Biancaneve

di jaj984
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Solita mattinata in casa Saeba, alle dieci di mattina di una fredda giornata di febbraio Ryo dormiva beatamente sotto le coperte mentre Kaori era come ogni giorno in giro a fare la spesa.
Mentre era al supermercato con la testa tra le nuvole ripensando ai mesi che erano passati e che la situazione tra lei e Ryo era, si migliorata ma non al livello in cui voleva Kaori.
La sua pazienza stava rasentando il limite.
Ryo era dolce, carino, tenero, alcune sere rinunciava ad uscire e rimanere a casa e con le clienti non era più tanto maniaco, ma un ravvicinamento a livello fisico non c’era stato.
Non un bacio, non una carezza, l’unica tenerezza accadeva quando lei si addormentava davanti alla tv in queste giornate di freddo e lui le permetteva di appoggiare la testa sul suo petto e riscaldarla con il calore di un suo abbraccio ma niente di più.
Si comportava come un fratello si comporta con la sorella o con un amico, anzi ci sono amici che si comportano in maniera molto più dolce e che sono scambiati per innamorati quando in realtà c’è solo un profondo affetto.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che il suo carrello urtò contro un altro carrello, si destò dai suoi pensieri e guardò la persona che aveva urtato involontariamente e si stupì, d’incrociare gli occhi con una persona che non vedeva da un secolo.
Il caso, il fato o il destino volle che Kaori quel giorno incontrasse Aimee, una sua vecchia amica d’infanzia, nippo-americana.
Infatti, molto spesso aveva un po’ di tempo libero dalla scuola, correva da lei. Abitavano a qualche ora di distanza, quindi, relativamente vicino.
Aimee abitava a Ōta nella prefettura di Gunma (群馬県太田市) dove circa il 10 %  della popolazione delle città in quella prefettura appartiene a immigrati brasiliani o peruviani, di origine nipponica e non. Essi lavorano nelle fabbriche o nelle ditte della zona con un visto speciale.
Questa concentrazione d’immigrati in quella prefettura è dovuta alle passate politiche d’immigrazione adoperate dallo stato.
Nel secolo scorso, il Giappone è stato uno dei fautori di una politica d’immigrazione dei suoi contadini in Brasile e in Perù, politica che è continuata tranquillamente fino al secondo conflitto mondiale.
Come tutti gli immigrati erano costretti a lavorare nei campi nella raccolta di caffè ed erano trattati come schiavi.
L’integrazione di questi immigrati nella società brasiliana era stata lenta e difficoltosa. In sostanza sia la cosiddetta “prima generazione” che i loro figli rimasero letteralmente chiusi all'interno della propria comunità; e non si trattò di mesi ma di vari decenni. Tanto nelle campagne quanto nelle città si raggrupparono in colonie socialmente impermeabili verso l'esterno, e perciò stesso capaci di ricreare e tramandare le usanze e le tradizioni del Paese d'origine. Questo stato di cose poté mutare solo con le “terze generazioni”, ossia con i nipoti di chi intraprese l'epica traversata oceanica.
Intorno agli anni settanta questi giovani cominciarono a non sentirsi più giapponesi, ed essendo cresciuti immersi nella cultura locale, desideravano essere considerati brasiliani a tutti gli effetti. Rifiutavano l'isolamento all'interno dei quartieri giapponesi e non accettavano più discriminazioni contro le “unioni miste”
Il “fenomeno dei dekasseguis”, come in Giappone sono chiamati gli immigranti, a causa dalla crisi economica brasiliana, dal boom economico giapponese e dalla ben nota richiesta di manodopera per quei lavori che i cittadini dei paesi industrializzati non vogliono più fare, ha provocato il fenomeno inverso, in altre parole gruppi di cittadini Brasiliani ed ex giapponesi a trasferirsi nella terra nel sol levante.
Hide per mantenere sua sorella dopo la morte dei genitori, quand’era all’università, lavorava molto spesso in quelle zone, dove erano sempre alla ricerca di mano d’opera e Kaori molte volte, dopo scuola era stata affidata dal fratello alle cure della famiglia di Aimee.
Da lì era nata la loro amicizia e ora dopo aver fatto la spesa, tra una chiacchiera e un’altra, avevano rinvangato i vecchi tempi.
Si erano sedute al tavolino di un bar poco lontano dal supermarket e perdendosi nelle chiacchiere il tempo trascorse velocemente.
Kaori scoprì che l’amica lavorava a Tokyo come traduttrice per le lingue occidentali.
Sapeva parlare correntemente, oltre naturalmente al Giapponese, all’Inglese e al Portoghese, anche lo Spagnolo, Francese e Italiano.
Si era laureata in lingue con il massimo dei voti, studiando il minimo necessario. Più che studiare aveva viaggiato e aveva vissuto nelle città più belle d’Europa.
Aveva vissuto a Londra, Parigi, Madrid e a Barcellona ma quello che l’era rimasto più nel cuore era stata l’Italia su cui aveva fatto la tesi. Aveva visto: Roma, Firenze, Napoli e aveva girato la Sicilia ammirando i simboli della cultura ellenica, lasciati dal passaggio di una civiltà dove erano nati i maggiori filosofi.
Kaori gli raccontò di Yuki e di Ryo, del suo passato e del suo presente. Del lavoro che faceva e del suo rapporto con Ryo.
Le disse, inoltre, che la sua pazienza stava raggiungendo il limite di sopportazione era stanca di dover vivere un rapporto a metà fatto solo di attenzioni e coccole che neanche dei fidanzatini adolescenti si scambierebbero.
Raccontò che Ryo non provava in nessun modo ad avvicinarsi di più a lei a livello sessuale.
Lei non era riuscita a scambiarsi neanche un bacio con lui, eppure l’aveva stuzzicato in tutti i modi possibili e immaginabili.
Micro abiti, short, top scollati, sapendo che la notte la veniva a trovare aveva iniziato a dormire nuda o farsi trovare per caso con indosso solo un microasciugamano. Si cambiava con la porta semi aperta e alcune volte si era affacciata a chiedergli una cosa banalissima con indosso solo dei completini intimi molto sexy. Ma lui se da una parte sembrava aver attrazione verso di lei, perché l’amico si svegliava, dall’altra fuggiva.
Lei lo desiderava e non sapeva più che fare e si stava stancando di questo giochetto.
L’aveva amato, capito e giustificato per ogni azione e passo che compieva nei suoi confronti, in passato.
Quando dopo la dichiarazione, le cose non erano andate come si aspettava, si era detta che Ryo avesse bisogno di tempo per adattarsi alla situazione, infondo lui non era semplice avere dei legami fissi.
Ma lei era una donna e come tutte aveva delle esigenze. Era esasperata, voleva fare l’amore con la persona che amava, era stanca di dover essere sempre la dolce e ingenua Kaori, voleva avere anche lei una vita sessuale attiva.
Voleva essere amata e sentirsi amata anche tra le lenzuola.
Ogni tanto s’interrogava su quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che fosse andata a letto con uomo e trovava difficoltà a ricordarsi quando perché era stato molto tempo fa, agli inizi della convivenza con Ryo, prima ancora che la cotta infantile che provava per lui si trasformasse in qualcosa di più; quindi facendosi due conti, si accorgeva che erano passati circa sei - sette anni dall’ultima volta che era successo.
L’amica vedendola demoralizzata le consigliò di staccarsi un po’ da lui, che le avrebbe fatto solo bene e di conseguenza, la invitò a passare il carnevale da lei.
Kaori accettò con piacere l’invito dell’amica, aveva sempre visto in tv le immagini del carnevale di Rio e del mondo ma non aveva mai partecipato a una festa in maschera.
In Giappone il “Carnevale” non esisteva, c’era Halloween ma non era molto divertente, doversi travestire sempre da strega, zombi, ecc.
Anche se non tutti sentivano il bisogno di travestirsi ed essere per una sera, qualcuno di diverso. Erano molto liberi a confronto alle popolazioni europee, loro potevano essere ogni giorno qualcuno di diverso. C’erano ragazzi che giravano travestiti in ogni modo possibile e immaginabile e nessuno diceva niente, tutti erano liberi di essere chi volevano.
A Kaori, però, stuzzicava l’idea di andare in una festa in maschera e conoscere nuova gente e poi sarebbe stato divertente passare qualche giorno con Aimee.
Tutte e due erano talmente felici di essersi rincontrate che decisero di pranzare insieme e di fare shopping dopo pranzo.
Kaori allora la portò a pranzo nel bar di Miki così avrebbero chiacchierato tutte e tre, era sicurissima che Miki avrebbe trovato simpatica Aimee, e così fu.
Miki concordò con l’idea di Aimee e anche se a malincuore le consiglio di guardarsi attorno, perché Saeba non era l’unico uomo sulla faccia della terra e male non gli avrebbe fatto sapere che c’era un po’ di concorrenza.
Nel frattempo a casa Saeba Ryo si era svegliato e vedendo che Kaori non era ancora rientrata all’ora di pranzo, decise di chiamarla sul cellulare ma purtroppo per lui, Kaori, l’aveva dimenticato a casa in cucina.
A quel punto chiamò Miki, pensando che stesse dall’amica era pronto a fargli la solita sgridata.
Squillò e rispose Umichan e dopo un quarto d’ora di litigate riuscì a farsi a passare Miki.
Kaori era lì aveva sentito la sua voce, quando Umi decise di passargli la moglie, lui chiese di Kaori.

- Mi dispiace è appena uscita!
- Ah ok, allora tra poco stara a casa ed è meglio per lei che porti qualcosa di pronto. Il piccolo Ryo ha fame.
- Allora morirai di fame perché Kaori prima di questa sera non tornerà a casa, aveva molto da fare. Anzi è meglio che ti organizzi anche per questa sera perché probabilmente non tornerà neanche per cena.
- Come non mi ha detto nulla, non mi ha lasciato nulla di pronto.
- Arrangiati Saeba!

Miki chiuse la telefonata e Ryo ci rimase di stucco non era da Kaori comportarsi così.
Normalmente quando prevedeva di rimanere fuori per pranzo o faceva tardi gli preparava sempre qualcosa, anche se lui diceva che non era brava in cucina.
A quel punto non gli restò altro che chiamare un take away e farsi consegnare qualcosa a casa.
Mentre Ryo era afflitto a casa perché Kaori non c’era, lei era in giro per negozi, il tema della festa erano le favole Disney ed europee, però decise di rielaborare il vestito a modo suo.
Aveva deciso di vestirsi da Biancaneve un po’ strega era stanca di essere considerata sempre la dolce, ingenua e pura Kaori.
Di conseguenza aveva deciso di vestirsi come il simbolo di femminilità per eccellenza e trasformarlo in una sexy e moderna Biancaneve, un po’ strega.
Durante lo shopping aveva incontrato degli amici di Aimee e aveva stretto amicizia con loro passò un bel pomeriggio in loro compagnia. Soprattutto incontrarono strada facendo Javier il fratello di Aimee insegnante di Samba alla scuola del suo quartiere. Non fu un caso, perché la sorellina furba qual’era ricordando le rispettive simpatie preadolescenziali, prima dell’incontro con Ryo, l’aveva chiamato e con una scusa qualunque li aveva fatti incontrare.
La simpatia non era per niente passata, anzi con l’incontro era scoccata una scintilla in più, si divertirono tutti il pomeriggio e alla fine la invitarono a cena.
Kaori accettò ma doveva posare le buste dello shopping e doveva tornare a casa a farsi una doccia e cambiarsi e soprattutto doveva preparare la cena per il socio. Javier s’informo molto lungo il tragitto su questo suo socio e Kaori non gli nascose niente, specificando che lei era libera e che era stanca di stare ad aspettarlo.
Javier ne fu molto felice perché con lei si trovava bene a parlare ed era una ragazza speciale, quell’uomo si disse non capiva un tubo, lasciandosela scappare in quel modo.
Si salutarono sotto casa sotto lo sguardo vigile di Ryo che li guardava dalla finestra.
Vide Kaori salutare l’amica e un tipo che a Ryo cominciava ad essergli antipatico. In realtà Ryo odiava ogni ragazzo che si avvicinasse alla sua Kaori l’era antipatico, era geloso marcio di lei. Non voleva che nessuno si avvicinasse a lei.
Kaori arrivò alla porta e Ryo fece finta di niente sedendosi sul divano a leggere il giornale, alla rovescia.
Lei entrò e notò Ryo leggere il giornale alla rovescia e fece finta di niente.
Andò in cucina e posò le buste della spesa, sistemò gli alimenti comprati e iniziò a cucinare per Ryo.
Il tutto senza che Ryo fiatasse o le dicesse qualcosa. Lei non fiatò, preparò il tutto e mentre si avviava in camera sua, disse a Ryo che era pronto.
Kaori era in camera sua, sistemando gli ultimi acquisti quando Ryo le si avvicinò deciso a parlare.

- E tu? Non mangi?
- No, Ryo non ceno a casa oggi, mangio fuori.
- Con quel ragazzo con cui stavi filtrando fino a pochi minuti fa?
- Numero uno non stavo filtrando come dici tu, stavo solo salutando un amico. Numero due non sono fatti che t’interessano poiché non ti dico nulla sulle persone che frequenti. Numero tre non esco solo con lui ma anche con la sorella e un gruppo di amici brasiliani, molto simpatici.
- Ah!
- Che sbadata stavo dimenticando la cosa essenziale domani parto, andrò a Gunma per qualche giorno. Oggi ho rincontrato la mia amica Aimee e mi ci ha invitato a passare il carnevale da lei. Io ho deciso di andarci, tu … beh … puoi fare quello che credi non sei certo costretto a seguirmi. Ora vado a prepararmi saranno qui a muniti.

Detto ciò Kaori salì in bagno e andò a farsi una bella doccia e un bagno rilassante.
Quando ebbe finito come d’abitudine uscì dal bagno coperta da un asciugamano che lasciava poco spazio alla fantasia di Ryo.
Ryo quando la vide cominciò come sempre a doversi trattenere dalla voglia di saltarle addosso, senza rendersi conto che Kaori non aspettava che quel momento.
Quella sera Kaori era stanca di dover sempre aspettare e notando la reazione del socio, gli diede il colpo di grazia, fece cadere “inavvertitamente” l’asciugamano da dosso e Ryo poté ammirare la schiena e soprattutto il fondoschiena della sua socia. Quando poi si abbasso a raccogliere l’asciugamano caduto, l’amico di Ryo cominciò a fare la ola per la felicità mentre lui sudava freddo nel tentativo di calmare i suoi bollenti spiriti.
Come sempre, Kaori entrò nella sua stanza e lasciò un po’ aperta la porta in modo tale che Ryo potesse vederla.
Questa volta però fece di più, si mise in direzione dello specchio e iniziò a indossare il nuovo intimo che aveva comprato un completino da far girare la testa a chiunque.
Indossò, molto lentamente, una mutandina semi trasparente, nera di pizzo, rimanendo sempre davanti allo specchio. Mentre faceva ciò Ryo era mezzo morto sul divano, che s’imponeva di non guardare ma lo specchio era troppo per lui. Esso rifletteva perfettamente tutto e poteva anche notare il folto ciuffo castano, che adornava le parti intime di Kaori.
Era esasperato, stava per scoppiare dal desiderio per lei, ma doveva resistere, lei era un fiore delicato e non poteva essere macchiata da lui.
Kaori prese il reggiseno di nero, leggermente imbottito e lo indossò, poi fu il turno del reggicalze e molto lentamente alzò le calze nere velate e mentre compieva queste azioni, era seduta, su una poltrona, difronte allo specchio, mezza nuda, osservando le reazioni del socio.
A Ryo gli andò il sangue al cervello e il tempo gli sembrò infinito come se si fosse fermato. Quelle calze velate rette da un reggicalze erano il top della sensualità.
Ora si domandava, però, che fine avesse fatto la sua dolce Kaori? Davanti da un po’ di tempo a questa parte si era ritrovato con una Kaori ben diversa da quella che conosceva, gli sembrava più donna e più sicura della sua femminilità e del potere che aveva sugli uomini e sapeva sfruttarlo benissimo con lui.
Kaori si alzò dalla poltrona e infilò una camicetta bianca abbottonandola a metà fino al sotto il seno, una gonna a balze che le arrivava appena sopra al ginocchio, a vita bassa e degli stivali.
Quando si abbassò per infilarseli, fece notare a Ryo tutto il suo decolté, quando ebbe finito, si truccò leggermente e chiuse la camicetta, il tutto stanno difronte allo specchio, abbottonando a rilento ogni bottone, lasciando i primi tre aperti, alla fine per completare l’opera indossò uno scaldacuore nero.
Quando uscì dalla stanza, trovò Ryo, che se l’era filata in cucina per non farsi vedere in condizioni pietose dalla socia.
Quando si riprese dall’eccitazione con forza e coraggio si avvicinò alla socia, portandole il cell.

- Non te lo scordare questa volta.
- Ah, grazie, sai che mi ero accorta di non averlo?
- Ho notato! Allora dove vai questa sera?
- Non lo so, Aimee e Javier hanno deciso, hanno fatto tutto loro, o meglio è stata Aimee a insistere in quest’uscita.
- Sbaglio o nonostante tutto a te non va molto a genio quest’uscita.
- No, non è questo è solo che sono molto stanca, non mi sono fermata un secondo oggi.
- L’ho notato, ora perché non ti rilassi un po’ prima di andare?
- Non posso se lo faccio, mi addormento.
- Stai tremando dal freddo, su mettiti questa coperta addosso e vieni qui che ti riscaldo un po’.

Ryo la coprì e l’abbracciò facendole posare la testa sul suo petto; qualche minuto e qualche dolce carezza e Kaori era partita per il mondo dei sogni.
Ryo aveva raggiunto il suo scopo, Kaori si era addormenta e non sarebbe uscita e l’avrebbe avuta tutta per se.
Abbassò lentamente il volume del televisore per non svegliarla e quando stava per abbassarlo quasi al minimo, suonarono al citofono. Kaori dormiva profondamente e sembrava un angioletto.
Prese un cuscino e lo mise sotto la sua testa mentre si staccava delicatamente da lei.
Rispose e scese giù a conoscere gli amici di Kaori.
Trovò Aimee bellissima, aveva i seni sodi, un bel viso e la pelle mulatta che le donava quel pizzico in più di sensualità, accentuata da un leggero strabismo di Venere. Era una bellissima donna e se non sapeva per certo che fosse giapponese, l’avrebbe scambiata per una brasiliana Doc.
Invece Javier era alto quanto Kaori era anche lui mulatto, però a differenza della sorella aveva gli occhi a mandorla, fisico scolpito  e per Ryo era passabile, non era certo un adone come lui.

- Voi due dovete essere Aimee e Javier. Vero?
- Sì, io sono Aimee e lui è mio fratello Javier, tu devi essere Ryo, invece. Senti un po’ Kaori è pronta?
- Ehm, tecnicamente sì, solo che si è appena addormentata, era molto stanca e non ho avuto il coraggio di svegliarla.
- Non fa niente, sarà per la prossima volta, allora dille che domani l’aspetto alla stazione all’una.
- Va bene allora ci vedremo domani e ti ringrazio per avermi invitato.
- Non c’è di che!

Si salutarono e mentre i due amici andarono a mangiare Ryo risalì sopra, ripensando al suo incontro con quel tipo.
Si erano guardati in cagnesco per tutto il tempo e lanciati lampi di odio.
Quando rientrò in casa, Ryo sorrise notando Kaori rannicchiata nella coperta che dormiva profondamente.
Spense la tv e la prese in braccio per portarla a letto, solo che non aveva il coraggio di staccarsi da lei.
Non era la prima volta che succedeva, anzi ultimamente aveva sempre più spesso questo desiderio di dormire con lei e alcune volte gliel’aveva comunicato.
A lui piaceva averla accanto la mattina quando si svegliava, adorava vederla illuminata dai raggi del sole mentre dormiva tra le sue braccia, solo che non aveva ancora avuto il coraggio di andare oltre.
Non sapeva bene il perché ma con lei stava bene anche così, aveva scoperto cosa significava amare una persona anche senza il bisogno del contatto fisico e sessuale, però, si era accorto che Kaori soffriva per questo rifiuto ma lui non si sentiva pronto a fare l’amore con lei, aveva paura che tutto si sporcasse e si equivalesse alle altre.
La portò in camera sua e la depositò sul grande letto matrimoniale e si coricò accanto a lei abbracciandola e addormentandosi cullato dal respiro di lei.
L’indomani mattina Kaori si risvegliò in camera di Ryo, tra le sue braccia. Sorrise alla tenerezza del suo socio, però notando che aveva ancora gli stessi vestiti del giorno prima, sbuffò, pure quella volta con Ryo non era andata oltre.
In altri tempi sarebbe stata contenta degli enormi passi avanti di Ryo e lo era tutt’ora ma ora voleva di più, voleva essere una coppia in tutti i sensi.
Ripensando al giorno prima, si ricordò che alla fine non era più uscita con gli amici, perché era crollata miseramente sul divano tra le braccia di Ryo.
Guardò l’orologio erano le otto di mattina, era tardissimo: doveva ancora fare le valigie e chiamare l’amica per scusarsi del giorno prima e chiederle l’appunto.
Tentò di alzarsi ma Ryo la strinse ancora più a se.

- Ryo, è tardi devo fare la valigia.
- Hai ancora un po’ di tempo, anzi abbiamo ancora po’ di tempo, l’appuntamento con Aimee è all’una, il treno parte alle dieci quindi abbiamo tutto il tempo che vogliamo.

Kaori quando sentì quelle parole si girò e incrociò gli occhi neri e profondi di Ryo che puntualmente le facevano andare in tilt il cervello. Vide le labbra di lui avvicinarsi alle sue e quando le toccò ne scaturì un bacio dolcissimo e carico d’amore.
Non ci poteva credere, Ryo la stava baciando, era avvenuto il primo miracolo.
Era un bacio a stampo che durò pochissimo, ma era già qualcosa.

- Buongiorno amore mio.
- Buongiorno! Che hai oggi? Sei strano!
- Niente, sto bene, anzi benissimo. Ti è piaciuto il mio buongiorno?
- Sì, ma tu sei strano oggi. Mi hai appena baciato e chiamato amore mio.
- Perché non posso chiamare così la mia donna?
- Appunto la tua donna ma fino a prova contraria tu ed io non siamo una coppia a pieno titolo.
- Da oggi sì! Sei la mia donna, la mia fidanzata, la mia compagna per tutti.
- Ho capito, ieri ha conosciuto Javier e ti sei ingelosito. Domani quando tutto tornerà normale, ritorneremo a essere coinquilini e soci.
- No, Kaori renditi conto che per me è difficile tutto ciò e se arrivo a dirti queste cose è perché le sento e voglio che ciò sia così.
- Spiegati meglio Ryo! Quindi che significa che tu ed io stiamo insieme? Siamo una coppia?
- Sì, siamo una coppia.
- Ah, che bella coppia che siamo. Due persone che si comportano come fratello e sorella e che ora si danno anche dei bacini a stampo, come i bambini.

Ryo davanti a quella provocazione catturò le sue labbra e le diede un bacio passionale e carico d’amore, che durò per un tempo che parve infinito, si staccò solo per prendere aria.

- Allora questo è ancora un bacio da bambini?
- No, questo non lo era. Ora però è meglio andare, dobbiamo preparare le valige, a proposito tu da cosa ti vestirai alla festa?
- Eh? Perché c’è una festa in maschera?
- Sì e sarà domani!
- Non lo so tu da cosa ti vesti?
- Da Biancaneve, una Biancaneve un po’ particolare, però.
- Cioè?
- Cioè, segreto! Ho un’idea perché non ti travesti dal mio amante?

Mentre diceva ciò, si mise a cavalcioni su Ryo e iniziò a baciarlo.

-È perfetto come vestito, ti travesti da cacciatore e sarai il mio amante, l’amante di Biancaneve.

Si chinò su di lui e riprese a baciarlo con sempre più ardore e passione.
Ryo staccandosi disse: È tardi, perdiamo il treno e dobbiamo ancora comprare il costume da cacciatore.
Kaori ricadendo sul letto disse: Uffa ma è mai possibile che non si possa mai andare oltre? Ogni volta che mi avvicino tu, ti allontani; ma ti faccio così schifo?
- Al contrario è perché ti desidero all’infinito, che mi trattengo. Kaori, tesoro mio, io vorrei tanto fare l’amore ma ho paura di rovinare tutto.
- Ryo ho capito questo me lo stai dicendo da non so più quanti mesi. Ora mi sono stancata di aspettare, io sono una donna, un essere umano, anch’io ho i miei bisogni. Ryo anch’io ti desidero e ho voglia di fare l’amore con te e non credo che sia un reato voler fare l’amore con la persona che ama. Di certo, però, non voglio costringerti, quindi aspetterò i tuoi tempi, ma ti dico una cosa, cerca di non metterci anni per decidere a fare questo passo, perché in caso contrario non so se quel giorno mi troverai. Dai ora vediamo come creare il costume a te.
- Niente calzamaglie.
- ahhha, tranquillo non avevo per niente intenzione di renderti ridicolo.

Si alzò e scovò nell’armadio di Ryo un paio di pantaloni neri, attillati di pelle e una maglia attillata anch’essa nera.

- Ma hai deciso di farmi vestire alla Matrix?
-E perché no, in fondo è il cacciatore moderno per eccellenza e poi sarai sexy da morire. Comunque non è finita qui, mi serve una fondina nera per la tua phyton e un giaccone a ¾ nero.
- E gli occhiali neri?
- No, non mi piacciono, non potrei vedere i tuoi occhi.
- Allora si può sapere come sarà il tuo vestito?
- Segreto. Stai tranquillo che mi riconoscerai.

Kaori finì di preparare le valigie e si avviò assieme a Ryo alla stazione, miracolosamente erano puntuali, anche se durante il percorso Ryo aveva tentato più di una volta, la rissa, con tutti gli uomini che osavano soffermarsi sulla sua socia.
Presero il treno per Gunma e arrivarono per l’una come previsto.
Durante il viaggio, Ryo si concentrò esclusivamente su Kaori e si scoprì di aver voglia di sempre maggior contatto con lei.
La coccolava, le faceva degli scherzi, era irriconoscibile.
Kaori per prima non capiva che gli fosse successo e soprattutto non ci aveva provato neanche mezza volta con l’hostess carina del vagone ristorante.
Una volta arrivati da Aimee, Ryo e Kaori furono sistemati in due camere separate l’una vicina all’altra.
Pranzarono tutti assieme e a differenza della sera precedente, Ryo e Javier si trovarono simpatici. Avevano molto in comune e in fondo Javier era un bravo ragazzo. Dopo pranzo Kaori aiutò Aimee a organizzare la festa nella palestra di Javier.
Javier era molto simpatico, era un maestro di danza, insegnava Samba e aveva aperto con un po’ di fatica la palestra, dove lavorava.
Appesero per tutto il pomeriggio i festoni e crearono le decorazioni.
Dopo cena, erano tutti stanchi morti e dopo aver fatto una breve passeggiata nel quartiere, dando uno sguardo ai locali, si fermarono a un bar di un amico di Aimee e Javier a bere qualcosa.
Scherzando e ridendo, tra un drink e un altro si fecero le quattro di mattina. Ryo per tutta la serata aveva fulminato tutti gli uomini che volevano provarci con Kaori. Era geloso e possessivo di Kaori, lei doveva essere solo sua e di nessun altro.
Alla fine della serata, tornarono in camera e Kaori talmente la stanchezza si lasciò cadere sul letto, vestita, addormentandosi di colpo e svegliandosi all’una dell’indomani e solo perché bussavano alla porta.
Si alzò un po’ barcollante, con la testa dolorante, aprì la porta e vide Ryo con un bicchier d’acqua e due aspirine.
Lei lo fece accomodare e tornò a letto.
Ryo le passò l’acqua con la doppia aspirina, gliela fece bere e le disse di riposare, quando si sarebbe sentita, un po’ meglio avrebbe dovuto mangiare qualcosina, magari più tardi gli avrebbe portato qualcosa da mangiare.
Mentre aiutava Kaori a indossare il pigiama ripensava alla serata del giorno prima.
Ora era ancora più convinto che se qualcuno gli venisse a raccontare di aver visto Kaori scolarsi quattro cinque drink e restare lucida, lo prenderebbe per pazzo e gli farebbe una risata in faccia, aveva avuto la dimostrazione vivente che bastavano due bicchieri di Vegesh, per farla ubriacare, eppure era un cocktail, moderatamente alcolico, costituito da verdure e frutta con l’aggiunta di un pizzico di alcol.
La fece rimettere a letto, le imboccò le coperte, le diede un bacio sulla fronte e uscì avvertendo gli amici che Kaori rimaneva a letto a riposare.
Kaori si addormentò subito e si risvegliò solo due ore dopo, quando Ryo gli portò un po’ di zuppa di Ramen con Miso da mangiare.
Si sentiva meglio, il mal di testa era passato e anche il senso di nausea. Ora era anche riuscita a mangiare qualcosa.

- Mamma che figura, mi sono risvegliata proprio con una bella sbornia oggi.
- Hihihi, il bello che ti sei ubriaca con le bibite degli adolescenti.
- Non me lo ricordare, quelle cose fanno più male che un drink come si deve. La prossima volta se devo bere alcol almeno bevo come si deve.
- No, la prossima volta solo analcolici. Niente più alcol a te, ti fa un brutto effetto!
- Ricomincia la paternale! Ryo sono maggiorenne, grande e vaccinata, sono libera di fare quello che voglio. Ora se non ti dispiace vorrei cambiarmi e vedere se hanno bisogno di me di là.
- Ok, come vuoi tu, fai quello che vuoi e fattiti anche Javier.

Kaori sentendo quelle parole gli tirò uno schiaffo che lasciò il segno sulla guancia di Ryo.

- Se dici questo, allora non hai capito un tubo di me. Ora se non ti dispiace, vorrei cambiarmi, riprenditi il piatto e ringrazia Aimee per la zuppa era squisita.

Ryo senza fiatare ulteriormente con la guancia dolorante prese il piatto e uscì dalla camera di Kaori.
Lei si preparò e andò in palestra dagli amici.
Lei e Ryo per tutto il resto del pomeriggio non si parlarono.
Kaori sorrideva e scherzava con Javier e con gli altri ragazzi della palestra.
Le insegnavano a ballare il Samba, il ballo latino americano, e il caraibico.
Tutti balli sensuali che prevedevano un contatto fisico e questo a Ryo non andava molto a genio.
Non sopportava tutti quei ragazzi che con la scusa del ballo le mettevano le mani su i fianchi, sul sedere e che si stringevano più a lei.
Quando decisero d’insegnarle la rumba, Ryo stava per scoppiare di gelosia.
Kaori era molto sexy quando ballava, vedeva il sedere scendere e salire e per la sua libidine era un sogno, per lui e per tutti gli uomini della sala.
Il più fortunato fu il ragazzo che le stava insegnando la rumba e a Ryo cominciarono a girare …
Vide che il ragazzo fece appoggiare Kaori al suo torace e rimanendo sempre attaccata a lui, la fece scendere e risalire lentamente.
Ryo aveva voglia di strozzarlo perché ci stava marciando con la scusa del ballo e questo non lo sopportava e per non vedere altro decise di andarsi a fumare una sigaretta, ma era impossibile restare calmi e isolarsi da quella situazione, poiché i ragazzi la applaudivano e la riempivano di complimenti, in più con la scusa di doverle insegnare i latini ci provavano spudoratamente.
Alla fine Javier pose termine a tutto ciò e Kaori fu libera di respirare e riprendere il normale colorito.
Uscì un po’ fuori e con molta calma ritornò al normale colorito.

- Non dovresti stare così qui fuori, sei tutta sudata, ti becchi una polmonite.

Kaori lo ignorò e rimase fuori a respirare aria fresca. Era tutta accaldata e si sentiva meglio la fuori.

- Scusami per prima, non volevo offenderti.
- Ormai l’ho capito che sei geloso di tutti gli uomini, credi che non me ne sia accorta poco fa, che stavi per scoppiare? Ryo non sono scema, lo so che quei ragazzi ci stavano provando con me.
Tu eri tutto preso dai fumi della gelosia per non accorgerti che quando andavano oltre il ballo io “casualmente” sbagliavo passo e gli pestavo un piede o gli davo una ginocchiata. Alcuni dopo hanno ricevuto un bel stritolamento della mano.  Ti ripeto Ryo, sono grande so badare a me stessa, non ho bisogno di un padre o di un fratello affianco ho bisogno di un uomo, di un compagno/amante.
- Come sempre hai ragione ma è più forte di me, voglio proteggerti da tutto e da tutti, anche da me.
- Non puoi, Ryo non puoi proteggermi da tutto e soprattutto non voglio essere protetta da te, perché ti amo e voglio vivere questa storia fino in fondo. Capiscimi, non ti sto chiedendo di sposarmi domani e di mettere su famiglia. Ti sto chiedendo di vivere un rapporto di coppia come due amanti. Voglio vivere alla giornata, non m’interessa se tra, non so, due - quattro mesi la nostra storia finirà. A me interessa il presente e non il futuro. Riflettici Ryo. Riflettici!

Detto ciò Kaori rientrò e tornò a casa di Aimee si andò a fare una doccia e iniziò a prepararsi per la sera.
Prese le sue cose dalla borsa e le posò sul letto.
Iniziò dai capelli, se li stiro con la piastra, facendoseli lisci.
E iniziò a truccarsi, creò una base di fondotinta, correttore e cipria, iniziò a mettersi un po’ più di cipria attorno agli occhi dovendo utilizzare dell’ombretto in polvere.
Iniziò a truccarsi la palpebra con un ombretto grigio, in crema, il tutto senza uscire dalla palpebra e mettendole un po’ anche sopra.
Dopodiché cominciò a sfumare la matita, dalla palpebra mobile, con un pennellino andando appena sopra alla piega degli occhi, sfumandolo anche verso l’esterno.
Applicò un ombretto grigio su tutto l’occhio tranne che nella prima parte dell’occhio, dove applicò un ombretto bianco in polvere andando un po’ sotto, per dare luminosità allo sguardo.
Mentre si stava truccando Kaori, si accorse che Ryo tentava di entrare in camera, per curiosare sul suo vestito.
Corse alla porta e la chiuse a chiave, dopodiché nascose il vestito nella valigia e riaprì la porta tornando a truccarsi.
Ryo entrò e la trovò a sfumare con un pennellino l’ombretto bianco.
Si sedette sul letto e cominciò a guardarsi in giro e a cercare indizi sul costume di Kaori, voleva capire.
Kaori sorrise e riprese a truccarsi.
Prese un ombretto nero e applicò con un pennello sottile, come quello per le labbra, nella piega verso la fine dell’occhio, scendendo a contornare la fine dell’occhio creando un effetto di una linea lunga e doppia, continuò anche un po’ sotto all’occhio.
Prese l’ombretto bianco e l’applicò per sfumare meglio il grigio e il nero, quando fu soddisfatta della sfumatura prese la matita nera e tirò una bella linea marcata sopra, dentro e sotto l’occhio.
In tutto questo Ryo cercava d’individuare il luogo, dove Kaori aveva nascosto il vestito. Aprì gli armadi, ma niente. La valigia ma non trovò nulla a riguardo al vestito da Biancaneve.
Se la immaginò con il vestito giallo e blu, il cerchietto rosso intesta, trucco acqua e sapone ma già vederla ora era un po’ spiazzato.
Vedeva Kaori sfumare la matita nera con un pennello e dopodiché prendere una polvere nera e mettersela sull’occhio dove prima c’era la matita e la mise anche sotto e dentro all’occhio.
Pensando che potesse trovare informazioni sul vestito di Kaori, nella zona trucco cominciò a fargli domande su quello che stava facendo.
Kaori gli disse che stava applicando un ombretto nero in polvere sulla matita per mantenerla fissata per tutto il tempo della festa dopo un paio d’ore aveva ancora la matita bella visibile.
In oltre ora gli disse che si stava accingendo a mettere un po’ di ombretto bianco sotto il sopracciglio.
Poi la vide scavare nella bustina del trucco e lei gli disse che era alla ricerca del mascara nero.
Lo trovò e la vide tingersi le ciglia con uno speciale pennellino.
Incuriosito, Ryo si mise a scavare nel beauty di Kaori e trovò un barattolino di colla, che aprì facendone fuori uscire un po’.
Kaori s’arrabbiò e gli disse di stare fermo che ora veniva la parte più complicata.
Doveva applicarsi degli Swarovski vicino agli occhi.
Prese la colla con cui Ryo stava giocando e la mise su una tavoletta piccolina, di plastica, assieme ai brillantini.
Con un pennello molto sottile tipo quello da eyerliner prese un po’ di colla e la mise sulla coda dell’occhio, dove poi avrebbe messo i cinque brillantini che aveva scelto.
Con la pinzetta applicò gli Swarovski partendo dall’esterno verso l’interno e fece lo stesso per l’altro occhio a quel punto tocco al rossetto.
Sempre sulla sua bella tavoletta mise un po’ di rossetto rosso in pasta, un po’ di ombretto in polvere, cornflower, una tonalità di un blu pastello mischiato a un viola perlato e per finire un po’ di polvere di ombretto viola scuro mischiò il tutto e notando che comunque era molto carico e matto, decise di mischiarci dentro un po’ di lucidalabbra.
L’applicò sulle labbra e il gioco era fatto, l’unica cosa che gli rimaneva da fare era vestirsi, ma non poteva farlo con Ryo in giro.
Così lo mandò in camera a cambiarsi e gli disse di tornare solo quando fosse stato vestito per la festa.
Ryo ci mise davvero poco a prepararsi, al contrario di Kaori a lui bastava veramente poco per vestirsi per la festa.
Kaori appena Ryo uscì tirò fuori dalla borsa delle calze nere coprenti, un reggicalze nero che si vedrà attraverso il vestito e un perizoma viola.
Quando Ryo bussò alla porta di Kaori, lei si stava infilando le calze e stava litigando con il reggicalze, era completamente nuda, con solo indosso il perizoma e le calze.
Urlò di aspettare che non era presentabile, finì di infilare la seconda calza e attaccarla ai ganci del reggicalze e prese al volo una vestaglia dalla borsa.
La legò velocemente, aprì la porta a Ryo, lo fece entrare e gli disse di sedersi sulla sedia.
Ryo obbedì e vide Kaori armeggiare con il trucco.
Gli si avvicinò e gli disse di stare immobile di abbassare la testa all’indietro e di tenere gli occhi ben aperti.
Kaori però nella fretta non aveva abbottonato come si deve la vestaglia ed essa si allargò mostrando le calze rette dal reggicalze e lo spacco dei suoi seni.
Mentre tentava di mettere un filo di matita nera nell’occhio di Ryo, lui decise di passare all’attacco.
Dopo tanto tempo in cui era stato fermo, ora non resisteva più, era stato il colpo di grazia, era difficile averla vicina così sexy e non provarci.
Allungo le mani sotto la vestaglia e le accarezzava l’interno delle gambe. Kaori appellandosi alla sua forza di volontà più profonda e alla voglia di non dargliela sempre vinta gli spostava le mani e gli diceva di stare fermo.
Era difficile resistergli, lei lo desiderava da morire e sentiva che il suo corpo prova piacere al tocco indiscreto di Ryo, ma non erano né il luogo né il momento adatto e poi un due di picche di certo non gli avrebbe fatto male.
Ryo era bellissimo, indossava un paio di pantaloni neri, di pelle, attillati, una maglia nera attillata semplice a giro collo, la fondina con il cinturone in vita e un giaccone nero a 3/4.
Alla fine esasperata gli pestò un piede, Ryo concentrato per il dolore e capito il concetto gli fece terminare il trucco agli occhi.
Alla fine bastarono pochi minuti, il tempo di mettere la matita e l’ombretto nero in polvere e il trucco era pronto.
Kaori spingendo Ryo fuori dalla camera chiamò gli amici chiedendo il favore ad Aimee di entrare e a Javier di tenere buono Ryo, anzi di portarselo via con sé, in palestra, meno stava in giro per casa meglio era.
Kaori finì di prepararsi indossò il corpetto nero di pelle stretto da dei lacci, che apparivano anche sul davanti sul davanti creando degli intrecci da cui si vedevano la pelle e i seni di Kaori.
Il corpetto aveva le maniche, a sbuffo, corte che coprivano solo le spalle e approfittando delle maniche aveva applicato il collo alto e rigido, di Biancaneve, sempre nero.
Aimee l’aiutò a stringere fino al limite i lacci in modo che i seni fossero compresi a dovere e sembrassero più grandi.
Dopodiché fu il turno della gonna nera di pelle a vita bassa, lasciandole la pancia nuda.
La gonna era molto corta sul davanti, tanto è vero che faceva tranquillamente, notare l’attaccatura delle calze al reggicalze, anzi per essere precisi gli uomini avrebbero potuto ammirare un pezzettino del reggicalze e tutta la lunga gamba, coperta da delle calze con una balza molto semplice.
Dietro la gonna aveva uno strascico che le arrivava fino a terra accompagnando ogni movimento della ragazza.
Ai piedi aveva indossato un paio di decolté viola come l’indumento intimo che portava e come il manichetto/scaldabraccio nero e viola, stile in stile Punk – Gothic – Alternative, che indossa al braccio sinistro e che le arrivava fin sopra al gomito.
Al polso destro e al collo portava un ciondolo a forma di mela e tra i capelli il cerchietto rosso di Biancaneve. L’ultima controllatina prima di andare e fu pronta per la serata.
Era uno splendore e fu così che Biancaneve dark e la fata turchina sexy, avvolte in calde mantelle, si avviarono alla festa.



Scusate il pessimo disegno, sono una frana a disegnare ma ci tenevo a precisare che il vestito di Kaori è stato partorito dalla mia mente bacata e che l'ho disegnato al puro scopo di mettere su carta l'idea, per la paura che mi potesse sfuggire dalla mente.
Questo obbrobbrio non doveva essere pubblicato (non faccio nomi) ma mi hanno spinto a pubblicarlo. Chiedo a scusa a tutti!

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Capitolo 2
*** 2 ***


Quando entrarono nella palestra, per loro fortuna i termosifoni erano al massimo e quindi si poterono spogliare dei soprabiti.
I ragazzi appena le circondarono sin dal corridoio e per entrare nella sala dovettero fare lo slalom tra gli uomini che le corteggiavano e finalmente dopo mezz’ora di orologio, grazie all’intervento di Javier riuscirono ad arrivare alla zona festa.
Ryo come previsto era circondato da ragazze sognanti che ci provavano spudoratamente e che stranamente sembrava annoiarsi.
Quando avvertì la presenza di Kaori, tentò di scrollarsi da dosso quelle gatte morte e la cercò finché non la trovò in un angolo assediata da ragazzi che le chiedevano di ballare con loro.
Quando stava per avvicinarsi a lei per salvarla, notò l’intervento di Javier, che la portò a ballare una bella samba con il gruppo di dimostrazione.
L’avevano trascinata in mezzo a loro perché nel pomeriggio era stata molto brava a ballare.
Ryo si avvicinò a lei e quando la vide, gli si mozzò il fiato in gola era una bomba sexy.
Altro che Biancaneve era una strega, anzi era una bomba sexy e basta, non c’erano altre parole per descriverla.
Già era bellissima e sexy, normalmente, ora era più che sensuale e il solo fatto che tutti gli uomini stessero sbavando per lei, lo faceva imbestialire.
Finì di ballare con Javier alias Robin Hood e fu rapita da Zorro.
Questo gioco duro per la maggior parte della serata, non le davano neanche il tempo di respirare o di bere qualcosa, una volta Ryo  aveva assistito alla scena in cui lei chiedeva il piacere di lasciarla libera qualche secondo, per poter bere qualcosa e andare in bagno e vide il tipo seguirla.
Ryo a quel punto andò in aiuto di Kaori, avvicinandosi a lei e abbracciandola di lato.

- Ehi, aspetta il tuo turno, la signorina sta con me!
- No, ora tocca al suo ragazzo stare con lei, in altre parole a me, quindi smamma.
- Ma vedi tu, sta …. .  Miseriaccia cane, ma vedi un po’ tu se dovevo perdere tempo dietro ad una con il rischio di non averla.

Ryo stava per prenderlo e sbatterlo contro il muro, ma neanche il tempo di pensarlo che Kaori rispose.

- Numero uno: la parolaccia che hai pensato dopo sta e miseriaccia cane lo dici a tua sorella e non a me.
Numero due: Ho solo ballato con te e non ti ho promesso nient’altro.
Numero tre: Sono o non sono fidanzata non te l’avrei mai data, quindi hai perso solamente tempo.  Se vuoi una che te la dia facilmente e gratis, questo non è il posto adatto, hai sbagliato proprio quartiere devi andare nel Kabukicho.
- E troverò anche te lì?
- Probabile, siccome abito a Shinjuku.

Ryo a quella domanda lo voleva mangiare vivo ma Kaori lo fermò con la mano e lo guardò come a dire, lascialo fare, vediamo fin, dove arrivava.

- Interessante, senti quanto ti prendi?
- Ah? Cosa? Non ho capito bene! Puoi ripetere?
- Quanto ti prendi?
- Allora avevo capito bene, mi dispiace costo caro non te lo puoi permettere.
- Cosa ne sai tu se posso permettermelo o no? Per una come te pagherei oro.
- Saresti disposto anche a pagare con la tua vita per venire a letto con me?
- Sì, certo per te farei di tutto.
- Ahhaha, non farmi ridere. Cammina va pivello, che non sai con chi hai a che fare.

Kaori si girò per allontanarsi e il tipo le afferrò il polso.
- Ehi! Dove vai? Mi devi una botta!

Ryo estrasse la sua fedele Phyton e la puntò sul povero Jafar
- Giù le mani dalla mia donna. Non l’hai proprio capito allora?! Che delusione eppure ti facevo più sveglio.
- Se no che fai? Mi spari?
- Guarda che prima non si scherzava per nulla e da come potrai notare questa, non è un giocattolo.
- Ahahha, non mi fai paura, è tutto un bluff, è finta quella pistola.
- Non ti conviene scherzare con il fuoco, non vorrai mica capire sulla tua pistola se è finta o no. Sappi che City Hunter non scherza mai.
- Ahhah, ora ho capito di cosa ti sei mascherato da City Hunter. Ora basta scherzare e farmi trombare in santa pace Biancaneve.
- Va bene l’hai voluto tu!

Ryo premette il grilletto per far girare il tamburo e puntò la pistola contro il tipo.  Nella sua sfortuna, Jafar era stato fortunato. Ryo nella sua magnanimità era stato buono, non l’aveva sparato, aveva solo imitato il suono dello sparo, spaventandolo.

- Ehi Robin pigliati a Jafar e spiegagli il perché è ancora vivo.

Ryo rinfoderò la pistola e accompagnò Kaori alla toilette aspettando fuori e facendo la guardia, non voleva che qualche altro ragazzo venisse a romperle le scatole.
Quando uscì Kaori chiese a Ryo di accompagnarla un po’ fuori, all’aperto, aveva bisogno di un po’ d’aria fresca in mezzo a tutto quel caos.
E così alla prima occasione ne approfittarono per uscire all’aria aperta, sul retro per rimanere un po’ da soli.
Ryo si sedette su un bidone e strinse a se Kaori, che tremava come una foglia.
Rimasero in silenzio, non c’erano bisogno di parole, l’importante era stare insieme nella tranquillità del luogo.
A un certo punto, Ryo si tolse il cappotto, scese dal bidone e le mise la sua giacca sulle spalle, approfittandone per abbracciarla, stringerla a se per riscaldarla.
Kaori si strinse ancora di più nell’abbraccio del suo compagno, non poteva farci niente, s’arrabbiava, puntava i piedi per terra e diceva di voler di più ma alla fine gli bastava stare stretta tra le sue braccia che passava tutto.  Tutti i dubbi e le incertezze sparivano e sentiva solo i loro cuori battere forte.
Ryo stava impazzendo la trovava bellissima Kaori quella sera e non aveva ancora avuto il coraggio di dirglielo, la luna illuminava il suo viso, i suoi capelli ramati, facendoli brillare al buio.
Si staccò leggermente da lei e la guardò negli occhi, in quegli occhi profondi e color nocciola da farlo impazzire.
Sentì un’irresistibile voglia di baciarla e istintivamente avvicinò lentamente le sue labbra a quelle della donna.
Le sue labbra si poggiarono delicatamente su quelle della donna e iniziarono a baciarle delicatamente assaporandole lentamente finché la lingua di Ryo non si aprì un varco nella bocca della socia e iniziò una danza di lingue, dolce e passionale come il bacio.
Bacio che fu disturbato dall’arrivo di Aimee.

- Ehm! Scusate, ero venuta a chiedere un piacere a Ryo ma non fa niente, passo più tardi.
- Non ti preoccupare!  Dimmi cosa c’è?
- Volevo chiederti se potevi darci una mano ad allontanare dalla festa alcune persone che hanno alzato un po’ troppo il gomito e che crea qualche fastidio.
- Ok allora vi raggiungo tra poco.
- Va bene.

Aimee rientrò e Ryo ricatturò le labbra della sua compagna ribaciandola, con passione sempre più crescente.
Kaori era ancora persa nel mondo dei sogni a occhi aperti e quando Ryo la baciò, decentemente, sentì le così dette “Campane”.
Le sue gambe tremarono e quando si staccò per l’arrivo di Aimee, non si era resa conto di nulla, si toccava le labbra come per capire se il bacio era stato solo un sogno o realtà.
Quando risentì le labbra di Ryo sulle sue lei rispose con crescente passione, non si voleva più staccare da quelle labbra, voleva morirci sopra.
L’abbracciò attorno al collo e si aggrappò a Ryo, la passione li stava travolgendo, Kaori  mordeva e baciava con avidità sempre crescente le labbra del suo compagno.
Ryo si staccò da lei per riprendere fiato e perché doveva rientrare, l’abbracciò forte a sé, e le sussurrò all’orecchio:

- Sei bellissima questa sera. Ti amo!
- È la prima volta che me lo dici questa sera, pensavo di non piacerti.
- Scherzi? Come non potrei trovarti super sexy ed eccitante questa sera. Sarei solo un stupido a dirti il contrario. Sei irresistibilmente sensuale. Hai sedotto tutti gli uomini della festa.
- Mi stai riempiendo di complimenti, comunque ho sedotto solo un uomo questa sera, anzi devo ancora iniziare a sedurlo.
- Se parli della persona che conosco io, ha alzato bandiera bianca ed è già caduto ai tuoi piedi, è talmente pazzo di te che non  vorrebbe più smettere di baciare le labbra. Purtroppo, però, devo rientrare e sistemare qualche ubriaco molesto. Entri con me?
- No, voglio stare ancora un po’ qui all’aria fresca, se torno dentro, non mi fanno più stare tranquilla.
- Ok, Biancaneve, il tuo principe tornerà da te, tra un po’. Tu non fuggire via a mezzanotte però.
- No, non fuggo quella è un'altra favola, non sono Cenerentola, sono Biancaneve e al massimo mangerò una mela e cadrò addormentata in attesa del bacio del principe, che non sei tu. Ricordati tu sei il cacciatore, il mio amante.

Kaori lo salutò con un bacio e mentre rientrava Ryo le disse: “ Sono il tuo principe e te lo dimostrerò”.
Kaori sorrise e rimase fuori avvolta nel cappotto di Ryo a cercare di calmare il suo cuore.
Ryo aiutò Aimee e Javier a buttare fuori qualche spostato, qualche ubriaco e qualcuno di molesto ma mentre controllava la sala si accorse dell’assenza di Jafar e chiese notizie a Javier.
Javier gli rispose che fino a poco fa era in giro e anzi era tra quelli che dovevano buttare fuori.
All’improvviso ebbe un brivido freddo lungo la schiena, una brutta sensazione e corse all’esterno da Kaori.
Lì trovò una scena agghiacciante.
Jafar ubriaco fracido che cercava di baciare con la forza la sua amata.
Kaori urlava e nonostante tentasse di allontanarlo con calci e pugni lui, si avvicinava sempre di più.
Ryo inferocito prese Jafar e l’allontanò di colpo da Kaori, gli diede un pugno e lo stese a terra.
Abbracciò forte Kaori e lei scoppiò a piangere.

- Shh, va tutto bene, non è successo niente. Calmati, non piangere ti prego.

Ryo la stringeva stretta e le accarezzava

- Piccola, asciugati gli occhi, che ti si scioglie tutto il trucco e ti trasformi nella vecchia e brutta strega che le dà la mela avvelenata a Biancaneve.

Kaori sentendo quelle parole sorrise.

- Ecco così ti voglio, sorridi, piccola, sorridi che nessuno ti deve togliere il sorriso e scusami se non sono riuscito a proteggerti. Dovevo metterlo K.O. prima.
- No Ryo, non te la prendere, non è successo niente, mi sono solo spaventata, tutto qui. Dai rientriamo che mi sistemo il trucco e finiamo di goderci la serata.
- Ok, sicura che vada tutto ok?
- Ryo, sto bene, non sarà certo un ubriaco che tenta di rubarmi un bacio a bloccare la mia serata. Andiamo voglio divertirmi e passare questa serata assieme a te.

Ryo la baciò dolcemente e l’accompagnò dentro a prendere la borsa, nel buio nessuno fece caso al trucco leggermente sciolto di Kaori anzi Ryo dovette faticare per allontanare i ragazzi che pretendevano un ballo con lei.
In quell’istante non era certo il momento adatto, per lasciarla nelle mani di un altro ragazzo.  In verità lui non l’avrebbe mai lasciata nelle mani di nessun uomo o ragazzo che esso sia. Lei era solo sua e tutti dovevano capire che dovevano starle alla lontana se non volevano conoscere la gelosia e rabbia di Ryo ma purtroppo lui, non poteva certo rinchiudere Kaori in casa, doveva dividerla con il resto del mondo e anche quella sera doveva dividerla con il mondo maschile presente, che richiedeva attenzioni da parte di Kaori.
In fondo non faceva niente di male, si divertiva un po’ ballando ma non aveva mai fatto nulla, era stata a distanza di sicurezza e non aveva mai incoraggiato nessuno.
Presero la borsa e si avviarono in bagno, Ryo rimase fuori a fare la guardia in attesa che la sua dolce metà uscisse dopo essersi ritoccata il trucco sciolto, causa il pianto.
Né usci dopo una decina di minuti e a Ryo gli si fermò il cuore in gola ancora una volta. Ogni volta che la vedeva il suo cuore, impazziva, poi quella sera era bellissima.
Aveva voglia di rapirla e di nascondersi con lei in un angolino buio dove nessuno gli avrebbe disturbato e stare lì a baciarla tutto il tempo. Si sentiva come un adolescente alle prese con la prima cotta. Le porse il braccio, l’accompagnò a posare le sue cose , dopodiché rientrarono in sala.
In sala l’accompagnò al buffet per farle mangiare qualcosina ma bastò un attimo di distrazione da parte di Ryo che si mise a parlare con Javier che Kaori era già nella pista in compagnia di uno dei ragazzi che aveva conosciuto nel pomeriggio. Era destino quella sera doveva morire di gelosia. Kaori doveva essere super corteggiata e lui doveva stare lì a guardare e soffrire.
Kaori era talmente stanca di tutto quel casino che si era creato con Ryo che non sapeva più che fare.
Anche mentre ballava con altri, pensava a lui, non calcolando il ragazzo che aveva davanti.
Si domandava se si potessero considerare una coppia o no. Lui era dolce premuroso, l’aveva baciata, aveva dimostrato l’intenzione di considerarsi come tale, una coppia, ma lei non era sicura e non era per il discorso sesso, che la bloccava.
No, era un’altra cosa che la bloccava, Ryo, che si comportava stranamente. I suoi atteggiamenti molte volte non sembravano quelli di un innamorato, ma di un fratello maggiore, un amico ma non di una persona innamorata della propria donna.
Aveva dovuto aspettare mesi per un bacio a timbro spontaneo da parte di Ryo, era stata sempre lei a baciarlo di sfuggita sperando in qualcosa di più. Un'altra cosa poi non le quadrava, aveva fatto di tutto per stimolare la fantasia erotica di Ryo ma non era riuscita in niente. L’aveva vista praticamente nuda e lui non si era avvicinato neanche un po’ a lei, quando qualunque uomo le sarebbe saltato addosso e la prova evidente era stato quell’ubriaco che gli era bastato vederla vestita in modo sexy e provocante e  che aveva cercato di baciarla.
Ryo oggi l’aveva baciata e finalmente aveva sentito un uomo che amava la sua donna, le aveva fatto dei complimenti in cui lei non aveva visto amore, ma solo oggettività dei fatti. Le aveva detto che era bella, sexy, affascinante ed eccitante e che tutti gli uomini della sera se l’erano accorti quindi era impossibile dire il contrario.
Appunto era impossibile asserire il contrario, eppure lei avrebbe voluto che Ryo le facesse meno complimenti o che le dicesse che così vestita non le piacesse, almeno era lui e non costatava l’oggettività dei fatti.
Persa nei suoi pensieri non si accorse che un gruppetto di ragazze aveva circondato Ryo e quando se ne accorse, cominciò a capire chi fossero, era un gruppetto di quattro ragazze, una era vestita da diavolo, un'altra da Sailor Moon, la penultima da Lamù, e l’ultima da Candy Candy versione infermiera sexy.
Le ultime due erano quelle che più preoccupavano Kaori, erano terribilmente attaccata a Ryo e il loro non erano per niente casti.
Lamù era vestita come il suo personaggio soltanto che non aveva fatto fatica a cercare la tuta color carne da mettere sopra alla sua vera pelle per coprire le nudità.
Aveva indossato direttamente il micro reggiseno, che faceva trapelare apertamente due seni di almeno una quinta come misura, senza bretelline in modo tale che quelle tette si muovessero con facilità a ogni suo movimento, facendo sbavare Ryo come un allupato.
La mutandina tigrata, che sembrava essere uscita dal cassetto della biancheria intima, stivali ai piedi ricoperti di una finta pelle tigrata, con tacco 10 cm a stiletto che una persona qualunque si sarebbe già rotta l’osso del collo.  La parrucca con le corna che se avesse potuto Kaori l’avrebbe utilizzata per pulire il pavimento, utilizzando la proprietaria come mazza.
Kaori la guardava e non riusciva a spiegarsi come quella ragazza, fosse riuscita ad arrivare indenne alla festa e non vedeva l’ora che si staccasse da Ryo. Era gelosa marcia. Lei non aveva filtrato con nessuno, li aveva mandati tutti a quel paese, ci parlava, ballava, ma tutto qui, non faceva niente di male, li teneva sempre a debita distanza, non si era mai strusciata su di loro come faceva quella gatta morta con Ryo.
Quell’altra poi, quella specie di Candy Candy, che di dolce e romantico non aveva niente e che di Candy aveva solo i codini biondi legati con dei fiocchi, era peggio di Lamù, gli sbatteva le tette in faccia e si comportava come una gatta in calore.
Non assomigliava per niente a Candice Andrew, non aveva niente di quella grazia e del candore di Candy, l’unica cosa in comune oltre i codini era il vestito da infermiera. Peccato però, che il vestito fosse cortissimo e che arrivasse a coprire a stento le parti intime e che quando si abbassava a raccogliere il berretto o lo stetoscopio, che faceva cadere, appositamente, faceva vedere tutto il suo sedere coperto da un minuscolo perizoma, bianco.
Lo stetoscopio era il suo oggetto preferito ci giocava continuamente e faceva calamitare l’attenzione di Ryo, su quelle due bocce strizzate nel vestito, che si vedeva lontano un miglio che era di due taglie più piccole, apparivano in una maxi scollatura.
Le cosce attaccate a quelle di Ryo erano coperte dalle autoreggenti bianche e ai piedi aveva un paio di decolté bianche con un tacco più decente, senza rischio fratture, ma comunque alto.
Kaori non resisteva più, stava male le veniva da vomitare per lo spettacolo che stava vedendo. L’infermiera era più svergognata dell’amica, si stava strusciando sulle gambe di Ryo e quell’imbecille non capiva nulla più: era in paradiso e anche l’amico si era svegliato.
Quando poi Lamù mise una mano sull’amico di Ryo, “carezzandolo” e Candy l’aveva iniziato a baciare, Kaori voleva solo morire.
Il gruppetto di oche che gli circondava, vendo che erano di troppo svanirono e quella sgualdrina dell’infermiera dopo aver fatto l’occhiolino all’amica, prese per mano Ryo e lo portò in un luogo appartato.
Kaori non ce la fece più, a quel punto sapeva benissimo a cosa sarebbe successo, ma per una volta voleva vederlo con i suoi occhi.
Voleva vedere fino a che punto Ryo si sarebbe spinto con loro, dopo tutto quello che era successo.
Mollò il tipo in pista e seguì Ryo senza farsi accorgere. Dietro di lei c’erano Aimee e Javier che avevano visto Ryo con le due puttane di nome e di fatto.
Le conoscevano bene, erano famose nel quartiere per essere delle ragazze dai facili costumi.
Kaori nascosta in un angolo, vide Ryo che baciava quelle tette rifatte di quell’infermiera e la ragazza dello spazio in ginocchio a terra che con una mano carezzava l’amico di Ryo, alternando carezze a baci.
Era incazzata nera, lei aveva faticato dei mesi per risvegliare il suo interesse, aveva dovuto lottare per anni per una carezza, un bacio, un sorriso e ora quelle due in pochi minuti avevano distrutto tutto.
Come sempre Ryo aveva distrutto tutto e Kaori aveva capito di esser stata solo una sciocca a costringerlo ad avere un rapporto che lui non voleva.
Aimee e Javier videro tutta la scena delle due gatte morte e videro Kaori sbiancare.
Corsero da lei e l’accompagnarono fuori.
All’aria aperta, Kaori ebbe un conato di vomito e rigettò dal nervosismo.
Quando si fu ripresa, cominciò a inveire contro Ryo che era ancora alla festa e non si era neanche accorto dell’assenza della socia.
I due la lasciarono sfogare e quando si sentì meglio, Aimee la invitò a un’altra festa che si teneva poco lontano da lì.
Era stata invitata e non poteva non farsi  vedere sarebbe stato scortese.
Kaori accettò volentieri non voleva più stare nella stessa stanza in cui Ryo si stava facendo le due baldracche. Anzi non voleva proprio più vederlo.
Javier disse di aspettare lì qualche minuto, prendeva le loro cose e si sarebbero avviati tutti assieme.
Entrò ma fu braccato da Ryo che lo stava cercando per comunicargli di Jafar e chiedergli di Kaori.
All’inizio Ryo mentre parlava e raccontava di aver messo K.O. Jafar non fece caso alla borsa che teneva in mano Javier, quando se ne accorse, gli chiese come mai avesse la borsa di Kaori.
Javier allora gli disse che doveva portarla Kaori che era andata con Aimee a un’altra festa e che lui le doveva raggiungere tra qualche minuto.
Ryo s’incazzò e si domandò il perché Kaori non gli avesse detto niente che andava via.
Javier gli rispose tranquillamente che tutti loro l’avevano visto occupato con la ragazza dello spazio e l’infermiera. Non era il caso di disturbarlo per dirgli che stavano andando via. Le ragazze l’avevano trovato “indelicato” interromperlo mentre era impegnato al massimo dell’amplesso con le due zoccole. In ogni caso se ci teneva tanto, poteva raggiungere le ragazze, più tardi assieme a lui ma non credeva che sarebbe stata molto gradita la sua presenza. Per il momento però dovevano pensare all’ubriaco di Jafar che dormiva beatamente nel retro e portarlo lontano dalla palestra o avrebbe combinato solo guai, però prima doveva avvertire la sorella che avrebbe ritardato.
Prese il cell e chiamò la sorella:

- Ciao sono con Ryo, farò più tardi del previsto, non vi preoccupate. Siete già arrivate alla festa?
- Sì, tutto ok!
- C’è Kaori vicino a te?
- No, lei sta dentro, a ballare.
- Ok, quando la vedi, dille che ho io la sua borsa! Gliela do quando veniamo.
- Ah perché viene anche Ryo?
-Sì, cosa c’è sorellina?
- Vengono anche quelle due zoccole, perché se è così, è meglio che non si faccia proprio vedere!
- No, è solo, arriverà da solo, senza zoccole o lo lascio qui! Allora ci vediamo tra una mezz’oretta ok?
- Ok, fratellone a dopo!

- Javier ha incontrato Ryo, dobbiamo andare abbiamo mezz’ora di tempo prima del loro arrivo, mi ha detto che ha lui la tua borsa e che la porta alla festa, ciò significa che non dobbiamo aspettarlo.
- Ok, io non voglio vederlo quell’essere, andiamo.

Fu così che le ragazze si avviarono all’altra festa che distava un paio di case più in là.
Ryo e Javier raccattarono Jafar e lo lasciarono mezzo addormentato in un vicolo abbastanza lontano dalla palestra.
Ryo in tutto questo non aveva parlato ma pensava e ripensava a quello che era successo.
Kaori sapeva tutto, aveva visto tutto era stato un gran figlio di buona donna per comportarsi così.
Ora cosa sarebbe successo? Come avrebbe fatto con Kaori?

- Stai tranquillo, vedrai che la tua bella ti perdonerà se le chiederai scusa.
- Non credo, questa volta l’ho combinata grossa. Ma dove stiamo andando?
- Alla festa di Diego, le ragazze dovrebbero stare lì, almeno credo.
- Come almeno credo?
-Non mi ricordo se oggi è il turno di Diego o di Miguel!
- Eh? Non ci ho capito un tubo.
- Miguel e Diego sono i pseudo ragazzi di mia sorella.
- Come pseudo?
- Sono i due ragazzi che frequenta con più assiduità.
- E tu non le dici niente?
- Perché dovrei? Scusa la vita è sua e può fare quello che vuole.  Frequenta loro due, ma  anche altre persone, finché può si gode la vita, quando poi troverà la persona giusta si fermerà.
- Ma non ti sembra un po’ troppo libertina come situazione?
- Perché scusa? Io non tappo le ali a mia sorella, per me non fa niente di male, si scambia qualche bacio tutto qui e anche se andasse a letto con loro, l’importante è che prenda precauzioni.
- E se un giorno ti venisse a dire: “Sono incinta”. Tu come reagiresti? La faresti sposare col padre del bambino?
- No, perché non costringerei mai mia sorella a stare con una persona che non ama. Innanzitutto ne parlerei con lei, le farei il cazziatone perché non è stata attenta, dopodiché le starei vicino e l’aiuterei ad affrontare la gravidanza.
Ormai sono preparato a tutto questo da quando Kaori e Aimee erano adolescenti. Sai quanti falsi allarme e pianti perché c’erano ritardi o perché finalmente erano venute? Hai voglia! Aimee e Kaori un mese sì e l’altro pure stavano con il test di gravidanza in mano che usciva sempre negativo. Mi ricordo che in accordo con le ragazze tirammo un brutto scherzo a Joaquín.
Gli facemmo credere che Kaori fosse incinta, lui sbiancò e si sentì male, a quel punto avemmo pietà di lui e gli dicemmo che era un falso allarme. Da quel momento iniziò a prendere precauzioni. Eppure quel deficiente all’epoca aveva ventidue anni e ti assicuro che ora a trentuno anni non è cambiato molto. Ehi ma stai bene? Sei ancora vivo?
- Sì, cioè, no. Non ho capito Kaori quindi non è più vergine?
- Scusa ma perché mi fai questa domanda, dovresti saperlo o no? Non ci sei stato a letto con Kaori?
- No, onestamente ho sempre voluto rispettare Maki e non le ho mai sfiorato con un dito.
- E hai fatto male amico. Come puoi non provarci con Kaori è impossibile. È stupenda come donna, è la più bella ragazza che abbia mai visto. E tu che fai non ne approfitti? Sei un caso disperato! Ci ho provato perfino io, nonostante sapessi che sicuramente mi avrebbe rifilato un bel due di picche. Scherzi a parte, mi sembra strano che voi due non l’abbiate ancora fatto, vivete anche assieme come hai fatto a resisterle?
- Semplicemente perché ho fatto opera di coercizione su me stesso e quando è venuta a vivere da me, l’ho trattata sempre come un maschio e mi sono ormai abituato a non pensarla in modo erotico.
- Tu non stai bene! Kaori un uomo? No, Ryo tu sei suonato! Come puoi dire che Kaori è un uomo. Credimi te ne pentirai di questo tuo atteggiamento.
- Non sei l’unico che lo me lo dice. (Ndily Anche noi te lo diciamo Ryo, tu non stai bene, fatti vedere da un ottimo specialista)

Parlando, parlando erano arrivati alla festa di Diego, chiesero a uno dei ragazzi se Aimee era lì e rispose che era alla festa di Miguel e Joaquín.
Ryo quando seppe che Kaori era nella stessa stanza con l’ex si sentì montare dalla gelosia, voleva arrivare il più presto possibile a quella festa e voleva sapere tutto di quei due.
Salutarono il tipo e si avviarono alla festa di Miguel.

- Sbaglio o prima mi stavi parlando di Joaquín e Kaori?
- No, non sbagli. Ryo ti conosco da poco ma non sono scemo che cosa vuoi sapere su di loro? Spara!
- Quanto tempo sono stati assieme?
- Allora se calcoliamo solo il tempo continuato, direi tre anni se calcoliamo il tempo complessivo tra i vari tira e molla quattro anni.
- E Hide sapeva qualcosa di questa relazione?
- No, lei passava i pomeriggi dopo scuola qui da noi e Joaquín stava sempre da me in quel periodo. Si sono conosciuti quando eravamo entrambi ragazzini.  A Kaori all’inizio gli piaceva ma Joaquín non se la filava perché era solo una ragazzina, poi lei un giorno smise di andargli dietro, questo successe intorno ai suoi sedici anni. Sembrava che lei si fosse presa una cotta per un amico del fratello.
- Per caso sai se quella persona l’aveva chiamata in un modo particolare?
- Sì, ora che mi ci fai pensare c’era un nomignolo che usava questa persona, l’aveva detto ad Aimee, non mi ricordo bene, so che dovrebbe iniziare con la lettera “ S”.
- Sugar per caso?
- Sì, Kaori te l’ha raccontato questo, allora.
- No, sono io quell’uomo. Sugar Boy era questo il suo soprannome e in un giorno di primavera incontrai la mia dolce Sugar Boy.
- Capito, comunque ti stavo dicendo che da quel giorno Joaquín, iniziò a farle la corte spietata per un anno, l’andava a prendere a scuola, la riaccompagnava a casa, faceva gli appostamenti ovunque andasse. Alla fine, Kaori, esasperata decise a mettersi con lui.
Ricordo ancora, era Natale, quando Joaquín mi disse che si erano messi insieme, era contento ed è sempre stato molto preso da lei, al contrario di Kaori.
- Prima mi ha raccontato che Kaori ha aveva perso la verginità quando era adolescenza. È stato con Joaquín o con un altro?
- Questo non potrei dirtelo, ma giacché ti ho in sostanza raccontato la vita di Kaori, di quand’era adolescente, ti posso dire: sì, è stato con Joaquín e credo che sia avvenuto durante la festa del mio ventunesimo anno.
-Ah! Quindi, ora Kaori è alla festa con il suo ex, con cui ha fatto l’amore per la prima volta, con chi ha scambiato i suoi primi teneri baci.
- Se vogliamo metterla così … comunque io non ti ho detto niente, sia ben chiaro. Non voglio finire nei guai con mia sorella. In ogni modo tu non dovresti proprio essere geloso, dopo quello che hai combinato a quella povera Kaori, meriteresti di tutto. Ti sei divertito e ora fai il geloso, questo non è giusto. Volevi divertirti con delle altre donne ma almeno abbi la decenza di farlo lontano dagli occhi della tua compagna.  Dimmi quelle due rispecchiano la fama di essere due assatanate.
- Più che assatanate direi che: “Quei due, sono due assatanati”. Erano due uomini. Due trans!
- Ahahah, oddio Kaori aveva ragione a dire che avevano le tette rifatte, ahahaha, ti sei fatto fregare come un pivello. Ahahha che ridere.
- Basta ridere, quanto ci vuole per arrivare a destinazione?
- Calma, calma siamo quasi arrivati è quella casa infondo al vicolo.

Ryo geloso marcio, accelerò il passo per raggiungere la sua Kaori e anche perché voleva ignorare le risatine di Javier, ma quando arrivò mai, avrebbe immaginato di vedere quella scena.
La sala poco illuminata, nell’aria risuonavano le note di un sassofono. Riconobbe subito quella Melodia era Modoka Saxophone presente in un disco che ascoltava sempre e che ultimamente era diventata la colonna sonora delle sue serate casalinghe con lei.
Poi la vide, illuminata da un leggero riflesso dato dalla sfera luminosa, appesa al centro del soffitto, bellissima.
Ogni volta il suo cuore impazziva e non sapeva spiegarsi il perché, ogni volta era sempre così.
La vide ballare dolcemente accoccolata tra le braccia di uno sconosciuto.
Era vestito con un jeans un po’ largo, maglietta attillata bianca strappata in più punti a mezze maniche, dei foulard ai polsi, cinta marrone e un foulard legato a uno dei passanti del jeans. Bandana in testa e capelli lunghi, sciolti, castani.
Chiese informazioni ad Aimee e gli rispose che quello era l’ex di Kaori, Joaquín.
Joaquín,  portoricano d’origine, era alto poco più di Kaori, una pelle ambrata data da un’abbronzatura perfetta. Muscoloso quel poco che bastava per non sfigurare con una maglietta stracciata o a torso nudo. Capelli: castani, lunghi fino alle spalle, mossi e occhi verdi.
Questa era stata la descrizione accurata di Aimee alla richiesta di Ryo.
Stava scoppiando, quei due tanto vicini e anche le loro bocche erano vicine, troppo vicine.
L’atmosfera, dolce e romantica, la semioscurità, loro due che ballavano un lentaccio.
Insomma complice la musica, l’atmosfera giusta e il ravvicinamento, Ryo vide le bocche di quei due congiungersi in un bacio dolce e sensuale.
In quel momento la musica terminò lasciando lo spazio a un altro lento, le loro bocche ancora unite in quel bacio e Ryo che sembrava essere diventato di sale, immobile appoggiato a una parete per non cadere.
Anche la canzone successiva lo prendeva in giro, come se volesse mettere il dito della piaga. Kiss me again, baciami ancora,  e quei due non si staccavano.
Kaori e Joaquín avvolti in un abbraccio e uniti in un bacio al centro di una pista, sembravano fuori dal mondo e dalla realtà che gli circondava.

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Capitolo 3
*** 3 ***


La dolce melodia dei lenti risuonava nella sala, quel dj sembrava che avesse messo di proposito il disco con tutte le sue canzoni preferite che ascoltava con Ryo.
Ryo già lui chissà se si stava divertendo ancora con quelle due, ma sì, Kaori che ti frega di lui, ora stai tra le braccia di una persona che ti ha sempre amato, goditi questa serata, si disse.
Nonostante queste belle parole non riusciva a non pensare a lui, quel bacio durato un’eternità era diverso da quello con Ryo, lei non amava Joaquín, amava Ryo.
Quando smise di baciarlo abbassò lo sguardo, guardando verso terra, il ragazzo interpretando il gesto come segno di timidezza, le alzò la testa e le sussurrò all’orecchio le due paroline magiche che ogni donna vorrebbe sentire: “Ti amo”.
Kaori era basita, Ryo era lì l’aveva vista baciarsi con quell’uomo e ora lui gli stava dicendo le parole che lei voleva sentirsi dire da Ryo, non resistette oltre e scappò via dalla sala inseguita da Joaquín e da un Ryo che voleva avere spiegazioni.
Li seguì all’esterno e li vide appartarsi o meglio vide Kaori che tentava di stare in disparte da sola e quel Joaquín, o come diamine si chiamava lui, che era corso lì vicino e aveva iniziato a parlicchiare a bassa voce.
Lo vedeva avvicinarsi a lei ed essere respinto, Kaori gli diceva qualcosa e lui tornava alla carica, alla fine vede di nuovo quei due baciarsi. O meglio Joaquín baciarla e allungare le mani sotto la gonna e quando vide Kaori lasciarlo fare rimase sconcertato.
Joaquín era andato da Kaori a chiederle spiegazioni sul motivo per cui era scappata, Kaori si era giustificata dicendo che era stato un errore che lei non l’amava.  Il suo cuore apparteneva ad un altro e che l’aveva solo usato per dimenticare.
Lui non voleva crederci e tentava di avvicinarsi a lei per baciarla e dimostrarle che aveva torto che anche lei l’amava, come l’amava lui.
Puntualmente però Kaori lo respingeva e più lei lo respingeva più tornava alla carica e in un momento di distrazione di Kaori, lui la baciò.
La baciò in modo passionale ed erotico, Kaori spense il cervello e lo lasciò fare, involontariamente la sua mente gli giocò un brutto scherzo, sovrappose Ryo all’immagine di Joaquín e fu così che lui poté arrivare ad accarezzare la sua femminilità.
Kaori con gli occhi chiusi cominciò a gemere di passione e a pronunciare il nome di Ryo.
Ryo si sentì morire dentro, capì solo in quel momento di quanto era stato coglione, la stava perdendo. Ora era tra le braccia del suo ex ed era stato lui a spingerla. Aveva avuto la possibilità di averla per sempre e ora l’aveva persa e tutto perché si era eccitato al solo pensiero di andare a letto con un’altra, con delle altre che alla fine si erano rivelate dei trans e si era fermato. Pensandoci bene, si era fermato perché aveva scoperto che erano degli uomini o perché non riusciva a non pensare a lei? Nel caso in cui fossero state due donne reali, si sarebbe sottratto a un mokkori grandioso? Non sapeva darsi una risposta, una cosa era certa amava quella donna e non sopportava vederla così intima con un altro, ora sapeva cosa aveva provato lei.
Ora sapeva cosa significava amare una persona, desiderarla e vederla fare l’amore con qualcun altro che non sei tu. Per Kaori doveva essere stato doppiamente duro, lei ci aveva sperato in questo rapporto, cosa che lui onestamente non aveva fatto. Aveva solo seguito la corrente e l’evolversi degli eventi, se avesse creduto minimamente in questo rapporto ora, non sarebbe in quella situazione. Stanco di guardare quello spettacolo deprimente si girò e stava per andarsene quando sentì pronunciare il suo nome.
Si girò verso Kaori e la vide allontanare di scatto quel tipo che non demordeva e ritornava alla carica.
Alla fine Kaori esasperata gridò di allontanarsi da lei, che non lo voleva farlo, non l’amava e che non sarebbe mai andata a letto con uomo immaginando un’altra persona al suo posto.
Lui però non demordeva e voleva tornare all’attacco a quel punto Ryo fece il suo ingresso alla luce e il tempo si fermò, Joaquín rimase impietrito davanti all’aura di Ryo.
Kaori appena lo vide sì sentì morire e sollevata allo stesso tempo.
Ora sapeva di essere nei guai perché Ryo aveva assistito a tutta la scena, ma era anche sollevata dal fatto che ora potevano risolvere le cose se solo avessero voluto. Non aveva paura di Joaquín perché lui l’amava e non l’avrebbe mai fatto del male, comunque anche se avesse tentato di prenderla con la forza, con un paio di cazzotti assestati nel punto giusto sarebbe andato al tappeto.
Guardò Ryo e non prometteva nulla di buono, i suoi occhi erano scuri e facevano paura a tutti, tranne che a lei. Lei stranamente non provava né timore né paura per quegli occhi. Sentiva dentro di sé che non era rivolta a lei quell’espressione glaciale sul suo volto.
In ogni modo con tono freddo e inespressivo le disse di avvicinarsi a lui e di stargli accanto e non muoversi.
Kaori obbedì subito, sapeva che in certi casi era meglio assecondarlo.

- Tutto bene?
- Sì, Ryo.
- Bene! Possiamo tornare dentro, allora, tu ed io dobbiamo parlare.

Ryo si girò e in quel momento Joaquín prese il collo di una bottiglia rotta e si scagliò con rabbia contro Ryo che gli stava portando via la donna.
Kaori si accorse di tutto ciò e istintivamente coprì le spalle a Ryo, dando un calcio alla mano di Joaquín che reggeva il collo della bottiglia.
Fu tutto talmente rapido che Joaquín non si accorse di molto solo di un Ryo furibondo che l’aveva sbattuto al muro e di Kaori a terra con una gamba sanguinante.
Quando si rese conto di quello che stava per fare, si mise a piangere e chiesa scusa a entrambi a quel punto, Ryo lo lasciò andare e corse da Kaori per vedere che cosa era successo.
Trovò una ferita apparentemente superficiale ricoperta dal vetro. Per tentare di difenderlo Kaori si era ferita con la bottiglia, lui aveva percepito il pericolo ma questa volta la socia l’aveva preceduto, era stata più veloce di lui.
Ryo la prese in braccio e la portò dentro, la fece sedere sul tavolo in cucina e le medicò con l’acqua ossigenata e una benda, la ferita, per far ciò dovette abbassarle la calza.
Quando la sua mano toccò la pelle della socia, ebbe dei brividi lungo la schiena ma non ci fece caso e continuò ad abbassarle la calza, anche perché se si fosse soffermato ancora, sarebbe impazzito dal desiderio che provava per lei e non poteva averla ora, non ora che lei l’aveva visto con quei due trans, non ora che avevano bisogno di chiarirsi, non ora che doveva medicarle la ferita.
Kaori era con gli occhi chiusi, godendosi quel momento, sentire la mano di Ryo sulla sua pelle era qualcosa di unico e inimitabile, un altro non le dava quelle sensazioni. Il tocco leggero della sua mano mentre la disinfettava era leggero e lei dava piacere.
Quando Ryo si abbassò per cercare di togliere dei frantumi di vetro con la bocca, Kaori non poté fare a meno di sobbalzare.
La sua bocca vicino alla sua gamba, le sue calde labbra sulla sua gamba fredda, la faceva andare in tilt.
Alla fine Ryo la fece tornare sulla terra richiamando la sua attenzione.

- Hanno messo la nostra canzone.

Kaori non capì subito quello che volesse dire Ryo, ascoltò con attenzione la musica che proveniva dall’altra parte della casa ed era Forever in my heart.

- Già, ora come ora sembra proprio la nostra. Ryo ma che ci sta succedendo, soprattutto che mi sta succedendo? Non ci sto capendo più niente! Forse è meglio che la finiamo qui.
- Non lo so Kaori, so solo che non voglio che tutto finisca qui.
- Ci sono un milione di stelle fuori stanotte, un milione di ragioni per guardarti negli occhi. Così prima che vada, voglio solo farti sapere …
- No Kaori è inutile che tu faccia finta di cantare, non ti lascio andare.
- Che c’è la ragazza dello spazio e quella sottospecie d’infermiera non ti bastano più? Tutte le donne dell’universo non ti bastano?
- Kaori con quelle, o meglio con quelli perché erano trans, non c’è stato nulla. Appena mi sono reso conto che stavo facendo una cazzata, sono fuggito via e dopo ho scoperto che erano due uomini.
- No, Ryo dì tutta la verità. Ti sei fermato solo perché erano uomini, perché ti sei accorto che erano due uomini, ma se si fossero rivelate due donne a quest’ora, te le saresti fatte.
- Forse sì, forse no. Non so cosa avrei fatto se fossero state due donne. Io in ogni caso mi sono ritirato prima di andare fino in fondo. Perché non riesco a immaginarmi di farlo con una donna che non sia tua.
- Però quando Candy e Lamù si sono strusciate su di te, ti sei eccitato. Quando Lamù ti ha fatto un pompino e avevi la faccia nelle tette di Candy, ti piaceva, eccome se ti piaceva, eri in paradiso.
Ryo perché hai rovinato tutto? Perché con me non vuoi farlo e con le altre, anche se hanno solo sembianze femminili, lo fai?
Io ci sto male in tutto questo, comprendimi.
- Hai ragione non so che dirti.
- Ryo, guardami ma ti faccio così schifo? Sono così repellente?
- No anzi.
- E allora? Perché non riesco a stimolarti sessualmente, perché rifuggi da me.
- No Kaori non pensare questo, tu mi ecciti sono io che mi freno. Credo che sia dovuto a tutti gli anni in cui mi sono frenato.
In ogni caso in questo momento non sono solo io il colpevole fino a prova contraria, fino a poco fa tu eri appartata con il tuo ex e di certo non stavate parlando.
- Però come vedi, l’ho respinto, perché non volevo farlo con lui. La verità è che ho tentato di dimenticarti, volevo ripagarti con la stessa moneta per il male che mi hai fatto ma non ci sono riuscita, perché io immaginavo di farlo con te. Chiudevo gli occhi e ceri tu al posto del mio ex, per questo l’ho respinto, perché ti amo, perché non riesco a farmi toccare da nessuno che non sia tu.
Guardami Ryo, ho la pelle d’oca e queste sensazioni riesci a darmele solo tu. Mi stavi pulendo la ferita ed io non capivo più niente. Le tue mani sul mio corpo, anche solo una carezza mi provoca una scarica ormonale, non indifferente.
Quando ho baciato Joaquín, credevo che fossi tu. Immaginavo te al suo posto, ma le labbra erano differenti, non c’era il tuo calore, il tuo sapore su di loro. Quando poi lui mi ha detto che mi amava ancora, mi sono sentita morire, ho capito che lo stavo solo usando, facendo del male a lui e a noi. 
- E perché l’hai baciato allora, se pensavi a me, perché l’hai baciato, perché ha fatto in modo che ti toccasse?
- Perché ero arrabbiata con te, stavo male, volevo solo vendicarmi e dimenticarti. Per questo l’ho baciato.
Per il resto mi ha colto alla sprovvista, quando mi sono resa conto di quello che stava succedendo, l’ho respinto. Ci ha riprovato, appena sono uscita, a ribaciarmi ma ho respinto tutti i suoi tentativi. Poi è bastato solo un attimo, un misero secondo. Ho abbassato la guardia come una pivella, perché stavo cercando di riordinare le idee e capire tutto quello che stava succedendo. Un attimo dopo, mi sono sentita le sue mani sotto la gonna e la sua bocca contro la mia. Il resto lo sai, l’hai visto anche tu!
- Sì. Credo che a questo punto siamo pari, per oggi ci siamo fatti abbastanza male entrambi.
- Spero di sì, anche se quello che ho visto mi fa ancora male. Mi fa male il mio comportamento, mi sento sporca e falsa.
- Non ti devi sentire così, la colpa è mia perché ti ho ferito. Ho messo il dito nella piaga. Non dovevo comportarmi così. Credimi però quando ti dico che ti amo, perché è la verità. Ti ho fatto male, non sto facendo altro da anni e ora che a fatica stavi tentando di creare un rapporto, ho distrutto tutto in un nano secondo.
- Ecco Ryo, l’hai detto, io stavo tentando di costruire un rapporto, tu no e forse questa serata ci ha fatto solo del bene, abbiamo capito che così non possiamo andare avanti, io non posso andare avanti così. Non posso combattere per due, in un rapporto che fa acqua da tutte le parti. Ci ho provato, rinuncio, vai sei libero.
- Kaori ma che cavolo dici, lo vuoi capire che io non voglio che tutto finisca? Non voglio lasciarti andare, non voglio che tutto finisca prima che tutto cominci. Lo so non sono mai stato sincero, ti ho trattato male, ti ho tradito, ma per favore non lasciarmi. Non vivo senza di te.
- Should I be feeling guilty or let the judges frown? 'Cause I saw the end before we'd begun!
- Non c’è nessuna fine amore, l’hai detto tu, deve ancora cominciare la nostra storia. Non sentirti colpevole, l’unico colpevole qui sono io. Non c’è nessun giudice a giudicare quello che siamo, siamo noi i giudici di noi stessi. Me l’hai insegnato tu, ricordi? E io mi sento colpevole di non aver costruito qualcosa, quel qualcosa che ora voglio con te.
- Sì, ma io sono stanca Ryo, come devo fartelo capire, l’ultimo episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e non c’entri tu o meglio non soltanto tu. In questi mesi ho tentato di cambiare di essere più donna, di farti vedere anche il mio lato femminile e sensuale. Ho tentato di sedurti in tutti i modi e ho ricevuto un bacio, anzi due baci e una serata in cui stavo andando a letto con una persona che non amo, immaginando te. Questo è il dramma Ryo, non è tanto perché avessi deciso di andare a letto con un uomo, ma lo stavo facendo perché in mente mia eri tu. Sono arrivata a questo punto e non so davvero più che fare. Forse davvero un po’ di lontananza e questo fermarsi a riflettere ci farà bene.
- No, Kaori non puoi farmi questo, non farmi questo. I've been addicted to you. I love you.*
- Dici di amarmi e di essere dipendente da me e poi bastano le prime due gattemorte che passano a farti sragionare?
- Hai ragione, perdonami per favore, giuro che questa volta lavorerò anch’io a costruire il nostro rapporto. I am here for you if you'd only care. You touched my heart you touched my soul. You changed my life and all my goals.*
- Dimmi la verità devo crederti? Devo crederti alle belle parole che mi hai detto? Le tue parole sono importanti, non sprecarle inutilmente se non le pensi davvero.
- Kaori è la verità sono qui per te, se solo tu volessi. Tu hai toccato il mio cuore e la mia anima. Hai cambiato la mia vita e i miei progetti, i miei obiettivi. Sei parte di me, non potrei dirti queste parole se non fossero vere. Anche perché nessuna donna le merita più di te. Ti prego dammi un’altra possibilità. Riproviamoci, ti va?
- E va bene, però a una condizione.
- Quale? Per me va bene tutto l’importante che sto con te.
- Devi rigare dritto, al prossimo sbaglio, non importa tra quanto tempo essa avvenga  è finita. Ryo non voglio più trovarmi difronte a spettacoli simili ad oggi.
- Agli ordini padrona!
- Invece di sfottere, a che stai con la medicazione?
- Ho quasi fatto. Ecco finito, ma domani ti farai vedere da Doc non mi convince quella ferita.
- Si paparino.

Iniziano a ridere e a scherzare e tutta la tensione di quegli attimi sparisce, Ryo è al suo fianco e l’aiuta a scendere e a sedersi sulla sedia quando irrompe Aimee dicendo che Biancaneve è desiderata in sala, per una sorpresa e notando la ferita gli chiede che è successo.
Ryo risponde scherzando che quell’imbranata, di Kaori a messo il piede in fallo ed è caduta facendosi male.
Kaori fa la finta offesa dopodiché, comincia ridere e dice all’amica che andava tutto bene, tutta la sera con i tacchi per chi non è abituata come lei, non è il massimo e di fatti è caduta. Aimee ride dell’imbranataggine dell’amica e torna in sala mentre Kaori tenta di rialzarsi la calza ma Ryo vede che c’è qualcosa che non va nella socia e gli chiede che ha.
Lei risponde di essere preoccupata perché si vede la fasciatura e le scoccia dover dare spiegazioni a tutti, però ha un’idea e chiede a Ryo di andare a prenderle la borsa. Gli spiega che all’interno ci dovrebbe essere una giarrettiera e che lei potrebbe usare per coprire la fasciatura, in più ha un cameo appeso, quindi sembra fatto apposta. Ryo obbedisce e torna dopo poco, incazzato nero e anche preoccupato, perché in borsa aveva trovato una ricetta di un ginecologo che le prescriveva la pillola a scopo curativo.
Kaori sorrise, lo calmò e  gli spiegò che non aveva nulla di male, che il dottore gli aveva prescritto solo perché aveva dei disturbi mestruali più forti, dovute a delle piccole cisti ovariche, nulla di che.
Ryo riprese a respirare e a ritornare di nuovo del suo colore naturale visto che nel frattempo era sbiancato.
Kaori posò la ricetta nella borsa e prese la giarrettiera, la indossò e vide che purtroppo si sarebbe notata la giarrettiera, poiché era sistemata più in basso del solito, ma poteva sempre dire che le piaceva così.
Tentò di alzarsi ma il dolore era troppo forte e lì Ryo capì che non era poi così superficiale la cosa. Aveva ragione lui a preoccuparsi. Lui la sostenne con un braccio, facendo in modo che lei rimasse leggermente alzata da terra e che non posasse del tutto il suo peso a terra. Era così semplice per lui, lei era leggerissima, fin troppo leggera, non si era mai reso conto fino a quel momento di come fosse magra e sapeva che questo era anche colpa sua, anni passati a dirle che se mangiava troppo sarebbe diventata una balena e questo era il risultato.
Entrano nella sala, dove c’era la festa e un gruppo di ragazzi lì accolse gridando sorpresa.
Kaori si fiondò su di loro per abbracciarli contenta di rivederli.
Le amiche subito notarono Ryo che non mollava un secondo, Kaori. Soprattutto Ana e s’informò su di lui.

- Chi è quel bel ragazzo che ti sta mangiando con gli occhi?
- Chi Ryo?
- Ah è così che si chiama? E dimmi è il tuo ragazzo?
- Ehm non proprio …
- Allora è libero ci posso provare?
- No! Non è libero e guai a te se ci provi.
- Allora che cosa è quel Ryo per te.
- Siamo soci di lavoro e
- E …

Ryo vedendo Kaori in difficoltà s’intromise nel discorso, in questo rimaneva sempre la solita ragazzina impacciata.
-Sono il suo compagno.
- Wa che fortuna, quanto t’invidio Kaori.

Kaori fece una risata nervosa e si aggrappò a Ryo, stando incollata a lui per tutto il tempo della serata.
La serata passò in allegria tra scherzi e risate, Ryo la teneva stretta a se e faceva ben attenzione a non lasciarla mai da sola.
Ballarono anche più di una volta e Kaori si sentì come ricatapultata indietro negli anni a quando era solo una bambina e ballava su i piedi del suo papà.
Ryo, infatti, l’aveva sollevata da terra e ballava con lei, lentamente, per non farle affaticare la gamba ferita. Kaori non resisteva più a quel contatto, ogni sua carezza le provocava sensazioni nuove ed eccitanti. Aveva voglia di lui, di sentire le sue mani accarezzarle tutto il corpo, la sua intimità.
Non resisteva più a quel contatto diventato troppo ravvicinato. Si staccò da lui e non sentendo il dolore alla gamba, andò a bere un po’ d’acqua, sperando di riprendere la lucidità che stava perdendo ma sfortunatamente ecco che Ryo teneramente l’abbracciò la vita da dietro.
Kaori a quel contatto si sentì morire e si strozzò con quel sorso d’acqua che si era fermato in gola.
Ryo si abbassò per sussurrargli qualcosa all’orecchio che Kaori non capì, probabilmente voleva sapere se era tutto ok, ma Kaori a quel contatto tutti i paletti dettati dal buon senso e dall’orgoglio caddero, era troppo.
Si girò e rimanendo tra le braccia di Ryo lo baciò nel modo più passionale ed erotico che qualcuno potesse mai immaginare da lei.

- Ryo, sto impazzendo, per favore solo questa notte esaudisci il mio desiderio. Voglio essere tua, per una notte sola voglio appartenerti. Domani tornerà tutto come prima. Questa notte, però, fai l’amore con me, fai l’amore con Biancaneve. Ho voglia di te, di sentire le tue mani sul mio corpo e sentire il tuo piacere crescere in me.


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* Frase in inglese tratta dalla canzone di James Blunt Goodbye My Lover (la stavo ascoltando mentre scrivevo quel pezzo).

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ryo non rispose e la baciò con passione, anche lui la desiderava, non riusciva a fare a meno delle  labbra di quella donna: erano la sua droga.

- È un sì?

Ryo a quel punto riprese a baciarla e a salire con le mani lungo le gambe fin sotto la gonna sfiorando il fondo schiena.

- Hihihi è notevolmente un sì. Biancaneve questa notte farà l’amore con il suo cacciatore.
- No, Kaori farà l’amore con il suo uomo, il suo compagno. Kaori non voglio fingere ruoli che non ci appartengono, voglio fare l’amore con te, con la mia compagna, con la donna che amo.

Tornarono a baciarsi e dopo aver salutato gli amici, si avviarono presso casa di Aimee e sotto l’uscio della casa ripresero a baciarsi con passione, abbandonarono i soprabiti e le scarpe all’ingresso e si diressero verso l’interno dell’abitazione non smettendo mai di baciarsi.
Non c’era bisogno di parole in quel momento, non sembravano neanche due adulti ma due ragazzini alle prese con la loro prima volta.
Le mani che sudavano e tremavano, il respiro corto, le gambe che stentavano a reggersi in piedi e le labbra che non volevano staccarsi.
Il tragitto dall’entrata e alle stanze fu costellato di cadute e di lividi causati da urti accidentali ai mobili.
Arrivarono di fronte alle camere e ripresero a respirare.
Mani tremanti si appoggiarono alla maniglia e scivolarono a causa del sudore e dell’agitazione.
Kaori respirò e aprì la porta a un Ryo più impacciato che mai.
Entrarono e la porta si chiuse alle loro spalle.
L’imbarazzo all’interno della stanza era molto alto, erano arrivati a quel punto e non sapevano cosa fare, come andare avanti e sciogliere la tensione creatasi.
Tante volte, Ryo aveva immaginato questo momento, come avrebbe potuto essere, cercando di pensare a tutte le possibili varianti e sfumature, immaginare i suoi dolci occhi nocciola velati dal desiderio e dall’insicurezza della prima volta.
Sì, perché per loro era come la prima volta. Era la loro prima volta e questo bastava.
Lei era bellissima, illuminata dalla luna, era spettacolare e a lui mozzava il fiato in gola. Era questo, quello che la gente chiamava amore?
Ryo si rispose di sì era questo, il cuore impazziva e gli sembrava che stesse scoppiando da un momento all’altro.
Kaori così apparentemente forte e così fragile, nonostante le sue buone promesse sembrava un pulcino spaurito.
Ryo sorrise e il suo sorriso illuminato dalla luna fece sciogliere Kaori.
Kaori era appoggiata alla porta per non cadere, il cuore le andava a tremila, la ferita pulsava e le faceva male ma non voleva darle ascolto ora.
Quando lui sorrise si sentì tremare la terra sotto i piedi e se non fosse stata appoggiata alla porta, credeva proprio che sarebbe caduta a terra.
Alla fine respirò e fece coraggio e avanzò lentamente si tolse prima il collo alto di Biancaneve che era stato applicato in modo tale da staccarsi velocemente e senza problemi, onde poi riutilizzare il corpetto, ma come i tutti i momenti in cui vai di fretta e/o vuoi che si stacchi velocemente s’inceppa.
Ryo a quello spettacolo rise e Kaori finse di prendersela invitandolo ad aiutarla ecco che la tensione era stata sciolta.
Erano sempre gli stessi, Ryo e Kaori. Kaori la timida e impacciata ragazzina, solare e irascibile di sempre.
Ryo lo scansafatiche e il burlone per eccellenza.
Erano solo loro due, Ryo e Kaori senza nessuna maschera a proteggerli ecco perché era tutto più difficile.
Ryo si avvicinò e l’aiutò a staccare il collo e slacciarle il corpetto mentre lei fece scendere lentamente la gonna.
Era bellissima più di quello che era mai riuscito a immaginarsi. Kaori era completamente nuda e il suo corpo candido risaltava nella penombra della stanza, il suo corpo da dea illuminato dai raggi della luna era magnifico. Ryo sì scoprì a osservare ogni più piccolo particolare di quel corpo che aveva sognato per anni. Gli occhi nocciola che brillavano nell’oscurità, le lunghe gambe che lo facevano impazzire, il ventre piatto e privo di cicatrici, nonostante i proiettili che l’avevano sfiorata più di una volta.
Quel perizoma viola, che giocava al vedo e non vedo, l’ombelico così perfettamente tondo, la pelle candida, i seni magnifici, era perfetta in tutto.
No, perfetta non era il termine esatto, lei era più che perfetta, andava aldilà della perfezione, era una dea scesa in terra. Nessuna donna poteva mai eguagliarla e lui si sentiva insignificante al suo confronto, indegno di poter ricevere quel dono tanto atteso, si sentiva mozzare il respiro, come se nella stanza fosse scomparso tutto l’ossigeno presente fino al momento in cui lei si era spogliata.
Eppure sapeva di non essere fuori posto, sentiva che per la prima volta in vita sua poteva essere felice, poteva essere una persona qualunque che ama la sua donna e che muore dalla voglia di fare l’amore con lei. Finalmente non era più un assassino, uno sweeper, non era “City Hunter” e tanto meno era lo stallone che doveva dimostrare di essere un grande amatore. No questa volta era solo Ryo, un uomo qualunque che stava scoprendo la sua anima, facendo cadere la maschera che aveva sempre indossato.
Kaori era stata l’unica a capirlo realmente, aldilà della maschera aveva visto la sua essenza, il suo potenziale, aveva visto l’uomo e non il giustiziere.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse che non aver ancora distolto lo sguardo dalle forme della sua socia, che si sentiva sotto esame.
Kaori stava tremando dal freddo e non sapeva più che fare, il passo l’aveva fatto era lì difronte a lui, i suoi occhi che la scrutavano, ma lui non faceva un passo verso di lei. Si sentì male al solo pensiero di non essere all’altezza di tutte quelle donne belle e formose che si era fatto.
Lei era lì in piedi e tremante e impaurita, vedendo gli occhi di Ryo senza alcuna espressione. A quel punto decise di averne avuto abbastanza di umiliazioni quella sera.
Prese le sue cose e tentò di rivestirsi alla meno peggio e in più fretta possibile, pur di andarsene da quella stanza. Lui non la voleva era chiaro  allora perché doveva stare lì nuda davanti a lui ad essere osservata come se fosse  un oggetto da comprare? A tutto c’era un limite e lei li aveva superati tutti fino a questo momento. Si era umiliata più volte e ora questa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Ora l’unica cosa che voleva era sparire e chiudersi in camera a sfogarsi e darsi della stupida, cretina perché ci era cascata un’altra volta.
Mentre raccoglieva le sue cose, una lacrima sfuggì al suo controllo, cosa che fece svegliare Ryo dal suo trans ma Kaori era ormai arrivata alla porta.
Ryo con un balzo felino arrivò alla porta e la bloccò, non voleva farla andare via ora che poteva essere sua.
I suoi occhi incontrarono quelli di Kaori e l’abbracciò forte.

- Scusami, mi ero incanto a guardarti, sei bellissima. Non ho mai visto una donna più bella di te.

Kaori scoppio a piangere, era stanca di tutta quella serata, di dover essere forte e di dover sedurre lei Ryo. Voleva solo essere amata da lui.
Ryo la strinse ancora di più a lui e le carezzò i capelli, il collo, la schiena, la tranquillizzò e iniziò a farle il solletico per farla ridere.
Nel periodo in cui aveva deciso di stare con lei e di provare a lasciarsi andare all’amore, aveva scoperto tante cose di lei che non conosceva.
Avevano imparato a conoscersi sotto ogni aspetto e ora era arrivato il tempo di scoprire e di conoscere le sensazioni provocate dall’incontro dei loro corpi.
Ryo continuava a farle il solletico e Kaori rideva, rideva come una bambina. Finalmente le lacrime erano sparite ed era tornata la stessa di sempre.
Si staccò da Ryo e iniziò a giocare a “prova a prendermi se ci riesci”.
Gli abiti che erano retti dalla giovane donna, per non farli cadere, erano ormai a terra mentre la proprietaria correva come una pazza per tutta la camera con Ryo che cercava di braccarla.
Kaori era rimasta solo con il perizoma viola e le calze sorrette dal reggicalze.
Quest’ultima rideva come una bimba, mentre Ryo cadeva a terra ogni volta che sembrava, riuscisse a prenderla.
Alla fine Ryo riuscì a catturarla in prossimità del letto e caddero entrambi su quest’ultimo, l’uno sull’altro.
Nella stanza calò il silenzio, si sentì solo il rumore sordo di due corpi che cadono sul materasso e quello del legno che scricchiolò al peso dei due giovani amanti.
Ryo era sopra di lei schiacciandola con il suo peso, fino a toglierle il respiro, ma si sollevò subito, non voleva farle male.
Lei era così piccola, così fragile al suo confronto sembrava una bambolina di porcellana e lui aveva paura di toccarla, di farle del male, di romperla. I loro occhi erano incollati e i loro sguardi si perdevano nell’infinità dell’altro. All’improvviso, però, scoppiarono a ridere, si erano resi conto di essersi comportati come due bambini, ma si erano divertiti tanto.
Kaori sorrise e lui perse la ragione, era così bella mentre rideva era una visione.
Rimase a guardare il più bel sorriso che aveva mai visto in vita sua.
Kaori si accorse che Ryo la stava osservando con tenerezza e amore e passando le braccia intorno al collo gli disse:
- Cosa c’è?
- Niente, sei bellissima amore mio ed io sono l’uomo più fortunato al mondo ad averti accanto.
- Sì, come no. In tanto ti fai le altre.
- Kao io ti amo e ti giuro che non andrò con nessun’altra.
- Prometti!
- Promesso, non voglio perderti. Farò qualunque cosa tu mi chieda pur di non perderti.
- Allora amami!  Ryo amami come un uomo ama la sua donna. Solo questo ti chiedo!

Kaori lo baciò e lui ricambio il bacio.
Ryo baciò ogni centimetro di quel viso che tanto amava ammirare e accarezzò contemporaneamente i lunghi capelli ramati, che ora erano stesi sul letto.
Le mani di Kaori iniziarono ad accarezzargli il volto con una dolcezza infinita.
Si staccarono da quel bacio per prendere fiato e Ryo si accoccolò vicino a lei.
Rimasero a guardarsi e ad accarezzarsi, per non seppero quanto tempo.
Le carezze si fecero sempre più audaci e desiderose di andare oltre a quel semplice contatto.
Le mani di Ryo scesero ad accarezzare le lunghe gambe della compagna, delicatamente fino ad arrivare al reggicalze.
Si mise ai piedi della donna, alzò la sua gamba per sfilarle delicatamente la calza e iniziò a baciarla, dolcemente sia l’interno sia l’esterno della gamba.
Fece lo stesso con l’altra gamba, provocando gemiti di approvazioni alla sua compagna e continuò in questa direzione, fino a volerla torturare.
Kaori stufa di quel giochetto si alzò e con aria da gattina in cerca di coccole si avvicinò a Ryo e gli tolse la maglia, cominciando a esplorare il torace.
Lo accarezzava delicatamente e lo baciava seguendo le linee dei suoi addominali. Ryo aveva un fisico scolpito e per lei era bello come un dio sceso in terra.  Quando Kaori passò a tracciare i pettorali con la bocca, Ryo emise un gemito prontamente soffocato da un casto bacio.
Ryo la fece ristendere e tornò ad accarezzare quel corpo da dea, baciando quei seni piccoli e sodi.
Quando arrivò a sfiorare la sua intimità e si sorprese a trovarla leggermente umida.
Sbottonò il reggicalze e lo tolse, poi fu il turno di quel piccolo indumento che ancora lei indossava.
Ryo era molto dolce e carino con lei, non avevo mai smesso di carezzarla, di baciarla anche mentre le toglieva il reggicalze e il perizoma.
Baciò l’ombelico e la pancia, lo stomaco, baciò ogni centimetro della zona circostante al basso ventre.
Tolse anche quel triangolino di stoffa e quando vide il suo fiore rimase a bocca aperta a guardarlo.
Trovava bello anche quell’aspetto della sua donna, Kaori invece vedendo Ryo che si era bloccato sì sentì intimorita e istintivamente si coprì con le mani.
Era la prima volta a confrontarsi con le altre, con il suo ex avevano scoperto la sessualità assieme.
Joaquín era ancora vergine quando lo fece con lei e lei si sentì felice quando accadde, voleva che accadesse con una persona che l’amava e che l’aveva aspettata.  Nonostante che avesse ventidue anni, non aveva ancora trovato la ragazza giusta con cui farlo la prima volta o meglio nessuno era all’altezza di Kaori. Non si rese conto neanche lui, fino all’arrivo di Ryo che negli anni si era innamorato di Kaori, di quella bimba e poi ragazzina che aveva sempre considerato alla stregua di una sorella.
Quando lo fecero la prima volta, fu dolcissimo e pieno d’amore, era riuscita in quel periodo a dimenticarsi di Ryo e Joaquín la trattava sempre con amore.
Persa nei ricordi e nel terrore di non essere all’altezza si coprì istintivamente le parte più intime.
Ryo vedendo la paura di non essere all’altezza nei suoi occhi, la baciò e con dolcezza le chiese cosa non andasse.

- Niente e solo che hai avuto tante donne e tutte erano più belle di me.
- No, amore le altre non erano più belle di te. Tu sei bellissima, perfetta. Tutto di te è bellissimo. Kaori io ti amo e voglio che sia tu la donna della mia vita.  Ma c’è dell’altro vero?
- Sì! È solo che …
- È solo che …
- Che tu sei il secondo uomo con cui faccio l’amore. Il primo è stato Joaquín …
- Lui era il tuo ex, lo so, me l’hanno spiegato i tuoi amici. Kaori rilassati non farò nulla di ciò che non vuoi. Prometto!  Rilassati!
- Io voglio fare l’amore con te Ryo anche solo per una notte.
- Amore mio, sarà per sempre e non solo per una notte. Ti amerò per sempre e poi sei bellissima quando sei eccitata per le mie carezze, sei la donna più bella del mondo.

Lei sorrise, e sospirò di sollievo, Ryo la trovava bellissima e lei era felice ed egli riprese a baciarla e con una mano iniziò ad accarezzarla.
Accarezzò il collo, le spalle, le braccia per poi risalire lentamente e ridiscendere per i seni, lo stomaco, fermandosi un attimo prima di arrivare al basso ventre. Il tutto era molto delicato, carezze soffici e dolci, Ryo smise di baciarla e si soffermò ad ammirare il viso della sua dolce amata.
Kaori era con gli occhi chiusi, con il respiro affannoso e  i capelli sparsi su quel letto che a suo confronto sembrava così grande. Ryo la guardava e la desiderava ancora di più ma voleva procedere con calma, la mano ferma sulla pancia, ritornò a risalire lentamente verso lo stomaco e ridiscendere, finché non sentì la mano di Kaori sulla sua che lo spingeva lentamente verso il basso ventre.
A quel punto capì che lei era pronta e scese più sotto, accarezzando la sua femminilità, lentamente  sempre più lentamente, facendole assaporare ogni attimo  di quel magico istante.
Kaori strinse con forza la sua mano che non aveva abbandonato un solo attimo e con l’altra si aggrappò alle coperte ancora intatte, mentre emetteva piccoli gemiti di piacere e inarcava la schiena.
Ryo a quel punto spostò la mano ancora di più verso l’interno andando a sfiorare il piccolo pistillo di quel magnifico fiore.
Quando lo sfiorò appena Kaori sussultò e inarcò ancora di più la schiena, affondo le unghie nella carne di Ryo.
Il ritmo da lento iniziò ad aumentare finché Ryo non si accorse che lei stava arrivando al limite.
Le sue gambe si strinsero attorno alla mano di Ryo per non farla scappare via, il respiro corto e la sua mano che la toccava in un modo in cui non avrebbe mai immaginato.
La sentì irrigidirsi e capì che era giunto il momento e senza smettere mai di accarezzarla, la baciò soffocando con un urlo di piacere.
Alla fine dell’urlo Kaori si accasciò sul letto, ansimante e appagata da un magnifico orgasmo.
Quando i battiti del suo cuore tornarono, regolari riaprì gli occhi e vide Ryo a pochi centimetri dal suo volto che la guardava, le carezzava ogni centimetro del suo corpo e le stava dando un bacio sulla fronte.

- Ryo! Non voglio fermarmi, ti prego voglio essere tua.
- Credo che per oggi sia meglio fermarci, anche se anch’io vorrei andare avanti. Ma hai la febbre, credo che la ferita abbia fatto infezione.
- Lascia stare la ferita, la febbre è “Febbre d’amore” e di desiderio di te ma se non mi vuoi, non posso farci nulla. Vorrà dire che mi dovrò accontentare di aver svegliato le attenzioni del tuo “amico”.
- Kaori io ti desidero da morire, sei la cosa più preziosa che ho. Ti amo!

La baciò un'altra volta e con crescente passione, voleva riempirla di baci, assaporare ogni centimetro della sua pelle, ogni angolo più nascosto.
Non era mai sazio, scese fino all’interno coscia e con la lingua assaporava ogni minimo pezzettino di pelle, infine quando arrivò al monte della sua Venere, si estasio dei profumi e dei sapori incontrati.
Quando Kaori sentì Ryo, giocare con il suo clitoride, era in estasi, più Ryo ci giocava con la punta della lingua e lo mordeva e più il piacere cresceva in lei.
Tutto il suo corpo si contraeva, per le sensazioni che stava provando e alzò il bacino costringendo Ryo quasi a staccarsi da lei.
Lui la prese per il bacino e la fece riadagiare sul letto e riaffondò il viso nella femminilità di Kaori.
Per riprendere fiato si stacco momentaneamente da lei e la guardò in viso.
Aveva gli occhi chiusi, la bocca aperta come se un gemito di piacere le si fosse bloccato in gola.
Sentendo che Ryo aveva smesso aprì gli occhi e lo guardò supplicandolo di continuare.
Ryo acconsentì alla sua muta richiesta e si rituffò in quel mare di sapori che tanto adorava e finalmente quel gemito reciso prima sul nascere poté avere sfogo, assieme alla spuma lasciata dalle onde di piacere sulle labbra di Ryo.
Kaori stremata da quel secondo orgasmo respirava a fatica mentre Ryo si tolse i calzoni e i boxer.
Appena fu libero dagli indumenti, si mise accanto a lei, carezzandola, coccolandola e baciandola, aspettando il momento giusto per entrare in lei.
Il respiro si normalizzò e Ryo tornò a sfiorarla, lubrificandola e preparando il passaggio che l’avrebbe accolto, non voleva farle del male , voleva solo darle piacere e così fu.
Kaori sotto le tenere carezze e all’intrusione di due dita nel suo frutto più prezioso si preparò ad accogliere Ryo.
Quando si sentì Ryo staccarsi da lei ebbe un brivido di freddo, non voleva che lui si staccasse da lei, lo voleva sempre al suo fianco, però quando lo sentì entrare in lei quel brivido di freddo, si trasformò in brivido di passione.
Lui appena entrò rimase un secondo fermo per far abituare la sua compagna all’intrusione e quando  lei si rilassò lui poté dare inizio alla danza dell’amore.
Lui l’accarezzò, la baciò mentre si spingeva sempre più dentro di lei, invece, lei si era aggrappata a lui e a ogni ondata di piacere gli lasciandogli dei segni sulla schiena.
Desiderava poterlo marchiare a vita, voleva che tutti capissero che era solo suo e che nessuna donna potesse mai più avvicinarsi a lui senza capire che c’era un’altra nella sua vita.
Erano l’uno sull’altra, l’uno dentro l’altra, ad accarezzarsi e a baciarsi.
I loro sospiri di piacere erano la colonna sonora di quell’antica danza che si rinnovava ogni giorno con l’amore di due amanti.
Ryo si sentiva a ogni incontro dei suoi fianchi con quelli della sua compagna, come se avesse incontrato l’incastro perfetto, si sentiva come se fossero un'unica cosa.
Lei era bellissima e ora sarebbe stata solo sua e di nessun altro. Sorrise a quel pensiero. Stava facendo l’amore con la donna che amava, stava facendo per la prima volta l’amore. Era felice, di averla incontrata, senza di lei non avrebbe mai conosciuto l’amore.
Il ritmo che cresceva, e la voglia era incontrollabile, ma attraverso gli occhi suoi e i segnali del suo corpo, poté capire che stava arrivando all’apice della passione. Anche lui era al limite ma non voleva lasciarsi andare dentro di lei, aveva paura che fosse troppo presto.
Non avevano preso precauzione e non sapeva se lei fosse stata pronta per un futuro, soprattutto lui non sapeva se era pronto ad affrontare un’eventuale gravidanza.
Quando stava per uscire da lei, Kaori lo bloccò e le sorrise. Quel sorriso lo mandò in estasi e tutte le sue paure svanirono e attese il momento giusto per lasciarsi andare al piacere assieme a lei e ridusse l’intensità.
Quando lei fu pronta, Ryo aumentò il ritmo e vennero contemporaneamente.
Stremato, si accasciò su di lei, rimanendo ancora dentro, mentre lei continuava ad accarezzarlo dolcemente.
Finalmente Kaori si sentì completa, sentire quel liquido caldo dentro di lei, la rese felice e soddisfatta.
Ora si appartenevano e nessuno avrebbe potuto dire il contrario.
Ryo rimase ancora un po’ in quella posizione finché non sentì il corpo di Kaori rilassarsi e smettere di tremare, per poi alzarsi e prenderla in braccio per metterla sotto le coperte.
Anche se l’amplesso era finito, lei tremava ancora e Ryo toccandole la fronte si accorse che aveva la febbre alta.
Ryo si accucciò vicino a lei sotto le coperte e non chiuse occhio, era ormai l’alba di un nuovo giorno e aveva Kaori, stanca e soddisfatta, tra le sue braccia. Era felice, troppo felice per dormire e poi attendeva solo un orario più decente per correre a Tokyo da Doc
Rimase tutto il tempo ad accarezzarla e a guardarla dormire, era la donna più bella che esistesse al mondo.
Finalmente la sveglia segnò le sette e delicatamente lui si staccò da lei, indossò velocemente  un jeans e la maglia nera dell’altra sera e andò in camera di Kaori, prese le sue cose e le mise nella valigia.
Prese poi un paio di calzini, un jeans e un maglione, tornò in camera e la svegliò dolcemente.

-Amore, sveglia è ora di andare.
- Mmmm, buongiorno Ryo.
- Buongiorno principessa, sono le sette passate e ora di alzarsi.
- Hai ragione mi vesto subito.

Kaori si alzò di scatto e iniziò a vestirsi il più in fretta possibile, per non far aspettare Ryo.

- Ehi! Calmati, nessuno ci corre dietro. Non ti soffocare con quel maglione.

R yo vedendo che il collo del maglione si era incastrato l’aiutò a scendere e sfiorò la sua pancia.
Si guardò allo specchio e legò i capelli in un mollettone, trovato nella borsa.

- Mamma mia faccio schifo, ho tutti gli occhi gonfi. In borsa dovrei avere degli occhiali.  -  E cominciò a scavare dentro la borsa – Erano qui perché non li trovo uffa.
- Lascia stare sei bellissima così.
- Mi sa che sei ancora in fase mokkori, per questo mi trovi bella. Te l’ho detto Ryo, non devi fingere oggi, la notte è passata  non mi devi più niente.
- Amore, questa notte non ho finto, ti ho amato e ti amo ancora, per me sarebbe impossibile non abbracciarti, non baciarti non passare l’intera esistenza con te.

Kaori si girò verso di lui esterrefatta e si buttò fra le sue braccia.

- Oh Ryo, scusami, anch’io ti amo è solo che …
-È solo che sei abituata a vedermi con tante donne attorno e pensavi che tu saresti una delle tante, e invece ti sbagli tu sei l’unica donna della mia vita, te lo prometto non ci sarà nessuna altra donna nella mia vita.
- No, non giurare mai una cosa che non potrai mai mantenere, non lo sai che ti riserverà la vita, non ti privare della possibilità di amare un’altra.
- Kaori, l’unica altra donna che amerò sarà mia figlia. Il giorno in cui avremo una bambina l’amerò da morire.
- Ryo, non correre, non mi sento pronta è presto, voglio godermi questa storia così come si presente.
- Va bene, ma ora andiamo a salutare Aimee e Javier, dobbiamo andare da Doc, la ferita ha fatto infezione.
- Ryo, ti ripeto che sto bene.
- No, Kaori non me la beve questa. Tu ora ti fai visitare da Doc e non discutere più.

Salutarono gli amici alla stazione, con la promessa di rivedersi presto e presero il treno.
Prima di prendere il treno però apparve Joaquín, Ryo quando lo vide ebbe un istinto omicida verso quell’essere.
Joaquín si scusò per la sera precedente e sperava che lei stesse bene.
Kaori non disse nulla riguardo alla sua ferita, lo perdonò e gli disse che non era successo nulla. Si salutarono con un grosso abbraccio, sotto lo sguardo geloso di Ryo.
Quando Ryo riebbe Kaori tra le braccia, non la fece più scappare via era geloso e possessivo, ogni uomo che la guardava, riceveva occhiatacce e soprattutto le vietò di rivedere quell’essere di nome Joaquín era pericoloso.
Kaori promise di non vederlo più e si addormentò sul petto del suo uomo.
Dopo cinquantacinque arrivarono alla stazione di Kuki (久喜), Ryo la svegliò e cambiarono treno direzione Akabane.
Si sistemarono e dopo trentasei minuti esatti arrivarono alla stazione di Akabane (赤羽) e dopo circa un quarto d’ora arrivarono a Shinjuku.
Arrivati alla stazione Kaori, voleva andare a vedere la lavagna ma Ryo esasperato la prese in braccio e la portò di corsa da Doc.
Neanche un quarto d’ora era passato dal loro arrivo e Ryo con Kaori in braccio e in mano la valigia, che aveva unificato per evitare che potesse essere d’intralcio, ed era già arrivato da Doc.
Ryo spiegò tutto a Kazue e Doc che la presero subito in consegna.
Ryo non sapeva che fare era preoccupato, voleva uccidere Joaquín se a Kaori fosse successo, qualcosa l’avrebbe ucciso.
Kazue uscì dopo mezz’ora dalla sala visite e gli si avvicinò.

- Ryo, abbiamo pulito, causticato e disinfettato la ferita, Doc ha dovuto metterci qualche punto.  Abbiamo fatto tutto, dobbiamo solo aspettare che la febbre scenda.
- La posso vedere?
- Certo, ma fai attenzione sta riposando, le abbiamo dato degli antibiotici che l’abbatteranno quindi è probabile che dormirà quasi tutto il giorno.

Ryo entrò da Kaori e la vide stesa sul letto dormendo, sembrava un angelo. 
Questa situazione durò per un bel po’ di tempo per circa una settimana.
Gli amici appena seppero corsero da loro e lo invitarono più di una volta a staccarsi da Kaori, per andare a mangiare qualcosa o per andare a casa a farsi una doccia e riposarsi un po’ ma Ryo fu irremovibile.
Dormiva accanto a lei, mangiava quel poco che bastava per reggersi in piedi e non la lasciava maia sola.
C’erano momenti in cui la febbre scendeva un po’ e le permetteva di essere lucida e di chiacchierare un po’ con lui e quei momenti erano oro per lui, non si sarebbe mai staccato da lei per nessuna ragione al mondo.
Alla fine dopo che erano passati sette giorni in cui la ferita migliorava, ma la febbre non scendeva, Kaori si risvegliò senza febbre.
Ryo quando si accorse che Kaori era senza febbre e che l’infezione era stata debellata iniziò a piangere di gioia.
- Ryo … tu … stai … piangendo!?
- Sì, amore mio, piango di gioia, ho avuto tanta paura di perderti e ora che è tutto passato, sono felicissimo.
- Te l’ho detto che non era niente di grave.
- Sì, avevi ragione ora è tutto ok.

Da quella conversazione passarono due giorni, giorni in cui le condizioni di Kaori migliorarono e Ryo iniziò a essere più sereno.
Il giorno dell’uscita di Kaori dalla clinica del Doc, Ryo decise di accogliere la sua dolce amata nei migliori dei modi.
Riscaldò l’ambiente e preparò la cena in base alle indicazioni di Doc.
Decise di preparare una cena in modo magnifico e si mise dalla mattina a preparare tutto.
Scelse con cura il menù dall’antipasto al dolce, voleva che la sua Kaori avesse un’ottima cena.
Scelse d’iniziare con un antipasto di gamberi e asparagi in salsa gialla, in altre parole gamberi e asparagi lessati conditi con una salsa a base di uova, aceto, zucchero e sale.
Decise poi di continuare con Riso al vapore con salmone al tè verde.
Per fare questo piatto ci mise tutto l’impegno possibile.
Tagliò il salmone e lo mise a marinare con la soia e il mirin (vino dolce prodotto dalla fermentazione del riso glutinoso. È utilizzato nella cucina giapponese per creare l’equilibrio tra sapori forti e delicati, ma anche come glassa per cibi cucinati.)
Pulì il cipollotto e lo tagliò finemente mentre il pesce marinava.
Lasciò così in attesa d’impiattarlo e servirlo e passò alla carne “Manzo con tagliatelle di verdure”.
Tagliò il filetto in piccoli cilindretti, aggiunse sale e pepe e lo rosolò a fuoco molto vivace in una pentola antiaderente con un filino d’olio per due o tre minuti.
Dopodiché l’adagiò in una scodella e li mise a marinare, nell’olio con un pizzico di peperoncino, sale, senape e salsa di soia, in frigo per qualche ora.
Pulì e affettò le verdure che sbollentò al dente, in acqua calda salata e lasciò a marinare con lo stesso composto della carne.
A quel punto guardò l’orologio e si accorse che aveva poco tempo per sistemare la casa e si diede da fare.
Sistemò il disastro in cucina e apparecchio la tavola.
Tovaglia bianca, con sottopiatti rossi su cui è adagiato un piatto bianco, tovaglioli di carta stoffa rossi, bicchieri bianchi, posate e bacchette.
Per finire il tocco finale petali di rosa essiccati, bianchi – rossi e rosa, sparsi sulla tovaglia, delle rose rosse di tessute, inserite al centro tavola in un bicchiere e delle roselline sempre rosse attorno al bicchiere.
La mattina mentre faceva la spesa, era passato dal fioraio e aveva preso un mazzo di garofani bianchi che simboleggiavano l’amore puro ed eterno, in più aveva messo al centro della composizione uno stelo di orchidea minore (pan di cuccolo) che stava a significare sono tuo per sempre.
Aveva in oltre preso una rosa rossa a stelo lungo per disporlo sul piatto, così quando si sarebbe seduta, avrebbe trovato la rosa.
La tavola era stata sposta nel salone e aveva ricreato un’atmosfera romanticissima.
Aveva disposto per tutto il percorso che andava dal corridoio al salone e alla cucina delle candele profumate da accendersi nel momento in cui sarebbe arrivata lei.
Davanti alla tv aveva apparecchiato il tavolino con una fondutiera e della frutta attorno, per preparare della fonduta di cioccolato, aveva affittato anche un film in tema, Choccolat.
Aveva cambiato perfino le lenzuola ai letti e tutto perché voleva che Kaori dormisse in lenzuola, fresche e pulite.
Un’ultima occhiata all’orologio e gli mancavano giusto venti minuti prima di uscire e doveva ancora prepararsi lui e sistemare il bagno.
Si fece una doccia veloce, ritenendo che non era il caso di perdere tempo per mettersi a mollo nella vasca da bagno, asciugò alla svelta i capelli e pulì il bagno nel giro di un quarto d’ora. Gli rimanevano solo cinque minuti per vestirsi e uscire da casa.
Si vestì molto semplice ed elegante, un jeans, un maglione a collo alto, nero, e il suo classico spolverino.
Uscì di corsa e andò a prendere la sua Kaori, solo che quando arrivò vi trovò Mick a fare il cretino con Kaori.
Ryo, respirò profondamente e dopo aver contato fino a dieci, deciso a non voler rovinare questa serata, chiese cortesemente a Kazue di fargli sparire Mick dalla vista o avrebbe fatto una brutta fine se si fosse avvicinato ancora di più alla sua Kaori.
Kazue rassegnata a questi attacchi mokkori di Mick lo trascinò lontano da Kaori e Ryo poté regalare il mazzo di fiori a Kaori.

- Questi sono per te, per dimostrarti il mio amore incondizionato.

Kaori gli annusò e sorrise.

-Grazie sono stupendi, sono i miei fiori preferiti e in più hai messo i fiori del matrimonio di Miki. Che dolce che sei.
- Te lo meriti amore mio, come stai oggi?
- Un po’ debole, ma meglio.
- Mi raccomando però ora che andiamo a casa non cominciare con le tue martellate, devi riposare.
- Vedremo, se farai il bravo oppure no.
- In ogni caso, principessa, prego la carrozza ci sta aspettando.

Ryo, la sollevò da terra e prese la sua principessa in braccio andando a salutare gli amici, ringraziando Doc.
Doc fece le raccomandazioni del caso, riposo assoluto per un’altra settima, anche se ora stava bene, doveva riposare e riprendere le forze.
Mick tentò un attacco mokkori su Kaori che Ryo fermo con un piede sulla faccia del biondino.
Uscirono dalla villa e la depose gentilmente sul sedile della mini, fece rapidamente il giro e salì a bordo dell’auto.
Ryo e Kaori arrivarono a destinazione nel giro di mezz’ora, causa traffico, sotto casa Ryo la riprese in braccio,contro parere contrastante della donzella, e la depositò solo sul pianerottolo con l’obbligo di non entrare finché non gliel’avesse detto lui.
Ryo entrò e in un battibaleno acese tutte le candele sparse per la casa e la fece accomodare con gli occhi chiusi.
Quando Kaori aprì gli occhi, rimase senza fiato era tutto romanticissimo, Ryo aveva preparato per fino un vaso in cui mettere i fiori.
La fece accomodare sul divano e andò a prendere due calici con una bottiglia di vino e a mettere in caldo nel microonde l’antipasto.
Aveva fatto il giro delle enogastronomie per trovare del buon vino italiano e alla fine aveva scelto d’iniziare la cena con un greco di tufo, di origine campana, della provincia di Avellino.
Portò la bottiglia in salotto e mise un po’ di musica jazz per creare l’atmosfera.
Degli stuzzichini salati erano stati appoggiati sul tavolino da accompagnarsi al vino.
Si sedette al suo fianco gli versò un po’ di vino e brindarono a loro due e al presente.
Chiacchierarono del più e del meno com’erano soliti fare, anche se più lo guardava, più lo trovava bellissimo e lei si sentiva inadeguata.
Lui era perfetto, quel dolcevita che evidenziava tutti i muscoli, i capelli spettinati e ribelli ma che gli davano quell’aria da macho, quel jeans che mostrava perfettamente il suo sedere . Era da mozzare il fiato, era un adone.
Lei invece si sentiva brutta, indossava un maglione sformato e un jeans largo e i capelli raccolti in una coda e soprattutto si sentiva addosso l’odore dei disinfettanti e voleva toglierselo.
Alla fine quando prese coraggio, Ryo la lesse nel pensiero e gli disse:

- So questi giorni da Doc non sono stati molto belli, che sarai stanca e vorrai solo rilassarti. Per questo motivo ho pensato a questa. Ora mentre vado in cucina perché non ti vai a mettere qualcosa di più comodo? Quando dico qualcosa di più comodo, significa che non voglio vedere tacchi, vestiti eleganti e tantomeno ti voglio vedere truccata.
- Come fai tu a leggermi nel pensiero non lo so. Volevo farmi bella, per questa serata giacché tu sei bellissimo.
- Amo, tu sei bellissima e mi piaci anche senza un filo di trucco, appena sveglia con gli occhi ancora insonnoliti, i capelli arruffati e soprattutto sei ancora più bella dopo che abbiamo fatto l’amore.
- Dai così mi fai arrossire, non sono così bella come mi descrivi, la sera della festa ero una strafigona l’ammetto ma era una maschera , tutto merito dell’abbigliamento e del trucco. Normalmente non sono tutta questa bellezza.
- A quanto pare in questi anni mi hai preso troppo sul serio. Io e la mia cavolo di boccaccia che mi ritrovo, potevo star zitto qualche volte invece di offenderti sempre. Kaori tu sei bellissima e non voglio discutere su questo punto. Te lo dirò fino alla nausea se sarà necessario, ma tu sei perfetta e sei la mia donna. La persona che amo più della mia stessa vita.  Ora vado a controllare l’antipasto e tu fili a metterti più comoda.

Kaori a quell’ordine non fiatò e andò in camera sua e lì decise d’indossare qualcosa di comodo. Aveva ragione Ryo, ora sarebbe perfettamente inutile vestirsi elegante, anche perché si sentiva spossata e dopo cena di sicuro si sarebbe addormenta, com’era accaduto in questi giorni, causa i medicinali. In ogni caso, però, voleva essere carina per lui e quindi scese un pantalone di un pigiama a vita bassa a zampa d’elefante grigio e sopra ci aveva messo una canottiera, corta, rosa e grigia con un pupazzetto sopra e per finire ai piedi un paio di calzettoni sportivi, doppi.
Si sciolse i capelli e se li pettinò  un po’ per poi rilegarseli in uno chignon, si struccò e si avviò da Ryo in cucina.
Entrò e Ryo stava impiattando l’antipasto e si avvicinò a spiare quello che stava facendo e l’abbracciò da dietro.
Ryo che da quando la sua socia era entrata in quella camera aveva fatto finta di nulla, ma quando la ebbe vicino e poté sentire il suo profumo, non resistette oltre e si girò verso di lei per ricambiare l’abbraccio e per baciarla.
Moriva dalla voglia di sentire quelle labbra sulle sue, sembrava che fossero passati secoli e ben presto quel bacio si trasformò in qualcosa di più.
Le mani dai fianchi si spostarono sotto la maglietta accarezzando i fianchi, la schiena e i seni.
La bocca si spostò verso i lobi dell’orecchio e lo cominciò a mordicchiare a baciarlo, scendendo sul collo.
Kaori non rimase ferma e anche le sue mani viaggiarono sotto il maglione di Ryo e glielo sfilò.
La bocca di Kaori scese sul torace di Ryo e iniziò a baciarlo, a mordicchiare i capezzoli e il respiro si fece caldi e affannoso e ben presto anche il pavimento della cucina conobbe la passione dei due amanti.

- Ti ho fatto raffreddare l’antipasto che avevi preparato con tanta cura.

Ryo riprese a baciarla e solo quando si staccò da lei ed ebbe preso fiato rispose.

- Non importa ho avuto un antipasto ben più saporito di quello che avevo preparato.
- Dai passami gli slip che stanno vicino a te, perché non so tu, ma io avrei voglia di mangiare.

Ryo si girò verso di lei e iniziò a baciarla sul collo sussurrando all’orecchio.

- Se hai ancora fame, ci sono io qui, possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato.
- Calma i tuoi bollenti spiriti stallone, voglio mettere qualcosa di diverso nel mio stomaco, qualcosa di solido e non di liquido e soprattutto che non provenga da te.
- Fino a poco fa, non la pensavi così e sbaglio o quello che hai ancora vicino alla bocca è parte di me.
- Scemo, si è tuo però io ho fame di altro, voglio cenare.
- Ma ci sono io qui che ti può sfamare.
- Allora muoviti culetto d’oro e torna a preparare la cena o ti lascio a secco per molto tempo.
- Non mi dai neanche il tempo di una sigaretta?
- No, ho fame e tu mi hai invitato a cena, quindi datti da fare.
- Va bene, agli ordini capo. Sei una schiavista.
- Se fossi una schiavista come dici tu, non ti farei rivestire ora, ti ordinerei di cucinare nudo.
- Mmm, io avrei un'altra idea, usare il tuo corpo come piatto.
- Scordatelo!  Ryo te l’ho detto HO FAME e non di mokkori.
- Uffa, va bene!

Ryo si alzò, si rivestì, aiutò Kaori ad alzarsi e mentre lei tentava di rivestirsi lui, la spogliava e la baciava, Kaori gli teneva a bada le mani e non seppe neanche lei come ma finirono o meglio iniziarono di nuovo da dove avevano lasciato in precedenza.

- Hai finito ora?  Io ho fame!
- Lo dicevi anche poco fa ma il secondo round ti è piaciuto.
- Sì, non lo nego ma ora sono stanca Ryo, ho fame e non mi sento molto bene, quindi se non ti dispiace, vorrei cenare.
- Subito, madame. Hai ragione amore, ora riscaldo subito la cena.
- Alleluia!
- Ehehe, la verità è comincio ad avere anch’io fame, dai ti aiuto a vestirti.
- No grazie faccio da sola o va a finire che facciamo un’altro round.
- Giuro che tengo le mani apposto.
- E va bene, facciamo così, io mi vesto e tu prepari l’antipasto.

Mentre Kaori si rivestiva, squillò il telefono e rispose.

- Pronto.
- Casa Saeba? C’è Ryo?
Una voce femminile e sensuale rispose dall’altro capo della cornetta e a Kaori cominciò a salire in sangue in testa.
- Sì, chi lo cerca a quest’ora.
- Digli solo che c’è Jane della festa.
- Ryo sei desiderato al telefono, da una certa Jane. 
Kaori si allontanò e tra i denti bofonchiò:
- Ora ci manca solo Tarzan e stiamo apposto. Ma che scema se lei è Jane, lui è Tarzan.
Ryo rispose al telefono controvoglia e dopo la reazione di Kaori, aveva voglia di non rispondere neanche, ma doveva dire a quella scocciatrice di non rompere più.
- Sì, pronto sono Ryo.
- Ciao Ryo, ti ricordi di me? Sono Jane, ci siamo conosciuti alla festa in maschera.
- No, non mi ricordo di lei e non m’interessa ricordare. Addio.

Chiuse il telefono e corse dalla sua bella, abbracciandola da dietro, era così bella mentre cucinava, ma lei s’irrigidì appena la toccò.

- Sei bellissima.
- Ryo non attacca.
- Sai che mi piaci quando fai la gelosa, sei ancora più bella.
- Non sono gelosa!
- Ah, no! Allora non t’interesserà sapere che non mi ricordo di quella tipa e che l’ho mandata al quel paese perché m’interessa un’altra donna.
- E chi sarebbe questa donna?
- Biancaneve.
- Mmm, e chi sarebbe mo questa Biancaneve.
- La “Biancaneve” che amo è anche un po’ strega. Essa mi ha sedotto quella sera e mi seduce ogni giorno che passiamo assieme.

Kaori finalmente si rilassò e lui seppe che era andata, questa volta era riuscito a salvare il tutto sul nascere.

- E’ pronto, dai Ryo andiamo a mangiare.
- No, ferma, non portare nulla. Ora ti farò accomodare a tavola dopodiché ti servirò la cena. Sarò il tuo cuoco e cameriere per questa serata.
- Va bene.

Ryo fece accomodare Kaori a tavola e le donò la rosa. Lei sorrise e l’annusò era felice di essere così coccolata da lui e sapeva che non sarebbe durato a lungo quel momento di tranquillità e si volle godere a pieno quella sera. Per tutti sembrava una sera come un'altra ma per loro no, era una sera fuori dal mondo, dove esistevano solo loro due.
Persa nei suoi pensieri non si accorse dell’arrivo di Ryo e che lui la stesse fissando con occhi pieni d’amore.
Lei ricambiò quello sguardo e non poteva crederci, che lui tra migliaia di donne, mesi fa aveva scelto lei e ora si sentiva ancora più vicina a lui. Non era vero che era stato solo per una sera, lei l’avrebbe voluto per sempre. Ora che era stata sua più di una volta sapeva che se fosse successo qualcosa a uno dei due o se il loro rapporto fosse andato a scatafascio, entrambi sarebbero stati molto male.
Ryo non resistette oltre e prese un garofano bianco dal centro tavola, tagliò il gambo e lo infilò tra i capelli, ormai sciolti di Kaori.

- Ecco così sei ancora più bella! Dai ora mangiamo prima che si raffreddi.

Kaori ancora imbambolata tra la realtà e la fantasia, annuì, ma manteneva ancora la rosa tra le mani senza staccarsi da lei un solo secondo.
- Ehm! Siamo d’accordo che in alcune cucine si mangiano anche i fiori ma questa rosa non si sposa con il piatto che ho preparato.
-Eh, scusa ero nel mondo dei sogni. Comunque si hai ragione, ora la metto nell’acqua.

Posò la rosa e iniziò a mangiare l’antipasto il tutto annaffiato con il vino che avevano aperto qualche ora fa.
Risero e scherzarono per tutto il tempo, Kaori gli fece i complimenti e ne approfittò un po’ per scroccare qualche cena cucinata da lui.
Erano entrambi rilassati e felici, il vino comincia a fare effetto e Kaori iniziò a essere un po’ brilla e Ryo capì che forse era meglio fermarsi un po’ con il vino e continuare con l’acqua. La voleva lucida e non ubriaca, quella sera.
Andò in cucina e finì di preparare il “riso al vapore con salmone e tè verde”.
Prese il salmone, la salsa marinata e i cipollotti tagliati dal frigo, due ciotoline dalla credenza.
Il riso era ancora nella pentola, solo allora si accorse di averne fatto un po’ troppo, ma non importava per lei avrebbe mangiato riso in bianco per una settimana.
Riempì le due ciotoline con il riso e sovrappose le fettine di salmone e la salsa di marinatura, coprì il tutto con il tè bollente e con un piattino.
Aspettò qualche minuto dopodiché aggiunse un pizzico di wasabi e il cipollotto. Secondo la ricetta avrebbe dovuto metterci anche il sesamo ma la sua dolce metà era allergica e quindi evitò di utilizzarlo.
Lo portò a tavola e Kaori lo guardò con occhi sognanti, immaginando le altre volte in cui lui avrebbe cucinato.
Ryo intuendo i suoi pensieri le disse:

- Non ci pensare neanche.
- A cosa?
- Lo sai bene, perciò non ti abituare.
- Uffa ed io che già mi pregustavo qualche riposo settimanale dalla cucina.
Kaori gli fece gli occhietti dolci e Ryo cadde ai suoi piedi.
- E va bene, lo sai che quando mi guardi così non riesco a dirti di no ma non più di un giorno a settimana.
- Affare fatto e poi questo riso è squisito, sei un ottimo chef.
- Non correre non è merito mio, ma di un tuo libro di ricette, io non so cucinare. Per fare questa cena mi sono messo all’opera questa mattina e non sai quante volte ho sbagliato.
- Non fa niente impari, vorrà dire che d’ora in poi mi aiuterai in cucina e se provi a immaginare qualcos’altro di diverso dal cucinare giuro che non mancheranno i martelloni.
- Messaggio recepito.

Dopo di questa breve presentesi tornarono a chiacchierare godendosi la serata, il vino tornò protagonista della tavola e finì molto presto.
Ryo stava per aprire un’altra bottiglia ma Kaori lo bloccò, non era il caso di aprirne un’altra era già abbastanza brilla e Ryo senza discutere posò la bottiglia senza aprirla.
Kaori era unica e speciale e prima di andare dì la a prendere il secondo la fece alzare da tavola e la invitò a ballare come quel giorno della festa e lei accettò molto volentieri, questa volta sulla loro canzone non discutevano ma ballavano ed erano felici.
La mente di Kaori viaggiò a quella sera di una settimana fa quando sembrava tutto perso e invece ora era a casa abbracciata a lui e stava ballando sulla loro canzone. Non poteva essere più felice di così ma aveva paura che la sua felicità durasse un attimo, l’illusione di quella settimana appena passata.
Ryo come avvertendo i timori della sua compagna la strinse più forte e gli sussurrò: “Non ti lascerò mai”.
La canzone finì e Ryo la fece riaccomodare a tavola, le versò dell’acqua e andò in cucina a preparare impiattare il secondo.
Pose la verdura sul piatto di portata e ci adagiò sopra la carne il tutto condito con la marinatura sia della carne sia della verdura e lo servì.
Kaori gli fece i complimenti e gli chiese se era sicuro che non volesse cucinare lui d’ora in poi, perché era bravissimo.
Scherzarono, le mani si sfioravano ed erano felici, anche la morte difronte alla loro felicità al loro amore sarebbe andata via per tornare mai più, nessuno vedendoli in quel momento, sapendo tutto quello che avevano passato per arrivare a quella sera, così speciale per loro, avrebbe mai avuto il coraggio di divederli.
Finirono di cenare e in cucina cominciò la guerra a chi dovesse lavare i piatti, Ryo non voleva che lavasse i piatti, anzi voleva che lei non facesse nulla quella sera tranne che rilassarsi. Alla fine i piatti furono lavati da entrambi e giocarono con la schiuma lanciandosela contro. Le mani mentre lavavano i piatti si sfiorarono più di una volta e s’intrecciarono per minuti che parvero eternità in cui contavano solo loro due.
Erano piccole cose ma per loro significavano tanto, significava un’apparente normalità.
Alla fine Ryo dovette preparare la fonduta e Kaori lo graziò dicendo che ci pensava lei, che era meglio che ci pensava lei o lui avrebbe fatto impazzire la cioccolata, creando dei grumi.
Con santa pazienza Kaori si mise vicino al fuoco a girare il cacao, che si scioglieva in una ciotola a bagnomaria e quando l’acqua diventava troppo calda, spegneva il fuoco e lo accendeva dopo poco.
Ryo la guardava a bocca aperta era bravissima, se ci fosse stato lui, al suo posto avrebbe combinato dei casini enormi e addio fonduta, non credeva che fosse così difficile sciogliere il cioccolato. Soprattutto non sapeva che ci volesse la panna per dolci e il liquore al suo interno.  Pensava che la panna servisse per accompagnare il tutto.
Quando fu sciolto, vide Kaori aggiungerci del burro e lui gli chiese il perché.
Lei rispose che serviva per rendere lucido il cacao.
Alla fine Kaori lasciò il tutto in mano a Ryo sapendo che non poteva succedere nulla.
Andò a prendere la fondutiera in salotto e la portò in cucina, nel frattempo Ryo aveva aggiunto della cannella e del peperoncino.
Quest’ultimo perché sapeva che era afrodisiaco e poi anche perché si sposava bene con il cacao.
Ryo versò il cioccolato nella fondutiera e involontariamente si sporcò le mani di cioccolata e iniziò così a giocare con Kaori.
Le sporcò il naso e lei per ricambiare tentò di sporcarlo ma Ryo le prese la mano con e le lecco il dito sporco per poi passare al naso, e con l’altra mano l’abbracciò stringendola a sé.

- Sai che il cioccolato fa bene alla pelle?
- Sì, lo so.
- Sai anche che la sulla tua pelle è ancora più buono il cioccolato.
- Ryo, ti conosco, dove vuoi arrivare?
- Da nessuna parte, non voglio muovermi da qui, non voglio staccarmi dal tuo corpo.
- Ti stacchi invece, perché io mi stacco da te. Ne parleremo domani di quello che avevi in mente.
- Mmm io vorrei testarlo stasera.
- Ryo! Non ho intenzione di mettermi quella cosa sul corpo.
- E se ti mettessi solo la panna?
- Ryo! Basta! Sei insaziabile!
- Sì, tu non mi basti mai. Ho sempre voglia di te, della tua pelle e di altro che ti lascio immaginare.
- Io invece voglio sedermi sul divano e gustarmi questa fonduta davanti alla tv.  Altrimenti possiamo fare che il tuo amico assaggi lui questa fonduta e senza aspettare che diventi tiepido.
- No, il mio amico non ci tiene e neanche io, quindi faccio il bravo.
- Ok, allora posso portarla di là la fonduta e non dovrò sprecarla per farti calmare i bollenti spiriti.
- Più che calmare fai ustionare i miei bollenti spiriti, così.
- Ryo, devo agire?
- No, non c’è bisogno. Prego, madame si accomodi sul divano io le porterò a destinazione la fonduta.

Kaori rise come una pazza guardando l’espressione terrorizzata del suo compagno e si accomodò sul divano.
Ryo adagiò il pentolino sul fornellino, si accomodò sul divano accanto a lei e dopo aver brindato a loro con un bicchierino di porto, la strinse tra le sue braccia e premette play sul telecomando.
Si avvicinò all’orecchio e le sussurrò:
- Questo è per te, dolce amore mio.

Ryo aveva noleggiato il film “Chocolat” con Juliette Binoche e Johnny Depp e quando apparve sullo schermo Johnny Depp Kaori, si girò verso Ryo dicendogli:

- Come facevi a sapere che Johnny Depp è il mio attore preferito e l’uomo dei miei sogni più proibiti?
- Uhm, non lo sapevo, ho scelto questo film perché in tema con il cioccolato.
- Sai mi ha fatto un grandissimo regalo, era da qualche tempo che non ammiravo quegli occhi castani che fanno mozzare il respiro. Il pirata dagli occhi più desiderati al mondo per i quali farei follie.
- Mhm! Saresti disposta anche ad andare a letto con lui?
- Hai voglia, di corsa, con uno strafigo del genere non mi farei scappare quest’opportunità per niente al mondo. Johnny Depp è sempre Johnny Depp.
- Uhm! Quindi mi tradiresti per lui!
- Perché dovrei tradirti scusa, noi siamo solo soci con un’ampia intesa sessuale.
-Non siamo solo soci, tu sei la mia donna. Ti amo Kaori come devo dirtelo, come devo fartelo capire.
- Lo so che mi ami, gelosone che non sei altro. Sei talmente geloso da non accorgerti che ti stavo prendendo in giro. Ti amo anch’io scemotto e non ho bisogno di Johnny Depp, mi basti tu.
- Mi ha fatto fesso, ci sono cascato come una pera cotta. Ti amo tanto anche per questo, scemotta mia dolce.
- Però oddio se ne avessi l’opportunità …
- Ancora?
- Ok, la smetto, prometto.

Dopo questa breve discussione tornarono a godersi il film, mangiando la fonduta di cioccolato e frutta e ogni tanto si comportavano come due piccioncini, imboccandosi avvicenda.
La serata passò tranquilla e come previsto Kaori verso la fine del film si era addormentata tra le braccia del suo amore.
Lui spense la tv e la portò a letto, dove l’adagiò e la coprì delicatamente per poi coricarsi accanto a lei abbracciandola forte.
Rimase a contemplarla e ad accarezzarle i capelli per un po’ di tempo finché le dolci braccia di Morfeo non lo cullarono in un sonno dolce e profondo come il loro amore.

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E anche questa storia è finita. Da quando doveva essere una shote si è trasformata in una storia in quattro capitoli. Scuate! br> L'ispirazione è il nome della storia l'ho avuta ascoltando la canzone di Alexia e Lavezzi "Biancaneve".
Spero che vi sia piaciuta e vi ringrazio di averla letta e ringrazio anche chi l'ha commentata!
Vorrei approfittare di questo spazio per fare gli auguri in ritardo di un giorno a tutte le donne, per la loro festa e gli auguri a Kikka perchè oggi compie gli anni!! Auguriiii!

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