrava poi così disposta a pendere dalle sue labbra come
aveva iniziato ad
auspicare. O beh. Pace.
«mi stupisce che tu lo
abbia pensato, avendo un nuovo
compagno. Tornare per te avrebbe significato rovinare il vostro ménage, e non mi sarei mai
azzardato»
rubare a Jack potere e senno invece era fattibile eccome, sicuro!
«al di là del
fatto che al momento ho altro per la testa».
«vorrai dire
“un’altra”» lo corresse
seccamente. Avrebbe
voluto evitare di reagire così, ma non c’era
riuscita «e mi chiedo come fai a
sapere che ho un nuovo compagno».
«…non ci credo,
dopo quattro secoli che ci siamo lasciati
sei ancora gelosa?!» in parte ciò lo
lasciò realmente allibito, e per lui fu
un’ulteriore prova del fatto che lasciare una persona
così, che pur avendo un
nuovo compagno continuava a nutrire sentimenti di
“possesso” verso un
“qualcosa” che reputava suo, fosse stata la cosa
giusta «comunque sia, so tante
cose, che vuoi farci? Risponderò alla tua precedente
domanda. Cosa voglio da
te? Le possibilità sono due: sostegno, o completa
neutralità».
Una serie di frasi che le erano
piaciute una meno dell’altra
e, se le prime andavano più sul personale,
l’ultima rievocava un qualcosa di
minaccioso nonché, dal suo punto di vista, fin troppo simile
a quel che era
accaduto secoli prima. «per cosa?»
«lo sappiamo tutti e due
che l’Uomo nella Luna merita una
lezione per la sua…come dire, condotta sgradevole. Puoi
aiutarci in questo o,
semplicemente, farti da parte senza intrometterti».
La Guardiana si sentì
gelare. «è una lezione che prevede una
decapitazione come l’ultima volta?»
«non sono stato a pensare
ai dettagli. Allora? Che mi dici?
Pensa a tutto quel che ti ho detto, pensa a tutto quel che ha
combinato, e
vienimi a dire che non ho pienamente ragione. Vorresti
aiutarci?»
Atticus o non Atticus, la risposta di
Dentolina arrivò
pronta e dura. «non se ne parla proprio. Non so cosa vi siate
messi in testa tu
e gli altri, ma se siete anche solo minimamente ragionevoli vi
consiglio di rinunciare.
Non solo perché non vedo cosa potreste fare voi cinque
contro Manny, ma anche
perché in ogni caso non vi permetteremmo di raggiungere la
Luna».
Atticus fece un sospiro. «semper fidelis, eh? È la tua
ultima parola?»
«sì»
ribatté la fata con sicurezza «qualunque cosa
abbiate
in mente, noi cinque vi fermeremo!»
Seguì un istante di
tesissimo silenzio.
«e voi? Volete aiutarmi,
come l’ultima volta?» chiese
Atticus alle fatine presenti, le quali però in questo caso
volarono vicine a
Dentolina, scuotendo vigorosamente la testa. Eh no, pareva proprio che
la sua
influenza su di loro non fosse più quella di una volta.
«molto bene»
Atticus tese il braccio sinistro, scagliando
fuori dalla finestra un’onda di luminescente ghiaccio puro
che divenne
rapidamente una minuscola tempesta di neve «ah, comunque voi
Guardiani siete
rimasti solo in quattro, forse avrei dovuto dirtelo prima!»
Atticus volò verso
l’alto, congelando le ali di tutte le
fatine che vedeva, e fu da lì che si scatenò la
follia. Se prima Punjam Hy Loo
era immersa nel silenzio, ora Dentolina poteva sentire distintamente il
rumore
di una folla piuttosto consistente riversarsi negli androni del
palazzo,
urlando e, sembrava, anche distruggendo tutto quel che si trovava
davanti. Che
accidenti stava succedendo?!
…e cosa voleva dire quel
“siete rimasti solo in quattro”?...
Ma non fece in tempo a mettersi a
fare ipotesi sulla sorte
di Jack, perché il portone della stanza venne sfondato, e
Dentolina fu lesta ad
evitare una freccia che in caso contrario avrebbe colpito le ali,
scagliata da
una giovane donna dai capelli color miele e la veste candida. Non ci fu
bisogno
di ordinare alle fatine di contrattaccare, avevano già
deciso spontaneamente di
farlo scagliandosi contro l’arciera -Artemide- contro Thor ed
i suoi caproni
Tanngnjostr e Tanngrisnir, contro Ull e contro un riconoscibilissimo
Seth, per
cui si limitò unicamente a richiamare tutte quelle che aveva
a disposizione,
tentando in seguito di alzarsi in volo per raggiungere il proprio ex,
che stava
dirigendo l’attacco…
«mi sa que
hai
altri problemi quaggiù a cui pensare. Somos
duecento
contro delle fatine y una fata
formato maxi, rendici il
lavoro mas facile y
arrenditi».
Avere una lama a sfiorarle la gola
non era piacevole, ma
quella voce…la sua voce,
quella della
lamia/vipera/demonio tentatore e sfasciafamiglie, le faceva andare il
sangue
alla testa dalla rabbia. Non contenta di averle strappato Atticus
adesso aveva
portato la guerra nel suo palazzo, e cosa ancora peggiore aveva fatto
del male
a Jack!
«scordatelo,
Black!»
le sibilò, riuscendo a liberarsi dalla pessima condizione in
cui si era venuta
a trovare,
nonché a lanciarle contro un
raggio rosato di pura magia, che venne agilmente evitato,
così come i seguenti
«non lascerò che tu vada avanti con le tue follie
anche questa volta, né ti
lascerò fare del male a nessun altro!»
Quasi esultò vedendo che
l’ultimo raggio stava per andare a
segno, ma le passò presto vedendola bloccarlo grazie ad uno
spesso scudo di
ghiaccio che andò in frantumi subito dopo.
“Jack…!”
La preoccupazione tornò a
farsi viva in Dentolina, vedendo
una cosa simile era ovvio che Jack al momento difficilmente potesse
essere
illeso. Gli avevano rubato il potere, e poi chissà cosa ne
avevano fatto! Forse l’avevano
ucciso!
«mi nombre
es Cecilia Del Sol. Non
sono più l’indifesa fanciulla que
conoscevi:
tienilo a mente!»
«aver tagliato i lunghi
capelli da principessa e tenere in
mano una spada non ti rende una guerriera!»
ribatté Dentolina, scagliandosi
addosso a lei dopo aver estratto i pugnali -che dall’inizio
delle ricerche di
Jack portava sempre appresso- dai foderi. La gitana tuttavia
scartò di lato,
avvicinandosi ad un’apertura della stanza che dava
sull’esterno dell’edificio.
«seguimi e vediamo un
po’ quien de noi due
prenderà una batosta, mosquito multicolore».
Pareva che ad entrambe poco
importasse di tutto il caos che
avevano attorno, tra immortali che attaccavano, fatine che
contrattaccavano
alla grande…fatine dalle ali congelate…fatine
leggermente bruciacchiate da Seth
e dai fulmini a bassa intensità di Thor…
Tutto quel che volevano Dentolina e
Cecilia era,
rispettivamente, vendicarsi ed impartire una pesante lezione -magari
anche letale, chi lo sa-, e
combattere da sola
l’avversaria principale per dimostrare a se stessa il proprio
valore. Per
dimostrare di non aver soltanto tagliato i capelli ed imparato a tenere
spade
-e pistole- in mano. Una mossa azzardata, forse, ma Cecilia non
accettava più
da un pezzo di essere considerata la debole e delicata Regina degli
Incubi,
nossignore: era diventata una plebea, ma anche in grado di dare filo da
torcere
ai suoi avversari!
Aveva passato i primi
trent’anni della sua vita a sentirsi
dire che era bellissima, fantastica, perfetta speciale, unica, che era
una
Regina e dunque superiore -parole di Pitch-.
Aveva passato i successivi
settant’anni a rendersi conto che
non era niente di tutto ciò, in quanto anche tutti i suoi
simili erano
descrivibili come Pitch aveva descritto lei, ma sapevano fare anche
tante cose
in più.
Infine, ne aveva passati quattrocento
lottando nel tentativo
di diventare “superiore” per davvero…e
quella era la prova del fuoco.
Corse all’esterno, emise un
breve fischio, ed il purosangue
che aveva domato volò sotto di lei nel momento esatto in cui
saltò nel vuoto.
In tutto ciò ovviamente Dentolina le andò dietro,
dicendosi che in fondo le sue
ragazze sapevano contrattaccare da sole. Ovviamente il numero di
avversari
poteva risultare alquanto problematico da gestire, ma Dentolina si
disse anche
che, dopotutto, le sue fatine erano centinaia di migliaia. E comunque
sistemare
quella donna era diventata la sua priorità.
Forse avrebbe proprio dovuto
rivederle, le priorità:
decidere di concentrarsi soltanto su una persona quando ce
n’erano duecento a
far danni era una cosa abbastanza stupida, ma vai a farglielo capire!
«è un regalo di
Pitch, o hai rubato anche a lui ciò che non
ti appartiene?!» la provocò la fata, scagliando
raggi magici contro l’Incubo,
presumibilmente sperando di distruggerlo così da far
precipitare Cecilia da
un’altezza ormai diventata considerevole; tuttavia la donna
riuscì a schivare
anche in quel caso i suoi colpi -l’ultimo per un soffio- e,
dopo aver fatto
volare il purosangue verso Dentolina, rispose con un colpo ghiacciato
simile a
quello che Atticus aveva usato in precedenza come segnale. Avrebbe
potuto
utilizzare direttamente la pistola che portava nella fondina appesa
alla
cintura per spararle alle ali e farla finita, ma a quel punto sarebbe
diventata
la “dimostrazione” dei suoi stivali…
«spero que
tu non
ti includa ancora nel gruppo de defraudati,
porque a questo punto saresti
ridicola».
Anche Dentolina non ebbe grandi
problemi ad evitare di
essere presa in pieno e, schivando anche i due successivi.
«credo che a breve
non avrai più voglia -o modo- di ridere»
volò rapidamente vicina al purosangue,
riuscendo quasi ad infilzarlo con i pugnali, ma i suoi attacchi vennero
bloccati da Cecilia, con una certa maestria, andava aggiunto.
«venderò cara la
pelle, mosquito!»
la avvisò, continuando a parare colpi sempre più
violenti da parte della fata.
Gli altri, dopo, gliene avrebbero
dette di tutti i colori
per aver scelto un campo di battaglia nel quale la sua avversaria era
in netto
vantaggio, ma l’idea dei rimproveri non era qualcosa di cui
potesse importarle
durante la sua prova del fuoco. Sempre se per lei ci sarebbe stato un
“dopo”,
ovviamente. Non contava di morire ma, se anche fosse accaduto, era
certissima
che la guerra sarebbe andata avanti con impeto ancora maggiore da parte
della
propria fazione. Avrebbe perduto l’occasione di uccidere
Pitch personalmente
ma, a parer suo, se non fosse stata in grado di battere Dentolina
tantomeno avrebbe
potuto sconfiggere un essere in grado
di tenere testa a quattro Guardiani -cinque fino a poco prima- da solo!
I suoi “fratelli”
probabilmente avrebbero pianto un po’, se
fosse andata male, ma si sarebbero ripresi. Atticus incluso.
Il successivo baluginare della lama
di un pugnale
decisamente troppo vicino alla sua cavalcatura le fece capire che era
il caso
di “abbandonare la nave” pochissimi istanti prima
che l’Incubo venisse colpito
a morte, e la gitana saltò improvvisamente addosso a
Dentolina proprio quando
esso aveva appena iniziato a disgregarsi.
Era stata una mossa del tutto
imprevista per Dentolina,
incapace di volare sorreggendo il peso di Cecilia, e che stava facendo
precipitare entrambe sulla superficie piatta di una di quelle
“torri” che
costituivano circa il settantacinque per cento di Punjam Hy Loo:
precisamente
una tra le più alte e ancora in fase di riparazione
dall’ultimo attacco di
Pitch, com’era evidente dal fatto che, del lungo e sottile
ponte che un tempo
la collegava ad una sua “gemella” molto distante,
non fosse rimasto che un
frammento lungo circa quattro metri.
Caddero entrambe rovinosamente, non
essendo riuscite a
prevalere l’una sull’altra durante il volo, e poco
importava che Dentolina,
contrariamente a Cecilia, avesse potuto gonfiare le piume per attutire
il
colpo: si rialzarono entrambe nello stesso momento, l’Insorta
con un sibilo di
dolore causato da una spalla malandata, mentre sperava che il fattore
di
guarigione comune a tutti gli immortali facesse in fretta il suo dovere.
Aveva una battaglia da vincere.
Che le fatine avrebbero combattuto
era qualcosa di previsto,
ma cui a Galaxia ed il resto del loro esercito riusciva facilmente di
ovviare.
Congelò le ali di un nutrito gruppo che stava per
attaccarla, vide Morfeo
addormentarne circa una ventina in un colpo solo -oh, se solo fosse
stato
potente come una volta!- osservò Fall farne precipitare a
terra un altro
contingente dopo aver tolto loro le energie, Spring poco lontano
intrappolarne
diverse in resistenti viticci, Kukulkán stenderne decine con
potenti raffiche
di vento -doveva ammetterlo, quella specie di uomo/serpente piumato non
era
granché a vedersi, ma a lui non l’avrebbe mai
detto- e Ra accecarne svariate
con un intensissimo lampo luminoso. Non sembrava che i loro alleati
avessero
problemi, concluse, per cui li lasciò continuare a svolgere
il loro lavoro
decidendo di andare in cerca di Cecilia ed Atticus, che da dopo il loro
ingresso nel palazzo non aveva più visto.
Non erano come Sandelle, che una
volta salita su Pegaso
stava lasciando fare praticamente tutto il lavoro a lui, eccettuati
congelamenti a destra e a manca non sempre ben riusciti, e Laxie
ovviamente
sapeva che entrambi erano in grado di cavarsela, ma potendo farlo non
vedeva
cosa ci fosse di male a dare un’occhiata.
Decise di correre il rischio, e
comparve direttamente vicino
ad Atticus, il quale fu lesto a riacchiapparla impedendole di
precipitare. «non
è il momento per gli arrivi improvvisi!!!»
«volevo vedere che
combinaaaaaaa-VI!!!» gridò, evitando per
un soffio un fulmine di Thor non diretto a loro, ovviamente «e sta’ un po’attento!!!»
«dimmi che vuoi e poi salta
giù, per piacere! Ci sono
problemi? Ljuba e Sandelle hanno problemi?»
«macché!»
Galaxia ed Atticus congelarono insieme le ali
delle fatine che vennero loro addosso «procede tutto bene,
solo che queste
fatine sono molto…troppe!»
“molto
troppe”, modo di dire sensatissimo, ed una volta che Atticus
si fu abbassato un
po’saltò sulla piattaforma di una delle torri
«Cecilia dov’è?»
«qui sotto, dove vuoi che
sia?» no, con la confusione
improvvisa che c’era stata non si era accorto di niente,
essendosi trovato
impegnato a lottare « aiuta a mettere fuori gioco le fatine,
ed anche tutti
quelli che se la stanno vedendo con Dentolina».
«e allora perché
io in questo caos non vedo nessuna delle
due?»
No. Impossibile, sicuramente quel
coniglio pazzo si
sbagliava di grosso, aveva sviluppato dei problemi di vista, Mila
doveva assolutamente essere
là sotto a seguire i piani che
avevano concordato tutti insieme, non poteva aver fatto di testa sua!
Sapeva
che era diventata abile e quanto valeva, ma ciò non la
rendeva invulnerabile, e
di questo avrebbero dovuto essere consapevoli entrambi.
La cercò freneticamente
con lo sguardo, ovviamente senza
trovare né lei né Dentolina, proprio come Galaxia
gli aveva detto, ed
improvvisamente smise di importargli di guerre, di attacchi da
dirigere, di
battaglie da affrontare e persone da decapitare: quella sparizione
poteva
significare che Millaray, con un colpo di testa, si fosse infilata in
un guaio
da cui non era scontato che sarebbe uscita viva. Non gli interessava
altro.
«prendi il mio posto, io devo andare a cercarla!»
«per il suo bene, cerca di
fare presto!»
“ma che accidenti le ha
detto il cervello?!!” pensò Galaxia,
vedendo Atticus sparirle da sotto gli occhi “se è
come penso e ha sfidato
Dentolina da sola, giuro che la prendo a calci! Che senso ha che lei si
comporti come se invece fosse da sola?! Siamo quasi in duecento! Siamo un gruppo!” era talmente
nervosa
che le fatine riuscirono a colpirla, facendola cadere a terra e dandole
addosso
senza tregua. Riuscì a congelare le ali di alcune, e al
resto pensò Poseidone,
che le tramortì con un potente getto d’acqua.
«grazie, amico».
«la prossima volta fai
più attenzione!»
…ad avere avuto un
po’di terra…
Approfittando dei momenti in cui la
spalla di Cecilia era
malandata, Dentolina era riuscita a sottrarle la spada e a scagliarla
via. Ma
questo aveva davvero migliorato le cose? No. Ed il motivo era semplice:
entrambe le braccia di Cecilia, ricoperte di ghiaccio durissimo, al
momento
erano praticamente diventate delle spade ricurve affilate come rasoi.
Dentolina
non ricordava di aver visto Jack utilizzare il proprio potere in quel
modo,
evidentemente perché non ci aveva mai pensato, e non era
neppure addestrato al
combattimento.
Invece quella serpe maligna in
quattro secoli non se c’era
stata in panciolle, considerando che l’aveva quasi infilzata
diverse volte e
colpita di striscio altrettante. Una cosa vera l’aveva detta,
non era più la
donna che Dentolina ricordava e, tra cambio di look ed atteggiamento,
probabilmente anche il suo ex avrebbe stentato a riconoscerla!
Con un grido di guerra la Guardiana
si lanciò verso
l’avversaria, che parò il colpo diretto al suo
petto e ricambiò il favore con
un fendente della spada/braccio sinistro ed un affondo della
spada/braccio
destro: somigliava moltissimo ad una dannata mantide, ed era
altrettanto
infida.
«lo aspettavi da tanto,
vero mosquito?» le disse
«non vedevi l’ora de trovare
una scusa valida per tentare de uccidermi!»
E oltretutto la provocava pure, tanto
da portarla a sputare
veleno come non aveva mai fatto in tutta la propria vita. «mi
spiace solo che
Pitch, con te, non abbia finito il lavoro!» sembrava che un
demone maligno si
fosse impossessato della cara Fatina dei Denti, trasformandola nella
sua
antitesi! E ovviamente Cecilia non apprezzò affatto che le
fosse stato
ricordato quell’episodio di quando lei era ancora debole,
incapace di una
minima difesa, delusa, ferita…
“non
credi nelle mie
capacità nemmeno tu?! Credi che io non possa controllarlo! Ti sbagli!!! Hanno finito di festeggiare
sulle mie miserie, e tu
con loro, poco m’importa dei ‘oh, che rischi che ti
faccio correre’,
distruggere una volta per tutte il Natale e quella gentaglia conta
più di
tutto, specialmente molto più di una dannata, stupida e
inutile donna come te!!!...”
“COME
OSI?!! Sentimi
bene-”
“…cos’è
questo…?”
“ que- ”
“hai
il suo odore addosso”.
“ti
sbagli, stai
andando fuori de testa, lascia
andare adesso que sei ancora in te,
lascia- ”
Il colpo
improvviso,
il dolore, la caduta.
E lui era
ancora in
sé…era ancora in
sé!
“ basta così ”.
Lui non
‘lasciò
andare’, e fu troppo tardi.
Il cristallo
le venne
strappato, così come ogni barlume di normalità di
quella serata, così come
tutto ciò che aveva costituito la sua vita fino a quel
momento, ad ogni
sicurezza.
Dentolina avrebbe rimpianto di non
essersi morsa la lingua
quando avrebbe dovuto!
“Finire il
lavoro”.
Non questa volta: quando fosse
arrivato il momento sarebbe
stata lei ad iniziarlo e finirlo, il “lavoro” a
Pitch!
Incurante delle ferite che aveva a
sua volta subito, la
donna si scagliò contro l’avversaria con tutta la
propria furia. Con un
fendente arrivò a sfiorarle il morbido petto piumato: non
voleva -né doveva- ucciderla,
ma poteva farle male eccome, e non si curava più di finire
ad esagerare,
bambini o non bambini!
Un simile attacco parve mettere in
difficoltà Dentolina che,
come l’avversaria, iniziava ad affaticarsi un po’.
La rabbia però induce le
persone a ragionare meno lucidamente -di solito-, e Cecilia non faceva
eccezione, tendendo a restare più
“scoperta”: per tale motivo la Guardiana
tentò un improvviso affondo che, benché evitato,
stracciò la fondina -che
Dentolina non aveva neppure notato- facendo sì che la
pistola cadesse sul
pavimento.
Un’arma da fuoco. Non se
l’aspettava affatto, e questo
significava che, primo, con quella Cecilia avrebbe potuto averla uccisa
molto
prima se avesse voluto; secondo, c’era da chiedersi se solo
lei avesse a
disposizione armi di quel genere o…o anche gli
altri…
Non poteva lasciarla vincere, lasciarli vincere, perché se
le cose stavano così, con spiriti
provvisti di armi da fuoco E magia, avrebbe potuto finire tutto in un
massacro!
E poi c’era Jack. Doveva
impedire loro di andare avanti
anche per lui, per quel che gli avevano fatto, da identificarsi in un Furetur Potentia e forse anche in altro
che ignorava.
Come aveva potuto Atticus lasciarsi
corrompere al punto di
utilizzare la magia nera su qualcuno che, a lui e gli altri, non aveva
fatto
nulla?!
La colpa era tutta della donna che le
stava davanti. Tutta
sua. Solo sua!
Tutt’ad un tratto Dentolina
cambiò strategia, tornando ad
attaccarla con un raggio magico alla massima potenza. Cecilia
cercò di
schermarsi incrociando le spade davanti a sé, e
funzionò pure, ma la forza di
quel colpo era stata tale da spingerla indietro…precisamente
sul ciglio del frammento
di ponte rimasto.
Dentolina lo aveva fatto apposta, e
Cecilia capì che aveva
deciso di farla finita: l’avrebbe infilzata o
l’avrebbe fatta cadere giù
uccidendola in modo meno diretto. Il potere rubato a Jack le consentiva
salti
molto alti e lunghi, ma non il volo.
Un altro raggio magico che non fosse
riuscita ad evitare, e
Dentolina avrebbe vinto. Tale consapevolezza placò la rabbia
che l’aveva fatta
sbagliare in precedenza. Vide la Guardiana della Memoria volare verso
di lei
e…un momento, perché stava volando basso verso di
lei con i pugnali in mano,
invece di finirla nell’altro modo?
Il ghiaccio che le copriva le braccia
divenne brina. Aveva
appena avuto un’idea!
«per
tutto quello che
hai fatto!»
Non era un modo di fare consono ad
una Guardiana, ma voleva finirla veramente,
e in modo diverso che
con un raggio magico. Per questo motivo le stava volando contro per un
ultimo
attacco all’arma bianca e…ma
che stava
facendo?!
Vide la donna fare una brevissima
corsa per darsi slancio,
la vide saltare, sentì le sue mani sulle proprie spalle. Il
mondo, per lei,
divenne confuso.
Non fu lo stesso per Cecilia Del Sol
che, invece di perdere
tempo a compiacersi per l’azione riuscita, corse ad afferrare
la pistola. I
secondi parvero dilatarsi fino all’infinito. Era pronta,
avrebbe potuto
crivellare Dentolina di colpi alla schiena, ma non lo fece.
Aspettò che si
voltasse parzialmente, come in effetti successe. Assurdo che sembrasse
tutto
procedere al rallentatore.
Sparò tre rapidi colpi in
successione, che ridussero le ali
della povera fata ad un colabrodo, anche prima che la suddetta potesse
realizzare la cosa.
I tre colpi successivi invece furono
per le gambe. Non la
colpì precisamente alle ginocchia come avrebbe voluto, aveva
una mira decente
ma non esattamente eccelsa, tuttavia fu abbastanza da farla crollare a
terra.
Il tempo riprese a scorrere
normalmente ed un raggio magico,
ultimo “colpo di coda” di Dentolina, la prese in
pieno petto facendola cadere seduta
a terra, dolorante ma cosciente.
E ridente.
“l’avevo detto que i
giubbotti en kevlar erano una buona
idea!”
Cecilia Del Sol stava ridendo fino
alle lacrime…perché aveva
vinto. Dentolina era caduta, ed il suo esercito di fatine indemoniate l’avrebbe presto
raggiunta.
«sei
pazza o cosa?!»
L’allegria isterica
passò nel momento esatto in cui notò
Atticus -non sapeva quando era sopraggiunto di preciso- e la sua
espressione.
Sembrava arrabbiato, orribilmente preoccupato, preda di un certo
malessere,
dovuto al dolore di Dentolina, ovviamente, e sollevato allo stesso
tempo. Ed
era lei guardava, mentre congelava le gambe, le braccia e quel che
restava
delle ali della sua ex compagna così da inchiodarla faccia a
terra.
«ganamos»
ribatté
«se finiamo con le fatine, Punjam Hy Loo es
nostra. Dios, mi spiace de aver…lo
so che adesso stai male
per colpa mia, però…»
«che vuoi che
m’importi di quello?! L’avevo messo in conto!
Ciò che non era previsto è che andassi
praticamente a farti ammazzare, ti rendi
conto di quello che hai fatto?! Avresti potuto cadere, avrebbe potuto
infilzarti,
hai rischiato di morire!»
Atticus era arrivato sul posto nel
momento in cui Dentolina
si era lanciata contro Cecilia per l’ultimo attacco, indi se
fosse caduta
avrebbe potuto volare a salvarla, ma…se una cosa analoga
fosse successa prima, quando lui
non era presente?
Se fosse stata uccisa in qualsiasi
modo, e lui non fosse
stato presente per cercare di evitarlo?
Un conto era saper badare a se
stessi, un altro andarsele a
cercare, e quella di Mila era stata pura follia. Tutto il resto non
contava,
«parliamone dopo, adesso
non stai neppure bene».
«no, invece, sto bene a
sufficienza da poterne parlare
adesso. Dimmi perché l’hai fatto. Dimmi cosa
diavolo volevi dimostrare, sapendo
di non dover provare niente a nessu-Mila!!!»
Sparita.
Gli era sparita da sotto gli occhi,
presumibilmente per dare
a tutti la notizia della sconfitta di Dentolina e portare lì
gente adatta a
prenderla in custodia…oltre che per evitare un discorso
scomodo per tutto il
tempo che le fosse stato possibile.
Rafforzò il ghiaccio
addosso a Dentolina, che aveva perso i
sensi. Si passò una mano sul volto spaventosamente pallido.
“che non pensi di
sfuggirci, appena prima -o dopo- il Furetur neppure
un miracolo potrà
risparmiarle che gliene diciamo di tutti i colori”.
Aveva rischiato di morire.
Aveva rischiato di perderla
un’altra volta, e senza averle
ancora detto quel che doveva dirle da quattro secoli. C’era
mancato tanto così.
Tanto così!
Le cose non potevano andare avanti in
quel modo: era tempo
che qualcosa cambiasse…
Alla fine sono riuscita ad aggiornare, spero che il combattimento non
sia risultato troppo noioso: sto ancora facendo esperienza nello
scrivere scene come quelle.
Per il resto...qualcuno ha detto "Dentolina ha istinti omicidi"? xD
sì, esatto, aveva ragione, ma magari la batosta presa da una
Cecilia armata ed in vena di fare idiozie la farà riprendere!
Già vi dico che la rivedrete anche nel prossimo capitolo, ma
per Shu Yin, Pitch, e magari anche altra gente dovrete aspettare quello
dopo ancora :)
Grazie mille a coloro che hanno letto e recensito il precedente
capitolo, mi ha fatto molto piacere!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
«puoi consolarti, seppur
con più lentezza le tue ali
finiranno comunque di ripararsi, che tu sia o meno priva dei tuoi
poteri.
Ovviamente, fino a quando non sarà tutto finito e ti
verrà restituito ciò che è
tuo, non potrai utilizzarle per volare…ma devi ammettere che
tutto sommato non
sei messa poi così in cattive condizioni. Ah, naturalmente a
rimuovere i
proiettili dalle tue gambe ci ha pensato Galaxia: giusto per farti
capire che,
quando è al dunque, non ti vogliamo male».
Pur essendo convinto di essere nel
giusto, e pur non
amandola più da tempo, doveva ammettere a se stesso che al
momento confrontarsi
con lei da solo non risultava piacevole. Aveva creduto che si sarebbe
sentito
euforico nel momento in cui lui e gli altri avessero vinto quella prima
battaglia,
ma non era affatto così, tra l’espressione delusa
della fata che lo guardava
come se si fosse trovata davanti un estraneo, tra il maledetto legame
che gli
faceva percepire il suo dolore, tra il colpo di testa di Millaray
durante la
battaglia e…un altro motivo ancora, che al momento stava
mettendo ad Atticus
una certa ansia.
Dettagli.
«speravo che almeno avessi
la buona creanza di smetterla di
fingere almeno adesso. Prima mi hai abbandonata. Poi sei tornato col
solo scopo
di attaccarmi. Fatto ciò, tu ed i tuoi amici avete
utilizzato il Furetur Potentia mentre
ero a malapena
cosciente, e mi avete sbattuta quaggiù, nelle segrete del
mio stesso palazzo.
Dopo tutto ciò, con che faccia dici che non mi volete
male?»
Una cosa buona in tutto questo
c’era: la sonora sconfitta
subita aveva dato a Dentolina una bella calmata, facendola finalmente
tornare
più simile alla Guardiana che tutti conoscevano. Aveva
sfogato secoli di
rabbia, rancori e paure…e cos’aveva ottenuto? Ali
spezzate, zero potere ed una
vacanza nelle segrete. Questo dopo essere quasi arrivata ad uccidere qualcuno.
Cosa che Millaray, ergo, Cecilia Del
Sol, invece non aveva
neppure tentato di fare nonostante ne avesse avuto modo. Ovviamente
questo non
la faceva passare dalla parte della ragione, né faceva di
lei una santa: era
sempre una pazza a capo di un branco di matti guerrafondai, ma non
aveva
tentato di ucciderla principalmente per livori e gelosie. E comunque
Cecilia
non era una Guardiana votata al bene, come invece era lei.
I Guardiani proteggono altri e si
proteggono, difendono
altri e si difendono, ma non uccidono: il solo fatto che Pitch fosse
ancora in
vita dopo tutto quel che aveva combinato -e ne aveva combinate di cotte
e di
crude!- era emblematico del modus operandi della squadra, e lei vi era
andata
contro per motivi puramente egoistici. Non aveva perso la testa
così quando
Pitch l’aveva attaccata rendendola debole, togliendole
bambini disposti a
credere in lei, no: era stato dell’altro a farla scattare, la
voglia di
vendetta verso chi le aveva “portato via” qualcuno
che non l’amava più, che lei
quasi non riconosceva più…e che forse, se gli
altri avevano ragione -e dopo
quanto accaduto, come non dargliene?- non era mai stato veramente come
lei
aveva pensato fosse.
Dio, come si
era ridotta.
L’unica
“consolazione” era che agli altri, alla fin fine,
non sarebbe andata meglio: Atticus aveva utilizzato la magia nera su di
lei ma,
da quei frammenti nebulosi che riusciva a rievocare, neppure gli altri
si erano
tirati indietro. Non Ljuba e Galaxia, di cui Nord e Calmoniglio avevano
difeso
l’onore a spada tratta, non la “santa
Sandelle”, anche se le sembrava di
ricordare che tirasse su col naso e piagnucolasse; si erano uniti tutti
contro
di loro, e non c’era nessuno dei loro ex compagni che si
potesse “salvare”.
«con la faccia di chi ti ha
offerto la possibilità di unirti
a noi o restare da parte. Sei stata tu a darci contro, tanto per
cambiare»
aggiunse ironicamente, con una punta d’amarezza nella voce
«speravo che nei
secoli ti fossi svegliata un po’, e invece no: sempre con
questa assurda
fedeltà ad un essere come Manny».
«sono una Guardiana.
Ho…dei valori…» una protesta che le
sembrava tanto debole quanto ipocrita, al momento, considerando il modo
in cui
li aveva messi da parte alla bisogna.
«“uccidi coloro
verso cui provi rancore”? Sicura che il tuo
compagno fosse Frost, e non…quell’essere dai
vestiti scuri?»
«non accetto che proprio tu
venga a farmi la morale,
Atticus. Non dopo tutto quello che tu e gli altri avete fatto e volete
fare»
sollevò gli occhi violetti verso l’ex compagno
«dimmi che non sei sempre stato…questo».
«sono sempre stato
così, Dentolina, almeno con chi mi è
venuto contro. Ma per il resto sono dolce come una
caram…già, scusami»
s’interruppe, vedendola rabbrividire «detesti
sentir nominare cose che fanno
cariare i denti, l’avevo dimenticato: non accadrà
più. Non sono così spietato.
Non mi chiamo “Innominato”, che si diverte a
massacrare di botte la sua
compagna. Non mi chiamo Manny, che crea esseri vuoti che vivano in
funzione di
altri e legati ad essi in modo imprescindibile ed eterno, inabili a concepire a meno che i suddetti non
glielo concedano…come
se il resto non fosse bastato…immagino di essermi giocato
quel permesso a vita,
vero?»
Precisamente: senza il nulla osta da
parte dei loro ex,
nessuno degli Insorti avrebbe mai potuto concepire un figlio con
qualcuno.
Perfino la loro fertilità o sterilità era decisa
da altri! C’era poi da
stupirsi così tanto, se ce l’avevano con
l’Uomo nella Luna?
«e l’essere
frustrati per quel che siete vi sembra un buon
motivo per fare una guerra? Per attaccare anche chi, per un secolo, vi
ha amati
e si è preso cura di voi?»
«ce la prendiamo col
diretto responsabile delle nostre
condizioni, com’è giusto che sia, il solo problema
tuo e degli altri è di
trovarvi sulla nostra strada. Non ce l’abbiamo con voi,
Dentolina, in tutto
questo avete colpa solo fino ad un certo punto: non per nulla non solo
ti
abbiamo offerto una scelta, ma cercheremo di evitare ogni spargimento
di sangue
nei vostri regni» replicò lui «alla fine
di tutto, o Manny se la farà sotto
rendendoci veramente liberi come avremmo dovuto essere fin da subito,
per poi
essere ucciso…» perché doveva pagare in
ogni caso cinquecento anni di
“invasione” della loro persona e di limitazioni che
aveva loro imposto «o
morirà senza aver avuto il buongusto di risolvere questa
faccenda, ma ci saremo
tolti la soddisfazione di avere ucciso un idiota che gioca a fare Dio.
Ad ogni
modo, una volta che tutto sarà finito, tu e gli altri
potrete tranquillamente
tornare a giocare con neve, uova e fatine senza dover temere altre
seccature da
noi. Ovviamente il buon Jack è incluso nel
discorso».
Un pugno in faccia però
Dentolina glielo avrebbe dato, se ne
avesse avuto le forze. «dov’è? Cosa gli
avete fatto, oltre a rubargli il
potere?! Se scopro che avete-»
«sei senza poteri e
confinata qui nelle segrete, per cui
credo di poterti dire tranquillamente come stanno le cose: Jack Frost
sta
fisicamente bene, l’abbiamo portato da persone che gli sono
amiche ed ha un quinto
di senno più del dovuto…»
«no.
Dimmi che non
gli avete fatto quel che credo abbiate fatto!» si fece forza,
appoggiandosi al
muro tentando di alzarsi almeno in piedi «che, non contenti
di avergli rubato
il potere, gli avete rubato anche il senno! Perché?!
Atticus, perché?!!»
«non volevamo liberarlo
rischiando che vi desse anche solo
il minimo preavviso».
“anche se effettivamente
siamo partiti soltanto un’ora dopo,
circa, ma non si sa mai…”
Già, erano passate solo
poche ore da che a Frost era stata
tolta la ragione e la guerra era iniziata. Non
erano nemmeno le nove di sera. Atticus aveva la sensazione
che quella fosse
la giornata più lunga della sua vita…e, se tutto
fosse andato bene, sarebbe
stata ancora ben lontana dal finire!
Al pensiero, per un attimo,
l’agitazione lo indusse a
lisciarsi brevemente i pantaloni in modo quasi convulso. Vide Dentolina
fissarlo.
«Atticus. Non devi farlo
per forza».
«…prego?»
La Guardiana si era praticamente
rassegnata all’idea che,
semplicemente, lui fosse sempre stato diverso da quel che credeva;
tuttavia
volle ugualmente fare un ultimo, estremo tentativo. «non
importa se il resto
del gruppo stabilisce di agire in un certo modo, se ti accorgi che
è sbagliato
non sei tenuto a dar loro retta, se quella
donna-»
«non andare oltre, Toothiana»
la interruppe bruscamente l’alato, per poi passarsi le mani
sul volto con un
sospiro nervoso «anche dopo tutto questo tu batti e ribatti
ancora su quel
chiodo? Dio! Non riesco neppure ad arrabbiarmi, dalla pena che mi fai.
D’accordo. Basta» tirò fuori un pugnale.
Per un attimo Dentolina temette che
volesse usarlo su di lei così da finirla, ma lo vide ferirsi
il palmo della
mano destra, tracciando un simbolo particolare per poi recitare una
breve
formula che lei non faticò a riconoscere come un temporaneo
incantesimo della
verità «sai benissimo come funziona, se nei
successivi tre minuti dirò una
bugia vedrai il simbolo sulla mia mano illuminarsi».
«so come funziona, ma
non-»
«io non sono stato corrotto
da nessuno. Sono la stessa
persona che ero un tempo: sei tu che, semplicemente, non conoscevi
quest’altro
lato di me. Cecilia non mi ha cambiato. Non mi ha mai costretto a fare
nulla.
Abbiamo obiettivi in comune e la determinazione a raggiungerli; abbiamo
dei
nemici in comune, e la determinazione a distruggerli. Abbiamo
programmato
insieme di effettuare il Furetur Potentia
su Frost nel caso ce ne fosse stato bisogno. Il Furtetur
Ratio invece è stata un’idea totalmente
mia».
Dentolina si sentì
crollare il mondo addosso di nuovo
quando, a quest’ultima frase, il simbolo non
s’illuminò.
Perché aveva quella
tremenda voglia di mettersi a piangere?
Per quale motivo era tentata di porgli domande che le avrebbero solo
dato il
colpo di grazia, ossia…
«da quando hai smesso di
amarmi?»
Atticus sussultò
leggermente. Dentolina era già sconfitta ed
imprigionata, e lui non avrebbe voluto infierire ulteriormente -tanto
da
evitare di dirle quel che aveva in programma per quella sera- anche per
il
proprio benessere, ma se lei decideva di tirare fuori il suo lato
masochista
proprio quando lui era costretto a risponderle sinceramente,
c’era poco che
potesse fare.
«da quando desti a Cecilia
tutta la colpa per ciò che io e
Ljuba abbiamo fatto, e per le discussioni seguenti sulla nostra
libertà».
Se non l’avesse fatto, se
non l’avesse accusata in quel
modo, forse le cose sarebbero andate diversamente. Avrebbe potuto
finirla lì,
ma invece non le bastava. Forse, inconsciamente, Dentolina si stava
punendo per
essere venuta meno ai suoi principi da Guardiana.
«e…e quando…» si
fece forza «quando hai
capito di amare lei?»
«Toothiana, non credo
che…»
«quando?!»
Seguirono degli istanti di silenzio.
«ho capito di amarla nel
momento esatto in cui ho realmente
rischiato di perderla, quando quel mostro del suo ex fece quel che ha
fatto.
Ma, prima che tra me e te finisse, non ho avuto rapporti intimi con
lei, né
abbiamo mai parlato di una possibile relazione. E ora dimmi che hai
finito con
le domande da masochista, perché in caso contrario potrei
mettermi a sbattere
la testa contro la parete» aggiunse seccamente.
La Guardiana, senza più
guardarlo, si allontanò da lui
tornando a sedersi contro la parete opposta.
«non riuscirete comunque ad
ottenere quello che volete. Mi
avete colta di sorpresa, non sono riuscita a reagire in modo efficace,
ma con
gli altri non sarà così. Appena sapranno
cos’è accaduto vi fermeranno, ed io
non rimarrò qui per molto tempo».
Sì, sempre se, presi
com’erano da nervosismo, preoccupazioni
varie e problemi, si fossero accorti che le era successo qualcosa.
Avevano
litigato di brutto soltanto poco prima, nonostante le sembrasse passata
un’eternità.
«lo so. Vorrà
dire che invece di due ore -circa- ce ne
metteremo quattro o cinque per volta» effettivamente il
pensiero di Punjam Hy
Loo presa in meno di due ore faceva ridere. Ricordava una Dentolina in
grado di
difendere meglio ciò che le apparteneva…ma,
considerando il modo in cui anche
Pitch era entrato nel palazzo giusto pochi mesi prima, forse ricordava
male!
«ora me e vado. Prega che ce la sbrighiamo in fretta,
così la tua permanenza
qui sarà meno lunga» si avvicinò di
più all’uscita.
«…le
fatine...» mormorò Dentolina
«loro…»
«qualcuna bruciacchiata,
qualcuna infreddolita, qualcuna
intontita, ma alla fin fine stanno bene. Oh, e naturalmente
continueranno a
fare il loro lavoro: non sia mai che ti tolga bambini disposti a
credere in te.
Non ci aiuteranno, ma le ho convinte a stare tranquille».
Nello specifico, aveva detto loro di
aver lanciato un
incantesimo per il quale, se in quei giorni avessero fatto qualsiasi
cosa diversa
dal prendere denti/depositarli/ripartire/riposare, Dentolina sarebbe
automaticamente morta tra atroci dolori. Ovviamente non era vero, un
incantesimo simile non esisteva, ma le povere fatine non lo sapevano,
per cui
si erano rassegnate a sottomettersi senza ulteriori proteste.
«non pensare che tutto
questo mi piaccia, per ovvie
ragioni…ma ammetto di trovare molto ironico rinchiuderti
qui, dove tu avevi rinchiuso me. Addio».
«aspetta,
non anda-»
Inutile dire che Dentolina venne
bellamente ignorata. Atticus
uscì dalla cella, ascoltando lo sbuffo
della parete di pietra traforata che, spostandosi,
intrappolò la sua ex
compagna finendo praticamente per murarla viva in
quell’anfratto poco
illuminato.
“meno due!
Ne restano
altri tre, e non credo che a Mila piaccia molto l’idea di
partire alla volta
del Polo Nord solo domani a mezzogiorno, ma è stata una
giornata lunga: è
ragionevole che noi ed i nostri amici riposiamo prima del prossimo
assalto…”
pensò, percorrendo qualche passo nel corridoio
“sì, direi che come scusa per
rimanere qui fosse abbastanza valida”.
Guardò verso il basso. Gli
tremavano leggermente le mani e,
no, anche se non era stata una conversazione facile Dentolina ed il
legame che
aveva con lei non c’entrava nulla.
Raggiunse la sporgenza che aveva
utilizzato come
appendiabiti di fortuna, recuperando una splendida giacca verde scuro,
decorata
con magnifici ricami dorati sulle maniche e sul davanti. Era quella
delle
grandi occasioni, che aveva indossato solo due volte quando ancora era
un re, e
che aveva avuto il buongusto di togliersi nell’andare a
salutare la povera fata
sconfitta. La indossò con più lentezza di quanto
avrebbe voluto.
“mi sto vestendo a festa
per quella che potrebbe essere o la
serata migliore mai vissuta, o quella in cui manderò tutto a
puttane. A volte
detesto la mia fissa da ‘o in grande, o niente’. A
volte mi detesto e basta”.
Con un sospiro ed
un’ulteriore preghiera che tutto andasse
per il verso giusto, l’alato scomparve dalle segrete,
raggiungendo un immenso
atrio che diverse persone stavano aiutando a rimettere a posto
e…
«…ma
che accidenti stai facendo?! Mi era sembrato di aver detto che i fiori
dovevano
essere dorati, bordeaux e bianchi! Spiegami cosa c’entrano
quell’azzurro, quel
giallo, quell’arancione, quel rosa ed il resto!»
«chiedo perdono, Persefone,
mi sa che mi sono lasciato
trascinare!»
Decisamente, visto che grazie a
Spring le pareti dell’atrio
erano state invase di fiori multicolori non richiesti. Non che ad
Atticus al
momento importasse alcunché dei fiori, di Apollo che
“complottava” con Bragi di
Asgard, Sandelle e le Muse, di Bacco che era impegnato a procacciare da
bere, e
nemmeno di Afrodite ed Iside che correvano da una parte
all’altra dando ordini
ed indicazioni varie…
«qualcuno qui pare
nervoso!» venne quasi spinto a terra
dall’amichevole pacca sulla spalla che gli venne assestata da
Thor «non temere,
amico! Che se anche le cose non dovessero andare per il verso giusto
rimarrebbe
sempre la vittoria appena ottenuta, per cui festeggiare!»
Se quel che voleva era calmarlo, Thor
lo stava facendo nel
modo sbagliato. Atticus osservò Seth far librare in aria
miriadi di fuocherelli
dai colori che Iside gli aveva appena chiesto, mentre Ercole si
divertiva a
trovare e spostare una moltitudine di pesanti tavoli e sedie.
Kukulkán, Enlil
ed Eolo, dal canto loro, stavano decidendo che tipo di brezze far
soffiare, e
di che verso.
Ed in tutto ciò, nessuno
che si accorgesse dei pochi,
piccolissimi Incubi acquattati negli angoli bui a spiarli.
«già.
Giusto».
«se invece ti preoccupa
altro, tipo qualche sorpresina dal
resto dei nostri nemici, c’è Ares che si sta
organizzando. Lui, Horo, Ull, Vili
ed altri avevano pensato di mettere su una barriera magica
così da fare
baldoria indisturbati, quando inizierà la festa!»
Atticus annuì.
«hanno avuto una bella idea».
«poi domattina possiamo
anche toglierla, a meno che i dieci
che resteranno qui non pensino sia meglio di no, ma intanto saremo
difesi
meglio quando la maggior parte di noi sarà
sbronza» scrollò le spalle
«c’è
tempo per la guerra e tempo per i festeggiamenti! Che diamine, non vedo
l’ora
di avere un boccale di birra in mano!»
«hai la mia massima
comprensione, peccato che sia il caso
che almeno io resti lucido. Che devo dirti, bevi anche per
me!»
Una piccola figura avvolta in un
vestitino bordeaux si
avvicinò saltellando. «tra un
peu
abbiamo finito, come stabilito!» Sandelle aveva piagnucolato
fino a circa
mezz’ora prima, eppure al momento aveva un sorriso che andava
da un orecchio
all’altro, come se nella sua testa la guerra ed il furto di
potere a Dentolina
fossero stati messi da parte per qualcosa di più
importante…o che semplicemente
le piaceva di più «come stai?»
«sto bene. Sto
benissimo» le sorrise «non preoccuparti,
Sandelle».
«sicuro?»
«sì»
ribadì lui «tranquilla».
«quand
arriveranno
le altre con Cecilia?»
«se tutto continua ad
andare come deve andare, circa dieci
minuti dopo che sarà tutto pronto».
“sempre che riescano a
farla venire qui…”
Non avrebbe avuto quel timore, se
tutti loro non l’avessero
rimproverata in precedenza, ma come evitarlo?
“Mila non è una
bambina che tiene il muso se rimproverata,
specialmente se chi lo fa ha buone ragioni” si
rassicurò “e,
considerando quel che è successo, ne
avevamo eccome”.
E lei, in ogni caso, pur avendo
magari poca voglia di festeggiare,
non aveva la disperazione di una fata rinchiusa da ignorare.
«mais
oui…»
Sandelle gli prese le mani «andrà tutto très
bien. Anche se sono ancora sconvolta!»
“eri l’unica,
Ljuba e Galaxia non hanno fatto un plissé
quando gliel’ho detto”. «vada come vada
però domani torniamo a fare quel che
dobbiamo fare. Cerco di concludere in bellezza una giornata lunga, ma
la guerra
è ancora in corso».
Sandelle lasciò la presa.
«non me lo ricordare».
Si allontanò tornando da
Apollo e compagnia che, assieme a
lei, avrebbero costituito coro ed orchestra, cercando di scacciare
dalla mente
le immagini di Jack ferito, di Dentolina ferita, di Jack impazzito, di
Dentolina rinchiusa proprio in quel palazzo dove lui…
Si lasciò sfuggire una
leggerissima smorfia. Sapeva che il
suo “fratello” alato non stava facendo tutto
ciò per sfregio a Dentolina: a
lui, della fata, una volta sconfitta ed imprigionata non avrebbe potuto
importare di meno. Era semplicemente perché si trovavano
lì, lui voleva agire
subito, ed indi tutto andava organizzato in fretta a Punjam Hy
Loo…
Da un lato era contenta di quel che,
sperava, sarebbe
successo a minuti; dall’altro, invece, trovava che la
location rendesse tutto
un po’squallido.
Ma quella, ovviamente, era
un’opinione che mai sarebbe
uscita dalle sue labbra dorate.
La parte buona di essere Cecilia Del
Sol era la facilità con
cui era in grado di defilarsi.
Non era mai stata in grado di
spiegarsi come fosse possibile
che gli altri, se lei voleva così, riuscissero a notare la
sua presenza solo alla
seconda o terza occhiata…e sì che una donna come
lei non era precisamente del
tipo che passava inosservato: ne era consapevole, esattamente
com’era
consapevole di avere sbagliato, prima. Sfidare Dentolina in quel modo…ma che accidenti aveva fatto?!
A mente fredda si rendeva conto di
quanto fossero state
egoistiche le sue azioni -ed egocentriche, come se l’esito di
quella battaglia
avesse per forza dovuto essere tutto sulle sue spalle-, rischiare in
quel modo
soltanto per dimostrare a se stessa di “valere”,
sapendo benissimo che c’erano
delle persone che tenevano a lei e che avrebbero sofferto, e sofferto
sul
serio, altro che “pianto un po’ e poi tutto
ok”. Per non parlare del malessere
fisico che le sue azioni avevano causato ad Atticus, nonostante
effettivamente
una cosa del genere fosse stata messa in conto fin
dall’inizio: Dentolina non
poteva certo essere battuta lanciandole caramelle, no?
A volte pensava di aver preso da
Pitch molto più di quanto
solitamente credesse: lanciarsi in battaglia da solo in una
dimostrazione di
forza era qualcosa che lui avrebbe potuto fare tranquillamente, senza
curarsi
troppo di altro che non fossero i suoi desideri del momento.
Ma lei non era Pitch e, a parte il
resto degli abitanti di
Conca De El Sol, lei e gli altri quattro non erano solo un gruppetto di
spiriti
radunati per noia: erano una famiglia, con
tutto ciò che comportava.
Non era sola. Non
erano soli. Non avrebbe dovuto agire come se lo fosse stata.
Concentrandosi riusciva quasi a
sentire il potere di
Dentolina pulsarle nelle vene. Era risultata meno potente di quanto
fosse il
suo compagno -la sfera magenta durante il Furetur
non aveva raggiunto pari diametro- ma grazie a quella nuova
“iniezione” tutti
loro adesso potevano lanciare senza l’ausilio di nessuno
incantesimi piuttosto
potenti, ed erano in grado di volare…
“ma
sei demente o
cosa?! Sfidare Dentolina in aria! Sarebbe come sfidare Sandman nel
deserto!!!”
“veramente
a me non
risulta que la sabbia de el deserto possa avvantaggiarlo,
Laxie!“
“qui
della sabbia del
deserto non importa niente a nessuno. Sta di fatto che tu, Cecilia, hai
fatto
un errore immane che avrebbe potuto costarti la vita, e senza avere
alcun
motivo anche solo per pensare di
dover fare una cosa come quella. Shostakovich!
Credevo che avremmo dovuto temere solo le azioni inconsulte di
Sandelle, ma a
quanto pare sbagliavo!”
E, per come la pensava, stavano
soltanto perdendo tempo. Gli
altri avevano voluto per forza una pausa fino a mezzogiorno della
giornata
successiva, ma lei la trovava completamente inutile. Aveva iniziato a
pensare
che la facessero per colpa sua, nel tentativo di ridurre il rischio che
facesse
altre idiozie come quella, senza rendersi conto che era come mettere
una
leonessa nervosa in gabbia: guai a coloro che sarebbero stati presenti
nel
momento in cui fosse uscita!
“je
ne fais
pas ‘azioni inconsulte’! Ici
quella che le fa è lei!!!”
“escucha me, sono viva, l’ho
battuta, abbiamo vinto esta
battaglia y juro que non
farò più niente del genere, ma ora basta, la
state
facendo troppo lunga!”
“…avrei
potuto
perderti”.
“…”
«tutti potremmo perdere
tutti, pendejo!»
borbottò la donna tra sé e sé, una
volta raggiunta una
terrazza immersa nel buio, dicendo quel che non le era riuscito di dire
prima
«siamo en guerra!»
Avrebbe potuto finire tutto bene, ma
c’era anche la
possibilità che così non fosse. Non era detto
che, invece di uccidere Manny e
l’Uomo Nero, alla fine di tutto non sarebbero stati lei ed il
suo gruppo ad
essere uccisi da essi.
Uccisi senza aver fatto tutto quel
che si erano ripromessi
di fare…senza aver detto tutto quel che si erano ripromessi
di dire.
“…avrei
potuto
perderti”.
Lei ed Atticus erano andati piuttosto
d’accordo fin da
quando si erano conosciuti, ed in pochi anni si erano legati molto -fin
troppo,
per i gusti dei rispettivi ex- arrivando a provare profondissima stima
e
rispetto reciproco; da dopo la rivolta che aveva cambiato radicalmente
le vite
di tutti erano diventati l’uno il maggiore confidente
dell’altra, tanto da
rendere difficile immaginare un’esistenza in cui
l’altro/a non era presente per
condividere…beh, praticamente tutto, pur non togliendosi
spazio, e si davano
vicendevolmente sostegno incondizionato.
Oh, e condividevano anche il letto.
Galaxia e compagnia blateravano, ma
non c’era niente che
suggerisse che Atticus
potesse volere qualcosa in più di quanto avessero
già -tra tutti e due erano
ciechi al punto da non capire che l’unica cosa che mancava in
tutto ciò era
semplicemente dire “ehi, cretino/a, ammettiamo di essere
innamorati e facciamola
finita”!- e in ogni caso quello non era il momento giusto per
tirare fuori
l’argomento.
“dopo la guerra, se ci
arriviamo tutti e due. A quel
punto…magari potrei…”
Scosse bruscamente il capo.
“Potrei” cosa? Rischiare di
mandare a puttane un rapporto di profondissima amicizia con risvolti
carnali
che filava a meraviglia esattamente com’era?
Dirgli che si era innamorata di lui
due secoli prima, il
giorno in cui Atticus si era vestito e truccato da nobildonna inglese
pur di
fare pace con lei dopo una discussione di cui Cecilia non ricordava
nemmeno
l’origine, sarebbe stato estremamente stupido da parte sua.
Una follia peggiore
della sua sfida a Dentolina.
“…avrei
potuto
perderti”.
Non era la prima volta che glielo
sentiva dire. La prima era
stata quattro secoli fa quando, dopo tre giorni di cure al Polo Nord,
era stata
costretta a darsi alla fuga.
Considerata la facilità
con cui Pitch l’aveva trovata, ed
era entrato nella sua stanza, aveva capito che i sistemi di protezione
dei
regni dei Guardiani facevano veramente pena; aveva creduto di essere al
sicuro,
ma si era sbagliata. Di posto perfettamente al sicuro dalla minaccia
Pitch
Black ce n’era uno solo: una stanza segreta nel palazzo di
Dentolina, creata da
Atticus nei giorni in cui aveva fatto pratica di incantesimi uguali a
quelli
grazie a cui avevano costruito Conca De El Sol, e della quale nessuno a
parte
loro due conosceva l’esistenza.
Avrebbe preferito andare
lì immediatamente ma, nelle
condizioni in cui si era venuta a trovare, si era resa conto di
necessitare di
un tipo di struttura e di assistenza diverso, che non avrebbe potuto
ricevere
altrove se non al Polo Nord. Era una fortuna che fosse riuscita a
mantenere un
minimo di lucidità anche dopo essere stata quasi ammazzata
di botte.
Ricordò il momento in cui
era comparsa in quella stanza, e
lui era lì. Ricordò lo shock e l’orrore
del suo sguardo nel vederla ridotta in
quel modo -e stava già meglio!-perché Dentolina
non gli aveva ancora fatto
arrivare la notizia. Ricordò come aveva identificato il
colpevole di quello
sfacelo soltanto dandole un’occhiata, e vedendo quanto era
distrutta.
E ricordò il leggero bacio
sulle labbra, che era stato breve
ed inatteso per entrambi, che le aveva dato dopo quelle tre parole.
Un’azione
senza senso, che lei ai tempi aveva classificato come un
“sono felice che tu
sia viva” manifestato in modo un po’ eccessivo,
senza dargli importanza:
Atticus era semplicemente fatto così, se voleva esprimere
qualcosa di più
“profondo” doveva lasciare il segno…ed
era precisamente quanto aveva detto a
Galaxia a mo’ di spiegazione quando lei, una volta fuggiti e
creata Conca De El
Sol, aveva preso da parte lei ed Atticus ed aveva rivelato loro di avere assistito alla scena.
Ecco perché solevano dire,
o almeno pensare, che Galaxia era
più affidabile di quanto si credesse: il giorno della fuga
di Cecilia,
andandole dietro, aveva trovato lei ed Atticus in quella stanza che non
aveva
mai visitato; tuttavia, avendo concluso che Cecilia fosse
“fin troppo al
sicuro” -come aveva detto a Frost durante il racconto- se
n’era andata
immediatamente senza impicciarsi e senza dire a nessuno nulla di
ciò che aveva
visto e sentito, neppure a Ljuba.
«non credo che sia il caso
di fare l’asociale proprio
stasera».
Sì, Cecilia poteva
defilarsi, ma non da chi aveva un
cristallo come il suo. Si strinse nello scialle di pizzo nero,
continuando ad
osservare l’ambiente esterno. «non mi va de
sentire altre prediche, ho capito de aver fatto un
mucchio de errori,
y sai como
la penso su esta pausa,
Ljuba. A quest’ora dovremmo essere al Polo Nord»
solo a quel punto si decise ad
osservare la sua interlocutrice «non aqui
a…bel vestito. Festeggiate en
grande» commentò, indicando il lungo tubino
bordeaux con scollo all’americana
indossato dalla russa.
«“festeggiamo”:
tu adesso vieni con me, ti cambi, ti sistemi
i capelli, ti trucchi e poi andiamo…njet!
Non hai facoltà di dire di no».
«es
una
stupidaggine, festeggiamo quando avremo staccato la
cabeza a chi di dovere, non adesso!»
«stupidaggine o meno, si
è deciso così. Rispetta i piani
concordati, stavolta».
«per quanto me lo farete
pesare?»
La russa le posò le mani
sulle spalle. «fino a quando non ci
passerà del tutto la paura».
«non parlare de
paura, gracias, fa il paio col
dire
il “suo” nome» sbuffò
«ho siempre l’impressione
che pronunciandolo me lo troverei davanti, capisci? Como
ad evocare un demone. Non vedo l’ora de
riempire de buchi
quella sua testa vuota, asì da
starmene in pace».
«otlichno,
ottimi
propositi, ma adesso vieni con me».
Prima che Cecilia avesse il tempo di
dire “a”, Ljuba sparì e
ricomparve con lei in una camera da letto che perlomeno non
era quella della padrona di casa.
«alla buon’ora,
iniziavo a temere che l’eye liner in gel si
sarebbe seccato prima che riuscissi a portarla qui»
sbottò subito Galaxia.
«ho detto que
non
ho voglia di-»
«giù! A
sedere!» il coniglio agguantò letteralmente
Cecilia
facendola mettere a sedere sul bordo esterno del letto «ho
delle occhiaie da
correggere, non c’è tempo per i bla
bla…»
«…porque
hai
addosso un abito? Bordeaux, poi, anche tu! Vi siete messe
d’accordo?»
«il bordeaux ci
piace».
«è una festa un
po’più elegante» tagliò corto
Ljuba «a
proposito, devi scegliere il vestito».
La gitana aveva una mezza voglia di
mettersi ad inveire
contro il mondo intero per quei tartassamenti, ma riconoscendo di avere
di che
farsi perdonare decise di assecondarle ed accontentarle, lasciando che
l’aiutassero a prepararsi -ma perché poi?- per
andare a quella benedetta festa.
E comunque i vestiti non erano male. «bello ma no»
disse, scartando immediatamente
un abito lungo leggero in chiffon oro pallido, mentre Laxie faceva
scomparire
le occhiaie dal suo viso.
«questo?»
Lungo, oro pallido, in seta, con
decorazioni in oro sul
fondo. «no, ma va già meglio».
«ora faccio le labbra, non
parlare, o finirò a farti la
bocca da pagliaccio» la avvisò Galaxia.
«questo?»
Lungo, a sirena, ricoperto di
cristalli dorati. L’oro era
diventato il suo colore preferito circa quattrocento anni prima, e
contemporaneamente aveva abbandonato lo stile sobrio, elegante e nero che l’aveva
contraddistinta a
favore di uno che, a seconda delle occasioni, fosse vistoso,
estremamente
sensuale, o…“ridotto” come i
pantaloncini e la canottiera che indossava a Conca
De El Sol! Tuttavia quello che fece con la mano fu un gesto da
“così così”.
Ljuba alzò gli occhi al
cielo. Aveva lasciato quel vestito
per ultimo, sperando di non
doverglielo mostrare, perché effettivamente era abbastanza
inappropriato per
l’occasione e, conoscendo Cecilia, sapeva che una volta visto
quello non ci
sarebbe stato verso di fargliene indossare altri, ma in fin dei conti
era la
“sua” festa. Per cui le mostrò un abito
color oro, lucido, monospalla, dalla
fattura estremamente particolare, con decori dorati su parte della
scollatura e
che avrebbero aderito come una seconda pelle alla gamba destra,
lasciata
scoperta da uno spacco a dir poco vertiginoso.
Cecilia fece cenno a Galaxia di
fermarsi un attimo, fissando
l’abito.
«mio.
È mio. O
questo o nada, non sento
ragioni!»
«e figurati!»
«adesso zitta
però» Galaxia sembrava particolarmente brusca
ma era solo il suo modo per non mostrare a nessuno la speranza, la
gioia e…sì,
anche la punta di apprensione che provava, auspicando che andasse tutto
bene.
Le erano metaforicamente cascate le
orecchie quando Atticus,
prima, aveva chiamato a raccolta lei, Ljuba e Sandelle ed aveva
detto…quel che
aveva detto, chiedendo loro una mano; questo non perché
Galaxia fosse sorpresa
di un simile epilogo, quanto piuttosto che vi si giungesse solo a quel
punto!
Della serie “ma pensarci prima no, eh?”
Occhieggiò un istante il
vestito dorato. Con uno spacco
simile, l’intimo era qualcosa da dimenticarsi. Non che a
Cecilia sarebbe
servito granché, a dire il vero, a meno che fosse andato
tutto a catafascio…
** circa
mezz’ora dopo **
Esseri immortali radunati in un
gigantesco atrio decorato,
seduti, divisi in due gruppi grandi ed uno più piccolo,
posizionato dietro ad
un uomo alato che attendeva lì in piedi, da solo: ecco la
scena che i piccoli
Incubi stavano registrando, avendo cura di rimanere ben nascosti, data
la
consapevolezza che farsi vedere avrebbe significato morte certa, oltre
che il
fallimento della loro missione di spionaggio.
Videro le ali dell’uomo dai
capelli color sabbia fremere
leggermente. Chissà cosa stava pensando…
“ci siamo. Dicono che la
fortuna aiuta gli audaci, spero
solo che sia vero, e che lei non mi prenda a botte per aver organizzato
tutta
questa cosa. Spero anche che non vada a finire troppo male nel
caso…no, basta,
non intendo portarmi sfortuna da solo”.
Due minuti di ritardo. Ci poteva
stare.
“fa’ che
l’abbiano convinta…poi il resto sta a me, ma
intanto fa’ che l’abbiano
convinta…”
Vide la marmotta lisciarsi la tonaca
e la pianeta da parroco
finemente ricamata. Era assurdo pensare che avesse preso per
corrispondenza la
licenza a celebrare matrimoni, eppure…!
Si voltò nel momento in
cui sentì le persone iniziare
mormorii e borbottii che sembravano piuttosto allegri,
nonché il rumore che
fecero nell’alzarsi, lasciando scorrere lo sguardo fino alla
fine del
“corridoio” che la divisione in due gruppi aveva
lasciato libero.
Dimenticò quasi del tutto
il malessere ancora latente, e
sorrise. Non solo Galaxia e Ljuba avevano convinto Mila a venire
lì, ma erano
riuscite anche a “sistemarla” a dovere -non che ne
avesse bisogno- e con quel
vestito…per essere l’ex Regina degli Incubi, era
una visione da sogno!
Un po’ inappropriato,
forse, ma da sogno lo stesso: poteva
permetterselo, ed era molto “da lei”. A stonare in
tutto quel bel quadretto,
tra brezze leggermente profumate e l’orchestra/coro
improvvisato che aveva
iniziato a suonare piano, era soltanto l’espressione
perplessa di Cecilia.
“ok, soy
ufficialmente
confusa, cosa sta succedendo?”
A dire il vero sembrava tutto
abbastanza chiaro: c’erano
decorazioni, coro, Atticus in veste da grandi occasioni, Ljuba, Laxie e
pure
Sandelle vestite tutte dello stesso colore da brave damigelle,
tutta quella manfrina dei preparativi…
“Dentolina mi ha uccisa y
esto es l’ultimo sogno prima dell’oblio
completo”.
La marmotta vestita da prete
avvalorava quell’ultima teoria.
Troppo allibita per reagire in
qualsiasi modo, lasciò che
Ljuba e Galaxia la accompagnassero fino a raggiungere Atticus, che
sembrava
incapace di tenere ferme le ali da tanto che era agitato, e si
sentì
sbilanciata nel momento in cui le sue amiche la lasciarono
lì, davanti a lui.
«potrei chiederti que
esta succedendo, ma se non sto prendendo una
cantonata…direi…»
Ammutolì quando lui si
mise in ginocchio.
Era assurdo.
Impossibile.
Del tutto inaspettato.
Erano amici…solo
amici…
Magari voleva chiederle di
preparargli una torta, e se si
era messo in ginocchio era solo per assicurarsi che lo facesse.
«lo sai che sono uno che fa
le cose in grande. Magari
avresti preferito che te lo chiedessi in modo più discreto,
magari in un altro
luogo, in un altro momento, o forse avresti preferito che non te lo
chiedessi e
basta, questo non so e…d’accordo, è
ufficiale, se Galaxia mi chiama Atticus Bla
Bla ha solo ragione» sospirò, e molti dei presenti
si fecero una risata
«cercherò di andare dritto al punto» le
prese le mani «ci conosciamo da quasi
cinque secoli. E sono innamorato di te da quattro».
“…come,
prego?..” pensò Cecilia, scioccata.
Lui non
voleva niente
da lei…aveva sempre pensato questo…ma
allora si era sbagliata veramente
fino a quel punto?
Se
le cose stavano
come diceva, come aveva potuto non capirlo? Era forse troppo presa a
maledire e
detestare il suo ex per accorgersene, per essere rimasta
così cieca?
«ho capito di esserlo la
prima volta in cui ho rischiato di
perderti davvero. Avrei voluto dirtelo prima, ma temevo di rovinare
quel che
c’era tra me e te. Se hai voglia di prendermi a botte per
averci messo tanto ti
capisco, ce l’ho anche io per essermi ridotto a chiedertelo
adesso che siamo in
guerra. Avevo pensato di farlo una volta che avessimo vinto, ma mi sono
reso
conto che, indipendentemente dall’esito, non era detto che ne
avrei avuto la
possibilità. Quindi, ecco…anche se il momento
è quello che è, saltiamo a piè
pari il fidanzamento, tu non te l’aspettavi e tutto quanto,
vorresti sposare
qui ed ora questo idiota innamorato pazzo e privo di ogni tempismo?...per
favore?...»
Silenzio.
Atticus non era neppure in grado di
decifrare l’espressione
di Mila in quel frangente, ma desiderava ardentemente che dicesse
qualcosa,
qualsiasi cosa, perché quei maledetti decimi di secondo
sembravano un’eternità.
«sei un idiota privo de
tempismo, ma sì, voglio sposarti lo stesso».
Il boato di esultanza della folla gli
arrivò ovattato, idem
per il coro/orchestra, tutto ciò che sentiva era
l’eco del “voglio sposarti”, e
tutto ciò che vedeva era la singola lacrima di commozione
sul volto di quella
che, a breve, sarebbe diventata sua moglie…
«ora rialzati
però!»
Ah. Giusto.
Si rialzò, e fu lei a
rassettargli la giacca, dopo essersi
velocemente asciugata la lacrima. «y
esta
da dove salta fuori?»
«da un armadio.
È incredibile che tu mi abbia detto di sì,
iniziavo a temere che mi avresti mandato al diavolo».
«no, yo
tambien a
volte ho pensato di chiedertelo, solo que
temevo…lo que
temevi tu! Rovinare
il rapporto» gli sorrise «siamo
dos
perfetti idioti que convolano a
nozze».
«aaaaaaheeeeeeeemmm!!!»
la marmotta si schiarì la voce, trapanando i timpani a tutti
quelli che erano
più vicini, sposi inclusi, con una voce da tenore che
nessuno si sarebbe mai
aspettato «direi che possiamo cominciare!»
«momento-momento-momento!!!»
gridò Persefone, irrompendo
sulla scena con un bouquet in mano, che appioppò a Cecilia
«ecco, adesso sì che
si può cominciare».
«sempre in mezzo, come il
giovedì» commentò Ade, da una
delle prime file.
«taci, tu».
«…come stavamo
dicendo, possiamo cominciare!» la marmotta si
schiarì di nuovo la voce «siamo qui riuniti in
questa splendida giornata…»
«ma veramente è
sera» gli fece notare Tammuz, del pantheon
babilonese.
«o senti, ma se hai tanto
da ridire perché non li sposi
tu?!!»
«dai, marmotta, nessuno ha
davvero da ridire, scherzano
soltanto» disse Atticus, cercando di tranquillizzare quello
spirito dal
temperamento infiammabile «continuiamo?»
Dopo un’ultima occhiataccia
a Tammuz, la marmotta tornò a
fare il suo dovere. «siamo qui riuniti per celebrare
l’unione di due persone
che a tutti noi sono estremamente care: Cecilia Del Sol ed Atticus Del
Sol.
Credo di parlare a nome di tutti i presenti nel confessarvi che
c’era un giro
di scommesse pazzesco su quando vi sareste decisi…»
«veramente?»
Cecilia sollevò un sopracciglio.
«…e che ho vinto
diverse migliaia di-»
«marmotta, taglia corto,
che devo offrire da bere ai futuri
sposi, e di quanto hai guadagnato non frega nulla a nessuno!»
urlò Thor da fondo
sala.
«ti
ci metti anche
tu?!! Volete decidervi a lasciarmi fare il mio lavoro in
santa pace?! Chi è
il parroco qui? IO!!!»
«avrebbe potuto sposarli
chiunque di noi, ti hanno scelto
giusto perché con quella cosa che hai preso via internet
attualmente sei
l’unico grazie al quale il matrimonio avrebbe valore
legale» gli fece notare
Zeus. Gli occhi della marmotta avevano assunto un inquietante colore
rossastro,
e stava iniziando ad aumentare di dimensioni, ma…
«su, tranquillo, va bene
così, non incasinare il
matrimonio!» intervenne Galaxia «nessuno pensa male
di te, sposali, che poi ci
prendiamo un drink».
«ma
l’hai sentito
quello che ha detto!!!»
«e tu ignoralo! E smetti di
crescere, che se ti si
strappasse la tonaca poi dovremmo trovartene un’altra e
perderemmo un mucchio
di tempo…»
Ljuba alzò gli occhi al
cielo, chiedendosi se fosse più un
matrimonio o una commedia, non per il sentimento che legava i due
sposi, ma per
tutto il contorno!
«marmotta, ti vogliamo
bene!» flautò Afrodite «fai il bravo,
non diventare uno spirito peloso gigante ricolmo di follia omicida,
risparmialo
per quando servirà: in battaglia, non durante un
matrimonio».
«e chi si
azzarderà ad interromperlo un'altra volta non
avrà
niente da bere» puntualizzò Arianna, riuscendo
così a zittire tutti quanti.
«…ok.
Riprendiamo. Giurate di esservi fedeli?» procedette
dunque la marmotta, rivolta ai due in procinto di sposarsi
«di continuare ad
amarvi, onorarvi, rispettarvi come avete fatto fino ad ora ed anche di
più, da
qui all’eternità?»
Ljuba e Galaxia si avvicinarono,
portando loro delle sottili
fedi dorate poggiate su un morbido cuscinetto di raso bianco.
«lo giuro» disse
con sicurezza Atticus, prendendo quella
destinata a Cecilia ed infilandogliela all’anulare.
«lo juro»
asserì
l’altra, con pari convinzione, imitandolo.
Furono sempre le damigelle a posare
due corone di fiori
bianchi sulle teste dei due sposi, che se le scambiarono, similmente a
come
accadeva nei matrimoni con rito ortodosso.
«siete ufficialmente
incoronati marito e moglie: ciò
che la marmotta ha unito, mortali ed
immortali non osino separare! Baciatevi, amatevi e
soprattutto postate le
foto su Facebook!»
Sì, come se in un momento
simile i due pensassero a
Facebook!
Si scambiarono finalmente il loro
primo bacio da marito e
moglie, a coronamento di un matrimonio inaspettato contratto in un
momento poco
adatto, ma di cui tutti erano comunque contenti. Vennero accolti e
stritolati
dagli abbracci dei loro amici, mentre Ares ed il gruppetto che aveva
raccolto
si allontanarono per erigere la barriera magica come avevano
pianificato. E non
videro gli Incubi schizzare via appena prima che questa si chiudesse
sopra a Punjam
Hy Loo.
Erano Incubi piccoli, ma
più deboli e lenti proprio perché
creati non da molto tempo, e ci sarebbe voluta qualche ora
perché si riunissero
agli altri che Pitch aveva mandato a tenere d’occhio i
Guardiani che
rimanevano, volendo sapere in anticipo se questi iniziavano ad avere
qualche
sospetto sul suo nascondiglio…ma alla fine avrebbero
riferito tutto al loro
padrone.
E difficilmente Pitch Black avrebbe
gradito quel matrimonio!
---
Alzi la mano chi di voi si aspettava che si sposassero proprio in
questo capitolo!...*non vede mani alzate* nessuno? Molto bene, allora
è stata una cosa improvvisa per tutti, non solo per loro due.
Ora alzi la mano chi vorrebbe essere una mosca sulla parete quando
Pitch riceverà una simile doccia fredda! *vede diverse mani
alzate* molto bene, verrete accontentati nel prossimo capitolo, quando
arriverà. Questo è un periodo un po'...strano per
la mia ispirazione, quindi me la prenderò con più
calma.
Vi lascio l'immagine del vestito di Cecilia:
http://i00.i.aliimg.com/wsphoto/v0/1437698210/Wholesale-One-shoulder-font-b-Gold-b-font-font-b-Pageant-b-font-font-b-Gown.jpg
Quando l'ho visto ho fatto una faccia tipo questa :-O
Direi che sia tutto. Grazie a chi ha letto e/o recensito il capitolo
precedente!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
Dentolina non era stata la sola ad
essere stata colta di
sorpresa, a quanto sembrava: sul volto dell’Uomo nella Luna,
ergo Manny, ergo
Tsar Lunar ultimo della regale famiglia Lunanoff, non era difficile
notare
un’espressione allarmata.
“non era così
che doveva andare. Non era questo che io avevo
previsto”.
I suoi doni a quelli che erano tra
gli esseri più potenti
sulla Terra erano riusciti a stupirlo di nuovo e, ancora una volta, non
lo
avevano fatto in bene.
Si passò ambo le piccole
mani sul volto.
Non era stato con bieche intenzioni
che lui aveva creato
Atticus, Galaxia, Ljuba, Sandelle e Millaray. Nei primi quattro casi,
aveva
semplicemente pensato che i suoi fidi alleati meritassero un regalo da
parte
sua per i meriti del loro lavoro, e cosa meglio di un partner perfetto
a cui
dare -e da cui ricevere- amore? Quale miglior modo di rendere felici
delle
persone se non facendo trovare loro l’anima gemella, aveva
pensato?
Ed era un discorso che, nella sua
ottica, avrebbe dovuto
applicarsi sia ai Guardiani che alle suddette anime gemelle. Avrebbero
dovuto
essere tutti quanti felici e contenti, visto che erano gli uni perfetti
per gli
altri.
Nell’ultimo caso, invece,
il ragionamento che aveva fatto
era stato leggermente diverso.
Pitch Black non aveva certo
“meriti speciali” per i quali
essere ricompensato: sulla lista delle atrocità che aveva
commesso c’era lo
sterminio dei Pooka, l’uccisione di svariate persone e la
trasformazione in
Fearlings di migliaia di bambini che, un tempo, aveva contribuito a
proteggere…e, non ultima, l’uccisione di Tsar
Lunar XI e Tsarina Lunanoff,
ossia i genitori di Manny stesso.
Forse avrebbe dovuto avercela a morte
con l’Uomo Nero per
questi motivi, tuttavia l’Uomo nella Luna era in grado di
riconoscere come tale
un uomo che aveva perso tutto. Anzi, a dir la verità Pitch
Black era solo l’ombra del
suddetto uomo. Kozmotis
Pitchiner, Lord Alto Generale Delle Galassie, aveva dapprima perduto la
propria
famiglia nel servire la patria, e in seguito, a causa di un subdolo
stratagemma
dei nemici che lui stesso aveva rinchiuso, aveva perduto anche se
stesso. Era
diventato un essere consumato dalla rabbia e dal rancore, con ricordi
che si
facevano via via sempre più lontani e vaghi, dalla psiche
malata…solo, e
sofferente perché tale.
Tsar Lunar sapeva benissimo cosa
significasse essere soli,
essendo finito da piccolo sulla Luna, dov’era poi sempre
vissuto. E Nightlight,
la sua “guardia del corpo”, giocoforza per un bel
pezzo non era stato di gran
compagnia.
Per cui aveva, infine, creato una
compagna perfetta anche
per l’assassino dei suoi genitori: non si aspettava certo che
grazie a ciò
Pitch cambiasse radicalmente, era impossibile, ma aveva sperato che
avere a
fianco qualcuno lenisse la sua sofferenza, migliorando la sua
condizione…e di
conseguenza anche quelle di tutti coloro che si sarebbero trovati ad
avere a
che fare con un Uomo Nero più sereno. Stavano tutti meglio
quando erano
felicemente innamorati, no?
Era un ottimo progetto sulla carta,
una vera favola, un “per
sempre felici e contenti” scritto in partenza.
Peccato che invece,
all’atto pratico, si fosse rivelato un
macello.
Aveva sbagliato, sbagliato!...ma
come immaginare che tra il dono di Dentolina e quello di Pitch sarebbe
potuto
nascere quel che era nato, nonostante fossero stati creati
appositamente per
amare una persona specifica? Come immaginare che, dopo un secolo in cui
l’Uomo
Nero aveva servito e riverito Millaray, un giorno l’avrebbe
presa a botte fin
quasi ad ucciderla? Che i doni avessero fatto più
“gruppo” di quanto avrebbero
dovuto, finendo con lo schierarsi compatti dalla stessa parte? Come
immaginare
che poi anche Galaxia, Ljuba e Sandelle avrebbero davvero deciso di
ignorare
legami imposti e nostalgie, lasciando anche nei loro partners ferite
ancora
aperte?
Ed ecco il motivo per cui aveva avuto
la brillante idea di
creare Shu Yin: per dare al resto dei suoi simili un buon motivo per
uscire
fuori da ovunque si fossero nascosti -un’altra cosa di cui si
stupiva ancora era
che fossero riusciti a creare luoghi celati alla sua vista- per dare a
Jack
Frost una compagna perfetta per lui dopo trecento anni di solitudine
-Dentolina, fino a quel momento, pur volendogli bene sotto sotto era
ancora
stata persa dietro Atticus, e Manny lo sapeva- e per dare ai Guardiani
la
possibilità di aggiustare le cose con i rispettivi ex.
Pitch era di nuovo un caso a parte,
ovviamente:
difficilmente l’Uomo nella Luna sarebbe riuscito ad esprimere
in modo compiuto
tutto il dispiacere che aveva provato per Millaray, perché
quel che le era
successo…non avrebbe dovuto succedere, ecco.
Così come non avrebbe
dovuto succedere quel che era accaduto
a Punjam Hy Loo, ed intendeva sia la guerra cui le sue creazioni
avevano dato
inizio, sia il matrimonio tra quei due.
Oh, e sarebbe stato molto meglio se
non fossero stati
presenti neppure quei giovanissimi Incubi! Per fortuna che
l’Uomo Nero al
momento era debole, ed impegnato a far stare tranquilla quella buona e
dolce
fanciulla di Shu Yin, altrimenti si sarebbe aggiunto un guaio ad un
altro;
invece, in quelle condizioni, almeno Pitch Black non avrebbe potuto
fare troppi
danni…e per fortuna! La guerra, Dentolina senza poteri ed
imprigionata, ed il
povero Jack Frost anch’egli privo di poteri nonché
del senno, bastavano ed
avanzavano.
«Nightlight! A
me!»
Un giovane alto e dal fisico
asciutto, che con quei capelli
bianchi dall’assurdo ciuffo avrebbe potuto sembrare
tranquillamente il fratello
con gli occhi verdi di Jack Frost, apparve immediatamente nella stanza.
«signore» lo salutò con un breve
inchino, senza mai lasciare la presa sulla
lancia, scura come l’armatura che indossava.
«le cose con i doni,
purtroppo, mi sono sfuggite
completamente di mano» ammise, lasciando da parte qualsiasi
orgoglio «in questi
quattro secoli non si sono limitati a nascondersi, ma hanno anche
radunato un
esercito».
Nightlight sollevò le
sopracciglia candide, vagamente
sorpreso. «un esercito, signore? Curioso che non ne fossimo a
conoscenza».
«devono aver portato con
loro tutti quegli immortali un
po’per volta, nelle notti senza Luna, sapendo che non avrei
potuto vederli»
ipotizzò giustamente Manny «ora sono usciti allo
scoperto e, se ora stanno
attaccando i Guardiani, è solo per togliere un ostacolo
dalla strada che, in
qualche modo, li poterà quassù» disse,
iniziando a camminare in circolo nella
stanza dal pavimento metallico «loro mi odiano, Nightlight.
Mi odiano per la
maniera in cui li ho creati, e vogliono la mia testa, oltre a quella di
Pitch
Black».
«che se ne dimentichino
pure, signore: non porteranno a
termine tale scopo fin quando io avrò vita e, se avete delle
istruzioni per me,
non esiterò a portarle a compimento».
L’Uomo nella Luna
annuì, già più rassicurato avendo
ricevuto
l’ennesima conferma di avere un guerriero leale al proprio
fianco. «io
contatterò i Guardiani che sono rimasti, così che
sappiano cosa aspettarsi. Tu,
invece, andrai a chiedere aiuto a…»
Già, a chi? La cosa
avrebbe potuto rivelarsi problematica,
considerando che molti degli esseri mistici schierati con i doni erano
tanto
forti che, un tempo, erano considerati delle divinità. Vero,
al momento nessuno
credeva più in loro e questo aveva tolto loro diversa
potenza -Zeus non poteva
più cambiare forma, per esempio, Bacco non poteva
più trasformare le persone in
delfini, e così via - ma restavano ugualmente problematici.
«…a tutti quelli
che trovi» completò «il Leprecauno, la
Befana, April ed Harlequin Saturnali» ossia il primo
d’aprile e carnevale
«Cupido, sirene, ninfe…Eve
Hallows…» rappresentante Halloween «ed i
vampiri,
già che ci sei. Oh, e ovviamente anche Madre Natura.
Chiunque trovi,
Nightlight! Chiunque! E
subito».
«sissignore» fu
la semplice risposta dello spirito, che
partì subito dopo.
“ho fatto bene a
richiamarlo a me, alla fine. Ho fatto
proprio bene” pensò Manny “come ho fatto
più che bene a non crearmi un’anima
gemella. Già così mi era sfuggito quel minuscolo
particolare dell’esercito, figuriamoci se avessi
avuto attorno un essere
come i doni. Che piccoli ‘figli’ ingrati che sono.
Ho dato loro la vita, ho
fatto sì che, ognuno a suo modo, fossero tutti bellissimi,
li ho consegnati a
chi se ne sarebbe preso cura…eccezione a parte, ovviamente,
e comunque è
accaduto solo dopo un secolo…e mi ripagano in questo modo!
Non li capisco
proprio”.
E mentre Manny faceva tutte le sue
belle elucubrazioni,
Nightlight, con un sospiro, decise di togliersi subito il pensiero
cominciando
con uno dei tentativi di convincimento più difficili,
recandosi direttamente
nel regno di Madre Natura.
“non sono un gran
conversatore, spero che non finisca con lo
scagliarmi contro una tempesta. Ambasciator non porta pena, ma solo se
si ha la
fortuna di trovarla di umore decente!”
Madre Natura, ai tempi Emily Jane
Pitchiner, non era
esattamente la persona più affabile con cui si potesse avere
a che fare, tanto
per la dichiarata completa neutralità quanto
perché aveva di suo un carattere
imprevedibile ed un atteggiamento non sempre benevolo. Nonostante
ciò, per
fortuna, non era una completa svitata come suo padre…
«e-ehi!»
esclamò
Nightlight nel momento in cui una potente folata di vento che non
riuscì in
alcun modo a contrastare lo investì, trasportandolo in pochi
istanti ad una
grande distanza rispetto al posto dov’era sbucato; come se
ciò non fosse
bastato, ad un certo punto si sentì afferrare bruscamente da
robusti tralci
spuntati improvvisamente dalla terra, i quali, dopo averlo intrappolato
in una
salda stretta, si chinarono verso il basso esponendolo allo sguardo
freddo
della loro signora…
«non amo molto coloro che
entrano nel mio regno senza essere
invitati».
“oh, si direbbe che mi sia
andata bene: è di buonumore!”
pensò Nightlight. «questo lo so, ma non vengo per
mio conto, e non mi sarei
permesso di sconfinare se non si fosse trattato di qualcosa di
serio».
Nonostante il modo in cui i viticci
si ritrassero
improvvisamente, Nightlight cadde tranquillamente in piedi.
«se si tratta ancora una
volta della lotta tra mio padre ed
i Guardiani, puoi riferire al tuo signore che la mia opinione sul
rimanere
neutrale non è cambiata. Le loro…scaramucce…non
sono cosa che mi riguardi. Credevo di essere stata chiara».
«siete stata chiarissima,
mia signora, e infatti non si
tratta di questo. Non so se sapete…cinque secoli fa, il mio
signore creò dei
doni che-»
«ne sono a conoscenza.
“Doni” alquanto dannosi»
commentò
addirittura «arriva al punto».
«sono ricomparsi dopo
quattrocento anni con un esercito di
circa duecento immortali, costituito per la maggioranza da esseri che
un tempo
erano considerati divinità, hanno lanciato un primo attacco
ai Guardiani…ed
hanno vinto. Ma i loro veri obiettivi sono due persone in particolare:
una è il
mio signore. E l’altra…» non si
sentì di completare la frase. Ma l’occhiata che
lui e Madre Natura si scambiarono gli rivelò che non ce
n’era bisogno, perché ci
era tranquillamente arrivata da sola.
«che risolvano da soli i
problemi che si sono creati» disse
seccamente la donna, senza più guardare in faccia Nightlight
«l’Uomo nella Luna
ha dato vita a quegli esseri, se ora si sono ribellati contro di lui
è un
problema suo: non gli ho detto io di crearli. Per quanto riguarda mio
padre,
invece, non è cosa nuova che ogni giorno si aggiungano nomi
alla lista di
coloro che vogliono la sua testa…e, se suddetta lista
è tanto lunga, forse dei
motivi ci sono. Non credo di avere altro da aggiungere».
«quindi non dobbiamo
aspettarci aiuti da parte vostra».
«assolutamente no. Ed ora
ti invito a lasciare il mio regno».
Nightlight fece un breve inchino per
poi volare via,
lasciando Madre Natura sola con i pensieri riguardanti quelle ultime
novità, le
quali non le erano poi così indifferenti come il suo netto
rifiuto di mettersi
in mezzo lasciava supporre.
“sapevo che prima o poi
quella donna si sarebbe fatta
nuovamente viva per portare problemi” pensò,
riferendosi a Millaray.
Madre Natura tendeva a stare molto
sulle sue e a farsi i
fatti propri ma, a volte, quando si degnava di lasciare il proprio
regno, le
capitava di imbattersi in cose che riuscivano ad
incuriosirla…come il primo
incontro di suo padre con quella donna, per esempio.
Lassù nel cielo, nascosta
dietro una nuvola, aveva visto suo
padre guardare Millaray e fare la faccia di chi era preda di un
repentino
rincitrullirsi, attonito come se si fosse trovato davanti
chissà quale essere
strano, invece di una normale donna
con due gambe e due braccia. L’aveva visto, poi, tentare di
riprendere compostezza,
mostrarsi perfino guardingo…ma solo per poi vedere la sua
diffidenza crollare
rovinosamente nel momento in cui lei gli aveva detto di avere bisogno
di lui, e
che “non dovevano essere
soli”.
Non le era piaciuto. Aveva sentito
una rabbia antica
pervaderla, nel vedere suo padre perso dietro
quella donna dopo averla avuta sotto gli occhi neppure due minuti:
davvero suo
padre voleva rimpiazzare la moglie perduta, Lady Pitchiner, con una
banalissima
e disgustosa succuba?! Non gli era
bastato cercare di rimpiazzare lei stessa con una ragazzina mortale
qualunque?!
Aveva ripreso un minimo di contegno
solo notando il colore
dorato della Luna. Non ci aveva messo molto a fare due più
due tra quello
stranissimo fenomeno e la comparsa della succuba, illuminata dai raggi
di Luna,
davanti a suo padre. L’ultimo dei Lunanoff doveva avere un
qualche piano, se
aveva fatto una cosa del genere: motivo in più per non
interferire, e
costringersi a mandare giù un boccone amaro.
Per lungo tempo, in seguito, non le
era capitato sotto gli
occhi niente di che. Aveva solo visto che anche ai Guardiani erano
arrivati dei
“compagni perfetti” fatti della stessa pasta della
succuba -non sapeva come
fosse possibile, ma lei aveva visto in loro un
“ché” identificativo che glielo
aveva fatto capire subito- e, dell’unico uomo nel gruppo dei
suddetti, aveva
pensato “è bello, c’è poco da
dire”.
Peccato che poi suddetto uomo
-Atticus, se non ricordava male-
si fosse infatuato della succuba di suo padre.
No, non era stata a spiare quelle
persone in continuazione,
come detto precedentemente Madre Natura era una che di solito si faceva
i fatti
propri ma, tutte le volte che l’intero gruppo le era capitato
sotto gli occhi
per un motivo o per un altro -spesso per sbaglio- pur dando giusto
brevi
occhiate non le era mai sfuggito il modo in cui l’alato
cercava con Millaray un
contatto particolare…ricambiato in tale ricerca, per giunta.
Rimanere vicini,
sfiorarsi, toccarsi per un motivo o per l’altro
distrattamente ma quasi di
continuo, sorridersi, scambiarsi occhiate complici che valevano
più di mille
parole…e, per quanto la riguardava, il culmine della
questione
“probabili-ma-diciamo-pure-sicure corna” era stato
raggiunto circa ottant’anni
dopo la creazione di quegli esseri.
Era accaduto in occasione di una
festa del raccolto degli
umani ai tempi piuttosto importante, cui aveva pensato bene di
concedere almeno
un’occhiata -in fin dei conti, in pratica, era lei
che festeggiavano-, e chi aveva trovato a ballare in mezzo a
contadini e plebaglia varia? Il Re alato e la Regina degli Incubi.
O Regina dei
traditori,
piuttosto.
Oltre ad aver dato a quella donna un
posto che non le
competeva, sembrava che suo padre fosse disposto a finire cornuto e
contento,
si era detta. Bella sostituta, complimenti, proprio il massimo!
Se negli anni non avesse visto Pitch
assumere con Millaray
atteggiamenti che le rievocavano ricordi lontanissimi
dell’uomo che era stato
un tempo, quando la loro famiglia non era ancora stata distrutta, se la
sarebbe
presa già un po’meno. Ma l’idea di
vedere cancellata da un tradimento la
fievolissima speranza -che non ammetteva neppure a se stessa- di vedere
suo
padre tornare quello di un tempo, o qualcosa che ci andasse molto
vicino, era
qualcosa che non riusciva a sopportare senza scatenare almeno una
tempesta o
due. Della serie
“non rovinare tutto
rotolandoti nel fieno con quello sbagliato, brutta strega”.
Tuttora, però, non avrebbe
saputo dire se la scena madre
fosse stata quella di Pitch e Dentolina
insieme a rintracciare ed osservare i due ballerini, con
tanto di occhiata
da “siamo nella stessa barca!”, o la discussione
condita da minacce, da “stai
lontano dalla mia donna”, da “sei un despota
oppressivo” e quant’altro che c’era
stata tra Pitch ed Atticus, il quale sembrava curarsi poco della
presenza della
propria, di donna!
E vent’anni dopo, venti
lunghissimi anni dopo, il macello finale.
Non sapeva ancora perché
suo padre avesse fatto quel che
aveva fatto a Millaray, forse perché aveva aperto gli occhi
-ovviamente ciò non
lo giustificava- o forse era successo dell’altro di grave, ma
sapeva che, da
quel momento in poi, Pitch Black era precipitato di nuovo in fondo al
baratro
da cui, faticosamente, era risalito almeno di qualche metro.
Ed ora lei,
il
“rimpiazzo malfatto”, era
tornata a
fare danni. Almeno avesse avuto il buongusto di continuare a non farsi
vedere,
e invece no…!
“basta.
Ho detto
che non voglio saperne nulla, quindi rimarrò fuori da questa
storia. Il caso è
chiuso” si disse “il ragionamento che ho fatto non
era sbagliato: ad ognuno il
suo. Neppure per me questo è un bel periodo, con gli umani
che cestinano la
natura in favore del cemento”.
Eppure non riusciva a mitigare la
propria irrequietezza.
Non servì neppure
passeggiare nel bosco cercando di svuotare
la mente dai cattivi pensieri, né servì infoltire
il summenzionato bosco di
ulteriori alberi, o qualunque altra cosa tentasse: tutto ciò
che le passava per
la testa finiva col confluire in un unico punto, e quel punto,
purtroppo, era
suo padre.
Sospirò nervosamente nel
momento in cui, alzando gli occhi
al cielo, trovò il suddetto plumbeo.
Alla
faccia dell’indifferenza, era talmente inquieta da essere sul
punto di
scatenare una tempesta di neve senza volerlo davvero!
Si massaggiò le tempie.
Doveva trovare una soluzione, un
compromesso tra il non intervenire ed il sentirsi la coscienza a posto
in
qualunque modo fosse andata finire. Quelle persone, in fin dei conti,
erano
diverse dai Guardiani che, per quante batoste potessero dare a suo
padre, non
intendevano veramente ucciderlo…
“d’accordo…d’accordo”
si arrese “trovo quel demente di mio padre, lo avviso del
fatto che la sia vita
sia realmente minacciata, specifico che nessuna delle parti
otterrà il mio
aiuto, e poi me ne vado. A quel punto avrò fatto quel che
dovevo fare. Anzi, a
dire il vero trovo che questo sia fin troppo” si
alzò in volo “ma non intendo
riempire il mio regno di neve, per cui…”
Non sapeva precisamente dove trovarlo
ma, uscendo dal suo
regno, decise di lasciarsi guidare dall’istinto, o dal
richiamo del sangue, o
quel che fosse. Non era qualcosa che funzionava sempre, ma a volte era
accaduto
che, volando per i fatti propri, nel finire col pensare a lui si fosse
trovata,
poi, a cambiare involontariamente direzione, finendo per trovarlo ed
osservarlo
in silenzio dal cielo.
Se solo avesse funzionato secoli
addietro…se solo anche lui
avesse sentito quel richiamo…
“California? Un’altra
volta?”
Aveva finito per spuntare proprio in
California già qualche
giorno prima, sopra ad un parco giochi, senza sapere bene
perché; forse suo
padre era lì, anche se lei in quel frangente non lo aveva
visto…
“il panorama
però è diverso”.
Infatti, se l’altra volta
era comparsa vicino all’oceano, in
questo caso stava volando sopra il Santa Monica Mountain. Nulla di
male, visto
che gli alberi avevano bisogno di una bella infoltita, e…
…E…
«forse dovresti prendere in
considerazione l’idea di
chiudere una volta per tutte il capitolo Millaray. Se la ami dovresti
volere
soltanto che lei sia felice e, una volta appurato questo, iniziare a
guardare
altrove».
«ma non lo capisci che lei
stata creata per me, deve tornare a
stare con
me! Non con lui!!! Non
può stare
con lui, è sbagliato, è ingiusto,
è… È MIA!
MIA!!! Lui me l’ha portata via! Me l’ha
rubata, e io non ho potuto fare
niente, non ho potuto…» fece una pausa
«avevo progettato tutto per il suo
ritorno…avevo creduto che sarebbe andato tutto diversamente,
Shu Yin. Che non
sarei stato più solo».
L’Uomo Nero, inizialmente,
parve non sapere come reagire
all’abbraccio improvviso che gli diede la ragazza…
«guarda che non sei solo.
Ci sono io, e non vado da nessuna
parte».
…ma non ci mise molto a
poggiare il volto contro la sua
spalla, con gli occhi chiusi, in un atteggiamento che era tra un
“grazie” ed un
“ti prego, sostienimi, perché da solo non ce la
faccio”. «ti voglio credere,
principessa».
Madre Natura sentì i
propri muscoli irrigidirsi
involontariamente.
Aveva trovato chi cercava, ed era un
bene.
Ma l’aveva trovato insieme
ad una di quelli, e ciò
non andava bene per niente. Non era riuscita a
sentire proprio tutto-tutto quel che si erano detti, ma il linguaggio
del corpo
parlava chiaro.
Non ricordava di aver visto quella
ragazza prima, ma non
aveva dubbi sulla sua specie, a causa del
“ché”. Sempre quel
“ché” di…innaturale.
Artificioso.
Falso.
Quel breve luccichio soddisfatto che
Madre Natura riuscì a
vederle negli occhi però era vero, come quel leggerissimo
sorriso, durato meno
di un istante. E nessuno di questi due, a parer suo, diceva
“ti voglio bene”.
Quel che dicevano, a parer suo, era “è caduto
nella mia tela”. Una trappola
condita da simulato amor filiale, come sembrava rivelare quel
“principessa”.
E, sì, Madre Natura ci
aveva visto giusto in tutto e per
tutto, perché le sue considerazioni erano molto vicine a
quel che Shu Yin stava
pensando.
“credo di aver raggiunto lo
scopo. Ora non mi resta che
trovare, o creare, l’occasione propizia per liberarmi e
fargli pagare l’avermi
rapita ed aver cercato di farmi precipitare in un incubo
eterno”.
Shu Yin non poteva dire di stare
bene, tutt’altro, e non
poteva dire neppure di essere felice di sapere…quel che
aveva saputo, ma l’aver
raggiunto almeno quell’obiettivo era già qualcosa.
“se penso a come stavo
stasera…”
** qualche
ora prima
**
«…Shu Yin! Dammi
ascolto! E va bene: a mali estremi, estremi rimedi. Mi
costringi a
legarti!»
Era una fortuna che già
prima avesse avvicinato a sé i
lunghi e spessi nastri che, solitamente, avevano utilizzato per le
tende. Le
condizioni della ragazza erano peggiorate ulteriormente: se prima, in
una scala
da uno a dieci, il suo malessere era arrivato ad un picco di otto, quel
che
stava passando adesso era decisamente un nove e mezzo.
Sembrava essere riuscito a farla
calmare, complice anche
quel po’di cognac che le aveva dato, ma ad un certo punto non
era stato più
sufficiente, così come non lo erano stati i tentativi della
ragazza di
mantenere il controllo.
Pitch credeva che il peggio fosse
già passato, ma si era
sbagliato di grosso, dato che al
momento
gli sembrava di avere a che fare con una bestia selvaggia dalle
piacevoli
sembianze.
Ma nemmeno tanto, a dire il vero: la
follia non aveva mai
donato ai tratti di nessuno, e Shu Yin, povera ragazza, non faceva
eccezione.
Gli occhi azzurri a mandorla spiritati e sgranati, i muscoli
visibilmente tesi
come quelli di un animale in procinto di attaccare, i denti digrignati,
i
capelli disordinati a ricaderle davanti al viso…
“anche Millaray
sarà stata così nei momenti in
cui…?”
Sì, in una singola
occasione: quando Atticus lo aveva
trafitto alle spalle lasciandolo più morto che vivo. Aveva
passato un momento
brutto esattamente come quello che stava passando Shu Yin, se non
peggio, e da sola; ciononostante,
facendo appello
ad una forza di volontà che non era neppure sicura di
possedere davvero, era
riuscita a superare quel momento terrificante…e da
lì aveva iniziato a
dominarsi completamente.
«stai…ferma!»
sibilò Pitch alla ragazza, faticando un bel po’ a
farla voltare di schiena, ed
ancor di più a tenerle i polsi fermi tempo sufficiente da
poterglieli legare
insieme «e tieni sempre a mente che potresti controllarti, se
volessi! Te l’ho
detto anche prim-non si mordono le
persone!» la rimproverò aspramente,
evitando per un soffio di farsi
staccare l’indice della mano destra. Doveva trovare il modo
di farla tornare
alla civiltà, e doveva farlo immediatamente! Solo che non
aveva idea di come...ah! Ma certo!
Come aveva fatto a non
pensarci prima?!
Forse perché non voleva
sprecarli per altri che non fosse
lui, forse perché prima non voleva sentire rimproveri per
quell’ulteriore
furto, o forse perché non ci teneva particolarmente a farle
sapere che ne aveva
assunti, a Pitch non era proprio tornato in mente che, nei primissimi
giorni
passati lì nell’attico e dintorni, aveva avuto la
"brillante" idea di rubare ed
assumere dei calmanti per tentare combattere i sintomi della
claustrofobia.
Un’idea senza senso che
infatti non
aveva dato frutti, ma ora, forse, quelle pastiglie sarebbero risultate
veramente utili a qualcosa!
Lanciò quasi di peso la
ragazza sul divano, corse verso un
mobiletto basso, aprì lo sportello: eccole lì, le
care pastiglie, per fortuna
non le aveva buttate via…
«andiamo, non rendermelo
più complicato!» sbuffò, vedendosi
costretto a riacchiappare Shu Yin prima che questa si fiondasse fuori
dalla
stanza «fai uno sforzo! Non è diverso da prima,
cerca di riprendere un minimo
di senno, ragazza mia…!»
«Jack
lo ha perso, il
senno!» strillò la ragazza in un breve
attimo di semi lucidità, non avendo
la minima idea di come potesse saperlo -allo stesso modo in cui Millaray
aveva saputo
che Pitch si era ferito da solo pur di farla tornare, in
realtà-.
«tu però non sei
Frost. Non l’hanno portato via a te, il
senno. Ricordalo! Shu Yin» la spinse contro una parete,
costringendola a guardarlo
«ho un modo per farti stare meglio, ma devi collaborare. Come
prima. Devi
inghiottire questa pastiglia» “e per fortuna che
per quelli come noi alcol e
pastiglie non sono un mix letale” pensò, finendo
per essere obbligato a
schiacciare la ragazza col proprio peso per non farla muovere
«è un calmante.
Ti farà stare meglio» ripeté
«devi fidarti, e cercare di fare quello che ti
dico! Non mi piace vederti così! Shu Yin…per
favore».
Dopo qualche altro istante di
strattoni vide un nuovo
barlume di lucidità negli occhi dell’orientale,
che aprì la bocca in modo quasi
meccanico, e fu lesto ad infilarvi dentro la pastiglia, che Shu Yin
inghiottì
prontamente.
“considerando che su di noi
le medicine agiscono più in
breve tempo, prevedo che il Roipnol la stenderà tra
tre…due…uno…”
Fece un sorrisetto soddisfatto e
malevolo per aver azzeccato
la previsione: pur avendo gli occhi aperti, quando Shu Yin gli
crollò addosso
il suo corpo era molle e rilassato come se fosse stata addormentata, e
probabilmente era altrettanto (in)cosciente. Pitch le slegò
immediatamente i polsi,
dal momento che tenerglieli legati non serviva più, e la
prese in braccio
sollevandola con estrema facilità. Si sedette poi sul
divano, senza lasciarla
andare decidendo di tenerla stretta a sé, mettendosi a
riflettere.
“ha detto ‘Jack
ha perso il senno’. Che sia un Furetur
Ratio? Fosse così, il campo si
restringe…” pensò l’Uomo Nero
“ci sono molti esseri come noi al mondo, ma a
questo punto è più logico prendere in
considerazione solo coloro che sono
esperti di incantesimi e che
possono
avere qualche motivo per fare una cosa simile al caro Frost. Chi ne
è in grado,
e cui prodest? A chi
giova?...magari
i piccoli Incubi che ho inviato saranno in grado di dirmi qualcosa,
quando
stanotte torneranno” tenendo in considerazione la giovane
età e la
circospezione con cui erano tenuti a muoversi, non li aspettava prima
delle una
“ma…”
Tornò a pensare a coloro
che aveva definito “mentecatti”.
Millaray la teoria di
quell’incantesimo la sapeva tutta, gliel’aveva
insegnata lui. Restava sempre il dubbio su come potessero aver fatto a
battere
il Guardiano prima di poter effettuare il rituale, però
chissà…
Poté continuare a
riflettere -senza ottenere granché- per
più di quattro ore, visto che Shu Yin non iniziò
a riprendersi prima che fosse passato tutto quel tempo.
«non stai più
facendo l’isterica, quindi desumo che, farmaci
a parte, vada un po’meglio».
«quella cosa che mi hai
fatto prendere è stata quella che ci
voleva, e per questo ti ringrazio» disse lei, piano
«mi serviva un attimo di
pausa per riprendere il controllo. Ma non va meglio. Non sto affatto
bene».
«man mano riuscirai a
metterlo da parte, te l’ho detto…»
Da una parte di Shu Yin avrebbe
voluto alzarsi per andare a
sedersi in qualsiasi altro posto che non fossero le ginocchia
dell’Uomo Nero,
ma dall’altra non ne aveva la minima voglia. Non
perché improvvisamente avesse
iniziato a gradirne davvero la compagnia, ovviamente...
«ma se così non
fosse posso sempre metterti al tappeto con
altre due di quelle pastiglie. Che problema
c’è?»
«non so, può
essere che alla lunga diano dipendenza?»
Shu Yin aveva ricominciato a parlare con i
“può essere”. Per quanto
non gli piacesse, era un fatto positivo. «…che
problema c’è, a parte
questo?»
«non credo che sia un
problema da poco».
«lo sarebbe di
più per me, a pensarci bene. Se non riuscissi
a controllarti, e finissi a dipendere dal Roipnol, poi io dovrei
rischiare ogni
giorno di farmi staccare le dita a morsi! Considerando quanto impegno
ci metto
nel farmi la manicure, ritengo sarebbe un peccato».
«può darsi che
in un certo senso avere delle dita in meno ti
sarebbe conveniente, perché la manicure richiederebbe meno
tempo».
«ma senti un po’,
Miss Manners che tenta di fare battute!
Secondo me è ancora l’effetto del Roipnol. Beh,
allora secondo questa logica mi
sarebbe conveniente anche tagliarmi la testa, così non
dovrei più preoccuparmi
dei capelli!»
“effettivamente la
decapitazione sarebbe conveniente, ma non
a te, e non per il motivo che hai detto” pensò Shu
Yin. «a dire il vero
basterebbe semplicemente raderseli a zero…»
«guarda che anche la mia
era una battuta» borbottò lui,
alzando gli occhi al soffitto.
«comunque sia, parrebbe che
qualcuno abbia commesso un furto
anche in farmacia…»
«aaah, ma andiamo!
Possibile che non me ne lasci passare
neanche una?» la fece scendere poggiandola sul divano
«e poi erano i primissimi
giorni, per non parlare del fatto che ho assunto solo un paio di quelle
pastiglie, ed in seguito non l’ho più
fatto…non che questa faccenda ti
riguardi!» aggiunse immediatamente, con secchezza.
«mi preoccupavo solo per la
tua salute».
«sarebbe meglio se ti
preoccupassi della tua, e…oh, già di
ritorno?» si sorprese, vedendo due dei piccoli Incubi che
aveva inviato
rientrare dalla finestra «voi quali siete, quelli del Polo
Nord?...mi era parso
che le direttive fossero riunirvi agli altri e tornare solo in
seguito…ma
tant’è! Vediamo cosa avete per me».
Non era la prima volta che Shu Yin
vedeva Pitch fare quella
cosa, utilizzare gli Incubi come una specie di videocamere. Rimase
lì ad
osservarlo attingere informazioni, concentrandosi su di lui, invece che
sul
proprio malessere.
“ma perché gli
hanno fatto male…perché?”
pensò “Jack non se lo meritava. Lo so anche se non
lo ho
mai visto in…” sollevò ambo le
sopracciglia sentendo Pitch cominciare a ridere,
e di gusto poi!
“…volto…d’accordo, non
intendo dirglielo perché sarebbe
scortese, ma ha proprio una risata da pazzo”.
«i Guardiani
che
litigano tra loro!» esclamò
l’Uomo Nero tra una risata e l’altra
«tanto
uniti, tanto uniti, poi tiri in ballo gli ex ed eccoli a darsele di
santa
ragione!» cercò di ritrovare compostezza, ma
durò meno di mezzo secondo «“il
fatto che non sia una cima non fa di lei una santa, Sandy, mi spiace
dirtelo ma
è così”!» riuscì a
ripetere a fatica, per poi scoppiare a ridere un’altra volta
«il coniglio che rompe le uova, per una volta, l’ha
detta giusta!»
“litigano tra loro?! Ma
perché?!” pensò Shu Yin, allibita
“con quello che è successo a Jack!...ah, certo,
può essere che non lo sappiano.
Come non detto. Solo che questi litigi riducono le
probabilità che possano
contribuire ad un mio salvataggio, quindi l’idea di tentare
di contattare i
miei simili E lasciare che si occupino di Pitch resta quella che
più mi
attira”.
«che scena…che
scena!!! Cos’avrei dato per vederla in diretta!
Fantastica, semplicemente
fantastica! Dolce ombra, se solo potessi vederlo anche tu!» e
giù, un’altra
risata.
Forse avrebbe fatto meglio a pensare
alla causa primaria di
quei litigi, ossia il furto di una spada che in passato gli aveva dato
problemi
e del dente da latte di Manny, ma non sembrava avere voglia di farlo,
trovando
molto più divertente guardare Dentolina assestare diretti a
Nord, e Calmoniglio
lanciare boomerang contro tirannosauri di sabbia dorata…
«ma per quale motivo hanno
litigato?»
Shu Yin invece era di
tutt’altra pasta, al di là del fatto
che quei litigi non la divertissero affatto. L’Uomo Nero si
asciugò
furtivamente una lacrimuccia, originata dal troppo ridere.
«accusavano i
rispettivi ex del furto della spada di Tsar Lunar XI e del dente da
latte
dell’Uomo nella Luna. Solo che nessuno aveva una minima prova
a carico di
qualunque teoria…»
Ma a quel punto le cose cominciavano
ad assumere contorni un
po’più definiti. Reliquie ben custodite
scomparivano senza che nessuno se ne
accorgesse, se non quando era troppo tardi, Frost che era scomparso
dalle scene
dopo avere incontrato Sandelle, ed era anche stato privato del senno
-forse
anche del potere?- Calmoniglio che aveva asserito di aver rivisto
Galaxia
quella stessa sera…iniziava ad avere sempre meno dubbi.
Restava solo da capire
cosa volessero fare quei cinque. Presumibilmente liberare Shu Yin,
pensò. Ma se
le cose stavano così, lasciava perplessi il fatto che non si
fossero fatti
scrupoli a farle indirettamente del male. Mah.
«capisco. Ha
l’aria di essere grave, però…»
«ammetto che il furto di
quegli oggetti non sia cosa da poco
ma, ehi…Sandman che lancia via Nord e Calmoniglio insieme?
Non ha prezzo»
occhieggiò gli Incubi, e poi lei «sai cosa? Credo
che, pur essendo piccoli,
insieme potrebbero sorreggerti. Sei leggera in modo quasi impossibile.
Propongo
di fare un po’di pratica in questo senso,
nell’attesa che anche il resto di
loro torni…almeno potrai anche distrarti un
po’» propose, facendo a Shu Yin
cenno di seguirlo in terrazza. E lei, pur non trovando molto sensata
l’idea di
distrarsi al posto di riflettere, non poté fare altro che
obbedirgli.
«ora, ammetto che cavalcare
due Incubi insieme potrà
sembrarti una follia» esordì Pitch «ma
ti assicuro che è fattibile, e neppure
scomodo, quando sono così: è come stare su uno
soltanto…»
Seh. Come no.
I purosangue erano piccoli, ma
sembravano indemoniati: Shu
Yin perse rapidamente il conto delle volte in cui l’avevano
disarcionata, pari
a quelle in cui Pitch l’aveva prontamente presa al volo e
rimessa in sella con
l’ordine di “non farsi mettere gli zoccoli sabbiosi
in testa”. Non era proprio
facile come sembrava o, almeno, non lo era per lei. Ci vollero due ore
buone
perché riuscisse a non farsi più disarcionare, e
perché i due Incubi seguissero
-più o meno- i suoi ordini.
«finalmente! Cominciavo a
perdere le speranze» commentò
l’Uomo Nero, atterrando disinvolto su una spiaggia, in sella
ad Onyx.
«può essere che
pretendere che io riesca ad imparare a
cavalcare due purosangue in due
ore
sia-» riuscì quasi ad atterrare, peccato che gli
Incubi decisero
improvvisamente di capovolgersi, facendole
fare un bel tuffo nell’acqua gelida dell’oceano!
«…troppo!»
esclamò, sputando acqua salata «e ridere di me non
è un
gesto molto cortese» aggiunse, dato che Pitch sembrava
alquanto divertito dalla
cosa.
«non sono una persona molto
paziente, dolce ombra, e forse
sono anche abituato troppo bene. L’ultima persona a cui ho
insegnato certe cose
sembrava un tutt’uno con i purosangue».
«può darsi che
non siamo tutti come quella persona» ribatté
Shu Yin, togliendosi di dosso un’alga.
«può darsi che
come quella persona non ci sia nessuno» fu la
quieta replica dell’Uomo Nero che, sollevando gli occhi verso
il cielo, vide
qualcosa che lo fece sogghignare «ah! Ci siamo! Ecco di
ritorno il resto degli
Incubi…non ne manca nessuno…ottimo!»
smontò di sella, e guardò Shu Yin
«dammi
un minuto, poi torneremo nell’attico così che tu
possa asciugarti, d’accordo?»
se non fosse stato uno spreco di potere le avrebbe creato un
asciugamano, ma
non poteva permetterselo «bene, diamo un’occhiata a
quel che succede nel mondo.
Fa’ che siano altri litigi! Mi sto divertendo non poco,
questa sera!»
I primi che si fecero avanti erano
gli Incubi inviati nella
Conigliera. Nulla da segnalare, se non Calmoniglio innervosito dopo il
litigio;
nulla che gli importasse davvero, insomma, nonostante dei Guardiani
disuniti
fossero una buona cosa.
I successivi erano quelli col compito
di tenere d’occhio
Sandman, con moltissima discrezione. Anche
in quel caso non c’era nulla di preoccupante.
“e presumo che con gli
Incubi inviati a Punjam Hy Loo non
sarà diverso” pensò, ormai tranquillo.
Shu Yin continuava ad osservarlo,
auspicando che si
sbrigasse dato che, nonostante patisse poco e niente il freddo,
starsene lì
ferma con i vestiti bagnati non era affatto gradevole.
E fu a quel punto che vide
l’espressione di Pitch Black
cambiare radicalmente, passando dall’essere annoiata a
completamente sconvolta,
in aggiunta alle reazioni del suo fisico: irrigidimenti seguiti da
tremori e
movimenti convulsi.
«ma che cosa…che
diavolo stai facendo?!» gridò
l’Uomo Nero, palesemente non rivolto
a Shu Yin «...non…oh…bene…meglio…»
Shu Yin, allarmata, si
tranquillizzò leggermente nel momento
in cui lui parve rilassarsi un po’.
Peccato che durò poco.
«NO!!!»
strillò poco dopo «non lo fare, non
ti azzardare, non ci provare nemmeno non…NO!
Di’ di no!»
sibilò, con la disperazione più profonda negli
occhi «di’ di no!
Non puoi…n-non dire…» Pitch si
accasciò al suolo, col
viso rivolto verso il basso «…non ci
credo…non è possibile...come
hanno potuto?!»
«Pitch?...» Shu
Yin trovò il coraggio di avvicinarsi «Pitch,
cos’è successo? Cos’hai-»
Si ritrasse spaventata nel momento in
cui l’Uomo Nero emise
uno spaventoso urlo intriso di rabbia e dolore puro, senza dare il
minimo segno
di averla ascoltata. La ragazza fece altri due passi indietro nel
momento in
cui lui si rialzò, evidentemente fuori di sé, con
Incubi ed oscurità a
vorticargli attorno, diretto a grandi passi verso Onyx.
«Pitch!»
tentò di chiamarlo Shu Yin, senza successo,
sorprendendosi nel vedere delle lacrime solcare il volto
dell’uomo, che al
momento sembrava folle quanto devastato.
«io
lo ammazzo!»
urlò, materializzando la falce mentre saliva in sella
«lo sventrerò e lo
impiccherò con le sue stesse visceri! MORTE, dico io,
a chi mi ha fatto questo!!!»
Si alzò in volo, spronando
al massimo Onyx, incurante di
qualunque altra cosa che non fossero le scene che aveva in testa. E,
no, non
erano quelle di guerra, che inizialmente l’avevano sconvolto:
le decine e
decine di immortali che aveva visto erano passate in secondo piano.
Non erano quelle della battaglia tra
Millaray -un’ irriconoscibile Millaray,
o Cecilia,
come si faceva chiamare adesso- e Dentolina, che l’avevano
fatto urlare
all’inizio, nonostante quelle l’avessero scioccato
ben più delle prime.
No: ad alimentare la sua rabbia
assassina, a straziare il
suo animo nero senza alcuna pietà, erano le scene che
avevano visto dopo.
Quelle del matrimonio.
Lacrime di cui era solo vagamente
consapevole gli
offuscavano la vista, ma non importava, Onyx lo avrebbe portato a
destinazione
ugualmente, a Punjam Hy Loo.
Lei era sua. Sua!
Come aveva potuto fargli una cosa del genere, come aveva potuto sposare
un
soggetto come quello?! Come aveva potuto
accettare di diventare sua moglie?!!
Al pensiero gridò di
nuovo. La rabbia e l’odio erano l’unica
cosa che riusciva ad impedirgli di cadere a pezzi, ovviamente in senso
figurato, aiutate da un' irrefrenabile sete di vendetta.
Non contento di avergliela portata
via quattro secoli prima,
aveva anche osato sposarla,
infilarle
all’anulare la fede tenuta in quelle sue schifosissime mani,
baciarla con
quella sua bocca indegna, e lei, la sua Regina
degli Incubi, gli aveva permesso tutto questo!
…e a lui, invece, aveva
sempre detto “ma dai, porto già il
tuo cognome, viviamo insieme, ci amiamo… un matrimonio, per
noi, sarebbe
inutile”.
Erano bugie, tutte bugie! Non trovava
il matrimonio tanto
inutile, se a chiederle di sposarlo era Atticus!
Ma lui non avrebbe tollerato un
simile affronto, oh no,
avrebbe fatto irruzione nel palazzo, avrebbe ucciso tutti quelli che
avevano
applaudito a quell’unione, avrebbe preso Atticus, lo avrebbe
impiccato come
aveva detto, poi gli avrebbe staccato la testa, l’avrebbe
messa su una picca,
le avrebbe dato fuoco utilizzandola come una torcia, e a quel punto
nulla
l’avrebbe più tenuto lontano da Millaray! Che
splendida, splendida, SPLENDIDA idea!
Però… se
Millaray -rifiutava di chiamarla Cecilia- aveva
sposato Atticus, lasciandosi anche sfuggire una lacrima di commozione,
significava che amava lui. Poteva
anche togliersi la soddisfazione di ucciderlo, impartendo
così la giusta
lezione anche a lei…ma non avrebbe riottenuto
l’amore perduto…oh, ma dai, era
stata creata per amarlo, alla fine se ne sarebbe fatta una ragione!
Messo da parte quel piccolo dubbio,
c’era solo una barriera
magica da superare.
Oh, e quelli da uccidere prima di
arrivare ai neosposi erano circa
duecento.
E lui era debole come un gattino,
tanto fisicamente quanto
in termini di potere, ed anche claustrofobico.
Dove accidenti aveva pensato di
andare, in quelle
condizioni? Cosa avrebbe potuto ottenere se non farsi battere, farsi
ridere
dietro da tutti…farsi uccidere, forse,
nell’indifferenza completa della sua ex
compagna, impegnata col nuovo marito?
La consapevolezza di tutto
ciò fece andare in pezzi rabbia,
odio e volontà vendicatrice…e Pitch Black
andò in pezzi con loro.
Fece atterrare Onyx ai piedi di un
albero, smontando di
sella. Nel tentativo di trattenere un singhiozzo emise un suono simile
ad un
guaito, crollando in ginocchio, il volto coperto dalle mani.
Perché le cose erano
dovute andare così? Perché doveva
sempre precipitare in quel baratro di disperazione?! Perché
finiva sempre tutto male?!
Si trascinò, sedendosi
contro l’albero vicino al quale era
atterrato, desiderando solo che fosse mezzogiorno, così che
il sole ponesse
fine alla sua maledetta vita una volta per tutte, perché lui
non ne poteva
più…non ne poteva proprio
più…
Esclamazioni femminili di sorpresa e
dolore gli fecero a
malapena sollevare la testa, trovandosi però ad inarcare le
-quasi invisibili-
sopracciglia nel vedere Shu Yin, che gli Incubi avevano disarcionato,
precipitare cadendo da un ramo all’altro di un albero a
svariati metri di
distanza. La ragazza finì col crollare sdraiata a terra, con
i vestiti tutti
strappati e…una scarpa rimasta in bilico su un ramo, in alto.
«ahi»
mormorò, rialzandosi faticosamente a sedere.
«perché mi hai
seguito, stolta? Chi te lo ha chiesto?!»
Nessuno glielo aveva chiesto, ed
avrebbe preferito farne a
meno, ma aveva degli obiettivi da raggiungere. La sua reazione condita
da fiumi
di lacrime aveva suggerito alla ragazza che la dinamica sarebbe stata
un “prima
si arrabbia, poi si dispera” e, se gli fosse stata vicino in
quel momento tragico,
Pitch avrebbe iniziato a fidarsi completamente di lei abbassando tutte
quante
le difese. Lo avrebbe avuto in pugno. Con l’atteggiamento
giusto, avrebbe
potuto convincerlo a fare qualunque cosa. Umanamente le faceva una
grande pena,
poverino, e non aveva dimenticato l’aiuto che le aveva dato,
ma era sempre il
pazzo Uomo Nero.
Per cui era salita sopra i due
Incubi, era tornata
rapidamente nell’attico a cercare quelle pastiglie che le
aveva dato prima -nel
caso…- e poi aveva ordinato ai purosangue di seguire le
tracce dell’Uomo Nero.
Era andata di lusso, l’avevano disarcionata solo
all’arrivo…
«non me lo ha chiesto
nessuno, ma ero preoccupata per te,
perché sembri distrutto».
«…non
è vero».
Sì che lo era. Sì che
lo era.
«…»
«Pitch-»
«i tuoi consimili hanno
attaccato il palazzo di Dentolina
con un esercito. Hanno vinto. Nonostante il potere rubato a Frost,
Millaray ci
ha quasi rimesso la pelle, ma questo non le ha impedito
di…d-di…sposarsi con
Atticus!» concluse, con
voce rotta.
“ah. Adesso capisco la
reazione, con tanto di conferma che
sono stati loro a fare del male a Jack. Grazie tante,
davvero” pensò,
sarcastica “e alla faccia del voler vivere tranquilli.
L’unica cosa buona è
che, con un esercito, se porto loro Pitch faranno…quel che
devono fare”. «forse
dovresti prendere in considerazione l’idea di chiudere una
volta per tutte il
capitolo Millaray. Se la ami dovresti volere soltanto che lei sia
felice e, una
volta appurato questo, iniziare a guardare altrove» gli
disse, sedendosi
accanto a lui.
«ma non lo capisci che lei
stata creata per me, deve tornare a
stare con
me! Non con lui!!! Non
può stare
con lui, è sbagliato, è ingiusto,
è… È MIA!
MIA!!! Lui me l’ha portata via!» proruppe
Pitch «me l’ha rubata, e io non
ho potuto fare niente, non ho potuto…avevo progettato tutto
per il suo
ritorno…avevo creduto che sarebbe andato tutto diversamente,
Shu Yin. Che non
sarei stato più solo».
Era il momento decisivo.
Il momento del colpo di grazia, dato
sotto forma di
abbraccio.
«guarda che non sei
solo» gli disse piano Shu Yin,
stringendolo a sé «ci sono io, e non vado da
nessuna parte».
“funziona?
Funziona?...”
Sentì il volto
dell’Uomo Nero poggiarsi contro la sua
spalla.
“sì!
Funziona!”
«ti voglio credere,
principessa».
E lo voleva davvero, voleva avere
qualcuno vicino in quel
momento tremendo, ed era convinto di averlo trovato nella sua piccola e
sciocca
dolce ombra, futura Principessa Oscura, che era sempre stata gentile
con lui.
«ne sono felice».
«tu…ti sei fatta
male? Quando sei caduta, dico» borbottò,
non abituato a preoccuparsi per la salute altrui.
«non particolarmente,
poteva andare peggio. Ma credo che
alla mia scarpa piacesse quel ramo, dato che è rimasta
lassù» sospirò la
ragazza, indicando il ramo in questione.
«vado a
recuperarla» sentenziò Pitch, alzandosi di scatto.
«ma non importa,
è solo una scarpa, e tu stai male…»
«stai male anche tu, Shu
Yin» già, vero «però sei
venuta qui
per me. Non ci metterò molto, tranquilla».
«d’accordo…»
Pitch si allontanò.
E fu allora che la
vide.
“è la donna da
cui Pitch è scappato via! E non mi sta
guardando in modo amichevole”.
«non volevo intervenire, ma
posso stroncare la guerra sul
nascere, se ti prendo in ostaggio e dico ai tuoi simili di ritirarsi da
qualunque azione».
“possibile che non ci sia
nessuna anima pia che voglia
aiutarmi?!” pensò Shu Yin, evitando di essere
catturata da robusti tralci nati
all’improvviso. «non so chi sei e non ti ho fatto
niente, quindi non so…»
scartò nuovamente di lato «cosa puoi volere da
me!»
Dov’era Pitch quando
serviva? Era sparito su quell’albero, e
non si faceva ancora vedere!
«te l’ho appena
detto, e non perdo tempo a ripetermi».
Le era venuta l’idea di
mettere da parte la propria politica
“neutrale pura” nel momento esatto in cui
c’era stato quell’abbraccio
insincero. Non tollerava di poter essere rimpiazzata, e tantomeno
tollerava che
suddetto rimpiazzo fosse un cumulo d’ipocrisia pura racchiuso
in una custodia
con gli occhi dolci. E Madre Natura non temeva un attacco da parte di
suo
padre, non perché contasse sul suo senso paterno, ma
perché sapeva che aveva
troppa paura della sua potenza per tentare di fare qualsiasi cosa.
«dirmi chi sei sarebbe
educato!»
«peccato che non sia in
vena di chiacchiere» tanto da far
crescere quei viticci tutt’attorno alla ragazza, riuscendo
infine a catturarla
«ma di risolvere al più presto qualche
seccatura!»
Shu Yin si sentì lanciare
in alto dalle piante che l’avevano
catturata, ma quella situazione assurda non le impedì di
vedere chi era
comparso all’improvviso dietro quella donna, con
l’aria più folle che mai.
Avrebbe voluto urlarle
“attenta”, davvero, ma non fece in
tempo…
E fu Madre Natura ad urlare di
sorpresa e di dolore quando
Pitch, in sella ad Onyx, la attaccò alle spalle con tutta la
forza ed il potere
che gli erano rimasti in corpo.
Madre Natura aveva pensato bene,
Pitch aveva paura di lei e
del suo potere, tanto che l’altra volta in riva
all’oceano era fuggito.
Ma era anche distrutto, disperato, e
pronto a qualunque cosa
pur di ottenere la vendetta che voleva…anche a sacrificare
una figlia che,
l’ultima volta in cui si erano parlati, gli aveva solo
lanciato accuse, era
intervenuta per “curiosità di vedere come qualcuno
che un tempo era stato un
grande uomo si era ridotto ad una così miserevole
creatura”, ed aveva
minacciato di distruggerlo se l’avesse sostituita.
Madre Natura cadde al suolo, in stato
di semi incoscienza,
mentre un Uomo Nero debolissimo riacchiappava Shu Yin al volo per poi
atterrare. «stai bene, giusto?»
«sì, ma
chi-»
«dopo!
Ora
seguimi!»
Pitch scese da cavallo, crollando su
un ginocchio, ma non si
volle arrendere e, pur incespicando, raggiunse la figlia. Con un
ulteriore
sforzo che gli annebbiò la vista, creò una
piccola lama di sabbia nera.
«non avrei voluto arrivare
a tanto, ma se così
dev’essere…»
mormorò «Shu Yin, vai lì»
ordinò, indicando un punto ai piedi di Madre Natura
«subito!»
“cosa vuole
fare?” si chiese, dubitando che fosse qualcosa
di buono. «ma-»
«subito!»
Aveva un’aria da
“se non lo fai, finisci come questa qui”,
per cui dovette obbedire. «cosa vuoi fare?» gli
chiese comunque, dando
un’occhiata allarmata alla donna, che gemette leggermente.
«mi serve potere, quindi
prenderò il suo» disse rapidamente
Pitch, ferendo le braccia della donna e tagliandosi a sua volta
«e tu mi aiuterai».
Cosa?! No! Rubare
il potere ad un altro immortale era orribile, non poteva fare una cosa
del
genere!
«p-padre…»
Un momento.
Quella donna aveva davvero
bisbigliato…?
«m-ma lei non ha appena
detto…tu sei…?»
Pitch cominciava a spazientirsi. Non
era una situazione che
gli piaceva, e sentiva come se una parte recondita della propria
coscienza
stesse urlando disperata esattamente come aveva fatto lui prima, ma non
intendeva fermarsi.
«appunto. E sto facendo
questo. Quindi tu collabora, Shu
Yin».
Per un attimo la vide assumere
un’espressione che interpretò
come quasi vacua, dettata dai dilemmi del suo eccessivo buonismo, ma in
realtà
era tutt’altro: l’orientale aveva semplicemente
pensato in fretta.
«collaboro, ma voglio
metà potere».
Pitch si stupì tanto che
quasi lasciò cadere la lametta, ma
si riprese in fretta, perché non c’era tempo da
perdere. «un quarto e non di
più. È grande. Basta e avanza».
«allora che sia».
E, mentre feriva anche i palmi di Shu
Yin, pensò che per
sciocca che fosse era anche veloce ad imparare.
Fermi!...Fermi! Attendete, non giudicate subito male quella povera
figliola! *dico rivolta alla folla inferocita contro Shu Yin* datele
una chance!
Ecco, e possibilmente non linciate nemmeno me, altrimenti come vado
avanti? xD
Ok, avevo detto che avrei mostrato i Guardiani, ma le cose qui si sono
dilungate, e non ce l'ho fatta: dovrei riuscirci nel prossimo capitolo.
...credo che perfino io potrei arrivare a prendere sul serio un Pitch
con i poteri di Madre Natura.
Sua figlia (wiki ufficiale di Rise of the Guardians docet).
Già.
Sempre dalla wiki ufficiale, inoltre, proviene il personaggio di
Nightlight, coprotagonista nella serie dei libri "Guardians of
Childhood", da cui è tratto il film :)
Fate le vostre considerazioni, se ne avete!
**Ringraziamenti Time!**
A tutti coloro che hanno letto e/o recensito la storia, come sempre, ma
in particolare questa volta vanno a Midnight
Lies e
sothisisthefangirl_ , per i loro commenti e per averla
inserita tra le preferite. Grazie!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Attimilata [at-ti-mi-la-ta]
s.f.
Definizione comunemente
attribuita all’insieme di azioni dannose, o potenzialmente
tali, compiute, a
volte, da Atticus e Millaray -alias Cecilia del Sol- nei momenti di
completa ubriachezza. Tale termine
venne coniato nei primissimi anni della fondazione dello Stato
indipendente di
Conca De El Sol, quattro secoli or sono, eppure ad oggi non risulta
essere ancora
caduto in disuso.
«ditemi che vi siete
limitati a trascorrere una prima notte
di nozze come si conviene e non avete fatto
nient’altro».
I due neosposi dai volti sbattuti si
scambiarono
un’occhiata.
«ditemi che non ne avete
fatta una di quelle»
incalzò Ljuba «ditemi che, una volta finiti i
festeggiamenti, siete rimasti sempre nella vostra stanza e non avete
fatto un’attimilata!»
Cecilia si passò una mano
sul volto borbottando qualcosa in
spagnolo, mentre Atticus si decise ad alzare gli occhi viola arrossati
verso
Ljuba.
«ti do un consiglio da
amico, Lju…se il giorno delle tue
nozze Bacco ti regala una bottiglia della sua “riserva
speciale”, non berla!»
La russa li squadrò con
freddezza. A volte, pur sapendo che
gli altri del gruppo avevano la sua stessa età, gli sembrava
di avere a che
fare o con dei bambini o con degli adolescenti soggetti ad attacchi di
cretineria. Assurdo. Proprio loro due, che più di tutti
avevano voluto quella
guerra, si mettevano a fare idiozie! Perché, perché
dovevano comportarsi da stupidi quando invece non lo erano?!
Perché darsi ad un’attimilata
di
chissà quale genere?!
«Shostakovich!
In
quale universo parallelo secondo voi darvi alle attimilate in un
momento simile
era una buona idea?!»
«in nessuno! Ma credo che,
dopo aver finito una bevanda
altamente alcolica aromatizzata con nettare ed ambrosia, più
o meno tutto sembri una buona
idea!»
Ljuba aveva capito che
c’era qualcosa che non andava appena,
uscendo in terrazza a quell’ora -le cinque del mattino- aveva
visto i suoi due
“fratelli” pallidi, smunti e vestiti solo con delle
lenzuola in seta nera che
difficilmente si sarebbero potute trovare a Punjam Hy Loo.
Ed ora aveva paura di venire a
conoscenza della provenienza
di queste…o meglio, aveva paura di sentir confermare i suoi
sospetti su quanto i due potessero aver fatto fino alle due e mezza di
quella notte, prima di andarsene ancora altrove per smaltire la sbronza.
«senti, lasciamo perdere lo
que es successo prima,
ok? Tenemos que anticipare l’attacco al
Polo Nord» disse Cecilia «non
solo l’Innominato sa de el matrimonio -y
non per colpa dell’
attimilata- ma yo siento que es…potente.
Molto. Más que cuando ha
attaccato i Guardiani l’ultima volta» aggiunse, con
un gesto della mano che
fece intendere “molto, molto di più”
«yo no se como es posible, a meno
che non abbia rubato potere a qualcuno di molto molto forte».
D’accordo, tutto
ciò faceva passare l’attimilata in secondo
piano. Trovarsi ad affrontare un Uomo Nero potente come forse non era
mai stato
era qualcosa di imprevisto e, se questi era a conoscenza del
matrimonio, era
facile che stesse per venire lì a tentare di ucciderli
tutti.
Vero, sarebbero stati quasi in
duecento contro uno solo ma,
primo, da quando le persone avevano smesso di credere
in loro i “concasoliani”, per potenti che
fossero, contrariamente a Black non erano più al
massimo e,
secondo, al momento erano quasi tutti ubriachi fradici, tanto che molti
erano
crollati a terra. Anticipare
l’attacco al Polo Nord? Si poteva anche fare, ma
solo dopo qualche ora, per la stessa ragione per cui al momento
l’idea di
vedersela con Pitch non era ammissibile.
E non era detto che la barriera
magica che avevano eretto
riuscisse a reggere ad un suo attacco, se quel che diceva Cecilia era
esatto.
Quel legame ai rispettivi ex che
tutti loro tanto odiavano,
a volte, si rivelava una manna dal cielo.
«io dico di abbandonare
Punjam Hy Loo immediatamente, e
cercare un posto dove accamparsi fino a quando la sbronza non
sarà passata a
tutti e potremo assaltare il Polo Nord. Al momento non siamo in
condizioni di
reggere un eventuale attacco dell’Innominato, né
di attaccare a nostra volta
nessuno».
«potremmo tornare a Conca
De El Sol, è un luogo perfettamente
sicuro» disse Atticus.
«sì, ma poi
c’è caso que, con todos
los
incantesimi que ci sono, quelli non si muovano
più porque
vogliono ancora festeggiare il nostro matrimonio! No. Non penso sia una
buona
idea» disse Cecilia, guardando Ljuba «qualche idea
su dove accamparci tutti?»
«in riva al Basso Tunguska,
più o meno a metà strada.
Possiamo creare un altro luogo che sia in un diverso piano
dell’esistenza, come
abbiamo fatto per casa nostra, e rimanere lì in attesa;
potremmo provare a
farlo anche qui a Punjam Hy Loo, ma…»
«è un luogo con
troppa magia» completò Atticus «e
ciò
potrebbe interferire. Lo sappiamo. Quindi ora il piano è
andare dove tu dici,
fare quel che dobbiamo fare, tornare qui, e teletrasportare tutti al
nuovo
rifugio prima che l’Innominato irrompa e ci rompa. Capito
tutto».
«y Dentolina?...»
Non che a Cecilia importasse qualcosa
della fata, ma la sua
morte non era in programma e, se Pitch avesse attaccato il palazzo,
c’era la
possibilità che la Guardiana rischiasse grosso.
« credo che
l’Innominato, dopo l’attimilata fatta,
sarà troppo
impegnato a cercarci con l’intento di ucciderci per
preoccuparsi di una fata
ferita, senza poteri ed incapace di volare. O almeno, questa
è la mia idea»
replicò Atticus «mi auguro di non sbagliarmi ma,
nel caso, possiamo sempre
cercare un nuovo Guardiano della Memoria».
«sai che eventualmente il
primo designato saresti tu stesso»
gli ricordò Ljuba «per questioni
d’origini e competenze?»
«troverò
qualcuno a cui passare il testimone. “Chi ha voglia
di ricevere un titolo regio e vivere nel lusso in un immenso palazzo
nascosto
su una montagna, con svariati ettari di terreno attorno ed una
quantità immensa
di fatine pronte ad assecondare ogni possibile desiderio?...fregatura?
No, no,
si tratta solo di dare un’occhiata a qualche dente ogni tanto
e proteggere i
bambini della Terra in base alle proprie possibilità, niente
di che!...perché
non lo faccio io stesso, se è così fantastico? Lo
farei, ma ho troppi ricordi
in quel palazzo, non riuscirei a sostenerne il
peso”».
«yo
perlomeno sono
fortunata: l’Innominato es
solo un
parassita, meglio se nessuno ne prende il posto!» disse
Cecilia.
Ljuba non fece commenti di sorta.
Aveva ritenuto che fosse
legittimo prendere in considerazione l’idea che qualcosa,
negli attacchi ai Guardiani,
potesse andare storto. Ucciderli non rientrava nei loro intenti, ma non
era
escluso che potesse capitare qualche incidente proprio a causa di
quelle
battaglie che intendevano portare. Qualche incidente letale per i loro
ex,
magari. Un’idea che non le piaceva affatto ma, considerando
che a Dentolina era
stato svuotato addosso un caricatore, non così improbabile.
La conclusione da lei tratta era che,
se per disgrazia
nell’attacco al Polo Nord Nicholas fosse morto a causa loro,
il minimo che
avrebbe potuto fare sarebbe stato prenderne il posto -dopo aver ucciso
Manny e
Pitch, naturalmente- perché il Natale e la Meraviglia erano
cose che, per il
bene dei bambini, andavano portate avanti.
Se invece Babbo Natale fosse stato
vittima di qualcun altro,
come ad esempio questo Uomo Nero potente come mai, se ne sarebbe
dispiaciuta
senza assumersi responsabilità che, non essendo colpevole
della perdita, non
l’avrebbero riguardata, limitandosi a cercare un nuovo
Guardiano della
Meraviglia.
«bando alle ciance,
recuperiamo Galaxia e Sandelle» disse
Atticus «in qualunque parte del palazzo si siano
cacciate».
«l’ultima volta
che ho visto Laxie stava facendo una gara di
bevute contro gli asgardiani: una causa persa, a mio parere,
è ovvio che
saranno loro a vincere!...mentre Sandelle era in procinto di
rinchiudersi in
una camera con Spring, Hermes e Fall».
Magari Sandelle pensava ancora al suo
ex, ma ciò non le
evitava di divertirsi come meglio credeva e ne aveva tutto il diritto,
da donna
single qual era, avendo cura di evitare di illudere chicchessia sul
poter avere
una relazione con lei; difficilmente Sandman sarebbe stato lieto di
venire a
conoscenza di una cosa del genere ma, in fondo, se non avesse approvato
l’intensa vita intima della sua ex sarebbe stato un problema
soltanto suo.
«qualcuno la tiri fuori dal
suo festino, c’è altro da fare!»
«faccio io, Atticus, che se
non altro ho dei vestiti
addosso» disse Ljuba, con una minuscola frecciatina alla fine
«solo,
considerando che da quanto ho capito l’Innominato
è stato coinvolto
nell’attimilata, dovrete darmi qualche particolare. Per
capire quanto avete
aggravato un quadro già di suo non leggero».
«quanto ce la farai lunga
adesso, per questa faccenda?»
Cecilia sollevò il mento e
si strinse il lenzuolo attorno al
corpo. «diciamo que adesso,
se ha
ancora tanta voglia de ammazzarmi
di
botte, almeno gli ho dato un paio de motivi
validi».
Forse anche qualcuno di
più rispetto ad “un paio”,
considerando tutto, eppure, se avesse detto di provare soddisfazione
per quanto
compiuto, avrebbe mentito. Non era qualcosa che avrebbe fatto se fosse
stata
sobria, nonostante la voglia di vendetta: il suo intento verso Pitch
comprendeva un semplice omicidio e nulla più, senza
attimilate di contorno, e
Cecilia sapeva bene che Ljuba non aveva torto nel parlare di un
aggravarsi
delle cose.
«…perché
Atticus ha della vernice verde brillante sul petto?
Otlichno, più in
là si va meno sono
sicura di voler sapere» disse quasi tra sé e
sé, allontanandosi in cerca delle
“disperse nella festa” «e voi due intanto
vestitevi, non potete certo girare in
questo modo».
«niente che tu non abbia
già visto, mi pare…»
«quello poco conta,
Atticus, è il caso che una coppia
sposata mantenga un minimo di decoro».
Detto ciò
sparì, sfruttando il cristallo per trovare Galaxia
e restando stupita nel vederla bere tranquillamente del succo di carote
seduta
sopra a Thor, collassato a terra come gli altri asgardiani per le
troppe
bevute.
«ma tu guarda chi si
rivede! Non dicevi di voler andare a
dormire un paio d’ore?»
«infatti sono andata a
dormire…due ore e un quarto fa».
Galaxia si sistemò il
ciuffo sulla fronte, perplessa. «ma
che ore sono?»
«le cinque del mattino, ed
il tempo delle feste è finito:
dobbiamo creare un accampamento temporaneo sulle rive del Basso
Tunguska e poi
trasferire tutti lì perché, a detta di Cecilia,
Pitch ha trovato il modo di
potenziarsi in modo esponenziale e, come ben vedi, momentaneamente non
siamo in
grado di reggere ad alcun attacco».
Il coniglio si rizzò
immediatamente in piedi. «è diventato
tanto potente da poter spezzare la barriera magica?»
«da,
ci sono
altissime probabilità che possa riuscirci».
«ma
com’è potuto succedere?! Era debolissimo fino a
poco
tempo fa!...deve aver trovato una fonte di energia magica, o forse ha
fatto…beh, come noi. Ha rubato potere a qualcuno. Sia come
sia hai ragione, la
festa è finita».
«solo una cosa:
com’è che sei riuscita a battere gli
asgardiani in una gara di bevute?» Ljuba sollevò
un sopracciglio «è impossibile
reggere più alcol di quanto
riesca a fare Thor».
«e non ho dovuto reggerlo,
infatti. Appena ho visto che
iniziavano a capire di meno, ho sostituito i miei drink alcolici con
bevande
che di alcolico non hanno nemmeno il nome!» le
rivelò Laxie «non avevo la
minima intenzione di collassare sapendo che saremmo ripartiti a breve,
sono un
coniglio sveglio, io».
«…contrariamente
a certa
gente che si mette a fare attimilate».
Potendo farlo Galaxia sarebbe
impallidita, ma si limitò a
sbarrare gli occhi ed afferrare Ljuba per gli avambracci.
«dimmi che scherzi».
«njet».
«che
hanno commesso
questa volta?! Se trovo di nuovo una tigre nel bagno giuro
che io-»
«non credo che troveremo
tigri nel bagno, o almeno non noi,
però quando poco fa li ho incontrati in terrazza erano
vestiti unicamente con
lenzuola nere di indubbia provenienza».
Galaxia si passò le mani
sul volto. «lo sapevo che avrei
dovuto togliere loro quella bottiglia di riserva speciale di Bacco
dalle mani. Lo sapevo. Un motivo
in più per
andarcene di qui alla svelta, comunque! Riacchiappo Sandelle e
andiamo».
«spasiba,
una cosa
in meno che devo fare…»
***
Stava per incontrare una persona che,
se le cose non fossero
precipitate ulteriormente all’improvviso, forse non ci
sarebbe stato neppure
bisogno di incontrare.
I vampiri avrebbero dovuto costituire
l’ultima spiaggia,
esseri da coinvolgere solo nel caso in cui non si potesse proprio fare
a meno.Erano tanti, ma la maggioranza di essi era, ed era sempre stata,
una massa di
spietati predatori il cui unico scopo risiedeva nel nutrirsi, uccidere,
nutrirsi
di nuovo ed uccidere ancora, discorso che valeva anche per quelli che
all’apparenza erano più civili e tendevano a
vivere quanto più possibile
nell’opulenza.
Nightlight aveva ancora voglia di
strapparsi i capelli da
quando il principe Tsar Lunar gli aveva comunicato delle ultime azioni
di Madre
Natura. Diamine, aveva detto di non voler interferire nella guerra,
aveva detto
che non le importava minimamente, quindi avrebbe potuto rimanere buona
nel
proprio regno! Invece cos’aveva fatto? Si era messa in mezzo,
ottenendo soltanto
di farsi rubare i poteri da suo padre, Pitch Black, che ora costituiva
un’ulteriore minaccia difficilissima da combattere ed
impossibile da
sottovalutare.
Per tali motivi avevano bisogno di
tutto il numero e la
forza possibile da radunare, ed i vampiri sarebbero stati una
componente non di
poco conto: Nightlight sapeva bene quanto il popolo della notte potesse
essere
pericoloso, e quanto grande fosse la loro sete di sangue -e non solo-.
Nei secoli
era stato costretto più volte a combatterne diversi gruppi,
e di rado si era
trattato di una passeggiata, nonostante lui fosse un ottimo
guerriero…ed ora si
trovava a dover tentare di convincere quelle bestie assassine a stare
dalla sua parte.
Quelle bestie assassine le cui
tribù, stando alle ultime
notizie ricevute, da ormai svariati mesi si erano radunate
dapprima sotto
una specie di “re vampiro” ed, in seguito, sotto
una “regina vampira” che si
era sbarazzata del suo predecessore, ed era quest’ultima che
Nightlight stava
andando ad incontrare, teso all’idea di chi, o cosa, avrebbe
potuto trovarsi
davanti.
Dalle informazioni che possedeva, la
nuova regina vampira
aveva stabilito la propria “reggia” in Germania, in
un edificio non
eccessivamente lontano dalla Foresta Nera, e lì si era
recato; tuttavia, ora
che era quasi arrivato alle coordinate precise indicategli, Nightlight
si
sentiva piuttosto perplesso.
Ciò che si ergeva davanti
a lui non era niente di più di una
tipica villetta tedesca a tre piani con molteplici parti in legno scuro
e
mattoni intonacati di bianco, e tanto di balconi che, sicuramente, in
primavera
si sarebbero riempiti di fiori. Un po’diversa da quella che
lui aveva
immaginato come tana di una regina vampira, ricordando il discorso del
“vivere
nell’opulenza”.
La sensazione di aver sbagliato posto
si acuì quando vide
una ragazza con una maglietta a mezze maniche intenta a spaccare legna,
spezzando senza difficoltà grossi ciocchi che…un momento.
In quella scena c’erano un
paio di particolari che non
andavano: primo, non era normale uscire in maniche corte vicino alla
Foresta
Nera durante la prima decade di gennaio; secondo, non si potevano
spaccare
ciocchi di legna così grossi con tanta facilità,
a meno di avere o muscoli
sviluppati che lei non sembrava possedere, o un qualche tipo di forza
sovrumana.
Si avvicinò ulteriormente.
“terzo particolare: gli
umani normali non hanno occhi
completamente neri con un’iride rossa” aggiunse
mentalmente, mettendo mano alla
lancia.
«ho avvertito
l’odore del tuo nervosismo diverso tempo fa, e
se ti fossi stata ostile ti avrei già attaccato, per cui ti
invito a rilassarti
e togliere la mano dal manico della lancia: uno scontro tra noi sarebbe
inutile».
Ops. Beccato.
Nightlight fece un breve volo in
direzione della vampira,
che aveva poggiato a terra l’ascia e sollevato il viso verso
di lui. Ma…gli
occhi demoniaci erano stati forse un’allucinazione? Ora gli
sembravano
semplicemente grandi occhi grigio fumo molto umani, che si sposavano
bene col
viso dolce e dai tratti delicati.
«posso offrirti qualcosa?
Un caffè? Dei biscotti?»
Più si andava avanti
più Nightlight si sentiva disorientato
dai modi di quella creatura, ed erano solo le prime battute, per cui
pensò
fosse meglio andare dritto al punto senza lasciarsi distrarre.
«non credo di
averne il tempo, mia signora: io sono qui solo in veste di
ambasciatore» disse
rapidamente «voi siete la nuova regina vampira?»
«in tanti anni di vita non
sono mai stata regina ma, sì,
diciamo che le tribù di vampiri che si erano unificate sotto
il precedente
capo, ed anche qualcuna di più, mi obbediscono»
raccolse l’ascia e gliela porse
«saresti così gentile da fare un favore ad una
fanciulla e spaccare quei cinque
ciocchi di legna rimasti, mentre mi dici chi sei e per conto di chi
vieni?»
Spaccare un po’di legna per
avere la possibilità di essere
ascoltato senza farsi dilaniare la gola era un piccolo prezzo da
pagare, per
cui Nightlight prese l’ascia, posizionò un ciocco
di legna, e si mise a
lavorare.
«il mio nome è
Nightlight. Sono la guardia personale del
principe Tsar Lunar, ultimo della dinastia dei Lunanoff, e vengo a
domandarvi
aiuto per suo conto, mia signora» disse il ragazzo, calando
l’ascia sul primo
ceppo «forze nemiche lo minacciano, così come
potenzialmente minacciano anche
il resto del mondo. Il supporto dei vampiri ci sarebbe
d’aiuto nella guerra in
corso».
«non conosco il principe
Tsar Lunar, né io o qualche altro
vampiro sapevamo di alcuna guerra» commentò la
ragazza, che apparentemente
dimostrava massimo vent’anni, sistemandosi i capelli castano
scuro.
«perché
è appena cominciata, mia signora».
«chi minaccia il tuo
principe, Nightlight?»
Di nuovo, il ragazzo calò
l’ascia. «da un lato vi sono
esseri cui lui stesso ha dato la vita, che si sono già
ribellati in passato e
che ora, avendo trovato i mezzi necessari, vogliono la sua testa;
dall’altro vi
è l’Uomo Nero, che…»
«…l’Uomo
Nero?» la vampira fece una breve risata «da quando
in qua esiste l’Uomo Nero?»
«da qualche tempo prima dei
Secoli Bui, mia signora, come me
d’altronde…»
«tu e questo Uomo Nero
arrivate almeno ad avere duemila
anni?»
«non saprei dirlo, ma il
discorso era-»
«lo sai, quando ero io ad
avere duemila anni ero davvero tremenda».
«mia signora, io stavo
dicendo-»
«mi piacevano le guerre. O
meglio, mi piacevano le
conseguenze di tali guerre, con tutto il sangue che scorreva: chi
faceva caso
ad un soldato in più o in meno? Se fossi arrivato ad
offrirmi quest’opportunità
oltre quattromila anni fa, Nightlight, ti avrei detto di sì
senza problemi…dopo
aver cercato di dissanguarti, presumibilmente. Peccato che in quattro
millenni
cambino tante cose ed in esse, a volte, è inclusa
l’intera concezione della
vita».
«mi state dicendo che non
volete partecipare alla guerra per
non versare altro sangue, perché fare cose simili non vi
interessa più?»
sentendo ciò che aveva detto la ragazza, la considerazione
che Nightlight aveva
dei vampiri lo portò ad assumere un atteggiamento quasi
seccato «però non avete
avuto problemi ad uccidere il vostro predecessore per prenderne il
posto, da
quello che so».
«e se dici questo,
è ovvio che quel che sai è
“niente”».
La freddezza nella voce della
creatura indusse Nightlight ad
allontanarsi bruscamente da lei, stringendo ancora in mano
l’ascia, temendo un
attacco.
«il mio predecessore aveva
intenzione di creare un mondo
dominato da vampiri, e creare “fabbriche” di esseri
umani che sarebbero serviti
soltanto come nutrimento. Avrebbe potuto rischiare di farcela, se non
fossi
intervenuta io e non l’avessi ucciso, mettendo da parte il
fatto che fosse
stato il mio compagno e l’avessi ritrovato da poco, dopo
averlo creduto morto
per secoli. Se è stato semplice, per me, compiere una scelta
simile? No. Se è
stato gradevole? Ancor meno. Se
era
necessario, per il bene di tutti quanti, visto che le azioni del mio ex
avevano
già fatto svariate vittime? Sì. E se ho preso il
suo posto è stato soltanto per
controllare i vampiri, cercando di creare tra noi e gli umani il
miglior tipo
di convivenza possibile, e per far sì che una cosa del
genere non si ripeta.
Mai più battaglie. Mai più massacri. Non
finché ci sarò io».
Sembrava proprio che Nightlight
avesse fatto male a partire
prevenuto, almeno con quella vampira. Sempre ammesso che lei dicesse il
vero,
ovviamente, ma qualcosa gli diceva che non mentiva.
«vi chiedo perdono. Forse
avrei fatto meglio a star zitto,
ma il fatto è che non sono un gran conversatore,
milady…?»
«mi chiamo Elinor Von
Hessler da una settimana».
«milady Elinor, vi prego di
perdonare la mia mancanza e di
prendere almeno in considerazione l’idea di aiutarci. Capisco
le vostre
motivazioni, ma non sarei venuto a disturbarvi se non avessimo avuto davvero bisogno di tutto
l’aiuto
possibile. I ribelli vogliono uccidere il principe, e l’Uomo
Nero è un pazzo
psicopatico megalomane che va fermato.
Vi prego!»
«niente più
massacri, Nightlight, mi dispiace: è la mia
ultima parola».
«non sarebbe un
massacro!»
«non all’esercito
che vai radunando, ma per quello
avversario sicuramente sì. Sto facendo abituare i vampiri a
nutrirsi prevalentemente di sangue
animale, un
banchetto a base di pseudo immortali è proprio quello che va
evitato».
A due Nightlight aveva chiesto aiuto,
e due avevano
rifiutato. Perché nessuno sembrava aver voglia di combattere
dalla parte
giusta, dalla parte di qualcuno che proteggeva da secoli i bambini del
mondo?
Davvero erano tutti così egoisti e menefreghisti da voler
lasciare l’Uomo nella
Luna al suo destino, come se fosse stato la persona peggiore che fosse
possibile incontrare sulla propria strada?
«davvero volete negare il
vostro aiuto ad una persona
meritevole?»
«è meritevole
dal tuo punto di vista. Io non lo conosco e,
se quelle persone si sono ribellate, un motivo ci sarà.
Grazie per aver
spezzato la legna, Nightlight».
Un ringraziamento che, tradotto, in
realtà era un congedo.
Avrebbero dovuto fare a meno dei vampiri che, se magari erano
pressoché inutili
contro gli attuali poteri di Black, già solo per il numero
avrebbero potuto
fare comodo contro gli immortali schierati con i ribelli.
«una volta
radunati…beh, tutti coloro che riuscirò a
radunare,
vi farò comunque sapere. Magari per allora avrete cambiato
idea».
«fa’ come
credi».
Il ragazzo dai capelli candidi si
alzò in volo. Avrebbe
dovuto cercare aiuto altrove, purtroppo, ed il tempo era sempre
meno…
***
Che brutti i litigi. Quelli seri,
ovviamente, non le sue
classiche scaramucce con Calmoniglio, che sotto sotto divertivano un
po’entrambi.
Erano le cinque e dieci del mattino
-il che significava che
era ancora buio, data la stagione- e Nord, in un tentativo di sfogo,
dalla fine
del litigio in poi aveva passato tutte quelle ore a creare
giocattoli…o meglio
a provarci, avendo finito per gettarli via tutti quanti, non contento
di
com’erano venuti.
Rimpiangeva ognuna delle ultime
parole che aveva scambiato
con i suoi colleghi, ogni accusa che aveva lanciato, ogni
considerazione poco
carina sugli ex altrui.
In particolar modo rimpiangeva tutto
quel che era successo
con Dentolina: sapeva quanto quella povera fata avesse sofferto, forse
più di
tutto loro, per quel che era accaduto secoli prima -quantomeno, Nord
non aveva
mai pensato di essere stato lasciato per qualcun altro- ed era il
motivo per
cui, quando aveva saputo della relazione tra lei e Jack, si era sentito
particolarmente contento per quel segno di reale
ripresa…e, pur essendo vero che la colpevolezza di
Atticus fosse
plausibile, doveva ammettere a se stesso che quella di Ljuba lo era
altrettanto. Avrebbe
avuto gioco facile
nell’entrare nella stanza dov’era custodita la
spada e rubarla, ed idem nell’infrangere
qualche incantesimo difensivo.
Le mancava una motivazione che per
lui fosse valida, ma non
le mancavano certo i mezzi e Nord, avendole insegnato tutto, lo sapeva
bene,
così come sapeva bene che, se la sua ipotesi si fosse
rivelata reale, lui non
avrebbe potuto giustificare la sua ex compagna con un
“è stata convinta a
farlo, è stata trascinata dagli altri”. La
conosceva troppo bene per credere ad
una cosa simile anche solo per un secondo, una frase del genere sarebbe
stata
un insulto alla sua intelligenza.
Finì di intagliare
l’ennesima statuetta, aggiungendola al
resto del mucchio, ma quando si decise ad osservare meglio il suddetto
si rese
conto di un minuscolo particolare che lo fece sospirare: seppur in pose
differenti, ognuna di quelle statuette rappresentava la sua ex, e la
cosa più
assurda era che, fino a quel momento, non se n’era neppure
reso conto!
«credo che bambine
sarebbero contente di avere bambole così
belle, ma non è proprio il caso»
borbottò.
La porta del suo laboratorio si
spalancò di botto, e Phil lo
yeti entrò urlando e gesticolando.
«gwarblahrlahh!!!»
«quante volte devo dirti
ancora che tu devi bussare prima di
entrare?!...e va bene, va bene! Vediamo cosa
c’è!» si arrese Nord, alzandosi
dalla sedia per seguire lo yeti, il quale continuò a
borbottare precedendolo fuori
dalla stanza.
«spero sia
importante…se è di nuovo per elfi che danno
fastidio, sappi che non è proprio momento!» lo
avvisò «so che stanno sempre in
mezzo ai piedi, ma voi siete più grossi, se proprio superano
ogni limite potete
sempre lanciarli via!»
A Nord bastò poco
più di un minuto per capire che gli elfi
rompiscatole non c’entravano assolutamente niente con quella
faccenda, ossia
giusto il tempo che gli era servito per raggiungere la sala in cui
l’Uomo nella
Luna aveva designato Jack come Guardiano.
«ma che
cosa…?»
Non poteva essere un caso il fatto
che un singolo raggio di
Luna stesse illuminando parte del pavimento similmente ad un
riflettore, come
in attesa che qualcuno vi si mettesse sotto. L’unico
interrogativo risiedeva
nella motivazione per cui quel raggio di Luna era lì. Forse
era per il furto
subìto? Forse per la sparizione di Jack ed il rapimento di
Shu Yin, o per il
litigio che lui ed i suoi colleghi avevano avuto giusto qualche ora
prima? Un…rimprovero?
Scrollò le spalle,
decidendo che non restava altro da fare
che farsi colpire dal raggio e scoprirlo.
«dimmi tutto, Manny, sono
pronto» asserì, mettendosi in
posizione e chiudendo gli occhi.
Il Guardiano non poteva saperlo ma
Manny, da lassù,
sentendolo dire ciò aveva pensato “no, ti assicuro
che non lo sei affatto”. In
ogni caso, presenza o meno della giusta preparazione spirituale, quelle
informazioni dovevano essere per forza date a Babbo Natale, e di
riflesso ai
Guardiani ancora in grado di agire.
“mi dispiace,
Nord”.
Un puzzle di informazioni codificate
tramite immagini si
riversò nella mente del Guardiano della Meraviglia, il quale
in pochi istanti
venne a conoscenza di una lunga serie di fatti della cui
metà, se non di più,
avrebbe di gran lunga preferito restare ignorante.
Jack a Burgess, privato di poteri e
senno, soccorso da Jamie
quel giorno stesso.
Atticus, Galaxia, e Ljuba con la sua spada nel fodero, a Punjam Hy Loo,
alla testa di parte di un
esercito di immortali.
Dentolina crudelmente sconfitta da
Cecilia.
Il matrimonio tra
quest’ultima ed Atticus, informazione di
puro gossip.
Nightlight partito per radunare un
esercito con cui
contrattaccare.
Pitch, prima a fare da insegnante di
equitazione a Shu Yin e
poi pazzo di disperazione proprio per quel matrimonio.
Varie immagini di Pitch e Shu Yin in
un bosco, che
denunciavano senza ombra di dubbio un rapporto ben diverso da
“rapitore-rapita”.
Pitch e l’attacco alle
spalle recato alla sua stessa figlia.
Pitch e Shu
Yin che,
insieme, avevano rubato i poteri di Madre Natura.
Quando i flash terminarono, Nord
riaprì di scatto gli occhi
e boccheggiò come se fosse appena riemerso
dall’acqua dopo diverso tempo in
apnea.
Aveva detto “sono
pronto”, ma neppure preparandosi un
decennio avrebbe potuto esserlo realmente, non a tanto.
«ti prego, dimmi che
è solo scherzo».
Era una supplica inutile, e lo sapeva
benissimo, ma non era
riuscito a farne a meno: a parte l’immensa
drammaticità della situazione in sé,
il furto della spada era l’aspetto meno grave di tutto
ciò a cui Ljuba aveva
scelto di partecipare. Non sapeva dire se fosse peggio quel che lei e
gli altri
avevano fatto a Jack -non vi era dubbio che fossero stati loro, dal
momento che
li aveva visti combattere utilizzando il potere del povero Guardiano-,
quel che
avevano fatto a Dentolina, del cui destino Nord non era sicuro, o
piuttosto il
loro fine di arrivare sulla Luna ed uccidere Manny.
Non meno grave però era
ciò che riguardava Shu Yin:
Calmoniglio aveva preso tanto a cuore le sorti di quella ragazza, che
in un
paio di casi era arrivato a definire “adorabile”,
ed ecco che ora la
ritrovavano pappa e ciccia con Pitch Black, a praticare allegramente
magia nera
e pretendere la sua parte di potere rubato. Il giudizio di Calmoniglio
su
quella ragazza, che tra l’altro avrebbe dovuto essere il dono
di Jack, era
stato decisamente errato.
Come il proprio su Ljuba,
d’altronde: l’aveva difesa a spada
tratta -e non in senso metaforico!- litigando ferocemente con gli altri
Guardiani, amici e colleghi di una vita, solo per poi scoprire di
essersi
sbagliato su tutta la linea. “Ljuba
non avrebbe mai…”, aveva detto.
Seh. Come no. L’unica cosa buona che le aveva visto fare in
tutti quei flash era stata soccorrere Jamie e compagnia, una magra
consolazione
per lui sul fatto che Ljuba avesse mantenuto almeno un
minimo di quei valori morali che le aveva inculcato in cento
anni che erano stati insieme.
Con la morte nel cuore, Nord si
diresse verso una leva, che
abbassò: era quella che dava inizio ad una sorta di aurora
boreale che però,
contrariamente a quella originale, si spargeva in ogni dove nel globo.
Il
segnale che chiamava tutti i Guardiani a raccolta e che, in quel caso,
sarebbe
stato ricevuto solo da tre su cinque.
Sempre che Sandman e Calmoniglio si
fossero degnati di
venire, naturalmente.
Sperava che riuscissero a mettere da
parte quanto accaduto
prima, così da poter discutere il da farsi. Il primo istinto
del russo gli
stava dicendo di correre in soccorso dei suoi compagni, ma non era
sicuro che
quella fosse la giusta linea d’azione, c’erano
diversi fattori da considerare…
Il Coniglio di Pasqua non si fece
attendere troppo: sette
minuti dopo eccolo lì, con tanto di aria funerea, pur
ignorando ancora i fatti.
«lieto che tu abbia ripreso
a ragionare, ma utilizzare quel
segnale per una festicciola di rappacificazione mi pare
eccessivo».
Il suo nervosismo non era ancora
completamente sbollito,
nonostante le corse in giro per l’Australia, le uova dipinte
e le piante che
aveva fatto nascere, ma le cose cambiarono non appena guardò
bene Nord,
notandone il volto distrutto e la schiena, solitamente dritta e fiera,
incurvata come se stesse sostenendo un peso troppo grande anche per un
omone come lui.
«ehi, amico»
saltellò vicino a lui, ora allarmato «che
diavolo è successo?!»
«di tutto, Calmoniglio. Di
tutto. Dovrei aspettare che arriva
Sandman, ma non penso che c’è tempo da perdere,
per cui ora ti racconto e, ti
prego, non interrompermi perché capirai da solo che
è già difficile così».
Fece un respiro profondo e
partì in quarta col racconto di
tutto ciò che l’Uomo nella Luna gli aveva
mostrato. Mentre Nord parlava, sul
muso di Calmoniglio si alternavano le emozioni più svariate,
e nessuna che
fosse positiva: delusione, preoccupazione, tristezza…e,
soprattutto, grande
shock.
“non vorrei che questa fosse
l’ultima volta che ci vediamo”.
“puoi star sicuro che non lo
è. Non lo è per niente ”.
Quindi
ciò che Galaxia intendeva
dire con quella frase che tanto lo aveva fatto sperare era che
sì, si sarebbero
rivisti, ma ai lati opposti del campo di battaglia e, peggio ancora,
lei e gli
altri avrebbero utilizzato contro di loro anche i poteri rubati a Jack
-nonché,
forse, a Dentolina: non era da escludere che le avessero fatto subire
la stessa
cosa, o peggio-.
Jack…per
secoli non lo aveva
sopportato, ma al momento aveva più d’un debito
verso di lui, oltre ai
sentimenti di stima nati da dopo la battaglia contro Pitch. Non
riusciva
proprio ad immaginare quello spirito così vivace -e sempre
pronto a rompere le
scatole al prossimo nel tempo libero- ridotto ad un guscio vuoto.
E
Shu Yin! Shu Yin e Pitch!
Quel
bastardo si era approfittato
della bontà assoluta della ragazza per trascinarla dalla sua
parte, per
corromperla, e questo per Calmoniglio era imperdonabile. Una volta che
lei
fosse stata fatta ragionare e tratta in salvo, l’Uomo Nero
avrebbe pagato caro
sia l’averla rapita che l’averla circuita, parola
di Pooka!
«questi
sono i fatti, Calmoniglio,
ed ora noi dobbiamo decidere come è meglio agire»
concluse Nord «…ritardo di
Sandy mi preoccupa».
«non
penso che gli sia successo
qualcosa, o l’Uomo nella Luna te l’avrebbe fatto
sapere, così come ha fatto per
Jack, Dentolina, e tutto il resto. Ignorare il segnale di adunata non
è da lui,
ma bisogna dire che ultimamente tutti noi abbiamo fatto e detto cose
che non
sono…da noi, ecco!»
Nord
gli pose una mano sulla
spalla. «mi spiace di aver accusato Galaxia di
furto» disse, contrito «quando
invece colpevole era proprio Ljuba, come per dente da latte di Manny,
immagino».
«forse
Galaxia non c’entra nulla
col furto -e non è detto, perché avrebbero
comunque dovuto essere in due- ma è
colpevole di tante altre cose, per cui…nessun rancore,
amico, e mi dispiace per
la delusione che hai subìto».
Immaginava
fin troppo bene come
dovesse sentirsi Nord, dal momento che lui stesso si sentiva
esattamente allo
stesso modo. Non riusciva a credere che proprio Laxie avesse potuto
macchiarsi
di crimini come quelli contro il povero Frost, che avesse potuto
attaccare
Dentolina con cui un tempo aveva avuto un rapporto
d’amicizia, che fosse
coinvolta in una guerra che aveva come scopo ultimo
l’omicidio di colui che
l’aveva creata! Non era certo quel che lui le aveva
insegnato, né si sarebbe
mai aspettato da lei una cosa del genere, specialmente dopo
l’ultima
conversazione che avevano avuto.
Era
stata una doccia fredda, una delusione
enorme. Nord aveva protetto Ljuba a spada tratta, e lui a boomerang
tratto, ma
il concetto era sempre quello: aver difeso l’onore di persone
che non avevano
più un onore da difendere. Anche il solo aver partecipato e
contribuito ad
organizzare il matrimonio di quei due pazzi proprio lì a
Punjam Hy Loo era
qualcosa che ridefiniva l’idea stessa di squallore, secondo
lui: la beffa suprema dopo
il danno.
«altrettanto.
Ti offrirei un
bicchiere di vodka, ma non è caso, finiremmo per svuotare la
bottiglia e dobbiamo
decidere che cosa fare».
«ma
non c’è nemmeno da
domandarselo, andiamo immediatamente ad aiutare Dentolina e Jack! Sono
i nostri
compagni!» esclamò il Guardiano.
«è
quello che inizialmente avevo
pensato anche io, ma più ci rifletto meno idea mi convince.
Andare ad aiutare
Dentolina adesso vorrebbe dire oltrepassare barriera magica e batterci
contro
esercito di persone che in passato erano considerate
divinità per arrivare a
lei, e non so dirti come finirebbe, anche se noi abbiamo yeti
armati» no, a
dire il vero non avevano a disposizione neppure quelli,
perché Ljuba e Galaxia
avevano fatto sparire suddette armi subito dopo aver rubato la spada
«nonché
tue uova guerriere di pietra, ovviamente. E poi adesso dobbiamo anche
difenderci da Uomo Nero, che è pericoloso come
mai».
«non
so se chiamerei “uomo” chi è
arrivato ad attaccare alle spalle sua figlia, il sangue del suo sangue,
pur di
racimolare potere! Più si va avanti più quel
mostro mi disgusta!» fu il duro
giudizio del Pooka.
«capisco
bene cosa vuoi dire, io
però ho visto anche quanto matrimonio di Millaray lo ha
fatto diventare pazzo
da disperazione…»
«è
da quando abbiamo saputo della
sua lacrimevole storia che ci limitiamo a sconfiggerlo senza mai
ucciderlo perché
“poverino, in passato ha sofferto tanto, e non è
colpa sua se è diventato così,
ma dei Fearlings che lo hanno corrotto”»
sbottò Calmoniglio «
basta! Lui non ha avuto remore nello
sterminare la mia intera razza, e tu lo sai! Questa storia che il
compito dei
Guardiani è difendere e non attaccare, sconfiggere ma mai
uccidere, dare
seconde, terze e centoventisettesime chances sempre sperando nella
redenzione
altrui inizia a stancarmi! I nostri ex compagni si sbagliano su tante
cose,
questo è fuori discussione, ma comincio a pensare che
quattro secoli fa avremmo
dovuto lasciare che Atticus e Ljuba finissero il lavoro che avevano
iniziato, e
gli staccassero la testa. Avremmo evitato un sacco di problemi, e non
venirmi a
dire che sbaglio, perché lo sai che non
sbaglio, amico!»
«adesso
tu straparli per via di
shock, Aster, ma se cerchi di calmarti un po’capirai che
omicidio non è mai la
soluzione giusta per risolvere qualcosa…»
«comincio
a pensare che invece lo
sia».
«…e
comunque sia parlavamo di cosa
dobbiamo fare, non se uccidere Pitch sia giusto o no. Io ho riflettuto.
Comincio
a credere che dovremmo unirci subito a Nightlight e
l’esercito che sta
radunando a sua volta».
«già,
sono stupito che sia ancora
vivo» borbottò il Coniglio di Pasqua «ma
non era diventato un normale
adolescente?»
«Manny
deve averlo richiamato a sé
in seguito, e credo che ha fatto bene, vedendo questo! Allora, stavo
dicendo:
se ci uniamo a Nightlight avremo migliori possibilità di
riuscire a contrastare
tutte minacce, e a soccorrere Dentolina…»
«e
Jack?» gli ricordò il Pooka
«Jack dove lo mettiamo?»
«con
tutto caos che c’è, io penso
che Jack sta bene dove sta, a Burgess e tra amici. Proprio a causa di
guerra,
sia Polo Nord che Conigliera, e anche nave di Sandy, sono tutti
possibili
bersagli, sia per esercito di nostri ex che di Pitch, mentre Burgess
non ha
vero motivo per diventarlo dato che Jack è fuori gioco.
Manderò da Jamie un
elfo con un mio messaggio per chiedergli se può, per favore,
continuare ad
occuparsi di nostro amico».
«non
penso che rifiuterà, è un
ragazzo d’oro…tsk…a meno che non mi
stia sbagliando a giudicare anche lui»
aggiunse piano «ormai non
sono più sicuro della mia capacità di valutare le
persone».
«puoi
continuare a sperare che
Galaxia si è solo fatta trascinare, e che Shu Yin
è semplicemente troppo buona
e ingenua, perché non vedo altri motivi per cui
può comportarsi così con Pitch»
"ma io non ho nemmeno questo" aggiunse mentalmente «per cui
almeno tu continua a sperare, Calmoniglio»
disse stancamente Nord
«quindi…Nightlight?»
«messa
come l’hai messa,
Nightlight. Dopo aver trovato Sandman, però. Mi sa che
è la miglior cosa, anche
se mi ripugna abbandonare Dentolina al suo destino».
«non
abbandoniamo nessuno, noi
facciamo così per avere più
possibilità di salvarla. Ed ora dovrò iniziare a
prepararmi per quel che ci aspetta…radunare yeti con armi,
mettere elfi al
riparo, cercare di dare più protezione a questo
luogo» disse Babbo Natale «e
per fortuna che venticinque dicembre è già
passato».
«quanto
ci vorrà?»
«non
lo so, ma prima cominciamo
prima finiamo, Calmoniglio. Prima finiamo…almeno
questo!»
----
*si guarda attorno ed entra su un palco immaginario*
Ahem. Buonasera.
A quanto sembra non sono morta come qualcuno, forse, poteva aver
iniziato a pensare dopo un intero mese in cui non ho aggiornato alcuna
storia, né scritto alcuna one shot. Spero perdoniate il mio
immane ritardo, causato sia da temporanea mancanza d'ispirazione che da
un interessante viaggetto all'estero!
Ora, mi auguro che questo nuovo aggiornamento non vi abbia delusi
più del dovuto (?): era doveroso mostrare i Guardiani, o
almeno parte di essi, e per quanto riguarda
l'attimilata...sì, immagino che vi domanderete
perché Pitch, dopo circa tre ore dall'acquisizione dei nuovi
poteri, non si sia ancora fatto vivo da nessuna parte. Beh, maggiori
delucidazioni nel prossimo capitolo :D
Prima dei doverosi angoli delle citazioni e dei ringraziamenti,
c'è un'ultima cosa che ci tengo a dire: non è mia
intenzione "guidare" i lettori a sostenere nessuno che prenda parte
alla contesa. Chi più chi meno, tanto i personaggi quanto il
loro comportamento tende ad essere spesso "grigio": non c'è
"buono" che non abbia fatto errori, e non c'è "cattivo" che
non abbia almeno una qualche minuscola, infinitesimale e stupida
giustificazione. La scelta dunque sta solo a voi!
Citazioni:
la tigre nel bagno di cui ha parlato Laxie avrà sicuramente
ricordato qualcosa a chi conosce "Una Notte Da Leoni", e le
informazioni codificate in immagini...Chuck munito di Intersect, sei
tu? xD...oh, e chi ha letto la mia fanfiction "Fiore di Maggio"
dovrebbe aver riconosciuto qualcuno
;)
*Ringraziamenti Time!*
Vanno a tutti coloro che leggono e recensiscono la mia
storia, come sempre, ma questa volta in particolare sono per ArGentum, che segue
la storia, e Vhaiolet Red
per averla inserita tra le preferite :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
Capitolo
18
Quando
Jamie
Bennett si svegliò, notò all'istante che nella
propria stanza c’era decisamente
qualcosa di sbagliato.
E
quel “qualcosa” era un elfo che
lo stava schiaffeggiando con la punta del proprio cappello.
«m-ma
che cos-» farfugliò, ancora
assonato, rigirandosi nel letto e finendo per urtare una cosa alla
propria
sinistra.
«Ja-mie…?»
Ah,
giusto: non sapendo dove altro
farlo stare, Jamie aveva lasciato che Jack dormisse accanto lui, nel
proprio letto.
Aveva pensato che fosse meglio così, sia perché
stare costantemente accanto ad
una persona amica lo avrebbe aiutato a rimanere tranquillo, sia
perché in
questo modo Jack avrebbe potuto svegliarlo nel caso avesse avuto
bisogno di
qualsiasi cosa.
In
realtà ciò non era accaduto: in
seguito alla fuga dal bosco, Jack non aveva avuto altri momenti di
follia
isterica, aveva eseguito alla lettera ogni ordine che Jamie gli avesse
dato,
aveva mangiato tutto quel che Jamie gli aveva portato da mangiare, e si
era
coricato appena lui gli aveva detto di farlo, senza proteste.
Il
ragazzino era sempre
dispiaciuto di vederlo in quel modo, ma quantomeno non dava problemi,
ed era
una buona cosa; non osava immaginare come sarebbe stato doversi
occupare del
Jack terrorizzato con cui aveva avuto a che fare all’inizio.
«va
tutto bene, Jack…tutto bene…»
bofonchiò, sfregandosi le palpebre chiuse
«è solo un elfo di Babbo Natale…no,
aspetta!» spalancò gli occhi, improvvisamente
sveglissimo «un elfo di Babbo
Natale! Qui!»
Da
un lato era lieto di ricevere
un segno di vita dai Guardiani più incisivo di quanto si
aspettasse -non era
ancora venuta alcuna fatina a prendere il suo dente-, ma
dall’altro non era
certo che la presenza di quell’elfo, che gli stava porgendo
un foglio
arrotolato e legato con un nastro rosso, fosse un segnale positivo data
la
guerra tanto propagandata dagli abitanti di Conca De El
Sol…già, a proposito,
forse era il caso di dare un’occhiata al gruppo su Facebook
per vedere se era
successo dell’altro…
«ahi!»
esclamò, quando l’elfo lo
colpì sul naso. Ok, lo avrebbe fatto solo dopo
«adesso leggo! Dammi un attimo,
mi hai appena svegliato e non è nemmeno
l’alba!»
L’elfo
fece qualche moto di
disapprovazione per il fatto che Jamie chiedesse “un
attimo” che non avevano,
ma l’istante dopo ebbe ben altro a cui pensare dato che
Frost, con una mossa
fulminea, gli sfilò il cappello dalla testa.
«mio!»
disse, oltretutto,
alzandosi in piedi sul letto mentre l’elfo saltellava per
cercare di recuperare
il maltolto. Tutto sommato, anche con solo un quinto del proprio senno,
Jack
non era andato completamente “fuori dal
personaggio”.
«potete
stare fermi per favore?!»
protestò Jamie a mezza voce, spiegando il foglio
«leggo male, se mi fate
balzellare di continuo!» sbuffò, vedendoli
continuare imperterriti «ok, ho
capito, è inutile» borbottò, accendendo
la lampada sul comodino così da poter
vedere bene.
Jamie,
io e Nord abbiamo
saputo che Jack è ricomparso e che ti stai prendendo cura di
lui. GRAZIE.
Sapere che è in buone mani ci rassicura, anche
perché…dovrai continuare a
tenerlo con te ancora per un po’. Qui è un
caos.
Dentolina è stata attaccata
dai nostri “doni” col loro esercito, è
stata sconfitta, e a breve sicuramente
loro marceranno verso il Polo Nord, o da me; Pitch non si è
fatto scrupoli a
rubare il potere di sua figlia, ed è una minaccia ancor
più grave dell’ultima
volta; oltre a questo, non si sa dove sia Sandy, che forse è
ancora arrabbiato
con noi (da bravi imbecilli abbiamo avuto la brillante idea di litigare
tra
noi, già).
Ci dispiace darti una simile
responsabilità, amico, ma ora Jack è
più al sicuro lì con te che in qualunque
altro posto e, in ogni caso, al momento non potremmo fare assolutamente
niente
per guarirlo.
Aspetta
nostre notizie.
Calmoniglio
«…»
“Jack è
più al sicuro lì con te che in
qualunque altro posto”…al sicuro? In
un’anonima cittadina americana, ospitato
da un bambino, Jack era più al sicuro che in qualunque luogo
in cui vi fossero
spiriti e creature mistiche in genere? Era indicativo di quanto la
situazione
fosse pericolosa, e Pitch adesso aveva ripreso a fargli paura, dal
momento che
era arrivato a rubare il potere di sua figlia
per…già, da quando in qua l’Uomo
Nero aveva una figlia?!
«Ja-mie?...»
«eeeh…sembra
che dovrai restare
qui ancora per un po’, Jack» disse piano il
ragazzino «perché-ehi!
È maleducato strappare le cose
dalle mani delle altre persone!» protestò, quando
lo spirito lasciò cadere il
cappello dell’elfo ed afferrò
all’improvviso la lettera di Calmoniglio, per poi
osservarla stringendo man mano le palpebre come se si stesse sforzando
di
comprenderla con ogni fibra del proprio essere. I suoi tentativi erano
da
apprezzare, ma Jamie non sapeva se avrebbe davvero ottenuto qualche
risultato…
«credo
che tu faccia meglio a
metterla giù, e a rimetterti giù anche tu, a
dormire» gli disse dunque,
sperando che almeno lui riuscisse a farlo perché, dal canto
suo, era
consapevole che non ce l’avrebbe fatta.
«D-Den…»
farfugliò il Guardiano
«Den-tina?» disse, indicando a Jamie il paragrafo
della lettera in cui veniva
nominata Dentolina.
«sì!
Sì…parla di Dentolina»
confermò Jamie.
«Den-tina…?»
ripeté Jack, con
l’aria confusa quanto allarmata, battendo più
volte il polpastrello dell’indice
sulla carta «male Dentina? Male?!»
«n-no»
dovette mentire Jamie «no,
non credo, non c’è scritto precisamente che le
hanno fatto del male, per cui
penso che non sia così…»
L’elfo,
con vari scampanellii del
berretto, andò a mettersi tra loro due, e
s’infilò sotto le coperte tirando su
la trapunta fin oltre la testa, giudicando di dover recuperare il sonno
perduto
a causa di quell’alzataccia, ma né a Jack
né a Jamie importò alcunché di
quell’occupazione abusiva del letto.
«Dentina male!!!» gridò
Jack, raggiungendo la finestra con un balzo,
presumibilmente con l’intento di uscire da essa. Jamie
però gli si parò
davanti, con fare quanto più possibile deciso.
«no, Jack, non puoi andare da nessuna
parte!» gli disse «tutto ciò
che devi fare adesso è rimanere qui con me, al sicuro. Se
fuggissi, loro
dovrebbero preoccuparsi anche per te, e tu ed io non vogliamo questo,
giusto?»
occhieggiò l’amico, non sicuro che egli avesse
compreso il suo discorso «se
Jack adesso fugge è male. Molto male. Amici
tristi» fece una breve pausa «e
anche Dentolina».
«…Dentina
male» ripeté nuovamente
Jack in un breve mormorio, accovacciandosi a terra «Dentina
triste, no».
«bravo.
È la decisione giusta»
disse il ragazzino, inginocchiandosi «lo so che
vorresti fare di più, ma
al momento non puoi proprio, Jack. Mi dispiace».
Il
Guardiano sollevò il volto,
rivelando nuovamente quello sguardo assente che su di lui stonava in
modo
terribile, abbinato a degli occhi pericolosamente lucidi ed una postura
che
andava incurvandosi sempre più. Aveva solo un quinto del
proprio intelletto,
sufficiente per capire che se stesso ed altri stavano male, ed
insufficiente
per poter intervenire in qualsiasi modo. Era intrappolato nel proprio
corpo
privo di poteri, e nella propria mancanza di senno dalla quale non
sembrava
possibile guarire, ed era orribile.
«troveremo il modo di farti
tornare a posto, e di far
tornare a posto anche tutto il resto. Tutti ritorneranno a stare bene,
tutto ridiventerà
tranquillo, e nessuno si farà davvero male» disse
Jamie, forse più per
convincere se stesso che Jack «ti aiuto a rialzarti e
rinfilarti a letto, ok?»
Frost non diede mostra di averlo
sentito ma, quando Jamie
gli si avvicinò, lasciò docilmente che facesse
quel che voleva, ed obbedì ai
pochi e semplici ordini che ricevette. Nell’infilarsi
nuovamente sotto le
coperte indicò l’elfo di Babbo Natale, come a dire
“ma quindi resta qui anche
lui?”.
Jamie rispose facendo spallucce. Il
suo spazio sul letto era
diventato un po’più stretto ma al momento non se
ne curava e, quando vide Jack
sdraiarsi su un fianco, la prima cosa che fece fu afferrare il
cellulare per
dare un’occhiata alle notifiche del gruppo. Era un peccato
che il solo contatto
avuto con i Guardiani fosse stato quella lettera perché, in
caso contrario,
avrebbe potuto dire loro che disponeva di un modo per ottenere
aggiornamenti
quasi in tempo reale sulle mosse dei concasoliani.
“Gruppo OFC Conca De El Sol
ha creato un nuovo evento:
‘matrimonio di Atticus e Cecilia Del Sol’, alle
nove e mezza di ieri!” osservò
Jamie, passando da un post all’altro, da una fotografia con
gente ubriaca
fradicia all’altra…
“a parte tutto ciò, ed i post in cui tutti
esultano per aver
vinto la battaglia, non c’è niente che si
riferisca alle condizioni di
Dentolina” osservò il ragazzino, guardando
pensieroso una fotografia dei due
sposi “ma mi sa che non sta molto bene, se il suo ex
fidanzato si è sposato con
un’altra proprio in casa sua” pensò dato
che, nonostante l’età, non ci voleva
molto per arrivare a capire una cosa del genere “anche se in
realtà Dentolina
adesso starebbe con Jack, dato che lui ha rifiutato la ragazza che
l’Uomo nella
Luna ha creato per…già!!!
Ma quella
ragazza adesso è con Pitch!” ricordò
“com’è che nella lettera non
c’era nulla
che la riguardasse? Se sanno di quel che ha fatto l’Uomo
Nero, allora
teoricamente dovrebbe essere saltato fuori qualcosa anche su di lei!
Questo è
strano…a meno che…” guardò
Jack “a meno Pitch l’abbia uccisa, e non abbiano
detto niente per…no, spero di no…”
Jamie Bennett temeva di dover dare a
Jack anche quella
brutta notizia, se mai fosse guarito.
Tuttavia, se avesse avuto modo di
dare un’occhiata a quanto
era accaduto in precedenza nel regno di Pitch, avrebbe che i suoi
timori erano qualcosa di
più che completamente infondati!
** Regno dell’Uomo
Nero, circa due ore e mezzo prima (2.40
am) **
«…non
pensare a quanto ho detto
poco fa, non ti avrei fatto alcunché di male, mia dolce
ombra. Purtroppo a
volte tendo a parlare a sproposito» disse Pitch «ed
ora, finalmente, posso
tornare a casa!»
Passata
l’immensa debolezza di cui
era caduto vittima, erano passati anche il terrore di rimanere di nuovo
rinchiuso nel proprio antro e la claustrofobia. Che i suoi Incubi
provassero
pure ad attaccarlo ed imprigionarlo, adesso, che ci provasse chiunque! Aveva così tanto
potere da
aver modo di liberarsi in quattro e quattr’otto di qualunque
nemico potesse
presentarglisi innanzi! Non era più soltanto il miserabile
Re degli Incubi…
«che
il mondo si prepari, perché
da oggi inizia una nuova era! La mia era!
Dell’Imperatore della Paura,
Grande
Signore del Terrore e Dio Supremo
dell’Oscurità!»
Nonché
un tizio in preda ad un
gran delirio d’onnipotenza, naturalmente, che faceva tanto il
“figo” con poteri
non suoi.
“l’unica
domanda che mi pongo è
questa: quanto tempo passerà prima che la piccola ipocrita
riesca a strappargli
quel che lui mi ha rubato, oltre al quarto di potere che si
è già presa?” si
chiese, Madre Natura, che era stata legata e caricata su un purosangue
alla
stregua di un sacco di patate, guardando Shu Yin, che Pitch aveva fatto
sedere
davanti a sé su Onyx “la poca
intelligenza è l’unica cosa di cui sia
dio supremo”.
«…e
della sua Principessa Oscura,
ovviamente!»
“appunto.
Non riesco a credere che
questo cretino sia davvero mio padre” pensò Madre
Natura, con un leggero
sbuffo.
«davvero
non mi avresti fatto
nulla? Io…se devo essere sincera, mi sono
spaventata» ammise Shu Yin.
«te
l’ho detto, tendo a parlare a
sproposito. Sei una delle due sole persone al mondo che non hanno, e
mai
avranno, nulla da temere dal sottoscritto. Sarà difficile
convincere l’altra
ma, almeno tu, fidati di me» le disse Pitch, stringendosela
al petto «non ti
chiedo altro. Ed ora tieniti forte, perché stiamo per
entrare in casa nostra!»
Il
paesaggio divenne confuso con
l’aumentare della velocità e per un attimo, quando
si tuffarono in uno degli
ingressi al regno di Pitch, Shu Yin si sentì quasi
“schiacciare” dal buio, dalla
sensazione di chiuso e l’acre odore umido del cunicolo che
stavano utilizzando.
Fortunatamente per lei, durò poco: appena sbucati nella sala
principale, per
inciso quella dove dimorava il Globo di ferro, quella brutta sensazione
di
soffocamento svanì.
«ma
che diavolo…?!» esclamò Pitch,
completamente allibito, mentre il purosangue su cui erano in groppa
atterrava
dolcemente sul pavimento in pietra. Shu Yin invece non disse una
parola, ma non
fu in grado di evitare di guardarsi attorno con gli occhi sgranati e la
bocca
semiaperta, e neppure il modo in cui l’altro purosangue si
scrollò bruscamente
di dosso Madre Natura riuscì a farle cambiare
espressione…perché il regno
dell’Uomo Nero sembrava, più che altro, il regno
del caos assoluto.
Il
pavimento era disseminato di
luccicanti frammenti vetrosi di bottiglie rotte,
nonché degli scheletri di quelle che, un
tempo, erano state le gabbie penzolanti dal soffitto che
caratterizzavano il
luogo, mentre ciò che non era sommerso dai detriti era stato
ricoperto di brina
o lastre di ghiaccio di variabile spessore; ove un tempo vi
era un tavolo di
pietra, poi, compariva una specie di recipiente semicircolare di
notevoli
dimensioni, interamente in ghiaccio…
«no!» esclamò
Shu Yin,
riuscendo appena in tempo ad impedire che la povera Emily Jane
Pitchiner fosse
schiacciata da un elefante.
Un
elefante indiano malamente
dipinto a chiazze con una vernice verde fosforescente.
Ubriaco.
Esattamente
come gli altri diciannove pachidermi
presenti, i quali
nel loro marciare ondeggiante facevano ancora più caos,
calpestando detriti e gettando all’aria tutto ciò
che capitava loro a tiro,
grazie alle proboscidi.
«m-ma
chi…chi ha osato…»
farfugliò
Pitch, scioccato e profondamente oltraggiato, allontanandosi dalle due
ragazze
cui non dava più la minima attenzione, diretto in volo ad
esaminare il grosso
recipiente di ghiaccio.
«tutto
bene?» sussurrò piano Shu
Yin a Madre Natura, la quale inizialmente le rispose soltanto con
un’occhiata
gelida.
«come
se t’importasse davvero
della mia salute».
Emily
Jane trovò estremamente
inquietante l’espressione che comparve sul viso di Shu Yin,
completamente
impassibile.
«evita
ostilità inutili, ed
aiutami ad aiutarti. Ho il venticinque per cento del tuo potere, e devi
dirmi
come posso restituirtene il dodici virgola cinque per cento, ossia la
metà:
l’ho preso unicamente per questo motivo, così che,
quando saremo lontani, tu
possa scappare da…ovunque ti imprigionerà. Ormai
dubito che ti terrà qui»
aggiunse «e ti restituirei tutto, se non fossi io a dover
avere a che fare con
lui anche in futuro».
Madre
Natura non sapeva se essere
più spiazzata per quel che si era trovata davanti entrata
nel regno di suo
padre, o piuttosto per quel che Shu Yin le aveva appena detto. Assurdo.
Come
poteva credere ad una cosa del genere? Che avesse rubato il suo potere
unicamente per restituirgliene parte?! Ah, ma per favore! Era
“una di quelli”,
e stava a stretto contatto con suo padre, per cui stava sicuramente
studiando
una trappola di qualche genere. «non ho motivi per fidarmi di
te».
«sono
la sola speranza che hai di
non essere intrappolata in un incubo eterno, e di riuscire a fuggire.
Voglio
darti una mano perché lui è tuo padre, e mi
disgusta il modo in cui ti ha
trattata, ma non mi strapperò i capelli se vuoi rifiutare il
mio aiuto, perché
hai detto bene: non m’importa davvero della tua
salute» Shu Yin voleva aiutare
una semi sconosciuta che aveva anche tentato di rapirla: era qualcosa
abbastanza
da Jack Frost. A non esserlo per nulla, invece, era tutto il discorso
di
contorno! «e saresti la sola ad avere problemi. Per cui,
dimmi come devo fare»
occhieggiò Pitch, trovandolo ancora impegnato «adesso».
Dare
un’idea di quanto grande
fosse la voglia di Madre Natura di mandare al diavolo la piccola
-presuntuosa-
ipocrita in almeno ottantasei modi differenti era impossibile ma,
essendo un
po’più sveglia di Pitch, capì che Shu
Yin poteva avere ragione sul fatto di
essere l’unica speranza di cui disponesse. «servono
solo contatto fisico e la
reale volontà di restituirmi ciò che è
mio».
Shu
Yin annuì brevemente,
ignorando Pitch che sbraitava inutilmente contro il gruppo di elefanti
ubriachi, i quali gli rispondevano con cariche e barriti.
«bene. Posso agire
subito, allora, ma ti conviene muoverti unicamente quando io e lui ti
saremo
lontani, o gli sarebbe facile catturarti ed imprigionarti
ancora» e, non ultimo, così facendo
Pitch non avrebbe pensato che Shu Yin potesse avere a che fare con la
sua fuga.
«come
giustificherai il fatto di
non riuscire a fare ciò che, invece, potresti fare con un
quarto del mio
potere?» le chiese Madre Natura, trovandosi costretta ad
approvare il piano «capirà
che c’è qualcosa che non va».
«sono
una povera ragazza molto
dolce, ingenua, sciocca ed imbranata, quindi è ovvio che,
potere o meno, non
riesca a fare molto».
Emily
Jane dovette riconoscere che
la ragazza non era una stupida, ma ciò non impedì
che tutta quella falsità le
desse profondamente sui nervi, così come anche la cecità di suo padre a
riguardo. Peccato che fosse tutto ciò a cui
poteva aggrapparsi. «fa’ quel che devi
fare» disse dunque.
«idem
per te».
Il
contatto fisico tra Madre
Natura e Shu Yin era presente già dal momento in cui
quest’ultima aveva salvato
l’altra dall’elefante, per cui si trattava
semplicemente di un piccolo sforzo
di volontà. Alla ragazza parve
strano che,
dopo la complessità del rituale compiuto con Pitch, un
passaggio volontario di
potere rubato fosse così semplice, ma in fin dei conti il
cedere
volontariamente magia era ben diverso dallo strapparla ad altri. Strana
fu
anche la sensazione che provò quando lo fece, un formicolio
caldo, ma non
fastidioso, lungo tutto il braccio…
«chiunque
sia stato, la pagherà
anche per aver svuotato tutte le bottiglie di alcolici dentro quella cosa di ghiaccio; è
così che questi
luridi pachidermi si sono ubriacati! Con la mia
scorta!» ed il fatto che l’Uomo Nero
avesse una riserva sufficiente a far
ubriacare venti elefanti la diceva lunga «…cosa
stai facendo, cara?» indagò
Pitch, leggermente sospettoso, vedendo che Shu Yin sorreggeva Madre
Natura.
«un
elefante stava per schiacciarla,
ed io l’ho salvata. Lasciare che le facesse del male mi
sembrava-»
«ti
prego, non dire scortese o questa
volta diventerò pazzo
sul serio!» sbottò, facendo sì che
dalla vicina parete in pietra nascessero
delle piante che avvilupparono
Emily
Jane, staccandola da Shu Yin e tenendola prigioniera a circa un metro e
mezzo da terra «ora
tu ed io sistemeremo questo caos per quanto possibile, cercando di
capire chi
sia il colpevole. Risolto quest’ultimo problema, troveremo un
posto dove
imprigionare questa donna» proseguì, indicando
Madre Natura con un cenno del
capo «ed infine-»
«“questa
donna”, come se per te
fossi una sconosciuta. Mi domando se parli così
perché effettivamente mi
consideri davvero tale, o perché sei talmente vigliacco da
non voler prendere
atto neppure di azioni meschine come questa» intervenne Emily
Jane, incapace di
trattenersi oltre.
“ti
prego, non rovinare tutto
scagliandogli addosso un fulmine per ripicca, o simili!”
pensò Shu Yin “non farci scoprire!”
Pitch,
come punto sul vivo, si
avvicinò alla figlia dopo un’occhiata velenosa.
«puoi tranquillamente smetterla
di dimostrarmi che incolparmi continuamente di tutto sia
l’unica cosa che sai
fare, perché me ne hai ben dato prova in passato!»
«osi
anche atteggiarti a vittima? Non
so se ridere o piangere».
«sai
cosa? Non m’importa nulla
delle tue accuse, né del tuo sarcasmo. Ormai non sei
più niente per me: ho
trovato una figlia che mi ama e mi accetta esattamente per come
sono!»
Madre
Natura lo interruppe con una
risata amara. «oh sì, su ciò che la tua
“nuova figlia” nutre per te non ho
proprio dubbi».
«amore e rispetto. Mi spiace non ti stia
bene, ma non ho colpa se
ricopre questo ruolo in modo migliore di te» concluse Pitch,
voltandole le
spalle «vieni ad aiutarmi, principessa» disse a Shu
Yin, dopo un drastico
addolcimento del tono di voce -in parte atto a ferire la propria
prigioniera-
allontanandosi con lei.
«sì…certo…»
annuì la ragazza,
dandosi un’ultima occhiata alle spalle.
«non
dispiacerti per lei. Hai
visto come mi tratta, io agisco soltanto di conseguenza» si
giustificò Pitch,
più con se stesso che con Shu Yin.
«hai
qualche idea su dove tenerla
prigioniera?»
«un
posto vale l’altro, dal
momento che la intrappolerò in un incubo ete-»
«no…no,
non farlo, per favore» lo
pregò Shu Yin, parandoglisi innanzi «forse il
rapporto che avete non è dei
migliori, ma è sempre la tua figlia biologica».
«pff…la
mia dolce e sempre troppo
buona Shu Yin!» sospirò Pitch «hai
iniziato ad imparare qualcosa dal
sottoscritto, ma c’è ancora tanto da
sistemare…e comunque sarebbe solo un
metodo per evitare di trovarla ad ostacolarci».
«è
una donna priva di poteri e
disconosciuta da…per caso sei l’unico parente che
le è rimasto?»
«…“per
caso” lo sono».
«una
volta rinchiusa da qualche
parte non potrà essere un pericolo per noi due. Non ha
potere» ripeté ancora la
ragazza «ed è completamente sola. Che male
può fare? È indifesa esattamente
com’ero io, ed anche di più. Accanirsi su di lei
non avrebbe senso, una cosa
del genere sarebbe soltanto una perdita di tempo, oltre che inutile e
crudele».
Per
la logica delle sue
affermazioni, o forse per quella parte della sua coscienza sepolta in
profondità che da dopo il Furetur
lo
pungolava senza sosta, dopo poche e brevi riflessioni Pitch decise di
darle
ascolto. «d’accordo» disse, falsamente
indifferente, con un’alzata di spalle
«se ci tieni tanto, eviterò di aggiungere altro
alla sua futura reclusione: in fin
dei conti non hai tutti i torti col dire che perderei soltanto
tempo».
Ed
aveva dell’altro a cui pensare,
aggiunse mentalmente, alzandosi in volo e fissando il caos che regnava
sovrano.
Due elefanti, con una carica, oltre a distruggere gli scheletri delle
gabbie
ruppero anche il recipiente di ghiaccio. Ciò che era rimasto
del mix alcolico
che l’aveva riempito finì a terra.
“chi
ha fatto una cosa del genere
perderà la testa” giurò a se stesso
l’Uomo Nero. «Shu Yin, vola qui al mio
fianco. Non necessito del tuo aiuto, ma voglio evitare che tu possa
farti male accidentalmente».
La
ragazza annuì, saltò e, dopo
diversi pericolosi ondeggiamenti, riuscì a rimanere
più o meno stabilmente in
volo. Pitch si trovava perfettamente a proprio agio con i nuovi poteri,
ma per
lei non valeva lo stesso discorso, indipendentemente dalla loro recente
diminuzione.
«non
voglio più vedere un
elefante, neppure dipinto!» sbottò
l’Uomo Nero, sollevando le braccia verso
l’alto. Un vento freddo, la cui forza cresceva in maniera
esponenziale di
secondo in secondo, iniziò a soffiare «ed ora, fuori da casa mia!»
Fu
assurdo il modo in cui, a quel
punto, il terreno sotto ognuno degli elefanti si ruppe, e da esso
spuntarono
grossi tentacoli di oscurità che scagliarono in aria quei
venti poveri ed
innocenti pachidermi ubriachi dipinti di verde, i quali però
non ricaddero a
terra, sostenuti da una corrente d’aria d’immane
potenza che li scagliò fuori,
facendo attraversare loro il più spazioso degli ingressi
disponibili. L’allegro
gruppetto scomparve tra mille barriti ma, ovviamente, a Pitch non
bastò.
Raffiche
di vento caldissimo
sciolsero tutto il ghiaccio presente, allagando tutta quanta la sala,
ma era
voluto: ben controllata dall’Uomo Nero, infatti,
l’acqua portò via la maggior
parte del lerciume. Niente più vetri rotti, niente
più scheletri di gabbie: il
pavimento in pietra era pulito come da tempo non era più
stato.
«ad
avere immaginato quanto fanno
comodo per le pulizie, avrei cercato di rubarle i poteri già
tempo fa» commentò
Pitch, scendendo nuovamente a terra vedendo che il grosso del disastro
era
stato tolto «ed ora voglio dare un’occhiata
a-»
«cos’è
quello?» domandò Shu Yin.
L’Uomo Nero si voltò verso di lei, vedendola
indicare in direzione del trono di
pietra «vedo un brillio dorato».
«puoi
avvicinarti, ma resta ad
almeno due metri di distanza» la avvertì Pitch,
per poi muoversi nelle ombre ed
avvicinarsi al brillio non identificato, mentre Shu Yin obbediva
«non sappiamo
cosa sia, e…»
Le
parole gli morirono in gola
quando arrivò sufficientemente vicino da dare un significato
a ciò che aveva
visto da lontano.
Il
vestito da sposa di Millaray
giaceva ai piedi del seggio, sporcato parzialmente dal contenuto di una
bottiglia di liquore che, quand’era finita a terra, non era
stata svuotata del
tutto; come se ciò no fosse stato sufficiente, poi, oltre a
qualche piuma blu e
verde vi erano anche altre…prove
evidenti…del
fatto che i neosposi, almeno una volta, avessero consumato proprio
lì il loro
matrimonio.
Pitch,
dopo essere rimasto
immobile per almeno dieci secondi, si chinò rigidamente a
raccogliere il
vestito, con le mani che tremavano appena appena.
La
temperatura nella stanza
precipitò all’improvviso, l’acqua non
ancora fluita via si ricoprì di un
sottile strato di gelo, il vento riprese a soffiare e, subito dopo, dal
nulla
scoppiò una vera e propria bufera di neve.
Nuovamente
preda di furore e
disperazione, l’uomo stracciò l’abito in
due pezzi per poi portare i pugni, che
ancora stringevano convulsamente la stoffa, contro le tempie. Scosse la
testa,
chiuse gli occhi nonostante sapesse che era inutile, perché
farlo non avrebbe
scacciato dalla sua mente la scena che, sadicamente, il suo cervello si
stava
divertendo ad immaginare in ogni dettaglio.
Non avrebbe saputo dire quante volte
lui e la
sua ex compagna avevano fatto l’amore proprio lì
sopra, ed ora anche quel
ricordo era stato rovinato, distrutto dall’immagine di lei, con l’altro…
«Pitch!»
Il
richiamo di Shu Yin gli arrivò
a malapena, nonostante fosse di fianco a lui.
«Pitch,
stai scatenando una
tempesta di neve! Non fare così, parlami, dimmi
cos’hai, o perderai
completamente il controllo! Parlami…» gli si
avvicinò, posando le proprie mani
sui suoi pugni contratti «per favore, cerca di tornare in te,
ci sono qui io,
andrà tutto bene...» vide scivolare a terra
ciò che era rimasto dell’abito
dorato, segno che la presa di Pitch si era allentata, e decise di
continuare su
quella strada «andrà tutto bene, devi solo cercare
di calmarti. È lo stesso
discorso che prima, e a dire il vero tuttora, vale per
me…»
«non è la stessa cosa! Tu devi
solo ignorare un dolore non tuo,
mentre io…io…»
quel po’ d’orgoglio
che gli restava lo zittì bruscamente. Si era già
umiliato abbastanza davanti a
lei, non era il caso di aggiungere altre sceneggiate tragiche
«…io sono a
posto. Sono già a posto» disse, dopo un respiro
profondo.
«sicuro?»
gli chiese Shu Yin, con
fare premuroso.
«sì,
ovvio! Quando dico una cosa,
è quella!» sbottò Pitch, che subito
dopo venne immediatamente colto da un
dubbio atroce, ossia “e se quei due non si fossero limitati
solamente al trono?”
« devo controllare una
cosa…credo…» asserì,
combattuto tra la smania di sapere
ed il non voler sopportare altro dolore «resta qui».
«no»
ribatté la ragazza,
prendendolo per mano «verrò con te, di qualunque
cosa si tratti».
«tsk…non
vuoi rischiare che
un’altra bufera di neve ti seppellisca, eh?»
«quello
non c’entra. Su, andiamo a
controllare…qualunque cosa tu voglia controllare».
“non
vedo l’ora che la facciano
finita, che mi imprigionino da qualche parte e se ne vadano. Non ne
posso più
di questi patemi da soap opera, con mio padre che somiglia ad una
versione
stupida di Sue Ellen, il che è tutto dire…se
avessi voluto vedere certe scene,
avrei continuato a seguire Dallas!” pensò Emily
Jane, alzando gli occhi al
cielo.
Pitch,
inizialmente, fu tentato di
rispondere con un secco “no”, perché
soltanto il cielo sapeva cosa avrebbe
potuto trovare se disgraziatamente i suoi sospetti si fossero rivelati
fondati
e, oltre a questo, portarla con sé per farsi dare sostegno
sarebbe stata
un’ulteriore dimostrazione di debolezza; poi lo sguardo gli
cadde su ciò che
era rimasto del vestito, nonché sul trono di pietra, e
ciò lo portò a
concludere che, se proprio Shu Yin ci teneva tanto, avrebbe anche
potuto essere
così gentile da permetterle di stargli
accanto…
Si
allontanò con lei, ed in
seguito, con un pigro gesto della mano, fece sì che
l’acqua spazzasse
nuovamente via tutto, con una sola eccezione: il vestito da sposa che,
invece,
prese fuoco e si ridusse rapidamente in cenere.
«voglio
controllare le condizioni
di quest’ala del mio regno» disse Black, cercando
di utilizzare il tono più
indifferente possibile, mentre lui e Shu Yin fluttuavano sopra una
breve
scalinata in discesa «nulla di che».
«e
cosa c’è in quest’ala del tuo
regno?»
«bagni.
Camere da letto. La mia camera da
letto».
«oh».
Appena
arrivarono nel corridoio,
che si illuminò automaticamente, Shu Yin dovette trattenere
un sospiro,
pensando “ci risiamo”.
C’era dell’altro ghiaccio, c’erano altre
due bottiglie
vuote -“ma quanto alcol sono in grado di bere i miei
simili?” si chiese la
ragazza, allibita- ed i dipinti presenti fino a
metà corridoio
erano stati bruciati. Una scarpa dorata da donna, con un tacco a spillo
di almeno quindici
centimetri, giaceva a due metri di distanza da Pitch e Shu Yin, mentre
la
compagna era ancora più avanti, vicino ad una piccola massa
nera costituita da
un paio di pantaloni. Ultimo dettaglio: un paio di mutande da uomo
abbandonate
davanti alla porta aperta di una stanza.
«Pitch-»
L’Uomo
Nero interruppe Shu Yin
sollevando un singolo dito e, sempre tenendola per mano, procedette
avanti,
rigido come un automa e con lo sguardo spiritato di uno psicotico in
procinto
di avere una crisi di follia più o meno omicida. Forse
seguirlo non era stata
una buona idea, iniziò a pensare la ragazza, e se non
mandava neppure
mentalmente maledizioni su maledizioni ai suoi
“fratelli” era solo e soltanto
perché maledire le persone andava contro un galateo che,
evidentemente, Atticus
e Millaray non dovevano conoscere troppo bene.
“se
non impazzisce completamente
questa volta, credo che non lo farà
più” pensò la ragazza, appena prima di
affacciarsi sulla soglia della stanza davanti a cui Pitch si era
fermato
“…io…rimango senza parole. Sul serio,
ogni minuto che passa mi stupisco di
quanto i miei simili possano essere vandali”.
Una
scritta a caratteri cubitali
in vernice verde -“sono stato qui,
ps. è
finito il VINOH”- la stessa di cui erano sporchi
gli elefanti, campeggiava
sulla parete contro cui era poggiato il grande letto a due piazze,
completamente sfatto, con tanto di lenzuola nere scomparse, e
leggermente
storto come se fosse stato spostato dall’eccessivo
movimento che vi era stato fatto sopra.
Oltre a
ciò, sembrava che i due
vandali si fossero divertiti a lanciare in aria i cuscini di piume e
distruggerli giocando al tiro al bersaglio con dei proiettili di
ghiaccio,
nonché a rompere suppellettili varie. Da ultimo, Shu Yin
notò l’ennesima
bottiglia vuota ai piedi del letto, ed i frammenti di
un’altra di esse
mescolati a quelli dello specchio, sulle cui modalità di
rottura non c’erano
dubbi.
«nell’interesse
della tua salute
fisica, Shu Yin, esci e chiuditi la porta alle spalle. Ora».
In
quell’occasione la ragazza
obbedì senza perdere tempo, correndo fuori dalla stanza e
chiudendo la porta
come richiesto, ed allontanandosi da essa di circa tre metri.
Non
poteva vedere quel che l’Uomo
Nero stava facendo ma, a giudicare dal caos, si stava dando ad una
bella opera
di devastazione, e Shu Yin avrebbe mentito sia dicendo che non le
ispirava la
minima compassione, sia dicendo di non comprendere la sua voglia di
abbandonarsi a crisi isteriche e distruzioni varie. I suoi
“fratelli” avevano
esagerato, anche se si trattava di Pitch Black. Lei intendeva
consegnarlo a
qualcuno perché fosse ucciso, vero, ma intendeva farlo senza
aggiungere a ciò
ineducati oltraggi di sorta…
Dopo
cinque minuti il rumore finì di colpo,
sostituito da un silenzio tombale. Perplessa, dopo qualche secondo
d’attesa, la
ragazza bussò alla porta. «tutto a posto? Serve
aiuto?» non vi fu risposta, al
che lei si azzardò ad aprire la porta, appena una fessura.
Non
era rimasto niente nella
stanza, il cui pavimento era ricoperto di neve bianca e di quelli che,
ad
un’analisi più attenta, Shu Yin
identificò come “fiocchi di cenere”.
Doveva
aver distrutto tutto, avergli dato fuoco ed aver perso di nuovo il
controllo in
modo sufficiente da far nevicare, tutto in quel breve lasso di tempo,
prima
d’inginocchiarsi a terra, a capo chino, immobile come una
statua. Visto ciò,
Shu Yin prese coraggio e si avvicinò con circospezione.
Sollevò per un attimo
un sopracciglio nel vederlo stringere tra le mani uno scialle di pizzo
nero,
quasi sicuramente ciò che aveva fermato la distruzione.
«tutto
questo è colpa mia».
Shu
Yin non replicò.
«non
sua, non dei Guardiani, non
di Atticus Toothian. È mia» fece una breve pausa
«è mia, per non averle parlato
di ciò che mi tormentava riguardo quella festa del ventisei
dicembre, per non
averle detto chiaramente che non volevo che andasse, che non riuscivo a
passarci
sopra. Se l’avessi fatto, tutto ciò avrebbe potuto
essere evitato. Invece no.
Ho cercato tra i miei libri un rituale che mi desse potere sufficiente
da
distruggere il Natale una volta per tutte. Ne ho trovato uno che nei
secoli
precedenti avevo scartato, essendo già allora consapevole
che, per la natura
stessa di quell’incantesimo, non sarei riuscito a
controllarne gli effetti, ed
avrei potuto diventare una sorta di potente belva furibonda senza alcun
raziocinio, mettendo a rischio di danni permanenti la mia salute
mentale…o quel
che ne restava, avrebbero detto alcuni» commentò
amaramente, sollevando lo
sguardo su Shu Yin «anche in quel frangente sapevo di non
essere in grado di
gestirlo, ma tutto ciò che volevo era togliere a Guardiani e
compagnia i motivi
per festeggiare. Ho officiato quel rito senza avvertire la mia
compagna. Sapevo
che così facendo l’avrei messa in pericolo,
perché avrei potuto perdere il
controllo da un momento all’altro e, forse, finire col farle
del male, ma ero
così preso dalla rabbia, e dalla voglia di danneggiare i
miei nemici, che non
m’importava minimamente. Poi è arrivata Millaray,
presumo attirata dalle
sensazioni che il nostro legame le inviava, sentendo che qualcosa non
andava. Ed
è stato allora che l’ho
sentito»
strinse i pugni «quel rito ha facoltà di
potenziare tutto quanto, sensi
inclusi. Ho sentito su di lei una traccia lievissima di un odore che,
immediatamente, ho ricondotto a Dentolino, e…»
s’interruppe, come a voler
trovare le parole giuste, e riabbassò la testa distogliendo
lo sguardo dalla
sua ascoltatrice «niente, e poi c’è
stato il buio e…e quando il buio è finito,
avendo il rituale una durata limitata…ero ancora in quella
stanza, ed avevo le
mani sporche di sangue. A quel punto mi è preso il panico.
Già, incredibile,
vero? Al Signore della Paura è preso il panico!»
disse, con una risatina semi
isterica «ma devi capirmi, Shu Yin, io temevo di averla
uccisa. La mia Mila…»
mormorò, stringendosi al petto lo scialle «oh, e
la traccia che le avevo
sentito addosso…» da un punto imprecisato
dell’oscurità di cui era fatta la sua
veste, Pitch tirò fuori una scatolina bianca, rotonda, di
circa quindici
centimetri di diametro «è stata causata dallo
sfiorarsi delle loro mani quando
lui, tre minuti prima che scoppiasse il disastro, le ha dato
questa».
Premette
un minuscolo pulsante, e
la scatolina si aprì. Da essa uscì fuori una
piccola coppia di ballerini di
cristallo che, dopo aver iniziato a fluttuare a pochi centimetri dal
contenitore aperto, iniziò a danzare al ritmo di una melodia
dolce e, ad
ascoltare bene, un po’malinconica: era il prototipo di un
carillon, che Atticus
si era fatto creare apposta da Nord, il quale ai tempi aveva
ingenuamente creduto che
tale regalo fosse destinato a Dentolina.
«è
il prototipo magico di un carillon.
A quei tempi, tra gli umani, non esistevano neppure» le
spiegò Pitch «Dentolino
ha voluto fare alla mia donna un regalo di Natale il giorno stesso,
invece di
aspettare il ventisei dicembre. Non avrebbe dovuto farle regali e
basta, a
dirla tutta…»
«sì…capisco.
Solo una cosa: come
puoi conoscere le dinamiche del loro incontro?»
indagò Shu Yin.
«quando
ho riacquisito il
controllo, ed ho capito che era accaduto qualcosa di brutto, mi sono
messo a
cercare Millaray qui el mio regno, convinto che non potesse
essere altrove. Sul finire delle
mie ricerche ho trovato questo strano oggetto, e gli ultimi residui di
quel
rito mi hanno dato modo di sentire su di esso l’odore di
Dentolino. Dunque ho
fatto un incantesimo di svelamento, e quest’oggetto mi ha,
come dire,
raccontato la sua storia. O almeno, quella degli ultimi dieci minuti in
cui è
stato toccato» specificò «mi sono fatto
accecare dalle mie solite…smanie…ed
ho agito da stupido, è vero,
ma puoi credermi sul fatto che, se fossi stato in me, non le avrei mai
fatto
del male. È stato un incidente. Un maledetto incidente che
però l’ha quasi
uccisa, e l’ha portata ad odiarmi tanto da non ascoltarmi
più, da non volermi
più vedere, da rendere vano ogni mio tentativo di fare
ammenda, da chiedere ad
altri di tagliarmi la testa e, come saprai, c’è
mancato poco che ci
riuscissero, in parte perché gliel’ho permesso:
quando Atticus mi ha detto
“Mila ti manda i suoi saluti” mi ero rassegnato a
meritarmelo, sai? Dopo quel
che le avevo fatto mi sono detto “se lei vuole questo, che lo
abbia! Ogni suo
desiderio è un ordine, come sempre”. Ma non
è andata così, ed il resto, a
grandi linee, lo sai» l’Uomo Nero richiuse la
scatola, mettendosi a fissarla
«perdere la mia compagna è stato…grave. E
l’ho persa per questo. Per un carillon!» disse con
grande amarezza, facendo
sparire la scatola.
“il
suo dolore è indubbiamente
reale, ed ha ammesso le proprie colpe dicendo di aver messo in pratica
quel
rito senza pensare alla sua compagna, eppure…”
pensò Shu Yin “mi sembra che
abbia avuto qualche esitazione di troppo, nel momento in cui ha detto
‘è
arrivata Millaray, ho sentito l’odore di Dentolino e poi
buio’. Sono dell’idea
che abbia omesso qualche particolare, e c’è
un’altra frase che mi fa venire
qualche sospetto: ‘mi sono messo a cercare qui Millaray,
convinto che non
potesse essere altrove’. Perché non avrebbe potuto
essere altrove se, con i
nostri cristalli, possiamo spostarci da un capo all’altro del
mondo in meno di
un millesimo di secondo? Perché era convinto
che lei non avesse modo di darsi alla fuga? Mi sembra strano pensare
che
Millaray viaggiasse senza cristallo. A me sembra inconcepibile, ed il
mio è
inattivo” pensò che forse era soltanto una sua
mania, ma in realtà non era così,
era una fissazione che avevano tutti i suoi simili che, anche dentro
Conca De
El Sol, difficilmente se li toglievano dal collo, o dal polso, nel caso
di Cecilia “in tutto ciò c’è
qualcosa che non mi torna, e non vorrei che ciò che
definisce ‘incidente’ -definizione
discutibile già così- in realtà sia
stato un po’meno…incidentale
di come lui cerca di far passare!” si diede una breve
occhiata attorno “questo spiegherebbe meglio tutto
quest’odio da parte di
Millaray, tutta questa voglia di fargli del male come
può”.
«e
quell’oggetto è tutto ciò che
mi resta, insieme a questo» continuò Pitch,
sollevando lo scialle «gettato per
terra come uno straccio. Lo creai per lei il giorno stesso in cui ci
incontrammo. Il suo era andato perso insieme
a…ehm…il resto dei suoi vestiti.
Nonché dei miei. Lunga storia. Sta di fatto che le piacque
talmente tanto che,
da lì in poi, se l’è sempre portato
appresso. Ed ora…» chiuse gli occhi
«…d’accordo. D’accordo. Basta
così, mi sono pianto addosso a sufficienza»
sentenziò all’improvviso, alzandosi in piedi e
posizionando lo scialle così che
gli coprisse le spalle «è tempo che vada a
scuoiare Dentolino e poi…e poi
magari tornerò qui di nuovo per sistemare tutto, sai, le
gabbie, la mia stanza,
e…e quello che capita» farfugliò,
passandosi una mano sul volto stanco.
«a
dire il vero non credo che sia
una buona idea. Non sei nelle condizioni giuste per tentare un
attacco».
«ma
se sono più forte di quanto
sia mai stato! Non dire sciocchezze!» sbottò
l’Uomo Nero «con tutto questo
potere ucciderò facilmente tutti coloro che oseranno
intralciarmi, e mi
riprenderò ciò che è mio col fuoco e
col sangue!» dichiarò.
«io
infatti non parlavo delle tue
condizioni fisiche, Pitch, ma di quelle psicologiche».
«mi
stai dando del pazzo?!»
«no.
Ma sei completamente
sconvolto e, se il tuo fisico è in forze, credo che la tua
mente non lo sia
altrettanto. Se attacchi ora, con tutto quel che hai appena visto ed
hai
passato, rischi di finire col commettere qualche errore,
perché saresti
distratto. Esattamente come l’ha commesso Madre
Natura» gli ricordò «se invece
attaccassi dopo esserti riposato un po’, a mente
più fredda, penso che i rischi
si ridurrebbero. Poi non so» fece spallucce «sono
solo un essere nato privo di
ricordi e poteri, in giro da neppure due settimane, e non
m’intendo di queste
cose. Tu pensi che io abbia torto?» chiese Shu Yin a Pitch,
con uno sguardo
dolce e confuso.
Pitch
le diede una lunga occhiata,
mentre soppesava quel che lei aveva appena detto. «stare con
me ti fa bene, ora
a volte sembri quasi essere intelligente» commentò.
“gentilissimo
come sempre” pensò
l’orientale. «può darsi che tu abbia
ragione. Grazie del complimento!...è un
complimento?»
«tsk…lascia
perdere, Shu Yin».
«quindi…?»
“grazie al legame,
presumo che Millaray abbia avuto modo di percepire quel che Pitch ha
provato, e
magari anche il suo attuale livello di potere. Quindi, se
l’Uomo Nero mi darà
retta, i miei consimili avranno tempo di smaltire quel che hanno bevuto
e,
presumibilmente, organizzarsi per andarsene dal palazzo di
Dentolina” pensò la
ragazza “se voglio consegnare loro Pitch perché lo
sistemino, devo aiutarli a
non venire distrutti prima del tempo, furto o non furto del senno di
Jack”.
«sono
costretto ad ammettere che,
se partissi adesso, non sarei molto lucido» era un eufemismo,
dal momento che
smaniava dalla voglia di tagliare qualche testa «e so che
dovrei cercare di
calmarmi, ma so anche che non ci riuscirò finché
non sarò andato lì a fare la
festa a quei maledetti!...dannazione...»
sibilò, massaggiandosi le tempie «mancava solo
l’emicrania! Ecco i momenti in
cui rimpiango di non essermi portato dietro il Roipnol»
contro i sintomi
dell’ormai superata claustrofobia non aveva funzionato, ma a
parer suo sarebbe
stato l’ideale per costringersi a “staccare la
spina”.
Rimase
di sasso quando vide Shu
Yin tirare fuori da una tasca proprio il contenitore di quelle
compresse.
«prima
sono tornata a prenderle
per me, nel caso dovessi avere un altro attacco a causa delle
condizioni di
Jack, ma può darsi che ora a te servano di
più».
«in
questo momento credo di amarti
come Doctor Who ama il Tardis!» affermò Pitch,
strappandole di mano il
contenitore «…no, un momento, non è
proprio il caso che io crolli giù in mezzo
alla neve» disse poi, creando una specie di
“nuvola” morbida di oscurità per
poi gettarvisi sopra «già va meglio!»
«se
ora non hai bisogno di me, io
andrei a mettere a posto il corridoio» disse la ragazza, ma
l’Uomo Nero, con un
tentacolo d’ombra, la afferrò per la vita e
l’attirò a sé. Con un laccio di
oscurità, poi, legò un polso della ragazza ad uno
dei propri.
«non
penso proprio che ti lascerò
andare da alcuna parte».
«ti
ho mai dato motivi per non
fidarti di me?»
«no,
ma preferisco prevenire che
curare…forse anche perché è
impossibile curare certe ferite, ed una ferita non
curata può finire con l’uccidere. Per tutti gli
Incubi…è meglio che prenda il
Roipnol e mi zittisca una volta per tutte. Non vorrei che finissi col
trovarmi
patetico».
«non
c’è niente di patetico nel
tuo dolore, specie perché è per amore».
«tormentarsi
per amore è da
persone deboli».
«è
da “persone” e basta, Pitch.
Quando mi hanno fatto la tua descrizione hanno dipinto un mostro
senz’anima, ma
quel che vedo io è la prova che si sbagliano. Un mostro non
potrebbe soffrire.
Tantomeno per amore».
Lui
non replicò, limitandosi ad
assumere metà della dose che, in precedenza, aveva dato a
lei, per poi
stringersi alla ragazza circa un minuto dopo, cosciente seppure col
cervello
già del tutto annebbiato.
“mi
fa sempre compassione ma,
anche se magari non è un mostro, resta senza dubbio un pazzo
pericoloso”.
Shu
Yin se lo ripeteva sempre più
spesso, ultimamente. Qualunque persona con un minimo
d’umanità avrebbe finito
con l’avere qualche remora al pensiero di aggiungere al
dolore dell’altro
dolore, e lei, creata per essere la compagna di Jack Frost, non faceva
certo
eccezione. Peccato fosse consapevole che, per la salute di tutti i
nemici
dell’Uomo Nero -diversi dei quali erano “i
buoni”- non poteva permettere di
farsi ostacolare dall’empatia ma che, anzi, doveva sbrigarsi
a fare una qualche
altra mossa.
Solo
che, in due ore di
riflessioni, non riuscì a capire quali potessero essere,
eccetto sperare che i
suoi fratelli non avessero fatto gli stupidi ed avessero abbandonato il
palazzo
di Dentolina.
E dopo altri dieci minuti, l’Uomo
Nero si rialzò lentamente a sedere. «della serie,
anche le belle cose hanno una
fine. Niente più cotone nel cervello».
«va
un po’meglio?»
L’uomo
la guardò, facendo
scomparire l’ombra che legava i loro polsi. «il
futuro bagno di sangue continua
ad attirarmi assai, ma se non altro ora riesco a ragionare. E proprio
per
questo comincio ad avere dubbi sul fatto che li troveremo ancora a
Punjam Hy
Loo: dipende da quant’era ubriaca Millaray, o Cecilia, come
si fa chiamare al
momento, e se lei ed il suo caro marito hanno o meno avuto modo di
avvertire i
loro fedeli compari. Tuttavia, se anche fosse così, non
è qualcosa che potrebbe
preoccuparmi particolarmente. Se i loro obiettivi sono i Guardiani, si
rifaranno vivi per attaccare il Polo Nord o la tana del coniglio.
Dubito che
daranno l’assalto alla nave di Sandman prima di aver raccolto
ulteriore potere.
Nuovo piano d’azione: controllerò il palazzo di
Dentolina e, se lo troverò
vuoto, batterò sul tempo la squadretta di Millaray ed il suo
inutile cicisbeo».
“vuole
attaccare Conigliera e Polo
Nord? Se riuscisse nel suo intento potrebbe sfruttare la cosa in
diversi modi.
Non so più dire se abbia fatto la cosa giusta a dargli modo
di ragionare”.
«perché?»
«oh,
ma come sarebbe a dire
“perché”?! Se andassi
all’assalto e prendessi in ostaggio il vecchio cosacco ed
il coniglio gigante, potrei usarli in svariati modi. Primo tra tutti,
per
dividere l’allegro quintetto. Uccidere i Guardiani non
è nelle loro intenzioni
ma, se non si arrenderanno e la coppietta felice non si
consegnerà
spontaneamente a me, temo proprio che dovrò far sparire dal
mondo speranza e
meraviglia, e dunque far rimanere “vedove” Mamma
Natale e coniglio bianco,
magari restituendo loro i rispettivi ex un pezzetto per volta. Non
penso che le
due apprezzeranno tale idea».
“no,
non avrei proprio dovuto
dargli modo di ragionare!” pensò, mentre orrende
immagini del povero
Calmoniglio fatto a pezzi le attraversavano la mente
«e…e se si consegnano, poi
tu-»
«li
ucciderò comunque, naturalmente,
assieme ad Atticus e a tutti coloro che proveranno a fermarmi. Millaray
se ne
farà una ragione».
«pensavo
che-»
«cosa?
Che avrei ucciso anche lei?
No, non dirlo neppure per scherzo: lei rimarrà al mio fianco
vita natural
durante, proprio dove avrebbe sempre dovuto stare, che lo voglia o
meno. Anche
perché, una volta che sarà tutto finito, non
avrà altro posto dove andare».
“d’accordo,
temo sia impazzito del
tutto” pensò Shu Yin.
«ebbene,
sono pronto per partire
alla volta di Punjam Hy Loo» disse Black alzandosi, imitato
dalla ragazza «la
prigioniera verrà con me, ma non tu. Hai un quarto del suo
potere, ma non
pensare che io intenda portarti in guerra. Sei troppo preziosa per
usarti in
qualunque occasione diversa da un’improbabile emergenza per
cui i miei poteri
da soli non bastino. Mi avvicinerò al palazzo e, se lo
troverò vuoto, pensavo
di lasciare lì Madre Natura: le prigioni di Punjam Hy Loo
sono un luogo
interessante».
«perché
non qui?»
«perché
qui invece lascerò te, con
degli Incubi a sorvegliare tutti gli ingressi, ovviamente per il tuo
bene. Credo
che i due vandali non abbiano toccato le altre stanze, né
quelle da letto né
quelle di altro tipo, ed una volta scongelato il corridoio e bruciate
un paio
di cose tornerà tutto a posto. Cercherò di
vederti più volte al giorno…non si
dica mai che Pitch Black trascura la propria famiglia!»
«ma
non potrei venire con te,
invece? Sarei utile e-»
«ti
voglio qui, al sicuro dai
pericoli. Cerca di capirmi, lo faccio per te».
“sì,
ma se mi rinchiuderai qui non
potrò fare alcunché!” «e se
dovessi ancora sentirmi così tanto male da non
poterlo controllare? Non sto bene neppure adesso…»
«se
non hanno toccato la
biblioteca avrai modo di distrarti, mentre se proprio dovesse andare
male come
è accaduto prima, hai il Roipnol. Inoltre, come ti ho
già detto, cercherò di
tornare da te più volte ogni giorno, così da
poter risolvere qualsiasi
eventuale problema. Ti chiedo solo di fidarti di me anche questa
volta».
«me
lo chiedi ed io ti accontento
sempre, ma tu non fai altrettanto con me, Pitch» disse Shu
Yin, andando verso
la porta «sono sempre stata gentile con te, addirittura dal
giorno stesso in
cui mi hai rapita, e da quando abbiamo iniziato a conoscerci davvero mi
sembra
di averti sempre dimostrato di essere dalla tua parte. Eppure tu temi
ancora che
io possa fare…non so nemmeno bene cosa, tanto che prima mi
hai perfino legata a
te! Cosa devo fare per avere la tua completa fiducia, come tu hai la
mia?»
«se
prima ti ho legata a me è
stato soltanto perché temevo che la tua eccessiva
bontà ed ingenuità
prendessero il sopravvento, e finissi con il liberare la nostra
prigioniera
dopo esserti fatta convincere a restituirle potere» le
spiegò Pitch «ma so che
non faresti nulla col preciso intento di danneggiarmi, ormai
l’ho capito, ed io
sono una persona che di norma vede in ognuno un potenziale
nemico» disse,
poggiandole le mani sulle spalle «ho già perduto
una persona perché non sono
riuscito a fidarmi abbastanza, e non voglio che con te succeda lo
stesso. Per
cui ti prego di credere a quello che dico, Shu Yin, e di rimanere qui
al sicuro
come ti ho chiesto. Ci vediamo».
Uscì
dalla stanza senza darle
tempo di ribattere, scongelò il corridoio e
bruciò i vari capi d’abbigliamento
abbandonati lì dai neosposi. Aprì la porta di una
delle altre camere da letto,
trovandola intatta. Non si stupì. I due ubriaconi si erano
dati alla pazza
gioia soltanto in posti precisi, e con intenti di puro e semplice
sfregio
altrettanto precisi.
Lasciò
la porta aperta a beneficio
di Shu Yin e, salita la scalinata, inviò un Incubo a
controllare le condizioni
della biblioteca. Questi tornò cinque secondi dopo,
riferendogli a modo suo che
era perfettamente a posto.
«molto
bene. Quando me ne sarò
andato, vai da Shu Yin e mostrale la strada» gli
ordinò rapidamente l’Uomo
Nero, per poi
volare vicino alla propria
figlia «partiamo per il tuo nuovo luogo di villeggiatura,
contenta?»
«desumo
che qualunque posto sia
migliore di uno in cui mi trovi a dover ascoltare i patemi di un povero
stolto,
quindi sì, sono contenta» replicò Madre
Natura «mi spiace solo essere rimasta
legata qui oltre due ore mentre tu
e la
ragazza facevate chissà cosa».
«chi
si fa rubare i poteri da uno
stolto, è doppiamente stolto».
«e
chi si ostina ad essere cieco
su fatti chiari come il sole lo è ancor di più.
Ma che ne parlo a fare?»
Il
groviglio di viticci che
tratteneva Emily Jane si staccò dalla parete, facendola
cadere su un Incubo
che, così come Pitch ed un bel gruppo di purosangue, in
seguito sfruttò uno
degli ingressi per fiondarsi fuori dal regno.
«ecco,
brava: non parlare di ciò
che non capisci» concluse Pitch, mentre tutti insieme si
dirigevano a Punjam Hy
Loo.
«come
se quella che non capisce
fossi io…»
Stufo
di sentirla replicare
continuamente a qualunque cosa lui dicesse, diede mentalmente ordine di
allontanarsi al purosangue che la sorreggeva. Non ne poteva
più del suo continuo
battere e ribattere e ribattere sugli stessi chiodi, specialmente
tenendo in
considerazione che la sua non-più-figlia si sbagliava su
tutti i fronti, e
sembrava ostinata a voler perseverare nei propri errori, per cui non
avrebbe
potuto fare nulla a riguardo neppure se avesse voluto.
Arrivarono
accanto a Punjam Hy Loo
alle sei meno dieci del mattino. L’alba non aveva ancora
iniziato a spuntare
ma, se anche così fosse stato, non era qualcosa che avrebbe
interessato Pitch
Black, non più: grazie al potere rubato, infatti, aveva
perso quella fastidiosa
limitazione di non poter stare sotto il sole.
«fate
un giro di ricognizione e
tornate in fretta a dirmi se quella manica di stupidi festaioli
è ancora qui»
ordinò a degli Incubi, i quali obbedirono prontamente.
Sogghignò. Finalmente
anche quei demoni lo temevano quant’era giusto che fosse
temuto!
«ho
idea che non vedranno
assolutamente niente perché, se sono stati appena
più furbi di qualcuno che è
stato a girare i pollici più di due ore, ormai se ne
saranno andati».
«l’ho
messo in conto. Non ho richiesto un
tuo commento, ex figlia».
Parte
di lei desiderava
ardentemente urlare a Pitch “mi definisci ‘ex
figlia’ ma quella che chiami
‘Principessa Oscura’ ti tradirà alla
prima occasione buona, svegliati,
razza di scimunito!!!”
Ma
un’altra parte di lei, quella
che al momento preponderava, nutriva un’acredine sempre
maggiore verso suo
padre. Non contento di non essere stato in grado di proteggere
né lei né sua
madre dai nemici che lui combatteva da una vita, non contento di averla
abbandonata al suo destino quand’era piccola senza mai
venirla a cercare -così
aveva sempre visto la faccenda- le aveva anche riservato un simile
trattamento,
a lei, l’unica
consanguinea che gli
fosse rimasta in tutta la galassia, e che proprio per tale motivo aveva
sempre
scelto di rimanere neutrale!
Aveva
voluto rimpiazzarla con
quella ragazzina orientale? Benissimo. Che se la vedesse da solo con le
conseguenze della propria scelta e, se aveva tanta voglia di farsi
ingannare e
finire male, che fosse.
“se
non la trovassi profondamente
antipatica, credo che potrei arrivare a fare il tifo per lei”
pensò addirittura,
osservando gli Incubi tornare indietro.
«tutto
deserto. Come temevo»
mormorò Pitch «sembrerebbe che, nonostante tutto
quel che ha bevuto, Mila sia
riuscita a biascicare un paio d’avvertimenti. Bene,
vorrà dire che procederò
come ho pianificato…oh!» sorrise malignamente, di
nuovo, quando un altro Incubo
gli si avvicinò per mostrargli qualcosa «ma che
cosa divertente. Indovina un
po’?» disse, rivolto a Madre Natura
«sembra che avrai una compagna di cella!»
Dentolina
era seduta a terra,
immobile, col fianco appoggiato contro una parete, in attesa
di…neppure lei
sapeva cosa, ormai. Presumibilmente di qualcuno che la salvasse e che,
in
qualche modo, l’aiutasse a guarire. Era passata solo qualche
ora dalla sua
sconfitta e, se le gambe stavano già meglio, le ali
erano ancora in
condizioni pietose.
Non
che, se così non fosse stato,
priva di potere avrebbe avuto modo di usarle. Il problema risiedeva
semplicemente nel dolore. L’unico lato positivo era che esso
tenesse la sua
mente occupata, almeno in parte.
Da
quelle prigioni sotterranee non
aveva modo di sentire assolutamente nulla di ciò che stava
accadendo di sopra
in quel momento, né di ciò che era successo la
sera prima, dopo che Atticus era
venuto a farle visita. Ci aveva provato, ma non era riuscita nel
proprio
intento neppure concentrandosi al massimo e, in effetti, era proprio
per tale
motivo che il suo ex compagno aveva scelto quella cella: per evitare di
infierire ulteriormente, impedendole di udire il baccano dei
festeggiamenti.
“venite a tirarmi
fuori, venite ad aiutarmi,
vi prego…mi dispiace per quello che ho detto…mi
dispiace per il litigio…mi dispiace
per tutto” pensò, idealmente rivolta ai propri
colleghi.
Chiuse
gli occhi, assumendo una
posizione semi-fetale.
«guarda
guarda, sembra che
qualcuno sia stato rinchiuso nelle prigioni del proprio palazzo. Che
cosa
spassosa!»
Dentolina
sobbalzò e sgranò gli
occhi, sollevandoli in direzione di una voce familiare che, oltretutto,
era
anche l’ultima che avrebbe voluto sentire in un simile
frangente.
L’Uomo
Nero aveva aperto la cella,
ed ora se ne stava lì in piedi, con le mani dietro la
schiena, ad osservarla
con una divertita aria di sufficienza, mentre i suoi Incubi gli
svolazzavano
attorno, ed uno strato di oscurità ribollente, da lui stesso
irradiata,
sembrava aver voglia di invadere l’intero locale. Dalle
notizie conosciute,
Pitch avrebbe dovuto essere debole e stanco, ma non sembrava affatto.
La
fata cercò faticosamente di
alzarsi per “fronteggiare il nemico”, ma fu proprio
parte di quell’ombra
pulsante che, scissasi in diversi filamenti che partivano dal soffitto,
la
misero forzatamente in piedi facendola muovere come una marionetta.
«lasciami
immediatamente!» gli
intimò Dentolina, ricevendo in risposta una risata malvagia.
«altrimenti
cosa fai? Mi
schiaffeggi con un’aluccia rotta?» la prese in giro
lui «d’accordo, basta così,
in fin dei conti non ho tempo da perdere: sono qui soltanto per
depositare una
prigioniera. Non ti spiace se anch’io sfrutto la tua cella,
vero? Almeno sarai
in compagnia, e potrete giocare insieme alle signore che prendono il
tè».
La
Guardiana si divincolò
violentemente, senza risultato. «non contento di aver rapito
Shu Yin e di
averle fatto chissà cosa, ora vuoi anche imprigionarla in
questi sotterranei?!»
«prego?
Tu supponi davvero che
lascerei la mia Shu Yin in un posto simile? Che razza di padre pensi
che io
sia?»
Bene,
ora Dentolina era davvero
confusa. “la
mia Shu Yin”? “padre”?!
C’era decisamente qualcosa che
non andava. «guarda che tu hai già una figlia
che-»
«no,
no: io adesso sono solo la
sua ex figlia. Parole
sue».
Dentolina
rimase pietrificata
dalla sorpresa quando vide Madre Natura, legata, avanzare a balzelli
sin dentro
la cella -perché evidentemente riteneva più
dignitoso entrarvi da sola che
farsi gettare dentro- . Pitch all’apparenza estremamente
potente…Madre Natura
imprigionata…dopo quel che Dentolina stessa aveva
subìto non ci mise molto a
fare due più due.
«t-tu
hai…Pitch, non riesco a
credere che tu…come hai potuto arrivare a tanto?!
È tua figlia, come hai potuto
ignorarlo?!!» gli gridò Dentolina, ancor
più allibita di quanto fosse prima ed
anche schifata da un simile comportamento.
«primo,
ho una nuova figlia,
secondo, il fine giustifica i mezzi, terzo, c'è un novello
sposo cui
devo strappare le ali, come tu ben sai».
Sembrava
che quelli fossero giorni
da shock, per Dentolina: uno di seguito all’altro, ognuno
peggiore del
precedente, e la faccia che fece permise a Pitch di capire che, no,
quella
povera fata non “ben sapeva” proprio nulla, ed era
sconvolta quanto lo era
stato lui in precedenza nell’apprendere di quel matrimonio.
Peccato che, ciò che in altri
avrebbe causato empatia, originò in lui un sentimento di
vendicativa
soddisfazione nel vedere un nemico soffrire quanto lui esattamente per
gli
stessi motivi.
«n-novello…»
«oh,
accidenti alla mia lingua
lunga, ti ho rovinato la sorpresa!» disse Pitch, falsamente
contrito, aggiungendo
poi una risatina «che dire, a questo punto posso anche
parlarti in modo più
approfondito di come i nostri ex compagni abbiano utilizzato il tuo
palazzo
come location per il loro matrimonio! È stata una cerimonia
così sentita!»
esclamò con amarezza,
rigirando il coltello nella piaga, sia quella di Dentolina, sia la
propria «ed
i due sposi erano così felici, contenti ed innamorati!
Mancava soltanto un gruppo di dolci unicorni a spargere su di
loro tanti coriandoli
a forma di cuoricino» concluse rabbiosamente «una
vera favola!»
«per
la cronaca, se ti sembra
particolarmente fuori di testa è perché, pur
essendosi sposati qui, hanno
consumato il matrimonio in casa sua. Sono tre ore intere che va avanti
con le
sceneggiate» commentò
“dolcemente” Emily Jane «non farci
caso».
«…ho
promesso a Shu Yin che non
avrei aggravato ulteriormente la tua patetica condizione, ex figlia,
non farmi
cambiare idea!» la avvertì Pitch, con
un’occhiata assassina. I filamenti di
oscurità che sorreggevano Dentolina si ritrassero
all’improvviso, facendola
crollare dolorosamente a terra, e Pitch uscì dalla cella, la
cui porta di
pietra traforata si chiuse dietro di lui con uno sbuffo «al
momento ho ben altro di
cui occuparmi: gentaglia, conigli troppo cresciuti e vecchi russi
ubriachi. Ma non
temere, povera debole Guardiana priva di potere e dignità,
quando avrò finito con tutti loro tornerò qui per
dedicarmi
anche a te. Una cosa per volta, mh?...e non suicidarti mentre sono
via».
«tranquillo,
nessuno vuole rubarti
il ruolo di drama queen in capo» sospirò Madre
Natura sistemandosi i
lunghissimi capelli neri, mentre Dentolina la guardava come
implorandola di
stare zitta, venendo -ovviamente- ignorata.
«buono
a sapersi, ex figlia,
iniziavo a temere che con quelle tue infinite lamentele volessi farmi
concorrenza. A presto, care signore, e godetevi la
vacanza…finché dura».
Detto
ciò, l’Uomo Nero scomparve
alla vista.
«d-dobbiamo…Pitch
ha il tuo potere,
vuole…» Dentolina scosse la testa, come se
sperasse che così facendo sarebbe
riuscita a districare la massa aggrovigliata di pensieri e shock vari
che la
stava confondendo.
«ha
il mio potere, ma non riuscirà
a tenerselo. Mi preoccupo maggiormente di chi se lo prenderà
dopo di lui»
disse, caustica, Madre Natura «mi sorprende che tu, dopo
secoli in cui l’hai
combattuto, credi ancora che possa riuscire a combinare qualcosa di
concreto. È
una miserevole creatura cui sfuggono sempre
“dettagli” che poi tanto dettagli
non sono. Come il fatto che la sua “nuova figlia”
lo ami quanto il fumo negli
occhi e non veda l’ora di rovinarlo, per esempio»
tese una mano verso la porta
di pietra «o come il fatto che Shu Yin lo abbia aiutato a
rubarmi potere sia
per il proprio interesse, sia per restituirmene parte consentendomi di
fare questo».
Da
ogni minuscola crepa presente
nacquero delle piccole piante, che iniziarono a crescere in maniera
esponenziale forzando i difetti strutturali della porta che, neppure
due minuti
dopo, finì col cadere a pezzi.
Più si andava avanti, più a
Dentolina sembrava di impazzire a causa di tutto ciò che
stava succedendo.
Doveva cercare di calmarsi, o ben presto avrebbe perso il senno come il
suo
compagno, ma senza l’ausilio della magia nera.
«quella
ragazza è pericolosamente
subdola. Chiunque la incontrerà, in futuro, farà
bene a stare molto attento» affermò Emily Jane co
sicurezza.
Dentolina
riuscì lentamente a
rialzarsi. «non credo che…io l’ho
incontrata, e se è stata creata per essere la
compagna perfetta di Jack non può essere pericolosa come
dici».
Madre
Natura sospirò. Credeva
ancora alla favola dei compagni perfetti? «se, dopo quel che
ti è successo, lo
pensi davvero, sei sciocca quasi quanto mio padre. Non aggiungo
altro».
«non
vorrei sembrarti maleducata,
ma ti sei fatta rubare i poteri e rinchiudere assieme a me. Al tuo
posto, prima
di chiamare sciocco qualcuno, rifletterei intensamente sopra tutto
ciò» si
trascinò pian piano fuori dalla cella. Dovevano andarsene di
lì il prima
possibile.
Per
far cosa non si sapeva, ma
sarebbe stato già un inizio…
La
cappa di oscurità, di sabbia
nera, di Incubi purosangue e di immense nuvole tempestose procedeva
impietosa,
travolgendo alberi, case, cittadine, e tutto ciò che trovava
sul proprio
cammino.
Pitch
aveva creduto che quella
guadagnata pochi mesi prima dopo aver ucciso Sandman fosse vera
potenza, ma si
era sbagliato, ed ora se ne rendeva conto. Avrebbe potuto bruciare
l’intera
Foresta Amazzonica in poco tempo, scatenare quindici tornado su New
York,
provocare tsunami tali da distruggere nel raggio di chilometri
qualunque oggetto
e persona si trovasse su una qualsiasi costa, annegare gli abitanti del
Congo
in una tempesta perenne di ghiaccio e neve, o distruggere Madrid con
una
tempesta ed, in tutto ciò, aveva anche la
possibilità di scatenare un’infinità
di Incubi ovunque. Già, ma perché limitarsi agli
Incubi, quando poteva ricreare
e controllare Fearlings e Uomini Incubo, ancor più potenti?
“non vedo
perché mai dovrei fare un arrivo in
sordina. Che si rendano conto di essere soltanto morti che camminano!
Che
tutti, tutti, sappiano che sono
invincibile!”
«prima
ucciderò i Guardiani…poi i ribelli…poi
l’Uomo nella Luna…ed infine conquiesterò il
mondo!»
esclamò «salutate Pitch il Distruttore, marmaglia!
Verso il Polo Nord!»
Salve! Indovinate chi, dopo un sacco di tempo, è riuscito ad
aggiornare? Già, io, purtroppo per voi ;)
A parte gli scherzi, mi scuso per il ritardo, in questo caso dovuto
semplicemente all'afa soffocante che mi toglie ogni voglia di scrivere.
Vi tranquillizzo sul fatto che non intendo gettare la spugna con questa
fanfiction, si tratta solo di continuare ad essere pazienti come siete
stati fino ad ora.
Parlando d'altro, come avrete capito Shu Yin non è proprio
da fucilare, nonostante abbia dato una mano a Pitch col furto di
potere, ed avete avuto la versione di Pitch su ciò che
è successo quella fatidica sera (vi rimando al capitolo
dell'attacco degli Insorti a Dentolina per quel breve paragrafo dei
ricordi di Cecilia, se avete voglia di fare un piccolo confronto).
Oh, per quanto riguarda l'attimilata, mi dispiace che i danni
risultino così contenuti, ma il caldo mi ha anche tolto un
po'di idee distruttive ;)
Pitch:
...stai scherzando, vero? Non puoi fare peggio di così!
Io *dandogli delle piccole pacche
su una spalla*:
povero figlio dell'estate, mi conosci ancora poco. Torna a spaccare il
mondo, su, su!
**Ringraziamenti Time!**
Ad Alec_CheshireCat
per la sua recensione, ad ImbrattaCartaVirtuale
per aver aggiunto questa storia alle seguite, e a tutti coloro che
l'hanno letta, seguita e recensita fino ad ora. Vi ringrazio tantissimo
e, come sempre, spero di sentire le vostre opinioni a riguardo, quali
che siano!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
Capitolo
19
«“birds flying high…you know how I feel!
Sun in the sky…you know how I feeeeeeel!
Breeze drifitin’ on byyyy-y, you know how I feel...”»
Un
sorso di grog preso dalla
fiaschetta metallica che normalmente dimorava in una tasca della
salopette
interruppe quella brutale stonatura di “Feeling
Good” per un bellissimo quanto
troppo breve momento.
«“it’s a new dawn! Iit’s a new
day! Iit’s a new liii-ife…for meeee…and
I’m feeling…good!”»
La
figura, in piedi sul tetto di
una casa in un’anonima cittadina americana, iniziò
ad indietreggiare a suon di
musica ad occhi chiusi, muovendo le braccia in maniera scomposta.
«I-I-I-I’m feeling good!!!»
Era
una vera fortuna che nessuno,
eccetto eventualmente altri spiriti, potesse sentire Eve Hallows, una
sorta di spirito
“rappresentativo” di Halloween, latrare
a
squarciagola.
Arrivata
al ciglio del tetto buttò
giù qualche tegola
con
una piroetta , ma non
parve accorgersene, o comunque
non se ne curò minimamente pensando, probabilmente, qualcosa
come “tanto se non
l’avessi fatto io l’avrebbe fatto qualche folata di
vento, quindi che importa?”.
«“fish in the seeeea, you know how I feeeeel! Sun in
the sky…you know how
I fee-ee-eeel!!!”» scosse la disordinata
massa riccia informe di capelli rossi,
facendo cadere un auricolare. Con uno sbuffo solo vagamente seccato, si
degnò
di riaprire gli occhi per vedere dove fosse finito di
preciso…
«UARGH!!!»
Ma
l’atmosfera tranquilla della
giornata ebbe un drastico mutamento: la sorpresa e lo spavento di
aprire gli
occhi e trovarsi Nightlight davanti all’improvviso fu tale da
farle perdere
l’equilibrio e cadere dal tetto!
Tuttavia,
l’unica reazione della
guardia del corpo dell’Uomo nella Luna fu alzare gli occhi al
cielo. Ignorò
anche il miagolio arrabbiato che
udì
appena prima del tonfo tipico
di un
gatto che cade in un cespuglio.
“sarebbe
stato più sensato
trasformarsi in una civetta e rimanere in volo”
pensò il ragazzo, sporgendosi a
guardare. Un grosso gattone rosso e nero sbucò fuori dalla
siepe con un balzo.
«per
caso è la “giornata del
buttiamo la gente giù dai tetti”, amore di
mamma?»
Nightlight
saltò giù, atterrando
con leggerezza sull’erba. «non
c’è alcuna “giornata”, Eve, e
vorrei che
tornassi umana…o almeno, umana per quanto puoi
esserlo» commento che, per
offensivo che potesse sembrare, generò nella ragazza -anzi,
nella gatta- solo
una stupida risata tutta “ih-ih-ih”
«…perché non mi va proprio di discutere
con
un gatto, e gradirei anche che evitassi di chiamarmi “amore
di mamma”, perché
sai bene quanto lo detesto».
Uno
sbuffo di fumo arancione, ed
ecco che Eve Hallows tornò Eve Hallows, con tanto di
salopette nera, parigine a
righe nere/arancio, anfibi, e largo -nonché leggermente
inquietante- sorriso.
«magari lo faccio per quello, no?» disse col tono
condiscendente di che cerca
di spiegare ad un cretino che uno più uno fa due
«vedi il mio emmeppiquattro
in giro?» gli chiese poi,
guardandosi attorno senza degnarlo della minima attenzione «emmeppiquattrooooo?...dove
sei?» la
ragazza non cambiò minimamente espressione neppure quando
sentì il gelo della
punta della lancia di Nightlight sulla sua nuca «non
è che potresti darmi una
mano a cercarlo? È rosso metallizzato con i tasti
bianchi».
«non
ci penso nemmeno, ma pretendo
che lasci da parte le tue quisquilie e mi ascolti!»
«quisquilie! Hai detto
“quisquilie”!» rise lei «dai,
non è una
parola che fa crepare dal ridere?»
«Eve Hallows!»
«sì,
è il mio nome, lo so. Quisquilie!»
e giù, un’altra risata
«parli poco, ma quando lo fai tiri fuori delle parole
assurde. Sì insomma,
grazie per la visita e per avermi fatta cadere dal tetto, non ti
trattengo
oltre» non vedendolo muoversi, lo guardò
inclinando leggermente la testa «a
questo punto dovresti andartene» gli suggerì.
«non
sono qui per mia volontà, non
pensarci nemmeno! Il fatto è che purtroppo abbiamo bisogno
della tua…» deglutì
quando, in meno di un millisecondo,
si trovò la lama di una spada a due mani puntata alla gola
«claymore. Esatto,
proprio questa. C’è una guerra in corso,
l’Uomo nella Luna è minacciato e,
nell’elenco di persone da cui farci aiutare, ha incluso anche
te».
«uh,
davvero? Ma a me di preciso
cosa importa? Se il tuo principino è tanto sveglio e tanto
forte, che li faccia
neri. Io ho di meglio da fare» asserì Eve, mentre
la claymore svaniva
improvvisamente com’era apparsa «tipo ritrovare
l’emmeppiquattro»
disse, volgendosi altrove.
Esasperato,
Nightlight la prese
per un braccio e la fece voltare verso di sé.
«credo che tu non abbia capito la
questione: ora tu verrai con me, raduneremo quante più
persone è possibile, e
poi andremo a combattere. Non te lo sto precisamente chiedendo».
Quell’atteggiamento,
da parte di
Nightlight, era a dir poco strano: con Madre Natura e la vampira Elinor
Von
Hessler era stato quanto più possibile cortese -eccetto per
quelle uscite
infelici causate dalla diffidenza verso i vampiri- e quasi ossequioso,
mentre
con Eve Hallows aveva completamente cambiato registro.
«io
però ti ho precisamente
detto di arrangiarti, amore di mamma, come la mettiamo? Oh!
Eccolo!» esultò
lei, raccogliendo da terra l’mp4 «quando devo
lavorare, io lavoro di brutto, ma
non venire a chiedermi gli straordinari, perché non
c’è nessuno che mi paga».
«sappi
che, se non vieni con me di
tua spontanea volontà, troverò il modo di
costringerti. Non mi interessa se non
vuoi aiutarmi, tu lo farai lo stesso, perché me lo
devi» affermò, osservandola
bere dalla fiaschetta dei sorsi di grog «e questo
è quanto».
Eve
gli rivolse il suo sorriso da
Stregatto. «te lo devo perché quindici anni fa ti
ho mollato a combattere da
solo in quel covo di goblins e sono andata a mangiarmi un gelato, o
perché ti
ho detto che mi ero stufata della nostra “liaison” mentre ti mollavo a combattere da solo
in quel covo di goblins per
poi andare a mangiarmi un gelato?»
«c’è
mancato poco che lasciassi la
pelle in quella grotta sotterranea, ed è solo colpa
tua» la accusò il ragazzo,
guardandola con aria torva ed ignorando la seconda parte del discorso
«per
questo e per nient’altro dico che tu mi devi il tuo aiuto,
eccome se me lo
devi, possibilmente senza abbandonare il campo di battaglia
perché ti è venuta
voglia di una fetta di pizza e/o cambiare schieramento
perché gli altri hanno i
biscotti!»
«cercare
affidabilità dalla
sottoscritta è come cercare una mucca sott’acqua.
È così da quando mi chiamavo
ancora Sam Hain. Lo sai, l’hai sempre saputo. Te
l’avevo detto io stessa appena
ci siamo conosciuti, in fondo. Per cui, che chiedi a fare?»
«perché
la situazione è disperata,
non l’hai ancora capito?!...ma che vado a dire, certo che
l’hai capito» si
rispose da solo, con un sospiro nervoso «solo che non
t’importa».
Sapeva
che non sarebbe stato
facile trattare neppure con lei, conoscendola piuttosto
bene, ma aveva sperato che in quindici anni fosse
successo un “qualcosa” che la rendesse un
po’meno menefreghista. Speranza vana.
«ma
in tutto ciò dove sono i
vostri bei Guardiani? Che pensino loro a combattere. Io devo
già vedermela con
i gruppi di fantasmi maligni che tornano sulla Terra ogni santo trentuno ottobre,
figurati
se ho voglia-»
«ne
abbiamo già persi due su
cinque» la interruppe Nightlight «perché
l’esercito capeggiato dai loro ex
comprende circa duecento persone tra cui
“divinità” greche, egizie ed
asgardiane, per cui-»
Anche
Eve, a quel punto, lo
interruppe con una grassa risata. «eh là
là! Sono appena risbucati fuori e la
prima cosa che fanno è una guerra? Vabbè, sono
così carucci che gli si perdona
tutto, specialmente l’uomo alato e Mamma Natale, da quel che
ricordo»
Commento
piuttosto inappropriato,
eppure tipico di una come lei.
«non
c’è niente da scherzare,
specie se a ciò aggiungi il fatto che Pitch Black ha rubato
i poteri di Madre
Natura, ed è diventato un’ulteriore minaccia.
Capisci perché ci servi? Sai
combattere, sai mimetizzarti e vai e vieni dal mondo degli
spiriti-»
«chiamalo
Annwn. Mi piace Annwn»
gli disse Eve, con uno sguardo indifferente negli occhi di uno strano
castano chiaro
aranciato.
«…dall’Annwn
a tua
discrezione. Se gli altri cui andremo a chiedere una mano vedranno che
c’è già
qualcuno che mi ha seguito, saranno più propensi ad
accettare. Per favore!»
«sei
un po’lunatico, amore di
mamma, prima sei tutto un “te lo ordino” e poi mi
strisci ai piedi? No,
davvero, sei fantastico».
«non
so se te l’hanno mai detto,
Hallows, ma capire come prenderti non è esattamente
facile!»
Il
sorriso della rossa si allargò.
«hai la memoria corta, se ti sei già dimenticato
che mi va bene essere presa in
ogni modo».
Nightlight
s’incupì. «sii seria
almeno per trenta secondi, Eve. Hai modo di combattere, niente da fare
tutto
l’anno eccetto che la notte del trentuno ottobre e qualche
altra se i fantasmi
evasi si nascondono bene, ed un debito col sottoscritto. Quando il
problema
verrà risolto potrai tornare a sprecare la tua vita
immortale ciondolando in
giro e bevendo grog, non m’interessa, ma intanto-»
«ok».
«…p-prego?»
«ho
detto “ok”. Posso seguirti per
un po’in questo casino» fino a quando non si fosse
stufata, ovviamente «ogni
tanto serve qualche novità in una “vita passata a
ciondolare e bere”».
«dici
sul serio?»
«uh-uh.
Chi andiamo a reclutare
nell’Armata degli Sfigati, adesso?»
No,
non era affatto incoraggiante.
«te lo chiedo di nuovo: dici sul serio?»
inquisì il guerriero, puntando i suoi
occhi verdi in quelli della ragazza «perché se
così non fosse, tu-»
«un’altra
parola diversa da un
nome proprio e me ne torno a cercare frittelle» lo
avvisò «allora?»
«Cupido,
era nell’elenco, così
come i Saturnali. Poi ho pensato ad Aiko Shika, sai, lo spirito che ha
affinità
con animali e demoni animali…anche se non era
nell’elenco, ma il mio signore ha
detto “chiunque trovi”, per
cui…»
«sì,
giustissimo. Insomma, il tuo
signore ha detto “vestiti da pinguino”, quindi va
fatto…non guardarmi così, sai
benissimo come la penso».
Vi
furono diversi istanti di
silenzio, teso da parte di Nightlight, la cui fedeltà
all’Uomo nella Luna era
sempre stata completa ed indiscussa, e non amava sentirsi prendere in
giro su
questo, specialmente da Eve Hallows, Sam Hain, o come decideva di farsi
chiamare.
Essere
una persona priva di
“bandiera” e d’ideali, nonostante facesse
il proprio dovere durante la notte di
Halloween ricacciando gruppi su gruppi di fantasmi malvagi
nell’Annwn, non era
un pregio. Anzi! Quindi avrebbe dovuto rimanere in silenzio, invece di
schernirlo.
«e
tu sai benissimo come la penso
io» ribatté gelidamente il ragazzo.
«che
devo dirti, a me il costume
da pinguino non sta bene. In compenso so dove trovare Cup».
Di
nuovo il sorriso da Stregatto.
Non prometteva niente di buono ma, nella situazione attuale, Nightlight
non
poteva fare altro che andare con lei.
«hai
un’idea dell’accoglienza che
potrei ricevere?»
«come
no! Però non vedo il motivo
per cui dovrei rovinarti la sorpresa».
Il
che rendeva tutto sempre più
inquietante. «devo aspettarmi che dei cherubini mi puntino
addosso arco e
frecce e che gli unicorni tentino di mangiarmi allo spiedo?»
«amore
di mamma, l’era in cui i
cherubini andavano in giro con arco e frecce è finita da un
pezzo!» un altro
sbuffo di fumo arancione, e Nightlight si trovò a parlare
con una civetta «come
vedrai bene da solo…»
***
«forza,
forza! Dobbiamo muoverci!»
esclamò Nord, chiudendo le porte del laboratorio e
proteggendo la stanza con
svariati incantesimi. Guerra o non guerra, bisognava evitare che i
giocattoli
già fatti e gli utensili per crearne di nuovi si
rovinassero: mancava “solo” un
anno al prossimo Natale.
Sì,
sempre se Nord avrebbe vissuto
abbastanza a lungo da poter fare di nuovo il proprio lavoro, il che non
era poi
così scontato.
«una
volta che avrai finito con…gli
incantesimi…» Calmoniglio dovette fare un salto di
lato per evitare un
gruppetto di elfi che si aggirava nella stanza con fare agitato
«posso portare
qui le uova guerriere, se pensi di averne bisogno: è il Polo
Nord che vogliono
attaccare, ed è bene che cerchiamo di fermarli
qui!»
«ti
ringrazio per tua
disponibilità, Calmoniglio, e questo era ultimo
incantesimo».
«non
devi ringraziarmi, amico.
Siamo una squadra, no?»
Riuscirono
a sorridersi,
nonostante il momento fosse pericoloso ed entrambi fossero carichi di
ansie e
tristezze; era un po’una prerogativa dei Guardiani, i quali
anche nei periodi
più bui cercavano sempre di mantenere un barlume di
positività.
Di solito.
Quando
non erano coinvolti i loro
ex.
Quel
bell’attimo, purtroppo, venne
spezzato da un gruppo di yeti terribilmente allarmati che
sopraggiunsero
urlando in quella loro lingua, incomprensibile a tutti eccetto Babbo e
Mamma
Natale.
«che
cosa?...come sarebbe a dire
che non trovate armi?!» esclamò Nord, sbigottito
ed ancor più preoccupato di
quanto fosse in precedenza «devono essere nel vostro
villaggio, dove sono
sempre state! Siete sicuri di aver guardato bene? Non è
tempo per sbadataggine,
questo!»
«gwrbal hhlota!!!» proruppe Phil
in risposta, imitato da alcuni dei
suoi simili. Ovvio che avevano guardato bene, avevano rivoltato il
proprio
villaggio come un guanto in cerca delle armi, ma non se n’era
trovata traccia
in nessun luogo, nonostante tutti i tentativi compiuti in, ormai, quasi
un’ora
da che l’allarme “nemici in arrivo” era
partito, alle cinque quaranta del
mattino.
«è
assurdo!» allibì Calmoniglio
«com’è possibile che delle armi possano
essere sparite da sole?!»
Fu
in quel momento che Babbo
Natale ebbe un’illuminazione che, per ovvi motivi, avrebbe
preferito non dover
considerare, e che lo fece sospirare mentre abbassava il capo.
«Ljuba. Ovvio.
Quando è venuta qui a prendere spada, deve aver pensato bene
di sabotare mia
difesa togliendo armi a yeti. Sapeva dove le tengono. Era mossa
più
intelligente da fare, e lei è donna intelligente, per cui
non mi dovrei
stupire».
«oh,
diavolo!» sbottò Calmoniglio
«questa non ci voleva! Che facciamo, allora? Neppure gli yeti
possono aiutarci!
Certo, possono distruggere qualche Incubo a suon di pugni,
vero» concesse Aster
quando vide il gruppo di yeti battere i pugni uno contro
l’altro per mimare
l’azione «ma cos’altro?!»
Batté
il piede contro il
pavimento, facendo aprire svariati buchi dai quali uscirono le sue
grosse uova
guerriere di pietra, con i “volti” già
arrabbiati. Stavano cercando di
preparare il massimo spiegamento di forze, ma si faceva sentire non
poco la
mancanza di Sandy con la sua sabbia dorata.
Sperava
che, se il problema fosse
stato l’aver ignorato il segnale, Sandman tornasse sui propri
passi.
Sperava
che, in ogni caso, il
problema non fosse un altro.
Sperava
che Pitch non lo avesse
ucciso di nuovo.
«forse
dovremo provare a parlare
con loro quando arriveranno. Provare a parlare a nostre ex compagne da
sole, in
qualche modo, e far capire almeno a loro quanto è sbagliata
tutta questa cosa
che stanno facendo, e chiedere di convincere anche altri! Ljuba amava
questo
posto, voleva bene a yeti e…e amava me, fino a quando non mi
sono comportato
come stupido gallo che ha bevuto vodka! Non posso credere che vogliano
davvero
farci del male, Calmoniglio. Che possa voler danneggiare il posto che
è stato
casa sua per cento anni!» tuonò Nord, aprendo due
portali «svelti!» disse agli
elfi «via, via, tutti dentro!»
I
portali li avrebbero mandati nel
posto stesso in cui erano stati creati, ossia una foresta locata
nell’hinterland
della parte est della Siberia, così da farli rimanere fuori
dal conflitto.
Avevano combattuto durante l’ultimo attacco di Pitch, vero,
ma Pitch non era in
possesso di armi da fuoco o poteri grandi oltre ogni immaginazione.
Non
per davvero.
«tu
stesso hai detto di aver
visto-» avviò a dire Calmoniglio.
«so cosa ho visto!» lo
interruppe Babbo Natale, con tanta veemenza
che diverse uova guerriere si voltarono verso di lui
«però non è possibile che
non c’è altra scelta se non combattere contro
persone che amiamo ancora, che
non possiamo fermare tutto in qualche altro modo, ed unirci tutti
contro
l’unico vero nemico da sconfiggere e rispedire da
dov’è venuto fuori: Uomo
Nero!»
Per
un attimo, solo per un attimo,
a Calmoniglio tornò in mente il rituale scaramantico che
Galaxia aveva fatto al
sentirlo nominare. Quel bel momento in cui aveva ricominciato a
fantasticare
inutilmente sulla possibilità che tutto potesse tornare
com’era secoli prima,
anzi, meglio…
Comprendeva
benissimo le speranze
di Nord, anche a lui ripugnava l’idea di finire, molto
probabilmente, a doversi
battere contro la propria compagna -sebbene, invece, l’idea
di suonarle ad
Atticus non gli dispiacesse affatto- ma, nonostante il proprio ruolo di
Guardiano della Speranza, non riusciva davvero a credere in un
armistizio senza
colpo ferire. «ti capisco ma, visto cos’hanno fatto
a Dentolina, dubito che
vogliano per noi qualcosa di diverso, a meno che non accettiamo di fare
la
guerra all’Uomo nella Luna…»
«MAI!
Questo mai!» dichiarò Nord
«troveremo altra soluzione. Troveremo modo di farci
ascoltare!»
Calmoniglio
stava per ribattere
qualcosa, ma all’improvviso…
«povero
stolto, sono spiacente di
deluderti, ma credo proprio che non ne
avrete il tempo!»
Tale
affermazione, fatta da una
voce che loro ben conoscevano, fu seguita da una risata da psicopatico
con
tanto di eco la quale fece ammutolire sia i Guardiani che gli yeti per
qualche
istante.
E
poi fu il caos.
Un
mare di sabbia nera iniziò a
riversarsi nella stanza da ogni interstizio, e le urla di sorpresa dei
Guardiani vennero soffocate dal rumore dei vetri delle finestre andate
in
frantumi, divelte dall’eccessiva pressione di autentici
“fiumi in piena” di
oscurità che avevano premuto per entrare. Anche la porta
d’ingresso della
stanza venne scagliata via in modo analogo, ed in breve scomparve,
risucchiata
da quella materia nera ribollente che aveva invaso ogni corridoio, ogni
sala,
ogni minima parte della Fabbrica di Nord.
«Calmoniglio!»
gridò il
russo, cercando di non finire sommerso da quella marea nera e, allo
stesso
tempo, di raggiungere il Pooka, il quale stava tentando -con
scarsissimi
risultati- di disperderla lanciandole contro delle uova esplosive.
«n-non
riesco…Nord!!!» urlò
Calmoniglio, spaventandosi nel vedere Nord, inghiottito da sabbia ed
oscurità
pura, scomparire per un attimo. Quando egli però
riuscì a far tornare visibile
la testa, il Pooka si diresse faticosamente verso di lui
«arrivo, amico!»
esclamò, afferrando un boomerang per colpire un tentacolo
nero che aveva
cercato di afferrarlo alla gola «arrivo!!!»
Babbo
Natale, annaspando, cercò
disperatamente l’elsa di una delle proprie sciabole: non gli
sarebbe stata
utile per non finire inghiottito, ma poteva servire per colpire quei
tentacoli
che, unendosi, stavano formando un terrificante mostro di sabbia nera
ad un
paio di metri da lui.
«andiamo…andiamo!
Eccola!»
esultò, trovandosi a dover sputare sabbia quando
riuscì a tirare fuori la
propria arma, abbattendola poi sulla creatura non ancora ben formata.
La
marea nera, intanto, andava
espandendosi, risalendo le pareti, ricoprendo i soffitti, creando
spesse sbarre
alle finestre che erano andate distrutte, per poi dedicarsi anche a
ricoprire
la facciata esterna dell’edificio. I due Guardiani, in quella
calca, non
potevano rendersene conto, ma il Polo Nord stava diventando tutto, tutto
nero come Pitch!
«Aster!!!»
«ci
sono, Nord, ci sono!» esclamò
Calmoniglio, finalmente riuscito a raggiungere l’amico e
collega «l-le uova…le
uova sono finite sotto!»
«e
yeti si stanno dibattendo per
non fare stessa fine-attento!»
urlò Nord, consentendo al Pooka di
accorgersi del mostro di sabbia alle sue spalle e riuscire a colpirlo
con un
boomerang.
«vi
direi di facilitarvi le cose
arrendendovi, ma vedervi annaspare inutilmente, e con la certezza che
sarete
sconfitti, è così buffo!»
Entrambi
i Guardiani si voltarono
in direzione della voce e, anche se non lo avrebbero mai ammesso,
sentirono una
morsa gelida allo stomaco nel momento in cui si trovarono davanti un
Uomo Nero
così pieno di potere che sembrava non riuscire a contenerlo.
Non soltanto volava
ed era circondato di oscurità, ma dalla sua pelle, di quando
in quando, partivano
delle piccole scariche elettriche che riuscivano ad illuminarlo in un
modo
assolutamente inquietante.
«dannato mostro!!!»
gridò Calmoniglio, scagliandogli contro un
boomerang che s’incenerì contro la barriera di
fuoco che, prontamente, Pitch
erse attorno a sé.
«non
ti biasimo per averci
provato, ma come tentativo era piuttosto patetico. Non che ci si
potesse
aspettare qualcosa di differente da un futuro arrosto
con le patate» commentò Black. Con un
successivo gesto
delle mani, poi, mandò sabbia ed oscurità ad
inglobare gli yeti, che urlarono
terrorizzati «se non ti spiace, Nord, prenderò in
prestito la manovalanza: non
che ne abbia bisogno, lo faccio solo perché, ehi, io posso!» disse, con una breve
risata.
«lascia stare yeti!!!»
urlò il Guardiano della Meraviglia, tentando
di farsi strada verso i suoi fidi aiutanti. Peccato che la marea nera
in cui
era invischiato lo bloccò appena fu arrivato abbastanza
vicino da riuscire a
vedere nei particolari quel che stava succedendo al povero Phil e
compagnia.
Così
come aveva ricoperto ogni
superficie della Fabbrica, quell’oscenità oscura
ricoprì gli yeti da capo a
piedi. Entrò nelle loro bocche spalancate
dall’orrore, nelle loro narici
dilatate dalla paura e, dopo ciò, Nord vide distintamente i
loro occhi divenire
dapprima bianchi, per poi illuminarsi dello stesso oro-rossastro degli
Incubi
purosangue.
Peccato
non poter fare la stessa
cosa ai Guardiani, creature munite di eccessiva magia, pensò
Pitch. «immagina,
cosacco: quel che stai
vedendo, sta accadendo ad ogni yeti in ogni angolo di questo misero
tugurio. Non
importa quanto lottino, non importa quanto tentino di
nascondersi…ah! Coniglietto
cattivo» Pitch, con una
raffica di vento, rispedì al mittente le uova esplosive che
gli erano state scagliate
contro «non si lanciano le uova esplosive, potresti far male
a qualcuno. Specialmente
a te stesso!» e, per l’ennesima volta, rise,
sentendo il povero Pooka gridare
di dolore «cosa stavo dicendo, Nord? Ah, sì: non
importa quanto i tuoi fidi
aiutanti possano provare ad opporsi, saranno comunque miei. Oh, e ne
caso ti
stia chiedendo se questo processo è
doloroso…sappi che la risposta è
“sì”».
«VIGLIACCO!!!» ruggì
il russo «tu
è schifoso vigliacco!!!»
«sì,
quello che vuoi, ma se non
altro io non mi esprimo come un cavernicolo» fu la quieta
replica di Pitch.
«avremmo…avremmo
dovuto lasciare
c-che Atticus ti staccasse di netto quella tua schifosa testa vuota!
S-sei…un
lurido e codardo mostro senz’anima! Un bastardo che rapisce e
corrompe ragazze
innocenti! Un verme che ha attaccato sua
figlia!»
«inizi
a rompere un po’troppo le
uova, coniglio» disse minacciosamente l’Uomo Nero,
ma Calmoniglio non intendeva
fermarsi: capendo che non sarebbe riuscito a fare nulla per fermarlo,
si era
detto che quantomeno voleva togliersi la soddisfazione di vomitargli
addosso
tutto quel che pensava di lui.
«…e se la tua ex ti vuole morto
fa solo bene! Vuole ammazzarti?! Brava!»
urlò il Pooka «e tutto
quello che spero è che CI RIESCA!!!»
«basta così!!!»
ringhiò Pitch, facendo sì che la marea nera
scagliasse violentemente contro una parete il povero Guardiano. Non
contento,
infierì su di lui con colpi su colpi
d’oscurità elettrica fino a quando non lo
vide perdere i sensi, lasciandolo poi scivolare lungo il muro come
fosse stato
morto «hai parlato veramente troppo di cose che non comprendi
minimamente»
aggiunse, mentre la sabbia nera inghiottiva il Coniglio di Pasqua
«e tu,
cosacco? Niente da dire? Niente maledizioni da sputarmi contro? Niente
disgrazie
da augurarmi?»
Nord
sollevò i suoi grandi occhi
azzurri verso di lui. Grandi occhi azzurri che, invece di essere pieni
di
meraviglia, al momento erano duri e freddi come l’acciaio.
«non
vedo cosa posso augurarti, perché
non c’è disgrazia peggiore di essere te, Pitch.
Non hai ancora imparato che
quello che fai torna sempre indietro, non importa quanto sei potente,
se fai
male, ti torna indietro solo male, ed è proprio quello che
ti accadrà» gli
disse Nord «e sarei bugiardo se dicessi che mi dispiace per
te. Le altre volte
era così, ma non questa».
La
rabbia di Pitch generò una
moltitudine di piccole scariche elettriche, oltre ad un principio di
bufera di
neve. «pare che tutti voi Guardiani abbiate questa
odiosissima abitudine di
parlare a vanvera. Risolviamo la questione» guardò
gli yeti posseduti
«pensateci voi».
Come
fossero stati una sola
creatura, il gruppo di yeti Incubo si diresse verso Nord e, vanificando
ogni
sua resistenza, lo spinse sotto la superfice della brulicante massa
nera.
Più
volte il Guardiano cercò di
tornare su, e se ne videro mani, braccia, spalle, o la cima della
testa, ma
dopo dieci lunghissimi minuti di lotta scomparve definitivamente.
Black
fluttuò in direzione della
finestra con aria quasi assente, meditando su quanto tempo lasciare i
suoi
nemici lì sotto, così da svuotarli di ogni forza.
Rimpianse di non aver portato
con sé la sua piccola Shu Yin, ma fu solo per un istante: la
sicurezza della
sua nuova figlia veniva prima di tutto, anche di un eventuale nuovo Furetur Potentia che, alla fin fine, non
gli serviva assolutamente a niente.
“giusto
il tempo di organizzare il
tutto, e poi andrò a vedere come sta”
pensò. Lo ripugnava l’idea di lasciarla
sola, ma la sicurezza di Shu Yin veniva anche prima del proprio
desiderio di
averla accanto.
«ora
devo soltanto creare delle
fratture insanabili nell’allegro quintetto» disse
tra sé e sé «credo sarà
estremamente facile. Mi dispiace soltanto di non avere qui anche il
caro
Sandman, sarebbe stato divertente immaginare la reazione della
francesina
chiacchierona…francese…»
sollevò un
sopracciglio «ma perché poi?» fece un
piccolo gesto con la mano e, di fianco a
lui, iniziò a formarsi una figura che, man mano, acquisiva
un aspetto sempre
più umano e familiare «tu sai dirmelo, per
caso?»
La
Millaray di sabbia nera ed
oscurità pura che si era appena formata non avrebbe potuto
rispondere a quella
domanda neppure volendo. In compenso, ricambiò docilmente
l’abbraccio del suo
creatore.
«non
vedo l’ora di rivederti. Non vedo
l’ora di riaverti con me» disse piano
l’uomo, accarezzando il volto di quel
fantoccio di sabbia «ma farò sì che
accada presto, perché non penso di riuscire
a sopportare oltre quest’attesa, e so che per te vale lo
stesso discorso. Non m’importa
se hai cercato di autoconvincerti di amare un altro uomo: sei stata
creata per
me, quindi, in fondo al cuore, mi amerai sempre».
Baciò
con dolcezza la creatura di
sabbia, prima di lasciare che si disintegrasse.
Salve *cerca riparo dalla scarica di
proiettili con cui i fan dei Guardiani cercano di trasformarla in uno
scolapasta* ehi! Calmi!!!
Immagino che molti di voi non avrebbero mai voluto vedere scene come
queste, con Nord e Calmoniglio brutalmente sconfitti da Pitch, ma vi
dico solo una cosa: keep calm and believe in karma. Non sono pienamente
convinta di aver soddisfatto Alec_CheshireCat e la sua speranza di
vedere i Guardiani -anche perché Sandy non si è
visto- ma giuro che ho fatto tutto quello che potevo ;)
Un'altra cosa che mi sento di dire, per quanto riguarda Eve Hallows, o
Sam Hain,è "stay tuned, perché ha
qualche sorpresina" :D
Ed infine, un annuncio
ufficiale: poiché qui le cose minacciano di
andare per le lunghe, sto prendendo in serissima considerazione l'idea
di spezzare la storia in due parti. Questa che state leggendo
attualmente dovrebbe essere soltanto la prima metà. Il
motivo di questa decisione è molto semplice: non voglio che
questa diventi una storia da trecentocinquantamila capitoli che,
proprio per tale motivo, molti finirebbero con l'evitare come la peste.
Ecco tutto.
Grazie mille
a chiunque abbia letto questo capitolo fino alla fine, a tutti coloro
che seguono la storia e a tutti coloro che hanno recensito lo scorso
capitolo, in particolare Vhaiolet
Red, che mi ha fatto conoscere la sua opinione per la
prima volta :) grazie, davvero!
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Capitolo
20
«…Shanghai?!»
«eh,
Shanghai!»
Nightlight
era a conoscenza del
fatto che Cupido possedesse una “base” tutta sua
ma, se gli avessero detto di
tirare ad indovinare il luogo in cui si trovava, tutto avrebbe pensato
meno che
alla città orientale che lui ed Eve stavano sorvolando
proprio in quell’istante.
«mi sembra strano. Da quel poco che so io, Cupido
è il “dio” Eros sotto mentite
spoglie, per cui pensavo fosse in Grecia, o
vicino…»
«eggià,
è proprio questo il
problema di te e tutta la banda del Pinguino Della Luna: siete troppo
occupati
tenere incollati i sederi alle vostre poltrone per curarvi di quello
che fanno
gli altri!» commentò Eve-civetta «come
se fossero comode, poi: non mi metterei
a fare la Guardiana neppure se me lo chiedessero in dialetto sumero
stretto».
Non
era la prima volta che
Nightlight sentiva da lei certi discorsi, e le occasioni in cui Eve ne
aveva
tirati fuori di analoghi erano state causa delle più feroci
discussioni tra
loro due. O meglio, erano stati causa della pantomima
che si era sempre venuta a creare, con Nightlight ad arrabbiarsi e
polemizzare
con veemenza mentre l’altra faceva qualsiasi cosa meno che
partecipare
alla discussione che aveva generato -come mettersi ad ascoltare musica
senza più degnarlo di un'occhiata- perché
ovviamente non le importava affatto
di tutte le argomentazioni che lui poteva tirar fuori.
«difatti guarda caso
nessuno te l’ha mai chiesto! Io, il principe Lunanoff e
soprattutto i Guardiani
proteggiamo i bambini per vocazione, e perché è
giusto così: loro sono il
futuro, sono tutto quello che abbiamo, e-»
«“e”
senza i bambini a credere in
loro i Guardiani finirebbero nell’Annwn senza
possibilità di ritorno, e tu ed
il tuo dolce principino dovreste trovare altri cinque dementi pronti a
legare
le proprie vite alla fede di qualche bimbetto, col rischio di non
trovarne affatto. Bam!»
«non era quello che volevo dire, e non
è neppure vero niente! Ah, ma
che parlo a fare con te?!» sbottò il guerriero.
«lo
fai perché ti piace negare che
i pancakes sono pancakes ma, anche se neghi la realtà,
sempre pancakes
rimangono, e con tanto di sciroppo d’acero sopra».
Nightlight
avrebbe voluto risponderle,
ma sinceramente non aveva affatto capito cosa intendesse dire quella
scervellata che, a parer suo, era improvvisamente saltata di palo in
frasca:
non riusciva a comprendere cosa c’entrassero i pancackes col
ruolo dei
Guardiani. «vedo che dopo quindici anni non hai smesso di
dire cose senza
senso».
«ed
io vedo che dopo quindici anni
sei ancora arrabbiato con me per la mia perdita d’interesse
nei tuoi
confronti…»
«sciocchezze!»
«ma,
primo, quella è una cosa che
non potrei controllare neppure se volessi e,
secondo…più parlo con te più mi
ricordo perché è successo!» disse Eve,
con una risata resa stridula dalla forma
animale che aveva assunto «però non ti
offendere».
«se
la metti così, allora, più IO
parlo con te più mi viene voglia di maledire quei cinque,
che non avevano di
meglio da fare che una guerra, e che ci hanno costretto a chiedere
aiuto ad una
pazza sconsiderata e scervellata come te. Però
non ti offendere!»
«…eh?
Hai detto qualcosa? Non ti
ascoltavo più» ammise Eve-civetta con grande
onestà «avevo perso interesse per
la conversazione».
Nightlight
aveva deciso di
iniziare il suo giro di richieste d’aiuto seguendo il piano
“togliamoci il
pensiero chiedendo prima a quelli con cui è più
complicato trattare, e poi col
resto, che non dovrebbe rifiutare e/o dare problemi”, ma
forse aveva sbagliato
in pieno: aver seguito quella linea d’azione significava
dover soffocare per
più tempo l’istinto di torcere ad Eve quel suo
grazioso collo da uccello. «no,
non ho detto niente, HALLOWS».
«tanto
meglio. Ah, se guardi
davanti a te ormai si vede il palazzo di Cup».
«e
me lo dici così?!»
«avrei
potuto dirtelo in gaelico,
ma non penso che avresti capito».
Avrebbe
voluto risponderle a tono,
ma Nightlight si trovò ad ingoiare la rispostaccia nel
momento esatto in cui
posò i suoi begli occhi verdi sul palazzo di Cupido.
In
verità, se si trattava di
descrivere ciò che vedeva, “palazzo” era
un termine alquanto riduttivo:
l’edificio situato su una piattaforma al centro di quel
tratto del fiume
Huangpu, infatti, era semplicemente immenso, dalla struttura complessa
ed
estremamente “moderna”.
Costruito
in un metallo argenteo
cui Nightlight non avrebbe saputo dare un nome, il
“palazzo” di Cupido era
costituito da un agglomerato di torri, che si raccoglievano attorno ad
un’altra
torre ancora, quella principale, la più grande di tutte, ma
non la più alta:
quest’ultima, infatti, nasceva direttamente dalla cima della
torre principale, sul
lato destro, ed era composta principalmente da parti in vetro -o
qualcosa che
sembrava tale-. Arrivato a circa cinquecento metri di distanza,
Nightlight poté
anche notare tutto il gran fermento che animava quel colosso di
metallo,
vedendo un gran numero di persone andare e venire in continuazione.
Visitatori?
Servitori di Cupido? Non lo sapeva ma, visto tutto ciò,
ritenne opportuno
chiedere delucidazioni alla sua compagna di viaggio.
«Eve…non è che potresti
deciderti a darmi una spiegazione su, ecco, tutto
questo?» la interpellò dunque,
continuando ad osservare il palazzo «…in
primis sul perché e percome ci sono delle navi umane che
attraversano il
palazzo senza riportare danni o dare segno di accorgersi della sua
presenza?»
«sì,
in effetti potrei decidermi,
ma non hai detto “per favore”».
Un
respiro profondo…due respiri
profondi…sì, in fin dei conti chiedere
“per favore” ed evitare di abbassarsi al
suo livello sarebbe stato molto meglio…tre respiri
profondi… «Eve, potresti per
favore spiegarmi qualcosa sulla
persona che stiamo andando ad incontrare? Come ti ho già
detto, tutto quel che
so è che una volta era il “dio” Eros.
Magari tu sai qualcosa di più, dato che
se non ricordo male siete coetanei,
giusto?»
«ricordi
bene, e certo che so
qualcosa di più, lo conosco da una vita. Ma fammi capire, tu
e il Pinguino
della Luna andate a chiedere aiuto a persone che non conoscete nemmeno?
Siete
messi così male? Io boh!» rise Eve-civetta
«occhei,
ora ti dico. Come già sai, una volta Cup si chiamava Eros, e
viveva in Grecia
con i suoi colleghi, prima da scapolo, poi con la sua mogliettina
Psiche e con
la figlia Piacere. Erano un branco di
“divinità” felici e contente, almeno
fino
a quando gli umani hanno smesso di credere in loro e si sono ritrovati
tutti con
le braghe calate» disse Eve «solo che, mentre i
suoi colleghi si sono ostinati
a rimanere lì a languire rimpiangendo le glorie del passato,
Eros aveva
un’opinione diversa: “i tempi cambiano e, se
vogliamo mantenere il potere che
abbiamo, è bene che cambiamo anche noi”,
ragionamento che a parer mio è
giustissimo. Peccato che invece le altre
“divinità” non la pensassero allo
stesso modo. Prima ci sono stati degli…avvertimenti.
Perché tenesse le sue idee
per sé, capisci. Quando me ne ha parlato, io gli ho detto
“prendi moglie e
figlia e trasferitevi da tutt’altra parte”. Ma lui
mi ha dato retta? No.
Sperava di poter convincere gli altri ad ascoltarlo, non voleva
abbandonarli».
«e
poi cos’è successo?» incalzò
Nightlight.
«niente,
a parte che dopo svariati
altri avvertimenti, sempre più pesanti, alla fine i suoi ex
colleghi hanno
attaccato in massa lui e la sua famiglia. Non mi ha dato ulteriori
dettagli,
quindi non so che fine abbiano fatto Piacere e Psiche; forse sono
morte, forse sono
rinchiuse da qualche parte o, forse, alla fine si sono schierate dalla
parte
degli altri ed hanno contribuito a mandarlo via a calci nel didietro,
non
escludo nemmeno questo» asserì Eve in maniera
indolente «fatti suoi del resto,
io lo avevo avvisato. Qualunque cosa sia accaduta, comunque, Eros ha
lasciato
la Grecia, ha cambiato il nome prima in Cupido e da un secolo e mezzo
in Cupid
Valentine -che fa molto pornostar, secondo me- e si è
spostato man mano sempre
più lontano, fino a trasferirsi qui in pianta stabile.
È rimasto della propria
idea e, a giudicare da quello che vediamo» indicò
il palazzo con un cenno della
testa «dallo stuolo di dipendenti che ha, e dal fatto che il
suo potere è
rimasto praticamente intatto, è l’ulteriore
conferma che ha sempre avuto
ragione a volersi modernizzare. Ovviamente lo ha fatto anche temendo
attacchi
di ex colleghi invidiosi» aggiunse «ed attualmente,
se in assetto di guerra, la
fusione di magia e tecnologia avanzatissima rende questo posto
praticamente
impenetrabile. Comunque, per rispondere alla tua domanda sulle navi che
lo
attraversano, Cup ha reso il palazzo invisibile ed intangibile ad occhi
umani,
indipendentemente dal fatto che credano o meno, ed anche ai veicoli
guidati
dagli umani. Gli conveniva fare così, tutti sanno chi
è Cupido, se il suo
palazzo fosse rimasto visibile non avrebbe avuto più
pace…tutti i Mai Una Gioia
a chiedergli gioie!»
Man
mano che si avvicinavano,
Nightlight riusciva a distinguere in maniera sempre più
chiara le creature che
formavano quell’andirivieni di collaboratori, ossia un numero
imprecisato
di…piccole personcine in tuta nera. Cherubini, presunse il
guerriero. Ma…da
quando i cherubini si vestivano con caschi e tute nere attillate,
illuminate da
bande rosa al neon?
Da
quando le loro ali erano fatte
di laser ed erano muniti di futuristiche motociclette volanti?
Da quando avevano sostituito
arco e frecce con dei fucili?!
«te
li stai immaginando con quegli
AK-47 intenti a sparare sul mondo proiettili pieni d’ammmore,
eh?» gli
disse Eve, riscuotendolo dai suoi stupefatti pensieri.
«se
devo essere sincero mi risulta
complicato! Sembrano degli assassini in miniatura!»
«se
impostano il tipo di sparo su
“laser” possono diventarlo».
Il
ragazzo sentì l’inquietudine
già presente crescere ulteriormente. «tendono a
sparare addosso alle persone
che Cupido non vuole vedere?»
«sì,
ma prima avvisano!»
«ah.
Bene».
Percorsero
gli ultimi metri di
volo in silenzio, eccetto che per degli strani versi da civetta di Eve.
Nightlight atterrò per primo dinnanzi al portone principale
e pensò “se non mi
hanno ancora puntato addosso quei fucili magari Cupido non è
ostile”. I cherubini,
infatti, essi non sembravano avere intenti malevoli nei suoi confronti,
tanto
che si limitarono ad osservarlo con una punta di curiosità,
forse chiedendosi
il motivo per cui si trovasse lì.
L’atmosfera,
tuttavia, cambiò
drasticamente nel momento esatto in cui Eve -civetta, in uno sbuffo di
fumo
arancione, riacquistò fattezze umane.
«ehilà!...»
In
quel preciso istante tutti i
cherubini presenti, nessuno escluso, sollevarono gli AK-47 per puntarli
contro
la ragazza, la quale nondimeno non perse il largo ed inquietante
sorriso che le
era immediatamente sorto spontaneo, magari proprio perché
aveva immaginato tale
accoglienza.
«sei
sotto tiro!»
«mani
dietro la testa!!!»
«NON
UNA MOSSA!!!»
«ALT!»
«tenta
qualche scherzo e verrai
neutralizzata!!!»
“ma
che accidenti ha combinato?!”
allibì Nightlight osservando lo spirito di Halloween che,
con una risata,
incrociava le mani dietro la nuca più o meno come le era
stato richiesto.
«eddai,
vengo in pace! Tutto
quello che voglio è vedere come sta il vecchio Cup,
nient’altro».
«anche
l’ultima volta “venivi in
pace”, e tra le altre cose mi hai distrutto la
moto!!!» gridò uno dei
cherubini.
«non
avreste avuto problemi, se mi
aveste fatta passare subito» replicò Eve facendo
spallucce «non è stata colpa
mia».
Ed
era in momenti come quelli che
Nightlight si chiedeva seriamente cosa lo avesse spinto a stare per tre
lunghi
anni con una persona così scriteriata, senza riuscire ad
ammettere di averlo
fatto proprio per quel motivo, ossia per l’approccio
-diametralmente opposto al
proprio- che Eve aveva verso…tutto.
«allora,
mi fate passare? O sono
finita nella lista delle persone non gradite e mi, anzi CI, dal momento
che lui
è con me » indicò Nightlight
«renderete più difficile entrare?»
Il
gruppo di cherubini motorizzati
ed armati si mise a confabulare, lanciando occhiate diffidenti sia ad
Hallows
che, a quel punto, anche a Nightlight, il quale, più nervoso
che mai, si
avvicinò alla sua ex-fiamma. «ma si può
sapere cos’hai commesso per farti
puntare addosso dei fucili laser?!» sibilò il
ragazzo.
«da
novembre 2012, per motivi miei,
ho passato diciotto mesi nell’Annwn; per cui, quando sono
uscita, sono venuta
qui a trovare il mio vecchio amico Cup, che però era un
po’impegnato con una
ninfa dei boschi, e-»
«basta complottare!!!»
gridò loro un cherubino «dal momento che, per
qualche oscuro motivo, nessuno dei due è nella lista delle
persone non gradite,
vi scorteremo fino alla reception, dove potrete domandare se il signor
Valentine è disponibile a ricevervi. Se così
fosse bene ma, nel caso in cui la
risposta sia “no”, prenderete regolarmente
appuntamento, ve ne andrete senza
fare storie, e tornerete nel giorno stabilito! Spero di essermi
spiegato».
«ma
c’è una guerra in corso, non
possiamo metterci a prendere appuntamenti per chiedere
aiuto!» protestò
Nightlight.
«prendere
o lasciare» sentenziò la
guardia.
«ma-»
«occhei, staremo buoni buonini e faremo
come dite» affermò Eve,
ancora con le mani dietro la testa «quindi scortateci alla
reception, adesso».
Dopo
un’ultima occhiata
sospettosa, infine, il gruppo si decise a scortare Hallows e Nightlight
all’interno dell’edificio.
Quando
entrarono, la guardia del
corpo dell’Uomo nella Luna non poté evitare di
rimanere a bocca spalancata
dallo stupore. Se all’esterno l’edificio era
futuristico, all’interno era quasi
fantascientifico: tanto la hall
quanto i corridoi che s’intravedevano erano costituiti
interamente -pareti,
soffitto e pavimenti- da un metallo scuro e lucido non identificabile,
illuminati da bande bianche o turchesi al neon e da gruppi di piccoli
globi di
luce verdastra che nascevano direttamente dalla parete sinistra, per
poi
librarsi in aria fino a scomparire attraverso il soffitto.
Dovette
scostarsi rapidamente
quando un gruppo di quattro cherubini, in piedi su delle piccole e
sottili
piattaforme volanti, gli passò davanti a tutta
velocità; man mano che si
avvicinavano alla reception, poi, le persone aumentavano,
così come il volume
della cacofonia di conversazioni.
«…problema
tecnico al terminale
678, dà sempre problemi,
dovremo
deciderci a sostituirlo».
«qualcuno
sa dove trovare Amerei
per i nuovi banner?!»
«vado
a farmi un caffè».
«i nuovi popup avrebbero dovuto essere pronti
un’ora fa!»
«…e
poi Amee ha detto ad Amabile
che…»
«Eve»
la chiamò piano Nightlight.
«sì?»
«cosa
sono terminali, banner e
popup?»
«roba
di internet, al giorno
d’oggi hanno tutti lo sguardo fisso su cellulari, computer, e
così via. Per
cui, AK-47 a parte, quei banner e quelle pagine di
pubblicità che spuntano
fuori random ed infastidiscono soltanto hanno preso il posto delle
frecce: le
magie d’ammmore, passione
o anche
solo l’impulso a sollevare lo sguardo passano da
lì».
«oh!»
esclamò il ragazzo,
sinceramente colpito.
«non
è che tutto l’amore nel mondo
sia dovuto a Cupido, bada bene: non fa innamorare o accoppiare gente a
caso, la
sua magia serve a “dare la spinta”
perché questo succeda, premendo tasti che
già esistono, ma questo non vuol dire che sia meno utile.
C’è gente che senza
la spinta si strugge per anni in silenzio…che manica di
cretini, eh?»
Quando
finalmente arrivarono alla
reception, trovarono ad accoglierli una creatura quantomeno curiosa:
una donna
alta dai lunghissimi capelli color miele, la pelle bianco puro, gli
occhi
completamente viola e…un lungo corno
sulla
fronte, all’altezza dell’attaccatura dei capelli.
Sulla divisa -identica a
quella dei cherubini eccettuato il casco- all’altezza del
petto, vi era un
cartellino argenteo su cui era scritto
“Helleborine”.
«Cup
ha dato agli unicorni la
possibilità di assumere una forma umana» disse
rapidamente Hallows a Nightlight,
per poi rivolgersi alla receptionist
«ehilà…!»
Helleborine
non poteva impallidire
a causa del colore della propria pelle, in compenso però
assunse una leggera
sfumatura verdognola e, se non tirò fuori il fucile che
nascondeva sotto il
bancone, fu soltanto grazie al gruppo di cherubini, che li avevano
già ben
spianati. «d-desiderate?»
«buongiorno,
signorina, vorremmo
incontrare il signor Valentine» esordì
immediatamente Nightlight. Helleborine
si mise a trafficare con svariati schermi olografici
«è una questione della
massima importanza, c’è una guerra in corso
e-»
«sono
spiacente, signori, ma il
signor Valentine al momento è impegnato, e a giudicare da
quello che leggo lo
sarà anche per il resto della giornata. Posso di imbucarvi
da qualche parte all’incirca…»
fece scorrere un dito affusolato lungo uno schermo «verso le
sei del pomeriggio
di dopodomani».
«ma
come?! Ho detto che è una
questione importante, cos’è che deve fare Cupido
di tanto importante da-»
«il
signor Valentine al momento si
sta preparando a ricevere altri ospiti, e non ha tempo per voi. Mi
dispiace»
ripeté la donna con maggiore decisione «posso
segnarvi per dopodomani, allora?»
«ma-»
«buongiorno
Helleborine, sono qui
per vedere il signor Valentine, come stabilito!»
Fino
a quel momento nessuno aveva
notato l’avvicinamento di una bella donna orientale dai
lunghi capelli neri
raccolti in due code, vestita con abiti cinesi tradizionali, che teneva
in mano
un lungo gambo di loto con un singolo fiore sulla cima. Non era
difficile
riconoscerla come He Xiangu, l’unica donna tra gli Otto
Immortali della
tradizione cinese.
«buongiorno,
signorina He Xiangu!
Informo immediatamente il signor Valentine del suo arrivo
così che-»
“così
che” niente dal momento che,
all’improvviso, Eve Hallows colpì il cherubino
più vicino con tutta la forza
che aveva, gli sottrasse l’AK-47 e, in men che non si dica,
scivolò alle spalle
di He Xiangu, prendendola come ostaggio!
«gente,
aprite le orecchie!»
esclamò Eve, col sorriso da Stregatto più largo
che mai «mettetemi in
comunicazione diretta con Cupido e forse, dico forse,
deciderò di non farle saltare la testa! Fate
qualche mossa
strana e dovrete raccogliere il suo cervello dal pavimento! Tentate di
spararmi, e la utilizzerò come scudo! Mi sono spiegata?
Muovetevi!» concluse,
puntando con decisione il fucile contro il capo di He Xiangu.
«ma che diavolo fai?!»
sbottò Nightlight, allibito ed allarmato, ma
con sufficiente presenza di spirito da nascondersi velocemente dietro
Eve e
relativo ostaggio.
«ti
aiuto ad incontrare Cupido
prima di dopodomani alle sei».
«e
ti pare che così facendo sarà
ben disposto ad aiutarci?!»
«non
lo sarebbe stato ugualmente,
non fa differenza».
«la
violenza non risolve mai
nulla, se mi lasci andare curerò i tuoi malesseri
psicofisici!» provò a trattare
He Xiangu.
«zero
malesseri psicofisici,
bellissima, mi dispiace. Se mai fatti rivedere a guerra finita, che a
quel
punto avrai da lavorare».
“spero
che l’Uomo nella Luna non
venga a sapere una cosa del genere, che vergogna!...anche se non
è certo colpa
mia se Hallows è completamente fuori di testa”
pensò Nightlight, osservando
preoccupato i cherubini minacciarli con i fucili ed Helleborine toccare
freneticamente gli schermi.
«signor
Valentine…signor
Valentine!!!...»
Un
altro po’di petali di rose rosse
là, una candela profumata lì…luci
soffuse, “Black magic woman” di Carlos
Santana al volume giusto…era tutto pronto per passare una
bella giornata con la
sua donna della settimana, senza dubbio.
Cupido,
nel suo bell’attico in
cima alla torre più alta di tutto il complesso, si
stiracchiò pigramente per
poi sistemare la bella vestaglia color crema. Da dopo
l’avvento di internet, e
tutte le gran migliorie tecnologiche che aveva apportato -diverse delle
quali,
come le tute e le moto, ispirate a Tron, il suo attuale film preferito-
poteva
permettersi di lasciar fare tutto quanto ai suoi sottoposti senza far
altro che
svagarsi tutto il giorno in svariati modi, spesso e volentieri anche
evitando
di uscire dal proprio appartamento. Che bisogno avrebbe avuto di farlo?
In
particolar modo se si trattava di donne, non aveva bisogno di andare a
cercarle
dato che, normalmente, erano loro ad andare da lui. Sentimentalmente
parlando,
era tornato a condurre la sua vita pre- Psiche, intrattenendosi con una
donna
dopo l’altra per riempire un po’ i suoi giorni e le
sue notti -e per non “perdere
l’allenamento”, diceva- pur non illudendosi di
riuscire a sopperire alla
mancanza di qualità con della maggiore quantità:
Psiche era e sarebbe sempre
rimasta Psiche, insostituibile, nonostante tutto. Ne era talmente
consapevole
da avere la grande onestà di informare le proprie amanti
riguardo al fatto che,
da lui, non avrebbero mai potuto aspettarsi altro che relazioni fisiche
senza
il minimo impegno e di breve durata.
Il
suo lavoro lo rendeva una
specie di portatore d’amore ma, ironicamente, proprio lui si
era trovato a
tornare il dongiovanni incallito e senza speranza di un
tempo…
–
signor Valentine…signor
Valentine!!!...
L’
ex “dio” inarcò un sopracciglio
rosa. Si aspettava che la receptionist -come si chiamava?...i cherubini
della Direzione l’avevano messa lì da aprile
dell’anno precedente, eppure non aveva
ancora imparato il suo nome!- gli comunicasse l’arrivo di He
Xiangu, previsto
per quell’ora, ma non comprendeva proprio quali fossero i
motivi dietro quel
suo tono così allarmato.
Un
piccolo gesto della sua mano
destra accese uno schermo olografico che gli consentiva di vedere la
receptionist. «cosa succede? C’è qualche
problema?»
–
…CUP!
Al
suono di quella voce impietrì.
Ooooh,
no.
No,
no.
“vi
prego, ditemi che non dovrò
rifare gli interni per colpa sua anche questa
volta” pensò.
Con
un grosso sforzo di volontà,
Cupido mosse di nuovo la mano, così che lo schermo mostrasse
l’intera hall: in
questo modo, oltre alla receptionist spaventata, poté vedere
distintamente una
bella massa di cherubini con i fucili spianati, qualche unicorno
umanizzato che
correva a ripararsi e, soprattutto, una He Xiangu sempre più
terrorizzata
tenuta in ostaggio da quella pazza scriteriata di Sam Hain, o Eve
Hallows, come
si faceva chiamare da più o meno un secolo e mezzo.
Oh,
e c’era anche quel ragazzo con
i capelli bianchi che…un momento, non era il cagnolino di
quel completo
deficiente dell’Uomo nella Luna? Sarebbe stato da domandarsi
come mai fosse lì,
se non ci fossero state delle questioni leggermente
più urgenti da affrontare. «Sam! Che
vuoi?! Non siamo tutti come te, che non hai un
accidenti da fare
tutto il giorno» …la lepre che dà
dell’orecchione all’asino…«e,
per tua informazione,
io ho un impegno proprio con la persona che hai preso in
ostaggio!»
–
mi sa che dovrai rimandarlo, se le salta la
testa.
«non
lo farai» l’aveva detto con
grande convinzione, ma in verità non ne era affatto certo.
Conosceva Sam Hain
da una vita, eppure l’unica cosa di cui Cupido fosse
assolutamente sicuro
era che con lei non
si sapeva mai! Poteva essere una minaccia a vuoto, ma nulla escludeva
che,
invece, potesse tenervi fede. «te lo ripeto: cosa
vuoi?»
–
fai salire me ed amore di mamma,
così può dirtelo –
ribatté Eve,
indicando Nightlight con un cenno del capo – io
lo accompagno e basta.
Sam
che si scomodava ad
accompagnare il cagnolino albino? Questa poi…ovviamente quel
mezzo casino che
lei aveva creato gli stava causando un certo nervosismo,
così come l’appuntamento
saltato, ma arrivato a quel punto era curioso di sentire
cos’era che il
ragazzino aveva da dirgli, e magari, tanto che c’era, avrebbe
potuto sfruttare
la cosa per mandare un messaggio al suo caro padrone.
«lasciala andare e vi
teletrasporto qui, così dite quel che dovete dire e poi vi
togliete di
torno, con
buona pace mia, dei miei dipendenti, e dei complementi
d’arredamento».
–
occhei, giurin giurello.
– voglio andare via di qui!!!
– giuro che io non
immaginavo niente del genere!
“perché
non la conosci da più di
tremilacinquecento anni, ragazzo” pensò Cupido,
con un leggero sospiro.
«conterò fino a tre. Al tre, lascia andare He
Xiangu. Uno…»
– bada
di non fare
scherzetti, Cup!
«…due…»
“sempre
meglio dell’ultima volta,
se non altro non farà irruzione qui sfondando la porta con
una moto volante
mentre tutti i cherubini nell’edificio la inseguono ed io mi
sto dando da fare
con una ninfa dei boschi” pensò Valentine
«…tre».
Spense
lo schermo olografico
appena vide Eve lasciar andare He Xiangu e, con un altro sospiro,
sfruttò la
combinazione di magia e tecnologia per far comparire entrambi
direttamente
nell’ampio salone dell’attico, verso il quale si
diresse con passo svogliato.
Non si curò neppure di farsi comparire addosso il vestiario
consueto -una tuta
intera, stile Tron e molto attillata- decidendo di rimanere in
vestaglia; non
avrebbe minimamente cambiato quel che lo aspettava.
La
spessa porta a due ante che
conduceva al salone si aprì automaticamente appena si
avvicinò.
«…mi
hai fatto prendere un colpo,
si può sapere cosa ti è passato per la testa,
EH?!! Hai preso in ostaggio una
persona!...e smettila di giocare con la
sedia!!!»
La
sedia girevole. Ovvio. Non
c’era una volta che Sam non ci finisse sopra, e infatti
eccola lì, tutta
appallottolata eccetto che per il braccio con cui faceva ruotare
vorticosamente
la seggiola in questione. «lascia,
meglio che lei stia lì
piuttosto che faccia danni in giro, credimi».
Dopo
un’occhiata stupita, in parte
dovuta al vestiario, Nightlight fece un breve inchino con la testa.
«signore».
Non
aveva mai avuto modo di vedere
Cupido di persona, ma sinceramente si sarebbe aspettato qualcosa di
diverso.
Qualcosa di bello, biondo ed alato: un gemello di Atticus, in pratica.
Quel
che invece aveva davanti era
un bell’uomo sulla trentina, del tutto privo di ali, in
vestaglia, con curati
capelli rosa shocking e corta barba dello stesso colore.
L’unica cosa simile a
come l’aveva immaginata erano gli occhi verde oliva.
«ebbene,
ah…com’è che ti chiami,
scusa?»
«il
mio nome è Nightlight,
signore, sono-»
«sì,
sì, lo so chi sei, mi ero
solo dimenticato il tuo nome» lo interruppe Cupido con fare
indolente,
stravaccandosi su un enorme divano marrone scuro «vuoi del
cognac?» gli chiese
poi, facendo arrivare la bottiglia i liquore e due bicchieri su una
piattaforma
volante simile a quelle su cui Nightlight aveva visto viaggiare i
cherubini.
«ehm…no,
grazie».
Il
guerriero trovava il
comportamento dell’ex
“divinità” decisamente strano, specie
considerando quel
che Eve aveva combinato poco prima. Cupido non sembrava esserne stato
affatto
toccato. Sembrava…tranquillo. Quasi annoiato, a dirla tutta.
Nightlight non
sapeva se tirare un sospiro di sollievo o, piuttosto, iniziare a temere
che
quella fosse solo la quiete prima della tempesta.
«sì grazie!!!»
esclamò improvvisamente Hallows, saltando via dalla
sedia per afferrare la bottiglia di cognac e, subito dopo, gettarsi
letteralmente in braccio a Cupido «Cup!
Com’è? Che mi racconti? Gli armamenti
sono sempre a posto?» domandò, infilando
contemporaneamente una mano sotto la
sua vestaglia per verificare la salute degli…armamenti
in questione! «sì, sì, sono a
posto».
«Hallows, maledizione, piantala!!!»
sbraitò Nightlight, un po’
perché allibito da quell’atteggiamento folle, un
po’, forse, perché…insomma,
era il suo ex compagno e lei non aveva la minima remora a toccare in
sua
presenza gli “armamenti” di quello che avrebbe
dovuto essere un loro futuro
alleato?!
Ancora
una volta, però, Cupido
riuscì a stupirlo con la sua assurda e completa calma,
minimizzando il tutto
col cenno di una mano ed ignorando il fatto che Eve, tra una risata
stupida ed
un sorso di cognac, gli stesse riempiendo il collo
di succhiotti.
«allora…cosa porta qui il cagnolino del Deficiente
nella Luna?»
Una
domanda che, se possibile,
spiazzò il povero Nightlight ancora di più, tanto
per le parole ben poco
gentili, quanto perché il caro signor Valentine, nel
porgergliela, non aveva
minimamente cambiato atteggiamento.
«…p-prego?»
“ti pare che così
facendo sarà ben disposto ad aiutarci?!”
“non lo sarebbe stato
ugualmente, non fa differenza”.
Detestava
ammetterlo, ma ora
temeva proprio che Eve avesse ragione.
«mi
è sembrato di averti fatto una
domanda semplice. Magari sei frastornato da quello che vedi, ma
tranquillo, in
tremilacinquecento anni mi sono abituato alle sue molestie
sessuali» e forse
non gli dispiacevano neppure in maniera eccessiva dal momento che, pur
avendo
modo di respingerla, non si prendeva mai la briga di farlo
«quindi riprenditi e
cerca di mettere in fila almeno tre parole entro oggi».
Reprimendo
la voglia crescente di
mandarlo al diavolo, Nightlight fece un bel respiro profondo.
«vengo a
chiedervi aiuto per conto dell’Uomo nella Luna, signore.
Forze nemiche lo
minacciano, ed ha bisogno di tutto l’aiuto che riesce a
trovare, anche perché
due dei suoi cinque Guardiani sono già stati sconfitti. Se
queste persone non
vengono fermate, raggiungeranno la Luna, e potrebbero diventare una
seria
minaccia a livello mondiale. A dire il vero uno di questi nemici in
particolare
lo è già».
«e
chi sono queste persone brutte
e cattive?»
Hallows
abbandonò improvvisamente
il grembo del suo coetaneo, stravaccandosi semplicemente accanto a lui,
mossa
di cui Nightlight non seppe spiegare il senso.
«i
ribelli sono…non so se avete
presente…il mio signore, ormai cinque secoli fa,
creò per i Guardiani quelli
che avrebbero dovuto essere compagni perfetti, che poi si sono
ribellati, ed
ora hanno radunato un esercito di circa duecento immortali
che-»
Cupido
lo interruppe sollevando
una mano. «oh, sì. Ho presente. Immagino che parli
dell’occasione in cui il tuo
signore si è arrogato il diritto di decidere chi dovesse
amare chi» disse
l’uomo, fissando il proprio sguardo in quello di Nightlight
«quando ha deciso
di creare dei fantocci di bell’aspetto per i suoi quattro
tirapiedi. O meglio,
quelli che avrebbero dovuto essere soltanto
fantocci di bell’aspetto, perché fortunatamente le
cose non sono andate
precisamente così. Il tuo caro -e demente- padrone ha
commesso un grosso
sbaglio: si è immischiato in qualcosa che era, ed
è tuttora, del tutto al di
fuori della sua competenza. Io sono Cupido, un tempo Eros, conosciuto
come un
portatore d’amore, e non mi azzarderei mai a fare quel che ha
fatto lui. Se ho
presente? Certo che ho presente! È stato così
pazzo da creare esseri basandosi
sui desideri dei suoi cari Guardiani, esseri vuoti creati col solo
scopo di
amare una persona specifica e legati ad essa! Forse aveva buone
intenzioni, ma
è stato tanto superficiale da non capire che questo non è amore!»
affermò, alzandosi di scatto dal divano
«è puro e
semplice schiavismo. L’amore non può essere
forzato in questo modo, non si
possono rendere delle persone succubi le une delle altre
-perché anche i
Guardiani, a modo loro, lo erano- e sii consapevole che, quando sono
venuto a
saperlo, ho rimpianto di non aver modo di andare sulla Luna
per…fare un
discorsetto al tuo padrone» disse «per inciso, ora
potrei».
«signore,
io-»
«invece
mi sono limitato a
“sintonizzarmi” su di loro. Su tutti e cinque. Per
avere un’idea della quantità
dei danni che sarebbero stati
inflitti a creature che, allora, erano del tutto innocenti»
Cupido si avvicinò
pericolosamente a Nightlight «tu sai che rumore fa il cuore
di una donna quando
s’infrange in mille pezzi, quando il mondo le crolla addosso
e, al contempo, la
terra le svanisce da sotto i piedi? Quando la sua fiducia viene
spezzata con
violenza all’improvviso?...già, a questo
proposito» occhieggiò Eve «tu ed io
dovremmo fare due chiacchiere che avremmo già dovuto fare ad
aprile dell'anno scorso».
«ah
sì? Ok, anche se non so su
cosa» replicò lei con tranquillità,
riempiendo con il cognac la fiaschetta che,
un tempo, aveva contenuto del grog.
«sul
motivo che ti ha indotta a fuggire
rintanandoti nell’Annwn per diciotto mesi, magari?»
«“magari”?
Lo domandi a me?»
Quello
fu l’unico momento in cui Valentine,
alzando gli occhi al cielo, manifestò un minimo
d’insofferenza per il modo di
fare di Hallows, ma non ci mise molto ad accantonare temporaneamente la
faccenda per riprendere il filo del
discorso
con Nightlight. «stavo dicendo: hai idea di quanto tutto
ciò sia stato
devastante per quella povera donna, rea unicamente di essere stata
creata per
amare una persona di quel genere?»
«no.
Non credo di averla, però è
assurdo che si siano ribellati tutti
per quel che è successo ad una,
e che
ora abbiano scatenato una guerra!»
«dici
che è assurdo rivolarsi
contro chi, agendo con tale superficialità, li ha creati
schiavi ed ha fatto
del male sia a loro cinque che ad altre quattro persone?»
ribatté Cupido,
decidendo di lasciar fuori Black dal conto «ma
sì…in fondo cos’altro potevo
aspettarmi da un cagnolino?»
«io
non sono il cagnolino di
nessuno, signore, sono un leale
servo
della famiglia Lunanoff da secoli e secoli, questo è vero,
ma sono in grado di
pensare, e
penso che iniziare una guerra per motivi simili, dopo aver dimostrato
di non
essere poi così tanto schiavi andandosene per fatti propri,
sia stato del tutto
assurdo, come penso anche di avere diritto ad esprimere la mia opinione
senza
venire insultato per questo».
«certo,
ne hai tutto il diritto,
ma temo che tu abbia dimenticato una cosa fondamentale, ossia il fatto
che il
tuo padrone si sia bellamente disinteressato a quella giusta rivolta,
tanto da
creare un nuovo schiavo, o una nuova schiava, questo non lo so. Ho
visto la Luna dorata,
cosa
credi? Non so se hai notato, ma le pareti ed il soffitto di questo
salone sono
trasparenti» disse Cupido, indicandoli «e se dopo
questo gli altri cinque si
sono arrabbiati, ne hanno ben donde. L’Uomo nella Luna
vorrebbe il mio aiuto
contro di loro?» fece una breve risata, priva
d’allegria «che se lo scordi: chi
è causa del suo mal pianga se stesso».
“e
due! Anche Madre Natura ha
detto la stessa cosa” pensò Nightlight,
trattenendo un sospiro. «può aver
sbagliato ed aver agito con superficialità, ma merita
davvero la morte per
questo?»
«stai
chiedendo ad un antico greco
cosa ne pensa sull’uccidere gente per vendicare un torto?
Seriamente?»
s’intromise Eve, col solito fare svogliato, portando Cupido a
voltarsi nella
sua direzione.
«già,
Sam, se le cose stanno così,
se è per questo che siete venuti qui, mi domando per quale
oscuro motivo tu
abbia deciso di seguire il ragazzo ed infilarti in una guerra di cui
non
t’importa nulla. E nella quale i miei ex colleghi, immagino,
combatteranno in
prima linea dall’altro lato del campo di battaglia: sono
scomparsi da qualche
secolo e, se mi dici che quei cinque hanno radunato un esercito, non mi
ci
vuole molto a fare due più due. Allora?»
«è
in debito con me» disse
immediatamente Nightlight.
Cupido
lo guardò come se avesse
detto una grossa sciocchezza. «mh-mh, come se le importasse
qualcosa dei
debiti…buona questa!»
«sono
quasi morto per colpa sua!
Mi ha-»
«lo
ho doppiamente mollato in un covo
di goblins» disse Hallows.
«tutto
qui?»
«come sarebbe “tutto qui”?!»
protestò il guerriero, venendo del
tutto ignorato.
«ti
infili in una guerra, ed in questa fazione,
per così poco? Mi
spiace, ma non ci credo».
Per
tutta risposta Eve fece
spallucce, e Cupido fece per insistere nuovamente, quando…
–
signor Valentine, qui capo della sicurezza
Ananes. Segnalo una
massiccia presenza di Incubi, sono sparsi in tutta la città
e dintorni, uno
ogni cento metri. Ripeto: uno ogni cento metri!
«che cosa?!» si
allarmò Nightlight, correndo verso una parete di
vetro.
Il
capo della sicurezza aveva
detto la verità: vedeva Incubi ovunque guardasse, tutti alla
stessa distanza
uno dall’altro e completamente immobili.
«ecco
le direttive, Ananes» avviò
a dire Cupido mentre la vestaglia scompariva, sostituita dalla tuta
nera
attillata identica a quella dei cherubini, con tanto di ampie ali in
laser rosa neon
«organizzatevi per la difesa, preparatevi a respingerli
quando attaccheranno,
ma fino ad allora non fate altro».
–
agli ordini.
«mi
risulta difficile credere che
l’Uomo Nero sia così stupido da venire ad
attaccare proprio me, con le sue
nemesi in circolazione» disse Cupido ai suoi due ospiti
«per non parlare del
fatto che, se avesse voluto davvero farlo, avrebbe concentrato tutte le
sue
forze qui,
invece di spaiarle in questo modo per la città».
«cos’avrà
in mente, adesso?!»
«penso
che lo scopriremo presto,
dubito che abbia messo qui quei cavallini così per
caso» asserì Eve.
Ed
aveva ragione: dopo meno di un
minuto infatti, tutti i purosangue aprirono simultaneamente la
bocca…
“salve
a tutti! questo è un
messaggio per i comandanti dell’armata dei Duecento
Mentecatti che, per un po’,
si sono illusi di riuscire ad avere la mia testa su un piatto
d’argento”.
Nonostante
l’altezza, ed il fatto
che si trovassero dentro il palazzo, la quantità di Incubi
presenti ed il
volume di quell’annuncio erano tali da renderlo perfettamente
udibile ovunque.
“da
quando in qua Pitch può far
parlare gli Incubi?!” allibì Nightlight
“evidentemente, tutto il potere che ha
rubato gli ha consentito un upgrade!”
“riconosco
la vostra abilità
nel nascondervi come topolini impauriti. Per tale motivo ho sparso una minima parte dei servi che ho
attualmente a
disposizione in tutto l’emisfero boreale, uno ogni cento
metri, e daranno
questo annuncio simultaneamente, così da essere sicuro che
quanto ho da dire
non vi sfugga. Sarebbe un peccato…specialmente per Babbo
Natale ed il coniglio
troppo cresciuto, che sono qui al Polo Nord insieme a me”.
Nightlight
impallidì. Avevano
perso altri due Guardiani, il che significava che rimaneva soltanto
Sandman…forse!
Sentendo
Hallows prorompere di
botto in una sonora risata, sobbalzò. «ma che hai
da ridere?!!»
«megalomania
portami via! Direi
che qui qualcuno è un pochino montato, dovremo dargli un cacciavite
perché si smonti!»
«zitti,
voi due» intimò loro
Cupido.
“Ljuba
St.North e Galaxia
Bunnymund, ora mi rivolgo direttamente a voi: dubito che in tutto
ciò abbiate
mai desiderato la morte dei vostri ex compagni. Sapete che posso farli
a pezzi
quando voglio e spargerli per tutto il globo senza senso di colpa
alcuno, ma
magari, invece, potrei decidere di essere generoso e venirvi
incontro…a qualche
condizione, naturalmente”.
«credo
che debba migliorare un
po’lo stile delle sue minacce» commentò
Valentine.
«è
giovane, avrà tempo di farlo,
se non si fa ammazzare a breve».
Nightlight
osservò i due, sempre
più attonito per quel loro atteggiamento, ma
evitò di fare commenti.
“la
prima è che vi arrendiate.
Non riuscirete mai ad uccidermi e, quanto all’Uomo nella
Luna, posso sempre
pensarci io. La seconda, invece, è che i
due…neosposi…si consegnino a me entro
sei ore da questo annuncio”.
«perché
sei ore e non subito?»
domandò Eve.
«mah.
Si divertirà ad immaginarli
spaventati a litigare sul da farsi, magari».
“fate
come vi dico, e riavrete
i vostri ex compagni sani e salvi. Più salvi che sani,
d'accordo. Se invece tenterete qualche
scherzetto, farò una
strage di “doni” -e non solo- dalla quale si
salveranno unicamente la mia amata
Millaray e la mia nuova figlia, per ora al sicuro”.
«nuova
figlia? Che accidenti va
blaterando?»
«non
penso che lo scoprirai
tastandomi il sedere,
Sam. Solo una cosa: le mie fonti dicevano che
l’Uomo Nero
avrebbe dovuto essere estremamente debole, ma sembra
tutt’altro» osservò Cupido.
«è
per via di Madre Natura» lo
informò, cupo, Nightlight «che aveva asserito di
non voler avere nulla a che
fare con tutta questa storia, ma poi ha pensato bene di farsi attaccare
e rubare
i poteri da Pitch…»
«aaaah!
Ecco!» esclamò
Valentine, improvvisamente attento «adesso sì che capisco.
Ora mi è
tutto più chiaro».
Anche
Nightlight avrebbe voluto
che tutto fosse più chiaro, ma soprattutto avrebbe voluto
capire cos’era il
“tutto” di cui parlava Cupido.
“questo
è tutto. Ripeto: sei
ore. Se non farete come vi dico,
avrete molti morti ed un arrosto di coniglio sulla coscienza. Passo e
chiudo”.
Gli
Incubi, una volta fatto ciò
per cui alcuni di loro avevano volato oltre tre ore per raggiungere la
posizione assegnata, chiusero la bocca e presero il volo tutti assieme,
andandosene così com’erano venuti.
«…e
questo si chiama farsi dei
nemici, perché ora gli spiriti di mezzo pianeta sanno quel
che
sta combinando.
Molto furbo, Black» commentò Hallows con due
applausi «molto furbo. Sarà che
non è abituato a sentirsi in grado di spaccare il
mondo, quindi è ovvio che
si creda onnipotente».
«non
mi pare che stiate prendendo
la cosa sul serio quanto dovreste!» intervenne Nightlight.
«siamo
ex “divinità”, non puoi
pretendere che prendiamo sul serio l’Uomo Nero» obiettò
Cupido «nonostante
al
momento sia
realmente una minaccia a livello mondiale» .
«mi
pare che siate stati costretti
a prenderlo sul serio, durante i Secoli Bui».
«bah,
i fantasmi e l’ammmore
c’erano sempre» minimizzò Eve
«quindi non vuoi proprio darci una mano, Cup?»
«ovviamente
no. Non sia mai che io
scenda in campo, ma quando perderete fatemelo sapere, almeno
metterò il palazzo
in assetto da guerra e lascerò che quelli che rimarranno
continuino a scannarsi
fino a quando non si saranno stufati. O saranno morti. È la
mia ultima parola, e...ragazzo? Cerca di riferire al tuo padrone quel
che ti ho detto,
possibilmente prima che gli stacchino la testa dal collo» gli
indicò la porta
con un cenno del capo «fuori di qui».
Nightlight
avrebbe voluto dire
tante cose ma, dopo una breve sfida di sguardi con Cupido, si
inchinò
borbottando un “signore” ed uscì dal
salone.
«forse
non era chiaro, ma valeva
anche per te. Buon suicidio» disse Valentine ad Hallows,
sarcastico
«…a meno che tu non cambi idea e lo
scarichi all’improvviso, ovviamente».
«niente
più “due chiacchiere”?»
«ho
capito quel che c’è da capire,
come ho detto prima. Lascia che te lo dica per l’ennesima
volta, Sam: tu sei la
disperazione di ogni “portatore d’amore”.
E ora vai».
La
ragazza non si mosse.
«Sam!
Ti ho detto “vai”. Che vuoi
ancora?!»
Hallows
sorrise. «cento cherubini
motorizzati e ben armati da portar via».
«cosa?! Dimenticatene pure! Non vedo
perché dovrei darteli».
«io
un motivo lo vedo: qualcuno,
il ventotto dicembre di quattro secoli fa, ha dato ad un certo uomo
alato una…spinta, senza
che lui lo sapesse».
«era
innamorato di lei, pur non
rendendosene conto, ed anche lei era innamorata di lui! Inoltre, non mi
sono
mosso fino a quando Black non ha, di suo, rovinato tutto con la sua
attuale ex.
Per non
parlare del fatto che, secondo me, Atticus avrebbe fatto ugualmente la
sua
mossa anche senza quell’aiuto: come ti ho detto, erano
innamorati!
«tutto
quel loro ammmore è una
delle cause scatenanti
della guerra, anche se è brutto da dire, e sarebbe meglio se
non si venisse a
sapere che un po’ è anche
“colpa” tua».
«mi
stai davvero ricattando?»
«chi?
Io? Sono troppo scema per
sapere come si ricatta la gente».
«Sam!»
Si
guardarono in silenzio per
qualche istante.
«cinquanta
e non uno di più»
borbottò Valentine.
«cento».
«ho
detto cinquanta».
«novanta».
«sessanta».
«novanta
e non uno di meno».
«ti
do settanta cherubini se tu
dimentichi questa storia, t’impegni a riportarmene vivi il
più possibile, e t’impegni
a rimanere viva a tua volta».
Eve
rise di gusto. «ehi,
Valentine, sembri quasi preoccupato per me!»
«conosco
i miei ex colleghi. Anche
se depotenziati, loro-»
«se
hai tanta paura che mi faccia
la bua, puoi sempre venire a farmi da cane da guardia».
Cupido
si voltò di scatto verso la
parete in vetro. «vattene. Darò ordini ai
cherubini della Direzione, ed uscita
dal palazzo troverai i settanta che ti ho promesso».
«a
beh, grazie Cup».
«vai!»
Non
si voltò, ma sentì il
lievissimo rumore di una civetta che, volando, lasciava la stanza.
***
«…esto
perro , esto cabron hijo
de puta!!!»
Erano
le dieci e dieci minuti del
mattino, e Cecilia Del Sol aveva passato i suddetti dieci minuti a
sputare
contro l’Uomo Nero insulti irripetibili ed una valanga di
malauguri di vario
genere che, tra le altre cose, comprendevano una morte atroce causata
da un
misto tra peste bubbonica, ebola e sifilide.
«non
dubito che insultarlo sia
liberatorio, ma credo che piuttosto dovremmo pensare ad un piano
d’azione».
Cecilia
sprofondò a sedere su un divanetto,
massaggiandosi le tempie. «sì, sì, es
justo» concordò, facendo un respiro
profondo «ci sono, Atticus».
Non
rifiutò il gesto del marito
che, sedutosi a sua volta, la strinse a sé in un gesto
protettivo.
«non
è stato bello sentire la sua
voce dopo quattro secoli».
«no, ma d’altra parte somos aqui
per ben altro que sentirne solo la
voce, per cui es bueno que mi
abitui».
Avevano
allestito un accampamento
temporaneo in riva al basso Tunguska, come aveva suggerito Ljuba, e lo
avevano
creato in un diverso piano dell’esistenza, come avevano fatto
per Conca De El
Sol; stavolta, però, non si erano messi a creare spiagge
sabbiose e villaggi
turistici, limitandosi a mettere su delle tende lussuose per tutti
coloro che
avevano ancora qualche postumo della sbronza -ai quali, in ogni caso, a
breve sarebbe stata data
un’aspirina-…e sembrava fosse stato
giusto così: se si fossero isolati come a Conca De El Sol,
dove era possibile
vedere unicamente il cielo del “piano principale”
della realtà, si sarebbero
persi un messaggio piuttosto importante.
Pitch
Black doveva aver perso
completamente la testa per essere andato a strombazzare ai quattro
venti quel
che stava combinando, oppure era estremamente sicuro di sé;
fosse come fosse,
stava di fatto che li aveva anticipati nell’attaccare il Polo
Nord, aveva preso
in ostaggio due Guardiani, ed avevano sei ore per pensare a qualcosa di
decente.
«que hacemos?»
«in
primis direi di pensare bene a
tutto quello che ha detto, e poi…Ljuba, Galaxia e Sandelle
in arrivo» la
avvisò.
Cecilia
annuì e si scostò da lui,
sistemandosi i capelli ed assumendo un’espressione quanto
più possibile calma,
volendo dare l’idea di avere tutto sotto
controllo…o, se non tutto, almeno se
stessa.
«ha preso Aster, lo ammazzerà!!!»
A
quanto sembrava, però, c’era anche
chi non si curava affatto di farlo: Galaxia era decisamente fuori di
sé, sia
per le sensazioni che riceveva dal legame col proprio ex compagno, sia
per una
preoccupazione tutta sua. Erano scesi in guerra, d’accordo,
ma uccidere i loro
ex non era nei programmi! Non era nei
programmi!!!
Non
voleva uccidere Calmoniglio e
non voleva neppure che fosse ucciso da altri, voleva la fine
dell’Uomo nella
Luna, ma non della Pasqua, né di tutto ciò che
Aster rappresentava. Non se lo
meritava.
L’aveva
rinchiusa, aveva cercato
di privarla della possibilità di scegliere di andarsene, ed
aveva sbagliato su
tutta la linea, d'accordo, ma non per questo meritava di essere fatto a
pezzi, o
arrosto.
Nessuno dei loro ex, escluso l’Uomo Nero che però
aveva fatto ben altro,
meritava qualcosa di simile! Se avevano stabilito di sconfiggere i
Guardiani ed
imprigionarli fino alla fine del conflitto, risparmiandoli,
c’era un motivo!
«presumo
che anche voi due abbiate
sentito il messaggio» disse Ljuba ai neosposi.
«presumi
bene» confermò Atticus,
indicando poi Galaxia con un cenno del capo
«…è così grave?»
«Nicholas
ha passato momenti
migliori, non c’è dubbio, e forse Calmoniglio sta
peggio di lui, a giudicare
dalla reazione di Galaxia…»
«Laxie,
calme-toi! Cerca di
tranquillizzarti, n’est pas-»
«un
corno, Sandelle, il tuo ex non
è stato minacciato di essere fatto a pezzi!» cosa
per cui, in effetti, Sandelle
non riusciva ad evitare di essere sollevata «e non ti
arrivano le sensazioni
che stanno arrivando a me!»
«…ma
in ogni caso non escluderei a
priori neppure che la maggior parte di tutto ciò sia dovuto
alla
preoccupazione» continuò Ljuba «non era
un messaggio da prendere alla leggera».
«no,
non lo era» disse Cecilia
«stavamo riflettendo su cosa fare».
«nous ne
pouvons pas lasciarli morire! Non era quello che avevamo
stabilito!» esclamò Sandelle
«dobbiamo trovare un modo…faire
quelque
chose…»
«otlichno, Cecilia, chiariamo senza
indugio una cosa: se tu ed
Atticus avete intenzione di fingere di consegnarvi per poi cercare di
liberarli, potete anche scordarvene» precisò Ljuba.
«non
lo avevamo nemmeno pensato»
replicò Atticus.
«ho
ritenuto doveroso
specificarlo, visto quel che è successo con Dentolina, Cecilia».
«penso que
mi perseguiterai para toda la vida con
esta storia, sbaglio?»
«allora
che aspettiamo, appena si
sono tutti ripresi dalla sbronza andiamo al Polo Nord ed attacchiamo
l’Innominato!» esclamò Galaxia
«attacchiamolo e rubiamogli il potere che lui ha
fregato a chissà chi!!!»
«Laxie,
se tentassimo qualcosa del
genere Pitch li ucciderebbe immediatamente. Hai sentito
cos’ha detto» le
ricordò Atticus «ed io non stento a
credergli».
«mais alors…? Non possiamo
attaccare, non possiamo, incontestablement,
lasciare che Cécilia et
Atticus si consegnino anche
solo per finta…che dobbiamo fare?»
Un
breve attimo di silenzio dilagò
tra i cinque.
«forse
dovremmo provare a vedere
il tutto in un’ottica differente» disse Ljuba.
«che
vorresti dire?!» la apostrofò Galaxia.
«sconfiggendo
Nord e Calmoniglio
al posto nostro, in un certo senso, l’Innominato ci ha fatto
un favore. Se ci
riflettete bene, sono due obiettivi in meno di cui occuparci e due
battaglie in
meno da sostenere. È indubbio che effettuare il Furetur anche su di essi sarebbe stato
conveniente, ma non siamo
messi poi così male. A questo punto, se volessimo, potremmo
ignorare il
messaggio e dare direttamente l’assalto alla nave di Sandman,
così da arrivare
sulla Luna ed occuparci di Manny, effettuando su di lui un Furetur Potentia prima
di ucciderlo, ed in seguito pensare all'Innominato».
«ma che cazzo vai dicendo?!»
gridò Galaxia «ti sei dimenticata di
chi si parla?! Se facciamo così, moriranno sia il mio ex
compagno che IL TUO!!!»
«YA znayu. Lo so. Ma, a meno che in queste
sei ore accada qualche
miracolo, sono spacciati qualunque cosa facciamo o non facciamo. Se
anche
cedessimo alle sue condizioni, tu credi veramente che
l’Innominato li lascerebbe
andare? Certo che no. Se ci arrendessimo e loro due si consegnassero,
ucciderebbe
Nicholas ed Aster per primi, Atticus subito dopo, in modo
atroce…»
«oh,
su questo non c’è dubbio»
commentò l’alato.
«poi
tenterebbe di fare lo stesso
con noi, e Cecilia sarebbe sua prigioniera vita natural
durante…»
«piuttosto
la muerte».
«…insieme
alla sua “nuova
figlia”».
«eh,
a proposito, qui est?»
domandò Sandelle «l’Innominato
ha trovato une nouvelle fiancée che
ha messo incinta e che ha già partorito?»
«Sandelle,
potresti evitare de ser
asì…“sandellosa”
almeno per
cinque minuti, por favor?»
sospirò
Cecilia.
«aspettate:
“sandellitudini” a
parte, ha sottolineato qualcosa di interessante» intervenne
Ljuba «riguardo
l’identità di questa presunta “nuova
figlia”».
«non
vedo cosa può importarci dei bla
bla dell’Innominato e nuove figlie
varie, al momento» sbottò Galaxia «visto
e considerato che stiamo meditando di
fare più vittime di quante dovremmo!»
«tecnicamente
non saremmo noi a
fare vittime in eccesso, Galaxia, ma l’Innominato»
le fece notare Atticus «il
responsabile di un omicidio è l’esecutore
materiale del suddetto o, in caso di
un assassinio su commissione, lo sono lui ed il mandante. Ma noi non
abbiamo
mai chiesto a nessuno di uccidere i Guardiani, per cui in questo senso
siamo
innocenti come bambini. Comunque sia hai ragione, Ljuba: è
una faccenda
piuttosto interessante, anche perché come sua
“nuova figlia” mi viene in mente
una persona sola, ossia la nostra nuova sorella».
«puede ser. Ha l’aspetto de una
giovane ragazza, da lo que mi
dicevi
tu, quindi come età potrebbe andare y,
oltre
a ciò, quelli come noi hanno più
facilità ad entrare en confidenza
con le persone…di solito».
«je ne sais pas…l’Innominato
non ha avuto problemi ad attaccarmi,
l’ultima volta che l’ho visto!»
ricordò loro Sandelle.
«un’altra
cosa per cui pagherà,
tranquilla. Ritengo plausibile che Shu Yin sia riuscita in tale
impresa,
ricordando il suo atteggiamento da educanda orientale! Ora
c’è solo da
chiedersi se l’attaccamento a Pitch sia o meno
reale…»
«attaccamento
reale…smeshnoy,
divertente, Atticus, bella
battuta» commentò Ljuba «dovrebbe essere
completamente stupida, per
affezionarsi seriamente ad uno come lui».
«…ah,
gracias».
«tu
non fai testo. Sei
stata creata per amarlo, e
nonostante questo lui è riuscito a farsi odiare a morte da
te dopo un secolo
soltanto! Ma torniamo a noi: se Shu Yin fosse la nuova figlia di cui
parla, e
lei magari stesse solo fingendo di essersi affezionata a lui-»
«se,
se, SE!!! Con i
“se” non ci facciamo neppure la birra, e comunque
non
vedo come una vera o falsa affezione di Shu Yin a quello là
potrebbe
aiutarci, non
sappiamo dove sia, io non so nemmeno com’è fatta,
non so niente, tutto quello
che so è che Aster adesso è al Polo Nord, che sta
patendo chissà cosa, che è…»
si portò le mani pelose alle tempie, socchiudendo gli occhi
“stellati”
sofferenti «s-scusate, io non riesco, sto cercando di
mantenere il controllo,
ma io…è come ad aprile dell’anno
scorso, per me» ossia quando Pitch aveva quasi battuto i
Guardiani «un conto era sapere che sarebbe stato
solo sconfitto, un
altro è questo, è…difficile,
io…» sollevò il volto, osservando i
quattro amici
di una vita «lo so…è una guerra, le
cose vanno così, ed io
sono una demente. Lo so» chiuse gli
occhi «ora cerco di riprendere il controllo e la faccio
finita. Scusatemi».
Si
sentiva così inadeguata in quel
momento, guardando gli altri: Atticus aveva retto alla perfezione la
battaglia
contro Dentolina, nonostante a quest’ultima fosse stato
svuotato un caricatore
addosso e nonostante il Furetur,
Cecilia era abituata a sopportare e mettere da parte il dolore continuo
e
costante e le sensazioni negative che di solito le arrivavano da Pitch,
e Ljuba…Nord
stava sicuramente
soffrendo quanto Calmoniglio, ma riusciva a ragionare lucidamente ed in
modo
così freddo da far quasi paura.
Lei
non poteva, né voleva, essere
da meno: aveva deciso di partecipare pur conoscendo i rischi per
sé e per tutti
quelli coinvolti, per cui, si disse, ora doveva darsi una calmata e
“non
rompere l’anima”.
«calme-toi, Laxie, ti capiamo. Io poi al
momento sono chanceuse, fortunata,
perché Sanderson
sta bene, mais ricordo très bien come mi sono
sentita quando
non era così. Nessuno ti biasima per questo».
«no,
infatti» disse immediatamente
Ljuba «questo non è, e non sarà nemmeno
in futuro, un bel periodo per nessuno:
non sei demente, ma solo vittima di angosce e legami indesiderati, come
tutti
noi».
«sì.
Sì, avete ragione. Grazie»
disse Galaxia, desiderosa di troncare il discorso nonostante fosse
felice del
sostegno ricevuto «tornando a noi: se tutti i
“se” di cui parlavamo prima
fossero veri, cosa accidenti ce ne facciamo?»
«…el cabron ha per caso detto che
“la sua nuova figlia” è al
sicuro?»
intervenne Cecilia.
«sì,
mi pare di ricordare che
abbia detto proprio così» confermò
Atticus «c’è da chiedersi “al
sicuro dove”?
Sappiamo per certo che è stato nel suo regno per un discreto
lasso di tempo,
dalle due e mezza fino a…beh, quando ce ne siamo andati via
da Punjam Hy Loo
non si era ancora visto, per cui…»
«e
questo che c’entra?» chiese
Galaxia, perplessa «ah…già,
è ovvio che, dopo l’attimilata, una volta che si
è
ripreso un po’ la prima cosa che deve essergli venuta in
mente di fare
dev’essere stata venire ad ucciderci tutti…quindi
intendi dire che potrebbe
aver messo Shu Yin “al sicuro” a Punjam Hy Loo?
Nelle segrete con Dentolina,
magari?»
«oh,
no» disse immediatamente
Cecilia «non l’avrebbe mai messa en
le segrete,
como non la porterebbe con
sé in zone
in cui ci sono battaglie: se davvero la considera la su
nueva hija, la considera anche fatta de
cristallo».
Atticus
assunse un’aria
pensierosa. «basandoti sulla tua conoscenza del solitario
animale in questione»
ovvero Pitch «cosa ipotizzi?»
«ipotizzo
que con “al
sicuro” non intenda el
Polo Nord, per le ragioni que ho
detto prima. Sì, ora es suo,
ma se si
aspetta que facciamo una mossa como tentare di attaccarlo difficilmente
la porterà lì. Dubito anche que
l’abbia
lasciata a Punjam Hy Loo: la prudenza no
es mai troppa y avrà
pensato que Shu Yin, forse in un
“attacco de buonismo”,
una volta lì avrebbe
potuto farsi prendere dalla compassione y
magari liberare Dentolina. Yo creo
que l’abbia lasciata nel proprio regno, despues
aver rinforzato le difese mettendo Incubi ad ogni
ingresso».
«oui, c’est tout super, ma
ancora non capisco a cosa servono tutti
questi raisonnements»
disse Sandelle.
Lei
non lo capiva, e neppure
Galaxia in verità riusciva ad arrivare a comprendere cosa
avessero in mente di
preciso i suoi “fratelli”, ma riusciva ad intuire
che forse, pur basandosi su
ipotesi e “se”, stavano cercando di mettere insieme
un’idea diversa da missioni
suicide e sacrifici vari.
«a
trovare almeno una via
alternativa entro sei ore» ribatté Ljuba
«…già, perché sei
ore?»
«porque oltre a -forse- divertirsi a
torturare i suoi nemici per un po', sperava
che in questo lasso de tiempo lo
attaccassimo davvero in
massa dandogli modo de hacer la
strage que vuole, secondo me, ma
se lo scorda» dichiarò Cecilia.
«resta
un ultimo interrogativo -che
ben poco c’entra col resto- prima di iniziare a definire i
dettagli del Piano C…»
«i
dettagli? Atticus Bla Bla, guarda
che io e Sandelle non abbiamo chiare nemmeno le grandi
linee!» gli fece notare
Galaxia.
«mais non ho detto niente a
riguardo…»
«hai
chiare le grandi linee,
Sandelle?»
«bien
sûr que
non!»
«appunto.
Quindi dicci di questo
ultimo interrogativo, Atticus, così poi ci dite che vi
frulla per la testa».
«d’accordo.
L’ultimo interrogativo
è: come ha ottenuto quel potere? Rubandolo? A chi?»
«se
ha una nueva hija, que fine ha
fatto la vecchia?» ribatté Cecilia
«ovviamente anche esta es
solo un’ipotesi».
«che
i nuovi poteri dell’Innominato
provengano da Madre Natura può starci» concesse
Ljuba «non mi è chiaro come sia
riuscito a prenderglieli, ma magari ha avuto un colpo di
fortuna».
«forse.
Bene, presumo che prima o
poi verremo a saperlo in ogni caso» concluse Atticus
«ed ora mettiamoci al
lavoro col Piano C».
“magari
incrociando le dita”.
Ebbene sì, rieccomi un'altra volta. Non so se i personaggi
che sono comparsi qui vi hanno soddisfatti ma, nel dubbio, vi dico che
se tutto va come penso di farlo andare si vedrà un
po'più di "componente Guardiana" nel prossimo capitolo...
quando lo pubblicherò! (possibilmente prima della prossima
era glaciale).
Posso anche dirvi che Cupido (trovate il suo palazzo QUI ,
se il link funziona) non è un personaggio che intendo
davvero "cestinare" dopo una singola apparizione -purtroppo per coloro
a cui non è piaciuto xD- e, come avrete iniziato ad
immaginare, anche Sam Hain non si toglierà dalle scatole
tanto presto! ah, L0g1, ovviamente è Cup il greco di cui ti
avevo parlato ;) -precisazione inutile-.
Volevo dirvi un mucchio di cose, ma non me ne viene più in
mente mezza se non uno "stay tuned per il famoso Piano C"...
O_o per cui passo al
**Ringraziamenti Time!**
A tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono questa
storia, come sempre. Conoscere le vostre opinioni è un
piacere, e mi sprona anche a continuarla :) un "grazie" in particolare,
stavolta, va a Gavriel
per averla inserita tra le seguite.
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
Capitolo 21 LLD
Capitolo
21
Ci tengo ad avvisarvi fin da subito:
nonostante non muoia
ancora
nessuno, questo sarà un capitolo un po'dark
(...sì, diciamo un po'...) ed abbastanza violento.
Ho la vaga idea che mi odierete per il brutto quarto d'ora che sto
facendo passare a questa gente :'D
Ah, un altro avviso: in questo capitolo verranno citati i fatti
accaduti in "Meet
the Devil" di vermissen_stern,
in cui Pitch incontra Mothman. Non preoccupatevi, l'autrice sapeva
benissimo già da un pezzo che avrei infilato l'Uomo Falena
in
questa storia, e la ringrazio per il permesso :)
Già che ci sono faccio ora i ringraziamenti a tutti coloro
che
hanno letto e/o recensito il precedente capitolo, ed un "grazie" in
particolare va a Sakura
hime per averla inserita tra le preferite!
Penso di non aver dimenticato nulla, per cui, a questo
punto, vi auguro una orripilata buona lettura!
«essere
ridotti in questo stato
dai propri servitori è sgradevole, vero? Vederli rivoltarsi,
sentirli lacerare
le vostre carni!» disse Black con rabbia «vi
ricorda nulla, Guardiani? No, certo
che no…non avete idea di quel che mi è successo
dopo aprile, eravate troppo
occupati a festeggiare la vostra effimera
vittoria per interessarvi alle condizioni di chiunque
altro!» sbottò «è
anche per questo motivo che ho dato quelle sei ore alle vostre ex :
voglio avere
tutto il tempo di divertirmi con voi. Di farvi provare sulla vostra
pelle…o
pelliccia, suvvia, non siate così
fiscali…esattamente quello che ho provato io.
Più gli interessi, d’accordo, ammetto che i miei
Incubi non mi hanno colpito
con del ferro arroventato, ma questo è solo un
dettaglio».
L’Uomo
Nero sedeva, con fare
indolente, su un ampio seggio di sabbia nera da lui stesso creato,
sorseggiando
beatamente un bicchierino di liquore della riserva di Nord mentre
assisteva ad
uno dei più bei spettacoli che gli fossero capitati sotto
gli occhi negli
ultimi secoli: i Guardiani di Speranza e Meraviglia sconfitti, deboli,
messi a
penzolare dal soffitto con delle catene d’ombra e torturati!
La
cosa andava avanti da un’ora
prima che il suo ultimatum fosse trasmesso in tutto il globo, dunque
Babbo
Natale e Calmoniglio erano reduci da circa un’ora e tre
quarti di continui
strazi.
«sia
chiaro, non mi aspetto che lascino
davvero passare tutto questo tempo,
né che quei due si consegnino: l’unico modo in cui
riesco ad immaginare una
simile eventualità è che le vostre ex, ansiose di
salvarvi, li leghino e li
portino qui di peso. Sarebbe divertente, in fin dei conti è
anche per dividere
il gruppetto che ho fatto tutto ciò…ma se volete
proprio saperlo, o anche se
no, la vera motivazione che risiede dietro quelle sei ore è
un’altra: voglio
dar loro il tempo di organizzarsi per attaccarmi» ammise con
una risata folle
«così che poi nessuno possa lamentarsi se
farò la strage promessa, dal momento
che li avevo avvisati. Non m’importa affatto che siano in
duecento, non li
temo, non lo farei neppure se fossero cinquecento, e se, anzi, quando attaccheranno, capiranno bene
tutti quanti il perché».
Era
in un delirio d’onnipotenza
tale da desiderare ardentemente una battaglia che, in condizioni
normali,
avrebbe decisamente preferito evitare, ma il desiderio di dimostrare al
mondo
-e specialmente alla sua ex, nonché relativo marito- la
propria indiscutibile
superiorità era maggiore di qualunque altra cosa.
Così
facendo, oltretutto, quando
avrebbe annegato tutti i suoi nemici nel loro stesso sangue, se mai la
sua
amata Mila si fosse lamentata di qualcosa avrebbe potuto ricordarle che
erano
stati lei e gli altri a infrangere i patti, che se l’erano
cercata, e che lui
aveva soltanto agito di conseguenza.
“ma
non per questo ti amo di meno”
l’avrebbe rassicurata “non sentirti in colpa per
quant’è accaduto, capita a
tutti di perdere la propria strada…”
Stava
già preparando i discorsi da
farle per consolarla di perdite che lui stesso le avrebbe procurato.
Roba da
pazzi, ma d’altra parte, in quel frangente, l’Uomo
Nero era più folle che mai.
«certo…sempre
che coniglia e Mamma Natale non decidano di
lasciarvi al vostro destino» aggiunse malignamente, seppur
non credendoci affatto,
lisciandosi i capelli all’indietro
«c’è anche questa
possibilità».
«nel
nostro caso è solo una
possibilità, ma se ci fossi tu al posto nostro non
c’è dubbio alcuno che
la
tua ex ti lascerebbe qui a crepare» sibilò
Calmoniglio. La conseguenza di quella frecciatina fu un colpo al muso
da
parte
di uno yeti posseduto, violento al punto di fargli vedere tutto nero
per
qualche attimo.
«comincio
a pensare che tu
possieda un lato masochista, dal momento che non hai ancora imparato a
morderti
la lingua nonostante gli esiti. Come se quel che dici mi toccasse,
poi!» Pitch
fece una risatina «sei talmente stupido da risultare
divertente, Pooka».
Occhieggiò
Nord. Da dopo
l’avvertimento che il russo gli aveva dato,
quell’ammonimento che aveva il
retrogusto amaro di una profezia per lui nefasta, non aveva
più detto una
parola. Lo aveva sentito sibilare di dolore, e gli yeti posseduti,
grazie al
loro lavoro, gli avevano strappato un lamento ogni tanto, ma nulla di
più;
oltre a ciò, il Guardiano della Meraviglia aveva continuato
a fissarlo per
tutto il tempo, ed era precisamente per tale motivo Pitch aveva
ordinato ai
propri nuovi servitori di colpire con dei pugni entrambi gli occhi di
Nord,
ritenendosi gentile ad aver deciso
di
non farglieli rimuovere.
“non hai ancora imparato che
quello che fai torna sempre
indietro, non importa quanto sei potente, se fai male, ti torna
indietro solo
male, ed è proprio quello che ti
accadrà”.
Cercò
di accantonare quel mucchio
di sciocchezze, le minacce di un vecchio stupido non potevano
né dovevano far
vacillare la sua sicurezza! Al momento era
l’entità più potente e pericolosa
della terra, non c’era nessuno che fosse paragonabile a lui.
Era
sufficientemente forte da sbaragliare da solo un intero esercito, da
spazzare
via i suoi nemici, da ottenere tutto quel che aveva sempre desiderato:
al
diavolo avvertimenti, minacce e profezie!
Già,
a proposito di minacce e
profezie, in quel momento avrebbe soltanto voluto che quel completo
idiota di
Mothman, l’Uomo Falena, fosse davanti a lui. Così,
giusto per ridergli in
faccia e sbattergli davanti quanto si fosse sbagliato sul suo conto.
Era
accaduto qualche settimana
dopo aprile dell’anno precedente, quando era riuscito a
fuggire dal proprio
regno e, debole e claustrofobico ma alquanto agguerrito, si era messo
nuovamente a cercare di spaventare bambini per riottenere il potere
perduto.
Una notte di quelle, però, si era reso conto di essere
seguito, e passato un
altro po’di tempo era riuscito ad indentificare il suo
stalker, nonché a
scambiare con esso due “amichevoli” chiacchiere.
Purtroppo.
Se il portatore di sventura si trovava
in un posto, vi si
recava, o seguiva
qualcuno, solitamente c’era un motivo valido, ma proprio in
quell’occasione
Pitch Black aveva giurato di “schiacciare il proprio fato e
plasmarlo come
meglio gli aggradava, e che non sarebbe caduto così
facilmente”; l’Uomo Nero
intendeva mantenere quella promessa che aveva fatto a se stesso, e
riteneva di
star riuscendo alla grande nell’impresa, nonostante qualche
momentaneo
cedimento causato da problemi sentimentali che, ben presto, non
avrebbero più
avuto ragione d’esistere.
«strozzati
dalle risate e muori,
allora» disse debolmente Aster «così mi
diverto un po’anche io».
«a
te manca il vero tocco
dell’artista, Calmoniglio: non sai quando fermarti».
Nord
si lasciò sfuggire un sospiro
inudibile sentendo l’amico gridare per una scarica elettrica
passata attraverso
la materia oscura che li teneva immobili.
Di
cose da dire a Pitch ne avrebbe
avute a sua volta, ma aveva evitato di esprimersi sia perché
lo riteneva
completamente inutile, sia perché non era saggio innervosire
ulteriormente
l’Uomo Nero -peccato fosse inutile dire a Calmoniglio di
tacere!- sia per
evitare ulteriori malesseri alla sua ex compagna.
Anche
se aveva attaccato
Dentolina, se tutto quel che stava accadendo era un po’anche
colpa di Ljuba e
gli altri, anche se quel che aveva fatto e stava facendo lo deludeva
moltissimo
e se l’aveva lasciato quattrocento anni prima, Nicholas
St.North avrebbe
continuato ad avere cura di lei sempre e comunque, benché a
distanza, e sperava
soltanto che l’Uomo Nero avesse sbagliato a prevedere un suo
attacco.
Ovviamente teneva alla propria vita e a quella di Calmoniglio, ma si
rendeva
bene conto che, nelle condizioni attuali, un attacco avrebbe portato ad
un
massacro, così come che lui e Aster sarebbero stati i primi
a morire in ogni
caso. Sì, anche se Ljuba e Galaxia avessero consegnato
Atticus e Millaray a
Pitch, dato che Nord non credeva minimamente che questi li avrebbe
lasciati
andare.
Se
lui ed Aster si fossero salvati
avrebbe gridato al miracolo, e a quel punto sperava che anche Sandman
se ne
stesse ben lontano: per potente che fosse il suo amico, avrebbe potuto
soltanto
finire come lui stesso e Calmoniglio, legato e torturato da un pazzo
con troppo
potere e del tutto fuori di sé.
«inutile
che ti domandi se hai
riconosciuto la citazione, immagino» sospirò Pitch
«è triste avere a che fare
con gente che non ha letto Sherlock Holmes. Già!»
schioccò le dita, come colto
da un’ illuminazione improvvisa «non ho mai pensato
di domandartelo ma, poiché
siamo tutti in vena di chiacchere, ora posso farlo: sei in grado di
leggere?»
fece una risatina «ho sempre trovato i Pooka
un’inutile razza di stupidi
conigli mangia cioccolato troppo cresciuti, ed è per questo
mi sono divertito
ad ucciderli tutti, quando-»
«BASTA!»
tuonò improvvisamente
Nord, riuscendo a far ammutolire l’Uomo Nero per qualche
istante. Con molta
fatica ed altrettanto dolore, il russo si sforzò di aprire
gli occhi per
osservare il suo collega «Aster, non ascoltare lui! Capito?!
Non dare retta a
quello che dice, non ascoltare, lascia
che tutto scivoli addosso, ignoralo!
Aster!»
Non
aveva interrotto Black solo
per risparmiare altra sofferenza al Coniglio di Pasqua, nonostante
quest’ultima
fosse la seconda principale motivazione: l’aveva fatto perché da dopo
il rapimento di Shu Yin, a
causa delle azioni dell’Uomo Nero, Calmoniglio aveva
manifestato opinioni
sempre più violente e sempre meno degne del ruolo che
ricopriva, iniziando a
parlare di uccidere Pitch Black con convinzione sempre maggiore, a dire
che
avrebbero dovuto lasciar fare Atticus e Ljuba quattrocento anni prima,
e gli
auguri di morte che aveva lanciato a Pitch quando li aveva catturati,
sicuramente,
erano del tutto sinceri.
Quel
che temeva il Guardiano della
Meraviglia era che Calmoniglio, in tutto questo, finisse col passare
al…come
dire, lato oscuro della Forza, ossia, in quel caso specifico, dalla
parte dei
loro ex compagni.
Sempre
se fossero sopravvissuti,
ovviamente.
«sono
secoli, secoli che lo ignoro,
Nord…» esordì il Pooka dopo un breve
attimo
«mi sono sempre limitato ad aiutarvi a sconfiggere questo
viscido verme senza
mai ucciderlo come merita davvero, tutto perché
“ehi, i Guardiani non agiscono
così”, e per colpa della sua triste storia. Bu-uh,
mi hanno ucciso la moglie.
Bu-uh, mia figlia era dispersa ed ora mi odia a morte, e adesso sono
taaaanto
solo, e vengo evitato da tutti come la peste!» disse
Calmoniglio, con un
crudele sarcasmo ed una freddezza tali nella voce da far impietrire
Nord e,
addirittura, allibire Pitch, che non aveva mai visto quella versione
del
Guardiano «ma abbiamo sbagliato tutto, amico. Tutto quanto.
Dovevamo lasciare
che lo decapitassero, o ammazzarlo personalmente: dopo tutto quel che
ha fatto
sarebbe stato il minimo, avremmo fatto un favore all’intera
galassia, le nostre
compagne sarebbero rimaste, e ora non ci sarebbe alcuna stramaledetta
guerra.
Invece no, abbiamo dovuto essere tanto bravi
e buoni!» sbottò con disprezzo
«abbiamo dovuto rispettare una morale
assolutamente inutile e far contento un tizio sulla
Luna che non si è mai scomodato a darci una mano di persona,
e ha dato vita a delle creature che, adesso, stanno soffrendo con noi
per un
legame che Manny ha loro
imposto!»
«non
imboccare questa via, Aster,
è grosso sbaglio!» lo implorò Nord.
Il
cuore di Calmoniglio era e
sempre sarebbe stato buono, ma innumerevoli gocce, secolo dopo secolo,
avevano
man mano riempito un metaforico vaso che aveva finito col traboccare
dopo gli
ultimi avvenimenti, e in special modo dopo le ultime
malignità dell’Uomo Nero
nel ricordargli lo sterminio della sua razza: un fatto atroce per cui
il
Guardiano mai, mai, fino a quel
momento aveva preteso vendetta, pensando che uccidere Pitch Black non
avrebbe
riportato indietro alcuno dei suoi cari e che, in ogni caso, essi non
avrebbero
voluto che si macchiasse il pelo di sangue per un motivo simile, quanto
piuttosto che continuasse ad essere lo splendido Pooka che era, e
facesse del
bene; precisamente quel che aveva fatto, combattendo per proteggere
tutti i
bambini del mondo, ma, in fondo, Aster non avrebbe mai potuto chiedere
ai suoi
simili cosa pensassero e volessero davvero. Erano tutti morti, ed era
colpa
dell’Uomo Nero, che nel frattempo aveva continuato
imperterrito a commettere
atti malvagi e minacciare innocenti, nonostante le sconfitte,
nonostante le
seconde, terze, milionesime possibilità
concesse.
Come
lasciare ancora in vita una
simile minaccia? Non aveva, forse, giurato di proteggere degli
innocenti? Ed
eliminare definitivamente una minaccia non era, forse, il modo migliore
per
mantenere quel giuramento?
Non
si poteva essere sempre
gentili e compassionevoli. C’erano momenti in cui certe cose
andavano fatte e
basta.
Uccidere
l’Uomo nella Luna era
eccessivo, e non avrebbe mai partecipato direttamente a qualcosa di
simile, ma
sopprimere Pitch Black era cosa buona e giusta e, come avrebbe detto
Lorcan
Fall, “amen, fratelli: amen”.
«pensala
come vuoi, Nord» replicò «ma sappi che
se me ne capiterà l’occasione, per il bene non
solo dei bambini ma di tutto il
mondo, io lo ucciderò» affermò,
voltandosi a guardare Pitch «lo giuro
sull’anima di tutti coloro che hai massacrato,
Black».
Dopo
quella frase calò un
opprimente silenzio.
Sì…per
circa cinque secondi.
l’Uomo
Nero, all’improvviso,
scoppiò in una grassa risata, ancor più fragorosa
di quando aveva assistito al
litigio della sera prima grazie agli Incubi.
«quell’ultima scarica elettrica deve aver
polverizzato quel
poco di cervello che
avevi!» esclamò, per poi ridere ancora
«mi fai venire voglia di tenerti come
giullare, sei veramente un genio della comicità: sei
lì debole, legato, ferito,
senza alcuna via di scampo, e mi minacci di morte? Ma fai sul
serio?...più il
tempo passa, più questa giornata si fa terribilmente
spassosa, davvero» disse,
per poi applaudire «magnifico. Bravissimo! Una scena da
maestro!»
L’atteggiamento
del coniglio
troppo cresciuto l’aveva confuso per qualche momento, ma
simili ridicole
minacce non erano proprio da prendere sul serio. Magari anche la sua
piccola
Shu Yin l’avrebbe trovato divertente, almeno un minimo,
nonostante fosse sempre
troppo buona.
Già,
Shu Yin! Era stato via più di
quattro ore, e le aveva promesso che sarebbe tornato spesso da
lei…vero, al
momento stava aspettando un attacco che di certo sarebbe arrivato ben
prima che
le cinque ore che mancavano terminassero, ma se si fosse mosso alla
massima
velocità consentitagli l’avrebbe raggiunta in poco
tempo, e non avrebbe
impiegato molto neppure a verificare che fosse tutto a posto.
Non
che avesse dubbi a riguardo,
dal momento che ora il suo regno era praticamente inaccessibile a
chiunque non
fosse lui, e che c’erano oscurità vivente e orde
di purosangue che rimediavano
a quel “praticamente”: si sarebbero occupate di
qualunque intruso avessero
visto, o di cui avessero sentito l’odore.
«perdonatemi,
ma credo che dovrò
assentarmi per un poco: simili perle meritano di essere riferite alla
mia nuova
figlia, così da allietarle la giornata» disse
Pitch ai Guardiani «ma non
temete, vi lascio in ottime mani, e tornerò presto,
così da poter riprendere a
svagarci insieme. È un peccato che Frost sia assente, avrei
potuto insegnargli
qualcosa sul divertimento…»
Pensò
di uccidere anche lui, una
volta terminato il grosso del lavoro, ma poi rifletté su
fatto che Jack era
ridotto in modo tale da rendere inutile assassinarlo. Inoltre, un
simile atto
avrebbe procurato altra sofferenza a Shu Yin, dunque era bene che si
astenesse
dal compierlo.
«aver
corrotto quella ragazza è
un’altra cosa per cui pagherai» tornò a
minacciarlo Calmoniglio.
«ah-ah.
Certo. Ti credo. Ci
vediamo, Guardiani!»
Fu
l’ultima cosa che disse, prima
di sparire in un turbine di sabbia nera.
***
«…ma
era proprio necessario?»
«mio
il regno, mie le regole. Già
mi secca che l’Uomo nella Luna e Nightlight sappiano dove si
trova, quindi puoi
ben capire il mio desiderio di evitare che sia così anche
per te e i tuoi
colleghi, immaginando che verreste a seccarmi per ogni minima
cosa».
«non
credo proprio. Di solito non
andiamo a “seccare” nessuno quando abbiamo un
problema, a meno che l’Uomo nella
Luna non scelga un altro Guardiano proprio per aiutarci a risolvere il
problema in
questione»
replicò Dentolina «ma non credo che, con te,
capiterà mai qualcosa di simile:
solitamente la scelta ricade su persone che se la tirano un
po’meno di quanto
faccia tu».
“e
che non bendano gli occhi alle
persone quando le portano nel proprio regno!” aggiunse
mentalmente la
Guardiana, slegando la succitata benda sapendo di essere arrivata a
destinazione.
La
batosta presa aveva fatto sì
che Dentolina ritrovasse un minimo di calma e pazienza, ma la minaccia
trasmessa dagli Incubi, che anche lei ed Emily Jane avevano sentito,
aveva
avuto il potere di porla di nuovo in uno stato di allarme e tensione
nervosa
che, se si trattava di relazionarsi con una
“giovane” donna dalla simpatia
tale e quale a quella del padre, non aiutava affatto.
«non
ti sono permessi commenti sul
mio atteggiamento» ribatté Madre Natura con
freddezza «sei priva di poteri ed
incapace di volare, un peso morto insomma, ma ti ho ugualmente permesso
di
seguirmi quando siamo evase, evitando di lasciarti sola e ferita,
portandoti
addirittura qui. Ritengo che dovresti baciare dove cammino, invece di
lamentarti e fare commenti sciocchi che non interessano a
nessuno» disse, senza
curarsi neppure di guardare in faccia Dentolina «e ricordarti
che, se ho fatto
tutto ciò, è solo e soltanto per la tua amicizia
con Sandman, non certo perché
m’importi di te».
“è
ovvio che lei e Pitch si
detestino, sono uguali” pensò Dentolina,
terribilmente tentata di urlare un “vai
al diavolo, boriosa che non sei altro”!
Si
trattenne solo perché sarebbe
stato sia ineducato che poco conveniente, e si sforzò di
produrre un sorriso.
«so che non saresti stata costretta a fare nulla di tutto
ciò, e infatti ti ho
già ringraziata più volte per l’aiuto,
ma baciare dove cammini mi sembra
eccessivo».
«era
ironico» sbuffò Madre Natura.
«me
lo auguro» ribatté Dentolina
che, con un ulteriore sforzo di volontà, si
avvicinò a lei e le posò una mano
sulla spalla, gesto che Emily Jane accolse con un sollevamento di
sopracciglio
«a parte tutto, scusami per la battuta di prima, e sappi che
mi dispiace molto
per quanto è accaduto tra te e tuo padre».
La
donna non replicò, ma fissò la
mano di Dentolina con espressione indecifrabile fino a quando la fata,
sempre
più a disagio, fu costretta ad allontanarla dalla sua spalla.
«non
farlo mai più».
Detto
ciò, Madre Natura si
allontanò di qualche passo, mentre Dentolina la osservava
scuotendo leggermente
la testa. Finire a dover evadere proprio con lei era stata una bella
sfortuna,
anche perché con i suoi “su, andiamo, sbrigati o
ti abbandono qui!” non aveva
avuto neppure modo di approfondire i motivi per cui le sue
fatine, pur vedendola libera nel palazzo, non si erano fermate a dirle
niente,
continuando a
lavorare. Atticus le aveva detto di aver trovato il modo di farle
“stare
tranquille”, ma a quel punto c’era da chiedersi
quale fosse il modo in
questione.
“comunque
sia, devo dire che Madre
Natura mi sembra peggiorata rispetto all’ultima volta che io
e gli altri
abbiamo avuto a che fare con lei. Eccetto che con Sandy, col resto di
noi è sempre
stata altezzosa e un po’freddina, ma non a livelli simili. Mi
chiedo se sia per
via di Pitch, o se in questi anni sia accaduto anche
dell’altro…uh?”
vide
Madre Natura stringere le
palpebre con aria perplessa, osservando qualcosa ad una certa distanza.
«c’è
qualcosa che non va?»
Emily
Jane non rispose, ma le fece
cenno di rimanere ferma dov’era. Avanzò,
guardinga, lo sguardo puntato su…
«ma
cos’è quello?» domandò
Dentolina, notando a sua volta ciò che aveva visto la sua
improvvisata compagna
d’avventure.
«non
lo so, ma taci e resta dove
sei» rispose seccamente la donna, continuando ad avvicinarsi
passo dopo passo.
Non
che ciò contribuisse molto a
rendere più chiaro ciò che aveva davanti:
sembrava un agglomerato di pietra o
simili, bianco perlaceo, con diverse lunghe sporgenze aguzze. Non aveva
idea di
cosa fosse, ma una cosa la sapeva: quella cosa non era opera sua, il
che
significava che doveva avercela portata qualcuno. Ma chi? Quasi nessuno
era a
conoscenza dell’ubicazione del suo regno.
«nnnnnh…»
Si
bloccò, sentendosi impietrire:
la “cosa” aveva parlato, o quantomeno emesso un
suono. Vi si approssimò ancor
di più, sbiancando quando la forma di questa
acquistò improvvisamente un senso.
Emily Jane era fredda, sì, ma non per questo priva
d’emozioni, e al momento era
piuttosto spaventata.
«…hhhh…»
Man
mano che si avvicinava, poi,
certi dettagli diventavano sempre più -orribilmente-
familiari.
Il
farfallino rosso scuro.
Il
lungo e sottile ciuffo
incurvato di capelli biondo platino che spuntava dalla cima di quella
“cosa”.
Il
cipollone dorato finito a
dondolare fuori da quella “gabbia”, il soprabito
marroncino che s’intravedeva tra
uno spazio e un altro.
«Toothiana…Toothiana!!!»
La
paura era un virus a rapida
diffusione, specialmente se era una come Madre Natura a chiamare una
persona
senza riuscire a nascondere di provarne.
La
Guardiana della Memoria si
avvicinò più velocemente che poté,
guardando allarmata Emily Jane e poi “la
cosa”. «c-che cosa, ma-oh
cielo!»
gridò «m-ma è…è
un uomo!»
«non
è un uomo. È “l’
uomo”» disse
Emily Jane, fissando Dentolina negli occhi «l’Uomo
nella Luna».
**
Luna, dieci minuti prima **
Dopo
un’ultima occhiata al bacile
con cui -eccetto che durante le notti senza Luna- osservava
ciò che accadeva
sulla Terra, Tsar Lunar XII si allontanò con un leggero
sospiro,
massaggiandosi le
tempie con aria stanca: pur con tutti i poteri che possedeva, compreso
quello
di riportare in vita le persone, lui, contrariamente a molte altre
creature
immortali, a volte necessitava realmente di qualche ora di riposo.
L’aveva
già detto a Nightlight, ma
non esitava a pensarlo anche in quel momento: quando aveva deciso di
creare Shu
Yin, non aveva certo immaginato che si sarebbe scatenato un simile
caos. Col
senno di poi, doveva ammetterlo, avrebbe certamente evitato di
svegliare un
“cane” che dormiva da quattro secoli; ma
lì per lì, quando Jack Frost si era
finalmente deciso ad imboccare la strada giusta e diventare un
Guardiano, aveva
solo pensato che meritasse anch’egli qualcuno a completargli
la vita e che, in
ogni caso, era un peccato che le sue precedenti creazioni continuassero
ad
andare sprecate in quel modo becero, con tutta la fatica che aveva
fatto nel
plasmarli così “perfetti”.
“forse
avrei dovuto crearli nelle
condizioni di Jack Frost…” rifletté
“mmmh, no: il ragazzo è stato trecento anni
a girarsi i pollici, prima di capire cosa dovesse fare. Alla fine i
risultati
sono stati buoni ma, con tutto il tempo che è trascorso,
avevo iniziato a
pensare che fosse un esperimento fallito”.
E
Manny non avrebbe potuto certo
dargli una mano, nooo…Jack aveva dovuto arrivarci da solo,
sentendo il richiamo
della sua “vocazione”, invece di essere
direttamente instradato da lui. Tuttavia,
riflettendoci bene, forse il percorso compiuto da Jack lo aveva indotto
ad
accettare con gioia il proprio compito, invece di ribellarsi e
definirsi
schiavo.
“insomma,
si lamentano tanto, ma
se non altro tutti i doni sapevano benissimo fin dall’inizio
quale fosse il
loro scopo, e non hanno passato tre secoli a domandarmelo!
…accidenti,
nonostante tutto il mio impegno, qualunque spirito io abbia creato in
questi
secoli aveva almeno un difetto strutturale” pensò.
Qualcuno
avrebbe potuto obiettare
che i primi quattro Guardiani non avevano alcunché
d’irregolare, ma il Principe
Lunanoff non li aveva creati, soltanto scelti, senza cambiare
completamente il
loro stato come aveva fatto con Jack: quest’ultimo aveva
sì mantenuto la propria
personalità ma, quando lui l’aveva riportato in
vita, era ripartito da zero per
quanto riguardava il resto. Idem per quanto riguardava Spring, Fall e
la
Marmotta: anch'essi dovevano avere dei difetti, se erano tutti contro
di lui!
“mi
consola il non averne visti in
Shu Yin…” pensò poi Manny, sentendosi
leggermente sollevato “sì, ha rubato il
potere di Madre Natura, ma grazie al bacile ho avuto modo di vedere
quest’ultima libera ed in giro assieme a Dentolina, e
l’ho vista utilizzare la
magia, segno che Shu Yin deve avergliene restituita almeno parte! Deve essere stata lei, per forza,
perché
l’Uomo Nero non l’ha fatto di
certo…” già, era troppo impegnato a
tormentare le
sue nemesi al Polo Nord per poter anche solo pensare
di fare una cosa
giusta “mi auguro solo che la missione di Nightlight si
riveli fruttuosa”.
Avrebbe
potuto andare meglio, da
quel che aveva visto nel bacile, ma anche peggio: Eve Hallows e
settanta
cherubini da parte di Cupido erano già qualcosa. Peccato non
aver potuto osservare
cosa fosse accaduto all’interno del palazzo, dal momento che
la magia dell’ex
“dio” glielo rendeva impossibile.
“sarei
sceso in campo anch’io, ma
non ho modo di lasciare la Luna…per
cui…”
Non
era molto bravo a mentire
neppure a se stesso dal momento che, pur non essendo in grado di volare
da solo,
avrebbe sempre potuto farsi portare sulla Terra da Nightlight.
La
verità era che a Tsar Lunar XII
non piaceva affatto combattere, o l’idea
di combattere, od anche solo il pensiero di addestrarsi a farlo,
preferendo
puntare tutto sulla magia -tendenza, la sua, ben rivelata dal fisico
grassoccio-: proprio per quel motivo aveva scelto e/o impiegato delle
persone
che fossero in grado di farlo al suo posto, quando serviva, preferendo
rimanere
dietro le quinte a dirigere il tutto.
Un
tipo di vita un po’solitario
ma, se a Manny fosse realmente dispiaciuto, specie nel periodo in cui
Nightlight aveva viaggiato smemorato sulla Terra, avrebbe potuto
tranquillamente ovviare al problema, cosa che non aveva fatto.
Aveva
scelto per sé una posizione
che lo faceva sentire sia importante che del tutto al sicuro, ed era
per quel
motivo che gli piaceva tanto. Gli consentiva di fare del bene per i
bambini
della Terra, come avrebbero di certo voluto i suoi genitori, senza
dover lasciare
il “nido protetto” in cui era cresciuto.
“sono
certo che Nightlight farà un
ottimo lavoro, svolgendo alla perfezione il compito di salvaguardare la
mia
incolumità. Non permetterà che raggiungano la
Luna” si riassicurò “quel che al
momento mi preoccupa di più è la condizione dei
miei Guardiani, specie dopo
l’ultimatum che Pitch ha trasmesso tre mezz’ora
fa. Spero solo che in sei
ore riescano a trovare un modo per salvarsi, o che Nightlight riesca ad
aiutarli…o di riuscire a comunicare con quel benedetto
figliolo di Sandman, se
non altro per metterlo al corrente di tutto! L’interno della
sua nave è un
altro luogo in cui la mia vista non riesce ad arrivare, purtroppo,
quindi non
so cosa stia facendo…va’ a vedere che, come
minimo, dopo aver sparso sogni per il mondo si è messo a
dormire per
smaltire il nervosismo della litigata di ieri notte! Sarebbe da lui.
Sarebbe
anche il colmo, ma sempre da lui”.
Occhieggiò
oltre il vetro,
osservando il paesaggio esterno. Nulla era cambiato né
accaduto dall’ormai
lontano 1969, quando era stato costretto ad occultare
l’ingresso di casa
propria per far sì che non venisse visto da astronauti
curiosi. Contrariamente
alla stragrande maggioranza degli immortali esistenti -Spiriti Maggiori
come i
Guardiani e le ex “divinità” inclusi-
infatti, non c’era bisogno di credere in
lui per riuscire a vederlo: si collocava nella categoria degli Esseri
Soprannaturali di livello Alfa, così come Madre Natura...o
Mothman l’Uomo
Falena, per esempio.
Al
pensiero non poté evitare di
rabbrividire, ringraziando soltanto che egli non potesse raggiungerlo
lì sulla
Luna, e si ripromise di specificare a Nightlight di stargli ben
lontano, guerra
o non guerra!
Le
sue riflessioni vennero
interrotte da un rumore sordo che giunse all’improvviso a
rompere il silenzio,
come se qualcuno, volendo annunciare il proprio arrivo, avesse bussato
una
singola volta contro lo stipite della porta aperta.
L’Uomo
nella Luna si guardò
attorno perplesso, senza rilevare alcunché di strano. Fece
scorrere lo sguardo
anche lungo il corridoio, trovandolo vuoto, arioso ed illuminato come
sempre.
Probabilmente
si era trattato di
un’allucinazione uditiva, si disse, e quel rumore sordo non
c’era mai stato.
Meglio andare nelle proprie stanze, dunque, e riposare almeno per un
paio d’ore
prima di finire col capitolare del tutto.
Sobbalzò
leggermente quando una
nuova “allucinazione” lo contraddisse. Aveva udito
nuovamente quel suono di un
colpo leggero, ma stavolta sembrava essere stato dato sul vetro, verso
il quale
si voltò.
«Nightlight?
Sei tu?» domanda
sciocca, difficilmente avrebbe potuto essere lui, ma non riusciva
neppure ad
immaginare altre possibilità. Non era Sandman, non era
chicchessia con la nave
di quest’ultimo...forse non era stato altro che del rumore
causato da qualche
cedimento strutturale, in fin dei conti il Moon Clipper aveva
più di mille
anni! Nulla di irrimediabile, ovvio. Avrebbe controllato in seguito.
Il
solo pensare a Mothman l’aveva
innervosito, e gli aveva causato una lieve paranoia. Eppure avrebbe
dovuto
conoscere la regola, ormai: non pensare a cose angoscianti prima di
riposare…
Sobbalzò
ancora, quando sentì un
altro colpo.
No.
Non era stata un’allucinazione
uditiva, né il rumore di un cedimento strutturale:
semplicemente, non era solo
come aveva creduto.
Improvvisamente
la stanza iniziò a
dargli quasi un senso di claustrofobia, ed il bel corridoio illuminato
ad
apparirgli come un sentiero per la venuta di chissà quale
minaccia alla sua
persona.
Ormai
molto più che guardingo, si
preparò ad attaccare magicamente chiunque si fosse mostrato.
Un
altro colpo, e la fronte
perlacea dell’Uomo nella Luna si ricoprì di un
velo di sudore.
“andiamo,
fatti avanti, così ti
mostrerò cosa succede a chi crede di poter venire ad
attaccarmi in casa mia!”
pensò, maledicendosi per aver mandato Nightlight in missione
e non averlo lì.
Poteva difendersi da solo, ma si sentiva meglio sapendo di avere
accanto
qualcuno pronto a coprirgli le spalle!
«…squik?»
Dopo
un attimo in cui la tensione
raggiunse il picco, l’Uomo nella Luna osservò
allibito l’intruso che si era
affacciato sulla soglia, per poi lasciarsi andare ad una breve risata
nervosa.
«ah, così eri tu! Me la sono presa così
tanto per un topo…pensa un po’ come
sono ridotto» sospirò sistemandosi
l’unico, lungo e platinato ciuffo di capelli
che aveva in testa «sono proprio messo mal-»
Non riuscì a concludere quella
frase come avrebbe voluto. Si trovò costretto a farlo con un
urlo atroce,
perché proprio in quel momento di sollievo qualcuno, o
qualcosa, lo attaccò.
Alcune
cose a cui non sapeva
dare nome,
ma fredde e dure come l’acciaio, perforarono
improvvisamente la sua schiena in
più punti, e l’aggressore, non contento
dell’insopportabile dolore che Manny
stava giù provando, continuò a spingere,
lacerando in un attimo
tessuti e pelle.
Con
sommo orrore del principe, il
suo stomaco, le sue spalle ed entrambi i lati del bacino vennero
trapassati in
pochi istanti da cose candide,
spesse, appuntite e frastagliate; il pensiero
“ossa” attraversò la sua mente
prima che questa, nel momento in cui le suddette ossa si curvarono
indietro
tornando a conficcarsi nel suo corpo, venisse momentaneamente
annebbiata da un
dolore ancor più grande del precedente, e
quell’ultima azione, pur non ledendo
altri organi vitali, gli ruppe senza alcun problema sia diverse costole
che
entrambi i femori.
Non
riuscì a sentire se il suo
aggressore stesse dicendo qualcosa, perché le proprie grida
erano troppo forti,
ma gli parve di udire qualcosa di simile al rumore di una risata.
Facendo
appello alla forza della disperazione tentò di effettuare un
incantesimo contro
un avversario che la sua posizione gli impediva anche solo di vedere,
ma non
riuscì nell’intento, perché i danni che
aveva subìto erano già troppi, anche se
erano passati solo pochi istanti.
Abbassò
il capo e vide la chiazza
rossa del proprio sangue allargarsi sempre di più attorno
alle ferite slabbrate
procurategli da ciò che gli aveva trafitto lo stomaco, il
bacino, le gambe.
Stesso discorso valeva per quella che si stava formando sotto di lui,
goccia
dopo goccia, sempre più ampia di secondo in secondo.
“morirò?”
Sarebbe
morto davvero lì, nel suo
nido sicuro di una vita?
Ben
presto non riuscì più a
muovere la testa perché, così come il collo,
venne bloccata e stretta in da
quelle ossa perlacee in continuo sviluppo. Ciò se non altro
gli risparmiò la
vista di come dal resto di esse -precisamente quelle già
conficcate nel suo
corpo ed impegnate a martoriargli la carne- iniziarono a spuntare delle
“gemme”, le quali si trasformarono rapidamente in
altre ramificazioni ossee che
andarono ad avvolgere e ingabbiare i suoi arti, stringendoli con forza
e
fratturandoli con nuovi, ennesimi spuntoni, nonché a
stringere e schiacciare il suo
torace mutilato.
Ad
un certo punto, poi, non riuscì
più a vedere alcunché, dal momento che la
“gabbia” arrivò a coprire anche i
suoi occhi.
Si
sentì crollare a terra, imprigionato
e infilzato spietatamente da chissà chi, quasi pazzo di
dolore ed anche di
paura. L’adrenalina gli impediva di rendersene conto, ma era
più morto che
vivo, ben peggio di com’era stata ridotta Cecilia secoli
prima, e se non era
ancora finito definitivamente nel Mondo degli Spiriti doveva
ringraziare
soltanto la sua natura di creatura magica ed immortale.
Ovviamente
non era più in grado di
urlare, ed il riuscire a gemere di dolore quando il suo assalitore lo
mosse per
poi sollevarlo gli causò solo ulteriore sofferenza, sia per
le fratture delle
costole che per la tremenda compressione del torace.
Non
capiva perché
fosse stato
aggredito,
né da chi, né come il colpevole
avesse potuto arrivare lassù, superare ogni difesa e fargli
una cosa del genere
in pochi attimi, così come non aveva idea di cosa, a quel
punto, volesse fare
di lui. Se avesse voluto sopprimerlo l’avrebbe già
fatto, giusto?
Quasi
soffocò prima di riuscire,
con un’immensa fatica, a sputare sangue. D’accordo,
non l’aveva ucciso, ma in
quelle condizioni non sarebbe durato molto, se non avesse ricevuto
aiuto e
cure.
Manny emise un debole lamento,
quando si sentì sballottare non sapeva dove, ma questo fu
bruscamente interrotto
dall’intensissimo freddo che lo colse subito dopo, unito alla
vaga
consapevolezza di starsi muovendo a grande velocità verso
l’alto, o forse verso
il basso, o forse…forse…non riusciva a pensare,
perché al dolore stava
subentrando un torpore ancor più pericoloso, quello che a
volte precedeva la
morte.
Venne
salvato, però, perché riacquistò
improvvisamente lucidità quando al gelo puro si
sostituì un calore tanto
intenso da essere sopportabile a fatica persino per uno come lui, e a
quel
punto ebbe la conferma di ciò che aveva iniziato a pensare:
lui ed il suo
assalitore stavano volando, o cadendo, in picchiata, pronti a
sfracellarsi al
suolo.
Un
momento! La presenza di forza
di gravità e la brevità del viaggio -circa sette
minuti fino a quel momento,
anche se lui non poteva saperlo- potevano significare soltanto una
cosa: si
stavano dirigendo sulla Terra!…dove c’era
Nightlight!...nonché almeno duecento
persone pronte a fargli la festa. Già.
Tutt’a
un tratto la discesa iniziò
a rallentare. La buona notizia era che non si sarebbero schiantati al
suolo,
mentre la cattiva era…tutto il resto, tra cui non poter
chiedere aiuto
immediato alla sua guardia del corpo.
«“Man in Moon is falling down, falling down, falling
down…Man in Moon is
falling down, my fair lady”!»
Il
canticchiare del suo aggressore
era stato reale, od il vento e le ferite avevano giocato uno scherzo
alle sue
orecchie? Non poteva saperlo. In compenso, quando la discesa si
fermò e venne
gettato a terra, seppe benissimo che erano arrivati!
Tossì
nuovamente sangue, appena
prima che una mano dal tocco freddo quanto delicato iniziasse ad
accarezzargli
la parte inferiore del volto, rimasta scoperta.
«povero
caro. Fa male, vero?» gli
fu chiesto con un sussurro intriso di triste compassione. Non ci
avrebbe
giurato, ma
quella che sentiva era una voce femminile…forse.
«non
t’invidio proprio, povero
principe: è terribile essere strappati in questo modo dal
proprio nido sicuro.
Certo, poi così sicuro non era, giusto? Non oso pensare
quanto ciò debba farti
soffrire. Hai sempre creduto di essere invulnerabile lassù,
ed ora le tue
sicurezze ti crollano addosso come un castello di carte, lasciandoti
solo,
terrorizzato e ferito quasi a morte».
L’Uomo
nella Luna non capiva
ancora chi -o cosa- fosse, né cosa volesse, ma avrebbe solo
voluto che
smettesse di parlare e di toccarlo, perché non faceva
altro che peggiorare
le cose.
«ti
troveranno, tranquillo. Ci sono svariati
motivi se ti sto lasciando proprio qui, ed ucciderti personalmente non
m’interessa, benché non m’importerebbe
se spirassi a causa mia, ma magari la
persona che può salvarti deciderà di non
ascoltare voci più compassionevoli, e
di lasciarti morire. È molto probabile, su questo pianeta ci
sono così tante
persone che lo farebbero! Che tristezza. I tuoi genitori erano amati
per quanto
tu sei odiato» breve pausa «sarebbero
davvero delusi da te, se fossero
ancora vivi. Tuo padre si strapperebbe i capelli, e tua madre
piangerebbe
lacrime amare, sentendosi in colpa di aver dato alla luce un figlio del
genere, a cui così tanti sputerebbero in faccia, di cui
così tanti vorrebbero la testa.
Chissà, forse in realtà lo stanno facendo, ma nel
Mondo degli Spiriti…dove sono
finiti proprio per proteggere te,
ricordiamolo…dev’essere terribile sapere di
essere così indegno di tale sacrificio».
Era
terrificante il modo in cui
quel sussurro, specie in quel momento di particolare debolezza, andava
a colpire
proprio dove faceva più male.
Non
aveva la forza per urlarle di
tacere, ma più il suo aggressore continuava a parlare
più l’Uomo nella Luna si
sentiva straziato.
Era
vero: lo odiavano in tanti,
volevano ucciderlo perché lui non aveva svolto bene il
proprio compito, perché
si era sbagliato, perché lui
stesso era
sbagliato, sempre rintanato nella Luna, sempre così
distaccato, in realtà, da
quel che dichiarava essere di massima importanza,
così…
«indegno»
ripeté la
voce, quasi con dolcezza.
Esatto. I suoi genitori, tra le
persone migliori
della galassia, erano morti per salvare un figlio di cui centinaia di
persone
volevano la testa.
Anche
se c’era da chiedersi come
facesse lui/lei a sapere tutte quelle cose.
«Tsar
Lunar XII, il principe disgraziato.
Magari in futuro sentirai ancora la mia voce, se ti cureranno, o se ti
salverai
dal caos in cui ho deciso di metterti. La Luna ti teneva al riparo
dalla guerra
che, a breve, si scatenerà davvero…ma adesso? Sei
qui, sei messo peggio di
molti altri, e tutto perché io mi annoiavo. Oh, suvvia,
in fondo è giusto così: delle persone si
uccideranno per te, il minimo che puoi
fare è presenziare».
Dopo
quest’ultima folle
affermazione ci fu soltanto silenzio. Per qualche attimo, Manny
credette di
essere stato abbandonato lì davvero, ma si sbagliava.
«il
grande dolore di un Essere
Soprannaturale di livello Alfa è così nutriente,
anche se poco saporito
rispetto ad altri…»
Capì
a malapena le ultime parole
di quel sussurro in allontanamento.
Ecco,
ora sì che era davvero solo...
**
Ora **
«l’Uomo
nella…ma com’è
possibile?!» esclamò Dentolina, allibita, impaurita ed
orripilata per quel
che stava vedendo.
Non
era possibile. L’Uomo nella
Luna era il Guardiano dei Guardiani, il primo in assoluto di loro,
colui che
vegliava sul mondo da quel satellite irraggiungibile per i
più, una creatura
magica abbastanza potente da poter riportare in vita le persone e/o
donare ad
esse poteri di svariata natura: come poteva essere lui? Come?!
«cos’è,
non mi credi? Eppure devi
averlo visto, nei tuoi sogni! Se si fa vedere nei miei, ed io non sono
una
Guardiana…»
«s-sì…sì,
ci sono state
effettivamente delle occasioni in cui…»
farfugliò Dentolina «e quel ciuffo di
capelli…ma chi avrebbe potuto? Forse…»
«se
alludi all’Uomo Nero, no,
neppure con i miei poteri avrebbe avuto modo di fare una cosa simile, e
comunque sia non sa dove si trovi il mio regno, per cui-»
«oh,
ma chi se ne importa!» la
interruppe Dentolina, fiondandosi a cercare di rompere quella
“gabbia” «dobbiamo
aiutarlo, tirarlo fuori di qui!» disse con veemenza,
iniziando a tirare gli
spuntoni senza ottenere risultati «aiutami!»
Emily
Jane, seppure fosse ancora
pallida in volto, aveva già riacquisito un minimo di
controllo, motivo per cui
saggiò brevemente la consistenza della
“gabbia” invece di mettersi a tirarne e
spingerne i componenti come una forsennata. «è
inutile che tiri, non riuscirai
mai a spezzarlo in questo modo: non so che materiale sia, ma
è duro e compatto
come il titanio» disse «e se non fosse impossibile,
direi che la sua
conformazione ha qualcosa che mi ricorda…non so, come delle
ossa frastagliate,
solo molto candide».
«non
penso che siano ossa, e non è
il materiale l’importante, quanto piuttosto tirare fuori di
qui Manny!»
Emily
Jane diede un’occhiata all’erba.
«non so dirti se a questo punto convenga darsi da fare per
salvarlo, a meno che
tu conosca un incantesimo rimpolpa sangue…»
«sì che lo conosco!!!»
gridò la fata «ma tu aiutami, se hai un modo
per salvarlo usalo! Per favore! Non possiamo lasciarlo
morire!»
«così
come ho detto riguardo mio padre, se
in tanti lo vogliono morto un
motivo ci sarà» disse nervosamente Madre Natura,
incrociando le braccia.
«non
è una cattiva persona, lo sai
che non è così, per favore…lui non ti
ha fatto niente di male!» insistette
Dentolina, con gli occhi magenta ormai lucidi.
«ma
non mi ha fatto neppure niente
di bene».
«tu
non sei una persona spietata! Hai
aiutato una ragazzina mortale, qualche secolo fa, ricordi? Katherine!
Tuo padre
l’aveva rinchiusa in una grotta, e condannata a vivere un
incubo eterno. Dicesti
a Sandman dove si trovava e, anche grazie a Nightlight, siamo riusciti
a
salvarla. Tu sei una brava persona, e le brave persone non ne lasciano
morire
altre, avendo la possibilità di salvarle!»
Abbandonare
completamente la
propria neutralità e salvare una persona, oppure non
interessarsene e lasciarla
morire, tornando a pensare ai propri problemi? Per Madre Natura era una
scelta
più difficile di quanto si potesse pensare.
Nel
corso della propria vita, in
cui aveva perso tanto ed era stata costretta ad indurirsi per
sopravvivere,
aveva imparato che curarsi principalmente del proprio bene ed i propri
interessi, evitando di lasciarsi trascinare dall’empatia e/o
dare fiducia e
legarsi ad altri, era la maniera migliore per vivere serenamente e
molto, molto
a lungo: s’incorreva in meno rischi, meno problemi e meno
delusioni. Le poche
eccezioni che aveva fatto, le poche volte che si era trovata a deviare
dal
proprio credo, non avevano fatto altro che confermare la regola: aveva
ricevuto
soltanto batoste, provato delusioni cocenti, visto cadere come un
castello di
carta sogni e speranze che sembravano del tutto concreti…
«salviamolo!»
Dentolina
continuava a
supplicarla, arrivando addirittura ad inginocchiarsi, ed Emily Jane era
combattuta.
Aiutare?
Non
aiutare?...
...speravate di esservi salvati? E invece no, rieccomi anche qui in
fondo.
Ammetto di aver fatto un paio di
scelte azzardate in questo capitolo, misteriosa new entry a parte -e
citazioni di Mothman- ma mi auguro che
almeno alcuni di voi abbiano apprezzato; comunque sia, ho cercato di
mantenere quel che vi avevo promesso nel precedente capitolo, ossia la
presenza di una maggior componente "Guardianosa", e infatti, eccettuata
la suddetta new entry, sono comparsi soltanto personaggi canonici che
si sono relazionati tra loro :)
Grazie a coloro che hanno letto fin qui :D
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 ***
Capitolo
22
«immaginavo
di trovarti qui».
Non
giunse nessuna risposta dalla rinsecchita
creatura ancestrale, in piedi in perfetto equilibro sulla cima di un
albero, i
cui grandi ed inquietanti occhi rosso brillante osservavano un punto
indefinito.
«non
potendo andare sulla Luna era
chiaro che ti saresti fatto vedere nel luogo dove, in questa
situazione, la tua
presenza potesse avere senso» continuò, nonostante
il silenzio dell’altro «è
indubbio che, per il principe,
finire qui sia stata una bella sventura » concluse, con
sospiro falsamente
triste.
Dopo
qualche altro istante di
silenzio, la ripugnante creatura dagli occhi rossi iniziò ad
emettere un acuto
e penetrante stridio metallico che sarebbe risultato fastidioso a
qualunque
orecchio, avvolgendo al contempo le sottili ali deformi attorno al
corpo, come
volendo formare una crisalide. Già a quel punto non dava un
bello spettacolo,
ma peggiorò ulteriormente quando il bozzolo
iniziò a muoversi come fosse
infestato all'interno da gigantesche larve, e ad ingrossarsi
velocemente.
Altri
avrebbero provato paura o
disgusto nell’osservare tale mutazione, ma per lei, ormai, la
metamorfosi di
Mothman era diventata uno spettacolo visto, rivisto e stravisto, al
punto da
riuscire a prevedere facilmente quando questa si sarebbe conclusa e
spostarsi
in tempo, evitando l’esplosione di quel liquido nero, viscido
e disgustoso che
sempre l’accompagnava.
«si
direbbe che strisciare in giro
per il mondo a banchettare delle umane miserie ti sia venuto a
noia» fu la
prima cosa che disse il “nuovo” Mothman, le cui
fattezze, al momento, erano ben
diverse dalla creatura orrenda e avvizzita di poco prima: essa,
infatti, aveva
lasciato il posto ad un uomo alto e molto atletico, dalla pelle
completamente
nera ricoperta parzialmente da una sorta di armatura con un
“ché” da insetto,
grandi ali iridescenti simili a quelle di una farfalla, ed una sorta di
“collare” di soffici piume. A rimanere invariati
erano stati soltanto i grandi
occhi rossi, ora fissi sulla sua interlocutrice.
Che
sorrise.
«la
seconda guerra mondiale è
finita da un bel po’, e nonostante qualche fatto interessante
qui e là gli
umani non sono realmente sull’orlo
della terza. Per cui, l’unica cosa che mi resta da fare
è giocare con qualche
spiritello».
«nonché
venire qui a riempirmi di
chiacchiere, sembrerebbe» disse Mothman, con una punta
d’ironia.
L’Uomo
Falena era estremamente
antico, ne aveva viste troppe e, tra questo ed il proprio carattere in
sé, non sarebbe
riuscito a sentirsi inquieto neppure se avesse voluto farlo; ma la
creatura che
gli stava davanti era l’unica che, ogni tanto, riuscisse a
risvegliare in lui
la pallida ombra di un vaghissimo interesse.
Tanith
era l’esponente di una
razza ancestrale di donne serpenti siderali, le Ephemerides, le quali
si
nutrivano del dolore di ogni essere vivente nella galassia sin da tempi
molto, molto,
molto antecedenti la Golden Age. Le
origini di quella specie erano sconosciute, così come in
genere lo era
l’esistenza stessa di quelle creature, di cui molti non
sapevano neppure il
nome. Al massimo, le Ephemerides venivano relegate a mere leggende e
tetre
fiabe dai popoli degli svariati pianeti in cui avevano sostato.
Mothman
aveva fatto conoscenza con
lei circa millecinquecento anni prima, e gli era bastata una breve
occhiata per
capire che quella donna serpente dalla lunghissima coda spessa e nera
come
l’inchiostro non era uno dei tanti immortali -per lui-
imberbi che circolavano
sul pianeta, e la sua supposizione si era dimostrata esatta: Tanith
era, dopo
lui stesso, l’entità più antica
presente sulla Terra. Un essere nato in chissà
quale angolo del cosmo che, dopo aver visitato mezza galassia o anche
di più,
aveva deciso di fermarsi proprio lì, in quel piccolo
pianetucolo azzurro,
insieme a due sue simili.
Che
pochi mesi dopo aveva ucciso
con le proprie mani.
«pensavo
gradissi scambiare due
parole con l’unico essere in tutto il globo che sia sempre
realmente felice di
vederti» replicò Tanith, per nulla indisposta
dall’atteggiamento dell’Uomo
Falena.
«e
ciò per pura affezione,
ovviamente, non certo per mangiare a scrocco…vero, mia
adorabile parassita?»
Lui
era portatore di sventura, lei
si nutriva di dolore: veniva da sé che si trovassero assieme
il novanta per
cento delle volte dato che, di solito, il dolore era conseguenza della
sventura, e l’Ephemeride non era tipo da lasciarsene sfuggire
neppure una
singola stilla. Lo assorbiva in modo continuo, lo stava facendo anche
in quel
momento, com’era evidente dagli spessi
“fili” brillanti i quali, dalla terra,
salivano lungo il tronco dell’albero fino ad illuminarle la
coda in un modo
che risultava spettrale ed inquietante nonostante fosse giorno.
Quasi come il fatto che a coprirle
il petto e parte della schiena fosse un “top” fatto
di un materiale che, se a
prima vista il suo candore e la complessità dei motivi
potevano far sembrare
parte della tela di un ragno gigante, in realtà si rivelava
essere fatto di
ossa. Le
ossa della stessa Tanith, per la precisione: le aveva fatte crescere
in eccesso, fuoriuscire dal proprio corpo all’altezza di
sterno e metà
inferiore della colonna vertebrale, e modellate come le aggradava.
«adorabile,
preferita, nonché
unica» aggiunse Tanith, strisciando attorno a Mothman ed
avvolgendo le sue
spire attorno a lui col fare languido che solitamente la caratterizzava
«e tu,
un po’di dolore…? Mai?»
«mi
sembra che tu stia mangiando
già a sufficienza, e i serpenti grassi non piacciono a
nessuno: non mi
perdonerei mai se finissi a perdere la linea per colpa mia!»
disse lui,
beffardo.
«non
vuoi darmi da mangiare? Cattivo!
Sono così denutrita che mi si
vedono le
ossa…»
«potrei
ridere, se non fosse una
battuta vecchia quanto te» disse l’Uomo Falena,
lasciando che le sue mani
affusolate gli accarezzassero delicatamente il volto «sei
consapevole del fatto
che dovresti aggiornare il tuo repertorio?» le
domandò, ovviamente in modo
retorico, mentre sfruttava la libertà di movimento che lei
aveva lasciato alle
sue braccia per posizionare la mano sinistra su un fianco nudo
dell’Ephemeride,
nel punto esatto in cui la sericea pelle viola chiaro della parte
superiore del
suo corpo iniziava a mescolarsi con le liscissime squame nere della
parte
inferiore.
Un
sorriso comparve sulle nere
labbra di Tanith. «e tu sei consapevole che, se la fatina e
la bimba del
generale sollevassero lo sguardo, ti vedessero e ti
sentissero, ti
crederebbero ancor più pazzo ed inquietante di quanto
già facciano? Gli umani
tendono a rinchiudere in edifici specifici quelli di loro che parlano
da soli».
«se
tieni tanto alla mia reputazione puoi sempre ovviare al
“problema” rendendoti visibile anche a
loro».
La
cosa che principalmente aveva
indotto Tanith ad avvicinarsi a Mothman, oltre al ruolo che egli
ricopriva, era
proprio il fatto che riuscisse a vederla. Le Ephemerides, a loro
discrezione, avevano
la capacità di celarsi diventando invisibili e intangibili a
qualunque essere vivente,
mortale od immortale, e non vi era stata alcuna eccezione fino a quando
Tanith
non aveva percepito lo sguardo vermiglio dell’Uomo Falena
posarsi su di lei.
Nessuno dei due sapeva perché le cose stessero
così, ma quelli erano i fatti, e
Tanith non se l’era presa eccessivamente. «non
preferisci avermi tutta per te?»
Il
tono della sua voce era dolce e
“vagamente” provocante, ma l’Uomo Falena
sapeva benissimo che lo sguardo
affamato nelle rilucenti iridi gialle di quella creatura non era dovuto
al desiderio carnale, al di là del fatto che non fosse
dotata di apparato
riproduttivo alcuno.
Era
un’Ephemeride, e le
Ephemerides volevano solo una cosa: nutrirsi.
«non
penso che attualmente la cosa
possa interessarmi dal momento che, nonostante la tua bocca non
funzioni solo
per mangiare, tu ti ostini a pensare il contrario» rispose
lui, allusivo, con
tutta la sfrontatezza di cui era capace.
La
donna serpente rise. «hai ragione,
funziona anche per parlare» ovviamente aveva capito la
battuta, ma tutta
l’irriverenza possibile e immaginabile non poteva che
scivolarle via di dosso
come acqua, dato che tanto lei quanto Mothman si ritenevano troppo
superiori
per dare peso alle parole di chiunque non fossero loro stessi!
«non ti chiedo
se il principino morirà a causa della mia Bone Maiden*,
tanto so che non me lo
diresti…» disse, con un’espressione
falsamente dispiaciuta sul viso.
Bisognava
ammetterlo: nonostante la
strana gamma di colori che presentava, alcuni avrebbero potuto trovare
quasi
belli i tratti del volto della donna serpente, dagli occhi grandi
circondati
ognuno da un curioso “tatuaggio” nero alle labbra
piene, e al naso ben
modellato; ma nessuno avrebbe potuto dire altrettanto di quello di
Mothman, praticamente
privo di lineamenti dal momento che né la sua bocca
né il suo naso risultavano
visibili, in quella forma.
«vero»
confermò l’Uomo Falena,
osservando la scena che si stava svolgendo sotto di lui «se
la ragazzina non
sta attenta con quella simil fiamma ossidrica, avranno un principe
flambé…ehe!»
Madre
Natura, infatti, stava
lavorando con essa sulla Bone Maiden da oltre venti minuti, mormorando
nel
frattempo l’incantesimo rimpolpa sangue che Dentolina le
aveva appena insegnato,
ed era riuscita a liberare oltre metà del lato anteriore del
corpo di Manny,
tra gli “oh cielo” vari della Guardiana.
«non
hai tutti i torti. Sarà per questo
che sento odore di maialino allo spiedo».
Mothman
si concesse una breve e
bassa risata.
«passiamo
ad argomenti più seri»
riprese Tanith «hai una soffiata per me, caro? Qualche posto
in particolare da
consigliarmi?»
«ricorda
quel che ti ho detto sui
serpenti grassi».
Entrambi
rimasero in silenzio per
qualche istante, in cui Tanith sistemò le sottili ciocche di
capelli neri che
lasciava ricadere sul volto.
«quindi?»
«non
vedo perché dovrei dirti
alcunché» disse Mothman. Fece una pausa
«farai meglio a tornare da dove sei
venuta» concluse.
Altri
avrebbero potuto prendersela
per un trattamento così scostante, almeno in apparenza, ma
non Tanith. Mothman
non diceva mai chiaramente come stessero le cose, ma
l’Ephemeride aveva
imparato da diverso tempo a cogliere i sottintesi, per cui, con un
largo
sorriso e gli occhi più che mai brillanti di soddisfazione,
liberò l’Uomo
Falena dalle proprie spire e scomparve dalla sua vista in meno di un
centesimo di
secondo senza neppure dire “ciao”.
«come
se fosse digiuna da
cent’anni, invece di essere stata appiccicata fino ad ora al
suo snack
preferito…» commentò l’Uomo
Falena, stiracchiandosi pigramente.
Avrebbe
avuto ampiamente modo di
illustrare alla sua “amichetta” tutti i rischi che
avrebbe comportato il fatto
che un serpente di dodici metri diventasse un serpente ciccione
di dodici metri -non che Tanith corresse realmente il
rischio, come lui ben sapeva- dal momento che, sicuramente, si
sarebbero
ritrovati di nuovo insieme a breve…al Polo Nord.
Tornò
ad osservare le due donne e
quel povero disgraziato intrappolato: aveva ancora un paio di minuti a
disposizione prima di prendere il volo.
«oh cie-»
«finiscila
con gli “oh cielo”, non
mi sei affatto d’aiuto e mi stai seccando!»
sbottò infine Madre Natura,
esasperata dall’ennesima esclamazione affranta della
Guardiana «non che tu
possa fare altro…»
«a
parte insegnarti un incantesimo
rimpolpa sangue che lo sta tenendo in vita» le
ricordò Dentolina «a pensarci
bene è strano che tu non lo conoscessi».
La
donna non si curò di
rispondere, anche perché se l’avesse fatto avrebbe
dovuto ammettere di non
essersi curata di apprendere nuovi incantesimi, dal momento che saper
utilizzare bene
i propri poteri le era sempre bastato ed avanzato, considerata la loro
portata, ed aveva ritenuto che passare del tempo sui libri fosse del
tutto inutile.
Non che, ad essere del tutto sincera, le fosse mai piaciuto studiare:
sin da molto
piccola aveva preferito fuggire di casa ed esplorare lo spazio
circostante,
piuttosto che stare ferma in soggiorno ad ascoltare il vecchio
precettore
assunto dai suoi genitori. La cosa aveva sempre fatto arrabbiare sua
madre,
preoccupata che potesse finire col farsi male, mentre suo padre aveva
sempre
chiuso un occhio a riguardo, forse perché anche lui, a
quell’età, era stato un
piccolo ribelle.
Forse era discutibile che
permettesse alla figlia di sei anni di
andarsene in giro da sola, ma la Golden Age durante la quale avevano
regnato i
Lunanoff era stata considerata per lungo tempo un’utopia di
pace, armonia e
completa sicurezza. Sembrava che i combattenti stessi tendessero a
dimenticare
quel che accadeva al fronte, con attacchi giornalieri da parte dei loro
nemici,
i Dream Pirates, e quel che ne conseguiva.
Che
sciocchi.
Ironicamente,
però, era stata
proprio l’abitudine di Emily Jane di fuggire di casa a
permetterle di salvarsi:
quando i Dream Pirates erano arrivati a casa sua, lei non era
all’interno
dell’edificio, ed era riuscita ad
allontanarsi…dopo aver visto sua madre
scegliere di gettarsi da una finestra scegliendo una morte rapida
invece di una
atroce.
E
in tutto ciò, suo padre Kozmotis
non c’era. Il signor eroe
nazionale
pluridecorato che se ne stava via mesi e mesi a combattere per fare del
bene e
far sì che l’utopia dei Lunanoff proseguisse
indisturbata era stato incapace di
proteggere lei e sua madre. Oltre a ciò, l’aveva
lasciata sperare inutilmente
per dieci anni senza mai, per quanto ne sapeva lei, degnarsi di
cercarla.
Grazie tante, papà.
Non
l’avrebbe mai perdonato per
questo, perché anche quelle notti orribili trascorse nella
stanza assegnatale
da colui che, dopo l’attacco dei Dream Pirates,
l’aveva presa con sé, erano
colpa sua.
Notti in cui la voce dei suoi
sensi di colpa, seppur dolce, triste e compassionevole,
l’aveva tormentata
dicendole che se suo padre non era rimasto a casa era per colpa sua,
perché era
una bambina disobbediente, svogliata e cattiva, e dunque lui aveva
preferito
allontanarsi, non potendo sopportarla troppo a lungo; che non sarebbe
mai
venuto a cercarla, perché non gli interessava ritrovarla e
che anzi, era
sicuramente lieto di essersi liberato di lei, e si stava dando alla
bella vita; che la creatura che l’aveva
accolta in casa propria, il titano Typhan, in realtà non le
era davvero
affezionato, ma la trovava solo un passatempo di cui si sarebbe
stufato,
chiedendole anche come poteva pensare che fosse altrimenti; che sua
madre stava
meglio nel Mondo degli Spiriti, dove avrebbe evitato di arrabbiarsi un
giorno
sì e l’altro pure con una piccola sciocca
rompiscatole.
Era in quelle notti di pura sofferenza che si era originata la maggior
parte del rancore verso suo padre, e nulla avrebbe mai potuto
affievolirlo.
«…è
fortunato ad essere ancora
vivo» glissò Emily Jane, lasciando da parte ogni
riflessione «è come se fosse
stato infilato in una Vergine di Norimberga riveduta e
corretta» disse,
rimuovendo con estrema cautela alcune delle
“sporgenze” che avevano trafitto e
rotto le costole dell’Uomo nella Luna, cercando di ignorare i
deboli lamenti di
quest’ultimo, il disgustoso rumore molliccio che produceva
l’estrazione di
quegli spuntoni, il sangue che sgorgava copioso dalle ferite, e
l’osceno colore
dei tessuti esposti.
Non
era una guaritrice, non era un
mestiere adatto a lei: le rare volte in cui suo padre era tornato
ferito da una
missione, ed aveva visto sua madre apprestarsi a cambiargli le
fasciature, si
era sempre data ingloriosamente alla fuga.
Non aveva mai avuto l’animo da
crocerossina, a dirla tutta l’odore e la consistenza
appiccicosa del sangue la
ripugnavano abbastanza…e riportare alla mente i ricordi
dell’unica occasione in
cui fosse riuscita a superare quel “fastidio”,
ormai circa otto anni prima, non
era qualcosa che la aiutasse.
Anzi, ricordare quel momento non
faceva che aumentare tutta la negatività che aveva in corpo.
“ma
chi diavolo me lo fa fare?!”
pensò, interrompendo la propria attività.
«d’accordo, basta. Non capisco
proprio perché abbia deciso di darti retta, ma io-»
«non
vorrai interrompere il lavoro
adesso?! Non ha senso! Abbiamo fatto oltre metà del lavoro,
non manca molto!»
«punto
primo: non so dove tu veda
l’ “abbiamo”, perché a dover
tagliare e rimuovere frammenti di roba
schifosamente insanguinati, fino ad ora, sono stata
io…»
«ne
ho rimosso anch’io qualcuno,
dopo che tu l’hai tagliato» le ricordò
Dentolina «aspetta…» aggrottò
la fronte
«non è che, per caso, il sangue ti
disgusta?»
“Sì!!!” pensò Emily
Jane. «non mi fa né caldo né freddo,
è che
ricomincio a vedere l’inutilità di salvarlo, tutto
qui».
«oh,
andiamo!» sbuffò Dentolina,
alzando gli occhi al cielo «tanto abbiamo fatto trenta,
facciamo trentuno e
concludiamo il lavoro. Sarebbe assurdo lasciarlo qui a languire
dopo…» il suo
sguardo si fissò su qualcosa, anzi, qualcuno, che avrebbe
preferito non vedere
«dopo…»
Capendo
che Dentolina doveva aver
visto qualcosa di strano, Madre Natura si voltò rapidamente
ad osservare di
cosa si trattasse, e quel che vide la fece irrigidire.
Aveva
sentito parlare dell’Uomo
Falena, lo aveva anche visto in qualche occasione, seppur di sfuggita,
e non
faticò a riconoscerne gli occhi rossi. Guardò il
principe Lunanoff. Non era
difficile intuire che Mothman potesse essere lì per lui, e
chissà da quanto.
«non
mi sembra di averti mai
concesso di entrare nel mio regno, Uomo Falena» nonostante
l’inquietudine che
come tutti -o quasi- provava nel trovarselo davanti, scelse di reagire
con
fredda decisione a quell’intrusione «per cui ti
ordino di andartene
immediatamente. La tua presenza non è gradita, e non ho
tempo di mettermi ad
arrostire farfalline notturne».
Dentolina
si parò davanti all’Uomo
nella Luna, come se quella sua azione potesse proteggerlo dai rischi
che
avrebbe potuto comportare l’arroganza di Emily Jane nel
trattare con lui.
«è
proprio vero, la mela non cade
mai lontana dall’albero» commentò
Mothman con completa indolenza, ed
altrettanta indifferenza all’innervosirsi di Madre Natura per
quell’affermazione «per quanto m’impegni
non riesco proprio a prendere sul
serio la tua minaccia, dal momento che hai così poco potere
da non poter
arrostire neppure una salsiccia» aggiunse, annoiato, pensando
a quanto
conversare con persone di età inferiore ai seimila anni si
rivelasse sempre
terribilmente barboso.
«sottovaluti
la mia attuale
potenza, e sbagli. Ultimo avvertimento: togliti di torno!»
gli intimò la donna.
«a-aspetta!»
esclamò Dentolina,
intromettendosi nell’ “amabile”
conversazione «sei stato tu a fare questo
all’Uomo nella Luna?» non avrebbe compreso i motivi
di una simile azione, ma
era anche vero che lei, come gli altri, non sapeva cosa passasse o meno
per la
testa di quella creatura enigmatica, antica quanto inquietante.
Mothman
rimase immobile ed in
silenzio per qualche secondo, lasciando crescere la tensione.
«a che pro
scomodarmi tanto per l’uomo che vive sulla Luna?»
si decise infine a rispondere
«i serpenti grassi fanno molta più tendenza, non
credi?»
«i…cosa?»
Dentolina lo guardò
perplessa «non capisco…»
«d’accordo,
basta così. Dal
momento che non sembra riuscire a capire un concetto semplice come
“vattene
immediatamente”, ritengo che non valga la pena perdere
ulteriore tempo con lui
e le sue inutili farneticazioni» disse Emily Jane, esibendo
l’espressione più
altezzosa del suo repertorio «abbiamo una persona da
salvare» evidentemente
aveva cambiato di nuovo idea, o semplicemente deciso che ogni scusa era
buona
pur di cavarsi d’impaccio «non mi farò
coinvolgere in un’inutile scaramuccia
con un simile essere. Scagliargli contro una tempesta significherebbe
dare
eccessiva considerazione a qualcuno che non è assolutamente
alla mia altezza.
Per cui, riprendiamo il lavoro» concluse, tornando a
osservare Manny e a
mormorare l’incantesimo rimpolpa sangue.
Tutto
lasciava pensare che quella
donna avesse dimenticato la fine che aveva fatto la rana che,
gonfiandosi a
dismisura, aveva tentato di spaventare il bue.
“…e
Madre Ranocchia è anche
vestita di verde…” pensò Mothman.
«ssseh…a parlare è Madre Natura, o
Emily Jane
Pitchiner?»
Battutina
dal significato alquanto
criptico, ma il solo fatto che avesse tirato nuovamente in ballo le sue
origini, forse volendo nuovamente insinuare che il suo atteggiamento
fosse
simile a quello di suo padre, fu sufficiente ad innervosirla al punto
che,
all’improvviso, si voltò nuovamente verso
l’Uomo Falena e gli scagliò contro un
fulmine alla massima potenza di cui disponeva! Il
“no” gridato da Dentolina fu
inutile, e la saetta appena scagliata finì a
colpire…niente.
Mothman non si era mosso, eppure il colpo di Madre Natura
gli era passato attraverso come se fosse stato incorporeo.
«pensavo avessi
intenzione di colpirmi, non di fare luce» si
stiracchiò di nuovo, alzandosi in
volo pur senza muovere minimamente le ali: era giunta l’ora
di andare.
«ecco,
bravo, scappa finché sei in
tempo!» Madre Natura voleva sempre avere l’ultima
parola.
«…non
ti pare che sia il momento
di finirla con queste scene?!» intervenne Dentolina
«quel fulmine l’ha soltanto
attraversato, se decidesse ti tornare indietro a poco servirebbe
fingere di
avere un potere che non hai!»
Alle
due donne parve di sentire
l’Uomo Falena farsi una risata, mentre si allontanava, ma
forse era stata solo
un’impressione.
«non
potevo certo cedere terreno
ad in intruso» ribatté Emily Jane
«è bene che tutti tengano presente che non
possono permettersi di sconfinare, neppure in questa situazione.
Altrimenti
potrei finire come te» disse, tornando a lavorare sulla
“gabbia” come se nulla
fosse.
«ovverosia?»
«quella
che viene sempre attaccata
per prima. O sbaglio?»
Al
momento dovevano pensare a
Manny, ma Dentolina si ripromise che, appena fosse giunta
l’occasione, avrebbe
trovato il modo di dare fuoco a tutta quella bella massa di lunghi
capelli neri
lucenti che Madre Natura aveva in testa.
Con
la dovuta cautela, appena ne
ebbe modo, rimosse le parti che tenevano imprigionata la testa di
Manny,
incluse quelle che gli avevano tenuto coperti gli occhi fino a quel
momento.
Cranio e collo -quest’ultima tra le prime parti ad essere
liberate- del
Guardiano dei Guardiani non sembravano essere stati danneggiati, ma il
suo
volto era di un ovvio bianco pallido, e gli occhi erano chiusi. I
lamenti erano
cessati, forse perché era troppo debole per riuscire ad
emetterne, o forse semplicemente perché era svenuto.
Però il cuore continuava a
pulsare, ed era quel che contava.
«cosa pensi che intendesse dire Mothman,
quando ha parlato di serpenti grassi?»
Emily
Jane incise la “gabbia” a
metà del braccio destro di Manny. «farneticazioni.
Te l’ho detto».
Eppure,
riflettendoci, quella
faccenda dei serpenti e la “gabbia” che stava man
mano rompendo, il cui
materiale le aveva ricordato delle ossa, le richiamava alla memoria
ricordi
ormai lontanissimi che non riusciva a focalizzare bene.
Qualcosa riguardo vecchi libri che
le regalava suo padre prima del disastro, perché il fatto
che non le piacesse
studiare non significava che non le piacesse leggere…
“meglio
che mi concentri su questo
disgraziato” concluse.
***
«è
vero, sì…quella di reclutare
Aiko Shika, o almeno provarci, è stata una mia
idea…ma in fin dei conti adesso
siamo già in centosessantadue, per cui ecco, infilarsi
così nella Foresta dei
Suicidi mi sembra un po’inutile».
Nightlight era tutto
fuorché
vigliacco. Non aveva e non avrebbe mai avuto alcun problema a fare
qualunque
cosa per il bene del suo signore, che si trattasse di combattere
all’ultimo
sangue contro chicchessia e/o rischiare l’osso del collo per
reclutare
chiunque: era la guardia del corpo di Tsar Lunar Lunanoff XII, ed
avrebbe
sempre agito come tale, ma l’idea di addentrarsi in quella
foresta non gli
piaceva nemmeno un po’, non sapeva perché. Forse
il motivo risiedeva nel fatto
che, pur rientrando spesso nel Moon Clipper, era abituato a vivere e
viaggiare
negli spazi aperti, e la foresta di Aokigahara gli dava un senso di
oppressione
claustrofobico che non riusciva ad ignorare facilmente…
«cocco di
mamma, non so come
dirtelo, ma quando si costituisce un esercito non va guardata soltanto
la quantità»
obiettò Eve.
Nightlight fece un
sospiro nervoso,
appena udibile in tutto il cicaleccio che li circondava. In
quell’occasione,
purtroppo, aveva capito perfettamente cosa volesse dire Hallows, e gli
piaceva
ancora meno dei discorsi strampalati su Guardiani e pancakes.
Oltre
un’ora fa erano riusciti a
ottenere settanta cherubini e ben armati da parte di Cupido -o meglio,
Eve era
riuscita ad ottenerli, e Nightlight non aveva avuto il coraggio di
indagare
troppo sui suoi metodi- cosa che aveva permesso loro di spostarsi
più
velocemente di quanto già facessero grazie alle moto di cui
essi erano dotati.
Nightlight aveva proposto di dirigersi immediatamente ad Aokigahara, ma
Hallows, nonostante la diffidenza dei cherubini, aveva pensato bene di
chiedere
loro se conoscessero creature pronte ad entrare in guerra ed avessero
modo di
convincerle. Dopo qualche reticenza, era saltato fuori che
l’ottanta per cento
dei cherubini presenti usava frequentare ninfe elementali: ninfe
dell’acqua, del
fuoco, del vento, dei boschi…
Erano creature che normalmente si
facevano gli affari propri ma che, in mancanza di Madre Natura, forse
avrebbero
potuto tornare utili: per esempio, un numero consistente di ninfe del
fuoco
avrebbe potuto “grigliare” un po’di
gente, il che era meglio di niente!
Per questo motivo
Nightlight ed
Eve avevano chiesto ai cherubini di raggiungere i luoghi con la maggior
concentrazione di ninfe dei vari tipi, ed intercedere per loro
richiedendone la
partecipazione al conflitto.
I cherubini, con somma sorpresa di
Nightlight, erano tornati dopo venti minuti dalla partenza, e
accompagnati da
ben novanta ninfe. Novanta!...un
numero irrisorio se comparato a quello delle ninfe presenti in tutto il
mondo,
ma dettagli.
Quaranta di esse erano ninfe del
fuoco, dal temperamento più impulsivo e attaccabrighe
rispetto alle altre,
venti erano ninfe del vento, quindici dell’acqua e quindici
dei boschi.
Bisognava dire che
però una simile
risposta all’appello era motivata più che altro
dal fatto che Cupido, seppur
non di persona, avesse scelto di partecipare alla battaglia...e Cupido
aveva
uno stretto rapporto con le ninfe.
Per lui e nessun altro avrebbero accantonato le proprie abitudini.
Eppure non era ancora sufficiente.
Il loro numero era vicinissimo a quello dell’esercito degli
Insorti, ma non la
qualità: quei cinque avevano fatto in modo di munirsi
principalmente di pezzi
da novanta, il che andava tenuto ben presente.
«lo so. Il
solo Seth vale diverse
ninfe del fuoco, purtroppo, e-dove vai?!»
esclamò, vedendola addentrarsi nella foresta insieme a
qualche ninfa elementale
cui aveva fatto cenno di seguirla.
«dove vuoi
che vada? A cercare
Aiko Shika, siamo qui apposta se non sbaglio»
ribatté Hallows.
«ma non
puoi andare lì dentro
così, aspetta che entriamo tutti, no?»
La prima
“risposta” di Eve fu una
risata completamente fuori luogo. «sì,
ceeeeerto…perché secondo te, se
invadessimo il loro territorio in centosessantadue di cui settanta ben
armati
di AK-47, la gente qui avrebbe più voglia di aiutarci!
Facciamo così: noi»
indicò se stessa ed il piccolo gruppo di ninfe
«entriamo dentro. Tu rimani qui
fuori con tutto il resto dell’esercito. Se entro quaranta
minuti non vedi
tornare nessuna di noi-»
«quaranta
minuti?! Hai presente
quant’è grande questa foresta?!»
«sì,
ma ho anche presente che
abbiamo poco tempo. Mettiamola così, conto sul fatto che,
sentendo degli
spiriti estranei entrare nella loro foresta, lo Shishigami ed Aiko si
curino di
vedere chi accidenti è. Al posto loro lo farei, in
particolare perché ci sono
delle ninfe, con me».
«qui, di
solito, noi non entriamo»
spiegò una ninfa dei boschi «gli spiriti
residenti s'impegnano a mantenere
vivo ed intatto questo posto. Noi non serviamo, e comunque loro non
sono felici
di avere degli estranei in casa».
«appunto.
Stavo dicendo, se entro quaranta
minuti non siamo fuori, tu e gli altri ripartite pure tutti quanti, e
quando
capiti dalla Befana dille che ti mando io» concluse Eve
«andiamo».
«no!
Aspetta» Nightlight corse al
suo fianco «non credere che vi lasci andare da sole. Voi
cinque» indicò cinque
cherubini «venite con me. Tenete a posto i fucili,
così che capiscano che non
siamo ostili».
«d’accordo»
assentì uno di essi,
seppur leggermente di malavoglia.
«il
cavaliere che protegge la
dolce pulzella in pericolo? Che carino» ironizzò
Hallows, mentre si
addentravano nella foresta.
«non
m’importa proprio un
accidenti della tua salute, se mai di quella delle ninfe»
ribatté Nightlight,
piccato «se vengo con voi è solo per assicurarmi
che non le abbandoni nella
foresta per un’improvvisa “perdita di
interesse”» disse aspramente, mimando le
virgolette con le dita «e/o per evitare che tu decida di
mollare tutto quanto
rimanendo qui spiaggiata su uno strato di muschio a scolare quella tua
maledetta fiaschetta e divertirti con qualunque creatura possa assumere
fattezze anche solo vagamente umanoidi!»
«mica male
come idea» commentò
Eve, tirando fuori l’mp4.
«scordatelo
pure! E comunque sei
“dolce” come il fiele»
aggiunse…appena prima di accorgersi che lei aveva
indossato gli auricolari e non lo stava minimamente ascoltando
«EVE!!! Che diamine! Siamo
entrando in un posto che nessuno dei due conosce
bene» le strappò i fili dalle orecchie
«col rischio di venire attaccati e
scacciati, e tu ti metti ad ascoltare musica?!»
«già.
Il fatto che io ascolti
musica non c’entra una mazza con tutto quello che hai detto,
lo sai sì? Non
usare l’emmeppiquattro non
mi dà
maggiore conoscenza del luogo, e non mi proteggerebbe in caso di
attacco».
«non so se
hai presente, ma ci
sono certi casi in cui un buon udito può salvarti la
vita».
«in certi
casi sì, ma qui, se
volessero ammazzarci, ci ammazzerebbero e basta. Credo. Per cui
rilassati
pure!»
Rilassarsi? Come no.
Nightlight
iniziò a pensare che avrebbe fatto molto meglio a rimanere
fuori dalla foresta.
Il solo voltarsi indietro, e scoprire che già non riusciva
più a vedere la luce
dietro di sé, gli mise un’ansia che si
sforzò di non lasciar trapelare.
Procedettero
velocemente quanto la
loro natura di esseri soprannaturali consentiva, e in relativo
silenzio,
riuscendo ad arrivare nel fitto della foresta in circa un quarto
d’ora.
Il paesaggio era
quasi da sogno,
tra torrenti e fiumiciattoli cristallini, grandi alberi dalla struttura
intricata ricoperti di muschio e innumerevoli tipi di fiori, alcuni dei
quali
luminescenti…eppure, nonostante l’ambiente
selvaggio e paradisiaco allo stesso
tempo, né Nightlight né i cherubini sarebbero
riusciti ad abbassare la guardia
neppure se avessero voluto.
«…come
dici? È qui che vivono gli
Shoujou? Ah, ecco!» Eve si fregò le mani
«magari è la volta che mi faccio
offrire del sake!»
«gli
Shoujou sono qui per
ripiantare di notte gli alberi che vengono abbattuti dagli umani. Che
odiano,
peraltro» le fece notare una ninfa dell’acqua
«almeno che io sappia».
«punto A:
non so quanto sono
“umana”, considerando che sono nata e cresciuta
dove di norma finiscono i morti; punto
B: so che di giorno gli Shoujou sono gorilloni beoni col pelo rosso, e
adesso È
giorno!»
«non berrai
proprio un accidenti!»
sibilò Nightlight «siamo nel fitto della foresta,
e non abbiamo ancora
incontrato nessuno spirito…»
«scherza,
vero?» disse uno dei
cherubini «ma non si è mai guardato attorno,
finora? Cosa crede che siano
quegli omini bianchi, delle decorazioni?» gli chiese
ironicamente,
indicandogliene un gruppetto.
“ma come ho
fatto a non notarli?!”
allibì il guerriero. Folti gruppetti di spiritelli umanoidi
con piccoli corpi
cicciotti, occhi completamente neri e grosse teste tonde li stavano
osservando
dai rami più alti degli alberi. Alcuni, ogni tanto,
inclinavano il capo
emettendo degli strani suoni simili a scricchiolii. «come si
chiamano?»
«credo si
chiamino Kodama» rispose
una ninfa dei boschi «sono spiriti della foresta, vivono solo
nelle zone più
pure e incontaminate…e tengono d’occhio chi entra,
a quanto sembra».
«ehi! Non
è mica che potreste dire
ad Aiko Shika che vogliamo vederla? Siamo qui solo per
questo» non avendo niente
di meglio da fare, Hallows aveva deciso di provare ad interpellare i
Kodama «ci
facilitereste le cose, sapete».
Tutti i Kodama
presenti, a quelle
parole, emisero quel loro strano scricchiolio per poi svanire.
«li hai
fatti sparire.
Complimenti. Bell’idea!» sbuffò
Nightlight.
«magari
sono andati a chiamarla.
Nel dubbio, propongo di rimanere qui fermi per qualche
minuto» disse lo spirito
di Halloween, stratandosi a terra su uno spesso strato di muschio.
«secondo me
è un’idea stupida, e i
Kodama sono semplicemente scappati» disse Nightlight.
«cocco di
mamma, se tu e gli altri
avete voglia di continuare ad addentrarvi in un posto che fino a
neppure venti
minuti fa ti metteva angoscia solo guardare puoi farlo pure, per quel
che mi
riguarda. Non ho strizza di rimanere sola» mise un braccio
dietro la testa,
così da appoggiarvela, proprio come se fosse stata in una
spiaggia, e chiuse
pure gli occhi.
«la lasci
perdere, ha qualcosa che
non va nella testa» borbottò un cherubino a
Nightlight.
«lo so.
Purtroppo lo so benissim-attenta!!!»
Una lunga freccia
dorata andò a
conficcarsi nel terreno, a tre centimetri dalla testa di Hallows. La
suddetta
accolse ciò giusto degnandosi di riaprire un occhio, senza
neppure commentare.
I cherubini
sollevarono i fucili,
Nightlight la lancia, e le ninfe si strinsero in un gruppo compatto,
scrutando
tra gli alberi nel tentativo di scorgere l’arciera, senza
ottenere risultati
concreti.
«non so
bene chi siate, o cosa
vogliate, ma è bene che voi due, le ninfe e quelle creature
vestite di nero ve
ne andiate dal territorio di mio padre prima di farvi male».
«non
abbiamo intenzioni ostili»
chiarì subito Nightlight, lasciando cadere a terra la lancia
«se abbiamo
sconfinato nel territorio di tuo padre è solo
perché siamo in cerca d’aiuto,
Aiko».
Non ci aveva messo
molto ad
intuire chi fosse stato a parlare: quella foresta era una zona
appartenente
allo Shishigami, un dio dal corpo di cervo, grandi corna di legno ed il
volto di un
vecchio uomo, ed Aiko Shika era la sua figlia adottiva da circa
trecentocinquant’anni,
per cui bastava fare due più due.
«è
la verità...non avete intenzioni
ostili e siete in cerca d’aiuto...ma perché venite
a chiederlo a noi?»
«se ti
degni di farti vedere in
faccia magari te lo diciamo, Katniss» disse Eve, ancora
sdraiata sul muschio,
giocherellando con la freccia che l’aveva quasi colpita
«hai detto che sai che
non abbiamo intenzioni ostili, no?»
Inizialmente non si
sentì altro
che completo silenzio, poi, con un tonfo leggero, qualcuno
saltò a terra dal
folto degli alberi.
La nuova arrivata era
una ragazza
di altezza media e dal fisico visibilmente allenato, che appena aveva
messo i
piedi a terra era tornata ad imbracciare arco e frecce,
perché “non si sapeva
mai”. Capitava raramente che degli spiriti estranei
sconfinassero nel cuore
della foresta, luogo in cui gli umani non erano ancora riusciti ad
arrivare, e non era
mai contenta di vedere gente sconosciuta. Forse era frutto di una vita
passata
a contatto unicamente col suo padre adottivo, con animali e spiriti
della
foresta di varia natura, ma stava di fatto che Aiko Shika non era
granché
socievole con i suoi simili, anche perché era sempre
insicura su come dovesse
comportarsi con essi. «il mio nome è Aiko, non
Katniss» specificò
immediatamente, osservando la ragazza sdraiata con uno sguardo serio
negli
occhi rosati.
«lasciala
perdere, non è molto
savia» disse Nightlight. Era la prima volta che vedeva quello
spirito di
persona, e non dal bacile di Manny; notò che i capelli di
Aiko, lisci e lunghi fino alle
spalle, non erano bianchi come credeva, piuttosto di un biondo
così platinato
-e innaturale- da sembrarlo. Ad essere coperte di soffice pelo bianco
però erano le
orecchie che, così come le corna di uno strano
marrone-dorato, erano simili a quelle di un cervo.
«ripeto la
domanda: chi siete e come
dovrei aiutarvi?»
«lei
è Eve Hallows, lo spirito di
Halloween, e io sono Nightlight, guardia del corpo dell’Uomo
nella Luna.
Conosci l’Uomo nella Luna?»
«sì.
Ogni tanto parla con mio
padre» confermò.
«sta
rischiando la vita. Delle
persone hanno radunato un esercito, vogliono raggiungere la Luna per
attaccarlo, e c’è il rischio che ci riescano: ora
ci rimane solo un Guardiano
su cinque. Due sono stati sconfitti dalle persone che ti ho detto, ed
altri due
dall’Uomo Nero, che ci ha tenuto a farlo sapere a tutti
diramando un comunicato
in tutto l’emisfero boreale più di
un’ora fa».
Aiko Shika non
l’aveva sentito, si
trovava in una delle grotte di ghiaccio di Aokigahara inesplorate dagli
umani,
ma sapeva che Nightlight non mentiva. Suo padre, che l’aveva
trovata nella foresta e cresciuta, man mano aveva cambiato la
sua natura, trasmettendole tanto dei grandissimi poteri guaritori
quanto dandole la possibilità di sapere se le veniva o meno
detta la verità.
«tu hai ragione su tutto. Ma mi sfugge il motivo per cui
dovrei aiutarvi.
Chiarisco subito che né lo Shishigami né altri
abitanti di questa foresta si
muoveranno di qui, per cui eventualmente sarei coinvolta soltanto
io» rimise
nella faretra di cuoio la freccia che aveva incoccato «trova
una valida ragione
per cui debba seguirti, che non sia la protezione di qualcuno con cui,
personalmente, non ho contatti, o la presenza di uno spirito che
nessuno di noi
ad Aokigahara ha mai visto, ma di cui abbiamo solo sentito
parlare, e che ha
attaccato altri».
Nightlight aveva
appena iniziato
ad organizzare mentalmente il discorso, ma…
«so che a
te non frega nulla
dell’Uomo nella Luna, dei Guardiani e nemmeno delle persone
che hanno
dichiarato loro guerra» disse Eve, rizzandosi lentamente a
sedere «se è per
questo non frega nulla nemmeno a me. Però l’Uomo
Nero è un esaltato da ricovero,
lo sanno tutti, e adesso come adesso ha a disposizione un potere
enorme» bevve
qualche sorso di cognac dalla fiaschetta «Pitch non
è interessato a voi di
Aokigahara, per ora…ma se non verrà fermato in
tempo, niente gli vieterebbe di
mettersi in testa che schiavizzare tutti gli altri spiriti che ci sono
al mondo
sia una buona idea, una volta che avrà raggiunto i suoi
attuali obiettivi. Non
lo conosco personalmente, ma questi pazzi megalomani affamati di potere
si
somigliano un po’tutti, per cui non mi stupirei
affatto».
«Aokigahara
si opporrebbe con le
unghie e con i denti» dichiarò Aiko, incrociando
le braccia davanti al petto,
coperto da un top di cuoio e cotone grezzo.
Hallows le rivolse il
suo sorriso
da Stregatto. «il potere enorme di cui parlavo prima
l’ha rubato a Madre
Natura. Hai presente Madre Natura? Se Aokigahara si opponesse,
Aokigahara con
tutti i suoi spiriti potrebbe solo scegliere se essere distrutta da un
incendio
immane, da un tornado altrettanto immane, da una tempesta di fulmini, o
tutto
insieme» disse, guardandola dritto negli occhi «so
che sai che tutto quel che
ho detto è vero».
Cherubini e ninfe si
agitarono,
borbottando. Nightlight rimase in silenzio, aspettando che Aiko dicesse
qualcosa.
«è
questo il motivo per cui tu
partecipi?»
Eve si
stiracchiò. «tra gli altri».
“Altri”
di cui Nightlight non
sapeva ancora niente, dal momento che non era per il debito contratto
con lui,
e sui quali si stava facendo un sacco di domande che forse non
avrebbero mai
ricevuto risposta.
Aiko si
mordicchiò il labbro
inferiore, riflettendo. Fuori dalla foresta non avrebbe avuto
l’appoggio dello
Shishigami, né delle altre creature che vivevano
lì. Si trattava di andare ad
infilarsi in una guerra insieme ad un sacco di spiriti che non aveva
mai visto
né frequentato, ed era sinceramente spaventata
all’idea. «in quanti siamo?»
«centosessantadue
in tutto, contro
circa duecento persone più un Uomo Nero, ma stiamo ancora
radunando
combattenti. Puoi rimanere qui con la tua gente, aspettando che la
foresta vada
a fuoco o meno, oppure unirti all’Armata degli Sfigati e
cercare di piantare a
Black una freccia nel cuore scongiurando ogni rischio che accada,
facendo
qualcosa di veramente utile per te, tuo padre e il posto dove
vivi».
La ragazza-cervo
strinse ancor di
più le braccia al petto, con aria nervosa. «non
è combattere che mi spaventa, è
solo che…» fece un sospiro, decidendo di essere
sincera «io non sono mai uscita
dalla foresta, non conosco nessuno, non saprei come comportarmi. Io non
sono
abituata alle…alla…gente. Ecco».
«nessuno di
noi mangia vivi gli
alleati» cercò di tranquillizzarla Nightlight
«e poi…no. Mi piacerebbe dirti
che le guerre sono occasioni per fare nuove amicizie, ma è
un’idiozia e-»
«idiozia di
cosa? Quelli che
sopravvivono a guerre e/o battaglie possono diventare amici
eccome» lo
contraddisse Eve «a me è capitato».
Aiko
esitò. «avete…non so, dei
consigli da darmi a riguardo?»
«sì,
uno: resta viva!» rise Eve «ti
divertirai!»
«Hallows,
ti ricordo che non
andiamo ad una festa!» sbottò Nightlight.
«amore di
mamma? Sssh» Hallows gli
fece cenno di stare
zitto «non rovinare il momento!» si alzò
in piedi «sta per dire che ci sta.
Vero o falso?»
Aiko aveva come
l’impressione che
quella ragazza dai capelli rossi sapesse della sua abilità
nello smascherare le
bugie, che suo padre aveva tenuto segreta alle persone con cui
-raramente-
parlava. Quando Nightlight aveva detto “non è
molto savia”, non aveva percepito
quella frase come insincera…ma forse non era neppure
completamente matta come
lui credeva e, sì, stava proprio per dire che li avrebbe
seguiti: suo padre non
avrebbe avuto problemi a lasciarla andare, se si trattava del bene
della loro
casa. «vero».
Hallows restituì
la freccia che
la ragazza-cervo le aveva scagliato vicino alla sua legittima
proprietaria. «appunto. Ebbene, signore e
signori, che i settantaseiesimi Hunger
Games abbiano inizio!»
Era l’unica
a conoscere quei
libri, e dunque fu l’unica a ridere come una demente.
Anche se non
c’era proprio niente
da ridere.
***
“è
necessario che migliori il mio
tempo. Ci ho messo più di venticinque minuti per raggiungere
casa…troppi!”
Considerazione che
portò Pitch
Black a sbuffare seccato. Entrò nel proprio regno e,
rapidamente, fece
atterrare Onyx accanto al Globo di Ferro. Lo sguardo gli cadde sul
tavolo, e
quel che vide lo fece sorridere: Shu Yin sembrava aver deciso di fare
buon uso
della sua biblioteca, consultando qualche libro
d’incantesimi. Brava
bimba…peccato solo che fosse un po’troppo
sciocchina per riuscire a
utilizzarli.
“mmmh…”
colse un profumo di
muschio bianco nell’aria “direi che abbia fatto
buon uso anche della vasca nel
bagno attiguo alla stanza che lo ho assegnato…ma
che diamine?!...”
Era una fortuna che
si fosse
guardato attorno dal momento che la ragazza, con un’aria
spiritata estremamente
simile a quella della sera prima, sembrava decisissima a raggiungere
un’uscita
qualunque che la portasse all’esterno, arrivando ad attaccare
con dei fulmini
gli Incubi che la sorvegliavano.
«SHU YIN!»
Si
avvicinò a lei più in fretta che
poteva, cercando al contempo di cogliere almeno qualche brandello
sensato di
ciò che Shu Yin aveva iniziato a gridare
all’indirizzo dei purosangue. Non
riusciva a capire molto di quel che stesse dicendo, eccetto qualcosa di
simile
a “devo andare da Jack”, il che poteva significare
soltanto una cosa: ovunque
fosse Frost, oltre che ad essere stato privato di potere e senno, stava
passando un altro brutto quarto d’ora per colpa di
chissà chi. Forse proprio di
se stesso, tutto era possibile se non si aveva la
possibilità di ragionare.
Gioì
pensando allo strazio che
stava subendo il Guardiano, che aveva ostacolato più di
tutti la sua penultima
ascesa…ma provò anche dispiacere per la sua nuova
figlia, che stava soffrendo
insieme a Jack Frost, e desiderio di riuscire ad alleviare le sue pene.
Sentimenti
che raramente aveva provato da quando era diventato l’Uomo
Nero, e che
solitamente riservava solo alle persone con cui riusciva a creare un
vero
legame. Certo, erano passate meno di due settimane da quando aveva
rapito la
ragazza, ma in quel breve arco di tempo ne erano successe, di cose.
“Shu Yin
conosce la mia disperazione, ed io la sua”, pensò,
mentre le compariva alle
spalle bloccandole le braccia.
«possibile
che come vado via debba
succedere qualcosa?!...attenta con i
fulmini!» gridò, evitandone di striscio
uno che aveva rischiato di
friggergli il naso «Shu Yin, sono io! Sono tornato, sono qui.
Qualunque cosa
sia posso aiutarti. Fermati! Dimmi che succede!»
Dopo qualche altro
momento in cui
la ragazza continuò a gridare e divincolarsi, i muscoli
rigidi e tesi
iniziarono a rilassarsi, e lei a fare lunghi respiri profondi.
«ecco,
brava…tranquilla. Tu sei al
sicuro. Stai bene e sei al sicuro» allentò la
stretta alle braccia di Shu Yin,
cercando di aiutarla a tranquillizzarsi ulteriormente parlandole con un
tono di
voce quasi ipnotico «ci sono qui io,
adesso…»
«prima
dov’eri…avevo bisogno…» la
ragazza chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi così da
poter dire qualcosa di più concreto, e quando
li riaprì erano colmi di sofferenza «avevi detto
che saresti tornato presto! Perché
non l’hai fatto? I-io…perché mi hai
abbandonata?»
Per qualche strana
ragione, Pitch si
sentì come se una lama ghiacciata gli avesse appena
trapassato il cuore.
Come qualcuno che si rende conto
di aver rischiato di commettere lo stesso errore due volte, di non
esserci
stato nel momento in cui delle persone care ne avrebbero avuto bisogno.
«no, Shu
Yin, no. Io non ho
abbandonato nessuno, non ne ho mai avuto l’intenzione,
credimi! Sono tornato
appena ho potuto» bugia. Avrebbe potuto farlo quasi due ore
prima, ne era
consapevole, e ciò lo fece soltanto sentire peggio
«e mi spiace di non essere
riuscito a fare quel che dovevo impiegando meno tempo. Ma ora eccomi
qui, sono
tutto tuo…»
La ragazza si
passò una mano sul
volto stanco. «sì…scusami, scusami
tanto. Può darsi che abbia parlato a
sproposito. Lo so che non mi hai abbandonata è
solo-»
«hai perso
un po’di lucidità, ho
capito, non c’è bisogno che specifichi. Lascia
stare» la prese in braccio senza
sforzarsi minimamente e scese le scale tornando fino al tavolo di
pietra, su
cui la fece sedere. «cosa succede a Frost?...e il Roipnol che
fine ha fatto?»
Il fatto che fosse
ancora scossa
da tremori non era per nulla positivo e, senza neppure rendersene bene
conto, l’Uomo
Nero strinse una mano della ragazza tra le sue, come a volerle
trasmettere un
po’di conforto.
«non lo so
con certezza. So solo
che c’entra il fuoco. È come se Jack si fosse
gettato in un camino o…o qualcosa
del genere, non lo so!»
«è
possibile. Siamo in inverno, e
lui al momento è ancor più propenso a far
sciocchezze di quanto lo sia tu»
sembrava proprio che Pitch non riuscisse ad evitare di inserire in una
conversazione almeno un commento anche solo leggermente
malevolo…
«è
cominciato un’ora dopo che te
ne sei andato, dopo che ho fatto il bagno e ho preso dei libri da
leggere. Ho cercato
di controllarmi, ma io stavo male già prima, e non
riuscivo…alla fine ho preso
il Roipnol, e ovviamente mi ha aiutata, ma quando l’effetto
è finito stavo
esattamente come prima, come mi hai trovata tu!»
«ti direi
di prenderne di nuovo,
ma non voglio certo che la mia nuova figlia finisca col diventare una
drogata,
nonostante adesso vada meglio, mi sembra».
«forse va
meglio quando sono in
compagnia. Può darsi che la presenza di qualcuno mi aiuti a
mettere da parte
quel che mi arriva da Jack».
«possibilissimo,
però io non posso
proprio rimanere qui con te, Shu Yin, non posso esserci adesso
che…cerca di
capire, ho conquistato il Polo Nord, e non mi stupirei se i suoi
consimili con
relativo esercito tentassero di attaccarmi tra qualche ora, sono
impegnato…»
Lo stesso errore con
una persona
che ricopriva lo stesso ruolo della precedente. Come poteva
permetterselo?
«magari
potresti portarmi con te…»
«non hai
sentito quello che ho
detto? Non sarebbe sicuro».
Ma neppure
lì lo era, non in
quelle condizioni. Avrebbe potuto finire col cadere da uno strapiombo
in un
attimo di follia, dimentica di poter volare, o farsi male in un modo
ancora
peggiore. Se accanto a lui si sentiva un po’meglio, come
poteva negarle quel
minimo di sollievo? E poi, non si era forse impadronito dei globi di
neve di
Nord -sei, per la precisione- oltre che della sua scorta di liquore?
Globi che
bastava lanciare dicendo il nome di un posto, o di una persona, per
aprire un
portale che consentiva di raggiungerlo/a?
Avrebbe potuto
portare Shu Yin al
Polo Nord con sé, farla andare via appena
l’attacco fosse iniziato, e andare a
prenderla una volta che avesse ucciso tutti quelli che doveva uccidere.
Era fattibile,
e gli avrebbe consentito di starle accanto. Rimaneva solo un
particolare…
«a pensarci
bene potrei anche
portarti con me, però non vorrei che finissi per
impressionarti delle
condizioni dei Guardiani; tu sei sempre troppo buona, e loro non sono
messi
molto bene al momento. Nord e Calmoniglio non mi hanno ceduto il Polo
Nord
senza colpo ferire, c’è stata una battaglia che li
ha lasciati piuttosto
malridotti, e ovviamente sono stato costretto ad
incatenarli…»
“tre, due,
uno…”
«ma non
c’era proprio nessun altro
modo?»
…zero.
Prevedibile reazione
da persona
troppo buona. Se non avesse fatto un commento simile, a Pitch sarebbe
parso
strano. «immaginavo che avresti detto qualcosa del genere. Un
altro modo c’era,
avrebbero potuto semplicemente arrendersi, ma non l’hanno
fatto, e chi è causa
del suo mal pianga se stesso» concluse «sicura di
voler venire con me?»
«sì.
Sempre meglio che qui da
sola».
Black
assentì, facendo cenno a
Onyx di avvicinarsi, così da poter aiutare la ragazza a
salirgli in groppa. Fatto
ciò, montò a sua volta sul purosangue, dietro a
Shu Yin, come sempre.
«bene.
Andiamo!»
*Bone Maiden:
il nome con cui Tanith ha chiamato la tecnica
utilizzata su Manny deriva da "Iron Maiden"; ovviamente non c'entra
nulla con il gruppo musicale, ma col fatto che suddetta tecnica produca
risultati simili a quelli ottenuti con la Vergine di Ferro (Iron
Maiden, appunto), detta anche Vergine di Norimberga, in epoca
medievale.
Rieccomi di nuovo :)
Ho introdotto ben tre nuovi personaggi in questo capitolo, che se non
altro svela la risposta alla domanda "chi ha attaccato Manny"?... il
motivo per cui Tanith l'ha fatto (noia :'D) avrà indotto
molti di voi a dire un "WTF?!!" , ma è un'Ephemeride, e le
Ephemerides ragionano in modo strano.
Chi conosce Mononoke Hime avrà riconosciuto il redivivo
Shishigami, i Kodama e i gorilloni :) e quanto a
Pitch...avrà rovinato i piani a qualcuno, portando via Shu
Yin?
Quanto al resto, niente, lascio a voi i commenti,avrei voluto scrivere
un mucchio di altre cose ma alle due di notte non mi vengono in mente
:'D quindi passo a ringraziare come sempre tutti coloro che stanno
seguendo la mia storia, e mi fanno conoscere la loro opinione, cosa che
ovviamente è sempre molto apprezzata e ben accetta :)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 ***
Capitolo
23
(che la settantaseiesima edizione
degli Hunger Games abbia inizio!)
«foreste,
foreste…foreste
ovunque!» borbottò Nightlight.
«è
molto meno fitta di Aokigahara»
gli fece notare Aiko «nonostante abbia un nonsoché
di cupo che a casa mia
manca».
«infatti
è proprio quello il
problema» ammise a bassa voce il guerriero «se
fosse stato solo per la quantità
di alberi, avrei potuto sopportare meglio il tutto. Voglio dirti la
verità,
Aiko: ho vissuto molto tempo negli spazi aperti, è
così tuttora, e li
preferisco…»
«…o Katyusha hai fatto tu la pi-scia? Sì
Di-mi-trj ne ho fatta cinque
li-tri! E-riii tu la pisciona della steppaH,
nananà-nana-nanana…!!!»
Il ragazzo socchiuse
gli occhi con
uno sbuffo nervoso a malapena contenuto. Contrariamente a lui, non
aveva mai
problemi, quella, tanto che
sembrava
aver deciso di sfruttare il fatto di trovarsi in
un’inquietante foresta russa
per mettersi a cantare -leggasi: stonare, latrare, ululare come un lupo
col mal
di pancia- stupide canzoncine da osteria mentre saltellava, sola in
testa al
gruppo, guidando tutti nella ricerca della dimora di Baba Yaga.
Nightlight non
dubitava che nella locanda del Leprecauno potessero far furore, ma
quello non
era il momento giusto, né tantomeno il luogo.
Sembravano pensarla
così anche
ninfe e cherubini, che camminavano attorno a Nightlight ed Aiko Shika,
chi
sbuffando e chi ignorandola parlando a bassa voce coi vicini.
«non
è prudente lasciarla andare
avanti da sola, non si sa cosa potrebbe trovarsi davanti »
affermò la
ragazza-cervo, facendo per raggiungere Eve, ma Nightlight le
afferrò
istintivamente il polso, come volendoglielo impedire.
Pessimo errore.
Con una mossa
fulminea, Aiko si
liberò della sua presa, gli afferrò il braccio
torcendoglielo dietro la
schiena. «non so cosa volevi fare, ma guai a te se ci
riprovi!» esclamò, mentre
diverse creature si girarono ad osservarli allarmate.
«i-io non
volevo fare niente di
male! Aiko! Lascia!...Aiko!!!»
avrebbe potuto liberarsi, ma non voleva rischiare di fare male ad
un’alleata in
una lotta inutile.
«se la cosa
sfocia in rissa, punto
una catenina d’oro su Aiko!» commentò
Hallows con una risata, continuando a
camminare dopo essersi voltata giusto un attimo per dare
un’occhiata, imitata
da svariati componenti del gruppo.
Purtroppo, o per
fortuna, la
ragazza lasciò andare Nightlight meno di tre secondi dopo, e
non si venne a
creare alcun giro di scommesse. «la prossima volta parla, invece di afferrarmi»
borbottò, rimettendosi in cammino
«siamo rimasti indietro!»
«avresti
potuto evitare di
torcermi un braccio» ribatté Nightlight,
raggiungendola rapidamente «ti pare
che io possa avere pessime intenzioni nei tuoi confronti?
…non oso immaginare
cosa potrebbe accadere se qualcuno tentasse di attirare la tua
attenzione
ponendoti una mano sulla spalla, allora».
«potrebbero
chiamarmi e basta»
replicò Aiko, sentendosi rabbrividire per l’aria
alquanto pungente. Anche lei,
come la maggior parte degli immortali, tollerava temperature
“difficili” meglio
di quanto facessero gli umani, ma se avesse tentato d’imitare
Jack Frost
andando in Antartide vestita come lui si sarebbe quasi congelata. Per
scendere
nelle grotte di ghiaccio, infatti, soleva indossare qualcosa di
più pesante di
top e pantaloni in cuoio e cotone…e al momento si sentiva
una deficiente per
non essere andata a recuperarlo prima di partire! «non vedo
che bisogno
avrebbero di toccarmi».
«beh…si
fa. Non c’è nulla di
strano» le spiegò il ragazzo «ma forse
è stata colpa mia. Sapendo che non sei
abituata a relazionarti con le persone, e che per
te sono
un estraneo, forse avrei dovuto prevedere una reazione un
po’...particolare.
Scusami».
Aiko
abbassò per un attimo lo
sguardo, spostando una ciocca di capelli dietro una delle sue candide
orecchie
da cervo. «scusami anche tu. Sono stata eccessiva. Ma non mi
spiego il motivo
della reazione che hai avuto, ho soltanto detto di voler raggiungere
Eve in
testa al gruppo, in fondo».
«non ha
bisogno di assistenza di
alcun genere, dammi retta. E comunque…» il ragazzo
si voltò a guardarla «se
posso darti un consiglio, cerca di non attaccarti troppo ad
Hallows».
«come mai
dici così? Non mi sono
“attaccata” » replicò la
ragazza, con sincera perplessità.
«ti ha
praticamente convinta lei a
seguirci, quando prima non sembravi essere molto intenzionata a farlo,
ed è con
lei che sei salita in moto nella mezz’ora che abbiamo
impiegato per arrivare
qui, anche se avresti potuto stare con un qualunque cherubino che non
trasportasse una ninfa dell’acqua o dei boschi...»
Aiko fece spallucce.
«non c’è un
motivo particolare per cui l’ho fatto. Lei è una
mia alleata, come te, e non mi
sembrava che ci fosse qualcosa di male, anche perché
è stata Hallows a fare
quel discorso dello stringere amicizie in guerra. Se mai posso
ammettere che mi
ha un po’incuriosita, insomma, le ho scagliato una freccia a
tre centimetri dal
viso e non ha detto né “ah”
né “bah”, non penso sia normale
no?» per non
parlare del fatto che “capiva le cose”. Aveva
capito facilmente cosa dirle e
quando dirlo, nonché della sua abilità
teoricamente segreta, nonostante Eve non le
avesse dato conferma di ciò
durante il viaggio.
«e non lo
è, ma te l’ho detto che
non è molto savia. Per il resto, no, non
c’è niente di male nel voler conoscere
i propri alleati, ma sono costretto a ripeterti quel che ti ho
già detto: non attaccarti a Eve.
Non conviene, né
vale la pena di farlo. Non ad una persona capace di lasciarne
un’altra da sola
nel bel mezzo di un combattimento per un’improvvisa voglia di
dolci! Lo so
per esperienza personale» aggiunse, ed Aiko sentì
che era vero «non so perché
abbia deciso di mettersi in mezzo, se davvero non è per il
debito che ha con
me, né lei intende dirmelo, ma questi dubbi hanno solo
l’effetto di convincermi
ancor di più del fatto che ci pianterà in asso,
prima o poi, ed andrà a
rifugiarsi nel Mondo degli Spiriti dove nessuno di noi potrebbe
raggiungerla,
se non da morto! Non le serve stare in questo mondo per fare il suo
lavoro da
Halloween in poi, può continuare a proteggere il mondo dai
fantasmi maligni
anche nell’Annwn, e temo che sia quel che farà, se
le cose andranno un po’meno
bene di come dovrebbero» per quanto potesse lamentarsi,
però, c’erano pochi
dubbi sul fatto che senza Eve sarebbe stato ancora al punto di
partenza!
«se le cose
stanno così, perché
l’hai cercata come alleata?»
«perché
il mio signore aveva
parlato di “tutto l’aiuto possibile”, ed
aveva incluso anche lei nell’elenco.
Ho eseguito gli ordini» le spiegò «anche
se non mi piacevano».
«ce
l’hai con lei unicamente perché
ti ha lasciato a combattere i nemici da solo?»
«...sì».
Era una bugia bella e
buona, come
Aiko avvertì chiaramente, ma si astenne dal commentare. Non
si intendeva di
certe cose, ma era arrivata ad intuire che nell’acredine di
quel povero -ma
molto carino!- ragazzo forse c’entrava anche qualcosa in
campo…privato.
«capisco.
Senti, credo che
raggiungerò comunque Hallows lassù in cima: dici
che non ha bisogno di
assistenza e ti credo, ma non si sa mai».
«ma-»
«tranquillo,
non mi ci “attaccherò”»
concluse, accelerando il passo per distanziare il guerriero. Comprendeva
la
riservatezza di
Nightlight, e quella che le aveva detto era stata solo una piccola
bugia,
eppure l’aveva indisposta un po’, forse
perché era avvezza a frequentare
soltanto creature che non erano in grado di mentire. Era conscia del
fatto che
i suoi alleati non sarebbero stati puri e onesti come il popolo di
Aokigahara,
ma le serviva un po’di tempo per abituarsi all’idea.
Forse lei stessa si
sarebbe
trovata costretta ad imparare a mentire, cosa che al momento non era in
grado
di fare.
«quanto
manca per arrivare da Baba
Yaga?» le chiese, una volta raggiunta.
«but we’re gonna
stay here, we’re gonna stay here…ah-ah-ah,
ah-ah-ah,
I know you’re scared tonight…ah-ah-ah,
ah-ah-ah…I’ll never leave your side…»
«…Eve?»
«when it all falls,
when it all falls down,
I’ll be your fire when the lights go out, when
there’s no one, no one else
around, we’ll be two souls in a ghost town!!!»
Aiko non capiva
perchè la stesse
ignorando, poi vide i fili che scomparivano sotto i suoi capelli rossi:
i
famosi “auricolari” dell’ “emmeppiquattro”,
immaginò. Così, per attirare
la sua attenzione, le pose una mano sulla spalla. Nightlight aveva
detto che farlo
era normale, giusto?
«uh. Ciao.
Che vuoi?» Eve si tolse
un auricolare «pensavo fossi ancora con amore di
mamma».
«quanto
manca per arrivare da Baba
Yaga?» ripeté Aiko. Hallows fece spallucce
«che vuol dire?»
«vuol dire
“boh”. Vive in una casa
che viaggia su una zampa di pollo, quindi non è detto che
sia dov’era l’altra
volta eeeeee infatti non
c’è, perché
a questo punto avremmo dovuto avvistare l’edificio»
disse «quindi tutto quel
che possiamo fare è continuare a camminare nei dintorni
finché non la
troviamo».
«…seriamente?»
«già».
Seguirono un paio di
minuti di
silenzio, almeno tra loro due, dato che ninfe e cherubini non erano
propriamente muti. Hallows riuscì a distinguere la voce di
Nightlight che
esortava il gruppo a fare più piano, senza venire
granché ascoltato.
«perché
vuoi combattere?» esordì
Aiko all’improvviso.
«prego?»
«ti ho
chiesto perché vuoi
combattere. È perché lo devi a
Nightlight?»
Eve socchiuse le
palpebre ed
aguzzò l’udito, osservando l’ambiente
circostante in cerca di corvi. Una
massiccia presenza di quegli uccelli, di norma, segnalava la presenza
di Baba
Yaga nelle vicinanze…ed i corvi avrebbero informato la
strega della loro, di
presenza. «naaah! Me ne
frego di quel
che secondo lui gli dovrei o non gli dovrei. Ne abbiamo già
parlato a casa tua,
non ti sembra sufficiente?»
«ne abbiamo
parlato, ma non lo fai
solo per quello. Se l’Uomo Nero si mettesse davvero in testa
di schiavizzarci
tutti quanti, tu potresti rifugiarti nel Mondo degli Spiriti, vivere
lì e
salvarti, al contrario di noi».
«verissimo.
Il fatto che abbia
deciso di combattere non esclude che avrei la possibilità di
andarmene e fregarmene,
se volessi, né esclude che alla fine potrei decidere di
farlo davvero» ammise
tranquillamente «non solo sono inaffidabile, ma anche molto
egoista, menefreghista,
poco empatica e priva di ogni intenzione di migliorare».
Definizione che,
stando a quanto
percepito dalla ragazza-cervo, non conteneva altro che pura
verità. «non c’è di
che vantarsi» borbottò.
«non me ne
vanto, ma la verità è
quello che è, e tieni a mente questo: io non mento mai.
Ah,
comunque…» si tolse
l’ampia felpa nera, comparsa da quando era tornata ad
assumere sembianze umane
dopo essere stata una civetta -cambiava i vestiti così
più o meno ogni volta- e
la mise rapidamente sulle spalle di Aiko «tienila,
così smetterai di rabbrividire
ad ogni folata di vento. Sei una di quelle che sopporta meno il freddo,
eh?»
Si
stiracchiò e scattò in avanti
prima che l’altra potesse dire o fare qualunque cosa ma, se
anche non l’avesse
fatto, non avrebbe comunque corso alcun rischio a riguardo,
perché Aiko era
troppo impegnata…a non capirci
più
niente.
Eve era
così
inaffidabile e
menefreghista che non si faceva scrupoli a piantare in asso i compagni
di
battaglia, e a proteggere il mondo dai fantasmi maligni dal trentuno
ottobre in
poi di ogni anno senza ricevere alcunché in cambio; era
così poco empatica ed
egoista che diceva e faceva tutto quel che le pareva senza curarsi di
poter
ferire, irritare o mettere potenzialmente in pericolo qualcuno, e da
riuscire a
tranquillizzarla sulla sua poca esperienza a relazionarsi con le
persone
capendo che era quel che le serviva, o da cederle immediatamente la sua
felpa
vedendola rabbrividire appena.
Era così
inaffidabile, che non
mentiva mai…
Un grido la distrasse
dalle sue
riflessioni. Sgranò gli occhi dall’iride rosato e
corse in avanti. «EVE!!!»
«non vi avvicinate!»
gridò al gruppo la rossa che, con sommo
sconcerto di Aiko, aveva una lunga freccia profondamente conficcata
all’altezza
della spalla sinistra «potrebbe esserci dell’altro!
Fate attenzione!»
Aiko alzò
gli occhi, e fu allora
che vide i corvi.
«che
succede?!» si fece avanti
Nightlight, tutto trafelato.
«hanno
colpito Eve con una fre-attento!!!»
strillò la ragazza,
abbassandosi appena prima di essere colpita dalla sventagliata di
quelli che
sembravano colpi di un’arma da fuoco automatica, sparati ad
altezza uomo.
I cherubini, per
tutta risposta,
pur restando dov’erano si misero a sparare
all’impazzata contro il nulla, mentre le ninfe si
strinsero l’una all’altra per proteggersi, e quelle
in grado di volare tentarono
di librarsi in aria per poter avere un quadro un
po’più chiaro della
situazione…
«non
riesco…»
«nemmeno
io!»
«non riusciamo a volare!!!»
«è
Heike. Cioè, Baba Yaga!»
esclamò Eve, stringendo il pugno destro attorno alla freccia
ed estraendola
dalla spalla con un gesto deciso, trattenendo un lamento
«nessuna creatura
magica che non sia uno di quei corvi riuscirà a volare, ed
è inutile che voi
ninfe proviate ad usare i vostri poteri elementali, non
funzionerebbero, così come quelli del resto di noi sono
diminuiti. Il sistema
di difesa magico si è attivato» rotolò
di lato appena in tempo da evitare
un’altra sventagliata di mitra, proveniente dal ramo di
qualche albero «non
conviene avanzare tutti insieme! Almeno due cherubini vengano con noi,
e che
il resto
del gruppo arretri!»
«tu sapevi che ci avrebbero presi a mitragliate e
avanzavi cantarellando?!!»
gridò Nightlight, raggiungendola insieme ad Aiko procedendo
carponi. Due
cherubini, come da ordini, li imitarono, evitando per un pelo di essere
trafitti da nuove frecce e colpiti da altre sventagliate di
mitragliatrici.
«certo, ne
ero così ben al
corrente da essere rimasta apposta ferma per beccarmi una freccia nella
spalla!» disse ironicamente Hallows, per poi dare una
violenta spinta al
guerriero, evitandogli di essere colpito alla testa da una fucilata
«non mi
aspettavo di vedere qui questo
sistema di difesa. Avrebbe dovuto trovarsi da tutt’altra
parte, per quanto ne
sapevo».
«e
dove?!»
«direi di
rimandare le
chiacchiere, signori, perché questo non è il
momento!» esclamò un cherubino «in
che direzione dobbiamo avanzare?!»
«basta
seguire i corvi, credo»
disse Aiko, cercando conferma da Hallows, la quale annuì
«Eve, vuoi che aiuti
la ferita a guarire?»
«nah.
È stata solo una freccia
nella spalla, risparmia per dopo i poteri che ti sono
rimasti».
«bene. In
marcia a ore undici!» il
cherubino di prima armò il fucile.
«anche per
forza. La difesa magica
non ci permetterebbe di prendere nessun’altra strada,
ormai» commentò Eve «o
andiamo avanti così, o torniamo indietro: altro non
c’è».
«spareremo
a tutto quel che si
muove. Voi cercate di restare vivi» concluse il cherubino.
«ok, come
vuoi, eeeh…come ti
chiami?»
«Hebiel».
Si rimisero a
camminare in
silenzio, con circospezione, cercando di stare nascosti per quanto era
possibile sperando di non essere rilevati dal sistema di difesa
automatico. Ad
un certo punto, dopo circa centocinquanta metri, si ritrovarono tutti
insieme
nascosti nello stesso cespuglio.
«quanto
manca ancora?!» bisbigliò
Nightlight «c’è di nuovo mancato poco
che finissi
col prendere pallottola in testa!»
«pare che
la boscaglia inizi a
diradarsi laggiù. Dove c’è una maggiore
concentrazione di quei corvi con gli
occhi bianchi» disse Hebiel «a quattrocento
metri da qui, a occhio e
croce».
«se
continuiamo a muoverci come
abbiamo fatto fino ad ora teoricamente dovremmo riuscire ad arrivarci.
Da un
cespuglio da un altro…» mormorò Aiko.
«non so
come dirvelo, ma di
cespugli non ce ne sono più» fece notare a tutti
Hallows «e se devo essere
sincera mi sembra un po’strano che questo,
l’ultimo, sia sotto un albero che
guarda caso è posizionato al centro del sentiero che stiamo
seguendo, e sotto un albero solitario».
«quindi
secondo te volevano farci
venire proprio qui?» Nightlight si guardò attorno,
circospetto.
«avrebbe
senso, ci hanno radunati
tutti assieme, e siamo un bersaglio facile» disse Hebiel
«mitragliate,
fucilate, frecce, cos’altro dobbiamo aspettarci, una
granata?»
Le orecchie da cervo
di Aiko
iniziarono a captare qualcosa. «…lo sentite anche
voi?»
Tra i cinque, per
qualche istante,
calò il silenzio più completo.
«sì…in
effetti mi pare di sentire
una specie di ronzio…» disse Nightlight.
«ha
ragione» confermò Hebiel «e
diventa sempre più forte!»
La risata di Hallows
giunse del
tutto inaspettata.
«perché accidenti ridi?!»
sibilò Nightlight.
«perché
quando ho detto “che i
settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio” tutto pensavo
meno che di
azzeccarci! Aghi inseguitori!!!»
rispose, acchiappando Aiko per un polso e correndo via con lei prima
che questa
potesse far mente locale.
«m-ma che
diamine-» Nightlight non
riuscì neppure a finire la frase: ben quattro grossi nidi di
quelle che
sembravano grosse vespe caddero davanti a lui e i due cherubini,
assieme alle
arrabbiatissime abitanti dei suddetti!
«e
lasciami!!!» sbottò Aiko, ormai
lontana trenta metri dagli aghi inseguitori «che bisogno
c’era? Sono solo
vespe! Non attaccano gli…spiriti…» le
parole le morirono in gola quando vide
che invece gli sciami d’insetti si stavano fiondando su
Nightlight e i
cherubini, che finalmente si decisero a correre via, urlando come se li
stesse
inseguendo il diavolo.
«se
così non fosse stato, spiegami
a che cavolo sarebbe servito mettercele, nonché la mia fuga.
Mi sa che ho fatto
uno sbaglio a far leggere la trilogia di Hunger Games a
Liesel!» Hallows rise
ancora, continuando a correre incurante di grida e ronzii.
«credevo
che Baba Yaga si
chiamasse Heike, e spiegami perché mi hai portata via
abbandonando loro!» le
ingiunse Aiko.
«se fossero
stati furbi, vedendomi
correre via avrebbero fatto subito lo stesso, e poi ho urlato
“aghi
inseguitori”, quindi li ho avvisati. Se ti ho portata via,
invece, è perché sei
l’unica del gruppo che sia davvero utile: se un misto tra
Katniss, una
guaritrice e una macchina della verità» ed ecco
confermato ciò che Aiko aveva
intuito «e teoricamente dovresti avere anche
un’affinità con animali e spiriti
animali, insomma, niente che non possa fare comodo!»
«questa
cosa degli animali in
realtà è debole, e comunque-che
roba è?!»
esclamazione a parte, però, non stette a perdere tempo,
incoccando una freccia
e scagliandola direttamente nell’occhio di un enorme animale
peloso somigliante
ad miscuglio tra un orso ed un leone, con un
“ché” di antropomorfo, uccidendolo
prima che affondasse su lei o Eve le zanne gocciolanti saliva rossastra.
«un ibrido,
figliola, un ibrido:
proprio come tutti quelli!»
Le grida dei tre
poveri inseguiti divennero
più forti quando videro sbucare dai lati del sentiero una
quantità indefinita
di quelle bestie orrende. Nightlight ne trafisse uno con la lancia, per
poi
riuscire ad uccidere in tempo un ago inseguitore che stava per
pungergli il
viso.
«SAOL!!!»
Voltandosi, il
guerriero vide Hebiel chino sul suo commilitone, che gridava e si
agitava con gli
occhi
strabuzzati, inginocchiato a terra, come se fosse stato preda di
chissà quali
allucinazioni terrificanti. Vide sulle poche parti scoperte del suo
corpo almeno
cinque punture. No, evidentemente quelle non erano affatto vespe
normali, le vespe normali non
facevano impazzire la gente dopo averla punta!
«Hebiel, attento!!!»
gridò, riuscendo a
trafiggere il cuore di un altro di quei mostri prima che questo
staccasse la
testa al cherubino, il quale, resosi conto di star rischiando grosso e
già
punto due volte, tramortì il collega e fece per caricarselo
sulle spalle, dopo
avergli preso il fucile.
«lo porto
io!» esclamò Nightlight,
cercando con scarso successo di respingere l’assalto delle
vespe mentre issava
Saol sulle proprie spalle «tu usa bene quel
fucile!» gridò. Hebiel annuì, e
ripresero la loro corsa, sparando all’impazzata contro tutti
gli ibridi che si
trovavano davanti.
«e
ringraziate che non ci siano
anche le scimmie!» Eve corse verso due ibridi,
saltò e, claymore alla mano, riuscì
a recidere le teste di entrambi. Non si curò degli schizzi
di sangue violaceo
ed appiccicoso che le investirono il viso, parte del petto e le
braccia «raggiungiamo la fine del
sentiero!!! Altri
cento metri!»
“la fa
facile lei, che non deve
portare nessuno sulle spalle!” pensò Nightlight,
facendo completamente
affidamento su Hebiel, il quale cercava di uccidere quanti
più ibridi possibile
sfruttando entrambi i fucili. Il tutto reso più difficile
dal fatto che gli
aghi inseguitori tutto avevano fatto meno che mollare la presa.
«quando arriviamo da quella strega di Baba Yaga la
prendo a
fucilate!!!» urlò il
cherubino.
Aiko
abbatté tre ibridi, che
crollarono a terra con un lamento molto umano. «cinquanta
metri!!!»
Hallows
tagliò a metà un’altra di
quelle bestie, ne sventrò un’altra ancora, ne
sgozzò una terza, decapitò la
quarta, e…rise. «attenti al sangue di questi cosi!
Brucia come il fuoco!»
La ragazza-cervo
trattenne il
fiato quando vide in che condizioni era il volto di Hallows: il sangue
degli
ibridi le stava “mangiando” i tessuti come se fosse
stato dell’acido. In certi
punti si vedeva addirittura l’osso, nonostante il fattore di
guarigione! Stesso
discorso, ovviamente, valeva per il petto, le braccia, ed i vestiti
colpiti. NOn era un bello spettacolo, era vomitevole, ed il fatto che
Eve ci ridesse sopra era veramente assurdo.
Si ritenne fortunata
a poter
colpire a distanza.
Si ritenne ancor
più fortunata per
il fatto che mancassero ormai meno di quindici metri…
«ahi!» non aveva fatto in tempo
a distrarsi un attimo, che venne
punta da quattro aghi inseguitori. Cercò di andare avanti,
sfruttando i propri
poteri per guarirsi, ma la percezione della realtà
cominciava già a
distorcersi. “devo rimanere lucida, devo rimanere
lucida” si ripeté ma mancò
clamorosamente l’ibrido che le si parò innanzi,
che le lacerò il volto con una
zampata, facendola crollare a terra. La sua fortuna fu che Hebiel
riuscì a
sparare in tempo alla bestia, evitandole ulteriori danni.
«corri!»
Aiko
accettò l’aiuto del cherubino
per rialzarsi e, facendosi forza, percorse gli ultimi metri prima della
fine
del sentiero…
Un urlo la fece
voltare. Due
ibridi avevano attaccato Nightlight, che ora presentava anche cinque
punture al volto. Hebiel sparò, facendo esplodere la testa
di uno
dei due mostri, ma
non colpì l’altro neppure di striscio. Nightlight
crollò a terra, e Saol con
lui…
«hurrrrr…»
L’ibrido
cadde, trafitto dalla
lancia del ragazzo, ma ora veniva la parte più difficile:
rialzarsi!
La nuova puntura di
un ago
inseguitore non facilitò affatto la cosa. Nightlight
iniziò a rivivere tutti i
peggiori e più spaventosi ricordi della sua vita, distorti
così da essere resi
ancor più orribili, e a vivere le proprie più
grandi paure, prima tra tutte
quella di perdere la guerra e vedere ucciso il suo padrone in tutti i
modi più
barbari che si potessero concepire.
Manny torturato,
decapitato, messo
al rogo.
Pitch che uccideva i Lunanoff sotto i suoi occhi.
L’esplosione che
aveva scagliato lui e l’Uomo Nero sulla Terra.
I Lunanoff
che, con voci che
sembravano provenire dall’oltretomba, gli rimproveravano il
suo fallimento,
prima di deformarsi e ricoprirsi di vesciche violacee che esplosero,
accecandolo con un liquido nero…
«Nightlight…Nightlight!»
Gemette.
«no, no, basta…io ho
fatto quel che potevo, lo giuro…»
supplicò, con voce rauca.
«torni in
lei. Ne siamo usciti, siamo salvi. Apra gli occhi!»
Confuso
più che mai, perché non
era possibile che quello potesse essere davvero Hebiel e che quello che
arrivava al suo naso fosse odore di biscotti, il ragazzo
aprì lentamente gli
occhi verde chiaro, sbattendo le palpebre con aria confusa. Quanto
tempo era passato, se erano davvero salvi? Cos'era successo? Ricordava
solo di aver quasi raggiunto la fine del sentiero...
La prima cosa che
vide fu un
soffitto in legno. Volgendo appena lo sguardo verso sinistra, vide la
finestra
da cui filtrava la luce…
«che diavolo ti costava venirmi a dire
di chi si trattava,
Heike?! EH?!!» l’urlo arrocchito di una
voce piuttosto “vecchia” gli
trapanò dolorosamente i timpani «sei
una
strega!!!»
Con un nuovo lamento,
il ragazzo
girò la testa verso destra.
Due brutte donne,
vecchie come
mummie, si fronteggiavano una davanti all’altra. Una delle
due
era leggermente
più alta e più in carne, con un gran naso adunco
pieno di bitorzoli e bianchi
capelli crespi a sbucare sotto il classico cappello da
strega…
“la
Befana…?”
«ma va?
Forse non avresti dovuto
cambiare il nome in “Liesel”, ma in
“Capitan Ovvio”, sorella».
L’altra
invece, magrissima e con
candidi capelli radi, lunghi e liscissimi, indossava una tunica nera
stracciata
e stringeva in maniera quasi convulsa la mano sinistra rinsecchita su
cui,
circondato di sangue rappreso, c’era un bel buco in via di
guarigione. Un
corvo, posato sulla sua spalla, gracchiò con visibile
cattiveria.
“e questa
è Baba Yaga”.
«e comunque
non è certo colpa mia
se questa malata di mente e relativa compagnia hanno continuato ad
andare
avanti dopo aver notato che il sistema di difesa era attivo, e che
oltre al
mio c’era anche il tuo!» continuò Baba
Yaga.
«ma tramite
i corvi tu sapevi
benissimo chi stava arrivando, se me l’avessi detto avremmo
potuto evitare di
far rischiare loro la pelle!»
«ma anche
tu afrefti dovuto dirmi che fei
venuta a ftare con tua forella, vecchia mummia che non fei altro!»
Hallows era seduta
scompostamente
su una poltroncina singola, ed aveva la bocca piena dei biscotti di cui
Nightlight aveva sentito l’odore. Il suo volto ed il suo
corpo, grazie
principalmente ad Aiko, erano tornati integri, ed aveva addosso una
nuova felpa
nera ancor più larga di quella che aveva ceduto in
precedenza alla ragazza-cervo.
«te
l’avrei detto, se ti fossi
degnata di farti vedere e/o sentire almeno un’altra volta
dopo aprile dell'anno scorso, e invece
no! Non ti ho vista nemmeno alla locanda del Leprecauno! Pensavo che ti
fossi
andata a cacciare nell’Annwn un’altra volta, e
stavolta senza dirmi perché,
bell’amica del cazzo che sei…»
Eve fece spallucce.
Nightlight
borbottò stancamente qualcosa d’insensato anche
per lui stesso,
pensando che se non altro Hallows non si
rivelava inaffidabile soltanto con lui.
«torniamo
alle cose serie:
qualcuno vuole degnarsi di spiegarmi come mai siete venuti qui con
oltre
centocinquanta persone, al momento accampate qua fuori» Heike
indicò l’esterno
della casa con un gesto stizzito «che io, per evitare le sue lagne»
guardò male
sua sorella, indicandola «sono costretta a tollerare
nonostante qualcuno mi abbia
piantato una freccia
insanguinata in una mano?!»
Il
“qualcuno” in questione era
Eve, ed il significato del suo gesto era stato un semplicissimo
“così impari”
che aveva lasciato allibita Aiko, seduta su una cassapanca: se volevano
averle
come alleate, aveva pensato, forse piantare una freccia sporca nella
mano di
una delle due non era il modo migliore…nonostante pensasse
che se l’era
meritato, se davvero Baba Yaga avrebbe avuto modo di risparmiarli da
bestie e
vespe e
non l’aveva fatto.
«non so se
avete sentito
l’annuncio dell’Uomo Nero…»
«non vedo
come non avremmo potuto!»
disse la Befana «ha avuto la sfacciataggine di mandare qui
quei suoi cavalli di
sabbia. Prima non riusciva a farli parlare, sbaglio?»
Baba Yaga
tirò fuori dalla tasca
un bulbo oculare dorato con venature rossastre. «o
beh…nessuno di essi è
tornato da lui».
Hebiel preferì
non commentare, e
diede da bere al suo commilitone, svegliatosi poco prima di Nightlight.
«non
sbagliate» confermò
Nightlight con voce leggermente roca «sarebbe una lunga
faccenda…se avete
sentito, sapete che gli ex dei Guardiani hanno radunato un esercito, e
il loro
obiettivo è uccidere sia l’Uomo Nero stesso, sia
il principe Tsar Lunar» spiegò
«hanno già sconfitto due Guardiani. Pitch ne ha
sconfitti altri due, e resta
solo Sandman che non si sa dove sia…»
«mi
risultava che l’Uomo Nero,
dopo il suo ultimo delirio di onnipotenza, fosse rimasto debole come il
piccolo
e inutile rospo che è» commentò Baba
Yaga «non mi avevi detto così, Bertha?»
«Liesel! Il
mio maledetto nome adesso è Liesel!...e
sì, e proprio quel che ti
avevo detto…»
«ha rubato
i poteri di Madre
Natura, e adesso fa il figo con quelli» disse Eve.
«ECCO! Adesso ho capito tutto, e infatti giusto
mi
chiedevo perché fossi con loro!»
esclamò la
Befana, trionfante, guardandola. Subito dopo, però,
sollevò un sopracciglio in
un’espressione simile al rimprovero «Sam, ma la coerenza, in tutto
ciò…?»
Aiko le
studiò, perplessa. Non comprendeva
cosa avesse capito la Befana per esultare in quella maniera -non
c’era niente
per cui festeggiare nel fatto che Pitch fosse forte- né
tantomeno il senso di
quell’ultima frase, alla quale Hallows rispose facendo
spallucce.
«vabbè.
Sia come sia, non possiamo
certo lasciar fare all’Uomo Nero quello che vuole,
né possiamo lasciarlo fare
agli altri» dichiarò la Befana, mettendo le mani
sui fianchi «i Guardiani e
l’Uomo nella Luna fanno cose buone per i bambini del mondo, e
io tengo
al benessere di tutti i dolci fanciulli che credono in me, anche se non
faccio parte della combriccola!»
«uh-uh. Per
non parlare del fatto
che, se Babbo Natale dovesse crepare, poi a chi ruberesti i dolci e i
giocattoli che porti ai tuoi preziosi marmocchi?» aggiunse
Baba Yaga.
«questo. È. Un. Dettaglio»
ribatté la sorella, guardandola
minacciosamente «non siamo tutti giocattolai e pasticceri, a
questo mondo!»
«rubi le
cose a
Babbo Natale?!» allibì
Nightlight.
«oh
sì. L’ho pure aiutata, qualche
volta» confessò Hallows.
«COSA?!»
Aiko, intanto, si
avvicinò ai due
cherubini. «tutto bene, sì?»
«sì.
Grazie per aver accelerato
ulteriormente la guarigione di entrambi» disse Saol
«quelle vespe sono davvero
terribili»
«quindi che
si fa? Eh? Eh?»
domandò la Befana.
Baba Yaga
brontolò qualcosa
d’indistinto che il corvo sottolineò con un
“kraaa”, mentre
Eve sorrise largamente. «cosa vuoi che si faccia,
donna?!» scattò in piedi ed afferrò gli
avambracci della Befana, che dal canto
suo fece la stessa cosa e, dopo essersi scambiate una breve occhiata,
gettarono
la testa all’indietro e urlarono…
«GUERRAAAAAAAAAAAAAAH!!!»
“prima Eve
non voleva saperne, ora
sembra non vedere l’ora di andare in battaglia, io rinuncio a
comprenderla” pensò
Nightlight, che in compenso capì una cosa fondamentale: la
Befana, seppur con
una differente morale, era un’altra malata di mente.
«sì!
Che bello!» Liesel si mise
perfino a saltellare ed applaudire «finalmente
l’imbottitura del divano
acquisterà un senso!» esultò ancora,
prima di lasciare di corsa la stanza.
«non so se
te l’hanno detto,
ragazzo, ma sei comodamente sdraiato su un divano interamente imbottito
di
esplosivo al plastico C4» rivelò Baba Yaga a
Nightlight, che scattò in piedi
con gli occhi sbarrati allontanandosi dal suddetto divano come se si
fosse
trattato di uno degli ibridi.
«m-ma perché questa cosa?! E
poi…insomma, a pensarci bene…Liesel sembra
un po’attempata, non so se potrebbe davvero
reggere…»
«partiamo
immediatamente, vero?»
Nightlight si
voltò in direzione
della voce, e quasi gli caddero le braccia. Se non fosse stato per gli
occhi,
di un colore indefinito ma tanto chiaro da sembrare quasi bianco, non
avrebbe
affatto riconosciuto la Befana in quella donna apparentemente sulla
trentina
d’anni, alta più di un metro e ottanta, tutta
curve, con lunghi capelli color
bianco argenteo e vestita tale e quale a Rambo -nonché
altrettanto ben armata-: canottiera, anfibi e
pantaloni
militari.
«loro sono il male, ed io sono la cura!»
dichiarò la donna.
«hai visto
troppi film con
Sylvester Stallone, credimi» commentò Baba Yaga
«scenderai davvero in guerra
per Guardiani, uomini nella Luna e bambini, o solo perché
hai voglia di sparare
alla gente?»
«ma per
tutte e due le cose,
ovviamente!...e tu vieni con me, vero?»
«ma anche
no, grazie» la gelò «non
ho alcun valido motivo per immischiarmi in questa storia, non
m’importa nulla
né dei marmocchi né del resto di quella
gentaglia. Io sono una strega con tutti i crismi. Detesto
la gente, per la maggior parte del tempo. Vivevo da sola fino a quando
un
mucchio di vampiri non ha invaso la Foresta Nera e sei venuta qui a
rompermi
l’anima. Fai un po’ due conti».
«kraaa!» concluse il corvo.
«un motivo
veramente c’è, lo
stesso per cui combatto anch’io: scongiurare il rischio che
Pitch, dopo aver
vinto tutto, si metta in testa di schiavizzarci» intervenne
Aiko.
«ah
sì? Davvero? Beh, non vedo
perché dovrebbe venire a schiavizzare proprio m-»
S’interruppe
quando sentì
l’improvviso gracidio di un brutto rospo viscido che la
Befana si era fatta
comparire in mano.
«noi un
paio di motivi li vediamo,
Heike» sogghignò Eve. Il rospo scomparve, e Baba
Yaga fulminò entrambe con lo
sguardo.
«sentite,
è una vecchia storia, non
ce l’avrà ancora con me per quello!»
«perché,
che è successo?» indagò
Nightlight.
«niente,
è solo che Black, lasciato dalla
fidanzata…»
precisamente dopo che Cecilia, ancora
malconcia al Polo Nord, l’aveva mandato al diavolo
«è venuto qui da mia sorella tutto disperato e
in cerca di un filtro d’amore. Solo che lei non
li fa, i filtri d’amore, ma-»
«gliel’avrò
detto in dieci lingue,
ma quel deficiente continuava ad insistere, così alla fine
mi sono rotta le
scatole e l’ho trasformato in un rospo! Lui non concordava
ma, a parer mio,
avevo migliorato il suo aspetto» commentò Baba
Yaga «e di parecchio! E comunque sono stata gentile,
è rimasto in quel modo solo per un giorno...»
«allora
temo che voi,
signora, sareste tra i
primi che Pitch verrebbe a cercare se non venisse fermato in
tempo» disse
Nightlight «l’Uomo Nero è bravo a
portare rancore».
«mi
lasceresti davvero andare in
guerra da sola?»
«sissignora».
«ma sei
mia sorella…» insistette la
Befana.
«certo,
sono tua sorella, ma solo
quando fa comodo a te».
La frase tagliente di
Baba Yaga,
che osservava Liesel con un’espressione dura sul volto
rinsecchito, fece calare
il silenzio per qualche istante.
«lo sai che
non è vero!» sbottò la Befana
«e
se parli
ancora di quel che è successo secoli e secoli fa, allora non
puoi più criticare
chi porta a lungo rancore!»
«io difatti
non ti porto rancore,
ti ho solo ricordato questo piccolo dettaglio: sono tua sorella solo
quando posso esserti utile, altrimenti tendi a mettere da parte questa cosuccia per farei
i tuoi porci comodi! Se non fosse stato per i
vampiri, ti saresti mai curata anche solo di venirmi a
trovare più spesso?!»
“mi sa che
siamo capitati in un
altro bel vespaio” pensò Hebiel.
«sì!!! L’ho sempre fatto!!!»
gridò Liesel «anche quando TU ti sei
trasferita in Russia e non volevi più saperne di me!!! Ti
sei forse dimenticata
le volte in cui io venivo qui a chiederti di parlare, a scusarmi in
tutti i modi, e tu mi lanciavi
contro
incantesimi di distruzione?!! IO NO!!! Ma venivo lo stesso!»
«ecco, chi
è che porta rancore adesso?!»
«vi ricordo
che c’è una guerra da
combattere, là fuori» intervenne Eve
«Liesel, se Heike non vuole venire,
rimarrà a casa sua. Da che mondo è mondo, ha
tutto il diritto di-»
«rimanere
qui ferma ad aspettare
che l’Uomo Nero la schiavizzi senza provare a fare qualcosa
di concreto?! È
assurdo».
«abbiamo i
nostri sistemi
difensivi!»
«signora,
forse non se n’è resa
conto ma i sistemi difensivi che avete lei e sua sorella non sono certo
come quelli del
signor
Valentine» disse Saol «la nostra fortezza
può reggere a qualunque tipo di
attacco, tanto che il signor Valentine ha deciso solo
all’ultimo di mandare
settanta di noi cherubini come pura e semplice rappresentanza, ma per
questo
luogo non vale lo stesso» disse con franchezza «io
sono solo un soldato
qualunque, ma sono dell’idea che chiunque non sia il signor
Valentine, se può
combattere, è bene che lo faccia».
«ma allora
non potrebbe ospitarci
tutti Cupido e tenerci al sicuro?» sbuffò la
vecchia strega
«mi hanno detto che il suo palazzo è
immenso».
«ehm…non
è fattibile, signora,
ospitarvi tutti significherebbe rompere
il ritmo del Signor Valentine» disse Hebiel,
esitante «sapete, le sue
abitudini giornaliere, il suo modo di comportarsi…il ritmo,
insomma!»
«ci stai o
no?» tornò a domandare
la giovane Befana -Rambo, lucidando uno dei fucili che si portava
appresso.
Baba Yaga lasciò trascorrere oltre un minuto, riflettendo.
«avere di
nuovo l’occasione di
“rospizzare” Pitch sarebbe divertente»
ammise. “e la
verità è che, nonostante
tutto quel che è capitato, se Liesel dovesse morire in
guerra senza che io
fossi lì almeno per tentare di evitarlo, difficilmente
potrei perdonarmelo”
aggiunse mentalmente “solo che ovviamente non glielo
dirò nemmeno sotto
tortura, altrimenti questa…le dai un dito, e si prende tutto
il braccio!”
«quindi…?»
«va
bene» sospirò Baba Yaga
«parteciperò a questa benedetta-»
«GUERRAAAAAAAAAAAAH!!!»
«…posso
ancora cambiare idea!
Comunque…avete in mente di reclutare altri?»
«l’idea
era di andare nella
locanda del Leprecauno per reclutare lui e magari anche un
po’della gente nel
locale. Se poi beccassimo i Saturnali sarebbe il massimo, il Pinguino
nella
Luna glieli aveva messi in list-»
«abbi
rispetto!» proruppe
Nightlight.
«seh,
vabbè amore di mamma, quello
che vuoi» minimizzò Eve.
«i
Saturnali? I “fratelli gemelli”
con svariati secoli di differenza e nemmeno una goccia di sangue in
comune?» Baba
Yaga fece un risolino maligno «buoni, quelli! Vivono in una
bugia, ma d’altra
parte dovrebbero essere carnevale lui e primo d’aprile lei,
sbaglio? Feste in
cui è tutta finzione!»
«li
giudichi così, e li hai visti
solo una volta…» sbuffò Liesel.
“se Baba
Yaga ha ragione, è
bruttissimo” pensò Aiko, non invidiandoli affatto.
«sia come
sia, se ci siamo messi
tutti d’accordo, allora si parte. Direzione
Irlanda» concluse Nightlight.
«aspetta! Prendo il divano!...»
***
C’era
voluto più tempo per tornare
al Polo Nord rispetto a quanto ce ne fosse voluto per raggiungere il
suo regno,
ma passi: se non altro Shu Yin non aveva risentito
dell’eccessiva velocità, il
che era ottimo, viste le sue condizioni.
Era addirittura
tentato di andare
a cercare Frost, catturarlo ed imprigionarlo così da
impedirgli di farsi
dell’altro male ed evitarne alla sua povera
dolce ombra. Ci avrebbero
guadagnato entrambi, in un certo senso: meno dolore per lei, e la
soddisfazione
per lui nell’ammirare un Guardiano privo di senno ogni volta
che lo desiderava.
In seguito, magari,
avrebbe
estorto all’Uomo
nella Luna il modo per spezzare il legame tra i
“doni” e coloro che li avevano
ricevuti, se esisteva, così da poter anche torturare Jack
senza che Shu Yin ne
risentisse.
Forse ciò
lo
avrebbe aiutato anche
con Millaray, una volta che fosse tutto finito. Lei sarebbe rimasta
sola, con
lui soltanto ad offrirle un appiglio, e se si fosse dimostrata disposta
a
collaborare per rimettere in sesto la loro relazione avrebbe potuto
essere così
magnanimo da rimuovere quel legame che Manny le aveva
imposto…certo, gli
sarebbe dispiaciuto, amava il pensiero di saperla sempre legata a lui,
ma era anche
dell’idea che togliendole quelle “catene”
si sarebbe fatto amare maggiormente.
“dopo,
dopo. Una cosa per volta”
si disse.
«vieni…ecco,
ti aiuto a scendere,
vuoi?»
Aveva fatto atterrare
Onyx in una
stanza adiacente a quella in cui Babbo Natale e Calmoniglio erano
prigionieri,
ritenendo che, per Shu Yin, un conto fosse sapere che erano malridotti,
un altro
vederlo con i propri occhi. Stando con lui, ovviamente, avrebbe man
mano
imparato
ad abituarsi a certe cose, ma era bene procedere con un minimo di
cautela. Lei
lo adorava, e Pitch non voleva rischiare
d’incrinare
minimamente quel
sentimento.
«grazie.
È tutto
molto…diverso…dall’ultima
volta che sono stata qui».
«la
struttura non è affatto
cambiata, l’ho solo ricoperta d’oscurità
per dare un’impronta personale al
posto…» due yeti posseduti
entrarono nella
stanza, e Pitch la vide impallidire. Pessimo segno
«sì,
ho dato un’impronta personale
anche agli yeti. Ho ritenuto che fosse buona cosa procurarmi, anzi,
procurarci,
qualche nuovo servo. Non stanno male, hanno solo un po’di
coscienza in meno,
niente di grave considerando che già prima erano poco
più di stupidi scimmioni»
minimizzò «andate a prendere il liquore»
ordinò l’Uomo Nero agli yeti,
indicando la stanza accanto «e verificate che le condizioni
dei nostri ospiti siano stabili.
Le stesse di
quando me ne sono andato, diciamo» aggiunse, pensando che
l’oscurità non
avrebbe permesso a Shu Yin di sentire i lamenti dei Guardiani
«se senti il
bisogno di sederti, puoi accomodarti lì» disse poi
alla ragazza, indicandole un
seggio.
«grazie, ma
temo che dovrò
rifiutare, mi sento più a mio agio in piedi. Mi aiuta a
scaricare un po’ tutto
quel che mi arriva da Jack» aggiunse Shu Yin, a mo’
di spiegazione «forse ti
innervosirebbe vedermi in piedi a camminare…?»
«no, no.
Devi fare quel che ti fa
sentire meglio, io non avrò problemi a riguardo. Solo una
cosa, Shu Yin» le
porse una bisaccia nera, creata da lui stesso «vorrei che
tenessi questa sempre
con te, finché sarai qui. Contiene i globi di neve di
Nord» disse «lascia che
te ne illustri il funzionamento: se ne prende uno, lo si lancia dicendo
il nome
del luogo che si vuole raggiungere, o il nome di una persona, ed il
globo
aprirà un portale magico che ti condurrà
rispettivamente nel luogo prescelto, o
nella dimora di suddetta persona. Qui ce ne sono sei, e sono tutti
quelli che erano presenti qui».
«mmh. Forse
non funzionano molto
bene…»
«perché
dici così?» le domandò,
perplesso.
«perché
se avessero funzionato,
che senso avrebbe avuto che tu venissi da me a cavallo, invece di
sfruttare
questi?»
«…»
“a volte
raggiungo dei picchi di
stupidità a cui mi risulta difficile credere!”
pensò Pitch “ma che stolto sono
stato!” si trattenne a malapena dal fare facepalm, cercando
una giustificazione
semi decente.
«perché…ecco…considerato il
loro numero ridotto, non volevo
sprecarli per una cosa del genere. Ho pensato fosse meglio lasciarli
tutti a te
così da consentirti sei fughe rapide, in caso di
necessità. Io non ho certo
bisogno di fuggire, alla bisogna posso evocare un tornado e sistemare
qualunque
nemico, ma non voglio che tu corra rischi di alcun genere, come ti ho
già spiegato».
«ho capito,
e ti ringrazio per la
premura nei miei confronti» disse lei, indossando la bisaccia.
«andrà
tutto bene, vedrai» cercò di
tranquillizzarla «giusto il tempo di togliermi qualche
sassolino dalla scarpa,
poi saremo tutti contenti. O almeno, lo saremo io, tu, e la tua nuova
madre. Ti
assicuro che l’adorerai, quando le saranno passati gli
intenti omicidi nei miei
confronti!»
«può
essere anche che invece
persistano…»
«ah,
macché. Ho fatto degli errori
con Mila, questo lo so, ma in fin dei conti anche lei mi ha quasi fatto
uccidere, dopo: non siamo forse pari? Ma sì che lo siamo!
Tutte le relazioni
hanno alti e bassi…e da quattrocento anni a questa parte
siamo decisamente nei “bassi”,
col culmine di stanotte e ieri sera…ma sono certo che in
fondo al cuore lei provi
ancora dei forti sentimenti per il sottoscritto»
affermò «ed io intendo farle
aprire gli occhi su questo. Millaray è stata creata per me,
per cui sotto sotto mi amerà
sempre, ed io sono disposto a riaccoglierla e perdonarle questa piccola
défaillance
con Dentolino. Questo è quello che conta».
«può
darsi che se le ripetessi
queste belle parole» “o meglio, queste perle di
follia pura” pensò Shu Yin
«comprenderebbe
la verità senza troppi problemi. Era un discorso molto
ispirato».
«non lo
dici per cortesia, vero? Mi
è venuto il dubbio. Sei sempre Miss Manners, in fin dei
conti…»
«no, ormai
ho superato quella
fase. Certo, la gentilezza nei miei modi permane, però non
sento più il bisogno
di fare di tutto per non contrariarti tentando di salvarmi la vita. Ti
prendi
cura di me, e non credo che tu riesca a fingere così bene
una premura che non
possiedi, nononstate la tua abilità».
Pitch dovette
riconoscere che la
ragazza non aveva tutti i torti. Si riteneva un maestro
dell’inganno, ma
fingere interesse per la salute di altri, se questo non era presente,
era
qualcosa che andava al di là delle sue capacità.
Finiva sempre col tradirsi,
tra parole ed atti malevoli. «penso che nessuno dei due abbia
più bisogno di
fingere alcunché con l’altro» disse
semplicemente, accasciandosi sul seggio che
avrebbe dovuto essere di Shu Yin. I due yeti che Pitch aveva mandato
nella
stanza accanto, a quel punto, tornarono con liquore e bicchieri vari,
che
posarono su un tavolo ricoperto di materia oscura.
«credo che
tu abbia proprio
ragione».
«ottimo.
Shu Yin, già che sei in
piedi, sii gentile e riempi due bicchieri» disse
l’Uomo Nero, con fare quasi
annoiato «ci saranno d’aiuto per ingannare
l’attesa, nonché per calmare un po’
la tua angoscia» commentò, osservandola eseguire
diligentemente gli ordini.
“la coda di
cavallo le dona, ma la
preferisco così, con i capelli sciolti”
pensò. Iniziò a provare il desiderio di
accarezzarli di nuovo.
«può
darsi che di questo passo,
tra alcol e tranquillanti, finisca per diventare davvero
un’ubriacona drogata» sospirò Shu Yin.
Pitch fece per ribattere
ma, quando lei smise di
dargli le spalle, le vide in volto un sorriso un po’stanco,
segno che
scherzava.
«ah,
macché» scomparve nell’ombra
e ricomparve a due passi da lei, prendendo in mano il bicchiere che la
ragazza
gli porgeva «non lo sono diventato io, figuriamoci
tu…uhm…»
«che
hai?»
«nulla. Mi
è solo tornata in mente
una cosa» sollevò il bicchiere «un
brindisi a te, Shu Yin, che dicevi di
capirmi e rispettarmi, e sei riuscita a dimostrarmelo appieno. Dal Re
degli
Incubi alla sua principessa, salute!» fecero toccare appena i
rispettivi
calici, e Pitch ne bevve il contenuto in un paio di sorsi «il
nostro primo
brindisi a Santa Monica, ricordi?» fu scosso da un improvviso
brivido gelido
che percorse tutto il suo corpo, ma decise di non farci caso.
«certo!»
sorrise la ragazza
«quella è la sera in cui ho deciso di lasciare che
i miei simili La uccidessero,
Black xiansheng».
Per
un lungo attimo, attonito, Pitch la guardò convinto che
l’udito gli
avesse giocato un brutto tiro. «c-cosa-»
Un
forte dolore che si sparse rapidamente in tutto il corpo,
costringendolo a spasmi e crampi che lo fecero crollare a terra, gli
fece
emettere un grido strozzato. Subito dopo il dolore, un gran freddo
iniziò a
propagarsi dapprima negli arti, poi nel resto del corpo. Aveva la
sensazione
che una quantità infinita di lame ghiacciate lo stesse
trapassando in ogni
dove, e ad ogni colpo, seguito da un’orribile paralisi,
perdeva la capacità di
utilizzare i propri poteri, nonché la presa su tutta
l’oscurità viva con cui aveva
ricoperto la Fabbrica di Nord.
Ma
non era quello il peggio.
Quanto
stava passando a livello fisico gli aveva comunque lasciato
sufficiente lucidità da comprendere quel che stavano vedendo
i suoi occhi
sbarrati, e le parole che stava sentendo.
«si
chiamano i “Freddi Baci della Notte”, da quel che
mi è stato detto»
disse quietamente Shu Yin, osservando una bacca nera ricoperta da
minuscoli
puntini argentei «una pianta che Lei ha modificato in modo
che non morisse nel
buio del suo regno, appositamente per far piacere alla sua ex compagna,
che aveva
tanto
insistito per potersi occupare almeno di cose simili…messa
così, mi sembra
quasi inutile aggiungere che i coniugi Del Sol le mandano i loro
saluti, Black
xiansheng».
Non
poteva essere. Non doveva essere…non era possibile.
Tutti
quei sorrisi, il rispetto che gli aveva mostrato, la
comprensione, l’essersi impegnata tanto per avvicinarsi a lui
e far sì che si
fidasse, il sostegno che gli aveva dato nei brutti momenti trascorsi,
quelle
sue parole sulla fiducia, sul volergli bene, la felice e serena
accettazione
del ruolo di “nuova
figlia” e
Principessa Oscura, in un certo senso da lei stessa
cercato…la dolcezza e la
gentilezza con cui l’aveva trattato, il “tu non sei
solo” che gli aveva detto,
facendogli pensare che lei non l’avrebbe mai, mai
abbandonato…
Era
stata tutta una recita di grande professionalità,
esattamente come
la dolce stupidità che aveva fatto trapelare fino a quel
momento, anche nella
sua espressione. Shu Yin era molto diversa, adesso: il suo sguardo era
freddo
come il ghiaccio di colui che avrebbe dovuto essere il suo compagno,
oltre che
intenso e calcolatore.
Aveva
voglia di gridare tutto il dolore, la rabbia e la delusione che
lo stavano devastando, ma riuscì ad emettere solo un altro
suono strozzato,
mentre si sentiva andare in pezzi esattamente come la sera prima. Si
era fidato
di lei, si era affezionato a lei, mentre la sua “dolce
ombra” aveva soltanto
aspettato il momento migliore per tradirlo e consegnarlo a chi voleva
la sua
testa. Non gli aveva mai voluto bene, non per davvero, non provava
alcuna
affezione o anche solo un minimo di gratitudine verso di lui:
gliel’aveva solo
fatto credere, e lui, un po’per sua volontà e un
po’per necessità, le si era
aggrappato credendo fosse la sua ancora di salvezza, quando invece non
era
altro che una vedova nera che l’aveva intrappolato nella
propria tela senza che
lui se ne accorgesse.
La
sua nuova figlia che lo amava e lo rispettava…
“oh
sì, su ciò che la tua “nuova
figlia” nutre
per te non ho proprio dubbi”.
Emily
Jane lo sapeva. Lo aveva
capito. Aveva anche cercato
di avvertirlo, in un certo senso, con quelle
allusioni al fatto che “non capisse cose chiare come il
sole”.
Lei gli portava
rancore, ma almeno
lo dimostrava apertamente, senza nascondersi dietro falsi quanto dolci
sorrisi.
Riuscì
faticosamente a voltare la
testa di lato, seguendo con lo sguardo Shu Yin che si dirigeva
velocemente
verso la porta.
«a-vevi»
pareva che riuscisse ancora
a parlare, seppur con grosse difficoltà
«detto…che mi vo-levi…»
«“bene”?»
l’orientale, raggiunta
la porta, si voltò a dargli un’ultima occhiata
«perdoni la mia scortesia, ma nessuna
persona sana di mente potrebbe riuscirci, Black xiansheng,
neppure sforzandosi di farlo davvero».
La
vide uscire dalla porta.
E
poi, buio.
Well, credo proprio
che nel prossimo capitolo, oltre che andare avanti con la storia,
dovrò anche dare un paio di spiegazioni -ergo: mostrare dei
missing moments :D- a quest'ultimo tradimento che ha sicuramente
sconvolto
tut...ah, ma che sto dicendo? Sono sicura che ve l'aspettavate eccome,
dato che i coniugi Del Sol e compagnia hanno avuto oltre un'ora di
tempo per fare tutto quel che volevano, prima che Pitch arrivasse da
Shu Yin :'D e poi niente, lei lo detesta, ma sapevate anche questo, no?
Mi auguro che i nuovi
ingressi (Befana e Baba Yaga) non vi abbiano schifati troppo, anche
perché ovviamente continueranno a vedersi anche in futuro xD
Citazioni varie & Credits:
Hunger Games -di recente ho riletto per l'ennesima volta tutta la
trilogia- con ibridi, aghi inseguitori e compagia bella; la canzoncina
da osteria che Eve canta all'inizio, che non so come si chiami ma non
mi appartiene, per cui va scritto; l'altra canzone cantata da Eve,
ossia "Ghost Town" di Madonna.
Ringrazio come sempre
tutti quelli che leggono/seguono/recensiscono questa storia, sponandomi
ad andare avanti. Un "grazie" in ritardo va a vermissen_stern : mi
ha suggerito diverse farsi di Mothman nel capitolo precedente, ma ho
dimenticato di specificarlo da brava demente che sono.
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 25 *** Capitolo 24 ***
Capitolo
24
Shu Yin chiuse
bruscamente la
porta alle proprie spalle, concedendosi un paio di secondi per
appoggiarvisi
contro con un sospiro tremolante.
Lo aveva fatto.
Finalmente lo
aveva fatto, e da quel momento in poi l’Uomo Nero non sarebbe
più stato un suo
problema. Avrebbe potuto smettere di comportarsi da bimba stupida, di
mostrarsi
dolce, sorridente e gentile, di fingere di provare affetto per quel
pazzo
decerebrato!
Il sollievo che stava
provando per
aver smesso di recitare, però, non implicava che provasse
anche soddisfazione
per aver avvelenato Pitch. Non era spietata, gli era grata per esserle
stato
accanto quando ne aveva avuto realmente bisogno -seppur a modo suo- e
il dolore
che aveva visto nel suo sguardo quando si era reso conto del suo
tradimento era
indubbiamente reale, per cui l’attaccamento e la premura che
-sempre a modo suo-
le aveva dimostrato dovevano esserlo altrettanto…ma tutto
ciò poco contava:
forse Black non era un mostro completo, ma ciò non lo
rendeva una brava persona
e, comparando i “pro” e i
“contro” alla sua soppressione, non aveva avuto
dubbi
sul fatto che la quantità dei “pro”
fosse maggiore.
L’eliminazione
definitiva
dell’Uomo Nero avrebbe portato a tutti solo e soltanto del
bene, e Pitch stesso
era incluso nella lista: a parere di Shu Yin, tra vivere come lui e
morire, era
meglio la seconda opzione.
Riteneva davvero di
star
contribuendo alla realizzazione di un vero e proprio atto
di pietà verso quella povera, sola, triste,
miserevole e
sofferente creatura.
Il fatto che
sicuramente l’Uomo
Nero non sarebbe morto senza dolore era soltanto un dettaglio.
“io ho
fatto la mia mia parte.
Adesso, che i miei simili facciano la propria!”
pensò.
Sarebbe tornata a
stare bene,
quando loro avrebbero mantenuto il patto con cui, quella stessa
mattina, aveva
svenduto la vita dell’Uomo Nero…
:: precedentemente
- ore 10.35 ::
Doveva trovare il
modo di fare
qualcosa.
Ma cosa? E come?
Forse era davvero al
sicuro, ma
era anche in trappola. Tutti gli ingressi erano affollati sia dagli
Incubi che
da quell’oscena massa oscura viva, la quale si muoveva di
continuo, ribollendo
e scoppiando.
Shu Yin aveva deciso
di sfruttare
per quanto poteva l’accesso alla biblioteca
dell’Uomo Nero, scegliendo alcuni
libri d’incantesimi i cui titoli l’avevano
incuriosita, facendo sì che quelle
non fossero ore completamente perse, ma non era abbastanza.
Iniziò a
mordicchiarsi le unghie
senza neppure accorgersene. Pitch in giro a far danni e ridurre le sue
probabilità di salvezza era una fonte di nervosismo non da
poco e, se le
condizioni di Jack non erano minimamente peggiorate, non erano neppure
migliorate.
Non erano passate neppure dodici ore da quando i suoi simili gli
avevano tolto
il senno e il potere, ma già iniziava a non poterne
più…
Un improvviso sentore
di muschio
bianco, piuttosto forte ed estremamente vicino a lei, attirò
la sua attenzione,
mettendola immediatamente sul chi vive. Rimase immobile, pur iniziando
ad
avvertire chiaramente una presenza estranea accanto a sé, ma
sollevò
leggermente la mano destra dal libro che stava sfogliando, col
principio di un
fulmine che iniziava a crepitare tra le sue esili dita.
Alla sua destra, su
una piccola
parte del tavolo di pietra, iniziò a formarsi un sottile
strato di brina. Shu
Yin socchiuse le palpebre, iniziando a sospettare qualcosa
sull’identità della
presenza misteriosa, e non fece un plissé quando sullo
strato di brina comparve
il disegno di una freccia che, senza dubbio, indicava in direzione
delle camere
da letto. Shu Yin annuì e, pochi istanti dopo, il gelo si
sciolse, per poi
evaporare.
La ragazza si
alzò con quanta più
naturalezza possibile, scegliendo un paio di libri a caso da portarsi
dietro, e
si alzò in volo verso le stanze; in ciò, la
presenza profumata di muschio non
si allontanò mai da lei, come fosse stata una questione di
vita o di morte, e
probabilmente era proprio così.
Raggiunse velocemente
la camera
che le era stata assegnata e, dopo che fu entrata, la porta si chiuse
“da sola”
alle sue spalle. Shu Yin gettò i libri sul letto.
«non dico
che tu abbia sbagliato,
questa volta, ma ti consiglio di diffidare delle frecce sugli strati di
brina, in
futuro».
La ragazza rimase
composta, come
sempre. «grazie per la dritta, ma ti assicuro che avrei
reagito diversamente se
non avessi intuito che eri tu, Atticus».
L’uomo
alato, finalmente, si degnò
di svelarsi alla sua vista, facendole un cenno di saluto. «ho
notato il
principio di saetta crepitante tra le tue dita, non credere: stavo solo
scherzando. Così l’avevi intuito, mh?»
«era la
cosa più probabile. Solo
chi ha un cristallo come i nostri può entrare qui tanto
facilmente, adesso, e
del tuo gruppo sei solo tu a conoscermi. E poi…chi altri
avrebbe potuto
utilizzare il potere rubato a Jack Frost?» aggiunse,
piuttosto freddamente «a
proposito, non è stato molto gentile da parte vostra
rubargli senno e potere,
sapendo benissimo quanto male mi avrebbe fatto».
«scusaci.
Siamo stati costretti
dalle circostanze» mentì parzialmente
«in caso contrario ti assicuro che
avremmo evitato di darti un dolore, specialmente in considerazione del
fatto
che la tua non fosse di per sé una situazione facile. Posso
assicurarti che
siamo veramente dispiaciuti, tutti quanti, nessuno escluso. Aggiungerei
un “mal
comune, mezzo gaudio” dato che anche Dentolina, al momento,
è priva di poteri»
e dunque nemmeno lui era esattamente sereno «ma non penso
possa importarti, per
cui ti rinnovo ancora le mie scuse, e ti comunico che siamo tutti
pronti a
migliorare le tue condizioni restituendo a Jack il senno
perduto».
Shu Yin
gioì intimamente alla
notizia, sollevata tanto per se stessa quanto per il Guardiano, ma la
flebile
speranza che fosse venuto a portarla via da quella prigione
evaporò come la
brina di poco prima. La comunicazione di Atticus Del Sol aveva tutta
l’aria di
precedere un accordo, per cui decise di andare immediatamente al sodo.
«“se”?»
L’uomo
sospirò, con aria cupa.
«sì, purtroppo hai ragione: le circostanze ci
costringono nuovamente ad agire
in un modo che ci aggrada ben poco. Se fosse per noi, ti porteremmo via
di qui
seduta stante, posso giurarlo su quanto mi è più
caro…»
“noi?”
pensò, vagamente perplessa,
dandosi una breve occhiata attorno…e sobbalzando leggermente
quando vide una
donna seduta a gambe incrociate sul letto.
«buenos dias. Per modo di dire».
“Millaray
Adoración” era un nome
spagnolo, lei parlava spagnolo, quindi doveva essere Millaray. O
Cecilia Del
Sol, come si faceva chiamare ora. Della marea d’impressioni e
sensazioni che le
attraversarono la mente, tutto quel che Shu Yin riuscì a
carpire era che l’Uomo
Nero aveva immaginato ed ottenuto un tipo di donna “un
pochino” al di sopra del
suo livello!
«avrei
preferito conoscerti in una
situación diferente,
ma dovremo accontentarci» fece un breve inchino con la
testa, sapendo che tra gli orientali non era usanza stringersi la mano
«Cecilia
Del Sol».
«Shu
Yin» rispose prontamente, con
un piccolo inchino «è logico presumere che non
siate qui per farmi un saluto, e
mi spiace dover troncare così i convenevoli dal momento che
è piuttosto
scortese, ma penso che debba chiedervi di andare subito al sodo, anche
perché
Pi-»
«cállate! Non dire quel nome,
porta sfortuna!» la bloccò Cecilia
«chiamalo “Innominato”».
“dire il
suo nome porta sfortuna,
ma consumare il matrimonio nel suo letto no, mh?”
pensò Shu Yin, pur evitando
di esprimersi. «potrebbe tornare da un momento
all’altro» concluse «cosa devo
fare perché restituiate a Jack almeno il senno? Sono pronta
a fare tutto quel
che è nelle mie possibilità»
chiarì immediatamente «sono riuscita a far
sì che
l’Innominato mi si affezionasse, complici anche le situazioni
che voi due avete
creato, ma io non lo ricambio affatto: l’ho fatto solo per
non riportare danni,
e…dirlo è assai poco educato, ma è un
pazzo furioso che va fermato il prima
possibile» concluse, senza mentire affatto.
Non aveva dato molto
credito al
“siamo stati costretti dalle circostanze” detto da
Atticus riguardo Jack:
avrebbero potuto privarlo dei poteri e sbatterlo in un qualunque posto
isolato
del globo, e non avrebbero avuto problemi, quindi poi tanto
“costretti” non
erano stati; tuttavia, Atticus, Cecilia e quell’incontro
rappresentavano una
delle poche possibilità di svolta che le si potessero
presentare al momento,
dato che i Guardiani erano nei guai e a nessun altro poteva importare
di lei
anche solo minimamente.
«ottimo,
noto que hai capito tutto: io ci ho
messo quasi cent’anni di più»
commentò Cecilia.
«venti
minuti fa, l’Innominato ha
avuto la premura di comunicare a mezzo mondo -non per modo di dire!-
che ha
sconfitto e catturato Nord e Calmoniglio e, se tutti noi non ci
arrendiamo, ed
io e Cecilia non ci consegniamo a lui, non esiterà ad
ucciderli. Inutile dire
che, conoscendo il soggetto, farebbe un massacro in ogni caso.
L’unica cosa
positiva è che ci abbia dato sei ore di tempo per decidere,
lasso di tempo
dalle dubbie spiegazioni» di cui nessuna incoraggiante
«ma poco importa».
Shu Yin si
mordicchiò il labbro
inferiore, ancor più nervosa e preoccupata di quanto fosse
prima. Non conosceva
Nord, ma aveva passato i primissimi giorni di vita con Calmoniglio, e
non aveva
dimenticato quanto il Pooka fosse stato buono e gentile con lei, senza
“sfondo”
di pazzie e secondi fini. Se c’era qualcuno che non meritava
alcunché di male,
quello era proprio lui! «è riuscito a mettere in
pratica il piano. Prevedibile,
vista la quantità di potere di cui dispone».
«già,
complimenti per averlo
convinto a cedertene parte» buttò lì
Atticus «le saette tra le dita non si
formano per caso…facendo due più due, temo si
tratti di Madre Natura, vero?»
«ditemi
cosa devo fare» ripeté Shu
Yin, senza rispondere e troncando il discorso sul nascere
«non c’è tempo da
perdere, specie dopo quel che mi avete detto. Quanto tempo è
passato dal
comunicato?»
«trentacinque
minutos. Abbiamo cercato de pensare
in fretta, dato que le alternative
non ci piacevano» disse Cecilia, evitando di specificare
quali fossero le
suddette; subito dopo tese un braccio verso Shu Yin, ed aprì
la mano chiusa a
pugno, mostrandole quattro bacche nere ricoperte da minuscoli puntini
argentei
«devi convencerlo a
portarti al Polo
Nord con sé, y enevenenar l’Innominato
con dos de queste: lo
sconfiggeranno
per noi».
«devo
schiacciarle per far uscire
il succo, e farlo finire in un bicchiere?»
«abbiamo
una Lucrezia Borgia
orientale, qui» commentò Atticus
«sì, quella è
l’idea…se si fida abbastanza di
te da farti avvicinare a ciò che beve, beninteso, altrimenti
dovremo-»
«ho motivo
di credere che si fidi
a sufficienza» replicò Shu Yin, mostrando una
tranquillità che, in realtà, non
provava. Riteneva davvero che Pitch si fidasse abbastanza di lei da
farla
avvicinare al suo bicchiere, ma come trovare l’occasione?
Come crearla, in
alternativa? Come avrebbe potuto evitare che se ne accorgesse? Come
avrebbe
fatto a convincerlo a portarla con sé al Polo Nord,
determinato com’era a
tenerla al sicuro?!
«meglio, porque l’alternativa es
morire todos» disse
Cecilia, mentre
Shu Yin prendeva le bacche.
«a sentire
quel che dice, non tu
ed io» la contraddisse la ragazza.
«non
c’è da fidarsi de lo que
dice» ribatté immediatamente
la gitana.
«no,
infatti» rincarò Atticus
«tornando a noi, presumo sia inutile che ti dica che, prima
agisci, meglio è…»
«sì,
questo è piuttosto chiaro.
Manca solo qualche dettaglio: come può una bacca avvelenare
un immortale?»
domandò Shu Yin.
«è
particolare. C’è un solo
esemplare di quella pianta, e si trova proprio qui» rispose
Atticus.
«l’ha
creata l’Innominato por mi,
quando gliene chiesi una de cui
potermi prendere cura» aggiunse
Cecilia, atona «modificò una pianta de
belladonna asì que
sopravvivesse al
buio. Le bacche que tieni in mano
si
chiamano Freddi Baci de la
Notte…tra
le altre cose porque el primo
sintomo
dell’avvelenamento es un
brivido de
intenso freddo en todo el
corpo».
«ho capito.
L’altro dettaglio è:
una volta fatto ciò che devo fare, cosa ne sarà
di me?»
«Atticus te aveva offerto de
unirti
a noi fin da subito, entonces que
domanda es? Tu starai con
noi!»
«come
avrebbe dovuto essere sin
dal principio» aggiunse Atticus.
«e che ne
sarà dei Guardiani? Cosa
ne farete?» incalzò Shu Yin.
«dipende
tutto quando da loro. Non
abbiamo attaccato Dentolina immediatamente, prima le abbiamo offerto di
unirsi
a noi, o semplicemente la possibilità di starne fuori senza
subire danni» le
spiegò l’uomo alato «se è
andata a finire com’è finita è soltanto
perché lei,
invece, ha scelto di combatterci. Offriremo le stesse alternative anche
a Nord,
Calmoniglio e Sandman».
«e se
rifiutassero?»
Cecilia fece
spallucce. «ci
faranno una donazione de poteri per
il disturbo, y anche tu avresti la
tua fetta. Atticus, vamos»
disse la
donna, alzandosi dal letto «todo lo
que
c’era da dire è stato detto, a parte que “en
bocca al lupo”».
«aspettate!»
li bloccò la ragazza
«se non dovessi riuscirci?»
«ci devi
riuscire per forza, sei
l’unica che possa fare qualcosa di concreto, al momento. Ci
spiace metterti in
questa situazione, sappiamo che non è affatto semplice, ma
è la sola strada che
possiamo tentare per cercare di salvare la pelle a più
persone possibili» disse
Atticus «sappiamo anche che non ci devi proprio nulla
perché pur avendolo lasciato al suo amico umano ti abbiamo
arrecato danno, occupandoci di Frost, e infatti non è per noi
che ti chiedo di
farlo, ma per il bene di qualunque spirito sul pianeta, come ti rendi
bene
conto da sola».
«se
scoprisse il mio tentativo di
avvelenarlo però mi ucciderebbe
subito…» obiettò Shu Yin.
«se te scoprisse tu, con aria mas
cretina posible, digli que
girando aqui hai trovato este bacche tanto carine, non pensavi
fossero velenose y volevi metterle en el drink per insaporirlo»
Millaray
fece spallucce «asì,
se non altro, tu
ti salveresti».
Non era
un’idea malvagia, ammise
Shu Yin, specie avendo fatto sì che Pitch la credesse una
povera bimba molto
idiota: le possibilità che le credesse, se mai gli avesse
detto una cosa
simile, arrivavano oltre il cinquanta per cento.
«può darsi che tu abbia
ragione. Mi crede stupida».
«il che
è ottimo. Shu Yin,
davvero, in bocca al lupo. Ci faremo vivi al Polo Nord quando sapremo
che il
piano è riuscito» perché, ovviamente,
Cecilia avrebbe “sentito” l’avvelenamento
con chiarezza «ci vediamo presto, mi auguro».
«me lo
auguro anche io. Ah!
Ultimissima cosa» li bloccò di nuovo
«c’è un motivo particolare per cui
profumate
tanto di muschio bianco?»
«copre i
nostri odori con gli
Incubi».
«e non li
ha insospettiti lo
stesso?»
«vai in un
qualunque bagno y guarda saponette
y todo el resto. Se es
como
una volta…muschio bianco, muschio bianco ovunque!»
esclamò Cecilia, con un gesto teatrale quanto
l’alzata di occhi al soffitto «todo
normale! …a presto. Ah, cuando
l’avrai avvelenato, digli que gli
mandiamo i nostri saluti».
Sparirono prima che
Shu Yin
potesse domandare loro qualsiasi altra cosa.
Wow. Era solo la
seconda volta che
parlava con i suoi “fratelli” -con Cecilia solo la
prima- e già le avevano
affibbiato un’incombenza potenzialmente letale, ma
d’altra parte non aveva
forse agognato di poter fare qualcosa di più rispetto a
leggere qualche libro?
Benissimo, era stata accontentata: aveva voluto la bicicletta, e ora
doveva
pedalare per forza, recitando meglio di quanto avesse mai fatto e
muovendosi
con quanta più cautela le era possibile, pregando che
andasse tutto per il
verso giusto.
Dopo aver fatto un
bagno caldo al
muschio bianco, magari.
:: ora
::
«c-che
succede?» disse
Calmoniglio, con voce debole.
I legacci di materia
oscura che lo
tenevano prigioniero, per motivi sconosciuti, sembravano allentarsi
ogni
secondo di più, e l’ombra ribollente che aveva
ricoperto -tanto internamente
quanto esternamente- ogni angolo della Fabbrica di Nord si stava
visibilmente
indebolendo: era passata da continui scoppi e ribollii al ritrarsi
piuttosto
velocemente da pareti e soffitti, ingrigita, gocciolando copiosamente
sul
pavimento per poi evaporare con uno stranissimo suono che era un misto
tra uno
sfrigolio e l’ultimo lamento di una creatura morente.
«Aster,
cosa vedi?»
Babbo Natale non
riusciva proprio
ad aprire gli occhi, nonostante gli sforzi: erano troppo gonfi e feriti
perché
potesse farcela, ma ciò non toglieva che fosse in grado di
rendersi conto che
era cambiato qualcosa.
«la roba
che ci trattiene si
ingrigisce, si scioglie e sparisce» sintetizzò
Calmoniglio «ma non capisco-»
Riuscì a
malapena a drizzare le
orecchie quando sentì la porta della stanza aprirsi e, come
Nord, non riuscì a
produrre che un lamento soffocato quando i filamenti che li
trattenevano
vennero brutalmente tranciati da larghe lame di ghiaccio
“sparate” ad alta
velocità, facendoli crollare a terra.
«Calmoniglio!»
Quella
voce…era proprio lei, quella povera adorabile
ragazza che
l’Uomo Nero era riuscito a rapire a causa sua. Era
leggermente pallida ma, a
parte questo, i giorni trascorsi con Pitch sembravano averle cambiato
soltanto
i vestiti, neri come la sua lucida massa di capelli.
«Shu
Yin?…t-tu come…come hai,
Pitch-» s’interruppe, quando lei se lo strinse al
petto.
«è
a languire nella stanza
accanto. È finita. Almeno con Pitch, è
finita» mormorò la ragazza, per poi
allontanarsi «…mi scuso per la reazione emotiva
che ho avuto» disse poi.
«n-no…non
è un problema, io…»
farfugliò «per tutte le uova, non hai idea di
quanto mi dispiace, ti ha rapita
per colpa mia!»
«non
è colpa tua se lui è un
pazzo» ribatté Shu Yin, avvicinandosi a Nord
«non dispiacerti, sto molto meglio
di quanto stiate voi. St. North xiansheng,
può sentirmi?»
Nord emise un breve
lamento
strozzato. «sì. Io sento bene te,
bambina…» mormorò «ma non
preoccuparti di me,
io starò bene, pensa ad-»
«Calmoniglio,
dove vai?»
Il Pooka, rialzatosi
più o meno in
piedi, si stava dirigendo verso la porta aperta a passi lentissimi,
stentati,
strascicati e traballanti, ma l’aria del suo volto era
decisa, e il suo sguardo
durissimo. «ad ammazzare quel
bastardo
con le mie zampe».
Era felice e
sollevato che Shu Yin
stesse bene, ma aveva fatto una promessa, e intendeva mantenerla. Non
aveva
cambiato idea sul fatto che Pitch dovesse essere ucciso, anzi, il nuovo
pestaggio che aveva fatto subire a lui e Nord giusto poco prima aveva
soltanto
rafforzato quella convinzione. Shu Yin aveva detto
“è finita”, ma non sarebbe
stato così fino a quando Pitch Black non fosse stato
definitivamente eliminato.
Era tanto determinato
ad agire da
non fermarsi a riflettere su come fosse possibile che Pitch, fino a
neppure
cinque minuti prima pronto a spaccare il mondo, al momento
“languisse”.
«no, Aster,
sarebbe grosso
sbaglio» rantolò Nord, strisciando verso dove, in
base alla direzione della sua
voce, immaginava si trovasse il suo collega «Pitch
è mostro, merita lezione più
pesante possibile, ma non puoi diventare assassino solo per colpa sua!
Non
imboccare strada di odio. Ti prego. È gran brutta
idea…»
«è
la migliore che abbia avuto da
quando Black ha ucciso la mia gente. Non insistere, Nord»
replicò cupamente,
per poi guardare Shu Yin «e, ti prego, non
giudicarmi-» traballò
pericolosamente, fin quasi a perdere l’equilibrio
«...male anche tu».
Shu Yin gli
restituì uno sguardo
serio e consapevole. Non aveva idea del motivo per cui Calmoniglio
stesse
agendo in quel modo, ma sicuramente doveva essercene uno importante se
uno come
lui, un “buono”, aveva all’improvviso
preso una simile decisione. «potresti
farlo senza problemi, se dipendesse da me: sarebbe la cosa migliore per
tutti».
«non dire
così anche tu, non ha
bisogno di venire spinto a sbagliare!» riuscì a
rimproverarla Nord, nonostante
lo sfinimento «se Jack era qui non gli piacerebbe quello che
dici».
«Jack non
c’è» ribatté Shu Yin,
piuttosto freddamente «e, se anche fosse presente, non
m’importerebbe niente.
Ormai credo di essere ben diversa dalla sua cosiddetta
“compagna ideale”».
Il discorso avrebbe
potuto
continuare oltre ma, improvvisamente, i tre non furono più
soli nella stanza.
«brava Shu
Yin! Hai fatto un
ottimo lav…oh.
Salve».
Calmoniglio, con gli
occhi
sgranati, si voltò “di scatto” per
quanto le sue condizioni lo permettevano. «voi?!...»
Atticus -che aveva
parlato-,
Ljuba, Sandelle, l’ex compagna dell’Uomo Nero e
Galaxia: eccoli lì, davanti a
lui, tutti e cinque insieme, tranquilli come se stessero andando a una
scampagnata e non avessero attaccato Dentolina la sera prima!
Era così
allibito da non riuscire
a fare altro che rimanere lì fermo ad osservare sia loro che
Shu Yin- che
evidentemente era in combutta- come uno stoccafisso, muto, pur se non
per
mancanza di cose da dire: ne aveva talmente tante ad ammassarsi nella
sua testa
una dopo l’altra che, a momenti, sentiva di essere sul punto
di esplodere.
«lui dónde está?»
«stanza
accanto» disse Shu Yin,
indicando alla propria destra.
«gracias».
C’erano
vari motivi per i quali Cecilia
era lieta del fatto che Shu Yin fosse riuscita nella sua impresa, tra
cui il
fatto che suddetta ragazza l’avesse compiuta, da quel che
sembrava, senza
riportare danni, ma non riteneva di avere tempo e voglia di
festeggiare: le
interessava soltanto dove fosse Pitch, e di certo non per soccorrerlo.
Si chiese come
sarebbe stato
rivederlo dopo quattro secoli, ma si rispose anche prontamente:
“breve”.
«n-no! Dimenticatevi di uccidere persona,
e soprattutto di ucciderla
in casa mia!» si fece sentire Nord, provando a rizzarsi
almeno in ginocchio e
finendo col fallire miseramente «non permetterò a
voi due di fare niente del
genere, specie dopo quello che avete fatto a poveri Jack e Dentolina!
Capito?!»
«non credo
che tu sia nelle
condizioni giuste per impedircelo, Nicholas».
Nord, avendo gli
occhi chiusi,
sentendo soltanto le voci di Atticus e Cecilia aveva creduto che, dei
“doni”,
fossero presenti solo loro due; l’irrigidirsi repentino nel
sentire la voce di
Ljuba, dunque, fu perfettamente giustificato.
«Ljuba…se qui anche tu».
Nessuno dei due
sarebbe stato in
grado di spiegare cosa stesse provando in quel momento, se qualcuno
gliel’avesse chiesto: Ljuba si era trovata a pensare spesso a
lui durante gli
ultimi secoli, nonostante tutto, e a un certo punto, quella mattina, lo
aveva
praticamente dato per morto, iniziando ad elaborare anticipatamente
l’idea che
quell’immenso -ma profondamente buono- omone che aveva amato
per cento anni non
avrebbe più portato regali ai bambini nella notte di Natale.
Non era stato né
semplice né bello e, nonostante il ragionamento estremamente
cinico sul fatto
che uccidendo lui e Calmoniglio Pitch avrebbe facilitato la loro
missione, non
aveva mai desiderato la sua morte. Era una donna in grado di scindere
le
proprie priorità dai desideri.
«già».
Nord, invece, era
ferocemente
combattuto: da un lato c’erano la nostalgia che aveva provato
-e provava
tuttora- verso la sua ex compagna, e la gioia di sentire di nuovo la
sua voce,
ma dall’altro c’erano anche la grandissima
delusione e la rabbia per quel che
aveva fatto ultimamente, come il furto della spada e il litigio che ne
era
derivato, quello che lei e gli altri avevano fatto a Jack e Dentolina,
e tutto
il caos a cui avevano dato inizio.
Anche Calmoniglio era
più o meno
dello stesso avviso di Nord riguardo i sentimenti per la sua ex, ma non
lo era
affatto per tutto il resto. L’Uomo Nero gli aveva aperto gli
occhi, in un certo
senso.
«ma tu
guarda chi si vede. Non
credevo intendessi qualcosa del genere quando hai detto che ci saremmo
rivisti,
Galaxia» disse, cupo «ma ne parliamo dopo, io ho da
fare nella stanza accanto».
Laxie non
riuscì a rimanere calma
quanto Ljuba, tanto che abbassò le orecchie e si mise a
lisciarsi il ciuffo di
pelo sulla fronte così da evitare di doverlo guardare in
faccia mentre gli si
avvicinava. «tu non hai proprio niente da fare, a stento ti
reggi in piedi, e
non abbiamo certo intenzione di lasciare che salviate
l’-»
«io lo voglio morto» disse
lentamente Aster «voglio rompergli la
testa come una noce di cocco. Quel che avete fatto a Jack e Dentolina
è
orribile, crudele e squallido, e non sono mai stato per le guerre
inutili, ma
capisco in pieno i vostri motivi, e su diverse cose avete ragione,
anche
riguardo Manny, che vi ha creati praticamente schiavi ed ha perseverato
nell’errore. E sugli effetti della nomina a Guardiano avrei
di che ridire: non
mi è piaciuto affatto rischiare di sparire, ad
aprile» aggiunse «quattro secoli
fa, poi, l’avevate su tutto quanto, nulla escluso; io me ne
sono reso conto
solo ora, e mi sento profondamente stupido».
Sandelle non riusciva
a credere
alle proprie orecchie -così come gli altri, intenti a
scambiarsi occhiate-
tanto che per un attimo credette di aver sentito male. Il Coniglio di
Pasqua
aveva davvero dichiarato di voler morto qualcuno? Si era per caso
rovesciato il
mondo? Ci mancava solo che Sandman si mettesse a portare incubi ai
bambini, poi
sarebbero stati a posto! «aaah…excuse
moi,
potresti ripetere? Mi sa che ho capito male…»
«tua gente
non avrebbe voluto
questo, Aster, te lo ripeto ancora» tornò a dire
Babbo Natale, con una nota di
supplica nella voce.
«non so
quel che avrebbero voluto
perché, come Pitch mi ha amabilmente ricordato prima, lui si
è divertito a
sterminarli tutti quanti. Ho tutto il diritto di ucciderlo»
aggiunse, guardando
Cecilia «e intendo farlo, che vi piaccia o no».
“se
è una prova d’attore,
Calmoniglio è addirittura più bravo di
me” pensò Atticus “ma non credo lo sia.
Non è mai stato bravo a mentire, e comunque ha proprio
l’aria di chi fa sul
serio. Sarà uno in meno a darci problemi, forse?”
«hai
ragione, tu tambien avresti todo el
diritto de ucciderlo. Lo so, Hijo de puta que non è
altro!» sbottò
Cecilia.
«vorrei
ricordarvi che la persona
di cui parlate è ancora a languire nell’altra
stanza, ma non so quanto sia
consigliabile star qui a perdersi in chiacchiere» intervenne
Shu Yin.
«volendo
avremmo tutto il tempo di
metterci tranquillamente giù a bere un tè e a
mangiare biscotti, ma ammetto che
occuparmi dell’Innominato preme anche a me, e vista la
situazione con te,
Calmoniglio, inizio a pensare che un colpo di pistola alla tempia non
sia
sufficiente» disse Atticus «Ljuba, Galaxia e
Sandelle, se volete potete
rimanere qui, mentre Cecilia ed io andiamo nell’altra stanza
a rendere
l’Innominato più inoffensivo di quanto
già sia, pur senza ucciderlo» specificò
a beneficio di Calmoniglio «è un argomento che
merita di essere approfondito, a
quanto sembra…almeno riguardo le sue modalità».
«io
verrò con voi» disse
immediatamente Shu Yin, vedendo che il Coniglio di Pasqua stava per
protestare
«a verificare che facciate davvero come avete detto. Non
perché non mi fidi, ma
per far stare più tranquillo te, Calmoniglio: noi due ci
conosciamo, sono stata
con te nei primissimi giorni della mia vita, ed ho salvato la tua e
quella di
Nord, quindi ti fidi di me…vero?»
«come
potrebbe non fidarsi di una
dolce bambina in grado di lanciarci una saetta?»
ironizzò Atticus.
«a tal
proposito, non sarebbe il
momento di fare la nostra parte? Col senno di Jack, intendo»
disse Ljuba «Shu
Yin ha fatto quello che doveva».
«oui, oui, tu hai perfettamente ragione! Finalement!» sospirò
Sandelle, vedendo Ljuba slegare la cordicella
dal proprio collo e staccarne un pezzetto «io sono sempre
stata contraire a questa cosa, lo
sapete…»
«sì,
sì, lo sappiamo» borbottò
Cecilia, imitando Ljuba, così come fecero anche Galaxia e
Atticus. Avevano
nascosto in quelle cordicelle il senno di Jack e, spezzandole, esso
sarebbe
tornato al suo legittimo proprietario. Non il potere però:
quello era fuori
discussione, per il momento.
Il miglioramento fu
tale che Shu
Yin non poté trattenere un sospiro di sollievo, e il suo
volto riprese
rapidamente colore. Finalmente!, pensò di nuovo, sentendo il
livello di
malessere tornare più che accettabile, specie dopo quel che
aveva passato in
quelle…oddio, in effetti erano poco più di dodici
ore, ma per lei erano state
lunghissime.
«immagino
che te l’abbiano già
detto, ma ci spiace di essere stati costretti a tanto» disse
Galaxia.
Shu Yin
minimizzò con un cenno
della mano. «è tutto a posto, vi ho capiti,
tranquilli. Ora però facciamo quel
che dobbiamo fare, d’accordo?»
«sì.
Andiamo».
All’apparenza
Atticus era
tranquillo, ma in realtà si sentiva piuttosto in agitazione;
non per sé, ma per
sua moglie. Si apprestavano a raggiungere uno dei due obiettivi
primari, ma
sapeva che per lei non sarebbe stato gradevole, a dispetto di quel che
voleva,
specialmente se, per tentare di “comprare”
Calmoniglio, avessero studiato
qualcosa di più articolato di un colpo di pistola. Mila
avrebbe avuto bisogno
di tutto il suo sostegno, e lui gliel’avrebbe dato, come
sempre. Lo stava
facendo anche in quel momento, silenziosamente, stringendole la mano,
sapendo
che stava percependo tutto il dolore di Pitch.
Quando Shu Yin li
raggiunse si
scambiarono un’occhiata d’incoraggiamento, prima di
dirigersi rapidamente verso
la porta ed uscire, lasciando le loro “sorelle”
sole con i Guardiani.
Percorsero
speditamente i pochi
metri che li separavano dall’altra stanza, ed entrarono
altrettanto
velocemente.
Due dei tre Insorti,
per un
attimo, rimasero immobili ad osservare la scena che avevano davanti
agli occhi.
“…avrebbe
dovuto essere diverso”,
pensò, avvicinandosi assieme alle sue consimili.
Atticus aveva
immaginato che
vedere a terra il suo avversario storico, incapace di muoversi e
attaccarli a
causa del veleno, sarebbe stato estremamente divertente. Aveva
immaginato di
far precedere il Furetur da
qualche
facezia per alleggerire l’atmosfera, di prenderlo in giro, di
ridergli in
faccia dandogli dello stupido per aver creduto che anche un solo essere
in
tutto il creato potesse volergli bene così
com’era, di uscirsene con qualcosa
del tipo “ehi, certo che il tuo letto era proprio
morbido”, o stronzate di
altro genere.
Non era andata
così, perché
guardare in faccia l’Uomo Nero gli aveva tolto tutta la
voglia di scherzare.
Dal proprio punto di vista, il Re degli Incubi riverso a terra in quel
modo,
immobile, con quell’aria così distrutta, era una
“cosa” talmente triste,
miserevole e patetica da rendere inutile infierire ulteriormente, e
fuori luogo
qualsiasi battuta.
Sentì la
presa di Cecilia farsi
più stretta, come volendo cercare di nascondere il
leggerissimo tremore che era
iniziato da appena prima che entrassero nella stanza. «va
tutto bene?» “nei
limiti del possibile, certo” aggiunse mentalmente
“specie adesso che Black la
sta fissando”.
«sì»
rispose la donna in tono
neutro, ma con fermezza «certo. Occupiamoci de
esta inezia, asì
da poter tornare
a pensare alle cose serie en santa
pace».
Ovviamente Cecilia
non era così indifferente
come voleva far credere: neppure a lei vederlo così
annientato dava la soddisfazione e
la gioia
vendicativa che aveva immaginato. Non era spiacevole, ma neppure
“yu-uuuh,
evviva”.
Aveva passato un
secolo ad amare
quell’uomo, quattro a odiarlo profondamente per quanto
l’aveva amato, e il
pensiero che a breve sarebbe tutto finito la faceva sentire quasi disorientata.
Pitch era, ed aveva
sempre
continuato ad essere, una parte importante della sua vita, nel bene e
-soprattutto- nel male. Era strano pensare che tra poco non ci sarebbe
più
stato. L’idea le dava un vago senso
di…“vuoto”.
Non voleva lasciar
trasparire
nulla di tutto ciò, però: non avrebbe ostentato
una gioia che non provava
davvero, né il disprezzo che invece c’era eccome.
Per come conosceva Pitch,
nulla più della sua completa indifferenza avrebbe ridotto a
brandelli quel poco
di cuore arido che gli era rimasto e, no, forse un banale colpo di
pistola in
testa non era abbastanza, non solo per via di Calmoniglio, ma anche per
lei
stessa.
«immagino
che intendiate privarlo
del potere che ha rubato» disse Shu Yin.
«sia del
potere que ha rubato que,
almeno io, del suo» confermò Cecilia
«quasi todo, almeno, poi
vi dirò porque».
Pitch, con uno sforzo
immane,
riuscì a fare un “no” quasi
impercettibile con la testa. Quel che stava
cercando di dire, però, non era solo “lasciatemi
stare”: era “non prendere
l’oscurità, o ti renderà ancor
più corrotta di quanto tu già sia”. Non
aveva
mai voluto condividerla con lei proprio per quel motivo, e ora lei
gliel’avrebbe
rubata, per poi ucciderlo senza remore…come poteva restare
così indifferente?!
Come poteva guardarlo con quell’aria impassibile, pur
avvertendo distintamente
il modo in cui stava andando a pezzi?! Come poteva sopportarlo?
Cercò i
segni di una qualsiasi
parvenza d’interesse sul volto della sua ex compagna, ma non
ne trovò alcuno:
Millaray lo guardava come avrebbe potuto guardare una mattonella, o che
del
genere; era qualcosa che gli faceva male più di tutto, anche
di vederla mano
nella mano con Atticus, o di vedere Shu Yin con loro due.
Aveva tanto agognato
di poterla
anche solo rivedere, in tutti quei secoli, ma in nessuna delle scene
che aveva
immaginato lei si comportava come se non lo ritenesse degno neppure del
suo
odio, e Mila era sempre stata una donna molto
“sanguigna”, quando si trattava
di esprimere ciò che provava.
«sia
chiaro, non lascerò che tu
sostenga da sola l’oscurità. No, niente
ma!» la bloccò Atticus, vedendo che
stava per protestare «se c’è una cosa
che sappiamo quasi per certo è che
può rivelarsi pericolosa: non era il motivo
per cui non ti concedeva di utilizzarla? Più saremo a
dividercela, meno rischi
correremo».
«quindi nel
discorso sono inclusa
anch’io» s’intromise Shu Yin.
«sì,
se te la senti. Ah, a
proposito di poteri rubati, che fine ha fatto Madre Natura, se poi
è lei la
vittima del furto?»
«credo
l’abbia rinchiusa a Punjam
Hy Loo, quando è andato a cercare voi»
evitò di dire che a quell’ora,
probabilmente, era già evasa, forse assieme a Dentolina, o
forse no.
«ottimo.
Sta bene dove sta»
concluse Atticus, tirando fuori un pugnale e chinandosi su Pitch
«…gliel’hai
detto che gli mandavamo i nostri saluti, vero?»
«sì,
gliel’ha detto, y anche
se non glielo ha detto, glielo
ha detto! Muévete!»
Atticus,
dopo quel “dolce” incitamento, decise di non
perdere altro
tempo. Senza dire nient’altro, ignorando i deboli tentativi
di Pitch di
ribellarsi, gli incise delle ferite sia sugli avambracci che sul petto,
più
profonde rispetto a quelle che aveva inflitto a Jack giusto il giorno
prima.
Sollevò lo sguardo, fissandolo in quello dell’Uomo
Nero giusto per qualche
istante e trovando il “ti strapperei le ali” che si
aspettava. Ebbe l’impulso
di fargli l’occhiolino, ma poi lasciò stare, e
tagliò sia i propri palmi delle
mani che quelli delle altre. «ci siamo».
Pitch,
fino a pochi minuti prima, si sentiva il padrone del mondo, e ora
non riusciva nemmeno a ringhiare a Dentolino tutto il suo odio. Era
riuscito a
perdere tutto un’altra volta, com’era potuto
accadere?!
“e
tra poco mi uccideran…NO!” pensò
“cercherò di convincerla a non farlo!
Non può uccidermi, noi due ci apparteniamo, devo solo
riuscire a farglielo
capire!” era talmente testardo che avrebbero dovuto chiamarlo
“il Mulo Nero”,
invece che l’Uomo Nero “devo tentare di salvarmi,
non posso arrendermi. Devo
riuscire a parlarle da solo. Sono sicuro che le cose cambierebbero, a
quel
punto!” pensò, per poi osservare Shu Yin
“tu, traditrice, ingrata, ipocrita
bugiarda! Da quanto eri in combutta con loro? Da quanto?! Ti sarai
divertita
molto nel pugnalarmi alle spalle, vero?! A guardarmi soffrire, e
credere a
tutto quel che dicevi! Quanto avrai riso, dandomi dello
stupido?!”
Quando
il rito iniziò davvero, emise un debole lamento. Pitch
l’aveva
praticato ad altri ma, fino a quel momento, non l’aveva mai
provato sulla
propria pelle. Non era affatto piacevole sentirsi svuotare velocemente
di ogni
forza, specie dopo l’avvelenamento subìto.
«ah
però! Questo sì che si chiama potere»
commentò Atticus, indicando la
sfera verde/oro di oltre cinque metri di diametro con un cenno del capo
«e non
è neppure tutto!» sobbalzò quando,
l’istante dopo, il globo luminescente si
divise in due ed entrò sia in lui che in Cecilia. Avrebbero
dato anche alle
altre la loro parte, in seguito «mentre quella…oh,
via, non è messo poi così
male: il diametro della sfera nera è all’incirca
lo stesso di quello della
sfera di Frost. Cinque sesti a noi» disse, e buona parte
della sfera nera si
staccò, scagliandosi contro lui e Cecilia «e uno a
te, Shu Yin!» la parte
rimanente fece una cosa analoga con la ragazza
«chissà se anche Ljuba vorrà
condividerla con noi…»
«Atticus!
Sus alas!»
esclamò
Cecilia, indicandolo, l’aria indifferente ormai perduta.
«eh?
Cos’hanno le mie…oh.
Ecco
cos’hanno» fece una breve pausa di silenzio,
spiegando le grandi ali che, se
fino a poco prima erano verdi sfumate di blu, ora erano nere come pece,
identiche a quelle di un angelo caduto «spero che questo
colore non ti
dispiaccia, temo che rimarrà per un po’».
Ad
essere cambiate, in verità, non erano solo le ali, ma anche
le iridi,
il cui purissimo viola intenso era stato
“inquinato” da ombre oscure e
pagliuzze dorate attorno alla pupilla; una cosa analoga era accaduta
agli occhi
di Cecilia, e anche di Shu Yin.
«oh,
no, sei bello con qualsiasi…colore…potresti
smetterla de fissarmi, por favor?»
Pitch
stava cercando di dirle qualcosa, lo vedeva, ma non intendeva certo
facilitargli l’opera.
«p…p-parlare…»
riuscì a dire l’Uomo Nero con fatica
«soli».
Cecilia
si incupì, e cercò istintivamente lo sguardo di
suo marito. Non
per chiedere il suo permesso, ovviamente, ma perché non era
sicura se concedere
o meno un’ultima conversazione a Pitch fosse una buona idea.
Atticus
le si avvicinò, e le prese le mani con delicatezza.
«non penso ci
siano problemi, se te la senti» la rassicurò
«io e Shu Yin possiamo rimanere
qui fuori, o tornare dagli altri e sentire cosa intende fare
Calmoniglio in
futuro e, quando avrai finito, mi spiegherai il motivo per cui abbiamo
lasciato
a quest’individuo quella quantità minima
d’oscurità. Devi solo dirmi cosa pensi
sia meglio che io faccia».
Cecilia
esitò qualche istante. «vorrei que
ci lasciaste soli» disse poi «se tornare
da los otros o rimanere simplemente fuori es a tua
discrezione».
«d’accordo»
disse l’uomo alato, prolungando il contatto tra le loro mani
per un ultimo breve attimo, prima di lasciarle, con un sorriso
«ci vediamo
quando hai finito».
«sarà
breve».
Atticus
annuì e, subito dopo, uscì dalla stanza assieme a
Shu Yin.
Ora,
dopo quattrocento lunghissimi anni, Cecilia Del Sol e Pitch Black
erano soli.
«dimmi
lo que devi dire, se
riesci, asì que poi yo possa
farla
finita con te una volta per tutte».
Non
era facile, ma doveva riuscire
a parlarle. Doveva per forza, veleno o meno, debolezza o meno, era
vitale che
lo facesse, e forse quella era l’ultima occasione che gli
restava.
«un…a-aiuto
almeno…per sedermi…»
farfugliò debolmente «s-sarebbe
gentile…da parte t-tua, no?» tentò
perfino di sorridere amaramente, ma venne
fuori soltanto una smorfia strana.
«sederti?
Porque? Il posto dei
vermi es a terra, a
strisciare».
Ecco,
ora non aveva più la minima voglia neppure di fingerlo, un
sorriso.
«m-mi odi…così tanto, m-ma
è…assurdo…»
«assurdo,
dici? L’unica cosa assurda es
que yo non ti abbia già sparato»
ribatté lei, incrociando le braccia davanti
al petto.
«è
stato…un i-incidente!»
riuscì ad affermare con una certa enfasi «non t-ti
a…avrei mai fatto…d-del…» si
interruppe per riprender fiato «male
c-consapevolmente…Millaray, io ti…amo, ti
giuro che-»
«Cállate! Basta!!!» l’impassibilità
che avrebbe voluto
mostrare, ormai, era andata a farsi benedire, ma quantomeno ci aveva
provato! «siempre a
blaterare d’amore, ma tu non
hai la minima idea de lo que es
davvero!»
«sì
che…lo so, e so…anche
c-com’è quando…v-viene a mancare,
tu…mi avevi
p-promesso che…non mi avresti mai a-abbandonato, e
invece-» emise una rauca
esclamazione sorpresa quando lei lo agguantò per la veste e
lo tirò su in
ginocchio senza neppure sforzarsi granché, con una mano sola.
«tu
tambien mi avevi promesso que non mi avresti mai fatto del male, “e invece…!!!”»
gli fece il verso
Cecilia, con tutto il disprezzo di cui era capace, per poi scagliarlo
brutalmente a terra «…“e
invece”!»
«io
non volevo…farlo!» disse Pitch, con una nota di
disperazione nella
voce «n-non ero in me, non…non
c-capivo-» il pugno in pieno volto che arrivò a
quel punto gli fece emettere solo un debole lamento. Per un attimo
diventò
tutto nero ma, quando si riprese, il volto di Cecilia fu la prima cosa
che
vide.
«hai
fatto quell’incantesimo solo porque
eri geloso senza motivo, senza dirmi nada,
y quando sono venuta da te a
supplicarti de lasciar stare, tu
cos’hai detto?»
«n-non-»
«”distruggere
il Natale è più importante di tutto, anche dei
rischi che
ti faccio correre” ti dice nada?»
sibilò Cecilia, con rabbia «“e
soprattutto più importate di una dannata stupida
inutile donna come te” ti ricorda qualcosa? Eri arrabbiato,
ma perfectamente in te…y le mie suppliche de “lasciar
andare”, Pitch? Te le ricordi?»
«e-era
troppo tardi per-»
«non era troppo tardi. Eri in
te quando mi hai dato il primo schiaffo. Fu tanto forte que
mi fece cadere a terra».
«n-no,
io-»
«eri
in te quando me hai strappato el
cristallo dal collo, asì que
non
potessi andare da nessuna parte!!! Dopo hai perso completamente el controllo, è vero, ma solo DOPO!!!»
«Millaray,
ti prego…» avviò a dire
l’Uomo Nero, ma venne bruscamente
interrotto.
«yo tambien ti ho pregato, ma
non è servito! Tu volevi punirmi, in qualsiasi modo, y allo stesso tempo non volevi
assumertene la responsabilità, da
verme vigliacco que sei. Es por esto que non mi hai ascoltata, y hai approfittato della situazione: per
potermi venire a dire in seguito que
“è stato un incidente”!!!»
Pitch
avrebbe voluto riuscire a negare anche questa volta, dirle che si
sbagliava, che non era vero, ribadire che era stata una
fatalità, ma non ne fu
in grado: qualcosa, nelle parole della sua ex compagna, lo aveva
colpito in
profondità, mettendolo a tacere. Un qualcosa chiamato
“verità”.
Una
verità che non lui stesso non aveva mai voluto vedere e
accettare.
Non era in sé quando l’aveva quasi uccisa, tanto
che non ricordava nulla di
quei terribili momenti, ma se l’avesse ascoltata, se avesse
messo fine a quel
rito e “lasciato andare”, avrebbe potuto evitare
che accadesse il peggio.
La
nuova consapevolezza lo sconvolse. Aveva davvero provato il desiderio
di punirla? Aveva davvero sfruttato la situazione come una scappatoia?
Non
l’aveva mai vista in questo modo, non ci aveva mai
pensato…eppure era proprio
così. Capirlo davvero gli causò la stessa
sofferenza lacerante di quando
quattro secoli prima, vedendo le proprie mani coperte di sangue, aveva
compreso
di averle fatto del male.
«yo te ho siempre
amato, rispettato, difeso con chi te dava del pazzo
pericoloso! Io ho siempre detto que non eri asì!!!
Non ci ho mai voluto credere, yo mi fidavo di
te!!!» gridò la donna, tremante per
tutta la massa
di emozioni che la stava sconquassando, con le lacrime che ormai
scorrevano
impietose lungo le sue guance, così come su quelle scarne
dell’Uomo Nero «eri
la persona più importante de la
mia
vita, eri la mia sicurezza, eri lo que
contava di più, per me, y
tu mi hai
distrutta, Pitch, DISTRUTTA!!!» urlò, con la voce
piena di dolore.
Erano
entrambi così presi da non accorgersi che Atticus, sentendo
gridare, era rientrato, restando però a distanza.
Pitch
sollevò lo sguardo, incrociando quello di Cecilia.
«mi dispiace…mi
dispiace tanto, m-ma per favore, dammi…l’occasione
p-per fare…per rimediare, io
non…ho mentito, ti amo ancora…s-se non mi
uccidete f-farò…tutto quello che
vuoi, e…prima o poi capirai che…ci apparteniamo
ancora!…il d-dannato Toothian è
una parentesi» riprese fiato «perdonami!»
Cecilia,
inizialmente, non replicò. Si alzò da terra,
asciugandosi
rapidamente le lacrime col dorso della mano. «el
“dannato Toothian” es
mio marito, l’uomo que
amo, e lo sarà
siempre. Ma sì,
Pitch…ti perdonerò»
ricambiò lo sguardo speranzoso dell’uomo con
un’occhiata piena d’odio «una
volta que te avremo
ucciso!»
Si
voltò, corse verso la porta, ma venne intercettata da
un’entità calda
e muscolosa che la strinse tra le proprie braccia e racchiuse entrambi
tra le
proprie ali, facendo diventare il mondo nero, morbido e piumoso.
E
Shu Yin rimase sulla soglia, ad osservare.
«non
intendo permettere che
facciano qualsiasi cosa» Nord provò di nuovo ad
alzarsi «non-»
«Nicholas,
non è il caso che ti
sforzi inutilmente. Guarda come ti ha ridotto quell’urdu, quel mostro
che…» si zittì bruscamente, chiudendo
per un
istante le palpebre per recuperare controllo. Poi, ricoperte le dita di
brina,
gliele pose delicatamente sugli occhi gonfi «non è
molto, ma è meglio di
niente».
«je peux t’aider?»
disse subito Sandelle, avvicinandosi.
«sì,
magari trovando dell’acqua
almeno per pulire un po’ le…sono bruciature,
queste?» anche. Pitch non si era
fatto proprio mancare nulla, a quanto sembrava «da,
acqua, insomma».
Una scena analoga
stava avvenendo
anche tra Calmoniglio e Galaxia, la quale, dopo aver insistito un
po’, si stava
occupando a sua volta proprio delle bruciature del suo ex compagno.
«non ho
bisogno d’aiuto, torneranno
a posto pian piano da sole, e spiegami perché ci aiutate se
tu, fino a ieri,
non volevi neppure avvicinarti a me, per quanto mi detesti!»
«non ti
detesto, Aster» trovò il
coraggio di rispondergli Galaxia «non l’ho mai
fatto. Sono stata molto
arrabbiata con te, molto ferita, e se ripenso a quando mi hai rinchiusa
mi
sento così tuttora» ammise, ignorando volutamente
lo sguardo ferito del Pooka
«ma da qui a detestarti ce ne corre. Non ti ho mai augurato
del male».
«però
ci state facendo guerra!»
sbottò Nord «e avete fatto del male ai nostri
colleghi, quindi dire che non ci
volete male è una grande bugia. Come teatrino che hai messo
su quando hai
rubato spada, Ljuba, e che ci ha fatti litigare tutti. Come hai potuto?
Tu sai
che non era giusto, come tutta questa cosa che state facendo adesso,
questa
guerra, combattuta dalla parte dei nemici, quella sbagliata!»
«non esiste
una parte sbagliata
fino a quando una vince e l’altra perde, e la parte vincente
sarà sempre nel
giusto, perché è quella che detterà
legge. Amavo il tuo idealismo, Nicholas, ma
la realtà è molto diversa e, inoltre, non
è tutto bianco o nero come credi tu:
non abbiamo attaccato immediatamente né Jack né
Dentolina, abbiamo dato a
entrambi la possibilità di unirsi a noi o restarne
semplicemente fuori ma,
quando ci sono venuti contro, abbiamo dovuto reagire di conseguenza.
Non siamo
interessati a farvi del male. Non lo siamo mai stati. Non siete voi i
nostri
obiettivi».
Quel discorso fu
l’ennesima doccia
fredda per il Guardiano, che ricordava Ljuba come una persona molto
realista,
ma non per questo così cinica e dalla morale indefinita. Le
cose erano due: o
non l’aveva mai vista realmente per ciò che era, o
in quattrocento anni la sua
personalità aveva subìto dei cambiamenti che non
gli piacevano affatto. «e cosa
vi ha fatto Manny per meritare di morire?!»
«basta che
pensi a quanto dolore
devono aver provato in queste ore a causa di quel legame che lui, anche
dopo il
fallimento del suo progetto, non si è mai degnato di
rimuovere» obiettò
Calmoniglio e, in quel momento esatto, Nord riuscì a
riaprire gli occhi.
«nemmeno io
sono d’accordo su
legame, è ingiusto che se soffro io soffre anche lei, ma non
per questo voglio
Manny morto. Ljuba, se in te c’è rimasto ancora
qualcosa di donna che ho amato,
e amo ancora come e più di mia stessa vita, allora ti prego,
ti prego, aiutami a convincere gli
altri
a fermare tutta questa follia!...e anche tu,
Galaxia…coniglia che io ricordo
non avrebbe mai voluto guerra. Eri brava persona! E tu,
Sandelle?» la piccola
donna si strinse nelle spalle, quando Babbo Natale la guardò
«tu sei sempre
stata buona come pane, hai sempre odiato violenza, anche solo verbale.
Cosa
c’entri in tutto questo?»
«c’entro
parce-que nous sommes una famiglia, et quand
decidiamo una
cosa tutti insieme, la portiamo a termine tutti insieme» il
quinto di senno
restituito a Frost, a quanto pareva, era solo un dettaglio «parce-que, se Atticus avesse ucciso
l’Innominato,
l’Innominato non avrebbe ucciso Sandy mesi fa!»
esclamò, con autentico dolore
nella voce «et parce que,
se l’Homme en la Lune non
mi avesse creata
con cet absurde lien, io non avrei
seriamente rischiato d’impazzire pour
ça.
Ecco pourquoi c’entro. Io
sono ancora
la stessa di prima, mais…quand
c’est
trop, c’est trop!»
“Sandelle
che fa un discorso con
un senso logico?”
“Sandelle
che fa un discorso con
un senso logico?”
«ora le ho viste tutte!» dissero
in contemporanea Galaxia e
Calmoniglio, per poi scambiarsi un’occhiata un
po’imbarazzata.
«il resto
dell’esercito è qua
fuori?»
Laxie, dopo
un’esitazione, scosse
la testa. «no. In questo caso era inutile portarseli dietro,
sapevamo
cos’avremmo trovato».
«Shu Yin
è stata molto in gamba»
aggiunse Ljuba.
«già,
cos’ha fatto ragazza a
Pitch? Come ha fatto a ridurlo male? Noi eravamo al massimo quando lui
ci ha
attaccati, ed è finita com’è
finita…» mormorò Nord.
«con un
paio di bacche velenose di
una pianta creata da lui stesso secoli fa, su richiesta di Cecilia.
Quando si
dice “oltre al danno la beffa”!» disse
Ljuba «pare che Shu Yin non vedesse
l’ora di riservargli un trattamento del genere, si
è dichiarata sin da subito
disposta a tutto».
“compagna
di Jack avrebbe fatto
questo?” pensò il Guardiano, impietrito. Sembrava
che le parole di Shu Yin su
quanto si era allontanata da quel che avrebbe dovuto essere fossero del
tutto
vere!
«anche in
questo caso la colpa è
di Black» dichiarò il Pooka «stare con
lui l’ha cambiata, prima era adorabile!
E poi mi dicono che non va ucciso!»
«perché
infatti non va ucciso!»
«…e
ridagli, Nicholas» sospirò
Ljuba.
«lui non ha
colpa di quello che è
diventato, e potrebbe esserci ancora uomo che era un tempo, nascosto da
qualche
parte, che aspetta solo occasione di tornare fuori! Davvero uccidereste
uomo
innocente, che ha già sofferto tanto?!»
«la mia
opinione sulla sua lacrimevole
storia te l’ho già detta, Nord»
affermò Calmoniglio.
«lasciare
in circolazione una mina
vagante solo perché parte della coscienza del generale
c’è ancora e torna fuori
una volta al mille sarebbe assurdo» borbottò
Galaxia.
«lo hai
detto come se fosse accaduto
davvero…»
«Galaxia, a
volte, dimentica
ancora l’uso del condizionale» disse immediatamente
Ljuba «parliamo di
argomenti meno campati per aria, grazie, come per esempio-»
«le
sue ali!!!»
strillò Sandelle, indicando in direzione della porta; tutti
quando videro
Atticus, fecero una faccia allibita.
«che
c’è? Le ho tinte!» scherzò
lui.
«davvero?»
domandò Sandelle, con aria confusa, cosa che fece
sollevare a tutti gli occhi al cielo…
«m-ma
che…idiota».
Beh, quasi tutti. Pitch, legato come
un salame con strane
corde dorate e trascinato come un sacco di patate troppo pesante,
sembrava
avere ancora voglia di sputare veleno, nonostante le tracce delle
lacrime sul
volto. Parte della corda dorata, comunque, si mosse da sola ad
avvolgergli
parte della testa e tappargli la bocca, così che stesse
zitto.
Se Calmoniglio non gli
saltò -leggasi: barcollò penosamente-
addosso fu soltanto perché Galaxia si accorse in tempo delle
sue intenzioni, e
riuscì a trattenerlo. «NO, Aster, capisco che vuoi
ucciderlo ma non sei il solo,
si è parlato di trovare un accordo a riguardo!»
«io gli rompo la testa e
voi vi divertite col cadavere,
fatto l’accordo!»
«Calmoniglio,
questo
non è parlare da Guardiano!!!»
intervenne Nord, per l’ennesima volta.
«finché mi
occupo di mostri che minacciano il mondo io sono
un Guardiano» ribatté il Pooka
«a
proposito, ora che ti sei preso l’oscurità vedi di
non diventare ancor più
pazzo di Black, Atticus».
«non credo ci sia pericolo.
La stiamo già dividendo in tre».
Solo a quel punto Calmoniglio si
accorse che sia gli occhi
di Shu Yin che quelli di Cecilia erano cambiati. “Shu Yin con
l’oscurità?”
pensò, avvertendo una morsa allo stomaco, mentre si
rivolgeva alla ragazza.
«non credo sia stata una grande idea, Shu Yin,
sei…sei sicura di…insomma, poter
controllare la cosa?»
«avrei dovuto essere la
compagna di Jack Frost, per cui
sai…niente si sposa meglio col freddo
dell’oscurità» rispose Shu Yin,
incurante
dell’occhiata omicida dell’Uomo Nero.
«quindi ora avete voi
potere di Madre Natura! Dovreste
restituirlo a sua proprietaria, come tutto il resto»
compiendo uno sforzo non
indifferente, Babbo Natale riuscì finalmente a rizzarsi in
piedi, come a voler
fermare la sua ex compagna «e farla finita con tutto, prima
che guerra scoppi
davvero».
«lo faremo una volta
portato a compimento il lavoro»
dichiarò Ljuba «una volta concluso il tutto
spariremo dalla circolazione e non
daremo più noia a nessuno».
«sempre se Nightlight e
l’esercito che sta radunando non vi
uccidono prima» commentò Calmoniglio. Alla nuova
informazione, Cecilia fece una
smorfia.
«era prevedibile que
Manny non se ne stesse ad aspettare de
ser ucciso, ma gracias por
la
dritta, Guardiano. A tal proposito, ci domandiamo cosa farai dopo que esta cosa aqui»
indicò Pitch «sarà morta».
«sì…in
effetti hai preso una posizione un po’imprevista,
eh!» non spiacevole, dal punto di vista di Galaxia, ma
inaspettata.
Calmoniglio iniziò a
massaggiarsi la nuca, con aria confusa.
«è imprevista anche per me. L’idea di
uccidere l’Uomo nella Luna mi sembra
sempre sbagliata, però non sono neppure sicuro di riuscire a
trovare motivi
veramente validi per difenderlo, non dopo tutto quel che è
successo. Un conto è
proteggere i bambini, un altro proteggere lui, e…e
sinceramente non ho voglia
di combattere contro di te, Galaxia, non mi va proprio, anche dopo quel
che
avete fatto a Jack e Dentolina, per orrendo che sia» ammise
«non so se rimanere
neutrale, o…maledizione, è vero che sai
difenderti da sola, so che non hai
bisogno della guardia del corpo, ma so per certo che in giro per il
mondo c’è
gente che, come voi, non scherza; se ti capitasse qualcosa, e non fossi
lì
almeno per evitarlo, io…sono un po’confuso,
ecco» borbottò.
«hai tempo di pensarci
mentre uccidiamo Pitch» disse Atticus
«ehi, Bunny, mi spiace per com’è andata
l’ultima volta che ci siamo visti».
«come no, aspetta che ci
creda, amico».
«d’accordo, hai
ragione, non mi dispiace. Cecilia, a questo punto penso
che possiamo spiegare a tutti il motivo per cui abbiamo lasciato a
Pitch
un’infinitesimale quantità di potere. Vuoi avere
l’onore?»
Mila gli aveva rapidamente parlato di
ciò che aveva in mente
subito dopo il loro abbraccio, prima di legare l’Uomo Nero
con quella corda
magica. Doveva ammetterlo, pensava che l’idea di sua moglie
fosse una mezza
follia, dal momento che avrebbe sofferto con Pitch, ma era stata lei a
decidere
così, trovando l’idea che una cosa nata nel dolore
morisse allo stesso modo
fosse piuttosto…catartica, in un certo senso.
«y
toglierti el piacere de fare un discorso? Non sia
mai!»
Pitch cominciò ad agitarsi
per quel poco che riusciva,
tentando di fare appello alla suddetta minuscola quantità di
potere che gli
avevano lasciato, senza ottenere niente di concreto. Non voleva morire,
non ne
aveva la minima intenzione, non adesso né mai, e non dopo
essere stato così
vicino a raggiungere il suo scopo, dannazione!
«pfff…grazie»
sorrise l’immortale alato, un po’divertito
«cercherò
comunque di essere breve: l’abbiamo fatto perché
non eravamo sicuri se il qui presente
Uomo Nero fosse impossibilitato a stare sotto il sole per sua stessa
natura o a
causa dell’oscurità; in verità pensiamo
che la suddetta c’entri poco, se mai
solo per averlo corrotto fino a portarlo a questo punto, abbiamo
provato a
metterci sotto il sole e non è successo nulla, ma non si sa
mai. Ora: uccidere Black
con un banale colpo di pistola non soddisferebbe nessuno. Per cui, per
volontà
della stessa Cecilia, e se anche Calmoniglio lo trova
adeguato…» pur
provandoci, non riuscì proprio a rinunciare
alla pausa drammatica «per tutti i danni che ha arrecato ai
presenti e non solo,
Pitch Black verrà gettato sotto il sole e lasciato
lì finché morte atroce non
sopraggiunga, mentre noi staremo a guardare».
Pitch sgranò gli occhi,
terrorizzato da ciò che l’attendeva.
Dopo millecinquecento anni,
iniziò a prendere in
considerazione l’idea di ricominciare a pregare.
Non era mia intenzione dividere la
cosa in due capitoli, ma è andata più per le
lunghe di quanto pensassi.
Pitch ha avuto il tanto sospirato confronto con la sua ex compagna, ma
è andato un po'peggio di quel che pensava, e per il
resto...niente, ditemi voi cosa pensate di tutta la faccenda, se avete
qualcosa da dire, o voglia di dirla :'D
Scusatemi per il ritardo,
cercherò di aggiornare in tempi più brevi, la
prossima volta. Grazie a tutti per il vostro sostegno!
_Dracarys_
|
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Capitolo 26 *** Capitolo 25 ***
lld25
Immagino
che lo abbiate notato da soli, ma ho alzato il rating per
avere più...libertà di movimento, diciamo
così! :) penso che dopo
capirete più o meno cosa intendo dire. Ci tengo a
sottolineare
che, anche stavolta, dal mio punto di vista quel che ho scritto non
è nulla di così tremendo, ma a questo punto, per
sicurezza...
Ok,
ci risentiamo in fondo :)
Capitolo
25
Le
botte.
Il risveglio.
Il rito, il sangue,
le
preghiere…la debolezza, l’orribile sensazione
della coscienza strappata via.
Iniziò ad
agitarsi. Era ancora
legato, loro erano ancora
lì a
guardarlo, ma ora le corde si stavano stringendo, più si
agitava più gli si
avvolgevano attorno come dei serpenti, ed iniziava a sentirsi
soffocare, mentre
cercava disperatamente di ribellarsi, di parlare…
“non
voglio…non voglio!”
Il suo bastone,
dov’era il suo
bastone?! Perché non poteva-
“Jack!”
Quella
voce…
“Jamie?”
Come poteva essere
lì? Non era
possibile, lui era fuori da Conca De El Sol, era al sicuro.
“Jack, svegliati! Jack, apri gli occhi!”
Svegliarsi?
Perché, stava
dormendo? Allora, se le cose stavano così, era bene che
aprisse…
“apri…”
«…gli
occhi!»
Il Guardiano
spalancò gli occhi di
botto, e fu scosso da un forte brivido che percorse tutto il suo corpo.
Dopodiché
rimase immobile per qualche istante, mentre si rendeva conto
che ad avvolgerlo non erano corde, ma lenzuola, guardandosi attorno
decisamente
confuso.
Quel luogo gli era
assai
familiare, era la stanza di Jamie, ma non riusciva a
capire…l’ultimo ricordo
che aveva era quello di essere stato legato e derubato dei poteri e del
senno
dagli Insorti che-maledizione, quelli si
erano messi in testa di fare una guerra!!! Doveva trovare
gli altri, e…
«Jack?
È tutto ok?»
La voce di Pippa si
insinuò tra i
suoi pensieri sconnessi, riuscendo a raggiungerlo, tirandolo fuori da
quel caos
di confusione ed ansia in cui era precipitato, e…un momento.
Cosa ci faceva lì
Pippa?
«Jack?»
Pippa, Caleb, Claude,
Cupcake,
Monty…e Jamie, ovviamente. Perché erano tutti
lì, pallidi e visibilmente
angosciati, per di più?
«eh…ragazzi…»
si schiarì la gola
«cosa mi sono perso?»
I volti dei ragazzini
si
riempirono, almeno qualche istante, di reale felicità. Jamie
gli si avvicinò
velocemente, con un gran sorriso incredulo. «Jack,
tu…ragazzi, è tornato!!!»
gridò, voltandosi verso
gli altri ed indicandolo «è tornato!!! Sta di
nuovo bene!»
«ma va? Ce
n’eravamo accorti anche
noi!» ribatté Caleb, con un sorriso.
«Jack,
Jack, stai bene, adesso
stai bene vero?» farfugliò Monty, sistemandosi gli
occhiali con aria
imbarazzata per non essere riuscito a mettere in fila decentemente
qualche
parola.
Frost si
passò una mano tra i
capelli arruffati, per poi stiracchiarsi. «sì,
ora sto bene, a parte un vuoto
di memoria lungo non so quanto. Non mi spiego come sono arrivato qui,
e…» si
guardò attorno in cerca del bastone, come
d’abitudine, ma non lo vide da
nessuna parte.
«se cerchi
il bastone, smetti
pure, tanto è inutile» disse Cupcake.
«l’unica
cosa che avevi quando ti
abbiamo trovato nel bosco erano, beh, quelli» disse Pippa,
indicando i bermuda
blu che Jack aveva addosso «io comunque avevo deciso di
portarti alcuni vecchi
abiti di mio fratello maggiore, dovrebbero andarti bene,
credo» disse,
indicando un mucchietto di vestiti su una sedia.
Jack si
rizzò in piedi
bruscamente. «grazie per gli abiti e per avermi aiutato, ma
adesso, io…ragazzi,
non avete idea di quel che sta per succedere, quei pazzi vogliono
scatenare una
guerra e io devo…» gli morirono le parole in gola
quando, osservando le loro
facce, capì che probabilmente non aveva detto nulla che loro
non sapessero già.
Esitò solo un ultimo istante, prima di chiedere conferma
«è già iniziato tutto,
vero?»
Prima che potessero
rispondergli,
uno scampanellio improvviso fece voltare Jack, che vide un elfo di
Babbo Natale
uscire dal bagno con disinvoltura. Aggrottò la fronte.
«perché c’è un elfo
qui?»
«ecco...ha
portato delle notizie
stamattina, prima dell’alba» disse Jamie, esitante
«una lettera da Babbo Natale
e Calmoniglio che-»
Individuata la
lettera sopra un
comodino, Jack l’afferrò e si precipitò
a leggerla, impallidendo sempre di più -per quanto
gli fosse possibile- ad ogni riga.
«Jack-»
«devo
andare. Devo aiutarli. Non
posso restare qui senza fare niente!» esclamò.
«ehm…non
penso che tu possa fare
qualsiasi cosa, dato che sei senza poteri» gli
ricordò Monty timidamente «e poi
c’è un’altra cosa che-»
«non importa!!! In qualche modo devo
andare a salvare Dentolina,
trovare Sandy, e raggiungere Nord e Calmoniglio prima che lo faccia
Pitch!»
Difficilmente sarebbe
riuscito a
esprimere quanto si sentisse in colpa.
Quando gli altri gli
avevano
raccontato la storia degli Insorti, e detto che forse avrebbe dovuto
incontrare
quella creata per lui, se n’era andato via tutto arrabbiato
facendo una mezza
scenata completamente inutile a Dentolina; non contento di
ciò, aveva seguito
Sandelle e aveva passato giorni a spassarsela, senza pensare
minimamente alle
preoccupazioni altrui, i problemi che si sarebbe lasciato alle spalle e
le
responsabilità trascurate -faccenda di cui era colpevole
solo per metà, dal
momento che Conca De El Sol era una specie di “isola dei
Lotofagi”- finendo
soltanto per farsi rubare il potere, cosa che aveva permesso agli
Insorti di
iniziare l’attacco…e lui non poteva aiutare i suoi
amici. Non
aveva più neppure il bastone
da sbattere in testa a qualcuno.
Era stato
così dannatamente stupido!
«è
tardi».
L’affermazione
di Cupcake lo fece
irrigidire. «c-come…?»
«qualche
ora fa, Pitch ha inviato
un mucchio di Incubi parlanti che hanno avvertito mezzo pianeta del
fatto che
Babbo Natale e il Coniglio di Pasqua sono in mano sua» gli
rivelò, cupa, la
ragazzina «e li ucciderà, a meno che i
“neosposi”, così ha detto, si
consegnino, e che il resto dell’esercito si arrenda. Non
abbiamo saputo più
nulla da quel momento in poi».
Evitò di
aggiungere “per quanto ne
sappiamo a questo punto tu e Sandman potreste essere i soli Guardiani
sopravvissuti”, ma non c’era bisogno. Frost,
vittima della stessa sensazione
d’impotenza che aveva provato vedendo morire Sandy mesi
prima, iniziò quasi a
dispiacersi di aver recuperato il senno…già, un
momento: in che modo quel
recupero improvviso poteva essere anche solo minimamente coerente, in
tutto
ciò?! Non capiva che interesse avrebbero avuto gli
Insorti a
restituirgli la ragione. Idem Pitch, nel caso in cui tutto avesse
già
preso la peggiore
piega possibile.
C’era
qualcosa che non tornava...e comunque, di che "neosposi" parlava Pitch
Black?! Aveva l'impressione di essersi perso parecchie cose.
«devo
almeno andare a cercare
Sandman. Anche ammettendo che io non possa fare niente, forse
lui…»
«andare a
cercarlo dove? Potrebbe
essere ovunque nel mondo, e tu non puoi più cavalcare il
vento» gli ricordò
Jamie.
Più tempo
trascorreva, più Jack
sentiva di stare impazzendo -non letteralmente-
dall’angoscia. «quindi dovrei
restarmene qui mentre la mia ragazza e i miei compagni se la vedono con
quel
branco di pazzi?! Non posso accettarlo!»
«ti
capiamo, ma non c’è molto che
puoi fare. Anche a noi non piace sentirci così inutili,
però non è come la
scorsa volta, Jack» disse Caleb «gli Incubi non
scherzavano, ma questo è un
casino molto più grosso, renditi conto».
Jack avrebbe voluto
riuscire a
protestare ma, non trovando argomentazioni concrete, si
accasciò a sedere sul
letto di Jamie. «potete almeno darmi qualche informazione in
più rispetto a
quello che so già?»
Sempre meglio
sprecare tempo così,
che col niente assoluto…
***
«sei
consapevole del fatto che non
esistono ancora dietologi per serpenti, vero?»
«che devo
dirti, nel caso veda
spuntare le maniglie dell’amore diventerò tristezzariana:
dieta poco nutriente e poco saporita».
Quando Mothman le
aveva detto di
tornare da dov’era venuta, Tanith aveva capito immediatamente
di dover andare di nuovo
al Polo Nord. I fatti che erano seguiti avevano dimostrato che la sua
interpretazione era stata corretta, ed ora, placidamente avvolta
attorno
all’Uomo Falena -il quale era in piedi su una torretta
posizionata sopra il
portone principale della Fabbrica di Nord- si apprestava a seguire con
interesse ciò che stava per verificarsi appena fuori dalle
mura.
«sei
davvero così poco interessata
alla sorte del tuo snack preferito? Niente più Uomo Nero per
merenda…quando si
dice la fine di un’era. Da quanto tempo è che gli
stai appresso? Oltre
millecinquecento anni, se non erro».
Il sorriso che fece
Tanith le
avrebbe conferito un’espressione dolce, se non fosse stato
per il modo in cui
osservava il suo “snack preferito”, di cui stava
assorbendo il dolore anche in
quel preciso istante. «Kozmotis Pitchiner, Pitch Black.
L’ho visto nascere. Ero
nelle vicinanze quando sua madre stava partorendo, e già che
c’ero…sai, neppure
le donne della Golden Age partorivano senza dolore» fece
spallucce «fu pura
casualità. Poi ho assistito alla sua ascesa come Lord Alto
Generale delle
Galassie -in quel periodo sembrava invulnerabile a dolore, tristezza e
sentimenti negativi in genere, pur essendo in guerra- e infine ho
favorito la
sua caduta» il sorriso dell’Ephemeride si
allargò leggemente «certo, Pitchiner
stesso ha fatto da solo il grosso del lavoro, ma difficilmente sarebbe
stato
possibile, se non avessi detto ai suoi nemici dove aveva nascosto
moglie e
figlia. Non parlo solo dei Dream Pirates, che hanno fatto il lavoro
sporco:
nonostante quel che si crede, alcune nobili famiglie della Golden Age
non erano
buone e carine come hanno fatto credere a tutti. Una in
particolare».
Sembrava una storia
piuttosto
lunga, ma Mothman la conosceva già, proprio per bocca di
Tanith stessa. «tutto
perché tu e le altre volevate mangiare. Che
ingorde!»
«oh, ma fu
tutta colpa sua. Come
disse la mia “amichetta” arciduchessa di allora,
“l’avremmo lasciato tutti in
pace, se invece del generale avesse scelto di fare il
cameriere”».
«non fa una
piega» commentò
Mothman, forse ironicamente, forse no «lei doveva essere una
personcina
adorabile».
«proprio
come me» confermò Tanith
«per essere un’Ephemeride le mancava
solo…beh, la razza. Mh. Si direbbe che ti
abbiano visto».
La donna serpente
aveva perfettamente
ragione: in quel momento sia gli Insorti, sia i Guardiani, che Pitch,
stavano
guardando proprio lui. Non che Mothman temesse minimamente chiunque di
essi,
potendo diventare intangibile nessun colpo lo avrebbe
raggiunto…
«BONJOOOOOOOOUR!!! Toi, lassù!»
«Sandelle,
zitta!» sbottò Galaxia «ignoralo. Fai
finta che non ci
sia».
«fare una
cosa del genere sarebbe
estremamente scortese» ribatté Shu Yin, sistemando
la bisaccia contenente i
globi di neve, che non si era ancora tolta di dosso.
«scortese
ma molto saggia»
puntualizzò Calmoniglio «l’Uomo Falena
non ha mai fatto del male a nessuno, non
di persona, questo lo riconosco, ma se è noto come
“portatore di sventura” un
motivo ci deve pur essere».
«può
darsi che sia qui per Black xiānsheng, in fin dei conti sta per morire».
Le
corde dorate con cui Pitch era tuttora legato gli impedivano anche
di parlare, motivo per il quale non poté neppure maledire
quella lurida
traditrice come avrebbe voluto.
O
anche solo chiederle perché, dopo tutto quel che avevano
passato
insieme, aveva deciso di fargli fare una fine del genere.
Di
chiederle se in lei c’era qualcosa di umano.
Stava
per morire. Dopo millecinquecento anni di esistenza come Uomo
Nero, di pochi momenti gloriosi e molti di sofferenza, dopo aver perso
tutto e
toccato il fondo, dopo essere risalito solo per finire col cadere ancor
più in
basso, tutto avrebbe avuto termine.
Parte
di lui, quella che preponderava, non intendeva arrendersi. Non
voleva morire in quel modo, non doveva finire così,
c’erano ancora tante cose
che doveva fare, tanto potere da accumulare, i Secoli Bui da riportare
in auge,
per non parlare del fatto che il Re degli Incubi non poteva perdere la
vita in
modo così indegno!
Un’altra
parte di lui, però, la stessa che aveva
“urlato” quando aveva
attaccato Emily Jane, sembrava accogliere tale prospettiva quasi con sollievo.
Era come se, tra continuare a vivere così e morire, trovasse
la
seconda
opzione più appetibile. Come un “grazie, non ce la
facevo più”…
«non
fatelo. Che c’è Uomo Falena qui non è
niente di buono, forse
significa che state sbagliando, siete ancora in tempo per
fermarvi!»
«era
qualcosa che andava fatto da molto tempo, e tu lo sai. È
inutile
che insisti, Nicholas».
Nord
aveva davvero una gran voglia di urlare. Ljuba si era presa cura
di lui da quando era tornata, il che era positivo, ma aveva detto e
fatto
diverse cose a suo avviso del tutto sbagliate, cose che lo avevano
inquietato,
a tratti quasi inorridito, e non lo aveva minimamente ascoltato quando
aveva
tentato di dissuaderla.
Motivo
per il quale ora i lunghi capelli biondo platino della donna erano
sfumati di nero da metà lunghezza fino alle punte, e i
chiarissimi occhi
verde-azzurri erano stati “inquinati” dalle stesse
ombre e pagliuzze dorate che
avevano inquinato quelli di tutti gli altri Insorti, nessuno
escluso.
Sandelle
era stata quella che, più di tutti, aveva esitato prima di
accogliere l’oscurità dentro di sé. Il
motivo ovviamente era da ricercarsi
nelle sue stesse origini, era stata creata come compagna perfetta per
l’
“avversario naturale” di Pitch e relativi poteri,
ma aveva finito per cedere
come sempre, anche solo per alleggerire il carico sulle spalle dei suoi
compagni; ben pochi fili dorati, dunque, erano rimasti tra i suoi
capelli, ora
neri come la pece.
«se
non volevi guardare, potevi evitare di seguirci. Sei debole quanto
me, al momento» disse Calmoniglio.
Anche
il Pooka aveva tentato di dissuadere Galaxia
dall’accettare
una parte di oscurità, ma se non altro aveva capito che
voleva farlo soltanto
per ridurre le possibilità che i suoi compagni finissero col
venirne corrotti,
e non per una strana sete di potere. Gli aveva assicurato che, una
volta finito
tutto, lei e gli altri si sarebbero liberati immediatamente di
“quella
robaccia”, oltre a restituire il maltolto a Jack e
Dentolina…eppure non si
sentiva ancora tranquillo. Era indubbio che il sedici per cento di
oscurità
fosse molto più facile da gestire rispetto alla sua
interezza, ma ciò non
significava che fosse innocuo.
Galaxia
l’aveva deluso con le sue azioni ma, dopo aver riflettuto ed
avere iniziato a capire per
davvero le sue motivazioni e
quelle degli altri, aveva concluso che la sua ex compagna non fosse
cambiata
poi così tanto -nessuno lo era, eccetto Cecilia- e non
voleva che ciò succedesse
per colpa di una pericolosa forza esterna.
«Aster…»
Era
strano vedere il pelo di Laxie sfumato di nero, ma poco importavano
i cambiamenti fisici, se non ce n’erano tanti
nell’animo. «io sto bene, Galaxia.
Tu?»
«anch’io»
gli si fece più vicina «Aster, non pensare che
fare a Frost e
Dentolina quel che…beh, quel che abbiamo fatto, mi sia
piaciuto. Non avremmo
voluto fare del male a nessuno, ce ne stavamo per i fatti nostri e
poi-»
«ho
afferrato il concetto. In passato magari ti ho dimostrato il
contrario, ma non sono uno stupido, devo solo metabolizzare tutto
questo caos e
comunque…anche se sai che non approvo, perché
dovresti giustificarti con
me? Non siamo più una coppia».
Lei non
ribatté.
Calomoniglio era
sempre più combattuto su come agire dopo la morte di Pitch,
c’erano
tanti fattori da tenere in considerazione, e si sentiva tirare e
spingere da
essi da una parte all’altra con violenza sempre maggiore.
Lui
e Galaxia osservarono Atticus e Cecilia procedere avanti, appena al
di fuori dall’ombra proiettata dalle mura. Come rispondendo
ad un segnale
silenzioso, tutti quanti si affiancarono ai neosposi, eccetto Nord, che
rimase
due passi indietro, e Shu Yin, postasi di fianco a lui come per fargli
la
guardia ed evitare che facesse qualcosa che non doveva.
Sandelle,
sapendo quanto stava per accadere, trovò conforto
stringendosi a Ljuba, che non l’allontanò,
così come a Calmoniglio non passò
minimamente per la testa di scostarsi da Galaxia, quando lei gli si
avvicinò
come cercando un appoggio.
Le
corde dorate liberarono la bocca dell’Uomo Nero. Cecilia lo
osservò
freddamente, ma aveva il cuore in gola, sapendo cosa la aspettava.
«le tue
ultime parole, Pitch?»
Le
ultime parole…avrebbe avuto talmente tante cose da dirle che
neppure
parlando
notte e giorno ininterrottamente per un mese, probabilmente, sarebbe
riuscito a
finirle tutte. Ma non aveva tutto quel tempo, non l’avrebbe
mai avuto. «ci
siamo amati, non…farlo…ti prego» disse
faticosamente «anche
tu…soffrirai».
Si
guardarono negli occhi per un breve istante.
«nulla
que non possa sostenere».
Dopo
ciò, lei stessa scagliò Black fuori dalla
protezione dell’ombra,
sotto il sole a picco e, in tutto ciò che Cecilia provava a
riguardo, non c’era
traccia di dispiacere.
Inizialmente
Pitch avvertì solo un pizzicore, non troppo fastidioso, su
ogni sua parte colpita dal sole. Cercò disperatamente di
divincolarsi, di
spezzare quelle corde per poter fuggire prima che le cose
peggiorassero, ma non
ci riuscì.
Il
pizzicore divenne man mano più intenso, più
sgradevole. Respirando
affannosamente, con gli occhi sbarrati, l’Uomo Nero
rotolò nella neve cercando
inutilmente sollievo, in un vano tentativo di rimandare
l’inevitabile; cercò
con lo sguardo i suoi esecutori, represse un lamento sentendo la pelle
iniziare
a scottare davvero e, vedendosi finito ancor più di prima,
decise di tentarle
tutte.
«non…Guardiani,
non…non potete lasciarmi morire!!!»
li supplicò,
con un roco grido intriso di disperazione e terrore. Gli Incubi,
prontissimi a
servirlo solo pochi minuti prima, al momento non si avvicinavano solo
perché
era contro la volontà dei loro nuovi padroni «n-non
potete!!!»
“non hai ancora imparato che
quello che fai torna sempre
indietro, non importa quanto sei potente, se fai male, ti torna
indietro solo
male, ed è proprio quello che ti
accadrà”.
Le
parole di Nord gli tornarono in mente con prepotenza e, tra un
tentativo di ripararsi, tra un gemito di dolore ed un altro, fu lui che
guardò
più di tutti. Lui non voleva che morisse. Aveva profetizzato
che gli sarebbe
tornato indietro tutto il male che aveva fatto, ma non voleva che
morisse…
«Nord…ti
prego…!»
Vedendo
la pelle di Pitch iniziare a ricoprirsi di lucide scottature di
un rosa disgustoso, il russo tentò un debole scatto in
avanti, ma Shu Yin fu
lesta a trattenerlo con filamenti d’oscurità
identici a quelli con cui lo aveva
imprigionato Pitch in precedenza. «no, St.North xiānsheng.
Fermo».
«Calmoniglio,
torna a ragionare!!!» gridò Babbo Natale
«tornate
a ragionare tutti! State facendo errore!!!»
«Nord,
non sprecare il fiato ulteriormente. Nessuno di noi ti darà
retta» disse Atticus, senza prestargli troppa attenzione: era
troppo impegnato
a tenere d’occhio Mila. Sua moglie non aveva cercato un
contatto fisico con
lui, limitandosi ad una stretta vicinanza, e lui non
gliel’aveva imposto, ma
voleva essere pronto a reagire appena avesse mostrato di averne
bisogno,
immaginando cosa stesse passando, e che peggio sarebbe venuto.
«C-Calmo…niglio…»
Black cercò di sollevarsi a guardarlo, riparandosi il
volto con le mani e finendo soltanto con l’ustionarle ancor
di più, mentre si ricoprivano di vesciche
«non…non ho mai voluto,
io…allora ero peggio di adesso,
non…per favore-»
«cerca
almeno de morire con dignità, dal
momento que hai
vissuto senza» lo interruppe Cecilia, con durezza.
«perdonami!…»
gridò Black sentendo le vesciche, piene di un disgustoso
liquido nerastro, iniziare a scoppiare «n-non uccidermi,
farò…tutto quello che
v-volete, io…ti lascerò fare figli, se
vuoi!» gemette, tentando anche
quella via. Il volto di Cecilia s’indurì
ulteriormente, ma si astenne dal
commentare, così come tutti gli altri.
In
una tale
situazione, nessuno riusciva
più a far altro se non restare in silenzio.
«“a-a-abbronzatissima/
io ti amo e tu lo saiii/ sotto i raggi del
soo-le/ ma mi chiedo come fai/ com’è bello
sognare/ e restare dove stai/
abbracciato con te/ per ore al sole senza al-zar-ti
maiii”…!»
D’accordo,
“quasi” nessuno, visto e considerato come la voce
calda di Mothman
risuonò improvvisamente limpida e chiara alle orecchie di
tutti, Pitch compreso, che
tra un
grido ed un altro si lasciò sfuggire una maledizione nei
confronti di quel
“maledetto bastardo” che canticchiava allegramente
sulle sue miserie.
«ad
essere sincero sono indeciso se mettermi a ridere o…non
so»
commentò piano Atticus.
«è
l’Uomo Falena. Cosa si fa con l’Uomo Falena? Lo si
ignora» disse
Ljuba «tutto qui».
«“a-a-abbronzatissima/
io ti amo e tu lo saiii/ a due passi dal
mare/ ma mi chiedo come faiii/ com’è bello
sentirti/ e restare dove staiii/
respirare con te/ per ore al sole senza al-zar-ti maiii…!”»
«mais…comme
est posibile che lui canti con una voce maschile e
una femminile allo stesso tempo?» chiese perplessa Sandelle.
«per
quel che sappiamo di Mothman, tutto è possibile»
rispose Galaxia,
senza riuscire a distogliere lo sguardo dall’orrendo
spettacolo che la pelle di
Pitch, coperta di vesciche ormai quasi ovunque, stava offrendo. Il
fatto che i
suoi vestiti fatti d’ombra si stessero disfacendo man mano,
poi, non lo aiutava
affatto, togliendogli quell'infinitesimale protezione che possedeva.
«“neanche
siamo in spiaggia che tu già ti sei sdraiata/ guardi il
sole in faccia con la faccia impiastricciata/ di quella robaccia/ che
ti
sei
comprata…mmmh, il sole ti ha già stregata!”»
Mothman
continuava a cantare con placido disinteresse, e Tanith -la
voce femminile udita da Sandelle- cantava con lui, accompagnando le
parole con
languidi gesti simil-direttore d’orchestra. Era quasi un
peccato che nessuno, a
parte Mothman, potesse vederla, ma d’altra parte erano tutti
concentrati su
Pitch che, ormai, alternava grida di dolore a suppliche del tutto
sconnesse.
“ADESSO!”
Fu
in quel momento che accadde l’imprevedibile: Shu Yin
tirò fuori un
globo di neve dalla bisaccia, disse “Jamie Bennett”
e lo lanciò, aprendo un
portale magico; allo stesso tempo, cinque tentacoli d’ombra
da lei creati
strapparono i cristalli dal collo -e dal polso, nel caso di Cecilia-
dei suoi
simili, che non avevano neppure iniziato a realizzare quel che stava
accadendo,
e che l’istante dopo, appena voltatisi, videro Shu Yin
scomparire nel portale sia
coi loro cristalli che con un allibito Nord, trascinato dai tentacoli
d'ombra!
«Shostakovich!!!»
esclamò Ljuba, ancora interdetta.
«m-mais
che accidenti-» farfugliò Sandelle,
portandosi una mano
al collo.
«ma
tu pensa!» Tanith sorrise «hai capito la ragazzina?
Aspettava solo
il momento buono per andarsene via con del potere in più e
coi loro cristalli,
così che non potessero seguirla, o almeno, non in tempi
troppo brevi».
Mothman
rispose solo con una breve risata.
«ci
ha traditi! Non ha mai avuto intenzione di rimanere con noi!!! Maledizione!»
gridò Atticus, pieno di rabbia esattamente quanto Cecilia.
«una
traditrice es siempre una traditrice, avremmo
dovuto
immaginare que tramasse qualcosa, probabilmente ce
l’ha con noi per lo que
abbiamo fatto a Frost y ha coinvolto lei!
Quanto siamo
stati stupidi!!!» la rabbia era tale da
aiutarla persino a mettere da
parte quel malessere terrificante a cui aveva deciso di sottoporsi, e
la
perdita di quei cristalli faceva passare in secondo piano un sacco di
cose, dal
momento che tra i loro istinti primari ce n’era uno che
rendeva inconcepibile
stare senza di essi.
Le
uniche cose buone erano che se non altro sapevano di preciso dove
avevano lasciato il proprio esercito, che avessero creato personalmente
quel
luogo in un
altro piano dell’esistenza, e che possedessero potere
sufficiente a rientrarvi!
«qualcuno
di voi ha sentito quale destinazione ha dato al portale?»
Ljuba prese in mano la situazione prima di tutti, evitando di cadere
preda di
rabbia inutile «in
particolare voi due conigli
dalle orecchie lunghe?»
Avevano
sentito eccome ma, se Calmoniglio evitò di rispondere,
Galaxia
non fece altrettanto. «io ho capito “Jamie
Bennett”. Non è a lui che abbiamo
fatto trovare Jack Frost?»
«allora
dobbiamo
raggiungere Burgess, immediatamente!» disse Ljuba
«prima che
Shu Yin se ne vada anche da lì!»
L’ultimo
urlo disperato di Pitch, la cui pelle ormai lo faceva sembrare
un ustionato grave malato di lebbra ed iniziava come a
“liquefarsi”, riportò
tutti al motivo principale per cui erano lì fuori: una
dovuta condanna a morte,
che sembrava vicina a sopraggiungere, dato che l’Uomo Nero,
dopo quell'ultimo urlo, sembrava avere a stento la forza di lamentarsi.
«non
possiamo aspettare que muoia da sé,
purtroppo» Cecilia,
pallidissima ma risoluta, tirò fuori la pistola «adios,
Pitch!»
Ma
appena fece per puntare la pistola, un dolore più grande di
quanto
avesse mai provato la sconquassò dall’interno,
portandola a gridare ed
accasciarsi a terra con una mano premuta sul cuore e gli occhi sbarrati.
«Mila!!!»
Percepì
che più e più persone le si erano avvicinate, ma
la sola di cui
fosse realmente consapevole era Atticus, che la stava esortando a
parlargli, a
dire cosa le succedeva…
«es…muerto»
disse Cecilia, a fatica «lo sento, il cuore…es
fermo».
Sollevarono
tutti gli occhi su Pitch.
Non
si lamentava più, non gridava più, né
si muoveva. Cecilia lo aveva
sentito chiaramente morire, ed aveva perfettamente ragione. Non videro
segni di
vita in lui, pur facendo dei controlli supplementari, Galaxia in primis
in quanto medico del gruppo.
...e
non videro nemmeno il serpente lungo dodici metri che aveva infilato
una mano nel petto dell’Uomo Nero, rendendo tangibili solo i
polpastrelli,
proprio per fermargli il cuore.
«è…è
andato? Così?» Calmoniglio riusciva a stento a
crederci «Pitch Black morto per un
infarto? Seriamente?»
«il
dolore dev’essere stato tanto che non è riuscito a
reggere. È
plausibile, era già molto
indebolito dal veleno dal Furetur…Cecilia»
Ljuba s’inginocchiò nella neve, accanto
a lei «Cecilia, come stai?»
Male.
Malissimo. Peggio di quanto fosse mai stata in vita sua.
Se non
avesse odiato tanto il suo ex compagno, se vicino a lei non avesse
avuto
Atticus, se non ci fosse stato tanto da fare, sarebbe impazzita come
Sandelle
mesi prima; eppure si rialzò, rifiutando l’aiuto
di chiunque a compiere tale
azione: voleva dimostrare di essere abbastanza forte da poter gestire
la cosa.
«sto bene. Sto benissimo» disse, tentando di non
far incrinare la voce
«Calmoniglio, portaci da Jamie Bennett. Puoi farlo. Despues
fai lo
que vuoi, rimani con noi, resta neutrale y torna a casa, non
importa, ma intanto portaci
da lui, adesso».
Calmoniglio
scosse la testa. «non potrei neppure volendo»
e non voleva, perché a Burgess c'era Jack senza poteri e
Nord restava sempre un suo carissimo amico: se lo avessero preso,
sarebbbe stato un altro Furetur
assicurato! «sono troppo
debole al momento, se non l’avete notato».
«allora
dovremo andare a Burgess in volo, e sperare di trovare la casa
del ragazzino in tempo limite!» concluse Ljuba, sapendo che
in tutta la
Fabbrica purtroppo non c’erano altri globi di neve oltre a
quelli che Shu Yin
aveva nella bisaccia «Cecilia, se non senti di
poter-»
Per
tutta risposta, la gitana si alzò in volo per prima.
«qualcuno di
voi pensi a Calmoniglio, lo portiamo con noi» disse
semplicemente, pensando che
forse -forse- avrebbe potuto tornare utile come merce di scambio.
Sperava di
non arrivare a tanto, era ancora dell'idea di non fare del male ai
Guardiani, ma voleva premunirsi lo stesso «poi se
mai ti lasceremo
andare».
«potremmo
semplicemente dargli del cioccolato» obiettò Ljuba
«è un
Pooka».
«non
è detto che il cioccolato gli faccia spuntare delle ali,
potremmo
anche ritrovarci un coniglio con sei braccia*»
ribattè Laxie «meglio che voli
con me e basta».
«v-volare?
Ma io-»
Galaxia
non diede ad Aster tempo di dire altro: lo prese per mano e
si alzò in volo con lui, sfruttando il potere di Madre
Natura di controllare il
vento e rendere la permanenza in aria di Calmoniglio più
“stabile”. «non ti farò
cadere» gli disse «te lo
prometto».
Gli
altri li raggiunsero in aria e, senza neppure dare un’ultima
occhiata a Pitch o Mothman, schizzarono via in direzione Burgess.
«mi
spiace per questo imprevisto. Sarebbe stato giusto che avessi
più
tempo per metabolizzare la cosa» disse piano Atticus a
Cecilia che, per tutta
risposta, gli prese una mano e la strinse forte.
Avrebbero avuto tempo per parlare, ma quello non era il momento adatto.
Una
volta che si furono allontanati, Mothman abbandonò la sua
comoda
posizione, raggiungendo Tanith a terra dopo un breve volo silenzioso.
«è strano
che tu abbia voluto sollevarlo dalle sue miserie»
commentò, guardando
distrattamente ciò che restava dell’Uomo Nero.
L’Ephemeride
fece una risata quasi inquietante, mentre diventava
visibile e tangibile, riparando dal sole il corpo martoriato di Pitch
mentre
lo
trascinava all’ombra. «quando il cuore degli umani
si ferma improvvisamente, in
certi casi, c’è un margine di qualche minuto in
cui è possibile intervenire»
disse «figuriamoci un immortale con tanto di fattore di
guarigione!» lo sguardo
della donna serpente divenne quasi folle, e assestò al
petto dell’Uomo
Nero un primo colpo secco. Il suo cuore rispose con un forte battito, e
Tanith
si prodigò a stabilizzarne il ritmo con un massaggio
cardiaco degno di
cardiologo esperto.
La
fine di Pitch Black, la sua vera
fine, non sarebbe arrivata quel giorno.
«Frankenstein vive, vive!»
esclamò Tanith con una risata.
Pitch
emise un suono rauco, riaprendo di scatto gli occhi. Pretendere
che fosse immediatamente cosciente di tutto magari era troppo, ma era vivo!
Era
tutto così confuso. Gli ultimi ricordi che aveva erano di un
grande
dolore e poi…poi niente, il buio completo. Un breve attimo
di sollievo prima di
tornare a soffrire.
I
suoi occhi registrarono due presenze, inizialmente
sfocate, poi
sempre
più nitide. Occhi rossi…una creatura
alata…conosceva quell'essere dalla pelle completamente nera.
Non sapeva dire chi fosse, doveva ancora
“connettere”, ma provava il
desiderio che si allontanasse.
«dai,
Frankenstein non è così brutto».
«mmmh,
che cattivo che sei».
E
l’altra…non aveva mai visto l’altra
creatura dalla lunga coda nera,
ma quegli occhi gialli…no, un momento: l’aveva
vista eccome! Durante il dolore,
appena prima del buio, con una mano dentro il suo corpo!
In
realtà non era nulla di eccezionale: in punto di morte era
possibile
vedere le Ephemerides anche se queste si rendevano invisibili, ma non
era
risaputo.
«dici
che capisce già quel che succede, Mothman?»
L’Uomo
Falena fece spallucce. «mah, non capisce alcunché
neppure
normalmente. Di’, non temi che tornino a guastarti il
brunch?»
«e
perdere le poche speranze che hanno di riacciuffare la piccola
orientale e Babbo Natale? Non possono permetterselo. Come io non potevo
permettere che mi privassero della mia merenda preferita» per
nulla
impressionata dallo stato del viso di Pitch, gli carezzò
dolcemente una guancia
«dopo tutto questo tempo mi sono abituata al suo
sapore».
Mothman
si stiracchiò. «tra guerre e pianificazioni,
tradimenti ed
esecuzioni, morti e resurrezioni, alla fine c’è
sempre una sola vincitrice».
La
donna serpente gli mandò un bacio, e Mothman volò
via, lasciandola
sola con la sua preda. Uccidere qualcuno per poi salvarlo, e soltanto
perché
patisse ancora, così da potersene nutrire: pochi episodi
riassumevano la
natura di Tanith meglio di quello in corso.
Pitch
intanto era riuscito a riprendersi abbastanza da identificare
Mothman, e capire la sua ultima frase. Si potevano dire tante cose
dell’Uomo
Nero, ma non si poteva negare che fosse molto, molto duro a
morire, né
che la parte preponderante di lui avesse un’ostinazione tale
da aggrapparsi
alla vita con le unghie e con i denti anche quando sembrava non esserci
più
speranza.
Poco contava quanto il destino si accanisse su di lui: non si
sarebbe
mai arreso. Mai!
«chi…sei…»
rantolò
debolmente.
«duro
a morire e svelto a riprenderti. Adorabile!»
chiocciò
l’Ephemeride, accarezzandogli i capelli «sono
qualcuno che ti conosce molto
bene, e da molto tempo. Dimmi, generale Pitchiner: come stai?»
Per
qualche istante, l’Uomo Nero ebbe un curioso mutamento: quei
pochi
centimetri di pelle non coperti da ustioni orrende assunsero un colore
rosa chiaro, e le iridi, da oro pallido inquinate di ombre nere,
divennero
di un color
oro intenso e brillante, come quelle di Emily Jane.
«c-credevo...di
essere-» prese fiato «morto, io
lo…volevo».
Pitch
Black non si sarebbe mai arreso.
Il generale Kozmotis Pitchiner,
invece, lo aveva fatto molto tempo prima.
«oh,
Kozmotis… a nessuno è mai importato nulla di quel
che volevi tu»
disse Tanith, con una compassione del tutto falsa.
Un
colpo di tosse, un battito di ciglia, e l’Uomo Nero
tornò ad essere
tale, senza alcun ricordo di ciò che era appena accaduto.
«chi...sei» ripeté
«c-cosa…vuoi?!»
Tanith,
come se nulla fosse, spezzò le corde dorate che lo tenevano
legato, e prese con delicatezza il suo braccio sinistro, trascinandolo
fuori
dalla protezione dell’ombra. Pitch gemette per quel nuovo
dolore, e lei sorrise.
«nutrirmi».
Lo
spostò, facendo sì che poggiasse la testa su
parte della lunga coda.
Ignorò deliberatamente lamenti e tentativi di contorcersi,
riprendendo ad
accarezzargli la testa in un modo che a Pitch risultava molto familiare.
«nei
momenti in cui ti sentivi abbattuto, o depresso, non facevano
forse così? Sia tua moglie, possa riposare in pace, che
Millaray. Poggiavi il
capo sulle loro ginocchia, e tornava tutto a posto. Erano bei tempi, ma
tu hai
un talento innato nel rovinare tutto».
L’Uomo
Nero iniziava a credere di stare impazzendo, che quelle fossero
visioni, che la donna serpente fosse tutto un parto della sua mente.
D’altra parte quella
voce carezzevole gli
suonava così conosciuta…la voce del suo
rimorso…
Ma
all’improvviso tutto finì. Si sentì un
tonfo sordo e, dopo un breve
sibilo, Tanith scomparve. La neve attutì il colpo
alla testa di Pitch, quando cadde, e
voltandosi verso destra l'Uomo Nero vide una lunga freccia dorata.
«Pitch…!»
Quella
voce.
L’ultima
volta che l’aveva sentita risaliva a moltissimo tempo prima,
perché
in seguito il suo possessore aveva iniziato a comunicare solo tramite
figure.
Fili
di sabbia dorata lo avvolsero, mettendo anche il suo braccio al
riparo, e lo sollevarono con estrema delicatezza, come temendo che
potesse
rompersi da un momento all’altro.
Lo
sguardo dolorante, stanco ed incredulo dell’Uomo Nero
incontrò
quello altrettanto incredulo di Sandman,
il suo avversario naturale, il
suo
nemico principale, colui che aveva trafitto con una freccia giusto
pochi mesi
prima.
Colui
che gli stava salvando la vita.
* Rise of the Guardians
wiki vuole che, mangiando cioccolato, i Pooka riescano ad ottenere
degli "upgrade" ma, se ho capito bene, non si sa mai di che natura
saranno. Di recente ho anche scoperto che i Pooka avevano il potere di
viaggiare indietro nel tempo ma, essendone anche i custodi, era loro
proibito utilizzare questa capacità per cambiare gli eventi.
Effetto farfalla, strappi nel tessuto della realtà (?)
è una cosina delicata, insomma.
- La canzone che Tanith e Mothman intonano assieme si chiama "Sotto i
raggi del sole", di Brusco, ed è ovviamente un rifacimento
di "Abbronzatissima". Perfetta per Pitch, che evidentemente si
è
dimenticato la crema SPF 50... ok, ignorate quest'ultima cosa :'D
- per il passato tragggggico
dell'Uomo Nero (no, è tragico davvero) vi rimando sempre
alla ROTG
wiki. Però lasciate perdere adorabili arciduchesse
e
famiglie nobili poco carine, quella è "roba" mia :D Che i
Dream Pirates abbiano ucciso la moglie del generale Pitchiner nostante
gli sforzi
di questi per tenere al sicuro lei ed Emily Jane, però, non
lo
è. Quello è tutto vero.
Ok, note varie a parte
*evita le mitragliate
delle fan di Pitch Black* calme, donne! Lo so, ha passato un brutto
quarto d'ora, ma adesso avrà un dovuto momento di calma, e
poi...è tornato Sandy!
*le fan di Sandman festeggiano. Una in
particolare xD* D'ora in poi lo si vedrà di più,
per la
gioia di tutti quanti. Tutti amano Sandman :D
Oh, e il generale Pitchiner non è scomparso del tutto,
visto?
Gioite! *rumore di grilli e ululato di coyote* oook, ho afferrato il
concetto.
E niente, grazie a tutti
coloro che hanno
letto e recensito il capitolo precedente :) sono sempre contenta di
conoscere i vostri pensieri riguardo questo sproloquio immane, per cui
non fatevi scrupoli a dirmeli, quali che siano, perché non
mi
disturbano affatto, anzi! :D
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 27 *** Capitolo 26 ***
Capitolo
26
«…kovich!!!»
Soltanto
parte dell’esclamazione preferita di Nord arrivò a
Burgess,
appena prima che egli cadesse bocconi sulla strada asfaltata davanti a
casa di
Jamie.
«perdona
l’atto brusco, St. North xiānsheng, ti
prego. Ho dovuto
muovermi in fretta» disse Shu Yin «e dobbiamo
continuare a muoverci in fretta
tuttora. I miei simili hanno il potere di Jack Frost e, dalle
informazioni che
ho su di lui, Jack vola alla velocità del vento. Il fatto
che il potere sia
frammentato li rallenterà, ma non sappiamo
quanto».
Babbo
Natale era ancora stordito e confuso. Aveva pensato che Shu Yin
fosse dalla parte dei suoi simili, aveva avvelenato
l’Uomo Nero, a lui
aveva impedito di fare qualsiasi cosa per aiutarlo, e poi…!
Tutto
avrebbe immaginato meno che la sua fosse solo una strategia, e
impadronirsi dei cristalli era stato un bel colpo: fuggire senza
privarli di
essi sarebbe stato completamente inutile, perché avrebbero
potuto ritrovarli
subito. Solo…
«dammi
del tu e chiamami Nord, è più semplice»
disse, rialzandosi più
velocemente che poteva «ma Calmoniglio, perché non
l’hai…?»
«può
darsi che Calmoniglio stia bene lì
dov’è e con chi è» disse la
ragazza «non concordava con nulla di quel che hai affermato
riguardo a qualsiasi
cosa» osservò «credo che quel
che l’Uomo Nero gli ha fatto passare abbia
portato a tracimare un vaso già colmo oltre ogni misura.
Ricordo come
Calmoniglio mi ha parlato di lui durante i miei primi tre giorni di
vita, lo ha
dipinto come un mostro» disse «cosa a cui in
effetti si avvicina molto».
«pensa
così perché tanto tempo fa Pitch
sterminò intera razza di Pooka»
le rivelò Nord «solo Aster si è
salvato. Fu grande disgrazia, ma Pitch allora
era molto peggio di com’è oggi, anche se a te
può sembrare impossibile: era
diventato da non molto una creatura oscura, molto-molto oscura, da
quello che
so io, del tutto fuori controllo. Anche tempo dopo, quando io, altri
tre
Guardiani e Nightlight abbiamo affrontato lui qui sulla Terra le prime
volte,
Pitch era autentica belva assetata di sangue. Se si confronta quel
Pitch Black
con quello di oggi, Pitch di oggi è dolce raggio di
sole!» commentò Babbo
Natale «questo miglioramento che c’è
stato man mano fa pensare che uomo buono
che era un tempo non è da dare per perso, e che lotta per
tenere sotto
controllo oscurità, o forse per uscirne, anche se questo
è molto difficile,
ormai…»
«può
essere che sia addirittura impossibile, visto che ormai dovrebbe
essere morto» replicò la ragazza «casa
di Jamie Bennett è questa» indicò alla
propria destra «o quella di fronte?»
indicò a sinistra.
«modo
in cui parli tranquillamente di destino di Pitch mi spaventa, Shu
Yin» ammise Nord, guardandola dritta negli occhi con aria
seria. Stare con
l’Uomo Nero le aveva fatto proprio male, a parer suo
«ti comporti da persona
fredda come ghiaccio di Polo Nord, e cambi alleanze facilmente come
banderuola
cambia direzione in base a vento. Non so cosa pensare di te».
Shu
Yin sostenne il suo sguardo a lungo.
Molto a
lungo.
«puoi
pensare che ho avvelenato l’Uomo Nero in cambio della
restituzione del senno a Jack, che così facendo ho salvato
la vita a te,
Calmoniglio e tutti coloro che altrimenti sarebbero stati vittime di
Black xiānsheng,
che ho aiutato Madre Natura restituendole parte del suo potere e
ti ho
evitato un Furetur Potentia che sarebbe giunto
sicuramente, se non ti
avessi portato via» disse tranquillamente «o puoi
pensare che sia una persona
brutta e cattiva per aver cercato di sopravvivere a un noto pericolo
pubblico,
per aver contribuito alla sua eliminazione e per essermi rifiutata di
stare con
cinque persone che mi considerano piuttosto
“sacrificabile”» ovviamente aveva
concluso ciò pensando all’inutilità del
furto di senno a Jack e le relative
conseguenze per lei stessa «perché
quand’è al dunque io ho fatto esattamente
questo. La scelta è soltanto tua, ma quale che sia -e
perdonami se sembro
scortese- non m’interessa affatto. Dimmi qual è la
casa di Jamie Bennett» gli
intimò «poi fai ciò che vuoi e vai dove
vuoi».
“e
Calmoniglio definiva lei ‘adorabile’? Io ho
concetto diverso di
adorabile!” pensò il russo, piuttosto scosso.
«ehi,
ma quello…»
«gente,
è Babbo Natale!»
Entrambi
udirono le voci dei ragazzini provenire dalla finestra della
casa sulla destra.
«penso
che non ci sia più bisogno che tu mi dica nulla,
Nord» disse Shu
Yin «ora non resta che…»
Lo
sguardo della ragazza si fissò sulla finestra, e
ammutolì. Il suo
corpo si mosse da solo, avanzando verso la casa senza che lei ne fosse
del
tutto conscia, perché aveva visto qualcuno…
«Jack,
che fai?!»
«che
vuoi fare?!»
A
nulla valsero le grida e le domande dei ragazzini: prima che questi
riuscissero a fare qualunque cosa, e prima che Nord realizzasse
ciò che stava
per accadere, Frost aveva già preso una breve rincorsa e si
era letteralmente
lanciato fuori dalla finestra, incurante di non poter volare, della
guerra, di
Dentolina o di qualsiasi altra cosa!
«Jack!!!»
urlò Nord, correndo verso il collega Guardiano che,
nonostante fosse caduto malamente finendo persino per spaccarsi un
labbro, si
stava già rialzando «Jack, credevo che senno ti
fosse-»
«non
-ora, Nord!» scandì Frost,
allontanandolo bruscamente senza
neppure guardarlo. I suoi occhi color ghiaccio vedevano solo una cosa,
anzi,
solo una persona: Shu Yin.
Avanzò
barcollando, col cuore che martellava nel petto e il desiderio
fortissimo di raggiungere quella splendida, magnifica, meravigliosa
ragazza dai
capelli corvini. Non aveva idea di chi fosse, non l’aveva mai
vista prima di
quel momento, ma chi se ne importava? Riusciva a pensare solo a quanto
fosse
bella, a quanto gli sarebbe piaciuto accarezzare quella pelle
così bianca e
perfetta che avrebbe potuto essere fatta della neve più
pura, a quanto avrebbe
desiderato baciare quelle labbra rosee per ore, stringere
il suo corpo
flessuoso tra le braccia ogni giorno e ogni notte nella passione
più ardente,
perdersi vita natural durante nella bellezza dei
suoi…occhi…
Fu
come essere colpito da un pugno in pieno volto. L’incanto si
spezzò
nell’istante in cui Jack Frost poté guardare
meglio gli occhi della ragazza.
Improvvisamente
nulla fu più come prima. Una parte di lui continuava a
volerla disperatamente, ma l’altra gli urlava che
c’era qualcosa che non
andava, o anche più di “qualcosa”, e lui
non poteva ignorarla. Le ombre nere
che vedeva negli occhi di quella ragazza gli erano familiari: aveva
avuto modo
di vederle bene su quelli di un’altra persona, prima che
questa lo colpisse e
lo gettasse in un crepaccio in Antartide.
Si
rese conto di quell’ impossibile somiglianza, e solo allora
notò
l’espressione fredda che c’era su quello stupendo
viso, solo allora notò che il
desiderio di venirgli incontro -seppur presente e visibile nello
sguardo della
ragazza- era brutalmente represso e controllato, solo allora
notò quanto avesse
irrigidito le sue membra, decisissima a non cedere.
S’irrigidì
a sua volta. Improvvisamente il mondo attorno a quella
ragazza riacquistò corpo e senso. Jack aveva appena capito
chi gli stava
davanti. «Shu
Yin» riuscì a dire, con voce arrocchita. Quello
era il nome
riferitogli da Jamie.
La
ragazza fece un leggero inchino. «ciao, Jack».
Il
Guardiano deglutì e chiuse gli occhi, cercando di scacciare
tutte le
fantasie che gli erano esplose nella mente su come avrebbe potuto farla
ridere,
farle una qualsiasi domanda solo per sentirla parlare, o fare altro
per
sentirla chiamarlo nell’estasi più pura…
Maledizione,
persino la sua voce gli faceva effetto, persino quella!
«Jack…»
Nord gli mise le mani sulle spalle «tu-»
«p-penso
ancora tutto quel che ho detto a Dentolina…penso ancora
tutto
quello che ho detto» farfugliò «m-ma
adesso io, adesso…adesso capisco.
Nord, quando hai visto Ljuba…»
«da,
Jack. Immagino molto bene. Prima volta è stata
così anche
per me e altri, ma ti abituerai» cercò di
rassicurarlo «fai respiro profondo,
ragazzo».
Gli
sembrava di rivedere in Jack il se stesso di cinquecento anni
prima, con la differenza che lui non si era gettato da una finestra per
raggiungere Ljuba, perché ovviamente Manny aveva fatto
sì che l’incontro
avvenisse in sicurezza. Però non poteva negare che in quel
momento, se Ljuba
fosse stata in fondo a un precipizio e lui in cima, si sarebbe gettato
di sotto
senza remore pur di raggiungerla!
«so
che non volevi incontrarmi a causa di…quello che
sono» disse Shu
Yin, indicandosi «anch’io avrei preferito evitarlo
e rispettare la tua volontà,
ma non ho proprio potuto. Io e Nord siamo fuggiti dai miei simili,
sanno che
sei qui, non voglio dar loro la possibilità di
colpirmi
facendo del male a
te».
Bene,
Frost era ufficialmente più confuso che mai: non riusciva
proprio
a comprendere le dinamiche per cui Shu Yin -che teoricamente avrebbe
dovuto
essere stata sequestrata da Pitch- Nord e gli Insorti avessero potuto
trovarsi
tutti assieme, a meno che Pitch super potenziato li avesse catturati
tutti e
poi…già, poi cos’era successo?
Perché vedeva molto difficile uscire vivi da un
confronto con super Pitch. «Nord, mi sa che devi spiegarmi un
paio di cose».
«una
volta che saremo via da qui ti diremo tutto ma-»
avviò a dire Shu
Yin, ma Jack non le fece finire la frase.
«no,
senti» Frost riaprì gli occhi, facendo un breve
sospiro seccato
nel sentirsi di nuovo attratto da lei, ombre negli occhi o meno
«se devo venire
con te da qualsiasi parte, prima voglio sapere cos’accidenti
è successo!»
«Jack,
per favore, non c’è tempo! Pitch
ormai sarà morto, e i
miei simili staranno già venendo qui per tutti e tre,
dobbiamo andare via!»
esclamò concitata, vedendo che quel testardo non voleva
saperne di seguirla
senza fare domande.
«aspetta…che
vuol dire “Pitch ormai sarà
morto”?!» allibì Frost «non
era super potente?!»
«cosa?
Pitch morto?»
Anche
Jamie e tutta la compagnia erano usciti di casa, sia per sentire
le ultime novità…
«bella
bella bella…»
Che
per vedere Shu Yin più da vicino, almeno nel caso di Monty,
che la
stava fissando a bocca spalancata e, no, in ciò la magia non
c’entrava granché.
«da,
ormai temo che lo sia, lo hanno gettato sotto il sole dopo
essersi presi suo potere» annuì Nord con aria cupa
«io ho fatto di tutto per
convincerli a non ucciderlo, ma non mi hanno dato retta. Avevo
avvertito Pitch
che facendo male torna indietro male, e pensavo davvero che se lo
meritava, ma
morte è troppo, e io non ho potuto fare niente!»
esclamò il russo, realmente
contrito «i Guardiani difendono, non attaccano, salvano, non
uccidono!»
«ma
Calmoniglio non era con te? Tu sei malridotto, ma lui…che
fine ha
fatto?» gli chiese Jack, seriamente preoccupato. Lui e coda
di cotone avevano
un passato di mal sopportazione alle spalle, ma le cose erano cambiate,
seppur
continuassero a discutere e punzecchiarsi amabilmente ogni volta che
s’incontravano.
«può
darsi che Calmoniglio abbia ampliato le sue vedute riguardo il trattare
con rinomati pericoli pubblici, sia come sia è ora che ce ne
andiamo! Ragazzi,
mi spiace di non avervi conosciuti in un’occasione migliore,
forse in futuro
avremo modo di rimediare» disse a Jamie e compagnia
«ma ora vi consiglierei di
tornare in casa, chiudere porte e finestre ed evitare di uscire in
strada
qualunque cosa vediate o sentiate. Ed è meglio che non
abbiate idea della
nostra destinazione, almeno non potranno estorcervela con qualche
incantesimo…»
Tanta
roba da digerire e zero tempo per farlo, cosa che iniziò a
risvegliare in Jack un certo mal di testa.
«cioè…aspettate, vuoi dire che i
tuoi simili potrebbero fare del male ai bambini e che Calmoniglio
è dalla parte
degli Insorti, adesso?! Non ci credo!» sbottò.
«non
penso che coinvolgerebbero degli innocenti, ma meglio cautelarsi
lo stesso» ribatté lei prontamente
«quanto a Calmoniglio invece c’è poco
altro
da dire, l’Uomo Nero gliene ha fatta una di troppo e lui ha
detto basta».
Calmoniglio
un traditore? Gli sembrava impossibile. Aveva i suoi
difetti, primo tra tutti essere un po’troppo
“serioso”, ma se c’era una
creatura leale e tutta d’un pezzo quella era il Pooka,
persino Jack lo aveva
ben chiaro. Cos’accidenti gli aveva fatto Pitch?! Ma non era
il solo per cui
era in ansia. «e Dentolina…»
«lei
e Madre Natura ormai dovrebbero essere evase dalla loro prigione.
La tua ragazza dovrebbe star bene».
Né
per Shu Yin né per Jack sarebbe stato facile convivere con
il legame
che erano costretti a condividere ma, come aveva detto Nord, ci
avrebbero fatto
l’abitudine, anche perché lei non intendeva
assolutamente insidiare Jack
in alcun modo; poco importava che fosse stata creata per fare proprio
una cosa
del genere, anzi, era un motivo in più per non farlo, e
oltretutto Jack era già impegnato.
Non poteva negare di sentirsi
attratta da lui…no, non
solo attratta, quasi calamitata…ma allo
stesso tempo percepiva di
essersi “sviluppata” diversamente da come avrebbe
dovuto, e che si erano create
varie incompatibilità che, anche volendo farlo, sarebbero
state difficili da
superare. «solo
una cosa, Jack» tese una mano in avanti «potresti
toccarmi? Anche
per un attimo? Se il mio cristallo si attivasse potremmo viaggiare
più
comodamente».
Jack
rimase immobile per qualche attimo, ma poi allungò a sua
volta una
mano, esitante come se temesse di scottarsi e, quando le loro mani si
sfiorarono, entrambi sobbalzarono come se si fossero bruciati davvero.
Frost
fece scivolare le proprie dita tra quelle di Shu Yin, finendo a
stringerle la mano in una presa quasi disperata, ma non gli bastava. La
sensazione di “sbagliato” nei suoi riguardi non era
affatto scomparsa,
tutt’altro, più la guardava più questa
si acuiva, ma voleva di più, pensò
mentre l’attirava a sé, voleva-
SCIAFF!!!...
Ok,
“voleva” tante cose ma non essere schiaffeggiato.
Il
colpo lo fece tornare in sé, e si allontanò
bruscamente. «scusami,
mi dispiace, io di solito…ecco, di solito non faccio
così, non salto addosso
alle ragazze che non conosco, te lo giuro».
Shu
Yin si massaggiò la mano. «lo so. È
tutto a posto» lo rassicurò
«non è colpa nostra se siamo costretti a
desiderarci, basta ricordare che non
lo vogliamo davvero, e comunque hai sentito Nord: le cose
miglioreranno. Con
gli altri è successo».
Jack
annuì. «lo spero, perché io amo
Dentolina» ammise con grande
candore «non vorrei mai darle altri motivi per soffrire.
Farò di tutto per
abituarmi, ma se mi vedi sul punto di cedere schiaffeggiami ancora,
ok?»
«spero
che non sarà necessario».
Nord
li osservò sospirando. Aveva capito il motivo per cui Shu
Yin era
andata a prendere Jack, e inizialmente era stato dell’idea
che quei due
dovessero incontrarsi, ma nella situazione attuale avrebbe reso
l’atmosfera
ancora più tesa.
«forse
fate davvero meglio ad andare» disse Jamie «se qui
non è un
posto sicuro per voi è meglio che partiate subito».
Il
Guardiano del Divertimento si voltò verso il ragazzino.
«dici?»
«ricorda
quel che ti hanno fatto. Se vi cercano è meglio che non vi
facciate trovare. Però ogni tanto cercate di mandarci vostre
notizie, va bene?»
«ma
se venissero qui, vi trovassero-»
«non
sapremmo dire loro niente, e comunque non penso che ci farebbero
del male. Sandelle ha aiutato mia sorella, altre due di loro hanno
aiutato noi
contro gli Incubi, e poi c’è Calmoniglio. Sono
pericolosi, ma non penso che se
la prenderanno con noi, sarebbe inutile».
Jamie
Bennett era un ragazzino ma, forse anche perché era stato il
primo
che fosse riuscito a vederlo, Jack si fidava del suo istinto: non aveva
sbagliato nell’avvertirlo che in Conca De El Sol
c’era qualcosa che non andava,
per cui se gli diceva di non indugiare oltre a Burgess
forse era bene dargli
retta. Però… «non posso lasciarvi senza
protezione».
Shu
Yin tirò fuori dalla bisaccia un globo di neve, e lo diede a
Jamie.
«se le cose si mettono male, sussurra il nome del luogo dove
vuoi andare e poi
lancialo a terra. È un portale magico».
«figo!»
esclamarono i gemelli.
«grazie»
disse Jamie.
Shu
Yin si voltò verso i due Guardiani. «credo che
più di questo non
possiamo fare, ma dovrebbe andar bene».
Nel
frattempo l’elfo, avvedutosi della presenza del suo capo solo
un
minuto prima, uscì di casa e raggiunse Babbo Natale correndo
e scampanellando.
«Dingle!»
esclamò Nord «spero che ti sei comportato bene e
non hai
fatto danni come tuo solito!»
L’elfo
scosse la testa, quasi offeso.
«bene»
disse Shu Yin «Jack, stai a contatto con Nord. Dingle, per
favore, fai la stessa cosa» una volta che tutti furono in
posizione, la ragazza
pose una mano sull’avambraccio di Nord
«andiamo».
“One
Zero One Ocean, Santa Monica”.
Alla
fine l’Uomo Nero le era stato utile a qualcosa.
***
“ehi,
sto parlando con te”.
“va
bene, parlando per modo di dire, ma mi sto rivolgendo a te”.
“dov’è
Nord? Che accidenti è successo?!”
“cosa
ti è successo? Chi ti ha ridotto
così?”
“chi
era quella creatura che ti stava facendo del male?”
“dai,
rispondimi, lo so che riesci a parlare, su!...”
La
sera prima, dopo aver litigato con i suoi compagni ed aver fatto il
proprio dovere coi sogni dei bambini, Sandman si era addormentato come
un sasso
dentro la propria nave. Era stato un modo come un altro per smaltire il
nervosismo accumulato -sempre meglio che partire all’attacco
di chicchessia
alla testa di un branco di mostri di sabbia dorata- ed effettivamente
aveva
funzionato: svegliatosi giusto un paio d’ore prima, il primo
pensiero che aveva
avuto era stato quello di andare a scusarsi con tutti gli altri
Guardiani per
il proprio comportamento.
La
prima tappa era stata Punjam Hy Loo, e già da lì
aveva iniziato ad
inquietarsi: non solo non aveva trovato Dentolina, ma aveva notato un
certo
disordine in tutto l’edificio -residui della pesta post
matrimonio- e nessuna
fatina si era curata di guardarlo in faccia, quando aveva cercato di
parlare
con alcune di esse per chiedere informazioni.
Confuso,
ma rifiutandosi ancora di pensare al peggio, si era dunque
diretto al Polo Nord. Così come Jack Frost, che si muoveva
alla velocità del vento,
anche Sandman negli spostamenti era più veloce
rispetto ad
altri spiriti, ed
era stata una fortuna perché chissà
che fine
avrebbe fatto Pitch, se ci
avesse messo
più tempo!
Non
ci aveva pensato due volte: appena si era avvicinato abbastanza da
poter prendere bene la mira, aveva scagliato una freccia contro quella
creatura
che, in tutta la sua lunga vita, non gli era mai capitato
d’incontrare. Non
l’aveva colpita, la freccia l’aveva attraversata
come fosse stata incorporea,
ma ciò che contava era che fosse riuscito a scacciarla e
poter aiutare Pitch,
malridotto come non l’aveva mai visto.
I
loro compiti erano diametralmente opposti, erano avversari da secoli
e secoli, ma se Sandman avesse detto di odiare Pitch Black avrebbe
mentito.
Certo, quando aveva temuto che Pitch avesse fatto qualcosa di male a
Sandelle
era andato completamente fuori di testa, ma quello era un caso
particolare, una
“passata” di cui si vergognava persino: i pensieri
che aveva avuto in quel
frangente non avrebbero dovuto mai neppure sfiorargli la mente!
“ti
ho salvato la vita, ho trovato Punjam Hy Loo in condizioni strane e
il Polo Nord vuoto, yeti sconvolti a parte, sei qui nella mia nave, ti
sto
aiutando…dimmi almeno qualcosa, accidenti”.
In
un altro frangente Sandy si sarebbe comportato diversamente, ma
ciò
che aveva trovato -o non aveva trovato!- l’aveva allarmato
non poco. Lavorando
e poi dormendo si era perso tutto quel che era accaduto dal litigio in
poi, ed
erano successe talmente tante cose!...
Pitch
Black, con assurda ostinazione, si rifiutò ancora di dire
qualsiasi cosa. Era incredibile come Sandman, che pure non parlava
davvero,
riuscisse a risultargli seccante. Da quando lo
aveva trovato, non
vedendolo mai sprofondare nell’incoscienza seppur fosse
debole, il Guardiano non
aveva fatto altro che incalzarlo con domande su domande, ma Pitch aveva
voglia
di tutto meno che di parlare con lui.
O
con chiunque.
«lasciami
in pace» disse con appena un filo di voce, socchiudendo gli
occhi.
Non
l’avrebbe mai detto ad anima viva, ma poche volte nella
propria
esistenza si era sentito come in quel momento. Se avesse dovuto
definirlo,
avrebbe detto “rotto”. Una
definizione semplice, con un ché d’infantile
forse, ma perfettamente calzante.
Shu
Yin l’aveva avvelenato e mandato a morire, Millaray,
nonostante
stesse male a sua volta, non si era fatta scrupoli a gettarlo sotto il
sole, né
se ne sarebbe fatti ad ucciderlo con le proprie mani.
Fino
all’ultimo Pitch aveva creduto -sperato- che
avrebbe cambiato
idea, che lo avrebbe risparmiato: doveva provare ancora forti
sentimenti per
lui, ne era sicuro, non poteva essergli indifferente, o non avrebbe
pianto in
quel modo quando avevano parlato da soli…e invece no. Tra
quei forti sentimenti
era decisamente l’odio a prevalere.
Quello
commesso quattrocento anni prima verso di lei era un atto che
non sarebbe stato mai perdonato e, ormai l’aveva capito,
quando lei sarebbe
tornata a cercarlo -perché l’avrebbe fatto,
sentendolo ancora vivo- l’avrebbe
fatto solo ed esclusivamente per finire il lavoro, per tagliare i ponti
col
passato e godersi la vita col suo uomo.
Atticus
Toothian non era una parentesi. Aveva voluto crederlo a lungo,
ma non lo era, non lo era mai stato: era il marito di Millaray, lei lo
amava
come un tempo aveva amato lui -o forse anche di più, se
aveva accettato di
sposarlo- e Atticus l’amava altrettanto. Nei momenti che
avevano preceduto la
sua esecuzione, e anche durante essa, non gli aveva visto fare nulla
che non
avrebbe fatto anche lui stesso.
La
sua Mila non era più “sua”, non gli
apparteneva più, ormai era
chiaro. Tutto stava a farsene una ragione. Chissà se ci
sarebbe mai riuscito!
A
parte ciò, comunque, era più che determinato a
fare una cosa:
riprendersi in qualche modo il proprio potere oscuro. Con quella stilla
infinitesimale che gli avevano lasciato non avrebbe potuto combinare
proprio
nulla, e comunque…insomma, Millaray magari non era
più sua, ma l’oscurità sì,
che diamine!
Doveva
riaverla assolutamente, e non solo per una questione di
principio, o perché quei sei rischiavano di esserne
corrotti: gli era più
necessaria che mai perché doveva difendersi, e
non dal quintetto con
relativo esercito, non da Shu Yin, e neppure dai Guardiani, o da
Nightlight con
l’armata che stava radunando -di cui era a conoscenza, come
gli Insorti, grazie
a Calmoniglio-…no.
Era
di lei che aveva paura, della donna serpente con
gli occhi
gialli e la pelle viola, l’amichetta dell’Uomo
Falena, inquietante quanto lui,
ma forse più pericolosa.
Non
era sicuro al cento per cento riguardo quel che era accaduto,
avrebbe dovuto rifletterci meglio in seguito ma, da quel che era
riuscito a
capire, quella creatura gli aveva fermato il cuore per poi farglielo
ripartire,
e “nutrirsi” -così aveva detto-
chissà come e chissà di cosa, mentre gli faceva
del male e lo accarezzava.
Al
momento si sentiva piuttosto al sicuro, nonostante si trovasse nella
nave del suo avversario principale, circondato, sostenuto e a tratti
quasi
coccolato da un mare di sabbia dorata…ma era
davvero così? E se sì, per
quanto?
Poi,
cosa intendeva dire quella creatura quando aveva detto di
conoscerlo “molto bene e da molto tempo”? Lo aveva
persino chiamato “generale”
chiedendogli come stava, appena prima di quell’inspiegabile
attimo di buio
completo, ma lui non era più un generale da molto tempo, e
non tutti erano a
conoscenza del suo passato, per lui stesso sempre più
sfocato…
“vorrei
lasciarti in pace, Pitch, ma non posso. Devi dirmi
cos’è
successo, perché ho la vaga idea di essermi perso tante
cose…”
«no,
Sandy, macché» sbuffò Pitch
«solo l’inizio di una guerra…»
tossì,
poi gemette per il dolore che si propagò in tutto il corpo.
Mesi prima aveva
creduto che nessuno avrebbe potuto ridurlo peggio di come avevano fatto
i
Guardiani e i suoi stessi Incubi, beata ingenuità!
“l’inizio
di COSA?! Stai scherzando?!” allibì
Sandman “io non so
nulla di alcuna guerra, neppure l’Uomo nella Luna mi ha detto
niente!”
«non
che sia questo…chiacchierone» commentò
debolmente l’Uomo Nero «ma
devi essertelo perso dormendo» sentiva le palpebre farsi
sempre più pesanti secondo
dopo secondo, ma cercava ancora di resistere «il russo e il
Pooka lo
sapevano…già…il
Pooka…»
“Calmoniglio?!
Cosa gli è successo?! Cosa gli hai fatto?!”
Non
si sa come, Pitch trovò la forza di stendere le labbra
tumefatte in
un sogghigno che, in quel modo, risultava veramente raccapricciante.
«non
vuoi…saperlo» rantolò «ma
alla fine lui…e Nord stanno…meglio di me
e…è facile
che ritrovi il Pooka dall’altra parte…del campo di
battaglia, ormai, se-» tossì
di nuovo «Galaxia ha finito di convincerlo».
“come?!
Galaxia?! Che vuoi dire? No, non addormentarti ora!” il
Guardiano smise di formare figure di sabbia, vedendo Black cedere alla
stanchezza.
Avrebbe
continuato l’interrogatorio in seguito, ma intanto poteva
riflettere sulle informazioni che era riuscito ad ottenere.
“se
‘dall’altra parte del campo di battaglia’
c’è Galaxia, allora…”
C’era
anche Sandelle. Doveva esserci per forza, i cinque doni avevano
ben dimostrato la tendenza ad agire sempre tutti assieme.
Cielo,
Sandelle coinvolta in una guerra?! Gli sembrava impossibile, ma
la guerra in sé gli sembrava assurda. Davvero i loro ex
volevano combatterli? Ma
perché?! Se n’erano andati via quattro
secoli prima, avevano troncato ogni
rapporto con loro…quante volte avrebbe voluto scusarsi in
ginocchio con la sua
dolce Sandelle, quante volte aveva sognato di riuscire a trovare il
modo di
farlo, di dirle quanto si sentiva stupido per averla rinchiusa, quanto
gli
dispiacesse, quanto l’amasse…ed ora lei e gli
altri tornavano così, solo per
attaccarli?!
Scosse
la testa, e si asciugò rapidamente una lacrima. Non
c’era né
tempo né ragione di piangerci sopra, specialmente
se…no, no: Calmoniglio non
avrebbe mai abbandonato la squadra per passare dall’altra
parte, era fuori
discussione, non intendeva assolutamente crederci.
Se
solo avesse trovato qualcun altro, chiunque altro, in grado di
dirgli qualcosa in più…
Si
mordicchiò il labbro inferiore, occhieggiando il panorama
esterno
alla propria nave, costituito unicamente da un mare di nuvole
somigliante ad
uno spesso strato di panna montata. Forse quella che stava pensando
sarebbe
stata una mossa azzardata, ma al momento non ne vedeva di migliori: era
in
cerca d’informazioni che Pitch, al momento, non poteva
dargli, e chi meglio
dell’Uomo nella Luna in persona poteva fornirgliele, dal
momento che sembrava
quasi onnisciente? Forse Pitch aveva ragione, Manny aveva cercato di
contattarlo mentre dormiva e lui se l’era perso, ma era un
problema che poteva
essere risolto alla radice…
“e
così farò” pensò mentre la
nave, rispondendo ad un suo comando
telepatico, iniziò ad innalzarsi sempre di più,
verso la stratosfera e oltre!
“almeno il principe potrà dirmi direttamente se
posso fare qualcosa di concreto
in tutto ciò”.
Era
curioso il modo in cui, man mano che si allontanava dalla Terra, la
sua nave tendesse a velocizzarsi. In un certo senso era come se ci
fosse
qualcosa in quel pianeta, forse la sua stessa atmosfera, che ne
limitava le
potenzialità: era un bel mistero, e Sandman non era mai
stato qualcuno che
capiva molto di scienza o di magia, ancor meno se queste venivano messe
insieme. Prima di diventare il Guardiano dei Sogni era stato un pilota
spaziale, non uno scienziato, un mago o un alchimista! Se poi il
principe non
l’avesse salvato con la sua magia -e sì che ai
tempi Tsar Lunar XII soltanto un
bambino- rendendolo ciò che era, ormai sarebbe stato la
mummia di un
pilota spaziale morto. Motivo per il quale lui, dopo Nightlight, era
forse il
più grande lealista di Manny.
Diede
un’occhiata a Pitch. Probabilmente Manny non sarebbe stato
felice
di sapere che nella nave c’era anche lui, ma al momento non
era proprio in
condizioni di nuocere.
“chi
lo avrà ridotto così? La donna
serpente?”
Glielo
avrebbe sicuramente chiesto in seguito, se il principe non
glielo avesse detto.
La
nave di Sandman ormai si muoveva ad una velocità talmente
elevata
che, dopo circa un quarto d’ora, arrivò
più o meno a distinguere il punto dove,
da quel che ricordava, si trovava l’ingresso per il Moon
Clipper. Sfregò le
piccole mani. Qualunque fosse la situazione era sempre emozionante
l’idea di
vedere il principe di persona, e trovava un peccato che fosse
successo
solo pochissime volte.
La
nave si fermò a qualche metro dalla superficie lunare, e
Sandman
scese, fluttuando leggero a pochi centimetri dal terreno. Se sulla
Terra si
sentiva leggero, sulla Luna era ancora meglio!
Svolazzò
tranquillamente verso l’ingresso, convinto che almeno quella
sarebbe stata una gita tranquilla, ma…
“cosa
sono quelle macchie?” si chiese, avvicinandosi al terreno.
Erano
delle chiazze color rosso scuro, non troppo grandi, di un liquido
che ormai era secco. Una strana angoscia iniziò a
serpeggiare dentro di lui.
“sembra
sangue…ma non può essere sangue”
pensò, decidendosi a entrare
“non è possibile”.
Pensava
questo, ma ciò che aveva sotto gli occhi diceva il
contrario:
c’erano gocce e schizzi di sangue lungo tutto il corridoio,
ed era inutile
negare a se stesso la natura di quella sostanza, così come
illudersi che
potesse appartenere, magari, ad un Nightlight ferito di rientro dalla
terra.
Non serviva appartenere al CSI per capire che la direzione di quelle
tracce
andava dall’interno dell’edificio verso
l’esterno, e non il contrario; quali
che fossero i fatti, dunque, si erano svolti lì dentro.
Sempre
più allarmato e spaventato all’idea di quel che
avrebbe potuto
trovare, eppure deciso a proseguire, Sandman finì con
l’affacciarsi nella sala
di controllo, quella dove Manny era stato aggredito.
Il
Guardiano osservò con gli occhi sbarrati la scena,
premendosi le
mani sulla bocca: la stanza era sporca di sangue ovunque. In un punto
particolare, poi, era come se il povero disgraziato che era stato
aggredito
fosse stato tenuto sospeso in aria, mentre la vita gli fluiva via dalle
vene a
formare la pozza che stava vedendo, ancora non del tutto secca proprio
per la
quantità di liquido che la formava.
Sollevò
gli occhi, e fu per puro caso che vide la scritta sul vetro. Si
chiese come avesse potuto non notarla prima: era grande, sbavata in
quanto
fatta di sangue allora fresco, e c’era persino uno smile in
fondo.
MAN
IN MOON IS FALLING DOWN, FALLING
DOWN ON EARTH
Se
mai avesse avuto qualsiasi dubbio sulle dinamiche di quanto era
accaduto, eccolo dissipato.
Il
principe Lunanoff era stato aggredito da qualcuno che l’aveva
portato sulla Terra…ma Nightlight dov’era, in
tutto ciò? Che fosse stato ferito
a sua volta, o peggio?
“ma
chi è in grado di fare una cosa simile ad un essere potente
come
Tsar Lunar Lunanoff XII?!”
Indietreggiò,
uscì dalla stanza velocemente come se avesse visto il
diavolo, e allo stesso modo percorse il corridoio, abbandonandolo.
C’era
l’Uomo nella Luna sulla Terra, ferito in modo indicibile da
chissà chi, forse addirittura morto! Altro che guerre e
guerre, altro che
l’attacco di Sandelle e compagnia, a quanto sembrava
c’era in giro qualcosa -o
qualcuno- di molto peggiore!
“e
se fossero stati proprio loro? Sandelle, Ljuba…no. Come
avrebbero
fatto? Non possono arrivare qui!” pensò, tornando
velocemente nella propria
nave. Diede un’occhiata a Pitch, che non si era mosso e dava
l’impressione di
non volersi risvegliare molto presto. Era anch’egli un altro
nemico dell’Uomo
nella Luna, ma neppure lui aveva modo di raggiungerla -a Nightlight,
privo di
mezzi, era stato fatto un incantesimo specifico da Manny
così da permettergli l’andirivieni-
per cui era un’altra pista da escludere.
“ma
allora chi è stato?” si chiese, mentre faceva
sì che la nave si
allontanasse rapidamente dalla superficie lunare “chi altri
ce l’ha con lui?”
Che
anche in quel caso la responsabile fosse…?
“è
una creatura che non conosco affatto e non sembra innocua, ma non
vuol dire che quella specie di naga* abbia modo di arrivare fin qui.
Sarebbe
sciocco da parte mia incolparla di tutto solo perché non so
chi sia” si disse
“credo che la cosa migliore da fare sia trovare gli altri
Guardiani, così da
poter cercare il principe tutti insieme correndo meno
pericoli” concluse,
facendo rotta verso la Terra.
***
«grazie».
Anche
Manny, nonostante avesse perso conoscenza per un po’di tempo,
stava rivelando una buona tempra. Liberato dalla Bone Maiden
restava
ferito più che gravemente, eppure era sveglio e, seppure
debolmente, aveva
voluto ringraziare Dentolina, lì accanto a lui.
Avrebbe
detto “grazie” anche a Madre Natura se questa,
appena finito di
liberarlo, non fosse schizzata via a ripulirsi dal sangue…
«non
dovete ringraziarmi, signore. Mi spiace solo che non possiate
riposare in un letto vero».
Diede
un’occhiata alla casa di Emily Jane -se così si
poteva chiamare
un albero immenso dalla chioma verde punteggiato da licheni luminosi di
vario
genere, dalla forma un po’strana ma splendido a vedersi- e si
lasciò sfuggire
una smorfia di disappunto. “l’ho aiutato
ma lui, pieno di sangue
com’è, in casa mia non entra!”
…che razza
di discorsi!
«va
bene anche qui» mormorò l’Uomo nella
Luna «sto molto comodo».
Non
mentiva: mentre Emily Jane si allontanava, infatti, sotto di lui
era spuntato fuori una specie di letto di muschio, riparato
parzialmente da
qualcosa che somigliava molto a un baldacchino di glicini.
«signore,
se avete bisogno di qualcosa, qualunque cosa, dovete solo
dirmelo».
Avrebbe
avuto bisogno di qualche osso e tessuto sano in più, di
poter
far sapere a Nightlight quel che era successo e di potersi informare su
come
procedeva la sua missione, ma purtroppo Dentolina non poteva aiutarlo
in alcun
modo, priva di potere com’era; inoltre la fata non era ancora
a posto neppure
fisicamente, a giudicare dalle ali rotte. In futuro avrebbe
fatto in
modo di aiutarla almeno in questo, si ripromise.
Peccato
non poter fare molto per quanto riguardava il potere rubato:
era un immortale di livello Alfa e un ottimo mago, molto potente, ma
cose come creare
dal
nulla nuovi esseri, riportare in vita i mortali sotto forma di spiriti,
generare nuovi poteri da conferire a chi di dovere, tenere
d’occhio la
“situazione credenti” dei suoi Guardiani o
osservare/comunicare con le persone
gli erano possibili principalmente grazie agli strumenti che avevano
costruito
i suoi genitori, che univano scienza e magia -come il suo amato bacile,
strumento semplicissimo solo in apparenza- da lui ereditati ed
ampiamente
utilizzati.
Non
escludeva del tutto che potesse esserci una possibilità di
riuscire
a fare alcune di quelle cose anche senza di essi, ma sarebbe stato
difficile,
proprio non le aveva mai fatte senza l’ausilio di quei
supporti.
Prima
di tutto, comunque sia, avrebbe dovuto riprendersi, e temeva che
ci sarebbe voluto tempo… tempo che al momento non
c’era. «nulla per cui tu
possa…aiutarmi, Toothiana» disse «ma
grazie lo stesso».
Il
volto dell’Uomo nella Luna, nonostante
l’incantesimo rimpolpa
sangue, risultava sempre tanto pallido da fare concorrenza a quello di
Jack
Frost, e visibilmente dolorante. In parte era anche per quello che era
ancora
cosciente, per il dolore atroce procuratogli dai danni riportati, che
non gli
dava pace.
«devo
chiedere a Madre Natura di farvi un incantesimo che lenisca il
dolore, avrei dovuto pensarci prima, mi spiace» disse la
fata, con aria
contrita.
«lo
farà quando tornerà qui. Posso sostenerlo,
ancora».
Dentolina
gli si avvicinò di più. «chi
è stato a farvi questo,
principe? È stato…Madre Natura mi ha detto che
è improbabile ma…è stato
Pitch?»
«no.
Non lui» gemette quando, nel voltare la testa, una fitta di
dolore
ancor più intenso lo colse in ogni dove «era una
donna…non una dei doni. Sapeva
delle cose del…mio
passato ma non… non
so chi fosse o come fosse…fatta».
Nulla
di tutto ciò migliorava le cose, anzi, il quadro della
situazione
assumeva tinte sempre più fosche. Non bastava Pitch, non
bastavano i loro ex,
ora si era messa in mezzo anche quella creatura misteriosa! Dentolina
non
impiegò molto a trarre le stesse conclusioni di Sandman sul
fatto che fosse
qualcuno di molto pericoloso, specialmente perché lei aveva
sotto gli occhi sia
la vittima che l’ “arma del delitto”,
quella sottospecie di vergine di
Norimberga fatta di chissà cosa…
«ti
ha almeno detto perché ha deciso di prenderti e scaricarti
proprio
qui nel mio dominio?»
Dentolina
sobbalzò spaventata, non si era proprio accorta che Emily
Jane, ora linda e pulita, era sopraggiunta alle sue spalle. Forse aveva
ereditato anche dell’altro da suo padre, oltre al carattere
“amabile”. «mi hai
spaventata».
Madre
Natura la guardò giusto per un istante con aria da
“e chi se ne
importa”, per poi occhieggiare i vestiti insanguinati di
Manny, che Dentolina
gli aveva tolto per poterlo medicare meglio. “se pensano che
li laverò io, si
sbagliano di grosso” pensò.
«ha
detto che lo ha fatto…» il respiro di Tsar Lunar
si fece più corto
e un’espressione spaventata gli comparve in volto
«perché si annoiava!...che
se c’è una guerra
per…me…» cercò di calmarsi,
ma non era affatto semplice «io
dovevo almeno “presenziare” e
che…» stavolta il suo sguardo divenne confuso
«il
mio dolore è nutriente ma poco saporito».
«eh?»
Dentolina non era meno confusa di lui. Non aveva mai sentito
parlare di uno spirito che si nutriva di dolore, era una
novità assoluta e-
«ecco!»
esclamò Madre Natura all’improvviso
«ecco il
collegamento!»
«quale
collegamento? Non ti seguo» disse Dentolina, voltandosi ad
osservare Emily Jane.
«non
c’è nulla di sicuro, però»
indicò ciò che restava della
gabbia di ossa e si allontanò per raccoglierne un frammento
«ho appena capito
cosa mi ricordava questa gabbia, o meglio, il materiale con cui era
fatta».
«potresti
spiegarti meglio?»
Madre
Natura si mise a fissare il frammento, con aria assente. «mio
p… quando
avevo quattro anni mi avevano regalato dei libri che parlavano di
animali e
creature leggendarie. Tra queste ultime c’era una razza di
cui all’inizio non
mi riusciva mai di pronunciare bene il nome, proprio perché
ero piccola, e ho
faticato talmente tanto ad impararlo che non mi scorderò mai
né quello né ciò
che c’era scritto in quelle pagine».
I
libri e le poche cose che si erano salvate dalla devastazione che i
Dream Pirates avevano portato a casa sua -da quando in seguito era
tornata a
prenderli assieme al titano Typhan, che l’aveva trovata a
vagabondare nello
spazio, accolta e cresciuta- erano stati allo stesso tempo fonte di
consolazione e nostalgia nei dieci anni successivi. Li aveva letti,
riletti e
riletti ancora, fino a consumarne le pagine. Era il periodo in cui
sperava
ancora che un giorno suo padre sarebbe tornato a prenderla. Povera
ingenua!
Le
persone cui concedeva fiducia finivano sempre a tradirla, sempre:
lo aveva sperimentato anche due anni e tre mesi prima…ma
quella era un’altra
faccenda.
«cosa
c’era scritto? Di che creature parli?»
«le
chiamavano “Ephemerides”» disse Madre
Natura «donne serpenti che
vagano nel cosmo nutrendosi del dolore e la disperazione
altrui» osservò il
frammento «che hanno la capacità di far crescere a
dismisura le proprie ossa, farle uscire fuori dal corpo, e modellarle
come vogliono. Si
pensava
fossero soltanto favole ma a questo punto…era una donna, ha
fatto un tranquillo
viaggetto dalla Luna e ritorno, si nutre di dolore, e ho già
detto che questo
materiale mi ricordava delle ossa…c’è
caso che le favole fossero un po’più
reali di quel che si pensava» concluse «un momento,
ma lì non c’erano dei vestiti
insanguinati ?» domandò, indicando
un punto in fondo al letto.
Dentolina
allibì. Certo che c’erano, almeno fino a un attimo
prima, ma
erano scomparsi! «per esserci c’erano, ma
non-» ammutolì. I vestiti non erano
la sola cosa ad essere scomparsa, pensò, osservando la testa
dell’Uomo nella
Luna. Che fine aveva fatto il lungo ciuffo di capelli platinati che
sfidava la
forza di gravità?! «i-il ciuffo!»
esclamò.
Emily
Jane, dopo una breve occhiata, si mise davanti al
“letto” di Tsar
Lunar con aria aggressiva, guardandosi attorno. Delle saette iniziarono
a
crepitare nelle sue mani.
«cosa
succede?» chiese debolmente Manny.
«silenzio»
disse seccamente Madre Natura, che cercava di udire
qualunque rumore strano. C’era qualcun altro lì,
oltre a loro, o comunque c’era
stato fino a un momento fa: vestiti insanguinati e ciuffi di capelli
non
sparivano da soli. Anche concentrandosi al massimo, però,
non riuscì a
percepire niente d’ insolito. Il ladro doveva essere
già andato via in sordina,
esattamente com’era venuto.
«non
sento né vedo nulla di strano» disse piano
Dentolina «e non
percepisco neppure la presenza di un intruso».
«perché,
normalmente riesci a farlo?» le chiese Emily Jane con aria di
sufficienza.
«con
te sì. Percepisco la tua presenza quando sei nelle
vicinanze,
anche quando ti celi alla vista di noi poveri comuni immortali».
“qualcuno
è entrato nel suo regno, ha rubato delle cose sotto il
nostro
naso vai a capire perché, volendo avrebbe anche potuto
uccidere l’Uomo nella
Luna, e tanto lei non smette di tirarsela! È mai possibile?
Io sono una persona
tollerante e quant’altro, ma tra lei e il padre non so
proprio chi sia
peggio!... no, d’accordo, è peggio Pitch.
Quantomeno lei non ha mai provato a
distruggermi”.
«capisco.
Sicura di non riuscire a percepire nessuno?» Dentolina scosse la testa «...e
tu?» chiese
anche a Manny, per puro scrupolo.
«no,
n-niente»
mormorò.
“Nightlight,
dove sei?” pensò disperatamente. Non si era mai
sentito
più vulnerabile, e quel che era appena successo non aveva
fatto che acuire la
sensazione “non avrei dovuto farti allontanare da me. Avrei
dovuto ordinare ai
Guardiani di radunare l’esercito, quando erano ancora a
posto!”
«dobbiamo
portarlo in casa, sangue o no. Non possiamo lasciare qui
fuori il principe» disse Dentolina a Emily Jane
«già prima era sconveniente, ma
dopo quel che è capitato!...»
L’interpellata
alzò gli occhi al cielo. «e tu credi davvero che
potrebbe cambiare qualcosa?» disse freddamente. Che la gente
entrasse e uscisse
dai suoi domini come e quando voleva era un brutto colpo per il suo
orgoglio!
«non sarebbe più al sicuro, non
t’illudere. Piuttosto direi d’iniziare a
pensare cosa faremo quando starà meglio. Se non ti uccidono
prima, ovviamente»
aggiunse rivolta a Tsar.
«no
che non verrà ucciso! Smetti di essere pessimista, ci sono
già
abbastanza problemi, tuo padre-»
«è
quello che mi preoccupa di meno, ti ho già detto come la
penso:
preoccupati di chi gli ruberà il potere! Non
riuscirà a tenerselo, non ci
crederei neppure se lo vedessi, anzi, non mi stupirei se quel completo
idiota
l’avesse già perso. In caso contrario non mi
capacito del fatto che non abbia
dato nuovamente spettacolo con gli Incubi parlanti per sentirsi
“figo”» disse,
mimando le virgolette con aria di puro disprezzo.
«non
giudicare Pitch troppo…severamente» parve
ammonirla Tsar Lunar «è
un’anima corrotta e distrutta che ha
sofferto…molto, tanto è vero che non lo
odio neppure…io, e sì che avrei motivo».
Come
si azzardava a rimproverarla?! Cosa ne sapeva lui?! «oh,
poverino,
ha sofferto molto!» Emily Jane fece una risatina crudele
«mi pare che tutti
quanti qui abbiamo perso qualcosa, in certi casi proprio per colpa sua,
ma mi
pare anche che nessuno di noi si sia messo a fare stragi a caso
inscenando drammi e patemi come fa lui,
sbaglio?! Ho diritto di giudicarlo come
mi pare e piace, e il cielo guardi te e chiunque altro dal metterci
bocca di
nuovo» concluse duramente.
Dentolina
decise saggiamente di cambiare argomento. «avete qualche idea
su cosa dobbiamo fare una volta che voi starete meglio,
principe?»
«per
voi due sì» ammise «Nightlight sta
radunando un esercito…vorrei
che vi uniste a lui. So che non hai più…poteri,
Toothiana, ma sei una…grande
combattente e quando starò
meglio…potrò aiutarti a guarire, se non
altro»
mormorò lui.
«solo
questo?» Madre Natura sollevò un sopracciglio
«sei in grado di
riportare in vita i mortali sotto forma di spiriti, e questo
è tutto quel che
intendi fare?»
«magari
qui sulla Terra non ha proprio modo di fare altro!» intervenne la Fata
dei
Denti «non polemizzare, va bene? Sia come sia,
d’accordo, se volete che io
raggiunga Nightlight, lo raggiungerò. Farò la mia
parte, per quanto è
possibile».
Non
solo perché riteneva fosse la cosa giusta, ma anche per una
questione puramente personale. Atticus e gli altri le avevano rubato il
suo
potere, l’avevano rinchiusa in una cella e poi, non contenti,
si erano sposati
nel suo palazzo e si erano dati a fare bagordi! Era un affronto che non
poteva
essere lasciato certo cadere nel dimenticatoio, al di là del
fatto che fosse
successo giusto la sera prima.
Sembrava
fosse passata un’eternità, ma non era
così, e la ferita era
ancora fresca e sanguinante.
«grazie».
«a
questo punto temo di essere coinvolta anch’io, mio malgrado.
Non
perché io sia pro o contro la causa di una qualsiasi fazione
in questa contesa»
chiarì Madre Natura «ma rivoglio tutto quel che
è
mio. Tu invece, Lunanoff? Che intendi
fare?»
Per
svariate ragioni avrebbe desiderato tornare sulla Luna con ogni
fibra del proprio essere, ma si era rivelata essere meno sicura di
quanto
credesse e, se anche avesse trovato il modo di tornare
lassù, la sua guardia
del corpo non sarebbe stata lì a proteggerlo.
Forse
era meglio rimanere sulla Terra con qualcuno che potesse dargli
almeno l’illusione di una difesa -giusto quella, visto
ciò che era appena
successo!-: sarebbe stata sempre meglio di niente.
«rimarrò
sulla Terra. Certe cose non posso farle ma resto…un mago
molto
potente…posso aiutare, dalle retrovie».
«le
retrovie! E figurati!»
«davvero
volete aiutarci, principe?» la Guardiana decise
d’ignorare
bellamente il tono sarcastico di Emily Jane, evidentemente incapace di
rendersi
conto che non tutti avevano lo spirito della macchina da combattimento
o il
fisico per sostenerne uno.
«ho
creato io quei cinque. Chi dice che sono una
mia…responsabilità non
ha torto e sono sempre io…che ho svegliato il cane che
dormiva creando…la
sesta, non credevo che sarebbe andata così».
Entrambe
evitarono di fare commenti, anche se Dentolina avrebbe voluto
dirgli “già, perché hai creato Shu Yin
quando sono IO la compagna di Jack?!”
«ora
potreste fare l’incantesimo contro…il dolore, per
favore?» le
pregò Manny.
«oddio,
sì, sì, certo, immediatamente,
scusate!» esclamò Dentolina
«ehm…»
«dimmi
qual è» sospirò Madre Natura.
Aveva
l’impressione che quella sarebbe stata
un’altra lunga, lunga giornata…
*naga: molto
banalmente, creatura mitologica mezza umana e mezza serpente. Come
definizione non sarebbe neppure sbagliatissima...se Tanith avesse anche
solo una goccia di sangue umano.
- Riguardo il passato da pilota spaziale di Sandman, sappiate che non
ho inevntato nulla :) Rise of The Guardians wiki docet, sempre e
comunque, anche se questo
approfondimento che ho trovato su di lui è persino
meglio, in quanto più completo!
- Chi guarda/ha guardato la serie tv "The Mentalist" avrà
sicuramente riconosciuto lo smile di John il Rosso! Sono una persona
brutta e cattiva per avercelo messo (?) ma non ho resistito.
Sono consapevole che è un capitolo un po' "di
mezzo", nonostante qualcosina sia successo, ma spero l'abbiate gradito
abbastanza.
*Ringraziamenti Time*:
a tutti coloro che hanno letto e a tutti coloro che hanno recensito,
come sempre! Un ringraziamento in particolare va a Nebula216 per aver
inserito questa storia tra le seguite :)
Alla prossima,
_Dracarys_
P.s.: vi lascio un'immagine della casa-albero di Madre Natura. Quando
l'ho vista ho detto "ok, è questa".
|
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Capitolo 28 *** Capitolo 27 ***
lld nuovo capitolo
Capitolo
27
«è
tutta
colpa tua. Sai che è tutta colpa tua, vero? La nostalgia per
la bella
famigliola perduta è tutta farina del tuo sacco,
idem l’innamoramento
per quella maledetta baldracca che ha cercato di farci fuori, te lo
dicevo io
che dovevamo limitarci a scopa-»
«ricordami
chi di noi due è la componente malata dell’essere
miserevole che siamo
diventati. Chi è che è riuscito a distruggere
quel poco che ci è capitato di
buono, o chi è il motivo per cui non possiamo stare sotto il
sole…chi è che mi
ha privato del controllo del mio corpo da millecinquecento
anni…o che ha
tentato di distruggermi ma è stato così
maledettamente incapace da non
riuscire neppure a finire il lavoro!»
L’eco del
grido dell’uomo alto in armatura dorata risuonò a
lungo
in quel luogo stranissimo e
desolato. La superficie rossastra su cui poggiava i piedi sembrava non
avere
fine, così come il paesaggio grigio e nebuloso
tutt’intorno a lui.
«ho molti
più motivi di te per lamentarmi, bellezza. Quando tutti noi
ci siamo uniti per
entrare nel tuo corpo credevamo che avremmo vinto tutto, hai combattuto
noi
Dream Pirates per tanto tempo, sapevamo quant’eri forte,
credevamo che una
volta cambiato saresti stato il Re degli Incubi perfetto, e invece no!
La
pacchia è durata ben poco, e ora guardaci!»
anche quel ringhio risuonò a
lungo nell’aria «guarda come siamo ridotti! Sia
maledetto il giorno in cui
abbiamo puntato tutto sul generale sbagliato!»
La creatura
che aveva appena parlato era una mostruosa copia dell’uomo in
armatura, fatta
interamente di filamenti d’oscurità intrecciati
tra loro e in continuo
movimento, e mostrava gli stessi occhi gialli e i denti appuntiti degli
Incubi
purosangue; nulla di strano, perché la loro esistenza si
doveva proprio a lui.
«allora
perché non te ne vai una volta per tutte, e la smetti di
ricordarmi quel che il
mio corpo ha fatto per colpa tua?!»
La creatura, con un ringhio,
artigliò improvvisamente il collo dell’uomo,
sollevandolo da terra. «il concetto
di rapporto simbiotico non ti è ancora entrato in testa,
Pitchiner, maledetto
idiota?! Non sono riuscito a ucciderti, e mi sono adattato troppo a
te» già
solo che la creatura avesse le fattezze del generale della
Golden Age caduto in
disgrazia lo
dimostrava «mentre tu devi l’immortalità
a me. Noi formiamo
Pitch Black» il
quale non era minimamente cosciente di avere in testa due tizi in
costante
lite, né poteva sentirne le voci «non potremmo
sopravvivere staccati, purtroppo»
schizzi di materia nera arrivarono dritti in faccia al generale, che
dal canto suo
aveva afferrato il “braccio” della creatura e
cercava di liberarsi «ma non
pensare di poter fare altre alzate d’ingegno come questa, o
quella di prima con
la donna serpente, solo perché sono un
po’più debole. “Io volevo
morire”!» lo
scimmiottò, scagliandolo brutalmente a terra «ma
vaff-»
«linguaggio!
Finché vivi nella mia testa vedi almeno di moderare i
toni!»
«non
avrei
dovuto lasciare che vedessimo Age of Ultron, Cap»
sospirò la creatura
«ma cos’ho fatto di tanto male per ritrovarmi un
coinquilino tanto lagnoso? Se
almeno fosse rimasto tutto come i primi tempi…»
«non dubito
che essere una belva assetata di sangue ti piaccia, ma a me no»
dichiarò
il generale «rassegnati!»
Il mostro
distese le labbra in un orrendo sogghigno. «ora parli bene,
ma quando abbiamo
preso possesso di te non eri più così moralista
da un bel pezzo, non scordarlo
mai: fu la tua rabbia a guidarci dalle prime
nobili famiglie della
Golden Age che distruggemmo. Te lo sei dimenticato? Altair! Virgo!
Vega!...Aldebaran!»
Pitchiner
indietreggiò. «non è vero. Menti. Non
ricordo niente del genere».
«ah no? Non
ricordi? Chi
è che mente, Kozmotis Pitchiner?»
La risata
della creatura invase il luogo, il subconscio dell’Uomo Nero,
nella sua
interezza.
Pitchiner si
rannicchiò su se stesso, chiuse gli occhi e non rispose.
***
«quindi
ora stiamo andando dal Leprecauno, giusto?»
«sì,
Aiko…e teoricamente non dovremmo trovarci davanti altri
mostri e
vespe velenose».
Nightlight
aveva scoperto che tutto sommato guidare le moto volanti dei
cherubini non era poi così complicato, ed era stato ancor
meno difficile
convincere Hebiel a prestargli la sua. Aveva l’impressione di
essersi
conquistato per davvero la fiducia di quel cherubino, da dopo essersi
caricato
il suo compagno d’armi sulle spalle e non averlo abbandonato
in quell’inferno
di foresta, e sperava ardentemente di avere ragione perché
una maggiore lealtà
almeno di parte dell’esercito che stava
radunando gli sarebbe tornata
comoda.
Specialmente
considerando che eccetto Aiko -seduta dietro a lui- ed
escluse le novanta ninfe, il
resto della
sua armata comprendeva due streghe piuttosto fuori di testa ed Eve
Hallows.
Si
azzardò a occhieggiare alla sua sinistra. Non
l’avrebbe mai ammesso,
ma quella versione di Baba Yaga era ancor più orribile
della consueta: si
era fusa con i suoi corvi, acquisendo la forma di un grande mostro nero
alato e peloso, con
molteplici grosse zampe artigliate, grandi occhi completamente bianchi
e
mascelle che avrebbero potuto trinciarlo con un solo morso. Nulla che
avrebbe voluto trovare dall'altro lato di un campo di battaglia,
insomma, e sperava che ai nemici avrebbe fatto lo stesso effetto.
Alla
sua destra, invece, una visione più o meno classica: una
vecchia strega
munita di cappello a punta, armata più di Rambo, a cavallo
di una scopa -dalla
quale penzolava una bisaccia che Liesel aveva riempito con di tutto e
di più,
divano incluso- sulla cui impugnatura aveva visto scritto “Firebolt”.
Meno classica invece era la posa del gatto nero e arancio in fondo alla
scopa, sdraiato
come se stesse prendendo il sole. Come facesse Eve a non cadere era un
mistero.
«quando
ti hanno punto hai avuto delle visioni anche tu? Visioni
brutte?»
Aokigahara
e coloro che la popolavano erano tutto quello che aveva, e
il veleno di quelle bestie aveva mostrato ad Aiko la sua casa distrutta, gli spiriti che là
vivevano tutti morti, uno
spirito senza volto -l’Uomo Nero, che lei non aveva mai
visto- che indossava
una pelliccia fatta coi resti dello Shishigami, e lei lì,
capace solo di
osservare impotente.
«sì.
Ho rivissuto i momenti più brutti della mia vita distorti da
particolari che li hanno resi ancor più orrendi, e visto
materializzate le mie
paure peggiori. Sai una cosa, penso che Black darebbe di tutto per
procurarsi
una cosa del genere…non che al momento ne abbia
bisogno» aggiunse.
«spero
che riusciremo a fermarlo. Diciamocelo, al momento è una
minaccia più grave delle altre, se andasse male sarebbe la
fine del mondo che
conosciamo».
«non
posso che darti ragio-»
«aspetta
ma quella è una nave volante? Mio padre
mi aveva detto
che stanno solo in acqua!» lei non era mai uscita dalla
foresta, ma lo
Shishigami sapeva tante cose, e aveva avuto modo di mostrarle delle
immagini di
oggetti come navi, aeroplani e quant’altro. Una nave volante
però non le
tornava proprio!
«di
solito è così, Aiko, almeno su questo
pianeta».
Durante
la Golden Age, in cui Nightlight aveva vissuto per un pezzo,
invece era normale vedere galleggiare nello spazio sia astronavi nel
senso più
moderno del termine che navi nel vero senso della parola,
più somiglianti a
quella che avevano davanti.
Era
un veliero piuttosto grande, di legno, dalla prua appuntita
leggermente ricurva. Più per la forma della nave in
sé, però, Aiko era stupita
dalla massiccia presenza di grossi palloni che fluttuavano in aria, che
forse
contribuivano a tenere in aria la nave o forse servivano più
per decorazione, e
dall’altrettanto cospicuo numero di “vele
volanti” ancorate alla nave che
davano più l’idea di aquiloni, da come
galleggiavano in aria apparentemente
gonfiate dal vento.
«mi
sa che i Saturnali hanno avuto la nostra stessa idea!»
esclamò la
Befana «non mi stupirebbe se stessero andando anche loro da
Diarmid».
«da
chi?!» disse forte Nightlight, per farsi sentire
nonostante
il vento.
«il
Leprecauno! Si chiama Diarmid Goldhunter!»
«ah,
va bene!»
«allora
chi dice che tu e il tuo padrone non vi curate minimamente di
chiunque non siano i vostri accoliti, o l’Uomo Patetico, ha
ragione. Non sai
neppure come si chiama il tuo futuro alleato»
commentò Baba Yaga con una voce
cavernosa e gutturale «e sì che diciotto anni fa
sei stato assiduo
frequentatore del suo locale per un
po’…sbaglio?» aggiunse, malevolmente
allusiva.
Aiko,
dalla sua posizione, poté vedere le orecchie di Nightlight
passare dall’azzurrino -il colore normale della sua pelle- al
violaceo.
«ma
tu non sei in grado di tenere PROPRIO NIENTE per te?!!»
sbottò il guerriero, all’indirizzo di Eve-gatto.
«non
pensavo fosse un segreto» replicò questa, dopo una
risata
miagolante «torni tutte le sere per due settimane di fila a
sbavare sotto al
palo, chiedi di me quando non mi trovi, e pretendi pure che non ti si
noti?»
«sotto
al palo? Quale palo?» domandò Aiko, per la quale
la discussione
aveva perso ogni senso «non vi seguo».
«fa
niente, meglio così, tanto non è nulla
d’importante» borbottò
Nightlight. Aiko decise di non indagare oltre, dal momento che
importante o
meno la faccenda sembrava metterlo in imbarazzo.
«Liesel,
accelera» esclamò improvvisamente Hallows, dopo
essersi
arrampicata sulla testa della Befana «arriva sopra il
galeone, devo fare una
cosa!»
«e
cosa di preciso?!»
La
domanda di Nightlight venne ignorata da tutti quanti, e dal canto
suo la Befana si limitò ad accelerare. Forse sapeva cosa
aveva in mente di fare
Eve, o forse semplicemente non le importava, e voleva solo che quel
gatto
scendesse dalla sua testa.
«non
è colpa sua, è colpa di mia sorella che le
dà retta» brontolò Baba
Yaga.
«ma
se facesse l’ennesimo disastro, poi-»
«“ma
se la smettessi di lagnarti continuamente, poi”!»
lo scimmiottò la
strega «sei un lamento continuo! Dal momento che vi ho fatto
il favore di
accompagnarvi» facendo violenza sulla propria natura
solitaria e sedentaria «evitami
almeno questo!»
Nightlight
stava per rispondere a tono ma poi, vide Eve-gatto
saltare dalla testa della Befana e gettarsi di sotto! «ma
che diamine sta combinado?!»
gridò, allibito.
«mi pare, e dico "mi pare" che si sia appena gettata
dalla scopa. Poi non so se tu l'hai vista trasformarsi in un ippopotamo
munito di tutù...» disse Baba Yaga, sardonica.
Hallows,
apparentemente incurante di star precipitando a braccia e gambe aperte,
riacquisì la
propria forma umana, mise una mano in tasca e schiacciò
play: l’altoparlante
dell’mp4, a quel punto, iniziò a sputare fuori a
tutto volume la colonna sonora
de “Pirati dei Caraibi”!
«EHILÀAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!...» urlò più forte
che poteva.
L’attimo
seguente un fulmine nero le venne incontro, brandendo qualcosa
di baluginante. Lesta, Hallows si fece comparire la claymore tra le
mani, e
rise sentendo il clangore dell’acciaio delle due spade che si
erano appena
scontrate.
Il
colpo sbalzò indietro sia lei che il suo contendente.
Hallows
afferrò
uno degli spessi cordoni che tenevano i palloni ancorati alla nave,
finendo a
ricadere su uno dei pennoni dell’albero maestro. Il suo
avversario, saldamente
aggrappato a una cima, le fu addosso l’ istante dopo.
«vedo
che non perdi colpi!» esclamò l’uomo, di
cui Eve parò con
facilità il fendente.
«nemmeno
tu, Saturnali» osservò lei, tentando un affondo
che non andò a
segno, ed evitò per un pelo un altro fendente. Non rimpianse
la ciocca di
capelli che perse nell’azione, meglio quella che tutta la
testa.
«ma
che diavolo sta facendo?!!»
Eppure
Nightlight lo sapeva che quella avrebbe combinato
un
altro disastro. Lo sapeva. Heike aveva
poco di che
rimproverarlo, riteneva di avere
ben donde di lagnarsi, dal momento che Hallows stava duellando su un
pennone con
qualcuno che avrebbe dovuto essere loro alleato.
Aiko
trattenne il fiato quando la vide fare una spaccata per evitare
l’ennesimo colpo, e riuscire ad assumere una posizione almeno
accovacciata
appena in tempo per parare il successivo. «dovremmo fare
qualcosa, di questo
passo uno dei due finirà per trovarsi senza testa!»
Eve
sbilanciò Saturnali colpendogli improvvisamente
le caviglie con un calcio ma,
prima che potesse fare dell'altro, l'uomo si lasciò cadere
dal
pennone e afferrò la
corda di una “vela volante”. La colonna sonora di
“Pirati dei Caraibi”
continuava a risuonare forte anche dall’interno della tasca
di Hallows, che si
lanciò giù a sua volta,
all’inseguimento.
«con
lei vestita da piratessa munita di benda e tanto di colonna
sonora?» la Befana osservava la scena tranquilla, come se non
ci fosse nulla di
strano in due spiriti che si scambiavano affondi mentre la vela con
relativo
cordone si abbassava sempre di più «siete seri? Chiunque
capirebbe che
si stanno salutando!»
Nightlight
stavolta non riuscì a trattenere il facepalm.
«giustamente!
Se io sono stata salutata con una freccia piantata in una
mano, gli altri vanno salutati a spadate» disse Baba Yaga con
appena un velo di
sarcasmo «la tua amica è una
selvaggia».
«guarda
che quella cosa della freccia l’avrei fatta
anch’io!»
“il
bello è che dice la verità”
pensò Aiko.
«gente,
April ci sta facendo cenno di scendere giù!» li
informò la
Befana «però non c’è posto
per tutti…»
Solo
a quel punto Nightlight notò la presenza in coperta di una
giovane
donna bionda, avvolta in un bell'abito blu in stile vittoriano, che
effettivamente stava facendo
loro
cenno di raggiungerla.
«scendiamo
noi, più un paio di ninfe di rappresentanza»
risolse Hebiel,
facendosi avanti. Due ninfe del vento si accostarono alla sua moto -o
meglio
alla moto di Saol, seduto dietro il collega cherubino- offrendosi
chiaramente
volontarie.
«bene,
allora scendiamo giù e sbrighiamo questa faccenda»
concluse Baba
Yaga, proprio mentre Eve e Saturnali abbandonavano il cordone per
lanciarsi
contro un’ampia rete, continuando imperterriti a scambiarsi
colpi una volta che
vi si furono agganciati, maglia dopo maglia, a scendere. Harlequin
Saturnali rappresentava per sua stessa scelta il Carnevale, non era
strano che si lanciasse in giochi, ma in quel caso si trattava di
divertimenti piuttosto pericolosi, e il rischio che il "saluto"
portasse via almeno un arto a uno dei due era più che reale.
Solo che a nessuno
sembrava importare davvero.
«sì
però non potresti assumere una forma un
po’più normale, Heike? Così
sei veramente orrenda» disse la Befana, senza mezzi termini.
«io
almeno sono orrenda solo
così!» replicò l’altra,
limitandosi
a volare giù, imitata dagli altri.
Aiko,
una volta che la moto fu atterrata e poté vedere meglio
April I
Saturnali, si chiese per quale strano motivo lei e suo "fratello"
volessero farsi passare
per
gemelli quando era così evidente che non condividevano
neppure una goccia di
sangue. I capelli biondo miele di April avevano ben poco a che vedere
con
quelli neri di Harlequin Saturnali, stesso discorso per il loro
incarnato
-rispettivamente chiarissimo e olivastro- e le sembrava anche
più alta di lui.
«venite
dentro» disse rapidamente April, indicando loro una porta
«altrimenti
c’è il rischio di trovarsi coinvolti nella loro
battaglia».
Heike
riassunse la sua forma "normale-vecchia", e i corvi dagli occhi bianchi una volta riformatisi volarono ad ogni angolo
della nave. Guardandolo da lontano, qualcuno avrebbe potuto pensare che
la coperta del galeone avesse improvvisamente cambiato colore. «beati loro che hanno tanta voglia di
giocare».
«appunto,
non possiamo rimanere qui fuori?» sospirò la
Befana, ma
finì comunque col seguire gli altri senza opporre
resistenza.
Entrando
scoprirono che la porta conduceva a uno studio riccamente
arredato con mobili antichi, tra cui due belle scrivanie di legno
invase da
carte e oggetti più o meno strani, diverse poltroncine
imbottite, svariati
tappeti e, soprattutto, librerie. Le pareti erano tappezzate di
librerie
ricolme di tomi -nonché rotoli di pergamena- di ogni sorta,
anche quelle del
piano superiore, al quale si accedeva tramite quattro scale a pioli
sempre
in
legno. I pochi punti che non erano coperti da librerie, finestre a
parte, erano
stati decorati con quadri e arazzi di vario genere.
«sembrava
più piccolo da fuori» commentò Hebiel,
mentre le ninfe del
vento, incuriosite, si avvicinavano alle scrivanie.
«credo
che il nome corretto sia incantesimo estensivo. Piuttosto
semplice, come qualcuno di voi sa di sicuro. Signori» fece un
inchino, breve
quanto grazioso «benvenuti. A cosa dobbiamo questa
visita?»
Finalmente
qualcuno che non voleva scacciarli o farli aggredire da
mostri, miracolo!
«mi
sa che fai prima a vederlo da sola, April» Liesel diede una
piccola
spinta a Nightlight, che reagì con un’esclamazione
seccata «guardagli nella testa».
«eh?!
Cosa vuol dire, scusa?!» Nightlight guardò
entrambe le donne,
piuttosto agitato.
«non
lo farò senza il suo permesso, e non è detto che
ci riesca»
replicò April «sono una telepate»
aggiunse a mo’ di spiegazione per coloro che
non lo sapevano «posso sapere cosa sta pensando una persona,
visionare i suoi
ricordi, anche molto lontani del tempo, passare mentalmente
informazioni ad
altri e parlare con essi -sempre una persona alla volta- ma in
realtà non è
nulla di eccezionale».
Per
ovvi motivi Nightlight era assai riluttante a lasciare che una
persona a lui quasi del tutto sconosciuta facesse un viaggetto nella
sua testa,
ma la missione veniva prima di tutto e, se così facendo
avrebbero potuto
accorciare i tempi, avrebbe permesso anche questo. «trovi
quel che serve da
ieri pomeriggio in poi. Tutto è iniziato
all’improvviso, e peggiorato piuttosto
in fretta».
April
annuì. «d’accordo. Non mi
spingerò oltre ieri pomeriggio».
“c’è
da fidarsi di persone che vivono in una bugia?” si chiese
Baba
Yaga, ma Aiko Shika Macchina Della Verità Ambulante non
sembrava aver rilevato
niente di strano, e comunque la testa in esame era quella di
Nightlight, non la
sua, quindi concluse i suoi ragionamenti con un “chi se ne
importa”.
«ehm…quando
cominciamo, milady?» chiese Nightlight, dopo qualche
secondo di silenzio, e notando solo allora quanto la donna fosse
impallidita
«…vi sentite bene?»
«sto
bene» rispose in fretta «ho già visto
quel che dovevo vedere».
«come?!
Di già?» allibì Nightlight. Credeva che
avrebbe avuto qualche
sentore dell’invasione mentale, che avrebbe
“sentito” qualcosa o avrebbe notato
stranezze in April nel compiere l’azione, ma non era stato
affatto così, e non
era sicuro che ciò gli piacesse: quella donna avrebbe potuto
entrare nella
testa di chiunque, vedere quel che voleva quando voleva e per quanto
voleva, e nessuno se ne sarebbe minimamente accorto!
«sì.
Dammi pure del “tu”, comunque» April si
accasciò su una
poltroncina «come hanno potuto permetterlo? Pitch Black
più potente di com’era
durante i Secoli Bui!»
«davvero
non ne sapevi nulla? Eppure Black ha sparso quei suoi cavalli
in mezzo mondo a dire “ehi, gentaglia, sono un rospo super
potente!”» sbuffò
Baba Yaga, ignorando la breve risata della Befana per
l’allusione a quel che
era accaduto secoli prima.
«no,
la nave si muove principalmente sopra le nuvole o per mare, per
cui spesso non abbiamo idea di quanto succede a terra.
Com’è possibile che
l’Uomo nella Luna non abbia potuto fare nulla? Impedirlo con
una qualche
magia?!»
April
era sinceramente spaventata, risultava a tutti piuttosto chiaro.
Sembrava che essere una telepate non la rendesse pronta ad affettare la
gente a
colpi di spada come invece sembrava essere suo
“fratello”.
«io…temo
di non poter dare una risposta soddisfacente» disse
Nightlight,
esitante «forse non se l’aspettava, troppo
impegnato a pensare agli altri. Ci
dispiace. Ma questo lo sai, immagino…come sai il motivo per
cui siamo qui».
April
si strinse nelle spalle. «non sono del tutto sicura che Pitch
possa davvero essere fermato, adesso, e quanto all’Uomo nella
Luna…perché mai
dovrei difenderlo? Perché protegge i bambini?
Balle!» esclamò con una punta di
asprezza, sollevando occhi il cui colore era esattamente identico a
quello di
uno zaffiro purissimo «hai idea di quanti bambini, di quante
bambine, di quante
ragazzine poco più che undicenni ho visto morire, anche sul
rogo?! Sono passati
secoli, ma è un periodo che mi ricordo bene. E da quel che
ricordo non c’è
stato alcun principe che vive nella Luna o alcun guerriero in armatura
ad
aiutarmi quando ne ho avuto davvero bisogno. Gli unici che hanno fatto
qualcosa
sono stati quei due là fuori» indicò la
porta «che giocano ai Pirati dei
Caraibi».
«io
ai tempi ero intrappolato qui sulla Terra, smemorato e
inconsapevole di quale fossero i miei doveri» precipitare sul
pianeta -assieme
a Pitch, oltretutto- gli aveva causato un trauma tale che inizialmente
non
ricordava né chi fosse, né di avere un principe
da proteggere, né il
combattimento contro il Re degli Incubi che aveva fatto finire entrambi
lì. Ci
erano voluti secoli e aiuti magici per tornare a ricordare!
«per non parlare
del fatto che non potevo essere ovunque ad aiutare chiunque. Per quanto
riguarda il principe Lunanoff, gli incantesimi che conosce e
l’uso dei vari
strumenti che possiede non s’imparano in un giorno. I Secoli
Bui sono stati
brutti per tutti, ma lui ha fatto quel che ha potuto quando ha
potuto».
«per
quanto riguarda Pitch Black, neppure io ero convinta di voler
partecipare a questa cosa» disse Aiko «ma in
effetti è meglio provare a
fermarlo, riuscendoci o meno, che starsene fermi ad aspettare che ci
trovi, ci
schiavizzi e/o ci uccida, e faccia tornare questi..."Secoli Bui". Io so
solo
guarire le persone e lanciare frecce, ma non mi lascio fermare da
questo,
faccio la mia parte per il bene di ciò a cui
tengo».
«non
ti lasci frenare perché non sai di
cos’è capace quando ha tanto
potere da non sapere che farsene. Io invece lo so. L’ho
imparato esattamente
seicentosettantanove anni fa. Avevo solo sette anni, ma non
l’ho
dimenticato».
Neppure
Liesel, che tra i presenti nella stanza era quella che
frequentava di più i Saturnali, sapeva di cosa April stesse
parlando. Non
ricordava di averla mai vista così scossa, April in genere
era una persona
piuttosto serena, anche se da un po’di tempo a quella parte
era diventata più chiusa,
va’ a capire perché.
La
sera del primo d’aprile, fino a tre secoli prima, la vedeva
sempre
festeggiare allegramente nella locanda del Leprecauno col
“fratello” dopo una
giornata passata a tirare scherzi di ogni genere, ma da tempo quelle
risate erano
sparite, e
sembrava persino tenere Harlequin un po’a distanza.
Gemelli
di età diverse, fratelli di sangue differente, sempre
insieme
ma distanti: i Saturnali erano tutto e il contrario di tutto, e non era
sicura
che fosse una buona idea indagare più a fondo.
«Heike l’ha trasformato in un
rospo, ed è ancora qua. Non so cos’è
successo, ma non sopravvalutare troppo
l’Uomo Nero, se l’hanno battuto una volta possiamo
sempre farlo ancora, e già
che ci sei puoi contribuire anche tu».
April
iniziò a mordicchiarsi le unghie di una mano, combattuta e
agitata. Entrare in guerra non era uno scherzo anche se forse, con i
suoi -a
parer suo miserevoli- poteri telepatici e la nave, lei e Harlequin
avrebbero
potuto dare davvero un minimo di contributo. Lui poi era un
combattente, un
uomo del Mediterraneo dal sangue che ribolliva, appartenente a un
popolo che
partendo da una penisola a forma di stivale aveva conquistato e
civilizzato tutta
l’Europa e ben oltre. Con suo “fratello”
il punto non sarebbe stato convincerlo
ad andare in guerra, quanto convincerlo a restarne fuori, se mai.
E
su in coperta, per l’appunto, i fatti sembravano darle
ragione.
«…Black?!
Ma non era debole? Come se non bastasse il resto!»
Se
il fendente di Saturnali avesse colpito Eve, le avrebbe tranciato di
netto le caviglie; lei però aveva fatto un bel salto
all’ultimo momento e, in
seguito, respinse l’ennesimo affondo che in caso contrario le
avrebbe infilzato
lo stomaco.
«ha
rubato i poteri della figlia, non si sa come, per questo è
più
forte di quanto sia mai stato» o almeno lo era fino a poco
tempo prima! «e
niente» la colonna sonora di “Pirati dei
Caraibi” stava per finire, e Hallows
fece scomparire la claymore «andiamo a combattere».
Harlequin
alzò la spada e la calò velocemente, ma a quel
punto Eve fece
una cosa del tutto assurda: fece un salto mortale
all’indietro,
durante il quale riuscì a bloccare la lama tra i piedi e a
strapparla dalle mani dell’avversario, e infine
ricadde a terra,
dove la spada di Harlequin s'infilò profondamente tra due
travi.
La
musica finì, e il duello improvvisato terminò con
essa.
«già…andiamo
a combattere» ripeté l’uomo, passandosi
una mano tra i
ricci neri non troppo lunghi «riuscire a trafiggere
l’Uomo Nero un’altra volta
sarebbe già qual…cosa…» si
voltò a guardare il cielo, sentendo degli improvvisi
applausi da parte dell’esercito di cherubini e ninfe, rimasto
lì a guardare tutto il
tempo «mi ero dimenticato di loro».
«evvabbè,
fagli un inchino e sei a posto».
Saturnali
non se lo fece ripetere due volte e, sistemata la maschera a
rombi colorati che copriva i suoi occhi scurissimi, fece un profondo
inchino
verso gli astanti, per poi accasciarsi a sedere. «per quel
che mi riguarda ci
starei, è solo che sarebbe meglio portare l’intera
nave, no?» anche quando Eve
gli si sedette accanto rimase evidente che col suo metro e
settantasette di
altezza superava Harlequin di oltre dieci centimetri «e
April, beh…non so
quanta voglia abbia di affrontare Black…in questi secoli ha
-e di riflesso abbiamo-
fatto di tutto per evitarlo, anche quand’era
debole».
«forse
per lei sarebbe stato meglio affrontare il problema prima, ma
è
ancora in tempo» osservò Hallows.
«proprio
tu mi parli di affrontare i problemi, dopo quel che hai
combinato…» assunse un’aria pensierosa
«ormai due anni e tre mesi fa?»
«lì
è stata questione di semplice egoismo, non di traumi
vari» replicò Eve,
con noncuranza «è diverso, e comunque mi pare di
ricordare che tu e April mi
abbiate già fatto il vostro predicozzo».
«te
l’abbiamo fatto» confermò Saturnali,
alzandosi in piedi e togliendo
la polvere dai pantaloni neri «per poi scoprire che hai
tenuto su gli
auricolari per tutto il tempo».
«ecco
perché non ricordo quel che avete
detto!» esultò Eve, col
suo sorriso tutto denti.
Proprio
in quel momento la porta dov’erano spariti gli altri con
April si
aprì.
«se
hai finito di giocare ai pirati, Titus, gradirei discutere del
motivo per cui sono venuti a cercarci» esordì la
suddetta April, occhieggiando la
spada del “fratello” ancora infilata a terra.
«Titus?»
disse piano Nightlight, un po’confuso.
«non
avrai davvero pensato che Saturnali si chiamasse
Harlequin?
Avevo intuito che non eri molto sveglio, ovviamente»
rincarò Baba Yaga
«ma non pensavo-»
«lui
non lo conosce, per quanto ne sapeva poteva anche chiamarsi
davvero Harlequin!» obiettò Aiko, in uno strenuo
tentativo di difesa. La Befana
a modo suo poteva anche andare, ma avrebbe mentito se avesse detto che
Baba
Yaga le piaceva anche solo un po’.
«per
quel che mi riguarda ci sarebbe poco di che discutere»
disse l'uomo, facendo
spallucce «se
c’è da
combattere, Titus Quinctius Saturninus non si tira indie-»
«ecco,
ecco che ricominci, non faccio in tempo a dire nulla che la
decisione è già presa!»
sbottò April «non
ti è passato minimamente per la testa che io potessi non
essere del tutto d'accordo, vero? Appena arriva la chiamata via, si
parte e si va alle armi!»
«ma
guarda che ancora non ha detto sì o no» le fece
notare la Befana.
«April,
capisco che sei spaventata, ma se solo-»
«non
-sono -spaventata -Titus!»
Lo
era eccome, ed era chiaro a tutti quanti. Forse lì in mezzo
era
l’unica che avesse veramente paura dell’Uomo Nero,
più che dei “doni” e del
loro esercito. Lady April I Saturnali aveva mantenuto il coraggio che
aveva da
bambina -un coraggio che aveva finito per distruggerle la vita- e se si
fosse
trattato solo degli ex dei Guardiani sarebbe stata la prima a dire
“va bene,
partiamo e scagliamo loro addosso una pioggia dell’altofuoco*
che ho ricreato,
devo giusto provarlo”, ma c’era di mezzo il Re
degli Incubi, cosa che per lei
cambiava tutto.
Se
solo avesse saputo com’era ridotto al momento!
«a
me pare di sì, e lo capisco anche, ma rifletti, non
è meglio provare
a fermarlo che rimanere per fatti nostri aspettando che ci
trovi?» quello di
Saturnali era esattamente il discorso che le aveva fatto prima Aiko, e
che Eve
aveva fatto prima di tutti «se andiamo e cerchiamo di fargli
un mazzo tanto
potremmo anche riuscirci. Sarebbe una cosa buona per te in primis,
considerando
tutto».
«io
oggi volevo solo andare dal Leprecauno a passare una giornata
tranquilla…»
«ma
dal Leprecauno ci andiamo lo stesso. Vogliamo tirare in mezzo anche
lui e il suo martello» sogghignò Eve «se
no che gusto c’è, wumman?»
«per
piacere, non dirmi che vuoi di nuovo irrompere nella locanda cantando
l’inno scozzese!» gemette Nightlight. Nei tre anni
in cui erano stati insieme
gliel’aveva visto fare diverse volte, purtroppo, e per quanto
irlandesi e
scozzesi non si detestassero permaneva sempre un sano campanilismo, per
cui il Leprecauno non sembrava mai troppo contento di quella
sceneggiata.
«ovvio
che voglio, lo faccio sempre. “Hark when the night
is
falling, hear! hear the pipes are calling, loudly and proudly calling,
down
thro' the glen”!...»
Baba
Yaga alzò gli occhi al cielo, e Aiko abbassò le
orecchie da cervo
con aria sofferente. I cherubini, dal canto loro, rabbrividirono. Gli
stonaticci di Hallows forse erano più letali della sua
claymore.
«ascolta
cos’ho pensato: andiamo tutti dal Leprecauno, tu intanto ci
rifletti sopra, e una volta sentito cosa vuol fare Goldhunter mi fai
sapere
cos’hai
deciso. Se non vuoi partecipare puoi sempre restare lì nella
locanda, non penso
proprio che saresti sola» Harlequin cercò di
rincuorare la “sorella” e fece per
accarezzarle il viso, ma lei intercettò la sua mano,
bloccandola con
gentilezza.
«ma
se per disgrazia le cose non andassero bene,
che farei?»
Lui
si rabbuiò solo per un brevissimo istante, ma quasi nessuno
lo
notò. «puoi venire con me e contribuire a farle
andare bene. Pensaci su»
concluse, per poi raggiungere il timone «allora si va dal
Leprecauno, gente!»
«ehi,
le ninfe del vento dove sono?» domandò Saol.
«ancora
ad ammirare quadri, tappeti e complementi
d’arredamento»
rispose Hebiel «Nightlight, il suo signore non le ha fatto
sapere nulla di
nuovo? Non sarebbe male avere qualche aggiornamento sulla
situazione».
Il
cherubino non aveva tutti i torti, e in effetti quel silenzio
dell’Uomo nella Luna aveva un ché di vagamente
strano, ma magari se non gli
aveva fatto sapere nulla di nuovo era semplicemente perché
niente si era mosso
dall’ultimo comunicato. Per quale altro motivo, se no? Il
principe era sulla
Luna, perfettamente al sicuro, per cui non c’erano altre
cause possibili.
Se
solo avesse avuto una vaga idea delle condizioni del suo signore
probabilmente avrebbe abbandonato tutto e tutti per volare da
lui…dopo essersi
ripreso dall’infarto.
***
«come
sarebbe a dire che è vivo?!! Ho controllato io stesso! Black
era
morto! Era più che morto!!! Quel
mostro non può essere vivo!!!»
Calmoniglio
aveva ottimi motivi per essere inebetito, e altrettanti per
mettersi quasi a gridare come stava facendo, ma non era il solo.
La
più sconvolta di tutti ovviamente era Cecilia: lo aveva
sentito
morire, lo aveva sentito tornare, soffrire più di prima, e
poi sprofondare
nell’incoscienza, cosa che le aveva dato un minimo di
sollievo in quel
pesantissimo malessere. Se avesse avuto un po’meno forza di
volontà sarebbe
senza dubbio crollata per non rialzarsi più.
Pitch
era ancora vivo, dopo tutto quel che avevano fatto, quel che
aveva passato quando l’avevano gettato sotto il sole, lui osava
ancora
vivere! Sembrava proprio che non avesse voglia di smettere di
tormentarla.
Com’era il proverbio? “l’erba cattiva non
muore mai”! Se le cose stavano così
allora Pitch non era erba cattiva, ma un’intera pianta
malefica.
«Shostakovich!
Ma com’è successo?! Questa non ci voleva
proprio»
disse Ljuba.
«forse
c’entra l’Uomo Falena, era
l’unico lì oltre a noi, e
Black era indubbiamente morto, forse l’ha riportato in vita
chissà come e
chissà perché!» buttò
lì Atticus, che non aveva altre idee.
«l’Uomo
Falena può riportare in vita i morti?»
«per
quel che ne sappiamo, Galaxia, potrebbe anche essere in grado
sopravvivere a un calcio rotante di Chuck Norris. Ma non è
questo il punto!»
esclamò l’alato, in conciliabolo con i suoi simili
e Calmoniglio sul tetto di
una casa in una cittadina a metà strada tra Burgess e il
Polo Nord«che diavolo
facciamo adesso?!»
«ci
dividiamo» concluse Cecilia «es
l’unica cosa da…fare…»
Un
farfallino rosso “piovve” in mano a Calmoniglio, ma
fu solo
l’inizio: un cipollone dorato cadde tra le mani di Ljuba, un
soprabito
marroncino stracciato e insanguinato atterrò tra quelle di
Galaxia insieme a
una camicia bianca nelle stesse condizioni, e infine, più
lentamente rispetto
agli altri oggetti, un lungo ciuffo ricurvo di capelli biondo
chiarissimo planò
in mano a Cecilia e Atticus, che avevano teso le braccia per afferrarlo
nello
stesso istante.
«qu’est-ce
que c’est?» domandò Sandelle,
che non si era trovata
in mano alcun oggetto.
«vestiti
insanguinati, mi sono familiari a dire il vero, ma non saprei
dire di più» borbottò Galaxia
«chiunque sia però non è messo bene, a
guardare i
buchi l’hanno trapassato da parte a parte in più
punti e...Aster, cos’hai?»
Se
l’Uomo nella Luna si faceva vedere nei sogni di Madre Natura,
figurarsi in quelli dei suoi Guardiani, specialmente più
vecchi; Calmoniglio,
poi, aveva avuto modo di conoscere di persona i genitori di Manny,
nonché Manny
stesso, quand’era ancora un bambino molto piccolo e la Golden
Age non era stata
ancora completamente distrutta.
Per
cui non gli ci era voluto molto a riconoscere certi particolari, in
special modo quel lungo ciuffo.
«a
giudicare dalla faccia di Calmoniglio e da quel che abbiamo in mano
oserei dire che qualcuno è arrivato sulla Luna prima di
noi».
Mai
in tutta la vita Ljuba aveva detto niente di più vero.
Quei vestiti erano dell'Uomo nella Luna, e quel ciuffo di capelli
assurdo non poteva appartenere ad altri che lui, ma ciò
generava moltissime domande: come e perché quegli oggetti
erano finiti in mano loro? Cosa stava a significare? Che l'Uomo nella
Luna era morto? Ferito? In trappola? Dov'era, o dov'era il suo
cadavere? Forse lì sulla Terra? Se sì, chi ce
l'aveva portato?
Quel fatto stava senza dubbio confondendo tutti, ed era bene che
qualcuo prendesse le redini della situazione.
«a
questo punto, invece que in due gruppi come avevo
pensato, dovremo
dividerci in
tre» disse Cecilia «Galaxia y
Sandelle a Burgess, con la esperanza de
riuscire a recuperare i cristalli, Ljuba y Calmoniglio al
Polo Nord a
cercare
indizi su lo que es successo y
finire Pitch una volta per tutte,
se lo trovate» aggiunse ostentando completa indifferenza
«yo
y Atticus torniamo
dagli altri a dire que uno dei due obiettivi es
già annientato»
stabilì, alzandosi in volo col ciuffo di capelli di Manny
ben stretto in mano.
«ottima
idea» assentì Atticus, raggiungendola in aria.
«a-annientato?!
Come sarebbe?! No! L’Uomo nella Luna non
può
davvero essere morto! Come potrebbe essere possibile?!»
esclamò Calmoniglio,
interdetto.
Manny
morto? Come? Per mano di chi, soprattutto?! L’Uomo nella
Luna...non si era mai scomodato ad aiutarli personalmente, ma aveva
sempre dato
indicazioni, grazie a lui l’anno prima avevano saputo del
ritorno di Pitch con
un brevissimo margine d’anticipo, e aveva scelto Jack, che si
era rivelato
azzeccato…
“aveva
in mente di farlo diventare Guardiano sin dall’inizio, o lo
ha
salvato per fatti propri e poi lo ha raccomandato
in quanto creazione quasi
interamente sua?” sussurrò una voce maligna nella
sua testa “aveva creato
questo spirito piuttosto potente e l’aveva lasciato
lì a fare danni, doveva pur
inventarsi qualcosa per lui. Che poi Frost non sia poi così
male come persona e che sia un
buon Guardiano è un dato di fatto, ma chissà
quali erano le reali intenzioni di
Manny!”
«temo
che ormai per Burgess tra chiacchiere, risorti e oggetti piovuti
dal cielo sia tardi. Facciamo che Galaxia, Sandelle e Calmoniglio
tornano al
Polo Nord a tentare di capire qualcosa di quant’è
accaduto» consigliò invece
Ljuba «mentre noi tre andiamo a informare gli altri. Temo che
tu debba fartene
una ragione, Calmoniglio: l’Uomo nella Luna è
morto, e in un certo senso è
meglio così» gli disse «a questo punto
neppure i tuoi colleghi ancora "attivi" hanno più motivo
di combatterci, dal momento che il solo nemico che rimane ci
è comune. Ci siamo
risparmiati un omicidio su due. Ti resta solo da decidere cosa fare,
Aster. Vi
raggiungeremo al Polo Nord quando avremo finito e, quanto al resto,
recupereremo
i cristalli in futuro, in qualche modo».
Non
era una stupida, vedendo Cecilia stringere quel ciuffo di capelli aveva
immaginato che lei e Atticus intendessero fare tutto meno che tornare
dai
“concasoliani” ad avvertirli, o che comunque non
intendevano farlo subito. Era ben
più probabile che intendessero sfruttare
quell’inaspettata fonte di materiale genetico per eseguire un
Incanto Detector
e trovare l’Uomo nella Luna, o il suo cadavere, sperando che
non si trovasse in un luogo protetto da quel tipo di
incantesimi.
Ljuba,
contrariamente a come
stava lasciando credere, non era così convinta che fosse
morto: di sicuro era
messo male, ma era sempre un Immortale di Livello Alfa, quindi la sua
dipartita
non era così scontata, e di sicuro i suoi due
“fratelli” avevano tratto le
stesse conclusioni, decidendo di voler verificare.
Tuttavia,
data la provenienza sconosciuta di quei “regali”
piovuti dal
cielo, Ljuba aveva anche pensato che fosse meglio partire almeno in
tre, così
da potersi difendere meglio nel caso fosse stata una trappola. Avrebbe
preferito che potessero partire tutti insieme, ma era bene non
indisporre
Calmoniglio, che sembrava abbastanza pronto a stare dalla loro parte,
e
comunque un’indagine al Polo Nord avrebbe potuto
portare davvero a qualche
risultato.
Magari
l’Uomo Nero era ancora lì.
Magari
la guerra sarebbe finita ancor prima d’iniziare davvero.
«forse
hai ragione. Vale la pena tornare al Polo Nord per dare
un’occhiata, anche perché temo che per i cristalli
sia tardi davvero» assentì Galaxia
«Aster, vuoi venire con noi?»
Se
l’Uomo nella Luna era morto davvero, restava solo un
obiettivo:
Pitch.
Ljuba non aveva tutti i torti, era un nemico comune, e nonostante fosse
ancora esterrefatto per la morte di Manny era anche, in parte,
sollevato per il fatto di non poter accusare la sua ex compagna
dell'omicidio. Restava da trovare il colpevole, e si sarebbe di certo
impegnato in questo, ma solo in seguito.
Il Pooka non dimenticava la
bastardata
fatta da quei cinque al povero Jack, ma neppure ciò che
Pitch aveva fatto a
tutti quanti, e se l'Uomo nella Luna era morto allora era bene pensare
a chi invece era rimasto, o aveva avuto la brillante idea di risorgere.
«sì,
anche se il pensiero di volare continua a non piacermi
affatto»
borbottò «vorrei solo essere forte abbastanza per
aprire una galleria».
«anch’io
vorrei che lo fossi. Sapere di poter volare senza precipitare
mi rende sicura, ma continuo a odiare l’altezza,
sai!» tant’è vero che prima,
se con una mano aveva tenuto saldamente quella del suo ex, con
l’altra aveva
tenuto quella di Sandelle stringendola talmente forte da aver temuto di
farle
male.
«bueno.
Allora ci ritroviamo al Polo Nord» decretò Cecilia
«a
dopo».
Fu
così che lei, Atticus e Ljuba presero di nuovo il volo.
«otlichno,
pare proprio che aveste voglia di andarvi a infilare
in una potenziale trappola» commentò la russa,
qualche secondo dopo. I due si scambiarono una rapida occhiata
colpevole, consapevoli che Ljuba non stava sbagliando «ciuffi
di
capelli e vestiti insanguinati non atterrano addosso alle persone per
caso».
«lo
sappiamo, Lju, ma anche in due ormai siamo piuttosto forti»
obiettò
Atticus «certo, viene da chiedersi chi sia stato capace di
ridurre Manny così
male, e perché abbia voluto farcelo
sapere…»
«intanto
però direi de prendere lo que
ci viene offerto,
visto como siamo messi» disse Cecilia
«non troppo male, ma neppure
bene».
«da,
ma in futuro vedete di non lanciarvi più da soli
in certe
cose. Non pensateci nemmmeno! La coesione è il nostro punto
di forza, dobbiamo
cercare di non perderla,
o le cose potrebbero andare a finire molto male, e non solo
perché una volta divisi torniamo a essere avversari
"gestibili" per gli altri» li
avvisò Ljuba «siamo in
guerra, ma noi cinque siamo una famiglia» ricordò
loro «e vorrei solo che anche
Shu Yin l’avesse capito, invece di pugnalarci alle
spalle».
Le
grandi ali nere di Atticus fremettero leggermente. «anche lei
avrà
ciò che le spetta per quel che ci ha fatto».
«oh
sì» concordò Cecilia «esto
es sicuro. Ma solo dopo que avremo
finito con Pitch».
Ljuba
St.North non fece ulteriori commenti, ma se avesse detto di aver
gradito quel mezzo giuramento di vendetta verso Shu Yin avrebbe detto
una
bugia.
Era a sua volta arrabbiata con quella ragazzina orientale che li
aveva
presi tutti in giro, ma non se la sentiva neppure di vendicarsi facendo
chissà
cosa, tenendo in considerazione tutte le attenuanti.
Le circostanze non
avevano
permesso loro di fare una gran figura con quella ragazza, che
oltretutto dal quarto giorno dalla sua creazione in poi aveva
passato tutto il suo tempo con l’Uomo Nero, sforzandosi di
sopravvivergli; Shu Yin non conosceva bene nessuno, e lei
riusciva a mettersi nei suoi panni, pensando che forse al suo posto
avrebbe agito allo stesso modo.
“Atticus
e Mila calmeranno
i bollenti spiriti una volta ucciso Pitch Black e passato
un altro po’di tempo” si tranquillizzò
“tendono sempre a sembrare così eccessivi
e teatrali, tutti e due!”
Non
c’era di che allarmarsi.
Tutto sarebbe andato bene,
finché il
gruppo fosse rimasto unito.
*l' altofuoco
è, in breve, un liquido esplosivo che non smette di bruciare
neppure sull'acqua finché non si è completamente
consumato. Chi guarda Game of Thrones ce l'ha ben presente :)
Citazioni di film e libri a parte...niente, stavolta non ho molto da
dire, a parte "spero che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo".
Ero indecisa se farlo o meno più lungo e mostrare
più cose, ma alla fine l'ho troncato qui, tenendo conto che
avevate due nuovi personaggi da "digerire", diciamo, di cui si sapranno
più cose in seguito, qui o nella seconda parte di questa
storia -che come sapevate già da un po' ho intenzione di
dividere perché, l'ho detto e lo ripeto, in pochi
inizierebbero a leggere una fanfiction di sessanta capitoli :'D-. Ah, comunque avete visto, vi ho dato un'altra prova che la coscienza di Pitchiner vive. Non che importi a qualcuno :'D
Grazie a chi ha letto e recensito lo scorso capitolo, a Enivelsa per aver
inserito la storia tra le seguite e a Cari Chan per averla
inserita tra le preferite!
Da ultimo, qui sotto trovate lanave dei Saturnali e una creatura che
somiglia molto a Baba Yaga versione mostro, purtroppo senza ali.
Entrambe le immagini vengono da google :) Alla prossima,
_Dracarys_
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Capitolo 29 *** Capitolo 28 ***
Capitolo
28
«l’hai
avvelenato. L’hai…sei rimasta lì ferma
a guardarlo morire, e sei
scesa a patti con quelli?»
«hai
ragione, forse avrei dovuto evitare di farlo e lasciarti privo di
senno. Non mi sembra che con o senza ci sia molta differenza, e scusami
se
sembro maleducata».
Il
salotto dall’ampia vetrata sull’oceano, che era
stato il rifugio
preferito di Pitch fino a quando lui e Shu Yin erano rimasti
lì, ora ospitava la
suddetta ragazza, Babbo Natale e Jack Frost. Evidentemente incapace di
stare
seduto come tutti i comuni immortali, il Guardiano del Divertimento si
era
appollaiato sullo schienale del divano, e al momento scrutava Shu Yin
con aria
torva. «secondo
te sragiono, se non approvo che abbiate ucciso Pitch in quella
maniera? Se il modo in cui l’hai ingannato non mi piace?! Tu
inizialmente hai
fatto tutto solo per sopravvivere, questo lo capisco benissimo e
ovviamente
sono lieto che ti sia riuscito, ma poi? C’era davvero bisogno
di consegnarlo ai
tuoi simili? C’era veramente bisogno di ucciderlo in quel
modo orrendo?!»
In
principio vedere Shu Yin lo aveva praticamente mandato fuori di
testa, ma più lei continuava a parlare, più lei e
Nord continuavano a
raccontargli quel che era accaduto, più la sensazione
d’incompatibilità si acuiva.
Per
forza di cose trovava sempre bellissima la sua cosiddetta
“compagna
perfetta”, ma per quanto riguardava tutto il resto iniziava a
farlo veramente
inquietare.
Era
stata capace di raggirare uno come Pitch Black piuttosto
facilmente, dando prova di saper recitare fin troppo bene, ed era stata
capace
di assistere alla sua condanna senza battere ciglio; come fidarsi di
qualunque
cosa potesse dire una del genere? Come non temere un tradimento anche
da parte
sua, a un minimo variare delle condizioni, se tradire era tutto quel
che aveva
fatto fino a quel momento?
Vero,
sia lui che Babbo Natale le dovevano molto, e aveva privato gli
altri Insorti di un vantaggio non da poco, però…
«forse
vuoi dire che invece una decapitazione sarebbe stata di tuo
gradimento? Se la finiste di comportarvi da moralisti vi rendereste
conto che
la pena inflitta all’Uomo Nero è commisurata alle
sue colpe, anzi, forse ci
siamo andati fin troppo leggeri. Ovviamente non parlo di quel che ha
fatto a
me, quanto piuttosto di quel che ha fatto a persone come Sandman,
ucciso con un
colpo alle spalle» iniziò a elencare «o
come Cecilia, che l'Uomo Nero ha “soltanto” quasi
ucciso a suon di botte…o come Calmoniglio. Un genocidio
è un po’più grave
rispetto a spaventare qualche bambino, se permettete, e Calmoniglio
stesso la
pensa così».
«non
posso ancora credere che Calmoniglio stia dalla loro parte, dopo
quel che hanno fatto a me, dopo quel che hanno fatto a Dentolina!
Possibile che
non gli importi?!»
Jack
era ancora sbalordito dal tradimento del Pooka. Più ci
pensava
meno gli sembrava possibile. Calmoniglio…contro di
loro? I suoi
compagni?
Era
tutto così assurdo, come se il mondo si fosse rovesciato.
Maledetto
il giorno in cui la Luna era diventata dorata, perché era da
quel momento che
avevano origine tutti i guai.
«gli
importava, io sono sicuro che gli importava. Ma uccidere Pitch gli
importava di più» disse tristemente Nord
«Uomo Nero è stato più malvagio che
mai con lui, quando ci ha presi, e goccia ha fatto traboccare vaso di
Aster.
Seguire strada di odio è sempre sbagliato, diventare
assassini per colpa di
mostro lo è ancora di più, però io
capisco sua sofferenza. Calmoniglio ha
portato sulle spalle questo grosso fardello per molto tempo.
È da ammirare che
non ha ceduto prima, e che non l’ha fatto pesare su nessun
altro» si
accasciò contro lo schienale del divano «e poi un
pochino magari c’entra anche
Galaxia, anche se è secondario».
«c’era
anche Ljuba, ma non mi sembra che tu ti sia schierato con
loro» ribatté
Jack.
«perché,
come ho detto, è secondario! Di certo io non volevo vendetta
su Pitch quanto la voleva Calmoniglio, e se devo dire
verità…» mormorò
«io
ricordavo Ljuba diversa. Questa Ljuba mi delude molto, e mi spaventa
anche.
Galaxia invece è sempre Galaxia».
«…oh,
ecco dov’era finito!» esclamò Shu Yin,
una volta avvistato sotto
un mobile l’iPhone rubato alla cugina di Jamie. Quando la
ragazza si chinò a
raccoglierlo, Babbo Natale coprì gli occhi di Jack, per
sicurezza.
«ma
che-»
«non
guardare, non sei ancora pronto!»
«grazie
mille, Nord, non avevo proprio voglia di respingere un altro
assalto a sfondo sessuale» disse la ragazza, una volta
raccolto il cellulare.
«non
è colpa mia, ok?! Io faccio quello che
posso» sbottò Jack,
quando Nord tolse le mani «e non darmi addosso solo
perché ti ho detto che quel
che hai fatto non mi sta bene. Sarò pure libero di avere
un’opinione!»
«liberissimo,
purché la tenga per te dal momento che, perdonami
l’indelicatezza, non mi interessa proprio»
replicò Shu Yin «e che quel che è
fatto è fatto».
«senti-»
«no,
non “sento” niente: abbiamo ben altro di cui
preoccuparci, a parer
mio» troncò Shu Yin, rivolgendo
l’attenzione unicamente a Babbo Natale «bisogna
decidere quale sarà la prossima mossa anche se, per come la
penso, sarebbe
meglio per tutti e tre se restassimo qui fermi e buoni fino a quando
sarà tutto
finito, soprattutto Jack dato che-»
«non
se ne parla!» esclamò il ragazzo,
saltando giù dal divano
«con o senza poteri io voglio dare una mano. Farmi da parte
è fuori
discussione, capito?!»
«la
tua tendenza a fare l’eroe mi è conosciuta, Jack,
e in un altro
momento l’apprezzerei anche, ma questo non è
proprio il caso. Se ti succedesse
qualcosa sarei costretta a soffrirne» gli ricordò
Shu Yin «e credo di averne
avuto abbastanza».
«sì,
è vero. Hai perfettamente ragione, e se devo dirtela tutta
questa
faccenda non piace neppure a me, ma dobbiamo fare qualcosa,
perché io…tu cosa
faresti, se si trattasse di aiutare persone a cui vuoi bene? Davvero
rimarresti
ferma lì, senza fare niente?»
Nord
osservava i due in silenzio, pensando che fosse meglio non
interromperli e, intanto, farsi venire in mente qualcosa per il futuro;
si
augurava altresì che man mano il rapporto tra quei due
ragazzi diventasse
meno
problematico, per il bene di tutto il gruppo.
“un
goccetto di cognac qui sta bene” pensò, riempiendo
metà di un
bicchiere.
«può
darsi che se me l’avessi chiesto nei miei primi tre giorni di
vita
ti avrei risposto “ovviamente no, farei tutto quello che
posso”» disse Shu Yin
«ma adesso ragiono in modo diverso, quindi la risposta
è: “se si trattasse di
aiutare persone a cui voglio bene, ma io non possedessi i mezzi per
farlo e
rischiassi solamente di finire male a mia volta, sì, non
farei proprio niente”.
E comunque al momento non c’è nessuno a cui possa
dire di voler bene, eccetto
Calmoniglio magari, ma lui ha fatto la sua scelta».
A
quelle parole Frost sentì una stilettata dritta al cuore e,
intimamente, maledisse l’Uomo nella Luna per aver creato una
simile situazione.
Lui era già impegnato e Shu Yin lo inquietava, quindi non
era affatto giusta la
sofferenza che provava per un “voler bene” mancato
di cui a lui, senza quel
legame, non sarebbe importato affatto. «tu no, ok, ma io
sì! Non posso
permettere-»
«la
tua entrata in guerra secondo te sarebbe conveniente per qualcuno,
in questo senso? Nord è qui, Calmoniglio è
dall’altro lato del campo di
battaglia rispetto a quello dove saresti tu, Dentolina dovrebbe essere
lontana
dal disastro, e Sandman…sì, di lui nessuno sa
nulla, se non erro, ma può voler
dire che è a sua volta lontano».
«ci
sono troppi forse in tutta questa cosa» commentò
Babbo Natale «per
quanto, ecco, più ci penso più in
effetti…» esitò, e diede
un’occhiata a Jack «quando
io starò meglio avrò potere per combattere. Ma tu
non hai neppure bastone da
dare in testa a cattivi».
«che
cosa?! Mi stai dicendo che dai ragione a lei?!»
allibì Jack
«come puoi dire una cosa del genere?!»
«è
per tuo bene».
Jack
si lasciò andare a un mezzo ringhio di pura frustrazione,
dandosi
nuovamente del cretino per aver seguito Sandelle a Conca De El Sol: era
stato
il peggior errore che avesse commesso nella propria vita, secondo la
sua
modesta opinione. A un certo punto, però, gli venne
un’idea. «Shu Yin, dato che
tu hai un po’del potere di Madre Natura, non è
che…insomma, il tredici per
cento di magia di un essere così potente non è
poco, quindi se me ne cedessi un
po’…e poi dai, hai anche quello di
Pitch!»
«ammesso
e non concesso che io possa pensare di dartelo, saresti in grado
di usarlo senza bastone?»
Frost
ammutolì. Giusto, non ci aveva pensato.
«da
quello che ricordo di battaglia di mesi fa, senza bastone tu stavi
cadendo giù da cielo come pera cotta» aggiunse
Nord.
«sì,
ma poi è saltato fuori che in realtà il bastone
mi serve solo per
incanalare i miei poteri. Vi ho raccontato quel che è
successo in
Antartide, no? Forse se
trovassi un sostituto temporaneo potrei riuscire a
combinare
qualcosa» disse il Guardiano «perché non
proviamo? Dai...» si avvicinò a Shu
Yin «potrebbe essere l’unica possibilità
che ho di fare qualcosa!» insistette,
vedendola soppesare la questione «ti prego!»
«e
va bene…va bene» si arrese lei, e si diresse verso
la terrazza «vado
a cercare qualche possibile sostituto. Sarò di ritorno a
breve, so dove
guardare».
«oh,
bene» disse Jack, con un sospiro di sollievo
«grazie».
«non
c’è di che. Speriamo che funzioni, se tu tornassi
ad avere dei
poteri, e la possibilità di usarli, mi sentirei meglio anche
io».
“figuriamoci,
era ovvio che non l’avesse fatto per buon cuore”
pensò
Jack, guardandola scomparire.
«beh,
se funziona sarà sempre meglio di niente» disse
Nord «Dingle,
piantala di bere whisky!» tuonò
all'elfo, ormai peggio che sbronzo «ci
mancava solo elfo ubriaco, sono già fastidiosi quando sono
sobri…che hai,
Jack?»
Il
ragazzo aveva l’aria triste e dispiaciuta. «mi
dispiace. Ho
combinato un casino, non avrei dovuto andarmene e fare quelle
sceneggiate».
«se
ora ci sono guai non è colpa tua. Pensiamo a fare nostro
meglio per
risolvere tutto, piuttosto, e nel frattempo speriamo che Aster cambia
idea di
nuovo».
Jack
annuì, un po’rincuorato, e proprio in quel momento
Shu Yin
ricomparve nel salotto.
«è
tutto quel che ho trovato».
Una
vanga.
Un
piccone.
Un
rastrello.
Una
zappa.
Un
forcone.
«ma
un puro e semplice bastone non c’era?» si
lagnò Jack.
«no,
ma può darsi che un forcone possa essere più
utile di un bastone
ricurvo, sempre se ti troverai bene ad usarlo. Jack, ora dovremmo
toccarci di
nuovo. Per passarti il potere» specificò Shu Yin
«è così che funziona».
«oh.
Ok».
Seppur
titubante, Jack ripeté i gesti compiuti a Burgess, quando
aveva
toccato Shu Yin per la prima volta. In questo caso però si
sforzò di non
approfondire il contatto, senza far scivolare le proprie dita tra le
sue, e l’istante
dopo sentì una piacevolissima sensazione di calore
risalirgli lungo il braccio
e arrivare, infine, a scaldargli tutto il corpo. Trattenne il fiato
sentendo il
potere scorrergli di nuovo dentro, e ne fu felice, benché si
rendesse
perfettamente conto di essere meno potente di quanto fosse prima di
subire il Furetur.
«direi
che basti» Shu Yin si allontanò «ora fai
un po’di prove, magari
vedendo di non danneggiare alcun suppellettile, sarebbe molto
sconveniente dal
momento che siamo in casa d’altri».
«sì,
sì, starò attento» replicò
frettolosamente Jack, afferrando il
rastrello «i-ah! Fatevi sotto!»
esclamò, e per poco non prese in testa
Nord nel brandirlo «…scusa».
«prova
se questo benedetto affare funziona!» brontolò
Babbo Natale.
Jack
fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. «no»
disse dopo
qualche attimo «il rastrello non va bene, non me lo sento
bene in mano. Mi
passi il forcone, Shu Yin? Per favore?»
«certo.
Tieni!»
Appena
il Guardiano afferrò il forcone, una scarica di ghiaccio
incontrollata colpì il berretto di Dingle. «no,
no! Non va nemmeno questo, la
cosa è fuori controllo!»
Né
la vanga, la zappa o il piccone diedero risultati diversi. Jack
iniziava a perdere le speranze. Non avrebbe potuto aiutare proprio
nessuno,
doveva farsene una ragione.
«animo,
Jack, animo!» esclamò Babbo Natale
«troveremo qualcosa che va
bene!»
«aspetta»
Shu Yin indietreggiò verso la cucina «mi chiedo
se…»
Un
attimo dopo, sotto gli sguardi perplessi dei Guardiani, Shu Yin
tornò con una scopa e un mestolo di legno lungo quasi
ottanta centimetri.
«che
dovrei farci con quelli?» allibì Jack.
Se
Shu Yin fosse stata un’altra persona avrebbe risposto
“infilartelo
dove non batte il sole”, ma era troppo educata.
«magari quel che hai fatto con
gli attrezzi agricoli?»
Jack
sollevò le sopracciglia, ma prese ugualmente la scopa, senza
ottenere risultati. Poi però impugnò il mestolo,
e
trasalì quando sia questo che
la sua mano iniziarono a emettere una luce azzurrina. Il lungo
cucchiaio di
legno si ricoprì parzialmente di brina, la stessa che
solitamente ricopriva il
suo bastone, e Frost riacquisì la leggerezza e
l’agilità che aveva in
precedenza, tanto che fece un salto mortale all’indietro e si
appollaiò su un
mobiletto.
Nord
esultò, battendo le mani. «A-AH! Ottimo,
Jack! Abbiamo
trovato sostituto di bastone!»
Jack
però sembrava contento solo in parte.
«sì, ma…dovrei andare a
combattere con un mestolo da cucina? Cioè, stiamo
scherzando?!»
«come
ha detto Olivander a Harry Potter, è bacchetta a scegliere
mago.
O mestolo a scegliere cuoco!» dichiarò Nord con
una
certa enfasi «ed è meglio di
niente! Ora» si alzò in piedi, il volto
improvvisamente serio «io ho riflettuto
su tutta faccenda, e penso che è meglio cercare di riunirci
tutti. Tutti noi
Guardiani rimasti, dico. Andiamo a cercare Dentolina e Sandy, e a quel
punto-»
«“a
quel punto” però ognuno per la sua strada, io non
intendo
combattere» chiarì Shu Yin «mi sembra di
aver già fatto abbastanza».
«…tu
e io, Jack, decideremo con gli altri cosa fare»
proseguì Nord
«anche se penso che ci uniremo tutti a Nightlight.
È tanto che non vedo quel
ragazzo! Quindi ora, Shu Yin, se ci dai due globi di neve noi andiamo a
cercare
Dentolina».
«l’ho
vista il giorno stesso in cui sono nata, anche se per pochi
minuti, quindi posso portarvi io da lei» indicò il
cristallo azzurro che le
brillava al collo «e andarmene in seguito, lasciandovi i due
globi di neve per
le emergenze».
«ci
faresti grande favore» disse Nord «solo una cosa: i
cristalli che
hai preso…»
«non
li ho più con me, già che c’ero li ho
nascosti. Non vi dirò dove,
non sia mai che ve lo tirino fuori con qualche incantesimo»
tagliò corto la
ragazza «Nord, prendimi la mano, così andiamo.
Direi che sia meglio lasciare
qui l’elfo, così che smaltisca la
sbronza».
Jack
si aggrappò a Nord, stavolta con la mente interamente
occupata da
Dentolina. Finalmente avrebbe potuto rivederla, aiutarla se ne avesse
avuto
bisogno, scusarsi in ginocchio per essere stato così
stupido, stringerla,
baciarla, rassicurarla che tutto sarebbe andato a posto, e poco
importava che
lui stesso non ne fosse convinto: sostegno, presenza e protezione erano
i
compiti di ogni compagno che si rispettasse, e lui aveva molte mancanze
da
doversi far perdonare. Già! E se Dentolina non avesse voluto
più sapere nulla di lui
proprio per quei motivi? A quel punto cos’avrebbe fatto?
“mai
fasciarsi la testa prima di romperla!”
s’intimò, appena prima di
sparire insieme agli altri.
Meno
di un secondo dopo sentì i polmoni che venivano invasi di
aria
purissima e gradevolmente profumata, e ancor prima di poter fare mente
locale
sull’ambiente che lo circondava i suoi occhi si fissarono
su…
«Dentolina!»
gridò. Non che ci fosse bisogno, visto che era a poco
più di un
metro da lui e gli altri.
La
fata sobbalzò violentemente, sgranando gli occhi magenta in
un’espressione di completa sorpresa e stordimento.
Lui
era lì? Era
lì per davvero?
Com’era possibile, come poteva
essere? Jack a un
metro da lei, e munito di senno sufficiente a riconoscerla?
«J-Jack?...»
con le lacrime agli occhi gli si avvicinò, gli
toccò il
volto per essere sicura che fosse lì davvero e non fosse
solo un parto della
sua mente, gli posò una mano sul petto, voleva sentirlo,
toccarlo,
abbracciarlo.
“è
vero, è qui davvero, è qui con me!”
pensò, intontita dalla felicità.
Erano
così vicini da poter contare l’uno le ciglia
dell’altra, pronti a
baciarsi dopo oltre due settimane, che per entrambi sembravano essere
durate millenni…
«a
quanto pare il mio regno è diventato un incrocio tra un
porto di
mare, un lazzaretto e un luogo di ritrovo per coppiette».
Una
voce femminile particolarmente fredda e seccata ruppe
l’incantesimo,
e il bacio tanto agognato venne ulteriormente rimandato. Jack
sollevò lo
sguardo dal viso di Dentolina per fissarlo su quello di Madre Natura.
Era una
bella donna, perché
per fortuna fisicamente
parlando non
aveva ereditato dal
padre altro che l’altezza, il colore degli occhi e quello dei
capelli, ma aveva
l’identica aria da “io ti sono superiore in tutto e
per tutto, sciocco e
inutile plebeo, tu sei meno di niente” che Jack aveva avuto
modo di vedere su
Pitch in pieno delirio d'onnipotenza.
«Dentolina,
stai bene!!!» urlò Nord, quasi
strappando la fata da
Jack per stringerla in un abbraccio che, se fosse stato di poco
più forte,
l’avrebbe stritolata del tutto.
«s-sì,
diciamo di sì Nord, ehm-»
«Nord,
così la uccidi!» esclamò Jack.
L’omone
allentò la presa, e rimise Dentolina a terra.
«scusa. È che
sono talmente contento che stai bene, quando ho saputo cosa
è successo in tuo Palazzo mi sono
preoccupato…mi dispiace così tanto!»
Dentolina
minimizzò con un cenno della mano, ancora troppo sbalordita
dalla sorpresa per chiedersi come potessero essere lì
insieme, quando le ultime
notizie che aveva di loro teoricamente non avrebbero reso possibile
ciò. «non è
per me che dovete preoccuparvi, c’è chi al momento
sta molto peggio, è-»
Avrebbe
voluto parlare di Manny, ma Jack la interruppe. «allora hai
già
saputo di Pitch, Nord ha cercato di fermarli, ma loro-»
«un
momento!» Madre Natura interruppe a sua volta il
Guardiano
«cos’è successo? Le ultime notizie che
abbiamo ricevuto davano lui» indicò Nord
con un cenno del capo «e il Coniglio di Pasqua al Polo Nord,
praticamente
spacciati!» lentamente, inesorabilmente, il suo sguardo si
spostò su Shu Yin «e
davano te altrove».
Seguirono
attimi di silenzio tesissimi, in cui Dentolina guardò i suoi
colleghi con aria interrogativa, e Madre Natura strinse i pugni tanto
da far
sbiancare le nocche. Nord abbassò lo sguardo, in cerca di un
modo per dirle la
verità, ma Shu Yin lo precedette.
«l’Uomo
Nero è morto» disse con tono neutro «non
è più una minaccia».
Emily
Jane non disse nulla, ma il suo sguardo divenne fisso, e il suo
volto del tutto esangue.
“l’Uomo
Nero è morto”.
Non
avrebbe dovuto stupirla troppo. Non era lei, forse, che
dall’inizio
di quella faccenda non aveva fatto che prevedere il suo fallimento? Non
era
stata lei stessa a dire a Nightlight che Pitch Black si era fatto una
lunga
lista di nemici, i quali volevano tutti la sua testa, e in molti casi
se le cose stavano così era per validi motivi? Tra l'altro
aveva attaccato
anche lei,
sangue del suo sangue. L’aveva imprigionata, derisa, chiamata
“ex figlia”, sostituita con una piccola orientale
ipocrita.
Era
ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe riuscito nell’intento
di
ucciderlo: c’era da aspettarselo, era logico.
Ma
allora perché aveva sentito qualcosa dentro di lei andare in
pezzi?
Perché l’idea che l’Uomo Nero non fosse
più in vita, che lei -ogni tanto- non avrebbe più
potuto osservarlo da lontano come aveva fatto in quei millecinquecento
anni,
l’atterriva così tanto?
Le sembrava impossibile, a
Pitch era accaduto di tutto,
eppure era sempre sopravvissuto. Radicalmente cambiato, forse, ma
sopravvissuto.
«ma
ti pare il modo?» sibilò Jack a Shu Yin
«era suo padre!»
«non
era mio padre» disse Madre Natura, con voce leggermente roca
«mio
padre l’avevo già perso, e molto tempo fa.
L’Uomo Nero non era altro che la sua
pallida ombra».
«m-ma…ma
quindi è…» balbettò
Dentolina «Pitch è davvero…?»
anche
a lei riusciva difficile credere una cosa simile, sapendo quanto
Pitch era duro a morire e, soprattutto, quanto potere avesse acquisito
di
recente. Nord annuì, col viso serissimo. «ma
come hanno fatto? È assurdo!»
«è
stata lei?» tornò a farsi
sentire bruscamente Emily Jane «è
stata quella? La sua ex? Lo ha ucciso
lei?»
«tutti
insieme» mormorò Nord «gli hanno preso
poteri, eccetto minuscola stilla, e lo hanno gettato
sotto sole».
Di
tutti i modi in cui potevano uccidere Pitch, quello era tra i
più
atroci. Il dolore doveva essere stato indescrivibile, pensò
Dentolina.
Pitch
non le sarebbe mancato, e indubbiamente ne aveva combinate tante,
eppure non
riteneva che meritasse di morire in quel modo orribile e…un
momento, tra i vari
pezzi mancanti ce n’era uno piuttosto importante: Babbo
Natale era lì, ma che
fine aveva fatto Calmoniglio? «e Aster, lui-»
«sta
con loro» disse Jack, con una certa durezza «con
gli Insorti.
Galaxia e compagnia, insomma».
«che
cosa?!» strillò la fata, ancor
più incredula «non è vero,
non è possibile! Ma lo sa cosa ci hanno fatto?!»
«sì,
ma ha altre priorità. In un certo senso lo capisco anche,
ma…»
scosse la testa con un sospiro nervoso, senza aggiungere altro.
«fantastico,
proprio fantastico» sbottò Emily Jane,
all’improvviso «non
solo casa mia viene ripetutamente invasa e devo fare da infermiera
all’Uomo
nella Luna, ma mezzo mondo si divide i miei poteri!»
I
presenti, a parte Shu Yin, lì per lì la
guardarono un po’ perplessi.
Incredibile che in tutto ciò lei si lamentasse per il
destino dei suoi poteri -Jack,
a dirla tutta, si sentiva un po’in colpa dal momento che li
aveva presi anche
lui- ma poi proprio Shu Yin focalizzò la questione
più importante del discorso.
«l’Uomo della Luna non dovrebbe essere, appunto,
sulla Luna? Cosa significa che
gli fai da infermiera?»
«cosa
vuoi che significhi, piccola ipocrita? Non mi sembra di aver
parlato in dialetto sumero antico» quella ragazza non era mai
andata a genio a
Emily Jane, e ancor meno adesso, immaginando che sicuramente anche lei
doveva
aver fatto la sua parte nell’uccidere l’Uomo Nero:
come spiegarselo,
altrimenti? Shu Yin doveva almeno aver aperto la strada agli altri in
qualche
modo.
«oddio,
sì, giusto» Dentolina rabbrividì
«Jack, Nord, non immaginate
cos’è successo, è stato
orribile…»
Un’altra
brutta notizia? Non ci voleva proprio, pensarono i due
Guardiani, in ansia più che mai. «cosa
è successo?»
Dentolina
indicò con mano leggermente tremante quel che sembrava un
letto a baldacchino fatto di piante e fiori, a poca distanza da tutti
loro.
«n-noi lo abbiamo trovato qui quando siamo arrivate.
L’Uomo nella Luna-»
«COSA?!»
allibì il russo, guardando il “letto”
«ma non è
possibile, Manny è su Luna, è al
sicuro!»
«no,
purtroppo ha voluto provare a morire dissanguato proprio nel mio
giardino» disse Madre Natura «a giudicare da come
l’abbiamo trovato, e anche da
altri indizi, inizio a pensare che c’entri una creatura che
teoricamente
avrebbe dovuto essere solo una leggenda della…Golden
Age…» irritata, sollevò un
sopracciglio vedendo che i tre Guardiani non l’ascoltavano
minimamente, e che
anzi, si erano fiondati al capezzale dell’Uomo nella Luna
senza pensarci due
volte «ecco il motivo per cui non frequento certa gentaglia,
invece di
occuparsi delle cose importanti preferiscono belare al capezzale di un
tizio grassoccio
e pelato che tra l’altro si è addormentato due
minuti fa».
«non
so cosa sia la Golden Age, ma di quale creatura leggendaria
parli?» le domandò Shu Yin. L’unico
motivo per cui avesse voglia di avvicinarsi
all’Uomo nella Luna era prenderlo a schiaffi, per ovvi e
sacrosanti motivi, ma
non era proprio il caso, dunque aveva preferito evitare.
«un’Ephemeride.
Per una volta spero di sbagliarmi, perché è
complicato contrastare
qualcuno che può diventare invisibile e intangibile.
C’è la possibilità che sia
responsabile anche della sparizione dei vestiti insanguinati di Manny e
del suo
nuovo taglio di capelli. È accaduto oltre
mezz’ora fa» aggiunse «ma se
così
fosse non saprei immaginare perché».
«con
una quantità sufficiente di materiale genetico si
può fare un
Incanto Detector. Ho letto qualche libro prima che…insomma,
quando ero intrappolata
nel regno di Pitch» disse Shu Yin «serve
a-»
«si
chiama “Detector”, non sono così stupida
da non capire a cosa
serve. Mi domando solo perché dovrebbe effettuarne uno, se
chi ha compiuto il furto
sa già dov’è
Lunanoff, a meno che…»
«il
materiale genetico non sia per qualcun altro»
completò Shu Yin.
«oppure
no, e queste sono solo ipotesi campate per aria. Non so neppure
perché sto parlando con te, non mi sei mai piaciuta, e di
sicuro hai fatto la
tua parte nell’uccidere…ah, ma che ne parlo a
fare» mormorò «tanto hanno tirato
tutti un sospiro di sollievo all’idea che sia
morto».
«era
sempre tuo padre. Sono dispiaciuta per te, per quel che può
valere».
Madre
Natura le lanciò un’occhiata sprezzante.
«viene da te, quindi
vale meno di niente» sentenziò, pei poi
allontanarsi.
Rimasta
sola, Shu Yin iniziò a pensare che stare con Pitch
l’avesse
portata ad essere “amata” dagli altri quanto lo era
stato lui. Non c’era
nessuno di cui a lei importasse realmente, ma era vero anche il
contrario.
Non
importava di lei ai Guardiani, nonostante li avesse aiutati, non
importava ai
suoi simili, anche prima che lei li tradisse, e non importava a Emily
Jane per
ovvie ragioni. Forse il solo ad averle voluto bene, seppur molto
a modo
suo, era stato Pitch, morto principalmente grazie a lei.
“avrei
dovuto immaginare che sarebbe finita così”
pensò
“era ovvio che non
mi avrebbero accettata, nonostante gli aiuti. Io non sono come loro. Ma
non mi
sono neanche come i miei consimili, saremo pure stati creati allo
stesso modo,
avrò pure un cristallo, ma non mi sento tale, non
più” si guardò le mani
“allora cosa sono diventata?”
«Shu
Yin?»
Trasalì
leggermente quando vide che Dentolina si era avvicinata: non se
n’era proprio accorta, persa com’era nei suoi
pensieri. «dimmi».
«non
so ancora molto di tutto quel che è successo, ma da quel che
mi
stavano dicendo ho capito che se Jack ha ritrovato il senno in un certo
senso è
grazie a te. Lo è anche il fatto che Jack e Nord siano tutti
e due qui, e…beh,
un mestolo da polenta delle nevi è sempre meglio di niente,
immagino. Grazie
per avermelo riportato più o meno sano e salvo»
disse la fata «e per non averlo
insidiato».
Il
fatto che fosse la “compagna perfetta” di Jack,
all’inizio, l’aveva
portata a non volerne sapere assolutamente niente, ma visti gli ultimi
avvenimenti -di cui ancora sapeva poco e nulla- per il momento
Dentolina aveva
deciso di darle almeno una chance, e non escluderla le sembrava un buon
modo
per iniziare.
«nessuno
dei due è interessato a sottostare a una stregoneria, e non
l’avrei
insidiato in ogni caso» il fatto che entrambi, più
Jack di lei, combattessero
costantemente l’attrazione reciproca era un altro discorso
«ha detto che ti ama
molto, e penso che dica la verità, per
cui…»
Dentolina
arrossì. «lo ha detto davvero? Oh,
beh…penso che però dovremo
riparlarne dopo che tutto questo caos sarà finito. Ora non
è il momento, pensa
solo a quel che è successo a Manny, che è
Manny, e non uno spiritello
qualunque».
«Emily
Jane ha delle teorie».
«ovvio
che “Miss So Tutto eccetto come effettuare gli incantesimi
che
servono” abbia una teoria!» disse Dentolina, per
poi assumere un’aria
dispiaciuta «oddio, scusami, di solito non parlo
così delle altre persone, è
che Madre Natura non è…ecco, diciamo che non
è una persona con cui è facile e
piacevole avere a che fare».
«me
n’ero accorta».
«…come
sarebbe a dire che dobbiamo portarcelo via?! Tu non vedi
che Manny non è in condizioni buone per essere
spostato?!»
Le
due donne si voltarono verso Nord che, palesemente arrabbiato,
squadrava Emily Jane, irritata quanto e più di lui.
«cosa
vuoi che me ne importi?» ribatté
Madre Natura
«nulla! Lo ho soccorso, lo ho curato, sono costretta a
prendere parte alla
guerra, ma non voglio più Lunanoff in casa mia: la sua
presenza porta solo
danni, perché prima o poi qualcuno verrà a
cercarlo, se la ragazzina orientale
ha ragione e il materiale genetico che
“chicchessia” ha sottratto venisse usato
per un Incanto Detector».
«e
casa tua non è protetta da Incanto Detector? Polo Nord lo
era!»
«avrei
sfidato chiunque a procurarsi il mio materiale genetico, quindi
no, è ovvio che non lo sia. A me non
servivano simili protezioni fino a
poco tempo fa».
«non
ti servivano, o non conosci certi incantesimi?»
s’intromise Jack,
con aia di sfida.
Madre
Natura lo squadrò dall’alto in basso.
«torna a giocare col tuo
cucchiaio di legno, povero bimbo, queste sono conversazioni tra
adulti».
«sei
più insopportabile di tuo padre!»
sbottò Jack piccato, senza
riflettere. Comprese l’errore solo un attimo dopo, quando la
vide stringere
leggermente le palpebre e assumere un’espressione arrabbiata
fin troppo simile
a quella di Pitch.
«TACI!»
«scusami!»
riuscì a gridare Jack, evitando per miracolo una
sfilza di saette «non dovevo-» si scansò
appena in tempo dall’ultimo fulmine
diretto in pieno volto «DIRLO!»
«lascialo
stare, ha parlato a sproposito!» esclamò
Dentolina. Cercò di
fermare Emily Jane, ma venne spinta via con forza.
L’Uomo
nella Luna, in tutto ciò, grazie all’incantesimo
per alleviare
il dolore dormiva ancora, magnificamente ignaro di quel che gli
accadeva a poca
distanza.
«è
stato molto maleducato, ma smettila di lanciargli saette!»
intervenne anche Shu Yin.
«non
metterti in mezzo, ce n’è anche per te!»
«cerchiamo
di calmarci, questo non porta a niente! Capisco che sei
scioccata per quello che è successo ma-»
«non
sono scioccata, Guardiano della Meraviglia. Non. Sono.
Scioccata» ripeté Madre Natura
«ma il ragazzino deve imparare a tacere,
perché-»
Né
Nord né gli altri seppero mai il perché:
improvvisamente la terra
sotto i loro piedi iniziò a tremare, dapprima piano, poi
sempre più forte,
secondo dopo secondo.
Il
fiume che scorreva lì accanto si prosciugò, gli
alberi iniziarono a
cadere, e stare in piedi divenne sempre più difficile. Il
cielo, sereno fino a
poco prima, ora era coperto di una coltre di nubi nere, e un potente
tuono
assordò tutti i presenti.
«che
succede ora?!» urlò Babbo Natale,
facendosi più vicino
all’Uomo Nella Luna. Non riuscì a sentire
ciò che gridò Emily Jane, coperto dal
fragore di un nuovo tuono, ma tutto gli fu chiarito appena
sollevò gli occhi
verso l’alto.
Un
fulmine illuminò le sagome in controluce di Atticus, Cecilia
e
Ljuba. L’Insorto teneva saldamente per mano moglie e amica, e
insieme
osservavano il gruppo di spiriti spaventati e confusi.
«oh,
no» Dentolina indietreggiò, con gli occhi fissi
sulle ali nere di
Atticus. Non riusciva a credere che fosse stato così folle
da prendersi anche
l’oscurità, sapendo quali pericoli comportava: non
si rendeva conto che
rischiava di andare ancor più fuori di testa di quanto
già fosse?!
Un
grido la riscosse dai suoi pensieri, e voltandosi vide che Shu Yin
veniva trascinata sottoterra da orribili radici rossastre e deformi che
le
strapparono il cristallo dal collo, gettandolo lontano; la bisaccia con
i globi
di neve era già andata perduta, e giaceva abbandonata sul
prato, a poca
distanza.
«Shu
Yin!»
Frost
reagì prima di tutti gli altri, cercando di congelare le
radici
e, allo stesso tempo, tirarla fuori da quella trappola; la ragazza si
aggrappò
disperatamente al suo braccio, tentando di gelare a sua volta i viticci
che la
stringevano, senza ottenere grandi risultati. Più lei e Jack
congelavano e
spezzavano, più radici nascevano a sostituire quelle
distrutte, in una lotta
senza fine.
Nord,
dopo un iniziale attimo d’indecisione dovuto a svariati
elementi,
prese in braccio l’Uomo nella Luna, troppo debole persino per
tornare
cosciente. «non ve lo lascio toccare, scordatevelo!»
urlò all’indirizzo
degli Insorti.
«come
pensi d’impedirlo?» gli chiese Atticus, con estrema
tranquillità
«non hai nemmeno le tue sciabole, Nord».
«se
ci lasciate Manny e Shu Yin, finirà tutto adesso»
continuò Ljuba
«siate ragionevoli, non abbiamo mai voluto farvi del
male».
«ma
saremo costretti a farvene, se combatter-»
Cecilia
non fece in tempo a concludere la frase, perché dovette
respingere una scarica di puro potere elementale che Madre Natura le
aveva
scagliato contro.
Emily
Jane si era sollevata in volo a fronteggiare i tre Insorti,
incurante del fatto che avessero oltre il triplo del suo potere. Erano
secoli e
secoli che la rabbia non l’accecava in quel modo,
all’incirca da quando a
sedici anni si era resa conto che suo padre non sarebbe mai venuto a
prenderla.
Ai tempi la sua furia l’aveva portata ad attaccare e
distruggere
una nave della
Golden Age rea solo di
esserle passata
davanti, piena
d’innocenti che erano morti tutti, e ora Emily
Jane era nelle stesse condizioni.
«non
il mio potere contro di me e non in casa mia, LURIDA PUTTANA
ASSASSINA!!!»
«non
puoi affrontarli, torna giù!!!»
gridò Dentolina.
«y
andatevene todos al diavolo,
allora» disse Cecilia,
sfilando la presa dalla mano di Atticus e allargando le braccia
«volete
combattere, bueno, que
sia!»
A
quelle parole la terra tremò ancora più forte, e
poi iniziò a
spaccarsi con un suono agghiacciante. Lunghe
e profondissime crepe si aprirono in tutto il regno di
Madre Natura, che
per la seconda volta vide casa sua venire distrutta. L’albero
gigantesco in cui
viveva fu tra le prime cose a crollare in uno strapiombo appena formato
che,
come tutte le fenditure, andava riempiendosi di magma fumante.
Ma
non era finita.
Qualcosa
nelle crepe iniziò a emettere uno stridio tanto acuto da far
male
all’udito, e l’attimo dopo, sotto gli occhi
terrorizzati dell’intero gruppetto,
una miriade di grosse e nere creature alate gocciolanti magma
schizzò fuori da
ogni spacco sul terreno. Parte si riversò a terra, facendosi
pericolosamente
vicina ai Guardiani, e parte raggiunse Emily Jane in cielo,
attaccandola in
massa.
Ljuba
atterrò dinanzi all’ex compagno, e le creature
alate, che si
rivelarono essere grifoni-Incubo dalle ali e la coda infuocate,
circondarono il
povero Babbo Natale, il quale strinse Manny con fare ancor
più protettivo.
«oscurità ti dà già alla
testa?! Guardate cosa state facendo!»
«avrebbe
potuto risolversi molto più in fretta. Te lo
chiederò
un’ultima volta: lascia qui Manny, prendi gli altri Guardiani
e abbandonate
questo posto» i grifoni si fecero ancor più
vicini, con l’ennesimo stridio.
«se
vuoi Uomo nella Luna dovrai strapparlo da mie fredde mani morte.
Saresti davvero capace di uccidermi, Ljuba?»
Perché?!
Perché non riusciva a dare l’ordine ai grifoni di
attaccare senza
indugiare oltre? Perché non la faceva finita e basta,
perché stava dando a Nord
quell’ennesima possibilità? Era una maledetta
guerra, Ljuba lo sapeva, aveva
messo tutto in conto, ma allora perché non riusciva a fare
quel che doveva
fare?
Era
davvero una donna così patetica e pavida da lasciare che
ora,
durante la sua vera prova del fuoco in cui doveva
affrontare Nicholas
faccia a faccia, degli sciocchi sentimentalismi si mettessero in mezzo?
Era
davvero una donna così debole e inetta da voler cercare fino
all’ultimo di
evitare di fare del male al suo ex? Aveva creduto di essere davvero
pronta a
tutto come Atticus e Mila, e fino a quel momento era stato
così, perché cedere
adesso?!
Si
guardarono negli occhi per quella che a entrambi parve
un’eternità.
«non
costringermi a scoprirlo, Nicholas. Metti giù Manny».
Nord
scosse la testa. «njet, Lju».
Ljuba
chiuse gli occhi.
“addosso”.
I
grifoni, con gli artigli sguainati e fiamme che eruttavano dai becchi
ricurvi, attaccarono simultaneamente Nord obbedendo
all’ordine telepatico della
donna. Il russo curvò la schiena in avanti e
recitò un veloce incantesimo
difensivo che creò una debole barriera, pur essendo ormai
rassegnato all’idea
di dover morire pur di proteggere il principe. L’azione
avrebbe potuto fargli
guadagnare al massimo qualche secondo, giusto il
tempo impiegato
dai grifoni a penetrare la barriera…
Un’improvvisa
luce bianca accecò sia lui, sia i grifoni, che Ljuba.
Senza che potesse far nulla per evitarlo, la donna si vide sparire da
sotto gli
occhi Nord e Manny, spediti chissà dove con un portale
magico dei globi di
neve. Interdetta, si voltò appena in tempo per vedere
Dentolina, che dopo una breve corsa riuscì a
raggiungere il cristallo di Shu Yin e a lanciarglielo.
«prendilo!!!»
La
ragazza, congelate le ennesime radici, riuscì ad afferrare
per un
soffio la cordicella. Sfruttando il potere del cristallo
riuscì a scomparire e,
ormai libera, si alzò in volo nel cielo. «aiuta
Dentolina!» gridò a
Jack, che corse immediatamente verso la fidanzata.
Tre
grifoni gli furono addosso l’attimo dopo: il naso di Frost fu
invaso dall’odore sulfureo delle creature, e gli occhi da una
cortina del suo
stesso sangue, mentre gli artigli e i becchi degli Incubi gli
laceravano le carni. Si difese come poteva, lanciando deboli onde
ghiacciate
alla
cieca, con il testa il solo obiettivo di raggiungere
Dentolina…e poi, senza
preavviso, si trovò in aria.
«ti
avevo detto di aiutare Dentolina, non di farti sbranare dai
grifoni» disse Shu Yin, che riuscì a scomparire di
nuovo appena prima che un
colpo di fuoco lanciato da Cecilia a Madre Natura finisse a colpire lei
e Jack.
Emily
Jane stava dando tutta se stessa in quella lotta, nonostante la
stanchezza e tutti gli svantaggi, ma Cecilia non era da meno: si era
messa a
lottare in prima persona -seppur con l’ausilio dei grifoni-
perché non aveva
apprezzato gli insulti della dolce figlioletta dell’Uomo
Nero, e sembrava
stesse seriamente pensando di epurare l’universo da tutti i
Pitchiner rimasti.
“è
troppo impegnata a lottare per pensare a me e Jack” concluse
Shu
Yin.
«a
quanto pare una cosa non esclude l’altra»
borbottò Frost, cercando
di pulirsi gli occhi dal sangue
«Dentolina-»
«ha
perso la bisaccia» che lei aveva prontamente recuperato
«per colpa degli
Incubi, e ora-»
«…che
vuoi fare?! Sarebbe inutile!»
Quando
Jack riuscì a vedere nuovamente, dei grifoni tenevano
Dentolina
sospesa sopra lo strapiombo in cui era finita la casa albero di Madre
Natura.
«non
stare a guardare quel che faccio io!» sbottò
Atticus, rivolto a
Ljuba «perché devi metterti sempre in mezzo,
Dentolina, maledizione?!»
l’immortale volò vicino alla fata «dimmi
dove li hai mandati, altrimenti ti
lascerò cadere nel magma, e non sto scherzando.
Quand’è troppo è troppo!»
«io
non ti dirò proprio niente!»
urlò Dentolina «se ci tieni
tanto ad uccidermi allora fallo, ma non dirò una
parola!»
«Atticus,
fermo, non è nei piani! Devo pensare che
l’oscurità ti stia
davvero dando alla testa? Di già?!» Ljuba
ovviamente non demordeva «possiamo
tirarle fuori la verità in altri modi, non è
impossibile».
«non
sarebbe stato necessario se avessi fatto subito quel che dovevi
fare, Lju, lo sai benissimo» l’accusò
l’alato.
«ah,
perdonami se sono restia a versare sangue inutile!»
ribatté Ljuba,
piuttosto arrabbiata.
«riesci
a volare da solo anche adesso?» gli domandò Shu
Yin.
“e
se Cecilia è troppo impegnata a combattere, loro sono troppo
impegnati a discutere per pensare a me e
Jack”.
«sì,
ma-»
«allora
quando sarà il momento sii pronto a riacchiappare Dentolina,
e
fuggite via con questo» disse rapidamente, appioppandogli un
globo di neve «mi
raccomando, sii veloce. Io fuggirò con il
cristallo».
Shu
Yin lo abbandonò bruscamente in aria, e Jack fece appello al
cucchiaio di legno per non cadere.
“che
vuole fare?!” pensò, mentre ritrovava un po'di
equilibrio. La
vide ricomparire in alto. Atticus le dava la schiena, e Ljuba,
impegnata a discutere con lui, non si era accorta di lei.
Improvvisamente
capì cosa voleva fare Shu Yin. Era una scena che aveva
già vissuto, e per un attimo fu tentato di fermarla,
perché quel che aveva in
mente era sbagliato, lo era sempre, ma se doveva scegliere fra Atticus
e la
possibilità di salvare Dentolina, non aveva alcun dubbio.
Vide
una freccia nera formarsi tra le mani delicate, insieme ad una corda
che restava sospesa in aria da sola. La vide
prendere la mira…
«ATTENTO!»
…e
scoccare.
Ljuba
si era accorta di quel che stava per succedere con un istante
di ritardo, un istante di troppo.
Attonito,
spaesato e con un gran dolore al petto, Atticus tossì sangue.
«Lju…?»
L’immagine
dell’amica tremolò davanti a suoi occhi, divenne
sempre più
sfocata. La sentì gridare, ma non capì quel che
stava dicendo, e iniziò a
precipitare velocemente al suolo.
Per
Dentolina, invece, sembrava andare tutto a rallentatore. Lo sguardo
del suo ex, il sangue uscito dalle sue labbra, la punta della freccia
che gli
era sbucata dal petto…assurdo come veder morire -almeno in
teoria- un uomo che
l’aveva imprigionata nel suo stesso palazzo potesse fargli un
simile effetto.
I
grifoni la lasciarono cadere, e anche lei iniziò a
precipitare. Vide
gli Incubi volare addosso a Shu Yin, che però scomparve
prima che la
raggiungessero.
Un
paio di braccia, forti nella loro magrezza, le impedirono di cadere
nella lava.
«Dentolina,
dove hai mandato Nord, dove l’hai mandato?!»
Realizzò
solo a stento che si trattava di Jack, e la sua bocca si mosse
da sola. «Le-Leprecauno» balbettò piano.
Una
volta attivato, Jack lanciò il globo di neve, e lui e
Dentolina
scomparvero nel portale.
Ljuba
intanto aveva fermato la caduta di Atticus, e lo aveva poggiato a
terra, su un fianco. «non ti addormentare, non cedere, hai
capito?! Non cedere,
cerca di restare sveglio!» esclamò.
Atticus
rantolò, e un nuovo rivolo di sangue gli colò da
un angolo
della bocca. «M-Mi…la…»
«lei
sta bene, se la cava bene, e tu devi resistere per lei, da?!»
poche volte come in quel momento Ljuba avrebbe voluto che Galaxia fosse
lì. Lei
era il medico del gruppo, lei avrebbe saputo bene cosa fare, erano
stati così
maledettamente stupidi! Avrebbe dovuto essere Laxie ad andare con
Cecilia e
Atticus, non lei! «adesso devo estrarre la freccia,
io…io ti faccio un
incantesimo contro il dolore. Sì».
Non
importava più l’Uomo nella Luna, non importavano
più Shu Yin, Frost,
gli altri Guardiani, l’Uomo Nero o chiunque altro: la freccia
aveva colpito
Atticus in pieno petto, forse al cuore o forse poco lontano, ma stava
di fatto
che rischiava la morte, e non c’era altro che contasse.
«MILA!»
gridò «Millaray, aiuto!»
Il
richiamo di Ljuba riuscì miracolosamente a raggiungere
Cecilia. Non
c’era questione personale o sequela d’insulti che
tenesse, se la sua famiglia
aveva bisogno di lei Cecilia accorreva…
«no…»
E quello che vide a terra la
fece sbiancare.
“no,
no, no…”
Al
diavolo Madre Natura, al diavolo la guerra, Pitch e tutti quanti:
suo marito era a terra ferito, Ljuba era visibilmente preoccupata a
morte, e
quelle erano le priorità. Al diavolo anche l’aver
messo in conto di poter
restare feriti o morire. Atticus non doveva morire, né ora
né mai.
Non poteva
accettare di trovarsi vedova dopo nemmeno ventiquattr’ore di
matrimonio.
Emily
Jane vide la sua avversaria abbandonare improvvisamente la
battaglia, diversi Incubi fare altrettanto, e lì per
lì non seppe spiegarsi il
motivo. Avevano combattuto ferocemente fino a quel momento, come
testimoniavano
le sue ferite, la stanchezza e i vestiti strappati, e ora se ne andava
così?!
Intollerabile, inaccettabile!
Per
colpa di quella donna aveva perduto casa propria.
Di nuovo.
Non poteva consentirglielo, doveva fargliela pagare, doveva-
«andiamo
via finché sono distratti, che tu lo voglia o no»
sentenziò
Shu Yin, afferrandola da dietro.
L’urlo
di rabbia e protesta di Emily Jane venne troncato a metà
quando
scomparvero, e in quell’inferno che fino a poco prima era
stato uno splendido
regno rigoglioso rimasero solo i tre Insorti.
«u-una...chi…»
Cecilia cercò di
riprendere il controllo «chi è-»
«Shu
Yin» disse piano Ljuba, iniziando ad estrarre cautamente la
freccia
«lo ha colpito alle
spalle. Non sono riuscita ad avvisarlo in tempo, se solo
l’avessi vista un
nanosecondo prima, forse-»
Cecilia
mormorò un incantesimo rimpolpa sangue, stringendo una mano
dell’amato. «no. No, non è colpa tua.
Soy yo que non avrei dovuto
mettermi a combattere con Madre Natura. Yo avrei
dovuto essere aqui
a proteggerlo. Yo soy sua moglie, era compito
mio»
portò la mano di Atticus alle proprie
labbra, e la baciò «por favor, non
lasciarmi» mormorò, con la voce
spezzata.
Non
sapendo di preciso cosa di Atticus fosse stato colpito, non sapeva
se sarebbe sopravvissuto. Fattore di guarigione o meno, immortali o
meno, se i
danni a cuore o cervello erano troppi la prospettiva di morire
c’era sempre.
Ma
di una cosa era certa, e nessuno avrebbe mai potuto dissuaderla: che
Atticus morisse o meno, Cecilia avrebbe cercato Shu Yin,
l’avrebbe trovata, e
le avrebbe strappato il cuore dal petto con le sue stesse mani.
Senza
rimorsi.
Buonasera. Innanzitutto mi scuso per avervi fatto aspettare qualche
giorno più del solito, ma mentre decidevo cosa mostrare in
questo capitolo mi è preso un piccolo attimo di sbandamento
e, anche quando è passato, mi sono trovata comunque a
scrivere scene che non avevo previsto O_o avrebbe
dovuto esserci almeno un cambio di scena in tutto ciò, e
invece le cose mi sono un pochino sfuggite di mano, per cui ho
preferito troncare qui. In questa prima parte mi sono ripromessa di
mutilare e ferire una persona alla volta e...no, non è vero,
non mi sono ripromessa proprio nulla, è semplicemente uscito
fuori così xD
Nel prossimo capitolo comunque si dovrebbe vedere Sandman
-perché tutti amano Sandman :D - se non cambio di nuovo idea
in corsa :'D
C'erano altre cose che volevo dire ma, tanto per cambiare, non me le
ricordo e...ah, sì: la scena di Shu Yin che si comporta
da degna "nuova figlia di Pitch" è tra quelle
impreviste xD
*Ringraziamenti Time!*
Rinnovo i ringraziamenti a tutti coloro che leggono, a costo di suonare
ripetitiva, e un "grazie" speciale stavolta va a Olzawer, per la sua
recensione e per aver inserito la storia tra le seguite ;)
Alla prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 30 *** Capitolo 29 ***
Capitolo
29
La
giornata di Diarmid Goldhunter, alias il Leprecauno, non era
iniziata diversamente dalle solite.
Certo,
quel problemino col carbone era stato un po’una seccatura:
veniva
da Nifelheim, mondo sotterraneo che straripava di gemme e minerali di
ogni
sorta -eccetto oro e argento che, per qualche strano e misterioso
motivo, era
difficile trovare- quindi com’era possibile che la consegna
fosse in ritardo,
se i nani bevevano e scavavano tutto il giorno?! Che si stessero
impigrendo, o
avessero iniziato più a bere che a scavare?
Fortunatamente
aveva da parte una scorta per le emergenze e, se avesse
visto veramente le brutte, avrebbe sempre potuto inviare dei cluricauni
a
rubarne agli esseri umani. Niente di personale contro questi ultimi, ma
aveva
un’attività da mandare avanti, e non voleva che
finisse col fallire. Gli era
già accaduto una volta con la bottega di
ciabattino…bei tempi, quelli: lavorare
per le fate era un piacere, pagavano bene e oltretutto spesso erano
anche delle
bellissime ragazze. Peccato che poi avessero smesso di rivolgersi a
lui,
iniziando a innamorarsi delle scarpe delle donne mortali. Assurdo, eh?
Negli
ultimi tempi, poi, gli capitava di vedere fin troppo spesso delle fate
munite
di All Star o di Vans. Vans! Come potevano
preferire le Vans a scarpe
fatte su misura?!
Bah,
inutile pensarci su, era un capitolo chiuso, ormai. Aveva aperto
quel locale scavando l’interno di una
collina, e il nuovo lavoro gli piaceva, era anche più
redditizio dell’altro:
una locanda con diversi immensi piani divisi in belle camere da letto
spaziose
-più due suite, di cui una era la sua- che di notte si
trasformava in una
bisca/nightclub con tanto di spogliarellisti.
“a
volte cambiare fa bene!
Prendi me. Io prima di diventare inventore, giocattolaio e mago, e poi
Guardiano, ero ladro. Era vita avventurosa, all’inizio mi
mancava anche un po’,
ma poi ho capito che questa per me è meglio”.
Ricordava
l’occasione in cui, un po’alticcio, si era
confidato con
Babbo Natale sulla questione, e quanto le parole di Nord gli fossero
suonate
vuote. Che diamine, scegliere di cambiare era diverso
dall’esservi costretti.
Ma
non era quel che importava, al momento: anche dentro la locanda,
nonostante il rumore della nutrita clientela e del personale, qualche
ora fa
era risuonato l’annuncio di quel pazzo da ricovero
dell’Uomo Nero.
A
quanto sembrava c’era una specie di guerra in corso, e
nessuno glielo
aveva detto o era venuto a cercarlo per chiedere aiuto, esattamente
com’era
successo ad aprile. Eppure i Guardiani sapevano benissimo che se mai
avessero
avuto bisogno di una mano non avevano che da chiedere: avrebbe lasciato
temporaneamente la gestione della locanda alla sua vicedirettrice, e si
sarebbe
lanciato in battaglia con loro, martello alla mano, cappello in testa e
monete
magiche in tasca.
Avrebbe
rifiutato il posto di Guardiano, se mai gliel’avessero
offerto
-quella faccenda di scomparire se i bambini non credevano non gli
piaceva
neanche un po’- ma per un aiuto era sempre disponibile,
contrariamente a tanti
altri. “I Guardiani? Che crepino pure, cinque presuntuosi in
meno in giro”,
aveva sentito commentare diversi spiriti.
Alcuni
rispettavano il loro lavoro con i bambini, e chi come lui li
conosceva di persona sapeva che, seppur coi loro difetti, erano brave
persone;
altri invece, per ignoranza o semplicemente per invidia, non mancavano
mai
commentare e sparlare in modo malevolo sia di loro, che
dell’Uomo nella Luna,
che di Nightlight.
Erano
in tanti che, all’oscuro di quel “piccolo
dettaglio” dello
sparire, invidiavano il potere, i possedimenti e la fama dei Guardiani.
Non
tanto da attaccarli, ovviamente, ma abbastanza da fingersi sordi a
un’eventuale richiesta di aiuto. Evidentemente si erano
dimenticati del fatto
che, se i Secoli Bui erano finiti, era anche merito loro.
Prima
dei Guardiani, gli spiriti che vivevano sulla Terra avevano
potuto fare ben poco contro l’Uomo Nero, che ai tempi era
estremamente potente.
Era arrivato sulla Terra da chissà quale angolo del cosmo,
aveva trovato
terreno fertile per dare sfogo al suo potere e accrescerlo, e aveva
avuto gioco
facile nel racchiudere il mondo in una morsa di tenebre, ignoranza e
paura.
In
tutto ciò molte ex “divinità”
dai poteri ridotti non
avrebbero potuto fare nulla neppure
volendo, e altre -che invece avrebbero potuto- avevano voltato la testa
dell’altra parte e continuato a farsi i fatti propri; altri
spiriti invece non erano
riusciti a unirsi per combattere l’Uomo Nero -chi per
codardia, chi per
pessimismo cronico, chi per egoismo- e si erano nascosti. Alcuni erano
persino
emigrati in altri regni che Black non poteva raggiungere, come il
sotterraneo
Nifelheim, o altri mondi, come il Sidhe, patria di fate, elfi del sole
e altre
creature.
Senza
i Guardiani chissà quando i Secoli Bui avrebbero avuto fine,
se
mai fosse successo, ovviamente…
La
sua attenzione, e quella del resto della clientela in sala, fu
prepotentemente richiamata da un forte bagliore di luce bianchissima.
Diarmid
fece appena in tempo a pensare “ma che
diavolo?!...” che Nord, confuso e
palesemente sbilanciato, quasi crollò su un tavolo di legno
occupato da un
gruppetto di fate, che si scansarono strillando spaventate. Alcuni
camerieri,
altrettanto sorpresi, fecero cadere tutto quel che avevano in mano, e
dei
cluricauni si affacciarono dalle cucine per vedere cosa stava accadendo.
«ordine,
ordine! Non c’è niente da vedere,
tornate alle vostre
attività!...è tutto a posto, signori!»
il Leprecauno lisciandosi nervosamente
la folta barba, rossa come i capelli, decise di prendere subito in mano
la
situazione «tu!» col bastone da passeggio
indicò un grosso -ma perfettamente
tirato a lucido- troll, che si avvicinò immediatamente
«porta questo tipo dai
guaritori» indicò l’Uomo nella Luna, in
braccio a Nord
«e fai in fretta».
Il
troll annuì con un grugnito, tendendo le mani. Seppur ancora
un
po’ frastornato, Babbo Natale gli affidò Manny con
un gesto meccanico. Preso
l’Uomo nella Luna con una delicatezza insospettabile per una
simile creatura,
il troll sparì in un corridoio.
«tu
seguimi in ufficio» il Leprecauno afferrò Nord per
la cintura
«almeno puoi dirmi che diabhal sta
succedendo, e poi, se fossi in te,
farei un giretto nell’ambulatorio al piano di sotto come il
tuo amico» disse,
burbero.
Babbo
Natale aprì e richiuse la bocca come un pesce, mentre veniva
trascinato in un corridoio la cui struttura, per la quantità
di legno presente,
gli ricordava quelli di casa propria. Goldhunter gli stava chiedendo
spiegazioni, ma lui non ne aveva. Non aveva neppure ben capito come
avesse
fatto ad arrivare lì. Un attimo prima dei grifoni istigati
da Ljuba stavano per
divorare lui e Manny, e quello dopo caracollava addosso a delle fate.
L’Uomo
nella Luna era al sicuro, e ciò era positivo, ma gli altri?
Dentolina, Jack, Shu
Yin e Madre Natura erano soli contro quei pazzi!
Il
Leprecauno tirò fuori da una tasca una grossa chiave
d’oro, la cui
impugnatura era a forma di quadrifoglio, e aprì velocemente
la porta
dell’ufficio. Somigliava al laboratorio di Nord, con meno
attrezzi da lavoro,
più incartamenti sulla scrivania, più quadrifogli
a decorare l’imbottitura
delle sedie e il mobilio di legno, e un morbido tappeto verde smeraldo.
«mettiti
a sedere e dimmi-»
«devi
rimandarmi indietro!» esclamò Nord «con
una di tue monete dorate!»
Diarmid
sollevò uno sopracciglio, tastando involontariamente la
tasca
destra dei pantaloni alla zuava. «ma se sei fuggito con un
portale, che senso
ha che ti rispedisca indietro? Dimmi che succede, piuttosto! Chi
è il tizio
malconcio?»
«è
Uomo nella Luna, non si sa chi è stato a fargli quello, ma
non è né
Pitch né mia ex e altri. Lo hanno trovato nel regno di Madre
Natura e tu devi
rimandarmi lì! Dentolina, Jack, Madre Natura e Shu Yin hanno
bisogno di aiu…non
voglio whisky!» sbottò il russo, quando
il Leprecauno gli schiaffò in mano
un bicchiere colmo.
«tu
non vai proprio da nessuna parte, sei troppo malconcio, e mi
risulta che Madre Natura sappia difendersi molto bene da
sola…»
«non
ora che le hanno preso poteri, lei-»
«aspetta.
Aspetta, aspetta…piano un momento. Chi diabhal
è
riuscito a togliere i poteri a quella furia mora?!...col sospetto che
ho, mi sa
che ho bisogno anche io di un goccetto» si versò a
sua volta un bicchiere di
whisky «abbiamo sentito tutti l’annuncio di quello
svitato di Black, qualche
ora fa. Cos’è questa faccenda che la tua ex e gli
altri hanno radunato un
esercito? C’è una specie di guerra in
corso?»
Era
un argomento molto delicato, si capiva dalla tristezza negli occhi
del Guardiano, ma il tatto e Diarmid Goldhunter restavano su due rette
parallele destinate a non incontrarsi mai; non che la sua fosse
cattiveria, il
fatto che spesso tirasse scherzi atroci durante San Patrizio non
c’entrava, era
solo questione di carattere.
«Pitch
le aveva preso poteri, ma ormai non è più
problema. È morto».
Dopo
un breve baluginio di stupore nelle iridi di un verde ancor
più
saturo di quelle di Calmoniglio, il Leprecauno fece cozzare il proprio
bicchiere contro quello di Nord. «damnù,
allora non tutte le guerre
vengono per nuocere! Alla...no, non alla salute, visto che è
morto. Ah, che
diavolo! Alla faccia sua!»
esclamò, per poi tracannare il liquore.
«non
c’è affatto da festeggiare! Lui è
morto, ma Ljuba e gli altri hanno
preso a loro volta poteri rubati, e sembrano quasi diventati peggio di
lui. Hanno
distrutto regno di Madre Natura, vogliono uccidere Uomo nella Luna, e
non si
fermeranno finché non ci riusciranno. È
cominciato tutto con Luna dorata».
«l’ho
vista. Avrei dovuto prevedere che avrebbe portato guai, spero che
non porti anche meno clientela, e di conseguenza meno
entrate…»
«e
tu ti metti a ragionare come scozzese proprio adesso?!»
brontolò
Nord, sovrastando il metro e cinquanta del Leprecauno
dall’alto dei suoi due
metri e diciannove centimetri d’altezza.
«no,
è solo che alla fine di tutto, che io possa aiutarvi o meno,
vorrei trovare la mia attività ancora in piedi».
Nord
stava per ribattere, quando qualcuno bussò rapidamente alla
porta.
«…capo?»
«entra,
Pasiphae. Che succede adesso?!»
Una
donna alta, molto magra, dalla pelle e i lunghissimi capelli
bianchi come la neve, entrò nell’ufficio quasi
fluttuando. Era una banshee,
nonché la vicedirettrice del locale, e dietro quegli occhi
velati dall’iride
quasi bianca si celava un intelletto non indifferente. «altri
due Guardiani
piuttosto malconci sono appena sopraggiunti con un altro portale. Jack
Frost e
Dentolina, per essere precisa».
«sono
qui?! Ce l’hanno fatta!» Nord fece per
uscire
dall’ufficio, ma sembrava che la banshee non intendesse
spostarsi.
«quanto
sono malconci, di preciso?»
«l’intervento
dei guaritori non è urgente, come per il signore»
indicò
Nord con un cenno del capo «ho pensato di far accomodare
anche loro qui in
ufficio».
«hai
pensato bene, magari potranno dirci qualcosa in
più» acconsentì il
Leprecauno.
L’istante
dopo, sorreggendosi l’uno all’altra e pallidissimi
in volto,
Jack e Dentolina caracollarono nell’ufficio.
«Nord…!»
«Dentolina!
Per fortuna siete salvi, ma….dovete spiegarmi
come…»
«in
tutto il casino che c’era, Dentolina ha recuperato la borsa
coi
globi di neve, e ti ha fatto arrivare qui. Poi l’ha persa di
nuovo per colpa
dei grifoni…»
«grifoni?»
lo interruppe il Leprecauno.
«grifoni-Incubo
del fuoco. Orribili» Dentolina sembrava aver recuperato
l’uso della parola «giuro che non intendevo
metterti in una situazione difficile,
Diarmid, ma in quel frangente questo è stato il primo posto
che mi è venuto in
mente, sapevo che c’erano dei guaritori e poi-»
«riprendi
fiato, uccellino» brontolò il folletto, togliendo
il
bicchiere di whisky a Nord -che non aveva bevuto neppure un sorso- per
schiaffarlo in mano a lei «non ci sono problemi, a patto che
poi paghiate, se
intendete stare qui per parecchio tempo».
«…pagare?»
allibì Jack.
Aveva
conosciuto il Leprecauno dopo la sconfitta di Pitch ad aprile,
dal momento che gli altri Guardiani lo avevano portato lì a
festeggiare. Prima
di allora, Frost non aveva idea del fatto che il Leprecauno avesse un
simile
locale: era stato troppo impegnato coi suoi tentativi di essere visto
dai
bambini per interessarsi davvero ai propri simili.
Il
folletto, comunque, non gli aveva fatto una cattiva impressione.
Sembrava simile a Calmoniglio, burbero ma buono. Solo che
quell’attaccamento a
oro e argento -l’unico tipo di pagamento che accettasse-
specie in quel
momento, gli faceva cadere le braccia!
«a
questo mondo niente è gratis, ragazzo! A parte quel
bicchiere di
whisky, offre la casa».
Dentolina
fissò il bicchiere per qualche secondo e poi, con una certa
sorpresa dei suoi colleghi, lo svuotò in due sorsi.
«ne avevo proprio bisogno.
Grazie. Mi sembra ancora incredibile che ne siamo usciti»
disse «ma è
tutt’altro che finita, e non sappiamo che fine abbiano fatto
Madre Natura e Shu
Yin. L’ultima cosa che ho visto sono stati i grifoni che
l’attaccavano dopo che
lei ha…» non riusciva a dirlo, neppure dopo il
whisky. Provò ugualmente a farsi
forza «forse quando Pitch l’ha definita la sua
“nuova figlia” non ha sbagliato,
perché ha colpito alle spalle Atticus proprio come Pitch ha
fatto con Sandman
ad aprile. Esattamente allo stesso modo, Nord, e probabilmente con lo
stesso
esito, è stato orribile…»
«cosa?!
Shostakovich!» il russo sprofondò a
sedere su un
divanetto imbottito «ha ucciso persona?! Quella ragazza
diventa più pericolosa
ogni minuto che passa!»
«non
è detto, comunque sì,
lei è pericolosa, e sì, orribile lo è
stato senza dubbio, ma ha
creato un diversivo che ci ha permesso di scappare,
Dentolina» obiettò Jack
«non dimentichiamolo, e speriamo che tanto lei quanto Madre
Natura stiano bene».
«no,
no, ovvio che non lo dimentico, si è messa ancor
più nei guai di
quanto già fosse solo per farci fuggire, ma penso di avere
tutto il diritto di
essere scossa!» ribatté Dentolina «non
ha fatto una cosuccia da niente, sai
com’è. Da essere grata a giustificarla ce ne
corre» aggiunse, sedendosi a sua
volta su una poltroncina.
«e
quando mai ho detto che la giustifico, scusa?!»
sbottò Jack «io
non-»
«sì,
sì, l’amore non è bello se non
è litigarello, ho capito» il Leprecauno decise
saggiamente di stroncare la discussione dei due sul nascere
«ma chi sarebbe
questa Shu Yin?»
«la
mia cosiddetta “compagna perfetta”» Frost
mimò le virgolette
«qualcuno a cui Manny avrebbe potuto tranquillamente evitare
di dare vita, dal
momento che tutti i problemi con i loro ex, al momento definiti
“Insorti”,
derivano proprio dalla sua creazione. Prima se ne stavano tranquilli in
un’isola chiamata Conca De El Sol, insieme a gente come
divinità greche, egizie
e compagnia bella. Poi hanno visto la Luna dorata, e hanno deciso che
uscire
per uccidere Manny e Pitch era una buona idea. Punjam Hy Loo e Polo
Nord sono
stati già persi».
Il
Leprecauno tirò fuori la sua amata pipa, anch’essa
d’oro.
«ammirevole sintesi. Però mancano due Guardiani su
cinque. Stanno bene?»
«Sandman
non so, ma lo spero» disse Nord «Calmoniglio sta
con Insorti,
molto per colpa di Pitch, lunga storia».
«ah,
diabhal, mi dispiace. E l’Uomo nella Luna
cosa ha fatto in
tutto ciò, prima di essere massacrato? Spero che avesse in
mente un
contrattacco. Nel caso, sapete che ci sono».
«Nightlight
sta cercando aiuto, quindi immagino che prima o poi
arriverà anche qui» “se non gli capita
qualcosa di brutto per strada” aggiunse
mentalmente Dentolina «penso che sapere delle condizioni di
Manny lo
scioccherà».
«perché,
dici che non lo sa?» domandò Jack.
«questo
è più che sicuro» rispose Nord
«se sapeva che Tsar Lunar sta
male, Nightlight era già qui. Quando lo conoscerai ti
piacerà di certo. È
eroe!»
«io
però inizio a pensare che, pur essendo una minaccia da non
sottovalutare, il pericolo più grande non siano gli
Insorti» disse il
Leprecauno «ciò che mi dà
più da pensare è quanto è successo
all’Uomo nella
Luna. Chi è stato? Come ha fatto? Sapete
com’è, già solo quelli che possono
arrivare sulla Luna sono ben pochi. Poi, perché
l’ha fatto? Da che parte sta,
in tutto questo? Un nemico su due lo conosciamo, ma questo sembra pure
peggio».
«sembra
stare dalla parte degli Insorti, perché…giusto!
Dimmi
che sei protetto dall’Incanto Detector e non ho fatto ancora
più danni!» si
spaventò Dentolina.
«tranquilla,
quella è una protezione sempre attiva. Incanto Detector,
eh? Quindi è così che gli Insorti vi hanno
trovati».
«non
sappiamo chi ha dato loro il materiale genetico di Manny, ma
sì».
Goldhunter
sorseggiò nuovamente del whisky. «beh»
esordì dopo un po’
«stavolta sembra qualcosa di un po’più
serio rispetto ad aprile».
«tanti
nemici in più, e non li conosciamo nemmeno tutti. Pitch
almeno
sapevamo come era, pace ad anima sua» mormorò Nord
«non che mi manchi,
ovviamente».
Dentolina
fissò il bicchiere vuoto. «e a chi mancherebbe
mai?...credo
che vedere Shu Yin uccidere Atticus, sempre se è morto
davvero, gli avrebbe
fatto piacere. Pitch odiava Atticus. Per gelosia, ma forse aveva anche
capito
com’era davvero».
«su,
su, è un problema in meno, tutti lo odiavano e tutti siamo
felici
che sia crepato, pensate solo a questo» concluse il
Leprecauno «cerchiamo di
pensare a cosa accidenti fare, intanto…»
** Polo Nord
**
«comincio
a pensare che qui non ci sia una mazza da trovare. Sperare di
trovare qui l’Innominato era troppo, vero?»
Galaxia
aveva girato in lungo e in largo nel perimetro che le era stato
assegnato da controllare, ma non aveva ottenuto nessun risultato. Nella
Fabbrica e dintorni non c’era traccia di Pitch, né
di qualunque altra cosa che
potesse dar loro qualsiasi indizio su ciò che era accaduto
dopo che erano
partiti.
Si
chiedeva come avesse potuto tornare in vita, le sembrava
impossibile.
Certo,
era capitato qualcosa di simile anche a Sandman, ma corrompere
della sabbia magica e staccare di netto la testa a chi la controllava
era un
po’diverso, per non parlare del fatto che non si sapeva di
preciso di
cosa fosse fatto Sandy: un tempo era fatto di carne e sangue, ma la
magia
dell’Uomo nella Luna bambino, il desiderio di salvarlo che
aveva espresso e si
era avverato, l’aveva cambiato di netto. Nemmeno Sandelle
aveva mai saputo svelare
il mistero. Forse neppure Sandy stesso ne sarebbe stato capace.
«mi
sa di sì, purtroppo. E come se non bastasse fa un freddo
boia»
Calmoniglio rabbrividì, accovacciandosi «trovato
qualcosa?»
«no.
Tu?»
Digressioni
a parte, stava di fatto che fino a quel momento le ricerche
erano state completamente vane, per cui Galaxia si era riunita a
Calmoniglio,
raggiungendolo nella sua area d’indagine. Era strano lavorare
fianco a fianco
con lui dopo tanto tempo. Se non altro la paura che potesse
rinchiuderla era
passata, con le parti di potere rubato che si era presa.
Ovviamente
la vicinanza fisica a Sandelle l’avrebbe resa ancor
più
sicura. Quando Ljuba, o chiunque altro, diceva che per loro era
importante
restare uniti, non parlava solo metaforicamente, ma anche in termini di
potere.
Se si allontanavano gli uni dagli altri per più di tre
metri, potevano contare
solo sulle proprie forze -rubate-, tornando a essere avversari
gestibili:
niente terremoti, tempeste, spacchi nel terreno e magma bollente.
Era
uno dei motivi per cui essersi divisi non le era piaciuto affatto,
benché effettivamente tornare al Polo Nord per indagare
potesse essere sensato,
e un grosso spiegamento di forze non fosse necessario.
«forse.
Fuori dalle mura, dove Black è-»
«non
dire quel nome, porta sfortuna! Quando lo avevamo in pugno
e credevamo fosse morto era diverso, ma adesso che sappiamo che
è vivo direi di
evitare di attirarci più sfiga addosso» disse
Galaxia, piegando un orecchio con
aria turbata.
«va
bene, va bene. Dicevo, ho trovato una traccia strana fuori dalle
mura, dove “Quello” è morto e
risorto».
Se
per Galaxia quella situazione era strana, per Calmoniglio lo era
ancora di più. Non riusciva più a capire da quale
parte della barricata si
fosse messo, si sentiva sempre un Guardiano, ma temeva che se gli altri
fossero
venuti a sapere della cosa avrebbero reagito come Nord, che non
avrebbero
capito. Gli Insorti invece sembravano esserne stati in grado, una volta
che lui
aveva compreso -ma non giustificato- loro.
«che
tipo di traccia?» indagò Galaxia, avvicinandoglisi
con un balzo.
«era
un po’confusa, quindi non sono sicuro di nulla, ma se dovessi
dire
che somigliava a qualcosa…hai presente le tracce che
lasciano i serpenti,
quando il terreno lo consente? Solo che mi pare assurdo,
perché non esiste
nulla che avrebbe potuto lasciarne di simili».
«hm.
A parte noi e gli yeti, qui c’era solo Mothman. Che tu sappia
si
trasforma in un serpente?»
Il
Guardiano scosse la testa. «che io sappia no. Può
assumere una forma
più umanoide, o più mostruosa, ma non quella di
un serpente. Certo, non sapevo
neppure che potesse cantare con due
voci…maledizione» borbottò
«col senno di
poi, rimpiango di non aver frequentato di più altri spiriti
oltre al solito
gruppo. Se l’avessi fatto forse potrei avere
un’idea più precisa di chi
potrebbe essere stato a lasciare quella traccia, e invece no! Sempre
concentrato su lavoro e bambini».
«non
penso che il tuo ruolo di Guardiano c’entri, Aster. Sei
solitario
di tuo. A volte saltavi persino la festa del ventisei dicembre,
ricordi?»
Calmoniglio
fece una smorfia. «già, non hai tutti i
torti».
“però
non ero mai solitario, se si trattava di te” aggiunse
mentalmente.
«e
comunque non è detto che se avessi frequentato
più gli altri spiriti
avresti potuto capire di chi si tratta, voglio dire, conosco parecchia
più
gente di te, eppure tutto quel che so dirti è
“boh”».
«in
parte è consolante» rabbrividì
«…ma fa sempre freddo! Perché non
cerchiamo Sandelle, sentiamo se ha scoperto qualcosa e torniamo dentro
la
Fabbrica?»
Galaxia
acconsentì, e si misero a camminare il direzione
dell’area
assegnata a Sandelle. «forse avremmo dovuto cercare dei
vecchi giacconi di
Nord, o qualcosa del genere…»
A
quel punto, in mezzo alla neve, vide qualcosa che non avrebbe dovuto
esserci: sangue fresco, rosso vivo.
«Aster».
Calmoniglio
drizzò le orecchie. «cosa succede?»
Galaxia
indicò le gocce di sangue. Il volto del Guardiano si fece
attento. «qualcosa non va» sentenziò,
notando altre gocce di sangue ancora.
Formavano una sorta di scia, di cui loro avevano trovato la fine e non
l’inizio. Era come se qualcuno, ferito, si fosse sollevato in
aria e poi fosse
volato via, o qualcosa di simile.
Seguirono
la scia e, a un certo punto uno straziante gemito di dolore giunse
alle orecchie dei due conigli che, impietriti, si scambiarono
un’occhiata
spaventata.
«Sandelle»
balbettò Galaxia.
«veniva
da là, dove porta la scia» il Pooka
indicò un punto imprecisato
davanti a loro, e lui e Galaxia si misero a correre come forsennati,
esattamente come i pensieri nella mente di Laxie.
“non
avremmo dovuto dividerci, non avremmo dovuto, lo sapevo, lo
sapevo, succedono cose brutte quando ci dividiamo,
l’ho lasciata girare da
sola, perché l’abbiamo fatto?!”
pensò, col cuore in gola.
Anche
Calmoniglio l’aveva, benché non fosse molto
affezionato
a Sandelle,
perché quel lamento avrebbe fatto gelare il sangue a
chiunque. Davanti ai suoi
occhi scorrevano le immagini dei più orrendi scenari, primo
tra tutti uno con
protagonisti Sandelle cadavere e Pitch a berne il sangue, va’
a capire come mai.
Peggio di così non poteva andare, perché aveva
dovuto essere proprio lei,
quella che sapeva difendersi meno bene, a trovare guai?!
A
un certo punto videro un mucchietto nero in mezzo alla neve.
«Sandelle!!!»
urlò Galaxia, superando di netto Calmoniglio per
raggiungere l’amica. Con sommo orrore vide chiazze e spruzzi
di sangue rosso
scuro tutto intorno a lei. L’unica cosa positiva era che non
fosse morta, come
si evinceva dal respiro corto. Era inginocchiata nella neve, piegata in
avanti,
con i capelli neri che le ricadevano davanti al volto. Dalla posizione
delle
braccia, sembrava che se lo stesse coprendo anche con le mani.
«Sandelle,
Sandelle guardami, cos’è successo?!»
Galaxia si inginocchiò
davanti a lei «San…»
Galaxia
aprì la bocca e la richiuse. Aveva un’aria
così scioccata che
Calmoniglio iniziò a credere che sarebbe svenuta da un
momento all’altro, tanto
che si avvicinò a sua volta.
«ma
che cosa le è-»
Il
Guardiano fece un grosso balzo all’indietro, con gli occhi
sgranati
dall’orrore.
**
Santa Monica. Di nuovo. **
«chi
diavolo ti ha detto di portarmi via?!! CHI?! COME HAI OSATO?!!»
«me
l’ha detto la logica, ecco chi. Tu sei stremata, e loro,
anche
adesso che Atticus non avrebbe più potuto aiutarle, hanno
sempre il doppio dei
tuoi poteri. Non avresti potuto uscirne altrimenti. Capisco che aver
perso casa
tua ti faccia arrabbia-»
«no
invece!!! Tu non capisci proprio niente, tu non hai mai
avuto una casa da perdere…di nuovo!»
La
stanchezza non aveva impedito a Madre Natura di riempire di neve
l’attico
di Santa Monica, ed era già tanto che si limitasse a quello,
con la gran voglia
che aveva di spaccare tutto quello che c’era attorno. Vedere
distrutto il suo
regno aveva risvegliato vecchi ricordi e sensazioni davvero sgradevoli,
che
aveva sperato di non dover vivere mai più.
«però
sei viva. Puoi sempre ricostruirla altrove, quando sarà
tutto
finito».
«sicuro,
a meno che tu non decida improvvisamente di tradire anche me
per un motivo qualsiasi, e mi pianti una freccia nella
schiena».
Shu
Yin non replicò, limitandosi a fissarla con aria gelida per
poi
uscire in terrazza. Tirò fuori le mani dalle tasche e,
vedendole tremare
leggermente, strinse forte la ringhiera.
Traditrice
infida di qua, piccola ipocrita di là! Non aveva mandato al
diavolo Emily Jane solo perché quest’ultima era
visibilmente sconvolta, e perché
lei era troppo educata. Cosa credevano, tra tutti, che fosse facile?
Che fosse stato
gradevole, per lei, sentire di non potersi mai fidare davvero di
nessuno, di
essere sempre sacrificabile, o di troppo?
“…da
un impiccio a un altro,
salute!”
Su
qualcosa il defunto Pitch aveva avuto ragione: lui era stato un
impiccio, e lei non era da meno. Più andava avanti,
più se ne rendeva conto.
Inizialmente aveva agito per salvare se stessa, ma poi aveva sempre cercato di
salvare tutti gli
altri. Jack, Nord, Dentolina, Emily Jane…e la Guardiana
della Memoria era stata
l’unica a dirle “grazie”.
Per non
averle insidiato il
fidanzato.
Oh,
certo, aveva anche detto “grazie per avermelo riportato
intero”, ma
non si era sforzata di nascondere che la prima cosa contava ben
più della
seconda.
Chiuse
gli occhi. Riusciva a sentire ancora la freccia tra le dita, a
vedere la freccia conficcarsi nella carne, a sentire il grido
angosciato di
Ljuba, e percepire sulle sue gracili spalle tutto il peso di quel che
aveva
fatto.
Prima
che gli Insorti facessero a Jack quel che gli avevano fatto, Atticus
l’aveva aiutata contro gli Incubi, le aveva dato un nome, le
aveva offerto una
casa. Shu Yin non lo aveva dimenticato, e non aveva scagliato quella
freccia a
cuor leggero, e non sapeva neppure come avesse fatto a centrarlo
così bene, o perché
avesse scelto di colpirlo proprio in quel modo. Era stata la prima
mossa che le
era venuta in mente, e aveva agito di conseguenza.
“forse
non sono cambiata solo per quel che ho vissuto. Forse qualcosa
nella mia creazione è andato storto, se la prima cosa che mi
è venuta in mente
è stata colpire qualcuno in modo presumibilmente
letale”.
Aveva
la sensazione che, se Atticus fosse veramente morto, la cosa
l’avrebbe
perseguitata a vita. Un conto era stato avvelenare Pitch
perché fosse ucciso da
altri, un conto era avere per davvero le mani sporche di sangue. Sapeva
che, se
fosse sopravvissuta a tutto quel caos, man mano avrebbe imparato a
conviverci
-anche per forza, era necessario- ma non significava che sarebbe stato
semplice, o piacevole.
Davvero,
perché la sua anima non era andata a finire in una di quelle
adorabili uova con i piedi che si trovavano nella Conigliera, invece
che nel
corpo di un essere immortale?
“se
sopravvivrò a tutto questo, giuro che me ne andrò
il più lontano
possibile da tutto e tutti. Magari in un altro pianeta, o qualcosa del
genere. Lì
non avrò problemi”.
«spero
che tu non intenda star qui a vegetare in terrazza per tutto il
tempo».
Shu
Yin non si curò neppure di voltarsi.
«può darsi che quel che
intendo fare o non fare non ti riguardi affatto, specialmente
perché in lista
non c’è colpirti alle spalle con una freccia. In
teoria avresti dovuto capirlo
da sola, dal momento che ti ho sempre dato una mano, ma a quanto pare
sei un’altra
a cui si deve spiegare tutto».
Neppure
Emily Jane era sicura dei motivi per cui si fosse disturbata a
seguirla in terrazza, magari c’entrava la gratitudine inconscia
perché quella
ragazza le aveva salvato la pelle, ma stava di fatto che aveva
già iniziato a
pentirsene. «non osare darmi della stupida, ragazzina. Sei in
giro da poco più
di due settimane, mentre io sono in questa valle di lacrime da oltre
millecinquecento anni. Porta rispetto».
«darti
della stupida sarebbe molto maleducato. Presumere che la
vecchiaia annebbi le tua facoltà mentali invece è
solo…realista» sbuffò «va
bene, va bene, chiedo umilmente scusa per quel che ho appena
detto» si voltò,
decidendo di ignorare che Emily Jane si era già gonfiata
come un pesce palla,
pronta a sputare fuori un fiume di rispostacce «discutere non
ci porterà da
nessuna parte. So che non ti piaccio e posso capire anche
perché» visto quel
che era successo con l’Uomo Nero «ma non penso che
al momento conti».
Emily
Jane incrociò le braccia davanti al petto. «dire
che non mi piaci
è un eufemismo, ma hai ragione, conta poco. Hai qualche idea
su come dobbiamo
muoverci?»
«più
o meno. Credo che innanzitutto tu debba riposarti, ti vedo molto
pallida, e credo che qualsiasi sforzo ti affatichi ulteriormente.
È stata una
battaglia dura. Decideremo in seguito cosa fare».
Madre
Natura fece spallucce. «lo sarebbe stata di più se
non si fossero
allontanati gli uni dagli altri. Presi singolarmente non sono molto
più potenti
di me».
«devi
riposare lo stesso».
Emily
Jane non replicò.
«quel
che hai detto però è interessante»
continuò Shu Yin «credo che tu
abbia centrato il punto focale della questione, ossia che per i miei
simili l’unica
cosa davvero vitale è l’unione, fisica e non, ed
è quella che deve essere
minata».
«se
hai ucciso Atticus è già uno in meno di cui
dobbiamo preoccuparci,
ma non è sicuro, e comunque finirebbe solo con
l’unirli ulteriormente…contro di
te!» commentò Madre Natura «vanno
divisi, ma come?» un ginocchio le cedette, e
non cadde solo perché riuscì ad aggrapparsi alla
ringhiera.
«pensiamoci
mentre ti riprendi, d’accordo?»
**
Nave di Sandman **
“vorrei
solo un indizio su dove devo andare. Il palazzo di Dentolina e
il Polo Nord erano vuoti, l’ho visto prima di andare sulla
Luna, per cui…che
siano nella Conigliera? O forse invece dei Guardiani dovrei cercare
l’Uomo
nella Luna. O magari Nightlight. O magari non lo so. E poi
c’è lui. Sono
confuso, indeciso, ho un Uomo Nero a rimorchio e non so cosa diavolo
stia
succedendo. Mi scoppia la testa. Vorrei solo poter dormire di
nuovo!”
Sandman
non aveva le idee chiare neppure su dove dirigere la propria
nave -al momento veleggiava su un punto imprecisato vicino
all’Irlanda- più in
là si andava, più temeva di essersi perso troppe
cose durante il sonno, e che
non sarebbe mai riuscito a sbrogliare la matassa. Far parlare Pitch,
quando si
fosse svegliato, sarebbe stato difficile, e non era scontato che gli
avrebbe
raccontato la verità sull’accaduto.
«salve
di nuovo».
Sandman
si voltò di scatto, trovandosi davanti due occhi gialli come
quelli di un gatto, si fece bruscamente indietro.
Era
di nuovo lei, la donna serpente. Non avrebbe mai pensato di
rivederla così presto, e soprattutto non nella sua nave.
Nei
tesi attimi che seguirono, il Guardiano ebbe modo di studiarla bene:
era una creatura piuttosto imponente -specialmente per lui, piccolo
com’era- e,
per quanto mostrasse una completa calma nella sua
immobilità, riusciva a dare
l’impressione di essere una minaccia da non sottovalutare, e
Sandman non sapeva
se il fatto che avesse le braccia incrociate dietro la schiena fosse un
vantaggio per lui, o il preludio a una brutta sorpresa. Il fatto che
gli
sorridesse non migliorava le cose, perché lo stava guardando
come se avesse
avuto intenzione di mangiarlo.
Sandy
creò le sue fruste di sabbia, pronto a usarle appena lei si
fosse
mossa.
“chi
sei? Cosa vuoi?! Vattene via dalla mia nave!”
cercò di dirle
attraverso le figure di sabbia “se vuoi uccidere Pitch dovrai
passare sul mio
cadavere!”
«stai
tranquillo, piccino» disse la creatura, che evidentemente era
riuscita a capirlo, con una voce dolce che Sandy non si sarebbe mai
aspettato
«di solito uccidere non è conveniente, per me, e
questo caso non fa eccezione.
Per non parlare del fatto che posso rendermi intangibile, per cui temo
che
quelle fruste non ti servirebbero affatto».
“nel
dubbio le tengo. Ti ho fatto delle domande: chi sei? Cosa vuoi?
Perché eri al Polo Nord?!”
«giusto!
Quel che è successo al Polo Nord in effetti è
proprio il motivo
per cui sono qui. Quando mi hai scagliato contro quella freccia,
nemmeno un’ora
fa…hai presente?»
L’espressione
del mostro, da quel che vedeva Sandy, non aveva subìto il
minimo cambiamento, ma l’Omino dei Sogni si fece ancor
più guardingo.
Tanith
continuò a sorridere. «vedi, la mia è
una razza che si nutre di
dolore. È qualcosa di simile al modo in cui voi Guardiani vi
nutrite della
fede dei bambini -perché sì, è
esattamente ciò che fate, dal momento che senza
di essa morireste- ed era questo che stavo facendo con il
generale» indicò
Pitch con un cenno del capo «quando mi hai interrotta.
Nutrirmi. Inutile dire
che non lo apprezzo perché chi mai, di qualunque razza,
apprezzerebbe essere
interrotto durante il brunch? Ovviamente la risposta è
“nessuno”» disse,
tranquillissima «si dà il caso che la mia, di
razza, apprezzi certe
interruzioni ancor meno del consueto: forse è
perché di solito si tratta di
altre nostre simili che vogliono ucciderci, o semplicemente
perché vogliamo
mangiare in pace. Si dà anche il caso che le esponenti
più vecchie, come la
sottoscritta, le gradiscano ancor meno. Tutto ciò per dirti
che la storiella divertente
che sto per raccontarti è avvenuta soltanto per colpa
tua».
Lo
stomaco del Guardiano si strinse in una morsa dolorosa.
Iniziò a
sentirsi ancor più angosciato di quanto già
fosse, oltre che spaventato, perché
ciò che stava dicendo quella creatura non prometteva nulla
di buono. “quale
storiella divertente?! Cos’hai fatto?!”
«andiamo,
lasciami continuare la chiacchierata. Da quando sono sulla Terra ho
avuto
vere conversazioni solo con due persone!» una delle quali era
Pitch, poco prima
«torniamo a noi. Inizialmente non era nei miei piani
mostrarmi, si può
dilaniare la gente anche evitando di farlo, e quella era la mia idea.
Ma poi ho
avuto da fare col mio snack preferito» indicò
Pitch, sempre con un cenno del
capo «e tu mi hai vista, Sandman. Per cui mi sono detta che,
alla fin fine, non
m’importa che si sappia che c’è
un’Ephemeride sul pianeta: posso diventare
invisibile a chiunque e intangibile, nessuno può accorgersi
della mia presenza,
se non voglio. Sicché mi sono detta “come potrei
insegnare a Sanderson Mansnoozie
che non s’interrompe la gente durante i
pasti?”»
Le
nocche di Sandman erano sbiancate attorno all’impugnatura
delle
fruste, ma a quel punto doveva capire dove quella creatura
-“Ephemeride”, aveva
detto- volesse andare a parare.
«mi
sono messa a vagare e riflettere, e a un certo punto me la sono
trovata davanti, sola soletta» fece una breve pausa
«con quel suo muoversi da canarino.
Rende l’idea anche quando sta ferma, in realtà:
tiene le braccia leggermente
staccate dal corpo, e ha quella postura da uccellino in procinto di
prendere il
volo. Très jolie!»
Il
Guardiano si sentì come se improvvisamente la sabbia gli
fosse
svanita da sotto i piedi, e lui non fosse più in grado di
volare.
E
di parlare.
E
di pensare.
«allora
mi sono resa visibile, ho attirato la sua attenzione, mi sono
avvicinata, le ho chiesto molto gentilmente se poteva darmi una mano e
lei,
gentilissima, mi ha risposto “mais oui! Anche
due!”» esclamò, con
un’inquietante imitazione dei modi di Sandelle «et
voilà!»
Inizialmente
Sandman non riuscì a capire cosa fossero quei piccoli
oggetti marroni con cinque protuberanze ognuno che
l’Ephemeride
aveva tirato fuori da
dietro la schiena con un gesto teatrale. Non riuscì a comprendere,
o
forse non volle. Il suo cervello era come in stasi, preda di uno shock
indescrivibile.
Vedendo
l’espressione di Sandman, lo sguardo vitreo con cui egli
osservò le mani di Sandelle cadere a terra senza fare
rumore, Tanith capì di
aver finito il lavoro. «avrei potuto farlo a te. Sono state
le tue mani a
scagliare quella freccia, in fondo, non le sue. Ma così ci
guadagno. Lei sta
provando un dolore indescrivibile, e tu ti sentirai in colpa a vita. A
voi non
ricrescono gli arti, no?»
Fu
un attimo.
Quel
che prima era un essere paralizzato dallo shock divenne
un’autentica belva selvaggia e furiosa. Per fortuna Tanith
era stata lesta a
rendersi intangibile, perché Sandman, unitosi a della sabbia
e diventato un
orribile mostro dorato dalle fattezze solo vagamente umanoidi, si
scagliò
addosso a lei con tutta l’intenzione di sventrarla, o
così sembrava. Una simile
reazione era prevedibile, se si era fiondato nel regno di Pitch alla
testa di
un’armata di mostri dorati solo perché aveva
pensato che ci fosse la
possibilità che Black potesse averla rapita, figurarsi come
si sentiva ora, con
le mani di Sandelle abbandonate sul pavimento della sua nave.
Sandelle,
attaccata solo perché lui, Sandman, aveva deciso di salvare
la vita di qualcuno.
Attaccata
solo perché non si era fatto gli affari propri,
perché aveva
aiutato il suo avversario principale, perché non aveva
lasciato che un essere crudele
facesse quel che voleva, e cos’aveva ottenuto?! Altra
crudeltà, ancora
peggiore, ancor più gratuita!
«lo
troverai inutilmente crudele, immagino» disse tranquillamente
Tanith, senza neppure curarsi di muoversi «ma per me la
crudeltà non è mai
inutile, ed è sempre gradevole».
«TACI!»
urlò il Guardiano-mostro, con la vista offuscata da un
fiume di lacrime.
Nonostante
quel che aveva fatto negli ultimi tempi -quel poco che
sapeva lui- Sandelle non meritava una cosa del genere, fare del male a
Sandelle
era quasi come farne a una bambina, era come sparare sulla Croce Rossa,
e ormai
la definizione “mostro”, per quella creatura
maledetta, non bastava più.
Batté
le palpebre un istante, e quando riaprì gli occhi
l’Ephemeride
non c’era. L’unica traccia del suo passaggio erano
quelle piccole mani sulla
sabbia.
Con
un singhiozzo, il Guardiano lasciò che la sabbia che aveva
radunato
si disperdesse, e si inginocchiò a raccogliere quegli arti
con mani tremanti,
fissandole come se così facendo potessero scomparire, e
tornare ad attaccarsi
alle braccia della loro proprietaria.
Sapeva
che avrebbe dovuto fare qualcosa di diverso dal rimanere lì
sul
pavimento a piangere, ma al momento il dolore, lo shock e il senso di
colpa
avevano preso il sopravvento.
Non
si rese neppure conto che Pitch si era svegliato, e che lo stava
guardando.
La
paura di Sandman gli aveva fatto bene, era riuscita a restituirgli
energia sufficiente da assistere alla scenetta delle mani e, anche se
non
l’avrebbe mai confessato, aveva fatto paura anche a lui. A
dir la verità gli
aveva anche fatto venire un po’da ridere, ma non era in grado
di spiegare
perché, forse era per quella faccenda del chiedere una mano.
«vuoi smetterla di
frignare?» disse, con voce roca. L’idea ebbe un
minimo effetto, perché se non
altro Sandman sollevò lo sguardo verso di lui «non
startene lì con le mani in
mano!»
Rendendosi
conto di come suonasse quel che aveva detto in quella
situazione, in cui Sandman aveva letteralmente delle mani in mano, il
suo
torace martoriato dalle ustioni si gonfiò e
tremolò nel
tentativo di trattenere una risata
molto fuori luogo. Non che a Sandman importasse, essendo troppo
occupato a
farsi schiacciare da un senso di totale impotenza.
«ha
tagliato le mani della tua ex ragazza? Che diavolo, Sandman»
continuò Black «trovala e
fargliela…pagare cara, anche per lei».
Fargliela
pagare?
Sì,
avrebbe voluto, ma non aveva idea di come e, ora che
l’attacco di
furia cieca era passato, la voce della sua coscienza era tornata a
farsi
sentire. I Guardiani non uccidono. I Guardiani agiscono per proteggere.
Anche
la sua reazione di poco prima era stata sbagliata.
Black
parve intuire cosa stava passando per la testa di Sandman. In un
altro momento avrebbe goduto nel vederlo così, ma non aveva
le forze per fare
neppure questo e, inoltre, non era sicuro di volersela vedere da solo
contro
tutto quel che lo minacciava, serpente di dodici metri incluso. Tutta
una
questione di convenienza e di calcoli, insomma, che lo portò
a concludere che
ora come ora gli conveniva tenere un basso profilo, evitare di rompere
le
scatole al prossimo e farsi dare una mano da chiunque gliela offrisse;
quando
tutto fosse finito però, o comunque alla prima buona
occasione, nemici come
prima e ognuno per la sua strada.
“…promemoria
per me: se qualcuno dovesse chiedermi una mano, ora
c’è un
altro motivo valido per rifiutare”.
«immagino
che pensi alla tua moralità di...Guardiano» disse
piano l’Uomo
Nero «non so come dirtelo, ma se i nemici sono questi
è bene che la...lasci
perdere ti pare? E poi se usa bene
l’oscurità che…mi ha rubato,
perché questo
lei e gli altri hanno…fatto, potrà crearsi delle
mani con quella. Non sarà la
stessa cosa, ma meglio di niente. E un giorno magari le restituirai le
sue».
“a
quella maldetta francesina bastarda. L’ingenua e dolce
Sandelle!
Neppure lei ha fatto nulla mentre io morivo, ovviamente”
pensò con rabbia “alla
faccia della sua reputazione!”
Sandman,
perplesso da quell’atteggiamento quasi simile ad una
sottospecie di gentilezza, si avvicinò all’Uomo
Nero così da poterlo guardare
dritto in viso.
“mi
sento in colpa” gli fece capire “le hanno fatto del
male per
qualcosa che ho fatto io”.
Assurdo
che si trovasse a parlare proprio con Pitch Black di qualcosa
di così personale, ma d’altra parte non
c’erano alternative, e Sandy ne aveva
un gran bisogno.
«imparerai
a convivere col senso di colpa. Avrebbe potuto andare peggio
a tutti e due. È
mutilata, ma almeno è
viva. Hai modo di fare qualcosa» finì la frase
borbottando, e fece una smorfia
che rese ancor più brutto il volto deturpato dalle
bruciature «a volte mi sento
come se avessi dell’ovatta…nel cervello»
sbatté le palpebre a ripetizione «da
come mi guardi ho detto…qualche idiozia, immagino».
Sandman
scosse velocemente la testa, stupito. Che il furto di potere
gli avesse giovato, almeno caratterialmente?
«SANDMAAAAAAAAAAAAN!!!»
Sentendosi
chiamare all’improvviso, il Guardiano dei Sogni
sobbalzò, e
perse la presa sulle mani della povera Sandelle, che caddero addosso
all’Uomo
Nero.
«c-che
diamine Sandman, toglimi le mani di dosso!...»
Dopo
un gesto di scuse il Guardiano raccolse velocemente le mani, le
chiuse in un guscio di sabbia e le depositò accanto al
timone della nave. Un giorno
sarebbe riuscito a restituirle a Sandelle, forse. L’unica
cosa buona era che la
carne degli immortali come loro rimaneva sempre intatta con
l’andar del tempo.
Si
affacciò, osservando all’esterno.
«ma
ti sembra il modo?! Non puoi fingere di essere civile almeno
in un’occasione?!»
«Hallows
l’ha solo chiamato, Nightlight, non vedo il problema. Stavo
per
farlo io!»
Cherubini.
Una
nave di legno.
La
Befana.
Una
civetta.
Nightlight.
Sandman,
pur non riuscendo a sorridere, accolse con piacere il primo
accenno di sollievo che provasse da diverse ore a quella parte.
Sembra proprio che in
questo capitolo le cose mi siano sfuggite di mano.
...
Ok, a parte tutto, ammetto che fino a qualche mese fa avevo
in mente tutt'altro per Sandelle, ma poi mi sono resa conto che, come
dice il proverbio, "una buona azione non resta mai impunita", e un atto
come quello che ha compiuto Tanith, con la motivazione che ha dietro,
è proprio nella natura di un'Ephemeride.
Poi, spero che il
Leprecauno vi sia piaciuto abbastanza -ai Guardiani piace senz'altro,
è l'unico a parte la Befana e Harlequin Saturnali ad aver
detto subito "sì, ok, vi do una mano"...mh. Mi sa che d'ora
in poi quest'espressione assumerà un altro significato, per
me :'D
Ringrazio tutti
coloro che leggono, che seguono la storia e che recensiscono :) nel
caso abbiate qualche commento da fare, o delle domande, prego!
Sarò felice di leggere e rispondere.
Alla
prossima,
_Dracarys_
|
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Capitolo 31 *** Capitolo 30 ***
Capitolo 30
(non
c'è limite al peggio)
Prima
che iniziate a leggere, voglio fare una premessa: i capitoli conclusivi non mi
sono mai venuti bene, neppure quando lo erano davvero. Per
cui pensate un po'quanto è venuto fuori becero questo qui!
Questo è un finale che non è un finale, ma il
semplice e brutale troncamento
di una storia di chissà quanti capitoli ancora, una storia
che se non dividessi in due parti nessun nuovo lettore si azzarderebbe
mai a cominciare.
In sintesi: prendetelo come un capitolo normale, e non aspettatevi
chissà cosa, perché troverete solo il solito
disagio :'D ci ho tenuto ad avvisarvi, così che non
rimaniate delusi. O almeno, non troppo.
Ci risentiamo in
fondo :)
«…quello
è Pitch Black? No, fatemi capire: aveva il potere di Madre
Natura a disposizione, tanto grande da spazzare via la mia foresta, e
nonostante ciò si è fatto ridurre
così?»
Pitch
era ridotto a un colabrodo ustionato, con un serpente invisibile
che si nutriva del suo dolore quando e come voleva, in debito con
Sandman,
tradito, praticamente morto, tornato in vita, consapevole che Millaray
gli
avrebbe dato la caccia fino a quando non avesse ottenuto quello a cui
aspirava,
tutti motivi per i quali aveva creduto che la sua situazione non
potesse
peggiorare ulteriormente. Ora però si dava dello sciocco:
non avrebbe forse
dovuto essere consapevole che al peggio non c’era mai limite?
Non
conosceva diverse delle persone che erano entrate nella nave di Sandy
-la ragazza
con le corna da cervo che aveva appena parlato gli era del tutto nuova,
come la
bella strega dai capelli bianchi che si era presentata come
“Liesel”- ma
Nightlight era il suo più antico avversario, Baba Yaga era
una gran bastarda
che una volta l’aveva trasformato in un rospo, i due
cherubini di Cupido erano
ben riconoscibili, idem quelle ninfe, e con quel piccoletto
venefico di
Harlequin Saturnali aveva avuto una brutta esperienza più di
seicentocinquanta
anni prima.
Poi
c’erano le due ragazze, April I, che lo guardava con aria
palesemente ostile -e, con suo piacere, un po’spaventata- ed
Eve Hallows, che
sembrava più interessata a girellare a vuoto mentre beveva
chissà cosa da una
fiaschetta metallica. Aveva sentito parlare di entrambe, e gli sembrava
di averle già incontrate da qualche parte, ma in entrambi i
casi non
avrebbe saputo dire dove.
Oh,
e come se ciò non fosse bastato si stavano anche dirigendo
alla
locanda del Leprecauno, da cui lui era stato bandito più o
meno quattro secoli
prima: dopo che Millaray lo aveva lasciato si era dato
all’alcol per un po’, e
in uno dei suoi peggiori momenti da ubriaco aveva avuto la brillante
idea di
inimicarsi anche quel folletto barbuto. Giusto per allungare
ulteriormente la
lista di chi lo detestava.
Al
momento desiderava solo sparire, chiudere gli occhi e fingere di non
essere lì, attorniato da persone che di sicuro aspettavano
solo una buona
ragione per fargli del male e/o ucciderlo. Se non gli erano
già saltati
addosso,
probabilmente era stato solo perché Sandman aveva messo
subito in chiaro che
non voleva.
«ovvio,
che pretendi dal Re dei Rospi? Col senno di poi, non so neppure
perché mi sono allarmata tanto»
commentò Baba Yaga «lo sanno tutti che
è una
pippa».
«va’
al diavolo, strega!» sibilò Pitch.
«scusatemi
tanto, ma già che siamo qui perché non lo
uccidiamo e ci
togliamo almeno un problema dal groppone?» disse Harlequin,
carezzando il
fodero della spada.
“non
lo uccidiamo perché io non voglio, ve l’ho
già detto, e tanto deve
bastarvi!” si fece intendere Sandman, pallido e
più che nervoso.
Aveva salvato
Pitch, Sandelle aveva perso le mani per questo, e se ora avesse
permesso a
chicchessia di uccidere l’Uomo Nero -tanto più in
casa propria- quella mutilazione
sarebbe stata di una crudeltà ancora più inutile.
«non
facevi tanto il gradasso, secoli fa» anche ridotto male
com’era,
Pitch non riuscì a evitare di lanciare ad Harlequin
Saturnali
un’occhiata omicida «ora che
sono malridotto invece va bene!…sei solo un patetico
vigliacco».
«parla
quello che è capace di prendersela solo con i bambini, e non
è
in grado di combinare alcunché neppure con il potere rubato
alla sua stessa
figlia» ribatté l’uomo, sarcastico.
«evitiamo
di saltarci subito addosso l’uno con
l’altro» Nightlight,
saggiamente, cercò di troncare la litigata
sul nascere «la presenza di Pitch
così malridotto richiede una
spiegazione, perché noi avevamo tutt’altre
notizie. Sandy, cos’è successo?»
Lo
stato del Guardiano, che sembrava piuttosto turbato, lo inquietava,
e il silenzio del principe ancora di più. Perché
non gli aveva fatto sapere
nulla? Doveva essere successo qualcosa di grosso, ma allora
perché non aveva
ricevuto alcuna comunicazione?
“io
non so precisamente cos’è è accaduto
qui sulla Terra, Nightlight” e
Sandy non sapeva neppure come dire a quel povero figliolo
cos’aveva trovato
sulla Luna, pur essendo consapevole che fosse di vitale importanza e
che dunque
sarebbe stato costretto a farlo “credo che Pitch ne sappia
più di me, anche se
non-TU! Togli le mani da lì!!!”
Troppo
tardi: Hallows, che si era avvicinata al timone, dopo una risata
cretina delle sue fece fare alla nave una virata tale da far cadere
tutti
quelli che erano in piedi. Le ninfe in particolare caddero
l’una addosso
all’altra come dei birilli, cosa che la fece soltanto ridere
di più.
«ti
pare il momento di giocare?!» urlò
Nightlight, con i capelli
e l’armatura pieni di sabbia. Possibile che Eve dovesse
essere sempre così
casinista e inopportuna?! Ogni tanto si chiedeva come avesse potuto
stare con
lei tre anni interi, perché al momento non trovava alcuna
spiegazione valida.
«giocare?
Chi gioca? Io sto guidando» ribatté Eve
«magari malamente, ma
in fin dei conti non ho mai fatto pratica!»
Sandman
sapeva solo il nome di quella ragazza grazie ad una rapida
presentazione e, benché di solito non fosse tipo da
giudicare qualcuno senza
conoscerlo bene, non amava affatto l’invadenza che stava
mostrando. Quella era
la sua nave, accidenti!
«non
m’importa, vedi di piantarla, perché per colpa tua
sono piena di
sabbia!» sbottò Baba Yaga.
April
I si rialzò con grazia, scuotendo via la sabbia dal vestito.
«mi
hai dato un altro motivo per cambiarmi d’abito»
disse, lanciando ad Hallows
un’occhiata alquanto seccata.
«va
beeene, va bene. Niente più scuola guida» Eve si
stiracchiò, si
allontanò dal timone e, non sapendo bene come occupare il
tempo, si lasciò
ricadere accanto all’Uomo Nero «certo che a volte
sono un po’noiosetti» disse a
Pitch, indicando gli altri con un cenno del capo «lo avevi
mai notato?»
Sulle
prime Black non seppe cosa rispondere, un po’per la domanda
in
sé, un po’perché era stupito dalla
mancanza di ostilità dimostrata da qualcuno
che era arrivato insieme a Nightlight e compagnia.
«ehm…sì?»
«“ehm”,
lo domandi a me?»
A
quella leggera presa in giro, Pitch tornò a chiudersi a
riccio. Aveva
già dimenticato com’era finita l’ultima
volta in cui qualcuno si era rapportato
con lui in modo diverso dal solito? Con un tradimento e delle bacche
avvelenate! «a sciocca domanda, sciocca risposta»
borbottò «e non ti permetto
di dileggiarmi».
Con
un certo stupore da parte dell’Uomo Nero, Eve gli fece
l’occhiolino, prima di sogghignare. «Ihih!
“dileggiarmi”! Parli come amore di mamma! Comunque
io non ti ho
esattamente chiesto il permesso, dàichealachd».
«“dài”
cosa?...»
«è
gaelico scozzese».
«mi
spiace, ma non comprendo questa tua…lingua
barbara».
A
quelle parole, per un singolo istante, Eve assunse
un’espressione
strana che Pitch non seppe decifrare. Poi però fece una
breve risata. «non sei
il primo che me lo dice».
Sandman
intanto aveva avviato una fitta conversazione sabbiosa con
Nightlight e con Aiko, che come le ninfe, April I e i cherubini Hebiel
e Saol
era rimasta vicina al guerriero. Nessuno di questi sembrava dare
importanza a
quel che facevano gli altri, e forse era un errore,
perché…
«non
stare troppo vicino a Black, Sam, o ti attaccherà il virus
della pateticosi»
disse Harlequin, con un certo disprezzo. Erano passati
seicentosettantanove
anni dai fatti che avevano coinvolto lui, Pitch, un po’Eve e
soprattutto April,
ma i quiriti avevano la memoria lunga, molto lunga, e
sinceramente non
capiva perché Hallows si fosse messa a chiacchierare con
lui. L’Uomo Nero era
anche un suo nemico, o così aveva creduto fino a quel
momento. Che si fosse
sbagliato?
«a
te l’ha già attaccato, Saturnali, come battuta in
effetti era
patetica» Baba Yaga si avvicinò a
sua
volta «ovviamente mai quanto
lui stesso. Non so com’è possibile, Black, ma sei
riuscito a diventare ancora
più brutto di quanto già sei
normalmente!»
«eppure
anche così sono molto meglio di te!»
Pitch
si era detto di tenere un basso profilo, di non rompere le
scatole al prossimo e accettare ogni mano che gli venisse tesa, ma se
quella
brutta strega bastarda era la prima a seccarlo non si poteva pretendere
che
restasse a subire in silenzio -anche se forse sarebbe stato meglio per
lui-.
Era sempre il Re degli Incubi, che diamine!
Baba
Yaga scoprì i denti storti e appuntiti in un terrificante
sorriso,
sfregandosi le mani. «oh, non per molto, credimi».
«non
ti azzardare a trasformarmi di…nuovo in un animale, brutta
racchia»
l’avvertì Pitch «altrimenti sarai la
prima che ucciderò…appena
potrò!»
«iguana!
Voglio l’iguana!» esultò Harlequin,
battendo le mani
come un bambino «per chi non lo sapesse, io ho la passione
per gli animali
esotici».
«vai
a farti mangiare da un alligatore, allora» Pitch
tossì, e
maledisse la debolezza che gli stava impedendo persino di scappare e
nascondersi.
“Cos’ho
fatto di tanto male per finire a trovarmi in questa gabbia di
matti? Ho ucciso un po’di gente, d’accordo, ma
tanto dovevano pur morire di
qualcosa!” pensò.
«Sandman
ha detto che Black va lasciato in pace, quindi potreste pure dargli
retta» ricordò
loro Eve «mica
per niente, ma mi pareva doveroso ricordarvelo».
Baba
Yaga sollevò un sopracciglio, leggermente stupita.
«e da quando
t’importa di certe cose?»
«da
mai. Quando ho detto che mi importa?»
«a
che gioco stai giocando, si può sapere? Divertirci a
trasformarlo in
qualche animale è anche troppo poco, per non parlare del
fatto che non mi
sembrava avessi problemi con l’idea di ucciderlo, fino a poco
fa» rincarò la
dose Saturnali «sai benissimo chi è questo tizio e
che cosa è capace di fare!»
«certo
che lo so. Però so anche che al momento non è
capace di fare proprio niente, insomma, guardalo. Accanirsi su di lui
è un po'inutile» disse Eve, bevendo qualche sorso dalla fiaschetta «almeno
per me. Un conto sarebbe
ucciderlo rapidamente -e non si può-, un altro è
giocarci. Poi ovviamente fate come vi pare».
Conclusione
che dissuase Pitch dal provare gratitudine anche solo in segreto e a
livello inconscio, come invece era successo quando inizialmente l'aveva
difeso. Quella era strana. Forse era meglio ignorarla e basta.
«è
ridicolo che tu venga a seccarmi per qualcosa…accaduto oltre
sei
secoli e mezzo fa» disse dunque, rivolto ad Harlequin
«durante i Secoli
Bui sono morte un sacco di
persone. Che differenza avrebbe fatto quella bambina in
più» tossì «che nonostante
il tuo “eroico” salvataggio,
ormai…sarà morta comunque? Sei un povero
stupido!»
Dopo
quell’insulto, tutto accadde molto velocemente: la spada di
Harlequin uscì da sola dal fodero, e la punta della lama
andò a premere la gola
dell’Uomo Nero. «la
telecinesi non è utile solo per combinare scherzetti durante
carnevale. Posso scannarti come un maiale da lontano, senza neppure
sporcarmi
le mani. Visto e considerato come sei ridotto, vedi di tenerlo a
mente».
«ti
piace vincere facile…eh?!» ringhiò
Black «vile, codardo-»
«ma
che accidenti fai? Sandman ha detto che va lasciato in pace!»
esclamò la Befana, irrompendo sulla scena giusto in tempo
per trasformare la
spada di Harlequin in un mazzo di fiori «e vale anche per
te» aggiunse, rivolta
alla sorella.
«ah,
ma vai al diavolo Bertha. Non vedevi
l’ora d’imbottirlo di
C4 e farlo saltare in aria!»
“…allegria!”
pensò l’Uomo Nero “ci mancava solo la
strega amante degli
esplosivi. Un momento: Bertha
non era il
nome della Befana? Ma la Befana teoricamente è vecchia e
brutta!”
«adesso-mi-chiamo-Liesel!!!
E certo che voglio farlo saltare in
aria, quello sempre e comunque, ma se Sandman ha detto di no, ha detto
di no, e
non intendo permettervi di-»
«permettermi?!!»
Sembrava
stesse per scoppiare l’ennesima discussione tra streghe
gemelle, ed Eve fu lesta ad alzarsi in piedi e trascinare via
Harlequin, che
non oppose alcuna resistenza. «alla spada pensaci quando
hanno finito di
scannarsi, è un consiglio».
«ovvio.
Stavo per allontanarmi di mio, non sono mica scemo»
ribatté Saturnali
«magari durante il litigio lo trasformeranno per errore in un
fagiano! Già che
ci siamo, avviciniamoci a Sandman» propose, dirigendosi verso
il gruppetto
«così magari-»
«…cosa?!»
esclamò Nightlight all’improvviso, dopo aver
tradotto
gli ultimi ghirigori sabbiosi di Sandman «no,
devo aver capito male, non
è possibile! Il principe non
può…senti, lui è sulla Luna,
è al sicuro!
Dev’esserci un errore. Sei proprio certo di quello che hai
visto? Non può
essere!»
Eppure
il Guardiano sembrava perfettamente sicuro di quanto aveva
affermato: non c’era traccia di Manny sulla Luna, ma aveva
trovato un sacco di
sangue e quella scritta “Man in Moon is falling down, falling
down on Earth”
corredata persino da uno smile.
La
paura, la rabbia e il rimorso si fecero rapidamente strada in
Nightlight, seguiti da una sensazione d’incapacità
pesante come il piombo.
Proteggere Tsar Lunar Lunanoff XII
era
il suo compito, gli era stato affidato dai genitori di Manny stesso, e
lui
cos’aveva fatto? Aveva fallito, permettendo a
chissà chi di fare del male al
principe, rapirlo e portarlo chissà dove sulla Terra, dove
c’era un sacco di
gente pronta a fargli la pelle! Ciò se non altro spiegava il
suo silenzio, ma
minacciava di far venire una crisi di nervi al povero guerriero.
«che
è successo al Pinguino nella Luna?»
E
l’infelice domanda di Eve, ovviamente, non lo
aiutò affatto, tanto
che stava per cedere alla voglia di strangolarla per sfogarsi.
«ti ho già detto
che non devi chiamarlo in quel modo! Smettila!!! Vuoi
capire una buona volta
che non c’è niente da scherzare?! La situazione
era grave già prima, e adesso è
catastrofica! Non avrei mai dovuto lasciarlo solo. Avrei dovuto restare
al suo
fianco, com’è mio compito fare, e invece sono
venuto quaggiù a-»
«io
non penso che sia colpa tua» disse Aiko «tu hai
fatto soltanto quel
che ti ha ordinato. Non avresti potuto immaginare che qualcuno potesse
arrivare
fin lassù. Oltretutto non è detto che avresti
potuto aiutarlo: l’Uomo nella
Luna teoricamente dovrebbe essere più potente di te, se si
tratta di magia,
eppure è stato preso».
Neppure
Aiko aveva tutti i torti, ma le sue parole riuscirono a tranquillizzare
Nightlight ben poco. «forse, o forse invece avrei potuto fare
la differenza.
Questo però cambia tutto. Sinceramente mi fa più
paura qualcuno in grado di
fare una cosa del genere, piuttosto che i doni, anche se loro hanno un
esercito. Se solo avessi un’idea di chi
potrebbe…»
Lentamente,
dopo diverse esitazioni, Sandman formò l’immagine
di una
donna serpente.
Fino
a quel momento non ne aveva parlato, l’idea che quella
creatura
potesse essere coinvolta in quanto accaduto sulla Luna non
l’aveva minimamente
sfiorato, non sapendo di preciso cosa fosse un’Ephemeride e
cosa fosse in grado
di fare o non fare. Pensandoci bene, però, quella specie di
rifacimento di
“London Bridge is falling down” con lo smile in
fondo aveva una specie di
umorismo perverso molto simile a quello che il mostro aveva palesato
poco
prima, quindi non era una possibilità da escludere a priori.
«i
naga? Non sono bellissimi da vedere, ma non mi
risulta che
possano viaggiare nello spazio» disse Hebiel, dando
un’occhiata al collega
cherubino, che scosse la testa.
“no,
no, no! Non è un naga! È una
cosa diversa…”
«…aspetta,
perché non ci ho pensato prima?» April si fece
avanti, guardando
Sandman «io sono una telepate. Se mi dessi il permesso potrei
dare un’occhiata
ai tuoi ricordi di quanto hai visto e sentito oggi. Mi spiace di avervi
fatto
perdere tempo» diede una breve occhiata nervosa in direzione
di Pitch, che al
momento non si vedeva, coperto dalle due streghe gemelle che
bisticciavano con
toni sempre più accesi «è che sono un
po’scossa anche io».
“Scossa”
era un eufemismo, considerando che quando si era trovata
davanti Pitch le era preso un colpo, nonostante tutto, e per un
po’non era
stata in grado di ragionare lucidamente. L’unica cosa
positiva era che forse
lui non l’aveva ancora riconosciuta.
“guardare
nella mia testa?”
Quell’idea
non piaceva molto a Sandman: se April avesse guardato i suoi
ricordi avrebbe visto anche quel che era accaduto poco prima, e Sandy
considerava quella storia delle mani di Sandelle come una faccenda
strettamente
personale,
di cui al massimo avrebbe potuto parlare ai suoi colleghi. Poi
però si disse
che tutto poteva tornare utile per identificare quell’essere,
inclusa la
crudeltà di cui aveva dato prova, e si decise, facendo ad
April cenno di
procedere.
«grazie
per la fiducia. Giuro che non andrò oltre oggi».
Passò
qualche secondo in cui April non si mosse affatto, tanto che il
Guardiano sollevò un sopracciglio, confuso. Poi
però la vide diventare bianca
come uno straccio.
«d’accordo.
Bene. A quanto pare abbiamo a che fare con una donna
serpente fuori di testa che si nutre di dolore. Qualcuno qui sa
dell’altro
sulle Ephemerides?»
«un’Ephemeride?!»
Nightlight sgranò gli occhi «assurdo, erano una
leggenda metropolitana che girava oltre millecinquecento anni fa, le
Ephemerides non esistono!»
«sì,
cocco di mamma, come per gli umani adulti non esiste Babbo Natale,
la Befana è un’invenzione e Jack Frost
è solo un modo di dire. Cioè, proprio tu
te ne esci con queste cose?» Hallows rise «a volte
sei veramente uno scemo».
La
discussione seria, a quel punto, fu interrotta dalla Befana e Baba
Yaga, che dalle parole erano passate ai fatti e alle urla.
«bruco!!!»
«Pitch!!!»
«larva!!!»
«piantala!
PITCH!!!»
«non
rompere! BLOBFISH!!!»
«PITCH!!!»
«SCARAFAGGIO!!!»
Invece
di lanciarsi incantesimi tra loro, a quanto sembrava, le due streghe
avevano deciso di sfogarsi sul povero Uomo Nero, che in pochi secondi
venne
trasformato in diversi animali più o meno disgustosi da Baba
Yaga, mentre la
Befana lo riportava di continuo al suo aspetto normale.
«iguana,
donne! Iguana!» gridò
Saturnali, ignorando
l’occhiataccia di April.
«Sandy
ha detto di lasciarlo in pace, fatela finita!»
urlò Hebiel,
senza però avere il coraggio di avvicinarsi.
«PITCH!!!»
«PICCIONE!!!»
«PITCHIONE!...occazz…»
la Befana si portò una mano alla bocca «direi
che ho sbagliato qualcosa» mormorò, dopo qualche
istante di silenzio.
«cosa
mi avete fatto, maledette streghe?! Come mi avete ridotto?! Giuro
che me la pagherete cara! Come avete osato fare questo al Re degli
Incubi?!»
Un
effetto collaterale imprevisto dell’incantesimo aveva guarito
Pitch
delle ferite peggiori, e ciò per lui era indubbiamente
positivo. Ciò che non lo
era per nulla era il suo aspetto attuale: aveva il corpo e le
dimensioni di un
comune piccione, con ali e tutto il resto, ma la testa, seppur
proporzionata,
era quella con cui era nato e cresciuto. Un piccione con la testa da
Pitch, in
pratica.
Baba
Yaga fece una risata maligna. «per una volta hai fatto
qualcosa
che mi fa ridere!»
Harlequin
esplose in una risata fragorosa e da una tasca dei pantaloni
tirò fuori nientemeno che uno smartphone. «Pitchione!
È un Pitchione!
Devo fargli una foto!»
«devi
darti una calmata e rimettere a posto il telefono, tanto non
riusciresti a fotografare nulla perché hai le mani ferme
come se stessi
reggendo un trapano elettrico, e mi sembra che abbiamo delle cose
più serie a
cui pensare, Titus Quinctius Saturninus!» sbottò
April.
“quando
chiama la gente col nome completo è veramente
tremenda” pensò
l’uomo. «ah, ma dai, dovrebbe farti
piacere…»
«questa
va inviata dritta al signor Valentine» commentò
Saol, inviando
alla sede centrale di Cupido la fotografia del Pitchione.
«fatelo
tornare normale, mi sanguinano gli occhi, gente!»
esclamò Eve,
coprendoseli parzialmente con una mano mentre ridacchiava
«dai Liesel,
ammettilo, l’hai fatto apposta».
«ma no, non
è vero!» si difese
la strega «io sono la Befana, e la Befana è una
strega buona, quando non va a
sparare alla gente!»
«ma
è veramente orribile!» bisbigliò Aiko a
Nightlight, e abbassò le
orecchie, attonita «no, davvero, l’Uomo Nero
così è proprio inguardabile!»
«piantatela
con queste cretinate, e riportatelo immediatamente com’era
prima!» proruppe il ragazzo, supportato silenziosamente da
Sandman, il quale
aveva appena realizzato chi fosse Liesel. Non era colpa sua,
l’aveva sempre
vista nella sua forma vecchia e brutta e, contrariamente a Nord che
frequentava
maggiormente gli altri spiriti nella locanda del Leprecauno, non era
neppure a
conoscenza del cambio di nome da “Bertha” a quello
attuale.
«ah
no! Pitchione sta bene come sta, il caso è chiuso. Animale
più
esotico di questo non c’è»
commentò Harlequin «ehi, Liesel, non è
che
potresti?…sai, un mazzo di fiori servirà a poco
in battaglia…ecco, grazie» una
volta che la spada fu tornata alle sue normali condizioni, Harlequin la
rimise
nel fodero.
«io
sono l’Uomo Nero! Ho più di millecinquecento anni,
dovete portare
rispetto! Vi ordino di restituirmi immediatamente le mie
sembianze,
altrimenti ne subirete le conseguenze!»
sbraitò zampettando sulla sabbia, conscio che se per
disgrazia il racconto di quella faccenda si forse sparso in giro
sarebbe stata
ancor più dura farsi prendere seriamente da chiunque.
“fatelo
tornare com’era, arriveremo dal Leprecauno a momenti, non
vorrete farlo entrare nel locale in queste condizioni! È
troppo umiliante! Se
saremo alleati, sarà bene che iniziamo a comportarci tutti
come si deve!” si
fece intendere Sandy, deciso.
«parla
col Pitchione che ha minacciato di sganciare cacca sulle nostre
teste, Sandman» ribatté Baba Yaga.
«ma
non ha mai detto niente del genere» obiettò Aiko
«ha detto
“altrimenti ne subirete le conseguenze”».
«e
beh! In questa forma quali altre conseguenze vuoi che siano?»
L’emicrania
di Sandman peggiorava sempre più. Si massaggiò le
tempie.
“sarà
una guerra molto, molto, mooooolto lunga”.
** Polo
Nord **
“se
fossero state solo Galaxia y Sandelle avrebbero
capito, ma
c’è anche Calmoniglio, y non
possiamo certo dirgli la verdad su como
Atticus es rimasto ferito. La presenza dello
sconosciuto que ci
ha dato el materiale genetico de
Manny mi viene in aiuto, al
limite gli si può dare la colpa y
finirla lì. Non que esto
risolva il mistero su chi è stato”.
Cecilia
stava portando Atticus al Polo Nord, più vicino al distrutto
regno di Madre Natura rispetto a quanto fosse il basso Tunguska, mentre
Ljuba
era stata incaricata di portare lì tutto
l’esercito, come del resto avrebbero
dovuto fare in base a quel che avevano detto a Laxie, Sandelle e
Calmoniglio.
Al
Polo Nord sarebbe stato più semplice aiutare Atticus a
guarire, in
teoria. Era già tanto che non l’avessero perso,
c’era mancato tanto così; erano
immortali, ma non invulnerabili, purtroppo, e una ferita
così vicina al cuore
era grave anche per esseri come loro. Non grave quanto dovevano esserlo
le
ferite dell’Uomo nella Luna, ma neppure uno
scherzetto.
Ciò che invece la disorientava, e la faceva arrabbiare
ancora di più, era che Pitch avesse da pochissimo ripreso a
stare quasi bene. Chi? Come? Perché?! Tutti
odiavano l'Uomo Nero, tutti!
Chi era stato così stupido da aiutarlo?! Era ovvio che non
potesse aver fatto da solo. Ma soprattutto, perché Pitch
Black doveva stare bene mentre suo marito languiva? Dov'era la
giustizia in tutto ciò?!
Oh, ma avrebbe risolto, a tempo debito. Quello era certo. Pitch non
sarebbe rimasto sano ancora per molto.
Atterrò
oltre le mura di cinta della Fabbrica, ringraziando il cielo di
avere magia sufficiente a tenere sollevato in aria suo marito
-altrimenti non
ce l’avrebbe fatta, già solo per il peso delle
ali- e all’improvviso, mentre si avviava verso l'ingresso
dell'edificio, le
balenò in testa un pensiero: conveniva o meno dire la
verità a Galaxia e
Sandelle su quanto era
successo, in separata sede? Era indecisa. Non per mancanza di fiducia,
ovviamente, ma Galaxia aveva quella brutta abitudine di lisciarsi il
pelo
quando mentiva -motivo per il quale aveva rinunciato da tempo alle
partite a
poker- e Sandelle…beh…era Sandelle. Avrebbe
potuto lasciarsi sfuggire qualcosa
per errore, e non era proprio il caso.
In
quel momento avrebbe davvero voluto potersi consultare con suo marito
sulla questione, e invece lui era lì, pallido e privo di
sensi, a galleggiare
in aria.
Adesso
capiva davvero cosa doveva aver provato Atticus verso Pitch, nel
momento in cui l’aveva trovata in pessime condizioni nel suo
rifugio a Punjam
Hy Loo. Cecilia conosceva bene la sete di vendetta, e aveva creduto che
non
potesse provarne più di quanta ne sentisse già,
ma si era sbagliata. Non sapeva
perché, ma se Shu Yin avesse colpito direttamente lei invece
di Atticus,
Cecilia non avrebbe avuto altrettanta voglia di strapparle il cuore dal
petto.
L’istante
in cui, guardandolo, aveva creduto che fosse morto, si era
sentita proprio in quel modo: come se qualcuno le avesse strappato il
cuore dal
petto. Era stato persino peggio di quattro secoli prima, quando il
mondo le era
crollato addosso. Ai tempi si era ripromessa di fare di tutto per
evitare di
sentirsi di nuovo in quel modo, ma sembrava che non si potesse fare a
meno di
correre simili rischi, quando si era legati così tanto a
qualcuno. Cecilia non
sapeva dire se aver deciso di non chiudersi a
riccio con tutti fosse
stato un atto di forza da parte sua, o piuttosto indice di debolezza.
“oh,
su, concentriamoci sul fatto que non sia morto y
facciamola
finita…”
Le
sue riflessioni vennero bruscamente interrotte da Galaxia, della cui
presenza Cecilia lì per lì non si era neppure
accorta, che le stava dicendo
qualcosa con aria estremamente preoccupata e spaventata.
Un’aria
che non avrebbe dovuto avere, considerata la natura della missione
affidata a lei, Sandelle e Calmoniglio.
«…le
ha tagliato le mani!»
Cecilia
si era persa il resto, per cui tutto ciò che disse fu:
«…eh?»
«sì,
lo so, è orribile, è stato orribile»
continuò Galaxia che, sconvolta,
aveva pensato che la reazione confusa di Cecilia -pallida e molto
turbata per
fatti suoi- fosse dovuta a quel che aveva detto «io e Aster
l’abbiamo portata
dentro, siamo riusciti a fermare l’emorragia, ma Sandelle
è sotto shock al
punto di non riuscire a parlare, se ne sta lì
così, non ci dice…non ci dice chi
è stato» farfugliò «non ci
dice niente, è come catatonica».
Aspetta.
Aspetta.
Aveva
capito male, o Galaxia aveva appena detto che qualcuno di
sconosciuto aveva tagliato le mani a Sandelle?
No:
a giudicare dalla faccia di Galaxia, non aveva affatto capito male.
Atticus non era più il solo a dover ricevere soccorsi,
allora, ma la domanda a
quel punto era chi si fosse divertito a mutilare quella che, del
gruppo, era
decisamente la meno problematica. Col cuore in gola, Cecilia si chiese
a chi
potesse giovare una cosa simile. Sì, giovava ai loro
avversari, chiaro, ma
c’era qualcosa che non tornava…
«Dios
mio. Allora abbiamo un doppio problema…»
Solo
a quel punto Galaxia notò Atticus, pallido e sospeso in
aria, col
petto avvolto da bende di cotone insanguinate. «c-che
cosa…no! Non anche
lui!»
«y
invece sì. Ma es una lunga
storia, y ora no es
el momento de parlarne, non con
Calmoniglio aqui».
Alla
fine aveva deciso per una via di mezzo tra dire e non dire, e
Galaxia dopo una breve esitazione si limitò ad annuire. Non
essendo una sciocca
aveva capito che c’era sotto qualcosa di un
po’più grosso di un attacco da
parte di uno sconosciuto, e se Cecilia pensava che la presenza di Aster
rendesse
migliore per lei non sapere altro, un motivo doveva esserci.
Probabilmente
c’entrava con quell’abitudine di lisciarsi il pelo
che non era stata in grado
di perdere. «ok. Portiamolo dentro».
Il
Polo Nord se non altro era messo un po’meglio di come Cecilia
l’aveva lasciato, dal momento che tutta
l’oscurità aveva finito di sciogliersi,
e da quel che stava dicendo Galaxia nessuno yeti sembrava avere la
voglia -o la
forza- di rompere le scatole in qualche modo.
«a
dirla tutta sono stati perfino d’aiuto, quando abbiamo
portato
dentro Sandelle in quelle condizioni».
«se
trovo el colpevole gli farò rimpiangere de
essere
nato. Como si fa a prendersela con Sandelle, y
porque?!»
La
rabbia in aumento della donna causò un’improvvisa
invasione di
grifoni Incubo che, una volta arrivati, si fiondarono
all’interno dell’edificio
da ogni pertugio possibile, stridendo e ringhiando, annerendo le pareti
con le fiamme delle loro ali. Galaxia, presa alla
sprovvista, si lasciò sfuggire un grido…
«Galaxia!
che succede?!»
Il
quale, nemmeno a dirlo, fece accorrere Calmoniglio con tanto di
boomerang sfoderati. Al diavolo il fatto che non fosse in perfetta
forma, dopo
quel che era successo a Sandelle bisognava stare più che in
guardia, e
sì, lui e Galaxia non stavano
più insieme, ma non significava che avrebbe permesso a
chiunque di farle del male, non in sua presenza.
«nada!
Sono miei, va todo bien, non
attaccheranno
nessuno» disse in fretta Cecilia, dando
un’occhiataccia ad un grifone che
sembrava avere voglia di un arrosto di Pooka «Laxie, porta
Atticus in una
stanza por favor».
«sì,
subito» borbottò lei, ancora inquieta.
«non
sono sicuro che vada tutto bene, già gli Incubi purosangue
erano
una bella grana, se per disgrazia perdessi il controllo di questi
affari…!»
sbottò Calmoniglio «aspetta: cos’ha
Toothian?»
«pare
que
qualcuno se
diverta a farci del male. Lo hanno ferito, non ho
visto bien como es successo, y allora
yo l’ho portato aqui,
mentre Ljuba es andata a chiamare los
otros, come avevamo detto»
disse, senza dire alcuna bugia. Prima o poi la verità su
quel che era accaduto
sarebbe venuta fuori per forza, perché Dentolina, Nord,
Frost, Madre Natura e la piccola bastarda orientale avevano visto tutto
ed erano sopravvissuti per raccontarlo, ma meglio
“poi” che
prima. «y Sandelle?
Forse tu hai visto…»
«no,
io ero con Galaxia. Abbiamo visto le gocce di sangue e poi abbiamo
trovato…» fece un sospiro «abbiamo
trovato Sandelle in quel modo. Galaxia ti
avrà detto che non ha proferito parola, finora».
«sì.
Sarà bene que yo vada da lei, adesso.
Dove l’avete messa?»
«è
nella stanza dove tu, quattro secoli fa…ecco, hai
capito» borbottò
Calmoniglio «non è stata una cosa voluta,
ovviamente».
«bueno»
concluse la donna, per poi dare le spalle al Guardiano
«sparpagliatevi. Voi y gli altri fate la
guardia» disse agli Incubi
presenti «se vedete arrivare qualcuno que
non sia Ljuba col nostro
esercito, uccidetelo. Aqui non si scherza
più».
I
grifoni, con gran sollievo di Calmoniglio, abbandonarono la stanza
con degli stridii spaventosi. Il Pooka non poté che restare
ad osservare in
silenzio i rapidi passi con cui Cecilia si allontanò.
Avrebbe
voluto indagare ulteriormente su quel che era successo ad
Atticus, perché aveva la sensazione che le cose fossero ben
più
complicate di come
Cecilia -già, a proposito, quel nome gli piaceva di
più rispetto al vecchio- le
aveva raccontate, ma trovarsi davanti quelle creature di fuoco e
oscurità
l’aveva dissuaso dal fare altre domande. Sembravano un
po’più tosti dei
purosangue di Pitch, e non aveva voglia di rischiare di trasformarsi in
un
arrosto di coniglio. Non era una vigliacco, ma non era neppure
completamente
stupido, e non aveva voglia di ripetere un’esperienza analoga
a quella vissuta
per colpa Pitch giusto qualche ora prima: meglio evitare di irritare
chi già
era di malumore, e provare a chiedere a Galaxia, che non sarebbe
riuscita a mentirgli neppure volendo.
“se
vedete arrivare qualcuno que non
sia Ljuba col nostro esercito,
uccidetelo. Aqui non si scherza
più”.
Perché,
prima allora avevano scherzato? No, ovviamente no, ma poteva
solo significare che la linea da adottare sarebbe stata ancor
più dura. Gli
ordini di Cecilia agli Incubi non sembravano escludere neppure gli
altri
Guardiani.
“a
questo punto gli altri non potrebbero semplicemente lasciar stare?
Manny purtroppo è già morto" pensò con
un po'di amarezza "ed è bene per tutti che Pitch
faccia la stessa fine. Non li
capisco. Potrebbero far finire tutto prima ancora di cominciare.
Perché non lo
fanno, così magari possiamo indagare tutti insieme sulla
strana morte dell’Uomo
nella Luna, e su chi ha fatto del male a Sandelle e forse anche ad
Atticus? In
condizioni normali saremmo tutti a investigare su quello!”
Annusò
la traccia lasciata da Galaxia e, un istante dopo,
si mosse in quella direzione.
Aveva dei misteri da scoprire, ed era bene cominciare.
Nel
frattempo, Cecilia aveva raggiunto la stanza dov’era stata
messa
Sandelle. Quanti ricordi. Pensava ancora che essere sopravvissuta fosse
un
miracolo. “Non ho fatto apposta, non ti avrei mai
fatto del male”… l’Uomo
Nero, da quando era diventato tale, era sempre stato bravo a scaricare
la colpa
sugli altri, forse perché in precedenza se l’era
accollata anche quando in
realtà non ce l’aveva, ma
in quel caso poco importava la bella scappatoia che si era creato.
Se fosse stata più sciocca forse gli avrebbe anche dato
ascolto, ma non lo era.
Era riuscita a vedere la verità e, se non altro,
l’aveva mostrata anche a lui.
La
vista di Sandelle interruppe le sue riflessioni. Pur sapendo in
anticipo cosa l'aspettava, non riuscì a evitare
d’impallidire ulteriormente.
La sua amica era seduta sul letto, la schiena appoggiata contro dei
cuscini, e
guardava fissa davanti a sé. Sembrava in tutto e per tutto
una bambola mutilata
da qualche bimbo sadico, e faceva una certa impressione.
Cecilia
le si avvicinò, cercando di trovare qualcosa da dire, ma non
le
veniva in mente niente di appropriato.
“Forse
puoi sfruttare l’oscurità per ricostruire mani
nuove”?
“Troveremo
il modo di fartele ricrescere”?
“Ora
sei al sicuro”?
La
prima teoricamente era vera, la seconda una semplice speranza, la terza
le
suonava priva di significato. Nonostante i grifoni, Cecilia stessa non
si
sentiva al sicuro.
«tienes
solo que dirmi chi è stato».
Sandelle
non ebbe alcuna reazione.
«por
favor, di’ qualcosa. Basta solo un nome, es
todo lo que
serve».
Di
nuovo, tutto quel che Cecilia ottenne fu completa
immobilità. Si
sedette sul letto e, con cautela, abbracciò Sandelle. La
stanza era calda,
eppure la sua pelle era terribilmente fredda.
«las
personas que non sono riuscita a proteggere hoy
salgono a due, con te» se si fosse trattato di un
“concasoliano” qualsiasi
sarebbe stato diverso, ma il loro gruppo era tutt’altra
faccenda, come lo era
la pesante sensazione di fallimento che sentiva sulle proprie spalle.
Comunque
sia concluse che era bene farsela passare presto, perché
quello era solo il
secondo giorno, la guerra vera doveva ancora cominciare, e solo il
cielo sapeva
quanti danni avrebbe portato ancora! «forse avevi ragione tu desde
el
principio. Forse avremmo dovuto restare a
casa…forse avremmo dovuto simplemente
chiudere los ojos, y continuare con la nostra vida
de siempre,
Luna dorata o no…» le parve di sentire un leggero
movimento da parte di
Sandelle, il che era meglio di niente «ma ormai es tardi,
lo que
è fatto è fatto, indietro non si torna, y
abbiamo todos bisogno
di te».
«…non
è vero».
Cecilia
si staccò dall’abbraccio, sorpresa di aver sentito
Sandelle
parlare. «sì invece, certo que
abbiamo bisogno-»
«non
è tardi» mormorò Sandelle «nous
pouvons ancora tornare
indietro. Lasciamo tutto e torniamo a casa prima que la guerre
commence
vraiment».
«Sandelle-»
«s'il
te plaît!» la pregò Sandelle,
tremando, con le lacrime che
scendevano lungo le guance «allons-y,
torniamo a casa!»
Cecilia
si chiese quante volte fosse possibile farsi strappare
metaforicamente il cuore nell’arco di una giornata prima di
crollare.
Parte di
lei avrebbe solo voluto dare retta a Sandelle, prendere tutti e tornare
a Conca
De El Sol, ma sapeva benissimo che a quel punto non sarebbe mai
riuscita a
lasciar perdere. «si quieres tornare a
casa possiamo tornare a Croaghaun
y farti rientrare, così que tu
sia al sicuro, y noi intanto
cerchiamo tambien de trovare una soluzione
per…» mosse le mani «quello».
Sandelle
inizialmente non commentò. Si accasciò di nuovo
sui cuscini.
«non mi ascolterai, n’est pas?
Non torneremo a casa insieme».
«lo
faremo, ma dopo» ribatté Cecilia, senza averne la
certezza «però
Sandelle, ora tienes que dirmi
chi…Sandelle, no, non lasciarti andare, Sandelle…»
Niente
da fare,
era scivolata di nuovo in quello stato di semi catatonia.
L’unica cosa positiva era che avesse dimostrato di poterne
uscire.
«torneremo
a casa todos, alla fine, vedrai…y
avrò la
testa de chi te ha fatto
questo».
L’avrebbe
avuta, anche se non sapeva come e quando.
L’unica
cosa di cui era sicura, pensò alzandosi dal letto, era che
avrebbe trascorso l’attesa per il ritorno di Ljuba facendo la
spola tra
Sandelle e Atticus.
***
«“apri
il parcheggio sotterraneo stiamo arrivando siamo in
centosessantotto ciao”. Mai che la Befana si sprechi a
mettere una virgola nei
messaggi. A pensarci bene è già tanto che alla
fine abbia scritto uno straccio
di saluto» borbottò il Leprecauno, chiudendo
WhatsApp.
«anche
tu hai uno di quei cosi?» Jack indicò lo
smartphone di Diarmid,
nientemeno che un iPhone 6s nuovo di pacca «io stavo
più o meno
imparando a usarne uno, prima
che scoppiasse il disastro».
«allora
stavi facendo una cosa intelligente, perché se usati con un
minimo di buonsenso sono veramente utili».
«quindi
Befana viene qui?» Nord sollevò le sopracciglia
«se era altro
momento avevo da farle un bel discorsetto!»
A
ragion veduta, considerando che ogni santissimo anno quella strega
entrava di nascosto nella Fabbrica per agguantare ogni giocattolo e
dolciume
che riuscisse a prendere e portarselo via, finendo col fargli trovare
il
magazzino e la cucina semivuoti in un giorno qualunque tra il ventisei
dicembre
e il cinque gennaio.
Non
che a Nord fosse veramente antipatica - già solo il fatto di
essere
piuttosto amata dai bambini la salvava- ma avrebbe preferito che
venisse a
chiedergli le cose, invece di rubarle, perché non le avrebbe
certo detto di no.
«ha
detto che arrivano in centosessantotto? Allora magari è
l’esercito
che Nightlight stava radunando! Forse potranno darci nuove
notizie…» “e sarebbe
un bene, dal momento che pur avendo riflettuto non abbiamo concluso
nulla”
pensò.
L’unica
cosa che erano arrivati a decidere era che bisognava
assolutamente cercare di riportare Calmoniglio dalla parte giusta. Non
volevano
arrendersi all’idea di dover combattere davvero contro il
loro amico e collega,
Nord e Dentolina in particolar modo. Avrebbero dovuto cercare un modo
per
incontrarlo da solo, però, altrimenti sarebbe stato ancor
più difficile di
quanto si prospettava, ed essere più convincenti
possibile; in caso contrario, il solo fatto che Galaxia fosse dalla
parte opposta probabilmente sarebbe stato sufficiente a far
sì che Calmoniglio non li ascoltasse.
«a
beh, a breve lo vedremo» il Leprecauno si rimise a trafficare
col
cellulare, toccando un’icona dello schermo «intanto
apro la collina vicina».
«e
noi torniamo di là, se possiamo, così incontriamo
tutti subito»
disse Nord. Diarmid gli fece capire che poteva andare, con un distratto
cenno
della mano, e il Guardiano abbandonò l’ufficio
senza perdere tempo, a grandi passi.
«Jack,
vieni?» lo esortò Dentolina.
«sì,
tra un attimo…senti, che vuol dire “apro la
collina”?» domandò
Jack al Leprecauno, interessato.
La
Guardiana della Memoria sollevò gli occhi al soffitto con un
sorrisetto, lieta che la curiosità di Jack e il suo
atteggiamento non fossero
cambiati nonostante la brutta esperienza, e si fece da parte, lasciando
l’ufficio in silenzio.
Il
Leprecauno indicò la finestra. «dai
un’occhiata, ragazzo».
Frost
si avvicinò, obbediente, evitando di chiedersi come fosse
possibile avere delle finestre in una collina -sicuramente trattavasi
di magia-
e quel che vide gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa.
Lentamente e inesorabilmente, la cima della collina accanto a
quella in cui era stato ricavato il locale si stava aprendo, scoprendo
una voragine dalle dimensioni non indifferenti.
Faceva un
certo effetto vedere la punta di un colle sollevarsi e ricadere
all’indietro, come fosse stata il coperchio di un vecchio
barattolo per le
conserve.
«di
notte i margini di quell’ingresso sono illuminati, ma ora
ovviamente non è necessario» gli spiegò
il folletto «a meno che la Befana e
compagnia siano diventati ciechi come talpe. In quel caso
però le luci non servirebbero ugualmente!»
«è
una figata pazzesca!» esclamò Jack con un gran
sorriso, del tutto sincero.
«se
Nord ha una slitta, io ho una collina che si scoperchia. Mi pare
giusto! Oh, eccoli qua…e sembra che non dobbiate
più preoccuparvi per Sandman».
La
grande e luccicante nave di sabbia dorata, infatti, fu la prima a
calarsi nell’apertura, cosa che Jack accolse con un
sorriso ancor più largo e che gli
diede un po’di sollievo, finalmente. «per fortuna!
Oh, c'è anche un’altra nave…»
«anche
i Saturnali saranno della partita, allora. O almeno Harlequin.
È
un po’uno scapestrato, come si dice che fossi tu prima di
diventare un Guardiano» disse Diarmid, occhieggiando
distrattamente il galeone di legno.
«non
l’ho mai incontrato» ammise Jack, con una
smorfia «non
conosco molti spiriti, se devo dirla tutta».
«forse
è una fortuna, o chissà che disastri avreste
fatto tu e uno che si è autoeletto spirito del carnevale con
tutti gli scherzi annessi e connessi…oh, questa
invece non me l’aspettavo» vedendo le moto dei
cherubini, il Leprecauno sollevò
le sopracciglia «anche Cupido ha contribuito! Come hanno
fatto a convincerlo,
l’hanno ipnotizzato o cosa?»
«ho
visto il suo palazzo, è enorme, ma non ho mai avuto voglia
di
avvicinarmi. Ha un “nonsoché” che non mi
attira» disse il ragazzo.
«capisco
che vuoi dire, però ti assicuro che è pieno di
belle donne,
specialmente da quando ha umanizzato gli unicorni. Ci sono stato un
paio di
volte, da dopo che ha dovuto rimodernare gli interni. Quella brutta
disgraziata
di Sam Hain ha fatto un disastro, ad aprile dell’anno scorso.
Come se non avesse
già fatto danni sufficienti prima di
sparire…» borbottò rabbuiandosi.
«chi,
scusa?»
«eh,
ma che diamine, allora è vero che non conosci proprio
nessuno. Sei messo
maluccio, forse dovresti passare di qui più
spesso…certo, non che Sam sia una
compagnia indicata, considerando che se Harlequin è
scapestrato lei è del tutto
fuori di testa…ma tanto dubito seriamente che si
farà viva. Bene, sembra che
siano entrati tutti!» esclamò «vattene
di là a salutare Sandman, su, lo so che non vedi
l'ora».
Jack
non se lo fece dire due volte: annuì e corse via
dall’ufficio,
percorrendo rapidamente il corridoio. Dopo tutto quel che era capitato
era
impaziente di rivederlo, di chiedergli che fine avesse fatto e di
accertarsi
che stesse bene per davvero. «dove sono? Arrivano?»
domandò, frenetico, affiancando
Dentolina.
«dovrebbero
spuntare a breve da lì, Jack» rispose Dentolina,
indicando
un corridoio «ti è piaciuta la collina
scoperchiabile?»
«sì!
È fantastica! Però la cosa più bella
di tutte è che-»
«SANDY!»
urlò Nord, vedendo comparire per primo l’omino
dorato, il cui
viso estremamente cupo si illuminò con un gran sorriso. I
suoi amici erano un
po’ammaccati, ma stavano bene, e soprattutto c’era
Jack, che pareva essere
perfettamente in sé!
Volò
incontro agli altri a braccia aperte, lasciandosi sollevare,
abbracciare e strapazzare quanto volevano. Chissà
cos’avevano passato, mentre
lui aveva dormito!
«Sandy,
per fortuna stai bene, eravamo preoccupati, è successo di
tutto
e non sapevamo dove fossi, ma adesso...sia ringraziato il
cielo!» Dentolina riuscì
persino a sorridere «cosa?...no, no, non devi scusarti per
ieri sera, è tutto
passato» lo tranquillizzò, dopo aver decifrato i
suoi ghirigori di sabbia «ci
mancherebbe altro. Piuttosto, hai visto chi c’è?
Jack è tornato!»
«sono
tornato, e non intendo mai più scappare e sparire in quel
modo»
dichiarò il Guardiano «mi spiace di aver fatto
preoccupare tutti».
Solo
a quel punto Sandy si accorse di un dettaglio fondamentale.
Formò
sopra la propria testa la sagoma di Calmoniglio, seguita da un punto di
domanda.
«ah.
È lunga storia. Ma dovrebbe star bene. Ti
raccontiamo
meglio dopo» glissò Nord
«piuttosto…hai saputo che Pitch è
morto?»
“morto?
A me non risulta affatto!” replicò Sandman a modo
suo, con
sommo sconcerto dei suoi colleghi.
«come
“non ti risulta”? Nord ha visto-»
Dentolina
s’interruppe, sentendo una -stizzita- voce familiare in
avvicinamento.
«quale
parte di “dovete farlo tornare com’era”
non avete capito? Ma vi
pare il caso?!»
«che
c’è, Nightlight? Gli abbiamo procurato una bella
gabbietta, una
vaschetta d’acqua e del pane grattugiato. E lo abbiamo pure
coperto con un
panno per farvi contenti. Cosa può volere di più
dalla vita?»
«e
comunque non credo che il Leprecauno gli consentirebbe di entrare,
se avesse la sua solita forma. Lo ha bandito, no?»
Seguito
da un bel numero di ninfe e cherubini, il gruppetto formato da
Nightlight, Aiko, le streghe gemelle e i Saturnali fece il suo ingresso
nella
sala. I Guardiani videro subito che il guerriero era decisamente
irritato,
presumibilmente per colpa di quel che stava nella gabbia coperta che la
Befana
aveva in mano.
«poco
importa! È uno stato di emergenza, per cui il
Leprecauno
dovrà revocare l’esilio, almeno per un
po’, e-»
«“e”
io revoco quel che mi pare quando mi pare, primo» lo
interruppe
Diarmid, appena sopraggiunto, punzecchiandogli la schiena col bastone
da
passeggio «secondo, c’è Manny di sotto
in infermeria, e immagino che vorrai
andare da lui per vedere come sta. Non bene, per la cronaca. I
guaritori stanno
facendo quello che possono, ma con ferite così gravi ci
vorrebbe ben altro» aggiunse, privo di tatto come al solito.
Nightlight
si immobilizzò come uno stoccafisso, mentre il suo cervello
cercava di elaborare quelle ultime notizie improvvise. «i-il
principe è qui? »
farfugliò.
«Già.
Kurd! Scorta il ragazzino in infermeria» ordinò il
folletto a un
cluricauno «almeno
potrai verificare di persona le sue condizioni» disse a Nightlight.
«vengo
anche io» si fece avanti Aiko «se è
ferito gravemente io posso
aiutarlo, è la mia abilità principale. Aiko
Shika» si presentò con un leggero
inchino «sono la figlia adottiva dello Shishigami».
«Shishigami,
eh?» i poteri curativi di quella sorta di divinità
della
foresta non gli erano nuovi, né il nome della ragazza.
Meglio darle una
possibilità, dunque. «allora sì, vai
anche tu».
«da
questa parte, signori!
Seguitemi!» li
esortò Kurd.
Nightlight partì quasi di corsa, impaziente di raggiungere
l'Uomo nella Luna, e Aiko non poté che seguirlo a ruota, pur
non avendo la stessa fretta.
«se
il mio signore
è qui, allora
è al sicuro» disse Nightlight, concitato
«per fortuna almeno questo è stato sistemato,
e…Aiko…il
tuo aiuto significa veramente tanto per me»
affermò, dandole un’occhiata piena
di gratitudine «e per il principe ancor di
più».
«io
faccio il mio dovere. Se c’è qualcuno che sta male
e non mi è
nemico, lo curo» replicò lei, distogliendo lo
sguardo dal suo nel chiedersi il motivo del calore che,
improvvisamente, sentiva fluire sulle proprie guance.
Il
Leprecauno li osservò sparire in un corridoio, ed accese la
pipa.
«ecco com’è questa Aiko,
allora…»
«una
gran bella ragazza, l’ho notato anch’io! Ehi,
grazie per aver
tolto di torno cocco di mamma, non la finiva più di
blaterare a vuoto…»
«SAM HAIN! Go
n-ithe an cat
thù, is go n-ithe an diabhal an cat!»
che tradotto dal gaelico irlandese significava
“possa un gatto mangiarti e possa
il diavolo mangiarsi il gatto!” «sono passati
ventisette mesi. Ventisette!»
Hallows
si lasciò cadere su una sedia. «lo so, lo so, sono
ancora in
grado di contare. Dov’è il problema?
L’ultima volta che ci siamo visti ho
pagato in anticipo tutto quel che avrei dovuto darti da lì
a dieci anni, più
l’extra»
si stiracchiò «già,
è servito?»
«sì,
in parte. Ma non è quello il punto. Quando avremo un attimo
di
calma, tu e io dovremo fare una chiacchierata» la
avvertì il Leprecauno,
guardandola severamente «e comunque mi domando
perché sei qui» fece una pausa
«fosse per quel che immagino io, ti chiederei dove diabhal
hai perso
quel poco di coerenza che avevi».
«seh,
seh, me l’hanno già detto sia Liesel che Saturnali
maschio, parliamo
di cose serie» tagliò corto Eve «abbiamo
un Uomo Nero a rimorchio, e servirebbe
che revocassi l’esilio».
«ma
come, non era morto? I Guardiani mi avevano detto
così!»
«nah,
non è morto, sono rimasti indietro con gli aggiornamenti.
Solo che Liesel
ha vagamente fatto uno sbaglio con un incantesimo, quindi mi sa che
Pitchione al
momento preferirebbe esserlo. Morto, intendo»
commentò, indicando
la gabbia coperta con un
cenno del capo.
«“Pitchione”».
«uh-uh.
Corpo di piccione e testa di Pitch. Non credo che rimarrà
così
per molto però» disse, vedendo che i quattro
Guardiani presenti si erano
avvicinati alla gabbia «quindi se vuoi fare una foto
è meglio che ti sbrighi».
«no
grazie, non ci tengo affatto a fotografare un orrore del genere. Come
sta messo, in termini di potere?»
«un
po’peggio che male».
Il
Leprecauno annuì, e si avvicinò a sua volta alla
gabbia, ancora
coperta. «riportalo immediatamente
com’era» disse seccamente alla Befana
«non
voglio abomini nel mio locale, sono stato chiaro?»
«abomini?
Perché, cosa c’è dentro?»
domandò Dentolina «non ce l’hanno
ancora detto, finora abbiamo pensato alle presentazioni».
«colpa
mia» disse Jack «non sbagliavi dicendo che non
conosco nessuno. Harlequin,
cosa c’è qua dentro?» gli chiese Jack.
Così “a pelle” si trovavano
già
vicendevolmente in simpatia, forse perché Frost era il
Guardiano del
Divertimento ed Harlequin, come detto dal Leprecauno, si era
da tempo autoeletto spirito del carnevale.
«cosa
c’è dentro? Pitch!» ridacchiò
l’uomo «è un capolavoro, seriamente!
Vi consiglio di darci un’occhiata».
«capolavoro
un corno» borbottò April.
«cosa?!»
allibì Dentolina «Pitch?! ma
com’è possibile?!»
«ora
tolgo il panno e vi faccio vedere» disse Baba Yaga, con un
sogghigno malefico.
Alla
fine, tuttavia, non lo fece. Improvvisamente
nella sala calò un silenzio di tomba. La maggioranza
dei presenti guardava in direzione dell’ingresso principale,
e sembravano tutti
spaventati da qualcosa, o qualcuno.
«e
ora che succede?» bisbigliò Jack, senza neppure
sapere perché stava
parlando sottovoce.
«non
lo so, da qui non vedo, e purtroppo non posso volare»
Dentolina
cercò di vedere qualcosa sollevandosi sulle punte, senza
successo «Nord?
Sandy?»
Avrebbero
voluto risponderle…
«ehilà!
Uomo Falena!»
Ma
Eve Hallows, salutando Mothman con assurda tranquillità, lo
fece al
posto loro.
«spero
che sia venuto solo a bere whisky» mormorò Nord.
Lo sperava veramente
con tutto il cuore.
Con tutto quel che era accaduto, stava accadendo e sarebbe accaduto a
breve, ulteriore sfortuna era l'ultima cosa che serviva...
Orbene, il becero
becero (MOLTO BECERO) capitolo è terminato, così
come la prima parte di questa storia. Ora che tutti gli schieramenti
sono al loro posto, c'è solo da aspettare la seconda, in cui
i background di diverse persone verranno maggiormente svelati, nuovi
arti verranno (forse) mutilati, alcuni finiranno (forse) col finire
ammazzati, e quant'altro xD
Grazie mille a chi ha
avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto, tanto a coloro che
hanno recensito, quanto a chi ha letto soltanto.
Un grazie particolare a johanna_A5 per aver inserito la storia tra le
seguite e le preferite, e a vititi per averla inserita tra le seguite.
Stay tuned e, mi
raccomando, non dimenticate di portare del pane grattugiato al povero
Pitchione -no, non rimarrà conciato in quel modo per molto
tempo, non vi preoccupate-.
Alla prossima, con la
seconda parte della storia! :)
_Dracarys_
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