Discorsi sull'egoismo

di Andrea_Vitali
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Egoismo sentimentale ***
Capitolo 3: *** Egoismo di branco (o di gruppo) ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


"Egoista! Pensi solo a te stesso!"

Quante volte abbiamo sentito questa frase? L'abbiamo detta, pensata e, sicuramente, subita almeno una volta nella vita. L'egoismo viene spesso accomunato allo sfrenato individualismo, al mettere se stessi al centro del mondo, prestando poco interesse ai bisogni, sia materiali che immateriali, del ricevente. E chi non lo è, viene tacitamente riconosciuto come altruista. Da dizionario, infatti:

egoismo s. m.[der. del lat. ĕgo «io»]. – Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch'egli possiede e a cui è gelosamente attaccato. c. altruismo.

L'associazione immediata che avviene all'interno di noi è relativa a una persona gretta, misera, chiusa in se stessa e volontariamente impreparata a condividere le proprie emozioni, i propri averi, i propri beni col prossimo. L'accezione negativa del termine diventa quindi ovvia.
Si potrebbe però affermare che questo termine possa avere un'accezione anche positiva? O meglio, è possibile affermare che "egoismo" non è nient'altro che l'azione, la spinta principale che muove ogni nostra relazione e la valutazione del termine è legata esclusivamente dal punto di vista di un determinato soggetto, agente o ricevente che sia?
Il discorso non trascende sicuramente dal piano filosofico, è evidente, ma, in quanto l'egoismo, per definizione, rientra nella macro-insieme degli "atteggiamenti",non è possibile quantificarne fisicamente e in modo tangibile il peso.
Bisogna perciò valutare una serie di situazioni, anche portate all'estremo in alcuni casi, per definire al meglio il quesito proposto antecedentemente.
Sicuramente verranno a crearsi diverse categorie, o applicazioni, sul termine, in base al contesto, al piano fisico e al piano "spirituale"; queste categorie, però, non hanno la funzione di ampliare il discorso, cercando di portare acqua al proprio mulino, ma altresì serviranno a rafforzarne il concetto e renderlo condivisibile.
Ovvero che l'Uomo, in quanto animale, è"egoista" e che ogni sua azione, volontaria o involontaria, buona o dannosa che sia, è riconducibile al primordiale impulso di soddisfare un proprio bene e che il giudizio è legato esclusivamente ad un punto di vista, rendendo perciò il termine "neutrale" e privo del significato unicamente negativo che la società odierna ne attribuisce.

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Capitolo 2
*** Egoismo sentimentale ***


L'egoismo emotivo, quello legato alle emozioni, alle sensazioni, alle relazioni è sicuramente il più utile e immediato per addentrarci nel discorso.

A livello sociale ciò viene ricondotto all'eccessivo amor proprio e al tornaconto personale portato all'esasperazione; prendiamo come esempio una persona A, eccessivamente gelosa e possessiva: questa persona ha dentro di sé il bisogno di controllare (definiamolo “Istinto Scatenante”) fino al dettaglio la propria relazione con la persona B.
Indubbiamente questo è un atto di egoismo da definizione, A mette in primo piano, senza interessarsi minimamente delle ripercussioni sulla persona B, il proprio Io.
Questa viene vista come cosa negativa dalla società, e probabilmente, per il nostro background culturale, lo è. Ciò non toglie che, analizzando la situazione, ciò che è negativo non è l'istinto scatenante, ma l'azione effettuata, ovvero apporre il proprio ego sulla persona B.
Schematicamente possiamo descriverlo in questo modo:

PERSONA A → egoismo (IS) – necessità di controllo → azione – controllo sulla persona → effetto sulla PERSONA B

Ora prendiamo come esempio una situazione diametralmente opposta: una persona A è follemente innamorata di una persona B e decide di conseguenza di farle un regalo.

PERSONA A → IS – desiderio di fare un dono → azione – fare il dono → effetto sulla PERSONA B

Ad un'analisi superficiale può sembrare che non ci sia un atto egoistico, inteso come il mero soddisfacimento di una propria necessità, anzi, verrebbe da definirlo come un gesto altruistico; analizzando più profondamente la situazione, ci si può accorgere facilmente che l'istinto scatenante non è dovuto altro che al soddisfacimento di un bisogno personale, quello di provare piacere nel fatto di suscitare a sua volta piacere nella persona amata. Il gesto altruistico, quindi, è spinto da un istinto egoistico dal peso indefinito (può essere anche in minima parte, ma, in quanto presente, esiste). Possiamo quindi affermare che:

PERSONA A → egoismo (IS) – necessità di provare felicità dovuta alla felicità della persona amata donando qualcosa → azione – fare il dono → effetto sulla PERSONA B

Ancora una volta, quindi, l'effetto scatenante è riconducibile all'egoismo. È da puntualizzare nuovamente il fatto che questo termine non è da intendere come accezione puramente negativa, ma va valutata in modo soggettivo dalle due parti. Il valore attribuito sarà infatti dettato dalle sensazioni di A per il punto di vista di A e dalle sensazioni di B per il punto di vista di B.

L'egoismo in questione non è, quindi, né buono né cattivo.

È da valutare un ultimo caso per questo tipo di egoismo, ovvero quando la persona A fa un gesto per la persona B senza avere (apparentemente) un tornaconto personale: immaginiamo che la persona A sia in ostaggio di qualche malintenzionato e gli venga intimato di uccidersi, altrimenti la persona B, amata da A, verrebbe uccisa.

Il fatto di lasciare uccidere la persona B rientra nel caso dell'istinto di sopravvivenza e il giudizio non spetta di certo a chi vive la vicenda dall'esterno; l'Io supera però il sentimento, quindi è da considerare come un puro atto egoistico, sempre nell'accezione più neutrale del termine.

Nel caso contrario, ovvero dove A si sacrifica per B, sembrerebbe un gesto di puro e cristallino altruismo, ma analizziamo meglio cosa spinge A a compiere quel gesto: il fatto di non poter vivere sapendo di aver contribuito ad uccidere B, oppure il fatto che il piacere provato (il sapere che la persona amata sta bene) fino all'attimo prima della propria uccisione. Qualsiasi fattore è legato anche in questo caso al soddisfacimento del proprio bisogno.

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Capitolo 3
*** Egoismo di branco (o di gruppo) ***


Abbandoniamo un attimo la sfera umana e addentriamoci in un discorso un po' più ampio: la necessità di soddisfare un proprio bisogno è insita anche negli animali, sebbene la suddivisione delle attività cognitive è totalmente diversa da quella umana.

Non esiste una rielaborazione dei dati raccolti, ma solo un'interpretazione istintiva. E appunto dell'istinto andremo a parlare.

Innanzitutto bisogna chiarire la differenza tra “istinto” e “pulsione”: l'istinto è l'insieme di tutti quei comportamenti automatici (ovvero quelli senza reinterpretazioni personali e che non sono frutto di apprendimento) che mirano al soddisfacimento di un desiderio (solitamente legato ai bisogni primari, ovvero cibo, sonno e sesso), mentre le “pulsioni” sono delle cariche, delle energie che spingono l'individuo verso una meta, ovvero quello di reprimere o esaurire la stessa carica all'origine dell'azione.

Analizzando entrambe le definizioni ci accorgiamo che il richiamo al soddisfacimento del proprio Io interiore è presente anche nel regno animale.

Sui giornali, sui social media e in televisione capita spesso di sentire notizie di cani che salvano pulcini che attraversano la strada, o l'esatto contrario, magari di un maschio alfa che uccide la prole non appartenente al proprio corredo genetico.

La mente può essere ingannata a pensare che esista, in questo caso, una forma di altruismo (o egoismo sfrenato) anche tra gli animali, ma forse questo dilemma è quello che ci aiuterà a introdurre e capire il concetto di Egoismo di Branco (o di Gruppo).

Cosa s'intende per egoismo di branco? Si intende quella spinta interiore di un individuo presente in un gruppo che necessità di soddisfare un bisogno interiore, il quale porterà un beneficio più o meno sostanzioso al branco o gruppo.

Prendiamo qualche caso pratico: un nuovo leone, divenuto maschio alfa, stermina tutti i cucciole generati dal maschio alfa precedente. Senza dubbio un avvenimento di questa portata smuove anche l'animo più insensibile, è qualcosa di raccapricciante, ma non soffermiamoci sul solito concetto di giusto/sbagliato ma analizziamo l'accaduto come nel capitolo precedente:
 

ESEMPLARE A → egoismo (IS) – trasmettere il proprio corredo genetico → azione – eliminazione del vecchio corredo genetico → EFFETTO


Questa azione ha delle ripercussioni sull'intero gruppo del quale leone fa parte, ed è un'azione atta unicamente per proteggere ed aumentare le capacità di sopravvivenza del gruppo stesso, generando elementi più forti e, quindi, più adattabili.

L'Uomo non esula da questo discorso, in quanto anch'egli è immerso in una rete di contatti e relazioni e, a livello istintivo, in quanto animale, ne possiede gli stessi meccanismi.

Il soddisfacimento personale potrà servire quindi anche alla sopravvivenza, alla crescita, all'adattabilità del gruppo cui l'individuo appartiene.

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