Frosten

di heliodor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** DUE ***
Capitolo 2: *** UNO ***
Capitolo 3: *** TRE ***
Capitolo 4: *** QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CINQUE ***
Capitolo 6: *** SEI ***



Capitolo 1
*** DUE ***


Anna si avvicina alla porta, ne sfiora la superficie con la mano. Ha un'esitazione.
― Entra ― dice una voce femminile dall'interno.
Anna sobbalza, poi appoggia la mano alla porta e la spinge.
All'interno Elsa siede alla scrivania di legno immersa nelle scartoffie.
― Come sapevi che ero lì fuori? ― domanda Anna indicando la porta.
Elsa fa spallucce. ― Dopo tanti anni passati a sentire i tuoi passi dietro alla porta, ormai li riconosco troppo bene. Allora, com'è andata la passeggiata?
― Bene ― dice Anna dopo un attimo di esitazione. ― La neve è soffice e Arendelle è bellissima così imbiancata.
― Bene e Kristoff?
― Sai, devi prenderti una pausa. Dovresti venire anche tu a fare una passeggiata ogni tanto, invece di startene rinchiusa qui dentro.
― Non ho il tempo ― esclama Elsa allargando le braccia. ― Fare la sovrana a tempo pieno è un lavoraccio. Un momento, tu stai cercando di cambiare discorso o sbaglio?
Anna indica la porta. ― Mi sembra di aver sentito Olaf che mi chiamava.
― Oh, no, non ero io ― dice il pupazzo affacciandosi alla porta. ― Ma se vuoi posso chiamarti.
― Olaf non ti stava chiamando affatto ― dice Elsa. ― Mi dici che sta succedendo?
― Niente ― risponde Anna imbarazzata.
― Lo so io, lo so io ― dice Olaf alzando la mano come un bambino che vuole richiamare l'attenzione della maestra.
― Zitto tu ― dice Anna cercando di allontanarlo.
Elsa si alza e gira attorno alla scrivania. ― Cosa sa lui che dovrei sapere?
― Niente, davvero.
― Anna...
Anna sbuffa. ― E va bene. Diciamo che è sorto un piccolo problemino con Kristoff.
― Che genere di problema?
― Lo sai com'è fatto, no? Non appena gli ho detto del vestito si è arrabbiato.
― Ancora quell'idea di travestirsi da babbo Natale? Ne avevamo già discusso mi sembra.
― Lo so, lo so, ma a me sembrava un'idea così bella. I bambini si sarebbero divertiti da morire.
― Si divertiranno anche senza. In fondo è solo una favola.
Anna le rivolge un'occhiataccia. ― Non ti ci mettere anche tu adesso.
― Dico solo la verità.
― Babbo Natale esiste ― sentenzia Anna.
Elsa sospira. ― Ormai sei grande. Dovresti saperlo che è solo una favola.
― Invece no.
― Come vuoi tu. Ordiniamo la cena?
― Non ho fame. ― Anna si volta di scatto e marcia verso le scale
Olaf la segue trotterellando.
I due imboccano un corridoio.
― Io ci credo ― dice Olaf. ― A Babbo Natale.
Anna gli rivolge un sorriso triste. ― Almeno tu sei dalla mia parte. Sai che ti dico? Chi se ne importa di quello che pensano Kristoff ed Elsa? Sarà comunque una bellissima giornata e consegneremo tanti regali. Che ne dici?
― Ci sarà un regalo anche per me?
Anna ride. ― Se stato buono quest'anno?
***
È buio quando Jack si aggrappa al muro di cinta e si issa sulla sommità. Sotto di lui, il cortile del palazzo di Arendelle giace illuminato dalle torce. Sculture di ghiaccio riflettono la luce dei bracieri moltiplicandola e creando giochi di luci e ombre.
Jack si cala dall'altra parte e si accuccia.
Un guardia passa in quel momento, armata di lancia.
Jack si appiattisce contro il muro, poi si rilassa. ― Ma che sto facendo?
Con un balzo attraversa da parte a parte la guardia che non si accorge di lui e prosegue per la sua strada.
Jack attraversa il cortile e raggiunge le mura del palazzo. Guarda in alto, verso un davanzale che sporge da una finestra. Con un salto lo raggiunge, volteggia sopra le pietre e spicca un nuovo balzo verso un balcone.
Si avvicina all'ampia finestra. All'interno si intravede una camera immersa nel buio rischiarata solo dalla luce della luna.
Nell'angolo opposto al balcone c'è un letto a baldacchino. Le coperte si alzano e abbassano a ritmo costante.
Jack poggia una mano sulla finestra. Una crosta di ghiaccio si forma in prossimità della maniglia. Jack ruota la mano e con essa la maniglia. La finestra si apre verso l'interno con un lieve scricchiolio.
― È stato facile ― sussurra Jack. ― Troppo facile.
Procede guardingo nella stanza fino a fermarsi davanti al letto.
Dal letto giunge un leggero sospiro, le coperte si sollevano e tra di esse fa capolino una massa di capelli bianchi e arruffati.
― E così tu sei la regina Elsa ― dice  Jack a bassa voce.
La ragazza si solleva a sedere sul letto, i lunghi capelli color del ghiaccio che le ricadono sulle spalle in ciocche disordinate.
Jack si gratta il mento. ― Finalmente ci incontriamo.
***
Il grido fa sobbalzare Anna dal letto. A piedi scalzi atterra sul pavimento, i capelli ridotti a una massa informe. ― Cosa? Come? ― domanda assonnata.
Olaf, accucciato ai piedi del letto, si scuote con una scrollata. ― Che succede?
Un altro urlo, stavolta più alto.
― Elsa ― esclama. ― Mi sembra di averla sentita gridare.
Infila la vestaglia e apre la porta.
Nel corridoio due guardie corrono nella stessa direzione.
― Vanno verso la stanza di Elsa ― dice Anna.
Segue le due guardie fino alla porta ancora chiusa. I due soldati esitano.
Anna si fa coraggio e appoggia la mano sulla maniglia. ― Elsa? Tutto bene? Elsa?
La porta si apre all'improvviso. Il viso di Elsa, l'espressione arrabbiata, fa capolino. ― Era qui ― ruggisce.
Anna entra nella stanza seguita da Olaf e dalle due guardie che si guardano attorno. ― Chi?
― Un ragazzo ― spiega Elsa con voce tesa.
― Un ragazzo?
Annuisce. ― Era alto più o meno come te e aveva capelli bianchi e arruffati.
― Oh ― dice Anna stupita.
― E aveva anche una specie di bastone ricurvo.
― Un bastone. Certo.
― Se ne stava proprio qui davanti al letto a fissarmi.
― E non ha detto niente?
― Mi sembra che abbia detto il mio nome o qualcosa del genere.
― Capisco.
Elsa la fulmina con lo sguardo. ― Non mi credi?
Anna fa spallucce. ― È che non vedo nessuno qui all'infuori di noi.
― Quando ho gridato è scappato verso la finestra.
Le due guardie si avvicinano alla finestra socchiusa e gettano uno sguardo in basso. ― Qui non c'è nessuno ― dice uno dei soldati.
Elsa corre alla finestra. ― Dalla porta non è uscito, quindi deve essere passato da qui.
Anna si sporge in avanti. Sotto di lei c'è il cortile vuoto rischiarato dalle torce. ― È un bel salto.
― Ti dico che c'era ― esclama Elsa con tono disperato.
― Aspetta, fammi capire. C'era un ragazzo con i capelli bianchi e un lungo bastone di legno che ti fissava e che poi è saltato giù dalla finestra ed è sparito.
― Ma è vero.
― Sicura di non essertelo sognato?
― Ero sveglia ― dice Elsa offesa.
― Scusa, ma faccio fatica a crederlo.
Elsa emette un lamento esasperato.
― Se sua maestà lo desidera possiamo restare di guardia alla porta per tutta la notte ― dice una delle guardie.
― E mettete delle guardie anche nel cortile, proprio sotto la mia finestra ― ordina Elsa.
― Sarà fatto.
― Non ti sembra di esagerare? ― Anna la guarda con disapprovazione. ―Hai fatto solo un brutto sogno.
― Era reale.
― Come vuoi, io torno a dormire.
Olaf la segue fuori dalla stanza.
Elsa sbatte la porta e torna a letto, l'espressione accigliata.
***
Jack, appeso al davanzale, guarda in alto. La finestra è di nuovo chiusa. ― Per fortuna non mi hanno visto. Ma che dico? Nessuno può vedermi, eppure quella ragazza... no, non può essere. Devo essermelo immaginato.
Con un balzo raggiunge la finestra e la apre verso l'interno. Con passo leggero si avvicina al letto di Elsa. La ragazza giace sotto le coperte.
― Come dicevo poc'anzi, è il momento di conoscerci meglio, Elsa di Arendelle.
Jack non fa in tempo a voltarsi che le gambe e il torso sono intrappolati dal ghiaccio. Spuntoni di ghiaccio sembrano sorgere dal pavimento e dalle pareti puntando verso il suo petto e il viso. Uno arriva a sfiorargli il naso.
Jack fa per ritrarsi ma si ritrova intrappolato nella morsa di ghiaccio.
Elsa sbuca da un angolo buio, l'espressione trionfante dipinta sul volto. ― Ah ― esclama. ― Ti ho preso. Aspetta che ti veda mia sorella.
Jack balbetta qualcosa.
Elsa spalanca la porta ed esce di corsa.
***
Anna sta sistemando il cuscino quando la porta della sua stanza si spalanca ed Elsa si precipita all'interno, la vestaglia che svolazza nell'aria.
― L'ho preso, l'ho preso ― esclama trionfante.
Anna sbuffa. ― Che succede ora?
― Ho preso il tizio che mi spiava.
Anna la guarda incredula. ― Che cosa?
Elsa l'afferra per un braccio e la trascina fuori dalla stanza. ― Vieni. Devi vederlo. Così mi crederai una buona volta.
Davanti alla porta di Elsa le guardie le rivolgono uno sguardo perplesso.
― Voi non vi muovete per ora ― dice Elsa. Spinge la sorella nella stanza e le mostra Jack intrappolato nel ghiaccio.
― Che ne dici?
Anna si china in avanti con gli occhi socchiusi. ― L'hai fatto tu?
Elsa indica Jack. ― Eccolo qui. Che ti dicevo?
― Eccolo qui cosa?
― Lui, il tizio che mi spiava. Non lo vedi?
― Io vedo solo un orrore di ghiaccio.
Elsa le rivolge un'occhiata stupita. ― Cosa?
― Solo tu puoi vedermi ― dice Jack. ― E sentirmi.
― Scusa? Come sarebbe a dire? ― chiede Elsa.
― Ho detto che vedo solo un orrore di ghiaccio ― dice Anna seccata.
― Non dicevo a te ma a lui ― dice Elsa indicando Jack.
― Lui chi? Elsa, qui non c'è nessuno a parte noi due.
― Ma devi vederlo ― esclama Elsa disperata. ― È reale.
― Certo che sono reale ― dice Jack. ― Ma come ti dicevo, solo tu puoi vedermi e sentirmi. Per gli altri è come se non esistessi.
― Non è possibile ― dice Elsa. ― Forse sto davvero sognando.
Anna sbuffa. ― Guarda, adesso inizi a preoccuparmi.
― Anna...
― No, lasciami finire. Elsa, tu lavori troppo. Passi quasi tutto il tuo tempo su quelle scartoffie e non ti concedi mai una pausa. È quasi Natale e dovresti fare qualche passeggiata, vedere dei posti nuovi invece di startene rinchiusa tra queste quattro mura. Sai cosa facciamo domani? Andiamo a fare compere. Solo tu e io. E Kristoff, giusto per avere qualcuno che porti i pacchi. Non è una buona idea?
― Mi stai trattando come se fossi malata ― dice Elsa offesa.
― E non è così?
Elsa la spinge fuori dalla stanza.
― E un'altra cosa ― dice Anna prima di uscire. ― Basta cioccolata prima di andare a dormire.
― Fuori ― ringhia Elsa.
― E trovati un ragazzo. Un ragazzo vero.
― Ora basta ― grida Elsa sbattendole la porta in faccia.
Nel corridoio, Anna si sistema la vestaglia sotto gli sguardi stupiti delle guardie e si avvia verso la sua stanza.
***
Elsa guarda Jack che le rivolge un sorriso imbarazzato. ― Non sei reale, vero?
― Sono vero quanto te ― risponde Jack.
― E allora perché Anna non può vederti o sentirti?
― Sono stupito quanto te, credimi. Fino a stasera pensavo che nessuno potesse farlo. A parte Nord e pochi altri.
― Nord?
― È un amico. Una specie. Lasciamo perdere.
― Come ti chiami?
― Jack Frost. Ma gli amici mi chiamano solo Jack.
― Io sono Elsa di Arendelle.
― Piacere di conoscerti, Elsa di Arendelle.
Elsa raccoglie il bastone che è rotolato in un angolo e lo osserva. ― E questo?
― Senti, che ne diresti di farmi uscire da qui? Comincio a sentirmi un po' stanco.
Elsa gli lancia un'occhiata diffidente.
― Prometto che non farò niente.
― Sei entrato nella mia stanza come un ladro.
― Lo so, è stato un grosso errore, ma non volevo fare niente di male, credimi.
Elsa traccia un segno nell'aria con le mani. Il ghiaccio attorno alle gambe di Jack si scioglie, gli spuntoni si ritirano.
Jack tira un sospiro di sollievo. ― Però, ci sai fare col ghiaccio.
― Il freddo non è un problema per me.
Jack sorride. ― Di questo me n'ero accorto. Scommetto che c'entri qualcosa con la strana nevicata di questa estate.
Elsa arrossisce.
― Lo sapevo ― dice Jack trionfante. ― Cos'era, una specie di allenamento? Una prova?
― No, no, ti stai sbagliando ― dice Elsa agitando le mani. ― È stato un errore. Non ero ancora capace di controllare questa... cosa.
― E ora ci riesci?
― Più o meno.
― Da dove viene il tuo potere? È una maledizione? Un incantesimo? È stato l'uomo della Luna?
― No, no. Ci sono nata.
Jack annuisce. ― Interessante. Nord deve sapere cos'è successo davvero, ma non mi crederà mai. Nemmeno io ci credo se devo essere sincero. Senti, che ne diresti di accompagnarmi?
― Cosa? Non posso andare via e lasciare il mio regno.
― Sarà solo per qualche ora.
― Jack, sei molto simpatico e non sembri una cattiva persona... sempre che tu sia una persona.
― In realtà sarei lo spirito dell'inverno.
― Oh Déi.
― Non sono una divinità.
Elsa sospira. ― Non so se posso fidarmi di te. Ti conosco solo da qualche minuto.
― Senti, io non so da dove vengono i tuoi poteri, ma forse Nord lo sa. È burbero e ha un caratteraccio, ma è la persona più saggia che conosca. Tu però non dirgli che te l'ho detto.
― D'accordo ― dice Elsa perplessa. ― È davvero così saggio come dici?
Jack annuisce.
Elsa agita le braccia nell'aria e un vestito la ricopre sostituendo la vestaglia.
Jack la guarda sbalordito. ― Come riesci a farlo?
Elsa fa spallucce. ― Non lo so.
― Grandioso. Allora andiamo?
Elsa guarda la porta con espressione affranta.
― Che c'è? ― domanda Jack con tono ansioso.
Elsa sospira. ― Non possono andarmene così all'improvviso. Anna si preoccuperà tantissimo per la mia assenza. Sai che ti dico? Le lascerò una lettera. ― Corre a uno scrittoio nell'angolo e afferra penna e calamaio dopo aver steso un foglio sulla scrivania di lucido legno. ― Cara Anna ― dice ad alta voce. ― Quando leggerai questa lettera io sarò già lontana...

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Capitolo 2
*** UNO ***


I due yeti marciano fino al centro della sala trascinandosi dietro un sacco. Qualcosa all’interno si agita.
Uno dei due yeti solleva il sacco e lo rovescia. Dall’apertura rotola un ragazzo dai capelli bianchi, un bastone di legno ricurvo stretto tra le mani.
― Accidenti ― esclama toccandosi la fronte. ― Questa cosa fa male, ragazzi. Non ci provate neanche più ad essere meno rudi, vero?
I due yeti grugniscono qualcosa e fanno un passo indietro.
― Scusali Jack ― esclama una voce con un leggero accento russo.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo. Su di lui incombe la figura massiccia di un omaccione, le braccia spesse come tronchi incrociate sul petto e il viso incorniciato da una folta barba bianca. Sul braccio destro è tatuata la parola “buono”, sul sinistro “cattivo”.
― Ah, sei tu. ― Jack si alza. ― Dovevo immaginarlo. Cosa ho combinato stavolta per farti arrabbiare? ― domanda con tono rassegnato.
― Dimmelo tu, Jack. Pensi di aver fatto qualcosa di male?
Jack fa spallucce. ― Credo di no.
L’omaccione fa un cenno ai due yeti. ― Ragazzi, lasciateci soli per un po’.
I due yeti lanciano un’occhiata dubbiosa a Jack, poi si voltano e lasciano la sala.
― Allora, Jack, ricominciamo. Sei sicuro di non avere qualcosa da dirmi?
― No.
― Sicuro, sicuro, sicuro?
― Senti Nord ― dice Jack esasperato. ― Ho delle cose da fare, sono una persona impegnata. Ho risposto alla tua domanda, posso andare adesso?
Nord passeggia avanti e indietro con le mani dietro la schiena. ― Quanta fretta, Jack. Dov’è che devi andare?
― Se non te ne sei accorto ― dice Jack agitando il bastone. ― Io sono lo spirito dell’inverno e tra poco sarà Natale.
― E credi che io non lo sappia? ― domanda Nord accigliato. ― Ma non è dell’inverno che dobbiamo parlare.
― E di cosa allora? ― chiede Jack annoiato.
― Dell’estate.
― Estate?
Nord annuisce solenne.
― Ci vogliono altri sei mesi per l'estate ― dice Jack spolverandosi i pantaloni. ― Non possiamo parlarne più tardi?
― Non mi riferisco all'estate che verrà, ma a quella passata ― dice Nord voltandosi. ― Vieni, voglio mostrarti una cosa.
Al centro del salone, in alto, una sfera torreggia su di loro. Un paio di minuscoli esseri dal buffo capello a punta e l'aria indaffarata sciamano attorno all'oggetto scambiandosi rapidi squittii.
― Bella ― dice Jack con occhi rapiti. ― È l'ultimo modello o sbaglio?
Nord annuisce soddisfatto. ― L'ho appena fatta montare. Magnifica vero? Registra tutto quello che succede in più di cinquanta posti diversi. E posso dirigerla dove voglio. E l'immagine? Di una nitidezza sublime. Scordati quegli orribili sfarfallii e l'effetto neve dei vecchi modelli.
― A me piace l'effetto neve. Mi ricorda... la neve.
Nord sbuffa. ― In ogni caso, devo mostrarti una cosa.
― Elfi ― dice Jack scansandone uno all'ultimo istante. La creatura fila via parendo oltre un angolo. ― Pensavo ti fossi liberato di loro una volta per tutte.
― Allietano le mie gelide serate ― dice Nord serafico. A un suo gesto la sfera prende vita e inizia a ruotare. Sulla superficie tirata a lucido si forma un'immagine sbiadita. Ombre sfocate si muovono sullo sfondo. Nord ruota un pomello sul quadro di comando e l'immagine sbiadisce, lasciando il posto a una veduta color bianco latte. Nord tira una leva a sé e la veduta si allarga diventando un fiordo che racchiude una città e un porto a cui sono ancorate delle navi.
Jack si avvicina, lo sguardo accigliato.
― Ti ricorda qualcosa? ― domanda Nord.
Jack fa spallucce. ― Che posto è?
― Arendelle ― dice Nord ruotando l'immagine per inquadrare un castello dalle guglie turchese. ― Un piccolo regno a sud di qui. L'immagine risale al luglio di quest'anno, più o meno.
― Non mi dice niente.
― Sei davvero sicuro?
― Senti Nord, ti ho già detto che... ― Gli occhi di Jack scivolano sui tetti imbiancati di neve, le strade ghiacciate, i pochi passanti che camminano veloci lasciandosi dietro sbuffi di condensa. Nuvole grigie e pesanti affollano il cielo nascondendo il sole e tutto sembra immerso in un gelido crepuscolo. ― Luglio hai detto?
Nord annuisce.
― Quanto è a nord Arendelle?
― Non abbastanza da avere un luglio così gelido.
― Davvero incredibile. Devo passaci un giorno di questi.
― Sicuro di non esserci già stato?
― È la prima volta che lo sento nominare.
Nord annuisce. La mano ruota una manopola e l'immagine cambia, mostrando lo stesso panorama di prima. La neve e il ghiaccio sono spariti e al loro posto si intravedono bancarelle colme di frutta e fiori di ogni colore e una grande agitazione per le strade rischiarate dalla luce del sole.
― Arendelle ― dichiara Nord. ― Qualche giorno dopo.
― Un momento, questo non può essere ― protesta Jack.
― È quello che credo anche io.
― Sta succedendo qualcosa di strano laggiù.
― La penso esattamente come te.
I due si fissano per qualche istante, poi Jack dice: ― Pensi che sia stato io?
― Sei lo spirito dell'inverno Jack. Chi meglio di te può manipolare il freddo e la neve?
― Non si gioca con la natura ― dice Jack con tono indignato. ― Non mi sognerei mai di fare una cosa del genere. È pericoloso, è stupido, è...
― Una cosa degna di Jack Frost.
Un foro si spalanca davanti a Jack e Nord che balzano all'indietro. Dal buco salta fuori il Calmoniglio, l'espressione contrariata sul volto. ― Dico bene, Nord?
― Oh, bene ― dice Jack incrociando le braccia sul petto. ― Ci mancavi solo tu.
― Scusa se ci ho messo tanto ― dice il Calmoniglio rivolgendosi a Nord. ― Ma avevo delle uova da dipingere e non potevo rimandare. Ha già confessato? Ti serve una mano per fargli sputare fuori la verità?
Nord fa un cenno vago con la mano. ― Jack e io ne stavamo appunto parlando.
― Io non c'entro niente con tutto questo ― dice Jack.
― Dovrai essere più convincente di così. ― Il Calmoniglio si piazza di fronte a lui con le braccia incrociate sul petto, l'espressione di superiorità dipinta su volto. ― Non è vero Nord?
Jack indica l'immagine di Arendelle sulla sfera. ― Ragazzi, vi giuro su quanto ho di più caro che non ho combinato io quel guaio. So che ho fatto molte sciocchezze in passato, che sono stato una spina nel fianco per molti di voi almeno tanto quanto lo siete stati voi per me.
Il Calmoniglio lo guarda perplesso.
― Ma, andiamo ― prosegue Jack. ― Credete davvero che possa aver fatto una cosa del genere?
― Sì ― esclama il Calmoniglio. ― Ma perché stiamo a perdere tanto tempo, Nord? Chiama l'uomo della Luna e digli di togliere i poteri a Jack. Non è degno di essere lo spirito dell'inverno, ormai è chiaro.
Nord incrocia le braccia sull'ampio torace, l'espressione pensosa. ― A dire il vero, sto cominciando anche ad avere qualche dubbio.
Il Calmoniglio lo guarda sconsolato. ― Ma fammi il favore Nord, lo sai che è colpevole.
― Può darsi ― dice Nord solenne. ― Ma Jack merita comunque il beneficio del dubbio. È pur sempre lo spirito dell'inverno e se l'uomo della Luna lo ha scelto, un motivo doveva pur esserci.
Jack gli fa l'occhiolino. ― Ben detto.
― Tuttavia ― continua Nord. ― Qualcosa è successo ad Arendelle. Qualcosa che ha a che fare con l'inverno e i poteri del freddo. Bisogna scoprire cosa è accaduto e chi meglio di Jack, lo spirito dell'inverno, può occuparsi di una faccenda così delicata? Perciò toccherà a lui svolgere delle indagini e farci sapere come sono andate le cose.
Due yeti appaiono come dal nulla e afferrano Jack per le braccia. ― Un momento ― protesta Jack. ― Cosa volete fare? Lasciatemi.
― Buon viaggio Jack ― dice Nord. ― E torna con una storia convincente o dovrò pensare che la colpa è tua.
Un sacco cala sulla testa di Jack ed è il buio.
***
― Natale ― esclama Olaf, mentre allarga i due rametti che ha al posto delle braccia. ― Peccato che arrivi solo una volta l'anno.
Il pupazzo cammina tra Anna e Kristoff. I due ragazzi si guardano attorno mentre attraversano la strada che separa due lunghe file di case dai tetti spioventi. Persone di ogni età affollano il marciapiede, dirette chissà dove. Molti di loro trasportano pacchi e pacchetti.
Kristoff guarda il pupazzo spazientito. ― Ci risiamo. ― Scuote la testa.
― Dico sul serio ― insiste Olaf. ― Ci vorrebbe almeno un altro natale in estate.
― Certo. ― Kristoff alza gli occhi al cielo.
― Non sarebbe meraviglioso un natale a luglio? ― domanda il pupazzo ad Anna.
La principessa annuisce. ― Sarebbe fantastico.
― Non dargli corda ― dice Kristoff.
― Ma sarebbe una bella idea comunque ― dice Anna entusiasta.
Kristoff si nasconde il viso tra le mani. ― Non farmi pentire di essere venuto.
― Cos'hai contro il Natale? ― domanda Anna corrucciata.
― Niente, te l'assicuro ― si affretta a dire Kristoff. ― Ma questa estate abbiamo avuto una specie di natale fuori stagione e guarda cosa stava per succedere.
― Ma quello non vale ― dice Olaf sgattaiolando tra le bancarelle. ― Non c'erano i regali, le luci ― salta su un bancone e fa volare via dei pupazzetti. Il padrone del banchetto, un omino alto e con  baffi, gli agita contro i pugni minaccioso. ― Via dal mio negozio tu.
Olaf atterra ai piedi di un banchetto sul quale una donna corpulenta sorveglia due file di torte e dolci di ogni tipo. ― E dolci, e addobbi e niente albero ― prosegue il pupazzo.
La donna lo fissa minaccioso mentre sale sulla tavola imbandita.
Kristoff afferra il pupazzo per il ciuffo di rametti sulla sommità della testa a forma d'uovo e lo posa a terra. ― Lo perdoni ― dice alla donna. ― Le feste lo rendono irrequieto.
― Ehi ― esclama Olaf imbronciato. ― Mi rovini l'acconciatura. Lo sai quanto ci metto la mattina per farli tornare dritti?
Kristoff sospira rassegnato e guarda Anna, che ridacchia stringendosi nelle spalle. ―La lista dei regali è ancora lunga?
― No ― dice Anna. ― C'è solo un posto in cui dobbiamo ancora andare.
― Dobbiamo?
― È necessario che venga anche tu.
Kristoff la fissa perplesso.
Anna lo afferra per un braccio e lo trascina via lungo le strade coperte di neve. Dietro di loro, Olaf li segue scivolando come uno slittino.
***
Sull'insegna fuori dal negozio si legge, impresso a fuoco nel legno: DA THORSTEN. NON TROVERETE ABITI MIGLIORI ENTRO CENTO LEGHE.
E, scritto a caratteri più piccoli: E NO, NON ABBIAMO UNA SAUNA. QUELLA CE L'HA MIO CUGINO. QUINDI NON CHIEDETE.
L'interno è arredato in modo rustico, con un bancone che occupa la metà dello spazio e file di manichini di legno vestiti con abiti all'ultima moda.
Thorsten è un omaccione corpulento con un viso rotondo e rubizzo incorniciato da capelli scuri e folti. Sta misurando la spalla di Kristoff con un metro da sarto quando dice: ― Sarà perfetto.
― Bene ― esclama Anna. ― L'importante è che sia pronto per la vigilia.
― Lo sarà ― dice Thorsten.
― Si può sapere di cosa parlate? ― domanda Kristoff accigliato.
Olaf trotterella in giro, lo sguardo che vaga sulle stoffe in mostra sui banconi e i vestiti appesi sulle stampelle.
― Dell'abito che indosserai alla vigilia di Natale ― dice Anna senza guardarlo.
― Ho già un vestito per la vigilia. Non me ne serve un altro.
― Quello straccio? L'ho buttato via.
― Buttato? Era nuovo.
― Pensavo fosse la carcassa di una renna. L'odore era quello.
Kristoff nasconde il viso nelle mani.
― Comunque, questo non è un abito qualsiasi ma l'abito per la vigilia.
Kristoff incrocia le braccia sul petto. ― E che differenza c'è?
― La differenza è che lo indosserai per l'evento speciale.
Kristoff la guarda con sospetto. ― Di che evento speciale stai parlando?
― La grande consegna dei regali che abbiamo organizzato per la vigilia ― dice Anna tutto d'un fiato.
― Io non ne sapevo niente ― esclama Kristoff.
Lo sguardo di Olaf viene attratto da qualcosa di luccicante. Il pupazzo si avvicina tutto contento a uno scrigno di metallo, lo apre e vi infila dentro la testa. Un attimo dopo la ritrae. Il viso è ricoperto di spilli. ― Punge ― esclama allontanandosi.
― Ovvio che non ne sapevi niente ― ridacchia Anna. ― È una sorpresa.
― A me non piacciono le sorprese.
― E quando mai.
― E non indosserò alcun vestito.
― Almeno provalo, su ― dice Anna con sguardo languido.
Kristoff incrocia le braccia sul petto e gira la testa di scatto. ― No.
― Solo una volta. Fallo per me.
Kristoff sbuffa. ― E va bene. Ma solo per stavolta.
Anna ridacchia e gli getta addosso il vestito, quindi lo spinge verso un camerino che Thorsten tiene aperto.
Non appena Kristoff è dentro, Anna sbatte la porta.
― Ehi ― esclama Kristoff. Al buio, si vedono a malapena delle fibbie e una mantellina. ― Ma che roba è questa?
― Sbrigati ― dice Anna dall'esterno.
Kristoff armeggia con la stoffa, tira, spinge e infila le braccia in due maniche di velluto rosso.
Anna avvicina l'orecchio alla porta. ― Tutto bene lì dentro?
― No ― risponde la voce soffocata di Kristoff.
― Hai finito?
La porta si apre.
― Credo di sì ― dice Kristoff.
Il viso di Anna si illumina. Thorsten gonfia il petto. Olaf si volta con espressione stupita.
In piedi davanti a loro, Kristoff indossa un abito di flanella rossa di due taglie più grande. Una vistosa fibbia coloro oro stinge una cinghia che pende da un lato dei fianchi. ― Come sto?
Anna gli si avvicina con in mano un cappello a punta di lana rossa e lo appoggia sulla testa di Kristoff.
Il ragazzo solleva gli occhi con espressione perplessa.
― Divino ― esclama Thorsten compiaciuto.
― È perfetto ― dice Anna allontanandosi di qualche passo.
Olaf annuisce.
Kristoff si fa strada fino a uno specchio in un angolo e osserva la figura riflessa con orrore. ― Che cosa è questo, me lo spieghi?
― Il tuo vestito di natale ― dice Anna compiaciuta.
Kristoff la fissa in cagnesco. ― È un vestito?
― Certo. Un vestito da Babbo Natale.
― Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? ― esclama Kristoff disperato.
Anna fa un passo indietro. ― Non ti piace?
― È orribile. È ridicolo. E non lo indosserò mai.
― Orribile? Ridicolo? ― Thorsten gonfia il petto, l'espressione truce in viso.
***
La porta dell'emporio si apre di scatto. Thorsten ne esce con Kristoff tenuto per la collottola. Dopo una breve rincorsa lo scaraventa in aria.
Kristoff fa un breve volo e atterra nella neve. ― È un vizio di famiglia il vostro? ― esclama sputacchiando nevischio.
Anna e Olaf scivolano fuori dall'emporio. ― È stato un vero piacere ― dice la ragazza sorridendo imbarazzata.
Thorsten la ignora e rientra sbattendo la porta dietro di sé.
Anna si avvicina a Kristoff che si sta ripulendo dalla neve. ― Thorsten è il miglior sarto di Arendelle. Non avresti dovuto offenderlo.
Kristoff sbuffa e si raddrizza. ― Ma andiamo. Davvero credi che debba indossare quell'abito?
― Perché no?
― È ridicolo.
― Non ti stava così male.
Kristoff china la testa esasperato.
― Sicuro di non volerci ripensare?
― No ― esclama lui deciso. ― Non mi travestirò da Babbo Natale. Non mi travestirò da niente, io.
Anna scrolla le spalle. ― Già ti vedevo portare i regali il giorno di Natale. Sarà un giorno molto, molto triste.
― Andiamo. Ti riporto al castello ― dice Kristoff spazientito.
***
I due yeti scrollano il sacco con forza. Jack rotola fuori, scivola sulla neve e si ferma vicino a una scalinata.
― Grazie per il passaggio ― dice Jack, le gambe piegate fino alla testa. ― Era sarcastico se non l'aveste capito.
Uno degli yeti grugnisce qualcosa in risposta prima di sparire in un lampo.
― Così questa è Arendelle ― dice Jack rialzandosi.
Jack spunta in una via affollata da cittadini che si muovono in fretta. Due file di edifici paralleli formano un lungo viale coperto di neve che arriva fino a una piazza con al centro una fontana circolare. Da questa si dipanano altre cinque strade.
Jack raggiunge la fontana. Al centro, l'acqua congelata forma una delicata figura umana che svetta verso l'alto.
Jack si guarda in giro incuriosito. Una bambina lo attraversa da parte a parte e si avvicina alla fontana.
Jack la segue con lo sguardo.
Un adulto raggiunge la bambina e la prende per mano.
― Mamma è quella la regina Elsa?
La donna annuisce.
― Da grande voglio diventare come lei.
― Regina Elsa ― sussurra Jack. ― Deve essere lei che comanda qui.
Due ragazzini passano di corsa sfiorandolo. Giocano a rincorrersi nella piazza, lanciandosi palle di neve e chinandosi per scansarle quando l'altro sta prendendo la mira.
Gli occhi di Jack brillano. Solleva il bastone e un fiocco di neve viene catturato come in un vortice, subito seguito da molto altri fiocchi che si addensano in una palla di un biancore luccicante. Senza che nessuno lo noti scaglia la palla di neve contro uno degli adulti, colpendolo alla nuca.
L'uomo lancia un'occhiataccia ai ragazzini.
Jack ne approfitta per creare una seconda palla di neve che scaglia verso un gruppo di ragazzini ai margini della piazza.
― Ehi ― grida uno di loro rivolto agli altri due che giocano vicino alla fontana.
Un attimo dopo due palle di neve volano nell'aria dirette verso altrettanti bersagli.
Confuso tra la folla Jack crea palle di neve e le lancia verso tutti quelli che gli capitano a tiro.
In breve la piazza è invasa da giovani e meno giovani che si sfidano a una guerra di palle di neve. Le risate si confondono tra loro.
Jack si allontana ridacchiando. ― Nord si sbagliava, non c'è niente d strano qui ad Arendelle. Deve aver preso un grosso abbaglio. ― Si ferma, gli occhi che quasi gli saltano fuori dalle orbite.
In una delle viuzze laterali, un terzetto di figure si sta allontanando diretta verso il porto. Il ragazzo è alto e biondo, la ragazza minuta e rossa con i capelli raccolti in due trecce che le ricadono sulle spalle.
Ma è la terza figura ad attirare l'attenzione di Jack. In mezzo ai due cammina su gambe incerte un pupazzo di neve.
Jack li segue tenendosi rasente al muro, attento a non perdersi una sola parola di quello che dicono.
― Spero che a natale nevichi ― dice il pupazzo di neve con tono gioviale.
― Parla ― esclama Jack stupito.
― Oh, non preoccuparti ― dice la ragazza. ― Ci penserà Elsa a far nevicare.
― Sì ― esclama il pupazzo.
― Un momento, un momento ― dice il ragazzo mettendo le mani avanti. ― Non potete chiedere a Elsa di far nevicare a comando.
― Perché no? ― domanda la ragazza.
― Già, perché no? ― le fa eco il pupazzo.
― Perché è sbagliato ― esclama il ragazzo. ― Non è giusto giocare con la natura. Non avete imparato niente dall'ultima volta?
― Si tratta solo di un po' di neve ― dice la ragazza sulla difensiva. ― Che male può fare qualche fiocco a natale?
― Già, che male può fare? ― dice il pupazzo.
― Smettila. ― Il ragazzo gli scocca un'occhiata torva. ― Non darle corda. Sii ragionevole ― dice rivolto alla ragazza. ― Tanto o poco non ha importanza. È il concetto che conta.
― Ciò che conta ― dice lei. ― È che questo sarà il primo natale dopo tanti che passeremo davvero insieme e voglio che sia perfetto. Anche Elsa lo vuole, quindi se ce ne sarà bisogno, so che farà nevicare senza nemmeno che io glielo chieda. Chiaro?
― Chiaro? ― le fa eco il pupazzo di neve.
Il ragazzo sospira rassegnato. ― È impossibile ragionare con voi due.
Jack li guarda allontanarsi lungo la strada. ― Devo vedere da vicino questa regina Elsa.

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Capitolo 3
*** TRE ***


Anna si stiracchia alzando le braccia al cielo. ― Che nottataccia ― dice con voce impastata dal sonno.
Olaf, accucciato ai piedi del letto, si scuote come un cagnolino. ― Buongiorno ― dice con tono allegro. ― Dormito bene?
Anna sospira. ― Affatto. Sono un po' dispiaciuta per Elsa. Sta passando un momento brutto. ― Si butta giù dal letto con un movimento atletico. ― Certo questo non la giustifica, ma credo di avere esagerato ieri sera. Sai che ti dico? Le chiederò scusa e vedrò se stamattina vuole uscire. Una passeggiata e una colazione a base di cioccolatini la rimetteranno in sesto.
Olaf la segue fuori dalla stanza. Anna marcia decisa fino alla porta di Elsa. Le guardie sono ancora al loro posto e quando la vedono arrivare scattano sull'attenti.
Anna bussa alla porta. ― Elsa sei sveglia?
Nessuna risposta.
Anna bussa di nuovo. ― Elsa?
Nessuna risposta.
Anna fissa la porta indispettita.
Nuova bussata, stavolta più decisa. ― Senti, sono passata per chiederti scusa. Che ne diresti di aprire?
Silenzio.
― È così che la metti allora? Guarda che non me ne andrò di qui finché non mi aprirai.
Anna rimane in attesa, e braccia incrociate sul petto e l'espressione imbronciata.
Passano i secondi
Anna sbuffa. ― Andiamo, su. ― Appoggia la mano sulla porta. ― Guarda, prometto che farò tutto quello che... ― La porta si apre verso l'interno scricchiolando sui cardini. ― Ma guarda. Era aperta ― dice guardando Olaf. ― Elsa chiude sempre la porta quando dorme. Questo si che è strano.
Anna infila la testa nello spiraglio. ― Elsa? Dormi?
La stanza è silenziosa. Anna volge lo sguardo verso il letto, vuoto. Spalanca a porta. ― Elsa?
Torna fuori. ― Dov'è andata mia sorella ― chiede alle guardie.
I due soldati si scambiano un'occhiata indecisa. ― Non è mai uscita dalla sua stanza.
― Certo, come no. Allora dov'è finita? È volata via dalla finestra? ― Anna trasale. Si precipita nella stanza e corre alla finestra, socchiusa. ― Elsa ― esclama spalancandola. Una ventata improvvisa fa volare via i fogli ammucchiati sullo scrittoio che si spargono sul pavimento. Anna guarda in basso. Sotto di lei c'è il cortile, vuoto. ― Elsa? Ma dove sei andata?
***
La slitta si ferma nel cortile del castello. Kristoff salta giù, tira fuori una carota e la porge a Sven, che l'addenta con gusto. ― Giusto in tempo per la colazione.
Anna si precipita fuori dal palazzo seguita da Olaf che trotterella dietro di lei.
― Ecco Anna che viene ad accoglierci ― dice Kristoff con tono baldanzoso.
― Kristoff ― grida Anna.
― Anna ― risponde lui sorridendo. ― Non mi aspettavo un'accoglienza così calorosa.
Anna lo ignora e si precipita alla slitta, saltandovi sopra.
Kristoff si volta a guardarla. ― Ma che ti prende?
― È successo di nuovo ― risponde lei con tono disperato.
Kristoff si acciglia. ― Successo cosa?
― Elsa è andata via.
― Che?
― Dobbiamo trovarla.
***
― Questa cosa sta diventando una specie di tradizione ― dice Kristoff, le mani che stringono le redini.
Alberi carichi di neve sfrecciano su tutti e due i lati. Olaf siede in mezzo ai due ragazzi.
Anna, lo sguardo fisso davanti, sospira. ― È stata colpa mia.
― Come l'atra volta ― dice Kristoff.
― Abbiamo litigato.
― Già sentito.
― A causa di un ragazzo.
― Non l'avrei mai detto.
― Ma mi stai ascoltando?
Kristoff le mostra un sorriso sornione. ― Certo. E come si chiama questo ragazzo?
― Non lo so.
― Ma ce l'avrà pure un nome.
― Non è un ragazzo vero. L'ha solo sognato.
― Elsa non mi sembra il tipo che si lascia impressionare da un sogno.
― Eppure è così. Avrei dovuto capirlo. Che guaio. E adesso?
― La troveremo, non preoccuparti.
― E come? Potrebbe essere ovunque.
― Cominciamo da un posto che conosciamo. Il suo palazzo di ghiaccio.
Il viso di Anna si illumina ― Buona idea. Andiamoci subito.
Kristoff si china in avanti. ― Sentito Sven? Al palazzo di ghiaccio.
La renna annuisce e con sguardo determinato aumenta l'andatura.
***
Jack solleva la testa meravigliato. ― Questo l'hai fatto tu?
Elsa sorride imbarazzata. ― Ti piace?
Il palazzo di ghiaccio si staglia sul fianco della montagna con le sue guglie. Un raggio di sole ne illumina la facciata producendo riflessi cristallini multicolori.
― È fantastico ― dice Jack con espressione meravigliata.
― Vieni, ti mostro com'è fatto dentro.
Elsa guida Jack sulla scalinata di ghiaccio che collega il palazzo al resto della montagna, si appoggia al portone e lo spinge verso l'interno.
Jack fa un balzo dentro l'androne del palazzo, una sala dal pavimento di ghiaccio che riflette le loro figure. Colonne di ghiaccio si innalzano per sostenere l'ampia cupola che sormonta il palazzo. Una scalinata di ghiaccio si avvita verso l'alto.
Elsa trae un profondo sospiro.
― Così è qui che vivi? ― domanda Jack.
― Ci vivevo, per un po'. Sai, ho avuto una specie di crisi e avevo bisogno di stare da sola per qualche giorno.
― Parli di quella crisi, quando hai fatto nevicare in estate?
― Quella crisi, sì ― dice Elsa imbarazzata. ― Scusa se non ti posso offrire niente da bere o da mangiare ma come vedi qui è tutto molto essenziale.
― Sopravvivrò ― dice Jack saltando le scale a due a due. ― È davvero incredibile. Non pensavo si potessero fare cose del genere con il ghiaccio. In verità anche io mi diletto ogni tanto con la scultura e non disdegno qualche leggera nevicata, ma tu sei andata davvero oltre.
― Sì e mi dispiace. Ho fatto soffrire molte persone.
― Ma hai detto che non volevi. Non avevi il controllo, no?
Elsa annuisce.
― E invece adesso ce l'hai.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Che c'è? Ho detto qualcosa che non va?
― Oh no, no ― si affretta a dire Elsa. ― Il fatto è che... ― esita.
Jack fa un passo verso di lei. ― Elsa, di me ti puoi fidare. Posso capirti.
Elsa si allontana di qualche passo. ― Il fatto è che è così difficile mantenere il controllo. Certe volte ho paura che possa sfuggirmi tutto di mano, come l'altra volta.
― Sai, anche io a volte mi lascio trascinare. Sono un tipo piuttosto impulsivo, anche se non lo do a vedere. ― Si arrampica su una colonna e con un colpo di reni piroetta sopra Elsa che lo guarda divertita. Jack atterra a qualche passo di distanza con un inchino plateale. ― Visto?
Elsa ride. ― Potevi farti male sul serio.
― Te l'ho detto. Non penso sempre alle conseguenze.
Elsa sospira. ― Vorrei essere come te.
― Ma tu puoi esserlo se lo vuoi.
― Ho un regno da mandare avanti, delle responsabilità, degli obblighi. Non posso semplicemente lasciarmi andare. Guarda cos'è successo l'altra volta.
― Quello che devi fare è liberarti della tua parte negativa.
― E che sarebbe?
― Tutti ce l'abbiamo, dentro di noi. ― Jack si fa serio. ― È quella cosa che ci rende tristi o pessimisti e che ci fa fare brutti pensieri anche quando siamo felici.
― Sembra qualcosa di orribile ― dice Elsa turbata.
― E lo è ― esclama Jack. ― Ma possiamo liberarcene, almeno per un po'.
― Esiste un modo?
Jack annuisce. ― C'è un posto, poco lontano da qui, che ti aiuterà. ― Jack prende Elsa per mano e la trascina fuori dal palazzo. ― Dai andiamo, possiamo arrivarci prima che faccia buio.
― Aspetta ― dice Elsa puntando i piedi. ― Non dovevamo andare da quel tuo amico?
― Chi, Nord? Ci andremo dopo.
I due si allontanano mano nella mano.
***
Anna salta giù dalla slitta prima ancora che si sia fermata. ― Elsa ― grida correndo verso la scalinata di ghiaccio. ― Sono qui.
Kristoff e Olaf faticano a starle dietro.
Anna si infila nel portone aperto e scivola sul pavimento ghiacciato tenendosi in equilibrio precario. ― Elsa ― esclama. La sua voce si riflette sulle pareti di ghiaccio. ― Elsa? Sei qui?
Dietro di lei, Kristoff avanza guardingo. ― Credo che non sia in casa, voglio dire nel castello, palazzo... insomma, quello che è.
Anna gli scocca un'occhiata torva. La sua espressione cambia quando un'ombra scivola lungo la parete. ― Ma allora ci sei ― esclama speranzosa.
Da dietro un angolo sbuca la mole massiccia di un golem di ghiaccio. Il gigante avanza verso il terzetto con andatura lenta e goffa.
― Non muovete un muscolo ― dice Olaf. ― Ci parlo io con lui.
Kristoff fissa il golem immobile. ― Sei sicuro di quello che fai?
― Scherzi? ― risponde il pupazzo. ― Quel gigante e io ne abbiamo passate tante insieme.
Il golem si ferma a una ventina di passi e squadra i tre.
Olaf si stacca dal gruppo e avanza verso il golem con un braccio alzato. ― Ehi, tutto bene? ― domanda con voce allegra. ― È un pezzo che non ci si vede.
Il golem lo guarda incuriosito.
― Ti ricordi di me? ― dice Olaf allegro.
Silenzio.
Olaf si volta ― Non fateci caso, è solo un po' lento. ― Dice rivolto ad Anna e Kristoff. ― Allora pupazzone, come ti butta oggi? ― Appoggia la mano sulla gamba del golem.
***
Un ruggito fa tremare l'aria. Olaf vola fuori dal portone, esegue una parabola che gli fa superare il dirupo e atterra nella neve fresca.
Anna e Kristoff corrono lungo la scalinata senza voltarsi.
Il golem si affaccia dal portone e lancia un urlo. ― Andate via ― dice con voce cavernosa.
― Contaci ― dice Anna senza voltarsi.
Kristoff raggiunge Sven e salta sulla slitta. La renna guarda il golem e sgrana gli occhi.
Anna raccoglie Olaf e lo trascina sulla slitta. ― Vai, vai ― grida.
Kristoff afferra le redini. La slitta si allontana dal castello di ghiaccio.
Anna si volta indietro. ― L'abbiamo scampata bella.
― Si può sapere cosa ti è preso? ― dice Kristoff a Olaf.
Il pupazzo di neve fa spallucce. ― Forse era solo di cattivo umore. Che ne dite se ripassiamo più tardi?
― Scordatelo ― dicono Anna e Kristoff insieme.
― E ora che si fa? ― domanda Anna triste.
Kristoff scuote la testa. ― Se Elsa è passata di qui avrà lasciato delle tracce. Dobbiamo solo trovarle.
― E tu ne sei capace?
― Chi è il boscaiolo qui?
― Scusa, era solo una domanda.
― Guarda che i troll mi hanno insegnato come si sopravvive nella neve.
― D'accordo, d'accordo, non arrabbiarti. ― Anna si volta verso Olaf. ― Quanto è permaloso ― dice sottovoce.
― Guarda che ti sento ― dice Kristoff.
― Credo che ti senta ― dice Olaf a bassa voce.
Kristoff scuote la testa esasperato. ― Sento anche te.
― Allora andiamo avanti?
Kristoff annuisce ― Almeno finché non sarà buio.
Anna sospira.
― La troveremo. Fidati.
Lei annuisce e guarda avanti.
***
Elsa si ferma, la neve che le arriva alle ginocchia. ― Che posto è questo? ― domanda guardandosi attorno.
Jack atterra a pochi passi da lei. ― Non so come si chiami, ma l'ho scoperto qualche tempo fa mentre me ne andavo in giro.
I due stanno attraversando una pianura raccolta tra due montagne. Un fiume ghiacciato l'attraversa da una parte all'altra. Al centro svetta un isolotto anch'esso ghiacciato sul quale sorgono delle colonne spezzate.
― Non sono mai stata così lontana da casa ― dice Elsa triste.
― Io nemmeno ce l'ho una casa ― dice Jack.
― Davvero? E dove vivi?
― Il mondo è casa mia.
― Devi aver viaggiato molto.
Jack annuisce. ― Non sto mai più di un paio di giorni nello stesso posto.
― Deve essere bello viaggiare.
Jack fa spallucce. ― Credo di aver viaggiato da sempre.
― Anche da bambino?
― Non ho ricordi di quando ero piccolo.
― Sul serio?
Jack annuisce. ― Un giorno mi sono svegliato e tutto quello che sapevo era il mio nome.
― Solo quello?
― E se non era per l'uomo della Luna...
― Chi?
― È una lunga storia. ― Jack la prende per mano e la guida verso l'isolotto. ― Vieni, di faccio vedere.
I due passano sotto quello che era un arco di pietra e che ora giace in pezzi disseminati nel ghiaccio. Al centro delle rovine vi è un pozzo circolare di marmo bianco tutto crepato dal tempo.
Jack si affaccia sul bordo e guarda in basso.
Elsa lo imita.
Di sotto, nell'oscurità, si intravedono due visi riflessi dal ghiaccio.
― Siamo noi ― dice Elsa meravigliata.
― È così da millenni qui ― spiega Jack. ― Almeno credo. Questo posto è dimenticato da tutti.
― Cos'ha di speciale?
Jack si siede e appoggia il bastone sul bordo. ― A volte, durante la notte, la luce della luna si riflette nel pozzo. È allora che ho la sensazione che l'uomo della luna possa parlarmi.
― E lui ti parla?
― Non l'ha più fatto dal giorno in cui mi sono svegliato.
― E credi che parlerà a me?
― Che male c'è a tentare? Può darsi che abbia qualcosa da dirti.
― Ne dubito.
― Perché dici così?
― Non sai la mia storia, quello che ho passato in questi ultimi anni.
― Guarda che io sono invisibile ― dice Jack toccandosi il petto.
― In un certo senso, anche io.
I due si guardano in silenzio per qualche secondo, poi Jack urta con la mano il bastone e questo cade nel pozzo. Jack fa una capriola all'indietro e si getta nel pozzo.
Elsa si volta e guarda di sotto. ― Ti sei fatto male? ― domanda allarmata.
― No ― dice Jack fluttuando fuori dal pozzo, il bastone ricurvo tra le mani.
― È così importante quell'affare?
Jack annuisce. ― È da qui che vengono i miei poteri. Se lo perdo o si rompe non ho idea di cosa possa succedermi.
― Niente di piacevole immagino.
― Solo l'uomo della luna lo sa.
― Chissà che starà facendo Anna adesso.
― Vuoi molto bene a tua sorella.
Elsa annuisce. ― È l'unica persona di cui possa fidarmi davvero.
― Starà bene. Scommetto che è davanti a un bel camino ad aspettare il natale.
― Dovrei essere con lei invece che qui.
― Vuoi tornare indietro?
Lei scuote la testa. ― No. Devo andare fino in fondo. Non posso nascondermi per sempre.
― Ben detto.
Elsa guarda il cielo. ― Tra poco sarà buio.
― Farà freddo.
― Io non temo il freddo.
Jack accenna un sorriso, ricambiato da Elsa.
In lontananza il sole tramonta dietro le montagne.
***
― Che vuol dire che ci siamo persi? ― domanda Anna, le braccia incrociate sul petto. La ragazza siede sulla slitta.
Kristoff, le gambe affondate nella neve fino alle ginocchia, è chinato in avanti. ― Vuol dire che ho perso le tracce di tua sorella.
― Come puoi averle perse? Erano lì un attimo fa.
― Sì, ma deve aver nevicato e si sono confuse. ― Kristoff torna alla slitta.
― Bel boscaiolo che sei ― lo rimprovera Olaf.
― Taci ― risponde Kristoff montando sulla slitta.
― Che si fa ora? ― Chiede Anna.
― Proseguiamo.
― Dove?
― Verso quel punto ― Kristoff indica l'orizzonte.
Anna si sporge in avanti, l'espressione incerta. ― Lì c'è Elsa?
Kristoff afferra le redini. ― Lo spero.
Sven si mette in marcia.
***
Jack dorme con la schiena appoggiata al pozzo. Il buio è calato sulla valle, rischiarato solo dalla luce delle stelle.
Elsa si alza e lancia un'occhiata al ragazzo, poi al cielo dove la luna è già alta. Sospira. Si avvicina al pozzo e dopo un attimo di esitazione si sporge oltre il bordo.
In basso, riflessa nell'acqua ghiacciata, si intravede il profilo pallido della luna. Elsa lo fissa con sguardo intenso, poi reclina la testa di lato. ― Che sciocca. La luna è solo un pezzo di roccia.
Elsa si ritrae dal pozzo e si allontana di un paio di passi. Quando si volta, una colonna di luce azzurra sembra sorgere dal pozzo stesso e proiettarsi verso il cielo.
Elsa la segue con lo sguardo fino a incontrare la luna, che ora sembra più grande e vivida di prima.
― Okay, ora inizio a crederci un po' ― dice col naso rivolto all'insù.
Dalla luna piove una seconda colonna di luce che termina oltre una collina.
― Devo andare lì? ― domanda Elsa rivolta al cielo.
La luce si fa più vivida per un istante, rischiarando la notte come un faro.
― Capito. ― Si volta verso Jack, raggomitolato su se stesso. Scrolla le spalle e si allontana.
Elsa segue la luce oltre la collina, i piedi che affondano nella neve soffice. Superato il crinale, si ritrova a guardare dall'alto un pezzo di cielo dove si riflette l'immagine della luna avvolta in una luce splendente.
Elsa scende con passi cauti verso il lago ghiacciato. Quando posa il piede sulla superficie scivolosa, la luce scompare.
Elsa guarda il suo riflesso nel ghiaccio. La sua immagine è sovrastata da quella della luna che in quel momento è nel punto più alto del cielo.
Un alone luminoso avvolge Elsa. L'immagine riflessa nel ghiaccio cambia e diventa una versione di lei da bambina.
L'immagine cambia di nuovo. Ora Elsa ha dodici anni ed è nel cortile del castello di Arendelle. Attorno a lei la neve scende in grossi fiocchi. Una versione di Anna da bambina le tira addosso una palla di neve.
Elsa si pulisce il viso e si china per appallottolare la neve a sua volta.
― Non abbiamo mai giocato nella neve ― dice Elsa con tono triste.
Altro cambio di scena. Elsa ha un paio di anni in più. Lei e Anna camminano per le strade di Arendelle fermandosi davanti alle vetrine illuminate.
Anna indica un dolce a forma di pupazzo di neve e strizza l'occhio alla sorella, che la ricambia con un sorriso e annuisce.
Le due ragazze entrane nel negozio.
Elsa sospira. ― Non siamo mai andate in giro a fare compere ― dice rivolta a nessuno in particolare.
La scena scompare per lasciare il posto all'immagine di Elsa. Indossa il vestito dell'incoronazione, lo scettro stretto nella mano. Si guarda attorno con fare nervoso, come se aspettasse qualcuno. O qualcosa. Due figure appaiono ai margini della scena. Sono un bambino e una bambina che corrono verso di lei. Elsa li accoglie con un abraccio.
― Ho un regno da governare. Non posso permettermi queste cose.
L'immagine di Elsa abbracciata ai due bambini scompare, lasciando il posto a quella di una donna dalla pelle segnata dalle rughe. I capelli, bianchi e lunghi, sembrano fili d'argento. Siede su di un trono di lego laccato d'oro.
Elsa si allontana dall'immagine, la testa rivolta dall'altra parte. ― Basta, sei stato abbastanza chiaro.
Elsa si ferma qualche passo dopo, si volta e guarda in basso. Riflessa nel ghiaccio c'è l'immagine di una giovane donna nel fiore degli anni. Veste abiti di fattura grezza. Lo sguardo è fiero e fissa quello della sua gemella.
Elsa la fissa negli occhi, lei sembra ricambiare quello sguardo.
― È così che sarei se fossi libera dai miei poteri?
Elsa allunga una mano verso la superficie del lago. L'immagine allunga a sua volta la mano. Le dita si congiungono.

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Capitolo 4
*** QUATTRO ***


Un raggio di sole scivola lungo il pozzo e si ferma sul viso di Jack. Il ragazzo apre gli occhi e si guarda attorno. ― Scusa se mi sono addormentato ― dice stiracchiandosi. Si volta di scatto. ― Elsa?
Nella valle c'è solo lui.
Jack balza in piedi. ― Elsa? Dove sei finita? ― Mentre si solleva in aria il pozzo si rimpicciolisce e la valle sembra meno ampia di prima.
Jack segue il fiume ghiacciato fino all'imbocco di una gola. ― Elsa? ― Solo l'eco risponde alla sua domanda. ― Che guaio.
Jack vola in direzione delle montagne.
***
― Elsa. ― La voce di Anna riverbera sulle pareti di roccia tornando indietro distorta.
Seduto al suo fianco, Kristoff le fa un cenno con la mano. ― Così scatenerai una valanga.
― Elsa ― grida Anna ignorandolo.
― Ti ho appena detto che...
― È lì ― esclama Anna puntando il braccio davanti a loro.
Lungo il sentiero, un centinaio di passi più avanti, una figura femminile si muove ai lati della carreggiata.
Kristoff tira le redini arrestando la corsa di Sven. ― È proprio lei?
Anna salta giù e corre verso la figura.
― Anna ― le grida dietro Kristoff cercando di afferrarla.
Olaf trotterella dietro la ragazza.
Kristoff scende dalla slitta. ― Tu resta qui ― dice a Sven prima di correre dietro ad Anna.
Elsa si volta a guardare la sorella. ― Anna ― esclama.
Anna la raggiunge e le salta al collo, sbilanciandola. Le due ragazze cadono nella neve. ― Che ti è saltato in mente?
Elsa arrossisce. ― Ma che cosa ci fate qui?
― Cosa ci fai tu ― risponde Anna con tono di rimprovero. ― Ci hai fatto morire dallo spavento.
― Ti ho lasciato una lettera.
― Io non ho trovato niente.
Kristoff e Olaf osservano la scena a qualche passo di distanza.
Elsa si rialza e aiuta Anna a rimettersi in piedi.
― Si può sapere cosa ci fai qui? ― domanda Anna.
― Ero venuta con una persona, ma mi sono persa.
― Il tuo amico immaginario? ― domanda Olaf.
― Non è immaginario ― risponde Elsa.
― D'accordo, d'accordo ― dice Anna. ― E ora dov'è finito?
Elsa fa spallucce. ― Non lo so. Ci siamo persi di vista. Ora che ci penso, deve essere in pensiero per me.
― Anche io sono stata in pensiero ― esclama Anna toccandosi il petto.
― E io ― le fa eco Kristoff.
― Scusate ― dice Elsa rossa in viso. ― Non era mia intenzione. ― Si piega sulle ginocchia.
Anna l'afferra prima che possa crollare a terra. Kristoff l'aiuta a tenerla in piedi. ― Elsa. Stai male?
― Io ― dice Elsa con tono sofferente. ― Mi sento molto stanca. Devo aver camminato per troppo tempo.
Kristoff la porta alla slitta e l'aiuta a salire dietro, sistemandola su un mucchio di pelli. ― Qui starai comoda e al caldo.
― Non temo il freddo ― dice Elsa. Il suo corpo è scosso da un brivido.
Anna a guarda preoccupata. ― Sta male? Non l'ho mai vista così abbattuta.
Kristoff si stringe nelle spalle. ― Sei sua sorella. La conosci meglio di chiunque altro.
― Io non la conosco affatto ― dice Anna affranta.
Olaf si accoccola al fianco di Elsa.
La regina reclina la testa di lato e chiude gli occhi, il respiro che si fa più calmo.
― Si è addormentata ― dice Anna.
― Torniamo indietro ― annuncia Kristoff dopo aver afferrato le redini.
― E l'amico di Elsa? ― domanda Olaf.
― Andiamo, non esiste nessun amico di Elsa ― dice Kristoff. Guarda Anna.
La ragazza fissa Elsa per qualche istante, poi si rivolge a Kristoff. ― In ogni caso, diamo un'occhiata in giro.
― Ma sei tu che hai detto che...
― Lo so quello che ho detto, ma Elsa sembrava così convinta. Cosa ci costa fare un giro più largo?
Kristoff annuisce. ― D'accordo. ― Guarda il cielo che si sta ingrigendo. ― Sembra che stia diventando brutto. Spero che il maltempo non arrivi mentre siamo così lontani da casa.
***
Jack atterra al centro del lago ghiacciato. ― Elsa? Ma dove sei finita? ― grida.
Una folata di vento improvvisa gli scompiglia i capelli. Jack indietreggia spinto dalla forza del vento, perde l'equilibrio e ruzzola all'indietro. Con un balzo salta verso l'alto e fluttua verso il cielo plumbeo.
Nuvole grigie l'avvolgono, stringendolo in un gelido abbraccio. Il vento ulula come un anomale ferito.
― Ma che succede?
Una risata scroscia dal centro di una nuvola e grossi pezzi di ghiaccio volano in direzione di Jack. Lui ne evita due ma il terzo lo colpisce all'addome e lo fa precipitare.
Jack atterra nella neve alta. Grossi pezzi di ghiaccio precipitano attorno a lui formando un cerchio regolare.
Jack balza fuori dalla trappola e rotola sulla schiena, il bastone ricurvo stretto in entrambe le mani l'espressione concentrata.
― Jack ― sussurra il vento.
Jack si volta di scatto. I suoi occhi incontrano il vuoto.
― Jack ― sussurra la voce, seguita da una risata.
Jack esegue una rotazione su se stesso. ― Chi sei? Che cosa sei?
― Non mi riconosci? ― sussurra la voce con una nota divertita nel tono.
― Fatti vedere.
― Avanti, Jack, sforzati.
Vento mischiato a neve si alza investendo Jack in pieno. Lui solleva il bastone e da questo parte un'onda di energia che spazza via la neve e calma il vento.
― Mi dici chi sei una buona volta?
Silenzio.
Jack solleva il bastone. ― Ne vuoi ancora?
Davanti a Jack si forma un mulinello di aria e neve e al suo interno prende forma una figura umana. Una testa, spalle sottili, le gambe e lunghi capelli raccolti in una treccia.
Jack spalanca gli occhi davanti a una versione eterea di Elsa fatta di neve e vento. ― Elsa? Sei reale?
― Sono vera quanto te ― risponde lei.
― Come hai fatto a fare questo?
― Lo sono diventata grazie a te.
― A me?
― Quando mi hai detto di separarmi dalla mia parte negativa. Ecco il risultato.
― L'uomo della luna ti ha parlato?
― In un certo senso. Non è fantastico? ― Elsa allarga le braccia e ride mentre esegue una piroetta su se stessa. Vento e neve si mescolano e per un attimo lei perde consistenza diventando una cosa sola con gli elementi, quindi riappare alle spalle di Jack.
Lui si volta di scatto. ― Quindi tu sei la parte negativa di Elsa?
― Una parte? Io sono Elsa ― risponde lei.
Jack scuote la testa. ― No, un momento, questo non può essere. Elsa è una persona reale, mentre tu sei solo... questo.
― Solo questo? ― ringhia Elsa alzando la voce. ― Solo questo, dici?
Jack mette avanti le mani. ― Scusa, non volevo offenderti.
― Jack Frost ― esclama Elsa dissolvendosi in una nuvola di neve e vento. ― Tu non sai con chi hai a che fare.
Un turbine di ghiaccio e vento afferra Jack e lo scaraventa verso l'alto.
Trascinato fino alle nuvole, Jack lotta contro il vento. ― Aspetta.
Elsa appare come un fantasma di neve che fluttua a pochi metri da Jack. ― Che te ne pare, Jack? I miei poteri crescono di minuto in minuto. Non mi sono mai sentita così viva.
― Elsa ― dice Jack scuotendo la testa. ― Tu non sei così.
― È vero ― risponde lei dissolvendosi e riapparendo in una versione gigantesca che sovrasta Jack e lo fa apparire minuscolo. ― Sono molto, molto di più. Senza la mia parte positiva ora posso esprimere tutta me stessa senza stare troppo a preoccuparmi delle conseguenze. Non è meraviglioso?
― Che cosa vuoi fare?
Elsa indica l'orizzonte. ― Tutto. Sento che non c'è limite al mio potere.
― E il tuo regno?
― II mio regno? ― Elsa ride. ― Costruirò un mondo a mia immagine e somiglianza. Lo costruirò sul freddo e sul ghiaccio. Tutti mi adoreranno come una regina, anzi no, come una dea. E chi non si sottometterà al mio volere...
Jack deglutisce a fatica. ― Elsa, quello che vuoi fare è folle.
Elsa ride. Il vento si alza e inizia a soffiare impetuoso.
― Addio Jack Frost ― risuona nell'aria mentre un turbine lo trascina via.
***
Jack tira fuori la testa da un cumulo di neve. Il resto del corpo è sepolto. Con un gesto agile si tira fuori dalla trappola e si scrolla di dosso la neve.
Nuvole grigie si addensano all'orizzonte. La neve cade copiosa e un vento gelido spazza la vallata.
Jack sospira. ― Ma che ti è preso?
In lontananza, una slitta trainata da una renna corre lungo una pista tracciata nella neve alta. Jack si libra nell'aria per guardare meglio.
Sistemata sul retro della slitta c'è Elsa.
― Non posso crederci ― dice Jack volando verso la slitta.
***
― Lo dicevo io che il tempo sarebbe peggiorato ― dice Kristoff imbronciato.
Anna si guarda attorno. ― Fino a poco fa non era così brutto.
― Guarda. ― Kristoff indica un punto col braccio teso.
Davanti a loro un cumulo di neve ha ostruito il sentiero.
Sven si ferma a un centinaio di passi di distanza.
― E ora che si fa? ― chiede Anna.
― Dobbiamo tornare indietro e prendere un'altra strada ― dice Kristoff.
***
Jack fluttua sopra la slitta e si cala su di essa atterrando accanto a Elsa. La ragazza, avvolta nelle pelli, ha gli occhi chiusi e il respiro regolare.
Jack le si avvicina. ― Elsa ― sussurra. ― Svegliati.
― Devi parlare più forte ― dice Olaf. ― Non ti sente.
― Che? ― Jack lo guarda sorpreso. ― Giusto. ― Si ferma, lo sguardo fisso su Elsa, poi si volta verso Olaf che lo guarda con un ampio sorriso dipinto sul volto ovale. ― Tu puoi vedermi?
Olaf annuisce.
― E sentirmi?
Olaf annuisce.
― Ma come è possibile?
Anna si volta all'improvviso. ― Olaf, con chi stai parlando? ― Quando i suoi occhi incontrano quelli di Jack sobbalza e lancia un grido.
Kristoff si volta a sua volta e stupisce. ― E tu chi sei? Come hai fatto a salire?
Jack balza all'indietro. ― Voi mi vedete?
― Certo che ti vediamo ― dice Anna. ― Non siamo ciechi.
― Voglio dire ― dice Jack incredulo. ― Voi mi vedete sul serio?
― Deve aver battuto la testa ― sussurra Olaf rivolto ad Anna.
Elsa spalanca gli occhi. ― Jack ― esclama. ― Come hai fatto a trovarmi?
Jack si avvicina alla ragazza. ― Elsa.
Anna balza tra lui e la sorella. ― Fermo.
― Anna ― esclama Kristoff. ― Che stai facendo?
Elsa si alza su gambe malferme e si appoggia alla sorella. ― È tutto a posto. È l'amico di cui ti ho parlato.
― L'amico immaginario.
― Io sono reale ― protesta Jack.
Anna scrolla le spalle. ― Sarà.
― Tu lo vedi? ― chiede Elsa alla sorella.
― Sì.
― Loro ti vedono ― dice Elsa rivolta a Jack.
― Così sembra ― risponde lui.
Sopra di loro un ruggito squarcia l'aria. Un vortice di neve e ghiaccio si sta formando sopra la valle e come un gigantesco imbuto ingoia e trascina verso l'alto tutto ciò che incontra.
Anna osserva sbalordita alberi e rocce venire trascinati nel vortice. ― E quello cos'è?
― Qualunque cosa sia ― dice Kristoff tirando le redini. ― Meglio starne alla larga.
― Ha ragione ― dice Jack. ― Dobbiamo allontanarci subito.
― Tu sai cosa sta succedendo, Jack? ― chiede Elsa preoccupata.
Jack annuisce. ― Ne riparliamo dopo ― dice sollevandosi in aria. ― Cercherò di rallentarla.
Anna lo segue con lo sguardo ― Sta volando ― esclama sorpresa.
― E allora? ― dice Elsa. ― Io creo il ghiaccio dal nulla.
Anna si stringe nelle spalle. ― Per me è comunque una novità. Dove l'hai trovao uno del genere?
― È stato lui a trovare me.
***
Jack si solleva in aria. Sotto di lui la slitta procede a tutta velocità verso valle seguendo un percorso che si snoda tra basse colline.
Quando guarda in alto, il vortice si è avvicinato e ha guadagnato potenza. Ora è così ampio da non riuscire a vederne la sommità.
― Elsa ― grida rivolto al vortice. ― Che vuoi fare?
Il viso di Elsa appare in una nube. ― Mi sto solo divertendo un po'.
― Non è affatto divertente.
― Non eri tu quello che si divertiva a fare scherzi, a far scivolare le persone sul ghiaccio, a sorprenderle con improvvise nevicate?
― I miei sono scherzi innocui e divertenti. Quello che stai facendo tu è pericoloso.
― Rilassati Jack ― Il vortice si solleva e rivolge la parte inferiore verso Jack. ― Ho appena cominciato a divertirmi.
― Ora basta. ― Jack solleva il bastone e lo rivolge al vortice. Un lampo di energia si infrange contro di esso, dissolvendone una parte.
L'espressione di Elsa appare contrariata. ― Che cosa stai facendo?
― Anche io posso controllare il ghiaccio ― dice Jack.
― Non osare sfidarmi. Sono molto più forte di te. Hai visto i miei poteri e sai di cosa sono capace.
― Qualunque cosa tu voglia fare, io te lo impedirò.
Elsa esplode in una risata fragorosa. ― Questo sì che è divertente. Sai che ti dico Jack? Vediamo chi è il più forte. Ora.
Il vortice riprende forza e si scaglia contro Jack. Raffiche di vento investono il ragazzo scagliandolo lontano.
Jack si raddrizza e punta il bastone verso il vortice. Un lampo di energia squarcia l'aria.
***
Il lampo illumina per un attimo la slitta e i suoi occupanti.
Anna guarda in alto. ― Era un fulmine?
Elsa guarda il vortice preoccupata. ― No. Era Jack.
― Si può sapere chi è quel tizio? ― chiede Kristoff.
― Io ― Elsa esita. ― Credo sia lo spirito dell'inverno.
― Certo ― dice Kristoff. ― Come ho fatto a non pensarci prima?
― Che c'è di tanto strano? ― chiede Anna.
― Niente ― risponde Kristoff. Il vento gli scompiglia i capelli. ― So che dovrei esserci abituato ma...
― Attento ― grida Anna.
Un pezzo di ghiaccio grande il triplo della slitta precipita davanti a loro sollevando una montagna di neve.
Kristoff stringe le redini costringendo Sven a cambiare direzione all'improvviso. La slitta sfiora il blocco di ghiaccio. Un attimo dopo un secondo blocco precipita nel punto in cui la slitta si trovava.
― Elsa ― dice Anna voltandosi. ― Fa qualcosa.
Elsa guarda in alto. ― Ci provo.  ― Solleva entrambe le mani al cielo.
Anna fissa la schiena della sorella per un paio di secondi. Tossisce imbarazzata. ― Allora? Hai intenzione di fare davvero qualcosa o vuoi startene lì impalata?
Elsa abbassa le braccia e si fissa le mani incredula. ― Non ho più i miei poteri.
― Cosa?
Elsa si volta verso Anna, l'espressione sorpresa dipinta sul volto. ― Non ho più i miei poteri ― esclama.
Un blocco di ghiaccio cade a pochi passi di distanza. La slitta si rovescia su se stessa sbalzandoli fuori.

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Capitolo 5
*** CINQUE ***


Kristoff rotola nella neve. Quando si ferma a faccia in giù, Olaf gli precipita sulla schiena facendolo gemere.
Kristoff si rialza, il viso e i vestiti coperti di neve e si guarda attorno. ― Anna? Elsa? Sven?
Nessuna risposta.
La slitta giace capovolta nella neve.
Le corna di Sven svettano da una soffice collinetta bianca. La renna solleva la testa di scatto ed emette un verso.
― Almeno tu stai bene ― dice Kristoff raddrizzandosi. Con una rapida occhiata individua Elsa e Anna che si stanno ripulendo i vestiti dalla neve. Corre verso di loro.
Vedendo Kristoff arrivare di corsa Anna accenna un leggero sorriso. ― Che volo.
― State bene? Niente di rotto, vero?
Anna annuisce e guarda Elsa, il cui sguardo è rivolto al cielo, dove una gigantesca massa di nubi grigie si sta addensando. Su di loro sembra calare una notte innaturale.
Jack atterra a qualche passo di distanza. Ha l'espressione preoccupata e sembra esausto.
― Jack ― dice Elsa raggiungendolo. ― Che significa tutto questo?
― Stavo cercando di spiegartelo ― risponde il ragazzo. ― È successo un guaio. Un guaio bello grosso.
Sopra le loro teste il cielo è acceso da lampi azzurri che si inseguono tra le nuvole. Dall'alto piovono chicchi di grandine grandi come uova.
― Ne riparliamo dopo ― grida Kristoff prendendo Anna per un braccio.
― Dobbiamo trovare un riparo ― dice Elsa correndo con le mani sopra la testa.
― Lì. ― Kristoff indica la slitta.
Anna ed Elsa si infilano sotto il carro rovesciato, quindi è la volta di Olaf e Sven. Infine Kristoff e Jack si stringono in un angolo. Il suono dei chicchi di grandine che impattano contro il legno li fa sobbalzare.
― Di che guaio stavi parlando? E che c'entra con quello che sta succedendo? ― chiede Elsa a Jack.
Il ragazzo si stringe nelle spalle. ― È qualcosa che hai causato tu, Elsa.
― Io?
Jack annuisce. ― Quando hai parlato con l'uomo della luna...
― Io non ho parlato con lui.
― Uomo della luna? ― chiede Anna.
― È una lunga storia, poi ti racconto ― risponde Elsa.
Anna la guarda accigliata.
― Ora sai come mi sento io alle volte ― dice Kristoff.
― Elsa ― dice Jack. ― Deve averti detto o fatto qualcosa.
― Non ricordo molto del nostro incontro.
I colpi sulla slitta sii fanno più forti.
― Ne sei sicura? Prova a ricordare.
― Non ci riesco ― esclama Elsa disperata.
― D'accordo, la memoria ti tornerà. Ora dobbiamo trovare il modo di andarcene di qui prima che lei sfondi la slitta.
― Lei? ― domanda Kristoff.
Jack si schiarisce la gola. ― La parte negativa di Elsa.
Silenzio.
― In un certo senso è lei che ci sta dando la caccia ― continua Jack. ― In qualche modo tu e lei vi siete divise ― dice rivolto a Elsa. ― Dopo che hai parlato con l'uomo della luna.
― Io non ho parlato ― inizia a dire Elsa con tono di protesta.
Un pezzo di ghiaccio sfonda la slitta e prosegue nella neve sfiorando Elsa e Anna.
Kristoff balza fuori dal nascondiglio. ― Credo che ci abbia trovati.
Tutti gli altro lo seguono fuori. Mentre corrono lontani dalla slitta una pioggia di chicchi di grandine la riduce in mille pezzi.
Kristoff si volta a guardarla con una smorfia. ― Un'altra volta. Non può essere.
― Te la ricomprerò ― dice Elsa correndo al suo fianco.
― Lo spero, perché sei stata tu a distruggerla ― risponde Kristoff.
Pezzi di ghiaccio precipitano in tutte le direzioni.
― Ma cosa vuole da noi? ― grida Anna fermandosi un attimo prima che un proiettile la colpisca.
Kristoff la spinge nella neve allontanandola da un secondo proiettile di ghiaccio che si conficca nella neve.
― Non ce la faccio più ― si lamenta Olaf.
Kristoff afferra il pupazzo di neve e se lo carica sulle spalle. ― Tieniti forte.
Davanti a loro si spalanca un dirupo che precipita verso il basso.
― Saltiamo di nuovo? ― grida Anna. ― Cadremo sulla neve.
Kristoff guarda in basso. Sotto i suoi piedi si apre uno strapiombo di cui non si vede il fondo. ― È troppo alto ci faremmo male lo stesso.
Jack si solleva in aria. ― I so volare. Posso portarvi giù.
― Siamo troppo pesanti ― dice Kristoff.
― Devi per forza essere così negativo? ― lo rimprovera Anna.
― Non parlarmi di negatività proprio adesso ― dice Kristoff affrontandola a muso duro.
Un vento improvviso si alza sollevando un turbinio di neve e ghiaccio. La tempesta è così intensa che Anna sembra vagare da sola. ― Elsa. Kristoff. Dove siete?
― Qui ― dice Elsa.
Le due sorelle si incontrano e si tengono per mano.
― È la fine ― dice Elsa.
Un lampo improvviso si accende alle loro spalle. Quando si voltano, notano un globo di luce così intensa da accecare. Immagini confuse ruotano in un vortice che sembra avvolgersi su se stesso infinite volte.
― Che cos'è? ― domanda Anna alla sorella.
Elsa fissa il globo con occhi socchiusi. ― Non lo so.
Due ombre gigantesche appaiono all'improvviso. Esseri pelosi simili a orsi bipedi arrivano di corsa sbuffando ed emettendo dei versi incomprensibili.
Anna li guarda stupita. Ha appena il tempo di aprire bocca prima che il sacco cali prima su di lei e poi sulla sorella. ― Ehi ― esclama.
Buio.
***
Kristoff rotola fuori dal sacco fin sul pavimento, atterrando sul sedere. La parte inferiore di Olaf arriva sgambettando e lo supera dirigendosi altrove.
Kristoff si passa una mano sui capelli scarmigliati, ravvivandoli. Scuote la testa. Vicino a lui Jack si sta rialzando. Gli rivolge un'occhiata.
― So come ci si sente ― dice Jack. ― Fa sempre quest'effetto la prima volta. Poi ci fai l'abitudine e nemmeno te ne accorgi.
Un essere peloso passa vicino a Kristoff sfiorandolo. Lui balza in piedi allarmato. L'essere lo fissa con espressione pensosa.
― Sta calmo ― dice Jack mettendosi tra Kristoff e la creatura. ― Non è cattivo. È solo uno Yeti.
Lo yeti emette un verso di disapprovazione.
Kristoff fa un passo indietro allontanandosi dalla creatura.
― Non gli piace essere chiamato così ― dice una voce con un pesante accento russo.
Quando si volta, lo sguardo di Kristoff incrocia quello di un uomo di mezza età, fisico imponente e braccia spesse come tronchi d'albero. Sugli avambracci ha dei tatuaggi. Uno recita "buono", l'altro "cattivo".
― Nord ― esclama Jack correndogli incontro.
Un vortice di luce si apre all'improvviso nello spazio tra Kristoff e Nord.
Una coppia di yeti emerge dal vortice portando ciascuno un sacco. Un terzo yeti li segue trasportando un sacco più voluminoso.
I primi due rovesciano i loro sacchi sul pavimento e da essi rotolano fuori Elsa e Anna. La regina si ferma ai piedi di Kristoff che l'aiuta ad alzarsi.
Dal terzo sacco emergono Sven e la metà superiore di Olaf.
― Lo facciamo di nuovo? Lo facciamo di nuovo? ― esclama gioioso il pupazzo di nove agitando le braccia. La parte inferiore del suo corpo gli si avvicina. ― Kristoff. Mi dai una mano?
Anna e Elsa si guardano attorno.
Il gruppo è al centro di una grane sala sovrastata da un globo che riproduce la terra con i suoi continenti.
Una dozzina di yeti si tiene in disparte mentre esseri più piccoli sciamano in tutte le direzioni diffondendo il trillo dei campanellini cuciti in cima ai loro cappelli a punta.
― Okay, questo è troppo anche per me ― dice Anna.
― Ho paura che le sorprese non siano ancora finite ― dice Kristoff guardando Nord e Jack che parlottano tra loro.
Nord annuisce con vigore, poi si avvicina e con un ampio sorriso annunci: ― Benvenuti al polo nord amici. Il mio nome è Nicholas St. Nord, ma voi potete chiamarmi solo Nord se vi fa piacere.
― Lieto di conoscervi ― dice Elsa esibendo un leggero inchino. ― E grazie per averci salvati.
― Non dovete ringraziare me ― dice Nord. ― Ma Jack. Stavo cercando lui quando mi sono imbattuto anche in voi. Anche se voi non potete vederlo, in questo momento è proprio qui accanto a me.
― In verità ― dice Jack. ― Attualmente loro possono vedermi.
Nord lo guarda sorpreso. ― Davvero? Questa sì che è una novità.
― E non è tutto. Ho scopeto cos'è successo ad Arendelle la scorsa estate.
― Ottimo.
― Stavo appunto venendo a dirtelo, quando mi sono imbattuto in un piccolo contrattempo.
Nord si acciglia.
Un rumore di ingranaggi che si mettono in moto li fa voltare verso il globo al centro della sala. Sulla sua superficie è comparso un alone grigio che si estende in tutte le direzioni.
Gli occhi di Nord si posano preoccupati sull'alone che, come una gigantesca nube temporalesca, ha oscurato l'emisfero settentrionale del pianeta. ― E questo cos'è?
― Stavo proprio per parlartene ― dice Jack. ― È la parte negativa di Elsa. E vuole distruggere il mondo. È saltata fuori dopo che lei ha parlato con l'uomo della luna.
Nord lo blocca con un gesto della mano. ― Nel mio laboratorio ― dice rivolto ai presenti.
Gli occhi di Jack si illuminano.
― Tu no, Jack ― dice Nord con voce imperiosa.
― Ma è stato sempre il mio sogno.
― Abbiamo già abbastanza guai. Voi ― dice rivolto a due yeti. ― Tenetelo d'occhio. Infilatelo in un sacco se fa un solo passo.
Le due creature rispondono con dei versi incomprensibili.
― Da questa parte.
***
Il laboratorio è una grande sala ottagonale che si sviluppa su più piani. Su ogni livello ci sono yeti al lavoro su trenini giocattolo, bambole, navi in miniatura, soldatini.
― E così ― dice Nord rivolgendosi a Elsa che cammina al suo fianco. ― Sei stata tu a far nevicare ad Arendelle in piena estate.
― È stato un incidente ― risponde lei imbarazzata. ― Ti assicuro che non capiterà mai più.
― Non ci posso credere ― dice Anna ammirando due yeti al lavoro su un ciocco di legno. Con abili gesti lo trasformano in un burattino, quindi lo passano a un terzo yeti che lo colora. ― È una fabbrica di giocattoli.
Nord annuisce. ― La più grande del mondo. Qui lavoriamo tutto l'anno solo per prepararci al Natale.
― Il Natale? ― domanda Anna.
Nord annuisce. ― La festa più importante dell'anno, anche se il mio amico Calmoniglio avrebbe da obiettare, se ora fosse qui.
― Quindi tu costruisce tutti questi giocattoli per il Natale?
― Non solo li costruisco ― dice Nord fermandosi vicino a una porta. ― Ma li consegno, anche. ― Spalanca la porta e invita gli altri a entrare.
― Quindi lui è... lui fa... ― dice Anna rivolta a Kristoff.
― Lo abbiamo già capito tutti ― dice Kristoff esasperato.
― E tu che non credevi in lui ― dice Anna con tono di rimprovero. ― Non volevi nemmeno vestirti come lui.
Kristoff si stringe nelle spalle. ― Non ho mai detto di non crederci. Solo che non volevo indossare quel ridicolo vestito.
― Non c'è niente di ridicolo nel modo in cui mi vesto ― dice Nord con voce imperiosa.
Kristoff deglutisce a vuoto. ― Mi scusi, non volevo offenderla.
Elsa ridacchia.
Il gruppo si accomoda attorno a un tavolo circolare. In un angolo della stanza fa bella mostra di se un abete decorato con palline color rosso e oro. Una candela consumata a metà arde al centro della tavola spandendo una tenue luce rossastra attorno a se.
Due elfi passano di corsa tra le gambe di Kristoff. Olaf emette un gridolino e li insegue.
― Lascia in pace gli elfi tu, piccolo pupazzo di neve ― dice Nord.
― Elfi? ― chiede Elsa.
― Sono i suoi aiutanti ― sussurra Anna alla sorella.
Nord sbuffa. ― Tutti pensano che lo siano, ma in realtà fanno più danni che altro. Li tengo con me perché ci sono affezionato.
Olaf inciampa nella piega di un tappeto e ruzzola fino al camino, dove arde un fuoco. Subito se ne allontana preoccupato.
― Carino il tuo giocattolo ― dice Nord indicandolo a Elsa. ― Come fate ad animarlo?
― Olaf è vivo ― dice Elsa divertita.
― Vivo?
― È una lunga storia.
― Interessante. E ora spiegami cosa ti ha detto Manny.
― Manny? ― dice Elsa sorpresa.
― L'uomo della luna.
― In verità, non mi ha detto niente.
― Cos'è che gli hai chiesto di fare?
Elsa scuote la testa. ― Non gli ho chiesto niente. Volevo solo non sentirmi più così sola. E triste.
Nord la fissa per qualche istante, poi si rivolge a Kristoff e Anna: ― Potete lasciarci da soli per qualche minuto?
Kristoff apre la bocca per dire qualcosa, ma Anna lo afferra per il braccio e lo trascina via. ― Possiamo vedere il tuo laboratorio?
― Certo. Ma state lontani dagli yeti. Sono piuttosto gelosi del loro lavoro.
Anna e Kristoff escono dalla porta.
― Ma non vuoi sentire cosa dicono quei due? ― chiede Kristoff mentre si allontanano.
― E quando ci ricapita quest'occasione? ― risponde Anna con tono entusiasta.
Quando si ritrovano da soli, Nord inspira una boccata d'aria. ― So quello che hai passato, Elsa.
― Tu sai?
― So tutto quello che riguarda i bambini. E so che quando eri una bambina hai sofferto molto per motivi di cui non hai alcuna colpa.
― Sono nata con questi poteri.
― E non è una cosa meravigliosa?
― No ― risponde Elsa disperata. ― Non lo è affatto. Mi hanno rovinato la vita.
― Elsa, non sono i tuoi poteri a definire che persona sei, ma ciò che fai. O non fai.
― La mia parte negativa vuole distruggere il mondo. Io non l'avrei mai fatto.
― Perché in fondo sei una brava persona, ma come tutti hai una parte negativa e una positiva. ― Le mostra i tatuaggi sugli avambracci. ― Buono e cattivo. È una nostra scelta.
― Che cosa devo fare?
― Non lo so, ma forse parlare con Manny potrebbe aiutarci.
Il palazzo viene scosso come da un terremoto. Le pareti vibrano, l'abete si inclina come se volesse cadere e il fuoco che arde nel camino viene spento da una folata di vento.
Nord balza in piedi ed esce, seguito da Elsa.
Due yeti si avvicinano e urlano qualcosa all'indirizzo di Nord.
L'espressione di Nord si fa preoccupata.
― Cosa succede? ― chiede Elsa.
― Torniamo alla sala del globo.
***
Appena li vede tornare Jack balza in piedi, ― L'avete sentito anche voi?
Nord guarda il globo. Le nuvole coprono tutta la terra ma attorno al polo nord sono più spesse e di colore nero. ― È qui ― dice con sguardo cupo.
― Chi? ― domanda Anna.
Elsa fissa le nuvole. ― La mia parte negativa.
Nord richiama l'attenzione di uno yeti. ― Questo posto è sicuro, non riuscirà a entrare.
― Che cosa vuole? ― chiede Jack.
― Me ― risponde Elsa. ― Sono l'unica che può controllarla. Tolta di mezzo me, avrà via libera.
Anna si stringe a Kristoff.
― La tempesta è in tutto il mondo ― dice Nord osservando il globo. ― Rovinerà il Natale. Se non consegno i regali, i bambini smetteranno di credere in me.
― Cosa possiamo fare?
― Combattere ― dice Nord deciso. ― Elsa, te la senti?
― Non ho più i miei poteri.
― Non ti servono i poteri per fare la cosa giusta.
Elsa annuisce. ― Allora sono con voi. Cosa facciamo?
― Per prima cosa ― dice Nord marciando fuori dalla sala ― Prendiamo la mia slitta. Non mi farò chiudere in un angolo come un topo in trappola.
***
La caverna è ampia abbastanza da accogliere un migliaio di persone. Al centro di essa, sorvegliata da mezza dozzina di yeti, c'è una slitta dipinta di rosso e oro. Attaccata ad essa cinque renne scalpitano e sbuffano ansiose di mettersi in marcia.
― Incredibile ― dice Anna guardandosi attorno.
― Fantastica ― le fa eco Kristoff fissando la slitta. Dietro di loro, Elsa e Jack, quindi Olaf in groppa a Sven.
― Magnifica ― dice Kristoff trasognato. ― Sono renne magiche, vero?
Nord ride. ― No di certo, almeno non lo erano l'ultima volta che le ho usate. È la slitta a essere magica.
― Mi farebbe comodo una così.
― Buone, buone ― dice Nord passando accanto alle renne. ― Un momento, c'è qualcosa che non quadra. ― Fa un cenno a uno degli yeti.
L'essere si sbraccia e urla dei versi.
― Ho capito, ho capito. Non è colpa vostra ― dice Nord.
― Cosa succede? ― chiede Elsa preoccupata.
― Sono solo cinque ― dice Nord indicando le renne. ― La slitta è magica ma serve comunque un tiro da sei per trainarla. Senza rischiamo di sfracellarci.
― Ma tu hai altre renne, no? Ho visto un recinto pieno l'ultima volta che ho volato da queste parti ― dice Jack.
― Di solito sì, ma la tempesta le ha fatte scappare tutte. Ho già mandato i miei yeti e recuperarle ma ci vorranno delle ore.
― E adesso che si fa?
Nord scuote la testa. ― Non lo so.
― Dove la troviamo una renna da queste parti, ragazzi? Non è che si trovano come al mercato.  ― dice Olaf. ― Dico bene, Sven?
Sven emette un verso di approvazione.
Nord e gli altri fissano Olaf.
― Ho detto qualcosa di strano?
― Il tuo pupazzo è un genio ― dice Nord avvicinandosi a Sven. ― Un genio. ― Prende la renna e l'accompagna verso la slitta. Con abili gesti la lega al tiro, accanto alle altre.
Sven rivolge uno sguardo intimorito alle altre renne. Quella accanto a lui gli rivolge un'occhiata sprezzante, le altre scalpitano e sbuffano.
― Non farci caso ― dice Nord. ― Fanno sempre così con  nuovi arrivati. Andiamo, si è fatto già tardi.
Elsa e Jack saltano sulla slitta.
― Vorrei che tu rimanessi qui, al sicuro ― dice Kristoff rivolto ad Anna.
― E perdermi un volo sulla slitta di Babbo Natale? ― risponde lei indignata. ― Neanche per sogno.
Kristoff l'aiuta a salire. ― Almeno ci ho provato ― dice rivolto a Elsa, che lo ricambia con una risatina. Quindi siede accanto a Nord, che ha afferrato le redini.
― Pronti? Reggetevi forte, si ballerà parecchio.
La slitta parte con uno scatto.

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Capitolo 6
*** SEI ***


Fuori dal maniero di Nord, la tempesta infuria. Raffiche di vento miste a nevischio spazzano l'aria formando mulinelli che trascinano via tutto ciò che incontrano.
― È peggio di quanto temessi ― grida Nord.
Vortici di neve e vento si abbattono al suolo sollevando nuvole di pulviscolo che oscura la vista.
Uno dei vortici si dirige verso la slitta. Nord piega di lato e lo sfiora, emergendo dalla parte opposta, poi punta verso l'alto.
Sven e le renne sbuffano e galoppano trainando la slitta fin sopra le nuvole. Per un attimo il sole illumina la scena, subito oscurato da un mulinello d'aria che sorge dalla sommità delle nubi.
Anna si volta per guardare il vortice che si sta formando alle loro spalle. ― Punta verso di noi.
― Grazie per l'avviso ragazzina ― dice Nord stringendo le redini. La slitta si tuffa tra le nuvole.
Dietro di loro, una voce sibila tra gli ululati del vento. ― Non mi sfuggirete.
― Portami giù ― dice Elsa rivolta a Nord.
― Ma così saremo vulnerabili.
― È me che vuole. Lasciate che le parli.
― Elsa ― dice Jack guardandola dritta negli occhi. ― Tutto questo è successo per colpa mia. Permettimi di provare a fermarla.
― Non posso farti rischiare la vita.
Jack balza fuori dalla slitta e si tuffa nel vuoto con le braccia larghe, il bastone ricurvo stretto in una mano.
Kristoff lo guarda precipitare verso  il basso. ― Dobbiamo riprenderlo.
Nord ride. ― Tranquillo. Sa volare.
― Però ― esclama Anna. ― Non è affatto male.
Kristoff e Elsa le rivolgono un'occhiataccia.
Anna si stringe nelle spalle. ― Che ho detto di male? Secondo me ha una cotta per te ― dice rivolta alla sorella.
Elsa arrossisce e si volta dall'altra parte.
La slitta ruota su se stessa passando tra due vortici che tentano di schiacciarla.
Elsa, aggrappata al fianco della slitta, vede il suo volto comparire tra le nuvole. ― Lasciaci in pace ― grida all'apparizione.
L'altra Elsa le mostra i denti in una smorfia che somiglia più a un ringhio che a un sorriso. ― Perché non ci provi tu a farmi smettere?
Uno scossone fa rovesciare la slitta. Elsa e Anna perdono la presa e precipitano verso il basso. Kristoff afferra Anna con la mano, Nord manca Elsa che precipita di sotto seguita da Olaf.
― No ― grida Anna
L'immagine di Elsa tra le nuvole ride.
***
Jack si volta di scatto. ― Dove sei?
Elsa passa accanto a lui e continua la sua corsa verso la superficie.
Jack si lancia dietro di lei e l'afferra. Anna si aggrappa al piede della sorella e li trascina di sotto per alcuni metri.
Olaf passa un secondo dopo e prosegue verso la superficie. Jack si tuffa dietro di lui e lo afferra con la parte ricurva del bastone.
― Grazie ― dice Olaf sorridente. ― Rischiavo di rompermi tutte le ossa. Anche se io non ho le ossa.
― Sei proprio un tipo strano ― dice Jack divertito. Poi, rivolgendosi a Elsa stretta nell'altro braccio. ― Tutto a posto?
Elsa annuisce. ― Portami giù e finiamola con questa storia.
Jack li deposita nella neve alta.
L'immagine di Elsa prende forma come un'ombra fatta di ghiaccio e neve. ― Finalmente faccia a faccia ― dice rivolta all'Elsa in carne e ossa.
Jack si frappone tra le due. ― Se hai qualche problema, parlane prima con me.
― Tu sei solo un fastidio, Jack Frost ― dice l'Elsa di ghiaccio prima di sollevare una mano.
Un'onda fatta di vento e neve colpisce Jack allo stomaco e lo proietta a una ventina di passi di distanza.
― Come stavo dicendo... ― inizia a dire l'ombra di Elsa.
***
― Kristoff ― grida Nord. ― Prendi tu le redini ― dice passandogli le redini della slitta.
Kristoff esita.
― Cosa c'è che non va'?
― È che non mi sento ancora pronto.
― Ragazzo, nessuno è mai pronto per prendere in mano le redini della propria vita, ma arriva un momento in cui non si può più rimandare.
― Lo so, ma...
― Vuoi bene a quella ragazza?
Kristoff annuisce. ― La amo.
Nord ride di gusto. ― E allora non stare tanto a preoccuparti, ragazzo.
Kristoff prende le redini e raddrizza la schiena. Sul suo volto appare un'espressione determinata. ― Posso farcela ― dice guardando in avanti.
― Bene ― esclama Nord. Estrae due spade ricurve e si solleva. ― Portami giù il più possibile.
Kristoff inclina la slitta in avanti. ― Dove hai intenzione di andare?
― Vado a dare una mano a Jack ― dice Nord lanciandosi di sotto.
***
― ...finalmente faccia a faccia ― dice l'ombra di Elsa. Le spade di Nord la passano dall'alto verso il basso dividendola in tre parti.
L'ombra svanisce in un pulviscolo di neve e ghiaccio che si disperde nell'aria.
Nord conclude la sua caduta atterrando nella neve piegato sulle ginocchia. Quando si rialza le due spade scintillano.
― Bel colpo ― esclama Anna.
― Grazie ― risponde Nord. Un attimo dopo da sotto i suoi piedi spunta uno sperone di ghiaccio che lo solleva e lo proietta in aria.
Un'Elsa di ghiaccio alta il triplo di quella originale si erge sopra di loro. ― Un altro insetto?
Nord rotola sulla schiena e con un balzo fronteggia il gigante di ghiaccio, mostrando le spade in atteggiamento di sfida. ― Sono Nicholas St. Nord ― dichiara ad alta voce. ― Protettore della meraviglia e del Natale.
Due guerrieri di ghiaccio sorgono dalla neve. Ognuno di loro brandisce una spada che è lunga due volte Nord.
― Scusa se non perdo tempo con te ― dice l'Elsa di ghiaccio. ― Ma come vedi sono impegnata in questioni più importanti. Tu e il tuo stupido natale dovrete aspettare.
I due guerrieri puntano su Nord. Al primo affondo le spade di ferro incontrano il ghiaccio. Nord è costretto a indietreggiare.
Anna si avvicina a Elsa. ― E ora che facciamo?
― Lascia fare a me ― dice Elsa.
L'Elsa di ghiaccio punta un braccio verso la sua controparte umana. ― E ora parliamo di noi due.
― Sono qui ― dice Elsa avanzando di un passo. ― Prenditela con me ma lascia stare gli altri.
― Sono loro che si mettono in mezzo ― dice l'Elsa di ghiaccio.
― La questione riguarda solo noi due.
― È stato sempre così, Elsa di Arendelle.
― Che cosa vuoi?
― La mia libertà.
― Ora sei libera di andare dove ti pare.
― Non finché non avrò spezzato per sempre il legame che ho con te.
― Non c'è nessun legame tra noi due.
― Invece sì ― grida l'Elsa si ghiaccio. ― Per anni ho vissuto nella tua ombra, nascondendomi. Dovevo celare la mia esistenza, accontentandomi delle tue briciole. Mentre tu te ne stavi nascosta nella tua stanza, io desideravo solo uscire e vedere il mondo per dare libero sfogo ai miei poteri.
― L'ho fatto per il nostro bene ― risponde Elsa. ― Il mondo non accetterà mai persone come noi.
― Io non voglio essere accettata. Io voglio essere temuta e rispettata. Chiedo troppo?
― Allora vai. Vivi il tuo destino.
― Lo farò, ma solo dopo averti eliminato. ― L'Elsa di ghiaccio punta la mano verso l'altra. Dalla punta delle dita partono dei dardi di ghiaccio che viaggiano veloci in avanti, fino a raggiungerle il petto.
Elsa chiude gli occhi. Quando li riapre, i dardi si sono dissolti.
L'Elsa di ghiaccio scuote la testa. ― Non è possibile. ― Altri dardi partono dalla sua mano ma si dissolvono prima di raggiungere l'altra Elsa.
― A quanto pare il tuo potere ha un limite ― dice Jack atterrando poco distante.
― È un trucco ― ringhia l'Elsa di ghiaccio.
― Nessun trucco ― risponde Elsa. ― Tu non puoi fare del male a me come io non posso farne a te. Alla fine dovrai venire a patti con me se vuoi la tua libertà.
― Mai ― grida l'Elsa di ghiaccio.
Jack fa un passo avanti. ― Se permetti, me la vedo io con lei. Abbiamo un conto in sospeso.
L'Elsa di ghiaccio si sgretola in mille pezzi e si ricompone in una versione a grandezza naturale. ― Jack, aspetta. Noi due non dobbiamo per forza essere nemici.
― Di che cosa parli? ― domanda Jack.
L'Elsa di ghiaccio gli sorride. ― Non capisci, Jack? Tu e io siamo legati. Siamo entrambi invisibili per tutti gli altri, ma nel momento in cui mi sono liberata, quando finalmente ho potuto mostrare me stessa, anche tu sei diventato visibile per tutti. E il potere che ho dentro di me che ti rende visibile ed è per questo che lei può vederti. Ma ora io sono ovunque e tutti possono vederti.
Jack abbassa il bastone ricurvo.
― È così, Jack, pensaci bene. Non siamo poi così diversi. Possiamo essere alleati. Creerò un mondo immerso nel freddo perenne dove potrai vivere come un re e io sarò la tua regina. Non permettere che lei ― punta la mano verso Elsa. ― Ci ricacci entrambi nell'oblio e nell'oscurità. Io non posso colpirla ma tu sì.
Jack stringe il bastone ricurvo e guarda Elsa.
L'Elsa di ghiaccio gli si avvicina. ― Colpiscila Jack ― sussurra. ― Colpiscila a liberaci entrambi per sempre.
Jack la fissa impassibile per qualche secondo, il corpo immobile come una statua.
― Allora? ― lo incalza l'Elsa di ghiaccio. ― Se lasci che lei mi controlli tornerai di nuovo invisibile. Pensaci bene.
Jack esplode in una sonora risata.
L'Elsa di ghiaccio lo fissa stupito.
― Tu non sei divertente ― dice Jack puntandole contro il bastone ricurvo.
L'Elsa di ghiaccio si dissolve in un pulviscolo di ghiaccio. ― È così dunque? ― grida con voce tonante. ― Hai fatto la tua scelta, Jack Forst.
― Quante arie che si da' quella ― dice Jack rivolto a Elsa.
Lei gli rivolge un mezzo sorriso. ― Sai, per un attimo ho temuto che accettassi.
― Anche io ― risponde Jack ridendo.
― Non posso colpire te ― dice l'Elsa di ghiaccio rivolta a quella vera. ― Ma posso fare del male ai tuoi amici. Ora assaggerai la mia vera forza.
Un ciclone di ghiaccio e neve cala dal cielo si abbatte sulla vale sottostante.
― Adesso è proprio arrabbiata ― urla Jack per sovrastare l'ululato del vento.
― Jack ― grida Elsa. ― Porta al sicuro Anna.
― Non ti lascio da sola ― protesta Anna.
― Ti prego. Non metterti anche tu adesso.
― Ma io...
Jack afferra Anna per un braccio e insieme volano oltre la barriera di ghiaccio che sta calando sopra di loro. ― Torno subito ― dice rivolto a Elsa.
Rimasta sola, Elsa guarda in alto.
***
Nord colpisce il guerriero di ghiaccio con la spada e lo manda in frantumi. ― Questo era l'ultimo. Elsa, come andiamo?
Elsa agita un braccio. ― Bene. Ma ora trova un posto sicuro e restaci.
― Io non abbandono la battaglia. È questo il mio posto.
***
Jack deposita Anna sulla slitta.
Kristoff si volta a guardarlo. ― Come sta andando lì sotto?
Jack si tuffa nel vuoto senza rispondere. Dietro di lui il vento ulula.
Anna raggiunge Kristoff, l'espressione eccitata. ― È stato incredibile.
― Non mi piace quel tipo ― dice Kristoff con una smorfia.
― Non essere geloso.
― Non sono geloso.
― Invece sì. Io lo vedrei bene con Elsa.
Kristoff solleva gli occhi al cielo e sospira. ― Ma per favore. Quei due non hanno alcun futuro insieme.
La slitta si capovolge.
― No, di nuovo ― grida Anna aggrappandosi a Kristoff.
Lui con una mano tiene le redini e con l'atra regge Anna. Sotto di loro sfreccia il terreno reso candido dalla neve.
― Non lasciarmi ― grida Anna.
― Non si penso nemmeno ― risponde Kristoff. ― Sven.
La renna si volta ed emette un lamento.
― Raddrizzaci.
Sven emette dei versi concitati alle altre renne. La slitta si raddrizza.
Kristoff si sporge in avanti. ― Sei grande amico.
Sven risponde con un verso di gioia.
***
Jack atterra vicino a Elsa. Sull'altro lato Nord si guarda attorno con le spade sguainate. ― Dov'è?
― Sono ancora qui ― grida l'Elsa di ghiaccio materializzandosi a qualche passo da loro.
Nord parte all'attacco e la colpisce con due fendenti che la passano da parte a parte.
L'Elsa di ghiaccio scompare e riappare a una decina di passi di distanza. ― Patetico.
Jack balza in alto e punta il bastone ricurvo verso l'Elsa di ghiaccio. Un lampo di energia la investe in pieno facendola sparire. Al suo posto resta una nube di fiocchi di neve che precipitano al suolo.
L'Elsa di ghiaccio riappare a qualche metro di distanza.
Jack la colpisce di nuovo producendo un'altra piccola nevicata.
L'Elsa di ghiaccio riappare dietro di lui. ― Questo lo trovi divertente Jack Frost?
Un lampo di energia mista a ghiaccio colpisce Jack alla schiena scaraventandolo in avanti. Jack rotola per qualche metro e si rialza con un balzo fronteggiando il prossimo attacco col bastone ricurvo.
L'Elsa di ghiaccio appare alle sue spalle e lo colpisce di nuovo facendolo rotolare lontano.
Stavolta Jack si rialza appoggiandosi al bastone come se fosse una stampella.
― Sei già stanco di giocare, Jack? ― dice l'Elsa di ghiaccio con tono ironico. ― Scommetto che ora ti stai pentendo della tua scelta.
― No ― risponde Jack stringendo i denti. ― È che adoro rotolarmi nella neve. È divertente.
― Vediamo se questo ti diverte ancora ― dice L'Elsa di ghiaccio sollevando entrambe le braccia.
Dal suolo sorge un gigante di ghiaccio alto quanto un palazzo. Il gigante si dirige verso il palazzo di Nord.
― No, fermo ― grida Nord inseguendolo.
Un vortice afferra la slitta trascinandola verso l'alto e poi verso il basso. Kristoff afferra le redini e stringe Anna al suo fianco lottando contro la forza che tenta di farlo precipitare.
Jack si raddrizza su gambe malferme.
L'Elsa di ghiaccio gli punta contro la mano e dal suo palmo scaturisce un dardo di ghiaccio che colpisce Jack al petto scaraventandolo lontano.
― Basta ― grida Elsa piazzandosi davanti al suo doppio di ghiaccio. ― Ti prego, smettila.
― L'hai voluto tu.
― Lasciali in pace.
― Liberami.
― Lo farei se potessi ― grida Elsa. ― Ma tutto quello che posso dirti è che mi dispiace ― dice gettandosi in ginocchio.
L'Elsa di ghiaccio la guarda con sguardo severe. ― Ti dispiace?
Uno squarcio si apre tra le nuvole.
― Mi dispiace per averti trattato in quel modo. Mi dispiace di averti negato la libertà di cui avevi diritto.
Dallo squarcio emerge la forma grigia e rotonda della luna.
Elsa solleva lo sguardo al cielo. ― Non dovevo rinunciare a una parte di me stessa ― dice con le lacrime che le rigano il viso. ― Se potessi tornare indietro... se...
― È troppo tardi ― dice l'Elsa di ghiaccio. ― Ormai mi hai liberata.
― Ti prego ― singhiozza Elsa rivolta alla luna. ― Se puoi ascoltarmi... ti prego...
L'Elsa di ghiaccio indica la luna. ― Stai sprecando il tuo fiato. Lui non ti ascolta. Non esiste nessun uomo della luna.
Un cono di luce piove su di loro proveniente dalla luna.
L'Elsa di ghiaccio guarda la luna con stupore. ― Non è possibile.
Nord si ferma e guarda la luna divertito. ― Manny ― sussurra prima di fermarsi a guardare.
Jack, sepolto nella neve, alza la testa per un istante e fissa la luna.
Kristoff e Anna guardano la luna a bocca aperta.
L'Elsa d ghiaccio scuote la testa. ― No, no, no ― grida rabbiosa.
Elsa si rialza e cammina verso di lei.
L'Elsa di ghiaccio tenta di allontanarsi ma il cono di luce la intrappola entro i suoi confini.
Le due versioni di Elsa si ritrovano faccia a faccia.
― Ora non ho più paura di te ― dice Elsa toccandola con una mano.
L'Elsa di ghiaccio si dissolve in una nube di fiocchi di neve.
Il vento si calma, le nubi si diradano. Il gigante di ghiaccio si sgretola e sparisce.
Un alone luminoso avvolge Elsa. La luce diventa così intensa da essere accecante, quindi svanisce lasciando Elsa al centro del cono luminoso. Poi anche questo si attenua e scompare. La luna alta nel cielo rimane come testimone silenziosa di quanto è accaduto.
***
― Brava ― dice Nord avvicinandosi a grandi passi. ― Hai ripreso il controllo.
Elsa sospira. ― La prossima volta starò più attenta.
Nord la ricambia con un ampio sorriso.
Poco lontano, Olaf si scrolla di dosso la neve e trotterella verso Elsa. ― Che mi sono perso?
Lei gli rivolge un caldo sorriso. ― Poi ti racconto.
La slitta atterra a qualche decina di passi. Anna salta giù e corre verso la sorella. ― Elsa ― grida. ― Sei proprio tu?
Elsa annuisce. ― Tutta intera.
Anna l'abbraccia saltandole al collo. ― E quell'antipatica che fine ha fatto?
― Credo sia ancora qui da qualche parte ― risponde Elsa toccandosi il petto.
Anna fa una smorfia. ― Allora scusa se ti ho offesa.
― Non mi sono offesa. Una parte di me è davvero insopportabile alle volte.
― Mi ricorderò di queste parole ― dice Anna strizzandole l'occhio.
Kristoff sopraggiunge di corsa. ― Tutto a posto?
― Sì ― risponde Olaf. ― È carino che tu ti preoccupi per me.
― Non dicevo a te ― risponde Kristoff rivolgendogli un'occhiataccia.
― È carino lo stesso ― risponde il pupazzo con un sorriso sincero.
Kristoff sbuffa e lo abbraccia, stringendolo al petto.
― Mi sei mancato anche tu ― dice Olaf con voce soffocata.
Nord e Anna ridono vedendo Kristoff che abbraccia Olaf.
Elsa si guarda attorno. ― E Jack? Dov'è andato? Non sarà che...
Jack si ferma di fianco a Nord.
Lo sguardo di Elsa si posa su di lui e poi prosegue. ― Jack? Era qui un attimo fa.
― Non può vedermi ― dice Jack a Nord.
― Ora controlla la sua parte negativa ― sussurra Nord. ― Lui è qui ― dice rivolto a Elsa. ― Proprio accanto a me.
Il sorriso di Elsa si spegne. ― Non riesco a vederlo.
― Nessuno ci riesce ― dice Nord triste.
Elsa si avvicina. ― Jack. Mi dispiace tanto.
― Dille che è stato un onore esserle al fianco ― dice Jack. ― E che mi mancherà tantissimo.
― Jack dice che è stato un onore ― dice Nord con voce commossa. ― E che gli mancherai tantissimo.
― Mancherai anche a me Jack ― dice Elsa con voce rotta dal pianto. ― Se potessi fare qualcosa per te...
― Dille che ha già fatto tanto ― dice Jack. ― E che andrò a trovarla, di tanto in tanto.
― Jack dice che hai fatto già abbastanza e che tornerà a trovarti.
Elsa annuisce.
Jack si solleva verso il cielo e sparisce lasciandosi dietro una nube di condensa che si trasforma in goccioline ghiacciate.
― E ora ― dice Nord dopo qualche attimo di silenzio. ― È giunto i momento di tornare a casa. ― Solleva lo sguardo al cielo. ― È quasi mezzanotte e io devo consegnare una montagna di regali.
― Possiamo venire con te? Ti prego ― lo supplica Anna.
― Anna ― esclama Kristoff.
― Non se ne parla nemmeno ― dice Nord.
― Solo per questa volta ― insiste Anna.
― Sono un professionista serio, io.
Anna, delusa, china la testa.
Elsa ride di gusto. ― Perdonala. Lei ha sempre creduto in te.
― Lo so ― dice Nord guidandoli alla slitta. ― Ma consegnare i regali è una cosa seria. Una grossa responsabilità. ― Guarda Kristoff. ― Vero, ragazzo?
Kristoff annuisce. ― Vero.
***
La slitta atterra nel cortile del palazzo di Arendelle. È buio e non c'è anima viva in giro. Una leggera nevicata ha imbiancato il palazzo.
Kristoff aiuta Elsa e Anna a scendere, mentre Olaf salta giù e trotterella via. ― Ciao babbo ― dice rivolto a Nord.
― Grazie di tutto ― dice Elsa stringendo la mano di Nord.
― Grazie a voi ― risponde lui. ― Riaccompagno Kristoff a casa e poi dritto a consegnare i regali.
― Mi raccomando non fare tardi domani ― dice Anna rivolgendosi a Kristoff. ― C'è il pranzo di natale.
― Non mancherò ― risponde lui un attimo prima che la slitta riparta a tutta velocità.
Mentre prendono quota Nord dice: ― L'hai trattata bene la mia piccolina.
― È grandiosa ― risponde Kristoff con tono entusiasta.
― Come posso ringraziarti?
― Forse un modo ci sarebbe.
― Sentiamo.
***
Anna si stropiccia gli occhi e si tira su a sedere sul letto. Olaf, accucciato ai suoi piedi, si desta scrollandosi come un cane e spargendo fiocchi di neve in giro. ― È stato tutto un sogno? ― chiede Anna alzandosi.
I suoi occhi scivolano sui vestiti pesanti che indossa e la mantellina buttata a terra. Poi il suo sguardo punta verso la finestra. Oltre i vetri scende giù una leggera nevicata.
Affascinata, Anna spalanca la finestra lasciando entrare una brezza di vento che le scompiglia i capelli.
Si volta e corre alla porta, la spalanca e giù per i corridoio fino alla stanza di Elsa. Le guardie sono sparite e la porta è aperta. ― Elsa? ― chiede entrando. La stanza è vuota, il letto intatto.
Delusa, Anna fa dietrofront e correndo per il corridoio raggiunge le scale che scende a due a due.
Giunta nel salone si ferma davanti al grande albero di natale addobbato con palline dai colori accesi. Gli occhi di Anna guardano affascinati il maestoso abete che svetta fino al soffitto. In cima una stella brilla in tutti i colori dell'arcobaleno.
― Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto ― dice una voce alle sue spalle.
Quando si volta, gli occhi di Anna incrociano quelli di Elsa. La regina sorride sorniona.
Anna le corre incontro e l'abbraccia. ― L'hai fatto tutto da sola?
― Mi hanno aiutato tutti quelli a palazzo.
―È meraviglioso.
― Buon Natale.
― Anche a te.
Dall'esterno arriva il suono di campanelle.
― Chi sarà? ― domanda Anna guardando il portone incuriosita.
― Non lo so.
Le due sorelle spalancano il portone. La luce del sole inonda l'interno. Fuori la neve ha ricoperto i tetti del palazzo.
Al centro di un largo spiazzo attende una slitta trainata da Sven. Sopra di essa un grande sacco colmo di pacchi e pacchetti.
Kristoff è in piedi vicino al sacco. Indossa un lungo pastrano rosso con bottoni in oro legato in vita da una cintura nera chiusa da una fibbia anch'essa in oro, stivali pesanti di pelle e un vistoso cappello rosso.
― Kristoff? ― Anna si avvicina guardinga. ― Sei proprio tu?
― Oh, oh, oh ― esclama lui vedendola. ― In carne e ossa.
― Ma cosa...
― Nord mi ha regalato la slitta e prestato il vestito ― spiega Kristoff.
― È originale?
― Indossato una sola volta ― dice lui orgoglioso.
― Ma è fantastico ― dice Anna con espressione colma di gioia.
― E non è tutto. ― Kristoff apre il sacco e ne tira fuori un pazzo che porge ad Anna. ― Spero sia quello che avevi chiesto.
Lei prende il pacco e piroetta su se stessa con un'esclamazione di gioia.
Elsa non trattiene le risate.
Kristoff tira fuori dal sacco un altro pacco e lo porge alla regina. ― Da parte di un amico.
Elsa prende il pacchetto e se lo rigira tra le mani.
― Aprilo ― la incalza Anna. ― Dai, su.
Elsa scarta il pacchetto e apre la scatolina. Al suo interno c'è un minuscolo cuore di ghiaccio che inizia subito a sciogliersi.
Una lacrima riga la guancia di Elsa. ― Grazie Jack ― sussurra prima di chiudere la scatolina.
― Grazie a te ― Sussurra Jack dall'alto delle mura del palazzo. Accovacciato sui talloni osserva Anna, Elsa e Olaf salire sulla slitta. Kristoff afferra le redini e con uno strattone Sven si mette in marcia.
Jack li segue con lo sguardo mentre escono dal cortile del palazzo e si immettono sul ponte che porta alla città.
Una folla di bambini e adulti è radunata al centro della piazza principale. Quando vedono arrivare la slitta si alzano grida di giubilo e applausi.
La slitta si ferma in mezzo alla piazza e Kristoff, aiutato da Elsa e Anna, inizia a distribuire i doni a quelli che si fanno avanti.
Jack osserva la scena per qualche secondo, poi si alza in volo lasciandosi dietro una scia di cristalli di ghiaccio.
 
FINE

E anche questa è fatta.
Uso queste poche righe per ringraziare chi mi ha seguito fin qui leggendo e commentando e per augurarvi un felice Natale :)

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