For your eyes only

di eppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** AVVISO NUOVA PUBBLICAZIONE ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Se qualcuno si fosse azzardato a interpellarla quel pomeriggio di fine dicembre, probabilmente Jane Collins avrebbe dato di matto.
Non riusciva ancora a credere a quanto fosse accaduto, a quanto stesse accadendo proprio in quelle ore. E si augurò che a nessuno venisse la brillante idea di telefonarle o anche solo mandarle un banale messaggino per chiederle come avrebbe trascorso l'ultima sera di quel disastrato quanto inaspettato duemilaquindici, perchè in quel caso non avrebbe risposto delle proprie azioni, e avrebbe scaricato sul povero malcapitato o malcapitata tutte le tensioni di quella giornata fuori dal comune. 
E pensare che si era svegliata con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro!

Si era concessa un'abbondante colazione con tanto di stracalorici 'pan di stelle' letteralmente immersi in una tazza di latte, e poi, con gli occhi che le ridevano dalla felicità, aveva salutato i suoi genitori prima di salire sull'autobus che in una mezzoretta buona l'avrebbe condotta all'aeroporto di Belfast. E lì, secondo i suoi piani, avrebbe dovuto aver inizio il suo sogno di trascorrere il Capodanno nella città che amava più al mondo.. e non un disastro che in quel momento le pareva di proporzioni bibliche.
Il volo per la bella quanto multietinica e affollatissima capitale britannica, sarebbe dovuto partire a mezzogiorno in punto di quel trentuno dicembre, e circa un'ora più tardi, Jane avrebbe finalmente riabbracciato la sua amica Annie. Aspettava quel giorno da mesi e mesi, e proprio non le andava giù il fatto che tutto fosse andato dall'aria. Teneva così tanto a quel viaggio per due motivi: il primo era sicuramente rivedere l'amica londinese che aveva conosciuto in vancaza a Brighton l'anno prima, e tutta la sua famiglia, per non dire suo fratello Jonas e basta; e il secondo era da attribuire al fatto che non avesse mai avuto prima di allora l'opportunità di ammirare l'affascinante megalopoli in tutto quel tripudio di luci e decorazioni natalizie. 
Aveva sempre pensato che Londra a Natale fosse in grado di offrire uno di quegli spettacoli imperdibili per gli occhi, e per il cuore di chi come lei aveva sempre avuto un debole per quella città. 
Peccato che in quel momento si sentisse lontana anni luce dal poter realizzare quel sogno...
La giornata aveva cominciato a prendere la piega sbagliata quando, proprio mentre si accingeva a fare la fila per il check-in, era stato annuciato che il volo per Londra sarebbe partito con un ritardo di qualche ora,  causa le condizioni meterologiche: pareva infatti che la capitale britannica fosse stata investita da una tempesta di neve che aveva mandato in tilt la rete dei mezzi di trasporto pubblici e persino gli aeroporti.
Di fonte a quella notizia, Jane non si era fatta prendere dal panico, anzi, aveva immaginato quanto sarebbe stato bello assistere a una nevicata con i fiocchi, letteralmente, proprio nella sua città preferita; non le importava di tardare di qualche ora rispetto alla tabella di marcia, anche perchè aveva sempre amato la neve....fino a quel momento.
Il problema si era fatto drasticamente più serio quando i fiocchi avevano cominciato a volteggiare indisturbati nel cielo di Belfast.
Aveva controllato le previsioni meteo più volte, proprio per scongiurare ostacoli soffici e bianchi come quello, e poteva giurare che nessuno avesse previsto una nevicata nella città Irlandese proprio per quel giorno.
Jane aveva capito che la situazione si stava mettendo male, non appena i fiocchi avevano cominciato a disporsi ordinatamente sull'asfalto, ma di nuovo, era stata la voce metallica, come l'aveva sempre chiamata lei, ad annunciarle l'inizio del disastro. Il volo era stato ovviamente cancellato, ma gli operatori, le hostess e i piloti, si auguravano di riuscire a toccare il suolo londinese prima dell'inizio del nuovo anno.
La ragazza decise che non si sarebbe mossa da lì fino a quando non sarebbe salita su quell'aereo (anche perchè era impossibilitata persino di tornare a casa dei suoi, e in ogni caso non aveva nessuna intenzione di arrendersi così facilmente) e pensando alla piega che avesse preso quella giornata che avrebbe dovuto essere perfetta, si avviò verso il distributore automatico in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti per placare la fame e il nervosismo.
Erano ormai quasi le diciotto, e fuori continuava a nevicare fitto, quando a pochi passi da lei, sentì per caso la conversazione telefonica di un ragazzo suppergiù della sua età.
Il tipo, a metà tra il divertito e il seccato, stava palesemente chiacchierando con un amico, e altrettanto palesemente avrebbe dovuto essere un suo compagno di volo, dato che sembrava star spiegando al suddetto amico proprio i disagi dovuti in primo luogo alla nevicata a  Londra, e poi a quella a Belfast, alla quale tutti stavano ancora assistendo.
Christopher Leeds era girato di spalle, e fu solo quando chiuse la telefonata con il suo amico Brian, che avrebbe dovuto fargli compagnia in quella situazione se solo non si fosse ammalato, che si accorse di una ragazza seduta nella sala d'aspetto insieme ad altri cento viaggiatori, che in quell'esatto istante stava guardando proprio lui. I loro occhi si incrociarono per meno di un istante, perchè lei distolse velocemente i propri da quelli di lui per controllare ancora una volta la situazione all'esterno del prefabbricato nel quale da ore erano entrambi rinchiusi. Lui pensò di avere alzato un po' la voce parlando al telefono, e di conseguenza aver attirato l'attenzione della bruna.
Senza pensarci troppo, Chris prese posto proprio accanto a lei, accomodandosi su una delle poche siede rimaste ancora libere, e con quel sorriso un po' irriverente che lo aveva sempre caratterizzato, le rivolse la parola, pur senza minimamente conoscerla.
" Scusa..hai un accendino?" domandò, attirando la sua attenzione
In quel momento Jane alzò lo sguardo, ma invece di rispondergli immediatamente, si perse per un istante a contemplare quegli occhi che la scrutavano con malcelato interesse.
" No..mi dispiace, non fumo" disse educatamente, sforzandosi per ritornare a concentrarsi sulla neve che cadeva fitta fuori dal finestrone
" Oh non importa, grazie lo stesso" ribattè lui con un sorriso
" Figurati" riuscì a sussurrare Jane, ancora scossa dalla bellezza di lui, e dall'intensità di quello sguardo.
Aveva sempre avuto un debole per gli occhi chiari, verdi in particolare...ma quel tipo non aveva solo gli occhi belli: era oggettivamente un gran figo! Indossava un cappotto invernale sui toni del beige con il colletto in pelliccia, sotto un maglione altrettanto pesante abbinato a dei jenas scuri, e ai piedi degli scarponi dello stesso colore del cappotto..ma avrebbe anche potuto conciarsi nel peggior modo del mondo, di fatto non sarebbe cambiato il suo giudizio sull'aspetto di lui. 
Forse aveva fatto pure la figura della scema soffermandosi per qualche istante più del dovuto con gli occhi nei suoi, ma nel momento esatto in cui lui le aveva rivolto la parola, costringendola a voltarsi nella sua direzione, Jane non era proprio riuscita a impedirsi di pensare a quanto fosse bello. E poi aveva un sorriso così impertinente, e aveva persino notato delle tenere fossette ai lati delle sue labbra, che combinate con quei capelli castani arruffati per natura, gli davano un'aria da ingenuo ammaliatore.
Nel momento stesso in cui Jane concepì quel pensiero, si diede mentalmente della stupida: primo, perchè lei era innamorata da un anno di Jonas, fratello maggiore di Annie; e secondo, perchè per quanto ne sapeva, il bel ragazzo seduto accanto a lei poteva essere uno stronzo con i fiocchi, visto che non lo conosceva affatto.
L'aspetto fisico non conta? Ma dai! A chi volevano darla a bere quelli che consumavano fiumi d'inchiostro con l'intento di convincere la gente dell'importanza assoluta della bellezza d'animo...lei non si era mai ritenuta un tipo superficiale, eppure aveva appena giudicato un ragazzo  'bello' ,basandosi soltanto sul suo viso; ma era stato inevitabile: l'aspetto fisico è ciò che salta all'occhio prima di ogni altra cosa. E soltanto in un secondo momento Jane si era accorta di non poter sciogliersi in un brodo di giuggole per uno sconosciuto.
Avrebbe incontrato Jonas nel giro di qualche ora ( a patto che il cielo di Belfast sarebbe tornato sereno) e finalmente, lo avrebbe stretto forte come tante volte aveva fatto nei suoi sogni.

" Pronto!!..Ma mi stai ascoltando?" tornò alla realtà, soltanto quando lo sconosciuto la scosse delicatamente afferrandole il braccio
" Scusa..ero sovrappensiero. Dicevi?" si sforzò di apparire del tutto indifferente
" Ti ho chiesto dove sei diretta" continuò lui, probabimente intenzionato a ingannare il tempo in qualche modo, anche chiacchierando con lei
" A Londra. Trascorrerò il Capodanno lì insieme a-" " Al tuo ragazzo?" domandò Chris
" Beh..non proprio" ammise a quel punto lei, e visto che il tipo pareva interessato alla faccenda, proseguì  "Sto raggiungendo una mia amica, e suo fratello" spiegò un attimo dopo, sentendosi andare le guance a fuoco soltanto nel pensare a Jonas.
" Tu invece?" domandò subito dopo, pur sapendo, grazie alla telefonata, che fosse diretto proprio nello stesso luogo.
" Londra" sorrise lui "E a quest'ora non sarei stato solo qui, se il mio amico non mi avesse dato buca" aggiunse, quasi divertito dalla faccenda
" Ti ha dato buca?" chiese conferma Jane, senza ruiscire a liberarsi dell'effetto che quegli occhi verdi avevano su di lei, e senza minimamente sospettare che anche lui la trovasse decisamente carina
" Ma come è possibile dare buca a Londra?..Voglio dire, è la città più bella al mondo" ammise con un sorriso sognante che non si accorse nemmeno di avere, ma che Chris colse subito
" Brian si è ammalato...non le ha dato buca di proposito. Persino un pantafolaio come lui si renderebbe conto che è una pazzia rincunciare a un viaggio così" ammise Chris
" Ammesso che questo viaggio non resti soltanto un sogno" aggiunse lei con un sorriso leggermente maliconico
" Prima o poi smetterà" le strizzò l'occhio lui, riferendosi ovviamente all'evolversi della situazione metereologica
" Sì..ma tra quattro ore saremo nel duemilasedici, e io non avrò potuto festeggiare con Annie e-"
" E non avrai nemmeno un bacio sotto il vischio da parte del fratello" concluse Chris al suo posto, al che Jane lo guardò rossa di imbarazzo
" Ma che dici? E poi..come lo sai che io- insomma come fai a saperlo?" tentò di dissimulare, fallendo miseramente
" Se prima lo sospettavo soltanto, adesso lo so" e di nuovo quegli occhi fissi nei suoi, per un folle istante, le fecero dimenticare persino del bacio della mezzanotte che effettivamente sperava di ricevere da Jonas
" Questo è un colpo basso, lo sai..." e le mancarono le parole per continuare la frase
" Chris, mi chiamo Chris" disse lui ridendo, accorgendosi solo in quel momento che non si erano presentati. Avevano semplicemente iniziato a parlare a ruota libera,come al giorno d'oggi la maggior parte dei giovani fa con i propri coetanei..era stato così naturale ritrovarsi a chiacchiarare in quel modo e addirittura prendersi in giro, quasi come se si conoscessero da anni, e non da pochi minuti.
" Piacere, Jane" sorrise lei, porgendogli la mano "..ma quello resta comunque un colpo basso" decretò, un attimo prima che Chris gliela stringesse. La mano di lui era più grande della sua, e la stretta decisa e  tremendamente piacevole, ma la ragazza si staccò prima di rendersi conto che pure  lui avesse gradito più del lecito quel contatto.
Finirono per trascorrere l'intera serata di San Silvestro a chiacchierare del più e del meno, seduti in una sala d'attesa dell'aeroporto internazionale di Belfast. A tratti maledicevano quella nevicata con i fiocchi che gli stava impedendo di raggiungere Londra e trascorrere il Capodanno in quell'esplosione di vita, luci, e colori;  a tratti ridevano senza controllo per qualcosa che l'uno raccontava all'altro, e in altri momenti ancora, restavano in un confortevole, ma proprio perchè tale, strano silenzio.
Tra una battuta e l'altra, Jane gli aveva raccontato di aver da poco cominciato l'università, e di essere già terribilmente in ansia per i primi esami, nonostante avrebbe avuto ancora una ventina di giorni buona per prepararsi ( e anche se lei stessa si ostinava a lamentarsi con le sue amiche e compagne di corso dicendo di non ricordare niente, in fondo in fondo sapeva di essere a buon punto). Tuttavia, confidò a Chris, che per quanto quegli esami avessero il potere di mandarla in paranoia, non appena l'opportunità di quel mini-viaggio le si era aperta davanti agli occhi, aveva praticamente rimosso dalla mente qualunque cosa che non avesse a che fare con la vista del Big Ben, delle strade più famose, e degli angoli più nascosti addobbati a festa.
Lui invece le raccontò di aver semplicemente assecondato l'amico nella scelta della meta.. e in quel momento, non gli importava poi più di tanto il motivo per il quale si trovasse lì.
Il punto era che c'era, e che ..così, praticamente dal nulla, aveva cominciato a chiacchierare con quella ragazza, e un po' per passare il tempo, un po' per effettivo interesse alla conversazione, quasi non si accorse del tempo che scorreva, senza che nessuno si preoccupasse di dare informazioni sul volo.
Quando le propose di fare due passi, Jane accettò volentieri, ma fu solo quando si ritrovarono sotto un albero di Natale che era stato piazzato in una delle ale dell'aeroporto, non molto distante dall'ennesima vetrata che dava sulla pista di atterraggio e decollo, in quel momento completamente bianca, che entrambi si accorsero che mancava soltanto un quarto d'ora alla mezzanotte. 
Sotto quell'albero sia Chris che Jane concordarono sul fatto che fosse semplicemente assurdo ritrovarsi lì, praticamente due estranei, costretti a dire addio all'anno in corso in una sala d'attesa d'aeroporto, al tempo stesso furiosi e grati a quella neve che in fin dei conti aveva fatto in modo che le loro strade si incrociassero per quel breve tratto.
Jane si autoconvinse di essere completamente impazzita, quando addirittura, per un folle e isolato istante, pensò che tutto sommato non le dispiaceva poi così tanto perdere il Capodanno nella sua città preferita, a patto che Chris, sì, proprio lui, il ragazzo dagli ipnotici occhi verdi, e dalla battuta sempre pronta, fosse suo compagno di sventura fino alla fine.
A distrarla da quel pensiero fu proprio la risata di lui. 
" Che succede adesso?" gli domandò incrociando le braccia al petto
" Pensavo che ricorderò a lungo questo Capodanno" rispose il ragazzo, senza smettere di ridere
" Come il peggiore della tua vita?" domandò Jane
" Sicuramente come il più folle" sviò Chris
" Anche il più originale" gli fece eco lei
" Ma non il peggiore" ammise a quel punto lui, mentre emtrmbi tenevano gli occhi fissi sulle decorazioni dell'albero di Natale.
" Ma sei serio? Siamo bloccati in un aeroporto da una giornata intera, e non avremo via di fuga fino a quando le strade non saranno di nuovo praticabili..e non abbiamo nemmeno nulla con cui festeggiare l'inizio del nuovo anno. E considerato tutto questo, tu mi dici che non è il peggiore?" Jane enfatizzò un po' troppo le parole, per essere credibile
" Tanto so benissimo che sotto sotto, questa situazione diverte anche te" la provocò Chris, e a quel punto lei si voltò a guardarlo
" Già" sorrise "mi diverte molto più di quanto avrei creduto possibile qualche ora fa" ammise subito dopo
Chris sorrise a sua volta. " Mi dispiace che sia andata a finire così...tu ci tenevi davvero a questo viaggio"
" Me ne farò una ragione" la ragazza scrollò le spalle 
" Ci puoi sempre riprovare l'anno prossimo...neve permettendo" e a quel punto si beccò un'occhiata non tanto amichevole da parte di Jane
" Non mi fiderò mai più delle previsioni meteo" scherzò lei
" E del destino, ti fiderai?" domandò Chris, in quello che fu poco più di un sussurro coperto da esclamazioni di gioia.
Iniziò a pensare davvero che quel birbante centrasse qualcosa con il fatto che si trovasse alle 23.58 del trentuno dicembre in compagnia di una ragazza che quel giorno era stata vittima dei suoi stessi disagi dovuti a quella nevicata abbondante e imprevista; una ragazza con la quale era facile parlare, ridere e scherzare.
Ma Jane non sentì nemmeno quell'ultima domanda, attirata dal gruppo di persone che per un vero e proprio miracolo erano riuscite ad atterrare a Belfast e si stavano rincongiungendo ai propri cari. ..Come il loro aereo fosse riuscito nell'impresa restò un mistero per tutti. 
Jane si guardò intorno con aria un po' spaesata, quando gli altri viaggiatori che quella sera condividevano lo stesso destino suo e di Chris, e anche coloro i quali erano appena atterrati, presero a fare il conto alla rovescia,  alzandosi dalla propria postazione e unendosi agli altri in prossimità del grande albero, come se si trattasse di una numerosissima e multietinica famiglia.
Sorrise e si voltò verso Chris, perchè in fondo non si stava così male in quell'aeroporto, e quando il count down finì, ancora prima di potersene rendere conto, si sentì afferrare per i fianchi; l'attimo successivo le sue labbra furono catturate in un dolce bacio, ma Jane impiegò qualche istante prima di realizzare cosa stesse succedendo davvero.
Tuttavia, permise a Chris di baciarla a mezzonotte in punto, come se fosse stata la spontanea conclusione di quella giornata assolutamente fuori dal comune.
" So che non c'è il vischio, e che avresti preferito che al mio posto ci fosse Jonas...però..tutte le ragazze meritano di essere baciate allo scoccare dei dodici rintocchi, e io non potevo permettere che a te non accadesse stasera" provò a giustificarsi al termine del bacio  
" Se proprio vuoi saperlo, penso che questo sia stato il Capodanno più bello che abbia vissuto fino ad ora. Certo, diverso ma come me lo aspettavo, ma speciale a modo suo" ammise lei, permettendo a quegli occhi verdi di scioglierle il cuore.
" Buon anno Jane"
" Buon anno Chris"
E di nuovo, si sorrisero a vicenda, mentre la neve cadeva fitta e le luci dell'albero si riflettavano sui loro visi, e loro due, occhi negli occhi, si persero in un istante che avrebbe fatto parte di loro per sempre.




BUONASERAA :)
Vi avevo promesso una sorpresa prima di Capodanno, ed eccola qui...spero che sia stata di vostro gradimento ;)
Mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate di questi due (s)fortunati ragazzi che sono stati costretti a trascorrere la sera di San Silvestro in aeroporto, e che se vorrete, ci faranno compagnia per tutto il 2016.
Mi spiego meglio: visto che 'cinque giorni' volge ormai al termine e io senza scrivere non ci posso stare, nonostante tutti gli impegni, ho pensato che a partire da febbraio (dopo gli esami) potrei iniziare a scrivere un seguito per quest'unico capitolo, trasformando la one-shot in una storia vera e propria.
Che ne pensate? Siete curiosi di scoprire come si articolerà la loro storia? Io ho già in mente qualcosina ;)
Fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa, come sempre..un bacione, vi auguro un felice 2016, e a prestooooooooo <3<3<3







































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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


" Dai, Jane! Sbrigati" Sophie incitò l'amica con tono supplichevole
" C'è solo una persona davanti a me nella fila..ce la facciamo" la rassicurò lei sussurrando, e pregando in cuor suo che quella signora dovesse solo ritirare la sua ordinazione, e non guardare incantata i cupcakes per mezzora senza riuscire a decidersi in merito al gusto o all'aspetto, come molto spesso capitava a lei. 
" Se perdiamo questo autobus, ci toccherà aspettare un'ora" le ricordò Sophie, in piedi sulla soglia della pasticceria, metà dentro e metà fuori dal negozio
" Vieni qui, e dimmi quali sono i preferiti di tua madre piuttosto" rispose lei
" Prendili misti, va bene qualunque cosa...e non esagerare con le dosi come al tuo solito" disse, per poi tornare alla sua postazione.
Da lì poteva controllare la strada, e di conseguenza l'eventuale transito del bus sul quale sarebbero dovute salire per raggiungere casa sua.
Sophie aveva invitato Jane a pranzo da lei, e la ragazza non aveva alcuna intenzione di presentarsi a mani vuote, soprattutto perchè quella sarebbe stata la prima volta che incontrava i genitori dell'amica.
Aveva conosciuto Sophie soltanto pochi mesi prima, una settimana dopo l'inizio dei corsi all'università, ma avevano legato in fretta, e si capivano a vicenda come a Jane non era mai capitato con nessuno prima di allora. Forse solo con Annie, ma non poteva mettere la cosa sullo stesso piano: quest'ultima viveva a Londra, e anche se si sentivano spesso su whatsapp e si trattenevano al telefono chiacchierando per ore, da quando aveva conosciuto Sophie, Jane si era resa conto che avere la possibilità di trascorrere effettivamente del tempo insieme a un'amica, era molto meglio che sentirla soltanto grazie alle invenzioni tecnologiche del ventunesimo secolo.
Certo, non ci voleva certo un genio per arrivare a una conclusione del genere...ma il rapporto che Jane aveva instaurato con le ragazze del suo paese d'origine non era minimamente paragonabile all'amicizia che la legava a Sophie in particolare, ma anche a Elisabeth (per tutti Lizzie), Rose e persino Federica (l'taliana del loro gruppo), e prima di conoscere loro, Jane aveva trovato in Annie un'ottima alternativa alle deboli e in certi casi false amicizie della sua infanzia.
 Aveva conosciuto Sophie, Lizzie, Rose e Fede all'università, e si trovava bene con tutte loro, però c'era qualcosa che si dall'inizio l'aveva avvicinata molto a Sophie. Avevano cominciato leggendo insieme i libri assegnategli dai professori, in biblioteca o sulle panchine di fronte la facoltà, così, per farsi compagnia prima dell'inizio delle lezioni o durante una classica ora buca; poi avevano studiato insieme per un test, e per quello dopo, e ancora prima che entrambe potessero rendersene conto, erano passate dall'essere compagne di corso all'essere amiche.
" Fatto!" soddisfatta, e con un pacco tra le mani, Jane raggiunse l'amica che la stava aspettando fuori dalla pasticceria
" Tra quanto passa  l'autobus?" si informò subito dopo
" Due minuti...ma la fermata è dall'altra parte della strada, dobbiamo correre!" riflettè l'amica
" Correre Soph?" domandò lei, con aria scettica
" Ok, forse non proprio correre" si corresse l'altra, rendendosi conto che se avessero corso i cupcakes appena acquistati avrebbero fatto una brutta fine
" Camminare a passo svelto, ce la possiamo fare" decretò Jane, prendendo la situazione in mano e mettendo in pratica ciò che aveva appena proposto
" Ma non potevi comprare qualcosa di meno delicato di una scatola di capcakes?" la domanda le sorse spontanea
" Cosa? Una bottiglia di vino?" ribattè Jane, al che Sophie farve riflettere sulla proposta
" Sai..poteva essere un'idea! Al massimo sarebbe diventato spumante a furia di essere agitato, ma anche in quel caso, non sarebbe stato un problema: avremmo pututo conservarlo fino a Capodanno" 
Jane scoppiò a ridere " Certo Soph...tua madre considerebbe normale una che a marzo le porta un vino/ pseudo spumante da utillizare praticamente dieci mesi dopo"
" Ok..hai ragione tu come al solito" ammise a quel punto Sophie
" Oddio..ma è quello il nostro autobus?" e in quel momento si guardarono entrambe in preda al panico, e presero a correre...al diavolo i cupcakes! L'aria era ancora molto fredda, la mezza era passata da un pezzo, e loro due non avevano alcuna intenzione di aspettare un'altra ora in quelle condizioni.
Per un attimo Jane dimenticò la fragilità di ciò che stava trasportando, e nella fretta di raggiungere l'autobus, ne combinò addirittura una peggiore.
Si scontrò corpo a corpo con qualcuno.
Sophie, che aveva raggiunto il mezzo prima dell'amica grazie a una corsa che l'aveva letteralmente sfiancata, fece segno all'autista di aspettare un minuto.
Intanto, pochi metri più indietro, la scatola dei dolcetti si era aperta e giaceva a terra, ma ciò che Jane temeva di più era che parte della panna montata dei capcakes fosse finita addosso allo sconosciuto, o alla sconosciuta..non aveva il coraggio di guardare con chi si fosse scontrata. Si sentiva un'emerita stupida.
" Jane Collins?" si sentì chiamare, e in quell'esatto istante fu colpita da un dejavù.
Sophie, che aveva preso il posto ad entrambe all'interno dell'autobus, si stava sbracciando nella sua direzione, accortasi del disastro.
Ma Jane aveva in testa quella voce e basta, era certa di conoscerla, e in cuor suo sapeva anche a chi appartenesse...solo, le pareva impossibile.
" Christopher Leeds?" domandò, alzando timidamente lo sguardo per puntarlo in quegli occhi verdi che le avevano regalato un Capodanno fuori dal comune.
" Jane" ripetè lui, ormai erano faccia a faccia
" Chris" e non potè fare a meno di concedersi un sorriso, prima di realizzare quanto grossa l'avesse combinata.
" Scusami, mi dispiace un sacco" disse, rossa d'imbarazzo. Gli aveva praticamente buttato addosso i dolci macchiandogli tutto il giubotto
" Non ti preoccupare...lo porterò in lavanderia" la rassicurò lui, gli occhi verdi ancora puntati nei suoi
" Davvero, perdonami. E' che andavo di fretta per non perdere-" e si bloccò di colpo, realizzando "l'autobus" aggiunse sconsolata
" Quale autobus?" domandò lui, per niente irritato dall'accaduto, solo piacevolemente sorpreso di averla rivista
" Quello che è appena partito" già, l'aveva definitivamente perso
" Oddio..Sophie!" esclamò a quel punto, portandosi una mano sulla fronte in un gesto al contempo incredulo e disperato
" E i capcakes! Il pranzo! Sua madre!" sì, diceva cose apprentemente sconnesse tra loro, seguendo un filo logico tutto suo che Chris faticava a interpretare
" Ei, ei, Jane...aspetta un secondo!" e così dicendo, le afferrò gentilmente un braccio, costringendola a focalizzare la propria attenzione su di lui.
Quanto era bello! Esattamente come la sera di San Silvestro...indossava addirittura lo stesso giubbino, quello al quale lei si era automaticamente aggrappata quando Chris l'aveva baciata a mezzanotte in punto.
Scosse la stessa per scacciare quel pensiero..non era assolutamente quello il momento di pensarci, e poi era chiaro che si era trattato di un episodio isolato, sicuramente condizionato dal contesto particolare in cui si trovavano. Insomma, si rendeva perfettamente conto da sola del fatto che non fosse stato Capodanno, se non ci fosse stato mezzo metro di neve a impedire il decollo del loro aereo, loro due non avrebbero trascorso il pomeriggio e la serata insieme, non avrebbero chiacchierato così tanto, e sicuro come il fatto che avesse appena combinato un disastro, non si sarebbero baciati.
" Non ci sto capendo nulla" e in quel modo, con quel maledetto e dolcissimo sorriso che le regalò, Chris la riportò al presente
" Devi aver pensato che sono una pazza" esclamò lei, di nuovo terribilmente imbarazzata
" No..no! " la smentì subito lui, passandosi distrattamente una mano tra i capelli ricci e scompigliati
" Invece sì" e nonostante tutto, Jane sorrise
" No, non è questo" ritentò lui, senza però riuscire a nascondere un'espressione piuttosto divertita che diceva il contrario
" Dai Chris ammettilo" lo spronò lei, parlandogli come si trattasse di un vecchio amico, e non del più bell'esemplare di maschio che avesse mai avuto la fortuna di incontare, e sottolineamo, nel caso qualcuno non avesse ancora capito, baciare. Grazie a una sventurata occasione, va bene, ma quelle labbre avevano lambito le sue per qualche istante, ed era stato bello.
Accidenti, ma a che diavolo stava pensando?! 
Jonas. Lei doveva pensare soltanto al suo Jonas.
" Ok, va bene...per un attimo l'ho pensato, ma sono più che sicuro che hai delle ragioni validissime per sclerare così" ammise, beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza
" Addirittura sclerata?" domandò Jane, alzando un sopracciglio
" Moltissimo..non ho mai visto niente di simile. Sei praticamente da manicomio" stette al gioco lui
" Forza, andiamo, ti ci accompagno proprio ora...sei un pericolo pubblico, non puoi assoluatamente camminare per strada come se niente fosse. Dovrebbero esserci i manifesti in questa città: attenzione, Jane Collins è libera di circolare come qualcunque altro essere umano sano di mente. Non lasciate uscire i vostri bambini da soli, potrebbero ritirarsi a casa ricoperti di panna montata"
" Ma quanto sei scemo!" Jane respirava a fatica a causa delle troppe risate...aveva completamente dimenticato quanto fosse divertente Chris.
Lui sorrise calorosamente, nonostante fosse stato appena chiamato 'scemo'...almeno era riuscito a farla ridere, e il suono della sua risata era goioso, coinvolgente.
" Allora" e la prese per le spalle
Jane fu di nuovo costretta a guardarlo negli occhi, e fingere di non avvertire uno strano calore nei punti dove le mani di lui entravano in contatto con i suoi indumenti....ma che diavolo le prendeva? Doveva darsi una calmata! Era semplicemente Chris, il ragazzo conosciuto per puro caso all'aeroporto, e che si era autoconvinta di non rivedere mai più, dimenticando di conseguenza ciò che avevano vissuto insieme in quelle ore.
Fino a pochi minuti prima, lei era convinta di aver archiviato quell'episodio il giorno successivo a quello in cui era accaduto, e le era capitato molto raramente di soffermarsi a pensare a lui...praticamente soltanto quando veniva tirata in ballo l'esperienza di quella sera. Quando Sophie e il resto delle ragazze la prendevano in giro chiamandola 'sfigata' per come aveva trascorso la notte di Capodanno, per poi rendersi conto che da sole che tutto sommato era stata quasi una fortuna che su Belfast si fosse abbattuta una tempesta  di neve di proporzioni bibliche...alla fine Jane aveva rimediato un dolce bacio da quello che lei stessa aveva sempre descritto come un figo pazzesco.
Lo stesso ragazzo che in quel momento la guardava fisso negli occhi.
" Si può sapere a cosa pensi? " si incuriosì il suddetto, notando quanto la ragazza fosse distratta da altri pensieri
" Nulla" replicò molto velocemente lei, terrorizzata dall'idea che Chris potesse intuire anche solo una minima percentuale delle sue sensazioni
" Ok, allora...hai detto quattro cose: Sophie, cupcakes, pranzo e madre" decretò, e Jane aspettò che dicesse altro
" Devi darmi qualche altro indizio...non riesco proprio a collegare le cose" disse lui divertito, curvando subito dopo le labbra in un altro caloroso sorriso
" La madre di Sophie, la mia migliore amica, mi ha invitato a pranzo da loro"
" Vai avanti" la incitò lui, fingendosi alquanto pensieroso
" Non volevo presentarmi a mani vuote, quindi siamo andate a comprare dei cupcakes" proseguì Jane, divertita dall'atteggiamento del ragazzo
" Ma la smetti di fare lo scemo?" e suo malgrado, Jane gli sorrise
" Continua" e con quel dito che picchiettava sulle labbra, Chris rischiò di farle perdere di nuovo il filo del discorso.
"  Abbiamo perso tempo in pastecceria, e quando siamo uscite ci siamo messe a correre per non perdere l'autobus...solo che io sono talmente imbranata che nella fretta non mi sono accorta di te, ti sono finita addosso con tutti i cupcakes..e niente, ho perso l'autobus, perdendo di conseguenza anche Sophie" finì di spiegare
" Quindi se io ora ti accompagnassi dalla tua amica sarebbe tutto risolto, giusto?" si informò lui, capendoci finalmente qualcosa
" Beh..tutto ad eccezione del tuo giubotto! Mi dispiace Chris" ...davvero: come era riuscita a mettersi in quel casino? Con lui, poi!
" Lascia perdere per un attimo questo giubotto...e vieni con me, ti accompagno da Sophie" si offrì, le sue labbra curvate in un sorriso sincero, i suoi occhi ancora fissi in quelli di Jane
" No, non c'è bisogno. Non voglio farti perdere altro tempo...tra" alzò il braccio per guardare l'ora sull'orologio al suo polso "tra quaranta minuti dovrebbe passare un altro autobus" spiegò
" Ma non ho nessun impegno improrogabile..posso accompagnarti io, davvero" ritentò lui
" Ti ho già incasinato abbastanza oggi...non ti preoccupare" ok, a onor del vero, protestò piuttosto debolmente, di colpo dispiaciuta di fronte alla prospettiva di doversi separare da lui
" Appunto! Sai quanti casini ancora protesti combinare in questi quaranta minuti? Non abbiamo appena stabilito che sei un pericolo pubblico?" la prese in giro, sfruttando palesemente la situazione a suo favore
Jane non potè fare a meno di ridere di nuovo. 
Dio, non aveva mai riso così tanto come in quel lasso di tempo piuttosto limitato, quale quello che aveva trascorso con Chris.
Era bello da mettere in imbrazzo persino Brad Pitt, gentile e divertente...doveva trovarglielo qualche difetto! E fu questo il motivo che la spinse ad accettare quel passaggio, o almeno così si disse.
Ok, sapeva che avesse tutte quelle qualità anche prima di rivederlo, ma il punto era proprio quello: non pensava di rivederlo, perciò aveva resettato la sua mente in modo tale da dimenticare qualsiasi cosa potesse in qualche modo riportarla a quella serata di qualche mese prima.
Prese posto in macchina sul sedile del passeggero e si mise la cintura, pronta a partire, ma poi si accorse che Chris la stava guardando, e si voltò nella sua direzione.
" Che c'è?" domandò confusa
" Pensavo che sei una delle poche ragazze che indossa ancora un orologio" disse lui, come si trattasse di una riflessione profonda.
E Jane si lasciò andare per l'ennesima volta a una risata spensierata, poi scosse la testa divertita, guardandolo con la coda dell'occhio e scoprendo che anche lui rideva.
In quel momento capì che durante quel breve tragitto, avrebbe fatto meglio a trovare quanti più difetti possibili in lui... altrimenti  rischiava grosso!




BUONSALVEEEEE!!!
Innanzi tutto, vi voglio dare il benvenuto nel mondo di Jane, Chris, Sophie, Jonas e tanti altri :)
Questo è il primo vero e proprio capitolo di questa storia, e spero con tutto il cuore che vi abbia incuriosito. Ovviamente non abbiamo avuto modo di capire se dove si trovano i protagonisti, nè come Chris sia finito proprio in quel luogo, e per quale motivo..ma rimedierò con il prossimo capitolo, promesso :)
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, perciò non siate timidi, e scrivetemi tutto quello che volete <3
Non ho ancora deciso se aggiornare una volta alla settimana o ogni due settimane...probabilmente però propenderò per quest'ultima alternativa. Tra poco inzieranno i corsi, e di nuovo non avrò molto tempo libero, quindi vorrei evitare di accavallarmi o farvi aspettare troppo.
Un bacione, e al prossimo capitolooooooooo<3<3<3

Ps. Recensite, recensite, recensiteeee!!! ;)















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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


" Dove siamo diretti?" 
Ovviamente fu quella la prima domanda che Chris le pose non appena ebbe ingranato la prima.
Ma Jane, in quell'esatto istante, si rese conto che non lo sapeva nemmeno lei.
Oddio, sapeva di dover raggiungere la casa di Sophie, ma non essendoci mai stata prima, non aveva la più pallida idea di come arrivarci.
Ma perchè non ci aveva pensato prima? Dio..la presenza di Chris l'aveva distratta fino a quel punto? Evidentemente sì...e ora avrebbe fatto la figura della scema, di nuovo, in quella giornata piuttosto insolita.
" Promettimi di non ridere, nè di pensare che sono pazza sul serio" 
" Perchè?" domandò lui, voltandosi verso la ragazza, nei suoi occhi e nel suo sorriso già una nota di divertimento e d'ilarità nonostante l'ammonimento
" Non so dove andare" ammise a quel punto Jane.
Lui la guardò sbigottito, ma anche in quel frangente la ragazza non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Erano i suoi occhi, e il suo sorriso, e le sue fossette, e quella capigliatura non ben definita, e soprattutto il suo senso dell'umorismo, a scatenare qualcosa dentro di lei.
Jonas. Doveva semplicemente focalizzarsi su di lui. Come aveva fatto prima di incontrate Chris, e come aveva continuato a fare anche dopo, praticamente fino al momento dello scontro con i cupcakes.
" Scherzi, vero?" domandò lui, tornando a fissare la strada
" No..non ci sono mai stata a casa sua. Sì, lo so che suona strano dato che ti ho detto che Sophie è la mia migliore amica, ma non ci conosciamo da molto...voglio dire, ci siamo legate subito, ma sono soltanto pochi mesi, e ogni volta che abbiamo studiato insieme, lo abbiamo fatto da me, al campus, mai da lei" parlava ininterrottamente
" Se qualcuno mi avesse detto che non solo ti avrei rivista, ma mi avresti rovesciato dei dolci addosso, e poi mi avresti concluso con il farmi girare in tondo per tutta la città, non ci avrei mai creduto!" e così dicendo, accostò di lato.
" Nemmeno io" concordò Jane, in quel momento addirittura divertita
" Davvero Chris...non voglio farti perdere altro tempo, me la cavo da sola, grazie di tutto" e in un repentino cambio d'umore, aveva già afferrato la maniglia della portiera dell'auto, quando lui la bloccò.
" Ma dove vai? " le afferrò delicatamente un braccio costringendola a voltarsi nella sua direzione, costringendola a sostenere il suo sguardo
" Avanti..non fare sciocchezze. Resta qui, Jane" sussurrò, i suoi occhi verdi fissi in quelli scuri di lei
" Non ti lascio fino a quando non saremo arrivati a casa della tua amica" disse subito dopo, scatenando un qualcosa di non ben definito nel cuore della ragazza.
Ci teneva a lei, quello era inequivocabile. Nonostante avessero trascorso non più di un pomeriggio e una serata insieme, in qualche modo le voleva bene. Chissà, magari sarebbero potuti diventare amici.
Che poi, pensandoci, come mai Chris, che le aveva detto di essere originario di una cittadina irlandese distante più cento miglia da Belfast, si trovava lì?
Jane vi si era trasferita qualche mese prima, per iniziare lì la propria carriera universitaria. Il suo paesino d'origine era raggiungibile in circa novanta minuti di treno, partendo da Belfast, ma si trovava dal lato opposto rispetto al luogo natio di Chris.
" Sono felice di essermi scontrata proprio con te" ammise candidamente, ma l'attimo dopo si pentì di quella confessione, e si affrettò a riportare la conservazione sull'argomento principale.
Non gli diede nemmeno modo di rispondere, ma quel cambiamento di rotta fu così veloce, che Chris non potè non interrogarsi sul motivo di quella scelta improvvisa. 
" Il telefono è quasi scarico, ma penso di riuscire a chiamare Sophie e chiederle informazioni riguardo alla strada da seguire"
E perchè diavolo non ci aveva pensato subito, non appena era salita in macchina con Chris?  Jane preferì non indagare su quella sua improvvisa sprovvedutezza, perchè sapeva bene che se lo avesse fatto, avrebbe finito per ammettere a se stessa che ancora una volta, era stata lui a distrarla.
Non appena recuperò il dispositivo dalla tasca del suo parka, si accorse dei sei messaggi e delle due chiamate perse, tutte da parte dell'amica.
Era stato stupido da parte sua non mettersi subito in contatto con lei, ma che poteva fare se tra tutti gli abitanti, gli studenti e persino i turisti di Belfast, aveva beccato proprio lui? Lo stesso ragazzo che non molto tempo prima e in una circostanza piuttosto singolare, le aveva dato un bacio che continuava a ricomparire nella sua testa nei momenti più inopportuni.
Poteva giurarlo sul suo amore incondizionato per Londra: prima dello scontro di quel pomeriggio, lei a Chris non ci aveva mai pensato.
Che le prendeva adesso?!
" Jane! Ma dove sei finita? Tutto a posto? Mi sono accorta che avevi rovesciato tutti i cupcakes quando ero già sull'autobus, e ho provato ad attirare la tua attenzione, ma tu sembravi rapita dal tipo al quale sei andata addosso! Che è successo...classico colpo di fulmime? E poi il bus è partito, e io non sono riuscita a fermarlo...però mi aspettavo che saresti arrivata con il successivo. Dove diavolo sei?"
" Scusa scusa scusa..davvero, perdonami Soph. In effetti è successo un casino, ma ti racconto tutto quando arriverò da te...so che sono in ritardissimo e mi auguro che abbiate già pranzato senza di me, anzi, chiedi scusa ai tuoi da parte mia, mi dispiace un sacco."
Chris si chiese chi delle due fosse più logorroica, ma trovava adorabile il modo in cui Jane si scusasse per delle piccolezze, come aveva fatto con lui.
" No no tranquilla...ho spiegato ai miei cosa è successo, è tutto a posto. Ma tu dove sei?"
" Siamo praticamente fermi sul lato della strada, a pochi metri della fermata del pullman..solo che non sappiamo come arrivare da te"
" Oh beh, non è difficile, praticamente-" e si bloccò di colpo
" Scusa, ma perchè parli al plurale? Con chi sei?"
" Ciao Sophie, mi chiamo Chris" fu lui stesso a rispondere, e di colpo Jane si rese conto che avesse sentito praticamente tutta la conversazione. Anche la parte in cui l'amica le aveva detto che pareva rapita dal tipo al quale era andata addosso.  Non riuscì a impedire alle sue gote di tingersi di rosso, mentre Sophie, a sua volta presa in contropiede, moromorò un timido 'ciao'.
" Soph, dimmi che strada dobbiamo seguire" tentò di recuperare, facendo del suo meglio per apparire indifferente
" Si si mamma. E' Jane..sta bene, stanno..cioè sta arrivando" la sentì parlare con la mamma
" Sophie, ti prego, il cellulare è scarico! Dimmi dove andare" la pregò Jane
" E scusami ancora con tua madre, anche per questo" disse, sconsolata.
Chris non riuscì a reprimere un sorriso, e per rassicurarla, poggiò una mano all'altezza del ginocchio di lei. Era evidente che Jane si sentisse in colpa per tutto per casino, ma insomma, anche lui non era stato attento a scansarla, e tutto sommato, ne era pure felice. Altrimenti avrebbero praticamente camminato fianco a fianco, in direzioni opposte, senza accorgersi l'uno della presenza dell'altro.
" Allora. Seguite la strada fino al primo incrocio, a quel punto girate a destra, proseguite ancora fino a quando non arrivate alle Poste Centrali, e girate a sinistra, poi andate ancora avanti per un po', e svoltate in Posdem Street. Casa mia è la seconda sulla destra. Spero di aver spiegato bene" concluse Sophie
" Destra, alle Poste a sinistra, e poi Posdem Street..ce la possiamo fare" decretò Jane
" Se non ci vedi arrivare entro mezzora, attivati per venirci a recuperare" si inserì Chris, avvicinandosi all'apparecchio per farsi sentire da Sophie, e di conseguenza avvicinandosi anche a Jane.
Durò soltanto qualche istante, ma la ragazza percepì chiaramente l'odore del suo dopobarba alla menta. Dio, quanto era buono!
Comunque, giusto per la cronaca, stava fallendo miseramente nella sua missione di trovare quanti più difetti possibili in Chris.
Fu l'arrivo di un messaggio whatsapp sul suo cellulare ormai al 2% di carica a distrarla.
" Prega che Sophie non si sia accorta di aver dimenticato un incrocio" disse, aprendo il messaggio, e zittendosi di colpo. Non era la sua migliore amica.
" Allora, devo tornare indietro?" domandò lui qualche istante dopo, incuriosito da quell'improvviso silenzio da parte di Jane
" No, no..è giusto" rispose, sentendosi leggermente a disagio. Non sapeva nemmeno lei perchè.
" Non è Sophie?" si informò candidamente il ragazzo, fortunatamente non la guardava per tenere sotto controllo la strada
" No, è-" e si bloccò di nuovo: doveva dirglielo o no? 
Ma certo che doveva dirglielo, non c'era nulla di strano nel fatto che avesse un fidanzato. Beh,  non ci sarebbe stato nulla di strano se non avesse trascorso l'ultima mezzora a pensare a quanto fosse bello Chris.
" E' Jonas. Mi ha chiesto cosa mi ha preparato la mamma di Sophie" disse, esponendo persino il contenuto del messaggio per dimostrare a se stessa che non ci fosse nulla da tenere segreto
" Cupcakes. Non glielo hai detto?" le rispose lui, prendendola ancora una volta in giro, e facendola ridere di nuovo.
" Questa cosa resterà nella storia, vero?" si assicurò Jane a quel punto, fingendo di guardarlo storto
" Certo! Sarai ricordata nei secoli a venire come quella che non è capace di avanzare con una scatola di dolci tra le mani" la provocò Chris
" E smettila una buona volta" gli tirò un leggero pugno sul braccio
" Sei tu che te le cerchi" le fece notare, rivolgendo di nuovo l'attenzione a lei, prima di strizzarle l'occhio..e mozzarle il respiro.
Una cosa era certa: Chris era consapevole del proprio fascino, e sfruttava spudoratamente la situazione a suo vantaggio, come avrebbe fatto chiunque d'altronde.
" Gli racconterò tutto stasera...così conosceranno la mia triste storia anche a Londra" esclamò, prendendosi in giro da sola
" Aspetta, ma quindi è lui? Proprio quel Jonas? State..voglio dire, è il tuo fidanzato?"
Il tono di Chris non era cambiato, ma c'era qualcosa che le suggeriva una certa ansia nell'attendere la risposta. Decise di raccontargli come fossero andate le cose.
" Sì, non stiamo insieme da molto, ma è il mio fidanzato"
Era strano ammeterlo ad alta voce con lui: soltanto Sophie, il resto delle ragazze, e ovviamente Annie, erano a conoscenza di quella relazione. 
" Sono riuscita ad andare a Londra un paio di settimane dopo Capodanno. Ci siamo rivisti, e beh...praticamente stiamo insieme da allora" spiegò
Aveva sognato tante volte di lasciarsi baciare e coccolare da Jonas, ma per qualche strano motivo, quando ne aveva finalmente avuto l'opportunità, non era stato come si aspettava. Si rifiutava categoricamente di ammetterlo a sè stessa, perchè insomma, si trattava di Jonas, lo stesso ragazzo che aveva aspettato di incontrare per più di un anno, quello per il quale si distraeva così facilmente in facoltà iniziando a fissare il vuoto con occhi sognanti, ma la realtà l'aveva in qualche modo delusa.
" Lo sa che ti ho rubato un bacio la notte di San Silvestro?"
E lì Jane rischiò sul serio di andare a fuoco. Ok, era ovvio che Chris ricordasse quel bacio, ma sentirselo dire ad alta voce, no..a quello non era proprio pronta.
" No..ma che centra. Allora non stavamo insieme" spiegò subito, prendendo a strofinare i palmi sulle gambe coperte dai jeans
" E tu, ce l'hai una ragazza?" sì, si salvò da quella situazione, rivolgendogli lo stesso tipo di domanda
" Si chiama Megan" rispose Chris, continuando a guidare "siamo usciti insieme diverse volte, e siamo stati bene, ma non è una cosa seria"
Accortosi dell'espressione non proprio rassicurante di Jane, che lo aveva guardato per tutto il tempo con la coda dell'occhio credendo di non essere notata, pensò di spiegarsi meglio.
" Non frainterdermi...voglio dire soltanto che sono lontano dal considerla l'amore della mia vita. Ho vent'anni, e penso sia troppo poco per fare promesse riguardo il futuro...poi, ora che sono qui, insomma, non posso prevedere cosa succederà" spiegò, senza sapere di aver assolutamente ragione rispetto all'impossibiltà di prevedere gli eventi.
" Sì, penso di aver capito cosa intendi" In effetti nemmeno lei riusciva a vedersi al fianco di Jonas per sempre, ma quel pensiero lo tenne per sè.
" Ma, a proposito...che cosa ci fai qui? Come ci sei finito?"
Solo allora si rese di nuovo conto di non saperlo, e di non averglielo nemmeno chiesto.
" Sono arrivato a Belfast quanche giorno fa, insieme a Zack, mio amico e compagno di corso. Siamo qui per un progetto della nostra università, e resteremo almeno per i prossimi sei mesi" e inspiegabilmente, quella fu per Jane una buona notizia. Forse dopottutto si sarebbero rivisti sul serio, magari spesso, avrebbero trascorso del tempo insieme e sarebbero diventati amici.
Sì, perchè nonostante Chris fosse obiettivamente bello, gentile e simpatico, lei aveva già un fidanzato, altrettanto carino, gentile e simpatico. Forse..le suggerì una vocina che si preoccupò di zittire immediatamente.
" Chris, le Poste Centrali! Dovevi girare a sinistra" realizzò in quel preciso istante, quando era già troppo tardi
" L'ho fatto apposta a sbagliare strada..speravo non te ne accorgessi" la spiazzò lui
" E perchè?" domandò, il cuore che le martellava nel petto nonostante non ci fosse un bel niente per cui martellare
" Perchè mi sto divertendo, e vorrei poter chiacchierare ancora un po' con te" aggiunse subito dopo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo
Jane lo guardò di sottecchi "bel modo di nascondere la tua memoria da pesce rosso" borbottò, sinceramente divertita
" La mia che?" si informò Chris
" Lascia perdere, e torna indietro." lo incitò lei, e dopo un paio di minuti finalmente scorsero la casa Sophie.
" Vuoi entrare? Sono sicura che Soph voglia conoscerti" butto lì Jane, non sapendo nemmeno lei come comportarsi. Comunque le sembrava scortese non invitarlo a restare, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare quel giorno.
" No, non preoccuparti, devo andare. Sarà per un'altra volta" declinò lui l'invito, riaccendendo il motore dell'auto.
" Va bene, allora...non so davvero come ringraziarti per oggi, Chris" sorrise lei, concedendosi di perdersi nel verde di quegli occhi, prima di separarsi da lui
" Un modo ci sarebbe" e senza fare una piega, il ragazzo picchiettò con un dito la propria guancia, in un esplicito invito. Jane, imbarazzatissima, ma intenzionata ad accogliere la proposta, si avvicinò lentamente a lui, fino a posare delicatamente le labbra sulla guancia di Chris.
" Grazie" disse di nuovo, recuperando in fretta le distanze, uscendo dall'abitacolo e lasciandolo lì, a sorridere inconsapevolmente tra sè.





BUONSALVEEEEE!!!
Eccomi tornata con i nuovo capitolo di questa storia che ci terrà compagnia sicuramente per tutta la primavera :)
Abbiamo avuto modo di conoscere il motivo per il quale sia Chris che Jane si trovano a Belfast..e beh, seembra che tra i due ci sia già una certa complicità. Ma le cose non fileranno affatto lisce, e tra qualche capitolo, quando entreremo nel vivo della storia, ve ne recendete conto da soli.
Godetevi questi capitoli per così dire 'tranquilli', perchè dopo si innescerà una catena di eventi impossibile da arrestare. Basta, sto parlando troppo.
Ci sto mettendo cuore e anima per scrivere questa storia, e per me rappresenta anche una sfida, perchè come noterete più in là tratterà degli argomenti un po' più delicati del solito...spero di essere all'altezza degli obiettivi che mi sono posta, e voi,  mi raccomando, non esitate a recensire ;) <3<3<3<3
Grazie ovviamente ca chi l'ha già fatto, e a chi lo farà...per me è davvero importante ;)
Un bacione, e a lunedì porssimooooooooo







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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Circa un'ora più tardi, Jane e Sophie, dopo essersi intrattenute con la mamma di quest'ultima, salirono le scale che conducevano alla stanza della ragazza.
Sophie si chiuse la porta alle spalle dopo aver fatto entrare l'amica.
" Adesso.Tu.Mi.Racconti.Tutto" disse subito dopo aver preso posto sulla sedia girevole
" E' incredibile" riflettè l'altra, seduta sul letto di Sophie
" Cosa è incredibile?" domandò la proprietaria della stanza, gli occhi fuori dalle orbite per la curiosità e una biro blu in mano puntata scherzosamente contro l'amica come se si trattasse di un'arma
" Chris" e Jane non potè fare a meno di sorridere nel pronunciare il suo nome.
" Io proprio non capisco perchè queste fortune devi averle tutte tu. A Capodanno resti sepolta nella neve e trovi un figo che ti bacia allo scoccare della mezzanotte, sotto l'albero di Natale addobbato nell'aeroporto. Ora, rovesci tutti i cupcakes addosso a un altro figo ( perchè ero sull'autobus, ma mi sono accorta che fosse figo)...e il tizio cosa fa? Ti offre un passaggio, per ringraziarti di averlo imbrattato tutto di panna. Anzi, per quanto ne so potrebbe averti baciato anche questo"
" Veramente l'ho baciato io" ammise Jane, senza riuscire a tenersi la cosa per sè
" Tu cosa?" urlò Sophie, saltando sulla sedia
" ..sulla guancia, per ringraziarlo del passaggio" chiarì Jane.
" Sì, ok, ma dai..non è giusto!" si lamentò l'amica " perchè a me queste 'sventure' non capitano mai? Sto iniziando a invidiare il tuo essere sfigata, lo sai?" aggunse subito dopo
" Ma se tu hai Scott che stravede per te" le ricordò l'amica, senza rendersi conto di essersi tirata la zappa sui piedi da sola
" E tu hai Jonas, se è per questo"... ecco, appunto.
Ovviamente Sophie aveva ragione, quasi su tutto, e purtroppo Jane lo sapeva bene.
" Infatti, anche io ho un ragazzo....e poi Belfast è grande, noi non ci siamo scambiati i numeri, ed è quindi altamente probabile che io e Chris non ci rivediamo mai più, sul serio questa volta" riflettè ad alta voce
" Che vuoi dire con 'sul serio questa vo-" e si interruppe da sola
" Oh no, non dirmelo" sì, stava facendo due più due
" E' proprio come pensi" ammise Jane, pensando a quante fosse assurdo quello che fosse accaduto, e a quante possibilità c'erano che si scontrasse proprio con lui.
" Cioè, aspetta, tu mi stai davvero dicendo che hai rovesciato i dolci addosso allo stesso Chris che ti ha baciato all'aeroporto?"
Jane non potè far altro che annuire, e Sophie scoppiò in una risata incontrollabile.
" C'è poco da ridere Soph! Io ancora non ci credo..non può essere successo sul serio" diede voce ai propri pensieri
" No scusa, ma è esilarante...mi sto immaginando la scena: l'espressione sulle vostre facce quando vi siete riconosciuti" disse continuando a ridere
" E' stato imbarazzante, volevo morire" le confidò Jane, naturalmente esagerando
" Non hai idea di come ho ridotto quel giubbotto, e poi lui è stato così gentile, e io mi sono scusata mille volte, talmente tanto che lui ha iniziato a prendermi in giro, e dopo abbiamo riso e-"
" Ok, ti piace. Ora che hai intenzione di fare?" domandò Sophie, pratica
" Ma no che non mi piace, motivo per cui non farò proprio nulla" così dicendo, Jane fece tutto ciò che era in suo potere per convincere anche se stessa delle frottole che stava raccontando.
" No, tu non hai capito. La mia non era una domanda, ma un'affermazione: Chris ti piace, e tanto" Sophie la guardava dritta negli occhi, con l'unico scopo di metterla a disagio per farle ammettere la verità
" No, io ce l'ho già un fidanzato, non può piacermi un altro" protestò, volgendo lo sguardo alle pareti della camera dell'amica
" Sì, a rigor di logica è così. Ma sappiamo tutte e due che la logica non va applicata a tutto" la invitò a riflettere Sophie
Jane sbuffò, perchè sapeva troppo bene che l'amica avesse ragione.
" Tutto questo non ha senso" si lamentò, tenendosi la testa tra le mani
" Insomma..sei proprio tu quella che mi ha visto perdere il senso dello spazio e del tempo immaginando di essere con Jonas; sei tu quella che mi ha riportato alla realtà innumerevoli volte strappandomi da quel mondo che mi ero creata, dove esistevamo noi due e basta; sei tu che mi hai ascoltata delirare, perchè non ce la facevo più,  e volevo vederlo, abbracciarlo, stargli vicino...e ora, che diavolo sta succedendo?"
" La vita ti sta sconvolgendo i piani, a volte succede Jane" sorrise Sophie, circondandole le spalle con un braccio
" No senti, io non ci posso credere che tra me e Joans non esista niente, non dopo tutto il tempo che abbiamo aspettato per riabbracciarci"
" Non sto dicendo che non c'è niente...solo, che forse hai preso un abbaglio" cercò di spiegarle, non sapendo nemmeno lei se facesse bene o meno a esprimere i propri dubbi in quel momento
" Che vuoi dire?" le domandò all'amica, ormai visibilmente confusa
" Che quando hai scoperto che Annie avesse un fratello di un paio d'anni più grande, per giunta obiettivamente carino.. indovina? 
E' successa la cosa più naturale al mondo per una diciassettennne: ti sei invaghita di lui! Hai cominciato a vederlo con occhi diversi, e a sperare che succedesse qualcosa tra voi durante quella vacanza. Però avete avuto troppo poco tempo per conoscervi, e quando l'estate è finita, vi siete separati senza nemmeno mai esservi baciati.
Avete continuato a sentirvi nei mesi a seguire, e deve essere entrato in gioco uno strano meccanismo che ti ha spinto quasi a idolatrarlo. Forse sto dicendo una cazzata, ma certe volte penso che tu abbia perso la testa per lui anche e soprattutto perchè non potevi averlo. Ti piaceva sognare il momento in cui lo avresti abbracciato e magari baciato, e spendevi così tanto tempo a immaginare come sarebbe stato al punto tale che tutto appariva perfetto nella tua mente. Poi, la realtà ha deluso le tue aspettative, forse perchè erano semplicemente troppo alte, irrealizzabili, o forse per altre ragioni, ma...ammettilo Jane: non è stato affatto come ti aspettavi. Stare insieme a Jonas è diverso da come te lo eri sempre immaginato" concluse Sophie, all'improvviso molto più seria e saggia di quanto lo fosse di solito
" Va bene, forse è diverso" ammise lentamente la ragazza
" Ma più probabilmente sono io che non ho la minima idea di come funzioni una vera relazione...dopottutto lui è il mio primo ragazzo" riaddrizzò il tiro subito dopo
" Posso dirti come la penso io?" domandò a quel punto l'amica
" Se ti dico di no, staresti zitta o cambieresti argomento?"  tentò lei
" Ma assolutamente no!" si schernì Sophie, fingendo di essersela presa, anche se entrambe sapevano che non fosse così
" E allora che me lo chiedi a fare?" chiese retoricamente Jane, al che l'amica scrollò le spalle come a dire 'così, per educazione'
" Io credo che tu ti sia innamorata dell'idea di avere un ragazzo, e in questo caso, Jonas" e Sophie non era mai stata più sicura di nulla in vita sua.
Aveva iniziato a pensarla in quel modo da quando Jane era tornata da Londra, dopo che le cose tra lei e Jonas fossero diventate più serie. Prima della partenza dell'amica, non aveva dubitato nemmeno per un secondo che quei due fossero fatti l'un per l'altra, ma da quando avevano effettivamente deciso di darsi una vera possibilità, era come se la magia fosse svanita tutta d'un colpo.
Jane non se ne era accorta, o più probabilmente faceva tutto ciò che era in suo potere pur di non essere costretta ad ammetterlo.
" Ma che stronzata è mai questa?" si alterò infatti di fronte a quell'affermazione da parte dell'amica
" E poi, tu dici che ho preso un abbaglio per Jonas. Io penso di averlo preso al massimo per Chis...solo ed esclusivamente un abbaglio, una stupida attrazione che sparirà così come è venuta. Nel c'è nulla di strano nel fatto che lo trovi carino, gentile e anche divertente: sono tutte qualità che lui possiede, non sono io a decantarle" provò a sostenere la propria tesi
" Dire che un ragazzo è carino, è un conto Jane. Raccontare alle amiche che è un figo pazzesco, però è un'altro...ed è proprio così che ce l'hai descritto dopo averlo incontrato in aeroporto"
" Allora non stavo non Jonas" si difese lei
" Vero" l'accontentò Sophie " comunque resta il fatto che Scott mi ucciderebbe se mi sentisse parlare di un ragazzo come tu parli di lui" non potè fare a meno di aggiungere
" Soph, ti prego, dammi tregua" quasi la supplicò Jane
" Sono soltanto sorpresa di averlo rivisto, e proprio come il giorno dopo Capodanno, non posso negare l'evidenza: è dannatamente bello, ok? Ma questo non significa che io sia innamorata di lui o roba simile, ed esattamente come è successo allora, lo dimenticherò molto presto. Te l'ho detto...non ho nemmeno il suo numero, ed è probabile che non ci vedremo mai più, quindi, è tutto sotto controllo"
" Scommettiamo che ti sbagli? Su tutta la linea?...Non lo so Jane, ma ho un sesto senso che mi dice che c'è qualcosa che ti lega a questo Chris" tornò alla carica Sophie
" Ok, va bene, la smetto" aggiunse subito dopo, accortasi dell'impazienza di Jane di cambiare argomento.
Forse, dopo tutto, era ancora troppo presto per saltare a conclusioni del genere. 
Lei, che aveva sempre creduto nel destino, non riusciva proprio a credere che l'aver rovesciato il vassoio di cupcakes proprio addosso a Chris potesse essere definita una coincidenza, tuttavia tenne per quel pensiero per sè.
" Hai ragione, hai avuto una giornata già abbastanza complicata di suo, e non voglio mettermici anche io" disse invece, sorridendole e abbracciandola subito dopo
" Apprezzo che tu ti preoccupi per me, Soph, non ti so nemmeno dire quanto..ma davvero, lasciamo perdere questa cosa, e ti prego non farti scappare nulla con Jonas" 
" Quando mai io parlo con il tuo fidanzato?" rispose lei, ridendo
" No, lo so...è che, sai, se dovesse capitare.." probabilmente avrebbe fatto meglio a chiedersi perchè volesse nascondere l'incontro con Chris, e cosa ci fosse davvero da nascondere.
Diamine..non era successo nulla! 
Avevano soltanto chicchierato un po', prendendosi in giro come avrebbero fatto due vecchi amici; poi lui si era offerto di accompagnarla, e per ringraziarlo Jane lo aveva salutato con un bacio sulla guancia. E quello era tutto ciò che era successo tra loro, quello che qualunque testimone sarebbe stato in grado di vedere e constatare.
Come si erano guardati invece, era qualcosa che non sapeva spiegare nemmeno lei, perchè quando si è troppo dentro qualcosa, non la si riesce a giudicare lucidamente. E nonostante tutto quello che avesse raccontato a Sophie, Jane sapeva che in certi momenti, c'era stata davvero dentro ai suoi occhi.
Ma non aveva importanza, non doveva avere importanza, perchè lei aveva Jonas, ed era certa di provare per lui gli stessi sentimenti di sempre. Si era imbattuta in un ragazzo carino, ben due volte, con degli occhi che avevano il potere di farle perdere la testa, e allora? Una relazione era fatta di molto altro, e Jonas era ancora quello che avrebbe saputo renderla felice. Doveva essere lui.
 

La mattina successiva, prima delle lezioni, le due amiche si incontrarono come sempre a metà strada tra la fermata dell'autobus e la residenza di Jane all'interno del campus universitario.
La ragazza viveva infatti per conto proprio da qualche mese, e tornava a casa dai suoi genitori soltanto per il weekend, a differenza di Sophie che invece abitava non troppo lontano dalla sede dell'università e utilizzava l'autobus sia all'andata che al ritorno.
Come ogni mattina, prima dell'inzio delle lezioni, chiacchierando del più e del meno, si avviarono verso i distributori di ingegneria. Sophie non era in grado di iniziare la giornata senza il suo consueto caffè, e Jane non poteva far altro che accompagnarla in quella routine (senza però prendere il caffè) prima che entrambe raggiungessero l'aula, dove di solito le aspettavano il resto delle ragazze, insieme a un'altra cinquantina di persone che Jane non si sentiva di chiamare amici, ma che comunque conosceva e con cui chiacchierava ogni giorno...in breve, i suoi compagni di corso.
" Guarda Soph!" attirò l'attenzione dell'amica puntando il dito contro un manifesto appeso al muro, proprio accanto al distributore
" Cosa?" domandò l'altra, girando con un cucchiaino di plastica il proprio caffè
" Danno 'Shatter Island 2' al cinema. Andiamo?" propose immeditamente
Aveva visto la prima parte della saga in compagnia di suo cugino, la vigilia di Natale...sì, ok, non era esattamente il tipico cinepanettone, ma d'altronde Jane aveva sempre odiato quel genere di film, e suo cugino non aveva altro sul computer, quindi era stata costretta a guardare quello. Era uscito l'anno prima al cinema, e Dylan lo aveva scaricato sul proprio portatile.
" Quando?" domandò casualmente Sophie
" No, non ci credo..oggi è l'ultimo giorno. Ti prego Soph, ci andiamo?" ci ritentò Jane, appendendosi al braccio dell'amica come una bambina farebbe per convincere la propria mamma a comparle un giocattolo
" Non prendertela Jane, ma oggi sono esattamente tre anni e otto mesi da quando io e Scott siamo ufficialmente una coppia, e pensavamo di andare a cena fuori" spiegò Sophie, sentendosi tuttavia in colpa per non poter accompagnare la propria migliore amica a vedere quel film
" Oh è vero, scusa, non me lo ricordavo. Va bene allora" sorrise Jane, facendo del suo meglio per non apparire delusa
" Perchè non chiedi a Lizzie?" propose l'altra, lottando contro una ciocca di capelli neri che continuava a caderle davanti agli occhi impedendole di finire il caffè
" E' ancora in punizione" le ricordò Jane
" Dio..in punizione! Ma non ha dodici anni...non può farsi trattare dai suoi come se fosse ancora una bambina" ed effettivamente Sophie aveva ragione
" Sì, sono d'accordo e lo sai..ma le cose non possono cambiare dall'oggi al domani" rispose Jane
" Allora..Rose e Fede?" ritentò Sophie
" Le ho sentite parlare ieri..penso che trascorreranno la serata sui libri" raccontò la ragazza
" Che divertimento! ..Beh, chedi a qualcuno in aula" "Non sono così disperata Soph" le fece notare amica, anche se non ne era più così sicura
" Benissimo, allora non ti resta che sperare che appaia di nuovo tu-sai-chi, come un coniglio fuori dal cappello di un prestigiatore" scherzò Sophie.
Sapeva che non avrebbe dovuto tirarlo in ballo, proprio quando pareva che tutto fosse tornato alla normalità, come se il pomeriggio precedente non fosse mai esistito, ma era stato più forte di lei.
Jane le schioccò un'occhiataccia, come a dirle 'stavamo così bene senza pensare a lui, perchè hai dovuto anche solo nominarlo'?
" Non ho nemmeno detto il suo nome" rispose Sophie, come se l'avesse letta nel pensiero " io stavo parlando di Jonas" aggiunse subito dopo, al solo scopo di provocarla
" Sì, certo" face finta di crederle l'amica, e non fece in tempo a dire nient'altro.
" Ciao Jane" ed eccolo di nuovo...sbucato così, dal nulla, proprio come il famoso coniglio, solo che Chris aveva più effetto su di lei di quanto ne avrebbe potuto avere un roditore, ovviamente
" Hei" disse soltanto lei, voltandosi contemporaneamente, mentre Sophie osservava la scena con gli occhi fuori dalle orbite
" Anche tu fai parte di quelle che non riescono ad affrontare la giornata senza caffeina?" domandò lui casualmente, senza tuttavia distogliere l'attenzione dal suo viso
" No, ma la mia amica Sophie sì" rispose, indicandola e accorgendosi che si era distanziata di qualche metro da loro...tipico di lei
" Soph, vieni, ti voglio presentare Chris" la chiamò, e i successivi due minuti trascorsero senza troppi intoppi.
Si stavano per salutare, ognuno diretto verso la rispettiva aula, quando il ragazzo attirò la loro attenzione "Ma danno 'Shatter Island 2'! Stasera...come mai non lo sapevo?" si chiese da solo
" Piace anche a te?" non potè fare a meno di chiedere Jane, e proprio in quell'istante, maledetta lei e maledetto film, si perse in quegli occhi verdi
Aveva resistito fino ad allora...non trovava giusto l'essere caduta in trappola proprio alla fine.
" Certo, è fenomenale! Andate a vederlo anche voi?" si rivolse ovviamente a entrambe, ma inutile dire che guardasse solo Jane
A quel punto la ragazza non seppe cosa rispondere: dirgli la verità significava rischiare di andarci con lui, e dirgli una bugia significava rinunciare a 'Shatter Island'.
Naturalmente ci pensò Sophie a mettere le cose in chiaro.
" Sì, ci piacerebbe molto, ma io purtroppo non posso, quindi-" non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase
" Quindi posso venirci io con te Jane, che ne dici?" propose con un sorriso di fronte al quale sarebbe stato impossibile non cedere, almeno per la diretta interessata
" Zack è già impegnato con una ragazza stasera, quindi pensavo che-" e stavolta fu Jane a non lasciaro finire
" Sì, possiamo andarci insieme" disse, senza riuscire a impedirsi di sorridere a sua volta
E mentre lei e Chris si mettevano d'accordo riguardo il posto dove si sarebbero incontrati e l'ora, Sophie chiese mentalmente scusa a Jonas, perchè era stata lei a dare l'imput. 



BUONSALVEEEE!!!
Mi dispiace di aver fatto così tardi, ma sono ripresi i corsi, e il mio tempo libero praticamente non esiste più.
Fortunatamente sono risciuta a portarmi avanti con i capitoli durante la pausa, quindi almeno per il momento, la storia non ne risentirà.
Allora? Che ne pensate?
Come sempre vi invito a scrivermi tutto quello che vi passa per la testa mentre leggete la storia di questi due pazzi ;)
Grazie di cuore a chi recensisce...davvero, il vostro sostegno per me è molto importante <3<3
E Grazie ovviamente anche a chiunque legga o inserisca questa storia in una qualsiasi lista..non siate timidi e fatevi sentire :))
Scappo, devo ancora cenare, un bacione a tutti e...al prossimo capiotolo che, vi anticipo già, sarà cruciale per lo sviluppo degli eventi! 















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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Prima ancora che raggiungessero l'aula, Jane si rese conto della cazzata che aveva appena fatto.
Ok, va bene, non si trattava di un appuntamento, nè nulla di simile, però restava il fatto che avrebbe trascorso un'intera serata in compagnia di Chris. E non c'era nemmeno nulla di male in quello, volendo, solo che, beh, stava andando contro tutti i suoi piani. Fino a qualche minuto prima, aveva addirittura pensato e forse sperato di non rivederlo mai più, e ora si ritrovava a dover andare al cinema con lui.
Chiariamo: Jane voleva andare al cinema con lui, altrimenti non avrebbe acconsentito così in fretta...ma era proprio quello che si rimproverava: il non aver saputo trattenersi un solo istante di fronte a quella proposta.
Con senno di poi, e come le aveva fatto notare anche Sophie, aveva detto di sì così velocemente e con così tanta convinzione nella voce, che era stato facile credere che non avesse aspettato altro che quello.
E invece non era così...lei aveva dimenticato ciò che era accaduto il pomeriggio predecente, o perlomeno era sulla buona strada per riuscirci; poi, lui era comparso di nuovo e aveva rovinato tutto.
Dopo aver salutato i compagni di corso alla fine delle lezioni, le due ragazze si recarono alla mensa dove trascorsero l'ora successiva; poi Jane tornò alle residenze.
Pensò di mettersi a studiare, perchè la settimana successiva ci sarebbe stata una prova intercorso e intendeva passarla con il massimo dei voti, ma non appena sistemò i libri sulla scrivania si accorse di non riuscire a concentrarsi.
Non c'era un momento particolare che le vorticava in testa impedendole di comprendere effettivamente ciò che si apprestava a leggere e sottolineare..era l'intera situazione che cominciava a non piacerle affatto. Soprattutto perchè aveva paura che potesse sfuggirle di mano.
Non aveva la minima intenzione di preoccuparsi di che cosa avrebbe indossato quella sera, non doveva fare colpo su nessuno, perchè un fidanzato ce l'aveva già..eppure, non potè non ammettere a sè stessa che per qualche strano motivo voleva che Chris la trovasse carina.
Fu tentata di chiamare Sophie e renderla partecipe di tutte le paranoie che la stavano tornturando in quel momento, ma pensò che se lo avesse fatto le avrebbe dato modo di pensare che effettivamente Chris non le fosse indifferente, e non era proprio il caso. Per ovvi motivi non poteva parlarne nemmeno con Annie.
Con la testa che rischiava di scoppiarle si buttò sul letto, letteralmente, in cerca di un po' di tregua. 
Era sempre stata un tipo piuttosto riservato, non aveva avuto tanti ragazzi nè problemi connessi al genere maschile prima di allora...e anche se negli anni addietro qualche cotta se l'era presa, il suo primo vero ragazzo era stato Jonas, e, strano ma vero, il suo primo bacio Chris.
Già: non aveva mai baciato un ragazzo prima di quel Capodanno in aeroporto, nemmeno per gioco.. semplicemente non ne aveva mai sentito il desiderio prima di conoscere Jonas. Ma proprio in quel momento,distesa sul letto, con i libri e gli appunti abbandonati sulla scrivania, e la testa che cominciava a pulsare sul serio, con estrema lucidità, prese atto del fatto che dall'estate durante la quale aveva conosciuto il suo fidanzato, fino a quando lui non lo era diventato sul serio, c'era stato Chris. Inevitabilmente in mezzo c'era stato Chris.
Forse era per quel motivo che il pomeriggio precedente la mente l'aveva riportata indietro alle ultime ore del duemilaquindici...perchè lui era stato il suo primo bacio, e come dicono tutti i proverbi, quello non si dimentica mai davvero. Che stupida che era stata a non averla messa prima così: ovviamente il bacio era saltato fuori quando l'aveva rivisto, non che poteva che essere quella la ragione, e non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Non che per tutto il resto del tempo avesse semplicemente rimosso il suo primo bacio...era solo che da quando c'era Jonas, da quando lui era diventato una presenza importante nella sua vita, tutto il resto era stato sostituito da un'immagine sbiadita. O almeno così era stato nelle prime settimane, quando Jane era così felice e entusiasta di avere un fidanzato, di avere Jonas per fidanzato, che era diventata cieca pure nei confronti della loro stessa relazione.
Non che andasse male, ma era difficile e in certi frustrante aver voglia di abbracciarsi e rassegnarsi di fronte alla presenza di quei chilometri che costantemente li tenevano lontani.
Ma d'altronde, tante coppie vivevano una relazione a distanza, e ne uscivano vittoriosi. Proprio non concepiva il motivo per il quale per loro due sarebbe dovuta andare diversamente.
Fu proprio l'arrivo di un messaggio da parte di Jonas, a riportarla alla realtà.
Lo aprì immediatamente, desiderosa di parlare con lui un po' per sapere come fosse andata la sua giornata, e un po' per non pensare alla propria.
" Ei. Sei tornata a casa?" lesse il contenuto del messaggio whatsapp
" Sì, sono appena rientrata" rispose subito lei
" E ora che fai?" continuò il ragazzo
" Mi riposo..ho un po' di mal di testa oggi" almeno, disse la verità

" Come mai? Giornata pesante?" si informò lui
" Non più del solito... penso che stia iniziando ad arrivare l'ansia per la prova della settimana prossima"..ecco, quella era una prima mezza bugia, e Jane maledì sè stessa per averla scritta
" Non ti preoccupare, andrà bene come sempre" provò a rassicurarla lui
" Lo spero" si limitò a rispondere, con l'aggiunta di un paio di emoticons con le dita incrociate.
" A te come  è andata amore?" digitò subito dopo
" Sono ancora a lezione..ma mi sto annoiando a morte" ammise il ragazzo
" Tanto per cambiare eh?" lo prese in giro Jane
" Non vedo l'ora che arrivi stasera" le confidò Jonas
" Perchè?" si  incuriosì la ragazza
" Perchè è giovedì...svegliaaaa! C'è la festa del campus" le ricordò lui
" Ah, è vero" sì, nell'univeriistà che frequentava Jonas venivano organizzate quelle che venivano chiamate 'serate di socializzazione' una volta alla settimana...la verità era che si trattava di feste vere e proprie con tanto di  musica ad alto volume e alcool.
A Jane non dava fastidio che il proprio fidanzato vi partecipasse quasi sempre, si fidava ciecamente di lui, e poi, le feste, anche se con meno frequenza venivano organizzate anche a Belfast, e Jonas non si era mai opposto  al fatto che lei ci andasse, a patto che lo chiamasse una volta tornata a casa.
Vivendo distanti, non potevano e non riuscivano a starsi troppo addosso e controllare ogni singola mossa, e non erano nemmeno una di quelle coppiette che passano un'altra ora al telefono dopo aver deciso di attaccare, solo per liberarsi dalla responsabiltà di chiudere per primi la chiamata. Certo, avevano anche loro dei momenti di dolcezza mielosa, ma accadevano di solito quando l'uno o l'altra era giù di tono e bisognava spingerlo/a a sorridere di nuovo. Magari si trattava di sciocchezze, ma era bello poter contare su qualcuno, poter afferrare il telefono senza la paura di star disturbando. Era una bella sensazione sapere che l'altro ci sarebbe stato sempre e comunque. Anche se, ovviamente, nemmeno la più potente delle tecnologie inventate dall'uomo, avrebbe potuto sostituire il calore di un abbraccio, purtroppo troppo raro.
Infatti, a parte il viaggio di Jane a Londra, si erano visti una sola volta da quando stavano insieme, poco più di un paio di mesi, e proprio nei giorni precedenti avevano iniziato ad organizzare mentalmente i propri impegni in modo tale da poter trovare un po' di tempo per rivedersi di nuovo.
Vedete? Non c'era nulla che non andasse in quella relazione...forse non era l'amore travolgente che Jane aveva sempre e segretamente sognato di vivere, come le protagoniste dei suoi romanzi preferiti, ma era più che certa che il tutto andasse attribuito alla lontananza. Se Jonas avesse vissuto nella sua stessa città, lo sarebbe stato, passionale oltre ogni limite, e travolgente.
" Comunque ti chiamo lo stesso stasera" scrisse lui dopo un po', a quel punto a Jane cominciarono a sudare le mani
" Non ti preoccupare, se c'è la festa possiamo sentirci anche domani" provò a scoraggiarlo
" No, no..ci sentiamo come abbiamo sempre fatto" la rassicurò il ragazzo, e lei fu costretta a metterlo al corrente dei propri programmi
" In realtà anche io stasera esco" cominciò, cauta
" Con Sophie e le ragazze?" eh certo, era ovvio che le avrebbe fatto quella domanda
" Sì, andiamo a vedere un film" e per fortuna che lo scrisse soltanto, altrimenti oltre alle mani le sarebbe tremata pure la voce.
Era la prima volta in assoluto che gli raccontava una bugia, e si sentiva tremendamente a disagio.
" D'accordo, allora ci sentiamo domani tesoro" la rassicurò lui, ignaro praticamente di tutto
" Certo" digitò subito lei, ansiosa di chiudere quella conversazione, come se il continuare a parlare con lui potesse in qualche modo fargli scoprire tutto.
Che poi, alla fine sarebbe semplicemente andata al cinema in compagnia di un ...amico? Vabbè, diciamo di un ragazzo che non era il suo fidanzato, ma stava esagerando con i sensi di colpa. Anche se avrebbe dovuto rendersi conto da sola del fatto che se fosse letteralmente divorata da questi ultimi, forse qualche motivo per preoccuparsi c'era.

Si fece trovare all'ingresso del campus all'orario stabilito.
Si impose di indossare la prima cosa che fosse riuscita ad afferrare nell'armadio, forse per dimostrare a sè stessa che quella serata non aveva la minima importanza, ma quando fu il turno di pettinarsi, trascorse dieci minuti davanti allo specchio nel tentativo di dare una forma quantomeno accettabile a quei capelli castani mossi: nè lisci, nè ricci. Sia quando lo aveva incontrato in aeroporto, sia il giorno precedente, quando gli aveva rovesciato addosso i cupcakes, non aveva pensato nemmeno un secondo all'abbigliamento o ai capelli sconvolti, che sicuramente doveva aver avuto, in tutti e due casi.
Ma quella sera era diverso, perchè sapeva che lo avrebbe incontrato...e maledetta lei e maledetto tutto, non era proprio riuscita a impedirsi di desiderare di essere carina.
Chris arrivò puntuale, parcheggò l'auto proprio di fronte al cancello principale dell'università, scese e le andò incontro.
Jane riuscì a mala pena a seguire con gli occhi  la sua figura che si avvicinava sempre di più, stordita dal suo profumo. Prima che potesse prenderne atto, percepì le labbra di lui sulla propria guancia.
" Buonasera signorina" la salutò con quel sorriso che avrebbe potuto sciogliere pure la calotta polare artica
" Prego" aggiunse subito dopo, invitandola ad appendersi al suo braccio, e conducendola verso la macchina
" Chris, stai provando ad immedesimarti nella parte?" domandò Jane lasciandosi condurre dal ragazzo, al contempo divertita e lusingata da quelle attenzioni
" Non ricordo una scena del genere in 'Shatter Island'..ma non si sa mai" e così dicendo, lui le strizzò l'occhio ingranando la marcia.
Partiamo male, molto male. Fu tutto quello che riuscì a pensare la ragazza mentre faceva del suo meglio per guardare fuori dal finestrino, e non concentrarsi sulle sue mani: una sul volante e l'altra sul cambio.
Accidenti, pure quelle avevano il potete di sconvolgerle l'ordine degli organi interni!
Ma d'altronde, non era mai stata seduta accanto a Jonas mentre lui guidava e non poteva sapere cosa avrebbe provato...e può sembrare una cosa stupida, banale, e addirittura senza senso, ma Jane aveva sempre osservato le mani in un ragazzo, e il modo migliore per farlo indisturbata, era sicuramente farlo quando il tipo in questione guidava. Tuttavia, con Chris non lo fece, almeno non più di qualche istante...c'erano troppe cose in lui che in qualche modo le piacevano, e non si potevano aggiungere pure le mani.
" Giusto per curiosità" la distrasse il ragazzo, e Jane fu costretta a voltarsi verso di lui per non farlo insospettire
Si stava comportando da stupida: perchè diavolo non poteva chiacchierare tranquillamente con lui guardandolo negli occhi? Era pure relativamente buio nell'abitacolo della sua auto, ma la cosa non aiutava, anzi.
" Sei una di quelle che parla durante i film?" domandò lui, e per qualche ragione, bastò quella domanda così innocua a sciogliere tutta la tensione.
" No" rispose convinta "e non mi piace che qualcuno lo faccia con me" aggiunse subito dopo, giusto per mettere in chiaro le cose
" Allora siamo d'accordo" sorrise lui, voltandosi a guardarla.
Non indossava nemmeno un filo di trucco, e Chris ne fu sorpreso. Di tutte le ragazze che conosceva e che aveva conosciuto, nessuna sembrava essere in grado di uscire senza della roba sulla faccia. A lui i cosmetici avevano sempre dato fastidio, per non parlare del fatto che era allergico alla cipria, e si scostava persino quando sua madre tentava di baciarlo con quella roba sul viso.
Jane non era truccata quella sera in aeroporto, non era truccata il pomeriggio precedente quando si erano scontrati, e non si era preoccupata di farlo nemmeno per andare al cinema con un ragazzo.
Gli piaceva che fosse una ragazza semplice, lo apprezzava molto di più di quanto i suoi amici sarebbero mai stati in grado di capire...e poi  era dannatamente carina, trucco o non trucco. E solare, divertente, persino dolce, come quando quella sera, sotto l'albero di Natale, aveva candidamente ammesso che quel Capodanno fosse speciale.
Eh certo che lo era stato..il migliore che lui avesse vissuto da qualche anno a quella parte. Ma esattamente come lei, Chris era convinto di non rivederla mai più.
" Ti piacciono i popcorn?" si sentì domandare, e quando la guardò si accorse che lei si stesse trattenendo dal ridere, ma in fondo anche quello era un modo per conoscersi
" Non moltissimo sinceramente" ammise altrettanto divertito, tornando a concentrarsi sulla strada
" Quindi di solito non li compro...però ti avviso: spesso infilerò la mano nel tuo sacchetto perchè in certe scene, quelle di suspance, c'è bisogno di mettere qualcosa sotto i denti" spiegò
" E se lo sai, perchè ti ostini a non comprarli?" si incuriosì Jane
" Perchè è più divertente scroccare dagli altri" le fece notare lui, voltandosi di nuovo nella sua direzione, senza nascondere un'espressione birichina sul viso.
" Bene, mi hai appena autorizzato a chiamarti 'scroccone'" scherzò la ragazza, e Chris scoppiò a ridere. Una risata talmente melodica, ma al tempo stesso roca e profonda, quella che in inglese si chiama 'boyish laugh', e che fa inevitabilmente e disgraziatamente battere forte il cuore.
" Ti prego, dimmi che quando porti al cinema la ragazza che ti piace, in macchina non le dici che le ruberai tutti i popcorn" lo disse ridendo, ma Chris ne fu colpito lo stesso
" E se lo avessi appena fatto?" la provocò lui con quel sorriso
" Ho detto con la ragazza che ti piace..non con me"  e per sua fortuna, Jane non colse l'allusione nascota in quelle parole, o non volle coglierla. Aveva capito che Chris fosse un tipo giocherellone, e di conseguenza aveva deciso di non soppesare ogni singola parola o frase. Lui stesso le aveva detto di star uscendo con una ragazza, e non poteva essere serio con lei.
" Vai spesso al cinema?" domandò lui a quel punto
" Solo se non posso guardare quel film a casa...altrimenti preferisco il mio divano, e la mia tazza di cioccolata calda, o il gelato, dipende dalle stagioni"
" Ohhh vedi? Non è molto meglio la cioccolata calda o il gelato rispetto ai pop corn?" 
Jane sorrise....ma di che stavano parlando? E quanto era bello parlare con lui anche delle cose più insulse? Quando era salita in macchina era tesa, forse a causa di quel bacio sulla guancia inaspettato, ma in quel momento, era semplicemente sè stessa. E stava bene in compagnia di Chris. Non ci pensava nemmeno più alla bugia che aveva raccontato a Jonas: sentiva di essere nel posto giusto.
" Decisamente! E il divano è più comodo delle poltrone del cinema" "anche il pigiama è più comodo dei jeans" aggiunse subito dopo
" Ma che pantofolaia!" la prese in giro lui, fingendosi sconvolto per quelle dichiarazioni
" Scroccone" lo rimbeccò lei, tornando subito dopo a guardare fuori dal finestrino, perchè nonostante fosse più rilassata, considerava comunque più prudente non perdersi in quel verde
" Pantofolaia" l'accusò di nuovo il ragazzo, ridendo spensierato
" Scroccone" Jane non si arrese
" Pantofolaia" ed entrambi ridevano sempre più forte
" Scroccone" e se non fossero stati in macchina, probabilmente Chris le avrebbe fatto il solletico fino a farla tacere. Risero entrambi a crepapelle, per così poco, con così poco.
" Ok, ti dimostrerò che oltre a essere scroccone, so anche essere un cavaliere" sentenziò lui dopo che si furono ripresi
" E come? Mi permetterai di poggiare il braccio sul bracciolo in comune?" domandò Jane piuttosto divertita, ma quando lui la guardò si rese conto di aver fatto centro, e scoppiò di nuovo a ridere.
" Non ci posso credere che stavi per dirlo sul serio!" lo prese in giro lei, praticamente aveva le lacrime agli occhi per le troppe risate
" Se riesci a leggermi nella mente, sei davvero pericolosa" ammise lui, e anche se lo disse in tono leggero, cominciava a pensarlo davvero.
Pericolosa perchè iniziava a far breccia nel suo cuore, anche se non lo avrebbe mai ammesso così facilmente.
Fortunatamente raggiunsero il cinema qualche istante dopo, ed esattamente come si erano promessi in macchina, nessuno dei due parlò durante il film. Jane acquistò i popcorn e lui infilò la mano nel suo sacchetto a intervalli regolari senza il timore di essere giudicato, quindi la ragazza si appropriò del bracciolo senza fare troppi complimenti. 
Chris si voltò più volte per guardare lei, e Jane distolse spesso l'attenzione dal grande schermo per guardare lui, ma furono attenti a non voltarsi l'uno verso l'altra nello stesso momento. Entrambi apprezzarono il film, e la silenziosa ma confortante compagnia dell'altro.
Durante il viaggio di ritorno verso l'università, commentarono le scene che li avevano più colpiti chiacchierando, ridendo e scherzando con una complicità che nessuno dei due si aspettava di poter trovare nell'altro così in fretta. Quando si fermarono all'ultimo semaforo, puntualmente rosso, prima dell'università, Jane non potè fare a meno di dirgli quanto si fosse divertita. Doveva farlo, prima di arrivare a casa, perchè era stata bene sul serio, e sentiva il desiderio di farglielo sapere.
" Grazie per la bella serata Chris" sussurrò, e facendosi coraggio si protese verso di lui per dargli un bacio sulla guancia.
Chissà, forse avrebbero potuto davvero diventare amici, dopotutto le piaceva l'idea di avere un amico a Belfast.
Le sue labbra erano talmente vicine alla guancia di lui che a momenti l'avrebbero sfiorata, quando Chris, senza concedersi di pensarci un secondo di più, girò il viso in modo tale da poterla baciare sul serio.
Seppur molto sorpresa, Jane proprio non riuscì a tirarsi indietro e non ricambiare quel bacio: nel momento in cui le labbra di lui premettero sulle sue, le schiuse immediatamente, e senza concedersi il lusso di ragionare sulla natura irrispettosa e spaventosamente spontenea di quel gesto, si lasciò baciare. 
La bocca di lui incollata alla propria, era morbida, bollente, e le sensazioni che quel contatto così irruento le trasmise furono tremendamente eccitanti. In quel folle istante, baciarlo e lasciarsi baciare in quel modo un po' dolce ma al tempo stesso rude e passionale, era ciò che più desiderava, e per una manciata di secondi, fu tutto perfetto.
Ma il sorriso tenerissimo e leggermente imbarazzato di Jane, fu l'ultima cosa che Chris vide, prima di cercare disperatamente e inutilmente di scansare quel tir. 



BUONSALVEEEEE!!!!!
Mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare ieri come vi avevo promesso. Giuro che questa volta non è dipeso da me: internet non ha funzionato per tutto il giorno impedendomi di accedere al sito.
Fortunatamente stasera tutto si è risolto, perciò ecco a voi il nuovo capitolo! :)
Che ne pensate?
Vi avevo anticipato che ci sarebbe stata una svolta, ed è contenuta proprio nelle ultime righe. Nel prossimo avremo modo di capire cosa è successo; intanto vi ringrazio di cuore per tutte le recensioni e vi invito (a continuare) a rendermi partecipe delle vostri opinioni e idee sulla storia. Sapete che adoro fare quattro chiacchiere con voi, perciò non siate timidi e scrivetemiii ;)
Devo scappare, ma vi do appuntamento a lunedì con il prossimo capitolo...preparatevi a tutto! 
Un bacione,  e a prestooooooooo <3<3<3<3
 


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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Jane giaceva immobile in un letto d'ospedale, bianco come la sua pelle e triste come l'assenza di un'espressione sul suo viso.
Intorno a lei il più religioso silenzio, interrotto soltanto da singhiozzi sommessi, deboli speranze e il lento ma continuo ticchettio provocato dai tanti macchinari legati al suo ormai esilissimo corpo.
Non era morta, ma non era nemmeno viva.
Erano trascorsi tre giorni dall'incidente che l'aveva ridotta in quel modo; tre giorni in cui i medici non erano mai stati in grado di dichiararla fuori pericolo; tre giorni in cui lei aveva vissuto in un limbo comunemente conosciuto come coma cerebrale.
I suoi genitori, sconvolti e più addolorati che mai per la loro unica figlia, erano accorsi immediatamente, assieme a Sophie, Lizzie, Rose, Federica, Scott e diverse ragazze e ragazzi del suo corso.
Nessuno riusciva ancora a credere all'accaduto, nessuno riusciva ad accettare che quel corpo inerme e di colpo così piccolo da sembrare quello di un bambino, fosse proprio il suo. Era così strano, e ingiusto, non trovarla ogni mattina seduta al solito posto insieme alle amiche, intenta a prendere appunti, a ridere, scherzare, prendere in giro e maledire i professori, e persino lamentarsi della difficoltà di un esame in particolare.
Era assurdo non incontrarla ogni mattina, in biblioteca, ai distributori, a mensa, al bar o da qualsiasi altra parte all'interno del campus, ed era assurdo soprattutto perchè a Jane non era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, e non c'era mai stata realmente, però, da quando era costretta in quel letto d'ospedale, la sua mancanza si sentiva, molto di più di quanto non si fosse avvertita la sua presenza.
In aula si respirava un'aria diversa, più pesante, più tesa, e spesso, di punto in bianco, Sophie correva in bagno nascondendosi tra le lacrime.
Ovviamente era lei quella che era stata più duramente colpita dall'accaduto, e proprio a lei era toccato il compito di avvisare Jonas e Annie delle condizioni dell'amica. D'altronde, i genitori di Jane, pur avendo intuito qualcosa, non vivendo più ogni giorno accanto a lei, non erano nemmeno al corrente degli ultimi sviluppi della vita sentimentale della figlia. Lei si era rimpromessa di dirglielo nelle vacanze di Pasqua, e sperava di potergli presentare il  fidanzato direttamente in quell'occasione. 
Poi, le cose le erano sfuggite di mano.
E nel corso di poco più di ventiquattro ore, tutto aveva preso una piega imprevista. Disperata, per utilizzare un eufemismo.
Anche la vita continuava a sfuggirle di mano, e la cosa peggiore era che lei nemmeno se ne accorgeva.
Da quando Jane era arrivata in ospedale, le sue condizioni erano state stabili, ma ciò, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non era di conforto a nessuno.
Non era peggiorata, ma nemmeno migliorata, e i medici continuavano a esprimersi a monosillabi, per non abbattere di più coloro che le volevano bene, e non dargli nemmeno false speranze.
E in qualche modo, non assistere a evoluzioni della sua condizione, nè in un senso, nè nell'altro, aveva reso quei giorni letteralmente agonizzanti.
I genitori della ragazza non avevano lasciato il suo capezzale nemmeno un minuto, ma spesso anche Sophie aveva trascorso la notte accanto all'amica, perfettamente lucida e sveglia, terrorizzata anche solo dall'idea di perderla di vista per un secondo; in un momento delicato come quello, tutto avrebbe potuto esserle fatale.
Dopo avergli dato la brutta notizia, Sophie si era sentita regolarmente con Jonas, il quale le ripeteva ogni giorno di essere disperato, perchè avrebbe tanto voluto esserle vicino, e invece non poteva lasciare Londra prima di aver dato un'esame che preparava da mesi e mesi, e che avrebbe condizionato la sua carriera per sempre. E ogni volta che lui le rifilava quelle parole, la ragazza doveva trattenersi dal chiudergli il telefono in faccia. 
Semplicemente si chiedeva come Jonas riuscisse anche solo a concentrarsi, sapendo la propria ragazza in quelle condizioni.
Lei stessa, aveva saltato tantissime lezioni (come del resto avevano fatto anche le altre ragazze del loro gruppo) e quando andava all'università, era soltanto perchè la sua famiglia la costringeva: dicevano che le avrebbe fatto bene distrarsi un po', ma puntualmente, arrivava un momento in cui Sophie non riusciva più a sopportare l'idea di starle lontano e non sapere cosa potesse succederle da un momento all'altro, e scappava via. Si asciugava le lacrime in bagno, e poi saliva sul primo autobus diretto all'ospedale. Scott le stava vicino il più possibile, e lei gli era grata, ma non bastava...rivoleva Jane indietro.
Tutti rivolevano Jane indietro, e nessuno sapeva se sarebbe mai accaduto. Se quella speranza potesse mai trasformarsi in una rassicurante certezza. 
Finchè una mattina apparentemente uguale a tutte le altre, la ragazza non cominciò a dare i primi segni di vita.
Durò poco meno di un minuto, ma bastò a rincuorare tutti. Mosse leggermente il mignolo della mano destra, poi aprì lentamente la bocca, e dopo ricrollò nel suo sonno profondo, come se quei lievissimi movimenti fossero stati soltanto il frutto di un desiderio disperato di tutti i presenti in quella stanza, di vederla in qualche modo reagire.
Lei stessa fu cosciente per quel minuto, e percepì chiaramente tuttto quello che succedeva intorno, ma non potè fare di più, a parte essere presente, partecipare di nuovo alla vita per quel brevissimo tratto.
I medici accorsero immediatamente, la visitarono con estrema cura, e soltanto dopo aver terminato, si sentirono in grado di dire che con un po' di fortuna Jane si sarebbe risvegliata.
Accade in piena notte. In quel momento suo padre era l'unico presente nella sua stanza; la signora Collins era stata a sua volta sedata dai medici, lo avevano fatto per darle un po' di pace. E Sophie dopo due giorni e due notti di veglia ininterrotta, era finalmente crollata tra le braccia di Scott. Tuttavia, aveva fatto promettere al fidanzato che non l'avrebbe portata a casa per nessun motivo al mondo: aveva acconsentito a dormire, ma voleva restare in ospedale a tutti i costi.
Nell'esatto istante in cui Jane abbandonò lo stato di coma, percepì il respiro di suo padre accanto a lei.
Non poteva sbagliarsi: da piccola si era addormentata con la mano stretta nella sua così tante volte, che aveva imparato a riconoscerne persino il ritmo del respiro. E quando dopo giorni di agonia, il signor Collins si sentì chiamare di nuovo papà, scoppiò in lacrime, e pianse molto più forte e più disperatamente di quanto avesse fatto la primissima volta in cui si era sentito chiamare in quel modo.
" Papà" la voce era flebilissima , ma reale. Tremolante, spaventata, ma per lui fu il suono più bello al mondo.
" Sono qui piccola mia" sussurrò, stringendole forte la mano, le lacrime che scorrevano sul suo viso
" Papà, che succede? Non vedo nulla!" cominciò ad agitarsi la ragazza
" E' buio amore, sono le tre di notte...ecco perchè non vedi nulla" disse carezzandole lentamente i capelli
" Papà ..allora sono viva?" e la stessa Jane fu sul punto di piangere
" Sì bambina mia, sei tornata" e la baciò sulla fronte, pianissimo, spaventato dalla fragilità della ragazza.
Un miracolo: quella fu per tutti la conferma che i miracoli possono accadere sul serio.
" Sono tanto stanca" farfugliò lei, prima di abbandonarsi al sonno di nuovo
" Dormi amore, dormi. Ci vediamo domani mattina, e ci sarà anche la mamma" ma prima che potesse terminare la frase, Jane si era già riaddormentata.
Pochi istanti dopo le porte della stanza si spalancarono di colpo e i due medici che avevano seguito la ragazza per tutto il tempo irrupperro senza troppe cerimonie.
" Si è svegliata! Cioè ora dorme...ma ha parlato, mi ha rinosciuto, era cosciente!" comunicò il signor Collins, talmente felice da sembrare ubriaco
" Doveva chiamarci subito" lo raffeddarono i dottori "poteva essere pericoloso" aggiunse uno, senza riuscire a trattenersi
" Mi dispiace, sono mortificato, in quel momento volevo godermi un po' mia figlia da solo" spiegò, più agitato che mai
" La capisco Signor Collins" esclamò a quel punto lo stesso dottore che poco prima lo aveva rimproverato
" Ma che non succedere più...per qualasiasi cosa, deve chiamare immediatamente noi" chiarì il collega
" Comunque ci sono buone notizie: sua figlia è definitivamente fuori pericolo, e fuori dal coma. Ora sta solo dormendo" lo rassicurarono gentilmente.
Il padre della ragazza tirò a quel punto un sospiro di sollievo talmente lungo e rumoroso, che si stupì che non l'avesse sentito Sophie, quella che aveva capito essere la migliore amica della sua bambina. Ero grata a quella ragazza più che a chiunque altro, perchè pur conoscendola da soli pochi mesi, non l'aveva abbandonata un solo secondo. Jane aveva bisogno di incontrare una persona come lei.
" Ha aperto gli occhi?" domandò cautamente uno dei due ragazzi in uniforme...sì, erano poco più che ragazzi, medici giovanissimi
" Grazie al cielo, sì!" e nel pronunciare quelle parole, David Collins rivolse davvero lo sguardo verso l'alto
" Ha detto qualcosa in particolare?" continuarono con le domande i medici
" Che non vedeva nulla ovviamente, perchè la stanza era buia" replicò lui, senza nemmeno chiedersi il perchè di quelle domande...era troppo felice che Jane si fosse risvegliata, per poter badare ad altro!
" Va bene. Noi abbiamo bisogno di tenere la ragazza sotto stretta ossevazione per un po'...lei intanto, dica pure a sua moglie, a Sophie, e al resto degli amici di Jane che si è svegliata. Non aggiunga altro però, la situazione continua ad essere piuttosto delicata, anche se siamo tutti ottimisti"
" Può aver riportato danni al cervello? Danni irreperabili?" e di colpo, si rese conto di quella tristissima possibilità
" Non lo sappiamo ancora signor Collins" non potevano aggiungere altro, perchè effettivamente non lo sapevano nemmeno loro
" Per ora si accontenti di sapere che Jane è viva, e che quando si sveglierà domattina, avrà bisogno di tutto l'amore e la delicatezza possibile per fronteggiare la vita" spiegarono i dottori, chiudendosi nella stanza assieme alla giovane paziente.



" Noooo! No....no! Nooooo! Perdonami....noooo!" 
Nel sentire quelle ormai familiari urla, Zack si alzò dal letto, e senza nemmeno curarsi di indossare le pantofole, si precipitò nella stanza accanto.
Esattamente come si aspettava, trovò l'amico in un bagno di sudore. Si contorceva nel sonno, disperato e arrabbiato.
Lo afferrò per le spalle costringendolo a fermarsi, e poi gli parlò, intenzionato a svegliarlo per liberarlo dall'incubo che lo affliggeva tutte le notti della sera dell'incidente.
" Chris" lo chiamò, scuotendolo
" Chris" ci ritentò, un po' più forte, mentre il ragazzo continuava a lottare nel sonno contro chissà chi, o chissà cosa.
" Chris, ti prego!" e quasi urlò, fino a ricevere l'attenzione dell'amico.
Il ragazzo a quel punto smise finalmente di divincolarsi dalla sua presa, e prese un respiro profondo, aprendo finalmente gli occhi. 
Quei bellissimi occhi verdi ora perseguitati  dai tormenti più neri.
" No! Di nuovo" esclamò sconsolato, riferendosi alla preoccupante frequenza con quale si abbandonava a quell'incubo, sempre lo stesso.
Strinse le mani a pugno e le sbattè violentemente sulle lenzuola bagnate fradice, contemporaneamente serrò le labbra in una linea dura per impedirsi di scoppiare in lacrime di fronte all'amico.
Non si era mai sentito tanto impotente e tanto stupido come lo era in quei giorni.
A differenza di Jane che aveva abbandonato il mondo rifugindosi nel sonno pesante e imperturbabile del coma, lui aveva subito soltanto uno shock. Era stato cosciente per tutto il tempo, dall'inizio alla fine, e per certi versi era stato addirittura peggio del non esserci affatto.
Continuava a rivivere quel momento a rallentatore nel sonno e quando era sveglio, e a seconda di quella condizione, si contorceva urlando o tremava come se stesse per morire di ipotermia; a volte addirittua entrambe le cose.  Era il ricordo del sorriso di Jane a ridurlo in quel modo: il ricordo di quel sorriso conseguente a quel bacio, e stroncato dal tir che gli era andato addosso.
Lui aveva visto tutto,  troppo bene, ma si era accorto del pericolo troppo tardi, e anche se aveva tentato l'impossibile pur di mettere entrambi al sicuro da quella furia, non ci era riuscito.
Ma quale imbecille, per utilizzare un insulto leggero, sicuramente meno infame di quelli che gli erano già stati rivolti contro...quale razza di imbecille baciava una ragazza a un semaforo rosso?! E soprattutto, perdeva il senso dello spazio e del tempo, mentre era alla guida, fermo a uno stramaledettissimo semaforo?
Pure i bambini sapevano che era pericoloso distrarsi mentre si era al volante, e lui, proprio come un bambino capriccioso, non aveva saputo aspettare.
Aveva capito che quella che gli si stava presentando sarebbe stata un'occasione più unica che rara per capovolgere la situazione, perchè era inutile negare che avesse provato l'assurdo e il fortissimo desiderio di baciare quelle labbra praticamente per tutta la serata, ma per seguire quell'impulso, aveva fatto ciò che di più azzardato la mente umana potesse concepire. Aveva fatto in modo le sue labbra combaciassero con quelle di Jane approfittando del semaforo rosso... ma sarebbe dovuto durare un istante! Non avrebbe dovuto perdere il controllo della situazione in quel modo, così facilmente.
E invece, avevano entrambi perso la testa non appena si erano sfiorati, e il tutto il resto era stata una terribile conseguenza.
Che cosa era successo? Era scattato il verde mentre loro due si baciavano, e l'auto di Chris era rimasta ferma lì invece di proseguire. Nel frattempo era sopraggiunto un tir, che vedendo da lontano il semaforo verde non si era preoccupato di rallentare nemmeno un po', e si era accorto della pochissima distanza che lo separava dalla macchina stranamente ferma al semaforo soltanto quando era già troppo tardi. Il camionista non aveva nemmeno fatto in tempo a suonare il clacson...era stato questione di attimi.
L'auto era stata travolta alla velocità di più cento kilometri all'ora, e l'impatto era stato talmente violento, che l'audi di Chris era finita a centro strada, e il tir, ormai fuori controllo, l'aveva colpita ancora più forte dal lato di Jane. 
I due ragazzi erano fermi nel posto giusto al momento sbagliato, e il camion aveva decisamente superato il limite di velocità consentito su quella strada, ai mezzi pesanti e non, quindi la colpa era distribuita da tutti e due i lati, ma Chris, e purtroppo non solo lui, non la pensava affatto così.
Perchè se lui non l'avesse baciata in quel momento così inopportuno...non sarebbero successe un sacco di cose.
Non si sarebbe innescato quel domino, quella reazione a catena, che aveva portato il corso degli eventi fino a un punto di non ritorno.
Se non l'avesse baciata non si sarebbe distratto; se non si fosse distratto si sarebbe accorto che era scattato il verde; se si fosse accorto che era scattato il verde sarebbe partito; se fosse partito la carreggiata sarebbe stata libera; e se la carreggiata fosse stata libera quel tir avrebbe proseguito la sua corsa...magari si sarebbe schiantato lo stesso poco dopo, perchè andava davvero troppo veloce, ma almeno non avrebbe quasi ammazzato Jane.
Era un pensiero egoistico quello, ma erano giorni che Chris non riusciva a pensare ad altro che a lei.
Quel camionista frettoloso s'era cavata con molto meno rispetto a loro due, ma entrambi i mezzi erano andati praticamente distrutti.
Jane era stata trasportata in ospedale già in coma, Chris sotto shock, l'altro soltanto ferito a un braccio e una gamba. 
Ed ecco come un banalissimo attimo, aveva profondamente segnato le loro vite. 
Un minuto prima rideva e scherzava con lei, commentava il film che avevano appena visto, e un minuto dopo, rischiava di perderla per sempre. 
Non se lo sarebbe perdonato mai se davvero fosse successo, poco ma sicuro...motivo per cui non riusciva nemmeno a prendersela con chi l'aveva allontanato dal letto di Jane: in fondo sapeva che avessero ragione.
Era solo colpa sua se quella ragazza stesse coraggiosamente lottando tra la vita e la morte, e il minimo, per lui, era essere tormentato da quegli incubi.
Anche Chris era stato tenuto sotto osservazione per un paio di giorni, ma poi era stato dimesso, perchè non aveva riportato alcun danno visibile o curabile...le sue ferite erano soltanto emotive, e parte prescrivergli delle medicine e del calmanti, in ospedale non avevano potuto fare molto.
I suoi genitori, accorsi immediatamente, avevano provato in tutti i modi a covincerlo a tornare a casa con loro, ma il ragazzo aveva chiaramente detto loro che gli impegni universitari lo avrebbero aiutato a superare il trauma, e poi, in cuor suo, non poteva sopportare l'idea di abbandonarla dopo tutto quel casino. Anche se, a ben pensarci, pur trovandosi sempre nella sua stessa città, e a pochi kilometri di distanza fisica da lei, la sentiva lontana anni luce. Roba che se Jane si fosse trovata su Marte, probabilmete l'avrebbe sentita più vicina.
Si odiava anche per aver involontariamente coinvolto Zack in quella situazione, ma non sapeva che altro fare: da solo, non ci poteva stare, i medici stessi avevano detto che la cosa era fuori discussione, e a casa non ci voleva proprio tornare; nelle sue precarie condizioni psicofisiche non era consigliabile nemmeno affrontare parenti e amici che lo sarebbero andati a trovare, e gli avrebbero posto domande su domande.
Una notte, quando si trovava appena a qualche metro di distanza da Jane, aveva provato a raggungerla. 
Si era intrufolato nella stanza, e stando ben attento a non svegliare nè la mamma della ragazza, nè Sophie, si era inginocchiato per terra, le aveva preso una mano tra le sue, l'aveva stretta forte, baciata disperatamente, e poi aveva cominciato a piangere in silenzio.
All'inizio, ci era riuscito a non farsi notare da nessuno, ma poi le lacrime avevano preso il sopravvento, i singhiozzi si erano fatti più rumorosi e disperati, e la signora Collins si era svegliata.
Allarmata dalla presenza di quel ragazzo accanto alla figlia, aveva urlato svegliando anche Sophie, la quale, riconoscendo Chris, aveva spiegato alla mamma di Jane chi fosse il ragazzo, senza sapere di star commettendo un errore madornale. Non appena aveva realizzato che sua figlia si fosse trovata in macchina proprio con lui quando era avvenuto l'incidente, visibilmente sconvolta, la signora Collins si era scagliata contro Chris, urlando, al punto tale da far intervenire suo marito e i medici di turno.
Il risultato era stato l'allontamento forzato del ragazzo, cacciato dalla stanza dopo aver subito i peggiori insulti da parte dei familiari di lei, e uno sguardo addolorato da parte di Sophie.
Da quel momento in poi, Chris era stato praticamente bandito dalla camera e della vita ( o quel che ne restava) di Jane. 
All'università ovviamente non aveva potuto più metterci piede in quelle condizioni, e una volta aveva costretto Zack ad accompagnarlo a casa di Sophie ( perchè nemmeno mettersi al volante era un'opzione possibile al momento) ma anche lì aveva ricevuto solo porte in faccia. La ragazza non era in casa, ma era stato cacciato via dai genitori, e in quel modo aveva buttato al vento anche l'unica e ultima possibilità di sapere come stesse Jane, di starle in qualche modo vicino. Ma non si sarebbe arreso, mai.



BUONSALVEEEE!!!
Eccomi con il nuovo capitolo :)
So che non è esattamente 'una botta di vita' come si suol dire, ma è inutile che vi dica che le cose non resteranno così per sempre.
In ogni caso spero che lo abbiate apprezzato e abbiate capito come siano andate le cose dopo quel bacio...
Scappo, grazie di cuore per tutto il supporto, davvero <3<3<3<3<3
Un bacione, e a lunedì prossimoooo

Ps. Recensiteeeeeeee perchè adoro scambiare opinioni con tutte voi, non siate timide! ;)











































 

















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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


" Buongiorno signorina Collins" 
La prima voce che Jane sentì quella mattina, fu quella di un medico.
Si stiracchiò lentamente e fece uno sforzo per issarsi a sedere sul letto; dopo un paio di tentativi ci riuscì.
" Sono sola? E' ancora buio fuori?" domandò immediatamente la ragazza, nonostante tutto ludicissima.
Era davvero un miracolo che dopo essere stata in coma per cinque giorni, avesse recuperato così in fretta ...quasi del tutto.
" E' mattina, e in questo momento nella stanza ci siamo solo io e lei. Ma fuori da questa porta ci sono i suoi genitori, e i suoi amici che aspettano di entrare" spiegò il medico
" Tuttavia, ho preferito venire a svegliarla io, per metterla al corrente di una cosa...è il mio dovere" continuò il giovane uomo in camice, ormai sedutosi sul letto accanto a lei
" Senta...io l'ho detto anche a mio padre ieri...non vedo nulla" si decise a confessare Jane
" Lui mi ha risposto che era notte, e quindi era normale, e io mi sono fidata, perchè mio padre non mi ha mai raccontato una bugia in vita sua..e poi ero stanchissima, e non mi andava di fare domande. Ma adesso lei mi ha fatto capire che è mattina, e io non vedo lo stesso...è tutto nero" la voce le si incrinò verso la fine della frase
" Che succede?" domandò, sull'orlo di una crisi di pianto.
Sentì il dottore sospirare forte,e prenderle le mani tra le sue per tranquillizzarla.
" Jane, posso darti del tu, vero?" e la ragazza si limitò ad annuire, sempre più preoccupata
" Cosa ricordi? Sai perchè sei qui?" le domandò lui, anche se sapeva che fosse una domanda piuttosto inutile
" L'ultima cosa che ricordo è di essere stata in macchina con Chris, siamo andati al cinema, e stavamo tornando, e a un certo punto l'ho ringraziato della serata e poi  lui-" e si bloccò.
Non poteva confidare al medico che lui l'avesse baciata, per la seconda volta, e fosse stato anche più bello della prima.
" Chris è il tuo fidanzato?" si informò l'uomo 
" No no! E'..beh, lui..è un amico" si costrinse a dire...come poteva chiamarlo altrimenti?
" Abbiamo fatto un incidente, vero? Questo l'ho capito, e sono stata mentalmente assente per giorni, giusto?"
Era veramente strano per un dottore fare una chiacchierata così perfettamente lucida e razionale con una ragazza da poco uscita dal coma. Ma Jane ricordava tutto, e suo padre poteva stare tranquillo sotto quel punto di vista : nessun danno cerebrale permanente. Il problema però poteva riguardare altro.
" Sì, giustissimo. Te la sei vista brutta Jane, te lo posso assicurare, ma sei stata forte e ce l'hai fatta...non ricadrai più in quel sonno profondo" la rassicurò il dottore
" Ma perchè non vedo?" comcinciò a riagitarsi la ragazza
" Perchè hai una benda sugli occhi" rispose di getto, anche se era la verità: glie l'avevano sistemata la notte precedente, dopo averla fatta riaddormentare
" Hai subito un'operazione agli occhi..la benda è per proteggerli" continuò, non riuscendo ad aggiungere altro
" E quando me la toglierete?" domandò a quel punto la ragazza, decisamente più sollevata
" Tra qualche giorno Jane" e fortunatamente non si accorse del groppo in gola che aveva impedito al dottore di dirle di più.
" Adesso io vado, e faccio entrare la tua famiglia. Ci vediamo più tardi" e così dicendo, in un impulso incontrollabile, si avvicinò fino a posarle un leggero bacio sulla fronte, prima di uscire dalla stanza.
Non c'era nulla da fare...quel giovane medico si era affezionato alla vivacità della sua paziente, e per quel motivo, non era nemmeno riuscito a compiere il suo dovere fino in fondo.
Non appena fu uscito dalla sua stanza, si trattenne per qualche minuto a parlare con i genitori di lei, ma i toni erano molto pacati, e nessuno riuscì a captare nulla.
Sophie arrivò giusto in tempo reggendo tra le mani un caffè caldo per la signora Collins, ma contrariamente a quanto si fosse aspettata, la mamma dell'amica pareva più abbattuta di quanto lo fosse stata nelle ore precedenti. Pensò che fosse colpa della stanchezza e della tensione accumulata nei giorni, e con un sorriso che le andava da un'orecchio all'altro, seguì i coniugi nella stanza dell'amica. Non vedeva l'ora di rivederla!
Scott aveva lasciato l'ospedale poco prima, e si era preso l'incarico di andare all'università e comunicare che Jane fosse uscita dal coma e stesse recuperando: parole dei dottori.
" Tesoro mio!" e l'attimo dopo la ragazza si sentì avvolgere da un paio di braccia che conosceva troppo bene
" Mamma" esclamò stringendola forte, asciugando lei le lacrime della donna
" Oh grazie al cielo ti posso riabbracciare, Jane" farfugliò tra le lacrime, senza smettere di stringerla 
" E' tutto a posto ora, no? Il medico mi ha raccontato tutto" disse lei, e il quel momento ci fu un attimo di silenzio.
I coniugi Collins si scambiarono uno sguardo preoccupato, e Sophie che era stata zitta fino a quel momento per lasciare spazio alla mamma della ragazza, cominciò a intuire che qualcosa non andasse.
O meglio, che qualcosa le stesse sfuggendo. Che c'era qualcosa che  non sapesse.
" Dico della benda, e dell'operazione agli occhi"  spiegò Jane, ignara del gioco di sguardi tra i presenti in quella stanza
" Oh certo, certo amore" e in quel momento fu il padre a intervenire
" Ciao papi" sorrise lei, allungando un braccio, per invitarlo a unirsi all'abbraccio.
Sophie guardò quella scena quasi con le lacrime agli occhi...non sarebbe mai stata capace di esprimere a parole quanto fosse stato bello assistere a quell'abbraccio di famiglia.
" C'è qualcun altro che in questi giorni ha sofferto quanto noi e merita di essere stretto forte" le disse la mamma, facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi.
Per un folle e assurdo istante Jane si chiese chi fosse, ma non appena l'amica fu vicina al suo letto, non ebbi più dubbi.
" Soph! Vieni qui" esclamò allargando le braccia, e l'attimo successivo si strinsero forte
" Come hai fatto a sapere che ero io?" le domandò l'altra, senza interropere l'abbraccio
" La puzza del tuo Dolce & Gabbana è inconfondibile" ammise...era stato proprio quello a farle percepire la presenza dell'amica
" Non è una puzza" si difese lei, ridendo di cuore, perchè finalmente dopo giorni di agonia, tutto stava tornando come prima.
Fu in qualche modo confortante anche per i genitori di Jane, sapere che la figlia ricordasse tutto dopo un trauma del genere..persino il profumo utilizzato dalla sua migliore amica.
" Ma quanto mi sei mancata!" e l'abbracciò di nuovo
" Anche tu Jane..sei mancata a tutti, non puoi capire quanto" e Sophie fece uno sforzo immane per non piangere
" La tua amica è stata qui con te giorno e notte, non ti ha abbandonata mai" la informò suo padre, e Jane sussurrò un grazie sommesso. La sentì soltanto Sophie, che la stava ancora stringendo forte.
" Anche Lizzie, Rose, Fede, e Alex, Brian, Matt..persino Jess e Nicole, sono venuti a trovarti. Eravamo qui tutti per te" le raccontò l'amica.
E a quel punto, Jane non riuscì più a trattenersi dal porre una domanda della quale aveva paura di conoscere la risposta.
Le era ronzata in testa per tutto il tempo, praticamente da quando si era svegliata, e aveva fatto il possibile per cacciarla via...non aveva avuto il coraggio di porla nemmeno al dottore. Ma non poteva più aspettare, e pur temendo quella risposta più di qualsiasi altra cosa al mondo, doveva sapere.
" E Chris?" domandò in un filo di voce
I genitori impallidirono, e Sophie per un attimo fu fortemente a disagio. Jane era a sua volta tesissima, e percepì chiaramente che l'atmosfera intorno a lei non fosse più la stessa.
" Ditemelo, per favore" pregò tutti, pensando naturalmente al peggio
Visto che lei era stata in coma per giorni, ed era salva quasi per miracolo, a Chris..beh, lui, non ce la faceva nemmeno ad ammettere ad alta voce quella possibilità.
" Non ce l'ha fatta?" domandò, scoppiando in lacrime senza attendere una rsposta
A quel punto Sophie non riuscì più a trattenersi, e carezzandole i capelli per calmarla, le parlò.
" Jane, ti giuro sul bene che ti voglio che Chris è vivo" sussurrò, e inizialmente la ragazza non la sentì nemmeno, scossa dai singhiozzi
" E' vivo, Jane" ripetè Sophie, ma lei continuava a piangere
Si era dimostrata forte fino a quel momento, ma pensare che il ragazzo non ce l'avesse fatta, le provocò un dolore al petto talmente forte che finì per sfogare tutto ciò che sentiva dentro in quel preciso momento. La spossatezza dovuta sia al coma che ai medicinali, la paura di ricascarci, le forti emozioni provate quando aveva abbracciato i genitori e Sophie, e quella maledetta benda che le impediva di vedere...sfogò tutto in quel momento.
I genitori accorsero a tranquillizzarla a loro volta, e visto che lei continuava  a piangere, e non sapeva più se fosse solo per Chris o per la situazione in generale, suo padre non potè fare a meno di prenderla per le spalle e gridarle addosso che il ragazzo stesse bene.
" Ha subito soltanto uno shock, bello forte ovviamente...ma sta molto meglio di te" continuò la signora Collins. Sophie, combattuta, non accennava a replicare.
Quando finalmente Jane si calmò, la domanda più la più spontanea del mondo "dov'è ora?"
E alla velocità della luce, prima che qualcun'altro potesse dirle la verità, la madre le diede una risposta che se possibile, le fece ancora più male.
" Non lo abbiamo mai visto" disse, decisa.
" Che significa? Non era in ospedale anche lui?" si informò la ragazza
" Sì, probabilmente..ma di qui non è passato" si affrettò ad aggiungere
" Mai?" domandò ancora lei, spiazzata e delusa da quella notizia molto di più di quanto i suoi genitori potessero immaginare.
" No tesoro...noi ti siamo stati sempre accanto, e se fosse venuto, lo avremmo di sicuro visto" si sforzò di agiungere il signor Collins.
E Sophie, in quel momento, odiò entrambi.
Perchè? Perchè dirle una bugia come quella, grande quanto il mondo, che la stava soltanto facendo stare peggio?
Se non volevano farle sapere che l'avevano cacciato via come se fosse stato un criminale pazzo, potevano dirle che era venuto, almeno una volta...
Perchè volevano farle credere che a lui non fregasse nulla di Jane?
I signori Collins avevano parlato con il tizio alla guida del tir quando quest'ultimo era uscito dall'ospedale, il quale aveva raccontato loro la dinamica dell'incidente, e vista da quella prospettiva ovviamente la colpa ricadeva tutta su Chris, che era alla guida di un'auto ferma ad un semaforo verde. Avevano tutti e tre concordato sul fatto che non avrebbero denunciato il ragazzo, ma allo stesso tempo era stato tassitavamente deciso che il suddetto non dovesse mai più avvicinarsi a Jane, per nessun motivo. Era un tipo pericoloso: così lo avevano definito.
" Soph...davvero non è venuto nemmeno una volta?"
Per qualche ragione, Jane faticava a credere alle parole dei genitori. Insomma, loro non sapevano quanto era stata bella quella serata, la complicità che si era creata tra loro in così poco tempo, e alla fine, quel meraviglioso bacio. Intuiva che l'incidente potesse avere a fare con quel momento, perchè era l'ultimo che ricordava, ma a differenza di tutti gi altri, lei, l'unica a conoscenza dei fatti, l'unica che avrebbe potuto avercela davvero con Chris, non si era fatta passare neanche per l'anticamera del cervello che fosse colpa sua.
Sophie stava per rispondere, per dirle qualcosa, non sapeva nemmeno lei cosa, quando fu interrotta di nuovo dai genitori di lei che la distrassero abilmente con un altro argomento.
" Jonas si è tenuto in contatto con Sophie per tutto il tempo..non ci avevi detto di avere un fidanzato" iniziò sua madre
" Si beh..non stiamo insieme da molto, ma volevo presentarvelo a Pasqua" disse lei, realizzando in quell'esatto istante di aver pensato prima a Chris
Ma certo..era lui quello coinvolto nell'incidente, quello che aveva rischiato la vita, e che era di nuovo sparito dalla sua...mica Jonas, si disse.
Ed era vero che a lui non ci avesse proprio pensato, ma lo avrebbe fatto il minuto successivo, ne era sicura! D'altronde si era svegliata dal coma quella stessa notte, e non si poteva pretendere che riacciuffasse immeditamente tutti i fili della sua esistenza, si disse.
" Raccontaci un po' di lui" la spronarono i genitori
" E' il fratello di Annie, la ragazza che a conosciuto quando sono andata in vacanza a Brighton due anni fa. L'ho conosciuto allora e ci siamo tenuti in contatto per tutto il tempo, ma stiamo insieme soltanto da quando sono andata a Londra...loro vivono lì" spiegò " nemmeno lui è mai venuto?" domandò a quel punto
Se le avessero fatto credere che quell'idiota fosse stato lì e Chris no, Sophie era piuttosto sicura che avrebbe mandato in frantumi quel vaso pieno di fiori sul comodino di Jane.
" No tesoro, ha un esame importantissimo tra un paio di settimane e non si è potuto muovere...ma è molto dispiaciuto, e in ogni caso telefona alla tua amica tutti i giorni per sapere come stai"
Era vero, ma per quale stramaledetto motivo i genitori di Jane stavano deliberatamente componendo un puzzle tutto a favore di Jonas, con l'unico e il preciso intento di screditare Chris agli occhi della figlia?
Non lo conoscevano nemmeno il fantomatico fidanzato, e per quel che ne sapevano, poteva essere molto peggio di quello che avevano chiamato 'pericoloso'.
Sophie aveva incontrato Jonas una sola volta, ma quella le era bastata per decretare che non fosse come Jane lo aveva visto quell'estate, e soprattutto nei suoi sogni...era convinta che l'amica si fosse creata un'immagine di lui che non corrispondesse alla realtà, ma Jane si ostinava a non capirlo.
Anche Chris lo aveva incontrato una sola volta, per due minuti, ma aveva capito subito, da come quei due si guardavano, probabilmente inconsciamente, che come il suo sesto senso le aveva suggerito, c'era qualcosa che li legava. E adesso quel legame rischiava di spezzarsi per via di fastidiose interferenze esterne. Doveva dire a Jane la verità sulle visite di Chris all'ospedale, glielo doveva...ma che come faceva a metterla contro i genitori in un momento come quello? Perchè la vita doveva essere così dannatamente complicata?!


Qualche ora più tardi, Sophie uscì dall'ospedale sconvolta dai singhiozzi.
Non poteva e non voleva crederci.
Si riufitava anche solo di prendere la cosa in considerazione.
Non poteva essere vero, non stava succedendo sul serio, non alla sua migliore amica.
Prima di allora non aveva mai conosciuto una persona piena di vita come Jane..e non ce la faceva proprio ad accettare la realtà dei fatti, gli ultimi sviluppi.
Lei che era capace di divorare libri  di mille pagine in due giorni solo perchè le storie dei protagonisti la coinvolgevano al punto tale da impedirle di chiudere il volume in questione prima della conclusione; lei che amava fotografare i tramonti e sorridere di fronte a un paesaggio innevato; lei che aspettava ogni dieci agosto per vedere una stella cadente; lei che amava semplicemente guardare il mare e perdersi negli occhi di un ragazzo; lei che amava esplorare il mondo, viaggiare assorbendo con lo sguardo anche il più piccolo particolare di quel luogo ....no, non lo trovava giusto.
" Sophie! Sophie, aspetta un attimo" si sentì chiamare, mentre era intenta a correre, a fuggire da quel luogo maledetto, e non potè che voltarsi verso la direzione dalla quale proveniva quella voce
" Chris?" esclamò, incredula, portandosi contemporaneamente le mani al viso per tentare di asciugare le lacrime
" Che ci fai qui? Sai che i genitori di Jane.." disse, avvicinandosi lentamente al ragazzo
" Si è svegliata dal coma?" domandò lui, come se non avesse sentito nient'altro, come se non gli importasse di nient'altro
Sophie si limitò ad annuire, ma non aggiunse altro, non ce la faceva.
"  Mi ha telefonato Zack, e mi ha detto che un tipo ha diffuso la voce del risveglio di Jane all'università...e non mi sono trattenuto, sono arrivato qui nella speranza di incontare almeno te" spiegò lui
" Sì, si è svegliata...sta bene, diciamo. L'ho abbracciata e abbiamo chiacchierato un po'... ricorda tutto, e ha chiesto anche di te, anzi, soprattutto di te"
" E i suoi cosa le hanno detto?" e in quel momento il sollievo che era comparso sul volto di Chris, sparì di nuovo
" Che stai bene, e che non sei mai andato a trovarla...mi dispiace Chris, ma io non posso metterla contro i genitori, non ora" continuò la ragazza
" Sì sì, fa male, fa dannatamente male, ma è molto meglio che odi me e non sua madre e suo padre. Immagino che ora abbia più bisogno di loro"
" Vorrei soltanto che sappia che la penso giorno e notte, e che spero di riuscire a farmi perdonare un giorno" aggiunse subito dopo, la sofferenza provata in quei giorni dimorava nei suoi occhi verdi
" Perdonare, perchè? Lei non ce l'ha con te...o meglio, ce l'ha con te, ma solo per via della bugia che le hanno rifilato i suoi" riflettè Sophie
E a quel punto, Chris le raccontò l'intera dinamica dell'incidente, ogni dettaglio, compreso il bacio.
Nonostante tutto, la ragazza non se la sentì di incolparlo a sua volta, o giudicarlo. per lui era già abbastanza frustrante essere costretto a tenere una distanza di sicurezza, e non occorreva che ci si mettesse altro.
" Ti sto invidiando tantissimo in questo momento, lo sai?" la spiazzò il ragazzo, quando ebbe terminato di raccontare
"...Tu c'hai trascorso praticamente tutta la mattinata insieme, e si vede lontano un miglio che hai pianto dalla felicità di poterla riabbracciare" 
Il dolore negli occhi di Chris era sconcertante, reale, incommensurabile... a e quel punto Sophie non potè che crollare. Aveva retto fino a quel momento, ma aveva bisogno di dirlo a qualcuno, di sfogarsi con qualcuno che inequivocabilmente tenesse a Jane, anche se la conosceva da così poco tempo.
" Non sono lacrime di felicità" sussurrò a bassa voce, e poi senza ragionare un secondo di più, si buttò tra le sue braccia.
" E' cieca, Chris!" urlò, riprendendo a piangere di nuovo
" Cosa? No..non è possibile..che dici" e lui la strinse ancora più disperatamente, la voce tremante.
Sperava con tutta la sua anima di aver capito male, ma temeva di aver sentito fin troppo bene, e perciò la paura, il terrore e lo sgomento lo stavano investendo senza lasciargli respiro.
" Sì, i medici non sono ancora sicuri che si tratti di una cosa definitiva, ma non vede nulla..e la cosa peggiore è che lei non lo sa ancora. Le hanno messo una benda sugli occhi, e Jane pensa di aver subito un'operazione, e che quando tra qualche giorno gliela toglieranno, tornerà tutto come prima" spiegò, senza darsi il tempo nemmeno per riprendere fiato
" No" Chris tremava tutto tra le braccia di Sophie
" No..no...noooo" ripetè, sempre più sconvolto, tanto che non fu più possibile capire chi stesse consolando chi.
La disperazione e la rabbia per quella situazione erano ormai equamente distribuite tra loro due.
" Non tornerà nulla come prima, Chris" 
" Ho bisogno di starle vicino...io ne ho bisogno, non posso abbandonarla, non ci riesco" parlarono quasi contemporaneamente, singhiozzando abbracciati per non crollare di fronte alla scoraggiante realtà.
" Ti prego Sophie, aiutami a trovare il modo di andare da lei" la pregò il ragazzo
" Dille che..dille che.." 
" Cosa, Chris?" 
" Che le voglio bene" sospirò, facendo chiaramente capire alla ragazza di ripiegato all'ultimo sulla scelta di quelle parole.
Non era quello ciò che le voleva dire, non lo sapeva nemmeno lui ciò che le voleva dire.
" E se mi dessi il suo numero?" continuò Chris, mentre nessuno dei due accennava a staccarsi dall'altro o smettere di respirare a fatica
" Non..non penso sia il caso...i messaggi non li può leggere, e se i genitori scoprono che le telefoni-" non ci fu bisogno che continuasse la frase
" E allora dammi il tuo! Perfavore..almeno posso sapere come sta tramite te" propose
" Ti prego Sophie, te lo chiedo in ginocchio" e non era mai stato così serio, e così disperato
" Ti sei innamorato di lei, Chris?" la domanda le sorse spontanea.
La ragazza si allontanò quel tanto necessario per poterlo guardare negli occhi, ma non fu abbastanza veloce, perchè lui abbassò lo sguardo prima che lei provasse a leggere tra le righe.
Per Sophie si trattava di una spegazione piuttosto ovvia...bisognava essere ciechi sul serio per non accorgersi che Chris fosse stato travolto dal dolore.
Averlo sentito tremare tra le sue braccia, aver percepito lo strazio che gli dilaniava il cuore nei suoi singhiozzi e nelle sue suppliche, erano per lei prove più che evidenti dei sentimenti di Chris per Jane.
" Ti sei innamorato di lei, Chris?" ripetè la domanda
" Io... mi sento terribilmente in colpa, rivivo quell'istante ininterrottamente, di giorno e di notte.. e sto male, perchè non posso nemmeno starle vicino!
Mi sento morire se penso che non potrà mai più guardarmi negli occhi, e che mi odierà per sempre per il casino che sono stato capace di combinare...ma come si fa a essere così fottutamente stupidi?!
Vorrei solo stringerla forte al petto e dirle che mi dispiace, che sono stato un'incoscente..ma anche che non ho nessuna intezione di lasciarle combattere da sola la battaglia da ora in poi diventerà la sua vita" deviò lui la domanda
" Segnati il mio numero, e contattami quando vuoi. Non appena sarà dimessa dall'ospedale, Jane tornerà a casa sua con i genitori, almeno per i primi tempi, e con ogni probabilità io andrò con loro" 
disse Sophie, ritenendosi in cuor suo più che soddisfatta per quella risposta.
Per quanto incredibile potesse essere una roba del genere, e per quando lui non fosse ancora arrivato al punto di ammetterlo a sè stesso, non c'erano dubbi che Chris a Jane ci tenesse sul serio ( e viceversa).




BUONSALVEEEEEEE!!!!
Come vi avevo anticipato e promesso, ecco il nuovo capitolo di questa storia che sinceramente mi sta prendendo tantissimo.
Spero con tutto il cuore che per voi sia lo stesso, e colgo ancora una volta l'occasione di ringraziavi per tutto il supporto. Grazie davvero <3<3<3
So che questi capitoli non sono il massimo dell'allegria, ma vi prometto che le cose non resteranno così per sempre..diamo solo un po' di tempo a Jane per abituarsi, se possibile, a questa nuova condizione.
Probabilmente molte di voi avevano già intuito la perdita della vista, ma vi chiedo ugualmente cosa ne pensate. Ovviamente si tratta di un argomento delicato, e ho deciso di trattarlo, sperando di riuscire a fare del mio meglio per non esasperarlo o al contrario, banalizzarlo, proprio perchè desidero che questa non sia la solita storiella. C'è in ballo molto di più.
Adesso devo scappare (che novità, eh?), ma vi do appuntamento a lunedì prossimo ;)
Un abbraccio forte forte, e a prestoooooooo<3<3

Ps. Recensiteeeeee perchè amo leggere i vostri commenti ;) <3


























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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Da quando Jane era stata messa al corrente della sua nuova condizione, ogni mattina per lei rappresentava l'inizio di un'ardua sfida.
Se solo si soffermava a pensare a quante volte negli anni e nei mesi passati, si era lamentata di ciò che avrebbe dovuto affrontare durante la giornata, si sentiva una stupida, un in'ingrata.
Messo a confonto con la prospettiva di svegliarsi al mattino e non vedere nemmeno la luce del sole, quello era il paradiso.
Erano trascorsi pochissimi giorni da quando medici e genitori erano stati costretti a confidarle quella triste verità, e lei, dopo pianti disperati, rabbia contro il mondo intero, ostinazione a non voler credere a una simile possibilità e rifiuto di quella nuova vita che l'attendeva, non era ancora riuscita a fare dei passi avanti. O forse li faceva, giorno dopo giorno, ora dopo ora, ma erano così piccoli e apparentemente insignificanti, e lei stessa era così convinta del fatto che da allora in poi tutto sarebbe stato estramemamente difficile e imbarazzante, che non li notava nemmeno.
Era stata dimessa dall'ospedale una settimana dopo essersi risvegliata dal coma, e non aveva potuto far altro che dare ascolto i suoi genitori: era tornata a casa con loro, e fortunatamente anche con Sophie.
Però, a distanza di soli tre giorni, era già diventata insofferente a quella situazione.
Non che le dispiacesse essere a casa, quello era il posto in cui aveva vissuto praticamente per tutta la vita e che conosceva come le sue tasche, ma nella sua mente, quel tornare stabilmente nel suo paese d'origine non poteva che essere visto come un passo indietro. In qualche modo ci era affezionata a quel paesino, ovviamente, ma se lo era sempre sentito addosso come un po' troppo stretto, e quando dopo aver terminato le scuole superiori, aveva accarezzato l'idea di trasferirsi a Belfast per frequentare lì l'università, aveva avuto l'impressione di poter finalmente respirare a pieni polmoni.
Per dirla sempre in questi termini, la città in cui si era da pochi mesi stabilita, le calzava molto meglio, a pennello, si sarebbe addirittura azzardata a dire. Almeno fino al momento dell'incidente.
Si era ambientata subito, aveva stretto amicizie meravigliose, come quella con Sophie, e aveva ben presto cominciato ad apprezzare la sua nuova vita da studentessa universitaria fuorisede..si era sentita libera, responsabile, indipendente, e in una sola parola: matura.
Sì, un po' come tutti gli studenti che avevano percorso la sua stessa strada, sentiva di star crescendo emotivamente giorno dopo giorno. E le piaceva, le piaceva da matti la consapevolezza di essere finalmente in grado di cavarsela da sola, di costruirsi lentamente un proprio progetto di vita.
Quindi, considerato tutto questo, immagino che non vi stupirete affatto se vi dico che per Jane tornare a vivere a casa con i suoi, e tornare a dipendere da loro in tutto e per tutto, assumeva approssimativamente la forma del tornare bambina. Ma peggio: da piccola aveva avuto bisogno di quelle attenzioni e le aveva naturalmente apprezzate...ma a quasi vent'anni compiuti, le sue esigenze erano cambiate, i suoi desideri coincidevano piuttosto vagamente con quelli della sè bambina, e l'inevitabile risultato derivato dalla razionalizzazione di quella serie di dati era per lei mortificante.
Le mancava il canpus, le mancava la nuova routine che si creata su misura, quasi perfetta per lei, e più di ogni altra cosa le mancava semplicemente... vedere.
Vedere, guardare, osservare, sbirciare, ammirare, adocchiare, focalizzare, percepire, figurare, contemplare.
....Ma avete mai fatto caso a quanti verbi e quante accezioni di ognuno di questi esistono, tutte connesse al senso della vista? 
Jane non se ne era mai conto prima di allora, e mai si era soffermata a pensare a quanto era fortunata nel poter fare tutte quelle cose in modo così spaventosamente spontaneo e naturale, come se non potesse essere diversamente da come era stato per tutti quegli anni. Non le aveva mai apprezzate davvero quelle qualità, quelle possibilità della natura umana, e come spesso accade, si sentiva più che pronta a farlo allora...quando sarebbe stato ormai troppo tardi.
Per lei tutti i giorni erano diventati perfettamente uguali, si susseguivano senza che intercorresse tra loro alcuna significativa differenza.
Non avrebbe mai più potuto distinguere un giorno soleggiato da uno nuvoloso; non avrebbe mai più chiuso gli occhi ed espresso un desiderio al passaggio di un aereo sulla sua testa; non avrebbe mai più visto la neve...quella maledetta e benedetta coltre bianca, che in fondo in fondo, aveva fatto in modo che gli eventi prendessero quella piega e la conducessero dove si trovava.
Se era per quello, non avrebbe nemmeno mai più visto gli occhi verdi di Chris, di quello stronzo che, ormai poteva ammetterlo a sè stessa, era arrivato a un passo così dal farle perdere completamente la testa, e poi, era sparito senza aggiungere una sola parola, dopo aver combinato quel disastro. Jane non lo capiva il suo comportamento, non sapeva cosa lo avesse spinto praticamente a scomparire dalla sua vita così velocemente e così prepotentemente come ci era entrato, non sapeva più nulla ormai....solo che faceva dannatamente male sentirsi abbandonata così.
Aveva Jonas che le telefonava ogni giorno e si sforzava di farle tornare il sorriso, ma paradossalmente, adesso che davvero non vedeva nulla, sia in senso figurato che fattuale, iniziava lentamente a liberarsi di quei paraocchi che l'avevano spinta tra le braccia del ragazzo.
Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma proprio quella maledetta sera dell'incidente, in macchina con Chris, aveva realizzato, forse troppo tardi, che non c'era storia.
Che lei voleva un bene dell'anima a Jonas, e contava i giorni che la separavano dal riabbracciarlo, ed era sempre curiosa di sapere cosa avesse fatto durante la giornata, e le piaceva raccontargli la propria, ma d'altronde poteva dire lo stesso della sorella di lui.
Allora, se così stavano le cose, aveva lentamente eleborato durante quella serata perfetta condivisa con Chris, l'amore era tutt'altra cosa.
Aveva letto centinaia, forse addirittura migliaia di storie d'amore, incasinatissime e al tempo stesso passionali e sensuali allo stato puro... e quando aveva incontrato Jonas su quella spiaggia, aveva ingenuamente pensato di poter finalmente fare la conoscenza di quel selvaggio di cupido. Incauta gli si era avvicinata, e gli aveva permesso di intrappolarla nella sua rete, per poi rendersi conto molto tempo dopo, che quello che lei aveva incontrato quell'estate a Brighton, non era che uno squallido surrogato del dio dell'amore.
Era stata colpa sua, indubbiamente: lo aveva scambiato, confuso, lasciandosi influenzare così tanto, al punto tale da credere che il batticuore che ti scassa la gabbia toracica e ti rimbomba nelle orecchie come un martello pneumatico, e il respiro che si blocca in gola, e quel tremore dappertutto, non esistessero davvero. Nei libri forse, ma non nella realtà.
E poi, di punto in bianco, quando meno se lo sarebbe aspettata, Chris le aveva dimostrato di aver torto.
Perchè per quanto le facesse comodo negare tutto, e per quanto avesse riconosciuto quelle sensazioni troppo tardi, lei sapeva di averle provate solo quando quell'idiota l'aveva baciata.
La prima volta i sintomi si erano manifestati in forma molto più lieve, ed era bastato poco a dimenticarli, ma la seconda...ciò che aveva  percepito sulla pelle e sul cuore, quando le labbra di lui avevano toccato e giocato con le sue per una seconda volta, non era riuscito a cancellarlo nemmeno il coma. 
Comunque, il pericolo di perdere letteralmente la testa appresso a Christopher Leeds, nolente o volente, era stato scansato, dato che lui non si era fatto più vedere, nè sentire.
E Jonas..no, Jane non lo avrebbe mollato. Era un pensiero egoistico, ma in quel fragente forse poteva esserle perdonato: aveva bisogno che lui le stesse accanto.

Quella mattina si svegliò quasi alle undici (non che potesse in qualche modo rendersi conto da sola di che ore fossero). Ma stava ormai prendendo la sconsigliabile e viziosa abitudine di alzarsi sempre più tardi, tanto non aveva nulla da fare durante il giorno, malaguratamente era impossibilitata nel fare tutte le cose che le piacessero per intrattenersi, e non le restava che attendere l'arrivo della sera, quasi come se fosse una liberazione dalla sofferenza..perciò si era convinta del fatto che svegliandosi più tardi, avrebbe in qualche modo accorciato quelle giornate tristi e noiose.
I signori Collins avevano ripreso a lavorare regolarmente dopo essersi presi due settimane di ferie per starle accanto in ospedale, quindi l'unica a trascorrere tutta la giornata con Jane era Sophie.
E forse,  proprio per quel motivo pareva essere anche l'unica ad accorgersi che l'amica non stesse affatto reagendo come tutti speravano.
Alzarsi a mezzogiorno, molto spesso direttamente per il pranzo, e tornare a riposare il pomeriggio, e costringersi ad andare a letto presto persino la sera, poteva andare bene all'inizio, per riprendersi totalmente dal coma, ma Jane lo stava prendendo come abitudine e lei non ne era affatto contenta.
Evitare del tutto di vivere, staccare semplicemente la spina e rifugiarsi nel sonno, di sicuro non era la soluzione migliore.
Però in un certo senso Sophie capiva Jane, perchè quel posto effettivamente non offriva nessuno stimolo persino a chi godesse di tutti i cinque i sensi al massimo delle loro possibiltà di sviluppo, figuriamoci quanto potesse essere di conforto a una non-vedente. Non lo aveva ancora fatto presente ai genitori, perchè temeva di apparire arrogante e di essere accusata di immischiarsi troppo in decisioni che non la riguardavano direttamente, ma Sophie iniziava a pensare che Belfast potesse perlomeno provare a offrire a Jane la possibiltà di continuare a vivere.
Perchè quella che stava conducendo, non poteva di certo chiamarsi vita.
Perfettamente all'insaputa dell'amica, ne aveva parlato sia con il resto delle ragazze, con alcuni compagni di corso, e soprattutto con Chris.
Il ragazzo le mandava messaggi con la frequenza almeno di tre volte al giorno, per sapere come stesse Jane, cose stesse facendo, e se in qualche modo accennasse ancora a lui, e Sophie, poteva giurare che alle volte, arrivava al punto di raccontare tutta la verità all'amica, ma paradossalmente, dopo averla incoraggiata, era proprio Chris a trattenerla.
Non potevano allontanarla dai genitori in un momento delicato come quello... non potevano proprio purtroppo.
Certe volte Sophie trovava curioso il fatto che Chris si prendesse il disturbo di scrivere a lei praticamente ogni cinque/sei ore, pregandola di dargli buone notizie, e invece Jonas, il fidanzato ufficiale, si accontetasse di sentire Jane una volta al giorno, per pochi minuti.  Sembrava quasi che quest'ultimo avesse paura di chiederle come stesse, che avesse paura di dirle qualsiasi cosa, perchè in un modo e nell'altro le avrebbe ricordato la sua condizione. E secondo il modesto parere di Sophie, Jane aveva bisogno di tutto il contrario di ciò che lui era in grado di offrirle..aveva bisogno di essere distratta, e soprattutto necessitava di essere resa partecipe della sua vita come lo era stata sino a poco tempo prima. Forse Jonas non se ne rendeva nemmeno conto, ma in quel modo, per paura di ferirla, la stava tagliando fuori dalla sua quotidianità, il che pareva essere addirittura peggio.
Trattarla con tutta quell'accortezza, parlarle con quella delicatezza esagerata, non l'aiutava, anzi, la faceva sentire diversa, e di conseguenza sempre più sola.
Ecco perchè Sophie non si faceva troppi problemi a spronarla con le buone e con le cattive, e persino a rimproverarla di tanto in tanto...e forse, tra tutti, lei era l'unica persona ad aver capito davvero come prenderla.
E il tutto, anche grazie a un segretissimo e costante consulto con Chris, che dalla sua continuava ad essere tormentato dagli incubi, ma si sentiva in qualche modo più vicino a Jane di quanto non lo fosse stato negli ultimi giorni, per merito della corrispondenza e dell'amicizia che stava instaurando con la migliore amica della ragazza.
Nel momento in cui Sophie sentì provenire un rumore dal bagno, lasciò il cellulare e corse. Esattamente come si era immaginata, trovò Jane per terra, con solo un asciugamano legato intorno al corpo, e naturalmente in lacrime.
Le spezzava il cuore vederla in quelle condizioni, ma doveva trovare la forza di fingere che andasse tutto bene, doveva farlo per lei.
" Ti sei fatta male?" fu la prima domanda che le pose, inginocchiandosi accanto a lei
Jane si limitò a scuotere la testa, ma dentro si sentiva morire: era oltremodo umiliante non essere nemmeno in grado di farsi una doccia senza cadere rovinosamente a terra.
" Su, dai, rimettiamoci in piedi" la spronò l'amica, utilizzando il verbo al plurale per farle capire che non stava solo aiutando lei a rialziarsi, lo stesso valeva anche per se stessa
" Capita a tutti di scivolare" aggiunse subito dopo
" Non tutti però scivolano dopo aver visto che a terra è bagnato...perchè, appunto, lo hanno visto" replicò Jane, al tempo stesso stizzita a sconsolata
" Non è vero, lo sai? Conosco gente che sarebbe capace di scivolare su una buccia di banana dopo averla vista" provò ad allegerire la tensione Sophie
A volte funzionava, e altre volte putroppo no.
" Hai capito che intendo" sospirò Jane, e da lì l'amica capì che quello era il giorno 'no'. In certi momenti diventata intrattabile, ma Sophie non riusciva a prendersela con lei davvero..insomma, chiunque nelle sue condizioni avrebbe dato di matto! Se poi ci si aggiungeva il fatto che il responsabile fosse sparito nel nulla, almeno secondo Jane, la sua rabbia era più che giustificabile.
L'unica cosa veramente singolare, secondo Sophie, era che l'amica ce l'avesse con Chris soltanto per averla abbandonata dopo l'incidente, ma non lo incolpasse assolutamente dell'accaduto, come invece parevano fare tutti gli altri.
" Sì, l'ho capito cosa intendi..ma che vogliamo fare? Piangerci addosso? " non era arrabbiata davvero, e quel tono duro era solo una farsa..a volte necessaria
" Per te è facile" ..ecco, adesso era passata alla fase di autocommiserazione
" No, Jane...per me non è niente facile vederti così, ma che possiamo fare?" 
" Niente, non posso fare più niente di niente. A volte penso che sarebbe stato meglio morire sul colpo piuttosto che finire così"
A quel punto Sophie si spaventò, perchè pensieri del genere non avevano mai attraversato la mente dell'amica fino a quel momento, ma evidentemente, più passavano i giorni e più Jane si rendeva effettivamente conto di quella nuova condizione, e di conseguenza non riusciva a darsi pace e ad accettare la realtà.
" No, non dirlo neanche per scherzo Jane. Esistono probabilmente..milioni di persone non vedenti al mondo, e quasi tutte riescono a vivere serenamente" provò a spiegarle Sophie
" Allora io probabilmente faccio parte di quelle che non ci riescono" borbottò la ragazza
" Ma lo vedi anche tu, no? L'altro giorno a momenti Kitty mi uccideva, e mi sono buttata il riso bollente addosso, e stavo per rotolare dalle scale, e faccio fatica persino a trovare il bagnoschiuma nel box doccia, e ora sono caduta, e probabilmente domani ne combinerò un'altra, e sarò per sempre dipendente da qualcuno, e tutti mi tratteranno sempre diversamente...e non potrò fare più nulla di quello che mi piace, e le persone che mi stanno vicino si stancheranno di questo mio attenggiamento e finiranno per lasciarmi sola, tutti, perchè lo so che sto diventando insoppoortabile! Ma io...io vorrei solo svegliarmi domani matttina e vedere di nuovo, tutto, anche le cose più insignificanti, quelle a cui non avevo mai fatto caso prima..vorrei solo che questo incubo finisca, perchè te lo giuro Soph, io non riesco proprio a immaginare niente di peggio.
E dovrei convivere con questa cosa per il resto dei miei giorni? Non so se ce la faccio...non lo so davvero" si sfogò piangendo, seduta sul pavimento del bagno
" Certo che ce la farai! Adesso..è solo l'inizio Jane, devi abituarti, credimi..tra qualche mese riuscirai ad affronatare il tutto con un atteggiamento diverso. E nessuno ti abbandonerà..te lo garantisco"
" Non puoi saperlo, non puoi sapere come andrà....e io, ora come ora, non lo so Sophie, io-" l'amica la interruppe prima che potesse dire ciò che stava per dire
" Non ti azzardare a dirlo di nuovo, ok? " l'ammonì, a un passo dallo scoppiare in lacrime pure lei, ma tentando l'impossibile pur di resistere
" A che serve vivere così?" 
" Jane, sei solo scivolata a terra..non è morto nessuno, per l'amor del cielo! Non puoi abbatterti così per una simile sciocchezza..
Sai qual'è il vero problema? Che tu sei talmente impegnata ad autocommisertarti, e piangere, e continuare ad essere arrabbiata con il mondo, che non ci stai provando nemmeno a rialzarti...e non intendo da terra"
A quel punto esplose anche Sophie...purtroppo era umana anche lei, e dopo tutta quella negatività, non poteva che rispondere con altra negatività.
" Non ci sto provando? Vorrei vedere te" le urlò addosso l'amica, per poi coprirsi la bocca subito dopo, consapevole di aver oltrepassato il limite.
Il pianto di Jane si trasformò in singhiozzi convulsi, pregò Sophie di perdonarla, muovendo le mani nel vuoto, in cerca di quelle dell'amica.
" Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Lo so che ho detto una cosa cattivissima, ma me ne sono resa conto troppo tardi..scusa Soph, ti prego perdomani, perfavore. Tu sei davvero l'unica persona al mondo che si sta prendendo cura di me, più di quanto stiano facendo mia madre e mio padre, non mi lasci un secondo, e sopporti tutto senza battere ciglio, mi sproni e mi incoraggi a reagire.. e io come ti rispondo?
Sono proprio una stupida...perdomani, scusa, scusa, scusa, scusa. Se mi abbandoni anche tu per me sarà davvero finita.
Stai perdendo lezioni su lezioni, prove ed esami, stai rinunciando praticamente alla tua vita per risollevare la mia, e non è una cosa da tutti, lo so, e so anche che non ti ringrazio abbastanza, e che ti faccio impazzire con le mie paranoie..però ti prego Soph, non voltarmi le spalle..promettimi che non lo farai. Perfavore"
Non si concesse nemmeno il tempo per riprendere fiato, le strinse le mani tra le sue e per la prima volta dal giorno dell'incidente ringraziò Dio, perchè le aveva dato un'amica meravigliosa come Sophie. Più di un'amica, per Jane stava diventando una sorella, e proprio come le sorelle, alle volte loro due si scontravano per poi porre rimedio a ogni litigio con un abbraccio.
Fu esattamente quello che fecero in quella situazione: si strinsero fortissimo, e restarono in quella posizione per tanto tempo, l'una tra le braccia dell'altra.
" Mi dispiace, non solo per oggi...mi dispiace per tutto, perchè lo so che non è facile stare dietro ai miei cambiamenti d'umore...mi odio io stessa quando mi rendo conto di come mi comporto, come non potrebbero farlo gli altri?! Mi dispiace Soph...io non ero così, tu lo sai...e non voglio essere così, ma è così dannatamente difficile"
" Va tutto bene, ne usciremo insieme Jane, te lo prometto" 
" Vorrei soltanto riavere indietro i miei occhi"
" Lo so, lo so" e non potè aggiungere altro, perchè non c'era da aggiungere altro.
I medici erano stati attenti a non dare false speranze, e lei non poteva permettersi di commettere quell'errore.
La strinse soltanto di più a sè, sperando con tutta se stessa che le cose sarebbero presto migliorate.




BUONSALVEEEEEE!!!
Eccomi qua con il nuovo capitolo!
Mi rendo conto che anche questo non sia stato affatto leggero, ma come potrebbe esserlo, viste le condizioni?
Spero di non essermi spinta troppo in là nell'analizzare i pensieri di Jane: purtroppo siamo umani, tutti, e per quanto mi riguarda troverei forse strano se in una situazione del genere, non si arrivasse a pensare al peggio. E' un argomento pesante e lo so, ma mi sto impegnando al massimo, e prometto che non dovrete attendere troppo per uno spiraglio di luce ;)
Come credo di aver già scritto nello spazio autore dello scorso capitolo, non vorrei cadere nell'esasperazione, nè nella banalità, ma non voglio nemmeno pormi freni...voglio che la storia sia il più realistica possbile, e qui stiamo parlando di una ragazza che da un giorno all'altro non vede più. Non penso di sapere cosa significhi, e prego Dio di non scoprirlo mai, ma da me, all'università, è arrivata da poco una una ragazza cieca, la vedo tutti i giorni, e provo soltanto a immanginare quanto possa essere difficile per lei. Poi mi fa una tenerezza assurda, perchè sembra avere tanta voglia di vivere persino il lunedì mattina alle 8.30, quando tutti noi sembriamo zombie viventi e daremmo oro nel tornarcene nel letto. Ovviamente non è facile arrivare ad affrontarla con questo atteggiamento, e scommetto tutto che all'inizio anche lei, come Jane, abbia attraversato momenti davvero poco felici. Il suo arrivo sembra essere caduto a pennello, perchè io avevo già in mente tutta la storia, ma standoci a contatto tutti i giorni, penso di essermi fatta un'idea un pochino più chiara di cosa voglia dire non vedere, che mi è d'aiuto per questa storia..nemmneno l'avessi programmato, o voluto!
Ad ogni modo, vorrei riuscire a parlare della cecità in modo immediato, diretto, senza troppi giri di parole e aforismi,  e penso di non poter farlo in nessun altro modo se non facendo parlare e agire la stessa Jane.
Però vi prego, se dovessi scadere nella banalità o nell'esaspeazione, come ho detto prima, fatemelo notare.
Intanto vi ringrazio di cuore per tutto il supporto che mi date con le vostre rencensioni....io vi adoro, davvero <3<3<3
Tengo tantissimo a questa storia, perciò, continuate a farvi sentire, perchè per me è davvero importante ;)
Grazie anche a chi ha inserito 'for your eyes only' in una qualsiasi lista, e a chi l'ha solo letta: non siate timidi e scrivetemi <3<3
Un bacione, e a prestoooooooooooooo ;)
 




















 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Una settimana dopo.

" Jane, squilla il tuo cellulare"
Le fece notare l'amica, mentre erano entrambe sedute sul letto di lei, una intenta a sentire la tv, l'altra a guardarla.
Sophie glielo mise in mano subito dopo aver premuto il tasto per rispondere alla chiamata in arrivo.
" Ei! Buongiorno" la salutò Jonas dall'altra parte
" Ciao, come stai?" replicò lei, sforzandosi di fingere che fosse una conversazione normale, nonostante quelle tra lei e il suo fidanzato non potevano più definirsi tali dopo l'incidente.
Era praticamente impossibile che dopo un colpo di quella portata, tutto restasse uguale a come era prima: la vita di Jane era stata praticamente capovolta, e con essa anche la maggior parte delle relazioni e dei legami delle quali essa si nutriva. Ad eccezione dell'amicizia con Sophie, che era ormai diventata il punto di riferimento principale della ragazza, tutto il resto era cambiato in peggio.
" Bene" rispose Jonas "cioè insomma..come al solito" si corresse in un attimo, guardandosi bene dal non chiederle 'e tu come stai?'
Era ovvio che Jane non avrebbe mai potuto rispondere allo stesso modo, ma il fatto che lui non le desse nemmeno la possibilità di formulare una risposta alla domnda più comune e banale del mondo, la feriva più di quanto si potesse immaginare. Perchè la faceva sentire diversa.
" Sei con Sophie?" si informò invece il ragazzo
" Sì, siamo davanti alla tv" disse lei, senza utilizzare il termine 'guardare' perchè l'avrebbe fatta sembrare una stupida, visto che lei non poteva guardarla quella maledetta tv.
" Io sono a mensa invece" continuò il ragazzo, in tono piuttosto neutro
" Come è andata oggi all'università?" domandò Jane, facendo l'impossibile per tentare di rendere quella chiacchierata disinvolta e naturale
" Bene.." disse Jonas, incerto sul continuare o meno
Jane odiava quando le dava risposte del genere: approssimative. Odiava il fatto che avesse smesso di raccontarle delle cazzate che facevano i suoi compagni di corso e pure i professori..perchè doveva ridurre il tutto a uno sterile e stentato 'bene', quasi come se le facesse un favore anche solo a risponderle?  Ormai le loro conversazioni andavano avanti così da giorni, e diventavano sempre più brevi, e fastidiosamente generiche, perchè Jonas temeva di dire sempre la cosa sbagliata. Ciò che però gli sfuggiva era che non dire nulla fosse, approssimativamente, mille volte peggio.
" Come sta andando la preparazione dell'esame?" lo stesso che ti ha impedito di venire qui da me anche quando rischiavo di morire, avrebbe voluto aggiungere
" Non lo so, continuo a studiare, ma non mi sento affatto sicuro. E' difficilissimo...tutti quegli schemi da ricordare, e le sigle, e i dati.
Ogni sera mi addormento con la testa che mi scoppia..e non vedo l'ora di darlo..non ce la faccio più, sono praticamente due mesi che non penso ad altro"
Finalmente, finalmente una risposta che non fosse monosillabica!
Finalmente una frase, un' esclamazione, anche un'imprecazione che le facesse capire come stesse davvero, come trascorresse le giornate dopo il disastro.
" Sono proprio un cretino...scusa tesoro..tu hai tanti di quei problemi a cui pensare, e io ti assillo con i miei che in confronto sono solo piccolezze" aggiunse subito dopo.
Grazie Jonas, grazie davvero per essere riuscito a farmi ricordare della mia disabilità, anche nell'unico momento in cui non ci stavo pensando, avrebbe dovuto dirgli a quel punto, ma ancora una volta Jane abbozzò e andò avanti.
" Mi fa piacere se mi racconti della tua giornata" gli confidò sinceramente, sorvolando intenzionalmente la parte dei 'problemi'
" Sono a mensa, sto facendo la fila per i secondi proprio ora, e c'è una roba strana che non ho mai visto in vita mia, e ho paura di fare la figura dell'idiota nel chiedere cosa sia" disse lui, e Jane stava già per scoppiare a ridere, felice che le cose stessero riprendendo lentamente la loro piega naturale, con Jonas che le raccontava sempre tutto, soprattutto le sciocchezze, quando lui rovinò di nuovo ogni cosa, facendo bruscamente crollare anche quel debolissimo equilibrio che forse stavano finalmente riuscendo a creare settimane dopo l'incidente.
" No davvero, sono assurde! Dovresti vederle Jane" lo disse senza nemmeno pensarci, e se solo non fosse tornato sull'argomento l'attimo successivo, la ragazza non avrebbe probabilmente nemmeno notato quelle parole.
" Sono un cretino, mi dispiace" ammise mestamente, sentendosi di nuovo terribilmente a disagio
" Sì, lo sei, ma non per il motivo per il quale pensi tu" sbottò la ragazza, mentre Sophie esultava tra sè perchè finalmente era riuscita a dirglielo.
Quella era la prima volta in assoluto che Jane gli desse del cretino, e non lo facesse in tono scherzoso..praticamente non avevano mai litigato sul serio da quando stavano insieme, e forse quel particolare avrebbe dovuto far riflettere entrambi sulla loro relazione.
Come diavolo era possibile che non si fossero mai, e sottolineo mai, scontrati in quei due mesi? Nemmeno per una stupidaggine...
Fino a poco prima Jane avrebbe detto che era così perchè loro due andavano d'amore e d'accordo, con il senno di poi avrebbe forse ammesso che l'amore non c'era proprio. O almeno non nella sua forma più impetuosa, passionale, viscerale, come lo aveva sempre sognato e immaginato lei.
" Che vuoi dire?" non capiva..come poteva non capire?
" Voglio dire che sei un cretino perchè ti scusi continuamente per niente. Lo sappiamo tutti e due che non vedo più, e ogni azione che tu o qualunque altra persona compie ha inevitabilmente a che fare con il senso che a me ormai manca, ma non per questo devi trattenerti dal dire ciò che mi diresti normalmente, o tenerti tutto per te.
Te ne rendi conto che non parliamo più?"
" Ma come non parliamo più? Che stai dicendo amore?"...se pensava che utilizzando la parolina magica alla fine della frase l'avrebbe addolcita, Jonas di sbagliava di grosso, almeno in quella circostanza, perchè ebbe esattamente l'effetto contrario
" Sto dicendo che quando ti chiedo della tua giornata mi rispondi a monolissabi, e non mi racconti più nulla..a volte mi sento come se mi avessi tagliata fuori dalla tua vita. Comportandoti in questo modo probabilmente pensi di proteggermi, ma la verità è che mi ricordi costantemente la mia condizione, quando io mi sforzo di fare l'impossibile per non pensarci almeno quando parlo con il mio fidanzato"
Il tono di Jane era basso, nella normalità, ma ansioso, ferito, e per niente rassicurante.
" Sono davvero io quello che ti sta tagliando fuori dalla sua vita? E tu, allora? " perse le staffe anche il ragazzo, riportando a galla in conto rimasto insospeso
" Ti pare normale che debba venire a sapere dalla tua migliore amica che quando hai fatto l'incidente eri in compagnia di un ragazzo? Che stavate facendo, eh? Dove stavate andando, e soprattutto, perchè mi hai detto che saresti andata al cinema con Sophie, quando invece ci sei andata con tale Chris? Chi è lui?" si infervorò Jonas.
Non aveva mai avuto il coraggio di sollevare quella questione, sempre per paura di infierire sulle sue condizioni, ma a quel punto non poteva più tenerselo dentro.
Jane restò per un attimo di sasso, rimpiangendo la sua vista anche solo perchè in quel modo avrebbe potuto scoccare un'occhiataccia indirizzata all'amica.
" Ok, va bene...ho sbagliato a non dirti che al cinema ci sarei andata con un..amico" già, in quel momento non le vennero in mente altri termini per definirlo, anche se Chris non lo era mai stato davvero, un amico
" Ma l'ho fatto unicamente per evitare una reazione del genere da parte tua...non abbiamo fatto nulla di male, siamo soltanto andati a vedere un film"
Se si escludeva il bacio, sì, le cose erano andate proprio così.
" Da soli" precisò Jonas, anche se il suo tono le fece capire che fosse più tranquillo
" Sì, da soli, perchè erano impegnati tutti quella sera, e questo Sophie può confermarlo. Poi non abbiamo mica visto un film romantico tenendoci per mano...era semplicemente l'ultimo giorno che davano 'Shatter Island 2' ed entrambi volevamo vederlo. Fine." decretò la ragazza, impedendo anche a sè stessa di pensarla diversamente.
" Va bene, ma avresti comunque dovuto dirmelo" sospirò lui
" Scusa" mormorò Jane..sapeva che in quel caso Jonas avesse ragione
" Scusa anche tu per..sai, per averti dato l'impressione di tagliarti fuori dalla mia vita" disse lui
" E' tutto così difficile" 
" Non appena avrò dato l'esame verrò, promesso. Nelle vacanze di Pasqua sicuramente" la rassicurò Jonas
" D'accordo" si limitò a dire lei, per poi salutarlo subito dopo, con la consapevolezza che mancassero ormai soltanto tre di settimane alla Pasqua. E per la prima volta nei suoi quasi vent'anni di vita, non avrebbe potuto girare tra le corsie dei supermercati in cerca dell'uovo di cioccolata più grande, più buono, e possibilmente con la sorpresa migliore all'interno.
Poteva sembrare una cosa stupida e insignificante, un capriccio, ma per lei significava molto di più...era una specie di tradizione che era inziata quando la sua nonna paterna era ancora in vita. Pochi giorni  prima della domenica di Pasqua, la portava con sè al supermercato, e mentre lei faceva la spesa spuntando a poco a poco ogni ingrediente subito dopo averlo messo nel carrello, Jane si perdeva tra le uova di cioccolato...certe volte era capace di girare in tondo per ore senza riuscire a sceglierne una; la nonna la raggiungeva aitandola a decidere quale fosse la più bella, e spesso uscivano dal supermercato con delle uova talmente grandi che a fatica riuscivano a portarle fino a casa.
Da quando sua nonna non c'era più, Jane aveva continuato a tener fede a quella tradizione da sola, scegliendo però di portare a casa l'articolo che sarebbe piaciuto di più all'anziana signora, che specialmente negli ultimi anni di vita, era diventata golosissima di cioccolato e dolci in genere.
E quello sarebbe stato il primo anno che non avrebbe potuto scegliere, per ovvi motivi,  l'uovo di Pasqua per sua nonna...non lo aveva ancora realizzato prima di allora, prima che Jonas citasse la festività, ma si trattava di un dettaglio, molto meno dettaglio di quanto tutti credessero.
" Non sei arrabbiata con me per aver detto a Jonas di Chris?" domandò Sophie, strappandola da quei pensieri
Jane si limitò a scuotere la testa " Mi pare ovvio che abbia voluto sapere ogni dettaglio dell'incidente...ciò che non capisco è il motivo per il quale io non abbia mai pensato di raccontarglielo personalmente, e non mi sia nemmeno resa conto che in un modo e nell'altro sarebbe venuto a galla che non ero con te in quel momento" riflettè subito dopo
" Menomale che non gli detto del bacio" scherzò a quel punto l'amica, accorgendosi un attimo troppo tardi di aver fatto capire a Jane di essere a conoscenza di qualcosa che lei non le aveva detto
" Cosa?" e se solo avesse potuto, in quel momento avrebbe sbarrato gli occhi
" Tu..sai? Come lo sai?" non potè fare a meno di domandare, anche se la possibiltà era una sola, e se non glielo aveva confidato lei, doveva averlo fatto...lui
" Perchè non me lo hai detto?" si incuriosì Sophie
" Chi te lo ha detto?" l'amica le rispose con un'altra domanda
" Avrei voluto che me lo dicessi tu" non poteva non ammettere che un pochino ci fosse rimasta male, anche se la delusione era durata meno di un istante..Jane aveva bisogno di lei e non poteva assolutamente permettersi di fare l'arrabbiata o la schizzinosa
" Hai parlato con lui?" andavano praticamente avanti a domande, senza curarsi di darsi a vicenda risposta
" Perchè non me ne hai parlato tu?" oddio, sembrava che viaggiassero su frequenze praticamente opposte e non riuscissero a trovare un punto di incontro, ma vista da fuori la scena poteva apparire addirittura come comica
" PERCHE' E' STATO TROPPO BELLO!" urlò Jane, sfinita da quel giochino
E a quel punto Sophie si ammulotì, desiderosa che Chris l'avesse sentita ammetterlo, nonostante tutto.
" Sì, è stato il bacio più coinvolgente e intenso che abbia ricevuto e dato in vita mia, ma devo dimenticarlo, e parlarne con te non mi avrebbe di certo aiutato" ammise la ragazza, dandole finalmente la risposta che l'amica cercava da quando era iniziata quella conversazione.
" Ho parlato con lui Jane"
" Maddai" a quello ci era già arrivata da sola
" In realtà parlo spesso con lui..cioè, via whataspp" ammise Sophie subito dopo
" Tu e Chris?" il tono di Jane era incredulo e forse anche vagamente ferito
" Sì, e parliamo di te. Lui ..sa tutto, e mi chiede costantemente come stai" almeno era riuscita a raccontarle una piccola parte di verità
" E perchè lo chiede a te e non a me? E  perchè tu non me lo hai detto?" 
" E' molto più complicato di quanto tu possa immaginare Jane...senti, io non so come dirtelo e non so nemmeno se dovrei dirtelo-"
" Cosa? Vi piacete?" e da quegli occhi totalmente inespressivi scorgarono delle lacrime vere
" No..no! Non è assolutamente questo...figuriamoci! Sai benissmo che sto con Scott e lo amo, e poi a lui piaci tu! Che diavolo vai a pensare?" e di nuovo, Sophie non riuscì a controllare le proprie parole
" A lui cosa?" Jane ovviamente si era fermato a quello, non aveva ascoltato proprio tutto il resto
" Vabbè, è una mia supposizione..esattamente come sono convinta del fatto che a te piaccia lui, ti posso dire che a lui piaci tu" si affrettò ad aggiustare il tiro.
Non poteva assolutamente mettere in bocca a Chris parole e frasi che non aveva mai detto, anche se lei non aveva dubbi sul fatto che le pensasse.
" Scusa Soph, ma io non ci capisco nulla. Voglio dire...che senso ha tutto questo, io non ci arrivo!
Non si degna nemmeno di venirmi a trovare in ospedale per settimane, non mi telefona, nè mi scrive un maledetto messaggio per chiedermi almeno se sono ancora viva, praticamente sparisce come dalla mia vita come se tra noi non ci fosse mai stato niente di niente, nemmeno per un fottutissimo secondo. 
E poi scrive a te per chiederti come sto? Ma che razza di problemi ha?" 
E proprio in quel momento, quando Sophie era combattuta sul raccontarle tutto quello che era successo quella notte in ospedale, senza tralasciare nemmeno il più piccolo particolare, entrambe sentirono chiaramente un rumore di passi, e furono costrette a interrompere quella conversazione.
Sophie non seppe se considerarla una fortuna o una disgrazia, ma Jane non ebbe modo di sapere la verità, e nessuno riuscì a farle cambiare idea sul fatto che Chris con lei si fosse comportato comunque da stronzo. Da vigliacco che scappa a gambe levate non appena la situazione si mette male..perchè ai suoi occhi, in senso molto figurato, era proprio quello che lui aveva fatto in quelle settimane.
" Ragazze, è pronto il pranzo" e così dicendo la signora Collins irruppe nella stanza, e aiutò la figlia a scendere al piano di sotto, mentre Sophie si rendeva conto del disastro che avrebbe causato se solo avesse confidato all'amica che erano stati i suoi genitori a far allontanare Chris minacciandolo, e non lui ad averla abbandonata.


Contemporaneamente il ragazzo era alle prese con una fidanzata che si era sentita trascurata ed era inevitabilmente diventata gelosa: la specie peggiore in assoluto.
" Sì, Meg, me lo hai già detto cento volte" le ricordò con un sospiro
" Perchè tu sembri proprio non capirlo il problema" replicò lei acida a stizzita
" Mi dispiace, davvero..non volevo ferirti" provò a rabbonirla lui
" Ma tu non hai idea di quanto siano complicate le cose qui..." continuò subito dopo
" E allora torna, Chris...chi diavolo ti costringe a startene lì? Rinuncia al progetto e riprenditi la tua vita" e se lei lo avesse detto con un altro tono, un po' meno irritato e spazientito, forse lui sarebbe di conseguenza riuscito a risponderle in modo diverso
" Non posso..non-tu non capisci, io non posso muovermi di qua" e quella era l'unica verità che conosceva
" Perchè? Dopo l'incidente ti farebbe bene cambiare aria" insistè la ragazza, e non sapeva nemmeno nulla di quegli incubi che lo tormentavano ogni notte
" Megan, perfavore...ti ho detto che è complicato, e che in questo momento non posso lasciare Belfast" cercò di non utilizzare un tono troppo duro, ma fu quasi inevitabile
" Sai che c'è Chris? Che cosa penso davvero?
Che non è Belfast che non puoi, o meglio ancora, non vuoi lasciare..ma lei: la ragazza coinvolta nell'incidente. E qui centrano davvero poco i sensi di colpa" quasi gli urlò addosso
Megan sapeva che quella maledetta sera Chris fosse andato al cinema in compagnia di amici, e si trovasse con tale Jane soltanto perchè la stava accompagnando a casa dopo il film, visto che per rititarsi, come lui le aveva fatto credere, praticamente passava davanti casa di lei.
" Tu continui a dire che è complicato, ma a me pare tutto molto semplice, forse troppo : tieni decisamente più a lei che a me.
E io sono la stupida che continua a chiamarti e starti dietro, nonostante sappia bene che a te non della sottoscritta non è mai fregato nulla"
" Questo non è vero Meg" protestò lui, ma aveva un mal di testa pazzesco, e l'ultima cosa che gli serviva in quel momento era litigare con lei..tanto per cambiare poi, visto che sembravano non riuscire più a fare altro negli ultimi tempi, complice forse anche la lontananza
" Ancora con questa storia che tengo più a Jane che a te?"
" Dimmi che non è vero, e io la faccio finita" lo sfidò lei a quel punto, e Chris sospirò pesantemente, senza dire nulla, o almeno senza rispondere immediatamente.
Si sentivano ogni giorno (lei lo chiamava ogni giorno) e finivano sempre per discutere della stessa cosa. Chris non ce la faceva più..e forse si rendeva anche conto di star sbagliando nei confronti di Megan, ma non aveva nè la forza e la nè voglia di sistemare le cose in quel momento. Lo so, suona male, ma la verità era che a lui non intessava più nulla dopo il disastro, nulla ad eccezione delle risposte che gli forniva Sophie sulle condizioni dell'amica.
Dal giorno dell'incidente non era stato in grado di smettere di pensare a lei nemmeno per un secondo, e per lui quella rappresentava un'assoluta novità.
Non era esattamente il tipo di ragazzo che si strugge per amore, ed era abituato a prendere anche quello alla leggera, come d'altronde dimostrava la sua storia con Meg.
Sì va bene, lei lo attraeva, e quando erano usciti insieme erano stati bene, benissimo, ma forse un po' troppo tardi, Chris si accorgeva che la ragazza si fosse fatta un film da sola sulla loro relazione. Forse era stato lui a farglielo credere, anzi, sicuramente le cose erano andate proprio così...ma essere così disponibile, gentile, simpatico e alla mano era nella sua natura.
Non lo faceva perchè si trattava di Megan, era lui ad essere così... e la ragazza doveva invece aver travisato tutto..non c'era altra spiegazione. 
Chris non aveva mai pensato alla loro storia come doveva averla vista lei sin dall'inizio...erano entrambi giovani, belli e discretamente incasinati da poter permettersi di divertirsi un po' insieme, ecco tutto. Lui non aveva mai creduto di poter starci insieme tutta la vita, non per cattiveria, ma semplicemente perchè era troppo presto dal suo punto di vista per 'sistemarsi'...lui voleva viaggiare, conoscere il mondo, fare esperienze nuove, e spassarsela fino a quando la condizione di studente universitario glielo avrebbe permesso.
Ecco perchè aveva accettato di trascorrere del tempo a Belfast senza pensarci due volte, perchè sarebbe stata una nuova esperienza che in un modo o nell'altro avrebbe ricordato negli anni a seguire...voleva aver qualcosa di interessante da raccontare ai figli, quando un giorno ne avrebbe avuti.
Ora, tutto questo non significa che il suo modello di serata perfetta corrispondesse a una sbronza in discoteca, e non significa nemmeno che fosse il tipo da cambiare ragazza una volta alla settimana, e nè tantomeno gli piaceva illudere quelle con le quali era uscito, che comunque si potevano ancora contare sulle dita delle mani....tutto ciò che lui desiderava era godersi il più possibile la gioventù, senza però strafare in nessun senso.
Tutti coloro che lo conoscevano lo reputavano un tipo in gamba, una bella persona e non soltanto un bel faccino, perchè effettivamente Chris era tutto questo....e accidenti, avrebbe dovuto stare più attento e capire subito che per una ragazza era un gioco da ragazzi perdere la testa per uno così.
Quando lui e Meg si erano salutati prima della partenza per Belfast, lui non le aveva promesso nulla riguardo al futuro, semplicemente perchè non era nel suo stile, ma da lì a dire che non gliene fregasse nulla di lei ce ne passava di acqua sotto i ponti. Se davvero fosse stato così, di certo non ci sarebbe stato insieme in quei mesi. Non provava quel sentimento focoso e incontenibile di cui si nutrivano le storie d'amore nei libri e in tv, e non aveva intenzione di portarla presto all'altare, quello sì, era innegabile, ma non stava con lei solo perchè non aveva nulla di meglio da fare in quel momento.
Certamente lei gli piaceva, ma se davvero Meg si era presa una sbandata tanto forte per lui, era meglio non illuderla oltre. 
Lui la rispettava, l'aveva fatta conoscere ai suoi amici, e non mancavano le volte in cui aveva preferito stare da solo con lei, a chiacchierare o fare una passeggiata, e non si sognava minimanente di tradirla alla prima occasione con una più carina...Chris non era quel tipo di ragazzo, e forse il suo atteggiamento può risultare difficile da comprendere visto dall'esterno...ma in fondo che c'è di male nel stare con una ragazza, a vent'anni, senza per questo doverle prometterle amore eterno?
Però se la ragazza in questione non la pensava allo stesso modo, e tra non molto, di quel passo, avrebbe cominciato a parlare di bomboniere, allora era meglio mettere le cose in chiaro..soprattutto per il suo bene.
Perchè Chris, non poteva definirsi nemmeno un ragazzo egoista, e anche se quel maledetto incidente lo aveva sconvolto più del dicibile e dell'immaginabile, continuava ed essere sempre lui.
" Lo vedi? Non riesci a dirlo perchè sai che ho ragione" si lamentò lei, a un passo dallo scoppiare in lacrime
" Meg, ascoltami...è un periodo per me molto particolare, e penso che la cosa migliore per tutti e due sia smettere di continuare a litigare ogni giorno per telefono, perchè è così che va ultimamente tra noi.
Tu sei gelosa di una ragazza che ha appena perso la vista, che ha subito le conseguenze di un'incidente di cui io sono responsabile...e scusami, scusami davvero, ma ora come ora non riesco a pensare ad altro che a questo"
" Quindi? Questo significa che non puoi pensare anche a me? Mi stai davvero mollando, Chris?"
" Considerami pure uno stronzo, ma in questo momento ho bisogno di stare da solo, di perdonare me stesso, se mai ci riuscirò, e riprendere in mano la mia vita.
Non voglio illuderti Meg, non voglio farti credere di provare cose che non provo"
E quello ovviamenete fu il colpo finale per la ragazza.
" Ma io l'ho sempre saputo in fondo...non mi hai mai amato quanto ti ho amato io. E me lo avevano detto tutti che non sei il tipo da relazione durature e sentimentalismi vari, ma io non ho voluto crederci.
Che diavolo deve fare una ragazza per essere degna di te, per farsi spazio nel tuo caldo e confortevole ma lunatico cuore?"
" Nulla Meg..probabilmente sono io a non essere degno di te in questo momento, ma questo non cambia le cose, non cambia quello che provo, come mi sento.
 Mi dispiace, ma non riesco più ad andare avanti così" disse sinceramente.
Da quando era arrivato a Belfast, lei lo assillava, e inevitabilmente finivano per litigare..perchè a Chris non piaceva sentirsi in gabbia come stava iniziando a farlo sentire lei, e perchè, poco ma sicuro, in quel caso era proprio lui ad essersi preso una sbandata per una ragazza. Comunque non glielo disse, per non peggiorare le cose. A malepena riusciva ad ammetterlo a sè stesso, figuriamoci con qualcun'altro.
Non ottenne più alcuna risposta, segno che Meg gli avesse praticamente attaccato il telefono in faccia.




BUONSALVEEE!!!
Stavolta sarò breve perchè devo scappare, ma quasi sicuramente aggiornerò anche lunedì prossimo ( il giorno di Pasquetta)!
Vi ringrazio di cuore per tutto il sostegno e l'interesse che state mostrando per questa storia. Per me è davvero importante, perciò grazie <3
Continuate così, continuate a dirmi cosa ne pensate, a suggerirmi nuove idee, o anche a rimprovermi qualcosa ne necessario!
Un bacione, buona Pasqua, e a prestoooooooooooo <3<3<3
























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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Dopo vari e vani tentativi finalmente Sophie ce l'aveva fatta: era riuscita a convincere i genitori di Jane a lasciarla tornare al campus, a Belfast.
Naturalmente, prima di affrontare il discorso per l'ennesima volta, e determinata a far valere la sua opinione, la ragazza aveva provato mille volte le eventuali risposte in compagnia della stessa Jane, che dal canto suo non vedeva l'ora di poter uscire da quella casa che l'aveva vista crescere, e all'interno della quale si era reclusa come una prigioniera per settimane.
Praticamente non aveva mai messo il naso fuori da quando era arrivata: conosceva la gente del posto, il loro modo di fare gossip sulla vita e sulle disgrazie degli altri, e non aveva la benchè minima intenzione di essere al centro della loro attenzione, anche se in quel caso forse sarebbe stata compassione e basta.
Ma Jane Collins non voleva nemmeno quella: le dava nausea anche soltanto l'idea di passeggiare per i vicoli, le stradine e la villa comunale al braccio di Sophie, come se non sapesse nemmeno più reggersi in piedi, ed essere additata dai passanti, o fermata dai conoscenti che le avrebbero chiesto come stava  e si sarebbero offerti di aiutarla in ogni modo solo per essere con la coscienza a posto. Solo perchè in quel paese piccolissimo tutti si conoscevano per nome e cognome, e tutti si sentivano in dovere di 'fare la mossa', come si diceva lì.. giusto per salvare le apparenze.
Inizialmente, quando Sophie le aveva proposto di tornare all'università, l'amica non si era mostrata tanto convinta o più che altro sicura di essere nelle condizioni di farlo, ma più passavano i giorni e più si rendeva conto di star praticamente sprecando la sua vita letteralmente buttata su un divano o su un letto dalla mattina alla sera.
Non che potesse aspirare a fare molto con la sua cecità, però l'amica l'aveva ormai convinta del fatto che fosse molto meglio per lei ritornare a Belfast, perchè nolente o volente avrebbe dovuto imparare a cavarsela da sola...e poi le lezioni l'avrebbero tenuta impegnata durante la giornata, l'avrebbero aiutata a non pensare sempre e solo alla stessa cosa, e avrebbe passato del tempo in compagnia di altri ragazzi e ragazze, e in poche parole, forse avrebbe iniziato a condurre di nuovo una vita degna di essere chiamata tale. Ovviamente avrebbe trovato mille ostacoli e difficoltà, ma con un po' di pazienza, forza di volontà e persone accanto che le volevano bene, sarebbe riuscita a superare anche quelli.
Sophie aveva portato tutte le suddette agomentazioni a favore della propria tesi nella disputa con i genitori di lei, con l'aggiunta del pericolo che Kitty, la loro gatta, costitiusse per Jane, così come le scale che conducevano in camera della ragazza, e soprattutto il supporto e le suppliche della diretta interessata.
A quel punto i signori Collins erano stati costretti ad ammettere che effettivamente Kitty, strusciandosi contro le gambe della ragazza senza che lei potesse accorgersi in tempo del sopraggungere del felino, aveva rischiato più di una volta di farle perdere l'equilibrio con conseguenze che non avrebbero fatto altro che complicare le cose a Jane...e le scale, beh, anche quelle sicuramente erano tutto fuorchè una sicurezza. Se poi ci si aggiungeva il fatto che la diretta interessata mostrasse chiaramente l'intenzione di voler perlomeno provare a tornare al campus, e l'amara consapevolezza condivisa da entrambi i genitori, che a casa trattata come se fosse di nuovo bambina si stesse lasciando andare sempre di più dimenticandosi di reagire e lottare per andare avanti...allora forse valeva la pena dare ascolto a Sophie.
" Va bene: puoi tornare a Belfast per due settimane, fino a Pasqua, per vedere come va"
Era stato quello il verdetto alla fine del confronto, ed entrambe la ragazze si erano dichiarate più che soddisfatte del compromesso raggiunto.
Nei giorni successivi la signora Collins aveva preparato sughi, secondi e contorni, tutta roba congelabile e di conseguenza scongelabile che Jane avrebbe potuto cuocere e mangiare, nel caso in cui non avesse avuto voglia di andare alla mensa. Si era inoltre preoccupata di farle avere tutte quelle piccole cose che le avrebbero in qualche modo facilitato le cose, come ad esempio un tappeto piuttosto particolare con disegnate sopra, in rilievo, le impronte dei piedi, in modo tale che Jane avrebbe potuto servirsene per camminare all'interno del monolocale senza rischiare di mettere un piede in fallo e cadere.
E finalmente il weekend successivo, David Collins aveva personalmente accompagnato le due ragazze a Belfast.
Ovviamente avevano lasciato Sophie a casa sua, dopo quasi venti giorni di assenza, con due valigioni pieni di vestiti, accessori che si era portata dietro, e tante prelibatezze preparate dalla mamma di Jane e tipiche del loro paese..era stato uno dei modi per ringraziarla di essersi presa cura della figlia in quel momento difficile.
Dopo averle promesso che sarebbe passata da lei l'indomani mattina, e insieme sarebbero scese a lezione, Sophie aveva salutato l'amica con un abbraccio; Jane e suo padre erano invece tornati al campus. Il signor Collins le aveva fatto compagnia per un po', assicurandosi che tutto andasse bene e raccomandandosi praticamente per qualsiasi cosa, e la ragazza gli aveva promesso mille volte di stare attenta. Prima di lasciarla, visto che si era fatta sera, suo padre l'aveva accompagnata alla mensa, premurandosi di ricordarle che non avrebbe dovuto far altro che domandare a qualcuno di accompagnarla a casa quando avesse terminato il pasto. Il suo monolocale distava meno di cinquanta metri della zona ristorazione, ma era meglio se qualcuno, una ragazza o un ragazzo qualunque, avesse sprecato due minuti contati del proprio tempo, accompagnandola gentilmente fino alla porta...in fondo non gli sembrava di chiedere troppo.


Sophie aveva a malepena salutato i propri genitori rispondendo alle domande di questi ultimi sulle condizioni di Jane, prima di correre al piano superiore a godersi il bagno caldo le sua madre le aveva premurosamente preparato, immaginando che sarebbe tornata a dir poco distrutta.
La ragazza si era lentamente liberata di tutti gli indumenti, ed era entrata nella vasca, lasciandosi finalmente andare e rischiando di addormentarsi seriamente lì, se suo padre non avesse bussato alla porta per chiederle scherzosamente se fosse ancora viva; a quel punto lei aveva aperto gli occhi e sospirato a lungo, costringendosi a uscire da quel caldo paradiso.
Senza nemmeno preoccuparsi di indossare qualcosa di diverso dall'acappatoio e con le punte dei capelli neri bagnati, nonostante li avesse tirati su in uno chignon alla buona durante il bagno, si era diretta in camera sua, buttando la valigia a terra senza nemmeno disfarla, per avere il letto tutto per sè.
Per quanto lo avesse fatto con piacere, mettendoci ogni minuto tutto il cuore, stare accanto a Jane in quelle settimane non era stato facile.
Non si era concessa tregua nemmeno nel sonno, sempre terrorizzata dall'idea che l'amica potesse cadere, farsi male, o magari anche solo fare degli incubi come stava succedendo a Chris.
Aveva vissuto praticamente in simbiosi con lei, ventiquattr'ore al giorno, a anche se con Jane non l'avrebbe mai ammesso per non ferirla e non farla sentire un peso ancora di più di quanto di quanto già si sentisse, Sophie aveva agognato il momento in cui si sarebbe potuta rilassare sul proprio letto, senza pensare a lei, senza percepire il suo respiro nell'aria, almeno per un po'.
Stava quasi per addormentarsi definitivamente, ancora con l'accappatoio addosso, quando percepì un leggero bacio sulla fronte; inizialmente pensò che fosse suo padre o sua madre venuti a darle la buonanotte, ma quando aprì gli occhi si rese piacevolmente conto di aver sbagliato su tutta la linea.
" Bentornata a casa amore" sussurrò Scott, guardandola dolcemente
" Ciao" si sciolse lei in un sorriso altrettanto dolce
" Non ti aspettavo così presto" ammise, facendo spazio al ragazzo accanto a sè
" Vuoi che me ne vada? Preferisci riposare un po'?" domandò a quel punto lui
" Ma no! Resta qua scemo" e così dicendo Sophie si accoccolò contro il suo petto
" Mi sei mancata tanto lo sai?" mormorò lui, nonostante la ragazza avesse richiuso gli occhi, sfinita
" Anche tu" rispose debolmente, sbadigliando, senza nemmeno provare a trattenersi.
La loro storia durava da anni, da quando entrambi frequentavano il secondo anno di liceo, ma nonostante le piccole incomprensioni e le discussioni inutili in cui spesso si cimentavano entrambi, erano riusciti a resistere per tutto quel tempo. Lei e Scott erano praticamente diventati grandi insieme, tenendosi per mano, e nessuno dei due arrivato a quel punto, riusciva a immaginare la propria vita senza l'altro.
Erano stati un punto di riferimento l'un per l'altra durante le turbolenze dell'adolescenza, e potevano ormai dire di aver capito come far funzionare le cose: il loro segreto stava nel concedersi i propri spazi e le proprie libertà, senza essere assillanti e senza starsi con il fiato sul collo; pur vivendo a meno di dieci chilometri di distanza, infatti,  non sentivano la necessità di vedersi e stare insieme di giorno e di notte...piuttosto si incontravano due o al massimo tre volte alla settimana, distribuendo il resto del tempo tra impegni vari (soprattutto lo studio) e ovviamente le uscite con i rispettivi amici.
Sophie si fidava ciecamente di Scott e viceversa, al punto tale da lasciarsi andare completamente con lui, sia che questo significasse concedergli tutta se stessa per la prima volta e tutte le successive, sia non riuscire a far altro che addormentarsi sul suo petto pur non avendolo visto, nè baciato, o sfiorato per venti giorni.
E la cosa più rassicurante, e forse più incredibile di tutte, era che lui non se ne stesse affatto lamentando, anzi, le carezzava i capelli tenendola stretta a sè, come se in quel momento non fosse stata altro che una sorellina da proteggere.
Scott immaginava che per lei quelle settimane fossero state inverosimilmente pesanti, ma vederla ridotta così, lo aveva intenerito molto di più di quanto avrebbe mai pensato: era perfettamente in grado di capire che in quel momento lei avesse soltanto bisogno di riposare cullata dal ritmo del suo respiro, per riprendere tutte le forze e radunare le energie per affrontare di nuovo la vita al campus insieme a Jane.
" Ma non mi dai nemmeno un bacio?" mormorò la ragazza, stringendosi ancora di più a lui
" Pensavo stessi dormendo" quasi si scusò 
" Non ancora Scottie" e lo chiamò con quel nomignolo che utilizzava solo in occasioni davvero speciali.
A quel punto lui abbassò il viso nello stesso momento in cui lei lo alzò, Sophie sorrise, distrutta ma felice, e si concesse di guardarlo per un po', carezzandoli il mento e il collo, prima che le loro labbra si unissero in un dolce e leggero bacio, seguito da altri più lunghi, ma altrettanto dolci e privi di pretese.
Nonostante non si vedessero da settimane, non era quello il momento di pensare a recuperare il tempo perduto: Sophie aveva soltanto un disperato bisogno di dormire, e forse, lasciarsi rapire da Morfeo mentre era intenta a chiacchierare sottovoce con il proprio fidanzato.
" I tuoi genitori mi hanno dato il permesso di restare con te stanotte" disse lui, quando si furono staccati
" Tanto non ti avrei lasciato andare...sei troppo comodo come cuscino" lo prese in giro lei, sbadigliando di nuovo il momento successivo
" Dio...sei davvero sfinita" osservò il ragazzo, piantandogli addosso quegli occhi castano rovente
" Spero che Jane riesca ad abituarsi presto a ...tutto" sospirò la ragazza
" Non lo accetta ancora, vero?" si informò Scott
" E' difficile, difficilissimo...posso solo immaginare cosa significhi non vedere più da un giorno all'altro, e ti giuro che è una cosa che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico" ammise Sophie.
Lui era l'unico con il quale poteva parlarne liberamente, l'unico al quale potesse dire quanto le facesse male vedere l'amica in quelle condizioni. Farlo presente alla stessa Jane, non avrebbe fatto altro che ingrandire il disastro, e invece ciò che lei si era proposta di fare in quelle settimane era stato l'esatto contrario.
Proprio in quel  momento Sophie realizzò quanto fosse fortunata ad avere un fidanzato con il quale aveva ormai raggiunto un livello di complicità che forse non avevano nemmeno le coppie sposate, e che soprattutto andasse d'accordo con i propri genitori, i quali lo conoscevano ormai da anni, ed erano abbastanza svegli da capire che se pure avessero vietato a Scott di pernottare in casa loro perchè poco ortodosso, non sarebbero comunque riusciti in nessun modo ad evitare l'inevitabile. Era ovvio agli occhi di tutti che Sophie e il suo fidanzato, stando insieme da così tanto, avessero superato quel famoso confine tanto tanto tempo prima.
" Ei..hai sempre detto che Jane è una forza della natura! Ce la farà" la rassicurò il ragazzo
Già, quando l'aveva conosciuta, si era trovata subito così bene con lei per il suo saper ridere di sè stessa anzichè degli altri, per il suo saper affrontare ogni cosa cercandone il lato positivo, per il suo modo di sdrammatizzare la vita, per la sua risata coinvolgente e così facile da scatenare, e per quel suo aver sempre le parole giuste a risollevare l'umore di un'amica.
Jane era tutto questo, prima che il mondo le crollasse addosso in un secondo.
" Sembra un'altra Scott, stento quasi a riconoscerla a volte....è sempre arrabbiata con tutti e perde le staffe per un nonnulla, e quando si butta giù ( e ultimamente succede un po' troppo spesso) rialzarla richiede una fatica enorme. Io rivoglio indietro la mia migliore amica, la persona che era prima di questo maledetto incidente" ammise finalmente Sophie, un tono di voce appena udibile
" Devi aver pazienza, devi darle tempo...io sono sicuro che lei sia ancora quella persona che tu hai conosciuto, la sua vecchia sè deve solo trovare la forza di uscire dalle macerie che hanno rischiato di seppellirla viva"
" Certo, se il suo fidanzato fosse più presente aiuterebbe" riflettè ancora lui
" Chi, Jonas? Non non lo dire nemmeno per scherzo...lui ha paura persino di chiederle come sta, e facendo così continua ad allontanarla invece che avvicinarla. E poi non la ama sul serio, altrimenti avrebbe scalato motagne a mani nude e attraversato oceani a piedi pur di esserle vicino, vicino davvero, fisicamente. Lui...non è lui quello di cui Jane ha bisogno, fidati"
" E invece, di Chris che mi dici?" domandò a quel punto Scott
" Gli ho detto che saremmo tornate tutte e due oggi, ma la situazione per lui non cambia poi molto...Jane è contemporaneamente giustamente e ingiustamente incazzata con lui, io non riesco a dirle la verità, e lui continua a star male ogni notte. Mi ha detto che ha persino mollato la ragazza." raccontò Sophie, la voce sempre più stanca e più bassa
" Va bene, per oggi basta preoccuparsi per il resto del mondo amore. Addormentati, ci penserai domani a quello che verrà" mormorò lui, posandole un altro bacio sulla fronte.
Meno di un minuto dopo, Scott sentì il respiro di Sophie farsi sempre più pesante, segno che si fosse finalmente lasciata andare a una sana dormita, o almeno era quello che lui sperava.


Tra i difetti di Jane, la testardaggine non era da sottovalutare.
Ecco il motivo per il quale dopo aver cenato, per puro e semplice orgoglio personale, e per dimostrare a sè stessa di non essere un'invalida, non aveva seguito il consiglio datole da suo padre di farsi accompagnare fino al monocolace, preferendo invece cavarsela da sola. 
Tuttavia, un'ora dopo, ferma e completamente sola non si sa dove, aveva capito che non fosse affatto stata una buona idea.
Passo dopo passo, inizialmente convinta di star seguendo la strada giusta, aveva finito per allontanarsi dal campus e riversarsi in strada. L'unico rumore che avvertiva insieme a quello generato dal traffico automobilistico di Belfast, era quello del fiume, cosa che le fece intuire più o meno a che altezza si trovasse...non che quello potesse esserle utile per capire come tornare indietro, comunque.
Aveva paura di allontanarsi ancora di più e finire davvero chissà dove, se avesse continuato a camminare, perciò si era seduta su quella che supponeva fosse una panchina, e inevitabilmente era scoppiata in lacrime.
Non voleva chiamare Sophie, non voleva allarmare tutti e dimostrare che non fosse capace di stare da sola nemmeno per un'ora, ma d'altro canto non poteva far altro che arrendersi all'evidenza dei fatti: si era persa.
Solo allora si rese conto di quanto fosse stato stupido e infantile da parte sua voler farcela da sola a tutti i costi, quando chiaramente avrebbe avuto biosgno di aiuto.
Che disastro...lei stessa era ormai diventata un disastro, un rottame, un pericolo costante, un peso per tutti quelli che le stavano intorno. 
E a che serviva vivere così? A che serviva trascorrere le giornate lottando contro tutto e tutti per riuscire a compiere anche le cose più semplici? I gesti e le abitudini più banali, insignificanti, le stesse che non molto tempo prima avrebbe giurato di saper fare ad occhi chiusi. Sbagliando clamorosamente.
Quello che attraversò, completamente sola, perduta e in lacrime, fu uno di quei momenti di sconforto totale in cui l'idea di farla finita per sempre si riaffacciò nella sua mente.
Sapeva che i genitori ne sarebbero stati distrutti, così come gli altri familiari, e ovviamente la sua migliore amica, e magari anche Jonas ed Annie, ma il sole sarebbe continuato a sorgere per loro ogni mattina, il mondo avrebbe continuato a girare lo stesso, e lo spettacolo della vita sarebbe andato avanti anche senza di lei. Con il tempo ci avrebbero fatto l'abitudine, avrebbero accettato la sua scelta, magari non l'avrebbero mai compresa fino in fondo, ma si sarebbero rassegnati, tutti. 
Jane non voleva vivere, se questo significava vedersi scivolare dalle mani tutto ciò che fino al giorno dell'incidente aveva costituito l'essenza della sua vita.  
Perfettamente lucida e cosciente di quella consapevolezza, si alzò in piedi su quella panchina, e si voltò verso il fiume...o almeno credeva di trovarsi in quella posizione. Era umiliante e mortificante non essere a conoscenza nemmeno di quel piccolo particolare, e il solo pensare che da quel momento in poi la sua esistenza non sarebbe stata che caretterizzata da quei due scomodi aggettivi, umiliante e mortificante, la spinse ad avanzare fino al bordo della panchina, poggiando la pianta del piede per metà sul legno e per metà nel vuoto. 
Un solo attimo di coraggio e avrebbe liberato se stessa e tutti coloro che le stavano intorno dal peso che sapeva di essere diventata.
Un solo istante e non avrebbe più avuto la possibiltà di tornare indietro, di cambiare idea.
Un battito di ciglia, e con un po' di fortuna, sarebbe caduta dal lato del fiume. Si sarebbe lasciata alla spalle la vita, in tutti i sensi e le accezioni.
" JANE!" e fu proprio allora che sentì qualcuno gridare il suo nome, e si immobilizzò
Sarebbe stato sufficiente che quella voce avesse tardato di qualche secondo, e non ci sarebbe stato più nulla da fare.
" JANE, FERMATI! PERFAVORE!" la sentì di nuovo pochi secondi dopo, sempre più chiara e più vicina. Poi quel qualcuno le afferrò la mano, senza esitazioni.
" Chris?" domandò, prima incredula, e l'attimo successivo furiosa
" Lasciami stare..non mi toccare! Vattene, lasciami sola" e si liberò da quella presa talmente in fretta che rischiò di cadere all'indietro sul serio
" Non sono Chris. In realtà non so chi sia questo Chris..io mi chiamo Harry" si sentì dire, e a quel punto davvero non capì più nulla
" Ma-ma..come è possibile" farfugliò lei, pensando subito dopo che evidentemente stava impazzendo sul serio se scambiava la voce di uno sconosciuto con quella di Chris, che, detto per inciso, non aveva nessuna voglia di vedere.
" Come sai il mio nome?" domandò con fare diffidente e circospetto, che fece quasi sorridere il ragazzo
" Ti ho vista all'università, e a mensa, e ho sentito le tue amiche chiamarti in questo modo" spiegò, quasi con naturalezza
" Il tuo timbro di voce assomiglia a quello di..una persona che conosco" disse lei a quel punto
" Davvero? Non me lo aveva mai detto nessuno" lui lo prese quasi come un complimento, o almeno così diede a vedere, tanto che Jane non riuscì a impedirrsi di sorridere debolmente.
" Avanti, scendi da lì...ti accompagno io a casa" e così dicendo le afferrò di nuovo la mano, lentamente, per paura che lei potesse ritrarsi
" Mi sono persa" ammise candidamente, permettendogli di aiutarla a scendere dalla panchina
" Ma proprio non ci ero arrivato, guarda!" la prese in giro lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo comportarsi in quel modo in una situazione delicata come quella
" Sono seria...ero disperata" e lei si stupì di come le parole le uscissero di bocca senza filtri, senza che potesse in qualche modo fermarle
" Talmente tanto da volerti buttare giù?"
Jane annuì soltanto, pensando che ci fosse qualcosa di assolutamente..strano e sorprendente nel riuscire quasi a scherzare con uno sconosciuto su un simile argomento. Sul suo quasi tentato suicidio.
Ma per qualche strana ragione, Harry...(aveva detto di chiamarsi Harry, vero?) era arrivato giusto in tempo per impedirle di commettere quella sciocchezza che sarebbe costata cara a tutti.
Giusto in tempo per salvarla dalla fine.
E lei, aveva appena lasciato che un perfetto sconosciuto la prendesse per mano, conducendola al sicuro.
Davvero strana la vita!
Soprattutto perchè si rendeva conto che paradossalmente, sarebbe stato molto più difficile per chi la conosceva davvero, riuscire a farsi ascolare in una situazione del genere.
" Stai tremando tutta...che ne dici di una cioccolata calda prima di tornare a casa?" la distrasse lui, parlandole in tono rilassato e naturale, come se non avesse appena assistito a ciò che aveva assistito
" Va bene" sussurrò debolmente la ragazza, lasciandosi guidare per le strade di Belfast da tale Harry.




BUONSALVEEEEE e BUONA PASQUETTA!!!
Ecomi puntuale con un nuovo capitolo, che spero abbiate apprezzato ;)
Non mi dilungo questa volta dato che è un giorno di festa e..niente, fatemi sapere cosa ne pensate, perchè mi fa sempre molto piacere <3
Godetevi questi giorni di pausa e mangiate tanta cioccolata! Un bacione, e a prestissimooooooooo<3<3<3































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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Jane lasciò che il ragazzo la tenesse per mano per tutta la durata del tragitto. Se non altro perchè temeva di non essere capace di compiere un solo passo senza finire contro un muro, o peggio, sotto un'auto.
Non sarebbe mai stata in grado di dire dopo quanto tempo si fermarono o quali delle strade di Belfast avessero percorso per giungere fino a lì, ma riconobbe il luogo in cui Harry l'aveva portata non appena ne ebbero varcato la soglia. Non avrebbe potuto confodere uno Starbucks con nient'altro al mondo.
" Vieni..ho visto un tavolo libero" disse lui, tenendola per mano e trascinandola con sè all'interno del locale.
Lei non potè far altro che annuire con la testa e seguirlo, sorridendo debolmente tra sè e sè, perchè aveva proprio voglia di una cioccolata calda, nonostante tutto.
" Ecco, mettiamoci qui" continuò il ragazzo, allontanando la sedia dal tavolo per lei, e aiutandola a prendere posto
" Grazie" sussurrò Jane, e non fece in tempo ad aggiungere altro a causa del cameriere già pronto a prendere le loro ordinazioni.
Spiegò al ragazzo in uniforme cosa gradisse in modo così specifico e dettagliato (cioccolata calda in una 'tall' con latte di soia e panna montata sulla superficie..roba che solo in uno Starbucks si sarebbe potuta ordinare!) che il suo accompagnatore non potè fare a meno di notare che nonostante Jane non potesse in un alcun modo avere la conferma di essere proprio in uno dei tanti bar della famosa catena, fosse assolutamente certa riguardo al luogo in cui si trovasse.
" Ma come hai fatto?" le domandò infatti, sbarrando gli occhi, quando furono di nuovo soli 
" A fare cosa?" replicò lei, un tantino confusa
" L'ordinazione...come hai fatto a capire che siamo in uno Starbucks e non in un bar qualunque?"
E a quel punto la ragazza sorrise, spiegando a quello sconosciuto che le aveva da poco salvato la vita, le proprie validissime intuizioni.
" Prima di tutto l'odore..un misto tra caffè, cioccolato e panna montata: roba da far vinire l'acquolina in bocca pure dopo un ricchissimo pranzo natalizio" e lui sorrise a sua volta, curioso di sapere il resto
" E poi?" domandò infatti
" Spezzoni delle ordinazioni degli altri clienti, dettagliate proprio come le mie" disse alla fine, scatenando la risata del ragazzo che le stava seduto di fronte
" Ma così non vale! Mi stavi quasi convincendo con la questione degli odori" si lamentò scherzosamente
" Beh, ma anche quelli hanno giocato la loro parte" si difese lei, chiedendosi il motivo per il quale trovasse così...semplice, così spontaneo chiacchierare e lasciarsi prendere in giro da Harry.
In quel momento il cameriere ritornò al loro tavolo con le bevande.
" Ah sì?" la sfidò lui "allora vediamo se sai elencarmi tutti gli ingredienti presenti nella tua cioccolata calda..io li controllo dal menù" propose, rivolgendole un sorriso del quale purtroppo Jane sarebbe rimasta per sempre all'oscuro.
" D'accordo, accetto la sfida" sentenziò la ragazza, pur non avendo la più pallida idea di ciò che avrebbe potuto dirgli
Cercò la tazza e non appena l'ebbe trovata la strinse saldamente tra le mani, la sollevò avvicinandola al viso, vi soffiò all'interno per far raffreddare un po' la bevanda, e poi l'annusò delicatamente.
" Penso che ci sia del cioccolato" emise il verdetto dopo quelli che sembrarono essere attimi di attenta riflessione
" Non l'avrei mai detto" non si fece scappare l'occasione di prenderla in giro lui
" Cioccolato fondente" continuò Jane senza scomporsi
" Percentuale?" scherzò il ragazzo
" Tra il 62% e il 64%" sparò lei, come se fosse davvero a conoscenza di quel piccolo particolare, che ovviamente aveva tirato a indovinare nel modo più assoluto
" Ceeerto" sorrise il suo interlocutore, facendole chiaramente capire di averla smascherata
" E poi c'è del latte, di soia come l'ho chiesto, suppongo" proseguì la ragazza, avvicinando di nuovo la bevanda al naso, come se in quel modo riuscisse davvero a percepire gli aromi dei singoli ingredienti
" E sicuramente polvere di cacao, e zucchero...e ovviamente la panna montata" concluse, non sapendo che altro aggiungere
" Perspicace" si sentì prendere ancora in giro da Harry
" Allora dimmi tu cosa c'è, sapientone" si arrese lei, senza tuttavia riuscire ad impedirsi di sorridere.
Perchè tutto sommato, trovava piacevole bere una cioccolata calda in compagnia di quel tipo, senza che nessuno dei due si azzardasse a toccare argomenti più seri e spinosi, come i motivi che l'avevano spinta meno di mezzora prima  a un quasi tentato suicidio. Lui, da perfetto sconosciuto, non si azzardava a tirare in ballo la faccenda, e lei preferiva di gran lunga tirare a indovinare sulla consistenza della cioccolata calda di Starbucks, piuttosto che pensare alla propria condizione.
Anzi, per la verità quest'ultima era esattamente al centro del loro discorso, anche se in modo velato...ma ciò che più sorprese e al tempo stesso fu gradito a Jane  fu il semplice fatto che lui sapesse in qualche modo addirittura scherzare sull'argomento, chiedendole di tirare a indovinare quali fossero gli ingredienti del gustoso composto, perchè lei ovviamente non avrebbe potuto in alcun modo leggerli dal menù. Il punto però era che nessuno prima di quel momento, e da quel maledetto giorno dell'incidente con Chris, era più riuscito ad avviare e portare avanti una simile conversazione con lei. 
Una chiacchierata senza impegno e talmente superficiale, da sembrare a tutti gli effetti normale.

Pareva proprio che nessuno fosse in grado di scherzare ancora con lei...non lo facevano per paura di innervosirla con chiacchiere inutili, per paura di urtare involontariamente la sua sensibilità tirando in ballo la cecità, per paura di ottenere da lei una reazione esasperata, addirittura violenta. E invece, non riuscivano a capire che Jane altro non chiedeva che essere trattata come sempre, come quella ragazza sempre incline alle battute e alle risate che era stata fino a quella sera.
Aveva decisamende dell'assurdo il fatto che l'unica persona in grado di comprendere almeno una parte di tutto quel casino che le vorticava in testa, fosse un perfetto sconosciuto, ma d'altronde quella era la verità: Harry sapeva scherzare con lei, portare avanti una conversazione leggera, per alcuni versi persino insulsa, ma appunto, normale. Lui non stava attento a ogni parola che gli usciva dalla bocca, non dava l'impressione di trovarsi a disagio nel prendere una cioccolata calda con una ragazza cieca che per poco non aveva abbandonato il mondo davanti ai suoi stessi occhi, anzi.. non riusciva a trattenersi dal prenderla in giro, come se la conoscesse da molto più tempo e ne avesse il diritto, e pur riservandole tutte quelle attenzioni come il condurla al tavolo tenendole la mano e aiutarla a prendere posto, in qualche modo, in quelle ore, aveva saputo  farla sentire speciale senza farla sentire diversa.
E in quel momento, una cioccolata calda e una chiacchierata spensierata, erano tutto ciò di cui Jane avesse bisogno.
" Non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ho detto, vero?"
A quel punto, colta in fallo, la ragazza non potè far altro che riprendere in mano la tazza e riportarla alle labbra per poter finalmente bere, evitando in quel modo anche di rispondere alla domanda di lui.
Dire che quella fosse la miglior cioccolata calda del mondo sarebbe stato oltremodo riduttivo.

Amava le bavande targate Starbucks sin da quando le aveva assaggiate a Londra da bambina per la prima volta, e pur essendosi abituata nel corso degli anni a quel sapore ormai familiare, non poteva fare a meno di gustarla ogni volta con tutta la calma e un'espressione quasi sognante dipinta sul viso.
Per ovvi motivi, gli occhi non potevano più prendere parte a quel processo, ma le fossette ai lati della bocca piegata in un sorriso dolce e appagato, e quella cioccolata che inevitabilmente finiva per posarsi poco più sopra delle sue labbra a mò di baffi, erano indizi sicuri su quanto apprezzasse quel fanstastico intruglio. Se poi ci si aggiungeva il fatto che quella volta, finì per incipriarsi persino il naso di panna montata, si può facilmente intuire il motivo per il quale il ragazzo che le stava  tenendo compagnia, scoppiò in una risata incontrollabile non appena si accorse delle 'decorazioni' sul viso di Jane.
Di tutta risposta, lei rise a sua volta, consapevole della panna sul naso grazie a uno strano solletico che avvertì proprio in quel punto. Afferrò il tovagliolo di carta per pulirsi, ma inspiegabilmente finì per imbrattarsi di panna anche il mento.
Sentì Harry ridere ancora più forte e paragonarla a Babbo Natale a causa di quella specie di soffice barba bianca, e senza che nessuno dei due se ne accorgesse trascorsero ancora un po' di tempo ridendo per via di quella circostanza e di altre simili che si crearono in seguito; così quando lui le propose di accompagnarla a casa come le aveva promesso all'inizio, Jane era ormai stanchissima, e non fece alcuna obiezione.
Lasciò che il ragazzo chiamasse un taxi per entrambi (lui le spiegò che era uscito a piedi quella sera quindi non c'era altro modo di ritirarsi, dato che le corse dei pullman erano terminate già da un pezzo), ma poco dopo avergli dato il proprio indirizzo, lei si lasciò andare al sonno piegando la testa di lato, che inevitabilmente finì sulla spalla di lui, seppur Jane non se ne accorse nemmeno, tanto quella giornata l'aveva sfinita.
Il viaggio in macchina con suo padre e Sophie, e tutte le preoccupazioni e le raccomandazioni che questo aveva richiesto, il trauma di essersi persa, le lacrime, i pensieri poco felici che le avevano attraversato la mente, per poi arrivare alla cioccolata calda in compagnia di un ragazzo appena conosciuto e che durante quelle ore si era rivelato essere simpatico, gentile, alla mano...quasi come Chris.
Chissà che ne avrebbe pensato Jonas dell''intera faccenda...ma se lui ci fosse stato, se ci fosse stato davvero, forse per Jane sarebbe stato tutto diverso.
Circa un quarto d'ora più tardi, il ragazzo pagò il tassista, e stando attento a non svegliarla, la prese tra le braccia con facilità. Avanzò per i corridoi delle residenze del campus nel silenzio più assoluto, mentre lei, nel sonno, si aggrappava ancora più forte a lui seppellendo la testa nell'incavo del suo collo. Con un po' di difficoltà, Harry riuscì a trovare il badge nella tasca del cappotto di lei, e lo avvicinò al sensore elettrico per far sì che la porta si aprisse. A quel punto lo inserì nell'apposita fessura per accendere la luce, e capire dove fosse il letto.
Tirò giù le lenzuola, dopo di che adagiò delicatamente la ragazza sul materasso.
Le sfilò gli stivali che indossava e si guardò intorno per adocchiare il pigiama, intenzionato a spogliarla e infilarle quello, ma poi ci ripensò limitandosi a coprirla e basta, lasciandola dormire perfettamente vestita.
Lui prese posto sulla sedia di fronte alla scrivania, sulla quale giacevano ancora libri evidenziati e appunti vari esattamente come Jane li aveva lasciati quella sera prima di andare al cinema, e dopo qualche attimo si esitazione, cercò la manovella per distendere un po' di più lo schienale, intenzionato ad addormentarsi lì.
Tanto se avesse avuto un comodo letto a disposizione, le cose non sarebbero cambiate, e il sonno sarebbe stato tormentato lo stesso.
Rivolse un ultimo sguardo alla ragazza sopprimendo a fatica un tenero sorriso, e poi chiuse gli occhi.

Qualche ora dopo Jane si svegliò nel proprio letto. 
Per qualche istante le parve tutto assolutamente normale, ma esattamente come le accadeva ogni mattina da un mesetto a quella parte, le bastava pochissimo per prendere coscienza della situazione.
Tirandosi a sedere sul letto, ricordò di essere tornata a Belfast la sera precedente, di essere andata a mensa, di essersi persa, di aver incontrato un ragazzo di nome Harry che l'aveva portata a prendere una cioccolata calda in uno Starbucks, e poi...come ci era finita a letto?
Ma certo! Avevano preso insieme il taxi, e lei, esausta dopo quella giornata, doveva essere crollata durante il tragitto. 
Al pensiero di lui che si fosse preoccupato di accompagnarla a casa e metterla persino sotto le coperte, le scappò un sorriso, perchè non tutti i ragazzi si sarebbero comportati così, non con una sconosciuta praticamente. Si, va bene, lui le aveva detto di conoscerla di vista, di averla notata alla mensa dell'università o comunque all'interno del campus, ma restava il fatto che non si fossero mai parlati prima di allora, confermando perciò di essere sostanzialmente degli estranei. Che avevano trascorso una serata insieme a bere cioccolata calda.
Un po' imbarazzata per essersi resa conto di essergli crollata in braccio, si tastò addosso per capire se indossasse il pigiama o ancora i vestiti del giorno precedente, ma con un certo sollievo scoprì di avere ancora i jenas e il maglioncino colorato, elementi dai quali dedusse che Harry l'avesse messa a letto senza spogliarla. Per fortuna.
D'altronde, restava pur sempre uno sconosciuto, ed era giusto che non si fosse preso certe libertà, soprattutto considerando il fatto che lei avesse un ragazzo.

Senza sapere che ore fossero, ma immagianndo che Sophie sarebbe presto venuta a bussare alla porta, si alzò con l'intenzione di andare prima di tutto in bagno, e poi afferrare una scatola di biscotti per fare colazione. Ancora non si azzardava a riscaldare il latte, per paura di finire per sparlmarsi il liquido bollente addosso nel tentativo di versarlo nella tazza.
Fece qualche passo ripetendo in mente la disposizione degli spazi nel suo monolocale, ma evidentemente qualcosa andò storto, dato che finì per scontrarsi contro quella che doveva essere la sedia della scrivania.
Una sedia unica nel suo genere, di una forma relativamente morbida e piuttosto irregolare, che praticamente la imprigionò nel momento esatto in cui lei gridò, spaventata.
" Jane..ei, ei, tranquilla. Sono solo io" si sentì dire da una voce piuttosto roca e addormentata
" Harry?" domandò a quel punto, incerta e incredula
Lui parve prendere un respiro profondo e concedersi qualche attimo prima di risponderle in modo affermantivo.
Ormai sveglio, fece in modo di adagiarla meglio sulle proprie gambe, e carezzandole lievemente il viso, le sorrise.
" Sei ancora qui?" si assicurò a quel punto la ragazza
" Sì, sono ancora qui" confermò lui, senza accennare ad allentare la presa
" Perchè?" domandò Jane
" Non me la sono sentita di lasciarti sola" disse semplicemente
" Sto bene...quello a cui hai assistito ieri è stato un attimo di debolezza, non accadrà più" lo rassciurò lei, sperando con tutto il suo cuore che fosse vero, che non le capitasse mai più di sentirsi come si era sentita quella sera, prima che lui arrivasse.
" Me lo prometti?" sussurrò il ragazzo, maledicendo tutto e tutti perchè desiderava guardarla negli occhi più di qualsiasi altra cosa al mondo
" Perchè ti preoccupi così tanto per me?" e la domanda le sorse spontanea
" Non lo so, Jane" ammise flebilmente, senza smettere di tenerla tra le braccia
" E' così e basta" aggiunse subito dopo, cercando a sua volta una spiegazione che forse, sotto sotto conosceva già da un po' di tempo.
" Grazie per...beh, per tutto! Non saprei da dove cominciare" disse a quel punto lei
" Se non fosse stato per te...sappiamo entrambi come sarebbe finita" e tremò al solo pensiero di ciò che stava per fare
" Lo avresti fatto sul serio?" domandò il ragazzo
" E' difficile dare una risposta. Ora...no, ora non lo farei di sicuro; ma ieri sera, probabilmente sì. 
La mia paura più grande è quella di crollare ancora, di arrivare a formulare pensieri come quelli, di nuovo, di non fermarmi in tempo. Perchè ci sono dei momenti in cui mi sembra mi impazzire per questa cosa di non vedere, e lì la faccenda si fa seria, e diventa pericolosa, perchè paradossalmente quella che pensa di farla finita non sono più io. La parte razionale e accondiscenente di me viene sopraffatta dal peso di una vita in queste condizioni...e non lo so, te l'ho detto, impazzisco"
Si rese conto di tutto quello che gli aveva appena confessato soltanto dopo averlo fatto.
" Anche a me capita, lo sai?" la spiazzò lui
" Sai..sono stato coinvolto in un incidente d'auto, e nessuno potrà mai togliermi dalla testa che la colpa è solo mia" disse in un mezzo sussurro
" Cosa è successo?" domandò Jane, senza neanche più pensare al fatto che fosse seduta in braccio a lui, a sua volta suduto alla sedia della sua scrivania
" Un disastro" ammise il ragazzo
" E' per quello che sono diventata cieca...un incidente d'auto" confessò a quel punto lei, rendendosi conto che per qualche strana ragione, si fidava di quel ragazzo
" Lo so..le voci girano all'università" si limitò a rispondere lui, senza aggiungere altro.
Senza dirle 'mi dispiace', 'deve essere difficile per te', 'ma non ti preoccupare, ti abituerai'...cose che le avevano detto tutti e che Jane non riusciva a credere. Non aveva bisogno di quelle parole di circostanza e frasi fatte, non voleva compassione, e Harry le parve l'unico in grado di capirlo, capace di starle accanto come purtroppo nessun altro pareva essere in grado di fare.
Sapeva dell'incidente, sapeva della cecità, ma non stava sempre lì a sottolineare la cosa, anzi,  la trattava semplicemente come un dato di fatto, qual'era. 
Non si rivolgeva a lei con eccessiva delicatezza o premura, le parlava liberamente, scherzava con lei come se nulla fosse, e non si faceva problemi nello stringerla tra le braccia come se lei non fosse fatta d'argilla. Era sempre e costantemente consapevole della sua condizione, ma riusciva a non fargliela pesare, aiutandola in quel modo ad accettarla.
Forse era l'unico ad aver compreso, che se coloro che le stavano accanto avessero smesso di considerare la sua cecità un mostro con i tentacoli che le stava prosciugando le energie vitali, anche lei si sarebbe convinta del fatto che quella fosse un'esagerazione, un'esasperazione della situazione. Anche lei avrebbe creduto di potercela fare a vivere così.
" Tu dove abiti?" domandò la ragazza, curiosa
" E che facoltà frequenti?" aggiunse subito dopo, smaniosa di un'altra conversazione semplicemente normale
" Ingegneria" rispose lui senza esitazioni
" Ahh...ecco da dove viene tutta questa puzza di matematca!" scherzò lei, ridendo e coinvolgendo nella risata anche lui.
Di tutta risposta, il ragazzo, senza concedersi di pensarci due volte, la strinse a sè più forte, al che lei tentò di divincolarsi, senza risultati.
" Così ti impregni meglio di questa puzza" la provocò
" Non provare a contaminarmi" lo minacciò Jane, puntandogli un dito contro il petto. Lui rise ancora, e lei lo seguì a ruota. 
Furono interrotti soltanto da qualcuno che stava bussando alla porta. Jane a quel punto si rimise in piedi aiutata da Harry, e andò ad aprire all'amica cercando di non fare troppi danni.

" Buongiorno!" esclamò Sophie sulla soglia, poi notò la figura alle spalle dell'amica e restò inderdetta.
" Tu-" e si bloccò, assecondando per un istante il ragazzo che le aveva fatto cenno di tacere
" Tutto bene, Jane?" corresse la frase, chiedendosi che diavolo fosse successo in quelle ore nelle quali si era concessa il lusso di dormire un po'.




BUONSALVEEEE!!!
Mi spiace essermi ridotta ad aggiornare a quest'ora, ma meglio tardi che mai, no?
Sono curiosissima di sapere cosa pensate di questo capitolo, e soprattutto di Harry, un personaggio che come potete facilmente immaginare farà compagnia alla nostra Jane per un po'.
E di Sophie sbigottita alla vista di lui, che mi dite?
Spero che abbiate apprezzato questo capitolo, e vi do naturalmente appuntamento al prossimo, non prima però di avervi ringraziato sinceramente per tutto il vostro supporto. Grazie <3
Un bacione, e a prestissimooooo ;) Recensiteeeeeee <3<3<3
























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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


" Si, tutto bene" e sorprendentemente Jane sorrise.
Sophie non riusciva a credere ai propri occhi: era trascorso più di un mese dall'ultima volta in cui l'amica le aveva risposto di stare bene, senza mentire, increspando le labbra in un sorriso a conferma di quelle parole.
Non potè fare a meno di chiedersi quale potentissimo incantesimo lui le avesse fatto in meno di ventiquattr'ore per renderla così meravigliosamente simile alla ragazza che aveva conosciuto prima dell'incidente.
" Scusa se non sono ancora pronta..in realtà mi sono svegliata da poco e, beh è una lunga storia. Ti spiego tutto dopo" continuò Jane
" Intanto ti presento Harry" aggiunse subito dopo, tastando l'aria con le mani alla ricerca del ragazzo
" Molto piacere" esclamò prontamente lui, stringendo la mano a una confusissima ed esterrefatta Sophie.
Prima che la nuova arrivata avesse l'opportunità di replicare, lui le mimò qualcosa con le labbra, molto simile a un 'ti prego, reggimi il gioco'.
" Piacere mio, sono Sophie" rispose, non capendoci più nulla di nulla.
" Posso chiederti come vi siete conosciuti, Jane?" domandò subito dopo all'amica...doveva assolutamente capire cosa fosse successo, come fosse possibile che lui si trovasse in camera dell'amica, e soprattutto il motivo per il quale le avesse detto di chiamarsi Harry. Ma che...? 
" Beh..non è così facile da spiegare.." iniziò la diretta interessata
" E' stato ieri sera, per puro caso..abbiamo preso una cioccolata calda insieme" le venne in aiuto il ragazzo, senza specificare nulla di più, iniziando invece a  gesticolare per far segno a Sophie di darci un taglio...ne avrebbero parlato in altro momento, poteva stare tranquilla.
" Da Starbucks" precisò a quel punto Jane, accompagnando il tutto con un altro sorriso. E a quel punto la sua migliore amica non potè non ammettere che in qualunque modo fossero andate le cose, per Jane era stato solo un bene incontrarlo...quella mattina sembrava rinata, e le fece quasi rabbia rendersi conto che fosse bastato così poco per vederla sorridere di nuovo.
Quel poco che nessuno era stato in grado di darle, nessuno a parte lui naturalmente.
" Oh, ora si spiega tutto!" scherzò Sophie, seppur ancora piuttosto confusa sull'accaduto
" Se centra Starbucks e la loro cioccolata, allora capisco da dove spunta fuori quel sorriso" aggiunse subito dopo, al che gli altri scoppiarono a ridere, chiudendo la faccenda in quel modo.
" Se mi dai dieci minuti, mi faccio una doccia e dopo scendiamo" propose Jane all'amica
" Certo..fai con calma" le rispose lei, con gli occhi praticamente fuori dalle orbite. Perchè si sarebbe aspettata di trovarla quella mattina in tutte le condizioni possibili, ma non così. 
Immaginava che avrebbe dovuto faticare parecchio per convincerla a tornare a lezione, ed era già pronta a combattere contro il suo muso lungo praticamente per tutto il giorno, perchè si rendeva perfettamente conto del fatto che non sarebbe stato per lei un gioco da ragazzi riprendere le vecchie abitudini, e invece, pareva che quella mattina Jane avesse deciso di rendersi le cose più semplici.
Almeno si era svegliata di buon umore, e già quello sarebbe stato un evento da segnare sul calendario: si potevano davvero contare sulle dita di una sola mano le volte in cui durante quel mese terribile aveva effettivamente trovato pace, provando ad accettare una situazione che purtroppo non sarebbe stata temporanea.
Dopo l'ultimo controllo, i medici avevano detto che c'erano poche possibiltà che Jane riaquistasse del tutto la vista, e soprattutto non si erano sentiti di dare nessun tipo di indicazione sui tempi, se mai quel meraviglioso momento in cui avrebbe visto di nuovo il mondo a colori sarebbe arrivato.
Era già un miracolo che fosse viva dopo quello che aveva vissuto, avevano precisato, sottointendo che i genitori potevano già considerarsi fortunati per non averla persa.
" Che stai facendo?" fu la voce di lui a riportarla alla realtà
" Un esperimento" disse soltanto Sophie, continuando a tenere gli occhi chiusi, seduta sul letto dell'amica
" Cioè?" insistette lui, a quel punto confuso
" Volevo essere sicura di non star sognando tutto quello che è appena successo in questa stanza" ammise la ragazza, abbandonando la meditazione per rivolgersi direttamente a lui
" Avanti, spara: adesso possiamo parlare" le diede il via libera 
" Allora, punto primo: come hai fatto a trovarla Chris?" 
" Shh..abbassa la voce" l'ammonì lui
" Come avete fatto ad incontrarvi ieri sera? Sei venuto qui, l'hai aspettata a mensa...che diavolo è successo?" domandò, evitando di ripetere il suo nome
" Questo non vuoi saperlo" sussurrò il ragazzo, rivivendo quella terribile scena
" Oh sì, che voglio saperlo" insistette Sophie, di colpo preoccupata
" Non sono venuto al campus" disse cautamente lui "Ero uscito per cavoli miei e stavo passeggiando senza meta quando l'ho vista" spiegò subito dopo
" Dove? Che ci faceva fuori...ci sono un sacco di pericoli!" si scaldò Sophie
" Lo so, ed  è per questo che appena ho realizzato che fosse davvero lei le sono corso incontro" rispose Chris, ma la ragazza continuava a non trovare il nesso che li avesse portati a sedersi l'uno di fronte all'altra da Starbucks. 
" Senti, era in piedi su una panchina e aveva il viso rigato di lacrime" spiegò lui, intuendo quali sarebbero state le prossime domande da parte di Sophie
" Non aveva la minima idea di dove si trovasse, era disperata, non sapeva più come tornare al campus...e ho avuto paura. Paura che potesse commettere qualche sciocchezza"
Non le disse che praticamente l'aveva salvata per i capelli, e che non osava nemmeno provare a immaginare cose sarebbe successo se digraziatamente nessuno l'avesse fermata in tempo. Aveva capito che Jane si vergognasse di quel comportamento, che provasse imbarazzo per le condizioni in cui l'aveva trovata, ed era intenzionato a mantenere quel segreto, anche con Sophie.
Per qualche strano motivo, gli piaceva l'idea che ci fosse qualcosa che coinvolgesse soltanto loro due e nessun altro. 
Certo, era la peggior cosa che si potesse immaginare, ma forse, proprio quel particolare la rendeva ancora più intima, e importante.
" Ma..non ti ha riconosciuto? Perchè...perchè ti chiama Harry?" domandò a quel punto la ragazza
" Sì, mi ha riconosciuto. E mi ha urlato addosso di starle lontano, di andarmene e di lasciarla sola...ma proprio in quel momento mi sono reso conto di aver peggiorato le cose, se possibile. 
Era chiaro che fosse incazzata nera con il sottoscritto, e vista la situazione, ho pensato che avrebbe potuto mettere in piede in fallo, magari senza nemmeno volerlo, solo per convincermi a tenere le distanze..e allora le ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente"
" Che ti chiami Harry?" Sophie cominciò finalmente ad incastrare tutte le tessere del puzzle 
" Sì! In quel momento Chris era l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere, e ho pensato che paradossalmente avrebbe dato più retta a uno sconosciuto..che a me"
" Ma come hai fatto a convincerla? La tua voce..." cominciò a dire Sophie
" Non lo so, nemmeno io pensavo che se la sarebbe bevuta così facilmente..ma avrà pensato di essersi semplicemente sbagliata. 
Non avendo più la possibilità di constatare la verità con gli occhi, Jane tende a non fidarsi più nemmeno degli altri sensi" aggiuse poi, con un sorriso amaro e lo sguardo quasi assente
" E dopo, cosa avete fatto?"
" Abbiamo preso una cioccolata calda, abbiamo chiacchierato un po' ..da sconosciuti, senza esserlo davvero e senza sentirci tali, e dopo ho chiamato un taxi per accompagnarla a casa" spiegò lui
" E come avrebbe fatto questo Harry a convincerla a farlo restare a dormire?" domandò a quel punto la ragazza
" Non c'è ne è stato bisogno. Jane si è addormentata in taxi, e si è svegliata direttamente nel suo letto stamattina, poco prima che arrivassi tu" spiegò Chris
" Bene" esclamò Sophie, alzandosi in piedi 
" Ti rendi conto di aver combinato un casino, vero?" si assicurò, come se non fosse già abbastanza ovvio
" Sì" ammise Chris, portandosi le mani tra i capelli ricci  "me ne rendo conto" confermò
" Ma io dovevo fare qualcosa Sophie, non potevo lasciarla sola" aggiunse subito dopo, il suo tono di voce e il suo sguardo trasudavano una sincerità disarmante
" Non posso lasciarla sola" mormorò con un groppo in gola
" Non voglio lasciarla sola" e quasi aveva le lacrime agli occhi.
" Lo so Chris, lo so" e a quel punto la ragazza gli passò un braccio intorno alle spalle avvicinandolo a sè per consolarlo
" Sono convintissima che lei abbia bisogno di te più di chiunque altro al mondo, credemi. E quel sorriso che aveva stampato in faccia quando mi ha aperto la porta ne è la dimostrazione. La tua sola presenza la fa rinascere...e anche se in questo momento probabilmente pensa che il suo eroe si chiami Harry, Harry sei tu, e tutto quello che dici sono tue parole, tutto quello che fai sono tuoi gesti, e tutto quello che provi sono i tuoi sentimenti, di Chris e nessun altro.
Ma come puoi pensare di portare avanti questa storia? Hai le intenzioni più nobili al mondo, e sono la prima a rionoscerlo, sono dalla tua parte e lo sono sempre stata, ma non posso rendermi complice di una bugia così grande. Non possiamo prenderla in giro così..perchè quando lo scoprirà, è esattamente così che si sentira' : raggirata dalle persone di cui si fida di più"
" Non può odiarmi più di quanto mi odia già" riflettè lui
" Ma hai ragione...portando avanti questa storia di Harry, finirò per coinvolgere troppe persone, e alla fine, per colpa mia, ci andranno di mezzo tutti. Non posso farle questo" continuò
" Ma che razza di disastro sono?" ed era più una domanda rivolta a sè stesso che a Sophie.
Lo disse ridendo, anche se dentro si sentiva morire.
" Sei il tipo di disastro che si adatta perfettamente al suo disastro" gli sorrise lei.
" L'ho pensata così sin da quando Jane mi ha detto di aver rovesciato i cupcakes addosso allo stesso ragazzo che l'ha baciata in aeroporto...non è stata una coincidenza, non c'ho mai creduto. In qualche modo, in qualche forma, sei destinato a far parte della sua vita, ma solo come Chris, non sotto mentite spoglie" insistè Sophie
" Io volevo raccontarle la verità stamattina, quando si è svegliata. Ma lei mi ha chiamato Harry dopo essermi caduta tra le braccia, e io ho pensato che non avrebbe mai permesso a Chris di starle accanto in quel modo, e lo ammetto, sono stato egoista, ho preferito tacere per poterla tenere sulle mie ginocchia ancora un po'.
Ho avuto paura della reazione che avrebbe potuto avere...e poi avevo quel disperato bisogno di sentirla vicina, che ha fatto passare tutto il resto in secondo piano" spiegò lui
" Ti rendi conto di quanto fa schifo pensare di essere il solo e unico responsabile di tutto il casino che è successo?"
E in quel momento una lacrima scivolò sul suo viso.
Poche volte si era concesso di piangere da quella maledetta sera, ma non riuscì più a trattenersi.
" Non me lo perdonerò mai di averle rovinato la vita" singhiozzò
" E ti assicuro che vivere con un senso di colpa come questo...non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico. Ti svegli ogni mattina, e la prima cosa che pensi è che grazie alla tua stupida voglia di baciarla, quella ragazza non riuscirà mai più a guardarti negli occhi. Non riuscirà più a fare nulla di tutto quello che le piaceva fare, e non avrà più la possibilità di vivere la vita che desidera.
E questo pensiero, più pensante di un mattone di piombo e più asfissiante pure della mancanza d'aria,  ti accompagna per tutta la giornata. Non ti abbandona nemmeno per un istante, non ti da tregua nemmeno per un minuto, e ti rende scontroso, intrattabile, insopportabile. Zack deve essere un santo per non aver fatto ancora le valigie ed essere sparito dalla circolazione.
Non riesco più a fare niente, a concentrarmi su nulla, su nessuno, a parte lei.
E la notte, paradossalmente, è ancora peggio del giorno a causa degli incubi. Sai però qual è la cosa veramente strana? Che solo stanotte non li ho avuti, e non mi spiego il perchè"
" Te lo spieghi benissimo il perchè" gli fece notare Sophie
" E' che non vuoi ammetterlo, perchè probabilmente ti fa paura, ma sapppiamo tutti e due che non ti sei messo in questo casino ieri sera solo perchè ti senti in colpa"
" Io non ho idea di cosa sto combinando Sophie" ammise a quel punto, senza più alcun freno
" Non so come mi ci sono ritrovato in questo vortice....non mi sono accorto quando tutto questo è iniziato, nè come. Ne sono stato praticamente travolto, e non vedo via d'uscita"
" Non so perchè l'ho invitata al cinema, non so perchè mi è venuta voglia di baciarla quella sera, e men che meno so cosa provo ora.
Tutto quello che posso dirti è che ho rotto con Megan..non aveva senso stare con lei se era diventata l'ultimo dei miei pensieri. E voglio stare accanto a Jane, forse per espiare in qualche modo la mia colpa, forse perchè ci sto perdendo la testa appresso a quella ragazza, te lo ripeto..io non lo so"
" Non ci capisco più nulla...solo che a prescindere da tutto, e nonostante la conosca così poco (una giornata trascorsa insieme in aeroporto, un giro in macchina con il giubotto imbrattato di panna, e una serata al cinema)  tengo a lei tantissimo, più di quanto tenga a me stesso. Non so se centra l'amore in tutto questo, o se si tratta di un intruglio molto più elaborato persino della cioccolata calda preferita di Jane, ma ti giuro che non ho mai provato nulla di simile prima d'ora, eh si, forse un po' mi fa paura.
Ma chi non ne avrebbe? Chi non si sentirebbe così scombussolato dopo aver combinato un casino del genere?"
E per la prima volta in vita sua, Sophie restò a corto di parole.
Perchè immaginava che nemmeno per Chris le cose fossero semplici, ma nei messaggi che si erano scambiati in quelle settimane, avevano parlato sempre e solo di Jane, e lei non aveva capito nulla.
Era all'oscuro del caos presente nella testa di quel ragazzo, e forse anche nel cuore.
Per lei era stato semplice arrivare alla conclusione che lui fosse irrimediabilmente innamorato dell'amica, ma c'era molto molto di più dietro ciò che a lei pareva quasi ovvio.
Continuava a credere che lui provasse qualcosa per Jane..insomma, sarebbe stato impossibile pensare il contrario, considerati anche gli ultimi sviluppi, ma le cose non erano così chiare, semplici e definite come lei le aveva immaginate fino a quel momento.
Jane non era l'unica ad essere nel bel mezzo di un'uragano, e lei non sapeva più che fare.
" Si sistemerà tutto Chris" furono le sole parole che uscirono dalle sue labbra..non poteva aggiungere altro, non sapeva nient'altro, non aveva nulla a parte quella debole speranza.
" Che cosa devo fare?" domandò lui, gli occhi ancora lucidi di lacrime
" Non farla affezionare a una persona che non esiste, ti prego. Parlale con il cuore in mano...capirà se lo fai ora" provò a rassicurarlo
" Dio..che casino assurdo!" si lamentò il ragazzo, rivolgendo un mezzo sorriso a Sophie e adottando la psicologia inversa: ridere per non piangere
" Ne usciremo. Tutti." disse lei, sperando con tutta l'anima che fosse vero.
" Stasera..stasera le dico la verità" promise Chris, proprio un attimo prima che Jane ricomparisse nella stanza.
Sophie fece segno al ragazzo di uscire per evitare che la situazione precipitasse proprio allora, e facendo un respiro profondo andò incontro all'amica.
" Pronta?" le domandò, prendendola sotto braccio
" Forse" ammise Jane, leggermente più tesa di prima
" Harry dov'è?" si informò un attimo dopo, non sentendo più la sua voce, per qualche strana ragione così maledettamente simile a quella di Chris.
" E' dovuto andare via, ma mi ha detto che passerà stasera" le antcipò 
" E' stato davvero gentile ieri sera, e stamattina" aggiunse Jane
" Hai sentito Jonas?" e così Sophie, spezzò sul nascere il sorriso dell'amica. Non poteva permettere che si affezionasse a 'Harry'.
" Non ancora" mormorò la ragazza, sempre più convinta di essersi sbagliata sin dall'inizio sul conto del suo fidanzato, e sempre più convinta di non essere pronta ad ammettere apertamente quella verità.
Non voleva perdere pure lui...in qualche modo, il semplice fatto di avere qualcuno che le telefonasse tutti i giorni, anche facendola innervosire con il mutismo,come sempre più spesso accadeva, era meglio che non avere nemmeno quella misera possibilità. Forse non lo amava, forse non si amavano, ma erano diventati una costante l'uno nella vita dell'altra, e sarebbe stato destabilizante sconvolgere anche per già precario equilibrio.



BUONSALVEEEE!!!
Vi chiedo scusa per questo ritardo assolutamente non previsto: purtroppo ho contratto un virus e ho trascorso a letto gli ultimi tre giorni, motivo per il quale non sono nemmeno riuscita a risondere alle recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo. Comunque rimedierò proprio ora :)
Fortunatamente ora va meglio, la febbre è scesa e penso di essermi più o meno ristabilizzata anche con lo stomaco; la pancia ancora mi fa male, ma spero che passi in fretta anche questa :)
Spero con tutto il cuore che abbiate apprezzato questo capitolo dove la verità riguardo Chris/Harry esce finalmente allo scoperto, e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate, perciò scrivetemiiii <3<3<3<3
Come ho già scritto molte volte adoro scambiare quattro chiacchiere con voi lettori, e vi aspetto :))))
Grazie per tutto il sostegno, scusate di nuovo, un bacione forte forte, e a prestooooooooo<3<3<3<3












































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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Non appena Jane fece il proprio ingresso in aula accompagnata da Sophie, il vivace chiacchiericcio tipico dei minuti prima della comparsa del professore e dell'inizio della lezione, cessò di colpo.
Lei stessa si rese immediatamente conto di essere la ragione di quell'improvviso mutismo, e sforzandosi di sfoggiare un sorriso, continuò ad avanzare accanto all'amica.
Quest'ultima fece segno ai propri compagni di stare calmi e non addossarsi alla ragazza come se fosse stata una nuova attrazione da circo, così che Jane non avrebbe trovato troppe difficoltà nell'impatto con la sua vecchia routine e sarebbe uscita indenne da quella giornata.
Secondo la tabella degli orari affissa alla bacheca poco distante dalle aule, il lunedì prevedeva ben sei ore di lezione, ma come Sophie le aveva già anticipato mentre percorrevano insieme il breve tragitto dalle residenze fino alla sede dell'università, avrebbero potuto tornare a casa in qualunque momento Jane l'avesse ritenuto opportuno. Era già tanto che la ragazza avesse acconsentito a partecipare alle lezioni, perlomeno tentando di riprendere in mano le redini della propria vita.
Non avrebbe potuto restarsene ancora a casa dei genitori a non fare nulla tutto il giorno, ed essere compatita e trattata da invalida per la maggior parte del tempo...ovviamente i signori Collins agivano in buona fede, e altro non volevano che il bene della figlia, ma comportandosi in quel modo non le avrebbero giovato, e fortunatamente Sophie era riuscita a convincerli a permettere a Jane di ritornare al campus, prima che i genitori di lei se ne uscissero con qualche strana idea come un centro sociale, o peggio ancora, un centro di recupero per non vedenti.
Frequentare uno di quei posti dove avrebbe potuto fare la conoscenza di persone nella sua stessa condizione, poteva essere positivo da un lato, ma dall'altro, l'avrebbe maggiormente allontanata dall'ordinaria esistenza che conducevano tutti i ragazzi e le ragazze della sua età, e secondo l'amica ( e secondo Chris, che diversamente da come lei ormai credeva, non l'aveva mai abbandonata davvero) tutto ciò di cui Jane avesse bisogno per accettare la perdita della vista, era avere la conferma di poter riuscire in qualche modo a frequentare l'università. Detta così, avere la possibilità di frequentare l'università per essere felice, sembra quasi assurdo, e riduttivo, e infatti, non era per la struttura in sè e per sè e per il suo ruolo nella vita degli studenti, quanto per continuare a coltivare rapporti e amicizie con ragazze e ragazzi perfettamente vedenti, per continuare a fare quello che facevano loro, e per capire che nessuno l'avrebbe allontanata o considerata diversa, escludendola solo perchè cieca.
Poteva riaverla la vita di prima (circa), doveva soltanto volerlo lei stessa; volerla talmente tanto da trovare la forza per superare tutti gli ostacoli che di certo ci sarebbero stati.
Jane era la stessa e identica persona che tutti avevano conosciuto e imparato ad apprezzare all'inizio del semestre, e sempre lo sarebbe stata: era questo ciò che non avrebbe mai dovuto dimenticare.
E rinchiudersi in una struttura specializzata, costruirsi una vita che girasse soltanto intorno a quella, lasciando fuori tutto il resto, tutte le cosiddette normali abitudini e interessi di una ragazza di vent'anni, non avrebbe potuto farle un granchè bene. Almeno secondo il parere di Sophie, di Chris, e persino di Scott che inevitabilmente era stato coinvolto dalla situazione, e naturalmente portava le parti della sua fidanzata.
Tutti e tre desideravano semplicemente che Jane riuscisse a riprendersi la sua vita di prima, per quanto possibile...che tornasse a sorridere, non chiedevano altro.
Soltanto Lizzie, Rose, Federica e un altro paio di ragazzi riuscirono ad avvicinarsi a lei prima dell'inizio delle lezioni, per chieserle delicatamente come se la stesse cavando.
La ragazza, sorprendentemente ancora di buon umore anche grazie a un certo Harry, rispose a tutte le domande e riuscì a reggere la pressione di essere al centro dell'attenzione di tutti molto meglio di quanto Sophie si sarebbe mai aspettata. Era innegabile che ce la stesse mettendo tutta, probabilmente perchè si era stancata di aspettare che i giorni si susseguissero gli uni uguali agli altri, o probabilmente perchè un incontro piuttosto singolare aveva risvegliato in lei la voglia di vivere. 
Sia la sua migliore amica, che il diretto interessato, avevano clamorosamente sottovalutato quanto fosse stato importante per lei incontrare 'Harry'.
A prescindere dal fatto di chi fosse tale persona nella realtà dei fatti, a prescindere da tutto quello che fosse successo tra lei e Chris in quelle settimane, stare con lui era la cura perfetta a tutti i suoi mali.
Perchè quel maledetto ragazzo, era stato in grado di salvarla così facilmente quando lei era stata troppo vicina a un punto di non ritorno; e non si era limitato a quello, a convincerla a scendere dalla panchina e tornare a casa ancora viva. L'aveva portata a prendere una cioccolata calda, aveva riso e scherzato con lei, le aveva permesso di addormentarsi sulla sua spalla e l'aveva portata a letto tenendola tra le braccia, stando attento a non svegliarla. Non contento, era rimasto a dormire con lei, trascorrendo l'intera notte sulla sedia della sua scrivania, e quando la mattina dopo lei gli era praticamente andata addosso inciampando, lui le aveva impedito di cadere tenendola stretta a sè.
E tutto questo dal punto di vista di Jane era contemporaneamente assurdo, incredibile e meraviglioso, perchè un ragazzo così dolce, gentile e divertente, era piombato nella sua vita proprio quando era a un passo dal credere che nemmeno ce l'avesse più una vita.
E invece lui l'aveva fatta ricredere, e un po' prendendola in giro, un po' tenendola tra le braccia, l'aveva fatta stare bene. Le aveva fatto capire che forse è vero che le cose più belle non si vedono con gli occhi, ma si sentono con il cuore, come aveva letto diverse volte nelle pagine dei suoi romanzi preferiti; e che forse, dopotutto, pur essendo ormai difettiva,  poteva ancora attirare l'attenzione di qualcuno, di un ragazzo, e in qualche modo trascorrerci del tempo insieme senza annoiarlo, senza sentirsi diversa.
Sì: difettiva. Esattamente come un verbo a cui manca il participio passato o il gerundio, ma che tutto sommato riesce a inserirsi lo stesso nella frase in tutti gli altri modi e tempi nei quali è possibile coniugarlo. Così si sentiva anche lei, digraziatamente difettiva; eppure l'aver incontrato Chris nelle vesti di Harry, le aveva fatto tornare alla mente quei maledetti verbi della grammatica italiana, che pur essendo privi di una o più voci continuano a esistere accanto agli altri, e a dare significato alle frasi in tutti i modi a loro concessi. Allo stesso modo Jane, pur senza l'ausilio dei suoi occhi, poteva prendere parte al periodo costituito dalla vita, e completarlo, negarlo, accentuarlo, sovvertirne il significato e la direzione, con tutte le forze che ancora le restavano.
Perchè era chiaro che Harry fosse rimasto a farle compagnia di sua spontenea scelta, ed era chiaro che la compassione o sentimenti del genere centrassero ben poco, dato che in quello Starbucks lui aveva addirittura scherzato, in qualche modo giocato con la sua cecità, come nessuno aveva avuto il coraggio di fare fino ad allora.
Ok, fare questi discorsi con la consapevolezza di avere un fidanzato non le faceva onore, e Jane lo sapeva, ma non poteva farci assolutamente niente se con lui c'era stata bene, e viste le condizioni in cui versava prima di incontrarlo, visto che quel ragazzo appena conosciuto pareva essere davvero l'unico in grado di farle tornare il sorriso, non aveva la minima intenzione di allontanarlo.
Si rendeva anche conto del fatto che tra lei e Jonas le cose fossero cambiate e continuassero a cambiare di giorno in giorno, ma nessuno dei due, in quella situazione particolare, sembrava avere il coraggio di ammetterlo ad alta voce con l'altro.
E in tutto quel pasticcio Harry non centrava nemmeno...era semplicemente il loro essere costretti a stare lontani a non funzionare, come si dicevano entrambi, per non ammettere che invece quel sentimento che pensavano di provare l'un per l'altra, non era mai stato tanto forte quanto loro avevano creduto all'inizio.
Durante la pausa tra una lezione all'altra, finì per parlare di nuovo di Harry con Sophie: non era stupida e ci accorgeva di star probabilmente immaginando una serie di cose che non c'erano affatto solo perchè lui era stato carino e gentile la sera precendente e quella stessa mattina, ma non poteva nemmeno negare che il semplice fatto di pensare di poter anche solo ipoteticamente piacere a un ragazzo, nelle sue condizioni, le dava una marcia in più per affrontare la giornata.
Perchè, converrete con me sul fatto che per una ragazza, sapere di essere al centro dell'attenzione di un ragazzo, è sempre una bella sensazione. Superficialità o frivolezza, chiamatela come vi pare, ma mi pare più vigliacco tentare di negare la realtà.
Sophie provvide a smontarla con delicatezza, perchè stava succedendo proprio quello che lei si era augurata di evitare: Jane si stava affezionando a una persona che non esisteva nemmeno, e non poteva permetterglielo, così la spinse a ridemensionare la questione, trattendosi dal dirle tutta la verità.
Perchè si rendeva conto che effettivamente, vista dal punto dell'amica, quell'Harry appariva come l'unico perfetto incastro in quel puzzle ormai distrutto; perchè lui, a dispetto di tutta la confusione che le aveva confessato di provare, a Jane ci teneva davvero, e tanto! E maledizione, persino lei stessa si era accorta, che per quanto incredibile fosse, quel ragazzo si era preso spontaneamente cura di lei la sera in cui ne aveva bisogno sul serio. E cancellare quel piccolo particolare per Jane non era affatto semplice.
E poi tra di loro si era instaurata un'intesa così in fretta, che le ricordava tanto il rapporto tra lei e Chris. ...Inizialmente lo aveva addirittura scambiato per lui, da vera stupida. Era perciò impossibile dal suo punto di vista, non correre troppo con la fantasia e immaginare chissà cosa, addirittura dimenticando il legame che la univa a Jonas, e che paradossalmente, da quando Jane aveva fatto la conoscenza di Harry, Sophie sottolineava sempre più spesso. 
Nel complesso quella prima giornata all'università non andò troppo male, e quando la sua migliore amica la lasciò dopo averla accompagnata a casa, si augurò con tutto il cuore che Chris fosse in grado di farle ingoiare la pillola nel modo più indolore possibile. Era lui l'unico al quale spettava dirle la verità sulla faccenda della sera precedente.

Jane trascorse il resto del pomeriggio distesa sul letto, completamente distrutta da quella giornata che nonostante non si fosse rivelata un disastro completo, non era stata di certo facile da affrontare.
Era piuttosto soddisfatta di come fosse andata, anche se non poteva negare che avesse trovato tutto...strano, e finì per raccontare tutto per filo e per segno al suo fidanzato quando quest'ultimo le telefonò come faceva di solito. Era felice di aver finalmente qualcosa da dirgli, di avere avuto anche lei una giornata più o meno normale, e di poter riempire i silenzi mettendolo al corrente di tutto quello che era successo. Ovviamemente tutto, ad eccezione della vera ragione del suo buonumore: Harry.
Perchè la riuscita di quella giornata, volente o nolente, era intrinsicamente collegata all'incontro con quel ragazzo, che senza nemmeno dirglielo, l'aveva spinta a reagire, molto più energicamente di quanto Sophie, i suoi genitori, i medici e tutti coloro con i quali aveva parlato in quelle settimane fossero riusciti a fare con immensa fatica.
E invece era arrivato lui, e toh, come per autentica magia, Jane aveva ripreso a sorridere molto più spesso...se solo avesse saputo quanto Chris tenesse a quel sorriso!
Qualche ora più tardi, dopo aver chiacchierato anche con i genitori, lasciando stupiti anche loro del suo buonumore, cominciò ad avvertire un certo languorino allo stomaco, e decise di telefonare alla mensa, come la sua migliore amica le aveva suggerito, chiedendogli la cortesia di consegnarle una pizza a domicilio.
Ora, comporre il numero non era compresa tra le attività più semplici dato che non vedeva i tasti ( i suoi le avevano rifilato un vecchio cellulare privo di touchscreen convinti, non a torto, che i tasti posti in rilievo potessero aiutarla nell'impresa, qualora avese avuto bisogno di chiamare qualcuno e non soltanto rispondere come ormai si era abituata a fare), quindi prese l'aggeggio tra le mani con determinazione, e poggiando lievemente l'indice su ogni pulsante iniziò a farsi un'idea di come fossero disposti nello spazio.
Impiegò quasi un quarto d'ora per assicurarsi di star componendo il numero nel modo giusto, ma proprio quando dall'altra parte il telefono aveva cominciato a squillare, fu costretta a mettere giù perchè stavano bussando alla sua porta.
Riuscì ad andare ad aprire iniziando a muoversi con più disinvoltura nello spazio del suo monolocale, ma quando le sue narici furono stimolate dall'odore di pizza, restò per un attimo interdetta.
" Consegna a domicilio per la signorina Collins"
E a quel punto, la signorina Collins non potè che sorridere.
Sophie le aveva detto che Harry sarebbe passato in serata, ma paradossalmente, pur avendo pensato a lui più volte durante la giornata, si era dimenticata di quel particolare.
" Ma io non ho ordinato nulla" disse, spostandosi per farlo entrare
" Cioè, non ancora" si corresse un secondo dopo, facendo sorridere Chris, perchè aveva evidentemente fatto centro con l'idea della pizza
" No? Davvero? " parve farsi serio lui
" Allora hai una memoria da pesce rosso!" disse subito dopo, scrollando le spalle divertito come se lei potesse vederlo.
Sotanto un momento dopo si accorse dell'allusione che aveva appena fatto e sperò con tutto se stesso che Jane non la collegasse a quel pomeriggio in macchina trascorso con Chris, quando era stata lei ad affibbiargli quel buffo paragone con il pesce rosso, nel momento in cui lui aveva dimenticato le indicazioni per raggiungere l'abitazione di Sophie.
Quanto tempo era passato da allora? Un mese? Sì, più o meno erano trascorsi trenta giorni, e faceva paura pensare a quanto radicalmente e drasticamente tutto fosse cambiato per colpa di un istante, di un bacio che nessuno dei due avrebbe mai più potuto dimenticare.
Jane la fece quell'associazione, ma come ogni volta che veniva in qualche modo tirato in ballo Chris, la scacciò immediatamente dalla mente, concentrandosi invece su Harry.
Rise, senza sapere nemmeno perchè, forse per il tono di voce che lui aveva utilizzato o forse perchè era felice che fosse di nuovo lì con lei e non riusciva a pensare ad altro.
" Tendi le mani" esclamò a quel punto il ragazzo, e quando lei lo fece, le consegnò le pizze
" Reggile, mentro io apparecchio questa specie di tavolo" aggiunse in tono pratico e al tempo stesso leggero
" Ei! 'Questa specie di tavolo' lo dici a qualcun'altro" lo rimbeccò la ragazza
" Mica l'ho detto a te" le fece notare di lui, di colpo più vicino
" Non che ci sia molta differenza tra me e questo tavolo" sussurrò Jane "a lui mancano delle caretteristiche per essere considerato un tavolo vero, e a me mancano per essere considerata una persona-" e non aggiunse altro. Si accorse di ciò che aveva detto soltanto dopo averlo fatto, e provò l'impulso di mordersi la lingua, perchè il fatto che si compatisse da sola in quel modo dava fastidio a tutti gli altri, e poteva dar fastidio anche a lui.
Però non era riuscita a trattenersi, aveva parlato a ruota libera, senza freni, e quel pensiero la spaventò ulteriormente.
" Non sai quanto ti sbagli, Jane" sussurrò lui con un groppo alla gola che lei percepì chiaramente
" A differenza del tavolo, tu hai la facoltà di parlare, che in questo momento mi torna utile, perchè non ho la minima idea di dove siano i bicchieri" e con quell'affermazione per certi versi sciocca e addirittura fuori luogo, riuscì ad allievare la tensione
" Sono nel secondo cassetto della credenza" rispose lei, dimenticando velocemente la questione, solo perchè era lui a non fargliela pesare, e a scherzarci su
" Ma hai portato anche da bere?" domandò a quel punto, sempre in piedi al centro della stanza con le pizze in mano, mentre il ragazzo trafficava con i suoi utensili da cucina
" Tu mi sottovaluti" replicò divertito, prima di prenderla per le spalle e accompagnala gentilmente a quella specie di tavolo. La liberò delle pizze e l'aiutò a prendere posto, prima di sedersi di fronte a lei.
E Jane in quel momento pensò a quando fosse strana la vita....perchè Harry sembrava essere sbucato fuori praticamente dal nulla, ma lo aveva fatto con un tempismo perfetto.
" Che pizza mi hai preso?" domandò, divertita e curiosa
" E' una margherita, ma proprio accanto a te c'è una vaschetta di patatine fritte, nel caso volessi aggiungerle"
" Wow, sei un genio!" scherzò lei, piacevolmente sorpresa da quell'idea...perchè lei adorava le patatine fritte, con o senza pizza, e in quel modo poteva mangiarle in tutti e due i modi.
Chris sorrise dolcemente, e si prese un minuto per gaurdarla, mentre lei cercava di tagliare in pezzi la suddetta pizza.
Naturalmente era impacciata, e stava combinando un distastro, ma pareva concentrata e per niente determinata ad arrendersi. Era a suo modo tenerissima.
" La goemetria non è mai stato il tuo forte, vero?" se ne uscì lui, spostando lo sguardo sulla pizza
" La odiavo al liceo...figuriamoci ora" ammise la ragazza, inizialmente senza capire il motivo di quella domanda
" Però sono sicuro che te lo hanno insegnato a riconoscere le varie forme...non mi puoi confondere un triangolo con..con quella roba lì!" continuò lui piuttosto divertito, e a quel punto Jane comprese tutto.
" Addirittura? Che ho combinato?" si informò subito dopo, per niente turbata
" Volendola vedere dal lato positivo..potresti aver appena inventato una nuova figura geometrica" scherzò ancora lui, riferendosi ovviamente al modo in cui Jane stesse tagliando quella pizza
" Quanti lati?" domandò a quel punto, timorosa della risposta, ma per qualche strano motivo perfettamente incline a lasciarsi prendere in giro
" Cinque" le confidò il ragazzo, abbassando il tono di voce come se fosse un segreto da non confessare a nessuno
" Angoli?" continuò lei, e a quel punto Chris/Harry scoppiò a ridere sguaiatamente, riempendo l'aria con quella risata che lei associò a un suono meraviglioso, forse già sentito, ma bello, talmente tanto da farle dimenticare tutto il resto.
" Ma allora eri proprio una schiappa in matematica...non lo dici per dire!" esclamò, tra una risata e l'altra, e Jane lo seguì a ruota, resasi conto un po' troppo tardi di essere caduta proprio in basso con la domanda sul numero degli angoli, dopo aver chiesto quello dei lati.
" Allora, io per la matematica sono sempre stata negata e questo è un dato di fatto...però lo so che le figure geometriche devono avere per forza lo stesso numeri di lati e di angoli" precisò, senza smettere a sua volta di ridere
" Poligoni" la corresse lui, giusto per provocarla ancora un po', e se avesse potuto in quel momento Jane gli avrebbe rifilato un'occhiataccia: avrebbe fatto molto più effetto del semplice sbuffare, tentando di nascondere quel sorrisetto divertito che non accennava ad andarsene.
" Poligoni" ripetè a sua volta, come per accontentarlo "Einstain" aggiunse subito dopo,una punta di divertita ironia colorava la sua voce
" Euclide, o al massimo Pitagora" e volutamente, Chris, fece il pignolo anche su quello.
Ovviamente aveva ragione: Einstain era il padre della relatività e non centrava un fico secco con la geometria,e Jane lo sapeva, perciò nel momento in cui lui la corresse, si coprì il viso con le mani e giurò di non aprire mai più bocca se l'argomento era la matematica. Lui non potè fare a meno di ridere ancora, rendendosi conto di colpo del fatto che non trascorreva una serata così praticamente da una vita, a parte il giorno prima da Starbucks, che poteva considerarsi un'anticipazione di ciò che stava accadendo in quel momento.
Tutte le volte che era uscito con Megan, o con altre ragazze prima di lei, non aveva mai riso così tanto, e le loro conversazioni erano state diverse, più impegnative, per così dire, ma anche molto meno spontanee. E poi, a essere onesti, lo scopo di quelle chiacchierate non era altro che quello da fare da intermezzo, da diversivo tra i baci e le effusioni.
Con Jane...era tutta un'altra cosa, e lo era stata sin dall'inizio, da quel Capodanno trascorso in aeroporto; con lei gli veniva spontaneo parlare, ridere, prenderla in giro persino in quelle condizioni, e sì, moriva dalla voglia di abbracciarla e non mollarla mai più (inutile continuare a negarlo), ma appunto, era quella la differenza: gli sarebbe piaciuto coccolarla, giocare con i suoi capelli, tenerla stretta tra le braccia, addormentarsi seguendo il ritmo del suo respiro..e non portarsela a letto e basta.
La cosa che sorprendeva più di ogni altra, era che lui, pur essendo un ragazzo appena ventenne decisamente affascinante, non era quello che prendeva l'iniziativa riguardo quella faccenda. Erano state le ragazze che aveva avuto che praticamente gli si erano spalmate addosso facendogli chiaramente capire di non avere intenzioni troppo caste, e Chris, proprio perchè era un ragazzo nel pieno della tempesta ormonale, di certo non si era sognato di rifiutarle. Ma non era uno con il pallino fisso per il sesso, come molti dei suoi coetanei. Non lo disdegnava affatto, ma fortunatamente, era anche capace di impegnarsi per fare altro durante la giornata, e in ogni caso, non aveva mai mancato di rispetto a nessuna delle ragazze con le quali era uscito. Semplicemente, dopo un po', si stancava di stare dietro a tutte le loro paranoie, spesso completamente insulse, e le lasciava libere di inseguire qualche altro belloccio.
Forse, con il senno di poi, poteva dire che la cosiddetta 'stanchezza nei confronti di una relazione' era più qualcosa di simile a 'oltre a saltarmi addosso appena ne ha l'occasione, e fantasticare già sul meraviglioso giorno del nostro matrimonio, questa qui che cosa mi dà? cosa mi fa provare?' e quando la risposta assumeva una forma del tipo 'pressochè nulla, non sa farmi perdere la testa', allora decideva di darci un taglio.
Sì, perchè non appena lui le concedeva un minimo di attenzione, le ragazze si mettevano strane idee in testa, iniziavano a sognare di vivere un 'per sempre' talmente perfetto da non essere relamente possibile, e il più delle volte gli facevano credere di essere innamorate perse; poi, non appena smettevano di uscire insieme, quasi sempre per volere suo, perchè appunto si stancava della cosa, parevano riprendersi molto in fretta, ed era inevitabile che a Chris venisse il dubbio sul loro 'essere pazze di lui'. Che poi, probabilmente, dopo aver avuto diverse esperienze di quel tipo, lasciarle dopo un po' di tempo era diventata per lui non solo un'esigenza perchè sentiva che non esistesse un legame profondo ad unirli, ma anche una sorta di prova del nove: voleva vedere quanto tempo ci avrebbero messo a farsi consolare da qualcun'altro, e spesso, il tutto accadeva in una settimana o poco più.
Però dal giorno dell'incidente, aveva messo da parte tutto quello che aveva costituito la sua vita, e sensi di colpa o non sensi di colpa, si erano ritrovato a pensare a Jane giorno e notte; ad arrovellarsi il cervello per lei come non aveva mai fatto per nessuna.
Solo per lei, per quella ragazza che gli stava seduta di fronte, e che non era ancora riuscita a tagliare la pizza. Solo a quel punto si ricordò di dover intervanire, altrimenti la pietanza si sarebbe raffreddata troppo, e sarebbe diventata immangiabile.
" Forse è meglio se la matematica la lasci a chi è del mestiere" concordò con lei, e prima che Jane potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, avvertì i suoi passi dietro di sè, e l'attimo dopo, il peso del corpo di lui appoggiato al proprio.
In quel momento intuì che Harry avesse intenzione di tagliarle la pizza, quindi lasciò cadere forchetta e coltello e aspettò che lui li prendesse al suo posto.
Le braccia del ragazzo delicatamente poggiate sulle sue spalle, le trasmisero un improvviso e piacevolissimo senso di protezione, che non aveva mai provato nemmeno tra le braccia di Jonas, per quel poco che si erano visti da quando stavano insieme. Solo con....maledizione, lo aveva provato solo nel baciare Chris, insieme a un'altra miriade di constrastanti e violentissime emozioni.
Non capiva perchè le veniva così facile paragonarli, e sperava con tutto il cuore che Harry non sparisse di punto in bianco, come aveva fatto il suo compare.
Fu proprio lui a impedirle di addentrarsi maggiormente in pensieri che l'avrebbero di sicuro ferita..perchè non poteva non sentirsi abbandonata pensando a Christopher Leeds.
" Riprendi quelle posate in mano! Guarda che anche gli ingegneri hanno bisogno di un'assistente" e così dicendo il ragazzo portò entrambe le mani sulle sue e la guidò nel tagliare la pizza. Jane lo lasciò fare, e in silenzio godette di quel contatto, delle sue mani calde perfettamente adagiate sulle proprie, e del respiro di Harry che si infrangeva sul suo collo durante quella delicata operazione.
Intanto, lui pensava a un modo per dirle la verità, come aveva promesso a Sophie.
 



BUONSALVEEEEE!!!
Eccomi qua con il nuovo capitolo  che spero abbiate apprezzato ;)
Vado di fretta (come al mio solito) perciò non posso dilungarmi oltre. Sappiate solo che mi fa immensamente piacere venire a conoscenza delle vostre opinioni sulla storia e che come ogni volta vi ringrazio infinitamente per tutte le recensioni, tramite le quali mi sostenete e mi spronate a scrivere anche in periodi come questi, dove a malapena c'è il tempo per prendere una boccata d'aria.
Scappo, un bacione a tutte voi e al prossimo capitolooooo!
Ps. Recensiteeeeeeeeeee <3<3<3<3<3

 












































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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Come potete facilmente immaginare, Jane la pizza quella sera la mangiò fredda, ma solo perchè aveva riso per tutto il tempo con Harry invece che mangiarla, quindi, considerato quest'ultimo dettaglio, non le dispiacque poi più di tanto.  La stessa sorte subirono le patatine, e ovviamente la pizza di lui, ma nessuno dei due lo considerò un problema.
C'era molto altro a cui pensare.
Dopo essere tornato al proprio posto, il ragazzo le chiese della giornata trascorsa all'università.
" E' stata...strana" già, in quel momento non le venne in mente un aggettivo più appropriato per descriverla
" Strana in senso positivo, o negativo?" si incuriosì lui
" Non lo so..forse in entrambi" ammise a quel punto Jane, rendendosi conto che effettivamente le cose fossero andate proprio in quel modo
" In negativo perchè a volte perdevo il senso dell'orientamento. Hai presente quando mentre dormi tranquillo e beato, dal nulla, ti senti come se stessi cadendo nel vuoto? 
Ecco, quella è una sensazione che ormai mi è diventata familiare, con l'unica differenza che non posso svegliarmi di soprassalto, aprire gli occhi e sospirare di sollievo nel realizzare che si è trattato appunto soltanto di una sensazione amputabile a chissà cosa. Magari pure all'aver mangiato pesante.
E invece no..la differenza sta nel fatto che la mia non è immaginazione, è realtà quotidiana." parlò, senza nessun freno inibitore
E Chris provò l'impulso di alzarsi da quella sedia, andare da lei e stringerla forte tra le braccia per non lasciarla mai più. Per sussurrarle nell'orecchio che se solo lei glielo avesse permesso, l'avrebbe tenuta per mano per sempre, impedendole di perdere di nuovo il senso dell'orientamento e cadere a picco, anche in senso figurato.
Ma non fece nulla di tutto questo, non poteva...perchè per Jane lui era Harry, un semi-sconosciuto che dopo averla salvata da una morte certa nel fiume, aveva deciso di prendersi cura di lei. 
Era così che la ragazza doveva considerare l'intera faccenda, e anche se almeno l'ultima parte dell'ipotesi che lei doveva aver formulato corrispondeva alla verità nel modo più assoluto, doveva andarci piano, non poteva farle promesse del genere, semplicemente perchè sarebbero risultate un po' troppo superficiali, e Jane non ci avrebbe creduto.

" E poi, a parte questo, è stato strano anche ascoltare la lezione e non poter prendere appunti..mi sentivo perfettamente inutile in quell'aula a dire la verità, ma almeno non sono scappata via in lacrime, e ho cercato di chiacchierare con i miei compagni di corso facendo finta di nulla. E' stato difficile, ma Sophie mi è sempre stata accanto, e ho resistito fino alla fine.
Forse me l'aspettavo peggio, anzi, sicuramente me l'aspettavo molto peggio di così, perciò, paradossalmente è stata strana anche in senso positivo come giornata" continuò a raccontare
" Domani farai un secondo tentativo?" domandò lui a quel punto
" Sì, penso proprio di si" rispose Jane, piuttosto convinta di volerci riprovare
" Anche se sinceramente non capisco proprio l'utilità di andare all'università e seguire le lezioni senza poter prendere appunti" espose subito dopo quel dubbio
" Non dirmi che non ti sei mai accorta che c'è un sacco di gente che sta lì solo a riscaldare la sedia" esclamò Chris, il tono di nuovo leggero
" Sì, lo so" concordò lei "ma non l'ho mai capita quella gente..voglio dire: nessuno ti obbliga a seguire se non vuoi. E poi come fai a stare lì e non prendere appunti? Io non ci riuscirei, mi sentirei in colpa" ammise subito dopo
" Senti, solo perchè tu sei una secchiona e sei abituata a trascivere ogni parola del professore per ripeterla fedelmente all'esame e accaparrarti la lode, non significa che tutti conoscano questi trucchetti"
" Esatto! Sono trucchetti..che spesso funzionano però" replicò lei con un sorriso furbetto che intenerì il suo interlocutore
" Confermo" ammise Chris con un tono leggermente colpevole, che la fece sorridere di nuovo. Perchè evidentemente anche lui li utilizzava.
" Comunque, altrettanto spesso entro a far parte della categoria degli sfaticati e non prendo appunti nemmeno io...a volte, dopo ore e ore di lezione, proprio non mi va" aggiunse subito dopo
" Ma a quel punto entra in gioco un apparecchietto fantastico chiamato registratore"
" Mai sentito" stette al gioco lei
" Pensa che premendo un semplice pulsante puoi registrare ogni parola detta dal prof, e puoi addirittura sentirti praticamente la lezione a casa, ogni volta che vuoi"
" Rivoluzionario!" scherzò Jane, e lui rise di cuore
" Guarda che pensandoci lo è sul serio" ed ecco che il suo spirito da ingenere fece capolino
" Oh no, ci risiamo!" esclamò la ragazza, fingendosi infastidita
" Cosa?" si incuriosì Chris/Harry
" Non raccontarmi come è fatto un registratore con le leggi della fisica o della meccanica elaborate da chissà chi, ti prego"
" Va bene, te la risparmio. Ma solo perchè mi è venuta in mente un'altra cosa" l'accontentò lui
" Comunque prenderò in considerazione la faccenda delle registrazioni" disse a quel punto Jane, perchè effettivamente, dato che era impossibilitata nel prendere appunti, quella restava la cosa più sensata da fare.
Non l'aveva mai sperimentato quel metodo, restando affezionata al caro vecchio raccoglitore evidenziato e pasticciato con tutti i colori per far risaltare meglio i concetti chiave, ma l'idea di Harry non era male.
" Conosci l'alfabeto braille?" le domandò, tornando serio
" Sì..cioè, so cos'è, ma non come funzioni" replicò Jane, immaginando dove volesse arrivare lui
" Potresti impararlo, così non dovresti rinunciare ai tuoi cari appunti" le suggerì il ragazzo
" Ma come? Dovrei seguire un corso...e poi sono convinta che non sia tanto facile" argomentò lei, non troppo convinta della faccenda
" Potrei venire con te" buttò lì Harry, prendendola alla sprovvista
" A imparare l'alfabeto per ciechi? A che ti servirebbe?" si incuriosì  
" Solo a farti compagnia"
" E perchè vorresti farmi compagnia?"
" Non te ne accorgi sul serio, o vuoi solo che te lo spiattelli in faccia?" la provocò lui
" La seconda" ammise timidamente Jane
" Mi piace trascorrere del tempo con te. Ci sto bene" le disse almeno parte della verità
" Anche io Harry" sussurrò debolmente a quel punto, mostrandogli un dolce sorriso. " Per quanto non ti conosca affatto, e per quanto mi sembri tutto assurdo, compreso il fatto che tu ora sia qui con me a mangiare la pizza quando potresti avere di meglio da fare, sono contenta che le cose stiano così, e non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fermato, ieri sera" 
" Non me lo sarei mai perdonato se non ci fossi riuscito" e di nuovo, quel groppo in gola
" Grazie Harry" ripetè lei, provando quasi l'impulso di alzarsi e gettargli le braccia al collo, perchè la verità era una sola: a prescindere da quanto quel ragazzo fosse gentile e divertente, e a prescindere dal fatto che lei stesse davvero bene in sua compagnia, lui le aveva davvero salvato la vita. Se non fosse arrivato in tempo, probabilmente Jane in quel momento sarebbe stata contata tra gli abitanti dell'altro mondo.
Per Chris, quella di averla salvata, non era che una mera consolazione, considerando quanto si sentisse colpevole di tutto, ma lei non poteva saperlo. Perchè era stato talmente idiota e al contempo talmente geniale da inventarsi una falsa identità per starle accanto... però quella farsa non poteva durare a lungo, e Chris sapeva di dover mantenere la promessa fatta a Sophie: la verità prima di tutto.
" Jane" attirò la sua attenzione
" C'è una cosa che devo dirti" aggiunse subito dopo, non sapendo come meglio intavolare il discorso, forse perchè il modo giusto per dirle una cosa simile non esisteva affatto
" Cosa?" e di colpo anche il  tono di voce di lei cambiò, lasciando spazio a una nota intrisa del terrore di sentirsi dire ciò che non voleva assolutamente sentire
" Ti prego, dimmi tutto quello che vuoi, ma non che è finita qua. E' difficile essere amico di una ragazza cieca, e lo so, me ne accorgo..ma perfavore, non te ne andare anche tu"
'Harry' restò spiazzato da quelle parole, perchè non se le aspettava, e perchè pensava che dopo averle detto chiaramente che apprezzava la sua compagnia, non potessero affacciarsi nella sua mente pensieri del genere. Ma evidentemente, Jane godeva di un equilibrio sin troppo delicato, e lui rischiava di mandarlo in frantumi dicendole ciò che le doveva dire.
Perchè lei era giustamente furiosa con Chris per essere sparito dalla sua vita, praticamente volatilizzato, e lui aveva capito sin troppo bene che quel 'anche tu' fosse riferito proprio al ragazzo al quale aveva buttato addosso i cupcakes. Da una parte avrebbe voluto dirle tutta la verità, per farle capire che Chris, che lui, non l'aveva mai abbandonata e non aveva alcuna intenzione di farlo, ma dall'altro, intuiva perfettamente che una notizia del genere l'avrebbe travolta, sconvolta, proprio quando sembrava che stesse iniziando a reagire sul serio.
Sicuramente Jane si sarebbe arrabbiata, l'avrebbe respinto, allontanato, perchè lui non sarebbe stato in grado di spiegarle tutto come si deve, e lei si sarebbe sentita presa in giro da tutti, persino da Sophie.
Quella notizia sarebbe stata per lei un fulmine a ciel sereno, anzi, un fulmine che squarcia il cielo proprio quando il primo raggio di sole sembra voler  far capolino.
E che avrebbe potuto dirle?
'Hey Jane, in realtà Harry non esiste, è solo un falso nome che l'unico vero colpevole di tutto questo casino si è inventato su due piedi, per non averti definitivamente sulla coscienza'
Magari avrebbe potuto dirla in modo diverso, sicuramente più delicato, ma non aveva dubbi sul fatto che alle orecchie di Jane sarebbe arrivata proprio in quel modo, giustamente.
Il vero problema di Chris, era che il suo senso di colpa era talmente grande, che aveva iniziato a immaginarselo come un mostro che prende piano piano forma e gli si scaglia contro, allontanandolo per sempre da Jane. Sì, lo sapeva che quell'immagine fosse frutto di un delirio, ma proprio non poteva fare a meno di pensare che nel momento in cui lei avrebbe realizzato di trovarselo di fronte, la realtà dei fatti l'avrebbe colpita, e se pure fosse riuscita a perdonarlo per essersi fatto passare per Harry, non avrebbe mai potuto passare sopra alla semplice e dolorosa costastazione che il colpevole di tutto fosse proprio lui.

E allora l'avrebbe allontanato, gli avrebbe detto di lasciarla in pace e di non farsi più vedere, come d'altronde aveva fatto la sera precendente prima che lui si inventasse di essere un'altra persona, inesistente.
E Chris non poteva sopportare nemmeno l'idea di perderla di nuovo; non riusciva neanche a immaginare di starle ancora lontano come era stato costretto a fare in quel maledetto mese: era troppo doloroso.
" Harry? Che succede?" domandò lei riportandolo alla realtà, il panico nella voce
Fu a quel punto che lui si alzo' e la prese per mano, conducendola verso il letto; fece in modo che si stendessero entrambi, l'uno accanta all'altro, e poi finalmente parlò.
" Non me ne vado" sussurrò soltanto, trattenendosi dal cingerla in un abbraccio che avrebbe provato a dimostarle che stava dicendo la verità.
Percepì chiaramente il sospiro di sollievo generato in lei da quelle semplici parole, ma inutì pure la sua domanda successiva.
" E allora che mi devi dire?" Jane, pur consapevole di essere sdraiata sul proprio letto, si accorse di averlo proprio accanto, pericolosamente vicino, solo nel momento in cui il ragazzo intrecciò le dita con le sue
" Nulla di importante" mentì, spudoratamente
" Non è vero" e lei ovviamente se ne accorse
" E' tutto a posto Jane..io non ti abbandono" la rassicurò, parlandole a bassa voce, tenendola ancora per mano
" Ma volevi dirmi qualcosa" insistè lei, senza scostarsi di un solo millimetro.
Se solo si fosse resa conto di quanto i loro visi e i loro corpi fossero vicini in quel momento, molto più di quanto lo fossero stati persino qualche attimo prima, poco ma sicuro, sarebbe arrossita.
" Volevo solo dirti che mi hai fatto prendere uno spavento enorme" rimediò Chris
" Ieri sera, intendo. Io non so davvero cosa avrei fatto se ti avessi vista un solo istante più tardi, quando fermarti non sarebbe più stata una possibilità" e quella era un'altra verità
" Ma perchè poi? Non mi conoscevi nemmeno" sussurrò lei, stringendogli di più la mano senza nemmeno accorgersene
" Perchè non si può restare indifferenti di fronte a scene del genere, e perchè quella non era la prima volta che ti vedevo" ammise, voltandosi a guardarla anche se lei non avrebbe potuto ricambiare
" Ma chi sei?" e quella domanda restò sospesa nell'aria per qualche istante
Chris sentiva il cuore martellargli nel petto, e aveva la gola secca. Non sapeva proprio che dirle.
" Se tu mi hai visto a mensa, al bar o da qualche parte all'interno del campus, vuol dire che anche io devo aver visto te" continuò la ragazza
" Dammi qualche indizio, Harry...aiutami a capire chi sei" 
" Ho i capelli castani, gli occhi verdi, e frequento ingegneria....sai, nel caso ti fosse sfuggito" provò a buttarla di nuovo sullo scherzo.
Ma Jane si era fermata a quegli occhi verdi, che ovviamente le ricordavano Chris. E poi, di punto in bianco, realizzò che anche il suddetto frequentava ingegneria, e insieme all'amico era coinvolto in un progetto particolare che lo aveva portato proprio a Belfast.
" Conosci un certo Chris?"
E a quelle parole, il ragazzo sbiancò. Ora, raccontarle la verità, era proprio fuori discussione. Non poteva più farlo.
" Il ragazzo per il quale mi hai scambiato ieri sera?" e Jane si limitò ad annuire
" Mi dispiace, ma non so chi è" si constrinse a rispondere
"Ma perchè ti interessa di lui?" non potè trattenersi dal domandarle subito dopo
" Perchè è uno stronzo, e spero che se ne sia tornato da dove è venuto. Anzi, non so nemmeno perchè ti chiedo di lui, dovrei solo dimenticarlo per sempre"
Chris non rispose, ma sospirò profondamente, desiderando con tutto se stesso di poter tornare indietro e cambiare il corso degli eventi. 
Avrebbe ceduto la sua stessa vita pur di ridare a lei gli occhi.
" Che ne dici se ascoltiamo un po' di musica?" trovò le forze di proporle dopo qualche minuto.
Normalmente avrebbe preferito guardare un film, ma per ovvi moivi Jane non poteva, e lui non aveva alcuna intenzione di ricordarglielo o farla sentire diversa.
" Sì, va bene" acconsentì subito lei, desiderosa a sua volta di distrarsi per non ritornare a percorrere sempre gli stessi sentieri della mente.
Chris prese il cellulare dalla tasca insieme agli auricolari, gliene infilò uno nell'orecchio sfiorandole la pelle, e poi selezionò la riproduzione casuale. Non appena riconobbe la canzone che era partita, trattenne il respiro, perchè il testo aveva un significato profondo e speciale, almeno per lui. 

If I could fly, I'd be coming right back home to you
I think I might give up everything, just ask me to
Pay attention, I hope that you listen cause I let my guard down
Right now I'm completely defenceless

For your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only

I got scar, even though they can't always be seen
And pain gets hard, but now you're here and I don't feel a thing
Pay attention, I hope that you listen cause I let my guard down
Right now I'm completely defenceless

For your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only

I can feel your heart inside of mine
I feel it, I feel it
I've been going out of my mind
I feel it, I feel it
Know that I'm just wasting time and I

Hope that you don't run from me

For your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only
For your eyes only

Chris aveva ascoltato per la prima volta quella canzone pochi giorni dopo aver saputo della cecità di Jane.
L'aveva trovata per puro caso, ma se ne era immediatamente innamorato, perchè pareva proprio che riuscisse a parlare al suo posto, a tirar fuori tutte quelle emozioni che gli stavano divorando il cuore.
Ma se quando l'aveva ascoltata allora, l'aveva utilizzata come valvola di sfogo, quella sera, mentre era steso a pancia in sù sul letto di Jane accanto a lei, si immesimò nel testo fino al midollo.
Pareva che fosse stata scritta apposta per loro due.
' Fai attenzione, spero che tu mi stia ascoltando, perchè sto abbassando la guardia
Ora sono completamente indifeso..
Soltanto per i tuoi occhi, mostro il mio cuore
Per quando ti senti sola 
e dimentichi chi sei
Mi manca l'altra metà di me stesso quando siamo lontani
Adesso mi conosci, solo per i tuoi occhi
Solo per i tuoi occhi'
Potevano esistere parole che gli calzassero meglio? Chris era convinto di no.
Perchè era vero che avesse abbassato la guardia e si sentisse completamene indifeso, talmente tanto da arrivare a inventarsi l'esistenza di un altro ragazzo e cacciarsi in un simile impiccio, solo per i suoi occhi.
Solo a lei stava mostrando il proprio cuore, solo per lei era disposto a mettersi a nudo, a farsi conoscere davvero.  Perchè paradossalmente, nonostante si spacciasse per Harry, Chris le stava mostrando senza remore la parte più intima e vera di sè. Solo per i suoi occhi.
" E' una canzone meravigliosa..veramente, non ho parole.."
" E' bellissima!"

Fu Jane a prendere la parola, la voce che le tremava per l'emozione. 
Anche per lei quella canzone aveva evidentemente un significato speciale: in qualche modo si sentiva come se Harry gliela avesse dedicata, e in quel preciso istante non riusciva a immaginare niente di meglio.
Invece di risponderle, lui le si avvicinò ulteriormente, e senza mai lasciarle la mano, la baciò dolcemente sulla fronte.
Non se lo dissero ad alta voce, ma i respiri accelerati e il viso inondato di lacrime, erano chiari segnali che quella fosse appena diventata la loro canzone.




BUONSALVEEEEE!!
Mi scuso per il ritardo assolutamente non previsto...è inutile che vi spieghi le ragioni, la storia è sempre la stessa:l tempo non mi basta mai....
In ogni caso sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo, che sopratutto nell'ultima parte contiene un chiaro indizio sul titolo stesso della storia. Sì, lo ammetto, è stata proprio quella canzone ad ispirare la stesura di questo racconto, che spero stiate apprezzando ;)
Grazie di cuore a tutti coloro che recensiscono: il vostro supporto per me è davvero importante, credetemi <3
E grazie anche a chiunque abbia inserito la storia in una lista, o l'abbia anche solo letta :)
Un bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3<3




 






















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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Quando Jane si svegliò la mattina successiva, tastò il materasso con i palmi delle mani, come aveva preso l'abitudine di fare da quando era stata brutalmente privata del privilegio di aprire gli occhi.
Lo faceva per rassicurarsi: sapere che il materasso giacesse sotto il suo corpo, e avere la possiblità di aggrapparsi ad esso per issarsi a sedere sul letto, in qualche modo la faceva sentire al sicuro.
Ma quella mattina, le sue mani finirono per tastare qualcos'altro, di consistenza diversa rispetto a quanto si aspettasse e insolitamente più caldo.
Per un attimo ebbe paura, ma poi ricordò la serata precedente, e un timido sorriso fece capolino sulle sue labbra.
" Harry?" chiamò a bassa voce, non sapendo se il ragazzo si fosse già svegliato o no
" Mm" quello che ottenne fu poco più di un grugnito, che tuttavia fece in modo che quel sorriso si allargasse
" Hai dormito qui con me?" va bene, non avrebbe potuto porgli una domanda più stupida, ma non sapeva che dire.
A quel punto lo sentì muoversi legggermente, come se si stesse stiracchiando, e poi le mani di lui finirono sulla sua schiena, e la strinsero lievemente, nel modo più naturale possibile.
" Sì...ci saremo addormentati ascoltando la musica" spiegò lui con un tono di voce basso e profondo, che per qualche ragione la imbarazzò
" Hai delle belle canzoni sul cellulare, lo sai?" sussurrò a quel punto lei, senza preoccuparsi di scostarsi o allontanarsi
Il ragazzo sorrise, trattenendosi dalla voglia di carezzarle i capelli, e il viso, il contorno degli occhi, le labbra, e il collo. Non sapeva cosa diavolo gli stesse prendendo da un po' di tempo a quella parte, ma stringerla, coccolarla e proteggerla, era diventata la sua priorità più assoluta.
" Ma ci siamo addormentati con il maglione e i jeans?" fu tutto quello a cui Jane riuscì a pensare, dopo essersi resa conto della situazione
" Sì" anche lui se ne rese conto in quel momento,  e inevitabilmente scoppiarono a ridere entrambi
" Da piccola a volte lo facevo, dormire vestita, non so per quale motivo era uno sfizio che ogni tanto mi toglievo..ma quando mia madre lo scopriva mi faceva passare la voglia di riprovarci" ricordò lei, non sapendo nemmeno perchè stesse raccontando una cosa tanto intima a quel ragazzo
" E dopo un po' puntualmente ci ricascavi" la prese in giro lui, sempre con quella voce roca
" Esatto! ..Ero testarda, e quando mi mettevo qualcosa in testa non era facile farmi cambiare idea" gli confidò la ragazza
" E adesso, Jane? " quella domanda restò sospesa nell'aria per una manciata di secondi
" Adesso cosa?" domandò lei, non capendo
" Sei ancora così testarda?" Chris voleva prenderle la mano e stringergliela, ne sentiva l'assurdo bisogno, ma si impose di trattenersi.
Lei pensava di essere in compagnia di Harry, e conosceva Harry da troppo poco tempo per raggiungere quel genere di confidenza. Certo, detto da uno che l'aveva baciata sulla bocca soltanto poche ore dopo averla conosciuta in un aeroporto, e da uno che in quel preciso momento era coricato sul letto accanto a lei, quella frase stonava di brutto.
Ma fu quello che lui disse a sè stesso, per fermare in qualche modo quell'impulso e non combinare altri casini.
Immaginava già quante gliene avrebbe dette Sophie per non essere stato capace di dirle la verità...ma come diavolo faceva a raccontarle di aver spudoratamente approfittato della figura di questo fantomatico Harry per poterle stare accanto, e addirittura dormire nel suo stesso letto?
Raramente Chris aveva dormito in compagnia di una ragazza prima di allora; forse lo aveva fatto solo recentemente, con le ultime due ragazze con le quali era stato, tra le quali anche Meg, ma per qualche strana ragione si sentiva come se quella con Jane fosse stata la prima volta. Forse perchè non era stata lei a trattenerlo, a chiedergli di restare; forse perchè non era stata una spontanea conseguenza dell'essere stati a letto insieme; forse perchè lei non lo aveva riempito di baci decisamente troppo poco casti a prima mattina inducendolo in quel modo a ripetere l'esperienza della notte precedente...con Jane non era successo nulla di tutto quello, eppure, ci aveva dormito insieme.
Nessuno dei due lo aveva programmato: avevano lasciato che Morfeo prendesse il sopravvento mentre ascoltavano la musica sdraiati sul letto, quasi come due bambini un po' troppo cresciuti. Ed era stato ancora più bello per quello: perchè era successo per caso, senza un motivo apparente , in modo imprevedibile e del tutto innocente.
" Non lo so sinceramente..dal giorno dell'incidente mi sembra di aver perso anche la mia personalità" rispose lei, era estremamente e acutamente lucida
" Lo sai che non è vero: potrei descriverti in mille modi e parole diverse" gli scappò, quello non riuscì proprio a tenerselo per sè
" Solo perchè tu sei un ingegnere filosofo" borbottò la ragazza
" Non so se prenderla come un complimeto o un'offesa" la provocò Chris, palesamente divertito
" Dovresti capire cosa penso della filosofia" stette al gioco lei
" Odi anche quella oltre alla matematica?" domandò il ragazzo a quel punto
" No, non la odio affatto...però, dai, ci sono certi pensatori che dicono cose proprio campate in aria.. non è possibile prenderli sul serio! E poi ce ne sono altri di cui ti innamori"
" Non so se mi sono spiegata: voglio soltanto dire che a momenti preferivo svolgere un algoritmo piuttosto che studiare Zenone e le sue toerie sullo spazio diviso in tante piccolissime unità...e credimi, è grave!
Però oltre a Zenone e i suoi pazzi compagni, c'è Aristotele, Platone, e poi i quasi contemporaeni Bergson, Freud, Nietzsche, Shopenhauer..non si può dire che non abbiano ragione praticamente su tutto, o perlomeno che ti spingano a riflettere sul senso stesso della vita. Quando ho letto per la prima volta la divisione che Bergson applica al 'tempo della scienza' e al 'tempo della vita', non ho potuto fare a meno di pensare: accidenti, ma questo qui è un genio! E' vero quello che dice!
Ma della categoria dei filosofi fa parte anche Zenone, e tutti gli altri in cui non sono mai riuscita a immedesimarmi, perciò non riesco a fare di tutta l'erba un fascio..non sarebbe nemmeno giusto se lo facessi, credo"
" Ce sono alcuni che amo, e altri che odio:  bianco o nero, senza vie di mezzo."
Chris ascoltò con attenzione tutto il discorso, senza perdersi una virgola, chiedendosi come una ragazza così potesse anche solo pensare di essere senza personalità.
Tra tutte le persone che conosceva, quante si sarebbero perse in un discorso di quel tipo, a prima mattina, coricate nel letto in compagnia di un ragazzo? Naturalmente nessuna, ad eccezione di lei.
Gli piaceva da matti il semplice chiacchierare con lei, che si trattasse di filosofia, di matematica, di ricordi risalenti all'infanzia, schiocchezze, sentimenti o problemi seri.
Jane non restava mai zitta, aveva sempre una scorta inifnita di argomenti su cui esprimirsi a parte le cosiddette 'cose da ragazze', che alla lunga l'avevano portato a stancarsi di tutte quelle con le quali era uscito. 
Jane era diversa: da quello che Sophie gli aveva raccontato, da qualche tempo più spigolosa, più suscettibile, irascibile e incazzata con il mondo, ma anche terribilmente vera.
Non gliene fregava niente di impressionare gli altri, di passare per chi non era solo per compiacere qualcuno, di ridere per le cose più sceme o di rischiare di apparire noiosa parlando di filosofia insieme a un ragazzo...era sempre stata nient'altro che se stessa, e fortunatamente, quel lato di sè si era conservato intatto anche dopo l'incidente.
E non era capace nemmeno di nacondere la tristezza, il dolore e la rabbia per essere costretta a sentir soltanto parlare del mondo, senza guardarlo con i suoi occhi. Capitava sempre che nel bel mezzo di una conversazione tirasse fuori una di quelle osservazioni al limite del pessimismo, ma come se niente fosse stato, sapeva riprendersi e continuare a ridere e scherzare. E una volta acquisita un po' di confidenza, poteva diventare addirittura logorroica, ma era una forza.
Quella ragazza era una vera e propria forza della natura, e non se ne rendeva minimamente conto.
" L'ingegnere filosofo dove lo inseriresti? Nella lista bianca o nera?" si informò a quel punto Chris, provocandola scherzosamente
" Dipende il soggetto in questione a quale filone si sente più affine" rispose lei, volutamente enigmatica
" Zenone lo odiavo anche io al liceo!" ammise il ragazzo, strappandole un sorriso
" Allora hai appena guadagnato un punto" scherzò Jane
" In realtà delle materie umanistiche mi interessava poco e niente, ma per passare l'anno, la filosofia dovevo studiarla lo stesso. E quando ho sentito la cazzata della tartaruga che parte in ritardo e vince la corsa...dai! Non si può pensare che un tipo del genere abbia tutte le rotelle a posto!"
" Infatti!" gli diede ragione lei
" Probabilmente le teorie di Zenone sono l'unica cosa che ricordo di tutta la filosofia del terzo anno, e l'unico motivo per i quale le ricordo è perche erano assurde" ammise Chris
" Poi Shopenhauer, Nietzsche, Freud e i grandi del Novecento hanno conquistato anche un matematico come me...mi rifiutavo ugualmente di studiarli, ma dopo averlo fatto, qualche giorno prima della terza prova della maturità, mi sono quasi pentito di aver trattato così male quei libri di filosofia" continuò a spiegarle
" Scommetto quello che vuoi che ero io a trattare male i libri, non tu. Li sottolineavo di mille colori diversi, e facevo le orecchie alle pagine...i tuoi saranno stati immacolati"
" Touchè! Ma quelli di matematica e fisica non si potevano guardare"
Jane fece una faccia esageratamente schifata che non potè che far ridere di cuore Harry.
" Via via, allontana da me quelle manacce che hanno toccato calcolatrici e scritto equazioni differenziali..bleah" scherzò ridendo a sua volta.
Di tutta risposta, lui rafforzò la presa e la strinse ancora di più a sè con il pretesto di farle dispetto. E lei non si ribellò affatto, anzi.
" Non mi hai ancora detto a che categoria appartengono gl ingegneri filosofi" ritornò alla carica l'attimo successivo, le braccia ancora avvolte attorno a lei, gli occhi fissi sul suo viso per non perdersi nemmeno la più piccola sfumatura delle sue espressioni, dei suoi sorrisi
" Non lo so...è un'accoppiata bizzara" ammise Jane
" La peggiore che abbia mai sentito a dire la verità" le diede man forte lui
" Esatto....suona malissimo! Sarebbe da aggingere alla lista nera in effetti: la matematica e la filosofia parlano due linguaggi diversi, se non opposti. E da che mondo è mondo è difficile conciliare il lato umanistico con quello scientifico, ma forse... non è del tutto impossibile" ammise Jane
" Ogni regola ha la sua eccezione che la rende tale" si intromise lui, completamente d'accordo
" Quindi tu potresti essere l'unico ingegnere filosofo ad essere risparmiato dalla carneficina della mia lista nera" e mentre lo disse, abbassò il tono di voce, di colpo più timida.
Era esattamente ciò che Chris avrebbe voluto sentire, e non riuscì a impedirsi di sorridere come un cretino, perchè era prima mattina, le tapparelle erano ancora abbassate, e loro due si erano lanciati in uno di quei discorsi al tempo stesso insulsi e profondi da far venire i brividi sotto la pelle.
" Perchè penso che sotto sotto la matematica ti piaccia?" si azzardò a domandare lui
Parlava troppo spesso di quella disciplina per essere una che la odiava con tutto il cuore, come diceva lei.
" Perchè ogni tanto mi piace, tipo ogni morte di Papa, che è esattamente la cadenza con la quale mi esce un esercizio..in quei momenti mi sento Einstein in persona, ma esaurito l'entusiasmo riprendo fedelmente a odiarla. Ho sempre avuto un rapporto contraddittorio con la matematica" gli spiegò
" Come me e la filosofia, o meglio ancora, la letteratura" disse lui
" Hai appena bestemmiato Harry, sappilo" scherzò la ragazza, e risero ancora insieme.
" Scommetto che riuscirò a farti innamorare di tutte quelle formule lunghissime e incomprensibili"
' E' molto più facile che mi innamori di te..che tu sia uno scrittore o un fisico nucleare, me ne importa poco'
E fortunatamente lo pensò soltanto, senza azzardarsi a dirlo ad alta voce. Sarebbe stato un disastro...anzi, in realtà, anche il solo concepire un pensiero del genere era un disastro, perchè lei aveva già un fdanzato, ma non poteva negare a se stessa che si stesse affezionando a Harry veramente tanto.
Se solo avesse potuto guardare negli occhi il ragazzo che si era insinuato senza alcun permesso nella sua vita e nei suoi pensieri...
Amava chiacchierare con lui più di qualsiasi altra cosa al mondo: Harry la prendeva in giro di continuo, e la faceva ridere. Per qualche strano motivo riusciva a comportarsi con lei normalmente, e a trattare l'incidente e tutte le conseguenze di quello in un modo tale da non farglielo pesare..ma la cosa più incredibile di tutte, era che la capiva. 
" Non è possibile che siano solo le otto di mattina" esclamò improvvisamente lui, dopo aver controllato l'ora sullo schermo del cellulare
" Davvero? Così presto?" gli fece eco Jane, altrettanto incredula
" Ma si può sapere a che ora mi hai svegliato?" domandò il ragazzo, ribaltando le posizioni e finendo sopra di lei per farle il solletico
" Non ne ho idea" rispose lei, tra una risata e altra. Soffriva da morire il solletico sulla pancia e sui fianchi, ma se a farglielo era un ragazzo, trovava la cosa addirittura dolce, oltre che divertente all'ennesima potenza.
" A che ora hai lezione oggi?" continuò Chris, senza darle tregua con quelle mani
" Martedì...alle 10.30. Tu?" si informò, parlando a fatica, travolta da quel formicolio al tempo stesso un po' fastidioso e terribilmente piacevole
" A mezzogiorno, quindi dormiamo" e così dicendo le si accasciò addosso poggiando la testa sui suoi seni, mentre le teneva entrambe le mani strette tra le sue, distese lungo i fianchi.

Dopo un po' Jane lo chiamò di nuovo.
" Se non sono almeno le nove e mezza, giuro che ti blocco su questo letto per tutta la giornata" si lamentò, rendendosi conto un attimino troppo tardi del doppiosenso che poteva essere nascosto in quelle parole
" A suon di solletico ovviamente" aggiunse subito dopo, mentre la ragazza portava una mano a scompigliare i suoi capelli, come se fosse stato il gesto più naturale del mondo.
Senza preoccuparsi di cambiare posizione rispetto a quando si erano addormentati, Chris allungò un braccio per afferrare il telefono e controllare l'ora; dopo di che si abbandonò ancora di più su di lei, pregando con tutto se stesso che Jane continuasse a toccargli i capelli.
" Sono ricci" contastò lei, esaudendo il suo desiderio
" Già" replicò soltanto il ragazzo, godendo di quel tocco molto di più di quanto avrebbe mai creduto possibile.
" Allora? Che ore sono?" si informò subito dopo la ragazza
E Chris tirò un sospiro profondo prima di dirglielo, perchè sapeva che nel momento esatto in cui lo avrebbe fatto, lei sarebbe scivolata via da quell'abbraccio, e voleva rimandare quel momento il più possibile. Perchè stava dannatamente bene così, in quella posizione, avvinghiato a lei.
" Le dieci" ammise a quel punto
"Cosa? E quando volevi dirmelo, domani? Tra pochi minuti Sophie sarà qui...devo farmi una doccia! E fare colazione!"
Ed esattamente come lui aveva previsto, Jane lo scostò per potersi mettere a sedere sul letto e alzarsi.
" Dio, ma è tardissimo" si affrettò lei, per qualche istante incurante persino della cecità, e rischiando di cadere pur di raggiungere il bagno il prima possibile.
" Non credo che Sophie verrà oggi" lo sentì urlare a intermittenza, tra il rumore provocato dalle tapparelle che si alzano
" Che vuoi dire?" gridò a sua volta, per farsi sentire
" Vieni con me" e un secondo dopo si sentì prendere per mano e trascinare
" Ma dove?" si incuriosì
" Fuori, sul balcone" replicò semplicemente lui
" Anzi, metti questo prima..scommetto che si muore di freddo" aggiunse, afferrando il proprio cappotto e poggiandoglielo addosso
" Aiuto! Si gela" ammise la ragazza, senza tuttavia capirci granchè
" Sporgiti dalla ringhiera, tendi le mani verso il vuoto... così" la incitò, accompagnandola lui stesso con i gesti
E l'attimo dopo Jane avvertì qualcosa sfiorarle la pelle, e poi accadde di nuovo, più volte, innumerevoli, gelidi e leggerissimi granelli le si posarono sulle mani.
" Quanta ce n'è?" gli domandò, rivolgendogli un sorriso radioso
" Tantissima...ed è bellissima" si lasciò sfuggire Harry a quel punto, senza riuscire a trattenersi
" Ho sempre amato la neve" gli condifò Jane "anche se una volta mi ha giocato un brutto scherzo" aggiunse subito dopo, ripensando irrimediabilmente a Chris.
Chissà dov'era, che fine aveva fatto, chissà come stava, quello stronzo. E chissà perchè Harry pareva avere su di lei lo stesso effetto del suo compagno di sventura.
" Anche a me ha giocato un brutto scherzo l'anno scorso...ma non si può avercela con la neve a lungo"
" Ogni volta che arriva, è uno spettacolo assicurato. I disagi che porta sono tantissimi, ma forse è bella proprio per questo: perchè se ne frega di tutto, ferma l'inarrestabile corsa del mondo per un po', e ti fa incantare a guardarla con gli occhi di un bambino"
" Già...puoi avere anche un impegno improrogabile, alla neve non gliene importa niente. Quando arriva, non c'è più posto per nulla..è come se imponesse una tregua ai ritmi serrati della vita"
" E ti costringe a restare dove sei, con chi sei" aggiunse lui guardandola intensamente
" Ed è un male secondo te?" domandò candidamente Jane
" Secondo me quella ci vede più lungo di tutti noi esseri umani messi insieme!" replicò Chris, pensandolo sul serio
" Può darsi" gli concesse lei, senza tuttavia smettere di sorridere.
Era partito tutto da lì: se non avesse mai incontrato Chris la sera di Capodanno, non sarebbe successo nulla di tutto quello che le era capitato. E pensò che se non avesse provato a gettarsi nel fiume qualche sera prima, non avrebbe mai conosciuto Harry. Se lui non fosse stato costretto a fermarla, probabilmente non si sarebbero mai parlati.
Perciò sì, in qualche modo, concordava con lui sul fatto che la neve ci vedesse lungo.
Era dispiaciuta di doversi limitare a toccarla e sentirla sul viso e sui vestiti, ma si sforzò di non pensarci per non rattristarsi.
Harry la reggeva per le spalle alternando lo sguardo da lei, con le braccia tese intenta a lasciarsi contaminare dalla neve, e il paesaggio tipicamente invernale che si estendeva di fronte a loro, quando entrambi sentirono il cellulare squillare, e furono costretti a tornare dentro.
" E' Sophie" le disse lui, passandole l'apparecchio
" Sohp, so già quello che mi vuoi dire" esclamò lei, rispondendo alla chiamata
" E chi te lo ha detto che siamo sommersi di neve?" si informò a quel punto l'amica
" Harry" Jane sorrise tra sè
" Ti ha telefonato?" domandò l'altra, intuendo che Chris non le avesse ancora raccontato la verità
Prima che Jane potesse replicare, si sentì un tonfo "Che succede? ti sei fatto male?" non potè fare a meno di domandare, rivolgendosi ovviamente al ragazzo
" Tutto a posto, è solo caduto il giarretto" la rassicurò lui
" Stai riscaldando il latte?"
 "Non avevi detto di dover fare colazione? E comunque, sto preparando un cappuccino"

E a quelle parole, Jane corse da lui lasciando che i suoi passi fossero guidati soltanto dall'istinto, lo raggiunse, e dopo essersi assicurata di essere proprio dietro di lui tastandolo con le mani, riuscì persino a baciarlo su una guancia. " Grazie" sussurrò, mentre Chris rischiava di far cadere tutto di nuovo, visto quanto gli tremavano le mani per quel gesto inaspettato.
" Jane?" la richiamò l'amica al telefono
" Sì, scusami Soph. Comunque lui è qui" spiegò, come se l'altra non lo avesse già capito da sola
" Ma va!" disse infatti "allora posso stare tranquilla...ero preoccupata che dato che le lezioni oggi non ci sono, e io non posso in alcun modo raggiungerti, saresti stata sola. Ma non avevo calcolato Harry..anzi, a proposito, me lo passi un secondo?"
" Va bene, ma stai tranquilla, sto bene" la rassicurò l'amica porgendo il cellulare al ragazzo
" Pronto?" rispose incerto lui
" Si può sapere che stai combinando Chris? Perchè sei a casa sua di prima mattina? Avete dormito insieme?" partì con le domande Sophie
" Una domanda alla volta Soph, ti prego!" disse scherzosamente lui nel ricevitore
" Perchè non le hai ancora detto che Harry non esiste?" e la ragazza scelse ovviamente di porgli la peggiore
" Non ci sono riuscito, non ci riesco! Ma ti assicuro che stiamo benissimo, entrambi" "a noi la neve ci fa un baffo!" scherzò subito dopo, accorgendosi dell'espressione un po' confusa sul viso di lei
Sophie rise dall'altra parte "La neve vi fa un baffo Chris, davvero? A voi due? Ti devo ricordare come vi siete conosciuti?" 
" No, me lo ricordo benissimo" sospirò, prima di aggiungere il resto ".. non ti preoccupare Soph, mi prenderò cura di lei" e suonò tanto come una promessa.
Per un attimo ci fu silenzio dall'altra parte, ma poi Sophie tornò alla carica.
" Se ti azzardi di nuovo a negare di essertene perdutamente innamorato, giuro che le racconto tutto io!" e in quel modo tutto suo, la ragazza chiuse la telefonata, non prima di avergli fatto intendere che nonostante tutto gli avrebbe retto il gioco. Solo perchè lui era palesemente pazzo di lei. 




BUONSALVEEEE!!!
Eccomi qua con un nuovo capitolo che spero abbiate apprezzato! ;)
So che non è proprio il massimo parlare di neve a maggio, per come sono messa io in questo momento, devo ammettere che non è del tutto fuori luogo. E in ogni caso la storia è ambientata a marzo, quindi una nevicata con i fiocchi, nel vero senso della parola, non è da escludere. Non so perchè, ma volevo precisare questa cosa ;D
Per tutto il resto, attendo di venire a conoscenza del vostro parere!
Come ho già avuto modo di scrivermi diverse volte, per me è importantissimo, e apprezzo tantissimo ogni parola che decidete di lasciarmi. Motivo per cui ringrazio come sempre di cuore chi ha recensito, chi recensisce e chiunque vorrà farlo in futuro. Non siate timidi ;)
Scappo, un bacione, e a prestoooooooooooooo <3<3<3<3



















































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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


" Ma che avete da dirvi, tu e Sophie?"
Non riuscì a trattenersi dal porgli quella domanda, fu più forte di lei.
" Sei gelosa?" la provocò lui con tono divertito, ma sotto sotto parecchio compiaciuto
" No" si affrettò a rispondere Jane, utilizzando un po' troppa enfasi perchè lui potesse crederle al cento per cento
" Ti sto solo avvisando" aggiunse subito dopo, tentando di recuperare
" E perchè?" Chris stette al gioco, e senza riuscire a evitarlo, le si fece più vicino, lasciando perdere il latte che rischiava di bollire abbandonato a sè stesso
" Perchè se combini qualcosa con Sophie, dopo dovrai vedertela con Scott" disse lei, in tono pratico
" E questo Scott assomiglia per caso all'Incredibile Hulk?" gli piaceva da matti prenderla in giro
" Beh, oddio..un po' sì" ammise la ragazza ridendo, al che Harry restò completamente spiazzato
" E' molto alto, e muscoloso, e tiene a Sophie più di qualsiasi altra cosa al mondo, quindi ti consiglio di stare attento" concluse lei.
Chris trattenne una risata sotto i baffi mentre finalmente si ricordava di spegnere il fornello sul quale aveva messo a riscaldare la colazione per entrambi, e poi tornò di nuovo a concentare la propria attenzione sulla ragazza. Le si avvicinò talmente tanto che avvertì il respiro di lei farsi più veloce, perchè poteva anche non vedere, ma stava imparando a percepire chiaramente tutto quello che le succedeva intorno.
" Jane" e posò delicatamente entrambe le mani sulle sue spalle "non ho nessuna intenzione di mettermi nella condizione di essere menato da Hulk"
" Non ho nessuna intenzione con Sophie, per inciso" ammise subito dopo, notando un lievissimo sorriso contornarle la bocca dopo aver udito quella frase
" Perfetto, allora puoi ritenerti fuori pericolo" decretò la ragazza, strappandogli un altro sorriso compiaciuto.
Non avrebbe mai amesso di essere gelosa, e forse lei stessa non era nemmeno consapevole di esserlo, ma per qualche strana ragione a Chris piaceva che fosse così, perchè significava che anche lei ci teneva. Nonostante fosse convinta di aver di fronte un'altra persona, e nonostante avesse conosciuto la suddetta persona praticamente due giorni prima.
Ma in casi come quelli, in situazioni al limite dell'assurdo come quelle, il tempo contava poco o niente.
C'era spazio soltanto per le sensazioni, e nelle ultime quarantotto ore, con lui, grazie a lui e al rapporto che stavano instaurando, Jane ne aveva provate di infinite.
" Per quanto ne sai tu, potrei essere all'altezza di Scott alias Hulk.. fisicamente intendo" 
Se ne uscì lui, mentre la ragazza era concentrata nel bere il cappuccino.
" Mmmh..non credo" disse, senza accorgersi dei baffi di schiuma che le si erano formati poco più sopra delle labbra.
Ovviamente Chris scoppiò a ridere, e senza permettersi di pensarci due volte, afferrò un tovagliolo di carta e delicatamente la ripulì dalla schiuma.
" Non è fenomenale la macchinetta per il cappuccino? E' un peccato che abbia dimenticato di comprare i 'pan di stelle'..anche se è diventato un'impresa persino inzupparli nel latte, senza vederli" ammise, pentendosi l'attimo successivo di essersi di nuovo fatta influenzare da pensieri negativi
" Ho capito che sono carini, perfettamente tondi, con lo sfondo marrone e le stelline di zucchero bianche...ma da quando in qua la funzione primaria dei biscotti è quella di essere appetibili allo sguardo? Devi mangiarli, e puoi farlo anche senza contemplarli per la loro bellezza"
" Ma quanto sei scemoooo" e malgrado tutto, rise di cuore
" E il bello è che te ne esci con queste perle, e pare quasi che sia io quella che dice cose assurde..quando invece sei tu!" e Jane rise ancora, sempre più forte, dimenticando in un baleno il motivo che l'avesse spinta a essere triste.
Si rendeva conto che non ci fosse nulla di logico, razionale o quantomeno normale, nel modo in cui si stesse legando a quel ragazzo..ma, ditemi, davvero, ditemi come è possibile non perdere la testa per uno che pur di titarti su il morale e vederti sorridere di nuovo, spara le cazzate più assurde.
Non sapeva per quale ragione quel ragazzo avesse deciso di prendersi cura di lei, di punto in bianco, ma gli era immensamente grata perchè lo stava facendo.
" Non cerchi di cambiare discorso signorina Collins...stavamo parlando della sua convinzione riguardo al fatto che io sia una mezza calzetta" 
" Lo so che non sei muscoloso quanto Scott" confermò Jane, di nuovo divertita
" E come lo sai?" si informò lui a quel punto
" Harry, mi hai dormito addosso stamattina" gli fece notare, e di tutta risposta fu il ragazzo ad arrossire.
Perchè lo aveva fatto davvero, aveva poggiato la testa sul suo petto ed era rimasto in quella posizione fino a quando Morfeo non lo aveva riaccolto tra le sue braccia; le si era addormentato addosso come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
" Se fossi stato pesante quanto Scott, mi avresti ucciso" continuò lei divertita, trattenendosi a stento dall'aggiungere che proprio per quel motivo era sempre Sophie che si accoccolava contro di lui e mai il contrario. In fondo sospettava da sempre che la sua migliore amica l'avesse scelto anche perchè era l'unico davvero in grado di offrirle un senso di protezione. E poi, per stare accanto a Sophie, ci voleva uno tosto.Uno che sapesse starle dietro e comprenderla senza mai invadere troppo i suoi spazi.
Lei in amore era diversa, o almeno, sapeva che lo sarebbe stata quando sarebbe arrivato quello giusto.
Ormai era consapevole del fatto ciò che la legasse a Jonas non fosse nemmeno lontamente simile ai sentimento propompente che parevano aver provato tutte le protagoniste dei suoi romanzi preferiti, ma non sapeva proprio come muoversi a riguardo. Forse, se solo Chris le avesse dato la possibilità di conoscerlo meglio..chissà, lei sentiva che avrebbe potuto davvero perderci la testa, perchè quello che aveva provato quando le labbra di lui si erano poggiate sulle proprie era stato talmente forte e talmente bello da spaventarla. E per qualche strano motivo che davvero faceva fatica a comprendere, quando era con Harry e rideva e scherzava con lui, le pareva quasi di essere di nuovo con Chris. Ma non doveva confonderli, avrebbe sbagliato se li avesse confusi così facilmente; e soprattutto non doveva permettere che il suo nuovo amico sparisse dalla sua vita come quello stronzo.
" Va bene, effettivamente è vero. Ma penso che tu abbia bisogno di altre conferme" sentenziò il ragazzo, riportandola di nuovo alla realtà.
" Che vuoi dire?" domandò lei, non capendo
Il ragazzo la prese per mano e l'aiutò ad alzarsi, e poi senza alcun preavviso portò quella stessa mano all'altezza del suo avambraccio, invitandola a tastare la consistenza dei muscoli.
" Ma fai sul serio?" domandò lei, un po' sconvolta e un po' troppo imbarazzata
" Certo" si limitò a risponderle, sussurrandoglielo con il viso sin troppo vicino a quella della ragazza.
Jane avvertì un tiepido e piacevolissimo calore infiammarle le guance, e non fu in grado di capire se fosse dovuto al respiro di lui che le si stava infrangendo sul volto, o alle sue gote che con ogni probabilità erano diventatate rosso fuoco per via di quell'inaspettata vicinanza.
" Allora? Sei ancora convinta della tua idea?" la provocò Chris, di punto in bianco desideroso di farle letteralmente perdere la testa per lui
" Il vasetto di spinaci che hai mangiato oggi non ha ancora fatto effetto" fu la risposta di lei, palesemente divertita e al tempo stesso spudoratamente provocatoria
" Ah sì?" e con un scatto, guidò la mano di Jane all'altezza del bordo inferiore del maglione che indossava, e fece in modo di tirarlo sù, scoprendosi parte del torso, senza abbandonare la presa sulla mano della ragazza. E fu così che prima che potesse rendersene effettivamente conto, Jane si ritrovò costretta a tastargli il petto, a diretto contatto con la pelle di lui.
Visto che Harry pareva insistere con quella storia, lei, figendo di non essere terribilmente imbazzata e al tempo stesso tremendamente eccitata, lo accarezzò lentamente, lasciandosi guidare soltanto dall'istinto dato che gli occhi non avrebbero potuto più esserle utili, e senza dire una parola per paura di ingarbugliarsi da sola, continuò nella propria impresa, a palmi aperti, sfiorandogli ogni muscolo con le dita.
" L'hai voluto tu" sussurrò lui, il respiro mozzato
" Non ne sarei così convinta" replicò lei, le guance di sicuro in fiamme e la voce tremolante
Ma che diavolo stava facendo? 
Come ci era finita in quella situazione così poco ortodossa?
Ad accarezzare e tastare il petto di un ragazzo conosciuto solo due giorni prima?
Era la prima volta in assoluto che si ritrovava a condividere momenti tanto intimi con un ragazzo...e accidenti se le stava piacendo!
Il punto era che con Jonas aveva solo immaginato di farci di tutto, ma avevano avuto così poche occasioni di stare insieme da quando erano ufficialmente diventati una coppia, che non si erano mai spinti al di là di qulache bacio un po' più intenso. Lui le aveva messo le mani sui fianchi, e aveva cercato di intrufolare le dita al di sotto del tessuto dei suoi indumenti, e lei gli aveva più volte accarezato lascivamente la schiena, ma pelle contro pelle non si erano assolutamente mai trovati.
Jonas non aveva mai avuto accesso diretto a una porzione del suo corpo diversa dal viso, dal collo o dalle braccia, e di sicuro, Jane non gli aveva mai accarezzato il petto come stava facendo con Harry.
Anzi, con Chris.
Era totalmente inesperta in quella faccenda e lo sapeva, così come doveva essersene accorto lui, ma forse proprio per quel motivo, proprio perchè era la prima volta che toccava realmente un ragazzo, le sensazioni che provava erano amplificate all'ennesima potenza, e ogni secondo che passava, prendeva più confidenza, e le piaceva un po' di più.
Soprattutto perchè lui reagiva trattenendo il respiro e parlandole con quel tono che di casto non aveva nulla.
Dio che avrebbe dato per poterlo guardare negli occhi in quel momento...ricordava che lui le aveva detto che fossero verdi, e per qualche motivo se li immaginava proprio come quelli in cui più volte si era persa.
E non ci vuole certo un genio per intuire che non erano del suo fidanzato gli occhi che immaginava sul volto di Harry..Jonas li aveva azzurri, e per quanto fossero belli, lei aveva ormai capito che ogni qual volta avrebbe pensato a degli occhi gliene ne sarebbero venuti in mente un altro paio. Nonostante tutto, era felice che quella meraviglia, quella sfumatura di verde così intensa e così brillante, fosse stata l'ultima cosa che avesse visto.
" Verdetto finale?" la distrasse di nuovo lui, prendendola totalmente alla sprovvista
" Sei una mezza calzetta" disse dopo qualche istante di recupero, rifiutandosi di dargliela vinta per il puro piacere di provocarlo.
Perchè i muscoli c'erano...certo, non erano grossi ed evidenti come quelli del fidanzato di Sophie, ma d'altro canto, lei non era mai stata attratta da tipi così. Al contrario, la cosa cominciava davvero a diventare pericolosa, perchè era per quelli come Harry che lei aveva sempre avuto un debole.
" So che stai mentendo" 
" Devi imparare anche a perdere ogni tanto, sai?" ribattè Jane divertita
" E tu devi imparare a non dire bugie"
" Altrimenti ti cresce il nasino come Pinocchio" e a quel punto Chris non potè fare a meno di sorridere mentre glielo sfiorava in un tenero gesto.
" Andiamo a fare una passeggiata nella neve?" propose lei a quel punto, l'entusiasmo pari a quello di una bambina
E Chris non potè non accontentarla.
Minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, si stava lentamente rendendo conto che in compagnia di Jane, lui era una persona diversa, migliore.
Non gli importava di nulla, se non di essere se stesso, e di renderla felice, di strapparle un sorriso con ogni modo o mezzo esistente. Anche accontentandola nelle cose più semplici, come prepararle la colazione e uscire con lei a giocare nella neve ancora fresca. In vita sua, non aveva mai regalato a una ragazza così tante attenzioni quante ne stava dedicando a lei.
Prima di Jane, praticamente tutte le ragazze con le quali era uscito, gli erano cadute ai piedi, annientate dal suo fascino e dal suo innato carisma, e non gli avevano mai dato modo, o soddisfazione di conquistarle. 
E nonostante Chris fosse stato sempre gentile con loro, dolce a livello diabetico come rischiava di diventarlo con Jane non lo era stato mai.
Semplicemente perchè non era dolcezza quella che le ragazze cercavano da lui, piuttosto il contrario, e lui finiva per adeguarsi.
Non che le avesse trattate in modo rude e comunque poco consono alla sua indole da bravo ragazzo ( a parte quando si trattava di rubare popcorn al cinema, era un perfetto cavaliere)..il punto era che loro non volevano essere trattate da principesse, e a lui un po' dispiaceva.
Piuttosto che essere abbracciate strette, preferivano essere baciate languidamente ovunque, e inutile dire che a una chiacchierata tranquilla, persino a una risata, preferissero una..beh, avete capito, no? 
Non che lui, come tutti i ragazzi della sua età, potesse lamentarsene più di tanto, però cavolo, una relazione, una storia d'amore vera, doveva trovare un buon compromesso tra quello, e tutto il resto.
Chris era il genere di ragazzo a cui piace provocare a non finire, ridere, scherzare, semplicemente parlare, persino battibeccare, e baciare per fare pace. E con Jane gli veniva tutto così spontaneamente naturale, come se non avesse aspettato che una persona come lei praticamente da tutta la vita.
L'aiutò a inbaccuccarsi per bene, dalla testa ai piedi, e soltanto dopo aver finito, uscirono insieme dal monolocale.
Senza pensarci, Jane cercò la mano di lui, preoccupata di cadere rovinosamente a terra a causa del ghiaccio che poteva essersi formato, o della stessa neve, che purtroppo non le rendeva affatto facile avanzare.
Chris la strinse immediatamente e saldamente, senza riuscire a impedirsi di sorridere, perchè era bello camminare nella neve tenendola per mano.
Con un po' di difficoltà, riuscirono a oltrepassare il cancello delle residenze e addentrarsi nella sede dell'università vera e propria: non fu un gioco da ragazzi per Jane scavalcare quell'impalcatura senza vedere un accidenti di nulla, ma nemmeno per un secondo pensò di tirarsi indietro e rinuciare; al contrario, si affidò completamente a lui, senza la minima esitazione o la minima paura.
E per Chris, quella rappresentò una prova di fiducia  impareggiabile.
Contro ogni logica e raziocinio, Jane si fidava di Harry come se le fosse stato accanto per tutta la vita, e non solo per qualche giorno.
In così poco tempo si era legata a lui come non le era mai capitato con nessun altro, ad eccezione di Chris, che per qualche oscuro motivo continuava ad occupare prepotentemente la sua mente, e una piccola, delusa, malconcia parte del suo cuore.
Non poteva farci niente: non riusciva a non paragonare ciò che stava nascendo tra lei e Harry e quello che era ormai finito tra lei a Chris.
I due ragazzi si somigliavano parecchio a suo parere, nel modo di ridere, di parlare, di prenderla in giro e di prendersi cura di lei (almeno come uno dei due aveva fatto all'inizio). Ma per Jane questa somiglianza era un arma a doppio taglio: se da un lato era felice di aver trovato una persona tanto gentile, disponibile, divertente e dolce come il Chris che aveva conosciuto in aeroporto e che l'aveva accompagnata a casa di Sophie dopo il disastro che era stata capace di combinare con i cupcakes, dall'altro era terrorizzata dall'ipotesi, per nulla remota, di farsi coinvolgere troppo e soffrire quando lui se ne sarebbe andato, nel caso in cui lo avesse fatto. E le sue erano paure del tutto fondate, perchè di quel passo capiva che ci avrebbe perso la testa sul serio per Harry, e non voleva assolutamente che accadesse..perchè lui poteva cambiare idea da un giorno all'altro, poteva rendersi conto che la compagnia di una ragazza vedente è di gran lunga più piacevole, e Jane non ci teneva proprio a sentirsi abbandonata un'altra volta.
Però, cavolo..quanto era stato difficile fingere perfetta indifferenza mentre le sue dita tastavano il petto di lui.
E quanto si sentiva stupida per aver anche solo creduto di amare Jonas; non era bello nè da pensare, nè da dire, ma lui, il suo fidanzato ufficiale, scompariva se messo a confronto con lo scombussolamento degli organi interni che solo certi occhi verdi riuscivano a provocarle, e con le sensazioni per nulla innocenti che aveva provato nell'accerezzare il petto nudo di Harry.
Maledizione! Non capiva perchè in suo cuore in qualche modo collegasse le due cose, quasi come se quei due fossero una persona sola...
Jane rise da sola per quel pensiero decisamente assurdo, ma fu costretta ad ammettere a se stessa che purtroppo, per quanto si fosse comportato da stronzo dopo l'incidente, Chris avesse lasciato il segno. E Harry, beh, era come se Harry avesse preso il suo posto, e lei...lei faticava a capirci qualcosa in tutto quello che le stesse succedendo.
Fu il ragazzo a riportarla bruscamente alla realtà servendosi di una classica palla di neve che colpì Jane di sorpresa, inducendola a ricambiare.
Lentamente si chinò a terra e dopo essersi assicurata di potercela fare, gli ricambiò il favore. Lui rise di cuore, e prima se potessero rendersene conto, iniziarono una classica battaglia di palle di neve.
Nonostante tutto, Jane riusci più volte a colpirlo, e tra una risata, una minaccia scherzosa e il rischio costante di perdere l'equilibrio, la ragazza realizzò che per quanto non potesse capirci nulla di quello che provava per l'uno e per l'altro, Harry era quello che le stava restituendo quel sorriso che per un po' di tempo le era mancato.
" Ma che fai?" domandò, un attimo prima di ritrovarsi praticamente a terra, stesa sulla coltre bianca
" Ti spingo nella neve!...Altrimenti che sfizio c'è?" controbattè lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E l'attimo dopo cadde su di lei, con la chiara intenzione di utilizzare quella scusa per starle più vicino possibile.
" Aglia!" si lamentò la ragazza, non appena avvertì il peso di lui gravare su di sè
" E questo è per dimostrarti quello che può fare una mezza calzetta!" la provocò Chris, e lei scoppiò a ridere
" Veramente te la sei presa così tanto?" gli domandò un attimo dopo
" E tu veramente mi credi un pappamolle?"
" Non l'ho mai pensato, era tutta scena" ammise a quel punto, sorridendo mentre le sue dita giocavano con la neve.
E sorridendo a sua volta, Chris si chinò su di lei per liberarle una ciocca di capelli dai fiocchi. Ma dopo averlo fatto, incapace di trattenersi, spostò le dita fredde sul suo viso per carezzarlo dolcemente.
 E fu proprio quando Jane avvertì su di sè le sue mani come bollenti, nonostante fossero palesamente gelate, che intuì ciò che stava per succedere. E anche se non poteva averne una conferma visiva, lo sentì sempre più maledettamente vicino, al suo corpo, al suo viso e alle sue labbra.
" Adesso che hai ottenuto ciò che volevi, possiamo rimetterci in piedi...sto congelandoooo" si constrinse a dire, prima che fosse troppo tardi, e un bacio potessse complicare le cose.
Un bacio che lei non sarebbe stata capace di non ricambiare, e che per quel motivo si doveva assolutamente evitare.
E a quel punto, quando lui era quasi arrivato a sfiorarle le labbra con le proprie, fu costretto a fare marcia indietro, limitandosi a baciarla solo sulla guancia, prima prenderla tra le braccia per aiutarla ad alzarsi come lei gli aveva chiesto.
" Grazie" sorrise Jane, e lui si trattenne a stento dall'avventarsi su di lei e rubarle quel bacio.




BUONSALVEEE!!
Mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare ieri..sono stata fuori tutta la giornata, e quando mi sono ritirata ho preferito non pubblicare perchè il capitolo aveva bisogno di essere revisionato.
In ogni caso, spero che sia stato di vostro gradimento :))
Non esisate a farmi sapere cosa ne pensate <3<3<3 E ovviamente, un grazie enorme va a voi che non mancate mai un appuntamento ;) Grazie davvero <3<3<3
Devo scappare, un bacione, e a alla settimana prossimaaaaaaaa <3<3<3
Vi Aspettooooo!!! ;)









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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Nel momento in cui Jane e Chris si rimisero in piedi, riprese a nevicare.
Il ragazzo le domandò se preferisse tornare a casa, al caldo, ma lei scosse vigorosamente la testa, spiegangogli quanto le piacesse che i fiocchi la imbrattassero da capo a piedi, finendole sui vestiti, sui capelli e sul viso. Gli disse che avrebbe dato un occhio pur di poter assistere ancora una volta a quello spettacolo, al che Chris rise amaramente, stringendole di più la mano.
Non era giusto. Non era giusto che le cose fossero andate in quel modo.
Avrebbe consegnato a sè stesso il premio per l'idiota non solo dell'anno, ma anche di tutti i secoli passati e futuri.
Era solo ed esclusivamente colpa sua se Jane non riusciva più a sorridere come prima, ed era suo dovere quantomeno provare a restutirle la vita di prima.
All'inizio era stato quello il motivo che lo aveva spinto a tutta quella messa in scena: starle accanto per espiare il senso di colpa che lo tormentava per aver fatto involontariamente del male a una persona alla quale teneva, pur non conoscendola così bene. Non a caso, gli incubi sparivano quando si addormentava anche solo nella stessa stanza in cui c'era lei: era accaduto la sera in cui l'aveva riaccompagnata a casa dopo averla salvata da una morta quasi certa, ed era accaduto pure la notte seguente, quando avevano addirittura dormito nello stesso letto.
Ma bastava che si soffermasse a guardarla anche solo per un secondo per rendersi conto che fossero tutte patetiche scuse.
Scuse per non ammettere che Sophie avesse ragione, su tutta la linea, perchè per quanto lui catalogasse come incomprensibile quel sentimento che provava nei confronti di Jane, sapeva bene che in realtà fosse chiaro e limpido come nient'altro al mondo. E maledizione, era proprio amore.
Nulla che avesse provato in precedenza, o almeno mai in modo così impetuoso, ma che per qualche strana ragione aveva riconosciuto nel momento stesso in cui l'aveva baciata sulle labbra, proprio come era accaduto a lei. Anche la prima volta, in aeroporto, quando si erano scambiati quello che in realtà era stato molto di più che un bacio di circostanza, un bacio di Capodanno, come loro stessi avevano creduto.
In quell'esatto istante doveva essere successo qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto definire e comprendere a fondo, ma che li aveva  inconsapevolmente spinti l'uno a far parte della vita dell'altra, a partire dal tardo pomeriggio di quel trentuno dicembre che nessuno dei due avrebbe mai più dimenticato.
Dopo quella nevicata, la vita di entrambi pareva essere andata avanti seguendo linee parallele, che a un certo punto però erano sfuggite alle regole finendo per diventare incidenti, scontrandosi, una seconda volta.
E poi ancora una terza, quando per un preciso disegno del destino, Chris si era ritrovato nel posto giusto al momento giusto.
Esisteva un qualcosa che lo legava profondamente a Jane, che non poteva essere ignorato, e che gli impediva di desiderare qualcosa di diverso dal tenerla stretta a sè e proteggerla con tutte le sue forze.
E non aveva idea dei grovigli che con la sua duplice presenza ( Chris/Harry) stava creando nella mente e nel cuore di lei.
Perchè per quanto volesse fingere di essere un'altra persona, continuava a essere Chris, ad avere il suo senso dell'umorismo, la sua risata, la sua dolcezza, il suo modo di parlare e ogni suo atteggiamento, cose che a Jane non erano sfuggite affatto.
Se lei non lo avesse fermato in tempo l'avrebbe baciata nella neve, perchè lo desiderava con tutto se stesso. 
" A cosa stai pensando?" fu lei a riportarlo alla realtà
" All'ultima volta che ha nevicato" ammise il ragazzo, senza nascondere un sorriso
" Hai dei bei ricordi?" si azzardò a chiedere lei, pensando ai propri
" Veramente è stato un disastro, ma uno di quelli che si presentano come tali, e che in fondo in fondo si rivelano essere esperienze indimenticabili" disse lui
" Sì, capisco perfettamente che intendi!" sorrise la ragazza
" E se ti raccontassi quello che è successo a me-" non le fece nemmeno terminare la frase
" Racconta, sono curioso" quasi la pregò, desideroso di rivivere dalla sua prospettiva quell'insolito Capodanno.
" Va bene, ma ti avviso che è una storia molto lunga e che purtroppo non ha un lieto fine perchè si concude con l'incidente che mi ha reso cieca" disse la verità
" A maggior ragione ti ascolterò. Voglio conoscerti Jane"
E con quelle parole intendeva dire che gli sarebbe piacuto entrare nella sua mente e districare i suoi pensieri in modo tale da capire cosa davvero provasse per Chris.
" Era la vigilia del nuovo anno, e io ero in aeroporto in attesa di salire sull'aereo diretto a Londra, dove avrei trascorso qualche giorno con una mia amica e il mio attuale ragazzo, quando è stato annunciato che il volo sarebbe partito con qualche ora di ritardo a causa di una nevicata che pareva aver messo KO la capitale del Regno Unito.
Inizialmente non mi sono preoccupata, ma quando ha cominciato a nevicare anche a Belfast, le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa"
" Che è successo?" domandò lui, nonostante fosse perfettamente a conoscenza dei fatti
" E' successo che ha continuato a nevicare per ore, ed è diventato impossibile per gli aerei prendere il volo con un cielo così" spiegò la ragazza
" Per carità, io l'ho sempre amata la neve e la amo anche adesso, ma quel giorno...dai, mi stava impedendo di andare a Londra, e io ci tenevo veramente tanto a quel viaggio. 
La verità è che a prescindere da Anne e da Jonas, per cui stravedevo, ho sempre avuto un debole per quella città, e la prospettiva di rinuciarci solo ed esclusivamente per colpa della neve, non mi andava proprio giù. Soprattutto considerato quanto avessi sudato per convincere i miei a lasciarmi partire da sola"
" Comunque, il punto è che mentre ero in aeroporto, in attesa di notizie riguardo il volo cancellato, e impossibilitata pure nel tornare a casa, anche se comunque non lo avrei voluto, ho incontrato Chris"
" Sempre lui? Quello per il quale mi hai scambiato all'inizio?" si finse sorpreso
" Già, sempre lui" ammise a quel punto Jane
" E' stato proprio in quella sala d'attesa dell'aeroporto internazionale di Belfast che è iniziato tutto"
" Tutto cosa?" non potè fare a meno di domandarle
" L'ho sentito parlare al telefono con un amico, i nostri sguardi si sono incrociati per mezzo secondo..davvero, è stato mezzo secondo, e un attimo dopo me lo sono ritrovato seduto accanto" raccontò lei, ricordando ogni minimo particolare di quel pomeriggio
" A quel punto ti ha detto che eri bellissima e che era una vera fortuna che i vostri rispettivi aerei non fossero partiti, altrimenti non vi sareste mai incontrati...giusto?"
Chris si divertiva a prenderla in giro, immaginando che cosa sarebbe successo se davvero le avesse parlato in quel modo
" Completamente errato" rise Jane
" In realtà mi ha chiesto se avessi una sigaretta da prestargli, io gli ho detto di no..e dopo, boh, non so nemmeno come, ma abbiamo iniziato a chiacchierare, e si è fatta mezzanotte"
Già..la sigaretta! La verità era che si stava annoiando da matti in quel maledetto aeroporto e doveva pur trovare una scusa più o meno plausibile per intrattenersi con qualcuno. Non sapeva perchè tra tanta gente avesse scelto proprio lei come ideale compagna di sventura; forse era stato quello scambio di sguardi, o forse, era stato semplicemente il destino.
Adesso cominciava a crederci sul serio a tutte quelle sciocchezze sul famoso, infallibile e impertinentissimo fato.
" E a mezzanotte cosa è successo?"
" Mi ha baciata" continuò lei, sorridendo senza nemmeno rendersene conto
" Sì, lo so che eravamo praticamente due estranei, e di sicuro se la situazione fosse stata diversa non sarebbe successo...però eravamo lì, davanti a quell'albero di Natale gigante e luminoso, fuori continuava a nevicare e in fondo quella neve era così bella, e poi stava iniziando un anno nuovo, e noi ci eravamo fatti compagnia a vicenda nelle ultime ore di quello vecchio e... boh, mi è quasi sembrato naturale, giusto, baciarlo"
" Non so perchè, davvero non riesco a spiegarmelo, è stata una sensazione veramente strana, insolita, assurda, non lo so...ma era come se quel momento di passaggio dall'anno vecchio e quello nuovo non fosse stato completo se non avessi baciato quel ragazzo conosciuto in aeroporto" raccontò apparentemente calma, mentre dentro di lei si stavano scatenando una serie di rezioni a catena dovute al ricordo di quel bacio.
Il suo primo bacio.
" Probabilmente centrava il fatto che fosse il mio primo bacio" aggiunse infatti subito dopo, rischiando quasi di far inciampare Chris per quella rivelazione
" Hai dato il tuo primo bacio a uno sconosciuto?" si accertò, dopo essersi concesso un attimo per recuperare il respiro
" Sì" ammise a quel punto Jane
" Ma in quel momento Chris non mi pareva più nemmeno tale...non lo so, forse ero ubriaca o qualcosa del genere, ma è stato meraviglioso" non potè trattenersi dall'aggiungere
" Quindi lui è stato il tuo primo primo bacio?"
" Ma sei sordo per caso? Ti ho detto di sì" quasi urlò, ma lui non se ne accorse nemmeno tanto era felice di quel semplice dettaglio
Accidenti...era stato proprio lui il suo primo bacio!
Sorrideva come un cretino, pensando che gli sarebbe piaciuto da matti essere anche la sua prima volta.
Non sapeva se fosse già troppo tardi, e di certo non poteva domandarglielo in quel momento, ma cavolo, desiderava davvero saperlo, e sperava con tutto se stesso in un particolare tipo di risposta.
E fu proprio in quel momento, quando si immaginò il corpo di lei nudo e aggrovigliato al proprio, che si rese conto di essere a un punto di non ritorno.
Perchè voleva che accadesse, lo desiderava con una tale intensità che ne era quasi spaventato...non gli era mai capitato prima. Aveva sempre avuto senza il minimo sforzo, e non conosceva nemmeno lontanamente quella sensazione, che tra l'altro si era presentata lì di punto in bianco mentre lei gli stava semplicemente raccontando di un innocente bacio, il loro bacio..aveva sempre avuto, e adesso gli era venuta voglia di dare.
Di dare tutto a lei, a quella ragazza che giorno dopo giorno, ora dopo ora, e persino minuto dopo minuto, si era fatta spazio nel suo cuore, adagiandosi sempre meglio.
Non esisteva un momento preciso, esatto, definibile in cui lui se ne fosse innamorato, ma era successo.
Non una sbandata, nè una cotta, perchè i sintomi di quelle li aveva avuti sin dal primo istante, e aveva iniziato a sentirsi confuso come aveva confessato anche a Sophie..in quel momento le aveva detto la verità, non pensava di amarla, amarla davvero, senza mezzi termini e mezze misure; ma poi, standole accanto come Harry, ci aveva perso la testa.
Perchè l'aveva vista fragile, indifesa, arrabbiata, confusa, triste, e al tempo stesso più agguerrita, forte e determinata che mai a lasciar prelavere le risate su tutto il resto. 
Crollava con un niente, ma l'attimo dopo si pentiva di esserci ricaduta e gli permetteva di raccontarle le stronzate più assurde pur di avere una scusa per tornare a ridere di nuovo.
Jane non voleva stare male, ma ciò che Chris non sapeva era che avesse cambiato atteggiamento soltanto dopo che Harry l'avesse salvata dall'insalvabile.
" Non ti aspettavi di rivederlo dopo quel Capodanno, vero?"
" Nel modo più assoluto" ammise lei
" Pensavo che la nostra storia insieme fosse iniziata e si fosse conclusa in quell'aeroporto. Pensavo che avrei avuto un solo e unico ricordo di lui, tutto riassumibile in quella serata"
" E invece un bel giorno di inizio marzo, gli ho rovesciato addosso un'intera scatola di cupcakes" 
Chris rise ricordando quell'episodio, e lei, ancora una volta, si imbarazzò per quel disastro che aveva combinato.
" Quando ci siamo riconosciuti, è stato come se non fosse trascorso un solo istante dal giorno di Capodanno! Abbiamo trascorso buona parte del pomeriggio insieme, e abbiamo riso e scherzato, e siamo stati davvero bene. Poi il giorno dopo ci siamo incontrati all'università, abbiamo scoperto che davano 'Shatter Island' al cinema e che quello fosse pure l'ultimo giorno..non sapevo nemmeno che gli piacesse!"
A quel punto Jane si concesse un respiro profondo.
" Pareva che quel giorno tutti avessero un impegno, e così al cinema ci siamo andati io e lui da soli. 
E' stata una serata perfetta..in macchina abbiamo riso tantissimo e non siamo stati zitti nemmeno per un secondo, il film è stato bellissimo....te l'ho detto, è stata una serata perfetta, quasi fino alla fine"
Lei fece uno sforzo non indiferrente per continuare, e lui per non chiederle scusa in ginocchio svelando la sua vera identità.
" A un certo punto io mi sono avvicinata per dargli un bacio sulla guancia, per ringraziarlo della bella serata, ma Chris si è girato, facendo in modo che ci baciassimo sulle labbra, di nuovo.
Siamo stati fermi a baciarci a quel semaforo rosso per non so quanto tempo...alla luce dei fatti, probabilmente troppo"
" I suoi occhi verdi a distanza ravvicinata, sono stati l'ultima cosa che ho visto...poi il buio più nero"
Jane era a un passo dallo scoppiare in un pianto disperato, e lui non si azzaradava a proferire parola per non correre lo stesso rischio.
" Ma sai qual è la cosa peggiore? Che lui è sparito nel nulla..come se non gliele fosse mai fregato nulla di me.
Come se non avessimo mai condiviso niente, come se quei baci avessero mozzato il respiro solo a me.
E forse è andata proprio così...forse ho immaginato e creduto che potesse nascere qualcosa, quando in realtà non c'erano i presupposti per nulla.
Me ne sono fregata di Jonas, e di tutto il resto del mondo quando Chris mi ha baciata, ma evidentemente per lui non è stato lo stesso...lo ha dimostrato, che non è stato lo stesso"
E paradossalmente, il ragazzo in questione stava facendo esattamente l'opposto: addirittura si era inventato una falsa identità pur di poterle stare accanto. Ma questo lei non poteva nemmeno immaginarlo..
Finalmente Chris trovò il coraggio di parlare, dopo essere rimasto a deglutire a vuoto per tutto il tempo.
" E se fosse sparito solo perchè si sente colpevole di tutto?"
" Sarebbe uno sciocco" fu la risposta secca di lei
" Il bacio ce lo siamo dati in due, e sempre in due abbiamo perso la cognizione dello spazio e del tempo nel momento più sbagliato che potesse esistere..ma appunto, abbiamo perso la testa.
O perlomeno per me è stato così. Quindi se davvero c'è da condannare qualcuno per quello che è successo, allora gli imputati sono due. Siamo colpevoli nella stessa e identica maniera"
Chris la guardava, e non riusciva ancora a credere alle proprie orecchie.
Quelle parole, pronunciate da lei, con quella naturalezza e quella semplicità, erano state migliori di qualsiasi altra medicina che gli psicologi gli avevano pescritto per imparare a convivere con quel senso di colpa.
' Se davvero c'è da condannare qualcuno per quello che è successo, allora gli imputati sono due. Siamo colpevoli nella stessa e identica maniera'
Improvvisamente si sentì molto più leggero, come se un macigno pesantissimo gli fosse stato appena tolto dal petto, dal cuore.
Ma a quel punto fu lei a scoppiare in lacrime, esausta.
" Non è giusto! Non è giusto che sia così alto il prezzo da pagare per averlo baciato!
Anche se è stato talmente bello da sembrare irreale e talmente intimo da farmi venire i brividi sulla pelle"
Fu allora, di fronte a quelle lacrime, a quella dolcezza, di fronte a quell'ostinazione nel voler comunque considerare quel momento fatale ancora meraviglioso, nonostante tutte le conseguenze...fu allora che Chris non rispose più delle proprie azioni.
Le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte, gli occhi, il naso, le labbra.
Jane  fu presa totalmente alla sprovvista, perchè non pensava che sarebbe arrivato fino alla bocca, e non immaginava nemmeno che lui premesse con una tale urgenza e una tale intensità. 
Come se ne avesse bisogno per continuare a respirare, per continuare a vivere. 
Quel contatto era stato talmente esigente, irruento, quasi violento, spaventosamente disperato, che l'aveva indotta a schiudere le labbra senza nemmeno accorgersene, lasciandosi baciare come se da quello dipendesse la propria vita. Si baciarono con la bocca, la lingua, la saliva, e l'anima.
Come se non avessero atteso altro dal momento stesso in cui erano stati messi al mondo. Come se potessero morire in quell'istante.
Tuttavia, quando Jane prese effettivamente atto della situazione e di quanto quel bacio le ricordasse quelli che aveva appena descritto, si staccò,spaventata.
" Scusami...io" balbettò
" Dio..io non ci sto capendo più niente" ammise, vulnerabile più che mai
" No scusami tu. Mi sono fatto prendere da non so cosa...davvero, perdonami" e Chris si costrinse a dire proprio così, quando in realtà avrebbe solo voluto continuare a baciarla, all'infinito.




BUONSALVEEEE!!!
Fortunatamente anche questa volta sono riuscita a rispettare l'appuntamento del lunedì. Ammetto che fino a sabato non ero sicura di farcela, perchè mercoledì ho un'esame e il tempo è veramente poco, ma mi sono resa conto che scrivere mi rilassa tantissimo, oltre ao cinvolgermi totalmente, e in tempi come questi, dove l'ansia praticamente diventa una mia fedele compagna, non può che farmi bene distrarmi un po' .
Spero con tutto il cuore che abbiate apprezzato il capitolo ;)
Mi racommando, fatemi sapere tutto quello che pensate, che vi passa per la testa, senza alcun freno, perchè come ho detto più volte amo scambiare quattro chiacchiere con voi <3
Grazie per tutto il sostegno, un bacione, e a prestooooooo <3<3<3







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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Qualche giorno dopo...

" Promettimi che appena arrivi a casa, me lo fai sapere" 
" E visto che ci sei, promettimi pure che proverai a goderti questi giorni di festa come hai sempre fatto: partecipa al pranzo di famiglia, aiuta tua madre nella preparazione delle pastiere, e mangia quanta più cioccolata possibile" le raccomandò Sophie in tono piuttosto divertito, mentre le braccia dell'amica erano avvolte attorno al suo collo
" Quando torni, ti voglio ingrassata di almeno due chili...altrimenti significa che non hai festaggiato la Pasqua" continuò sempre nello stesso tono, senza che nessuna delle due riuscisse a interrompere quell'abbraccio che le vedeva coinvolte.
Jane rise di cuore di fronte a quelle affermazioni da parte della propria migliore amica, ma intuì perfettamente che dietro quell'intonazione della voce casuale e divertita, si celava la seria e opprimente preoppupazione di sentirla depressa persino in un giorno in cui bisogna essere allegri per definizione, un giorno festivo.
" Farò del mio meglio Soph...tranne per quanto riguarda il mettere su i due chili" scherzò lei, baciandola su una guancia
" Perchè? E' legge non scritta che nelle feste si ingrassi! Perchè vuoi sottrarti a una regola fondamentale?" scherzò l'altra
" Guarda che se temi che Ch-" si bloccò di colpo "se credi che Harry-" si corresse repentinamente da sola "se pensi che lui non ti vorrà più solo perchè mangi come se non esistesse un domani ai pranzi di famiglia, allora non ne vale proprio la pena di starci dietro" sentenziò, convinta delle proprie parole
" Ma io non sto dietro a nessuno" protestò Jane, al che Sophie la guardò come se la sapesse lunga, e nonostante lei non ebbe in alcun modo la possibilità di notare quel particolare tipo di sguardo, reagì come se l'avesse visto. Ecco cosa arrivava a fare la complicità tra due persone..sorprendente!
" Voglio dire..lo sai Soph, è un casino assurdo" ammise subito dopo, senza riuscire a impedirsi di pensare al bacio che pochi giorni prima lui le aveva dato
" Chissà per quale motivo però, da quando c'è lui sorridi di più" le fece notare l'amica
" A volte mi pare quasi di parlare con la stessa Jane di qualche mese fa" si fece scappare subito dopo, sottovoce
" Ma io sono sempre la stessa! E' stato un periodo molto difficile e tu lo sai meglio di chiunque altro, ho più volte provato l'impulso di mollare tutto, e non posso negare che anche oggi mi capita di attraversare dei momenti particolarmente negativi..ma sto imparando, sto imparando lentamente ad accettare la cosa, e a conviverci in qualche modo"
Jane si sforzò di trattenere le lacrime che rischiavano di colarle sul viso, slanciandosi di nuovo verso l'amica per stringerla ancora una volta.
" Lo so,  lo noto ogni giorno, ogni secondo, stai facendo passi da gigante e io sono fiera di te. L'unico aspetto di questa faccenda che mi rende un po' triste è essere perfettamente consapevole del fatto che nonostante ci abbia provato con tutte le mie forze a riportarti il sorriso, chi ci è riuscito davvero è stato qualcun'altro.
Volevo semplicemente poter dire di essere stata capace di risollevare la mia migliore amica da un buco nero, e invece è tutto merito suo" ammise Sophie, senza che fosse necessario specificare altro.
" Vuoi sapere come la penso davvero, Soph?"
" Non ci sono dubbi sul fatto che da quando abbia conosciuto Harry le cose siano migliorate, sarei un'ipocrita se mi rifiutassi di ammettere che quel ragazzo sia diventato in pochissimo tempo una presenza fondamentale nella mia vita..ma mi odio io stessa per questo: per aver permesso praticamente a uno sconosciuto di salvarmi così facilmente, così naturalmente da un precipizio come quello in ero caduta, rischiando di finire sempre più in basso, sempre più a fondo. Harry è arrivato nel momento peggiore, e non te l'ho mai detto questo, ma non mi salvato solo in senso figurato...quella sera stavo per buttarmi giù, sì nel fiume,e lui, semplicemente prendendomi per mano e proponendomi una cioccolata calda, mi ha distolto da quella malsana idea. 
E sono convintissima che se fossi arrivata tu, i miei gentitori, o chiunque altro di mia conoscenza al suo posto, avrebbe sudato sette camicie prima di convincermi a scendere da quella panchina. 
Invece lui ci è riuscito senza il minimo sforzo, come se fosse stato esattamente il suo compito quello di portarmi in salvo.
Ne sono perfettamente consapevole e come ho detto mi odio per questo motivo, ma non posso farci nulla..è stato così maledettamente naturale lasciarmi condurre da lui, che ancora fatico a credere a quanta strada abbia percorso da quella sera.
Però, ciò che tu dimentichi, o che forse non consideri affatto, è che molto probabilmente io non ci sarei nemmeno arrivata a quel punto se tu non ci fossi stata.
Tu mi sei stata accanto dal primo istante, hai trascorso notti insonni all'ospedale quando io ero in coma, e senza pensarci un secondo sei venuta a casa con me e i miei genitori. Ti sei trattenuta per venti giorni, sopportando il mio buono e molto più spesso cattivo umore, hai retto a tutto, e non te la sei presa con me nemmeno quando davvero me lo meritavo.
Io non lo dimentico tutto questo.

E poi, hai fatto per me forse ciò che di più bello e altruista una mente unama sia in grado di concepire: tu pensi semplicemente di aver rotto abbastanza le scatole ai miei tanto da convincerli a lasciarmi provare a tornare a Belfast, ed effettivamente è proprio quello che hai fatto Soph...senza renderti nemmeno conto, che darmi la possibilità di riavere quella routine tutta mia alla quale mi stavo perfettamente abituando prima di questo incidente, è stato proprio come riconsegnarmi in mano la vita.
Perchè sappiamo entrambe che in quel posto che chiamo casa, io sarei potuta solo marcire. 
E se proprio vuoi saperla tutta la verità, allora renditi conto del fatto che se non fossi mai tornata a Belfast grazie alle tue insistenze, Harry non l'avrei nemmeno mai conosciuto."
Quell'ultimo dettaglio non corrispondeva affatto alla verità...era stata la neve galeotta del loro incontro, di certo non lei, ma purtroppo Sophie non poteva dirlo all'amica.
" Quindi direi che è stato piuttosto un lavoro di squadra. Ma sei stata tu, il tuo prenderti cura di me, a permettermi di giungere al punto in cui lui mi ha stretto la mano.
E a prescindere da quello che possa esserci tra noi, tra me e Harry, che ancora non l'ho capito nemmeno io, sono sicura di non poterti mai ripagare di tutto quello che hai fatto per me. E' una delle poche certezze che sostengono l'instabile equilibrio della mia vita, se non l'unica vera certezza che ho"
" Ma sei scema? Mi vuoi far piangere sul serio?" si limitò a risponderle l'amica, la voce tremula e gli occhi pericolosamente lucidi.
" Ti ho solo detto la verità" si giustificò Jane
' E io vorrei tanto poter fare lo stesso con te, ma non me la sento, scaterenei un'onda forza nove, e non posso assolutamente permettermelo. 
Potresti reagire bene, perdonarlo e capire che non hai mai amato nessuno all'infuori di lui-' oddio le sembrava di star recitando quasi la Bibbia
' Ma potresti anche prendertela con Chris e con me, e allontanarci entrambi, perchè anche se con le migliori intenzioni del mondo, ti stiamo prendendo in giro Jane'
" No, hai esagerato...mi hai quasi descritto come una santa, e non sono perfetta. Sbaglio anche io, lo sai?"
Furono quelle le uniche parole che fuoriuscirono dalle sue labbra, come patetico surrogato di una scusa che l'amica non poteva in alcun modo comprendere
" E allora? Non ho mai detto che sei perfetta Soph...sei semplicemente una persona speciale"
" Beh, se è per quello anche tu" sorrise la ragazza, un attimo prima che l'arrivo dei genitori di lei le distraesse.

I signori Collins parcheggiarono l'auto di fronte al cancello principale dell'università, dove entrambe le ragazze con tanto di bagagli li stavano aspettando.
Abbracciarono Jane rassicurandosi e compiacendosi del fatto che fosse tutta intera, e poi fecero lo stesso anche con la migliore amica della loro figlia. Si trattennero per qualche minuto a chiacchierare e dopo aver promesso a Sophie di riportarla indietro subito dopo le vancanze di Pasqua, aiutarono Jane a salire in macchina e partirono alla volta di casa.
Durante il tragitto le riempirono la testa di domande, alle quali lei cercò di rispondere il più esaurientemente possibile: le domandarono tremila volte come stesse, come si sentisse, come fosse stato ritornare a seguire le lezioni e persino se riuscisse a prendere appunti.
Ovviamente Jane spiegò loro che non fosse in grado di farlo, e soprattutto che fosse piuttosto inutile dato che non avrebbe mai avuto modo di consultarli e rileggerli, al che i signori Collins riconobbero di essersi fatti prendere dalla foga di sapere come stesse procedendo la sua vita in ogni dettaglio, tanto da arrivare a porle quella domanda piuttosto stupida.
E lei non potè proprio fare a meno di pensare a quella serata in cui aveva avuto una conversazione simile con Harry.
A quel punto si morse il labbro da sola, perchè si rendeva conto che più cercava di non pensare a lui, o perlomeno considerarlo un amico o nel suo caso, angelo custode, e più si rendeva conto di volerlo accanto in modo diverso: quelle labbra che si piegavano in un sorriso a metà tra l'imbarazzato e il palesemente sognante, erano un indizio più che sufficiente per intuire quanto quel ragazzo le fosse entrato dentro.
Fu così evidente che persino i genitori si accorsero di quella meravigliosa piega che si era formata sulle sue labbra, e le chiesero delucidazioni in merito.
O meglio, collegarono il tutto a Chris, fallendo clamorosamente secondo il punto di vista di Jane, ma mettendo esattamente a segno il bersaglio alla sua perfetta insaputa.
Quello in cui le sue labbra si erano curvate era un sorriso inconfondibile, quel tipo di sorriso che può essere scatenato soltanto dal pensare a un ragazzo, e fu proprio sua madre ad accorgersene per prima.
D'altronde una mamma certe cose le capisce, e purtroppo in quel caso Katherine Collins intuì perfettamente che Jonas non centrasse nulla, e si chiese se lei e il marito avessero fatto la scelta giusta da quel punto di vista...ma in ogni caso era ormai troppo tardi per tornare indietro, quindi inutile rimuginare su qualcosa che non poteva più essere cambiato e sarebbe accaduto comunque.
" Tesoro, si è fatto più sentire il ragazzo dell'incidente?"
Bisognava avere proprio il prosciutto ben spalmato sugli occhi per non accorgersi di quanto Jane fosse rimasta male nell'apprendere che lui non fosse mai andato a trovarla, almeno secondo quanto le era stato raccontanto. Ma la preoccupazione della signora Collins era che Chris si sarebbe fatto vivo lo stesso, perchè a dispetto di tutto, doveva ammettere che pareva che ci tenesse davvero a lei.
Ragionando a mente fredda e lucida, e ricordando il modo in cui lui singhiozzava tenendole stretta la mano allora completamente inerme, tutto sembrava fuorchè indifferente alla faccenda. Ma era solo ed esclusivamente colpa sua se Jane adesso si ritrovava in quella scomoda e frustrante condizione, e allontanarlo era decisamente stata la scelta più saggia, per non farle correre altri rischi.
Qualcuno avrebbe dovuto però ricordarle che 'saggio' non è sempre sinonimo di 'migliore'.
Perchè se solo i genitori di lei avessero avuto modo di sapere che Jane fosse ancora viva e vegeta solo grazie a Chris, allora forse avrebbero cambiato idea.
" Intendi Chris?" domandò, sorpresa di quella domanda
" Sì, lui" confermò la donna
" Non l'ho più visto, nè sentito. Non so che fine abbia fatto..sparito nel nulla" ammise Jane, senza riuscire a nascondere una punta di amarezza nella voce.
Davvero non lo capiva.
" Eh certo, dopo aver combinato un simile disastro...l'unica cosa sensata da fare è starti lontano" ...volontariamente, avrebbe dovuto aggiungere.
Jane non se ne accorse, ma i genitori sospirarono di sollievo nell'apprendere che non fosse proprio lui il responsabile di quel sorriso.
Ma non avevano idea di quanto si sbagliassero.
" Ma perchè, pensate sia colpa sua?"  e Jane parve cadere dalle nuvole
" E di chi altro dovrebbe essere, tesoro?" 
" Perchè deve per forza essere colpa di qualcuno?" rispose con un'altra domanda, incredula di fronte a quelle accuse mosse a Chris dai suoi genitori
" Beh, il camionista coinvolto nell'incidente insieme a voi ci ha raccontanto che Chris era fermo a un semaforo verde...è ovvio che sia stata tutta colpa sua" le spiegò suo padre
" Non c'è nessuna valida ragione per restare fermi al centro carreggiata, Jane" proseguì il signor Collins
" Noi forse una ragione però ce l'avevamo" disse sottovoce, quasi a se stessa
" Vorrei tanto sapere perchè ti ostini a difenderlo" argomentò a quel punto la madre
" Perchè in macchina con lui c'ero io, e so benissimo ciò che è successo" ecco, stava per dire tutto quello che aveva sempre voluto tenere per sè
" E allora raccontacelo"
" Eravamo fermi a quel semaforo perchè-" si concesse un secondo per prendere un respiro profondo, non era facile ripensare a quegli istanti
" ..perchè ci stavamo baciando, e in quel momento non ce ne fregava un accidenti di tutto il resto" sputò tutto d'un fiato.
Suo padre fece fatica a mantenere il veicolo sotto controllo, e sua madre restò letteralmente a bocca aperta. Solo allora entrambi si resero conto davvero di ciò che avevano fatto.
Sì, avevano immaginato che ci fosse qualcosa a legarli, ma non pensavano che potesse essere tanto forte, tanto coinvolgente da avergli praticamente fatto perdere la cognizione del tempo. E se possibile, gli fece ancora più male sapere che tutto fosse successo a causa di un bacio.
Un maledetto bacio che doveva essere stato così intenso e rovente da aver mandato entrambi fuori di testa.
Però, a quel punto, bisognava considerare il fatto che se lui si fosse lasciato intimorire e scoraggiare così in fretta da loro, senza più provare a riavvicinarsi a Jane in nessun modo, per tutto quel tempo, allora non poteva esserne innamorato. Se davvero lo fosse stato, lo avrebbe trovato il modo per aggirarli e starle accanto, e invece, a prescindere dalla bugia che loro potevano averle rifilato appena si era svegliata dal coma, tale Chris non meritava una seconda chance, non dopo essere davvero svanito nel nulla.
Ciò che i signori Collins ovviamente non potevano nemmeno lontanamente immaginare era che lui fosse addirittura arrivato al punto di fingersi un altro per amore di Jane.
" Perchè non ci hai mai raccontato come è andata davvero?" si informarono, quando si furono ripresi
" Perchè voi non me lo avete mai chiesto..ma se avessi saputo che per tutto questo tempo avete addossato tutta la colpa a Chris, quando è chiaramente anche mia, ve lo avrei detto prima. Che si sia comportato da stronzo dopo non ci sono dubbi, ma attribuirgli la responsabilità dell'incidente, no, questo non lo trovo giusto"
Che poi proprio non capiva per quale motivo anche Harry avesse tirato in ballo quella faccenda della colpa...ma che avevano tutti?
E a proposito di Harry, era proprio a lui che bisognava attribuire il merito di quel sorriso.
Lo stesso ragazzo che, maledizione, quasi al pari di Cris era entrato come un uragano nella sua vita..l'unica differenza era che quel suo vento era servito a rimetterla in piedi, piuttosto che buttarla giù.
Il tornado Harry però, a dispetto dalla velocità con la quale le aveva sconvolto e stravolto l'esistenza, era giunto alla sua pelle leggero e dolce come una brezza marina. Era stato un alito di vento fresco, dopo un periodo di insopportabile afa e secca calura estiva che le aveva inaridito corpo e cuore.
Ed era solo quando si era azzardato a sfiorarle, o meglio divorarle le labbra con quel bacio, che si era mostrato in tutta la sua potenza: erano ormai trascorsi diversi giorni da quell'istante, e tra loro le cose non si erano mai più compromesse in quel senso, dopo quell'episodio, ma paradossalmente, più lui faceva finta di nulla comportandosi da amico, più lei si ritrovava a pensare a quel bacio.
Sì, se lo state pensando, avete perfettamente ragione: la vita è davvero strana. Per non dire che è soltanto un inestricabile labirinto di casini.
Perchè ogni scusa doveva essere buona per perdersi in quell'istante?
Perchè se si mordeva il labbro le pareva di sentire quel sapore?
E perchè quel suo sapore le pareva essere così familiare?
E soprattutto, perchè, a distanza di qualche giorno, pensava che avrebbe reagito diversamente se lui avesse riprovato a baciarla?
Perchè Harry invece non lo aveva più fatto?
Erano tutte domande che le vorticavano in testa praticamente senza sosta, alle quali si sforzava invano di dare una risposta che non implicasse il provare qualcosa per quel ragazzo.
Fortuna che Jonas le aveva detto che sarebbe andato a trovarla dopo le feste, almeno in quel modo avrebbe avuto a disposizione ancora quel giorno per tentare di raccogliere le idee. Anche se in fondo sapeva bene che ci fosse ben poco da riordinare, e che a prescindere da Harry e da ciò che avrebbero potuto essere insieme, aveva smesso di vedersi insieme a Jonas già da un po' di tempo.
Ma aveva bisogno di un altro po' di tempo per decidere come glielo avrebbe detto e quali parole avrebbe dovuto usare, perchè non voleva ferirlo...solo, non ce la faceva più a stare con lui in quel modo, solo formalmente, senza mai sentirlo vicino, nemmeno emotivamente. Non poteva continuare così.
" Siamo arrivati tesoro" fu la voce di suo padre a riportarla alla realtà.
A quel punto sua madre l'aiutò a scendere dalla macchina, mentre il marito si occupava di portare dentro i bagagli. Jane stava per entrare in casa avvolta sotto l'ala protettrice della propria mamma, quando quest'ultima le annunciò che ci fosse una sorpresa per lei.
" Che sorpresa?" domandò curiosa come non mai, pensando immediatamente a un uovo di Pasqua gigante che avrebbero potuto mangiare tutti insieme la domenica  a pranzo, rispettando in pieno la regola che le aveva imposto Sophie riguardo il mettere su qualche chiletto. Aveva sempre amato le uova di Pasqua!
" Bentornata a casa, Jane" ma non aveva calcolato che da uno a grandezza naturale, come lo desiderava lei, sarebbe potuto sbucare qualcuno, una persona in carne e ossa.
" Jonas..sei tu?" ebbe solo il tempo di domandare, spiazzata, presa completamente alla sprovvista dalle braccia di lui che in quel momento la strinsero forte. 





BUONSALVEEEEEE!!!!
Mi spiace di essermi ridotta a pubblicare così tardi, ma non riesco proprio a fare di meglio. Mi scuso anche per non aver ancora risposto alle recensioni...lo farò prestissimo, ve lo prometto ;)
E' che è iniziata la sessione estiva e come potrete immaginare sono con l'acqua alla gola! Anche se devo dire che nemmeno a scuola questo periodo è molto tranquillo..anzi!
Teniamo tutti duro, ce la faremo, e poi potremo goderci un po' di agognata estate! :DDDD
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre vi ringrazio per tutto il sostegno, che per me è davvero importante <3<3<3<3
Continuate a farmi sapere cosa ne pensate..mi fa un sacco piacere leggere le vostre opinioni a riguardo, anche se a volte (come in questo caso purtroppo) non riesco a rispondere in fretta :(
Ma voi scrivetemi <3<3<3<3
Scappo, un bacione, e a prestoooooooooooooooo ;)




















 









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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


" Ancora non riesco a credere che tu sia qui"
" Non potevo aspettare ancora"
" Ma come sei ruscito a metterti in contatto con i miei? E poi, non mi avevi detto che il giorno di Pasqua saresti dovuto essere a casa per festeggiare l'ottantesimo di tua nonna?"
Jane ancora perfettamente incredula rispetto alla visita del proprio fidanzato, e seduta con le spalle appogiate alla spalliera del proprio letto, lo stava  tartassando di domande.
" Mi sono inventato una balla...non c'è nessun ottantesimo in vista" spiegò lui a quel punto
" In qualche modo dovevo pur depistarti e trovare una scusa da rifilarti quando mi avresti chiesto perchè non sarei venuto" continuò subito dopo
" Quindi quando mi hai detto del finto compleanno, avevi già in programma di farmi una sorpresa?" domandò lei, iniziando a collegare i pezzi
" Sì..ma è successo tutto per puro caso" raccontò il ragazzo
" E'stato qualche giorno fa: non riuscivo a contattarti sul cellulare, perciò mi sono preoccupato e ho chiamato a casa tua. Mi ha risposto tuo padre, abbiamo chiacchierato un po'..oddio, in realtà lui faceva domande e io rispondevo e basta, ma alla fine della telefonata ho rimediato un invito per Pasqua. I tuoi mi hanno proposto di venire dicendo che sicuramente ti avrebbe fatto molto piacere se lo avessi fatto, ma io sospetto che mi abbiano invitato per assicurarsi che sia un tipo a posto"
" Se avessi tatuaggi e piercing in posti strani di sicuro non approverebbero" sentenziò lei ridendo
" Tu sei felice di vedermi, vero?"  si assicurò Jonas l'attimo successivo.
Perchè Jane si era lasciata abbracciare e baciare più volte sulle labbra, ma lui si aspettava che si sarebbero chiusi in camera e avrebbero in qualche modo recuperato il tempo perduto ad attendersi, nel modo più comune del mondo, invece..lei non pareva per niente intessata alla faccenda.
" Certo! La sorpresa è riuscita benissimo" esclamò lei, trattenendosi dall'aggiungere che sarebbe stata davvero felice solo se avesse avuto la possibilità di vederlo sul serio.
" Ti sono mancato?" continuò lui con le domande
" La verità è che mi è mancato, e mi manca da morire quello che avevamo prima dell'incidente" e finalmente trovò il coraggio di ammetterlo ad alta voce
" Ma siamo sempre noi..non è cambiato niente, almeno da parte mia" provò a convincerla il ragazzo
" Non ci credi nemmeno tu" ribattè lei
" Che succede Jane?" e nel domandarglielo le carezzò dolcemente una guacia
" La verità?" chiese, giusto per prendere tempo, perchè non sapeva proprio da dove cominciare
" Certo, la verità. Ti prego, parlami, confidati con me, altrimenti non riesco a capirci nulla" la supplicò Jonas
" Bene, allora siamo in due" ammise la ragazza
" Che significa?"
" Che sono confusa" confessò a quel punto
" E cos'è che ti confonde?" domandò con tutta la delicatezza possibile
" Farei prima a dirti ciò che non mi confonde in questo periodo..." disse lei, sottointendendo che quella lista sarebbe stata di sicuro più breve
" Lo so che hai trascorso in momentaccio, e hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata e confusa, ma se c'è una cosa su cui non dovresti mai avere dubbi è quanto tengo a te"
" E invece li ho avuti" ammise a bassa voce
" Perchè non sono venuto a trovarti prima? Ti ho spiegato mille volte che è stata tutta colpa di quel maldetto esame! Io avrei voluto correre da te..ma se non lo davo, sarei finito fuori corso, e in questi mesi hai avuto modo di capire anche tu che è un casino, per tutto" si giustificò lui
" Sì, so lo, e credimi, all'inizio ci sono rimasta un po' male, ma poi ho capito: non era giusto che ti trovassi nei casini per colpa mia"
" Ma?" continuò lui, intuendo che c'era dell'altro
" Senti..non lo so perchè, ma il nostro rapporto è cambiato" prese un respiro profondo
" Per colpa mia? Se ti ho fatto qualche torto, ti chiedo scusa..."
" Ma che avete tutti con la questione delle colpe? Perchè ogni volta che accade qualcosa per voi la cosa fondamentale è smasherare il colpevole?"
E a quel punto Jane si concesse di alzare un po' la voce, stanca di continuare a sentire quella parola. Colpa. Ormai la odiava.
" Voi chi?" si informò Jonas, il tono di voce più distaccato
" Tu, i miei.. e persino Harry!" non riuscì a trattenersi
" E chi sarebbe questo Harry?"
" Un amico" rispose lei sin troppo velocemente
" E perchè scopro solo ora che esiste?" stava iniziando ad alterarsi anche lui
" Perchè io e te non parliamo più!" sbottò la ragazza, al che seguì il silenzio. Per un attimo temette che Jonas fosse uscito dalla stanza, ma le parole di lui la smentirono subito dopo.
" Ma se ti ho telefonato tutti i giorni..e ora, ho colto l'occasione al volo per venire da te. Che posso fare di più?"
" Puoi semplicemente trattarmi come facevi prima, come se non fossi diventata cieca" ammise, senza alcun pelo sulla lingua.
Non era affatto preparata ad affrontare una conversazione del genere, ma non poteva trascorrere del tempo con lui come se fosse tutto a posto, come se non si fosse accorta di quanto fragile fosse diventato il loro rapporto.
" Ma non ti tratto in modo diverso" obiettò Jonas
" Probabilmente non lo fai di proposito, anzi, sono sicura che sia così...però, ti posso assicurare che mi tratti in modo diverso"
" Ok, forse sto più attento a quello che dico, ma lo faccio solo per non farti sentire maggiormente il peso della sua disabilità"
" Facendo così ottieni l'effetto opposto! E mi sembrava di avertelo anche già detto" ribattè la ragazza
" E allora che devo fare? Dimmelo tu" sbottò lui, iniziando seriamente ad agitarsi
" Ma è questo il problema: non esiste un etichetta da seguire, e nè posso essere io a dirti come ti devi comportare...dovresti semplicemente essere spontaneo con me come lo eri prima"
" Ok, lo ammetto: non ce la faccio, va bene?" 
" Non va affatto bene" sussurrò lei, più sincera che mai.
" Però anche tu Jane...se ti accorgi che non ti chiedo della tua giornata, perchè non me lo racconti di tua iniziativa..non mi sognerei mai di non ascoltarti, e lo sai"
" Perchè ti sento sempre più distante.. come se quella maledetta telefonata giornaliera non fosse che un'abitudine ormai consumata, una scomoda prassi da seguire. La verità è che ogni volta che parliamo mi sento come se tu lo facessi per dovere, perchè ti senti in dovere di starmi accanto in un momento del genere, ma non perchè lo vuoi realmente"
" E' questa l'impressione che dò?" e a quel punto lei si limitò ad annuire
" Mi dispiace, ma non è semplice starti accanto. E lo è ancora di meno farlo con centinaia di chilometri nel mezzo"
" Io questo non lo metto in dubbio, Jonas" già, se ne rendeva perfettamente conto da sola di quanto pesante fosse diventato sopportarla
" E allora che c'è? Ti prego, dimmelo chiaramente, perchè così mi sto solo innervosendo!" ...e addio delicatezza!
" Tu mi ami davvero?"
Fu lei a porre quella domanda, in quel momento più spinosa di un cactus nel deserto
" Ma che domande sono? Jane..ragiona perfavore"
" Mi puoi rispondere prima?" e di colpo diventò impaziente, forse perchè temeva di conoscere già la risposta
" Sono stato in fissa per te per più di un anno, e quando finalmente ci siamo rivisti a Londra e ci siamo baciati, Dio, mi sembrava un sogno"
" E poi che è successo?"
" Tutto e niente. Diciamo che è stato un periodo un po' particolare anche per me, ma non ho intenzione di mollare alla prima difficoltà. Posso imparare a far funzionare le cose, devi solo darmi il tempo di abituarmi a tutto questo. Non hai idea di quanto vorrei stringerti e dirti che si tratta solo un fottutisimo incubo, senza alcuna ripercussione sulla realtà.
Ci tengo a te Jane, ed è tutto molto incasinato...però ti prego, possiamo inuire le forze e lottare insieme?"
" Ora ho capito che non è stato il massimo da parte mia comportarmi come ho fatto, e ti chiedo scusa. Possiamo semplicemente ricominciare da qui?"
E come si poteva avere il coragggio di rispondere di no?
Jane, che aveva sempre avuto un cuore debole di fronte alla dolcezza, non ce la fece proprio.
Si lasciò convincere da lui che si trattasse soltanto di un brutto periodo, che sarebbe passato, a patto che lo avessero combattuto insieme. E poi, non era stata lei quella che aveva sempre creduto che non bisognasse lasciarsi intimidire dalle difficoltà, nè arrendersi senza nemmeno averci provato?
" Va bene, riproviamoci" disse soltanto, sperando con tutta se stessa di star facendo la cosa giusta.
Forse, dopotutto, era stata lei la prima a sbagliare, giudicando così in fretta la propria storia con Jonas.
Forse, dopotutto, anche avere dubbi era ammesso nella sfera semantica dell'amore, e non era affatto detto che tutto dovesse sempre per forza filare liscio come l'olio tra due persone che si amavano. Anche gli alti e bassi probabilmente avevano un proprio fascino, e in quell'occasione scoprì pure quanto potesse essere piacevole un bacio cosiddetto riparatore.
Sì, perchè Jonas la baciò intensamente sulla labbra, e per quei pochi istanti, lei riuscì a concentrarsi solo su quello.
Durò pochissimo,dato che un attimo dopo le squillò il cellulare e il fidanzato si trovò costretto a riferirle che fosse Harry quello che la stava cercando, interrompendo ovviamente il bacio.
" Lascialo suonare" decise lei, rendendosi conto in quell'esatto istante che se davvero voleva dare una seconda possibiltà alla sua storia con Jonas, doveva chiarire anche un altro piccolo dettaglio.
Non se la sentì comunque di rispondere e chiacchierare con lui con il fidanzato nella stessa stanza, intento ad analizzare ogni parola, e misurare l'ampiezza di ogni sorriso.
" Senti...prima di ricominciare, io devo dirti una cosa" raccolse tutto il proprio coraggio
" Riguarda questo tipo, vero?" intuì immediatamente lui
" Ci siamo baciati" ammise tutto d'un fiato
" E' successo una sola volta ed è stato solo un bacio. Ma oggi siamo stati completamente sinceri l'uno con l'altra, e io dovevo dirtelo"
" Perfavore..non restare zitto! So di aver sbagliato, ma ti prometto che non succederà più"
" Anch'io..una sera..in cui ero parecchio giù..sono uscito, ho bevuto un po' troppo, e la mattina mi sono ritrovato senza mutande nel letto di un'altra. Me ne vergogno, e ne sono pentito, non ero cosciente quando l'ho fatto...io-"
" Ci hai fatto l'amore?" non seppe nemmeno lei dove la trovò la voce per domandarglielo
" Ci ho fatto sesso, che è diverso" tentò di giustificarsi lui
" Tu mi hai tradito" non riusciva nemmeno ad elaborare quel pensiero
" Sì, ma non ero in me. Invece quando tu hai baciato quello, eri perfettamente cosciente da quanto ho capito" aveva un'abilità unica nel rigirare la frittata
" Ma è stato un bacio...tu, ci sei andato a letto. Forse è un po' più grave, non credi?"
" Ho cercato di farti capire che non è stato facile nemmeno per me...ed intendevo proprio questo, maledizione! E' stato un sbaglio, enorme"
" Me lo avresti detto se io non ti avessi detto del bacio tra me e Harry?"
" Non lo so , Jane. E' una cosa di cui mi vergogno....ma ora che te l'ho detto mi sento molto meglio, come se mi fossi liberato di un peso. Avevi il sacrosanto diritto di saperlo"
" E tu avevi il sacrosanto dovere di non farlo" ribattè lei, troppo sconvolta persino per piangere o urlare
" Nemmeno tu dovevi baciare un altro, volutamente e coscentemente" colpì duro lui
" Non sai come è andata, basta rigirare la colpa su di me" e a quel punto però lei alzò la voce
" Non vedi che non funzioniamo insieme..che ci facciamo solo del male a vicenda?" non potè trattenersi dall'aggiungere subito dopo
" Va bene, abbiamo fatto entrambi degli sbagli, ma siamo stati abbastanza maturi da ammetterlo, il che rappresenta già un grandissimo passo avanti..siamo pronti per ricominciare" tentò di convincerla ancora una volta
" Forse non ti rendi conto che, come hai specificato tu, hai fatto sesso con un'altra mentre stavi con me. Non riesco a passarci sopra se se niente fosse....andrei contro me stessa, e non ce la faccio" ammise Jane
" Ma è come se non fosse mai successo, perchè io non mi ricordo un cazzo di quei momenti!
E invece tu il bacio che hai dato al tuo Harry..scommetto che ricordi ogni fottuto dettaglio! Ed evidentemente lo ricorda anche lui, visto che continua a chiamarti"
Beh, non si poteva dire che avesse del tutto torto da quel punto di vista, però...no, non sarebbe riuscito a passare dalla parte della ragione dopo essere stato con un'altra.
" Non credo di doverti delle spiegazioni a questo punto, ma se tanto insisti, allora sappi che è successo quasi una settimana fa, che un secondo dopo ci siamo chiesti scusa a vicenda, e che da allora siamo e continuiamo a essere amici. Noi ci siamo fermati a un maledetto bacio!" calcò sulle ultime parole
" Sai qual è la differenza però? Che quella per me non conta nulla, non l'ho più rivista...non so nemmeno come cazzo si chiama!..E invece voi siete grandi amici!" sbottò Jonas
" Che vuoi che faccia?! Dimmelo!
Devo voltare le spalle all'unica persona che in questa situazione di merda riesce a strapparmi un sorriso?"
" L'unica eh?"
" A parte Sophie naturalmente" e subito dopo averlo detto si rese conto di essersi tradita da sola
" E io dove sono? Sullo stesso livello di Kitty la gatta, giusto?"
" Tu che cosa hai fatto concretamente, a parte parlarmi ogni giorno per due minuti?"
E a quel punto buttò fuori davvero tutto, forse l'unica verità che contava davvero.
" Forse hai ragione, sai? Non ci capiamo più" sputò lui con altrettanta rabbia
" Allora è meglio finirla qua" 
" Probabilmente sarebbe stato meglio non averla mai cominciata"
Ma a quello Jane non potè replicare, perchè dopo quella frase tagliente, Jonas si dileguò, sbattendo violentemente la porta della camera di lei per farle capire che se ne era andato.
Che bella Pasqua che si prospettava!  




BUONSALVEEE!!
Mi scuso per questo ritardo nell'aggiornare (giuro che è stato assolutamente non previsto)...ero straconvinta di potercela fare, ma con gli esami di mezzo, le prime giornare estive, i lavori a casa, penso di aver perso il controllo della situazione, e perlomeno dello scorrere del tempo.
Spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e come sempre, attendo le vostre opinioni a riguardo, che sono e continuneranno a essere apprezzatissime.
Ve l'aspettavate questa discussione tra Jane e Jonas? Pensate che sia finita così? Suuu..non vedo l'ora di leggere tutto quello che spero mi scriverete <3
Grazie di cuore per tutto il sostegno, un bacione, e a prestooooooooo<3<3<3



















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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Dopo averla stretta forte contro il suo petto, la allontantò di quel tanto necessario a guardarla in viso.
Avrebbe ceduto qualunque cosa, avrebbe rinunciato a qualunque cosa, pur di avere la possibilità di parlarle senza l'ausilio di parole, solo con la forza dello sguardo: il resto del mondo non aveva la più pallida idea di quanto fosse fortunato, anche solo perchè poteva guardare negli occhi la parsona che amava.
Ma fortuna o sfortuna, l'amore non si sceglie, e volente o nolente, vedente o non-vedente, lui si era innamorato proprio di lei.
E fu allora che, forte di quella consapevolezza, le sfiorò le labbra con le sue, prima in un bacio leggero, appena accennato, quasi a chiederle silenziosamente il permesso di quel gesto, e poi con un bacio più profondo, più esigente, più vero.
E lei non esitò un solo istante prima di rispondere con la stessa passione e la stessa intensità a quel contatto che sotto sotto desiderava da molto tempo.
" Mi sei mancata tanto" le sussurrò il ragazzo subito dopo, quando tutti e due furono a corto di fiato.
E poi l'abbracciò di nuovo, talmente forte da farle quasi male, a sottolineare la veridicità delle parole appena pronunciate.

" Ragazzi, siamo tornati!" la voce della signora Collins riecheggiò nelle scale
" Che fate? Tutto bene?" continuò, perfettamente ignara di tutto quello che fosse successo durante la sua assenza e quella di suo marito
" Cosa preferite per cena? Oggi non dovremmo esagerare, perchè è sabato santo, e come da tradizione domani si mangerà parecchio, perciò-" e in proprio in quel momento si bloccò, subito dopo aver aperto la porta della camera della figlia
" Jane, tesoro! Ma stavi dormendo?" non potè che intuire, notando la ragazza distesa sul proprio letto e avvolta dalle coperte
Lei si limitò ad annuire, sovraccarica di emozioni per riuscire a parlarle senza scoppiare in un pianto liberatorio.
" Ma Jonas dov'è?" domandò a quel punto la mamma, al che la ragazza fu costretta a dare una risposta
" Se ne è andato" ammise a quel punto, riprendendo lentamente contatto con la realtà circostante
" Come se ne è andato? Dove è andato? Che è successo, Jane?"
" Abbiamo discusso" rispose, senza aggiungere altro
" Avete litigato? Ma..perchè? Voglio dire, è venuto a trovarti, ti ha fatto una sorpresa, e..finite per litigare. Non capisco"
" Non fa niente mamma..capisco io, e ti assicuro che non ci siamo lasciati per capriccio"
" Vi siete addirittura lasciati?" il tono incredulo
" Credo di si" ammise Jane, reputandola una risposta piuttosto ovvia dopo tutto quello che si erano sputati addosso
" Ma..non può essere un litigio e basta? Un momento in cui eravate tutti e due accecati dalla rabbia e vi siete detti cose che non volevate? Guarda che a volte succede..." provò a farla ragionare la donna
" Le cose non andavano più bene già da un po', quindi non penso che si tratti di una crisi passeggera"
" Ti ha fatto qualcosa? Gli hai fatto qualcosa tu?"
" Non mi va di parlarne, perfavore.." e con quel tono la supplicò silenziosamente di uscire da quella stanza 
" Va bene..lo capisco" borbottò la donna
" Solo..mi chiedo quando tu abbia smesso di essere una bambina e abbia cominciato ad avere problemi di cuore" sussurrò, prima di baciarla sulla fronte e andare via.
Quando fu sicura di essere sola, Jane sospirò pesantemente, rimettendosi di nuovo a dormire, perchè se almeno nei sogni, le cose parevano essere più semplici quel giorno.
Come poteva spiegare alla mamma che aveva discusso con Jonas per tutto il pomeriggio sul suo trattarla diversamente a partire dal giorno dell'incidente, e che alla fine avevano addirittura deciso insieme di darsi una seconda possibilità, completamente compromessa solo pochi minuti dopo dall'ammissione di un reciproco tradimento?
E nonostante quello di lui fosse concretamente più grave, forse, come Jonas stesso le aveva fatto notare, a livello emotivo lei poteva addirittura averlo superato. Soprattutto se si considerava che fino a pochi minuti prima, stesse sognando di essere abbracciata e baciata da Harry. Che cosa era in grado di combinare quel sub-inconscio...
Come poteva spiegare tutto quel gran casino alla propria mamma?
In casi come questi esiste una figura specifica con la quale confidarsi, e in quel momento Jane desiderò che Sophie fosse lì con lei.

La Pasqua non era mai stata per lei così deprimente come lo fu quell'anno. Non riuscirono a risollevarle l'umore nemmeno le battute al limite dell'assurdo di suo zio, i dolci preparati dalle mani della zia, e le ore trascorse in compagnia dei cugini.

Già non poter vedere nulla, e di conseguenza non poter partecipare a quasi nessuna delle attività organizzate in famiglia come ogni anno, era piuttosto umiliante; se poi ci si aggiungevano il resto dei casini che aveva in testa e nel cuore, allora si poteva essere certi che quella domenica di Pasqua sarebbe stata ricordata a lungo, e purtroppo non in senso positivo.
Quando il pranzo più ufficialmente terminato, e tutti i parenti tolsero il disturbo, Jane se ne tornò in cemera propria, impedendo qualsiasi tentativo da parte dei genitori di interagire con lei. Non lo faceva per cattiveria, o perchè desiderava deliberatamente escluderli dalla sua vita, ma soltanto perchè sapeva che se fosse rimasta in salotto, il discorso sarebbe ricaduto su Jonas, e lei non aveva alcuna voglia di parlarne, nè di ammettere di aver rotto con lui, perchè nella loro storia erano diventati in tre, e forse addirittura quattro.
Come cavolo avevano fatto ad arrivare a quel punto? Crescere e diventare adulta, iniziava a farle paura sul serio.
Ed essere costretta a farlo senza vedere un accidenti di nulla, era davvero il peggio che si potesse immaginare.
L'inevitabile risultato di quei pensieri furono calde e il più possibile silenziose lacrime che le indondarono il viso non appena fu certa di essere di nuovo sola.
Era stato difficile, difficilissimo, fingere con tutti i parenti che tutto andasse per il meglio e che si fosse ormai abitutata a quella nuova condizione, ma aveva resistito per tutto il tempo; si era addirittura sforzata di ridere e scherzare con loro come se niente fosse, come aveva sempre fatto in quelle rare occasioni in cui tutta la famiglia si riuniva, e non sapeva se si fosse calata tanto bene nella parte da prendere in giro tutti, pure quelli che la conoscevano praticamente da quando era ancora in fasce e gattovana per casa in pannolino, e se piuttosto, i suddetti avessero evitato di fare domande,intuendo perfettamente che le sarebbe bastata una sola goccia per far traboccare il vaso.
Si sentiva di nuovo sull'orlo di un precipizio, come quella maledetta sera a Belfast, e sarebbe bastato che qualcuno l'avesse anche solo sfiorata per farla cadere.
Quella volta si era sarebbe trattata di una caduta del tutto metaforica, ma questo non le assicurava affatto che si sarebbe fatta meno male.
Stava ancora combattendo in lacrime contro quel cuscino, resistendo alla tentazione di chiamare Sophie per non rovinarle persino il giorno di Pasqua, quando il telefono prese a squillare.
Lo afferrò, premendo il tasto per chiudere la chiamata, perchè in quel momento, in quelle condizioni, proprio non aveva voglia di parlare con nessuno, e si abbracciò più stretta al cuscino respirando a fatica.
" Buona Pasqua Jane" 
E inspiegabilmente, udire quella voce fece saltare un battito al suo cuore.
Solo allora si rese conto che invece di aver terminato la chiamata, aveva premuto il tasto per attivare il vivavoce, e adesso, la voce roca di Harry riecheggiava nella sua stanza, talmente forte e chiara, come se fosse proprio lì vicino a lei.
" Solo tu ci mancavi oggi" disse, quasi senza accorgersene e senza preoccuparsi di apparire maleducata.
Di tutta risposta, lui rise di cuore, e per un attimo Jane sentì il suo più leggero.
" Che succede? Non è uscita la sorpresa che volevi nell'uovo di Pasqua? " le domandò subito dopo, perfettamente cosciente del fatto che il problema doveva essere decisamente più serio.
" Veramente è uscito un monopoli in miniatura" ammise lei a quel punto, di nuovo senza pensarci
" Figo!" ribattè lui divertito
" Già, e la cioccolata era fondente con la nocciole: la mia preferita" continuò la ragazzai, senza curarsi di disattivare il vivavoce, perchè in quel modo riusciva quasi a credere che Harry fosse lì con lei, e in quel momento scoprì di desiderare che fosse proprio così.
" Allora sei triste perchè è già finita" decretò lui, avvicinandosi in modo delicato e per nulla insidioso al nocciolo della questione.
Perchè si era accorto che lei stesse piangendo, ma non voleva costringerla a parlarne, se non voleva.
" Figurati! Temo che a ferragosto ce ne sarà ancora" e si stupì da sola, quando si ritrovò a ridere
" Ah.. ho capito! Sei arrabbiata perchè hai giocato a monopoli con i tuoi cugini e ti hanno stracciata" 
" Ma non sei tu quella che non molto tempo fa mi ha detto che bisogna imparare ad accettare la sconfitta?" continuò subito dopo, riportandole inevitabilmente alla mente quella mattina in cui, da un momento all'altro, Jane si era ritrovata ad accarezzargli il torace nudo
" Dipende quanto è pesante la sconfitta però" e da quel momento in poi entrambi capirono di star più parlando di un gioco da tavola, ma di quello della vita
" Quanto hai perso?" la domanda gli sorse spontanea
" Approssimativamente 100-0" ammise flebilmente la ragazza
" C'è sempre una possibilità di riscatto" sussurrò lui dolcemente, e  per un folle istante, lei credette che fosse vero.
Che la sua possibilità di riscatto fosse proprio quel ragazzo che le aveva telefonato la sera del giorno di Pasqua e che aveva il potere di regolarizzarle i battiti del cuore. Quelli negativi perlomeno..perchè gli altri li infurivava e basta.
" Ho litigato con Jonas, e in questa storia centri anche tu"
Non pensava che glielo avrebbe detto, ma quella frase le scivolò dalla labbra prima che potesse fare qualcosa per fermarla.
" Cosa?" e naturalmente Harry fu sconvolto da quell'ammissione
" Lui è venuto qui e abbiamo discusso quasi per tutto il tempo...la cosa più assurda è che alla fine avevamo trovato un punto di incontro e avevamo deciso di riprovarci, quando per essere sincera con lui fino in fondo, gli ho detto che ci siamo baciati" spiegò, la voce pericolamente tremolante
" E lui ti ha mollato per questo?" in un certo senso quasi lo sperava, anzi, senza quasi
" No, mi ha risposto che è andato a letto con un'altra"
" Bastardo" fu il commento di Harry
" Mi ha giurato che era ubriaco quando è successo, e che non sa nemmeno il nome della ragazza con cui è stato..e ha cercato di rigirare la frittata, finendo per farmi sentire in colpa perchè io invece ero cosciente quando..quando ci siamo baciati" spiegò, senza riuscire a trattenersi
" Non so nemmeno perchè ti sto raccontando tutto questo..vorrei tanto poterne parlare con Sophie ma non ho alcuna intenzione di rovinarle pure la Pasqua, e tu mi hai chiamato, e accidenti, è così facile confidarsi con te, che mi è scappato tutto, tutti i particolari"
" Vuoi saperla una cosa, Jane? Mi sto mordendo le mani, perchè sto morendo dalla voglia di abbracciarti stretta, perchè mi manchi da morire, e perchè sono felice che Jonas si sia tolto dai piedi"
E a quel punto nemmeno lui riuscì più a trattenersi.
Per un attimo ci fu silenzio: per Jane fu estrememamente difficile metabolizzare ciò che Harry aveva appena ammesso.
' Sto morendo dalla voglia di abbracciarti stretta, mi manchi da morire, e sono felice che Jonas si sia tolto dai piedi'...più diretti di così non si poteva essere.
Ma lei, in una situazione come quella, in cui fino a qualche minuto prima le era sembrato un'impresa persino respirare senza piangere, non poteva credere alle proprie orecchie.
" Perchè mi hai baciato?"
" Perchè ho perso la testa per te"
" E perchè mi hai chiesto scusa subito dopo?"
" Perchè lo hai fatto tu"
Solo a quel punto si concesse di tornare a respirare. Dire le stava sfuggendo la situazione di mano, non rendeva affatto l'idea di quello che stesse succedendo.
" Harry.. " sussurrò flebilmente
" Che c'è?" e nonostante tutto, il suo tono era dolce, rassicurante
" Mi sento come se stessi sulle montagne russse" ammise, concedendosi un sorriso
" E hai paura?" si sentì riecheggiare nella stanza
" Da matti, come sempre, anche se tutti quelli che ci sono saliti, mi hanno detto che è sensazionale!"
" Non hai mai fatto un giro sulle montagne russe?" si informò a quel punto lui
" Solo su quelle per bambini" ammise Jane " perciò ho un vago ricordo di quella discesa mozzafiato che mi ha fatto urlare come una pazza assatanata" rise lei
" Allora è arrivato il momento di salire su quelle di grandi"
" Quelle mi terrorizano"
" Ho sentito dire che se stringi la mano a qualcuno che ami, persino il giro della morte fa meno paura"
" Ed è vero?" domandò lei
" Non lo so" ammise il ragazzo
" Ma..tu non l'hai già provato?" e per qualche motivo sperò in una risposta negativa
" Voglio provarlo con te"
Quelle parole le sfiorarono la pelle, facendole sentire brividi che non avevano nulla a che fare con il freddo.

" Quindi è deciso: Pasquetta al luna park!" esclamò Harry un secondo dopo, recuperando quel tono allegro e borioso
" Cosa? Ma se serio?"chiese conferma la ragazza
" Non scherzo mai su queste cose" e di nuovo il tono si abbassò.
" Tu non ti preoccupare, ce la vediamo io, Sophie e Scott. Ti veniamo a prendere a casa tua e ti portiamo sulle montagne russe"
" Non sembra rassicurante detta così, sai?" scherzò Jane
" Lo so, ma a volte il rischio non può che far bene"
" Il rischio di morire intendi?"
" No..quello è roba per i deboli. Quelli tosti corrono il rischio di vivere"
E lo disse con quel tono leggero e spensierato che arrivò al suo cuore come un piacevole alito di vento fresco.
Poco dopo le telefonò anche Sophie, alla quale Jane raccontò in una carrellata tutto quello che era successo dal pomeriggio precedente, momento in cui si erano salutate al campus.
Ne erano successe così tante da allora che pareva assurdo ad entrambe che fossero trascorse ventiquattro ore, o poco più.
Nonostante i buoni propositi di Jane, di trattenere poco l'amica al telefono per non rubarle del tempo in famiglia, la chiacchierata durò più di un'ora, perchè tra migliori amiche, gli argomenti non si esauriscono mai del tutto, e quando si decide di chiudere è solo per non rischiare di consumare in un solo colpo tutti i minuti dell'offerta telefonica che pare essere diventata un vero e proprio must per tutti gli adolescenti e non.
Inutile dire che Sophie non si era stupita più di tanto nè nel venire a conocenza del comportamento di Jonas, e tanto meno dell'ammissione di Harry.
" L'unica a non averlo ancora capito eri tu" confidò infatti all'amica, in tutta naturalezza.
" Quindi, da quello che ho potuto capire, domani andiamo tutti a scorrazzare al parco felici come delle Pasque?" si accertò Sophie un attimo dopo, e Jane capì che la faccenda fosse più seria del previsto.
Non che quando Harry glielo avesse proposto, lei non ci avesse creduto, però..se davvero ne aveva parlato con Sophie, e quest'ultima sembrava piuttosto sicura che la visita al parco divertimenti avrebbe avuto luogo, allora forse avrebbe fatto meglio ad abituarsi all'idea di salire su quelle montagne russe.
Sui roller coaster della vita, e non solo su quelle del parco tematico.
" Pessima battuta!" la prese in giro Jane riferendosi allo 'scorazzare felici come delle Pasque'
" Non è vero, era azzecatissima" ribattè Sophie, e poi tutte e due risero.
" Senti...ma secondo te posso farcela ad andare sulle giostre, nelle mie condizioni, intendo?" le domandò poi, tornando seria
" Io penso solo che possa farti bene trascorrere una giornata in compagnia....e poi dai, è Pasquetta, non puoi stare a casa a deprimerti, non hai scuse!"
" Ma io non sto cercando delle scuse..voglio solo assicurarmi di non star facendo il passo più lungo della gamba" ammise a quel punto Jane
" Fidati..le due cose sono perfettamente sincronizzate" scherzò l'amica, sapendo perfettamente di star affrontando un argomento ben più spinoso, anche se in senso metaforico. Non c'era assolutamente nulla di male in quella Pasquetta piuttosto alternativa, organizzata all'ultimo minuto. Non c'era nulla di male nemmeno nell'avvicinarsi a Chris, nonostante tutto. Per Sophie batteva Jonas 1000-0.
" Perfetto, allora è deciso: passiamo a prenderti domani mattina alle otto...ben presto dato che per arrivare al parco ci impiegheremo più di un'ora.

E sai che ti dico? Che non vedo l'ora che sia domani...gli amici di Scott avevano organizzato la solita grigliata in campagna, ma noi siamo più che felici di avere una scusa per defilarci. E' da una vita che non vado sulle montagne russe...ci divertiremo un sacco Jane" esclamò Sophie, piuttosto entusiasta di fronte alla prospettiva della giornata seguente
" Che poi non capisco come a Harry sia venuta questa idea...voglio dire, è una cosa talmente da bambini... da essere meravigliosa! 
Un po' di sano divertimento è proprio quello di cui tutti abbiamo bisogno dopo questo periodaccio, vero?"
" Verissimo" sospirò Jane, sorridendo subito dopo
" Come gli è venuta quest'idea?" non si perse d'animo Sophie
" E che ne so..perchè lo chiedi a me?" fece finta di nulla lei, nel disperato tentativo di fingere che non stesse cambiando nulla tra di loro. 
" Perchè la sua intera esistenza ormai ruota intorno a te, nel caso non lo avessi ancora capito! Mi ha telefonato e mi ha detto: 'Ho pensato una cosa Soph, voglio portare Jane sulle montagne russe, e voglio farlo domani stesso. Voglio che trascorra una giornata diversa dal solito, spiensierata se possibile..e quale occasione meglio della Pasquetta?
Che ne dite di unirvi anche tu e Scott?'
" Ha detto così?" si assicurò la ragazza, senza riuscire a fermare quel muscolo a forma di pugno umano che aveva preso a battere come impazzito.
" Sì, quindi preparati al giro della morte, perchè quello è il motivo principale per il quale ci andiamo" scherzò l'amica
" Quanto fa paura da 1 a 100?" 
" Più di mille, ma in fondo il bello è proprio questo!" le confidò Sophie.
E lei si ritrovò a pensare che quello stesso discorso potesse essere applicato anche alla vita, e alla sua manifestazione più impetuosa: l'amore.



BUONSALVE!
In extremis, ma ce l'ho fatta!
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e come sempre, non vedo l'ora di leggere le vostre opinioni a riguardo.
Mille volte grazie per il vostro sostegno, senza il quale probabilmente non mi sentirei così spronata a mandare avanti questa storia.
Un bacione, a presto, e buona notte a tutti <3<3<3<3<3















































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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Jane si destò da quello stato di dormiveglia, nel quale era caduta nell'attesa dell'arrivo degli amici, soltanto quando avvertì il rombo del motore di un'auto farsi sempre più vicino.
Non abitando in una strada particolarmente trafficata, ed essendo poco più che le sette del mattino, quello non poteva che essere il segno dell'arrivo di Sophie, Scott ed Harry.
" Hai preso tutto, tesoro?" si preoccupò per l'ennesima volta la signora Collins, alzatasi anche lei di buon ora per aiutare la figlia a prepararsi uno zaino da viaggio con tanto di pranzo a sacco all'interno.
" Si mamma" rispose lei, mentre la donna le dava una mano nel metterselo in spalla
" Allora Jane, siamo intesi: stai attenta, non salire su nessuna giostra sotto forzatura, e soprattutto resta sempre vicino a Sophie e ai tuoi amici. Ti ho messo il cellulare in borsa, quindi per qualunque cosa chiama" continuò con le solite raccomandazioni da mamma, nella fattispecie un po' più esasperate del solito a causa di quel piccolo dettaglio che costituiva la cecità della ragazza.
" Divertiti!" furono invece le uniche parole che biascicò suo padre, arrivato in cucina giusto in tempo per salutarla e ancora mezzo addormentato
" Oh ma andiamo! Così sembra che la paranioca sia solo io qui dentro" si lamentò la signora Collins con il marito
" Appunto, basti tu per tutta la famiglia. Prova a pensare che andrà tutto bene" le suggerì a quel punto lui
" Beh, io lo spero...è che quelle giostre mi sono sempre sembrate delle macchine da guerra per quanto sono imponenti. O dei tritacarne" ammise la donna
" Jane, ti prego, non ascoltare tua madre quando dice queste cose!" intervenne il signor Collins, poggiandole teatralmente le mani sulle orecchie per non farla sentire
" Ovviamente devi stare attenta e non allontanarti dal gruppo, nè fare nulla che tu non desideri di tua spontanea volontà, ma tutto questo lo sai già da sola. Divertiti, va bene?" e così dicendo le schioccò un bacio sulla fronte, proprio mentre qualcuno bussava al loro portone d'ingresso.
" Tua madre ha paura persino di andare sul pedalò..ecco perchè considera le giostre dei tritacarne" sussurrò sottovoce, mentre un'altrettanto assonnata Sophie faceva il proprio ingresso in casa loro.
" Buongiorno famiglia Collins" nonostante tutto, salutò allegramente i tre in quel modo per poi abbracciarli uno alla volta
" Che si dice?" domandò subito dopo, con una voce sin troppo squillante che mal celava un po' di stanchezza
" Siamo alle solite: mia figlia e mio marito confabulano contro di me, e mi prendono in giro perchè io ho paura delle giostre" rispose la madre della ragazza con sconvolgente naturalezza
" Adesso capisco perchè Jane non è mai salita sulle montagne russe" riflettè a quel punto la nuova arrivata, facendo ridere tutti.
E per attimo, per un meraviglioso e inafferabile istante fu come se nulla fosse accaduto, come se le loro vite non fossero mai state sconvolte da quel maledetto incidente.
Effettivamente Jane e suo padre si erano presi gioco della mamma, e lei li aveva scoperti facendo finta di prendersela, proprio succedeva nella loro famiglia.. prima. Prima di quella telefonata arrivata in piena notte che aveva avuto l'ingrato compito di informarli del fattaccio.
Da quel giorno, per quanto i signor Collins si fossero sforzati con tutti se stessi per fingere che nulla fosse cambiato, avevano fallito miseramente. La mamma di Jane era diventata molto più apprensiva di quanto lo fosse mai stata, il che la portava inevitabilmente ad essere ansiosa e preoccupata per qualsiasi cosa, e a voler sapere con curiosità quasi morbosa ogni particolare della vita della figlia per sapere chi fosse la gente che le girasse intorno. Di contro, a suo padre, toccava fare la parte di quello spiensierato e giocherellone, per bilanciare la situazione.
La signora Collins in cuor suo sapeva che quegli atteggiamenti che aveva cominciato ad assumere dopo l'incidente, potessero farla passare per una persona che non era mai stata, ma non riusciva a fare a meno di adottarli da quando la sua unica figlia aveva smesso di vedere il mondo a colori a causa ...a causa di un maledetto bacio dato a quel maledetto ragazzo che loro avevano pure allontanato da lei.
Più pensava a quella faccenda, e meno si sentiva il cuore in pace, nonostante si fosse poi detta che se Chris davvero avesse tenuto a Jane, un modo per aggirare l'ostacolo lo avrebbe trovato.
Ma ciò che loro avevano fatto all'ospedale restava sbagliato da ogni punto di vista, e ora che ci pensava rivedendo la migliore amica della figlia, anche Sophie doveva pensarla in quel modo.
Ma che figura ci avrebbero fatto loro, gentori, a confessarle una cosa del genere?
A dirle che accecati dalla rabbia e dal dolore, non avevano capito più nulla, e non avevano nemmeno ipotizzato che quella sera le cose potessero essere andate come effettivamente erano andate?
Come minimo Jane li avrebbe incolpati di averle fatto perdere Chris per sempre, e oltre ai vari problemi legati alla sua nuova condizione, ci si sarebbe messa pure un'aria pesante da sopportare in casa.
E non ci voleva proprio.
Non allora che per qualche meraviglioso gioco del destino, erano riusciti a comportarsi tutti e tre come sempre. Dopo una domenica di Pasqua a dir poco disastrosa.
" Jane, se sei pronta andiamo..i ragazzi ci stanno aspettando in macchina"
" Quali ragazzi?" e quella volta fu suo padre a balzare sull'attenti ancora prima della moglie
" Ma come...non gli hai detto che andiamo al parco divertimenti con Scott e con..Harry?" domandò Sophie all'amica
" Tanto non li conoscono, fa poca differenza che sappiano i loro nomi" rispose Jane, pratica
" Già" si limitò a convenire l'amica, nonostante sapesse che uno di loro lo conoscessero sin troppo bene
" Sono amici dell'università?" si informò a quel punto la signora Collins
" Scott è il mio ragazzo, mentre Harry..sì, è un nostro amico" si constrinse a dire Sophie
Davvero non riusciva a credere che Jane non avesse parlato ai genitori di 'Harry', ma con Jonas che le era piombato in casa all'improvviso e tutto quello che ne era conseguito, capiva bene che non ce ne fosse stato nemmeno il tempo.
" Va bene, non vogliamo trattenervi oltre ragazze...ci vediamo stasera, e miraccomando!" fu l'ultima raccomandazione che il signor Collins si prese la briga di fare ad entrambe, sostutuendo per un attimo la moglie nel ruolo del paranoico. Quando entravano in gioco i ragazzi, non c'era nulla da fare, diventava geloso della propria bambina come qualsiasi altro padre al mondo.
Aveva fatto uno sforzo non indifferente per accettare prima l'esistenza e poi addirittura la presenza di Jonas, per non parlare di quanto l'avesse scioccato sapere che Jane si trovasse in quelle condizioni perchè come lei stessa aveva confessato in macchina qualche giorno prima, lei e Chris si stavano baciando e in quel momento non gliene fregava nulla del resto del mondo.....gli pareva che la cecità della ragazza non fosse un ostacolo da quel punto di vista, dato che nemmeno due giorni dopo la rottura con il fantomatico Jonas che aveva pure invitato a casa sua, un altro tizio sembrava girarle attorno come l'ape fa con il  miele.
La velata incertezza nella voce e nelle esigue spiegazioni fornite da Sophie su tale Harry, lasciavano chiaramente intendere che lui non fosse uno dei tanti, non per Jane almeno.
Al pari della moglie, si chiedeva soltanto quando quel batuffolo che era stata la sua bambina, era cresciuta al punto tale da creare casini con l'altro sesso.

Il viaggio in macchina fu tutto fuorchè tranquillo e ordinario. Scott era alla guida, Chris seduto al posto del passeggero e le due ragazze nei sedili posteriori. Tennero la musica al alto volume per tutto il tempo, cantando a squarciagola e ridendo come pazzi mentre quel lunedì di Pasquetta il sole splendeva indisturbato.
Erano talmente entusiasti di fronte alla prospettiva della giornata che di lì a poco sarebbe cominciata, e i loro zaini erano talmente zeppi di roba (commestibile e non), che quasi quasi pareva che stessero andando al mare. E pensare che solo una decina di giorni prima quelle stesse strade che stavano percorrendo a cento all'ora erano state ripulite dalla neve...
Pareva tutto talmente perfetto quella mattina, al punto tale da rendere difficile scoprire quell'unica nota stonata.
Il semplice fatto che Jane non avrebbe mai più potuto godere a pieno della propria giovinezza, della propria vita.
Giunsero al parco divertimenti alle nove del mattino, poco dopo l'apertura dei cancelli, e furono tra i primi ad entrare. Jane camminava sotto braccio a Sophie, entrambe con indosso un jeans e una t-shirt a manica lunga, converse ai piedi e occhiali da sole sugli occhi, chi per un motivo, chi per un altro.
I due ragazzi avanzavano qualche passo più avanti di loro, facendole strada e guardandosi intorno alla ricerca di una piantina grafica del parco divertimenti, così da non impazzire per trovare questa o quell'attrazione particolare. Per Harry non c'era ancora stata occasione di avvicinarsi da solo a Jane, ma avevano l'intera giornata a disposizione e prima e poi sarebbe arrivato quel momento che attendeva praticamente dal giorno in cui lei era partita da Belfast per tornare a casa.
Gli era mancata all'inverosimile. L'aveva pensata talmente spesso, da pensare di essere diventato matto, e aveva desiderato poterla stringere forte, e regalarle anche la luna se possibile, pur di renderla felice.
Sapeva che lei non chiedesse altro che l'esaudimento di un solo desiderio, ma essendo purtroppo del tutto impotente da quel punto di vista, era ben determinato a fare l'impossibile per darle ogni altro mezzo e pretesto per sorridere. Più riusciva ad ammettere a se stesso di averci perso la testa per quella ragazza, e più si sentiva un perfetto imbecille...ma solo perchè lui non era mai stato innamorato di nessuna.
Ci era uscito con le altre, e non solo, ma non aveva mai associato a quei rapporti la parola 'amore'.
E invece, Jane Collins gli era entrata dentro sin dal principio, e lo aveva rivoltato come un calzino senza nemmeno rendersene conto.
Se solo si soffermava a pensare a come e cosa si fosse ridotto a fare pur di starle accanto, non poteva rifiutarsi di dar ragione a Sophie, la quale aveva sempre creduto che i sensi di colpa nascondessero in realtà un principio di innamoramento. Che a quel punto non era nemmeno più tanto principio, dato che agognava il momento in cui sarebbero stati finalmente soli, loro due e nessun altro.
Non aveva più scuse ormai: ci aveva perso la testa, e con una sincerità disarmante lo aveva confessato pure alla diretta interessata la sera precedente, per telefono.
" Aspettate un attimo..mi sta squillando il cellulare" fu proprio Jane a richiamare l'attenzione del resto del gruppo che continuava ad avanzare nel parco, indeciso a quale fila di quale attrazione unirsi
" Sono i miei?" domandò all'amica, reggendo l'apparecchio tra le mani, prima di rispondere
" Veramente qui c'è scritto Annie" la informò a quel punto Sophie
" Che faccio? Non so che dirle..." ammise Jane con un leggero sbuffo
" Senti cosa vuole lei prima, no?" disse l'altra, con fare piuttosto ovvio
" Mi ha già chiamato ieri sera, e ho risposto perchè non sapevo fosse lei. Chiama per dirmi che il fratello sta male..per via di tutto quello che è successo" spiegò a quel punto
" E perchè non lo fa direttamente il fratello?" non potè fare a meno di intromettersi Chris
" Voglio dire...se avessi litigato con la mia ragazza, anche se questa è amica di mia sorella, non ci penserei proprio a metterla in mezzo. Rischierei pure di farle litigare.." aggiunse subito dopo
" Beh, ha ragione. Sono cose che riguardano te e Jonas e basta" asserì Scott
E dopo quell'ultima battuta, la ragazza rimise il cellulare in tasca borbottando uno 'scusa Annie, ma penso proprio che tuo fratello non sia il mio Mr. Right"
" Il tuo che?" la prese in giro Sophie, mentre i ragazzi erano di nuovo qualche passo più avanti
" Il mio Mr. Right, quello giusto in pratica. Io voglio bene a Jonas, ma standoci insieme ho capito che amare è tutt'altra cosa. Non potevo saperlo, perchè lui è stato il mio primo ragazzo, ma in questi mesi sono successe un paio di cosette, che paradossalmente mi hanno aperto gli occhi"
" Christopher Leeds" asserì l'amica, sicura, facendo voltare il diretto interessanto
" Harry" ammise Jane, abbassando ancora di più il tono di voce.
Sfortunatamente per lei, 'Harry', attirato dalla conversazione tra le due ragazze che pareva avere per oggetto proprio lui, aveva fatto un passo indietro giusto in tempo per captare l'ultima frase, e sorridere sghembo di fronte a un'ignara Jane e un'incazzata Sophie.
" Sparisci" lo minacciò, mimando quella parola soltanto con le labbra, e spingendolo in avanti, a far compagnia a Scott che emozionato come un bambino, fissava le montagne russe.
" Mi è mancato in questi giorni, lo sai? E poi è talmente dolce, simpatico, alla mano, un po' giocherellone.." confessò Jane all'amica 
" E' anche bello" le fece presente l'altra
" Su questo devo crederti sulla parola" si sforzò di fare una battuta, non sapendo che non fosse affatto così. Non sapendo che 'Harry' avesse quegli stessi occhi verdi che in macchina, quella maledetta sera, l'avevano fatta vacillare di brutto.
" Amore! Basta chiacchiere...le montagne russe ti stanno aspettando!" e Sophie fu salvata in calcio d'angolo dal proprio fidanzato, che prendendola sotto braccio la trascinò con sè nella fila, lasciando volontariamente Jane e Chris da soli.
Senza pensarci nemmeno un secondo, il ragazzo la prese per mano, e subito dopo le schioccò un tenero bacio sulla guancia.
Notando l'accennato rossore sulle gote di lei dopo quel gesto, e la sua espressione stupita, si limitò a giustificare quel bacio dicendo che non aveva avuto modo di salutarla per bene quella mattina. Il che era vero.
" Da dove vuoi iniziare? Ci sono diverse giostre ad acqua, montagne russe un po' meno ripide e veloci, la torre, centinaia di scivoli e persino le tazzine ballerine" le spiegò
" Non ne ho idea..basta che lasciamo le peggiori per la fine" propose la ragazza
" Io direi che sono le migliori quelle, ma concordo: lasciamole alla fine" disse lui, sorridendo
" Cominciamo con quelle ad acqua" esclamò lei a quel punto
" Preparati a una battaglia navale con i fiocchi allora!" e così dicendo prese a correre verso l'attrazione trascinandola con sè.
" Harry" richiamò la sua attenzione mentre facevano la fila
" Si?" disse lui, tenendola per la spalle, un po' per guidarla, un po' per avere una scusa per sentirla pelle contro pelle
" Grazie per questa giornata" disse soltanto, sorridendo tra sè
" E' merito anche di Scott e di Sophie" scrollò le spalle il ragazzo
" Lo so, ma l'idea è stata tua" gli ricordò Jane, concedendosi un altro sorriso
" E questo sarebbe un modo carino per dirmi che se rimetti dopo essere andata sulle montagne russe, la colpa è mia?" la buttò sul ridere, come sempre
" Veramente non ci stavo nemmeno pensando...però sì: effettivamente il ragionamento fila" scherzò a sua volta Jane
A quel punto lui le cinse i fianchi facendole il solletico, e lei sobbalzò ridendo, proprio qualche istante prima di salire sulla 'battaglia navale'.
Fu divertentissimo, e quando circa venti minuti più tardi si ricongiunsero a Scott e Sophie, grondavano d'acqua dalla testa ai piedi. Quindi decisero tutti e quattro di proseguire con i scivoli, e tutte quelle giostre un po' più soft, fino a quando Sophie, avventuriera nello spirito e nel sangue,  non ne ebbe abbstanza di 'questa roba da bambini', e riportò Scott sulle montagne russe. Inutile dire che fossero le sue preferite, e che il suo fidanzato le amasse allo stesso modo.
Jane insistè invece per andare sulla ruota panoramica, anche se di certo non avrebbe potuto godere del panorama; disse che non le importava di quel dettaglio, e che anzi, così era anche meglio, perchè ad occhi chiusi avrebbe potuto fingere di trovarsi ovunque volesse, su qualunque impalcatura di quel genere installata da qualche parte nel mondo.
" Che cosa vedi?" domandò a Harry, mentre percepiva chiaramente l'avanzamento nel vuoto della capsula nella quale erano rinchiusi 
" Una spiaggia bellissima, e infinita, che si estende a perdita d'occhio" sussurrò lui, approfittandone per cingerle di nuovo la vita
" Ma dai..è impossibile! Non fare lo scemo" rise Jane
" E invece è meravigliosa, è piena estate, e fa tanto caldo!" continuò, imperterrito
" Sicuramente..." lo prese in giro la ragazza
" Allora io vedo lo skyline di Londra, e il palazzo del Parlamento con il Big Ben in primo piano" sognò a occhi aperti
" Esattamente" le diede man forte lui, stringendola di più a sè
" Ora invece vedo Las Vegas, con tutte le sue luci a neon, e i famosi casinò" continuò l'attimo successvo
" Wow! Deve essere veramente bello....io invece penso di essere finita su quella di Tokyo" esclamò Jane divertita
" Non male...anche se scommetto che questa qui in Australia le supera tutte" ammise Harry
E Jane rise di cuore, spensierata come non si sentiva da un po' di tempo. Continuarono a fantasticare per l'intera durata del giro sulla giostra, immanginando di essere in un posto diverso ogni volta che la loro capsula si fermava in una certa posizione, entrambi rigorosamente con gli occhi chiusi.
Non avrebbero raccontato a nessuno di quei minuti così intimi che avevano condiviso, durante i quali si erano concessi di sognare e girare il mondo con la sola forza della fantasia'.
" Perchè lo stai facendo?" non potè fare a meno di domandare lei, portando le mani all'altezza del viso di lui per controllare che avesse gli occhi chiusi come le aveva fatto credere
" Cosa?" finse di non cogliere Chris
" Tu puoi goderti il panorama come qualsiasi altra persona al mondo, e invece hai tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, come me" spiegò la ragazza
" Avrei voluto davvero trovarmi in tutti quei luoghi, con te" si limitò a rispondere lui, lasciandola a corto sia di parole che di fiato.
" Ora però, vieni sulle montagne russe" aggiunse un attimo dopo, forse dopo essersi reso conto di ciò che le aveva detto
" Non possiamo prima fare un giro su questa roba qua?" improvvisò lei, visibilmente disperata, indicando con il dito qualcosa che caso..tutto, pur di rimandare le famose montagne russe.
" Non c'è niente lì, Jane...solo un laghetto. Vuoi farti un giro nel laghetto? Andiamo!" la spronò lui, trascinandola dalla parte opposta
" E come faccio a sapere che non mi stai mentendo, e lì non ci sono le tazzine ballerine?" domandò la ragazza, piuttosto divertita
" Posso sempre buttartici dentro per convincerti" buttò lì il ragazzo
" No grazie! Mi sono appena finita di asciugare dopo la battaglia navale" gli ricordò Jane
" Appunto...le tazzine ballerine comunque sono da quella parte, le vedo già da qua..quanto sono odiose!" ammise a quel punto
" Ti sei appena incastrato da solo, mio caro Harry" rise lei
" No..no ...no, tutto, ma non le tazzine ballerine. Ti prego..sono un ragazzo!" cercò di impietosirla
" Dai, io non ci sono mai salita..persino per i miei genitori erano una giostra troppo stupida, ma è un'esperienza da fare, almeno una volta nella vita" farneticò
" Ti stai confondendo con le montagne russe.." le fece presente lui
" Dai" e rise ancora "ti giuro che dopo di quelle andiamo sui tritacarne" promise
" Tritacarne" analizzò lui il termine
" Mia madre le chiama così!" si giustificò Jane "abbiamo provato praticamente tutte le giostre del parco da quello che ho capito, o almeno tutte le tipologie..non possiamo saltare proprio le tazzine", e senza aspettare una risposta, si incamminò nella direzione nella quale credeva ci fossero le famose tazzine.
" Di qua" la guidò lui "Ma perchè non chiamiamo Sophie, così ci vai con lei?" era seriamente disperato all'idea di salire lì sopra, e non a torto, ma Jane insisteva così tanto per andarci unicamente per quel motivo. Perchè aveva capito se lui avrebbe preferito camminare sui carboni ardenti piuttosto che trascorrere un paio di minuti in una tazzina ballerina, e per qualche strano ragione la divertita all'inverosimile provocarlo.
Non aveva mai instaurato con nessun ragazzo quel tipo di rapporto che aveva con Harry, e quel piccolo dettaglio le piaceva molto più del lecito.
" Sophie non ci verrebbe nemmeno morta...hai visto com'è fatta, avrà già fatto dieci giri sulle montagne russe" ammise, rendendosi conto che lei fosse praticamente l'opposto dell'amica da quel punto di vista.
Aveva trascinato Harry su tutte le giostre possibili e immaginabili, pur di posticipare il più possibile il momento in cui sarebbe salita su quelle più famose.
Ne aveva sentite di tutti i colori sulle montagne russe, sia in positivo che in negativo, ma inutile dire che la sua condizione, le rendeva anche questo più difficile.
" Che cosa non farei per te" sussurrò Chris, talmente a bassa voce, che davvero lei non lo sentì.
Un minuto dopo erano entrambi seduti in una tazzina animata. Lei più divertita che mai, e lui sul punto di tagliarsi le vene.
" Ti odio" disse, senza tuttavia lasciarle la mano
" Gli altri passeggeri sono tutti bambini..non so nemmeno come ci abbiamo fatto entrare. Dovrebbe essere vietato ai maggiori di otto anni" e quelle parole lei rise ancora di più
" E' imbarazzante, non immagini qua-" e non potè terminare la frase, perchè la ragazza nell'arco di qualche millesimo di secondo, gli prese il viso tra le mani e premette delicatamente le labbra su quelle di lui.
Le venne una voglia matta di baciarlo e lo fece, senza concedersi il lusso di pensare a nient'altro.
" Che brontolone che sei" sorrise, un attimo prima che Harry le lambisse di nuovo le labbra con le proprie. Un bacio altrettanto dolce, ma più lungo e più consapevole del precedente.
Si baciarono lentamente, con lo stesso ritmo di quelle tazzine che si muovevano sul piedistallo girando in tondo. Ballarono per un po' anche le loro labbra, le une completamente coinvolte e succubi delle altre.
Si staccarono soltanto per riprendere fiato, tutti e due con un sorriso sghembo e leggermente imbarazzato.
 " Temo che tutti questi bambini abbbiano assistito allo spettacolo...ci fissano!" le confidò il ragazzo, guardandosi intorno, cercando una distrazione, un pretesto qualsiasi che gli impedisse di tornare a baciarla come Dio comanda su quelle maledette tazzine ballerine!
Se avesse saputo sin dall'inizio che sarebbe finita così, avrebbe fatto molto meno storie per salirci...perchè in fondo, desiderava coccolarla e baciarla da tutta la giornata, o da tutta la vita. Perlomeno da quando l'aveva conosciuta. ..Non sarebbe salito sulle tazzine ballerine con nessun'altro, ad eccezione di lei, che ce lo aveva portato e lo aveva pure zittito nel modo più dolce e più bello.
Per quanto riguarda Jane..beh, lei non ci stava capendo più nulla: sapeva solo che ci stava perdendo la testa per Harry, e che avrebbe voluto baciarlo ancora.
Quando era successo, non aveva pensato nè a Jonas, e nè a Chris..esisteva Harry e basta, lui, la sua dolcezza, la sua spontaneità, la sua risata, e i suoi baci.
" Non ci posso credere..le tazzine ballerine!" e Sophie e Scott arrivarono proprio nel momento meno opportuno
" Non puoi esserti davvero fatto abbindolare così amico" lo prese in giro Scott
" Guarda che ti salvi solo perchè la tua ragazza odia queste maledette giostrine più di te" gli fece presente lui, aiutando Jane a scendere dalla tazzina
" Infatti mi ritengo molto fortunato per questo" ribattè Scott
" Noo!" urlò Sophie "Non gli abbiamo fatto nemmeno una foto, e ora sono scesi...abbiamo perso un'occasione irrepetibile" si crucciò
" Pazienza" scrollò le spalle Jane, piuttosto divertita dalla situazione
" Hai mai sentito parlare del 'carpe diem', Soph?" continuò Harry, prendendola in giro
" Quella è mia filosofia di vita, caro" gli rispose per le rime "vero, amore?" chiese conferma a Scott un attimo dopo
" Verissimo. Infatti è per questo che ora rischiamo di vomitare dopo essere andati dieci volte sulle montagne russe. Perchè tanto'una volta veniamo al parco divertimenti, tanto vale godercele il possibile queste giostre" la scimmiottò a sua volta divertito
" Grazie per essermi stato fedele nella buona, e nella cattiva sorte" se ne uscì Sophie rubando un bacio al proprio fidanzato, che pur non capendo che diavolo avesse voluto dire con quella frase, la ricambiò con tutto l'amore del mondo.
" Intendi dire che andrete a vomitare insieme?" domandò Jane, incerta, facendo ridere il resto del gruppo
" Adesso è il turno principessa" e così dicendo, Harry se la caricò sulle spalle incamminandosi verso ..i tritacarne, nello stesso momento in cui Scott e Sophie gli urlavano dietro che li avrebbero aspettati al chiosco, per mangiare il panino.
Jane toccò di nuovo terra soltanto un attimo prima di essere incastrata definitivamente in uno di quei vagoncini. Harry l'aiutò ad allacciarsi le cinture e le strinse più forte la mano, prima che il suddetto vagoncino cominciasse a percorrere una lenta e ripidissima salita.
" Urla più che puoi, non ti trattenere...e goditi questo giro della morte!"
" Ma vuoi tranquillizzarmi o farmela pagare per averti portato sulle tazzine ballerine?" lo provocò lei
" Su quello mi riprenderò la rivincita in un altro modo..reggiti forte!" fece appena in tempo a dire lui, prima che il vagoncino rallentasse in cima, e l'attimo dopo si caapultasse giù a velocità supersonica. Urlare a squarciagola e sentirsi come se qualcuno li avesse presi per i piedi e messi a testa in giù a guardare il mondo da un'insolita prospettiva, fu davvero il minimo per Jane e Chris.
Ma tutto sommato, quando il giro terminò, erano entrambi ancora vivi, anche se barcollavano ridendo a crepapelle.
" Allora?" le domandò il ragazzo quando i loro piedi toccarono di nuovo terra
" Wow!" fu la sola cosa che fu in grado di rispondere lei, ancora stordita, ma con l'adrenalina che le scorreva a mille
" Mia madre non ha tutti i torti a chiamarle 'tritacarne'...a un certo punto pensavo di morire sul serio, ma è stato fantastico!" ammise subito dopo, reggendosi a lui per non cadere rovinosamente a terra.
Harry rise di cuore, e l'attimo successivo, senza che nessuno dei due ci capisse più nulla, si ritrovarono di nuovo labbra contro labbra.
Visti da qualche metro di distanza, potevano benissimo essere scambiati per due ubriachi, che tra un delirio e l'altro, avevano finito per baciarsi incuranti del resto del mondo.
Lui le cinse immediatamente i fianchi, e lei portò le braccia attorno al suo collo per reggersi meglio, mentre si lasciava baciare le labbra, ogni secondo con un po' di passione in più e un po' di autocontrollo in meno.
E forse, ubriachi dopotutto lo erano davvero. Di quella Pasquetta di sole, di quei sorrisi che in quelle ore non avevano mai abbandonato i loro volti, e di quella voglia di stringersi e appartenersi.




BUONSALVEEE!!!

Anche questa volta ad un'ora quasi indecente, ma ce l'ho fatta! :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre aspetto di sapere tutto ciò che pensate a riguardo.  Purtroppo non sono ancora riuscita a rispondere alle recensioni, ma conto di farlo al più presto.
Grazie per tutto il vostro sostegno, per me è fondamentale <3
Un bacione,  a presto, e recensiteeeeeeeee ;)
(Io giuro che domani troverò il tempo di rispondere a tutte voi) <3<3<3


 
 

















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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Dopo essersi concessi un secondo per respirare, ripresero a baciarsi con più foga di prima. Come se entrambi non avessero atteso altro che quel momento da tempo immemorabile.
Chris teneva una mano saldamente ancorata al fianco di lei, e con l'altra le carezzava la schiena attirandosela sempre più addosso, per niente intenzionato a mettere fine a quei baci.
Non gliene fregava niente di essere appena sceso dalle montagne russe, di sostare nel bel mezzo del parco e probabilmente pure al centro del sentiero che conduceva alle varie attrazioni, e quindi essere d'intralcio agli altri visitatori...in quel momento non esisteva nient'altro che la voglia di baciarla e stringerla, tenerla premuta contro di sè, per farle capire che se solo lei glielo avesse permesso non l'avrebbe lasciata mai più.
Perchè ormai non poteva farci più nulla: Jane gli era entrata dentro, sotto la pelle, gli scorreva nelle vene al posto del suo stesso sangue. 
E pur essendo letteralmente terrorizzato dal semplice provare quelle sensazioni che lo accompagnavano da qualche tempo a quella parte, non poteva più permettersi di fare un passo indietro; non voleva nemmeno tirarsi indietro, per niente al mondo.
Più le stava accanto, e più la baciava, più si rendeva conto di essersi fatto fregare molto peggio di un ragazzino alle prime armi. 
E non se lo spiegava il motivo logico, ammesso sempre che ci fosse, per il quale si fosse affezionato a quella ragazza così tanto e così in fretta, ma forse non aveva nemmeno senso chiederselo, forse l'amore era così e basta. Forse anche lui lo stava conoscendo per la prima volta, nonostante tutti avrebbero messo la mano sul fuoco sul fatto che avesse esperienza.
Quando era insieme a lei si sentiva un perfetto novellino, non riusciva a controllarsi, e ciò che lo spaventava ancora di più dell'essere finito nella ragnatela tessuta dall'amore, era la pura constatazione del fatto che in fondo gli piacesse, gli piacesse da morire sentirsi così.
Non aveva scuse: Sophie aveva avuto ragione sin dall'inizio riguardo i suoi sentimenti per Jane: lei lo aveva capito ancora prima che lui riuscisse ad ammetterlo a sè stesso.
Sì, perchè solo una settimana prima avrebbe giurato sul desiderio di vederla vedere di nuovo, di essere davvero confuso.. sul serio aveva fatto fatica nel capire se fossero più forti i sensi di colpa o quell'attrazione che aveva provato per lei sin dall'inizio e che l'aveva spinto ad arrivare ad inventare di sana pianta una nuova identità pur di poterle stare accanto, ma poi, nel giro di una sola settimana, la seconda componente aveva nettamente prevalso su tutto il resto, si era moltiplicata in modo esponenziale, fino a passare allo stadio successivo, e quello dopo ancora, facendo passi da gigante e saltando, senza seguire nessuna logica e nessun ordine..solo le ragioni del cuore. E prima che Chris potesse rendersene conto, si era ritrovato ad essersi innamorato di lei.
Se ne era innamorato standole accanto, sentendola ridere, parlare, scherzare, deprimersi, prendersi in giro e lasciarsi abbracciare.
Ecco dov'era la differenza: quando l'aveva baciata in aeroporto, e anche in macchina, quella maledetta sera dell'incidente, lo aveva fatto perchè si era comportato da ragazzino con gli ormoni a mille...ma a quel punto, dopo tutta la faccenda legata a 'Harry' era ben conscio di provare per lei qualcosa di nemmeno lontamentente simile a una cotta. Quelle le conosceva, e poteva giurare che ciò che provasse per Jane fosse nettamente diverso, più forte, più vero, più intenso, più folle, più tutto.
Per quanto riguarda lei...si stava ubriacando di quel bacio esattamente allo stesso modo.
Stentava a credere a quanto in fretta tutto stesse succedendo e cambiando tra loro, ma non aveva la minima intenzione di opporsi allo sponteneo avanzamento di quell'affiatamento unico nel suo genere che aveva caratterizzato da sempre il loro rapporto, sin dal primissimo istante, da quando lui l'aveva presa per mano un attimo prima che si lasciasse cadere giù nel fiume.
Con Harry ci stava bene.
Con Harry riusciva a ridere, a scherzare, a comportarsi come ogni ventenne sempre pronta a lamentarsi per questa o per quell'altra cosa, ma in fondo innamorata pazza della vita.
Con Harry riusciva persino a piangere. Una volta era capitato, e non se ne era vergonata, nè sentita fuori posto.
Perchè di lui si fidava quasi più che di sè stessa, e con una naturalezza piuttosto sorprendente avrebbe potuto confidargli anche il più oscuro dei segreti.
Perchè con quel suo modo di prenderla in giro e punzecchiarla, provocarla per tutto, le rendeva facile parlare senza peli sulla lingua. Più facile di quanto lo fosse con chiunque altro, persino con la sua migliore amica.
E se si soffermava a pensarci, al loro rapporto, a quanto quel ragazzo fosse diventato importante per lei pur conoscendosi realmente da così poco tempo, le pareva tutto assurdo, e forse proprio per quel motivo ancora più bello.
Era stata lei a prendere l'iniziativa quel giorno, a premere le labbra su quelle di lui senza darsi il tempo di fermarsi a pensare se fosse giusto, sbagliato, o semplicemente e totalmente fuori luogo. 
Non aveva resisitito: quella era l'unica verità.
Aveva pensato a Harry incessantemente dopo quella chiacchierata al telefono in cui il ragazzo le aveva apertamente confessato di star perdendo la testa, e nonostante avesse litigato con Jonas soltanto il giorno precedente, non era stata in grado di far finta di non avvertire quei brividi sulla pelle nel pensare all'unico bacio ( per quanto ne sapeva lei) che si erano scambiati, e persino agli abbracci successivi, che avrebbero tutti dovuto avere una connotazione amichevole. Che evidentemente quegli scapestrati dei loro cuori avevano interpretato a modo loro.
Jonas non l'aveva mai baciata in quel modo, come se ne andasse della propria vita, e lei non pensava nemmeno che si potesse baciare così. Impetuosamente, sfacciatamente, disperatamente.
Nessuno l'aveva mai tenuta stretta così forte, premuta contro di sè con così tanta urgenza e decisione, da farle dimenticare persino come respirare.
Mai prima di allora si era sentita desiderata, nel corpo e nell'anima, ed era una sensazione talmente bella che aveva paura potesse svanire in un sogno.
Un sogno che stava vivendo da sveglia insieme a Harry. Lo stesso ragazzo che dall'oggi al domani pareva essere piombato nella sua vita e insediatosi nelle fibre più profonde del suo essere. 
Fu proprio in quel momento, che baciando e lasciandosi baciare senza pudore da lui, Jane ebbe la conferma del fatto che con Jonas fosse stato tutto una forzatura. Un terribile abbaglio, che proprio come aveva cercato di farle notare Sophie sin dall'inizio, aveva accecato tutti e due e distorto la percezione dei sentimenti.
Avvrebbe potuto e voluto continuare così, a baciare Harry, anche per tutta la vita. Perchè per quanto potesse essere assurdo l'essersi presa una bella sbandata per lui, che ogni secondo che passava si trasformava in qualcosa di più, l'unica e innegabile verità era che voleva lasciarsi travolgere. E dopo aver dato un morso alla torta, voleva tutto il pezzo per sè. Voleva scoprirlo cosa significasse amare ed essere amati, e voleva farlo solo con lui. Perchè ci stava troppo bene stretta tra quelle braccia, così dannatamente bene, per non pensare a quanto tempo avesse sprecato a immaginarsi di vivere l'amore insieme a Jonas.
Le farfalle nello stomaco, le mani sudate, il respiro accelerato, il tremore nelle gambe e le labbra arrossate e gonfie di baci: finalmente i sintomi si erano palesati tutti, e Jane, lentamente, stava realizzando di essersi innamorata davvero, per la prima volta. 
Allora capì: l'amore raccontato nei libri non si limitava a far parte del mondo romanzato, bisognava solo essere talmente fortunati da trovarlo nella realtà.
Non conosceva parole che potessero dare giustizia alle sensazioni che quei baci le stavano dando, ma si sentiva talmente bene e talmente viva, da non aver bisogno di nient'altro. Forse soltanto degli occhi, ma solo per conoscere i lineamenti del viso del ragazzo che le stava rubando il cuore.
Harry. Ormai non esisteva nessun'altro, il cuore aveva deciso così.

" Amici, eh?"
E quelle due misere e banalissime parole furono in grado di raggelarla.
" Ma amici un cazzo!" 
Jane non riusciva a credere che lui fosse lì e li avesse visti proprio in quel momento. Come al solito, la sfiga spaccava il secondo.
" Jonas, sei tu?"  balbettò piuttosto confusa, dopo aver repentinamente preso le distanze da Harry, come se fosse stata appena colta con le mani nel sacco.
" Sì, sono proprio quel coglione che si è fatto seicento fottutissimi chilometri per venire da te e..oh, lascia perdere!" ribattè lui seccato
Jane, con il viso rosso per l'imbarazzo generato da quella situazione, per un attimo non seppe proprio che dire.
Non si aspettava minimente di ritrovarselo lì, a metà tra lo sconvolto e l'irritato, a inveire ad alta voce contro se stesso, e il suo rivale.
" Ti posso spiegare" furono le uniche parole che fuoriuscirono dalle sue labbra. Ma si maledisse da sola, quando si accorse di averle pronunciate con un tono quasi colpevole.
Era davvero tanto sbagliato ciò che aveva fatto? Anche se l'aveva fatta sentire così dannatamente bene?
Jane era certa che dopo la litigata a casa sua, la loro storia fosse giunta definitivamente al capolinea, e l'impulso di baciare a lasciarsi baciare da Harry era stato talmente forte e così spaventosamente naturale...non si era sentita in difetto in quei lunghi e magici istanti durante i quali le loro labbra si erano assaporate e volute a vicenda.
Era stato così bello, un momento troppo perfetto per durare, e non essere bruscamente interrotto e distrutto senza pietà.
" Penso proprio di non aver bisogno di nessuna spiegazione" la gelò Jonas
" E invece sì, dobbiamo chiarire una volta per tutte" insistè lei, resistendo alla tentazione di tastare l'aria in cerca di Harry. Dov'era finito?
" Ho già recepito il messaggio, sin troppo bene, okay? " sbottò il ragazzo
" Mi hai preso in giro per tutto questo tempo...e io cretino, che mi sforzavo di essere all'altezza, di starti accanto nel modo giusto...che imbecille!
Forse hai ragione: è vero che non sono riuscito a dare del mio meglio in questi mesi, ma la colpa è solo tua"
La lucidità e lapidaria freddezza con la quale l'accusava di aver sempre giocato con i suoi sentimenti, spaventò Jane.
" L'unica ragione per cui tra di noi non ha funzionato, è perchè tu non ti sei sforzata per farlo funzionare.
E il motivo per il quale tu non volevi farlo funzionare, è il coglione che ti stavi beatamente baciando"
" Eh si, facile rigirare la frittata..dopotutto ho capito essere la tua specialità. Tutta colpa mia dopo quello che hai fatto tu? Bella questa! " ribattè la ragazza, convinta della propria posizione
" La verità è che ti credevo diversa, Jane" 
" Beh, a questo punto anche io, ti credevo diverso"
" Oh ti prego, adesso non ti mettere a fare la vittima, perchè non lo sopporto. E non provare nemmeno a farmi sentire in colpa per quello che ho fatto o non ho fatto, con la storia dell'incidente.
Non puoi tirarla in mezzo per giustificare ogni tuo fottuto sbaglio!
Non centra un cazzo il fatto che tu abbia perso la vista, con il modo in cui hai tradito la mia fiducia per tutto questo tempo"
" No scusa, ma ti stai davvero rinfacciando di aver tradito la tua fiducia? Dopo quello che mi hai raccontanto sulla tua notte brava?"
" Ti ho già spiegato  che non so nemmeno chi cazzo sia quella!" si agitò lui
" Ma forse ti fa comodo non credermi per provare a giustificare il tuo comportamento!" continuò subito dopo, puntandole un dito contro e alzando sempre di più il tono di voce, incurante di tutto il resto
" Senti, mi sono trattenuto fino ad adesso, perchè mi rendo conto che sono faccende che riguardano solo voi, ma mi pare che stai esagerando" e inspiegabilmente, nel momento in cui Harry prese la parola, Jane si sentì più protetta. Le dava un senso di sicurezza la semplice consapevolezza di averlo accanto, anche fisicamente.
" Appunto, sono fatti nostri : stanne fuori" lo minacciò Jonas
" Se pensi che Jane si sia messa con me alle tue spalle, ti sbagli di grosso. Non ha preso in giro proprio nessuno, te lo posso assicurare. Tra di noi non è accaduto nulla prima di...ora"
" E tu davvero ti aspetti che ti creda?" rise, ma di allegro non c'era nulla in quella risata
" E' così che stanno le cose" ripetè Harry, fermo nella propria posizione.
Avrebbe tanto voluto potergli sbattere in faccia di aver rubato il cuore di Jane, ma non aveva la presunzione di sapere che fosse effettivamente così.
Era facile arrivare a crederlo dopo quei baci, ma a quel punto non era sicuro più di nulla, da quando era ricomparso lui. Dal momento in cui Jane aveva quasi provato a giustificare quel gesto, che forse aveva iniziato a considerare un errore. Magari il più bello che avesse mai commesso, ma pur sempre uno sbaglio.
" Ma fammi il favore di tacere prima che ti spacchi la faccia" lo aggredì Jonas, sempre più violento
" Basta! Non spaccherai la faccia proprio a nessuno, Jonas" mise in chiaro le cose lei, con voce per niente tranquilla, dato che si rendeva ben conto del fatto che non vedendo un accidenti di nulla, non avrebbe in alcun modo potuto fermarlo in tempo, se davvero il ragazzo si fosse scagliato contro Harry.
" No? Sicura? Perchè io ne ho proprio voglia, e di certo non puoi impedirmelo tu..per ovvi motivi" disse, sprezzante.
Jane sussultò, perchè non pensava che potesse essere così cattivo, non immaginava che riuscisse ad arrivare a tanto.
Si chiese se davvero avesse mai conosciuto il vero Jonas, o fosse stata così maledettamente stupida da invaghirsi dell'immagine che si era creata di lui durante l'anno in cui si erano solo sentiti.
" Vergognati..sei caduto proprio in basso" la difese Chris, a sua volta sconvolto da quell'ultima affermazione
" Ho solo detto la verità"
" Ma ci sono modi e modi"
" Bene, allora sceglilo tu il modo in cui preferisci essere menato, Harry"
" Smettetela!" gridò lei, spaventata dal modo in cui la situazione stesse degenerando.
" Harry, non rispondere alle sue provocazioni, per favore! E tu, puoi farmi il favore di non dare altro spettacolo e parlarne con me in privato e con calma?" si rivolse a entrambi, sperando di riuscire a farsi ascoltare.
Quanto avrebbe voluto che in quel momento ci fosse Sophie con lei...la sua migliore amica avrebbe potuto prestarle gli occhi.
" Sai, non riesco proprio a restare calmo, dopo quello che ho visto" le fece presente il ragazzo
" Va bene, scusa!" sbottò lei, e a quelle parole, Chris si fece da parte sul serio, abbasando la testa, mortificato ed emotivamente distrutto.
Probabilmente un pugno tirato da Jonas, gli avrebbe fatto meno male di quelle due parole pronunciate da Jane.
Si era pentita di tutto, ormai era più che evidente.
" E' troppo tardi per chiedere scusa" rispose lui, lapidario
" E allora che devo fare?" domandò candidamente la ragazza
" Chiediti piuttosto ciò che non avresti dovuto fare, esattamente dieci minuti fa" e ritenne di poter concludere la conversazione esattamente con quelle parole.
" Se ne è andato?" non potè fare a meno di domandare Jane a quel punto
" Sì" si limitò a rispondere il ragazzo, non sapendo più che altro aggiungere dopo aver sentito quelle parole fuoriuscire proprio dalle labbra di lei.
Aveva davvero chiesto scusa a Jonas per aver baciato lui?
Faticava ancora a crederci, eppure era proprio così. Anche se in quel momento avrebbe dato tutto perchè la situazione fosse diversa da quella reale.
Non ci capiva praticamente più nulla.
Gli era parso che quei baci li avesse ardentemente voluti anche lei, anzi, era stata lei la prima a poggiare le labbra sulle sue su quelle tazzine ballerine, per essere precisi. E se lo aveva fatto, se non era riuscita a trattenersi come i fatti dimostravano, allora voleva dire che a Jonas non ci stesse più pensando. E allora perchè dopo tutte quelle cattiverie gratuite che lui le aveva rivolto contro, gli aveva addirittura chiesto scusa?
" Allora Jane ti stai diver" e persino Sophie, comparsa insieme al fidanzato proprio in quel momento,  non riuscì più a proseguire notando l'espressione sconvolta sul viso dell'amica, e abbattuta su quello di Chris.
" Che è successo?" fu Scott a prendere la parola
" Jonas" ammise la ragazza, torturandosi le dita delle mani
" Che ha fatto? Ti sta tempestando di telefonate come la sorella?" si informò a quel punto Sophie
" Molto peggio" anche Chris riuscì a spiccicare mezza parola
" Cioè?" domandò in coro la coppia di fidanzati
" E' piombato qui all'improvviso, e ci ha visti insieme" spiegò Jane, ancora piuttosto inquieta
" E allora? Non pensaerà mica che tu debba stare reclusa in casa? ..E poi, non vi eravate lasciati?"
" Sì si...ma...è arrivato nel momento sbagliato! Ci ha visto, e ha iniziato a dare di matto....voleva picchiare Harry!" spiegò lei
" Aspetta, misà che ci siamo persi un paio di passaggi!" ironizzò Scott
" Perchè voleva addirittura menarlo?" gli fece eco la sua ragazza
" Perchè ci ha visti mentre ci stavamo baciando" e quasi urlandolo, Chris sputò fuori quella verità, che ammutolì tutti per qualche istante.
Sophie ci mise pochissimo per elaborare la cosa, perchè se lo aspettava dall'inizio della giornata che sarebbe successo...anzi, in realtà se lo aspettava esattamente da quando era arrivata nel monolocale di Jane quella prima mattina di corsi e l'aveva trovata inspiegabilmente sorridente. Cosa che non accadeva dal giorno dell'incidente in cui era stata coinvolta insieme allo stesso ragazzo che ora le stava aiutando a riaggrapparsi alla vita, quella vera, fatta sì di responsabilità, impegni, ansie e tante, troppe scocciature, ma anche di momenti irripetibili, ricordi indimenticabili, e sentimenti inquantificabili.
" Soph...mi aiuti a cercarlo? Devo parlargli"
E dopo quelle  che parvero ore di silenzio, Jane avanzò quella richiesta, che ovviamente la sua migliore amica non potè rifiutare.
Si limitò a prenderla sotto braccio e aguzzare la vista il più possibile per adocchiare Jonas, trattenendosi dal domandarle davanti a Harry che diavolo stesse combinando.
Non appena le due ragazze furono sparite dalla sua vista, Chris sbattè violentemente il pugno contro il primo muro a portata di mano, senza minimamente preoccuparsi del sangue fresco che gli colava sulle nocche. Quello non era nulla rispetto al dolore che gli stava divorando il petto.
Un attimo prima l'aveva sentita così dannatamente vicina e sua, e l'attimo dopo lei stava rincorrendo un altro.
Capiva perfettamente che si conoscessero da un bel po' di tempo e avessero condiviso molto, anche se erano diventati ufficialmente una coppia solo da pochi mesi a quella parte, ma non c'era stato un solo istante che aveva trascorso insieme a Jane in cui gli si fosse affacciato alla mente il minimo dubbio che la ragazza stesse pensando a Jonas o ne sentisse la mancanza. 
Se quei due erano rimasti insieme fino ad allora, era stato solo per forza d'inerzia.
Perchè nessuna delle due parti aveva trovato il coraggio di guardarsi dentro senza aver timore di scoprire verità sgradite, e mettere un punto a quella storia che mal imitava un amore vero.
Non riusciva proprio a concepire come avesse fatto Jonas a non farsi vedere in ospedale nemmeno una volta, lui che poteva ed era il benvenuto nella stanza, quando Jane rischiava di non risvegliarsi mai più dal coma. E non capiva proprio nemmeno come riusciva ad accontentarsi di sentirla una sola volta al giorno, per pochi minuti, senza dirle nulla che riuscisse a farla sorridere.
Come cavolo resisteva alla tentazione di salire su una maledetta macchina e correre da lei? A stringerla forte?
Di certo Chris non poteva considerarsi un esperto in faccende amorose, ma da quando aveva ammesso a se stesso di aver perso la testa per Jane, aveva capito che cosa significasse amare una persona al punto tale da non riuscire a non pensarla nemmeno per un minuto, e Jonas...lui non poteva essere innamorato di lei sul serio, altrimenti l'avrebbe tormentata di telefonate, e soprattutto sarebbe corso ad abbracciarla.
Era sicurissimo del fatto che se lui si fosse trovato al suo posto, se Jane fosse stata la sua ragazza, non avrebbe permesso a niente e nessuno di portargliela via. Perchè l'amava, a differenza del suo presunto fidanzato che si era ridotto a una patetica scenata di gelosia, alimentata probabilmente solo dalla difficoltà dell'accettare che lei stesse bene con un altro.
Pensavano davvero di star vivendo una storia d'amore quei due, in quel modo?
Non era quello che li legava, l'amore, quello raccontato dai grandi scrittori, o semplicemente quello che avevano vissuto e stavano vivendo i suoi genitori, i suoi nonni e la maggior parte della gente che nel corso della vita era riuscita a far funzionare quel meraviglioso compromessso insieme a qualcun'altro.
Perchè Jane si era accontentata  di quel surrogato di sentimento?
Forse il vero problema era che lei pensava che quel tipo di sentimento esistesse solo nei film, in tv, o nei migliori romanzi, e non negava che lui stesso l'avesse pensata in quel modo fino a poco tempo prima, ma a quel punto era cambiato tutto. Nel famoso punto zero, si era scontrato proprio con quella dolce, testarda, bellissima, ironica, sensibile, determinata e meravigliosa ragazza, e da allora nulla era più stato paragonabile a prima. Prima di lei.
" Questo pugno? A cosa lo dobbiamo?" fu Scott a riportarlo alla realtà
" A quell'imbecille che ci ha rovinato la giornata" sbottò Chris
" E al fatto che lei gli sia corsa dietro" aggiunse l'amico, cogliendo il bersaglio in modo incredibilmente preciso, e devastante.
Ciò che Chris non riusciva minimamente a considerare, acceccato da ciò che aveva sentito da quelle stesse labbra che lo avevano baciato senza tanti complimenti, era che Jane avesse le idee abbastanza chiare sui sentimenti che la legavano a Jonas e a Harry. Sapeva fossero diversi, e non pensava più che l'amore travolgente non fosse realmente possibile nella realtà.
Almeno, non da quando lo aveva conosciuto quel gran furfante, ad occhi chiusi.





BUONSALVEEE!!
Mi scuso per il ritardo, ma allo stesso tempo sono felice di essere riuscita a pubblicare anche questa settimana!
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e vi ringrazio come sempre per tutte le recensioni alle quali risponderò al più presto <3<3<3<3
Voi continuate a farmi sapere cosa ne pensate, perchè vi assicuro che in un periodo incasinato come questo, le vostre parole sono per me una bella carica :DDD
Grazie di nuovo, un bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3




























































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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


" Jane..abbiamo girato questo benedetto parco in lungo e in largo, quindi rassegnati: Jonas se ne è andato!"
Con quelle parole Sophie decise di mettere fine a quella che era stata una faticosa e inconcludente ricerca.
" E' la seconda volta che lo fa" ammise l'altra 
" Cosa?" si informò a quel punto l'amica
" Scappare senza darmi la possibilità di replicare e finire il discorso. Odio quando si comporta così!" le confidò Jane
" Non se lo merita, di essere corso dietro" constatò Sophie
" Lo so, ma ti ho già spiegato il motivo per il quale lo sto facendo...non mi piace lasciare le cose insospeso" spiegò lei
" Però lo stai facendo" le fece notare l'amica
" Certo! Se non riusciamo nemmeno più a parlare civilmente..."
" E poi sinceramente io pensavo che dopo quello che ci eravamo detti a casa mia, non ci fosse molto altro da aggiungere" disse subito dopo
" E allora perchè diamine gli hai chiesto scusa?" domandò a quel punto Sophie, non ancora convinta di come effettivamente fossero andate le cose durante la sua asssenza, e facendo fatica a seguire il filo della conversazione
" Perchè..perchè..non lo so! Mi ha fatto sentire in colpa, e cercavo un modo per calmarlo...minacciava di picchiare Harry!" spiegò confusamente
" Già, Harry" ribattè l'amica
" Mi stai per caso rifilando una di quelle occhiate che dovrebbero aprirmi gli occhi su qualcosa?" 
Si ritrovò a domandarle lei, mentre entrambe passeggiavano nel parco, e Sophie prendeva decisoni per tutte e due riguardo il tragitto da seguire per tornare dai ragazzi.
" Esattamente" le rispose, rendendosi ancora una volta conto di quanto fossero ormai in simbiosi.
Jane riusciva a leggere tra le righe di ogni sfumatura delle frasi da lei pronunciate, senza guardarla in viso.
" Soph..io credo proprio di averci perso la testa" ammise candidamente
" E lo so che è assurdo, perchè lo conosco da pochissimo e non ho la più pallida idea di come sia fisicamente, ma è così dolce, divertente, gentile, e mi fa stare così bene...non posso non amarlo, capisci?
Di lui mi fido ciecamente, sento di potergli raccontare tutto..e quello che provo quando mi stringe a sè è indescrivibile. Sono una scema, perchè all'inizio non riuscivo a non paragonarlo a Chris, e non so nemmeno perchè, ma ora, quando mi bacia, esiste lui e basta. Mi sconvolge ciò che provo quando sono con Harry, e l'unica cosa che so in questo momento è che lo voglio accanto.
La verità è che avevi ragione su tutto, quando cercavi di farmi riflettere sul mio rapporto con Jonas..non che abbia improvvisamente cancellato ciò che mi ha legato a lui, e non posso nemmeno dire che lo odio, e non gli augurerei mai del male nonostante tutto, ma non lo amo, non l'ho amato e non credo di non poterlo amare mai.
Con lui non ho mai provato ciò che sto provando ora, e questa apparentemente semplice constatazione è sufficiente per spingermi a cercarlo e chiarire una volta per tutte. Perchè tengo a Annie, e anche a lui, seppur non così intensamente come mi sono illusa di credere, e non voglio che il tutto si concluda con un scenata di gelosia."
" E hai detto tutto questo a Harry?"
" Che mi piace da impazzire?"
" Che l'unico motivo per il quale stai rincorrendo Jonas è per chiudere con lui civilmente" asserì Sophie
" No..non ce ne è stato il tempo. Ma l'ho baciato e mi sono lasciata baciare, e penso che abbia capito che non lo farei con chiunque, e soprattutto non lo farei se non ne sentissi il viscerale bisogno" 
" Sai Jane, quando si è innamorati si ha un continuo bisogno di conferme, soprattutto all'inizio" la spiazzò a quel punto l'amica
" Quando ti accorgi di amare qualcuno, il mondo diventa improvvisamente un posto felice, totalmente diverso da quello in cui eri abitutata a vivere, e non puoi proprio fare a meno di chiederti se quello che stai vivendo non sia un sogno ad occhi aperti. E un pizzicotto può tirartelo chiunque, per rassicurarti sul fatto che non stai dormendo, ma l'unico al quale crederai sul serio è quel qualcuno che ami. Deve essere proprio quella persona a darti continue conferme, per tutti gli altri è fiato sprecato"
" Ora, Harry è innamorato di te, e tu lo hai mollato lì dopo averlo baciato, per rincorrere un altro: trai pure le conclusioni" 
A Sophie piaceva un sacco fare l'avvocato del diavolo, ma a volte, come in quel caso, lo faceva soprattutto perchè lo reputava necessario.
Nella maggior parte dei casi toccava a Jane farla ragionare sulla stragrande maggioranza degi argomenti e delle situazioni, ma quando si trattava d'amore, l'amica pareva essere totalmente e meravigliosamente inesperta. C'era qualcosa di alquanto bizzarro, e al contempo tenerissimo, nel semplice considerare che Jane non si fosse mai innamorata sul serio,davvero, profondamente e inequivocabilmente prima di conoscere un certo Chris, e non avesse perciò la più pallida idea di come comporarsi in situazioni delicate come quelle...addirittura contesa da due ragazzi, e chi se lo sarebbe mai aspettato!
" Sono una cretina" e nel pronunciare quelle parole, si colpì da sola la fronte facendo ridere l'amica
" Deve aver pensato che mi sono pentita del bacio..ma quanto sono stupida?!" continuò ad insultarsi da sola
" Mi dispiace dovertelo dire, ma non aveva una bella cera quando io e Scott siamo arrivati" le confidò Sophie
" Ho combinato un disastro" si lamentò a quel punto Jane, portandosi nuovamente le mani al viso
" Per il mio stupido voler a tutti i costi rincollare i cocci di un rapporto già rotto, rischio di lasciarmi cadere dalle mani quello che desidero proteggere e custodire"
" Non farla così tragica...sicuramente ci è rimasto male, ma ti basterà dirgli che ti sei innamorata di lui, e quel ragazzo non staccherà mai più le labbra dalle tue.
E' cotto Jane, ti assicuro che è proprio cotto a puntino!" le confidò l'attimo successivo
" E io mi chiedo ancora come sia possibile una cosa del genere! Insomma, come può un ragazzo così dannatamente perfetto, innamorarsi di una come me?" 
No, non se ne faceva proprio capace, era più forte di lei.
" Lui potrebbe pensare esattamente lo stesso" esclamò a quel punto Sophie
" Beh, io sono tutto tranne che perfetta..."
" Perchè non vedi? Ma fammi il favore Jane..hai un cuore talmente grande che compensa tutto il resto!
Probabilmente non te ne sei mai resa conto, e io non te l'ho mai detto chiaramente, perchè ...mi conosci, non sono il tipo che si perde in romanticherie, lo faccio a stento persino con il mio fidanzato...le odio quelle coppie sdolcinate, e le amiche che si chiamano 'amore' e 'tesoro', ma non c'è giorno in cui non sia felice di averti conosciuta.
Te lo ricordi quello che è successo a dicembre?
Non mi piace riparlarne, e tu lo sai meglio di chiunque altro, perchè pur conoscendomi da più o meno un mese, mi sei stata accanto come non mi sarei mai aspettata. I miei genitori litigavano in continuazione, in casa volavano piatti e urla, noi eravamo in periodo di esami e io non riuscivo nemmeno a studiare, e tu, senza pensarci nemmeno un secondo, mi ha proposto e hai insistito perchè venissi a stare da te al campus, fregandotene delle regole che ce lo avrebbero impedito. Ti importava solo di non sentirmi e vedermi così giù di morale. E' lì che ho capito di doverti tenere stretta, perchè sei speciale."
" Sei dannatamente impulsiva e testarda, questo non lo nego, ma sei una delle persone migliori che conosca. Non dovresti stupirti più di tanto se Ch-Harry si è innamorato di te. E poi neanche lui è perfetto, Jane, nessuno lo è davvero"
" Proprio non ti rendi conto di quanto hai fatto e continui a fare ogni giorno per me, eh?" sorrise lei, ma Sophie non ci trovò nulla da ridere
" Sono qui per te esattamente come tu sei stata lì per me quando ne ho avuto disperatamente bisogno.
E se vogliamo parlare di perfezione, io ne sono proprio lontanissima, fidati"
Ovviamente, si riferiva alle bugie che si era trovata costretta a raccontarle e alle verità che le aveva taciuto riguardo la doppia identità di Chris, ma Jane non poteva nemmeno lontanamente immaginarlo un discorso tanto contorto. Oltre ad essere impulsiva e testarda, era anche decisamente troppo ingenua.
Vedeva del buono anche dove non c'è ne era neanche l'ombra, e tendeva ad affezionarsi e fidarsi abbastanza in fretta della gente. D'altronde lo aveva dimostrato anche con Harry, seppur ci fosse una remota possibiltà che il suo cuore continuasse a riconoscerlo come Chris, senza minimamente preoccuparsi di far arrivare quell'informazione anche al cervello.
Per quanto riguardava invece l'episodio evocato da Sophie, beh, doveva ammettere che erano diventate effettivamente migliori amiche proprio durante il periodo natalizio, lo stesso in cui i genitori della ragazza parevano essere a un passo dal divorzio, che poi, per qualche miracolo divino, era stato scansato.
La sua amicizia con Sophie era praticamente nata dall'oggi al domani.
Quando si erano incontrate a lezione quel giorno di fine ottobre, entrambe avevano già conosciuto altre persone. Si erano semplicemente ritrovate a studiare insieme in un'aula prima dell'inizio di un corso che avrebbero dovuto seguire entrambe, e senza rendersene nemmeno conto, avevano iniziato a chiacchierare riguardo i programmi che avrebbero dovuto affrontare, e i futuri esami.
Quel giorno stesso, era un venerdì, si erano scambiate i numeri di telefono, e dalla domenica successiva, era iniziata quella che a loro piaceva chiamare 'conversazione senza fine' su whatsapp. Si erano messe d'accordo per studiare insieme il lunedì pomeriggio, e in quell'occasione avevano riso così tanto, che era stato naturale per entrambe darsi appuntamento per il giorno successivo, e quello dopo ancora.
Si erano legate l'una all'altra talmente in fretta, senza nemmeno avere il tempo di rendersene effettivamente conto, e prima che potessero darsi la possibilità di pensarci due volte, si erano raccontate tutto.
Quando a casa di Sophie l'aria era diventata pesante e la tensione tra i genitori era salita alle stelle, la ragazza glielo aveva confidato immediatamente; Jane era stata la prima persona a cui ne aveva  parlato dopo Scott, ed era stato esattamente in quel momento che senza nemmeno dirselo, avevano iniziato a considerarsi a vicenda 'migliori amiche'.
Se qualcuno glielo avesse domandato, non avrebbero saputo dire che cosa le avesse spinte inesorabilmente l'una verso l'altra, a partire da quel primo pomeriggio in cui avevano studiato insieme, ma entrambe avevano percepito la netta sensazione che si fosse instaurato tra loro qualcosa destinato a durare. 
Ne avevano passate così tante insieme in un lasso di tempo piuttosto limitato, che non potevano fare a meno di pensare a quanti altri guai avrebbero combinato continuando ad avanzare sottobraccio.
Dopo l'incidente, Jane pareva aver dimenticato il modo per assumere di nuovo quella prospettiva, ma c'era da ammettere che dopo più di un mese, cominciava ad accorgersi da sola di star tornando quella di una volta. E la maggior parte del merito era proprio della sua migliore amica, che l'aveva condotta al punto in cui Chris era riuscito a riafferrarle la mano, in tutti i sensi.

" Eccoli!" esclamò Sophie, riferendosi ovviamente a Chris e a Scott
" Allora?" le domandò immediatamente il fidanzato quando le due ragazze si furono avvicinate abbastanza
" Non siamo riuscite a trovarlo" spiegò Jane
" Deve essere già ripartito" continuò Sophie
" Quindi ora che hai intenzione di fare?" domandò ancora Scott, parlando al posto dell'amico, che di colpo, pareva essere diventato apatico e taciturno
" Boh..in qualche modo devo parlargli" rispose lei
" Non voglio che finisca così" aggiunse l'attimo successivo.
Ma fu soltanto dopo aver pronunciato quelle parole che si rese conto di quanto lontamente dal loro vero significato, potessero essere interpretate da Harry.
" Voglio dire...non mi va che tra noi resti rancore. In fondo, siamo stati l'una parte della vita dell'altro per diverso tempo, e anche se non abbiamo mai saputo amarci e non abbiamo mai saputo costruire ciò che credevamo di volere insieme, non posso odiarlo di punto in bianco.
Prima ha esagerato, perchè era arrabbiato, e persino quando mi ha confessato di avermi tradito...in fondo gli credo quando mi dice di non sapere nemmeno il nome di quella tizia. Tra noi evidentemente non ha funzionato, forse ci siamo invaghiti a vicenda dell'immagine che ci eravamo creati dell'altro durante quell'estate, e ci siamo sforzati di essere ciò che non eravamo solo per poter in qualche modo combaciare l'un con l'altra, sbagliando, sbagliando tutto, ma sono certa che nessuno di noi due lo ha fatto in mala fede..semplicemente è andata così, e io non voglio serbare un cattivo ricordo di lui"
" Allora è finita sul serio?" fu solo a quel punto che Chris trovò il coraggio di domandarglielo
" Era già finita, prima di oggi, per quanto mi riguarda" specificò lei, sperando che capisse, che intuisse da solo che era pronta a lasciarsi cullare proprio dalle sue braccia.
" Quindi possiamo tornarcene a casa" intervenne a quel punto Sophie, dato che sia Jane che Chris parevano non riuscire ad aggiungere altro
" Sì, penso di sì" le fece eco il suo fidanzato
" Jane, ti accompagniamo dai tuoi o al campus?" si informò il ragazzo subito dopo, e in quel momento 'Harry' sperò con tutto se stessso che lei propendesse per la seconda ipotesi.
Perchè aveva così tanto da dirle, e non sapeva quanto avrebbe resistito ancora.
Non era stato capace di farlo lì, nel parco divertimenti, con Sophie e Scott come testimoni e l'ombra di Jonas che incombeva ancora su di loro. Desiderava follemente restare da solo con lei.
Perchè nel giro di una mezzoretta al massimo, erano successe tante di quelle cose da fargli girare la testa. Come una trottola impazzita.
Era passato dal paradiso che aveva provato nel premere le labbra contro le sue, all'inferno anticipato dall'improvvisa apparizione del suo ex ragazzo e condito delle scuse che lei gli aveva rivolto, e da quella corsa che aveva intrapreso per fermarlo e parlargli.
Quando Jane aveva apertamente ammesso che tra lei e Jonas fosse finita, il suo cuore aveva ripreso il proprio regolare battito, ma lì per lì, su due piedi, era stato talmente felice e al tempo sorpreso di sentirle pronunciare quelle parole (perchè lui era stato così scemo da fraintendere ogni cosa prima di quella meravigliosa verità)  che non aveva trovato parole per confessarle ciò che provava.
E poi restava comunque il fatto che la ragazza non avesse mai accennato a lui, e la cosa continuava a tenerlo sulle spine.
Certo, aveva chiuso con il suo ragazzo, ma chi lo diceva che era pronta a buttarsi tra le braccia di un altro?
Però c'erano stati quei baci...e quella complicità, e tutte e due le cose non facevano altro che confonderlo ancora di pù. Perciò doveva assolutamente parlarle. Un parlare nettamente diverso da quello che la ragazza desiderava intraprendere con Jonas.
Dal canto suo, Jane sapeva di avergli confessato solo una parte della verità: avrebbe dovuto continuare dicendogli che non si era affatto pentita di quei baci, e che forse forse, aveva finito per innamorarsi di lui, totalmente e incodizionatamente. Si era innamorata della sua voce, della sua risata, del suo senso dell'umorismo, della sua dolcezza e della sua simpatia, ma non voleva sbatterglielo in faccia in quel modo.
Desiderava soltanto un momento intimo da trascorrere insieme a lui. Loro due e basta.
Ecco perchè aveva desistito dall'aggiungere altro, a parte il fatto che con Jonas, quella specifica sezione del suo cuore,  avesse chiuso da un po'. 
Probabilmente il ragazzo aveva anche un po' ragione a pensare che il loro rapporto non avesse funzionato perchè Harry l'aveva distratta. Certo, quello non era l'unico e il solo motivo per il quale si erano ritrovati a quel punto, e dare la colpa solo a Jane della fine della loro storia, era da vigliacchi..però, un fondo di verità in quelle parole c'era. 
E lui aveva sicuramente sbagliato i modi, ma non aveva proprio tutti i torti.
" Jane, ma ci stai ascoltando?" l'amica la riportò sul pianeta terra scuotendola delicatamente
" Eh?" domandò lei, come se davvero non ci stesse capendo nulla
" Vuoi andare a casa o al campus?" ripetè la domanda Scott
" Dopodomani riprendono le lezioni, giusto?" chiese conferma lei
" Sì" e fu Harry a risponderle, sperando tanto che non volesse tornare a casa. In quel caso, sarebbe stato quasi del tutto impossibile parlarle in tempi brevi, con pure i genitori di lei di mezzo, che tra l'altro lo conoscevano benissimo e potevano riallontanarlo dalla figlia senza battere ciglio. Come avevano già fatto una volta.
" Allora al campus" decise finalmente lei, concedendosi un mezzo sorriso, perchè sperava proprio che Harry sfruttasse l'occasione per starle incollato addosso.
Fu l'unica a non rendersi conto del sospiro di sollievo che lui tirò in quell'esatto istante.
" Perfetto, allora devi girare a destra per Belfast" disse Sophie al fidanzato, con tono pratico, ma a sua volta contenta di quella scelta.
Perchè era ovvio che quei due avessero bisogno di stare un po' da soli, e forse, finalmente, lo avevano capito entrambi.
Che poi ci fosse anche un altro tipo di discorso, ancora più spinoso, da dover affrontare prima o poi, in quel momento era un altro paio di maniche. E pur sapendo perfettamente di andare contro uno dei principi in cui aveva imparato a credere sin da piccola, ovvero la verità, Sophie proprio non riusciva a non spingere l'amica tra le braccia di Chris, che in fin dei conti, con quel giochetto della falsa identità era riuscito a starle accanto e riportarle il sorriso molto più in fretta e in modo molto più spontaneo di quanto avrebbe fatto chiunque altro.
Sophie non aveva idea di quanto quella bugia potesse reggere, ed era stata la prima ad intimare a Chris di darci un taglio con la storia di Harry, perchè voleva assolutamente evitare che Jane si affezionasse a una persona praticamente inesistente, ma non aveva avuto nemmeno il tempo di ragionarci su un secondo di più, che il danno era già stato fatto.
Che poi non era giusto nemmeno definire 'Harry' come inesistente. Lui c'era, era molto più presente di chiunque altro nella vita della sua amica. 
E in fondo, non era altri che Chris: i modi, le parole, gli atteggiamenti, la dolcezza, l'iralità, quel suo continuo prenderla in giro e provocarla, apparteneva solo a Chris.
L'unica vera differenza stava nel nome, per il resto Harry e Chris erano esattamente la stessa persona, e forse, sotto sotto, e in modo del tutto inconscio, il cuore di Jane  lo aveva capito.
" Ci siamo" annunciò poco dopo Sophie, scoccando un'occhiata significativa al ragazzo.
Perchè si era ormai resa conto che sarebbe stato da folli allontanare due persone che si volevano in quel modo. Non poteva farlo, nonostante tutte le implicazioni che ciò comportava.
Lei non aveva mai avuto niente contro Chris, anzi..era Harry a non starle del tutto simpatico per ovvi motivi, ma era più che certa che lui rappresentasse il meglio per la sua migliore amica, e in quel momento, non c'era nulla che le importasse di più di vederla finalmente felice, con accanto un ragazzo che l'amava e che si sarebbe preso cura di lei sul serio.
" Posso accompagnarti, Jane?"  le domandò Harry, la voce che tradiva una certa impazienza, quasi ansia nell'attendere una risposta
" Certo che puoi" sorrise la ragazza, un attimo prima che entrambi salutassero Scott e Sophie, incamminandosi insieme verso le residenze. 





BUONSALVEEE!!! :)
Eccomi qua con un nuovo capitolo che spero abbiate apprezzato. Non me ne vogliate per averlo concluso in questo modo: lo ammetto, un po' l'ho fatto perchè mi piace aumentare la suspance, ma questa volta è stata soprattutto una necessità. Il capitolo successivo a questo sarà importante e impegnativo, quindi preferisco avere più tempo per scriverlo, perchè penso che abbiate ormai capito che il mio, di tempo, scarseggia
causa esami. Proprio oggi ne ho dato uno, perciò vi lascio immaginare.
Grazie di cuore per tutto il supporto espresso attraverso le recensioni, vi adoro, davvero <3<3<3
Grazie anche a tutti coloro che hanno inserito la storia in una qualsiasi lista. Fatevi sentire se ne avete voglia ;)
Scappo, un bacione, e a prestooooooo <3<3





















 




















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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


" Allora, come descriveresti questa giornata?" 
Jane e Chris erano entrambi in piedi proprio di fronte alla porta del monolocale che era stato assegnato alla ragazza all'inzio dell'anno.
Lei era impegnata a tastarsi addosso per trovare il badge che le avrebbe permesso di entrare 'nella sua casetta', come ormai si era abitutata a chiamarla dopo averci trascorso diversi mesi all'interno, e lui doveva pur trovare il modo di ingannare quell'attesa che per qualche motivo lo stavo divorando vivo.
" Me lo stai chiedendo sul serio?" si limitò a rispondere la ragazza, piuttosto scettica
" Sì! Così, a caldo, quale sarebbe il tuo commento su questa giornata?" insistè Harry
Gli piaceva un sacco semplicemente chiacchierare con lei, sapere come la pensasse riguardo tutto, dai problemi che  affiggono il mondo fino a un piccolo particolare perfettamente soggettivo come la giornata che avevano trascorso insieme; voleva scoprire come si sentisse realmente. Adorava ascoltarla, qualcunque fosse l'argomento al centro della conversazione.
" Burrascosa" ammise a quel punto lei
" Lo trovi azzeccato?" gli domandò subito dopo, continuando quella che ormai stava diventato un'affannosa ricerca di quel badge
Ma dove era finito? Doveva averlo messo per forza in una delle tasche dello zainetto che per tutto il tempo aveva tenuto sulle spalle...
" E se non fosse arrivato tu sai chi?" la provocò Chris, quasi senza accorgersi di quanto stessero impiegando per trovare le chiavi
Jane parve pensarci su qualche istante, poi emise il verdetto.
" Ugualmente burrascosa" dichiarò subito dopo
" Per via delle montagne russe, giustamente" riflettè il ragazzo
" Tu penserai che sono esagerata a classificare una giornata in questo modo considerando solo i due minuti che abbiamo trascorso su quei tritacarne. Sì..mia madre ha decisamente ragione a chiamarle 'tritacarne'" spiegò, parlando in modo talmente spedito, da non dargli la possibilità di interromperla prima di quel momento
" Ma?" azzardò Chris, nascondendo a stento un sorriso
" Come fai a sapere che c'era un ma?" ribattè la ragazza, scatenando la risata di lui. Roca, e profonda da farti tremare pelle e cuore.
" Se ho imparato a conoscerti almeno un po'..non sei una che si accontenta di fornire spiegazioni semplici e veloci. Ti piace parlare, e a me piace che a te piaccia"
" Davvero?" e in preciso istante Jane si voltò verso di lui, abbandonado per un attimo ogni altro proposito
" Sì. E' tanto strano?" si incuriosì il ragazzo
" Che qualcuno me lo dica sì. Però mi piace" ammise concedendosi un dolce sorriso
Sarebbe stato proprio da commedia romantica da quattro soldi se a quel punto Chris se ne fosse uscito con un 'e a me piaci tu!'? Probabilmemte sì, perciò lo evitò.
" Comunque..cos'è che stavi dicendo?" esclamò invece, cercando di ritrovare un contegno, e rendendosi contemporaneamente conto di star lasciando troppe cose in sospeso.
Desiderava parlarle, dirle tutto, tutto quanto, ma proprio perchè teneva troppo alla sua reazione e conseguente risposta, aveva paura di intraprendere quel discorso. Anche se fino a cinque minuti prima aveva sperato che Jane scegliesse di tornare al campo, così da poterle finalmente confessare i suoi sentimenti.
Quella ragazza gli mandava in pappa il cervello anche senza fare nulla, e la cosa cominciava a diventare pericolosa, ed oltremodo eccitante.
" Non me lo ricordo più" se ne uscì lei
" Non è vero"
" Sì che vero!" ma quel sorriso a stento trattenuto la tradì spudoratamente
" Burrascosa perchè mi sono sentita per tutto il tempo sulle montagne russe, dal primo all'ultimo secondo, e non solo quando abbiamo fatto il giro della morte. Tra parentesi, ancora stento a crederci di essere salita" ammise con naturalezza
" Se racconti a qualcuno che le tazzine ballerine ti hanno fatto lo stesso effetto dei roller coaster, perderai tutta la tua credibilità" lo provocò lui, nominando intenzionalmente proprio le tazzine ballerine
" Ma è lì che sono stata con il fiato sospeso" lo disse con un filo di voce, però Chris era talmente vicino che la sentì ugualmente.
Tuttavia, quel momento in cui tutto e nulla sarebbe potuto accadere non durò a lungo.
Il badge, che evidentemente aveva finito di giocare a nascondino, saltò fuori.
" Se mi avessi permesso di aiutarti a cercarlo saremmo entrati mezz'ora fa, lo sai vero?" la prese in giro lui
" Probabilmente anche un'ora fa" ammise lei ridendo
" Ma non sei proprio tu, assieme a Sophie..non siete proprio voi che mi dite ogni giorno che devo imparare a cavarmela da sola?" argomentò la ragazza, lasciandolo di stucco ancora una volta.
Perchè gli pareva che ne sapesse sempre una in più del diavolo?
Perchè doveva essere così maledettamente intelligente a al tempo stesso provocatoria?
Di quel passo c'era il serio e concreto rischio che quella ragazza gli rubasse il cuore per sempre.
" Riuscirò mai a spuntarla con te?" si  riprese lui, porgendogli quella domanda in tono retorico e palesemente divertito
Ma Jane non riuscì a rispondergli, perchè il tesserino le cadde dalle mani, finendo a terra.  A quel punto anche lui si chinò per raccoglierlo, e proprio mentre entrambi si accingevano a compiere quel gesto, le loro mani si sfiorarono. E indugiarono un po', il tempo necessario per far sì che le interrompesse quel contatto, di colpo preoccupata.

" Ma che hai fatto?" domandò infatti
" Nulla. Nulla di grave" la rassicurò lui
" Dammi quella mano, Harry" e di colpo lei si fece seria
" Ma non è niente.. " insistè lui
" Niente un corno! La sento tutta scorticata al tatto..che hai combinato?"
Ecco la risposta alla sua precedente domanda: non sarebbe mai riuscito a spuntarla con lei. E per qualche motivo non gli dispiaceva affatto.
" Potrei.." azzardò, lentamente "..aver tirato un pugno a un muro" completò la frase, riluttante
" E perchè?" fece la finta tonta lei, in attesa che lui dicesse qualcosa
" Perchè il tuo ex-ragazzo mi ha fatto davvero incazzare"
" Anche a me" Jane non si scompose minimamente
" Però non me la sono presa con un muro" aggiunse subito dopo, cercando di spezzare la tensione cresciuta in seguito a quelle ultime battute
" Avresti preferito che me la prendessi con lui direttamente?" domandò Harry
" No, a questo punto meglio il muro" disse soltanto la ragazza
" Perchè? Sennò gli avrei rovinato il bel faccino che si ritrova?" la sfidò lui
" No. Solo perchè voglio sperare che tu sia diverso da lui" ammise Jane
" Vuoi sapere se ho mai fatto a botte con qualcuno?" domandò lui, in tono più scherzoso
" Hai mai fatto a botte con qualcuno?" glielo domandò ridendo
" Certo che sì! Da bambino menavo mio cugino ogni qual volta mi batteva a un videogioco, ma quando mia madre  mi toglieva da sotto il naso la fetta di torta che ci preparava sempre quando passavamo i pomeriggi insieme, ho capito che non ne valeva proprio la pena di menarlo"
" Doveva essere proprio buona quella torta" lo prese in giro lei a quel punto, e lui rise di cuore.
" Puoi dirlo forte!" esclamò Chris, ricordandone per un attimo il sapore
" Se ti fai dare la ricetta, possiamo provare a prepararla insieme qualche volta" propose Jane, smaniosa di assaggiarla
" Ma da quand'è che questa testolina partorisce idee geniali?" la prese in giro Chris, toccandole il capo con tenerezza
" Da sempre!" asserì lei, scoppiando a ridere subito dopo
" Però devi promettermi che la prossima che ti incazzi per qualcosa, eviti di spappolarti una mano..o qualunque altra parte del corpo" riflettè l'attimo successivo
" E posso-" gli impedì di continuare
" No, non puoi nemmeno spaccare le ossa a qualcun'altro. Questo era sottointeso...altrimenti niente torta" 
" Affare fatto!" sorrise lui, scatenando quello di lei
" Adesso però non pensare che sia un tipo violento....a parte mio cugino, non ho mai messo le mani addosso a nessuno, perciò ti informo che con questo patto ci ho solo guadagnato la mia torta" disse subito dopo
" Fidati, anche io ci ho solo guadagnato" rise la ragazza
" Hai capito la furbacchiona!" la prese in giro Harry, trattenendosi a stento dallo spingerla contro un muro per baciarle le labbra 
" Adesso pensiamo alla tua mano: dobbiamo assolutamente medicarla" e in quel modo Jane lo riportò alla realtà, entrando finalmente nella casetta insieme a lui
" Ma come? Con che cosa?"
" Lascia fare a me Harry. Tu siediti sullo sgabello in bagno" lo sorprese la ragazza
" Che hai intenzione di fare?" indagò lui, eseguendo e guardandola mentre appoggiata al lavabo, pareva riflettere attentamente sulla prossima mossa.
" In effetti potrei avere bisogno del tuo aiuto" ammise a quel punto, e lui trattenne a stento un sorriso.
" Allora, da parte dovrebbe esserci una scatola con tutto l'occorrente..una specie di kit da pronto soccorso" spiegò la ragazza
" Devi aiutarmi a trovarla, e poi a vedere cosa c'è dentro" continuò subito dopo
" Vuoi dirmi che in questi due metri quadri ci va pure un kit per le emergenze?" domandò lui, a metà tra il divertito e lo stupito, perchè proprio non immagianva che Jane fosse fornita anche di quel tipo di occorrente, nel suo grazioso e piccolo monolocale
" Stai percaso denigrando la mia casetta?" domandò, fingendosi offesa
" Non mi pemetterei mai..è solo che trovo strano che in uno spazio così angusto tu sia riuscita a metterci così tante cose. In ogni angolo c'è un oggetto, un libro, persino una borsa o un semplice portachiavi che in qualche modo parla di te"
" E' la mia casetta, il mio rifugio, e se voglio potrei farci entrare di tutto..un posto lo troverei" dichiarò lei con una naturalezza che non potè far altro che intenerirlo
" Anche il disordine che sicuramente regna qui dentro, parla di me" disse subito dopo, prendendosi in giro da sola
" Ma è quel tipo di disordine che odora di vissuto, e a me piace un sacco" ammise il ragazzo
" Non immagini che darei per poterlo constastare con i miei occhi, questo caos! 
La verità è che adoro questo posto come pochi altri al mondo..mi ci sono affezionata immediatamente, lo sentivo e continuo a sentirlo come se fosse stato fatto apposta per me. E' piccolo, ma io lo trovo accogliente, si riscalda subito, e sorprendentemente, riesce davvero a contenere tutto ciò di cui ho bisogno. Qui, negli armedietti del bagno ci sono i prodotti per i miei capelli, il profumo che mi ha regalato Sophie, i trucchi che prima o poi ammuffiranno, visto che non li uso mai; e poi le scorte di sapone, shampoo e detersivi vari che ogni volta che mia madre viene mi porta. E da qualche parte, forse nel cassetto a destra dello specchio, dovrebbe esserci anche la famosa scatola con i cerotti, le tachipirine, il termometro, il disinfettante..insomma questo genere di cose, che ora ci tornerà utile.
E di là, nella camera, c'è quella scrivania piena zeppa di libri, quaderni, matite, evidenziatori, il mio computer con annessi cd, portachiavi ricordi dei viaggi che ho fatto, e i miei occhiali da sole. Sulle mensole ci sono più o meno le stesse cose, con l'aggiunta di un plaid che non so nemmeno perchè tengo lì. Sul comodino c'è la mia sveglia blu, quella che ho comprato all'inizio dell'anno, i miei elastici per capelli, alcuni dei miei bracciali preferiti, e se non ricordo male anche l'ultimo libro che stavo leggendo e che non ho più finito.
Persino l'angolo cottura lo sento dannatamente mio. Pieno zeppo di tutte le tipologie di posate, mestoli, utensili vari, e aromi utili per cucinare. Ti giuro che mi sento una cretina quando lo penso, ma mi manca persino aprire il frigo senza avere la più pallida idea di cosa mangiare, osservare tutto il cibo per un po' e poi preparare le insalate più assurde. 
Voglio tornare a tagliuzzare tutto, a preparare piatti con le mie mani, pure a cucinare roba al limite della commestibilità, ma perlomeno provarci, fare un tentativo senza aver la costante paura di affettarmi un dito"
" Jane" e all'improvviso avvertì quella voce un po' roca vicinissima
" Sei bellissma. Sei una persona meravigliosa. Quando parli così, mi fai venir voglia di darti i miei di occhi, e Dio solo sa, che se solo potessi lo farei"
" Te lo giuro" aggiunse subito dopo, un sussurro così dannatamente sincero, che le fece sciogliere il cuore
" Lo farei anche adesso" e per dare anche più enfasi a quelle parole, le prese entrambe le mani stringendogliele forte tra le proprie
" E io non te lo permetterei mai" ammise la ragazza, desiderando follemente buttarsi tra quelle braccia e annergarci per sempre
" Cosa?" soffiò lui, sempre più piano e sempre più vicino
" Proprio perchè so cosa significa, non te lo permetterei mai. Non potrei sopportare di vederti così come tu mi stai vedendo adesso...e anzi, ti chiedo scusa, perchè io vorrei davvero fare finta di nulla e non pensarci più, almeno per un po', ma purtroppo non ce la faccio proprio a evitarlo"
" Forse però..io lo conosco un modo per  farti dimenticare di tutto"
" E allora svelami questo segreto perchè ne ho davvero bisogno" 
" E' molto più facile di quanto immagini, se solo gli permetti di funzionare. Dipende tutto da te" sussurrò il ragazzo, guardandola così intensamente e maledicendosi perchè non poteva essere ricambiato
" Io voglio farlo funzionare. Lo desidero con tutta me stessa, Harry" disse lei, non capendoci nulla, ma aggrappandosi a quella speranza
" Anche io. Anch'io desidero follemente che funzioni" ammise Chris, in piedi di fronte a lei, con mani intrecciate alle sue, e bramoso e al tempo stesso timoroso di fare quel passo in più che avrebbe azzerato le distanze
" E allora dimmi che devo fare, perfavore" lo pregò Jane, impaziente più che mai, e in qualche modo cosciente di quella vicinanza che le faceva galoppare il cuore come un pazzo.
Fu proprio allora che Harry si chinò leggermente per essere alla sua altezza, e senza pensarci un secondo in più le sfiorò le labbra con le proprie, lentamente, come a chiederle il permesso di poterla baciare.
" Devi solo baciarmi, Jane. Nient'altro" sussurrò piano, dandole il tempo di capire che quei baci che si erano scambiati al parco non erano stati casuali, sporadici, occasionali....solo dannatamente veri.
Lei sorrise, e quello fu la conferma che Chris aspettava. Staccò le mani da quelle delle ragazza per attirarla a sè e baciarla come Dio comanda.
Jane si lasciò andare, completamente, senza opporre alcuna resistenza, perchè finalmente era perfettamente consapevole di volere esattamente ciò che stava accadendo. A livello inconscio lo aveva capito già da un po' di tempo, ma era arrivato il momento di farlo sapere a lui. Voleva che sapesse quanto fosse diventato importante, quanto il suo sorriso dipendesse da lui.
" Te l'avevo già detto che ho perso la testa per te, no?" domandò retoricamente, quando furono costretti a staccarsi per recuperare fiato
" Sì, tu me lo hai detto; io ancora no" sussurrò lei sulle sue labbra
" Mi sto innamorando di te" ammise, con un sorriso dolcissimo e terribilmente imbarazzato, perchè in quel modo, così diretto, non lo aveva mai detto a nessuno. Nemmeno a Jonas.
" Però adesso dobbiamo medicare la tua mano" aggiunse subito dopo, forse per uscire uscire da quel tenero imbarazzo
" Non ti preoccupare..ho trovato tutto. Mi basterà mettere una garza e poi la mia mano tornerà come nuova" rispose lui, trafficando con il famoso kit di emergenza, dopo essersi allontanato di qualche passo da lei, con gli occhi che gli brillavano dalla felicità.
Gli aveva davvero detto che si stava innamorando di lui!!
" Hai finito?" domandò la ragazza un minuto dopo
" Sì...ecco fatto" la rassicurò lui, poggiando sul lavabo l'occorrente che aveva utilizzato, e facendo leggermente traballare lo sbagello sul quale si era seduto momentaneamente seduto per medicarsi.
Fu proprio da quel lieve scricchiolio che Jane si accorse della posizione di lui rispetto a tutto il resto,  e potè agire di conseguenza.  Andò dritta dritta dal suo Harry e con una naturalezza che sorprese persino lei, si ritrovò seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
" Menomale, perchè ho bisogno del mio personalissimo antidoto" ebbe appena il tempo di sussurrarre, prima che lui riprendesse a baciarle avidamente le labbra, dando tregua a quella guerra che la ragazza che amava si ritrovava a combattere ogni giorno.






BUONSALVE!
Mi scuso per il ritardo (come sempre) ma davvero non riesco a fare di meglio per il momento. Studiare non mi è mai pesato così tanto come in queste giornate soleggiate in cui l'unica cosa da fare sarebbe buttarsi in piscina...ma purtroppo, ora non me lo posso proprio permettere, e per questo motivo non vedo l'ora che finisca questa maledetta sessione!
Comunque, non mi va di tediarvi con le mie lamentele, perciò me ne torno a studiare e aspetto come sempre di leggere le vostre opinioni,  che sono senza dubbio un piacevolissimo diversivo ai libroni da imparare a memoria. Grazie di tutto il sostegno, un bacione, e a prestoooooooooooo <3333








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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Quando la mano di lui si intrufolò sotto la sua felpa e prese e carezzarle lentamente la schiena, Jane si staccò, riprendendosi dallo stordimento provocatole da quei baci.
" Cosa crede di fare questa mano?" domandò ridendo, con le labbra arrossate e ancora troppo vicine a quelle di lui
" Non ho proprio idea di cosa abbia in mente" ribattè Chris, a sua volta divertito
" Beh, dille di restare al proprio posto" continuò lei, sforzandosi di darsi un tono risoluto
" Perchè? Ti da fastidio?" si incuriosì il ragazzo
" No! Ma è infortunata...dovrebbe stare a riposo" sostenne la ragazza
" Ah..per quello! Fidati, ho letto che fa molto bene alle dita infortunate quel tipo di movimento. Sai, per riacquistare la normale...mobilità"
" E dove lo avresti letto?" domandò lei, curiosa
" Su un giornale..c'era un articolo di  cui non mi ricordo il nome che parlava pro-" 
Jane poggiò dolcemente le labbra su quelle di lui, rubandogli un altro tenero bacio.
" Non pensavo fossi una che ama prendere l'iniziativa" la provocò il ragazzo
" L'ho fatto solo per farti smettere di dire cavolate, che ti credi?" rispose a tono Jane, lasciandosi stringere 
" Bene, ora che abbiamo detto una bugia a testa, siamo pari" scherzò il ragazzo
" Iniziamo male, mio caro" aggiunse lei divertita, la testa poggiata sulla sua spalla e le braccia ancorate a lui
" Malissimo" sorrise Chris, inclinando di poco la propria per lasciarle un umido bacio sul collo.
Non appena Jane avvertì la presenza delle labbra di lui su quell'anfratto di pelle così delicato,  gemette per il piacere.
Aveva sempre amato i baci sul collo, ma anche in quel caso doveva ammettere che esistessero baci e baci.
Si sentiva un verme nel pensare certe cose, ma non si era mai sentita così tremendamente bene quando Jonas le aveva dedicato quelle attenzioni. E oltre al suo ex fidanzato, conosceva soltanto un altro termine di paragone, che reggeva piuttosto bene il confronto, ma si convinse da sola che fosse solo perchè Chris fosse stato il suo primo bacio: era ovvio che fosse stato speciale e l'avrebbe ricordato per sempre!
Per quanto riguarda invece il secondo bacio che si erano scambiati in macchina, beh, quello lo ricordava per un altro motivo, e maledizione, nella sua testa era stato piacevole come quelli che le stava dando Harry, ma probabilmente, le suggerì in quel momento il cervello, lo ricordava così mozzafiato perchè era stato l'ultimo istante di vita vera che avesse vissuto prima della catastrofe.
Sì, doveva essere andata per forza così..oppure qualcuno ai piani alti aveva avuto pietà per lei, e le aveva mandato un meraviglioso sostituto di quello che se l'era data a gambe levate...
" Rilassati Jane" fu la voce roca di lui a distrarla da quei pensieri assurdi
" Prova a non pensare a nulla" ripetè il ragazzo, senza smettere di baciarle quel tratto di pelle
E lei decise di dargli ascolto. Si rese conto che sarebbe sul serio ammattita se avesse continuato a paragonare presente, passato e futuro.
Con Jonas non aveva funzionato perchè quello che c'era tra loro non era tanto forte come loro due si erano beatamente illusi che fosse. Punto.
Con Chris..basta! Doveva lasciarlo perdere una volta per tutte quel maledetto ragazzo...se ne era andato, l'aveva abbandonata nel momento peggiore della sua vita, e non c'era nient'altro da aggiungere.
Harry..beh, Harry era quello che le era stato accanto praticamente giorno e notte negli ultimi tempi, che le aveva riportato il sorriso a suon di battute idiote, gesti premurosi, simpatia innata, e tanto tanto affetto che secondo dopo secondo si stava tramutando in amore.
Sì, perchè si era innamorata di quel ragazzo senza nemmeno sapere come diavolo fosse fatto, e non desiderava altro che lasciarsi baciare da lui.
" Non hai idea da quanto tempo desideravo baciarti così" Chris parve fare eco ai suoi pensieri
" E' bellissimo..ti prego, continua" sussurrò lei, inclinando sempre di più il collo per lasciargli più spazio.
Era vero: essere baciata languidamente sul collo da Harry si stava rivelando un'esperienza paradisiaca. 
Ancora stentava a credere a tutto quello che stava accadendo e a quanto rapidamente le cose si stessero evolvendo. 
Pensò che poco più di due settimane prima nemmeno lo conosceva quel ragazzo che le aveva stravolto la vita.
Non sapeva cosa fosse stato a indurla a fidarsi da lui sin dal primissimo istante, ma lo aveva fatto, senza la minima esitazione. Gli aveva permesso di stringerle le mano, portarla a bere una cioccolata e prenderla in giro come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. 
E poi, tutto il resto, si era susseguito senza che lei avesse il tempo di rendersene conto. 
La serata in cui avevano mangiato la pizza insieme e poi si erano addormentati l'uno accanto all'altra ascoltando la musica; la mattina successiva, quando avevano chiacchierato di filosofi e ingegneri ancora avvolti nelle coperte, e si erano risvegliati un paio d'ore più tardi scoprendo che ci fosse la neve. Poi lui le aveva preparato il cappuccino, e a causa della telefonota di Sophie era pericolosamente degenerato il tutto, al punto tale che Jane si era ritrovata a tastare la consistenza dei muscoli di lui e accarezzargli lentamente il petto nudo. 
Per non parlare di quando avevano riso e scherzato nella neve, e per poco non si erano baciati distesi su quella candida coltre bianca. Quello stesso giorno Jane gli aveva raccontato di lei e di Chris, del viaggio mancato a Londra, di Belfast sepolta dai fiocchi, areoporto compreso, e del bacio di Capodanno.
Inevitabilmente era arrivata al momento dell'incidente, e avevano parlato anche di quello, fino a quando lei non era scoppiata in lacrime, esausta, e lui di tutta risposta l'aveva baciata.
Ecco, era da quel momento che Jane aveva iniziato a pensare ininterrottamente a Harry.
Nel frattempo Jonas si era fatto trovare a casa sua in occasione delle vacanze di Pasqua, ma avevano litigato, e guarda caso, era stato proprio Harry a starle accanto anche in quella circostanza, anche se solo per telefono. E poi gli era venuta l'idea delle montagne russe, e detto fatto, il giorno successivo si erano ritrovati tutti al luna park.
Ovviamente Scott a Sophie li avevano lasciati soli per la maggior parte del tempo, e Jane era stata così bene con lui, che sulle tazzine ballerine non era proprio riuscita a trattenersi e l'aveva baciato sulla bocca.
E poi si erano baciati anche dopo essere scesi dalle montagne russe, solo che come nelle commedie romantiche, era apparso Jonas praticamente dal nulla, e proprio in quel momento lei aveva rischiato di rovinare tutto. Per fortuna che Sophie le aveva aperto gli occhi, e lei era riuscita a far capire a Harry che avesse definitivamente chiuso con il suo ragazzo.
E a quel punto, beh, a quel punto lui si era offerto di accompagnarla nella sua casetta, e tra una battuta, una risata e una provocazione, in qualche modo si era dichiarato...e Jane stentava ancora a credere di essere seduta a cavalcioni di lui che continuava a baciarle il collo, a stringerla forte a sè.. pure con quella mano infortunata.
Faceva fatica a credere di sentirsi come effettivamente si sentiva.
Per la prima volta dopo mesi, stava bene. Ma bene per davvero..si sarebbe quasi azzardata a dire di essere felice.
Solo perchè si sentiva amata e capita da quel ragazzo, per il quale rischiava seriamente di arrivare a un punto di non ritorno.
Proprio in quei momenti, realizzò che non gliene fregava un fico secco del prima e del dopo, con tutte le persone dalle quali erano state caratterizzate le due dimensioni temporali...e giurò a se stessa che non avrebbe nemmeno mai più fatto paragoni..non avrebbe avuto senso dato che Harry li avrebbe vinti tutti.
La voleva, l'agognava con tutta se stessa quella spensieratezza, e quel sorriso ebete che si era stampata in faccia da quando aveva capito di essersi irrimediabilmente innamorata di lui.
In così tempo, avevano condiviso tantissimo, e Jane si lasciava coinvolgere da quella meravigliosa intesa, e da quei baci, ogni secondo un po' di più del precedente.
Le erano bastati dieci minuti accoccolata tra le sue braccia, trascorsi a baciarlo come se nemmeno esistesse un domani, per realizzare che era quello che aveva segretamente sempre voluto e sognato. Anzi, dal vivo era ancora più bello che nei sogni. Essere innamorati, e per la prima volta in vita sua, quel cuore che batteva sempre più veloce, quelle gambe tremolanti, le mani sudate e il respiro sospettosamente affannato le fecero capire cosa quella parola volesse dire sul serio, era la sensazione più bella al mondo. 
Era bellissimo lui, anche se non lo aveva mai visto; ed erano bellissimi quei baci sul collo che con un mix letale di tenerezza e passione, le stavano permettendo di scopire come fosse fatto il paradiso.
L'ultimo: giurò a se stessa che quello sarebbe stato l'ultimo pensiero rivolto al passato..ma non poteva proprio esimersi dall'ammettere che per quanto ci avesse sperato, per quanto si fosse illusa e per quanto avesse creduto di esserci vicina, in quel posto etereo non ci fosse mai stata prima di Harry.
No, nemmeno con Chris, perchè quel bacio che era stato capace di provocare un cataclisma nella sua vita, non era che un misero accenno di quello che Harry le stava donando in quel momento.
Dio..ma come era umanamente possibile sentirsi così dannatamente bene?
Pensava che fosse roba da romanzi, da film, da sogni e basta...e invece, per tutto quel tempo si era sbagliata alla grande sul conto dell'amore, e non poteva essere più felice di essere stata smentita.
" Sta funzionando?" ancora una volta, fu la voce di lui a riportarla sul pianeta Terra
" Cosa?" domandò candidamente, e lui rise, deviando per un attimo la traiettoria dei baci, percorrendole il viso con le labbra fino a raggiungere la fronte
Anche quel gesto: Jane si ritrovò a credere che non esistesse nulla di meglio di un ragazzo che oltra a baciarti la bocca, ti bacia la fronte come farebbe un fratello.
" Era esattamente questa la risposta che volevo" ammise lui, senza riuscire a nascondere un dolcissimo sorriso
" E perchè?"
" Perchè significa che sì, sta funzionando" spiegò sussurrando
" E da cosa lo capisci?" si incuriosì la ragazza
" Dal fatto che ti stai sicuramente chiedendo che senso abbia questo discorso" e la baciò di nuovo sulle labbra
" In effetti.." ammise lei, quando si staccarono per rimprendere fiato
" Voglio solo provare a renderti felice" le sussurrò all'orecchio, spostandole teneramente una ciocca di capelli dal viso
" Mi stai dicendo che vuoi essere il mio ragazzo?" lo provocò lei, il cuore ormai sciolto da quella dolcezza
" No guarda...ti sto baciando da mezzora per movimentare un po' questa Pasquetta!" ribattè lui
" Certo che voglio stringerti, coccolarti, ridere con te, baciarti, abbracciarti, provocarti e farti impazzire per tutto il giorno, se tu me lo permetti"
" Permesso accordato" disse, senza nemmeno darsi il tempo di riflettere sulla proposta.
Era ciò che desiderava anche lei: essere stretta, coccolata, presa in giro, baciata, abbracciata, provocata e resa sua. Solamente sua.
" Non riesco a crederci" ammise a quel punto Harry, emozionato e stralunato quanto lei da quelle sensazioni
" Tu? ...E io allora?" e a quel punto scoppiarono entrambi a ridere, per poi inevitabilmente finire labbra contro labbra.
Quanto era bello semplicemente starsene lì, seduti su uno sgabello in bagno, a baciarsi, stringersi, ridere, e amarsi senza una sola preoccupazione al mondo.
" Mi sta venendo fame, lo sai?" beh, almeno senza nessuna preoccupazione rilevante
" La mensa è chiusa oggi" le fece presente il ragazzo, sorridendo
" Cavolo, è vero! E' sempre Pasquetta" rise Jane, realizzando che Harry le avesse fatto perdere la cognizione spazio-temporale, e non solo in senso figurato
" Cucinanimo qualcosa noi" propose a quel punto lui
" Tu sai cucinare?" domandò la ragazza
" Assolutamente no" ammise Chris
" Allora sarà un disastro" 'viste le mie condizioni' si trattenne dall'aggiungere, perchè lui lo avrebbe sicuramente capito
" Sarà divertente" tentò di convincerla il ragazzo
" Ma mangeremo domani se tutto va bene!" esclamò lei
" Ok, ricevuto. Hai fame e hai fame adesso..vediamo che posso fare a riguardo" sentenziò Chris, mentre entrambi uscivano dal bagno per entrare nella stanzetta, nella quale c'era pure l'angolo cottura
" Tu non hai fame?" si incuriosì Jane
" Certo che sì..e credo proprio di aver trovato la soluzione perfetta per un cena gustosa e veloce"
" Davvero, Harry?"
" Ti stupirò" disse soltanto
" Ti prometto che domani cuciniamo insieme.... non te la prendere, oggi  è stata una giornata parecchio impegnativa, e ora sono stantichissima" spiegò la ragazza
" Te l'ho proposto perchè mi hai detto che non vedevi l'ora di metterti a tagliuzzare tutto" ammise lui
" Beh, sì, questo è vero" tentennò lei, quasi ripensandoci
" Chi la spunterà ora: la stanchezza o la voglia di fare a fettine tutto?" scherzò a quel punto Harry, facendola ridere di cuore
" Una cena preparata da noi due potrebbe non essere commestibile, e la stanchezza potrebbe solo contrubuire a tale risultato, però......" riflettè ad alta voce la ragazza
" Però abbiamo fatto i conti senza l'oste...anzi, senza frigo" constatò Harry
" E' vuoto, vero?" gli domandò Jane, portandosi una mano alla fronte come per darsi della scema
" E' che prima di partire per le vecanze di Pasqua io e Sophie lo avevamo svuotato, e non era affatto previsto che tornassi qui stasera" spiegò
" Non sempre gli imprevisti sono da considerarsi negativi" argomentò lui
" Questo di sicuro non lo è" sussurrò Jane accompagnando quelle parole con un dolcissimo sorriso
" Comunque alla fine sarei dovuta tornare qui domani sera, magari con la spesa, ma a parte quello non sarebbe cambiato molto. Mio padre si è anche risparmiato il viaggio in macchina....è convenuto a tutti"
" Ah quindi hai deciso di tornare per motivi che non hanno nulla a che vedere con me?" la provocò Chris
" Sono qui solo ed esclusivamente per motivi che hanno a che fare con te" ma lei scelse di non cogliere quella nota divertita nella sua voce, ed essere sincera in un modo che lui trovò disarmante
" Dopo tutto il casino al parco, speravo che tu cogliessi l'occasione per stare da solo con me" continuò subito dopo, ammettendo quella verità con delle guance rosse rosse
" Io speravo di riuscire a dirti a parlarti non appena ci saremmo ritrovati da soli...ma al momento giusto, mi sono mancate le parole" ammise il ragazzo
" Io non cambierei una virgola di quello che è successo oggi, dopo essere scesi dalla macchina di Scott" sussurrò lei
" Posso restare a dormire con te?" la stupì Harry
" Mi stai sul serio chiedendo il permesso? Ma ti senti bene? Sei rimasto a dormire con me persino la sera in cui ci siamo conosciuti!" non potè fare a meno di ricordargli lei
" Vero" fu costretto ad ammettere lui
" Ma stanotte è diverso. Sono il tuo ragazzo" disse subito dopo, l'entusiasmo e l'emozione percepibili persino nel tono di voce
" Perciò mi farai ufficialmente da cuscino" scherzò Jane, arrossendo in ogni caso.
Chris ovviamente lo notò, e le circondò il corpo con le braccia baciandole l'angolo delle labbra " sono pazzo di te" sussurrò, così, di punto in bianco.
E lei arrossì ancora di più, oltre a sfoderare un sorriso meraviglioso.
Si vedeva che era totalmente inesperta in quelle faccende nonostante avesse già avuto un ragazzo, almeno formalmente, e per qualche motivo la cosa lo inteneriva e lo eccitava da matti.
" Allora..come facciamo per la cena?" lo distrasse Jane
" Tu accomodati. Due minuti e sarai servita"
" Sono proprio curiosa di sapere cosa hai intenzione di combinare"
" Ti fidi di me?" scherzò lui
" Più di chiunque altro al modo" ma la risposta di Jane fu tremendamente seria, e in quel momento Chris capì che lei lo amava.
Che non era riuscita ad essere così sfacciata da dirglielo, e nemmeno sussurrarglielo, almeno non ancora, ma lo amava proprio come lui amava lei.
Pensandoci, nemmeno lui aveva ancora pronunciato quelle paroline magiche che ogni ragazza si aspetta, ma gli pareva che fossero banali, superficiali, quasi vuote rispetto a ciò che provava per Jane.
" Ecco a te" un minuto successivo posò due piatti pieni sulla penisola che faceva da tavolino a casa della sua ragazza
" Cosa sono?" si incuriosì lei
" Assaggia" ribattè lui, avvicinando qualcosa alla sua bocca
Lei obbedì, e prima ancora che potesse realizzarlo si ritrovò inbrattata di nutella.
" Ma ti devo insegnare proprio tutto? Questa è una merenda, non una cena" protestò debolmente, gustando quella fetta di pane e deliziosa crema alla nocciole
" Hai lasciato il frigo vuoto, quindi ora ti becchi la nutella" 
" Che punizione crudele" scherzò lei
" Domani andiamo a fare la spesa" decretò il ragazzo, e per qualche ragione, Jane sorrise.
Era bello stare insieme, si poteva parlare di tutto e di niente con la stessa naturalezza, e si potevano fare progetti per il futuro, anche se questi per il momento includevano soltanto una visita al supermercato.
" Tieni, prendine ancora" e così dicendo, Chris immerse il proprio dito nel barattolo e poi lo avvicinò alle labbra di lei, che lo accolsero prontamente, prima di realizzare che non si trattasse di un cucchiaio
" Avrei potuto morderti, lo sai?" lo ammonì, un pochino imbrazzata per via della situazione
" Sei ancora più bella quando arrossisci" ammise lui
" Ma questa cosa che arrossisco per ogni minima cosa deve finire" si lamentò lei, intenerendolo ancora una volta
" Perchè? E' così tenera...e..."
" Che stai cercando di dirmi?"
" Che faremo un passo alla volta" asserì lui, convinto.
A quel punto Jane si alzò dalla propria sedia e andò a sedersi in braccio a lui: non poteva negarlo, le piaceva troppo questa cosa di mettersi sulle sue ginocchia e lasciarsi stringere.
" Possiamo cominciare così?" domandò, prendendogli il viso tra le mani e percorrendolo tutto con i polpastrelli delle dita, prima di poggiare le labbra sulle sue, ancora imbrattate di nutella.
Lo baciò lentamente, ma con passione, circondandogli il collo con le braccia e prendendo a giocare con i suoi capelli ricci, mentre quel bacio diventava ogni secondo più profondo ed esigente.
Sentiva in cuor suo che quello fosse l'inizio di un'avventura spericolata e bella da mozzare il fiato. 
Harry, Harry, Harry e ancora Harry. Il suo mondo si era improvvisamente ridotto a girare intorno a lui, a ciò che erano loro due insieme, ed era altrettanto improvvisamente diventato meraviglioso.




BUONSALVEEEEE!!!!!
Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma vi informo che la sessione estiva è finita (almeno per me), quindi ora sarò un po' più libera.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo :)))
Grazie per tutto il vostro sostegno, non potete immaginare quanto apprezzi ogni singola parola che mi scrivete, perciò continuate sempre così <3<3<3
Un bacione a tutti voi, e a prestooooooooooo <3<3<3<3























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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


..Tre mesi più tardi

" Avevi detto che mi avresti portato a cena da Hills, e adesso, mi dispiace per te, ma dovrai farlo"
" Non vale quella promessa...l'ho fatta in un momento particolare e lo sai anche tu"
" Resta il fatto però che me lo hai promesso" gli fece notare Sophie
" Ti serviva un incentivo per studiare, e io te l'ho dato" ribattè lui
" In effetti ha funzionato! Chi si aspettava che avrei preso 28!" esclamò la ragazza, visibilmente su di giri
" Io non ho mai avuto dubbi" disse a quel punto lui
" E allora sei stato molto imprudente Scottie, perchè adesso devi mantenere la promessa" insistè lei
" Pensaci: preferisci utilizzare tutti i nostri risparmi per trascorrere un paio d'ore in un ristorante di lusso, oppure prenotare un volo low cost e sparire dalla circolazione per un po'?"
" Sei sleale, lo sai? Non puoi far sempre leva sulla mia anima vagabonda" sentenziò Sophie, mettendo un broncio destinato a non durare
" Ti porterò in un posto bellissimo" rise lui
" Dopo le fatiche della sessione estiva ce lo meritiamo, no?" e Sophie dimenticò completamente l'esistenza di Hills, già proiettata verso l'estate
" Affermativo, tenente" scherzò Scott
" E potremmo chiedere a Jane e Chris se gli va di unirsi" buttò lì lei sull'onda dell'entusiasmo, rendendosi conto un secondo dopo di quanto meravigliosa fosse quell'idea
" Sarebbe sicuramente divertente" riflettè il ragazzo
" Non sono mai andata in vacanza con Jane! Sarebbe fantastico!" argomentò lei
" Amore, promettimi che andremo in vacanza noi quattro..non me ne frega niente del posto, promettimi solo che sarà indimenticabile" lo pregò subito dopo
" Hai già ingranato la quarta, eh?" la prese in giro lui, senza impedirsi di sorridere a sua volta, contagiato dalla felicità della propria fidanzata.
Sophie era così: non conosceva mezze misure. E uno dei tanti motivi per i quali Scott l'amava dai tempi del liceo era proprio questo.
" La sesta, baby" gli fece l'occhiolino lei. Un attimo dopo il barista gli servì le coppe gelato che avevano ordinato.
Ebbene sì: era piena estate, per la precisione fine luglio, gli esami finalmente erano finiti, e la voglia di scrollarsi di dosso lo stress accumulato durante i mesi precedenti era incontenibile. Naturalmente, l'università non era la sola responsabile di quella stanchezza fisica e mentale....era stata la cecità di Jane a dare del filo da torcere a tutti, ma fortunatamente, da quando lei e Chris avevano deciso di ammettere apertamente i propri sentimenti e di provare a star bene insieme, le cose erano sensibilmente migliorate.
La ragazza era praticamente rinata grazie all'amore, e tutto sembrava procedere a gonfie vele, eccetto per un piccola macchia in quel dipinto che dopo mesi finalmente si apprestava a tornare perfetto. Tutti erano consapevoli del fatto che prima o poi sarebbe arrivato il momento di affrontare quel discorso, ma nessuno voleva prendersi la responsabiltà di decidere quando, perchè la paura di rovinare ogni cosa e far del male a Jane riusciva puntualmente a scacciare ogni altro pensiero.
" Dove potremmo andare?" domandò Sophie, gustando il proprio gelato
" Non ne ho idea" ammise lui " ci sono così tanti posti da poter visitare" aggiunse l'attimo successivo
" Quindi dobbiamo fissare delle prorità" continuò Sophie, pratica
" Del tipo?" si incuriosì Scott, senza però afferrare bene il concetto
" Vogliamo andare in america?" propose lei, senza filtri, senza freni...era praticamente già partita
" Se Obama ci paga il viaggio e l'hotel volentieri..." ribettè il ragazzo
" Appunto..! Quindi converrai con me sul fatto che anche Asia, Africa e Oceania siano da escludere...i biglietti ci costerebbero un occhio della testa" argomentò la ragazza
" E cosa ci resta? ....toh: l'europa! Ma tu guarda" la prese bonariamente in  giro Scott
" Io eviterei le capitali..."
" Con questo caldo non riusciremmo a godercele" convenne lui
" Cosa non riuscireste a godervi?" si intromise a quel punto una voce che i due conoscevano benissimo
" Chri-" Scott alzò una mano in segno di saluto e diede una pacca sulla spalla all'amico.
Per un attimo il mondo parve fermarsi, cristallizzarsi, congelarsi, disgregarsi, frantumarsi.
Almeno fino a quando Sophie non prese in mano la situazione. 

" Cricket..stavamo pensando di andare a giocare a cricket" disse frettolosamente, non sapendo che altro inventarsi per correggere quella gaffe che avrebbe potuto sconvolgere e distruggere in un secondo l'equilibrio che finalmente Jane si era riuscita a creare intorno.
" E perchè?" domandò candidamente la ragazza, per nulla insospettita dalla faccenda, sia perchè il silenzio era durato un secondo prima che Sophie salvasse per l'ennesima volta la pelle a Chris, e sia perchè da quando aveva Harry, lei a Chris non ci pensava più.
" E' lo sport nazionale degli inglesi...ci sarà pure un motivo per il quale lo amano tanto" se ne uscì Scott a quel punto
" Se c'è, lo conoscono in pochi!" obiettò a quel punto l'altro, facendo ridere l'amico e chiuedendo lì quella strana conversazione, per non parlare troppo e lasciar emergere il suo sangue puramente british. Eggià..perchè Harry aveva deciso di essere Irlandese come il resto della compagnia, pur di camuffare meglio ( a suo parere) i punti in comune che aveva con Chris.
Aveva raccontato a Jane di essere figlio della repubblica, ma di aver trascorso gran parte della sua vita nel regno, motivo per il quale aveva anche perso il tipico accento irlandese (quello che in realtà non aveva mai avuto).
Più passavano i giorni e più diventava difficile tenere in vita quella bugia....il semplice fatto che Scott fosse stato a un pelo dal chiamarlo con il suo vero nome, la diceva lunga sulla precarietà della situazione, e Chris era il primo a rendersene conto, ma allo stesso tempo fingeva di non vedere e non sentire, pur di non essere costretto a far qualcosa a riguardo.
Tornando al cricket, lui non lo aveva mai amato, quindi  in quel caso non era stato costretto a mentire.
Ora, per evitare che vi venga in mente di credere che la sua intera storia con Jane si basasse su un milione di bugie, vi basterà sapere che a dispetto di tutta l'impalcatura, non viveva la sua vita come se fosse stata un'opera teatrale, una realistica finzione. Non mentiva mai su ciò che gli piaceva o non gli piaceva, anche se si trattava di dettagli insulsi come il suo colore preferito o il condimento che preferisse sulla pizza; non alterava mai le sue opinioni riguardo a nulla, e naturalmente, riservava lo stesso nobile trattamento ai sentimenti.
Semplicemente, aveva cambiato nome e città d'origine. In tutto il resto non aveva mai smesso di essere Chris.
" Allora, come è andata oggi?" fu la domanda che Sophie rivolse all'amica a riportare tutti al presente
" Abbastanza bene a dire il vero...ci sto prendendo gusto con questa cosa del braille, e non vedo l'ora di poter tornare a leggere e scrivere di nuovo!" spiegò Jane, evidentemente piuttosto soddisfatta della lezione.
Aveva cominciato a frequentare quel corso un paio di mesi prima, sempre sotto incoraggiamento di Harry, e doveva ammettere di essere pentita di non aver iniziato molto prima.
In più, era anche riuscita a dare tutti gli esami previsti per quel semestre dal suo corso di laurea, ad eccezione di uno, che aveva scelto di rimandare a settembre, ormai stremata.
Aveva studiato spesso in compagnia di Sophie, e occasionalmente anche di Rose e Federica, due ragazze con le quali aveva stretto amicizia durante l'anno accademico.. e anche se all'inizio non ci avrebbe scommesso nemmeno un centesimo, ce l'aveva fatta.
Quando Sophie e il resto delle ragazze non potevano darle una mano, poteva sempre contare sul suo Harry, che negli ultimi giorni si era ridotto a studiare di giorno con Jane per gli esami di lei, e di notte da solo per i propri. Facile non lo era stato, per nessuno, ma alla fine quelle verbalizzazioni sul libretto li avevano ripagati della fatica.
Era stata una grandissima soddisfazione, oltre che una merirata liberazione, sapere di avercela fatta, nonostante tutto quello che gli era piovuto addosso a partire da una sera di marzo. 
A distanza di quattro mesi, Jane  aveva raccolto i cocci del disastro insieme all'indispensabile aiuto di Harry, Sophie e Scott, e poteva quasi azzardarsi a dire di stare bene di nuovo.
I primi autentici segni di ripresa si erano fatti evidenti la sera stessa di Pasquetta. Quel 'possiamo cominciare così' che era fuoriuscito dalle sue labbra tra un bacio e l'altro, era stato tutt'altro che metaforico.
Perchè era partito per davvero tutto da lì, da quelle tenere coccole e disarmanti promesse che si erano fatti a vicenda quella sera.
Nei tre mesi che li separavano dal momento presente, le loro vite si erano indissolubilmente legate le une alle altre, così come avevano fatto le loro mani, e più nel profondo, le loro anime.
Harry le era stato accanto nel modo più spontaneo possibile, e lei si era in fretta ritrovata a ricambiare il suo amore proprio nello stesso modo. Non che non ci fossero mai state discussioni e qualche muso lungo di tanto in tanto, ma si meravigliavano loro stessi del modo in cui avessero terribilmente bisogno l'un dell'altra. A quel punto diventava del tutto irrilevante chi avesse cominciato a discutere e per cosa, e semplicemente, correvano l'una tra le braccia dell'altro come se necessitassero di quel contatto, di quella certezza, per riprendere a respirare.
Come potete facilmente immaginare, il più delle volte era il malumore di Jane a scatenare qualche imcomprensione...perchè non si poteva pretendere che una ragazza che era stata provata di punto in bianco della possibilità di vedere il mondo, riuscisse a fare sempre finta di nulla. Si verificavano degli episodi in cui crollava ancora, e a volte lo faceva accanendosi contro di lui, pur senza volerlo sul serio. Harry lo capiva, lo sapeva che non stava cercando altro che un pretesto per aver diritto a rinchiudersi nella sua bolla di tristezza per un po', ma essendo imperfettamente umano anche lui, certe volte sbottava. 
Era capitato pure che si urlassero contro, per poi sussurrarsi parole dolci e appigliarsi l'uno all'altra il minuto successivo. 
E gli abbracci in cui affondavano quei due dopo una discussione, facevano invidia al mondo.
Si stringevano talmente forte e talmente a lungo che quasi quasi temevano di restare paralizzati in quella posizione, ma per qualche ragione, quella prospettiva non faceva più paura nè a lei, nè a lui.
Era pur vero però, che i momenti no di Jane si verificavano con una frequenza molto meno alta da quando Harry era entrato nella sua vita: la maggior parte delle volte ridevano, scherzavano, si prendevano in giro, chiacchieravano di tutto e di di più, ascoltavano la musica insieme, si facevano il solletico e si baciavano. 
Jane amava più di ogni altra cosa quando lui le alzava la maglietta, e le faceva pernacchie sul ventre...non poteva farci niente, l'adorava!
E Harry si sentiva sulla soglia del paradiso quando lei  immergeva le dita tra i suoi capelli nel bel mezzo di un bacio appassionato, e ci giocava messaggiandoglieli lentamente.
In quei tre mesi non si erano ancora spinti al punto di giacere completamenti nudi l'uno sull'altra, l'uno nell'altra...un po' perchè Jane non riusciva ancora a rassegnarsi al fatto che la sua prima volta sarebbe stata completamente diversa da come l'aveva sempre sognata, perchè non avrebbe potuto perdersi negli occhi del ragazzo che l'avrebbe resa sua; e un po' perchè Chris non era affatto sicuro di poter reggere il fatto che lei avrebbe gridato il nome di Harry e non il suo al culmine dell'eccitazione.
Esattamente come lui le aveva promesso al ritorno dal parco divertimenti, stavano facendo un passo alla volta.
Erano capaci di trascorrere ore e ore stesi a letto a coccolarsi e baciarsi dappertutto, e spesso si erano ritrovati a tanto così dal fare l'amore, ma sempre di comune accordo avevano deciso di aspettare. 
Jane non ne andava affatto fiera, ma il suo era ormai diventato una specie di blocco emotivo...desiderava poterlo guardare negli occhi e farsi rivoltare da lui come un calzino anche all'infinito, ma non ci riusciva proprio in quelle condizioni. Sapeva che fosse tutto un po' assurdo, e che prima o poi avrebbe dovuto oltrepassare quella barriera (perchè oltretutto lo voleva lei stessa)  ma chissà per quale stupido motivo ogni volta che si spingevano in quella direzione, si agitava e tremava tutta, e a volte piangeva, perchè si sentiva una cretina, una fallita, un'impedita che non riesce nemmeno a fare l'amore con il ragazzo che ama.
Ma non c'era stata una singola volta in cui lui le avesse fatto pesare la cosa..anzi, per quanto la desiderasse con tutto se stesso, voleva che la prima volta della sua Jane fosse con Chris, e non con Harry.
E poi, detta proprio sinceramente, era perfettamente in grado di farsi bastare tutto il resto che lei sapeva donargli. La amava con tutti i pregi e difetti, e se fosse stato per lui, non avrebbe permesso che un solo istante passasse lasciandoli fisicamente distanti. L'amava come non aveva mai amato nessuno in vita sua, e sentiva l'impellente bisogno di dimostrarglielo ogni secondo.
Era perfettamente conscio di non riuscire nemmeno a immaginare di trascorrere le sue giornate senza lei, i suoi sorrisi e i suoi bronci, anche quando discutevano, e forse era proprio quella la sua fortuna: aver trovato tra sette miliardi di persone, l'unica in grado di rincitrullirlo al punto tale da fargli credere nella magia dell'amore e nella felicità.
Sì, perchè nonostante gli alti e bassi di un normalissimo rapporto di coppia, non c'era stato un solo istante in cui gli si fosse affacciato alla mente il pensiero che non ne valesse la pena.
Per Jane avrebbe fatto di tutto, e non gli si poteva proprio dire che non avesse dimostrato la veridicità delle proprie parole.
Se solo gli fosse stato concesso di svegliarsi una mattina e scoprire che lei aveva saputo la verità sulla faccenda della doppia identità e per una specie di miracolo non se la fosse presa, finendo per amarlo ancora di più per il geniale disastro che era stato capace di mettere in piedi pur di starle accanto, allora non avrebbe chiesto più nulla alla vita. 
Beh, a parte la restituzione degli occhi  di lei, naturalmente.
Ma pure sensi di colpa si erano attenuati assieme al malumore di Jane, ed entrambi si sentivano ogni giorno un po' più forti e sicuri di prima. Non c'era alcun dubbio che fossero diventati davvero l'uno l'antidoto dell'altra, e credetemi, non esiste al mondo consapevolezza più rassicurante di sapere di poter correre tra le braccia di qualcuno che sarà sempre pronto a stringerti...anche nel caso in cui un attimo prima era incazzato nero con te.  Questa è la vera favola, questo è il vero amore..non quell'ossessivo andare sempre d'accordo su tutto e tutti e aver timore di dissociarsi dal pensiero dell'altro per paura di finire per litigare.
Ecco: secondo me il confronto resta in ogni caso un modo di relazionarsi senza dubbio costruttivo, che aiuta a crescere insieme, e paradossalmente persino a rafforzare la solidità di un rapporto e nutrire una maggiore fiducia nel 'noi'. Sì, perchè volete mettere quell'incentivo di sicurezza che ti da l'essere uscito indenne da un litigio? Volete davvero far finta di non accorgervi di quanto sia bello fare pace dopo?
Quando si arriva al punto da non temere più le piccole imcompresioni, è allora che si può tirare in ballo l'amore: quella consapevolezza mischiata ai baci e alle effusioni di non essere disposti a fare a meno di quella quella persona, con tutti pregi e tutti i difetti, e di quella quotidianità creata su misura, con tutti i suoi pro e contro.
Perchè quelli che vantano di avere un rapporto di coppia senza la minima fastidiosa grinza, perfettamente stirato come un elegante abito da sera, forse dovrebbero rivedere le proprie convinzioni. E' facile essere attirati da un capo perfetto, no? E' quasi automatico pensare che faccia al caso nostro, perchè indubbiamente, a prima vista ci piace. E ci innamoriamo di quell'immagine così eterea che ci offre, così che quando lo sbadato barman ci butta il ponce addosso macchiandolo, andiamo su tutte le furie, perchè ormai è rovinato, ed assieme ad esso l'intero evento. E così, impovvisamente, il vestito perfetto è diventato il prossimo ospite della pattumiera. Perchè quella maledetta macchia spicca troppo sul tessuto, e più la guardiamo con espressione disgustata, più si allarga rendendoci impossibile recuperarlo. 
Basta una grinza per incrinare anche le storie apparentemente perfette, così come i vestiti perfetti, che non a caso sono quelli che si indossano una volta, che durano poco, che diventano presto inutilizzabili perchè sono fatti di un tessuto troppo delicato per sopportare l'effetto della macchia di ponce. Al contrario di una maglietta di cotone, magari un po' consumata a causa dei troppi giri in lavatrice, ma all'occorenza sempre pronta e abbinabile alla vita. Al contrario di un rapporto un po' consumato e smussato a lati,  a causa di troppi scambi di opinione, ma anche quello all'occorrenza sempre pronto a salvarci le giornate.
Per carità, è possibile pure che un giro in lavatrice con un panno colorato rovini completamente la nostra maglietta, così come una pericolosa omissione rovini la nostra storia..ma fortunatamente, la lavatrice non fa questo genere di disastri molto spesso.
Che senso ha conservare questo vestito perfettissimo nell'armadio e tenerlo con tanta cura, terrorizzati dalla prospettiva anche solo di stropicciarlo, e magari finire per non esporlo mai alla luce del sole per proteggerlo?
A quella maglietta di cotone non basta sporcarsi di caffè, rossetto, cioccolata o erba verde per diventare inutilizabile. Non abbiamo paura di lavarla e rilavarla per riaverla come nuova, e alla fine, proprio per il suo saper stare bene con tutto, finaimo con l'indossarla continuamente, sporcarla, lavarla, rindossarla, per un milione di volte, affezionandoci inevitabilmente a quel pezzo di stoffa che è ormai tutt'altro che perfetto.
Preferendolo persino all'abito da sera, perchè quella maglietta odora ormai di vissuto, e la sentiamo intimamente nostra. 
E quando mamma ci chiede il permesso di regarlarla alla cuginetta più piccola di qualche anno, ce la stringiamo al petto e diciamo di no, perchè quella maglietta l'abbiamo messa quella volta al mare, quando siamo caduti dalla bicicletta, quando giocavamo spiensierati in giardino, quando abbiamo dato il primo bacio e quando abbiamo avuto la prima delusione...ormai ce la sentiamo legata addosso e non la daremmo via per nessun motivo al mondo.
Allo stesso modo, non siamo disposti a rinuciare a una persona con la quale ne abbiamo passate tante, e proprio per quel motivo amiamo ogni giorno un po' più di quello precedente
Che poi questo amore decantato da scrittori e poi non è nulla di astratto, anzi, è forse il sentimento più concreto che ci sia, e non dovremmo mai dimenticare che concreto significa reale,e reale significa ontologicamente imperfetto, proprio come ognuno di noi.

Qualche minuto più tardi, il cameriere portò al loro tavolo anche le ordinazioni di Jane e Chris, e fu a quel punto, mentre Sophie e Scott avevano già esposto la propria idea riguardo il viaggio estivo ai nuovi arrivati e tutti e quattro in ugual misura entusiasti si accingevano a trasformare quella prospettiva in realtà... fu a quel punto che accadde una cosa per certi versi strana.
Jane allungò le braccia per afferrare la coppa gelato dalle mani del cameriere, quasi come se l'avesse vista.
La conversazione era stata talmente fitta fino a quel momento che nessuno si era accorto dell'arrivo del tizio, nè costui aveva aperto bocca per segnalare la propria presenza.
Per un attimo tutti trattennero il respiro, non sapendo proprio che pensare, ma quando lei chiarì che si era trattato soltanto di un'ombra sfocata che le aveva suggerito dove fosse precisamente collocata nello spazio quella coppa gelato, gli altri tre ripresero le normali funzioni vitali.
Soprattutto nelle ultime due settimane le era capitato più volte di vedere delle ombre, cosa che l'aveva spinta a fare subito una visita medica, ma in quell'occasione i dottori avevano dichiarato che non c'era nulla di strano: a volte succedeva ai non vedenti di localizzare delle ombre, ma questo non doveva per forza stare a significare qualche cambiamento nella loro condizione.
Certo, esisteva anche quell'eventualità, ma non era assolutamente attendibile collegare la percezione di ombre a un miglioramento. La loro esperienza gli faceva invece constatare che il più delle volte non portava proprio a niente. Ecco perchè nessuno di loro ci fece troppo caso, una volta appurato di cosa si trattasse.
" A questo punto non ci resta che  tornare a casa e vedere i prezzi dei voli dal computer"sentenziò Sophie, prendendo come al solito le redini della situazione.
Chris aveva proposto la Spagna, Jane l'Italia, Sophie la Croazia, e Scott la Germania. Intenzione comune era di evitare città troppo affollate e scegliere una meta vicino al mare, o un lago, quindi nell'ordine: Palma di Minorca, una delle spiagge salentine, una cittadina affacciata sulla costa croata, e infine una bagnata da un lago tedesco.
E alla fine, con buona sorpresa da parte di tutti, l'aveva spuntata un'isoletta della Grecia.
Grazie all'aiuto dei siti web delle compagnie aeree avevano cercato voli per tutte e quattro le mete proposte, nel periodo compreso tra fine luglio e inizio settembre, e dopo una buona mezzora erano stati costretti a chiudere la ricerca rendendosi conto che era impensabile sperare di viaggiare spendendo poco in alta stagione. Allora avevano optato per un tipo di ricerca diverso: avevano digitato il loro budget e atteso le proposte del sistema, il quale non aveva tardato a offrirgli su un piatto d'argento una vacanza in Grecia.
Non l'avevano minimamente considerata come possibilità fino a quel momento, ma all'improvviso era diventata un'alternativa piuttosto allettante. Sole, mare, brezza leggera, borghi caratteristici, buon cibo e tanto divetimento...non suonava affatto male. Sì, decisero che poteva decisamente fare al caso loro.
Solo dopo la transazione del pagamento per l'andata, Sophie, con un certo disappunto, si accorse che la data di partenza era fissata per il ventisei luglio, e non il ventisei agosto come credevano. Praticamente il giorno dopo!
" Non possiamo partire domani" argomentò Scott, come a convincersi da solo dell'impossibilità dell'evento prima di iniziare a pensarla diversamente 
" Sarebbe un po' assurdo in effetti" constatò Chris, senza però riuscire a impedirsi di sorridere immaginandosi su quelle spiaggie cristalline
" Non abbiamo nulla di pronto" realizzò Jane, seguendo il filo del discorso degli altri due
" E non l'abbiamo nemmeno detto a casa" riflettè Sophie, quasi scoppiando a ridere per la follia che si stavano avvicinando a compiere.
" Praticamente.." iniziò Chris
" ..è una pazzia! Abbiamo meno di dodici ore per preparare tutto" concluse Jane
" Allora si fa? Si parte?" domandò a quel punto Sophie, prendendosi la responsabilità di quella proposta
" E' necessario un passaporto per la Grecia?" le fece eco il ragazzo
" No, idiota" lo rassicurò Chris
" Beh, allora io non vedo altri ostacoli" sorrise Scott, sorridendo convinto
" Jane, che ne pensi?" domandò Sophie all'amica
" ... che siamo matti! Cioè, sto per partire per un posto che non posso nemmeno vedere, non ho nemmeno costumi e tutta la roba da mare da potermi portare, e non abbiamo prenotato un albergo"
" Per quello non ci sono problemi. Basta andare un attimo su booking ed è fatta" constatò Chris
" E un paio di costumi li compriamo lì" aggiunse la sua migliore amica
" Jane, se mi dai l'ok, prenoto il ritorno" dichiarò Scott.
La ragazza parve rifletterci ancora un secondo, anche se in realtà aveva già deciso da almeno dieci minuti.
" Vedi di stare attento ai mesi questa volta!" lo prese in giro, rendendo chiaro a tutti che nemmeno lei aveva la minima intenzione di rinunciare a quella vacanza.
Sophie, Scott e Chris urlarono un grido d'approvazione ed entusiasmo che coinvolse anche lei. Poi, mentre i primi due  si accingevano a completare il pagamento, controllando mille volte tutti i dati, Jane si appartò per qualche minuto con Harry.
" Davvero domani a quest'ora saremo distesi su quelle spiagge?" domandò, incredula ma felice
Lui le rispose con un dolce bacio, e con la tacita promessa di raccontarle la verità una volta rientrati a Belfast.



BUONSALVEEEEE!!!!
Eccomi con il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento :)
Purtroppo mi trovo costretta a dirvi che il prossimo non arriverà prima di Ferragosto...venerdì parto, e tornerò a casa tra un paio di settimane. Non avrò il computer con me, motivo per cui non potrò scrivere nulla. Quindi ci risentiamo al mio ritorno :DDD
Grazie per tutto il vostro sostegno, per ogni parola che mi scrivete e spero continuerete a scrivere...semplicemente grazie a tutti voi, per tutto. <3
Un bacione, e a prestooooooooo<3<3<3<3
















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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


" Sì, mamma. Va bene! Ti ho già detto che starò attenta...tranquilla, me la caverò"
" Ok, allora ci sentiamo quando atterriamo" e così dicendo, Jane chiuse la telefonata.
" E' molto preoccupata?" le domandò Harry, mentre tutti e due attendevano che Sophie e Scott uscissero da un negozio nel quale la sua migliore amica si era praticamente fiondata dentro
" Tu che dici? Abbiamo deciso di partire per una vacanza letteralmente dall'oggi al domani, non abbiamo avuto il tempo di preparare nulla, e per di più... non vedo nulla!"
" Fino a quando ci sono io con te non potrà accaderti niente" la rassicurò il ragazzo, baciandole dolcemente una spalla lasciata scoperta dalla maglietta che aveva indosato quella mattina, sotto suo consiglio
" Che vuol dire 'fino a quando sarò con te'?..Hai intenzione di abbandonarmi in Grecia per caso?" scherzò Jane
" Oh si, in realtà questo viaggio è tutta una messa in scena...il vero motivo per il quale ci andiamo è liberarci di te" stette al gioco il ragazzo
" Beh, ora che me lo hai detto, puoi stare certo che non mi staccherò nemmeno un secondo da te...non riuscirai a sfuggirmi per niente al mondo" ribattè lei, e a quel punto Harry la baciò sulla bocca.
" Andrà tutto bene, te lo prometto" sussurrò, quando le loro labbra si furono staccate.
" Pensa che non gli ho nemmeno detto che per due giorni saremo solo io e te" ammise Jane
" Non voglio essere cattivo, ma secondo me quei giorni saranno i migliori della vacanza" disse lui
" Non farti sentire da Scott e Sophie" rise la ragazza
" Tanto sono sicuro che per loro sarà lo stesso...."
" Beh, non credo amore, visto saranno ospiti degli zii di lui, e non so quanto tempo avranno per fare i piccioncini"
" Piccioncini a chi? Ma senti chi parla" e proprio in quel momento i diretti interessati tornarono nella sala d'attesa
" Hai trovato quello che cercavi?" cambiò discorso Jane, catturando immediatamente l'attenzione dell'amica
" Sì! Quel negozio è stupendo...non è giusto che ci sia solo in aeroporto!" si lamentò Sophie
" In effetti è molto grande, me lo ricordo bene" argomentò Jane, zittendosi subito dopo, di colpo.
" Ei, che hai?" fu naturalmente Chris a rendersi conto del cambiamento d'espressione sul suo viso
" Niente..mi è solo venuta in mente l'ultima volta che sono stata qui. Allora era tutto diverso, eppure, non è trascorso così tanto tempo" spiegò
" Almeno sta volta non c'è il rischio che nevichi" cercò di sdrammatizzare Scott.
Anche Chris se lo ricordava quel negozio: l'avevano girato in lungo e in largo pur di ingannare il tempo quella maledetta sera di dicembre.
" Scottie, ma ci dobbiamo proprio andare dai tuoi zii?" ritentò Sophie, per l'ennesima volta.
" Amore, lo sai che si offendono facilmente quelli..." spiegò lui
" Ma dico io, giusto la nostra isola dovevano scegliere per affittare una casa vacanze?" e con quell'uscita seguita da uno sbuffo, la ragazza fece ridere tutti.
" E' uscito il gate! Andiamo!" annunciò Chris, e qualche minuto dopo, tutti e quattro superarono il metal detector.
Dopo aver completato tutte le procedure necessarie, salirono sull'aereo: Jane e Sophie presero posto vicine, e i due ragazzi si sistemarono nei posti dietro di loro.
" So che non avete nessuna fretta e che sapete farvi bastare quello che avete, ma se posso darti un consiglio Jane" cominciò l'amica
" Ho già capito quello che mi vuoi dire" rispose subito lei
" E cosa e pensi a riguardo?" si informò Sophie
" Che lo amo da impazzire e vorrei davvero riuscire a donargli tutta me stessa"
" Approfitta dei due giorni in cui sarete soli" continuò Sophie, sempre sotto voce
" Ma non sono le occasioni che ci sono mancate...lo sai, è più complicato di così" si limitò a dire lei
" Si, lo so..ma forse, l'essere in vacanza, sotto il sole della Grecia, spensierati...può aiutarti a lasciarti andare" le consigliò l'amica
" Forse" rispose lei, piuttosta pensierosa.
La verità era che non poteva raccontare proprio tutto a Sophie: voleva tenerele per sè tutte le volte in cui si erano baciati avidamente sul letto e si erano spogliati quasi fino a restare nudi. Era vero che non erano mai riusciti ad andare fino in fondo, e Jane pensava che la colpa fosse tutta sua e non ci fosse nessun piccolo freno ad inibire lui, ma non è che non avessero mai condiviso momenti di intimità.
Dopotutto stavano ufficialmente insieme da tre mesi, e tranne quando lei era di tanto in tanto tornata a casa dai genitori, non c'erano stati giorni in cui avessero avuto la possibilità di vedersi e stare insieme, e non l'avessero colta al volo.
Lentamente, e nel modo più spontaneo possibile, Jane aveva imparato ad essere più audace, e ormai non si scandalizzava più se Harry le faceva assaggiare del cibo direttamente dalle sue dita, o se quando l'abbracciava e la baciava in assenza di altre persone nei paraggi, spesso e volentieri finiva per esplorarla tutta, perlomeno con le mani. E poi, un sacco di volte le aveva baciato e stuzzicato la pelle delicata del seno, della coscia..in effetti era diffiicile credere che non lo avessero mai fatto. Ma quel passo era molto importante, e Jane avrebbe tanto voluto poterlo vivere a occhi aperti.
La stessa Sophie, se non si fosse fidata ciecamente della propria migliore amica, avrebbe potuto metterlo in dubbio. E a proposito di quella faccenda, nonostante la bugia di Chris che continuava ad aleggiare nell'aria, pensava che a Jane avrebbe potuto solo far bene lasciarsi andare. Non aveva molto senso continuare a trattenersi, dato che la sua cecità era ormai considerata una condizione permanente.
Quanto a se stessa, Sophie era costretta a sacrificare due giorni della loro vacanza a causa dei già citati parenti del suo fidanzato che li avevano prepotentemente invitati a passare qualche giorno a casa loro, dopo aver casualmente scoperto di aver scelto per le vacanze proprio la stessa meta del nipote e della sua bella fidanzata.
Prima che avessero il tempo di annoiarsi del viaggio, il loro aereo atterrò in Grecia, e a quel punto i quattro amici furono costretti a separarsi e darsi appuntamento a qualche giorno più tardi.
Scott e Sophie salirono sulla macchina dei parenti di lui, mentre Harry e Jane si servirono di un taxi per raggiungere l'hotel.
" Come ti sembra la Grecia?" si informò la ragazza, durante la corsa
" Oh è mera-" e Chris si bloccò di colpo "carina, ma niente di che" mentì spudoratamente, e lei lo baciò intuendo perfettamente le sue intezioni
" Puoi dirlo che è meravigliosa, non ti trattenere" lo rassicurò
" Vorrei tanto prestarti i miei occhi, anche solo per un po'" sussurrò lui, stringendola di più a sè
" Descrivimi tutto quello che vedi...così posso almeno immaginarlo" si sforzò di sorridere Jane
" Ti amo tanto, lo sai?" 
" Anche io Harry"
Ormai si era talmente abituato a quel nome, che a momenti si chiedeva se non gli calzasse meglio di Chris, ma sapeva che prima o poi la favola sarebbe finita, e anche se a malincuore, sarebbe stato lui stesso a decretarne il termine ultimo: una volta rientrati a Belfast le avrebbe confessato tutto, e sarebbe stato disposto a qualunque cosa pur di non perderla.
La prima cosa che Jane fece non appena si furono sistemati in albergo, fu stendersi sul letto, senza nemmeno disfare le valigie.
Lo spossamento naturale che comporta un viaggio in aereo nel suo caso particolare era ovviamente accentuato, e poi, percorrere diverse centinaia di metri a piedi, con le valigie, sotto il sole cocente di una caldissima mattinata greca, non poteva di certo considerarsi rilassante.
Un attimo dopo anche Harry la raggiunse, stanco quasi quanto lei.
" Che vergogna..nemmeno i miei nonni si butterebbero a mò di sacco di patate sul letto, appena arrivati in un posto come questo" ammise divertita, coinvolgendo ovviamente anche lui.
" La prima cosa da fare è recarsi a qualche bancarella qui in giro a comprare un paio di costumi" argomentò subito dopo il ragazzo
" Mi aiuterai a sceglierlo?" domandò Jane, nel momento esatto in cui lui le avvolse il corpo con le braccia attirandola a sè
" Certo! Come lo vuoi amore?" si incuriosì il ragazzo
" Blu e bianco...da marineretta" sorrise Jane
" Ne troveremo uno perfetto" le assicurò baciandole prima la fronte, e poi le labbra
" Non so se fidarmi di te, sai?" scherzò lei
" E perchè mai?"
" Queste sono cose che si fanno con le amiche, soprattutto se la ragazza in questione non vede come me"
" Hai paura che scelga un tanga o qualcosa del genere?" rise lui, beccandosi una gomitata da parte della fidanzata
" Meglio per te se non lo fai" si limitò a dire
" Andrebbe contro i miei interessi: di certo non voglio che tutti i possessori di cromosomi Y si girino a guardarti mentre cammini" spiegò
" Hai detto una stronzata enorme!" rise a quel punto lei
" Tu ti sottovaluti troppo signorina" rispose Chris, un attimo prima di spostarsi a baciarle il collo
" No, non hai capito. Non si tratta di quello...hai detto una stronzata davvero!"
" Non potrà mai aver superato il tuo attribuire ad Einstein le regole della geometria" la prese in giro Harry
" Amore mio, sarai anche un genio in matematica, ma la biologia non fa per te, perchè anche le donne hanno i cromosomi Y nel loro DNA" spiegò lei, parecchio divertita
" Ma che centra..non è quello predominante!" tentò di giustificarsi Chris
" Ah beh allora sì che cambia tutto" lo prese in giro la ragazza
" Ma sentila , la saputella...vieni un po' qua, vieni" e così dicendo l'attirò ancora di più contro di sè riprendendo a baciarla, questa volta senza alcuna intenzione di fermarsi così presto.
Non si sbagliava affatto quando per la prima volta il giorno di Pasquetta, aveva pensato che con lei non l'avrebbe mai avuta vinta.
Ma l'amava anche per quello, perchè lo faceva impazzire, sempre, in tutti i modi e in tutte le accezioni e significati del termine.
" Hai bisogno di ripetizioni di biologia" continuò a prenderlo in giro lei tra un bacio e l'altro
" Sono perfettamente d'accordo con te. Penso di aver iniziato ad arrancare al quarto anno, quando si inizia a studiare l'anatomia" la provocò lui
" Uhm..e quindi? Che proponi di fare?" stette al gioco la ragazza
" Riprendere esattamente da lì" sussurrò sulla sua pelle, infilando contemporaneamente le mani al di sotto della sua maglietta  e alzandogliela pericolosamente.
La ragazza lo lasciò fare con piacere, e finirono per rotolarsi su di un letto immacolato, mezzi vestiti, e incapaci di darsi un contegno.
Forse Sophie l'aveva influenzata un po' troppo con quei discorsi, o forse effettivamente l'aria della Grecia, la presenza irruente del mare e del sole, la inducevano davvero a lasciarsi andare.
Harry la baciò avidamente su ogni centimetro di pelle lasciato scoperto dagli short di jeans e da quella cosa arrotolata che era diventata la sua maglietta, e lei si aggappò a lui con le gambe e con le braccia, avvinghiandosi al suo corpo con le stessa naturalezza con la quale respirava. Gemevano entrambi di piacere a ogni tocco un po' più deciso e profondo, perfettamente incuranti di tutto il resto.
E forse, se non avessero bussato alla loro porta per consegnargli una pila di asciugamani, avrebbero finito per trascorrere l'intera giornata a baciarsi, a consumarsi di tenerezza e passione su quel letto.
" I costumi" esclamò la ragazza, come per darsi un contegno, quando il terzo incomodo li lasciò di nuovo soli
" Già..dobbiamo comprare i costumi" gli fece eco lui, e con perfetta incoerenza le loro labbra finirono per incollarsi di nuovo le une alle altre.
In presenza di terzi, anche si trattava solo di Scott e Sophie, tutti e due evitavano di dare spettacolo con effusioni troppo frequenti, ma quando restavano soli era tutta un'altra storia. 
Fortunatamente però, non erano così stupidi da non rendersi conto che sprecare tutto il tempo in vacanza in quel modo, sarebbe stato da perfetti imbecilli. Quindi alla fine optarono per uscire alla ricerca di quei famosi costumi.
Non impiegarono molto a trovarli: nella lingua di terra in cui il destino pareva averli portati, un po' isolata da tutto e da tutti, la vita brulicava allegramente in tutte le sue forme. C'erano negozietti, bancarelle e mercatini praticamente ovunque, oltre che tanta bella e ricca vegetazione, e naturalmente tanto mare.
Non c'è che dire: erano finiti proprio in un piccolo angolo di paradiso terrestre, e l'unica nota stonata che impediva a entrambi di essere pienamente felici, era il fatto che Jane non potesse goderne a pieno. Perchè è inutile, e forse persino da ipocriti girarci intorno, e fare finta che viaggiare a occhi chiusi non sia frustrante. L'obiettivo primario di ogni viaggiatore che si rispetti consiste proprio nell'assorbire quante più sfumature possibili di colore, di storia, di cultura e di emozioni servendosi di quello sguardo famelico che corre da un lato all'altro della città, del paesino sperduto di montagna, del mare blu che si confonde con il cielo, alla stimolante ricerca di un qualcosa, di un dettaglio, un angolo, un viale, un attimo, o uno scorcio da fotografare con il cuore.
E non poteva che apparire tutto terribilmente ingiusto, se si considerava quanto Jane amasse viaggiare, sia con la fantasia, che con le sue inseparabili converse.
In ogni caso, riuscirono a raggiungere la spiaggia un'oretta dopo essere usciti dall'hotel, approfittarono dei bagni per infilarsi il costume, e poi si recarono all'ombrellone che era stato loro riservato in quanto ospiti di un hotel, che per loro immensa fortuna praticamente era situtato sulla spiaggia.
Infatti avevano dovuto allontanarsi un po' solo per addentrarsi nei mercatini tipici del luogo, comunque poco distanti.
Dopo essersi cosparsi di protezione solare, avanzarono verso la riva tenendosi per mano. Era ormai mezzogiorno e l'acqua era caldissima, oltre che piacevolissima al contatto ad eccezione dei primi dieci secondi.
Quindi optarono per un bagno immediato: si fermarono soltanto quando l'acqua gli arrivò fin sotto il seno, e a quel punto Chris adocchiò una specie di grotta poco distante, quasi completamente immersa nell'acqua, e vi ci trascinò la ragazza senza troppi complimenti.
" Ma dove stiamo andando?" si incuriosì subito lei, non capendoci nulla
" Vieni..ti assicuro che è un posto meraviglioso" e lo era sul serio. Peccato che Jane non potesse in alcun modo esprimere la propria opinione a riguardo.
" Harry ma l'acqua diventa sempre più alta...io ci tocco a stento" continuò lei
" Questo perchè sei una nenetta" la prese teneramente in giro lui
" Non è vero..sei tu che sei un gigante" borbottò la ragazza
" E comunque non ci tocco più davvero ora!" realizzò un secondo dopo.
Okay che da piccola aveva imparato perlomeno a mantenersi a galla, ma comunque avanzare fino ad arrivare al punto di non toccare più la sabbia sottostante nemmeno con le punte, non la faceva stare tranquilla. Tuttavia, non pensò nemmeno un secondo di tirarsi indietro..il semplice fatto che lui la tenesse per mano, e che le fosse accanto, era un motivo più che sufficiente per spingerla a fidarsi. Anche se quel minimo d'agitazione non riusciva a farla stare un attimo zitta, e la induceva  a farneticare.
" Amore, sto iniziando a preoccuparmi...non è intendi davvero darmi in pasto agli squali?" 
" Semmai sono io quello che vuole divorarti"
" E questo dovrebbe tranquillizarmi?" a quel punto Harry ridacchiò
" Avvolgi le gambe intorno alla mia vita" disse soltanto, e Jane lo fece senza pensarci nemmeno un secondo
" Bene, ora non puoi più lamentarti di stare per affogare" la prese in giro
" Ei, io non l'ho mai fatto! Dico solo che non capisco perchè ci tieni tanto a stare nell'acqua alt-" e non ebbe il tempo di terminare la frase, perchè in quell'esatto istante le labbra di lui si impossesarono prepotentemente delle sue. Fu un bacio lungo, salato, bagnato, che la spinse immeditamente a circondargli anche il collo con le braccia, e ad immergere le dita tra i capelli di lui.
" Questo è un posto speciale" fu l'unica cosa che fuoriuscì dalle labbra di Chris dopo quel bacio
" Perchè?" domando lei, quasi sussurrando
" Perchè ti ho portata in una grotta marina" spiegò il ragazzo
" Allo scopo di?" e a quel punto Jane iniziò ad intuire le sue intenzioni
" Divorarti..te l'ho detto" scherzò Harry, un attimo prima di riprendere a baciarla. Jane sorrise sulle sue labbra, avvertendo il cuore che si scioglieva al pensare che il suo fidanzato l'avesse portata in una grotta, lontana da tutto, per poterla baciare, baciare e ribaciare in tutta tranquillità.
E nonostante il luogo fosse del tutto atipico, non era affatto la prima volta che Chris si inventava trovate del genere, solo per poterla avere per un po' tutta per sè. E quelli che agli occhi e alle orecchie della gente potevano sembrare battibecchi, in realtà non era altro che il loro personalissimo modo di amarsi. Non erano una di quelle coppiette che si sforza di andare d'accordo du tutto, praticamente con un cervello solo...loro due avevano opinioni diverse su molti argomenti, a cominciare dalle materie scolastiche, ma erano in grado di fare di quelle divergenze dei punti di forza.
Tutto si poteva dire tranne che la loro relazione fosse piatta....e se non ci fosse stato un certo segreto, piuttosto ingombrante, comunque non sarebbe stata più speciale di quanto fosse già.
Harry l'attirò a sè al punto tale da far scontrare i loro corpi e quasi mischiare le loro pelli, e le accarezzò lascivamente la schiena bagnata premendosela sempre più addosso, mentre con le labbra baciava quelle di lei, senza riuscire a fermarsi. E Jane gli andava incontro con il bacino, gli lasciava fare tutto, e si abbandonava totalmente a lui.
E a quel punto il pensiero che ci fosse davvero qualcosa nell'aria, qualcosa di terribilmente e inequivocabilmente afrodisiaco, a spingerli l'una verso l'altro, sfiorò la mente di entrambi. Perchè era vero che erano sempre riusciti a ritagliarsi momenti del genere, che li avevano cercati sin da primo giorno, ma sempre con la ferma consapevolezza di non potersi spingere troppo oltre. La passione tra loro due non era mai mancata, ma quell'impazienza di baciarsi ovunque e di avvianghiarsi così freneticamente, costituiva una bella e inaspettata novità.
Forse, dopotutto, quella vacanza era ciò che ci voleva per condurli ad un punto di non ritorno, e poco più tardi verificarono loro stessi la vericidità di quanto detto.
Non nel modo che state immaginando però.
Nella foga dei baci, il ragazzo scivolò dal sasso sul quale si era stabilito, persero per un secondo l'equilibrio, entrambi, e finirono tutti e due sott'acqua. Harry continuò a tenerla stretta anche in quel frangente, e riemersero subito, ridendo tutti e due per l'inconveniente.
Jane, che fino a quel momento aveva indossato gli occhiali da sole, si ritrovò senza, e strizzò gli occhi per istinto, per liberarsi dal sale del mare. Ma la conseguenza di quel gesto fu incredibile, inaudita, quasi impossibile da credere, e si riassunse nell'espressione praticamene sconvolta di entrambi, e nella sola parola che lei riuscì a pronunciare in quel momento, con una certa esitazione.
" C-Chris?" 






BUONSALVEEE!!!
Ammetto di essere mancata per un po', ma spero proprio di essermi fatta perdonare con questo capitolo!....Sempre se non volete uccidermi per come l'ho concluso D:
Ma un po' di suspance ci vuole, no?
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate, e come sempre vi ringrazio infinitamente per tutto il sostegno ricevuto fino ad ora <3
Non mi abbandonate, perchè Jane, Chris e tutti gli altri hanno ancora un sacco di cose da raccontarvi ;)
Grazie ancora, un bacione, e alla prossima settimana <3<3<3<3<3
























































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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Per un secondo nessuno dei due capì nulla.
Jane si limitò a fissarlo, a guardarlo finalmente negli occhi, senza sapere che diavolo pensare, e Chris ricambiò quello sguardo con infinita sopresa e dolcezza. Si ritrovò a sorriderle nello stesso istante in cui, dopo avervi sperato praticamente sin dal principio, riuscì finalmente a stabilire un contatto visivo con lei.
Non ci volle un genio per fargli prendere atto del fatto che fosse appena avvenuto una specie di miracolo, e guardarla negli occhi fu talmente bello, così maledettamente emozionante, che dimenticò completamente tutto il resto. Le sorrise con le labbra e con gli occhi lucidi, incapace di muoversi o di dire nulla per timore di rendersi conto che si trattasse di un sogno.
Ma Jane era lì, e con quegli occhi castani stava disperatamente cercando di dare un senso a ciò che le si parava davanti. Anche lei era perfettamente immobile, e perfettamente avvinghiata a lui, troppo sconvolta per muovere anche un solo muscolo.
" Jane" un sussurro che fece fatica a pronunciare, non riuscivano a smettere di guardarsi come se all'improvviso fosse sparito tutto il resto
" Tu ci vedi?" soltanto pronunciare quelle parole gli provocò un magone allo stomaco fortissimo
" Io.." fu il suo turno di rispondere, ancora esitante, a corto di fiato, e con il battito acceleratissimo
" Si" sussurrò appena, sciogliendosi lentamente in un sorriso che si faceva più ampio e consapevole secondo dopo secondo
" Si, ci vedo" confermò subito dopo, come se non ci credesse nemmeno lei
" O mio Dio!" e a quel punto fu impossibile distinguere chi fosse più frastornato tra i due .
Respirarono a fatica per un paio di secondi, entrambi a labbra dischiuse, incapaci di reagire in qualsiasi modo che escludesse il contatto visivo. E poi, senza pensarci, Jane, che gli era già praticamente addosso, affondò il viso nell'incavo della spalla di lui, e scoppiò in lacrime.
Pianse talmente forte, e Chris la tenne ancorata a sè talmente stretta, senza dire una sola parola, che se qualcuno li avesse sentiti o visti, avrebbe certamente pensato che quella ragazza, che pareva essere in preda alle convulsioni, avesse appena avuto la sfortuna di sapere una delle più terribili notizie.
E invece era stata appena miracolata.
Il ragazzo, dal canto suo, di certo non si aspettava un gesto del genere, e nel momento in cui lei gli si abbandonò completamente tra le braccia, singhiozzando disperatamente, e lasciandosi abbracciare così forte, si sentì talmente leggero, con il cuore in pace, che non si sarebbe sopreso se fosse riuscito a librarsi in volo.
Nessuno seppe dire per quanto tempo restarono in quella posizione, e nessuno saprà mai spiegare per quale motivo Jane ci impiegò così tanto  a comprendere ciò che le succedeva intorno.
Pianse nascondendo il viso nel suo collo, mantenne le gambe intorno al suo bacino con chissà quale forza, e si aggrappò a lui con talmente tanta convinzione e disperazione, da illuderlo che fosse tutto a posto.
Ma inevitabilmente, dopo aver esaurito tutte le lacrime e dopo aver fatto durare quell'abbraccio talmente a lungo da impedirsi da sola di provare a dimenticarlo, la realtà dei fatti la colpì come un secchio d'acqua gelata, e lo spinse via, allontanandolo, confusa e furiosa. 
Malaguratamente (almeno per lei), si trovavano ancora nella grotta, nell'aqua alta, e se non voleva morire affogata doveva tenersi a lui. Ma non era ancora pronta ad ammetterlo a sè stessa.
Nel momento in cui lo spinse via, a Chris crollò il mondo addosso, con la stesso peso di quando i genitori della ragazza che amava l'avevano allontanato senza concedergli alcuna possibilità, e Sophie gli aveva detto della cecità di Jane. Anzi, forse quella volta il colpo fu amplificato, ancora più pesante, perchè a quel punto aveva l'assoluta certezza di amarla con ogni fibra del suo essere, e di non essere disposto a perderla per nessun motivo al mondo.
Non dissero niente, bastarono gli sguardi a chiarire tutto.
Jane era come pietrificata, il cervello le urlava di mettersi a nuotare come una pazza e scappare lontano da lui, lontano da tutte quelle bugie, ma il suo corpo non reagiva. Se ne restava lì, in bilico tra il restare a galla o andare a fondo,  e non solo in senso metaforico. Fissava quegli occhi verdi sui quali aveva tanto fantasticato, con i suoi ancora velati di lacrime e talmente spenti da apparire di nuovo quasi morti.
Non poteva essere vero...non poteva essere stata raggirata in quel modo...Chris non poteva averle fatto tutto quel casino, e Sophie, Scott, e chiunque altro, non potevano essere tutti stati suoi complici.
Nel momento esatto in cui la colpì la cruda e dolorosissima consapevolezza di non potersi fidare di nessuno, rischiò di affogare sul serio.
Ma Chris sarebbe morto al suo posto piuttosto che vederla in quello stato. La afferrò al volo, tirandosela di nuovo addosso con tutte la forze che fino a quel momento parevano averlo completamente abbandonato.
" Non mi toccare" non urlò nemmeno, non ce la fece
" Stavi affogando" si giustificò lui, lottando contro la voglia di lei di divincolarsi
" Sto ancora affogando" realizzò in quel momento
" Con me sei al sicuro, lo sarai sempre" mormorò lui, e a  quel punto Jane smise persino di divincolarsi 
" Non ti rendi conto che non sto parlando del mare? Sto affogando nelle tue bugie, Chris"
" Posso spiegarti tutto, te lo giuro"
" Ti chiedo un'ultima cosa: portami a riva e non farti vedere mai più"
Chris deglutì, come se avesse appena ricevuto una coltellata nel petto, ma capì di non poter insistere in nessun modo. Quindi fece ciò che la ragazza gli aveva chiesto, ma a ogni passo la strinse più forte, quasi da farle male. Se quelli erano gli ultimi istanti per tenerla tra le braccia, ne avrebbe approfittato a ogni fottutissimo costo.
Senza concedersi di pensarci su per un solo istante, si fermò nel bel mezzo del mare, in un posto in cui a malapena ci toccava lui con le punte, e si avventò con le labbra sul collo di lei.
" Ma che fai? Sei impazzito? Smettila!" e questa volta Jane urlò, ma non servì a nulla, perchè erano ancora lontani dalla riva, e lei sapeva bene di non aver scampo.
Di non poter in alcun modo sfuggire a quelle braccia, a quelle labbra, a quei baci, e a quei maledetti occhi.
" Io ti amo da impazzire Jane Collins" sussurrò lui, a un passo dallo scoppiare in lacrime, senza smettere di baciarle avidamente il collo, risalendo fino alla mandibola, con le labbra e la lingua, entrambe salate e bagnate.
" Lasciami Chris...basta..basta, ti prego!" riprovò a sfuggirgli lei
" Sto giocando sporco e lo so, perchè siamo in mezzo al mare, e sei costretta a starmi addosso....ma tu devi saperlo, devi saperlo che tengo a te più che alla mia stessa vita. Che non ce la faccio nemmeno a immaginarmi senza te accanto, e che ho fatto tutto questo perchè era l'unico, disperato modo che avevo per non perderti per sempre. 
Ti amo Jane. Cristo, ti amo come non ho mai amato nessuno, e mai amerò nessuno. Ti amo da morire amore mio"
E senza darle di tempo metabolizzare quella dichiarazione così disarmante e violenta, sussurrata con le lacrime agli occhi in mezzo al mare, Chris posò con forza le labbra su quelle di lei.
Jane si irrigidì, ma non si sottrasse, e lui tentò il tutto per tutto staccandosi e guardadola negli occhi.
C'era stato qualcosa che sin dal quel primo scambio di battute in aeroporto, l'aveva fatta innamorare di quel verde smeraldo...qualcosa che evidentemente esisteva ancora, a dispetto di tutto.
Perchè si guardarono per un istante, e l'attimo dopo, senza nemmeno sapere come, si stavano baciando.
Ma non era un bacio normale, nè tantomeno un  modo di fare pace. Era più simile all'esssere posseduti da una foga e una passione inaudite che zittivano con sorprendetemente facilità e violenza ogni pensiero o tensione contraria.
Sapeva bene che fosse da pazzi, da manicomio, da stupidi, Jane sapeva benissimo che permettergli di baciarla dopo tutto quel casino, equivaleva praticamente ad annullare se stessa e la sua dignità, ma decise che non gliene fregava nulla. Ogni volta che lui aveva detto 'ti amo' , lei avrebbe voluto rispondere 'ti odio' ...'ti odio da morire Chris'. Ma lo baciò lo stesso.
Ci aveva sperato così tanto in un suo maleddissimo ritorno, aveva pregato così tante volte affinchè le fosse concessa la possibilità di specchiarsi di nuovo in quegli occhi, e si sentiva così maledettamente stupida per aver creduto a 'Harry' per tutto quel tempo, e c'era stata così dannatamente bene con quello stronzo, che lasciare che le divorasse la bocca di baci per nulla casti, le parve davvero il minimo per essere ripagata di tutta la sofferenza causatole. 
Perchè aveva capito da tempo, anche grazie al fantasma Harry, che i suoi baci avevano il potere di impostarle il cervello a zero e il cuore a dieci miliardi di milioni di battiti al secondo, e voleva goderselo tutto per paradiso, prima di maledirlo e rimpiangerlo per sempre. 
Era indubbiamente da masochisti torturarsi in quel modo, permettergli di baciarla, leccarla e assoporarla così disperatamente e così intensamente come forse non si era mai spinto a fare prima di allora, ma non le importava nemmeno di quello. E invece di allontarlo finì per avvinghiarsi di più a lui, gli tirò i capelli, forte, e lo maledisse per tutto il tempo perchè sapeva ancora donarle il paradiso.
Le braccia e le mani di lui la strinsero sempre più possessivamente, e loro labbra arrivarono addirittura a mordersi dalla rabbia e dal desiderio, prima che fossero costretti a staccarsi per non morire soffocati dalla loro stessa irrazionale e folle passione.
Ma Chris non era un cretino, e in quel bacio c'aveva messo il centodieci per cento di se stesso e della propria anima, perchè sapeva che non le avrebbe più potute toccare quelle labbra.
" Te lo chiedo in ginocchio: portami a riva....io...non ce la faccio più"
E a quella supplica, Chris non potè che obbedire, non rinuciando comunque a stringerla fortissimo.
" Io..capisco che se potessi mi daresti in pasto agli squali ora come ora, ma quando vorrai, quando sarai disposta ad ascoltarmi, anche solo per due minuti....ti prego Jane, non può finire così!"
Lei non trovò le forze di rispondere, esausta, sconfitta dalle proprie emozioni, e si limitò a saltare giù dalle sue braccia non appena fu certa di toccare con i piedi. 
E si allontanò, senza azzardarsi a voltarsi indietro.

Corse a perdifiato fino alla camera d'albergo che gli era stata assegnata soltanto poche ore prima, quando tutto era diverso, e soltanto dopo essersi assicurata di essere sola, scoppiò in un pianto talmente intenso e violento che ebbe paura di strozzarsi con le sue stesse lacrime.
Erano state decisamente troppe le emozioni vissute in quegli ultimi minuti, e il modo migliore che trovò per sfogarsi e perlomeno tentare di liberarsi di tutto fu piangere con la testa immersa nel cuscino poggiato sul letto che fino a poco prima sognana di dividere con il suo ragazzo.
Prese disperatamente a pugni il materasso fino a quando ne ebbe le forze, rendendosi conto soltanto in un secondo momento di non aver nemmeno avuto il tempo di pensare alla portata del cambiamento che era appena avvenuto. Aveva di nuovo i suoi occhi, aveva di nuovo ciò che negli ultimi mesi aveva agognato più di qualunque altra cosa al mondo, eppure era tutt'altro che felice.
Si sentiva tradita dalle persone a lei più care, e aveva soltanto voglia di piangere fino a consumare tutte le lacrime.
E le faceva rabbia il fatto di non riuscire a godersi la vista offerta da quella specie di paradiso terrestre in cui erano capitati quasi per caso...ma che se faceva del mare, del sole, della gente, degli odori, dei colori se non poteva condividerli con nessuno? 
Certamente guardare fuori dalla finestra, compiacersi in silenzio della meraviglia di quel posto l'avrebbe aiutata a calmare il respiro, ma quell'eventualità Jane non riuscì nemmeno a immaginarla, e in preda a un pianto disperato finì per addormentarsi.
Negli ultimi istanti in cui era stata cosciente aveva pensato di chiamare a casa, raccontare tutto ai propri genitori e continuare a piangere al telefono con loro, ma poi aveva cambiato idea rendendosi conto del fatto che in quelle condizioni, con quella voce e quei lacrimoni avebbe soltanto fatto preoccupare all''inverosimile mamma e papà. Doveva calmarsi prima di fare qualunque cosa.
Nemmeno parlare con Sophie era contemplato tra le scelte possibili, dato che la ragazza ce l'aveva con l'amica quasi quanto ce l'aveva con Chris.
Si svegliò due ore dopo, con gli occhi ancora lucidi, le labbra secche e il cuore ridotto in frantumi. Non si alzò nemmeno dal letto, e trovò un po' di conforto nel semplice e banale estraniarsi per un po' dal suo mondo, scoprendo una briciola di piacere nell'aprire dopo mesi il proprio account instagram e bearsi delle meravigliose foto scattate da gente in quel momento più felice di lei.
Il fatto che avesse letteralmente a portata di mano la possibiltà di ammirare panorami mozzafiato, e si limitasse a carcarne di digitali, virtuali, costituiva un perfetto controsenso, ma al tempo stesso la diceva lunga sul suo stato d'animo: affacciarsi alla finestra e guardare fuori, significava entrare in contatto con la realtà, e lei voleva illudersi di poterne fare a meno per un po'.
Ma se Sophie continuava a tempestarle di telefonate puntualmente ignorate, la cosa poteva rivelarsi piuttosto complicata.
La quarta volta che sentì squillare quel maledetto cellulare, in un impeto di rabbia scagliò il dispositivo contro il muro, mandandolo in frantumi e pentendosene un momento dopo, perchè a quel punto poteva davvero dire di essere sola in un'isola sconosciuta, senza gli strumenti necessari per poter tornare indietro.
Risalire su un'aereo e allontanarsi da Chris e tutto quel casino sarebbe forse stata la soluzione migliore, ma senza nemmeno un dannatissimo cellulare, dove poteva andare tutta sola? E a quel punto sola lo sarebbe stata sul serio. 
C'è chi dissentirà e dirà che sentirsi soli quando c'è qualcuno accanto a noi, è molto peggio che esserlo sul serio...ma se quel qualcuno si chiamasse per caso Chris e nonostante tutto fosse innamorato della ragazza sola in questione, e disposto a tutto per lei, beh, a quel punto forse ci si può sentire al sicuro lo stesso. Nonostante tutto.
Ma Jane non arrivò a formulare questi pensieri in un momento critico come quello che stava vivendo, e se decise di restare lì, chiusa nella loro camera d'albergo, fu forse solo per la forza della disperazione che le rendeva impossibile reagire.
Soltanto quando riuscì persino a contagiare il cielo con il suo pessimo umore, che da blu diventò grigio e si mise a piangere a suo modo insieme a lei, che si chiese dove fosse finito Chris.
Nel frangente in cui il temporale diventò insostenibile e la pioggia accompagnata dal gelo della notte in arrivo sempre più pesante, fu allora, che fregandosene altamente di agire contro la parte razionale di se stessa, lasciò quella camera senza nemmeno una giacca addosso e corse all'esterno della struttura.
Si servì dei ritrovati occhi per abbracciare con lo sguardo tutto ciò che poteva, e non appena scorse una figura nella notte tempestosa, come se fosse entrata in uno stato di trance, vi si avvicinò molto lentamente, incurante di essere fradicia da capo a piedi.
Non fece alcun rumore, avanzò verso quella duna sulla quale aveva riconosciuto Chris seduto come se nemmeno si accorgesse di essere grondante di pioggia, di rischiare di prendere una polmonite per colpa di quel cretino; in una lotta furente tra il cervello che le urlava di tornarsene indietro, al riparo, di lasciarlo perdere, e le gambe che continuavano ad avanzare verso di lui, come spinte da una forza estranea alla sua volontà, probabilmente la stessa che l'aveva mandata in trance e fatta arrivare fin lì, lo raggiunse.
Quando il ragazzo si accorse della sua presenza, quasi sobbalzò per la sorpresa, perchè proprio non si aspettava che lei si preoccupasse di cercarlo. Ma ciò che c'era stato tra loro non poteva essere cancellato così facilmente, il legame che li teneva uniti non poteva essere spezzato così in fretta, e quella che ne fu la prova evidente.
Perchè Jane era ferita, incazzata, furiosa con lui, ma non riusciva a sopportare l'idea di saperlo solo, al buio, sotto la pioggia scrosciante.
" Ma sei pazza? Rischi di prenderti una polmonite così!" 
Furono le uniche parole un po' sconnesse che fuoriuscirono dalle labbra di lui. 
La rimproverò, ma gli occhi gli brillavano, e lei a quel punto non poteva più non accorgersene.
" Quindi dovevo farla prendere a te e basta?"
Sbottò a sua volta la ragazza, con la pioggia che continuava a cadere fitta.
" Jane" un sussurro dolcissimo, seguito da un sorriso
" Chris" un altro sussurro, decisamente diverso dal precedente, ma forse percepito come simile dal diretto interessato, che non potè trattenersi dall'allargare le braccia per poterla stringere forte.
Ma lei si scostò come scottata, e abbassando lo sguardo per evitare di guardarlo negli occhi, fece un passo indietro.
" Torna in camera" aggiunse subito dopo, accertandosi che lui la seguisse, prima di riprendere la strada del ritorno, con la testa bassa e il cuore in fiamme.




BUONSALVEEEEEE!!!!
Ecco il nuovo capitolo, che spero con tutto il cuore apprezzerete :)
Intanto, colgo l'occasione per ringraziarvi come sempre di tutto il sostegno ricevuto, in ogni modo. Sappiate che ogni giorno con le vostre parole mi spronate a scrivere, e non vi ringrazierò mai abbastanza per questo.
Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3<3





























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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


I loro passi erano praticamente della stessa lunghezza, e i loro respiri si confondevano, ma lo stesso non si poteva dire dei loro sguardi e delle loro mani.
Jane temeva le reazioni che avrebbe potuto suscitare in lei un contatto fisico con Chris tanto quanto lui agognava anche un semplice sfioramento.
Non riuscirono nemmeno a scambiare mezza parola sulla via del ritorno: lei ancora arrabbiata e troppo orgogliosa per lasciarsi il passato alle spalle, lui terrorizzato dalla possibiltà di essere rifiutato, o peggio ancora, ignorato. Date le premesse, va da sè che quei pochi minuti furono testimoni del disagio di entrambi.
Oltre alla delusione, la sfiducia, e la terribile nostalgia dei giorni precedenti, quando tutto era ancora tranquillo e la bolla di sapone perfettamente integra, a svantaggio di Chris, ci si metteva anche il fatto che lei fosse in continua lotta contro se stessa, ovvero che il cervello avesse già rimproverato a dovere il cuore per essere andato a cercarlo sotto la pioggia battente, che a proposito, pareva avergli concesso una breve tregua.
Uscire dalla camera d'albergo con il solo scopo di trovare Chris e riportarlo indietro sano e salvo, dopo ciò che la ragazza aveva scoperto riguardo la sua identità, era già stato troppo sconsiderato secondo il parere della parte razionale di lei...e di certo, se gli avesse permesso di parlarle come se niente fosse, o addirittura prenderla per mano, il proprio orgoglio ne sarebbe uscito molto ferito. Perciò Jane fece tutto il possibile per restare sulla difensiva, fino a quando non furono all'interno della struttura che li ospitava, e più precisamente, della camera a loro riservata.
" Ha ripreso a piovere!" fu Chris a spezzare il ghiaccio
" Già. Siamo rientrati giusto in tempo" commentò lei, la voce piatta e disinteressata 
" Grazie per...per esserti preoccupata per me" disse a quel punto lui, subito dopo essersi sfilato la maglietta resa fradicia dal temporale
" Sei stato uno stupido a restare sotto la pioggia" lo rimproverò velatamente lei, senza guardarlo in faccia, casualmente o volutamente girata di spalle
" Lo so" ammise Chris, facendosi più vicino, ancora a torso nudo.
Jane trafficava con la propria valigia, alla ricerca di qualcosa che non sapeva nemmeno lei cosa fosse, giusto per tenersi occupata, quando Chris le sfiorò delicatamente un braccio.
A quel punto la ragazza si voltò, ma i suoi occhi non arrivarono a incontrare quelli di lui. Non era ancora pronta.
Però se lo ritrovò a petto nudo a un palmo di naso, e ne restò destabilizzata.
Dopo mesi e mesi durante i quali era stata costretta a immaginarselo soltanto quando lo accarezzava, di punto in bianco, poteva vederlo, imbambolarsi ad ammirarlo. E lo fece, lo fissò per qualche istante, senza riuscire a impedirsi di pensare a quanto fosse sexy quel ragazzo che si era cacciato in un guaio più grande di se stesso.
" Avevo paura che se fossi venuto qui, mi avresti cacciato" sussurrò, il petto che si alzava e abbassava velocemente per un batticuore che non riusciva a nascondere
" Probabilmente l'avrei fatto" replicò lei, ma la voce le tremava e lo sguardo non abbandonava il corpo di lui
" Ecco, appunto" e nonstante tutto Jane percepì l'ombra di un suo sorriso
Moriva dalla voglia di alzare gli occhi fino a incrociare quelli di lui, perchè era certa che avesse i capelli ancora un po' bagnati, quindi più scuri, e di conseguenza quel verde sarebbe risaltato ancora di più.
Sarebbe stato più brillante, più bello..e le avrebbe fatto più male.
Jane sapeva bene che specchiarsi in quegli occhi sarebbe stata la fine, sapeva bene che fossero in grado di leggerle dentro, e non poteva permetterlo.
" Puoi metterti una maglietta perfavore?" si ritrovò a chiedergli, le guance in fiamme
" Perchè?" ma Chris aveva capito tutto, e colse la palla al balzo per provocarla un po'
" Perchè non ho alcuna intenzione di prendermi cura di te, se ti ammali" 
" Non mi lasceresti mai solo, Jane" disse lui con dolcezza.
Fu in quel momento che entrambi si resero conto di quanto quelle parole rispecchiassero la verità. Dopotutto Jane aveva appena dimostrato di tenerci ancora, riportandolo in hotel.
" Invece è proprio quello che meriteresti" ribattè invece, passandogli una maledetta maglietta, senza guardarlo negli occhi, affinchè se la infilasse.
Sentiva di non poter resistere a lungo in quelle condizioni, e prima che lui potesse replicare, continuò a parlare.
" E' vero: probabilmente se fossi venuto ti avrei urlato contro, però tu non lo hai fatto e io ti sono corsa dietro...coerenza zero! Devo essere impazzita!" ragionò ad alta voce
" Ti sei preso bellamente gioco di me per tutto questo tempo..e io che faccio? Ti vengo a cercare sotto la pioggia...ma che ci posso fare? L'ho detto che sono impazzita! " continuò
" No, non sei impazzita, e non sei nemmeno incoerente. Semplicemente lasci che qualche volta il cuore abbia la meglio sulla razionalità. Sei impulsiva...e sei speciale. L'ho capito sin dal primo istante" sussurrò lui
" Lascia perdere i complimenti Chris...non è proprio il momento" tagliò corto lei, più infastidita che lusingata da quelle parole
" Mi darai la possibiltà di spiegarti come sono andate le cose?" la pregò a quel punto lui, mentre erano ancora in piedi, poco distanti dalla porta
" Non penso ci sia qualcosa da aggiungere" ribattè amaramente la ragazza, senza permettere a quegli occhi verdi di incrociare i suoi
" Sono stata per mesi con un ragazzo che nemmeno esiste! Ho baciato, abbracciato e amato praticamente il fantasma di colui che..che-"
" Avanti, dillo! Tanto sappiamo tutti che è la verità, che sono responsabile di tutto questo casino!"
" Beh, di questo casino sicuramente...ma non dell'incidente come continui a credere tu. Almeno in quel momento, posso giurare che eri solo te stesso" continuò Jane
" Io non ho mai finto con te. Te lo giuro" e parve quasi una supplica
" Mi sono solo fatto chiamare con altro nome, ma quello che hai abbracciato, baciato, amato è sempre stato solo Chris"
" Mi sono fatto chiamare solo con un altro nome? Ma proprio non te ne rendi conto, eh?" alzò il tono di voce quasi senza accorgersene 
" Ti devo forse ricordare che nella mia condizione il nome era tutto quello su cui potessi basarmi? Tu hai finto di essere un'altra persona...ti sei approfittato della mia cecità per...per...beh, non lo so nemmeno perchè" sbottò la ragazza
" Perchè mi sentivo terribilmente in colpa e volevo starti vicino. 
Perchè pensavo a te tutto il giorno senza darmi pace. 
Perchè prima che me ne rendessi conto, ci avevo già perso la testa per te"
" Non capisco comunque che centra Harry" gli fece presente lei, tentando mantenere il sangue freddo e non lasciarsi travolgere da quelle dolci parole
" Forse davvero non realizzi ciò che hai fatto...forse nemmeno ti rendi conto di come mi sono sentita quando un attimo prima pensavo di essere in vacanza in Grecia con Harry, il mio ragazzo, e ci stavamo baciando spenserati e felici, e l'attimo dopo capisco che in realtà Harry nemmeno esiste, ed è soltanto un tuo stupido travestimento. 
Ma io voglio proprio sapere che sfizio ci hai trovato nel fare una cosa del genere... E' da pazzi, Chris! Non è giustificabile..."
" Pazzo lo sarei stato se non avessi fatto nulla per averti" 
" Hai giocato sporco"
" In amore non esistono regole..non si dice così?" ribattè il ragazzo
" Sì, ma non bisogna prenderlo alla lettera" si spazientì ancora di più lei
" Ciò che conta è che ti amo. Io ti amo da morire, Jane...e ho combinato tutto questo casino solo per te, per amor tuo"
" Credimi" la pregò, quasi con le lacrime agli occhi
" Ma per amor mio, cosa? Come fai a parlare d'amore, a dirmi che mi ami, dopo avermi tenuto nascosto una cosa così per tutto questo tempo. Se questo per te è l'amore Chris, mi dispiace, ma allora le nostre visioni non combaciano affatto, e non combaceranno mai" lo gelò, delusa e ferita. 
Eppure, nel profondo, sapeva che lui l'amasse. 
Lo sentiva dentro, anche se non era disposta ad ammetterlo per via della rabbia che l'accecava.

Ma fu a quel punto che Chris l'afferrò per un braccio, in un gesto molto impulsivo, e inaspettato da parte di lei.
" Lasciami"
" Solo se mi permetti di spiegarti tutto, senza interrompermi. Mi ci vuole un minuto, te lo prometto" sospirò lui
" Dovevo lasciarti sotto la pioggia" si limitò a rispondere lei, e nonostante il tono serio e sempre un po' risentito, a Chris scappò un sorriso.
Perchè realizzò ancora una volta, in quell'istante, che il semplice fatto che lei si fosse assicurata di saperlo sano e salvo, e che gli permettesse di restare nella sua stessa camera, significava molto di più di quanto Jane fosse disposta ad ammettere.  Gli aveva praticamente urlato addosso di aver perso la fiducia in lui, nel suo amore, ma se davvero così fosse stato, non si sarebbe mai chiusa la porta alle spalle.
Non avrebbe mai acconsentito a restare sola con lui.
Avrebbe potuto aver paura, di tutto o di niente. Di qualche gesto inconsulto, di essere spinta contro un muro e baciata contro la sua volontà, di essere intrappolata tra le sue braccia con forza, senza via d'uscita.
Quando uno non si fida, non si fida e basta.
E invece, benchè lei fosse molto lontana da tale conclusione, di Chris non avrebbe mai avuto timore. Paradossalmente, lo conosceva meglio di chiunque altro, e la parte più intima e profonda di sè, sapeva che qualsiasi cosa sarebbe successo, lui non le avrebbe mai fatto del male di proposito. E se ne avesse avuto bisogno, l'avrebbe protetta. Sempre.
Se qualcuno si fosse avvicinato a lei con cattive intenzioni, lui l'avrebbe fatto fuori difendendola a spada tratta, e lei, se si fosse davvero trovata in difficoltà, gli sarebbe saltata al collo senza pensarci due volte, si sarebbe stretta a lui anche se un momento prima aveva desiderato prenderlo a schiaffi.
Nonostante tutto, Chris sarebbe stato il suo porto sicuro.
Nonostante tutto, solo con lui, tra le sue braccia, si sarebbe sentita protetta sul serio.
" Te lo ricordi il nostro primo incontro?" fu la sua voce a riportarla sul pianeta Terra
Jane annuì soltanto, non capendo dove il ragazzo volesse andare a parare.
" Tuo e di Harry, intendo" specificò Chris subito dopo, visibilmente a disagio
" Sì, me lo ricordo" rispose lei, asciutta, sfuggendo alla sua presa.
Era un miracolo che fosse riuscita a non incrociare direttamente i suoi occhi, per tutta la durata della discussione.
" Eri a un passo dallo buttarti giù in quel maledetto fiume, ma per fortuna sono arrivato in tempo. Quando ti ho riconosciuto, in piedi sul ciglio di quella panchina, mi è saltato il cuore in gola per lo spavento, e senza nemmeno pensarci ti ho chiamato per nome. E tu mi hai riconosciuto a tua volta, ma mi hai intimato di starti lontano, di lasciarti sola, e a quel punto..beh, a quel punto di starti lontano non se ne parlava proprio, e al tempo stesso non potevo semplicemente ignorare ciò che mi avevi detto e precipitarmi a salvarti, perchè eri talmente vicina a un punto di non ritorno, che temevo che un solo passo da parte mia, ti avrebbe dato l'incentivo che cercavi per buttarti. Perchè eri arrabbiatissima con me, e troppo poco lucida per comprendere che stavi per commettere la stronzata più grossa della tua vita.
Per un attimo non c'ho capito più niente nemmeno io, e prima ancora di rendermi conto di averlo pensato, ti avevo già detto che non ero Chris, che mi avevi confuso con qualcun'altro.
Non sapevo che fare....ero disperato Jane. Se ti fossi buttata, non me lo sarei mai perdonato, mai.
E a quel punto sei stata tu a fidarti di chi credevi un'estraneo, sei stata tu che mi hai reso le cose molto più facili di quanto pensassi.
Non pensavo che ti saresti lasciata prendere per mano, non immaginavo che mi avresti permesso di portarti da starbucks a bere una cioccolata calda.
Quella sera mi stupii anch'io di quella complicità si creò così in fretta tra noi...oggi penso solo che forse, in qualche modo, il tuo cuore non aveva mai smesso di credere che fossi io, Chris, a tenerti compagnia, e che per quel motivo si sciolse subito, proprio come quella cioccolata "
Prese un respiro profondo prima di continuare.
"Ora mi capisci? Non  ho inventanto un'altra identità perchè ero annoiato e mi andava di farlo...è stato l'unico modo che ho trovato per impedirti di fare una sciocchezza, e anche l'unico modo in cui mi era concesso starti accanto. E io non desideravo altro Jane: soltanto poterti stare vicino, giorno e notte"
" Ma allora perchè non mi hai detto la verità il giorno dopo? Perchè hai continuato con quella farsa?" domandò lei, concedendosi per la prima volta di guardarlo negli occhi.
E pentendosene un attimo dopo, perchè quel verde non l'aiutava a pensare luidamente.
E ora che era venuta a conoscenza di quella parte della storia, e che iniziava a prendere in considerazione l'idea di vedere il tutto sotto un'altra prospettiva, non poteva lasciarsi distrarre e attrarre dai suoi occhi.
Anche se non poteva negare a se stessa, che rivederli dopo tutto quel tempo, era un po' come tornare a casa, sentirsi a casa, al sicuro.
" Ho avuto paura...questa è l'unica verità.
Tu ce l'avevi a morte con Chris, ma ti lasciavi abbracciare da Harry..e a questo punto potrei dirti che avevi bisogno di qualcuno che ti tenesse stretta, ma la verità è che forse ero più io ad aver bisogno che ti lasciassi stringere. Perchè mi sentivo dannatamente in colpa per l'incidente, o almeno questa era la scusa ufficiale...la verità è che già  iniziavo a perdere la testa per te.
Non potevo permetterti di allontanarti di nuovo, non volevo starti lontano.
Te l'ho detto: ho avuto paura di perderti, e ho lasciato che la faccenda legata ad Harry mi sfuggisse di mano. 
Perchè stavamo così bene insieme, e la sola ipotesi di rovinare tutto, di darti un motivo per spingermi lontano da te, mi era insopportabile. Persino da pensare.
E non hai idea di quante Sophie abbia tentato di farmi ragionare e mi abbia salvato la pelle...ma io ti amavo con tutto me stesso, ti amo con tutto me stesso..e sapevo che nel momento in cui fossi venuta a conoscenza della verità, avresti ragito esattamente così, e io volevo tenerti stretta al mio petto Jane"
A quel punto la ragazza sospirò.
" Dovevo immaginarlo che una volta soli, qui dentro, in un modo o nell'altro, avremmo finito per discuterne, e alla fine, avresti fatto in modo che ti ascoltassi. E l'ho fatto, Chris..nonostante tutto non mi sono chiusa a chiave in bagno, non ti ho impedito di parlarmi come tu desideravi. Te l'ho data la possibilità di spiegarti, perchè...beh perchè, sarei veramente una stupida se ti dicessi che non voglio vederti mai più, che non voglio sapere più niente di te. Prima, nella grotta, ero talmente sconvolta che quelle parole mi sono uscite di bocca così, senza alcun filtro.
Ma l'hai capito che per me non è affatto facile lasciarti andare, no? Non lo è mai stato"
" Non devi farlo. Possiamo ripartire da zero, o da dove eravamo rimasti, perchè in fondo te l' ho detto...Harry sono io, le sue parole sono le mie, le sue opinioni sono le mie, le sue mani, le sue braccia, le stesse che ti hanno tenuta stretta, sono le mie. E la sua bocca, quella che hai divorato di baci, è la mia Jane. Per tutto questo tempo, siamo sempre stati io e te" 
" L'ho capito...ma ciò che stavo cercando di dirti, è che non riesco a metabolizzare questa cosa come se niente fosse!
Ci credo che ci tieni a me, che non l'hai fatto per capriccio. Me lo ricordo bene come stavo quella sera, e resterai sempre il mio eroe, per avermi salvato da una morte praticamente certa.
Non posso non credere a quello che mi hai detto, ora che ti guardo negli occhi, Chris.
Ma non posso ignorare nemmeno come mi sento: presa in giro, e purtroppo non solo da te"
" Non prendertela con Sophie...lei è arrivata quella mattina a casa tua, quando il danno era già stato fatto"
" Ma è la mia migliore amica! Avrebbe dovuto dirmelo...come ha fatto a tenermi all'oscuro dell'identità del ragazzo per il quale stavo perdendo la testa!"
" Perchè mi ha permesso di innamorarmi di una persona che non esiste? Non lo capisco...." continuò lei
" Smettila di dire che non esisto. Guardami!" e di nuovo le si avvicinò pericolosamente
" Sono proprio di fronte a te Jane, ti sto pregando di perdonarmi, e ti sto dicendo che ti amo" sussurrò, molto più dolcemente, stringendole il mento tra le dita
" Tu li conosci questi occhi. Mi hai detto che ti piacevano la seconda volta che ci siamo visti..ti è scappato così, e probabilmente l'attimo dopo volevi rimangiartelo. 
Ma sai qual è il punto? 
Sono occhi verdi...per me non hanno mai avuto nulla di speciale, nulla degno di nota. Ma per te sì. Tu forse ci hai visto qualcosa prima ancora che io trovassi la stessa cosa nei tuoi. E quel qualcosa è ancora lì, tu e solo tu, lo troverai sempre lì ad aspettarti. Te lo prometto"  e quegli stessi occhi verdi si riempirono di lacrime
" Io adesso non lo vedo" sussurrò, a fatica, il respiro in gola. 
Bugia. Ma non poteva arrendersi a lui così facilmente.
" Lo sai anche tu che non è vero" ribattè il ragazzo, senza lasciarle il mento. 
Ecco..appunto. 
Permettergli di leggere tra le righe del suo sguardo e starle così vicino, era un passo che non avrebbe dovuto compiere. Jane l'aveva saputo sin dall'inizio, ma alla fine aveva ceduto.
Esattamente come aveva detto a lui pochi istanti prima, non poteva più fingere di non credere alle sue parole, al suo amore nei propri confronti, non se lo guardava negli occhi.
Ma era sbagliato, perchè lui l'aveva combinata grossa, e non poteva passarla liscia.
" Non ce la faccio Chris. Non ce la faccio....io ho davvero bisogno di stare un po' da sola ora" lo pregò, allontanandosi subito dopo da lui, e stendendosi sul letto. Senza riuscire a trattenere i singhiozzi.
Si coprì il viso con le mani, non riuscendo a comportarsi più dignitosamente, e prima che avesse il tempo di scostarsi, Chris la raggiunse con una specie di corsa, le si buttò praticamente addosso, e nascose il viso inondato a sua volta di lacrime, nel ventre di lei.
" Mi dispiace, amore mio" singhiozzò, pregando che Jane non lo cacciasse via
" Mi dispiace di aver combinato tutto questo gran casino. Ma ho portato avanti tutto questo perchè volevo riportarti il sorriso, perchè volevo essere io il motivo della tua ritrovata voglia di vivere"
" Lo sei stato" si limitò a rispondere lei, non provando nemmeno a scostarlo, perchè in fondo sentirselo addosso era una delle sensazioni più piacevoli che avesse mai provato
" Senza Harry non so dove sarei adesso....ma il problema è che Harry non c'è"
" Harry sono io. Jane...accettalo, per favore" sussurrò aggrappandosi alla sua maglietta e continuando a bagnarla delle sue lacrime
" Ma se non lo avessi scoperto da sola, tu....tu me l'avresti mai detta la verità?" domandò a quel punto lei, sempre nella stessa posizione
" Avevo giurato a me stesso di farlo una volta tornati dalla Grecia. Non volevo comprometttere la nostra vacanza...doveva essere perfetta, indimenticabile"
" Pensi che riuscirei mai a dimenticarla?" ribattè la ragazza, il respiro inevitabilmente accelerato a causa del contatto tra i loro corpi
" No, ma non volevo che la ricordassi così" 
" Chris" sospirò, senza trattenersi dall'immergere le dita tra i capelli di lui e prendere a carezzerglieli leggermente, con grande sopresa e piacere di lui.
" Ma come devo fare con te? Invece di sbatterti fuori e lasciarti sotto la tempesta, ti lascio piangere sul mio ventre e ti accarezzo i capelli...mi stai facendo impazzire!" ammise più a sè stessa che a lui.
Non si era mai trattenuta dall'esprimere tutto quello che pensava, con lui non c'era mai riuscita, e continuava a non riuscirci.
" Tutti gli innamorati sono pazzi" sorrise lui
"Ma basta fare il filosofo! Ti preferivo quasi quando mi parlavi di matematica e fisica!"
" Una volta hai detto che l'ingegnere filosofo era un'accoppiata bizzarra, ma io facevo eccezione" le ricordò lui
" Tu fai eccezione per tutto" rispose senza nemmeno pensarci
" Sai essere il mio antidoto e il mio veleno nello stesso istante. Ora, proprio in questo momento, sei antidoto e veleno"
" E poi il filosofo sarei io..." borbottò il ragazzo, e per la prima volta da quando aveva riacquistato la vista, Jane si concesse un sorriso.
" Posso dirti un'ultima cosa?" la pregò, senza spostare la testa dalla sua pancia
" So che sei arrabbiata con Sophie, ma ti giuro che la colpa è solo mia. Lei ha provato a farmi desistere, mi ha intimato di raccontarti la verità, ma io l''ho pregata di stare al gioco"
" E perchè lei ha ceduto?"
" Perchè ha capito che ci amavamo la prima volta che ci ha visti insieme. Quando nemmeno noi, quella mattina all'univeristà, avevamo la più pallida idea di ciò che sarebbe successo"
" Hai parlato con lei? Sa tutto?" chiese Jane
" Ho provato a contattare sia lei che Scott, ma non mi hanno risposto. Poi ho spento il telefono perchè non voglio sentirmi dire 'te lo avevo detto'. Perchè so che hanno ragione" ammise lui, più sincero che mai
" Infatti hanno provato a chiamare me, e io ho lanciato il cellulare contro il muro"
" Tu cosa?" domandò Chris, sconvolto
" Ero incazzata" si giustificò Jane
" Eri?" 
" Lo sono...ma forse un po' meno di prima" ammise la ragazza, come sempre senza filtri
" Vuoi parlarle?" 
" Ora no..meglio domani mattina. Sono stanchissma" aggiunse, sbadigliando
" Però le mandiamo un messaggio, sarà di sicuro molto preoccupata, visto che non ci siamo più fatti sentire...ci avranno dati per dispersi!" 
" Va bene" acconsentì lei "ma dille che è tutto a posto, non voglio che si preoccupi..ci chiariremo a voce" aggiunse subito dopo
" Jane" la chiamò lui " uh?" "sono le tre di mattina"
" Puoi spostarti? Così non starà comodo nessuno dei due"
" Dove vuoi che vada?" domandò lui, abbandonando controvoglia quella posizione
" Ma dove vuoi Chris...dobbiamo solo dormire qualche ora" gli disse lei, girandosi di lato.
" A volte sembriamo una vecchia coppia sposata" esclamò divertito, stendendosi dall'altra parte del letto, attento a non sfiorarla, altrimenti non avrebbe più risposto delle proprie azioni.
E malagrado tutto, Jane sorrise. Senza  un motivo preciso...forse solo perchè nonostante tutto con lui continuava a starci bene.







BUONSALVEEEE!
Mi scuso per il ritardo e vi prometto che risponderò al più presto alle recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo.
Mi sento in dovere di avvisarvi che stiamo arrivando alla conclusione di questa storia; non so dirvi quanti capitoli mancano con certezza, ma non molti.
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate dello sviluppo del rapporto tra Jane e Chris, dopo la scoperta della verità...perciò recensiteee come sempre <3<3
Io risponderò a tutte appena avrò un minuto, promesso :) 
Un bacione, grazie di tutto,  e a prestoooooooooo<3<3<3<3




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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


La mattina successiva, Chris aprì gli occhi prima di lei.
Il sole brillava già alto nel cielo, e i suoi raggi giungevano attraverso le fessure delle persiane azzurre alle gambe scoperte di Jane.
Non c'era traccia del temporale di quella notte, come se non fosse mai esisitito. Come se fosse stato solo un brutto sogno.
Ancora mezzo addormentato,  il ragazzo si girò di fianco per guardarla. Era bellissima...non trovava parole più appropriate per descriverla. 
Jane indossava il pantaloncino di jeans e una semplicissima canotta bianca, e aveva ancora i capelli raccolti in una coda piuttosto disordinata...ma ai suoi occhi era la più bella creatura che esistesse al mondo.
Gli scappò un sorriso, quando vedendola in quel modo, gli venne in mente quella strana conversazione che avevano avuto qualche tempo prima, nella quale lei a un certo punto aveva ammesso che amava addormentarsi vestita, e che lo aveva fatto un sacco di volte da piccola, non senza essere rimproverata dai suoi genitori per questo.
Era una cosa stupida, Chris se ne rendeva conto, ma per qualche motivo lo inteneriva tantissimo.
Non riuscì a trattenersi oltre: le sfiorò le gambe nude con i polpastrelli delle dita risalendo il suo corpo. Si bloccò all'orlo dei pantaloncini, e trattenendo il respiro, le scostò delicatamente la canottiera, carezzandole il ventre. Senza riuscire a fermarsi o darsi un contegno, si spinse sempre più sù, fino a raggiungere i seni, che scoprì solo in quel momento, non protetti dal reggiseno.
A quel punto ritrasse la mano come se bruciassero, e respirò profondamente. Senza nemmeno aver bisogno di guardarsi nelle parti basse, seppe di essersi terribilmente eccitato.
Bel problema, considerato come stavano le cose tra di loro.
Certo, non avrebbe mai immaginato che lei, ferita e delusa, dopo averlo cercato nella pioggia, l'avrebbe ascoltato dandogli la possibilità di spiegarsi, e gli avrebbe accarezzato i capelli mentre lui si disperava per essere stato così cretino. Gli aveva addiruttura permesso di dormire nel suo stesso letto....insomma, avrebbe potuto costringerlo a uscire dalla camera, e raggiungere la reception dell'albergo che li ospitava per chiedere disponibilità per un'altra camera, ma Jane non lo aveva fatto.
Forse perchè sapeva bene che fosse alta stagione e non potessero esserci stanze libere; forse perchè aveva realizzato che alle tre di notte non sarebbe stato l'ideale uscirsene con una richiesta come quella; o forse semplicemente perchè non voleva che lui se ne andasse.
Soprattutto negli ultimi minuti, quando aveva acconsentito a mandare un sms a Sophie, per poi permettergli tacitamente di stendersi dall'altro lato del letto, Jane gli aveva dato l'impressone di essersi arresa.
Era come se non le importasse più di tutto quello che stava succedendo, come se volesse farselo scivolare addosso..ma probabilmente era stata solo la stanchezza a renderla così docile e passiva.
Tuttavia per Chris, averla così vicina e non poterla toccare, baciare e amare, era una punizione anche peggiore di essere lasciato alla porta.

Che poi, non poteva fare a meno di chiedersi quando si fosse liberata di quel reggiseno e perchè...era più che certo che fino a quando lui era stato sveglio, la ragazza non si fosse mossa.
Poi lo vide, appeso alla spalliera del letto dalla parte di lei, e prima di pensare che fosse veramente un gesto da disperati, lo afferrò, e immerse il naso nelle coppe.
Per quanto assurdo fosse, sì, quel maledetto pezzo di stoffa, sapeva di lei.
Quando tornò a guardarla, si accorse che dopo essere stati solamente sfiorati dalle sue mani, i suoi seni si erano inturgiditi e i capezzoli erano perfettamente visibili sotto la canottiera.
In quel momento, l'unica soluzione per calmarsi sarebbe stata una doccia fredda, ma ancora prima che quell'ipotesi potesse essere trattata dal cervello, le sue mani erano di nuovo su di lei.
Non se ne faceva niente di quel cavolo di reggiseno, voleva di più.
Per diverse ragioni, era riuscito a resistere per mesi, e ora, temeva di non farcela più. Aveva ormai raggiunto il limite..qualsiasi altro uomo al suo posto sarebbe impazzito, nel ritrovarsi disteso accanto alla donna che ama, in short e canottiera e senza niente sotto, senza poterla rendere sua.
Nell'istante in cui le sue  mani si chiusero a coppa sui seni di lei, anche se al di sopra del tessuto della canottiera, Jane decise di finirla con quel gioco, perchè stava diventando troppo pericoloso.
Sì, era stata sveglia quasi per tutto il tempo, aveva percepito ogni suo movimento...e sì, lo aveva lasciato fare, però aveva continuato a tenere gli occhi chiusi, per non ammettere a se stessa e a lui, quanto le piacesse la dolce tortura che le stava infligendo.
" Tieni le mani a posto" biascicò, senza però preoccuparsi di sembrare convinta, e Chris fece esattamente l'opposto.
Prima che lei avesse il tempo di realizzarlo, si chinò su di lei e le rubò un bacio sulle labbra
" Anche la bocca, possibilmente" replicò lei, quando si furono staccati.
Non aveva ricambiato il bacio, ma non lo aveva nemmeno respinto. Chris non le aveva dato il tempo di fare nè l'una, nè l'altra cosa. Era stato troppo veloce.
" Tu mi vuoi morto" disse soltanto, e lei lo guardò accigliata
Se la situazione fosse stata diversa, lui le sarebbe saltato addosso in quell'esatto istante...perchè con gli occhi finalmente aperti ma ancora assonnati, quell'espressione confusa, quella canottiera che le copriva ben poco, le gambe nude e i capelli sconvolti, era davvero la visione più sexy che gli fosse mai stata offerta.
Non era da lui, essere così arrapato...ma da quando erano in Grecia, non riusciva più a controllarsi. Quello era ormai un dato di fatto.
Senza dire una parola, prese il reggiseno e glielò passò. Jane avvampò.
" Perchè ce l'hai in mano?"
" E perchè tu non ce l'hai addosso?" fu la sua risposta
" Perchè il gancio mi dava fastidio, e per stare più comoda l'ho tolto....ma comunque non sono fatti tuoi" si indispettì lei
" Eri sveglia mentre ti toccavo?"
Più diretto di così Chris non poteva esserlo.
E più imbarazzata di così Jane non poteva diventarlo.
" Non è mica un crimine, Jane" le fece notare lui, notando quelle guance tingersi di rosso, e non potè proprio impedirsi di pensarlo, renderla ancora più attraente
"Significa solo che mi vuoi come ti voglio io" sussurrò un attimo dopo
" Non c'è niente di sbagliato in questo..anzi, non potrei esserne più felice" ammise l'attimo successivo con un sorriso sghembo che lei finse di non notare
" E' tutto sbagliato, invece" si limitò a dire, tirandosi a sedere sul letto
" Perchè?"
" Ma come perchè Chris" lo canzonò, e lui di tutta risposta, sorrise ancora più apertamente
" Mi piace un sacco quando mi chiami Chris, lo sai?" 
" E' il tuo nome" ribattè lei, e lui sbuffò
" Lo sai quello che intendevo" le disse, intrappolandole definitivamente gli occhi nei suoi
" Sì, lo so...ma non è mica colpa mia se negli ultimi tempi ti sei sentito chiamare solo Harry" osservò la ragazza
" No, è solo unicamente colpa mia. Ne sono perfettamente consapevole, ma l'ho fatto solo perchè-"  lei non gli lasciò finire la frase
" Ho perso il conto di quante volte me lo hai detto: lo hai fatto perchè mi ami, e volevi starmi accanto" completò la frase al posto suo
" E non ti fa nessun effetto sentirti dire così tante volte che ti amo?" tornò alla carica lui
" Veramente...no" sminuì la faccenda
" Non è vero" disse lui, sicuro di sè, e Jane scoppiò a ridere.
" E perchè ne sei così certo?" domandò a quel punto
" Ok, l'hai voluto tu. Facciamo una prova." decretò Chris
" Cosa?" Jane gli prestò di nuovo tutta la sua attenzione
Chris le prese le mani tra le sue, cogliendola di sorpresa. 
" Ti amo, Jane Collins. Sei tutta la mia vita" sussurrò, lentamente, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso, e dai suoi occhi.
Lei fu costretta a fare uno sforzo enorme per restare più o meno impassibile, ma proprio quando pensava di esserci riuscita, Chris la smentì.
" Ti stanno tremando le mani" le fece notare con un sorriso sornione
" E allora?" provò a dissimulare lei
" E allora si tratta di una reazione inequivocabile" continuò il ragazzo
" Ma sei andato da uno strizzacervelli, Chris?"
" Stai un attimo zitta, o sarò costretto a tapparti la bocca in un altro modo" le intimò lui
" Come sei autoritario" lo canzonò la ragazza, quasi divertita, e lui dovette fare appello a tutto il suo buonsenso per non zittirla davvero con un bacio, o mille
" Non era ancora finito l'esperimento" disse soltanto, recuperando un po' di autocontrollo
" Per dimostrarti che ho ragione, ho bisogno che tu faccia lo stesso con me"
" Lo stesso cosa?" domandò lei, confusa
" Devi dirmi che mi ami, nello stesso e identico modo in cui l'ho fatto io" spiegò, beccandosi un'occhiata alquanto interdetta da parte di lei.
" Tranquilla, non sarò così stupido da credermelo" disse un attimo dopo, prendendola chiaramente in giro
" Voglio proprio vedere dove vuoi andare a parare" borbottò lei, e Chris sorrise tra sè.
Gli prese le mani tra le sue, proprio come aveva fatto lui poco prima, e dopo aver preso un respiro profondo, pronunciò quelle parole. Non ci fu bisogno di alcuno sforzo: le bastò specchiarsi in quegli occhi verdi, e quelle parole fuoriuscirono dalle sua labbra con un naturalezza disarmante.
Restarono entrambi in silenzio, per una manciata di secondi, come a imprimersi quel momento nella mente e nel cuore per sempre.
Guardarsi finalmente negli occhi e confessarsi a vicenda il proprio amore, anche se quasi per sfida o per gioco, non aveva prezzo.
" Lo vedi?" sussurrò lui, scuotendosi da quell'istante quasi incantato
" Adesso sono le mie mani a tremare" le spiegò
" E quindi?" si incuriosì lei
" Quindi adesso ti racconto una cosa. Quando sono cresciuto e le ragazze hanno iniziato a rapire la mia attenzione, mia nonna mi ha dato un consiglio. Mi ha detto che alla ragazza che mi avrebbe amato sarebbero tremate le mani quando le avrei confessato i miei sentimenti. A lei era successo così con il nonno...e sono stati insieme per sessantasette anni.
Qualche anno dopo la sua morte, mi sono ritrovato ad affrontare quasi lo stesso discorso con mio nonno. E indovina che mi ha detto? 
Sì, che avrei capito di amarla sul serio questa ragazza, e di voler costruire una famiglia con lei, se quando lei mi avesse detto che mi amava, mi sarebbero tremate le mani."
" Capisci perchè ho iniziato a crederci sul serio a questa cosa delle mani?"
" Capisco anche perchè ogni volta, prima di dirmelo, cerchi le mie" realizzò lei in quel momento
" E' una cosa molto dolce, Chris" ammise subito dopo
" Tutte le volte che sono riuscito a prendertele, ti sono tremate sempre. E oggi, ho avuto modo di scoprire che tremano anche le mie quando sei tu a dirmi che mi ami..anche se comunque non avevo dubbi"
" E ti dico un'altra cosa" continuò subito dopo
" Questo metodo non funziona con le bugie" sorrise, e lei distolse lo sguardo, perchè sapeva bene di non aver detto una bugia
Con lui proprio non riusciva a fingere....se quel 'ti amo' fosse stata una forzatura, non sarebbe riuscita nemmeno a pronunciarlo guardandolo negli occhi. Lo stesso valeva per lui, e lo sapevano entrambi.
" E tutti i nostri casini?"
" Quelli non si creano da soli..sei tu a renderli tali. Sei arrabbiata con me perchè è giusto, è naturale, è logico che tu lo debba essere dopo quello che ho fatto. Ma se dovessi dare ascolto solo al cuore?" le domandò, quasi porgendole il proprio tra le mani.
" Io...Chris, io" balbettò " starti vicino in questo momento mi confonde" disse alla fine
" Non sono mai riuscita a nasconderti niente e non mi illudo di poterlo fare adesso: la verità è questo nostro battibeccare continuo non fa altro che farmi innamorare di te, ogni secondo un po' di più. 
La verità è che in questo momento non me ne frega niente del macello che hai combinato...vorrei solo restare tutto il giorno tra le sue braccia, a lasciarmi viziare.
Non so come tu faccia, ma mi rendi dipendente da questi occhi verdi e dal tuo sorriso. 
Hai la capacità di farmi dimenticare tutto quando mi baci, e in questo momento non so se sia un bene o un male.
Perciò non posso lasciartelo fare; lo devo a me stessa" ammise lei
" Di questo passo, entro stasera finiremo per fare l'amore, tanto si è capito che lo vogliamo entrambi.
E non è un fatto di convenzioni, di giusto o sbagliato...io ho bisogno di allontanarmi da te perchè sento di aver messo il turbo. Perchè prima di ricominciare, voglio assicurarmi di aver fatto pace.
Non con te, con me stessa" continuò
" Mi hai preso in giro per tutto questo tempo, e che faccio io? Ci manca solo che ti venga a ringraziare!
Devi capire che hai sbagliato, di grosso, e io non posso fare finta di niente. Altrimenti ti trasmetto il messaggio sbagliato...è come se ti dicessi, tranquillo, continua pure a prendermi in giro quando vuoi, tanto ti basta così poco per farti perdonare. Tanto io sono innamorata di te, e calpesterò me stessa pur di non pedere te" gli stava parlando a cuore aperto, e Chris lo apprezzò moltissimo.
" Se adesso mi lasciassi andare, sarei comuque ancora in lotta con me stessa. Dobbiamo rallentare, ricostruire tutto nel modo giusto, smussare ogni spigolo, altrimenti rischiamo di farci male"
Non poteva obiettare a quella richiesta di spazio, sapeva che sarebbe stato davvero da stupidi.
" Io penso di aver compreso le tue ragioni, davvero, e lo sai benissimo anche tu che quando ti ho detto che ti amo, non è stato solo per scommessa, non prendiamoci in giro...però Chris, questa scoperta della doppia identità mi ha letteralmente scioccato, e fatto incazzare di brutto. Ho bisogno di stare da sola per metabolizzare la cosa.. se tu mi stai così appiccicato, non lo riesco a fare nel modo giusto"
La sua sincerità lo disarmò, completamente.
" Che vuoi che faccia?" domandò lui dolcemente
" Lasciami sola per oggi...fa come se non esistessi"
" Hai detto per oggi, giusto?" si assicurò lui, tirando un sospiro di sollievo perchè pensava che non avesse intenzione di vederlo per un periodo di tempo più lungo
" Dovrai pur tornare a dormire" disse lei, roteando gli occhi come se fosse una cosa ovvia
" E a cenare" ribattè lui
" No Chris, non ti allargare troppo" lo ammonì la ragazza
" Va bene, a dormire allora" acconsentì lui, perfettamente consapevole del fatto che gli stesse andando sin troppo di lusso.
Ma solo perchè nonstante tutto, quella ragazza l'amava all'inverosimile, e mani o non mani, sapeva ormai per certo di provare lo stesso.
" Farò tutto quello che vuoi per farmi perdonare. Ti dimostrerò che puoi fidarti ciecamente di me, che sei l'unica che voglio nel mio mondo. Te lo giuro, Jane"
Ancora una volta, lei fece uno sforzo non cadergli fra le braccia e smentire il discorso che gli aveva appena fatto.
Era convinta che trascorrere una giornata da sola l'avrebbe aiutata a scharirsi le idee, ma non poteva più negare a se stessa che la prospettiva di scendere in spiaggia con lui, fare il bagno e baciarlo sotto l'ombrellone sorrideva di più al suo cuore. Ma doveva mantenere la sua posizione, doveva farlo per entrambi.
" Intanto ti posso chiedere di lasciarmi il cellulare? Il mio l'ho distrutto, e vorrei fare una telefonata ai miei" spiegò Jane, cambiando volutamente discorso
" Certo, tieni" glielo passò prontamente lui
" Magari manda qualche segno di vita anche a Sophie....non voglio che la vostra amicizia vacilli per causa mia" aggiunse subito dopo
" Preferirei parlarle di persona. Anche con i miei in realtà, ma visto che siamo qui, sono costretta a farlo con il cellulare. Mentre Sophie e Scott domani arriveranno"
" D'accordo" sorrise lui
" Allora...io vado...e ci vediamo stasera" si vedeva che non era felice di fronte a quella prospettiva, ma non aveva altre alternative
" Non azzardarti a venire qui digiuno nella speranza di riuscire a convincermi a uscire, perchè digiuno resti" l'ammonì lei
" In tal caso, non saprai mai cosa ti sei persa...volevo portarti in un posto fantastico" disse, un attimo prima di baciarle dolcemente una guancia e allontanarsi da lei.
" Ciao Chris " disse lei, con quella guancia che le andava a fuoco per così poco
" Posso dirti un'ultima cosa? A me piace persino discutere con te"
" Parliamo proprio tanto noi due...straparliamo" ribattè lei
" E' sempre stato così, no?"
" Già" ammise Jane, senza riuscire a impedirsi di sorridere.
Qualcuno doveva averle tirato una botta in testa, e bella forte, per farla rincitrullire così per un ragazzo: era l'unica spiegazione plausibile.




BUONSALVEEE!!!
Mi scuso per il ritardo. Spero che possiate perdonarmi con questo capitolo :)
Ne mancano ormai soltanto due alla fine secondo i miei calcoli, ma non mi sento pronta ad abbandonare questi personaggi, quindi stavo pensando di scrivere un seguito.
Che ne direste di curiosare nella vita di Jane, Chris, Sophie, Scott e qualcun'altro ancora per un po'?
Ho tante idee in mente, e non vedo l'ora di poterle mettere nero su bianco, se anche voi non vi sentite ancora pronti a un addio.
Tuttavia, devo avvisarvi del fatto che se pure il seguito ci sarà, dovrete aspettare un po'.
A Ottobre inizierà l'università, e voglio prima stabilizzarmi con i nuovi impegni e orari, altrimenti rischio di aggiornare ogni morte di papa e non mi va.
Quindi...aspetto di sapere la vostra opinione a riguardo ;)
Grazie di cuore per tutto il vostro sostegno, un bacione, e a lunedì prossimooo <3<3<3<3
 
 






















 

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Nonostante fosse stata lei a chiedergli di lasciarle un po' di spazio, non appena Chris uscì dalla stanza, avvertì un lieve senso di solitudine.
Aveva fantasticato sul trascorrere quelle giornate in spiaggia, o in giro per i caretteristici vicoletti del posto mano nella mano con Harry, aveva immaginato che lui le descrivesse quel luogo magico in tutti i dettagli, che la tenesse stretta al tramonto, che la prendesse tra le braccia e corresse verso il mare, che la portasse in quei ristorantini ad assaggiare zuppa e yogurt greco senza una sola preoccupazione a ronzarle nella testa....e invece, doveva fare i conti con la realtà.
In un secondo, quello in cui aveva miracolosamente riacquistato la vista, il suo mondo si era praticamente capovolto.
Si era ritrovata a guardare negli occhi proprio Chris, lo stesso ragazzo dal quale credeva di essere stata abbandonata e ormai dimenticata, e lì per lì non c'aveva capito più niente.
Poi aveva pian piano realizzato cosa fosse sucecsso davvero, chi le fosse stato accanto per tutto quel tempo, e non c'aveva visto più dalla rabbia. Si era chiusa in camera e aveva pianto fino a non avere più lacrime, e poi, era venuto a piovere. Si era ritrovata ad essere preoccupata per lui, ed era uscita a cercarlo; inevitabilmente una volta rientrati in hotel avevano discusso, ma Chris, con quei suoi modi di fare,e quelle dichiarazioni spassionate, l'aveva convinta a farsi ascoltare. Lei lo aveva guardato negli occhi, e gli aveva creduto.
Quindi si erano addormentati, ma la mattina dopo la situazione si era fatta bollente e rischiava di sfuggire di mano a entrambi, perciò Jane aveva deciso di prendersi quella giornata per sè.
Perchè con lui accanto, non sarebbe riuscita a metabolizzare la cosa nel modo giusto.
Chris l'avrebbe disarmata, come sempre, e poi l'avrebbe baciata fino a farle dimenticare tutto il resto... ma se non l'avesse masticata prima di ingerirla, la realtà le avrebbe fatto male ancora.
Rischiava ancora di scoppiare in una risata isterica se si soffermava a pensare che Chris e Harry fossero la stessa persona! Ecco perchè prima di compiere passi importanti, voleva essere sicura di essere pronta.
Non prendiamoci in giro: si sarebbe lasciata stordire volentieri dalle sue parole, e viziare dalle sue labbra..sapeva bene che non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad abbandonarsi totalmente a lui, perchè nonostante tutto lo amava, perchè quegli occhi la stregavano ancora, ma sapeva che dimenticare tutto nella foga della passione, non fosse la soluzione.
Perdonarlo. Quella sarebbe stata la cosa  forse più saggia da fare, e naturalmente anche la più difficile.
Aveva capito le sue ragioni, ma proprio non ce la faceva a lasciarsi il passato alle spalle come se niente fosse: va bene, lui aveva fatto ciò che aveva fatto per salvarla da una morte certa nel fiume, e aveva continuato ad indossare quella maschera per tutti i giorni seguenti perchè aveva avuto paura che la verità l'avrebbe allontanata di nuovo.
Di nuovo. Ecco cosa non le tornava.
Lei non ricordava di averlo allontanato una prima volta, nè di essersi separata spontaneamente da lui.
Era stato Chris a sparire dopo l'incidente. Di quello ne era più che certa.
Sicuramente lo aveva fatto perchè si era sentito responsabile del suo stato d'infermità...Jane ricordava benissimo la conversazione che avevano avuto a riguardo, quando lei credeva di star parlando con Harry, e lui di punto in bianco l'aveva baciata. Era stato in quel momento che effettivamente aveva sentito un qualcosa di familiare, ma lo aveva presto ignorato e dimenticato, convincendosi del fatto che stesse semplicemente iniziando a impazzire d'amore per lui, e in quello stato di pura eccitazione e meraviglia, non era il caso di fidarsi troppo della ragione che comunque la spinegeva a pensare cose un po' assurde.
Dai....come era possibile che baciare Harry l'avesse riportata per un attimo a Chris? Si trattava di pura follia!
Almeno in quel momento.
Però...accidenti, era stato proprio dopo quel bacio che le cose con Jonas erano immancabilmente precipitate e lei si era ritrovata a pensare a 'Harry' giorno e notte.
Comunque c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Invece di sparire e basta, autoincolpandosi di tutto, perchè non aveva nemmeno provato a parlarle?
Perchè non era mai nemmeno entrato nella sua stanza nei giorni in cui era stata in coma e aveva rischiato la vita?
Se come lui aveva giurato, ci teneva...perchè diamine non lo aveva dimostrato, invece di abbandonarla a se stessa in un momento come quello?
Sarebbe bastato un attimo, un passaggio veloce, e magari le cose sarebbero andate diversamente tra loro.
Jane gli avrebbe detto che non lo riteneva responsabile dell'incidente, perchè quel bacio se lo erano dati in due, e la testa l'avevano persa in due nel momento più sbagliato che potesse esistere...se solo le avesse dato la possibilità di spiegarglielo, forse lui non si sarebbe sentito così in colpa da doversi allontare. 
E invece aveva preferito farsi da parte.
Accidenti quante gliene aveva dette dietro! Ferita, rabbiosa, delusa e abbandonata.
E poi, si era improvvisamente ritrovata a guardarlo di nuovo negli occhi, e in quel preciso istante, ogni altra cosa era passata sullo sfondo. In primo piano c'era di nuovo soltanto Chris.
Lo amava più di quanto credesse possibile, ormai non aveva alcun senso negarlo, ma faticava ancora a comprendere a pieno il suo comportamento. 

Basta! Starsene seduta sul letto a rimuginare non l'avrebbe portata a nessuna conclusione. Anzi, forse avrebbe complicato di più le cose.
Ed erano già abbastanza difficili così.
Aveva detto a Chris di aver bisogno di una giornata da trascorrere con se stessa, ma non l'aveva immaginata di certo in quel modo. Desiderava uscire, fare un giro nei mercatini, fotografare con i ritrovati occhi ogni angolo mozzafiato di quell'isola, ogni colore, ogni sfumatura, ogni raggio di sole. E magari, con un po' di fortuna, in quel modo le si sarebbe un po' allegerito il cuore.
Forse, smettendo di pensarci ossessivamente, sarebbe riuscita a guardare alla situazione con una prospettiva diversa...insomma, era cosa risaputa che rilassarsi un po'aiutava ad allentare la tensione. 
Però non doveva dimenticare di fare una telefonata a casa, e di farsi viva con Sophie...altrimenti si sarebbe potuta aspettare di finire sulla prima pagina dei quotidiani inglesi e irlandesi, come dispersa.
Per prima cosa, si infilò sotto la doccia, e una volta asciutta, indossò un prendisole; poi scese nella hall dell'albergo per fare colazione.
Venti minuti più tardi, si riversò in strada alla ricerca di bei posti da poter finalmente guardare.
Passeggiò per le tipiche viuzze dell'isola, con gli occhiali da sole sulla testa, a mò di fermacapelli, e non più sugli occhi, e si fermò quasi a ogni passo per fare una foto con il cellulare di Chris. Si innamorò di ogni singolo scorcio, e per la prima volta da quando aveva riacquistato la vista, sorrise di fronte al meraviglioso spettacolo offerto dalla natura.
Poi decise di deviare e si addentrò nei mercatini tipici del luogo...aquistò un paio di cosette da portare a casa, e decise di riportarle in albergo prima di recarsi in spiaggia.
Passò da un bistrot e acquistò una tipica insalata greca, e dopo essersi sistemata sotto l'ombrellone, la gustò guardando il mare.
Si sentiva la tipica turista in vacanza, intenta solo a fare foto, a passeggiare con gli occhi incantati da tanta bellezza, a comprare roba a caso come ricordo, e assaggiare prelibatezze del luogo.
Per quelle due ore, proprio come chi parte per staccare la spina dalla quotidianità, riuscì a relegare i problemi in un angolino.
La Grecia era meravigliosa, e aveva tutte le intenzioni di godersela almeno un po'.
Il tutto funzionò senza nessun intoppo fino a quando non lo intravide a riva.
Inspiegabilmente sentì il battito accelerare, e pur volendo, non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura.
Chris passeggiava a piedi e torso nudo, e ogni tanto scuoteva la testa, come per strizzarsi i capelli, sicuramente umidi dopo aver fatto il bagno.
Forse a un certo punto lui si sentì parecchio osservato, perchè si voltò nella sua direzione per accertarsi della cosa. E nonostante quella caletta fosse piena piena di gente, i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Jane, e come diretta conseguenza, le sue labbra si stesero in un sorriso. Finalmente!
Alzò una mano in segno di saluto, al quale lei ricambiò senza pensarci, e qualche secondo dopo, se lo ritrovò accanto.
" L'acqua è stupenda oggi! E' veramente limpida...una meraviglia" esordì in piedi di fronte a lei, con solo il costume addosso e quelle maledette goccioline che scorrevano sul collo e sul petto.
Naturalmente i capelli erano fradici, e quegli occhi dannatamente verdi, proprio come quando si erano ritrovati in camera la sera prima, dopo il temporale.
" Allora più tardi andrò sicuramente a fare il bagno! Ho appena finito di pranzare" rispose Jane, sforzandosi di continuare a guardare il mare e non lui
" Cosa hai mangiato?" le domandò Chris a quel punto
" Ho provato l'insalata greca...non è niente male" ammise la ragazza
" Posso stare un po' qui?" le chiese il permesso
" Chris" sospirò la ragazza
" Che cosa avevamo detto?" gli ricordò un attimo dopo
" Sì, me lo ricordo. Però..vedi..il fatto è che abbiamo a disposizione un solo ombrellone" spiegò lui
" Bella scusa" e malgrado tutto, Jane rise
" Non è una scusa. Davvero...io ho provato a chiedere al bagnino, ne volevo affittare un altro, ma lo vedi anche tu che sono tutti occupati. Ho provato a convincerlo a cedermi quello di Sophie e Scott, ma si libererà solo domani per il loro arrivo...qui è tutto incastrato alla perfezione"
" Non è mica l'unica caletta questa" buttò lì Jane a quel punto
" E con ciò che vorresti dire?" così dicendo, Chris le si avvicinò pericolosamente con fare provocatorio
" Che avresti potuto provare a sistemarti da un'altra parte" ribattè lei, senza suonare troppo convinta, e guardando volutamente altrove per fingere indifferenza.
Grave errore. Guardare tutto tranne lui e i suoi movimenti, fu un grave errore. Ebbe modo di rendersene conto poco dopo.
" Allora, adesso ti spiego il mio ragionamento" e prima che Jane potesse fare qualcosa per impedirlo, il ragazzo si sporse fino a stendersi sul suo corpo
" Chris! Sei tutto bagnato" protestò lei ritrovandoselo improvvisamente addosso... ma lui non fece cenno di muoversi
" Dai, perfavore...Chri" e le parole le morirono in gola, quando il ragazzo si strusciò contro il suo corpo fino a trovarsi faccia a faccia con lei.
Jane si ritrovò con il ventre bagnato a causa del contatto del costume di lui, e il respiro mozzato perchè Chris aveva poggiato le braccia ai lati della sua testa impedendole di spostarsi e sfuggire alla sua presa.
" Sei in trappola" rese chiaro il concetto, nella remota possibilità in cui lei non lo avesse ancora afferrato
" E' pericoloso" mormorò Jane
" Cosa?" domandò lui
" Ho appena mangiato, e non dovrei avere la pancia bagnata" protestò
" Rischi una congestione solo in presenza di un eccessivo sbalzo termico...l'acqua qui è caldissima!" le fece notare il ragazzo
Jane sbuffò, perchè sapeva che avesse ragione, e Chris la baciò.
O perlomeno ci provò, prima che la ragazza riuscisse a fermarlo.
" Non puoi baciarmi quanto ti pare e piace!" lo ammonì, puntandogli un dito contro il petto
" Ok, allora ti chiedo il permesso" la provocò lui
" Posso baciarti?" sussurrò l'attimo sucessivo, gli occhi fissi in quelli di lei che rischiava di morire per un attacco di cuore....altro che congestione!
" No" si constrinse a dire
" Uno solo?" le fece gli occhi dolci, già preparato a quella risposta
" No Chris" ribattè la ragazza, cercando di mantenere i nervi saldi
" Ma dai.." non si arrese, e si infilò con la testa nell'incavo della sua spalla
" Ho detto di no" protestò ancora, ormai debolmente, mentre lui aveva già iniziato a lasciarle piccolissimi baci sul collo.
" Chris..stavamo parlando" trovò le forze di scostarlo, ma guardarlo di nuovo in quegli occhi pieni di tenerezza e desiderio, fu anche peggio.
" Sì, giusto..l'ombrellone! Allora, io avevo pensato di lasciarlo a te tutta la mattinata, per poi mettermi casualmente a passeggiare dopo pranzo a riva, nella speranza di scorgerti e avere una maledetta scusa per venire da te, a tastare il terreno" ammise, senza troppi giri di parole
" Bene, il terreno non è ancora fertile"
" Lo sarà stasera?" tentò lui
" Chris!" quasi urlò Jane, facendolo ridere
" Adoro quando ti scandalizzi per i doppi sensi" ammise lui, con dolcezza
" Uffa" 
" Cosa?"
" Perchè finiamo sempre così io e te?"
" Perchè ci amiamo... te lo vuoi mettere in testa? Con nessun'altra persona al mondo riuscirei  a parlare senza freni inebitori come faccio con te"
" E menomale!" si lasciò scappare lei
" Oh..ma allora sei gelosa?" colse la palla al balzo per provocarla
" No, sei tu che passeresti per un pervertito, quando invece, a parte quando te ne esci con queste sparate che mi fanno uscire di testa, sei dolce"
Jane si rese conto di quello che aveva detto, soltanto dopo averlo fatto.
Accidenti...ma che incantesimo le aveva fatto quel ragazzo?!
" Va bene, con questa frase ti sei guadagnata la libertà" disse lui, spostandosi con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.
Una che ti dice una frase del genere, non può restare arrabbiata con te a lungo, giusto?
Non appena le fu permesso, Jane si alzò, e indossò il prendisole.
" Che fai?" domandò prontamente lui
" Vado a fare una passeggiata, e ne approfitto per chiamare i miei. Così ti lascio l'ombrellone libero"
" Ma ci sono due lettini" le fece notare Chris, e lei lo guardò come se la sapesse lunga.
" C'erano anche prima due lettini, eppure ti sei buttato addosso a me, perciò non mi fido" dichiarò, scherzando solo a metà
Chris a quel punto rise di cuore sapendo che lei avesse ragione...e quel suono così cristallino rischiò di farla tornare sui propri passi.
Facendo uno sforzo per non dargliela vinta come al solito, la ragazza raggiunse la riva. Lasciò che l'acqua le bagnasse i piedi e le caviglie, seguendo le onde con lo sguardo.
Aveva sempre amato il mare, sin da bambina, anche se da sola non si sarebbe mai spinta fino a dove non si toccava più. 
Lo amava e lo temeva nella stessa misura.
Le piaceva nuotare ed essere investita dalle onde e dalla schiuma, a patto che il tutto si svolgesse non troppo lontano dalla riva. Si lasciava cullare e trasportare via, con la promessa di non essere condotta a largo.
E fino a quando quell'unica condizione fosse stata rispettata, lei si sarebbe fidata del mare.
Aveva quasi l'impressione che si trattasse di un tacito accordo stipulato chissà quanto tempo prima, una sorta di compromesso tra lei e la forza selvaggia della natura.
E fu in quell'esatto istante, che guardando incantata quell'azzurro così intenso, si rese conto che nessuno poteva garantirle che Chris non le avrebbe più nascosto nulla in futuro, che non ci sarebbero più state tempeste..così come nessuno poteva garantirle che le onde non l'avrebbero portata alla deriva.
Però con la volubilità del mare aveva imparato a conviverci, e pensò che fosse ridicolo non concedere una possibilità a Chris, che a differenza della natura, le promesse poteva fargliele davvero.
Da lui si era persino lasciata condurre nell'aqua alta. Abbracciata a lui aveva sconfitto ogni suo limite. Sopratutto nei mesi in cui non aveva potuto fare affidamento sugli occhi.
Di lui si fidava, perchè se così non fosse stato non avrebbe nemmeno ascoltato le sue ragioni.
Il punto era capire se fosse pronta a rischiare, a buttarsi a capofitto nella loro storia, a credere nel noi che formavano insieme, nonostante quello scossone che aveva rischiato di distruggere tutto.
Realizzò in quel momento che forse aveva paura perchè lo amava troppo.
Perchè si trattava di Chris, lo stesso ragazzo che più di una volta le aveva fatto fare follie, a partire dal bacio in aeroporto sotto l'albero di Natale, a quello in macchina che aveva provocato l'incidente.
Perchè era sparito dalla sua vita una volta (per poi ricomparire travestito, ok) e lei ne aveva già sofferto abbastanza.

Ancora una volta fu costretta a dare un freno ai propri pensieri, e lo fece componendo finalmente il numero di casa.
" Pronto? Mamma?"
" Oh grazie al cielo, Jane! Ma che fine hai fatto? Sei impazzita per caso? Non ti fai sentire da ieri mattina...e hai il telefono staccato! Io e tuo padre eravamo preoccupatissimi...non lo fare mai più, eh!"
" Mi dispiace mamma..ho il telefono rotto" provò a spiegare lei
" E allora? Siamo nel XXI secolo, e non sei nel deserto...sono sicura che esista un modo per mettersi in contatto con la propria famiglia quando il proprio telefono non funziona!" continuò la donna
" Per esempio, sai, proprio per dirtene una..potevi fartelo prestare da Sophie o-!" no, la filippica non era ancora conclusa
" Infatti ti sto chiamando da quello di Chris!" urlò quasi lei, per interromperla
" Siamo stati così in pensiero! Devi capire che sei lontana da casa, purtroppo non vedi e noi-" si bloccò di colpo
" Aspetta un secondo: hai detto Chris?" sua madre parve realizzarlo solo in quel momento
" Sì...ma è una lunga storia" tentennò lei
" Una lunga storia, Jane? Ma mi prendi in giro?" si infervorò
" Tu parti per una vacanza in Grecia organizzata praticamente il giorno prima, con Sophie, Scott e Harry...e adesso, dopo essere sparita per due giorni, mi dici che mi stai chiamando dal cellulare di Chris?"
Ok, probabilmente doveva suonare un po' assurdo.
" Tu in questo preciso istante mi dici dove sei, voglio le coordinate precise, e soprattutto con chi sei" 
" Va bene, va bene...giuro che ti racconto tutto mamma. Però calmati...sto bene"
" Che diavolo sta succedendo Jane?"
Chissà, forse, sfogarsi con qualcuno non le avrebbe fatto male.
" Allora...giuro che sono in Grecia, e giuro che sono partita con Sophie, Scott e Harry" iniziò lei
" E poi?"
" Sophie e Scott sono stati invitati da alcuni parenti di lui in un'isola vicina, solo per un paio di giorni...ci raggiungono domani infatti"
" Quindi sei da sola con Harry? Ma Chris...che centra?" no, nessuno sarebbe riuscito ad arrivarci da solo
" Mamma, tieniti forte perchè sto per darti una notizia sconvolgente"
" Eh?" si sentiva dal tono di voce che fosse sul punto di avere un infarto
" Avrei voluto dirtelo guardandoti negli occhi, ma purtroppo sono qui e non possiamo più aspettare" farfugliò
" Jane, perfavore" la pregò lei
" Ho recuperato la vista" sussurrò, scoppiando in lacrime subito dopo, perchè il semplice annunciarlo alla sua famiglia lo rendeva sempre più reale.
Con tutto il casino che ne era conseguito, non aveva nemmeno avuto il tempo di esultare e godere di quella inaspettata e meravigliosa novità.
" Mamma? Ci sei?" la chiamò asciugandosi le lacrime
" Come...come ...è possibile?" riuscì a rispondere la donna, sopraffatta a sua volta dall'emozione
" Non lo so..non ne ho idea"
" Ero con Chris-volevo dire Harry...stavamo facendo il bagno, a un certo punto siamo finiti sott'acqua, e quando siamo riemersi ci vedevo. E' stato...assurdo!"
" O mio Dio, tesoro....non puoi immaginare quanto sia felice! Papà ora non c'è, ma vedrai che quando glielo dirò, scoppierà di gioia anche lui...ancora non ci credo!"
" No...voglio dirglielo io" 
" D'accordo, allora manterrò il segreto. O mio Dio, Jane...ci vedi!!"
" Aspetta ma Chris?"
" Beh, quando ho aperto gli occhi...al posto di Harry, ho trovato lui. C'e' sempre stato lui. Harry non è mai esistito...era lui" ammise semplicemente
" Cioè? Ha finto di essere Harry per tutto questo tempo, per starti accanto?" ovviamente sua madre era sconvolta
" Già.."
" Dio...quel ragazzo ti ama tantissimo!" 
" Sì, lo so, infatti mi sono arrabbiata, abbiamo discusso...mi ha mentito per tutti questi mesi...e lo ha fatto anche Sophie reggendogli il gioco!"
" Jane, quel ragazzo ti ama tantissimo se è arrivata a fare una cosa del genere per te" ripetè la mamma
" Che cosa? " tutto si aspettava, tranne che quelle parole, tranne che sua madre prendesse le difese di Chris
" Avevo ragione, capisci? Io avevo detto a tuo padre che se davvero fosse stato innamorato di te avrebbe trovato il modo per aggirarci, e lo ha fatto" 
Avrebbe voluto mangiarsi la lingua un secondo dopo.
" Aggirarvi? Che cosa intendi?"
" Nulla..è un modo di dire tesoro. Adesso avete fatto pace?" domandò, ansiosa di cambiare argomento
" Mamma...ho sentito benissimo, e non è un modo di dire"
Si sentì un respiro profondo dall'altra parte.
Poi qualche istante di silenzio. Teso e pesante.
" Lui non ti ha mai voluto abbandonare" ammise debolmente, rendendosi conto che in un modo o nell'altro la verità sarebbe uscita fuori prima o poi.
I signori Collins si erano pentiti da tempo di aver trattato male quel ragazzo, ma non avevano mai avuto in coraggio di raccontare come fossero andate davvero le cose. Poi sua madre aveva cercato di allegerire i propri sensi di colpa, pensando che se Chris avesse amato Jane, l'avrebbe trovata a qualunque costo...e adesso, le sembrava tutto così romantico, ciò che quel ragazzo aveva fatto per sua figlia.
" Che cosa?" Jane rischiò di strozzarsi con il suo stesso respiro
" Tesoro, eravamo arrabbiati e feriti. Il dolore ci ha fatto perdere la testa. Cercavamo qualcuno da incolpare per quel maledetto incidente...e lui, era il bersaglio più facile"
Entrambe deglutirono a vuoto, per motivi diversi.
" Così, quando lo abbiamo visto seduto sul tuo letto, mentri tu eri in coma" sospirò "con le lacrime agli occhi e le mani intrecciate alle tue, non c'abbiamo visto più....e lo abbiamo cacciato via"
" Non era giusto che tu stessi rischiando la vita, e lui, il vero responsabile, fosse lì, perfettamente sano...con qualche graffio. Mentre tu rischiavi di morire."
" Così gli abbiamo intimato di non farsi vedere mai più, altrimenti lo avremmo allontanato per vie legali"
" E' stata una scena bruttissima, che mi perseguita quando non riesco a prendere sonno. Lui che scalciava disperato, urlava e piangeva, e i medici che lo portavano via con la forza, come se fosse un pazzo scappato dal manicomio"
" Sophie ha assistito a tutto allibita, ma quando siamo rimaste sole io, lei e tuo padre con te, ci ha guardato con un disprezzo che non potrò mai dimenticare. Nei giorni in cui è stata a casa nostra, ha provato più volte a dirti la verità, ma l'abbiamo sempre fermata in tempo"
" Poi sono passati dei giorni, io e tuo padre abbiamo lentamente imparato ad accettare la tua cecità, e abbiamo capito di aver sbagliato con Chris. Ma a quel punto era già comparso Harry, e così ci siamo raccontati la storiella che se lui ci avesse tenuto davvero a te, avrebbe trovato il modo di raggiungerti"
Jane non l'ascoltava nemmeno più ormai.
Piangeva come poche volte aveva fatto in vita sua. Non aveva parole per esprimere ciò che sentiva, e non riusciva a smettere di singhiozzare, disperatamente.
Non aveva nemmeno le forze di prendersela con i suoi genitori....le importava soltanto di aver travisato tutto. Tutto.
" Amore mio, ti sei innamorata dello stesso ragazzo due volte" 
E a quelle parole pianse ancora di più. Calde lacrime che andarono presto a confondersi con le gocce del mare, furono l'unico modo che trovò per liberarsi di tutta la tensione accumulata, di tutti i sentimenti repressi.
" Perchè?" sussurrò
" Perchè cosa?"
" Perchè Chris non mi ha detto di essere stato cacciato dalla mia stanza? Perchè, quando mi ha raccontato il momento il cui è nato Harry, non mi ha detto che fingere di essere un altro era l'unico modo per starmi vicino, perchè voi gli avevate proibito di farlo essendo se stesso? Perchè non vi ha tirati in ballo, visto che è tutta colpa vostra?"
" Ma non lo capisci? Perchè deve aver pensato che in un momento terribile delicato come quello che stavi vivendo, avevi bisogno del sostegno della tua famiglia, più di quanto avessi bisogno del suo.
Perchè ti ama al punto tale da mettere la tua felciità prima della sua. Adesso lo so."
" Ma come avete potuto trattarlo così? Separarci in un modo così brutale?!"
" Non dimenticare che tu avevi un fidanzato..."
" Jonas? Davvero? Non l'ho mai amato nemmeno la millesima parte di quanto amo Chris"
" Lo so"
" Io....non posso crederci di essermela presa con lui, quando in realtà è partito tutto da voi...sangue del mio sangue!"
" Mi dispiace" ammise sinceramente sua madre " noi volevamo solo proteggerti"
" E da cosa? Dal ragazzo che mi amava?" urlò
" Scusa Jane" e a quel punto anche sua madre scoppiò in lacrime
" Scusa? Ma ti rendi conto che cosa abbiamo passato io e Chris per colpa vostra?"
" Tesoro...noi" e non ebbe la possibilità di aggiungere altro, perchè Jane staccò la chiamata.





BUONSALVEEE!!!!!
Non chiedetemi come, perchè non lo so nemmeno io, ma sono riuscita a pubblicare questo capitolo nonostante l'esame che imcombe.
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto :DD
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate...finalmente tutta la verità è venuta fuori. E per i miei gusti Jane ha reagito anche troppo bene!
Grazie di cuore per tutto il vostro sostegno, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla prossima settimana con l'ultimo capitolo!!!!!

























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Capitolo 32
*** Capitolo 30 ***


Nonostante fosse stata lei a chiedergli di lasciarle un po' di spazio, non appena Chris uscì dalla stanza, avvertì un lieve senso di solitudine.
Aveva fantasticato sul trascorrere quelle giornate in spiaggia, o in giro per i caretteristici vicoletti del posto mano nella mano con Harry, aveva immaginato che lui le descrivesse quel luogo magico in tutti i dettagli, che la tenesse stretta al tramonto, che la prendesse tra le braccia e corresse verso il mare, che la portasse in quei ristorantini ad assaggiare zuppa e yogurt greco senza una sola preoccupazione a ronzarle nella testa....e invece, doveva fare i conti con la realtà.
In un secondo, quello in cui aveva miracolosamente riacquistato la vista, il suo mondo si era praticamente capovolto.
Si era ritrovata a guardare negli occhi proprio Chris, lo stesso ragazzo dal quale credeva di essere stata abbandonata e ormai dimenticata, e lì per lì non c'aveva capito più niente.
Poi aveva pian piano realizzato cosa fosse sucecsso davvero, chi le fosse stato accanto per tutto quel tempo, e non c'aveva visto più dalla rabbia. Si era chiusa in camera e aveva pianto fino a non avere più lacrime, e poi, era venuto a piovere. Si era ritrovata ad essere preoccupata per lui, ed era uscita a cercarlo; inevitabilmente una volta rientrati in hotel avevano discusso, ma Chris, con quei suoi modi di fare,e quelle dichiarazioni spassionate, l'aveva convinta a farsi ascoltare. Lei lo aveva guardato negli occhi, e gli aveva creduto.
Quindi si erano addormentati, ma la mattina dopo la situazione si era fatta bollente e rischiava di sfuggire di mano a entrambi, perciò Jane aveva deciso di prendersi quella giornata per sè.
Perchè con lui accanto, non sarebbe riuscita a metabolizzare la cosa nel modo giusto.
Chris l'avrebbe disarmata, come sempre, e poi l'avrebbe baciata fino a farle dimenticare tutto il resto... ma se non l'avesse masticata prima di ingerirla, la realtà le avrebbe fatto male ancora.
Rischiava ancora di scoppiare in una risata isterica se si soffermava a pensare che Chris e Harry fossero la stessa persona! Ecco perchè prima di compiere passi importanti, voleva essere sicura di essere pronta.
Non prendiamoci in giro: si sarebbe lasciata stordire volentieri dalle sue parole, e viziare dalle sue labbra..sapeva bene che non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad abbandonarsi totalmente a lui, perchè nonostante tutto lo amava, perchè quegli occhi la stregavano ancora, ma sapeva che dimenticare tutto nella foga della passione, non fosse la soluzione.
Perdonarlo. Quella sarebbe stata la cosa  forse più saggia da fare, e naturalmente anche la più difficile.
Aveva capito le sue ragioni, ma proprio non ce la faceva a lasciarsi il passato alle spalle come se niente fosse: va bene, lui aveva fatto ciò che aveva fatto per salvarla da una morte certa nel fiume, e aveva continuato ad indossare quella maschera per tutti i giorni seguenti perchè aveva avuto paura che la verità l'avrebbe allontanata di nuovo.
Di nuovo. Ecco cosa non le tornava.
Lei non ricordava di averlo allontanato una prima volta, nè di essersi separata spontaneamente da lui.
Era stato Chris a sparire dopo l'incidente. Di quello ne era più che certa.
Sicuramente lo aveva fatto perchè si era sentito responsabile del suo stato d'infermità...Jane ricordava benissimo la conversazione che avevano avuto a riguardo, quando lei credeva di star parlando con Harry, e lui di punto in bianco l'aveva baciata. Era stato in quel momento che effettivamente aveva sentito un qualcosa di familiare, ma lo aveva presto ignorato e dimenticato, convincendosi del fatto che stesse semplicemente iniziando a impazzire d'amore per lui, e in quello stato di pura eccitazione e meraviglia, non era il caso di fidarsi troppo della ragione che comunque la spinegeva a pensare cose un po' assurde.
Dai....come era possibile che baciare Harry l'avesse riportata per un attimo a Chris? Si trattava di pura follia!
Almeno in quel momento.
Però...accidenti, era stato proprio dopo quel bacio che le cose con Jonas erano immancabilmente precipitate e lei si era ritrovata a pensare a 'Harry' giorno e notte.
Comunque c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Invece di sparire e basta, autoincolpandosi di tutto, perchè non aveva nemmeno provato a parlarle?
Perchè non era mai nemmeno entrato nella sua stanza nei giorni in cui era stata in coma e aveva rischiato la vita?
Se come lui aveva giurato, ci teneva...perchè diamine non lo aveva dimostrato, invece di abbandonarla a se stessa in un momento come quello?
Sarebbe bastato un attimo, un passaggio veloce, e magari le cose sarebbero andate diversamente tra loro.
Jane gli avrebbe detto che non lo riteneva responsabile dell'incidente, perchè quel bacio se lo erano dati in due, e la testa l'avevano persa in due nel momento più sbagliato che potesse esistere...se solo le avesse dato la possibilità di spiegarglielo, forse lui non si sarebbe sentito così in colpa da doversi allontare. 
E invece aveva preferito farsi da parte.
Accidenti quante gliene aveva dette dietro! Ferita, rabbiosa, delusa e abbandonata.
E poi, si era improvvisamente ritrovata a guardarlo di nuovo negli occhi, e in quel preciso istante, ogni altra cosa era passata sullo sfondo. In primo piano c'era di nuovo soltanto Chris.
Lo amava più di quanto credesse possibile, ormai non aveva alcun senso negarlo, ma faticava ancora a comprendere a pieno il suo comportamento. 

Basta! Starsene seduta sul letto a rimuginare non l'avrebbe portata a nessuna conclusione. Anzi, forse avrebbe complicato di più le cose.
Ed erano già abbastanza difficili così.
Aveva detto a Chris di aver bisogno di una giornata da trascorrere con se stessa, ma non l'aveva immaginata di certo in quel modo. Desiderava uscire, fare un giro nei mercatini, fotografare con i ritrovati occhi ogni angolo mozzafiato di quell'isola, ogni colore, ogni sfumatura, ogni raggio di sole. E magari, con un po' di fortuna, in quel modo le si sarebbe un po' allegerito il cuore.
Forse, smettendo di pensarci ossessivamente, sarebbe riuscita a guardare alla situazione con una prospettiva diversa...insomma, era cosa risaputa che rilassarsi un po'aiutava ad allentare la tensione. 
Però non doveva dimenticare di fare una telefonata a casa, e di farsi viva con Sophie...altrimenti si sarebbe potuta aspettare di finire sulla prima pagina dei quotidiani inglesi e irlandesi, come dispersa.
Per prima cosa, si infilò sotto la doccia, e una volta asciutta, indossò un prendisole; poi scese nella hall dell'albergo per fare colazione.
Venti minuti più tardi, si riversò in strada alla ricerca di bei posti da poter finalmente guardare.
Passeggiò per le tipiche viuzze dell'isola, con gli occhiali da sole sulla testa, a mò di fermacapelli, e non più sugli occhi, e si fermò quasi a ogni passo per fare una foto con il cellulare di Chris. Si innamorò di ogni singolo scorcio, e per la prima volta da quando aveva riacquistato la vista, sorrise di fronte al meraviglioso spettacolo offerto dalla natura.
Poi decise di deviare e si addentrò nei mercatini tipici del luogo...aquistò un paio di cosette da portare a casa, e decise di riportarle in albergo prima di recarsi in spiaggia.
Passò da un bistrot e acquistò una tipica insalata greca, e dopo essersi sistemata sotto l'ombrellone, la gustò guardando il mare.
Si sentiva la tipica turista in vacanza, intenta solo a fare foto, a passeggiare con gli occhi incantati da tanta bellezza, a comprare roba a caso come ricordo, e assaggiare prelibatezze del luogo.
Per quelle due ore, proprio come chi parte per staccare la spina dalla quotidianità, riuscì a relegare i problemi in un angolino.
La Grecia era meravigliosa, e aveva tutte le intenzioni di godersela almeno un po'.
Il tutto funzionò senza nessun intoppo fino a quando non lo intravide a riva.
Inspiegabilmente sentì il battito accelerare, e pur volendo, non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura.
Chris passeggiava a piedi e torso nudo, e ogni tanto scuoteva la testa, come per strizzarsi i capelli, sicuramente umidi dopo aver fatto il bagno.
Forse a un certo punto lui si sentì parecchio osservato, perchè si voltò nella sua direzione per accertarsi della cosa. E nonostante quella caletta fosse piena piena di gente, i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Jane, e come diretta conseguenza, le sue labbra si stesero in un sorriso. Finalmente!
Alzò una mano in segno di saluto, al quale lei ricambiò senza pensarci, e qualche secondo dopo, se lo ritrovò accanto.
" L'acqua è stupenda oggi! E' veramente limpida...una meraviglia" esordì in piedi di fronte a lei, con solo il costume addosso e quelle maledette goccioline che scorrevano sul collo e sul petto.
Naturalmente i capelli erano fradici, e quegli occhi dannatamente verdi, proprio come quando si erano ritrovati in camera la sera prima, dopo il temporale.
" Allora più tardi andrò sicuramente a fare il bagno! Ho appena finito di pranzare" rispose Jane, sforzandosi di continuare a guardare il mare e non lui
" Cosa hai mangiato?" le domandò Chris a quel punto
" Ho provato l'insalata greca...non è niente male" ammise la ragazza
" Posso stare un po' qui?" le chiese il permesso
" Chris" sospirò la ragazza
" Che cosa avevamo detto?" gli ricordò un attimo dopo
" Sì, me lo ricordo. Però..vedi..il fatto è che abbiamo a disposizione un solo ombrellone" spiegò lui
" Bella scusa" e malgrado tutto, Jane rise
" Non è una scusa. Davvero...io ho provato a chiedere al bagnino, ne volevo affittare un altro, ma lo vedi anche tu che sono tutti occupati. Ho provato a convincerlo a cedermi quello di Sophie e Scott, ma si libererà solo domani per il loro arrivo...qui è tutto incastrato alla perfezione"
" Non è mica l'unica caletta questa" buttò lì Jane a quel punto
" E con ciò che vorresti dire?" così dicendo, Chris le si avvicinò pericolosamente con fare provocatorio
" Che avresti potuto provare a sistemarti da un'altra parte" ribattè lei, senza suonare troppo convinta, e guardando volutamente altrove per fingere indifferenza.
Grave errore. Guardare tutto tranne lui e i suoi movimenti, fu un grave errore. Ebbe modo di rendersene conto poco dopo.
" Allora, adesso ti spiego il mio ragionamento" e prima che Jane potesse fare qualcosa per impedirlo, il ragazzo si sporse fino a stendersi sul suo corpo
" Chris! Sei tutto bagnato" protestò lei ritrovandoselo improvvisamente addosso... ma lui non fece cenno di muoversi
" Dai, perfavore...Chri" e le parole le morirono in gola, quando il ragazzo si strusciò contro il suo corpo fino a trovarsi faccia a faccia con lei.
Jane si ritrovò con il ventre bagnato a causa del contatto del costume di lui, e il respiro mozzato perchè Chris aveva poggiato le braccia ai lati della sua testa impedendole di spostarsi e sfuggire alla sua presa.
" Sei in trappola" rese chiaro il concetto, nella remota possibilità in cui lei non lo avesse ancora afferrato
" E' pericoloso" mormorò Jane
" Cosa?" domandò lui
" Ho appena mangiato, e non dovrei avere la pancia bagnata" protestò
" Rischi una congestione solo in presenza di un eccessivo sbalzo termico...l'acqua qui è caldissima!" le fece notare il ragazzo
Jane sbuffò, perchè sapeva che avesse ragione, e Chris la baciò.
O perlomeno ci provò, prima che la ragazza riuscisse a fermarlo.
" Non puoi baciarmi quanto ti pare e piace!" lo ammonì, puntandogli un dito contro il petto
" Ok, allora ti chiedo il permesso" la provocò lui
" Posso baciarti?" sussurrò l'attimo sucessivo, gli occhi fissi in quelli di lei che rischiava di morire per un attacco di cuore....altro che congestione!
" No" si constrinse a dire
" Uno solo?" le fece gli occhi dolci, già preparato a quella risposta
" No Chris" ribattè la ragazza, cercando di mantenere i nervi saldi
" Ma dai.." non si arrese, e si infilò con la testa nell'incavo della sua spalla
" Ho detto di no" protestò ancora, ormai debolmente, mentre lui aveva già iniziato a lasciarle piccolissimi baci sul collo.
" Chris..stavamo parlando" trovò le forze di scostarlo, ma guardarlo di nuovo in quegli occhi pieni di tenerezza e desiderio, fu anche peggio.
" Sì, giusto..l'ombrellone! Allora, io avevo pensato di lasciarlo a te tutta la mattinata, per poi mettermi casualmente a passeggiare dopo pranzo a riva, nella speranza di scorgerti e avere una maledetta scusa per venire da te, a tastare il terreno" ammise, senza troppi giri di parole
" Bene, il terreno non è ancora fertile"
" Lo sarà stasera?" tentò lui
" Chris!" quasi urlò Jane, facendolo ridere
" Adoro quando ti scandalizzi per i doppi sensi" ammise lui, con dolcezza
" Uffa" 
" Cosa?"
" Perchè finiamo sempre così io e te?"
" Perchè ci amiamo... te lo vuoi mettere in testa? Con nessun'altra persona al mondo riuscirei  a parlare senza freni inebitori come faccio con te"
" E menomale!" si lasciò scappare lei
" Oh..ma allora sei gelosa?" colse la palla al balzo per provocarla
" No, sei tu che passeresti per un pervertito, quando invece, a parte quando te ne esci con queste sparate che mi fanno uscire di testa, sei dolce"
Jane si rese conto di quello che aveva detto, soltanto dopo averlo fatto.
Accidenti...ma che incantesimo le aveva fatto quel ragazzo?!
" Va bene, con questa frase ti sei guadagnata la libertà" disse lui, spostandosi con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.
Una che ti dice una frase del genere, non può restare arrabbiata con te a lungo, giusto?
Non appena le fu permesso, Jane si alzò, e indossò il prendisole.
" Che fai?" domandò prontamente lui
" Vado a fare una passeggiata, e ne approfitto per chiamare i miei. Così ti lascio l'ombrellone libero"
" Ma ci sono due lettini" le fece notare Chris, e lei lo guardò come se la sapesse lunga.
" C'erano anche prima due lettini, eppure ti sei buttato addosso a me, perciò non mi fido" dichiarò, scherzando solo a metà
Chris a quel punto rise di cuore sapendo che lei avesse ragione...e quel suono così cristallino rischiò di farla tornare sui propri passi.
Facendo uno sforzo per non dargliela vinta come al solito, la ragazza raggiunse la riva. Lasciò che l'acqua le bagnasse i piedi e le caviglie, seguendo le onde con lo sguardo.
Aveva sempre amato il mare, sin da bambina, anche se da sola non si sarebbe mai spinta fino a dove non si toccava più. 
Lo amava e lo temeva nella stessa misura.
Le piaceva nuotare ed essere investita dalle onde e dalla schiuma, a patto che il tutto si svolgesse non troppo lontano dalla riva. Si lasciava cullare e trasportare via, con la promessa di non essere condotta a largo.
E fino a quando quell'unica condizione fosse stata rispettata, lei si sarebbe fidata del mare.
Aveva quasi l'impressione che si trattasse di un tacito accordo stipulato chissà quanto tempo prima, una sorta di compromesso tra lei e la forza selvaggia della natura.
E fu in quell'esatto istante, che guardando incantata quell'azzurro così intenso, si rese conto che nessuno poteva garantirle che Chris non le avrebbe più nascosto nulla in futuro, che non ci sarebbero più state tempeste..così come nessuno poteva garantirle che le onde non l'avrebbero portata alla deriva.
Però con la volubilità del mare aveva imparato a conviverci, e pensò che fosse ridicolo non concedere una possibilità a Chris, che a differenza della natura, le promesse poteva fargliele davvero.
Da lui si era persino lasciata condurre nell'aqua alta. Abbracciata a lui aveva sconfitto ogni suo limite. Sopratutto nei mesi in cui non aveva potuto fare affidamento sugli occhi.
Di lui si fidava, perchè se così non fosse stato non avrebbe nemmeno ascoltato le sue ragioni.
Il punto era capire se fosse pronta a rischiare, a buttarsi a capofitto nella loro storia, a credere nel noi che formavano insieme, nonostante quello scossone che aveva rischiato di distruggere tutto.
Realizzò in quel momento che forse aveva paura perchè lo amava troppo.
Perchè si trattava di Chris, lo stesso ragazzo che più di una volta le aveva fatto fare follie, a partire dal bacio in aeroporto sotto l'albero di Natale, a quello in macchina che aveva provocato l'incidente.
Perchè era sparito dalla sua vita una volta (per poi ricomparire travestito, ok) e lei ne aveva già sofferto abbastanza.

Ancora una volta fu costretta a dare un freno ai propri pensieri, e lo fece componendo finalmente il numero di casa.
" Pronto? Mamma?"
" Oh grazie al cielo, Jane! Ma che fine hai fatto? Sei impazzita per caso? Non ti fai sentire da ieri mattina...e hai il telefono staccato! Io e tuo padre eravamo preoccupatissimi...non lo fare mai più, eh!"
" Mi dispiace mamma..ho il telefono rotto" provò a spiegare lei
" E allora? Siamo nel XXI secolo, e non sei nel deserto...sono sicura che esista un modo per mettersi in contatto con la propria famiglia quando il proprio telefono non funziona!" continuò la donna
" Per esempio, sai, proprio per dirtene una..potevi fartelo prestare da Sophie o-!" no, la filippica non era ancora conclusa
" Infatti ti sto chiamando da quello di Chris!" urlò quasi lei, per interromperla
" Siamo stati così in pensiero! Devi capire che sei lontana da casa, purtroppo non vedi e noi-" si bloccò di colpo
" Aspetta un secondo: hai detto Chris?" sua madre parve realizzarlo solo in quel momento
" Sì...ma è una lunga storia" tentennò lei
" Una lunga storia, Jane? Ma mi prendi in giro?" si infervorò
" Tu parti per una vacanza in Grecia organizzata praticamente il giorno prima, con Sophie, Scott e Harry...e adesso, dopo essere sparita per due giorni, mi dici che mi stai chiamando dal cellulare di Chris?"
Ok, probabilmente doveva suonare un po' assurdo.
" Tu in questo preciso istante mi dici dove sei, voglio le coordinate precise, e soprattutto con chi sei" 
" Va bene, va bene...giuro che ti racconto tutto mamma. Però calmati...sto bene"
" Che diavolo sta succedendo Jane?"
Chissà, forse, sfogarsi con qualcuno non le avrebbe fatto male.
" Allora...giuro che sono in Grecia, e giuro che sono partita con Sophie, Scott e Harry" iniziò lei
" E poi?"
" Sophie e Scott sono stati invitati da alcuni parenti di lui in un'isola vicina, solo per un paio di giorni...ci raggiungono domani infatti"
" Quindi sei da sola con Harry? Ma Chris...che centra?" no, nessuno sarebbe riuscito ad arrivarci da solo
" Mamma, tieniti forte perchè sto per darti una notizia sconvolgente"
" Eh?" si sentiva dal tono di voce che fosse sul punto di avere un infarto
" Avrei voluto dirtelo guardandoti negli occhi, ma purtroppo sono qui e non possiamo più aspettare" farfugliò
" Jane, perfavore" la pregò lei
" Ho recuperato la vista" sussurrò, scoppiando in lacrime subito dopo, perchè il semplice annunciarlo alla sua famiglia lo rendeva sempre più reale.
Con tutto il casino che ne era conseguito, non aveva nemmeno avuto il tempo di esultare e godere di quella inaspettata e meravigliosa novità.
" Mamma? Ci sei?" la chiamò asciugandosi le lacrime
" Come...come ...è possibile?" riuscì a rispondere la donna, sopraffatta a sua volta dall'emozione
" Non lo so..non ne ho idea"
" Ero con Chris-volevo dire Harry...stavamo facendo il bagno, a un certo punto siamo finiti sott'acqua, e quando siamo riemersi ci vedevo. E' stato...assurdo!"
" O mio Dio, tesoro....non puoi immaginare quanto sia felice! Papà ora non c'è, ma vedrai che quando glielo dirò, scoppierà di gioia anche lui...ancora non ci credo!"
" No...voglio dirglielo io" 
" D'accordo, allora manterrò il segreto. O mio Dio, Jane...ci vedi!!"
" Aspetta ma Chris?"
" Beh, quando ho aperto gli occhi...al posto di Harry, ho trovato lui. C'e' sempre stato lui. Harry non è mai esistito...era lui" ammise semplicemente
" Cioè? Ha finto di essere Harry per tutto questo tempo, per starti accanto?" ovviamente sua madre era sconvolta
" Già.."
" Dio...quel ragazzo ti ama tantissimo!" 
" Sì, lo so, infatti mi sono arrabbiata, abbiamo discusso...mi ha mentito per tutti questi mesi...e lo ha fatto anche Sophie reggendogli il gioco!"
" Jane, quel ragazzo ti ama tantissimo se è arrivata a fare una cosa del genere per te" ripetè la mamma
" Che cosa? " tutto si aspettava, tranne che quelle parole, tranne che sua madre prendesse le difese di Chris
" Avevo ragione, capisci? Io avevo detto a tuo padre che se davvero fosse stato innamorato di te avrebbe trovato il modo per aggirarci, e lo ha fatto" 
Avrebbe voluto mangiarsi la lingua un secondo dopo.
" Aggirarvi? Che cosa intendi?"
" Nulla..è un modo di dire tesoro. Adesso avete fatto pace?" domandò, ansiosa di cambiare argomento
" Mamma...ho sentito benissimo, e non è un modo di dire"
Si sentì un respiro profondo dall'altra parte.
Poi qualche istante di silenzio. Teso e pesante.
" Lui non ti ha mai voluto abbandonare" ammise debolmente, rendendosi conto che in un modo o nell'altro la verità sarebbe uscita fuori prima o poi.
I signori Collins si erano pentiti da tempo di aver trattato male quel ragazzo, ma non avevano mai avuto in coraggio di raccontare come fossero andate davvero le cose. Poi sua madre aveva cercato di allegerire i propri sensi di colpa, pensando che se Chris avesse amato Jane, l'avrebbe trovata a qualunque costo...e adesso, le sembrava tutto così romantico, ciò che quel ragazzo aveva fatto per sua figlia.
" Che cosa?" Jane rischiò di strozzarsi con il suo stesso respiro
" Tesoro, eravamo arrabbiati e feriti. Il dolore ci ha fatto perdere la testa. Cercavamo qualcuno da incolpare per quel maledetto incidente...e lui, era il bersaglio più facile"
Entrambe deglutirono a vuoto, per motivi diversi.
" Così, quando lo abbiamo visto seduto sul tuo letto, mentri tu eri in coma" sospirò "con le lacrime agli occhi e le mani intrecciate alle tue, non c'abbiamo visto più....e lo abbiamo cacciato via"
" Non era giusto che tu stessi rischiando la vita, e lui, il vero responsabile, fosse lì, perfettamente sano...con qualche graffio. Mentre tu rischiavi di morire."
" Così gli abbiamo intimato di non farsi vedere mai più, altrimenti lo avremmo allontanato per vie legali"
" E' stata una scena bruttissima, che mi perseguita quando non riesco a prendere sonno. Lui che scalciava disperato, urlava e piangeva, e i medici che lo portavano via con la forza, come se fosse un pazzo scappato dal manicomio"
" Sophie ha assistito a tutto allibita, ma quando siamo rimaste sole io, lei e tuo padre con te, ci ha guardato con un disprezzo che non potrò mai dimenticare. Nei giorni in cui è stata a casa nostra, ha provato più volte a dirti la verità, ma l'abbiamo sempre fermata in tempo"
" Poi sono passati dei giorni, io e tuo padre abbiamo lentamente imparato ad accettare la tua cecità, e abbiamo capito di aver sbagliato con Chris. Ma a quel punto era già comparso Harry, e così ci siamo raccontati la storiella che se lui ci avesse tenuto davvero a te, avrebbe trovato il modo di raggiungerti"
Jane non l'ascoltava nemmeno più ormai.
Piangeva come poche volte aveva fatto in vita sua. Non aveva parole per esprimere ciò che sentiva, e non riusciva a smettere di singhiozzare, disperatamente.
Non aveva nemmeno le forze di prendersela con i suoi genitori....le importava soltanto di aver travisato tutto. Tutto.
" Amore mio, ti sei innamorata dello stesso ragazzo due volte" 
E a quelle parole pianse ancora di più. Calde lacrime che andarono presto a confondersi con le gocce del mare, furono l'unico modo che trovò per liberarsi di tutta la tensione accumulata, di tutti i sentimenti repressi.
" Perchè?" sussurrò
" Perchè cosa?"
" Perchè Chris non mi ha detto di essere stato cacciato dalla mia stanza? Perchè, quando mi ha raccontato il momento il cui è nato Harry, non mi ha detto che fingere di essere un altro era l'unico modo per starmi vicino, perchè voi gli avevate proibito di farlo essendo se stesso? Perchè non vi ha tirati in ballo, visto che è tutta colpa vostra?"
" Ma non lo capisci? Perchè deve aver pensato che in un momento terribile delicato come quello che stavi vivendo, avevi bisogno del sostegno della tua famiglia, più di quanto avessi bisogno del suo.
Perchè ti ama al punto tale da mettere la tua felciità prima della sua. Adesso lo so."
" Ma come avete potuto trattarlo così? Separarci in un modo così brutale?!"
" Non dimenticare che tu avevi un fidanzato..."
" Jonas? Davvero? Non l'ho mai amato nemmeno la millesima parte di quanto amo Chris"
" Lo so"
" Io....non posso crederci di essermela presa con lui, quando in realtà è partito tutto da voi...sangue del mio sangue!"
" Mi dispiace" ammise sinceramente sua madre " noi volevamo solo proteggerti"
" E da cosa? Dal ragazzo che mi amava?" urlò
" Scusa Jane" e a quel punto anche sua madre scoppiò in lacrime
" Scusa? Ma ti rendi conto che cosa abbiamo passato io e Chris per colpa vostra?"
" Tesoro...noi" e non ebbe la possibilità di aggiungere altro, perchè Jane staccò la chiamata.





BUONSALVEEE!!!!!
Non chiedetemi come, perchè non lo so nemmeno io, ma sono riuscita a pubblicare questo capitolo nonostante l'esame che imcombe.
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto :DD
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate...finalmente tutta la verità è venuta fuori. E per i miei gusti Jane ha reagito anche troppo bene!
Grazie di cuore per tutto il vostro sostegno, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla prossima settimana con l'ultimo capitolo!!!!!

























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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Solo dopo aver chiuso la chiamata, si accorse che le mani le stavano tremando.
Questa volta per la rabbia, per l'indignazione, l'incredulità, lo sgomento.
Tutto era partito dai suoi genitori: se loro due non avessero allontanato Chris dalla sua stanza, lui le sarebbe stato accanto senza aver bisogno di farlo fingendosi qualcun'altro.
Lui non aveva mai voluto abbandonarla.
E anche se Jane non poteva sapere come sarebbero andate le cose se Chris fosse stato sempre solo Chris per lei,  non era giusto che fossero stati i suoi genitori a privarla della possibilità di scoprirlo.
Non avrebbero dovuto intromettersi, poco ma sicuro.
Sua madre aveva tirato in ballo Jonas, ma non occorreva di certo un genio per rendersi conto che nonostante uno fosse il fidanzato ufficiale, e l'altro, praticamente un conoscente (si erano visti troppe poche volte per definirsi amici) il primo dei due, scompariva di fronte al secondo. Anche se si sarebbe dovuto verificare il contrario.
Ma nel momento in cui Jane gli era piombata addosso con i suoi cupcakes e l'aveva riconosciuto come il ragazzo con il quale aveva trascorso il Capodanno in aeroporto, dentro di lei era scattato qualcosa che non sarebbe mai stata in grado di spiegare. E nonostante fosse stata restia ad ammetterlo a sè stessa per via di Jonas, quando la mattina dopo aveva realizzato che sarebbero andati insieme al cinema, loro due e basta, un po' di agitazione le era venuta. Ma in sua compagnia si era talmente rilassata da aver dimenticato tutto il resto, fino al bacio che si erano scambiati con le ben note e disastrose conseguenze.
Poi Chris era sparito nel nulla, o almeno così le avevano fatto credere, e naturalmente lei aveva deciso di dare una chance alla storia con Jonas.
Anche se ripensava e sognava quegli occhi verdi molto più spesso di quanto fosse lecito.
Era comunque certa del fatto che se  Chris non fosse stato allontanato, con Jonas non sarebbe andata avanti tanto a lungo.
Poi, nel bel mezzo della tempesta emotiva che stava vivendo, era arrivato 'Harry', e le aveva ridato il sorriso e la voglia di vivere, oltre a farle perdere la testa. All'inizio Jane aveva fatto il possibile per considerarlo solo un'amico, ma si era innamorata lo stesso.
Ciò che è incredibile è che lei aveva sempre immaginato gli occhi di Chris sul viso di Harry, e forse solo allora ne comprese veramente il motivo.
Però si era trattato di un collegamento del tutto inconscio....che potessero essere la stessa persona non le era mai passato neanche per l'anticamera del cervello, nonostante alcuni indizi ci fossero. Ma lei non li aveva mai notati, o almeno non lo aveva mai fatto coscientemente.
Su un punto sua madre c'aveva preso però: si era innamorata due volte della stessa persona.
E per come stavano le cose poteva innamorarsene da capo ogni giorno.
Se ne stava seduta sulla sabbia, a riva, con le spalle lievemente abbronzate rivolte agli ombrelloni, i capelli legati in una morbida coda, un prendisole addosso e le braccia avvolte intorno alle ginocchia, a cercare di metabolizzare ciò che sua madre le aveva confessato, quando si sentì sfiorare una spalla.
Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che fosse lui. Conosceva ormai a memoria quel tocco delicato ma al tempo stesso caldo e rassicurante.
" Ei" sussurrò dolcemente Chris "va tutto bene?" aggiunse, prendendo posto accanto a lei
" Sì e no" ammise la ragazza, alzando il viso
" Ho parlato con mia madre...e mi ha raccontato tutto" spiegò subito dopo
" Tutto...cosa?" si informò lui, guardingo
" Tutto Chris" confermò Jane, guardandolo dritto negli occhi
" Finalmente ora so tutta la verità: ogni tessera del puzzle è tornata al suo posto, e adesso il quadro è completo..solo che non è  nemmeno lontanamente simile a come l'ho immaginato per tutto questo tempo"
 continuò, tornando a fissare il mare
" E questo è un bene o un male?" domandò Chris 
" Ci sono più zone d'ombra di quante ne avrei mai potute immaginare" confessò a sè stessa e a lui
" Però a guardarlo più da vicino, si notano anche dei punti di luce. Sono un po' nascosti dietro quegli alberi scuri e imponenti, ma se scosto i rami, quei raggi mi colpiscono in pieno viso"
" Raggiungono i tuoi occhi?" Chris la guardava con una tenerezza indicibile
" Sì" ammise lei, voltandosi di nuovo a guardarlo
" E allora resta ferma lì, con le mani tra i rami, nel punto esatto in cui riesci a vedere il cielo"
"Ma io non posso spostarli davvero quei rami"
" Hai detto tu di averlo fatto poco fa"
" L'ho soltanto immaginato, perchè so benissimo che quelle fronde nascondono la luce, lasciandomene vedere solo un piccolo spiraglio. 
Ma è di un dipinto che stiamo parlando, è fisso, immutabile, non lo si può mettere in movimento scostando i rami"
" Ed qui che ti sbagli" sussurrò lui
" Che vuoi dire?"
" Che è l'artista a decidere se e quando terminarlo"
" A me lo hanno regalato già bello e pronto. Non l'ho nemmeno scelto...mi è stato consegnato in mano e basta, già concluso"
" Però noi possiamo comprare le tempere, e colorarlo come più ci piace. Nulla è immutabile sul serio, Jane. Possiamo ancora rendere quel dipinto il più bello del mondo"
"Io e te?" lo guardava dritto negli occhi
" Io e te" ripetè lui, senza interrompere il contatto visivo.
E Jane sorrise, grata di averlo al suo fianco. 
" Sono io uno degli artisiti del tuo dipinto, e ho utilizzato contemporaneamente colori scuri e colori chiari, pensando di poter creare il giusto contrasto. Forse abbiamo usato un po' tutti la tavolozza con troppa leggerezza, sovrapponendo sfumatura su sfumatura, fino a renderlo così innaturalmente pieno di tinte non più veritiere. Nessun colore è più se stesso, e la sensazione che danno tutti insieme, mischiati, è cupa" ammise Chris " ma nessuno di noi aveva intenzione di rovinarlo, neppure chi ha usato il nero. Al contrario, cercavamo tutti disperatamente di salvarlo, ognuno a modo proprio e in disaccordo con gli altri artisti. Ecco perchè è venuta fuori una cosa del genere" le spiegò, entrambi sapevano di star parlando di qualcosa di molto più profondo
" Ora sei di nuovo in grado di occuparti tu stessa del tuo quadro, e sei libera di farci quello che vuoi" proseguì
" Adesso anche tu puoi diventare un artista, anzi, devi farlo. Io sarò soltanto immensamente felice se mi lascerai poggiare la mano sulla tua mentri disegni la tua vita. Sarai tu a decidere se vuoi montagne o pianure, se vuoi una lingua di mare o una striscia di deserto, se vuoi il giorno, la notte, il sole o la neve. Io seguirò i tuoi movimenti, se mi vorrai. E quando sarai stanca per continuare da sola, quando sarai un bivio e sarai indecisa sulla direzione da imboccare, la mia mano sarà ancora sulla tua, esattamente come quando traccerai le stelle, ti sosterrà e ti consiglierà, ma più di ogni altra cosa ti proteggerà e ti accarezzerà. 
Voglio disegnare con te Jane, non per te. Insieme a te, non al tuo posto."
La ragazza assorbì quel discorso senza dire una parola, e soltanto quando Chris ebbe terminato, riuscì ad esprimersi, a fatica.
" E dopo una roba del genere io che dovrei dire?" aveva quasi le lacrime agli occhi, e questa volta non erano di rabbia o tristezza
" Non dire nulla" sorrise lui "lasciati solo..." e le sfiorò le dita con le proprie "lasciami solo poggiare la mano sulla tua" concluse, facendolo sul serio. Poggiando la propria mano su quella di lei.
" Sul tuo dipinto però, i ruoli si invertiranno" mise in chiaro lei
" Nemmeno quello è messo tanto bene, sai?" ironizzò Chris
" Ma possiamo sempre comprare nuove tempere, giusto?" sorrise lei
" Possiamo sempre darci nuove possibilità" tradusse lui, abbandonando le metafore.
" Stamattina mi sono arrovellata il cervello chiedendomi perhè fossi sparito dopo l'incidente, per quale motivo ti fossi autoincolpato di tutto, senza darmi la possibilità di rassicurarti sul fatto che non fosse tua la colpa ...e adesso scopro che ti hanno cacciato, che tu non hai mai voluto andartene"
" Perchè non mi hai raccontato anche questa parte della storia? Sarebbe stato molto più facile darci una nuova possibilità se avessi saputo tutto questo" 
" Non spettava a me dirtelo. Io ti posso chiedere scusa solo per i miei errori" 
" Sono io che ho travisato tutto sin dall'inizio...è che non avrei mai immaginato che i miei potessero fare una cosa del genere"
" Sei arrabiata con loro?"
" Ho sbattuto il telefono in faccia a mia madre..non lo avevo mai fatto prima" ammise 
" Allora sei davvero una ribelle" la prese in giro lui, facendola ridere
" Non scherzare. E' una cosa seria" lo ammonì, tra una risata e l'altra
" Abbiamo sbagliato tutti in questa storia, Jane. Chi più e chi meno. Io, i tuoi, in minima parte Sophie"
" Anche io" lo interruppe lei, e Chris la guardò stranito
" Con te. Te ne ho dette di tutti i colori senza sapere un accidenti di nulla. E un po' anche con Sophie..divisa tra te e i miei genitori, che poteva fare?" 
" Non poteva dirti che mi avevano cacciato, perchè sarebbe stato da pazzi metterti contro i tuoi nel momento in cui ne avresti avuto più bisogno. 
E non ti ha detto di 'Harry' perchè era certa del fatto che spettasse a me farlo..non ci avrebbe mai messi l'uno contro l'altra volontariamente"
" E io avrei voluto farlo con tutto me stesso, dirti chi ero realmente, ma avevo dannatamente paura di perderti" ammise ancora una volta
" E i tuoi Jane..loro pensavano di proteggerti, pensavano di fare il tuo bene. Ma erano ovviamente sconvolti, troppo arrabbiati per pensare lucidamente, e avevano un terribile bisogno di dare la colpa a qualcuno per spiegarsi ciò che ti era successo. E chi meglio di me? In fondo anche io mi sono dato la colpa per tanto tempo, e un po' continuo a darmela ancora"
" Non devi" disse lei, inchiodando gli occhi in quelli di lui
" E' più forte di me" ammise Chris
" Ma adesso vedo di nuovo..non ha più senso"
" Mi sembra tutto una specie di miracolo" 
" Anche a me" sorrise di nuovo la ragazza.
" Mi prometti che da ora in poi mi dirai tutto tutto? Anche se dovesse farmi male, o coinvolgere le persone a me care...voglio la verità" lo implorò Jane
" Te lo prometto" e si portò la sua mano alle labbra per poterle baciare il dorso, e poi le nocche, a una a una.
" Certo non si può dire che la nostra sia una storia monotona..o noiosa" Chris cercò di buttarla sullo scherzo
" In effetti non è roba da tutti i giorni" convenne lei
" Ci potrebbero quasi fare un film, sai?"
" Certo..la ragazza che dopo aver perso la vista è stata presa in giro dai genitori, dal ragazzo che ama, dalla migliore amica...fortunata, vero?" scherzò lei
" Ei, mi stai rubando la scena!" protestò Chris " il vero protagonista dovrebbe essere il ragazzo che si inventa una nuova identità pur di starle accan-"
Jane si sporse verso di lui, e premette le labbra sulle sue, che dopo un attimo di sorpresa e stordimento, ricambiarono il bacio con  passione e tenerezza. Contemporaneamente.
" Sai una cosa? Forse fortunata lo sono davvero, se tutte queste persone si mobilitano a creare casini per me. A modo loro mi voglione bene" riflettè lei, quando si furono separati
" Una in particolare ti vuole molto più che bene" sussurrò Chris
" Ma davvero?" lo provocò lei
" Sì, e in questo preciso istante vorrebbe portarti in camera e perdersi in te"
Per un secondo si guardarono negli occhi, incantati, poi Jane diventò paonozza e Chris le fece una tenera carezza.
" Lo voglio anche io" disse lei, sicura come non lo era mai stata prima.
E allora corsero fino a raggiungere l'hotel, tenendosi per mano ridendo come bambini, ma quando furono protetti dalla mura della loro camera, di infantile non restò più nulla.
Chris le afferrò saldamente i fianchi e la attirò contro di sè, mentre lei gli legava le braccia al collo e si lasciava baciare. Baci infuocati, da mozzare il respiro.
Nella foga Jane finì per urtare il muro con la schiena, ma non se ne curò affatto. La parete era fredda e le labbra di lui premute sulle sue, e poi sul collo, bollenti.
Un contrasto che la mandò fuori di testa, fino a farle stringere le gambe, impreparata a quelle vampate e quel solletico.
Forse prima di allora, in quel modo non si erano mai baciati, perchè sapevano a cosa quella passione sregolata avrebbe portato, e sapevano di non potersi spingere fin là. Fino al piacere più acuto e più vero.
Non che non lo avessero voluto, ma Jane non accettava di doverlo fare senza guardarlo negli occhi, e lui non avrebbe sopportato di essere chiamato con un altro nome.
Chris voleva che la prima volta di Jane fosse...Chris. E lo voleva anche lei, in un modo che le faceva quasi male per quanto era intenso.
La prese tra le braccia e l'adagiò sul letto, stendendo contemporaneamente un asciugamano sotto di lei.
Poi si liberò della maglietta, un attimo prima di chinarsi su di lei per baciarla ancora, sulla fronte, sugli occhi, sul naso, sul mento e sulle labbra.
" Lo vuoi davvero?" domandò gaurdandola dritto negli occhi. Quasi commosso, perchè pensava che non sarebbe mai arrivato quel momento, o perlomeno che fosse lontano anni luce il momento in cui ci avrebbe fatto l'amore, occhi negli occhi.
" Sì Chris, ti voglio" sussurrò lei senza il minimo dubbio
" E ti amo. Ti amo da impazzire" aggiunse subito dopo, senza interrompere il contatto visivo
" Ti amo anche io amore" e lentamente prese a baciarle le cosce nude, mentre lei ansimava, scossa dal desiderio.
Quando giunse all'orlo del prendisole, guardandola in viso, infilò le dita al di sotto dell'indumento. Un secondo dopo le mutandine del costume erano sul pavimento, e il vestito ancora addosso.
Tornò a baciarla sulle labbra e poi sul collo, mentre con le mani slacciava anche il reggiseno, facendolo volare via.
Non sapeva spiegarsi il motivo per il quale stesse procedendo in quel modo, ma il solo pensare che sotto quel leggero prendisole di lino bianco fosse completamente nuda, lo eccitava da pazzi.
Lentamente le abbassò le bretelline del vestito, e gliele fece scivolare sulle braccia. Jane mosse il bacino verso di lui, probabilmente senza nemmeno rendersene conto e Chris capì che era pronta.
Tornò a baciarla con inadudita passione e tenerezza sulle labbra, e poi la guardò di nuovo negli occhi, mentre le mani di lei gli accarezzavano la schiena nuda, scendendo lentamente sempre più in basso.
" Sei bellissima" disse, quasi emozionato.
E lo pensava con ogni fibra del suo essere: aveva in viso in fiamme, le pupille dilatate del desiderio, le labbra gonfie dei suoi baci, i capelli arruffati, e iniziava a dimenarsi sotto di lui, quasi completamente nuda.
Chris era assolutamente certo che al mondo non esistesse una visione più bella di quella.
E al tempo stesso, guardandolo in quegli occhi che si erano fatti di un verde più intenso, le labbra gonfie di baci, i capelli sparati da tutte le parti,  il sudore che gli imperlava la fronte e gli gocciolava sul collo, e solo un paio di calzoncini addosso, Jane pensò che non fosse mai stato tanto bello. Ed era tutto solo. Solo suo.
In un solo colpo tirò giù pantoloncini e costume, mentre lui faceva lentamente scendere il prendisole lungo le sue gambe, fino ai piedi.
In quel momento si resero conto entrambi di avere ancora gli infradito da mare, e risero tornando a guardarsi negli occhi.
Poi, come se il vero impedimento fossero state le ciabatte, Chris si munì delle dovute precauzioni, e subito dopo tornò a baciarla. Scese con le mani lungo i suoi fianchi finalmente nudi, e prese a carezzarle l'interno coscia, spingendola contemporaneamente a lasciargli più spazio. Con le labbra percorse il collo, scendendo sempre più in basso fino a seni.
Ci si immerse di testa, baciando, soffiando e leccandole la pelle, alzando subito dopo gli occhi fino a incrociare quelli di lei, per non perdersi nemmeno una delle sue espressioni e sospiri di puro piacere.
Jane scoprì che le piaceva un sacco il fatto che lui la toccasse e la baciasse così intimamente, e contrariamente a quanto aveva sempre pensato, non provava alcuna vergogna o imbarazzo.
Lo voleva dentro di sè. 
Urlò di piacere e dolore quando finalmente lo sentì, e lui fu pronto a carezzarle il viso e i capelli, rassicurandola e baciandola dolcemente.
" Non ti farò del male" le promise in un sussurro, e seppero entrambi che non si stava riferendo soltanto a quel momento.
Lei annuì, come a dire ' lo so che non mi farai del male', troppo scombussolata ed eccitata per dire qualcosa di senso compiuto. Ma pian piano il suo corpo si abitò a quella nuova condizione, e il piacere divenne talmente intenso da farle gridare il nome di Chris senza ritegno.
E la realtà, fu molto meglio delle fantasie.

La mattina dopo, di buon'ora, Chris fu svegliato da un deciso bussare alla porta.
Mugulando qualcosa, ma stando attento a non farsi sentire da Jane, andò ad aprire con un lenzuolo legato alla meglio attorno alle parti basse.
" Chris!" Sophie non potè proprio fare a meno di guardarlo divertita e totalmente impreparata alla faccenda, poi si coprì la bocca, sperando di non aver fatto una gaffe
" Siete già arrivati?" fece lui, più a bassa voce, come se l'essere chiamato con il proprio nome fosse stata cosa da tutti i giorni in quegli ultimi tempi
" Così pare" scherzò Scott, a sua volta sorpreso di aver trovato l'amico così rilassato e poco preoccupato del fatto che il suo vero nome fosse stato appena urlato da Sophie
" Ho la vaga impressione che abbiamo interrotto qualcosa qui.." continuò la ragazza, facendogli l'occhiolino e dimenticando per un attimo la faccenda della doppia identità
" Soltanto una meravigliosa dormita" ammise lui, con un sorriso che però lasciava intendere altro
" Sì certo. Comunque siamo venuti ad accertarci sulle vostre condizioni, quelle di Jane in particolare visto che ieri non ci siamo per niente sentiti...ma ora mi rendo conto che siete stati piuttosto.. occupati" disse Sophie con tono birichino
" Jane non ti ha scritto?" e lui non se ne rese conto, ma sia Sophie che Scott lo guardarono allibiti.
La loro amica non si azzardava a scrivere un messaggio da...beh, dall'incidente.
" Vabbè, se ne sarà dimenticata. Ci vediamo tra mezz'ora nella hall, va bene? Abbiamo un sacco di cose da raccontarvi" sorrise da un orecchio all'altro mentre lo diceva
" Okay" rispose Scott per entrambi, perplesso tanto quanto la sua ragazza.
Si chiesero che diavolo stesse succedendo. 
Chris che non si precipitava  a tappargli la bocca dopo essere stata chiamato per nome.
Jane che avrebbe dovuto scrivere un messaggio.
Per un attimo Sophie pensò che la sua migliore amica avesse recuperato la vista per miracolo, e avesse scoperto il gioco di Chris.
Però se così fosse stato, lei e Scott non avrebbero dovuto trovarlo mezzo nudo con l'aria di uno che se l'è spassata alla grande!
Se Jane avesse davvero scoperto la verità, di sicuro non glie l'avrebbe fatta passare liscia....quindi no, doveva esserci dell'altro.  L'unica cosa che sapeva era che il cellulare dell'amica si fosse rotto, e che i due avevano mandato un messaggio da quello di Chris per dire che fosse tutto apposto. Questo però, la sera in cui erano arrivati sull'isola. 

" Amoree" 
Una volta ritornato a letto, Chris prese a baciarle dolcemente il collo per svegliarla
" Ho ancora sonno" borbottò lei, allargando le braccia per stringere il ragazzo a sè. Lui la lasciò fare, ma non smise di baciarla, passando dal collo al mento, e poi alle labbra.
Anche se mezza addormentata, Jane ricambiò il bacio, e poi aprì finalmente gli occhi, rendendosi conto di non poter dormire ancora.
" Sono arrivati Scott e Sophie" sussurrò lui, tra una coccola e l'altra
" Cosa? Di già? Quando? Ma che ore sono?" e all'improvviso fu perfettamente sveglia. Chris rise per l'mproponibile quantità di domande.
" Sono solo le otto di mattina, ma hanno appena bussato alla nostra porta" le spiegò, poggiando la testa sul suo seno coperto solo dal lenzuolo
" Ci hai parlato? E ti hanno visto....così?" domandò lei a quel punto
" Sono andato ad aprire con il lenzuolo legato alla vita, quindi sì, credo che si sia fatti una vaga idea della situazione"
" Bene..adesso non me la leverò più di torno"  ribattè lei, scherzando solo a metà, consapevole del fatto che Sophie l'avrebbe tempestata di domande
" Erano sconvolti" raccontò lui
" Per averti trovato mezzo nudo?"
" Anche..ma soprattutto perchè non ho battuto ciglio quando per sbaglio Sophie mi ha chiamato Chris, e quando le ho detto che tu avevi intenzione di scriverle ieri..."
" Alla fine me ne sono dimenticata...ma sei stato tu che mi hai distratto con metodi poco ortodossi" sorrise la ragazza, immergendo le mani tra i capelli di lui
" Come ti senti?" si informò Chris, tornando a guardarla negli occhi
" Un po' intorpidita...ma non sono mai stata meglio di così amore" ammise Jane con disarmante sincerità.
Un attimo dopo avevano ripreso a baciarsi incuranti del resto del mondo. Almeno fino a quando non squillò il cellulare di Chris.
" E' un numero che non conosco" disse lui, quando controvoglia, fu costretto a staccarsi da Jane per rispondere
" Sì, sono Chris, con chi parlo?" e ci fu un attimo di silenzio
" Oh, signora Collins! Buongiorno!" e a quelle parole la ragazza si drizzò a sedere sul letto
" Sì, Jane è qui. Ora gliela passo, d'accordo?" continuò, fissando lei che lo guardava preoccupata
" ..Non importa. Sì, certo.. arrivederci allora" e passò il telefono alla fidanzata.
" Mamma.." rispose lei, esitante
" Tesoro, ho chiamato perchè io e tuo padre non abbiamo chiuso occhio stanotte ripensando a tutta la faccenda. Siamo consapevoli di aver sbagliato, l'ho appena detto anche a Chris, e vorremmo rimediare" spiegò
Vedendo che dall'altra parte c'era silenzio, la donna proseguì.
" Sei molto arrabbiata?"
" Non ne ho il diritto forse?"
" No, no, certo che ce l'hai. Però concedici la possibilità di rimediare al nostro errore. Io e tuo padre vorremmo che tu e Chris veniste a pranzo da noi, magari la settimana prossima, quando tornate dalla Grecia. Tanto a quel punto non avrai più l'alloggio al campus, e dovrai tornare per forza a casa, no? 
Porta Chris con te, e se poi vorrà trattenersi per qualche giorno, sarà il benvenuto. Te lo prometto" parlò tutto d'un fiato.
Jane si voltò verso Chris, che essendo accanto a lei aveva ascoltato tutto, e le bastò scorgere il suo sorriso, per accettare la proposta della mamma. 
Dopotutto, se li aveva perdonati lui, poteva farlo anche lei.
" Vogliamo mettere una pietra sotto questo periodaccio, e ricominciare tutto da capo" la pregò la mamma
" Papà può venirci a prendere sabato all'aeroporto?" domandò lei, sorridendo
" S'...sì, certo!" e a quel punto anche la signora Collins si concesse di sorridere
" Ci sentiamo per l'orario allora" e con quelle parole chiuse la telefonata, con il cuore un po' più leggero di prima.  Buttò le braccia intorno al collo di Chris e lo baciò con tutto l'amore del mondo "grazie" disse soltanto, comunicandogli con gli occhi e con quell'unica parola quanto lo amava.
" Voglio fare le cose per bene con te. Voglio fare sul serio" disse lui, baciandola ancora e stringendola forte a sè
" Anch'io" sussurrò la ragazza
" Perciò aspettati di essere invitata a casa mia molto presto" e invece di agitarsi, Jane lo strinse più forte.

Con un lieve ritardo, raggiunsero Scott e Sophie nella hall dell'albergo.
Le due ragazze ovviamente si abbracciarono, e soltanto quando l'intreccio di corpi di sciolse, Sophie si rese conto che l'amica non portava gli occhiali da sole come al solito...e la stava guardando negli occhi.
" Ho..ho bisogno di sedermi" disse soltanto, rischiando di svenire per la sorpresa
" Jane! O mio Dio...Jane!Ma che è successo?" farfugliò Scott, precipitandosi ad abbracciarla senza capirci nulla, a parte il fatto che avesse recuperato la vista. Miracolosamente.
" Ma cosa...? Come?....O mio Dio, ma non sto sognando vero?" sussurrò una Sophie ancora piuttosta sconvolta
" No, è tutto vero" sorrise Chris, mettendo un braccio intorno alle spalle della fidanzata
" Quindi tu sai..che lui..Harry..e non gli hai spaccato la faccia? E non la stai spaccando neanche a me, che..che sono stata sua complice?" Sophie non si era mai persa in giri di parole
" Mi sono arrabbiata e tanto, con tutti e due" ammise a quel punto Jane "e anche con te Scott" aggiunse un secondo dopo
" Però Chris aveva pensato bene di prendersi una bronchite per via del temporale, quindi sono dovuta andare a recuperarlo per impedirglielo. E abbiamo discusso, tanto, alla fine ci siamo addormentati però, e ieri mattina gli ho detto di aver bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa. Poi per quello stupido ombrellone ci siamo incontrati in spiaggia, e mi sono resa conto di star per cedere perchè è impossibile resistere alla sua dolcezza, ma è stato quando ho parlato con mia madre che sono crollate tutte le barriere anti-Chris che stavo cercando di costruire"
Sophie non c'aveva capito granchè da quel racconto, a parte il fatto di essersi persa un sacco di cose.
" Per quanto riguarda te invece, devi ringraziare Chris che mi ha ripetuto mille volte che gli hai retto il gioco solo perchè hai sempre creduto in noi" aggiunse subito dopo, più chiaramente.
" E la settimana prossima, i miei ci hanno invitati a pranzo...vogliono ripartire da zero" concluse, emozionata  e logorroica come poche volte lo era stata.
" Wow" fu tutto quello che fu in grado di dire Sophie, seguita da Scott
" Quindi possiamo dire addio a Harry?" domandò subito dopo la sua migliore amica
" Io non lo dimenticherò Harry" disse a bassa voce Jane
" Nemmeno io" la rassicurò Chris altrettanto a bassa voce.
" Allora adesso non ci resta che iniziare a goderci questa vacanza, giusto?" proprose Scott, scatenando l'entusiasmo di tutti.
Avrebbero avuto poco meno di una settimana per aggiornarsi con calma su tutto.
" La Grecia è meravigliosa! Anche quel posto in cui siamo stati noi, ospiti degli zii di Scottie, Dio era fotonico..il mare, le spiagge, il sole, tutti quei colori e" Sophie fece l'errore di voltarsi verso Jane e Chris, che li seguivano a pochi passi di distanza.
Non la stavano ascoltando: erano fermi nel bel mezzo del sentiero a baciarsi.
" Dio! Come a Pasquetta...al luna park" esclamò, rivolgendosi a Scott
" Ei..voi due? Non è carino bloccare il passaggio in quel modo...e misà proprio che lo state prendendo a vizio" gridò Scott, attirando la loro attenzione.
Jane e Chris risero al ricordo,guardandosi negli occhi per un istante, per poi tornare a baciarsi.
" Sono proprio carini!" ammise Sophie in un moto di tenerezza, un attimo prima che il suo fidanzato l'afferrasse per i fianchi contribuendo alla causa-ostruzione della strada.
E così, quella mattina, il sole di quella terra straniera assistè allo spettacolo più bello di tutti: l'amore fresco, puro, folle, e meraviglioso di due giovani coppie che a qualche metro di distanza l'una dall'altra, parevano aver dimenticato l'esistenza del resto del mondo. 
" Visto, è andato tutto bene alla fine" mormorò Scott, carezzando il viso della sua fidanzata. E Sophie sorrise, incredula ma innegabilmente felice.
Faceva ancora fatica a metabolizzare tutto quello che era successo nelle precedenti quarantott'ore, ma l'unica cosa che contava davvero era che Jane avesse riacquistato la vista (anche se nessuno sarebbe mai stato in grado di fornirne una spiegazione logica) e che non l'avesse irradiata dall'albo degli amici per aver coperto Chris per tutto quel tempo. Forse, in fondo in fondo, doveva ringraziare la signora Collins, che finalmente aveva avuto il coraggio di dire la verità, contribuendo a gettare definitivamente Jane tra le braccia del ragazzo che amava e che l'amava.
Miracolosamente, tutto si era concluso per il meglio...almeno quel capitolo delle loro vite.
Perchè era più che evidente che proprio su quella spiaggia ne stava iniziando uno nuovo, che chissà dove li avrebbe portati. Tutti e quattro, e Jane e Chris in particolare, non vedevano l'ora di scoprirlo, ma per il momento si godevano il sole e il mare della Grecia.
" Non riesco a crederci!!" esclamò Sophie, portandosi le mani davanti agli occhi per ripararsi dai raggi, mentre era stesa in spiaggia accanto all'amica
" Finalmente è tornato tutto come prima, anzi...meglio di prima" sorrise Jane
" E scommetto che il meglio è identificabile con quegli occhioni verdi" i ragazzi stavano facendo il bagno, a qualche metro di distanza
" Credo di essermi innamorata di lui, naturalmente senza rendermene conto in quel momento, quando ha iniziato a prendermi in giro e sorridermi in quel modo con il cappotto  imbrattato della panna dei cupcakes"
" E io ho capito che non si trattava di uno sconosciuto qualunque, quando il bus è partito e tu non mi hai raggiunta, già persa in quei occhi"
" Beh, in effetti avrei dovuto capire che si trattava  di un sintomo già da quello" convenne Jane
" Non si perde l'ultimo bus per chiunque, giusto?"
" Lo si perde solo se lo si vuole perdere" e con quelle parole, Jane disse più di quanto avrebbe mai potuto raccontare sulla loro storia.





BUONSALVEEE!!!
Finalmente sono riuscita a pubblicare quest'ultimo capitolo, e non vedo l'ora di scoprire cosa ne pensate in proposito.
Putroppo ho avuto diversi poblemi questa settimana, anche tecnici (telefono e computer che non andavano) e non sono riuscita a farmi viva prima. In ogni caso, mi dispiace dirvi che nell'immediato futuro non ci sarà un seguito di questa storia. Mi sono presta resa conto che il nuovo anno all'università sarà molto molto più impegnativo del previsto, e mi toglierà ogni energia per fare altro, almeno fino alla fine della prima sessione.
Mi dispiace dover in qualche modo smentirmi su questo, ma credetemi, non posso proprio fare altrimenti.
Comunque Jane e Chris torneranno quasi sicuramente..non subito però.
Colgo l'ultima occasione (per ora) per ringraziarvi di tutto il sostegno ricevuto, di ogni parola e minuto che avete speso per me e la mia storia.
GRAZIE DI CUORE <3
Ringrazio naturalmente anche chi ha solo letto la storia in silenzio, e chi l'ha inserita in una qualsiasi lista. Apprezzerei tantissimo se mi lasciaste un parere almeno per quest'ultimo capitolo :)
Grazie a tutti, un bacione, e spero di risentirvi presto <3<3<3<3<3



































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Capitolo 34
*** AVVISO NUOVA PUBBLICAZIONE ***


Ciao a tutti! Come state? Mi dispiace essere sparita per un bel po' di tempo, ma purtroppo negli ultimi mesi sono stata molto impegnata e non sono riuscita a fare altrimenti. Ad ogni modo, sono tornata, e spero proprio che non mi abbiate abbandonato. Volevo semplicemente segnalarvi la mia nuova storia. Il titolo è :Un monolocale a Norfolk Square, e se avete voglia di leggerla e dirmi cosa ne pensate, la trovate già sulla mia pagina. Vi aspettooooo!! Un bacione, e a prestissimo <3<3<3

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