La Luna Dorata

di _Cthylla_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO 

La Luna dorata...di nuovo?





La Luna.

Le era sempre piaciuto osservarne la gradevole rotondità quando essa si stagliava alta nel cielo notturno, specie in luoghi come la spiaggia in cui si trovava, in cui la candida luce dell’astro si rifletteva sull’acqua.

Era sempre stata affascinata da quel satellite, sin dalla propria nascita avvenuta ormai secoli addietro, e nulla di tutto quel che era accaduto era riuscito a cambiare ciò.

“e sì che avrei dei buoni motivi per odiarti, ma non ne sono proprio in grado”.

Prese un pugno di sabbia solo per osservare il vento portarsela via.

Sabbia…

“una volta era tutto così diverso”.

Una volta per lei, al posto della sabbia, ci sarebbe stata la neve.

Una volta non avrebbe mai potuto permettersi di uscire di notte con un costume da bagno e nient’altro che un sottile pareo verde acqua a coprirla, si sarebbe congelata all’istante; e in ogni caso guai a dimenticarsi la pelliccia nera! Poi chi l’avrebbe sentito Nicholas?

Era sempre così…attento, con lei. Così delicato nonostante la mole, così dolce, così…

 

“Ljuba, non lo fare. Perché vuoi andare? Chi aiuterà me con giocattoli? Elfi e yeti ti vuole bene, i bambini ha bisogno anche di te. E io…io, ha ancora più bisogno. Non andare. Non lasciarci”.

 

…così restio a lasciarle compiere una scelta che aveva tutto il diritto di compiere.

Già, meglio non dimenticarsene.

Nicholas non era che un ricordo ormai lontano, il ricordo di un secolo che aveva trovato meraviglioso quasi fino alla fine.

Solo quasi, però.

Ljuba sentì dei passi felpati in avvicinamento proprio quando ad illuminare il cielo notturno, oltre alla Luna e le stelle, comparvero anche delle scie di polvere dorata.

«alors tu es ici».

La testa biondo platino di Ljuba si voltò in direzione della dolce voce femminile che l’aveva appena interpellata. «eh sì. Mi spiace di aver lasciato la festa così presto. Magari dopo torno, ma adesso volevo…avevo proprio bisogno di un momento da sola».

«oh. Mi spiace di averti disturbata, io…»

«njet, no…rimani, Sandelle. Se stasera non sono la sola nostalgica, mi fa piacere esserlo in compagnia. Mi fa sentire meno stupida».

L’istante dopo eccole lì, la figura candida, alta e statuaria di Ljuba in pesante contrasto con quella scura ed alquanto minuta di Sandelle, unite da sensazioni tanto simili quanto inesprimibili ad un pubblico più vasto.

«non sei stupida, Lju. Sei intelligente» fu la quieta replica di Sandelle «plus intelligente que moi» aggiunse poi «…e mi sa anche di Laxie».

L’ultima frase strappò a Ljuba una breve risata. La sincerità completamente scevra di malizia che era propria di Sandelle ogni tanto risultava davvero divertente, ma a volte tendeva a mettere quest’ultima in situazioni non proprio piacevoli. «mi sa che farai meglio a non rivelare a Galaxia quest’opinione! I conigli tirano bei calci, sai?»

«oh, sì si. Starò zitta» incrociò gli indici a formare una “X”, per poi poggiarli sulle labbra «così».

«ecco, brava».

Nessuna delle due parlò più, fino a quando le scie dorate non iniziarono a diradarsi per poi, lentamente, scomparire.

«Ljuba…secondo te io gli manco?»

Sandelle comprese che la risposta alla sua domanda, una domanda che faceva da secoli, non era cambiata. Lo capì già solo per lo sguardo malinconico negli occhi verde-azzurri di Ljuba.

«da. Sì, la risposta è ovviamente sì. È una consapevolezza che tutti siamo costretti a portarci dietro, come ben sai» disse Ljuba «solo che per alcuni questa consapevolezza è più pesante che per altri».

«est très légère pour Cecilia».

L’ingenuità di Sandelle portò la russa a scompigliarle leggermente i capelli, dorati come le sue iridi, nonché il vestitino che indossava.

«Sandelle Mansnoozie, dopo secoli giudichi ancora Cecilia da come si atteggia in pubblico? Si è presa una responsabilità non indifferente, considerando che tutti loro» e calcò molto su quell’ultima parola «nessuno escluso, non solo ce l’hanno avuta con lei semplicemente perché ci ha detto la verità, ma le hanno dato la colpa di una scelta che abbiamo fatto tutti insieme e che è stata la cosa migliore per noi cinque. Proviamo nostalgia, probabilmente ne proveremo sempre a causa dello scopo stesso della nostra esistenza, ma è un prezzo che si deve pagare; per la libertà si deve pagare qualunque prezzo!...e qui a Conca De El Sol siamo liberi».

Aguzzando l’udito potevano sentire, pure se in lontananza, il dolce suono di una chitarra spagnola misto a quello delle risate, delle chiacchiere; l’odore delle cibarie più speziate si mescolava a quello della salsedine, così come quello leggermente acre pure se non fastidioso delle erbe che erano state bruciate. A tutto ciò, meno di un minuto dopo, si aggiunsero i vocalizzi di una voce maschile deliziosamente calda: Atticus, come spesso accadeva, stava dando spettacolo…per la gioia di tutti, andava aggiunto.

“come rinunciare a tutto questo?” pensò Ljuba, concludendo che fosse molto meglio chiudere quella parentesi malinconica e tornare tra gli altri trascinandosi dietro Sandelle.

«che ne dici di tornare a-»

«Lju?...»

La russa aggrottò la fronte sentendo il “pigolio” preoccupato dell’amica. Fino ad un attimo prima andava tutto bene, cosa c’era adesso che non…?

«regarde à  la Lune!»

«la Luna, che cos’ha la…»

La frase morì in gola a Ljuba quando sollevò nuovamente gli occhi a contemplare l’astro: da bianchissima, la luce che emetteva era diventata dorata. E tutti loro cinque sapevano cosa significava…esattamente come lo sapevano i loro ex compagni, nessuno escluso.

Oh, gli esseri immortali che si trovavano con loro a Conca De El Sol presi com’erano dai vari svaghi probabilmente non ci avrebbero fatto caso, e se anche l’avessero fatto non gli avrebbero dato importanza, ma sarebbe stato tutto diverso per chi era in grado di capire.

«njet! NJET! Non è possibile…non di nuovo!» allibì Ljuba.

Quel che avevano fatto non era servito a niente, dunque?

La ribellione aveva contato così poco per l’Uomo nella Luna, tanto da volerlo dimostrare loro in quel modo, seppure soltanto dopo secoli?

«pourquoi?!» mormorò Sandelle fissando la Luna «e soprattutto…per chi?»

«es claro. Mi sembrava di avervi detto que Spring ci ha raccontato che quello spirito minore, quel Jack Frost, è diventato el nuevo Guardiano, no? Questo sarà il suo regalo».

Ljuba sobbalzò visibilmente mentre Sandelle emise perfino uno strillo di sorpresa. Nessuna delle due aveva sentito arrivare Cecilia Del Sol, come invero accadeva spesso, specialmente di notte: la gitana dai  riccioli scuri come gli occhi aveva quella dannata mania degli arrivi improvvisi…!

Ma non era quello il vero problema.

« è assurdo…credevamo che avesse compreso…» Ljuba scosse vigorosamente la testa «credevamo che anche lui avesse capito di avere sbagliato!»

«abbiamo capito male» fu la secca replica di Cecilia.

Sandelle, istintivamente, arretrò fin quasi a nascondersi dietro Ljuba. Quando Cecilia si arrabbiava le faceva un po’paura. «Atticus, Galaxia…?»

«hanno visto, Sandelle, ma la fiesta per i nostri ospiti deve continuare. Anche perché temo que serà una delle ultime, almeno para los tiempos que verranno: le forze degli immortali che vivono qui a  Conca De El Sol sono diventate sufficienti per fare lo que non abbiamo potuto secoli fa» affermò cupamente la donna «non è quel che avrei voluto. Abbiamo creato un posto para vivir liberi ed in pace, senza que nessuno potesse trovarlo a meno che non fosse invitato, non abbiamo dato fastidi a nessuno…y ecco lo que abbiamo ottenuto! Un altro immortale que nascerà credendosi schiavo! No! Es inaceptable».

Nessuna delle altre due immortali inizialmente si sentì di replicare, ma alla fine Ljuba prese coraggio.

«“fare quel che non abbiamo potuto secoli fa”. Cosa significa?»

Cecilia si gettò sulle spalle a mo’di stola lo scialle nero in pizzo che, come per l’intero rosso che indossava al momento, più che coprire le sue forme piene non faceva che valorizzarle.

«Ljuba St. North, tu sabes lo que significa. Lo sappiamo tutti e cinque».

Inutilmente Sandelle Mansnoozie pregò che Cecilia non continuasse a parlare nel modo in cui purtroppo, invece, sapeva benissimo avrebbe fatto. Nonostante le parole di prima sul vivere in pace, sia lei che il resto del gruppo erano a conoscenza che -nonostante fosse stata proprio Cecilia a spingere tutti a mettere in pratica l’idea- nascondersi nel paradiso che avevano creato era stato per lei solo un ripiego necessario.

«la Luna dorata significa…»

“non continuare, ti prego, non continuare” pensò Sandelle. La conclusione di quella frase avrebbe significato anche la conclusione di quel lunghissimo momento di stasi in favore di qualcosa di molto più fosco.

«guerra!» esclamò Cecilia col suo marcato accento spagnolo, scagliando il pugno in aria «guerra a l’Hombre de la Luna!»

Ljuba si lasciò sfuggire un sospiro. Guerra all’Uomo nella Luna, diceva.

Ma significava anche guerra ai Guardiani, che sarebbero diventati un ostacolo da bypassare in qualche modo.

“Nicholas” pensò Ljuba “resta dove sei, non metterti in mezzo”.

“Sanderson…” pensò Sandelle “resta nel cielo a portare sogni ai bambini”.

Poi le venne in mente una cosa.

«mais faire la guerre a loro…non significherebbe lasciare campo libero a Pi-»

Ljuba le diede una gomitata. Guai a nominare quel nome! Al di là di tutte le motivazioni più concrete si era diffusa in Conca De El Sol la credenza che portasse sfortuna, tanto da dover effettuare un breve rituale di esorcismo della malasorte ogni volta che saltava fuori per qualsiasi motivo.

Cecilia comunque scosse con decisione la testa. «“lui” e l’Uomo nella Luna faranno la stessa fine. Dobbiamo solo organizzarci…sempre che siamo tutti d’accordo a voler difendere con le unghie y con i denti lo que ci siamo presi tempo fa: la liberdad!».

Lo erano.

In fondo, lo erano tutti quanti.

 
 

***

 

Un fruscio, un frullare di piume, e Dentolina si alzò in volo nella propria stanza da letto, diretta verso lo specchio, per sistemarsi.

Era stata una giornata come tante ce n’erano state dopo l’ultimo attacco di Pitch: piena, con qualche imprevisto come degli “ingorghi” nel traffico di fatine che avevano il compito di portare i dentini nel suo palazzo, eppure a modo suo piacevole.

Anche se…sì…in effetti a renderla tale era stata più che altro la serata appena trascorsa.

Guardare Jack che giaceva scompostamente tra le lenzuola di quello che ormai era diventato il loro letto la portò a fare un breve risolino. Chi l’avrebbe mai detto? La regina Toothiana, Guardiana della Memoria, e Jackson Overland Frost, il Guardiano del Divertimento…insieme!

Erano così diversi, eppure in un certo senso simili quando si trattava di amore per il proprio lavoro! Non che la cosa fosse sorprendente, nel caso di Frost: chi non amava divertirsi e far divertire?

“infatti ci divertiamo parecchio!”

Il pensiero dai risvolti ben poco casti fece ridacchiare nuovamente la fata, colorandole le guance di un piacevole rosa. Jack era proprio un birichino. Come aveva detto scherzosamente Nord, “essere in cima a lista dei cattivi!”, ma in fondo le andava benissimo così.

Stava vivendo un periodo…bello. Non avrebbe saputo definirlo altrimenti.

La quiete che regnava sovrana, e l’allegria che portava l’avvicinarsi del Natale lo rendeva uno dei momenti migliori che avesse mai passato -al di là di alcune strane defezioni come quelle degli spiriti Spring e Fall, per citarne due-  anche se…

Anche se…

Scosse la testa ed agitò le mani come a voler scacciare una mosca fastidiosa. No. Niente “anche se”. Aveva giurato di farla finita, con gli “anche se”. Lo aveva giurato a se stessa secoli fa, precisamente quando-

“no!”

Era tardi. L’allegria scivolò via dal suo volto, e si trovò a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore svolazzando qua e là.

“basta. Basta!” si intimò “non ha senso ripensare al passato. Tanto non tornerà mai più, non lo farà, ormai lo abbiamo capito tutti”.

E, no, non era ad un eventuale nuovo ritorno di Pitch Black che stava pensando -nel caso sarebbe stata prontissima a fargli saltare altri due o tre denti!- ma a qualcosa che la coinvolgeva ad un livello molto più intimo.

«Atticus…» mormorò.

 

“sei così bella, mia regina”.

“ahah…ma dai! Lo dici soltanto per adularmi”.

“non ho bisogno di adularti, mi basta dire la verità; in fin dei conti quelle che posso dire su di te sono tutte cose meravigliose”.

“Atticus…non funziona”.

“sicura? Perché a me sembra proprio che funzioni benissimo: Atticus e Toothiana. Ha un suono così bello, non trovi?”

 

Non era solo bello.

Per un intero secolo, Dentolina aveva trovato che quel suono fosse quanto di più splendido il creato aveva da offrire. Erano così perfetti!

Non che potesse essere altrimenti, tenendo in considerazione il motivo stesso dell’esistenza di Atticus.

Ed era per quello stesso motivo che poi lui se n’era andato, che l’aveva lasciata sola. Le aveva detto che aveva bisogno di tempo e distanza per trovare la propria strada, che magari un giorno si sarebbero riuniti, e che gli dispiaceva vederla soffrire e piangere.

Ma il dispiacere non l’aveva dissuaso dall’andarsene via.

«no. Basta. Basta!» sibilò, volando poi rapidamente fuori, sul terrazzo. Non poteva rischiare di svegliare Jack a causa di stupidi ricordi, e guardare la Luna magari l’avrebbe aiutata a scacciare quei pensieri molesti che turbavano la sua serenità.

Una speranza che venne vanificata nel momento esatto in cui le sue iridi magenta si posarono sul satellite.

Era dorato.

La Luna era dorata e lei, come Nord, Sandman e Calmoniglio capiva benissimo cosa significava.

Solo che non lo credeva possibile. Davvero l’Uomo nella Luna voleva creare un altro…dono… dopo quel che era accaduto? E se sì, per chi-

Ah.

Ma certo: Jack.

«avrà il suo dono» bisbigliò, con gli occhi sgranati e l’espressione di chi aveva ricevuto un improvviso colpo in testa.

Non era giusto.

Non era giusto che lui lo avesse, e non era giusto che lo avesse proprio in quel periodo, proprio quando si erano trovati.

Il colore dorato tipico dei sogni stavolta, per Dentolina, aveva un significato completamente opposto; sarebbe stato molto più appropriato, a parer suo, uno scuro.

Nero come Pitch, magari.

Oh, sì. Si sentiva schifosamente egoista nel pensarlo, ma avrebbe preferito affrontare nuovamente lui piuttosto che quel che sarebbe accaduto…quando?

Tra un giorno? Tre? Quanto ci avrebbero messo Jack ed il suo dono per trovarsi, inevitabilmente?

No, non era giusto che la loro relazione nata da così poco dovesse già finire, e che dovesse finire proprio per quel motivo. Per un dono che grazie alla sua stessa natura l’avrebbe soppiantata immediatamente, che avrebbe portato Jack a non volerla più.

Oh, Dio. E gli altri? Atticus ed i simili di quella creatura che doveva ancora nascere? Se ne sarebbero davvero rimasti lì a guardare da…ovunque fossero andati a finire, se si fossero accorti della Luna dorata?

E se avessero interpretato il tutto come un disinteresse del MiM ai motivi della loro presa di posizione?

«ma gli altri Guardiani non avranno visto…?»

La risposta giunse senza che riuscisse a finire la frase.

Ecco il segnale di Nord, preciso e puntuale. Lo avevano visto eccome, ovviamente, e probabilmente erano sorpresi ed allarmati quanto lei per ciò che, forse, avrebbe riportato a galla i resti di un passato lontano e bellissimo, seppur con una fine dolorosa.

Si chiese se doveva svegliare Jack. Sarebbe stato onesto farlo, per prepararlo a quel che stava per succedere, e per raccontargli…

“non posso svegliarlo, è stanco e deve riposare” concluse “vado soltanto io”.

Si sentì meglio così, fingendo con se stessa di aver preso quella decisione in nome della stanchezza del compagno, favoleggiando di un futuro in cui il dono di Jack magari non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo, immaginando di tenerlo all’oscuro per continuare a vivere quella loro storia.

Immaginando che andasse ancora tutto bene, come quando la Luna era ancora pallida.




Sono consapevole di essere da facepalm totale, visto che ho avviato questa fanficton nonostante ne abbia varie ed eventuali da finire -non ultima una in questo stesso fandom-. Ma essendo una persona di quelle che non riescono ad evitare di buttare giù ogni idea abbastanza decente che le capita in testa, eccoci qui con questa storia (di cui ho pronti i capitoli fino al quinto).
Si tratta di un secondo esperimento, che sono pronta a lasciar perdere e cancellare nel caso fallisca e/o capisca che non è più aria di continuare.
Intanto spero in bene e ringrazio con tutto il cuore chi ha avuto la pazienza di leggere questo primo capitolo. Fatemi conoscere la vostra opinione, sia essa positiva o negativa; ci tengo molto!

_Dracarys_

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1






Calmoniglio si era stupito non poco della convocazione di Nord. Cosa poteva esserci di tanto importante da distoglierlo dai preparativi per l’imminente Natale? Non che, per quanto Nord potesse impegnarsi, il Natale sarebbe mai stato più importante della Pasqua; ma ciò non escludeva che il motivo di quella chiamata dovesse essere dannatamente serio.

Di cosa poteva trattarsi? Magari di Pitch, di nuovo? Era già tornato?!

Rabbrividì al ricordo di quando l’Uomo Nero si era offerto ironicamente di fargli i grattini. Oh, no, non aveva la minima voglia di rivivere qualcosa di simile così presto. Sapeva che le probabilità che un giorno si sarebbe rifatto vivo erano piuttosto elevate…

“ma speravo che fosse tra cinquant’anni, o un secolo, meglio ancora due o tre!”

E lui che aveva sperato in un lungo periodo di tranquillità! Dopotutto l’ultimo attacco aveva fatto diversi danni alla Conigliera, danni che aveva da poco finito di riparare completamente, e anche Sandman -di recente morto e risorto- avrebbe meritato un minimo di tranquillità, e c’era Nord che aveva da fare, e…sì, giusto, non ci si poteva dimenticare della relazione neonata tra Dentolina e Jack Frost, col quale per inciso lui battibeccava ancora amichevolmente ogniqualvolta si trovavano assieme.

Il pensiero di quella novella storia d’amore gli strappò un mezzo sorriso. Jack e Dentolina! E lui che aveva pensato che alla fata piacessero soltanto i suoi denti!

Ma non c’era invidia nell’animo del Pooka, l’unica cosa che provava era felicità per loro. Sarebbe piaciuto anche a lui condividere la tana con qualcuno ma…

 

sono uova? Carine! Posso dipingerne qualcuna anch’io, per favore?”

“certo, se ne hai voglia. Intanto…questi sono per te, Laxie”.

“fiori blu?”

“non…non ti piacciono?”

“vuoi scherzare? Sono semplicemente splendidi. Grazie mille”.

 

quel treno era già passato.

«meglio piantarla, va’» borbottò, creando un tunnel per il Polo Nord e lasciandovisi cadere dentro.

Non capiva proprio come facessero gli altri a preferire la slitta ai suoi tunnel, erano forse un branco di pazzi? Viaggiare a modo suo era molto più sicuro che non nel trabiccolo di Nord, quantomeno non si rischiava mai di cadere giù da chissà quanti chilometri di quota, e si faceva anche in fretta. A riprova di ciò, sbucò nella Sala del Globo dell’immensa Fabbrica di Nord giusto un paio di istanti dopo.

«ti prego» esordì «dimmi che stavolta hai davvero chiamato soltanto per un mal di pancia derivato dall’abuso di latte e biscotti! Te lo giuro, se l’alternativa è di nuovo Pitch sarei disposto a sopportarlo!»

Normalmente Nord avrebbe riso a quel suo atteggiamento, o al limite l’avrebbe bonariamente rimproverato per non aver salutato, ma il mastodontico Santa Claus non sembrava proprio dell’umore di fare nessuna delle due cose. Aveva la fronte aggrottata, segno che era preoccupato, e negli scintillanti occhi azzurro ghiaccio del Guardiano della Meraviglia, Calmoniglio scorse soltanto un leggero velo di malinconia.

«questa volta io è quasi d’accordo con te, Calmoniglio. Solo quasi, però».

Il Coniglio di Pasqua lo osservò perplesso, per poi puntare gli occhi smeraldini su Sandman, della cui presenza non si era ancora accorto.

«ehi, Sandy» lo salutò. Ma l’altro, assorto nei propri pensieri, non parve sentirlo «Sandman! Dico, mi ascolti?»

Il Guardiano dei Sogni si riscosse bruscamente, guardando il suo amico e collega con aria inizialmente spaesata per riaversi del tutto solo in seguito, ricambiando il saluto con un cenno della mano ed un sorriso dolce ed un po’mesto.

«si può sapere che succede?» domandò Calmoniglio «sembra che sia morto a tutti il gatto! È per quegli immortali che non si trovano da un po’?»

Come Samuel Spring e Lorcan Fall, tanto per fare un esempio.

La defezione del primo aveva lasciato perplesso il Coniglio di Pasqua; solitamente Spring, una sorta di spirito della primavera, non mancava mai di riscaldare l’atmosfera e dargli una gran mano nel far germogliare piante e fiori. Ma quell’anno non si era visto.

Aster aveva dato un’occhiata in giro, tanto per sincerarsi che per quel suo “collega” dai capelli color sabbia, allegro e dall’aspetto di un sano ragazzo umano sui venticinque anni, fosse tutto a posto; ma non ne aveva trovato traccia. Aveva sperato che per quell’anno si fosse semplicemente concesso una vacanza.

Ma forse, se Nord li aveva chiamati a raccolta, c’era da temere il peggio…

«eccomi-eccomi! Oh, ragazzi, l’avete vista?» stranamente considerando quanto la fata teneva al galateo anche Dentolina sembrava troppo agitata per ricordarsi di salutare, tanto da irrompere improvvisamente nella stanza facendo sobbalzare Calmoniglio.

«visto cosa?!» chiese perplesso il Pooka.

«Jack. Lui dov’è?» fu invece la domanda di Nord, alla quale seguì un silenzio imbarazzato da parte di Dentolina.

«è stanco e adesso dorme. Non mi sono sentita di svegliarlo per-»

«il fatto che voi due vi divertiate assieme non esime il signorino dal presentarsi quando Nord chiama tutti i Guardiani a raccolta!» le fece notare il Coniglio di Pasqua.

« era stanco e basta, d’accordo?! Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me perché non l’ho svegliato. Non con lui!» ribatté Dentolina in un modo tanto secco da farlo ammutolire. Un simile atteggiamento non era da lei.

“eppure sembro l’unico sorpreso. Che mi sono perso?” pensò Aster vedendo Sandy accarezzare gentilmente la nuca della fata, con l’aria di chi…come dire? Capiva.

«qualcuno potrebbe spiegarmi cosa succede? Avete tutti quest’aria malinconica, Dentolina è un fascio di nervi, Samuel Spring, Lorcan Fall -e adesso che ci penso per fortuna anche la marmotta- non si vedono da un pezzo, volete dirmi-»

«tu non ha guardato Luna stasera, Calmoniglio?» intervenne Nord.

Aster drizzò le orecchie. «no, in effetti no».

Sandman gli indicò la cupola della sala, provvidenzialmente aperta, e quando Calmoniglio alzò lo sguardo per dare un’occhiata rimase di sasso.

La Luna era dorata. E significava soltanto una cosa…

«è…la Luna è…» farfugliò «quindi vuol dire-»

«nuovo dono. Sì. Probabilmente per nostro Jack» disse Santa Claus «Dentolina, credo che tu dovevi portarlo qui. Anche se io capisco cosa provi visto che Jack è tuo fidanzatino».

La fata guardò tutti con aria colpevole. «perdonatemi. Ho sbagliato, lo so, però…ho voluto lasciargli qualche ora di pace in più».

“adesso sì che capisco perché sembrava così nervosa” pensò Calmoniglio “la capisco eccome”.

«quindi è per questo che siamo qui. Perché ne sta per arrivare un altro, o meglio, un’altra» osservò Aster «ma è semplicemente folle!»

«vero. Lo è. Pensavo che dopo quel che è successo secoli fa con gli altri…la ribellione, il nascondersi…il fatto che lei li abbia convinti a lasciarci…pensavo che l’Uomo nella Luna avesse capito che non era stata una buona idea!» esclamò Dentolina, ottenendo l’approvazione di Sandman che annuì vigorosamente.

«tu credi ancora che lei ha convinto nostri compagni a seguirla con la forza, Dentolina? In un certo senso ti invidio» fu la triste replica di Nord «io penso sempre che è perché ho sbagliato qualcosa, e che Ljuba non torna per questo, ma non è nostro passato il problema. No. Nostri problemi sono: uno, nuovo dono per Jack» stabilì sollevando il pollice destro «che è meglio troviamo noi e subito, così che è al sicuro. Due» sollevò l’indice «spiegare a Jack quello che va spiegato sul suo dono. Tre» sollevò il medio «stare in guardia, perché non si sa cosa faranno gli altri “doni”, ma so per certo che se hanno visto Luna non sono contenti. Magari potrebbero anche tornare per rapire dono di Jack e portarlo via con loro. Noi non sappiamo cosa faranno. Quattro» anche l’anulare scattò verso l’alto «stare in guardia anche su Pitch, perché se è vivo e sta vedendo Luna come noi, anche lui ha capito. E cinque» ed ecco che alzò il mignolo «in effetti sparizione di altri immortali è strana, molto strana. Anche se è secoli che ogni tanto sparisce qualcuno, Spring, Fall e marmotta è stati sempre presenti».

«la marmotta pure troppo» sospirò Calmoniglio.

«quel che ha detto Nord è tutto giusto. Quindi…cosa si fa? Insomma, hai detto di cercare il dono di Jack…ma significa…insomma, dovremo farli conoscere per forza?»

Il tono di Dentolina tradiva un “di’ di no, ti prego”.

Ma sapeva già che la risposta era “sì”.

«Dentolina-»

«ma se poi lei se ne andasse come hanno fatto gli altri Jack soffrirebbe come noi, non ci pensate?! Non possiamo risparmiarglielo? Potrebbe trovarsi solo di nuovo, e c’è stato abbastanza!»

Sandman si lasciò sfuggire un sospiro. La sua collega ed amica gli ispirava una compassione immensa, ed altrettanta comprensione.

A parlare al momento era l’egoismo, era evidente che Dentolina non volesse perdere Jack, ma Sandy conosceva bene quei fantasmi di una sofferenza passata, e la paura che suddetti potessero fare di nuovo capolino.

I doni del MiM però non potevano andare sprecati, e a Jack andava data -dopo un’adeguata preparazione- l’opportunità di conoscere quella che sarebbe stata la sua compagna perfetta, così come Sandelle lo era per lui, anche se lo aveva lasciato; non aveva, e non avrebbe mai in tutta la propria esistenza, smesso di considerarla tale.

Magari Jack avrebbe avuto più fortuna di tutti loro.

Magari la sua compagna sarebbe rimasta con lui, e non avrebbe sofferto.

«non è detto che debba andare così per forza» intervenne Calmoniglio, nonostante l’aria scettica «forse lei non lo abbandonerà, anche se per te magari non sarebbe male, no? Jack dopo potrebbe tornare da te».

«ma certo, perché tu quando Laxie se n’è andata ti sei gettato a capofitto sulla prima immortale che passava, vero?...scusa. Scusami» aggiunse immediatamente la fata vedendo le orecchie del collega afflosciarsi «mi dispiace. Quel che volevo dire è che io mi ricordo ancora bene di quanto mi sembrasse inconcepibile stare senza il mio dono, o con chiunque non fosse lui, specialmente all’inizio. E in ogni caso…si finisce sempre a fare confronti, no? Penso che sia inevitabile, quando si perde il compagno perfetto. Non fraintendetemi, io a Jack voglio un bene dell’anima, tengo a lui, e tengo molto a quel che è nato tra noi due» ammise con grande schiettezza «però non è Atticus».

L’unico commento provenne da Sandman, che grazie alla propria sabbia materializzò una snella e minuta figura danzante.

«già. Così come nessuno per te sarebbe Sandelle» concesse Dentolina.

«e di chi è la colpa di tutto questo, indovinate!» la malinconia di Calmoniglio si era trasformata in irritazione «ovviamente di chi è solo in grado di rovinare e distruggere tutto quello che tocca! Tu, Dentolina, puoi anche continuare a pensare che sia stata tutta colpa di-» si interruppe «…lei…» riprese «ma io mi ricordo bene com’era ridotta il giorno in cui è iniziato ad andare tutto a rotoli. Tu e Sandy non l’avete vista, ma Nord ed io sì».

«pur dispiacendomi per quello che le è successo non aveva comunque il diritto di portarci via i compagni. E chiudiamo qui il discorso» ribatté testardamente Dentolina «Nord ha ragione, preoccupiamoci del presente, e di una cosa alla volta: trovare il dono di Jack. Se proprio dobbiamo» aggiunse in un ennesimo e futile tentativo di convincere tutti che non era una buona idea.

«da, Dentolina. Dobbiamo. Io però è molto impegnato in questi giorni, Natale è tra quattro giorni, e dopo quello che è accaduto mesi fa c’è bisogno che sia migliore di sempre!» affermò Nord.

«la cercherà chi ha un po’meno da fare. Io per esempio adesso sono abbastanza libero» disse Calmoniglio «e se Sandy desse un’occhiata in giro mentre porta i sogni ai bambini…» vide Sandman annuire in segno di approvazione «ecco, grazie. Tu invece Dentolina…sì…beh…se non ti senti di cercarla potresti prenderti il compito di preparare Jack. Lo so che è difficile, ma se una cosa si deve fare va fatta».

La fata smise di svolazzare, accasciandosi su una sedia con aria cupamente rassegnata. «lo so, ma non è meno ingiusto…no, Sandy, grazie. Apprezzo il pensiero, ma un bel sogno in cui va ancora tutto bene non aiuterebbe» disse, vedendo l’Omino dei Sogni iniziare a preparare per lei una piccola sfera dorata.

«mentre cerchiamo magari troveremo anche gli spiriti mancanti. Giuro che se trovo Samuel nascosto da qualche parte a prendere il sole con Fall e la marmotta mi metterò ad urlare» borbottò il Pooka.

«meglio a prendere il sole che in covo di Pitch, in gabbia magari» obiettò Nord.

«su questo non c’è il minimo dubbio».

 

***

 

I timori che degli immortali riempissero le gabbie in ferro appese ovunque nel regno dell’Uomo Nero erano totalmente infondati.

Nessuno era stato intrappolato, le gabbie erano vuote così come, ad eccezione di qualche Incubo vagante, l’intero ambiente.

Pitch non era lì. Quel che era successo mesi fa, la cruenta battaglia contro le sue stesse creature, e la fatica fatta per riuscire ad uscire, al momento gli rendeva insopportabile l’idea di entrare lì dentro.

Aveva scelto di vivere come un vagabondo per un po’, viaggiando liberamente di notte e riparandosi in luoghi ombrosi quando spuntava il giorno. Una decisione pericolosa considerando che non si era ancora ripreso dall’ultimo disastro avvenuto, e che avrebbe potuto portarlo alla completa distruzione nel caso qualche immortale particolarmente aggressivo l’avesse avvistato, ma non era riuscito a fare diversamente.

Ed era per quel motivo che aveva notato immediatamente il cambiamento della Luna.

Lì per lì aveva stentato a credere ai propri occhi. Quando la sfumatura dorata era ancora leggerissima aveva pensato ad un’allucinazione, visto quel che era successo ultimamente sarebbe stato plausibile che la sua mente fosse tornata indietro di secoli per rivivere la nascita di quello che sapeva i Guardiani definivano un dono, ed aveva cercato di scacciare l’idea dalla propria mente.

Ma la sfumatura dorata, in seguito, si era fatta molto più intensa ed inequivocabile.

E pur stupendosi della cosa aveva capito che era tutto vero.

Un’altra di quelle creature avrebbe presto iniziato a viaggiare in quella valle di lacrime, e stabilito questo non gli ci era voluto molto a fare due più due per capire a chi sarebbe appartenuta: al nuovo Guardiano, naturalmente.

Le varie considerazioni che aveva appena finito di fare lo indussero ad inarcare un sopracciglio quasi invisibile.

«grande idea, vecchio mio, quella di dare una compagna a qualcuno che fino a poco tempo fa non sapeva neppure cosa fare di se stesso. Complimenti!» disse sarcasticamente, rivolto alla Luna «che bella mossa!»

Nonostante dalla Luna non fosse apparentemente giunta risposta, l’Uomo Nero fece una smorfia irritata.

«non guardarmi in quel modo. Sai benissimo che lo considerano sbagliato. E sai benissimo che secoli fa non è andata com’è andata per colpa mia. O almeno non del tutto. Ed in ogni caso quello che ci ha perso più di tutti sono io, tanto per cambiare, e nessuno che mi abbia dato anche solo una misera pacca sulla spalla…»

Il modo in cui si sentiva Pitch da dopo l’ultima sconfitta se possibile era cambiato in peggio. Era debole, incompreso e detestato più che mai, arrabbiato tanto con i Guardiani quanto con se stesso per essersi fatto battere in quel modo stupido -una palla di neve…una maledetta palla di neve. Dopo cose come quella si stupivano se aveva voglia non solo di portare incubi ai lattanti, ma anche di sterminare qualche altra razza come aveva fatto con i Pooka?- desideroso di vendetta e, soprattutto, rifuggito da tutti.

Grazie ai ricordi che aveva della sua vita precedente sapeva aveva fatto così tanto per gli altri…! Era stato così eroico, così compassionevole.

Attualmente aveva un solo commento da fare per tutto ciò: “puah!”.

Lui era la dimostrazione vivente di ciò che si otteneva ad essere tanto bravi e buoni: venire seppelliti vivi da metaforiche palate di melma e letame fatti di oscurità.

Era dannatamente solo, com’era -quasi- sempre stato da quando quella lunghissima ed oscura parte della sua vita aveva avuto inizio.

“sì…‘quasi’ sempre” pensò.

In un certo senso la vista della Luna dorata era molto ironica per lui se pensava a come, proprio per fuggire dai suoi Incubi, si era aggrappato disperatamente ad una “parentesi” di vita a due lunga uno stupido, misero e fin troppo breve secolo.

«non hai capito che era un esperimento fallimentare? Sei più stupido di quanto pensassi» disse freddamente, sempre rivolto alla Luna. O meglio, all’Uomo nella Luna «vuoi davvero che anche il caro Frost faccia le spese della tua idiozia? Non che a me importi se quel ragazzino si strapperà gli occhi pur di non piangere più nel momento in cui il suo cosiddetto dono farà la fine degli altri!»

Come a voler sottolineare quanto aveva appena detto, Onyx comparve sbuffando accanto a lui. Era stato il primo Incubo di cui aveva ripreso il controllo, e non se l’era sentita di distruggerlo per il suo voltafaccia temporaneo.

Dopotutto era un demone, la natura dei demoni era quella di seguire il più forte ed attaccare il più debole e spaventato, e contro la propria natura si poteva fare ben poco…di solito.

Poi c’era anche chi riusciva ostinatamente ad andarle contro fin troppo bene e per troppo a lungo.

“già…mi immagino la ‘felicità’ di quel piccolo branco di Succubus e l’Inuus nel vedere quanto ha contato il loro stupido baccano per l’Uomo nella Luna!”

La cosa lo fece quasi ridere sguaiatamente. Quando si diceva “molto rumore per nulla”, davvero…

«…un momento. Un momento».

Un pensiero improvviso aveva interrotto la sua risata.

«non apprezzeranno».

Ma certo. Ma certo! Come poteva non averci pensato prima?! Quella poteva essere un’occasione d’oro esattamente come la luce della Luna!

Non conosceva granché il resto dei “doni”, ma era matematicamente sicuro che ce ne fosse uno -ergo, una- che non avrebbe incassato una simile sfida dal MiM senza colpo ferire, e che come minimo avrebbe tentato di portare via la nuova creatura.

“se io trovassi per primo la suddetta, potrei usarla come esca per attirare allo scoperto chi interessa a me. Potrei sfruttare la cosa tanto per vendicarmi di Jack -pur non conoscendola ancora non sarebbe felice di sapere in mano mia una creatura che gli appartiene- quanto per raggiungere il mio Obiettivo Primario numero 1.1! Sarebbe perfetto!”

Dopo mesi e mesi passati in un cupo stato di simil depressione finalmente si sentiva esultante.

Non avrebbe dovuto attendere decenni per colpire i suoi nemici, questa volta, e c’era la possibilità concreta di rivedere il suo dono e farle pagare cara la sua decisione di abbandonar…

«tsk…ma a chi la voglio dare a bere?»

Era inutile pensare di fargliela pagare cara, conoscendo le peculiarità dei “doni” in genere; non li aveva definiti Succubus ed Inuus per caso, nonostante tale descrizione fosse calzante solo fino ad un certo punto.

Però poteva -e doveva- puntare a riprendersela e a non lasciarla scappare nuovamente, recuperando tutto il tempo perso facendo si che stesse dove doveva stare: con lui.

Lei era sua, esclusivamente sua. Avevano condiviso cento anni di vita e di esperienze, avevano condiviso domicilio, libri, letto, segreti ed anche speranze…quelle poche che a lui erano rimaste, almeno.

«che dici Onyx, secondo te in tutto questo tempo avrà o meno imparato a dire “meraviglioso” come va detto?...no? Pft. Anche secondo me. Che dire, può darsi che presto lo scopriremo…»



Rieccomi con un altro capitolo, in cui si viene a sapere qualcosina -ma proprio "ina"- in più su tutta la faccenda.
La reazione di Jack quando verrà a sapere la cosa si vedrà nel prossimo capitolo, ve lo anticipo già ora; tirate a indovinare, secondo voi come reagirà il nostro neo Guardiano notoriamente allergico alle imposizioni? :D
Alla prossima, e grazie a Mati Frost e Kunoichi_BeastKnightress per aver recensitola scorsa volta  :) mi fa piacere conoscere le vostre opinioni!

_Dracarys_

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Prima che iniziate a leggere, ci tengo a specificare che il cambio di scena (segnalato da "***") in questo caso comporterà anche il trascorrere di svariate ore.

Ciò che avverrà nei prossimi capitoli sarà più o meno contemporaneo... a meno che non troviate scritto "un'ora prima" - "un'ora dopo" - "mezz'ora" etc, ovviamente. 

Ma che ve lo dico a fare, poi?   -_-''



Capitolo 2

Fu un raggio di sole a svegliare Jack Frost, illuminandogli il volto con la moltitudine di riflessi colorati dovuti ai tasselli di vetro che componevano le finestre della stanza sua e di Dentolina.

Aprì lentamente gli occhi, stiracchiandosi tra le coperte come un gatto, e trovando solo dopo una decina di minuti forza d’animo sufficiente per alzarsi tentando inutilmente di sistemarsi anche solo un minimo i candidi capelli arruffati.

Mentre avviava a rivestirsi sorrise. Da che riuscisse a ricordare la sua vita non era mai andata meglio di così: aveva trovato degli amici che considerava quasi una famiglia, aveva avviato una relazione amorosa coinvolgente ed interessante, viveva in uno splendido palazzo, e tutti i bambini ora lo amavano e credevano in lui.

“cosa mai potrebbe andare storto?” si azzardò perfino a pensare.

In trecento anni di vita, evidentemente, Jack non aveva ancora capito che quella frase era la formula attira malasorte per eccellenza. In ogni caso, una volta abbigliato di tutto punto ed uscito in terrazza, decise di andare a cercare Dentolina così da darle un buongiorno degno di questo nome.

Non si era preoccupato non trovandola di fianco a sé, era qualcosa che capitava spesso e volentieri; lei infatti era estremamente mattiniera nel suo stacanovismo, mentre lui tendeva a prendersela più comoda anche in quel periodo in cui era tenuto a spargere bufere di neve a iosa. Era il Guardiano del Divertimento, e pur amando il suo lavoro aveva con esso un rapporto un po’più rilassato rispetto agli altri.

«vento, portami da Dentolina!» esclamò allegramente, alzandosi in volo e lasciandosi trasportare.

Era divertente svolazzare tra le file più o meno ordinate di fatine che partivano e tornavano dal palazzo, a volte “rapendone” qualcuna per pochi istanti giusto per fare un piccolo scherzo -anche se era con Dente da Latte che lo faceva più spesso- e sentire i piccoli e bonari rimproveri della sua compagna, ai quali solitamente rispondeva con una risata.

«ah-ha! Ti ho presa, Dente da Latte!»

Ridacchiò sentendo i pochi pigolii di protesta della fatina, facendo una giravolta poco prima di arrivare a destinazione.

«buongiorno, Dentolina! Guarda chi ti ho portato!» esordì il ragazzo, mostrando la fatina.

«pfff…Jack, quante volte dovrò dirti di lasciarla lavorare in pace?» sbuffò Dentolina. Ma l’espressione seccata rimase sul suo volto solo per pochi istanti, sostituita da un sorriso «buongiorno, comunque. Dormito bene?»

Jack le prese la mano, avvicinandola alle labbra per posare un bacio sul dorso. «benissimo come sempre. Solo che per una volta mi sarebbe piaciuto trovarti nel letto!»

«se non ti svegliassi sempre verso mezzogiorno ci sarebbe qualche probabilità in più che succeda, non credi?»

«idem se ti prendessi qualche ora di vacanza».

La fata alzò gli occhi al soffitto. «aah, Jack…che devo fare con te?»

«qualche idea io l’avrei, tutte simili a quelle di ieri sera!»

«Jack! Smettila…» arrossì lei, dandogli un colpetto sul braccio «abbi un po’di contegno almeno davanti alle fate».

Lui fece per rispondere, ma proprio in quel momento guardandola bene riuscì a rendersi conto che in lei c’era qualcosa di strano: aveva le piume un po’arruffate, il viso pallido, ed il sorriso che gli stava rivolgendo era leggermente tirato.

«Dentolina…è tutto ok?»

«c-come? Oh…sì. Sì. Certo, è tutto a posto. Tutto a posto» mormorò abbassando lo sguardo. Della serie “non facciamoci scoprire”…

«sicura?» insistette Jack «guarda che se c’è qualcosa che non va me ne puoi parlare…Dentolina? Ehi» le posò gentilmente le mani sulle spalle «cos’hai? È successo qualcosa, ti senti male?»

Vederlo così premuroso nei suoi confronti le rendeva ancora più difficile parlargli di quel che doveva. Ma tutto ciò che c’era da dire sui doveri e le ingiustizie era stato detto quella notte stessa, e c’era poco da fare se non svolgere il compito che le era stato assegnato, per duro che potesse essere. Essere una Guardiana significava proprio questo: fare ciò che era giusto e non agire da egoista.

«no, Jack. Sono perfettamente in salute, non preoccuparti per questo» tentò di rassicurarlo «è solo che…ecco…dobbiamo parlare».

Quant’era grande il potere di due semplici parole, capaci di far impietrire qualunque mortale od immortale coinvolto in una relazione sentimentale! Automaticamente, Jack Frost provò a fare mente locale su tutte le proprie possibili mancanze. Che Dentolina si fosse già stufata di lui, ritenendolo una presenza scomoda a causa dei suoi scherzetti alle fate? O forse aveva concluso che lui per lei non fosse abbastanza, visto che era stato uno spirito “minore” fino a qualche mese prima?

“no, niente congetture!” si impose “meglio lasciarla parlare e basta, per poi regolarmi di conseguenza”.

Ma quel che disse fu…

«se è per gli scherzi alle fatine posso cercare di evitarli…»

«no, non è per questo. Non hai fatto niente di sbagliato. È un discorso diverso» disse, invitandolo con un cenno a sedersi su una delle poltroncine presenti nella stanza.

Più che mai perplesso Jack obbedì silenziosamente, osservando in seguito la fata sedersi a sua volta.

«c’è una storia che ti devo raccontare».

«una storia? Che genere di storia? Se è Biancaneve e i Sette Nani sappi che la conosco già» ironizzò, cercando di alleggerire l’atmosfera. Inutile dire che non funzionò, e tutto quel che ottenne fu un silenzio lungo quasi un minuto.

«non parla di Biancaneve, no» mormorò Dentolina «parla di cinque doni».

“se il suo scopo è confondermi le idee ci sta riuscendo bene” pensò Jack. «spiegati meglio».

Trovò scioccamente rassicurante la presenza di Dente da Latte, che gli si era seduta su una spalla come se anche lei avesse voluto ascoltare.

«accadde due secoli prima che tu diventassi lo spirito dell’inverno» esordì la Guardiana «c’erano cinque esseri immortali, che si adoperavano in ogni modo per svolgere al meglio i loro compiti. Ma erano abili e potenti per quanto soli, senza nessuno a tenere loro compagnia a fine giornata, senza nessuno con cui condividere le loro vite. Si poteva dire che si fossero rassegnati tutti quanti al loro destino…» fece una pausa «fino a quando, in una notte di Luna piena, videro la suddetta emettere una luce dorata di cui inizialmente non compresero il significato. Pur perplessi, decisero di lasciar perdere pensando ad un qualche curioso fenomeno astronomico. Però la notte dopo, guarda caso, guidato dalla luce -bianca come la conosciamo- della Luna, uno di questi cinque esseri si imbatté in una creatura che era semplicemente perfetta per lui» disse Dentolina «e non ho usato il termine “perfetta” a caso. Era la sintesi di tutti i sogni, i desideri e le fantasie che questo essere immortale aveva fatto -più o meno consapevolmente- sul tema “compagno ideale” nei secoli. Dall’aspetto fisico puro e semplice a dettagli come la sua voce, il modo in cui si muoveva, il carattere, le abilità innate. Era ineccepibile sotto ogni punto di vista. E come se non bastasse, era “fatta apposta per amare l’essere a cui era destinata”. Quelle che ti ho appena detto furono le sue stesse parole, ed era tutto quel che sapeva. Il suo unico scopo consisteva nell’essere un dono che era impossibile non gradire, non iniziare ad amare e non volersi tenere stretto…ad ogni costo».

Jack non commentò, limitandosi ad osservarla con quelle sue splendide iridi azzurre in attesa che continuasse, con un’espressione del tutto indecifrabile che rendeva impossibile a Dentolina capire cosa stesse pensando e quanto avesse capito.

«gli amici di questo immortale, nonostante tutto, pensarono fosse stato un caso. Improbabile, invero, ma sempre un caso. Solo che la Luna divenne dorata anche il mese successivo, e di nuovo ci volle solo un giorno prima che un altro dei cinque immortali trovasse anch’egli un essere che, pure se di differente aspetto e carattere, aveva la stessa peculiarità dell’altro: quella di completarlo totalmente» proseguì Dentolina «la cosa si ripeté per altri tre mesi: Luna dorata, raggi di Luna ad indicare la strada, e dono…anche se bisogna dire che l’ultima volta è stata del tutto imprevista. Il quinto immortale non era esattamente il tipo che meritava regali, come ha dimostrato circa un secolo dopo» commentò con un po’di amarezza «purtroppo per tutti».

Si fermò pensando a come continuare, ma il corso dei suoi pensieri venne bruscamente interrotto.

«il tuo come si chiamava?»

A quella domanda imprevista, e fatta con un tono così dannatamente neutro, la fata non poté evitare di sobbalzare leggermente. Eppure trovò la forza di rispondergli. «si chiama Atticus Toothian» disse dopo diverse esitazioni «è il nome che gli ho dato».

«vuoi dire che non aveva neppure quello?»

A Dentolina stava venendo voglia di gridargli di abbandonare quell’aria impenetrabile e di tornare ad essere il solito, più comunicativo e più comprensibile Jack, perché in quel modo non le stava affatto facilitando le cose. «no. Non lo aveva, nessuno di loro lo aveva, siamo stati noi a darglieli. Come ti ho detto, tutto quel che sapevano era di essere stati creati per amarci e perché noi li amassimo» ribadì Dentolina «o così avrebbe dovuto essere».

«a quanto pare invece anche loro avevano una possibilità di scelta…e così avrebbe dovuto essere».

La fata sgranò gli occhi a quell’affermazione che rivelava quasi senza possibilità di dubbio l’opinione di Jack su tutta la faccenda. «è così che la pensi?»

«come potrei pensarla diversamente, Dentolina?!» Jack allibì anche solo per il fatto che lei, a riguardo, potesse avere un’opinione diversa «per trecento anni io mi sono dispiaciuto del silenzio dell’Uomo nella Luna, che non mi aveva mai detto altro se non il mio nome…ma io almeno ne avevo uno, di nome, e sono stato lasciato libero di compiere le scelte che volevo. A volte erano azzardate, a volte semplicemente sciocche, ma erano mie!» esclamò il ragazzo «i miei pregi, il mio carattere ed il mio aspetto non sono basati completamente sui sogni di qualcun altro. E decido io con chi avere una relazione. Dopotutto sembra che mi sia andata di lusso, se l’alternativa è stata rischiare di essere una specie di geisha completamente sottomessa ai desideri altrui!»

«non erano sottomessi!» proruppe Dentolina, incapace di trattenersi oltre pensando semplicemente a quanto Jack non fosse minimamente in grado di capire davvero quel che avevano passato «noi li amiam…li amavamo davvero! O almeno, io e gli altri Guardiani li amavamo, e se fossero stati sottomessi come dici non ci avrebbero abbandonati da un giorno all’altro per seguire una pazza che blaterava di “spezzare catene che non erano tenuti a portare e trovare la loro strada da soli”! Ma non c’erano catene da spezzare, erano stati fatti per noi, e con noi avrebbero dovuto rimanere. Al loro posto!»

Di solito Dentolina era una persona sensibile, gentile, di ampie vedute e materna; il lato di sé che stava mostrando al momento, egoista e tipico di una mentalità chiusa che normalmente non le apparteneva affatto, a Jack risultava del tutto incredibile.

«che ti prende? Non è da te dire certe cose!»

La Guardiana della Memoria si trovò nuovamente sul punto di rispondere a tono, ma notando che Jack la stava guardando come se avesse avuto davanti un essere alieno mai visto prima decise, invece, di fare un bel respiro profondo e cercare di calmarsi. Il suo compagno aveva perfettamente ragione a dire che certi atteggiamenti non erano da lei, ma se si trattava di quell’argomento non riusciva ad evitare di caderci, così come gli altri Guardiani.

Sembrava essere una diretta conseguenza di ciò che i “doni” scatenavano in loro: amore, sì, ma anche un senso di possesso solo più o meno controllabile, e gelosia. Se poi -nel suo caso in particolare- pensava al fatto che Atticus fosse andato via seguendo le idee di un’altra donna…apriti cielo!

«scusami. Hai ragione, atteggiamenti del genere non sono da me. È solo che…è complicato. Il rapporto con i “doni” è qualcosa di, come dire, particolare. Non puoi ancora capire».

Dente da Latte rischiò quasi di cadere dalla spalla di Jack a causa della veemenza con cui questi si mosse in avanti.

«che vuol dire “non posso ANCORA capire”?» non avrebbe voluto innervosirsi in quel modo con lei, specie notando la fatica che stava facendo nel parlargli di qualcosa che ancora, a quanto sembrava, scottava. Ma non era proprio riuscito a farne a meno, tra la storia degli spiriti privi di nome e schiavi -sì, si trovava a concordare con quella definizione- metaforicamente imprigionati in gabbie più o meno dorate, le parole di Dentolina a riguardo -incluso quell’”amiamo” che si era lasciata scappare- ed anche quel suo parlare per enigmi. «Dentolina, perché mi hai raccontato questa storia proprio adesso?!»

Qualche senso di colpa gli causò una stretta allo stomaco, nel momento in cui vide che gli occhi della sua compagna erano diventati lucidi a causa di lacrime che stava cercando di trattenere.

«perché è accaduto di nuovo. Stanotte la Luna era dorata, ed ora sai anche tu cosa significa. Un dono…» disse con una certa amarezza «e non può che essere per il nuovo Guardiano».

Per ironico che fosse essendo uno spirito che controlla ghiaccio e neve, a quelle parole Jack si sentì…gelare. Aveva capito bene? L’Uomo nella Luna aveva creato un altro immortale senza nome, nato con il solo scopo di vivere in funzione di un’altra persona, e peggio di tutto questa persona avrebbe dovuto essere…lui?!

Non era qualcosa che poteva sopportare, adesso non riusciva a non sentirsi colpevole per avere accettato il ruolo di Guardiano, sapendo che proprio quello era il motivo dell’origine di un’altra sventurata creatura. Non voleva essere un “padrone”, non voleva una schiava. Quella di dominio era una fissa che lasciava volentieri a Pitch. Lui era uno spirito che aveva vissuto sì in solitudine e senza scopo, ma anche in completa libertà per trecento anni, e gli risultava difficile se non impossibile concepire una cosa come quella.

Aveva accettato di diventare un Guardiano perché grazie ai ricordi custoditi nei denti che aveva perso da bambino si era reso conto che sarebbe stata una cosa “da lui”. Qualcosa che era portato a fare e ad essere.

Ma non intendeva accettare “doni”, poco gli importava di quanto avrebbe potuto essere perfetto e completarlo; inoltre, vedendo come si comportava Dentolina quando ne parlava, aveva capito di non avere la minima voglia di finire ad agire in quel modo a sua volta.

«no» disse dunque, con decisione «non se ne parla. Non è qualcosa che intendo accettare, l’Uomo nella Luna avrebbe potuto tranquillamente risparmiarselo. Non mi interessa se corrisponde a fantasie che dovrei aver fatto delle quali, tra l’altro, non ho neppure memoria. Io ce l’ho già una compagna, e sei tu!» “anche se a quanto sembra sei ancora persa dietro al tuo ex…pure se magari non del tutto per colpa tua” aggiunse mentalmente «non voglio saperne nulla di questo…questo dono, come lo chiami! Non è qualcosa che ho chiesto, o che mi serve».

«Jack, capisco che dal tuo punto di vista esterno tutto questo possa non piacerti, ma quando te la troverai davanti ti assicuro che cambierai completamente idea…»

«è questo che vuoi? Che la finiamo qui, Dentolina?»

«no!» esplose lei «ovvio che non lo è, ma è inevitabile!» cercò di ritrovare compostezza, asciugandosi rapidamente le lacrime che avevano cominciato a scendere «ormai quella creatura c’è. è solo una questione di tempo perché vi troviate, e a quel punto è lei che vorrai».

«ma chi accidenti ha detto che debba andare così per forza?! Tu e gli altri vi ci siete imbattuti senza sapere ciò a cui stavate andando incontro, ed avete perso la testa per loro perché erano perfetti e tutto il resto» per quanto…insomma, Pitch Black che perdeva la testa per qualcuno? Gli risultava talmente assurdo! «ma io sono preparato».

Dentolina scosse la testa con espressione triste. «ti ho raccontato questa storia, o almeno, una parte, solo perché sapessi cosa sta per succedere; non cambia assolutamente le cose. Tutto ciò che posso augurarti è che lei non se ne vada, o non ti venga portata via. E tutto ciò che posso consigliarti è cercare di vederne i lati positi-»

Si interruppe bruscamente nel momento in cui Jack batté a terra il bastone con forza, congelando buona parte del pavimento, esattamente come aveva fatto quando gli era stato proposto -anzi, praticamente quasi imposto- di diventare Guardiano.

«io ho detto di no, e no rimane» disse duramente «se è andata come dici tu, questo spirito può vivere benissimo anche senza di me, giusto? Allora cercatela, ditele la verità sulla sua possibilità di scegliere e poi trovatele un posto in cui stare che sia lontano da me; così io non cadrò vittima di questa sottospecie di incantesimo, lei sarà libera ed andrà tutto a posto. E se mai dovesse prendersela spiegatele che sono contro ogni possibile forma di schiavismo, un giorno mi ringrazierà».

«per l’ennesima volta, questo non è schia-»

«per quel che mi riguarda lo è» concluse Jack, alzandosi bruscamente dalla poltroncina. Dente da Latte si rassegnò a volargli via dalla spalla, ma solo per atterrare su quella di Dentolina «e per sicurezza è meglio che me ne vada di qui per un po’. Dov’è che, tra tutti, avete trovato quegli spiriti? In posti abbastanza vicini a voi?»

«Atticus era al confine est del mio regno, la compagna di Calmoniglio era in Australia, Nord ha trovato la sua nella sorgente termale a tre chilometri dalla Fabbrica e Sandman l’ha trovata addormentata nel cuore della propria nave. Quanto a Pitch, non lo so e non voglio saperlo! Ma non è detto che anche nel tuo caso lei debba comparir-»

«quindi dato che ieri sera io ero qui si presume che lei debba essere comparsa più o meno dov’era Atticus» ipotizzò Jack, ignorando l’ultima frase di Dentolina «che devo dire, mi farò portare via dal vento tenendo gli occhi chiusi fino a quando non lascerò il tuo regno!»

Dentolina a quel punto si alzò a sua volta, volandogli davanti. «parli sul serio? Un dono dell’Uomo nella Luna non può andare sprecato, ed avresti la possibilità di avere una compagna che-»

«basta! Non capisco davvero quale sia il tuo problema, dovresti essere felice che io voglia rimanere con te, mentre invece è come se cercassi di spingermi tra le braccia di questa persona che io nemmeno conosco, mentre piangi perché non vuoi che ci lasciamo. Ti stai comportando in un modo del tutto confuso».

«è perché pur non volendo che ci lasciamo so che sarebbe egoista negarti la possibilità di conoscerla!»

Jack le poggiò con decisione le mani sulle spalle. «Dentolina, io ti ho detto chiaramente come la penso. Agirò di conseguenza e, per favore, fatelo anche voi. Trovatela, e trovatele un posto lontano da me. Cercate di fare in modo che sia felice, perché in fondo lei non ha colpa di nulla. E a quel punto chiamatemi» disse «ed il mio non è uno sfuggire alle responsabilità, quanto piuttosto ad una stregoneria» la lasciò, si alzò in volo impugnando saldamente il bastone e chiuse gli occhi, proprio come aveva detto «finirai di raccontarmi tutto un’altra volta!»

«Jack!»

«vento…» mormorò il ragazzo «portami da Jamie. E non farmi fare incontri strani, per favore».

 Sentì Dentolina chiamarlo, ma questo non lo fermò.

 

***

 

“chi sono io?”

Nata la notte scorsa, si era ridestata dal sonno solo alle nove della sera dopo. Non poteva saperlo, ma tra i “doni” era quella che aveva dormito di più dopo la sua creazione; un presupposto rivelatore del fatto che se mai lei e Jack Frost si fossero incontrati in futuro, difficilmente lui non l’avrebbe trovata accanto a sé nel letto.

“chi sono io?” si chiese ancora, desiderando soltanto qualcosa su cui la propria immagine potesse riflettersi. Almeno pur non avendo un nome né la minima idea di come fosse arrivata in quella fitta radura -appartenente al regno di Dentolina, un’altra cosa che lei non poteva sapere- avrebbe saputo com’era il proprio viso.

Si attorcigliò i lunghi e lisci capelli corvini attorno alle dita, mordicchiandosi il labbro inferiore, preda di una certa confusione.

“perché sono qui? Perché è buio? Non mi piace il buio”.

Si alzò con cautela, agevolandosi sollevando leggermente la gonna del lungo vestito bianco e azzurro con maniche  a campana che aveva indosso. Una folata di vento gelido la fece rabbrividire. Un’altra cosa che non poteva sapere era che normalmente chiunque avesse viaggiato soltanto con quel vestito addosso in una stagione del genere probabilmente sarebbe morto di freddo. Ma lei sembrava sopportarlo molto bene.

Si guardò attorno. Cosa doveva fare adesso? Dove doveva andare? Non poteva certo rimanere lì da sola nonostante, a dire il vero, quel posto non le ispirasse un senso di pericolo. Se solo ci fosse stato più sole probabilmente avrebbe anche potuto piacerle molto.

“forse più che concentrarmi su quel che non so, dovrei pensare a quello che so” pensò, mentre imboccava il primo sentiero che aveva trovato, sfiorando alberi ed arbusti sempreverdi a lei sconosciuti man mano che avanzava.

Le piaceva la natura, forse? Le piaceva stare all’aria aperta?, si chiese.

“sì” fu la risposta che si diede dopo averci pensato un po’. Quello le piaceva.

“allora…mi piace la natura. Ho i capelli neri. La mia pelle è bianca. Ed ho al collo un ciondolo un po’bruttino, spento ed opaco com’è” aggiunse rigirandoselo in mano “cos’altro so?” un’altra folata di vento la raggiunse “ecco cosa so: che sarebbe meglio se questo vestito fosse un pochino più pesante” pensò, stringendoselo addosso e rabbrividendo di nuovo.

Nonostante l’abbigliamento saltò agilmente una grossa radice che sporgeva dal terreno. Si muoveva con leggerezza, tanto da dare l’idea di poter spiccare il volo da un momento all’altro, nonostante in realtà non potesse farlo davvero.

“credo che se avessi qualcos’altro indosso però il freddo mi piacerebbe”.

Un’altra considerazione che fece. Per quanto la facesse rabbrividire, non era incline a desiderare un clima più mite.

“non penso che potrei mai odiare il freddo. Il freddo è strettamente connesso con…”

Con chi?

«Jack Frost».

Si appoggiò al tronco di un albero, sentendosi improvvisamente debole a causa di una sorta di “sovraccarico” cerebrale. Non aveva mai incontrato Jack Frost, non ne aveva mai sentito parlare, eppure una volta detto il suo nome si era resa conto di…sapere delle cose.

Sapeva che in realtà si chiamava Jackson Overland Frost. Sapeva che aveva i capelli bianchi come la neve che era in grado di creare e scatenare sul mondo. Sapeva che il suo compito era portare divertimento, ma che quello spensierato, allegro ed infantile era solo uno “strato” che nascondeva un carattere molto più ombroso. Sapeva che nei momenti in cui quest’ultimo veniva a galla gli avrebbe fatto piacere avere vicino qualcuno che fosse pieno di premure per lui, nonché in grado di riuscire ad alleggerire l’atmosfera dicendo -o facendo- qualcosa che lo allietasse.

Si ritrovò a canticchiare a bocca chiusa una melodia che a lei teoricamente avrebbe dovuto essere sconosciuta.

“la mamma di Jack la cantava la sera di Natale. Lo faceva sempre sorridere. Lo allieterebbe, che ne abbia o meno memoria” pensò “…perché io so queste cose?”

Chiuse gli occhi. Vide delle immagini di Jack Frost che ghiacciava un lago, che creava dei deliziosi decori di brina e ghiaccio sugli alberi, che sorrideva mentre si lasciava trasportare dal vento, che guardava la Luna…

Che veniva letteralmente attraversato da altre persone, non in grado di vederlo, e diventava triste.

Quando riaprì gli occhi fece un sospiro, sentendosi dispiaciuta per lui.

Ma sapeva anche che, di quel suo dispiacere, a lui non avrebbe mai dovuto parlare.

Fu a questo punto che dentro di lei, dopo essere venuta a conoscenza di tutte quelle cose su Jack Frost, nacquero delle consapevolezze.

La prima: doveva trovarlo.

La seconda: lei poteva…no, doveva! Essere la persona che avrebbe cantato per lui la canzone di sua madre, che lo avrebbe aiutato ad iniziare battaglie a palla di neve, che ci sarebbe sempre stata ogni volta che lui ne avesse avuto bisogno, sostenendolo in ogni modo possibile.

La terza: l’idea di stargli vicina la faceva sorridere. Si sentiva come scaldare dentro, pensandolo. Sarebbe stata una cosa bella, una cosa che sentiva giusta per se stessa.

Come se fosse stata fatta apposta proprio per fare questo.

In fin dei conti quasi tutto quel che sapeva era su di lui, le informazioni e le “immagini” che le vorticavano in testa erano su di lui; Senza di esse, lei cosa sarebbe stata? Un guscio vuoto. Era senza passato e dunque senza ricordi, senza un nome e con una coscienza di sé praticamente nulla.

Senza Jack, uno spirito che non aveva neppure mai incontrato, lei non avrebbe avuto nulla a cui aggrapparsi.

Lui, dunque, era tutta la sua vita.

“Jack Frost è tutto quello che ho, che so, che voglio, e tutto ciò di cui ho bisogno”.

Fu il suo pensiero conclusivo, appena prima che un curioso verso animalesco la spingesse a voltarsi alla propria destra.

“cosa…?”

A circa cinque metri da lei c’erano delle stranissime creature, del tutto somiglianti a dei…come si chiamavano? La sua mente le suggerì “cavalli”. Ecco, somigliavano a dei cavalli neri con gli occhi dorati.

E le piacevano esattamente quanto il buio.

Sentì il proprio corpo tendersi come una molla, preparandosi alla fuga. “CORRI!” le urlò poi la mente, e lei fu lesta ad obbedire. Tenendo sollevato il vestito, la ragazza corse a perdifiato. In diversi momenti quasi inciampò, non riuscì ad evitare che il vestito rimanesse più volte impigliato e si strappasse, così come non riuscì ad evitare di ferirsi di striscio con rami bassi ed arbusti, ma non era qualcosa di cui poteva importarle al momento. Quelle creature erano dietro di lei, per quanto cercasse di cambiare strada più volte nel tentativo di seminarle sembravano sempre in grado di riuscire a ritrovarla.

Il dono di Jack Frost aveva paura, e nel suo “non sapere” rientrava anche il fatto che gli Incubi percepissero proprio quella.

“perché mi inseguono, perché non se ne vanno, cosa vogliono da me?!” pensò disperatamente “io non ho fatto niente di male a nessuno!”

«lasciatemi in pace!» gridò loro, quando la sua corsa la portò fuori dalla radura «lasciatemi stare, andate via, via!!!»

La sua corsa sfrenata terminò per colpa di un sasso che, stavolta, la fece inciampare davvero. Finì a terra, seppure solo in ginocchio, ma quegli istanti che le erano necessari per rimettersi in piedi rischiavano di esserle fatali. Se solo avesse trovato una qualunque arma impropria avrebbe venduto cara la pelle nonostante la paura che provava, cercando di respingere quei mostri che le erano sempre più vicini. Ma non poteva usare nemmeno il sasso che l’aveva fatta inciampare, perché purtroppo era ben piantato a terra e…

E vicino a lei adesso c’era qualcuno di cui lei era stata troppo distratta per notare l’arrivo.

Guardò il nuovo arrivato con gli occhi sgranati.

«c-chi sei tu…?»



Chi sarà mai? Tirate ad indovinare! :D
Ecco, chi voleva fare conoscenza con il "dono" di Jack Frost è stato accontentato. Spero di avere azzeccato la possibile reazione di Jack: essendo un tipo notoriamente allergico alle imposizioni di ogni tipo, mi sono detta, non credo reagirebbe in modo positivo né alla storia di questi esseri né al fatto che ne sia stato creato uno per lui, né tantomeno all'idea di doverla finire ad amare per forza.
Per quanto riguarda Dentolina invece qui più che altro entra in gioco l' "effetto dono", per così dire...e oltre a questo nemmeno lei sa bene come reagire in una situazione del genere. Da un lato tiene a Jack e alla loro relazione, dall'altro pensa che privarlo dell'opportunità di conoscere la compagna perfetta sia egoista: è una cosa complicata, eh sì.
Ringrazio chi continua a sostenermi con le sue recensioni (Maty Frost e Kunoichi_BeastKnightress), Sofy_Candy per aver messo la storia tra le ricordate, e _Kuro_Neko_ per averla messa tra le seguite :) ringrazio anche chi legge soltanto :)
Alla prossima!

_Dracarys_

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3




Era bello poter volare.

Certo, era in grado di compiere solamente brevi tratti restando sospesa in aria, quindi più che altro i suoi sembravano dei salti molto lunghi e molto in alto, ma tutto sommato le stava bene così. In fondo non era che la conseguenza di una sua scelta; il suo ex compagno le aveva sempre concesso senza problemi il potere di volare per tutto il tempo che le aggradava, così come le aveva sempre dato i mezzi per aiutarlo a plasmare sogni per i bambini.

Ma quei tempi erano finiti da…cielo, ormai erano passati oltre quattrocento anni!

“quattrocento anni senza Sandy. Nôtres fiancés non erano poi così vitali per la nostra sopravvivenza, n’est pas?...nonostante tutto”.

Questo pensò Sandelle Mansnoozie, nonostante i discorsi fatti giusto la sera prima. Ammissioni che non cambiavano minimamente la realtà delle cose.

d’accord, basta distrarsi. Sono qui per cercare la nostra nuova sorella, o fratello”.

Loro cinque -presto sei, si sperava- si definivano così  perché erano nati tutti nella stessa condizione, e perché dopo tutto quel tempo erano arrivati a tenere veramente molto gli uni agli altri. Che poi i rapporti  tra loro a volte assumessero sfumature tipiche di legami di tutt’altro tipo, anche adesso che vivevano insieme ad un consistente numero di altri immortali, era qualcosa su cui si poteva sorvolare.

Con un gran movimento delle frange del suo vestito dorato Sandelle si mise a saltellare da un albero all’altro, nella radura accanto ad una cittadina chiamata “Burgess”. Era il posto da controllare che le era stato assegnato, in quanto -per quel che se ne sapeva- luogo di nascita di quel Jack Frost di cui si era parlato ultimamente: era plausibile che la loro nuova sorella -o fratello- fosse nata lì a sua volta, dato che tutti loro erano nati vicino ai rispettivi compagni.  Ma era sorto un problema: Burgess, pur essendo luogo di nascita di Jack, non era il suo regno. Quindi trovare lei/lui lì non era affatto scontato, tutto dipendeva da dove Jack era stato la sera prima.

Ed era per quel motivo che, eccezionalmente, non solo stavolta erano usciti da Conca De El Sol in tre invece che in due come sempre, ma si erano anche divisi.

Solitamente i due che uscivano viaggiavano sempre in coppia, più per compagnia ed aiuto a fare quel che solitamente andavano a fare, piuttosto che per ragioni di sicurezza. Il ciondolo di cristallo dorato splendente che Sandelle portava, in fondo, serviva proprio per una ritirata immediata. Bastava pensare ad un posto od una persona in particolare, et voilà! Il gioco era fatto.

Poi che lei nel corso della propria vita fosse stata sul punto di perderlo circa un centinaio di volte a causa della propria distrazione, rischiando di trovarsi dunque impossibilitata anche solo a rientrare in Conca De El Sol da sola, era un altro discorso.

“non è colpa mia se sono un po’distratta. Che avranno gli altri da arrabbiarsi così tanto?…”

Scese a terra, continuando a guardarsi attentamente attorno. O almeno, attentamente quanto poteva farlo una come lei.

Ad un certo punto sentì delle voci, dei suoni di risate. Che cosa ci faceva un gruppo di persone, anzi di bambini a giudicare dai toni acuti, in un bosco dopo le nove di sera?  Non sapevano che era possibile fare brutti incontri sia con mortali che immortali malintenzionati?

“e ceux enfants non hanno un cristallo che li riporti a casa appena lo pensano” aggiunse mentalmente.

Sapeva che non avrebbe dovuto importarle di loro, che aveva una missione da compiere dalla quale non avrebbe dovuto lasciarsi distogliere, ma non riuscì ad imporsi di non dare almeno un’occhiata. A Sandelle era stato insegnato ad amare i piccoli umani e a preoccuparsi del loro benessere per un intero secolo, e la permanenza a Conca De El Sol -luogo in cui, per valide ragioni andava aggiunto, era rigorosamente vietato portare bambini- non era riuscita a rimuovere quel condizionamento.

“non che in caso di pericolo potrei fare molto per loro”.

A parte cogliere di sorpresa il malintenzionato di turno, afferrarlo, scomparire con lui riapparendo in mezzo ad un deserto o all’oceano, lasciarlo andare e poi scomparire di nuovo…da sola, però!

Eh sì, anche lei possedeva un lato un po’spietato, anche se nessuno lo avrebbe mai detto.

Tornò a saltare di albero in albero, avvicinandosi sempre di più alla fonte dei rumori e cercando di non farsi vedere. Non sapeva se quei ragazzini credessero o meno in Sandman, se non fosse stato così non avrebbe avuto problemi ed avrebbe potuto anche stare in mezzo a loro senza che se ne accorgessero, ma in caso contrario sarebbe stato difficile non notare la sua presenza!

«…e com’è che sei arrivato tanto tardi lì dove ti aspettavamo?»

«ho ritardato a causa di mia sorella, non voleva saperne di dormire, e comunque uscire di casa di nascosto non è facile!» disse un ragazzino con i capelli castani.

«perché tu sei un imbranato!» disse un altro. Un’altra ragazzina ancora sogghignò, era mora e di grande stazza…specialmente per Sandelle che superava il metro e quaranta giusto per un paio di centimetri!

«su, su…basta che sia arrivato! Comunque sia, vedete di non rifarlo senza che ci sia io o qualcun altro a sorvegliarvi, d’accordo?»

A parlare era stato un ragazzo albino vestito con una felpa azzurra che giocherellava con un bastone. Sandelle lo trovò carino.

“quindi con loro c’è qualcuno di più grande”  pensò rassicurata…non riconoscendo minimamente Jack Frost.

Se avesse prestato più attenzione alla descrizione che era stata fatta a lei e gli altri due prima che uscissero avrebbe anche potuto arrivare a capire chi si trovava davanti in quel momento, ma era stata distratta da un granchio, per cui se l’era persa quasi del tutto: tanto com’era fatto, quanto i poteri che aveva!

“allora posso anche continuare le ricerche” concluse, togliendo il disturbo.

E lei era stata fortunata a doversi occupare solo di Burgess, perché Galaxia ed Atticus invece avrebbero dovuto dare un’occhiata a...beh, praticamente tutto il resto. Avrebbe voluto fare di più, a dire il vero, ma aveva avuto la vaga impressione che nello spartirsi i compiti gli altri due  le avessero semplicemente concesso una missione “contentino”!

Albero dopo albero, salto dopo salto, arrivò fino ad un laghetto. Si divertì a fare pochi passi di danza sulla superficie dell’acqua, decidendo deliberatamente di ignorare le scie dorate che vi si riflettevano, perché ovviamente Sandy aveva iniziato a lavorare già da un po’ e…meglio tornare tra gli alberi, va’.

Dopo pochi passi però la sua attenzione per la missione venne nuovamente sviata da quello che sembrava in tutto e per tutto…

“ il pianto di una bambina?!”

Sgranò gli occhi dorati e si diresse più rapidamente che poteva in direzione di quei lamenti, allibendo nel finire per trovarsi davanti una bimba bionda in pigiama. Era così piccola! Che ci faceva lì? Doveva assolutamente fare qualcosa, tanto che pregò che credesse in Sandman e potesse vederla.

Sophie Bennett, perché di lei si trattava, si accasciò in ginocchio sul terreno, piangendo. Lei voleva solo vedere dove andava Jamie, aveva tenuto duro riuscendo a fare finta di dormire e, trotterellando fuori di casa senza che nessuno se ne accorgesse, era riuscita a seguirlo fino al limitare della radura;  poi però non lo aveva più visto, nel tentativo di cercarlo si era persa, e adesso era spaventatissima e non aveva idea di come fare per tornare a casa.

«mamma…!» chiamò disperatamente, pur sapendo che non poteva sentirla, mentre grossi lacrimoni le scorrevano lungo le guance e i singhiozzi scuotevano tutto il suo corpicino.

«“quand il me prend dans ses bras, il me parle tout bas, je vois la vie en rose…”»

Sophie, sorpresa di sentire cantare, sollevò lo sguardo per cercare la fonte di quella voce così dolce.

«“Il me dit des mots d'amour, des mots de tous les jours, et ça m'fait quelque chose. Il est entré dans mon cœur”».

Quando la vide spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta. Era una donna, piccola e -pelle scura a parte- era tutta d’oro ! Ma proprio tutta-tutta: capelli, occhi, labbra, vestito…e luccicava anche!

«“Une part de bonheur, dont je connais la cause, c'est lui pour moi, moi pour lui dans la vie! Il me l'a dit, l'a juré…»

Nel momento in cui questa la invitò ad avvicinarsi con un cenno, Sophie obbedì immediatamente senza opporre la minima resistenza.

« pour la vie…»

Una volta che le arrivò vicina, Sophie volle perfino essere presa in braccio. «sei bellissima!...tutta d’oro» disse, facendo sorridere Sandelle «come l’Omino del Sonno! Lo conosci?»

L’ultima domanda prese alla sprovvista Sandelle, ma cercò di fare finta di niente. «pas du tout» rispose negativamente «cosa ci fai qui da sola del bosco, ma petite?»

«Jamie è qui. Voglio lui!»

Jamie? Il nome le era familiare. Ah, ma certo! Era il ragazzino ritardatario. «non sarebbe meglio se tornassi a casa?...non?...» sospirò, vedendola scuotere la testa. Se non le avesse detto dove viveva non avrebbe potuto riportarcela. Ma se l’avesse portata da suo fratello questi l’avrebbe fatto al posto suo, e alla fine per riaccompagnare entrambi sarebbero stati tutti costretti a tornare a casa, al sicuro, che non era un male. Ovviamente si sarebbero arrabbiati per la serata rovinata, ma poco importava.

«ti porto da lui, d’accord?»

Sophie annuì velocemente, per poi ridacchiare divertita quando Sandelle volò su un albero ed iniziò a saltare di nuovo da un ramo all’altro.

«siiiiiì! Che bello! Vai, Donnina del Sonno!»

«ti prego, chérie, non chiamarmi in quel modo».

Arrivati ad una distanza sufficiente perché Sophie potesse vedere suo fratello, la cosiddetta “Donnina del Sonno” saltò giù dal ramo, atterrando con grazia sul terreno.

«voilà ton frère.» disse indicando Jamie «corri da lui, su».

«e tu?...non vieni?» le chiese Sophie speranzosa.

«no. Ho delle cose da fare» baciò sulla fronte la bambina, in segno di saluto «au revoir, ma petite».

E saltò via.

«non andare! Donnina del Sonno!!!»

«ma che-Bennett! Non è tua sorella quella?!» esclamò Claude.

«c-che cos…Sophie!» Jamie corse dalla sorella, completamente allibito «Sophie, che ci fai qui?! Credevo fossi a casa, credevo…cos’è successo?!»

Jack si passò la mano sul volto, facendo un sospiro. Aveva la vaga idea che la loro serata nel bosco  all’insegna del divertimento e della “trasgressione” -a bambini dell’età di Jamie e gli altri uscire di nascosto poteva sembrare chissà cosa- che lui stesso aveva proposto loro quel pomeriggio fosse ufficialmente finita, e sentendo la bambina strillare si era anche preso un certo spavento.

«che ti è saltato in mente di seguirmi, Sophie?! È pericoloso girare nei boschi di notte!» la rimproverò Jamie.

«tu lo fai…»

«ecco, festa finita» sbuffò Caleb «non possiamo certo tenerla qui con noi».

«si, ma ci sono i miei amici, e soprattutto c’è Jack con noi» proseguì Jamie, ignorando gli altri «vedi?»

Jack stava per dire a malincuore che avrebbe riaccompagnato tutti a casa, quando Sophie gli fece una domanda imprevista.

«la Donnina del Sonno è tua amica?»

Il Guardiano la osservò perplesso. «“Donnina del Sonno”?»

La bambina annuì. «è tutta d’oro…» sbadigliò. Ora che si sentiva al sicuro, le forti emozioni passate e la stanchezza accumulata durante la giornata stavano finalmente facendo effetto «come Sandman».

«ti…ti ha portata qui lei?» le domandò Jamie.

«sì…mi ero persa...» mormorò Sophie, sempre più insonnolita «è bella-bella. E gentile».

«non sapevo esistesse una Sandwoman» commentò Pippa.

«a dire il vero non lo sapevo neppure io» disse a sua volta Jack.

Una donna tutta d’oro? Non aveva proprio idea di chi potesse essere. Non l’aveva mai vista, e sì che in trecento anni di peregrinazioni aveva visto diversi altri immortali e…

E se fosse stata lei? Il suo cosiddetto “dono”?

“ma no! Non credo proprio che potrei provare attrazione per qualunque cosa simile a Sandman!” tentò di rassicurarsi.

«s-sei impallidito? Non pensavo fosse possibile» disse Monty, con quel suo fare insicuro, a Jack.

«Jack? È tutto ok?» gli chiese Jamie, tenendo in braccio un’ormai dormiente Sophie.

«sì…ma certo!» rispose l’interessato, con un largo sorriso «sto bene. A questo punto quindi, beh, direi che debba riaccompagnarvi tutti a casa. Non possiamo certo tenere qui nel bosco una bambina dormiente» disse.

«la prossima volta non puoi legarla nel letto, Jamie?» sbuffò Claude.

«non dirlo nemmeno per scherzo! Jack, ascolta…volevo dirti…se dopo che ci hai riaccompagnati trovi la donna d’oro, potresti ringraziarla per avere aiutato mia sorella?»

«ma certo. Su, andiamo».

«vorrei solo poter volare anch’io come fa Jack» sospirò Caleb.

«ah, ma dai, che lagnoso! A passo svelto sono meno di dieci minuti a piedi!» sbuffò Pippa.

E così il Guardiano ed i ragazzini si incamminarono velocemente fuori dalla radura.

Mentre camminava Jack rifletté sul fatto che tanto aveva già l’intenzione di dare un’occhiata in giro per conto suo, non avendo per quella sera -e chissà per quante altre- un posto dove tornare. Avrebbe potuto farsi ospitare da Nord, ma temeva che anche lui e gli altri Guardiani la pensassero come Dentolina sul fatto che lui dovesse conoscere il suo dono, e non voleva neppure rischiare di avere altre seccature a riguardo.

Aveva capito che i suoi amici avevano sofferto per l’abbandono dei loro compagni, ma dal canto suo pensava che fosse molto meglio per questi ultimi essere riusciti a trovare la propria strada da soli; non avrebbe augurato di nascere in quel modo nemmeno al proprio peggior nemico, e sì che  quattro di loro tutto sommato avevano avuto per compagni delle brave persone.

“non riesco ad immaginare come debba essere stata la vita della compagna di Pitch. Che poi, che senso aveva dargliene una?! Cosa pensava l’Uomo nella Luna, che dargli in pasto una donna sfortunata lo avrebbe fatto sentire meno solo e che dunque si sarebbe messo a vomitare arcobaleni? Se la ‘pazza che blaterava di spezzare le catene’ è lei, tanto di cappello per essere riuscita a ribellarsi”.

La prima casa che raggiunsero, per l’appunto circa dieci minuti dopo, fu quella di Pippa.

«’notte!» salutò tutti la ragazzina, prima di sparire verso il retro della casa.

«da qui io, Caleb e Cupcake possiamo andare anche da soli» disse Claude.

«sicuri?»

«è una strada tranquilla e bene illuminata. Tu riporta a casa Bennett e questo fifone qui» sogghignò, dando una pacca scherzosa a Monty, che mormorò in risposta qualcosa di incomprensibile «ci si rivede, Jack. A domani, voi due!»

«ci vediamo».

«io però a casa da solo non me la sento di tornarci. E se esce l’Uomo Nero dal buio?» bisbigliò Monty.

«non dirmi che dopo quel che è successo mesi fa hai ancora paura di lui!» sospirò Jamie «è vero che una volta ne faceva anche a me, ma da quando lo abbiamo battuto…hai presente Sharknado? Il film con gli squali che vivono nei tifoni. Ecco, mi fa più paura quello che Pitch Black, e io quando ho visto Sharknado ho riso tutto il tempo!»

Ovviamente il film se l’era visto di nascosto, ma il concetto era sempre valido.

«pffft…non ho mai visto Sharknado ma penso che se Pitch ti sentisse, da grigio che è, diventerebbe verde di rabbia!» e lì Jack si concesse una sghignazzata, svolazzando verso casa di Monty «chissà, magari come Uomo Verde avrebbe un po’ più successo».

«ma speriamo che non torni e basta, nero, verde o a pallini che sia!» disse Monty.

«se succedesse Jack lo sistemerebbe, vero? E la sua fidanzata…»

“accidenti a me quando un mese fa mi sono lasciato sfuggire che sto con Dentolina!” pensò Frost.

«…gli farebbe saltare un altro dente! Vero Jack?»

«credo che cercherebbe di fargliene saltare almeno due o tre!...eccoti a casa, Monty».

«grazie…grazie! Ci vediamo eh!»

Lo videro correre rapidamente sul retro, esattamente come aveva fatto Pippa.

«vi riporto a casa in volo, Jamie, vuoi?»

«sì! Fantastico!» sorrise il ragazzino «poi che farai?»

«come hai detto tu, la donna d’oro va ringraziata. Tornerò nel bosco a cercarla».

«non torni da Dentolina?»

Jack alzò gli occhi al cielo. «non per adesso, ok? Tieni stretta Sophie, mi raccomando» disse, per poi tirare su di peso Jamie e sollevarsi in aria. Era sorprendente come uno spirito così esile si rivelasse anche forte abbastanza da reggere con un braccio solo due bambini, e senza particolare fatica.

Ed era sorprendente anche la profondità del sonno di Sophie!

«ho lasciato la finestra di camera mia solo accostata…» rivelò Jamie.

«ah! Quindi speravi che ti riaccompagnassi in volo come ho fatto, eh?» rise Jack.

«a dire il vero…sì!»

 

***

 

«“des nuits d'amour à plus finir , un grand bonheur qui prend sa place, des ennuis, des chagrins s'effacent …Heureux, heureux à en mourir !”»

Ormai era inutile trattenersi oltre in quella radura, concluse Sandelle. L’aveva perlustrata a suo parere discretamente, e non aveva trovato nessuno spirito confuso e senza nome; per cui poteva passare oltre e dare un’occhiata più approfondita nella cittadina.

«“quand il me prend dans ses bras, il me parle tout bas, je vois la vie en rose…”».

Rievocare quella canzone per cantarla alla bambina le aveva messo in testa “La vie en rose”, e sembrava proprio non volersi schiodare. Ma in fondo quale era il problema? Era una bella canzone. E l’aveva scoperta lei stessa decenni addietro, in uno dei mesi in cui era uscita.

D’altra parte era anche per quello che lei e gli altri, una volta ogni mese, uscivano da Conca De El Sol: per aggiornarsi. Il fatto che lei preferisse le canzoni vintage era solo una questione di gusti.

E quella canzone, se si eccettuavano le parti “il me PARLE ” e “il me DIT”, era una descrizione abbastanza calzante di avvenimenti ormai lontani ma sempre ben scolpiti nella sua memoria.

«“ c'est lui pour moi, moi pour lui, dans la vie, il me l'a dit, l'a juré, pour la-AAAAAH !!!»

Il canto di Sandelle si trasformò in un grido terrorizzato quando qualcosa di nero la sbatté con forza contro un albero, bloccandole le braccia e tappandole la bocca con degli schifosi filamenti di quella che sembrava in tutto e per tutto sabbia nera. Neppure un istante dopo, con immenso orrore di Sandelle, una grande mano bianco-grigiastra le strappò dal collo il ciondolo di cristallo, che smise subito di brillare divenendo di un giallo spento ed opaco.

«non proprio il demone Succubus che aspettavo, ma va bene lo stesso» disse una voce vellutata «buonasera, cara…Sandelle, se non erro. Nello scegliere il tuo nome Sandman non ha avuto una gran fantasia».

“di tutti i posti che ci sono nel mondo, Pitch stasera doveva scegliere proprio questo?!” pensò disperatamente la donna. Se solo avesse potuto sparire! Ma toglierle il ciondolo purtroppo era stata la prima cosa che aveva fatto, e senza di esso era impotente anche solo se si trattava di fuggire.

«sei spaventata, vero? Oh, sì…» le poggiò due dita sulla gola «come batte forte, questo piccolo cuore, spero non finisca per spezzarsi…» Sandelle si divincolò ancora di più sentendo le sue dita scendere giù, sfiorandole delicatamente il petto «ma puoi stare tranquilla sul fatto che non è te che voglio. Succubus o meno».

Quando smise di toccarla Sandelle provò almeno un minimo di sollievo. La situazione però restava disperata.

«credo di sapere il motivo per cui sei proprio qui a Burgess, e proprio stasera: la tua nuova consimile! Anch’io sono qui per questo, sai? E i miei Incubi pattugliano i posti che, sempre grazie a loro, so che Frost frequenta di più. Che dire, avrò due ostaggi invece di uno» l’Uomo Nero fece spallucce «colpendo sia il nuovo Guardiano che il tuo ex compagno nonché mio nemico naturale, nientemeno! Non vi farò fisicamente del male, non temere» sorrise «mi limiterò a farvi precipitare in un incubo che duri per sempre. Non lo trovi sublime? Oh, perdonami. Non puoi parlare. Rimedio immediatamente» i filamenti oscuri liberarono la bocca di Sandelle «ecco qua. Ti consiglio di non urlare, peggioreresti soltanto le cose» Pitch iniziò a giocherellare con il ciondolo «carino, ma preferisco quello nero» commentò «in ogni caso sappi che ho delle domande da farti».

Sandelle non replicò.

«presumo che non abbiate preso bene l’ultima novità, e mi sembra strano che tu sola sia impegnata nelle ricerche. Per cui dimmi una cosa…anche lei è in giro?» due vendette e l’Obiettivo Primario Numero 1.1 tutti in una sola sera sarebbero stati forse troppa grazia «è uscita da ovunque vi siate rintanati in questi secoli tutti voi cosiddetti “doni”? Ahah…avrei solo voluto vedere la sua espressione nel momento in cui ha visto la Luna dorata. Di’ un po’,  quant’era arrabbiata in una scala da uno a dieci?»

«c’est inutile d’insister» disse piano Sandelle «imprigionandomi potrai avere la tua vendetta su Sandy et Jack Frost » commentò, quasi rassegnata all’idea «appagando un peu la tua ossessione anti-Guardiani. Ma “lei” sta bene dove è,  non tornerà mai da te» gli disse, con grande schiettezza «e ne ha ben donde» aggiunse poi, non per cattiveria ma semplicemente perché lo pensava davvero.

L’espressione dell’Uomo Nero divenne delusa, triste e poi arrabbiata. «possibile che quella lì mi porti ancora rancore dopo quattrocento anni solo per uno stupidissimo errore?!»

“alla faccia dell’errore…” pensò Sandelle. «a quanto pare oui, c’est possible».

«non era una domanda a cui dovevi rispondere!»

«avresti dovuto essere plus spécifique».

«…incredibile ma vero, se lo confronto a te inizio ad apprezzare il tuo ex compagno. Lui almeno non parla e basta» commentò Pitch, seccato.

«se non parlassi crederesti ancora di avere quelque chance, almeno adesso sai per certo di no, e potresti provare a cercare una Donna Nera» lo esortò Sandelle, ovviamente sempre senza l’intento di prendere in giro nessuno! «poverina, chiunque sarà…» sospirò, per poi emettere un grido strozzato nel momento in cui un filamento di quella roba nera andò a stringerle il collo, pur non facendo danni seri.

«non so se te l’hanno mai detto, ma chiacchieri troppo».

Se Sandman avesse visto una scena del genere avrebbe afferrato Pitch con le sue fruste e l’avrebbe sbattuto in terra fino a ridurlo ad una poltiglia nera, ma non fu lui ad intervenire in soccorso di Sandelle…e fu solo grazie ai riflessi pronti che possedeva che Pitch riuscì ad evitare un’ondata ghiacciata che, se avesse colpito il bersaglio, avrebbe potuto congelarlo permanentemente sul posto.

«lasciala stare!»

Jack non conosceva quello spirito con le fattezze di una donna molto minuta e che effettivamente con tutto quell’oro luccicante ricordava un po’Sandy, ma se aveva aiutato Sophie non poteva essere cattiva, e a quanto sembrava avevano un nemico in comune.

«oh, è arrivato il grande eroe!» disse sarcasticamente Pitch, rispondendo all’attacco scagliando un’ondata di sabbia oscura contro l’avversario «sempre ad intrometterti quando non devi! Lo fai forse di professione?»

«potrei chiederti la stessa cosa, Pitch!» ribatté Jack, evitando il colpo.

“ma è il ragazzo di prima!” si stupì Sandelle “quindi è un immortale anche lui?”

«non avresti dell’altro di cui occuparti, al momento? Credo che tu sappia di cosa parlo!»

Un folto gruppo di Incubi appena richiamati attaccò con ferocia il Guardiano. Pur essendo debole l’Uomo Nero era ancora in grado di difendersi quanto bastava per poter tentare una fuga col proprio ostaggio…

«ciò di cui devo o non devo occuparmi non sono affari tuoi!!!»

Ma aveva tirato fuori l’argomento sbagliato, e Jack non solo riuscì a respingere l’attacco degli Incubi, ma anche a colpirlo scagliandolo contro un albero con tanta forza da far pensare che questo si sarebbe rotto. Tanto meglio per Sandelle, che venne liberata dalla propria prigione, e la prima cosa che fece fu gattonare fino al cristallo che Pitch aveva perduto, riallacciandoselo al collo così che tornasse a brillare.

Ora doveva soltanto andare via di lì, e magari trascinarsi dietro il suo salvatore, che non doveva restare a combattere per forza contro “colui il cui nome in Conca De El Sol non si poteva sentire né pronunciare”.

Si rialzò, si diede una rapida toccatina al collo ancora dolorante e si lanciò letteralmente contro Jack.

«m-ma che-»

“Tour Eiffel”.

Pitch se li vide scomparire da sotto gli occhi appena prima di riuscire ad attaccare a sua volta.

«m-maledizione» si lasciò scappare. Aveva perso un ostaggio e non aveva ancora idea di dove fosse il dono di Frost!

Proprio in quel momento vide volargli incontro un Incubo di ritorno da chissà dove, e metterglisi vicino, in attesa. Di solito facevano così quando avevano qualcosa da riferire.

«spero che siano buone notizie».

Poggiò le mani sulla testa della creatura. Una sequenza di immagini gli scorse nella mente.

«oh, ma tu guarda chi altri è uscito dalla tana» mormorò «certo, le cose avrebbero potuto andare meglio. Ma se non altro adesso so che può trovarsi soltanto in quattro posti molto precisi. Meglio di niente».

Avrebbe trovato il modo di ottenere quel che voleva.

Quand’era al dunque, aveva tutto il tempo del mondo.




Adesso direte: "ma noi volevamo vedere cos'è successo alla povera ragazza creata per Jack Frost!"
Eheh xD nel prossimo capitolo, tramite accurato flashback! Intanto però una cosa la sapete: se Pitch è qui a Burgess, non è lui quello che la ragazza ha visto. L'ultima parte del precedente capitolo, e questo capitolo qui, si svolgono...non dico contemporaneamente, ma in tempi molto ravvicinati. Per cui...
E poco importa che l'abbiano inseguita degli Incubi, se Pitch -come ha detto a Sandelle- li ha mandati in ricognizione.
Ah, la canzone cantata da Sandelle ovviamente è "La vie en rose" di Edith Piaf.

Detto questo, passiamo al **Ringraziamenti Time!**
Oltre a -ovviamente!- rinnovare tutti quelli del precedente capitolo, questa volta un "grazie" grosso come una casa va a L0g1c1ta, la cui recensione ho apprezzato davvero moltissimo; se vorrai farti risentire in futuro, ne sarò lietissima.
Infine, grazie a Laowyn25 che ha messo la storia tra le seguite :)
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4




Calmoniglio non se l’era sentita di biasimare davvero Dentolina per la reazione che aveva avuto quando lui le aveva riferito ciò che era successo meno di un’ora prima. Si era reso conto che, se lui si fosse trovato in una situazione analoga, probabilmente sarebbe stato ancora meno disponibile di lei a fare qualsiasi cosa differente dal chiudersi in camera da letto prima, e gettarsi più che mai nel lavoro poi…come la fata aveva asserito di aver deciso di fare nei giorni che sarebbero seguiti.

«quindi ora cosa succede?»

Il Guardiano della Speranza si voltò ad osservare la sua interlocutrice. «credo che per adesso qualcuno che non sia Dentolina dovrà ospitarti».

Non era molto lieto all’idea di avere sconosciuti nella Conigliera, ma non c’erano molte alternative. Nord al momento aveva da fare e non poteva occuparsi di lei come -a quanto sembrava- Jack voleva che se ne occupassero, spiegandole per bene tutte le possibilità che aveva per il futuro ed anche il background dei suoi consimili; sempre per una ragione di spiegazioni sarebbe stato inutile farla stare con Sandman, i cui ghirigori di sabbia non erano comprensibili per tutti; e Dentolina…di lei si era già parlato.

Sì, in quei giorni avrebbe dovuto essere lui ad occuparsi della ragazza, almeno fino a quando Natale non fosse passato. Poi l’avrebbero ospitata a turno, cercando nel frattempo un posto dove farla stare.

«ti chiedo umilmente scusa se prima ti ho arrecato qualche offesa» disse lei, chinandosi in avanti con un gesto elegante «faccio ancora un po’di confusione tra le specie animali, od aliene che siano. Mi dispiace veramente».

Calmoniglio si stupì per un simile comportamento, ma pensò che in fin dei conti a Jack avrebbe potuto proprio fare comodo qualcuno con facilità a porgere gentilissime scuse, magari per le eventuali mancanze di entrambi!

«ah…eh…non fa nulla, non preoccuparti. Non sei la prima che mi dà del canguro» si trovò a rispondere impacciato «in fin dei conti può starci, salto, sono australiano e…» “ma che accidenti vado blaterando?! Non sono affatto un canguro! Sono un coniglio! Si vede benissimo che sono un coniglio!” pensò Calmoniglio, riscuotendosi «…e comunque sono un coniglio. Coniglio. Ricordatelo, in futuro, d’accordo?»

«certamente. Non farò più confusione» gli assicurò la ragazza, osservandolo con quei suoi occhi di un insensato quanto intenso azzurro «tu sei E. Aster Bunnymund» disse con dolcezza «il Coniglio di Pasqua».

«esattamente».

Avere a che fare con un dono in generale, anche se non era Galaxia, era qualcosa di complicato.

Molto complicato.

Se qualcuno li classificava come qualcosa di simile a demoni di tipo Succubus un motivo c’era: riuscivano generalmente ad entrare rapidamente in confidenza con le persone -pure se non era chiaro se traessero o meno energia da questo- o in certi casi ad irretirle. Era comunque qualcosa di diverso e più subdolo rispetto al causare uno stupido innamoramento fulminante o un raptus di libidine.

Oddio, con Galaxia effettivamente c’era stato qualcosa di simile, ma lì era un discorso diverso, perché lei era proprio il “suo” dono, con tutto quel che comportava.

Ma generalmente era difficile riuscire ad arrabbiarsi con loro, arduo fare loro del male fisico con l’intento di causare danni seri, e se non si stava attenti si rischiava di far loro piccole concessioni come quella di chiamare “canguro” un coniglio.

“poi certo, se uno si chiama Pitch Black è tutta un’altra faccenda!” pensò Calmoniglio.

La ragazza iniziò a camminare in cerchio, guardandosi attorno. «c’è un motivo preciso per cui quella deliziosa signora alata si è ritirata in modo così brusco?» gli chiese «c’entra forse lui? Ed il fatto che non si chiami più Toothian?»

Ad intuito non era messa poi così male.

«sì».

«mi dispiace di averlo puntualizzato. Non intendevo ferire nessuno».

«lascia stare».

«Calmoniglio…Atticus è cattivo? Perché a me non sembrava. Mi ha salvata dai cavalli neri».

«proprio cattivo non sarà» concesse Aster «però non è nemmeno qualcuno di cui ti consiglierei di fidarti» disse con sincerità «e da quel che ho visto stasera, secondo me stare…ovunque stia, lo ha peggiorato».

 

 

** Circa un’ora prima **

 

 

Il dono di Jack Frost guardò il nuovo arrivato con gli occhi sgranati.

«c-chi sei tu…?» trovò la forza di domandare.

Il buio, ravvivato unicamente dalla luce della Luna, le impediva di vedere tutti i dettagli con la massima chiarezza.

Ma quel che riusciva a distinguere era già eccezionale di per sé.

Il nuovo arrivato era un uomo dal fisico scolpito, bei lineamenti decisi e soprattutto due immense ali dalle piume apparentemente verde smeraldo. La ragazza notò un ciondolo del tutto simile al proprio, ma brillante di una luce magenta, che batteva sul suo petto nudo.

«qualcuno che ti sta salvando».

Atticus avrebbe potuto afferrare la ragazza e portarla immediatamente a Conca De El Sol, ma preferiva evitare di farle pensare di essere stata rapita.

Lei, come tutti gli altri immortali che lì avevano trovato una nuova casa, doveva accettare di seguirlo di sua spontanea volontà…e non solo per una questione riguardante la libertà della quale tutti loro di Conca De El Sol si riempivano tanto la bocca.

Salvarla battendosi contro due soli Incubi, non troppo ardui da gestire per qualunque immortale non troppo pavido e con un’arma in mano, gli avrebbe facilitato l’opera di convincimento da fare in seguito. È più facile dare ascolto ad un cosiddetto “eroe”, no?

Era tutta una questione di apparenze. Di premere i tasti giusti, per così dire. Quando si andava al dunque, tutto era sempre una questione scenica finalizzata ad ottenere qualcosa.

L’attimo dopo le due creature che avevano inseguito la ragazza si gettarono addosso  a loro. Lei si lasciò sfuggire un grido spaventato, ma Atticus non perse tempo: sfilò dalla cintura i due pugnali che si era portato -erano un vecchio regalo della sua ex compagna, a dirla tutta- e si scagliò contro uno dei due Incubi. Intelligentemente il dono di Jack Frost approfittò della situazione per allontanarsi un po’dalla battaglia ed evitare di farsi male.

Atticus cercò più volte di colpire quelle bestie mentre ne evitava morsi e calci, pensando che fosse una fortuna che Dentolina avesse voluto un compagno in grado di difendere se stesso e, all’occorrenza, anche lei; attualmente le cose erano diverse, non aveva poteri con cui battersi, ma solo quei pugnali ed un addestramento decente, oltre ad un’abilità di volare che però aveva di suo.

Dopo qualche minuto intenso di lotta riuscì finalmente a piantare il pugnale in testa ad uno dei due Incubi, che si disgregò con un nitrito di dolore; e l’altro, vedendo la malaparata, si ritirò fuggendo nella radura, scomparendo alla vista.

«una volta gli Incubi erano meno codardi» commentò l’uomo, voltandosi verso la ragazza «tutto bene?»

«sì» rispose lei, decisa, per poi chinarsi in avanti «ti ringrazio per avermi aiutata».

«non c’è di che» disse lui, osservandone il modo di fare abbastanza…“orientale”, come d’altra parte lo erano un po’ i suoi tratti. Evidentemente, se era fatta così, Frost doveva essere rimasto colpito più o meno consciamente da una o più ragazze con gli occhi a mandorla «e per rispondere alla tua domanda di prima, io sono Atticus Del Sol» disse, tendendole la mano e spiegando le ali in modo alquanto teatrale «il mio cognome è dovuto al posto in cui viviamo io, altri esseri come me e te, ed altri immortali ancora».

La ragazza andò a stringergli la mano, scostandosi con l’altra un ciuffo di capelli dal viso. «“come me e te”?»

«esatto».

«come fai a sapere cosa sono, se non lo so nemmeno io?» gli chiese lei, diffidente.

Atticus fece un sorriso triste. «tutto quello che sai riguarda un’altra persona, vero? Non conosci il tuo nome, ma sai benissimo qual è il suo».

Lei si irrigidì.

«sai com’è fatta, possiedi delle informazioni su di lei, hai dei ricordi che le appartengono. Credi sia tutta la tua vita perché, appunto, è tutto quello che sai. E c’è qualcosa che ti suggerisce che questa persona ti piace, che sarebbe giusto starle vicino e sostenerla, nel bene e nel male. Che sarebbe bello compiacerla. Le informazioni che hai te ne danno la capacità, in fondo. Sei convinta di dover trovare per forza questa persona, o ti sentiresti senza scopo, la tua stessa esistenza non avrebbe senso. Non avendo coscienza di te, credi che senza di lui non saresti che…»

“un guscio vuoto” pensò lei, mentre si rendeva conto che non le aveva mentito.

Lui capiva davvero la sua condizione. Lui sapeva.

Anche se lei non aveva ancora idea di come.

«…un guscio vuoto» proseguì infatti Atticus «pensi di essere fatta per lui, di dover vivere in funzione sua, che il tuo destino possa essere solo questo. Ma non è così. Adesso sei vuota, ma si può rimediare: ti basta vivere. E non avrai bisogno di aggrapparti a nessuno».

«c-come fai a sapere queste cose?» trovò la forza di domandargli.

«te l’ho detto: io sono come te. Sono nato nella tua stessa condizione, oltretutto giusto a qualche chilometro da qui» mosse un braccio ad indicare l’est «io ti capisco. E da persona che ti capisce, ti assicuro che trovare Jack Frost non è necessario».

«come sai che-»

«te lo spiegherò, ma non adesso».

«no, senti…forse anche tu sei nato così, ma non siamo propriamente uguali. Io lo sento davvero indispensabile, mi capisci?»

«oh sì. All’inizio trovare la mia compagna sembrava fondamentale anche a me, ma ti giuro che non lo è» replicò lui «guardi il mio ciondolo?»

«ne ho uno anche io» lo indicò «ma non brilla così».

«brillerebbe se trovassi Frost, ma non vale la pena finire in una gabbia più o meno dorata solo per far luccicare un cristallo, non trovi?»

«perché la chiami “gabbia dorata”?»

«è un’altra di quelle cose che potrei spiegarti se accettassi di venire con me nel posto in cui vivo» rispose lui a voce bassa, con negli occhi uno sguardo che sembrava realmente speranzoso e l’aria di chi era veramente interessato alla sua salute «e dove vivono anche gli altri come noi. Anzi, le altre, sono tutte donne» precisò «verresti accolta a braccia aperte. Il modo in cui siamo nati ci rende uniti come fratelli, e tu non fai eccezione».

Sembrava allettante: una famiglia, delle doverose spiegazioni, la possibilità di vivere per se stessa e diventare realmente un “qualcuno”, senza bisogno di attaccarsi a Jack Frost…tutto molto bello.

Troppo, per essere vero.

«ti prego di scusarmi per la scortesia» esordì dunque «ma mi sto chiedendo dove sia il tranello».

«non ci sono tranelli. Fino ad ora ti ho detto solo la verità» ribatté Atticus, guardandola dritto negli occhi. La ragazza si chiese se il loro colore viola intenso fosse o meno un effetto del riflesso del cristallo.

«me lo puoi provare?»

«potrei provartelo, se venissi con me» le porse la mano destra «tutto quel che devi fare è prendermi la mano».

«non sono  convinta».

Quella ragazza si stava rivelando piuttosto testarda, ma Atticus non era il tipo che si dava per vinto. Quando aveva una missione faceva di tutto per portarla a termine, e non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione, visto che trovarla tutto sommato era stato abbastanza semplice.

«per il potere conferitomi dalla libertà che in Conca De El Sol regna sovrana» avviò a dire quindi, parlando con tono delicato «io ti battezzo come Shu Yin Del Sol. Questo è il tuo nome, da adesso e per sempre».

“Shu Yin Del Sol”. Non più “ragazza col vestito bianco”, “ragazza dai capelli scuri”. Adesso aveva un nome, che era solo il primo tassello nella costruzione di un’identità propria.

«“da adesso e per sempre” è una formula di rito. Se mai potrai cambiarlo» puntualizzò lui «ho solo pensato che fosse necessario trovare un modo in cui chiamar…» “un altro inchino? È proprio un’orientale, c’è poco da dire” pensò «…ti».

«grazie. Ti ringrazio dal profondo del cuore».

«prego, Shu Yin».

E così facendo, in ogni caso, aveva già tolto a Frost la possibilità di imporle un nome.

«ti rinnovo l’offerta. Ti va di venire con me? Coraggio, prendimi la mano» la sua voce era diventata di nuovo calda e suadente «con noi starai bene».

Ma proprio quando Shu Yin stava iniziando a pensare di dare almeno una chance a quell’offerta, ecco che un boomerang colpì con violenza la mano dell’immortale alato, che si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa e dolore.

«m-ma cosa…?»

Si poteva dire che Calmoniglio fosse passato di lì quasi per caso. Era andato da Dentolina per sentire come Jack aveva preso tutta la faccenda -essendo allergico alle imposizioni di ogni tipo per niente bene, purtroppo- ed in seguito, tanto che c’era, aveva deciso di farsi un giro nel florido regno della sua amica e collega. Ovviamente il numero e la rigogliosità di piante e fiori non era paragonabile alla Conigliera…però era più grande, visto che oltre al palazzo c’era anche tutto il terreno attorno da considerare.

Sembrava che fosse stata una saggia decisione, considerando quel che aveva visto. Aveva riconosciuto immediatamente l’ex compagno di Dentolina -non vedeva lui e gli altri da quattro secoli, ma non avrebbe mai dimenticato i loro volti e nomi- e vedendolo tendere la mano in segno d’invito ad una bella ragazza mora vestita di bianco non gli ci era voluto molto per capire cosa stava succedendo: lei doveva essere il dono di Jack -Atticus e gli altri non si sarebbero mossi per nessuno di meno- e lui voleva portarla via, nasconderla, privare lei e Jack della possibilità di conoscersi, un giorno, se mai lui avesse cambiato idea.

Voleva renderla irrintracciabile com’era stato lui fino a quel giorno, e com’era tuttora Galaxia, la sua Galaxia.

E lui non poteva permettere che accadesse.

«ma è…un canguro che parla?» domandò Shu Yin, stupita.

A Calmoniglio venne voglia di urlare. Se voleva una conferma che quella fosse il dono di Jack Frost l’aveva ottenuta! «anche tu con questa storia del canguro?! Sono un coniglio!...ah, al diavolo!» con pochi balzi arrivò vicino ai due, e fece allontanare Shu Yin spingendola dietro di sé con un braccio «non ti permetterò di farla sparire, Atticus Toothian!»

«Del Sol. Atticus Del Sol, prego» con la mano ancora sana agguantò uno dei pugnali, puntandolo contro il suo aggressore «non ti intromettere, Calmoniglio! L’era in cui quelli come noi erano sottomessi a voi Guardiani è finita quattrocento anni fa!»

«nessuno è mai stato sottomesso a nessuno, hai una mano inservibile, e con quel pugnale mi ci pulisco i denti» ribatté Aster con una certa arroganza «ma se ne hai tanta voglia vieni a prenderle, sbruffone!»

Atticus si lanciò contro di lui, ma sparì un attimo prima che potessero toccarsi. Lesto a reagire, e memore del potere dei cristalli che i doni portavano al collo, Calmoniglio riuscì a far spostare nuovamente Shu Yin appena in tempo; Atticus infatti era ricomparso dietro a lui, presumibilmente con l’intento di prendere la ragazza e filarsela.

«sei prevedibile, angioletto!» lo sbeffeggiò il Pooka, parando prima un calcio di Atticus, e poi un fendente del suo pugnale «scommetto che adesso rimpiangi di aver lasciato Dentolina ed i poteri che ti concedeva!»

“ma tutti quanti devono fare a botte questa sera?!” pensò Shu Yin, confusa e un po’seccata. Anche questo Calmoniglio a modo suo sembrava volerla proteggere…da colui che l’aveva protetta prima, però! Ed aveva negato l’accusa di aver sottomesso “quelli come Atticus”, e dunque anche come lei; quindi doveva essere stato il compagno di una delle altre donne che vivevano a Conca De El Sol, quelle di cui Atticus aveva parlato.

Era qualcuno che, dunque, poteva dirle come stavano le cose e come si erano svolti i fatti parlando dal punto di vista opposto. Nella ricerca della verità era sempre bene ascoltare le voci di tutte le campane, e lei ne aveva sentita una sola, seppur convincente. Meglio dunque sentire anche il resto, poi valutare, ed infine agire di conseguenza.

Sentiva ancora dentro di lei la necessità di trovare e stare con Jack Frost, naturalmente, ma se Atticus che era come lei aveva preso una strada diversa forse, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo anche lei.

«se dovessi scegliere di nuovo tra lei con tutti i benefit, o lasciarla per la libertà, la lascerei altre cento volte!» dichiarò Atticus, continuando a scambiare colpi col Coniglio di Pasqua «e ti assicuro che per gli altri vale lo stesso discorso…»

Parare l’ultimo attacco portò i corpi ed i volti dei due estremamente vicini, tanto che Calmoniglio avrebbe potuto contare ogni singola piuma delle ali dell’altro.

«…per tutti…gli altri. Nessuna esclusa».

“Laxie”.

Aveva trascorso con lei cento splendidi anni di vita e, nonostante il suo orgoglio quasi gli impedisse di confessarlo anche a se stesso, anche dopo quattro secoli in cui lei non si era mai fatta viva avrebbe solo desiderato  ritrovarla a stiracchiarsi tra i fiori della Conigliera come tante volte le aveva visto fare…con la consapevolezza che solo questo sarebbe stato in grado di annullare l’amaro in bocca per tutto il tempo che avevano perso.

Come si permetteva Atticus di sputarci sopra?! Di parlare a nome di Galaxia su qualcosa che riguardava -e conoscevano bene- solo loro due?!

La rabbia gli diede la forza di soverchiare Atticus in quel loro stato di apparente stallo, riuscendo ad afferrarlo e sbatterlo a terra, tenendogli con forza le ali così che restasse giù.

«mai» disse piano Calmoniglio «sputare sentenze su ciò che c’è stato tra lei e me. Mai. E sappi che se non fosse per quelle particolarità che hai che me lo rendono difficile, nonché per Dentolina che se ne dispiacerebbe, adesso ti farei veramente male».

«mi spiace che la realtà delle cose non sia di tuo gusto».

Calmoniglio si tolse da sopra di lui. «vattene. E non avvicinarti mai più a questa ragazza».

«il suo nome è Shu Yin, non “questa ragazza”. Frost non potrà imporgliene uno, perché lo ha già» replicò Atticus, rialzandosi.

Shu Yin, in tutto ciò, si limitò ad osservare in silenzio.

«vattene» ripeté Calmoniglio «e di’ agli altri che cercare di rapirla e portarla ovunque vi siate nascosti è una battaglia persa, perché non vi permetteremo di eclissarla. Fatevene una ragione! E fatevi una ragione anche del fatto che all’Uomo nella Luna poco importa che voi non siate stati in grado di stare al vostro posto, perché sembra che nonostante ciò che tutti abbiamo passato nulla sia cambiato».

Non gli piacque il sorriso che si concesse l’altro, mentre si alzava in volo.

«tu non sai niente, Aster Bunnymund. Shu Yin» la interpellò l’uomo «sei e sarai sempre la benvenuta tra noi. Tanto ci rivedremo, non preoccuparti».

E detto ciò sparì.

Calmoniglio, diffidente, continuò a stare in allerta ancora per qualche istante temendo un tentativo di ripetere il trucco di prima, che non avvenne. Per cui si rivolse a Shu Yin.

«stai bene?»

Lei annuì. «sì».

“ed ora dirà ‘dov’è Jack Frost? Devo trovare Jack Frost!’…e noi dovremo spiegarle che lui al momento non vuole saperne di conoscerla perché non vuole ‘cadere in una stregoneria’, nemmeno se la suddetta porta da lui l’anima gemella” pensò Calmoniglio.

«mi è sembrato di capire che il tuo nome sia Calmoniglio» disse invece Shu Yin «e dalle parole che vi siete scambiati tu ed Atticus mi è anche sembrato anche di capire che tu, riguardo la questione…come ha detto? “L’era in cui quelli come noi erano sottomessi a voi Guardiani”, rappresenti qualcuno che ha vissuto la cosa dal punto di vista opposto al suo. Non ho capito bene com’è andata tutta la faccenda,  né se, come ha detto lui, ho più possibilità di scelta per quanto riguarda la mia vita. Al momento percepisco come “indispensabile” stare con Jack Frost…» strinse leggermente gli occhi con aria pensierosa «…che, sempre da quel che vi siete detti, tu dovresti conoscere, giusto? In ogni caso mi piacerebbe sentire anche quel che avete da dire tu e gli altri. Nonché ricevere spiegazioni un po’più esaurienti sulla mia condizione, se è possibile».

Incredibile ma vero, quella sequela di frasi inaspettate lo aveva fatto ammutolire. A quanto sembrava, qualunque cosa si fossero detti lei ed Atticus prima del suo arrivo, l’aveva fatta riflettere anche più del dovuto.

Per carità, se si considerava quel che voleva Jack era molto meglio avere a che fare con qualcuno con un approccio lucido e critico rispetto alle proprie possibilità per il futuro che non con una creatura soggetta a continue crisi di pianto poiché rifiutata in partenza, ma ricordando com’erano andate le cose con Laxie tutto quanto gli suonava così strano!

«aaah…eeeh…sì. Sì, d’accordo. Non c’è problema» riuscì a dire «solo che adesso dovresti seguirmi nel palazzo di Dentolina. Ehm…è una Guardiana come me» aggiunse «dai, andiamo. Nel frattempo magari potresti raccontarmi cos’è successo prima che arrivassi».

Shu Yin fece spallucce. «d’accordo» disse, e lo seguì.

Nessuno dei due quindi notò l’Incubo, quello che prima si era ritirato dalla battaglia, alzarsi in volo per andare a riferire tutto al suo padrone.

 

 

** ora **

 

 

«capisco. A proposito, a chi appartenevano quei cavalli?» tornò a domandare Shu Yin.

«a qualcuno di pericoloso: l’Uomo Nero, Pitch Black» rispose Calmoniglio «è l’apoteosi della malvagità, e dico sul serio. Guai ad avere a che fare con lui. Tutto ciò che è in grado di fare è portare paura, distruzione, dolore…morte. È assolutamente spietato, e non credo sia del tutto sano di mente».

«una persona adorabile» commentò la ragazza «ma cosa vuole da me?»

«sei il dono di Jack, quindi immagino che Pitch volesse catturarti ed usarti contro di lui in qualche modo. Per vendetta, sai. Sarebbe da lui. Anche per questo si è deciso di prenderti in custodia».

“e trovarle un posto sicuro dove stare non sarà facile. Se fosse stata con Jack avrebbe avuto qualcuno che in caso di bisogno potesse passarle i propri poteri, ed aiutarla a proteggersi, ma così…” aggiunse mentalmente.

«ho capito».

«ora però togliamo il disturbo» Aster pestò un piede contro il pavimento, aprendo uno dei suoi tunnel «prego, prima le signore».

Shu Yin osservò perplessa la buca. «dovremmo entrare lì dentro?»

«dovremo saltare giù, esatto. Problemi? Se è per il vestito mi spiace dirtelo, ma è già malridotto di suo, quindi un po’di terra non farà differenza. E comunque i tunnel sono il modo migliore di viaggiare, specie se confrontati ad una slitta volante!»

«esiste una slitta volante? Spero di riuscire a salirci, un giorno!» disse la ragazza, per poi avvicinarsi alla buca e saltare dentro senza fare ulteriori storie.

«è proprio, proprio, PROPRIO il dono di Frost!» sospirò Calmoniglio, saltando giù a sua volta.

Nel frattempo Dentolina, vittima di un momento veramente pessimo se si trattava di umore, se ne stava seduta sul letto della propria stanza, con la testa poggiata sulle ginocchia.

Con quel che c’era da fare si sentiva veramente una stupida nel comportarsi così, e trovava ancora più stupido struggersi per qualcosa di ormai morto e sepolto, per le azioni di qualcuno con cui era tutto finito quattrocento lunghissimi anni prima: quattrocento anni.

Eppure eccola lì a soffrire di nuovo.

Le cose avevano iniziato ad andare male appena il sollievo di aver raggiunto uno degli obiettivi prefissati -trovare il dono di Jack- era passato, ossia l’istante stesso in cui il proprio sguardo aveva adocchiato la ragazza che camminava alle spalle di Calmoniglio. Snella, capelli neri, occhi azzurri a mandorla, pelle candida...e Dente da Latte che le si era posata su una spalla poco dopo.

Era perfetta per Jack, come Atticus lo era stato per lei.

Le cose erano peggiorate quando Calmoniglio le aveva detto che Atticus era stato lì, nel suo regno. Non poteva credere di averlo avuto così vicino ed aver perso l’occasione di rivederlo, non poteva credere che lui non si fosse neppure degnato di andare a salutarla, anche solo da lontano, anche solo per dare un’occhiata. Per tutto quel tempo era rimasto nascosto chissà dove, e lontano da lei, ma era possibile che, nel momento in cui era tornato nel suo regno, non avesse avuto nemmeno la tentazione di andare a vedere come stava?

Sembrava di no. Era stato lì unicamente per cercare di portare via con sé la propria consimile e nient’altro -ed Aster era stato gentile a risparmiarle il “la lascerei altre cento volte”- del tutto disinteressato a qualunque altra cosa

E poi, ecco il peggio.

“Atticus Toothian è stato qui…”

“ma non aveva detto di chiamarsi Atticus Del Sol?” aveva chiesto la ragazza, battezzata Shu Yin, a quanto sembrava.

E lì era crollato il mondo scoprendo che, a parte il disinteresse, lui aveva rinunciato al proprio cognome dando un chiaro messaggio di volersi distaccare da qualunque cosa ci fosse stata prima della sua fuga.

Che una parte di lei avesse sempre continuato ad illudersi, che dunque le sue speranze stessero morendo davvero solo ora?

E la lontananza di Jack non aiutava affatto. Lo aveva sentito dire al vento “portami da Jamie”, e quindi se non altro aveva un’idea di dov’era, ma chissà quando sarebbe tornato.

Povera Dentolina.

Anche lei era un’altra che non sapeva niente.

 

***

 

«m-ma che accidenti è successo?!»

Jack si sentiva alquanto stordito. Un istante prima era a Burgess e combatteva contro Pitch Black, e adesso si trovava nientemeno che sulla Tour Eiffel. Che fosse un’illusione?, pensò, guardandosi attorno.

«j’ai seulment pensé che non fosse necessario che rimanessi a combattere con quel pessimo soggetto. Non c’era un vero motivo per rimanere…»

«sì che c’era, invece! Se Pitch riesce di nuovo a fare del male a qualcuno, io devo assolutamente…» tanto la sua irritazione quanto il suo tono di voce calarono di botto, quando si voltò a guardarla «…sistemarlo».

«je ne pense pas che sia davvero in forze. Mi ha presa di sorpresa, ed io non so difendermi molto bene, mais se l’è vista brutta nel momento in cui ha affrontato qualcuno che sa farlo» picchettò due volte l’indice sinistro sul petto di Jack «toi. Penso che tu possa stare abbastanza tranquillo».

Jack aprì la bocca, solo per richiuderla poco dopo senza emettere un suono. In quella donna, che tra la piccola statura e la magrezza in realtà sembrava più una bambina di quattordici anni, c’era qualcosa di disarmante. E Sophie non aveva torto nel dire che, a chi conosceva già Sandman, poteva dare un po’ l’idea di una “Donnina del Sonno”.

«non ti ho portato via in malafede. Volevo seulement evitarti di avere altri problemi a causa mia. Le jure!»

«ti credo. Ti credo» si trovò a dirle Jack «ti ha fatto molto male?»

Sandelle scosse la testa. «no, nulla di che. Grazie per l’interesse» rispose con un sorriso «è molto carino da parte tua».

Al neo Guardiano venne del tutto spontaneo ricambiare il sorriso. «figurati! C’è solo da stare uniti, contro un pazzo come Pi-»

«tais-toi! Per carità, non dirlo!» lo zittì Sandelle, posandogli due dita sulle labbra «è un nome che nel posto in cui vivo io non si può ouïr ni prononcer! Porta sfortuna!»

Jack si lasciò scappare una risata. «seriamente?»

«oui! E se qualcuno lo dice per sbaglio, c’è un breve rituale di esorcismo…»

A quel punto il Guardiano non poté evitare di scoppiare a ridere veramente, perché era una cosa talmente assurda che non se ne poteva proprio fare a meno. «e in cosa consisterebbe?»

«eeeh…non sono brava con le spiegazioni, mi spiace».

«è tanto complicato?»

«oh, non. Non da farsi. Da spiegarsi sì».

«uh, ok».

«io poi non sono molto intelligente, quindi est encor plus difficile».

«pfff…ma dai, non dire così!» disse Jack, dandole un colpetto alla spalla «ma che posto è quello in cui vivi? È qui vicino?»

«non proprio» rispose Sandelle «mais per me è facile da raggiungere, con questo» disse, indicando il cristallo «e tu? Dove vivi?»

Stavolta era per lui, che era arduo rispondere. «mh…al momento non vivo in nessun posto in particolare. Fino a poco fa non era così, ma poi diciamo che c’è stato…qualche problema, ecco».

«bien, bien! Très bien!» esultò lei «ehm. Scusa. Non esultavo per i problemi che hai avuto, ma perché se vuoi possiamo risolverli subito!»

Jack sollevò un sopracciglio, un po’perplesso. «e come?»

«potresti venire a vivere dove vivo io. Ospitiamo beaucoup des immortels che altrimenti non avrebbero saputo dove andare, o che avevano sentito il bisogno di “staccare” un po’».

«esiste una specie di pensione per immortali? Sul serio?» allibì Jack «da quanto?»

«quatre cent ans!»

“e io che sono stato da solo per trecento anni! Ad averlo saputo!”

Poteva sembrare incredibile che non riuscisse a fare i collegamenti che avrebbe dovuto fare -lei che somigliava a Sandy, i quattrocento anni in questione, un rifugio per immortali di cui non aveva mai sentito parlare…- ma l’ “effetto Sandelle” lo portava a concentrarsi su altro: nello specifico, l’offerta che gli era appena stata fatta, che sembrava essere una buona soluzione. Poteva andare in quel posto per un po’, fino a quando gli altri non avessero risolto il “problema dono”, e poi tornare.

“ma sì, in fondo un po’di neve in meno non farà differenza!” pensò addirittura.

«poi non è esattamente una “pensione”, ma passi. Alors? Che mi dici?»

Da parte di Sandelle invece poteva risultare assurdo non avere ancora chiesto il nome a quel ragazzo, ma in effetti…era molto da lei!

«beh…per un po’potrebbe anche andare bene. il bisogno di staccare un po’ ce l’ho».

«ahahah, sì, che bello!» esultò di nuovo lei «prendimi la mano, vite, vite!» Jack obbedì «ti troverai così bene che non vorrai più andartene!»

«adesso non esageriam-ehi, ora che ci penso non ti ho neppure chiesto-»

Sparirono.

Ed il “come ti chiami” di Jack si disperse nell’aria.


...e fu così che Jack Frost, un Guardiano, finì a Conca De El Sol proprio quando Atticus e compagnia iniziavano a pensare di preparare una guerra :'D oserei dire che questa sia #roba_da_Sandelle_Mansnoozie , la cui "intelligenza" non ha proprio confini! (ma pure Jack avrebbe potuto chiederle il nome).
Risolto il mistero della persona in cui si era imbattuta Shu Yin: Atticus, l'ex compagno di Dentolina!
...ok, Shu Yin Del Sol è un nome abbastanza cretino.
Risolto anche il mistero dell'Incubo che, se ricordate, era tornato da Pitch a dirgli "qualcosa": sì, è proprio quello che si era ritirato nel bosco.
Già vi anticipo che il prossimo capitolo sarà ambientato tutto a Conca De El Sol, mentre quello dopo ancora...no xD
**Ringraziamenti Time!**
Rinnovo con immenso piacere i consueti, ed è con altrettanta gioia che ne aggiungo uno a Laowyn25 per aver recensito il capitolo precedente, e ad Orma_ per aver messo la storia sia tra le seguite che le ricordate :) Grazie ad entrambe!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5




«…te la sei lasciata davvero sfuggire dalle mani così? Perdi colpi».

«dopo gli Incubi non mi aspettavo che anche un coniglio di un metro e ottanta mi piombasse tra capo e collo, tra l’altro in un regno non suo».

Erano tornati a Conca De El Sol da circa dieci minuti, ma nessuno dei due sembrava avere molta voglia di riferire agli altri dell’insuccesso con cui si era conclusa la loro uscita, tanto da aver ben pensato di comparire nella parte di spiaggia più isolata del luogo, e tornare nella “civiltà” a piedi. Camminando moooolto lentamente.

Come se non avessero già perso più di mezz’ora al Polo Nord, tra le lagne per le condizioni della mano -cui era stato fatto un impacco di neve- la voglia che era presa al signorino di farsi un bagno clandestino nella sorgente termale di Nord -terme…in quel posto?! Trattavasi di magia, probabilmente- e il raccontarsi vicendevolmente com’erano andate le cose.

«tutte le scuse son buone, e intanto indovina a chi tocca darti il bacino sulla bua? A me, naturalmente. Ed è ovvio che non ci fosse bisogno che fossi io a dirti che per la mano basta un altro impacco freddo, e tenerla a riposo».

«tanto che dovevo venire ad informarti sulla nuova piega presa dalla missione, ho pensato di approfittare delle cure della mia infermiera preferi-»

La bocca di Atticus venne improvvisamente riempita da una manciata di sabbia, e lui prese a tossire e sputare, protestando nel frattempo in maniera del tutto incomprensibile mentre la sua “compagna di camminata” sogghignava.

«mangia, che ti fa bene!»

«t-tu a volte mi fai pensare che sei completamente fuori di testa, Galaxia!» sbottò lui, quando si fu ripulito la bocca in modo quasi decente «si può sapere cosa ti è preso?!»

«troppi bla bla».

Per Atticus e gli altri del gruppo l’imprevedibilità di Laxie -un tempo “Galaxia Nebula Bunnymund”, ora semplicemente Galaxia- era ormai cosa attestata e pubblicamente riconosciuta, ma era qualcosa di inutile di per sé visto che continuava ad essere complicato immaginare cosa potesse passare o meno in quel suo cervello da coniglio.

Non era una Pooka. Tempo addietro Pitch Black li aveva sterminati tutti quanti, escluso E.Aster Bunnymund, ma era qualcosa che ci andava abbastanza vicino: aveva un bel musino, le orecchie lunghe dalle cime curiosamente ripiegate ed il corpo interamente ricoperto di pelo bianco.

«che vuol dire “troppi bla bla”?! Senti, la serata ha già preso una pessima piega, evita di aggiungere il carico da undici! D’accordo?»

Galaxia poggiò una mano sul mento, come a volerci riflettere sopra. Atticus si trattenne a stento dallo sbuffare, mentre lei prolungava quel momento di leggera tensione alzando gli occhi ad osservare il cielo.

In verità, per incredibile che potesse sembrare, osservare gli occhi di Laxie e guardare il cielo notturno era su per giù la stessa cosa.

C’era chi avrebbe pensato che quella che in un certo senso le consentiva di “avere le stelle negli occhi” fosse una malformazione, seppure col suo fascino, e forse anche che la rendesse cieca; ma non era così, e scrutando con molta attenzione si riusciva ad intravedere una pupilla perfettamente funzionante, senza zone leggermente più chiare e puntini bianchi ad impicciarle. Considerando ciò non c’era dubbio sia sul fatto che Calmoniglio dovesse avere molta fantasia, né sul motivo per cui l’avesse chiamata Galaxia!

«mmmh…ok. Niente più sabbia in bocca, per oggi».

«magari vorresti anche che ti dicessi “grazie”, vero?»

«sarebbe gradito!»

Ma Atticus si limitò a darle un’occhiataccia, anche se un “vai al diavolo” sarebbe stato del tutto meritato. «perlomeno una buona notizia da dare agli altri c’è: ho piantato i semi per una futura presa di posizione di Shu Yin, oltre ad averle dato un nome. Sono convinto che senza l’intervento di Calmoniglio, alla fine, mi avrebbe seguito» disse con sicurezza.

«…già, lui come sta?» domandò all’improvviso Galaxia «come l’hai trovato?»

Atticus le sventolò la mano ferita davanti al muso. «secondo te come sta? Mi ha tirato un boomerang, abbiamo lottato e purtroppo ha anche vinto. Sii più sveglia, Laxie! Come vuoi che stia? Sta benissim-argh!» gemette, quando lei gli colpì la mano con uno schiaffo «…l’ho detto e lo ripeto, tu sei completamente fuori di testa!»

«almeno impari ad insinuare che sono poco sveglia. Pensandoci bene comunque l’impacco dovrà essere sì freddo, ma anche a base di erbe che so io».

«che razza di infermiera è una che si accanisce sui feriti?»

«una a cui non piacciono i feriti che…fanno troppi bla bla!»

Il motivo per cui Laxie, dei cinque “doni”, fosse considerata l’infermiera era da ricercarsi nel fatto che Calmoniglio fosse un professionista delle arti marziali, e che dunque si tenesse in allenamento; anche i professionisti però, a volte, finiscono per farsi male. Dunque il Coniglio di Pasqua aveva bisogno di qualcuno che potesse assisterlo in casi simili, e per tale motivo Galaxia si era “adattata” in quel senso, apprendendo senza difficoltà quel che serviva.

Erano stati creati tutti per questo, in fin dei conti, adattarsi ai desideri e le necessità dei propri compagni in modo da essere perfetti per loro.

«rinuncio a capire» borbottò l’uomo.

«e Dentolina? Di lei non mi hai detto niente».

«perché non c’è niente da dire. Per nulla al mondo mi riavvicinerò a quel palazzo, col rischio che quel che è accaduto prima che riuscissi ad andarmene quattrocento anni fa si ripeta» dichiarò «e le nostalgiche dovrebbero tenere bene a mente che le cose non sono andate diversamente neppure per loro» aggiunse. Ormai erano vicini alla destinazione, una specie di villaggio composto da capanne in legno con tetti di paglia.

«stai cercando di dirmi qualcosa, per caso?»

«sei una nostalgica?»

«fammi un po’rivedere la mano…»

«vade retro, Satana!» esclamò Atticus allontanandosi di circa mezzo metro «volevo solo dire che-»

«dobro pozhalovat’, bentornati» li salutò Ljuba, sopraggiungendo in quel momento «non vedo nessuna bella sconosciuta con voi, quindi immagino che sia stato tutto un buco nell’acqua».

«sì e no» disse Atticus «bel costumino, Lju!»

«lasciamo perdere i costumi da bagno» sbuffò Laxie «dov’è Cecilia?»

Ljuba fece un cenno vago in direzione della parte opposta della spiaggia. Da lì non si riusciva a distinguere granché se non una massa brulicante di immortali di ogni sesso e di ogni specie intenta a divertirsi…tanto per cambiare!

Ma come aveva detto Cecilia stessa, era bene che lo facessero finché potevano. Giusto il tempo di organizzarsi, e poi sarebbe stata guerra.

«dov’ero anche io fino a poco fa. È successo qualcosa?»

«Atticus si è lasciato sfuggire il nostro obiettivo dalle mani e si è fatto taaaanta bua ad una manina…»

«senti, Galaxia, un colpo di boomerang alla mano fa male!...stavo per portare qui Shu Yin -l’ho battezzata io così- ma Calmoniglio si è intromesso e mi ha battuto. Come se non bastasse, prima di questo ho anche salvato la ragazza da due creature di colui il cui nome non si può sentire né pronunciare».

«per fortuna!» commentò la russa, in tutta sincerità «se proprio le cose hanno dovuto andare per il verso sbagliato, meglio con i Guardiani che nelle grinfie di…lui! Inoltre avendola presa in custodia loro sappiamo che inizialmente potrà essere soltanto in quattro posti, corrispondenti ai loro regni. Da un lato è un problema, dall’altro rende più facile la ricerca e…» aggrottò la fronte «ragazzi, ma dove avete lasciato Sandelle?»

«ih! Sandelle!» Galaxia si batté una mano sulla fronte «mi sembrava di aver dimenticato qualcosa!»

«suvvia, le abbiamo dato da controllare soltanto Burgess, che sarà mai!» minimizzò Atticus «dovrebbe fare ritorno a breve, a meno che non abbia perso il suo cristallo un’altra volta! Insomma, ha cinquecento anni esattamente come noi, e se noi non abbiamo bisogno della balia…»

«hai detto che l’avete mandata a Burgess da sola?! Shostakovich! Ma siete impazziti?!»

«perché dici così?» domando Laxie con aria perplessa, incrociando le braccia davanti al petto.

«magari perché, come me, dovreste sapere benissimo che a Burgess c’è uno degli ingressi principali per il regno di-»

«…colui il cui nome non si può sentire né pronunciare!» Atticus finì la frase al posto suo, rendendosi conto solo allora dell’errore commesso nel mandare in quel posto qualcuno come Sandelle, ben poco in grado di difendersi.

«è vero! Atticus, siamo stati due idioti! L’abbiamo spedita lì perché volevamo darle una missioncina facile, e invece potremmo averla mandata tra le fauci del lupo!» si allarmò Galaxia «per quanto, dopo i calci nel sedere che “lui” ha preso ultimamente non dovrebbe essere in grado di fare troppo il gradasso con nessuno!»

«è in grado di inviare Incubi, però» obiettò Ljuba, stringendo il proprio cristallo rosso «non sarà particolarmente in forma, ma non è nemmeno innocuo!»

«dovremmo-»

Galaxia non finì mai quella frase: in quello stesso istante comparve proprio Sandelle, a circa centocinquanta metri da loro.

E questo andava bene, perché significava che non era finita nelle grinfie dell’Uomo Nero.

«ehm…siamo arrivati?»

«mais oui!»

Ma non era riapparsa a Conca De El Sol da sola.

«ma quello non corrisponde perfettamente alla descrizione di…» avviò a dire Ljuba, impietrita dalla sorpresa.

Sandelle teneva per mano un ragazzo con i capelli bianchi e gli occhi azzurri, che indossava una felpa azzurra e teneva stretto in mano un bastone ricurvo di legno.

«ti prego. Ti prego, dimmi che quella grandissima idiota non ha davvero portato qui un Guardiano» sibilò Galaxia «ti prego!»

«mi spiace, Laxie, ma devo deluderti. Se quello non è Frost, io sono un unicorno» disse Atticus «e per la cronaca, io non sono un unicorno».

«shostakovich!» si lasciò scappare di nuovo Ljuba, osservando i due appena sopraggiunti con gli occhi ancora sbarrati «in cinquecento anni ne ha fatte di stupidaggini, ma questa le supera tutte!...stanno venendo qui!»

«Ljuba, del nostro nuovo ospite potresti occuparti tu?» Atticus prese immediatamente in mano la situazione, capendo che non era consigliabile perdere altro tempo «accoglilo, portalo a bere dei cocktail belli forti da Bacco al bar sulla spiaggia, e poi mettilo a dormire da qualche parte».

«eto khorosho. Va bene».

«Laxie, tira fuori Cecilia da quella calca. Ci vediamo alla Grotta».

«vado subito».

Ok discutere e lanciare in bocca manciate di sabbia alla gente in condizioni normali, ma se si trattava di questioni serie e riceveva degli ordini, Galaxia obbediva; infatti partì spedita verso il folto gruppo di festaioli.

«a Sandelle penso io» concluse «raggiungici quando Jack Frost sarà K.O., Lju; se invece finiamo prima troveremo un momento per aggiornarti. Andiamo».

Ljuba annuì, e lo vide “indossare” il proprio perfetto -ovvio, per l’ex compagno di Dentolina!- sorriso scenico come se fosse stato una maschera. Era un lato di Atticus che a volte la impensieriva leggermente, ma che in certi casi risultava utile. Si diressero dunque verso Jack e Sandelle con l’atteggiamento più allegro, tranquillo ed accogliente che riuscissero a mostrare.

«bentornata, Sandelle» la salutò Atticus «vedo con piacere che hai portato un ospite! Ottimo. In fin dei conti come si dice, più si è, più ci si diverte!»

«oui, infatti, proprio quel che ho pensato io!» trillò Sandelle, entusiasta.

Quanto a Jack, al momento era -incredibilmente- quasi incapace di proferire parola. Se trovava la cosiddetta “Donnina del Sonno” molto carina nella sua particolarità, e con quel “ché” di disarmante, i due esseri che aveva davanti al momento erano qualcosa di…annientante -ovviamente in senso positivo- e tale discorso valeva sia per la splendida donna alta e bionda in bikini rosso sia per l’uomo che le camminava a lato, dai capelli color cannella e grandi ali le cui piume viravano dal verde smeraldo al blu. Notò che entrambi portavano ciondoli con cristalli simili a quello di Sandelle, ma di colore diverso.

«vorrei potermi trattenere oltre per una presentazione come si deve, ma purtroppo Sandelle ed io abbiamo degli impegni che ci chiamano altrove» continuò Atticus, rivolgendosi a Jack «spero mi perdonerai. In ogni caso tutto verrà risolto domattina, e sappi che sono veramente felice della tua presenza qui» pose una mano tra le scapole di Sandelle invitandola a seguirlo, mentre Ljuba tese la mano al Guardiano.

«benvenuto in Conca De El Sol!» disse con calore «qual è il tuo nome?»

«Jack Frost» riuscì a sputare fuori tutto d’un fiato, stringendo la mano della donna «il mio nome è Jack Frost».

«il mio è Ljuba, ed è un onore ed un piacere, per me, accoglierti tra noi. Se quel che cerchi è un luogo dove divertirti senza preoccupazioni e dove “staccare” un po’ da qualunque eventuale problema, sei capitato nel posto giusto. Molti altri immortali, nel tempo, hanno trovato rifugio qui» fece un cenno in direzione della parte opposta della spiaggia, quella più affollata «come puoi ben vedere da solo!»

Jack si voltò nella direzione indicata. Effettivamente il numero di immortali che riusciva a vedere era consistente, e si trattava soltanto di quel punto preciso; guardandosi attorno ne vide svariati altri, della cui presenza inizialmente non si era avveduto, tra l’essere frastornato per l’improvviso cambio di scenario e la vista di Ljuba e dell’uomo alato. Era stupito tanto per la quantità di esseri immortali quanto per la loro varietà, ma ancor di più per ciò che sembrava accomunarli tutti: la gioia e l’espressione spensierata e felice di chi non ha un problema al mondo. Che camminassero a quattro zampe o su due gambe, che volassero o qualunque altra cosa, non ce n’era uno che avesse il volto corrucciato.

«sembrate tutti piuttosto allegri, qui!» commentò, ritrovando definitivamente l’uso della parola. Ljuba rise.

«se si vive in questo posto è impossibile non esserlo. Siamo tutti dediti al divertimento, Jack. Non facciamo altro che queste tre cose: divertirci, amare, vivere! Tutti noi, qui, abbiamo un’eternità davanti. Per quale strano motivo dovremmo sprecarla da schiavi di problemi e preoccupazioni di qualunque genere? Meglio vivere liberi. E la libertà è l’unica sovrana che regni in Conca De El Sol!»

Divertirsi, amare, vivere liberi. E tutti quegli esseri in festa che sembravano unicamente provare la veridicità di quel che Ljuba aveva appena detto. Era forse finito in Paradiso? Quel posto sembrava l’incarnazione di tutto ciò che aveva sognato per se stesso prima di diventare un Guardiano.

Di solito la prima cosa che avrebbe pensato sarebbe stata “dov’è l’inghippo”? Notoriamente lo spirito delle nevi era abbastanza diffidente…ma, come detto molte volte, con i doni era difficile sollevare simili barriere. Era come ascoltare il canto delle sirene.

«sembra fantastico. Io poi me ne intendo, di divertimento».

«otlichno! Molto bene!» annuì Ljuba «saprai apprezzarci ancora meglio. Se ora volessi seguirmi, ti darò un costume della tua taglia» disse la donna, facendogli cenno di seguirla verso una delle capanne di legno.

«sì, in effetti per me fa un po’caldo qui» commentò il ragazzo, camminandole vicino «sono uno spirito del freddo, e non so se per me una spiaggia vada poi così bene».

«tranquillo! Una volta indossato il costume non avrai più problemi. Qui non sei il solo con poteri simili, e tutti quanti si sono abituati molto rapidamente al clima».

Entrarono nella capanna. Jack si stupì di vedere che fosse ben più grande di quel che sembrava guardandola dall’esterno, e piena di vestiti di ogni genere: dai costumi da bagno a quelli che potevano andar bene per Carnevale -con tanto di maschere per il volto- e a quelli teatrali, da vestiti leggeri maschili e femminili a…erano vestiti da ballo, quelli?

«forte» mormorò, mentre Ljuba rovistava tra i costumi da bagno per uomini.

«ecco qui!» poco dopo la donna gli porse dei bermuda blu «dovrebbero andar bene. Cosa ne dici?»

«direi di sì!» esclamò, prendendo i bermuda «grazie. Ehm…»

«lo spogliatoio è lì» disse Ljuba con un sorriso, indicandogli una porta che lui non aveva neppure notato.

«di nuovo grazie!» fu la risposta del ragazzo, che si infilò in quella stanza in men che non si dica.

Gli sembrava ancora tutto completamente incredibile. Che fosse un sogno? Si sarebbe forse risvegliato a breve nel letto di Dentolina?

“davvero è stato solo questa mattina che lei mi ha raccontato quella storia, che abbiamo discusso, e che io ero convinto di avere un mucchio di problemi?” pensò “mi sembra impossibile. E mi sembra una vita fa. Certo che gli altri sono così stressati…fare una vacanza qui, forse, farebbe bene anche a loro. Sono qui da pochi minuti e già mi sento come se fossi a casa mia!” pensò, poggiando il bastone contro una parete e spogliandosi rapidamente, per poi indossare i bermuda blu.

Dopo meno di un minuto raccattò rapidamente i propri vestiti ed uscì. «fatto!»

«ottimo! Adesso ti mostrerò l’alloggio che ho pensato di assegnarti» disse Ljuba «ho ricordato che ce n’è uno libero a trecento metri da questa capanna, in direzione della parte di spiaggia che resta sempre un po’più isolata, affacciato sul mare».

«sarebbe perfetto!» disse Jack mentre uscivano insieme dall’edificio, incamminandosi verso l’alloggio del ragazzo.

«otlichno! Molto bene! Però già ti dico che, come il resto di noi, probabilmente finirai per non usarlo molto spesso. Il bello di essere quel che siamo è la mancanza di reali bisogni fisiologici» se Jack e Dentolina dormivano insieme era soltanto perché avevano scelto di scandire il loro tempo in quella maniera, e non perché fossero obbligati: gli esseri come loro non provavano stanchezza, a meno che non facessero uso massiccio dei propri poteri «dormiamo se ne abbiamo voglia, mangiamo se ci va di mangiare…quindi possiamo fare festa giorno e notte senza nessun limite e al riparo da occhi indiscreti. Anche i suoi» aggiunse, indicando la Luna.

Jack sollevò un sopracciglio. «cioè? Vuoi dire che non ci vede? Com’è possibile?»

«Conca De El Sol è stata creata con la magia. Essere così ben nascosta è solo una delle sue prerogative!...cercherò di fartela semplice, Jack: siamo in un diverso piano della realtà. L’Uomo nella Luna è in uno, lo stesso in cui eri anche tu, e noi siamo in un altro. Per questo noi vediamo la Luna, ma la Luna non vede noi. Nel tuo piano della realtà questo posto non esiste, e non può essere raggiunto da nessun esterno, se non su nostro invito».

«ecco perché pur girando il mondo in lungo e in largo per trecento anni non mi ci sono mai imbattuto…ma perché tutto questo isolamento?»

No, non gli veniva proprio in mente niente. C’era effettivamente una parte di lui che lo stava pungolando leggermente come tentando di dirgli “non dovresti accorgerti di qualcosa, Jack? Non dovresti fare un paio di collegamenti?”, ma per qualche motivo era stata messa bruscamente da parte.

«principalmente è per stare tranquilli» rispose Ljuba «eccoci arrivati. Mi rendo conto che gli alloggi non sono particolarmente grandi ma, come detto, spesso servono a poco» aprì la porta ed entrò, seguita da Jack.

Era vero, l’alloggio non era molto grande, ma rimaneva comunque confortevole. C’era un letto da una piazza e mezza con testiera e pediera in vimini, munito di cuscini e lenzuola pulite, candide come la neve; c’erano un piccolo comodino dal ripiano in vetro ed un tavolino, sul quale era stato messo un piccolo vaso di vetro con fiori freschi, e vicino al tavolino una comoda sedia sempre in vimini. Quanto alla porta che vedeva, probabilmente portava ad un bagno che in verità, doccia a parte, a poco serviva.

«va più che bene» la rassicurò il ragazzo, poggiando i vestiti sulla sedia «grazie ancora. Ehm… adesso che si fa?»

«che domande! Si va a fare festa!» fu l’ovvia risposta della donna «ti daremo tutti quanti il benvenuto ufficiale domattina, Sandelle ti ha portato qui ad un’ora un po’… “impegnata”, per così dire, ma ciò non ti impedisce di divertirti anche stasera. Ah, se il bastone dovesse impicciarti puoi tranquillamente lasciarlo qui, nessuno lo toccherà».

«no, no…non m’impiccia. Lo porto con me».

Quella proposta aveva riportato a galla un minimo di diffidenza nel ragazzo, ma sfumò nel momento in cui Ljuba fece spallucce.

«come preferisci, non c’è problema! Sei come Ares, vero? Guai a non avere sempre dietro la sua spada!» sorrise lei.

Si incamminarono verso l’affollamento che Jack aveva notato prima. Il Guardiano scoprì di apprezzare la sensazione della sabbia morbida e tiepida sotto i propri piedi -come sempre- nudi.

«hai detto “Ares”?»

«nell’antichità i mortali  lo consideravano un dio, ma in realtà non è diverso da noi. È solo più vecchio! Stesso discorso vale per Afrodite, Zeus, Ade e Persefone, Bacco e sua moglie Arianna, e così via. Un tempo le persone credevano in loro, ma le cose sono cambiate da un pezzo, e sono venuti a vivere qui appena li abbiamo trovati ed abbiamo parlato loro di questo posto».

Passarono indenni tra la folla festante, mentre Jack si chiedeva se anche le lanterne di vari colori che illuminavano quella parte di spiaggia fossero accese per un qualche incantesimo. Ancora una volta si meravigliò della felicità di tutte quelle creature come lui, intente a chiacchierare, suonare, bere, arrostire cibarie di vario genere.

E la serata era ancora ben lontana dal raggiungere -come accadeva a volte- un culmine che data la sua natura i mortali avrebbero classificato come “rigorosamente vietato ai minori”!

Arrivarono fino ad un chiosco piuttosto grande, dove un bell’uomo in costume da bagno con -per lo stupore di Jack- quelli che sembravano viticci e piccoli grappoli d’uva tra i ricci castani preparava e serviva drink di vario genere. In questo era aiutato da una donna dai capelli scuri ed  un ragazzo biondo che indossava strani calzari alati e sembrava in grado di muoversi ad incredibile velocità.

«che rapporto hai con i drink alcolici, Jack?»

«sinceramente non ce l’ho e basta» ammise candidamente il ragazzo «prima di morire ero troppo giovane, e poi non me ne sono mai interessato».

“pensare che per Nicholas e me bere vodka è come bere acqua…” ricordò Ljuba “non per niente siamo russi!”

«capisco. Un tè freddo invece ti andrebbe?»

«quello volentieri!»

«ri-buonasera, Ljuba!» la salutò ridendo l’uomo con i grappoli d’uva in testa, appena prima di bere l’ennesimo cicchetto da un apposito bicchierino «vedo che hai compagnia! È nuovo? Non mi ricordo di averlo mai visto qui a bere…»

«se anche ci fosse stato non vedo come faresti a ricordartelo, dato che sei sempre alticcio!» intervenne il ragazzo biondo.

«non dire assurdità, Hermes! Io sono sempre lucidissimo!...cosa dicevo? Ah! Ljuba, ti ho già domandato se questo ragazzo dai capelli bianchi è nuovo?»

«lucidissimo, proprio. Buonasera!» li salutò la donna dai capelli scuri «cosa vi porto?»

«’sera, Arianna! Una vodka liscia per me ed un Long Island Iced Tea per il nostro Jack Frost. Che comunque sì, è nuovo».

«ah! L’avevo detto io! Chi è che non sarebbe lucido, eeeh?!»

«prepara i Bellini che hanno chiesto di là e zitto, Bacco» disse Arianna, sbuffando una risata e dandogli un colpetto sul braccio per poi iniziare a preparare vodka e Long Island. Jack sorrise a sua volta, divertito, decidendo che quella gente sembrava simpatica.

«ecco qua! La tua vodka e il tuo Long Island» disse Arianna dopo un po’ «spero sia di tuo gradimento, ragazzo».

Jack ringraziò, e bevve lunghi sorsi di quel tè freddo che trovò buonissimo, seppure un po’diverso da quello che gli era capitato di bere in altre occasioni.

Che fosse perché in quel drink dal nome e colore ingannevole fossero presenti vodka, rhum bianco, gin, triple sec, sour mix ed un top di cola, e nemmeno una goccia di tè? E non avendo mai bevuto alcolici in vita sua non capì neppure che l’euforia che sentiva crescere dentro di sé, unita al sentirsi la testa leggera come una piuma ed all’iniziare a capire sempre meno di quel che gli succedeva attorno non fossero altro che sintomi dell’ubriachezza dovuta a quel cocktail così pesante.

Ben presto iniziò a chiacchierare a ruota libera, farfugliando tanto di cose come la discussione avuta con la sua compagna Dentolina, dell’odiare la schiavitù e del “dono” che non voleva, quanto di idiozie varie a non finire -come il fatto che secondo lui Calmoniglio fosse un canguro travestito-. E dopo aver bevuto il secondo Long Island gli parve di vedere due Ljuba: una gioia per gli occhi.

«come siete belleh…non mi avevi detto di avere una gemella!»

Oddio, in un certo senso il Guardiano in quel momento le faceva tenerezza. Un altro bicchiere e sarebbe finito nel mondo dei sogni, dopo aver tirato fuori discorsi piuttosto interessanti, oltretutto.

«infatti non ho una gemella. Sei tu che sei un po’alterato, Jack!...shostakovich!...ci è voluto meno di quel che pensavo».

«e-ehi…anche Nord lo dice! Sciosciavic, o quello che è! Non è che vi conoscete?» le domandò Jack.

«mah!» Ljuba fece spallucce, senza dargli una vera risposta «un altro Long Island, Jack…?»

 

***

 

Se quel posto, quell’isola, si chiamava “Conca De El Sol” c’era un motivo ben preciso.

Il villaggio di capanne di legno sorgeva infatti su una vallata il cui lato nord era delimitato da un imponente massiccio roccioso di forma semicircolare; dava proprio l’idea di una conca, e a chi ci viveva non era dato sapere se, come la maggior parte di quel luogo incantato, tale massiccio fosse presente solo in quel piano della realtà oppure no, così come non era dato loro sapere dell’esistenza della Grotta.

Era un luogo segreto che i cinque “doni” avevano creato nelle viscere di quel massiccio roccioso, e che avevano utilizzato le poche volte in cui era servito loro riunirsi a parlare di cose che non dovevano essere sentite da nessuno dei loro ospiti neppure per sbaglio. Era un luogo spartano, non troppo largo ma con un alto soffitto; gli unici pezzi d’arredamento presenti erano un grande tavolo e cinque seggi, il tutto scolpito direttamente nella roccia scura, e l’unica fonte di illuminazione era data da una moltitudine di curiose lanterne blu.

Se non si era quei tipi di persone cui era necessaria almeno una finestra per trovarsi a proprio agio, risultava essere un posto abbastanza tranquillizzante…

«…m-ma io non lo sapevo! Non avevo idea di come fosse fatto, n’est pas ma faute!» strillò Sandelle.

«ah no, non è colpa tua?! Chi è stata così cretina da portare qui un Guardiano, e proprio adesso poi?! Sono stata io, forse?! È stato Atticus?! NO! Sei stata tu!!!»la accusò Galaxia, puntandole un dito contro «TU!»

Ma in quel momento l’atmosfera che vi regnava era tutto fuorché pacifica.

«quando l’avete descritto mi ero distratta pour-»

«non tirare di nuovo fuori la faccenda del granchio, per piacere, mi fa venire voglia di strapparmi i capelli» la bloccò Atticus «di tutte le idiozie che hai fatto, Sandelle, e ne hai fatte a milioni, questa è stata la peggiore di tutte! Ti rendi conto della situazione in cui ci hai messi?!»

Non era un bel momento per Sandelle, affatto: Galaxia sembrava volerla picchiare, Atticus era furibondo, eppure aveva l’impressione che il peggio dovesse ancora arrivare.

Da quando tutti avevano terminato il proprio racconto della serata, infatti, Cecilia non aveva ancora fatto commenti. Aveva semplicemente poggiato le braccia conserte sul tavolo in pietra, limitandosi a scrutare lei e gli altri mentre rimuginava chissà cosa.

«mi dispiace! Non so che altro dire, era carino, très gentil, mi ha salvata da P-»

«non dirlo!» la fermò Atticus.

«…colui il cui nome non si può ouïr ni prononcer, aveva bisogno di un posto dove stare ed io ho pensato: “dove meglio che qui”?»

«e guai a chiedergli il nome, non sia mai, sarebbe stata una cosa troppo intelligente!» sbottò Galaxia «sarebbe da vietarti in perpetuo di uscire!!! Possibile che tu sia solo in grado di fare danni?!»

«vi ho detto che mi dispiace!» ripeté contrita Sandelle.

«del tuo “mi dispiace” ce ne facciamo ben poco. Adesso dovremo prendere Frost e provare a lanciargli un incantesimo cancella-memoria che non abbiamo mai fatto!»

«e, come se non bastasse, riconosceranno le tracce della nostra magia su di lui. Dovresti sapere come funzionano le cose per fatture ed incantesimi sulle persone, ormai. E vedendo che gli abbiamo cancellato la memoria, potrebbero pensare che dopo aver visto la Luna dorata stiamo macchinando qualcosa di più che il solo portare qui Shu Yin…come in effetti è. Mentre noi convinceremo il branco di festaioli a partecipare alla guerra, loro si prepareranno, e dovremo dire addio all’effetto sorpresa. Sarà tutto più complicato» sospirò Atticus «e tutto per uno stupido granchio!»

«ma io non volevo fare danni!!!»

«“MA TU” LI HAI FATTI!» gridò Galaxia.

«non è detto que le nostre opzioni finiscano aqui».

Una semplice constatazione che sedò il litigio, almeno temporaneamente.

«spiegati meglio» disse Atticus, rivolto a Cecilia.

«abbiamo sentito parlare della potenza di Jack Frost da todos los inmortales que sono arrivati qui negli ultimi tempi. Yo dico: rimandiamo l’attacco di qualche settimana, y cerchiamo di portarlo dalla nostra. Es un Guardiano, è vero, ma non lo è diventato da molto. Y es el Guardiano del Divertimento, o sbaglio? Perché non dovrebbe finire ad amare Conca De El Sol como y più di tutti gli altri? Ha seguito Sandelle senza farsi problemi sulle responsabilità que comporta la sua posizione. Potrebbe decidere di appoggiarci. Diamogli una posibilidad».

«e se non ci appoggiasse, invece? Nemmeno dopo essere stato sotto l’influenza nostra e di questo luogo per qualche settimana, e dopo aver sentito la nostra storia?» obiettò Galaxia.

«se così fosse, Jack serà la scintilla que ci aiuterà a far scoppiare la guerra. Imaginad!» un piccolo salto ed eccola a camminare sul grande tavolo di pietra, col suo inseparabile scialle di pizzo nero sempre a mo’ di stola sul costume intero color crema «non c’è immortale, aqui, che non conosca i nostri trascorsi con i Guardiani y la nostra storia…y que non ci appoggi. Domattina presenteremo a tutti Jack per quello que es: un neo Guardiano que ha deciso di venire e vivir tra noi, e a cui noi vogliamo dare fiducia. In fondo…» allargò le braccia con aria melodrammatica «non siamo noi quelli ostili».

Poteva aver cambiato vita, taglio di capelli e nome, poteva essere difficile identificarla in base al suo aspetto fisico…ma, al di là del colore nero del suo cristallo, simili atteggiamenti teatrali di Cecilia sarebbero sempre risultati familiari a chiunque conoscesse Pitch Black.

«quando sarà passato tempo suficiente parleremo a Jack dei nostri progetti: el termine “guerra” non dovrà saltare fuori. Gli parleremo de “dare una lezione a l’Hombre de la Luna, che continua a creare schiavi”. È indubbio que se la meriti, no? E gli chiederemo aiuto per convencer i suoi colleghi Guardiani a starne fuori, anche con le maniere forti,  ma “solo si serà necessario”…»

«è ovvio che sarà necessario» intervenne Atticus «non potranno evitare di impicciarsi, la guerra con loro ci sarà per forza».

«yo lo se. Ma non è necessario dirlo a Frost».

«“dare una lezione” all’Uomo nella Luna? Pensavo lo volessimo morto» si fece sentire anche Galaxia.

A Sandelle sfuggì un gridolino. Odiava sentir parlare di certe cose, e non le sarebbe mai piaciuto.

«es un altro dettaglio que non è importante sapere, per Jack. Lui deve solo aiutare liberarci la strada dagli ostacoli: i Guardiani. Todo aqui. Torniamo a noi: diremo tutto questo a Frost. Se lui reagirà nel modo sbagliato, dicendo que non intende battersi contro i suoi colleghi, e di volersene andare…faremo scoppiare un piccolo caos. “aiuto, ci sta attaccando!”» esclamò Cecilia, fingendosi spaventata «“vuole distruggerci tutti”!...gli altri verranno in nostro soccorso, y una volta battuto cacceremo via Frost, con un incantesimo che lo renda inservibile per un bel po’. Ho già qualche idea. Y  non preoccuparti, Laxie: ti assicuro que riuscirà» disse con sicurezza «lo faremo così que, se noi non potremo usare Frost, neppure i nostri nemici potranno» aggiunse a mo’di spiegazione «y dopo tutto ciò, agli abitanti di Conca De El Sol diremo que…»

«Jack Frost ha approfittato dell’ingenuità di Sandelle per farsi portare qui e distruggere noi e tutto quel che abbiamo creato» concluse Atticus, che aveva capito il piano «diremo che Conca De El Sol è una spina nel fianco per l’Uomo nella Luna ed i nostri ex compagni. Loro dovrebbero essere quelli che comandano, una specie di “dio lunare” ed i Quattro -no, ormai sono cinque- Grandi che vivono nei loro bei regni a fare il bello ed il cattivo tempo sul mondo, e dovrebbero avere tanto di compagni/sottomessi con cui trastullarsi» indicò se stesso e tutti loro «invece tutti noi viviamo liberi e lontani da loro, dando un posto dove stare a chi non lo possiede, e a loro non va bene: ci temono, e sentono la loro egemonia tanto minacciata da aver usato un modo così subdolo per attaccarci tutti quanti».

«u-oh. Messa così non starà bene a nessuno! Vorranno tutti farli a fettine!» commentò Galaxia.

«…y a quel punto attaccheremo subito, senza perdere tempo» aggiunse Cecilia «però non possiamo farli a fettine, almeno, non i Guardiani. Per via dei bambini, tu sabes. Non che a me interessino molto, es solo que non ci hanno fatto nada de mal» disse Cecilia «però podemos dar ai Guardiani una batosta dalla quale non si rialzeranno in tempi brevi».

«e quanto a…“lui”?» domandò Sandelle, ritrovando la parola « nella crescita di una persona anche la paura c’est nécessaire, tanto per affrontarla diventando più maturi, quanto perché può salvare da potenziali pericoli» le fece notare.

Cecilia sollevò un sopracciglio. «prima que “lui” venisse sbattuto aqui sulla Terra i bambini non si gettavano comunque dai dirupi pensando de poder volare!»

«la paura c’è sempre stata» confermò Atticus «sono l’ex compagno della Guardiana della Memoria, avevo accesso ad una biblioteca con libri tre volte più vecchi di colui il cui nome non si può sentire né pronunciare, quindi so per certo come stavano le cose».

«todo lo que lui fa è generare più terrore y nutrirsene. Es como un parassita, ed i parassiti non servono a nessuno. Asì es!» concluse Cecilia con forza «vediamo di procedere y non commettere altri errori. La riunione è sciolta».

«ok» fu la semplice risposta di Galaxia, che diede poi un’occhiata ad Atticus «capito tutto. Sandelle, via, tu ed io torniamo dagli altri: animiamo un po’la serata alla spiaggia, dopo i progetti di guerra ne ho bisogno, e parliamo a Ljuba di quel che si è deciso».

«ma-» fece per protestare Sandelle, che avrebbe anche voluto trovare il coraggio di dire qualche parola anche a riguardo della “batosta ai Guardiani”. Ma Laxie non volle sentire ragioni: la prese per un braccio e sparì con lei. Vedendo come Atticus e Cecilia si guardavano, aveva capito un’antifona che invece a Sandelle non era passata neppure per l’anticamera del cervello.

Appena le due sparirono, la bella gitana fece un bel sospiro. «in un certo senso ho siempre voluto questa guerra, ma trovarsi a prepararla per davvero, pensare que ci sarà davvero, es...no se. Diciamo "strano"».

«non si prospettano tempi facili» disse Atticus, aiutandola a scendere dal tavolo «però tu per prima sai che è qualcosa che va fatto».

«appunto».

Senza chiedere il permesso lui la strinse tra le braccia, muovendo le grandi e morbide ali piumate così che riparassero entrambi, come se avessero davvero potuto servire da scudo contro tutti i mali del mondo. E, no, non lo stava facendo per motivi “scenici”.

«andrà tutto bene» le disse  a voce bassa «e "lui" pagherà caro anche l’aver attaccato Sandelle in quel modo».

«es un po’tonta…no, diciamo que lo è veramente tanto» si corresse lei «ma esto non è un buon motivo per farle del male, y poi…“lui” le ha domandato di me».

«c’era da aspettarselo, però se quel verme le ha dato addosso non è colpa tua. Dopotutto è l’ex compagna del suo nemico naturale, e sai fin troppo bene quanto la sua ossessione anti-Guardiani sia grande. Ma tra poco cambierà tutto. Non dovremo più nasconderci. Questo posto continuerà ad esistere ma, metaforicamente parlando, tutto il mondo diventerà una Conca De El Sol. Questa è la promessa che ci siamo fatti e, te l’assicuro, la manterremo» chiuse gli occhi, affondando il viso tra i morbidi capelli ricci della donna, godendosene il profumo «a qualunque costo».

«sì. A qualunque costo».




Ok,  lo ammetto: con Bacco, Arianna e compagnia bella che da dèi, qui, sono "semplici immortali" l'assurdità ha toccato quota Over 9000. Ma in fin dei conti Jack non potrebbe essere considerato una specie di "dio" del freddo, dai mortali? Tutto sommato penso di sì, quindi mi sono detta "non sarebbe plausibile che anche coloro che erano conosciuti come dèi fossero in realtà come lui? Spiriti potenti quando le persone credevano in loro (ora lo sono meno) e tutto il resto?". Ed ecco tutto. Chi si chiedeva che fine avesse fatto tutta quella gente, ha avuto la risposta :'D
...a volte mi viene pensato che forse, e dico forse, non dovrei buttare giù tre quarti delle idee strampalate che arrivano alle una di notte, e sarebbe meglio che dormissi e basta.
Per il resto spero di aver fatto capire che Jack, per adesso, si comporta così soltanto a causa dell'influenza che quei cinque esseri e Conca Del Sol in sé hanno su di lui!
Tutti: ...l'hai detto trecentocinquantamila volte in questo capitolo e nel precedente!!!
Io: e beh, non si sa mai, l'ho ripetuto lo stesso!

Comunque, avete conosciuto meglio gli ex compagni dei Guardiani -e non solo- ma questo è solo l'inizio, ed altri lati ancora di loro verranno fuori man mano ;) e già vi dico che nel prossimo capitolo non si vedrà Jack; in compenso però succederà dell'altro, che...no, basta.

Grazie a coloro che hanno letto e/o recensito :D in particolare, stavolta, mando un abbraccio virtuale a Maty Frost che ha messo la storia tra le preferite! Grazie!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


  

“probabilmente è inutile ma, anche se non lo ammetterei mai, comincia a non piacermi quest’assenza di Frost”.

Tale fu il pensiero di Calmoniglio nell’osservare Shu Yin che, seduta nell’erba, dipingeva tranquillamente delle uova. Al momento era intenta nella realizzazione di un disegno raffigurante piccole e particolareggiate ortensie di colore indaco, utilizzando sottilissimi pennelli dorati.

Se Jack creava delle autentiche opere d’arte con ghiaccio e brina era chiaro che la ragazza fosse portata per imparare velocemente qualcosa di più o meno analogo, e Calmoniglio aveva già preventivato di conservare quelle bellissime uova per nasconderle dove sapeva che Sophie Bennett sarebbe andata a cercarle: Pasqua sarebbe arrivata soltanto tra diversi mesi ma, per fortuna, tra le sue erano uova ce n'erano alcune speciali che non si rovinavano.

“capisco che non voglia sapere niente di Shu Yin -e continuo a pensare che sia un peccato- però potrebbe lasciarsi trovare almeno da Dente da Latte, così che possa dirgli che lei è da me, e lui sappia di poter tornare a stare da Dentolina senza problemi. E invece no…è così preso dal nascondersi che in questi tre giorni non si è neppure degnato di portare uno spruzzo di neve da nessuna parte, nemmeno in una notte ‘particolare’ come questa!”

La notte di Natale, per inciso. A quell’ora Nord avrebbe dovuto essere già partito per il suo annuale viaggio attorno al mondo, in sella a quel benedetto trabiccolo volante.

«ne ho finito un altro, Calmoniglio. Può andar bene?» gli chiese Shu Yin, porgendogli con delicatezza l’uovo.

«direi che vada più che bene, Shu Yin» arrivò a dire il Pooka, sbilanciandosi non poco «ma non sarebbe il momento di riposarsi un po’?»

«tranquillo, non mi sento stanca. Se non altro posso impiegare il mio tempo in maniera costruttiva» disse la ragazza «inoltre mi aiuta a riflettere su quel che mi hai spiegato riguardo la mia condizione, anche se in verità, su quest’aspetto, non hai fatto che approfondire ciò che mi aveva già detto Atticus Del Sol» aggiunse «e riguardo Jack…»

«ti assicuro che se ha scelto di agire così non lo ha fatto per crudeltà nei tuoi confronti. Ha tanti difetti, primi tra tutti essere un rompiscatole faccia da schiaffi ed ostinarsi a chiamarmi “coda di cotone” o “Canguro di Pasqua”, ma non è cattivo» sottolineò Calmoniglio.

«non l’ho mai pensato. Credo di aver afferrato alla perfezione i concetti che mi hai esposto, ed ho capito che  ha fatto la scelta di non incontrarmi sia per il mio bene che per quello della relazione con la sua attuale compagna…ed ovviamente per se stesso, non volendo sottostare ad una specie di “stregoneria”. Comprendo ed apprezzo quello che fa».

“sono il solo che inizia a pensare che, per qualcuno come Jack Frost, sia fin troppo sveglia?” pensò Calmoniglio. «sei…indulgente».

«grazie per il complimento, e per l’ospitalità che mi hai dato in questi giorni. Quasi mi dispiace sapere di dovermi trasferire tra qualche giorno, pur non dubitando che il luogo in cui vive il signor St.North sia accogliente proprio come mi hai detto».

“quasi dispiace anche a me” pensò Aster “non mi hai mai dato nessun problema, te ne sei sempre stata buona e tranquilla ad ascoltare le mie spiegazioni o dipingere uova, non hai più confuso le specie, e fare due chiacchiere con te non è mai stato sgradevole. O beh! Almeno uno dei due, tra lei e Jack Frost, doveva essere sopportabile!”

«infatti lo è, te l’assicuro. Non per niente, come ricorderai, si è deciso di mandarti proprio lì, nel caso in cui qui fosse sorto qualche problema. Però è certo che…la Conigliera resta sempre la Conigliera!»

«il regno dell’eterna primavera» commentò Shu Yin, lisciandosi il vestito. Dopo averle trovato qualcosa da indossare provvisoriamente, Calmoniglio era stato così gentile da ripulirlo e rappezzarlo, e nonostante quest’ultimo lavoro fosse stato fatto con fili di diversi colori pastello il risultato era comunque gradevole.

«già! È una definizione che mi piace».

«il tutto è forse collegato ai “tatuaggi” che sono sulle tue braccia?»

«che si tratti di parole o di dettagli visivi c’è poco che ti sfugga, mh? Beh, penso che un collegamento debba esserci per forza. Vivo in un posto come questo, Pasqua è in primavera ed io sono in grado di far crescere piante e fiori. A proposito di questo, continuo a chiedermi dove si sia cacciato Samuel Spring».

«chi…?»

«è una specie di spirito della primavera. Mi dava una mano, appunto, con piante e fiori…ma quest’anno non si è fatto vedere.  L’ho anche cercato, ma senza risultati. Idem per quanto riguarda Fall, che solitamente si fa vedere in autunno, e per la marmotta» borbottò.

“non sembra essere in buoni rapporti con quest’ultima, ma non sono così indiscreta da chiedergli perché” pensò la ragazza.

«capisco. Mmmh…non potrebbe essere possibile che si siano nascosti insieme ai miei consimili?»

«non vedo perché avrebbero dovuto farlo, né come abbiano potuto trovarli se, nonostante i tentativi, io e gli altri Guardiani non ci siamo riusciti. Crediamo che debbano aver fatto qualche potente incantesimo che li nasconda, e che debbano averlo fatto veramente bene. In fondo ad Atticus le conoscenze teoriche sugli incantesimi non mancavano, avendo avuto accesso alla sterminata biblioteca di Dentolina…anche se per metterle in pratica devono avere unito le forze. Presi singolarmente voi doni non siete creature dotate di molta magia, per fare anche solo gli incantesimi più blandi dovete essere almeno in due».

«c’è ben poco per cui non dipendiamo da altri» commentò, piatta, Shu Yin «è frustrante».

«tutti i discorsi che hai sentito ti hanno fatta arrivare in anticipo a conclusioni che i tuoi consimili hanno fatto dopo un secolo. O meglio: che una ha fatto, e che gli altri hanno seguito a ruota» puntualizzò Calmoniglio.

«a proposito di questo, tu mi hai parlato piuttosto approfonditamente di Jack e delle mie possibilità, ma solo a grandi linee della rivolta dei miei consimili. Mi hai detto che se ne sono andati e che si vedevano come “sottomessi” pur non essendolo. Io…lo so, tra loro c’è la tua ex compagna, e immagino che parlarne possa essere dura, però…» si attorcigliò i capelli attorno alle dita, imbarazzata sapendo di star facendo una domanda scomoda «vorrei sapere qualcosa in più su come si sono svolti i fatti. Non capisco come, dopo cento anni di calma, possa essere andato tutto in rovina».

Calmoniglio si sedette di fronte a lei, sull’erba. «due parole: Pitch Black».

Shu Yin non commentò, attendendo semplicemente che continuasse.

«riguardo la natura tua e dei tuoi simili si è già detto tutto il dicibile. Ma io continuo a pensare che non fossero sottomessi a noi. Se mai era il contrario, visto quanto li amavamo. Quanto li adoravamo» disse, aprendosi in un modo che solitamente non sarebbe stato da lui «avremmo fatto di tutto per non perderli, e forse…abbiamo fatto anche troppo…ma di questo parlerò dopo. Torniamo a noi. Non posso dire di conoscere bene l’ex compagna dell’Uomo Nero, né di sapere che vita abbia fatto accanto a lui, e già solo che Pitch le abbia permesso di frequentare i suoi simili mi stupisce ancora. Ricordo che inizialmente pensammo: “la manda per spiarci, per farci del male colpendo i nostri compagni”. Per cui li facemmo incontrare su territori neutrali, e partecipammo a nostra volta. Ma non ci volle molto perché capissimo che quella donna era stata semplicemente sfortunata ad essere stata creata per qualcuno che, più solo sta, meglio è. Non aveva la forza di fare del male neppure ad una mosca, e purtroppo Pitch già sapeva come arrivare nei nostri regni: se l’avessimo fatta stare in salotti e prati, cosa avrebbe avuto di utile da raccontagli? Nulla».

«quindi alla fine vi siete tranquillizzati ed avete lasciato che lei ed i vostri compagni si frequentassero per conto proprio» concluse Shu Yin.

«esatto. Sarebbe stato un peccato lasciare una persona sana di mente con la sola compagnia di un pazzo psicopatico, no? Insomma, divenne amica dei nostri compagni, e per decenni tutto filò liscio…fino alla sera di Natale di quattrocento anni fa» Calmoniglio si incupì «in cui Ljuba, la compagna di Nord, comparì qui nella Conigliera in disperata ricerca di Galaxia. Di norma, come te, Ljuba è una persona abbastanza composta, ma quella sera era terrorizzata e fuori di sé. Ciò che abbiamo capito dei suoi farfugliamenti confusi era che qualcuno alla Fabbrica stava molto male. la seguimmo senza perdere tempo, e…» chiuse gli occhi, come a volersi impedire di vedere qualcosa di orribile «non credo che scorderò mai quella scena. Poche volte nella mia vita ho visto una persona ridotta male come quella donna…»

«la compagna di Pitch?»

Calmoniglio annuì. «sì. Non scenderò nei dettagli, mi limiterò solo a dire che mi stupii che non fosse già morta. Laxie reagì con più prontezza di me: a quel punto l’unico obiettivo era tenerla in vita, ed aiutare il fattore di guarigione tipico di ogni immortale a fare il proprio corso. Abbiamo fatto tutto quel che potevamo, Nord incluso che ovviamente alla fine del proprio giro era tornato, ma per rapida che sia la nostra guarigione ci vollero tre giorni interi di assistenza per poterla dichiarare fuori pericolo!»

Shu Yin allibì. Era un racconto terribile, ma c’erano delle cose che ancora le sfuggivano. «ma perché le ha fatto una cosa del genere? E poi, teoricamente non dovreste essere quasi obbligati ad amarci? Jack si nasconde per questo».

«evidentemente per lui era diverso. Ed il motivo per cui l’ha quasi uccisa ci è ancora sconosciuto. Lei se n’è andata appena è riuscita a stare in piedi, e tutto quel che ci ha detto è stato “lui sa dove sono, devo andare via”. In realtà non era ancora in condizioni di andare da nessuna parte, ma ci è sparita da sotto gli occhi grazie al potere di quei cristalli che avete. Galaxia le andò dietro. Devo ancora capire com’è che non sia riuscita a trovarla, è qualcosa di impossibile».

«a meno che l’abbia trovata, ma abbia deciso di lasciarla dov’era» obiettò Shu Yin.

«sarebbe assurdo, ti ho appena detto che non era in buone condizioni, perché avrebbe dovuto lasciarla lì da sola, ovunque fosse?...ma passiamo oltre. A quel punto le voci di ciò che era successo ovviamente raggiunsero  anche Sandman, Dentolina ed i relativi compagni. Alcuni di noi Guardiani erano indecisi sul da farsi perché non conoscevano bene le dinamiche di quel che era accaduto, per la sospetta fuga della compagna dell’Uomo Nero…si erano detti “è scappata dicendo quelle parole, ma chi avrebbe potuto proteggerla meglio di noi, e come faceva Pitch a sapere dov’era? La cosa è sospetta”. In compenso c’era qualcuno che non era indeciso affatto: l’allora re Atticus Toothian».

«“re”?» ripeté Shu Yin, perplessa.

«regina Toothiana, re Atticus. Mi pare logico».

«ah. Capito. E quindi?»

«appena è venuto a sapere i fatti ha radunato tutte le fatine ed è andato da Ljuba per convincerla a radunare a sua volta elfi e yeti, e “prestarglieli” per dare battaglia».

«e lei?»

«Ljuba ha radunato tutti quanti ma, invece di prestarli ad Atticus, sciabola alla mano ha deciso di seguirlo nello scontro. E prima che potessero essere fermati, quei pazzi»…che in cuor suo aveva ammirato…«hanno usato uno dei portali di Nord per entrare nel covo dell’Uomo Nero ed attaccare lui ed i suoi Incubi con tutto l’esercito che avevano raggruppato. Dato che né Nord né tantomeno Dentolina erano d’accordo, non c’è dubbio che sia stato il primo vero atto di ribellione dei tuoi consimili».

«eclatante, direi! E poi? Com’è andata a finire la battaglia?»

«è andata a finire che…»

Shu Yin non seppe mai chi avesse vinto, perché le parole di Calmoniglio vennero interrotte da versi mostruosi riconducibili solo ad una cosa…

«Incubi!» esclamò il Coniglio di Pasqua, alzandosi di scatto in piedi e sfoderando i boomerang. La ragazza lo imitò, riparandosi dietro di lui ed osservando la scena ad occhi sgranati.

Erano di nuovo quei cavalli neri spaventosi, quelli che l’avevano attaccata nella radura del regno di Dentolina, e se ora erano lì nella Conigliera a schiacciare piante e fiori, rompere uova e dare addosso a Calmoniglio probabilmente era sempre per colpa sua; tutto perché era il dono di qualcuno che lei non aveva scelto, e che a sua volta non la voleva! Se non era ingiustizia questa!

«via di qua!» gridò il Pooka, colpendo con dei boomerang degli Incubi che stavano per attaccare entrambi «…credo che dovrai trasferirti prima del previsto!»

«come mi ha trovata?!»

«è una schifosa ombra strisciante, e le schifose ombre striscianti entrano dappertutto!» esclamò, aspettandosi che Pitch uscisse fuori da un momento all’altro «e vedono dappertutto!» pestò il piede a terra, aprendo uno dei suoi tunnel «salta giù!»

Si sentiva male all’idea di lasciarlo lì a combattere da solo, pur sapendo di non poter fare granché, a meno di non trovare un bel bastone nodoso con cui colpire quegli affari. «ma tu-»

«non puoi fare niente, vai, vai!» le gridò Aster, lanciando contro gli Incubi delle uova esplosive «SALTA GIÙ!»

Al momento Babbo Natale non era al Polo Nord, ma per Shu Yin qualunque posto sarebbe stato più sicuro di quanto fosse al momento la Conigliera. Inoltre il Polo era pieno zeppo di elfi e yeti, quindi non era propriamente sguarnito, anche se Nord era in viaggio; il piano di evacuazione stabilito poteva essere rispettato lo stesso.

La ragazza saltò giù senza perdere ulteriore tempo, e poco importava se il vestito si sarebbe -ahilei- sporcato nuovamente.

“vivo da pochi giorni, ma le emozioni non mi mancano” pensò, mentre cadeva “spero che Calmoniglio se la cavi!”

 

***

 

L’atmosfera che, nel frattempo, regnava nei cieli Burgess era sicuramente meno tesa.

Seduto nella sua bella slitta da corsa -alla faccia del “trabiccolo”, come la definiva Calmoniglio- Nord si divertiva ad incitare le renne, così da spingerle al massimo della velocità. Nicholas St.North, Babbo Natale: amava il suo lavoro, ed era il migliore in quel che faceva. Non c’erano discussioni!

«“Pasqua è più importante di Natale”, AH! Prova a ripeterlo adesso!» esclamò, rivolto ad un Coniglio di Pasqua non presente.

La loro contesa durava ancora, e sempre sarebbe durata, anche senza le rispettive compagne a supportarli. Ecco, l’unica cosa positiva di quel che era accaduto quattrocento anni prima era che nessuna coniglia gigante gli avrebbe di nuovo scagliato improvvisamente una manciata di neve in bocca perché “faceva troppi bla bla”.

In compenso non avrebbe trovato nessuno ad accoglierlo, al ritorno dal suo viaggio. Ah, i bei vecchi tempi…Babbo Natale e Mamma Natale, cosa desiderare di più? E infatti, in quel periodo, Nord si era sentito del tutto completo. Se gli avessero detto di esprimere un desiderio, non avrebbe proprio saputo cosa chiedere.

E poi era tutto finito.

Ma magari, ospitando il dono di Jack, qualcuno degli altri si sarebbe di nuovo fatto vivo; se Calmoniglio aveva davvero visto quello scapestrato -a parer suo- di Atticus nel regno di Dentolina, perché non avrebbe dovuto accadere qualcosa di analogo al Polo Nord?

La cosa migliore sarebbe stata incontrare direttamente Lju, ma se così non fosse stato avrebbe potuto cercare di prendere il dono che avrebbe avuto davanti, chiunque fosse, e farlo/a parlare con le buone o con le cattive, così da sapere dov’erano, raggiungerla e…

«njet!» scosse vigorosamente la testa, rischiando di far cadere il colbacco «temo che è proprio per cose come questa che se ne sono andati tutti».

Mai fu detta cosa più vera e, se lei aveva fatto quella scelta, andava rispettata. Che gli piacesse oppure no, che gli mancasse oppure no. Al dunque era amore anche questo. Per cui, se si fosse trovato davanti il dono di qualcun altro, oltre a impedirgli/le di portare via la ragazza si sarebbe limitato a chiedere notizie di Ljuba e chiedere di portarle i suoi saluti; era giusto così.

Era un modo di pensare un po’più ragionevole di quello della povera -gelosa- Dentolina, o di quello dell’Uomo Nero.

Non che essere più ragionevoli di quest’ultimo fosse difficile: tutto ciò che occorreva era un minimo di sanità mentale in più.

Avvistata dall’alto la strada dove vivevano i bambini che avevano aiutato lui e gli altri durante l’ultimo attacco di Pitch, il russo saltò letteralmente giù dalla slitta con uno dei sacchi di regali da consegnare, atterrando su un tetto. C’era da chiedersi come quest’ultimo potesse non rompersi a causa dell’impatto ma, che dire, magia! Stesso discorso era valido quanto all’infilarsi giù nei camini sfidando ogni possibile legge della fisica…

«fatto!»

…e tornare su con la velocità di una palla di cannone -russa, ovviamente- con i baffi sporchi di latte, e la barba piena di briciole di biscotti. Veniva il sospetto che uno dei motivi per cui Nord amava tanto il suo lavoro fossero anche tutti i pasti fatti a sbafo!

In ogni caso, fu solo in quel momento che notò una cosa fondamentale: l’assenza di neve fresca. E in quella strada particolare, specialmente d’inverno, era un fenomeno alquanto strano.

Se Calmoniglio ed il resto dei suoi colleghi si erano ben accorti della completa assenza di Jack Frost - spirito che, di solito, tra il caos che faceva ed il ghiaccio e la neve in sé tendeva a lasciare forti segni del proprio passaggio- per Nord risultava qualcosa di nuovo. In quei giorni aveva avuto così tanto da fare che a stento ricordava anche del piano di evacuazione per Shu Yin. Quanto a dove, come, chi e quando l’avevano trovata, poi, non ricordava proprio nulla. E sì che gli era stato raccontato!

Ma anche la sua adorata Ljuba aveva spesso osservato che per lui, in quel periodo, non esistevano altro che bambini, giocattoli e biscotti. “finirai ad incartare per errore anche me ed a regalarmi a qualche bambino, Nicholas!”, gli aveva detto una volta, ovviamente scherzando.

Bisognava ammettere che però, dal ventisei dicembre in poi, Nord e lei recuperavano alla grande il tempo perduto. Solitamente andavano alla sorgente termale in cui lui l’aveva vista per la prima volta. Ricordava quella scena come fosse avvenuta il giorno prima. Il raggio di Luna che lo aveva guidato, la perplessità e la trepidazione che lo avevano accompagnato: trepidazione, sì, perché a Dentolina e Calmoniglio era accaduta la stessa cosa ed avevano trovato due doni meravigliosi, e sperava che fosse così anche per lui, pur non riuscendo ad immaginare come sarebbe stata.

Giunto a destinazione si era reso conto che, anche impegnandosi, non sarebbe riuscito neppure ad avvicinarsi a ciò che si era rivelata essere, e lui aveva quasi rischiato un infarto.

 

“ehm…dovevo entrare, non ho resistito!”

 

Erano state le prime parole che Ljuba gli aveva rivolto, priva d’indumento alcuno ed immersa fino all’ombelico nell’acqua calda…

“ah no! Devo pensare a bambini, non a sconcezze!” si intimò.

Camino dopo camino, dunque, Nord finì per arrivare a casa Bennett. Se possibile si lanciò giù con ancora più energia del solito: dopotutto, lì viveva l’Ultima Luce. Se non fosse stato per Jamie, il mondo sarebbe stato soltanto pieno di paura ed oscurità. Probabilmente ciò avrebbe fatto la gioia di qualche dark -?- ma il resto della gente non sarebbe stata molto contenta.

E loro, i Guardiani, lo sarebbero stati ancora meno dato che avrebbero perso la propria energia vitale ed i propri poteri fino a morirne.

Erano buoni motivi per lasciare in quella casa un paio di doni in più, pure se Nord solitamente era contrario a favoreggiamenti di ogni tipo.

«ecco doni per buon Jamie!» disse, lasciando vari pacchi sotto il grande albero pieno di luci ed addobbi «ed ovviamente per piccola Sophie» aggiunse, mettendo giù degli altri doni ancora. Notò con molto piacere che oltre a latte e biscotti i due bambini gli avevano lasciato anche delle ciambelle glassate al cioccolato, e fece per addentarne una, quando…

«Nord…?»

Il russo trasalì, voltandosi verso l’ingresso del salotto. «aah, Jamie, tu è bambino cattivo che dovrebbe essere a letto! Questo è contro le regole, lo sai, vero?»

Non era realmente arrabbiato con lui, chiaro, ma il ragazzino lo aveva colto di sorpresa.

«sì, lo so, e mi dispiace. Però volevo parlare con uno di voi Guardiani per-»

«tu ha problemi? Pitch si è forse rifatto vivo? Dimmelo, e lo sistemerò con mia sciabola!» tuonò, sfoderando velocemente l’arma.

«no, no!» lo rassicurò subito, non riuscendo ad evitare di indietreggiare un po’alla vista della sciabola «che io sappia Pitch non c’entra nulla stavolta, è solo…» si arruffò i capelli castani, con aria preoccupata e smarrita «Jack si è fatto vedere tre giorni fa, e poi non più. So che in questo periodo è impegnato, ma per Natale ci aveva promesso una nevicata di mezzo metro, e invece non si è fatto vedere. Sono preoccupato, quindi mi sono chiesto se almeno voi aveste notizie di lui».

Nord scosse la testa. «mi spiace, no. Io poi mi sono reso conto di sua assenza solo stasera: in tutti i posti in cui sono andato, non c’era nemmeno piccolo spruzzo di neve. Non uno!» e più ci pensava più gli risultava strano. Possibile che Jack avesse ritenuto il nascondersi più importante rispetto al mantenere la promessa fatta a Jamie? Promessa fatta, da ciò che sembrava, quando aveva già saputo del suo “dono”? Assurdo, semplicemente assurdo.

«non vorrei che gli fosse successo qualcosa quando è andato a cercare la donna d’oro…» mormorò Jamie.

«donna d’oro? Quale donna d’oro?» gli chiese Nord perplesso, aggrottando le sopracciglia.

«la donna d’oro che ha aiutato mia sorella, io…tre sere fa Jack ha accompagnato me e gli altri in una gita notturna nel bosco…»

«molto male! Bosco è posto pericoloso, anche se c’era Jack con voi!» lo rimproverò il russo «uno degli ingressi di tana di Pitch è fin troppo vicino a lì, e tu lo sai bene!»

«lo so, ma ci sembrava divertente, e…oh, insomma, eravamo tutti nel bosco quando ad un certo punto mi sono trovato davanti Sophie. Mi aveva seguito di nascosto, si era persa, e non posso immaginare come sarebbe finita se questa “donna tutta d’oro” non l’avesse aiutata. Jack a quel punto ci ha riaccompagnati tutti a casa. L’ultima cosa che mi ha detto, oltre a “ci vediamo”, è stata che avrebbe cercato quella donna e l’avrebbe ringraziata per me. E se non fosse stata buona, se lo avesse attaccato e gli fosse successo qualcosa di brutto a causa mia? Se fosse stata un’amica di Pitch?!» più Jamie parlava più si allarmava e si sentiva colpevole.

«amica di Pitch? Chi vuole mai essere amico di Pitch?» fu il commento di Nord «e comunque le persone cattive non aiutano i bambini, no no. Ma…» un’idea aveva iniziato a formarglisi in mente «tu non ha visto questa donna d’oro, Jamie?»

«no, l’ha vista solo Sophie, però…» da una tasca dei pantaloni del pigiama tirò fuori un disegno accuratamente ripiegato «lei l’ha disegnata. Volevo giusto fartelo vedere» disse porgendo il disegno a Nord, che lo prese con delicatezza «lo so che essendo il disegno di una bambina piccola -anche se si è impegnata molto, ci ha messo anche i brillantini dorati!- capirai poco, ma ho pensato che fosse meglio di niente».

«tu hai pensato bene. Vediamo disegno» disse Santa Claus, spiegando il foglio. Ironico dire che il Guardiano della Meraviglia rimase…meravigliato.

Per quanto le due figure fossero state fatte malamente com’era normale, Nord le riconobbe entrambe: quella più piccolina ovviamente era Sophie stessa, e per quel che lo riguardava l’altra figura -Sophie era stata realistica nel disegnarla così minuta- dalla pelle marrone, gli occhi, i capelli ed il vestito gialli e ricoperti di brillantini dorati, poteva rappresentare soltanto una persona che non vedeva da oltre quattrocento anni ma di cui non si era certo dimenticato: Sandelle Mansnoozie, l’ex compagna di Sandman.

Cosa ci faceva lì a Burgess?! Che fosse stato per cercare Shu Yin, credendo che la sera in cui la Luna era diventata dorata lei potesse essere comparsa lì?

«Nord?...allora?»

Il russo gli restituì il disegno. «ex fidanzatina di Sandy non era cattiva persona, da che ricordo, e non credo che è capace di fare male a Jack. E tantomeno allearsi con Pitch, njet!»

Però l’impossibilità di fare del male a Jack non toglieva che potesse ugualmente entrarci qualcosa con la sua sparizione.

O dato che si trovavano in un posto -proprio come aveva detto a Jamie poco prima- vicino ad uno degli ingressi del regno di Pitch…forse lui poteva averli colti entrambi di sorpresa…

“no, schifosa ombra strisciante dopo batosta che gli abbiamo dato è debole!”

Ma lo era davvero?

Nord non aveva realmente modo di esserne sicuro.

«a-aspetta…hai detto proprio “ex fidanzata di Sandy”?! Ma allora Sophie aveva ragione a chiamarla “Donnina del Sonno”!» allibì Jamie «Sandman…aveva…la ragazza!!!» eh no, non riusciva proprio a crederci.

«se anche Pitch aveva fidanzata, a maggior ragione Sandman!»

«Pitch?!» se la notizia precedente lo aveva stupito, questa era semplicemente da svenimento.

«da, povera lei. Io comunque devo andare, Jamie: ho regali da consegnare anche ad altri bambini! Grazie per avermi detto tutto questo, e quando avrò notizie di Jack troverò modo di farti sapere» concluse Nord, infilandosi su per il camino…e ridiscendendone l’istante dopo «…ho dimenticato…» ingurgitò i biscotti, bevve il latte in due sorsi ed avvolse le ciambelle nel tovagliolo di carta su cui erano state posate, per poi ficcarsele in tasca «ecco fatto. Arrivederci, Jamie!»

«eeeh…ciao».

E stavolta Nord se ne andò davvero, pensando a cosa fosse meglio fare a quel punto: cercare Jack? Cercare Sandelle? Infilarsi nel regno dell’Uomo Nero per verificare che non ci fosse nessuno intrappolato nelle gabbie, a loro rischio e pericolo?

“ma poi dove mettiamo Shu Yin, se noi va tutti via in missione?”

Povero Nord.

Non aveva idea del fatto che quel problema si stava risolvendo da solo.

Molto per modo di dire.

 

***

 

Finita la caduta nel tunnel, Shu Yin si era ritrovata nella Fabbrica di Nord.

Aveva sperato in una tranquilla accoglienza di elfi e yeti con vassoi di biscotti in mano, per esempio, e magari del latte ad accompagnarli. O, meglio ancora, in tè verde -ne aveva bevuto da Calmoniglio, e le era piaciuto veramente molto- e pasticcini ricoperti di zucchero a velo.

Aveva immaginato che l’avrebbero fatta accomodare su un divano, e magari nell’attesa che Nord tornasse del suo viaggio attorno al mondo si sarebbe offerta di aiutare gli yeti a dipingere giocattoli di vario genere.

Aveva già iniziato a cercare le parole giuste per spiegare al suo nuovo ospite il motivo di quel trasferimento improvviso, sperando che piombare lì prima del dovuto non fosse qualcosa che potesse arrecargli disturbo: lei non amava disturbare.

Ma la situazione che aveva creduto di trovare era ben diversa da quella attuale.

«com’è possibile?!» esclamò con una nota di disperazione e paura nella voce, brandendo coraggiosamente un massiccio battipanni  in ferro che per le sue membra sottili era fin troppo pesante, ma che era anche la prima arma improvvisata che avesse trovato.

Fuggita dagli Incubi nella Conigliera, si era ritrovata ad affrontarne degli altri al Polo Nord. E stavolta non c’erano Guardiani ad aiutarla, nonostante elfi e yeti si stessero impegnando.

“ma teoricamente Pitch Black non avrebbe dovuto essere debole?!” pensò, voltandosi gridando per colpire più forte che poteva un Incubo che le aveva morso l’ampia gonna del vestito “a pensarci bene, che abbia volontà sufficiente da controllare questi mostri non esclude automaticamente una debolezza fisica che, in uno scontro diretto, potrebbe danneggiarlo seriamente” si corresse in seguito.

«lasciami -lasciami -LASCIAMI, BESTIA!» gridò, riuscendo a far allontanare da sé l’Incubo dopo averlo colpito altre due volte. Poggiò il battipanni contro la spalla sinistra e riprese a correre, sforzandosi più che poteva di reggere il suo strumento di difesa con un solo braccio. Iniziò a pensare che, se le cose avessero continuato così, sarebbe stato meglio abbandonare il vestito lungo in favore di un paio di pantaloni: almeno avrebbe dovuto pensare soltanto a fuggire, senza stare a tirarsi su la gonna!

“che fosse una trappola?” pensò la ragazza “che abbia attaccato la Conigliera per farmi venire al Polo Nord, sapendo che non ci sarebbe stato qualcuno che potesse difendermi davvero? Ma come ha fatto a sapere che il piano in un caso come questo era proprio di mandarmi qui?!”

Cos’aveva detto Calmoniglio, giusto poco prima? “Le schifose ombre striscianti entrano dappertutto, vedono dappertutto”…e forse, allora, sentivano anche.

Voltandosi vide comparire altri cavalli neri ancora, che le galoppavano dietro. Era come se avessero voluto spingerla in un posto in particolare, similmente a come avrebbe potuto agire un cacciatore: sguinzagliando i cani così da fare inseguire loro la preda, e portarla in un punto a lui congeniale.

Ma Shu Yin non conosceva simili tattiche, per cui pensava soltanto a cercare di salvarsi e a correre, correre, e correre ancora.

Aveva perso il conto del numero di Incubi che aveva visto.

“di tutti i modi in cui avrei potuto nascere, di tutte le persone che avrei potuto essere, l’Uomo nella Luna doveva scegliere proprio questa possibilità?” pensò “non potevo essere, che so, una di quelle adorabili uova con i piedi?! Sarebbe stato preferibile, e non avrei avuto nessuno a mandarmi dietro cavalli mostruosi!”

Corridoio dopo corridoio, Incubi dopo Incubi colpiti col battipanni, la ragazza si trovò a spalancare le porte della Sala del Globo.

Ma non ebbe il tempo di meravigliarsi della grandezza e la minuziosità di quella riproduzione in scala del pianeta Terra, né della bellezza della quantità di lucine che lo illuminavano, e tantomeno si mise a guardare il meraviglioso cielo stellato che la volta aperta della sala le avrebbe consentito di ammirare in tutto il suo splendore.

Tutto ciò che Shu Yin vedeva in quel momento era l’assembramento più che mai fitto di mostri dagli occhi dorati, ed in sella ad uno di essi quello che era sicuramente il loro padrone. Lunga veste nera con un insensato scollo profondo, capelli neri tirati all’indietro, occhi…dorati, argentati, non avrebbe saputo dire, pelle di una delicata sfumatura di grigio, e…

quei denti. Oh cielo. Sarebbe estremamente ineducato ed indelicato dirglielo, quindi non lo farò, ma andrebbero proprio sbiancati e limati con urgenza!”

Non avrebbe proprio saputo dire da dove derivasse quell’istintivo disgusto per i denti dell’Uomo Nero -per non parlare del fatto che decisamente non era il momento appropriato per pensare ai denti altrui!- ma probabilmente il motivo risiedeva nel fatto di essere stata creata per amare qualcuno con una dentatura notoriamente perfetta, ed ora se ne trovava davanti una che era l’esatto opposto.

“e a dirla tutta servirebbe una limata anche a quelli dei cavalli” aggiunse, brandendo il battipanni con le braccia che tremavano per lo sforzo. Nell’insieme risultava tutt’altro che eroica, anzi, era veramente patetica, e ben poco poteva fare per quei sei poveri yeti che vedeva, tenuti in ostaggio.

In momenti come quelli le avrebbe fatto comodo avere un compagno che le prestasse il proprio potere, ma non l’aveva, e in ogni caso continuava a pensare al “gabbia dorata” dettole da Atticus Del Sol.

«lieto d’incontrarti finalmente di persona, carissima» disse l’Uomo Nero, con un lieve inchino.

“io no, affatto. Gli riconosco una perfetta dizione, ma dovrebbe davvero smetterla di sorridere!” fu il pensiero confuso della ragazza. Nonostante ciò, la sua quieta replica fu…

«Black xiansheng, nín hao» disse chinandosi in avanti, salutandolo in maniera formale. Momento più o meno critico, l’educazione non doveva venire meno.

Il suo interlocutore sollevò leggermente le sopracciglia quasi invisibili, ritenendo opportuno smontare da cavallo. «mi sta venendo il dubbio che l’Uomo nella Luna ti abbia creata anche per insegnare un po’di educazione a quel ragazzino incivile».

“ha invaso questo posto con i suoi mostri, ha preso in ostaggio dei poveri yeti, e ad essere incivile sarebbe Jack Frost?” pensò lei “forse Aster aveva ragione nel definirlo non del tutto sano di mente”.

«può essere» replicò comunque con cautela, stringendo più forte il manico del battipanni di ferro nel vederlo avvicinarsi.

«suvvia, non affaticarti oltre con quell’arma improvvisata; sarebbe stato inutile anche se si fosse trattato di un battipanni magico e, non essendolo, lo è ancora di più. Posalo a terra» la invitò Pitch «così che possa capire se stai tremando per lo sforzo o, piuttosto, per la paura».

Purtroppo non aveva tutti i torti a definire inutile quell’arma impropria. Se avesse deciso di mandarle contro tutti gli Incubi presenti era indubbio che non avrebbe potuto fare molto, per cui decise di rassegnarsi a posarlo a terra con grazia.

«perfino il modo in cui posi le cose è delizioso. Non altrettanto utile, purtroppo» commentò l’uomo ironicamente.

«era una trappola, vero? Lei era a conoscenza del fatto che in caso di problemi sarei stata trasferita qui, ed ha aspettato la sera in cui sapeva che il signor St. North non sarebbe stato presente per attaccare».

In condizioni normali, una volta scoperto che Shu Yin si trovava nella Conigliera, Pitch avrebbe attaccato senza esitazione e se la sarebbe portata via. Ma non era proprio il periodo adatto per scontrarsi con un Guardiano, per cui una volta venuto a conoscenza dei loro piani aveva deciso di giocare d’astuzia; ed i pochi Incubi che aveva mandato a battersi con Calmoniglio si erano ritirati un minuto prima.

«ma che brava, ci sei arrivata. Peccato che sia un po’tardi. Ora, mia “dolce ombra”» la chiamò così perché una della possibili traduzioni del nome di Shu Yin era proprio quella, ed in verità non gli dispiaceva affatto «cercherò di essere conciso: tu non hai modo di difenderti da me, ed io, come vedi, ho preso degli ostaggi. Se adesso accetti di venire con me senza fare storie, nessuno si farà male. In caso contrario sarò costretto ad adottare metodi un po’più…persuasivi. Ovviamente sei liberissima di decidere come comportarti, ma ti pregherei di farlo in fretta».

“tsk…è il piccolo Succubus di Jack Frost, non fatico ad immaginare come procederà” pensò, ricordando il modo in cui il Guardiano del Divertimento aveva accettato di dargli il proprio bastone purché non facesse del male a quella ridicola fatina, Dente da Latte.

«sono nata da poco più di tre giorni, e a Jack Frost non interessa neppure vedermi. Cosa può volere da me? Non Le sarei di alcuna utilità».

«puoi essermi utile, invece, e non solo per quanto riguarda Frost. Allora?»

In tutto ciò, ovviamente, la paura di  Shu Yin non era mai venuta meno. A parte tutto, il racconto di Calmoniglio su come quell’essere avesse picchiato la sua compagna fin quasi ad ucciderla era ancora fresco; e se aveva fatto una cosa del genere a quella povera donna, non osava immaginare il trattamento che avrebbe riservato a lei.

Era una paura tanto forte che Pitch, oltre a capirla, riuscì quasi a vederne materializzate le immagini. E, per più di un motivo, non gli piacque affatto.

«ma certo. La prima cosa che i Guardiani dell’Ignoranza si sono curati di fare è stata parlarti di qualcosa di cui non hanno la minima idea!» sibilò «oh, tranquilla, non ce l’ho con te per questo. Non è colpa tua. Nascete sapendo poche cose, e tutto quel che puoi fare è berti qualunque cosa ti venga detta, tanto dai Guardiani quanto dall’ “affascinante”  Dentolino con le alucce colorate…povera, piccola dolce ombra! Consolati: problema risolto» concluse, sollevando di peso Shu Yin -che gridò di sorpresa e paura- tenendola in braccio per poi issarla sopra Onyx, e montando a sua volta, facendola stare così seduta davanti a sé «da adesso in poi nessuno di loro ti riempirà la testa d’idiozie».

“meglio riempita d’idiozie che di botte!” pensò la ragazza “ma che ho fatto di male, eh? Ditemelo, che ho fatto io di tanto male?!”

Fu l’ultima cosa che pensò, prima che lei, Pitch e tutti gli Incubi lasciassero il Polo Nord volando via nel cielo notturno.





Eh sì, alla fine la ragazza è caduta tra le mani di Pitch, ma solo dopo aver sentito pessime storie sul suo conto, e dopo aver stretto amicizia con Calmoniglio xD
In compenso si è saputo qualcosina di più sul perché ed il percome se ne sono andati con
a) Pitch che ha quasi ucciso la sua ex a suon di botte (o così pare...!)
b) una dichiarazione di guerra da parte di Dentolino, ehm, Atticus, e di Ljuba, osteggiata dai compagni di entrambi.
Nei capitoli che seguiranno salteranno fuori altri dettagli, e specificamente nel prossimo...flashback sull'accoglienza di Jack! :) *sente i borbottii del tipo "maaaaaammammiiiiia che rottura! -_-"*

E vabbè oh.
Rinnovo i ringraziamenti a tutti quanti e alla prossima!
 
_Dracarys_

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


«…e qual è il colmo per un elettricista? Bere birra…alla spina! Vi è piac-mmmmh!!!»

Efesto non riuscì neppure a finire la frase, ritrovandosi all’improvviso una manciata di sabbia in bocca.

«mi spiace, ma la tua esperienza come comico termina qui: per me è no!»

«ma se fino a prima stavi riden-come non detto! Pietà, niente sabbia in bocca, per favore!» guardò Efesto, che se ne stava andando pulendosi la lingua con le mani «gli ci vorrà un’eternità per sputare tutti i granelli!»

«per questa volta ti salvi, Frost…giusto perché sei qui da poco!» lo graziò Galaxia, sfregando una contro l’altra le mani ricoperte di soffice pelo candido così da ripulirsele.

«ehm…tendi a lanciare spesso la sabbia in bocca alle persone?»

«nah. Soltanto quando dicono o fanno qualcosa che non mi piace» lo tranquillizzò Laxie, sdraiandosi e stiracchiandosi sul morbido baldacchino da spiaggia «o quando fanno troppi bla bla» aggiunse «o quando mi gira, ecco».

«se il tuo intento era tranquillizzarmi non ci sei riuscita, lo sai?»

«se il tuo intento era farmi sentire in colpa non ci sei riuscito, lo sai? Uno pari, palla al centro».

Aveva pensato bene la prima sera: Conca De El Sol era un vero e proprio paradiso di gente sempre in festa, che non si arrabbiava neppure per i lanci di sabbia. Non lo avevano fatto neanche quando, per scherzare, lui aveva ghiacciato un’area di circa sei metri al largo della spiaggia: qualcuno si era messo a pattinare, qualcun altro gli aveva chiesto di creare un grosso scivolo di ghiaccio che portasse in acqua, altri ancora gli avevano chiesto di far nevicare su uno spiazzo d’erba a poca distanza in modo da poter fare una battaglia a palle di neve, e così via. Non aveva avuto la soddisfazione di fare innervosire tutti gli immortali del circondario, ma sinceramente essere invitato ad unirsi a loro a pattinare, scivolare e tirarsi palle di neve era stato anche più divertente. Sembrava che tutti i suoi simili lo apprezzassero ed amassero la sua compagnia, e per lui questo era qualcosa di eccezionale quanto inedito.

Inoltre aveva iniziato a gradire particolarmente i vari cocktail di Bacco, tanto che anche in quel momento stava sorseggiando un mimosa sdraiato accanto a Galaxia, rimpiangendo i secoli di delizie alcoliche che si era perso, che lo aiutavano a zittire quella vocina insistente nella sua testa, che continuava a blaterare cose che via via gli risultavano sempre più confuse: prima tra tutte una frase che suonava come “sei qui da una settimana” , o qualcosa del genere, e che sicuramente era un sciocchezza. Non poteva essere già passata una settimana, se gli sembrava di essere stato accolto solo il giorno prima.

Il che rendeva ancora più incredibile come Dentolina, gli altri Guardiani, Pitch e la battaglia nel bosco nonché il suo “dono” gli sembrassero allo stesso tempo sia elementi recenti della propria vita, sia cose tanto lontane da lui.

Da sotto le lenti degli scurissimi occhiali da sole che Jack indossava, vide arrivare davanti a loro Atticus.

«giusto a proposito di pareggi e palla, c’è una partita di beach volley tra un quarto d’ora, e a me serve il terzo componente della squadra: potresti essere tu, Jack! Saremmo tu, io ed Apollo contro Ade, Itzamnà e la marmotta! Che ne dici?»

Marmotta…marmotta.

Gli sembrava di ricordarsi che Nord e gli altri ultimamente avessero nominato diverse volte la marmotta, ma non gli sovveniva proprio in quale contesto fosse stato. E comunque poco importava: era lì a sua volta e, come lui, stava più che bene. Quindi non c’era di che preoccuparsi, giusto?

«potrei, ma non ho mai giocato» lo avvisò Frost «non so come funzioni il beach volley e-»

Atticus riuscì a ripararsi con un’ala appena prima di essere colpito da una “sabbiata” in pieno volto. «ah! Ti ho anticipata, stavolta!» esclamò, rivolto a Galaxia «ma per cos’era, poi?»

«stai coprendo il sole, se copri il sole non posso abbronzarmi».

«non puoi abbronzarti in ogni caso! Sei ricoperta di pelo, cosa accidenti credi, che stando al sole diventerà nero?!»

«mi abbronzo mentalmente…»

«bada che il sole non finisca di friggerti il cervello, Galaxia!»

Jack si lasciò andare ad una risata. «ok, abbronzature a parte, per il beach volley-»

«mandi la palla nel campo degli altri e cerchi di non farla cadere nel tuo, genialoide» lo interruppe Laxie «non è complicato!» gli batté una mano sulla spalla «vai, vai!»

«se la mettete così ok, Atticus» il Guardiano si alzò e sorrise «sarò dei vostri!»

«questo è lo spirito giusto!...in tutti i sensi» sorrise a sua volta l’uomo, mettendogli un braccio attorno alle spalle come fossero stati amici da una vita «la volta scorsa ha vinto l’altra squadra, ma scommetto che questa volta li stracceremo alla grande».

«se è facile come dice Laxie, contaci!» esclamò Jack.

Era tutto un divertimento continuo, e non c’era un immortale che gli fosse antipatico, anzi!

“come accidenti ho fatto a sentirmi a disagio con Atticus, all’inizio?” pensò.

E mentre camminavano, la mente di Jack tornò al giorno in cui gli era stato dato il benvenuto…

 

 

** circa una settimana prima **

 

 

Si era risvegliato nella propria capanna, gemendo per il dolore alla testa, richiudendo bruscamente gli occhi nel momento in cui la luce del giorno lo aveva accecato.

«mmmf…» sbuffò, affondando il viso nel cuscino e stringendosi addosso le lenzuola «D-Dentolina, ci sei?...ah, già» mormorò «no che non c’è».

Sentì qualcosa di piccolo colpirlo piano alla schiena.

«mi è stato detto che qualcuno, ieri sera, ha bevuto un po’troppo…“tè ghiacciato”!» disse una calda voce maschile in tono allegro «quando lo abbiamo scoperto è parso incredibile anche a noi, ma sembra che se si ha mal di testa l’aspirina funzioni anche per noi immortali. E in pochi minuti, per di più».

Jack si alzò rapidamente a sedere sul letto, riuscendo ad afferrare l’aspirina appena prima che questa scivolasse lungo le lenzuola, alzando solo in seguito lo sguardo così da osservare il proprio interlocutore. Nonostante il mal di testa la voce gli era risultata familiare, e ne aveva ben donde: davanti a lui c’era nientemeno che il magnifico uomo alato della sera prima, che lo osservava apparentemente divertito.

«ehm…ah sì? Non ne avevo idea…»

Ed esattamente come la sera prima, Jack faticava a trovare le parole. Era molto strano per lui, solitamente si comportava in modo diametralmente opposto, ostentando un modo di fare ironico, sicuro e più o meno arrogante con chiunque si trovasse a confrontarsi: lo aveva fatto tanto con i Guardiani quanto con l’Uomo Nero, e con chiunque altro avesse conosciuto, eppure adesso eccolo lì a sputare fuori frasi smozzicate come un perfetto cretino, cercando disperatamente di trovare qualche difetto in quel suo simile, senza riuscirci.

«ora ce l’hai» disse gentilmente l’immortale. Solo allora Jack notò la brocca in vetro piena d’acqua ed il bicchiere che erano poggiati sul comodino, e se ne servì per assumere l’aspirina.

«grazie» disse poi «comunque ecco, di solito…sì insomma, il tè freddo non mi fa questo effetto. Già. Io non…»

«mio caro Jack, in futuro tieni a mente questo: non tutti gli Iced Tea sono necessariamente fatti di tè. Credo ti sia stato giocato un, come dire…alcolico scherzo di benvenuto!» fece una breve risata «ma non preoccuparti, era il primo ed ultimo, ed inoltre mi sorprenderebbe alquanto se il Guardiano del Divertimento se la prendesse per un piccolo ed innocuo giochetto».

Una parte di lui a dire il vero aveva voglia di ribattere che Ljuba avrebbe potuto risparmiarselo, ma in fondo quell’uomo non aveva tutti i torti: era stato uno scherzetto innocente, nessuno si era fatto male, ed il dolore alla testa stava già passando. In fin dei conti non c’era alcun motivo di prendersela a male. In trecento anni di vita lui, Jack, aveva fatto scherzi decisamente più sgradevoli di quello.

“vedi di rispondere in modo decente, stavolta!” si intimò il ragazzo “o comincerà a pensare che tu sia un cretino!”

«no, no…infatti non me la sono presa, no, figuriamoci, anzi, a dire il vero era anche un drink veramente buono, ad averlo saputo prima avrei passato trecento anni dandomi all’alcol!»

Si trattenne dal fare facepalm appena finita la sequela di farfugliamenti. In compenso pensò “ma che accidenti sto dicendo?!”

Non aveva idea che il suo fosse semplicemente uno dei modi -molto umani- di agire quando ci si trovava in presenza di qualcuno che, in un modo o nell’altro, mettesse soggezione. E Mister Perfezione Alata, proprio perché tale, di soggezione ne metteva eccome.

“solo una cosa: come fa a sapere chi sono e come mi chiamo, se ieri sera non ci siamo presentati?” si chiese “ah, ovvio. Gliel’avrà detto Ljuba” si rispose immediatamente.

L’altro gli diede una breve occhiata, indicando di seguito la sedia in vimini. «posso?»

«ah…sì, sì, certo» concesse Jack, liberandosi delle lenzuola e spostandosi sul bordo del letto, più vicino al suo interlocutore; quest’ultimo si sedette, senza che le ali lo impicciassero eccessivamente.

«volevo solo dirti che non hai motivo di essere teso come sembri essere. Qui sei tra amici…anche se di molti non sai ancora il nome! Per quanto mi riguarda, rimedio immediatamente» gli tese la mano, che il Guardiano strinse prontamente «Atticus Del Sol. Lieto di conoscerti!»

«il piacere è…»

Si interruppe, irrigidendosi involontariamente. Aveva detto proprio Atticus…?

“ma l’ex compagno di Dentolina non si chiamava-oh porca miseria, Atticus sarebbe questo qui?! Come ha fatto Dentolina a mettersi con me?!!” pensò allibito e decisamente agitato, dando il via ad una serie di pensieri confusi “e se c’è lui forse ci sono anche gli altri, e loro si sono ribellati agli altri Guardiani, ed anche io sono un Guardiano, e forse vogliono farmi del male, o imprigionarmi o non so, e in ogni caso lui non deve venire a sapere che Dentolina ed io…maledizione, mi sa che l’ho detto a Ljuba ieri sera, e se è così allora magari lei glielo ha riferito, e lui-DOVE ACCIDENTI È IL BASTONE?!...ah, eccolo, è qui accanto a me, potrei usarlo nel caso…”

«Jack. Calmo» disse Atticus, posandogli una mano sull’avambraccio con delicatezza e fermezza allo stesso tempo «ti ho detto che sei tra amici e non mentivo. Immagino che la tua reazione sia dovuta all’aver capito chi sono; quando la Luna è diventata dorata devono averti parlato di me e degli altri, non è così? Tranquillo. Nessuno di noi ce l’ha con te, o vuole farti del male in alcun modo» gli assicurò, con fare sincero «ed il fatto che tu e Dentolina abbiate una relazione, francamente, non mi interessa».

«sul serio non ti interessa e non avete intenzioni strane con me?» trovò la forza di chiedergli Jack, già meno invogliato ad afferrare il bastone e ghiacciare tutto.

«non vedo perché dovremmo averne, dato che non ci hai fatto nulla» ribatté semplicemente Atticus «e per quel che concerne Dentolina, l’ho lasciata quattro secoli fa e non me ne pento. È un bene che sia andata avanti, sono contento per lei; pur essendo finita com’è finita, non ho mai voluto il suo male».

Non aveva mai voluto il suo male, ma era più che pronto a scendere in guerra contro di lei: l’eccezionale coerenza di Atticus Del Sol!

«oh! D’accordo. Ho capito» il Guardiano si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo «quindi qui ci siete tutti? Tutti gli ex compagni degli altri Guardiani, insomma, tutti i “doni”?» arricciò il naso «mi pare un termine inappropriato».

«lo è» annuì l’immortale alato «in fin dei conti siamo persone, non deliziosi complementi d’arredamento ricevuti in dono per un compleanno».

«appunto, è quel che ho sempre pensato!» esclamò Jack «non so bene com’è andata tutta la faccenda, ma da quel poco che conosco ti assicuro che se vi siete ribellati, beh…sembrava che aveste ragione. Insomma, credo che al posto vostro tutto…tutto quello…non sarebbe stato bene nemmeno a me».

Atticus sorrise. «grazie per la comprensione. Questo conferma quel che hai detto a Ljuba ieri sera! Eri ubriaco, sì, ma in fondo il proverbio recita: “in vino veritas”».

«…e in Long Island figurates» borbottò Jack dando una nuova conclusione al proverbio, cosa che fece ridere Atticus.

«non è propriamente il corretto modo di dire, ma rende l’idea! Dunque» si alzò dalla sedia «abbiamo circa un quarto d’ora prima che inizi la tradizionale cerimonia di benvenuto, giusto il tempo di far radunare tutti sotto la montagna…»

«quale cerimonia?!» trasecolò Jack.

«il benvenuto ufficiale di cui si parlava ieri».

«ma eravate seri?»

«serissimi».

«sicuro che essere il Guardiano del Divertimento non cambia nulla?» prese il suo fidato bastone, utilizzandolo come un inutile aiuto per alzarsi a sua volta.

«assolutamente, Jack: è tutto a posto, davvero. Il mal di testa è passato?»

Sembrava davvero preoccuparsi della sua salute, e sembrava anche dire la verità. Normalmente Jack sarebbe stato ancora ben lontano dal tranquillizzarsi come gli era successo ma, come detto più volte, Conca De El Sol non era un posto normale. Né lo erano Atticus e compagnia.

«a-ah » annuì quindi il ragazzo «grazie per l’aspirina. Senti, dato che è una cerimonia dici che dovrei rivestirmi?» indicò i bermuda blu della sera prima «non so se…»

«non c’è bisogno. Non ti aspetterai che sia una specie di festa di gala? No, no…niente del genere. Ma te ne accorgerai da solo. Vogliamo andare?»

Tutto quel che fece Jack fu annuire e seguirlo fuori dalla capanna camminandogli di fianco.

«per rispondere alla tua domanda precedente, in ogni caso, sì» tornò a dire Atticus «siamo tutti qui, io e le altre. Oltre a me, due ne hai già conosciute: parlo di Sandelle, che ti ha portato qui, e di Ljuba. Non è difficile riconoscerci per quel che siamo, anche solo per questi» indicò il cristallo che portava al collo «li abbiamo noi, e nessun altro».

«ho capito e…a-aspetta, quindi loro due erano…con chi stavano?!» Jack sollevò un sopracciglio, perplesso «non che sia davvero importante, tanto ormai è passato tutto, è solo che sono curioso» aggiunse.

«credo che per quel che riguarda Sandelle non dovrebbe essere troppo faticoso arrivare ad intuirlo!»

No, in effetti non lo era. Tanto più che Sophie l’aveva chiamata “Donnina del Sonno”.

«Sandman?»

«a-ah».

«ma Ljuba?»

«non so se ci hai fatto caso e/o lo ricordi, ma ogni tanto tira fuori qualche parola in russo…»

«aspetta…non vorrai dirmi che stava con NORD?!» al Guardiano del Divertimento caddero le braccia, semi sconvolto «ma dai! Non può essere! Seriamente?! Non perché Nord sia una cattiva persona, però lei è…insomma, non è un po’…“troppo”?»

Atticus si voltò a guardarlo, serio in viso. «oserei dire che questa sia una costante, non trovi? Ma  siamo come loro ci volevano. Il buon Babbo Natale sognava una splendida Mamma Natale, Sandman voleva una piccola donna deliziosa ed un po’sciocca che parlasse francese, e Dentolina…riflettici su: cosa le piace più di te, che tu sappia?»

«di sicuro i denti, dice sempre che sono perfetti!» Jack alzò gli occhi al cielo, sbuffando una risata «inizialmente temevo che volesse strapparmeli tutti per metterli in una teca di cristallo, ma non capisco cosa c’entri con-»

«c’entra. Guarda caso, ciò che le piace maggiormente di te è il particolare più perfetto che possiedi. Ecco cos’era che voleva Dentolina: perfezione, o qualcosa che vi somigliasse molto» nel dirlo fece un sorriso cupo.

«oh» fu il commento di Jack «ma non è una brutta cosa, penso che a molti piacerebbe essere…ecco, così come sei tu» si lasciò sfuggire.

L’altro fece spallucce. «se mi lamentassi del mio aspetto sarei stupido ed ipocrita, ed infatti non lo faccio. Per quanto riguarda il resto, comunque, nei secoli ho dimostrato in diversi frangenti di non essere il Mister Perfezione che avrei dovuto…grazie al cielo» concluse, riprendendo a camminare.

Fecero un bel tratto di strada, e Jack non capiva dove si stessero dirigendo, se non che ovunque fosse si trovava nell’entroterra dell’isola, vicino al lato sinistro del massiccio roccioso, piuttosto lontano dal villaggio di capanne. Strinse il bastone. Atticus lo stava portando in un luogo fin troppo isolato, per i suoi gusti, o così sembrava. Poteva aver mentito sul non avercela con lui. «dove stiamo andando di preciso?»

«lì» rispose Atticus, indicando quella che Jack, aguzzando la vista, riconobbe come una larga scalinata «salita quella si raggiunse un percorso interno alla montagna, che porta precisamente…» indicò un lontano punto indefinito al centro del massiccio «. C’è un’apertura che…no, su, non ti dico altro».

«non potevamo andare in volo direttamente all’apertura, se quella è la destinazione finale?»

«una cerimonia è una cerimonia, ed ha le sue regole…» man mano che si avvicinavano Jack iniziò ad udire un rumore che era del tutto simile a quello che avrebbe potuto emettere una folla, ad una certa distanza, però, ed in direzione di dove avrebbe dovuto trovarsi l’apertura.

«li senti, Jack? Ti aspettano. Come ti avevo detto, abbiamo radunato tutti gli abitanti di qui».

“mi aspettano per accogliermi o per attaccarmi?” pensò il ragazzo “no, d’accordo, forse dovrei darmi una calmata. È gente a posto, ed io sono troppo teso”.

«e lo avete fatto tutte le volte in cui sono arrivati altri immortali?»

«sissignore».

«ok. Solo una domanda: io li sento distanti, ma mi chiedo come sia possibile. Insomma, quanto è grande veramente questo posto?»

«nel piano della realtà da cui veniamo, poco. In questo lo è quanto serve. Dipende da cosa e chi c’è dentro: più siamo, più si espande, anche se effettivamente ad una prima occhiata non sembra molto esteso».

Jack non fece in tempo neppure a dire “ho capito” che qualcosa di grosso e nero passò sopra di loro con un forte nitrito. Istintivamente il Guardiano alzò il bastone per attaccare, pensando assurdamente ad un Incubo che li avesse raggiunti lì, ma Atticus gli pose una mano sulla spalla. «niente panico! È solo la persona che ti accompagnerà lungo il tratto di percorso successivo…»

Un’occhiata gli bastò per capire che quello che aveva davanti era sì un cavallo nero, ma in carne ed ossa, e non di sabbia.

Ed un’altra occhiata gli rivelò che la persona di cui aveva parlato Atticus era una donna, del tutto a proprio agio nello stare sopra a quel cavallo senza usare finimenti.

«la nostra amabile Cecilia del Sol».

“Amabile” non era esattamente l’aggettivo che Jack avrebbe usato per descriverla. L’avrebbe definita piuttosto avvenente, seppure non di quella bellezza “ad effetto” di Ljuba od Atticus;  l’avrebbe definita fiera come lo era il suo portamento in groppa a quel cavallo, e sicura. L’avrebbe definita anche elegante, nonostante pantaloncini e canottiera molto “da spiaggia”. Come potesse risultare elegante con un simile abbigliamento era un mistero -che fosse per quello scialle di pizzo nero?- eppure lo era, anche con quei capelli ricci che arrivavano alla mandibola e quel piccolo e sottile anello dorato ad una narice.

«bienvenido en Conca De El Sol, Jack».

«grazie».

«vedo che alla fine hai deciso per Phobos» intervenne Atticus, rivolto alla donna.

«scalpitava per un po’di movimento, dovrò dire ad Ares de far correre lui y suo fratello Deimos un po’più spesso» commentò «Jack…che ne dici di volare aqui, così que possiamo andare subito?» picchettò con un dito la groppa del cavallo, dietro di lei. L’interpellato obbedì senza dire una parola, e senza aver pensato neppure per un istante di rifiutare «bravo. Molto bravo».

«a questo punto vi saluto. Ci rivediamo all’apertura» concluse l’uomo alato, alzandosi in volo e lasciandoli soli.

«dal momento que voli, y dunque non rischi di cadere, non credo ci siano problemi se spingo Phobos al galoppo su per la scalinata. Exacto?»

«no, no, nessun problema! Sarà divertente!»

E se anche avesse avuto problemi probabilmente non gliel’avrebbe detto. C’era qualcosa di quasi ipnotico nella voce e negli occhi scurissimi di quella donna, che spingeva a risponderle “sì, d’accordo” e ad agire di conseguenza.

“chissà se anche lei è una come Atticus o Ljuba” pensò Frost “non le vedo nessun cristallo al collo…”

«muy bien».

Nonostante fosse stato avvertito Jack lanciò un’esclamazione di sorpresa quando il cavallo partì improvvisamente con un galoppo sfrenato dapprima sull’erba e poi su per la scalinata che aveva visto prima, ed istintivamente si aggrappò a Cecilia, che dal canto suo non parve neppure curarsene. Il cavallo cominciò a rallentare solo una volta giunti in cima, stabilizzandosi su un tranquillo trottare nel momento in cui entrarono in un largo tunnel oscuro. Quel primo tratto era ancora vagamente illuminato dalla luce del giorno, ma poi? Avrebbero viaggiato nel buio completo?

«posso chiederti una cosa?»                                                               

«ay, todo ciò que vuoi» rispose Cecilia.

«come mai siamo qui? Apprezzo che vogliate darmi il benvenuto, ma non capisco molto il senso di tutta questa cerimonia al buio».

La donna si voltò con un movimento fluido verso di lui, finendo in pratica per cavalcare al contrario. «no te preocupes. La strada è una, y ormai tutti i cavalli la sanno a memoria» lo anticipò. Pochi passi, ed il tunnel diventò buio.

«sì, ma io ho chiesto perché tutta questa-»

Jack sentì un dito posarglisi delicatamente sulle labbra.

«oscurità. Se pensi alla tua nascita, es la prima cosa que ricordi. Era tutto buio, proprio como ora, aqui» sentì dire la donna, a voce bassa «y magari avevi paura».

«sì. Fu così».

Era stato esattamente come stava dicendo. Probabilmente era un’esperienza condivisa, ma ancora non riusciva ad afferrare il senso di tutto ciò. Percepiva solo il tranquillo procedere di Phobos.

«ma poi es arrivata lei. La luce!»

A quelle parole, con somma meraviglia di Jack, il tunnel venne illuminato da luci blu e bianche che fluttuavano elegantemente nell’aria.

«ha scacciato il buio, y a quel punto  non avevi più paura» continuò Cecilia «eri lì, te chiedevi el motivo della tua esistenza».

Le luci si spostarono verso le pareti che a quel punto, da classiche pareti rocciose, erano passate ad essere finemente miniate.

«y hai semplicemente iniziato a vivere, asì da scoprirlo».

Davanti agli occhi di Jack Frost scorsero sequenze di bassorilievi rappresentanti uomini, donne, creature di vario genere, e le imprese da loro compiute. Probabilmente erano le storie di alcuni, se non tutti, gli immortali che vivevano lì.

Forse iniziava ad intuire quale fosse lo scopo di quella cerimonia: l’oscurità, la luce, i bassorilievi…ciò che tutto questo voleva indicare, lì, nel ventre oscuro di quella montagna, era il percorso per una sua nuova rinascita che sarebbe culminata col raggiungere la destinazione finale: l’apertura nel fianco del massiccio roccioso, sotto la quale -contrariamente a com’era andata l’altra volta- avrebbe trovato centinaia di spiriti ad accoglierlo con calore, invece del gelido abbraccio di una solitudine durata trecento lunghi anni.

«io…credo di avere capito cosa significa. Rappresenta una rinascita, vero?»

Cecilia gli sorrise. «molto bene, Jack» disse tranquillamente, prendendogli le mani «es proprio questo, y yo sono aqui per guidarti. Ah!…“guidarti”!» stupì il Guardiano con una risata gioviale «ovviamente per modo di dire, la strada es una, anche Sandelle riuscirebbe a percorrerla da sola! Comunque lo que importa è que tu abbia capito il senso: oggi “rinascerai” come un abitante di Conca De El Sol. Nuevo componente di una grande famiglia».

Qui Jack, nonostante tutto, si sentì in dovere di obiettare. «io ringrazio te e gli altri per tutto, ma in effetti una specie di famiglia l’ho già trovata…anche se per qualcuno di voi i trascorsi con loro non sono buoni, io non mi trovo male con i Guardiani» ed oltretutto aveva anche fatto un giuramento, non di poco conto.

«meglio per te. Però pensa que questa famiglia aqui non ti chiede in cambio prestazioni tipo “salvare el mundo da un pazzo” per appartenervi, por exemplo» no, infatti. Intendevano soltanto convincerlo a combattere contro i suoi colleghi: “nulla di che”, insomma! «yo quello lo chiamo usare le persone. Ma magari mi sbaglio, in fondo non so como y porque sei diventato un Guardiano».

«in effetti all’inizio mi hanno cercato perché l’Uomo nella Luna gli aveva detto che gli sarei stato utile contro Pi-»

«cállate! Non dire quel nome, porta sfortuna!»

«ops. Dimenticavo. Dicevo, gli sarei stato utile contro…“lui”» si mise a giocherellare col bastone «non è stato semplice, però poi abbiamo legato davvero, con chi più e con chi meno».

«capisco. Avrei dovuto trattenermi, non ho diritto de sputare sentenze. Discúlpame se ti ho irritato, es que» sollevò brevemente le mani, come in un gesto di resa «lascia stare».

Fu proprio grazie a quella mossa che Jack notò il ciondolo. Non lo aveva visto prima semplicemente perché Cecilia non lo portava attorno al collo, ma attorcigliato attorno al polso sinistro come un bracciale; e in ogni caso, per brillante che fosse, con quell’illuminazione piuttosto scarsa risultava complicato far caso ad un cristallo nero come la pece.

“nero come…”

Si diede dell’imbecille venti volte per non aver capito subito chi era quella donna. Aveva fatto un’entrata teatrale in sella ad un cavallo nero -oltretutto chiamato Phobos che, Jack lo ignorava, ma significava “paura”- : chi altri poteva essere se non l’ex compagna di Pitch? Era diversa da come se l’era immaginata: si sarebbe aspettato una donna pallida e scheletrica invece di una bella spagnola prosperosa, ma in fin dei conti secondo la sua logica anche Ljuba avrebbe dovuto essere un’alta russa di mezza età molto sovrappeso, per cui…

«non mi hai irritato, è tutto ok».

Cos’altro dirle?  “Mi dispiace per com’è andata”? “Complimenti per aver scatenato una ribellione”? Forse avrebbe dovuto anche smetterla di fissare il cristallo, prima che lei si accorgesse di…no, troppo tardi: Cecilia lo stava già guardando con aria da “io so che tu sai”.

«bene. Comunque, dato che tre di noi ne hai già conosciuti y associati, ti confermo que…non stavo con Calmoniglio» disse Cecilia «te diremo todo, se vorrai, ma non oggi: oggi è festa».

Procedettero in un silenzio completo per circa un minuto e, se per Cecilia era tutto tranquillo, per Jack risultava abbastanza imbarazzante, tanto da cercare disperatamente un appiglio per riprendere a parlarle.

«quello ce l’hai sempre avuto?» le chiese quindi, indicando il piccolo anello che Cecilia portava alla narice sinistra.

«oh, no: es de quattro secoli fa. Ho avuto un periodo…como dir…un po’folle, in cui ho fatto todo lo que  una “certa persona” avrebbe aborrito. Tagliare i capelli, per esempio. O qualcosa como esto» indicò il braccio destro  «tatuarmi la frase “vivi come ti pare”, que es il motto della nazione di Conca De El Sol».

«addirittura una nazione? Da come l’aveva descritta Sandelle pensavo fosse una specie di villaggio vacanze per immortali».

La gitana si massaggiò le tempie. «porque tutti quelli portati aqui da Sandelle diranno la stessa cosa, mi domando!...y  Jack, se fosse como dici tu, ci saremmo limitati a metterti una collana de fiori attorno al collo suonando l’ukulele. Non ti pare?...mh» sorrise «sembra que siamo quasi arrivati».

Jack aveva ripreso a sentire il rumore della folla, nonostante per ora fosse solo un forte brusio, ed un bagliore ancora molto tenue aveva iniziato a rischiarare l’ambiente.

«parrebbe di sì».

«quindi es il momento del discorso finale» commentò lei, mentre Phobos continuava ad avanzare verso la luce. «Jack, tu oggi rinasci ancora a nuova vita».

Il brusio, da forte che già era, aumentava d’intensità in maniera esponenziale ad ogni passo del cavallo.

«rinasci como un essere libero, que decida da sé il proprio scopo».

Nonostante il rumore crescente riusciva ugualmente a sentire forte e chiara la voce di Cecilia, che si era voltata nuovamente, tornando a cavalcare per il verso giusto. Ormai l’apertura era a pochi metri da loro, e Jack notò vicino ad essa la presenza di quattro figure in controluce, posizionate ai lati.

«que decida da sé como vivir!» esclamò la donna. A quel punto la luce era tanta da accecare il Guardiano, che dovette socchiudere gli occhi. Sentì una leggera brezza accarezzargli i capelli, segno che erano usciti dal tunnel, e qualcuno -Cecilia?- prendergli la mano destra.

Il brusio si zittì proprio quando Jack riuscì ad abituarsi alla ritrovata luce, riaprendo completamente le palpebre. Si sentì spaesato, proprio come gli era successo quando la Luna l’aveva riportato in vita, con la differenza che in quel caso non c’era tutta quella gente a guardarlo, e non si trovava su un cavallo.

Qualcuno gli diede due leggere pacche ad una spalla: voltandosi all’indietro per quanto poteva vide che era Atticus, che gli fece un cenno di saluto, e di fianco a lui c’era…

“una Cangura di Pasqua!!!” fu il pensiero che lo assalì, coniando una nuova parola per definire Galaxia. Guardando oltre Cecilia, davanti al cavallo, vide anche Ljuba e Sandelle.

«in conclusione Jack Frost, Guardiano de el Divertimento, tu oggi rinasci como UNO DI NOI!»

Le mani destre intrecciate sua e di Cecilia si alzarono in aria con forza.

E dal silenzio si passò al delirio puro.

Per qualche attimo il Guardiano si sentì quasi soverchiato da quel clamore. Ma gli passò in fretta, tanto che saltò giù da Phobos atterrando sulla pietra, scagliando in aria entrambi i pugni -senza lasciare il bastone, nemmeno a dirlo- mentre rideva, euforico e felice come poche volte in vita propria. Era il suo nome quello scandito da tutti quegli esseri, diversi dei quali erano ben più antichi di lui. Era lui che acclamavano, lui che festeggiavano: lui, lui, e lui soltanto! Essere amato dai bambini era una cosa, ma esserlo dai suoi simili era ben diverso.

Ed era magnifico.

Non seppe dire quanto durò di preciso, ma si sentì stranito quando la folla si zittì nuovamente.

«ebbene» esordì Atticus «quanto sta accadendo in questo momento è la prova regina dell’imprevedibilità della vita. Ognuno di voi, amici, sa bene quali siano i trascorsi che ci legano all’Uomo nella Luna ed i Quattro Grandi: rappresentano precisamente ciò che noi rifuggiamo».

«Jack Frost però è un caso differente» proseguì Ljuba «è un Guardiano, vero, ma non è colpevole di quanto è accaduto quattrocento anni fa. Njet! Ha scelto di venire a stare qui, e noi abbiamo scelto di concedergli questa possibilità: siamo una comunità aperta a chiunque condivida i nostri ideali, indipendentemente da razza, potere, sesso e ruolo».

«siamo certi che saprà meritarsi la fiducia che gli abbiamo dato. Anche perché in caso contrario lo prenderò a calci personalmente dopo avergli riempito la bocca di terra!» aggiunse Galaxia. In diversi risero, ed Atticus fece un sospiro «che c’è da ridere? Io sono serissima».

“se avessi avuto qualche dubbio a riguardo, e non l’avevo, dopo questo sono più che certo che sia la ex di Calmoniglio” pensò Jack.

«tutti ai vostri posti pour il lancio tradizionale!!!» trillò Sandelle. La folla ricominciò a scandire il nome di Jack, cui Sandelle si avvicinò.

«bonjour. Tutto bene?»

«sì sì ma…lancio di cosa?»

«de toi, Jack!» la piccola donna dai capelli d’oro lo fece voltare in modo che desse le spalle alla folla «non volare, fidati; n’est pas nécessaire! Eeeee…GIÙ!»

Prima che Jack potesse dire qualunque cosa Sandelle lo spinse giù dalla sporgenza di pietra. Fu tentato per istinto d’invocare il vento perché gli impedisse di cadere, ma ricordò l’invito di Sandelle a fidarsi; così, pur stringendo il bastone in maniera quasi convulsa, non volò.

«u-oh!!!» esclamò quando venne riacchiappato dalla folla di immortali in delirio, che se lo passò di mano in zampa proprio come succedeva alle rockstar, senza alcuna intenzione di lasciarlo cadere. Più che mai divertito da quella situazione incredibile, Jack Frost iniziò a ridere di nuovo, terribilmente felice.

«IO AMO QUESTO POSTO!!!» gridò mentre veniva portato via in direzione della spiaggia, e lo pensava davvero.

Per un giorno intero Jack Frost venne trascinato a ballare da svariati gruppi di spiriti, tra una risata ed una chiacchierata mangiò tutto quel che gli venne offerto fino a sentirsi scoppiare, e stavolta lasciò completamente perdere le bibite analcoliche. Fu tutto un “vieni qui Frost! Sta’ con noi Frost! Ehi, vuoi dei marshmallows arrosto? Devi provare la piña colada, è qualcosa di eccezionale!”

Un benvenuto con i fiocchi, altro che essere rapito dagli yeti, messo in un sacco e poi semi costretto a salvare il mondo!

Peccato solo che non avesse idea di quel che c’era dietro…

 

 

** ora **

 

 

«passiamo alle questioni pratiche: finita esta settimana de festeggiamenti y giochi, chi racconterà la nostra storia a Frost?»

«davamo per scontato che l’avresti fatto tu» ammise Ljuba «visto che si tratta di preparare il terreno così da convincerlo a combattere per noi».

Lei, Cecilia e Galaxia si erano ritirate nella Grotta circa dieci minuti dopo che la partita di beach volley aveva avuto inizio.

Quanto a Sandelle, bontà sua, era andata a fare il tifo per Jack. Non che la sua presenza fosse necessaria, visto che se si trattava di pianificare cose la sua utilità era al livello di un fermalibri che non aveva libri da fermare.

«non devi farlo per forza, se mai lo faccio io» s’intromise Galaxia «o in alternativa sono sicura che Atticus Bla Bla non perderà l’occasione di blabblare. Non so se te l’ho mai detto, ma il tuo fidanzato è più loquace di Sandelle quando si scola una bottiglia di grappa».

«gracias per l’offerta, Laxie: que sia tu a parlargli avrebbe una sua logica porque, como anche Sandelle y Atticus, avete trascorso più tempo con lui rispetto a me y Ljuba. Es più facile essere influenzati da qualcuno che si conosce meglio. Ho ballato, bevuto y fatto a palle di neve con lui, ma non sono sicura que sia suficiente».

«ma in fondo non potevamo neppure trascurare gli altri spiriti, ci serve il sostegno di tutti» concesse Ljuba «a questo punto allora la scelta ricade sui tre citati».

Meglio la schiettezza di Laxie, la dolce malinconia con cui avrebbe parlato Sandelle, o lasciar fare ad Atticus?  La terza opzione sembrava la più valida, ma se quelle stesse abilità di oratore avessero messo Jack in allarme, se discorsi troppo articolati non lo avessero convinto ugualmente? Se non si fosse lasciato condizionare?

«no se. Bisogna rifletterci su. Y comunque Atticus non è il mio fidanzato, como ripeto da secoli! Non lo è! Claro?! Non è el momento di pensare a certe cose, poi! Non so se vi rendete bene conto de cosa succederà a breve: guerra!»

«i nostri ex non ci farebbero del male» borbottò Laxie «non i Guardiani, insomma. Non ce lo vedo Aster a tirarmi addosso delle uova esplosive».

«loro no, è vero, ma dall’altra parte del campo di battaglia non ci sono solo i Guardiani» le ricordò Ljuba «dobbiamo tenere conto del fatto che l’Uomo nella Luna, una volta capito cosa succede, non se ne stia buono a guardare » aggiunse «considera che saremo costretti ad attaccare in forze un regno alla volta ed un Guardiano alla volta: tutto per non avere più ostacoli prima di dare l’assalto alla nave di Sandman, così da avere un veicolo che ci porti sulla Luna».

«sì, ma-»

«mentre facciamo tutto questo, Manny potrebbe sempre degnarsi di parlare con altri immortali e radunare anch’egli un esercito. Inoltre, d’accordo, Dentolina verrà colta di sorpresa dal primo attacco, ma le battaglie seguenti saranno più difficili, perché saranno preparati» continuò Ljuba «ed oltre a tutto questo abbiamo…come l’ha chiamata Atticus? Shu Yin, da mettere al sicuro. Per non parlare di colui il cui nome non si può sentire né pronunciare, che non rimarrà in disparte».

«se lo uccidessimo subito avremmo anche un esercito de mostri! Es una delle poche cose buone de essere la ex Reina degli Incubi» borbottò Cecilia «da vivo non me darebbero retta, ma lo farebbero, una volta muerto lui».

«gli Incubi sono del tutto inaffidabili, e tu stessa hai detto che è meglio distruggerli e basta. Già ci sono diverse cose incerte, non aggiungiamo anche la possibile perdita del controllo su un’orda di demoni!» disse Ljuba «di questo si era già discusso. Uccideremo ogni Incubo che ci troveremo davanti. Ed affronteremo anche “lui”, se si presenterà personalmente: se morirà in una di queste occasioni, bene; se no, ce ne occuperemo dopo aver pensato a Manny».

Nord non avrebbe approvato quelle parole, ma col tempo si era convinta che non servisse loro una sottospecie di dio Lunare, e che ci fossero già abbastanza immortali in giro per il mondo. Inoltre l’Uomo nella Luna aveva creato una nuova schiava, Shu Yin, e dal loro punto di vista era imperdonabile. Ljuba non era una persona che cercava il conflitto ad ogni costo, non era un’amante della battaglia, ed avrebbe sempre preferito fermarsi al “dare una sonora lezione”. Non era felice all’idea di scendere in lotta contro i Guardiani, né il pensiero di dover uccidere Manny la rallegrava. Ma in certi casi bisognava chinare la testa, e fare quel che andava fatto.

Si chiamava “male necessario”.

«non confondere quello che è giusto con quel che pensi di volere, Mila» concluse la russa, addolcendo di molto il tono.

«ho parlato a sproposito, ma so bene lo que voglio. Y  evita di chiamarmi in quel modo».

«te l’ho detto perché tu sai cosa succederà mentre verrà ucciso. Di lui non m’importa, di te sì».

Galaxia preferì iniziare a lisciarsi il pelo senza intervenire oltre in quella questione spinosa. Nascere col solo scopo di vivere per un’altra persona ed amarla non era l’unico lato negativo della loro natura, sarebbe stato troppo poco: oltre a questo, volenti o nolenti, percepivano i picchi di emozioni dei rispettivi ex compagni. Capivano quando accadeva loro qualcosa di brutto, quando avevano bisogno di loro, ed erano costretti a soffocare l’istinto di accorrere immediatamente. Quest’ultimo era, oltretutto, il reale motivo per cui avevano quei cristalli: non per le fughe rapide, ma per l’assistenza immediata.

Grazie a ciò avevano capito che mesi prima era accaduto qualcosa di brutto ben prima che Spring e Fall arrivassero con dettagli come la morte di Sandman e la successiva sconfitta di Pitch.

Nel momento in cui Sandy era morto, Sandelle era quasi impazzita: era stata una notte terribile tra le grida disperate, i pianti, il suo sguardo folle mentre diceva che doveva andare da Sandman, l’autentica ferocia che aveva rivelato quando togliendole il ciondolo gliel’avevano fisicamente impedito. Alla fine erano stati costretti a sedarla con un incantesimo del sonno e, quando si era risvegliata, era sprofondata nella più cupa depressione. Nelle ore che erano seguite le cose erano gradualmente migliorate, ma era tornata il solito spiritello felice solo quando Sandy era risorto.

«non farò como Sandelle, se es lo que temi. Sono stanca de sentirlo chiamarmi. Sono stanca de sentirlo, y  basta. E poi c’è  Atticus que muore dalla voglia de finire il lavoro que avete iniziato quattrocento anni fa, non gli negherò la soddisfazione. No, Lju: so cosa voglio, y so cosa va fatto. Ed ora direi proprio de andare a vedere la partita».




Come potete vedere, neppure Ljuba tutto sommato è uno stinco di santo. E sono nati ancora più "schiavi" di quanto si pensasse, come si evince da quel che è successo a Sandelle.
...quasi un intero capitolo di flashback, lo so. Ma non mi pento di niente :D
Grazie a chi:
- Legge
- Ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate
- e soprattutto a chi recensisce, perché tenetelo a mente: la vostra opinione è importante, quale che sia, e non disturba nessuno ;)

Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

«niente? Ancora niente?...Jack è sparito da una settimana, Pitch si è portato via Shu Yin, com’è possibile che non riusciamo a trovare nessuno dei tre?!»

Erano passati quattro giorni dall’attacco di Pitch alla Conigliera ed al Polo Nord, ed erano sempre quattro giorni che Calmoniglio si sentiva terribilmente in colpa per l’accaduto. Era stato stupido, stupido! Credendo di mettere al sicuro la ragazza l’aveva gettata tra le fauci del lupo.

“e se Pitch farà del male a Shu Yin sarà tutta colpa mia. Per tutte le uova, come ho fatto a non capire che era una trappola?! Gli Incubi non erano poi così tanti, se avesse voluto attaccare davvero sarebbero stati di più! Sono un grandissimo idiota!”

Di tutti i Guardiani, lui era stato tra quelli che si erano impegnati di più nelle ricerche. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe avuto pace fino a quando non l’avesse ritrovata e portata al sicuro, nonché fatto saltare tutti i denti all’Uomo Nero, ed intendeva prestare fede a tale giuramento ad ogni costo. Shu Yin apparteneva a Jack, col quale aveva un debito d’onore da quando aveva fatto sì che l’Ultima Luce continuasse a credere in lui: dare fondo a tutte le proprie risorse, dunque, era il minimo che potesse fare.

«stiamo facendo il possibile, e continueremo a farlo: alla fine li troveremo tutti quanti, vedrai!» lo incoraggiò Dentolina.

«“li troveremo tutti quanti”, come no! La nostra abilità nel trovare le persone è andata a farsi friggere da quattro secoli, Dentolina, e quelle che troviamo non riusciamo a tenercele!...dove possono essere finiti? Tutte queste sparizioni non mi piacciono».

Si poteva dire che stessero rivoltato il mondo intero pur di riuscire nel proprio scopo, cercando Pitch in ogni posto plausibile, ma com’era successo quattrocento anni prima non erano ancora venuti a capo di nulla.

«non piacciono neppure a me» intervenne Nord «ma non è detto che rapimento di ragazza e sparizione di Jack devono essere collegate per forza…»

«ma se sei stato proprio tu a tirare fuori per primo quest’idea?!» sbottò Calmoniglio «e francamente, Nord, avresti potuto risparmiartelo! Un Sandman versione schizzato non ci serviva!»

Dentolina si passò una mano sul volto, sospirando. Quando Nord aveva chiamato tutti quanti a raccolta, lo aveva fatto tanto per l’attacco da parte di Pitch quanto per riferire loro quel che gli aveva detto Jamie; aveva anche esposto a tutti le proprie supposizioni sul fatto che forse, FORSE, dato che quel bosco si trovava a poca distanza da uno degli ingressi per il regno dell’Uomo Nero, quest’ultimo magari avrebbe potuto essere coinvolto nella la sparizione di Jack, se questi era andato lì a cercare una Sandelle che viaggiava sola soletta in quella fitta radura.

Appena il russo aveva finito di parlare, un Sandman furioso come poche volte l’avevano visto si era messo a levitare a mezz’aria creando quelli che, con sommo stupore di tutti, non erano altri che terrificanti mostri di sabbia dorata.

Sandy era profondamente buono, e difficilmente si arrabbiava, ma era molto meglio evitare di fare del male ai bambini e alle persone a lui care perché, potente com’era, soltanto il cielo sapeva cos’avrebbe avuto il potere di fare una volta in preda all’ira.

Avevano cercato di calmarlo dicendogli che erano soltanto teorie, ma era stato tutto inutile, ed i ghirigori di sabbia che aveva formato sopra la propria testa erano stati estremamente chiari per tutti: “prima ha minacciato i bambini di tutto il mondo, adesso ha rapito una ragazza innocente solo per vendicarsi! Io lo troverò, e se scoprirò che ha fatto del male a Shu Yin e Jack, e che ha anche solo toccato Sandelle, non avrò alcuna pietà. Quando è troppo è troppo!!!”

Fatto capire ciò era partito alla volta del regno dell’Uomo Nero, incurante di qualunque cosa che non fossero Sandelle, Jack e Shu Yin, e loro non avevano potuto fare altro che seguirlo.

Ma tutto quel che avevano trovato era stato un antro oscuro e completamente vuoto, eccetto che per un paio di Incubi vaganti: Pitch non era lì. E, come avevano verificato in seguito, non si trovava neppure nella grotta in Sudamerica nella quale, diverso tempo addietro, aveva imprigionato una mortale condannandola ad un incubo eterno.

Ma allora dove potevano essere?!

«io ha detto molto chiaramente che era solo teoria, Calmoniglio, e comunque non pensavo che Sandy avrebbe avuto reazione simile».

«ah no, davvero?! Perché, tu non l’avresti avuta?!»

«ah! Se Uomo Nero incontra mia Ljuba deve stare attento, o lei gli fa nuovo taglio di capelli con sciabola!» disse Nord con sicurezza ed un mezzo sorriso che scomparve subito «però mi dispiace vedere Sandy in quel modo, e…non è ancora arrivato, strano».

«è in ritardo di soli dieci minuti! Non cadiamo in inutili allarmismi, abbiamo già abbastanza problemi, su!» s’intromise Dentolina.

Era quella che cercava di tenere alto il morale nel gruppo ma in realtà neppure lei era messa granché. Calmoniglio aveva definito Sandy “attualmente schizzato”, ma quantomeno quest’ultimo lo era semplicemente perché temeva per la sorte di Shu Yin -sicuramente in pericolo- di Jack, e della sua ex compagna -su cui invece non si sapeva nulla di certo-.

Lei invece si riteneva fortunata che nessuno degli altri potesse leggerle la mente e carpirle i pensieri che la assalivano durante le sue notti che erano tornate ad essere solitarie. Gettarsi a capofitto nelle ricerche ed in un lavoro che non poteva comunque essere trascurato, insieme alla luce del giorno, riusciva a mettere a tacere quelle voci insistenti che la tormentavano; ma appena c’era un momento di calma, specie quando era buio, ecco che queste tornavano più forti di prima, con cose del tipo “l’Uomo Nero si è preso Shu Yin? Tanto meglio, ci sono meno probabilità che lei e Jack si vedano: non sarebbe perfetto se la imprigionasse per sempre in qualche luogo oscuro da dove non possa rispuntare mai più? A quel punto nessuno te lo porterebbe più via! Certo, a meno che non ci abbia pensato Sandelle…tante preoccupazioni, e magari lui è semplicemente andato a farsi una scampagnata con lei, completamente dimentico di te. Non arriva al metro e mezzo di altezza, ma è così carina, e così umana, mentre tu sei un ibrido piumato”.

Ma quelle erano paranoie che, quando arrivavano, riusciva a gestire.

I problemi iniziavano quando veniva tirata in ballo LEI.

“chissà, magari Sandelle è solo un tramite. Magari l’ha convinto a seguirla…ma per portarlo da lei! Oh, come sarebbe a dire ‘lei chi’? Eppure dovresti avere ben chiaro di chi parlo, visto che te ne ha già portato via uno! E, guarda un po’, quei cinque stanno dando di nuovo problemi proprio adesso che avevi trovato un nuovo partner! Non ti viene in mente niente, Dentolina? Andiamo, è così ovvio: non paga di averti portato via Atticus mettendogli in testa un sacco di assurdità, Millaray Adoración Black adesso vuole anche Jack! Era la donna dell’Uomo Nero, non può voler altro che portare distruzione e dolore! È una sfasciafamiglie, una serpe, un demonio tentatore, una mangiauomini, una lamia, una succuba, un mostro maledetto!”

Appunto. “Problemi”.

Per fortuna che aveva modo di tenere la mente impegnata, ma non per questo tutto ciò era meno vergognoso: nutrire rancore, invidia e gelosia verso un’altra donna per qualcosa che era accaduto quattro secoli prima…in un momento del genere?! Era qualcosa per cui sarebbe stato da mettersi le mani nei capelli, da facepalm completo, e se ne rendeva conto.

Dentolina era preda di una cruenta battaglia tra raziocinio ed istinti più o meno crudeli…e tutto quel che poteva fare era cercare di aiutare il raziocinio a vincere.

«sì, forse hai ragione e…» proprio mentre Calmoniglio parlava, ecco arrivare Sandman in tutto il suo splendore. Volto cupo a parte, ovviamente «oh, infatti eccolo qui. Novità, Sandy?»

Questi rispose con un breve cenno di diniego. Aveva scandagliato i cieli ed osservato minuziosamente ogni posto in cui a parer suo Pitch potesse essersi rifugiato, ma niente. Ed ogni minuto che passava, le scarse possibilità che Shu Yin -e gli altri due, forse- fosse ancora illesa, o avesse subito pochi danni, diminuivano.

«vorrei solo che quell’ accidenti di Luna fosse rimasta bianca come sempre!» sbottò Calmoniglio «fino a pochi giorni fa stavamo tanto bene, e adesso…»

«credo che protestare è inutile, Calmoniglio» lo bloccò Nord «anche se deve avere avuto un suo motivo, ormai Manny ha fatto frittata. E noi possiamo solo mangiarla!»

«ma che c’entrano le frittate, adesso?!»

«è un modo di dire» gli spiegò pazientemente Dentolina «significa che ormai quel che è fatto è fatto e-»

Sentirono un leggero tonfo.

«“e” Sandman ha fatto largo uso del proprio potere senza mai dormire, diversamente da com’è abituato a fare» completò la fata, andando prontamente a raccogliere l’amico, crollato a terra addormentato.

«mettilo in una stanza di ospiti, Dentolina, così riposa».

«grazie della disponibilità, Nord».

«povero Sandy, sono state brutte giornate» disse Santa Claus, mentre Dentolina si allontanava tenendo in braccio -senza troppa fatica, a quanto sembrava- l’Omino del Sonno.

Nella testa di Calmoniglio, invece, aveva iniziato ad agitarsi un pensiero. Anzi, più precisamente un ricordo dell’ultima conversazione avuta con Shu Yin.

 

“non potrebbe essere possibile che si siano nascosti insieme ai miei consimili?”

 

Vero, lei parlava di Spring e Fall, e in ogni caso lui aveva scartato immediatamente l’opzione.

Ma se invece avesse avuto ragione? Jack, in quel periodo, si era allontanato da loro per i motivi che sapevano, preferendo stare da solo non si da dove in modo da non essere seccato sulla questione dono; non poteva essere plausibile che lui e Sandelle si fossero conosciuti, lui le avesse parlato dei suoi problemi, e lei adesso lo stesse nascondendo per davvero?

“ceeerto, perché Frost è proprio uno che va a parlare dei propri problemi col primo che passa!” pensò ironicamente “però…effettivamente, per Sandelle e compagnia, entrare in confidenza con le persone è uno scherzetto. Quindi sarebbe possibile e…ah, macché! Se si nascondono da noi Guardiani, che senso avrebbe avuto portarne uno nel loro rifugio mentre cercavano di portare via anche Shu Yin? In quel modo li avrebbero fatti incontrare, e sembrava proprio che volessero evitarlo, per cui sarebbe assurdo!”

«a che pensi, Aster?»

«niente. Qualche teoria stupida. Appena Dentolina si rifà viva riprendiamo le ricerche, ok?...mi auguro solo che stiano tutti bene…» aggiunse, in un mormorio speranzoso «giuro che se Pitch ha fatto del male alla ragazza, io-»

«Calmoniglio, non è colpa tua» intervenne Dentolina, tornata appena in tempo per ascoltare le ultime frasi «avremmo agito tutti come te. Non potevamo immaginare che fosse una trappola, né che Pitch fosse già tornato sufficientemente in forze da riprendere a comandare tutti gli Incubi che, a detta di chi era presente all’attacco, comanda. Se Jack avesse accettato di conoscerla, e le avesse concesso i propri poteri, almeno avrebbe potuto difendersi. O andare altrove, se avesse avuto il cristallo attivo…»

«ah, quindi adesso sarebbe colpa di Jack che non ha voluto conoscerla?! Per tutte le uova, donna, non ti capisco proprio!» sbottò il Coniglio di Pasqua.

«non ho detto che è colpa sua né  che lo biasimo, ho solo detto le cose come stanno!»

«non è momento di litigare!» li redarguì Nord, senza risultato.

«ci mancherebbe soltanto che lo biasimassi, dato che lo ha fatto così da non lasciarti per lei, e adesso è finito chissà dove con chissà chi ed in chissà che guaio! Meglio che me ne vada, prima di arrabbiarmi davvero!» disse Aster, appena prima di aprire un tunnel e saltarvi dentro.

«la prossima volta devo ricordarmi di lasciarlo cuocere nel proprio brodo: ecco cosa succede a voler consolare le persone!»

«sono sicuro che lui sa che tue intenzioni erano buone, e che non volevi colpevolizzare davvero Jack. È solo nervoso, come tutti» disse Nord, di nuovo nel ruolo di “voce della ragione” «torniamo a cercare, Dentolina?»

La Fatina dei Denti annuì.

«andrà tutto a posto, tutto tornerà ad andare bene» promise il russo «bisogna credere!»

«mai perdere la fede, lo so, Nord. Grazie».

 

***

 

«“il modo migliore per nascondere qualcosa è metterlo in bella vista”. Non so quale sia il nome del mortale che ha coniato questo adagio, ma lo trovo molto appropriato alla nostra situazione: tu cosa ne pensi?»

«può essere che Lei abbia ragione».

L’uomo sbatté sul tavolino in ferro battuto il bicchiere di liquore che stava gustando, in un moto di profonda irritazione. «per la misera, è mai possibile che tu non sia in grado di rispondermi “sì” oppure “no” anche soltanto in un’occasione? Ti sembra che la mia richiesta sia esagerata?!» sbottò «inizialmente credevo fosse educazione, ma inizio a pensare che in verità sia tutt’altro: si tratta di aggressività passiva!

«ignoro cosa sia l’aggressività passiva, quindi non so valutare se i miei comportamenti rientrino davvero in uno schema simile. Ma, se così fosse, non è assolutamente intenzionale».

«io invece credo proprio che lo sia, e credo anche che tu stia tentando in modo estremamente subdolo di farmi diventare pazzo».

“da quel che mi hanno detto,  alla pazzia ci sei già arrivato…quindi non potrei ‘portarti’ proprio da nessuna parte” pensò la ragazza, osservando il sole ormai prossimo al tramonto. «no, mi creda. Tutto ciò che sto tentando di fare è sopravvivere, Black xiansheng: niente di più, e niente di meno».

La risposta silenziosa di Pitch a quell’affermazione consistette nel riagguantare il bicchiere e finire di berne il contenuto con un singolo, lungo sorso.

Erano stati quattro giorni, a parer suo, più lunghi e complicati di quanto avesse immaginato.

E, no, trovarsi a Santa Monica, precisamente nell’attico all’ultimo piano dell’elegante complesso “One Zero One Ocean” in Ocean Avenue, non aiutava per niente un Uomo Nero resosi ormai conto sia di quanto i suoi poteri fossero arrivati ad essere effettivamente deboli, sia di essere arrivato a soffrire una sorta di…claustrofobia.

Inizialmente, appena rapita la ragazza, aveva pensato di rientrare nel proprio regno. Dove imprigionarla, e dove difendersi meglio in caso di attacco se non lì? Peccato solo che, una volta  raggiunto uno degli ingressi, il suo cuore avesse iniziato ad accelerare e le membra gli si fossero irrigidite, mentre la schiena si era immediatamente ricoperta di un velo di sudore ghiacciato. Non era stato in grado di procedere oltre, non era riuscito a combattere quell’istinto brutale che gli urlava di rimanere all’aperto. Possibile che l’ultima sconfitta, e ciò che ne era conseguito, l’avesse colpito a tal punto?

In ogni caso non aveva perso tempo, dicendosi “d’accordo, evidentemente non mi sono ancora ripreso a sufficienza da rientrare nel mio regno, ma posso sempre usare la grotta in Sudamerica: trattasi di far sprofondare la ragazza in un incubo eterno e lasciare un paio di incantesimi di protezione ed occultamento seri, questa volta, cosa sarà mai?”

Per cui, dicendo semplicemente un “cambio di piano, dolce ombra, ho deciso che il mio antro non è un posto appropriato”, ecco che erano volati in Sudamerica. Avevano raggiunto la grotta, e Pitch si era ampiamente goduto il terrore della ragazza, una volta incatenata con dell’ombra alla parete rocciosa…peccato per i brividi che avevano scosso lui, nel trovarsi al chiuso. Chiuso a destra, chiuso a sinistra, sotto di sé, sopra di sé, davanti a sé! Si era reso conto di non poterlo sopportare, non per molto tempo. Pensando di essere condannato ad entrare nelle case altrui, e a stare sotto i letti e negli armadi, non aveva trattenuto una risata amara: stava male in una grotta la cui uscita era a non molti metri di distanza, come avrebbe potuto nascondersi in un armadio?! Doveva assolutamente riprendere il controllo di sé in qualche modo, ed aveva giudicato che mettere in atto i propri progetti con la ragazza fosse il modo migliore per iniziare.

Shu Yin l’aveva pregato un’ultima volta di non farle del male, lui l’aveva “rassicurata” sul fatto che non l’avrebbe toccata con un dito ma le avrebbe “meramente fornito un biglietto di sola andata per l’incubo perpetuo”, aveva stretto i denti cercando di combattere la claustrofobia ed il senso di oppressione crescenti che lo inducevano a muoversi in modo così rigido, e si era apprestato a cominciare.

Tempo un minuto e si era reso conto che, semplicemente, non ci riusciva. E non per la stupida natura da Succubus della ragazza, non l’avrebbe fermato: era un problema unicamente suo, derivato da una debolezza anche peggiore di quanto avesse immaginato.

Era spossato tanto fisicamente quanto in termini di potere, lo sapeva, ma fino a quel momento non aveva capito quanto.

E, in quelle condizioni, si era attirato addosso le ire di tutti: tanto dei Guardiani, quanto del -come li chiamava lui- branco di Succubus e l’Inuus. Stava rischiando veramente la pelle, stavolta, e tutto per cosa? Per una vendetta, e per una donna!

Prendere consapevolezza di ciò l’aveva indotto a catapultarsi fuori dalla grotta, lasciandosi sfuggire un urlo rabbioso. Era ridotto uno straccio, e la colpa di tutto ciò era dei Guardiani, dei dannatissimi Guardiani, degli STRAMALEDETTI Guardiani!

Fuori di sé, si era messo a prendere a pugni la parete rocciosa. Era un’azione futile e priva di senso,  ma al momento abbattere gli alberi lanciando loro contro ombre e sabbia nera ne avrebbe avuto ancor di meno, sprecando un potere che non aveva; per cui si era sfogato in quel modo, fino a ridurre le nocche delle mani in un ammasso di ossa doloranti e tessuti sanguinanti, per poi crollare in ginocchio.

Aveva poi sentito un tocco delicato su una spalla e, trasalendo, si era voltato con l’intento di attaccare; si era bloccato non appena si era reso conto che si trattava soltanto di Shu Yin, le cui catene d’ombra dovevano essersi dissolte, e che la ragazza aveva in mano delle strisce irregolari di stoffa bianca, probabilmente strappate dal vestito.

Aveva detestato che lei guardasse il macello che erano diventate le sue mani, aveva detestato Shu Yin credendo che stesse agendo per pietà, ed aveva detestato anche se stesso perché, se era arrivato a fare pena a lei, allora doveva essere ridotto veramente da far schifo.

“sono perfettamente a posto, non ho bisogno della tua carità, né della tua maledetta pietà” le aveva detto, in un impeto di inutile orgoglio.

“la mia non è pietà. Trovo soltanto che aiutare un ferito sia un gesto cortese, Black xiansheng, indipendentemente dall’identità del suddetto ”.

Così aveva risposto lei, lasciandolo dapprima sbigottito, ed in seguito nuovamente arrabbiato. Che l’avesse fatto per cortesia era anche peggio: agire per un istintivo moto di compassione se non altro era qualcosa di “vero”, in cui entravano in gioco empatia, identificazione forse, umanità; farlo in un gesto calcolato, per una sorta di obbligo sociale, era un altro discorso.

“non ho bisogno nemmeno della tua cortesia, Miss Manners. Nuovo cambio di piano: seguimi e taci”.

Lei aveva comunque fatto un piccolo cenno d’assenso.

Col tempo sarebbe guarito dalla claustrofobia, avrebbe racimolato nuovo potere, ed avrebbe potuto procedere come aveva stabilito, in ogni senso; ma al momento, viste le proprie condizioni, le uniche cose che poteva fare erano nascondersi, cercare di accumulare potenza in qualche modo, e trascinarsi dietro la ragazza. Prima o poi gli sarebbe servita, quindi non avrebbe avuto senso restituirla solo per poi rapirla un’altra volta!

Il punto era: dove nascondersi, tenendo conto tanto dei nemici quanto delle proprie nuove necessità? Dove non l’avrebbero mai cercato?

Ed a quel punto era giunta l’illuminazione: l’attico del fu Larry Hagman, il JR Ewing di Dallas, venduto, ma non occupato! Non l’avrebbe confessato nemmeno sotto tortura, ma c’era stato un tempo in cui si era letteralmente fissato con quella serie tv, tanto da aver tormentato tutti gli attori con diversi incubi come… “ringraziamento”.

Ed ecco il motivo per cui, al momento, lui e la ragazza si erano rifugiati in quel posto. Curandosi di non stare sotto la luce diretta del sole, di giorno le ampie vetrate del salotto coperte parzialmente da tende non costituivano un problema, ed erano anche un aiuto per la sua nuova claustrofobia; e di sera c’era poco da dire, il panorama era impagabile.

E la cosa migliore era che i Guardiani non si sarebbero mai sognati di cercarli là: l’Uomo Nero in un posto soleggiato ed affollato come Santa Monica...ed in un lussuoso attico da qualche milione di dollari?

Se glielo avessero detto qualche mese fa non ci avrebbe creduto neppure lui stesso, e invece eccolo lì, a scolare liquore -era ad oltre tre quarti di una bottiglia di rhum di alta qualità- con una bella orientale che “voleva solo sopravvivere”!...che nervi, che nervi, che nervi!

«vuoi sopravvivere, dolce ombra, ma per fare cosa di preciso?» le disse, maligno «tu stessa mi hai detto che Frost non vuole saperne di te! Se mai un giorno tenterà di salvarti finendo dritto nella tela del ragno -ovvero il sottoscritto- non lo farà perché è il tuo principe azzurro, ma semplicemente perché è in generale una sottospecie di “eroe”, e non vorrà che una cosa che gli appartiene sia in mano mia. Non ti permetterà di amarlo. Ed il solo scopo per cui sei stata creata è proprio questo. Se non puoi portarlo a termine, cosa vivi a fare?»

«può darsi che non sia realmente il mio unico scopo, come effettivamente mi è stato detto da chiunque non sia Lei».

«“può darsi” che ti abbiano mentito tutti quanti a parte me» ribatté Pitch, riempiendo nuovamente il bicchiere fin quasi all’orlo, per poi dimezzarne il contenuto in due sorsi. Ecco cosa gli mancava davvero del proprio regno, l’immensa scorta di liquori pregiati. Ricordava ancora il motivo per cui aveva cominciato ad accumularne e berne: tentare di rendere del tutto sfumati i ricordi che aveva della sua vita precedente. Meno ricordi, meno rimpianti, meno prese di coscienza del proprio stato e della realtà delle cose.

Aveva bevuto a quei tempi, aveva bevuto quando Millaray se n’era andata, e beveva in quel momento, per dimenticarsi della propria debolezza e del guaio in cui, sopravvalutandosi, si era cacciato.

Sapeva che era del tutto inutile, perché bere non avrebbe fatto tornare indietro l’orologio di secoli e secoli, ma quantomeno gli consentiva degli splendidi momenti di oblio.

In effetti, anche in quel momento, iniziava a sentirsi la testa un po’più leggera…

«può darsi, ma diversi elementi mi fanno dubitare che sia così» replicò pacata Shu Yin.

“oh sì, è proprio verità la tua, infatti i miei consimili ‘non se ne stanno’ da quattrocento anni in quel posto, come si chiamava?, Conca De El Sol, felici e contenti nonostante siano ben lontani dai rispettivi ex” pensò ironicamente la ragazza “qualcosa mi dice che avrei fatto meglio a seguire Atticus, quella sera. Mi sarei risparmiata tante seccature” pensò, osservando l’Uomo Nero che invece fissava l’oceano “nonostante in questi quattro giorni abbia capito che, dei due, non sono io quella messa peggio: è debole proprio come dicevano, solo, senza nessuno che voglia aiutarlo, e sta male nei luoghi chiusi”.

Le chiacchiere ed il fatto che Pitch avesse cercato di far passare tutti i “cambi di piano” come decisioni prese esclusivamente per volontà, invece che per necessità, non avevano minimamente ingannato la ragazza; come aveva detto Calmoniglio, se si trattava di parole e dettagli visivi c’era ben poco che le sfuggisse. Aveva notato le reazioni del suo rapitore quando aveva cercato di portarla nel proprio regno, nel momento in cui erano entrati nella grotta, ed anche quelle attuali: nel primo caso non era riuscito a procedere, nel secondo si era visibilmente sentito male, e lì nell’attico viveva perennemente lì in terrazza quando era sera o nel salotto di giorno, seppure fosse costretto a chiudere parzialmente le tende. Quanto alla debolezza, dopo la scena alla grotta anche un cieco l’avrebbe capito. E per la solitudine…bastava starlo ad ascoltare giusto una mezz’ora!

Quindi aveva concluso che se fosse stata sempre cortese con lui evitando di contrariarlo, se l’avesse assecondato entro certi limiti, se si fosse dimostrata pronta ad ascolto e comprensione, forse non solo sarebbe riuscita a sopravvivere ma anche a sviluppare con lui un legame tale da riuscire ad indurlo a fare delle mosse sciocche che la portassero alla liberazione: convincerlo che andare di nuovo al Polo Nord per qualche ignoto motivo fosse una buona idea, per esempio, con la differenza che stavolta con Santa Claus presente sarebbe finita diversamente; o ancora, se ne avesse avuto modo, darlo in pasto ai propri consimili.

E stava agendo di conseguenza, o almeno ci stava provando.

L’Uomo Nero finì il bicchiere, di nuovo. «non so se te l’hanno mai detto, Miss Manners, ma se  te ne uscissi con un “vai al diavolo” per quel che ti ho detto non verresti fulminata dal Dio del Galateo».

“da lui no, da te chissà” pensò lei. «è possibile. Ma sinceramente mi sembra strano che Lei voglia essere mandato al diavolo».

Shu Yin osservò attentamente Pitch, notandone il volto leggermente arrossato. Una sfumatura curiosa, nata e cresciuta d’intensità man mano che la bottiglia sul tavolo si svuotava, così come i toni della loro conversazione -se la si voleva chiamare così- si erano fatti più “spontanei”, almeno da parte dell’uomo. La ragazza non sapeva cosa contenesse quella bottiglia, ma forse era un liquido che allentava i freni inibitori.

«ed infatti non vorrei, ma sembra proprio che farlo sia uno sport estremamente apprezzato a livello internazionale» commentò l’uomo, sarcastico «il tuo sarebbe soltanto l’ultimo di un’ampia collezione».

«non farei mai-»

«oh lo so, lo so: tu sei così garbata. Dopo secoli passati ad essere preso a calci tutto il rispetto che mi riservi sarebbe anche bello, se solo fosse vero» disse Pitch, guardandola dritto in volto.

«lo è» replicò la ragazza. Lui scosse la testa.

«no, non lo è: è una maschera, e non potrebbe essere altrimenti. Mi si teme, mi si odia e mi si disprezza…ma dell’autentico rispetto è qualcosa che posso soltanto sognarmi».

“sarà mica perché il rispetto va guadagnato, e minacciare il mondo, rapire fanciulle e picchiarle non è il modo giusto?” pensò Shu Yin.

Pitch assunse un’aria seria, ed anche un po’triste. Il rhum gli stava metaforicamente sciogliendo la lingua, inibendo il suo autocontrollo e rendendolo altresì più sensibile alla natura della ragazza, che induceva ad empatia e confidenze. «sai come ci si sente a subire un rifiuto continuo da chiunque, Shu Yin? Passare secoli rannicchiato sotto letti ed armadi, solo, evitato da chiunque, odiato per la mia natura, con la consapevolezza che se morissi tutti non farebbero altro che tirare un sospiro di sollievo per essersi liberati di un impiccio?»

Stavolta la ragazza esitò un po’nel rispondere. Quel che Pitch aveva appena detto, sinceramente, la faceva sentire coinvolta…almeno un pochino.  «amare Jack Frost non sarà il mio unico scopo, capisco la sua scelta di non incontrarmi e l’apprezzo anche, però ricevere un rifiuto a priori non è precisamente piacevole. E la mia nascita ha portato a tutti più guai che altro, per cui presumo che sotto sotto considerino un impiccio anche me. In conclusione sì, in parte La capisco eccome».

«tsk. Anche Frost “mi capiva”, ma tutto quel che ha fatto in concreto è stato cercare di distruggermi: e non credo che tu, mia dolce ombra, sia diversa».

“ascoltare…comprendere…assecondare…legare” pensò Shu Yin, decidendo di rivolgergli un leggero sorriso. «Black xiansheng, io non potrei cercare di distruggerLa nemmeno volendo. E non è detto che voglia».

«ti ho rapita, è ovvio che tu lo voglia…non ci credo, ho davvero quasi terminato il rhum?» aggrottò la fronte, un po’perplesso. Non si era reso conto di aver bevuto tanto.

«diciamo che sarebbe stato meglio conoscerci in un altro contesto, che avrei preferito evitare quel che è accaduto nella grotta ed anche di venire a conoscenza di certe storie. Ammetto che inizialmente certi racconti mi hanno influenzata un po’, però è solo il punto di vista dei Guardiani e, come per tutto il resto, invece di prendere per vero tutto quel che mi si dice preferisco farmi un’idea da sola. Se così non fosse crederei ancora che i Guardiani siano dei perfidi schiavisti, cosa che invece non mi sono sembrati affatto, ma se avessi dato retta solo ad Atticus io-»

«fa’ che Dentolino mi capiti a tiro e gli strapperò lingua, occhi, e sicuramente anche dell’altro che non nomino, visto che qui c’è una signorina» disse l’Uomo Nero, con uno sguardo da assassino che fece gelare Shu Yin «in questi giorni, per vari motivi, non ero molto in vena di parlare. Ma adesso, dolce ombra, ti dirò qualcosa che faresti meglio a tenere ben presente…» scattò in avanti, afferrando il polso della ragazza che trasalì, non riuscendo ad evitare di tremare «non fidarti di lui. Mi hai capito? Non fidartene.  Mai. O ti cambierà in modo lento ed inesorabile senza che neppure te ne accorga» aveva l’aria spiritata, ma sembrava del tutto sincero, e pochi istanti dopo la salda stretta al polso si tramutò in una alla mano, e più delicata «perdonami per lo scatto che ho avuto. Ho stretto troppo?»

«n-no. Non mi fa male» disse con sincerità. Aveva soltanto avuto paura e niente più; avrebbe anche preferito che le lasciasse la mano, ma non si sentì di ribellarsi.

“comprendere…assecondare…”

«bene. Farti del male non era quel che volevo» affermò. Iniziò a carezzarle il dorso della mano con il pollice, mostrando un’aria assente sul viso affilato «lo giuro. Non volevo…assolutamente…non l’avrei mai fatto, credimi…»

“ho la vaga impressione che non si stia più rivolgendo a me” pensò Shu Yin. Nemmeno avesse sentito i suoi pensieri, Pitch parve riscuotersi, ed interruppe bruscamente il contatto.

«inizio a pensare che avrei dovuto evitare tutto quel rhum. Tu che dici?»

Shu Yin fece per rispondere “forse” o “può darsi” come suo solito, ma si ricordò che lo irritava, per cui decise di evitare. «io…credo proprio di sì, Black xiansheng, ma solo perché non so quanto sia sano».

«hai davvero espresso chiaramente un’opinione? Incredibile» commentò lui, ironico «per quel che concerne la salute, per un immortale l’alcol non è dannoso a livello fisico come lo è per gli esseri umani. Ma lo stordimento che causa è uguale per tutti».

«capisco».

L’uomo si poggiò contro lo schienale, studiandola. «sei davvero preoccupata per la mia salute, o era una preoccupazione di cortesia? Sii sincera».

“mi preoccupo sì per la sua salute, se adesso gli succedesse qualsiasi cosa io non saprei né che fare né dove andare” pensò lei “non saprei nemmeno come arrivare dai Guardiani, o come trovare Atticus Del Sol -di cui non dovrei fidarmi?- o chiunque altro. Per cui…”

«lo sono davvero» disse con sicurezza, sostenendo lo sguardo dell’Uomo Nero, che infine scrollò le spalle.

«se menti lo stai facendo veramente bene. Per tutti gli Incubi…» sbuffò una risata «io ti ho rapita, e tu ti preoccupi per me. Assurdo».

Non sapeva se esserne felice, se considerarla troppo buona o troppo sciocca, o tutte queste cose insieme. E dire che, quando aveva spiato lei e Calmoniglio tramite gli Incubi, gli era sembrata un po’più sveglia! Che dire, a quel punto evidentemente doveva ammettere di aver sbagliato a valutare Shu Yin: non era che una piccola stolta.

Essere più lucido forse l’avrebbe aiutato a trarre una conclusione, magari anche diversa dalle ipotesi -sbagliate- che aveva appena formulato, ma in quel caso specifico agì diversamente. Prese nuovamente in mano la bottiglia di rhum e riempì parzialmente il proprio bicchiere. Poi ne prese un altro pulito lì vicino, sempre sul tavolino, e fece la stessa cosa, svuotando così la bottiglia. Tese il nuovo bicchiere alla ragazza, che lo prese con delicatezza, dopo una breve esitazione.

«un brindisi a te, Shu Yin, che dici di capirmi e rispettarmi: lo apprezzo» disse il Re degli Incubi, con voce solo falsamente allegra «da un “impiccio” ad un altro, salute!»

Lei non seppe cosa rispondere, quegli atteggiamenti strani e colmi di un’amarezza estremamente umana e spontanea la mettevano un po’in difficoltà, per cui si limitò ad avvicinare il proprio bicchiere al suo, in silenzio…

“io devo sempre liberarmi, e lui è sempre l’Uomo Nero”.

…sapendo che i propri piani di liberarsi tentando in qualche modo di farlo cadere in trappola non potevano, né dovevano, essere cambiati.


Se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi sulla mia poca sanità mentale, credo di averli fugati con Pitch claustrofobico che fa il boss -molto per modo di dire- nell'attico di Larry Hagman a Santa Monica :'D ...già vi dico che dopo queste confidenze da brillo il suo rapporto con la ragazza cambierà, non solo per questo motivo, ma anche per altri che non sto a rivelarvi.

Riguardo Dentolina: ho tentato -non so con quanto successo- di farla rimaniere in linea con il comportamento che avrebbe potuto avere in questa specifica situazione, cercando di essere ottimista e cercando di tirare su Calmoniglio (anche se i risultati lasciano a desiderare); però i pensieri nascosti sono tutt'altra faccenda, e non è detto che sotto la facciata della Dentolina che conosciamo non possano nascondersi paure, ossessioni e sentimenti negativi verso la donna che, secondo lei, le ha portato via il compagno perfetto.

Ultima anticipazione: i fatti nel prossimo capitolo si svolgeranno tutti a Conca De El Sol ;)

**Ringraziamenti Time!**

Mille grazie a L0g1c1ta, Kunoichi_BeastKnightress e, ultima ma non per importanza, Maty Frost, che m'incoraggiano a continuare con le loro recensioni. Adoro sentire le vostre opinioni, ricordatevelo sempre! :D Grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto :)

Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

“libertà non significa percorrere necessariamente da soli la propria strada, ma anche avere la possibilità di farlo con la persona che si ama al proprio fianco, se è quel che entrambi desiderano. Peccato che non sia sicuro che tutti l’abbiano capito”.

Una riflessione che nacque spontaneamente in Atticus Del Sol, mentre osservava da lontano Bacco ed Arianna, con un leggero sorriso. Diversi immortali che vivevano in quel posto si divertivano ad andare allegramente di fiore in fiore, ma altrettanti avevano invece mantenuto i precedenti legami che avevano, o ne avevano creati di nuovi, vivendoli con la massima serenità. Quanto a lui, sapeva benissimo ciò che voleva, ma non sembrava essere mai il momento giusto per cercare di ottenerlo.

Quattrocento anni prima si era detto “è troppo presto per una nuova relazione”, e non se n’era fatto nulla; d’altronde era stato un periodo difficile per tutti loro, in cui avevano cercato di adattarsi ad una situazione totalmente nuova finendo anche per fare cose più o meno assurde nel tentativo di combattere rancori o nostalgie. “Difficile” però non significava anche “confuso”: già allora Atticus aveva le idee ben chiare, e tali erano rimaste da quando aveva raggiunto la consapevolezza della realtà delle cose.

Tempo dopo aveva iniziato a pensare che fare la propria mossa non sarebbe stata una cattiva idea, ma era stato il periodo in cui avevano iniziato ad arrivare nuovi abitanti, Conca De El Sol ad espandersi, sotterfugi e questioni pratiche ad aumentare, ed anche in quel caso aveva finito col lasciar perdere.

Infine le cose si erano stabilizzate in un’amicizia molto profonda con dei…risvolti carnali, ed avrebbe potuto anche andar bene così. Peccato per quel senso di “incompiuto” da lui provato, che lo lasciava sempre con un po’ d’amaro in bocca; ma meglio questo, si diceva, che rischiare di rovinare tutto per una parola di troppo.

Anzi, due.

“dopo la guerra, forse” pensò “una volta vinta quella…”

Ma chi gli diceva che avrebbero vinto sul serio, che sarebbe filato tutto liscio come speravano? Chi gli assicurava che avrebbe davvero avuto quella possibilità, quando invece c’era il rischio di finire col passare l’eternità a rimpiangere di non aver fatto la propria mossa, di non averci almeno provato?

Già una volta aveva rischiato di perderla, ed era stato proprio quel fatto ad aprirgli gli occhi. Fortunatamente in quel caso era andata a finire “bene”, ma se invece…?

«se potesse sentire i miei pensieri, adesso, mi darebbe del cretino. E farebbe solo bene» borbottò lanciando un’occhiata in lontananza, verso la parte isolata della spiaggia, e notò due figure che si stavano rapidamente spostando in quella direzione.

“Galaxia è fuori di testa per quanto puntuale: settimana nuova si è detto, settimana nuova si fa” pensò l’uomo, avendo riconosciuto tanto lei quanto Jack Frost, e decise di seguirli a distanza. Non perché non si fidasse di Laxie, al di là dei battibecchi Atticus sapeva bene per vari motivi che era una persona -ergo, un coniglio- di fiducia, ed a livelli ancor più alti di quanto si potesse pensare; era solo curioso di sentire come avrebbe raccontato a Jack la loro storia.

Era un’assurdità forse, perché lui l’aveva vissuta ed a sua volta l’aveva raccontata in tante occasioni che, a quel punto, avrebbe dovuto dargli la nausea solo sentirne accennare…e invece era tutto il contrario. Si era domandato più volte se, sotto sotto, quello non fosse un proprio lato masochista che veniva a galla. Pensò: “quella di come siamo arrivati qui è una storia iniziata in modo difficile, ma finita in modo glorioso, per questo mi piace sentirla”. Ma poi, invece, gli venne in mente che c’era poco di glorioso nel fuggire e nascondersi come avevano dovuto fare loro.

Si consolò dicendosi che avrebbero recuperato a breve: Punjam Hy Loo sarebbe stato una conquista abbastanza semplice, specialmente se la propria influenza sulle fatine si fosse rivelata più o meno al livello di quella di un tempo, quando l’avevano seguito nella battaglia contro Pitch Black nonostante la sua ex compagna fosse del tutto contraria ed avesse ordinato loro di non farlo.

Dopo altri dieci minuti di camminata, finalmente, Galaxia decise che erano abbastanza lontani dalla civiltà -ancor più lontani del punto dov’era ricomparsa dopo l’ultima uscita- ed Atticus li vide fermarsi; Jack indicò uno degli ampi massi piatti, per poi volarvi sopra, raggiunto in breve dalla sua accompagnatrice.

L’uomo alato iniziò a cercare con lo sguardo un luogo dove appostarsi tra palme e cespugli, quando qualcosa catturò la sua attenzione: il riflesso della luce lunare sul vetro di due bicchieri.

“come accidenti ho fatto a non vederla?!…ah, lasciamo perdere” pensò, sfruttando il proprio cristallo per scomparire e riapparire vicino alla fonte di quello scintillio.

«hai detto tu a Laxie di venire fin qui» disse in un mormorio che non era una domanda, ma un’affermazione, e dopo queste parole la prima cosa che fece fu sfilarsi il ciondolo e lasciarlo cadere sulla coperta multicolore che era stata stesa sul terreno.

«già».

«e quelli che hai in mano sono due Blue Hawaiian». 

«sapevo que saresti arrivato. Lo fai tutte le volte».

«tu invece mi stupisci, Mila».

Di norma a Cecilia non piaceva affatto essere chiamata col suo vecchio nome o, come in quel caso, con un diminutivo di tale nome. Ma sapeva che per gli altri quattro, nonostante in pubblico utilizzassero il nome che si era scelta, in privato sarebbe stata sempre Millaray, Milla, o Mila, che dir si voglia; e se con le ragazze protestava, con lui invece aveva lasciato perdere da un pezzo sapendo che, alla fin fine, “Cecilia Del Sol” era solo la sua immagine pubblica.

Cecilia era quella che dava il benvenuto ufficiale ai nuovi arrivati, che si dedicava alacremente ad intrattenere i loro ospiti; era quella cui spettava l’ultima parola se si trattava di prendere decisioni più o meno importanti, quella che aveva il compito di rimanere fredda e decisa -o almeno provarci- se si presentava un problema, o se lei stessa aveva un problema.

Sandelle non era stata la sola ad avere grossi problemi, pochi mesi prima: certo, Pitch purtroppo non era morto com’era successo al Guardiano dei Sogni, ma aveva rischiato grosso, e lei lo aveva percepito benissimo. La sua immane sofferenza, la sua paura, la sua disperazione, i momenti in cui l’aveva pensata in modo ossessivo, il bisogno spasmodico della sua presenza. Ma lei non aveva fatto scenate. Cecilia Del Sol non poteva certo permetterselo.

E come Mila, tutto quel che aveva fatto era stato impallidire e tremare, sdraiata sul letto e stretta tra le braccia di Atticus. Ma nessuno li aveva visti, e nessuno l’avrebbe mai saputo. Per non parlare del fatto che, sapendo di non amare più il proprio ex compagno, per come la vedeva lei quella reazione dettata unicamente dalla propria natura di “dono” -definizione che odiava- era stata già troppo.

«diciamo que darà una rinfrescata ai vari motivi que ci spingono ad hacer la guerra».

«non che ne avessimo bisogno. Ma tant’è…»

Si misero a sorseggiare i rispettivi drink in completo silenzio, limitandosi ad ascoltare la conversazione di Jack e Galaxia.

«mi dispiace di non aver chiesto nulla prima, è solo che da quando sono qui è stato tutto così folle! In senso buono. Già, quant’è che sono qui?»

«oddio, sai che sinceramente non lo so? Di calendari ed orologi non ce ne sono, e i giorni passano così in fretta che uno tende a sbarellare».

Ormai Jack era lì da nove giorni, e lei lo sapeva benissimo, ma perché mai dirglielo?

«“sbarellare”».

«ah-a. Non ti sono d’aiuto, lo so, ma non posso farci niente».

«non importa, tranquilla, fa lo stesso. Allora…» il volto del ragazzo si fece terribilmente serio «che accidenti è successo quattro secoli fa, da indurvi a ribellarvi all’improvviso dopo cento anni di calma? Tutto quel che so è che Pi-»

«non dirlo!!! Se devi, chiamalo “l’Innominato”».

«…ok. Dicevo, tutto quel che so è che l’Innominato ha fatto non si sa cosa a Cecilia, la quale vi ha convinti ad andare tutti via con lei. Da come l’aveva descritta Dentolina, avrebbe dovuto essere una pazza furiosa che ha creato casini inutili…ma a me sembra del tutto sana di mente, ed i motivi -almeno quelli che so- non mi sembrano sbagliati. Per cui sono un po’confuso».

«adesso ti dico una cosa che dovrai cercare di ficcarti bene in questa bella zucca bianca: la buona, cara, dolce ed amorevole Dentolina è sempre stata invidiosa marcia di Cecilia. Sempre! Per cui non mi stupisco che l’abbia dipinta come hai detto tu. Per carità, con questo non voglio dire che sia una cattiva persona, non fraintendermi, però dico le cose come stanno! Se Atticus doveva incontrare da solo me, Lju o Sandelle, tutto ok; se invece si trattava di Cecilia, ecco che Dentolina se ne usciva con “ma perché non inviti anche le altre e passate un tranquillo pomeriggio qui, a bere del tè? Da soli potreste annoiarvi, in fin dei conti non c’è molto che potreste fare insieme da soli!”…della serie che ogni scusa era buona, insomma».

«mh. Spero che non finisca a fare così anche con me» borbottò Jack «ma aveva almeno qualche motivo valido per comportarsi in quel modo?»

«no. No, allora non ne avrebbe avuti» rispose lei, lisciandosi le orecchie ed il lungo ciuffo di pelo sulla fronte «al di là del fatto che adesso alla domanda “state insieme?” loro rispondono “no-no-no” ma in realtà anche i muri, più svegli di Sandelle che ancora non c’è arrivata, hanno capito che è “sì-sì-sì”! È il suo fidanzato e-ahio!» esclamò il coniglio, massaggiandosi la nuca pelosa.

«che hai?» le domandò Jack, confuso.

«è come se mi avesse colpito qualcosa, ma non ho idea di cosa. Bah!»

Il ragazzo si guardò attorno senza riuscire a vedere nulla e, poiché ormai anche lui era arrivato a capire che Galaxia era un coniglio pazzoide, lasciò semplicemente perdere. «ehm…dicevamo?»

«dicevamo che, se vuoi un racconto neutrale della cosa, non è da Dentolina che devi andare. E per il resto…al di là dell’evento scatenante, è stato un po’un insieme di cose» disse Galaxia, iniziando a lisciarsi il pelo. Lo faceva sempre quando si trovava ad affrontare un discorso difficile o non voleva mettersi in mezzo ad uno dei suddetti, in una specie di riflesso condizionato, o ancora, quando nascondeva qualcosa «è cominciato tutto la notte di Natale di quattrocento anni fa. Me ne stavo tranquilla con Batuffolo, lì nella Conigliera…» Jack trattenne una risata sentendo quel “Batuffolo” riferito a Calmoniglio, ma non fece commenti «ed è arrivata Ljuba tutta terrorizzata col dire che al Polo c’era qualcuno che stava molto male. Era venuta lì perché io sono quanto di più simile ad un dottore conoscesse, per cui…»

«e l’hai seguita?»

«sì, io ed Aster l’abbiamo seguita. Ed è stato…. Tu hai mai visto una persona viva giusto per miracolo, che è stata appena massacrata di botte?  Fu orribile, Jack! Avevo visto Cecilia giusto tre giorni prima, e mi aveva detto che l’Innominato in quei giorni era inquieto -come sempre sotto Natale- ma non credevo…non avevamo pensato…» scosse violentemente la testa «non avrebbe neppure dovuto essere possibile, ecco»!

Pure se Jack era sconcertato dalla cosa, lo sguardo negli occhi “stellati” di Galaxia gli stava urlando che era vero: Pitch era un mostro tale da essere riuscito a fare una cosa del genere anche a qualcuno che, almeno in teoria, avrebbe dovuto amare quasi obbligatoriamente. Pensare di aver provato comprensione per un essere del genere -anche se solo per brevi momenti- nel sentirlo parlare di come fosse brutto essere solo e rifuggito da tutti, lo fece quasi rabbrividire. Era sì solo e rifuggito! Dopo ciò aveva un’ulteriore conferma che avevano tutti ben donde di evitarlo come la peste!

«siamo riusciti a stabilizzarla» continuò Laxie «e poi ci siamo presi cura di lei per qualche giorno, sia io, che  Aster, che Nord e Ljuba. Ma poi ci disse che l’Innominato l’aveva trovata e, nonostante non stesse ancora bene, sfruttando il cristallo lei è scomparsa un’altra volta. Ovviamente l’ho seguita…ma una volta visto che era fin troppo al sicuro» e chissà cosa voleva dire, pensò Jack, ma non la interruppe volendo sentire anche il resto «mi sono tolta dalle scatole perché, sai, certe volte è la miglior cosa… mmmh… coooooomunque! La causa scatenante eccotela».

«capisco. Ma…e gli altri? I Guardiani che hanno fatto?»

Galaxia cominciò a battere nervosamente un piede contro la roccia. «i bla bla, ecco che hanno fatto. Per due giorni se ne sono stati lì a discutere dei perché ed i percome senza fare niente di concreto, tutto perché Cecilia era la compagna dell’Innominato e quindi “chissà, forse l’ha massacrata perché lei gli ha fatto qualcosa di male, non lo giustificherebbe, però, magari…”» fece una smorfia arrabbiata «Aster era propenso a fare qualcosa, ma Dentolina invece era tutta un “dovremmo informarci, dovremmo sentire”… ma “informarci” un corno, dico io!!! Non avrebbe dovuto toccarla e basta! Che Guardiano sei, se lasci impunito un mostro che ha dimostrato una malvagità talmente profonda da riuscire a fare una cosa simile a qualcuno creato per essere da lui amato?! Ti batti per miliardi di bambini di cui non conosci il nome proprio per difenderli dall’Innominato…e invece, per una persona che conosci, te ne resti lì fermo?! Che razza di Guardiano sei, se non fai niente perché “chissà, dovremmo informarci, lei gli avrà fatto qualcosa di male”? Come se non avessero saputo benissimo che Cecilia, ai tempi, non era in grado di fare “qualcosa di male” a nessuno, tantomeno ad uno forte come l’Innominato: non avrebbe potuto nemmeno volendo, era senza addestramenti di qualunque tipo e senza potere alcuno, perché da buon egoista lui non le ha mai concesso i propri. Conoscenze teoriche degli incantesimi infinite, pratica poco e niente».

«era indifesa come una bambina» riassunse Jack «capisco. Però…insomma, non dico che tutto questo non sia brutto, ma i Guardiani esistono per aiutare e difendere. E infatti l’hanno aiutata curandola. E l’avrebbero difesa, se dopo aver detto loro che l’Innominato l’aveva trovata e non fosse fuggita. Quella che avreste voluto voi invece era una vendetta, ed è una cosa diversa! Io posso capirvi, ma-»

«e allora com’è che, appena un Guardiano viene attaccato, arrivano gli altri che “giù, diamo addosso all’attaccante”?! Non è una specie di vendetta anche quella, da parte dei quattro che non erano coinvolti, del tipo “hai toccato il mio amico/collega e non ti dovevi permettere”? E beh! Per noi cinque è lo stesso!» ribatté Galaxia.

«ma quello succede per un bene superiore! Se capita qualcosa ad un Guardiano, i primi a risentirne sono i bambini. È per questo motivo che si reagisce subito, e tutti in gruppo!»

«quindi voi avete dei diritti speciali di vendetta mascherata da necessità superiore perché un tizio sulla Luna ha deciso arbitrariamente di “collegarvi” ai bambini, mentre il resto degli sfigati immortali in circolazione sbaglia a volere una cosa del genere perché “oooh la vendetta è brutta e cattiva” e deve attaccarsi al tram. Finché voi siete a posto è tutto ok perché solo voi contate, e gli altri invece pace? Dov’è la giustizia in tutto questo, Jack? Dimmelo tu».

“comincia a farmi male la testa” pensò il ragazzo, che pur non essendo propriamente stupido non era neppure tipo da lunghi discorsi complicati. Per cui decise di tentare di passare oltre, ripromettendosi comunque di riflettere con calma sopra tutto ciò. «a dire il vero non lo so. Se andassimo avanti magari avrei le idee un po’più chiare» disse quindi «perciò la mancata presa di posizione dei Guardiani non vi è piaciuta».

«già. Ed è proprio da ciò che sono nati i primi screzi seri con i nostri compagni. Ma non era che l’inizio! Ed io, rispetto ad altri, sono stata diplomatica».

«in che senso?»

«nel senso che io continuavo ad insistere col mio compagno, tra discussioni e litigi, perché speravo di farlo passare dalla mia parte, e lo stesso vale per Sandelle. Atticus invece alla fine se n’è strafregato di Dentolina e di quel che pensava, ed il terzo giorno dopo la fuga di Cecilia dal Polo è sceso in guerra contro l’Innominato…» 

«seriamente?»

«...insieme a Ljuba. Loro due, fatine, yeti ed elfi: tutti giù nel suo regno! Che cavolo» sbuffò «avrebbero potuto portarmi dietro, io avevo le uova!»

«Ljuba?!»

«è una bambola bionda, ma non farti ingannare: picchia e mena alla grande! D’altra parte stava con Nord, no?»

La cosa iniziava a farsi più interessante, perché tra litigi e guerre sembrava avessero messo su un certo caos…e nessuno dei suoi colleghi gli aveva mai raccontato nulla!

“per Dentolina dev’essere stato un bello smacco” pensò Jack, provando nonostante tutto dispiacere per la sua attuale compagna “né lui né le fate le hanno dato retta! Forse non mi ha detto nulla per questo. Di certo preferirebbe dimenticare”. «e la battaglia? Com’è andata?!...se ne sai…»

«non c’ero, ma l’ho sentita raccontare talmente tante volte che ormai è come se invece fossi stata presente!»

«uh, ok!»

« inizialmente, nonostante lo spiegamento di forze, l’Innominato non li prese affatto sul serio. Ha detto di essere offeso dal fatto che i Guardiani lo sminuissero tanto da mandargli contro i loro “stupidi animaletti da compagnia”. Lo disse per ferire, lo sappiamo adesso come lo sapevano Lju ed Atticus allora, ma indubbiamente faceva riflettere: era così che ci vedevano gli altri? Come degli stupidissimi schifosissimi animali da compagnia dei Guardiani, e niente più?»

«il bastardo ha la lingua affilata, di questo mi sono accorto anch’io» borbottò Jack «faceva riflettere eccome».

«sia come sia, una volta scoppiata la battaglia vera e propria ha sicuramente cambiato idea. Tra gli Incubi da distruggere, gli eserciti da dirigere ed un'abilità nel combattimento che all’Innominato va riconosciuta, non dico che è stato semplice…ma tra tutti e due gli hanno fatto un sedere grosso così!» mimò con le mani la dimensione del sedere  in questione «Incubi decimati, regno sprofondato nel caos, lui messo alle corde. Ma non era abbastanza. Decisero di fare di più» tornò a lisciarsi il pelo «…peccato che a quel punto, solo a quel punto, arrivarono tutti i Guardiani!» ed ecco che Jack non seppe mai cosa fosse il “di più” «e indovina un po’?! Invece di dare loro una mano li hanno costretti a ritirarsi! Stavano per vincere definitivamente, e loro sono intervenuti…stando dalla parte del nemico!!!» sbottò il coniglio «era un tradimento bello e buono, ecco cos’era! I Guardiani che aiutano quello là! Ti rendi conto, Jack?! Ti rendi conto del fatto che se invece avessero aiutato chi dovevano, l’Innominato non avrebbe più potuto tentare di far sprofondare il mondo nei Secoli Bui?! Di spaventare a morte la gente, di fare a tutti del male?! Anche la morte di Sandman avrebbe potuto essere evitata, se-»

«chi…chi vi ha detto della sua morte?» farfugliò il Guardiano. Sandy era risorto, ma per lui quello era ancora un argomento delicato e difficile da affrontare: per quanto gli avessero detto che non aveva colpe, Jack pensava ancora che avrebbe potuto cercare di evitare al suo amico una cosa del genere.

«lo abbiamo saputo appena è successo. Devi sapere che noi, sfiga nostra, siamo anche “collegati” ai nostri ex. Se sono molto felici, lo sentiamo. Se ci vogliono vicini, o hanno bisogno di aiuto, se soffrono, noi lo sentiamo: soffriamo con loro, ed abbiamo un istinto di accorrere che dobbiamo soffocare ogni volta. E, se muoiono, puoi star tranquillo che ce ne accorgiamo benissimo».

Allibito, Jack Frost pensò che la loro condizione fosse anche peggiore di quanto avesse pensato. Dentolina non gli aveva parlato neppure di quel “piccolo” dettaglio, che rendeva quei cinque esseri più schiavi che mai, costretti a sopportare anche il dolore di un’altra persona oltre al proprio. «quindi Sandelle…lei…è stata male».

«non hai idea di quanto».

«e anche tu…e Ljuba, ed Atticus e…e dopo quindi anche…»

«immagino che Cecilia fosse preda di sensazioni contrastanti, però non s’è visto niente. Tipino molto controllato, lei, sai. Torniamo a noi?»

«sì. Insomma, i Guardiani hanno evitato il peggio a P…“lui”. E dopo?»

«e “dopo”… » disse Galaxia « se a tutti quel che avevano fatto i Guardiani è sembrato un voltafaccia pauroso, a Ljuba ed Atticus -essendo stati in prima linea- è stato ancora meno bene. Questo lo so per certo, ho assistito ai litigi. C’eravamo tutti, dopo la ritirata, eravamo tutti a Punjam Hy Loo: era una cosa grossa,  riguardante due nostri carissimi amici, ed io e Sandelle non potevamo certo restarcene a casa. Noi appoggiammo Atticus e Ljuba, ribadendo assieme a loro che l’Innominato, dopotutto, non è un male necessario, ma solo un parassita che si nutre di paura: quindi perché lasciargli fare del male agli altri?»

«…non è un male necessario?»

«la paura in sé lo è, ma c’era prima che “lui” fosse scagliato qui sulla Terra a rompere le uova, quindi direi che “lui” non è un male necessario manco per niente! E lo sai che ci hanno risposto, lo sai?! “mettere in pericolo loro stessi, gli yeti e le fatine è stato sbagliato, le rappresaglie sono sbagliate, indipendentemente da tutto, ed è sbagliato appoggiarle”!...mi capisci? Hanno ridotto tutto ad una rappresaglia, mentre le azioni dell’Innominato non erano che la goccia che avrebbe dovuto far traboccare i vasi di tutti, perché ne aveva già combinate di tutte e di più. E fu a quel punto che comparve anche Cecilia…»

«all’improvviso?» la interruppe Jack, perplesso «ma non stava male? da dov’è sbucata, e perché?»

«rispondo: sì, all’improvviso; sì, ma tra i tre giorni al Polo Nord e i tre seguenti stava meglio; boh, non si sa da dove sia sbucata» riprese a lisciarsi il pelo «e il perché…beh, all’inizio cercò di calmare gli animi. Ma tutto quel che ottenne fu di essere accusata di essere la causa di tutto quel disastro. Da Dentolina in particolare, per quanto assurdo potrà sembrarti; sicuro, come se lei ci avesse goduto, a farsi quasi ammazzare dall’Innominato!» in effetti era qualcosa che avrebbero potuto risparmiarsi, ma due su quattro erano reduci da un’ “insubordinazione” non c’è male, dalla paura, dalla preoccupazione per i loro compagni. Nel caso di Dentolina era entrata in gioco anche la gelosia, ritenendo che il proprio compagno avesse dichiarato guerra a Pitch in nome di un’altra donna «e a quel punto, eeeh…diciamo che Atticus ha vagamente sclerato» concluse Galaxia.

«in che senso?»

«ha detto che dovevano lasciare in pace Cecilia, che non era lei il vero problema, ma tutto quello che stava succedendo dimostrava che ad essere sbagliata era la considerazione che loro avevano di noi. Ha detto che non avrebbero avuto alcun diritto di costringere lui e Ljuba a ritirarsi dalla battaglia, perché yeti e fate dopotutto rispondevano anche a loro due. Che, se loro erano troppo vigliacchi, non dovevano intralciare chi invece voleva fare quel che andava fatto. Che era stufo di non poter fare qualsiasi cosa -anche la più banale- senza avere l’approvazione di Dentolina, che avrebbero dovuto essere alla pari, e invece no: era stato trattato alla stregua di un bambino capriccioso o un cagnolino ribelle, e lui non era questo! Concluse col dire che lui non intendeva più sottostare a certe condizioni e, se doveva andarsene per cambiare le cose, l’avrebbe fatto immediatamente…e che la gente cui questo non stava bene, poteva pure andarsene all’inferno. Stavolta i Guardiani se la presero con lui, sostenendo che avrebbe dovuto smetterla di dire sciocchezze, darsi una calmata e ricordare quale era il suo posto. E a quel punto, abbandonata l’idea di calmare gli animi, Cecilia disse “el nostro posto es quello che decidiamo noi, non lo que volete voi!”» fece perfino l’imitazione dell’accento spagnolo «“loro non sono subordinati a voi, se vogliono andarcene possono farlo en qualsiasi momento, y voi non avete diritto de impedirlo; loro ed io possiamo trovare la nostra strada da soli, y se per farlo dovremo spezzare la catene que tutti tentate di metterci al collo lo faremo!”»

«e questo è sacrosanto» disse Jack. Tuttavia, aveva iniziato a pensare che avessero fatto tutti quanti -Guardiani, i “doni”- errori talmente grandi ed assurdi da rendere impossibile dare completamente ragione o completamente torto ad una sola delle parti.

Pitch invece era un discorso a sé, era in grado di far danni e basta.

«già. E,  per quanto fossimo da prima un gruppo, fu quello il momento in cui noi cinque ci unimmo tutti quanti più che mai».

«e così siete diventati dei veri e propri insorti. Già, meglio “Insorti” che “doni”, avrebbero potuto chiamarvi così…»

«bella pensata, zucca bianca, sul serio» annuì il coniglio «anche perché effettivamente siamo stati trattati proprio in quella maniera. Ora viene il peggio, Jack. Ed io sinceramente stento ancora a credere che Aster abbia davvero potuto…» le orecchie di Laxie si afflosciarono.

«che cos’è successo?»

Galaxia immerse un piede nell’acqua, osservando il cielo. «hanno deciso che stavamo dando tutti quanti di matto, che rischiavamo di fare qualche imbecillata di cui poi ci saremmo pentiti, quindi dovevamo essere riportati a casa e fatti calmare. “È per la vostra sicurezza”, dissero. All’improvviso ci hanno strappato i cristalli mettendoseli al collo, hanno interrotto la concessione di potere, ci hanno presi, riportati tutti nei rispettivi regni e RINCHIUSI!!!»

«c-cosa…puoi ripetere?!» allibì Jack, sgranando i begli occhi azzurri «dimmi che stai scherzando. Non possono averlo fatto davvero, non sono tipi da costringere le persone a…» si interruppe. Inizialmente, quando l’avevano rapito e coinvolto in una cerimonia per conferirgli il titolo di Guardiano, non avevano esattamente chiesto la sua opinione. E gli avevano taciuto il piccolo dettaglio “se i bambini smettono di credere in te perdi potere,  stai sempre più male e alla fine muori”.

Per cui sì, forse non era poi tanto inverosimile: a volte anche i suoi colleghi ed amici agivano in modo sconsiderato.

Erano Guardiani, erano potenti, ma erano tutto fuorché infallibili.

«lo hanno fatto, invece, ed avrebbero rinchiuso anche Cecilia, se fossero riusciti a catturarla. Ma lei riuscì a sfuggire alle fruste di Sandman, complice anche Atticus che in quel caso è riuscito a colpire il tuo collega» disse Laxie «puoi ben immaginare che essere rinchiusi non ci ha calmati per un cavolo, anzi, tutto il contrario, ha fatto imbestialire tutti. Anche io e Sandelle ci siamo rese definitivamente conto che gli altri avevano ragione, che sotto all’affetto dimostrato i nostri compagni ci consideravano sottomesse a loro. Ovviamente non andava bene per niente, e i Guardiani la pensavano tutti alla stessa maniera, nessuno escluso, nemmeno Aster. Diceva che lo stava facendo per me, perché non voleva che mi mettessi in pericolo, non voleva che facessi scemenze anche io, ma la scemenza la stava facendo lui, nonostante gli dispiacesse. Perché gli dispiaceva, eh. Lo sapevo per certo, lo sentivo che anche lui stava male per tutta quella faccenda. Ma io ero comunque arrabbiata e…e ferita, Jack. Tantissimo. Mi stava togliendo la possibilità di scegliere, ed io non potevo crederci».

Per qualche momento Jack non seppe cosa dire. Alla fine borbottò solo un “mi immagino”. Erano rivelazioni che non gli stavano piacendo affatto.

«la prigionia però durò solo qualche giorno. Cecilia non era rimasta con le mani in mano» disse Galaxia con un sorriso «stava a zero come poteri ed addestramento, ma ad infilarsi di nascosto nei posti non la batteva nessuno, e non era male nemmeno con le strategie. È entrata nella nave di Sandman, sfilandogli il ciondolo di Sandelle dal collo mentre lui dormiva, per poi liberare Sandelle stessa, ed andarsene via con lei prendendosi anche una buona quantità di sabbia dorata…»

«e cosa se ne face…ah! Che scemo!» si batté una mano sulla fronte «la sabbia di Sandy fa addormentare! Quindi poi l’ha usata per liberare anche te e gli altri, indipendentemente da chiunque fosse di guardia!»

«ci sei arrivato! Un applauso!» Galaxia batté le mani pelose una singola volta «ci ha liberati tutti, ce ne siamo andati, ed abbiamo unito tutte le nostre forze per creare questo posto: Conca De El Sol. Atticus, Cecilia e Lju sanno parecchio di incantesimi, no?...ed ecco tutto! Un posto tutto per noi, dove stare tranquilli, felici, lontani da sottomissioni varie…sì…» Galaxia si adombrò «peccato che l’Uomo nella Luna, pezzo di stronzo che non è altro» decise di non trattenersi minimamente col linguaggio «abbia sputato sopra tutto questo e ne abbia creata un’altra esattamente come noi! Schiava! E non è giusto!» sbottò il coniglio «non è giusto per niente. Perché l’ha fatto?!»

«già, è una buona domanda. Stavolta Manny non lo capisco proprio» ammise candidamente il ragazzo «e più so della vostra natura, più la cosa mi fa arrabbiare. Al di là di tutto quel che c’è stato coi Guardiani, a sbagliare sul serio è stato proprio l’Uomo nella Luna. Magari  la sua idea di base non era nemmeno malvagia. Nel senso, l’amore in sé non è malvagio: se vi avesse creati comunque con queste fattezze e dopo aver fatto le vostre esperienze vi foste incontrati con i Guardiani, e forse -ma non obbligatoriamente- innamorati di loro, non ci sarebbe stato niente di male. Però non avrebbe dovuto crearvi in funzione di altri, né cercare di costringervi ad amarli, e tantomeno collegarvi a loro come ha fatto. È assurdo che oltre alla vostra sofferenza dobbiate provare anche quella di altre persone, e francamente dare in pasto Cecilia all’Uo…all’Innominato» si corresse «aveva ancora meno senso».

«aveva ancora meno senso che fossimo convinti che allontanandoci dai nostri compagni avremmo finito per stare male e poi morire. Questo però non ce l’avevano detto loro, eh».

«…prego?!»

«o almeno, lo eravamo prima che Cecilia stesse lontana dall’Innominato sei giorni e dicesse che l’unico dolore “proprio” che avesse sentito era quello delle botte prese e in via di guarigione».

Seguì un momento di silenzio piuttosto lungo, in cui Jack si trovò ad osservare la Luna con rabbia. Anzi, quasi con astio. Odiava l’idea che provare dolore avrebbe fatto soffrire una povera ragazza del tutto innocente e che lui non conosceva neppure. C’era da chiedersi cosa fosse passato per la testa di Manny nel creare quel nuovo dono. Anzi, no: quella nuova Insorta. «soltanto una cosa, ma lei non avrebbe potuto fuggire appena “lui” ha cominciato a, insomma, a fare quel che ha fatto? Cecilia aveva il cristallo e…» Jack aggrottò la fronte, guardando Galaxia «stai a lisciarti il pelo ancor più di quanto faccia Calmoniglio, lo sai?»

«…sto per farti bere due litri di acqua di mare, lo sai?»

«come non detto!»

«per quanto riguarda la tua domanda, tutto ciò che posso dirti è che quando è arrivata al Polo non aveva il ciondolo al collo come suo solito, ma in mano, e la cordicella era strappata. È logico che, se vuoi suonarle a qualcuno, la prima cosa che fai è togliergli le vie di fuga. Quindi l’Innominato ha fatto così».

«già. Giusto» mormorò il ragazzo.

«ed è tutta colpa sua, Jack!» Laxie indicò la Luna «di quello che sta lassù, che fa le cose strafregandosene di tutta la sofferenza che porta. Siamo stati tutti male per quella storia, e lui lo sa. Far sì che si ripeta è sadismo e basta, ecco cos’è: meriterebbe una bella lezione! Questa storia di “un Guardiano-uno schiavo” deve finire!»

«è vero. Questo è perfettamente vero: dovrebbe proprio finire. Collegare in modo così profondo due persone che nemmeno si conoscono è roba da pazzi» affermò, riferendosi a se stesso e la nuova Insorta «non può giocare così con le vite della gente!»

«ben detto!!!» esclamò Galaxia…dandogli una pacca sulla spalla tale da farlo finire in mare! «ops. Che cavolo, Ghiacciolo, mi disp-ehi!!!» strillò quando Jack, dopo essere riemerso sputacchiando, per ripicca la trascinò con sé nell’acqua, sentendo il bisogno di un po’del divertimento di cui era Guardiano, dopo aver sentito tutta quella brutta storia su cui avrebbe profondamente riflettuto quando fosse tornato nella propria capanna.

Gli schiamazzi dei due, com’era successo con la conversazione, raggiunsero la coppia tuttora appostata tra palme e cespugli. Cecilia si stava ancora massaggiando le tempie, sospirando. «diciamo de Sandelle, ma Galaxia tambien a volte fa certe cose che…»

«non ha sbagliato nulla, pacca assassina a parte. Quel che gli doveva dire l’ha detto, e quel che non gli doveva dire non gliel’ha detto:  ha solo lisciato il pelo. E Frost sembra aver capito chi è il vero nemico» indicò la Luna con un cenno del capo «il che promette molto bene. Fallo stare altri dieci giorni sotto la nostra influenza, e vedrai!»

«no se. Avrà capito chi es el vero nemico, ma in realtà lui ci serve contro i Guardiani, y su ciò que es successo tra noi y loro non sembrava darci davvero ragione».

«Mila, sii ottimista, sai come funziona: più immortali arrivano e vivono qui di loro volontà, più la nostra influenza su di loro -amplificata da questo luogo- aumenta e si radica in essi, permanendo tanto qui, quanto fuori da Conca De El Sol».

Ed ecco perché voleva che Shu Yin lo seguisse di sua spontanea volontà -oltre all’essere semplicemente giusto in quel modo-: per avere un mucchio di immortali pronti ad appoggiarli in qualunque cosa. Era un sotterfugio piuttosto squallido, nonché contro i proseliti di libertà di cui si riempivano tanto la bocca, ed era stato Atticus stesso ad avere l’idea. Inizialmente gli altri non erano molto d’accordo, ma infine avevano convenuto che, in certi casi, “è miglior cosa che la libertà si sottometta alla ragion di Stato”.

«…e adesso siamo sui duecento abitanti» continuò «non vedo perché non dovrebbe andare bene. Per non parlare del fatto che, se così fosse, abbiamo già stabilito come risolvere la cosa. Qualunque scelta faccia, Jack Frost non sarà qualcosa di cui dovremo preoccuparci».

Cecilia non pativa molto il freddo,  ma trovava piacevole il calore delle ali piumate con cui lui la stava proteggendo dalla brezza che si era alzata, nonostante non ne avesse bisogno.

«ok, fingerò de tranquillizzarmi…“fidanzato”».

«…c-come prego?» balbettò lui per un attimo, colto di sorpresa «ah! Sì, ecco, quel commento era qualcosa che Laxie poteva tranquillamente risparmiarsi».

«porque noi non stiamo insieme».

«no, infatti. Noi siamo solo amici. Diciamo molto amici. Io non sono innamorato di te, tu non sei innamorata di me, e quindi…amici».

«exacto. Non c’è nemmeno motivo de parlarne oltre».

«no, non c’è. Abbiamo una guerra a cui pensare».

«appunto».

E si misero ad osservare le stelle, in silenzio, gustandosi quella pace che, per loro stessa volontà, sarebbe durata ancora soltanto per poco.



Ok. Ok.
Lo dico io prima che lo facciate voi: in diverse parti del discorso di Galaxia, la logica se ne va un po'in vacanza: un po'perché Laxie è Laxie, un po' forse anche per le varie motivazioni in sé. Immagino che in diversi non mancherete di trovare eccessivo l'atteggiamento di alcuni degli Insorti (ecco un modo in cui puoi definirli, L0g1 xD).
Comunque sia, tutto ciò  è voluto. Non è mia intenzione provare a convincervi che gli Insorti hanno pienamente ragione, o che l'abbiano i Guardiani, perché in effetti non ce l'hanno!
E sì, mancano ancora dei pezzi, che Galaxia ha tenuto volutamente nascosti.
Grazie mille a chi ha letto e recensito, spero che continuiate a sostenermi ancora :)
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

«questo è l’ultimo, a meno che io non cambi idea».

«davvero?...»

«sembri dispiaciuta. Andare di palazzo in palazzo a terrorizzare bambini ha forse iniziato a piacerti? Si direbbe che con te ci sia ancora qualche speranza…»

«se devo essere sincera, è il viaggio tra una casa e l’altra che io…» una folata di vento improvvisa la portò a sbilanciarsi leggermente, ma trovò prontamente un sostegno, stringendo con la piccola mano le lunghe dita pallide del suo rapitore «…apprezzo. Folate di vento a parte».

Eh no, mentre si camminava -con disinvoltura, a dire il vero: aveva capito che stare in luoghi alti le piaceva molto- sul cornicione di un palazzo, le folate di vento non erano proprio una buona cosa.

«ecco, bada di non finire a sfracellarti contro il suolo: mi servi viva, Shu Yin. Dimmi, non avrai per caso degli istinti suicidi?»

«sono nata dodici giorni fa, e dovrei già voler morire?»

“per quanto, sinceramente, non so cosa sia peggio tra morire od essere vittima di un incubo eterno” pensò la ragazza, camminando aggraziata lungo il cornicione “ogni bambino che Pitch spaventa è, per me, un passo in più verso quella fine…a meno che il piano di creare un legame con lui riesca, e questo lo persuada non solo a non farmi del male, ma anche ad ascoltarmi. Per fortuna che i bambini che credono in lui sono pochi, che Pitch non entra in una stanza a meno che non abbia finestre grandi, e che non abbiamo questa gran libertà di movimento: meno potere per lui, più tempo per me”.

«cosa significa “dovrei già”? Forse ti sfugge, ma tu non dovresti mai voler morire. Inoltre hai la fortuna di essere nata immortale. Il mondo è pieno di esseri umani che darebbero tutto pur di avere ciò che tu possiedi» replicò l’Uomo Nero, che era in groppa ad Onyx.

«e cosa possiedo? Un ciondolo opaco e dei vestiti? Peraltro rubati in un negozio?» disse, con una punta d’ironia.

«sai che non parlavo di questo! E per quanto ancora intendi rimproverarmi, velatamente o meno, riguardo questa storia? Tanto più che l’ho fatto per te! Indossare un largo vestito bianco ed azzurro non è una buona idea se, come abbiamo deciso di fare questa sera, si testano equilibrio e possesso -o meno- della capacità di volare o compiere salti molto lunghi e molto in alto, com’è risultato essere per te. Sarebbe stato d’intralcio e, a dirtela tutta, non era il massimo neppure per andare a cavallo» la rivolse una breve occhiata «per non parlare del fatto che secondo me stai molto meglio vestita di scuro».

Shu Yin osservò il proprio riflesso su una finestra del palazzo accanto. Pur continuando a preferire il suo vestito, doveva ammettere che non stava male neppure con l’attuale mise: la maglietta accollata a righine grigie e nere con maniche a tre quarti ed i leggins neri lunghi rendevano più giustizia al suo corpo snello. Neppure farsi la coda di cavallo era stata una cattiva idea, e le ballerine nere le piacevano. «può darsi che sia come dici. E in ogni caso sui gusti personali non si discute».

«ricominci con i “può darsi”? Credevo di essere stato chiaro: basta con il “xiansheng”, e basta anche con i “forse, magari, può essere, probabilmente”…e soprattutto i “può darsi”!»

«è una forma di cortesia per non rischiare d’indisporre l’interlocutore con le proprie affermazioni, ma non la uso di proposito, mi viene spontaneo».

«ti viene spontaneo con me, vorrai dire. I miei Incubi ti hanno sentita parlare diversamente, quando eri con Calmoniglio, e non venirmi a dire che fai così perché ci conosciamo da poco: siamo insieme da otto giorni, mentre con lui ne hai trascorsi solo tre. E in fin dei conti non ti ho torto un capello».

“questo perché non ci sei riuscito” pensò la ragazza “credi che me ne dimentichi? Ti sbagli. È vero,  avresti potuto trattarmi molto meno umanamente di come fai, forse abbiamo dei punti in comune e non sembri del tutto privo di sentimenti, ma questo non fa di te una bella persona”.

«vero. Anche se nella caverna ho avuto paura…»

«ma in quel frangente ho cambiato idea, non ricordi?» sì, per necessità, ma ancora non lo ammetteva «vedi che il Re degli Incubi, dopotutto, sa essere molto benevolo? Vuol dire che forse sono meglio di come mi hanno descritto a te, mia dolce ombra» disse l’Uomo Nero, senza traccia di ironia nella voce.

“credo abbia deciso che sono una buona, povera e sciocca ragazza. La condiscendenza con cui ha iniziato a trattarmi è un indizio in questa direzione, il che è ottimo: non ritenendomi una minaccia, finirà con l’abbassare le difese…e per me sarà più semplice procedere” si disse Shu Yin, mentre sollevava gli angoli delle labbra in un sorrisetto. «inizi anche tu a parlare con i “forse”?»

La considerazione strappò quasi una smorfia divertita a Pitch. «può darsi che il tuo modo di parlare sia come un virus: irritante, ma contagioso!...no, aspetta, non lasciare la presa» disse, sentendo la ragazza allentare la stretta alle sue dita «c’è ancora vento, e tanto ormai siamo quasi arrivati alla…appunto, terrazza, precisamente: ora un salto e…ecco, brava. Adesso mettiti qui buona, ed aspetta che io finisca. O se no puoi seguirmi, come preferisci».

Shu Yin non replicò, e l’Uomo Nero -dopo essersi fatto forza- entrò nella camera da letto della sua piccola vittima, con l’intento di sbrigarsela più in fretta che poteva. Quella stanza era troppo chiusa, pur possedendo un finestrone che Shu Yin, ancora poco pratica di entrate fatte passando attraverso vetri e pareti, aveva aperto per seguirlo…

“non posso certo comportarmi come una donnicciola e mostrarle questa mia debolezza così facilmente” sicuro, peccato che lei l’avesse notata da un pezzo “forza e coraggio, Pitch Black” si disse.

Doveva riconoscere che da dopo la sera in cui aveva alzato il gomito, trovandosi a parlare con lei in modo più sincero e meno controllato di quanto volesse, la tensione tra loro aveva dapprima subito un certo allentamento, diminuendo poi ulteriormente fin quasi a scomparire.

Il giorno dopo quel fatto, rendendosi conto di aver parlato troppo liberamente, Pitch aveva tentato di rimanere sulle sue ancor più di quanto facesse di solito: si vergognava pensando a come si era lamentato della propria condizione con lei, che non era altri se non un ostaggio, ed avrebbe dovuto vederlo sotto una luce diversa da quella sotto cui lui stesso si era messo. Così, dopo il suo risveglio era stato da solo nel salotto dalle ampie vetrate per qualche ora. Contrariamente a come aveva fatto fino a quel momento, lasciando tutto aperto, aveva chiuso la porta d’ingresso alla sala, segnalando di non voler essere disturbato in un modo che avrebbe dovuto essere abbastanza chiaro.

“non che lei verrà a cercarmi” si era detto “finora l’ho sempre fatto io”.

Si era stupito, dunque, quando aveva sentito bussare.

“ho trovato due ombrelloni, ed ora il sole non arriva in terrazza, nonostante sia giorno” gli aveva detto lei, da fuori “forse Le piacerebbe stare all’esterno con me, invece che qui da solo al chiuso?...”

“non so cosa te l’abbia fatto credere. Se fai così a causa delle…chiacchiere futili di ieri sera, ti invito a smettere subito” aveva ribattuto seccamente “ti ho già detto una volta che della tua cortese pietà faccio volentieri a meno!”

“volevo soltanto sentire se stava bene. Ricordo cosa mi ha detto sull’alcol, ma mi ha preoccupata non vederLa, ecco tutto”.

Era quasi scoppiato in una risata sarcastica. Per tutti gli Incubi, di nuovo con quella storia? Ma faceva proprio sul serio, era davvero così poco intelligente come lui aveva pensato la sera prima? “sto benissimo, semplicemente non voglio seccatori attorno”.

Era seguito qualche istante di silenzio, tanto da avergli fatto pensare che se ne fosse andata di nuovo in terrazza, o in qualunque altra stanza della casa…ma non era così.

“ieri sera Lei mi ha fatta riflettere. Credo che abbiamo davvero delle cose in comune, dopotutto, e magari conoscerci un po’di più…o tentare di farlo, almeno…forse non sarebbe un male, considerando che sembra che dovremo passare dell’altro tempo insieme. Per cui, se cambiasse idea, troverà questa seccatrice in terrazza. All’ombra”.

Se n’era andata davvero solo a quel punto, dopo avergli -in modo metaforico- candidamente teso una mano. Era incredibile, ma gli stava davvero concedendo una possibilità, e questo nonostante il rapimento. Dolce, piccola, ottusa ragazza. Non si rendeva conto di avere spalancato le braccia al diavolo!, aveva pensato.

“e forse, dico forse, potrei usarla in modo diverso da come avevo pensato all’inizio: dipende da come si comporterà in futuro. O meglio, da quanto riuscirò a corromperla bene…oh, ma non dovrebbe essere difficile: c’è così tanta stupidità sotto quella sua cortesia”.

Aveva iniziato a concepire un nuovo piano. Una volta che avesse corrotto e legato sufficientemente a sé la piccola stolta, l’avrebbe usata come esca per attirare in primis Jack Frost, che attualmente si era allontanato dai cuoi colleghi -ovunque si fosse fatto portare sarebbe rispuntato fuori, prima o poi, non sarebbe stato nascosto a lungo una volta saputo che Shu Yin era in mano sua- come aveva pensato in precedenza…con la differenza che la ragazza lo avrebbe aiutato a sconfiggerlo in qualche modo, magari distraendolo, o qualcosa del genere.

Oh, certo, lei era stata creata per amare Frost: ma i suoi simili non avevano forse fatto quel che pareva loro, alla fine, incuranti dei loro compagni?

“e poi, visto che saremo in due, potremo effettuare su di lui il rituale del Furetur Potentia, col quale mi prenderò il suo potere: niente si sposa meglio del freddo con l’oscurità, sono ancora dell’idea, ma ho cambiato sistema” aveva pensato, sfregandosi le mani. Era un rituale complesso, per esperti di incantesimi, e la cui potenza l’avrebbe distrutto, se l’avesse officiato da solo; ma con un altro essere magico al proprio fianco che lo sostenesse, non avrebbe avuto problemi.

Il gelo l’avrebbe aiutato a portare paura, la paura avrebbe alimentato il suo potere oscuro, e lui sarebbe diventato inarrestabile.

Utilizzando di nuovo la ragazza come esca, avrebbe attirato allo scoperto anche Millaray e gli ex compagni dei Guardiani. Ovviamente non avrebbe mai fatto del male alla sua Mila, ma non avrebbe avuto riguardi verso gli altri. Toothian in particolare, che riteneva l’unico vero colpevole dell’allontanamento di Millaray…oltre a se stesso, ovvio.

Quegli omicidi avrebbero a loro volta attirato i Guardiani, i quali tempo prima avevano dimostrato di non sapergli tenere testa senza l’aiuto del potere di Jack Frost…che lui avrebbe posseduto! Li avrebbe dunque sconfitti, rubato anche i loro poteri, ed infine uccisi.

Avrebbe vinto tutto. I Secoli Bui sarebbero tornati, Mila sarebbe tornata -anche perché dove mai avrebbe potuto andare da sola?- e Shu Yin…magari sarebbero stati una bella famigliola: il Re degli Incubi, la Regina degli Incubi ed anche una Principessa!

La promessa fatta a Madre Natura valeva solo per quella mortale, Katherine, giusto?

“e che non venga di nuovo a rimproverarmi per averla sostituita! Sarà anche mia figlia ma, se non vuol sapere nulla del sottoscritto, poi non deve prendersela con me se voglio tentare di rifarmi una vita”.

L’idea di un’allegra famiglia Addams era stata da completo facepalm, e quell’ultimo pensiero era perfino qualcosa di peggio. Ma in fondo…trattavasi di Pitch!

E l’Uomo Nero, euforico per quel mare di “brillanti” idee, aveva poi raggiunto Shu Yin in terrazza dando così inizio al Grande Piano Per La Vittoria Totale, basato interamente su cose campate per aria, come da tradizione. Lo era già solo per il fatto che lui, in realtà, non avesse la minima idea di che fine avesse fatto Jack: non era detto che avesse modo di venire a sapere del rapimento!

Oltre a ciò l’Uomo Nero non aveva la minima idea del fatto che, cercando un legame vero e duraturo con lei, stava solo spianando la strada alla cosiddetta “stolta”, la quale  invece voleva crearne uno che doveva soltanto sembrare reale, da spezzare al momento giusto.

«non spaventare troppo quella bambina però, non vorrei che si sentisse male».

A quelle parole l’Uomo Nero alzò gli occhi al soffitto. «non venire a dirmi che turbare il sonno altrui è scortese, ti prego, o potrei mettermi ad urlare. No, a parte gli scherzi, potresti fingere di non essere troppo buona almeno per un secondo?»

“sono otto giorni che fingo. In senso inverso” pensò lei.

«in ogni caso, fare paura ai bambini e fare loro veramente del male sono due cose diverse. Ed il mio mestiere riguarda la prima di queste, non la seconda. Ora lasciami concentrare, così che trovi il modo di spaventarla e ce la sbrighiamo in fretta».

La ragazza obbedì, sedendosi composta sulla seggiola in legno accanto alla scrivania. Un oggetto piatto e di forma rettangolare, attaccato con un filo ad una presa di corrente, attirò la sua attenzione.

“che cos’è…?”

Lo prese in mano, e ne toccò la superficie liscia. Sobbalzò leggermente quando l’oggetto si illuminò, e comparve la scritta “batteria carica- per risparmiare energia rimuovere il carica batterie dalla presa di corrente”. Shu Yin arguì che il carica batterie dovesse essere la cosa che collegava l’oggetto misterioso al muro, per cui, obbediente, fece come diceva la scritta. Curiosa, la ragazza toccò un’icona a caso tra quelle che erano comparse sulla superficie di quella cosa strana…

“un momento! Quella sono io!” si stupì. Senza volerlo aveva attivato la fotocamera di quello che, ovviamente, non era altro che un cellulare di ultima generazione. Discutibile che fosse proprietà di una bambina di undici anni, ma dopotutto la cosiddetta “Generazione Y” veniva catapultata nel digitale molto presto; in ogni caso, toccando nuovamente lo schermo, riuscì anche a capire come si facevano le fotografie.

“uhm…se iniziassi a far creare a questo oggetto tante mie immagini mentre mi metto in pose diverse, forse Pitch finirebbe di convincersi completamente sulla mia presunta stupidità. Insomma, mi sembra una cosa abbastanza cretina da farsi in quanto perfettamente inutile, specialmente in una situazione come la mia, per cui…”

Sollevò il braccio, fece la linguaccia, e scattò una fotografia che grazie alla correzione automatica delle immagini venne luminosa quasi al punto giusto. Rapidamente ne scattò diverse altre, curandosi di assumere pose che -pur non sapendolo- ricalcavano alla perfezione quelle nelle foto di miliardi di ragazze che infestavano il web con le loro facciucce cretine.

E non paga di ciò, vedendo che l’Uomo Nero non l’aveva degnata di un’occhiata, ebbe anche un’altra idea.

«che cosa vorresti fare, di preciso?» le chiese Pitch, un po’seccato, vedendola avvicinarsi a lui col cellulare «no, dai, anche tu con i selfie?!»

«…eh? I cosa?»

«autoscatti fatti da soli od in gruppo: si chiamano così. E quello che hai in mano è un iPhone. Un telefono cellulare con fotocamera, ecco. Se lo avessi chiesto ad uno qualsiasi dei Guardiani dell’Ignoranza ti avrebbe detto che era una perfida e cattivissima macchina cattura anime» sogghignò malevolo, e vederla fare un sorrisetto -falso quanto ben riuscito- lo soddisfece abbastanza «sempre a blaterare dei bambini di qua ed i bambini di là, ma contrariamente a me non hanno un contatto diretto con essi: di conseguenza io sono aggiornato…e loro no! Dammi qua, faccio io, ho il braccio più lungo, tu mettiti qui vicina a me. Brava…» “ulteriore conferma del fatto che è poco sveglia” pensò. Peccato solo che in quel momento fosse lui a prestarsi a scattare dei selfie, e senza secondi fini! «ecco fatto! E adesso direi-»

Non fece neppure in tempo a finire la frase perché, nel riprendere in mano il cellulare, Shu Yin toccò per errore diversi elementi sullo schermo facendo partire la suoneria di un urlo agghiacciante. L’istante dopo, a quello, si aggiunse l’urlo della bambina che si era svegliata all’improvviso terrorizzata da quel rumore.

 “mi dispiace, mi dispiace, non ho fatto apposta!...ma forse le ho risparmiato una paura peggiore” pensò la ragazza.

«aiutami…aiutami!» balbettò la bambina, rivolta a Shu Yin ed indicando l’Uomo Nero «mandalo via!»

Era accaduto anche nelle altre abitazioni, in tutte quante. Calmoniglio le aveva spiegato che i mortali che erano in grado di vedere Jack Frost avrebbero visto anche lei, ma in quel frangente avrebbe preferito che il suo non-compagno fosse un po’meno popolare. Era bruttissimo per lei dover ignorare le richieste d’aiuto dei bambini. Se solo si fosse trovata in una condizione differente!...ma non era in grado di difendere nemmeno se stessa, come avrebbe potuto riuscirci con altri?

«sì! Ahahah, perfetto, e non ho neppure dovuto inventare chissà che strategie» esultò il Re degli Incubi, nutrendosi di quella paura ottenuta senza sforzo alcuno «ad averci pensato prima! Sei stata provvidenziale, mia cara, complimenti davvero» disse, trascinandola rapidamente in terrazza e lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo nel tornare all’aperto.

«l’ iPhone, dovrei-»

Shu Yin osservò la sabbia nera di Pitch posarsi sull’oggetto, corrompendolo.

«sprecare un minimo di potere per mantenerlo sempre attivo vale la pena: ho idea che in questi giorni utilizzeremo spesso questa tua brillante idea».

“è stato un incidente, non un’idea, e tantomeno brillante!” pensò lei. «non possiamo rubare anche questo».

«io direi che possiamo, dato che l’abbiamo appena fatto» ribatté Pitch «ora fai la brava e sali su Onyx, basta salti da un tetto all’altro: abbiamo testato a sufficienza le tue capacità».

Senza lasciar trasparire il nervosismo che provava, la ragazza obbedì. «già, perché questi test? Proprio oggi? Nei giorni scorsi avevamo parlato di farli, è vero, ma c’è forse un motivo particolare per cui-»

Pitch la raggiunse in groppa all’Incubo, salendo dietro di lei. «no, ho semplicemente deciso così. Non eri anche tu curiosa di vedere cosa sei in grado di fare? Quel poco, almeno» aggiunse mentre volavano dapprima tra i palazzi, poi verso l’oceano, badando di non salire troppo in alto nel cielo «prima che tu lo dica, no, la mia non è scortesia: è solo realismo. Ma tu questo lo sai, giusto?»

«fin troppo bene» fu la sua quieta replica, mentre osservava la strada con aria quasi assente.

«sai cosa c’è? Secondo me, il buon Jack non voleva attorno qualcuno che gli chiedesse di concedergli l’utilizzo del suo potere. C’è una certa componente egoistica in quel ghiacciolo. A proposito» il suo tono si fece ancor più serio «senti ancora necessario doverlo trovare?»

«in parte, per forza» ammise lei, decidendo di essere sincera almeno su questo, ed evitare di sbottare un “è morto pur di salvare la sorella, che accidenti d’idea di egoismo hai?!”. Sarebbe stato sia poco conveniente che poco educato «ma sapendo che in realtà non lo è, è tutto più facile. Comunque sia, io credo che Jack non abbia mai pensato al potere, penso che me l’avrebbe concesso come gli altri Guardiani hanno fatto con i loro partner. Per lavorare in compagnia, tra le altre cose».

«tutto molto più facile quando i propri poteri sono innocui e possono essere concessi ad altre persone senza temere di vederle rovinate, sicuro!» Pitch fece una risata amara «ma a costo di sembrare ancor più egoisti di quanto si sia, e di non sentire credute le proprie giustificazioni, se si tiene davvero ad una persona non la si fa venire in contatto con qualcosa di pericoloso soltanto per avere compagnia durante il lavoro».

“parla sicuramente della sua ex compagna. Dunque non le avrebbe mai lasciato utilizzare l’oscurità… per proteggerla?” si stupì l’orientale “è in netto contrasto con quel che le ha fatto! Avevo già intuito che sicuramente mancava qualche tassello…però…”

«certo, poi che ciò che l’ombra non ha corrotto sia stato rovinato da Dentolino è un’altra storia» concluse l’uomo.

«può essere che tu abbia voglia di parlarne?»

Eccome se ne aveva voglia. L’aveva da quattrocento anni, ma non aveva trovato nessuno disposto ad ascoltarlo, o che fosse la persona giusta con cui farlo.

Non che fosse sorprendente. A chi era mai importato sentire cosa avesse da dire lui? Ciò che avevano sempre fatto tutti quanti era stato combatterlo, combatterlo e combatterlo ancora, incuranti del resto.

E, dopo il fattaccio di quella maledetta notte di Natale, anche Mila era inclusa in quel “tutti”. Quando tre giorni dopo l’aveva ritrovata al Polo Nord, aveva provato a scusarsi con lei in milioni di modi. Aveva fatto uno sbaglio gigantesco, se n’era reso conto, l’aveva quasi uccisa e non se lo sarebbe mai perdonato. Ma lei avrebbe potuto riconoscergli delle attenuanti…invece no. Un intero secolo insieme era stato spazzato via in pochi minuti, e tutto ciò che aveva ottenuto da Millaray era stato un bel “que te vas a la porra!”. Eppure non era stato il peggio.

Pitch aveva toccato il fondo durante l’attacco di Mamma Natale -della cui sciabola serbava ancora un brutto ricordo- e dell’esaltato con le ali che aveva dichiarato di voler infilzare la sua testa su una picca. E non era stato per il duello contro la St. North, né per il subdolo quanto violento attacco a due spade con cui Atticus gli aveva trapassato la schiena, lasciandolo più morto che vivo. No: era bastato un semplice bisbiglio di Dentolino, proprio durante quell’azione…

«no. Magari in un altro momento. Per ora ti dico solo che io, purtroppo, ho fatto la mia parte; ma era da un pezzo che Toothian le metteva in testa idee strane, nonostante lei mi dicesse che non era così».

Molto ironico che lui e Dentolina dicessero la stessa cosa, solo a “colpe” invertite. Alla fin fine avevano qualcosa in comune: odiavano l’uno l’ex dell’altra!

«capisco».

“mia cara, ne dubito!” pensò Pitch, astenendosi dal dare voce a quel pensiero. «direi di far visita ad altri due o tre bambini, poi basta».

«ma avevi detto che quella di prima era l’ultima...»

«a meno che non avessi cambiato idea, ed infatti ho-»

«che cos’è…?!»

Nientemeno che la ruota panoramica sull’oceano, tutta illuminata, che compariva in diverse fotografie della cittadina di Santa Monica. Nonostante l’orario e la stagione il luna park era più che attivo e, per qualche motivo che Shu Yin non comprendeva, sentiva l’impulso di andare lì immediatamente! «niente di particolare, non-»

«ci andiamo? Eh? Eh? Soltanto un’occhiatina!» e, no, in quel frangente il suo atteggiamento non era dovuto ad una recita «vorrei vedere più da vicino!»

“perché mi stupisco del fatto che la compagna perfetta del Guardiano del Divertimento voglia infilarsi in un parco giochi?” pensò, alzando gli occhi al cielo. «no. Nella nostra situazione è già rischioso andare di casa in casa, seppur necessario» ovviamente per via dei Guardiani che li stavano cercando «non è proprio il caso di perdere tempo in un parco giochi, spero che tu riesca a capirlo da sola».

«non funzionerebbe neppure se te lo chiedessi per favore…?»

Guardandoli in quel momento, a dirla tutta, difficilmente si sarebbe capito che erano rapitore ed ostaggio, ma non era altro che la conseguenza dei rispettivi piani d’azione.

«nemmeno se mi implorassi, Shu Yin! Oltre all’essere una mossa poco conveniente, non mi piacciono le folle. Soprattutto le folle di persone che si divertono, invece di gridare per la paura».

La ragazza si voltò parzialmente, guardandolo dritto in viso. «possibile che tu debba fare sempre l’Uomo Nero?!» protestò, per poi sgranare gli occhi e tornare a guardare davanti a sé. Era impietrita sia nel rendersi conto tanto di quel che aveva detto, quanto della spontaneità incontrollata con cui l’aveva fatto. Cosa accidenti le era preso?! Era forse rincretinita?!

“devo recuperare, devo trovare il modo di recuperare prima che lui…si metta a ridere?” allibì, sentendo l’Uomo Nero emettere, per l’appunto, una breve risata.

«non sei la prima persona che me l’ha detto, dolce ombra. Ma devo dire che da te mi è giunto inaspettato!» le accarezzò leggermente le braccia «mi riporta in mente ricordi piacevoli. Comunque sia» smise di toccarla, cambiando bruscamente argomento, e fattasi coraggio lei tornò ad osservarlo «non andremo in quel parco giochi, neppure se fosse una questione di vita o di mor…ehm…» nel fissare un punto particolare in alto nel cielo notturno l’espressione dell’Uomo Nero divenne improvvisamente allarmata «ho cambiato idea, dopotutto un giretto tra la folla non ha mai fatto male a nessuno. Giù in picchiata, Onyx!»

Inutile dire che Shu Yin arguì che quello fosse stato un altro cambio di piano necessario, presumibilmente imputabile a quella donna dai lunghissimi capelli neri ed il vestito -le era sembrato- verde. Pitch era andato giù in picchiata, sufficientemente veloce perché la donna non li scorgesse, ma non abbastanza perché Shu Yin non vedesse quell’immortale.

“non è una Guardiana, eppure sembra essere in grado di spaventare Pitch Black. Mi chiedo chi sia” pensò, mentre Onyx atterrava di fianco alla ruota panoramica. «c’era forse una donna lassù nel cielo…?»

«questa dolce ombra ha forse le visioni?» ribatté lui, imitando il suo modo di parlare «donne nel cielo! Ma per favore» scesero entrambi dall’Incubo, e Pitch si costrinse ad infilarsi in mezzo alla folla, trascinando Shu Yin con sé.

 

rimarrò neutrale, se mi prometterai di non rendere tua questa ragazza. Io sono la tua unica figlia, nel bene e nel male”.

 

Un proverbio umano recitava “non svegliare il can che dorme”: il progetto dell’allegra famiglia Addams era sempre in auge, ma non era il caso che Madre Natura iniziasse a sospettare qualcosa proprio in quel momento. Assolutamente no.

“dopo. Dopo! Una volta rubati i poteri di tutti e tornata Mila, se mai verrà a sindacare potrò gestirla”.

«prima dicevi di odiare la folla, ed ora ti ci sei lanciato in mezzo?»

«ciò è per dimostrarti che, no, non devo fare sempre l’Uomo Nero» fu la sua risposta, mentre osservava con desiderio il tunnel degli orrori. Se solo non fosse stato per la maledetta claustrofobia ci si sarebbe infilato subito dentro, e invece…

«cos’è quello? Sembra una specie di…non so, una nuvola filante attaccata ad un bastoncino, e-»

«zucchero filato» la interruppe lui, rubandone un bastoncino «mangia. E, per piacere, evita di rimproverarmi anche questo furto!...oltretutto sarebbe il caso che ti sbrigassi, perché se gli umani notassero dello zucchero filato galleggiare in aria potrebbero trovarlo un po’strano».

“ma no, davvero? Non l’avrei mai immaginato” pensò ironicamente lei, mettendosi a mangiare lo zucchero filato e trovandosi in breve tempo con mani e bocca fastidiosamente appiccicose. «forse avrebbero paura. Non sarebbe conveniente per te?» gli disse.

«sì, ma al momento è meglio non attirare troppo l’attenzione» diede un’occhiata al cielo «e la gente che urla di terrore ne attira molta».

«capito!» “ora devo uscirmene con qualche frase particolarmente stupida” si disse: essendo un tipino molto preciso, per mandare avanti la commedia cercava di tirarne fuori una ogni quarto d’ora circa «ti posso dire una cosa?»

«una me ne hai già detta, quindi con quella che dirai fanno due».

“simpatico come un dito in un occhio”. «non sembriamo molto rapitore ed ostaggio. Piuttosto, sembriamo quasi come loro» disse la ragazza, indicando un uomo che aveva appena comprato alla figlia lo zucchero filato «è una brutta cosa?»

Quando lo vide allibito pensò di aver sbagliato a fare leva su quel paragone, suggerendo che avessero iniziato ad avere un rapporto simile a quello che c’era tra quell’uomo e quella ragazzina sui tredici anni, e che dunque Pitch -nonostante il suo modo di essere e le sue azioni- non fosse più veramente solo. Lo aveva fatto perché da dopo la sera in cui si era stordito con l’alcol lui -incoraggiato dall’atteggiamento gentile, disponibile, dolce e comprensivo che lei aveva deciso di mantenere- aveva iniziato ad essere un po’ più rilassato, e trattarla diversamente da prima. Era come se quelle prime confidenze da alticcio avessero creato una crepa nell’ “armatura” dell’Uomo Nero, nella quale lei si era prontamente insinuata…ma aveva forse sbagliato, adesso?

Vide un lento sorriso dispiegarglisi sul volto. «no, direi che non lo sia affatto: anzi, è molto positivo. Ho fatto bene a decidere di cambiare seriamente i miei progetti per te…»

“…non vuole più incatenarmi in una caverna prigioniera di un incubo? È una notizia nuova. Ma non so ancora dire se sia o meno buona. Dai, dimmi qualcosa di più, fai il bravo Uomo Loquace!” pensò Shu Yin. «“cambiati”?»

«esatto. In fin dei conti ti chiami “dolce ombra”: un nome, un destino…  principessa».

Gli sorrise, con l’aria di chi non aveva capito assolutamente niente, quando invece sperava solo che il collegamento appena fatto “Re Degli Incubi” - “principessa” fosse del tutto sbagliato. Non rischiare più ciò che rischiava prima poteva essere positivo, ma se le cose stavano come aveva intuito…

«può darsi che sia come dici. Qualunque cosa significhi…»

«non riesci proprio ad evitarlo, quel “può darsi”, vero? Ma stai tranquilla: sarà proprio come dico io. Lo giuro su quel che vuoi».

“niente panico. Cercherò di uscirne in tempo. Non sono più in pericolo di vita, ed è già tanto: va bene così. Andrà tutto bene. Continuerò a recitare ed andrà tutto bene. Spero”.

«capito».

«giriamo qui un altro po’, e poi torniamo a casa» Pitch cambiò nuovamente argomento «così ti toglierai la voglia di luna park per qualche tempo».

“non credo che questo succederà, ma passi” pensò la ragazza seguendolo, mentre tirava nuovamente fuori l’iPhone.

“ooooooh noooo…si sono di nuovo schiacciate le icone per sbaglio! E adesso cos’è questo ‘Facebook informazioni personali del profilo’? Nome e cognome: Arya Bennett. Nata il sedici maggio duemilaquattro, città: Santa Monica- USA, parenti: Edward Bennett- padre, Kathy Rivers- madre, Anne Bennett- zia, Jamie Bennett- cugino…un momento! Io questo nome lo conosco!”

Non c’era la sicurezza del fatto che quello fosse il Jamie Bennett di cui le aveva parlato Calmoniglio, ammise tra sé e sé toccando il nome evidenziato in blu e finendo nel profilo del ragazzino, però poteva valer la pena tentare. Meglio provare ed andare a vuoto, che non farlo e basta…

«attenta a non finire col chiamare qualcuno a Singapore!» la avvisò l’Uomo Nero, vedendola trafficare col cellulare «dato che sei poco pratica…»

“chiudi tutto, chiudi tutto!...oh, il telefono mi ha obbedito! Adesso non è il caso” lanciò una breve occhiata a Pitch “lui è più pratico di me con questi oggetti, e forse potrebbe capire che cerco di contattare Jamie Bennett, ma appena rimarrò da sola…”

«ah…già, forse è meglio che per stasera io lasci perdere».

«credo sia meglio che tenga io l’iPhone, potrebbe impicciarti, o potresti fare qualche danno».

“no, no, NO!!!

«non vedo come…»

«dai qui. Non lo mangio, tranquilla. E te lo restituirò».

Riluttante, la ragazza fu costretta ad obbedire. Non poteva rischiare di contrariarlo, seppure dato abbastanza gentilmente quello era un ordine, ed andava eseguito.

“ora però ho una debole chance di accelerare le cose. Forse non sarà stasera, non sarà domani…ma presto o tardi metterò in pratica l’idea!”



Riuscirà la nostra eroina (?) a mettere in atto tutti i suoi piani E farsi salvare? Lo scopriremo...no, non nel prossimo capitolo -in cui però, già ve lo dico, ci sarà una rimpatriata imprevista ed una piccola svolta a Conca De El Sol-, la rivedrete in quello dopo ancora :D
Spero che l'idea di Pitch di rifarsi un'allegra famigliola non vi abbia fatto storcere troppo il naso. Considerata la vicenda con Katherine nei libri, ho pensato che ci fossero dei buoni precedenti per una cosa del genere. Magari sbaglio, magari no, ma questa è l'idea che mi è venuta.

**Ringraziamenti Time!**

A Kunoichi_BeastKnightress e Maty Frost per aver recensito, come sempre :-*
A L0g1c1ta, che oltre ad avermi lasciato una splendida recensione ha messo la storia tra le ricordate :D
Ed ultima, ma non per importanza, ad AngelsOnMyHeart che l'ha inserita tra le sua preferite!
Ovviamente ringrazio anche tutti i miei lettori silenziosi :)
Sono lieta del sostegno che mi date, e del fatto che mi facciate conoscere la vostra opinione! Sappiate che non disturbate assolutamente, e che...non mordo xD
Ah, una cosa: se per qualche motivo nelle mie risposte alle recensioni doveste vedere simboli strani al posto delle lettere accentate, sappiate che è tutta colpa di UC Browser. Non lo faccio apposta, e se me ne accorgo cerco di correggere gli errori -_- ma se dovessero sfuggirmene, ecco, sapete che non è colpa mia.
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

“arrivati a questo punto, in cui non ci resta che attendere, io dico di dare un’ultima occhiata ai regni dei nostri ex compagni. Li conosciamo come i palmi delle nostre mani, ma bisogna tenere in considerazione una cosa: avendo in custodia Shu Yin, avranno rafforzato le misure di sicurezza? Noi, al momento, non sappiamo neppure chi abbia la ragazza con sé…e non vogliamo brutte sorprese, giusto? Oltretutto, sarebbe il caso di parlare ancora con la nostra nuova sorella per cercare di convincerla a venire con noi. Lo so, lo so, nessuno di noi vuole che lei e Frost s’incontrino. Ma tra settantadue ore scatterà la giornata X e, vada come vada, lui sarà fuori di qui. Quindi se alla ragazza venisse detto “se vuoi venire con noi presentati tra tre giorni nel tal posto alla tal ora”, non ci dovrebbero essere problemi. La porteremo qui e Shu Yin sarà al sicuro, lontana dalla guerra”.

“scusa eh, ma non potremmo comparire direttamente davanti a lei e-ah, già, la conosci solo tu, beh, allora potresti-”

“potrei cosa, rischiare di comparire davanti a uno dei Guardiani durante l’ora del tè? Sai che ridere! ‘ehi ciao Dentolina, perdona l’apparizione improvvisa, convinco Shu Yin a venire via con me, e poi me ne vado subito!…come dici? Sì, esatto, sono venuto qui soltanto per questo, non per sapere come stavi, quello m’interessa poco, ma non te la prendere eh!’…ma dai!  Che si faccia quest’ispezione, che si trovi la ragazza, e via. Ora: chi esce?”

Alla fine ad uscire erano state lei stessa -ossia Galaxia- e Ljuba. Tutto sommato era stata la scelta migliore, perché in passato erano state quelle cui era stato concesso di girare più liberamente, e che quindi conoscevano bene un po’tutti i luoghi. Per quel che riguardava Lju, fino al giorno in cui c’era stata quella battaglia tutti ne avevano sempre avuto grande stima. E Laxie…sì, sapevano che aveva un carattere strano e la fissa di lanciare terra in bocca alla gente, ma sapevano anche che se si trattava di cose importanti era seria, se qualcosa andava fatto lo faceva, era affidabile come poche persone al mondo per qualsiasi cosa e, se le si diceva “non fare danni”, a meno di cause a lei estranee non ne avrebbe fatti.

Invece, a parere di Nord, Sandman e Calmoniglio, Atticus era sempre stato un po’troppo avventato e a rischio di finire col fare qualche danno nei vari regni, se portato in luoghi un po’più “delicati”; Sandelle era tenuta lontana da essi come fosse stata una bomba ad orologeria, non per sfiducia, ma perché sarebbe stato come mandare un elefante in una cristalleria; e Cecilia era stata vista sempre e soltanto come la donna dell’Uomo Nero, e trattata in un modo tipo “tu non hai fatto niente contro di noi, ok, però non ci fideremo mai di te”.

Per cui eccola a fare una visita che per quattrocento anni non aveva fatto che rimandare, anche nella scorsa uscita: quella alla Conigliera, per verificarne lo stato e cercare una bella ragazza orientale con capelli neri ed occhi azzurri.

Era tutto esattamente come una volta: prati verde smeraldo, piante rigogliose e fiumi dall’acqua limpidissima. Si godette la magnifica e familiare sensazione di quell’erba morbida sotto le proprie zampe, ammirò sorridendo lo splendido panorama attorno a sé, e si riempì i polmoni di quell’aria dal dolce profumo che per tanto tempo, forse troppo, non aveva più sentito. Si sentì come rifiorire, ed era tanto piena d’energia da iniziare la sua ispezione lanciandosi in una corsa sfrenata. Ovviamente non aveva dimenticato la propria missione, ma che male c’era a godersela un po’ considerando che Aster non sembrava neppure esserci? Che male c’era ad assecondare un corpo che le stava gridando tutta la propria riconoscenza per quel correre, per quei salti?

Dopo una ventina di minuti saltò da una sponda all’altra del fiume, e rise quando finì ad atterrare rotolando in mezzo ad erba e fiori. Registrò che di belle orientali e strani incantesimi di sicurezza non sembravano essercene neppure da quella parte, staccò un fiore e lo annusò. Sorrise di nuovo, provando all’improvviso un immenso picco di contentezza. Si sentiva felice, e pensò che fosse bello essere tornata a casa…

Un momento. Casa?

Si rizzò a sedere e, com’era arrivata, tutta la gioia svanì. Quella non era casa sua, non più: casa sua era Conca De El Sol, aveva contribuito lei stessa alla sua creazione, per cui quello era il “suo” posto molto più di quanto fosse la Conigliera. Per cui era bene che la smettesse di gingillarsi, limitandosi a fare ciò per cui era venuta,  per poi andare via immediatamente.

«Laxie…?»

La sorpresa la fece irrigidire per poi scattare in piedi, con il solo intento di scappare via. Fu una reazione più istintiva rispetto all’utilizzare il potere del cristallo per abbandonare immediatamente la Conigliera, e fu proprio quella che permise a Calmoniglio di guadagnare gli istanti necessari a toglierle rapidamente il ciondolo. Non era nei suoi intenti catturarla, o farle del male in qualche modo, ma parlarle era d’obbligo, e sapeva che se le avesse lasciato al collo quell’affare lei non gliel’avrebbe permesso.

Quando, di ritorno dall’ennesima ricerca di Jack e Shu Yin andata a vuoto, l’aveva avvistata in lontananza sulla sponda del fiume aveva creduto di essere preda di un miraggio. Aveva sperato per così tanto tempo di vedere una scena come quella, e gli sembrava impossibile l’idea di essere stato accontentato. Si era quindi avvicinato pian pianino, con circospezione, osservandola attentamente come a voler verificare che fosse proprio vero…e lo era. Era così sorpreso e così contento da iniziare a pensare che il cuore gli sarebbe esploso da un momento all’altro! Certo…bisognava vedere se il motivo del suo ritorno fosse o meno lui.

E dalle reazioni che stava avendo non sembrava affatto così.

Calmoniglio fu lesto ad evitare i tentativi della sua ex compagna di riprendersi il maltolto, ferito nel vederla tanto arrabbiata e spaventata. Spaventata! Come se avesse mai avuto un reale motivo di temerlo! «Galaxia, io-»

«ridammelo!!! Ridammelo subito!» lei scattò di nuovo, e di nuovo lui riuscì a scansarsi «non hai il diritto di tenermi qui, capito?!»

«voglio solo-»

«non mi rinchiuderai un’altra volta!!!»

Vedendo che non riusciva a riprendersi il ciondolo, Galaxia si lanciò in una fuga completamente inutile verso qualsiasi zona della Conigliera che fosse sufficientemente lontana dal suo ex compagno, meditando di nascondersi per poi assaltarlo all’improvviso, e riavere ciò che era suo. Fu sufficientemente veloce da seminarlo, riuscendo a nascondersi dietro un grande cespuglio, e si mise ad osservare di sottecchi Calmoniglio, che si guardava attorno cercando di scorgerla.

«Laxie, io voglio parlare. Solo parlare, mi capisci?» rivederla dopo quattro secoli e sentirsi dire quel che lei gli aveva detto era stato triste, ma avrebbe dovuto aspettarselo «abbiamo tante cose da dirci, da chiarire! E non dirmi di no, lo sai che ho ragione».

Già, lo sapeva eccome, ma poter fuggire di nuovo sarebbe stato molto più semplice che affrontare certi discorsi. Come aveva potuto farsi fregare così? Gli altri non dovevano venirlo a sapere, o avrebbero iniziato a considerarla Sandelle In Seconda.

«ho sperato così tanto, in tutto questo tempo, di poterti rivedere almeno una volta…di avere la possibilità di scusarmi per gli errori che ho fatto» disse il Guardiano, continuando ad osservare l’ambiente circostante «ho sbagliato, lo so, ti assicuro che l’ho capito benissimo. Avevate ragione. Avevi ragione, quando dicevi di avere il diritto di scegliere liberamente il tuo posto».

Dietro il cespuglio, Galaxia abbassò il capo. Era bello che Aster si stesse scusando, ma non le facilitava le cose, specialmente adesso che stavano per dichiarare guerra all’Uomo nella Luna. Strizzò forte le palpebre e scosse violentemente la testa: non voleva, né poteva, lasciare che la commozione prendesse il sopravvento.

“e poi mi ha strappato il ciondolo, e magari è tutto un trucco per farmi uscire allo scoperto, magari sta fingendo…seh…come se ne fosse in grado. Aster è tante cose, ma non un bugiardo. Ed il picco di contentezza che ho sentito prima allora era suo…”

«non avrei dovuto rinchiuderti!» esclamò il Coniglio di Pasqua «l’ho fatto perché temevo che potessi fare qualche sciocchezza, che potessi finire a farti male e che io potessi finire col perderti…come poi effettivamente è successo, e tutto perché sono un grandissimo idiota» disse, con la voce spezzata dall’emozione e gli occhi lucidi «mi dispiace. Mi dispiace immensamente, tanto che neppure scusandomi per altri quattrocento anni di fila arriverei a farti capire quanto. Per favore, smetti di nasconderti, così che possiamo parlare faccia a faccia. Non tenterò di catturarti, non tenterò di imprigionarti. Il cristallo? Eccolo! Lo appoggio qui» lo appese al ramo di una pianta fiorita «puoi uscire fuori e riprenderlo, io non te lo impedirò più. Però parliamo, Galaxia, non andare via subito. Te lo chiedo per favore» si accasciò a terra, sedendosi «mi sei mancata così tanto».

Era normale che Galaxia avesse voglia di urlare nel vedere un guerriero come il Pooka ridotto in quella maniera, percependo che il suo dispiacere era più che autentico, e sapendo cosa sarebbe accaduto da lì a settantadue ore? Sì, tutto sommato forse lo era, perché a Manny andava comunque fatta pagare al prezzo più alto che si potesse chiedere, ed Aster sarebbe stato dall’altra parte della barricata. In ogni caso si fece forza ed abbandonò con un balzo il proprio nascondiglio, andando per prima cosa a recuperare il cristallo, senza però sparire subito appena indossatolo. Al momento non riusciva a guardare in faccia il Coniglio di Pasqua, ma poteva evitare di farlo lisciandosi il pelo. «Aster. Come stai?»

“come uno che ha rischiato di scomparire pochi mesi fa, che si è lasciato ingannare come un deficiente dall’Uomo Nero mettendo in serio pericolo la non-compagna di un suo amico, che non riesce a trovare nessuno di questi tre, e che si è ritrovato davanti all’improvviso un’ex compagna che non lo guarda neppure in faccia” pensò amaramente lui. «scoppio di salute. Tu?»

«idem».

“perché sei qui? Dove sei stata per quattrocento anni? Cos’hai fatto? Ti è mancata la Conigliera, ti sono mancato io? Anche tu ti senti incompleta come me, da quando ci siamo separati? Ti va di tornare a casa?...torna a casa…per piacere…”

Avrebbe voluto dirle tutto ciò ed anche di più.

«bene».

Ma alla fine riuscì a tirare fuori solo questo.

«senti, non sto a fare tanti bla bla» usava ancora quell’espressione, possibile?! «sono contenta che tu stia bene e…sì, apprezzo quel che hai detto prima. Però io sono qui per un solo ed unico motivo: Shu Yin».

E tanti saluti ad ogni speranza che fosse venuta lì per una qualche nostalgia. “Sono stato stupido anche solo a fantasticarci su” pensò Calmoniglio “e come se ciò non bastasse cerca proprio Shu Yin, che forse sta subendo chissà che atrocità a causa mia”.

Laxie non seppe spiegarsi il fortissimo senso di colpa che sentì provenire dall’ex compagno, ma continuò a parlare. «vogliamo tutti rinnovarle l’offerta di venire a stare con noi, ovviamente se lei vuole, perché non obblighiamo nessuno. Per cui, ecco…dov’è? Se me lo dicessi risparmierei tempo».

«…sai qualcosa di Jack? Jack Frost. Un ragazzo con i capelli bianchi e la faccia da schiaffi. Sandelle dovrebbe averlo incontrato qualche giorno fa. Siamo preoccupati, non si fa vivo da qualche tempo e-»

«sta bene. Credo. Non ne so nulla» ribatté lei lisciandosi con forza il ciuffo sulla fronte «e comunque ti ho fatto una domanda. Dov’è Shu Yin? Che ne avete fatto?!»

Domande incalzanti che fecero sì che la testa del Pooka si affollasse più che mai di pensieri colmi di rimorso. “l’abbiamo trovata, e poi l’hanno affidata a me, è stata con me, io dovevo prendermene cura, io dovevo proteggerla, io DOVEVO-”

«l’ha presa!» proruppe all’improvviso Calmoniglio, con autentico dolore nella voce, spaventando Galaxia «ha mandato gli Incubi qui, io l’ho mandata al Polo Nord come da piano, ma era una trappola, lui era al Polo e l’ha rapita, se l’è presa perché non sono stato in grado di proteggerla, perché sono uno stupido, stupido, stupido idiota!!!» gridò, arrivando perfino a prendersi la testa a pugni «stupido-stupido-stu-»

«basta!» sbottò Laxie, afferrandogli i polsi «darti i pugni da solo non serve a un cavolo, smettila!»

Le frasi erano state un po’confuse, tuttavia riteneva di aver capito ciò che c’era da capire. Shu Yin nelle mani dell’Uomo Nero! Indubbiamente la peggiore ipotesi possibile, ma non era davvero colpa di Calmoniglio, e nonostante tutto quel che era successo quattro secoli prima Galaxia odiava vederlo in quello stato. Un conto era il rimorso giustificato, un altro quello che non aveva ragione di esistere!

«l’ha rapita per colpa mia» farfugliò lui «e il cielo solo sa cosa Pitch le far-»

«zitto e fermo!» lo bloccò Galaxia, facendolo rizzare in piedi a forza.

In seguito Calmoniglio allibì vedendola fare una cosa stranissima: Laxie fece un salto a piedi uniti, schiacciandogli l’ombra all’altezza del ventre; saltò poi a schiacciarne il petto, con le zampe leggermente divaricate, ed infine all’altezza della bocca, con una sola zampa. Fatto ciò, si allontanò e le sputò dritto sulla fronte.

«riprovaci e ci sarai tu al posto della tua ombra!» declamò, indicando Calmoniglio «non dire più quel nome, porta sfortuna!»

«ehm…ok» disse perplesso il Pooka, sbattendo più volte le palpebre «che cos’era?» se non altro quella stramberia lo aveva riscosso dal suo stato di prostrazione, tanto che si massaggiò le tempie e cercò di ritrovare contegno.

«un rituale antisfiga».

«oh. E funziona?»

«funziona quanto portarsi dietro cornetti, quadrifogli, ferri di cavallo e fare gli scongiuri: meglio dire “intanto l’ho fatto” che pentirsi di non averlo fatto in seguito!» una considerazione che fece stiracchiare le labbra del Guardiano in un debole sorriso, perché aveva parlato con lui in modo quasi normale «...quindi il bastardo l’ha rapita. Maledizione a lui, non ci voleva! Ma pagherà anche questa» borbottò Galaxia «comunque sia, secondo me non è colpa tua. Hai visto gli Incubi e ti sei attenuto ai piani concordati, il tuo l’hai fatto, non devi rimproverarti niente. Sul serio».

Poche frasi non potevano far scomparire del tutto il suo tormento ma, specialmente se provenienti da lei, potevano togliergli buona parte del peso dal cuore. «Laxie, io-»

«ora vado. Ciao».

«ma come, te ne vai così?!» esclamò il Pooka, sbigottito. Alla faccia di discutere e chiarire, tempo due domande e già Galaxia non vedeva l’ora di andare via! «i-io credevo…non…»

«hai per caso cambiato idea sul rinchiudermi?» si pentì di essere stata così dura appena l’ultima parola lasciò la punta della sua lingua ma, pur vedendo che Aster era rimasto male per quella frase, non si scusò.

«mi dispiace davvero, che tu ci creda o no. Se vuoi andare, vai. Non ti trattengo oltre, Galaxia. Solo… non vorrei che questa fosse l’ultima volta che ci vediamo» disse, in un ultimo residuo della speranza di cui era Guardiano; ma non seppe spiegarsi il motivo per cui il volto di Galaxia divenne più cupo, e lo sguardo “stellato” distante.

«puoi star sicuro che non lo è. Non lo è per niente».

E, con quella frase criptica, Galaxia sparì. Ovviamente non voleva tornare a Conca De El Sol, ma raggiungere Ljuba ovunque essa fosse.

«opporcaputt-»

Un braccio le si avvolse attorno alla vita in una stretta ferrea per impedirle di cadere dalla trave del soffitto su cui era apparsa, ed una mano le tappò la bocca, trascinandola in una zona più buia prima che gli yeti, alzando gli occhi, potessero scorgerla.

«potresti tentare di fare un arrivo più silenzioso, la prossima volta?»

«e tu potresti…tentare…» sibilò il coniglio, liberandosi dalla sua presa «di ispezionare i posti stando per terra, la prossima volta?! Io odio l’altezza. La odio. La odio -la odio -la odio!»

La russa si lasciò sfuggire un lieve sospiro. Con i capelli legati ed abbandonata la tenuta “concasoliana” in favore di pantaloni, casacca e stivali, non dava più molto l’idea di una barbie. E dire che non si era neppure portata appresso la sciabola! «chissà da chi avrai preso questa paura…» disse, ironica.

«no eh. Basta Calmoniglio, per oggi!» borbottò Galaxia, lasciandosi aiutare da Ljuba nello spostarsi da una trave ad un’altra, afferrandosi a vicenda saldamente il polso sinistro.

«Galaxia, è successo qualcosa?...njet! Non cercare di dire bugie» la avvisò subito, osservandola con uno sguardo severo negli occhi verde-azzurri «tanto me ne accorgerei: ti lisci sempre il pelo!»

Un maledetto tic di cui Galaxia era consapevole, ma di cui non riusciva a liberarsi. «ecco i momenti in cui vorrei essere come Atticus Bla Bla, che quando vuole racconta balle facilmente come s’inciucca di Blue Hawaiian».

Dentolina aveva sempre desiderato un compagno che fosse perfetto in tutto e per tutto, ed Atticus Del Sol era molto vicino a questo ideale in termini di aspetto fisico, nessuno lo metteva in dubbio, ma possedere un carattere “perfetto” era semplicemente impossibile. Nelle proprie fantasie, che normalmente tali avrebbero dovuto rimanere, Dentolina non aveva tenuto conto di una cosa: la perfezione non esisteva. Tuttavia poteva essere simulata, in una recita continua volta unicamente al compiacimento altrui: esattamente ciò che Atticus aveva fatto per quasi un secolo, ed era stato talmente bravo da far pensare alla sua ex di essere perfetto per davvero. Mai una défaillance, almeno in presenza di Dentolina, che fino al giorno in cui lui aveva dato battaglia a Pitch non aveva mai capito perché gli altri lo definissero “un po’avventato” e “a volte un po’eccessivo”.

Lo aveva fatto per amor suo, per darle ciò che, come sapeva, lei desiderava, pensando che fosse giusto così. E ciò lo aveva reso un abile bugiardo. Anche per questo motivo lui più di altri era attaccato a Conca De El Sol: era il luogo in cui, finalmente, aveva iniziato a smettere di recitare.

«non c’è molto da invidiare, e lo sai benissimo» le rispose infatti Ljuba «allora?»

«a dire il vero la cosa più importante adesso è un’altra: l’Innominato ha rapito Shu Yin».

Si aspettava una reazione costernata di Ljuba nel venire a conoscenza di quel fatto, ma venne sorpresa. «lo so».

«c-che…lo sai?!»

«ho sentito gli yeti e gli elfi parlarne dieci minuti fa. So che questo posto è stato attaccato» disse, continuando ad avanzare tra le travi «so del rapimento, so che ultimamente i Guardiani sono sempre -o meglio, quasi sempre- fuori in cerca di Shu Yin e di Jack, e che sospettano di un incontro tra lui e Sandelle: quest’ultima cosa a causa del fratello della bambina che Sandelle ha aiutato. Mi dispiace per la nostra nuova sorella, ma non c’è molto che possiamo fare per lei al momento, a meno che “lui” non si faccia vivo per primo; se “lui” vuole nascondersi, non c’è verso di trovarlo. Ma dubito che le procurerà danni seri. Se l’ha rapita deve avere qualche motivo più valido di un’uccisione e, qualunque altro possa essere, gli serve viva».

Non era altro che la triste verità, che lasciò entrambe in silenzio per qualche istante.

«certo che quelle cose» Laxie indicò gli yeti «chiacchierano un bel po’, peccato che la gente normale non capisca una mazza di quello che dicono».

«da. Si rivelano delle utili ed adorabili creature» disse intenerita Ljuba, pensandolo davvero. Laxie invece ne era inquietata, va’ a capire perché, quindi sentendo “adorabili” storse il naso.

«ma allora non capisco, se tanto sai quel che serve, che cavolo ci facciamo ancora qui?! È vero che la Fabbrica è più grande della Conigliera, però…»

Ljuba si voltò a guardare la sua amica, seria in viso. «non è solo per l’ispezione, Laxie. Stiamo andando in direzione di un posto che, se tentassi di comparirvi direttamente grazie al cristallo, attiverebbe potenti incantesimi difensivi. E direi non sia il caso di far sapere a chiunque che siamo qui. Certo, avrei potuto comparire davanti al suo ingresso, ma non voglio che le guardie yeti mi vedano mentre entro e prendo la spada di Tsar Lunar XI…»

«vuoi rubarla?» allibì Galaxia.

«da. Non è un manufatto che voglio avere sul lato opposto del campo di battaglia, Galaxia. Certo, non potrei utilizzarla contro Nicholas neppure volendo, perché l’arma stessa si rifiuterebbe di attaccarlo in quanto puro di cuore, ma può ugualmente tornare utile. Mettiamo che, come ipotizzato, Manny raduni un esercito a sua volta: pensi che gli spiriti presenti sulla Terra siano tutti puri di cuore? Njet! Nossignore» scomparve e ricomparve su una trave a diversi metri di distanza, imitata da Galaxia «…e comunque “rubare” è una parola grossa, una volta che sarà tutto finito gli restituirò la spada, per cui in realtà è solo uno zayem…un prestito».

«se lo dici tu».

«idem per quanto riguarda la reliquia custodita da Dentolina…»

«che ce ne facciamo di un dente da latte?!»

«quel dente da latte, tra le altre cose, le consente di sdoppiarsi: niente dente, niente sdoppiamenti. Chiamasi “sabotaggio”. Prenderei in prestito anche tutta la sabbia di Sandman, se avessi idea di come fare e se ciò non fosse dannoso per i bambini» concluse Ljuba «altre due travi e ci siamo…»

«che hai lì?» Galaxia indicò un sacchetto che Ljuba portava appeso alla cintura.

«un po’di sabbia dorata, l’ho presa prima di uscire».

«per fortuna che Cecilia, ai tempi, ne aveva fregata un bel po’».

Arrivarono dinanzi ad un massiccio portone di legno decorato che, magie a parte, giusto diversi attacchi fatti con un ariete sarebbero riusciti a sfondare. Davanti ad esso, due guardie yeti stavano giusto dando il cambio a quelle che le avevano precedute.

«“e vedete di non addormentarvi come la scorsa volta”?» tradusse Ljuba con una lieve risata «temo che non potranno evitarlo. Galaxia, appena gli altri due yeti si saranno allontanati abbastanza, prepareremo e lanceremo su di loro due palline di sabbia dorata: cerchiamo di essere sincronizzate, così che nessuno dei due si accorga di quel che succede».

«ok».

Pur dispiaciuta di dover ricorrere ad un simile espediente sapendo che i due yeti avrebbero avuto qualche guaio per quella dormita fuori programma, la donna aveva concluso che fosse meglio così che cercare di tramortirli con una botta in testa; le avrebbe pianto il cuore a far loro del male, poverini. E per tale motivo si sentì particolarmente soddisfatta quando il piano riuscì, e lei e Galaxia poterono spostarsi laggiù in tutta tranquillità.

«e ora come cavolo entriamo? Sai come contrastare gli incantesimi che ci sono?»

«da, ma non serve. Conto sul fatto che la porta mi riconosca, come faceva una volta, e mi lasci passare senza attivare contromisure ed allarmi. Dubito che Nicholas abbia cambiato questa…come dire, impostazione: dipende da quanto stia ancora sperando in un mio ritorno».

Mise da parte nostalgie, dispiaceri, e la leggera tensione dovuta allo stare per scoprire se avesse o meno ragione sul mancare al proprio ex compagno, e si avvicinò decisa al portone. Pragmatismo e determinazione, ecco gli aspetti prevalenti del suo carattere, ed anche in quel caso non fece eccezione.

“sono Ljuba St.North” pensò, poggiando i palmi su degli intagli a forma di mani che erano ben più grandi delle sue  “e voglio passare”.

Per qualche istante non accadde nulla, tanto da indurla a pensare che Nord avesse cambiato eccome quell’impostazione, ma dovette ricredersi quando il portone iniziò ad aprirsi lentamente.

«e vai così!» esultò Galaxia. Quanto a Ljuba, si fiondò nella stanza appena ci fu abbastanza spazio per entrare, senza perdere tempo. Eccola lì, la leggendaria spada di Tsar Lunar XI: era talmente bella che lasciarla lì ad arrugginire -per modo di dire- era proprio un peccato.

“problema risolto” pensò la donna, agguantando l’arma per poi correre fuori. «fatto! Qui è stato facile, ma da Dentolina dovremo metterci d’impegno. L’unica cosa che mi consola è che ci siano meno incantesimi difensivi rispetto a qui» disse, mentre il portone avviava a richiudersi.

«sì, sì, però andiam…che combini?»

Ljuba le mostrò un piccolissimo brandello di stoffa nera. «mancano solo tre giorni, ma se si accorgesse della mancanza della spada almeno penserebbe a “lui” e…no…aspetta» fece sparire il brandello «ho un’idea migliore. Pensi di riuscire a rubare un biscotto dalle cucine?»

Galaxia la guardò perplessa. «oddio, con un po’di abbi pazienza penso di sì. Perché?»

«te lo dico dopo. Ti fidi?»

Aveva l’aria di essere qualcosa di più di una semplice voglia improvvisa di biscotti, per cui Laxie annuì, scomparendo. Anche Ljuba utilizzò il cristallo per fare la stessa cosa ma, a differenza di Galaxia, comparve sulla terrazza della camera da letto di Dentolina, sbirciando all’interno.

“non è qui. In fin dei conti perché avrebbe dovuto, visto che è giorno? Otlichno! Molto bene!”

Rapida come un fulmine fece il suo ingresso nella stanza, sbuffando una risata nel ricordare il motivo per cui vi era entrata la prima volta, ossia le tende nuove che Dentolina aveva voluto mostrarle. Non che a lei importasse qualcosa, ma aveva gentilmente finto interesse ed entusiasmo, non volendo fare uno sgarbo ad una persona che ai tempi considerava amica.

Un’occhiata le bastò per trovare quel che cercava: sopra un comò di legno elegantemente intarsiato, campeggiava una spazzola di setole morbide col manico d’argento, sulla quale era rimasta impigliata qualche piccola e soffice piuma colorata, di cui Ljuba si appropriò.

“ottimo” pensò, ricomparendo nuovamente al Polo Nord, accanto ad uno dei due yeti dormienti, a cui lasciò cadere vicino le piume. Galaxia ricomparve quattro minuti dopo.

«c’è mancato poco che Phil mi beccasse, ma ce l’ho fatta!» annunciò, mostrando il biscotto «mi dici a che serve?»

Ljuba indicò le piume accanto allo yeti. «Nord troverà quelle piume, e Dentolina troverà delle briciole di biscotti nel posto dove, invece, avrebbe dovuto esserci il dente da latte di Manny».

«…non è che accuseranno Atticus, invece?»

«lui non ha piume di questo tipo, così piccole e morbide. Per non parlare del colore. Sono di Dentolina, e si vede».

«vero» concordò infine Galaxia «vuoi farli litigare tra loro? Già, ma perché dovrebbero fregarsi a vicenda le reliquie, scusa?!»

«non c’è alcuna motivazione valida, ma presumo siano già stressatissimi, ansiosi e preoccupati per fatti loro; basta una minuscola scintilla per far scoppiare l’intera polveriera di accuse più o meno assurde. Ovviamente non mi piace l’idea di dare ulteriori problemi a Nicholas» ed era sincera, perché non traeva alcuna soddisfazione dalle sue idee «ma in guerra è meglio affrontare dei nemici divisi, piuttosto che una squadra unita come sono loro di solito. Ora: pensiamo a nascondere le armi degli yeti» insospettabilmente ne erano ben muniti, indi era meglio prevenire che curare «e poi occupiamoci del dente da latte».

 

***

 

«no, dai, ma siete seri?» rise Frost, osservando tanto divertito quanto stupito i suoi due nuovi amici, uno dei quali sfoggiava uno smartphone nuovo di pacca «pensare che io non so nemmeno usarla, quella roba…»

«nemmeno noi, ma da quando siamo arrivati qui, ormai qualche giorno fa, abbiamo imparato piuttosto velocemente. Qui sono aggiornati, e noi non potevamo rimanere indietro!» Lorcan Fall, alla destra di Jack, gli passò un braccio attorno alle spalle; Samuel Spring dal canto suo fece la stessa cosa, per poi sollevare il braccio “libero” con l’intento di scattare un selfie di gruppo.

«dite “mucca”!» esclamò il giovane dai ricci color sabbia.

«…perché “mucca”?!» allibì Fall.

«ma che ne so! Fatto!...dai, siamo o non siamo i tre spiriti più fighi del circondario? Ssseh… vabbè …illudiamoci, va’» aggiunse subito dopo «e questa va sia nel mio profilo di Facebook che nel gruppo ufficiale di Conca De El Sol!»

«ehm…dov’è che va?»

Non si era mai preoccupato di aggiornarsi sulle nuove tecnologie -di cui, a dire il vero, lì a Conca De El Sol si faceva un uso piuttosto cretino e volto unicamente all’intrattenimento- ma al momento si sentiva a disagio a causa della propria ignoranza. Non tutti gli immortali presenti si erano interessati a certe cose, vero, ma diversi -come Spring e Fall, appunto- sì, e quando parlavano di certe cose Jack si sentiva un pesce fuor d’acqua. Che sciocco che era stato! E pensare che sarebbe stato sufficiente trascorrere un paio di pomeriggi con Jamie e compagnia per imparare qualcosa!

«Facebook. È un sito internet dove si condividono fotografie, video, notizie di vario genere da ogni parte del mondo, e stati. Oltre ad avere la possibilità di parlare -o meglio “chattare”- in tempo reale con gente che sta dall’altra parte del mondo. O, nel nostro caso, dall’altra parte del mondo E in un diverso piano dell’esistenza!» specificò Fall.

«ringraziamo che la magia di questo posto possa permettere una cosa del genereeeeh…» canticchiò Samuel, con i palmi rivolti al cielo come fosse stato un prete che diceva la messa.

«amen, fratello; amen!» esclamò Lorcan.

«“fratello”?»

«ovviamente per modo di dire, Jack! Non voglio immaginare che calamità sarebbe avere come fratello questo tizio» specificò lo spirito dalla pelle scura come ebano.

«bada che stanotte ti taglio la tua preziosa coda!» scherzò Spring, indicando i capelli dell’altro, raccolti in una lucente coda corvina alla nuca.

«e io ti raderò a zero i capelli se ti avvicini!» ribatté l’altro, osservandolo stringendo minacciosamente gli occhi blu scuro infossati, per poi tornare ad osservare il Guardiano «di’, Jack, vuoi che facciamo un profilo Facebook anche a te? Almeno una volta che ce l’hai, ce l’hai. E quando ti procurerai un cellulare…»

«toh! Prendi il mio vecchio!» Spring ne tirò fuori uno dal marsupio beige che indossava, e lo accese «tanto io non lo uso più».

«ehmmm…grazie» Jack prese in mano l’oggetto con la cautela che avrebbe avuto qualcuno che stesse maneggiando una bomba ad orologeria.

«ecco, ora devi cliccare quell’icona lì, quella con “Google” scritto sotto! E poi…»

E fu così che Jack Frost venne iniziato alle “meraviglie” di internet. Inizialmente tutte quelle informazioni lo confusero, ma sforzandosi un po’ e mettendoci un po’di pazienza si rese conto che utilizzare la rete non era poi così complicato. Cercare informazioni era semplice, e lo fu anche creare un indirizzo e-mail -precisamente “jackilpiùfigodeiguardiani@live.com”-…

“solo che questo sito si fa un po’troppo i fatti miei!” pensò facendo una smorfia. Facebook faceva davvero troppe domande, anche sulle “esperienze preferite”! A chi poteva importare? Bah! Ma intanto aveva inserito “prima volta in cui sono stato visto da un mortale”, “sconfitta dell’Uomo Nero” e “sono diventato un Guardiano”, ed il primo post che aveva creato era stato quello dell’evento “fidanzamento con Dentolina”, datato il tre luglio di quello stesso anno.

Era proprio assurdo il modo in cui, stando di fianco a due immortali spariti da mesi e mesi, invece di pensare a questo piccolo dettaglio Jack pensasse ad accettare la richiesta di amicizia di Spring e ad impostare come immagine del profilo il selfie di gruppo in cui quest’ultimo l’aveva appena taggato. All’ottanta per cento la colpa era di Conca De El Sol stessa, ma il restante venti era puro e semplice rincretinimento da social network.

«ora ti suggerisco a tutti!» annunciò Fall, dopo averlo aggiunto a sua volta «alé, fatto, adesso inizieranno a fioccare le richieste. Intanto ti taggo in tutte le foto dove compari».

La Marmotta vuole stringere amicizia con te”.

Sandelle Mansnoozie vuole stringere amicizia con te”.

Bacco e Arianna vuole stringere amicizia con te”.

«uuh…forte» commentò Jack, che però aveva dell’altro in mente, e dopo essersi fatto spiegare come si faceva cercò invece “Jamie Bennett”. Trovandolo esultò, ed inviò una richiesta d’amicizia con tanto di messaggio: “ciao, ora sono tecnologico anche io, visto?  :)

«di’ Frost, ti va un margarita?» propose Spring «teoricamente dovremmo trovare anche Sandelle, al chiosco, l’ho vista lì prima!»

«sei ancora fissato con lei? Meglio di Persefone, che è impegnata, questo è chiaro! Però…»

«oh sì, ho finito di impallarmi per le donne impegnate: d’ora in poi solo ed esclusivamente bellezze single. È cosa buona e giusta».

«amen, fratello; amen. Allora, Jack, quel margarita?»

«ah…ehm. Grazie per l’offerta ma al momento non mi va granché. Credo che andrò a stendermi all’ombra, è da un pezzo che stiamo sotto il sole e la cosa mi sta facendo, come dire…sbarellare un po’!» disse il Guardiano, adottando il termine di Galaxia.

«ti senti male?» Spring aggrottò la fonte con aria preoccupata «hai bisogno di qualcosa?»

«no, no…niente di particolare, ve l’ho detto, mi stendo un po’ e basta» sorrise «bevete anche per me, mi raccomando!»

«sicuro! E tu facci una voce se hai bisogno di qualcosa!»

Vedendoli allontanarsi, finalmente rassicurati, il ragazzo volò fino alla parte di spiaggia meno affollata. Il suo turbamento non c’entrava niente con l’essere stato troppo al sole, ma col fatto che Jamie avesse accettato la sua richiesta d’amicizia, e soprattutto con la risposta al suo messaggio.

 

“Jack, ma ke accidenti fai?! Dove 6 finito?! Siamo tutti preoccupati x te, tutti quanti ti stanno cercando, anke se all’inizio sembrava di no cominciavamo ad avere paura ke Pitch avesse preso anke te! O____O”

 

Jack non aveva detto nulla a Jamie di ciò che lo aveva spinto ad allontanarsi, neppure un accenno riguardo la sua Insorta, ma ad aggiornarlo avevano pensato gli altri Guardiani nel momento in cui avevano rivoltato Burgess come un guanto per cercare Jack, Pitch e Shu Yin. La preoccupazione del ragazzino dunque non aveva fatto che aumentare, era stato in ansia per giorni, e adesso cos’era saltato fuori? Che Jack si era fatto un profilo Facebook e che, dalle foto in cui era stato taggato, se la stava pure spassando.

In un certo senso era meglio così, però era semplicemente assurdo, già solo per il fatto che come Guardiano aveva dei doveri che non stava compiendo.

E proprio a Jack Frost, abbreviazioni tipiche dei ragazzini a parte, tutta quella preoccupazione sembrava strana ed eccessiva, ignaro com’era di tutto. Per non parlare del fatto che…cosa voleva dire “anche” te?!

 

“state esagerando, uno non può assentarsi un paio di giorni che tutti quanti vanno via di testa? È ridicolo! Dai, che per Natale vi porterò il mezzo metro di neve promesso. Quand’è, domani? Ah, comunque che vuol dire ‘anche te?’ Chi è che Pitch ha preso?!” scrisse Jack in risposta.

 

“Natale è passato da un pezzo, tu 6 sparito da OLTRE 2 SETTIMANE!!! Non 2 giorni!!! 6 sparito come gli altri spiriti ke mi avevi detto, ki erano, Spring, Fall e la marmotta?...E Pitch ha rapito la ragazza ke non hai voluto conoscere!!! (e di cui non mi avevi detto niente -_-). Jack, io dove 6 non lo so, ma se quel posto ti fa credere di esserci da 2 giorni invece che da 2 settimane e più non è buono, vieni via da lì SUBITO!”

 

Ci sarebbe voluto un miracolo per riportare Jack alla ragione, e quel miracolo, grazie a Jamie e le sue scioccanti novità, era puntualmente avvenuto.

Strinse forte lo smartphone, dando un’occhiata attorno a sé, ora finalmente guardingo. Come aveva potuto non accorgersi che era passato così tanto tempo, dato che giorno e notte si alternavano normalmente?! Forse avevano contribuito anche i cocktail di Bacco -anzi, era bene togliere il “forse”- ma non poteva essere solo per quello, e non poteva essere solo perché si divertiva tutti i giorni come un matto.

Una frase di Fall gli balenò in mente: “…da quando siamo arrivati qui, ormai qualche giorno fa…”

qualche giorno fa?! Lui, Samuel e la marmotta sono spariti da mesi e mesi!!! Ecco cosa c’era che non mi tornava!” pensò “ma come ho potuto non ricordarlo?! Eppure gli altri Guardiani ne hanno parlato parecchio! Inizio a temere che questo posto abbia qualcosa di strano. Anche solo il fatto che siano tutti allegri lo è. Mi pareva fantastico, ma una cosa del genere non è normale”.

Un altro pensiero, però, s’insinuò dentro di lui. “chi te lo dice, scusa? Magari stanno molto bene e basta, che motivo avrebbero di arrabbiarsi? Anche tu non eri come loro fino ad un momento fa? Mi spieghi che male c’è a vivere felici e contenti senza avere un problema al mondo, circondati da amici, e stando sempre a divertirsi, dato che la nostra condizione di immortali ce lo permette? A sbagliare non è chi, potendo farlo, vive in questo modo…piuttosto è stupido chi non lo fa! Stanno tutti quanti molto meglio di uno qualunque dei tuoi colleghi, non c’è motivo di preoccuparsi!”

Diciamo che Jack aveva ricominciato a ragionare solo per metà.

«sì che c’è, la vita reale non è questa, non ci si può rinchiudere in un’isola magica e tagliare fuori tutto il resto!» disse tra sé e sé «è sbagliato!»

“ma tutti loro sono qui per libera scelta. Come te. Se tu hai problemi con questo modo di vivere, nessuno ti trattiene”.

Jack scosse la testa, nel tentativo di scacciare quelle frasi veritiere dalla sua mente.

“ti troverai così bene che non vorrai più andartene!”

Questo era esattamente ciò che Sandelle gli aveva detto, nel portarlo via con sé.

Non poteva dire di non essere stato avvertito.

“no, no, su. Ammetto che forse non posso scegliere anche per gli altri immortali che ci sono, però per quel che mi riguarda la mia permanenza a Conca De El Sol finisce qui: vado immediatamente a cercare qualcuno degli Insorti per farmi riportare a casa”.

E questo nonostante gli piangesse il cuore all’idea di salutare tutti i suoi nuovi amici, andare via e, probabilmente, non rivederli più. Quantomeno avrebbe potuto dire ai Guardiani che i dispersi stavano ottimamente e…e, maledizione, in tutto quel ragionamento si era già quasi dimenticato del rapimento della sua non-compagna da parte di Pitch!

Motivo in più per tornare nella realtà “giusta” immediatamente. Non voleva saperne di lei, ma allo stesso tempo non poteva permettere che Pitch le facesse del male solo perché era stata creata per lui, non era affatto giusto. Inoltre, lui era un Guardiano, e difendere gli innocenti era compito suo!

Risoluto, afferrò saldamente il bastone e si alzò in volo. Aveva deciso di rivolgersi direttamente a chi, seppur non ufficialmente, sembrava avere il vero e proprio comando della “baracca”; dunque doveva trovare Cecilia, o Atticus.

Sorvolò l’isola, curandosi di salutare gli altri abitanti che incontrò nel cielo. Dove si erano cacciati quei due? In spiaggia non c’erano, tra gli alberi che popolavano l’entroterra non c’erano, al maneggio non c’erano…

“magari sono nella loro capanna” intuì, tornando indietro verso la spiaggia, vicino al lato più affollato. Atticus e Cecilia Del Sol non avevano una relazione -dicevano- però guarda caso condividevano una capanna del tipo riservato a coppie di qualunque genere, che fossero sposate o di fatto.

Certo, se erano lì dentro forse significava che non volevano essere disturbati, tuttavia al Guardiano non importava granché, non al momento.

Atterrò davanti all’ingresso, e fece per bussare…

«…scopriremo cuánto Jack sarà disposto a lasciarsi usare».

Ma si bloccò. Le voci erano basse ma, nonostante ciò e nonostante i rumori dei gruppi di persone non troppo lontani, riusciva ad udirli piuttosto distintamente. “parlano di me? Che vuol dire ‘lasciarmi usare’?! Per cosa?!”

«secondo me sarebbe già pronto. Voglio dire, si è persino creato un profilo Facebook, direi che sia sufficientemente intontito. Ci darà retta senza problemi. Dobbiamo solo convincerlo che la nostra sia una tale buona causa da mandarlo contro i suoi colleghi».

“mandarmi contro…? Che accidenti si sono messi in testa, questi?!” pareva che non fossero suoi “amiconi”, dopotutto, pur avendoglielo fatto credere.

«che dici Mila, devo chiedere ad Efesto due picche gemelle? Una per la testa dell’Innominato ed una per Manny?»

E fu lì che si sentì gelare. Non poteva aver sentito bene. Doveva aver capito male, doveva aver frainteso, avere avuto un’allucinazione uditiva.

«oh, tu y le picche! Tira fuori de nuevo esto discorso, y yo inizierò a chiamarti Joffrey Baratheon. Sei avvisato!»

“stavano scherzando, stavano solo scherzando” si disse Jack, non volendo ancora credere di essersi sbagliato fino a quel punto a giudicarli “detestano l’Uomo nella Luna ed anche Pitch per ovvie ragioni, ma non volevano dire davvero…

«y comunque es meglio averne tre, nel caso que Madre Natura s’intrometta nella guerra...no eh! Non prendermi sul serio. Teste infilzate su…bleah. Qué asco!».

E invece sì.

Ce l’avevano con Pitch, ce l’avevano con Manny, e volevano farli fuori entrambi per poi infilare le loro teste su delle picche, scatenando una guerra che avrebbe travolto anche i Guardiani e, probabilmente, messo a rischio anche i bambini di tutto il mondo come conseguenza di quest’ultima cosa! Era semplicemente assurdo, possibile che non si rendessero conto delle implicazioni di quel che volevano fare, o che non importasse loro minimamente?! Era vero che l’Uomo nella Luna avrebbe meritato una bella lezione per i suoi giochetti a fare Dio, ed era vero che all’Uomo Nero non sarebbero bastati due secoli di cinghiate come punizione per tutto quel che in vita sua aveva commesso, ma era qualcosa di differente da battaglie ed omicidi a sangue freddo; se si tratta di iniziare una guerra, pochi motivi sono considerati validi, e la vendetta non è tra questi!

E poi…avrebbero voluto usarlo. Avevano detto proprio così, “usarlo”.

Lui, che si era fidato di loro, aveva mostrato comprensione per loro, aveva riso, ballato, mangiato con loro, lui che si era dimostrato contro ogni tipo di schiavitù, lui che aveva aiutato Sandelle salvandola da Pitch!!!

Come avevano potuto?!!

«Atticus, il pavimento non si sta…»

«“si sta”, invece».

Jack Frost, preda della rabbia, sfondò la porta. Un vento gelido buttò all’aria ogni cosa che fosse sufficientemente leggera presente nella stanza, il pavimento finì di congelarsi completamente così come il terreno fuori dalla capanna, ed il bastone del Guardiano, ricoperto interamente di ghiaccio, brillava di una pericolosa luce azzurra.

«mi avete ingannato, ma se pensate che adesso che so io mi unirò a voi, o ve la farò passare liscia, vi sbagliate di grosso!!! Non vi permetterò di fare del male a nessuno, mi avete capito?!» ringhiò loro.

Tuttavia, l’unica risposta trovata dalla furia di Jack fu l’occhiata che Atticus e Cecilia si scambiarono.

«siamo in anticipo ma, d’accordo, che piano B sia» commentò l’uomo alato «si va in scena».

E Cecilia iniziò a strillare come se stessero tentando di ucciderla, che era per l’appunto ciò che volevano far credere. Jack aveva dato loro un bell’aiuto con quella sfuriata condita da ghiaccio, tramontana e bufere di neve: la maggioranza della gente era vicina abbastanza da vedere tutto ciò, ma non da riuscire a distinguere quel che Jack aveva detto, contrariamente ai “Jack traditore” urlati a piena voce da Cecilia.

Se solo il Guardiano del Divertimento fosse stato un po’più sveglio, avrebbe capito che non era il caso di dare di matto in un posto dove vivevano circa duecento immortali, tutti con poteri di vario genere ed intensità, che pendevano tutti dalle labbra dei cinque Insorti.

Il primo che lo aggredì, agguantandolo per le braccia magre e buttandolo fuori dalla capanna, fu Ercole: lo sbatté a terra assestandogli un pugno tale in pieno volto da causare a Frost un momento di buio, ma l’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio, ed istintivamente utilizzò il bastone per scagliare un’onda ghiacciata contro il suo aggressore. Ma dopo solo un istante di respiro, ecco che dalla terra spuntarono  dei grossi viticci che i breve tempo avvolsero tutta la parte inferiore del suo corpo.

«altro che “troppo sole”, ecco perché eri strano! Traditore, Guardiano traditore!!!» esclamò Spring, mentre la stretta dei viticci, che arrivarono a coprire anche la bocca di Jack, si faceva tale da togliergli quasi il respiro «…e io che ti ho regalato il mio vecchio smartphone! Come hai potuto?! Meriti una lezione!»

«amen, fratello; amen!» un lampo color bronzo partì dall’indice teso di Fall, e Jack sentì la propria energia venire meno.

Ma non poteva arrendersi, non poteva, non doveva, per il bene di tutti quanti!

«l-lasciatemi…ANDARE!!!» riuscì a gridare, liberando la bocca dai viticci, che congelarono e si ruppero in mille pezzi. Evitò per un soffio una folgore lanciata nientemeno che da Zeus, con cui aveva giocato a biglie giusto un paio d’ore prima, e vedendo il mucchio di immortali aumentare capì che non poteva fare altro che dar sfogo a tutta la propria potenza; sollevò dunque il bastone, e…

«AAARGH!» gridò, nell’istante in cui il braccio con cui aveva tenuto sollevata la propria arma venne colpito da una freccia, scagliata da Artemide con estrema precisione. Il bastone volò a qualche metro di distanza, e fu allora che per lui iniziarono i veri guai. Pur essendo vero che il potere di Jack non risiedeva nel bastone, ma dentro di lui, non era ancora in grado di utilizzarlo senza poterlo incanalare in quell’oggetto. Per cui, una volta perso quello, non fu “Jack Frost il Guardiano del Divertimento” ad affrontare un’orda di propri simili arrabbiati ed armati, ma “Jackson Overland il Ragazzo Magrolino”.

«l’Homme en la Lune!!! L’ha mandato lui!» in tutta quella calca riuscì a distinguere lo strillo di Sandelle, va’ a capire come «il a dit agli altri Guardiani di mandarlo icì, vogliono distruggere Conca De El Sol!!!»

“anche lei! E sì che pareva tanto stupida!” e lo era abbastanza, ma se le dicevano “urla questo e quest’altro” era in grado di farlo.

Non seppe dire quando il dolore di tutte le botte che stava pendendo iniziò a diventare tale da irradiarsi in ogni parte del corpo, né seppe dire dopo quanto, di preciso, perse i sensi.

Buio.



Ahem. Allora. Io ho la vaga idea che per colpa di questo capitolo, nonché dei due successivi, troverò sotto casa mia una folla di amanti di Jack Frost tutte pronte a farmi la pelle: per tale motivo vi annuncio che inserirò un carroarmato nella lista dei regali che voglio ricevere domani per Pasqua, cosa che spero ridurrà al minimo i conflitti.
A parte tutto, ora immagino abbiate capito quale era la "piccola" svolta annunciata la scorsa volta, che poi tanto piccola però non è! (se vi state domandando cosa mi sono fumata mentre scrivevo di Jack che si crea un profilo Facebook, la risposta è: niente, il fatto è che alle una e mezza di notte scrivo, invece di dormire.)
A voi tutte le considerazioni sul capitolo, se ne avete, tra rimpatriate, furti e quant'altro :)
Ora, ho una puntualizzazione da fare riguardante il precedente capitolo, specificamente riguardo la parte in cui Pitch rievoca quanto gli è stato detto da Madre Natura: sono fatti che ho tratto dalla wiki ufficiale di ROTG, e che spero di non aver sbagliato ad interpretare. Avrei dovuto chiarirlo, ma scioccamente non ho pensato che la maggior parte dei lettori conosce solamente il film, e di ciò mi scuso.
Grazie a coloro che hanno letto e recensito :) alla prossima,

_Dracarys_
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

«…non è tuo! Mi hai capito?! Il dolore che provi non è tuo, e soprattutto non devi andare da nessuna parte, devi solo ignorarlo, aspettare che finisca!»

Vedere Shu Yin ridotta in quel modo era qualcosa di talmente strano da sembrargli completamente fuori posto, così come essere costretto a trattenerla fisicamente stringendola a sé in una morsa dalla quale -con sua sorpresa, perché normalmente la ragazza non era così forte- Shu Yin minacciava di riuscire a liberarsi da un momento all’altro.

«Jack, devo andare da Jack, stanno facendo del male a Jack, devo aiutarlo, tu non puoi impedirmelo, LASCIAMI-LASCIAMI!!!»

Pur avendo avuto con la propria natura un approccio differente dagli altri -per forza di cose- quel primo momento in cui Shu Yin aveva avuto modo di sperimentare il legame mai desiderato con Frost era riuscito ad obnubilare ogni possibile ragionamento e modo di agire logico. In futuro le cose sarebbero state diverse, ma quella era la prima volta, intensissima quanto terribile, ed aver sentito parlare di quel legame non era qualcosa che potesse aiutarla davvero; l’aveva colta del tutto impreparata, e proprio quando, dopo giorni, era riuscita a riappropriarsi dell’iPhone, che aveva finito per volare via fin sotto un mobile.

Improvvisamente nella sua testa non c’era stato più posto per piani, recite, e richieste di soccorso, c’era solo Jack, il dolore di Jack, l’aiuto di cui necessitava, e lei aveva sentito il bisogno di andare. Dove? Non ne aveva la minima idea, così come non aveva idea di come avrebbe mai potuto arrivare in fretta da lui senza poter utilizzare il cristallo, tuttora inattivo; eppure si era quasi lanciata dalla terrazza con l’intento di atterrare sul tetto dell’edificio vicino, e se non ci era riuscita era stato unicamente merito di Pitch, il quale dopo un attimo di smarrimento per quelle azioni improvvise della ragazza si era riscosso e l’aveva riacchiappata in tempo.

Non l’aveva fatto per buon cuore, quanto piuttosto perché poteva ancora servigli, e se al momento stava cercando di calmarla era più che altro per evitare di avere a che fare con una pazza furiosa che facesse qualche azione stupida, rischiando di metterlo in guai ancor più grossi di quelli in cui si trovava. Inoltre, Shu Yin era un ottimo indicatore della salute del suo nemico, ed all’Uomo Nero non piaceva affatto ciò che stava succedendo. Non che fosse preoccupato per Frost, ovviamente, ma quegli ultimi fatti non rientravano nei suoi progetti. C’era qualcuno che stava facendo male -molto male, viste le condizioni della ragazza- al neo Guardiano, e questo qualcuno non era lui: non andava bene per niente.

“chi?! Chi mi sta mettendo i bastoni tra le ruote, adesso?!” pensò. Gli tornarono in mente i fatti di oltre due settimane prima, quando Sandelle aveva portato via Jack: che lo avesse condotto dagli altri, e quindi fossero loro a…?

“macché. Saranno cinque contro uno, ma Frost potrebbe batterli in men che non si dica” pensò poi, scartando subito l’opzione “parlando di potere, sono tutti dei poveri mentecatti”.

Proprio mentecatti, tre dei quali -inclusa la sua ex compagna pure se, per quanto ne sapeva lui, solo a livello accademico- erano esperti di incantesimi, tanto che unendo quel poco potere che avevano, erano riusciti a creare un posto come Conca De El Sol.

Per non parlare del piccolo esercito che avevano radunato, anche se di questo Pitch non sapeva nulla…

«vuoi andare? E dove?! Non sai dove lui si trovi, così come non lo so io, e se le cose sono ancora come il giorno in cui ti ho portata via probabilmente non lo sanno neppure i Guardiani. Per non parlare…del fatto…» Shu Yin diede uno strattone tale da riuscire quasi a sfuggirgli, ma l’Uomo Nero rafforzò la presa «che non potresti aiutarlo lo stesso, sei troppo debole, non sei addestrata, non conosci incantesimi di alcun tipo, non vedo cosa diamine ti sei messa in testa di poter fare per lui».

«tu non capisci!!!» urlò la ragazza «non capisci, non puoi capire, non hai idea, credevo di poterci riuscire, credevo di poter fare come gli altri, credevo di poterci scendere a patti ma non posso, NON POSSO!!!»

«oltre a potere, devi! Non è necessario come percepisci che sia, Shu Yin, e tu Jack non lo conosci nemmeno. Cerca di controllarti» le disse duramente «o temo che dovrò ricorrere a metodi che potrebbero non piacerti».

La minaccia non le fece certo calmare, anzi, ottenne precisamente l’effetto contrario, tanto che la ragazza riuscì a liberarsi. Peccato che durò soltanto cinque secondi, perché poi venne riacchiappata.

«d’accordo, dimentica l’ultima cosa che ti ho detto, non ti faccio niente, proviamo con un altro metodo…buona!  Ho detto che non ti farò niente!» la fece voltare verso di sé «possiamo far sì che si attutisca, abbiamo questa possibilità, però devi metterti d’impegno, mi capisci?...e, no, piangere e fare l’isterica non ti aiuterà» “quindi smettila, perché io con le ragazze che piangono non ci so fare!” aggiunse mentalmente.

«non so che fare. Che devo fare? Mettermi d’impegno per cosa?...devo andare…ho bisogno di andare…» non stava recitando, era in condizioni tali che non ci sarebbe riuscita neppure volendo.

«no, non ce l’hai. Tieni a mente che quel che stai provando non è “tuo”, non ti riguarda direttamente. Se ti concentri su altro, lo puoi ignorare. Guardami» prese il suo viso tra le mani, con delicatezza «concentrati su di me. Non pensare a niente che non sia io, non dare retta a niente che non venga da me».

«non penso di riuscirci» ribatté lei, ma che avesse smesso di divincolarsi era già un miglioramento.

«sì invece. Potresti soffocare questa cosa al punto da autorizzare l’esecuzione di Frost, se volessi, e riuscire a non intervenire. Lo so per esperienza: la mia ex compagna non c’era, quando Atticus mi ha infilzato e bisbigliato che Mila mi mandava i suoi saluti» il famoso sussurro che gli aveva fatto toccare il fondo, per la precisione «ha sentito il mio dolore, ma la sua volontà era più forte, e non si è mossa dal posto in cui era. Ecco perché dico che ti basta volerlo, Shu Yin».

Ok, quella le giungeva nuova. Non il “ti basta volerlo”, ma l’esecuzione autorizzata. Obbedì a Pitch cercando di concentrarsi su di lui, ma non era sufficiente. «puoi…forse puoi continuare a parlare? Magari mi aiuterebbe».

L’Uomo Nero fu lì per risponderle con un secco “no” ma, dato che sentendolo parlare sembrava che Shu Yin avesse ripreso controllo, alla fine fece un sospiro nervoso e si rassegnò a concederle quel che aveva chiesto. «sia. Ma non saprei cos’altro dirti».

Shu Yin scelse di porre una domanda che, in condizioni normali, si sarebbe guardata bene dal fargli, ritenendola troppo invadente, troppo personale, e che fosse troppo presto. «l’amavi?»

Ma perché Frost aveva avuto la brillante idea di andare a farsi ammazzare proprio in quel momento, oltre che da qualcuno che non era lui?! E perché lei, che era stata sempre abbastanza discreta, aveva dovuto uscirsene proprio con una domanda del genere?!

Avrebbe potuto passare oltre, dirle di chiedergli altro…tuttavia, all’ultimo qualcosa lo trattenne. Un giorno Shu Yin sarebbe stata la sua nuova “figlia”, stava lavorando in quel senso, ma al di là di ciò…perché avrebbe dovuto nascondere o negare quella verità, se in buona parte aveva agito proprio nel tentativo di riprendersi la sua ex?

«l’ho chiamata Millaray Adoración, ovvero “fiore dorato” e, ovviamente, “adorazione”. Magari un motivo ci sarà, non credi? Ed “amare”, “amore”, sono termini inflazionati…oltre che riduttivi, in questo caso».

«ma allora perché-»

«…“l’hai presa a botte”? Perché, qui lo dico e qui lo nego, ma questa persona» indicò se stesso «in rarissime occasioni si comporta da idiota, e si rivela il peggior nemico di se stesso, rovinando con le proprie mani quel poco di bello che gli succede. Specialmente sotto Natale. Non hai idea di quanto la maledetta frenesia natalizia dei bambini m’indebolisca: sono talmente presi ad aspettare Babbo Natale che si dimenticano di avere paura. Non pensare che me la sia presa con lei per sfogarmi, però; non è andata così, non proprio» fece una pausa «è iniziato tutto tre giorni prima, quando è tornata dal Polo Nord. Se te lo stai chiedendo, non ero affatto felice delle sue frequentazioni: lo vedevo come un “fraternizzare col nemico”, ma sapevo quanto desiderasse incontrare i suoi simili, con cui aveva stretto amicizia. Atticus è un discorso a parte, ma per il resto non potevo oppormi. Se l’avessi fatto l’avrei resa infelice, e non era quel che volevo» disse «comunque sia, una volta tornata dal Polo mi disse che gli altri le avevano chiesto…» fece una risata sarcastica «di partecipare ai loro festeggiamenti del ventisei dicembre! Ti rendi conto?! Disse che le avevano fatto promettere di provare almeno a chiedermelo, quella volta. Pare che fossero trentun anni che la invitavano, e lei aveva sempre declinato, presumo per amor mio…e alla fine le dissi “se ci tieni veramente, per una volta, va’ pure”».

Anche nelle condizioni in cui si trovava Shu Yin riusciva a capire che per fare una cosa del genere, tutto sommato Pitch l’aveva amata sul serio.

Forse.

Se non stava mentendo su tutta la linea.

«ma glielo dissi con la morte nel cuore, la rabbia a divorarmi lo stomaco e l’odio a scorrermi nelle vene» continuò lui «odio per coloro che volevano allontanarla da me anche solo per poco, odio per chi festeggiava successi che corrispondevano alle mie miserie, rabbia per il loro potere e la mia debolezza, e…e un po’di rabbia anche verso di lei, che voleva mollarmi per stare con quelli. Ma se le avessi detto di no, e poi lei avesse iniziato a dare ragione al maledetto Toothian, e a pensare che fossi un despota oppressivo, di essere davvero una prigioniera?» anche quella faccenda a Shu Yin risultava nuova: quand’era che Atticus, quattro secoli prima, aveva avuto modo di esprimersi su ciò prima di quel Natale lì? Ma Pitch non parve voler approfondire «che figura avrei fatto nel dirle “no, non puoi andare per poche ore ad una festa perché non voglio che mi lasci solo”? Le sarei sembrato patetico. Lei era felicissima di quel mio nulla osta e, guardandola, lì per lì pensai “va bene, non è nulla, dopotutto è solo una festa”».

“era solo una festa e nulla le vietava di parteciparvi, non avrebbe neppure avuto motivo di chiedergli l’autorizzazione” pensò Shu Yin, cercando di focalizzare la propria attenzione sulla storia, con le membra ancora tremanti per tutte le sensazioni che le stavano arrivando “però non è piacevole essere lasciati soli sapendo che la propria compagna è andata a divertirsi con i nemici storici”.

«peccato che, nelle ore successive, le sensazioni negative che provavo iniziarono a scavarmi nella mente come tarli nel legno. E peggioravano sempre di più. Iniziai a temere che i Guardiani in quell’occasione potessero portarmela via, con la forza o facendo opera di convincimento. Iniziai ad immaginare “allegri” quadretti raffiguranti tradimenti di ogni genere possibile. Ad immaginare lei e Dentolino nascosti in una stanza degli ospiti!»

«non ti fidavi molto di lei».

«non è che non mi fidassi di lei, era di lui che non mi fidavo! Vero che non s’incontravano mai da soli, e neppure in quel caso sarebbe stato così, ma se lui avesse approfittato dell’atmosfera festosa, nonché la vodka a fiumi, per fare una mossa imprevista?...Fu così che alla fine giunsi alla seguente, e “sensatissima”, conclusione: non dovevo dare ai Guardiani e compagnia motivo di festeggiare. Niente valide ragioni per farlo, niente festa, niente Mila fuori casa, niente tradimenti. Col senno di poi, mi rendo conto che avrei dovuto parlarle di come mi sentivo. Sarebbe stata la cosa giusta da fare: essere sincero. Con lei me lo potevo permettere, lo sapevo, tuttavia  all’epoca non mi sembrava un’opzione valida, rispetto al cercare di rovinare il Natale, e mi misi a cercare un modo per riuscirci. Il guaio è che lo trovai nella mia biblioteca, Shu Yin!» decise di troncare lì il racconto, vedendola più tranquilla «ed ora lei mi è contro, quando invece per me non è cambiato nulla da allora».

«ma se lei ha…insomma, com’è possibile che non sia cambiato niente, se ti voleva far uccidere?»

«mia cara, lo sai come si dice: occhio per occhio, dente per dente! Sia come sia, sono state queste mani ad averla quasi uccisa» le sollevò come in segno di resa «avrebbe potuto riconoscermi delle attenuanti, ce n’erano, tuttavia per lei non avevano importanza. È una donna orgogliosa, ma non le si può fare una colpa: è normale che una Regina lo sia, specie se il suo Re lo è altrettanto».

“sarà, ma io non penso che riuscirei a volere ancora qualcuno che abbia autorizzato altri ad uccidermi” pensò la ragazza “ed io devo ancora capire cosa sia successo di preciso. Si è interrotto sul più bello!”

«parliamo d’altro. Ti vedo in condizioni migliori, sbaglio?»

Era ancora lontana dallo stare davvero bene, ma sì, ciò che provava era più sopportabile di quanto fosse prima. Forse era perché a Jack stava andando un po’meglio…o, piuttosto, per l’aiuto che Pitch le aveva dato. Avrebbe potuto essere un po’più gentile con lei in certi momenti, ma in fin dei conti era l’Uomo Nero, non si poteva pretendere più di tanto, ed il fatto che l’avesse aiutata senza che fosse strettamente necessario voleva dire già molto. Era stato un bel gesto da parte sua.

«sì. Va meglio» confermò, per poi chinarsi in avanti «grazie di cuore per avermi aiutata» disse, per una volta in totale sincerità.

“non oso immaginare come sarebbe stato dover affrontare da sola questa prima volta. Se Pitch non mi avesse rapita forse sarebbe andata proprio così: i Guardiani non mi avrebbero ospitata a vita, nei loro progetti c’era di sistemarmi nel primo posto abbastanza sicuro che avessero trovato, per cui…”

Se solo avesse detto immediatamente di sì ad Atticus, quella sera! Era qualcosa che probabilmente non avrebbe mai smesso di rimpiangere. Se l’avesse fatto, adesso sarebbe stata a Conca De El Sol con lui e gli altri a mangiare pasticcini e bere tè verde…

Ma non era andata così, quindi doveva farsene una ragione e prendere le cose come venivano.

«non c’è di che. L’ho fatto per me: avere a che fare con una ragazza in piena crisi isterica rovina anche la permanenza in un attico da milioni di dollari».

“è di una simpatia sconfinata” pensò ironicamente l’orientale.

«capisco».

«non riesco proprio a strappartelo, il “vai al diavolo”, neppure ora che sei reduce da questo brutto quarto d’ora! Se la cortesia è l’armatura di una lady, tu sei completamente coperta d’acciaio…quando sei in te, ovviamente» commentò Pitch «cerco del cognac, berne un po’ non può farti che bene».

Ignorò i suoi “ma no”, “ma non c’è bisogno”, e si mise a cercare nel mobile bar. Ricordava di aver visto un paio di bottiglie la sera in cui aveva finito una bottiglia di rhum praticamente da solo.

Si chiese quanta di quella roba, o simili, avesse bevuto la sua ex compagna per aiutarsi ad ignorare i suoi richiami. Odio o non odio, quelle sensazioni le arrivavano ugualmente…e lui lo sapeva così bene che, durante i primi mesi in cui lei era andata via, era perfino arrivato a farsi del male da solo; aveva

sperato che l’uccisione quasi riuscita l’avesse soddisfatta a sufficienza, e che dopo ciò Millaray tornasse a fare ciò che era stata creata per fare, ritrovasse un minimo di empatia verso di lui e venisse ad assisterlo.

Peccato che non solo la sua strategia non avesse funzionato minimamente, ma che oltre a ciò l’avesse solo fatta arrabbiare ancora di più, perché ovviamente Mila aveva giudicato completamente folle ed ossessivo che lui arrivasse a farsi male -e far star male lei di conseguenza- nel tentativo di farla tornare.

“ora però so che non rifarei un’idiozia come quella commessa secoli fa. La sua sicurezza ed il suo benessere verrebbero prima di tutto, anche perché a quel punto avrei sterminato tutti i miei nemici grazie al potere di…”

Stava per pensare “di Frost”, ma considerando quel che era appena accaduto temeva proprio di dover cambiare piani: non era detto che ci fosse ancora un Guardiano del Divertimento a cui rubare il potere. Doveva cambiare obiettivo, doveva fare quello stesso giochetto a qualcun altro. Ma a chi?

Poiché ogni tanto la sua perfidia si rivelava immane, per un attimo immaginò di utilizzare il Furetur Potentia sulla sua stessa figlia: Madre Natura aveva un grande potere, ottenendolo avrebbe schiacciato tutti quanti in un battito di ciglia. Ma scartò subito l’idea, perché non sapeva come avrebbe potuto fare per metterla al tappeto e prepararla al rituale. Forse cogliendola di sorpresa…ma come attirarla laggiù senza farle capire che era una sua trappola, e senza farsi ammazzare? No, no: meglio scegliere un altro Guardiano, era meno rischioso. Solo, chi? Magari avrebbe scelto lanciando una monetina dato che, escluso Frost, uno valeva l’altro.

«cognac trovato» annunciò l’Uomo Nero, versandone due dita in un bicchiere pulito «ora lo berrai tutto d’un fiato, e niente discussioni».

«non sono sicura-»

«cos’è che ho appena detto? Niente discussioni. Non è che sprecare del liquore di qualità mi faccia piacere, siine consapevole».

La ragazza parve voler comunque replicare gentilmente di no, ma l’attimo dopo si irrigidì, per poi decidersi ad afferrare il bicchiere con mano tremante, ed obbedirgli bevendo il contenuto tutto in un sorso.

«è ricominciato».

Quella di Pitch non era una domanda, ma Shu Yin annuì ugualmente, e per tutta risposta lui riempì nuovamente il bicchiere, stavolta fino a metà.

«poi non te ne darò altro, non voglio farti ubriacare, ma questo devi proprio berlo».

«ma chi gli sta facendo del male, e perché? » stavolta lei non perse neppure tempo ad opporsi, obbedendogli nuovamente «oltre a te, chi può avercela con lui?!»

«l’ultima volta che ho visto Frost, il giorno in cui sei nata, l’ex compagna di Sandman l’ha portato via chissà dove. Per cui mi verrebbe da dire che c’entrino i tuoi colleghi…peccato che, primo, siano cinque mentecatti e quindi Frost potrebbe averne facilmente ragione; secondo, visto il modo in cui si è comportato con te non vedo perché dovrebbero attaccarlo! È un Guardiano, ma le sue idee sono più vicine a quelle dei tuoi simili che a quelle della sua squadra. Comunque sia…» il tono dell’Uomo Nero divenne insinuante «mettiamo che invece l’ipotesi sia corretta: non sarebbe stato molto carino, da parte loro, attaccare Jack Frost sapendo benissimo che saresti stata male».

 “Pitch si sbaglia su una cosa: ponendo che la sua ipotesi sia giusta, non sarebbero stati solamente in cinque contro uno. Le parole precise di Atticus, dopo aver scelto un nome per me, sono state ‘il mio cognome è dovuto al posto in cui viviamo io, altri esseri come me e te, ed altri immortali ancora’…per cui, sempre a condizione che l’ipotesi sia vera, c’è la possibilità che Jack si sia trovato a fronteggiare loro cinque -che poi così mentecatti non sono- più un numero indefinito di altri esseri. E, no, non sarebbe stato gentile da parte loro”.

Ma chi diceva che la supposizione di Pitch fosse corretta? Nessuno! Inoltre, i suoi simili sembravano semplicemente desiderosi di vivere tranquilli insieme a lei, mentre attaccare un Guardiano implicava trovarsi ad affrontare diversi problemi, il che era in contrasto con quel che le era stato presentato.

“comunque sia, lui ha poco da criticare. Se fosse stato meno debole, e si fosse trovato davanti Jack, non avrebbe forse tentato di distruggerlo come sta facendo…chiunque lo stia facendo? Non mi avrebbe forse incatenata in una grotta? Per cui, è l’ultimo che possa fare appunti su atteggiamenti poco corretti altrui”.

«può essere che tu faresti lo stesso».

«io però non proclamo ideali di pace e libertà. Non ricordo se te l’ho detto o meno, ma ascoltai la tua conversazione con Dentolino grazie ad un Incubo, per cui so di cos’avete discusso».

“e allora com’è che non sa del resto degli esseri immortali che sono con lui e gli altri? È un particolare cui non deve aver fatto caso”.

«di me ne dicono tante, Shu Yin, ma alla fin fine sono più sincero di tutti loro messi assieme. E con “loro” intendo tanto i tuoi simili, quanto coloro che ci considerano impicci. Ti faccio un esempio: quando, inizialmente, cercarono di convincere Frost a diventare un Guardiano, “dimenticarono” di dirgli che il suo potere e la sua vita avrebbero iniziato a dipendere dalla quantità di bambini che crede in lui. Quando si dice una clausola scritta in piccolo! E sai chi fu a rivelare a Jack quel piccolo, scomodo particolare? Io. Non loro: io. Se mai un Guardiano qualunque ti capiterà davanti, chiediglielo pure! Se è anche solo minimamente onesto, confermerà quel che ti ho detto. In principio non avevo assolutamente niente contro Frost. Gli ho perfino restituito i suoi ricordi, quando ho saputo che non aveva memoria del proprio passato! Ma lui, no! Doveva stare per forza con la fazione più mainstream. Io gli ho teso la mano, e lui cos’ha fatto?  Ha sputato sopra a tutto ciò che ho fatto per lui…»

“come uccidere il Guardiano con cui andava più d’accordo, per esempio, o minacciare il primo bambino che sia riuscito a vederlo o, ancora, ingannarlo subdolamente attirandolo lontano dagli altri Guardiani mentre rovinavi la Pasqua così che litigassero…oh, e non dimentichiamo spezzare il suo bastone e lasciarlo mezzo morto in un crepaccio in Antartide” pensò lei causticamente, mettendosi a sedere sul divano tutta rannicchiata e poggiando la testa sulle ginocchia.

Per quanto sarebbe durato il malessere, adesso?

Perché doveva sopportarlo?

Perché lei e gli altri dovevano subire una simile condanna a vita?!

Una cosa l’aveva capita: non lo voleva morto, ma neppure lei amava l’Uomo nella Luna.

«in una scala da uno a dieci» sentì dire Pitch «quanto è intenso?»

A volte quell’uomo le faceva venire il mal di testa. Prima era freddo e sarcastico, poi sembrava aprirsi a lagnose ed accorate confidenze, ma solo per diventare maligno ed insinuante l’istante successivo ed, in seguito, cambiare di nuovo atteggiamento in uno serio e quasi premuroso. Era uno schizzato fatto e finito, c’era poco da dire, ed era una fortuna che la sua manovra sembrasse funzionare con…beh, ognuno di questi Pitch. «ora sette. Prima otto».

«consolati, se dovesse morire arriverebbe a dodici per poi passare».

Non era consolante per niente, tanto che la ragazza non si sprecò neppure a rispondergli. Neppure quando Pitch iniziò a toccarle i capelli lei si mosse dalla propria posizione. Erano curiose le sensazioni che fare quel gesto trasmetteva a Pitch, familiarità e lontananza, e per una volta Mila non c’entrava. Forse c’entrava con quella figlia cui avrebbe voluto rubare il potere, e che di lui non voleva più sapere nulla. Non ricordava alla perfezione la propria vita precedente, ne rimembrava all'incirca il novanta per cento -soprattutto i momenti più brutti- ma ricordava abbastanza da vivere nell’odio per la sfortuna che l’aveva colpito e nell’amarezza per ciò che aveva perso definitivamente.

“mi sa che un paio di bicchieri li berrò anch’io”.

 

***

 

«…sono salde?»

«mais oui, è ovvio che sono salde, moi je suis brava a fare nodi!»

«guardiamoci un po’ due volte, và…»

«vous n’avez pas fiducia in me…»

«dopo aver portato aqui un Guardiano per errore yo no se que pretendi, Sandelle!»

Le voci arrivavano a Jack piuttosto confuse.

Ciò che invece non era confuso affatto era un dolore diffuso a tutto il corpo, particolarmente acuto agli avambracci ed al centro del petto nudo. Aprì gli occhi, trovandosi a fissare un alto soffitto scavato nella roccia, illuminato da luci blu che si muovevano con lentezza in una spirale discendente.

Cercò di alzarsi a sedere, solo per scoprire che non gli era possibile: aveva delle corde attorno a polsi, caviglie, bacino e perfino alla testa.

Dove si trovava?! Cos’era successo, dov’era il suo bastone?!

Le ultime cose che ricordava erano Spring e Fall che gli insegnavano ad usare Facebook, e poi…e poi Jamie…ed i messaggi di Jamie e…

“sono stato tradito e  pestato a sangue dopo aver scoperto che volevano usarmi in una guerra contro Manny!”

Aveva ricollegato tutto, ma non gli era granché utile, così come non lo era divincolarsi con forza crescente, gemendo per il dolore.

«…c’est necessaire? È proprio necessario tenerlo qui così?»

Sandelle. Facile riconoscerla, ora che era un po’più lucido.

«non resterà così per molto tempo…non vorremmo certo turbare oltre il tuo  stomaco delicato!» quello invece era Atticus «no, a parte gli scherzi, stai tranquilla Sandelle. Tra un po’sarà tutto a posto».

«puoi chiudere gli occhi sia adesso che dopo, si queres» e quella era Cecilia, cui di rado aveva sentito utilizzare un tono tanto gentile e conciliante «sappiamo que certe cose non ti piacciono…anche se dovrai abituarti a vederne de simili per un po’» concluse la donna, nel legarsi l’inseparabile scialle di pizzo nero attorno ai fianchi.

«oui, c’est vrai. Mais…se non volete tenerlo qui, cosa volete fare?»

«tra…traditori…» riuscì a farfugliare Jack «m-mi ero fidato-»

«anche noi ci eravamo fidati. Ti abbiamo accolto come uno di noi, e tu cos’hai fatto?» sentì dire Atticus, pur non riuscendo a vederlo.

«v-voi volevate usarmi!»

«in parte è vero, ma non è esattamente come credi tu. Avresti dovuto dissuadere i tuoi compagni dal mettersi in mezzo tra noi ed i nostri obiettivi, nulla di più. Anche a parole, se mai fosse bastato. Noi non ce l’abbiamo con te e, personalmente, avrei preferito evitare una battaglia contro Dentolina e gli altri, cui comunque verrà fatto meno male possibile, e non verranno uccisi in nessun caso. In verità avrei preferito evitare la guerra in generale, ma non è colpa nostra se Manny continua a provocare. Fatti suoi, del resto...se ha tanta voglia di perdere la testa, verrà accontentato».

C’era qualcosa di caldo ed appiccicoso sul petto di Jack, vicino ai punti in cui il dolore era più acuto, che il Guardiano non seppe identificare. Il suo agitarsi ebbe una brusca interruzione nel momento in cui qualcosa di gelido e duro affondò proprio in uno di questi ultimi, strappandogli un grido di dolore.

«dobbiamo sbrigarci, o le ferite si chiuderanno e dovremo procurargliene di nuove, e da sveglio non sarebbe piacevole. Daremo a Ljuba e Galaxia la loro parte quando torneranno».

La loro parte? Che cosa accidenti avevano in mente, farlo a pezzi e poi mangiarselo?! Era finito in un covo di cannibali?!

«n-non è una buona idea, sono tutto ossa, io! Non c’è niente da mangiare!» urlò.

«en la scatola cranica non ce n’è, esto es seguro» commentò Cecilia, con un facepalm.

«mais non! Non vogliamo mica mangiarti. Je ne sais pas cosa vogliono fare, donc potrebbe anche essere qualcosa di peggio» se Sandelle voleva tranquillizzare Jack, decisamente non c’era riuscita «ma non mangiamo le persone!»

«dici? Perché io avevo una certa voglia di cosciotto di Guardiano arrosto con contorno di patatine fritte!...no, via, facciamo i seri: io a nord, tu, Cecilia, ad ovest» la donna si mise in posizione «e tu, Sandelle, ad est».

«…l’est es à droite ou à gauche?»

«scusa, se yo soy aquì alla sinistra di Atticus, y tu devi andare dalla parte opposta, dove pensi que sarà l’est?!»

«à droite, davanti a te…»

«exacto, a destra, ora però vacci!»

Superato il timore che volessero mangiarlo, a dire il vero, nonostante le ferite, le botte prese, e l’essere legato ad una tavola di pietra, Jack riusciva ad avere paura solo fino ad un certo punto. Forse la sua era una reazione stupida, ma Sandelle con la sua…“sandellitudine” rendeva complicato prendere la situazione sul serio.

«abbiamo un margine di tempo limitato, quindi cerchiamo di fare più in fretta possibile: il Furetur Potentia è un incantesimo abbastanza complesso…»

Non aveva idea di cosa fosse quel Furetto Qualcosa che Atticus aveva nominato, ma non gli piaceva per niente. Se solo avesse avuto il bastone! Se solo fosse riuscito a trovare il potere dentro di sé e ad usarlo! Ma nelle condizioni in cui era ridotto non avrebbe mai potuto riuscirci.

«NON!»

«uff, Sandelle…»

«non, absolument non! Perfino io so che è magia oscura, non lo voglio fare!»

“almeno una di loro sembra avere un minimo di coscienza” pensò il Guardiano, che ovviamente non desisteva nei propri tentativi di liberarsi.

«ay que diablo, non muore mica! Sandelle, collabora!» l’interpellata scosse vigorosamente il capo «ah no?...bueno, allora togliti di lì e rimani senza la tua parte a farci da peso morto en tutte le battaglie que verranno, porque ce ne saranno, es inevitabile, y tu lo sabes. Certe cose vanno fatte anche se non piacciono».

«io non la volevo la guerra. Je suis différente de vous».

«anch’io avrei preferito restare qui tranquillo con un bicchiere di Blue Hawaiian in mano, cosa credi?» ribatté Atticus.

«t-tu sei quello della spedizione punitiva c-contro l’Uomo Nero, perdonami, ma al tuo pacifismo non ci crede nessuno!» si fece sentire Jack, incurante del fatto che nominare Pitch portasse sfortuna…o così dicevano «S-Sandelle, per favore-»

«al Furetur Potentia, invero, aggiungerei un Furetur Ratio. Per poca che ne abbia» disse l’immortale alato, con la massima tranquillità «meglio cautelarsi ulteriormente».

«che sia» Cecilia si spostò ai piedi di Jack, ossia a sud «ma procediamo».

E fu proprio in quel momento che nella stanza comparvero anche Ljuba e Galaxia, la quale era piuttosto innervosita ed aveva il pelo un po’bruciacchiato. «…e comunque è colpa tua!!!»

«njet. Io ti avevo detto di aspettare, se poi tu non mi hai ascoltata e ti sei fiondata sul dente non è un mio problema» la russa invece era di una tranquillità immane, e carezzava l’elsa della spada di Tsar Lunar XI «Atticus, aggiungi il Flammeum Nubila all’elenco degli incantesimi di protezione del dente da latte di…» si interruppe, notando Frost solo allora «desumo che ci siamo perse qualcosa».

«ma che cavolo-» avviò a dire Laxie, interrotta da Sandelle.

«diteglielo voi!!! Le Furetur c’est mauvais! Diteglielo!!!»

«a-aiutatemi ! Per piacere, Galaxia, per favore, Ljuba slegami! Una guerra sarebbe folle, per piacere, almeno voi, ascoltatemi!» esclamò disperatamente il Guardiano, in un ultimo tentativo di farsi ascoltare almeno da loro.

A quella supplica seguirono pochi istanti di silenzio tombale, rotto da Ljuba.

«Furetur? Quale dei due?»

«ambos» rispose Cecilia.

«non ne so molto, ok, ma da quel che so…tutti e due non è troppo?» intervenne Galaxia, un po’sulle spine.

«non se lo vogliamo fuori dai giochi per tutto il tempo che ci serve. Poi nulla ci vieta di restituire il maltolto» replicò Atticus «in fin dei conti i Guardiani dicono di non essere per la vendetta, no? Vediamo quanto saranno disposti a seguire ciò che predicano!»

«mh».

«non vorrai tirarti indietro anche tu come Sandelle?»

Galaxia, effettivamente, continuava ad avere qualche dubbio. Già rubare a Jack il suo potere era grave, ma rubargli anche la ragione se possibile era anche peggio, specie perché non riusciva a trovare un motivo valido per farlo. Era un’ulteriore misura cautelativa per non trovarselo contro in nessunissimo caso, ma…

«Cecilia» disse Ljuba tutt’a un tratto «se torni ad ovest, io vado ad est».

«c-che cosa…anche tu…» balbettò Jack. Non se lo sarebbe aspettato, non per come l’aveva conosciuta, e non dall’ex compagna di Nord.

«oh, bene» sospirò la gitana, tornando dov’era prima, ed avvedendosi della spada solo a quel punto «…e quella da dove viene?»

«non volevo la spada di Tsar Lunar XI contro di noi sul campo di battaglia, quindi io e Galaxia ce la siamo presa insieme al dente da latte di Manny. Dentolina dovrà dire addio agli sdoppiamenti, almeno per un po’, e se andrà come previsto lei e Nord si accuseranno vicendevolmente del furto. Vi spiegherò meglio in seguito: ora facciamo quel che dobbiamo fare» concluse, e si posizionò ad est.

Galaxia si avvicinò al tavolo, osservando le ferite di Jack ed il sangue che macchiava il tavolo, pensando istintivamente al modo in cui le avrebbe aiutate a guarire in un contesto diverso. Un rituale così drastico su un Guardiano la lasciava perplessa, specie adesso che aveva rivisto Aster, vivendo un momento di particolare fragilità; aveva immaginato un incantesimo cancella memoria o qualcosa di simile, si era detto di non esagerare per il bene dei bambini, e quegli incantesimi sul Guardiano del Divertimento erano l’opposto di “non esagerati”. Ciò nonostante, non ci teneva ad essere l’ultima ruota del carro, e non si poteva affrontare una guerra impreparati. Per cui decide di adeguarsi.

«dove devo andare? A sud?»

«sì. O sud ovest».

Si misero tutti e quattro ad osservare Sandelle, che si trovò più che mai a disagio. Non voleva farlo. Non voleva. Era una cosa cattiva, loro lo sapevano benissimo, avrebbero potuto trovare altri modi per tenere Jack fuori dai giochi. Non c’erano solo quei due!

“non voglio”.

Però avrebbe significato essere un peso per il resto del gruppo. Il potere di Jack le avrebbe consentito di ghiacciare le cose e fare qualche incantesimo da sola, come quando Sandy le concedeva l’uso della propria magia. Avrebbe potuto perfino aiutarli, per una volta, invece di essere nuovamente quella che aveva sempre bisogno di soccorso. E se avessero avuto bisogno di lei, un giorno, e lei non avesse avuto il potere di fare nulla? Si prospettavano tempi pericolosi, lo sapeva, e proprio per quel motivo gli altri volevano prepararsi. Forse avrebbe dovuto mettere a tacere la propria coscienza e limitarsi a fare la sua parte, per una volta, senza essere d’intralcio com’era di solito. Non l’avrebbe fatto per sé, ma per gli altri, per i suoi simili, i suoi fratelli. Nei secoli l’avevano sempre aiutata e perdonata, qualunque danno avesse combinato, senza rispedirla da Sandman o abbandonarla; come poteva ora, lei, abbandonare loro? Per ricambiarli di tutto ciò che avevano fatto per lei, almeno in quell’occasione doveva sostenerli. Non poteva evitare di farlo solo perché non voleva sporcarsi mani che, in realtà, erano già sporche dalla prima riunione che avevano fatto riguardante Jack: Furetur o meno, Sandelle sapeva che non lo avrebbero lasciato illeso, ed allora non lo aveva portato via dall’isola, non aveva fatto nulla per avvertirlo, o per aiutarlo. Perché quindi avrebbe dovuto iniziare ora?

Si avvicinò al tavolo. Galaxia si spostò a sud ovest, e così lei capì dov’era il sud est. Ljuba le pose una mano sulla spalla.

«otlichno. Stai facendo la cosa più pratica».

“ma non la più giusta, Lju, et tu le sais bien”.

La spada di Tsar Lunar passò di mano in mano. Il furto di quella reliquia era avvenuto in un momento perfetto, in quanto utilizzandola l’incantesimo sarebbe risultato anche più efficace. Incuranti delle grida di Jack, tutti si ferirono i palmi delle mani, lasciando che gocce rosso rubino cadessero sui tagli che il Guardiano aveva su petto ed avambracci.

Atticus iniziò a pronunciare frasi in una lingua incomprensibile, mentre le mani ferite sue e degli altri Insorti si unirono a formare una catena. Jack andò nel panico: man mano che si procedeva, la voce dell’immortale alato si faceva sempre più alta e solenne, e poteva percepire distintamente l’oscurità, no, la malvagità, farsi quasi entità a sé stante in quella grotta. Le cose non migliorarono nel momento in cui le luci blu si spensero, come se la loro energia fosse stata risucchiata.

Ma, da quel momento in poi, a rischiarare l’ambiente furono dei filamenti azzurro ghiaccio che fuoriuscivano dal suo petto e dalle sue braccia, filamenti rappresentativi del potere che gli Insorti gli stavano strappando.

«n-n-no…!!!»

Lottò. Sì, Jack non si arrese, e lottò nel tentativo di richiamarlo a sé, nel tentativo di non farsene portare via altro, ma fu del tutto inutile: i filamenti si ingrossarono, riunendosi in una luminosissima sfera azzurra che fluttuava sopra tutti loro, e lui iniziò a sentirsi debole… sempre più debole.

Le sue proteste divennero man mano più fievoli, il suo agitarsi sempre più fiacco, mentre un languore crescente s’impossessava di lui. Il suo corpo era così pesante…la sua mente così confusa…iniziò a fissare la sfera, il cui diametro era ormai di almeno due metri, ed i filamenti si staccarono definitivamente dal suo corpo.

Poi quel globo di luce si spezzò in cinque frammenti, che si scagliarono nel petto degli Insorti facendoli addirittura vacillare, e tutto tornò buio.

«ah però! Era davvero forte come dicevano» commentò Atticus.

«oh sì. Però non finisce aqui, ora c’è il Furetur Ratio da fare, e a tal proposito…»

«…possiamo riaccendere la luce? Il buio mi spaventa» pigolò Sandelle.

«e perché? Non c’è nascosto nessuno» disse Galaxia «finiamo questa cosa».

«il suo potere è dentro di noi, ma dove metteremo la sua ragione?» si informò Ljuba.

«nelle cordicelle dei cinco cristalli. Asì que sia siempre con noi, ma divisa».

«…prego…vi…» mormorò Jack «…non…guerra. Bambini…»

«non devi preoccuparti per loro, non ci interessa far loro del male. Figurati, non ci interessava farne a te. Per quel che può valere, Jack, proviamo tutti un po’di reale dispiacere per com’è finita» disse Atticus «non preoccuparti, ti scaricheremo a Burgess. Considerate le tue future condizioni, a dire il vero, avremmo potuto lasciarti anche al Polo Nord. Sarai completamente inutile ovunque tu sia. Consolati però: è solo temporaneo, hai la nostra parola».

«nada de personal, Jack. Sei perfino simpatico, y se hai sentito cose que non dovevi sentire no es colpa tua. Nondimeno…a mali estremi…estremi rimedi».

E stavolta fu Cecilia ad utilizzare un idioma apparentemente privo di senso per compiere il secondo, terribile, gravissimo furto.

Il secondo…ma non l’ultimo.



Ricordate quando ho detto che le fan di Jack Frost mi avrebbero massacrata? Ecco, appunto. Il carroarmato comunque è pronto!
No, a parte tutto, chi pensa che rubargli il senno oltre che il potere sia una crudeltà praticamente inutile ha perfettamente ragione. Già solo il Furetur Potentia non era certo una cosa buona ma, se quella quantomeno è utile, lo stesso non si puiò dire per l'altro rito, che nemmeno Pitch aveva programmato di spingersi a fare.
Per il resto, si è saputo qualcosina di più su ciò che è accaduto tra Pitch e la sua ex, si è visto l'atteggiamento abbastanza confuso dell'Uomo Nero con Shu Yin e...niente, spero che mi diciate quel che pensate su questo schif-ehm, questo capitolo: ci tengo parecchio, lo sapete.
Ah, se la recensione cominciasse con "ti ucciderò per quel che hai fatto a Jack" andrebbe bene lo stesso :'D

Grazie a tutti coloro che hanno letto il capitolo precedente, e soprattutto grazie alle dolci figliole che lo hanno recensito :D
Alla prossima,

_Dracarys_

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

“Jack, allora?? Ke succede??”

 

“ke succede, RISP”

 

“Jack, c 6???!!”

 

“Ke fine hai fatto?!!”

 

“JACK!!! RISPONDI!!!”

 

“JAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAACK!!!!!!!!!!!”

 

Quella nuova sparizione di Jack, a Jamie, piaceva ancor meno dell’altra. Gli stava inviando messaggi a rotta di collo da almeno tre quarti d’ora, lui non rispondeva e, considerando che l’ultimo messaggio che Jack aveva visualizzato era stato quello in cui gli diceva di andare via di là, Jamie non avrebbe voluto che  gli fosse capitato qualcosa di brutto proprio per aver seguito il suo consiglio.

Vero, dalle fotografie che aveva visto, e che stava tuttora guardando dal cellulare, quella gente non sembrava cattiva, quanto piuttosto un branco di festaioli: Jack lo aveva aggiunto al gruppo di Conca De El Sol, e Jamie riusciva a vedere tutti quanti dopo aver letto i nomi dei tag, iniziando dunque a credere in loro…ma nulla gli toglieva dalla testa che quanto aveva detto al suo amico, ossia che “se quel posto ti fa credere di esserci da due giorni, invece che da due settimane e più, non è buono”, fosse vero, e al momento stava correndo da Pippa sia per informarla che per cercare qualche idea su come contattare i Guardiani, ed aggiornarli su quelle ultime novità.

Impallidì quando, tornando alla home page, trovò una valanga di notifiche interamente appartenenti al gruppo di Conca De El Sol, e divenne ancor più pallido quando vide di cosa si trattava: post inerenti al cosiddetto “tradimento” di Jack, post contro l’Uomo nella Luna che “aveva ordinato ai Guardiani di mandare lì Jack a distruggere tutto” ed altri recitanti dichiarazioni di guerra più o meno lunghe al suddetto Manny.

Ogni minima speranza sul fatto che il suo amico Guardiano potesse stare bene crollò già a quel punto, e si sentì quasi morire quando trovò un video del tremendo pestaggio di Jack, con tanto di tag “#belcolpoArtemide”.

A stento si accorse di essere arrivato da Pippa, la quale si trovava in giardino a rimuovere le ultime decorazioni natalizie dimenticate dai genitori. «ehi Jamie» lo salutò la ragazzina «Jamie? Che hai?»

Era tanto allibito che non sapeva da che parte iniziare, e tutto quel che riuscì a dire fu… «Jack è in pericolo e sta per succedere un disastro!»

Una sintesi perfetta, senza dubbio, che bastò ed avanzò per far allarmare anche Pippa; tuttavia era decisamente necessario approfondire la questione, e cercare di far calmare Jamie almeno un po’, per evitargli di svenire lì sul marciapiede. «vieni dentro, mamma dovrebbe aver fatto la cioccolata calda».

«m-ma io adesso non voglio la cioccolata, io voglio sapere che fine ha fatto Jack, e dobbiamo chiamare i Guardiani!...sono tre quarti d’ora che Jack non risponde ai miei messaggi!!!»

«…ai tuoi cosa?» disse la ragazzina, perplessa, iniziando a pensare che Jamie avesse preso qualche botta in testa e si fosse improvvisamente rincretinito del tutto.

«ma sì! Su Facebook!»

“ok, è rincoglionito veramente”. «Jamie…non so come dirtelo, ma Jack non ha Facebook» istintivamente l’avrebbe sbuffato ma, vedendo l’amico realmente sconvolto, cercò di contenersi «dev’essere uno scherzo dei gemelli che-»

«guarda» ribatté con decisione il ragazzino, appioppandole il cellulare «guarda le foto di questo gruppo. Ogni tag rappresenta uno spirito, per la cronaca».

Inizialmente Pippa vide semplicemente la foto di Jack in una posizione strana su una spiaggia vuota, ma sforzandosi di credere che i tag “Samuel Lele Spring” e “Lorcan Fall” riguardassero persone reali, ecco che accanto al Guardiano comparvero anche un ragazzo riccio ed uno dalla pelle scura, che nessuno di loro aveva mai visto. «dai, cavolo! Non ci credo…»

«guarda anche il resto! Capisci perché mi preoccupo?!»

Ed anche Pippa vide i post del tradimento, le dichiarazioni di guerra…e quel video orribile.

«m-ma perché è andato lì? Cioè…» scosse la testa, come a voler scacciare le immagini che aveva appena visto «come facciamo a dire ai Guardiani tutto questo?»

«sono venuto da te apposta, speravo che avessi un’idea. Ecco, se anche loro avessero Facebook sarebbe tutto più facile» borbottò Jamie «e adesso? Come li chiamiamo? Come aiutiamo Jack?! Non sappiamo neppure se…insomma, se…»

«non dirlo nemmeno!» sbottò Pippa «ok, lasciamo perdere la cioccolata, andiamo a chiamare gli altri e sentiamo se hanno qualche idea!»

Corsero a casa di Caleb e Claude, ma solo per sentirsi dire dalla loro madre che i gemelli erano andati a giocare nel bosco, e per vedersi costretti a rifiutare una fetta di torta appena sfornata il cui profumo arrivava fino in veranda. Normalmente non sarebbero riusciti a dire di no, ma la paura per Jack aveva completamente tolto loro l’appetito, pertanto ripartirono alla volta del bosco, sempre di corsa.

«ma che poi io mi domando: che accidenti ci sono andati a fare nel bosco da soli?!» sbottò Pippa.

«non so, mi era parso di sentirli chiacchierare di uno scoiattolo da catturare».

«in inverno?!»

«si beh, è più facile prendere uno scoiattolo mentre dorme, nonostante a me l’idea di rinchiudere un animale non piaccia e basta. E poi comunque Abby tenterebbe di mangiarselo, lo scoiattolo…» aggiunse, parlando del proprio cane.

«ah, ma chi se ne importa…Caleeeeeeb!!!» urlò Pippa, una volta arrivata al limitare della radura «CLAAAAUDE!!!...e che cavolo, Bennett, sforzati di rimanere in piedi una volta tanto!» disse scocciata la ragazzina, aiutando Jamie -inciampato su una radice- a rialzarsi «non potresti almeno…che hai da sorridere? Ti sanguina pure la bocca» borbottò, storcendo il naso.

Jamie le mostrò un dente, appena caduto proprio a causa di quell’incidente. «non solo è uno degli ultimi, ma potrebbe essere un modo per contattare i Guardiani, visto che una fatina verrà a prenderselo! Posso chiederle di dire a Dentolina che Jack…» si bloccò «ho sentito delle voci, tu no?»

«saranno i gemelli, vuol dire che non sono lontani, e tanto meglio così!» ribatté Pippa «comunque mi pare una buona idea. Quella che hai avuto, dico» aggiunse quasi con titubanza, come se fosse stata in imbarazzo nel fargli un complimento.

«ah…grazie…»

Il successivo istante di silenzio che intercorse tra i due, fece sì che l’urlo di Caleb risultasse ancor più chiaro di quanto sarebbe già stato normalmente.

«JACK!!!»

«ha…ha d-detto…» balbettò Jamie. Lui e Pippa si scambiarono un’occhiata, e non ci fu bisogno di altro perché iniziassero a correre nel medesimo istante in direzione di quel grido, senza altri pensieri in testa che non fossero per il Guardiano, e senza far caso a tutto quel che c’era attorno a loro: nello specifico, sei Incubi vaganti che erano stati attirati dall’angoscia e dalla momentanea paura che trovare Jack aveva causato nei gemelli. Trovandosi vicini ad uno degli ingressi per il regno di Pitch non era poi così strano che ci fossero in giro dei purosangue, specialmente a quell’ora del pomeriggio in cui, essendo inverno, il sole aveva iniziato a tramontare…

«ragazzi!!!» strillò Pippa, sbucando  «avete trovato-oh mio Dio».

«che cosa-»

Anche Jamie si zittì, quando si trovò davanti ciò che avevano visto gli altri: Jack, senza bastone, con indosso soltanto dei bermuda blu, rannicchiato in una posizione semi fetale ed intento a dondolare avanti e indietro, mentre guardava un punto indefinito davanti a sé con uno sguardo così spento e vuoto da sembrare proprio di un morto.

«tic-tac. Tic-tac» mormorava tra sé e sé.

«…ma che cosa gli è successo?» disse Claude «ehi Jack, mi senti?» gli poggiò una mano sulla spalla «che cosa ti-»

«RHAAAAAGH!!!» urlò il Guardiano -o meglio, ciò che ne era rimasto- per poi allontanarsi di diversi metri dal gruppo di ragazzini deambulando come un animale a quattro zampe, ed osservandoli come se avesse davanti a sé i peggiori demoni dell’Inferno, lasciandoli sconvolti. Era terribile vedere uno spirito pieno di vita, spumeggiante ed allegro, ridotto in quel modo.

«Jack, siamo noi…siamo i tuoi amici!» esclamò Caleb «non ci riconosci?»

«no, mi sa proprio di no» commentò Pippa, guardando lo spirito dell’inverno tentare di arrampicarsi ad un albero, finendo solo con lo scorticarlo.

Jamie però non volle demordere e, trattenendo a stento le lacrime nel vederlo in quello stato con l’idea che fosse per buona parte colpa del consiglio che gli aveva dato, si avvicinò cautamente. «Jack…»

Il povero e folle Frost lanciò un altro grido, appiattendosi di più contro l’albero.

«non vogliamo farti del male» Jamie alzò le mani sopra la testa «lo giuro. Non vogliamo farti niente. Noi ti vogliamo bene!» non seppe se giudicare positivo o negativo il fatto che Jack si fosse messo a fissarlo, immobile come una statua «ti vogliamo bene, capito?» fece qualche altro passo «io sono stato il primo bambino che ti ha visto, Jack, ricordi?»

Il Guardiano batté velocemente le palpebre. Per un attimo, solo per un attimo, al ragazzino parve di vedere un barlume di senno in quegli occhi spiritati.

«tu sei Jamie».

L’intero gruppo provò un minimo di sollievo. Forse non era ancora tutto perduto!

«sì! Sì, esatto! Sono Jamie!» esclamò, tendendo una mano verso lo spirito «ricordi quando giocavamo a palle di neve? Ti ricordi di-»

«Ja-mie» sillabò Jack, inclinando la testa di lato, e puntando l’indice contro il ragazzino «tu sei Ja-mie» disse. Poi passò ad indicare Pippa «Ja-mie? È Ja-mie?»

E addio sollievo.

«n-no…è Pippa».

«tic-tac. Tic- tac» Jack corse vicino a Caleb «tu sei Jamie. Ja-mie?»

«…Caleb…»

«il fatto che ora non fugga più è già un miglioramento. Magari lo convinciamo a seguirci fino a casa di uno di noi, possiamo farlo stare lì fino a quando Dentolina…oddio, già, ora chi glielo dice a quella poveretta che il suo ragazzo è fuori di testa?» sospirò Pippa.

«io, o le diciamo semplicemente che sta male senza aggiungere altro» soluzione un po’vigliacca, ma era comprensibile che un bambino di dieci anni -quasi undici- non fosse propriamente né un asso nel dare pessime notizie, né così voglioso di farlo.

Una mano fredda afferrò la sua, stringendola in modo quasi spasmodico. «Jamie. Tic-tac. Tic-tac» sussurrò Jack, guardandolo con gli occhi sgranati «guerra. Tic-tac. Tic-tac».

 “guerra”.

«il tempo scorre, e manca poco ad una a guerra. Ho capito. Ho capito» mormorò Jamie in risposta. Nessuno degli altri sentì distintamente quello strano e breve scambio di frasi, videro solo Jack calmarsi e riacquistare una posizione eretta, pur tenendo il capo mollemente chino in avanti.

«non so come hai fatto, ma ora che sei riuscito a calmarlo direi di-»

La quiete durò poco: i sei Incubi che fino a quel momento si erano limitati a girare loro attorno decisero di fare la loro mossa, circondandoli. I ragazzini si strinsero attorno a Jack, il quale accortosi del pericolo riprese a gridare ed agitarsi, abbassandosi e stringendosi convulsamente a Jamie.

«oh, no, ci mancavano pure questi!...Jack, buono, buono, è tutto ok, non c’è bisogno che gridi! Jack, sta’ buono!!!» vedendo che quel suo agitarsi e contorcersi rischiava di far cadere Jamie a terra, Pippa cercò di calmare il povero spirito, senza ottenere grandi risultati.

«non dobbiamo avere paura, ragazzi, ricordate com’è andata l’altra volta?!» Caleb strinse i pugni «li abbiamo battuti, questi mucchi di sabbia nera!»

“io infatti non ho paura per me” pensò Jamie “ma ne ho per Jack, che possa succedergli dell’altro, che ci sia il rischio che non torni più normale, ne ho di chi gli ha fatto una cosa del genere, e ne ho di quel che altro potrebbero fare di brutto, e non posso farci niente”.

Per Pippa valeva lo stesso discorso, ed anche per Caleb e Claude, anche se limitatamente a ciò che riguardava il solo Jack: motivo per il quale gli Incubi non accennavano ad andarsene, anzi, si avvicinavano sempre di più…sempre di più…

ZAC! Una spada dorata dall’elsa ingioiellata e proveniente da non si sa dove andò ad infilzarsi nella testa di uno degli Incubi, che si dissolse dopo un nitrito di dolore orribile a sentirsi; di seguito, come se avesse avuto vita propria, l’arma tornò tra le mani del suo lanciatore...

«allontanatevi dai bambini, demony!»

O meglio, della sua lanciatrice: una bellissima donna, alta, bionda e con gli occhi chiari, cui i cinque Incubi rimasti, così come anche i ragazzini, rivolsero tutta la propria attenzione.

Non ricordavano di averla mai vista prima, ma per ovvie ragioni non ci volle loro molto per concludere che non si trattasse di un’umana qualunque. A Jamie, poi, avendo visto le fotografie del gruppo, pareva quasi familiare. Tuttavia non riusciva ad identificarla, complice il contesto in cui si trovava attualmente ed anche il dover tentare di far stare buono Jack che, se possibile, al momento urlava e si stringeva a lui ancor più di quanto facesse prima, avendo davanti una dei cinque ladri della sua povera ragione frammentata, la quale peraltro era una delle due che l’avevano “scaricato” lì.

C’era da domandarsi perché mai una volta concluso quello sporco lavoro fosse rimasta, ma era semplice: appena portato lì Jack Frost aveva visto in lontananza Caleb e Claude, riuscendo a mettersi al riparo appena prima che i gemelli notassero Jack e corressero da lui. In concomitanza a ciò, Ljuba aveva notato anche gli Incubi girare attorno ai tre, e di seguito anche agli altri due ragazzini che erano arrivati. Sorda alle considerazioni di Cecilia -che era con lei, pur essendo rimasta per ora in disparte- secondo la quale bastava che i ragazzini non avessero paura degli Incubi per salvarsi, la russa aveva deciso di rimanere ad osservare ancora un po’. Se gli Incubi li avessero attaccati e loro avessero dimostrato di poterli battere, bene: sarebbero tornate immediatamente a Conca De El Sol, dove c’era da fare. Ma se così non fosse stato, Ljuba si rifiutava di abbandonare al loro destino dei bambini innocenti. Riteneva che difenderli fosse un’altra di quelle cose che “andavano fatte” e basta, come sabotare la fazione nemica in previsione di una guerra, indi per nessuno sarebbe stato possibile smuoverla da tale proposito e, trovandosi in presenza di amici di Frost, decise saggiamente di evitare di utilizzare il potere che aveva da poco rubato e dare loro quel pesante indizio.

I ragazzini la videro schivare agilmente morsi e zampate di due purosangue, i quali vennero poi prontamente decapitati con un paio di fendenti. Chiunque fosse quella donna, sembrava essere piuttosto abile con la spada…

«ATTENTA!» le gridò Pippa, vedendo che un Incubo stava per colpire Ljuba alle spalle; ci fu un boato improvviso, che portò l’intero gruppetto a strillare coprendosi le orecchie.

«que poi yo me domando: porque accidenti, en el duemilaquindici, gli immortali dovrebbero ancora combatir all’arma bianca?» commentò Cecilia, col braccio ancora teso ad impugnare nientemeno che una pistola, con la quale aveva appena sparato al purosangue, distruggendolo «non ha senso».

perché è tradizione» ribatté la russa «spasiba».

«prego. Comunque sia, ne voglio uno vivo» la avvisò la donna, riferendosi agli Incubi «e voialtri que aspettate a togliervi di torno?» disse poi, fin troppo seccamente, rivolta ai ragazzini «tornatevene a casa y non fateci perdere altro tempo!»

Cecilia -o Millaray, che dir si voglia- non odiava i bambini, ma non li amava nemmeno, ed era piuttosto evidente, così com’era palese il momentaneo spaesamento dei due Incubi nel trovarsela davanti. Sembravano aver sospeso quel loro attacco feroce, presi a guardare la nuova arrivata con un curioso sguardo confuso negli occhi dorati, come se non sapessero più cos’era giusto fare: attaccare o non attaccare? In compenso lei non era per nulla confusa e, mentre Ljuba distruggeva il penultimo Incubo con un affondo fulmineo, corse verso l’ultimo superstite saltandogli in groppa, ed oppose resistenza ai suoi tentativi di disarcionarla.

«non mi piace il tono che ha usato, ma mi sa che quella donna ha ragione, e che dovremmo andarcene prima che ne arrivino altri» disse Jamie «Jack! Ascolt-ascoltami» disse, deciso, prendendo tra le mani il volto del Guardiano costringendolo a sostenere il proprio sguardo «adesso noi ce ne andiamo, e tu devi seguirmi» lo fece staccare da sé, prendendolo per mano «devi seguirmi, capito? Io non ti abbandonerò, non ti lascerò! Sarai al sicuro, ok?»

Fu confortante vedere Jack smettere di urlare ed alzarsi in piedi, pronto ad obbedirgli, nonostante l’espressione disorientata ed incerta del suo viso. «tu sei Jamie. Ja-mie» acchiappò improvvisamente anche la mano di Pippa «via tutti!» strepitò in seguito, e si mise a correre insieme a loro, incredibilmente proprio in direzione della strada che li avrebbe portati verso casa! Ovviamente i gemelli andarono loro dietro, nonostante la curiosità di vedere come sarebbe andata a finire tra quelle donne e l’ultimo Incubo.

«cattivissima idea la caccia agli scoiattoli, proprio!» esclamò Caleb.

«in parte sì, ma senza quella non avremmo trovato Jack!» ribatté il fratello «chissà che gli hanno fatto…»

«tornerà come prima» affermò Pippa con una sicurezza che non possedeva affatto, continuando a correre «gli altri Guardiani lo faranno guarire, questo è sicuro!»

«ma come li chiamiamo?»

«a Jamie è caduto un dente prima, può dire alla fatina che verrà a prenderlo di farli venire qui subito!»

Jamie però non pensava tanto a quello, al momento, quanto piuttosto ad associare le due donne che li avevano salvati; avrebbe ricontrollato le fotografie del gruppo di Conca De El Sol, perché quei volti non gli erano sconosciuti.

E se avesse avuto ragione, e le avesse trovate, era molto probabile che fossero anche le responsabili delle condizioni di Jack, venute lì a Burgess per abbandonarlo dopo averlo ridotto in quel modo. Lo lasciava perplesso che li avessero aiutati, dato che se la sua ipotesi fosse stata giusta le loro azioni le avrebbero classificate come degli spiriti malvagi a livello Pitch Black, ma vattelapesca cosa passava per la testa di quel branco di matti pronti a portare una guerra fin sulla Luna!

Ed un’altra cosa che lo aveva lasciato perplesso era stata la reazione degli Incubi davanti alla donna mora con la pistola, come se la conoscessero, e fossero stati preda del dubbio…

 

“se anche Pitch aveva fidanzata, a maggior ragione Sandman!”

Pitch?!

da, povera lei”.

 

…vuoi vedere che…?

Ah, macché. Non era possibile, per quanto sembrasse poco gentile non la vedeva proprio come Donna Nera. Avrebbe dovuto essere molto più tetra, e molto meno bella.

La sua stretta attorno alla mano di Jack divenne più salda. Lo vide voltarsi a sorridergli leggermente, ed ebbe un tuffo al cuore per quel nuovo, breve istante in cui sembrava un po’ più in sé.

«Dentolina e gli altri troveranno sicuramente un modo per guarirti».

«Den-tina. Dentina?» ripeté malamente Jack.

«no. Sì. Più o meno» borbottò il ragazzino, tornando finalmente su una strada asfaltata.

Nel bosco, intanto, l’atmosfera non era meno tesa: quell’Incubo era tra i più restii a farsi domare con cui a Cecilia fosse capitato di avere a che fare, il che era tutto dire.

«preferivo “perdere tempo” per salvare dei bambini che per domare un demone» commentò Ljuba. L’espressione sul volto dell’altra donna si fece dura.

«no te preocupes. Ora la faccio finita».

L’indice ed il medio della sua mano destra vennero inglobati da una lama di ghiaccio tagliente, e Cecilia infilzò quell’arma improvvisata in un punto molto preciso appena sotto la mascella del purosangue, il quale si dibatté ancora di più.

«fa male…» attenta a non cadere e senza mostrare dispiacere alcuno, conficcò le dita ancor più in profondità «fa male, vero? Accettami como la tua nuova padrona, y la smetto».

Era stato Pitch ad rivelarle l’esistenza di quel punto particolarmente sensibile negli Incubi, che poteva essere sfruttato proprio per domarli, o per far abbassare loro la cresta quando si dimostravano molto recalcitranti.

La propria natura le aveva concesso di imparare in breve tempo la lezione, eppure Pitch era così ossessionato dall’idea che potesse succederle qualcosa di brutto e/o farsi male che, pur vedendola in grado di sfruttare benissimo quella tecnica, per mesi mentre svolgeva quel compito lui non l’aveva persa d’occhio neppure un istante.

C’era stato un tempo in cui ciò le era sembrato molto carino e romantico da parte sua. Tutta quella premura per lei, il modo in cui la assisteva in tutto e per tutto, la sua costante presenza! Era l’Uomo Nero, era una creatura conosciuta come individualista ed egoista, odiata e temuta da tutti: se con lei manteneva un simile atteggiamento, pensava, allora doveva considerarla veramente speciale e tenere a lei come a nessun altro. Ma, da dopo aver conosciuto i suoi simili ed aver visto com’erano trattati, la sua percezione dell’atteggiamento di Pitch verso di lei aveva iniziato a mutare…ed attualmente, dopo i fatti di quattro secoli prima e passato tutto quel tempo, i sentimenti che provava a riguardo erano completamente cambiati.

Non le aveva mai concesso i propri poteri perché “non voleva rischiare di corromperla”. Seh, come no. Non lo aveva mai fatto perché temeva di vederla rivoltarsi in qualche modo contro di lui, altro che chiacchiere!

Non l’aveva mai addestrata alla lotta perché “non voleva rischiare di farle male durante l’allenamento, e poi che bisogno aveva di imparare a combattere? Lui l’avrebbe protetta sempre da tutto”, le aveva detto ogni volta che lei aveva provato a chiederglielo. E, sì, in effetti l’aveva protetta da tutto,  ma non da lui stesso.

Le aveva insegnato a gestire gli Incubi, le aveva insegnato a ballare il valzer -i nobili delle feste a cui si erano infiltrati non li vedevano, ma non significava che loro potessero sfigurare!- le aveva garantito libero accesso alla sua biblioteca così che potesse farsi una cultura su ciò che desiderava…ma poi? Nient’altro.

Non le aveva mai permesso di alzare anche solo un dito, neppure per -tanto per fare un esempio stupido- provare a cucinare qualcosa. O darsi alla pittura. “Da quando in qua una Regina cucina e pittura?” le aveva detto “una Regina viene servita, e ritratta da altri!”.

Ed era meglio non parlare di quella volta in cui, di ritorno da galà in un palazzo austriaco, avevano sorvolato una festa paesana per il raccolto, o qualcosa del genere: non solo la sua richiesta di scendere laggiù era caduta nel vuoto, ma lui l’aveva guardata come se avesse detto chissà che eresia, dicendole che quello non era un luogo “adeguato ad una donna del suo rango”.

Il novanta per cento delle volte Pitch aveva fatto assolutamente di tutto per accontentarla in qualunque cosa desiderasse, ma c’erano degli aspetti su cui non transigeva minimamente, e Cecilia doveva ancora capire per quale miracolo divino le avesse permesso di frequentare i suoi simili anche dopo un episodio piuttosto “curioso” che aveva per protagonisti lei ed Atticus…

In ogni caso, mentre indugiava in tutte quelle riflessioni, l’Incubo era sceso a più miti consigli smettendo di agitarsi; solo a quel punto la donna si decise ad ascoltare quei suoi curiosi versi di supplica, estraendo le dita dalla ferita. «bravo, piccolo demone, molto bravo».

«noto che non ti trovi male col ghiaccio».

La lama che contornava le dita di Cecilia mutò in brina, per poi evaporare. «ricordi di quel discorsetto que Jack ci ha accennato in questi giorni riguardo a freddo y oscurità, giusto?»

«parrebbe che “lui” abbia detto una cosa giusta».

«ay, almeno una volta in vita sua doveva pur riuscirci».

Ljuba evitò qualunque commento riguardo l’Uomo Nero, decidendo che fosse più importante discutere di un dettaglio che non le tornava molto. «a proposito di persone che riescono o meno a fare determinate cose, mi chiedo come sia possibile che Jack Frost sembri stare così bene» poteva sembrare crudele ironia, ma in realtà era una domanda estremamente seria « l’ho sentito parlare, utilizzando una frase breve ma adatta al contesto, e pare aver riconosciuto uno di quei bambini, che ha chiamato per nome. Non avrebbe dovuto esserne in grado».

«no» concordò l’altra donna, dopo un breve istante di silenzio «non avrebbe dovuto».

«e poiché non mi sembra che qualcosa nel Furetur Ratio sia andato storto, la mia domanda è: chi, appena prima che lo portassimo via dall’isola, gli ha restituito un quinto della sua ragione?»

«oh, no, la vera domanda es: porque continuiamo ad illuderci que Sandelle riesca ad attenersi ai piani senza hacer qualche idiozia, como se non la conoscessimo?»

 «perché siamo persone piene di sogni e speranze».

Senza neppure aver bisogno di concordarlo, le due scomparvero da Burgess nello stesso istante, ricomparendo nel luogo dove Jack aveva ricevuto la sua calda accoglienza appena due settimane prima: all’interno dell’apertura nel fianco della montagna.

«alla buon ora, si può sapere-che cavolo ci fa qui quell’affare?!!» protestò subito Galaxia, vedendo Cecilia in groppa all’Incubo.

«yo volevo un cavallo, y Pegaso es impegnato como gli altri, quindi già che c’ero me ne sono preso uno!»

Atticus pensò che le due potessero avere incontrato Pitch, ma dando una breve occhiata a Cecilia vide che non sembrava affatto scossa, per cui concluse che dovessero semplicemente essersi imbattute in qualcuno di quei purosangue lungo la via, e che nessuna delle due avesse perduto il proprio “tocco”. Una cosa però bisognava dirla: se Cecilia voleva mostrare di non avere -né avere avuto mai- nulla a che fare con Pitch ed i suoi demoni, quello non era precisamente il modo giusto.

Ma forse farlo era impossibile. Per come la pensava lui, Cecilia poteva vestirsi con colori chiari tutte le volte che voleva, poteva tagliarsi i capelli, tatuarsi e farsi piercing, poteva anche aver smesso di amare l’Uomo Nero da quattro secoli e oltre ma, pur essendo fattibile cambiare dati anagrafici, aspetto ed amanti, la sua natura sarebbe rimasta sempre la stessa. E lei sarebbe rimasta sempre la Regina degli Incubi.

«abbiamo radunato tutti qui sotto» disse Atticus «non che ci sia molto da dire se non “andiamo!” …aspettano solo quello».

«sì, dai, dell’ultima idiozia que ha fatto Sandelle parleremo dopo» replicò la donna, con una certa freddezza, osservando l’interessata «yo no se, pensavi que non ci saremmo accorte que Frost ha un quinto di senno più del dovuto?»

«ha fatto cosa?!» allibì Galaxia, non sentendosela tuttavia di prenderla a male parole considerando che, pure se non l’avrebbe mai ammesso, aveva avuto la tentazione di fare la stessa cosa…come l’avrebbe avuta chiunque con un minimo di umanità, visto che nel compiere il Furetur Ratio nessuno di loro aveva goduto.

«Cristo, Sandelle» borbottò Atticus, passandosi una mano sul volto «perché devi essere sempre d’intralcio?»

«parce-que non ci cambia nulla che Jack abbia almeno un quinto del suo senno, e non ce la facevo a lasciarlo com’era, dite quel che volete, mais je ne regrette rien» ribatté «ho tenuto il suo potere, anche se non mi piaceva, perché c’era un buon motivo per farlo, mais rubargli la ragione…n’était pas nécessaire, qualunque cosa possiate dire».

“vorrò ridere quando dovremo rubare il potere a Sandman, allora” pensò Atticus “non penso che sarà molto contenta, pur sapendo che gli verrà restituito”.

Lui stesso non era esattamente entusiasta all’idea di privare Dentolina dei suoi poteri, lei aveva i suoi difetti ma sapeva che alla fin fine l’aveva amato davvero, e per un bel pezzo lo stesso era valso per lui, ma ciò non toglieva che, felice o meno, fosse pronto a farlo.

Uscirono tutti e cinque dall’apertura. Bisognava dire che non avrebbero potuto trovare una folla più “calda” di com’era.

«Zeus, padre degli dèi, è in favore di una guerra!» fu la prima cosa che si sentirono dire, seguita da urla ed esclamazioni più o meno concorde.

«e infatti è precisamente quel che vogliamo fare. Bello essere tutti d’accordo» disse Atticus quando il baccano si attutì un po’ «le battaglie che ci aspettano contro l’Uomo nella Luna, contro l’Innominato, e contro gli immortali che Manny quasi sicuramente ci manderà contro, entreranno nella leggenda. Ma prima dobbiamo sconfiggere i quattro Guardiani rimasti. Sconfiggere, badate bene, non “uccidere”; questo per il bene di bambini e forse anche adulti che, dopo tutto ciò, magari potrebbero tornare a credere anche in voi» specificò Atticus, in parte mentendo «indeboliti i Guardiani potrebbero tornare ad aggrapparsi ad altro, ma è chiaro che speranza, meraviglia, sogni e memoria non possano essere soppressi, proprio perché aiutano ad indurre la gente a credere. Indi, per il profitto di tutti quanti, i Guardiani verranno sconfitti ed imprigionati fino alla fine della guerra. Contiamo che l’esito della nostra prima azione a Punjam Hy Loo sia positivo e raggiungibile velocemente, oltre che senza spargimenti di sangue, così come per il resto dei regni dei Guardiani. Tuttavia, per quanto riguarda il resto di coloro che ci daranno contro, tutti quegli sciocchi che daranno ascolto all’Uomo nella Luna, potete anche divertirvi a massacrarli tutti! Tanto di loro non importa nulla a nessuno e, se sono con Manny, sono contro di noi e di conseguenza contro tutto quel che rappresentiamo».

Follia.

Da “per quanto riguarda” in poi non c’era altro modo di definire alcuna di quelle frasi ma, se c’è una cosa che la Storia spesso rivela, è proprio quanto la follia possa fare facilmente presa sulle masse ed essere contagiosa.

«chiarito tutto ciò, mi è rimasta solo una cosa da dire: chi ha depositato le proprie armi in magazzino se le vada a prendere, e sellate i cavalli! Si va in guerra!»

Incredibile come l’entusiasmo di quei duecento esseri nel sentire quelle parole fosse paragonabile a quello di un tifoso juventino nel momento in cui la sua squadra batte quella avversaria tre a zero, eppure…

«sembra proprio di essere allo stadio» commentò Galaxia, vedendo tutti quanti correre in direzione del magazzino.

«è una reazione comprensibile da parte del pantheon greco, invero, considerando il loro background. Idem per le divinità nordiche presenti. E, sì, forse le divinità maya provavano nostalgia per i sacrifici che un tempo ricevevano regolarmente…e c’è Seth che non vedeva l’ora di fare un po’di casino, presumo» disse Atticus «visto che, tutto sommato, l’idea che ho avuto qualche secolo fa riguardo Conca De El Sol non era pessima? Non vedo in quale altro modo potremmo tenere un minimo sotto controllo queste persone».

«Giulio Cesare non faceva incantesimi» ribatté Ljuba.

«e chi te lo dice? Non c’eravamo mica, abbiamo solo cinquecento anni».

«comunque sia, yo inizierei già a parlare de como comportarci al Polo Nord; già solo pensando a los yetis armati que-»

«njet, niente armi per gli yeti, io e Galaxia le abbiamo nascoste tutte in una grotta qui fuori. A Croaghaun».

La scogliera di Croaghaun, difficilmente accessibile per i mortali, si trovava in Irlanda, ed era proprio quella la montagna -o almeno una sua parte- che delimitava la falsa “isola”. Entrando a Conca De El Sol chiunque avrebbe scommesso che, pur esistendo in un diverso piano della realtà, fosse collocata in una fascia dal clima tropicale; ma non era così, ed anche le calde temperature del luogo erano frutto di un incantesimo, come praticamente tutto il resto.

«oh, muy bien. Un problema in meno, quindi ora todo se riduce a trovare chi, oltre a noi, sparerà loro i dardi tranquillanti por elefantes!...sempre se sei ancora d’accordo, Ljuba».

«colpiti con i dardi tranquillanti, alla fine, si rialzeranno».

Sottinteso: “colpiti con un .460 weatherby magnum, invece, no”.

Non che Ljuba avrebbe mai permesso un massacro di yeti, ovviamente.

«comunque sia, cosa era quel “potete anche divertirvi a massacrarli todos”? Mi aspettavo un discorso un poquito più ispirato, Atticus».

«non c’era bisogno, e non ero in vena. Mi domandavo cosa fosse successo di preciso quando sei uscita» replicò lui, indicando l’Incubo.

«nada de preoccupante, poi se mai ti posso raccontare meglio».

«uuh, il fidanzato si preoccupa» insinuò Galaxia.

«no es el momento de tirare fuori faccende così cretine» la gelò Cecilia «piuttosto, prepariamoci anche noi, que es ora».

Sandelle si era chiusa nel silenzio da un po’ e, per il resto, nessuno protestò. Neppure un certo immortale alato cui sentire classificare un possibile fidanzamento come “faccenda cretina” era un po’dispiaciuto, nonostante ormai avrebbe dovuto essere abituato.

“fidanzato di qua, fidanzato di là…” pensò Cecilia “Galaxia non si rende proprio conto que no es el momento per certe cose, nemmeno se avessi voluto farlo”.

Ed avrebbe voluto farlo?...

 

***

 

“Galaxia, Galaxia, ho rivisto Galaxia, Galaxia mi ha parlato, Galaxia…”

I pensieri di Calmoniglio al momento andavano a senso unico, ma come riuscire a biasimarlo del tutto? Seppur breve era stato il primo contatto che avessero avuto dopo quattro secoli e, tutto sommato, avrebbe potuto andare molto peggio. Lo aveva persino aiutato a risollevarsi un po’dai suoi sensi di colpa e lo aveva sostenuto come faceva in passato: poteva essere solo qualcosa di positivo, giusto? Non ultimo, gli aveva praticamente garantito che si sarebbero rivisti! Era qualcosa che faceva ben sperare, almeno un po’.

Non toccava il cielo con un dito solo per la dubbia situazione di Jack e Shu Yin, ma senza quei brutti pensieri a rovinare tutto probabilmente sarebbe stato così contento da accettare di fare volentieri anche un giro sulla slitta di Nord, il che era tutto dire.

Mentre risbucava nella Sala del Globo al Polo Nord, si scoprì indeciso se parlare o meno agli altri di quel che aveva visto. Dopotutto non era d’aiuto per le ricerche che stavano compiendo, se non per far sapere loro che Galaxia e compagnia non avevano idea di dove fosse Jack, ed i lisciamenti di pelo della sua ex poco contavano per smascherare eventuali bugie dato che, trovandosi a disagio, lo aveva fatto per tutto il tempo…

«…ma cosa vuoi che io fa di un dente?! Perché avrei dovuto prenderlo? Piuttosto sei tu che devi spiegare cosa vuoi fare con mia spada!»

«te lo ripeterò soltanto un’altra volta, io non ho con me la tua spada! Non saprei cosa farmene, sinceramente…»

«ci sono molti usi che si possono fare di spada magica che cambia forma come tu vuoi, Dentolina, e io non ho niente in contrario se tu la prendi, ma solo se prima tu dici e non rubi, e io non capisco perché adesso tu non ammetti verità!»

«Nord, io te l’ho detta la verità! Sei tu che dovresti spiegarmi cosa ci facevano lì delle briciole dei biscotti che tu mangi sempre!»

“ma che diavolo sta succedendo?!” allibì il Pooka, vedendo Nord e Dentolina piazzati uno davanti all’altro ad un metro di distanza, con un’aria che definire “estremamente nervosa” era poco, e totalmente incuranti dei silenziosi tentativi di Sandman di fare da paciere. Ecco, l’unica cosa buona era che, dopo il crollo avuto per la stanchezza, Sandy si era dato una bella calmata. Forse avrebbe dovuto proprio dire a tutti di Galaxia, invece: non sembrava preoccupata, se fosse successo qualcosa a Sandelle invece avrebbe avuto un atteggiamento diverso.

«si può sapere che cavolo-»

«Dentolina ha preso Spada di Tsar Lunar XI, ma non ammette di averlo fatto!»

«è Nord ad avere rubato il dente da latte di Manny, e ti giuro che non capisco perché abbia avuto un’idea del genere dal momento che non può minimamente servirgli!»

«e appunto io non ha fatto niente di questo!!!»

Per sicurezza, Sandman avvolse le proprie fruste di sabbia attorno alla vita di entrambi i contendenti, così da evitare che si saltassero addosso. Era stranissimo ed anche triste vedere due amici e colleghi litigare in quella maniera, ma bisogna dire che non sarebbe successo se -come aveva previsto Ljuba- non fossero stati reduci da giorni di pesante stress.

«via, torniamo a ragionare…»

«non credo che tu può parlare di ragionare Calmoniglio, dato che di solito non fai».

«come sarebbe a dire che io non…!!!...ok…ok» fece un respiro profondo, rendendosi conto di quanto fosse necessario che almeno una persona in grado di parlare rimanesse abbastanza lucida «te la passo solo perché sei fuori di te ma, comunque sia, non c’è nessunissimo motivo per cui dovreste rubarvi vicendevolmente le reliquie! Su!»

«lui però era un ladro, un tempo, o sbaglio?!»

«tu lanci certe accuse perché hai cervello di uccellino!»

«basta!» sbottò infine Calmoniglio «ma vi rendete conto di come ci siamo ridotti? Siamo Guardiani, abbiamo delle persone da proteggere e degli amici da ritrovare, litigare è assolutamente inutile, ed invece di accusarvi l’un l’altro -perché non crederei che vi siate rubati le cose nemmeno se lo vedessi- dovreste iniziare a pensare a chi, oltre a voi, ha l’accesso a quelle reliquie! Non costringetemi a chiedere a Sandy di mettervi K.O.!...e sarebbe proprio il caso che vi scusaste l’un l’altra».

 

Da quando la Luna era diventata dorata sembravano essere usciti di testa tutti quanti, i Guardiani, Pitch, e -pure se non loro lo sapevano- anche gli abitanti di Conca De El Sol, che avrebbero visto molto presto.

In ogni caso quella che si comportava in modo più assurdo era indubbiamente Dentolina, che di solito non avrebbe mai, mai, agito in quel modo. Ma vuoi che fosse per la pressione ed il nervosismo, o per le paure che cercava di tenere a bada o, ancora, per tutti i ricordi che le ultime vicende le avevano riportato a galla, stava di fatto che come minimo avrebbe avuto bisogno di una dozzina di tazze di camomilla.

«ma c’erano sue piume davanti alla porta di stanza dove custodivo spada…»

Sandman fece di ghirigori di sabbia sopra la propria testa, che Calmoniglio riuscì a tradurre. «Sandy, giustamente, ha osservato che qualcuno potrebbe avercele messe apposta. Ripeto la domanda: chi ha accesso a quelle stanze oltre a voi?»

I due litiganti sembravano essersi calmati un po’, tuttavia Sandman non si fidava a ritrarre le fruste, dato che l’atmosfera era ancora tesa.

«yeti hanno accesso a spada, ma non credo che l’hanno rubata nemmeno se vedo, shostakovich! Assolutamente no».

«al dente di Manny ho sempre avuto accesso io soltanto. Non lo hanno neppure le fatine, anche se non per sfiducia, naturalmente» disse Dentolina.

Sandman assunse un’aria pensierosa, per poi, esitante, formare con la sabbia l’immagine di un uomo alato.

«sì, una volta lo aveva anche lui» ammise la fata dopo qualche istante «ciò nondimeno, ho cambiato quell’impostazione molto, molto tempo fa, ma non vedo il motivo per cui dovrebbe essere interessato a quel dente dato che, così come per Nord, non c’è niente a cui possa servirgli…per non parlare del fatto che non sembra avere la minima intenzione di avvicinarsi al mio palazzo!» aggiunse con una certa amarezza.

Sul volto di Nord invece era comparsa un’aria dubbiosa, perplessa e un po’scioccata. «Ljuba potrebbe ancora entrare» disse «però non vedo ragione per cui lei dovrebbe cercare di mettere me contro te, Dentolina, e prendere spada…no, giusto, potrebbe averla presa nel caso in cui sa dov’è Pitch e vuole andare a combattere per liberare Shu Yin, però-»

«difficile, dato che non avevano idea del rapimento fino a stasera…» si lasciò sfuggire il Pooka.

«e tu cosa ne sai?» indagò prontamente Dentolina, mentre Sandy e Santa Claus lo guardavano con aria interrogativa.

«è che…sì, beh…» sul suo volto, nonostante la situazione, comparve l’ombra di un sorriso «prima ho rivisto Galaxia nella Conigliera! Non era lì per me, cercava Shu Yin, ma va bene lo stesso e-»

«e tu ce lo dici solo adesso?!» protestò Nord «a questo punto allora se - e dico “se”- Dentolina è innocente…»

«e “se”, e dico “se”, anche tu lo sei…» aggiunse la Fatina dei Denti.

«può essere che Galaxia c’entra con furto!»

«ma nossignore!» la difese subito Calmoniglio «Galaxia non è una ladra, non provare mai più ad insinuare una cosa del genere!»

“…va’ a vedere che dovrò mettermi a trattenere anche lui, adesso” pensò Sandman, con un sospiro.

«è un’interessante coincidenza che le reliquie siano sparite proprio la sera in cui l’hai vista, Aster!» ribatté Dentolina.

«io come ladri vedo molto di più i vostri ex!» «

«Ljuba non è-»

«sapete benissimo che i “doni” non possono combinare niente da soli, ma insieme sì, e quei due se non erro sono esperti d’incantesimi, abbastanza da eludere le difese che Dentolina aveva messo al dente!»

«o magari è stata tua coniglia e suo uomo alato esperto d’incantesimi!» ribatté Nord.

«ma perché accidenti dovrebbe essere stato Atticus per forza?! Ve lo dico io chi è LA colpevole, insieme a Galaxia è stata-»

«ah no Dentolina, vedi di non ricominciare a rompere le uova con “Millaray è brutta cattiva e malvagia”, perché ho ascoltato quelle chiacchiere fin troppe volte e mi hanno altamente scocciato! Guarda che il tuo caro Atticus era fuori di zucca già di suo, col casino che ha fatto si è visto molto bene, e togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato, perché non ci crede più nessuno!»

«Atticus era perfetto prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse in mezzo!!!»

«sì, certo, era perfetto scapestrato…»

«mi pare di ricordare che anche Ljuba sia partita per staccare la testa a Pitch, quindi taci!»

«Ljuba ha fatto piccolo errore di valutazione, sai che quando lei pensa che una cosa va fatta nessuno la ferma, ma Atticus è cosa ben diversa!»

“li addormenterò tutti tra dieci…nove…otto…” si decise Sandy, avviando il conto alla rovescia.

«appunto, metti che si sia messa in testa che rubarci le nostre cose fosse qualcosa che andava fatto, e che lei e Galaxia abbiano agito di conseguenza…»

«per l’ennesima volta, lasciate fuori Laxie da questa storia!!! Non-è-una-ladra, non l’avrebbe mai fatto, ok?!»

«magari si è semplicemente lasciata convincere pur non essendo d’accordo, e l’ha seguita!»

“quattro…tre…due…”

«ah, ma andiamo, parliamo di Galaxia, non di Sandelle!»

“…momento-momento-momento!!!” il countdown s’interruppe bruscamente, e Sandman volò davanti a Calmoniglio con aria torva, disegnando rabbiosamente punti interrogativi con la sabbia che stavano a significare “che vorresti dire?!”

Che l’argomento “Sandelle” fosse scottante per lui era stato già dimostrato in passato, tanto scottante da invadere il regno di Pitch con dei mostri di sabbia dorata nel momento in cui aveva temuto che potesse averla presa: pacato e a volte abbastanza saggio, ma non se c’era di mezzo la rispettabilità della sua ex.

«su, dovrai convenire con noi che è abbastanza facile da raggirare, e magari c’era proprio lei con Ljuba od Atticus!»

«mah, io penso che se c’era Sandelle tutti si sarebbero accorti perché avrebbe fatto qualche guaio…» aggiunse Nord, non capendo che sarebbe stato molto meglio tacere.

“guai a voi, piuttosto, se dite qualcos’altro di male su Sandelle!” si fece capire il Guardiano dei Sogni.

«il fatto che non sia una cima non fa di lei una santa, Sandy, mi spiace dirtelo ma è così!»

E l’infelice considerazione del Coniglio di Pasqua fu la mazzata finale ad ogni barlume di raziocinio del gruppo: Sandy avvolse la vita di Calmoniglio con una delle sue fruste, con l’intento di lanciarlo via a qualche metro di distanza, ma l’attacco coinvolse anche Nord che, bontà sua, aveva afferrato il Pooka cercando di trattenerlo a terra. Il risultato? Furono sbattuti via entrambi, e Calmoniglio credette persino che Nord avesse cercato semplicemente di saltargli addosso, cosa che lo indusse a colpire anche lui con un bel calcione, oltre che a rispondere all’attacco di Sandman lanciando un paio di boomerang che, prontamente respinti, andarono a colpire uno stock di statuette che uno yeti aveva finito di colorare giusto un quarto d’ora prima.

«smettetela, smettetela subito!» intimò loro Dentolina, cercando inutilmente di mettersi in mezzo e farli smettere con le buone, ottenendo unicamente di essere spinta via da Nord, partito alla carica contro un tirannosauro di sabbia dorata «…ah no? E va bene» si lisciò le piume sulla testa «se proprio non c’è altro modo…all’attacco!» gridò, piombando come una furia in mezzo alla lotta assestando a Nord un diretto in pieno volto.

Erano scene inedite e del tutto inaspettate, e la colpa di chi era? Degli Insorti, naturalmente, tanto delle azioni che avevano compiuto quanto dell’effetto che essi stessi avevano su di loro: per nessun altro motivo al mondo i Guardiani si sarebbero messi a lottare tra loro in quella maniera, se non per difenderne un onore che, in realtà, anche solo per quel che avevano fatto a Jack non meritava difesa alcuna.

Oh, quanto avrebbe goduto Pitch se solo fosse stato presente!...se non altro l’Incubo di piccole dimensioni che stava spiando tutto dalla volta aperta della stanza gli avrebbe dato modo di vedere la scena in seguito, ma vuoi mettere rispetto ad una diretta?

«ADESSO BASTA!» urlò Calmoniglio, dopo circa dieci minuti di lotta «io me ne torno a casa, qui siete diventati tutti pazzi, chiamatemi quando tornate a ragionare!»

«tu ha cominciato!!!»

«me ne vado anche io, questa situazione incresciosa è durata fin troppo!» concluse Dentolina, volando via. Sandman la seguì in cielo, ancora più torvo di prima, senza dire una parola -ovviamente- o fare alcun ghirigoro di scusa.

Pareva proprio che l’idea di Ljuba avesse funzionato anche meglio del previsto…


Rieccomi con un nuovo capitolo, gente :D
Ci è voluto un po'più del previsto a scrivere quello che seguirà ciò che avete appena letto -sono avanti di un capitolo rispetto a quel che pubblico- ma quel che conta è...insomma, eccomi.
So cos'avete pensato. "Guardiani che litigano?! Ma dai!"...oltre a chiedervi se con quei "tic-tac" Jack sia il nipote di Wiress di Hunger Games, probabilmente :'D e sta meglio di quanto dovrebbe, eh!
Per i Guardiani...capiteli! Sono stressatissimi, e se accusassero qualcuno a cui tengo probabilmente diventerei una furia pure io ;) a voi le considerazioni, se ne avete: fatevi sentire!

**Ringraziamenti Time!**
A tutti coloro che leggono questa storia, a L0g1c1ta , Maty Frost e Kunoichi_BeastKnightress e la nuova arrivata vermissen_stern per aver recensito: anche se la storia non ti ha presa particolarmente sono stata ugualmente lieta di sentire quel che avevi da dirmi :)
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


 

«ma è mai possibile, dico io…ultimamente sta andando tutto storto…»

Era quasi arrivata a Punjam Hy Loo, Dentolina non aveva ancora smaltito il nervosismo che la perseguitava. Ma come darle torto, in fondo? Che lei e gli altri litigassero in quel modo era qualcosa di a dir poco assurdo, proprio adesso che avrebbero dovuto essere uniti più che mai, ed era costretta ad ammettere di non essersi comportata affatto bene, al Polo Nord. Tutte quelle critiche e colpevolizzazioni ai rispettivi ex erano qualcosa di veramente utile? No, erano unicamente volte a far male. Aveva sbagliato, sbagliato, sbagliato!, si disse, passandosi le mani sul volto stanco. Avrebbe dovuto mantenere la calma e cercare una soluzione ragionevole al problema del dente da latte scomparso, invece di dare del ladro a Nord che quasi sicuramente non c’entrava nulla davvero…

 

“il tuo caro Atticus era fuori di zucca già di suo, col casino che ha fatto si è visto molto bene, e togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato, perché non ci crede più nessuno!”

“Atticus era perfetto prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse in mezzo!!!”

“sì, certo, era perfetto scapestrato…”

 

“ma perché non se ne sono stati zitti?!” pensò, ricordando le accuse degli altri “non sanno di cosa stanno parlando. Non è uno scapestrato, né tantomeno ‘fuori di zucca’, ed è stato traviato eccome: se non fosse stato per quella, lui non si sarebbe messo in testa di uccidere Pitch!”

In quell’occasione lei e gli altri Guardiani erano arrivati appena in tempo per impedire che fosse commesso un omicidio. No, errata corrige: che a Pitch fosse data la pena capitale. Per quanto la conclusione sia la stessa, c’è differenza tra l’infilzare qualcuno in battaglia ed il farlo, invece, mettere in ginocchio, col mento poggiato su una pietra, e prepararsi a staccargli la testa con un colpo solo.

E Nord avrebbe proprio fatto meglio a ricordarsi che, se Atticus era quello con la spada sollevata, Ljuba era quella che, invece, si era prodigata a tenere ben fermo un Uomo Nero il quale, a dirla tutta, sembrava non avere tanta voglia di lottare per la propria vita.

Quasi come se si fosse rassegnato o, forse, avesse addirittura creduto di meritarlo.

Uno scontro aereo improvviso con una delle fatine provenienti dal palazzo la fece riscuotere dai propri pensieri. «oddio, scusami, non ti avevo vista…»

Ma la fatina non sembrava affatto seccata per quell’incidente: a guardar bene, il suo visetto sembrava quasi…euforico? Possibile?

«che…è successo qualcosa?»

Per un istante sperò che, finalmente, la bilancia tornasse a pendere dal lato “fatti positivi”. Nello specifico, che la felicità di quella fatina -e di un gruppetto di altre sei che si avvicinò- fosse dovuta al ritorno di Jack; era plausibile, Jack alle fatine era sempre piaciuto molto ed avevano preso attivamente parte alle ricerche.

Eppure il nome cinguettato dalle sue piccole amiche e collaboratrici non fu quello del neo Guardiano, ma un altro: sempre maschile, sempre conosciuto, sempre carico di ricordi e sensazioni.

Inizialmente impietrì, ma durò poco e, volando velocemente come poche volte aveva fatto in vita sua, coprì in breve tempo la distanza che la separava dal proprio palazzo. Frammenti di ricordi si susseguivano senza tregua nella sua mente, mentre il cuore batteva tanto velocemente da raggiungere, quasi, il ritmo delle ali.

Ripensò all’ultima occasione in cui l’aveva visto: la donna dell’Uomo Nero non era riuscita a coglierla di sorpresa ed addormentare anche lei -colpa della poca furtività di Sandelle, andava detto- per cui la fuga di Atticus era stata abbastanza rocambolesca e, contrariamente rispetto a com’era andata per gli altri, era riuscita a scambiare con lui delle ultime, poche parole. Non gli avevano fatto cambiare idea, tuttavia ricordava distintamente Atticus dirle che magari un giorno si sarebbero riuniti, ed era quella la frase che al momento le rimbombava nel cervello: lo sciocco miraggio di un possibile ritorno, nonché l’ultima bugia che le aveva detto Atticus Toothian che, pur determinato ad andarsene e pur essendosi reso conto che con Dentolina tutto quel “grande amore” poi non c’era, non sapendo per certo come sarebbe andata la fuga e la convivenza con i propri simili, aveva deciso di provare a lasciare aperta anche quella porta.

La Guardiana volò freneticamente da una stanza all’altra del palazzo, aveva avuto tanta fretta di andare che le fatine non avevano fatto in tempo a dirle dove fosse precisamente il suo ex compagno, ma maledirsi per quella disattenzione era l’ultimo dei suoi pensieri, che al momento erano ridotti a “dove sei, dove sei?!”.

Infine giunse nella stanza in cui, ormai oltre due settimane prima, aveva parlato con Jack per l’ultima volta.

Ed eccolo lì, Atticus, intento a salutare gruppi di fatine.

Dentolina aveva passato decenni a rimuginare sopra la reazione che avrebbe avuto o non avrebbe avuto rivedendolo, a cosa avrebbe provato, a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa no. Si era fatta film mentali con finali da “vissero per sempre felici e contenti”, ma anche da “tu mi hai spezzato il cuore ed io lo spezzo a te, te ne sei andato e io non ti voglio più”. Aveva immaginato di mandarlo al diavolo, di perdonarlo, di urlargli contro e mandarlo via, di dargli un’altra possibilità e stringerlo a sé…ed in quel momento era preda della tentazione di fare tutto questo allo stesso tempo!

Possibile che dopo quattro secoli -e l’aver trovato un nuovo compagno- lui potesse farle ancora quell’effetto? Possibile che anche solo sentire la sua voce mentre conversava con le fatine potesse acuire la nostalgia, e tutto quel caos che provava, tanto da sconvolgerla completamente fino a farla star male?

Lo raggiunse parandoglisi davanti, in silenzio.

«Toothiana…»

La Regina Toothiana strinse i pugni. Per un attimo, tutto lasciò pensare che l’avrebbe picchiato davvero. Poi però gli si lanciò addosso, stringendoglisi al petto tenendo gli occhi chiusi, sempre senza dire una parola. Non era riuscita a trovarne, così come non era riuscita a controllarsi ed avere una reazione più ragionevole e meno emotiva.

Avrebbe dovuto domandarsi cosa accidenti ci facesse lì dopo tutti quegli anni e proprio quella sera, ma non ci era proprio riuscita, e tutto quel che fece fu stringerglisi contro ancora di più nel momento in cui lui, dopo qualche esitazione, le posò sulla schiena una sua mano calda.

Era il rovescio della medaglia: gli Insorti erano legati ai rispettivi ex da quel loro “sesto senso” che costituiva una costante invasione alla loro persona ma, una volta imparato a scendere a patti con quel loro punto debole, risultava abbastanza evidente chi -in certi casi- fosse in realtà succube di chi. E oltretutto quel “sesto senso” che trasmetteva loro le sensazioni ed emozioni più forti dei loro ex poteva essere utilizzato come un “indicatore” che suggerisse le mosse migliori da attuare con questi ultimi.

Era anche il motivo per cui Atticus non si era sorpreso trovandosela davanti all’improvviso, avendone captata l’immensa ed improvvisa confusione emotiva.

Non era stato facile per lui tornare in quel palazzo, pur sapendo che lì fuori c’era un intero esercito reso invisibile da un incantesimo ed in attesa di un suo segnale e che…

“più che provare rancore, Dentolina, al momento mi fai una pena che non ti dico” pensò, facendo un silenzioso facepalm con la mano libera e cercando con lo sguardo…ah, eccola lì. Possibile che, se lei voleva rimanere nascosta, non si riuscisse mai a vedere dove si trovasse Cecilia se non con una seconda o terza occhiata?! Era come se avesse -ed avesse sempre avuto- un “qualcosa” in grado di far sì che l’attenzione altrui puntasse su altri dettagli, invece che su di lei. Era complicato da descrivere. In ogni caso, le indirizzò una specie di smorfia di scuse.

“e di che? Tanto meglio, se la manipoli per bene faticheremo meno” si fece capire la donna.

Non sembrava importarle molto del fatto che la sua ex gli si fosse appiccicata. Forse perché i loro obiettivi venivano prima di tutto, forse perché sapeva che per quanto Dentolina potesse abbracciarlo lui non avrebbe cambiato lato del campo di battaglia. Forse perché, che altre lo toccassero, non le seccava nemmeno un po’ in generale…

“pare que el petto de Atticus sia ricoperto de carta moschicida”.

Ecco quale fu il sarcastico pensiero di Cecilia Del Sol. La verità era che, se non fosse stata un potenziale ostacolo nella loro guerra, riguardo tutto il resto avrebbe considerato Dentolina una minaccia al livello di una piccola e neppure troppo rumorosa mosca svolazzante che si poteva facilmente ignorare. Motivo per cui non la seccava affatto che Atticus fungesse da “miele” in cui la piccola mosca sarebbe rimasta intrappolata a maledirsi per la propria stupidità.

«sei tornato».

Non tentò di strappargli il cristallo, non tentò di fare nulla di strano: si allontanò solo un po’da lui, quanto bastava per poterlo osservare bene nella sua interezza. Lo vide sorriderle leggermente. I secoli che erano passati non avevano intaccato la sua perfezione, in particolar modo per quanto riguardava il sorriso. Bianchissimo. Perfetto. Dio!

“contegno-contegno-contegno, pensa al fatto che ti abbia abbandonata per secoli, non a quanto sia incommensurabilmente…maledettamente…accidenti, Manny poteva farti un po’meno bello!” pensò.

«direi proprio di sì. Ti trovo in forma! Come sempre, del resto».

«…grazie. Altrettanto» rispose «c’è…insomma, c’è un motivo particolare per cui ti fai vedere dopo quattro secoli in cui non ti sei mai fatto vivo nemmeno per sbaglio?»

«domanda lecita» ammise l’alato «per quanto, se non mi sono mai fatto vivo, magari è anche perché temevo di finire nuovamente rinchiuso nelle segrete di questo palazzo che, no, non sono un luogo poi così carino».

«quello fu per-»

«è successo quattro secoli fa. Parliamo del presente, è più saggio. Effettivamente sì, ci sono alcuni motivi precisi per cui mi sono fatto vivo. Forse ciò non ti sembrerà molto gentile da parte mia, tuttavia…»

«se è per Shu Yin noi non-»

«so della sfortuna che ha avuto la mia nuova sorella ma, primo, è un torto che verrà debitamente ripagato, secondo, non è per questo che sono qui. Dentolina…» aggiunse un’esitazione calcolata «non hai mai pensato che, tutto sommato, l’Uomo nella Luna non abbia tutti i diritti che si arroga? Che forse si diverta un po’troppo a fare Dio? E no, non parlo solo del modo…ed anche dello scopo…per cui siamo stati creati io e gli altri. Parlo anche di te, di Nord, degli altri Guardiani, ed anche di tutti gli immortali come noi».

Dentolina lo guardò dubbiosa. «che vuoi dire?»

«il tuo potere e la tua vita, così come quelli dei tuoi colleghi, sono stati connessi da Manny alla quantità dei bambini che crede in voi. Perché, facendo il vostro dovere bene come lo fate, dovreste rischiare quel che rischiate a causa di fattori esterni come il numero in aumento bambini apatici, in una società che man mano li sta privando sempre più precocemente di fantasia, di sogni, di speranze, di meraviglia? Francamente non lo credo giusto. Eppure Manny ha deciso così, e voi vi siete limitati a chinare la testa. E vogliamo parlare di tutti gli altri immortali? O sono stati creati proprio da Manny e lasciati a se stessi o, coloro che esistevano da prima di lui, sono stati brutalmente rimpiazzati trovandosi improvvisamente invisibili agli occhi dei mortali e senza un posto dove stare. Ed io non credo sia giusto neppure questo».

Non capiva dove volesse andare a parare ma, ora come ora, doveva ammettere che quelle appena sentite non erano precisamente delle assurdità, se mai tutt’altro, specie dopo aver sperimentato da poco ciò che significava un legame con i bambini come quello che possedeva lei. E, sì, pensando alla situazione di Jack prima di diventare a sua volta un Guardiano forse non era molto carino neppure vivere come lui. Eppure, memore della scena nel regno di Pitch, non se la sentiva di dargli subito ragione…specie perché in tutte quelle chiacchiere non le aveva ancora detto il vero motivo per cui si trovava lì.

«devi ancora dirmi cosa vuoi di preciso, dato che non sembri essere tornato per me».

Lui sollevò un sopracciglio, capendo che Dentolina non sembrava poi così disposta a pendere dalle sue labbra come aveva iniziato ad auspicare. O beh. Pace.

«mi stupisce che tu lo abbia pensato, avendo un nuovo compagno. Tornare per te avrebbe significato rovinare il vostro ménage, e non mi sarei mai azzardato» rubare a Jack potere e senno invece era fattibile eccome, sicuro! «al di là del fatto che al momento ho altro per la testa».

«vorrai dire “un’altra”» lo corresse seccamente. Avrebbe voluto evitare di reagire così, ma non c’era riuscita «e mi chiedo come fai a sapere che ho un nuovo compagno».

«…non ci credo, dopo quattro secoli che ci siamo lasciati sei ancora gelosa?!» in parte ciò lo lasciò realmente allibito, e per lui fu un’ulteriore prova del fatto che lasciare una persona così, che pur avendo un nuovo compagno continuava a nutrire sentimenti di “possesso” verso un “qualcosa” che reputava suo, fosse stata la cosa giusta «comunque sia, so tante cose, che vuoi farci? Risponderò alla tua precedente domanda. Cosa voglio da te? Le possibilità sono due: sostegno, o completa neutralità».

Una serie di frasi che le erano piaciute una meno dell’altra e, se le prime andavano più sul personale, l’ultima rievocava un qualcosa di minaccioso nonché, dal suo punto di vista, fin troppo simile a quel che era accaduto secoli prima. «per cosa?»

«lo sappiamo tutti e due che l’Uomo nella Luna merita una lezione per la sua…come dire, condotta sgradevole. Puoi aiutarci in questo o, semplicemente, farti da parte senza intrometterti».

La Guardiana si sentì gelare. «è una lezione che prevede una decapitazione come l’ultima volta?»

«non sono stato a pensare ai dettagli. Allora? Che mi dici? Pensa a tutto quel che ti ho detto, pensa a tutto quel che ha combinato, e vienimi a dire che non ho pienamente ragione. Vorresti aiutarci?»

Atticus o non Atticus, la risposta di Dentolina arrivò pronta e dura. «non se ne parla proprio. Non so cosa vi siate messi in testa tu e gli altri, ma se siete anche solo minimamente ragionevoli vi consiglio di rinunciare. Non solo perché non vedo cosa potreste fare voi cinque contro Manny, ma anche perché in ogni caso non vi permetteremmo di raggiungere la Luna».

Atticus fece un sospiro. «semper fidelis, eh? È la tua ultima parola?»

«sì» ribatté la fata con sicurezza «qualunque cosa abbiate in mente, noi cinque vi fermeremo!»

Seguì un istante di tesissimo silenzio.

«e voi? Volete aiutarmi, come l’ultima volta?» chiese Atticus alle fatine presenti, le quali però in questo caso volarono vicine a Dentolina, scuotendo vigorosamente la testa. Eh no, pareva proprio che la sua influenza su di loro non fosse più quella di una volta.

«molto bene» Atticus tese il braccio sinistro, scagliando fuori dalla finestra un’onda di luminescente ghiaccio puro che divenne rapidamente una minuscola tempesta di neve «ah, comunque voi Guardiani siete rimasti solo in quattro, forse avrei dovuto dirtelo prima!»

Atticus volò verso l’alto, congelando le ali di tutte le fatine che vedeva, e fu da lì che si scatenò la follia. Se prima Punjam Hy Loo era immersa nel silenzio, ora Dentolina poteva sentire distintamente il rumore di una folla piuttosto consistente riversarsi negli androni del palazzo, urlando e, sembrava, anche distruggendo tutto quel che si trovava davanti. Che accidenti stava succedendo?!

…e cosa voleva dire quel “siete rimasti solo in quattro”?...

Ma non fece in tempo a mettersi a fare ipotesi sulla sorte di Jack, perché il portone della stanza venne sfondato, e Dentolina fu lesta ad evitare una freccia che in caso contrario avrebbe colpito le ali, scagliata da una giovane donna dai capelli color miele e la veste candida. Non ci fu bisogno di ordinare alle fatine di contrattaccare, avevano già deciso spontaneamente di farlo scagliandosi contro l’arciera -Artemide- contro Thor ed i suoi caproni Tanngnjostr e Tanngrisnir, contro Ull e contro un riconoscibilissimo Seth, per cui si limitò unicamente a richiamare tutte quelle che aveva a disposizione, tentando in seguito di alzarsi in volo per raggiungere il proprio ex, che stava dirigendo l’attacco…

«mi sa que hai altri problemi quaggiù a cui pensare. Somos  duecento contro delle fatine y una fata formato maxi, rendici il lavoro mas facile y arrenditi».

Avere una lama a sfiorarle la gola non era piacevole, ma quella voce…la sua voce, quella della lamia/vipera/demonio tentatore e sfasciafamiglie, le faceva andare il sangue alla testa dalla rabbia. Non contenta di averle strappato Atticus adesso aveva portato la guerra nel suo palazzo, e cosa ancora peggiore aveva fatto del male a Jack!

«scordatelo, Black!» le sibilò, riuscendo a liberarsi dalla pessima condizione in cui si era venuta a  trovare, nonché a lanciarle contro un raggio rosato di pura magia, che venne agilmente evitato, così come i seguenti «non lascerò che tu vada avanti con le tue follie anche questa volta, né ti lascerò fare del male a nessun altro!»

Quasi esultò vedendo che l’ultimo raggio stava per andare a segno, ma le passò presto vedendola bloccarlo grazie ad uno spesso scudo di ghiaccio che andò in frantumi subito dopo.

“Jack…!”

La preoccupazione tornò a farsi viva in Dentolina, vedendo una cosa simile era ovvio che Jack al momento difficilmente potesse essere illeso. Gli avevano rubato il potere, e poi chissà cosa ne avevano fatto! Forse l’avevano ucciso!

«mi nombre es Cecilia Del Sol. Non sono più l’indifesa fanciulla que conoscevi: tienilo a mente!»

«aver tagliato i lunghi capelli da principessa e tenere in mano una spada non ti rende una guerriera!» ribatté Dentolina, scagliandosi addosso a lei dopo aver estratto i pugnali -che dall’inizio delle ricerche di Jack portava sempre appresso- dai foderi. La gitana tuttavia scartò di lato, avvicinandosi ad un’apertura della stanza che dava sull’esterno dell’edificio.

«seguimi e vediamo un po’ quien de noi due prenderà una batosta, mosquito multicolore».

Pareva che ad entrambe poco importasse di tutto il caos che avevano attorno, tra immortali che attaccavano, fatine che contrattaccavano alla grande…fatine dalle ali congelate…fatine leggermente bruciacchiate da Seth e dai fulmini a bassa intensità di Thor…

Tutto quel che volevano Dentolina e Cecilia era, rispettivamente, vendicarsi ed impartire una pesante lezione -magari anche letale, chi lo sa-, e combattere da sola l’avversaria principale per dimostrare a se stessa il proprio valore. Per dimostrare di non aver soltanto tagliato i capelli ed imparato a tenere spade -e pistole- in mano. Una mossa azzardata, forse, ma Cecilia non accettava più da un pezzo di essere considerata la debole e delicata Regina degli Incubi, nossignore: era diventata una plebea, ma anche in grado di dare filo da torcere ai suoi avversari!

Aveva passato i primi trent’anni della sua vita a sentirsi dire che era bellissima, fantastica, perfetta speciale, unica, che era una Regina e dunque superiore -parole di Pitch-.

Aveva passato i successivi settant’anni a rendersi conto che non era niente di tutto ciò, in quanto anche tutti i suoi simili erano descrivibili come Pitch aveva descritto lei, ma sapevano fare anche tante cose in più.

Infine, ne aveva passati quattrocento lottando nel tentativo di diventare “superiore” per davvero…e quella era la prova del fuoco.

Corse all’esterno, emise un breve fischio, ed il purosangue che aveva domato volò sotto di lei nel momento esatto in cui saltò nel vuoto. In tutto ciò ovviamente Dentolina le andò dietro, dicendosi che in fondo le sue ragazze sapevano contrattaccare da sole. Ovviamente il numero di avversari poteva risultare alquanto problematico da gestire, ma Dentolina si disse anche che, dopotutto, le sue fatine erano centinaia di migliaia. E comunque sistemare quella donna era diventata la sua priorità.

Forse avrebbe proprio dovuto rivederle, le priorità: decidere di concentrarsi soltanto su una persona quando ce n’erano duecento a far danni era una cosa abbastanza stupida, ma vai a farglielo capire!

«è un regalo di Pitch, o hai rubato anche a lui ciò che non ti appartiene?!» la provocò la fata, scagliando raggi magici contro l’Incubo, presumibilmente sperando di distruggerlo così da far precipitare Cecilia da un’altezza ormai diventata considerevole; tuttavia la donna riuscì a schivare anche in quel caso i suoi colpi -l’ultimo per un soffio- e, dopo aver fatto volare il purosangue verso Dentolina, rispose con un colpo ghiacciato simile a quello che Atticus aveva usato in precedenza come segnale. Avrebbe potuto utilizzare direttamente la pistola che portava nella fondina appesa alla cintura per spararle alle ali e farla finita, ma a quel punto sarebbe diventata la “dimostrazione” dei suoi stivali…

«spero que tu non ti includa ancora nel gruppo de defraudati, porque a questo punto saresti ridicola».

Anche Dentolina non ebbe grandi problemi ad evitare di essere presa in pieno e, schivando anche i due successivi. «credo che a breve non avrai più voglia -o modo- di ridere» volò rapidamente vicina al purosangue, riuscendo quasi ad infilzarlo con i pugnali, ma i suoi attacchi vennero bloccati da Cecilia, con una certa maestria, andava aggiunto.

«venderò cara la pelle, mosquito!» la avvisò, continuando a parare colpi sempre più violenti da parte della fata.

Gli altri, dopo, gliene avrebbero dette di tutti i colori per aver scelto un campo di battaglia nel quale la sua avversaria era in netto vantaggio, ma l’idea dei rimproveri non era qualcosa di cui potesse importarle durante la sua prova del fuoco. Sempre se per lei ci sarebbe stato un “dopo”, ovviamente. Non contava di morire ma, se anche fosse accaduto, era certissima che la guerra sarebbe andata avanti con impeto ancora maggiore da parte della propria fazione. Avrebbe perduto l’occasione di uccidere Pitch personalmente ma, a parer suo, se non fosse stata in grado di battere Dentolina tantomeno  avrebbe potuto sconfiggere un essere in grado di tenere testa a quattro Guardiani -cinque fino a poco prima- da solo!

I suoi “fratelli” probabilmente avrebbero pianto un po’, se fosse andata male, ma si sarebbero ripresi. Atticus incluso.

Il successivo baluginare della lama di un pugnale decisamente troppo vicino alla sua cavalcatura le fece capire che era il caso di “abbandonare la nave” pochissimi istanti prima che l’Incubo venisse colpito a morte, e la gitana saltò improvvisamente addosso a Dentolina proprio quando esso aveva appena iniziato a disgregarsi.

Era stata una mossa del tutto imprevista per Dentolina, incapace di volare sorreggendo il peso di Cecilia, e che stava facendo precipitare entrambe sulla superficie piatta di una di quelle “torri” che costituivano circa il settantacinque per cento di Punjam Hy Loo: precisamente una tra le più alte e ancora in fase di riparazione dall’ultimo attacco di Pitch, com’era evidente dal fatto che, del lungo e sottile ponte che un tempo la collegava ad una sua “gemella” molto distante, non fosse rimasto che un frammento lungo circa quattro metri.

Caddero entrambe rovinosamente, non essendo riuscite a prevalere l’una sull’altra durante il volo, e poco importava che Dentolina, contrariamente a Cecilia, avesse potuto gonfiare le piume per attutire il colpo: si rialzarono entrambe nello stesso momento, l’Insorta con un sibilo di dolore causato da una spalla malandata, mentre sperava che il fattore di guarigione comune a tutti gli immortali facesse in fretta il suo dovere.

Aveva una battaglia da vincere.

 

 

Che le fatine avrebbero combattuto era qualcosa di previsto, ma cui a Galaxia ed il resto del loro esercito riusciva facilmente di ovviare. Congelò le ali di un nutrito gruppo che stava per attaccarla, vide Morfeo addormentarne circa una ventina in un colpo solo -oh, se solo fosse stato potente come una volta!- osservò Fall farne precipitare a terra un altro contingente dopo aver tolto loro le energie, Spring poco lontano intrappolarne diverse in resistenti viticci, Kukulkán stenderne decine con potenti raffiche di vento -doveva ammetterlo, quella specie di uomo/serpente piumato non era granché a vedersi, ma a lui non l’avrebbe mai detto- e Ra accecarne svariate con un intensissimo lampo luminoso. Non sembrava che i loro alleati avessero problemi, concluse, per cui li lasciò continuare a svolgere il loro lavoro decidendo di andare in cerca di Cecilia ed Atticus, che da dopo il loro ingresso nel palazzo non aveva più visto.

Non erano come Sandelle, che una volta salita su Pegaso stava lasciando fare praticamente tutto il lavoro a lui, eccettuati congelamenti a destra e a manca non sempre ben riusciti, e Laxie ovviamente sapeva che entrambi erano in grado di cavarsela, ma potendo farlo non vedeva cosa ci fosse di male a dare un’occhiata.

Decise di correre il rischio, e comparve direttamente vicino ad Atticus, il quale fu lesto a riacchiapparla impedendole di precipitare. «non è il momento per gli arrivi improvvisi!!!»

«volevo vedere che combinaaaaaaa-VI!!!» gridò, evitando per un soffio un fulmine di Thor non diretto a loro, ovviamente «e sta’ un po’attento!!!»

«dimmi che vuoi e poi salta giù, per piacere! Ci sono problemi? Ljuba e Sandelle hanno problemi?»

«macché!» Galaxia ed Atticus congelarono insieme le ali delle fatine che vennero loro addosso «procede tutto bene, solo che queste fatine sono molto…troppe!» “molto troppe”, modo di dire sensatissimo, ed una volta che Atticus si fu abbassato un po’saltò sulla piattaforma di una delle torri «Cecilia dov’è?»

«qui sotto, dove vuoi che sia?» no, con la confusione improvvisa che c’era stata non si era accorto di niente, essendosi trovato impegnato a lottare « aiuta a mettere fuori gioco le fatine, ed anche tutti quelli che se la stanno vedendo con Dentolina».

«e allora perché io in questo caos non vedo nessuna delle due?»

No. Impossibile, sicuramente quel coniglio pazzo si sbagliava di grosso, aveva sviluppato dei problemi di vista, Mila doveva assolutamente essere là sotto a seguire i piani che avevano concordato tutti insieme, non poteva aver fatto di testa sua! Sapeva che era diventata abile e quanto valeva, ma ciò non la rendeva invulnerabile, e di questo avrebbero dovuto essere consapevoli entrambi.

La cercò freneticamente con lo sguardo, ovviamente senza trovare né lei né Dentolina, proprio come Galaxia gli aveva detto, ed improvvisamente smise di importargli di guerre, di attacchi da dirigere, di battaglie da affrontare e persone da decapitare: quella sparizione poteva significare che Millaray, con un colpo di testa, si fosse infilata in un guaio da cui non era scontato che sarebbe uscita viva. Non gli interessava altro. «prendi il mio posto, io devo andare a cercarla!»

«per il suo bene, cerca di fare presto!»

“ma che accidenti le ha detto il cervello?!!” pensò Galaxia, vedendo Atticus sparirle da sotto gli occhi “se è come penso e ha sfidato Dentolina da sola, giuro che la prendo a calci! Che senso ha che lei si comporti come se invece fosse da sola?! Siamo quasi in duecento! Siamo un gruppo!” era talmente nervosa che le fatine riuscirono a colpirla, facendola cadere a terra e dandole addosso senza tregua. Riuscì a congelare le ali di alcune, e al resto pensò Poseidone, che le tramortì con un potente getto d’acqua.

«grazie, amico».

«la prossima volta fai più attenzione!»

…ad avere avuto un po’di terra…

 

 

Approfittando dei momenti in cui la spalla di Cecilia era malandata, Dentolina era riuscita a sottrarle la spada e a scagliarla via. Ma questo aveva davvero migliorato le cose? No. Ed il motivo era semplice: entrambe le braccia di Cecilia, ricoperte di ghiaccio durissimo, al momento erano praticamente diventate delle spade ricurve affilate come rasoi. Dentolina non ricordava di aver visto Jack utilizzare il proprio potere in quel modo, evidentemente perché non ci aveva mai pensato, e non era neppure addestrato al combattimento.

Invece quella serpe maligna in quattro secoli non se c’era stata in panciolle, considerando che l’aveva quasi infilzata diverse volte e colpita di striscio altrettante. Una cosa vera l’aveva detta, non era più la donna che Dentolina ricordava e, tra cambio di look ed atteggiamento, probabilmente anche il suo ex avrebbe stentato a riconoscerla!

Con un grido di guerra la Guardiana si lanciò verso l’avversaria, che parò il colpo diretto al suo petto e ricambiò il favore con un fendente della spada/braccio sinistro ed un affondo della spada/braccio destro: somigliava moltissimo ad una dannata mantide, ed era altrettanto infida.

«lo aspettavi da tanto, vero mosquito?» le disse «non vedevi l’ora de trovare una scusa valida per tentare de uccidermi!»

E oltretutto la provocava pure, tanto da portarla a sputare veleno come non aveva mai fatto in tutta la propria vita. «mi spiace solo che Pitch, con te, non abbia finito il lavoro!» sembrava che un demone maligno si fosse impossessato della cara Fatina dei Denti, trasformandola nella sua antitesi! E ovviamente Cecilia non apprezzò affatto che le fosse stato ricordato quell’episodio di quando lei era ancora debole, incapace di una minima difesa, delusa, ferita…

 

non credi nelle mie capacità nemmeno tu?! Credi che io non possa controllarlo! Ti sbagli!!! Hanno finito di festeggiare sulle mie miserie, e tu con loro, poco m’importa dei ‘oh, che rischi che ti faccio correre’, distruggere una volta per tutte il Natale e quella gentaglia conta più di tutto, specialmente molto più di una dannata, stupida e inutile donna come te!!!...”

“COME OSI?!! Sentimi bene-”

“…cos’è questo…?”

que-

hai il suo odore addosso”.

“ti sbagli, stai andando fuori de testa, lascia andare adesso que sei ancora in te, lascia-

Il colpo improvviso, il dolore, la caduta.

E lui era ancora in sé…era ancora in sé!

basta così ”.

Lui non ‘lasciò andare’, e fu troppo tardi.

Il cristallo le venne strappato, così come ogni barlume di normalità di quella serata, così come tutto ciò che aveva costituito la sua vita fino a quel momento, ad ogni sicurezza.

 

Dentolina avrebbe rimpianto di non essersi morsa la lingua quando avrebbe dovuto!

“Finire il lavoro”.

Non questa volta: quando fosse arrivato il momento sarebbe stata lei ad iniziarlo e finirlo, il “lavoro” a Pitch!

Incurante delle ferite che aveva a sua volta subito, la donna si scagliò contro l’avversaria con tutta la propria furia. Con un fendente arrivò a sfiorarle il morbido petto piumato: non voleva -né doveva- ucciderla, ma poteva farle male eccome, e non si curava più di finire ad esagerare, bambini o non bambini!

Un simile attacco parve mettere in difficoltà Dentolina che, come l’avversaria, iniziava ad affaticarsi un po’. La rabbia però induce le persone a ragionare meno lucidamente -di solito-, e Cecilia non faceva eccezione, tendendo a restare più “scoperta”: per tale motivo la Guardiana tentò un improvviso affondo che, benché evitato, stracciò la fondina -che Dentolina non aveva neppure notato- facendo sì che la pistola cadesse sul pavimento.

Un’arma da fuoco. Non se l’aspettava affatto, e questo significava che, primo, con quella Cecilia avrebbe potuto averla uccisa molto prima se avesse voluto; secondo, c’era da chiedersi se solo lei avesse a disposizione armi di quel genere o…o anche gli altri…

Non poteva lasciarla vincere, lasciarli vincere, perché se le cose stavano così, con spiriti provvisti di armi da fuoco E magia, avrebbe potuto finire tutto in un massacro!

E poi c’era Jack. Doveva impedire loro di andare avanti anche per lui, per quel che gli avevano fatto, da identificarsi in un Furetur Potentia e forse anche in altro che ignorava.

Come aveva potuto Atticus lasciarsi corrompere al punto di utilizzare la magia nera su qualcuno che, a lui e gli altri, non aveva fatto nulla?!

La colpa era tutta della donna che le stava davanti. Tutta sua. Solo sua!

Tutt’ad un tratto Dentolina cambiò strategia, tornando ad attaccarla con un raggio magico alla massima potenza. Cecilia cercò di schermarsi incrociando le spade davanti a sé, e funzionò pure, ma la forza di quel colpo era stata tale da spingerla indietro…precisamente sul ciglio del frammento di ponte rimasto.

Dentolina lo aveva fatto apposta, e Cecilia capì che aveva deciso di farla finita: l’avrebbe infilzata o l’avrebbe fatta cadere giù uccidendola in modo meno diretto. Il potere rubato a Jack le consentiva salti molto alti e lunghi, ma non il volo.

Un altro raggio magico che non fosse riuscita ad evitare, e Dentolina avrebbe vinto. Tale consapevolezza placò la rabbia che l’aveva fatta sbagliare in precedenza. Vide la Guardiana della Memoria volare verso di lei e…un momento, perché stava volando basso verso di lei con i pugnali in mano, invece di finirla nell’altro modo?

Il ghiaccio che le copriva le braccia divenne brina. Aveva appena avuto un’idea!

«per tutto quello che hai fatto!»

Non era un modo di fare consono ad una Guardiana, ma voleva finirla veramente, e in modo diverso che con un raggio magico. Per questo motivo le stava volando contro per un ultimo attacco all’arma bianca e…ma che stava facendo?!

Vide la donna fare una brevissima corsa per darsi slancio, la vide saltare, sentì le sue mani sulle proprie spalle. Il mondo, per lei, divenne confuso.

Non fu lo stesso per Cecilia Del Sol che, invece di perdere tempo a compiacersi per l’azione riuscita, corse ad afferrare la pistola. I secondi parvero dilatarsi fino all’infinito. Era pronta, avrebbe potuto crivellare Dentolina di colpi alla schiena, ma non lo fece. Aspettò che si voltasse parzialmente, come in effetti successe. Assurdo che sembrasse tutto procedere al rallentatore.

Sparò tre rapidi colpi in successione, che ridussero le ali della povera fata ad un colabrodo, anche prima che la suddetta potesse realizzare la cosa.

I tre colpi successivi invece furono per le gambe. Non la colpì precisamente alle ginocchia come avrebbe voluto, aveva una mira decente ma non esattamente eccelsa, tuttavia fu abbastanza da farla crollare a terra.

Il tempo riprese a scorrere normalmente ed un raggio magico, ultimo “colpo di coda” di Dentolina, la prese in pieno petto facendola cadere seduta a terra, dolorante ma cosciente.

E ridente.

“l’avevo detto que i giubbotti en kevlar erano una buona idea!”

Cecilia Del Sol stava ridendo fino alle lacrime…perché aveva vinto. Dentolina era caduta, ed il suo esercito di fatine indemoniate  l’avrebbe presto raggiunta.

«sei pazza o cosa?!»

L’allegria isterica passò nel momento esatto in cui notò Atticus -non sapeva quando era sopraggiunto di preciso- e la sua espressione. Sembrava arrabbiato, orribilmente preoccupato, preda di un certo malessere, dovuto al dolore di Dentolina, ovviamente, e sollevato allo stesso tempo. Ed era lei guardava, mentre congelava le gambe, le braccia e quel che restava delle ali della sua ex compagna così da inchiodarla faccia a terra.

«ganamos» ribatté «se finiamo con le fatine, Punjam Hy Loo es nostra. Dios, mi spiace de aver…lo so che adesso stai male per colpa mia, però…»

«che vuoi che m’importi di quello?! L’avevo messo in conto! Ciò che non era previsto è che andassi praticamente a farti ammazzare, ti rendi conto di quello che hai fatto?! Avresti potuto cadere, avrebbe potuto infilzarti, hai rischiato di morire!»

Atticus era arrivato sul posto nel momento in cui Dentolina si era lanciata contro Cecilia per l’ultimo attacco, indi se fosse caduta avrebbe potuto volare a salvarla, ma…se una cosa analoga fosse successa prima, quando lui non era presente?

Se fosse stata uccisa in qualsiasi modo, e lui non fosse stato presente per cercare di evitarlo?

Un conto era saper badare a se stessi, un altro andarsele a cercare, e quella di Mila era stata pura follia. Tutto il resto non contava,  

«parliamone dopo, adesso non stai neppure bene».

«no, invece, sto bene a sufficienza da poterne parlare adesso. Dimmi perché l’hai fatto. Dimmi cosa diavolo volevi dimostrare, sapendo di non dover provare niente a nessu-Mila!!!»

Sparita.

Gli era sparita da sotto gli occhi, presumibilmente per dare a tutti la notizia della sconfitta di Dentolina e portare lì gente adatta a prenderla in custodia…oltre che per evitare un discorso scomodo per tutto il tempo che le fosse stato possibile.

Rafforzò il ghiaccio addosso a Dentolina, che aveva perso i sensi. Si passò una mano sul volto spaventosamente pallido.

“che non pensi di sfuggirci, appena prima -o dopo- il Furetur neppure un miracolo potrà risparmiarle che gliene diciamo di tutti i colori”.

Aveva rischiato di morire.

Aveva rischiato di perderla un’altra volta, e senza averle ancora detto quel che doveva dirle da quattro secoli. C’era mancato tanto così. Tanto così!

Le cose non potevano andare avanti in quel modo: era tempo che qualcosa cambiasse…




Alla fine sono riuscita ad aggiornare, spero che il combattimento non sia risultato troppo noioso: sto ancora facendo esperienza nello scrivere scene come quelle.
Per il resto...qualcuno ha detto "Dentolina ha istinti omicidi"? xD sì, esatto, aveva ragione, ma magari la batosta presa da una Cecilia armata ed in vena di fare idiozie la farà riprendere!
Già vi dico che la rivedrete anche nel prossimo capitolo, ma per Shu Yin, Pitch, e magari anche altra gente dovrete aspettare quello dopo ancora :)
Grazie mille a coloro che hanno letto e recensito il precedente capitolo, mi ha fatto molto piacere!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

«puoi consolarti, seppur con più lentezza le tue ali finiranno comunque di ripararsi, che tu sia o meno priva dei tuoi poteri. Ovviamente, fino a quando non sarà tutto finito e ti verrà restituito ciò che è tuo, non potrai utilizzarle per volare…ma devi ammettere che tutto sommato non sei messa poi così in cattive condizioni. Ah, naturalmente a rimuovere i proiettili dalle tue gambe ci ha pensato Galaxia: giusto per farti capire che, quando è al dunque, non ti vogliamo male».

Pur essendo convinto di essere nel giusto, e pur non amandola più da tempo, doveva ammettere a se stesso che al momento confrontarsi con lei da solo non risultava piacevole. Aveva creduto che si sarebbe sentito euforico nel momento in cui lui e gli altri avessero vinto quella prima battaglia, ma non era affatto così, tra l’espressione delusa della fata che lo guardava come se si fosse trovata davanti un estraneo, tra il maledetto legame che gli faceva percepire il suo dolore, tra il colpo di testa di Millaray durante la battaglia e…un altro motivo ancora, che al momento stava mettendo ad Atticus una certa ansia.

Dettagli.

«speravo che almeno avessi la buona creanza di smetterla di fingere almeno adesso. Prima mi hai abbandonata. Poi sei tornato col solo scopo di attaccarmi. Fatto ciò, tu ed i tuoi amici avete utilizzato il Furetur Potentia mentre ero a malapena cosciente, e mi avete sbattuta quaggiù, nelle segrete del mio stesso palazzo. Dopo tutto ciò, con che faccia dici che non mi volete male?»

Una cosa buona in tutto questo c’era: la sonora sconfitta subita aveva dato a Dentolina una bella calmata, facendola finalmente tornare più simile alla Guardiana che tutti conoscevano. Aveva sfogato secoli di rabbia, rancori e paure…e cos’aveva ottenuto? Ali spezzate, zero potere ed una vacanza nelle segrete. Questo dopo essere quasi arrivata ad uccidere qualcuno.

Cosa che Millaray, ergo, Cecilia Del Sol, invece non aveva neppure tentato di fare nonostante ne avesse avuto modo. Ovviamente questo non la faceva passare dalla parte della ragione, né faceva di lei una santa: era sempre una pazza a capo di un branco di matti guerrafondai, ma non aveva tentato di ucciderla principalmente per livori e gelosie. E comunque Cecilia non era una Guardiana votata al bene, come invece era lei.

I Guardiani proteggono altri e si proteggono, difendono altri e si difendono, ma non uccidono: il solo fatto che Pitch fosse ancora in vita dopo tutto quel che aveva combinato -e ne aveva combinate di cotte e di crude!- era emblematico del modus operandi della squadra, e lei vi era andata contro per motivi puramente egoistici. Non aveva perso la testa così quando Pitch l’aveva attaccata rendendola debole, togliendole bambini disposti a credere in lei, no: era stato dell’altro a farla scattare, la voglia di vendetta verso chi le aveva “portato via” qualcuno che non l’amava più, che lei quasi non riconosceva più…e che forse, se gli altri avevano ragione -e dopo quanto accaduto, come non dargliene?- non era mai stato veramente come lei aveva pensato fosse.

Dio, come si era ridotta.

L’unica “consolazione” era che agli altri, alla fin fine, non sarebbe andata meglio: Atticus aveva utilizzato la magia nera su di lei ma, da quei frammenti nebulosi che riusciva a rievocare, neppure gli altri si erano tirati indietro. Non Ljuba e Galaxia, di cui Nord e Calmoniglio avevano difeso l’onore a spada tratta, non la “santa Sandelle”, anche se le sembrava di ricordare che tirasse su col naso e piagnucolasse; si erano uniti tutti contro di loro, e non c’era nessuno dei loro ex compagni che si potesse “salvare”.

«con la faccia di chi ti ha offerto la possibilità di unirti a noi o restare da parte. Sei stata tu a darci contro, tanto per cambiare» aggiunse ironicamente, con una punta d’amarezza nella voce «speravo che nei secoli ti fossi svegliata un po’, e invece no: sempre con questa assurda fedeltà ad un essere come Manny».

«sono una Guardiana. Ho…dei valori…» una protesta che le sembrava tanto debole quanto ipocrita, al momento, considerando il modo in cui li aveva messi da parte alla bisogna.

«“uccidi coloro verso cui provi rancore”? Sicura che il tuo compagno fosse Frost, e non…quell’essere dai vestiti scuri?»

«non accetto che proprio tu venga a farmi la morale, Atticus. Non dopo tutto quello che tu e gli altri avete fatto e volete fare» sollevò gli occhi violetti verso l’ex compagno «dimmi che non sei sempre stato…questo».

«sono sempre stato così, Dentolina, almeno con chi mi è venuto contro. Ma per il resto sono dolce come una caram…già, scusami» s’interruppe, vedendola rabbrividire «detesti sentir nominare cose che fanno cariare i denti, l’avevo dimenticato: non accadrà più. Non sono così spietato. Non mi chiamo “Innominato”, che si diverte a massacrare di botte la sua compagna. Non mi chiamo Manny, che crea esseri vuoti che vivano in funzione di altri e legati ad essi in modo imprescindibile ed eterno, inabili a concepire a meno che i suddetti non glielo concedano…come se il resto non fosse bastato…immagino di essermi giocato quel permesso a vita, vero?»

Precisamente: senza il nulla osta da parte dei loro ex, nessuno degli Insorti avrebbe mai potuto concepire un figlio con qualcuno. Perfino la loro fertilità o sterilità era decisa da altri! C’era poi da stupirsi così tanto, se ce l’avevano con l’Uomo nella Luna?

«e l’essere frustrati per quel che siete vi sembra un buon motivo per fare una guerra? Per attaccare anche chi, per un secolo, vi ha amati e si è preso cura di voi?»

«ce la prendiamo col diretto responsabile delle nostre condizioni, com’è giusto che sia, il solo problema tuo e degli altri è di trovarvi sulla nostra strada. Non ce l’abbiamo con voi, Dentolina, in tutto questo avete colpa solo fino ad un certo punto: non per nulla non solo ti abbiamo offerto una scelta, ma cercheremo di evitare ogni spargimento di sangue nei vostri regni» replicò lui «alla fine di tutto, o Manny se la farà sotto rendendoci veramente liberi come avremmo dovuto essere fin da subito, per poi essere ucciso…» perché doveva pagare in ogni caso cinquecento anni di “invasione” della loro persona e di limitazioni che aveva loro imposto «o morirà senza aver avuto il buongusto di risolvere questa faccenda, ma ci saremo tolti la soddisfazione di avere ucciso un idiota che gioca a fare Dio. Ad ogni modo, una volta che tutto sarà finito, tu e gli altri potrete tranquillamente tornare a giocare con neve, uova e fatine senza dover temere altre seccature da noi. Ovviamente il buon Jack è incluso nel discorso».

Un pugno in faccia però Dentolina glielo avrebbe dato, se ne avesse avuto le forze. «dov’è? Cosa gli avete fatto, oltre a rubargli il potere?! Se scopro che avete-»

«sei senza poteri e confinata qui nelle segrete, per cui credo di poterti dire tranquillamente come stanno le cose: Jack Frost sta fisicamente bene, l’abbiamo portato da persone che gli sono amiche ed ha un quinto di senno più del dovuto…»

«no. Dimmi che non gli avete fatto quel che credo abbiate fatto!» si fece forza, appoggiandosi al muro tentando di alzarsi almeno in piedi «che, non contenti di avergli rubato il potere, gli avete rubato anche il senno! Perché?! Atticus, perché?!!»

«non volevamo liberarlo rischiando che vi desse anche solo il minimo preavviso».

“anche se effettivamente siamo partiti soltanto un’ora dopo, circa, ma non si sa mai…”

Già, erano passate solo poche ore da che a Frost era stata tolta la ragione e la guerra era iniziata. Non erano nemmeno le nove di sera. Atticus aveva la sensazione che quella fosse la giornata più lunga della sua vita…e, se tutto fosse andato bene, sarebbe stata ancora ben lontana dal finire!

Al pensiero, per un attimo, l’agitazione lo indusse a lisciarsi brevemente i pantaloni in modo quasi convulso. Vide Dentolina fissarlo.

«Atticus. Non devi farlo per forza».

«…prego?»

La Guardiana si era praticamente rassegnata all’idea che, semplicemente, lui fosse sempre stato diverso da quel che credeva; tuttavia volle ugualmente fare un ultimo, estremo tentativo. «non importa se il resto del gruppo stabilisce di agire in un certo modo, se ti accorgi che è sbagliato non sei tenuto a dar loro retta, se quella donna-»

«non andare oltre, Toothiana» la interruppe bruscamente l’alato, per poi passarsi le mani sul volto con un sospiro nervoso «anche dopo tutto questo tu batti e ribatti ancora su quel chiodo? Dio! Non riesco neppure ad arrabbiarmi, dalla pena che mi fai. D’accordo. Basta» tirò fuori un pugnale. Per un attimo Dentolina temette che volesse usarlo su di lei così da finirla, ma lo vide ferirsi il palmo della mano destra, tracciando un simbolo particolare per poi recitare una breve formula che lei non faticò a riconoscere come un temporaneo incantesimo della verità «sai benissimo come funziona, se nei successivi tre minuti dirò una bugia vedrai il simbolo sulla mia mano illuminarsi».

«so come funziona, ma non-»

«io non sono stato corrotto da nessuno. Sono la stessa persona che ero un tempo: sei tu che, semplicemente, non conoscevi quest’altro lato di me. Cecilia non mi ha cambiato. Non mi ha mai costretto a fare nulla. Abbiamo obiettivi in comune e la determinazione a raggiungerli; abbiamo dei nemici in comune, e la determinazione a distruggerli. Abbiamo programmato insieme di effettuare il Furetur Potentia su Frost nel caso ce ne fosse stato bisogno. Il Furtetur Ratio invece è stata un’idea totalmente mia».

Dentolina si sentì crollare il mondo addosso di nuovo quando, a quest’ultima frase, il simbolo non s’illuminò.

Perché aveva quella tremenda voglia di mettersi a piangere? Per quale motivo era tentata di porgli domande che le avrebbero solo dato il colpo di grazia, ossia…

«da quando hai smesso di amarmi?»

Atticus sussultò leggermente. Dentolina era già sconfitta ed imprigionata, e lui non avrebbe voluto infierire ulteriormente -tanto da evitare di dirle quel che aveva in programma per quella sera- anche per il proprio benessere, ma se lei decideva di tirare fuori il suo lato masochista proprio quando lui era costretto a risponderle sinceramente, c’era poco che potesse fare.

«da quando desti a Cecilia tutta la colpa per ciò che io e Ljuba abbiamo fatto, e per le discussioni seguenti sulla nostra libertà».

Se non l’avesse fatto, se non l’avesse accusata in quel modo, forse le cose sarebbero andate diversamente. Avrebbe potuto finirla lì, ma invece non le bastava. Forse, inconsciamente, Dentolina si stava punendo per essere venuta meno ai suoi principi da Guardiana.  «e…e quando…» si fece forza «quando hai capito di amare lei?»

«Toothiana, non credo che…»

«quando?!»

Seguirono degli istanti di silenzio.

«ho capito di amarla nel momento esatto in cui ho realmente rischiato di perderla, quando quel mostro del suo ex fece quel che ha fatto. Ma, prima che tra me e te finisse, non ho avuto rapporti intimi con lei, né abbiamo mai parlato di una possibile relazione. E ora dimmi che hai finito con le domande da masochista, perché in caso contrario potrei mettermi a sbattere la testa contro la parete» aggiunse seccamente.

La Guardiana, senza più guardarlo, si allontanò da lui tornando a sedersi contro la parete opposta.

«non riuscirete comunque ad ottenere quello che volete. Mi avete colta di sorpresa, non sono riuscita a reagire in modo efficace, ma con gli altri non sarà così. Appena sapranno cos’è accaduto vi fermeranno, ed io non rimarrò qui per molto tempo».

Sì, sempre se, presi com’erano da nervosismo, preoccupazioni varie e problemi, si fossero accorti che le era successo qualcosa. Avevano litigato di brutto soltanto poco prima, nonostante le sembrasse passata un’eternità.

«lo so. Vorrà dire che invece di due ore -circa- ce ne metteremo quattro o cinque per volta» effettivamente il pensiero di Punjam Hy Loo presa in meno di due ore faceva ridere. Ricordava una Dentolina in grado di difendere meglio ciò che le apparteneva…ma, considerando il modo in cui anche Pitch era entrato nel palazzo giusto pochi mesi prima, forse ricordava male! «ora me e vado. Prega che ce la sbrighiamo in fretta, così la tua permanenza qui sarà meno lunga» si avvicinò di più all’uscita.

«…le fatine...» mormorò Dentolina «loro…»

«qualcuna bruciacchiata, qualcuna infreddolita, qualcuna intontita, ma alla fin fine stanno bene. Oh, e naturalmente continueranno a fare il loro lavoro: non sia mai che ti tolga bambini disposti a credere in te. Non ci aiuteranno, ma le ho convinte a stare tranquille».

Nello specifico, aveva detto loro di aver lanciato un incantesimo per il quale, se in quei giorni avessero fatto qualsiasi cosa diversa dal prendere denti/depositarli/ripartire/riposare, Dentolina sarebbe automaticamente morta tra atroci dolori. Ovviamente non era vero, un incantesimo simile non esisteva, ma le povere fatine non lo sapevano, per cui si erano rassegnate a sottomettersi senza ulteriori proteste.

«non pensare che tutto questo mi piaccia, per ovvie ragioni…ma ammetto di trovare molto ironico rinchiuderti qui, dove tu avevi rinchiuso me. Addio».

«aspetta, non anda-»

Inutile dire che Dentolina venne bellamente ignorata. Atticus uscì dalla cella, ascoltando lo sbuffo della parete di pietra traforata che, spostandosi, intrappolò la sua ex compagna finendo praticamente per murarla viva in quell’anfratto poco illuminato.

“meno due!  Ne restano altri tre, e non credo che a Mila piaccia molto l’idea di partire alla volta del Polo Nord solo domani a mezzogiorno, ma è stata una giornata lunga: è ragionevole che noi ed i nostri amici riposiamo prima del prossimo assalto…” pensò, percorrendo qualche passo nel corridoio “sì, direi che come scusa per rimanere qui fosse abbastanza valida”.

Guardò verso il basso. Gli tremavano leggermente le mani e, no, anche se non era stata una conversazione facile Dentolina ed il legame che aveva con lei non c’entrava nulla.

Raggiunse la sporgenza che aveva utilizzato come appendiabiti di fortuna, recuperando una splendida giacca verde scuro, decorata con magnifici ricami dorati sulle maniche e sul davanti. Era quella delle grandi occasioni, che aveva indossato solo due volte quando ancora era un re, e che aveva avuto il buongusto di togliersi nell’andare a salutare la povera fata sconfitta. La indossò con più lentezza di quanto avrebbe voluto.

“mi sto vestendo a festa per quella che potrebbe essere o la serata migliore mai vissuta, o quella in cui manderò tutto a puttane. A volte detesto la mia fissa da ‘o in grande, o niente’. A volte mi detesto e basta”.

Con un sospiro ed un’ulteriore preghiera che tutto andasse per il verso giusto, l’alato scomparve dalle segrete, raggiungendo un immenso atrio che diverse persone stavano aiutando a rimettere a posto e…

«…ma che accidenti stai facendo?! Mi era sembrato di aver detto che i fiori dovevano essere dorati, bordeaux e bianchi! Spiegami cosa c’entrano quell’azzurro, quel giallo, quell’arancione, quel rosa ed il resto!»

«chiedo perdono, Persefone, mi sa che mi sono lasciato trascinare!»

Decisamente, visto che grazie a Spring le pareti dell’atrio erano state invase di fiori multicolori non richiesti. Non che ad Atticus al momento importasse alcunché dei fiori, di Apollo che “complottava” con Bragi di Asgard, Sandelle e le Muse, di Bacco che era impegnato a procacciare da bere, e nemmeno di Afrodite ed Iside che correvano da una parte all’altra dando ordini ed indicazioni varie…

«qualcuno qui pare nervoso!» venne quasi spinto a terra dall’amichevole pacca sulla spalla che gli venne assestata da Thor «non temere, amico! Che se anche le cose non dovessero andare per il verso giusto rimarrebbe sempre la vittoria appena ottenuta, per cui festeggiare!»

Se quel che voleva era calmarlo, Thor lo stava facendo nel modo sbagliato. Atticus osservò Seth far librare in aria miriadi di fuocherelli dai colori che Iside gli aveva appena chiesto, mentre Ercole si divertiva a trovare e spostare una moltitudine di pesanti tavoli e sedie. Kukulkán, Enlil ed Eolo, dal canto loro, stavano decidendo che tipo di brezze far soffiare, e di che verso.

Ed in tutto ciò, nessuno che si accorgesse dei pochi, piccolissimi Incubi acquattati negli angoli bui a spiarli.

«già. Giusto».

«se invece ti preoccupa altro, tipo qualche sorpresina dal resto dei nostri nemici, c’è Ares che si sta organizzando. Lui, Horo, Ull, Vili ed altri avevano pensato di mettere su una barriera magica così da fare baldoria indisturbati, quando inizierà la festa!»

Atticus annuì. «hanno avuto una bella idea».

«poi domattina possiamo anche toglierla, a meno che i dieci che resteranno qui non pensino sia meglio di no, ma intanto saremo difesi meglio quando la maggior parte di noi sarà sbronza» scrollò le spalle «c’è tempo per la guerra e tempo per i festeggiamenti! Che diamine, non vedo l’ora di avere un boccale di birra in mano!»

«hai la mia massima comprensione, peccato che sia il caso che almeno io resti lucido. Che devo dirti, bevi anche per me!»

Una piccola figura avvolta in un vestitino bordeaux si avvicinò saltellando. «tra un peu abbiamo finito, come stabilito!» Sandelle aveva piagnucolato fino a circa mezz’ora prima, eppure al momento aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro, come se nella sua testa la guerra ed il furto di potere a Dentolina fossero stati messi da parte per qualcosa di più importante…o che semplicemente le piaceva di più «come stai?»

«sto bene. Sto benissimo» le sorrise «non preoccuparti, Sandelle».

«sicuro?»

«» ribadì lui «tranquilla».

«quand arriveranno le altre con Cecilia?»

«se tutto continua ad andare come deve andare, circa dieci minuti dopo che sarà tutto pronto».

“sempre che riescano a farla venire qui…”

Non avrebbe avuto quel timore, se tutti loro non l’avessero rimproverata in precedenza, ma come evitarlo?

“Mila non è una bambina che tiene il muso se rimproverata, specialmente se chi lo fa ha buone ragioni” si rassicurò  “e, considerando quel che è successo, ne avevamo eccome”.

E lei, in ogni caso, pur avendo magari poca voglia di festeggiare, non aveva la disperazione di una fata rinchiusa da ignorare.

«mais oui…» Sandelle gli prese le mani «andrà tutto très bien. Anche se sono ancora sconvolta!»

“eri l’unica, Ljuba e Galaxia non hanno fatto un plissé quando gliel’ho detto”. «vada come vada però domani torniamo a fare quel che dobbiamo fare. Cerco di concludere in bellezza una giornata lunga, ma la guerra è ancora in corso».

Sandelle lasciò la presa. «non me lo ricordare».

Si allontanò tornando da Apollo e compagnia che, assieme a lei, avrebbero costituito coro ed orchestra, cercando di scacciare dalla mente le immagini di Jack ferito, di Dentolina ferita, di Jack impazzito, di Dentolina rinchiusa proprio in quel palazzo dove lui…

Si lasciò sfuggire una leggerissima smorfia. Sapeva che il suo “fratello” alato non stava facendo tutto ciò per sfregio a Dentolina: a lui, della fata, una volta sconfitta ed imprigionata non avrebbe potuto importare di meno. Era semplicemente perché si trovavano lì, lui voleva agire subito, ed indi tutto andava organizzato in fretta a Punjam Hy Loo…

Da un lato era contenta di quel che, sperava, sarebbe successo a minuti; dall’altro, invece, trovava che la location rendesse tutto un po’squallido.

Ma quella, ovviamente, era un’opinione che mai sarebbe uscita dalle sue labbra dorate.

 

 

La parte buona di essere Cecilia Del Sol era la facilità con cui era in grado di defilarsi.

Non era mai stata in grado di spiegarsi come fosse possibile che gli altri, se lei voleva così, riuscissero a notare la sua presenza solo alla seconda o terza occhiata…e sì che una donna come lei non era precisamente del tipo che passava inosservato: ne era consapevole, esattamente com’era consapevole di avere sbagliato, prima. Sfidare Dentolina in quel modo…ma che accidenti aveva fatto?!

A mente fredda si rendeva conto di quanto fossero state egoistiche le sue azioni -ed egocentriche, come se l’esito di quella battaglia avesse per forza dovuto essere tutto sulle sue spalle-, rischiare in quel modo soltanto per dimostrare a se stessa di “valere”, sapendo benissimo che c’erano delle persone che tenevano a lei e che avrebbero sofferto, e sofferto sul serio, altro che “pianto un po’ e poi tutto ok”. Per non parlare del malessere fisico che le sue azioni avevano causato ad Atticus, nonostante effettivamente una cosa del genere fosse stata messa in conto fin dall’inizio: Dentolina non poteva certo essere battuta lanciandole caramelle, no?

A volte pensava di aver preso da Pitch molto più di quanto solitamente credesse: lanciarsi in battaglia da solo in una dimostrazione di forza era qualcosa che lui avrebbe potuto fare tranquillamente, senza curarsi troppo di altro che non fossero i suoi desideri del momento.

Ma lei non era Pitch e, a parte il resto degli abitanti di Conca De El Sol, lei e gli altri quattro non erano solo un gruppetto di spiriti radunati per noia: erano una famiglia, con tutto ciò che comportava.

Non era sola. Non erano soli. Non avrebbe dovuto agire come se lo fosse stata.

Concentrandosi riusciva quasi a sentire il potere di Dentolina pulsarle nelle vene. Era risultata meno potente di quanto fosse il suo compagno -la sfera magenta durante il Furetur non aveva raggiunto pari diametro- ma grazie a quella nuova “iniezione” tutti loro adesso potevano lanciare senza l’ausilio di nessuno incantesimi piuttosto potenti, ed erano in grado di volare…

 

“ma sei demente o cosa?! Sfidare Dentolina in aria! Sarebbe come sfidare Sandman nel deserto!!!”

“veramente a me non risulta que la sabbia de el deserto possa avvantaggiarlo, Laxie!“

“qui della sabbia del deserto non importa niente a nessuno. Sta di fatto che tu, Cecilia, hai fatto un errore immane che avrebbe potuto costarti la vita, e senza avere alcun motivo anche solo per pensare di dover fare una cosa come quella. Shostakovich! Credevo che avremmo dovuto temere solo le azioni inconsulte di Sandelle, ma a quanto pare sbagliavo!”

 

E, per come la pensava, stavano soltanto perdendo tempo. Gli altri avevano voluto per forza una pausa fino a mezzogiorno della giornata successiva, ma lei la trovava completamente inutile. Aveva iniziato a pensare che la facessero per colpa sua, nel tentativo di ridurre il rischio che facesse altre idiozie come quella, senza rendersi conto che era come mettere una leonessa nervosa in gabbia: guai a coloro che sarebbero stati presenti nel momento in cui fosse uscita!

 

je ne fais pas ‘azioni inconsulte’! Ici quella che le fa è lei!!!”

escucha me, sono viva, l’ho battuta, abbiamo vinto esta battaglia y juro que non farò più niente del genere, ma ora basta, la state facendo troppo lunga!”

“…avrei potuto perderti”.

“…”

 

«tutti potremmo perdere tutti, pendejo!» borbottò la donna tra sé e sé, una volta raggiunta una terrazza immersa nel buio, dicendo quel che non le era riuscito di dire prima «siamo en guerra!»

Avrebbe potuto finire tutto bene, ma c’era anche la possibilità che così non fosse. Non era detto che, invece di uccidere Manny e l’Uomo Nero, alla fine di tutto non sarebbero stati lei ed il suo gruppo ad essere uccisi da essi.

Uccisi senza aver fatto tutto quel che si erano ripromessi di fare…senza aver detto tutto quel che si erano ripromessi di dire.

 

“…avrei potuto perderti”.

 

Lei ed Atticus erano andati piuttosto d’accordo fin da quando si erano conosciuti, ed in pochi anni si erano legati molto -fin troppo, per i gusti dei rispettivi ex- arrivando a provare profondissima stima e rispetto reciproco; da dopo la rivolta che aveva cambiato radicalmente le vite di tutti erano diventati l’uno il maggiore confidente dell’altra, tanto da rendere difficile immaginare un’esistenza in cui l’altro/a non era presente per condividere…beh, praticamente tutto, pur non togliendosi spazio, e si davano vicendevolmente sostegno incondizionato.

Oh, e condividevano anche il letto.

Galaxia e compagnia blateravano, ma non c’era niente che suggerisse che Atticus potesse volere qualcosa in più di quanto avessero già -tra tutti e due erano ciechi al punto da non capire che l’unica cosa che mancava in tutto ciò era semplicemente dire “ehi, cretino/a, ammettiamo di essere innamorati e facciamola finita”!- e in ogni caso quello non era il momento giusto per tirare fuori l’argomento.

“dopo la guerra, se ci arriviamo tutti e due. A quel punto…magari potrei…”

Scosse bruscamente il capo. “Potrei” cosa? Rischiare di mandare a puttane un rapporto di profondissima amicizia con risvolti carnali che filava a meraviglia esattamente com’era?

Dirgli che si era innamorata di lui due secoli prima, il giorno in cui Atticus si era vestito e truccato da nobildonna inglese pur di fare pace con lei dopo una discussione di cui Cecilia non ricordava nemmeno l’origine, sarebbe stato estremamente stupido da parte sua. Una follia peggiore della sua sfida a Dentolina.

 

“…avrei potuto perderti”.

 

Non era la prima volta che glielo sentiva dire. La prima era stata quattro secoli fa quando, dopo tre giorni di cure al Polo Nord, era stata costretta a darsi alla fuga.

Considerata la facilità con cui Pitch l’aveva trovata, ed era entrato nella sua stanza, aveva capito che i sistemi di protezione dei regni dei Guardiani facevano veramente pena; aveva creduto di essere al sicuro, ma si era sbagliata. Di posto perfettamente al sicuro dalla minaccia Pitch Black ce n’era uno solo: una stanza segreta nel palazzo di Dentolina, creata da Atticus nei giorni in cui aveva fatto pratica di incantesimi uguali a quelli grazie a cui avevano costruito Conca De El Sol, e della quale nessuno a parte loro due conosceva l’esistenza.

Avrebbe preferito andare lì immediatamente ma, nelle condizioni in cui si era venuta a trovare, si era resa conto di necessitare di un tipo di struttura e di assistenza diverso, che non avrebbe potuto ricevere altrove se non al Polo Nord. Era una fortuna che fosse riuscita a mantenere un minimo di lucidità anche dopo essere stata quasi ammazzata di botte.

Ricordò il momento in cui era comparsa in quella stanza, e lui era lì. Ricordò lo shock e l’orrore del suo sguardo nel vederla ridotta in quel modo -e stava già meglio!-perché Dentolina non gli aveva ancora fatto arrivare la notizia. Ricordò come aveva identificato il colpevole di quello sfacelo soltanto dandole un’occhiata, e vedendo quanto era distrutta.

E ricordò il leggero bacio sulle labbra, che era stato breve ed inatteso per entrambi, che le aveva dato dopo quelle tre parole. Un’azione senza senso, che lei ai tempi aveva classificato come un “sono felice che tu sia viva” manifestato in modo un po’ eccessivo, senza dargli importanza: Atticus era semplicemente fatto così, se voleva esprimere qualcosa di più “profondo” doveva lasciare il segno…ed era precisamente quanto aveva detto a Galaxia a mo’ di spiegazione quando lei, una volta fuggiti e creata Conca De El Sol, aveva preso da parte lei ed Atticus ed aveva rivelato loro di avere assistito alla scena.

Ecco perché solevano dire, o almeno pensare, che Galaxia era più affidabile di quanto si credesse: il giorno della fuga di Cecilia, andandole dietro, aveva trovato lei ed Atticus in quella stanza che non aveva mai visitato; tuttavia, avendo concluso che Cecilia fosse “fin troppo al sicuro” -come aveva detto a Frost durante il racconto- se n’era andata immediatamente senza impicciarsi e senza dire a nessuno nulla di ciò che aveva visto e sentito, neppure a Ljuba.

«non credo che sia il caso di fare l’asociale proprio stasera».

Sì, Cecilia poteva defilarsi, ma non da chi aveva un cristallo come il suo. Si strinse nello scialle di pizzo nero, continuando ad osservare l’ambiente esterno. «non mi va de sentire altre prediche, ho capito de aver fatto un mucchio de errori, y sai como la penso su esta pausa, Ljuba. A quest’ora dovremmo essere al Polo Nord» solo a quel punto si decise ad osservare la sua interlocutrice «non aqui a…bel vestito. Festeggiate en grande» commentò, indicando il lungo tubino bordeaux con scollo all’americana indossato dalla russa.

«“festeggiamo”: tu adesso vieni con me, ti cambi, ti sistemi i capelli, ti trucchi e poi andiamo…njet! Non hai facoltà di dire di no».

«es una stupidaggine, festeggiamo quando avremo staccato la cabeza a chi di dovere, non adesso!»

«stupidaggine o meno, si è deciso così. Rispetta i piani concordati, stavolta».

«per quanto me lo farete pesare?»

La russa le posò le mani sulle spalle. «fino a quando non ci passerà del tutto la paura».

«non parlare de paura, gracias, fa il paio col dire il “suo” nome» sbuffò «ho siempre l’impressione che pronunciandolo me lo troverei davanti, capisci? Como ad evocare un demone. Non vedo l’ora de riempire de buchi quella sua testa vuota, asì da starmene in pace».

«otlichno, ottimi propositi, ma adesso vieni con me».

Prima che Cecilia avesse il tempo di dire “a”, Ljuba sparì e ricomparve con lei in una camera da letto che perlomeno non era quella della padrona di casa.

«alla buon’ora, iniziavo a temere che l’eye liner in gel si sarebbe seccato prima che riuscissi a portarla qui» sbottò subito Galaxia.

«ho detto que non ho voglia di-»

«giù! A sedere!» il coniglio agguantò letteralmente Cecilia facendola mettere a sedere sul bordo esterno del letto «ho delle occhiaie da correggere, non c’è tempo per i bla bla…»

«…porque hai addosso un abito? Bordeaux, poi, anche tu! Vi siete messe d’accordo?»

«il bordeaux ci piace».

«è una festa un po’più elegante» tagliò corto Ljuba «a proposito, devi scegliere il vestito».

La gitana aveva una mezza voglia di mettersi ad inveire contro il mondo intero per quei tartassamenti, ma riconoscendo di avere di che farsi perdonare decise di assecondarle ed accontentarle, lasciando che l’aiutassero a prepararsi -ma perché poi?- per andare a quella benedetta festa. E comunque i vestiti non erano male. «bello ma no» disse, scartando immediatamente un abito lungo leggero in chiffon oro pallido, mentre Laxie faceva scomparire le occhiaie dal suo viso.

«questo?»

Lungo, oro pallido, in seta, con decorazioni in oro sul fondo. «no, ma va già meglio».

«ora faccio le labbra, non parlare, o finirò a farti la bocca da pagliaccio» la avvisò Galaxia.

«questo?»

Lungo, a sirena, ricoperto di cristalli dorati. L’oro era diventato il suo colore preferito circa quattrocento anni prima, e contemporaneamente aveva abbandonato lo stile sobrio, elegante e nero che l’aveva contraddistinta a favore di uno che, a seconda delle occasioni, fosse vistoso, estremamente sensuale, o…“ridotto” come i pantaloncini e la canottiera che indossava a Conca De El Sol! Tuttavia quello che fece con la mano fu un gesto da “così così”.

Ljuba alzò gli occhi al cielo. Aveva lasciato quel vestito per ultimo, sperando di non doverglielo mostrare, perché effettivamente era abbastanza inappropriato per l’occasione e, conoscendo Cecilia, sapeva che una volta visto quello non ci sarebbe stato verso di fargliene indossare altri, ma in fin dei conti era la “sua” festa. Per cui le mostrò un abito color oro, lucido, monospalla, dalla fattura estremamente particolare, con decori dorati su parte della scollatura e che avrebbero aderito come una seconda pelle alla gamba destra, lasciata scoperta da uno spacco a dir poco vertiginoso.

Cecilia fece cenno a Galaxia di fermarsi un attimo, fissando l’abito.

«mio. È mio. O questo o nada, non sento ragioni!»

«e figurati!»

«adesso zitta però» Galaxia sembrava particolarmente brusca ma era solo il suo modo per non mostrare a nessuno la speranza, la gioia e…sì, anche la punta di apprensione che provava, auspicando che andasse tutto bene.

Le erano metaforicamente cascate le orecchie quando Atticus, prima, aveva chiamato a raccolta lei, Ljuba e Sandelle ed aveva detto…quel che aveva detto, chiedendo loro una mano; questo non perché Galaxia fosse sorpresa di un simile epilogo, quanto piuttosto che vi si giungesse solo a quel punto! Della serie “ma pensarci prima no, eh?”

Occhieggiò un istante il vestito dorato. Con uno spacco simile, l’intimo era qualcosa da dimenticarsi. Non che a Cecilia sarebbe servito granché, a dire il vero, a meno che fosse andato tutto a catafascio…

 

 

** circa mezz’ora dopo **

 

 

Esseri immortali radunati in un gigantesco atrio decorato, seduti, divisi in due gruppi grandi ed uno più piccolo, posizionato dietro ad un uomo alato che attendeva lì in piedi, da solo: ecco la scena che i piccoli Incubi stavano registrando, avendo cura di rimanere ben nascosti, data la consapevolezza che farsi vedere avrebbe significato morte certa, oltre che il fallimento della loro missione di spionaggio.

Videro le ali dell’uomo dai capelli color sabbia fremere leggermente. Chissà cosa stava pensando…

“ci siamo. Dicono che la fortuna aiuta gli audaci, spero solo che sia vero, e che lei non mi prenda a botte per aver organizzato tutta questa cosa. Spero anche che non vada a finire troppo male nel caso…no, basta, non intendo portarmi sfortuna da solo”.

Due minuti di ritardo. Ci poteva stare.

“fa’ che l’abbiano convinta…poi il resto sta a me, ma intanto fa’ che l’abbiano convinta…”

Vide la marmotta lisciarsi la tonaca e la pianeta da parroco finemente ricamata. Era assurdo pensare che avesse preso per corrispondenza la licenza a celebrare matrimoni,  eppure…!

Si voltò nel momento in cui sentì le persone iniziare mormorii e borbottii che sembravano piuttosto allegri, nonché il rumore che fecero nell’alzarsi, lasciando scorrere lo sguardo fino alla fine del “corridoio” che la divisione in due gruppi aveva lasciato libero.

Dimenticò quasi del tutto il malessere ancora latente, e sorrise. Non solo Galaxia e Ljuba avevano convinto Mila a venire lì, ma erano riuscite anche a “sistemarla” a dovere -non che ne avesse bisogno- e con quel vestito…per essere l’ex Regina degli Incubi, era una visione da sogno!

Un po’ inappropriato, forse, ma da sogno lo stesso: poteva permetterselo, ed era molto “da lei”. A stonare in tutto quel bel quadretto, tra brezze leggermente profumate e l’orchestra/coro improvvisato che aveva iniziato a suonare piano, era soltanto l’espressione perplessa di Cecilia.

“ok, soy ufficialmente confusa, cosa sta succedendo?”

A dire il vero sembrava tutto abbastanza chiaro: c’erano decorazioni, coro, Atticus in veste da grandi occasioni, Ljuba, Laxie e pure Sandelle vestite tutte dello stesso colore da brave damigelle, tutta quella manfrina dei preparativi…

“Dentolina mi ha uccisa y esto es l’ultimo sogno prima dell’oblio completo”.

La marmotta vestita da prete avvalorava quell’ultima teoria.

Troppo allibita per reagire in qualsiasi modo, lasciò che Ljuba e Galaxia la accompagnassero fino a raggiungere Atticus, che sembrava incapace di tenere ferme le ali da tanto che era agitato, e si sentì sbilanciata nel momento in cui le sue amiche la lasciarono lì, davanti a lui.

«potrei chiederti que esta succedendo, ma se non sto prendendo una cantonata…direi…»

Ammutolì quando lui si mise in ginocchio.

Era assurdo.

Impossibile.

Del tutto inaspettato.

Erano amici…solo amici

Magari voleva chiederle di preparargli una torta, e se si era messo in ginocchio era solo per assicurarsi che lo facesse.

«lo sai che sono uno che fa le cose in grande. Magari avresti preferito che te lo chiedessi in modo più discreto, magari in un altro luogo, in un altro momento, o forse avresti preferito che non te lo chiedessi e basta, questo non so e…d’accordo, è ufficiale, se Galaxia mi chiama Atticus Bla Bla ha solo ragione» sospirò, e molti dei presenti si fecero una risata «cercherò di andare dritto al punto» le prese le mani «ci conosciamo da quasi cinque secoli. E sono innamorato di te da quattro».

“…come, prego?..” pensò Cecilia, scioccata.

Lui non voleva niente da lei…aveva sempre pensato questo…ma allora si era sbagliata veramente fino a quel punto?

 Se le cose stavano come diceva, come aveva potuto non capirlo? Era forse troppo presa a maledire e detestare il suo ex per accorgersene, per essere rimasta così cieca?

«ho capito di esserlo la prima volta in cui ho rischiato di perderti davvero. Avrei voluto dirtelo prima, ma temevo di rovinare quel che c’era tra me e te. Se hai voglia di prendermi a botte per averci messo tanto ti capisco, ce l’ho anche io per essermi ridotto a chiedertelo adesso che siamo in guerra. Avevo pensato di farlo una volta che avessimo vinto, ma mi sono reso conto che, indipendentemente dall’esito, non era detto che ne avrei avuto la possibilità. Quindi, ecco…anche se il momento è quello che è, saltiamo a piè pari il fidanzamento, tu non te l’aspettavi e tutto quanto, vorresti sposare qui ed ora questo idiota innamorato pazzo e privo di ogni  tempismo?...per favore?...»

Silenzio.

Atticus non era neppure in grado di decifrare l’espressione di Mila in quel frangente, ma desiderava ardentemente che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, perché quei maledetti decimi di secondo sembravano un’eternità.

«sei un idiota privo de tempismo, ma sì, voglio sposarti lo stesso».

Il boato di esultanza della folla gli arrivò ovattato, idem per il coro/orchestra, tutto ciò che sentiva era l’eco del “voglio sposarti”, e tutto ciò che vedeva era la singola lacrima di commozione sul volto di quella che, a breve, sarebbe diventata sua moglie…

«ora rialzati però!»

Ah. Giusto.

Si rialzò, e fu lei a rassettargli la giacca, dopo essersi velocemente asciugata la lacrima. «y esta da dove salta fuori?»

«da un armadio. È incredibile che tu mi abbia detto di sì, iniziavo a temere che mi avresti mandato al diavolo».

«no, yo tambien a volte ho pensato di chiedertelo, solo que temevo…lo que temevi tu! Rovinare il rapporto» gli sorrise «siamo dos perfetti idioti que convolano a nozze».

«aaaaaaheeeeeeeemmm!!!» la marmotta si schiarì la voce, trapanando i timpani a tutti quelli che erano più vicini, sposi inclusi, con una voce da tenore che nessuno si sarebbe mai aspettato «direi che possiamo cominciare!»

«momento-momento-momento!!!» gridò Persefone, irrompendo sulla scena con un bouquet in mano, che appioppò a Cecilia «ecco, adesso sì che si può cominciare».

«sempre in mezzo, come il giovedì» commentò Ade, da una delle prime file.

«taci, tu».

«…come stavamo dicendo, possiamo cominciare!» la marmotta si schiarì di nuovo la voce «siamo qui riuniti in questa splendida giornata…»

«ma veramente è sera» gli fece notare Tammuz, del pantheon babilonese.

«o senti, ma se hai tanto da ridire perché non li sposi tu?!!»

«dai, marmotta, nessuno ha davvero da ridire, scherzano soltanto» disse Atticus, cercando di tranquillizzare quello spirito dal temperamento infiammabile «continuiamo?»

Dopo un’ultima occhiataccia a Tammuz, la marmotta tornò a fare il suo dovere. «siamo qui riuniti per celebrare l’unione di due persone che a tutti noi sono estremamente care: Cecilia Del Sol ed Atticus Del Sol. Credo di parlare a nome di tutti i presenti nel confessarvi che c’era un giro di scommesse pazzesco su quando vi sareste decisi…»

«veramente?» Cecilia sollevò un sopracciglio.

«…e che ho vinto diverse migliaia di-»

«marmotta, taglia corto, che devo offrire da bere ai futuri sposi, e di quanto hai guadagnato non frega nulla a nessuno!» urlò Thor da fondo sala.

«ti ci metti anche tu?!! Volete decidervi a lasciarmi fare il mio lavoro in santa pace?! Chi è il parroco qui? IO!!!»

«avrebbe potuto sposarli chiunque di noi, ti hanno scelto giusto perché con quella cosa che hai preso via internet attualmente sei l’unico grazie al quale il matrimonio avrebbe valore legale» gli fece notare Zeus. Gli occhi della marmotta avevano assunto un inquietante colore rossastro, e stava iniziando ad aumentare di dimensioni, ma…

«su, tranquillo, va bene così, non incasinare il matrimonio!» intervenne Galaxia «nessuno pensa male di te, sposali, che poi ci prendiamo un drink».

«ma l’hai sentito quello che ha detto!!!»

«e tu ignoralo! E smetti di crescere, che se ti si strappasse la tonaca poi dovremmo trovartene un’altra e perderemmo un mucchio di tempo…»

Ljuba alzò gli occhi al cielo, chiedendosi se fosse più un matrimonio o una commedia, non per il sentimento che legava i due sposi, ma per tutto il contorno!

«marmotta, ti vogliamo bene!» flautò Afrodite «fai il bravo, non diventare uno spirito peloso gigante ricolmo di follia omicida, risparmialo per quando servirà: in battaglia, non durante un matrimonio».

«e chi si azzarderà ad interromperlo un'altra volta non avrà niente da bere» puntualizzò Arianna, riuscendo così a zittire tutti quanti.

«…ok. Riprendiamo. Giurate di esservi fedeli?» procedette dunque la marmotta, rivolta ai due in procinto di sposarsi «di continuare ad amarvi, onorarvi, rispettarvi come avete fatto fino ad ora ed anche di più, da qui all’eternità?»

Ljuba e Galaxia si avvicinarono, portando loro delle sottili fedi dorate poggiate su un morbido cuscinetto di raso bianco.

«lo giuro» disse con sicurezza Atticus, prendendo quella destinata a Cecilia ed infilandogliela all’anulare.

«lo juro» asserì l’altra, con pari convinzione, imitandolo.

Furono sempre le damigelle a posare due corone di fiori bianchi sulle teste dei due sposi, che se le scambiarono, similmente a come accadeva nei matrimoni con rito ortodosso.

«siete ufficialmente incoronati marito e moglie: ciò che la marmotta ha unito, mortali ed immortali non osino separare! Baciatevi, amatevi e soprattutto postate le foto su Facebook!»

Sì, come se in un momento simile i due pensassero a Facebook!

Si scambiarono finalmente il loro primo bacio da marito e moglie, a coronamento di un matrimonio inaspettato contratto in un momento poco adatto, ma di cui tutti erano comunque contenti. Vennero accolti e stritolati dagli abbracci dei loro amici, mentre Ares ed il gruppetto che aveva raccolto si allontanarono per erigere la barriera magica come avevano pianificato. E non videro gli Incubi schizzare via appena prima che questa si chiudesse sopra a Punjam Hy Loo.

Erano Incubi piccoli, ma più deboli e lenti proprio perché creati non da molto tempo, e ci sarebbe voluta qualche ora perché si riunissero agli altri che Pitch aveva mandato a tenere d’occhio i Guardiani che rimanevano, volendo sapere in anticipo se questi iniziavano ad avere qualche sospetto sul suo nascondiglio…ma alla fine avrebbero riferito tutto al loro padrone.

E difficilmente Pitch Black avrebbe gradito quel matrimonio!

---

Alzi la mano chi di voi si aspettava che si sposassero proprio in questo capitolo!...*non vede mani alzate* nessuno? Molto bene, allora è stata una cosa improvvisa per tutti, non solo per loro due.
Ora alzi la mano chi vorrebbe essere una mosca sulla parete quando Pitch riceverà una simile doccia fredda! *vede diverse mani alzate* molto bene, verrete accontentati nel prossimo capitolo, quando arriverà. Questo è un periodo un po'...strano per la mia ispirazione, quindi me la prenderò con più calma.
Vi lascio l'immagine del vestito di Cecilia:  
http://i00.i.aliimg.com/wsphoto/v0/1437698210/Wholesale-One-shoulder-font-b-Gold-b-font-font-b-Pageant-b-font-font-b-Gown.jpg
Quando l'ho visto ho fatto una faccia tipo questa   :-O
Direi che sia tutto. Grazie a chi ha letto e/o recensito il capitolo precedente!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Dentolina non era stata la sola ad essere stata colta di sorpresa, a quanto sembrava: sul volto dell’Uomo nella Luna, ergo Manny, ergo Tsar Lunar ultimo della regale famiglia Lunanoff, non era difficile notare un’espressione allarmata.

“non era così che doveva andare. Non era questo che io avevo previsto”.

I suoi doni a quelli che erano tra gli esseri più potenti sulla Terra erano riusciti a stupirlo di nuovo e, ancora una volta, non lo avevano fatto in bene.

Si passò ambo le piccole mani sul volto.

Non era stato con bieche intenzioni che lui aveva creato Atticus, Galaxia, Ljuba, Sandelle e Millaray. Nei primi quattro casi, aveva semplicemente pensato che i suoi fidi alleati meritassero un regalo da parte sua per i meriti del loro lavoro, e cosa meglio di un partner perfetto a cui dare -e da cui ricevere- amore? Quale miglior modo di rendere felici delle persone se non facendo trovare loro l’anima gemella, aveva pensato?

Ed era un discorso che, nella sua ottica, avrebbe dovuto applicarsi sia ai Guardiani che alle suddette anime gemelle. Avrebbero dovuto essere tutti quanti felici e contenti, visto che erano gli uni perfetti per gli altri.

Nell’ultimo caso, invece, il ragionamento che aveva fatto era stato leggermente diverso.

Pitch Black non aveva certo “meriti speciali” per i quali essere ricompensato: sulla lista delle atrocità che aveva commesso c’era lo sterminio dei Pooka, l’uccisione di svariate persone e la trasformazione in Fearlings di migliaia di bambini che, un tempo, aveva contribuito a proteggere…e, non ultima, l’uccisione di Tsar Lunar XI e Tsarina Lunanoff, ossia i genitori di Manny stesso.

Forse avrebbe dovuto avercela a morte con l’Uomo Nero per questi motivi, tuttavia l’Uomo nella Luna era in grado di riconoscere come tale un uomo che aveva perso tutto. Anzi, a dir la verità Pitch Black era solo l’ombra del suddetto uomo. Kozmotis Pitchiner, Lord Alto Generale Delle Galassie, aveva dapprima perduto la propria famiglia nel servire la patria, e in seguito, a causa di un subdolo stratagemma dei nemici che lui stesso aveva rinchiuso, aveva perduto anche se stesso. Era diventato un essere consumato dalla rabbia e dal rancore, con ricordi che si facevano via via sempre più lontani e vaghi, dalla psiche malata…solo, e sofferente perché tale.

Tsar Lunar sapeva benissimo cosa significasse essere soli, essendo finito da piccolo sulla Luna, dov’era poi sempre vissuto. E Nightlight, la sua “guardia del corpo”, giocoforza per un bel pezzo non era stato di gran compagnia.

Per cui aveva, infine, creato una compagna perfetta anche per l’assassino dei suoi genitori: non si aspettava certo che grazie a ciò Pitch cambiasse radicalmente, era impossibile, ma aveva sperato che avere a fianco qualcuno lenisse la sua sofferenza, migliorando la sua condizione…e di conseguenza anche quelle di tutti coloro che si sarebbero trovati ad avere a che fare con un Uomo Nero più sereno. Stavano tutti meglio quando erano felicemente innamorati, no?

Era un ottimo progetto sulla carta, una vera favola, un “per sempre felici e contenti” scritto in partenza.

Peccato che invece, all’atto pratico, si fosse rivelato un macello.

Aveva sbagliato, sbagliato!...ma come immaginare che tra il dono di Dentolina e quello di Pitch sarebbe potuto nascere quel che era nato, nonostante fossero stati creati appositamente per amare una persona specifica? Come immaginare che, dopo un secolo in cui l’Uomo Nero aveva servito e riverito Millaray, un giorno l’avrebbe presa a botte fin quasi ad ucciderla? Che i doni avessero fatto più “gruppo” di quanto avrebbero dovuto, finendo con lo schierarsi compatti dalla stessa parte? Come immaginare che poi anche Galaxia, Ljuba e Sandelle avrebbero davvero deciso di ignorare legami imposti e nostalgie, lasciando anche nei loro partners ferite ancora aperte?

Ed ecco il motivo per cui aveva avuto la brillante idea di creare Shu Yin: per dare al resto dei suoi simili un buon motivo per uscire fuori da ovunque si fossero nascosti -un’altra cosa di cui si stupiva ancora era che fossero riusciti a creare luoghi celati alla sua vista- per dare a Jack Frost una compagna perfetta per lui dopo trecento anni di solitudine -Dentolina, fino a quel momento, pur volendogli bene sotto sotto era ancora stata persa dietro Atticus, e Manny lo sapeva- e per dare ai Guardiani la possibilità di aggiustare le cose con i rispettivi ex.

Pitch era di nuovo un caso a parte, ovviamente: difficilmente l’Uomo nella Luna sarebbe riuscito ad esprimere in modo compiuto tutto il dispiacere che aveva provato per Millaray, perché quel che le era successo…non avrebbe dovuto succedere, ecco.

Così come non avrebbe dovuto succedere quel che era accaduto a Punjam Hy Loo, ed intendeva sia la guerra cui le sue creazioni avevano dato inizio, sia il matrimonio tra quei due.

Oh, e sarebbe stato molto meglio se non fossero stati presenti neppure quei giovanissimi Incubi! Per fortuna che l’Uomo Nero al momento era debole, ed impegnato a far stare tranquilla quella buona e dolce fanciulla di Shu Yin, altrimenti si sarebbe aggiunto un guaio ad un altro; invece, in quelle condizioni, almeno Pitch Black non avrebbe potuto fare troppi danni…e per fortuna! La guerra, Dentolina senza poteri ed imprigionata, ed il povero Jack Frost anch’egli privo di poteri nonché del senno, bastavano ed avanzavano.

«Nightlight! A me!»

Un giovane alto e dal fisico asciutto, che con quei capelli bianchi dall’assurdo ciuffo avrebbe potuto sembrare tranquillamente il fratello con gli occhi verdi di Jack Frost, apparve immediatamente nella stanza. «signore» lo salutò con un breve inchino, senza mai lasciare la presa sulla lancia, scura come l’armatura che indossava.

«le cose con i doni, purtroppo, mi sono sfuggite completamente di mano» ammise, lasciando da parte qualsiasi orgoglio «in questi quattro secoli non si sono limitati a nascondersi, ma hanno anche radunato un esercito».

Nightlight sollevò le sopracciglia candide, vagamente sorpreso. «un esercito, signore? Curioso che non ne fossimo a conoscenza».

«devono aver portato con loro tutti quegli immortali un po’per volta, nelle notti senza Luna, sapendo che non avrei potuto vederli» ipotizzò giustamente Manny «ora sono usciti allo scoperto e, se ora stanno attaccando i Guardiani, è solo per togliere un ostacolo dalla strada che, in qualche modo, li poterà quassù» disse, iniziando a camminare in circolo nella stanza dal pavimento metallico «loro mi odiano, Nightlight. Mi odiano per la maniera in cui li ho creati, e vogliono la mia testa, oltre a quella di Pitch Black».

«che se ne dimentichino pure, signore: non porteranno a termine tale scopo fin quando io avrò vita e, se avete delle istruzioni per me, non esiterò a portarle a compimento».

L’Uomo nella Luna annuì, già più rassicurato avendo ricevuto l’ennesima conferma di avere un guerriero leale al proprio fianco. «io contatterò i Guardiani che sono rimasti, così che sappiano cosa aspettarsi. Tu, invece, andrai a chiedere aiuto a…»

Già, a chi? La cosa avrebbe potuto rivelarsi problematica, considerando che molti degli esseri mistici schierati con i doni erano tanto forti che, un tempo, erano considerati delle divinità. Vero, al momento nessuno credeva più in loro e questo aveva tolto loro diversa potenza -Zeus non poteva più cambiare forma, per esempio, Bacco non poteva più trasformare le persone in delfini, e così via - ma restavano ugualmente problematici.

«…a tutti quelli che trovi» completò «il Leprecauno, la Befana, April ed Harlequin Saturnali» ossia il primo d’aprile e carnevale «Cupido, sirene, ninfe…Eve Hallows…» rappresentante Halloween «ed i vampiri, già che ci sei. Oh, e ovviamente anche Madre Natura. Chiunque trovi, Nightlight! Chiunque! E subito».

«sissignore» fu la semplice risposta dello spirito, che partì subito dopo.

“ho fatto bene a richiamarlo a me, alla fine. Ho fatto proprio bene” pensò Manny “come ho fatto più che bene a non crearmi un’anima gemella. Già così mi era sfuggito quel minuscolo particolare dell’esercito, figuriamoci se avessi avuto attorno un essere come i doni. Che piccoli ‘figli’ ingrati che sono. Ho dato loro la vita, ho fatto sì che, ognuno a suo modo, fossero tutti bellissimi, li ho consegnati a chi se ne sarebbe preso cura…eccezione a parte, ovviamente, e comunque è accaduto solo dopo un secolo…e mi ripagano in questo modo! Non li capisco proprio”.

E mentre Manny faceva tutte le sue belle elucubrazioni, Nightlight, con un sospiro, decise di togliersi subito il pensiero cominciando con uno dei tentativi di convincimento più difficili, recandosi direttamente nel regno di Madre Natura.

“non sono un gran conversatore, spero che non finisca con lo scagliarmi contro una tempesta. Ambasciator non porta pena, ma solo se si ha la fortuna di trovarla di umore decente!”

Madre Natura, ai tempi Emily Jane Pitchiner, non era esattamente la persona più affabile con cui si potesse avere a che fare, tanto per la dichiarata completa neutralità quanto perché aveva di suo un carattere imprevedibile ed un atteggiamento non sempre benevolo. Nonostante ciò, per fortuna, non era una completa svitata come suo padre…

«e-ehi!» esclamò Nightlight nel momento in cui una potente folata di vento che non riuscì in alcun modo a contrastare lo investì, trasportandolo in pochi istanti ad una grande distanza rispetto al posto dov’era sbucato; come se ciò non fosse bastato, ad un certo punto si sentì afferrare bruscamente da robusti tralci spuntati improvvisamente dalla terra, i quali, dopo averlo intrappolato in una salda stretta, si chinarono verso il basso esponendolo allo sguardo freddo della loro signora…

«non amo molto coloro che entrano nel mio regno senza essere invitati».

“oh, si direbbe che mi sia andata bene: è di buonumore!” pensò Nightlight. «questo lo so, ma non vengo per mio conto, e non mi sarei permesso di sconfinare se non si fosse trattato di qualcosa di serio».  

Nonostante il modo in cui i viticci si ritrassero improvvisamente, Nightlight cadde tranquillamente in piedi.

«se si tratta ancora una volta della lotta tra mio padre ed i Guardiani, puoi riferire al tuo signore che la mia opinione sul rimanere neutrale non è cambiata. Le loro…scaramucce…non sono cosa che mi riguardi. Credevo di essere stata chiara».

«siete stata chiarissima, mia signora, e infatti non si tratta di questo. Non so se sapete…cinque secoli fa, il mio signore creò dei doni che-»

«ne sono a conoscenza. “Doni” alquanto dannosi» commentò addirittura «arriva al punto».

«sono ricomparsi dopo quattrocento anni con un esercito di circa duecento immortali, costituito per la maggioranza da esseri che un tempo erano considerati divinità, hanno lanciato un primo attacco ai Guardiani…ed hanno vinto. Ma i loro veri obiettivi sono due persone in particolare: una è il mio signore. E l’altra…» non si sentì di completare la frase. Ma l’occhiata che lui e Madre Natura si scambiarono gli rivelò che non ce n’era bisogno, perché ci era tranquillamente arrivata da sola.

«che risolvano da soli i problemi che si sono creati» disse seccamente la donna, senza più guardare in faccia Nightlight «l’Uomo nella Luna ha dato vita a quegli esseri, se ora si sono ribellati contro di lui è un problema suo: non gli ho detto io di crearli. Per quanto riguarda mio padre, invece, non è cosa nuova che ogni giorno si aggiungano nomi alla lista di coloro che vogliono la sua testa…e, se suddetta lista è tanto lunga, forse dei motivi ci sono. Non credo di avere altro da aggiungere».

«quindi non dobbiamo aspettarci aiuti da parte vostra».

«assolutamente no. Ed ora ti invito a lasciare il mio regno».

Nightlight fece un breve inchino per poi volare via, lasciando Madre Natura sola con i pensieri riguardanti quelle ultime novità, le quali non le erano poi così indifferenti come il suo netto rifiuto di mettersi in mezzo lasciava supporre.

“sapevo che prima o poi quella donna si sarebbe fatta nuovamente viva per portare problemi” pensò, riferendosi a Millaray.

Madre Natura tendeva a stare molto sulle sue e a farsi i fatti propri ma, a volte, quando si degnava di lasciare il proprio regno, le capitava di imbattersi in cose che riuscivano ad incuriosirla…come il primo incontro di suo padre con quella donna, per esempio.

Lassù nel cielo, nascosta dietro una nuvola, aveva visto suo padre guardare Millaray e fare la faccia di chi era preda di un repentino rincitrullirsi, attonito come se si fosse trovato davanti chissà quale essere strano, invece di una normale donna con due gambe e due braccia. L’aveva visto, poi, tentare di riprendere compostezza, mostrarsi perfino guardingo…ma solo per poi vedere la sua diffidenza crollare rovinosamente nel momento in cui lei gli aveva detto di avere bisogno di lui, e che “non dovevano essere soli”.

Non le era piaciuto. Aveva sentito una rabbia antica pervaderla, nel vedere suo padre perso dietro quella donna dopo averla avuta sotto gli occhi neppure due minuti: davvero suo padre voleva rimpiazzare la moglie perduta, Lady Pitchiner, con una banalissima e disgustosa succuba?! Non gli era bastato cercare di rimpiazzare lei stessa con una ragazzina mortale qualunque?!

Aveva ripreso un minimo di contegno solo notando il colore dorato della Luna. Non ci aveva messo molto a fare due più due tra quello stranissimo fenomeno e la comparsa della succuba, illuminata dai raggi di Luna, davanti a suo padre. L’ultimo dei Lunanoff doveva avere un qualche piano, se aveva fatto una cosa del genere: motivo in più per non interferire, e costringersi a mandare giù un boccone amaro.

Per lungo tempo, in seguito, non le era capitato sotto gli occhi niente di che. Aveva solo visto che anche ai Guardiani erano arrivati dei “compagni perfetti” fatti della stessa pasta della succuba -non sapeva come fosse possibile, ma lei aveva visto in loro un “ché” identificativo che glielo aveva fatto capire subito- e, dell’unico uomo nel gruppo dei suddetti, aveva pensato “è bello, c’è poco da dire”.

Peccato che poi suddetto uomo -Atticus, se non ricordava male- si fosse infatuato della succuba di suo padre.

No, non era stata a spiare quelle persone in continuazione, come detto precedentemente Madre Natura era una che di solito si faceva i fatti propri ma, tutte le volte che l’intero gruppo le era capitato sotto gli occhi per un motivo o per un altro -spesso per sbaglio- pur dando giusto brevi occhiate non le era mai sfuggito il modo in cui l’alato cercava con Millaray un contatto particolare…ricambiato in tale ricerca, per giunta. Rimanere vicini, sfiorarsi, toccarsi per un motivo o per l’altro distrattamente ma quasi di continuo, sorridersi, scambiarsi occhiate complici che valevano più di mille parole…e, per quanto la riguardava, il culmine della questione “probabili-ma-diciamo-pure-sicure corna” era stato raggiunto circa ottant’anni dopo la creazione di quegli esseri.

Era accaduto in occasione di una festa del raccolto degli umani ai tempi piuttosto importante, cui aveva pensato bene di concedere almeno un’occhiata -in fin dei conti, in pratica, era lei che festeggiavano-, e chi aveva trovato a ballare in mezzo a contadini e plebaglia varia? Il Re alato e la Regina degli Incubi.

O Regina dei traditori, piuttosto.

Oltre ad aver dato a quella donna un posto che non le competeva, sembrava che suo padre fosse disposto a finire cornuto e contento, si era detta. Bella sostituta, complimenti, proprio il massimo!

Se negli anni non avesse visto Pitch assumere con Millaray atteggiamenti che le rievocavano ricordi lontanissimi dell’uomo che era stato un tempo, quando la loro famiglia non era ancora stata distrutta, se la sarebbe presa già un po’meno. Ma l’idea di vedere cancellata da un tradimento la fievolissima speranza -che non ammetteva neppure a se stessa- di vedere suo padre tornare quello di un tempo, o qualcosa che ci andasse molto vicino, era qualcosa che non riusciva a sopportare senza scatenare almeno una tempesta o due.  Della serie “non rovinare tutto rotolandoti nel fieno con quello sbagliato, brutta strega”.

Tuttora, però, non avrebbe saputo dire se la scena madre fosse stata quella di Pitch e Dentolina insieme a rintracciare ed osservare i due ballerini, con tanto di occhiata da “siamo nella stessa barca!”, o la discussione condita da minacce, da “stai lontano dalla mia donna”, da “sei un despota oppressivo” e quant’altro che c’era stata tra Pitch ed Atticus, il quale sembrava curarsi poco della presenza della propria, di donna!

E vent’anni dopo, venti lunghissimi anni dopo, il macello finale.

Non sapeva ancora perché suo padre avesse fatto quel che aveva fatto a Millaray, forse perché aveva aperto gli occhi -ovviamente ciò non lo giustificava- o forse era successo dell’altro di grave, ma sapeva che, da quel momento in poi, Pitch Black era precipitato di nuovo in fondo al baratro da cui, faticosamente, era risalito almeno di qualche metro.

Ed ora lei, il “rimpiazzo malfatto”, era tornata a fare danni. Almeno avesse avuto il buongusto di continuare a non farsi vedere, e invece no…!

basta. Ho detto che non voglio saperne nulla, quindi rimarrò fuori da questa storia. Il caso è chiuso” si disse “il ragionamento che ho fatto non era sbagliato: ad ognuno il suo. Neppure per me questo è un bel periodo, con gli umani che cestinano la natura in favore del cemento”.

Eppure non riusciva a mitigare la propria irrequietezza.

Non servì neppure passeggiare nel bosco cercando di svuotare la mente dai cattivi pensieri, né servì infoltire il summenzionato bosco di ulteriori alberi, o qualunque altra cosa tentasse: tutto ciò che le passava per la testa finiva col confluire in un unico punto, e quel punto, purtroppo, era suo padre.

Sospirò nervosamente nel momento in cui, alzando gli occhi al cielo, trovò il suddetto plumbeo. Alla faccia dell’indifferenza, era talmente inquieta da essere sul punto di scatenare una tempesta di neve senza volerlo davvero!

Si massaggiò le tempie. Doveva trovare una soluzione, un compromesso tra il non intervenire ed il sentirsi la coscienza a posto in qualunque modo fosse andata finire. Quelle persone, in fin dei conti, erano diverse dai Guardiani che, per quante batoste potessero dare a suo padre, non intendevano veramente ucciderlo…

“d’accordo…d’accordo” si arrese “trovo quel demente di mio padre, lo avviso del fatto che la sia vita sia realmente minacciata, specifico che nessuna delle parti otterrà il mio aiuto, e poi me ne vado. A quel punto avrò fatto quel che dovevo fare. Anzi, a dire il vero trovo che questo sia fin troppo” si alzò in volo “ma non intendo riempire il mio regno di neve, per cui…”

Non sapeva precisamente dove trovarlo ma, uscendo dal suo regno, decise di lasciarsi guidare dall’istinto, o dal richiamo del sangue, o quel che fosse. Non era qualcosa che funzionava sempre, ma a volte era accaduto che, volando per i fatti propri, nel finire col pensare a lui si fosse trovata, poi, a cambiare involontariamente direzione, finendo per trovarlo ed osservarlo in silenzio dal cielo.

Se solo avesse funzionato secoli addietro…se solo anche lui avesse sentito quel richiamo…

“California? Un’altra volta?

Aveva finito per spuntare proprio in California già qualche giorno prima, sopra ad un parco giochi, senza sapere bene perché; forse suo padre era lì, anche se lei in quel frangente non lo aveva visto…

“il panorama però è diverso”.

Infatti, se l’altra volta era comparsa vicino all’oceano, in questo caso stava volando sopra il Santa Monica Mountain. Nulla di male, visto che gli alberi avevano bisogno di una bella infoltita, e…

…E…

«forse dovresti prendere in considerazione l’idea di chiudere una volta per tutte il capitolo Millaray. Se la ami dovresti volere soltanto che lei sia felice e, una volta appurato questo, iniziare a guardare altrove».

«ma non lo capisci che lei stata creata per me, deve tornare a stare con me! Non con lui!!! Non può stare con lui, è sbagliato, è ingiusto, è… È MIA! MIA!!! Lui me l’ha portata via! Me l’ha rubata, e io non ho potuto fare niente, non ho potuto…» fece una pausa «avevo progettato tutto per il suo ritorno…avevo creduto che sarebbe andato tutto diversamente, Shu Yin. Che non sarei stato più solo».

L’Uomo Nero, inizialmente, parve non sapere come reagire all’abbraccio improvviso che gli diede la ragazza…

«guarda che non sei solo. Ci sono io, e non vado da nessuna parte».

…ma non ci mise molto a poggiare il volto contro la sua spalla, con gli occhi chiusi, in un atteggiamento che era tra un “grazie” ed un “ti prego, sostienimi, perché da solo non ce la faccio”. «ti voglio credere, principessa».

Madre Natura sentì i propri muscoli irrigidirsi involontariamente.

Aveva trovato chi cercava, ed era un bene.

Ma l’aveva trovato insieme ad una di quelli, e ciò non andava bene per niente. Non era riuscita a sentire proprio tutto-tutto quel che si erano detti, ma il linguaggio del corpo parlava chiaro.

Non ricordava di aver visto quella ragazza prima, ma non aveva dubbi sulla sua specie, a causa del “ché”. Sempre quel “ché” di…innaturale.

Artificioso.

Falso.

Quel breve luccichio soddisfatto che Madre Natura riuscì a vederle negli occhi però era vero, come quel leggerissimo sorriso, durato meno di un istante. E nessuno di questi due, a parer suo, diceva “ti voglio bene”. Quel che dicevano, a parer suo, era “è caduto nella mia tela”. Una trappola condita da simulato amor filiale, come sembrava rivelare quel “principessa”.

E, sì, Madre Natura ci aveva visto giusto in tutto e per tutto, perché le sue considerazioni erano molto vicine a quel che Shu Yin stava pensando.

“credo di aver raggiunto lo scopo. Ora non mi resta che trovare, o creare, l’occasione propizia per liberarmi e fargli pagare l’avermi rapita ed aver cercato di farmi precipitare in un incubo eterno”.

Shu Yin non poteva dire di stare bene, tutt’altro, e non poteva dire neppure di essere felice di sapere…quel che aveva saputo, ma l’aver raggiunto almeno quell’obiettivo era già qualcosa.

“se penso a come stavo stasera…”

 

 

** qualche ora prima **

 

 

«…Shu Yin! Dammi ascolto! E va bene: a mali estremi, estremi rimedi. Mi costringi a legarti!»

Era una fortuna che già prima avesse avvicinato a sé i lunghi e spessi nastri che, solitamente, avevano utilizzato per le tende. Le condizioni della ragazza erano peggiorate ulteriormente: se prima, in una scala da uno a dieci, il suo malessere era arrivato ad un picco di otto, quel che stava passando adesso era decisamente un nove e mezzo.

Sembrava essere riuscito a farla calmare, complice anche quel po’di cognac che le aveva dato, ma ad un certo punto non era stato più sufficiente, così come non lo erano stati i tentativi della ragazza di mantenere il controllo.

Pitch credeva che il peggio fosse già passato, ma si era sbagliato di grosso, dato che  al momento gli sembrava di avere a che fare con una bestia selvaggia dalle piacevoli sembianze.

Ma nemmeno tanto, a dire il vero: la follia non aveva mai donato ai tratti di nessuno, e Shu Yin, povera ragazza, non faceva eccezione. Gli occhi azzurri a mandorla spiritati e sgranati, i muscoli visibilmente tesi come quelli di un animale in procinto di attaccare, i denti digrignati, i capelli disordinati a ricaderle davanti al viso…

“anche Millaray sarà stata così nei momenti in cui…?”

Sì, in una singola occasione: quando Atticus lo aveva trafitto alle spalle lasciandolo più morto che vivo. Aveva passato un momento brutto esattamente come quello che stava passando Shu Yin, se non peggio, e da sola; ciononostante, facendo appello ad una forza di volontà che non era neppure sicura di possedere davvero, era riuscita a superare quel momento terrificante…e da lì aveva iniziato a dominarsi completamente.

«stai…ferma!» sibilò Pitch alla ragazza, faticando un bel po’ a farla voltare di schiena, ed ancor di più a tenerle i polsi fermi tempo sufficiente da poterglieli legare insieme «e tieni sempre a mente che potresti controllarti, se volessi! Te l’ho detto anche prim-non si mordono le persone!» la rimproverò aspramente, evitando per un soffio di farsi staccare l’indice della mano destra. Doveva trovare il modo di farla tornare alla civiltà, e doveva farlo immediatamente! Solo che non aveva idea di come...ah! Ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima?!

Forse perché non voleva sprecarli per altri che non fosse lui, forse perché prima non voleva sentire rimproveri per quell’ulteriore furto, o forse perché non ci teneva particolarmente a farle sapere che ne aveva assunti, a Pitch non era proprio tornato in mente che, nei primissimi giorni passati lì nell’attico e dintorni, aveva avuto la "brillante" idea di rubare ed assumere dei calmanti per tentare combattere i sintomi della claustrofobia. Un’idea senza senso che infatti non aveva dato frutti, ma ora, forse, quelle pastiglie sarebbero risultate veramente utili a qualcosa!

Lanciò quasi di peso la ragazza sul divano, corse verso un mobiletto basso, aprì lo sportello: eccole lì, le care pastiglie, per fortuna non le aveva buttate via…

«andiamo, non rendermelo più complicato!» sbuffò, vedendosi costretto a riacchiappare Shu Yin prima che questa si fiondasse fuori dalla stanza «fai uno sforzo! Non è diverso da prima, cerca di riprendere un minimo di senno, ragazza mia…!»

«Jack lo ha perso, il senno!» strillò la ragazza in un breve attimo di semi lucidità, non avendo la minima idea di come potesse saperlo -allo stesso modo in cui Millaray aveva saputo che Pitch si era ferito da solo pur di farla tornare, in realtà-.

«tu però non sei Frost. Non l’hanno portato via a te, il senno. Ricordalo! Shu Yin» la spinse contro una parete, costringendola a guardarlo «ho un modo per farti stare meglio, ma devi collaborare. Come prima. Devi inghiottire questa pastiglia» “e per fortuna che per quelli come noi alcol e pastiglie non sono un mix letale” pensò, finendo per essere obbligato a schiacciare la ragazza col proprio peso per non farla muovere «è un calmante. Ti farà stare meglio» ripeté «devi fidarti, e cercare di fare quello che ti dico! Non mi piace vederti così! Shu Yin…per favore».

Dopo qualche altro istante di strattoni vide un nuovo barlume di lucidità negli occhi dell’orientale, che aprì la bocca in modo quasi meccanico, e fu lesto ad infilarvi dentro la pastiglia, che Shu Yin inghiottì prontamente.

“considerando che su di noi le medicine agiscono più in breve tempo, prevedo che il Roipnol la stenderà tra tre…due…uno…”

Fece un sorrisetto soddisfatto e malevolo per aver azzeccato la previsione: pur avendo gli occhi aperti, quando Shu Yin gli crollò addosso il suo corpo era molle e rilassato come se fosse stata addormentata, e probabilmente era altrettanto (in)cosciente. Pitch le slegò immediatamente i polsi, dal momento che tenerglieli legati non serviva più, e la prese in braccio sollevandola con estrema facilità. Si sedette poi sul divano, senza lasciarla andare decidendo di tenerla stretta a sé, mettendosi a riflettere.

“ha detto ‘Jack ha perso il senno’. Che sia un Furetur Ratio? Fosse così, il campo si restringe…” pensò l’Uomo Nero “ci sono molti esseri come noi al mondo, ma a questo punto è più logico prendere in considerazione solo coloro che sono esperti di incantesimi e che possono avere qualche motivo per fare una cosa simile al caro Frost. Chi ne è in grado, e cui prodest? A chi giova?...magari i piccoli Incubi che ho inviato saranno in grado di dirmi qualcosa, quando stanotte torneranno” tenendo in considerazione la giovane età e la circospezione con cui erano tenuti a muoversi, non li aspettava prima delle una “ma…”

Tornò a pensare a coloro che aveva definito “mentecatti”.

Millaray la teoria di quell’incantesimo la sapeva tutta, gliel’aveva insegnata lui. Restava sempre il dubbio su come potessero aver fatto a battere il Guardiano prima di poter effettuare il rituale, però chissà…

Poté continuare a riflettere -senza ottenere granché- per più di quattro ore, visto che Shu Yin non iniziò a riprendersi prima che fosse passato tutto quel tempo.

«non stai più facendo l’isterica, quindi desumo che, farmaci a parte, vada un po’meglio».

«quella cosa che mi hai fatto prendere è stata quella che ci voleva, e per questo ti ringrazio» disse lei, piano «mi serviva un attimo di pausa per riprendere il controllo. Ma non va meglio. Non sto affatto bene».

«man mano riuscirai a metterlo da parte, te l’ho detto…»

Da una parte di Shu Yin avrebbe voluto alzarsi per andare a sedersi in qualsiasi altro posto che non fossero le ginocchia dell’Uomo Nero, ma dall’altra non ne aveva la minima voglia. Non perché improvvisamente avesse iniziato a gradirne davvero la compagnia, ovviamente...

«ma se così non fosse posso sempre metterti al tappeto con altre due di quelle pastiglie. Che problema c’è?»

«non so, può essere che alla lunga diano dipendenza?»

Shu Yin aveva ricominciato a parlare con i “può essere”. Per quanto non gli piacesse, era un fatto positivo. «…che problema c’è, a parte questo?»

«non credo che sia un problema da poco».

«lo sarebbe di più per me, a pensarci bene. Se non riuscissi a controllarti, e finissi a dipendere dal Roipnol, poi io dovrei rischiare ogni giorno di farmi staccare le dita a morsi! Considerando quanto impegno ci metto nel farmi la manicure, ritengo sarebbe un peccato».

«può darsi che in un certo senso avere delle dita in meno ti sarebbe conveniente, perché la manicure richiederebbe meno tempo».

«ma senti un po’, Miss Manners che tenta di fare battute! Secondo me è ancora l’effetto del Roipnol. Beh, allora secondo questa logica mi sarebbe conveniente anche tagliarmi la testa, così non dovrei più preoccuparmi dei capelli!»

“effettivamente la decapitazione sarebbe conveniente, ma non a te, e non per il motivo che hai detto” pensò Shu Yin. «a dire il vero basterebbe semplicemente raderseli a zero…»

«guarda che anche la mia era una battuta» borbottò lui, alzando gli occhi al soffitto.

«comunque sia, parrebbe che qualcuno abbia commesso un furto anche in farmacia…»

«aaah, ma andiamo! Possibile che non me ne lasci passare neanche una?» la fece scendere poggiandola sul divano «e poi erano i primissimi giorni, per non parlare del fatto che ho assunto solo un paio di quelle pastiglie, ed in seguito non l’ho più fatto…non che questa faccenda ti riguardi!» aggiunse immediatamente, con secchezza.

«mi preoccupavo solo per la tua salute».

«sarebbe meglio se ti preoccupassi della tua, e…oh, già di ritorno?» si sorprese, vedendo due dei piccoli Incubi che aveva inviato rientrare dalla finestra «voi quali siete, quelli del Polo Nord?...mi era parso che le direttive fossero riunirvi agli altri e tornare solo in seguito…ma tant’è! Vediamo cosa avete per me».

Non era la prima volta che Shu Yin vedeva Pitch fare quella cosa, utilizzare gli Incubi come una specie di videocamere. Rimase lì ad osservarlo attingere informazioni, concentrandosi su di lui, invece che sul proprio malessere.

“ma perché gli hanno fatto male…perché?” pensò “Jack non se lo meritava. Lo so anche se non lo ho mai visto in…” sollevò ambo le sopracciglia sentendo Pitch cominciare a ridere, e di gusto poi! “…volto…d’accordo, non intendo dirglielo perché sarebbe scortese, ma ha proprio una risata da pazzo”.

«i Guardiani che litigano tra loro!» esclamò l’Uomo Nero tra una risata e l’altra «tanto uniti, tanto uniti, poi tiri in ballo gli ex ed eccoli a darsele di santa ragione!» cercò di ritrovare compostezza, ma durò meno di mezzo secondo «“il fatto che non sia una cima non fa di lei una santa, Sandy, mi spiace dirtelo ma è così”!» riuscì a ripetere a fatica, per poi scoppiare a ridere un’altra volta «il coniglio che rompe le uova, per una volta, l’ha detta giusta!»

“litigano tra loro?! Ma perché?!” pensò Shu Yin, allibita “con quello che è successo a Jack!...ah, certo, può essere che non lo sappiano. Come non detto. Solo che questi litigi riducono le probabilità che possano contribuire ad un mio salvataggio, quindi l’idea di tentare di contattare i miei simili E lasciare che si occupino di Pitch resta quella che più mi attira”.

«che scena…che scena!!! Cos’avrei dato per vederla in diretta! Fantastica, semplicemente fantastica! Dolce ombra, se solo potessi vederlo anche tu!» e giù, un’altra risata.

Forse avrebbe fatto meglio a pensare alla causa primaria di quei litigi, ossia il furto di una spada che in passato gli aveva dato problemi e del dente da latte di Manny, ma non sembrava avere voglia di farlo, trovando molto più divertente guardare Dentolina assestare diretti a Nord, e Calmoniglio lanciare boomerang contro tirannosauri di sabbia dorata…

«ma per quale motivo hanno litigato?»

Shu Yin invece era di tutt’altra pasta, al di là del fatto che quei litigi non la divertissero affatto. L’Uomo Nero si asciugò furtivamente una lacrimuccia, originata dal troppo ridere. «accusavano i rispettivi ex del furto della spada di Tsar Lunar XI e del dente da latte dell’Uomo nella Luna. Solo che nessuno aveva una minima prova a carico di qualunque teoria…»

Ma a quel punto le cose cominciavano ad assumere contorni un po’più definiti. Reliquie ben custodite scomparivano senza che nessuno se ne accorgesse, se non quando era troppo tardi, Frost che era scomparso dalle scene dopo avere incontrato Sandelle, ed era anche stato privato del senno -forse anche del potere?- Calmoniglio che aveva asserito di aver rivisto Galaxia quella stessa sera…iniziava ad avere sempre meno dubbi. Restava solo da capire cosa volessero fare quei cinque. Presumibilmente liberare Shu Yin, pensò. Ma se le cose stavano così, lasciava perplessi il fatto che non si fossero fatti scrupoli a farle indirettamente del male. Mah.

«capisco. Ha l’aria di essere grave, però…»

«ammetto che il furto di quegli oggetti non sia cosa da poco ma, ehi…Sandman che lancia via Nord e Calmoniglio insieme? Non ha prezzo» occhieggiò gli Incubi, e poi lei «sai cosa? Credo che, pur essendo piccoli, insieme potrebbero sorreggerti. Sei leggera in modo quasi impossibile. Propongo di fare un po’di pratica in questo senso, nell’attesa che anche il resto di loro torni…almeno potrai anche distrarti un po’» propose, facendo a Shu Yin cenno di seguirlo in terrazza. E lei, pur non trovando molto sensata l’idea di distrarsi al posto di riflettere, non poté fare altro che obbedirgli.

«ora, ammetto che cavalcare due Incubi insieme potrà sembrarti una follia» esordì Pitch «ma ti assicuro che è fattibile, e neppure scomodo, quando sono così: è come stare su uno soltanto…»

Seh. Come no.

I purosangue erano piccoli, ma sembravano indemoniati: Shu Yin perse rapidamente il conto delle volte in cui l’avevano disarcionata, pari a quelle in cui Pitch l’aveva prontamente presa al volo e rimessa in sella con l’ordine di “non farsi mettere gli zoccoli sabbiosi in testa”. Non era proprio facile come sembrava o, almeno, non lo era per lei. Ci vollero due ore buone perché riuscisse a non farsi più disarcionare, e perché i due Incubi seguissero -più o meno- i suoi ordini.

«finalmente! Cominciavo a perdere le speranze» commentò l’Uomo Nero, atterrando disinvolto su una spiaggia, in sella ad Onyx.

«può essere che pretendere che io riesca ad imparare a cavalcare due purosangue in due ore sia-» riuscì quasi ad atterrare, peccato che gli Incubi decisero improvvisamente di capovolgersi, facendole fare un bel tuffo nell’acqua gelida dell’oceano! «…troppo!» esclamò, sputando acqua salata «e ridere di me non è un gesto molto cortese» aggiunse, dato che Pitch sembrava alquanto divertito dalla cosa.

«non sono una persona molto paziente, dolce ombra, e forse sono anche abituato troppo bene. L’ultima persona a cui ho insegnato certe cose sembrava un tutt’uno con i purosangue».

«può darsi che non siamo tutti come quella persona» ribatté Shu Yin, togliendosi di dosso un’alga.

«può darsi che come quella persona non ci sia nessuno» fu la quieta replica dell’Uomo Nero che, sollevando gli occhi verso il cielo, vide qualcosa che lo fece sogghignare «ah! Ci siamo! Ecco di ritorno il resto degli Incubi…non ne manca nessuno…ottimo!» smontò di sella, e guardò Shu Yin «dammi un minuto, poi torneremo nell’attico così che tu possa asciugarti, d’accordo?» se non fosse stato uno spreco di potere le avrebbe creato un asciugamano, ma non poteva permetterselo «bene, diamo un’occhiata a quel che succede nel mondo. Fa’ che siano altri litigi! Mi sto divertendo non poco, questa sera!»

I primi che si fecero avanti erano gli Incubi inviati nella Conigliera. Nulla da segnalare, se non Calmoniglio innervosito dopo il litigio; nulla che gli importasse davvero, insomma, nonostante dei Guardiani disuniti fossero una buona cosa.

I successivi erano quelli col compito di tenere d’occhio Sandman, con moltissima discrezione. Anche in quel caso non c’era nulla di preoccupante.

“e presumo che con gli Incubi inviati a Punjam Hy Loo non sarà diverso” pensò, ormai tranquillo.

Shu Yin continuava ad osservarlo, auspicando che si sbrigasse dato che, nonostante patisse poco e niente il freddo, starsene lì ferma con i vestiti bagnati non era affatto gradevole.

E fu a quel punto che vide l’espressione di Pitch Black cambiare radicalmente, passando dall’essere annoiata a completamente sconvolta, in aggiunta alle reazioni del suo fisico: irrigidimenti seguiti da tremori e movimenti convulsi.

«ma che cosa…che diavolo stai facendo?!» gridò l’Uomo Nero, palesemente non rivolto a Shu Yin «...non…oh…bene…meglio…»

Shu Yin, allarmata, si tranquillizzò leggermente nel momento in cui lui parve rilassarsi un po’.

Peccato che durò poco.

«NO!!!» strillò poco dopo «non lo fare, non ti azzardare, non ci provare nemmeno non…NO! Di’ di no!» sibilò, con la disperazione più profonda negli occhi «di’ di no! Non puoi…n-non dire…» Pitch si accasciò al suolo, col viso rivolto verso il basso «…non ci credo…non è possibile...come hanno potuto?!»

«Pitch?...» Shu Yin trovò il coraggio di avvicinarsi «Pitch, cos’è successo? Cos’hai-»

Si ritrasse spaventata nel momento in cui l’Uomo Nero emise uno spaventoso urlo intriso di rabbia e dolore puro, senza dare il minimo segno di averla ascoltata. La ragazza fece altri due passi indietro nel momento in cui lui si rialzò, evidentemente fuori di sé, con Incubi ed oscurità a vorticargli attorno, diretto a grandi passi verso Onyx.

«Pitch!» tentò di chiamarlo Shu Yin, senza successo, sorprendendosi nel vedere delle lacrime solcare il volto dell’uomo, che al momento sembrava folle quanto devastato.

«io lo ammazzo!» urlò, materializzando la falce mentre saliva in sella «lo sventrerò e lo impiccherò con le sue stesse visceri! MORTE, dico io, a chi mi ha fatto questo!!!»

Si alzò in volo, spronando al massimo Onyx, incurante di qualunque altra cosa che non fossero le scene che aveva in testa. E, no, non erano quelle di guerra, che inizialmente l’avevano sconvolto: le decine e decine di immortali che aveva visto erano passate in secondo piano.

Non erano quelle della battaglia tra Millaray -un’ irriconoscibile Millaray, o Cecilia, come si faceva chiamare adesso- e Dentolina, che l’avevano fatto urlare all’inizio, nonostante quelle l’avessero scioccato ben più delle prime.

No: ad alimentare la sua rabbia assassina, a straziare il suo animo nero senza alcuna pietà, erano le scene che avevano visto dopo. Quelle del matrimonio.

Lacrime di cui era solo vagamente consapevole gli offuscavano la vista, ma non importava, Onyx lo avrebbe portato a destinazione ugualmente, a Punjam Hy Loo.

Lei era sua. Sua! Come aveva potuto fargli una cosa del genere, come aveva potuto sposare un soggetto come quello?! Come aveva potuto accettare di diventare sua moglie?!!

Al pensiero gridò di nuovo. La rabbia e l’odio erano l’unica cosa che riusciva ad impedirgli di cadere a pezzi, ovviamente in senso figurato, aiutate da un' irrefrenabile sete di vendetta.

Non contento di avergliela portata via quattro secoli prima, aveva anche osato sposarla, infilarle all’anulare la fede tenuta in quelle sue schifosissime mani, baciarla con quella sua bocca indegna, e lei, la sua Regina degli Incubi, gli aveva permesso tutto questo!

…e a lui, invece, aveva sempre detto “ma dai, porto già il tuo cognome, viviamo insieme, ci amiamo… un matrimonio, per noi, sarebbe inutile”.

Erano bugie, tutte bugie! Non trovava il matrimonio tanto inutile, se a chiederle di sposarlo era Atticus!

Ma lui non avrebbe tollerato un simile affronto, oh no, avrebbe fatto irruzione nel palazzo, avrebbe ucciso tutti quelli che avevano applaudito a quell’unione, avrebbe preso Atticus, lo avrebbe impiccato come aveva detto, poi gli avrebbe staccato la testa, l’avrebbe messa su una picca, le avrebbe dato fuoco utilizzandola come una torcia, e a quel punto nulla l’avrebbe più tenuto lontano da Millaray! Che splendida, splendida, SPLENDIDA idea!

Però… se Millaray -rifiutava di chiamarla Cecilia- aveva sposato Atticus, lasciandosi anche sfuggire una lacrima di commozione, significava che amava lui. Poteva anche togliersi la soddisfazione di ucciderlo, impartendo così la giusta lezione anche a lei…ma non avrebbe riottenuto l’amore perduto…oh, ma dai, era stata creata per amarlo, alla fine se ne sarebbe fatta una ragione!

Messo da parte quel piccolo dubbio, c’era solo una barriera magica da superare.

Oh, e quelli da uccidere prima di arrivare ai neosposi erano circa duecento.

E lui era debole come un gattino, tanto fisicamente quanto in termini di potere, ed anche claustrofobico.

Dove accidenti aveva pensato di andare, in quelle condizioni? Cosa avrebbe potuto ottenere se non farsi battere, farsi ridere dietro da tutti…farsi uccidere, forse, nell’indifferenza completa della sua ex compagna, impegnata col nuovo marito?

La consapevolezza di tutto ciò fece andare in pezzi rabbia, odio e volontà vendicatrice…e Pitch Black andò in pezzi con loro.

Fece atterrare Onyx ai piedi di un albero, smontando di sella. Nel tentativo di trattenere un singhiozzo emise un suono simile ad un guaito, crollando in ginocchio, il volto coperto dalle mani.

Perché le cose erano dovute andare così? Perché doveva sempre precipitare in quel baratro di disperazione?! Perché finiva sempre tutto male?!

Si trascinò, sedendosi contro l’albero vicino al quale era atterrato, desiderando solo che fosse mezzogiorno, così che il sole ponesse fine alla sua maledetta vita una volta per tutte, perché lui non ne poteva più…non ne poteva proprio più…

Esclamazioni femminili di sorpresa e dolore gli fecero a malapena sollevare la testa, trovandosi però ad inarcare le -quasi invisibili- sopracciglia nel vedere Shu Yin, che gli Incubi avevano disarcionato, precipitare cadendo da un ramo all’altro di un albero a svariati metri di distanza. La ragazza finì col crollare sdraiata a terra, con i vestiti tutti strappati e…una scarpa rimasta in bilico su un ramo, in alto.

«ahi» mormorò, rialzandosi faticosamente a sedere.

«perché mi hai seguito, stolta? Chi te lo ha chiesto?!»

Nessuno glielo aveva chiesto, ed avrebbe preferito farne a meno, ma aveva degli obiettivi da raggiungere. La sua reazione condita da fiumi di lacrime aveva suggerito alla ragazza che la dinamica sarebbe stata un “prima si arrabbia, poi si dispera” e, se gli fosse stata vicino in quel momento tragico, Pitch avrebbe iniziato a fidarsi completamente di lei abbassando tutte quante le difese. Lo avrebbe avuto in pugno. Con l’atteggiamento giusto, avrebbe potuto convincerlo a fare qualunque cosa. Umanamente le faceva una grande pena, poverino, e non aveva dimenticato l’aiuto che le aveva dato, ma era sempre il pazzo Uomo Nero.

Per cui era salita sopra i due Incubi, era tornata rapidamente nell’attico a cercare quelle pastiglie che le aveva dato prima -nel caso…- e poi aveva ordinato ai purosangue di seguire le tracce dell’Uomo Nero. Era andata di lusso, l’avevano disarcionata solo all’arrivo…

«non me lo ha chiesto nessuno, ma ero preoccupata per te, perché sembri distrutto».

«…non è vero».

Sì che lo era. Sì che lo era.

«…»

«Pitch-»

«i tuoi consimili hanno attaccato il palazzo di Dentolina con un esercito. Hanno vinto. Nonostante il potere rubato a Frost, Millaray ci ha quasi rimesso la pelle, ma questo non le ha impedito di…d-di…sposarsi con Atticus!» concluse, con voce rotta.

“ah. Adesso capisco la reazione, con tanto di conferma che sono stati loro a fare del male a Jack. Grazie tante, davvero” pensò, sarcastica “e alla faccia del voler vivere tranquilli. L’unica cosa buona è che, con un esercito, se porto loro Pitch faranno…quel che devono fare”. «forse dovresti prendere in considerazione l’idea di chiudere una volta per tutte il capitolo Millaray. Se la ami dovresti volere soltanto che lei sia felice e, una volta appurato questo, iniziare a guardare altrove» gli disse, sedendosi accanto a lui.

«ma non lo capisci che lei stata creata per me, deve tornare a stare con me! Non con lui!!! Non può stare con lui, è sbagliato, è ingiusto, è… È MIA! MIA!!! Lui me l’ha portata via!» proruppe Pitch «me l’ha rubata, e io non ho potuto fare niente, non ho potuto…avevo progettato tutto per il suo ritorno…avevo creduto che sarebbe andato tutto diversamente, Shu Yin. Che non sarei stato più solo».

Era il momento decisivo.

Il momento del colpo di grazia, dato sotto forma di abbraccio.

«guarda che non sei solo» gli disse piano Shu Yin, stringendolo a sé «ci sono io, e non vado da nessuna parte».

“funziona? Funziona?...”

Sentì il volto dell’Uomo Nero poggiarsi contro la sua spalla.

sì! Funziona!

«ti voglio credere, principessa».

E lo voleva davvero, voleva avere qualcuno vicino in quel momento tremendo, ed era convinto di averlo trovato nella sua piccola e sciocca dolce ombra, futura Principessa Oscura, che era sempre stata gentile con lui.

«ne sono felice».

«tu…ti sei fatta male? Quando sei caduta, dico» borbottò, non abituato a preoccuparsi per la salute altrui.

«non particolarmente, poteva andare peggio. Ma credo che alla mia scarpa piacesse quel ramo, dato che è rimasta lassù» sospirò la ragazza, indicando il ramo in questione.

«vado a recuperarla» sentenziò Pitch, alzandosi di scatto.

«ma non importa, è solo una scarpa, e tu stai male…»

«stai male anche tu, Shu Yin» già, vero «però sei venuta qui per me. Non ci metterò molto, tranquilla».

«d’accordo…»

Pitch si allontanò.

E fu allora che la vide.

“è la donna da cui Pitch è scappato via! E non mi sta guardando in modo amichevole”.

«non volevo intervenire, ma posso stroncare la guerra sul nascere, se ti prendo in ostaggio e dico ai tuoi simili di ritirarsi da qualunque azione».

“possibile che non ci sia nessuna anima pia che voglia aiutarmi?!” pensò Shu Yin, evitando di essere catturata da robusti tralci nati all’improvviso. «non so chi sei e non ti ho fatto niente, quindi non so…» scartò nuovamente di lato «cosa puoi volere da me!»

Dov’era Pitch quando serviva? Era sparito su quell’albero, e non si faceva ancora vedere!

«te l’ho appena detto, e non perdo tempo a ripetermi».

Le era venuta l’idea di mettere da parte la propria politica “neutrale pura” nel momento esatto in cui c’era stato quell’abbraccio insincero. Non tollerava di poter essere rimpiazzata, e tantomeno tollerava che suddetto rimpiazzo fosse un cumulo d’ipocrisia pura racchiuso in una custodia con gli occhi dolci. E Madre Natura non temeva un attacco da parte di suo padre, non perché contasse sul suo senso paterno, ma perché sapeva che aveva troppa paura della sua potenza per tentare di fare qualsiasi cosa.

«dirmi chi sei sarebbe educato!»

«peccato che non sia in vena di chiacchiere» tanto da far crescere quei viticci tutt’attorno alla ragazza, riuscendo infine a catturarla «ma di risolvere al più presto qualche seccatura!»

Shu Yin si sentì lanciare in alto dalle piante che l’avevano catturata, ma quella situazione assurda non le impedì di vedere chi era comparso all’improvviso dietro quella donna, con l’aria più folle che mai.

Avrebbe voluto urlarle “attenta”, davvero, ma non fece in tempo…

E fu Madre Natura ad urlare di sorpresa e di dolore quando Pitch, in sella ad Onyx, la attaccò alle spalle con tutta la forza ed il potere che gli erano rimasti in corpo.

Madre Natura aveva pensato bene, Pitch aveva paura di lei e del suo potere, tanto che l’altra volta in riva all’oceano era fuggito.

Ma era anche distrutto, disperato, e pronto a qualunque cosa pur di ottenere la vendetta che voleva…anche a sacrificare una figlia che, l’ultima volta in cui si erano parlati, gli aveva solo lanciato accuse, era intervenuta per “curiosità di vedere come qualcuno che un tempo era stato un grande uomo si era ridotto ad una così miserevole creatura”, ed aveva minacciato di distruggerlo se l’avesse sostituita.

Madre Natura cadde al suolo, in stato di semi incoscienza, mentre un Uomo Nero debolissimo riacchiappava Shu Yin al volo per poi atterrare. «stai bene, giusto?»

«sì, ma chi-»

«dopo! Ora seguimi!»

Pitch scese da cavallo, crollando su un ginocchio, ma non si volle arrendere e, pur incespicando, raggiunse la figlia. Con un ulteriore sforzo che gli annebbiò la vista, creò una piccola lama di sabbia nera.

«non avrei voluto arrivare a tanto, ma se così dev’essere…» mormorò «Shu Yin, vai lì» ordinò, indicando un punto ai piedi di Madre Natura «subito!»

“cosa vuole fare?” si chiese, dubitando che fosse qualcosa di buono. «ma-»

«subito!»

Aveva un’aria da “se non lo fai, finisci come questa qui”, per cui dovette obbedire. «cosa vuoi fare?» gli chiese comunque, dando un’occhiata allarmata alla donna, che gemette leggermente.

«mi serve potere, quindi prenderò il suo» disse rapidamente Pitch, ferendo le braccia della donna e tagliandosi a sua volta «e tu mi aiuterai».

Cosa?! No! Rubare il potere ad un altro immortale era orribile, non poteva fare una cosa del genere!

«p-padre…»

Un momento.

Quella donna aveva davvero bisbigliato…?

«m-ma lei non ha appena detto…tu sei…?»

Pitch cominciava a spazientirsi. Non era una situazione che gli piaceva, e sentiva come se una parte recondita della propria coscienza stesse urlando disperata esattamente come aveva fatto lui prima, ma non intendeva fermarsi.

«appunto. E sto facendo questo. Quindi tu collabora, Shu Yin».

Per un attimo la vide assumere un’espressione che interpretò come quasi vacua, dettata dai dilemmi del suo eccessivo buonismo, ma in realtà era tutt’altro: l’orientale aveva semplicemente pensato in fretta.

«collaboro, ma voglio metà potere».

Pitch si stupì tanto che quasi lasciò cadere la lametta, ma si riprese in fretta, perché non c’era tempo da perdere. «un quarto e non di più. È grande. Basta e avanza».

«allora che sia».

E, mentre feriva anche i palmi di Shu Yin, pensò che per sciocca che fosse era anche veloce ad imparare.




Fermi!...Fermi! Attendete, non giudicate subito male quella povera figliola! *dico rivolta alla folla inferocita contro Shu Yin* datele una chance!
Ecco, e possibilmente non linciate nemmeno me, altrimenti come vado avanti? xD
Ok, avevo detto che avrei mostrato i Guardiani, ma le cose qui si sono dilungate, e non ce l'ho fatta: dovrei riuscirci nel prossimo capitolo.
...credo che perfino io potrei arrivare a prendere sul serio un Pitch con i poteri di Madre Natura.
Sua figlia (wiki ufficiale di Rise of the Guardians docet).
Già.
Sempre dalla wiki ufficiale, inoltre, proviene il personaggio di Nightlight, coprotagonista nella serie dei libri "Guardians of Childhood", da cui è tratto il film :)
Fate le vostre considerazioni, se ne avete!

**Ringraziamenti Time!**
A tutti coloro che hanno letto e/o recensito la storia, come sempre, ma in particolare questa volta vanno a Midnight Lies e sothisisthefangirl_ , per i loro commenti e per averla inserita tra le preferite. Grazie!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Attimilata [at-ti-mi-la-ta] s.f.

Definizione comunemente attribuita all’insieme di azioni dannose, o potenzialmente tali, compiute, a volte, da Atticus e Millaray -alias Cecilia del Sol- nei momenti di completa ubriachezza. Tale termine venne coniato nei primissimi anni della fondazione dello Stato indipendente di Conca De El Sol, quattro secoli or sono, eppure ad oggi non risulta essere ancora caduto in disuso.

 

 

«ditemi che vi siete limitati a trascorrere una prima notte di nozze come si conviene e non avete fatto nient’altro».

I due neosposi dai volti sbattuti si scambiarono un’occhiata.

«ditemi che non ne avete fatta una di quelle» incalzò Ljuba «ditemi che, una volta finiti i festeggiamenti, siete rimasti sempre nella vostra stanza e non avete fatto un’attimilata!»

Cecilia si passò una mano sul volto borbottando qualcosa in spagnolo, mentre Atticus si decise ad alzare gli occhi viola arrossati verso Ljuba.

«ti do un consiglio da amico, Lju…se il giorno delle tue nozze Bacco ti regala una bottiglia della sua “riserva speciale”, non berla!»

La russa li squadrò con freddezza. A volte, pur sapendo che gli altri del gruppo avevano la sua stessa età, gli sembrava di avere a che fare o con dei bambini o con degli adolescenti soggetti ad attacchi di cretineria. Assurdo. Proprio loro due, che più di tutti avevano voluto quella guerra, si mettevano a fare idiozie! Perché, perché dovevano comportarsi da stupidi quando invece non lo erano?! Perché darsi ad un’attimilata di chissà quale genere?!

«Shostakovich! In quale universo parallelo secondo voi darvi alle attimilate in un momento simile era una buona idea?!»

«in nessuno! Ma credo che, dopo aver finito una bevanda altamente alcolica aromatizzata con nettare ed ambrosia, più o meno tutto sembri una buona idea!»

Ljuba aveva capito che c’era qualcosa che non andava appena, uscendo in terrazza a quell’ora -le cinque del mattino- aveva visto i suoi due “fratelli” pallidi, smunti e vestiti solo con delle lenzuola in seta nera che difficilmente si sarebbero potute trovare a Punjam Hy Loo.

Ed ora aveva paura di venire a conoscenza della provenienza di queste…o meglio, aveva paura di sentir confermare i suoi sospetti su quanto i due potessero aver fatto fino alle due e mezza di quella notte, prima di andarsene ancora altrove per smaltire la sbronza.

«senti, lasciamo perdere lo que es successo prima, ok? Tenemos que anticipare l’attacco al Polo Nord» disse Cecilia «non solo l’Innominato sa de el matrimonio -y non per colpa dell’ attimilata- ma yo siento que es…potente. Molto. Más que cuando ha attaccato i Guardiani l’ultima volta» aggiunse, con un gesto della mano che fece intendere “molto, molto di più” «yo no se como es posible, a meno che non abbia rubato potere a qualcuno di molto molto forte».

D’accordo, tutto ciò faceva passare l’attimilata in secondo piano. Trovarsi ad affrontare un Uomo Nero potente come forse non era mai stato era qualcosa di imprevisto e, se questi era a conoscenza del matrimonio, era facile che stesse per venire lì a tentare di ucciderli tutti.

Vero, sarebbero stati quasi in duecento contro uno solo ma, primo,  da quando le persone avevano smesso di credere in loro i “concasoliani”, per potenti che fossero,  contrariamente a Black non erano più al massimo e, secondo, al momento erano quasi tutti ubriachi fradici, tanto che molti erano crollati a terra. Anticipare l’attacco al Polo Nord? Si poteva anche fare, ma solo dopo qualche ora, per la stessa ragione per cui al momento l’idea di vedersela con Pitch non era ammissibile.

E non era detto che la barriera magica che avevano eretto riuscisse a reggere ad un suo attacco, se quel che diceva Cecilia era esatto.

Quel legame ai rispettivi ex che tutti loro tanto odiavano, a volte, si rivelava una manna dal cielo.

«io dico di abbandonare Punjam Hy Loo immediatamente, e cercare un posto dove accamparsi fino a quando la sbronza non sarà passata a tutti e potremo assaltare il Polo Nord. Al momento non siamo in condizioni di reggere un eventuale attacco dell’Innominato, né di attaccare a nostra volta nessuno».

«potremmo tornare a Conca De El Sol, è un luogo perfettamente sicuro» disse Atticus.

«sì, ma poi c’è caso que, con todos los incantesimi que ci sono, quelli non si muovano più porque vogliono ancora festeggiare il nostro matrimonio! No. Non penso sia una buona idea» disse Cecilia, guardando Ljuba «qualche idea su dove accamparci tutti?»

«in riva al Basso Tunguska, più o meno a metà strada. Possiamo creare un altro luogo che sia in un diverso piano dell’esistenza, come abbiamo fatto per casa nostra, e rimanere lì in attesa; potremmo provare a farlo anche qui a Punjam Hy Loo, ma…»

«è un luogo con troppa magia» completò Atticus «e ciò potrebbe interferire. Lo sappiamo. Quindi ora il piano è andare dove tu dici, fare quel che dobbiamo fare, tornare qui, e teletrasportare tutti al nuovo rifugio prima che l’Innominato irrompa e ci rompa. Capito tutto».

«y Dentolina?...»

Non che a Cecilia importasse qualcosa della fata, ma la sua morte non era in programma e, se Pitch avesse attaccato il palazzo, c’era la possibilità che la Guardiana rischiasse grosso.

« credo che l’Innominato, dopo l’attimilata fatta, sarà troppo impegnato a cercarci con l’intento di ucciderci per preoccuparsi di una fata ferita, senza poteri ed incapace di volare. O almeno, questa è la mia idea» replicò Atticus «mi auguro di non sbagliarmi ma, nel caso, possiamo sempre cercare un nuovo Guardiano della Memoria».

«sai che eventualmente il primo designato saresti tu stesso» gli ricordò Ljuba «per questioni d’origini e competenze?»

«troverò qualcuno a cui passare il testimone. “Chi ha voglia di ricevere un titolo regio e vivere nel lusso in un immenso palazzo nascosto su una montagna, con svariati ettari di terreno attorno ed una quantità immensa di fatine pronte ad assecondare ogni possibile desiderio?...fregatura? No, no, si tratta solo di dare un’occhiata a qualche dente ogni tanto e proteggere i bambini della Terra in base alle proprie possibilità, niente di che!...perché non lo faccio io stesso, se è così fantastico? Lo farei, ma ho troppi ricordi in quel palazzo, non riuscirei a sostenerne il peso”».

«yo perlomeno sono fortunata: l’Innominato es solo un parassita, meglio se nessuno ne prende il posto!» disse Cecilia.

Ljuba non fece commenti di sorta. Aveva ritenuto che fosse legittimo prendere in considerazione l’idea che qualcosa, negli attacchi ai Guardiani, potesse andare storto. Ucciderli non rientrava nei loro intenti, ma non era escluso che potesse capitare qualche incidente proprio a causa di quelle battaglie che intendevano portare. Qualche incidente letale per i loro ex, magari. Un’idea che non le piaceva affatto ma, considerando che a Dentolina era stato svuotato addosso un caricatore, non così improbabile.

La conclusione da lei tratta era che, se per disgrazia nell’attacco al Polo Nord Nicholas fosse morto a causa loro, il minimo che avrebbe potuto fare sarebbe stato prenderne il posto -dopo aver ucciso Manny e Pitch, naturalmente- perché il Natale e la Meraviglia erano cose che, per il bene dei bambini, andavano portate avanti.

Se invece Babbo Natale fosse stato vittima di qualcun altro, come ad esempio questo Uomo Nero potente come mai, se ne sarebbe dispiaciuta senza assumersi responsabilità che, non essendo colpevole della perdita, non l’avrebbero riguardata, limitandosi a cercare un nuovo Guardiano della Meraviglia.

«bando alle ciance, recuperiamo Galaxia e Sandelle» disse Atticus «in qualunque parte del palazzo si siano cacciate».

«l’ultima volta che ho visto Laxie stava facendo una gara di bevute contro gli asgardiani: una causa persa, a mio parere, è ovvio che saranno loro a vincere!...mentre Sandelle era in procinto di rinchiudersi in una camera con Spring, Hermes e Fall».

Magari Sandelle pensava ancora al suo ex, ma ciò non le evitava di divertirsi come meglio credeva e ne aveva tutto il diritto, da donna single qual era, avendo cura di evitare di illudere chicchessia sul poter avere una relazione con lei; difficilmente Sandman sarebbe stato lieto di venire a conoscenza di una cosa del genere ma, in fondo, se non avesse approvato l’intensa vita intima della sua ex sarebbe stato un problema soltanto suo.

«qualcuno la tiri fuori dal suo festino, c’è altro da fare!»

«faccio io, Atticus, che se non altro ho dei vestiti addosso» disse Ljuba, con una minuscola frecciatina alla fine «solo, considerando che da quanto ho capito l’Innominato è stato coinvolto nell’attimilata, dovrete darmi qualche particolare. Per capire quanto avete aggravato un quadro già di suo non leggero».

«quanto ce la farai lunga adesso, per questa faccenda?»

Cecilia sollevò il mento e si strinse il lenzuolo attorno al corpo. «diciamo que adesso, se ha ancora tanta voglia de ammazzarmi di botte, almeno gli ho dato un paio de motivi validi».

Forse anche qualcuno di più rispetto ad “un paio”, considerando tutto, eppure, se avesse detto di provare soddisfazione per quanto compiuto, avrebbe mentito. Non era qualcosa che avrebbe fatto se fosse stata sobria, nonostante la voglia di vendetta: il suo intento verso Pitch comprendeva un semplice omicidio e nulla più, senza attimilate di contorno, e Cecilia sapeva bene che Ljuba non aveva torto nel parlare di un aggravarsi delle cose.

«…perché Atticus ha della vernice verde brillante sul petto? Otlichno, più in là si va meno sono sicura di voler sapere» disse quasi tra sé e sé, allontanandosi in cerca delle “disperse nella festa” «e voi due intanto vestitevi, non potete certo girare in questo modo».

«niente che tu non abbia già visto, mi pare»

«quello poco conta, Atticus, è il caso che una coppia sposata mantenga un minimo di decoro».

Detto ciò sparì, sfruttando il cristallo per trovare Galaxia e restando stupita nel vederla bere tranquillamente del succo di carote seduta sopra a Thor, collassato a terra come gli altri asgardiani per le troppe bevute.

«ma tu guarda chi si rivede! Non dicevi di voler andare a dormire un paio d’ore?»

«infatti sono andata a dormire…due ore e un quarto fa».

Galaxia si sistemò il ciuffo sulla fronte, perplessa. «ma che ore sono?»

«le cinque del mattino, ed il tempo delle feste è finito: dobbiamo creare un accampamento temporaneo sulle rive del Basso Tunguska e poi trasferire tutti lì perché, a detta di Cecilia, Pitch ha trovato il modo di potenziarsi in modo esponenziale e, come ben vedi, momentaneamente non siamo in grado di reggere ad alcun attacco».

Il coniglio si rizzò immediatamente in piedi. «è diventato tanto potente da poter spezzare la barriera magica?»

«da, ci sono altissime probabilità che possa riuscirci».

«ma com’è potuto succedere?! Era debolissimo fino a poco tempo fa!...deve aver trovato una fonte di energia magica, o forse ha fatto…beh, come noi. Ha rubato potere a qualcuno. Sia come sia hai ragione, la festa è finita».

«solo una cosa: com’è che sei riuscita a battere gli asgardiani in una gara di bevute?» Ljuba sollevò un sopracciglio «è impossibile reggere più alcol di quanto riesca a fare Thor».

«e non ho dovuto reggerlo, infatti. Appena ho visto che iniziavano a capire di meno, ho sostituito i miei drink alcolici con bevande che di alcolico non hanno nemmeno il nome!» le rivelò Laxie «non avevo la minima intenzione di collassare sapendo che saremmo ripartiti a breve, sono un coniglio sveglio, io».

«…contrariamente a certa gente che si mette a fare attimilate».

Potendo farlo Galaxia sarebbe impallidita, ma si limitò a sbarrare gli occhi ed afferrare Ljuba per gli avambracci. «dimmi che scherzi».

«njet».

«che hanno commesso questa volta?! Se trovo di nuovo una tigre nel bagno giuro che io-»

«non credo che troveremo tigri nel bagno, o almeno non noi, però quando poco fa li ho incontrati in terrazza erano vestiti unicamente con lenzuola nere di indubbia provenienza».

Galaxia si passò le mani sul volto. «lo sapevo che avrei dovuto togliere loro quella bottiglia di riserva speciale di Bacco dalle mani. Lo sapevo. Un motivo in più per andarcene di qui alla svelta, comunque! Riacchiappo Sandelle e andiamo».

«spasiba, una cosa in meno che devo fare…»


***

Stava per incontrare una persona che, se le cose non fossero precipitate ulteriormente all’improvviso, forse non ci sarebbe stato neppure bisogno di incontrare.

I vampiri avrebbero dovuto costituire l’ultima spiaggia, esseri da coinvolgere solo nel caso in cui non si potesse proprio fare a meno.Erano tanti, ma la maggioranza di essi era, ed era sempre stata, una massa di spietati predatori il cui unico scopo risiedeva nel nutrirsi, uccidere, nutrirsi di nuovo ed uccidere ancora, discorso che valeva anche per quelli che all’apparenza erano più civili e tendevano a vivere quanto più possibile nell’opulenza.

Nightlight aveva ancora voglia di strapparsi i capelli da quando il principe Tsar Lunar gli aveva comunicato delle ultime azioni di Madre Natura. Diamine, aveva detto di non voler interferire nella guerra, aveva detto che non le importava minimamente, quindi avrebbe potuto rimanere buona nel proprio regno! Invece cos’aveva fatto? Si era messa in mezzo, ottenendo soltanto di farsi rubare i poteri da suo padre, Pitch Black, che ora costituiva un’ulteriore minaccia difficilissima da combattere ed impossibile da sottovalutare.

Per tali motivi avevano bisogno di tutto il numero e la forza possibile da radunare, ed i vampiri sarebbero stati una componente non di poco conto: Nightlight sapeva bene quanto il popolo della notte potesse essere pericoloso, e quanto grande fosse la loro sete di sangue -e non solo-. Nei secoli era stato costretto più volte a combatterne diversi gruppi, e di rado si era trattato di una passeggiata, nonostante lui fosse un ottimo guerriero…ed ora si trovava a dover tentare di convincere quelle bestie assassine a stare dalla sua parte.

Quelle bestie assassine le cui tribù, stando alle ultime notizie ricevute, da ormai svariati mesi si erano radunate dapprima sotto una specie di “re vampiro” ed, in seguito, sotto una “regina vampira” che si era sbarazzata del suo predecessore, ed era quest’ultima che Nightlight stava andando ad incontrare, teso all’idea di chi, o cosa, avrebbe potuto trovarsi davanti.

Dalle informazioni che possedeva, la nuova regina vampira aveva stabilito la propria “reggia” in Germania, in un edificio non eccessivamente lontano dalla Foresta Nera, e lì si era recato; tuttavia, ora che era quasi arrivato alle coordinate precise indicategli, Nightlight si sentiva piuttosto perplesso.

Ciò che si ergeva davanti a lui non era niente di più di una tipica villetta tedesca a tre piani con molteplici parti in legno scuro e mattoni intonacati di bianco, e tanto di balconi che, sicuramente, in primavera si sarebbero riempiti di fiori. Un po’diversa da quella che lui aveva immaginato come tana di una regina vampira, ricordando il discorso del “vivere nell’opulenza”.

La sensazione di aver sbagliato posto si acuì quando vide una ragazza con una maglietta a mezze maniche intenta a spaccare legna, spezzando senza difficoltà grossi ciocchi che…un momento.

In quella scena c’erano un paio di particolari che non andavano: primo, non era normale uscire in maniche corte vicino alla Foresta Nera durante la prima decade di gennaio; secondo, non si potevano spaccare ciocchi di legna così grossi con tanta facilità, a meno di avere o muscoli sviluppati che lei non sembrava possedere, o un qualche tipo di forza sovrumana.

Si avvicinò ulteriormente.

“terzo particolare: gli umani normali non hanno occhi completamente neri con un’iride rossa” aggiunse mentalmente, mettendo mano alla lancia.

«ho avvertito l’odore del tuo nervosismo diverso tempo fa, e se ti fossi stata ostile ti avrei già attaccato, per cui ti invito a rilassarti e togliere la mano dal manico della lancia: uno scontro tra noi sarebbe inutile».

Ops. Beccato.

Nightlight fece un breve volo in direzione della vampira, che aveva poggiato a terra l’ascia e sollevato il viso verso di lui. Ma…gli occhi demoniaci erano stati forse un’allucinazione? Ora gli sembravano semplicemente grandi occhi grigio fumo molto umani, che si sposavano bene col viso dolce e dai tratti delicati.

«posso offrirti qualcosa? Un caffè? Dei biscotti?»

Più si andava avanti più Nightlight si sentiva disorientato dai modi di quella creatura, ed erano solo le prime battute, per cui pensò fosse meglio andare dritto al punto senza lasciarsi distrarre. «non credo di averne il tempo, mia signora: io sono qui solo in veste di ambasciatore» disse rapidamente «voi siete la nuova regina vampira?»

«in tanti anni di vita non sono mai stata regina ma, sì, diciamo che le tribù di vampiri che si erano unificate sotto il precedente capo, ed anche qualcuna di più, mi obbediscono» raccolse l’ascia e gliela porse «saresti così gentile da fare un favore ad una fanciulla e spaccare quei cinque ciocchi di legna rimasti, mentre mi dici chi sei e per conto di chi vieni?»

Spaccare un po’di legna per avere la possibilità di essere ascoltato senza farsi dilaniare la gola era un piccolo prezzo da pagare, per cui Nightlight prese l’ascia, posizionò un ciocco di legna, e si mise a lavorare.

«il mio nome è Nightlight. Sono la guardia personale del principe Tsar Lunar, ultimo della dinastia dei Lunanoff, e vengo a domandarvi aiuto per suo conto, mia signora» disse il ragazzo, calando l’ascia sul primo ceppo «forze nemiche lo minacciano, così come potenzialmente minacciano anche il resto del mondo. Il supporto dei vampiri ci sarebbe d’aiuto nella guerra in corso».

«non conosco il principe Tsar Lunar, né io o qualche altro vampiro sapevamo di alcuna guerra» commentò la ragazza, che apparentemente dimostrava massimo vent’anni, sistemandosi i capelli castano scuro.

«perché è appena cominciata, mia signora».

«chi minaccia il tuo principe, Nightlight?»

Di nuovo, il ragazzo calò l’ascia. «da un lato vi sono esseri cui lui stesso ha dato la vita, che si sono già ribellati in passato e che ora, avendo trovato i mezzi necessari, vogliono la sua testa; dall’altro vi è l’Uomo Nero, che…»

«…l’Uomo Nero?» la vampira fece una breve risata «da quando in qua esiste l’Uomo Nero?»

«da qualche tempo prima dei Secoli Bui, mia signora, come me d’altronde…»

«tu e questo Uomo Nero arrivate almeno ad avere duemila anni?»

«non saprei dirlo, ma il discorso era-»

«lo sai, quando ero io ad avere duemila anni ero davvero tremenda».

«mia signora, io stavo dicendo-»

«mi piacevano le guerre. O meglio, mi piacevano le conseguenze di tali guerre, con tutto il sangue che scorreva: chi faceva caso ad un soldato in più o in meno? Se fossi arrivato ad offrirmi quest’opportunità oltre quattromila anni fa, Nightlight, ti avrei detto di sì senza problemi…dopo aver cercato di dissanguarti, presumibilmente. Peccato che in quattro millenni cambino tante cose ed in esse, a volte, è inclusa l’intera concezione della vita».

«mi state dicendo che non volete partecipare alla guerra per non versare altro sangue, perché fare cose simili non vi interessa più?» sentendo ciò che aveva detto la ragazza, la considerazione che Nightlight aveva dei vampiri lo portò ad assumere un atteggiamento quasi seccato «però non avete avuto problemi ad uccidere il vostro predecessore per prenderne il posto, da quello che so».

«e se dici questo, è ovvio che quel che sai è “niente”».

La freddezza nella voce della creatura indusse Nightlight ad allontanarsi bruscamente da lei, stringendo ancora in mano l’ascia, temendo un attacco.

«il mio predecessore aveva intenzione di creare un mondo dominato da vampiri, e creare “fabbriche” di esseri umani che sarebbero serviti soltanto come nutrimento. Avrebbe potuto rischiare di farcela, se non fossi intervenuta io e non l’avessi ucciso, mettendo da parte il fatto che fosse stato il mio compagno e l’avessi ritrovato da poco, dopo averlo creduto morto per secoli. Se è stato semplice, per me, compiere una scelta simile? No. Se è stato gradevole? Ancor meno. Se era necessario, per il bene di tutti quanti, visto che le azioni del mio ex avevano già fatto svariate vittime? Sì. E se ho preso il suo posto è stato soltanto per controllare i vampiri, cercando di creare tra noi e gli umani il miglior tipo di convivenza possibile, e per far sì che una cosa del genere non si ripeta. Mai più battaglie. Mai più massacri. Non finché ci sarò io».

Sembrava proprio che Nightlight avesse fatto male a partire prevenuto, almeno con quella vampira. Sempre ammesso che lei dicesse il vero, ovviamente, ma qualcosa gli diceva che non mentiva.

«vi chiedo perdono. Forse avrei fatto meglio a star zitto, ma il fatto è che non sono un gran conversatore, milady…?»

«mi chiamo Elinor Von Hessler da una settimana».

«milady Elinor, vi prego di perdonare la mia mancanza e di prendere almeno in considerazione l’idea di aiutarci. Capisco le vostre motivazioni, ma non sarei venuto a disturbarvi se non avessimo avuto davvero bisogno di tutto l’aiuto possibile. I ribelli vogliono uccidere il principe, e l’Uomo Nero è un  pazzo psicopatico megalomane che va fermato. Vi prego!»

«niente più massacri, Nightlight, mi dispiace: è la mia ultima parola».

«non sarebbe un massacro!»

«non all’esercito che vai radunando, ma per quello avversario sicuramente sì. Sto facendo abituare i vampiri a nutrirsi prevalentemente di sangue animale, un banchetto a base di pseudo immortali è proprio quello che va evitato».

A due Nightlight aveva chiesto aiuto, e due avevano rifiutato. Perché nessuno sembrava aver voglia di combattere dalla parte giusta, dalla parte di qualcuno che proteggeva da secoli i bambini del mondo? Davvero erano tutti così egoisti e menefreghisti da voler lasciare l’Uomo nella Luna al suo destino, come se fosse stato la persona peggiore che fosse possibile incontrare sulla propria strada?

«davvero volete negare il vostro aiuto ad una persona meritevole?»

«è meritevole dal tuo punto di vista. Io non lo conosco e, se quelle persone si sono ribellate, un motivo ci sarà. Grazie per aver spezzato la legna, Nightlight».

Un ringraziamento che, tradotto, in realtà era un congedo. Avrebbero dovuto fare a meno dei vampiri che, se magari erano pressoché inutili contro gli attuali poteri di Black, già solo per il numero avrebbero potuto fare comodo contro gli immortali schierati con i ribelli.

«una volta radunati…beh, tutti coloro che riuscirò a radunare, vi farò comunque sapere. Magari per allora avrete cambiato idea».

«fa’ come credi».

Il ragazzo dai capelli candidi si alzò in volo. Avrebbe dovuto cercare aiuto altrove, purtroppo, ed il tempo era sempre meno…

 

***

 

Che brutti i litigi. Quelli seri, ovviamente, non le sue classiche scaramucce con Calmoniglio, che sotto sotto divertivano un po’entrambi.

Erano le cinque e dieci del mattino -il che significava che era ancora buio, data la stagione- e Nord, in un tentativo di sfogo, dalla fine del litigio in poi aveva passato tutte quelle ore a creare giocattoli…o meglio a provarci, avendo finito per gettarli via tutti quanti, non contento di com’erano venuti.

Rimpiangeva ognuna delle ultime parole che aveva scambiato con i suoi colleghi, ogni accusa che aveva lanciato, ogni considerazione poco carina sugli ex altrui.

In particolar modo rimpiangeva tutto quel che era successo con Dentolina: sapeva quanto quella povera fata avesse sofferto, forse più di tutto loro, per quel che era accaduto secoli prima -quantomeno, Nord non aveva mai pensato di essere stato lasciato per qualcun altro- ed era il motivo per cui, quando aveva saputo della relazione tra lei e Jack, si era sentito particolarmente contento per quel segno di reale ripresa…e, pur essendo vero che la colpevolezza di Atticus fosse plausibile, doveva ammettere a se stesso che quella di Ljuba lo era altrettanto.  Avrebbe avuto gioco facile nell’entrare nella stanza dov’era custodita la spada e rubarla, ed idem nell’infrangere qualche incantesimo difensivo.

Le mancava una motivazione che per lui fosse valida, ma non le mancavano certo i mezzi e Nord, avendole insegnato tutto, lo sapeva bene, così come sapeva bene che, se la sua ipotesi si fosse rivelata reale, lui non avrebbe potuto giustificare la sua ex compagna con un “è stata convinta a farlo, è stata trascinata dagli altri”. La conosceva troppo bene per credere ad una cosa simile anche solo per un secondo, una frase del genere sarebbe stata un insulto alla sua intelligenza.

Finì di intagliare l’ennesima statuetta, aggiungendola al resto del mucchio, ma quando si decise ad osservare meglio il suddetto si rese conto di un minuscolo particolare che lo fece sospirare: seppur in pose differenti, ognuna di quelle statuette rappresentava la sua ex, e la cosa più assurda era che, fino a quel momento, non se n’era neppure reso conto!

«credo che bambine sarebbero contente di avere bambole così belle, ma non è proprio il caso» borbottò.

La porta del suo laboratorio si spalancò di botto, e Phil lo yeti entrò urlando e gesticolando.

«gwarblahrlahh!!!»

«quante volte devo dirti ancora che tu devi bussare prima di entrare?!...e va bene, va bene! Vediamo cosa c’è!» si arrese Nord, alzandosi dalla sedia per seguire lo yeti, il quale continuò a borbottare precedendolo fuori dalla stanza.

«spero sia importante…se è di nuovo per elfi che danno fastidio, sappi che non è proprio momento!» lo avvisò «so che stanno sempre in mezzo ai piedi, ma voi siete più grossi, se proprio superano ogni limite potete sempre lanciarli via!»

A Nord bastò poco più di un minuto per capire che gli elfi rompiscatole non c’entravano assolutamente niente con quella faccenda, ossia giusto il tempo che gli era servito per raggiungere la sala in cui l’Uomo nella Luna aveva designato Jack come Guardiano.

«ma che cosa…?»

Non poteva essere un caso il fatto che un singolo raggio di Luna stesse illuminando parte del pavimento similmente ad un riflettore, come in attesa che qualcuno vi si mettesse sotto. L’unico interrogativo risiedeva nella motivazione per cui quel raggio di Luna era lì. Forse era per il furto subìto? Forse per la sparizione di Jack ed il rapimento di Shu Yin, o per il litigio che lui ed i suoi colleghi avevano avuto giusto qualche ora prima? Un…rimprovero?

Scrollò le spalle, decidendo che non restava altro da fare che farsi colpire dal raggio e scoprirlo.

«dimmi tutto, Manny, sono pronto» asserì, mettendosi in posizione e chiudendo gli occhi.

Il Guardiano non poteva saperlo ma Manny, da lassù, sentendolo dire ciò aveva pensato “no, ti assicuro che non lo sei affatto”. In ogni caso, presenza o meno della giusta preparazione spirituale, quelle informazioni dovevano essere per forza date a Babbo Natale, e di riflesso ai Guardiani ancora in grado di agire.

“mi dispiace, Nord”.

Un puzzle di informazioni codificate tramite immagini si riversò nella mente del Guardiano della Meraviglia, il quale in pochi istanti venne a conoscenza di una lunga serie di fatti della cui metà, se non di più, avrebbe di gran lunga preferito restare ignorante.

Jack a Burgess, privato di poteri e senno, soccorso da Jamie quel giorno stesso.

Atticus, Galaxia, e Ljuba con la sua spada nel fodero, a Punjam Hy Loo, alla testa di parte di un esercito di immortali.

Dentolina crudelmente sconfitta da Cecilia.

Il matrimonio tra quest’ultima ed Atticus, informazione di puro gossip.

Nightlight partito per radunare un esercito con cui contrattaccare.

Pitch, prima a fare da insegnante di equitazione a Shu Yin e poi pazzo di disperazione proprio per quel matrimonio.

Varie immagini di Pitch e Shu Yin in un bosco, che denunciavano senza ombra di dubbio un rapporto ben diverso da “rapitore-rapita”.

Pitch e l’attacco alle spalle recato alla sua stessa figlia.

Pitch e Shu Yin che, insieme, avevano rubato i poteri di Madre Natura.

Quando i flash terminarono, Nord riaprì di scatto gli occhi e boccheggiò come se fosse appena riemerso dall’acqua dopo diverso tempo in apnea.

Aveva detto “sono pronto”, ma neppure preparandosi un decennio avrebbe potuto esserlo realmente, non a tanto.

«ti prego, dimmi che è solo scherzo».

Era una supplica inutile, e lo sapeva benissimo, ma non era riuscito a farne a meno: a parte l’immensa drammaticità della situazione in sé, il furto della spada era l’aspetto meno grave di tutto ciò a cui Ljuba aveva scelto di partecipare. Non sapeva dire se fosse peggio quel che lei e gli altri avevano fatto a Jack -non vi era dubbio che fossero stati loro, dal momento che li aveva visti combattere utilizzando il potere del povero Guardiano-, quel che avevano fatto a Dentolina, del cui destino Nord non era sicuro, o piuttosto il loro fine di arrivare sulla Luna ed uccidere Manny.

Non meno grave però era ciò che riguardava Shu Yin: Calmoniglio aveva preso tanto a cuore le sorti di quella ragazza, che in un paio di casi era arrivato a definire “adorabile”, ed ecco che ora la ritrovavano pappa e ciccia con Pitch Black, a praticare allegramente magia nera e pretendere la sua parte di potere rubato. Il giudizio di Calmoniglio su quella ragazza, che tra l’altro avrebbe dovuto essere il dono di Jack, era stato decisamente errato.

Come il proprio su Ljuba, d’altronde: l’aveva difesa a spada tratta -e non in senso metaforico!- litigando ferocemente con gli altri Guardiani, amici e colleghi di una vita, solo per poi scoprire di essersi sbagliato su tutta la linea. “Ljuba non avrebbe mai…”,  aveva detto. Seh. Come no. L’unica cosa buona che le aveva visto fare in tutti quei flash era stata soccorrere Jamie e compagnia, una magra consolazione per lui sul fatto che Ljuba avesse mantenuto almeno un minimo di quei valori morali che le aveva inculcato in cento anni che erano stati insieme.

Con la morte nel cuore, Nord si diresse verso una leva, che abbassò: era quella che dava inizio ad una sorta di aurora boreale che però, contrariamente a quella originale, si spargeva in ogni dove nel globo. Il segnale che chiamava tutti i Guardiani a raccolta e che, in quel caso, sarebbe stato ricevuto solo da tre su cinque.

Sempre che Sandman e Calmoniglio si fossero degnati di venire, naturalmente.

Sperava che riuscissero a mettere da parte quanto accaduto prima, così da poter discutere il da farsi. Il primo istinto del russo gli stava dicendo di correre in soccorso dei suoi compagni, ma non era sicuro che quella fosse la giusta linea d’azione, c’erano diversi fattori da considerare…

Il Coniglio di Pasqua non si fece attendere troppo: sette minuti dopo eccolo lì, con tanto di aria funerea, pur ignorando ancora i fatti.

«lieto che tu abbia ripreso a ragionare, ma utilizzare quel segnale per una festicciola di rappacificazione mi pare eccessivo».

Il suo nervosismo non era ancora completamente sbollito, nonostante le corse in giro per l’Australia, le uova dipinte e le piante che aveva fatto nascere, ma le cose cambiarono non appena guardò bene Nord, notandone il volto distrutto e la schiena, solitamente dritta e fiera, incurvata come se stesse sostenendo un peso troppo grande anche per un omone come lui.

«ehi, amico» saltellò vicino a lui, ora allarmato «che diavolo è successo?!»

«di tutto, Calmoniglio. Di tutto. Dovrei aspettare che arriva Sandman, ma non penso che c’è tempo da perdere, per cui ora ti racconto e, ti prego, non interrompermi perché capirai da solo che è già difficile così».

Fece un respiro profondo e partì in quarta col racconto di tutto ciò che l’Uomo nella Luna gli aveva mostrato. Mentre Nord parlava, sul muso di Calmoniglio si alternavano le emozioni più svariate, e nessuna che fosse positiva: delusione, preoccupazione, tristezza…e, soprattutto, grande shock.

 

“non vorrei che questa fosse l’ultima volta che ci vediamo”.

“puoi star sicuro che non lo è. Non lo è per niente ”.

 

Quindi ciò che Galaxia intendeva dire con quella frase che tanto lo aveva fatto sperare era che sì, si sarebbero rivisti, ma ai lati opposti del campo di battaglia e, peggio ancora, lei e gli altri avrebbero utilizzato contro di loro anche i poteri rubati a Jack -nonché, forse, a Dentolina: non era da escludere che le avessero fatto subire la stessa cosa, o peggio-.

Jack…per secoli non lo aveva sopportato, ma al momento aveva più d’un debito verso di lui, oltre ai sentimenti di stima nati da dopo la battaglia contro Pitch. Non riusciva proprio ad immaginare quello spirito così vivace -e sempre pronto a rompere le scatole al prossimo nel tempo libero- ridotto ad un guscio vuoto.

E Shu Yin! Shu Yin e Pitch!

Quel bastardo si era approfittato della bontà assoluta della ragazza per trascinarla dalla sua parte, per corromperla, e questo per Calmoniglio era imperdonabile. Una volta che lei fosse stata fatta ragionare e tratta in salvo, l’Uomo Nero avrebbe pagato caro sia l’averla rapita che l’averla circuita, parola di Pooka!

«questi sono i fatti, Calmoniglio, ed ora noi dobbiamo decidere come è meglio agire» concluse Nord «…ritardo di Sandy mi preoccupa».

«non penso che gli sia successo qualcosa, o l’Uomo nella Luna te l’avrebbe fatto sapere, così come ha fatto per Jack, Dentolina, e tutto il resto. Ignorare il segnale di adunata non è da lui, ma bisogna dire che ultimamente tutti noi abbiamo fatto e detto cose che non sono…da noi, ecco!»

Nord gli pose una mano sulla spalla. «mi spiace di aver accusato Galaxia di furto» disse, contrito «quando invece colpevole era proprio Ljuba, come per dente da latte di Manny, immagino».

«forse Galaxia non c’entra nulla col furto -e non è detto, perché avrebbero comunque dovuto essere in due- ma è colpevole di tante altre cose, per cui…nessun rancore, amico, e mi dispiace per la delusione che hai subìto».

Immaginava fin troppo bene come dovesse sentirsi Nord, dal momento che lui stesso si sentiva esattamente allo stesso modo. Non riusciva a credere che proprio Laxie avesse potuto macchiarsi di crimini come quelli contro il povero Frost, che avesse potuto attaccare Dentolina con cui un tempo aveva avuto un rapporto d’amicizia, che fosse coinvolta in una guerra che aveva come scopo ultimo l’omicidio di colui che l’aveva creata! Non era certo quel che lui le aveva insegnato, né si sarebbe mai aspettato da lei una cosa del genere, specialmente dopo l’ultima conversazione che avevano avuto.

Era stata una doccia fredda, una delusione enorme. Nord aveva protetto Ljuba a spada tratta, e lui a boomerang tratto, ma il concetto era sempre quello: aver difeso l’onore di persone che non avevano più un onore da difendere. Anche il solo aver partecipato e contribuito ad organizzare il matrimonio di quei due pazzi proprio lì a Punjam Hy Loo era qualcosa che ridefiniva l’idea stessa di squallore, secondo lui: la beffa suprema dopo il danno.

«altrettanto. Ti offrirei un bicchiere di vodka, ma non è caso, finiremmo per svuotare la bottiglia e dobbiamo decidere che cosa fare».

«ma non c’è nemmeno da domandarselo, andiamo immediatamente ad aiutare Dentolina e Jack! Sono i nostri compagni!» esclamò il Guardiano.

«è quello che inizialmente avevo pensato anche io, ma più ci rifletto meno idea mi convince. Andare ad aiutare Dentolina adesso vorrebbe dire oltrepassare barriera magica e batterci contro esercito di persone che in passato erano considerate divinità per arrivare a lei, e non so dirti come finirebbe, anche se noi abbiamo yeti armati» no, a dire il vero non avevano a disposizione neppure quelli, perché Ljuba e Galaxia avevano fatto sparire suddette armi subito dopo aver rubato la spada «nonché tue uova guerriere di pietra, ovviamente. E poi adesso dobbiamo anche difenderci da Uomo Nero, che è pericoloso come mai».

«non so se chiamerei “uomo” chi è arrivato ad attaccare alle spalle sua figlia, il sangue del suo sangue, pur di racimolare potere! Più si va avanti più quel mostro mi disgusta!» fu il duro giudizio del Pooka.

«capisco bene cosa vuoi dire, io però ho visto anche quanto matrimonio di Millaray lo ha fatto diventare pazzo da disperazione…»

«è da quando abbiamo saputo della sua lacrimevole storia che ci limitiamo a sconfiggerlo senza mai ucciderlo perché “poverino, in passato ha sofferto tanto, e non è colpa sua se è diventato così, ma dei Fearlings che lo hanno corrotto”» sbottò Calmoniglio « basta! Lui non ha avuto remore nello sterminare la mia intera razza, e tu lo sai! Questa storia che il compito dei Guardiani è difendere e non attaccare, sconfiggere ma mai uccidere, dare seconde, terze e centoventisettesime chances sempre sperando nella redenzione altrui inizia a stancarmi! I nostri ex compagni si sbagliano su tante cose, questo è fuori discussione, ma comincio a pensare che quattro secoli fa avremmo dovuto lasciare che Atticus e Ljuba finissero il lavoro che avevano iniziato, e gli staccassero la testa. Avremmo evitato un sacco di problemi, e non venirmi a dire che sbaglio, perché lo sai che non sbaglio, amico!»

«adesso tu straparli per via di shock, Aster, ma se cerchi di calmarti un po’capirai che omicidio non è mai la soluzione giusta per risolvere qualcosa…»

«comincio a pensare che invece lo sia».

«…e comunque sia parlavamo di cosa dobbiamo fare, non se uccidere Pitch sia giusto o no. Io ho riflettuto. Comincio a credere che dovremmo unirci subito a Nightlight e l’esercito che sta radunando a sua volta».

«già, sono stupito che sia ancora vivo» borbottò il Coniglio di Pasqua «ma non era diventato un normale adolescente?»

«Manny deve averlo richiamato a sé in seguito, e credo che ha fatto bene, vedendo questo! Allora, stavo dicendo: se ci uniamo a Nightlight avremo migliori possibilità di riuscire a contrastare tutte minacce, e a soccorrere Dentolina…»

«e Jack?» gli ricordò il Pooka «Jack dove lo mettiamo?»

«con tutto caos che c’è, io penso che Jack sta bene dove sta, a Burgess e tra amici. Proprio a causa di guerra, sia Polo Nord che Conigliera, e anche nave di Sandy, sono tutti possibili bersagli, sia per esercito di nostri ex che di Pitch, mentre Burgess non ha vero motivo per diventarlo dato che Jack è fuori gioco. Manderò da Jamie un elfo con un mio messaggio per chiedergli se può, per favore, continuare ad occuparsi di nostro amico».

«non penso che rifiuterà, è un ragazzo d’oro…tsk…a meno che non mi stia sbagliando a giudicare anche lui» aggiunse piano «ormai non sono più sicuro della mia capacità di valutare le persone».

«puoi continuare a sperare che Galaxia si è solo fatta trascinare, e che Shu Yin è semplicemente troppo buona e ingenua, perché non vedo altri motivi per cui può comportarsi così con Pitch» "ma io non ho nemmeno questo" aggiunse mentalmente «per cui almeno tu continua a sperare, Calmoniglio» disse stancamente Nord «quindi…Nightlight?»

«messa come l’hai messa, Nightlight. Dopo aver trovato Sandman, però. Mi sa che è la miglior cosa, anche se mi ripugna abbandonare Dentolina al suo destino».

«non abbandoniamo nessuno, noi facciamo così per avere più possibilità di salvarla. Ed ora dovrò iniziare a prepararmi per quel che ci aspetta…radunare yeti con armi, mettere elfi al riparo, cercare di dare più protezione a questo luogo» disse Babbo Natale «e per fortuna che venticinque dicembre è già passato».

«quanto ci vorrà?»

«non lo so, ma prima cominciamo prima finiamo, Calmoniglio. Prima finiamo…almeno questo!»

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*si guarda attorno ed entra su un palco immaginario*
Ahem. Buonasera.
A quanto sembra non sono morta come qualcuno, forse, poteva aver iniziato a pensare dopo un intero mese in cui non ho aggiornato alcuna storia, né scritto alcuna one shot. Spero perdoniate il mio immane ritardo, causato sia da temporanea mancanza d'ispirazione che da un interessante viaggetto all'estero!
Ora, mi auguro che questo nuovo aggiornamento non vi abbia delusi più del dovuto (?): era doveroso mostrare i Guardiani, o almeno parte di essi, e per quanto riguarda l'attimilata...sì, immagino che vi domanderete perché Pitch, dopo circa tre ore dall'acquisizione dei nuovi poteri, non si sia ancora fatto vivo da nessuna parte. Beh, maggiori delucidazioni nel prossimo capitolo :D
Prima dei doverosi angoli delle citazioni e dei ringraziamenti, c'è un'ultima cosa che ci tengo a dire: non è mia intenzione "guidare" i lettori a sostenere nessuno che prenda parte alla contesa. Chi più chi meno, tanto i personaggi quanto il loro comportamento tende ad essere spesso "grigio": non c'è "buono" che non abbia fatto errori, e non c'è "cattivo" che non abbia almeno una qualche minuscola, infinitesimale e stupida giustificazione. La scelta dunque sta solo a voi!

Citazioni: la tigre nel bagno di cui ha parlato Laxie avrà sicuramente ricordato qualcosa a chi conosce "Una Notte Da Leoni", e le informazioni codificate in immagini...Chuck munito di Intersect, sei tu? xD...oh, e chi ha letto la mia fanfiction "Fiore di Maggio" dovrebbe aver riconosciuto qualcuno ;)

*Ringraziamenti Time!*
Vanno a tutti coloro che leggono e recensiscono la mia storia, come sempre, ma questa volta in particolare sono per ArGentum, che segue la storia, e Vhaiolet Red per averla inserita tra le preferite :)

Alla prossima,

_Dracarys_


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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Quando Jamie Bennett si svegliò, notò all'istante che nella propria stanza c’era decisamente qualcosa di sbagliato.

E quel “qualcosa” era un elfo che lo stava schiaffeggiando con la punta del proprio cappello.

«m-ma che cos-» farfugliò, ancora assonato, rigirandosi nel letto e finendo per urtare una cosa alla propria sinistra.

«Ja-mie…?»

Ah, giusto: non sapendo dove altro farlo stare, Jamie aveva lasciato che Jack dormisse accanto lui, nel proprio letto. Aveva pensato che fosse meglio così, sia perché stare costantemente accanto ad una persona amica lo avrebbe aiutato a rimanere tranquillo, sia perché in questo modo Jack avrebbe potuto svegliarlo nel caso avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa.

In realtà ciò non era accaduto: in seguito alla fuga dal bosco, Jack non aveva avuto altri momenti di follia isterica, aveva eseguito alla lettera ogni ordine che Jamie gli avesse dato, aveva mangiato tutto quel che Jamie gli aveva portato da mangiare, e si era coricato appena lui gli aveva detto di farlo, senza proteste.

Il ragazzino era sempre dispiaciuto di vederlo in quel modo, ma quantomeno non dava problemi, ed era una buona cosa; non osava immaginare come sarebbe stato doversi occupare del Jack terrorizzato con cui aveva avuto a che fare all’inizio.

«va tutto bene, Jack…tutto bene…» bofonchiò, sfregandosi le palpebre chiuse «è solo un elfo di Babbo Natale…no, aspetta!» spalancò gli occhi, improvvisamente sveglissimo «un elfo di Babbo Natale! Qui!»

Da un lato era lieto di ricevere un segno di vita dai Guardiani più incisivo di quanto si aspettasse -non era ancora venuta alcuna fatina a prendere il suo dente-, ma dall’altro non era certo che la presenza di quell’elfo, che gli stava porgendo un foglio arrotolato e legato con un nastro rosso, fosse un segnale positivo data la guerra tanto propagandata dagli abitanti di Conca De El Sol…già, a proposito, forse era il caso di dare un’occhiata al gruppo su Facebook per vedere se era successo dell’altro…

«ahi!» esclamò, quando l’elfo lo colpì sul naso. Ok, lo avrebbe fatto solo dopo «adesso leggo! Dammi un attimo, mi hai appena svegliato e non è nemmeno l’alba!»

L’elfo fece qualche moto di disapprovazione per il fatto che Jamie chiedesse “un attimo” che non avevano, ma l’istante dopo ebbe ben altro a cui pensare dato che Frost, con una mossa fulminea, gli sfilò il cappello dalla testa.

«mio!» disse, oltretutto, alzandosi in piedi sul letto mentre l’elfo saltellava per cercare di recuperare il maltolto. Tutto sommato, anche con solo un quinto del proprio senno, Jack non era andato completamente “fuori dal personaggio”.

«potete stare fermi per favore?!» protestò Jamie a mezza voce, spiegando il foglio «leggo male, se mi fate balzellare di continuo!» sbuffò, vedendoli continuare imperterriti «ok, ho capito, è inutile» borbottò, accendendo la lampada sul comodino così da poter vedere bene.

 

Jamie, io e Nord abbiamo saputo che Jack è ricomparso e che ti stai prendendo cura di lui. GRAZIE. 
Sapere che è in buone mani ci rassicura, anche perché…dovrai continuare a tenerlo con te ancora per un po’. Qui è un caos. 
Dentolina è stata attaccata dai nostri “doni” col loro esercito, è stata sconfitta, e a breve sicuramente loro marceranno verso il Polo Nord, o da me; Pitch non si è fatto scrupoli a rubare il potere di sua figlia, ed è una minaccia ancor più grave dell’ultima volta; oltre a questo, non si sa dove sia Sandy, che forse è ancora arrabbiato con noi (da bravi imbecilli abbiamo avuto la brillante idea di litigare tra noi, già).
Ci dispiace darti una simile responsabilità, amico, ma ora Jack è più al sicuro lì con te che in qualunque altro posto e, in ogni caso, al momento non potremmo fare assolutamente niente per guarirlo.

Aspetta nostre notizie.

 

Calmoniglio

 

«…»

 “Jack è più al sicuro lì con te che in qualunque altro posto”…al sicuro? In un’anonima cittadina americana, ospitato da un bambino, Jack era più al sicuro che in qualunque luogo in cui vi fossero spiriti e creature mistiche in genere? Era indicativo di quanto la situazione fosse pericolosa, e Pitch adesso aveva ripreso a fargli paura, dal momento che era arrivato a rubare il potere di sua figlia per…già, da quando in qua l’Uomo Nero aveva una figlia?!

«Ja-mie?...»

«eeeh…sembra che dovrai restare qui ancora per un po’, Jack» disse piano il ragazzino «perché-ehi! È maleducato strappare le cose dalle mani delle altre persone!» protestò, quando lo spirito lasciò cadere il cappello dell’elfo ed afferrò all’improvviso la lettera di Calmoniglio, per poi osservarla stringendo man mano le palpebre come se si stesse sforzando di comprenderla con ogni fibra del proprio essere. I suoi tentativi erano da apprezzare, ma Jamie non sapeva se avrebbe davvero ottenuto qualche risultato…

«credo che tu faccia meglio a metterla giù, e a rimetterti giù anche tu, a dormire» gli disse dunque, sperando che almeno lui riuscisse a farlo perché, dal canto suo, era consapevole che non ce l’avrebbe fatta.

«D-Den…» farfugliò il Guardiano «Den-tina?» disse, indicando a Jamie il paragrafo della lettera in cui veniva nominata Dentolina.

«sì! Sì…parla di Dentolina» confermò Jamie.

«Den-tina…?» ripeté Jack, con l’aria confusa quanto allarmata, battendo più volte il polpastrello dell’indice sulla carta «male Dentina? Male?!»

«n-no» dovette mentire Jamie «no, non credo, non c’è scritto precisamente che le hanno fatto del male, per cui penso che non sia così…»

L’elfo, con vari scampanellii del berretto, andò a mettersi tra loro due, e s’infilò sotto le coperte tirando su la trapunta fin oltre la testa, giudicando di dover recuperare il sonno perduto a causa di quell’alzataccia, ma né a Jack né a Jamie importò alcunché di quell’occupazione abusiva del letto.

«Dentina male!!!» gridò Jack, raggiungendo la finestra con un balzo, presumibilmente con l’intento di uscire da essa. Jamie però gli si parò davanti, con fare quanto più possibile deciso.

«no, Jack, non puoi andare da nessuna parte!» gli disse «tutto ciò che devi fare adesso è rimanere qui con me, al sicuro. Se fuggissi, loro dovrebbero preoccuparsi anche per te, e tu ed io non vogliamo questo, giusto?» occhieggiò l’amico, non sicuro che egli avesse compreso il suo discorso «se Jack adesso fugge è male. Molto male. Amici tristi» fece una breve pausa «e anche Dentolina».

«…Dentina male» ripeté nuovamente Jack in un breve mormorio, accovacciandosi a terra «Dentina triste, no».

«bravo. È la decisione giusta» disse il ragazzino, inginocchiandosi «lo so che vorresti fare di più, ma al momento non puoi proprio, Jack. Mi dispiace».

Il Guardiano sollevò il volto, rivelando nuovamente quello sguardo assente che su di lui stonava in modo terribile, abbinato a degli occhi pericolosamente lucidi ed una postura che andava incurvandosi sempre più. Aveva solo un quinto del proprio intelletto, sufficiente per capire che se stesso ed altri stavano male, ed insufficiente per poter intervenire in qualsiasi modo. Era intrappolato nel proprio corpo privo di poteri, e nella propria mancanza di senno dalla quale non sembrava possibile guarire, ed era orribile.

«troveremo il modo di farti tornare a posto, e di far tornare a posto anche tutto il resto. Tutti ritorneranno a stare bene, tutto ridiventerà tranquillo, e nessuno si farà davvero male» disse Jamie, forse più per convincere se stesso che Jack «ti aiuto a rialzarti e rinfilarti a letto, ok?»

Frost non diede mostra di averlo sentito ma, quando Jamie gli si avvicinò, lasciò docilmente che facesse quel che voleva, ed obbedì ai pochi e semplici ordini che ricevette. Nell’infilarsi nuovamente sotto le coperte indicò l’elfo di Babbo Natale, come a dire “ma quindi resta qui anche lui?”.

Jamie rispose facendo spallucce. Il suo spazio sul letto era diventato un po’più stretto ma al momento non se ne curava e, quando vide Jack sdraiarsi su un fianco, la prima cosa che fece fu afferrare il cellulare per dare un’occhiata alle notifiche del gruppo. Era un peccato che il solo contatto avuto con i Guardiani fosse stato quella lettera perché, in caso contrario, avrebbe potuto dire loro che disponeva di un modo per ottenere aggiornamenti quasi in tempo reale sulle mosse dei concasoliani.

“Gruppo OFC Conca De El Sol ha creato un nuovo evento: ‘matrimonio di Atticus e Cecilia Del Sol’, alle nove e mezza di ieri!” osservò Jamie, passando da un post all’altro, da una fotografia con gente ubriaca fradicia all’altra… “a parte tutto ciò, ed i post in cui tutti esultano per aver vinto la battaglia, non c’è niente che si riferisca alle condizioni di Dentolina” osservò il ragazzino, guardando pensieroso una fotografia dei due sposi “ma mi sa che non sta molto bene, se il suo ex fidanzato si è sposato con un’altra proprio in casa sua” pensò dato che, nonostante l’età, non ci voleva molto per arrivare a capire una cosa del genere “anche se in realtà Dentolina adesso starebbe con Jack, dato che lui ha rifiutato la ragazza che l’Uomo nella Luna ha creato per…già!!! Ma quella ragazza adesso è con Pitch!” ricordò “com’è che nella lettera non c’era nulla che la riguardasse? Se sanno di quel che ha fatto l’Uomo Nero, allora teoricamente dovrebbe essere saltato fuori qualcosa anche su di lei! Questo è strano…a meno che…” guardò Jack “a meno Pitch l’abbia uccisa, e non abbiano detto niente per…no, spero di no…”

Jamie Bennett temeva di dover dare a Jack anche quella brutta notizia, se mai fosse guarito.

Tuttavia, se avesse avuto modo di dare un’occhiata a quanto era accaduto in precedenza nel regno di Pitch, avrebbe che i suoi timori erano qualcosa di più che completamente infondati!

 

** Regno dell’Uomo Nero, circa due ore e mezzo prima (2.40 am) **

 

«…non pensare a quanto ho detto poco fa, non ti avrei fatto alcunché di male, mia dolce ombra. Purtroppo a volte tendo a parlare a sproposito» disse Pitch «ed ora, finalmente, posso tornare a casa!»

Passata l’immensa debolezza di cui era caduto vittima, erano passati anche il terrore di rimanere di nuovo rinchiuso nel proprio antro e la claustrofobia. Che i suoi Incubi provassero pure ad attaccarlo ed imprigionarlo, adesso, che ci provasse chiunque! Aveva così tanto potere da aver modo di liberarsi in quattro e quattr’otto di qualunque nemico potesse presentarglisi innanzi! Non era più soltanto il miserabile Re degli Incubi…

«che il mondo si prepari, perché da oggi inizia una nuova era! La mia era! Dell’Imperatore della Paura,  Grande Signore del Terrore e Dio Supremo dell’Oscurità!»

Nonché un tizio in preda ad un gran delirio d’onnipotenza, naturalmente, che faceva tanto il “figo” con poteri non suoi.

“l’unica domanda che mi pongo è questa: quanto tempo passerà prima che la piccola ipocrita riesca a strappargli quel che lui mi ha rubato, oltre al quarto di potere che si è già presa?” si chiese, Madre Natura, che era stata legata e caricata su un purosangue alla stregua di un sacco di patate, guardando Shu Yin, che Pitch aveva fatto sedere davanti a sé su Onyx “la poca intelligenza è l’unica cosa di cui sia dio supremo”.

«…e della sua Principessa Oscura, ovviamente!»

“appunto. Non riesco a credere che questo cretino sia davvero mio padre” pensò Madre Natura, con un leggero sbuffo.

«davvero non mi avresti fatto nulla? Io…se devo essere sincera, mi sono spaventata» ammise Shu Yin.

«te l’ho detto, tendo a parlare a sproposito. Sei una delle due sole persone al mondo che non hanno, e mai avranno, nulla da temere dal sottoscritto. Sarà difficile convincere l’altra ma, almeno tu, fidati di me» le disse Pitch, stringendosela al petto «non ti chiedo altro. Ed ora tieniti forte, perché stiamo per entrare in casa nostra!»

Il paesaggio divenne confuso con l’aumentare della velocità e per un attimo, quando si tuffarono in uno degli ingressi al regno di Pitch, Shu Yin si sentì quasi “schiacciare” dal buio, dalla sensazione di chiuso e l’acre odore umido del cunicolo che stavano utilizzando. Fortunatamente per lei, durò poco: appena sbucati nella sala principale, per inciso quella dove dimorava il Globo di ferro, quella brutta sensazione di soffocamento svanì.

«ma che diavolo…?!» esclamò Pitch, completamente allibito, mentre il purosangue su cui erano in groppa atterrava dolcemente sul pavimento in pietra. Shu Yin invece non disse una parola, ma non fu in grado di evitare di guardarsi attorno con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, e neppure il modo in cui l’altro purosangue si scrollò bruscamente di dosso Madre Natura riuscì a farle cambiare espressione…perché il regno dell’Uomo Nero sembrava, più che altro, il regno del caos assoluto.

Il pavimento era disseminato di luccicanti frammenti vetrosi di bottiglie rotte,  nonché degli scheletri di quelle che, un tempo, erano state le gabbie penzolanti dal soffitto che caratterizzavano il luogo, mentre ciò che non era sommerso dai detriti era stato ricoperto di brina o lastre di ghiaccio di variabile spessore; ove un tempo vi era un tavolo di pietra, poi, compariva una specie di recipiente semicircolare di notevoli dimensioni, interamente in ghiaccio…

«no!» esclamò Shu Yin, riuscendo appena in tempo ad impedire che la povera Emily Jane Pitchiner fosse schiacciata da un elefante.

Un elefante indiano malamente dipinto a chiazze con una vernice verde fosforescente.

Ubriaco.

Esattamente come gli altri diciannove pachidermi presenti, i quali nel loro marciare ondeggiante facevano ancora più caos, calpestando detriti e gettando all’aria tutto ciò che capitava loro a tiro, grazie alle proboscidi.

«m-ma chi…chi ha osato…» farfugliò Pitch, scioccato e profondamente oltraggiato, allontanandosi dalle due ragazze cui non dava più la minima attenzione, diretto in volo ad esaminare il grosso recipiente di ghiaccio.

«tutto bene?» sussurrò piano Shu Yin a Madre Natura, la quale inizialmente le rispose soltanto con un’occhiata gelida.

«come se t’importasse davvero della mia salute».

Emily Jane trovò estremamente inquietante l’espressione che comparve sul viso di Shu Yin, completamente impassibile.

«evita ostilità inutili, ed aiutami ad aiutarti. Ho il venticinque per cento del tuo potere, e devi dirmi come posso restituirtene il dodici virgola cinque per cento, ossia la metà: l’ho preso unicamente per questo motivo, così che, quando saremo lontani, tu possa scappare da…ovunque ti imprigionerà. Ormai dubito che ti terrà qui» aggiunse «e ti restituirei tutto, se non fossi io a dover avere a che fare con lui anche in futuro».

Madre Natura non sapeva se essere più spiazzata per quel che si era trovata davanti entrata nel regno di suo padre, o piuttosto per quel che Shu Yin le aveva appena detto. Assurdo. Come poteva credere ad una cosa del genere? Che avesse rubato il suo potere unicamente per restituirgliene parte?! Ah, ma per favore! Era “una di quelli”, e stava a stretto contatto con suo padre, per cui stava sicuramente studiando una trappola di qualche genere. «non ho motivi per fidarmi di te».

«sono la sola speranza che hai di non essere intrappolata in un incubo eterno, e di riuscire a fuggire. Voglio darti una mano perché lui è tuo padre, e mi disgusta il modo in cui ti ha trattata, ma non mi strapperò i capelli se vuoi rifiutare il mio aiuto, perché hai detto bene: non m’importa davvero della tua salute» Shu Yin voleva aiutare una semi sconosciuta che aveva anche tentato di rapirla: era qualcosa abbastanza da Jack Frost. A non esserlo per nulla, invece, era tutto il discorso di contorno! «e saresti la sola ad avere problemi. Per cui, dimmi come devo fare» occhieggiò Pitch, trovandolo ancora impegnato «adesso».

Dare un’idea di quanto grande fosse la voglia di Madre Natura di mandare al diavolo la piccola -presuntuosa- ipocrita in almeno ottantasei modi differenti era impossibile ma, essendo un po’più sveglia di Pitch, capì che Shu Yin poteva avere ragione sul fatto di essere l’unica speranza di cui disponesse. «servono solo contatto fisico e la reale volontà di restituirmi ciò che è mio».

Shu Yin annuì brevemente, ignorando Pitch che sbraitava inutilmente contro il gruppo di elefanti ubriachi, i quali gli rispondevano con cariche e barriti. «bene. Posso agire subito, allora, ma ti conviene muoverti unicamente quando io e lui ti saremo lontani, o gli sarebbe facile catturarti ed imprigionarti ancora» e, non ultimo, così facendo Pitch non avrebbe pensato che Shu Yin potesse avere a che fare con la sua fuga.

«come giustificherai il fatto di non riuscire a fare ciò che, invece, potresti fare con un quarto del mio potere?» le chiese Madre Natura, trovandosi costretta ad approvare il piano «capirà che c’è qualcosa che non va».

«sono una povera ragazza molto dolce, ingenua, sciocca ed imbranata, quindi è ovvio che, potere o meno, non riesca a fare molto».

Emily Jane dovette riconoscere che la ragazza non era una stupida, ma ciò non impedì che tutta quella falsità le desse profondamente sui nervi, così come anche la cecità di suo padre a riguardo. Peccato che fosse tutto ciò a cui poteva aggrapparsi. «fa’ quel che devi fare» disse dunque.

«idem per te».

Il contatto fisico tra Madre Natura e Shu Yin era presente già dal momento in cui quest’ultima aveva salvato l’altra dall’elefante, per cui si trattava semplicemente di un piccolo sforzo di volontà. Alla ragazza parve strano che, dopo la complessità del rituale compiuto con Pitch, un passaggio volontario di potere rubato fosse così semplice, ma in fin dei conti il cedere volontariamente magia era ben diverso dallo strapparla ad altri. Strana fu anche la sensazione che provò quando lo fece, un formicolio caldo, ma non fastidioso, lungo tutto il braccio…

«chiunque sia stato, la pagherà anche per aver svuotato tutte le bottiglie di alcolici dentro quella cosa di ghiaccio; è così che questi luridi pachidermi si sono ubriacati! Con la mia scorta!» ed il fatto che l’Uomo Nero avesse una riserva sufficiente a far ubriacare venti elefanti la diceva lunga «…cosa stai facendo, cara?» indagò Pitch, leggermente sospettoso, vedendo che Shu Yin sorreggeva Madre Natura.

«un elefante stava per schiacciarla, ed io l’ho salvata. Lasciare che le facesse del male mi sembrava-»

«ti prego, non dire scortese o questa volta diventerò pazzo sul serio!» sbottò, facendo sì che dalla vicina parete in pietra nascessero delle piante che  avvilupparono Emily Jane, staccandola da Shu Yin e tenendola prigioniera a circa un metro e mezzo da terra «ora tu ed io sistemeremo questo caos per quanto possibile, cercando di capire chi sia il colpevole. Risolto quest’ultimo problema, troveremo un posto dove imprigionare questa donna» proseguì, indicando Madre Natura con un cenno del capo «ed  infine-»

«“questa donna”, come se per te fossi una sconosciuta. Mi domando se parli così perché effettivamente mi consideri davvero tale, o perché sei talmente vigliacco da non voler prendere atto neppure di azioni meschine come questa» intervenne Emily Jane, incapace di trattenersi oltre.

“ti prego, non rovinare tutto scagliandogli addosso un fulmine per ripicca, o simili!” pensò Shu Yin “non farci scoprire!”

Pitch, come punto sul vivo, si avvicinò alla figlia dopo un’occhiata velenosa. «puoi tranquillamente smetterla di dimostrarmi che incolparmi continuamente di tutto sia l’unica cosa che sai fare, perché me ne hai ben dato prova in passato!»

«osi anche atteggiarti a vittima? Non so se ridere o piangere».

«sai cosa? Non m’importa nulla delle tue accuse, né del tuo sarcasmo. Ormai non sei più niente per me: ho trovato una figlia che mi ama e mi accetta esattamente per come sono!»

Madre Natura lo interruppe con una risata amara. «oh sì, su ciò che la tua “nuova figlia” nutre per te non ho proprio dubbi».

«amore e rispetto. Mi spiace non ti stia bene, ma non ho colpa se ricopre questo ruolo in modo migliore di te» concluse Pitch, voltandole le spalle «vieni ad aiutarmi, principessa» disse a Shu Yin, dopo un drastico addolcimento del tono di voce -in parte atto a ferire la propria prigioniera- allontanandosi con lei.

«sì…certo…» annuì la ragazza, dandosi un’ultima occhiata alle spalle.

«non dispiacerti per lei. Hai visto come mi tratta, io agisco soltanto di conseguenza» si giustificò Pitch, più con se stesso che con Shu Yin.

«hai qualche idea su dove tenerla prigioniera?»

«un posto vale l’altro, dal momento che la intrappolerò in un incubo ete-»

«no…no, non farlo, per favore» lo pregò Shu Yin, parandoglisi innanzi «forse il rapporto che avete non è dei migliori, ma è sempre la tua figlia biologica».

«pff…la mia dolce e sempre troppo buona Shu Yin!» sospirò Pitch «hai iniziato ad imparare qualcosa dal sottoscritto, ma c’è ancora tanto da sistemare…e comunque sarebbe solo un metodo per evitare di trovarla ad ostacolarci».

«è una donna priva di poteri e disconosciuta da…per caso sei l’unico parente che le è rimasto?»

«…“per caso” lo sono».

«una volta rinchiusa da qualche parte non potrà essere un pericolo per noi due. Non ha potere» ripeté ancora la ragazza «ed è completamente sola. Che male può fare? È indifesa esattamente com’ero io, ed anche di più. Accanirsi su di lei non avrebbe senso, una cosa del genere sarebbe soltanto una perdita di tempo, oltre che inutile e crudele».

Per la logica delle sue affermazioni, o forse per quella parte della sua coscienza sepolta in profondità che da dopo il Furetur lo pungolava senza sosta, dopo poche e brevi riflessioni Pitch decise di darle ascolto. «d’accordo» disse, falsamente indifferente, con un’alzata di spalle «se ci tieni tanto, eviterò di aggiungere altro alla sua futura reclusione: in fin dei conti non hai tutti i torti col dire che perderei soltanto tempo».

Ed aveva dell’altro a cui pensare, aggiunse mentalmente, alzandosi in volo e fissando il caos che regnava sovrano. Due elefanti, con una carica, oltre a distruggere gli scheletri delle gabbie ruppero anche il recipiente di ghiaccio. Ciò che era rimasto del mix alcolico che l’aveva riempito finì a terra.

“chi ha fatto una cosa del genere perderà la testa” giurò a se stesso l’Uomo Nero. «Shu Yin, vola qui al mio fianco. Non necessito del tuo aiuto, ma voglio evitare che tu possa farti male accidentalmente».

La ragazza annuì, saltò e, dopo diversi pericolosi ondeggiamenti, riuscì a rimanere più o meno stabilmente in volo. Pitch si trovava perfettamente a proprio agio con i nuovi poteri, ma per lei non valeva lo stesso discorso, indipendentemente dalla loro recente diminuzione.

«non voglio più vedere un elefante, neppure dipinto!» sbottò l’Uomo Nero, sollevando le braccia verso l’alto. Un vento freddo, la cui forza cresceva in maniera esponenziale di secondo in secondo, iniziò a soffiare «ed ora, fuori da casa mia!»

Fu assurdo il modo in cui, a quel punto, il terreno sotto ognuno degli elefanti si ruppe, e da esso spuntarono grossi tentacoli di oscurità che scagliarono in aria quei venti poveri ed innocenti pachidermi ubriachi dipinti di verde, i quali però non ricaddero a terra, sostenuti da una corrente d’aria d’immane potenza che li scagliò fuori, facendo attraversare loro il più spazioso degli ingressi disponibili. L’allegro gruppetto scomparve tra mille barriti ma, ovviamente, a Pitch non bastò.

Raffiche di vento caldissimo sciolsero tutto il ghiaccio presente, allagando tutta quanta la sala, ma era voluto: ben controllata dall’Uomo Nero, infatti, l’acqua portò via la maggior parte del lerciume. Niente più vetri rotti, niente più scheletri di gabbie: il pavimento in pietra era pulito come da tempo non era più stato.

«ad avere immaginato quanto fanno comodo per le pulizie, avrei cercato di rubarle i poteri già tempo fa» commentò Pitch, scendendo nuovamente a terra vedendo che il grosso del disastro era stato tolto «ed ora voglio dare un’occhiata a-»

«cos’è quello?» domandò Shu Yin. L’Uomo Nero si voltò verso di lei, vedendola indicare in direzione del trono di pietra «vedo un brillio dorato».

«puoi avvicinarti, ma resta ad almeno due metri di distanza» la avvertì Pitch, per poi muoversi nelle ombre ed avvicinarsi al brillio non identificato, mentre Shu Yin obbediva «non sappiamo cosa sia, e…»

Le parole gli morirono in gola quando arrivò sufficientemente vicino da dare un significato a ciò che aveva visto da lontano.

Il vestito da sposa di Millaray giaceva ai piedi del seggio, sporcato parzialmente dal contenuto di una bottiglia di liquore che, quand’era finita a terra, non era stata svuotata del tutto; come se ciò no fosse stato sufficiente, poi, oltre a qualche piuma blu e verde vi erano anche altre…prove evidenti…del fatto che i neosposi, almeno una volta, avessero consumato proprio lì il loro matrimonio.

Pitch, dopo essere rimasto immobile per almeno dieci secondi, si chinò rigidamente a raccogliere il vestito, con le mani che tremavano appena appena.

La temperatura nella stanza precipitò all’improvviso, l’acqua non ancora fluita via si ricoprì di un sottile strato di gelo, il vento riprese a soffiare e, subito dopo, dal nulla scoppiò una vera e propria bufera di neve.

Nuovamente preda di furore e disperazione, l’uomo stracciò l’abito in due pezzi per poi portare i pugni, che ancora stringevano convulsamente la stoffa, contro le tempie. Scosse la testa, chiuse gli occhi nonostante sapesse che era inutile, perché farlo non avrebbe scacciato dalla sua mente la scena che, sadicamente, il suo cervello si stava divertendo ad immaginare in ogni dettaglio.

Non avrebbe saputo dire quante volte lui e la sua ex compagna avevano fatto l’amore proprio lì sopra, ed ora anche quel ricordo era stato rovinato, distrutto dall’immagine di lei, con l’altro

«Pitch!»

Il richiamo di Shu Yin gli arrivò a malapena, nonostante fosse di fianco a lui.

«Pitch, stai scatenando una tempesta di neve! Non fare così, parlami, dimmi cos’hai, o perderai completamente il controllo! Parlami…» gli si avvicinò, posando le proprie mani sui suoi pugni contratti «per favore, cerca di tornare in te, ci sono qui io, andrà tutto bene...» vide scivolare a terra ciò che era rimasto dell’abito dorato, segno che la presa di Pitch si era allentata, e decise di continuare su quella strada «andrà tutto bene, devi solo cercare di calmarti. È lo stesso discorso che prima, e a dire il vero tuttora, vale per me…»

«non è la stessa cosa! Tu devi solo ignorare un dolore non tuo, mentre io…io…» quel po’ d’orgoglio che gli restava lo zittì bruscamente. Si era già umiliato abbastanza davanti a lei, non era il caso di aggiungere altre sceneggiate tragiche «…io sono a posto. Sono già a posto» disse, dopo un respiro profondo.

«sicuro?» gli chiese Shu Yin, con fare premuroso.

«sì, ovvio! Quando dico una cosa, è quella!» sbottò Pitch, che subito dopo venne immediatamente colto da un dubbio atroce, ossia “e se quei due non si fossero limitati solamente al trono?” « devo controllare una cosa…credo…» asserì, combattuto tra la smania di sapere ed il non voler sopportare altro dolore «resta qui».

«no» ribatté la ragazza, prendendolo per mano «verrò con te, di qualunque cosa si tratti».

«tsk…non vuoi rischiare che un’altra bufera di neve ti seppellisca, eh?»

«quello non c’entra. Su, andiamo a controllare…qualunque cosa tu voglia controllare».

“non vedo l’ora che la facciano finita, che mi imprigionino da qualche parte e se ne vadano. Non ne posso più di questi patemi da soap opera, con mio padre che somiglia ad una versione stupida di Sue Ellen, il che è tutto dire…se avessi voluto vedere certe scene, avrei continuato a seguire Dallas!” pensò Emily Jane, alzando gli occhi al cielo.

Pitch, inizialmente, fu tentato di rispondere con un secco “no”, perché soltanto il cielo sapeva cosa avrebbe potuto trovare se disgraziatamente i suoi sospetti si fossero rivelati fondati e, oltre a questo, portarla con sé per farsi dare sostegno sarebbe stata un’ulteriore dimostrazione di debolezza; poi lo sguardo gli cadde su ciò che era rimasto del vestito, nonché sul trono di pietra, e ciò lo portò a concludere che, se proprio Shu Yin ci teneva tanto, avrebbe anche potuto essere così gentile da permetterle di stargli accanto…

Si allontanò con lei, ed in seguito, con un pigro gesto della mano, fece sì che l’acqua spazzasse nuovamente via tutto, con una sola eccezione: il vestito da sposa che, invece, prese fuoco e si ridusse rapidamente in cenere.

«voglio controllare le condizioni di quest’ala del mio regno» disse Black, cercando di utilizzare il tono più indifferente possibile, mentre lui e Shu Yin fluttuavano sopra una breve scalinata in discesa «nulla di che».

«e cosa c’è in quest’ala del tuo regno?»

«bagni. Camere da letto. La mia camera da letto».

«oh».

Appena arrivarono nel corridoio, che si illuminò automaticamente, Shu Yin dovette trattenere un sospiro, pensando “ci risiamo”. 
C’era dell’altro ghiaccio, c’erano altre due bottiglie vuote -“ma quanto alcol sono in grado di bere i miei simili?” si chiese la ragazza, allibita- ed i dipinti presenti fino a metà corridoio erano stati bruciati. Una scarpa dorata da donna, con un tacco a spillo di almeno quindici centimetri, giaceva a due metri di distanza da Pitch e Shu Yin, mentre la compagna era ancora più avanti, vicino ad una piccola massa nera costituita da un paio di pantaloni. Ultimo dettaglio: un paio di mutande da uomo abbandonate davanti alla porta aperta di una stanza.

«Pitch-»

L’Uomo Nero interruppe Shu Yin sollevando un singolo dito e, sempre tenendola per mano, procedette avanti, rigido come un automa e con lo sguardo spiritato di uno psicotico in procinto di avere una crisi di follia più o meno omicida. Forse seguirlo non era stata una buona idea, iniziò a pensare la ragazza, e se non mandava neppure mentalmente maledizioni su maledizioni ai suoi “fratelli” era solo e soltanto perché maledire le persone andava contro un galateo che, evidentemente, Atticus e Millaray non dovevano conoscere troppo bene.

“se non impazzisce completamente questa volta, credo che non lo farà più” pensò la ragazza, appena prima di affacciarsi sulla soglia della stanza davanti a cui Pitch si era fermato “…io…rimango senza parole. Sul serio, ogni minuto che passa mi stupisco di quanto i miei simili possano essere vandali”.

Una scritta a caratteri cubitali in vernice verde -“sono stato qui, ps. è finito il VINOH”- la stessa di cui erano sporchi gli elefanti, campeggiava sulla parete contro cui era poggiato il grande letto a due piazze, completamente sfatto, con tanto di lenzuola nere scomparse, e leggermente storto come se fosse stato spostato dall’eccessivo movimento che vi era stato fatto sopra.  Oltre a ciò, sembrava che i due vandali si fossero divertiti a lanciare in aria i cuscini di piume e distruggerli giocando al tiro al bersaglio con dei proiettili di ghiaccio, nonché a rompere suppellettili varie. Da ultimo, Shu Yin notò l’ennesima bottiglia vuota ai piedi del letto, ed i frammenti di un’altra di esse mescolati a quelli dello specchio, sulle cui modalità di rottura non c’erano dubbi.

«nell’interesse della tua salute fisica, Shu Yin, esci e chiuditi la porta alle spalle. Ora».

In quell’occasione la ragazza obbedì senza perdere tempo, correndo fuori dalla stanza e chiudendo la porta come richiesto, ed allontanandosi da essa di circa tre metri.

Non poteva vedere quel che l’Uomo Nero stava facendo ma, a giudicare dal caos, si stava dando ad una bella opera di devastazione, e Shu Yin avrebbe mentito sia dicendo che non le ispirava la minima compassione, sia dicendo di non comprendere la sua voglia di abbandonarsi a crisi isteriche e distruzioni varie. I suoi “fratelli” avevano esagerato, anche se si trattava di Pitch Black. Lei intendeva consegnarlo a qualcuno perché fosse ucciso, vero, ma intendeva farlo senza aggiungere a ciò ineducati oltraggi di sorta…

Dopo cinque minuti il rumore finì di colpo, sostituito da un silenzio tombale. Perplessa, dopo qualche secondo d’attesa, la ragazza bussò alla porta. «tutto a posto? Serve aiuto?» non vi fu risposta, al che lei si azzardò ad aprire la porta, appena una fessura.

Non era rimasto niente nella stanza, il cui pavimento era ricoperto di neve bianca e di quelli che, ad un’analisi più attenta, Shu Yin identificò come “fiocchi di cenere”. Doveva aver distrutto tutto, avergli dato fuoco ed aver perso di nuovo il controllo in modo sufficiente da far nevicare, tutto in quel breve lasso di tempo, prima d’inginocchiarsi a terra, a capo chino, immobile come una statua. Visto ciò, Shu Yin prese coraggio e si avvicinò con circospezione. Sollevò per un attimo un sopracciglio nel vederlo stringere tra le mani uno scialle di pizzo nero, quasi sicuramente ciò che aveva fermato la distruzione.

«tutto questo è colpa mia».

Shu Yin non replicò.

«non sua, non dei Guardiani, non di Atticus Toothian. È mia» fece una breve pausa «è mia, per non averle parlato di ciò che mi tormentava riguardo quella festa del ventisei dicembre, per non averle detto chiaramente che non volevo che andasse, che non riuscivo a passarci sopra. Se l’avessi fatto, tutto ciò avrebbe potuto essere evitato. Invece no. Ho cercato tra i miei libri un rituale che mi desse potere sufficiente da distruggere il Natale una volta per tutte. Ne ho trovato uno che nei secoli precedenti avevo scartato, essendo già allora consapevole che, per la natura stessa di quell’incantesimo, non sarei riuscito a controllarne gli effetti, ed avrei potuto diventare una sorta di potente belva furibonda senza alcun raziocinio, mettendo a rischio di danni permanenti la mia salute mentale…o quel che ne restava, avrebbero detto alcuni» commentò amaramente, sollevando lo sguardo su Shu Yin «anche in quel frangente sapevo di non essere in grado di gestirlo, ma tutto ciò che volevo era togliere a Guardiani e compagnia i motivi per festeggiare. Ho officiato quel rito senza avvertire la mia compagna. Sapevo che così facendo l’avrei messa in pericolo, perché avrei potuto perdere il controllo da un momento all’altro e, forse, finire col farle del male, ma ero così preso dalla rabbia, e dalla voglia di danneggiare i miei nemici, che non m’importava minimamente. Poi è arrivata Millaray, presumo attirata dalle sensazioni che il nostro legame le inviava, sentendo che qualcosa non andava. Ed è stato allora che l’ho sentito» strinse i pugni «quel rito ha facoltà di potenziare tutto quanto, sensi inclusi. Ho sentito su di lei una traccia lievissima di un odore che, immediatamente, ho ricondotto a Dentolino, e…» s’interruppe, come a voler trovare le parole giuste, e riabbassò la testa distogliendo lo sguardo dalla sua ascoltatrice «niente, e poi c’è stato il buio e…e quando il buio è finito, avendo il rituale una durata limitata…ero ancora in quella stanza, ed avevo le mani sporche di sangue. A quel punto mi è preso il panico. Già, incredibile, vero? Al Signore della Paura è preso il panico!» disse, con una risatina semi isterica «ma devi capirmi, Shu Yin, io temevo di averla uccisa. La mia Mila…» mormorò, stringendosi al petto lo scialle «oh, e la traccia che le avevo sentito addosso…» da un punto imprecisato dell’oscurità di cui era fatta la sua veste, Pitch tirò fuori una scatolina bianca, rotonda, di circa quindici centimetri di diametro «è stata causata dallo sfiorarsi delle loro mani quando lui, tre minuti prima che scoppiasse il disastro, le ha dato questa».

Premette un minuscolo pulsante, e la scatolina si aprì. Da essa uscì fuori una piccola coppia di ballerini di cristallo che, dopo aver iniziato a fluttuare a pochi centimetri dal contenitore aperto, iniziò a danzare al ritmo di una melodia dolce e, ad ascoltare bene, un po’malinconica: era il prototipo di un carillon, che Atticus si era fatto creare apposta da Nord, il quale ai tempi aveva ingenuamente creduto che tale regalo fosse destinato a Dentolina.

«è il prototipo magico di un carillon. A quei tempi, tra gli umani, non esistevano neppure» le spiegò Pitch «Dentolino ha voluto fare alla mia donna un regalo di Natale il giorno stesso, invece di aspettare il ventisei dicembre. Non avrebbe dovuto farle regali e basta, a dirla tutta…»

«sì…capisco. Solo una cosa: come puoi conoscere le dinamiche del loro incontro?» indagò Shu Yin.

«quando ho riacquisito il controllo, ed ho capito che era accaduto qualcosa di brutto, mi sono messo a cercare Millaray qui el mio regno, convinto che non potesse essere altrove. Sul finire delle mie ricerche ho trovato questo strano oggetto, e gli ultimi residui di quel rito mi hanno dato modo di sentire su di esso l’odore di Dentolino. Dunque ho fatto un incantesimo di svelamento, e quest’oggetto mi ha, come dire, raccontato la sua storia. O almeno, quella degli ultimi dieci minuti in cui è stato toccato» specificò «mi sono fatto accecare dalle mie solite…smanie…ed ho agito da stupido, è vero, ma puoi credermi sul fatto che, se fossi stato in me, non le avrei mai fatto del male. È stato un incidente. Un maledetto incidente che però l’ha quasi uccisa, e l’ha portata ad odiarmi tanto da non ascoltarmi più, da non volermi più vedere, da rendere vano ogni mio tentativo di fare ammenda, da chiedere ad altri di tagliarmi la testa e, come saprai, c’è mancato poco che ci riuscissero, in parte perché gliel’ho permesso: quando Atticus mi ha detto “Mila ti manda i suoi saluti” mi ero rassegnato a meritarmelo, sai? Dopo quel che le avevo fatto mi sono detto “se lei vuole questo, che lo abbia! Ogni suo desiderio è un ordine, come sempre”. Ma non è andata così, ed il resto, a grandi linee, lo sai» l’Uomo Nero richiuse la scatola, mettendosi a fissarla «perdere la mia compagna è stato…grave. E l’ho persa per questo. Per un carillon!» disse con grande amarezza, facendo sparire la scatola.

“il suo dolore è indubbiamente reale, ed ha ammesso le proprie colpe dicendo di aver messo in pratica quel rito senza pensare alla sua compagna, eppure…” pensò Shu Yin “mi sembra che abbia avuto qualche esitazione di troppo, nel momento in cui ha detto ‘è arrivata Millaray, ho sentito l’odore di Dentolino e poi buio’. Sono dell’idea che abbia omesso qualche particolare, e c’è un’altra frase che mi fa venire qualche sospetto: ‘mi sono messo a cercare qui Millaray, convinto che non potesse essere altrove’. Perché non avrebbe potuto essere altrove se, con i nostri cristalli, possiamo spostarci da un capo all’altro del mondo in meno di un millesimo di secondo? Perché era convinto che lei non avesse modo di darsi alla fuga? Mi sembra strano pensare che Millaray viaggiasse senza cristallo. A me sembra inconcepibile, ed il mio è inattivo” pensò che forse era soltanto una sua mania, ma in realtà non era così, era una fissazione che avevano tutti i suoi simili che, anche dentro Conca De El Sol, difficilmente se li toglievano dal collo, o dal polso, nel caso di Cecilia “in tutto ciò c’è qualcosa che non mi torna, e non vorrei che ciò che definisce ‘incidente’ -definizione discutibile già così- in realtà sia stato un po’meno…incidentale di come lui cerca di far passare!” si diede una breve occhiata attorno “questo spiegherebbe meglio tutto quest’odio da parte di Millaray, tutta questa voglia di fargli del male come può”.

«e quell’oggetto è tutto ciò che mi resta, insieme a questo» continuò Pitch, sollevando lo scialle «gettato per terra come uno straccio. Lo creai per lei il giorno stesso in cui ci incontrammo. Il suo era andato perso insieme a…ehm…il resto dei suoi vestiti. Nonché dei miei. Lunga storia. Sta di fatto che le piacque talmente tanto che, da lì in poi, se l’è sempre portato appresso. Ed ora…» chiuse gli occhi «…d’accordo. D’accordo. Basta così, mi sono pianto addosso a sufficienza» sentenziò all’improvviso, alzandosi in piedi e posizionando lo scialle così che gli coprisse le spalle «è tempo che vada a scuoiare Dentolino e poi…e poi magari tornerò qui di nuovo per sistemare tutto, sai, le gabbie, la mia stanza, e…e quello che capita» farfugliò, passandosi una mano sul volto stanco.

«a dire il vero non credo che sia una buona idea. Non sei nelle condizioni giuste per tentare un attacco».

«ma se sono più forte di quanto sia mai stato! Non dire sciocchezze!» sbottò l’Uomo Nero «con tutto questo potere ucciderò facilmente tutti coloro che oseranno intralciarmi, e mi riprenderò ciò che è mio col fuoco e col sangue!» dichiarò.

«io infatti non parlavo delle tue condizioni fisiche, Pitch, ma di quelle psicologiche».

«mi stai dando del pazzo?!»

«no. Ma sei completamente sconvolto e, se il tuo fisico è in forze, credo che la tua mente non lo sia altrettanto. Se attacchi ora, con tutto quel che hai appena visto ed hai passato, rischi di finire col commettere qualche errore, perché saresti distratto. Esattamente come l’ha commesso Madre Natura» gli ricordò «se invece attaccassi dopo esserti riposato un po’, a mente più fredda, penso che i rischi si ridurrebbero. Poi non so» fece spallucce «sono solo un essere nato privo di ricordi e poteri, in giro da neppure due settimane, e non m’intendo di queste cose. Tu pensi che io abbia torto?» chiese Shu Yin a Pitch, con uno sguardo dolce e confuso.

Pitch le diede una lunga occhiata, mentre soppesava quel che lei aveva appena detto. «stare con me ti fa bene, ora a volte sembri quasi essere intelligente» commentò.

“gentilissimo come sempre” pensò l’orientale. «può darsi che tu abbia ragione. Grazie del complimento!...è un complimento?»

«tsk…lascia perdere, Shu Yin».

«quindi…?» “grazie al legame, presumo che Millaray abbia avuto modo di percepire quel che Pitch ha provato, e magari anche il suo attuale livello di potere. Quindi, se l’Uomo Nero mi darà retta, i miei consimili avranno tempo di smaltire quel che hanno bevuto e, presumibilmente, organizzarsi per andarsene dal palazzo di Dentolina” pensò la ragazza “se voglio consegnare loro Pitch perché lo sistemino, devo aiutarli a non venire distrutti prima del tempo, furto o non furto del senno di Jack”.

«sono costretto ad ammettere che, se partissi adesso, non sarei molto lucido» era un eufemismo, dal momento che smaniava dalla voglia di tagliare qualche testa «e so che dovrei cercare di calmarmi, ma so anche che non ci riuscirò finché non sarò andato lì a fare la festa a quei maledetti!...dannazione...» sibilò, massaggiandosi le tempie «mancava solo l’emicrania! Ecco i momenti in cui rimpiango di non essermi portato dietro il Roipnol» contro i sintomi dell’ormai superata claustrofobia non aveva funzionato, ma a parer suo sarebbe stato l’ideale per costringersi a “staccare la spina”.

Rimase di sasso quando vide Shu Yin tirare fuori da una tasca proprio il contenitore di quelle compresse.

«prima sono tornata a prenderle per me, nel caso dovessi avere un altro attacco a causa delle condizioni di Jack, ma può darsi che ora a te servano di più».

«in questo momento credo di amarti come Doctor Who ama il Tardis!» affermò Pitch, strappandole di mano il contenitore «…no, un momento, non è proprio il caso che io crolli giù in mezzo alla neve» disse poi, creando una specie di “nuvola” morbida di oscurità per poi gettarvisi sopra «già va meglio!»

«se ora non hai bisogno di me, io andrei a mettere a posto il corridoio» disse la ragazza, ma l’Uomo Nero, con un tentacolo d’ombra, la afferrò per la vita e l’attirò a sé. Con un laccio di oscurità, poi, legò un polso della ragazza ad uno dei propri.

«non penso proprio che ti lascerò andare da alcuna parte».

«ti ho mai dato motivi per non fidarti di me?»

«no, ma preferisco prevenire che curare…forse anche perché è impossibile curare certe ferite, ed una ferita non curata può finire con l’uccidere. Per tutti gli Incubi…è meglio che prenda il Roipnol e mi zittisca una volta per tutte. Non vorrei che finissi col trovarmi patetico».

«non c’è niente di patetico nel tuo dolore, specie perché è per amore».

«tormentarsi per amore è da persone deboli».

«è da “persone” e basta, Pitch. Quando mi hanno fatto la tua descrizione hanno dipinto un mostro senz’anima, ma quel che vedo io è la prova che si sbagliano. Un mostro non potrebbe soffrire. Tantomeno per amore».

Lui non replicò, limitandosi ad assumere metà della dose che, in precedenza, aveva dato a lei, per poi stringersi alla ragazza circa un minuto dopo, cosciente seppure col cervello già del tutto annebbiato.

“mi fa sempre compassione ma, anche se magari non è un mostro, resta senza dubbio un pazzo pericoloso”.

Shu Yin se lo ripeteva sempre più spesso, ultimamente. Qualunque persona con un minimo d’umanità avrebbe finito con l’avere qualche remora al pensiero di aggiungere al dolore dell’altro dolore, e lei, creata per essere la compagna di Jack Frost, non faceva certo eccezione. Peccato fosse consapevole che, per la salute di tutti i nemici dell’Uomo Nero -diversi dei quali erano “i buoni”- non poteva permettere di farsi ostacolare dall’empatia ma che, anzi, doveva sbrigarsi a fare una qualche altra mossa.

Solo che, in due ore di riflessioni, non riuscì a capire quali potessero essere, eccetto sperare che i suoi fratelli non avessero fatto gli stupidi ed avessero abbandonato il palazzo di Dentolina.
E dopo altri dieci minuti, l’Uomo Nero si rialzò lentamente a sedere. «della serie, anche le belle cose hanno una fine. Niente più cotone nel cervello».

«va un po’meglio?»

L’uomo la guardò, facendo scomparire l’ombra che legava i loro polsi. «il futuro bagno di sangue continua ad attirarmi assai, ma se non altro ora riesco a ragionare. E proprio per questo comincio ad avere dubbi sul fatto che li troveremo ancora a Punjam Hy Loo: dipende da quant’era ubriaca Millaray, o Cecilia, come si fa chiamare al momento, e se lei ed il suo caro marito hanno o meno avuto modo di avvertire i loro fedeli compari. Tuttavia, se anche fosse così, non è qualcosa che potrebbe preoccuparmi particolarmente. Se i loro obiettivi sono i Guardiani, si rifaranno vivi per attaccare il Polo Nord o la tana del coniglio. Dubito che daranno l’assalto alla nave di Sandman prima di aver raccolto ulteriore potere. Nuovo piano d’azione: controllerò il palazzo di Dentolina e, se lo troverò vuoto, batterò sul tempo la squadretta di Millaray ed il suo inutile cicisbeo».

“vuole attaccare Conigliera e Polo Nord? Se riuscisse nel suo intento potrebbe sfruttare la cosa in diversi modi. Non so più dire se abbia fatto la cosa giusta a dargli modo di ragionare”. «perché?»

«oh, ma come sarebbe a dire “perché”?! Se andassi all’assalto e prendessi in ostaggio il vecchio cosacco ed il coniglio gigante, potrei usarli in svariati modi. Primo tra tutti, per dividere l’allegro quintetto. Uccidere i Guardiani non è nelle loro intenzioni ma, se non si arrenderanno e la coppietta felice non si consegnerà spontaneamente a me, temo proprio che dovrò far sparire dal mondo speranza e meraviglia, e dunque far rimanere “vedove” Mamma Natale e coniglio bianco, magari restituendo loro i rispettivi ex un pezzetto per volta. Non penso che le due apprezzeranno tale idea».

“no, non avrei proprio dovuto dargli modo di ragionare!” pensò, mentre orrende immagini del povero Calmoniglio fatto a pezzi le attraversavano la mente «e…e se si consegnano, poi tu-»

«li ucciderò comunque, naturalmente, assieme ad Atticus e a tutti coloro che proveranno a fermarmi. Millaray se ne farà una ragione».

«pensavo che-»

«cosa? Che avrei ucciso anche lei? No, non dirlo neppure per scherzo: lei rimarrà al mio fianco vita natural durante, proprio dove avrebbe sempre dovuto stare, che lo voglia o meno. Anche perché, una volta che sarà tutto finito, non avrà altro posto dove andare».

“d’accordo, temo sia impazzito del tutto” pensò Shu Yin.

«ebbene, sono pronto per partire alla volta di Punjam Hy Loo» disse Black alzandosi, imitato dalla ragazza «la prigioniera verrà con me, ma non tu. Hai un quarto del suo potere, ma non pensare che io intenda portarti in guerra. Sei troppo preziosa per usarti in qualunque occasione diversa da un’improbabile emergenza per cui i miei poteri da soli non bastino. Mi avvicinerò al palazzo e, se lo troverò vuoto, pensavo di lasciare lì Madre Natura: le prigioni di Punjam Hy Loo sono un luogo interessante».

«perché non qui?»

«perché qui invece lascerò te, con degli Incubi a sorvegliare tutti gli ingressi, ovviamente per il tuo bene. Credo che i due vandali non abbiano toccato le altre stanze, né quelle da letto né quelle di altro tipo, ed una volta scongelato il corridoio e bruciate un paio di cose tornerà tutto a posto. Cercherò di vederti più volte al giorno…non si dica mai che Pitch Black trascura la propria famiglia!»

«ma non potrei venire con te, invece? Sarei utile e-»

«ti voglio qui, al sicuro dai pericoli. Cerca di capirmi, lo faccio per te».

“sì, ma se mi rinchiuderai qui non potrò fare alcunché!” «e se dovessi ancora sentirmi così tanto male da non poterlo controllare? Non sto bene neppure adesso…»

«se non hanno toccato la biblioteca avrai modo di distrarti, mentre se proprio dovesse andare male come è accaduto prima, hai il Roipnol. Inoltre, come ti ho già detto, cercherò di tornare da te più volte ogni giorno, così da poter risolvere qualsiasi eventuale problema. Ti chiedo solo di fidarti di me anche questa volta».

«me lo chiedi ed io ti accontento sempre, ma tu non fai altrettanto con me, Pitch» disse Shu Yin, andando verso la porta «sono sempre stata gentile con te, addirittura dal giorno stesso in cui mi hai rapita, e da quando abbiamo iniziato a conoscerci davvero mi sembra di averti sempre dimostrato di essere dalla tua parte. Eppure tu temi ancora che io possa fare…non so nemmeno bene cosa, tanto che prima mi hai perfino legata a te! Cosa devo fare per avere la tua completa fiducia, come tu hai la mia?»

«se prima ti ho legata a me è stato soltanto perché temevo che la tua eccessiva bontà ed ingenuità prendessero il sopravvento, e finissi con il liberare la nostra prigioniera dopo esserti fatta convincere a restituirle potere» le spiegò Pitch «ma so che non faresti nulla col preciso intento di danneggiarmi, ormai l’ho capito, ed io sono una persona che di norma vede in ognuno un potenziale nemico» disse, poggiandole le mani sulle spalle «ho già perduto una persona perché non sono riuscito a fidarmi abbastanza, e non voglio che con te succeda lo stesso. Per cui ti prego di credere a quello che dico, Shu Yin, e di rimanere qui al sicuro come ti ho chiesto. Ci vediamo».

Uscì dalla stanza senza darle tempo di ribattere, scongelò il corridoio e bruciò i vari capi d’abbigliamento abbandonati lì dai neosposi. Aprì la porta di una delle altre camere da letto, trovandola intatta. Non si stupì. I due ubriaconi si erano dati alla pazza gioia soltanto in posti precisi, e con intenti di puro e semplice sfregio altrettanto precisi.

Lasciò la porta aperta a beneficio di Shu Yin e, salita la scalinata, inviò un Incubo a controllare le condizioni della biblioteca. Questi tornò cinque secondi dopo, riferendogli a modo suo che era perfettamente a posto.

«molto bene. Quando me ne sarò andato, vai da Shu Yin e mostrale la strada» gli ordinò rapidamente l’Uomo Nero, per  poi volare vicino alla propria figlia «partiamo per il tuo nuovo luogo di villeggiatura, contenta?»

«desumo che qualunque posto sia migliore di uno in cui mi trovi a dover ascoltare i patemi di un povero stolto, quindi sì, sono contenta» replicò Madre Natura «mi spiace solo essere rimasta legata qui oltre due ore mentre tu e la ragazza facevate chissà cosa».

«chi si fa rubare i poteri da uno stolto, è doppiamente stolto».

«e chi si ostina ad essere cieco su fatti chiari come il sole lo è ancor di più. Ma che ne parlo a fare?»

Il groviglio di viticci che tratteneva Emily Jane si staccò dalla parete, facendola cadere su un Incubo che, così come Pitch ed un bel gruppo di purosangue, in seguito sfruttò uno degli ingressi per fiondarsi fuori dal regno.

«ecco, brava: non parlare di ciò che non capisci» concluse Pitch, mentre tutti insieme si dirigevano a Punjam Hy Loo.

«come se quella che non capisce fossi io…»

Stufo di sentirla replicare continuamente a qualunque cosa lui dicesse, diede mentalmente ordine di allontanarsi al purosangue che la sorreggeva. Non ne poteva più del suo continuo battere e ribattere e ribattere sugli stessi chiodi, specialmente tenendo in considerazione che la sua non-più-figlia si sbagliava su tutti i fronti, e sembrava ostinata a voler perseverare nei propri errori, per cui non avrebbe potuto fare nulla a riguardo neppure se avesse voluto.

Arrivarono accanto a Punjam Hy Loo alle sei meno dieci del mattino. L’alba non aveva ancora iniziato a spuntare ma, se anche così fosse stato, non era qualcosa che avrebbe interessato Pitch Black, non più: grazie al potere rubato, infatti, aveva perso quella fastidiosa limitazione di non poter stare sotto il sole.

«fate un giro di ricognizione e tornate in fretta a dirmi se quella manica di stupidi festaioli è ancora qui» ordinò a degli Incubi, i quali obbedirono prontamente. Sogghignò. Finalmente anche quei demoni lo temevano quant’era giusto che fosse temuto!

«ho idea che non vedranno assolutamente niente perché, se sono stati appena più furbi di qualcuno che è stato a girare i pollici più di due ore, ormai se ne saranno andati».

«l’ho messo in conto. Non ho richiesto un tuo commento, ex figlia».

Parte di lei desiderava ardentemente urlare a Pitch “mi definisci ‘ex figlia’ ma quella che chiami ‘Principessa Oscura’ ti tradirà alla prima occasione buona, svegliati, razza di scimunito!!!”

Ma un’altra parte di lei, quella che al momento preponderava, nutriva un’acredine sempre maggiore verso suo padre. Non contento di non essere stato in grado di proteggere né lei né sua madre dai nemici che lui combatteva da una vita, non contento di averla abbandonata al suo destino quand’era piccola senza mai venirla a cercare -così aveva sempre visto la faccenda- le aveva anche riservato un simile trattamento, a lei, l’unica consanguinea che gli fosse rimasta in tutta la galassia, e che proprio per tale motivo aveva sempre scelto di rimanere neutrale!

Aveva voluto rimpiazzarla con quella ragazzina orientale? Benissimo. Che se la vedesse da solo con le conseguenze della propria scelta e, se aveva tanta voglia di farsi ingannare e finire male, che fosse.

“se non la trovassi profondamente antipatica, credo che potrei arrivare a fare il tifo per lei” pensò addirittura, osservando gli Incubi tornare indietro.

«tutto deserto. Come temevo» mormorò Pitch «sembrerebbe che, nonostante tutto quel che ha bevuto, Mila sia riuscita a biascicare un paio d’avvertimenti. Bene, vorrà dire che procederò come ho pianificato…oh!» sorrise malignamente, di nuovo, quando un altro Incubo gli si avvicinò per mostrargli qualcosa «ma che cosa divertente. Indovina un po’?» disse, rivolto a Madre Natura «sembra che avrai una compagna di cella!»

 

 

Dentolina era seduta a terra, immobile, col fianco appoggiato contro una parete, in attesa di…neppure lei sapeva cosa, ormai. Presumibilmente di qualcuno che la salvasse e che, in qualche modo, l’aiutasse a guarire. Era passata solo qualche ora dalla sua sconfitta e, se le gambe stavano già meglio, le ali erano ancora in condizioni pietose.

Non che, se così non fosse stato, priva di potere avrebbe avuto modo di usarle. Il problema risiedeva semplicemente nel dolore. L’unico lato positivo era che esso tenesse la sua mente occupata, almeno in parte.

Da quelle prigioni sotterranee non aveva modo di sentire assolutamente nulla di ciò che stava accadendo di sopra in quel momento, né di ciò che era successo la sera prima, dopo che Atticus era venuto a farle visita. Ci aveva provato, ma non era riuscita nel proprio intento neppure concentrandosi al massimo e, in effetti, era proprio per tale motivo che il suo ex compagno aveva scelto quella cella: per evitare di infierire ulteriormente, impedendole di udire il baccano dei festeggiamenti.

 “venite a tirarmi fuori, venite ad aiutarmi, vi prego…mi dispiace per quello che ho detto…mi dispiace per il litigio…mi dispiace per tutto” pensò, idealmente rivolta ai propri colleghi.

Chiuse gli occhi, assumendo una posizione semi-fetale.

«guarda guarda, sembra che qualcuno sia stato rinchiuso nelle prigioni del proprio palazzo. Che cosa spassosa!»

Dentolina sobbalzò e sgranò gli occhi, sollevandoli in direzione di una voce familiare che, oltretutto, era anche l’ultima che avrebbe voluto sentire in un simile frangente.

L’Uomo Nero aveva aperto la cella, ed ora se ne stava lì in piedi, con le mani dietro la schiena, ad osservarla con una divertita aria di sufficienza, mentre i suoi Incubi gli svolazzavano attorno, ed uno strato di oscurità ribollente, da lui stesso irradiata, sembrava aver voglia di invadere l’intero locale. Dalle notizie conosciute, Pitch avrebbe dovuto essere debole e stanco, ma non sembrava affatto.

La fata cercò faticosamente di alzarsi per “fronteggiare il nemico”, ma fu proprio parte di quell’ombra pulsante che, scissasi in diversi filamenti che partivano dal soffitto, la misero forzatamente in piedi facendola muovere come una marionetta.

«lasciami immediatamente!» gli intimò Dentolina, ricevendo in risposta una risata malvagia.

«altrimenti cosa fai? Mi schiaffeggi con un’aluccia rotta?» la prese in giro lui «d’accordo, basta così, in fin dei conti non ho tempo da perdere: sono qui soltanto per depositare una prigioniera. Non ti spiace se anch’io sfrutto la tua cella, vero? Almeno sarai in compagnia, e potrete giocare insieme alle signore che prendono il tè».

La Guardiana si divincolò violentemente, senza risultato. «non contento di aver rapito Shu Yin e di averle fatto chissà cosa, ora vuoi anche imprigionarla in questi sotterranei?!»

«prego? Tu supponi davvero che lascerei la mia Shu Yin in un posto simile? Che razza di padre pensi che io sia?»

Bene, ora Dentolina era davvero confusa.  “la mia Shu Yin”? “padre”?! C’era decisamente qualcosa che non andava. «guarda che tu hai già una figlia che-»

«no, no: io adesso sono solo la sua ex figlia. Parole sue».

Dentolina rimase pietrificata dalla sorpresa quando vide Madre Natura, legata, avanzare a balzelli sin dentro la cella -perché evidentemente riteneva più dignitoso entrarvi da sola che farsi gettare dentro- . Pitch all’apparenza estremamente potente…Madre Natura imprigionata…dopo quel che Dentolina stessa aveva subìto non ci mise molto a fare due più due.

«t-tu hai…Pitch, non riesco a credere che tu…come hai potuto arrivare a tanto?! È tua figlia, come hai potuto ignorarlo?!!» gli gridò Dentolina, ancor più allibita di quanto fosse prima ed anche schifata da un simile comportamento.

«primo, ho una nuova figlia, secondo, il fine giustifica i mezzi, terzo, c'è un novello sposo cui devo strappare le ali, come tu ben sai».

Sembrava che quelli fossero giorni da shock, per Dentolina: uno di seguito all’altro, ognuno peggiore del precedente, e la faccia che fece permise a Pitch di capire che, no, quella povera fata non “ben sapeva” proprio nulla, ed era sconvolta quanto lo era stato lui in precedenza nell’apprendere di quel matrimonio. Peccato che, ciò che in altri avrebbe causato empatia, originò in lui un sentimento di vendicativa soddisfazione nel vedere un nemico soffrire quanto lui esattamente per gli stessi motivi.

«n-novello…»

«oh, accidenti alla mia lingua lunga, ti ho rovinato la sorpresa!» disse Pitch, falsamente contrito, aggiungendo poi una risatina «che dire, a questo punto posso anche parlarti in modo più approfondito di come i nostri ex compagni abbiano utilizzato il tuo palazzo come location per il loro matrimonio! È stata una cerimonia così sentita!» esclamò con amarezza, rigirando il coltello nella piaga, sia quella di Dentolina, sia la propria «ed i due sposi erano così felici, contenti ed innamorati! Mancava soltanto un gruppo di dolci unicorni a spargere su di loro tanti coriandoli a forma di cuoricino» concluse rabbiosamente «una vera favola!»

«per la cronaca, se ti sembra particolarmente fuori di testa è perché, pur essendosi sposati qui, hanno consumato il matrimonio in casa sua. Sono tre ore intere che va avanti con le sceneggiate» commentò “dolcemente” Emily Jane «non farci caso».

«…ho promesso a Shu Yin che non avrei aggravato ulteriormente la tua patetica condizione, ex figlia, non farmi cambiare idea!» la avvertì Pitch, con un’occhiata assassina. I filamenti di oscurità che sorreggevano Dentolina si ritrassero all’improvviso, facendola crollare dolorosamente a terra, e Pitch uscì dalla cella, la cui porta di pietra traforata si chiuse dietro di lui con uno sbuffo «al momento ho ben altro di cui occuparmi: gentaglia, conigli troppo cresciuti e vecchi russi ubriachi. Ma non temere, povera debole Guardiana priva di potere e dignità, quando avrò finito con tutti loro tornerò qui per dedicarmi anche a te. Una cosa per volta, mh?...e non suicidarti mentre sono via».

«tranquillo, nessuno vuole rubarti il ruolo di drama queen in capo» sospirò Madre Natura sistemandosi i lunghissimi capelli neri, mentre Dentolina la guardava come implorandola di stare zitta, venendo -ovviamente- ignorata.

«buono a sapersi, ex figlia, iniziavo a temere che con quelle tue infinite lamentele volessi farmi concorrenza. A presto, care signore, e godetevi la vacanza…finché dura».

Detto ciò, l’Uomo Nero scomparve alla vista.

«d-dobbiamo…Pitch ha il tuo potere, vuole…» Dentolina scosse la testa, come se sperasse che così facendo sarebbe riuscita a districare la massa aggrovigliata di pensieri e shock vari che la stava confondendo.

«ha il mio potere, ma non riuscirà a tenerselo. Mi preoccupo maggiormente di chi se lo prenderà dopo di lui» disse, caustica, Madre Natura «mi sorprende che tu, dopo secoli in cui l’hai combattuto, credi ancora che possa riuscire a combinare qualcosa di concreto. È una miserevole creatura cui sfuggono sempre “dettagli” che poi tanto dettagli non sono. Come il fatto che la sua “nuova figlia” lo ami quanto il fumo negli occhi e non veda l’ora di rovinarlo, per esempio» tese una mano verso la porta di pietra «o come il fatto che Shu Yin lo abbia aiutato a rubarmi potere sia per il proprio interesse, sia per restituirmene parte consentendomi di fare questo».

Da ogni minuscola crepa presente nacquero delle piccole piante, che iniziarono a crescere in maniera esponenziale forzando i difetti strutturali della porta che, neppure due minuti dopo, finì col cadere a pezzi.
Più si andava avanti, più a Dentolina sembrava di impazzire a causa di tutto ciò che stava succedendo. Doveva cercare di calmarsi, o ben presto avrebbe perso il senno come il suo compagno, ma senza l’ausilio della magia nera.

«quella ragazza è pericolosamente subdola. Chiunque la incontrerà, in futuro, farà bene a stare molto attento» affermò Emily Jane co sicurezza.

Dentolina riuscì lentamente a rialzarsi. «non credo che…io l’ho incontrata, e se è stata creata per essere la compagna perfetta di Jack non può essere pericolosa come dici».

Madre Natura sospirò. Credeva ancora alla favola dei compagni perfetti? «se, dopo quel che ti è successo, lo pensi davvero, sei sciocca quasi quanto mio padre. Non aggiungo altro».

«non vorrei sembrarti maleducata, ma ti sei fatta rubare i poteri e rinchiudere assieme a me. Al tuo posto, prima di chiamare sciocco qualcuno, rifletterei intensamente sopra tutto ciò» si trascinò pian piano fuori dalla cella. Dovevano andarsene di lì il prima possibile.

Per far cosa non si sapeva, ma sarebbe stato già un inizio…

 

 

La cappa di oscurità, di sabbia nera, di Incubi purosangue e di immense nuvole tempestose procedeva impietosa, travolgendo alberi, case, cittadine, e tutto ciò che trovava sul proprio cammino.

Pitch aveva creduto che quella guadagnata pochi mesi prima dopo aver ucciso Sandman fosse vera potenza, ma si era sbagliato, ed ora se ne rendeva conto. Avrebbe potuto bruciare l’intera Foresta Amazzonica in poco tempo, scatenare quindici tornado su New York, provocare tsunami tali da distruggere nel raggio di chilometri qualunque oggetto e persona si trovasse su una qualsiasi costa, annegare gli abitanti del Congo in una tempesta perenne di ghiaccio e neve, o distruggere Madrid con una tempesta ed, in tutto ciò, aveva anche la possibilità di scatenare un’infinità di Incubi ovunque. Già, ma perché limitarsi agli Incubi, quando poteva ricreare e controllare Fearlings e Uomini Incubo, ancor più potenti?

 “non vedo perché mai dovrei fare un arrivo in sordina. Che si rendano conto di essere soltanto morti che camminano! Che tutti, tutti, sappiano che sono invincibile!”

«prima ucciderò i Guardiani…poi i ribelli…poi l’Uomo nella Luna…ed infine conquiesterò il mondo!» esclamò «salutate Pitch il Distruttore, marmaglia! Verso il Polo Nord!»



Salve! Indovinate chi, dopo un sacco di tempo, è riuscito ad aggiornare? Già, io, purtroppo per voi ;)
A parte gli scherzi, mi scuso per il ritardo, in questo caso dovuto semplicemente all'afa soffocante che mi toglie ogni voglia di scrivere. Vi tranquillizzo sul fatto che non intendo gettare la spugna con questa fanfiction, si tratta solo di continuare ad essere pazienti come siete stati fino ad ora.
Parlando d'altro, come avrete capito Shu Yin non è proprio da fucilare, nonostante abbia dato una mano a Pitch col furto di potere, ed avete avuto la versione di Pitch su ciò che è successo quella fatidica sera (vi rimando al capitolo dell'attacco degli Insorti a Dentolina per quel breve paragrafo dei ricordi di Cecilia, se avete voglia di fare un piccolo confronto).
Oh, per quanto riguarda l'attimilata, mi dispiace che i danni risultino così contenuti, ma il caldo mi ha anche tolto un po'di idee distruttive ;)
Pitch: ...stai scherzando, vero? Non puoi fare peggio di così!
Io *dandogli delle piccole pacche su una spalla*: povero figlio dell'estate, mi conosci ancora poco. Torna a spaccare il mondo, su, su! 

**Ringraziamenti Time!**

Ad Alec_CheshireCat per la sua recensione, ad ImbrattaCartaVirtuale per aver aggiunto questa storia alle seguite, e a tutti coloro che l'hanno letta, seguita e recensita fino ad ora. Vi ringrazio tantissimo e, come sempre, spero di sentire le vostre opinioni a riguardo, quali che siano!

Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

«“birds flying high…you know how I feel! Sun in the sky…you know how I feeeeeeel! Breeze drifitin’ on byyyy-y, you know how I feel...”»

Un sorso di grog preso dalla fiaschetta metallica che normalmente dimorava in una tasca della salopette interruppe quella brutale stonatura di “Feeling Good” per un bellissimo quanto troppo breve momento.

«“it’s a new dawn! Iit’s a new day! Iit’s a new liii-ife…for meeee…and I’m feeling…good!”»

La figura, in piedi sul tetto di una casa in un’anonima cittadina americana, iniziò ad indietreggiare a suon di musica ad occhi chiusi, muovendo le braccia in maniera scomposta.

«I-I-I-I’m feeling good!!!»

Era una vera fortuna che nessuno, eccetto eventualmente altri spiriti, potesse sentire Eve Hallows, una sorta di spirito “rappresentativo” di Halloween, latrare a squarciagola.

Arrivata al ciglio del tetto buttò giù qualche tegola con una piroetta , ma non parve accorgersene, o comunque non se ne curò minimamente pensando, probabilmente, qualcosa come “tanto se non l’avessi fatto io l’avrebbe fatto qualche folata di vento, quindi che importa?”.

«“fish in the seeeea, you know how I feeeeel! Sun in the sky…you know how I fee-ee-eeel!!!”» scosse la disordinata massa riccia informe di capelli rossi, facendo cadere un auricolare. Con uno sbuffo solo vagamente seccato, si degnò di riaprire gli occhi per vedere dove fosse finito di preciso…

«UARGH!!!»

Ma l’atmosfera tranquilla della giornata ebbe un drastico mutamento: la sorpresa e lo spavento di aprire gli occhi e trovarsi Nightlight davanti all’improvviso fu tale da farle perdere l’equilibrio e cadere dal tetto!

Tuttavia, l’unica reazione della guardia del corpo dell’Uomo nella Luna fu alzare gli occhi al cielo. Ignorò anche il miagolio arrabbiato che udì appena prima del tonfo  tipico di un gatto che cade in un cespuglio.

“sarebbe stato più sensato trasformarsi in una civetta e rimanere in volo” pensò il ragazzo, sporgendosi a guardare. Un grosso gattone rosso e nero sbucò fuori dalla siepe con un balzo.

«per caso è la “giornata del buttiamo la gente giù dai tetti”, amore di mamma?»

Nightlight saltò giù, atterrando con leggerezza sull’erba. «non c’è alcuna “giornata”, Eve, e vorrei che tornassi umana…o almeno, umana per quanto puoi esserlo» commento che, per offensivo che potesse sembrare, generò nella ragazza -anzi, nella gatta- solo una stupida risata tutta “ih-ih-ih” «…perché non mi va proprio di discutere con un gatto, e gradirei anche che evitassi di chiamarmi “amore di mamma”, perché sai bene quanto lo detesto».

Uno sbuffo di fumo arancione, ed ecco che Eve Hallows tornò Eve Hallows, con tanto di salopette nera, parigine a righe nere/arancio, anfibi, e largo -nonché leggermente inquietante- sorriso. «magari lo faccio per quello, no?» disse col tono condiscendente di che cerca di spiegare ad un cretino che uno più uno fa due «vedi il mio emmeppiquattro in giro?» gli chiese poi, guardandosi attorno senza degnarlo della minima attenzione «emmeppiquattrooooo?...dove sei?» la ragazza non cambiò minimamente espressione neppure quando sentì il gelo della punta della lancia di Nightlight sulla sua nuca «non è che potresti darmi una mano a cercarlo? È rosso metallizzato con i tasti bianchi».

«non ci penso nemmeno, ma pretendo che lasci da parte le tue quisquilie e mi ascolti!»

«quisquilie! Hai detto “quisquilie”!» rise lei «dai, non è una parola che fa crepare dal ridere?»

«Eve Hallows!»

«sì, è il mio nome, lo so. Quisquilie!» e giù, un’altra risata «parli poco, ma quando lo fai tiri fuori delle parole assurde. Sì insomma, grazie per la visita e per avermi fatta cadere dal tetto, non ti trattengo oltre» non vedendolo muoversi, lo guardò inclinando leggermente la testa «a questo punto dovresti andartene» gli suggerì.

«non sono qui per mia volontà, non pensarci nemmeno! Il fatto è che purtroppo abbiamo bisogno della tua…»  deglutì quando, in meno di un millisecondo, si trovò la lama di una spada a due mani puntata alla gola «claymore. Esatto, proprio questa. C’è una guerra in corso, l’Uomo nella Luna è minacciato e, nell’elenco di persone da cui farci aiutare, ha incluso anche te».

«uh, davvero? Ma a me di preciso cosa importa? Se il tuo principino è tanto sveglio e tanto forte, che li faccia neri. Io ho di meglio da fare» asserì Eve, mentre la claymore svaniva improvvisamente com’era apparsa «tipo ritrovare l’emmeppiquattro» disse, volgendosi altrove.

Esasperato, Nightlight la prese per un braccio e la fece voltare verso di sé. «credo che tu non abbia capito la questione: ora tu verrai con me, raduneremo quante più persone è possibile, e poi andremo a combattere. Non te lo sto precisamente chiedendo».

Quell’atteggiamento, da parte di Nightlight, era a dir poco strano: con Madre Natura e la vampira Elinor Von Hessler era stato quanto più possibile cortese -eccetto per quelle uscite infelici causate dalla diffidenza verso i vampiri- e quasi ossequioso, mentre con Eve Hallows aveva completamente cambiato registro.

«io però ti ho precisamente detto di arrangiarti, amore di mamma, come la mettiamo? Oh! Eccolo!» esultò lei, raccogliendo da terra l’mp4 «quando devo lavorare, io lavoro di brutto, ma non venire a chiedermi gli straordinari, perché non c’è nessuno che mi paga».

«sappi che, se non vieni con me di tua spontanea volontà, troverò il modo di costringerti. Non mi interessa se non vuoi aiutarmi, tu lo farai lo stesso, perché me lo devi» affermò, osservandola bere dalla fiaschetta dei sorsi di grog «e questo è quanto».

Eve gli rivolse il suo sorriso da Stregatto. «te lo devo perché quindici anni fa ti ho mollato a combattere da solo in quel covo di goblins e sono andata a mangiarmi un gelato, o perché ti ho detto che mi ero stufata della nostra “liaison” mentre ti mollavo a combattere da solo in quel covo di goblins per poi andare a mangiarmi un gelato?»

«c’è mancato poco che lasciassi la pelle in quella grotta sotterranea, ed è solo colpa tua» la accusò il ragazzo, guardandola con aria torva ed ignorando la seconda parte del discorso «per questo e per nient’altro dico che tu mi devi il tuo aiuto, eccome se me lo devi, possibilmente senza abbandonare il campo di battaglia perché ti è venuta voglia di una fetta di pizza e/o cambiare schieramento perché gli altri hanno i biscotti!»

«cercare affidabilità dalla sottoscritta è come cercare una mucca sott’acqua. È così da quando mi chiamavo ancora Sam Hain. Lo sai, l’hai sempre saputo. Te l’avevo detto io stessa appena ci siamo conosciuti, in fondo. Per cui, che chiedi a fare?»

«perché la situazione è disperata, non l’hai ancora capito?!...ma che vado a dire, certo che l’hai capito» si rispose da solo, con un sospiro nervoso «solo che non t’importa».

Sapeva che non sarebbe stato facile trattare neppure con lei, conoscendola piuttosto bene, ma aveva sperato che in quindici anni fosse successo un “qualcosa” che la rendesse un po’meno menefreghista. Speranza vana.

«ma in tutto ciò dove sono i vostri bei Guardiani? Che pensino loro a combattere. Io devo già vedermela con i gruppi di fantasmi maligni che tornano sulla Terra ogni santo trentuno ottobre, figurati se ho voglia-»

«ne abbiamo già persi due su cinque» la interruppe Nightlight «perché l’esercito capeggiato dai loro ex comprende circa duecento persone tra cui “divinità” greche, egizie ed asgardiane, per cui-»

Anche Eve, a quel punto, lo interruppe con una grassa risata. «eh là là! Sono appena risbucati fuori e la prima cosa che fanno è una guerra? Vabbè, sono così carucci che gli si perdona tutto, specialmente l’uomo alato e Mamma Natale, da quel che ricordo»

Commento piuttosto inappropriato, eppure tipico di una come lei.

«non c’è niente da scherzare, specie se a ciò aggiungi il fatto che Pitch Black ha rubato i poteri di Madre Natura, ed è diventato un’ulteriore minaccia. Capisci perché ci servi? Sai combattere, sai mimetizzarti e vai e vieni dal mondo degli spiriti-»

«chiamalo Annwn. Mi piace Annwn» gli disse Eve, con uno sguardo indifferente negli occhi di uno strano castano chiaro aranciato.

«…dall’Annwn a tua discrezione. Se gli altri cui andremo a chiedere una mano vedranno che c’è già qualcuno che mi ha seguito, saranno più propensi ad accettare. Per favore!»

«sei un po’lunatico, amore di mamma, prima sei tutto un “te lo ordino” e poi mi strisci ai piedi? No, davvero, sei fantastico».

«non so se te l’hanno mai detto, Hallows, ma capire come prenderti non è esattamente facile!»

Il sorriso della rossa si allargò. «hai la memoria corta, se ti sei già dimenticato che mi va bene essere presa in ogni modo».

Nightlight s’incupì. «sii seria almeno per trenta secondi, Eve. Hai modo di combattere, niente da fare tutto l’anno eccetto che la notte del trentuno ottobre e qualche altra se i fantasmi evasi si nascondono bene, ed un debito col sottoscritto. Quando il problema verrà risolto potrai tornare a sprecare la tua vita immortale ciondolando in giro e bevendo grog, non m’interessa, ma intanto-»

«ok».

«…p-prego?»

«ho detto “ok”. Posso seguirti per un po’in questo casino» fino a quando non si fosse stufata, ovviamente «ogni tanto serve qualche novità in una “vita passata a ciondolare e bere”».

«dici sul serio?»

«uh-uh. Chi andiamo a reclutare nell’Armata degli Sfigati, adesso?»

No, non era affatto incoraggiante. «te lo chiedo di nuovo: dici sul serio?» inquisì il guerriero, puntando i suoi occhi verdi in quelli della ragazza «perché se così non fosse, tu-»

«un’altra parola diversa da un nome proprio e me ne torno a cercare frittelle» lo avvisò «allora?»

«Cupido, era nell’elenco, così come i Saturnali. Poi ho pensato ad Aiko Shika, sai, lo spirito che ha affinità con animali e demoni animali…anche se non era nell’elenco, ma il mio signore ha detto “chiunque trovi”, per cui…»

«sì, giustissimo. Insomma, il tuo signore ha detto “vestiti da pinguino”, quindi va fatto…non guardarmi così, sai benissimo come la penso».

Vi furono diversi istanti di silenzio, teso da parte di Nightlight, la cui fedeltà all’Uomo nella Luna era sempre stata completa ed indiscussa, e non amava sentirsi prendere in giro su questo, specialmente da Eve Hallows, Sam Hain, o come decideva di farsi chiamare.

Essere una persona priva di “bandiera” e d’ideali, nonostante facesse il proprio dovere durante la notte di Halloween ricacciando gruppi su gruppi di fantasmi malvagi nell’Annwn, non era un pregio. Anzi! Quindi avrebbe dovuto rimanere in silenzio, invece di schernirlo.

«e tu sai benissimo come la penso io» ribatté gelidamente il ragazzo.

«che devo dirti, a me il costume da pinguino non sta bene. In compenso so dove trovare Cup».

Di nuovo il sorriso da Stregatto. Non prometteva niente di buono ma, nella situazione attuale, Nightlight non poteva fare altro che andare con lei.

«hai un’idea dell’accoglienza che potrei ricevere?»

«come no! Però non vedo il motivo per cui dovrei rovinarti la sorpresa».

Il che rendeva tutto sempre più inquietante. «devo aspettarmi che dei cherubini mi puntino addosso arco e frecce e che gli unicorni tentino di mangiarmi allo spiedo?»

«amore di mamma, l’era in cui i cherubini andavano in giro con arco e frecce è finita da un pezzo!» un altro sbuffo di fumo arancione, e Nightlight si trovò a parlare con una civetta «come vedrai bene da solo…»

 

 

***

 

 

«forza, forza! Dobbiamo muoverci!» esclamò Nord, chiudendo le porte del laboratorio e proteggendo la stanza con svariati incantesimi. Guerra o non guerra, bisognava evitare che i giocattoli già fatti e gli utensili per crearne di nuovi si rovinassero: mancava “solo” un anno al prossimo Natale.

Sì, sempre se Nord avrebbe vissuto abbastanza a lungo da poter fare di nuovo il proprio lavoro, il che non era poi così scontato.

«una volta che avrai finito con…gli incantesimi…» Calmoniglio dovette fare un salto di lato per evitare un gruppetto di elfi che si aggirava nella stanza con fare agitato «posso portare qui le uova guerriere, se pensi di averne bisogno: è il Polo Nord che vogliono attaccare, ed è bene che cerchiamo di fermarli qui!»

«ti ringrazio per tua disponibilità, Calmoniglio, e questo era ultimo incantesimo».

«non devi ringraziarmi, amico. Siamo una squadra, no?»

Riuscirono a sorridersi, nonostante il momento fosse pericoloso ed entrambi fossero carichi di ansie e tristezze; era un po’una prerogativa dei Guardiani, i quali anche nei periodi più bui cercavano sempre di mantenere un barlume di positività.

Di solito.

Quando non erano coinvolti i loro ex.

Quel bell’attimo, purtroppo, venne spezzato da un gruppo di yeti terribilmente allarmati che sopraggiunsero urlando in quella loro lingua, incomprensibile a tutti eccetto Babbo e Mamma Natale.

«che cosa?...come sarebbe a dire che non trovate armi?!» esclamò Nord, sbigottito ed ancor più preoccupato di quanto fosse in precedenza «devono essere nel vostro villaggio, dove sono sempre state! Siete sicuri di aver guardato bene? Non è tempo per sbadataggine, questo!»

«gwrbal hhlota!!!» proruppe Phil in risposta, imitato da alcuni dei suoi simili. Ovvio che avevano guardato bene, avevano rivoltato il proprio villaggio come un guanto in cerca delle armi, ma non se n’era trovata traccia in nessun luogo, nonostante tutti i tentativi compiuti in, ormai, quasi un’ora da che l’allarme “nemici in arrivo” era partito, alle cinque quaranta del mattino.

«è assurdo!» allibì Calmoniglio «com’è possibile che delle armi possano essere sparite da sole?!»

Fu in quel momento che Babbo Natale ebbe un’illuminazione che, per ovvi motivi, avrebbe preferito non dover considerare, e che lo fece sospirare mentre abbassava il capo. «Ljuba. Ovvio. Quando è venuta qui a prendere spada, deve aver pensato bene di sabotare mia difesa togliendo armi a yeti. Sapeva dove le tengono. Era mossa più intelligente da fare, e lei è donna intelligente, per cui non mi dovrei stupire».

«oh, diavolo!» sbottò Calmoniglio «questa non ci voleva! Che facciamo, allora? Neppure gli yeti possono aiutarci! Certo, possono distruggere qualche Incubo a suon di pugni, vero» concesse Aster quando vide il gruppo di yeti battere i pugni uno contro l’altro per mimare l’azione «ma cos’altro?!»

Batté il piede contro il pavimento, facendo aprire svariati buchi dai quali uscirono le sue grosse uova guerriere di pietra, con i “volti” già arrabbiati. Stavano cercando di preparare il massimo spiegamento di forze, ma si faceva sentire non poco la mancanza di Sandy con la sua sabbia dorata.

Sperava che, se il problema fosse stato l’aver ignorato il segnale, Sandman tornasse sui propri passi.

Sperava che, in ogni caso, il problema non fosse un altro.

Sperava che Pitch non lo avesse ucciso di nuovo.

«forse dovremo provare a parlare con loro quando arriveranno. Provare a parlare a nostre ex compagne da sole, in qualche modo, e far capire almeno a loro quanto è sbagliata tutta questa cosa che stanno facendo, e chiedere di convincere anche altri! Ljuba amava questo posto, voleva bene a yeti e…e amava me, fino a quando non mi sono comportato come stupido gallo che ha bevuto vodka! Non posso credere che vogliano davvero farci del male, Calmoniglio. Che possa voler danneggiare il posto che è stato casa sua per cento anni!» tuonò Nord, aprendo due portali «svelti!» disse agli elfi «via, via, tutti dentro!»

I portali li avrebbero mandati nel posto stesso in cui erano stati creati, ossia una foresta locata nell’hinterland della parte est della Siberia, così da farli rimanere fuori dal conflitto. Avevano combattuto durante l’ultimo attacco di Pitch, vero, ma Pitch non era in possesso di armi da fuoco o poteri grandi oltre ogni immaginazione.

Non per davvero.

«tu stesso hai detto di aver visto-» avviò a dire Calmoniglio.

«so cosa ho visto!» lo interruppe Babbo Natale, con tanta veemenza che diverse uova guerriere si voltarono verso di lui «però non è possibile che non c’è altra scelta se non combattere contro persone che amiamo ancora, che non possiamo fermare tutto in qualche altro modo, ed unirci tutti contro l’unico vero nemico da sconfiggere e rispedire da dov’è venuto fuori: Uomo Nero!»

Per un attimo, solo per un attimo, a Calmoniglio tornò in mente il rituale scaramantico che Galaxia aveva fatto al sentirlo nominare. Quel bel momento in cui aveva ricominciato a fantasticare inutilmente sulla possibilità che tutto potesse tornare com’era secoli prima, anzi, meglio…

Comprendeva benissimo le speranze di Nord, anche a lui ripugnava l’idea di finire, molto probabilmente, a doversi battere contro la propria compagna -sebbene, invece, l’idea di suonarle ad Atticus non gli dispiacesse affatto- ma, nonostante il proprio ruolo di Guardiano della Speranza, non riusciva davvero a credere in un armistizio senza colpo ferire. «ti capisco ma, visto cos’hanno fatto a Dentolina, dubito che vogliano per noi qualcosa di diverso, a meno che non accettiamo di fare la guerra all’Uomo nella Luna…»

«MAI! Questo mai!» dichiarò Nord «troveremo altra soluzione. Troveremo modo di farci ascoltare!»

Calmoniglio stava per ribattere qualcosa, ma all’improvviso…

«povero stolto, sono spiacente di deluderti, ma credo proprio che non ne avrete il tempo!»

Tale affermazione, fatta da una voce che loro ben conoscevano, fu seguita da una risata da psicopatico con tanto di eco la quale fece ammutolire sia i Guardiani che gli yeti per qualche istante.

E poi fu il caos.

Un mare di sabbia nera iniziò a riversarsi nella stanza da ogni interstizio, e le urla di sorpresa dei Guardiani vennero soffocate dal rumore dei vetri delle finestre andate in frantumi, divelte dall’eccessiva pressione di autentici “fiumi in piena” di oscurità che avevano premuto per entrare. Anche la porta d’ingresso della stanza venne scagliata via in modo analogo, ed in breve scomparve, risucchiata da quella materia nera ribollente che aveva invaso ogni corridoio, ogni sala, ogni minima parte della Fabbrica di Nord.

«Calmoniglio!» gridò il russo, cercando di non finire sommerso da quella marea nera e, allo stesso tempo, di raggiungere il Pooka, il quale stava tentando -con scarsissimi risultati- di disperderla lanciandole contro delle uova esplosive.

«n-non riesco…Nord!!!» urlò Calmoniglio, spaventandosi nel vedere Nord, inghiottito da sabbia ed oscurità pura, scomparire per un attimo. Quando egli però riuscì a far tornare visibile la testa, il Pooka si diresse faticosamente verso di lui «arrivo, amico!» esclamò, afferrando un boomerang per colpire un tentacolo nero che aveva cercato di afferrarlo alla gola «arrivo!!!»

Babbo Natale, annaspando, cercò disperatamente l’elsa di una delle proprie sciabole: non gli sarebbe stata utile per non finire inghiottito, ma poteva servire per colpire quei tentacoli che, unendosi, stavano formando un terrificante mostro di sabbia nera ad un paio di metri da lui.

«andiamo…andiamo! Eccola!» esultò, trovandosi a dover sputare sabbia quando riuscì a tirare fuori la propria arma, abbattendola poi sulla creatura non ancora ben formata.

La marea nera, intanto, andava espandendosi, risalendo le pareti, ricoprendo i soffitti, creando spesse sbarre alle finestre che erano andate distrutte, per poi dedicarsi anche a ricoprire la facciata esterna dell’edificio. I due Guardiani, in quella calca, non potevano rendersene conto, ma il Polo Nord stava diventando tutto, tutto nero come Pitch!

«Aster!!!»

«ci sono, Nord, ci sono!» esclamò Calmoniglio, finalmente riuscito a raggiungere l’amico e collega «l-le uova…le uova sono finite sotto!»

«e yeti si stanno dibattendo per non fare stessa fine-attento!» urlò Nord, consentendo al Pooka di accorgersi del mostro di sabbia alle sue spalle e riuscire a colpirlo con un boomerang.

«vi direi di facilitarvi le cose arrendendovi, ma vedervi annaspare inutilmente, e con la certezza che sarete sconfitti, è così buffo!»

Entrambi i Guardiani si voltarono in direzione della voce e, anche se non lo avrebbero mai ammesso, sentirono una morsa gelida allo stomaco nel momento in cui si trovarono davanti un Uomo Nero così pieno di potere che sembrava non riuscire a contenerlo. Non soltanto volava ed era circondato di oscurità, ma dalla sua pelle, di quando in quando, partivano delle piccole scariche elettriche che riuscivano ad illuminarlo in un modo assolutamente inquietante.

«dannato mostro!!!» gridò Calmoniglio, scagliandogli contro un boomerang che s’incenerì contro la barriera di fuoco che, prontamente, Pitch erse attorno a sé.

«non ti biasimo per averci provato, ma come tentativo era piuttosto patetico. Non che ci si potesse aspettare qualcosa di differente da un futuro arrosto con le patate» commentò Black. Con un successivo gesto delle mani, poi, mandò sabbia ed oscurità ad inglobare gli yeti, che urlarono terrorizzati «se non ti spiace, Nord, prenderò in prestito la manovalanza: non che ne abbia bisogno, lo faccio solo perché, ehi, io posso!» disse, con una breve risata.

«lascia stare yeti!!!» urlò il Guardiano della Meraviglia, tentando di farsi strada verso i suoi fidi aiutanti. Peccato che la marea nera in cui era invischiato lo bloccò appena fu arrivato abbastanza vicino da riuscire a vedere nei particolari quel che stava succedendo al povero Phil e compagnia.

Così come aveva ricoperto ogni superficie della Fabbrica, quell’oscenità oscura ricoprì gli yeti da capo a piedi. Entrò nelle loro bocche spalancate dall’orrore, nelle loro narici dilatate dalla paura e, dopo ciò, Nord vide distintamente i loro occhi divenire dapprima bianchi, per poi illuminarsi dello stesso oro-rossastro degli Incubi purosangue.

Peccato non poter fare la stessa cosa ai Guardiani, creature munite di eccessiva magia, pensò Pitch. «immagina, cosacco: quel che stai vedendo, sta accadendo ad ogni yeti in ogni angolo di questo misero tugurio. Non importa quanto lottino, non importa quanto tentino di nascondersi…ah! Coniglietto cattivo» Pitch, con una raffica di vento, rispedì al mittente le uova esplosive che gli erano state scagliate contro «non si lanciano le uova esplosive, potresti far male a qualcuno. Specialmente a te stesso!» e, per l’ennesima volta, rise, sentendo il povero Pooka gridare di dolore «cosa stavo dicendo, Nord? Ah, sì: non importa quanto i tuoi fidi aiutanti possano provare ad opporsi, saranno comunque miei. Oh, e ne caso ti stia chiedendo se questo processo è doloroso…sappi che la risposta è “sì”».

«VIGLIACCO!!!» ruggì il russo «tu è schifoso vigliacco!!!»

«sì, quello che vuoi, ma se non altro io non mi esprimo come un cavernicolo» fu la quieta replica di Pitch.

«avremmo…avremmo dovuto lasciare c-che Atticus ti staccasse di netto quella tua schifosa testa vuota! S-sei…un lurido e codardo mostro senz’anima! Un bastardo che rapisce e corrompe ragazze innocenti! Un verme che ha attaccato sua figlia!»

«inizi a rompere un po’troppo le uova, coniglio» disse minacciosamente l’Uomo Nero, ma Calmoniglio non intendeva fermarsi: capendo che non sarebbe riuscito a fare nulla per fermarlo, si era detto che quantomeno voleva togliersi la soddisfazione di vomitargli addosso tutto quel che pensava di lui.

«e se la tua ex ti vuole morto fa solo bene! Vuole ammazzarti?! Brava!» urlò il Pooka «e tutto quello che spero è che CI RIESCA!!!»

«basta così!!!» ringhiò Pitch, facendo sì che la marea nera scagliasse violentemente contro una parete il povero Guardiano. Non contento, infierì su di lui con colpi su colpi d’oscurità elettrica fino a quando non lo vide perdere i sensi, lasciandolo poi scivolare lungo il muro come fosse stato morto «hai parlato veramente troppo di cose che non comprendi minimamente» aggiunse, mentre la sabbia nera inghiottiva il Coniglio di Pasqua «e tu, cosacco? Niente da dire? Niente maledizioni da sputarmi contro? Niente disgrazie da augurarmi?»

Nord sollevò i suoi grandi occhi azzurri verso di lui. Grandi occhi azzurri che, invece di essere pieni di meraviglia, al momento erano duri e freddi come l’acciaio.

«non vedo cosa posso augurarti, perché non c’è disgrazia peggiore di essere te, Pitch. Non hai ancora imparato che quello che fai torna sempre indietro, non importa quanto sei potente, se fai male, ti torna indietro solo male, ed è proprio quello che ti accadrà» gli disse Nord «e sarei bugiardo se dicessi che mi dispiace per te. Le altre volte era così, ma non questa».

La rabbia di Pitch generò una moltitudine di piccole scariche elettriche, oltre ad un principio di bufera di neve. «pare che tutti voi Guardiani abbiate questa odiosissima abitudine di parlare a vanvera. Risolviamo la questione» guardò gli yeti posseduti «pensateci voi».

Come fossero stati una sola creatura, il gruppo di yeti Incubo si diresse verso Nord e, vanificando ogni sua resistenza, lo spinse sotto la superfice della brulicante massa nera.

Più volte il Guardiano cercò di tornare su, e se ne videro mani, braccia, spalle, o la cima della testa, ma dopo dieci lunghissimi minuti di lotta scomparve definitivamente.

Black fluttuò in direzione della finestra con aria quasi assente, meditando su quanto tempo lasciare i suoi nemici lì sotto, così da svuotarli di ogni forza. Rimpianse di non aver portato con sé la sua piccola Shu Yin, ma fu solo per un istante: la sicurezza della sua nuova figlia veniva prima di tutto, anche di un eventuale nuovo Furetur Potentia che, alla fin fine, non gli serviva assolutamente a niente.

“giusto il tempo di organizzare il tutto, e poi andrò a vedere come sta” pensò. Lo ripugnava l’idea di lasciarla sola, ma la sicurezza di Shu Yin veniva anche prima del proprio desiderio di averla accanto.

«ora devo soltanto creare delle fratture insanabili nell’allegro quintetto» disse tra sé e sé «credo sarà estremamente facile. Mi dispiace soltanto di non avere qui anche il caro Sandman, sarebbe stato divertente immaginare la reazione della francesina chiacchierona…francese…» sollevò un sopracciglio «ma perché poi?» fece un piccolo gesto con la mano e, di fianco a lui, iniziò a formarsi una figura che, man mano, acquisiva un aspetto sempre più umano e familiare «tu sai dirmelo, per caso?»

La Millaray di sabbia nera ed oscurità pura che si era appena formata non avrebbe potuto rispondere a quella domanda neppure volendo. In compenso, ricambiò docilmente l’abbraccio del suo creatore.

«non vedo l’ora di rivederti. Non vedo l’ora di riaverti con me» disse piano l’uomo, accarezzando il volto di quel fantoccio di sabbia «ma farò sì che accada presto, perché non penso di riuscire a sopportare oltre quest’attesa, e so che per te vale lo stesso discorso. Non m’importa se hai cercato di autoconvincerti di amare un altro uomo: sei stata creata per me, quindi, in fondo al cuore, mi amerai sempre».

Baciò con dolcezza la creatura di sabbia, prima di lasciare che si disintegrasse.


Salve *cerca riparo dalla scarica di proiettili con cui i fan dei Guardiani cercano di trasformarla in uno scolapasta* ehi! Calmi!!!
Immagino che molti di voi non avrebbero mai voluto vedere scene come queste, con Nord e Calmoniglio brutalmente sconfitti da Pitch, ma vi dico solo una cosa: keep calm and believe in karma. Non sono pienamente convinta di aver soddisfatto Alec_CheshireCat e la sua speranza di vedere i Guardiani -anche perché Sandy non si è visto- ma giuro che ho fatto tutto quello che potevo ;)
Un'altra cosa che mi sento di dire, per quanto riguarda Eve Hallows, o Sam Hain,è  "stay tuned, perché ha qualche sorpresina" :D

Ed infine, un annuncio ufficiale: poiché qui le cose minacciano di andare per le lunghe, sto prendendo in serissima considerazione l'idea di spezzare la storia in due parti. Questa che state leggendo attualmente dovrebbe essere soltanto la prima metà. Il motivo di questa decisione è molto semplice: non voglio che questa diventi una storia da trecentocinquantamila capitoli che, proprio per tale motivo, molti finirebbero con l'evitare come la peste. Ecco tutto.

Grazie mille a chiunque abbia letto questo capitolo fino alla fine, a tutti coloro che seguono la storia e a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, in particolare Vhaiolet Red, che mi ha fatto conoscere la sua opinione per la prima volta :)  grazie, davvero!
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

«…Shanghai?!»

«eh, Shanghai!»

Nightlight era a conoscenza del fatto che Cupido possedesse una “base” tutta sua ma, se gli avessero detto di tirare ad indovinare il luogo in cui si trovava, tutto avrebbe pensato meno che alla città orientale che lui ed Eve stavano sorvolando proprio in quell’istante. «mi sembra strano. Da quel poco che so io, Cupido è il “dio” Eros sotto mentite spoglie, per cui pensavo fosse in Grecia, o vicino…»

«eggià, è proprio questo il problema di te e tutta la banda del Pinguino Della Luna: siete troppo occupati tenere incollati i sederi alle vostre poltrone per curarvi di quello che fanno gli altri!» commentò Eve-civetta «come se fossero comode, poi: non mi metterei a fare la Guardiana neppure se me lo chiedessero in dialetto sumero stretto».

Non era la prima volta che Nightlight sentiva da lei certi discorsi, e le occasioni in cui Eve ne aveva tirati fuori di analoghi erano state causa delle più feroci discussioni tra loro due. O meglio, erano stati causa della pantomima che si era sempre venuta a creare, con Nightlight ad arrabbiarsi e polemizzare con veemenza mentre l’altra faceva qualsiasi cosa meno che partecipare alla discussione che aveva generato -come mettersi ad ascoltare musica senza più degnarlo di un'occhiata- perché ovviamente non le importava affatto di tutte le argomentazioni che lui poteva tirar fuori. «difatti guarda caso nessuno te l’ha mai chiesto! Io, il principe Lunanoff e soprattutto i Guardiani proteggiamo i bambini per vocazione, e perché è giusto così: loro sono il futuro, sono tutto quello che abbiamo, e-»

«“e” senza i bambini a credere in loro i Guardiani finirebbero nell’Annwn senza possibilità di ritorno, e tu ed il tuo dolce principino dovreste trovare altri cinque dementi pronti a legare le proprie vite alla fede di qualche bimbetto, col rischio di non trovarne affatto. Bam!»

«non era quello che volevo dire, e non è neppure vero niente! Ah, ma che parlo a fare con te?!» sbottò il guerriero.

«lo fai perché ti piace negare che i pancakes sono pancakes ma, anche se neghi la realtà, sempre pancakes rimangono, e con tanto di sciroppo d’acero sopra».

Nightlight avrebbe voluto risponderle, ma sinceramente non aveva affatto capito cosa intendesse dire quella scervellata che, a parer suo, era improvvisamente saltata di palo in frasca: non riusciva a comprendere cosa c’entrassero i pancackes col ruolo dei Guardiani. «vedo che dopo quindici anni non hai smesso di dire cose senza senso».

«ed io vedo che dopo quindici anni sei ancora arrabbiato con me per la mia perdita d’interesse nei tuoi confronti…»

«sciocchezze!»

«ma, primo, quella è una cosa che non potrei controllare neppure se volessi e, secondo…più parlo con te più mi ricordo perché è successo!» disse Eve, con una risata resa stridula dalla forma animale che aveva assunto «però non ti offendere».

«se la metti così, allora, più IO parlo con te più mi viene voglia di maledire quei cinque, che non avevano di meglio da fare che una guerra, e che ci hanno costretto a chiedere aiuto ad una pazza sconsiderata e scervellata come te. Però non ti offendere!»

«…eh? Hai detto qualcosa? Non ti ascoltavo più» ammise Eve-civetta con grande onestà «avevo perso interesse per la conversazione».

Nightlight aveva deciso di iniziare il suo giro di richieste d’aiuto seguendo il piano “togliamoci il pensiero chiedendo prima a quelli con cui è più complicato trattare, e poi col resto, che non dovrebbe rifiutare e/o dare problemi”, ma forse aveva sbagliato in pieno: aver seguito quella linea d’azione significava dover soffocare per più tempo l’istinto di torcere ad Eve quel suo grazioso collo da uccello. «no, non ho detto niente, HALLOWS».

«tanto meglio. Ah, se guardi davanti a te ormai si vede il palazzo di Cup».

«e me lo dici così?!»

«avrei potuto dirtelo in gaelico, ma non penso che avresti capito».

Avrebbe voluto risponderle a tono, ma Nightlight si trovò ad ingoiare la rispostaccia nel momento esatto in cui posò i suoi begli occhi verdi sul palazzo di Cupido.

In verità, se si trattava di descrivere ciò che vedeva, “palazzo” era un termine alquanto riduttivo: l’edificio situato su una piattaforma al centro di quel tratto del fiume Huangpu, infatti, era semplicemente immenso, dalla struttura complessa ed estremamente “moderna”.

Costruito in un metallo argenteo cui Nightlight non avrebbe saputo dare un nome, il “palazzo” di Cupido era costituito da un agglomerato di torri, che si raccoglievano attorno ad un’altra torre ancora, quella principale, la più grande di tutte, ma non la più alta: quest’ultima, infatti, nasceva direttamente dalla cima della torre principale, sul lato destro, ed era composta principalmente da parti in vetro -o qualcosa che sembrava tale-. Arrivato a circa cinquecento metri di distanza, Nightlight poté anche notare tutto il gran fermento che animava quel colosso di metallo, vedendo un gran numero di persone andare e venire in continuazione. Visitatori? Servitori di Cupido? Non lo sapeva ma, visto tutto ciò, ritenne opportuno chiedere delucidazioni alla sua compagna di viaggio. «Eve…non è che potresti deciderti a darmi una spiegazione su, ecco, tutto questo?» la interpellò dunque, continuando ad osservare il palazzo «…in primis sul perché e percome ci sono delle navi umane che attraversano il palazzo senza riportare danni o dare segno di accorgersi della sua presenza?»

«sì, in effetti potrei decidermi, ma non hai detto “per favore”».

Un respiro profondo…due respiri profondi…sì, in fin dei conti chiedere “per favore” ed evitare di abbassarsi al suo livello sarebbe stato molto meglio…tre respiri profondi… «Eve, potresti per favore spiegarmi qualcosa sulla persona che stiamo andando ad incontrare? Come ti ho già detto, tutto quel che so è che una volta era il “dio” Eros. Magari tu sai qualcosa di più, dato che se non ricordo male siete coetanei,  giusto?»

«ricordi bene, e certo che so qualcosa di più, lo conosco da una vita. Ma fammi capire, tu e il Pinguino della Luna andate a chiedere aiuto a persone che non conoscete nemmeno? Siete messi così male? Io boh!» rise Eve-civetta «occhei, ora ti dico. Come già sai, una volta Cup si chiamava Eros, e viveva in Grecia con i suoi colleghi, prima da scapolo, poi con la sua mogliettina Psiche e con la figlia Piacere. Erano un branco di “divinità” felici e contente, almeno fino a quando gli umani hanno smesso di credere in loro e si sono ritrovati tutti con le braghe calate» disse Eve «solo che, mentre i suoi colleghi si sono ostinati a rimanere lì a languire rimpiangendo le glorie del passato, Eros aveva un’opinione diversa: “i tempi cambiano e, se vogliamo mantenere il potere che abbiamo, è bene che cambiamo anche noi”, ragionamento che a parer mio è giustissimo. Peccato che invece le altre “divinità” non la pensassero allo stesso modo. Prima ci sono stati degli…avvertimenti. Perché tenesse le sue idee per sé, capisci. Quando me ne ha parlato, io gli ho detto “prendi moglie e figlia e trasferitevi da tutt’altra parte”. Ma lui mi ha dato retta? No. Sperava di poter convincere gli altri ad ascoltarlo, non voleva abbandonarli».

«e poi cos’è successo?» incalzò Nightlight.

«niente, a parte che dopo svariati altri avvertimenti, sempre più pesanti, alla fine i suoi ex colleghi hanno attaccato in massa lui e la sua famiglia. Non mi ha dato ulteriori dettagli, quindi non so che fine abbiano fatto Piacere e Psiche; forse sono morte, forse sono rinchiuse da qualche parte o, forse, alla fine si sono schierate dalla parte degli altri ed hanno contribuito a mandarlo via a calci nel didietro, non escludo nemmeno questo» asserì Eve in maniera indolente «fatti suoi del resto, io lo avevo avvisato. Qualunque cosa sia accaduta, comunque, Eros ha lasciato la Grecia, ha cambiato il nome prima in Cupido e da un secolo e mezzo in Cupid Valentine -che fa molto pornostar, secondo me- e si è spostato man mano sempre più lontano, fino a trasferirsi qui in pianta stabile. È rimasto della propria idea e, a giudicare da quello che vediamo» indicò il palazzo con un cenno della testa «dallo stuolo di dipendenti che ha, e dal fatto che il suo potere è rimasto praticamente intatto, è l’ulteriore conferma che ha sempre avuto ragione a volersi modernizzare. Ovviamente lo ha fatto anche temendo attacchi di ex colleghi invidiosi» aggiunse «ed attualmente, se in assetto di guerra, la fusione di magia e tecnologia avanzatissima rende questo posto praticamente impenetrabile. Comunque, per rispondere alla tua domanda sulle navi che lo attraversano, Cup ha reso il palazzo invisibile ed intangibile ad occhi umani, indipendentemente dal fatto che credano o meno, ed anche ai veicoli guidati dagli umani. Gli conveniva fare così, tutti sanno chi è Cupido, se il suo palazzo fosse rimasto visibile non avrebbe avuto più pace…tutti i Mai Una Gioia a chiedergli gioie!»

Man mano che si avvicinavano, Nightlight riusciva a distinguere in maniera sempre più chiara le creature che formavano quell’andirivieni di collaboratori, ossia un numero imprecisato di…piccole personcine in tuta nera. Cherubini, presunse il guerriero. Ma…da quando i cherubini si vestivano con caschi e tute nere attillate, illuminate da bande rosa al neon?

Da quando le loro ali erano fatte di laser ed erano muniti di futuristiche motociclette volanti?

Da quando avevano sostituito arco e frecce con dei fucili?!

«te li stai immaginando con quegli AK-47 intenti a sparare sul mondo proiettili pieni d’ammmore, eh?» gli disse Eve, riscuotendolo dai suoi stupefatti pensieri.

«se devo essere sincero mi risulta complicato! Sembrano degli assassini in miniatura!»

«se impostano il tipo di sparo su “laser” possono diventarlo».

Il ragazzo sentì l’inquietudine già presente crescere ulteriormente. «tendono a sparare addosso alle persone che Cupido non vuole vedere?»

«sì, ma prima avvisano!»

«ah. Bene».

Percorsero gli ultimi metri di volo in silenzio, eccetto che per degli strani versi da civetta di Eve. Nightlight atterrò per primo dinnanzi al portone principale e pensò “se non mi hanno ancora puntato addosso quei fucili magari Cupido non è ostile”. I cherubini, infatti, essi non sembravano avere intenti malevoli nei suoi confronti, tanto che si limitarono ad osservarlo con una punta di curiosità, forse chiedendosi il motivo per cui si trovasse lì.

L’atmosfera, tuttavia, cambiò drasticamente nel momento esatto in cui Eve -civetta, in uno sbuffo di fumo arancione, riacquistò fattezze umane. «ehilà!...»

In quel preciso istante tutti i cherubini presenti, nessuno escluso, sollevarono gli AK-47 per puntarli contro la ragazza, la quale nondimeno non perse il largo ed inquietante sorriso che le era immediatamente sorto spontaneo, magari proprio perché aveva immaginato tale accoglienza.

«sei sotto tiro!»

«mani dietro la testa!!!»

«NON UNA MOSSA!!!»

«ALT!»

«tenta qualche scherzo e verrai neutralizzata!!!»

“ma che accidenti ha combinato?!” allibì Nightlight osservando lo spirito di Halloween che, con una risata, incrociava le mani dietro la nuca più o meno come le era stato richiesto.

«eddai, vengo in pace! Tutto quello che voglio è vedere come sta il vecchio Cup, nient’altro».

«anche l’ultima volta “venivi in pace”, e tra le altre cose mi hai distrutto la moto!!!» gridò uno dei cherubini.

«non avreste avuto problemi, se mi aveste fatta passare subito» replicò Eve facendo spallucce «non è stata colpa mia».

Ed era in momenti come quelli che Nightlight si chiedeva seriamente cosa lo avesse spinto a stare per tre lunghi anni con una persona così scriteriata, senza riuscire ad ammettere di averlo fatto proprio per quel motivo, ossia per l’approccio -diametralmente opposto al proprio- che Eve aveva verso…tutto.

«allora, mi fate passare? O sono finita nella lista delle persone non gradite e mi, anzi CI, dal momento che lui è con me » indicò Nightlight «renderete più difficile entrare?»

Il gruppo di cherubini motorizzati ed armati si mise a confabulare, lanciando occhiate diffidenti sia ad Hallows che, a quel punto, anche a Nightlight, il quale, più nervoso che mai, si avvicinò alla sua ex-fiamma. «ma si può sapere cos’hai commesso per farti puntare addosso dei fucili laser?!» sibilò il ragazzo.

«da novembre 2012, per motivi miei, ho passato diciotto mesi nell’Annwn; per cui, quando sono uscita, sono venuta qui a trovare il mio vecchio amico Cup, che però era un po’impegnato con una ninfa dei boschi, e-»

«basta complottare!!!» gridò loro un cherubino «dal momento che, per qualche oscuro motivo, nessuno dei due è nella lista delle persone non gradite, vi scorteremo fino alla reception, dove potrete domandare se il signor Valentine è disponibile a ricevervi. Se così fosse bene ma, nel caso in cui la risposta sia “no”, prenderete regolarmente appuntamento, ve ne andrete senza fare storie, e tornerete nel giorno stabilito! Spero di essermi spiegato».

«ma c’è una guerra in corso, non possiamo metterci a prendere appuntamenti per chiedere aiuto!» protestò Nightlight.

«prendere o lasciare» sentenziò la guardia.

«ma-»

«occhei, staremo buoni buonini e faremo come dite» affermò Eve, ancora con le mani dietro la testa «quindi scortateci alla reception, adesso».

Dopo un’ultima occhiata sospettosa, infine, il gruppo si decise a scortare Hallows e Nightlight all’interno dell’edificio.

Quando entrarono, la guardia del corpo dell’Uomo nella Luna non poté evitare di rimanere a bocca spalancata dallo stupore. Se all’esterno l’edificio era futuristico, all’interno era quasi fantascientifico: tanto la hall quanto i corridoi che s’intravedevano erano costituiti interamente -pareti, soffitto e pavimenti- da un metallo scuro e lucido non identificabile, illuminati da bande bianche o turchesi al neon e da gruppi di piccoli globi di luce verdastra che nascevano direttamente dalla parete sinistra, per poi librarsi in aria fino a scomparire attraverso il soffitto.

Dovette scostarsi rapidamente quando un gruppo di quattro cherubini, in piedi su delle piccole e sottili piattaforme volanti, gli passò davanti a tutta velocità; man mano che si avvicinavano alla reception, poi, le persone aumentavano, così come il volume della cacofonia di conversazioni.

«…problema tecnico al terminale 678, dà sempre problemi, dovremo deciderci a sostituirlo».

«qualcuno sa dove trovare Amerei per i nuovi banner?!»

«vado a farmi un caffè».

«i nuovi popup avrebbero dovuto essere pronti un’ora fa!»

«…e poi Amee ha detto ad Amabile che…»

«Eve» la chiamò piano Nightlight.

«sì?»

«cosa sono terminali, banner e popup?»

«roba di internet, al giorno d’oggi hanno tutti lo sguardo fisso su cellulari, computer, e così via. Per cui, AK-47 a parte, quei banner e quelle pagine di pubblicità che spuntano fuori random ed infastidiscono soltanto hanno preso il posto delle frecce: le magie d’ammmore, passione o anche solo l’impulso a sollevare lo sguardo passano da lì».

«oh!» esclamò il ragazzo, sinceramente colpito.

«non è che tutto l’amore nel mondo sia dovuto a Cupido, bada bene: non fa innamorare o accoppiare gente a caso, la sua magia serve a “dare la spinta” perché questo succeda, premendo tasti che già esistono, ma questo non vuol dire che sia meno utile. C’è gente che senza la spinta si strugge per anni in silenzio…che manica di cretini, eh?»

Quando finalmente arrivarono alla reception, trovarono ad accoglierli una creatura quantomeno curiosa: una donna alta dai lunghissimi capelli color miele, la pelle bianco puro, gli occhi completamente viola e…un lungo corno sulla fronte, all’altezza dell’attaccatura dei capelli. Sulla divisa -identica a quella dei cherubini eccettuato il casco- all’altezza del petto, vi era un cartellino argenteo su cui era scritto “Helleborine”.

«Cup ha dato agli unicorni la possibilità di assumere una forma umana» disse rapidamente Hallows a Nightlight, per poi rivolgersi alla receptionist «ehilà…!»

Helleborine non poteva impallidire a causa del colore della propria pelle, in compenso però assunse una leggera sfumatura verdognola e, se non tirò fuori il fucile che nascondeva sotto il bancone, fu soltanto grazie al gruppo di cherubini, che li avevano già ben spianati. «d-desiderate?»

«buongiorno, signorina, vorremmo incontrare il signor Valentine» esordì immediatamente Nightlight. Helleborine si mise a trafficare con svariati schermi olografici «è una questione della massima importanza, c’è una guerra in corso e-»

«sono spiacente, signori, ma il signor Valentine al momento è impegnato, e a giudicare da quello che leggo lo sarà anche per il resto della giornata. Posso di imbucarvi da qualche parte all’incirca…» fece scorrere un dito affusolato lungo uno schermo «verso le sei del pomeriggio di dopodomani».

«ma come?! Ho detto che è una questione importante, cos’è che deve fare Cupido di tanto importante da-»

«il signor Valentine al momento si sta preparando a ricevere altri ospiti, e non ha tempo per voi. Mi dispiace» ripeté la donna con maggiore decisione «posso segnarvi per dopodomani, allora?»

«ma-»

«buongiorno Helleborine, sono qui per vedere il signor Valentine, come stabilito!»

Fino a quel momento nessuno aveva notato l’avvicinamento di una bella donna orientale dai lunghi capelli neri raccolti in due code, vestita con abiti cinesi tradizionali, che teneva in mano un lungo gambo di loto con un singolo fiore sulla cima. Non era difficile riconoscerla come He Xiangu, l’unica donna tra gli Otto Immortali della tradizione cinese.

«buongiorno, signorina He Xiangu! Informo immediatamente il signor Valentine del suo arrivo così che-»

“così che” niente dal momento che, all’improvviso, Eve Hallows colpì il cherubino più vicino con tutta la forza che aveva, gli sottrasse l’AK-47 e, in men che non si dica, scivolò alle spalle di He Xiangu, prendendola come ostaggio!

«gente, aprite le orecchie!» esclamò Eve, col sorriso da Stregatto più largo che mai «mettetemi in comunicazione diretta con Cupido e forse, dico forse, deciderò di non farle saltare la testa! Fate qualche mossa strana e dovrete raccogliere il suo cervello dal pavimento! Tentate di spararmi, e la utilizzerò come scudo! Mi sono spiegata? Muovetevi!» concluse, puntando con decisione il fucile contro il capo di He Xiangu.

«ma che diavolo fai?!» sbottò Nightlight, allibito ed allarmato, ma con sufficiente presenza di spirito da nascondersi velocemente dietro Eve e relativo ostaggio.

«ti aiuto ad incontrare Cupido prima di dopodomani alle sei».

«e ti pare che così facendo sarà ben disposto ad aiutarci?!»

«non lo sarebbe stato ugualmente, non fa differenza».

«la violenza non risolve mai nulla, se mi lasci andare curerò i tuoi malesseri psicofisici!» provò a trattare He Xiangu.

«zero malesseri psicofisici, bellissima, mi dispiace. Se mai fatti rivedere a guerra finita, che a quel punto avrai da lavorare».

“spero che l’Uomo nella Luna non venga a sapere una cosa del genere, che vergogna!...anche se non è certo colpa mia se Hallows è completamente fuori di testa” pensò Nightlight, osservando preoccupato i cherubini minacciarli con i fucili ed Helleborine toccare freneticamente gli schermi.

«signor Valentine…signor Valentine!!!...»

 

 

Un altro po’di petali di rose rosse là, una candela profumata lì…luci soffuse, “Black magic woman” di Carlos Santana al volume giusto…era tutto pronto per passare una bella giornata con la sua donna della settimana, senza dubbio.

Cupido, nel suo bell’attico in cima alla torre più alta di tutto il complesso, si stiracchiò pigramente per poi sistemare la bella vestaglia color crema. Da dopo l’avvento di internet, e tutte le gran migliorie tecnologiche che aveva apportato -diverse delle quali, come le tute e le moto, ispirate a Tron, il suo attuale film preferito- poteva permettersi di lasciar fare tutto quanto ai suoi sottoposti senza far altro che svagarsi tutto il giorno in svariati modi, spesso e volentieri anche evitando di uscire dal proprio appartamento. Che bisogno avrebbe avuto di farlo? In particolar modo se si trattava di donne, non aveva bisogno di andare a cercarle dato che, normalmente, erano loro ad andare da lui. Sentimentalmente parlando, era tornato a condurre la sua vita pre- Psiche, intrattenendosi con una donna dopo l’altra per riempire un po’ i suoi giorni e le sue notti -e per non “perdere l’allenamento”, diceva- pur non illudendosi di riuscire a sopperire alla mancanza di qualità con della maggiore quantità: Psiche era e sarebbe sempre rimasta Psiche, insostituibile, nonostante tutto. Ne era talmente consapevole da avere la grande onestà di informare le proprie amanti riguardo al fatto che, da lui, non avrebbero mai potuto aspettarsi altro che relazioni fisiche senza il minimo impegno e di breve durata.

Il suo lavoro lo rendeva una specie di portatore d’amore ma, ironicamente, proprio lui si era trovato a tornare il dongiovanni incallito e senza speranza di un tempo…

signor Valentine…signor Valentine!!!...

L’ ex “dio” inarcò un sopracciglio rosa. Si aspettava che la receptionist -come si chiamava?...i cherubini della Direzione l’avevano messa lì da aprile dell’anno precedente, eppure non aveva ancora imparato il suo nome!- gli comunicasse l’arrivo di He Xiangu, previsto per quell’ora, ma non comprendeva proprio quali fossero i motivi dietro quel suo tono così allarmato.

Un piccolo gesto della sua mano destra accese uno schermo olografico che gli consentiva di vedere la receptionist. «cosa succede? C’è qualche problema?»

– …CUP!

Al suono di quella voce impietrì.

Ooooh, no.

No, no.

“vi prego, ditemi che non dovrò rifare gli interni per colpa sua anche questa volta” pensò.

Con un grosso sforzo di volontà, Cupido mosse di nuovo la mano, così che lo schermo mostrasse l’intera hall: in questo modo, oltre alla receptionist spaventata, poté vedere distintamente una bella massa di cherubini con i fucili spianati, qualche unicorno umanizzato che correva a ripararsi e, soprattutto, una He Xiangu sempre più terrorizzata tenuta in ostaggio da quella pazza scriteriata di Sam Hain, o Eve Hallows, come si faceva chiamare da più o meno un secolo e mezzo.

Oh, e c’era anche quel ragazzo con i capelli bianchi che…un momento, non era il cagnolino di quel completo deficiente dell’Uomo nella Luna? Sarebbe stato da domandarsi come mai fosse lì, se non ci fossero state delle questioni leggermente più urgenti da affrontare. «Sam! Che vuoi?! Non siamo tutti come te, che non hai un accidenti da fare tutto il giorno» …la lepre che dà dell’orecchione all’asino…«e, per tua informazione, io ho un impegno proprio con la persona che hai preso in ostaggio!»

mi sa che dovrai rimandarlo, se le salta la testa.

«non lo farai» l’aveva detto con grande convinzione, ma in verità non ne era affatto certo. Conosceva Sam Hain da una vita, eppure l’unica cosa di cui Cupido fosse assolutamente sicuro era che con lei non si sapeva mai! Poteva essere una minaccia a vuoto, ma nulla escludeva che, invece, potesse tenervi fede. «te lo ripeto: cosa vuoi?»

fai salire me ed amore di mamma, così può dirtelo – ribatté Eve, indicando Nightlight con un cenno del capo – io lo accompagno e basta.

Sam che si scomodava ad accompagnare il cagnolino albino? Questa poi…ovviamente quel mezzo casino che lei aveva creato gli stava causando un certo nervosismo, così come l’appuntamento saltato, ma arrivato a quel punto era curioso di sentire cos’era che il ragazzino aveva da dirgli, e magari, tanto che c’era, avrebbe potuto sfruttare la cosa per mandare un messaggio al suo caro padrone. «lasciala andare e vi teletrasporto qui, così dite quel che dovete dire e poi vi togliete di torno, con buona pace mia, dei miei dipendenti, e dei complementi d’arredamento».

occhei, giurin giurello.

– voglio andare via di qui!!!

– giuro che io non immaginavo niente del genere!

“perché non la conosci da più di tremilacinquecento anni, ragazzo” pensò Cupido, con un leggero sospiro. «conterò fino a tre. Al tre, lascia andare He Xiangu. Uno…»

 bada di non fare scherzetti, Cup!

«…due…» “sempre meglio dell’ultima volta, se non altro non farà irruzione qui sfondando la porta con una moto volante mentre tutti i cherubini nell’edificio la inseguono ed io mi sto dando da fare con una ninfa dei boschi” pensò Valentine «…tre».

Spense lo schermo olografico appena vide Eve lasciar andare He Xiangu e, con un altro sospiro, sfruttò la combinazione di magia e tecnologia per far comparire entrambi direttamente nell’ampio salone dell’attico, verso il quale si diresse con passo svogliato. Non si curò neppure di farsi comparire addosso il vestiario consueto -una tuta intera, stile Tron e molto attillata- decidendo di rimanere in vestaglia; non avrebbe minimamente cambiato quel che lo aspettava.

La spessa porta a due ante che conduceva al salone si aprì automaticamente appena si avvicinò.

«…mi hai fatto prendere un colpo, si può sapere cosa ti è passato per la testa, EH?!! Hai preso in ostaggio una persona!...e smettila di giocare con la sedia!!!»

La sedia girevole. Ovvio. Non c’era una volta che Sam non ci finisse sopra, e infatti eccola lì, tutta appallottolata eccetto che per il braccio con cui faceva ruotare vorticosamente la seggiola in questione. «lascia, meglio che lei stia lì piuttosto che faccia danni in giro, credimi».

Dopo un’occhiata stupita, in parte dovuta al vestiario, Nightlight fece un breve inchino con la testa. «signore».

Non aveva mai avuto modo di vedere Cupido di persona, ma sinceramente si sarebbe aspettato qualcosa di diverso. Qualcosa di bello, biondo ed alato: un gemello di Atticus, in pratica.

Quel che invece aveva davanti era un bell’uomo sulla trentina, del tutto privo di ali, in vestaglia, con curati capelli rosa shocking e corta barba dello stesso colore. L’unica cosa simile a come l’aveva immaginata erano gli occhi verde oliva.

«ebbene, ah…com’è che ti chiami, scusa?»

«il mio nome è Nightlight, signore, sono-»

«sì, sì, lo so chi sei, mi ero solo dimenticato il tuo nome» lo interruppe Cupido con fare indolente, stravaccandosi su un enorme divano marrone scuro «vuoi del cognac?» gli chiese poi, facendo arrivare la bottiglia i liquore e due bicchieri su una piattaforma volante simile a quelle su cui Nightlight aveva visto viaggiare i cherubini.

«ehm…no, grazie».

Il guerriero trovava il comportamento dell’ex “divinità” decisamente strano, specie considerando quel che Eve aveva combinato poco prima. Cupido non sembrava esserne stato affatto toccato. Sembrava…tranquillo. Quasi annoiato, a dirla tutta. Nightlight non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o, piuttosto, iniziare a temere che quella fosse solo la quiete prima della tempesta.

«sì grazie!!!» esclamò improvvisamente Hallows, saltando via dalla sedia per afferrare la bottiglia di cognac e, subito dopo, gettarsi letteralmente in braccio a Cupido «Cup! Com’è? Che mi racconti? Gli armamenti sono sempre a posto?» domandò, infilando contemporaneamente una mano sotto la sua vestaglia per verificare la salute degli…armamenti in questione! «sì, sì, sono a posto».

«Hallows, maledizione, piantala!!!» sbraitò Nightlight, un po’ perché allibito da quell’atteggiamento folle, un po’, forse, perché…insomma, era il suo ex compagno e lei non aveva la minima remora a toccare in sua presenza gli “armamenti” di quello che avrebbe dovuto essere un loro futuro alleato?!

Ancora una volta, però, Cupido riuscì a stupirlo con la sua assurda e completa calma, minimizzando il tutto col cenno di una mano ed ignorando il fatto che Eve, tra una risata stupida ed un sorso di cognac, gli stesse riempiendo il collo di succhiotti. «allora…cosa porta qui il cagnolino del Deficiente nella Luna?»

Una domanda che, se possibile, spiazzò il povero Nightlight ancora di più, tanto per le parole ben poco gentili, quanto perché il caro signor Valentine, nel porgergliela, non aveva minimamente cambiato atteggiamento. «…p-prego?»

 

“ti pare che così facendo sarà ben disposto ad aiutarci?!”
“non lo sarebbe stato ugualmente, non fa differenza”.

 

Detestava ammetterlo, ma ora temeva proprio che Eve avesse ragione.

«mi è sembrato di averti fatto una domanda semplice. Magari sei frastornato da quello che vedi, ma tranquillo, in tremilacinquecento anni mi sono abituato alle sue molestie sessuali» e forse non gli dispiacevano neppure in maniera eccessiva dal momento che, pur avendo modo di respingerla, non si prendeva mai la briga di farlo «quindi riprenditi e cerca di mettere in fila almeno tre parole entro oggi».

Reprimendo la voglia crescente di mandarlo al diavolo, Nightlight fece un bel respiro profondo. «vengo a chiedervi aiuto per conto dell’Uomo nella Luna, signore. Forze nemiche lo minacciano, ed ha bisogno di tutto l’aiuto che riesce a trovare, anche perché due dei suoi cinque Guardiani sono già stati sconfitti. Se queste persone non vengono fermate, raggiungeranno la Luna, e potrebbero diventare una seria minaccia a livello mondiale. A dire il vero uno di questi nemici in particolare lo è già».

«e chi sono queste persone brutte e cattive?»

Hallows abbandonò improvvisamente il grembo del suo coetaneo, stravaccandosi semplicemente accanto a lui, mossa di cui Nightlight non seppe spiegare il senso.

«i ribelli sono…non so se avete presente…il mio signore, ormai cinque secoli fa, creò per i Guardiani quelli che avrebbero dovuto essere compagni perfetti, che poi si sono ribellati, ed ora hanno radunato un esercito di circa duecento immortali che-»

Cupido lo interruppe sollevando una mano. «oh, sì. Ho presente. Immagino che parli dell’occasione in cui il tuo signore si è arrogato il diritto di decidere chi dovesse amare chi» disse l’uomo, fissando il proprio sguardo in quello di Nightlight «quando ha deciso di creare dei fantocci di bell’aspetto per i suoi quattro tirapiedi. O meglio, quelli che avrebbero dovuto essere soltanto fantocci di bell’aspetto, perché fortunatamente le cose non sono andate precisamente così. Il tuo caro -e demente- padrone ha commesso un grosso sbaglio: si è immischiato in qualcosa che era, ed è tuttora, del tutto al di fuori della sua competenza. Io sono Cupido, un tempo Eros, conosciuto come un portatore d’amore, e non mi azzarderei mai a fare quel che ha fatto lui. Se ho presente? Certo che ho presente! È stato così pazzo da creare esseri basandosi sui desideri dei suoi cari Guardiani, esseri vuoti creati col solo scopo di amare una persona specifica e legati ad essa! Forse aveva buone intenzioni, ma è stato tanto superficiale da non capire che questo non è amore!» affermò, alzandosi di scatto dal divano «è puro e semplice schiavismo. L’amore non può essere forzato in questo modo, non si possono rendere delle persone succubi le une delle altre -perché anche i Guardiani, a modo loro, lo erano- e sii consapevole che, quando sono venuto a saperlo, ho rimpianto di non aver modo di andare sulla Luna per…fare un discorsetto al tuo padrone» disse «per inciso, ora potrei».

«signore, io-»

«invece mi sono limitato a “sintonizzarmi” su di loro. Su tutti e cinque. Per avere un’idea della quantità dei danni che sarebbero stati inflitti a creature che, allora, erano del tutto innocenti» Cupido si avvicinò pericolosamente a Nightlight «tu sai che rumore fa il cuore di una donna quando s’infrange in mille pezzi, quando il mondo le crolla addosso e, al contempo, la terra le svanisce da sotto i piedi? Quando la sua fiducia viene spezzata con violenza all’improvviso?...già, a questo proposito» occhieggiò Eve «tu ed io dovremmo fare due chiacchiere che avremmo già dovuto fare ad aprile dell'anno scorso».

«ah sì? Ok, anche se non so su cosa» replicò lei con tranquillità, riempiendo con il cognac la fiaschetta che, un tempo, aveva contenuto del grog.

«sul motivo che ti ha indotta a fuggire rintanandoti nell’Annwn per diciotto mesi, magari?»

«“magari”? Lo domandi a me?»

Quello fu l’unico momento in cui Valentine, alzando gli occhi al cielo, manifestò un minimo d’insofferenza per il modo di fare di Hallows, ma non ci mise molto ad accantonare temporaneamente la faccenda per riprendere il filo del discorso con Nightlight. «stavo dicendo: hai idea di quanto tutto ciò sia stato devastante per quella povera donna, rea unicamente di essere stata creata per amare una persona di quel genere?»

«no. Non credo di averla, però è assurdo che si siano ribellati tutti per quel che è successo ad una, e che ora abbiano scatenato una guerra!»

«dici che è assurdo rivolarsi contro chi, agendo con tale superficialità, li ha creati schiavi ed ha fatto del male sia a loro cinque che ad altre quattro persone?» ribatté Cupido, decidendo di lasciar fuori Black dal conto «ma sì…in fondo cos’altro potevo aspettarmi da un cagnolino?»

«io non sono il cagnolino di nessuno, signore, sono un leale servo della famiglia Lunanoff da secoli e secoli, questo è vero, ma sono in grado di pensare, e penso che iniziare una guerra per motivi simili, dopo aver dimostrato di non essere poi così tanto schiavi andandosene per fatti propri, sia stato del tutto assurdo, come penso anche di avere diritto ad esprimere la mia opinione senza venire insultato per questo».

«certo, ne hai tutto il diritto, ma temo che tu abbia dimenticato una cosa fondamentale, ossia il fatto che il tuo padrone si sia bellamente disinteressato a quella giusta rivolta, tanto da creare un nuovo schiavo, o una nuova schiava, questo non lo so. Ho visto la Luna dorata, cosa credi? Non so se hai notato, ma le pareti ed il soffitto di questo salone sono trasparenti» disse Cupido, indicandoli «e se dopo questo gli altri cinque si sono arrabbiati, ne hanno ben donde. L’Uomo nella Luna vorrebbe il mio aiuto contro di loro?» fece una breve risata, priva d’allegria «che se lo scordi: chi è causa del suo mal pianga se stesso».

“e due! Anche Madre Natura ha detto la stessa cosa” pensò Nightlight, trattenendo un sospiro. «può aver sbagliato ed aver agito con superficialità, ma merita davvero la morte per questo?»

«stai chiedendo ad un antico greco cosa ne pensa sull’uccidere gente per vendicare un torto? Seriamente?» s’intromise Eve, col solito fare svogliato, portando Cupido a voltarsi nella sua direzione.

«già, Sam, se le cose stanno così, se è per questo che siete venuti qui, mi domando per quale oscuro motivo tu abbia deciso di seguire il ragazzo ed infilarti in una guerra di cui non t’importa nulla. E nella quale i miei ex colleghi, immagino, combatteranno in prima linea dall’altro lato del campo di battaglia: sono scomparsi da qualche secolo e, se mi dici che quei cinque hanno radunato un esercito, non mi ci vuole molto a fare due più due. Allora?»

«è in debito con me» disse immediatamente Nightlight.

Cupido lo guardò come se avesse detto una grossa sciocchezza. «mh-mh, come se le importasse qualcosa dei debiti…buona questa!»

«sono quasi morto per colpa sua! Mi ha-»

«lo ho doppiamente mollato in un covo di goblins» disse Hallows.

«tutto qui?»

«come sarebbe “tutto qui”?!» protestò il guerriero, venendo del tutto ignorato.

«ti infili in una guerra, ed in questa fazione, per così poco? Mi spiace, ma non ci credo».

Per tutta risposta Eve fece spallucce, e Cupido fece per insistere nuovamente, quando…

signor Valentine, qui capo della sicurezza Ananes. Segnalo una massiccia presenza di Incubi, sono sparsi in tutta la città e dintorni, uno ogni cento metri. Ripeto: uno ogni cento metri!

«che cosa?!» si allarmò Nightlight, correndo verso una parete di vetro.

Il capo della sicurezza aveva detto la verità: vedeva Incubi ovunque guardasse, tutti alla stessa distanza uno dall’altro e completamente immobili.

«ecco le direttive, Ananes» avviò a dire Cupido mentre la vestaglia scompariva, sostituita dalla tuta nera attillata identica a quella dei cherubini, con tanto di ampie ali in laser rosa neon «organizzatevi per la difesa, preparatevi a respingerli quando attaccheranno, ma fino ad allora non fate altro».

agli ordini.

«mi risulta difficile credere che l’Uomo Nero sia così stupido da venire ad attaccare proprio me, con le sue nemesi in circolazione» disse Cupido ai suoi due ospiti «per non parlare del fatto che, se avesse voluto davvero farlo, avrebbe concentrato tutte le sue forze qui, invece di spaiarle in questo modo per la città».

«cos’avrà in mente, adesso?!»

«penso che lo scopriremo presto, dubito che abbia messo qui quei cavallini così per caso» asserì Eve.

Ed aveva ragione: dopo meno di un minuto infatti, tutti i purosangue aprirono simultaneamente la bocca…

salve a tutti! questo è un messaggio per i comandanti dell’armata dei Duecento Mentecatti che, per un po’, si sono illusi di riuscire ad avere la mia testa su un piatto d’argento”.

Nonostante l’altezza, ed il fatto che si trovassero dentro il palazzo, la quantità di Incubi presenti ed il volume di quell’annuncio erano tali da renderlo perfettamente udibile ovunque.

“da quando in qua Pitch può far parlare gli Incubi?!” allibì Nightlight “evidentemente, tutto il potere che ha rubato gli ha consentito un upgrade!”

riconosco la vostra abilità nel nascondervi come topolini impauriti. Per tale motivo ho sparso una  minima parte  dei servi che ho attualmente a disposizione in tutto l’emisfero boreale, uno ogni cento metri, e daranno questo annuncio simultaneamente, così da essere sicuro che quanto ho da dire non vi sfugga. Sarebbe un peccato…specialmente per Babbo Natale ed il coniglio troppo cresciuto, che sono qui al Polo Nord insieme a me”.

Nightlight impallidì. Avevano perso altri due Guardiani, il che significava che rimaneva soltanto Sandman…forse!

Sentendo Hallows prorompere di botto in una sonora risata, sobbalzò. «ma che hai da ridere?!!»

«megalomania portami via! Direi che qui qualcuno è un pochino montato, dovremo dargli un cacciavite perché si smonti!»

«zitti, voi due» intimò loro Cupido.

Ljuba St.North e Galaxia Bunnymund, ora mi rivolgo direttamente a voi: dubito che in tutto ciò abbiate mai desiderato la morte dei vostri ex compagni. Sapete che posso farli a pezzi quando voglio e spargerli per tutto il globo senza senso di colpa alcuno, ma magari, invece, potrei decidere di essere generoso e venirvi incontro…a qualche condizione, naturalmente”.

«credo che debba migliorare un po’lo stile delle sue minacce» commentò Valentine.

«è giovane, avrà tempo di farlo, se non si fa ammazzare a breve».

Nightlight osservò i due, sempre più attonito per quel loro atteggiamento, ma evitò di fare commenti.

la prima è che vi arrendiate. Non riuscirete mai ad uccidermi e, quanto all’Uomo nella Luna, posso sempre pensarci io. La seconda, invece, è che i due…neosposi…si consegnino a me entro sei ore da questo annuncio”.

«perché sei ore e non subito?» domandò Eve.

«mah. Si divertirà ad immaginarli spaventati a litigare sul da farsi, magari».

fate come vi dico, e riavrete i vostri ex compagni sani e salvi. Più salvi che sani, d'accordo. Se invece tenterete qualche scherzetto, farò una strage di “doni” -e non solo- dalla quale si salveranno unicamente la mia amata Millaray e la mia nuova figlia, per ora al sicuro”.

«nuova figlia? Che accidenti va blaterando?»

«non penso che lo scoprirai tastandomi il sedere, Sam. Solo una cosa: le mie fonti dicevano che l’Uomo Nero avrebbe dovuto essere estremamente debole, ma sembra tutt’altro» osservò Cupido.

«è per via di Madre Natura» lo informò, cupo, Nightlight «che aveva asserito di non voler avere nulla a che fare con tutta questa storia, ma poi ha pensato bene di farsi attaccare e rubare i poteri da Pitch…»

«aaaah! Ecco!» esclamò Valentine, improvvisamente attento «adesso sì che capisco. Ora mi è tutto più chiaro».

Anche Nightlight avrebbe voluto che tutto fosse più chiaro, ma soprattutto avrebbe voluto capire cos’era il “tutto” di cui parlava Cupido.

questo è tutto. Ripeto:  sei ore. Se non farete come vi dico, avrete molti morti ed un arrosto di coniglio sulla coscienza. Passo e chiudo”.

Gli Incubi, una volta fatto ciò per cui alcuni di loro avevano volato oltre tre ore per raggiungere la posizione assegnata, chiusero la bocca e presero il volo tutti assieme, andandosene così com’erano venuti.

«…e questo si chiama farsi dei nemici, perché ora gli spiriti di mezzo pianeta sanno quel che sta combinando. Molto furbo, Black» commentò Hallows con due applausi «molto furbo. Sarà che non è abituato a sentirsi in grado di spaccare il mondo, quindi è ovvio che si creda onnipotente».

«non mi pare che stiate prendendo la cosa sul serio quanto dovreste!» intervenne Nightlight.

«siamo ex “divinità”, non puoi pretendere che prendiamo sul serio l’Uomo Nero» obiettò Cupido «nonostante al momento sia realmente una minaccia a livello mondiale» .

«mi pare che siate stati costretti a prenderlo sul serio, durante i Secoli Bui».

«bah, i fantasmi e l’ammmore c’erano sempre» minimizzò Eve «quindi non vuoi proprio darci una mano, Cup?»

«ovviamente no. Non sia mai che io scenda in campo, ma quando perderete fatemelo sapere, almeno metterò il palazzo in assetto da guerra e lascerò che quelli che rimarranno continuino a scannarsi fino a quando non si saranno stufati. O saranno morti. È la mia ultima parola, e...ragazzo? Cerca di riferire al tuo padrone quel che ti ho detto, possibilmente prima che gli stacchino la testa dal collo» gli indicò la porta con un cenno del capo «fuori di qui».

Nightlight avrebbe voluto dire tante cose ma, dopo una breve sfida di sguardi con Cupido, si inchinò borbottando un “signore” ed uscì dal salone.

«forse non era chiaro, ma valeva anche per te. Buon suicidio» disse Valentine ad Hallows, sarcastico «…a meno che tu non cambi idea e lo scarichi all’improvviso, ovviamente».

«niente più “due chiacchiere”?»

«ho capito quel che c’è da capire, come ho detto prima. Lascia che te lo dica per l’ennesima volta, Sam: tu sei la disperazione di ogni “portatore d’amore”. E ora vai».

La ragazza non si mosse.

«Sam! Ti ho detto “vai”. Che vuoi ancora?!»

Hallows sorrise. «cento cherubini motorizzati e ben armati da portar via».

«cosa?! Dimenticatene pure! Non vedo perché dovrei darteli».

«io un motivo lo vedo: qualcuno, il ventotto dicembre di quattro secoli fa, ha dato ad un certo uomo alato una…spinta, senza che lui lo sapesse».

«era innamorato di lei, pur non rendendosene conto, ed anche lei era innamorata di lui! Inoltre, non mi sono mosso fino a quando Black non ha, di suo, rovinato tutto con la sua attuale ex. Per non parlare del fatto che, secondo me, Atticus avrebbe fatto ugualmente la sua mossa anche senza quell’aiuto: come ti ho detto, erano innamorati!

«tutto quel loro ammmore è una delle cause scatenanti della guerra, anche se è brutto da dire, e sarebbe meglio se non si venisse a sapere che un po’ è anche “colpa” tua».

«mi stai davvero ricattando?»

«chi? Io? Sono troppo scema per sapere come si ricatta la gente».

«Sam!»

Si guardarono in silenzio per qualche istante.

«cinquanta e non uno di più» borbottò Valentine.

«cento».

«ho detto cinquanta».

«novanta».

«sessanta».

«novanta e non uno di meno».

«ti do settanta cherubini se tu dimentichi questa storia, t’impegni a riportarmene vivi il più possibile, e t’impegni a rimanere viva a tua volta».

Eve rise di gusto. «ehi, Valentine, sembri quasi preoccupato per me!»

«conosco i miei ex colleghi. Anche se depotenziati, loro-»

«se hai tanta paura che mi faccia la bua, puoi sempre venire a farmi da cane da guardia».

Cupido si voltò di scatto verso la parete in vetro. «vattene. Darò ordini ai cherubini della Direzione, ed uscita dal palazzo troverai i settanta che ti ho promesso».

«a beh, grazie Cup».

«vai!»

Non si voltò, ma sentì il lievissimo rumore di una civetta che, volando, lasciava la stanza.

 

 

***

 

 

«…esto perro , esto cabron hijo de puta!!!»

Erano le dieci e dieci minuti del mattino, e Cecilia Del Sol aveva passato i suddetti dieci minuti a sputare contro l’Uomo Nero insulti irripetibili ed una valanga di malauguri di vario genere che, tra le altre cose, comprendevano una morte atroce causata da un misto tra peste bubbonica, ebola e sifilide.

«non dubito che insultarlo sia liberatorio, ma credo che piuttosto dovremmo pensare ad un piano d’azione».

Cecilia sprofondò a sedere su un divanetto, massaggiandosi le tempie. «sì, sì, es justo» concordò, facendo un respiro profondo «ci sono, Atticus».

Non rifiutò il gesto del marito che, sedutosi a sua volta, la strinse a sé in un gesto protettivo.

«non è stato bello sentire la sua voce dopo quattro secoli».

«no, ma d’altra parte somos aqui per ben altro que sentirne solo la voce, per cui es bueno que mi abitui».

Avevano allestito un accampamento temporaneo in riva al basso Tunguska, come aveva suggerito Ljuba, e lo avevano creato in un diverso piano dell’esistenza, come avevano fatto per Conca De El Sol; stavolta, però, non si erano messi a creare spiagge sabbiose e villaggi turistici, limitandosi a mettere su delle tende lussuose per tutti coloro che avevano ancora qualche postumo della sbronza -ai quali, in ogni caso, a breve sarebbe stata data un’aspirina-…e sembrava fosse stato giusto così: se si fossero isolati come a Conca De El Sol, dove era possibile vedere unicamente il cielo del “piano principale” della realtà, si sarebbero persi un messaggio piuttosto importante.

Pitch Black doveva aver perso completamente la testa per essere andato a strombazzare ai quattro venti quel che stava combinando, oppure era estremamente sicuro di sé; fosse come fosse, stava di fatto che li aveva anticipati nell’attaccare il Polo Nord, aveva preso in ostaggio due Guardiani, ed avevano sei ore per pensare a qualcosa di decente.

«que hacemos?»

«in primis direi di pensare bene a tutto quello che ha detto, e poi…Ljuba, Galaxia e Sandelle in arrivo» la avvisò.

Cecilia annuì e si scostò da lui, sistemandosi i capelli ed assumendo un’espressione quanto più possibile calma, volendo dare l’idea di avere tutto sotto controllo…o, se non tutto, almeno se stessa.

«ha preso Aster, lo ammazzerà!!!»

A quanto sembrava, però, c’era anche chi non si curava affatto di farlo: Galaxia era decisamente fuori di sé, sia per le sensazioni che riceveva dal legame col proprio ex compagno, sia per una preoccupazione tutta sua. Erano scesi in guerra, d’accordo, ma uccidere i loro ex non era nei programmi! Non era nei programmi!!!

Non voleva uccidere Calmoniglio e non voleva neppure che fosse ucciso da altri, voleva la fine dell’Uomo nella Luna, ma non della Pasqua, né di tutto ciò che Aster rappresentava. Non se lo meritava.

L’aveva rinchiusa, aveva cercato di privarla della possibilità di scegliere di andarsene, ed aveva sbagliato su tutta la linea, d'accordo, ma non per questo meritava di essere fatto a pezzi, o arrosto. Nessuno dei loro ex, escluso l’Uomo Nero che però aveva fatto ben altro, meritava qualcosa di simile! Se avevano stabilito di sconfiggere i Guardiani ed imprigionarli fino alla fine del conflitto, risparmiandoli, c’era un motivo!

«presumo che anche voi due abbiate sentito il messaggio» disse Ljuba ai neosposi.

«presumi bene» confermò Atticus, indicando poi Galaxia con un cenno del capo «…è così grave?»

«Nicholas ha passato momenti migliori, non c’è dubbio, e forse Calmoniglio sta peggio di lui, a giudicare dalla reazione di Galaxia…»

«Laxie, calme-toi! Cerca di tranquillizzarti, n’est pas-»

«un corno, Sandelle, il tuo ex non è stato minacciato di essere fatto a pezzi!» cosa per cui, in effetti, Sandelle non riusciva ad evitare di essere sollevata «e non ti arrivano le sensazioni che stanno arrivando a me!»

«…ma in ogni caso non escluderei a priori neppure che la maggior parte di tutto ciò sia dovuto alla preoccupazione» continuò Ljuba «non era un messaggio da prendere alla leggera».

«no, non lo era» disse Cecilia «stavamo riflettendo su cosa fare».

«nous ne pouvons pas lasciarli morire! Non era quello che avevamo stabilito!» esclamò Sandelle «dobbiamo trovare un modo…faire quelque chose…»

«otlichno, Cecilia, chiariamo senza indugio una cosa: se tu ed Atticus avete intenzione di fingere di consegnarvi per poi cercare di liberarli, potete anche scordarvene» precisò Ljuba.

«non lo avevamo nemmeno pensato» replicò Atticus.

«ho ritenuto doveroso specificarlo, visto quel che è successo con Dentolina, Cecilia».

«penso que mi perseguiterai para toda la vida con esta storia, sbaglio?»

«allora che aspettiamo, appena si sono tutti ripresi dalla sbronza andiamo al Polo Nord ed attacchiamo l’Innominato!» esclamò Galaxia «attacchiamolo e rubiamogli il potere che lui ha fregato a chissà chi!!!»

«Laxie, se tentassimo qualcosa del genere Pitch li ucciderebbe immediatamente. Hai sentito cos’ha detto» le ricordò Atticus «ed io non stento a credergli».

«mais alors…? Non possiamo attaccare, non possiamo, incontestablement, lasciare che Cécilia et Atticus si consegnino anche solo per finta…che dobbiamo fare?»

Un breve attimo di silenzio dilagò tra i cinque.

«forse dovremmo provare a vedere il tutto in un’ottica differente» disse Ljuba.

«che vorresti dire?!» la apostrofò Galaxia.

«sconfiggendo Nord e Calmoniglio al posto nostro, in un certo senso, l’Innominato ci ha fatto un favore. Se ci riflettete bene, sono due obiettivi in meno di cui occuparci e due battaglie in meno da sostenere. È indubbio che effettuare il Furetur anche su di essi sarebbe stato conveniente, ma non siamo messi poi così male. A questo punto, se volessimo, potremmo ignorare il messaggio e dare direttamente l’assalto alla nave di Sandman, così da arrivare sulla Luna ed occuparci di Manny, effettuando su di lui un Furetur Potentia prima di ucciderlo, ed in seguito pensare all'Innominato».

«ma che cazzo vai dicendo?!» gridò Galaxia «ti sei dimenticata di chi si parla?! Se facciamo così, moriranno sia il mio ex compagno che IL TUO!!!»

«YA znayu. Lo so. Ma, a meno che in queste sei ore accada qualche miracolo, sono spacciati qualunque cosa facciamo o non facciamo. Se anche cedessimo alle sue condizioni, tu credi veramente che l’Innominato li lascerebbe andare? Certo che no. Se ci arrendessimo e loro due si consegnassero, ucciderebbe Nicholas ed Aster per primi, Atticus subito dopo, in modo atroce…»

«oh, su questo non c’è dubbio» commentò l’alato.

«poi tenterebbe di fare lo stesso con noi, e Cecilia sarebbe sua prigioniera vita natural durante…»

«piuttosto la muerte».

«…insieme alla sua “nuova figlia”».

«eh, a proposito, qui est?» domandò Sandelle «l’Innominato ha trovato une nouvelle fiancée che ha messo incinta e che ha già partorito?»

«Sandelle, potresti evitare de ser asì…“sandellosa” almeno per cinque minuti, por favor?» sospirò Cecilia.

«aspettate: “sandellitudini” a parte, ha sottolineato qualcosa di interessante» intervenne Ljuba «riguardo l’identità di questa presunta “nuova figlia”».

«non vedo cosa può importarci dei bla bla dell’Innominato e nuove figlie varie, al momento» sbottò Galaxia «visto e considerato che stiamo meditando di fare più vittime di quante dovremmo!»

«tecnicamente non saremmo noi a fare vittime in eccesso, Galaxia, ma l’Innominato» le fece notare Atticus «il responsabile di un omicidio è l’esecutore materiale del suddetto o, in caso di un assassinio su commissione, lo sono lui ed il mandante. Ma noi non abbiamo mai chiesto a nessuno di uccidere i Guardiani, per cui in questo senso siamo innocenti come bambini. Comunque sia hai ragione, Ljuba: è una faccenda piuttosto interessante, anche perché come sua “nuova figlia” mi viene in mente una persona sola, ossia la nostra nuova sorella».

«puede ser. Ha l’aspetto de una giovane ragazza, da lo que mi dicevi tu, quindi come età potrebbe andare y, oltre a ciò, quelli come noi hanno più facilità ad entrare en confidenza con le persone…di solito».

«je ne sais pas…l’Innominato non ha avuto problemi ad attaccarmi, l’ultima volta che l’ho visto!» ricordò loro Sandelle.

«un’altra cosa per cui pagherà, tranquilla. Ritengo plausibile che Shu Yin sia riuscita in tale impresa, ricordando il suo atteggiamento da educanda orientale! Ora c’è solo da chiedersi se l’attaccamento a Pitch sia o meno reale…»

«attaccamento reale…smeshnoy, divertente, Atticus, bella battuta» commentò Ljuba «dovrebbe essere completamente stupida, per affezionarsi seriamente ad uno come lui».

«…ah, gracias».

«tu non fai testo. Sei stata creata per amarlo, e nonostante questo lui è riuscito a farsi odiare a morte da te dopo un secolo soltanto! Ma torniamo a noi: se Shu Yin fosse la nuova figlia di cui parla, e lei magari stesse solo fingendo di essersi affezionata a lui-»

«se, se, SE!!! Con i “se” non ci facciamo neppure la birra, e comunque non vedo come una vera o falsa affezione di Shu Yin a quello là potrebbe aiutarci, non sappiamo dove sia, io non so nemmeno com’è fatta, non so niente, tutto quello che so è che Aster adesso è al Polo Nord, che sta patendo chissà cosa, che è…» si portò le mani pelose alle tempie, socchiudendo gli occhi “stellati” sofferenti «s-scusate, io non riesco, sto cercando di mantenere il controllo, ma io…è come ad aprile dell’anno scorso, per me» ossia quando Pitch aveva quasi battuto i Guardiani «un conto era sapere che sarebbe stato solo sconfitto, un altro è questo, è…difficile, io…» sollevò il volto, osservando i quattro amici di una vita «lo so…è una guerra, le cose vanno così, ed io sono una demente. Lo so» chiuse gli occhi «ora cerco di riprendere il controllo e la faccio finita. Scusatemi».

Si sentiva così inadeguata in quel momento, guardando gli altri: Atticus aveva retto alla perfezione la battaglia contro Dentolina, nonostante a quest’ultima fosse stato svuotato un caricatore addosso e nonostante il Furetur, Cecilia era abituata a sopportare e mettere da parte il dolore continuo e costante e le sensazioni negative che di solito le arrivavano da Pitch, e Ljuba…Nord stava sicuramente soffrendo quanto Calmoniglio, ma riusciva a ragionare lucidamente ed in modo così freddo da far quasi paura.

Lei non poteva, né voleva, essere da meno: aveva deciso di partecipare pur conoscendo i rischi per sé e per tutti quelli coinvolti, per cui, si disse, ora doveva darsi una calmata e “non rompere l’anima”.

«calme-toi, Laxie, ti capiamo. Io poi al momento sono chanceuse, fortunata, perché Sanderson sta bene, mais ricordo très bien come mi sono sentita quando non era così. Nessuno ti biasima per questo».

«no, infatti» disse immediatamente Ljuba «questo non è, e non sarà nemmeno in futuro, un bel periodo per nessuno: non sei demente, ma solo vittima di angosce e legami indesiderati, come tutti noi».

«sì. Sì, avete ragione. Grazie» disse Galaxia, desiderosa di troncare il discorso nonostante fosse felice del sostegno ricevuto «tornando a noi: se tutti i “se” di cui parlavamo prima fossero veri, cosa accidenti ce ne facciamo?»

«…el cabron ha per caso detto che “la sua nuova figlia” è al sicuro?» intervenne Cecilia.

«sì, mi pare di ricordare che abbia detto proprio così» confermò Atticus «c’è da chiedersi “al sicuro dove”? Sappiamo per certo che è stato nel suo regno per un discreto lasso di tempo, dalle due e mezza fino a…beh, quando ce ne siamo andati via da Punjam Hy Loo non si era ancora visto, per cui…»

«e questo che c’entra?» chiese Galaxia, perplessa «ah…già, è ovvio che, dopo l’attimilata, una volta che si è ripreso un po’ la prima cosa che deve essergli venuta in mente di fare dev’essere stata venire ad ucciderci tutti…quindi intendi dire che potrebbe aver messo Shu Yin “al sicuro” a Punjam Hy Loo? Nelle segrete con Dentolina, magari?»

«oh, no» disse immediatamente Cecilia «non l’avrebbe mai messa en le segrete, como non la porterebbe con sé in zone in cui ci sono battaglie: se davvero la considera la su nueva hija, la considera anche fatta de cristallo».

Atticus assunse un’aria pensierosa. «basandoti sulla tua conoscenza del solitario animale in questione» ovvero Pitch «cosa ipotizzi?»

«ipotizzo que con “al sicuro” non intenda el Polo Nord, per le ragioni que ho detto prima. Sì, ora es suo, ma se si aspetta que facciamo una mossa como tentare di attaccarlo difficilmente la porterà lì. Dubito anche que l’abbia lasciata a Punjam Hy Loo: la prudenza no es mai troppa y avrà pensato que Shu Yin, forse in un “attacco de buonismo”, una volta lì avrebbe potuto farsi prendere dalla compassione y magari liberare Dentolina. Yo creo que l’abbia lasciata nel proprio regno, despues aver rinforzato le difese mettendo Incubi ad ogni ingresso».

«oui, c’est tout super, ma ancora non capisco a cosa servono tutti questi raisonnements» disse Sandelle.

Lei non lo capiva, e neppure Galaxia in verità riusciva ad arrivare a comprendere cosa avessero in mente di preciso i suoi “fratelli”, ma riusciva ad intuire che forse, pur basandosi su ipotesi e “se”, stavano cercando di mettere insieme un’idea diversa da missioni suicide e sacrifici vari.

«a trovare almeno una via alternativa entro sei ore» ribatté Ljuba «…già, perché sei ore?»

«porque oltre a -forse- divertirsi a torturare i suoi nemici per un po', sperava che in questo lasso de tiempo lo attaccassimo davvero in massa dandogli modo de hacer la strage que vuole, secondo me, ma se lo scorda» dichiarò Cecilia.

«resta un ultimo interrogativo -che ben poco c’entra col resto- prima di iniziare a definire i dettagli del Piano C…»

«i dettagli? Atticus Bla Bla, guarda che io e Sandelle non abbiamo chiare nemmeno le grandi linee!» gli fece notare Galaxia.

«mais non ho detto niente a riguardo…»

«hai chiare le grandi linee, Sandelle?»

«bien sûr que non!»

«appunto. Quindi dicci di questo ultimo interrogativo, Atticus, così poi ci dite che vi frulla per la testa».

«d’accordo. L’ultimo interrogativo è: come ha ottenuto quel potere? Rubandolo? A chi?»

«se ha una nueva hija, que fine ha fatto la vecchia?» ribatté Cecilia «ovviamente anche esta es solo un’ipotesi».

«che i nuovi poteri dell’Innominato provengano da Madre Natura può starci» concesse Ljuba «non mi è chiaro come sia riuscito a prenderglieli, ma magari ha avuto un colpo di fortuna».

«forse. Bene, presumo che prima o poi verremo a saperlo in ogni caso» concluse Atticus «ed ora mettiamoci al lavoro col Piano C».

“magari incrociando le dita”.



Ebbene sì, rieccomi un'altra volta. Non so se i personaggi che sono comparsi qui vi hanno soddisfatti ma, nel dubbio, vi dico che se tutto va come penso di farlo andare si vedrà un po'più di "componente Guardiana" nel prossimo capitolo... quando lo pubblicherò! (possibilmente prima della prossima era glaciale).
Posso anche dirvi che Cupido (trovate il suo palazzo QUI , se il link funziona) non è un personaggio che intendo davvero "cestinare" dopo una singola apparizione -purtroppo per coloro a cui non è piaciuto xD- e, come avrete iniziato ad immaginare, anche Sam Hain non si toglierà dalle scatole tanto presto! ah, L0g1, ovviamente è Cup il greco di cui ti avevo parlato ;) -precisazione inutile-.
Volevo dirvi un mucchio di cose, ma non me ne viene più in mente mezza se non uno "stay tuned per il famoso Piano C"...  O_o per cui passo al

**Ringraziamenti Time!**

A tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono questa storia, come sempre. Conoscere le vostre opinioni è un piacere, e mi sprona anche a continuarla :) un "grazie" in particolare, stavolta, va a Gavriel per averla inserita tra le seguite.
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21 LLD

Capitolo 21

Ci tengo ad avvisarvi fin da subito: nonostante non muoia ancora nessuno, questo sarà un capitolo un po'dark (...sì, diciamo un po'...) ed abbastanza violento.
Ho la vaga idea che mi odierete per il brutto quarto d'ora che sto facendo passare a questa gente :'D

Ah, un altro avviso: in questo capitolo verranno citati i fatti accaduti in "Meet the Devil" di vermissen_stern, in cui Pitch incontra Mothman. Non preoccupatevi, l'autrice sapeva benissimo già da un pezzo che avrei infilato l'Uomo Falena in questa storia, e la ringrazio per il permesso :)
Già che ci sono faccio ora i ringraziamenti a tutti coloro che hanno letto e/o recensito il precedente capitolo, ed un "grazie" in particolare va a Sakura hime per averla inserita tra le preferite!
Penso di non aver dimenticato nulla, per cui, a questo punto, vi auguro una orripilata buona lettura!



«essere ridotti in questo stato dai propri servitori è sgradevole, vero? Vederli rivoltarsi, sentirli lacerare le vostre carni!» disse Black con rabbia «vi ricorda nulla, Guardiani? No, certo che no…non avete idea di quel che mi è successo dopo aprile, eravate troppo occupati a festeggiare la vostra effimera vittoria per interessarvi alle condizioni di chiunque altro!» sbottò «è anche per questo motivo che ho dato quelle sei ore alle vostre ex : voglio avere tutto il tempo di divertirmi con voi. Di farvi provare sulla vostra pelle…o pelliccia, suvvia, non siate così fiscali…esattamente quello che ho provato io. Più gli interessi, d’accordo, ammetto che i miei Incubi non mi hanno colpito con del ferro arroventato, ma questo è solo un dettaglio».

L’Uomo Nero sedeva, con fare indolente, su un ampio seggio di sabbia nera da lui stesso creato, sorseggiando beatamente un bicchierino di liquore della riserva di Nord mentre assisteva ad uno dei più bei spettacoli che gli fossero capitati sotto gli occhi negli ultimi secoli: i Guardiani di Speranza e Meraviglia sconfitti, deboli, messi a penzolare dal soffitto con delle catene d’ombra e torturati!

La cosa andava avanti da un’ora prima che il suo ultimatum fosse trasmesso in tutto il globo, dunque Babbo Natale e Calmoniglio erano reduci da circa un’ora e tre quarti di continui strazi.

«sia chiaro, non mi aspetto che lascino davvero passare tutto questo tempo, né che quei due si consegnino: l’unico modo in cui riesco ad immaginare una simile eventualità è che le vostre ex, ansiose di salvarvi, li leghino e li portino qui di peso. Sarebbe divertente, in fin dei conti è anche per dividere il gruppetto che ho fatto tutto ciò…ma se volete proprio saperlo, o anche se no, la vera motivazione che risiede dietro quelle sei ore è un’altra: voglio dar loro il tempo di organizzarsi per attaccarmi» ammise con una risata folle «così che poi nessuno possa lamentarsi se farò la strage promessa, dal momento che li avevo avvisati. Non m’importa affatto che siano in duecento, non li temo, non lo farei neppure se fossero cinquecento, e se, anzi, quando attaccheranno, capiranno bene tutti quanti il perché».

Era in un delirio d’onnipotenza tale da desiderare ardentemente una battaglia che, in condizioni normali, avrebbe decisamente preferito evitare, ma il desiderio di dimostrare al mondo -e specialmente alla sua ex, nonché relativo marito- la propria indiscutibile superiorità era maggiore di qualunque altra cosa.

Così facendo, oltretutto, quando avrebbe annegato tutti i suoi nemici nel loro stesso sangue, se mai la sua amata Mila si fosse lamentata di qualcosa avrebbe potuto ricordarle che erano stati lei e gli altri a infrangere i patti, che se l’erano cercata, e che lui aveva soltanto agito di conseguenza.

“ma non per questo ti amo di meno” l’avrebbe rassicurata “non sentirti in colpa per quant’è accaduto, capita a tutti di perdere la propria strada…”

Stava già preparando i discorsi da farle per consolarla di perdite che lui stesso le avrebbe procurato. Roba da pazzi, ma d’altra parte, in quel frangente, l’Uomo Nero era più folle che mai.

«certo…sempre che coniglia e Mamma Natale non decidano di lasciarvi al vostro destino» aggiunse malignamente, seppur non credendoci affatto, lisciandosi i capelli all’indietro «c’è anche questa possibilità».

«nel nostro caso è solo una possibilità, ma se ci fossi tu al posto nostro non c’è dubbio alcuno che la tua ex ti lascerebbe qui a crepare» sibilò Calmoniglio. La conseguenza di quella frecciatina fu un colpo al muso da parte di uno yeti posseduto, violento al punto di fargli vedere tutto nero per qualche attimo.

«comincio a pensare che tu possieda un lato masochista, dal momento che non hai ancora imparato a morderti la lingua nonostante gli esiti. Come se quel che dici mi toccasse, poi!» Pitch fece una risatina «sei talmente stupido da risultare divertente, Pooka».

Occhieggiò Nord. Da dopo l’avvertimento che il russo gli aveva dato, quell’ammonimento che aveva il retrogusto amaro di una profezia per lui nefasta, non aveva più detto una parola. Lo aveva sentito sibilare di dolore, e gli yeti posseduti, grazie al loro lavoro, gli avevano strappato un lamento ogni tanto, ma nulla di più; oltre a ciò, il Guardiano della Meraviglia aveva continuato a fissarlo per tutto il tempo, ed era precisamente per tale motivo Pitch aveva ordinato ai propri nuovi servitori di colpire con dei pugni entrambi gli occhi di Nord, ritenendosi gentile ad aver deciso di non farglieli rimuovere.

“non hai ancora imparato che quello che fai torna sempre indietro, non importa quanto sei potente, se fai male, ti torna indietro solo male, ed è proprio quello che ti accadrà”.

Cercò di accantonare quel mucchio di sciocchezze, le minacce di un vecchio stupido non potevano né dovevano far vacillare la sua sicurezza! Al momento era l’entità più potente e pericolosa della terra, non c’era nessuno che fosse paragonabile a lui. Era sufficientemente forte da sbaragliare da solo un intero esercito, da spazzare via i suoi nemici, da ottenere tutto quel che aveva sempre desiderato: al diavolo avvertimenti, minacce e profezie!

Già, a proposito di minacce e profezie, in quel momento avrebbe soltanto voluto che quel completo idiota di Mothman, l’Uomo Falena, fosse davanti a lui. Così, giusto per ridergli in faccia e sbattergli davanti quanto si fosse sbagliato sul suo conto.

Era accaduto qualche settimana dopo aprile dell’anno precedente, quando era riuscito a fuggire dal proprio regno e, debole e claustrofobico ma alquanto agguerrito, si era messo nuovamente a cercare di spaventare bambini per riottenere il potere perduto. Una notte di quelle, però, si era reso conto di essere seguito, e passato un altro po’di tempo era riuscito ad indentificare il suo stalker, nonché a scambiare con esso due “amichevoli” chiacchiere.

Purtroppo.

Se il portatore di sventura si trovava in un posto, vi si recava, o seguiva qualcuno, solitamente c’era un motivo valido, ma proprio in quell’occasione Pitch Black aveva giurato di “schiacciare il proprio fato e plasmarlo come meglio gli aggradava, e che non sarebbe caduto così facilmente”; l’Uomo Nero intendeva mantenere quella promessa che aveva fatto a se stesso, e riteneva di star riuscendo alla grande nell’impresa, nonostante qualche momentaneo cedimento causato da problemi sentimentali che, ben presto, non avrebbero più avuto ragione d’esistere.

«strozzati dalle risate e muori, allora» disse debolmente Aster «così mi diverto un po’anche io».

«a te manca il vero tocco dell’artista, Calmoniglio: non sai quando fermarti».

Nord si lasciò sfuggire un sospiro inudibile sentendo l’amico gridare per una scarica elettrica passata attraverso la materia oscura che li teneva immobili.

Di cose da dire a Pitch ne avrebbe avute a sua volta, ma aveva evitato di esprimersi sia perché lo riteneva completamente inutile, sia perché non era saggio innervosire ulteriormente l’Uomo Nero -peccato fosse inutile dire a Calmoniglio di tacere!- sia per evitare ulteriori malesseri alla sua ex compagna.

Anche se aveva attaccato Dentolina, se tutto quel che stava accadendo era un po’anche colpa di Ljuba e gli altri, anche se quel che aveva fatto e stava facendo lo deludeva moltissimo e se l’aveva lasciato quattrocento anni prima, Nicholas St.North avrebbe continuato ad avere cura di lei sempre e comunque, benché a distanza, e sperava soltanto che l’Uomo Nero avesse sbagliato a prevedere un suo attacco. Ovviamente teneva alla propria vita e a quella di Calmoniglio, ma si rendeva bene conto che, nelle condizioni attuali, un attacco avrebbe portato ad un massacro, così come che lui e Aster sarebbero stati i primi a morire in ogni caso. Sì, anche se Ljuba e Galaxia avessero consegnato Atticus e Millaray a Pitch, dato che Nord non credeva minimamente che questi li avrebbe lasciati andare.

Se lui ed Aster si fossero salvati avrebbe gridato al miracolo, e a quel punto sperava che anche Sandman se ne stesse ben lontano: per potente che fosse il suo amico, avrebbe potuto soltanto finire come lui stesso e Calmoniglio, legato e torturato da un pazzo con troppo potere e del tutto fuori di sé.

«inutile che ti domandi se hai riconosciuto la citazione, immagino» sospirò Pitch «è triste avere a che fare con gente che non ha letto Sherlock Holmes. Già!» schioccò le dita, come colto da un’ illuminazione improvvisa «non ho mai pensato di domandartelo ma, poiché siamo tutti in vena di chiacchere, ora posso farlo: sei in grado di leggere?» fece una risatina «ho sempre trovato i Pooka un’inutile razza di stupidi conigli mangia cioccolato troppo cresciuti, ed è per questo mi sono divertito ad ucciderli tutti, quando-»

«BASTA!» tuonò improvvisamente Nord, riuscendo a far ammutolire l’Uomo Nero per qualche istante. Con molta fatica ed altrettanto dolore, il russo si sforzò di aprire gli occhi per osservare il suo collega «Aster, non ascoltare lui! Capito?! Non dare retta a quello che dice, non ascoltare, lascia che tutto scivoli addosso, ignoralo! Aster!»

Non aveva interrotto Black solo per risparmiare altra sofferenza al Coniglio di Pasqua, nonostante quest’ultima fosse la seconda principale motivazione: l’aveva fatto perché da dopo il rapimento di Shu Yin, a causa delle azioni dell’Uomo Nero, Calmoniglio aveva manifestato opinioni sempre più violente e sempre meno degne del ruolo che ricopriva, iniziando a parlare di uccidere Pitch Black con convinzione sempre maggiore, a dire che avrebbero dovuto lasciar fare Atticus e Ljuba quattrocento anni prima, e gli auguri di morte che aveva lanciato a Pitch quando li aveva catturati, sicuramente, erano del tutto sinceri.
Quel che temeva il Guardiano della Meraviglia era che Calmoniglio, in tutto questo, finisse col passare al…come dire, lato oscuro della Forza, ossia, in quel caso specifico, dalla parte dei loro ex compagni.

Sempre se fossero sopravvissuti, ovviamente.

«sono secoli, secoli che lo ignoro, Nord…» esordì il Pooka dopo un breve attimo «mi sono sempre limitato ad aiutarvi a sconfiggere questo viscido verme senza mai ucciderlo come merita davvero, tutto perché “ehi, i Guardiani non agiscono così”, e per colpa della sua triste storia. Bu-uh, mi hanno ucciso la moglie. Bu-uh, mia figlia era dispersa ed ora mi odia a morte, e adesso sono taaaanto solo, e vengo evitato da tutti come la peste!» disse Calmoniglio, con un crudele sarcasmo ed una freddezza tali nella voce da far impietrire Nord e, addirittura, allibire Pitch, che non aveva mai visto quella versione del Guardiano «ma abbiamo sbagliato tutto, amico. Tutto quanto. Dovevamo lasciare che lo decapitassero, o ammazzarlo personalmente: dopo tutto quel che ha fatto sarebbe stato il minimo, avremmo fatto un favore all’intera galassia, le nostre compagne sarebbero rimaste, e ora non ci sarebbe alcuna stramaledetta guerra. Invece no, abbiamo dovuto essere tanto bravi e buoni!» sbottò con disprezzo «abbiamo dovuto rispettare una morale assolutamente inutile e far contento un tizio sulla Luna che non si è mai scomodato a darci una mano di persona, e ha dato vita a delle creature che, adesso, stanno soffrendo con noi per un legame che Manny ha loro imposto!»

«non imboccare questa via, Aster, è grosso sbaglio!» lo implorò Nord.

Il cuore di Calmoniglio era e sempre sarebbe stato buono, ma innumerevoli gocce, secolo dopo secolo, avevano man mano riempito un metaforico vaso che aveva finito col traboccare dopo gli ultimi avvenimenti, e in special modo dopo le ultime malignità dell’Uomo Nero nel ricordargli lo sterminio della sua razza: un fatto atroce per cui il Guardiano mai, mai, fino a quel momento aveva preteso vendetta, pensando che uccidere Pitch Black non avrebbe riportato indietro alcuno dei suoi cari e che, in ogni caso, essi non avrebbero voluto che si macchiasse il pelo di sangue per un motivo simile, quanto piuttosto che continuasse ad essere lo splendido Pooka che era, e facesse del bene; precisamente quel che aveva fatto, combattendo per proteggere tutti i bambini del mondo, ma, in fondo, Aster non avrebbe mai potuto chiedere ai suoi simili cosa pensassero e volessero davvero. Erano tutti morti, ed era colpa dell’Uomo Nero, che nel frattempo aveva continuato imperterrito a commettere atti malvagi e minacciare innocenti, nonostante le sconfitte, nonostante le seconde, terze, milionesime possibilità concesse.
Come lasciare ancora in vita una simile minaccia? Non aveva, forse, giurato di proteggere degli innocenti? Ed eliminare definitivamente una minaccia non era, forse, il modo migliore per mantenere quel giuramento?

Non si poteva essere sempre gentili e compassionevoli. C’erano momenti in cui certe cose andavano fatte e basta.

Uccidere l’Uomo nella Luna era eccessivo, e non avrebbe mai partecipato direttamente a qualcosa di simile, ma sopprimere Pitch Black era cosa buona e giusta e, come avrebbe detto Lorcan Fall, “amen, fratelli: amen”. «pensala come vuoi, Nord» replicò «ma sappi che se me ne capiterà l’occasione, per il bene non solo dei bambini ma di tutto il mondo, io lo ucciderò» affermò, voltandosi a guardare Pitch «lo giuro sull’anima di tutti coloro che hai massacrato, Black».

Dopo quella frase calò un opprimente silenzio.

Sì…per circa cinque secondi.

l’Uomo Nero, all’improvviso, scoppiò in una grassa risata, ancor più fragorosa di quando aveva assistito al litigio della sera prima grazie agli Incubi. «quell’ultima scarica elettrica deve aver polverizzato quel poco di cervello che avevi!» esclamò, per poi ridere ancora «mi fai venire voglia di tenerti come giullare, sei veramente un genio della comicità: sei lì debole, legato, ferito, senza alcuna via di scampo, e mi minacci di morte? Ma fai sul serio?...più il tempo passa, più questa giornata si fa terribilmente spassosa, davvero» disse, per poi applaudire «magnifico. Bravissimo! Una scena da maestro!»

L’atteggiamento del coniglio troppo cresciuto l’aveva confuso per qualche momento, ma simili ridicole minacce non erano proprio da prendere sul serio. Magari anche la sua piccola Shu Yin l’avrebbe trovato divertente, almeno un minimo, nonostante fosse sempre troppo buona.

Già, Shu Yin! Era stato via più di quattro ore, e le aveva promesso che sarebbe tornato spesso da lei…vero, al momento stava aspettando un attacco che di certo sarebbe arrivato ben prima che le cinque ore che mancavano terminassero, ma se si fosse mosso alla massima velocità consentitagli l’avrebbe raggiunta in poco tempo, e non avrebbe impiegato molto neppure a verificare che fosse tutto a posto.
Non che avesse dubbi a riguardo, dal momento che ora il suo regno era praticamente inaccessibile a chiunque non fosse lui, e che c’erano oscurità vivente e orde di purosangue che rimediavano a quel “praticamente”: si sarebbero occupate di qualunque intruso avessero visto, o di cui avessero sentito l’odore.

«perdonatemi, ma credo che dovrò assentarmi per un poco: simili perle meritano di essere riferite alla mia nuova figlia, così da allietarle la giornata» disse Pitch ai Guardiani «ma non temete, vi lascio in ottime mani, e tornerò presto, così da poter riprendere a svagarci insieme. È un peccato che Frost sia assente, avrei potuto insegnargli qualcosa sul divertimento…»

Pensò di uccidere anche lui, una volta terminato il grosso del lavoro, ma poi rifletté su fatto che Jack era ridotto in modo tale da rendere inutile assassinarlo. Inoltre, un simile atto avrebbe procurato altra sofferenza a Shu Yin, dunque era bene che si astenesse dal compierlo.

«aver corrotto quella ragazza è un’altra cosa per cui pagherai» tornò a minacciarlo Calmoniglio.

«ah-ah. Certo. Ti credo. Ci vediamo, Guardiani!»

Fu l’ultima cosa che disse, prima di sparire in un turbine di sabbia nera.

***

«…ma era proprio necessario?»

«mio il regno, mie le regole. Già mi secca che l’Uomo nella Luna e Nightlight sappiano dove si trova, quindi puoi ben capire il mio desiderio di evitare che sia così anche per te e i tuoi colleghi, immaginando che verreste a seccarmi per ogni minima cosa».

«non credo proprio. Di solito non andiamo a “seccare” nessuno quando abbiamo un problema, a meno che l’Uomo nella Luna non scelga un altro Guardiano proprio per aiutarci a risolvere il problema in questione» replicò Dentolina «ma non credo che, con te, capiterà mai qualcosa di simile: solitamente la scelta ricade su persone che se la tirano un po’meno di quanto faccia tu».

“e che non bendano gli occhi alle persone quando le portano nel proprio regno!” aggiunse mentalmente la Guardiana, slegando la succitata benda sapendo di essere arrivata a destinazione.

La batosta presa aveva fatto sì che Dentolina ritrovasse un minimo di calma e pazienza, ma la minaccia trasmessa dagli Incubi, che anche lei ed Emily Jane avevano sentito, aveva avuto il potere di porla di nuovo in uno stato di allarme e tensione nervosa che, se si trattava di relazionarsi con una “giovane” donna dalla simpatia tale e quale a quella del padre, non aiutava affatto.

«non ti sono permessi commenti sul mio atteggiamento» ribatté Madre Natura con freddezza «sei priva di poteri ed incapace di volare, un peso morto insomma, ma ti ho ugualmente permesso di seguirmi quando siamo evase, evitando di lasciarti sola e ferita, portandoti addirittura qui. Ritengo che dovresti baciare dove cammino, invece di lamentarti e fare commenti sciocchi che non interessano a nessuno» disse, senza curarsi neppure di guardare in faccia Dentolina «e ricordarti che, se ho fatto tutto ciò, è solo e soltanto per la tua amicizia con Sandman, non certo perché m’importi di te».

“è ovvio che lei e Pitch si detestino, sono uguali” pensò Dentolina, terribilmente tentata di urlare un “vai al diavolo, boriosa che non sei altro”!

Si trattenne solo perché sarebbe stato sia ineducato che poco conveniente, e si sforzò di produrre un sorriso. «so che non saresti stata costretta a fare nulla di tutto ciò, e infatti ti ho già ringraziata più volte per l’aiuto, ma baciare dove cammini mi sembra eccessivo».

«era ironico» sbuffò Madre Natura.

«me lo auguro» ribatté Dentolina che, con un ulteriore sforzo di volontà, si avvicinò a lei e le posò una mano sulla spalla, gesto che Emily Jane accolse con un sollevamento di sopracciglio «a parte tutto, scusami per la battuta di prima, e sappi che mi dispiace molto per quanto è accaduto tra te e tuo padre».

La donna non replicò, ma fissò la mano di Dentolina con espressione indecifrabile fino a quando la fata, sempre più a disagio, fu costretta ad allontanarla dalla sua spalla.

«non farlo mai più».

Detto ciò, Madre Natura si allontanò di qualche passo, mentre Dentolina la osservava scuotendo leggermente la testa. Finire a dover evadere proprio con lei era stata una bella sfortuna, anche perché con i suoi “su, andiamo, sbrigati o ti abbandono qui!” non aveva avuto neppure modo di approfondire i motivi per cui le sue fatine, pur vedendola libera nel palazzo, non si erano fermate a dirle niente, continuando a lavorare. Atticus le aveva detto di aver trovato il modo di farle “stare tranquille”, ma a quel punto c’era da chiedersi quale fosse il modo in questione.

“comunque sia, devo dire che Madre Natura mi sembra peggiorata rispetto all’ultima volta che io e gli altri abbiamo avuto a che fare con lei. Eccetto che con Sandy, col resto di noi è sempre stata altezzosa e un po’freddina, ma non a livelli simili. Mi chiedo se sia per via di Pitch, o se in questi anni sia accaduto anche dell’altro…uh?” vide Madre Natura stringere le palpebre con aria perplessa, osservando qualcosa ad una certa distanza. «c’è qualcosa che non va?»

Emily Jane non rispose, ma le fece cenno di rimanere ferma dov’era. Avanzò, guardinga, lo sguardo puntato su…

«ma cos’è quello?» domandò Dentolina, notando a sua volta ciò che aveva visto la sua improvvisata compagna d’avventure.

«non lo so, ma taci e resta dove sei» rispose seccamente la donna, continuando ad avvicinarsi passo dopo passo.

Non che ciò contribuisse molto a rendere più chiaro ciò che aveva davanti: sembrava un agglomerato di pietra o simili, bianco perlaceo, con diverse lunghe sporgenze aguzze. Non aveva idea di cosa fosse, ma una cosa la sapeva: quella cosa non era opera sua, il che significava che doveva avercela portata qualcuno. Ma chi? Quasi nessuno era a conoscenza dell’ubicazione del suo regno.

«nnnnnh…»

Si bloccò, sentendosi impietrire: la “cosa” aveva parlato, o quantomeno emesso un suono. Vi si approssimò ancor di più, sbiancando quando la forma di questa acquistò improvvisamente un senso. Emily Jane era fredda, sì, ma non per questo priva d’emozioni, e al momento era piuttosto spaventata.

«…hhhh…»

Man mano che si avvicinava, poi, certi dettagli diventavano sempre più -orribilmente- familiari.

Il farfallino rosso scuro.

Il lungo e sottile ciuffo incurvato di capelli biondo platino che spuntava dalla cima di quella “cosa”.

Il cipollone dorato finito a dondolare fuori da quella “gabbia”, il soprabito marroncino che s’intravedeva tra uno spazio e un altro.

«Toothiana…Toothiana!!!»

La paura era un virus a rapida diffusione, specialmente se era una come Madre Natura a chiamare una persona senza riuscire a nascondere di provarne.

La Guardiana della Memoria si avvicinò più velocemente che poté, guardando allarmata Emily Jane e poi “la cosa”. «c-che cosa, ma-oh cielo!» gridò «m-ma è…è un uomo!»

«non è un uomo. È “l’ uomo”» disse Emily Jane, fissando Dentolina negli occhi «l’Uomo nella Luna».

** Luna, dieci minuti prima **

Dopo un’ultima occhiata al bacile con cui -eccetto che durante le notti senza Luna- osservava ciò che accadeva sulla Terra, Tsar Lunar XII si allontanò con un leggero sospiro, massaggiandosi le tempie con aria stanca: pur con tutti i poteri che possedeva, compreso quello di riportare in vita le persone, lui, contrariamente a molte altre creature immortali, a volte necessitava realmente di qualche ora di riposo.

L’aveva già detto a Nightlight, ma non esitava a pensarlo anche in quel momento: quando aveva deciso di creare Shu Yin, non aveva certo immaginato che si sarebbe scatenato un simile caos. Col senno di poi, doveva ammetterlo, avrebbe certamente evitato di svegliare un “cane” che dormiva da quattro secoli; ma lì per lì, quando Jack Frost si era finalmente deciso ad imboccare la strada giusta e diventare un Guardiano, aveva solo pensato che meritasse anch’egli qualcuno a completargli la vita e che, in ogni caso, era un peccato che le sue precedenti creazioni continuassero ad andare sprecate in quel modo becero, con tutta la fatica che aveva fatto nel plasmarli così “perfetti”.

“forse avrei dovuto crearli nelle condizioni di Jack Frost…” rifletté “mmmh, no: il ragazzo è stato trecento anni a girarsi i pollici, prima di capire cosa dovesse fare. Alla fine i risultati sono stati buoni ma, con tutto il tempo che è trascorso, avevo iniziato a pensare che fosse un esperimento fallito”.

E Manny non avrebbe potuto certo dargli una mano, nooo…Jack aveva dovuto arrivarci da solo, sentendo il richiamo della sua “vocazione”, invece di essere direttamente instradato da lui. Tuttavia, riflettendoci bene, forse il percorso compiuto da Jack lo aveva indotto ad accettare con gioia il proprio compito, invece di ribellarsi e definirsi schiavo.

“insomma, si lamentano tanto, ma se non altro tutti i doni sapevano benissimo fin dall’inizio quale fosse il loro scopo, e non hanno passato tre secoli a domandarmelo! …accidenti, nonostante tutto il mio impegno, qualunque spirito io abbia creato in questi secoli aveva almeno un difetto strutturale” pensò.

Qualcuno avrebbe potuto obiettare che i primi quattro Guardiani non avevano alcunché d’irregolare, ma il Principe Lunanoff non li aveva creati, soltanto scelti, senza cambiare completamente il loro stato come aveva fatto con Jack: quest’ultimo aveva sì mantenuto la propria personalità ma, quando lui l’aveva riportato in vita, era ripartito da zero per quanto riguardava il resto. Idem per quanto riguardava Spring, Fall e la Marmotta: anch'essi dovevano avere dei difetti, se erano tutti contro di lui!

“mi consola il non averne visti in Shu Yin…” pensò poi Manny, sentendosi leggermente sollevato “sì, ha rubato il potere di Madre Natura, ma grazie al bacile ho avuto modo di vedere quest’ultima libera ed in giro assieme a Dentolina, e l’ho vista utilizzare la magia, segno che Shu Yin deve avergliene restituita almeno parte! Deve essere stata lei, per forza, perché l’Uomo Nero non l’ha fatto di certo…” già, era troppo impegnato a tormentare le sue nemesi al Polo Nord per poter anche solo pensare di fare una cosa giusta “mi auguro solo che la missione di Nightlight si riveli fruttuosa”.

Avrebbe potuto andare meglio, da quel che aveva visto nel bacile, ma anche peggio: Eve Hallows e settanta cherubini da parte di Cupido erano già qualcosa. Peccato non aver potuto osservare cosa fosse accaduto all’interno del palazzo, dal momento che la magia dell’ex “dio” glielo rendeva impossibile.

“sarei sceso in campo anch’io, ma non ho modo di lasciare la Luna…per cui…”

Non era molto bravo a mentire neppure a se stesso dal momento che, pur non essendo in grado di volare da solo, avrebbe sempre potuto farsi portare sulla Terra da Nightlight.

La verità era che a Tsar Lunar XII non piaceva affatto combattere, o l’idea di combattere, od anche solo il pensiero di addestrarsi a farlo, preferendo puntare tutto sulla magia -tendenza, la sua, ben rivelata dal fisico grassoccio-: proprio per quel motivo aveva scelto e/o impiegato delle persone che fossero in grado di farlo al suo posto, quando serviva, preferendo rimanere dietro le quinte a dirigere il tutto.

Un tipo di vita un po’solitario ma, se a Manny fosse realmente dispiaciuto, specie nel periodo in cui Nightlight aveva viaggiato smemorato sulla Terra, avrebbe potuto tranquillamente ovviare al problema, cosa che non aveva fatto.

Aveva scelto per sé una posizione che lo faceva sentire sia importante che del tutto al sicuro, ed era per quel motivo che gli piaceva tanto. Gli consentiva di fare del bene per i bambini della Terra, come avrebbero di certo voluto i suoi genitori, senza dover lasciare il “nido protetto” in cui era cresciuto.

“sono certo che Nightlight farà un ottimo lavoro, svolgendo alla perfezione il compito di salvaguardare la mia incolumità. Non permetterà che raggiungano la Luna” si riassicurò “quel che al momento mi preoccupa di più è la condizione dei miei Guardiani, specie dopo l’ultimatum che Pitch ha trasmesso tre mezz’ora fa. Spero solo che in sei ore riescano a trovare un modo per salvarsi, o che Nightlight riesca ad aiutarli…o di riuscire a comunicare con quel benedetto figliolo di Sandman, se non altro per metterlo al corrente di tutto! L’interno della sua nave è un altro luogo in cui la mia vista non riesce ad arrivare, purtroppo, quindi non so cosa stia facendo…va’ a vedere che, come minimo, dopo aver sparso sogni per il mondo si è messo a dormire per smaltire il nervosismo della litigata di ieri notte! Sarebbe da lui. Sarebbe anche il colmo, ma sempre da lui”.

Occhieggiò oltre il vetro, osservando il paesaggio esterno. Nulla era cambiato né accaduto dall’ormai lontano 1969, quando era stato costretto ad occultare l’ingresso di casa propria per far sì che non venisse visto da astronauti curiosi. Contrariamente alla stragrande maggioranza degli immortali esistenti -Spiriti Maggiori come i Guardiani e le ex “divinità” inclusi- infatti, non c’era bisogno di credere in lui per riuscire a vederlo: si collocava nella categoria degli Esseri Soprannaturali di livello Alfa, così come Madre Natura...o Mothman l’Uomo Falena, per esempio.

Al pensiero non poté evitare di rabbrividire, ringraziando soltanto che egli non potesse raggiungerlo lì sulla Luna, e si ripromise di specificare a Nightlight di stargli ben lontano, guerra o non guerra!

Le sue riflessioni vennero interrotte da un rumore sordo che giunse all’improvviso a rompere il silenzio, come se qualcuno, volendo annunciare il proprio arrivo, avesse bussato una singola volta contro lo stipite della porta aperta.

L’Uomo nella Luna si guardò attorno perplesso, senza rilevare alcunché di strano. Fece scorrere lo sguardo anche lungo il corridoio, trovandolo vuoto, arioso ed illuminato come sempre.

Probabilmente si era trattato di un’allucinazione uditiva, si disse, e quel rumore sordo non c’era mai stato. Meglio andare nelle proprie stanze, dunque, e riposare almeno per un paio d’ore prima di finire col capitolare del tutto.

Sobbalzò leggermente quando una nuova “allucinazione” lo contraddisse. Aveva udito nuovamente quel suono di un colpo leggero, ma stavolta sembrava essere stato dato sul vetro, verso il quale si voltò.

«Nightlight? Sei tu?» domanda sciocca, difficilmente avrebbe potuto essere lui, ma non riusciva neppure ad immaginare altre possibilità. Non era Sandman, non era chicchessia con la nave di quest’ultimo...forse non era stato altro che del rumore causato da qualche cedimento strutturale, in fin dei conti il Moon Clipper aveva più di mille anni! Nulla di irrimediabile, ovvio. Avrebbe controllato in seguito.

Il solo pensare a Mothman l’aveva innervosito, e gli aveva causato una lieve paranoia. Eppure avrebbe dovuto conoscere la regola, ormai: non pensare a cose angoscianti prima di riposare…

Sobbalzò ancora, quando sentì un altro colpo.

No. Non era stata un’allucinazione uditiva, né il rumore di un cedimento strutturale: semplicemente, non era solo come aveva creduto.

Improvvisamente la stanza iniziò a dargli quasi un senso di claustrofobia, ed il bel corridoio illuminato ad apparirgli come un sentiero per la venuta di chissà quale minaccia alla sua persona.

Ormai molto più che guardingo, si preparò ad attaccare magicamente chiunque si fosse mostrato.

Un altro colpo, e la fronte perlacea dell’Uomo nella Luna si ricoprì di un velo di sudore.

“andiamo, fatti avanti, così ti mostrerò cosa succede a chi crede di poter venire ad attaccarmi in casa mia!” pensò, maledicendosi per aver mandato Nightlight in missione e non averlo lì. Poteva difendersi da solo, ma si sentiva meglio sapendo di avere accanto qualcuno pronto a coprirgli le spalle!

«…squik?»

Dopo un attimo in cui la tensione raggiunse il picco, l’Uomo nella Luna osservò allibito l’intruso che si era affacciato sulla soglia, per poi lasciarsi andare ad una breve risata nervosa. «ah, così eri tu! Me la sono presa così tanto per un topo…pensa un po’ come sono ridotto» sospirò sistemandosi l’unico, lungo e platinato ciuffo di capelli che aveva in testa «sono proprio messo mal-»

Non riuscì a concludere quella frase come avrebbe voluto. Si trovò costretto a farlo con un urlo atroce, perché proprio in quel momento di sollievo qualcuno, o qualcosa, lo attaccò.

Alcune cose a cui non sapeva dare nome, ma fredde e dure come l’acciaio, perforarono improvvisamente la sua schiena in più punti, e l’aggressore, non contento dell’insopportabile dolore che Manny stava giù provando, continuò a spingere, lacerando in un attimo tessuti e pelle.

Con sommo orrore del principe, il suo stomaco, le sue spalle ed entrambi i lati del bacino vennero trapassati in pochi istanti da cose candide, spesse, appuntite e frastagliate; il pensiero “ossa” attraversò la sua mente prima che questa, nel momento in cui le suddette ossa si curvarono indietro tornando a conficcarsi nel suo corpo, venisse momentaneamente annebbiata da un dolore ancor più grande del precedente, e quell’ultima azione, pur non ledendo altri organi vitali, gli ruppe senza alcun problema sia diverse costole che entrambi i femori.

Non riuscì a sentire se il suo aggressore stesse dicendo qualcosa, perché le proprie grida erano troppo forti, ma gli parve di udire qualcosa di simile al rumore di una risata. Facendo appello alla forza della disperazione tentò di effettuare un incantesimo contro un avversario che la sua posizione gli impediva anche solo di vedere, ma non riuscì nell’intento, perché i danni che aveva subìto erano già troppi, anche se erano passati solo pochi istanti.

Abbassò il capo e vide la chiazza rossa del proprio sangue allargarsi sempre di più attorno alle ferite slabbrate procurategli da ciò che gli aveva trafitto lo stomaco, il bacino, le gambe. Stesso discorso valeva per quella che si stava formando sotto di lui, goccia dopo goccia, sempre più ampia di secondo in secondo.

“morirò?”

Sarebbe morto davvero lì, nel suo nido sicuro di una vita?

Ben presto non riuscì più a muovere la testa perché, così come il collo, venne bloccata e stretta in da quelle ossa perlacee in continuo sviluppo. Ciò se non altro gli risparmiò la vista di come dal resto di esse -precisamente quelle già conficcate nel suo corpo ed impegnate a martoriargli la carne- iniziarono a spuntare delle “gemme”, le quali si trasformarono rapidamente in altre ramificazioni ossee che andarono ad avvolgere e ingabbiare i suoi arti, stringendoli con forza e fratturandoli con nuovi, ennesimi spuntoni, nonché a stringere e schiacciare il suo torace mutilato.

Ad un certo punto, poi, non riuscì più a vedere alcunché, dal momento che la “gabbia” arrivò a coprire anche i suoi occhi.

Si sentì crollare a terra, imprigionato e infilzato spietatamente da chissà chi, quasi pazzo di dolore ed anche di paura. L’adrenalina gli impediva di rendersene conto, ma era più morto che vivo, ben peggio di com’era stata ridotta Cecilia secoli prima, e se non era ancora finito definitivamente nel Mondo degli Spiriti doveva ringraziare soltanto la sua natura di creatura magica ed immortale.

Ovviamente non era più in grado di urlare, ed il riuscire a gemere di dolore quando il suo assalitore lo mosse per poi sollevarlo gli causò solo ulteriore sofferenza, sia per le fratture delle costole che per la tremenda compressione del torace.

Non capiva perché fosse stato aggredito, né da chi, né come il colpevole avesse potuto arrivare lassù, superare ogni difesa e fargli una cosa del genere in pochi attimi, così come non aveva idea di cosa, a quel punto, volesse fare di lui. Se avesse voluto sopprimerlo l’avrebbe già fatto, giusto?

Quasi soffocò prima di riuscire, con un’immensa fatica, a sputare sangue. D’accordo, non l’aveva ucciso, ma in quelle condizioni non sarebbe durato molto, se non avesse ricevuto aiuto e cure.

Manny emise un debole lamento, quando si sentì sballottare non sapeva dove, ma questo fu bruscamente interrotto dall’intensissimo freddo che lo colse subito dopo, unito alla vaga consapevolezza di starsi muovendo a grande velocità verso l’alto, o forse verso il basso, o forse…forse…non riusciva a pensare, perché al dolore stava subentrando un torpore ancor più pericoloso, quello che a volte precedeva la morte.

Venne salvato, però, perché riacquistò improvvisamente lucidità quando al gelo puro si sostituì un calore tanto intenso da essere sopportabile a fatica persino per uno come lui, e a quel punto ebbe la conferma di ciò che aveva iniziato a pensare: lui ed il suo assalitore stavano volando, o cadendo, in picchiata, pronti a sfracellarsi al suolo.

Un momento! La presenza di forza di gravità e la brevità del viaggio -circa sette minuti fino a quel momento, anche se lui non poteva saperlo- potevano significare soltanto una cosa: si stavano dirigendo sulla Terra!…dove c’era Nightlight!...nonché almeno duecento persone pronte a fargli la festa. Già.

Tutt’a un tratto la discesa iniziò a rallentare. La buona notizia era che non si sarebbero schiantati al suolo, mentre la cattiva era…tutto il resto, tra cui non poter chiedere aiuto immediato alla sua guardia del corpo.

«“Man in Moon is falling down, falling down, falling down…Man in Moon is falling down, my fair lady”!»

Il canticchiare del suo aggressore era stato reale, od il vento e le ferite avevano giocato uno scherzo alle sue orecchie? Non poteva saperlo. In compenso, quando la discesa si fermò e venne gettato a terra, seppe benissimo che erano arrivati!

Tossì nuovamente sangue, appena prima che una mano dal tocco freddo quanto delicato iniziasse ad accarezzargli la parte inferiore del volto, rimasta scoperta.

«povero caro. Fa male, vero?» gli fu chiesto con un sussurro intriso di triste compassione. Non ci avrebbe giurato, ma quella che sentiva era una voce femminile…forse.

«non t’invidio proprio, povero principe: è terribile essere strappati in questo modo dal proprio nido sicuro. Certo, poi così sicuro non era, giusto? Non oso pensare quanto ciò debba farti soffrire. Hai sempre creduto di essere invulnerabile lassù, ed ora le tue sicurezze ti crollano addosso come un castello di carte, lasciandoti solo, terrorizzato e ferito quasi a morte».

L’Uomo nella Luna non capiva ancora chi -o cosa- fosse, né cosa volesse, ma avrebbe solo voluto che smettesse di parlare e di toccarlo, perché non faceva altro che peggiorare le cose.

«ti troveranno, tranquillo. Ci sono svariati motivi se ti sto lasciando proprio qui, ed ucciderti personalmente non m’interessa, benché non m’importerebbe se spirassi a causa mia, ma magari la persona che può salvarti deciderà di non ascoltare voci più compassionevoli, e di lasciarti morire. È molto probabile, su questo pianeta ci sono così tante persone che lo farebbero! Che tristezza. I tuoi genitori erano amati per quanto tu sei odiato» breve pausa «sarebbero davvero delusi da te, se fossero ancora vivi. Tuo padre si strapperebbe i capelli, e tua madre piangerebbe lacrime amare, sentendosi in colpa di aver dato alla luce un figlio del genere, a cui così tanti sputerebbero in faccia, di cui così tanti vorrebbero la testa. Chissà, forse in realtà lo stanno facendo, ma nel Mondo degli Spiriti…dove sono finiti proprio per proteggere te, ricordiamolo…dev’essere terribile sapere di essere così indegno di tale sacrificio».

Era terrificante il modo in cui quel sussurro, specie in quel momento di particolare debolezza, andava a colpire proprio dove faceva più male.

Non aveva la forza per urlarle di tacere, ma più il suo aggressore continuava a parlare più l’Uomo nella Luna si sentiva straziato.

Era vero: lo odiavano in tanti, volevano ucciderlo perché lui non aveva svolto bene il proprio compito, perché si era sbagliato, perché lui stesso era sbagliato, sempre rintanato nella Luna, sempre così distaccato, in realtà, da quel che dichiarava essere di massima importanza, così…

«indegno» ripeté la voce, quasi con dolcezza.

Esatto. I suoi genitori, tra le persone migliori della galassia, erano morti per salvare un figlio di cui centinaia di persone volevano la testa.

Anche se c’era da chiedersi come facesse lui/lei a sapere tutte quelle cose.

«Tsar Lunar XII, il principe disgraziato. Magari in futuro sentirai ancora la mia voce, se ti cureranno, o se ti salverai dal caos in cui ho deciso di metterti. La Luna ti teneva al riparo dalla guerra che, a breve, si scatenerà davvero…ma adesso? Sei qui, sei messo peggio di molti altri, e tutto perché io mi annoiavo. Oh, suvvia, in fondo è giusto così: delle persone si uccideranno per te, il minimo che puoi fare è presenziare».

Dopo quest’ultima folle affermazione ci fu soltanto silenzio. Per qualche attimo, Manny credette di essere stato abbandonato lì davvero, ma si sbagliava.

«il grande dolore di un Essere Soprannaturale di livello Alfa è così nutriente, anche se poco saporito rispetto ad altri…»

Capì a malapena le ultime parole di quel sussurro in allontanamento.

Ecco, ora sì che era davvero solo...

** Ora **

«l’Uomo nella…ma com’è possibile?!» esclamò Dentolina, allibita, impaurita ed orripilata per quel che stava vedendo.

Non era possibile. L’Uomo nella Luna era il Guardiano dei Guardiani, il primo in assoluto di loro, colui che vegliava sul mondo da quel satellite irraggiungibile per i più, una creatura magica abbastanza potente da poter riportare in vita le persone e/o donare ad esse poteri di svariata natura: come poteva essere lui? Come?!

«cos’è, non mi credi? Eppure devi averlo visto, nei tuoi sogni! Se si fa vedere nei miei, ed io non sono una Guardiana…»

«s-sì…sì, ci sono state effettivamente delle occasioni in cui…» farfugliò Dentolina «e quel ciuffo di capelli…ma chi avrebbe potuto? Forse…»

«se alludi all’Uomo Nero, no, neppure con i miei poteri avrebbe avuto modo di fare una cosa simile, e comunque sia non sa dove si trovi il mio regno, per cui-»

«oh, ma chi se ne importa!» la interruppe Dentolina, fiondandosi a cercare di rompere quella “gabbia” «dobbiamo aiutarlo, tirarlo fuori di qui!» disse con veemenza, iniziando a tirare gli spuntoni senza ottenere risultati «aiutami!»

Emily Jane, seppure fosse ancora pallida in volto, aveva già riacquisito un minimo di controllo, motivo per cui saggiò brevemente la consistenza della “gabbia” invece di mettersi a tirarne e spingerne i componenti come una forsennata. «è inutile che tiri, non riuscirai mai a spezzarlo in questo modo: non so che materiale sia, ma è duro e compatto come il titanio» disse «e se non fosse impossibile, direi che la sua conformazione ha qualcosa che mi ricorda…non so, come delle ossa frastagliate, solo molto candide».

«non penso che siano ossa, e non è il materiale l’importante, quanto piuttosto tirare fuori di qui Manny!»

Emily Jane diede un’occhiata all’erba. «non so dirti se a questo punto convenga darsi da fare per salvarlo, a meno che tu conosca un incantesimo rimpolpa sangue…»

«sì che lo conosco!!!» gridò la fata «ma tu aiutami, se hai un modo per salvarlo usalo! Per favore! Non possiamo lasciarlo morire!»

«così come ho detto riguardo mio padre, se in tanti lo vogliono morto un motivo ci sarà» disse nervosamente Madre Natura, incrociando le braccia.

«non è una cattiva persona, lo sai che non è così, per favore…lui non ti ha fatto niente di male!» insistette Dentolina, con gli occhi magenta ormai lucidi.

«ma non mi ha fatto neppure niente di bene».

«tu non sei una persona spietata! Hai aiutato una ragazzina mortale, qualche secolo fa, ricordi? Katherine! Tuo padre l’aveva rinchiusa in una grotta, e condannata a vivere un incubo eterno. Dicesti a Sandman dove si trovava e, anche grazie a Nightlight, siamo riusciti a salvarla. Tu sei una brava persona, e le brave persone non ne lasciano morire altre, avendo la possibilità di salvarle!»

Abbandonare completamente la propria neutralità e salvare una persona, oppure non interessarsene e lasciarla morire, tornando a pensare ai propri problemi? Per Madre Natura era una scelta più difficile di quanto si potesse pensare.

Nel corso della propria vita, in cui aveva perso tanto ed era stata costretta ad indurirsi per sopravvivere, aveva imparato che curarsi principalmente del proprio bene ed i propri interessi, evitando di lasciarsi trascinare dall’empatia e/o dare fiducia e legarsi ad altri, era la maniera migliore per vivere serenamente e molto, molto a lungo: s’incorreva in meno rischi, meno problemi e meno delusioni. Le poche eccezioni che aveva fatto, le poche volte che si era trovata a deviare dal proprio credo, non avevano fatto altro che confermare la regola: aveva ricevuto soltanto batoste, provato delusioni cocenti, visto cadere come un castello di carta sogni e speranze che sembravano del tutto concreti…

«salviamolo!» Dentolina continuava a supplicarla, arrivando addirittura ad inginocchiarsi, ed Emily Jane era combattuta.

Aiutare?

Non aiutare?...



...speravate di esservi salvati? E invece no, rieccomi anche qui in fondo.
Ammetto di aver fatto un paio di scelte azzardate in questo capitolo, misteriosa new entry a parte -e citazioni di Mothman- ma mi auguro che almeno alcuni di voi abbiano apprezzato; comunque sia, ho cercato di mantenere quel che vi avevo promesso nel precedente capitolo, ossia la presenza di una maggior componente "Guardianosa", e infatti, eccettuata la suddetta new entry, sono comparsi soltanto personaggi canonici che si sono relazionati tra loro :)
Grazie a coloro che hanno letto fin qui :D
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

«immaginavo di trovarti qui».

Non giunse nessuna risposta dalla rinsecchita creatura ancestrale, in piedi in perfetto equilibro sulla cima di un albero, i cui grandi ed inquietanti occhi rosso brillante osservavano un punto indefinito.

«non potendo andare sulla Luna era chiaro che ti saresti fatto vedere nel luogo dove, in questa situazione, la tua presenza potesse avere senso» continuò, nonostante il silenzio dell’altro «è indubbio che, per il principe, finire qui sia stata una bella sventura » concluse, con sospiro falsamente triste.

Dopo qualche altro istante di silenzio, la ripugnante creatura dagli occhi rossi iniziò ad emettere un acuto e penetrante stridio metallico che sarebbe risultato fastidioso a qualunque orecchio, avvolgendo al contempo le sottili ali deformi attorno al corpo, come volendo formare una crisalide. Già a quel punto non dava un bello spettacolo, ma peggiorò ulteriormente quando il bozzolo iniziò a muoversi come fosse infestato all'interno da gigantesche larve, e ad ingrossarsi velocemente.

Altri avrebbero provato paura o disgusto nell’osservare tale mutazione, ma per lei, ormai, la metamorfosi di Mothman era diventata uno spettacolo visto, rivisto e stravisto, al punto da riuscire a prevedere facilmente quando questa si sarebbe conclusa e spostarsi in tempo, evitando l’esplosione di quel liquido nero, viscido e disgustoso che sempre l’accompagnava.

«si direbbe che strisciare in giro per il mondo a banchettare delle umane miserie ti sia venuto a noia» fu la prima cosa che disse il “nuovo” Mothman, le cui fattezze, al momento, erano ben diverse dalla creatura orrenda e avvizzita di poco prima: essa, infatti, aveva lasciato il posto ad un uomo alto e molto atletico, dalla pelle completamente nera ricoperta parzialmente da una sorta di armatura con un “ché” da insetto, grandi ali iridescenti simili a quelle di una farfalla, ed una sorta di “collare” di soffici piume. A rimanere invariati erano stati soltanto i grandi occhi rossi, ora fissi sulla sua interlocutrice.

Che sorrise.

«la seconda guerra mondiale è finita da un bel po’, e nonostante qualche fatto interessante qui e là gli umani non sono realmente sull’orlo della terza. Per cui, l’unica cosa che mi resta da fare è giocare con qualche spiritello».

«nonché venire qui a riempirmi di chiacchiere, sembrerebbe» disse Mothman, con una punta d’ironia.

L’Uomo Falena era estremamente antico, ne aveva viste troppe e, tra questo ed il proprio carattere in sé, non sarebbe riuscito a sentirsi inquieto neppure se avesse voluto farlo; ma la creatura che gli stava davanti era l’unica che, ogni tanto, riuscisse a risvegliare in lui la pallida ombra di un vaghissimo interesse.

Tanith era l’esponente di una razza ancestrale di donne serpenti siderali, le Ephemerides, le quali si nutrivano del dolore di ogni essere vivente nella galassia sin da tempi molto, molto, molto antecedenti la Golden Age. Le origini di quella specie erano sconosciute, così come in genere lo era l’esistenza stessa di quelle creature, di cui molti non sapevano neppure il nome. Al massimo, le Ephemerides venivano relegate a mere leggende e tetre fiabe dai popoli degli svariati pianeti in cui avevano sostato.

Mothman aveva fatto conoscenza con lei circa millecinquecento anni prima, e gli era bastata una breve occhiata per capire che quella donna serpente dalla lunghissima coda spessa e nera come l’inchiostro non era uno dei tanti immortali -per lui- imberbi che circolavano sul pianeta, e la sua supposizione si era dimostrata esatta: Tanith era, dopo lui stesso, l’entità più antica presente sulla Terra. Un essere nato in chissà quale angolo del cosmo che, dopo aver visitato mezza galassia o anche di più, aveva deciso di fermarsi proprio lì, in quel piccolo pianetucolo azzurro, insieme a due sue simili.

Che pochi mesi dopo aveva ucciso con le proprie mani.

«pensavo gradissi scambiare due parole con l’unico essere in tutto il globo che sia sempre realmente felice di vederti» replicò Tanith, per nulla indisposta dall’atteggiamento dell’Uomo Falena.

«e ciò per pura affezione, ovviamente, non certo per mangiare a scrocco…vero, mia adorabile parassita?»

Lui era portatore di sventura, lei si nutriva di dolore: veniva da sé che si trovassero assieme il novanta per cento delle volte dato che, di solito, il dolore era conseguenza della sventura, e l’Ephemeride non era tipo da lasciarsene sfuggire neppure una singola stilla. Lo assorbiva in modo continuo, lo stava facendo anche in quel momento, com’era evidente dagli spessi “fili” brillanti i quali, dalla terra, salivano lungo il tronco dell’albero fino ad illuminarle la coda in un modo che  risultava spettrale ed inquietante nonostante fosse giorno.
Quasi come il fatto che a coprirle il petto e parte della schiena fosse un “top” fatto di un materiale che, se a prima vista il suo candore e la complessità dei motivi potevano far sembrare parte della tela di un ragno gigante, in realtà si rivelava essere fatto di ossa. Le ossa della stessa Tanith, per la precisione: le aveva fatte crescere in eccesso, fuoriuscire dal proprio corpo all’altezza di sterno e metà inferiore della colonna vertebrale, e modellate come le aggradava.

«adorabile, preferita, nonché unica» aggiunse Tanith, strisciando attorno a Mothman ed avvolgendo le sue spire attorno a lui col fare languido che solitamente la caratterizzava «e tu, un po’di dolore…? Mai?»

«mi sembra che tu stia mangiando già a sufficienza, e i serpenti grassi non piacciono a nessuno: non mi perdonerei mai se finissi a perdere la linea per colpa mia!» disse lui, beffardo.

«non vuoi darmi da mangiare? Cattivo! Sono così denutrita che mi si vedono le ossa…»

«potrei ridere, se non fosse una battuta vecchia quanto te» disse l’Uomo Falena, lasciando che le sue mani affusolate gli accarezzassero delicatamente il volto «sei consapevole del fatto che dovresti aggiornare il tuo repertorio?» le domandò, ovviamente in modo retorico, mentre sfruttava la libertà di movimento che lei aveva lasciato alle sue braccia per posizionare la mano sinistra su un fianco nudo dell’Ephemeride, nel punto esatto in cui la sericea pelle viola chiaro della parte superiore del suo corpo iniziava a mescolarsi con le liscissime squame nere della parte inferiore.

Un sorriso comparve sulle nere labbra di Tanith. «e tu sei consapevole che, se la fatina e la bimba del generale sollevassero lo sguardo, ti vedessero e ti sentissero, ti crederebbero ancor più pazzo ed inquietante di quanto già facciano? Gli umani tendono a rinchiudere in edifici specifici quelli di loro che parlano da soli».

«se tieni tanto alla mia reputazione puoi sempre ovviare al “problema” rendendoti visibile anche a loro».

La cosa che principalmente aveva indotto Tanith ad avvicinarsi a Mothman, oltre al ruolo che egli ricopriva, era proprio il fatto che riuscisse a vederla. Le Ephemerides, a loro discrezione, avevano la capacità di celarsi diventando invisibili e intangibili a qualunque essere vivente, mortale od immortale, e non vi era stata alcuna eccezione fino a quando Tanith non aveva percepito lo sguardo vermiglio dell’Uomo Falena posarsi su di lei. Nessuno dei due sapeva perché le cose stessero così, ma quelli erano i fatti, e Tanith non se l’era presa eccessivamente. «non preferisci avermi tutta per te?»

Il tono della sua voce era dolce e “vagamente” provocante, ma l’Uomo Falena sapeva benissimo che lo sguardo affamato nelle rilucenti iridi gialle di quella creatura non era dovuto al desiderio carnale, al di là del fatto che non fosse dotata di apparato riproduttivo alcuno.

Era un’Ephemeride, e le Ephemerides volevano solo una cosa: nutrirsi.

«non penso che attualmente la cosa possa interessarmi dal momento che, nonostante la tua bocca non funzioni solo per mangiare, tu ti ostini a pensare il contrario» rispose lui, allusivo, con tutta la sfrontatezza di cui era capace.

La donna serpente rise. «hai ragione, funziona anche per parlare» ovviamente aveva capito la battuta, ma tutta l’irriverenza possibile e immaginabile non poteva che scivolarle via di dosso come acqua, dato che tanto lei quanto Mothman si ritenevano troppo superiori per dare peso alle parole di chiunque non fossero loro stessi! «non ti chiedo se il principino morirà a causa della mia Bone Maiden*, tanto so che non me lo diresti…» disse, con un’espressione falsamente dispiaciuta sul viso.

Bisognava ammetterlo: nonostante la strana gamma di colori che presentava, alcuni avrebbero potuto trovare quasi belli i tratti del volto della donna serpente, dagli occhi grandi circondati ognuno da un curioso “tatuaggio” nero alle labbra piene, e al naso ben modellato; ma nessuno avrebbe potuto dire altrettanto di quello di Mothman, praticamente privo di lineamenti dal momento che né la sua bocca né il suo naso risultavano visibili, in quella forma.

«vero» confermò l’Uomo Falena, osservando la scena che si stava svolgendo sotto di lui «se la ragazzina non sta attenta con quella simil fiamma ossidrica, avranno un principe flambé…ehe!»

Madre Natura, infatti, stava lavorando con essa sulla Bone Maiden da oltre venti minuti, mormorando nel frattempo l’incantesimo rimpolpa sangue che Dentolina le aveva appena insegnato, ed era riuscita a liberare oltre metà del lato anteriore del corpo di Manny, tra gli “oh cielo” vari della Guardiana.

«non hai tutti i torti. Sarà per questo che sento odore di maialino allo spiedo».

Mothman si concesse una breve e bassa risata.

«passiamo ad argomenti più seri» riprese Tanith «hai una soffiata per me, caro? Qualche posto in particolare da consigliarmi?»

«ricorda quel che ti ho detto sui serpenti grassi».

Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, in cui Tanith sistemò le sottili ciocche di capelli neri che lasciava ricadere sul volto.

«quindi?»

«non vedo perché dovrei dirti alcunché» disse Mothman. Fece una pausa «farai meglio a tornare da dove sei venuta» concluse.

Altri avrebbero potuto prendersela per un trattamento così scostante, almeno in apparenza, ma non Tanith. Mothman non diceva mai chiaramente come stessero le cose, ma l’Ephemeride aveva imparato da diverso tempo a cogliere i sottintesi, per cui, con un largo sorriso e gli occhi più che mai brillanti di soddisfazione, liberò l’Uomo Falena dalle proprie spire e scomparve dalla sua vista in meno di un centesimo di secondo senza neppure dire “ciao”.

«come se fosse digiuna da cent’anni, invece di essere stata appiccicata fino ad ora al suo snack preferito…» commentò l’Uomo Falena, stiracchiandosi pigramente.

Avrebbe avuto ampiamente modo di illustrare alla sua “amichetta” tutti i rischi che avrebbe comportato il fatto che un serpente di dodici metri diventasse un serpente ciccione di dodici metri -non che Tanith corresse realmente il rischio, come lui ben sapeva- dal momento che, sicuramente, si sarebbero ritrovati di nuovo insieme a breve…al Polo Nord.

Tornò ad osservare le due donne e quel povero disgraziato intrappolato: aveva ancora un paio di minuti a disposizione prima di prendere il volo.

«oh cie-»

«finiscila con gli “oh cielo”, non mi sei affatto d’aiuto e mi stai seccando!» sbottò infine Madre Natura, esasperata dall’ennesima esclamazione affranta della Guardiana «non che tu possa fare altro…»

«a parte insegnarti un incantesimo rimpolpa sangue che lo sta tenendo in vita» le ricordò Dentolina «a pensarci bene è strano che tu non lo conoscessi».

La donna non si curò di rispondere, anche perché se l’avesse fatto avrebbe dovuto ammettere di non essersi curata di apprendere nuovi incantesimi, dal momento che saper utilizzare bene i propri poteri le era sempre bastato ed avanzato, considerata la loro portata, ed aveva ritenuto che passare del tempo sui libri fosse del tutto inutile. Non che, ad essere del tutto sincera, le fosse mai piaciuto studiare: sin da molto piccola aveva preferito fuggire di casa ed esplorare lo spazio circostante, piuttosto che stare ferma in soggiorno ad ascoltare il vecchio precettore assunto dai suoi genitori. La cosa aveva sempre fatto arrabbiare sua madre, preoccupata che potesse finire col farsi male, mentre suo padre aveva sempre chiuso un occhio a riguardo, forse perché anche lui, a quell’età, era stato un piccolo ribelle.
Forse era discutibile che permettesse alla figlia di sei anni di andarsene in giro da sola, ma la Golden Age durante la quale avevano regnato i Lunanoff era stata considerata per lungo tempo un’utopia di pace, armonia e completa sicurezza. Sembrava che i combattenti stessi tendessero a dimenticare quel che accadeva al fronte, con attacchi giornalieri da parte dei loro nemici, i Dream Pirates, e quel che ne conseguiva.

Che sciocchi.

Ironicamente, però, era stata proprio l’abitudine di Emily Jane di fuggire di casa a permetterle di salvarsi: quando i Dream Pirates erano arrivati a casa sua, lei non era all’interno dell’edificio, ed era riuscita ad allontanarsi…dopo aver visto sua madre scegliere di gettarsi da una finestra scegliendo una morte rapida invece di una atroce.

E in tutto ciò, suo padre Kozmotis non c’era. Il signor eroe nazionale pluridecorato che se ne stava via mesi e mesi a combattere per fare del bene e far sì che l’utopia dei Lunanoff proseguisse indisturbata era stato incapace di proteggere lei e sua madre. Oltre a ciò, l’aveva lasciata sperare inutilmente per dieci anni senza mai, per quanto ne sapeva lei, degnarsi di cercarla.

Grazie tante, papà.

Non l’avrebbe mai perdonato per questo, perché anche quelle notti orribili trascorse nella stanza assegnatale da colui che, dopo l’attacco dei Dream Pirates, l’aveva presa con sé, erano colpa sua.
Notti in cui la voce dei suoi sensi di colpa, seppur dolce, triste e compassionevole, l’aveva tormentata dicendole che se suo padre non era rimasto a casa era per colpa sua, perché era una bambina disobbediente, svogliata e cattiva, e dunque lui aveva preferito allontanarsi, non potendo sopportarla troppo a lungo; che non sarebbe mai venuto a cercarla, perché non gli interessava ritrovarla e che anzi, era sicuramente lieto di essersi liberato di lei, e si stava dando alla bella vita; che la creatura che l’aveva accolta in casa propria, il titano Typhan, in realtà non le era davvero affezionato, ma la trovava solo un passatempo di cui si sarebbe stufato, chiedendole anche come poteva pensare che fosse altrimenti; che sua madre stava meglio nel Mondo degli Spiriti, dove avrebbe evitato di arrabbiarsi un giorno sì e l’altro pure con una piccola sciocca rompiscatole. 

Era in quelle notti di pura sofferenza che si era originata la maggior parte del rancore verso suo padre, e nulla avrebbe mai potuto affievolirlo.

«…è fortunato ad essere ancora vivo» glissò Emily Jane, lasciando da parte ogni riflessione «è come se fosse stato infilato in una Vergine di Norimberga riveduta e corretta» disse, rimuovendo con estrema cautela alcune delle “sporgenze” che avevano trafitto e rotto le costole dell’Uomo nella Luna, cercando di ignorare i deboli lamenti di quest’ultimo, il disgustoso rumore molliccio che produceva l’estrazione di quegli spuntoni, il sangue che sgorgava copioso dalle ferite, e l’osceno colore dei tessuti esposti.

Non era una guaritrice, non era un mestiere adatto a lei: le rare volte in cui suo padre era tornato ferito da una missione, ed aveva visto sua madre apprestarsi a cambiargli le fasciature, si era sempre data ingloriosamente alla fuga.
Non aveva mai avuto l’animo da crocerossina, a dirla tutta l’odore e la consistenza appiccicosa del sangue la ripugnavano abbastanza…e riportare alla mente i ricordi dell’unica occasione in cui fosse riuscita a superare quel “fastidio”, ormai circa otto anni prima, non era qualcosa che la aiutasse.
Anzi, ricordare quel momento non faceva che aumentare tutta la negatività che aveva in corpo.

“ma chi diavolo me lo fa fare?!” pensò, interrompendo la propria attività. «d’accordo, basta. Non capisco proprio perché abbia deciso di darti retta, ma io-»

«non vorrai interrompere il lavoro adesso?! Non ha senso! Abbiamo fatto oltre metà del lavoro, non manca molto!»

«punto primo: non so dove tu veda l’ “abbiamo”, perché a dover tagliare e rimuovere frammenti di roba schifosamente insanguinati, fino ad ora, sono stata io…»

«ne ho rimosso anch’io qualcuno, dopo che tu l’hai tagliato» le ricordò Dentolina «aspetta…» aggrottò la fronte «non è che, per caso, il sangue ti disgusta?»

!!!” pensò Emily Jane. «non mi fa né caldo né freddo, è che ricomincio a vedere l’inutilità di salvarlo, tutto qui».

«oh, andiamo!» sbuffò Dentolina, alzando gli occhi al cielo «tanto abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno e concludiamo il lavoro. Sarebbe assurdo lasciarlo qui a languire dopo…» il suo sguardo si fissò su qualcosa, anzi, qualcuno, che avrebbe preferito non vedere «dopo…»

Capendo che Dentolina doveva aver visto qualcosa di strano, Madre Natura si voltò rapidamente ad osservare di cosa si trattasse, e quel che vide la fece irrigidire.

Aveva sentito parlare dell’Uomo Falena, lo aveva anche visto in qualche occasione, seppur di sfuggita, e non faticò a riconoscerne gli occhi rossi. Guardò il principe Lunanoff. Non era difficile intuire che Mothman potesse essere lì per lui, e chissà da quanto.

«non mi sembra di averti mai concesso di entrare nel mio regno, Uomo Falena» nonostante l’inquietudine che come tutti -o quasi- provava nel trovarselo davanti, scelse di reagire con fredda decisione a quell’intrusione «per cui ti ordino di andartene immediatamente. La tua presenza non è gradita, e non ho tempo di mettermi ad arrostire farfalline notturne».

Dentolina si parò davanti all’Uomo nella Luna, come se quella sua azione potesse proteggerlo dai rischi che avrebbe potuto comportare l’arroganza di Emily Jane nel trattare con lui.

«è proprio vero, la mela non cade mai lontana dall’albero» commentò Mothman con completa indolenza, ed altrettanta indifferenza all’innervosirsi di Madre Natura per quell’affermazione «per quanto m’impegni non riesco proprio a prendere sul serio la tua minaccia, dal momento che hai così poco potere da non poter arrostire neppure una salsiccia» aggiunse, annoiato, pensando a quanto conversare con persone di età inferiore ai seimila anni si rivelasse sempre terribilmente barboso.

«sottovaluti la mia attuale potenza, e sbagli. Ultimo avvertimento: togliti di torno!» gli intimò la donna.

«a-aspetta!» esclamò Dentolina, intromettendosi nell’ “amabile” conversazione «sei stato tu a fare questo all’Uomo nella Luna?» non avrebbe compreso i motivi di una simile azione, ma era anche vero che lei, come gli altri, non sapeva cosa passasse o meno per la testa di quella creatura enigmatica, antica quanto inquietante.

Mothman rimase immobile ed in silenzio per qualche secondo, lasciando crescere la tensione. «a che pro scomodarmi tanto per l’uomo che vive sulla Luna?» si decise infine a rispondere «i serpenti grassi fanno molta più tendenza, non credi?»

«i…cosa?» Dentolina lo guardò perplessa «non capisco…»

«d’accordo, basta così. Dal momento che non sembra riuscire a capire un concetto semplice come “vattene immediatamente”, ritengo che non valga la pena perdere ulteriore tempo con lui e le sue inutili farneticazioni» disse Emily Jane, esibendo l’espressione più altezzosa del suo repertorio «abbiamo una persona da salvare» evidentemente aveva cambiato di nuovo idea, o semplicemente deciso che ogni scusa era buona pur di cavarsi d’impaccio «non mi farò coinvolgere in un’inutile scaramuccia con un simile essere. Scagliargli contro una tempesta significherebbe dare eccessiva considerazione a qualcuno che non è assolutamente alla mia altezza. Per cui, riprendiamo il lavoro» concluse, tornando a osservare Manny e a mormorare l’incantesimo rimpolpa sangue.

Tutto lasciava pensare che quella donna avesse dimenticato la fine che aveva fatto la rana che, gonfiandosi a dismisura, aveva tentato di spaventare il bue.

“…e Madre Ranocchia è anche vestita di verde…” pensò Mothman. «ssseh…a parlare è Madre Natura, o Emily Jane Pitchiner?»

Battutina dal significato alquanto criptico, ma il solo fatto che avesse tirato nuovamente in ballo le sue origini, forse volendo nuovamente insinuare che il suo atteggiamento fosse simile a quello di suo padre, fu sufficiente ad innervosirla al punto che, all’improvviso, si voltò nuovamente verso l’Uomo Falena e gli scagliò contro un fulmine alla massima potenza di cui disponeva! Il “no” gridato da Dentolina fu inutile, e la saetta appena scagliata finì a colpire…niente. 
Mothman non si era mosso, eppure il colpo di Madre Natura gli era passato attraverso come se fosse stato incorporeo. «pensavo avessi intenzione di colpirmi, non di fare luce» si stiracchiò di nuovo, alzandosi in volo pur senza muovere minimamente le ali: era giunta l’ora di andare.

«ecco, bravo, scappa finché sei in tempo!» Madre Natura voleva sempre avere l’ultima parola.

«…non ti pare che sia il momento di finirla con queste scene?!» intervenne Dentolina «quel fulmine l’ha soltanto attraversato, se decidesse ti tornare indietro a poco servirebbe fingere di avere un potere che non hai!»

Alle due donne parve di sentire l’Uomo Falena farsi una risata, mentre si allontanava, ma forse era stata solo un’impressione.

«non potevo certo cedere terreno ad in intruso» ribatté Emily Jane «è bene che tutti tengano presente che non possono permettersi di sconfinare, neppure in questa situazione. Altrimenti potrei finire come te» disse, tornando a lavorare sulla “gabbia” come se nulla fosse.

«ovverosia?»

«quella che viene sempre attaccata per prima. O sbaglio?»

Al momento dovevano pensare a Manny, ma Dentolina si ripromise che, appena fosse giunta l’occasione, avrebbe trovato il modo di dare fuoco a tutta quella bella massa di lunghi capelli neri lucenti che Madre Natura aveva in testa.

Con la dovuta cautela, appena ne ebbe modo, rimosse le parti che tenevano imprigionata la testa di Manny, incluse quelle che gli avevano tenuto coperti gli occhi fino a quel momento. Cranio e collo -quest’ultima tra le prime parti ad essere liberate- del Guardiano dei Guardiani non sembravano essere stati danneggiati, ma il suo volto era di un ovvio bianco pallido, e gli occhi erano chiusi. I lamenti erano cessati, forse perché era troppo debole per riuscire ad emetterne, o forse semplicemente perché era svenuto.
Però il cuore continuava a pulsare, ed era quel che contava. «cosa pensi che intendesse dire Mothman, quando ha parlato di serpenti grassi?»

Emily Jane incise la “gabbia” a metà del braccio destro di Manny. «farneticazioni. Te l’ho detto».

Eppure, riflettendoci, quella faccenda dei serpenti e la “gabbia” che stava man mano rompendo, il cui materiale le aveva ricordato delle ossa, le richiamava alla memoria ricordi ormai lontanissimi che non riusciva a focalizzare bene.
Qualcosa riguardo vecchi libri che le regalava suo padre prima del disastro, perché il fatto che non le piacesse studiare non significava che non le piacesse leggere…

“meglio che mi concentri su questo disgraziato” concluse.

 

 

***

 

 

«è vero, sì…quella di reclutare Aiko Shika, o almeno provarci, è stata una mia idea…ma in fin dei conti adesso siamo già in centosessantadue, per cui ecco, infilarsi così nella Foresta dei Suicidi mi sembra un po’inutile».

Nightlight era tutto fuorché vigliacco. Non aveva e non avrebbe mai avuto alcun problema a fare qualunque cosa per il bene del suo signore, che si trattasse di combattere all’ultimo sangue contro chicchessia e/o rischiare l’osso del collo per reclutare chiunque: era la guardia del corpo di Tsar Lunar Lunanoff XII, ed avrebbe sempre agito come tale, ma l’idea di addentrarsi in quella foresta non gli piaceva nemmeno un po’, non sapeva perché. Forse il motivo risiedeva nel fatto che, pur rientrando spesso nel Moon Clipper, era abituato a vivere e viaggiare negli spazi aperti, e la foresta di Aokigahara gli dava un senso di oppressione claustrofobico che non riusciva ad ignorare facilmente…

«cocco di mamma, non so come dirtelo, ma quando si costituisce un esercito non va guardata soltanto la quantità» obiettò Eve.

Nightlight fece un sospiro nervoso, appena udibile in tutto il cicaleccio che li circondava. In quell’occasione, purtroppo, aveva capito perfettamente cosa volesse dire Hallows, e gli piaceva ancora meno dei discorsi strampalati su Guardiani e pancakes.

Oltre un’ora fa erano riusciti a ottenere settanta cherubini e ben armati da parte di Cupido -o meglio, Eve era riuscita ad ottenerli, e Nightlight non aveva avuto il coraggio di indagare troppo sui suoi metodi- cosa che aveva permesso loro di spostarsi più velocemente di quanto già facessero grazie alle moto di cui essi erano dotati. Nightlight aveva proposto di dirigersi immediatamente ad Aokigahara, ma Hallows, nonostante la diffidenza dei cherubini, aveva pensato bene di chiedere loro se conoscessero creature pronte ad entrare in guerra ed avessero modo di convincerle. Dopo qualche reticenza, era saltato fuori che l’ottanta per cento dei cherubini presenti usava frequentare ninfe elementali: ninfe dell’acqua, del fuoco, del vento, dei boschi…
Erano creature che normalmente si facevano gli affari propri ma che, in mancanza di Madre Natura, forse avrebbero potuto tornare utili: per esempio, un numero consistente di ninfe del fuoco avrebbe potuto “grigliare” un po’di gente, il che era meglio di niente!

Per questo motivo Nightlight ed Eve avevano chiesto ai cherubini di raggiungere i luoghi con la maggior concentrazione di ninfe dei vari tipi, ed intercedere per loro richiedendone la partecipazione al conflitto.
I cherubini, con somma sorpresa di Nightlight, erano tornati dopo venti minuti dalla partenza, e accompagnati da ben novanta ninfe. Novanta!...un numero irrisorio se comparato a quello delle ninfe presenti in tutto il mondo, ma dettagli.
Quaranta di esse erano ninfe del fuoco, dal temperamento più impulsivo e attaccabrighe rispetto alle altre, venti erano ninfe del vento, quindici dell’acqua e quindici dei boschi.

Bisognava dire che però una simile risposta all’appello era motivata più che altro dal fatto che Cupido, seppur non di persona, avesse scelto di partecipare alla battaglia...e Cupido aveva uno stretto rapporto con le ninfe. Per lui e nessun altro avrebbero accantonato le proprie abitudini.
Eppure non era ancora sufficiente. Il loro numero era vicinissimo a quello dell’esercito degli Insorti, ma non la qualità: quei cinque avevano fatto in modo di munirsi principalmente di pezzi da novanta, il che andava tenuto ben presente.

«lo so. Il solo Seth vale diverse ninfe del fuoco, purtroppo, e-dove vai?!» esclamò, vedendola addentrarsi nella foresta insieme a qualche ninfa elementale cui aveva fatto cenno di seguirla.

«dove vuoi che vada? A cercare Aiko Shika, siamo qui apposta se non sbaglio» ribatté Hallows.

«ma non puoi andare lì dentro così, aspetta che entriamo tutti, no?»

La prima “risposta” di Eve fu una risata completamente fuori luogo. «sì, ceeeeerto…perché secondo te, se invadessimo il loro territorio in centosessantadue di cui settanta ben armati di AK-47, la gente qui avrebbe più voglia di aiutarci! Facciamo così: noi» indicò se stessa ed il piccolo gruppo di ninfe «entriamo dentro. Tu rimani qui fuori con tutto il resto dell’esercito. Se entro quaranta minuti non vedi tornare nessuna di noi-»

«quaranta minuti?! Hai presente quant’è grande questa foresta?!»

«sì, ma ho anche presente che abbiamo poco tempo. Mettiamola così, conto sul fatto che, sentendo degli spiriti estranei entrare nella loro foresta, lo Shishigami ed Aiko si curino di vedere chi accidenti è. Al posto loro lo farei, in particolare perché ci sono delle ninfe, con me».

«qui, di solito, noi non entriamo» spiegò una ninfa dei boschi «gli spiriti residenti s'impegnano a mantenere vivo ed intatto questo posto. Noi non serviamo, e comunque loro non sono felici di avere degli estranei in casa».

«appunto. Stavo dicendo, se entro quaranta minuti non siamo fuori, tu e gli altri ripartite pure tutti quanti, e quando capiti dalla Befana dille che ti mando io» concluse Eve «andiamo».

«no! Aspetta» Nightlight corse al suo fianco «non credere che vi lasci andare da sole. Voi cinque» indicò cinque cherubini «venite con me. Tenete a posto i fucili, così che capiscano che non siamo ostili».

«d’accordo» assentì uno di essi, seppur leggermente di malavoglia.

«il cavaliere che protegge la dolce pulzella in pericolo? Che carino» ironizzò Hallows, mentre si addentravano nella foresta.

«non m’importa proprio un accidenti della tua salute, se mai di quella delle ninfe» ribatté Nightlight, piccato «se vengo con voi è solo per assicurarmi che non le abbandoni nella foresta per un’improvvisa “perdita di interesse”» disse aspramente, mimando le virgolette con le dita «e/o per evitare che tu decida di mollare tutto quanto rimanendo qui spiaggiata su uno strato di muschio a scolare quella tua maledetta fiaschetta e divertirti con qualunque creatura possa assumere fattezze anche solo vagamente umanoidi!»

«mica male come idea» commentò Eve, tirando fuori l’mp4.

«scordatelo pure! E comunque sei “dolce” come il fiele» aggiunse…appena prima di accorgersi che lei aveva indossato gli auricolari e non lo stava minimamente ascoltando «EVE!!! Che diamine! Siamo entrando in un posto che nessuno dei due conosce bene» le strappò i fili dalle orecchie «col rischio di venire attaccati e scacciati, e tu ti metti ad ascoltare musica?!»

«già. Il fatto che io ascolti musica non c’entra una mazza con tutto quello che hai detto, lo sai sì? Non usare l’emmeppiquattro non mi dà maggiore conoscenza del luogo, e non mi proteggerebbe in caso di attacco».

«non so se hai presente, ma ci sono certi casi in cui un buon udito può salvarti la vita».

«in certi casi sì, ma qui, se volessero ammazzarci, ci ammazzerebbero e basta. Credo. Per cui rilassati pure!»

Rilassarsi? Come no. Nightlight iniziò a pensare che avrebbe fatto molto meglio a rimanere fuori dalla foresta. Il solo voltarsi indietro, e scoprire che già non riusciva più a vedere la luce dietro di sé, gli mise un’ansia che si sforzò di non lasciar trapelare.

Procedettero velocemente quanto la loro natura di esseri soprannaturali consentiva, e in relativo silenzio, riuscendo ad arrivare nel fitto della foresta in circa un quarto d’ora.

Il paesaggio era quasi da sogno, tra torrenti e fiumiciattoli cristallini, grandi alberi dalla struttura intricata ricoperti di muschio e innumerevoli tipi di fiori, alcuni dei quali luminescenti…eppure, nonostante l’ambiente selvaggio e paradisiaco allo stesso tempo, né Nightlight né i cherubini sarebbero riusciti ad abbassare la guardia neppure se avessero voluto.

«…come dici? È qui che vivono gli Shoujou? Ah, ecco!» Eve si fregò le mani «magari è la volta che mi faccio offrire del sake!»

«gli Shoujou sono qui per ripiantare di notte gli alberi che vengono abbattuti dagli umani. Che odiano, peraltro» le fece notare una ninfa dell’acqua «almeno che io sappia».

«punto A: non so quanto sono “umana”, considerando che sono nata e cresciuta dove di norma finiscono i morti; punto B: so che di giorno gli Shoujou sono gorilloni beoni col pelo rosso, e adesso È giorno!»

«non berrai proprio un accidenti!» sibilò Nightlight «siamo nel fitto della foresta, e non abbiamo ancora incontrato nessuno spirito…»

«scherza, vero?» disse uno dei cherubini «ma non si è mai guardato attorno, finora? Cosa crede che siano quegli omini bianchi, delle decorazioni?» gli chiese ironicamente, indicandogliene un gruppetto.

“ma come ho fatto a non notarli?!” allibì il guerriero. Folti gruppetti di spiritelli umanoidi con piccoli corpi cicciotti, occhi completamente neri e grosse teste tonde li stavano osservando dai rami più alti degli alberi. Alcuni, ogni tanto, inclinavano il capo emettendo degli strani suoni simili a scricchiolii. «come si chiamano?»

«credo si chiamino Kodama» rispose una ninfa dei boschi «sono spiriti della foresta, vivono solo nelle zone più pure e incontaminate…e tengono d’occhio chi entra, a quanto sembra».

«ehi! Non è mica che potreste dire ad Aiko Shika che vogliamo vederla? Siamo qui solo per questo» non avendo niente di meglio da fare, Hallows aveva deciso di provare ad interpellare i Kodama «ci facilitereste le cose, sapete».

Tutti i Kodama presenti, a quelle parole, emisero quel loro strano scricchiolio per poi svanire.

«li hai fatti sparire. Complimenti. Bell’idea!» sbuffò Nightlight.

«magari sono andati a chiamarla. Nel dubbio, propongo di rimanere qui fermi per qualche minuto» disse lo spirito di Halloween, stratandosi a terra su uno spesso strato di muschio.

«secondo me è un’idea stupida, e i Kodama sono semplicemente scappati» disse Nightlight.

«cocco di mamma, se tu e gli altri avete voglia di continuare ad addentrarvi in un posto che fino a neppure venti minuti fa ti metteva angoscia solo guardare puoi farlo pure, per quel che mi riguarda. Non ho strizza di rimanere sola» mise un braccio dietro la testa, così da appoggiarvela, proprio come se fosse stata in una spiaggia, e chiuse pure gli occhi.

«la lasci perdere, ha qualcosa che non va nella testa» borbottò un cherubino a Nightlight.

«lo so. Purtroppo lo so benissim-attenta!!!»

Una lunga freccia dorata andò a conficcarsi nel terreno, a tre centimetri dalla testa di Hallows. La suddetta accolse ciò giusto degnandosi di riaprire un occhio, senza neppure commentare.

I cherubini sollevarono i fucili, Nightlight la lancia, e le ninfe si strinsero in un gruppo compatto, scrutando tra gli alberi nel tentativo di scorgere l’arciera, senza ottenere risultati concreti.

«non so bene chi siate, o cosa vogliate, ma è bene che voi due, le ninfe e quelle creature vestite di nero ve ne andiate dal territorio di mio padre prima di farvi male».

«non abbiamo intenzioni ostili» chiarì subito Nightlight, lasciando cadere a terra la lancia «se abbiamo sconfinato nel territorio di tuo padre è solo perché siamo in cerca d’aiuto, Aiko».

Non ci aveva messo molto ad intuire chi fosse stato a parlare: quella foresta era una zona appartenente allo Shishigami, un dio dal corpo di cervo, grandi corna di legno ed il volto di un vecchio uomo, ed Aiko Shika era la sua figlia adottiva da circa trecentocinquant’anni, per cui bastava fare due più due.

«è la verità...non avete intenzioni ostili e siete in cerca d’aiuto...ma perché venite a chiederlo a noi?»

«se ti degni di farti vedere in faccia magari te lo diciamo, Katniss» disse Eve, ancora sdraiata sul muschio, giocherellando con la freccia che l’aveva quasi colpita «hai detto che sai che non abbiamo intenzioni ostili, no?»

Inizialmente non si sentì altro che completo silenzio, poi, con un tonfo leggero, qualcuno saltò a terra dal folto degli alberi.

La nuova arrivata era una ragazza di altezza media e dal fisico visibilmente allenato, che appena aveva messo i piedi a terra era tornata ad imbracciare arco e frecce, perché “non si sapeva mai”. Capitava raramente che degli spiriti estranei sconfinassero nel cuore della foresta, luogo in cui gli umani non erano ancora riusciti ad arrivare, e non era mai contenta di vedere gente sconosciuta. Forse era frutto di una vita passata a contatto unicamente col suo padre adottivo, con animali e spiriti della foresta di varia natura, ma stava di fatto che Aiko Shika non era granché socievole con i suoi simili, anche perché era sempre insicura su come dovesse comportarsi con essi. «il mio nome è Aiko, non Katniss» specificò immediatamente, osservando la ragazza sdraiata con uno sguardo serio negli occhi rosati.

«lasciala perdere, non è molto savia» disse Nightlight. Era la prima volta che vedeva quello spirito di persona, e non dal bacile di Manny; notò che i capelli di Aiko, lisci e lunghi fino alle spalle, non erano bianchi come credeva, piuttosto di un biondo così platinato -e innaturale- da sembrarlo. Ad essere coperte di soffice pelo bianco però erano le orecchie che, così come le corna di uno strano marrone-dorato, erano simili a quelle di un cervo.

«ripeto la domanda: chi siete e come dovrei aiutarvi?»

«lei è Eve Hallows, lo spirito di Halloween, e io sono Nightlight, guardia del corpo dell’Uomo nella Luna. Conosci l’Uomo nella Luna?»

«sì. Ogni tanto parla con mio padre» confermò.

«sta rischiando la vita. Delle persone hanno radunato un esercito, vogliono raggiungere la Luna per attaccarlo, e c’è il rischio che ci riescano: ora ci rimane solo un Guardiano su cinque. Due sono stati sconfitti dalle persone che ti ho detto, ed altri due dall’Uomo Nero, che ci ha tenuto a farlo sapere a tutti diramando un comunicato in tutto l’emisfero boreale più di un’ora fa».

Aiko Shika non l’aveva sentito, si trovava in una delle grotte di ghiaccio di Aokigahara inesplorate dagli umani, ma sapeva che Nightlight non mentiva. Suo padre, che l’aveva trovata nella foresta e cresciuta, man mano aveva cambiato la sua natura, trasmettendole tanto dei grandissimi poteri guaritori quanto dandole la possibilità di sapere se le veniva o meno detta la verità. «tu hai ragione su tutto. Ma mi sfugge il motivo per cui dovrei aiutarvi. Chiarisco subito che né lo Shishigami né altri abitanti di questa foresta si muoveranno di qui, per cui eventualmente sarei coinvolta soltanto io» rimise nella faretra di cuoio la freccia che aveva incoccato «trova una valida ragione per cui debba seguirti, che non sia la protezione di qualcuno con cui, personalmente, non ho contatti, o la presenza di uno spirito che nessuno di noi ad Aokigahara ha mai visto, ma di cui abbiamo solo sentito parlare, e che ha attaccato altri».

Nightlight aveva appena iniziato ad organizzare mentalmente il discorso, ma…

«so che a te non frega nulla dell’Uomo nella Luna, dei Guardiani e nemmeno delle persone che hanno dichiarato loro guerra» disse Eve, rizzandosi lentamente a sedere «se è per questo non frega nulla nemmeno a me. Però l’Uomo Nero è un esaltato da ricovero, lo sanno tutti, e adesso come adesso ha a disposizione un potere enorme» bevve qualche sorso di cognac dalla fiaschetta «Pitch non è interessato a voi di Aokigahara, per ora…ma se non verrà fermato in tempo, niente gli vieterebbe di mettersi in testa che schiavizzare tutti gli altri spiriti che ci sono al mondo sia una buona idea, una volta che avrà raggiunto i suoi attuali obiettivi. Non lo conosco personalmente, ma questi pazzi megalomani affamati di potere si somigliano un po’tutti, per cui non mi stupirei affatto».

«Aokigahara si opporrebbe con le unghie e con i denti» dichiarò Aiko, incrociando le braccia davanti al petto, coperto da un top di cuoio e cotone grezzo.

Hallows le rivolse il suo sorriso da Stregatto. «il potere enorme di cui parlavo prima l’ha rubato a Madre Natura. Hai presente Madre Natura? Se Aokigahara si opponesse, Aokigahara con tutti i suoi spiriti potrebbe solo scegliere se essere distrutta da un incendio immane, da un tornado altrettanto immane, da una tempesta di fulmini, o tutto insieme» disse, guardandola dritto negli occhi «so che sai che tutto quel che ho detto è vero».

Cherubini e ninfe si agitarono, borbottando. Nightlight rimase in silenzio, aspettando che Aiko dicesse qualcosa.

«è questo il motivo per cui tu partecipi?»

Eve si stiracchiò. «tra gli altri».

“Altri” di cui Nightlight non sapeva ancora niente, dal momento che non era per il debito contratto con lui, e sui quali si stava facendo un sacco di domande che forse non avrebbero mai ricevuto risposta.

Aiko si mordicchiò il labbro inferiore, riflettendo. Fuori dalla foresta non avrebbe avuto l’appoggio dello Shishigami, né delle altre creature che vivevano lì. Si trattava di andare ad infilarsi in una guerra insieme ad un sacco di spiriti che non aveva mai visto né frequentato, ed era sinceramente spaventata all’idea. «in quanti siamo?»

«centosessantadue in tutto, contro circa duecento persone più un Uomo Nero, ma stiamo ancora radunando combattenti. Puoi rimanere qui con la tua gente, aspettando che la foresta vada a fuoco o meno, oppure unirti all’Armata degli Sfigati e cercare di piantare a Black una freccia nel cuore scongiurando ogni rischio che accada, facendo qualcosa di veramente utile per te, tuo padre e il posto dove vivi».

La ragazza-cervo strinse ancor di più le braccia al petto, con aria nervosa. «non è combattere che mi spaventa, è solo che…» fece un sospiro, decidendo di essere sincera «io non sono mai uscita dalla foresta, non conosco nessuno, non saprei come comportarmi. Io non sono abituata alle…alla…gente. Ecco».

«nessuno di noi mangia vivi gli alleati» cercò di tranquillizzarla Nightlight «e poi…no. Mi piacerebbe dirti che le guerre sono occasioni per fare nuove amicizie, ma è un’idiozia e-»

«idiozia di cosa? Quelli che sopravvivono a guerre e/o battaglie possono diventare amici eccome» lo contraddisse Eve «a me è capitato».

Aiko esitò. «avete…non so, dei consigli da darmi a riguardo?»

«sì, uno: resta viva!» rise Eve «ti divertirai!»

«Hallows, ti ricordo che non andiamo ad una festa!» sbottò Nightlight.

«amore di mamma? Sssh» Hallows gli fece cenno di stare zitto «non rovinare il momento!» si alzò in piedi «sta per dire che ci sta. Vero o falso?»

Aiko aveva come l’impressione che quella ragazza dai capelli rossi sapesse della sua abilità nello smascherare le bugie, che suo padre aveva tenuto segreta alle persone con cui -raramente- parlava. Quando Nightlight aveva detto “non è molto savia”, non aveva percepito quella frase come insincera…ma forse non era neppure completamente matta come lui credeva e, sì, stava proprio per dire che li avrebbe seguiti: suo padre non avrebbe avuto problemi a lasciarla andare, se si trattava del bene della loro casa. «vero».

Hallows restituì la freccia che la ragazza-cervo le aveva scagliato vicino alla sua legittima proprietaria. «appunto. Ebbene, signore e signori, che i settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio!»

Era l’unica a conoscere quei libri, e dunque fu l’unica a ridere come una demente.

Anche se non c’era proprio niente da ridere.

 

 

***

 

 

“è necessario che migliori il mio tempo. Ci ho messo più di venticinque minuti per raggiungere casa…troppi!”

Considerazione che portò Pitch Black a sbuffare seccato. Entrò nel proprio regno e, rapidamente, fece atterrare Onyx accanto al Globo di Ferro. Lo sguardo gli cadde sul tavolo, e quel che vide lo fece sorridere: Shu Yin sembrava aver deciso di fare buon uso della sua biblioteca, consultando qualche libro d’incantesimi. Brava bimba…peccato solo che fosse un po’troppo sciocchina per riuscire a utilizzarli.

“mmmh…” colse un profumo di muschio bianco nell’aria “direi che abbia fatto buon uso anche della vasca nel bagno attiguo alla stanza che lo ho assegnato…ma che diamine?!...

Era una fortuna che si fosse guardato attorno dal momento che la ragazza, con un’aria spiritata estremamente simile a quella della sera prima, sembrava decisissima a raggiungere un’uscita qualunque che la portasse all’esterno, arrivando ad attaccare con dei fulmini gli Incubi che la sorvegliavano.

«SHU YIN!»

Si avvicinò a lei più in fretta che poteva, cercando al contempo di cogliere almeno qualche brandello sensato di ciò che Shu Yin aveva iniziato a gridare all’indirizzo dei purosangue. Non riusciva a capire molto di quel che stesse dicendo, eccetto qualcosa di simile a “devo andare da Jack”, il che poteva significare soltanto una cosa: ovunque fosse Frost, oltre che ad essere stato privato di potere e senno, stava passando un altro brutto quarto d’ora per colpa di chissà chi. Forse proprio di se stesso, tutto era possibile se non si aveva la possibilità di ragionare.

Gioì pensando allo strazio che stava subendo il Guardiano, che aveva ostacolato più di tutti la sua penultima ascesa…ma provò anche dispiacere per la sua nuova figlia, che stava soffrendo insieme a Jack Frost, e desiderio di riuscire ad alleviare le sue pene. Sentimenti che raramente aveva provato da quando era diventato l’Uomo Nero, e che solitamente riservava solo alle persone con cui riusciva a creare un vero legame. Certo, erano passate meno di due settimane da quando aveva rapito la ragazza, ma in quel breve arco di tempo ne erano successe, di cose. “Shu Yin conosce la mia disperazione, ed io la sua”, pensò, mentre le compariva alle spalle bloccandole le braccia.

«possibile che come vado via debba succedere qualcosa?!...attenta con i fulmini!» gridò, evitandone di striscio uno che aveva rischiato di friggergli il naso «Shu Yin, sono io! Sono tornato, sono qui. Qualunque cosa sia posso aiutarti. Fermati! Dimmi che succede!»

Dopo qualche altro momento in cui la ragazza continuò a gridare e divincolarsi, i muscoli rigidi e tesi iniziarono a rilassarsi, e lei a fare lunghi respiri profondi.

«ecco, brava…tranquilla. Tu sei al sicuro. Stai bene e sei al sicuro» allentò la stretta alle braccia di Shu Yin, cercando di aiutarla a tranquillizzarsi ulteriormente parlandole con un tono di voce quasi ipnotico «ci sono qui io, adesso…»

«prima dov’eri…avevo bisogno…» la ragazza chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi così da poter dire qualcosa di più concreto, e quando li riaprì erano colmi di sofferenza «avevi detto che saresti tornato presto! Perché non l’hai fatto? I-io…perché mi hai abbandonata?»

Per qualche strana ragione, Pitch si sentì come se una lama ghiacciata gli avesse appena trapassato il cuore.
Come qualcuno che si rende conto di aver rischiato di commettere lo stesso errore due volte, di non esserci stato nel momento in cui delle persone care ne avrebbero avuto bisogno.

«no, Shu Yin, no. Io non ho abbandonato nessuno, non ne ho mai avuto l’intenzione, credimi! Sono tornato appena ho potuto» bugia. Avrebbe potuto farlo quasi due ore prima, ne era consapevole, e ciò lo fece soltanto sentire peggio «e mi spiace di non essere riuscito a fare quel che dovevo impiegando meno tempo. Ma ora eccomi qui, sono tutto tuo…»

La ragazza si passò una mano sul volto stanco. «sì…scusami, scusami tanto. Può darsi che abbia parlato a sproposito. Lo so che non mi hai abbandonata è solo-»

«hai perso un po’di lucidità, ho capito, non c’è bisogno che specifichi. Lascia stare» la prese in braccio senza sforzarsi minimamente e scese le scale tornando fino al tavolo di pietra, su cui la fece sedere. «cosa succede a Frost?...e il Roipnol che fine ha fatto?»

Il fatto che fosse ancora scossa da tremori non era per nulla positivo e, senza neppure rendersene bene conto, l’Uomo Nero strinse una mano della ragazza tra le sue, come a volerle trasmettere un po’di conforto.

«non lo so con certezza. So solo che c’entra il fuoco. È come se Jack si fosse gettato in un camino o…o qualcosa del genere, non lo so!»

«è possibile. Siamo in inverno, e lui al momento è ancor più propenso a far sciocchezze di quanto lo sia tu» sembrava proprio che Pitch non riuscisse ad evitare di inserire in una conversazione almeno un commento anche solo leggermente malevolo…

«è cominciato un’ora dopo che te ne sei andato, dopo che ho fatto il bagno e ho preso dei libri da leggere. Ho cercato di controllarmi, ma io stavo male già prima, e non riuscivo…alla fine ho preso il Roipnol, e ovviamente mi ha aiutata, ma quando l’effetto è finito stavo esattamente come prima, come mi hai trovata tu!»

«ti direi di prenderne di nuovo, ma non voglio certo che la mia nuova figlia finisca col diventare una drogata, nonostante adesso vada meglio, mi sembra».

«forse va meglio quando sono in compagnia. Può darsi che la presenza di qualcuno mi aiuti a mettere da parte quel che mi arriva da Jack».

«possibilissimo, però io non posso proprio rimanere qui con te, Shu Yin, non posso esserci adesso che…cerca di capire, ho conquistato il Polo Nord, e non mi stupirei se i suoi consimili con relativo esercito tentassero di attaccarmi tra qualche ora, sono impegnato…»

Lo stesso errore con una persona che ricopriva lo stesso ruolo della precedente. Come poteva permetterselo?

«magari potresti portarmi con te…»

«non hai sentito quello che ho detto? Non sarebbe sicuro».

Ma neppure lì lo era, non in quelle condizioni. Avrebbe potuto finire col cadere da uno strapiombo in un attimo di follia, dimentica di poter volare, o farsi male in un modo ancora peggiore. Se accanto a lui si sentiva un po’meglio, come poteva negarle quel minimo di sollievo? E poi, non si era forse impadronito dei globi di neve di Nord -sei, per la precisione- oltre che della sua scorta di liquore? Globi che bastava lanciare dicendo il nome di un posto, o di una persona, per aprire un portale che consentiva di raggiungerlo/a?

Avrebbe potuto portare Shu Yin al Polo Nord con sé, farla andare via appena l’attacco fosse iniziato, e andare a prenderla una volta che avesse ucciso tutti quelli che doveva uccidere. Era fattibile, e gli avrebbe consentito di starle accanto. Rimaneva solo un particolare…

«a pensarci bene potrei anche portarti con me, però non vorrei che finissi per impressionarti delle condizioni dei Guardiani; tu sei sempre troppo buona, e loro non sono messi molto bene al momento. Nord e Calmoniglio non mi hanno ceduto il Polo Nord senza colpo ferire, c’è stata una battaglia che li ha lasciati piuttosto malridotti, e ovviamente sono stato costretto ad incatenarli…»

“tre, due, uno…”

«ma non c’era proprio nessun altro modo?»

…zero.

Prevedibile reazione da persona troppo buona. Se non avesse fatto un commento simile, a Pitch sarebbe parso strano. «immaginavo che avresti detto qualcosa del genere. Un altro modo c’era, avrebbero potuto semplicemente arrendersi, ma non l’hanno fatto, e chi è causa del suo mal pianga se stesso» concluse «sicura di voler venire con me?»

«sì. Sempre meglio che qui da sola».

Black assentì, facendo cenno a Onyx di avvicinarsi, così da poter aiutare la ragazza a salirgli in groppa. Fatto ciò, montò a sua volta sul purosangue, dietro a Shu Yin, come sempre.

«bene. Andiamo!»





*Bone Maiden: il nome con cui Tanith ha chiamato la tecnica utilizzata su Manny deriva da "Iron Maiden"; ovviamente non c'entra nulla con il gruppo musicale, ma col fatto che suddetta tecnica produca risultati simili a quelli ottenuti con la Vergine di Ferro (Iron Maiden, appunto), detta anche Vergine di Norimberga, in epoca medievale.

Rieccomi di nuovo :)
Ho introdotto ben tre nuovi personaggi in questo capitolo, che se non altro svela la risposta alla domanda "chi ha attaccato Manny"?... il motivo per cui Tanith l'ha fatto (noia :'D) avrà indotto molti di voi a dire un "WTF?!!" , ma è un'Ephemeride, e le Ephemerides ragionano in modo strano.
Chi conosce Mononoke Hime avrà riconosciuto il redivivo Shishigami, i Kodama e i gorilloni :) e quanto a Pitch...avrà rovinato i piani a qualcuno, portando via Shu Yin?
Quanto al resto, niente, lascio a voi i commenti,avrei voluto scrivere un mucchio di altre cose ma alle due di notte non mi vengono in mente :'D quindi passo a ringraziare come sempre tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, e mi fanno conoscere la loro opinione, cosa che ovviamente è sempre molto apprezzata e ben accetta :)
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

(che la settantaseiesima edizione degli Hunger Games abbia inizio!)




«foreste, foreste…foreste ovunque!» borbottò Nightlight.

«è molto meno fitta di Aokigahara» gli fece notare Aiko «nonostante abbia un nonsoché di cupo che a casa mia manca».

«infatti è proprio quello il problema» ammise a bassa voce il guerriero «se fosse stato solo per la quantità di alberi, avrei potuto sopportare meglio il tutto. Voglio dirti la verità, Aiko: ho vissuto molto tempo negli spazi aperti, è così tuttora, e li preferisco…»

«…o Katyusha hai fatto tu la pi-scia? Sì Di-mi-trj ne ho fatta cinque li-tri! E-riii tu la pisciona della steppaH, nananà-nana-nanana…!!!»

Il ragazzo socchiuse gli occhi con uno sbuffo nervoso a malapena contenuto. Contrariamente a lui, non aveva mai problemi, quella, tanto che sembrava aver deciso di sfruttare il fatto di trovarsi in un’inquietante foresta russa per mettersi a cantare -leggasi: stonare, latrare, ululare come un lupo col mal di pancia- stupide canzoncine da osteria mentre saltellava, sola in testa al gruppo, guidando tutti nella ricerca della dimora di Baba Yaga. Nightlight non dubitava che nella locanda del Leprecauno potessero far furore, ma quello non era il momento giusto, né tantomeno il luogo.

Sembravano pensarla così anche ninfe e cherubini, che camminavano attorno a Nightlight ed Aiko Shika, chi sbuffando e chi ignorandola parlando a bassa voce coi vicini.

«non è prudente lasciarla andare avanti da sola, non si sa cosa potrebbe trovarsi davanti » affermò la ragazza-cervo, facendo per raggiungere Eve, ma Nightlight le afferrò istintivamente il polso, come volendoglielo impedire.

Pessimo errore.

Con una mossa fulminea, Aiko si liberò della sua presa, gli afferrò il braccio torcendoglielo dietro la schiena. «non so cosa volevi fare, ma guai a te se ci riprovi!» esclamò, mentre diverse creature si girarono ad osservarli allarmate.

«i-io non volevo fare niente di male! Aiko! Lascia!...Aiko!!!» avrebbe potuto liberarsi, ma non voleva rischiare di fare male ad un’alleata in una lotta inutile.

«se la cosa sfocia in rissa, punto una catenina d’oro su Aiko!» commentò Hallows con una risata, continuando a camminare dopo essersi voltata giusto un attimo per dare un’occhiata, imitata da svariati componenti del gruppo.

Purtroppo, o per fortuna, la ragazza lasciò andare Nightlight meno di tre secondi dopo, e non si venne a creare alcun giro di scommesse. «la prossima volta parla, invece di afferrarmi» borbottò, rimettendosi in cammino «siamo rimasti indietro!»

«avresti potuto evitare di torcermi un braccio» ribatté Nightlight, raggiungendola rapidamente «ti pare che io possa avere pessime intenzioni nei tuoi confronti? …non oso immaginare cosa potrebbe accadere se qualcuno tentasse di attirare la tua attenzione ponendoti una mano sulla spalla, allora».

«potrebbero chiamarmi e basta» replicò Aiko, sentendosi rabbrividire per l’aria alquanto pungente. Anche lei, come la maggior parte degli immortali, tollerava temperature “difficili” meglio di quanto facessero gli umani, ma se avesse tentato d’imitare Jack Frost andando in Antartide vestita come lui si sarebbe quasi congelata. Per scendere nelle grotte di ghiaccio, infatti, soleva indossare qualcosa di più pesante di top e pantaloni in cuoio e cotone…e al momento si sentiva una deficiente per non essere andata a recuperarlo prima di partire! «non vedo che bisogno avrebbero di toccarmi».

«beh…si fa. Non c’è nulla di strano» le spiegò il ragazzo «ma forse è stata colpa mia. Sapendo che non sei abituata a relazionarti con le persone, e che per te sono un estraneo, forse avrei dovuto prevedere una reazione un po’...particolare. Scusami».

Aiko abbassò per un attimo lo sguardo, spostando una ciocca di capelli dietro una delle sue candide orecchie da cervo. «scusami anche tu. Sono stata eccessiva. Ma non mi spiego il motivo della reazione che hai avuto, ho soltanto detto di voler raggiungere Eve in testa al gruppo, in fondo».

«non ha bisogno di assistenza di alcun genere, dammi retta. E comunque…» il ragazzo si voltò a guardarla «se posso darti un consiglio, cerca di non attaccarti troppo ad Hallows».

«come mai dici così? Non mi sono “attaccata” » replicò la ragazza, con sincera perplessità.

«ti ha praticamente convinta lei a seguirci, quando prima non sembravi essere molto intenzionata a farlo, ed è con lei che sei salita in moto nella mezz’ora che abbiamo impiegato per arrivare qui, anche se avresti potuto stare con un qualunque cherubino che non trasportasse una ninfa dell’acqua o dei boschi...»

Aiko fece spallucce. «non c’è un motivo particolare per cui l’ho fatto. Lei è una mia alleata, come te, e non mi sembrava che ci fosse qualcosa di male, anche perché è stata Hallows a fare quel discorso dello stringere amicizie in guerra. Se mai posso ammettere che mi ha un po’incuriosita, insomma, le ho scagliato una freccia a tre centimetri dal viso e non ha detto né “ah” né “bah”, non penso sia normale no?» per non parlare del fatto che “capiva le cose”. Aveva capito facilmente cosa dirle e quando dirlo, nonché della sua abilità teoricamente segreta, nonostante Eve non le avesse dato conferma di ciò durante il viaggio.

«e non lo è, ma te l’ho detto che non è molto savia. Per il resto, no, non c’è niente di male nel voler conoscere i propri alleati, ma sono costretto a ripeterti quel che ti ho già detto: non attaccarti a Eve. Non conviene, né vale la pena di farlo. Non ad una persona capace di lasciarne un’altra da sola nel bel mezzo di un combattimento per un’improvvisa voglia di dolci! Lo so per esperienza personale» aggiunse, ed Aiko sentì che era vero «non so perché abbia deciso di mettersi in mezzo, se davvero non è per il debito che ha con me, né lei intende dirmelo, ma questi dubbi hanno solo l’effetto di convincermi ancor di più del fatto che ci pianterà in asso, prima o poi, ed andrà a rifugiarsi nel Mondo degli Spiriti dove nessuno di noi potrebbe raggiungerla, se non da morto! Non le serve stare in questo mondo per fare il suo lavoro da Halloween in poi, può continuare a proteggere il mondo dai fantasmi maligni anche nell’Annwn, e temo che sia quel che farà, se le cose andranno un po’meno bene di come dovrebbero» per quanto potesse lamentarsi, però, c’erano pochi dubbi sul fatto che senza Eve sarebbe stato ancora al punto di partenza!

«se le cose stanno così, perché l’hai cercata come alleata?»

«perché il mio signore aveva parlato di “tutto l’aiuto possibile”, ed aveva incluso anche lei nell’elenco. Ho eseguito gli ordini» le spiegò «anche se non mi piacevano».

«ce l’hai con lei unicamente perché ti ha lasciato a combattere i nemici da solo?»

«...sì».

Era una bugia bella e buona, come Aiko avvertì chiaramente, ma si astenne dal commentare. Non si intendeva di certe cose, ma era arrivata ad intuire che nell’acredine di quel povero -ma molto carino!- ragazzo forse c’entrava anche qualcosa in campo…privato. «capisco. Senti, credo che raggiungerò comunque Hallows lassù in cima: dici che non ha bisogno di assistenza e ti credo, ma non si sa mai».

«ma-»

«tranquillo, non mi ci “attaccherò”» concluse, accelerando il passo per distanziare il guerriero. Comprendeva la riservatezza di Nightlight, e quella che le aveva detto era stata solo una piccola bugia, eppure l’aveva indisposta un po’, forse perché era avvezza a frequentare soltanto creature che non erano in grado di mentire. Era conscia del fatto che i suoi alleati non sarebbero stati puri e onesti come il popolo di Aokigahara, ma le serviva un po’di tempo per abituarsi all’idea.
Forse lei stessa si sarebbe trovata costretta ad imparare a mentire, cosa che al momento non era in grado di fare.

«quanto manca per arrivare da Baba Yaga?» le chiese, una volta raggiunta.

«but we’re gonna stay here, we’re gonna stay here…ah-ah-ah, ah-ah-ah, I know you’re scared tonight…ah-ah-ah, ah-ah-ah…I’ll never leave your side…»

«…Eve?»

«when it all falls, when it all falls down, I’ll be your fire when the lights go out, when there’s no one, no one else around, we’ll be two souls in a ghost town!!!»

Aiko non capiva perchè la stesse ignorando, poi vide i fili che scomparivano sotto i suoi capelli rossi: i famosi “auricolari” dell’ “emmeppiquattro”, immaginò. Così, per attirare la sua attenzione, le pose una mano sulla spalla. Nightlight aveva detto che farlo era normale, giusto?

«uh. Ciao. Che vuoi?» Eve si tolse un auricolare «pensavo fossi ancora con amore di mamma».

«quanto manca per arrivare da Baba Yaga?» ripeté Aiko. Hallows fece spallucce «che vuol dire?»

«vuol dire “boh”. Vive in una casa che viaggia su una zampa di pollo, quindi non è detto che sia dov’era l’altra volta eeeeee infatti non c’è, perché a questo punto avremmo dovuto avvistare l’edificio» disse «quindi tutto quel che possiamo fare è continuare a camminare nei dintorni finché non la troviamo».

«…seriamente?»

«già».

Seguirono un paio di minuti di silenzio, almeno tra loro due, dato che ninfe e cherubini non erano propriamente muti. Hallows riuscì a distinguere la voce di Nightlight che esortava il gruppo a fare più piano, senza venire granché ascoltato.

«perché vuoi combattere?» esordì Aiko all’improvviso.

«prego?»

«ti ho chiesto perché vuoi combattere. È perché lo devi a Nightlight?»

Eve socchiuse le palpebre ed aguzzò l’udito, osservando l’ambiente circostante in cerca di corvi. Una massiccia presenza di quegli uccelli, di norma, segnalava la presenza di Baba Yaga nelle vicinanze…ed i corvi avrebbero informato la strega della loro, di presenza. «naaah! Me ne frego di quel che secondo lui gli dovrei o non gli dovrei. Ne abbiamo già parlato a casa tua, non ti sembra sufficiente?»

«ne abbiamo parlato, ma non lo fai solo per quello. Se l’Uomo Nero si mettesse davvero in testa di schiavizzarci tutti quanti, tu potresti rifugiarti nel Mondo degli Spiriti, vivere lì e salvarti, al contrario di noi».

«verissimo. Il fatto che abbia deciso di combattere non esclude che avrei la possibilità di andarmene e fregarmene, se volessi, né esclude che alla fine potrei decidere di farlo davvero» ammise tranquillamente «non solo sono inaffidabile, ma anche molto egoista, menefreghista, poco empatica e priva di ogni intenzione di migliorare».

Definizione che, stando a quanto percepito dalla ragazza-cervo, non conteneva altro che pura verità. «non c’è di che vantarsi» borbottò.

«non me ne vanto, ma la verità è quello che è, e tieni a mente questo: io non mento mai. Ah, comunque…» si tolse l’ampia felpa nera, comparsa da quando era tornata ad assumere sembianze umane dopo essere stata una civetta -cambiava i vestiti così più o meno ogni volta- e la mise rapidamente sulle spalle di Aiko «tienila, così smetterai di rabbrividire ad ogni folata di vento. Sei una di quelle che sopporta meno il freddo, eh?»

Si stiracchiò e scattò in avanti prima che l’altra potesse dire o fare qualunque cosa ma, se anche non l’avesse fatto, non avrebbe comunque corso alcun rischio a riguardo, perché Aiko era troppo impegnata…a non capirci più niente.

Eve era così inaffidabile e menefreghista che non si faceva scrupoli a piantare in asso i compagni di battaglia, e a proteggere il mondo dai fantasmi maligni dal trentuno ottobre in poi di ogni anno senza ricevere alcunché in cambio; era così poco empatica ed egoista che diceva e faceva tutto quel che le pareva senza curarsi di poter ferire, irritare o mettere potenzialmente in pericolo qualcuno, e da riuscire a tranquillizzarla sulla sua poca esperienza a relazionarsi con le persone capendo che era quel che le serviva, o da cederle immediatamente la sua felpa vedendola rabbrividire appena.
Era così inaffidabile, che non mentiva mai…

Un grido la distrasse dalle sue riflessioni. Sgranò gli occhi dall’iride rosato e corse in avanti. «EVE!!!»

«non vi avvicinate!» gridò al gruppo la rossa che, con sommo sconcerto di Aiko, aveva una lunga freccia profondamente conficcata all’altezza della spalla sinistra «potrebbe esserci dell’altro! Fate attenzione!»

Aiko alzò gli occhi, e fu allora che vide i corvi.

«che succede?!» si fece avanti Nightlight, tutto trafelato.

«hanno colpito Eve con una fre-attento!!!» strillò la ragazza, abbassandosi appena prima di essere colpita dalla sventagliata di quelli che sembravano colpi di un’arma da fuoco automatica, sparati ad altezza uomo.

I cherubini, per tutta risposta, pur restando dov’erano si misero a sparare all’impazzata contro il nulla, mentre le ninfe si strinsero l’una all’altra per proteggersi, e quelle in grado di volare tentarono di librarsi in aria per poter avere un quadro un po’più chiaro della situazione…

«non riesco…»

«nemmeno io!»

«non riusciamo a volare!!!»

«è Heike. Cioè, Baba Yaga!» esclamò Eve, stringendo il pugno destro attorno alla freccia ed estraendola dalla spalla con un gesto deciso, trattenendo un lamento «nessuna creatura magica che non sia uno di quei corvi riuscirà a volare, ed è inutile che voi ninfe proviate ad usare i vostri poteri elementali, non funzionerebbero, così come quelli del resto di noi sono diminuiti. Il sistema di difesa magico si è attivato» rotolò di lato appena in tempo da evitare un’altra sventagliata di mitra, proveniente dal ramo di qualche albero «non conviene avanzare tutti insieme! Almeno due cherubini vengano con noi, e che il resto del gruppo arretri!»

«tu sapevi che ci avrebbero presi a mitragliate e avanzavi cantarellando?!!» gridò Nightlight, raggiungendola insieme ad Aiko procedendo carponi. Due cherubini, come da ordini, li imitarono, evitando per un pelo di essere trafitti da nuove frecce e colpiti da altre sventagliate di mitragliatrici.

«certo, ne ero così ben al corrente da essere rimasta apposta ferma per beccarmi una freccia nella spalla!» disse ironicamente Hallows, per poi dare una violenta spinta al guerriero, evitandogli di essere colpito alla testa da una fucilata «non mi aspettavo di vedere qui questo sistema di difesa. Avrebbe dovuto trovarsi da tutt’altra parte, per quanto ne sapevo».

«e dove?!»

«direi di rimandare le chiacchiere, signori, perché questo non è il momento!» esclamò un cherubino «in che direzione dobbiamo avanzare?!»

«basta seguire i corvi, credo» disse Aiko, cercando conferma da Hallows, la quale annuì «Eve, vuoi che aiuti la ferita a guarire?»

«nah. È stata solo una freccia nella spalla, risparmia per dopo i poteri che ti sono rimasti».

«bene. In marcia a ore undici!» il cherubino di prima armò il fucile.

«anche per forza. La difesa magica non ci permetterebbe di prendere nessun’altra strada, ormai» commentò Eve «o andiamo avanti così, o torniamo indietro: altro non c’è».

«spareremo a tutto quel che si muove. Voi cercate di restare vivi» concluse il cherubino.

«ok, come vuoi, eeeh…come ti chiami?»

«Hebiel».

Si rimisero a camminare in silenzio, con circospezione, cercando di stare nascosti per quanto era possibile sperando di non essere rilevati dal sistema di difesa automatico. Ad un certo punto, dopo circa centocinquanta metri, si ritrovarono tutti insieme nascosti nello stesso cespuglio.

«quanto manca ancora?!» bisbigliò Nightlight «c’è di nuovo mancato poco che finissi col prendere pallottola in testa!»

«pare che la boscaglia inizi a diradarsi laggiù. Dove c’è una maggiore concentrazione di quei corvi con gli occhi bianchi» disse Hebiel «a quattrocento metri da qui, a occhio e croce».

«se continuiamo a muoverci come abbiamo fatto fino ad ora teoricamente dovremmo riuscire ad arrivarci. Da un cespuglio da un altro…» mormorò Aiko.

«non so come dirvelo, ma di cespugli non ce ne sono più» fece notare a tutti Hallows «e se devo essere sincera mi sembra un po’strano che questo, l’ultimo, sia sotto un albero che guarda caso è posizionato al centro del sentiero che stiamo seguendo, e sotto un albero solitario».

«quindi secondo te volevano farci venire proprio qui?» Nightlight si guardò attorno, circospetto.

«avrebbe senso, ci hanno radunati tutti assieme, e siamo un bersaglio facile» disse Hebiel «mitragliate, fucilate, frecce, cos’altro dobbiamo aspettarci, una granata?»

Le orecchie da cervo di Aiko iniziarono a captare qualcosa. «…lo sentite anche voi?»

Tra i cinque, per qualche istante, calò il silenzio più completo.

«sì…in effetti mi pare di sentire una specie di ronzio…» disse Nightlight.

«ha ragione» confermò Hebiel «e diventa sempre più forte!»

La risata di Hallows giunse del tutto inaspettata.

«perché accidenti ridi?!» sibilò Nightlight.

«perché quando ho detto “che i settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio” tutto pensavo meno che di azzeccarci! Aghi inseguitori!!!» rispose, acchiappando Aiko per un polso e correndo via con lei prima che questa potesse far mente locale.

«m-ma che diamine-» Nightlight non riuscì neppure a finire la frase: ben quattro grossi nidi di quelle che sembravano grosse vespe caddero davanti a lui e i due cherubini, assieme alle arrabbiatissime abitanti dei suddetti!

«e lasciami!!!» sbottò Aiko, ormai lontana trenta metri dagli aghi inseguitori «che bisogno c’era? Sono solo vespe! Non attaccano gli…spiriti…» le parole le morirono in gola quando vide che invece gli sciami d’insetti si stavano fiondando su Nightlight e i cherubini, che finalmente si decisero a correre via, urlando come se li stesse inseguendo il diavolo.

«se così non fosse stato, spiegami a che cavolo sarebbe servito mettercele, nonché la mia fuga. Mi sa che ho fatto uno sbaglio a far leggere la trilogia di Hunger Games a Liesel!» Hallows rise ancora, continuando a correre incurante di grida e ronzii.

«credevo che Baba Yaga si chiamasse Heike, e spiegami perché mi hai portata via abbandonando loro!» le ingiunse Aiko.

«se fossero stati furbi, vedendomi correre via avrebbero fatto subito lo stesso, e poi ho urlato “aghi inseguitori”, quindi li ho avvisati. Se ti ho portata via, invece, è perché sei l’unica del gruppo che sia davvero utile: se un misto tra Katniss, una guaritrice e una macchina della verità» ed ecco confermato ciò che Aiko aveva intuito «e teoricamente dovresti avere anche un’affinità con animali e spiriti animali, insomma, niente che non possa fare comodo!»

«questa cosa degli animali in realtà è debole, e comunque-che roba è?!» esclamazione a parte, però, non stette a perdere tempo, incoccando una freccia e scagliandola direttamente nell’occhio di un enorme animale peloso somigliante ad miscuglio tra un orso ed un leone, con un “ché” di antropomorfo, uccidendolo prima che affondasse su lei o Eve le zanne gocciolanti saliva rossastra.

«un ibrido, figliola, un ibrido: proprio come tutti quelli!»

Le grida dei tre poveri inseguiti divennero più forti quando videro sbucare dai lati del sentiero una quantità indefinita di quelle bestie orrende. Nightlight ne trafisse uno con la lancia, per poi riuscire ad uccidere in tempo un ago inseguitore che stava per pungergli il viso.

«SAOL!!!»

Voltandosi, il guerriero vide Hebiel chino sul suo commilitone, che gridava e si agitava con gli occhi strabuzzati, inginocchiato a terra, come se fosse stato preda di chissà quali allucinazioni terrificanti. Vide sulle poche parti scoperte del suo corpo almeno cinque punture. No, evidentemente quelle non erano affatto vespe normali, le vespe normali non facevano impazzire la gente dopo averla punta! «Hebiel, attento!!!» gridò, riuscendo a trafiggere il cuore di un altro di quei mostri prima che questo staccasse la testa al cherubino, il quale, resosi conto di star rischiando grosso e già punto due volte, tramortì il collega e fece per caricarselo sulle spalle, dopo avergli preso il fucile.

«lo porto io!» esclamò Nightlight, cercando con scarso successo di respingere l’assalto delle vespe mentre issava Saol sulle proprie spalle «tu usa bene quel fucile!» gridò. Hebiel annuì, e ripresero la loro corsa, sparando all’impazzata contro tutti gli ibridi che si trovavano davanti.

«e ringraziate che non ci siano anche le scimmie!» Eve corse verso due ibridi, saltò e, claymore alla mano, riuscì a recidere le teste di entrambi. Non si curò degli schizzi di sangue violaceo ed appiccicoso che le investirono il viso, parte del petto e le braccia «raggiungiamo la fine del sentiero!!! Altri cento metri!»

“la fa facile lei, che non deve portare nessuno sulle spalle!” pensò Nightlight, facendo completamente affidamento su Hebiel, il quale cercava di uccidere quanti più ibridi possibile sfruttando entrambi i fucili. Il tutto reso più difficile dal fatto che gli aghi inseguitori tutto avevano fatto meno che mollare la presa.

«quando arriviamo da quella strega di Baba Yaga la prendo a fucilate!!!» urlò il cherubino.

Aiko abbatté tre ibridi, che crollarono a terra con un lamento molto umano. «cinquanta metri!!!»

Hallows tagliò a metà un’altra di quelle bestie, ne sventrò un’altra ancora, ne sgozzò una terza, decapitò la quarta, e…rise. «attenti al sangue di questi cosi! Brucia come il fuoco!»

La ragazza-cervo trattenne il fiato quando vide in che condizioni era il volto di Hallows: il sangue degli ibridi le stava “mangiando” i tessuti come se fosse stato dell’acido. In certi punti si vedeva addirittura l’osso, nonostante il fattore di guarigione! Stesso discorso, ovviamente, valeva per il petto, le braccia, ed i vestiti colpiti. NOn era un bello spettacolo, era vomitevole, ed il fatto che Eve ci ridesse sopra era veramente assurdo.
Si ritenne fortunata a poter colpire a distanza.
Si ritenne ancor più fortunata per il fatto che mancassero ormai meno di quindici metri…

«ahi!» non aveva fatto in tempo a distrarsi un attimo, che venne punta da quattro aghi inseguitori. Cercò di andare avanti, sfruttando i propri poteri per guarirsi, ma la percezione della realtà cominciava già a distorcersi. “devo rimanere lucida, devo rimanere lucida” si ripeté ma mancò clamorosamente l’ibrido che le si parò innanzi, che le lacerò il volto con una zampata, facendola crollare a terra. La sua fortuna fu che Hebiel riuscì a sparare in tempo alla bestia, evitandole ulteriori danni.

«corri!»

Aiko accettò l’aiuto del cherubino per rialzarsi e, facendosi forza, percorse gli ultimi metri prima della fine del sentiero…

Un urlo la fece voltare. Due ibridi avevano attaccato Nightlight, che ora presentava anche cinque punture al volto. Hebiel sparò, facendo esplodere la testa di uno dei due mostri, ma non colpì l’altro neppure di striscio. Nightlight crollò a terra, e Saol con lui…

«hurrrrr…»

L’ibrido cadde, trafitto dalla lancia del ragazzo, ma ora veniva la parte più difficile: rialzarsi!

La nuova puntura di un ago inseguitore non facilitò affatto la cosa. Nightlight iniziò a rivivere tutti i peggiori e più spaventosi ricordi della sua vita, distorti così da essere resi ancor più orribili, e a vivere le proprie più grandi paure, prima tra tutte quella di perdere la guerra e vedere ucciso il suo padrone in tutti i modi più barbari che si potessero concepire.
Manny torturato, decapitato, messo al rogo.
Pitch che uccideva i Lunanoff sotto i suoi occhi.
L’esplosione che aveva scagliato lui e l’Uomo Nero sulla Terra.
I Lunanoff che, con voci che sembravano provenire dall’oltretomba, gli rimproveravano il suo fallimento, prima di deformarsi e ricoprirsi di vesciche violacee che esplosero, accecandolo con un liquido nero…

«Nightlight…Nightlight!»

Gemette. «no, no, basta…io ho fatto quel che potevo, lo giuro…» supplicò, con voce rauca.

«torni in lei. Ne siamo usciti, siamo salvi. Apra gli occhi!»

Confuso più che mai, perché non era possibile che quello potesse essere davvero Hebiel e che quello che arrivava al suo naso fosse odore di biscotti, il ragazzo aprì lentamente gli occhi verde chiaro, sbattendo le palpebre con aria confusa. Quanto tempo era passato, se erano davvero salvi? Cos'era successo? Ricordava solo di aver quasi raggiunto la fine del sentiero...

La prima cosa che vide fu un soffitto in legno. Volgendo appena lo sguardo verso sinistra, vide la finestra da cui filtrava la luce…

«che diavolo ti costava venirmi a dire di chi si trattava, Heike?! EH?!!» l’urlo arrocchito di una voce piuttosto “vecchia” gli trapanò dolorosamente i timpani «sei una strega!!!»

Con un nuovo lamento, il ragazzo girò la testa verso destra.

Due brutte donne, vecchie come mummie, si fronteggiavano una davanti all’altra. Una delle due era leggermente più alta e più in carne, con un gran naso adunco pieno di bitorzoli e bianchi capelli crespi a sbucare sotto il classico cappello da strega…

“la Befana…?”

«ma va? Forse non avresti dovuto cambiare il nome in “Liesel”, ma in “Capitan Ovvio”, sorella».

L’altra invece, magrissima e con candidi capelli radi, lunghi e liscissimi, indossava una tunica nera stracciata e stringeva in maniera quasi convulsa la mano sinistra rinsecchita su cui, circondato di sangue rappreso, c’era un bel buco in via di guarigione. Un corvo, posato sulla sua spalla, gracchiò con visibile cattiveria.

“e questa è Baba Yaga”.

«e comunque non è certo colpa mia se questa malata di mente e relativa compagnia hanno continuato ad andare avanti dopo aver notato che il sistema di difesa era attivo, e che oltre al mio c’era anche il tuo!» continuò Baba Yaga.

«ma tramite i corvi tu sapevi benissimo chi stava arrivando, se me l’avessi detto avremmo potuto evitare di far rischiare loro la pelle!»

«ma anche tu afrefti dovuto dirmi che fei venuta a ftare con tua forella, vecchia mummia che non fei altro!»

Hallows era seduta scompostamente su una poltroncina singola, ed aveva la bocca piena dei biscotti di cui Nightlight aveva sentito l’odore. Il suo volto ed il suo corpo, grazie principalmente ad Aiko, erano tornati integri, ed aveva addosso una nuova felpa nera ancor più larga di quella che aveva ceduto in precedenza alla ragazza-cervo.

«te l’avrei detto, se ti fossi degnata di farti vedere e/o sentire almeno un’altra volta dopo aprile dell'anno scorso, e invece no! Non ti ho vista nemmeno alla locanda del Leprecauno! Pensavo che ti fossi andata a cacciare nell’Annwn un’altra volta, e stavolta senza dirmi perché, bell’amica del cazzo che sei…»

Eve fece spallucce. Nightlight borbottò stancamente qualcosa d’insensato anche per lui stesso, pensando che se non altro Hallows non si rivelava inaffidabile soltanto con lui.

«torniamo alle cose serie: qualcuno vuole degnarsi di spiegarmi come mai siete venuti qui con oltre centocinquanta persone, al momento accampate qua fuori» Heike indicò l’esterno della casa con un gesto stizzito «che io, per evitare le sue lagne» guardò male sua sorella, indicandola «sono costretta a tollerare nonostante qualcuno mi abbia piantato una freccia insanguinata in una mano?!»

Il “qualcuno” in questione era Eve, ed il significato del suo gesto era stato un semplicissimo “così impari” che aveva lasciato allibita Aiko, seduta su una cassapanca: se volevano averle come alleate, aveva pensato, forse piantare una freccia sporca nella mano di una delle due non era il modo migliore…nonostante pensasse che se l’era meritato, se davvero Baba Yaga avrebbe avuto modo di risparmiarli da bestie e vespe e non l’aveva fatto.

«non so se avete sentito l’annuncio dell’Uomo Nero…»

«non vedo come non avremmo potuto!» disse la Befana «ha avuto la sfacciataggine di mandare qui quei suoi cavalli di sabbia. Prima non riusciva a farli parlare, sbaglio?»

Baba Yaga tirò fuori dalla tasca un bulbo oculare dorato con venature rossastre. «o beh…nessuno di essi è tornato da lui».

Hebiel preferì non commentare, e diede da bere al suo commilitone, svegliatosi poco prima di Nightlight.

«non sbagliate» confermò Nightlight con voce leggermente roca «sarebbe una lunga faccenda…se avete sentito, sapete che gli ex dei Guardiani hanno radunato un esercito, e il loro obiettivo è uccidere sia l’Uomo Nero stesso, sia il principe Tsar Lunar» spiegò «hanno già sconfitto due Guardiani. Pitch ne ha sconfitti altri due, e resta solo Sandman che non si sa dove sia…»

«mi risultava che l’Uomo Nero, dopo il suo ultimo delirio di onnipotenza, fosse rimasto debole come il piccolo e inutile rospo che è» commentò Baba Yaga «non mi avevi detto così, Bertha?»

«Liesel! Il mio maledetto nome adesso è Liesel!...e sì, e proprio quel che ti avevo detto…»

«ha rubato i poteri di Madre Natura, e adesso fa il figo con quelli» disse Eve.

«ECCO! Adesso ho capito tutto, e infatti giusto mi chiedevo perché fossi con loro!» esclamò la Befana, trionfante, guardandola. Subito dopo, però, sollevò un sopracciglio in un’espressione simile al rimprovero «Sam, ma la coerenza, in tutto ciò…?»

Aiko le studiò, perplessa. Non comprendeva cosa avesse capito la Befana per esultare in quella maniera -non c’era niente per cui festeggiare nel fatto che Pitch fosse forte- né tantomeno il senso di quell’ultima frase, alla quale Hallows rispose facendo spallucce.

«vabbè. Sia come sia, non possiamo certo lasciar fare all’Uomo Nero quello che vuole, né possiamo lasciarlo fare agli altri» dichiarò la Befana, mettendo le mani sui fianchi «i Guardiani e l’Uomo nella Luna fanno cose buone per i bambini del mondo, e io tengo al benessere di tutti i dolci fanciulli che credono in me, anche se non faccio parte della combriccola!»

«uh-uh. Per non parlare del fatto che, se Babbo Natale dovesse crepare, poi a chi ruberesti i dolci e i giocattoli che porti ai tuoi preziosi marmocchi?» aggiunse Baba Yaga.

«questo. È. Un. Dettaglio» ribatté la sorella, guardandola minacciosamente «non siamo tutti giocattolai e pasticceri, a questo mondo!»

«rubi le cose a Babbo Natale?!» allibì Nightlight.

«oh sì. L’ho pure aiutata, qualche volta» confessò Hallows.

«COSA?!»

Aiko, intanto, si avvicinò ai due cherubini. «tutto bene, sì?»

«sì. Grazie per aver accelerato ulteriormente la guarigione di entrambi» disse Saol «quelle vespe sono davvero terribili»

«quindi che si fa? Eh? Eh?» domandò la Befana.

Baba Yaga brontolò qualcosa d’indistinto che il corvo sottolineò con un “kraaa”, mentre Eve sorrise largamente. «cosa vuoi che si faccia, donna?!» scattò in piedi ed afferrò gli avambracci della Befana, che dal canto suo fece la stessa cosa e, dopo essersi scambiate una breve occhiata, gettarono la testa all’indietro e urlarono…

«GUERRAAAAAAAAAAAAAAH!!!»

“prima Eve non voleva saperne, ora sembra non vedere l’ora di andare in battaglia, io rinuncio a comprenderla” pensò Nightlight, che in compenso capì una cosa fondamentale: la Befana, seppur con una differente morale, era un’altra malata di mente.

«sì! Che bello!» Liesel si mise perfino a saltellare ed applaudire «finalmente l’imbottitura del divano acquisterà un senso!» esultò ancora, prima di lasciare di corsa la stanza.

«non so se te l’hanno detto, ragazzo, ma sei comodamente sdraiato su un divano interamente imbottito di esplosivo al plastico C4» rivelò Baba Yaga a Nightlight, che scattò in piedi con gli occhi sbarrati allontanandosi dal suddetto divano come se si fosse trattato di uno degli ibridi.

«m-ma perché questa cosa?! E poi…insomma, a pensarci bene…Liesel sembra un po’attempata, non so se potrebbe davvero reggere…»

«partiamo immediatamente, vero?»

Nightlight si voltò in direzione della voce, e quasi gli caddero le braccia. Se non fosse stato per gli occhi, di un colore indefinito ma tanto chiaro da sembrare quasi bianco, non avrebbe affatto riconosciuto la Befana in quella donna apparentemente sulla trentina d’anni, alta più di un metro e ottanta, tutta curve, con lunghi capelli color bianco argenteo e vestita tale e quale a Rambo -nonché altrettanto ben armata-: canottiera, anfibi e pantaloni militari.

«loro sono il male, ed io sono la cura!» dichiarò la donna.

«hai visto troppi film con Sylvester Stallone, credimi» commentò Baba Yaga «scenderai davvero in guerra per Guardiani, uomini nella Luna e bambini, o solo perché hai voglia di sparare alla gente?»

«ma per tutte e due le cose, ovviamente!...e tu vieni con me, vero?»

«ma anche no, grazie» la gelò «non ho alcun valido motivo per immischiarmi in questa storia, non m’importa nulla né dei marmocchi né del resto di quella gentaglia. Io sono una strega con tutti i crismi. Detesto la gente, per la maggior parte del tempo. Vivevo da sola fino a quando un mucchio di vampiri non ha invaso la Foresta Nera e sei venuta qui a rompermi l’anima. Fai un po’ due conti».

«kraaa!» concluse il corvo.

«un motivo veramente c’è, lo stesso per cui combatto anch’io: scongiurare il rischio che Pitch, dopo aver vinto tutto, si metta in testa di schiavizzarci» intervenne Aiko.

«ah sì? Davvero? Beh, non vedo perché dovrebbe venire a schiavizzare proprio m-»

S’interruppe quando sentì l’improvviso gracidio di un brutto rospo viscido che la Befana si era fatta comparire in mano.

«noi un paio di motivi li vediamo, Heike» sogghignò Eve. Il rospo scomparve, e Baba Yaga fulminò entrambe con lo sguardo.

«sentite, è una vecchia storia, non ce l’avrà ancora con me per quello!»

«perché, che è successo?» indagò Nightlight.

«niente, è solo che Black, lasciato dalla fidanzata…» precisamente dopo che Cecilia, ancora malconcia al Polo Nord, l’aveva mandato al diavolo «è venuto qui da mia sorella tutto disperato e in cerca di un filtro d’amore. Solo che lei non li fa, i filtri d’amore, ma-»

«gliel’avrò detto in dieci lingue, ma quel deficiente continuava ad insistere, così alla fine mi sono rotta le scatole e l’ho trasformato in un rospo! Lui non concordava ma, a parer mio, avevo migliorato il suo aspetto» commentò Baba Yaga «e di parecchio! E comunque sono stata gentile, è rimasto in quel modo solo per un giorno...»

«allora temo che voi, signora, sareste tra i primi che Pitch verrebbe a cercare se non venisse fermato in tempo» disse Nightlight «l’Uomo Nero è bravo a portare rancore».

«mi lasceresti davvero andare in guerra da sola?»

«sissignora».

«ma sei mia sorella…» insistette la Befana.

«certo, sono tua sorella, ma solo quando fa comodo a te».

La frase tagliente di Baba Yaga, che osservava Liesel con un’espressione dura sul volto rinsecchito, fece calare il silenzio per qualche istante.

«lo sai che non è vero!» sbottò la Befana «e se parli ancora di quel che è successo secoli e secoli fa, allora non puoi più criticare chi porta a lungo rancore!»

«io difatti non ti porto rancore, ti ho solo ricordato questo piccolo dettaglio: sono tua sorella solo quando posso esserti utile, altrimenti tendi a mettere da parte questa cosuccia per farei i tuoi porci comodi! Se non fosse stato per i vampiri, ti saresti mai curata anche solo di venirmi a trovare più spesso?!»

“mi sa che siamo capitati in un altro bel vespaio” pensò Hebiel.

«sì!!! L’ho sempre fatto!!!» gridò Liesel «anche quando TU ti sei trasferita in Russia e non volevi più saperne di me!!! Ti sei forse dimenticata le volte in cui io venivo qui a chiederti di parlare, a scusarmi in tutti i modi, e tu mi lanciavi contro incantesimi di distruzione?!! IO NO!!! Ma venivo lo stesso!»

«ecco, chi è che porta rancore adesso?!»

«vi ricordo che c’è una guerra da combattere, là fuori» intervenne Eve «Liesel, se Heike non vuole venire, rimarrà a casa sua. Da che mondo è mondo, ha tutto il diritto di-»

«rimanere qui ferma ad aspettare che l’Uomo Nero la schiavizzi senza provare a fare qualcosa di concreto?! È assurdo».

«abbiamo i nostri sistemi difensivi!»

«signora, forse non se n’è resa conto ma i sistemi difensivi che avete lei e sua sorella non sono certo come quelli del signor Valentine» disse Saol «la nostra fortezza può reggere a qualunque tipo di attacco, tanto che il signor Valentine ha deciso solo all’ultimo di mandare settanta di noi cherubini come pura e semplice rappresentanza, ma per questo luogo non vale lo stesso» disse con franchezza «io sono solo un soldato qualunque, ma sono dell’idea che chiunque non sia il signor Valentine, se può combattere, è bene che lo faccia».

«ma allora non potrebbe ospitarci tutti Cupido e tenerci al sicuro?» sbuffò la vecchia strega «mi hanno detto che il suo palazzo è immenso».

«ehm…non è fattibile, signora, ospitarvi tutti significherebbe rompere il ritmo del Signor Valentine» disse Hebiel, esitante «sapete, le sue abitudini giornaliere, il suo modo di comportarsi…il ritmo, insomma!»

«ci stai o no?» tornò a domandare la giovane Befana -Rambo, lucidando uno dei fucili che si portava appresso. Baba Yaga lasciò trascorrere oltre un minuto, riflettendo.

«avere di nuovo l’occasione di “rospizzare” Pitch sarebbe divertente» ammise. “e la verità è che, nonostante tutto quel che è capitato, se Liesel dovesse morire in guerra senza che io fossi lì almeno per tentare di evitarlo, difficilmente potrei perdonarmelo” aggiunse mentalmente “solo che ovviamente non glielo dirò nemmeno sotto tortura, altrimenti questa…le dai un dito, e si prende tutto il braccio!”

«quindi…?»

«va bene» sospirò Baba Yaga «parteciperò a questa benedetta-»

«GUERRAAAAAAAAAAAAH!!!»

«…posso ancora cambiare idea! Comunque…avete in mente di reclutare altri?»

«l’idea era di andare nella locanda del Leprecauno per reclutare lui e magari anche un po’della gente nel locale. Se poi beccassimo i Saturnali sarebbe il massimo, il Pinguino nella Luna glieli aveva messi in list-»

«abbi rispetto!» proruppe Nightlight.

«seh, vabbè amore di mamma, quello che vuoi» minimizzò Eve.

«i Saturnali? I “fratelli gemelli” con svariati secoli di differenza e nemmeno una goccia di sangue in comune?» Baba Yaga fece un risolino maligno «buoni, quelli! Vivono in una bugia, ma d’altra parte dovrebbero essere carnevale lui e primo d’aprile lei, sbaglio? Feste in cui è tutta finzione!»

«li giudichi così, e li hai visti solo una volta…» sbuffò Liesel.

“se Baba Yaga ha ragione, è bruttissimo” pensò Aiko, non invidiandoli affatto.

«sia come sia, se ci siamo messi tutti d’accordo, allora si parte. Direzione Irlanda» concluse Nightlight.

«aspetta! Prendo il divano!...»


***

C’era voluto più tempo per tornare al Polo Nord rispetto a quanto ce ne fosse voluto per raggiungere il suo regno, ma passi: se non altro Shu Yin non aveva risentito dell’eccessiva velocità, il che era ottimo, viste le sue condizioni.

Era addirittura tentato di andare a cercare Frost, catturarlo ed imprigionarlo così da impedirgli di farsi dell’altro male ed evitarne alla sua povera dolce ombra. Ci avrebbero guadagnato entrambi, in un certo senso: meno dolore per lei, e la soddisfazione per lui nell’ammirare un Guardiano privo di senno ogni volta che lo desiderava.

In seguito, magari, avrebbe estorto all’Uomo nella Luna il modo per spezzare il legame tra i “doni” e coloro che li avevano ricevuti, se esisteva, così da poter anche torturare Jack senza che Shu Yin ne risentisse.

Forse ciò lo avrebbe aiutato anche con Millaray, una volta che fosse tutto finito. Lei sarebbe rimasta sola, con lui soltanto ad offrirle un appiglio, e se si fosse dimostrata disposta a collaborare per rimettere in sesto la loro relazione avrebbe potuto essere così magnanimo da rimuovere quel legame che Manny le aveva imposto…certo, gli sarebbe dispiaciuto, amava il pensiero di saperla sempre legata a lui, ma era anche dell’idea che togliendole quelle “catene” si sarebbe fatto amare maggiormente.

“dopo, dopo. Una cosa per volta” si disse.

«vieni…ecco, ti aiuto a scendere, vuoi?»

Aveva fatto atterrare Onyx in una stanza adiacente a quella in cui Babbo Natale e Calmoniglio erano prigionieri, ritenendo che, per Shu Yin, un conto fosse sapere che erano malridotti, un altro vederlo con i propri occhi. Stando con lui, ovviamente, avrebbe man mano imparato ad abituarsi a certe cose, ma era bene procedere con un minimo di cautela. Lei lo adorava, e Pitch non voleva rischiare d’incrinare minimamente quel sentimento.

«grazie. È tutto molto…diverso…dall’ultima volta che sono stata qui».

«la struttura non è affatto cambiata, l’ho solo ricoperta d’oscurità per dare un’impronta personale al posto…» due yeti posseduti entrarono nella stanza, e Pitch la vide impallidire. Pessimo segno «sì, ho dato un’impronta personale anche agli yeti. Ho ritenuto che fosse buona cosa procurarmi, anzi, procurarci, qualche nuovo servo. Non stanno male, hanno solo un po’di coscienza in meno, niente di grave considerando che già prima erano poco più di stupidi scimmioni» minimizzò «andate a prendere il liquore» ordinò l’Uomo Nero agli yeti, indicando la stanza accanto «e verificate che le condizioni dei nostri ospiti siano stabili. Le stesse di quando me ne sono andato, diciamo» aggiunse, pensando che l’oscurità non avrebbe permesso a Shu Yin di sentire i lamenti dei Guardiani «se senti il bisogno di sederti, puoi accomodarti lì» disse poi alla ragazza, indicandole un seggio.

«grazie, ma temo che dovrò rifiutare, mi sento più a mio agio in piedi. Mi aiuta a scaricare un po’ tutto quel che mi arriva da Jack» aggiunse Shu Yin, a mo’ di spiegazione «forse ti innervosirebbe vedermi in piedi a camminare…?»

«no, no. Devi fare quel che ti fa sentire meglio, io non avrò problemi a riguardo. Solo una cosa, Shu Yin» le porse una bisaccia nera, creata da lui stesso «vorrei che tenessi questa sempre con te, finché sarai qui. Contiene i globi di neve di Nord» disse «lascia che te ne illustri il funzionamento: se ne prende uno, lo si lancia dicendo il nome del luogo che si vuole raggiungere, o il nome di una persona, ed il globo aprirà un portale magico che ti condurrà rispettivamente nel luogo prescelto, o nella dimora di suddetta persona. Qui ce ne sono sei, e sono tutti quelli che erano presenti qui».

«mmh. Forse non funzionano molto bene…»

«perché dici così?» le domandò, perplesso.

«perché se avessero funzionato, che senso avrebbe avuto che tu venissi da me a cavallo, invece di sfruttare questi?»

«…»

“a volte raggiungo dei picchi di stupidità a cui mi risulta difficile credere!” pensò Pitch “ma che stolto sono stato!” si trattenne a malapena dal fare facepalm, cercando una giustificazione semi decente. «perché…ecco…considerato il loro numero ridotto, non volevo sprecarli per una cosa del genere. Ho pensato fosse meglio lasciarli tutti a te così da consentirti sei fughe rapide, in caso di necessità. Io non ho certo bisogno di fuggire, alla bisogna posso evocare un tornado e sistemare qualunque nemico, ma non voglio che tu corra rischi di alcun genere, come ti ho già spiegato».

«ho capito, e ti ringrazio per la premura nei miei confronti» disse lei, indossando la bisaccia.

«andrà tutto bene, vedrai» cercò di tranquillizzarla «giusto il tempo di togliermi qualche sassolino dalla scarpa, poi saremo tutti contenti. O almeno, lo saremo io, tu, e la tua nuova madre. Ti assicuro che l’adorerai, quando le saranno passati gli intenti omicidi nei miei confronti!»

«può essere anche che invece persistano…»

«ah, macché. Ho fatto degli errori con Mila, questo lo so, ma in fin dei conti anche lei mi ha quasi fatto uccidere, dopo: non siamo forse pari? Ma sì che lo siamo! Tutte le relazioni hanno alti e bassi…e da quattrocento anni a questa parte siamo decisamente nei “bassi”, col culmine di stanotte e ieri sera…ma sono certo che in fondo al cuore lei provi ancora dei forti sentimenti per il sottoscritto» affermò «ed io intendo farle aprire gli occhi su questo. Millaray è stata creata per me, per cui sotto sotto mi amerà sempre, ed io sono disposto a riaccoglierla e perdonarle questa piccola défaillance con Dentolino. Questo è quello che conta».

«può darsi che se le ripetessi queste belle parole» “o meglio, queste perle di follia pura” pensò Shu Yin «comprenderebbe la verità senza troppi problemi. Era un discorso molto ispirato».

«non lo dici per cortesia, vero? Mi è venuto il dubbio. Sei sempre Miss Manners, in fin dei conti…»

«no, ormai ho superato quella fase. Certo, la gentilezza nei miei modi permane, però non sento più il bisogno di fare di tutto per non contrariarti tentando di salvarmi la vita. Ti prendi cura di me, e non credo che tu riesca a fingere così bene una premura che non possiedi, nononstate la tua abilità».

Pitch dovette riconoscere che la ragazza non aveva tutti i torti. Si riteneva un maestro dell’inganno, ma fingere interesse per la salute di altri, se questo non era presente, era qualcosa che andava al di là delle sue capacità. Finiva sempre col tradirsi, tra parole ed atti malevoli. «penso che nessuno dei due abbia più bisogno di fingere alcunché con l’altro» disse semplicemente, accasciandosi sul seggio che avrebbe dovuto essere di Shu Yin. I due yeti che Pitch aveva mandato nella stanza accanto, a quel punto, tornarono con liquore e bicchieri vari, che posarono su un tavolo ricoperto di materia oscura.

«credo che tu abbia proprio ragione».

«ottimo. Shu Yin, già che sei in piedi, sii gentile e riempi due bicchieri» disse l’Uomo Nero, con fare quasi annoiato «ci saranno d’aiuto per ingannare l’attesa, nonché per calmare un po’ la tua angoscia» commentò, osservandola eseguire diligentemente gli ordini.

“la coda di cavallo le dona, ma la preferisco così, con i capelli sciolti” pensò. Iniziò a provare il desiderio di accarezzarli di nuovo.

«può darsi che di questo passo, tra alcol e tranquillanti, finisca per diventare davvero un’ubriacona drogata» sospirò Shu Yin. Pitch fece per ribattere ma, quando lei smise di dargli le spalle, le vide in volto un sorriso un po’stanco, segno che scherzava.

«ah, macché» scomparve nell’ombra e ricomparve a due passi da lei, prendendo in mano il bicchiere che la ragazza gli porgeva «non lo sono diventato io, figuriamoci tu…uhm…»

«che hai?»

«nulla. Mi è solo tornata in mente una cosa» sollevò il bicchiere «un brindisi a te, Shu Yin, che dicevi di capirmi e rispettarmi, e sei riuscita a dimostrarmelo appieno. Dal Re degli Incubi alla sua principessa, salute!» fecero toccare appena i rispettivi calici, e Pitch ne bevve il contenuto in un paio di sorsi «il nostro primo brindisi a Santa Monica, ricordi?» fu scosso da un improvviso brivido gelido che percorse tutto il suo corpo, ma decise di non farci caso.

«certo!» sorrise la ragazza «quella è la sera in cui ho deciso di lasciare che i miei simili La uccidessero, Black xiansheng».

Per un lungo attimo, attonito, Pitch la guardò convinto che l’udito gli avesse giocato un brutto tiro. «c-cosa-»

Un forte dolore che si sparse rapidamente in tutto il corpo, costringendolo a spasmi e crampi che lo fecero crollare a terra, gli fece emettere un grido strozzato. Subito dopo il dolore, un gran freddo iniziò a propagarsi dapprima negli arti, poi nel resto del corpo. Aveva la sensazione che una quantità infinita di lame ghiacciate lo stesse trapassando in ogni dove, e ad ogni colpo, seguito da un’orribile paralisi, perdeva la capacità di utilizzare i propri poteri, nonché la presa su tutta l’oscurità viva con cui aveva ricoperto la Fabbrica di Nord.

Ma non era quello il peggio.

Quanto stava passando a livello fisico gli aveva comunque lasciato sufficiente lucidità da comprendere quel che stavano vedendo i suoi occhi sbarrati, e le parole che stava sentendo.

«si chiamano i “Freddi Baci della Notte”, da quel che mi è stato detto» disse quietamente Shu Yin, osservando una bacca nera ricoperta da minuscoli puntini argentei «una pianta che Lei ha modificato in modo che non morisse nel buio del suo regno, appositamente per far piacere alla sua ex compagna, che aveva tanto insistito per potersi occupare almeno di cose simili…messa così, mi sembra quasi inutile aggiungere che i coniugi Del Sol le mandano i loro saluti, Black xiansheng».

Non poteva essere. Non doveva essere…non era possibile.

Tutti quei sorrisi, il rispetto che gli aveva mostrato, la comprensione, l’essersi impegnata tanto per avvicinarsi a lui e far sì che si fidasse, il sostegno che gli aveva dato nei brutti momenti trascorsi, quelle sue parole sulla fiducia, sul volergli bene, la felice e serena accettazione del ruolo di “nuova figlia” e Principessa Oscura, in un certo senso da lei stessa cercato…la dolcezza e la gentilezza con cui l’aveva trattato, il “tu non sei solo” che gli aveva detto, facendogli pensare che lei non l’avrebbe mai, mai abbandonato…

Era stata tutta una recita di grande professionalità, esattamente come la dolce stupidità che aveva fatto trapelare fino a quel momento, anche nella sua espressione. Shu Yin era molto diversa, adesso: il suo sguardo era freddo come il ghiaccio di colui che avrebbe dovuto essere il suo compagno, oltre che intenso e calcolatore.

Aveva voglia di gridare tutto il dolore, la rabbia e la delusione che lo stavano devastando, ma riuscì ad emettere solo un altro suono strozzato, mentre si sentiva andare in pezzi esattamente come la sera prima. Si era fidato di lei, si era affezionato a lei, mentre la sua “dolce ombra” aveva soltanto aspettato il momento migliore per tradirlo e consegnarlo a chi voleva la sua testa. Non gli aveva mai voluto bene, non per davvero, non provava alcuna affezione o anche solo un minimo di gratitudine verso di lui: gliel’aveva solo fatto credere, e lui, un po’per sua volontà e un po’per necessità, le si era aggrappato credendo fosse la sua ancora di salvezza, quando invece non era altro che una vedova nera che l’aveva intrappolato nella propria tela senza che lui se ne accorgesse.

La sua nuova figlia che lo amava e lo rispettava…


oh sì, su ciò che la tua “nuova figlia” nutre per te non ho proprio dubbi”.

Emily Jane lo sapeva. Lo aveva capito. Aveva anche cercato di avvertirlo, in un certo senso, con quelle allusioni al fatto che “non capisse cose chiare come il sole”.

Lei gli portava rancore, ma almeno lo dimostrava apertamente, senza nascondersi dietro falsi quanto dolci sorrisi.

Riuscì faticosamente a voltare la testa di lato, seguendo con lo sguardo Shu Yin che si dirigeva velocemente verso la porta.

«a-vevi» pareva che riuscisse ancora a parlare, seppur con grosse difficoltà «detto…che mi vo-levi…»

«“bene”?» l’orientale, raggiunta la porta, si voltò a dargli un’ultima occhiata «perdoni la mia scortesia, ma nessuna persona sana di mente potrebbe riuscirci, Black xiansheng, neppure sforzandosi di farlo davvero».

La vide uscire dalla porta.

E poi, buio.


Well, credo proprio che nel prossimo capitolo, oltre che andare avanti con la storia, dovrò anche dare un paio di spiegazioni -ergo: mostrare dei missing moments :D- a quest'ultimo tradimento che ha sicuramente sconvolto tut...ah, ma che sto dicendo? Sono sicura che ve l'aspettavate eccome, dato che i coniugi Del Sol e compagnia hanno avuto oltre un'ora di tempo per fare tutto quel che volevano, prima che Pitch arrivasse da Shu Yin :'D e poi niente, lei lo detesta, ma sapevate anche questo, no?

Mi auguro che i nuovi ingressi (Befana e Baba Yaga) non vi abbiano schifati troppo, anche perché ovviamente continueranno a vedersi anche in futuro xD

Citazioni varie & Credits: Hunger Games -di recente ho riletto per l'ennesima volta tutta la trilogia- con ibridi, aghi inseguitori e compagia bella; la canzoncina da osteria che Eve canta all'inizio, che non so come si chiami ma non mi appartiene, per cui va scritto; l'altra canzone cantata da Eve, ossia "Ghost Town" di Madonna.

Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono/seguono/recensiscono questa storia, sponandomi ad andare avanti. Un "grazie" in ritardo va a vermissen_stern : mi ha suggerito diverse farsi di Mothman nel capitolo precedente, ma ho dimenticato di specificarlo da brava demente che sono.

Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24




Shu Yin chiuse bruscamente la porta alle proprie spalle, concedendosi un paio di secondi per appoggiarvisi contro con un sospiro tremolante.

Lo aveva fatto. Finalmente lo aveva fatto, e da quel momento in poi l’Uomo Nero non sarebbe più stato un suo problema. Avrebbe potuto smettere di comportarsi da bimba stupida, di mostrarsi dolce, sorridente e gentile, di fingere di provare affetto per quel pazzo decerebrato!

Il sollievo che stava provando per aver smesso di recitare, però, non implicava che provasse anche soddisfazione per aver avvelenato Pitch. Non era spietata, gli era grata per esserle stato accanto quando ne aveva avuto realmente bisogno -seppur a modo suo- e il dolore che aveva visto nel suo sguardo quando si era reso conto del suo tradimento era indubbiamente reale, per cui l’attaccamento e la premura che -sempre a modo suo- le aveva dimostrato dovevano esserlo altrettanto…ma tutto ciò poco contava: forse Black non era un mostro completo, ma ciò non lo rendeva una brava persona e, comparando i “pro” e i “contro” alla sua soppressione, non aveva avuto dubbi sul fatto che la quantità dei “pro” fosse maggiore.

L’eliminazione definitiva dell’Uomo Nero avrebbe portato a tutti solo e soltanto del bene, e Pitch stesso era incluso nella lista: a parere di Shu Yin, tra vivere come lui e morire, era meglio la seconda opzione.

Riteneva davvero di star contribuendo alla realizzazione di un vero e proprio atto di pietà verso quella povera, sola, triste, miserevole e sofferente creatura.

Il fatto che sicuramente l’Uomo Nero non sarebbe morto senza dolore era soltanto un dettaglio.

“io ho fatto la mia mia parte. Adesso, che i miei simili facciano la propria!” pensò.

Sarebbe tornata a stare bene, quando loro avrebbero mantenuto il patto con cui, quella stessa mattina, aveva svenduto la vita dell’Uomo Nero…

 

 


:: precedentemente - ore 10.35 ::


 

 

Doveva trovare il modo di fare qualcosa.

Ma cosa? E come?

Forse era davvero al sicuro, ma era anche in trappola. Tutti gli ingressi erano affollati sia dagli Incubi che da quell’oscena massa oscura viva, la quale si muoveva di continuo, ribollendo e scoppiando.

Shu Yin aveva deciso di sfruttare per quanto poteva l’accesso alla biblioteca dell’Uomo Nero, scegliendo alcuni libri d’incantesimi i cui titoli l’avevano incuriosita, facendo sì che quelle non fossero ore completamente perse, ma non era abbastanza.

Iniziò a mordicchiarsi le unghie senza neppure accorgersene. Pitch in giro a far danni e ridurre le sue probabilità di salvezza era una fonte di nervosismo non da poco e, se le condizioni di Jack non erano minimamente peggiorate, non erano neppure migliorate. Non erano passate neppure dodici ore da quando i suoi simili gli avevano tolto il senno e il potere, ma già iniziava a non poterne più…

Un improvviso sentore di muschio bianco, piuttosto forte ed estremamente vicino a lei, attirò la sua attenzione, mettendola immediatamente sul chi vive. Rimase immobile, pur iniziando ad avvertire chiaramente una presenza estranea accanto a sé, ma sollevò leggermente la mano destra dal libro che stava sfogliando, col principio di un fulmine che iniziava a crepitare tra le sue esili dita.

Alla sua destra, su una piccola parte del tavolo di pietra, iniziò a formarsi un sottile strato di brina. Shu Yin socchiuse le palpebre, iniziando a sospettare qualcosa sull’identità della presenza misteriosa, e non fece un plissé quando sullo strato di brina comparve il disegno di una freccia che, senza dubbio, indicava in direzione delle camere da letto. Shu Yin annuì e, pochi istanti dopo, il gelo si sciolse, per poi evaporare.

La ragazza si alzò con quanta più naturalezza possibile, scegliendo un paio di libri a caso da portarsi dietro, e si alzò in volo verso le stanze; in ciò, la presenza profumata di muschio non si allontanò mai da lei, come fosse stata una questione di vita o di morte, e probabilmente era proprio così.

Raggiunse velocemente la camera che le era stata assegnata e, dopo che fu entrata, la porta si chiuse “da sola” alle sue spalle. Shu Yin gettò i libri sul letto.

«non dico che tu abbia sbagliato, questa volta, ma ti consiglio di diffidare delle frecce sugli strati di brina, in futuro».

La ragazza rimase composta, come sempre. «grazie per la dritta, ma ti assicuro che avrei reagito diversamente se non avessi intuito che eri tu, Atticus».

L’uomo alato, finalmente, si degnò di svelarsi alla sua vista, facendole un cenno di saluto. «ho notato il principio di saetta crepitante tra le tue dita, non credere: stavo solo scherzando. Così l’avevi intuito, mh?»

«era la cosa più probabile. Solo chi ha un cristallo come i nostri può entrare qui tanto facilmente, adesso, e del tuo gruppo sei solo tu a conoscermi. E poi…chi altri avrebbe potuto utilizzare il potere rubato a Jack Frost?» aggiunse, piuttosto freddamente «a proposito, non è stato molto gentile da parte vostra rubargli senno e potere, sapendo benissimo quanto male mi avrebbe fatto».

«scusaci. Siamo stati costretti dalle circostanze» mentì parzialmente «in caso contrario ti assicuro che avremmo evitato di darti un dolore, specialmente in considerazione del fatto che la tua non fosse di per sé una situazione facile. Posso assicurarti che siamo veramente dispiaciuti, tutti quanti, nessuno escluso. Aggiungerei un “mal comune, mezzo gaudio” dato che anche Dentolina, al momento, è priva di poteri» e dunque nemmeno lui era esattamente sereno «ma non penso possa importarti, per cui ti rinnovo ancora le mie scuse, e ti comunico che siamo tutti pronti a migliorare le tue condizioni restituendo a Jack il senno perduto».

Shu Yin gioì intimamente alla notizia, sollevata tanto per se stessa quanto per il Guardiano, ma la flebile speranza che fosse venuto a portarla via da quella prigione evaporò come la brina di poco prima. La comunicazione di Atticus Del Sol aveva tutta l’aria di precedere un accordo, per cui decise di andare immediatamente al sodo. «“se”?»

L’uomo sospirò, con aria cupa. «sì, purtroppo hai ragione: le circostanze ci costringono nuovamente ad agire in un modo che ci aggrada ben poco. Se fosse per noi, ti porteremmo via di qui seduta stante, posso giurarlo su quanto mi è più caro…»

“noi?” pensò, vagamente perplessa, dandosi una breve occhiata attorno…e sobbalzando leggermente quando vide una donna seduta a gambe incrociate sul letto.

«buenos dias. Per modo di dire».

“Millaray Adoración” era un nome spagnolo, lei parlava spagnolo, quindi doveva essere Millaray. O Cecilia Del Sol, come si faceva chiamare ora. Della marea d’impressioni e sensazioni che le attraversarono la mente, tutto quel che Shu Yin riuscì a carpire era che l’Uomo Nero aveva immaginato ed ottenuto un tipo di donna “un pochino” al di sopra del suo livello!

«avrei preferito conoscerti in una situación diferente, ma dovremo accontentarci» fece un breve inchino con la testa, sapendo che tra gli orientali non era usanza stringersi la mano «Cecilia Del Sol».

«Shu Yin» rispose prontamente, con un piccolo inchino «è logico presumere che non siate qui per farmi un saluto, e mi spiace dover troncare così i convenevoli dal momento che è piuttosto scortese, ma penso che debba chiedervi di andare subito al sodo, anche perché Pi-»

«cállate! Non dire quel nome, porta sfortuna!» la bloccò Cecilia «chiamalo “Innominato”».

“dire il suo nome porta sfortuna, ma consumare il matrimonio nel suo letto no, mh?” pensò Shu Yin, pur evitando di esprimersi. «potrebbe tornare da un momento all’altro» concluse «cosa devo fare perché restituiate a Jack almeno il senno? Sono pronta a fare tutto quel che è nelle mie possibilità» chiarì immediatamente «sono riuscita a far sì che l’Innominato mi si affezionasse, complici anche le situazioni che voi due avete creato, ma io non lo ricambio affatto: l’ho fatto solo per non riportare danni, e…dirlo è assai poco educato, ma è un pazzo furioso che va fermato il prima possibile» concluse, senza mentire affatto.

Non aveva dato molto credito al “siamo stati costretti dalle circostanze” detto da Atticus riguardo Jack: avrebbero potuto privarlo dei poteri e sbatterlo in un qualunque posto isolato del globo, e non avrebbero avuto problemi, quindi poi tanto “costretti” non erano stati; tuttavia, Atticus, Cecilia e quell’incontro rappresentavano una delle poche possibilità di svolta che le si potessero presentare al momento, dato che i Guardiani erano nei guai e a nessun altro poteva importare di lei anche solo minimamente.

«ottimo, noto que hai capito tutto: io ci ho messo quasi cent’anni di più» commentò Cecilia.

«venti minuti fa, l’Innominato ha avuto la premura di comunicare a mezzo mondo -non per modo di dire!- che ha sconfitto e catturato Nord e Calmoniglio e, se tutti noi non ci arrendiamo, ed io e Cecilia non ci consegniamo a lui, non esiterà ad ucciderli. Inutile dire che, conoscendo il soggetto, farebbe un massacro in ogni caso. L’unica cosa positiva è che ci abbia dato sei ore di tempo per decidere, lasso di tempo dalle dubbie spiegazioni» di cui nessuna incoraggiante «ma poco importa».

Shu Yin si mordicchiò il labbro inferiore, ancor più nervosa e preoccupata di quanto fosse prima. Non conosceva Nord, ma aveva passato i primissimi giorni di vita con Calmoniglio, e non aveva dimenticato quanto il Pooka fosse stato buono e gentile con lei, senza “sfondo” di pazzie e secondi fini. Se c’era qualcuno che non meritava alcunché di male, quello era proprio lui! «è riuscito a mettere in pratica il piano. Prevedibile, vista la quantità di potere di cui dispone».

«già, complimenti per averlo convinto a cedertene parte» buttò lì Atticus «le saette tra le dita non si formano per caso…facendo due più due, temo si tratti di Madre Natura, vero?»

«ditemi cosa devo fare» ripeté Shu Yin, senza rispondere e troncando il discorso sul nascere «non c’è tempo da perdere, specie dopo quel che mi avete detto. Quanto tempo è passato dal comunicato?»

«trentacinque minutos. Abbiamo cercato de pensare in fretta, dato que le alternative non ci piacevano» disse Cecilia, evitando di specificare quali fossero le suddette; subito dopo tese un braccio verso Shu Yin, ed aprì la mano chiusa a pugno, mostrandole quattro bacche nere ricoperte da minuscoli puntini argentei «devi convencerlo a portarti al Polo Nord con sé, y enevenenar l’Innominato con dos de queste: lo sconfiggeranno per noi».

«devo schiacciarle per far uscire il succo, e farlo finire in un bicchiere?»

«abbiamo una Lucrezia Borgia orientale, qui» commentò Atticus «sì, quella è l’idea…se si fida abbastanza di te da farti avvicinare a ciò che beve, beninteso, altrimenti dovremo-»

«ho motivo di credere che si fidi a sufficienza» replicò Shu Yin, mostrando una tranquillità che, in realtà, non provava. Riteneva davvero che Pitch si fidasse abbastanza di lei da farla avvicinare al suo bicchiere, ma come trovare l’occasione? Come crearla, in alternativa? Come avrebbe potuto evitare che se ne accorgesse? Come avrebbe fatto a convincerlo a portarla con sé al Polo Nord, determinato com’era a tenerla al sicuro?!

«meglio, porque l’alternativa es morire todos» disse Cecilia, mentre Shu Yin prendeva le bacche.

«a sentire quel che dice, non tu ed io» la contraddisse la ragazza.

«non c’è da fidarsi de lo que dice» ribatté immediatamente la gitana.

«no, infatti» rincarò Atticus «tornando a noi, presumo sia inutile che ti dica che, prima agisci, meglio è…»

«sì, questo è piuttosto chiaro. Manca solo qualche dettaglio: come può una bacca avvelenare un immortale?» domandò Shu Yin.

«è particolare. C’è un solo esemplare di quella pianta, e si trova proprio qui» rispose Atticus.

«l’ha creata l’Innominato por mi, quando gliene chiesi una de cui potermi prendere cura» aggiunse Cecilia, atona «modificò una pianta de belladonna asì que sopravvivesse al buio. Le bacche que tieni in mano si chiamano Freddi Baci de la Notte…tra le altre cose porque el primo sintomo dell’avvelenamento es un brivido de intenso freddo en todo el corpo».

«ho capito. L’altro dettaglio è: una volta fatto ciò che devo fare, cosa ne sarà di me?»

«Atticus te aveva offerto de unirti a noi fin da subito, entonces que domanda es? Tu starai con noi!»

«come avrebbe dovuto essere sin dal principio» aggiunse Atticus.

«e che ne sarà dei Guardiani? Cosa ne farete?» incalzò Shu Yin.

«dipende tutto quando da loro. Non abbiamo attaccato Dentolina immediatamente, prima le abbiamo offerto di unirsi a noi, o semplicemente la possibilità di starne fuori senza subire danni» le spiegò l’uomo alato «se è andata a finire com’è finita è soltanto perché lei, invece, ha scelto di combatterci. Offriremo le stesse alternative anche a Nord, Calmoniglio e Sandman».

«e se rifiutassero?»

Cecilia fece spallucce. «ci faranno una donazione de poteri per il disturbo, y anche tu avresti la tua fetta. Atticus, vamos» disse la donna, alzandosi dal letto «todo lo que c’era da dire è stato detto, a parte que en bocca al lupo”».

«aspettate!» li bloccò la ragazza «se non dovessi riuscirci?»

«ci devi riuscire per forza, sei l’unica che possa fare qualcosa di concreto, al momento. Ci spiace metterti in questa situazione, sappiamo che non è affatto semplice, ma è la sola strada che possiamo tentare per cercare di salvare la pelle a più persone possibili» disse Atticus «sappiamo anche che non ci devi proprio nulla perché pur avendolo lasciato al suo amico umano ti abbiamo arrecato danno, occupandoci di Frost, e infatti non è per noi che ti chiedo di farlo, ma per il bene di qualunque spirito sul pianeta, come ti rendi bene conto da sola».

«se scoprisse il mio tentativo di avvelenarlo però mi ucciderebbe subito…» obiettò Shu Yin.

«se te scoprisse tu, con aria mas cretina posible, digli que girando aqui hai trovato este bacche tanto carine, non pensavi fossero velenose y volevi metterle en el drink per insaporirlo» Millaray fece spallucce «asì, se non altro, tu ti salveresti».

Non era un’idea malvagia, ammise Shu Yin, specie avendo fatto sì che Pitch la credesse una povera bimba molto idiota: le possibilità che le credesse, se mai gli avesse detto una cosa simile, arrivavano oltre il cinquanta per cento. «può darsi che tu abbia ragione. Mi crede stupida».

«il che è ottimo. Shu Yin, davvero, in bocca al lupo. Ci faremo vivi al Polo Nord quando sapremo che il piano è riuscito» perché, ovviamente, Cecilia avrebbe “sentito” l’avvelenamento con chiarezza «ci vediamo presto, mi auguro».

«me lo auguro anche io. Ah! Ultimissima cosa» li bloccò di nuovo «c’è un motivo particolare per cui profumate tanto di muschio bianco?»

«copre i nostri odori con gli Incubi».

«e non li ha insospettiti lo stesso?»

«vai in un qualunque bagno y guarda saponette y todo el resto. Se es como una volta…muschio bianco, muschio bianco ovunque!» esclamò Cecilia, con un gesto teatrale quanto l’alzata di occhi al soffitto «todo normale! …a presto. Ah, cuando l’avrai avvelenato, digli que gli mandiamo i nostri saluti».

Sparirono prima che Shu Yin potesse domandare loro qualsiasi altra cosa.

Wow. Era solo la seconda volta che parlava con i suoi “fratelli” -con Cecilia solo la prima- e già le avevano affibbiato un’incombenza potenzialmente letale, ma d’altra parte non aveva forse agognato di poter fare qualcosa di più rispetto a leggere qualche libro? Benissimo, era stata accontentata: aveva voluto la bicicletta, e ora doveva pedalare per forza, recitando meglio di quanto avesse mai fatto e muovendosi con quanta più cautela le era possibile, pregando che andasse tutto per il verso giusto.

Dopo aver fatto un bagno caldo al muschio bianco, magari.

 

 


:: ora ::


 

 

«c-che succede?» disse Calmoniglio, con voce debole.

I legacci di materia oscura che lo tenevano prigioniero, per motivi sconosciuti, sembravano allentarsi ogni secondo di più, e l’ombra ribollente che aveva ricoperto -tanto internamente quanto esternamente- ogni angolo della Fabbrica di Nord si stava visibilmente indebolendo: era passata da continui scoppi e ribollii al ritrarsi piuttosto velocemente da pareti e soffitti, ingrigita, gocciolando copiosamente sul pavimento per poi evaporare con uno stranissimo suono che era un misto tra uno sfrigolio e l’ultimo lamento di una creatura morente.

«Aster, cosa vedi?»

Babbo Natale non riusciva proprio ad aprire gli occhi, nonostante gli sforzi: erano troppo gonfi e feriti perché potesse farcela, ma ciò non toglieva che fosse in grado di rendersi conto che era cambiato qualcosa.

«la roba che ci trattiene si ingrigisce, si scioglie e sparisce» sintetizzò Calmoniglio «ma non capisco-»

Riuscì a malapena a drizzare le orecchie quando sentì la porta della stanza aprirsi e, come Nord, non riuscì a produrre che un lamento soffocato quando i filamenti che li trattenevano vennero brutalmente tranciati da larghe lame di ghiaccio “sparate” ad alta velocità, facendoli crollare a terra.

«Calmoniglio!»

Quella voce…era proprio lei, quella povera adorabile ragazza che l’Uomo Nero era riuscito a rapire a causa sua. Era leggermente pallida ma, a parte questo, i giorni trascorsi con Pitch sembravano averle cambiato soltanto i vestiti, neri come la sua lucida massa di capelli.

«Shu Yin?…t-tu come…come hai, Pitch-» s’interruppe, quando lei se lo strinse al petto.

«è a languire nella stanza accanto. È finita. Almeno con Pitch, è finita» mormorò la ragazza, per poi allontanarsi «…mi scuso per la reazione emotiva che ho avuto» disse poi.

«n-no…non è un problema, io…» farfugliò «per tutte le uova, non hai idea di quanto mi dispiace, ti ha rapita per colpa mia!»

«non è colpa tua se lui è un pazzo» ribatté Shu Yin, avvicinandosi a Nord «non dispiacerti, sto molto meglio di quanto stiate voi. St. North xiansheng, può sentirmi?»

Nord emise un breve lamento strozzato. «sì. Io sento bene te, bambina…» mormorò «ma non preoccuparti di me, io starò bene, pensa ad-»

«Calmoniglio, dove vai?»

Il Pooka, rialzatosi più o meno in piedi, si stava dirigendo verso la porta aperta a passi lentissimi, stentati, strascicati e traballanti, ma l’aria del suo volto era decisa, e il suo sguardo durissimo. «ad ammazzare quel bastardo con le mie zampe».

Era felice e sollevato che Shu Yin stesse bene, ma aveva fatto una promessa, e intendeva mantenerla. Non aveva cambiato idea sul fatto che Pitch dovesse essere ucciso, anzi, il nuovo pestaggio che aveva fatto subire a lui e Nord giusto poco prima aveva soltanto rafforzato quella convinzione. Shu Yin aveva detto “è finita”, ma non sarebbe stato così fino a quando Pitch Black non fosse stato definitivamente eliminato.

Era tanto determinato ad agire da non fermarsi a riflettere su come fosse possibile che Pitch, fino a neppure cinque minuti prima pronto a spaccare il mondo, al momento “languisse”.

«no, Aster, sarebbe grosso sbaglio» rantolò Nord, strisciando verso dove, in base alla direzione della sua voce, immaginava si trovasse il suo collega «Pitch è mostro, merita lezione più pesante possibile, ma non puoi diventare assassino solo per colpa sua! Non imboccare strada di odio. Ti prego. È gran brutta idea…»

«è la migliore che abbia avuto da quando Black ha ucciso la mia gente. Non insistere, Nord» replicò cupamente, per poi guardare Shu Yin «e, ti prego, non giudicarmi-» traballò pericolosamente, fin quasi a perdere l’equilibrio «...male anche tu».

Shu Yin gli restituì uno sguardo serio e consapevole. Non aveva idea del motivo per cui Calmoniglio stesse agendo in quel modo, ma sicuramente doveva essercene uno importante se uno come lui, un “buono”, aveva all’improvviso preso una simile decisione. «potresti farlo senza problemi, se dipendesse da me: sarebbe la cosa migliore per tutti».

«non dire così anche tu, non ha bisogno di venire spinto a sbagliare!» riuscì a rimproverarla Nord, nonostante lo sfinimento «se Jack era qui non gli piacerebbe quello che dici».

«Jack non c’è» ribatté Shu Yin, piuttosto freddamente «e, se anche fosse presente, non m’importerebbe niente. Ormai credo di essere ben diversa dalla sua cosiddetta “compagna ideale”».

Il discorso avrebbe potuto continuare oltre ma, improvvisamente, i tre non furono più soli nella stanza.

«brava Shu Yin! Hai fatto un ottimo lav…oh. Salve».

Calmoniglio, con gli occhi sgranati, si voltò “di scatto” per quanto le sue condizioni lo permettevano. «voi?!...»

Atticus -che aveva parlato-, Ljuba, Sandelle, l’ex compagna dell’Uomo Nero e Galaxia: eccoli lì, davanti a lui, tutti e cinque insieme, tranquilli come se stessero andando a una scampagnata e non avessero attaccato Dentolina la sera prima!

Era così allibito da non riuscire a fare altro che rimanere lì fermo ad osservare sia loro che Shu Yin- che evidentemente era in combutta- come uno stoccafisso, muto, pur se non per mancanza di cose da dire: ne aveva talmente tante ad ammassarsi nella sua testa una dopo l’altra che, a momenti, sentiva di essere sul punto di esplodere.

«lui dónde está?»

«stanza accanto» disse Shu Yin, indicando alla propria destra.

«gracias».

C’erano vari motivi per i quali Cecilia era lieta del fatto che Shu Yin fosse riuscita nella sua impresa, tra cui il fatto che suddetta ragazza l’avesse compiuta, da quel che sembrava, senza riportare danni, ma non riteneva di avere tempo e voglia di festeggiare: le interessava soltanto dove fosse Pitch, e di certo non per soccorrerlo.

Si chiese come sarebbe stato rivederlo dopo quattro secoli, ma si rispose anche prontamente: “breve”.

«n-no! Dimenticatevi di uccidere persona, e soprattutto di ucciderla in casa mia!» si fece sentire Nord, provando a rizzarsi almeno in ginocchio e finendo col fallire miseramente «non permetterò a voi due di fare niente del genere, specie dopo quello che avete fatto a poveri Jack e Dentolina! Capito?!»

«non credo che tu sia nelle condizioni giuste per impedircelo, Nicholas».

Nord, avendo gli occhi chiusi, sentendo soltanto le voci di Atticus e Cecilia aveva creduto che, dei “doni”, fossero presenti solo loro due; l’irrigidirsi repentino nel sentire la voce di Ljuba, dunque, fu perfettamente giustificato. «Ljuba…se qui anche tu».

Nessuno dei due sarebbe stato in grado di spiegare cosa stesse provando in quel momento, se qualcuno gliel’avesse chiesto: Ljuba si era trovata a pensare spesso a lui durante gli ultimi secoli, nonostante tutto, e a un certo punto, quella mattina, lo aveva praticamente dato per morto, iniziando ad elaborare anticipatamente l’idea che quell’immenso -ma profondamente buono- omone che aveva amato per cento anni non avrebbe più portato regali ai bambini nella notte di Natale. Non era stato né semplice né bello e, nonostante il ragionamento estremamente cinico sul fatto che uccidendo lui e Calmoniglio Pitch avrebbe facilitato la loro missione, non aveva mai desiderato la sua morte. Era una donna in grado di scindere le proprie priorità dai desideri.

«già».

Nord, invece, era ferocemente combattuto: da un lato c’erano la nostalgia che aveva provato -e provava tuttora- verso la sua ex compagna, e la gioia di sentire di nuovo la sua voce, ma dall’altro c’erano anche la grandissima delusione e la rabbia per quel che aveva fatto ultimamente, come il furto della spada e il litigio che ne era derivato, quello che lei e gli altri avevano fatto a Jack e Dentolina, e tutto il caos a cui avevano dato inizio.

Anche Calmoniglio era più o meno dello stesso avviso di Nord riguardo i sentimenti per la sua ex, ma non lo era affatto per tutto il resto. L’Uomo Nero gli aveva aperto gli occhi, in un certo senso.

«ma tu guarda chi si vede. Non credevo intendessi qualcosa del genere quando hai detto che ci saremmo rivisti, Galaxia» disse, cupo «ma ne parliamo dopo, io ho da fare nella stanza accanto».

Laxie non riuscì a rimanere calma quanto Ljuba, tanto che abbassò le orecchie e si mise a lisciarsi il ciuffo di pelo sulla fronte così da evitare di doverlo guardare in faccia mentre gli si avvicinava. «tu non hai proprio niente da fare, a stento ti reggi in piedi, e non abbiamo certo intenzione di lasciare che salviate l’-»

«io lo voglio morto» disse lentamente Aster «voglio rompergli la testa come una noce di cocco. Quel che avete fatto a Jack e Dentolina è orribile, crudele e squallido, e non sono mai stato per le guerre inutili, ma capisco in pieno i vostri motivi, e su diverse cose avete ragione, anche riguardo Manny, che vi ha creati praticamente schiavi ed ha perseverato nell’errore. E sugli effetti della nomina a Guardiano avrei di che ridire: non mi è piaciuto affatto rischiare di sparire, ad aprile» aggiunse «quattro secoli fa, poi, l’avevate su tutto quanto, nulla escluso; io me ne sono reso conto solo ora, e mi sento profondamente stupido».

Sandelle non riusciva a credere alle proprie orecchie -così come gli altri, intenti a scambiarsi occhiate- tanto che per un attimo credette di aver sentito male. Il Coniglio di Pasqua aveva davvero dichiarato di voler morto qualcuno? Si era per caso rovesciato il mondo? Ci mancava solo che Sandman si mettesse a portare incubi ai bambini, poi sarebbero stati a posto! «aaah…excuse moi, potresti ripetere? Mi sa che ho capito male…»

«tua gente non avrebbe voluto questo, Aster, te lo ripeto ancora» tornò a dire Babbo Natale, con una nota di supplica nella voce.

«non so quel che avrebbero voluto perché, come Pitch mi ha amabilmente ricordato prima, lui si è divertito a sterminarli tutti quanti. Ho tutto il diritto di ucciderlo» aggiunse, guardando Cecilia «e intendo farlo, che vi piaccia o no».

“se è una prova d’attore, Calmoniglio è addirittura più bravo di me” pensò Atticus “ma non credo lo sia. Non è mai stato bravo a mentire, e comunque ha proprio l’aria di chi fa sul serio. Sarà uno in meno a darci problemi, forse?”

«hai ragione, tu tambien avresti todo el diritto de ucciderlo. Lo so, Hijo de puta que non è altro!» sbottò Cecilia.

«vorrei ricordarvi che la persona di cui parlate è ancora a languire nell’altra stanza, ma non so quanto sia consigliabile star qui a perdersi in chiacchiere» intervenne Shu Yin.

«volendo avremmo tutto il tempo di metterci tranquillamente giù a bere un tè e a mangiare biscotti, ma ammetto che occuparmi dell’Innominato preme anche a me, e vista la situazione con te, Calmoniglio, inizio a pensare che un colpo di pistola alla tempia non sia sufficiente» disse Atticus «Ljuba, Galaxia e Sandelle, se volete potete rimanere qui, mentre Cecilia ed io andiamo nell’altra stanza a rendere l’Innominato più inoffensivo di quanto già sia, pur senza ucciderlo» specificò a beneficio di Calmoniglio «è un argomento che merita di essere approfondito, a quanto sembra…almeno riguardo le sue modalità».

«io verrò con voi» disse immediatamente Shu Yin, vedendo che il Coniglio di Pasqua stava per protestare «a verificare che facciate davvero come avete detto. Non perché non mi fidi, ma per far stare più tranquillo te, Calmoniglio: noi due ci conosciamo, sono stata con te nei primissimi giorni della mia vita, ed ho salvato la tua e quella di Nord, quindi ti fidi di me…vero?»

«come potrebbe non fidarsi di una dolce bambina in grado di lanciarci una saetta?» ironizzò Atticus.

«a tal proposito, non sarebbe il momento di fare la nostra parte? Col senno di Jack, intendo» disse Ljuba «Shu Yin ha fatto quello che doveva».

«oui, oui, tu hai perfettamente ragione! Finalement!» sospirò Sandelle, vedendo Ljuba slegare la cordicella dal proprio collo e staccarne un pezzetto «io sono sempre stata contraire a questa cosa, lo sapete…»

«sì, sì, lo sappiamo» borbottò Cecilia, imitando Ljuba, così come fecero anche Galaxia e Atticus. Avevano nascosto in quelle cordicelle il senno di Jack e, spezzandole, esso sarebbe tornato al suo legittimo proprietario. Non il potere però: quello era fuori discussione, per il momento.

Il miglioramento fu tale che Shu Yin non poté trattenere un sospiro di sollievo, e il suo volto riprese rapidamente colore. Finalmente!, pensò di nuovo, sentendo il livello di malessere tornare più che accettabile, specie dopo quel che aveva passato in quelle…oddio, in effetti erano poco più di dodici ore, ma per lei erano state lunghissime.

«immagino che te l’abbiano già detto, ma ci spiace di essere stati costretti a tanto» disse Galaxia.

Shu Yin minimizzò con un cenno della mano. «è tutto a posto, vi ho capiti, tranquilli. Ora però facciamo quel che dobbiamo fare, d’accordo?»

«sì. Andiamo».

All’apparenza Atticus era tranquillo, ma in realtà si sentiva piuttosto in agitazione; non per sé, ma per sua moglie. Si apprestavano a raggiungere uno dei due obiettivi primari, ma sapeva che per lei non sarebbe stato gradevole, a dispetto di quel che voleva, specialmente se, per tentare di “comprare” Calmoniglio, avessero studiato qualcosa di più articolato di un colpo di pistola. Mila avrebbe avuto bisogno di tutto il suo sostegno, e lui gliel’avrebbe dato, come sempre. Lo stava facendo anche in quel momento, silenziosamente, stringendole la mano, sapendo che stava percependo tutto il dolore di Pitch.

Quando Shu Yin li raggiunse si scambiarono un’occhiata d’incoraggiamento, prima di dirigersi rapidamente verso la porta ed uscire, lasciando le loro “sorelle” sole con i Guardiani.

Percorsero speditamente i pochi metri che li separavano dall’altra stanza, ed entrarono altrettanto velocemente.

Due dei tre Insorti, per un attimo, rimasero immobili ad osservare la scena che avevano davanti agli occhi.

“…avrebbe dovuto essere diverso”, pensò, avvicinandosi assieme alle sue consimili.

Atticus aveva immaginato che vedere a terra il suo avversario storico, incapace di muoversi e attaccarli a causa del veleno, sarebbe stato estremamente divertente. Aveva immaginato di far precedere il Furetur da qualche facezia per alleggerire l’atmosfera, di prenderlo in giro, di ridergli in faccia dandogli dello stupido per aver creduto che anche un solo essere in tutto il creato potesse volergli bene così com’era, di uscirsene con qualcosa del tipo “ehi, certo che il tuo letto era proprio morbido”, o stronzate di altro genere.

Non era andata così, perché guardare in faccia l’Uomo Nero gli aveva tolto tutta la voglia di scherzare. Dal proprio punto di vista, il Re degli Incubi riverso a terra in quel modo, immobile, con quell’aria così distrutta, era una “cosa” talmente triste, miserevole e patetica da rendere inutile infierire ulteriormente, e fuori luogo qualsiasi battuta.

Sentì la presa di Cecilia farsi più stretta, come volendo cercare di nascondere il leggerissimo tremore che era iniziato da appena prima che entrassero nella stanza. «va tutto bene?» “nei limiti del possibile, certo” aggiunse mentalmente “specie adesso che Black la sta fissando”.

«sì» rispose la donna in tono neutro, ma con fermezza «certo. Occupiamoci de esta inezia, asì da poter tornare a pensare alle cose serie en santa pace».

Ovviamente Cecilia non era così indifferente come voleva far credere: neppure a lei vederlo così annientato dava la soddisfazione e la gioia vendicativa che aveva immaginato. Non era spiacevole, ma neppure “yu-uuuh, evviva”.

Aveva passato un secolo ad amare quell’uomo, quattro a odiarlo profondamente per quanto l’aveva amato, e il pensiero che a breve sarebbe tutto finito la faceva sentire quasi disorientata.

Pitch era, ed aveva sempre continuato ad essere, una parte importante della sua vita, nel bene e -soprattutto- nel male. Era strano pensare che tra poco non ci sarebbe più stato. L’idea le dava un vago senso di…“vuoto”.

Non voleva lasciar trasparire nulla di tutto ciò, però: non avrebbe ostentato una gioia che non provava davvero, né il disprezzo che invece c’era eccome. Per come conosceva Pitch, nulla più della sua completa indifferenza avrebbe ridotto a brandelli quel poco di cuore arido che gli era rimasto e, no, forse un banale colpo di pistola in testa non era abbastanza, non solo per via di Calmoniglio, ma anche per lei stessa.

«immagino che intendiate privarlo del potere che ha rubato» disse Shu Yin.

«sia del potere que ha rubato que, almeno io, del suo» confermò Cecilia «quasi todo, almeno, poi vi dirò porque».

Pitch, con uno sforzo immane, riuscì a fare un “no” quasi impercettibile con la testa. Quel che stava cercando di dire, però, non era solo “lasciatemi stare”: era “non prendere l’oscurità, o ti renderà ancor più corrotta di quanto tu già sia”. Non aveva mai voluto condividerla con lei proprio per quel motivo, e ora lei gliel’avrebbe rubata, per poi ucciderlo senza remore…come poteva restare così indifferente?! Come poteva guardarlo con quell’aria impassibile, pur avvertendo distintamente il modo in cui stava andando a pezzi?! Come poteva sopportarlo?

Cercò i segni di una qualsiasi parvenza d’interesse sul volto della sua ex compagna, ma non ne trovò alcuno: Millaray lo guardava come avrebbe potuto guardare una mattonella, o che del genere; era qualcosa che gli faceva male più di tutto, anche di vederla mano nella mano con Atticus, o di vedere Shu Yin con loro due.

Aveva tanto agognato di poterla anche solo rivedere, in tutti quei secoli, ma in nessuna delle scene che aveva immaginato lei si comportava come se non lo ritenesse degno neppure del suo odio, e Mila era sempre stata una donna molto “sanguigna”, quando si trattava di esprimere ciò che provava.

«sia chiaro, non lascerò che tu sostenga da sola l’oscurità. No, niente ma!» la bloccò Atticus, vedendo che stava per protestare «se c’è una cosa che sappiamo quasi per certo è che  può rivelarsi pericolosa: non era il motivo per cui non ti concedeva di utilizzarla? Più saremo a dividercela, meno rischi correremo».

«quindi nel discorso sono inclusa anch’io» s’intromise Shu Yin.

«sì, se te la senti. Ah, a proposito di poteri rubati, che fine ha fatto Madre Natura, se poi è lei la vittima del furto?»

«credo l’abbia rinchiusa a Punjam Hy Loo, quando è andato a cercare voi» evitò di dire che a quell’ora, probabilmente, era già evasa, forse assieme a Dentolina, o forse no.

«ottimo. Sta bene dove sta» concluse Atticus, tirando fuori un pugnale e chinandosi su Pitch «…gliel’hai detto che gli mandavamo i nostri saluti, vero?»

«sì, gliel’ha detto, y anche se non glielo ha detto, glielo ha detto! Muévete!»

Atticus, dopo quel “dolce” incitamento, decise di non perdere altro tempo. Senza dire nient’altro, ignorando i deboli tentativi di Pitch di ribellarsi, gli incise delle ferite sia sugli avambracci che sul petto, più profonde rispetto a quelle che aveva inflitto a Jack giusto il giorno prima. Sollevò lo sguardo, fissandolo in quello dell’Uomo Nero giusto per qualche istante e trovando il “ti strapperei le ali” che si aspettava. Ebbe l’impulso di fargli l’occhiolino, ma poi lasciò stare, e tagliò sia i propri palmi delle mani che quelli delle altre. «ci siamo».

Pitch, fino a pochi minuti prima, si sentiva il padrone del mondo, e ora non riusciva nemmeno a ringhiare a Dentolino tutto il suo odio. Era riuscito a perdere tutto un’altra volta, com’era potuto accadere?!

“e tra poco mi uccideran…NO!” pensò “cercherò di convincerla a non farlo! Non può uccidermi, noi due ci apparteniamo, devo solo riuscire a farglielo capire!” era talmente testardo che avrebbero dovuto chiamarlo “il Mulo Nero”, invece che l’Uomo Nero “devo tentare di salvarmi, non posso arrendermi. Devo riuscire a parlarle da solo. Sono sicuro che le cose cambierebbero, a quel punto!” pensò, per poi osservare Shu Yin “tu, traditrice, ingrata, ipocrita bugiarda! Da quanto eri in combutta con loro? Da quanto?! Ti sarai divertita molto nel pugnalarmi alle spalle, vero?! A guardarmi soffrire, e credere a tutto quel che dicevi! Quanto avrai riso, dandomi dello stupido?!”

Quando il rito iniziò davvero, emise un debole lamento. Pitch l’aveva praticato ad altri ma, fino a quel momento, non l’aveva mai provato sulla propria pelle. Non era affatto piacevole sentirsi svuotare velocemente di ogni forza, specie dopo l’avvelenamento subìto.

«ah però! Questo sì che si chiama potere» commentò Atticus, indicando la sfera verde/oro di oltre cinque metri di diametro con un cenno del capo «e non è neppure tutto!» sobbalzò quando, l’istante dopo, il globo luminescente si divise in due ed entrò sia in lui che in Cecilia. Avrebbero dato anche alle altre la loro parte, in seguito «mentre quella…oh, via, non è messo poi così male: il diametro della sfera nera è all’incirca lo stesso di quello della sfera di Frost. Cinque sesti a noi» disse, e buona parte della sfera nera si staccò, scagliandosi contro lui e Cecilia «e uno a te, Shu Yin!» la parte rimanente fece una cosa analoga con la ragazza «chissà se anche Ljuba vorrà condividerla con noi…»

«Atticus! Sus alas!» esclamò Cecilia, indicandolo, l’aria indifferente ormai perduta.

«eh? Cos’hanno le mie…oh. Ecco cos’hanno» fece una breve pausa di silenzio, spiegando le grandi ali che, se fino a poco prima erano verdi sfumate di blu, ora erano nere come pece, identiche a quelle di un angelo caduto «spero che questo colore non ti dispiaccia, temo che rimarrà per un po’».

Ad essere cambiate, in verità, non erano solo le ali, ma anche le iridi, il cui purissimo viola intenso era stato “inquinato” da ombre oscure e pagliuzze dorate attorno alla pupilla; una cosa analoga era accaduta agli occhi di Cecilia, e anche di Shu Yin.

«oh, no, sei bello con qualsiasi…colore…potresti smetterla de fissarmi, por favor?»

Pitch stava cercando di dirle qualcosa, lo vedeva, ma non intendeva certo facilitargli l’opera.

«p…p-parlare…» riuscì a dire l’Uomo Nero con fatica «soli».

Cecilia si incupì, e cercò istintivamente lo sguardo di suo marito. Non per chiedere il suo permesso, ovviamente, ma perché non era sicura se concedere o meno un’ultima conversazione a Pitch fosse una buona idea.

Atticus le si avvicinò, e le prese le mani con delicatezza. «non penso ci siano problemi, se te la senti» la rassicurò «io e Shu Yin possiamo rimanere qui fuori, o tornare dagli altri e sentire cosa intende fare Calmoniglio in futuro e, quando avrai finito, mi spiegherai il motivo per cui abbiamo lasciato a quest’individuo quella quantità minima d’oscurità. Devi solo dirmi cosa pensi sia meglio che io faccia».

Cecilia esitò qualche istante. «vorrei que ci lasciaste soli» disse poi «se tornare da los otros o rimanere simplemente fuori es a tua discrezione».

«d’accordo» disse l’uomo alato, prolungando il contatto tra le loro mani per un ultimo breve attimo, prima di lasciarle, con un sorriso «ci vediamo quando hai finito».

«sarà breve».

Atticus annuì e, subito dopo, uscì dalla stanza assieme a Shu Yin.

Ora, dopo quattrocento lunghissimi anni, Cecilia Del Sol e Pitch Black erano soli.

«dimmi lo que devi dire, se riesci, asì que poi yo possa farla finita con te una volta per tutte».

Non era facile, ma doveva riuscire a parlarle. Doveva per forza, veleno o meno, debolezza o meno, era vitale che lo facesse, e forse quella era l’ultima occasione che gli restava.

«un…a-aiuto almeno…per sedermi…» farfugliò debolmente «s-sarebbe gentile…da parte t-tua, no?» tentò perfino di sorridere amaramente, ma venne fuori soltanto una smorfia strana.

«sederti? Porque? Il posto dei vermi es a terra, a strisciare».

Ecco, ora non aveva più la minima voglia neppure di fingerlo, un sorriso. «m-mi odi…così tanto, m-ma è…assurdo…»

«assurdo, dici? L’unica cosa assurda es que yo non ti abbia già sparato» ribatté lei, incrociando le braccia davanti al petto.

«è stato…un i-incidente!» riuscì ad affermare con una certa enfasi «non t-ti a…avrei mai fatto…d-del…» si interruppe per riprender fiato «male c-consapevolmente…Millaray, io ti…amo, ti giuro che-»

«Cállate! Basta!!!» l’impassibilità che avrebbe voluto mostrare, ormai, era andata a farsi benedire, ma quantomeno ci aveva provato! «siempre a blaterare d’amore, ma tu non hai la minima idea de lo que es davvero!»

«sì che…lo so, e so…anche c-com’è quando…v-viene a mancare, tu…mi avevi p-promesso che…non mi avresti mai a-abbandonato, e invece-» emise una rauca esclamazione sorpresa quando lei lo agguantò per la veste e lo tirò su in ginocchio senza neppure sforzarsi granché, con una mano sola.

«tu tambien mi avevi promesso que non mi avresti mai fatto del male, “e invece…!!!”» gli fece il verso Cecilia, con tutto il disprezzo di cui era capace, per poi scagliarlo brutalmente a terra «…“e invece”!»

«io non volevo…farlo!» disse Pitch, con una nota di disperazione nella voce «n-non ero in me, non…non c-capivo-» il pugno in pieno volto che arrivò a quel punto gli fece emettere solo un debole lamento. Per un attimo diventò tutto nero ma, quando si riprese, il volto di Cecilia fu la prima cosa che vide.

«hai fatto quell’incantesimo solo porque eri geloso senza motivo, senza dirmi nada, y quando sono venuta da te a supplicarti de lasciar stare, tu cos’hai detto?»

«n-non-»

«”distruggere il Natale è più importante di tutto, anche dei rischi che ti faccio correre” ti dice nada?» sibilò Cecilia, con rabbia «“e soprattutto più importate di una dannata stupida inutile donna come te” ti ricorda qualcosa? Eri arrabbiato, ma perfectamente in te…y le mie suppliche de “lasciar andare”, Pitch? Te le ricordi?»

«e-era troppo tardi per-»

«non era troppo tardi. Eri in te quando mi hai dato il primo schiaffo. Fu tanto forte que mi fece cadere a terra».

«n-no, io-»

«eri in te quando me hai strappato el cristallo dal collo, asì que non potessi andare da nessuna parte!!! Dopo hai perso completamente el controllo, è vero, ma solo DOPO!!!»

«Millaray, ti prego…» avviò a dire l’Uomo Nero, ma venne bruscamente interrotto.

«yo tambien ti ho pregato, ma non è servito! Tu volevi punirmi, in qualsiasi modo, y allo stesso tempo non volevi assumertene la responsabilità, da verme vigliacco que sei. Es por esto que non mi hai ascoltata, y hai approfittato della situazione: per potermi venire a dire in seguito que “è stato un incidente”!!!»

Pitch avrebbe voluto riuscire a negare anche questa volta, dirle che si sbagliava, che non era vero, ribadire che era stata una fatalità, ma non ne fu in grado: qualcosa, nelle parole della sua ex compagna, lo aveva colpito in profondità, mettendolo a tacere. Un qualcosa chiamato “verità”.

Una verità che non lui stesso non aveva mai voluto vedere e accettare. Non era in sé quando l’aveva quasi uccisa, tanto che non ricordava nulla di quei terribili momenti, ma se l’avesse ascoltata, se avesse messo fine a quel rito e “lasciato andare”, avrebbe potuto evitare che accadesse il peggio.

La nuova consapevolezza lo sconvolse. Aveva davvero provato il desiderio di punirla? Aveva davvero sfruttato la situazione come una scappatoia? Non l’aveva mai vista in questo modo, non ci aveva mai pensato…eppure era proprio così. Capirlo davvero gli causò la stessa sofferenza lacerante di quando quattro secoli prima, vedendo le proprie mani coperte di sangue, aveva compreso di averle fatto del male.

«yo te ho siempre amato, rispettato, difeso con chi te dava del pazzo pericoloso! Io ho siempre detto que non eri asì!!! Non ci ho mai voluto credere, yo mi fidavo di te!!!» gridò la donna, tremante per tutta la massa di emozioni che la stava sconquassando, con le lacrime che ormai scorrevano impietose lungo le sue guance, così come su quelle scarne dell’Uomo Nero «eri la persona più importante de la mia vita, eri la mia sicurezza, eri lo que contava di più, per me, y tu mi hai distrutta, Pitch, DISTRUTTA!!!» urlò, con la voce piena di dolore.

Erano entrambi così presi da non accorgersi che Atticus, sentendo gridare, era rientrato, restando però a distanza.

Pitch sollevò lo sguardo, incrociando quello di Cecilia. «mi dispiace…mi dispiace tanto, m-ma per favore, dammi…l’occasione p-per fare…per rimediare, io non…ho mentito, ti amo ancora…s-se non mi uccidete f-farò…tutto quello che vuoi, e…prima o poi capirai che…ci apparteniamo ancora!…il d-dannato Toothian è una parentesi» riprese fiato «perdonami!»

Cecilia, inizialmente, non replicò. Si alzò da terra, asciugandosi rapidamente le lacrime col dorso della mano. «el “dannato Toothian” es mio marito, l’uomo que amo, e lo sarà siempre. Ma sì, Pitch…ti perdonerò» ricambiò lo sguardo speranzoso dell’uomo con un’occhiata piena d’odio «una volta que te avremo ucciso!»

Si voltò, corse verso la porta, ma venne intercettata da un’entità calda e muscolosa che la strinse tra le proprie braccia e racchiuse entrambi tra le proprie ali, facendo diventare il mondo nero, morbido e piumoso.

E Shu Yin rimase sulla soglia, ad osservare.



 

 

«non intendo permettere che facciano qualsiasi cosa» Nord provò di nuovo ad alzarsi «non-»

«Nicholas, non è il caso che ti sforzi inutilmente. Guarda come ti ha ridotto quell’urdu, quel mostro che…» si zittì bruscamente, chiudendo per un istante le palpebre per recuperare controllo. Poi, ricoperte le dita di brina, gliele pose delicatamente sugli occhi gonfi «non è molto, ma è meglio di niente».

«je peux t’aider?» disse subito Sandelle, avvicinandosi.

«sì, magari trovando dell’acqua almeno per pulire un po’ le…sono bruciature, queste?» anche. Pitch non si era fatto proprio mancare nulla, a quanto sembrava «da, acqua, insomma».

Una scena analoga stava avvenendo anche tra Calmoniglio e Galaxia, la quale, dopo aver insistito un po’, si stava occupando a sua volta proprio delle bruciature del suo ex compagno.

«non ho bisogno d’aiuto, torneranno a posto pian piano da sole, e spiegami perché ci aiutate se tu, fino a ieri, non volevi neppure avvicinarti a me, per quanto mi detesti!»

«non ti detesto, Aster» trovò il coraggio di rispondergli Galaxia «non l’ho mai fatto. Sono stata molto arrabbiata con te, molto ferita, e se ripenso a quando mi hai rinchiusa mi sento così tuttora» ammise, ignorando volutamente lo sguardo ferito del Pooka «ma da qui a detestarti ce ne corre. Non ti ho mai augurato del male».

«però ci state facendo guerra!» sbottò Nord «e avete fatto del male ai nostri colleghi, quindi dire che non ci volete male è una grande bugia. Come teatrino che hai messo su quando hai rubato spada, Ljuba, e che ci ha fatti litigare tutti. Come hai potuto? Tu sai che non era giusto, come tutta questa cosa che state facendo adesso, questa guerra, combattuta dalla parte dei nemici, quella sbagliata!»

«non esiste una parte sbagliata fino a quando una vince e l’altra perde, e la parte vincente sarà sempre nel giusto, perché è quella che detterà legge. Amavo il tuo idealismo, Nicholas, ma la realtà è molto diversa e, inoltre, non è tutto bianco o nero come credi tu: non abbiamo attaccato immediatamente né Jack né Dentolina, abbiamo dato a entrambi la possibilità di unirsi a noi o restarne semplicemente fuori ma, quando ci sono venuti contro, abbiamo dovuto reagire di conseguenza. Non siamo interessati a farvi del male. Non lo siamo mai stati. Non siete voi i nostri obiettivi».

Quel discorso fu l’ennesima doccia fredda per il Guardiano, che ricordava Ljuba come una persona molto realista, ma non per questo così cinica e dalla morale indefinita. Le cose erano due: o non l’aveva mai vista realmente per ciò che era, o in quattrocento anni la sua personalità aveva subìto dei cambiamenti che non gli piacevano affatto. «e cosa vi ha fatto Manny per meritare di morire?!»

«basta che pensi a quanto dolore devono aver provato in queste ore a causa di quel legame che lui, anche dopo il fallimento del suo progetto, non si è mai degnato di rimuovere» obiettò Calmoniglio e, in quel momento esatto, Nord riuscì a riaprire gli occhi.

«nemmeno io sono d’accordo su legame, è ingiusto che se soffro io soffre anche lei, ma non per questo voglio Manny morto. Ljuba, se in te c’è rimasto ancora qualcosa di donna che ho amato, e amo ancora come e più di mia stessa vita, allora ti prego, ti prego, aiutami a convincere gli altri a fermare tutta questa follia!...e anche tu, Galaxia…coniglia che io ricordo non avrebbe mai voluto guerra. Eri brava persona! E tu, Sandelle?» la piccola donna si strinse nelle spalle, quando Babbo Natale la guardò «tu sei sempre stata buona come pane, hai sempre odiato violenza, anche solo verbale. Cosa c’entri in tutto questo?»

«c’entro parce-que nous sommes una famiglia, et quand decidiamo una cosa tutti insieme, la portiamo a termine tutti insieme» il quinto di senno restituito a Frost, a quanto pareva, era solo un dettaglio «parce-que, se Atticus avesse ucciso l’Innominato, l’Innominato non avrebbe ucciso Sandy mesi fa!» esclamò, con autentico dolore nella voce «et parce que, se l’Homme en la Lune non mi avesse creata con cet absurde lien, io non avrei seriamente rischiato d’impazzire pour ça. Ecco pourquoi c’entro. Io sono ancora la stessa di prima, mais…quand c’est trop, c’est trop!»

“Sandelle che fa un discorso con un senso logico?”

“Sandelle che fa un discorso con un senso logico?”

«ora le ho viste tutte!» dissero in contemporanea Galaxia e Calmoniglio, per poi scambiarsi un’occhiata un po’imbarazzata.

«il resto dell’esercito è qua fuori?»

Laxie, dopo un’esitazione, scosse la testa. «no. In questo caso era inutile portarseli dietro, sapevamo cos’avremmo trovato».

«Shu Yin è stata molto in gamba» aggiunse Ljuba.

«già, cos’ha fatto ragazza a Pitch? Come ha fatto a ridurlo male? Noi eravamo al massimo quando lui ci ha attaccati, ed è finita com’è finita…» mormorò Nord.

«con un paio di bacche velenose di una pianta creata da lui stesso secoli fa, su richiesta di Cecilia. Quando si dice “oltre al danno la beffa”!» disse Ljuba «pare che Shu Yin non vedesse l’ora di riservargli un trattamento del genere, si è dichiarata sin da subito disposta a tutto».

“compagna di Jack avrebbe fatto questo?” pensò il Guardiano, impietrito. Sembrava che le parole di Shu Yin su quanto si era allontanata da quel che avrebbe dovuto essere fossero del tutto vere!

«anche in questo caso la colpa è di Black» dichiarò il Pooka «stare con lui l’ha cambiata, prima era adorabile! E poi mi dicono che non va ucciso!»

«perché infatti non va ucciso!»

«…e ridagli, Nicholas» sospirò Ljuba.

«lui non ha colpa di quello che è diventato, e potrebbe esserci ancora uomo che era un tempo, nascosto da qualche parte, che aspetta solo occasione di tornare fuori! Davvero uccidereste uomo innocente, che ha già sofferto tanto?!»

«la mia opinione sulla sua lacrimevole storia te l’ho già detta, Nord» affermò Calmoniglio.

«lasciare in circolazione una mina vagante solo perché parte della coscienza del generale c’è ancora e torna fuori una volta al mille sarebbe assurdo» borbottò Galaxia.

«lo hai detto come se fosse accaduto davvero…»

«Galaxia, a volte, dimentica ancora l’uso del condizionale» disse immediatamente Ljuba «parliamo di argomenti meno campati per aria, grazie, come per esempio-»

«le sue ali!!!» strillò Sandelle, indicando in direzione della porta; tutti quando videro Atticus, fecero una faccia allibita.

«che c’è? Le ho tinte!» scherzò lui.

«davvero?» domandò Sandelle, con aria confusa, cosa che fece sollevare a tutti gli occhi al cielo…

«m-ma che…idiota».

Beh, quasi tutti. Pitch, legato come un salame con strane corde dorate e trascinato come un sacco di patate troppo pesante, sembrava avere ancora voglia di sputare veleno, nonostante le tracce delle lacrime sul volto. Parte della corda dorata, comunque, si mosse da sola ad avvolgergli parte della testa e tappargli la bocca, così che stesse zitto.

Se Calmoniglio non gli saltò -leggasi: barcollò penosamente- addosso fu soltanto perché Galaxia si accorse in tempo delle sue intenzioni, e riuscì a trattenerlo. «NO, Aster, capisco che vuoi ucciderlo ma non sei il solo, si è parlato di trovare un accordo a riguardo!»

«io gli rompo la testa e voi vi divertite col cadavere, fatto l’accordo!»

«Calmoniglio, questo non è parlare da Guardiano!!!» intervenne Nord, per l’ennesima volta.

«finché mi occupo di mostri che minacciano il mondo io sono un Guardiano» ribatté il Pooka «a proposito, ora che ti sei preso l’oscurità vedi di non diventare ancor più pazzo di Black, Atticus».

«non credo ci sia pericolo. La stiamo già dividendo in tre».

Solo a quel punto Calmoniglio si accorse che sia gli occhi di Shu Yin che quelli di Cecilia erano cambiati. “Shu Yin con l’oscurità?” pensò, avvertendo una morsa allo stomaco, mentre si rivolgeva alla ragazza. «non credo sia stata una grande idea, Shu Yin, sei…sei sicura di…insomma, poter controllare la cosa?»

«avrei dovuto essere la compagna di Jack Frost, per cui sai…niente si sposa meglio col freddo dell’oscurità» rispose Shu Yin, incurante dell’occhiata omicida dell’Uomo Nero.

«quindi ora avete voi potere di Madre Natura! Dovreste restituirlo a sua proprietaria, come tutto il resto» compiendo uno sforzo non indifferente, Babbo Natale riuscì finalmente a rizzarsi in piedi, come a voler fermare la sua ex compagna «e farla finita con tutto, prima che guerra scoppi davvero».

«lo faremo una volta portato a compimento il lavoro» dichiarò Ljuba «una volta concluso il tutto spariremo dalla circolazione e non daremo più noia a nessuno».

«sempre se Nightlight e l’esercito che sta radunando non vi uccidono prima» commentò Calmoniglio. Alla nuova informazione, Cecilia fece una smorfia.

«era prevedibile que Manny non se ne stesse ad aspettare de ser ucciso, ma gracias por la dritta, Guardiano. A tal proposito, ci domandiamo cosa farai dopo que esta cosa aqui» indicò Pitch «sarà morta».

«sì…in effetti hai preso una posizione un po’imprevista, eh!» non spiacevole, dal punto di vista di Galaxia, ma inaspettata.

Calmoniglio iniziò a massaggiarsi la nuca, con aria confusa. «è imprevista anche per me. L’idea di uccidere l’Uomo nella Luna mi sembra sempre sbagliata, però non sono neppure sicuro di riuscire a trovare motivi veramente validi per difenderlo, non dopo tutto quel che è successo. Un conto è proteggere i bambini, un altro proteggere lui, e…e sinceramente non ho voglia di combattere contro di te, Galaxia, non mi va proprio, anche dopo quel che avete fatto a Jack e Dentolina, per orrendo che sia» ammise «non so se rimanere neutrale, o…maledizione, è vero che sai difenderti da sola, so che non hai bisogno della guardia del corpo, ma so per certo che in giro per il mondo c’è gente che, come voi, non scherza; se ti capitasse qualcosa, e non fossi lì almeno per evitarlo, io…sono un po’confuso, ecco» borbottò.

«hai tempo di pensarci mentre uccidiamo Pitch» disse Atticus «ehi, Bunny, mi spiace per com’è andata l’ultima volta che ci siamo visti».

«come no, aspetta che ci creda, amico».

«d’accordo, hai ragione, non mi dispiace. Cecilia, a questo punto penso che possiamo spiegare a tutti il motivo per cui abbiamo lasciato a Pitch un’infinitesimale quantità di potere. Vuoi avere l’onore?»

Mila gli aveva rapidamente parlato di ciò che aveva in mente subito dopo il loro abbraccio, prima di legare l’Uomo Nero con quella corda magica. Doveva ammetterlo, pensava che l’idea di sua moglie fosse una mezza follia, dal momento che avrebbe sofferto con Pitch, ma era stata lei a decidere così, trovando l’idea che una cosa nata nel dolore morisse allo stesso modo fosse piuttosto…catartica, in un certo senso.

«y toglierti el piacere de fare un discorso? Non sia mai!»

Pitch cominciò ad agitarsi per quel poco che riusciva, tentando di fare appello alla suddetta minuscola quantità di potere che gli avevano lasciato, senza ottenere niente di concreto. Non voleva morire, non ne aveva la minima intenzione, non adesso né mai, e non dopo essere stato così vicino a raggiungere il suo scopo, dannazione!

«pfff…grazie» sorrise l’immortale alato, un po’divertito «cercherò comunque di essere breve: l’abbiamo fatto perché non eravamo sicuri se il qui presente Uomo Nero fosse impossibilitato a stare sotto il sole per sua stessa natura o a causa dell’oscurità; in verità pensiamo che la suddetta c’entri poco, se mai solo per averlo corrotto fino a portarlo a questo punto, abbiamo provato a metterci sotto il sole e non è successo nulla, ma non si sa mai. Ora: uccidere Black con un banale colpo di pistola non soddisferebbe nessuno. Per cui, per volontà della stessa Cecilia, e se anche Calmoniglio lo trova adeguato…»  pur provandoci, non riuscì proprio a rinunciare alla pausa drammatica «per tutti i danni che ha arrecato ai presenti e non solo, Pitch Black verrà gettato sotto il sole e lasciato lì finché morte atroce non sopraggiunga, mentre noi staremo a guardare».

Pitch sgranò gli occhi, terrorizzato da ciò che l’attendeva.

Dopo millecinquecento anni, iniziò a prendere in considerazione l’idea di ricominciare a pregare.




Non era mia intenzione dividere la cosa in due capitoli, ma è andata più per le lunghe di quanto pensassi.
Pitch ha avuto il tanto sospirato confronto con la sua ex compagna, ma è andato un po'peggio di quel che pensava, e per il resto...niente, ditemi voi cosa pensate di tutta la faccenda, se avete qualcosa da dire, o voglia di dirla :'D

Scusatemi per il ritardo, cercherò di aggiornare in tempi più brevi, la prossima volta. Grazie a tutti per il vostro sostegno!

_Dracarys_

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


lld25

Immagino che lo abbiate notato da soli, ma ho alzato il rating per avere più...libertà di movimento, diciamo così! :) penso che dopo capirete più o meno cosa intendo dire. Ci tengo a sottolineare che, anche stavolta, dal mio punto di vista quel che ho scritto non è nulla di così tremendo, ma a questo punto, per sicurezza...

Ok, ci risentiamo in fondo :)


Capitolo 25

 

 

 


Le botte.

Il risveglio.

Il rito, il sangue, le preghiere…la debolezza, l’orribile sensazione della coscienza strappata via.

Iniziò ad agitarsi. Era ancora legato, loro erano ancora lì a guardarlo, ma ora le corde si stavano stringendo, più si agitava più gli si avvolgevano attorno come dei serpenti, ed iniziava a sentirsi soffocare, mentre cercava disperatamente di ribellarsi, di parlare…

“non voglio…non voglio!

Il suo bastone, dov’era il suo bastone?! Perché non poteva-

Jack!”

Quella voce…

“Jamie?”

Come poteva essere lì? Non era possibile, lui era fuori da Conca De El Sol, era al sicuro.

Jack, svegliati! Jack, apri gli occhi!

Svegliarsi? Perché, stava dormendo? Allora, se le cose stavano così, era bene che aprisse…

apri…”

«…gli occhi!»

Il Guardiano spalancò gli occhi di botto, e fu scosso da un forte brivido che percorse tutto il suo corpo. Dopodiché rimase immobile per qualche istante, mentre si rendeva conto che ad avvolgerlo non erano corde, ma lenzuola, guardandosi attorno decisamente confuso.
Quel luogo gli era assai familiare, era la stanza di Jamie, ma non riusciva a capire…l’ultimo ricordo che aveva era quello di essere stato legato e derubato dei poteri e del senno dagli Insorti che-maledizione, quelli si erano messi in testa di fare una guerra!!! Doveva trovare gli altri, e…

«Jack? È tutto ok?»

La voce di Pippa si insinuò tra i suoi pensieri sconnessi, riuscendo a raggiungerlo, tirandolo fuori da quel caos di confusione ed ansia in cui era precipitato, e…un momento. Cosa ci faceva lì Pippa?

«Jack?»

Pippa, Caleb, Claude, Cupcake, Monty…e Jamie, ovviamente. Perché erano tutti lì, pallidi e visibilmente angosciati, per di più?

«eh…ragazzi…» si schiarì la gola «cosa mi sono perso?»

I volti dei ragazzini si riempirono, almeno qualche istante, di reale felicità. Jamie gli si avvicinò velocemente, con un gran sorriso incredulo. «Jack, tu…ragazzi, è tornato!!!» gridò, voltandosi verso gli altri ed indicandolo «è tornato!!! Sta di nuovo bene!»

«ma va? Ce n’eravamo accorti anche noi!» ribatté Caleb, con un sorriso.

«Jack, Jack, stai bene, adesso stai bene vero?» farfugliò Monty, sistemandosi gli occhiali con aria imbarazzata per non essere riuscito a mettere in fila decentemente qualche parola.

Frost si passò una mano tra i capelli arruffati, per poi stiracchiarsi. «sì, ora sto bene, a parte un vuoto di memoria lungo non so quanto. Non mi spiego come sono arrivato qui, e…» si guardò attorno in cerca del bastone, come d’abitudine, ma non lo vide da nessuna parte.

«se cerchi il bastone, smetti pure, tanto è inutile» disse Cupcake.

«l’unica cosa che avevi quando ti abbiamo trovato nel bosco erano, beh, quelli» disse Pippa, indicando i bermuda blu che Jack aveva addosso «io comunque avevo deciso di portarti alcuni vecchi abiti di mio fratello maggiore, dovrebbero andarti bene, credo» disse, indicando un mucchietto di vestiti su una sedia.

Jack si rizzò in piedi bruscamente. «grazie per gli abiti e per avermi aiutato, ma adesso, io…ragazzi, non avete idea di quel che sta per succedere, quei pazzi vogliono scatenare una guerra e io devo…» gli morirono le parole in gola quando, osservando le loro facce, capì che probabilmente non aveva detto nulla che loro non sapessero già. Esitò solo un ultimo istante, prima di chiedere conferma «è già iniziato tutto, vero?»
Prima che potessero rispondergli, uno scampanellio improvviso fece voltare Jack, che vide un elfo di Babbo Natale uscire dal bagno con disinvoltura. Aggrottò la fronte. «perché c’è un elfo qui?»

«ecco...ha portato delle notizie stamattina, prima dell’alba» disse Jamie, esitante «una lettera da Babbo Natale e Calmoniglio che-»

Individuata la lettera sopra un comodino, Jack l’afferrò e si precipitò a leggerla, impallidendo sempre di più -per quanto gli fosse possibile-  ad ogni riga.

«Jack-»

«devo andare. Devo aiutarli. Non posso restare qui senza fare niente!» esclamò.

«ehm…non penso che tu possa fare qualsiasi cosa, dato che sei senza poteri» gli ricordò Monty timidamente «e poi c’è un’altra cosa che-»

«non importa!!! In qualche modo devo andare a salvare Dentolina, trovare Sandy, e raggiungere Nord e Calmoniglio prima che lo faccia Pitch!»

Difficilmente sarebbe riuscito a esprimere quanto si sentisse in colpa.
Quando gli altri gli avevano raccontato la storia degli Insorti, e detto che forse avrebbe dovuto incontrare quella creata per lui, se n’era andato via tutto arrabbiato facendo una mezza scenata completamente inutile a Dentolina; non contento di ciò, aveva seguito Sandelle e aveva passato giorni a spassarsela, senza pensare minimamente alle preoccupazioni altrui, i problemi che si sarebbe lasciato alle spalle e le responsabilità trascurate -faccenda di cui era colpevole solo per metà, dal momento che Conca De El Sol era una specie di “isola dei Lotofagi”- finendo soltanto per farsi rubare il potere, cosa che aveva permesso agli Insorti di iniziare l’attacco…e lui non poteva aiutare i suoi amici. Non aveva più neppure il bastone da sbattere in testa a qualcuno.
Era stato così dannatamente stupido!

«è tardi».

L’affermazione di Cupcake lo fece irrigidire. «c-come…?»

«qualche ora fa, Pitch ha inviato un mucchio di Incubi parlanti che hanno avvertito mezzo pianeta del fatto che Babbo Natale e il Coniglio di Pasqua sono in mano sua» gli rivelò, cupa, la ragazzina «e li ucciderà, a meno che i “neosposi”, così ha detto, si consegnino, e che il resto dell’esercito si arrenda. Non abbiamo saputo più nulla da quel momento in poi».

Evitò di aggiungere “per quanto ne sappiamo a questo punto tu e Sandman potreste essere i soli Guardiani sopravvissuti”, ma non c’era bisogno. Frost, vittima della stessa sensazione d’impotenza che aveva provato vedendo morire Sandy mesi prima, iniziò quasi a dispiacersi di aver recuperato il senno…già, un momento: in che modo quel recupero improvviso poteva essere anche solo minimamente coerente, in tutto ciò?! Non capiva che interesse avrebbero avuto gli Insorti a restituirgli la ragione. Idem Pitch, nel caso in cui tutto avesse già preso la peggiore piega possibile.
C’era qualcosa che non tornava...e comunque, di che "neosposi" parlava Pitch Black?! Aveva l'impressione di essersi perso parecchie cose.

«devo almeno andare a cercare Sandman. Anche ammettendo che io non possa fare niente, forse lui…»

«andare a cercarlo dove? Potrebbe essere ovunque nel mondo, e tu non puoi più cavalcare il vento» gli ricordò Jamie.

Più tempo trascorreva, più Jack sentiva di stare impazzendo -non letteralmente- dall’angoscia. «quindi dovrei restarmene qui mentre la mia ragazza e i miei compagni se la vedono con quel branco di pazzi?! Non posso accettarlo!»

«ti capiamo, ma non c’è molto che puoi fare. Anche a noi non piace sentirci così inutili, però non è come la scorsa volta, Jack» disse Caleb «gli Incubi non scherzavano, ma questo è un casino molto più grosso, renditi conto».

Jack avrebbe voluto riuscire a protestare ma, non trovando argomentazioni concrete, si accasciò a sedere sul letto di Jamie. «potete almeno darmi qualche informazione in più rispetto a quello che so già?»

Sempre meglio sprecare tempo così, che col niente assoluto…

 

 

***

 

 

«sei consapevole del fatto che non esistono ancora dietologi per serpenti, vero?»

«che devo dirti, nel caso veda spuntare le maniglie dell’amore diventerò tristezzariana: dieta poco nutriente e poco saporita».

Quando Mothman le aveva detto di tornare da dov’era venuta, Tanith aveva capito immediatamente di dover andare di nuovo al Polo Nord. I fatti che erano seguiti avevano dimostrato che la sua interpretazione era stata corretta, ed ora, placidamente avvolta attorno all’Uomo Falena -il quale era in piedi su una torretta posizionata sopra il portone principale della Fabbrica di Nord- si apprestava a seguire con interesse ciò che stava per verificarsi appena fuori dalle mura.

«sei davvero così poco interessata alla sorte del tuo snack preferito? Niente più Uomo Nero per merenda…quando si dice la fine di un’era. Da quanto tempo è che gli stai appresso? Oltre millecinquecento anni, se non erro».

Il sorriso che fece Tanith le avrebbe conferito un’espressione dolce, se non fosse stato per il modo in cui osservava il suo “snack preferito”, di cui stava assorbendo il dolore anche in quel preciso istante. «Kozmotis Pitchiner, Pitch Black. L’ho visto nascere. Ero nelle vicinanze quando sua madre stava partorendo, e già che c’ero…sai, neppure le donne della Golden Age partorivano senza dolore» fece spallucce «fu pura casualità. Poi ho assistito alla sua ascesa come Lord Alto Generale delle Galassie -in quel periodo sembrava invulnerabile a dolore, tristezza e sentimenti negativi in genere, pur essendo in guerra- e infine ho favorito la sua caduta» il sorriso dell’Ephemeride si allargò leggemente «certo, Pitchiner stesso ha fatto da solo il grosso del lavoro, ma difficilmente sarebbe stato possibile, se non avessi detto ai suoi nemici dove aveva nascosto moglie e figlia. Non parlo solo dei Dream Pirates, che hanno fatto il lavoro sporco: nonostante quel che si crede, alcune nobili famiglie della Golden Age non erano buone e carine come hanno fatto credere a tutti. Una in particolare».

Sembrava una storia piuttosto lunga, ma Mothman la conosceva già, proprio per bocca di Tanith stessa. «tutto perché tu e le altre volevate mangiare. Che ingorde!»

«oh, ma fu tutta colpa sua. Come disse la mia “amichetta” arciduchessa di allora, “l’avremmo lasciato tutti in pace, se invece del generale avesse scelto di fare il cameriere”».

«non fa una piega» commentò Mothman, forse ironicamente, forse no «lei doveva essere una personcina adorabile».

«proprio come me» confermò Tanith «per essere un’Ephemeride le mancava solo…beh, la razza. Mh. Si direbbe che ti abbiano visto».

La donna serpente aveva perfettamente ragione: in quel momento sia gli Insorti, sia i Guardiani, che Pitch, stavano guardando proprio lui. Non che Mothman temesse minimamente chiunque di essi, potendo diventare intangibile nessun colpo lo avrebbe raggiunto…

«BONJOOOOOOOOUR!!! Toi, lassù!»

«Sandelle, zitta!» sbottò Galaxia «ignoralo. Fai finta che non ci sia».

«fare una cosa del genere sarebbe estremamente scortese» ribatté Shu Yin, sistemando la bisaccia contenente i globi di neve, che non si era ancora tolta di dosso.

«scortese ma molto saggia» puntualizzò Calmoniglio «l’Uomo Falena non ha mai fatto del male a nessuno, non di persona, questo lo riconosco, ma se è noto come “portatore di sventura” un motivo ci deve pur essere».

«può darsi che sia qui per Black xiānsheng, in fin dei conti sta per morire».

Le corde dorate con cui Pitch era tuttora legato gli impedivano anche di parlare, motivo per il quale non poté neppure maledire quella lurida traditrice come avrebbe voluto.

O anche solo chiederle perché, dopo tutto quel che avevano passato insieme, aveva deciso di fargli fare una fine del genere.

Di chiederle se in lei c’era qualcosa di umano.

Stava per morire. Dopo millecinquecento anni di esistenza come Uomo Nero, di pochi momenti gloriosi e molti di sofferenza, dopo aver perso tutto e toccato il fondo, dopo essere risalito solo per finire col cadere ancor più in basso, tutto avrebbe avuto termine.

Parte di lui, quella che preponderava, non intendeva arrendersi. Non voleva morire in quel modo, non doveva finire così, c’erano ancora tante cose che doveva fare, tanto potere da accumulare, i Secoli Bui da riportare in auge, per non parlare del fatto che il Re degli Incubi non poteva perdere la vita in modo così indegno!
Un’altra parte di lui, però, la stessa che aveva “urlato” quando aveva attaccato Emily Jane, sembrava accogliere tale prospettiva quasi con sollievo. Era come se, tra continuare a vivere così e morire, trovasse la seconda opzione più appetibile. Come un “grazie, non ce la facevo più”…

«non fatelo. Che c’è Uomo Falena qui non è niente di buono, forse significa che state sbagliando, siete ancora in tempo per fermarvi!»

«era qualcosa che andava fatto da molto tempo, e tu lo sai. È inutile che insisti, Nicholas».

Nord aveva davvero una gran voglia di urlare. Ljuba si era presa cura di lui da quando era tornata, il che era positivo, ma aveva detto e fatto diverse cose a suo avviso del tutto sbagliate, cose che lo avevano inquietato, a tratti quasi inorridito, e non lo aveva minimamente ascoltato quando aveva tentato di dissuaderla.
Motivo per il quale ora i lunghi capelli biondo platino della donna erano sfumati di nero da metà lunghezza fino alle punte, e i chiarissimi occhi verde-azzurri erano stati “inquinati” dalle stesse ombre e pagliuzze dorate che avevano inquinato quelli di tutti gli altri Insorti, nessuno escluso.
Sandelle era stata quella che, più di tutti, aveva esitato prima di accogliere l’oscurità dentro di sé. Il motivo ovviamente era da ricercarsi nelle sue stesse origini, era stata creata come compagna perfetta per l’ “avversario naturale” di Pitch e relativi poteri, ma aveva finito per cedere come sempre, anche solo per alleggerire il carico sulle spalle dei suoi compagni; ben pochi fili dorati, dunque, erano rimasti tra i suoi capelli, ora neri come la pece.

«se non volevi guardare, potevi evitare di seguirci. Sei debole quanto me, al momento» disse Calmoniglio.

Anche il Pooka aveva tentato di dissuadere Galaxia dall’accettare una parte di oscurità, ma se non altro aveva capito che voleva farlo soltanto per ridurre le possibilità che i suoi compagni finissero col venirne corrotti, e non per una strana sete di potere. Gli aveva assicurato che, una volta finito tutto, lei e gli altri si sarebbero liberati immediatamente di “quella robaccia”, oltre a restituire il maltolto a Jack e Dentolina…eppure non si sentiva ancora tranquillo. Era indubbio che il sedici per cento di oscurità fosse molto più facile da gestire rispetto alla sua interezza, ma ciò non significava che fosse innocuo.
Galaxia l’aveva deluso con le sue azioni ma, dopo aver riflettuto ed avere iniziato a capire
per davvero le sue motivazioni e quelle degli altri, aveva concluso che la sua ex compagna non fosse cambiata poi così tanto -nessuno lo era, eccetto Cecilia- e non voleva che ciò succedesse per colpa di una pericolosa forza esterna.

«Aster…»

Era strano vedere il pelo di Laxie sfumato di nero, ma poco importavano i cambiamenti fisici, se non ce n’erano tanti nell’animo. «io sto bene, Galaxia. Tu?»

«anch’io» gli si fece più vicina «Aster, non pensare che fare a Frost e Dentolina quel che…beh, quel che abbiamo fatto, mi sia piaciuto. Non avremmo voluto fare del male a nessuno, ce ne stavamo per i fatti nostri e poi-»

«ho afferrato il concetto. In passato magari ti ho dimostrato il contrario, ma non sono uno stupido, devo solo metabolizzare tutto questo caos e comunque…anche se sai che non approvo, perché dovresti giustificarti con me? Non siamo più una coppia».

Lei non ribatté.
Calomoniglio era sempre più combattuto su come agire dopo la morte di Pitch, c’erano tanti fattori da tenere in considerazione, e si sentiva tirare e spingere da essi da una parte all’altra con violenza sempre maggiore.

Lui e Galaxia osservarono Atticus e Cecilia procedere avanti, appena al di fuori dall’ombra proiettata dalle mura. Come rispondendo ad un segnale silenzioso, tutti quanti si affiancarono ai neosposi, eccetto Nord, che rimase due passi indietro, e Shu Yin, postasi di fianco a lui come per fargli la guardia ed evitare che facesse qualcosa che non doveva.
Sandelle, sapendo quanto stava per accadere, trovò conforto stringendosi a Ljuba, che non l’allontanò, così come a Calmoniglio non passò minimamente per la testa di scostarsi da Galaxia, quando lei gli si avvicinò come cercando un appoggio.

Le corde dorate liberarono la bocca dell’Uomo Nero. Cecilia lo osservò freddamente, ma aveva il cuore in gola, sapendo cosa la aspettava. «le tue ultime parole, Pitch?»

Le ultime parole…avrebbe avuto talmente tante cose da dirle che neppure parlando notte e giorno ininterrottamente per un mese, probabilmente, sarebbe riuscito a finirle tutte. Ma non aveva tutto quel tempo, non l’avrebbe mai avuto. «ci siamo amati, non…farlo…ti prego» disse faticosamente «anche tu…soffrirai».

Si guardarono negli occhi per un breve istante.

«nulla que non possa sostenere».

Dopo ciò, lei stessa scagliò Black fuori dalla protezione dell’ombra, sotto il sole a picco e, in tutto ciò che Cecilia provava a riguardo, non c’era traccia di dispiacere.

Inizialmente Pitch avvertì solo un pizzicore, non troppo fastidioso, su ogni sua parte colpita dal sole. Cercò disperatamente di divincolarsi, di spezzare quelle corde per poter fuggire prima che le cose peggiorassero, ma non ci riuscì.
Il pizzicore divenne man mano più intenso, più sgradevole. Respirando affannosamente, con gli occhi sbarrati, l’Uomo Nero rotolò nella neve cercando inutilmente sollievo, in un vano tentativo di rimandare l’inevitabile; cercò con lo sguardo i suoi esecutori, represse un lamento sentendo la pelle iniziare a scottare davvero e, vedendosi finito ancor più di prima, decise di tentarle tutte.

«non…Guardiani, non…non potete lasciarmi morire!!!» li supplicò, con un roco grido intriso di disperazione e terrore. Gli Incubi, prontissimi a servirlo solo pochi minuti prima, al momento non si avvicinavano solo perché era contro la volontà dei loro nuovi padroni «n-non potete!!!»

 

“non hai ancora imparato che quello che fai torna sempre indietro, non importa quanto sei potente, se fai male, ti torna indietro solo male, ed è proprio quello che ti accadrà”.

 

Le parole di Nord gli tornarono in mente con prepotenza e, tra un tentativo di ripararsi, tra un gemito di dolore ed un altro, fu lui che guardò più di tutti. Lui non voleva che morisse. Aveva profetizzato che gli sarebbe tornato indietro tutto il male che aveva fatto, ma non voleva che morisse…

«Nord…ti prego…!»

Vedendo la pelle di Pitch iniziare a ricoprirsi di lucide scottature di un rosa disgustoso, il russo tentò un debole scatto in avanti, ma Shu Yin fu lesta a trattenerlo con filamenti d’oscurità identici a quelli con cui lo aveva imprigionato Pitch in precedenza. «no, St.North xiānsheng. Fermo».

«Calmoniglio, torna a ragionare!!!» gridò Babbo Natale «tornate a ragionare tutti! State facendo errore!!!»

«Nord, non sprecare il fiato ulteriormente. Nessuno di noi ti darà retta» disse Atticus, senza prestargli troppa attenzione: era troppo impegnato a tenere d’occhio Mila. Sua moglie non aveva cercato un contatto fisico con lui, limitandosi ad una stretta vicinanza, e lui non gliel’aveva imposto, ma voleva essere pronto a reagire appena avesse mostrato di averne bisogno, immaginando cosa stesse passando, e che peggio sarebbe venuto.

«C-Calmo…niglio…» Black cercò di sollevarsi a guardarlo, riparandosi il volto con le mani e finendo soltanto con l’ustionarle ancor di più, mentre si ricoprivano di vesciche «non…non ho mai voluto, io…allora ero peggio di adesso, non…per favore-»

«cerca almeno de morire con dignità, dal momento que hai vissuto senza» lo interruppe Cecilia, con durezza.

«perdonami!» gridò Black sentendo le vesciche, piene di un disgustoso liquido nerastro, iniziare a scoppiare «n-non uccidermi, farò…tutto quello che v-volete, io…ti lascerò fare figli, se vuoi!» gemette, tentando anche quella via. Il volto di Cecilia s’indurì ulteriormente, ma si astenne dal commentare, così come tutti gli altri. 

In una tale situazione, nessuno riusciva più a far altro se non restare in silenzio.

«“a-a-abbronzatissima/ io ti amo e tu lo saiii/ sotto i raggi del soo-le/ ma mi chiedo come fai/ com’è bello sognare/ e restare dove stai/ abbracciato con te/ per ore al sole senza al-zar-ti maiii”…!»

D’accordo, “quasi” nessuno, visto e considerato come la voce calda di Mothman risuonò improvvisamente limpida e chiara alle orecchie di tutti, Pitch compreso, che tra un grido ed un altro si lasciò sfuggire una maledizione nei confronti di quel “maledetto bastardo” che canticchiava allegramente sulle sue miserie.

«ad essere sincero sono indeciso se mettermi a ridere o…non so» commentò piano Atticus.

«è l’Uomo Falena. Cosa si fa con l’Uomo Falena? Lo si ignora» disse Ljuba «tutto qui».

«“a-a-abbronzatissima/ io ti amo e tu lo saiii/ a due passi dal mare/ ma mi chiedo come faiii/ com’è bello sentirti/ e restare dove staiii/ respirare con te/ per ore al sole senza al-zar-ti maiii…!”»

«mais…comme est posibile che lui canti con una voce maschile e una femminile allo stesso tempo?» chiese perplessa Sandelle.

«per quel che sappiamo di Mothman, tutto è possibile» rispose Galaxia, senza riuscire a distogliere lo sguardo dall’orrendo spettacolo che la pelle di Pitch, coperta di vesciche ormai quasi ovunque, stava offrendo. Il fatto che i suoi vestiti fatti d’ombra si stessero disfacendo man mano, poi, non lo aiutava affatto, togliendogli quell'infinitesimale protezione che possedeva.

«“neanche siamo in spiaggia che tu già ti sei sdraiata/ guardi il sole in faccia con la faccia impiastricciata/ di quella robaccia/ che ti sei comprata…mmmh, il sole ti ha già stregata!”»

Mothman continuava a cantare con placido disinteresse, e Tanith -la voce femminile udita da Sandelle- cantava con lui, accompagnando le parole con languidi gesti simil-direttore d’orchestra. Era quasi un peccato che nessuno, a parte Mothman, potesse vederla, ma d’altra parte erano tutti concentrati su Pitch che, ormai, alternava grida di dolore a suppliche del tutto sconnesse.

ADESSO!”

Fu in quel momento che accadde l’imprevedibile: Shu Yin tirò fuori un globo di neve dalla bisaccia, disse “Jamie Bennett” e lo lanciò, aprendo un portale magico; allo stesso tempo, cinque tentacoli d’ombra da lei creati strapparono i cristalli dal collo -e dal polso, nel caso di Cecilia- dei suoi simili, che non avevano neppure iniziato a realizzare quel che stava accadendo, e che l’istante dopo, appena voltatisi, videro Shu Yin scomparire nel portale sia coi loro cristalli che con un allibito Nord, trascinato dai tentacoli d'ombra! 

«Shostakovich!!!» esclamò Ljuba, ancora interdetta.

«m-mais che accidenti-» farfugliò Sandelle, portandosi una mano al collo.

«ma tu pensa!» Tanith sorrise «hai capito la ragazzina? Aspettava solo il momento buono per andarsene via con del potere in più e coi loro cristalli, così che non potessero seguirla, o almeno, non in tempi troppo brevi».

Mothman rispose solo con una breve risata.

«ci ha traditi! Non ha mai avuto intenzione di rimanere con noi!!! Maledizione!» gridò Atticus, pieno di rabbia esattamente quanto Cecilia.

«una traditrice es siempre una traditrice, avremmo dovuto immaginare que tramasse qualcosa, probabilmente ce l’ha con noi per lo que abbiamo fatto a Frost y ha coinvolto lei! Quanto siamo stati stupidi!!!» la rabbia era tale da aiutarla persino a mettere da parte quel malessere terrificante a cui aveva deciso di sottoporsi, e la perdita di quei cristalli faceva passare in secondo piano un sacco di cose, dal momento che tra i loro istinti primari ce n’era uno che rendeva inconcepibile stare senza di essi.

Le uniche cose buone erano che se non altro sapevano di preciso dove avevano lasciato il proprio esercito, che avessero creato personalmente quel luogo in un altro piano dell’esistenza, e che possedessero potere sufficiente a rientrarvi!

«qualcuno di voi ha sentito quale destinazione ha dato al portale?» Ljuba prese in mano la situazione prima di tutti, evitando di cadere preda di rabbia inutile «in particolare voi due conigli dalle orecchie lunghe?»

Avevano sentito eccome ma, se Calmoniglio evitò di rispondere, Galaxia non fece altrettanto. «io ho capito “Jamie Bennett”. Non è a lui che abbiamo fatto trovare Jack Frost?»

«allora dobbiamo raggiungere Burgess, immediatamente!» disse Ljuba «prima che Shu Yin se ne vada anche da lì!»

L’ultimo urlo disperato di Pitch, la cui pelle ormai lo faceva sembrare un ustionato grave malato di lebbra ed iniziava come a “liquefarsi”, riportò tutti al motivo principale per cui erano lì fuori: una dovuta condanna a morte, che sembrava vicina a sopraggiungere, dato che l’Uomo Nero, dopo quell'ultimo urlo, sembrava avere a stento la forza di lamentarsi.

«non possiamo aspettare que muoia da sé, purtroppo» Cecilia, pallidissima ma risoluta, tirò fuori la pistola «adios, Pitch!»

Ma appena fece per puntare la pistola, un dolore più grande di quanto avesse mai provato la sconquassò dall’interno, portandola a gridare ed accasciarsi a terra con una mano premuta sul cuore e gli occhi sbarrati.

«Mila!!!»

Percepì che più e più persone le si erano avvicinate, ma la sola di cui fosse realmente consapevole era Atticus, che la stava esortando a parlargli, a dire cosa le succedeva…

«es…muerto» disse Cecilia, a fatica «lo sento, il cuore…es fermo».

Sollevarono tutti gli occhi su Pitch.
Non si lamentava più, non gridava più, né si muoveva. Cecilia lo aveva sentito chiaramente morire, ed aveva perfettamente ragione. Non videro segni di vita in lui, pur facendo dei controlli supplementari, Galaxia in primis in quanto medico del gruppo.

...e non videro nemmeno il serpente lungo dodici metri che aveva infilato una mano nel petto dell’Uomo Nero, rendendo tangibili solo i polpastrelli, proprio per fermargli il cuore.

«è…è andato? Così?» Calmoniglio riusciva a stento a crederci «Pitch Black morto per un infarto? Seriamente?»

«il dolore dev’essere stato tanto che non è riuscito a reggere. È plausibile, era già molto indebolito dal veleno dal Furetur…Cecilia» Ljuba s’inginocchiò nella neve, accanto a lei «Cecilia, come stai?»

Male. Malissimo. Peggio di quanto fosse mai stata in vita sua. 
Se non avesse odiato tanto il suo ex compagno, se vicino a lei non avesse avuto Atticus, se non ci fosse stato tanto da fare, sarebbe impazzita come Sandelle mesi prima; eppure si rialzò, rifiutando l’aiuto di chiunque a compiere tale azione: voleva dimostrare di essere abbastanza forte da poter gestire la cosa. «sto bene. Sto benissimo» disse, tentando di non far incrinare la voce «Calmoniglio, portaci da Jamie Bennett. Puoi farlo. Despues fai lo que vuoi, rimani con noi, resta neutrale y torna a casa, non importa, ma intanto portaci da lui, adesso».

Calmoniglio scosse la testa. «non potrei neppure volendo» e non voleva, perché a Burgess c'era Jack senza poteri e Nord restava sempre un suo carissimo amico: se lo avessero preso, sarebbbe stato un altro Furetur assicurato! «sono troppo debole al momento, se non l’avete notato».

«allora dovremo andare a Burgess in volo, e sperare di trovare la casa del ragazzino in tempo limite!» concluse Ljuba, sapendo che in tutta la Fabbrica purtroppo non c’erano altri globi di neve oltre a quelli che Shu Yin aveva nella bisaccia «Cecilia, se non senti di poter-»

Per tutta risposta, la gitana si alzò in volo per prima. «qualcuno di voi pensi a Calmoniglio, lo portiamo con noi» disse semplicemente, pensando che forse -forse- avrebbe potuto tornare utile come merce di scambio. Sperava di non arrivare a tanto, era ancora dell'idea di non fare del male ai Guardiani, ma voleva premunirsi lo stesso «poi se mai ti lasceremo andare».

«potremmo semplicemente dargli del cioccolato» obiettò Ljuba «è un Pooka».

«non è detto che il cioccolato gli faccia spuntare delle ali, potremmo anche ritrovarci un coniglio con sei braccia*» ribattè Laxie «meglio che voli con me e basta».

«v-volare? Ma io-»

Galaxia non diede ad Aster tempo di dire altro: lo prese per mano e si alzò in volo con lui, sfruttando il potere di Madre Natura di controllare il vento e rendere la permanenza in aria di Calmoniglio più “stabile”. «non ti farò cadere» gli disse  «te lo prometto».

Gli altri li raggiunsero in aria e, senza neppure dare un’ultima occhiata a Pitch o Mothman, schizzarono via in direzione Burgess.

«mi spiace per questo imprevisto. Sarebbe stato giusto che avessi più tempo per metabolizzare la cosa» disse piano Atticus a Cecilia che, per tutta risposta, gli prese una mano e la strinse forte. 
Avrebbero avuto tempo per parlare, ma quello non era il momento adatto.

Una volta che si furono allontanati, Mothman abbandonò la sua comoda posizione, raggiungendo Tanith a terra dopo un breve volo silenzioso. «è strano che tu abbia voluto sollevarlo dalle sue miserie» commentò, guardando distrattamente ciò che restava dell’Uomo Nero.

L’Ephemeride fece una risata quasi inquietante, mentre diventava visibile e tangibile, riparando dal sole il corpo martoriato di Pitch mentre lo trascinava all’ombra. «quando il cuore degli umani si ferma improvvisamente, in certi casi, c’è un margine di qualche minuto in cui è possibile intervenire» disse «figuriamoci un immortale con tanto di fattore di guarigione!» lo sguardo della donna serpente divenne quasi folle, e assestò al petto dell’Uomo Nero un primo colpo secco. Il suo cuore rispose con un forte battito, e Tanith si prodigò a stabilizzarne il ritmo con un massaggio cardiaco degno di cardiologo esperto.

La fine di Pitch Black, la sua vera fine, non sarebbe arrivata quel giorno.

«Frankenstein vive, vive!» esclamò Tanith con una risata.

Pitch emise un suono rauco, riaprendo di scatto gli occhi. Pretendere che fosse immediatamente cosciente di tutto magari era troppo, ma era vivo!

Era tutto così confuso. Gli ultimi ricordi che aveva erano di un grande dolore e poi…poi niente, il buio completo. Un breve attimo di sollievo prima di tornare a soffrire.
I suoi occhi registrarono due presenze, inizialmente sfocate, poi sempre più nitide. Occhi rossi…una creatura alata…conosceva quell'essere dalla pelle completamente nera. Non sapeva dire chi fosse, doveva ancora “connettere”, ma provava il desiderio che si allontanasse.

«dai, Frankenstein non è così brutto».

«mmmh, che cattivo che sei».

E l’altra…non aveva mai visto l’altra creatura dalla lunga coda nera, ma quegli occhi gialli…no, un momento: l’aveva vista eccome! Durante il dolore, appena prima del buio, con una mano dentro il suo corpo!

In realtà non era nulla di eccezionale: in punto di morte era possibile vedere le Ephemerides anche se queste si rendevano invisibili, ma non era risaputo.

«dici che capisce già quel che succede, Mothman?»

L’Uomo Falena fece spallucce. «mah, non capisce alcunché neppure normalmente. Di’, non temi che tornino a guastarti il brunch?»

«e perdere le poche speranze che hanno di riacciuffare la piccola orientale e Babbo Natale? Non possono permetterselo. Come io non potevo permettere che mi privassero della mia merenda preferita» per nulla impressionata dallo stato del viso di Pitch, gli carezzò dolcemente una guancia «dopo tutto questo tempo mi sono abituata al suo sapore».

Mothman si stiracchiò. «tra guerre e pianificazioni, tradimenti ed esecuzioni, morti e resurrezioni, alla fine c’è sempre una sola vincitrice».

La donna serpente gli mandò un bacio, e Mothman volò via, lasciandola sola con la sua preda. Uccidere qualcuno per poi salvarlo, e soltanto perché patisse ancora, così da potersene nutrire: pochi episodi riassumevano la natura di Tanith meglio di quello in corso.

Pitch intanto era riuscito a riprendersi abbastanza da identificare Mothman, e capire la sua ultima frase. Si potevano dire tante cose dell’Uomo Nero, ma non si poteva  negare che fosse molto, molto duro a morire, né che la parte preponderante di lui avesse un’ostinazione tale da aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti anche quando sembrava non esserci più speranza.
Poco contava quanto il destino si accanisse su di lui: non si sarebbe mai arreso. Mai! 

«chi…sei…» rantolò debolmente.

«duro a morire e svelto a riprenderti. Adorabile!» chiocciò l’Ephemeride, accarezzandogli i capelli «sono qualcuno che ti conosce molto bene, e da molto tempo. Dimmi, generale Pitchiner: come stai?»

Per qualche istante, l’Uomo Nero ebbe un curioso mutamento: quei pochi centimetri di pelle non coperti da ustioni orrende assunsero un colore rosa chiaro, e le iridi, da oro pallido inquinate di ombre nere, divennero di un color oro intenso e brillante, come quelle di Emily Jane. «c-credevo...di essere-» prese fiato «morto, io lo…volevo».

Pitch Black non si sarebbe mai arreso. 
Il generale Kozmotis Pitchiner, invece, lo aveva fatto molto tempo prima.

«oh, Kozmotis… a nessuno è mai importato nulla di quel che volevi tu» disse Tanith, con una compassione del tutto falsa.

Un colpo di tosse, un battito di ciglia, e l’Uomo Nero tornò ad essere tale, senza alcun ricordo di ciò che era appena accaduto. «chi...sei» ripeté «c-cosa…vuoi?!»

Tanith, come se nulla fosse, spezzò le corde dorate che lo tenevano legato, e prese con delicatezza il suo braccio sinistro, trascinandolo fuori dalla protezione dell’ombra. Pitch gemette per quel nuovo dolore, e lei sorrise. «nutrirmi».

Lo spostò, facendo sì che poggiasse la testa su parte della lunga coda. Ignorò deliberatamente lamenti e tentativi di contorcersi, riprendendo ad accarezzargli la testa in un modo che a Pitch risultava molto familiare.

«nei momenti in cui ti sentivi abbattuto, o depresso, non facevano forse così? Sia tua moglie, possa riposare in pace, che Millaray. Poggiavi il capo sulle loro ginocchia, e tornava tutto a posto. Erano bei tempi, ma tu hai un talento innato nel rovinare tutto».

L’Uomo Nero iniziava a credere di stare impazzendo, che quelle fossero visioni, che la donna serpente fosse tutto un parto della sua mente. D’altra parte quella voce carezzevole gli suonava così conosciuta…la voce del suo rimorso…

Ma all’improvviso tutto finì. Si sentì un tonfo sordo e, dopo un breve sibilo, Tanith scomparve. La neve attutì il colpo alla testa di Pitch, quando cadde, e voltandosi verso destra l'Uomo Nero vide una lunga freccia dorata.

«Pitch…!»

Quella voce.

L’ultima volta che l’aveva sentita risaliva a moltissimo tempo prima, perché in seguito il suo possessore aveva iniziato a comunicare solo tramite figure.

Fili di sabbia dorata lo avvolsero, mettendo anche il suo braccio al riparo, e lo sollevarono con estrema delicatezza, come temendo che potesse rompersi da un momento all’altro.

Lo sguardo dolorante, stanco ed incredulo dell’Uomo Nero incontrò quello altrettanto incredulo di Sandman, il suo avversario naturale, il suo nemico principale, colui che aveva trafitto con una freccia giusto pochi mesi prima.

Colui che gli stava salvando la vita.


* Rise of the Guardians wiki vuole che, mangiando cioccolato, i Pooka riescano ad ottenere degli "upgrade" ma, se ho capito bene, non si sa mai di che natura saranno. Di recente ho anche scoperto che i Pooka avevano il potere di viaggiare indietro nel tempo ma, essendone anche i custodi, era loro proibito utilizzare questa capacità per cambiare gli eventi. Effetto farfalla, strappi nel tessuto della realtà (?) è una cosina delicata, insomma.

- La canzone che Tanith e Mothman intonano assieme si chiama "Sotto i raggi del sole", di Brusco, ed è ovviamente un rifacimento di "Abbronzatissima". Perfetta per Pitch, che evidentemente si è dimenticato la crema SPF 50... ok, ignorate quest'ultima cosa :'D
- per il passato tragggggico dell'Uomo Nero (no, è tragico davvero) vi rimando sempre alla ROTG wiki. Però lasciate perdere adorabili arciduchesse e famiglie nobili poco carine, quella è "roba" mia :D Che i Dream Pirates abbiano ucciso la moglie del generale Pitchiner nostante gli sforzi di questi per tenere al sicuro lei ed Emily Jane, però, non lo è. Quello è tutto vero.

Ok, note varie a parte *evita le mitragliate delle fan di Pitch Black* calme, donne! Lo so, ha passato un brutto quarto d'ora, ma adesso avrà un dovuto momento di calma, e poi...è tornato :heart: Sandy! :heart:  *le fan di Sandman festeggiano. Una in particolare xD* D'ora in poi lo si vedrà di più, per la gioia di tutti quanti. Tutti amano Sandman :D
Oh, e il generale Pitchiner non è scomparso del tutto, visto? Gioite! *rumore di grilli e ululato di coyote* oook, ho afferrato il concetto.

E niente, grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito il capitolo precedente :) sono sempre contenta di conoscere i vostri pensieri riguardo questo sproloquio immane, per cui non fatevi scrupoli a dirmeli, quali che siano, perché non mi disturbano affatto, anzi! :D
Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo  26




«…kovich!!!»

Soltanto parte dell’esclamazione preferita di Nord arrivò a Burgess, appena prima che egli cadesse bocconi sulla strada asfaltata davanti a casa di Jamie.

«perdona l’atto brusco, St. North xiānsheng, ti prego. Ho dovuto muovermi in fretta» disse Shu Yin «e dobbiamo continuare a muoverci in fretta tuttora. I miei simili hanno il potere di Jack Frost e, dalle informazioni che ho su di lui, Jack vola alla velocità del vento. Il fatto che il potere sia frammentato li rallenterà, ma non sappiamo quanto».

Babbo Natale era ancora stordito e confuso. Aveva pensato che Shu Yin fosse dalla parte dei suoi simili, aveva  avvelenato l’Uomo Nero, a lui aveva impedito di fare qualsiasi cosa per aiutarlo, e poi…!
Tutto avrebbe immaginato meno che la sua fosse solo una strategia, e impadronirsi dei cristalli era stato un bel colpo: fuggire senza privarli di essi sarebbe stato completamente inutile, perché avrebbero potuto ritrovarli subito. Solo…

«dammi del tu e chiamami Nord, è più semplice» disse, rialzandosi più velocemente che poteva «ma Calmoniglio, perché non l’hai…?»

«può darsi che Calmoniglio stia bene lì dov’è e con chi è» disse la ragazza «non concordava con nulla di quel che hai affermato riguardo a qualsiasi cosa» osservò «credo che quel che l’Uomo Nero gli ha fatto passare abbia portato a tracimare un vaso già colmo oltre ogni misura. Ricordo come Calmoniglio mi ha parlato di lui durante i miei primi tre giorni di vita, lo ha dipinto come un mostro» disse «cosa a cui in effetti si avvicina molto».

«pensa così perché tanto tempo fa Pitch sterminò intera razza di Pooka» le rivelò Nord «solo Aster si è salvato. Fu grande disgrazia, ma Pitch allora era molto peggio di com’è oggi, anche se a te può sembrare impossibile: era diventato da non molto una creatura oscura, molto-molto oscura, da quello che so io, del tutto fuori controllo. Anche tempo dopo, quando io, altri tre Guardiani e Nightlight abbiamo affrontato lui qui sulla Terra le prime volte, Pitch era autentica belva assetata di sangue. Se si confronta quel Pitch Black con quello di oggi, Pitch di oggi è dolce raggio di sole!» commentò Babbo Natale «questo miglioramento che c’è stato man mano fa pensare che uomo buono che era un tempo non è da dare per perso, e che lotta per tenere sotto controllo oscurità, o forse per uscirne, anche se questo è molto difficile, ormai…»

«può essere che sia addirittura impossibile, visto che ormai dovrebbe essere morto» replicò la ragazza «casa di Jamie Bennett è questa» indicò alla propria destra «o quella di fronte?» indicò a sinistra.

«modo in cui parli tranquillamente di destino di Pitch mi spaventa, Shu Yin» ammise Nord, guardandola dritta negli occhi con aria seria. Stare con l’Uomo Nero le aveva fatto proprio male, a parer suo «ti comporti da persona fredda come ghiaccio di Polo Nord, e cambi alleanze facilmente come banderuola cambia direzione in base a vento. Non so cosa pensare di te».

Shu Yin sostenne il suo sguardo a lungo.

Molto a lungo.

«puoi pensare che ho avvelenato l’Uomo Nero in cambio della restituzione del senno a Jack, che così facendo ho salvato la vita a te, Calmoniglio e tutti coloro che altrimenti sarebbero stati vittime di Black xiānsheng, che ho aiutato Madre Natura restituendole parte del suo potere e ti ho evitato un Furetur Potentia che sarebbe giunto sicuramente, se non ti avessi portato via» disse tranquillamente «o puoi pensare che sia una persona brutta e cattiva per aver cercato di sopravvivere a un noto pericolo pubblico, per aver contribuito alla sua eliminazione e per essermi rifiutata di stare con cinque persone che mi considerano piuttosto “sacrificabile”» ovviamente aveva concluso ciò pensando all’inutilità del furto di senno a Jack e le relative conseguenze per lei stessa «perché quand’è al dunque io ho fatto esattamente questo. La scelta è soltanto tua, ma quale che sia -e perdonami se sembro scortese- non m’interessa affatto. Dimmi qual è la casa di Jamie Bennett» gli intimò «poi fai ciò che vuoi e vai dove vuoi».

“e Calmoniglio definiva lei ‘adorabile’? Io ho concetto diverso di adorabile!” pensò il russo, piuttosto scosso.

«ehi, ma quello…»

«gente, è Babbo Natale!»

Entrambi udirono le voci dei ragazzini provenire dalla finestra della casa sulla destra.

«penso che non ci sia più bisogno che tu mi dica nulla, Nord» disse Shu Yin «ora non resta che…»

Lo sguardo della ragazza si fissò sulla finestra, e ammutolì. Il suo corpo si mosse da solo, avanzando verso la casa senza che lei ne fosse del tutto conscia, perché aveva visto qualcuno…

«Jack, che fai?!»

«che vuoi fare?!»

A nulla valsero le grida e le domande dei ragazzini: prima che questi riuscissero a fare qualunque cosa, e prima che Nord realizzasse ciò che stava per accadere, Frost aveva già preso una breve rincorsa e si era letteralmente lanciato fuori dalla finestra, incurante di non poter volare, della guerra, di Dentolina o di qualsiasi altra cosa!

«Jack!!!» urlò Nord, correndo verso il collega Guardiano che, nonostante fosse caduto malamente finendo persino per spaccarsi un labbro, si stava già rialzando «Jack, credevo che senno ti fosse-»

«non -ora, Nord!» scandì Frost, allontanandolo bruscamente senza neppure guardarlo. I suoi occhi color ghiaccio vedevano solo una cosa, anzi, solo una persona: Shu Yin.

Avanzò barcollando, col cuore che martellava nel petto e il desiderio fortissimo di raggiungere quella splendida, magnifica, meravigliosa ragazza dai capelli corvini. Non aveva idea di chi fosse, non l’aveva mai vista prima di quel momento, ma chi se ne importava? Riusciva a pensare solo a quanto fosse bella, a quanto gli sarebbe piaciuto accarezzare quella pelle così bianca e perfetta che avrebbe potuto essere fatta della neve più pura, a quanto avrebbe desiderato baciare quelle labbra rosee per ore, stringere il suo corpo flessuoso tra le braccia ogni giorno e ogni notte nella passione più ardente, perdersi vita natural durante nella bellezza dei suoi…occhi…

Fu come essere colpito da un pugno in pieno volto. L’incanto si spezzò nell’istante in cui Jack Frost poté guardare meglio gli occhi della ragazza.

Improvvisamente nulla fu più come prima. Una parte di lui continuava a volerla disperatamente, ma l’altra gli urlava che c’era qualcosa che non andava, o anche più di “qualcosa”, e lui non poteva ignorarla. Le ombre nere che vedeva negli occhi di quella ragazza gli erano familiari: aveva avuto modo di vederle bene su quelli di un’altra persona, prima che questa lo colpisse e lo gettasse in un crepaccio in Antartide.

Si rese conto di quell’ impossibile somiglianza, e solo allora notò l’espressione fredda che c’era su quello stupendo viso, solo allora notò che il desiderio di venirgli incontro -seppur presente e visibile nello sguardo della ragazza- era brutalmente represso e controllato, solo allora notò quanto avesse irrigidito le sue membra, decisissima a non cedere.

S’irrigidì a sua volta. Improvvisamente il mondo attorno a quella ragazza riacquistò corpo e senso. Jack aveva appena capito chi gli stava davanti. «Shu Yin» riuscì a dire, con voce arrocchita. Quello era il nome riferitogli da Jamie.

La ragazza fece un leggero inchino. «ciao, Jack».

Il Guardiano deglutì e chiuse gli occhi, cercando di scacciare tutte le fantasie che gli erano esplose nella mente su come avrebbe potuto farla ridere, farle una qualsiasi domanda solo per sentirla parlare, o fare altro per sentirla chiamarlo nell’estasi più pura…
Maledizione, persino la sua voce gli faceva effetto, persino quella!

«Jack…» Nord gli mise le mani sulle spalle «tu-»

«p-penso ancora tutto quel che ho detto a Dentolina…penso ancora tutto quello che ho detto» farfugliò «m-ma adesso io, adesso…adesso capisco. Nord, quando hai visto Ljuba…»

«da, Jack. Immagino molto bene. Prima volta è stata così anche per me e altri, ma ti abituerai» cercò di rassicurarlo «fai respiro profondo, ragazzo».

Gli sembrava di rivedere in Jack il se stesso di cinquecento anni prima, con la differenza che lui non si era gettato da una finestra per raggiungere Ljuba, perché ovviamente Manny aveva fatto sì che l’incontro avvenisse in sicurezza. Però non poteva negare che in quel momento, se Ljuba fosse stata in fondo a un precipizio e lui in cima, si sarebbe gettato di sotto senza remore pur di raggiungerla!

«so che non volevi incontrarmi a causa di…quello che sono» disse Shu Yin, indicandosi «anch’io avrei preferito evitarlo e rispettare la tua volontà, ma non ho proprio potuto. Io e Nord siamo fuggiti dai miei simili, sanno che sei qui, non voglio dar loro la possibilità di colpirmi facendo del male a te».

Bene, Frost era ufficialmente più confuso che mai: non riusciva proprio a comprendere le dinamiche per cui Shu Yin -che teoricamente avrebbe dovuto essere stata sequestrata da Pitch- Nord e gli Insorti avessero potuto trovarsi tutti assieme, a meno che Pitch super potenziato li avesse catturati tutti e poi…già, poi cos’era successo? Perché vedeva molto difficile uscire vivi da un confronto con super Pitch. «Nord, mi sa che devi spiegarmi un paio di cose».

«una volta che saremo via da qui ti diremo tutto ma-» avviò a dire Shu Yin, ma Jack non le fece finire la frase.

«no, senti» Frost riaprì gli occhi, facendo un breve sospiro seccato nel sentirsi di nuovo attratto da lei, ombre negli occhi o meno «se devo venire con te da qualsiasi parte, prima voglio sapere cos’accidenti è successo!»

«Jack, per favore, non c’è tempo! Pitch ormai sarà morto, e i miei simili staranno già venendo qui per tutti e tre, dobbiamo andare via!» esclamò concitata, vedendo che quel testardo non voleva saperne di seguirla senza fare domande.

«aspetta…che vuol dire “Pitch ormai sarà morto”?!» allibì Frost «non era super potente?!»

«cosa? Pitch morto?»

Anche Jamie e tutta la compagnia erano usciti di casa, sia per sentire le ultime novità…

«bella bella bella…»

Che per vedere Shu Yin più da vicino, almeno nel caso di Monty, che la stava fissando a bocca spalancata e, no, in ciò la magia non c’entrava granché.

«da, ormai temo che lo sia, lo hanno gettato sotto il sole dopo essersi presi suo potere» annuì Nord con aria cupa «io ho fatto di tutto per convincerli a non ucciderlo, ma non mi hanno dato retta. Avevo avvertito Pitch che facendo male torna indietro male, e pensavo davvero che se lo meritava, ma morte è troppo, e io non ho potuto fare niente!» esclamò il russo, realmente contrito «i Guardiani difendono, non attaccano, salvano, non uccidono!»

«ma Calmoniglio non era con te? Tu sei malridotto, ma lui…che fine ha fatto?» gli chiese Jack, seriamente preoccupato. Lui e coda di cotone avevano un passato di mal sopportazione alle spalle, ma le cose erano cambiate, seppur continuassero a discutere e punzecchiarsi amabilmente ogni volta che s’incontravano.

«può darsi che Calmoniglio abbia ampliato le sue vedute riguardo il trattare con rinomati pericoli pubblici, sia come sia è ora che ce ne andiamo! Ragazzi, mi spiace di non avervi conosciuti in un’occasione migliore, forse in futuro avremo modo di rimediare» disse a Jamie e compagnia «ma ora vi consiglierei di tornare in casa, chiudere porte e finestre ed evitare di uscire in strada qualunque cosa vediate o sentiate. Ed è meglio che non abbiate idea della nostra destinazione, almeno non potranno estorcervela con qualche incantesimo…»

Tanta roba da digerire e zero tempo per farlo, cosa che iniziò a risvegliare in Jack un certo mal di testa. «cioè…aspettate, vuoi dire che i tuoi simili potrebbero fare del male ai bambini e che Calmoniglio è dalla parte degli Insorti, adesso?! Non ci credo!» sbottò.

«non penso che coinvolgerebbero degli innocenti, ma meglio cautelarsi lo stesso» ribatté lei prontamente «quanto a Calmoniglio invece c’è poco altro da dire, l’Uomo Nero gliene ha fatta una di troppo e lui ha detto basta».

Calmoniglio un traditore? Gli sembrava impossibile. Aveva i suoi difetti, primo tra tutti essere un po’troppo “serioso”, ma se c’era una creatura leale e tutta d’un pezzo quella era il Pooka, persino Jack lo aveva ben chiaro. Cos’accidenti gli aveva fatto Pitch?! Ma non era il solo per cui era in ansia. «e Dentolina…»

«lei e Madre Natura ormai dovrebbero essere evase dalla loro prigione. La tua ragazza dovrebbe star bene».

Né per Shu Yin né per Jack sarebbe stato facile convivere con il legame che erano costretti a condividere ma, come aveva detto Nord, ci avrebbero fatto l’abitudine, anche perché lei non intendeva assolutamente insidiare Jack in alcun modo; poco importava che fosse stata creata per fare proprio una cosa del genere, anzi, era un motivo in più per non farlo, e oltretutto Jack era già impegnato. 
Non poteva negare di sentirsi attratta da lui…no, non solo attratta, quasi calamitata…ma allo stesso tempo percepiva di essersi “sviluppata” diversamente da come avrebbe dovuto, e che si erano create varie incompatibilità che, anche volendo farlo, sarebbero state difficili da superare. «solo una cosa, Jack» tese una mano in avanti «potresti toccarmi? Anche per un attimo? Se il mio cristallo si attivasse potremmo viaggiare più comodamente».

Jack rimase immobile per qualche attimo, ma poi allungò a sua volta una mano, esitante come se temesse di scottarsi e, quando le loro mani si sfiorarono, entrambi sobbalzarono come se si fossero bruciati davvero.
Frost fece scivolare le proprie dita tra quelle di Shu Yin, finendo a stringerle la mano in una presa quasi disperata, ma non gli bastava. La sensazione di “sbagliato” nei suoi riguardi non era affatto scomparsa, tutt’altro, più la guardava più questa si acuiva, ma voleva di più, pensò mentre l’attirava a sé, voleva-

SCIAFF!!!...

Ok, “voleva” tante cose ma non essere schiaffeggiato.

Il colpo lo fece tornare in sé, e si allontanò bruscamente. «scusami, mi dispiace, io di solito…ecco, di solito non faccio così, non salto addosso alle ragazze che non conosco, te lo giuro».

Shu Yin si massaggiò la mano. «lo so. È tutto a posto» lo rassicurò «non è colpa nostra se siamo costretti a desiderarci, basta ricordare che non lo vogliamo davvero, e comunque hai sentito Nord: le cose miglioreranno. Con gli altri è successo».

Jack annuì. «lo spero, perché io amo Dentolina» ammise con grande candore «non vorrei mai darle altri motivi per soffrire. Farò di tutto per abituarmi, ma se mi vedi sul punto di cedere schiaffeggiami ancora, ok?»

«spero che non sarà necessario».

Nord li osservò sospirando. Aveva capito il motivo per cui Shu Yin era andata a prendere Jack, e inizialmente era stato dell’idea che quei due dovessero incontrarsi, ma nella situazione attuale avrebbe reso l’atmosfera ancora più tesa.

«forse fate davvero meglio ad andare» disse Jamie «se qui non è un posto sicuro per voi è meglio che partiate subito».

Il Guardiano del Divertimento si voltò verso il ragazzino. «dici?»

«ricorda quel che ti hanno fatto. Se vi cercano è meglio che non vi facciate trovare. Però ogni tanto cercate di mandarci vostre notizie, va bene?»

«ma se venissero qui, vi trovassero-»

«non sapremmo dire loro niente, e comunque non penso che ci farebbero del male. Sandelle ha aiutato mia sorella, altre due di loro hanno aiutato noi contro gli Incubi, e poi c’è Calmoniglio. Sono pericolosi, ma non penso che se la prenderanno con noi, sarebbe inutile».

Jamie Bennett era un ragazzino ma, forse anche perché era stato il primo che fosse riuscito a vederlo, Jack si fidava del suo istinto: non aveva sbagliato nell’avvertirlo che in Conca De El Sol c’era qualcosa che non andava, per cui se gli diceva di non indugiare oltre a Burgess forse era bene dargli retta. Però… «non posso lasciarvi senza protezione».

Shu Yin tirò fuori dalla bisaccia un globo di neve, e lo diede a Jamie. «se le cose si mettono male, sussurra il nome del luogo dove vuoi andare e poi lancialo a terra. È un portale magico».

«figo!» esclamarono i gemelli.

«grazie» disse Jamie.

Shu Yin si voltò verso i due Guardiani. «credo che più di questo non possiamo fare, ma dovrebbe andar bene».

Nel frattempo l’elfo, avvedutosi della presenza del suo capo solo un minuto prima, uscì di casa e raggiunse Babbo Natale correndo e scampanellando.

«Dingle!» esclamò Nord «spero che ti sei comportato bene e non hai fatto danni come tuo solito!»

L’elfo scosse la testa, quasi offeso.

«bene» disse Shu Yin «Jack, stai a contatto con Nord. Dingle, per favore, fai la stessa cosa» una volta che tutti furono in posizione, la ragazza pose una mano sull’avambraccio di Nord «andiamo».

“One Zero One Ocean, Santa Monica”.

Alla fine l’Uomo Nero le era stato utile a qualcosa.

 

 

 

***

 

 

“ehi, sto parlando con te”.

“va bene, parlando per modo di dire, ma mi sto rivolgendo a te”.

“dov’è Nord? Che accidenti è successo?!”

“cosa ti è successo? Chi ti ha ridotto così?”

“chi era quella creatura che ti stava facendo del male?”

“dai, rispondimi, lo so che riesci a parlare, su!...”

La sera prima, dopo aver litigato con i suoi compagni ed aver fatto il proprio dovere coi sogni dei bambini, Sandman si era addormentato come un sasso dentro la propria nave. Era stato un modo come un altro per smaltire il nervosismo accumulato -sempre meglio che partire all’attacco di chicchessia alla testa di un branco di mostri di sabbia dorata- ed effettivamente aveva funzionato: svegliatosi giusto un paio d’ore prima, il primo pensiero che aveva avuto era stato quello di andare a scusarsi con tutti gli altri Guardiani per il proprio comportamento.

La prima tappa era stata Punjam Hy Loo, e già da lì aveva iniziato ad inquietarsi: non solo non aveva trovato Dentolina, ma aveva notato un certo disordine in tutto l’edificio -residui della pesta post matrimonio- e nessuna fatina si era curata di guardarlo in faccia, quando aveva cercato di parlare con alcune di esse per chiedere informazioni.

Confuso, ma rifiutandosi ancora di pensare al peggio, si era dunque diretto al Polo Nord. Così come Jack Frost, che si muoveva alla velocità del vento, anche Sandman negli spostamenti era più veloce rispetto ad altri spiriti, ed era stata una fortuna perché chissà che fine avrebbe fatto Pitch, se ci avesse messo più tempo!

Non ci aveva pensato due volte: appena si era avvicinato abbastanza da poter prendere bene la mira, aveva scagliato una freccia contro quella creatura che, in tutta la sua lunga vita, non gli era mai capitato d’incontrare. Non l’aveva colpita, la freccia l’aveva attraversata come fosse stata incorporea, ma ciò che contava era che fosse riuscito a scacciarla e poter aiutare Pitch, malridotto come non l’aveva mai visto.
I loro compiti erano diametralmente opposti, erano avversari da secoli e secoli, ma se Sandman avesse detto di odiare Pitch Black avrebbe mentito. Certo, quando aveva temuto che Pitch avesse fatto qualcosa di male a Sandelle era andato completamente fuori di testa, ma quello era un caso particolare, una “passata” di cui si vergognava persino: i pensieri che aveva avuto in quel frangente non avrebbero dovuto mai neppure sfiorargli la mente!

“ti ho salvato la vita, ho trovato Punjam Hy Loo in condizioni strane e il Polo Nord vuoto, yeti sconvolti a parte, sei qui nella mia nave, ti sto aiutando…dimmi almeno qualcosa, accidenti”.

In un altro frangente Sandy si sarebbe comportato diversamente, ma ciò che aveva trovato -o non aveva trovato!- l’aveva allarmato non poco. Lavorando e poi dormendo si era perso tutto quel che era accaduto dal litigio in poi, ed erano successe talmente tante cose!...

Pitch Black, con assurda ostinazione, si rifiutò ancora di dire qualsiasi cosa. Era incredibile come Sandman, che pure non parlava davvero, riuscisse a risultargli seccante. Da quando lo aveva trovato, non vedendolo mai sprofondare nell’incoscienza seppur fosse debole, il Guardiano non aveva fatto altro che incalzarlo con domande su domande, ma Pitch aveva voglia di tutto meno che di parlare con lui.
O con chiunque.

«lasciami in pace» disse con appena un filo di voce, socchiudendo gli occhi.

Non l’avrebbe mai detto ad anima viva, ma poche volte nella propria esistenza si era sentito come in quel momento. Se avesse dovuto definirlo, avrebbe detto “rotto”. Una definizione semplice, con un ché d’infantile forse, ma perfettamente calzante.

Shu Yin l’aveva avvelenato e mandato a morire, Millaray, nonostante stesse male a sua volta, non si era fatta scrupoli a gettarlo sotto il sole, né se ne sarebbe fatti ad ucciderlo con le proprie mani.
Fino all’ultimo Pitch aveva creduto -sperato- che avrebbe cambiato idea, che lo avrebbe risparmiato: doveva provare ancora forti sentimenti per lui, ne era sicuro, non poteva essergli indifferente, o non avrebbe pianto in quel modo quando avevano parlato da soli…e invece no. Tra quei forti sentimenti era decisamente l’odio a prevalere.
Quello commesso quattrocento anni prima verso di lei era un atto che non sarebbe stato mai perdonato e, ormai l’aveva capito, quando lei sarebbe tornata a cercarlo -perché l’avrebbe fatto, sentendolo ancora vivo- l’avrebbe fatto solo ed esclusivamente per finire il lavoro, per tagliare i ponti col passato e godersi la vita col suo uomo.

Atticus Toothian non era una parentesi. Aveva voluto crederlo a lungo, ma non lo era, non lo era mai stato: era il marito di Millaray, lei lo amava come un tempo aveva amato lui -o forse anche di più, se aveva accettato di sposarlo- e Atticus l’amava altrettanto. Nei momenti che avevano preceduto la sua esecuzione, e anche durante essa, non gli aveva visto fare nulla che non avrebbe fatto anche lui stesso.
La sua Mila non era più “sua”, non gli apparteneva più, ormai era chiaro. Tutto stava a farsene una ragione. Chissà se ci sarebbe mai riuscito!

A parte ciò, comunque, era più che determinato a fare una cosa: riprendersi in qualche modo il proprio potere oscuro. Con quella stilla infinitesimale che gli avevano lasciato non avrebbe potuto combinare proprio nulla, e comunque…insomma, Millaray magari non era più sua, ma l’oscurità sì, che diamine!
Doveva riaverla assolutamente, e non solo per una questione di principio, o perché quei sei rischiavano di esserne corrotti: gli era più necessaria che mai perché doveva difendersi, e non dal quintetto con relativo esercito, non da Shu Yin, e neppure dai Guardiani, o da Nightlight con l’armata che stava radunando -di cui era a conoscenza, come gli Insorti, grazie a Calmoniglio-…no.

Era di lei che aveva paura, della donna serpente con gli occhi gialli e la pelle viola, l’amichetta dell’Uomo Falena, inquietante quanto lui, ma forse più pericolosa.
Non era sicuro al cento per cento riguardo quel che era accaduto, avrebbe dovuto rifletterci meglio in seguito ma, da quel che era riuscito a capire, quella creatura gli aveva fermato il cuore per poi farglielo ripartire, e “nutrirsi” -così aveva detto- chissà come e chissà di cosa, mentre gli faceva del male e lo accarezzava.

Al momento si sentiva piuttosto al sicuro, nonostante si trovasse nella nave del suo avversario principale, circondato, sostenuto e a tratti quasi coccolato da un mare di sabbia dorata…ma era davvero così? E se sì, per quanto?
Poi, cosa intendeva dire quella creatura quando aveva detto di conoscerlo “molto bene e da molto tempo”? Lo aveva persino chiamato “generale” chiedendogli come stava, appena prima di quell’inspiegabile attimo di buio completo, ma lui non era più un generale da molto tempo, e non tutti erano a conoscenza del suo passato, per lui stesso sempre più sfocato…

“vorrei lasciarti in pace, Pitch, ma non posso. Devi dirmi cos’è successo, perché ho la vaga idea di essermi perso tante cose…”

«no, Sandy, macché» sbuffò Pitch «solo l’inizio di una guerra…» tossì, poi gemette per il dolore che si propagò in tutto il corpo. Mesi prima aveva creduto che nessuno avrebbe potuto ridurlo peggio di come avevano fatto i Guardiani e i suoi stessi Incubi, beata ingenuità!

l’inizio di COSA?! Stai scherzando?!” allibì Sandman “io non so nulla di alcuna guerra, neppure l’Uomo nella Luna mi ha detto niente!”

«non che sia questo…chiacchierone» commentò debolmente l’Uomo Nero «ma devi essertelo perso dormendo» sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti secondo dopo secondo, ma cercava ancora di resistere «il russo e il Pooka lo sapevano…già…il Pooka…»

“Calmoniglio?! Cosa gli è successo?! Cosa gli hai fatto?!”

Non si sa come, Pitch trovò la forza di stendere le labbra tumefatte in un sogghigno che, in quel modo, risultava veramente raccapricciante. «non vuoi…saperlo» rantolò «ma alla fine lui…e Nord stanno…meglio di me e…è facile che ritrovi il Pooka dall’altra parte…del campo di battaglia, ormai, se-» tossì di nuovo «Galaxia ha finito di convincerlo».

“come?! Galaxia?! Che vuoi dire? No, non addormentarti ora!” il Guardiano smise di formare figure di sabbia, vedendo Black cedere alla stanchezza.

Avrebbe continuato l’interrogatorio in seguito, ma intanto poteva riflettere sulle informazioni che era riuscito ad ottenere.

“se ‘dall’altra parte del campo di battaglia’ c’è Galaxia, allora…”

C’era anche Sandelle. Doveva esserci per forza, i cinque doni avevano ben dimostrato la tendenza ad agire sempre tutti assieme.
Cielo, Sandelle coinvolta in una guerra?! Gli sembrava impossibile, ma la guerra in sé gli sembrava assurda. Davvero i loro ex volevano combatterli? Ma perché?! Se n’erano andati via quattro secoli prima, avevano troncato ogni rapporto con loro…quante volte avrebbe voluto scusarsi in ginocchio con la sua dolce Sandelle, quante volte aveva sognato di riuscire a trovare il modo di farlo, di dirle quanto si sentiva stupido per averla rinchiusa, quanto gli dispiacesse, quanto l’amasse…ed ora lei e gli altri tornavano così, solo per attaccarli?!

Scosse la testa, e si asciugò rapidamente una lacrima. Non c’era né tempo né ragione di piangerci sopra, specialmente se…no, no: Calmoniglio non avrebbe mai abbandonato la squadra per passare dall’altra parte, era fuori discussione, non intendeva assolutamente crederci.

Se solo avesse trovato qualcun altro, chiunque altro, in grado di dirgli qualcosa in più…

Si mordicchiò il labbro inferiore, occhieggiando il panorama esterno alla propria nave, costituito unicamente da un mare di nuvole somigliante ad uno spesso strato di panna montata. Forse quella che stava pensando sarebbe stata una mossa azzardata, ma al momento non ne vedeva di migliori: era in cerca d’informazioni che Pitch, al momento, non poteva dargli, e chi meglio dell’Uomo nella Luna in persona poteva fornirgliele, dal momento che sembrava quasi onnisciente? Forse Pitch aveva ragione, Manny aveva cercato di contattarlo mentre dormiva e lui se l’era perso, ma era un problema che poteva essere risolto alla radice…

“e così farò” pensò mentre la nave, rispondendo ad un suo comando telepatico, iniziò ad innalzarsi sempre di più, verso la stratosfera e oltre! “almeno il principe potrà dirmi direttamente se posso fare qualcosa di concreto in tutto ciò”.

Era curioso il modo in cui, man mano che si allontanava dalla Terra, la sua nave tendesse a velocizzarsi. In un certo senso era come se ci fosse qualcosa in quel pianeta, forse la sua stessa atmosfera, che ne limitava le potenzialità: era un bel mistero, e Sandman non era mai stato qualcuno che capiva molto di scienza o di magia, ancor meno se queste venivano messe insieme. Prima di diventare il Guardiano dei Sogni era stato un pilota spaziale, non uno scienziato, un mago o un alchimista! Se poi il principe non l’avesse salvato con la sua magia -e sì che ai tempi Tsar Lunar XII soltanto un bambino- rendendolo ciò che era, ormai sarebbe stato la mummia di un pilota spaziale morto. Motivo per il quale lui, dopo Nightlight, era forse il più grande lealista di Manny.

Diede un’occhiata a Pitch. Probabilmente Manny non sarebbe stato felice di sapere che nella nave c’era anche lui, ma al momento non era proprio in condizioni di nuocere.

“chi lo avrà ridotto così? La donna serpente?”

Glielo avrebbe sicuramente chiesto in seguito, se il principe non glielo avesse detto.

La nave di Sandman ormai si muoveva ad una velocità talmente elevata che, dopo circa un quarto d’ora, arrivò più o meno a distinguere il punto dove, da quel che ricordava, si trovava l’ingresso per il Moon Clipper. Sfregò le piccole mani. Qualunque fosse la situazione era sempre emozionante l’idea di vedere il principe di persona, e trovava un peccato che fosse successo solo pochissime volte.

La nave si fermò a qualche metro dalla superficie lunare, e Sandman scese, fluttuando leggero a pochi centimetri dal terreno. Se sulla Terra si sentiva leggero, sulla Luna era ancora meglio!

Svolazzò tranquillamente verso l’ingresso, convinto che almeno quella sarebbe stata una gita tranquilla, ma…

“cosa sono quelle macchie?” si chiese, avvicinandosi al terreno.

Erano delle chiazze color rosso scuro, non troppo grandi, di un liquido che ormai era secco. Una strana angoscia iniziò a serpeggiare dentro di lui.

“sembra sangue…ma non può essere sangue” pensò, decidendosi a entrare “non è possibile”.

Pensava questo, ma ciò che aveva sotto gli occhi diceva il contrario: c’erano gocce e schizzi di sangue lungo tutto il corridoio, ed era inutile negare a se stesso la natura di quella sostanza, così come illudersi che potesse appartenere, magari, ad un Nightlight ferito di rientro dalla terra. Non serviva appartenere al CSI per capire che la direzione di quelle tracce andava dall’interno dell’edificio verso l’esterno, e non il contrario; quali che fossero i fatti, dunque, si erano svolti lì dentro.

Sempre più allarmato e spaventato all’idea di quel che avrebbe potuto trovare, eppure deciso a proseguire, Sandman finì con l’affacciarsi nella sala di controllo, quella dove Manny era stato aggredito.

Il Guardiano osservò con gli occhi sbarrati la scena, premendosi le mani sulla bocca: la stanza era sporca di sangue ovunque. In un punto particolare, poi, era come se il povero disgraziato che era stato aggredito fosse stato tenuto sospeso in aria, mentre la vita gli fluiva via dalle vene a formare la pozza che stava vedendo, ancora non del tutto secca proprio per la quantità di liquido che la formava.

Sollevò gli occhi, e fu per puro caso che vide la scritta sul vetro. Si chiese come avesse potuto non notarla prima: era grande, sbavata in quanto fatta di sangue allora fresco, e c’era persino uno smile in fondo.

 
MAN IN MOON IS FALLING DOWN, FALLING DOWN ON EARTH  Image and video hosting by TinyPic

  

Se mai avesse avuto qualsiasi dubbio sulle dinamiche di quanto era accaduto, eccolo dissipato.

Il principe Lunanoff era stato aggredito da qualcuno che l’aveva portato sulla Terra…ma Nightlight dov’era, in tutto ciò? Che fosse stato ferito a sua volta, o peggio?

“ma chi è in grado di fare una cosa simile ad un essere potente come Tsar Lunar Lunanoff XII?!”

Indietreggiò, uscì dalla stanza velocemente come se avesse visto il diavolo, e allo stesso modo percorse il corridoio, abbandonandolo.
C’era l’Uomo nella Luna sulla Terra, ferito in modo indicibile da chissà chi, forse addirittura morto! Altro che guerre e guerre, altro che l’attacco di Sandelle e compagnia, a quanto sembrava c’era in giro qualcosa -o qualcuno- di molto peggiore!

“e se fossero stati proprio loro? Sandelle, Ljuba…no. Come avrebbero fatto? Non possono arrivare qui!” pensò, tornando velocemente nella propria nave. Diede un’occhiata a Pitch, che non si era mosso e dava l’impressione di non volersi risvegliare molto presto. Era anch’egli un altro nemico dell’Uomo nella Luna, ma neppure lui aveva modo di raggiungerla -a Nightlight, privo di mezzi, era stato fatto un incantesimo specifico da Manny così da permettergli l’andirivieni- per cui era un’altra pista da escludere.

“ma allora chi è stato?” si chiese, mentre faceva sì che la nave si allontanasse rapidamente dalla superficie lunare “chi altri ce l’ha con lui?”

Che anche in quel caso la responsabile fosse…?

“è una creatura che non conosco affatto e non sembra innocua, ma non vuol dire che quella specie di naga* abbia modo di arrivare fin qui. Sarebbe sciocco da parte mia incolparla di tutto solo perché non so chi sia” si disse “credo che la cosa migliore da fare sia trovare gli altri Guardiani, così da poter cercare il principe tutti insieme correndo meno pericoli” concluse, facendo rotta verso la Terra.

 

 

 

***

 

 

«grazie».

Anche Manny, nonostante avesse perso conoscenza per un po’di tempo, stava rivelando una buona tempra. Liberato dalla Bone Maiden restava ferito più che gravemente, eppure era sveglio e, seppure debolmente, aveva voluto ringraziare Dentolina, lì accanto a lui.
Avrebbe detto “grazie” anche a Madre Natura se questa, appena finito di liberarlo, non fosse schizzata via a ripulirsi dal sangue…

«non dovete ringraziarmi, signore. Mi spiace solo che non possiate riposare in un letto vero».

Diede un’occhiata alla casa di Emily Jane -se così si poteva chiamare un albero immenso dalla chioma verde punteggiato da licheni luminosi di vario genere, dalla forma un po’strana ma splendido a vedersi- e si lasciò sfuggire una smorfia di disappunto. “l’ho aiutato  ma lui, pieno di sangue com’è, in casa mia non entra!” …che razza di discorsi!

«va bene anche qui» mormorò l’Uomo nella Luna «sto molto comodo».

Non mentiva: mentre Emily Jane si allontanava, infatti, sotto di lui era spuntato fuori una specie di letto di muschio, riparato parzialmente da qualcosa che somigliava molto a un baldacchino di glicini.

«signore, se avete bisogno di qualcosa, qualunque cosa, dovete solo dirmelo».

Avrebbe avuto bisogno di qualche osso e tessuto sano in più, di poter far sapere a Nightlight quel che era successo e di potersi informare su come procedeva la sua missione, ma purtroppo Dentolina non poteva aiutarlo in alcun modo, priva di potere com’era; inoltre la fata non era ancora a posto neppure fisicamente, a giudicare dalle ali rotte. In futuro avrebbe fatto in modo di aiutarla almeno in questo, si ripromise.

Peccato non poter fare molto per quanto riguardava il potere rubato: era un immortale di livello Alfa e un ottimo mago, molto potente, ma cose come creare dal nulla nuovi esseri, riportare in vita i mortali sotto forma di spiriti, generare nuovi poteri da conferire a chi di dovere, tenere d’occhio la “situazione credenti” dei suoi Guardiani o osservare/comunicare con le persone gli erano possibili principalmente grazie agli strumenti che avevano costruito i suoi genitori, che univano scienza e magia -come il suo amato bacile, strumento semplicissimo solo in apparenza- da lui ereditati ed ampiamente utilizzati.

Non escludeva del tutto che potesse esserci una possibilità di riuscire a fare alcune di quelle cose anche senza di essi, ma sarebbe stato difficile, proprio non le aveva mai fatte senza l’ausilio di quei supporti.

Prima di tutto, comunque sia, avrebbe dovuto riprendersi, e temeva che ci sarebbe voluto tempo… tempo che al momento non c’era. «nulla per cui tu possa…aiutarmi, Toothiana» disse «ma grazie lo stesso».

Il volto dell’Uomo nella Luna, nonostante l’incantesimo rimpolpa sangue, risultava sempre tanto pallido da fare concorrenza a quello di Jack Frost, e visibilmente dolorante. In parte era anche per quello che era ancora cosciente, per il dolore atroce procuratogli dai danni riportati, che non gli dava pace.

«devo chiedere a Madre Natura di farvi un incantesimo che lenisca il dolore, avrei dovuto pensarci prima, mi spiace» disse la fata, con aria contrita.

«lo farà quando tornerà qui. Posso sostenerlo, ancora».

Dentolina gli si avvicinò di più. «chi è stato a farvi questo, principe? È stato…Madre Natura mi ha detto che è improbabile ma…è stato Pitch?»

«no. Non lui» gemette quando, nel voltare la testa, una fitta di dolore ancor più intenso lo colse in ogni dove «era una donna…non una dei doni. Sapeva delle cose  del…mio passato ma non… non so chi fosse o come fosse…fatta».

Nulla di tutto ciò migliorava le cose, anzi, il quadro della situazione assumeva tinte sempre più fosche. Non bastava Pitch, non bastavano i loro ex, ora si era messa in mezzo anche quella creatura misteriosa! Dentolina non impiegò molto a trarre le stesse conclusioni di Sandman sul fatto che fosse qualcuno di molto pericoloso, specialmente perché lei aveva sotto gli occhi sia la vittima che l’ “arma del delitto”, quella sottospecie di vergine di Norimberga fatta di chissà cosa…

«ti ha almeno detto perché ha deciso di prenderti e scaricarti proprio qui nel mio dominio?»

Dentolina sobbalzò spaventata, non si era proprio accorta che Emily Jane, ora linda e pulita, era sopraggiunta alle sue spalle. Forse aveva ereditato anche dell’altro da suo padre, oltre al carattere “amabile”. «mi hai spaventata».

Madre Natura la guardò giusto per un istante con aria da “e chi se ne importa”, per poi occhieggiare i vestiti insanguinati di Manny, che Dentolina gli aveva tolto per poterlo medicare meglio. “se pensano che li laverò io, si sbagliano di grosso” pensò.

«ha detto che lo ha fatto…» il respiro di Tsar Lunar si fece più corto e un’espressione spaventata gli comparve in volto «perché si annoiava!...che se c’è una guerra per…me…» cercò di calmarsi, ma non era affatto semplice «io dovevo almeno “presenziare” e che…» stavolta il suo sguardo divenne confuso «il mio dolore è nutriente ma poco saporito».

«eh?» Dentolina non era meno confusa di lui. Non aveva mai sentito parlare di uno spirito che si nutriva di dolore, era una novità assoluta e-

«ecco!» esclamò Madre Natura all’improvviso «ecco il collegamento!»

«quale collegamento? Non ti seguo» disse Dentolina, voltandosi ad osservare Emily Jane.

«non c’è nulla di sicuro, però» indicò ciò che restava della gabbia di ossa e si allontanò per raccoglierne un frammento «ho appena capito cosa mi ricordava questa gabbia, o meglio, il materiale con cui era fatta».

«potresti spiegarti meglio?»

Madre Natura si mise a fissare il frammento, con aria assente. «mio p… quando avevo quattro anni mi avevano regalato dei libri che parlavano di animali e creature leggendarie. Tra queste ultime c’era una razza di cui all’inizio non mi riusciva mai di pronunciare bene il nome, proprio perché ero piccola, e ho faticato talmente tanto ad impararlo che non mi scorderò mai né quello né ciò che c’era scritto in quelle pagine».

I libri e le poche cose che si erano salvate dalla devastazione che i Dream Pirates avevano portato a casa sua -da quando in seguito era tornata a prenderli assieme al titano Typhan, che l’aveva trovata a vagabondare nello spazio, accolta e cresciuta- erano stati allo stesso tempo fonte di consolazione e nostalgia nei dieci anni successivi. Li aveva letti, riletti e riletti ancora, fino a consumarne le pagine. Era il periodo in cui sperava ancora che un giorno suo padre sarebbe tornato a prenderla. Povera ingenua!
Le persone cui concedeva fiducia finivano sempre a tradirla, sempre: lo aveva sperimentato anche due anni e tre mesi prima…ma quella era un’altra faccenda.

«cosa c’era scritto? Di che creature parli?»

«le chiamavano “Ephemerides”» disse Madre Natura «donne serpenti che vagano nel cosmo nutrendosi del dolore e la disperazione altrui» osservò il frammento «che hanno la capacità di far crescere a dismisura le proprie ossa, farle uscire fuori dal corpo, e modellarle come vogliono. Si pensava fossero soltanto favole ma a questo punto…era una donna, ha fatto un tranquillo viaggetto dalla Luna e ritorno, si nutre di dolore, e ho già detto che questo materiale mi ricordava delle ossa…c’è caso che le favole fossero un po’più reali di quel che si pensava» concluse «un momento, ma non c’erano dei vestiti insanguinati ?» domandò, indicando un punto in fondo al letto.

Dentolina allibì. Certo che c’erano, almeno fino a un attimo prima, ma erano scomparsi! «per esserci c’erano, ma non-» ammutolì. I vestiti non erano la sola cosa ad essere scomparsa, pensò, osservando la testa dell’Uomo nella Luna. Che fine aveva fatto il lungo ciuffo di capelli platinati che sfidava la forza di gravità?! «i-il ciuffo!» esclamò.

Emily Jane, dopo una breve occhiata, si mise davanti al “letto” di Tsar Lunar con aria aggressiva, guardandosi attorno. Delle saette iniziarono a crepitare nelle sue mani.

«cosa succede?» chiese debolmente Manny.

«silenzio» disse seccamente Madre Natura, che cercava di udire qualunque rumore strano. C’era qualcun altro lì, oltre a loro, o comunque c’era stato fino a un momento fa: vestiti insanguinati e ciuffi di capelli non sparivano da soli. Anche concentrandosi al massimo, però, non riuscì a percepire niente d’ insolito. Il ladro doveva essere già andato via in sordina, esattamente com’era venuto.

«non sento né vedo nulla di strano» disse piano Dentolina «e non percepisco neppure la presenza di un intruso».

«perché, normalmente riesci a farlo?» le chiese Emily Jane con aria di sufficienza.

«con te sì. Percepisco la tua presenza quando sei nelle vicinanze, anche quando ti celi alla vista di noi poveri comuni immortali».

“qualcuno è entrato nel suo regno, ha rubato delle cose sotto il nostro naso vai a capire perché, volendo avrebbe anche potuto uccidere l’Uomo nella Luna, e tanto lei non smette di tirarsela! È mai possibile? Io sono una persona tollerante e quant’altro, ma tra lei e il padre non so proprio chi sia peggio!... no, d’accordo, è peggio Pitch. Quantomeno lei non ha mai provato a distruggermi”.

«capisco. Sicura di non riuscire a percepire nessuno?» Dentolina scosse la testa «...e tu?» chiese anche a Manny, per puro scrupolo.

«no, n-niente» mormorò.

“Nightlight, dove sei?” pensò disperatamente. Non si era mai sentito più vulnerabile, e quel che era appena successo non aveva fatto che acuire la sensazione “non avrei dovuto farti allontanare da me. Avrei dovuto ordinare ai Guardiani di radunare l’esercito, quando erano ancora a posto!”

«dobbiamo portarlo in casa, sangue o no. Non possiamo lasciare qui fuori il principe» disse Dentolina a Emily Jane «già prima era sconveniente, ma dopo quel che è capitato!...»

L’interpellata alzò gli occhi al cielo. «e tu credi davvero che potrebbe cambiare qualcosa?» disse freddamente. Che la gente entrasse e uscisse dai suoi domini come e quando voleva era un brutto colpo per il suo orgoglio! «non sarebbe più al sicuro, non t’illudere. Piuttosto direi d’iniziare a pensare cosa faremo quando starà meglio. Se non ti uccidono prima, ovviamente» aggiunse rivolta a Tsar.

«no che non verrà ucciso! Smetti di essere pessimista, ci sono già abbastanza problemi, tuo padre-»

«è quello che mi preoccupa di meno, ti ho già detto come la penso: preoccupati di chi gli ruberà il potere! Non riuscirà a tenerselo, non ci crederei neppure se lo vedessi, anzi, non mi stupirei se quel completo idiota l’avesse già perso. In caso contrario non mi capacito del fatto che non abbia dato nuovamente spettacolo con gli Incubi parlanti per sentirsi “figo”» disse, mimando le virgolette con aria di puro disprezzo.

«non giudicare Pitch troppo…severamente» parve ammonirla Tsar Lunar «è un’anima corrotta e distrutta che ha sofferto…molto, tanto è vero che non lo odio neppure…io, e sì che avrei motivo».

Come si azzardava a rimproverarla?! Cosa ne sapeva lui?! «oh, poverino, ha sofferto molto!» Emily Jane fece una risatina crudele «mi pare che tutti quanti qui abbiamo perso qualcosa, in certi casi proprio per colpa sua, ma mi pare anche che nessuno di noi si sia messo a fare stragi a caso inscenando drammi e patemi come fa lui, sbaglio?! Ho diritto di giudicarlo come mi pare e piace, e il cielo guardi te e chiunque altro dal metterci bocca di nuovo» concluse duramente.

Dentolina decise saggiamente di cambiare argomento. «avete qualche idea su cosa dobbiamo fare una volta che voi starete meglio, principe?»

«per voi due sì» ammise «Nightlight sta radunando un esercito…vorrei che vi uniste a lui. So che non hai più…poteri, Toothiana, ma sei una…grande combattente e quando starò meglio…potrò aiutarti a guarire, se non altro» mormorò lui.

«solo questo?» Madre Natura sollevò un sopracciglio «sei in grado di riportare in vita i mortali sotto forma di spiriti, e questo è tutto quel che intendi fare?»

«magari qui sulla Terra non ha proprio modo di fare altro!» intervenne la Fata dei Denti «non polemizzare, va bene? Sia come sia, d’accordo, se volete che io raggiunga Nightlight, lo raggiungerò. Farò la mia parte, per quanto è possibile».

Non solo perché riteneva fosse la cosa giusta, ma anche per una questione puramente personale. Atticus e gli altri le avevano rubato il suo potere, l’avevano rinchiusa in una cella e poi, non contenti, si erano sposati nel suo palazzo e si erano dati a fare bagordi! Era un affronto che non poteva essere lasciato certo cadere nel dimenticatoio, al di là del fatto che fosse successo giusto la sera prima.
Sembrava fosse passata un’eternità, ma non era così, e la ferita era ancora fresca e sanguinante.

«grazie».

«a questo punto temo di essere coinvolta anch’io, mio malgrado. Non perché io sia pro o contro la causa di una qualsiasi fazione in questa contesa» chiarì Madre Natura «ma rivoglio tutto quel che è mio. Tu invece, Lunanoff? Che intendi fare?»

Per svariate ragioni avrebbe desiderato tornare sulla Luna con ogni fibra del proprio essere, ma si era rivelata essere meno sicura di quanto credesse e, se anche avesse trovato il modo di tornare lassù, la sua guardia del corpo non sarebbe stata lì a proteggerlo.
Forse era meglio rimanere sulla Terra con qualcuno che potesse dargli almeno l’illusione di una difesa -giusto quella, visto ciò che era appena successo!-: sarebbe stata sempre meglio di niente. «rimarrò sulla Terra. Certe cose non posso farle ma resto…un mago molto potente…posso aiutare, dalle retrovie».

«le retrovie! E figurati!»

«davvero volete aiutarci, principe?» la Guardiana decise d’ignorare bellamente il tono sarcastico di Emily Jane, evidentemente incapace di rendersi conto che non tutti avevano lo spirito della macchina da combattimento o il fisico per sostenerne uno.

«ho creato io quei cinque. Chi dice che sono una mia…responsabilità non ha torto e sono sempre io…che ho svegliato il cane che dormiva creando…la sesta, non credevo che sarebbe andata così».

Entrambe evitarono di fare commenti, anche se Dentolina avrebbe voluto dirgli “già, perché hai creato Shu Yin quando sono IO la compagna di Jack?!”

«ora potreste fare l’incantesimo contro…il dolore, per favore?» le pregò Manny.

«oddio, sì, sì, certo, immediatamente, scusate!» esclamò Dentolina «ehm…»

«dimmi qual è» sospirò Madre Natura.

Aveva l’impressione che quella sarebbe stata un’altra lunga, lunga giornata…





*naga: molto banalmente, creatura mitologica mezza umana e mezza serpente. Come definizione non sarebbe neppure sbagliatissima...se Tanith avesse anche solo una goccia di sangue umano.

- Riguardo il passato da pilota spaziale di Sandman, sappiate che non ho inevntato nulla :) Rise of The Guardians wiki docet, sempre e comunque, anche se questo approfondimento che ho trovato su di lui è persino meglio, in quanto più completo!
- Chi guarda/ha guardato la serie tv "The Mentalist" avrà sicuramente riconosciuto lo smile di John il Rosso! Sono una persona brutta e cattiva per avercelo messo (?) ma non ho resistito.
Sono consapevole che è  un capitolo un po' "di mezzo", nonostante qualcosina sia successo, ma spero l'abbiate gradito abbastanza.

*Ringraziamenti Time*: a tutti coloro che hanno letto e a tutti coloro che hanno recensito, come sempre! Un ringraziamento in particolare va a Nebula216 per aver inserito questa storia tra le seguite :)
Alla prossima,

_Dracarys_  
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P.s.: vi lascio un'immagine della casa-albero di Madre Natura. Quando l'ho vista ho detto "ok, è questa".


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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


lld nuovo capitolo
Capitolo 27




«è tutta colpa tua. Sai che è tutta colpa tua, vero? La nostalgia per la bella famigliola perduta è tutta farina del tuo sacco, idem l’innamoramento per quella maledetta baldracca che ha cercato di farci fuori, te lo dicevo io che dovevamo limitarci a scopa-»

«ricordami chi di noi due è la componente malata dell’essere miserevole che siamo diventati. Chi è che è riuscito a distruggere quel poco che ci è capitato di buono, o chi è il motivo per cui non possiamo stare sotto il sole…chi è che mi ha privato del controllo del mio corpo da millecinquecento anni…o che ha tentato di distruggermi ma è stato così maledettamente incapace da non riuscire neppure a finire il lavoro!»

L’eco del grido dell’uomo alto in armatura dorata risuonò a lungo in quel luogo stranissimo e desolato. La superficie rossastra su cui poggiava i piedi sembrava non avere fine, così come il paesaggio grigio e nebuloso tutt’intorno a lui.

«ho molti più motivi di te per lamentarmi, bellezza. Quando tutti noi ci siamo uniti per entrare nel tuo corpo credevamo che avremmo vinto tutto, hai combattuto noi Dream Pirates per tanto tempo, sapevamo quant’eri forte, credevamo che una volta cambiato saresti stato il Re degli Incubi perfetto, e invece no! La pacchia è durata ben poco, e ora guardaci!» anche quel ringhio risuonò a lungo nell’aria «guarda come siamo ridotti! Sia maledetto il giorno in cui abbiamo puntato tutto sul generale sbagliato!»

La creatura che aveva appena parlato era una mostruosa copia dell’uomo in armatura, fatta interamente di filamenti d’oscurità intrecciati tra loro e in continuo movimento, e mostrava gli stessi occhi gialli e i denti appuntiti degli Incubi purosangue; nulla di strano, perché la loro esistenza si doveva proprio a lui.

«allora perché non te ne vai una volta per tutte, e la smetti di ricordarmi quel che il mio corpo ha fatto per colpa tua?!»

La creatura, con un ringhio, artigliò improvvisamente il collo dell’uomo, sollevandolo da terra. «il concetto di rapporto simbiotico non ti è ancora entrato in testa, Pitchiner, maledetto idiota?! Non sono riuscito a ucciderti, e mi sono adattato troppo a te» già solo che la creatura avesse le fattezze del generale della Golden Age caduto in disgrazia lo dimostrava «mentre tu devi l’immortalità a me. Noi formiamo Pitch Black» il quale non era minimamente cosciente di avere in testa due tizi in costante lite, né poteva sentirne le voci «non potremmo sopravvivere staccati, purtroppo» schizzi di materia nera arrivarono dritti in faccia al generale, che dal canto suo aveva afferrato il “braccio” della creatura e cercava di liberarsi «ma non pensare di poter fare altre alzate d’ingegno come questa, o quella di prima con la donna serpente, solo perché sono un po’più debole. “Io volevo morire”!» lo scimmiottò, scagliandolo brutalmente a terra «ma vaff-»

«linguaggio! Finché vivi nella mia testa vedi almeno di moderare i toni!»

«non avrei dovuto lasciare che vedessimo Age of Ultron, Cap» sospirò la creatura «ma cos’ho fatto di tanto male per ritrovarmi un coinquilino tanto lagnoso? Se almeno fosse rimasto tutto come i primi tempi…»

«non dubito che essere una belva assetata di sangue ti piaccia, ma a me no» dichiarò il generale «rassegnati!»

Il mostro distese le labbra in un orrendo sogghigno. «ora parli bene, ma quando abbiamo preso possesso di te non eri più così moralista da un bel pezzo, non scordarlo mai: fu la tua rabbia a guidarci dalle prime nobili famiglie della Golden Age che distruggemmo. Te lo sei dimenticato? Altair! Virgo! Vega!...Aldebaran!»

Pitchiner indietreggiò. «non è vero. Menti. Non ricordo niente del genere».

«ah no? Non ricordi?  Chi è che mente, Kozmotis Pitchiner?»

La risata della creatura invase il luogo, il subconscio dell’Uomo Nero, nella sua interezza.

Pitchiner si rannicchiò su se stesso, chiuse gli occhi e non rispose.

 

 

 

***

 

 

«quindi ora stiamo andando dal Leprecauno, giusto?»

«sì, Aiko…e teoricamente non dovremmo trovarci davanti altri mostri e vespe velenose».

Nightlight aveva scoperto che tutto sommato guidare le moto volanti dei cherubini non era poi così complicato, ed era stato ancor meno difficile convincere Hebiel a prestargli la sua. Aveva l’impressione di essersi conquistato per davvero la fiducia di quel cherubino, da dopo essersi caricato il suo compagno d’armi sulle spalle e non averlo abbandonato in quell’inferno di foresta, e sperava ardentemente di avere ragione perché una maggiore lealtà almeno di parte dell’esercito che stava radunando gli sarebbe tornata comoda.

Specialmente considerando che eccetto Aiko -seduta dietro a lui- ed escluse le novanta ninfe,  il resto della sua armata comprendeva due streghe piuttosto fuori di testa ed Eve Hallows.

Si azzardò a occhieggiare alla sua sinistra. Non l’avrebbe mai ammesso, ma quella versione di Baba Yaga era ancor più orribile della consueta: si era fusa con i suoi corvi, acquisendo la forma di un grande mostro nero alato e peloso, con molteplici grosse zampe artigliate, grandi occhi completamente bianchi e mascelle che avrebbero potuto trinciarlo con un solo morso. Nulla che avrebbe voluto trovare dall'altro lato di un campo di battaglia, insomma, e sperava che ai nemici avrebbe fatto lo stesso effetto.

Alla sua destra, invece, una visione più o meno classica: una vecchia strega munita di cappello a punta, armata più di Rambo, a cavallo di una scopa -dalla quale penzolava una bisaccia che Liesel aveva riempito con di tutto e di più, divano incluso- sulla cui impugnatura aveva visto scritto “Firebolt”. Meno classica invece era la posa del gatto nero e arancio in fondo alla scopa, sdraiato come se stesse prendendo il sole. Come facesse Eve a non cadere era un mistero.

«quando ti hanno punto hai avuto delle visioni anche tu? Visioni brutte?»

Aokigahara e coloro che la popolavano erano tutto quello che aveva, e il veleno di quelle bestie aveva mostrato ad Aiko la sua casa distrutta,  gli spiriti che là vivevano tutti morti, uno spirito senza volto -l’Uomo Nero, che lei non aveva mai visto- che indossava una pelliccia fatta coi resti dello Shishigami, e lei lì, capace solo di osservare impotente.

«sì. Ho rivissuto i momenti più brutti della mia vita distorti da particolari che li hanno resi ancor più orrendi, e visto materializzate le mie paure peggiori. Sai una cosa, penso che Black darebbe di tutto per procurarsi una cosa del genere…non che al momento ne abbia bisogno» aggiunse.

«spero che riusciremo a fermarlo. Diciamocelo, al momento è una minaccia più grave delle altre, se andasse male sarebbe la fine del mondo che conosciamo».

«non posso che darti ragio-»

«aspetta ma quella è una nave volante? Mio padre mi aveva detto che stanno solo in acqua!» lei non era mai uscita dalla foresta, ma lo Shishigami sapeva tante cose, e aveva avuto modo di mostrarle delle immagini di oggetti come navi, aeroplani e quant’altro. Una nave volante però non le tornava proprio!

«di solito è così, Aiko, almeno su questo pianeta».

Durante la Golden Age, in cui Nightlight aveva vissuto per un pezzo, invece era normale vedere galleggiare nello spazio sia astronavi nel senso più moderno del termine che navi nel vero senso della parola, più somiglianti a quella che avevano davanti.
Era un veliero piuttosto grande, di legno, dalla prua appuntita leggermente ricurva. Più per la forma della nave in sé, però, Aiko era stupita dalla massiccia presenza di grossi palloni che fluttuavano in aria, che forse contribuivano a tenere in aria la nave o forse servivano più per decorazione, e dall’altrettanto cospicuo numero di “vele volanti” ancorate alla nave che davano più l’idea di aquiloni, da come galleggiavano in aria apparentemente gonfiate dal vento.

«mi sa che i Saturnali hanno avuto la nostra stessa idea!» esclamò la Befana «non mi stupirebbe se stessero andando anche loro da Diarmid».

«da chi?!» disse forte Nightlight, per farsi sentire nonostante il vento.

«il Leprecauno! Si chiama Diarmid Goldhunter!»

«ah, va bene!»

«allora chi dice che tu e il tuo padrone non vi curate minimamente di chiunque non siano i vostri accoliti, o l’Uomo Patetico, ha ragione. Non sai neppure come si chiama il tuo futuro alleato» commentò Baba Yaga con una voce cavernosa e gutturale «e sì che diciotto anni fa sei stato assiduo frequentatore del suo locale per un po’…sbaglio?» aggiunse, malevolmente allusiva.

Aiko, dalla sua posizione, poté vedere le orecchie di Nightlight passare dall’azzurrino -il colore normale della sua pelle- al violaceo.

«ma tu non sei in grado di tenere PROPRIO NIENTE per te?!!» sbottò il guerriero, all’indirizzo di Eve-gatto.

«non pensavo fosse un segreto» replicò questa, dopo una risata miagolante «torni tutte le sere per due settimane di fila a sbavare sotto al palo, chiedi di me quando non mi trovi, e pretendi pure che non ti si noti?»

«sotto al palo? Quale palo?» domandò Aiko, per la quale la discussione aveva perso ogni senso «non vi seguo».

«fa niente, meglio così, tanto non è nulla d’importante» borbottò Nightlight. Aiko decise di non indagare oltre, dal momento che importante o meno la faccenda sembrava metterlo in imbarazzo.

«Liesel, accelera» esclamò improvvisamente Hallows, dopo essersi arrampicata sulla testa della Befana «arriva sopra il galeone, devo fare una cosa!»

«e cosa di preciso?!»

La domanda di Nightlight venne ignorata da tutti quanti, e dal canto suo la Befana si limitò ad accelerare. Forse sapeva cosa aveva in mente di fare Eve, o forse semplicemente non le importava, e voleva solo che quel gatto scendesse dalla sua testa.

«non è colpa sua, è colpa di mia sorella che le dà retta» brontolò Baba Yaga.

«ma se facesse l’ennesimo disastro, poi-»

«“ma se la smettessi di lagnarti continuamente, poi”!» lo scimmiottò la strega «sei un lamento continuo! Dal momento che vi ho fatto il favore di accompagnarvi» facendo violenza sulla propria natura solitaria e sedentaria «evitami almeno questo!»

Nightlight stava per rispondere a tono ma poi, vide Eve-gatto saltare dalla testa della Befana e gettarsi di sotto! «ma che diamine sta combinado?!» gridò, allibito.

«mi pare, e dico "mi pare" che si sia appena gettata dalla scopa. Poi non so se tu l'hai vista trasformarsi in un ippopotamo munito di tutù...» disse Baba Yaga, sardonica.

Hallows, apparentemente incurante di star precipitando a braccia e gambe aperte, riacquisì la propria forma umana, mise una mano in tasca e schiacciò play: l’altoparlante dell’mp4, a quel punto, iniziò a sputare fuori a tutto volume la colonna sonora de “Pirati dei Caraibi”!

«EHILÀAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!...» urlò più forte che poteva.

L’attimo seguente un fulmine nero le venne incontro, brandendo qualcosa di baluginante. Lesta, Hallows si fece comparire la claymore tra le mani, e rise sentendo il clangore dell’acciaio delle due spade che si erano appena scontrate.

Il colpo sbalzò indietro sia lei che il suo contendente. Hallows afferrò uno degli spessi cordoni che tenevano i palloni ancorati alla nave, finendo a ricadere su uno dei pennoni dell’albero maestro. Il suo avversario, saldamente aggrappato a una cima, le fu addosso l’ istante dopo.

«vedo che non perdi colpi!» esclamò l’uomo, di cui Eve parò con facilità il fendente.

«nemmeno tu, Saturnali» osservò lei, tentando un affondo che non andò a segno, ed evitò per un pelo un altro fendente. Non rimpianse la ciocca di capelli che perse nell’azione, meglio quella che tutta la testa.

«ma che diavolo sta facendo?!!»

Eppure Nightlight lo sapeva che quella avrebbe combinato un altro disastro. Lo sapeva. Heike aveva  poco di che rimproverarlo, riteneva di avere ben donde di lagnarsi, dal momento che Hallows stava duellando su un pennone con qualcuno che avrebbe dovuto essere loro alleato.

Aiko trattenne il fiato quando la vide fare una spaccata per evitare l’ennesimo colpo, e riuscire ad assumere una posizione almeno accovacciata appena in tempo per parare il successivo. «dovremmo fare qualcosa, di questo passo uno dei due finirà per trovarsi senza testa!»

Eve sbilanciò Saturnali colpendogli improvvisamente le caviglie con un calcio ma, prima che potesse fare dell'altro, l'uomo si lasciò cadere dal pennone e afferrò la corda di una “vela volante”. La colonna sonora di “Pirati dei Caraibi” continuava a risuonare forte anche dall’interno della tasca di Hallows, che si lanciò giù a sua volta, all’inseguimento.

«con lei vestita da piratessa munita di benda e tanto di colonna sonora?» la Befana osservava la scena tranquilla, come se non ci fosse nulla di strano in due spiriti che si scambiavano affondi mentre la vela con relativo cordone si abbassava sempre di più «siete seri? Chiunque capirebbe che si stanno salutando!»

Nightlight stavolta non riuscì a trattenere il facepalm.

«giustamente! Se io sono stata salutata con una freccia piantata in una mano, gli altri vanno salutati a spadate» disse Baba Yaga con appena un velo di sarcasmo «la tua amica è una selvaggia».

«guarda che quella cosa della freccia l’avrei fatta anch’io!»

“il bello è che dice la verità” pensò Aiko.

«gente, April ci sta facendo cenno di scendere giù!» li informò la Befana «però non c’è posto per tutti…»

Solo a quel punto Nightlight notò la presenza in coperta di una giovane donna bionda, avvolta in un bell'abito blu in stile vittoriano, che effettivamente stava facendo loro cenno di raggiungerla.

«scendiamo noi, più un paio di ninfe di rappresentanza» risolse Hebiel, facendosi avanti. Due ninfe del vento si accostarono alla sua moto -o meglio alla moto di Saol, seduto dietro il collega cherubino- offrendosi chiaramente volontarie.

«bene, allora scendiamo giù e sbrighiamo questa faccenda» concluse Baba Yaga, proprio mentre Eve e Saturnali abbandonavano il cordone per lanciarsi contro un’ampia rete, continuando imperterriti a scambiarsi colpi una volta che vi si furono agganciati, maglia dopo maglia, a scendere. Harlequin Saturnali rappresentava per sua stessa scelta il Carnevale, non era strano che si lanciasse in giochi, ma in quel caso si trattava di divertimenti piuttosto pericolosi, e il rischio che il "saluto" portasse via almeno un arto a uno dei due era più che reale.

Solo che a nessuno sembrava importare davvero.

«sì però non potresti assumere una forma un po’più normale, Heike? Così sei veramente orrenda» disse la Befana, senza mezzi termini.

«io almeno sono orrenda solo così!» replicò l’altra, limitandosi a volare giù, imitata dagli altri.

Aiko, una volta che la moto fu atterrata e poté vedere meglio April I Saturnali, si chiese per quale strano motivo lei e suo "fratello" volessero farsi passare per gemelli quando era così evidente che non condividevano neppure una goccia di sangue. I capelli biondo miele di April avevano ben poco a che vedere con quelli neri di Harlequin Saturnali, stesso discorso per il loro incarnato -rispettivamente chiarissimo e olivastro- e le sembrava anche più alta di lui.

«venite dentro» disse rapidamente April, indicando loro una porta «altrimenti c’è il rischio di trovarsi coinvolti nella loro battaglia».

Heike riassunse la sua forma "normale-vecchia", e i corvi dagli occhi bianchi una volta riformatisi volarono ad ogni angolo della nave. Guardandolo da lontano, qualcuno avrebbe potuto pensare che la coperta del galeone avesse improvvisamente cambiato colore. «beati loro che hanno tanta voglia di giocare».

«appunto, non possiamo rimanere qui fuori?» sospirò la Befana, ma finì comunque col seguire gli altri senza opporre resistenza. 

Entrando scoprirono che la porta conduceva a uno studio riccamente arredato con mobili antichi, tra cui due belle scrivanie di legno invase da carte e oggetti più o meno strani, diverse poltroncine imbottite, svariati tappeti e, soprattutto, librerie. Le pareti erano tappezzate di librerie ricolme di tomi -nonché rotoli di pergamena- di ogni sorta, anche quelle del piano superiore, al quale si accedeva tramite quattro scale a pioli sempre in legno. I pochi punti che non erano coperti da librerie, finestre a parte, erano stati decorati con quadri e arazzi di vario genere.

«sembrava più piccolo da fuori» commentò Hebiel, mentre le ninfe del vento, incuriosite, si avvicinavano alle scrivanie.

«credo che il nome corretto sia incantesimo estensivo. Piuttosto semplice, come qualcuno di voi sa di sicuro. Signori» fece un inchino, breve quanto grazioso «benvenuti. A cosa dobbiamo questa visita?»

Finalmente qualcuno che non voleva scacciarli o farli aggredire da mostri, miracolo!

«mi sa che fai prima a vederlo da sola, April» Liesel diede una piccola spinta a Nightlight, che reagì con un’esclamazione seccata «guardagli nella testa».

«eh?! Cosa vuol dire, scusa?!» Nightlight guardò entrambe le donne, piuttosto agitato.

«non lo farò senza il suo permesso, e non è detto che ci riesca» replicò April «sono una telepate» aggiunse a mo’ di spiegazione per coloro che non lo sapevano «posso sapere cosa sta pensando una persona, visionare i suoi ricordi, anche molto lontani del tempo, passare mentalmente informazioni ad altri e parlare con essi -sempre una persona alla volta- ma in realtà non è nulla di eccezionale».

Per ovvi motivi Nightlight era assai riluttante a lasciare che una persona a lui quasi del tutto sconosciuta facesse un viaggetto nella sua testa, ma la missione veniva prima di tutto e, se così facendo avrebbero potuto accorciare i tempi, avrebbe permesso anche questo. «trovi quel che serve da ieri pomeriggio in poi. Tutto è iniziato all’improvviso, e peggiorato piuttosto in fretta».

April annuì. «d’accordo. Non mi spingerò oltre ieri pomeriggio».

“c’è da fidarsi di persone che vivono in una bugia?” si chiese Baba Yaga, ma Aiko Shika Macchina Della Verità Ambulante non sembrava aver rilevato niente di strano, e comunque la testa in esame era quella di Nightlight, non la sua, quindi concluse i suoi ragionamenti con un “chi se ne importa”.

«ehm…quando cominciamo, milady?» chiese Nightlight, dopo qualche secondo di silenzio, e notando solo allora quanto la donna fosse impallidita «…vi sentite bene?»

«sto bene» rispose in fretta «ho già visto quel che dovevo vedere».

«come?! Di già?» allibì Nightlight. Credeva che avrebbe avuto qualche sentore dell’invasione mentale, che avrebbe “sentito” qualcosa o avrebbe notato stranezze in April nel compiere l’azione, ma non era stato affatto così, e non era sicuro che ciò gli piacesse: quella donna avrebbe potuto entrare nella testa di chiunque, vedere quel che voleva quando voleva e per quanto voleva, e nessuno se ne sarebbe minimamente accorto!

«sì. Dammi pure del “tu”, comunque» April si accasciò su una poltroncina «come hanno potuto permetterlo? Pitch Black più potente di com’era durante i Secoli Bui!»

«davvero non ne sapevi nulla? Eppure Black ha sparso quei suoi cavalli in mezzo mondo a dire “ehi, gentaglia, sono un rospo super potente!”» sbuffò Baba Yaga, ignorando la breve risata della Befana per l’allusione a quel che era accaduto secoli prima.

«no, la nave si muove principalmente sopra le nuvole o per mare, per cui spesso non abbiamo idea di quanto succede a terra. Com’è possibile che l’Uomo nella Luna non abbia potuto fare nulla? Impedirlo con una qualche magia?!»

April era sinceramente spaventata, risultava a tutti piuttosto chiaro. Sembrava che essere una telepate non la rendesse pronta ad affettare la gente a colpi di spada come invece sembrava essere suo “fratello”.

«io…temo di non poter dare una risposta soddisfacente» disse Nightlight, esitante «forse non se l’aspettava, troppo impegnato a pensare agli altri. Ci dispiace. Ma questo lo sai, immagino…come sai il motivo per cui siamo qui».

April si strinse nelle spalle. «non sono del tutto sicura che Pitch possa davvero essere fermato, adesso, e quanto all’Uomo nella Luna…perché mai dovrei difenderlo? Perché protegge i bambini? Balle!» esclamò con una punta di asprezza, sollevando occhi il cui colore era esattamente identico a quello di uno zaffiro purissimo «hai idea di quanti bambini, di quante bambine, di quante ragazzine poco più che undicenni ho visto morire, anche sul rogo?! Sono passati secoli, ma è un periodo che mi ricordo bene. E da quel che ricordo non c’è stato alcun principe che vive nella Luna o alcun guerriero in armatura ad aiutarmi quando ne ho avuto davvero bisogno. Gli unici che hanno fatto qualcosa sono stati quei due là fuori» indicò la porta «che giocano ai Pirati dei Caraibi».

«io ai tempi ero intrappolato qui sulla Terra, smemorato e inconsapevole di quale fossero i miei doveri» precipitare sul pianeta -assieme a Pitch, oltretutto- gli aveva causato un trauma tale che inizialmente non ricordava né chi fosse, né di avere un principe da proteggere, né il combattimento contro il Re degli Incubi che aveva fatto finire entrambi lì. Ci erano voluti secoli e aiuti magici per tornare a ricordare! «per non parlare del fatto che non potevo essere ovunque ad aiutare chiunque. Per quanto riguarda il principe Lunanoff, gli incantesimi che conosce e l’uso dei vari strumenti che possiede non s’imparano in un giorno. I Secoli Bui sono stati brutti per tutti, ma lui ha fatto quel che ha potuto quando ha potuto».

«per quanto riguarda Pitch Black, neppure io ero convinta di voler partecipare a questa cosa» disse Aiko «ma in effetti è meglio provare a fermarlo, riuscendoci o meno, che starsene fermi ad aspettare che ci trovi, ci schiavizzi e/o ci uccida, e faccia tornare questi..."Secoli Bui". Io so solo guarire le persone e lanciare frecce, ma non mi lascio fermare da questo, faccio la mia parte per il bene di ciò a cui tengo».

«non ti lasci frenare perché non sai di cos’è capace quando ha tanto potere da non sapere che farsene. Io invece lo so. L’ho imparato esattamente seicentosettantanove anni fa. Avevo solo sette anni, ma non l’ho dimenticato».

Neppure Liesel, che tra i presenti nella stanza era quella che frequentava di più i Saturnali, sapeva di cosa April stesse parlando. Non ricordava di averla mai vista così scossa, April in genere era una persona piuttosto serena, anche se da un po’di tempo a quella parte era diventata più chiusa, va’ a capire perché.
La sera del primo d’aprile, fino a tre secoli prima, la vedeva sempre festeggiare allegramente nella locanda del Leprecauno col “fratello” dopo una giornata passata a tirare scherzi di ogni genere, ma da tempo quelle risate erano sparite, e sembrava persino tenere Harlequin un po’a distanza.
Gemelli di età diverse, fratelli di sangue differente, sempre insieme ma distanti: i Saturnali erano tutto e il contrario di tutto, e non era sicura che fosse una buona idea indagare più a fondo. 
«Heike l’ha trasformato in un rospo, ed è ancora qua. Non so cos’è successo, ma non sopravvalutare troppo l’Uomo Nero, se l’hanno battuto una volta possiamo sempre farlo ancora, e già che ci sei puoi contribuire anche tu».

April iniziò a mordicchiarsi le unghie di una mano, combattuta e agitata. Entrare in guerra non era uno scherzo anche se forse, con i suoi -a parer suo miserevoli- poteri telepatici e la nave, lei e Harlequin avrebbero potuto dare davvero un minimo di contributo. Lui poi era un combattente, un uomo del Mediterraneo dal sangue che ribolliva, appartenente a un popolo che partendo da una penisola a forma di stivale aveva conquistato e civilizzato tutta l’Europa e ben oltre. Con suo “fratello” il punto non sarebbe stato convincerlo ad andare in guerra, quanto convincerlo a restarne fuori, se mai.

E su in coperta, per l’appunto, i fatti sembravano darle ragione.

«…Black?! Ma non era debole? Come se non bastasse il resto!»

Se il fendente di Saturnali avesse colpito Eve, le avrebbe tranciato di netto le caviglie; lei però aveva fatto un bel salto all’ultimo momento e, in seguito, respinse l’ennesimo affondo che in caso contrario le avrebbe infilzato lo stomaco.

«ha rubato i poteri della figlia, non si sa come, per questo è più forte di quanto sia mai stato» o almeno lo era fino a poco tempo prima! «e niente» la colonna sonora di “Pirati dei Caraibi” stava per finire, e Hallows fece scomparire la claymore «andiamo a combattere».

Harlequin alzò la spada e la calò velocemente, ma a quel punto Eve fece una cosa del tutto assurda: fece un salto mortale all’indietro, durante il quale riuscì a bloccare la lama tra i piedi e a strapparla dalle mani dell’avversario, e infine ricadde a terra, dove la spada di Harlequin s'infilò profondamente tra due travi.

La musica finì, e il duello improvvisato terminò con essa.

«già…andiamo a combattere» ripeté l’uomo, passandosi una mano tra i ricci neri non troppo lunghi «riuscire a trafiggere l’Uomo Nero un’altra volta sarebbe già qual…cosa…» si voltò a guardare il cielo, sentendo degli improvvisi applausi da parte dell’esercito di cherubini e ninfe, rimasto lì a guardare tutto il tempo «mi ero dimenticato di loro».

«evvabbè, fagli un inchino e sei a posto».

Saturnali non se lo fece ripetere due volte e, sistemata la maschera a rombi colorati che copriva i suoi occhi scurissimi, fece un profondo inchino verso gli astanti, per poi accasciarsi a sedere. «per quel che mi riguarda ci starei, è solo che sarebbe meglio portare l’intera nave, no?» anche quando Eve gli si sedette accanto rimase evidente che col suo metro e settantasette di altezza superava Harlequin di oltre dieci centimetri «e April, beh…non so quanta voglia abbia di affrontare Black…in questi secoli ha -e di riflesso abbiamo- fatto di tutto per evitarlo, anche quand’era debole».

«forse per lei sarebbe stato meglio affrontare il problema prima, ma è ancora in tempo» osservò Hallows.

«proprio tu mi parli di affrontare i problemi, dopo quel che hai combinato…» assunse un’aria pensierosa «ormai due anni e tre mesi fa?»

«lì è stata questione di semplice egoismo, non di traumi vari» replicò Eve, con noncuranza «è diverso, e comunque mi pare di ricordare che tu e April mi abbiate già fatto il vostro predicozzo».

«te l’abbiamo fatto» confermò Saturnali, alzandosi in piedi e togliendo la polvere dai pantaloni neri «per poi scoprire che hai tenuto su gli auricolari per tutto il tempo».

«ecco perché non ricordo quel che avete detto!» esultò Eve, col suo sorriso tutto denti.

Proprio in quel momento la porta dov’erano spariti gli altri con April si aprì.

«se hai finito di giocare ai pirati, Titus, gradirei discutere del motivo per cui sono venuti a cercarci» esordì la suddetta April, occhieggiando la spada del “fratello” ancora infilata a terra.

«Titus?» disse piano Nightlight, un po’confuso.

«non avrai davvero pensato che Saturnali si chiamasse Harlequin? Avevo intuito che non eri molto sveglio, ovviamente» rincarò Baba Yaga «ma non pensavo-»

«lui non lo conosce, per quanto ne sapeva poteva anche chiamarsi davvero Harlequin!» obiettò Aiko, in uno strenuo tentativo di difesa. La Befana a modo suo poteva anche andare, ma avrebbe mentito se avesse detto che Baba Yaga le piaceva anche solo un po’.

«per quel che mi riguarda ci sarebbe poco di che discutere» disse l'uomo, facendo spallucce «se c’è da combattere, Titus Quinctius Saturninus non si tira indie-»

«ecco, ecco che ricominci, non faccio in tempo a dire nulla che la decisione è già presa!» sbottò April «non ti è passato minimamente per la testa che io potessi non essere del tutto d'accordo, vero? Appena arriva la chiamata via, si parte e si va alle armi!»

«ma guarda che ancora non ha detto sì o no» le fece notare la Befana.

«April, capisco che sei spaventata, ma se solo-»

«non -sono -spaventata -Titus!»

Lo era eccome, ed era chiaro a tutti quanti. Forse lì in mezzo era l’unica che avesse veramente paura dell’Uomo Nero, più che dei “doni” e del loro esercito. Lady April I Saturnali aveva mantenuto il coraggio che aveva da bambina -un coraggio che aveva finito per distruggerle la vita- e se si fosse trattato solo degli ex dei Guardiani sarebbe stata la prima a dire “va bene, partiamo e scagliamo loro addosso una pioggia dell’altofuoco* che ho ricreato, devo giusto provarlo”, ma c’era di mezzo il Re degli Incubi, cosa che per lei cambiava tutto.

Se solo avesse saputo com’era ridotto al momento!

«a me pare di sì, e lo capisco anche, ma rifletti, non è meglio provare a fermarlo che rimanere per fatti nostri aspettando che ci trovi?» quello di Saturnali era esattamente il discorso che le aveva fatto prima Aiko, e che Eve aveva fatto prima di tutti «se andiamo e cerchiamo di fargli un mazzo tanto potremmo anche riuscirci. Sarebbe una cosa buona per te in primis, considerando tutto».

«io oggi volevo solo andare dal Leprecauno a passare una giornata tranquilla…»

«ma dal Leprecauno ci andiamo lo stesso. Vogliamo tirare in mezzo anche lui e il suo martello» sogghignò Eve «se no che gusto c’è, wumman?»

«per piacere, non dirmi che vuoi di nuovo irrompere nella locanda cantando l’inno scozzese!» gemette Nightlight. Nei tre anni in cui erano stati insieme gliel’aveva visto fare diverse volte, purtroppo, e per quanto irlandesi e scozzesi non si detestassero permaneva sempre un sano campanilismo, per cui il Leprecauno non sembrava mai troppo contento di quella sceneggiata.

«ovvio che voglio, lo faccio sempre. “Hark when the night is falling, hear! hear the pipes are calling, loudly and proudly calling, down thro' the glen”!...»

Baba Yaga alzò gli occhi al cielo, e Aiko abbassò le orecchie da cervo con aria sofferente. I cherubini, dal canto loro, rabbrividirono. Gli stonaticci di Hallows forse erano più letali della sua claymore.

«ascolta cos’ho pensato: andiamo tutti dal Leprecauno, tu intanto ci rifletti sopra, e una volta sentito cosa vuol fare Goldhunter mi fai sapere cos’hai deciso. Se non vuoi partecipare puoi sempre restare lì nella locanda, non penso proprio che saresti sola» Harlequin cercò di rincuorare la “sorella” e fece per accarezzarle il viso, ma lei intercettò la sua mano, bloccandola con gentilezza. 

«ma se per disgrazia le cose non andassero bene, che farei?»

Lui si rabbuiò solo per un brevissimo istante, ma quasi nessuno lo notò. «puoi venire con me e contribuire a farle andare bene. Pensaci su» concluse, per poi raggiungere il timone «allora si va dal Leprecauno, gente!»

«ehi, le ninfe del vento dove sono?» domandò Saol.

«ancora ad ammirare quadri, tappeti e complementi d’arredamento» rispose Hebiel «Nightlight, il suo signore non le ha fatto sapere nulla di nuovo? Non sarebbe male avere qualche aggiornamento sulla situazione».

Il cherubino non aveva tutti i torti, e in effetti quel silenzio dell’Uomo nella Luna aveva un ché di vagamente strano, ma magari se non gli aveva fatto sapere nulla di nuovo era semplicemente perché niente si era mosso dall’ultimo comunicato. Per quale altro motivo, se no? Il principe era sulla Luna, perfettamente al sicuro, per cui non c’erano altre cause possibili.

Se solo avesse avuto una vaga idea delle condizioni del suo signore probabilmente avrebbe abbandonato tutto e tutti per volare da lui…dopo essersi ripreso dall’infarto.

 

 

***

 

 

«come sarebbe a dire che è vivo?!! Ho controllato io stesso! Black era morto! Era più che morto!!! Quel mostro non può essere vivo!!!»

Calmoniglio aveva ottimi motivi per essere inebetito, e altrettanti per mettersi quasi a gridare come stava facendo, ma non era il solo.

La più sconvolta di tutti ovviamente era Cecilia: lo aveva sentito morire, lo aveva sentito tornare, soffrire più di prima, e poi sprofondare nell’incoscienza, cosa che le aveva dato un minimo di sollievo in quel pesantissimo malessere. Se avesse avuto un po’meno forza di volontà sarebbe senza dubbio crollata per non rialzarsi più.

Pitch era ancora vivo, dopo tutto quel che avevano fatto, quel che aveva passato quando l’avevano gettato sotto il sole, lui osava ancora vivere! Sembrava proprio che non avesse voglia di smettere di tormentarla. Com’era il proverbio? “l’erba cattiva non muore mai”! Se le cose stavano così allora Pitch non era erba cattiva, ma un’intera pianta malefica.

«Shostakovich! Ma com’è successo?! Questa non ci voleva proprio» disse Ljuba.

«forse c’entra l’Uomo Falena, era l’unico lì oltre a noi, e Black era indubbiamente morto, forse l’ha riportato in vita chissà come e chissà perché!» buttò lì Atticus, che non aveva altre idee.

«l’Uomo Falena può riportare in vita i morti?»

«per quel che ne sappiamo, Galaxia, potrebbe anche essere in grado sopravvivere a un calcio rotante di Chuck Norris. Ma non è questo il punto!» esclamò l’alato, in conciliabolo con i suoi simili e Calmoniglio sul tetto di una casa in una cittadina a metà strada tra Burgess e il Polo Nord«che diavolo facciamo adesso?!»

«ci dividiamo» concluse Cecilia «es l’unica cosa da…fare…»

Un farfallino rosso “piovve” in mano a Calmoniglio, ma fu solo l’inizio: un cipollone dorato cadde tra le mani di Ljuba, un soprabito marroncino stracciato e insanguinato atterrò tra quelle di Galaxia insieme a una camicia bianca nelle stesse condizioni, e infine, più lentamente rispetto agli altri oggetti, un lungo ciuffo ricurvo di capelli biondo chiarissimo planò in mano a Cecilia e Atticus, che avevano teso le braccia per afferrarlo nello stesso istante.

«qu’est-ce que c’est?» domandò Sandelle, che non si era trovata in mano alcun oggetto.

«vestiti insanguinati, mi sono familiari a dire il vero, ma non saprei dire di più» borbottò Galaxia «chiunque sia però non è messo bene, a guardare i buchi l’hanno trapassato da parte a parte in più punti e...Aster, cos’hai?»

Se l’Uomo nella Luna si faceva vedere nei sogni di Madre Natura, figurarsi in quelli dei suoi Guardiani, specialmente più vecchi; Calmoniglio, poi, aveva avuto modo di conoscere di persona i genitori di Manny, nonché Manny stesso, quand’era ancora un bambino molto piccolo e la Golden Age non era stata ancora completamente distrutta.

Per cui non gli ci era voluto molto a riconoscere certi particolari, in special modo quel lungo ciuffo.

«a giudicare dalla faccia di Calmoniglio e da quel che abbiamo in mano oserei dire che qualcuno è arrivato sulla Luna prima di noi».

Mai in tutta la vita Ljuba aveva detto niente di più vero.
Quei vestiti erano dell'Uomo nella Luna, e quel ciuffo di capelli assurdo non poteva appartenere ad altri che lui, ma ciò generava moltissime domande: come e perché quegli oggetti erano finiti in mano loro? Cosa stava a significare? Che l'Uomo nella Luna era morto? Ferito? In trappola? Dov'era, o dov'era il suo cadavere? Forse lì sulla Terra? Se sì, chi ce l'aveva portato?
Quel fatto stava senza dubbio confondendo tutti, ed era bene che qualcuo prendesse le redini della situazione.

«a questo punto, invece que in due gruppi come avevo pensato, dovremo dividerci in tre» disse Cecilia «Galaxia y Sandelle a Burgess, con la esperanza de riuscire a recuperare i cristalli, Ljuba y Calmoniglio al Polo Nord a cercare indizi su lo que es successo y finire Pitch una volta per tutte, se lo trovate» aggiunse ostentando completa indifferenza «yo y Atticus torniamo dagli altri a dire que uno dei due obiettivi es già annientato» stabilì, alzandosi in volo col ciuffo di capelli di Manny ben stretto in mano.

«ottima idea» assentì Atticus, raggiungendola in aria.

«a-annientato?! Come sarebbe?! No! L’Uomo nella Luna non può davvero essere morto! Come potrebbe essere possibile?!» esclamò Calmoniglio, interdetto.

Manny morto? Come? Per mano di chi, soprattutto?! L’Uomo nella Luna...non si era mai scomodato ad aiutarli personalmente, ma aveva sempre dato indicazioni, grazie a lui l’anno prima avevano saputo del ritorno di Pitch con un brevissimo margine d’anticipo, e aveva scelto Jack, che si era rivelato azzeccato…

“aveva in mente di farlo diventare Guardiano sin dall’inizio, o lo ha salvato per fatti propri e poi lo ha raccomandato in quanto creazione quasi interamente sua?” sussurrò una voce maligna nella sua testa “aveva creato questo spirito piuttosto potente e l’aveva lasciato lì a fare danni, doveva pur inventarsi qualcosa per lui. Che poi Frost non sia poi così male come persona e che sia un buon Guardiano è un dato di fatto, ma chissà quali erano le reali intenzioni di Manny!”

«temo che ormai per Burgess tra chiacchiere, risorti e oggetti piovuti dal cielo sia tardi. Facciamo che Galaxia, Sandelle e Calmoniglio tornano al Polo Nord a tentare di capire qualcosa di quant’è accaduto» consigliò invece Ljuba «mentre noi tre andiamo a informare gli altri. Temo che tu debba fartene una ragione, Calmoniglio: l’Uomo nella Luna è morto, e in un certo senso è meglio così» gli disse «a questo punto neppure i tuoi colleghi ancora "attivi" hanno più motivo di combatterci, dal momento che il solo nemico che rimane ci è comune. Ci siamo risparmiati un omicidio su due. Ti resta solo da decidere cosa fare, Aster. Vi raggiungeremo al Polo Nord quando avremo finito e, quanto al resto, recupereremo i cristalli in futuro, in qualche modo».

Non era una stupida, vedendo Cecilia stringere quel ciuffo di capelli aveva immaginato che lei e Atticus intendessero fare tutto meno che tornare dai “concasoliani” ad avvertirli, o che comunque non intendevano farlo subito. Era ben più probabile che intendessero sfruttare quell’inaspettata fonte di materiale genetico per eseguire un Incanto Detector e trovare l’Uomo nella Luna, o il suo cadavere, sperando che non si trovasse in un luogo protetto da quel tipo di incantesimi. 
Ljuba, contrariamente a come stava lasciando credere, non era così convinta che fosse morto: di sicuro era messo male, ma era sempre un Immortale di Livello Alfa, quindi la sua dipartita non era così scontata, e di sicuro i suoi due “fratelli” avevano tratto le stesse conclusioni, decidendo di voler verificare.
Tuttavia, data la provenienza sconosciuta di quei “regali” piovuti dal cielo, Ljuba aveva anche pensato che fosse meglio partire almeno in tre, così da potersi difendere meglio nel caso fosse stata una trappola. Avrebbe preferito che potessero partire tutti insieme, ma era bene non indisporre Calmoniglio, che sembrava abbastanza pronto a stare dalla loro parte, e comunque un’indagine al Polo Nord avrebbe  potuto portare davvero a qualche risultato.

Magari l’Uomo Nero era ancora lì.

Magari la guerra sarebbe finita ancor prima d’iniziare davvero.

«forse hai ragione. Vale la pena tornare al Polo Nord per dare un’occhiata, anche perché temo che per i cristalli sia tardi davvero» assentì Galaxia «Aster, vuoi venire con noi?»

Se l’Uomo nella Luna era morto davvero, restava solo un obiettivo: Pitch. 
Ljuba non aveva tutti i torti, era un nemico comune, e nonostante fosse ancora esterrefatto per la morte di Manny era anche, in parte, sollevato per il fatto di non poter accusare la sua ex compagna dell'omicidio. Restava da trovare il colpevole, e si sarebbe di certo impegnato in questo, ma solo in seguito.
Il Pooka non dimenticava la bastardata fatta da quei cinque al povero Jack, ma neppure ciò che Pitch aveva fatto a tutti quanti, e se l'Uomo nella Luna era morto allora era bene pensare a chi invece era rimasto, o aveva avuto la brillante idea di risorgere. «sì, anche se il pensiero di volare continua a non piacermi affatto» borbottò «vorrei solo essere forte abbastanza per aprire una galleria».

«anch’io vorrei che lo fossi. Sapere di poter volare senza precipitare mi rende sicura, ma continuo a odiare l’altezza, sai!» tant’è vero che prima, se con una mano aveva tenuto saldamente quella del suo ex, con l’altra aveva tenuto quella di Sandelle stringendola talmente forte da aver temuto di farle male.

«bueno. Allora ci ritroviamo al Polo Nord» decretò Cecilia «a dopo».

Fu così che lei, Atticus e Ljuba presero di nuovo il volo.

«otlichno, pare proprio che aveste voglia di andarvi a infilare in una potenziale trappola» commentò la russa, qualche secondo dopo. I due si scambiarono una rapida occhiata colpevole, consapevoli che Ljuba non stava sbagliando «ciuffi di capelli e vestiti insanguinati non atterrano addosso alle persone per caso».

«lo sappiamo, Lju, ma anche in due ormai siamo piuttosto forti» obiettò Atticus «certo, viene da chiedersi chi sia stato capace di ridurre Manny così male, e perché abbia voluto farcelo sapere…»

«intanto però direi de prendere lo que ci viene offerto, visto como siamo messi» disse Cecilia «non troppo male, ma neppure bene».

«da, ma in futuro vedete di non lanciarvi più da soli in certe cose. Non pensateci nemmmeno! La coesione è il nostro punto di forza, dobbiamo cercare di non perderla, o le cose potrebbero andare a finire molto male, e non solo perché una volta divisi torniamo a essere avversari "gestibili" per gli altri» li avvisò Ljuba «siamo in guerra, ma noi cinque siamo una famiglia» ricordò loro «e vorrei solo che anche Shu Yin l’avesse capito, invece di pugnalarci alle spalle».

Le grandi ali nere di Atticus fremettero leggermente. «anche lei avrà ciò che le spetta per quel che ci ha fatto».

«oh sì» concordò Cecilia «esto es sicuro. Ma solo dopo que avremo finito con Pitch».

Ljuba St.North non fece ulteriori commenti, ma se avesse detto di aver gradito quel mezzo giuramento di vendetta verso Shu Yin avrebbe detto una bugia. 
Era a sua volta arrabbiata con quella ragazzina orientale che li aveva presi tutti in giro, ma non se la sentiva neppure di vendicarsi facendo chissà cosa, tenendo in considerazione tutte le attenuanti. 
Le circostanze non avevano permesso loro di fare una gran figura con quella ragazza, che oltretutto dal quarto giorno dalla sua creazione in poi aveva passato tutto il suo tempo con l’Uomo Nero, sforzandosi di sopravvivergli;  Shu Yin non conosceva bene nessuno, e lei riusciva a mettersi nei suoi panni, pensando che forse al suo posto avrebbe agito allo stesso modo.

“Atticus e Mila calmeranno i bollenti spiriti una volta ucciso Pitch Black e passato un altro po’di tempo” si tranquillizzò “tendono sempre a sembrare così eccessivi e teatrali, tutti e due!”

Non c’era di che allarmarsi. 
Tutto sarebbe andato bene, finché il gruppo fosse rimasto unito.




*l' altofuoco è, in breve, un liquido esplosivo che non smette di bruciare neppure sull'acqua finché non si è completamente consumato. Chi guarda Game of Thrones ce l'ha ben presente :)

Citazioni di film e libri a parte...niente, stavolta non ho molto da dire, a parte "spero che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo". Ero indecisa se farlo o meno più lungo e mostrare più cose, ma alla fine l'ho troncato qui, tenendo conto che avevate due nuovi personaggi da "digerire", diciamo, di cui si sapranno più cose in seguito, qui o nella seconda parte di questa storia -che come sapevate già da un po' ho intenzione di dividere perché, l'ho detto e lo ripeto, in pochi inizierebbero a leggere una fanfiction di sessanta capitoli :'D-.
Ah, comunque avete visto, vi ho dato un'altra prova che la coscienza di Pitchiner vive. Non che importi a qualcuno :'D
Grazie a chi ha letto e recensito lo scorso capitolo,  a Enivelsa per aver inserito la storia tra le seguite e a Cari Chan per averla inserita tra le preferite! :bow: 

Da ultimo, qui sotto trovate lanave dei Saturnali e una creatura che somiglia molto a Baba Yaga versione mostro, purtroppo senza ali. Entrambe le immagini vengono da google :)  Alla prossima,

_Dracarys_


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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28




«l’hai avvelenato. L’hai…sei rimasta lì ferma a guardarlo morire, e sei scesa a patti con quelli?»

«hai ragione, forse avrei dovuto evitare di farlo e lasciarti privo di senno. Non mi sembra che con o senza ci sia molta differenza, e scusami se sembro maleducata».

Il salotto dall’ampia vetrata sull’oceano, che era stato il rifugio preferito di Pitch fino a quando lui e Shu Yin erano rimasti lì, ora ospitava la suddetta ragazza, Babbo Natale e Jack Frost. Evidentemente incapace di stare seduto come tutti i comuni immortali, il Guardiano del Divertimento si era appollaiato sullo schienale del divano, e al momento scrutava Shu Yin con aria torva. «secondo te sragiono, se non approvo che abbiate ucciso Pitch in quella maniera? Se il modo in cui l’hai ingannato non mi piace?! Tu inizialmente hai fatto tutto solo per sopravvivere, questo lo capisco benissimo e ovviamente sono lieto che ti sia riuscito, ma poi? C’era davvero bisogno di consegnarlo ai tuoi simili? C’era veramente bisogno di ucciderlo in quel modo orrendo?!»

In principio vedere Shu Yin lo aveva praticamente mandato fuori di testa, ma più lei continuava a parlare, più lei e Nord continuavano a raccontargli quel che era accaduto, più la sensazione d’incompatibilità si acuiva.
Per forza di cose trovava sempre bellissima la sua cosiddetta “compagna perfetta”, ma per quanto riguardava tutto il resto iniziava a farlo veramente inquietare.
Era stata capace di raggirare uno come Pitch Black piuttosto facilmente, dando prova di saper recitare fin troppo bene, ed era stata capace di assistere alla sua condanna senza battere ciglio; come fidarsi di qualunque cosa potesse dire una del genere? Come non temere un tradimento anche da parte sua, a un minimo variare delle condizioni, se tradire era tutto quel che aveva fatto fino a quel momento?

Vero, sia lui che Babbo Natale le dovevano molto, e aveva privato gli altri Insorti di un vantaggio non da poco, però…

«forse vuoi dire che invece una decapitazione sarebbe stata di tuo gradimento? Se la finiste di comportarvi da moralisti vi rendereste conto che la pena inflitta all’Uomo Nero è commisurata alle sue colpe, anzi, forse ci siamo andati fin troppo leggeri. Ovviamente non parlo di quel che ha fatto a me, quanto piuttosto di quel che ha fatto a persone come Sandman, ucciso con un colpo alle spalle» iniziò a elencare «o come Cecilia, che l'Uomo Nero ha “soltanto” quasi ucciso a suon di botte…o come Calmoniglio. Un genocidio è un po’più grave rispetto a spaventare qualche bambino, se permettete, e Calmoniglio stesso la pensa così».

«non posso ancora credere che Calmoniglio stia dalla loro parte, dopo quel che hanno fatto a me, dopo quel che hanno fatto a Dentolina! Possibile che non gli importi?!»

Jack era ancora sbalordito dal tradimento del Pooka. Più ci pensava meno gli sembrava possibile. Calmoniglio…contro di loro? I suoi compagni?
Era tutto così assurdo, come se il mondo si fosse rovesciato. Maledetto il giorno in cui la Luna era diventata dorata, perché era da quel momento che avevano origine tutti i guai.

«gli importava, io sono sicuro che gli importava. Ma uccidere Pitch gli importava di più» disse tristemente Nord «Uomo Nero è stato più malvagio che mai con lui, quando ci ha presi, e goccia ha fatto traboccare vaso di Aster. Seguire strada di odio è sempre sbagliato, diventare assassini per colpa di mostro lo è ancora di più, però io capisco sua sofferenza. Calmoniglio ha portato sulle spalle questo grosso fardello per molto tempo. È da ammirare che non ha ceduto prima, e che non l’ha fatto pesare su nessun altro» si accasciò contro lo schienale del divano «e poi un pochino magari c’entra anche Galaxia, anche se è secondario».

«c’era anche Ljuba, ma non mi sembra che tu ti sia schierato con loro» ribatté Jack.

«perché, come ho detto, è secondario! Di certo io non volevo vendetta su Pitch quanto la voleva Calmoniglio, e se devo dire verità…» mormorò «io ricordavo Ljuba diversa. Questa Ljuba mi delude molto, e mi spaventa anche. Galaxia invece è sempre Galaxia».

«…oh, ecco dov’era finito!» esclamò Shu Yin, una volta avvistato sotto un mobile l’iPhone rubato alla cugina di Jamie. Quando la ragazza si chinò a raccoglierlo, Babbo Natale coprì gli occhi di Jack, per sicurezza.

«ma che-»

«non guardare, non sei ancora pronto!»

«grazie mille, Nord, non avevo proprio voglia di respingere un altro assalto a sfondo sessuale» disse la ragazza, una volta raccolto il cellulare.

«non è colpa mia, ok?! Io faccio quello che posso» sbottò Jack, quando Nord tolse le mani «e non darmi addosso solo perché ti ho detto che quel che hai fatto non mi sta bene. Sarò pure libero di avere un’opinione!»

«liberissimo, purché la tenga per te dal momento che, perdonami l’indelicatezza, non mi interessa proprio» replicò Shu Yin «e che quel che è fatto è fatto».

«senti-»

«no, non “sento” niente: abbiamo ben altro di cui preoccuparci, a parer mio» troncò Shu Yin, rivolgendo l’attenzione unicamente a Babbo Natale «bisogna decidere quale sarà la prossima mossa anche se, per come la penso, sarebbe meglio per tutti e tre se restassimo qui fermi e buoni fino a quando sarà tutto finito, soprattutto Jack dato che-»

«non se ne parla!» esclamò il ragazzo, saltando giù dal divano «con o senza poteri io voglio dare una mano. Farmi da parte è fuori discussione, capito?!»

«la tua tendenza a fare l’eroe mi è conosciuta, Jack, e in un altro momento l’apprezzerei anche, ma questo non è proprio il caso. Se ti succedesse qualcosa sarei costretta a soffrirne» gli ricordò Shu Yin «e credo di averne avuto abbastanza».

«sì, è vero. Hai perfettamente ragione, e se devo dirtela tutta questa faccenda non piace neppure a me, ma dobbiamo fare qualcosa, perché io…tu cosa faresti, se si trattasse di aiutare persone a cui vuoi bene? Davvero rimarresti ferma lì, senza fare niente?»

Nord osservava i due in silenzio, pensando che fosse meglio non interromperli e, intanto, farsi venire in mente qualcosa per il futuro; si augurava altresì che man mano il rapporto tra quei due ragazzi diventasse meno problematico, per il bene di tutto il gruppo.

“un goccetto di cognac qui sta bene” pensò, riempiendo metà di un bicchiere.

«può darsi che se me l’avessi chiesto nei miei primi tre giorni di vita ti avrei risposto “ovviamente no, farei tutto quello che posso”» disse Shu Yin «ma adesso ragiono in modo diverso, quindi la risposta è: “se si trattasse di aiutare persone a cui voglio bene, ma io non possedessi i mezzi per farlo e rischiassi solamente di finire male a mia volta, sì, non farei proprio niente”. E comunque al momento non c’è nessuno a cui possa dire di voler bene, eccetto Calmoniglio magari, ma lui ha fatto la sua scelta».

A quelle parole Frost sentì una stilettata dritta al cuore e, intimamente, maledisse l’Uomo nella Luna per aver creato una simile situazione. Lui era già impegnato e Shu Yin lo inquietava, quindi non era affatto giusta la sofferenza che provava per un “voler bene” mancato di cui a lui, senza quel legame, non sarebbe importato affatto. «tu no, ok, ma io sì! Non posso permettere-»

«la tua entrata in guerra secondo te sarebbe conveniente per qualcuno, in questo senso? Nord è qui, Calmoniglio è dall’altro lato del campo di battaglia rispetto a quello dove saresti tu, Dentolina dovrebbe essere lontana dal disastro, e Sandman…sì, di lui nessuno sa nulla, se non erro, ma può voler dire che è a sua volta lontano».

«ci sono troppi forse in tutta questa cosa» commentò Babbo Natale «per quanto, ecco, più ci penso più in effetti…» esitò, e diede un’occhiata a Jack «quando io starò meglio avrò potere per combattere. Ma tu non hai neppure bastone da dare in testa a cattivi».

«che cosa?! Mi stai dicendo che dai ragione a lei?!» allibì Jack «come puoi dire una cosa del genere?!»

«è per tuo bene».

Jack si lasciò andare a un mezzo ringhio di pura frustrazione, dandosi nuovamente del cretino per aver seguito Sandelle a Conca De El Sol: era stato il peggior errore che avesse commesso nella propria vita, secondo la sua modesta opinione. A un certo punto, però, gli venne un’idea. «Shu Yin, dato che tu hai un po’del potere di Madre Natura, non è che…insomma, il tredici per cento di magia di un essere così potente non è poco, quindi se me ne cedessi un po’…e poi dai, hai anche quello di Pitch!»

«ammesso e non concesso che io possa pensare di dartelo, saresti in grado di usarlo senza bastone?»

Frost ammutolì. Giusto, non ci aveva pensato.

«da quello che ricordo di battaglia di mesi fa, senza bastone tu stavi cadendo giù da cielo come pera cotta» aggiunse Nord.

«sì, ma poi è saltato fuori che in realtà il bastone mi serve solo per incanalare i miei poteri. Vi ho raccontato quel che è successo in Antartide, no? Forse se trovassi un sostituto temporaneo potrei riuscire a combinare qualcosa» disse il Guardiano «perché non proviamo? Dai...» si avvicinò a Shu Yin «potrebbe essere l’unica possibilità che ho di fare qualcosa!» insistette, vedendola soppesare la questione «ti prego!»

«e va bene…va bene» si arrese lei, e si diresse verso la terrazza «vado a cercare qualche possibile sostituto. Sarò di ritorno a breve, so dove guardare».

«oh, bene» disse Jack, con un sospiro di sollievo «grazie».

«non c’è di che. Speriamo che funzioni, se tu tornassi ad avere dei poteri, e la possibilità di usarli, mi sentirei meglio anche io».

“figuriamoci, era ovvio che non l’avesse fatto per buon cuore” pensò Jack, guardandola scomparire.

«beh, se funziona sarà sempre meglio di niente» disse Nord «Dingle, piantala di bere whisky!» tuonò all'elfo, ormai peggio che sbronzo «ci mancava solo elfo ubriaco, sono già fastidiosi quando sono sobri…che hai, Jack?»

Il ragazzo aveva l’aria triste e dispiaciuta. «mi dispiace. Ho combinato un casino, non avrei dovuto andarmene e fare quelle sceneggiate».

«se ora ci sono guai non è colpa tua. Pensiamo a fare nostro meglio per risolvere tutto, piuttosto, e nel frattempo speriamo che Aster cambia idea di nuovo».

Jack annuì, un po’rincuorato, e proprio in quel momento Shu Yin ricomparve nel salotto.

«è tutto quel che ho trovato».

Una vanga.

Un piccone.

Un rastrello.

Una zappa.

Un forcone.

«ma un  puro e semplice bastone non c’era?» si lagnò Jack.

«no, ma può darsi che un forcone possa essere più utile di un bastone ricurvo, sempre se ti troverai bene ad usarlo. Jack, ora dovremmo toccarci di nuovo. Per passarti il potere» specificò Shu Yin «è così che funziona».

«oh. Ok».

Seppur titubante, Jack ripeté i gesti compiuti a Burgess, quando aveva toccato Shu Yin per la prima volta. In questo caso però si sforzò di non approfondire il contatto, senza far scivolare le proprie dita tra le sue, e l’istante dopo sentì una piacevolissima sensazione di calore risalirgli lungo il braccio e arrivare, infine, a scaldargli tutto il corpo. Trattenne il fiato sentendo il potere scorrergli di nuovo dentro, e ne fu felice, benché si rendesse perfettamente conto di essere meno potente di quanto fosse prima di subire il Furetur.

«direi che basti» Shu Yin si allontanò «ora fai un po’di prove, magari vedendo di non danneggiare alcun suppellettile, sarebbe molto sconveniente dal momento che siamo in casa d’altri».

«sì, sì, starò attento» replicò frettolosamente Jack, afferrando il rastrello «i-ah! Fatevi sotto!» esclamò, e per poco non prese in testa Nord nel brandirlo «…scusa».

«prova se questo benedetto affare funziona!» brontolò Babbo Natale.

Jack fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. «no» disse dopo qualche attimo «il rastrello non va bene, non me lo sento bene in mano. Mi passi il forcone, Shu Yin? Per favore?»

«certo. Tieni!»

Appena il Guardiano afferrò il forcone, una scarica di ghiaccio incontrollata colpì il berretto di Dingle. «no, no! Non va nemmeno questo, la cosa è fuori controllo!»

Né la vanga, la zappa o il piccone diedero risultati diversi. Jack iniziava a perdere le speranze. Non avrebbe potuto aiutare proprio nessuno, doveva farsene una ragione.

«animo, Jack, animo!» esclamò Babbo Natale «troveremo qualcosa che va bene!»

«aspetta» Shu Yin indietreggiò verso la cucina «mi chiedo se…»

Un attimo dopo, sotto gli sguardi perplessi dei Guardiani, Shu Yin tornò con una scopa e un mestolo di legno lungo quasi ottanta centimetri.

«che dovrei farci con quelli?» allibì Jack.

Se Shu Yin fosse stata un’altra persona avrebbe risposto “infilartelo dove non batte il sole”, ma era troppo educata. «magari quel che hai fatto con gli attrezzi agricoli?»

Jack sollevò le sopracciglia, ma prese ugualmente la scopa, senza ottenere risultati. Poi però impugnò il mestolo, e trasalì quando sia questo che la sua mano iniziarono a emettere una luce azzurrina. Il lungo cucchiaio di legno si ricoprì parzialmente di brina, la stessa che solitamente ricopriva il suo bastone, e Frost riacquisì la leggerezza e l’agilità che aveva in precedenza, tanto che fece un salto mortale all’indietro e si appollaiò su un mobiletto.

Nord esultò, battendo le mani. «A-AH! Ottimo, Jack! Abbiamo trovato sostituto di bastone!»

Jack però sembrava contento solo in parte. «sì, ma…dovrei andare a combattere con un mestolo da cucina? Cioè, stiamo scherzando?!»

«come ha detto Olivander a Harry Potter, è bacchetta a scegliere mago. O mestolo a scegliere cuoco!» dichiarò Nord con una certa enfasi «ed è meglio di niente! Ora» si alzò in piedi, il volto improvvisamente serio «io ho riflettuto su tutta faccenda, e penso che è meglio cercare di riunirci tutti. Tutti noi Guardiani rimasti, dico. Andiamo a cercare Dentolina e Sandy, e a quel punto-»

«“a quel punto” però ognuno per la sua strada, io non intendo combattere» chiarì Shu Yin «mi sembra di aver già fatto abbastanza».

«…tu e io, Jack, decideremo con gli altri cosa fare» proseguì Nord «anche se penso che ci uniremo tutti a Nightlight. È tanto che non vedo quel ragazzo! Quindi ora, Shu Yin, se ci dai due globi di neve noi andiamo a cercare Dentolina».

«l’ho vista il giorno stesso in cui sono nata, anche se per pochi minuti, quindi posso portarvi io da lei» indicò il cristallo azzurro che le brillava al collo «e andarmene in seguito, lasciandovi i due globi di neve per le emergenze».

«ci faresti grande favore» disse Nord «solo una cosa: i cristalli che hai preso…»

«non li ho più con me, già che c’ero li ho nascosti. Non vi dirò dove, non sia mai che ve lo tirino fuori con qualche incantesimo» tagliò corto la ragazza «Nord, prendimi la mano, così andiamo. Direi che sia meglio lasciare qui l’elfo, così che smaltisca la sbronza».

Jack si aggrappò a Nord, stavolta con la mente interamente occupata da Dentolina. Finalmente avrebbe potuto rivederla, aiutarla se ne avesse avuto bisogno, scusarsi in ginocchio per essere stato così stupido, stringerla, baciarla, rassicurarla che tutto sarebbe andato a posto, e poco importava che lui stesso non ne fosse convinto: sostegno, presenza e protezione erano i compiti di ogni compagno che si rispettasse, e lui aveva molte mancanze da doversi far perdonare. Già! E se Dentolina non avesse voluto più sapere nulla di lui proprio per quei motivi? A quel punto cos’avrebbe fatto?
“mai fasciarsi la testa prima di romperla!” s’intimò, appena prima di sparire insieme agli altri.
Meno di un secondo dopo sentì i polmoni che venivano invasi di aria purissima e gradevolmente profumata, e ancor prima di poter fare mente locale sull’ambiente che lo circondava i suoi occhi si fissarono su…

«Dentolina!» gridò. Non che ci fosse bisogno, visto che era a poco più di un metro da lui e gli altri.

La fata sobbalzò violentemente, sgranando gli occhi magenta in un’espressione di completa sorpresa e stordimento.
Lui era lì?
Era lì per davvero?
Com’era possibile, come poteva essere? Jack a un metro da lei, e munito di senno sufficiente a riconoscerla?

«J-Jack?...» con le lacrime agli occhi gli si avvicinò, gli toccò il volto per essere sicura che fosse lì davvero e non fosse solo un parto della sua mente, gli posò una mano sul petto, voleva sentirlo, toccarlo, abbracciarlo.

“è vero, è qui davvero, è qui con me!” pensò, intontita dalla felicità.

Erano così vicini da poter contare l’uno le ciglia dell’altra, pronti a baciarsi dopo oltre due settimane, che per entrambi sembravano essere durate millenni…

«a quanto pare il mio regno è diventato un incrocio tra un porto di mare, un lazzaretto e un luogo di ritrovo per coppiette».

Una voce femminile particolarmente fredda e seccata ruppe l’incantesimo, e il bacio tanto agognato venne ulteriormente rimandato. Jack sollevò lo sguardo dal viso di Dentolina per fissarlo su quello di Madre Natura. Era una bella donna, perché per fortuna fisicamente parlando non aveva ereditato dal padre altro che l’altezza, il colore degli occhi e quello dei capelli, ma aveva l’identica aria da “io ti sono superiore in tutto e per tutto, sciocco e inutile plebeo, tu sei meno di niente” che Jack aveva avuto modo di vedere su Pitch in pieno delirio d'onnipotenza.

«Dentolina, stai bene!!!» urlò Nord, quasi strappando la fata da Jack per stringerla in un abbraccio che, se fosse stato di poco più forte, l’avrebbe stritolata del tutto.

«s-sì, diciamo di sì Nord, ehm-»

«Nord, così la uccidi!» esclamò Jack.

L’omone allentò la presa, e rimise Dentolina a terra. «scusa. È che sono talmente contento che stai bene, quando ho saputo cosa è successo in tuo Palazzo mi sono preoccupato…mi dispiace così tanto!»

Dentolina minimizzò con un cenno della mano, ancora troppo sbalordita dalla sorpresa per chiedersi come potessero essere lì insieme, quando le ultime notizie che aveva di loro teoricamente non avrebbero reso possibile ciò. «non è per me che dovete preoccuparvi, c’è chi al momento sta molto peggio, è-»

Avrebbe voluto parlare di Manny, ma Jack la interruppe. «allora hai già saputo di Pitch, Nord ha cercato di fermarli, ma loro-»

«un momento!» Madre Natura interruppe a sua volta il Guardiano «cos’è successo? Le ultime notizie che abbiamo ricevuto davano lui» indicò Nord con un cenno del capo «e il Coniglio di Pasqua al Polo Nord, praticamente spacciati!» lentamente, inesorabilmente, il suo sguardo si spostò su Shu Yin «e davano te altrove».

Seguirono attimi di silenzio tesissimi, in cui Dentolina guardò i suoi colleghi con aria interrogativa, e Madre Natura strinse i pugni tanto da far sbiancare le nocche. Nord abbassò lo sguardo, in cerca di un modo per dirle la verità, ma Shu Yin lo precedette.

«l’Uomo Nero è morto» disse con tono neutro «non è più una minaccia».

Emily Jane non disse nulla, ma il suo sguardo divenne fisso, e il suo volto del tutto esangue.

“l’Uomo Nero è morto”.

Non avrebbe dovuto stupirla troppo. Non era lei, forse, che dall’inizio di quella faccenda non aveva fatto che prevedere il suo fallimento? Non era stata lei stessa a dire a Nightlight che Pitch Black si era fatto una lunga lista di nemici, i quali volevano tutti la sua testa, e in molti casi se le cose stavano così era per validi motivi? Tra l'altro aveva attaccato anche lei, sangue del suo sangue. L’aveva imprigionata, derisa, chiamata “ex figlia”, sostituita con una piccola orientale ipocrita.
Era ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe riuscito nell’intento di ucciderlo: c’era da aspettarselo, era logico.
Ma allora perché aveva sentito qualcosa dentro di lei andare in pezzi? Perché l’idea che l’Uomo Nero non fosse più in vita, che lei -ogni tanto- non avrebbe più potuto osservarlo da lontano come aveva fatto in quei millecinquecento anni, l’atterriva così tanto? 
Le sembrava impossibile, a Pitch era accaduto di tutto, eppure era sempre sopravvissuto. Radicalmente cambiato, forse, ma sopravvissuto.

«ma ti pare il modo?» sibilò Jack a Shu Yin «era suo padre!»

«non era mio padre» disse Madre Natura, con voce leggermente roca «mio padre l’avevo già perso, e molto tempo fa. L’Uomo Nero non era altro che la sua pallida ombra».

«m-ma…ma quindi è…» balbettò Dentolina «Pitch è davvero…?» anche a lei riusciva difficile credere una cosa simile, sapendo quanto Pitch era duro a morire e, soprattutto, quanto potere avesse acquisito di recente. Nord annuì, col viso serissimo. «ma come hanno fatto? È assurdo!»

«è stata lei?» tornò a farsi sentire bruscamente Emily Jane «è stata quella? La sua ex? Lo ha ucciso lei?»

«tutti insieme» mormorò Nord «gli hanno preso poteri, eccetto minuscola stilla, e lo hanno gettato sotto sole».

Di tutti i modi in cui potevano uccidere Pitch, quello era tra i più atroci. Il dolore doveva essere stato indescrivibile, pensò Dentolina. 
Pitch non le sarebbe mancato, e indubbiamente ne aveva combinate tante, eppure non riteneva che meritasse di morire in quel modo orribile e…un momento, tra i vari pezzi mancanti ce n’era uno piuttosto importante: Babbo Natale era lì, ma che fine aveva fatto Calmoniglio? «e Aster, lui-»

«sta con loro» disse Jack, con una certa durezza «con gli Insorti. Galaxia e compagnia, insomma».

«che cosa?!» strillò la fata, ancor più incredula «non è vero, non è possibile! Ma lo sa cosa ci hanno fatto?!»

«sì, ma ha altre priorità. In un certo senso lo capisco anche, ma…» scosse la testa con un sospiro nervoso, senza aggiungere altro.

«fantastico, proprio fantastico» sbottò Emily Jane, all’improvviso «non solo casa mia viene ripetutamente invasa e devo fare da infermiera all’Uomo nella Luna, ma mezzo mondo si divide i miei poteri!»

I presenti, a parte Shu Yin, lì per lì la guardarono un po’ perplessi. Incredibile che in tutto ciò lei si lamentasse per il destino dei suoi poteri -Jack, a dirla tutta, si sentiva un po’in colpa dal momento che li aveva presi anche lui- ma poi proprio Shu Yin focalizzò la questione più importante del discorso. «l’Uomo della Luna non dovrebbe essere, appunto, sulla Luna? Cosa significa che gli fai da infermiera?»

«cosa vuoi che significhi, piccola ipocrita? Non mi sembra di aver parlato in dialetto sumero antico» quella ragazza non era mai andata a genio a Emily Jane, e ancor meno adesso, immaginando che sicuramente anche lei doveva aver fatto la sua parte nell’uccidere l’Uomo Nero: come spiegarselo, altrimenti? Shu Yin doveva almeno aver aperto la strada agli altri in qualche modo.

«oddio, sì, giusto» Dentolina rabbrividì «Jack, Nord, non immaginate cos’è successo, è stato orribile…»

Un’altra brutta notizia? Non ci voleva proprio, pensarono i due Guardiani, in ansia più che mai. «cosa è successo?»

Dentolina indicò con mano leggermente tremante quel che sembrava un letto a baldacchino fatto di piante e fiori, a poca distanza da tutti loro. «n-noi lo abbiamo trovato qui quando siamo arrivate. L’Uomo nella Luna-»

«COSA?!» allibì il russo, guardando il “letto” «ma non è possibile, Manny è su Luna, è al sicuro!»

«no, purtroppo ha voluto provare a morire dissanguato proprio nel mio giardino» disse Madre Natura «a giudicare da come l’abbiamo trovato, e anche da altri indizi, inizio a pensare che c’entri una creatura che teoricamente avrebbe dovuto essere solo una leggenda della…Golden Age…» irritata, sollevò un sopracciglio vedendo che i tre Guardiani non l’ascoltavano minimamente, e che anzi, si erano fiondati al capezzale dell’Uomo nella Luna senza pensarci due volte «ecco il motivo per cui non frequento certa gentaglia, invece di occuparsi delle cose importanti preferiscono belare al capezzale di un tizio grassoccio e pelato che tra l’altro si è addormentato due minuti fa».

«non so cosa sia la Golden Age, ma di quale creatura leggendaria parli?» le domandò Shu Yin. L’unico motivo per cui avesse voglia di avvicinarsi all’Uomo nella Luna era prenderlo a schiaffi, per ovvi e sacrosanti motivi, ma non era proprio il caso, dunque aveva preferito evitare.

«un’Ephemeride. Per una volta spero di sbagliarmi, perché è complicato contrastare qualcuno che può diventare invisibile e intangibile. C’è la possibilità che sia responsabile anche della sparizione dei vestiti insanguinati di Manny e del suo nuovo taglio di capelli. È accaduto oltre mezz’ora fa» aggiunse «ma se così fosse non saprei immaginare perché».

«con una quantità sufficiente di materiale genetico si può fare un Incanto Detector. Ho letto qualche libro prima che…insomma, quando ero intrappolata nel regno di Pitch» disse Shu Yin «serve a-»

«si chiama “Detector”, non sono così stupida da non capire a cosa serve. Mi domando solo perché dovrebbe effettuarne uno, se chi ha compiuto il furto sa già dov’è Lunanoff, a meno che…»

«il materiale genetico non sia per qualcun altro» completò Shu Yin.

«oppure no, e queste sono solo ipotesi campate per aria. Non so neppure perché sto parlando con te, non mi sei mai piaciuta, e di sicuro hai fatto la tua parte nell’uccidere…ah, ma che ne parlo a fare» mormorò «tanto hanno tirato tutti un sospiro di sollievo all’idea che sia morto».

«era sempre tuo padre. Sono dispiaciuta per te, per quel che può valere».

Madre Natura le lanciò un’occhiata sprezzante. «viene da te, quindi vale meno di niente» sentenziò, pei poi allontanarsi.

Rimasta sola, Shu Yin iniziò a pensare che stare con Pitch l’avesse portata ad essere “amata” dagli altri quanto lo era stato lui. Non c’era nessuno di cui a lei importasse realmente, ma era vero anche il contrario. 
Non importava di lei ai Guardiani, nonostante li avesse aiutati, non importava ai suoi simili, anche prima che lei li tradisse, e non importava a Emily Jane per ovvie ragioni. Forse il solo ad averle voluto bene, seppur molto a modo suo, era stato Pitch, morto principalmente grazie a lei.

“avrei dovuto immaginare che sarebbe finita così” pensò “era ovvio che non mi avrebbero accettata, nonostante gli aiuti. Io non sono come loro. Ma non mi sono neanche come i miei consimili, saremo pure stati creati allo stesso modo, avrò pure un cristallo, ma non mi sento tale, non più” si guardò le mani “allora cosa sono diventata?”

«Shu Yin?»

Trasalì leggermente quando vide che Dentolina si era avvicinata: non se n’era proprio accorta, persa com’era nei suoi pensieri. «dimmi».

«non so ancora molto di tutto quel che è successo, ma da quel che mi stavano dicendo ho capito che se Jack ha ritrovato il senno in un certo senso è grazie a te. Lo è anche il fatto che Jack e Nord siano tutti e due qui, e…beh, un mestolo da polenta delle nevi è sempre meglio di niente, immagino. Grazie per avermelo riportato più o meno sano e salvo» disse la fata «e per non averlo insidiato».

Il fatto che fosse la “compagna perfetta” di Jack, all’inizio, l’aveva portata a non volerne sapere assolutamente niente, ma visti gli ultimi avvenimenti -di cui ancora sapeva poco e nulla- per il momento Dentolina aveva deciso di darle almeno una chance, e non escluderla le sembrava un buon modo per iniziare.

«nessuno dei due è interessato a sottostare a una stregoneria, e non l’avrei insidiato in ogni caso» il fatto che entrambi, più Jack di lei, combattessero costantemente l’attrazione reciproca era un altro discorso «ha detto che ti ama molto, e penso che dica la verità, per cui…»

Dentolina arrossì. «lo ha detto davvero? Oh, beh…penso che però dovremo riparlarne dopo che tutto questo caos sarà finito. Ora non è il momento, pensa solo a quel che è successo a Manny, che è Manny, e non uno spiritello qualunque».

«Emily Jane ha delle teorie».

«ovvio che “Miss So Tutto eccetto come effettuare gli incantesimi che servono” abbia una teoria!» disse Dentolina, per poi assumere un’aria dispiaciuta «oddio, scusami, di solito non parlo così delle altre persone, è che Madre Natura non è…ecco, diciamo che non è una persona con cui è facile e piacevole avere a che fare».

«me n’ero accorta».

«…come sarebbe a dire che dobbiamo portarcelo via?! Tu non vedi che Manny non è in condizioni buone per essere spostato?!»

Le due donne si voltarono verso Nord che, palesemente arrabbiato, squadrava Emily Jane, irritata quanto e più di lui.

«cosa vuoi che me ne importi?» ribatté Madre Natura «nulla! Lo ho soccorso, lo ho curato, sono costretta a prendere parte alla guerra, ma non voglio più Lunanoff in casa mia: la sua presenza porta solo danni, perché prima o poi qualcuno verrà a cercarlo, se la ragazzina orientale ha ragione e il materiale genetico che “chicchessia” ha sottratto venisse usato per un Incanto Detector».

«e casa tua non è protetta da Incanto Detector? Polo Nord lo era!»

«avrei sfidato chiunque a procurarsi il mio materiale genetico, quindi no, è ovvio che non lo sia. A me non servivano simili protezioni fino a poco tempo fa».

«non ti servivano, o non conosci certi incantesimi?» s’intromise Jack, con aia di sfida.

Madre Natura lo squadrò dall’alto in basso. «torna a giocare col tuo cucchiaio di legno, povero bimbo, queste sono conversazioni tra adulti».

«sei più insopportabile di tuo padre!» sbottò Jack piccato, senza riflettere. Comprese l’errore solo un attimo dopo, quando la vide stringere leggermente le palpebre e assumere un’espressione arrabbiata fin troppo simile a quella di Pitch.

«TACI!»

«scusami!» riuscì a gridare Jack, evitando per miracolo una sfilza di saette «non dovevo-» si scansò appena in tempo dall’ultimo fulmine diretto in pieno volto «DIRLO!»

«lascialo stare, ha parlato a sproposito!» esclamò Dentolina. Cercò di fermare Emily Jane, ma venne spinta via con forza.

L’Uomo nella Luna, in tutto ciò, grazie all’incantesimo per alleviare il dolore dormiva ancora, magnificamente ignaro di quel che gli accadeva a poca distanza.

«è stato molto maleducato, ma smettila di lanciargli saette!» intervenne anche Shu Yin.

«non metterti in mezzo, ce n’è anche per te!»

«cerchiamo di calmarci, questo non porta a niente! Capisco che sei scioccata per quello che è successo ma-»

«non sono scioccata, Guardiano della Meraviglia. Non. Sono. Scioccata» ripeté Madre Natura «ma il ragazzino deve imparare a tacere, perché-»

Né Nord né gli altri seppero mai il perché: improvvisamente la terra sotto i loro piedi iniziò a tremare, dapprima piano, poi sempre più forte, secondo dopo secondo.
Il fiume che scorreva lì accanto si prosciugò, gli alberi iniziarono a cadere, e stare in piedi divenne sempre più difficile. Il cielo, sereno fino a poco prima, ora era coperto di una coltre di nubi nere, e un potente tuono assordò tutti i presenti.

«che succede ora?!» urlò Babbo Natale, facendosi più vicino all’Uomo Nella Luna. Non riuscì a sentire ciò che gridò Emily Jane, coperto dal fragore di un nuovo tuono, ma tutto gli fu chiarito appena sollevò gli occhi verso l’alto.

Un fulmine illuminò le sagome in controluce di Atticus, Cecilia e Ljuba. L’Insorto teneva saldamente per mano moglie e amica, e insieme osservavano il gruppo di spiriti spaventati e confusi.

«oh, no» Dentolina indietreggiò, con gli occhi fissi sulle ali nere di Atticus. Non riusciva a credere che fosse stato così folle da prendersi anche l’oscurità, sapendo quali pericoli comportava: non si rendeva conto che rischiava di andare ancor più fuori di testa di quanto già fosse?!
Un grido la riscosse dai suoi pensieri, e voltandosi vide che Shu Yin veniva trascinata sottoterra da orribili radici rossastre e deformi che le strapparono il cristallo dal collo, gettandolo lontano; la bisaccia con i globi di neve era già andata perduta, e giaceva abbandonata sul prato, a poca distanza.

«Shu Yin!»

Frost reagì prima di tutti gli altri, cercando di congelare le radici e, allo stesso tempo, tirarla fuori da quella trappola; la ragazza si aggrappò disperatamente al suo braccio, tentando di gelare a sua volta i viticci che la stringevano, senza ottenere grandi risultati. Più lei e Jack congelavano e spezzavano, più radici nascevano a sostituire quelle distrutte, in una lotta senza fine.

Nord, dopo un iniziale attimo d’indecisione dovuto a svariati elementi, prese in braccio l’Uomo nella Luna, troppo debole persino per tornare cosciente. «non ve lo lascio toccare, scordatevelo!» urlò all’indirizzo degli Insorti.

«come pensi d’impedirlo?» gli chiese Atticus, con estrema tranquillità «non hai nemmeno le tue sciabole, Nord».

«se ci lasciate Manny e Shu Yin, finirà tutto adesso» continuò Ljuba «siate ragionevoli, non abbiamo mai voluto farvi del male».

«ma saremo costretti a farvene, se combatter-»

Cecilia non fece in tempo a concludere la frase, perché dovette respingere una scarica di puro potere elementale che Madre Natura le aveva scagliato contro.
Emily Jane si era sollevata in volo a fronteggiare i tre Insorti, incurante del fatto che avessero oltre il triplo del suo potere. Erano secoli e secoli che la rabbia non l’accecava in quel modo, all’incirca da quando a sedici anni si era resa conto che suo padre non sarebbe mai venuto a prenderla. Ai tempi la sua furia l’aveva portata ad attaccare e distruggere una nave della Golden Age
rea solo di esserle passata davanti, piena d’innocenti che erano morti tutti, e ora Emily Jane era nelle stesse condizioni.

«non il mio potere contro di me e non in casa mia, LURIDA PUTTANA ASSASSINA!!!»

«non puoi affrontarli, torna giù!!!» gridò Dentolina.

«y andatevene todos al diavolo, allora» disse Cecilia, sfilando la presa dalla mano di Atticus e allargando le braccia «volete combattere, bueno, que sia!»

A quelle parole la terra tremò ancora più forte, e poi iniziò a spaccarsi con un suono agghiacciante. Lunghe  e profondissime crepe si aprirono in tutto il regno di Madre Natura, che per la seconda volta vide casa sua venire distrutta. L’albero gigantesco in cui viveva fu tra le prime cose a crollare in uno strapiombo appena formato che, come tutte le fenditure, andava riempiendosi di magma fumante.
Ma non era finita.
Qualcosa nelle crepe iniziò a emettere uno stridio tanto acuto da far male all’udito, e l’attimo dopo, sotto gli occhi terrorizzati dell’intero gruppetto, una miriade di grosse e nere creature alate gocciolanti magma schizzò fuori da ogni spacco sul terreno. Parte si riversò a terra, facendosi pericolosamente vicina ai Guardiani, e parte raggiunse Emily Jane in cielo, attaccandola in massa.

Ljuba atterrò dinanzi all’ex compagno, e le creature alate, che si rivelarono essere grifoni-Incubo dalle ali e la coda infuocate, circondarono il povero Babbo Natale, il quale strinse Manny con fare ancor più protettivo. «oscurità ti dà già alla testa?! Guardate cosa state facendo!»

«avrebbe potuto risolversi molto più in fretta. Te lo chiederò un’ultima volta: lascia qui Manny, prendi gli altri Guardiani e abbandonate questo posto» i grifoni si fecero ancor più vicini, con l’ennesimo stridio.

«se vuoi Uomo nella Luna dovrai strapparlo da mie fredde mani morte. Saresti davvero capace di uccidermi, Ljuba?»

Perché?! Perché non riusciva a dare l’ordine ai grifoni di attaccare senza indugiare oltre? Perché non la faceva finita e basta, perché stava dando a Nord quell’ennesima possibilità? Era una maledetta guerra, Ljuba lo sapeva, aveva messo tutto in conto, ma allora perché non riusciva a fare quel che doveva fare?
Era davvero una donna così patetica e pavida da lasciare che ora, durante la sua vera prova del fuoco in cui doveva affrontare Nicholas faccia a faccia, degli sciocchi sentimentalismi si mettessero in mezzo? Era davvero una donna così debole e inetta da voler cercare fino all’ultimo di evitare di fare del male al suo ex? Aveva creduto di essere davvero pronta a tutto come Atticus e Mila, e fino a quel momento era stato così, perché cedere adesso?!
Si guardarono negli occhi per quella che a entrambi parve un’eternità.

«non costringermi a scoprirlo, Nicholas. Metti giù Manny».

Nord scosse la testa. «njet, Lju».

Ljuba chiuse gli occhi.

“addosso”.

I grifoni, con gli artigli sguainati e fiamme che eruttavano dai becchi ricurvi, attaccarono simultaneamente Nord obbedendo all’ordine telepatico della donna. Il russo curvò la schiena in avanti e recitò un veloce incantesimo difensivo che creò una debole barriera, pur essendo ormai rassegnato all’idea di dover morire pur di proteggere il principe. L’azione avrebbe potuto fargli guadagnare al massimo qualche secondo, giusto il tempo impiegato dai grifoni a penetrare la barriera…

Un’improvvisa luce bianca accecò sia lui, sia i grifoni, che Ljuba. Senza che potesse far nulla per evitarlo, la donna si vide sparire da sotto gli occhi Nord e Manny, spediti chissà dove con un portale magico dei globi di neve. Interdetta, si voltò appena in tempo per vedere Dentolina, che dopo una breve corsa riuscì a raggiungere il cristallo di Shu Yin e a lanciarglielo.

«prendilo!!!»

La ragazza, congelate le ennesime radici, riuscì ad afferrare per un soffio la cordicella. Sfruttando il potere del cristallo riuscì a scomparire e, ormai libera, si alzò in volo nel cielo. «aiuta Dentolina!» gridò a Jack, che corse immediatamente verso la fidanzata.

Tre grifoni gli furono addosso l’attimo dopo: il naso di Frost fu invaso dall’odore sulfureo delle creature, e gli occhi da una cortina del suo stesso sangue, mentre gli artigli e i becchi degli Incubi gli laceravano le carni. Si difese come poteva, lanciando deboli onde ghiacciate alla cieca, con il testa il solo obiettivo di raggiungere Dentolina…e poi, senza preavviso, si trovò in aria.

«ti avevo detto di aiutare Dentolina, non di farti sbranare dai grifoni» disse Shu Yin, che riuscì a scomparire di nuovo appena prima che un colpo di fuoco lanciato da Cecilia a Madre Natura finisse a colpire lei e Jack.

Emily Jane stava dando tutta se stessa in quella lotta, nonostante la stanchezza e tutti gli svantaggi, ma Cecilia non era da meno: si era messa a lottare in prima persona -seppur con l’ausilio dei grifoni- perché non aveva apprezzato gli insulti della dolce figlioletta dell’Uomo Nero, e sembrava stesse seriamente pensando di epurare l’universo da tutti i Pitchiner rimasti.

“è troppo impegnata a lottare per pensare a me e Jack” concluse Shu Yin.

«a quanto pare una cosa non esclude l’altra» borbottò Frost, cercando di pulirsi gli occhi dal sangue «Dentolina­-»

«ha perso la bisaccia» che lei aveva prontamente recuperato «per colpa degli Incubi, e ora-»

«…che vuoi fare?! Sarebbe inutile!»

Quando Jack riuscì a vedere nuovamente, dei grifoni tenevano Dentolina sospesa sopra lo strapiombo in cui era finita la casa albero di Madre Natura.

«non stare a guardare quel che faccio io!» sbottò Atticus, rivolto a Ljuba «perché devi metterti sempre in mezzo, Dentolina, maledizione?!» l’immortale volò vicino alla fata «dimmi dove li hai mandati, altrimenti ti lascerò cadere nel magma, e non sto scherzando. Quand’è troppo è troppo!»

«io non ti dirò proprio niente!» urlò Dentolina «se ci tieni tanto ad uccidermi allora fallo, ma non dirò una parola!»

«Atticus, fermo, non è nei piani! Devo pensare che l’oscurità ti stia davvero dando alla testa? Di già?!» Ljuba ovviamente non demordeva «possiamo tirarle fuori la verità in altri modi, non è impossibile».

«non sarebbe stato necessario se avessi fatto subito quel che dovevi fare, Lju, lo sai benissimo» l’accusò l’alato.

«ah, perdonami se sono restia a versare sangue inutile!» ribatté Ljuba, piuttosto arrabbiata.

«riesci a volare da solo anche adesso?» gli domandò Shu Yin.

“e se Cecilia è troppo impegnata a combattere, loro sono troppo impegnati a discutere per pensare a me e Jack”.

«sì, ma-»

«allora quando sarà il momento sii pronto a riacchiappare Dentolina, e fuggite via con questo» disse rapidamente, appioppandogli un globo di neve «mi raccomando, sii veloce. Io fuggirò con il cristallo».

Shu Yin lo abbandonò bruscamente in aria, e Jack fece appello al cucchiaio di legno per non cadere. “che vuole fare?!” pensò, mentre ritrovava un po'di equilibrio. La vide ricomparire in alto. Atticus le dava la schiena, e Ljuba, impegnata a discutere con lui, non si era accorta di lei.

Improvvisamente capì cosa voleva fare Shu Yin. Era una scena che aveva già vissuto, e per un attimo fu tentato di fermarla, perché quel che aveva in mente era sbagliato, lo era sempre, ma se doveva scegliere fra Atticus e la possibilità di salvare Dentolina, non aveva alcun dubbio.

Vide una freccia nera formarsi tra le mani delicate, insieme ad una corda che restava sospesa in aria da sola. La vide prendere la mira…

«ATTENTO!»

…e scoccare.

Ljuba si era accorta di quel che stava per succedere con un istante di ritardo, un istante di troppo.

Attonito, spaesato e con un gran dolore al petto, Atticus tossì sangue.

«Lju…?»

L’immagine dell’amica tremolò davanti a suoi occhi, divenne sempre più sfocata. La sentì gridare, ma non capì quel che stava dicendo, e iniziò a precipitare velocemente al suolo.

Per Dentolina, invece, sembrava andare tutto a rallentatore. Lo sguardo del suo ex, il sangue uscito dalle sue labbra, la punta della freccia che gli era sbucata dal petto…assurdo come veder morire -almeno in teoria- un uomo che l’aveva imprigionata nel suo stesso palazzo potesse fargli un simile effetto.

I grifoni la lasciarono cadere, e anche lei iniziò a precipitare. Vide gli Incubi volare addosso a Shu Yin, che però scomparve prima che la raggiungessero.

Un paio di braccia, forti nella loro magrezza, le impedirono di cadere nella lava.

«Dentolina, dove hai mandato Nord, dove l’hai mandato?!»

Realizzò solo a stento che si trattava di Jack, e la sua bocca si mosse da sola. «Le-Leprecauno» balbettò piano.

Una volta attivato, Jack lanciò il globo di neve, e lui e Dentolina scomparvero nel portale.

Ljuba intanto aveva fermato la caduta di Atticus, e lo aveva poggiato a terra, su un fianco. «non ti addormentare, non cedere, hai capito?! Non cedere, cerca di restare sveglio!» esclamò.

Atticus rantolò, e un nuovo rivolo di sangue gli colò da un angolo della bocca. «M-Mi…la…»

«lei sta bene, se la cava bene, e tu devi resistere per lei, da?!» poche volte come in quel momento Ljuba avrebbe voluto che Galaxia fosse lì. Lei era il medico del gruppo, lei avrebbe saputo bene cosa fare, erano stati così maledettamente stupidi! Avrebbe dovuto essere Laxie ad andare con Cecilia e Atticus, non lei! «adesso devo estrarre la freccia, io…io ti faccio un incantesimo contro il dolore. Sì».

Non importava più l’Uomo nella Luna, non importavano più Shu Yin, Frost, gli altri Guardiani, l’Uomo Nero o chiunque altro: la freccia aveva colpito Atticus in pieno petto, forse al cuore o forse poco lontano, ma stava di fatto che rischiava la morte, e non c’era altro che contasse.

«MILA!» gridò «Millaray, aiuto!»

Il richiamo di Ljuba riuscì miracolosamente a raggiungere Cecilia. Non c’era questione personale o sequela d’insulti che tenesse, se la sua famiglia aveva bisogno di lei Cecilia accorreva…

«no…»

 E quello che vide a terra la fece sbiancare.

no, no, no…

Al diavolo Madre Natura, al diavolo la guerra, Pitch e tutti quanti: suo marito era a terra ferito, Ljuba era visibilmente preoccupata a morte, e quelle erano le priorità. Al diavolo anche l’aver messo in conto di poter restare feriti o morire. Atticus non doveva morire, né ora né mai. 
Non poteva accettare di trovarsi vedova dopo nemmeno ventiquattr’ore di matrimonio.

Emily Jane vide la sua avversaria abbandonare improvvisamente la battaglia, diversi Incubi fare altrettanto, e lì per lì non seppe spiegarsi il motivo. Avevano combattuto ferocemente fino a quel momento, come testimoniavano le sue ferite, la stanchezza e i vestiti strappati, e ora se ne andava così?! Intollerabile, inaccettabile!
Per colpa di quella donna aveva perduto casa propria.

Di nuovo.
Non poteva consentirglielo, doveva fargliela pagare, doveva-

«andiamo via finché sono distratti, che tu lo voglia o no» sentenziò Shu Yin, afferrandola da dietro.

L’urlo di rabbia e protesta di Emily Jane venne troncato a metà quando scomparvero, e in quell’inferno che fino a poco prima era stato uno splendido regno rigoglioso rimasero solo i tre Insorti.

«u-una...chi…» Cecilia cercò di riprendere il controllo «chi è-»

«Shu Yin» disse piano Ljuba, iniziando ad estrarre cautamente la freccia «lo ha colpito alle spalle. Non sono riuscita ad avvisarlo in tempo, se solo l’avessi vista un nanosecondo prima, forse-»

Cecilia mormorò un incantesimo rimpolpa sangue, stringendo una mano dell’amato. «no. No, non è colpa tua. Soy yo que non avrei dovuto mettermi a combattere con Madre Natura. Yo avrei dovuto essere aqui a proteggerlo. Yo soy sua moglie, era compito mio» portò la mano di Atticus alle proprie labbra, e la baciò «por favor, non lasciarmi» mormorò, con la voce spezzata.

Non sapendo di preciso cosa di Atticus fosse stato colpito, non sapeva se sarebbe sopravvissuto. Fattore di guarigione o meno, immortali o meno, se i danni a cuore o cervello erano troppi la prospettiva di morire c’era sempre.
Ma di una cosa era certa, e nessuno avrebbe mai potuto dissuaderla: che Atticus morisse o meno, Cecilia avrebbe cercato Shu Yin, l’avrebbe trovata, e le avrebbe strappato il cuore dal petto con le sue stesse mani.
Senza rimorsi.





Buonasera. Innanzitutto mi scuso per avervi fatto aspettare qualche giorno più del solito, ma mentre decidevo cosa mostrare in questo capitolo mi è preso un piccolo attimo di sbandamento e, anche quando è passato, mi sono trovata comunque a scrivere scene che non avevo previsto  O_o  avrebbe dovuto esserci almeno un cambio di scena in tutto ciò, e invece le cose mi sono un pochino sfuggite di mano, per cui ho preferito troncare qui. In questa prima parte mi sono ripromessa di mutilare e ferire una persona alla volta e...no, non è vero, non mi sono ripromessa proprio nulla, è semplicemente uscito fuori così xD
Nel prossimo capitolo comunque si dovrebbe vedere Sandman -perché tutti amano Sandman :D - se non cambio di nuovo idea in corsa :'D
C'erano altre cose che volevo dire ma, tanto per cambiare, non me le ricordo e...ah, sì: la scena di Shu Yin che si comporta da degna "nuova figlia di Pitch" è tra quelle impreviste xD

*Ringraziamenti Time!*
Rinnovo i ringraziamenti a tutti coloro che leggono, a costo di suonare ripetitiva, e un "grazie" speciale stavolta va a Olzawer, per la sua recensione e per aver inserito la storia tra le seguite ;)

Alla prossima,

_Dracarys_

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29




La giornata di Diarmid Goldhunter, alias il Leprecauno, non era iniziata diversamente dalle solite.

Certo, quel problemino col carbone era stato un po’una seccatura: veniva da Nifelheim, mondo sotterraneo che straripava di gemme e minerali di ogni sorta -eccetto oro e argento che, per qualche strano e misterioso motivo, era difficile trovare- quindi com’era possibile che la consegna fosse in ritardo, se i nani bevevano e scavavano tutto il giorno?! Che si stessero impigrendo, o avessero iniziato più a bere che a scavare?

Fortunatamente aveva da parte una scorta per le emergenze e, se avesse visto veramente le brutte, avrebbe sempre potuto inviare dei cluricauni a rubarne agli esseri umani. Niente di personale contro questi ultimi, ma aveva un’attività da mandare avanti, e non voleva che finisse col fallire. Gli era già accaduto una volta con la bottega di ciabattino…bei tempi, quelli: lavorare per le fate era un piacere, pagavano bene e oltretutto spesso erano anche delle bellissime ragazze. Peccato che poi avessero smesso di rivolgersi a lui, iniziando a innamorarsi delle scarpe delle donne mortali. Assurdo, eh? Negli ultimi tempi, poi, gli capitava di vedere fin troppo spesso delle fate munite di All Star o di Vans. Vans! Come potevano preferire le Vans a scarpe fatte su misura?!

Bah, inutile pensarci su, era un capitolo chiuso, ormai. Aveva aperto quel locale scavando l’interno di  una collina, e il nuovo lavoro gli piaceva, era anche più redditizio dell’altro: una locanda con diversi immensi piani divisi in belle camere da letto spaziose -più due suite, di cui una era la sua- che di notte si trasformava in una bisca/nightclub con tanto di spogliarellisti.

 

“a volte cambiare fa bene! Prendi me. Io prima di diventare inventore, giocattolaio e mago, e poi Guardiano, ero ladro. Era vita avventurosa, all’inizio mi mancava anche un po’, ma poi ho capito che questa per me è meglio”.

 

Ricordava l’occasione in cui, un po’alticcio, si era confidato con Babbo Natale sulla questione, e quanto le parole di Nord gli fossero suonate vuote. Che diamine, scegliere di cambiare era diverso dall’esservi costretti.

Ma non era quel che importava, al momento: anche dentro la locanda, nonostante il rumore della nutrita clientela e del personale, qualche ora fa era risuonato l’annuncio di quel pazzo da ricovero dell’Uomo Nero.
A quanto sembrava c’era una specie di guerra in corso, e nessuno glielo aveva detto o era venuto a cercarlo per chiedere aiuto, esattamente com’era successo ad aprile. Eppure i Guardiani sapevano benissimo che se mai avessero avuto bisogno di una mano non avevano che da chiedere: avrebbe lasciato temporaneamente la gestione della locanda alla sua vicedirettrice, e si sarebbe lanciato in battaglia con loro, martello alla mano, cappello in testa e monete magiche in tasca.
Avrebbe rifiutato il posto di Guardiano, se mai gliel’avessero offerto -quella faccenda di scomparire se i bambini non credevano non gli piaceva neanche un po’- ma per un aiuto era sempre disponibile, contrariamente a tanti altri. “I Guardiani? Che crepino pure, cinque presuntuosi in meno in giro”, aveva sentito commentare diversi spiriti.

Alcuni rispettavano il loro lavoro con i bambini, e chi come lui li conosceva di persona sapeva che, seppur coi loro difetti, erano brave persone; altri invece, per ignoranza o semplicemente per invidia, non mancavano mai commentare e sparlare in modo malevolo sia di loro, che dell’Uomo nella Luna, che di Nightlight.
Erano in tanti che, all’oscuro di quel “piccolo dettaglio” dello sparire, invidiavano il potere, i possedimenti e la fama dei Guardiani. Non tanto da attaccarli, ovviamente, ma abbastanza da fingersi sordi a un’eventuale richiesta di aiuto. Evidentemente si erano dimenticati del fatto che, se i Secoli Bui erano finiti, era anche merito loro.

Prima dei Guardiani, gli spiriti che vivevano sulla Terra avevano potuto fare ben poco contro l’Uomo Nero, che ai tempi era estremamente potente. 
Era arrivato sulla Terra da chissà quale angolo del cosmo, aveva trovato terreno fertile per dare sfogo al suo potere e accrescerlo, e aveva avuto gioco facile nel racchiudere il mondo in una morsa di tenebre, ignoranza e paura. 
In tutto ciò molte ex “divinità” dai poteri ridotti  non avrebbero potuto fare nulla neppure volendo, e altre -che invece avrebbero potuto- avevano voltato la testa dell’altra parte e continuato a farsi i fatti propri; altri spiriti invece non erano riusciti a unirsi per combattere l’Uomo Nero -chi per codardia, chi per pessimismo cronico, chi per egoismo- e si erano nascosti. Alcuni erano persino emigrati in altri regni che Black non poteva raggiungere, come il sotterraneo Nifelheim, o altri mondi, come il Sidhe, patria di fate, elfi del sole e altre creature.

Senza i Guardiani chissà quando i Secoli Bui avrebbero avuto fine, se mai fosse successo, ovviamente…

La sua attenzione, e quella del resto della clientela in sala, fu prepotentemente richiamata da un forte bagliore di luce bianchissima. Diarmid fece appena in tempo a pensare “ma che diavolo?!...” che Nord, confuso e palesemente sbilanciato, quasi crollò su un tavolo di legno occupato da un gruppetto di fate, che si scansarono strillando spaventate. Alcuni camerieri, altrettanto sorpresi, fecero cadere tutto quel che avevano in mano, e dei cluricauni si affacciarono dalle cucine per vedere cosa stava accadendo.

«ordine, ordine! Non c’è niente da vedere, tornate alle vostre attività!...è tutto a posto, signori!» il Leprecauno lisciandosi nervosamente la folta barba, rossa come i capelli, decise di prendere subito in mano la situazione «tu!» col bastone da passeggio indicò un grosso -ma perfettamente tirato a lucido- troll, che si avvicinò immediatamente «porta questo tipo dai guaritori» indicò l’Uomo nella Luna, in braccio a Nord «e fai in fretta».

Il troll annuì con un grugnito, tendendo le mani. Seppur ancora un po’ frastornato, Babbo Natale gli affidò Manny con un gesto meccanico. Preso l’Uomo nella Luna con una delicatezza insospettabile per una simile creatura, il troll sparì in un corridoio.

«tu seguimi in ufficio» il Leprecauno afferrò Nord per la cintura «almeno puoi dirmi che diabhal sta succedendo, e poi, se fossi in te, farei un giretto nell’ambulatorio al piano di sotto come il tuo amico» disse, burbero.

Babbo Natale aprì e richiuse la bocca come un pesce, mentre veniva trascinato in un corridoio la cui struttura, per la quantità di legno presente, gli ricordava quelli di casa propria. Goldhunter gli stava chiedendo spiegazioni, ma lui non ne aveva. Non aveva neppure ben capito come avesse fatto ad arrivare lì. Un attimo prima dei grifoni istigati da Ljuba stavano per divorare lui e Manny, e quello dopo caracollava addosso a delle fate. L’Uomo nella Luna era al sicuro, e ciò era positivo, ma gli altri? Dentolina, Jack, Shu Yin e Madre Natura erano soli contro quei pazzi!

Il Leprecauno tirò fuori da una tasca una grossa chiave d’oro, la cui impugnatura era a forma di quadrifoglio, e aprì velocemente la porta dell’ufficio. Somigliava al laboratorio di Nord, con meno attrezzi da lavoro, più incartamenti sulla scrivania, più quadrifogli a decorare l’imbottitura delle sedie e il mobilio di legno, e un morbido tappeto verde smeraldo.

«mettiti a sedere e dimmi-»

«devi rimandarmi indietro!» esclamò Nord «con una di tue monete dorate!»

Diarmid sollevò uno sopracciglio, tastando involontariamente la tasca destra dei pantaloni alla zuava. «ma se sei fuggito con un portale, che senso ha che ti rispedisca indietro? Dimmi che succede, piuttosto! Chi è il tizio malconcio?»

«è Uomo nella Luna, non si sa chi è stato a fargli quello, ma non è né Pitch né mia ex e altri. Lo hanno trovato nel regno di Madre Natura e tu devi rimandarmi lì! Dentolina, Jack, Madre Natura e Shu Yin hanno bisogno di aiu…non voglio whisky!» sbottò il russo, quando il Leprecauno gli schiaffò in mano un bicchiere colmo.

«tu non vai proprio da nessuna parte, sei troppo malconcio, e mi risulta che Madre Natura sappia difendersi molto bene da sola…»

«non ora che le hanno preso poteri, lei-»

«aspetta. Aspetta, aspetta…piano un momento. Chi diabhal è riuscito a togliere i poteri a quella furia mora?!...col sospetto che ho, mi sa che ho bisogno anche io di un goccetto» si versò a sua volta un bicchiere di whisky «abbiamo sentito tutti l’annuncio di quello svitato di Black, qualche ora fa. Cos’è questa faccenda che la tua ex e gli altri hanno radunato un esercito? C’è una specie di guerra in corso?»

Era un argomento molto delicato, si capiva dalla tristezza negli occhi del Guardiano, ma il tatto e Diarmid Goldhunter restavano su due rette parallele destinate a non incontrarsi mai; non che la sua fosse cattiveria, il fatto che spesso tirasse scherzi atroci durante San Patrizio non c’entrava, era solo questione di carattere.

«Pitch le aveva preso poteri, ma ormai non è più problema. È morto».

Dopo un breve baluginio di stupore nelle iridi di un verde ancor più saturo di quelle di Calmoniglio, il Leprecauno fece cozzare il proprio bicchiere contro quello di Nord. «damnù, allora non tutte le guerre vengono per nuocere! Alla...no, non alla salute, visto che è morto. Ah, che diavolo! Alla faccia sua!» esclamò, per poi tracannare il liquore.

«non c’è affatto da festeggiare! Lui è morto, ma Ljuba e gli altri hanno preso a loro volta poteri rubati, e sembrano quasi diventati peggio di lui. Hanno distrutto regno di Madre Natura, vogliono uccidere Uomo nella Luna, e non si fermeranno finché non ci riusciranno. È cominciato tutto con Luna dorata».

«l’ho vista. Avrei dovuto prevedere che avrebbe portato guai, spero che non porti anche meno clientela, e di conseguenza meno entrate…»

«e tu ti metti a ragionare come scozzese proprio adesso?!» brontolò Nord, sovrastando il metro e cinquanta del Leprecauno dall’alto dei suoi due metri e diciannove centimetri d’altezza.

«no, è solo che alla fine di tutto, che io possa aiutarvi o meno, vorrei trovare la mia attività ancora in piedi».

Nord stava per ribattere, quando qualcuno bussò rapidamente alla porta. «…capo?»

«entra, Pasiphae. Che succede adesso?!»

Una donna alta, molto magra, dalla pelle e i lunghissimi capelli bianchi come la neve, entrò nell’ufficio quasi fluttuando. Era una banshee, nonché la vicedirettrice del locale, e dietro quegli occhi velati dall’iride quasi bianca si celava un intelletto non indifferente. «altri due Guardiani piuttosto malconci sono appena sopraggiunti con un altro portale. Jack Frost e Dentolina, per essere precisa».

«sono qui?! Ce l’hanno fatta!» Nord fece per uscire dall’ufficio, ma sembrava che la banshee non intendesse spostarsi.

«quanto sono malconci, di preciso?»

«l’intervento dei guaritori non è urgente, come per il signore» indicò Nord con un cenno del capo «ho pensato di far accomodare anche loro qui in ufficio».

«hai pensato bene, magari potranno dirci qualcosa in più» acconsentì il Leprecauno.

L’istante dopo, sorreggendosi l’uno all’altra e pallidissimi in volto, Jack e Dentolina caracollarono nell’ufficio. «Nord…!»

«Dentolina! Per fortuna siete salvi, ma….dovete spiegarmi come…»

«in tutto il casino che c’era, Dentolina ha recuperato la borsa coi globi di neve, e ti ha fatto arrivare qui. Poi l’ha persa di nuovo per colpa dei grifoni…»

«grifoni?» lo interruppe il Leprecauno.

«grifoni-Incubo del fuoco. Orribili» Dentolina sembrava aver recuperato l’uso della parola «giuro che non intendevo metterti in una situazione difficile, Diarmid, ma in quel frangente questo è stato il primo posto che mi è venuto in mente, sapevo che c’erano dei guaritori e poi-»

«riprendi fiato, uccellino» brontolò il folletto, togliendo il bicchiere di whisky a Nord -che non aveva bevuto neppure un sorso- per schiaffarlo in mano a lei «non ci sono problemi, a patto che poi paghiate, se intendete stare qui per parecchio tempo».

«…pagare?» allibì Jack.

Aveva conosciuto il Leprecauno dopo la sconfitta di Pitch ad aprile, dal momento che gli altri Guardiani lo avevano portato lì a festeggiare. Prima di allora, Frost non aveva idea del fatto che il Leprecauno avesse un simile locale: era stato troppo impegnato coi suoi tentativi di essere visto dai bambini per interessarsi davvero ai propri simili.
Il folletto, comunque, non gli aveva fatto una cattiva impressione. Sembrava simile a Calmoniglio, burbero ma buono. Solo che quell’attaccamento a oro e argento -l’unico tipo di pagamento che accettasse- specie in quel momento, gli faceva cadere le braccia!

«a questo mondo niente è gratis, ragazzo! A parte quel bicchiere di whisky, offre la casa».

Dentolina fissò il bicchiere per qualche secondo e poi, con una certa sorpresa dei suoi colleghi, lo svuotò in due sorsi. «ne avevo proprio bisogno. Grazie. Mi sembra ancora incredibile che ne siamo usciti» disse «ma è tutt’altro che finita, e non sappiamo che fine abbiano fatto Madre Natura e Shu Yin. L’ultima cosa che ho visto sono stati i grifoni che l’attaccavano dopo che lei ha…» non riusciva a dirlo, neppure dopo il whisky. Provò ugualmente a farsi forza «forse quando Pitch l’ha definita la sua “nuova figlia” non ha sbagliato, perché ha colpito alle spalle Atticus proprio come Pitch ha fatto con Sandman ad aprile. Esattamente allo stesso modo, Nord, e probabilmente con lo stesso esito, è stato orribile…»

«cosa?! Shostakovich!» il russo sprofondò a sedere su un divanetto imbottito «ha ucciso persona?! Quella ragazza diventa più pericolosa ogni minuto che passa!»

«non è detto, comunque sì, lei è pericolosa, e sì, orribile lo è stato senza dubbio, ma ha creato un diversivo che ci ha permesso di scappare, Dentolina» obiettò Jack «non dimentichiamolo, e speriamo che tanto lei quanto Madre Natura stiano bene».

«no, no, ovvio che non lo dimentico, si è messa ancor più nei guai di quanto già fosse solo per farci fuggire, ma penso di avere tutto il diritto di essere scossa!» ribatté Dentolina «non ha fatto una cosuccia da niente, sai com’è. Da essere grata a giustificarla ce ne corre» aggiunse, sedendosi a sua volta su una poltroncina.

«e quando mai ho detto che la giustifico, scusa?!» sbottò Jack «io non-»

«sì, sì, l’amore non è bello se non è litigarello, ho capito» il Leprecauno decise saggiamente di stroncare la discussione dei due sul nascere «ma chi sarebbe questa Shu Yin?»

«la mia cosiddetta “compagna perfetta”» Frost mimò le virgolette «qualcuno a cui Manny avrebbe potuto tranquillamente evitare di dare vita, dal momento che tutti i problemi con i loro ex, al momento definiti “Insorti”, derivano proprio dalla sua creazione. Prima se ne stavano tranquilli in un’isola chiamata Conca De El Sol, insieme a gente come divinità greche, egizie e compagnia bella. Poi hanno visto la Luna dorata, e hanno deciso che uscire per uccidere Manny e Pitch era una buona idea. Punjam Hy Loo e Polo Nord sono stati già persi».

Il Leprecauno tirò fuori la sua amata pipa, anch’essa d’oro. «ammirevole sintesi. Però mancano due Guardiani su cinque. Stanno bene?»

«Sandman non so, ma lo spero» disse Nord «Calmoniglio sta con Insorti, molto per colpa di Pitch, lunga storia».

«ah, diabhal, mi dispiace. E l’Uomo nella Luna cosa ha fatto in tutto ciò, prima di essere massacrato? Spero che avesse in mente un contrattacco. Nel caso, sapete che ci sono».

«Nightlight sta cercando aiuto, quindi immagino che prima o poi arriverà anche qui» “se non gli capita qualcosa di brutto per strada” aggiunse mentalmente Dentolina «penso che sapere delle condizioni di Manny lo scioccherà».

«perché, dici che non lo sa?» domandò Jack.

«questo è più che sicuro» rispose Nord «se sapeva che Tsar Lunar sta male, Nightlight era già qui. Quando lo conoscerai ti piacerà di certo. È eroe!»

«io però inizio a pensare che, pur essendo una minaccia da non sottovalutare, il pericolo più grande non siano gli Insorti» disse il Leprecauno «ciò che mi dà più da pensare è quanto è successo all’Uomo nella Luna. Chi è stato? Come ha fatto? Sapete com’è, già solo quelli che possono arrivare sulla Luna sono ben pochi. Poi, perché l’ha fatto? Da che parte sta, in tutto questo? Un nemico su due lo conosciamo, ma questo sembra pure peggio».

«sembra stare dalla parte degli Insorti, perché…giusto! Dimmi che sei protetto dall’Incanto Detector e non ho fatto ancora più danni!» si spaventò Dentolina.

«tranquilla, quella è una protezione sempre attiva. Incanto Detector, eh? Quindi è così che gli Insorti vi hanno trovati».

«non sappiamo chi ha dato loro il materiale genetico di Manny, ma sì».

Goldhunter sorseggiò nuovamente del whisky. «beh» esordì dopo un po’ «stavolta sembra qualcosa di un po’più serio rispetto ad aprile».

«tanti nemici in più, e non li conosciamo nemmeno tutti. Pitch almeno sapevamo come era, pace ad anima sua» mormorò Nord «non che mi manchi, ovviamente».

Dentolina fissò il bicchiere vuoto. «e a chi mancherebbe mai?...credo che vedere Shu Yin uccidere Atticus, sempre se è morto davvero, gli avrebbe fatto piacere. Pitch odiava Atticus. Per gelosia, ma forse aveva anche capito com’era davvero».

«su, su, è un problema in meno, tutti lo odiavano e tutti siamo felici che sia crepato, pensate solo a questo» concluse il Leprecauno «cerchiamo di pensare a cosa accidenti fare, intanto…»

 

 

** Polo Nord **

 

 

«comincio a pensare che qui non ci sia una mazza da trovare. Sperare di trovare qui l’Innominato era troppo, vero?»

Galaxia aveva girato in lungo e in largo nel perimetro che le era stato assegnato da controllare, ma non aveva ottenuto nessun risultato. Nella Fabbrica e dintorni non c’era traccia di Pitch, né di qualunque altra cosa che potesse dar loro qualsiasi indizio su ciò che era accaduto dopo che erano partiti.
Si chiedeva come avesse potuto tornare in vita, le sembrava impossibile.
Certo, era capitato qualcosa di simile anche a Sandman, ma corrompere della sabbia magica e staccare di netto la testa a chi la controllava era un po’diverso, per non parlare del fatto che non si sapeva di preciso di cosa fosse fatto Sandy: un tempo era fatto di carne e sangue, ma la magia dell’Uomo nella Luna bambino, il desiderio di salvarlo che aveva espresso e si era avverato, l’aveva cambiato di netto. Nemmeno Sandelle aveva mai saputo svelare il mistero. Forse neppure Sandy stesso ne sarebbe stato capace.

«mi sa di sì, purtroppo. E come se non bastasse fa un freddo boia» Calmoniglio rabbrividì, accovacciandosi «trovato qualcosa?»

«no. Tu?»

Digressioni a parte, stava di fatto che fino a quel momento le ricerche erano state completamente vane, per cui Galaxia si era riunita a Calmoniglio, raggiungendolo nella sua area d’indagine. Era strano lavorare fianco a fianco con lui dopo tanto tempo. Se non altro la paura che potesse rinchiuderla era passata, con le parti di potere rubato che si era presa.
Ovviamente la vicinanza fisica a Sandelle l’avrebbe resa ancor più sicura. Quando Ljuba, o chiunque altro, diceva che per loro era importante restare uniti, non parlava solo metaforicamente, ma anche in termini di potere. Se si allontanavano gli uni dagli altri per più di tre metri, potevano contare solo sulle proprie forze -rubate-, tornando a essere avversari gestibili: niente terremoti, tempeste, spacchi nel terreno e magma bollente.
Era uno dei motivi per cui essersi divisi non le era piaciuto affatto, benché effettivamente tornare al Polo Nord per indagare potesse essere sensato, e un grosso spiegamento di forze non fosse necessario.

«forse. Fuori dalle mura, dove Black è-»

«non dire quel nome, porta sfortuna! Quando lo avevamo in pugno e credevamo fosse morto era diverso, ma adesso che sappiamo che è vivo direi di evitare di attirarci più sfiga addosso» disse Galaxia, piegando un orecchio con aria turbata.

«va bene, va bene. Dicevo, ho trovato una traccia strana fuori dalle mura, dove “Quello” è morto e risorto».

Se per Galaxia quella situazione era strana, per Calmoniglio lo era ancora di più. Non riusciva più a capire da quale parte della barricata si fosse messo, si sentiva sempre un Guardiano, ma temeva che se gli altri fossero venuti a sapere della cosa avrebbero reagito come Nord, che non avrebbero capito. Gli Insorti invece sembravano esserne stati in grado, una volta che lui aveva compreso -ma non giustificato- loro.

«che tipo di traccia?» indagò Galaxia, avvicinandoglisi con un balzo.

«era un po’confusa, quindi non sono sicuro di nulla, ma se dovessi dire che somigliava a qualcosa…hai presente le tracce che lasciano i serpenti, quando il terreno lo consente? Solo che mi pare assurdo, perché non esiste nulla che avrebbe potuto lasciarne di simili».

«hm. A parte noi e gli yeti, qui c’era solo Mothman. Che tu sappia si trasforma in un serpente?»

Il Guardiano scosse la testa. «che io sappia no. Può assumere una forma più umanoide, o più mostruosa, ma non quella di un serpente. Certo, non sapevo neppure che potesse cantare con due voci…maledizione» borbottò «col senno di poi, rimpiango di non aver frequentato di più altri spiriti oltre al solito gruppo. Se l’avessi fatto forse potrei avere un’idea più precisa di chi potrebbe essere stato a lasciare quella traccia, e invece no! Sempre concentrato su lavoro e bambini».

«non penso che il tuo ruolo di Guardiano c’entri, Aster. Sei solitario di tuo. A volte saltavi persino la festa del ventisei dicembre, ricordi?»

Calmoniglio fece una smorfia. «già, non hai tutti i torti».

“però non ero mai solitario, se si trattava di te” aggiunse mentalmente.

«e comunque non è detto che se avessi frequentato più gli altri spiriti avresti potuto capire di chi si tratta, voglio dire, conosco parecchia più gente di te, eppure tutto quel che so dirti è “boh”».

«in parte è consolante» rabbrividì «…ma fa sempre freddo! Perché non cerchiamo Sandelle, sentiamo se ha scoperto qualcosa e torniamo dentro la Fabbrica?»

Galaxia acconsentì, e si misero a camminare il direzione dell’area assegnata a Sandelle. «forse avremmo dovuto cercare dei vecchi giacconi di Nord, o qualcosa del genere…»

A quel punto, in mezzo alla neve, vide qualcosa che non avrebbe dovuto esserci: sangue fresco, rosso vivo.

«Aster».

Calmoniglio drizzò le orecchie. «cosa succede?»

Galaxia indicò le gocce di sangue. Il volto del Guardiano si fece attento. «qualcosa non va» sentenziò, notando altre gocce di sangue ancora. Formavano una sorta di scia, di cui loro avevano trovato la fine e non l’inizio. Era come se qualcuno, ferito, si fosse sollevato in aria e poi fosse volato via, o qualcosa di simile.

Seguirono la scia e, a un certo punto uno straziante gemito di dolore giunse alle orecchie dei due conigli che, impietriti, si scambiarono un’occhiata spaventata.

«Sandelle» balbettò Galaxia.

«veniva da là, dove porta la scia» il Pooka indicò un punto imprecisato davanti a loro, e lui e Galaxia si misero a correre come forsennati, esattamente come i pensieri nella mente di Laxie.

“non avremmo dovuto dividerci, non avremmo dovuto, lo sapevo, lo sapevo, succedono cose brutte quando ci dividiamo, l’ho lasciata girare da sola, perché l’abbiamo fatto?!” pensò, col cuore in gola.

Anche Calmoniglio l’aveva, benché non fosse molto affezionato a Sandelle, perché quel lamento avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque. Davanti ai suoi occhi scorrevano le immagini dei più orrendi scenari, primo tra tutti uno con protagonisti Sandelle cadavere e Pitch a berne il sangue, va’ a capire come mai. Peggio di così non poteva andare, perché aveva dovuto essere proprio lei, quella che sapeva difendersi meno bene, a trovare guai?!

A un certo punto videro un mucchietto nero in mezzo alla neve.

«Sandelle!!!» urlò Galaxia, superando di netto Calmoniglio per raggiungere l’amica. Con sommo orrore vide chiazze e spruzzi di sangue rosso scuro tutto intorno a lei. L’unica cosa positiva era che non fosse morta, come si evinceva dal respiro corto. Era inginocchiata nella neve, piegata in avanti, con i capelli neri che le ricadevano davanti al volto. Dalla posizione delle braccia, sembrava che se lo stesse coprendo anche con le mani.

«Sandelle, Sandelle guardami, cos’è successo?!» Galaxia si inginocchiò davanti a lei «San…»

Galaxia aprì la bocca e la richiuse. Aveva un’aria così scioccata che Calmoniglio iniziò a credere che sarebbe svenuta da un momento all’altro, tanto che si avvicinò a sua volta.

«ma che cosa le è-»

Il Guardiano fece un grosso balzo all’indietro, con gli occhi sgranati dall’orrore.

 

 

** Santa Monica. Di nuovo. **

 

 

«chi diavolo ti ha detto di portarmi via?!! CHI?! COME HAI OSATO?!!»

«me l’ha detto la logica, ecco chi. Tu sei stremata, e loro, anche adesso che Atticus non avrebbe più potuto aiutarle, hanno sempre il doppio dei tuoi poteri. Non avresti potuto uscirne altrimenti. Capisco che aver perso casa tua ti faccia arrabbia-»

«no invece!!! Tu non capisci proprio niente, tu non hai mai avuto una casa da perdere…di nuovo!»

La stanchezza non aveva impedito a Madre Natura di riempire di neve l’attico di Santa Monica, ed era già tanto che si limitasse a quello, con la gran voglia che aveva di spaccare tutto quello che c’era attorno. Vedere distrutto il suo regno aveva risvegliato vecchi ricordi e sensazioni davvero sgradevoli, che aveva sperato di non dover vivere mai più.

«però sei viva. Puoi sempre ricostruirla altrove, quando sarà tutto finito».

«sicuro, a meno che tu non decida improvvisamente di tradire anche me per un motivo qualsiasi, e mi pianti una freccia nella schiena».

Shu Yin non replicò, limitandosi a fissarla con aria gelida per poi uscire in terrazza. Tirò fuori le mani dalle tasche e, vedendole tremare leggermente, strinse forte la ringhiera.
Traditrice infida di qua, piccola ipocrita di là! Non aveva mandato al diavolo Emily Jane solo perché quest’ultima era visibilmente sconvolta, e perché lei era troppo educata. Cosa credevano, tra tutti, che fosse facile? Che fosse stato gradevole, per lei, sentire di non potersi mai fidare davvero di nessuno, di essere sempre sacrificabile, o di troppo?

 

“…da un impiccio a un altro, salute!”

 

Su qualcosa il defunto Pitch aveva avuto ragione: lui era stato un impiccio, e lei non era da meno. Più andava avanti, più se ne rendeva conto. Inizialmente aveva agito per salvare se stessa, ma poi  aveva sempre cercato di salvare tutti gli altri. Jack, Nord, Dentolina, Emily Jane…e la Guardiana della Memoria era stata l’unica a dirle “grazie”.
Per non averle insidiato il fidanzato.
Oh, certo, aveva anche detto “grazie per avermelo riportato intero”, ma non si era sforzata di nascondere che la prima cosa contava ben più della seconda.

Chiuse gli occhi. Riusciva a sentire ancora la freccia tra le dita, a vedere la freccia conficcarsi nella carne, a sentire il grido angosciato di Ljuba, e percepire sulle sue gracili spalle tutto il peso di quel che aveva fatto.
Prima che gli Insorti facessero a Jack quel che gli avevano fatto, Atticus l’aveva aiutata contro gli Incubi, le aveva dato un nome, le aveva offerto una casa. Shu Yin non lo aveva dimenticato, e non aveva scagliato quella freccia a cuor leggero, e non sapeva neppure come avesse fatto a centrarlo così bene, o perché avesse scelto di colpirlo proprio in quel modo. Era stata la prima mossa che le era venuta in mente, e aveva agito di conseguenza.

“forse non sono cambiata solo per quel che ho vissuto. Forse qualcosa nella mia creazione è andato storto, se la prima cosa che mi è venuta in mente è stata colpire qualcuno in modo presumibilmente letale”.

Aveva la sensazione che, se Atticus fosse veramente morto, la cosa l’avrebbe perseguitata a vita. Un conto era stato avvelenare Pitch perché fosse ucciso da altri, un conto era avere per davvero le mani sporche di sangue. Sapeva che, se fosse sopravvissuta a tutto quel caos, man mano avrebbe imparato a conviverci -anche per forza, era necessario- ma non significava che sarebbe stato semplice, o piacevole.
Davvero, perché la sua anima non era andata a finire in una di quelle adorabili uova con i piedi che si trovavano nella Conigliera, invece che nel corpo di un essere immortale?

“se sopravvivrò a tutto questo, giuro che me ne andrò il più lontano possibile da tutto e tutti. Magari in un altro pianeta, o qualcosa del genere. Lì non avrò problemi”.

«spero che tu non intenda star qui a vegetare in terrazza per tutto il tempo».

Shu Yin non si curò neppure di voltarsi. «può darsi che quel che intendo fare o non fare non ti riguardi affatto, specialmente perché in lista non c’è colpirti alle spalle con una freccia. In teoria avresti dovuto capirlo da sola, dal momento che ti ho sempre dato una mano, ma a quanto pare sei un’altra a cui si deve spiegare tutto».

Neppure Emily Jane era sicura dei motivi per cui si fosse disturbata a seguirla in terrazza, magari c’entrava la gratitudine inconscia perché quella ragazza le aveva salvato la pelle, ma stava di fatto che aveva già iniziato a pentirsene. «non osare darmi della stupida, ragazzina. Sei in giro da poco più di due settimane, mentre io sono in questa valle di lacrime da oltre millecinquecento anni. Porta rispetto».

«darti della stupida sarebbe molto maleducato. Presumere che la vecchiaia annebbi le tua facoltà mentali invece è solo…realista» sbuffò «va bene, va bene, chiedo umilmente scusa per quel che ho appena detto» si voltò, decidendo di ignorare che Emily Jane si era già gonfiata come un pesce palla, pronta a sputare fuori un fiume di rispostacce «discutere non ci porterà da nessuna parte. So che non ti piaccio e posso capire anche perché» visto quel che era successo con l’Uomo Nero «ma non penso che al momento conti».

Emily Jane incrociò le braccia davanti al petto. «dire che non mi piaci è un eufemismo, ma hai ragione, conta poco. Hai qualche idea su come dobbiamo muoverci?»

«più o meno. Credo che innanzitutto tu debba riposarti, ti vedo molto pallida, e credo che qualsiasi sforzo ti affatichi ulteriormente. È stata una battaglia dura. Decideremo in seguito cosa fare».

Madre Natura fece spallucce. «lo sarebbe stata di più se non si fossero allontanati gli uni dagli altri. Presi singolarmente non sono molto più potenti di me».

«devi riposare lo stesso».

Emily Jane non replicò.

«quel che hai detto però è interessante» continuò Shu Yin «credo che tu abbia centrato il punto focale della questione, ossia che per i miei simili l’unica cosa davvero vitale è l’unione, fisica e non, ed è quella che deve essere minata».

«se hai ucciso Atticus è già uno in meno di cui dobbiamo preoccuparci, ma non è sicuro, e comunque finirebbe solo con l’unirli ulteriormente…contro di te!» commentò Madre Natura «vanno divisi, ma come?» un ginocchio le cedette, e non cadde solo perché riuscì ad aggrapparsi alla ringhiera.

«pensiamoci mentre ti riprendi, d’accordo?»

 

 

** Nave di Sandman **

 

 

“vorrei solo un indizio su dove devo andare. Il palazzo di Dentolina e il Polo Nord erano vuoti, l’ho visto prima di andare sulla Luna, per cui…che siano nella Conigliera? O forse invece dei Guardiani dovrei cercare l’Uomo nella Luna. O magari Nightlight. O magari non lo so. E poi c’è lui. Sono confuso, indeciso, ho un Uomo Nero a rimorchio e non so cosa diavolo stia succedendo. Mi scoppia la testa. Vorrei solo poter dormire di nuovo!”

Sandman non aveva le idee chiare neppure su dove dirigere la propria nave -al momento veleggiava su un punto imprecisato vicino all’Irlanda- più in là si andava, più temeva di essersi perso troppe cose durante il sonno, e che non sarebbe mai riuscito a sbrogliare la matassa. Far parlare Pitch, quando si fosse svegliato, sarebbe stato difficile, e non era scontato che gli avrebbe raccontato la verità sull’accaduto.

«salve di nuovo».

Sandman si voltò di scatto, trovandosi davanti due occhi gialli come quelli di un gatto, si fece bruscamente indietro.

Era di nuovo lei, la donna serpente. Non avrebbe mai pensato di rivederla così presto, e soprattutto non nella sua nave.

Nei tesi attimi che seguirono, il Guardiano ebbe modo di studiarla bene: era una creatura piuttosto imponente -specialmente per lui, piccolo com’era- e, per quanto mostrasse una completa calma nella sua immobilità, riusciva a dare l’impressione di essere una minaccia da non sottovalutare, e Sandman non sapeva se il fatto che avesse le braccia incrociate dietro la schiena fosse un vantaggio per lui, o il preludio a una brutta sorpresa. Il fatto che gli sorridesse non migliorava le cose, perché lo stava guardando come se avesse avuto intenzione di mangiarlo.

Sandy creò le sue fruste di sabbia, pronto a usarle appena lei si fosse mossa.

“chi sei? Cosa vuoi?! Vattene via dalla mia nave!” cercò di dirle attraverso le figure di sabbia “se vuoi uccidere Pitch dovrai passare sul mio cadavere!”

«stai tranquillo, piccino» disse la creatura, che evidentemente era riuscita a capirlo, con una voce dolce che Sandy non si sarebbe mai aspettato «di solito uccidere non è conveniente, per me, e questo caso non fa eccezione. Per non parlare del fatto che posso rendermi intangibile, per cui temo che quelle fruste non ti servirebbero affatto».

“nel dubbio le tengo. Ti ho fatto delle domande: chi sei? Cosa vuoi? Perché eri al Polo Nord?!”

«giusto! Quel che è successo al Polo Nord in effetti è proprio il motivo per cui sono qui. Quando mi hai scagliato contro quella freccia, nemmeno un’ora fa…hai presente?»

L’espressione del mostro, da quel che vedeva Sandy, non aveva subìto il minimo cambiamento, ma l’Omino dei Sogni si fece ancor più guardingo.

Tanith continuò a sorridere. «vedi, la mia è una razza che si nutre di dolore. È qualcosa di simile al modo in cui voi Guardiani vi nutrite della fede dei bambini -perché sì, è esattamente ciò che fate, dal momento che senza di essa morireste- ed era questo che stavo facendo con il generale» indicò Pitch con un cenno del capo «quando mi hai interrotta. Nutrirmi. Inutile dire che non lo apprezzo perché chi mai, di qualunque razza, apprezzerebbe essere interrotto durante il brunch? Ovviamente la risposta è “nessuno”» disse, tranquillissima «si dà il caso che la mia, di razza, apprezzi certe interruzioni ancor meno del consueto: forse è perché di solito si tratta di altre nostre simili che vogliono ucciderci, o semplicemente perché vogliamo mangiare in pace. Si dà anche il caso che le esponenti più vecchie, come la sottoscritta, le gradiscano ancor meno. Tutto ciò per dirti che la storiella divertente che sto per raccontarti è avvenuta soltanto per colpa tua».

Lo stomaco del Guardiano si strinse in una morsa dolorosa. Iniziò a sentirsi ancor più angosciato di quanto già fosse, oltre che spaventato, perché ciò che stava dicendo quella creatura non prometteva nulla di buono. “quale storiella divertente?! Cos’hai fatto?!”

«andiamo, lasciami continuare la chiacchierata. Da quando sono sulla Terra ho avuto vere conversazioni solo con due persone!» una delle quali era Pitch, poco prima «torniamo a noi. Inizialmente non era nei miei piani mostrarmi, si può dilaniare la gente anche evitando di farlo, e quella era la mia idea. Ma poi ho avuto da fare col mio snack preferito» indicò Pitch, sempre con un cenno del capo «e tu mi hai vista, Sandman. Per cui mi sono detta che, alla fin fine, non m’importa che si sappia che c’è un’Ephemeride sul pianeta: posso diventare invisibile a chiunque e intangibile, nessuno può accorgersi della mia presenza, se non voglio. Sicché mi sono detta “come potrei insegnare a Sanderson Mansnoozie che non s’interrompe la gente durante i pasti?”»

Le nocche di Sandman erano sbiancate attorno all’impugnatura delle fruste, ma a quel punto doveva capire dove quella creatura -“Ephemeride”, aveva detto- volesse andare a parare.

«mi sono messa a vagare e riflettere, e a un certo punto me la sono trovata davanti, sola soletta» fece una breve pausa «con quel suo muoversi da canarino. Rende l’idea anche quando sta ferma, in realtà: tiene le braccia leggermente staccate dal corpo, e ha quella postura da uccellino in procinto di prendere il volo. Très jolie!»

Il Guardiano si sentì come se improvvisamente la sabbia gli fosse svanita da sotto i piedi, e lui non fosse più in grado di volare.

E di parlare.

E di pensare.

«allora mi sono resa visibile, ho attirato la sua attenzione, mi sono avvicinata, le ho chiesto molto gentilmente se poteva darmi una mano e lei, gentilissima, mi ha risposto “mais oui! Anche due!”» esclamò, con un’inquietante imitazione dei modi di Sandelle «et voilà!»

Inizialmente Sandman non riuscì a capire cosa fossero quei piccoli oggetti marroni con cinque protuberanze ognuno che l’Ephemeride aveva tirato fuori da dietro la schiena con un gesto teatrale. Non riuscì a comprendere, o forse non volle. Il suo cervello era come in stasi, preda di uno shock indescrivibile.

Vedendo l’espressione di Sandman, lo sguardo vitreo con cui egli osservò le mani di Sandelle cadere a terra senza fare rumore, Tanith capì di aver finito il lavoro. «avrei potuto farlo a te. Sono state le tue mani a scagliare quella freccia, in fondo, non le sue. Ma così ci guadagno. Lei sta provando un dolore indescrivibile, e tu ti sentirai in colpa a vita. A voi non ricrescono gli arti, no?»

Fu un attimo.

Quel che prima era un essere paralizzato dallo shock divenne un’autentica belva selvaggia e furiosa. Per fortuna Tanith era stata lesta a rendersi intangibile, perché Sandman, unitosi a della sabbia e diventato un orribile mostro dorato dalle fattezze solo vagamente umanoidi, si scagliò addosso a lei con tutta l’intenzione di sventrarla, o così sembrava. Una simile reazione era prevedibile, se si era fiondato nel regno di Pitch alla testa di un’armata di mostri dorati solo perché aveva pensato che ci fosse la possibilità che Black potesse averla rapita, figurarsi come si sentiva ora, con le mani di Sandelle abbandonate sul pavimento della sua nave.

Sandelle, attaccata solo perché lui, Sandman, aveva deciso di salvare la vita di qualcuno.

Attaccata solo perché non si era fatto gli affari propri, perché aveva aiutato il suo avversario principale, perché non aveva lasciato che un essere crudele facesse quel che voleva, e cos’aveva ottenuto?! Altra crudeltà, ancora peggiore, ancor più gratuita!

«lo troverai inutilmente crudele, immagino» disse tranquillamente Tanith, senza neppure curarsi di muoversi «ma per me la crudeltà non è mai inutile, ed è sempre gradevole».

«TACI!» urlò il Guardiano-mostro, con la vista offuscata da un fiume di lacrime.

Nonostante quel che aveva fatto negli ultimi tempi -quel poco che sapeva lui- Sandelle non meritava una cosa del genere, fare del male a Sandelle era quasi come farne a una bambina, era come sparare sulla Croce Rossa, e ormai la definizione “mostro”, per quella creatura maledetta, non bastava più.

Batté le palpebre un istante, e quando riaprì gli occhi l’Ephemeride non c’era. L’unica traccia del suo passaggio erano quelle piccole mani sulla sabbia.

Con un singhiozzo, il Guardiano lasciò che la sabbia che aveva radunato si disperdesse, e si inginocchiò a raccogliere quegli arti con mani tremanti, fissandole come se così facendo potessero scomparire, e tornare ad attaccarsi alle braccia della loro proprietaria.

Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa di diverso dal rimanere lì sul pavimento a piangere, ma al momento il dolore, lo shock e il senso di colpa avevano preso il sopravvento.

Non si rese neppure conto che Pitch si era svegliato, e che lo stava guardando.

La paura di Sandman gli aveva fatto bene, era riuscita a restituirgli energia sufficiente da assistere alla scenetta delle mani e, anche se non l’avrebbe mai confessato, aveva fatto paura anche a lui. A dir la verità gli aveva anche fatto venire un po’da ridere, ma non era in grado di spiegare perché, forse era per quella faccenda del chiedere una mano. «vuoi smetterla di frignare?» disse, con voce roca. L’idea ebbe un minimo effetto, perché se non altro Sandman sollevò lo sguardo verso di lui «non startene lì con le mani in mano!»

Rendendosi conto di come suonasse quel che aveva detto in quella situazione, in cui Sandman aveva letteralmente delle mani in mano, il suo torace martoriato dalle ustioni si gonfiò e tremolò nel tentativo di trattenere una risata molto fuori luogo. Non che a Sandman importasse, essendo troppo occupato a farsi schiacciare da un senso di totale impotenza.

«ha tagliato le mani della tua ex ragazza? Che diavolo, Sandman» continuò Black «trovala e fargliela…pagare cara, anche per lei».

Fargliela pagare?
Sì, avrebbe voluto, ma non aveva idea di come e, ora che l’attacco di furia cieca era passato, la voce della sua coscienza era tornata a farsi sentire. I Guardiani non uccidono. I Guardiani agiscono per proteggere. Anche la sua reazione di poco prima era stata sbagliata.

Black parve intuire cosa stava passando per la testa di Sandman. In un altro momento avrebbe goduto nel vederlo così, ma non aveva le forze per fare neppure questo e, inoltre, non era sicuro di volersela vedere da solo contro tutto quel che lo minacciava, serpente di dodici metri incluso. Tutta una questione di convenienza e di calcoli, insomma, che lo portò a concludere che ora come ora gli conveniva tenere un basso profilo, evitare di rompere le scatole al prossimo e farsi dare una mano da chiunque gliela offrisse; quando tutto fosse finito però, o comunque alla prima buona occasione, nemici come prima e ognuno per la sua strada.

“…promemoria per me: se qualcuno dovesse chiedermi una mano, ora c’è un altro motivo valido per rifiutare”.

«immagino che pensi alla tua moralità di...Guardiano» disse piano l’Uomo Nero «non so come dirtelo, ma se i nemici sono questi è bene che la...lasci perdere ti pare? E poi se usa bene l’oscurità che…mi ha rubato, perché questo lei e gli altri hanno…fatto, potrà crearsi delle mani con quella. Non sarà la stessa cosa, ma meglio di niente. E un giorno magari le restituirai le sue».

“a quella maldetta francesina bastarda. L’ingenua e dolce Sandelle! Neppure lei ha fatto nulla mentre io morivo, ovviamente” pensò con rabbia “alla faccia della sua reputazione!”

Sandman, perplesso da quell’atteggiamento quasi simile ad una sottospecie di gentilezza, si avvicinò all’Uomo Nero così da poterlo guardare dritto in viso.

“mi sento in colpa” gli fece capire “le hanno fatto del male per qualcosa che ho fatto io”.

Assurdo che si trovasse a parlare proprio con Pitch Black di qualcosa di così personale, ma d’altra parte non c’erano alternative, e Sandy ne aveva un gran bisogno.

«imparerai a convivere col senso di colpa. Avrebbe potuto andare peggio a tutti e due.  È mutilata, ma almeno è viva. Hai modo di fare qualcosa» finì la frase borbottando, e fece una smorfia che rese ancor più brutto il volto deturpato dalle bruciature «a volte mi sento come se avessi dell’ovatta…nel cervello» sbatté le palpebre a ripetizione «da come mi guardi ho detto…qualche idiozia, immagino».

Sandman scosse velocemente la testa, stupito. Che il furto di potere gli avesse giovato, almeno caratterialmente?

«SANDMAAAAAAAAAAAAN!!!»

Sentendosi chiamare all’improvviso, il Guardiano dei Sogni sobbalzò, e perse la presa sulle mani della povera Sandelle, che caddero addosso all’Uomo Nero.

«c-che diamine Sandman, toglimi le mani di dosso!...»

Dopo un gesto di scuse il Guardiano raccolse velocemente le mani, le chiuse in un guscio di sabbia e le depositò accanto al timone della nave. Un giorno sarebbe riuscito a restituirle a Sandelle, forse. L’unica cosa buona era che la carne degli immortali come loro rimaneva sempre intatta con l’andar del tempo.

Si affacciò, osservando all’esterno.

«ma ti sembra il modo?! Non puoi fingere di essere civile almeno in un’occasione?!»

«Hallows l’ha solo chiamato, Nightlight, non vedo il problema. Stavo per farlo io!»

Cherubini.

Una nave di legno.

La Befana.

Una civetta.

Nightlight.

Sandman, pur non riuscendo a sorridere, accolse con piacere il primo accenno di sollievo che provasse da diverse ore a quella parte.


Sembra proprio che in questo capitolo le cose mi siano sfuggite di mano.
...
Ok,  a parte tutto, ammetto che fino a qualche mese fa avevo in mente tutt'altro per Sandelle, ma poi mi sono resa conto che, come dice il proverbio, "una buona azione non resta mai impunita", e un atto come quello che ha compiuto Tanith, con la motivazione che ha dietro, è proprio nella natura di un'Ephemeride.

Poi, spero che il Leprecauno vi sia piaciuto abbastanza -ai Guardiani piace senz'altro, è l'unico a parte la Befana e Harlequin Saturnali ad aver detto subito "sì, ok, vi do una mano"...mh. Mi sa che d'ora in poi quest'espressione assumerà un altro significato, per me :'D

Ringrazio tutti coloro che leggono, che seguono la storia e che recensiscono :) nel caso abbiate qualche commento da fare, o delle domande, prego! Sarò felice di leggere e rispondere.

Alla prossima, 

_Dracarys_

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

(non c'è limite al peggio)



Prima che iniziate a leggere, voglio fare una premessa: i capitoli conclusivi non mi sono mai venuti bene, neppure quando lo erano davvero. Per cui pensate un po'quanto è venuto fuori becero questo qui!
Questo è un finale che non è un finale, ma il semplice e brutale  troncamento di una storia di chissà quanti capitoli ancora, una storia che se non dividessi in due parti nessun nuovo lettore si azzarderebbe mai a cominciare.
In sintesi: prendetelo come un capitolo normale, e non aspettatevi chissà cosa, perché troverete solo il solito disagio :'D ci ho tenuto ad avvisarvi, così che non rimaniate  delusi. O almeno, non troppo.

Ci risentiamo in fondo :)


«…quello è Pitch Black? No, fatemi capire: aveva il potere di Madre Natura a disposizione, tanto grande da spazzare via la mia foresta, e nonostante ciò si è fatto ridurre così?»

Pitch era ridotto a un colabrodo ustionato, con un serpente invisibile che si nutriva del suo dolore quando e come voleva, in debito con Sandman, tradito, praticamente morto, tornato in vita, consapevole che Millaray gli avrebbe dato la caccia fino a quando non avesse ottenuto quello a cui aspirava, tutti motivi per i quali aveva creduto che la sua situazione non potesse peggiorare ulteriormente. Ora però si dava dello sciocco: non avrebbe forse dovuto essere consapevole che al peggio non c’era mai limite?

Non conosceva diverse delle persone che erano entrate nella nave di Sandy -la ragazza con le corna da cervo che aveva appena parlato gli era del tutto nuova, come la bella strega dai capelli bianchi che si era presentata come “Liesel”- ma Nightlight era il suo più antico avversario, Baba Yaga era una gran bastarda che una volta l’aveva trasformato in un rospo, i due cherubini di Cupido erano ben riconoscibili, idem quelle ninfe, e con quel piccoletto venefico di Harlequin Saturnali aveva avuto una brutta esperienza più di seicentocinquanta anni prima.
Poi c’erano le due ragazze, April I, che lo guardava con aria palesemente ostile -e, con suo piacere, un po’spaventata- ed Eve Hallows, che sembrava più interessata a girellare a vuoto mentre beveva chissà cosa da una fiaschetta metallica. Aveva sentito parlare di entrambe, e gli sembrava di averle già incontrate da qualche parte, ma in entrambi i casi non avrebbe saputo dire dove.
Oh, e come se ciò non fosse bastato si stavano anche dirigendo alla locanda del Leprecauno, da cui lui era stato bandito più o meno quattro secoli prima: dopo che Millaray lo aveva lasciato si era dato all’alcol per un po’, e in uno dei suoi peggiori momenti da ubriaco aveva avuto la brillante idea di inimicarsi anche quel folletto barbuto. Giusto per allungare ulteriormente la lista di chi lo detestava.

Al momento desiderava solo sparire, chiudere gli occhi e fingere di non essere lì, attorniato da persone che di sicuro aspettavano solo una buona ragione per fargli del male e/o ucciderlo. Se non gli erano già saltati addosso, probabilmente era stato solo perché Sandman aveva messo subito in chiaro che non voleva.

«ovvio, che pretendi dal Re dei Rospi? Col senno di poi, non so neppure perché mi sono allarmata tanto» commentò Baba Yaga «lo sanno tutti che è una pippa».

«va’ al diavolo, strega!» sibilò Pitch.

«scusatemi tanto, ma già che siamo qui perché non lo uccidiamo e ci togliamo almeno un problema dal groppone?» disse Harlequin, carezzando il fodero della spada.

“non lo uccidiamo perché io non voglio, ve l’ho già detto, e tanto deve bastarvi!” si fece intendere Sandman, pallido e più che nervoso.
Aveva salvato Pitch, Sandelle aveva perso le mani per questo, e se ora avesse permesso a chicchessia di uccidere l’Uomo Nero -tanto più in casa propria- quella mutilazione sarebbe stata di una crudeltà ancora più inutile.

«non facevi tanto il gradasso, secoli fa» anche ridotto male com’era, Pitch non riuscì a evitare di lanciare ad Harlequin Saturnali un’occhiata omicida «ora che sono malridotto invece va bene!…sei solo un patetico vigliacco».

«parla quello che è capace di prendersela solo con i bambini, e non è in grado di combinare alcunché neppure con il potere rubato alla sua stessa figlia» ribatté l’uomo, sarcastico.

«evitiamo di saltarci subito addosso l’uno con l’altro» Nightlight, saggiamente, cercò di troncare la litigata  sul nascere «la presenza di Pitch così malridotto richiede una spiegazione, perché noi avevamo tutt’altre notizie. Sandy, cos’è successo?»

Lo stato del Guardiano, che sembrava piuttosto turbato, lo inquietava, e il silenzio del principe ancora di più. Perché non gli aveva fatto sapere nulla? Doveva essere successo qualcosa di grosso, ma allora perché non aveva ricevuto alcuna comunicazione?

“io non so precisamente cos’è è accaduto qui sulla Terra, Nightlight” e Sandy non sapeva neppure come dire a quel povero figliolo cos’aveva trovato sulla Luna, pur essendo consapevole che fosse di vitale importanza e che dunque sarebbe stato costretto a farlo “credo che Pitch ne sappia più di me, anche se non-TU! Togli le mani da lì!!!

Troppo tardi: Hallows, che si era avvicinata al timone, dopo una risata cretina delle sue fece fare alla nave una virata tale da far cadere tutti quelli che erano in piedi. Le ninfe in particolare caddero l’una addosso all’altra come dei birilli, cosa che la fece soltanto ridere di più.

«ti pare il momento di giocare?!» urlò Nightlight, con i capelli e l’armatura pieni di sabbia. Possibile che Eve dovesse essere sempre così casinista e inopportuna?! Ogni tanto si chiedeva come avesse potuto stare con lei tre anni interi, perché al momento non trovava alcuna spiegazione valida.

«giocare? Chi gioca? Io sto guidando» ribatté Eve «magari malamente, ma in fin dei conti non ho mai fatto pratica!»

Sandman sapeva solo il nome di quella ragazza grazie ad una rapida presentazione e, benché di solito non fosse tipo da giudicare qualcuno senza conoscerlo bene, non amava affatto l’invadenza che stava mostrando. Quella era la sua nave, accidenti!

«non m’importa, vedi di piantarla, perché per colpa tua sono piena di sabbia!» sbottò Baba Yaga.

April I si rialzò con grazia, scuotendo via la sabbia dal vestito. «mi hai dato un altro motivo per cambiarmi d’abito» disse, lanciando ad Hallows un’occhiata alquanto seccata.

«va beeene, va bene. Niente più scuola guida» Eve si stiracchiò, si allontanò dal timone e, non sapendo bene come occupare il tempo, si lasciò ricadere accanto all’Uomo Nero «certo che a volte sono un po’noiosetti» disse a Pitch, indicando gli altri con un cenno del capo «lo avevi mai notato?»

Sulle prime Black non seppe cosa rispondere, un po’per la domanda in sé, un po’perché era stupito dalla mancanza di ostilità dimostrata da qualcuno che era arrivato insieme a Nightlight e compagnia. «ehm…sì?»

«“ehm”, lo domandi a me?»

A quella leggera presa in giro, Pitch tornò a chiudersi a riccio. Aveva già dimenticato com’era finita l’ultima volta in cui qualcuno si era rapportato con lui in modo diverso dal solito? Con un tradimento e delle bacche avvelenate! «a sciocca domanda, sciocca risposta» borbottò «e non ti permetto di dileggiarmi».

Con un certo stupore da parte dell’Uomo Nero, Eve gli fece l’occhiolino, prima di sogghignare. «Ihih! “dileggiarmi”! Parli come amore di mamma! Comunque io non ti ho esattamente chiesto il permesso, dàichealachd».

«“dài” cosa?...»

«è gaelico scozzese».

«mi spiace, ma non comprendo questa tua…lingua barbara».

A quelle parole, per un singolo istante, Eve assunse un’espressione strana che Pitch non seppe decifrare. Poi però fece una breve risata. «non sei il primo che me lo dice».

Sandman intanto aveva avviato una fitta conversazione sabbiosa con Nightlight e con Aiko, che come le ninfe, April I e i cherubini Hebiel e Saol era rimasta vicina al guerriero. Nessuno di questi sembrava dare importanza a quel che facevano gli altri, e forse era un errore, perché…

«non stare troppo vicino a Black, Sam, o ti attaccherà il virus della pateticosi» disse Harlequin, con un certo disprezzo. Erano passati seicentosettantanove anni dai fatti che avevano coinvolto lui, Pitch, un po’Eve e soprattutto April, ma i quiriti avevano la memoria lunga, molto lunga, e sinceramente non capiva perché Hallows si fosse messa a chiacchierare con lui. L’Uomo Nero era anche un suo nemico, o così aveva creduto fino a quel momento. Che si fosse sbagliato?

«a te l’ha già attaccato, Saturnali, come battuta in effetti era patetica»  Baba Yaga  si avvicinò a sua volta «ovviamente mai quanto lui stesso. Non so com’è possibile, Black, ma sei riuscito a diventare ancora più brutto di quanto già sei normalmente!»

«eppure anche così sono molto meglio di te!»

Pitch si era detto di tenere un basso profilo, di non rompere le scatole al prossimo e accettare ogni mano che gli venisse tesa, ma se quella brutta strega bastarda era la prima a seccarlo non si poteva pretendere che restasse a subire in silenzio -anche se forse sarebbe stato meglio per lui-. Era sempre il Re degli Incubi, che diamine!

Baba Yaga scoprì i denti storti e appuntiti in un terrificante sorriso, sfregandosi le mani. «oh, non per molto, credimi».

«non ti azzardare a trasformarmi di…nuovo in un animale, brutta racchia» l’avvertì Pitch «altrimenti sarai la prima che ucciderò…appena potrò!»

«iguana! Voglio l’iguana!» esultò Harlequin, battendo le mani come un bambino «per chi non lo sapesse, io ho la passione per gli animali esotici».

«vai a farti mangiare da un alligatore, allora» Pitch tossì, e maledisse la debolezza che gli stava impedendo persino di scappare e nascondersi. “Cos’ho fatto di tanto male per finire a trovarmi in questa gabbia di matti? Ho ucciso un po’di gente, d’accordo, ma tanto dovevano pur morire di qualcosa!” pensò.

«Sandman ha detto che Black va lasciato in pace, quindi potreste pure dargli retta» ricordò loro Eve «mica per niente, ma mi pareva doveroso ricordarvelo».

Baba Yaga sollevò un sopracciglio, leggermente stupita. «e da quando t’importa di certe cose?»

«da mai. Quando ho detto che mi importa?»

«a che gioco stai giocando, si può sapere? Divertirci a trasformarlo in qualche animale è anche troppo poco, per non parlare del fatto che non mi sembrava avessi problemi con l’idea di ucciderlo, fino a poco fa» rincarò la dose Saturnali «sai benissimo chi è questo tizio e che cosa è capace di fare!»

«certo che lo so. Però so anche che al momento non è capace di fare proprio niente, insomma, guardalo. Accanirsi su di lui è un po'inutile» disse Eve, bevendo qualche sorso dalla fiaschetta «almeno per me. Un conto sarebbe ucciderlo rapidamente -e non si può-, un altro è giocarci. Poi ovviamente fate come vi pare».

Conclusione che dissuase Pitch dal provare gratitudine anche solo in segreto e a livello inconscio, come invece era successo quando inizialmente l'aveva difeso. Quella era strana. Forse era meglio ignorarla e basta. «è ridicolo che tu venga a seccarmi per qualcosa…accaduto oltre sei secoli e mezzo fa» disse dunque, rivolto ad Harlequin «durante i Secoli Bui sono morte un sacco di persone. Che differenza avrebbe fatto quella bambina in più» tossì «che nonostante il tuo “eroico” salvataggio, ormai…sarà morta comunque? Sei un povero stupido!»

Dopo quell’insulto, tutto accadde molto velocemente: la spada di Harlequin uscì da sola dal fodero, e la punta della lama andò a premere la gola dell’Uomo Nero. «la telecinesi non è utile solo per combinare scherzetti durante carnevale. Posso scannarti come un maiale da lontano, senza neppure sporcarmi le mani. Visto e considerato come sei ridotto, vedi di tenerlo a mente».

«ti piace vincere facile…eh?!» ringhiò Black «vile, codardo-»

«ma che accidenti fai? Sandman ha detto che va lasciato in pace!» esclamò la Befana, irrompendo sulla scena giusto in tempo per trasformare la spada di Harlequin in un mazzo di fiori «e vale anche per te» aggiunse, rivolta alla sorella.

«ah, ma vai al diavolo Bertha. Non vedevi l’ora d’imbottirlo di C4 e farlo saltare in aria!»

“…allegria!” pensò l’Uomo Nero “ci mancava solo la strega amante degli esplosivi. Un momento:  Bertha non era il nome della Befana? Ma la Befana teoricamente è vecchia e brutta!”

«adesso-mi-chiamo-Liesel!!! E certo che voglio farlo saltare in aria, quello sempre e comunque, ma se Sandman ha detto di no, ha detto di no, e non intendo permettervi di-»

«permettermi?!!»

Sembrava stesse per scoppiare l’ennesima discussione tra streghe gemelle, ed Eve fu lesta ad alzarsi in piedi e trascinare via Harlequin, che non oppose alcuna resistenza. «alla spada pensaci quando hanno finito di scannarsi, è un consiglio».

«ovvio. Stavo per allontanarmi di mio, non sono mica scemo» ribatté Saturnali «magari durante il litigio lo trasformeranno per errore in un fagiano! Già che ci siamo, avviciniamoci a Sandman» propose, dirigendosi verso il gruppetto «così magari-»

«…cosa?!» esclamò Nightlight all’improvviso, dopo aver tradotto gli ultimi ghirigori sabbiosi di Sandman «no, devo aver capito male, non è possibile! Il principe non può…senti, lui è sulla Luna, è al sicuro! Dev’esserci un errore. Sei proprio certo di quello che hai visto? Non può essere!»

Eppure il Guardiano sembrava perfettamente sicuro di quanto aveva affermato: non c’era traccia di Manny sulla Luna, ma aveva trovato un sacco di sangue e quella scritta “Man in Moon is falling down, falling down on Earth” corredata persino da uno smile.

La paura, la rabbia e il rimorso si fecero rapidamente strada in Nightlight, seguiti da una sensazione d’incapacità pesante come il piombo. Proteggere Tsar Lunar Lunanoff  XII era il suo compito, gli era stato affidato dai genitori di Manny stesso, e lui cos’aveva fatto? Aveva fallito, permettendo a chissà chi di fare del male al principe, rapirlo e portarlo chissà dove sulla Terra, dove c’era un sacco di gente pronta a fargli la pelle! Ciò se non altro spiegava il suo silenzio, ma minacciava di far venire una crisi di nervi al povero guerriero.

«che è successo al Pinguino nella Luna?»

E l’infelice domanda di Eve, ovviamente, non lo aiutò affatto, tanto che stava per cedere alla voglia di strangolarla per sfogarsi. «ti ho già detto che non devi chiamarlo in quel modo! Smettila!!! Vuoi capire una buona volta che non c’è niente da scherzare?! La situazione era grave già prima, e adesso è catastrofica! Non avrei mai dovuto lasciarlo solo. Avrei dovuto restare al suo fianco, com’è mio compito fare, e invece sono venuto quaggiù a-»

«io non penso che sia colpa tua» disse Aiko «tu hai fatto soltanto quel che ti ha ordinato. Non avresti potuto immaginare che qualcuno potesse arrivare fin lassù. Oltretutto non è detto che avresti potuto aiutarlo: l’Uomo nella Luna teoricamente dovrebbe essere più potente di te, se si tratta di magia, eppure è stato preso».

Neppure Aiko aveva tutti i torti, ma le sue parole riuscirono a tranquillizzare Nightlight ben poco. «forse, o forse invece avrei potuto fare la differenza. Questo però cambia tutto. Sinceramente mi fa più paura qualcuno in grado di fare una cosa del genere, piuttosto che i doni, anche se loro hanno un esercito. Se solo avessi un’idea di chi potrebbe…»

Lentamente, dopo diverse esitazioni, Sandman formò l’immagine di una donna serpente.
Fino a quel momento non ne aveva parlato, l’idea che quella creatura potesse essere coinvolta in quanto accaduto sulla Luna non l’aveva minimamente sfiorato, non sapendo di preciso cosa fosse un’Ephemeride e cosa fosse in grado di fare o non fare. Pensandoci bene, però, quella specie di rifacimento di “London Bridge is falling down” con lo smile in fondo aveva una specie di umorismo perverso molto simile a quello che il mostro aveva palesato poco prima, quindi non era una possibilità da escludere a priori.

«i naga? Non sono bellissimi da vedere, ma non mi risulta che possano viaggiare nello spazio» disse Hebiel, dando un’occhiata al collega cherubino, che scosse la testa.

“no, no, no! Non è un naga! È una cosa diversa…”

«…aspetta, perché non ci ho pensato prima?» April si fece avanti, guardando Sandman «io sono una telepate. Se mi dessi il permesso potrei dare un’occhiata ai tuoi ricordi di quanto hai visto e sentito oggi. Mi spiace di avervi fatto perdere tempo» diede una breve occhiata nervosa in direzione di Pitch, che al momento non si vedeva, coperto dalle due streghe gemelle che bisticciavano con toni sempre più accesi «è che sono un po’scossa anche io».

“Scossa” era un eufemismo, considerando che quando si era trovata davanti Pitch le era preso un colpo, nonostante tutto, e per un po’non era stata in grado di ragionare lucidamente. L’unica cosa positiva era che forse lui non l’aveva ancora riconosciuta.

“guardare nella mia testa?”

Quell’idea non piaceva molto a Sandman: se April avesse guardato i suoi ricordi avrebbe visto anche quel che era accaduto poco prima, e Sandy considerava quella storia delle mani di Sandelle come una faccenda strettamente personale, di cui al massimo avrebbe potuto parlare ai suoi colleghi. Poi però si disse che tutto poteva tornare utile per identificare quell’essere, inclusa la crudeltà di cui aveva dato prova, e si decise, facendo ad April cenno di procedere.

«grazie per la fiducia. Giuro che non andrò oltre oggi».

Passò qualche secondo in cui April non si mosse affatto, tanto che il Guardiano sollevò un sopracciglio, confuso. Poi però la vide diventare bianca come uno straccio.

«d’accordo. Bene. A quanto pare abbiamo a che fare con una donna serpente fuori di testa che si nutre di dolore. Qualcuno qui sa dell’altro sulle Ephemerides?»

«un’Ephemeride?!» Nightlight sgranò gli occhi «assurdo, erano una leggenda metropolitana che girava oltre millecinquecento anni fa, le Ephemerides non esistono!»

«sì, cocco di mamma, come per gli umani adulti non esiste Babbo Natale, la Befana è un’invenzione e Jack Frost è solo un modo di dire. Cioè, proprio tu te ne esci con queste cose?» Hallows rise «a volte sei veramente uno scemo».

La discussione seria, a quel punto, fu interrotta dalla Befana e Baba Yaga, che dalle parole erano passate ai fatti e alle urla.

«bruco!!!»

«Pitch!!!»

«larva!!!»

«piantala! PITCH!!!»

«non rompere! BLOBFISH!!!»

«PITCH!!!»

«SCARAFAGGIO!!!»

Invece di lanciarsi incantesimi tra loro, a quanto sembrava, le due streghe avevano deciso di sfogarsi sul povero Uomo Nero, che in pochi secondi venne trasformato in diversi animali più o meno disgustosi da Baba Yaga, mentre la Befana lo riportava di continuo al suo aspetto normale.

«iguana, donne! Iguana!» gridò Saturnali, ignorando l’occhiataccia di April.

«Sandy ha detto di lasciarlo in pace, fatela finita!» urlò Hebiel, senza però avere il coraggio di avvicinarsi.

«PITCH!!!»

«PICCIONE!!!»

«PITCHIONE!...occazz…» la Befana si portò una mano alla bocca «direi che ho sbagliato qualcosa» mormorò, dopo qualche istante di silenzio.

«cosa mi avete fatto, maledette streghe?! Come mi avete ridotto?! Giuro che me la pagherete cara! Come avete osato fare questo al Re degli Incubi?!»

Un effetto collaterale imprevisto dell’incantesimo aveva guarito Pitch delle ferite peggiori, e ciò per lui era indubbiamente positivo. Ciò che non lo era per nulla era il suo aspetto attuale: aveva il corpo e le dimensioni di un comune piccione, con ali e tutto il resto, ma la testa, seppur proporzionata, era quella con cui era nato e cresciuto. Un piccione con la testa da Pitch, in pratica.

Baba Yaga fece una risata maligna. «per una volta hai fatto qualcosa che mi fa ridere!»

Harlequin esplose in una risata fragorosa e da una tasca dei pantaloni tirò fuori nientemeno che uno smartphone. «Pitchione! È un Pitchione! Devo fargli una foto!»

«devi darti una calmata e rimettere a posto il telefono, tanto non riusciresti a fotografare nulla perché hai le mani ferme come se stessi reggendo un trapano elettrico, e mi sembra che abbiamo delle cose più serie a cui pensare, Titus Quinctius Saturninus!» sbottò April.

“quando chiama la gente col nome completo è veramente tremenda” pensò l’uomo. «ah, ma dai, dovrebbe farti piacere…»

«questa va inviata dritta al signor Valentine» commentò Saol, inviando alla sede centrale di Cupido la fotografia del Pitchione.

«fatelo tornare normale, mi sanguinano gli occhi, gente!» esclamò Eve, coprendoseli parzialmente con una mano mentre ridacchiava «dai Liesel, ammettilo, l’hai fatto apposta».

 «ma no, non è vero!» si difese la strega «io sono la Befana, e la Befana è una strega buona, quando non va a sparare alla gente!»

«ma è veramente orribile!» bisbigliò Aiko a Nightlight, e abbassò le orecchie, attonita «no, davvero, l’Uomo Nero così è proprio inguardabile!»

«piantatela con queste cretinate, e riportatelo immediatamente com’era prima!» proruppe il ragazzo, supportato silenziosamente da Sandman, il quale aveva appena realizzato chi fosse Liesel. Non era colpa sua, l’aveva sempre vista nella sua forma vecchia e brutta e, contrariamente a Nord che frequentava maggiormente gli altri spiriti nella locanda del Leprecauno, non era neppure a conoscenza del cambio di nome da “Bertha” a quello attuale.

«ah no! Pitchione sta bene come sta, il caso è chiuso. Animale più esotico di questo non c’è» commentò Harlequin «ehi, Liesel, non è che potresti?…sai, un mazzo di fiori servirà a poco in battaglia…ecco, grazie» una volta che la spada fu tornata alle sue normali condizioni, Harlequin la rimise nel fodero.

«io sono l’Uomo Nero! Ho più di millecinquecento anni, dovete portare rispetto! Vi ordino di restituirmi immediatamente le mie sembianze, altrimenti ne subirete le conseguenze!» sbraitò zampettando sulla sabbia, conscio che se per disgrazia il racconto di quella faccenda si forse sparso in giro sarebbe stata ancor più dura farsi prendere seriamente da chiunque.

“fatelo tornare com’era, arriveremo dal Leprecauno a momenti, non vorrete farlo entrare nel locale in queste condizioni! È troppo umiliante! Se saremo alleati, sarà bene che iniziamo a comportarci tutti come si deve!” si fece intendere Sandy, deciso.

«parla col Pitchione che ha minacciato di sganciare cacca sulle nostre teste, Sandman» ribatté Baba Yaga.

«ma non ha mai detto niente del genere» obiettò Aiko «ha detto “altrimenti ne subirete le conseguenze”».

«e beh! In questa forma quali altre conseguenze vuoi che siano?»

L’emicrania di Sandman peggiorava sempre più. Si massaggiò le tempie.

“sarà una guerra molto, molto, mooooolto lunga”.

 

 

** Polo Nord **

 

 

“se fossero state solo Galaxia y Sandelle avrebbero capito, ma c’è anche Calmoniglio, y non possiamo certo dirgli la verdad su como Atticus es rimasto ferito. La presenza dello sconosciuto que ci ha dato el materiale genetico de Manny mi viene in aiuto, al limite gli si può dare la colpa y finirla lì. Non que esto risolva il mistero su chi è stato”.

Cecilia stava portando Atticus al Polo Nord, più vicino al distrutto regno di Madre Natura rispetto a quanto fosse il basso Tunguska, mentre Ljuba era stata incaricata di portare lì tutto l’esercito, come del resto avrebbero dovuto fare in base a quel che avevano detto a Laxie, Sandelle e Calmoniglio. 
Al Polo Nord sarebbe stato più semplice aiutare Atticus a guarire, in teoria. Era già tanto che non l’avessero perso, c’era mancato tanto così; erano immortali, ma non invulnerabili, purtroppo, e una ferita così vicina al cuore era grave anche per esseri come loro. Non grave quanto dovevano esserlo le ferite dell’Uomo nella Luna, ma neppure uno scherzetto. 

Ciò che invece la disorientava, e la faceva arrabbiare ancora di più, era che Pitch avesse da pochissimo ripreso a stare quasi bene. Chi? Come? Perché?! Tutti odiavano l'Uomo Nero, tutti! Chi era stato così stupido da aiutarlo?! Era ovvio che non potesse aver fatto da solo. Ma soprattutto, perché Pitch Black doveva stare bene mentre suo marito languiva? Dov'era la giustizia in tutto ciò?!
Oh, ma avrebbe risolto, a tempo debito. Quello era certo. Pitch non sarebbe rimasto sano ancora per molto.

Atterrò oltre le mura di cinta della Fabbrica, ringraziando il cielo di avere magia sufficiente a tenere sollevato in aria suo marito -altrimenti non ce l’avrebbe fatta, già solo per il peso delle ali- e all’improvviso, mentre si avviava verso l'ingresso dell'edificio, le balenò in testa un pensiero: conveniva o meno dire la verità a Galaxia e Sandelle su quanto era successo, in separata sede? Era indecisa. Non per mancanza di fiducia, ovviamente, ma Galaxia aveva quella brutta abitudine di lisciarsi il pelo quando mentiva -motivo per il quale aveva rinunciato da tempo alle partite a poker- e Sandelle…beh…era Sandelle. Avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa per errore, e non era proprio il caso.

In quel momento avrebbe davvero voluto potersi consultare con suo marito sulla questione, e invece lui era lì, pallido e privo di sensi, a galleggiare in aria.

Adesso capiva davvero cosa doveva aver provato Atticus verso Pitch, nel momento in cui l’aveva trovata in pessime condizioni nel suo rifugio a Punjam Hy Loo. Cecilia conosceva bene la sete di vendetta, e aveva creduto che non potesse provarne più di quanta ne sentisse già, ma si era sbagliata. Non sapeva perché, ma se Shu Yin avesse colpito direttamente lei invece di Atticus, Cecilia non avrebbe avuto altrettanta voglia di strapparle il cuore dal petto.
L’istante in cui, guardandolo, aveva creduto che fosse morto, si era sentita proprio in quel modo: come se qualcuno le avesse strappato il cuore dal petto. Era stato persino peggio di quattro secoli prima, quando il mondo le era crollato addosso. Ai tempi si era ripromessa di fare di tutto per evitare di sentirsi di nuovo in quel modo, ma sembrava che non si potesse fare a meno di correre simili rischi, quando si era legati così tanto a qualcuno. Cecilia non sapeva dire se aver deciso di non chiudersi a riccio con tutti fosse stato un atto di forza da parte sua, o piuttosto indice di debolezza.

“oh, su, concentriamoci sul fatto que non sia morto y facciamola finita…”

Le sue riflessioni vennero bruscamente interrotte da Galaxia, della cui presenza Cecilia lì per lì non si era neppure accorta, che le stava dicendo qualcosa con aria estremamente preoccupata e spaventata.
Un’aria che non avrebbe dovuto avere, considerata la natura della missione affidata a lei, Sandelle e Calmoniglio.

«…le ha tagliato le mani!»

Cecilia si era persa il resto, per cui tutto ciò che disse fu: «…eh?»

«sì, lo so, è orribile, è stato orribile» continuò Galaxia che, sconvolta, aveva pensato che la reazione confusa di Cecilia -pallida e molto turbata per fatti suoi- fosse dovuta a quel che aveva detto «io e Aster l’abbiamo portata dentro, siamo riusciti a fermare l’emorragia, ma Sandelle è sotto shock al punto di non riuscire a parlare, se ne sta lì così, non ci dice…non ci dice chi è stato» farfugliò «non ci dice niente, è come catatonica».

Aspetta.

Aspetta.

Aveva capito male, o Galaxia aveva appena detto che qualcuno di sconosciuto aveva tagliato le mani a Sandelle?
No: a giudicare dalla faccia di Galaxia, non aveva affatto capito male. Atticus non era più il solo a dover ricevere soccorsi, allora, ma la domanda a quel punto era chi si fosse divertito a mutilare quella che, del gruppo, era decisamente la meno problematica. Col cuore in gola, Cecilia si chiese a chi potesse giovare una cosa simile. Sì, giovava ai loro avversari, chiaro, ma c’era qualcosa che non tornava…

«Dios mio. Allora abbiamo un doppio problema…»

Solo a quel punto Galaxia notò Atticus, pallido e sospeso in aria, col petto avvolto da bende di cotone insanguinate. «c-che cosa…no! Non anche lui!»

«y invece sì. Ma es una lunga storia, y ora no es el momento de parlarne, non con Calmoniglio aqui».

Alla fine aveva deciso per una via di mezzo tra dire e non dire, e Galaxia dopo una breve esitazione si limitò ad annuire. Non essendo una sciocca aveva capito che c’era sotto qualcosa di un po’più grosso di un attacco da parte di uno sconosciuto, e se Cecilia pensava che la presenza di Aster rendesse migliore per lei non sapere altro, un motivo doveva esserci. Probabilmente c’entrava con quell’abitudine di lisciarsi il pelo che non era stata in grado di perdere. «ok. Portiamolo dentro».

Il Polo Nord se non altro era messo un po’meglio di come Cecilia l’aveva lasciato, dal momento che tutta l’oscurità aveva finito di sciogliersi, e da quel che stava dicendo Galaxia nessuno yeti sembrava avere la voglia -o la forza- di rompere le scatole in qualche modo.

«a dirla tutta sono stati perfino d’aiuto, quando abbiamo portato dentro Sandelle in quelle condizioni».

«se trovo el colpevole gli farò rimpiangere de essere nato. Como si fa a prendersela con Sandelle, y porque?!»

La rabbia in aumento della donna causò un’improvvisa invasione di grifoni Incubo che, una volta arrivati, si fiondarono all’interno dell’edificio da ogni pertugio possibile, stridendo e ringhiando, annerendo le pareti con le fiamme delle loro ali. Galaxia, presa alla sprovvista, si lasciò sfuggire un grido…

«Galaxia! che succede?!»

Il quale, nemmeno a dirlo, fece accorrere Calmoniglio con tanto di boomerang sfoderati. Al diavolo il fatto che non fosse in perfetta forma, dopo quel che era successo a Sandelle bisognava stare più che in guardia, e sì, lui e Galaxia non stavano più insieme, ma non significava che avrebbe permesso a chiunque di farle del male, non in sua presenza.

«nada! Sono miei, va todo bien, non attaccheranno nessuno» disse in fretta Cecilia, dando un’occhiataccia ad un grifone che sembrava avere voglia di un arrosto di Pooka «Laxie, porta Atticus in una stanza por favor».

«sì, subito» borbottò lei, ancora inquieta.

«non sono sicuro che vada tutto bene, già gli Incubi purosangue erano una bella grana, se per disgrazia perdessi il controllo di questi affari…!» sbottò Calmoniglio «aspetta: cos’ha Toothian?»

«pare que qualcuno se diverta a farci del male. Lo hanno ferito, non ho visto bien como es successo, y allora yo l’ho portato aqui, mentre Ljuba es andata a chiamare los otros, come avevamo detto» disse, senza dire alcuna bugia. Prima o poi la verità su quel che era accaduto sarebbe venuta fuori per forza, perché Dentolina, Nord, Frost, Madre Natura e la piccola bastarda orientale avevano visto tutto ed erano sopravvissuti per raccontarlo, ma meglio “poi” che prima. «y Sandelle? Forse tu hai visto…»

«no, io ero con Galaxia. Abbiamo visto le gocce di sangue e poi abbiamo trovato…» fece un sospiro «abbiamo trovato Sandelle in quel modo. Galaxia ti avrà detto che non ha proferito parola, finora».

«sì. Sarà bene que yo vada da lei, adesso. Dove l’avete messa?»

«è nella stanza dove tu, quattro secoli fa…ecco, hai capito» borbottò Calmoniglio «non è stata una cosa voluta, ovviamente».

«bueno» concluse la donna, per poi dare le spalle al Guardiano «sparpagliatevi. Voi y gli altri fate la guardia» disse agli Incubi presenti «se vedete arrivare qualcuno que non sia Ljuba col nostro esercito, uccidetelo. Aqui non si scherza più».

I grifoni, con gran sollievo di Calmoniglio, abbandonarono la stanza con degli stridii spaventosi. Il Pooka non poté che restare ad osservare in silenzio i rapidi passi con cui Cecilia si allontanò.
Avrebbe voluto indagare ulteriormente su quel che era successo ad Atticus, perché aveva la sensazione che le cose fossero ben più complicate di come Cecilia -già, a proposito, quel nome gli piaceva di più rispetto al vecchio- le aveva raccontate, ma trovarsi davanti quelle creature di fuoco e oscurità l’aveva dissuaso dal fare altre domande. Sembravano un po’più tosti dei purosangue di Pitch, e non aveva voglia di rischiare di trasformarsi in un arrosto di coniglio. Non era una vigliacco, ma non era neppure completamente stupido, e non aveva voglia di ripetere un’esperienza analoga a quella vissuta per colpa Pitch giusto qualche ora prima: meglio evitare di irritare chi già era di malumore, e provare a chiedere a Galaxia, che non sarebbe riuscita a mentirgli neppure volendo.

 

“se vedete arrivare qualcuno que non sia Ljuba col nostro esercito, uccidetelo. Aqui non si scherza più”.

 

Perché, prima allora avevano scherzato? No, ovviamente no, ma poteva solo significare che la linea da adottare sarebbe stata ancor più dura. Gli ordini di Cecilia agli Incubi non sembravano escludere neppure gli altri Guardiani.

“a questo punto gli altri non potrebbero semplicemente lasciar stare? Manny purtroppo è già morto" pensò con un po'di amarezza "ed è bene per tutti che Pitch faccia la stessa fine. Non li capisco. Potrebbero far finire tutto prima ancora di cominciare. Perché non lo fanno, così magari possiamo indagare tutti insieme sulla strana morte dell’Uomo nella Luna, e su chi ha fatto del male a Sandelle e forse anche ad Atticus? In condizioni normali saremmo tutti a investigare su quello!”

Annusò la traccia lasciata da Galaxia e, un istante dopo, si mosse in quella direzione. 
Aveva dei misteri da scoprire, ed era bene cominciare.

Nel frattempo, Cecilia aveva raggiunto la stanza dov’era stata messa Sandelle. Quanti ricordi. Pensava ancora che essere sopravvissuta fosse un miracolo. “Non ho fatto apposta, non ti avrei mai fatto del male”… l’Uomo Nero, da quando era diventato tale, era sempre stato bravo a scaricare la colpa sugli altri, forse perché in precedenza se l’era accollata anche quando in realtà non ce l’aveva, ma in quel caso poco importava la bella scappatoia che si era creato. Se fosse stata più sciocca forse gli avrebbe anche dato ascolto, ma non lo era. Era riuscita a vedere la verità e, se non altro, l’aveva mostrata anche a lui.

La vista di Sandelle interruppe le sue riflessioni. Pur sapendo in anticipo cosa l'aspettava, non riuscì a evitare d’impallidire ulteriormente. La sua amica era seduta sul letto, la schiena appoggiata contro dei cuscini, e guardava fissa davanti a sé. Sembrava in tutto e per tutto una bambola mutilata da qualche bimbo sadico, e faceva una certa impressione.

Cecilia le si avvicinò, cercando di trovare qualcosa da dire, ma non le veniva in mente niente di appropriato.

“Forse puoi sfruttare l’oscurità per ricostruire mani nuove”?

“Troveremo il modo di fartele ricrescere”?

“Ora sei al sicuro”?

La prima teoricamente era vera, la seconda una semplice speranza, la terza le suonava priva di significato. Nonostante i grifoni, Cecilia stessa non si sentiva al sicuro.

«tienes solo que dirmi chi è stato».

Sandelle non ebbe alcuna reazione.

«por favor, di’ qualcosa. Basta solo un nome, es todo lo que serve».

Di nuovo, tutto quel che Cecilia ottenne fu completa immobilità. Si sedette sul letto e, con cautela, abbracciò Sandelle. La stanza era calda, eppure la sua pelle era terribilmente fredda.

«las personas que non sono riuscita a proteggere hoy salgono a due, con te» se si fosse trattato di un “concasoliano” qualsiasi sarebbe stato diverso, ma il loro gruppo era tutt’altra faccenda, come lo era la pesante sensazione di fallimento che sentiva sulle proprie spalle. Comunque sia concluse che era bene farsela passare presto, perché quello era solo il secondo giorno, la guerra vera doveva ancora cominciare, e solo il cielo sapeva quanti danni avrebbe portato ancora! «forse avevi ragione tu desde el principio. Forse avremmo dovuto restare a casa…forse avremmo dovuto simplemente chiudere los ojos, y continuare con la nostra vida de siempre, Luna dorata o no…» le parve di sentire un leggero movimento da parte di Sandelle, il che era meglio di niente «ma ormai es tardi, lo que è fatto è fatto, indietro non si torna, y abbiamo todos bisogno di te».

«…non è vero».

Cecilia si staccò dall’abbraccio, sorpresa di aver sentito Sandelle parlare. «sì invece, certo que abbiamo bisogno-»

«non è tardi» mormorò Sandelle «nous pouvons ancora tornare indietro. Lasciamo tutto e torniamo a casa prima que la guerre commence vraiment».

«Sandelle-»

«s'il te plaît!» la pregò Sandelle, tremando, con le lacrime che scendevano lungo le guance «allons-y, torniamo a casa!»

Cecilia si chiese quante volte fosse possibile farsi strappare metaforicamente il cuore nell’arco di una giornata prima di crollare. 
Parte di lei avrebbe solo voluto dare retta a Sandelle, prendere tutti e tornare a Conca De El Sol, ma sapeva benissimo che a quel punto non sarebbe mai riuscita a lasciar perdere. «si quieres tornare a casa possiamo tornare a Croaghaun y farti rientrare, così que tu sia al sicuro, y noi intanto cerchiamo tambien de trovare una soluzione per…» mosse le mani «quello».

Sandelle inizialmente non commentò. Si accasciò di nuovo sui cuscini. «non mi ascolterai, n’est pas? Non torneremo a casa insieme».

«lo faremo, ma dopo» ribatté Cecilia, senza averne la certezza «però Sandelle, ora tienes que dirmi chi…Sandelle, no, non lasciarti andare, Sandelle…»

Niente da fare, era scivolata di nuovo in quello stato di semi catatonia. L’unica cosa positiva era che avesse dimostrato di poterne uscire.

«torneremo a casa todos, alla fine, vedrai…y avrò la testa de chi te ha fatto questo».

L’avrebbe avuta, anche se non sapeva come e quando.

L’unica cosa di cui era sicura, pensò alzandosi dal letto, era che avrebbe trascorso l’attesa per il ritorno di Ljuba facendo la spola tra Sandelle e Atticus.

 

 

***

 

 

«“apri il parcheggio sotterraneo stiamo arrivando siamo in centosessantotto ciao”. Mai che la Befana si sprechi a mettere una virgola nei messaggi. A pensarci bene è già tanto che alla fine abbia scritto uno straccio di saluto» borbottò il Leprecauno, chiudendo WhatsApp.

«anche tu hai uno di quei cosi?» Jack indicò lo smartphone di Diarmid, nientemeno che un iPhone 6s nuovo di pacca «io stavo più o meno imparando a usarne uno, prima che scoppiasse il disastro».

«allora stavi facendo una cosa intelligente, perché se usati con un minimo di buonsenso sono veramente utili».

«quindi Befana viene qui?» Nord sollevò le sopracciglia «se era altro momento avevo da farle un bel discorsetto!»

A ragion veduta, considerando che ogni santissimo anno quella strega entrava di nascosto nella Fabbrica per agguantare ogni giocattolo e dolciume che riuscisse a prendere e portarselo via, finendo col fargli trovare il magazzino e la cucina semivuoti in un giorno qualunque tra il ventisei dicembre e il cinque gennaio.
Non che a Nord fosse veramente antipatica - già solo il fatto di essere piuttosto amata dai bambini la salvava- ma avrebbe preferito che venisse a chiedergli le cose, invece di rubarle, perché non le avrebbe certo detto di no.

«ha detto che arrivano in centosessantotto? Allora magari è l’esercito che Nightlight stava radunando! Forse potranno darci nuove notizie…» “e sarebbe un bene, dal momento che pur avendo riflettuto non abbiamo concluso nulla” pensò.

L’unica cosa che erano arrivati a decidere era che bisognava assolutamente cercare di riportare Calmoniglio dalla parte giusta. Non volevano arrendersi all’idea di dover combattere davvero contro il loro amico e collega, Nord e Dentolina in particolar modo. Avrebbero dovuto cercare un modo per incontrarlo da solo, però, altrimenti sarebbe stato ancor più difficile di quanto si prospettava, ed essere  più convincenti possibile; in caso contrario, il solo fatto che Galaxia fosse dalla parte opposta probabilmente sarebbe stato sufficiente a far sì che Calmoniglio non li ascoltasse.

«a beh, a breve lo vedremo» il Leprecauno si rimise a trafficare col cellulare, toccando un’icona dello schermo «intanto apro la collina vicina».

«e noi torniamo di là, se possiamo, così incontriamo tutti subito» disse Nord. Diarmid gli fece capire che poteva andare, con un distratto cenno della mano, e il Guardiano abbandonò l’ufficio senza perdere tempo, a grandi passi.

«Jack, vieni?» lo esortò Dentolina.

«sì, tra un attimo…senti, che vuol dire “apro la collina”?» domandò Jack al Leprecauno, interessato.

La Guardiana della Memoria sollevò gli occhi al soffitto con un sorrisetto, lieta che la curiosità di Jack e il suo atteggiamento non fossero cambiati nonostante la brutta esperienza, e si fece da parte, lasciando l’ufficio in silenzio.

Il Leprecauno indicò la finestra. «dai un’occhiata, ragazzo».

Frost si avvicinò, obbediente, evitando di chiedersi come fosse possibile avere delle finestre in una collina -sicuramente trattavasi di magia- e quel che vide gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa.
Lentamente e inesorabilmente, la cima della collina accanto a quella in cui era stato ricavato il locale si stava aprendo, scoprendo una voragine dalle dimensioni non indifferenti. Faceva un certo effetto vedere la punta di un colle sollevarsi e ricadere all’indietro, come fosse stata il coperchio di un vecchio barattolo per le conserve.

«di notte i margini di quell’ingresso sono illuminati, ma ora ovviamente non è necessario» gli spiegò il folletto «a meno che la Befana e compagnia siano diventati ciechi come talpe. In quel caso però le luci non servirebbero ugualmente!»

«è una figata pazzesca!» esclamò Jack con un gran sorriso, del tutto sincero.

«se Nord ha una slitta, io ho una collina che si scoperchia. Mi pare giusto! Oh, eccoli qua…e sembra che non dobbiate più preoccuparvi per Sandman».

La grande e luccicante nave di sabbia dorata, infatti, fu la prima a calarsi nell’apertura, cosa che Jack accolse con un sorriso ancor più largo e che gli diede un po’di sollievo, finalmente. «per fortuna! Oh, c'è anche un’altra nave…»

«anche i Saturnali saranno della partita, allora. O almeno Harlequin. È un po’uno scapestrato, come si dice che fossi tu prima di diventare un Guardiano» disse Diarmid, occhieggiando distrattamente il galeone di legno.

«non l’ho mai incontrato» ammise Jack, con una smorfia «non conosco molti spiriti, se devo dirla tutta».

«forse è una fortuna, o chissà che disastri avreste fatto tu e uno che si è autoeletto spirito del carnevale con tutti gli scherzi annessi e connessi…oh, questa invece non me l’aspettavo» vedendo le moto dei cherubini, il Leprecauno sollevò le sopracciglia «anche Cupido ha contribuito! Come hanno fatto a convincerlo, l’hanno ipnotizzato o cosa?»

«ho visto il suo palazzo, è enorme, ma non ho mai avuto voglia di avvicinarmi. Ha un “nonsoché” che non mi attira» disse il ragazzo.

«capisco che vuoi dire, però ti assicuro che è pieno di belle donne, specialmente da quando ha umanizzato gli unicorni. Ci sono stato un paio di volte, da dopo che ha dovuto rimodernare gli interni. Quella brutta disgraziata di Sam Hain ha fatto un disastro, ad aprile dell’anno scorso. Come se non avesse già fatto danni sufficienti prima di sparire…» borbottò rabbuiandosi.

«chi, scusa?»

«eh, ma che diamine, allora è vero che non conosci proprio nessuno. Sei messo maluccio, forse dovresti passare di qui più spesso…certo, non che Sam sia una compagnia indicata, considerando che se Harlequin è scapestrato lei è del tutto fuori di testa…ma tanto dubito seriamente che si farà viva. Bene, sembra che siano entrati tutti!» esclamò «vattene di là a salutare Sandman, su, lo so che non vedi l'ora».

Jack non se lo fece dire due volte: annuì e corse via dall’ufficio, percorrendo rapidamente il corridoio. Dopo tutto quel che era capitato era impaziente di rivederlo, di chiedergli che fine avesse fatto e di accertarsi che stesse bene per davvero. «dove sono? Arrivano?» domandò, frenetico, affiancando Dentolina.

«dovrebbero spuntare a breve da lì, Jack» rispose Dentolina, indicando un corridoio «ti è piaciuta la collina scoperchiabile?»

«sì! È fantastica! Però la cosa più bella di tutte è che-»

«SANDY!» urlò Nord, vedendo comparire per primo l’omino dorato, il cui viso estremamente cupo si illuminò con un gran sorriso. I suoi amici erano un po’ammaccati, ma stavano bene, e soprattutto c’era Jack, che pareva essere perfettamente in sé!
Volò incontro agli altri a braccia aperte, lasciandosi sollevare, abbracciare e strapazzare quanto volevano. Chissà cos’avevano passato, mentre lui aveva dormito!

«Sandy, per fortuna stai bene, eravamo preoccupati, è successo di tutto e non sapevamo dove fossi, ma adesso...sia ringraziato il cielo!» Dentolina riuscì persino a sorridere «cosa?...no, no, non devi scusarti per ieri sera, è tutto passato» lo tranquillizzò, dopo aver decifrato i suoi ghirigori di sabbia «ci mancherebbe altro. Piuttosto, hai visto chi c’è? Jack è tornato!»

«sono tornato, e non intendo mai più scappare e sparire in quel modo» dichiarò il Guardiano «mi spiace di aver fatto preoccupare tutti».

Solo a quel punto Sandy si accorse di un dettaglio fondamentale. Formò sopra la propria testa la sagoma di Calmoniglio, seguita da un punto di domanda.

«ah. È lunga storia. Ma dovrebbe star bene. Ti raccontiamo meglio dopo» glissò Nord «piuttosto…hai saputo che Pitch è morto?»

“morto? A me non risulta affatto!” replicò Sandman a modo suo, con sommo sconcerto dei suoi colleghi.

«come “non ti risulta”? Nord ha visto-»

Dentolina s’interruppe, sentendo una -stizzita- voce familiare in avvicinamento.

«quale parte di “dovete farlo tornare com’era” non avete capito? Ma vi pare il caso?!»

«che c’è, Nightlight? Gli abbiamo procurato una bella gabbietta, una vaschetta d’acqua e del pane grattugiato. E lo abbiamo pure coperto con un panno per farvi contenti. Cosa può volere di più dalla vita?»

«e comunque non credo che il Leprecauno gli consentirebbe di entrare, se avesse la sua solita forma. Lo ha bandito, no?»

Seguito da un bel numero di ninfe e cherubini, il gruppetto formato da Nightlight, Aiko, le streghe gemelle e i Saturnali fece il suo ingresso nella sala. I Guardiani videro subito che il guerriero era decisamente irritato, presumibilmente per colpa di quel che stava nella gabbia coperta che la Befana aveva in mano.

«poco importa! È uno stato di emergenza, per cui  il Leprecauno dovrà revocare l’esilio, almeno per un po’, e-»

«“e” io revoco quel che mi pare quando mi pare, primo» lo interruppe Diarmid, appena sopraggiunto, punzecchiandogli la schiena col bastone da passeggio «secondo, c’è Manny di sotto in infermeria, e immagino che vorrai andare da lui per vedere come sta. Non bene, per la cronaca. I guaritori stanno facendo quello che possono, ma con ferite così gravi ci vorrebbe ben altro» aggiunse, privo di tatto come al solito.

Nightlight si immobilizzò come uno stoccafisso, mentre il suo cervello cercava di elaborare quelle ultime notizie improvvise. «i-il principe è qui? » farfugliò.

«Già. Kurd! Scorta il ragazzino in infermeria» ordinò il folletto a un cluricauno «almeno potrai verificare di persona le sue condizioni» disse a Nightlight.

«vengo anche io» si fece avanti Aiko «se è ferito gravemente io posso aiutarlo, è la mia abilità principale. Aiko Shika» si presentò con un leggero inchino «sono la figlia adottiva dello Shishigami».

«Shishigami, eh?» i poteri curativi di quella sorta di divinità della foresta non gli erano nuovi, né il nome della ragazza. Meglio darle una possibilità, dunque. «allora sì, vai anche tu».

«da questa parte, signori! Seguitemi!» li esortò Kurd. Nightlight partì quasi di corsa, impaziente di raggiungere l'Uomo nella Luna, e Aiko non poté che seguirlo a ruota, pur non avendo la stessa fretta.

«se il mio signore è qui, allora è al sicuro» disse Nightlight, concitato «per fortuna almeno questo è stato sistemato, e…Aiko…il tuo aiuto significa veramente tanto per me» affermò, dandole un’occhiata piena di gratitudine «e per il principe ancor di più».

«io faccio il mio dovere. Se c’è qualcuno che sta male e non mi è nemico, lo curo» replicò lei, distogliendo lo sguardo dal suo nel chiedersi il motivo del calore che, improvvisamente, sentiva fluire sulle proprie guance.

Il Leprecauno li osservò sparire in un corridoio, ed accese la pipa. «ecco com’è questa Aiko, allora…»

«una gran bella ragazza, l’ho notato anch’io! Ehi, grazie per aver tolto di torno cocco di mamma, non la finiva più di blaterare a vuoto…»

«SAM HAIN! Go n-ithe an cat thù, is go n-ithe an diabhal an cat!» che tradotto dal gaelico irlandese  significava “possa un gatto mangiarti e possa il diavolo mangiarsi il gatto!” «sono passati ventisette mesi. Ventisette!»

Hallows si lasciò cadere su una sedia. «lo so, lo so, sono ancora in grado di contare. Dov’è il problema? L’ultima volta che ci siamo visti ho pagato in anticipo tutto quel che avrei dovuto darti da lì a dieci anni, più l’extra» si stiracchiò «già, è servito?»

«sì, in parte. Ma non è quello il punto. Quando avremo un attimo di calma, tu e io dovremo fare una chiacchierata» la avvertì il Leprecauno, guardandola severamente «e comunque mi domando perché sei qui» fece una pausa «fosse per quel che immagino io, ti chiederei dove diabhal hai perso quel poco di coerenza che avevi».

«seh, seh, me l’hanno già detto sia Liesel che Saturnali maschio, parliamo di cose serie» tagliò corto Eve «abbiamo un Uomo Nero a rimorchio, e servirebbe che revocassi l’esilio».

«ma come, non era morto? I Guardiani mi avevano detto così!»

«nah, non è morto, sono rimasti indietro con gli aggiornamenti. Solo che Liesel ha vagamente fatto uno sbaglio con un incantesimo, quindi mi sa che Pitchione al momento preferirebbe esserlo. Morto, intendo» commentò, indicando la gabbia coperta con un cenno del capo.

«“Pitchione”».

«uh-uh. Corpo di piccione e testa di Pitch. Non credo che rimarrà così per molto però» disse, vedendo che i quattro Guardiani presenti si erano avvicinati alla gabbia «quindi se vuoi fare una foto è meglio che ti sbrighi».

«no grazie, non ci tengo affatto a fotografare un orrore del genere. Come sta messo, in termini di potere?»

«un po’peggio che male».

Il Leprecauno annuì, e si avvicinò a sua volta alla gabbia, ancora coperta. «riportalo immediatamente com’era» disse seccamente alla Befana «non voglio abomini nel mio locale, sono stato chiaro?»

«abomini? Perché, cosa c’è dentro?» domandò Dentolina «non ce l’hanno ancora detto, finora abbiamo pensato alle presentazioni».

«colpa mia» disse Jack «non sbagliavi dicendo che non conosco nessuno. Harlequin, cosa c’è qua dentro?» gli chiese Jack. Così “a pelle” si trovavano già vicendevolmente in simpatia, forse perché Frost era il Guardiano del Divertimento ed Harlequin, come detto dal Leprecauno, si era da  tempo autoeletto spirito del carnevale.

«cosa c’è dentro? Pitch!» ridacchiò l’uomo «è un capolavoro, seriamente! Vi consiglio di darci un’occhiata».

«capolavoro un corno» borbottò April.

«cosa?!» allibì Dentolina «Pitch?! ma com’è possibile?!»

«ora tolgo il panno e vi faccio vedere» disse Baba Yaga, con un sogghigno malefico.

Alla fine, tuttavia, non lo fece.  Improvvisamente nella sala calò un silenzio di tomba. La maggioranza dei presenti guardava in direzione dell’ingresso principale, e sembravano tutti spaventati da qualcosa, o qualcuno.

«e ora che succede?» bisbigliò Jack, senza neppure sapere perché stava parlando sottovoce.

«non lo so, da qui non vedo, e purtroppo non posso volare» Dentolina cercò di vedere qualcosa sollevandosi sulle punte, senza successo «Nord? Sandy?»

Avrebbero voluto risponderle…

«ehilà! Uomo Falena!»

Ma Eve Hallows, salutando Mothman con assurda tranquillità, lo fece al posto loro.

«spero che sia venuto solo a bere whisky» mormorò Nord.

Lo sperava veramente con tutto il cuore.
Con tutto quel che era accaduto, stava accadendo e sarebbe accaduto a breve, ulteriore sfortuna era l'ultima cosa che serviva...


Orbene, il becero becero (MOLTO BECERO) capitolo è terminato, così come la prima parte di questa storia. Ora che tutti gli schieramenti sono al loro posto, c'è solo da aspettare la seconda, in cui i background di diverse persone verranno maggiormente svelati, nuovi arti verranno (forse) mutilati, alcuni finiranno (forse) col finire ammazzati, e quant'altro xD

Grazie mille a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto, tanto a coloro che hanno recensito, quanto a chi ha letto soltanto.
Un grazie particolare a johanna_A5 per aver inserito la storia tra le seguite e le preferite, e a vititi per averla inserita tra le seguite.

Stay tuned e, mi raccomando, non dimenticate di portare del pane grattugiato al povero Pitchione -no, non rimarrà conciato in quel modo per molto tempo, non vi preoccupate-.

Alla prossima, con la seconda parte della storia! :)

_Dracarys_

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