tutto ciò che avrei voluto

di skinplease
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vinceremo noi? ***
Capitolo 2: *** Quando tutto sta per iniziare ***
Capitolo 3: *** impara a guardare! ***
Capitolo 4: *** ti fermerò ***
Capitolo 5: *** l'ultimo ricordo che ho di te ***
Capitolo 6: *** Parlare con la Morte ***
Capitolo 7: *** non devi dirmi proprio niente, vero? ***
Capitolo 8: *** Una domanda per l'inferno ***
Capitolo 9: *** un investimento ***
Capitolo 10: *** Mi piace far ballare le ragazze ***



Capitolo 1
*** Vinceremo noi? ***


Buonasera, mi chiamo Skinplease, e sono nuova del fandom. Grazie per aver aperto questa pagina, anche se non sapete chi sono e come scrivo.
È il mio primo esperimento di “raccolta”, di flash, drabble e OS, e sono tutte state scritte negli ultimi dieci giorni, quando ho rivisto tutte le prime otto stagioni (prendetevela con netflix! È stata una tentazione troppo grande averle tutte in streaming e non vederle!).
Una al giorno, 28 giorni, ma giuro che non sono un mannaro! Guardate gli avvertimenti, prima di leggere, quelli generali e quelli specifici.
 
Grazie, davvero 
 
 
DISCLAIMER: nessun personaggio mi appartiene, né mai lo farà, io ci fangirleggio sopra senza alcun controllo... 😊
 
 
Coppia: Sam/Dean – Winchest
Rating: arancione/rosso 
Quando? : verso la fine della 5th stagione 
 
 
 
“Dean?”
“Mh?”
“Pensi che vinceremo noi? Tu... Lo credi?”
A volte, Sam fa proprio le domande sbagliate al momento sbagliato. 
“Dean?” 
Sam gira appena la testa, i lunghi capelli scuri sparsi sul cuscino, le mani sotto la sue testa. Fissa le dita del fratello, che carezzano lievi e incessanti la sua spalla nuda. 
“Dean devo saperlo”
Fa male, chiederlo. Deglutisce con la gola che brucia, le palpebre arrossate e la pelle ancora bollente dopo il sesso “Dean, dimmelo...”
“Forse non posso, Sam”
Essere il maggiore, a volte, è una colossale fregatura, perché non è vero che hai tutte le risposte. Ne hai meno di lui, ecco la verità, soprattutto da quando tutte le tue certezze, già poche e striminzite, sono state polverizzate da quel che fate sui letti dei motel dove dormite come randagi quali siete davvero; eccola, la sola verità che conosci, Dean.
Sam si volta nel tuo abbraccio, il suo corpo è docile nelle tue mani. Si volta piano, siete nudi e umidi, lui posa il capo sulla tua clavicola, stringerlo per le sue spalle a te è la cosa più naturale che provi da un bel po' di tempo a questa parte.
“Non puoi... Per via di questo?” Singhiozza appena, e il tuo cuore si stringe, come se un pugno lo strizzasse. Sentire il suo dolore, la sua paura, è quasi troppo.
“No, Sam”
“Dean...”
“Forse è proprio per questo, che non rispondo semplicemente no”
Abbassi lo sguardo, i tuoi occhi chiari  incontrano  le sue iridi color cioccolato, e la sua bocca dischiusa in un’espressione incredula, e atterrita.
Carezzi il suo viso, sospiri appena; come riprendi a strusciarti su di lui, risponde in maniera perfetta.
E quando lo stendi sotto di te, quando entri in lui con le sue gambe attorno i tuoi fianchi, trovi la risposta.
Sam ansima, tenendoti dentro di lui, e poi sorride. Lo fissi con il fiato che ti manca, carezzi i suoi capelli, muovi il tuo bacino e lui sorride ancora.
E pensi che non ti interessa vincere o perdere, e nemmeno se ci sarà un domani dove incoronare vinti e condannare perdenti.
Ti interessa solo del suo sorriso, il resto non ha alcuna importanza. 
Forse vincere, è tutto lì.

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Capitolo 2
*** Quando tutto sta per iniziare ***


Coppia: Sam/Jessica
Ratino: giallo
Quando? : prima dell’inizio del Pilot 1x01
 
 
 
 
“Sam! Perchè hai spostato tutti i miei vestiti?”
Rotei gli occhi, sollevandoli dal pesante tomo di diritto costituzionale che hai davanti, sei quasi grato alla tau donna di averti dato occasione di fare una pausa, anche se non hai la più pallida idea di cosa stia dicendo “I tuoi vestiti?”
“Quelli che indosso per uscire!” Jessica sembra piuttosto alterata, dal rumore furioso di cassetti aperti e chiusi con fastidio “hai presente?”
“Ti immagino meglio nuda, a essere onesto!” Non sai trattenerti, mentre con una risatina ti lasci andare sullo schienale del divano e stiracchi la schiena, dovresti sedere alla scrivania, non ti curveresti così per vedere il libro sulle tue ginocchia.
“Spiritoso! Pensa se mi vedessero nuda anche gli altri, è ancora così divertente?” La sua voce arriva più vicina, e tu ti imbronci, in meno di un secondo.
Nemmeno per idea, nuda è solo tua!
“No, non è divertente!”
“Eccolo il mio Sam!”
Alzi gli occhi e te la trovi davanti, le braccia incrociate su quel corpo sottile e delicato che ami ogni notte, e un sorriso a cospargerle il viso incorniciato dai capelli mossi. 
La fissi, e non sai dire niente. Questa è la tua vita; non hai il minimo dubbio.
“Bè?” Lei ti fissa e alza le spalle, una smorfia indagatrice le increspa il viso, e quell’adorabile neo che le punteggia il volto “cosa dici a tua discolpa?”
“Scherzi?” Scoppi a ridere e allunghi una mano tirandola su di te, lei ti cade in grembo con un risolino sorpreso, il libro cade a terra e non te ne importa nulla “io non ho toccato i tuoi vestiti!”
“Non prendermi in giro!” La sua voce è dolce, quasi come quella di tua madre “il solo fatto che tu sia una genio, non ti permette di pensare di potermi raggirare, ok?”
Ti getta le braccia al collo, sale sopra di te, e gli adorabili pantaloncini da corsa rosa sfiorano i tuoi jeans. Abbassi gli occhi e li fissi, passandole le mani sui fianchi: sono corti, molto corti.
“Be, allora...” La tua voce si è abbassata, i suoi capelli solleticano il tuo volto, le sue mani si stringono alla tua nuca “puniscimi...”
Alzi gli occhi, i suoi si sono fatti liquidi. Si tende su di te, la sua bocca sorride appena “non so se può dirsi punizione...”
“Chi cazzo se ne frega!”
E poi siete una cosa sola, la tua bocca sulla sua, le tue mani che trovano la sua pelle scivolando sotto la canotta bianca, la tua virilità che si ingrossa e le vostre voci che mugolano.
Il divano è scomodo, ma non vuoi andare fino al letto.
E mentre prendi a stenderla sotto di te, con cura, nuda e pallida come una luna di primavera, non ti accorgi che qualcuno ti guarda dalla finestra opaca proprio a vostro fianco. Una figura che trema appena, mentre fai l’amore con la tua donna e gemi nella sua bocca entrando in lei, e che poi fa due passi indietro e se ne va, con un sorriso maligno sul volto increspato è un paio di slip rosa di pizzo dentro la tasca del trench.
 
 
Jessica ogni tanto se lo chiede, come diavolo è cresciuto Sam. Cosa diavolo intende con la frase “mio padre è un commesso viaggiatore e io lo seguivo nel suo lavoro”, per la miseria?
Cioè, una casa sa cos’è?
In quel momento si domanda, con uno sbuffo esasperato, se sa cos’è una cucina.
“Ma che diavolo...”
Usa proprio questi termini, mentre scende dalla scaletta di legno che ha accostato alla credenza del loro piccolo miniappartamento per pulire sopra i mobili, mentre ritorna con i piedi a terra e fissa il sacchetto nero di velluto, chiuso da un nastrino dello stesso colore, che ha trovato proprio nell’angolo in fondo.
“Dio, Sam...” Scuote la testa e sospira, lo apre e il contenuto le strappa una smorfia.
“ma che roba è?” Brontola andando verso la pattumiera e rovesciandoci dentro quel misto di spezie e cenere, probabilmente un trito per qualche tipo di speziatura del pesce, che il suo adorabile fidanzato deve aver dimenticato lassù a marcire per almeno un anno, vista la polvere “ma tua madre non ti ha mai insegnato dove si mettono le cose?”
La pattumiera si chiude, e Jessica realizza mentre si volta per riprendere a pulire che della madre, Sam, non le ha mai detto niente.
Si gira sovrappensiero, c’è una foto dei signori Winchester sul comò in soggiorno, e lei sembra una donna dolcissima.
“È anche fottutamente bella...” Incroci le braccia al petto, possibile che sei gelosa della suocera? Non sai nemmeno dov’è, questa suocera! Forse si sono lasciati, lei è il marito. Perchè suoi figli giravano con il commesso viaggiatore, allora? Lei ha lasciato anche i figli, magari scappando? 
Sam non lo dice, ed è bravissimo a dire solo ciò vuole, lei lo conosce e sa che il suo meraviglioso ragazzo è maestro nel celarsi dietro piccoli accenni vaghi, se c’è da cambiare discorso, poi, lo fa con una naturalezza che da quasi i brividi.
Increspi le sopracciglia, piccola ragazza di provincia dal cuore troppo ingenuo, e ti muovi fino a fissare meglio il viso di Mary, ricordi improvvisamente il suo nome.
No, lei non avrebbe mai abbandonato i suoi figli. Da donna a donna, lo vedi dai suoi occhi.
E poi sobbalzi, piccola Jessica, e ti porti una mano al petto spalancando la bocca.
“Chi è?”
Lo urli quasi, nella casa vuota. Vuota?
Ti fermi, il tuo respiro si fa rumoroso, scruti la stanza davanti a te e urli ancora “c’è qualcuno?”
Ma adesso è palese che non c’è, anche se potresti giurare di aver visto nel vetro della foto di famiglia di Sam una figura riflessa alle tue spalle.
Una figura con un lampo giallo, che assurdità; te lo dici da sola, mentre riprendi a pulire con maggior vigore, e trovi un altro di quei sacchetti di spezie puzzolenti all’altro angolo del mobile.
Dovrai insegnare molte cose, a Sam, quando sarete sposati. Sorridi da sola, tu lo sai che vi sposerete; un lampo giallo si riflette, non visto, sullo sportello del frigorifero. Ma stavolta sei di spalle, e non lo vedi.
 
 
“Femmine...”
Dean Winchester, questo è il tuo nome, è proprio per questo non sai trattenere uno sbuffo e una risata strozzata, sentendo le voci concitate di Sam e della sventola che si è trovato. Dall’altra parte della porta di legno scuro si sta consumando un dramma degno di Dottor Sexy MD, quella cagata atomica che vedi nei motel quando ti rilassi con un bicchiere in più, e poi ti fai anche una deliziosa sega sulla dottoressa Piccolo. Meglio non dirlo in giro, però...
A giudicare dalle colorite affermazioni che bocciolo di rosa sta dedicando a tuo fratello, non sarà breve.
Ma ti seguirà, lo sai che lo farà. Che lo voglia fare, è un altro discorso, però.
Prendi una birra dal frigo dove vedi allineate verdure e succhi di frutta, sfoggi nel buio la tua aria di chi la sa lunga, siedi sul loro divano da casa Kitten, posi i piedi sul tavolino e fissi i tuoi stivali da cowboy.
Lei sta parlando di fiducia nella coppia, getti appena la testa indietro e ridacchi, bevi ancora e poi la voce di Sam parla.
Stavolta non ridi più, capisci solo metà delle sue parole perchè usa un tono così calmo e delicato che non sa passare lo stipite.
Dean, piccolo Dean, che alla fine sei più concentrato su quel tono di voce che sulle parole.
Deglutisci e fissi ancora i tuoi stivali, adesso sei serio. Non hai mai sentito Sam parlare così, ma sai che non è una commedia. Solamente che tu, e tuo padre, non rientrate tra le cose per cui valga la pena parlare così.
Parlare così... Cazzo, fermati Dean!
Serri gli occhi con forza, soldatino dell’armata dei cacciatori in erba, sempre sull’attenti è pronto a scattare. T’alzi in piedi, passaggi nervoso, ora vorresti non aver iniziato a origliare. Ma sei così, la verità è così chiara dentro te; proprio per questo la tacerai a costo della vita.
La verità che Sam sta bene dov’è, sta meglio dov’è. 
Lo vedi; lo senti.
La verità è che sei quasi felice che papà sia sparito; era la scusa che cercavi da tantissimo tempo, e finalmente lo rivedi e lo puoi portare con te.
La verità è che tuo fratello, il piccolo Sammy che hai protetto fin dal suo primo respiro, ti manca come aria nei polmoni. Perchè sei solo, soldatino agli ordini di un padre assente per cui sei solo fanteria.
Sai che devi smetterla, lo sai. Perchè il dolore e il fastidio, la gelosia fraterna che ti rode dentro, tutto questo porco intrico di sentimenti da casalinga disperata è solamente un problema, per di più di quelli che non sai gestire, e che ti rendono meno attento.
Se fossi più attento, vedresti la figura che si aggira vicino la tua Impala, e che lentamente passa i polpastrelli sulla carrozzeria scura.
Vedresti che dal suo palmo escono piccole spire di luce, capiresti che non la sta solo sfiorando, ma la segna, con un simbolo invisibile che la renderà per sempre riconoscibile agli occhi dei fottuti demoni di cui pullula l’irrisorio universo di case Kitten come questa, dove passeggi nervoso, aspettando una briciola di attenzione da tuo fratello.
Non la vedi, quella figura dagli occhi gialli; quando la vedrai, sarà tardi.
 
 
L’Impala corre via, e tu sospiri.
Occhi gialli come i tuoi sono unici, lo sai, e ti piace fissarli riflessi nei vetri della casa dove la tua prossima vittima si rimette a dormire con il cuore infranto, dopo la partenza di Sam.
Lei non lo sa, non ancora.
Come non lo sa Dean, e nemmeno John; forse lui sospetta, ma non ha importanza ormai.
Sam è tuo.
Lo è sempre stato, e glielo sussurrerai all’orecchio, di quella piccola puttana biondiccia, prima di sventrarla come una biscia d’esca per i coyote.
“Posso andare?”
Cody ti si affianca, i suoi occhi si fanno neri e lui sorride appena. Tu fissi la casa, alzi gli occhi sul suo tetto scuro “Andiamo”
“Vieni anche tu, Azazel?”
“Si, ma non mi rimangio la parola...” Sospiri, quasi ti spiace “la incendierai tu, come ti ho promesso”
“Grande notizia!” Cody emette un sospiro, nella sua veste di carne di ragazzetto biondo con una tuta troppo attillata “sono anni che voglio fottere quella puttana, prima di sgozzarla!”
Tu ridacchi, lei deve avergli dato... Come dicono gli uomini? Il due di picche?
Non ti interessa, non ora.
Fissi la luna, quasi piena, e quel cielo scuro dove riposa Dio, con le sue armate angeliche del tutto ignare. Un Dio che sconfiggerai. Perchè tra i tuoi ragazzi speciali, c’è lui, c’è il tramite di Lucifero, ecco quello per cui lavori da tanti anni.
Tu e Lilith non vedrete mai la caduta dell’uomo e delle schiere celesti, ma sai che sarà merito tuo. Per cui, meglio prendersi qualche soddisfazione adesso.
“Va bene” sospiri, fissando Cody e passandoti lentamente la lingua sulle labbra “ma... Voglio fottermela anch’io”
Una risata accennata, Cody annuisce “Adoro queste cose...”
Muovi un passo verso la casa. 
L’Impala è segnata, i sacchetti di protezione sono tolti, Sam è lontano.
Finalmente è iniziata.
E non finirà che con l’Apocalisse.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** impara a guardare! ***


raccolta-supernatural-03
Coppia: Dean/Castiel
Rating: Rosso (eh si!)
Quando? : 5th stagione, dopo la notte passata da Dean e Anna nel retro dell'Impala


Si sentirono dei colpi alla porta, ma a nessuno dei due interessò minimamente. In quel fottuto locale dimenticato dagli uomini e da un Dio che li fissava immobile, nè l'Angelo nè il Cacciatore si preoccuparono minimamente di chi stava cercando di usare il bagno che loro avevano occupato.
Al secondo giro di colpi, seguiti da qualche imprecazione, Castiel volse il volto verso la porta, e un ringhio soffuso gli uscì dalle labbra, mentre gli occhi si coloravano ancora più d'azzurro.
Era un rumore quasi inesistente, ma il silenzioso ruggito angelico arrivò dritto a chi era dall'altra parte, che semplicemente si allontanò.
Dean avrebbe solitamente spiegato a Castiel che non era il caso, che di solito i bagni si liberano, che non si infonde il saro terrore per motivi così futili... futili?
Appunto?
Dean stavolta non disse proprio nulla. Non gli importava nulla, proprio nulla.
Forse ci avrebbe pensato, se fosse uscito vivo da quello che stava succedendo con Castiel dentro quel bagno.
"Cass..."
"Chiudi la bocca!"
Dean mugolò appena, provò a tenere la bocca chiusa come l'Angelo gli aveva intimato, ma dopo meno di un attimo si ritrovò costretto a spalancarla, per non soffocare. Non aveva scampo, ma si rese conto che nemmeno lo voleva. Dannazione, no!

Un suono sordo risuonò tra le pareti del cubicolo di compensato di quel cesso assurdo, e poi un altro, e un altro ancora, un ritmo costante e cattivo, che si ripeteva dentro di lui.
Chiuse gli occhi e strinse i denti per resistere, o sarebbe venuto immediatamente e non voleva.
“Ti piace il sesso con gli angeli, Dean?”
Il maggiore dei Winchester ringhiò, il volto schiacciato al muro, le mani che raspavano l’intonaco, non disse nulla, non gli avrebbe dato quella cazzo di soddisfazione. Fu peggio.
“Ti ho fatto una domanda!”
Dean gemette, gettò la testa indietro, Castiel spinse ancora in lui, ringhiando alla sua nuca, tenendolo ben fermo sul fianco e sulla spalla dove l’impronta della sua mano sarebbe rimasta impressa per l’eternitá.
Dean si sporse appena verso di lui, i jeans abbassati sulle cosce, la biancheria malamente scostata, e l'angolo di pelle che sfiorava il trench di Castiel a ritmo delle sue spinte che bruciava, nemmeno fosse...
"Perchè?"
Dean gridò, Castiel affondò in lui con violenza, con rabbia e il Cacciatore non sappe trattenersi.
"Sei un bastardo!" Dean aveva la voce roca, e agitata, si reggeva a malapena "Non hai... il diritto..."
"Ti sembra di no?"
Un grido strozzato lasciò la bocca di Dean, la sua erezione schiacciata contro la sottile parete gelata, e Castiel che lo scopava senza tregua.
Ma nonostante fosse pericolosamente vicino all'apice, come Castiel disse quelle poche parole e spinse ancora in lui, a Dean fu tutto chiaro. Aprì gli occhi fissando la prete di fronte a lui, e socchiuse le palpebre mentre un pensiero lampante gli trafiggeva la testa.
E non si trattenne.
"Oddio!"
Dean prese a ridacchiare, con il respiro a spezzoni, sentendolo affondare dentro di lui "Oddio... Castiel, non mi dirai che..."
Castiel non la prese bene.
Gli afferrò i capelli sulla nuca e gli tirò la testa indietro, Dean smise per un attimo di ridere imprecando a mezza bocca. Castiel accostò la bocca al suo orecchio "Perchè? perchè ridi, perchè?" la voce di Cass era rigata, roca quanto la sua, graffiata da loro "Cosa..."
E Dean, con le lacrime agli occhi dalla violenza del gesto del compagno, rise ancora "tu sei... sei geloso?"
Lo disse con tutta la sua incredulità, quasi fosse uno scherzo. Invece, rischiò di cadere.
"Cass!" esclamò sorpreso, reggendosi improvvisamente al muro, ritrovandosi solo e senza alcun sostengo dietro se. Girò la testa di colpo, le mani e il corpo di Castiel non erano più su di lui, dentro di lui "Cass, che cazzo fai?"
Dean cercò il suo volto girando il capo, e quando lo trovò spalancò gli occhi, non credeva a ciò che vedeva "Cass..."
L'Angelo aveva fatto due passi indietro, gli occhi grandi, il volto confuso, ancora eccitato, ma...
"Cosa c'è?" Dean trasalì dicendolo, trasalì da solo "Cass, cosa c'è? perchè cazzo ti sei fermato?"
L'Angelo alzò gli occhi su di lui, e parlò "Si, sono geloso"
Dean trattenne il fiato, voltandosi lentamente fino a posarsi sempre su quella stessa, dannata parete.
"Cazzo... ma... e lo dici così..."
Non era ancora abituato, e probabilmente mai lo sarebbe stato, a tutta quella incredibile dose di sincerità.
"Sei andato con... con Anna" Castiel parlava, la voce più bassa di un'ottava, le mani rigide sui fianchi e gli occhi lucidi, furiosi e feriti. Dean sarebbe potuto annegare dentro quelle iridi "Cass..."
"Sei andato con lei... io non basto, Dean? Io..."
"Chiudila tu, la bocca, adesso"
Castiel socchiuse le palpebre e fissò quasi sospettoso la mano di Dean che si allungava fino ad afferrargli il trench. Dean posò la sua schiena al muro, tirò l'Angelo a se e dopo averlo fissato dritto nelle pupille per un attimo infinito, posò la bocca su quella dell'altro.
Un respiro e si fusero assieme; non si erano ancora baciati, quella notte.
Castiel rispose immediatamente, lo schiacciò al muro, affondò tra le sue labbra, mugolarono l'uno nella bocca dell'altro, e poi sentì un movimento di stoffa sotto di lui. Si staccò, fissò il cacciatore "Dean..."
"Chiudi. la. bocca!" Dean ringhiò e velocemente sfilò totalmente i jeans, calciandoli via. Castiel abbassò lo sguardò, Dean era nudo dalla vita in giù "Sei... sei davvero..." ansimò, ma la bocca di Dean reclamò le sue labbra e fece tacere la sua voce.
Castiel lo strinse, ma presto sentì la gamba destra di Dean salire finò a stringerlo in vita.
Fissò i suoi occhi chiari, Dean sibilò sulle sue labbra, aggrappandosi al suo collo "Sollevami, Cass..."
"Dean..."
"Zitto e sollevami!"
Castiel lo prese per le anche, non era che un semplice essere umano tra le sue braccia. Dean aprì la bocca in cerca di fiato, chiudendo le gambe dietro la schiena del compagno, poi si lasciò scivolare, sempre più, sempre più, e poi...
Castiel sbarrò gli occhi "Dean! Dean, cosa... Dean!!!"
Il cacciatore gettò la testa indietro, irrigidì gli addominali e si calò del tutto di lui. Dean spalancò la bocca con un grido acuto, di piacere e dolore assieme, gettò la testa indietro ferendosi contro la parete, ma non sapeva sentire nient'altro che Castiel che lentamente gli entrava dentro, guidato dal suo stesso muoversi, sempre più giù, sempre più...
"Cass..."
"Dean..."
E finalmente furono una cosa sola, ansimante, calda, umida e potente. Dean lasciò che Castiel posasse il volto nell'incavo del suo collo, gli serrò le spalle, ascoltò il respiro dell'angelo compresso dentro la sua carne aperta.
Non era mai stato bravo, a parole. Ne seppe dire una soltanto.
"Scopami..."
Non ci furono altre parole, nemmeno una.
Castiel si mosse e Dean gridò. Si mosse ancora, le pareti tremarono, la luce traballò, e presero a muoversi.
Ci furono solo spinte, carne sfregata e fiato addosso. E poi, dopo un tempo interminabile di piacere ed eccitazione così forte da fare male veramente, semplicemente arrivò l'orgasmo, quasi fosse solo il compimento di quell'atto così fisico e sudato.
Dean contrasse la sua carne sull'Angelo, si mossero, ansimarono e l'orgasmo li colse uniti, in quella posa assurda e completamente appagante, li travolse quasi al medesimo istante. Dean pulsò stretto tra i loro stomaci e Castiel non potè fare altro che venire dentro l'uomo che sorreggeva tra le braccia fino a sentirle intorpidite.
Dean urlò, e come al solito, per Castiel fu qualcosa di più luminoso.
La luce invase quel freddo cubicolo con un lampo istantaneo e accecante, Dean strinse le palpebre e chinò la testa mentre ancora pulsava addosso al suo amante, dopo meno di un respiro il rumore dei loro corpi che crollavano sul freddo pavimento fu contorno delle loro ultime grida, dell'umido del piacere di entrambi che si spargeva sulla loro pelle.
Ci volle quasi un minuto prima che sollevassero le rispettive teste dalle rispettive spalle.
"Dean..."
"Ma se ti chiedo di tacere, perchè cazzo non lo fai?" Dean lo interruppe e l'Angelo, che ancora lo stringeva a se, girò gli occhi su di lui. Dean aveva le palpebre chiuse, il sudore alle tempie e un'espressione esasperata addosso.
"Ma cosa..."
"Castiel, invece di parlare... per la puttana, impara a guardare!" sbuffò stringendosi a lui, ancora con le gambe intrecciate alla sua schiena.
E l'Angelo lo guardò.
Forse stavolta, Dean, poteva davvero avere ragione.


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Capitolo 4
*** ti fermerò ***


004Coppia: Dean/Sam
Rating: rosso, direi...
Quando?: stagione 5th, quando Dean vuole dire di si a Michele e scappa, Sam lo trova nel motel dopo che ha scritto le sue lettere di addio.


Si fissavano, in quella stanza anonima dove all'insaputa del resto del mondo, si stava consumando qualcosa di così importante da determinarne la sopravvivenza o la fine. Si fissavano, con il cuore gonfio d'angoscia e di rabbia.
Non erano più solo due fratelli, ma erano i prescelti per uno scontro di dimensioni così folli da essere praticamente inimmaginabili.
"Non l'abbiamo voluto noi!" Sam scosse il capo, vibrava letteralmente di rabbia, Dean lo vedeva chiaramente e si sentiva male per lui "Non possiamo cedere, non dobbiamo..."
"Non l'abbiamo voluto, ma adesso è un nostro problema, Sam! E'... è un mio problema!" Dean lo interruppe con tono più duro di quanto in realtà volesse "e questa... questa è la sola cosa che posso fare, ormai!" quasi gridò le ultime parole, allargando le braccia disperato.
"E io cosa dovrei dire, allora? Come potrei rispondere, sentiamo! dovrei... dovrei dire di si a Lucifero, dovrei..."
"No, non lo farai"
Sam si bloccò, fissò le iridi verde scuro su suo fratello, gli stava sfuggendo qualcosa "Cosa?"
Dean sospirò appena, passandosi una mano sulla nuca e dandogli le spalle. Sammy, piccolo Sammy... non avrebbe mai voluto arrivare a tanto, no... ma invece era proprio ciò che avrebbero dovuto fare, e non aveva più alcun senso rimandare.
Ed era meschino, e crudele.
"No, tu non dirai di si" Dean lo disse piano, guardando le parole che aveva scritto su una fottuta carta da lettere di quel fottuto motel anonimo e insignificante. Aveva affidato quanto gli stava di più caro a un carta da lettere di terza categoria, a una penna bic che scriveva a scatti e a una busta che nemmeno si chiudeva bene.
"Dirai di no, così... Michele ucciderà Lucifero"
Sam si pietrificò, era come se l'avessero appena preso a pugni "Dean..."
"Se Lucifero non è nel suo tramite, è più debole, ok? e forse davvero, stavolta, Michele potrebbe avere una possibilità di fermarlo!" Dean si girò di scatto e gli occhi con cui fissò Sam erano rossi e gonfi, ormai era al limite "e almeno uno di noi due sarà fuori da questa fottuta storia!" gridò ancora.
"No!"
Dean trasalì, Sam aveva urlato e aveva sbattuto un pugno sul tavolino, facendo traballare i bicchieri usati "Non posso permetterlo! dobbiamo trovare un altro modo, Dean, dobbiamo..."
"Non c'è nessun altro modo, Sam!" Dean gli afferrò di colpo il colletto della giacca consunto, Sam si ritrovò schiacciato a lui e spalancò la bocca sorpreso.
"Dean, non devi..."
"Invece si!" urlò il maggiore, e fissò quegli occhi verdi che gli bucavano il cuore da sempre, e per i quali avrebbe detto di si a un arcangelo che l'avrebbe annientato "Si, Sam, si!"
"No, Dean, NO!"
Sam si divincolò con uno strattone si ritrovò addossato al muro, con il respiro corto e il cuore che galoppava a mille.
Dean si fissò le mani ancora a mezz'aria e poi sembrò afflosciarsi su se stesso.
"Sam... sono stanco" disse semplicemente alzando appena le spalle, dandogli le spalle "quindi, ti prego, lascia che..."
"Ho detto che non te lo permetterò"
Forse Dean avrebbe dovuto capire da quel suono ovattato che gli giunse all'orecchio, e che somigliava tanto alla giacca di Sam quando viene stropicciata, che cosa intendeva il fratello.
Invece rimase a dargli le spalle, scuotendo la testa "Sam, io ho deciso..."
"Ti fermerò, testa di cazzo!"
Stavolta Dean si bloccò, colpito; socchiuse appena gli occhi, Sam dietro di lui si stava muovendo.
"E sentiamo, cosa faresti per..." iniziò voltandosi; per poi pietrificarsi letteralmente sul posto.
Dean aprì la bocca, e non riuscì a emettere suono.
No, questo era davvero troppo da sopportare ancora.
"Sam..." esalò, ma il fratello si muoveva rapido e stavolta, lo stava letteralmente annientando.
"Coraggio, Dean" Sam finì di togliersi la camicia, la fece scivolare a terra e rimase con il torso nudo esposto, liscio, bellissimo e delineato "dimmi ancora che non posso fermarti!" lo apostrofò con aria di sfida mentre apriva la cintura dei jeans.
Dean lo fissò, sentendosi incendiare il ventre, non era possibile; a quello non aveva mai saputo resistere.
"Sam..." articolò a stento, con la bocca secca "Sam, no..."
"Si, Dean, si..." Sam sorrise malizioso e quasi cattivo, nel notare la patetica inversione di frase con quanto detto prima. I jeans scivolarono sulle sue gambe muscolose e sottili al tempo stesso, li calpestò liberandosi di scarpe e calze "ho detto che ti fermerò, e ho intenzione di farlo!"
Dean sentì il proprio respiro accelerare, il calore che si diffondeva nel corpo, oddio... deglutì a stento, immobile con le mani che tremavano; e una dolorosa erezione che premeva violenta contro il suo inguine. Ma ci provò, ci provò davvero, indietreggiando di un passo, uno solo e scuotendo la testa.
"Non... possiamo, noi... avevamo detto di smetterla, e adesso..."
"Vuoi davvero che io smetta, Dean?"
L'aveva sempre saputo che dentro Sam c'era un demonio tentatore, e della peggior specie. Dean non fu più in grado di parlare, quando vide i pollici dell'altro infilarsi nell'elastico della sua biancheria. Si vedeva chiaramente cosa c'era sotto, cosa...
"Lo immaginavo..." Sam sospirò e abbassò l'ultimo indumento che aveva addosso, e l'espressione deliziata nei suoi occhi arroventò l'aria attorno "ti fermerò, Dean... e so esattamente come fare, sai?"
Sam calpestò i suoi slip a terra, nudo e perfetto di fronte Dean, che ormai, oltre a non saper più parlare, non era più capace di pensare.
Il più piccolo mosse i suoi passi, e rapidamente fu proprio davanti a Dean.
"Sai, Dean, a volte certe cose proprio non le vedi..."
Sam abbracciò suo fratello, ancora completamente vestito, e con le lunghe dita agili scostò il colletto della sua camicia, posando le labbra bollenti sul suo collo. Dean gettò la testa indietro e non seppe evitarlo, chiuse la presa sui fianchi nudi del fratello.
"La tua pelle..."
"Toccami..."
Il contatto diretto rischiò di farlo impazzire "Sam..." sussurrò Dean sentendosi quasi mancare "Sam..."
"Vedi, Dean... ci sono tante cose evitabili..."
Sam prese metodicamente a slacciare e sbottonare tutti gli indumenti addosso al fratello, che intanto, ormai totalmente in suo potere, passava lento e febbrile i palmi sulla sua schiena nuda, sul suo torace e non sapeva nemmeno parlare.
Sam sorrise, passando il dorso del naso sul collo dell'altro "possiamo evitare che Lucifero mi usi..." Sam strattonò la cintura dell'altro che si aprì sotto il suo tocco abile "possiamo evitare che Michele usi te..."
"Ah si?" Dean piegò la testa, le parole ormai gli uscirono come un ringhio confuso mentre mordeva la pelle delicata della clavicola di Sam, che emise un suono deliziato, prendendo a strusciarsi addosso a lui, che aveva  la camicia aperta sul torace, e il membro dolorosamente eretto che si strusciava sul suo addome.
"Si... Oh si..." Sam gemette appena, un suono che mandò l'altro in tilt completo "possiamo evitare, l'Apocalisse... Ah si..." Sam si strinse a lui, abbracciandogli il collo e Dean gli afferrò con rabbia le natiche sode, allargandole appena e strappandogli quel mugolio di desiderio.
"Cazzo, Sam..."
Un dito di Dean si sporse fino ad accarezzare quel punto esatto in cui, di lì a breve, avrebbe preso suo fratello. Sam appoggiò la bocca sul suo orecchio, un soffio caldo che diede i brividi all'altro "Di più, Dean..."
Dean emise un suono gutturale e sporco, mentre accarezzava quella pelle increspata, che non vedeva l'ora di aprire sotto le sue spinte "Sam..."
"Ma c'è una cosa che non possiamo evitare..."
Dean aprì gli occhi, trovandosi a sollevare tra le braccia Sammy per condurlo verso il letto, il ragazzo dai capelli castani si lasciava muovere da lui, e Dean sapeva che cosa stavano per fare, sapeva che Sam si sarebbe lasciato fare proprio di tutto...
"Mi farai morire, lo so... e farai morire il mondo, perchè mi impedirai di fermare questa fottuta Apocalisse!"
"non possiamo evitare questo, Dean... e sarà proprio per questo, che troveremo un altro modo per fotterli insieme, questi figli di puttana! La fermeremo eccome, l'Apocalisse, ma ora..."
Dean si sollevò appena su di lui, Sam era fottutamente eccitante "Ora?"
Sam sorrise e si girò sotto di lui, voltando la testa e trafiggendolo con quelle iridi maledettamente belle. Era troppo.
"Sam..."
"Ora, scopami..."
"Cristo!"
Le loro bocche si trovarono, si unirono in uno scontro umida, mentre Sam lasciava mollemente la sua lingua su quella di Dean che era decisa ad arrivargli più a fondo possibile. Mugolarono, si succhiarono affamati, Sam urlò nella sua bocca, sentendolo entrare, e lo accolse dentro di se gemendo e spingendoglisi contro.
Caddero dentro quella voglia assurda e inevitabile che li aveva colti per la prima volta tanto tempo prima, in un motel di Augusta durante la loro prima caccia.
Prima di tutto, c'erano comunque stati sempre e solo loro due.
E forse Sam aveva ragione, una volta finito tutto, ci sarebbero stati ancora una volta, solo e soltanto loro due.
Mentre lo sospingeva contro i cuscini, e godeva dei suoi gemiti indecenti e sospirati, Dean carezzò con la sua bocca la pelle appena più scura di Sam sotto la nuca, e si mosse dentro di lui.
Pensò distrattamente, mentre si univano in un solo essere ansimante, che Sam aveva ottenuto ancora una volta ciò che voleva da lui.
Non importava più nemmeno il giusto o lo sbagliato, importava solo quello, l'ultimo scampolo di libero arbitrio che rimaneva sulla terra.
E forse ormai, la sola cosa che aveva una qualche importanza salvare dall'Apocalisse.
La sola cosa per cui avrebbe davvero lottato.


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Capitolo 5
*** l'ultimo ricordo che ho di te ***


006

Coppia: Dean/Castiel

Rating: arancione

Quando? : stagione 7th, quando Castiel si rifiuta di combattere ancora nella lotta finale contro i Leviatani, dopo che Meg ha rivelato che lui è in grado di capire chi è il "vero" Dick.


Sam  fissò prima l'uno, poi l'altro e alla fine si ritrovò a guardare quella stronza di Meg.
Lei sorrise con quel suo fare bastardo che gli faceva prudere le mani, e saliva la voglia di trafiggerla per sempre con il coltello. Ma per una volta, porco mondo, dovette darle ragione. Sam si passò una mano sul viso, alle sue orecchie arrivavano ancora quelle terribili, sciocche, inascoltabili cantilene...
"Nessuno capisce davvero a fondo il potenziale degli insetti, è qualcosa... qualcosa di unico, capisci?" Castiel, avvolto nel trench con sotto ancora quella ridicola veste bianca ospedaliera, sorrise ancora, e sembrava... felice? "ecco, vedi Dean, se tutti si fermassero davvero a guardare come gli insetti vivono e proliferano, allora io sono convinto che la maestosità della creazione sarebbe lampante a ogni essere umano!"
Castiel sottolineò la sua ultima affermazione battendo allegramente una mano sulla spalla di un semplicemente inerme e disperato Dean, che guardava l'Angelo come se avesse davanti la peggiore delle disgrazie. Sam udì un sospiro e suo fratello parlare dopo un attimo.
"Cass... io..." Dean si sforzò in un sorriso che sembrava più una smorfia di dolore che altro "Io... sono felice che tu... che tu abbia trovato, cose così... "agitò le mani avanti a se, Castiel si chinò verso di lui con quel sorriso ebete in viso come se volesse sentire meglio "ecco, così... eccitanti, insomma!"
"E non ti ho ancora raccontato dei pesci d'acqua dolce!"
Sam gemette disperato e rovesciò la testa indietro, quasi crollando lungo il muro. Erano senza speranza.
Dean si prese la testa tra le mani, Castiel girava in tondo e parlava, sembrava che fosse davvero felice, mentre loro si sarebbero ficcati volentieri quell'osso zuppo di sangue dritti in testa, dalla disperazione.
Sam sospirò e si alzò in piedi, andando verso suo fratello "Dean, qui stiamo perdendo tempo!"
"Lui ci serve, Sam!" Dean guardava Castiel, e Sam vide nei suoi occhi qualcosa di più dell'amicizia. Non era una novità, anzi...
Sam socchiuse appena le palpebre, mentre un'idea folle gli percorreva la testa.
Dena soffiò fuori l'aria e si sgranchì le spalle "Ok, adesso ci riprovo..."
"Aspetta!" Sam lo fermò prendendolo per un gomito "Dean, forse c'è un altro modo"
"Ah si?" Dean lo guardò scettico, alzando un sopracciglio "sono tutt'orecchi! Perchè inizio davvero a non poterne più di questa versione all'acqua e zucchero!"
"Castiel ha dimenticato che era un guerriero, ha dimenticato chi era davvero, giusto?"
Dean sospirò "giusto..."
Sam prese fiato e si buttò "c'era anche qualcos'altro che faceva, oltre che essere un angelo combattente, prima di... insomma... ti ricordi?"
Sam fissò suo fratello, e lo vide irrigidirsi di colpo, le iridi chiare si fecero gelide "Sam, non..."
"Dean, potrebbe essere forse questo che gli manca no?" Sam parlò concitato, facendosi più vicino e quasi bisbigliando "Dean, andiamo! i vostri non erano certo incontri biblici, e..."
"Ok, adesso piantala!"
Dean si scostò dal fratello, che lo guardò con aria preoccupata "Dean..."
"Un cazzo!" Dean ringhiò e si diresse verso la porta, deciso a uscire "E' una storia morta e sepolta, e per questo non farò..."
"Se è una storia morta e sepolta, allora spiegami come mai ti scaldi così tanto, eh?"
Entrambi si voltarono di scatto, Meg aveva parlato e adesso il solito sorriso maligno le aleggiava sul volto. Lei ridacchiò e prese un sorso di birra, alzando le spalle "Se devo essere onesta, e come demone mi costa molto, sai... ecco, mi domando perchè non l'abbiate già fatto!"
"Fatto cosa?"
Il demone e i due Cacciatori voltarono lo sguardo, Castiel li fissava con un'espressione stupita e incredibilmente innocente. Dean lo fissò sentendo un nodo allo stomaco, e rispose cercando di controllare la voce "Niente, Cass, tranquillo non è..."
"ma parlavate di me, vero?"
L'espressione dell'angelo lo inchiodò sui suoi piedi, e Dean si costrinse a mordersi le labbra. Meg guardò dall'uno all'altro, Sam trattenne il fiato.
"Non c'è niente di cui parlare ancora, Castiel"
Dean raccolse ogni forza residua e gli diede le spalle; diede le spalle a quegli occhi azzurri, a quel volto duro e dolcissimo al tempo stesso che per molto tempo, era stato il volto che lo sovrastava e lo faceva gridare mentre veniva addosso a lui; o dentro di lui.
Quegli occhi adesso spauriti, spalancati e imbelli, adesso, l'avrebbero solo fatto soffrire ancora.



Sam sospirò e si avvicinò a suo fratello che fissava l'orizzonte da un piccolo promontorio proprio davanti lo chalet.
"Mi dispiace, Dean"
Il maggiore sospirò "lascia perdere, non..."
Sam si sentiva una merda "Sono stato un coglione, lo so, è che..."
"E' che avevi ragione"
Sam girò di scatto la testa, fissandolo sconvolto "Cosa?"
Dean sorrise amaramente, fissando la linea del sole che scendeva e socchiuse gli occhi, che si erano fatti umidi.
"Sai, quando... quando noi stavamo assieme..." Dean dovette fermarsi a prendere fiato, rendendosi improvvisamente conto che era la prima volta che parlava con Sam di quanto c'era stato tra lui e Castiel "era... eravamo davvero noi, capisci?"
Sam fissò il volto di suo fratello "Dean..." disse con il cuore colmo di pena "Dean, senti..."
"ma quel che mi spaventa di più, è..." Dean deglutì a forza e serrò i pugni nelle tasche "che cosa succederebbe se non funzionasse?"
Sam sospirò, e comprese: era l'ultimo ricordo che Dean aveva di Castiel prima della sua discesa all'inferno, prima del tradimento per l'apertura delle porte del Purgatorio. Non avrebbe più avuto niente, se usava anche quello.
"Io non credo che potrebbe fallire" Sam lo sussurrò appena, Dean si girò a fissarlo "Dean, io vi ricordo... e quei due eravate proprio voi, eravate veri... e quel che provavate era vero alla stessa maniera"
Dean annuì, cercando di convincere più se stesso che altro.
Sospirò appena, e ricacciò le lacrime indietro, per poi voltarsi e rientrare nella piccola casa dove Castiel osservava innamorato delle piccole cimici che camminavano sul tavolo e Meg lo fissava schifata, più che altro impaziente di mangiarsele lei.
"Castiel"
Come Dean lo chiamò fu chiaro a tutti che qualcosa era cambiato. Meg fissò il cacciatore e alzò un sopracciglio; stranamente non sorrise e non disse niente.
L'Angelo alzò la testa e fissò il ragazzo che aveva di fronte, e stranamente si rese conto da solo che qualcosa stava per cambiare "Dean, cosa..."
"Dobbiamo parlare" Dean sospirò appena "da soli" soggiunse fissando il pavimento.
Sam trasalì appena, e guardò Meg. Il demone aveva un'espressione sorpresa negli occhi "Ma non mi dire..."
"Chiudi quella cazzo di bocca, o ti faccio ingoiare tutti i denti!"
Meg si irrigidì, Dean aveva parlato con tanto rancore da farla davvero ammutolire.
"Meg" Sam la richiamò, e sospirò appena "andiamo via"
Lei annuì semplicemente, Castiel invece non capiva assolutamente nulla "ma che cosa..."
"Castiel, non preoccuparti" Dean richiamò l'attenzione dell'angelo su di lui "rimango io, con te"
Sam indietreggiò fino alla porta, Meg lo seguì lentamente. I due lanciarono un'ultima occhiata a Dean, che teneva gli occhi fissi sull'angelo davanti a lui. Sentì lo stipite chiudersi e la sua espressione così rigida e risoluta per un attimo tremò.
Erano soli, adesso. Castiel fissò gli occhi del cacciatore e vi lesse dentro qualcosa che non aveva mai visto prima. E provò paura, non se l'aspettava, ma indietreggiò di un passo, provò paura, e...
Cosa si stava muovendo in fondo al suo stomaco?
"Dean, cosa succede?" la sua voce tremava, e lui stesso prese a farlo.
Dean non rispose; non era così che parlavano tra loro, proprio no. Si sfilò la giacca, senza togliere gli occhi da lui, e vide il pomo d'adamo dell'altro andare su e giù mentre deglutiva spaventato.
"C'è qualcosa che non ti ho ancora detto su... su com'eri prima di tutto questo"
Dean non si mosse, sfilò le scarpe, poi le calze e rimase a piedi nudi sul gelido pavimento di legno consunto.
Castiel non disse niente, ma improvvisamente si mosse; non sapeva perchè, ma fece come l'altro, togliendosi quelle ridicole ciabatte di stoffa e le calze di cotone da liceale.
Ecco, Dean già vedeva qualcosa in lui; ma non era certo di niente, al tempo stesso.
"Sai, Castiel... c'è stato un tempo in cui non dovevamo parlare..." Dean tremò anch'egli e sfilò il maglione, e prese a sbottonare i polsini della camicia "in cui... in cui non dicevamo niente eppure ci capivamo"
Castiel ansimò appena, i suoi sensi si acuirono, e lo trovò lui stesso straordinario, perchè non aveva mai sperimentato quella sensazione dopo il suo risveglio. Non aveva voglia di guardare le api adesso, adesso... sapeva cosa fare.
Sfilò il trench, che cadde a terra con un soffio "Dean, io non so cosa mi stia..."
"La tua voce è diversa, lo senti?"
Dean sorrise appena, aprì la camicia; c'era di nuovo quel ringhio scuro con cui l'angelo gli ordinava di spogliarsi, con cui gli chiedeva senza mezzi termini se il sedile posteriore della macchina era libero. Cazzo, non aveva dimenticato proprio niente, ecco la verità.
Si fissavano, e da entrambe le parti, lentamente, i vestiti scivolarono a terra. Castiel rimase nudo, e Dean altrettanto.
"Castiel..."
Ma l'altro ormai, era quasi perso da ciò che sentiva. Abbassò gli occhi sulla sua virilità eretta, e nel suo sguardo in pieno fermento comparve un attimo di paura "Dean... che cosa mi succede, che cosa..."
Non finì la frase, si ritrovò a soffocare un gemito, mentre Dean si stringeva lentamente a lui e gli metteva le sue mani grandi e calde alla base della schiena.
"Questo è quel che ci succedeva, Castiel... ogni giorno, ogni notte..."
"Dean..." Castiel allacciò le sue mani al suo collo, le loro bocche si sfiorarono e il loro fiato si mescolò ancora "Dean, io e te eravamo..."
"Adesso basta parlare!"
Dean afferrò i capelli dell'angelo alla base della sua nuca, li tirò indietro e gli strappò un grido; uno solo, perchè dopo gli riempì la bocca con la propria e non ci fu spazio per nient'altro.



Un'ora dopo, Dean era disteso sul vecchio divano dalle molle acute, e fissava il bracciolo con un'espressione vuota; si sentiva proprio così, svuotato di ogni cosa, sentimenti compresi. Ansimava appena, dopo l'orgasmo devastante che Castiel gli aveva procurato fottendolo come solo lui sapeva fare, era stato unico come ogni volta che era successo tra loro. Anche il suo ultimo ricordo era stato usato, adesso.
Non gli rimaneva più niente.
"io ti ho tradito, vero?"
Dean strinse gli occhi e nascose parzialmente la testa sotto il gomito, Castiel era seduto a suo fianco, nudo con il volto rigido.
Nei suoi occhi, c'era di nuovo tutta la sua consapevolezza, la sua volontà di guerriero del Signore, era di nuovo lo specchio dell'ira del Creatore e della furia della schiere angeliche.
C'era di nuovo tutto il dubbio, e tutto il dolore, tutti i ricordi di una guerra pesante e indicibile che avevano combattuto; ma voleva sapere, era sempre stato così, e adesso lo era di nuovo.
Dean decise che era tempo di dire ogni verità; anche a se stesso.
"Si, mi hai tradito"
"Ho aperto le porte del Purgatorio?" Castiel lo disse quasi incredulo di se stesso, mentre saliva in lui la rabbia "io ho..."
"Si, l'hai fatto" Dean non aveva più forza, era stata risucchiata dal sesso e da ciò che sentiva dentro, distrutto e senza più niente da dare "mi hai mentito... hai congiurato con Crowley, hai ucciso Raffaele e..."
"Ho tradito Dio"
Dean serrò le palpebre e si sollevò seduto. Era tornato; e lui di nuovo, non contava più un cazzo.
"Ho tradito mio padre" sussurrò rabbioso Castiel "io ho tradito lui e il Paradiso, io..."
Dean lo ascoltò nel suo mea culpa, e poi si alzò in piedi e prese da una borsa un pacco di abiti che ben ricordava. Non si concesse nemmeno di sfiorarli oltre il dovuto.
"Sono i tuoi, Castiel" disse piano porgendoglieli, l'angelo lo fissò con il volto duro "perchè li hai tu?"
Dean sorrise amaro "Domanda idiota, non trovi?"
Castiel si alzò in piedi, fronteggiandolo furiosamente "io e te abbiamo peccato, Dean, io e te..."
"Mi hai già detto anche questo, quando abbiamo chiuso!" Dean lo disse quasi con disperazione, e con la rabbia che sentiva dentro "per cui, almeno questo non sarò obbligato ad ascoltarlo ancora, porca troia!"
Castiel spalancò gli occhi e Dean si allontanò di qualche passo, nudo di fronte chi aveva amato oltre ogni cosa e l'aveva sempre messo dietro un Dio assente e dietro le lotte fratricide che gli erano sempre appartenute.
"Dean..."
"Un cazzo, Cass!" il cacciatore aveva gli occhi gonfi e umidi, e chiedere ciò che chiese fu la cosa più dura mai fatta in tutta la sua vita "vuoi lottare? ci aiuterai a fottere quei bastardi che hai liberato dal purgatorio?"
Castiel trasalì appena e fissò il pacco di abiti che aveva in mano, un completo nero e una camicia bianca che aveva visto giorni migliori. E la spada angelica che gli aveva dato tante vittorie e tante sconfitte.
"Si, combatterò"
"e allora, come è già successo... questo è un addio"
Dean lo disse quasi sussurrandolo, e prese a rivestirsi sotto gli occhi freddi e incerti dell'angelo, che si ritrovava di nuovo preda di cose che non era dato conoscere a uno come lui, e...
"Mi dispiace..."
"No, non è vero" Dean sospirò "non è mai stato vero, ma non importa più"
"Cosa?"
"Sei tornato, Castiel" Dean sorrise appena e chiuse ogni porta dentro di lui "sei tornato, ed è tutto come prima"

E ancora una volta, si erano detti addio

                              

 

 

Ciao! Colgo l’occasione, oltre che per augurarvi buona Epifania, anche per dire grazie al numero effettivamente incredibile di persone che stanno seguendo questa semplice raccolta, non me lo sarei mai aspettato…

Grazie a chi ha messo questa storia tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite, a chi ha recensito, ha chi mi ha scritto in MP. Posso solo dire grazie, e spero che capiate cosa questa semplice parola voglia davvero dire per me.

Un abbraccio, ci sentiamo domani!

 

Skinplease

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Capitolo 6
*** Parlare con la Morte ***


008coppia: Nessuna
rating: giallo, quasi verde...
quando?: finale 5th stagione, prima che Dean vada da Lisa, dopo l'addio con Castiel in macchina.



Ancora una volta, era lì.
Era la settima notte che passava sempre in quello stesso posto, a vegliare quel fazzoletto di terra che si era aperto in una voragine profonda come il mondo per inghiottire Lucifero e Michele, in una gabbia celeste. Quella stupida terra, Dean l'aveva accarezzata, colpita a pugni, c'era passato sopra con l'auto e poi aveva di nuovo bagnato i fili d'erba con le sue lacrime.
La sera precedente, con la pala che usava per tutte le innumerevoli esumazioni compiute con Sam, aveva scavato, scavato, scavato... quasi potesse trovarla, ma non era successo; ovviamente.
Pochi minuti prima, aveva di nuovo lanciato quei quattro anelli del cazzo in aria per farli scontrare con la terra, ma non era accaduto niente.
Quella porta non funzionava più.
Lui avrebbe dovuto andare avanti.
Ma...
No, non ci riusciva ad andarsene così.
"Cosa sto facendo?" lo mormorò da solo, mentre posato col culo sul cofano dell'Impala, fissava come paralizzato con le mani nelle tasche quell'angolo di cimitero dimenticato dagli uomini e da qualsiasi entità celeste ci fosse, o meno.
Sam, suo fratello, era la sotto. Era il suo sepolcro, la sua prigione, cosa cazzo era quel posto? doveva fargli una lapide? magari, anche per Adam? cosa diavolo...
"Sto impazzendo?" se lo chiese da solo, con gli occhi umidi e la testa che batteva ferocemente le sue tempie, non mangiava da giorni, era allo stremo.
Alzò gli occhi sul cielo infinito sopra la sua testa, e serrò le palpebre con forza.
Non gli restava nulla, nessuno.
Forse fu la fredda e spietata considerazione che era il solo sulla terra a dover portare quel fardello impressionante, a fargli fare quel che fece. Fissò di nuovo quel pezzetto di terra; poi estrasse dalla tasca un foglietto spiegazzato, l'ultimo favore che aveva chiesto a Castiel prima di andarsene. Quando gliel'aveva dato, quello stupido foglio, gli occhi celesti dell'angelo avevano indugiato appena un attimo in più su di lui, facendogli male.
Aprì il foglietto, ed estrasse l'accendino.
La voce gli tremava.
Spiriti dell'aria, della sabbia e del mare,
riunitevi per lasciare l'angelo passare.
Invio queste parole nel vento, la morte arrivi davanti a me
Io conterò da uno a tre*
Bruciò il foglietto e nell'aria si sparse l'odore della carta bruciata, che svolazzava nell'aria fino a posarsi sui suoi piedi. Sentì il cuore battere più forte, e poi una sensazione di gelo che ben conosceva; eccolo. Ci fu un soffio gelido, e l'odore di putrefazione che arrivò alle sue narici e gli fece appena increspare le labbra. Era quasi gradito.
"Sei qui?" sussurrò, fissando ancora la cenere del foglietto che si era posata proprio dove s'era aperta la gabbia, ironia della sorte.
La Morte lo fissò, avanzò verso di lui lentamente con il suo bastone da passeggio "Non mi aspettavo che mi chiamassi, Dean"
Il Cacciatore ridacchiò, oramai stremato e alzò gli occhi verso quel Cavaliere che nella sua disperazione, gli era parsa la sola figura a cui poter chiedere... cosa? conforto? sollievo?
"La morte da effettivamente sollievo, Dean" il Cavaliere parlò e lo fece appena sussultare, e piegò le labbra in un vecchio sorriso "come puoi capire, io conosco i tuoi pensieri. Se mi hai evocato, è perchè credi che io possa aiutarti, e..."
"io vorrei... una risposta"
Morte si fermò, corrugando appena le sopracciglie grigie. Indugiò un attimo, prima di chiedere a sua volta "una risposta... per che cosa?"
Dean prese un grosso respiro. E poi parlò.
"L'hai fatto tu? Io... voglio sapere se l'hai fatto proprio tu"
La Morte si fermò, questo non se l'aspettava nemmeno lei.
Sorprendere la morte; ecco qualcosa di nuovo.
Spalancò appena gli occhi, scrutò il Cacciatore e vide i suoi occhi lucidi. Nonostante tutti quegli anni, quei secoli, nonostante quello fosse solo un piccolo pianeta in una piccola galassia, ancora un volta comprese perchè Dio amava così tanto quelle piccole creature zoppicanti che erano gli esseri umani.

Erano sorprendenti, come pensavi di averli inquadrati... quei loro cuori imperfetti, facevano domande e dettavano azioni imprevedibili.
La Morte guardò Dean, che aveva distolto lo sguardo e vagava per le sagome di granito e marmo del vecchio cimitero.
"Parli di tuo fratello Sam?" chiese quasi titubante, e dovette ammettere che era la prima volta che qualcuno la sorprendeva da molti, moltissimi secoli.
Dean sospirò appena "ha sofferto quando è morto?"
E successe per ben due volte! Sorpreso, per due volte!
"Cosa?" Morte socchiuse appena le palpebre, facendosi più vicina, fino a sfiorare con il suo lungo cappotto scuro le ginocchia del Cacciatore "cosa intendi?"
Dean deglutì a forza, faceva male, ma aveva capito che non sapere era peggio. Lui era fatto così, se davvero voleva onorare quella promessa a Sam, quella di rifarsi una vita, di andare da Lisa e provare a ripartire una volta per tutte, allora doveva sapere.
Dean avrebbe onorato la promessa fatta a Sam, e proprio per questo aveva bisogno di sapere com'era stata la morte di suo fratello minore.
"Dimmi tutto, Morte" esalò piano, sentendo il dolore e la rabbia salire dentro di lui, alzò lo sguardo piantando le sue iridi chiare sul volto rugoso della Falce Nera "dimmi come è morto mio fratello! Voglio sapere se ha sofferto, se è in pace, se..." Dean si dovette fermare, senza fiato e distrutto, ma poi proseguì "lo so che non dovrei chiedere... ma ho salvato il mondo dall'Apocalisse, e credo di meritare almeno una, una sola delle risposte che chiedo! Porca puttana, io me la merito!" quasi urlò strozzato e con gli occhi umidi.
"Non mi sono mai ritrovato in questa situazione, sai?"
Dean spalancò gli occhi "Cosa stai dicendo?"
Morte sospirò, fece proprio quello e agitò appena il suo macabro bastone "Tu mi sorprendi, piccolo Winchester... e..."
"Cazzo, dimmi se mio fratello ha sofferto!"
"Non lo so, se o quanto soffre, Dean"
Ci fu un attimo di immobilità assoluta. Dean si dimenticò perfino di respirare, sotto gli occhi attenti e curiosi della Morte.
Non ci fu nemmeno un solo, unico istante in cui il senso di quelle parole non fosse scolpito a fuoco nella sua testa.
"Respira, Dean, o dovrò mieterti prima del tempo!"
"No!" Dean scattò in piedi, si allontanò e il suo sguardo passò febbrile dalla terra bruciata al Cavaliere nero mentre balbettava appena "non è possibile, non è possibile, non è possibile..."
Morte sentì il dolore del ragazzo arrivare fino a lei, stava diventando immenso, non doveva andare così "Dean..."
"Puttana, no!" Dean gridò e si mise le mani nei capelli "perchè hai usato il presente? perchè, perchè, PERCHE'?"
Morte tacque un istante, prima di proseguire, sorprendendosi ancora una volta di come si sentisse davanti quel minuscolo microbo "Dean..."
"PERCHE'?"
"Perchè non è morto, io non l'ho mietuto"
Dean spalancò gli occhi e la bocca, la gola prese a bruciare mentre l'orrore immenso di ciò che aveva sentito gli arrivava dritto al cuore, alle membra, a ogni singolo osso del suo corpo facendolo quasi esplodere.
"Sammy..." fu la sola parola che gli giunse alla bocca "Sammy..."
Perfino le labbra gli facevano male.
"Non è morto, Dean" Morte fissò decisamente allibita quel ragazzo che aveva davanti, ma era vero, gli doveva la verità "lui è ancora vivo, dentro quella gabbia."
Un urlo, profondo, durissimo, straziante, affiorò alla gola del cacciatore. Dean crollò in ginocchio con la bocca spalancata, le mani sulla testa e gli occhi serrati, sentiva il petto esplodere, la testa risucchiata via dall'atrocità di ciò che, ora lo sapeva per certe, succedeva sotto di se, dentro quella gabbia maledetta oltre ogni limite.
"NO!" fu la sola parola che gli giunse alle labbra, e digrignò i denti dal dolore, dalla furia cieca che sentiva montargli dentro, sentì le labbra sanguinare e solo in quell'attimo comprese che se le era morse a sangue "no, no, NO!" urlò ancora.
Morte respirò a fondo, ossimoro perfetto e grottesco, e per la prima volta in vita sua, si inginocchiò anch'essa.
Dean urlava, rannicchiata sulla fredda terra, e Morte, avvicinò il suo volto al suo.
Lo guardò e timidamente, alzò una mano.
Lo toccò su una spalla.
Dean sentì un improvviso freddo addosso, la gola gli si chiuse e da bruciante per le sue grida divenne gelida come se stesse respirando neve fresca.
Alzò gli occhi arrossati e vide che morte lo toccava.
"Cosa..."
"non puoi morire, ancora, non è la tua ora, Dean..." disse piano il Cavaliere "ma... vorrei fare un esperimento con te, e a quanto pare, è possibile"
Dean la fissò "Sammy..."
"Non posso fare nulla per Sam, non è la sua ora"
"ma cosa diavolo dici, perdio?" Dean ringhiò e si aggrappò disperato con una mano al lungo cappotto nero, Morte lo fissò con un principio di tristezza, continuando a tenergli la mano sulla spalla "Sam è in quella gabbia, e patisce l'inferno e io so cos'è l'inferno e adesso..."
"non è la sua ora" Morte sospirò ancora "e quella gabbia, è il solo posto dove io non posso andar, in tutto questo... fottuto universo, come lo chiami tu"
Dean si sentì mancare, aggrappato alla Morte stessa, e un pensiero fulminante gli lacerò la mente, cioè chiedeva alla morte aiuto.
"non sei il primo" rispose lei alla sua implicita domanda, leggendogli ancora nella mente, con un lievissimo accenno di sorriso "molti mi invocano, ma tu... tu non lo fai come gli altri, e forse..."
Dean prese a piangere, improvvisamente non sapeva fermarsi. Pensò di esser impazzito, senza forze, gelato dentro e bruciato dal dolore e ansimò, reggendosi ancora a quel vecchio dal cappotto nero che regola immancabile ogni cosa su questa terra "che cosa succede..."
La Morte non rispose, ma lasciò che lui posasse il capo sulla su spalla.
E per la prima volta, la morte portò sollievo a chi respirava ancora. Calmò quell'animo umano, lo aiutò a ritrovare un respiro regolare, annebbiò la sua mente affinchè il dolore vi arrivasse per gradi, impedendogli di impazzire.
La Morte lo accolse, e curò il suo dolore facendolo respirare ancora.
Non era necessario che qualcuno o qualcosa dicesse al Cavaliere che non era naturale ciò che stava facendo; e per la prima volta dall'alba del tempo, e delle cose, e della luce e del buio, Morte decise che c'era qualcosa di più
Curioso, molto curioso che avesse dovuto capirlo mentre impediva a un essere umano imperfetto e rappezzato di crollare.
Dean respirò a fondo e sollevò lo sguardo sul vecchio "Grazie..." disse solamente.
"Non c'è di che" Morte mosse appena la mano gelata su di lui "Dean... io vedo i tuoi pensieri, e..."
"Se è vivo, posso salvarlo"
Morte fissò Dean.
"Andrò a riprendermi mio fratello"
L'aria si fermò, Morte fissò le iridi chiare e implacabili, così determinate da rendere ovvio perfino a lei che non era una questione su cui poter decidere. e non vi furono altre parole, nessuna. Dean annuì appena, non era un addio tra loro due.
La Morte sarebbe stata a suo fianco, compagna e pronta a prenderlo a ogni respiro.
Ma non oggi, non adesso.
Nemmeno l'ora di Sam era giunta; e Dean, adesso sapeva esattamente cosa doveva fare.
Incredibilmente, era stata la morte a dargli uno scopo.
Dean si alzò in piedi, e si avviò furioso alla macchina. Doveva trovare Bobby, e Castiel, e chiunque altro gli fosse reso utile per aprire quella dannata gabbia. Aveva bisogno di informazioni, di notizie, tutti i demoni che avrebbe incontrato sulla sua strada avrebbero dovuto dirgli ogni cosa, ogni informazione, ma sapeva esattamente come farli parlare. Indubbiamente, lassù in quel paradiso di Woodstock e Valentine's day qualcuno aveva altre informazioni, su dove il loro caro Michele stava sostando in panchina con il fratello indisciplinato.
Dean sapeva cosa fare.
L'Impala partì sgommando, ci fu polvere al suo posto in meno di un secondo.
La morte lo vide allontanarsi e poi anch'essa lasciò il piccolo cimitero.
Doveva andare a trovare Dio, e dargli dieci monete d'oro. Mille e mille anni prima, avevano scommesso sull'uomo, Dio a favore e Morte contro.
Dio aveva vinto, un'altra volta. Morte si scoprì, per la prima volta, felice di aver perso.








* preso in prestito, o qualdirsivoglia copiato brutalmente, dalla serie TV "Streghe", terza stagione, episodio 16... grazie agli autori di quella serie, per cui vale sempre e comunque il mio DISCLAIMER, che nulla di ciò che ho pescato da lì è mio, ma tutto degli autori originali...

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Capitolo 7
*** non devi dirmi proprio niente, vero? ***


007coppia: Dean/Castiel
rating: arancione
quando? : finale 5th stagione, prima che Dean vada da Lisa. Sam è caduto nella gabbia con Adam, Michele e Lucifero sono imprigionati.

Dean si sollevò appena, cercò disperatamente di togliere la testa dal cuscino, ma fallì miseramente.
Un grugnito uscì a stento dalla sua bocca, sveglio eppure troppo intontito per un movimento qualsiasi, neppure la forza di sollevare le coperte di quel miserabile motel in cui aveva trovato una camera con l'ultima carta di credito falsa che era ancora in suo possesso.
Aprì prima un occhio, poi l'altro maledicendo la luce del giorno così forte da trapassare la sua povera testa. Un bagliore fisso e biancastro che si espandeva attraverso la tenda che la sera prima non aveva tirato e dava una buona idea del riverbero sulla neve del sole del Montana in quel gelido dicembre.
Trovò inspiegabilmente la forza di girarsi supino, e mille aghi lo trafissero in ogni giuntura, facendogli scappare un gemito e inchiodandolo al lenzuolo quasi fosse legato. Si sentiva così pesante...
"Oddio..." riuscì a mormorare con una voce simile a un pigolio "basta sbronze di tequila...".
"Potrebbe essere un'idea" esclamò una voce calma e un po' insolente (eh si, a Dean parve proprio di sentire un pochino d'insolenza) dall'altro lato della stanza.
Dean spalancò gli occhi e balzò seduto, pentendosi immediatamente del gesto inconsulto. Gli scappò un grido di dolore, le gambe addormentate cedettero subito e rovinò sul pavimento annaspando.
"Castiel, porco mondo!" esclamò pigolando "mi farai schiattare!" Dean gemeva e lentamente sentiva riaffluire il sangue alle braccia e alle gambe, con scosse lente e dolorose, ma pur sempre meglio della semi infermità.
"Ci riesci benissimo da solo" alzò le spalle il corpo di Jimmy Novak "anzi, ieri sera ci sei andato quasi vicino".
Dean si sollevò sui gomiti e improvvisamente capì la realtà della situazione, mettendosi improvvisamente alla ricerca del lenzuolo "Castiel, cazzo!" gridò "voltati! non guardarmi, cazzo! no!". Il sorriso di Jimmy Novak si fece ancora più insolente, con l'angelo appoggiato al muro e le mani nascoste nel solito trench color nocciola, "Nascete tutti nudi, che cosa credi?", e Dean ebbe la netta impressione che gli occhi dell'angelo cercassero proprio di sbirciare tra le sue gambe.
"ma viviamo vestiti!" esclamò Dean trovando finalmente un lenzuolo da avvolgersi ai fianchi. S'alzo in piedi rabbrividendo all'idea che Castiel, proprio lui, avesse visto il suo piccolo Winchester al risveglio. E si diede dell'idiota a sentire le risatine provenire alle sue spalle, dimenticandosi ancora una volta di come potesse quell'odioso simil pennuto leggere i suoi pensieri.
"Lo trovi divertente?" ruggì Dean voltandosi a fronteggiarlo.
"non m'interessa" rispose immediatamente serio Castiel "sono qui per altro. Per questioni molto… molto più serie" concluse l’angelo glaciale e senza far trapelare emozioni. Fu il turno del cacciatore di ghignare " che altro? cosa? abbiamo finito, giusto?"
Castiel si immobilizzò mentre Dean assumeva una posa beffarda, che rispecchiava esattamente quello che succedeva dentro di lui; allargò le braccia abbozzando un ipotetico balletto "Lucifero è andato! finito! e con lui quel restava della mia schifosa famiglia!" gridò "c'è altro? cos'altro volete?" sputò il suo odio addosso all'angelo, fermandosi di colpo a fissare il suo corpo allo specchio. Una cicatrice rossa e violenta gli percorreva la guancia, dove Lucifero l'aveva percosso... dove Sam, l'aveva percosso. Un livido viola e nero si stagliava sopra le costole superiori del fianco destro, le braccia erano tagliate e tumefatte, mentre la mano di Castiel impressa a fuoco e per sempre su di lui emergeva rossa sulla spalla. Ecco cosa sono, pensò Dean, un povero pupazzo, con tanto di cuciture. Abbassò il suo sguardo fino a terra scuotendo il capo, con un filo di voce "non c'è altro che possiate prendermi" fece una pausa, mentre il suo cuore perdeva un battito "nemmeno tu" mormorò alla fine. Castiel trasalì, rendendosi improvvisamente conto delle parole del cacciatore. Dean serrò le labbra per chiudere immediatamente la porta che aveva appena aperto verso il suo animo, poi fissò Castiel dicendo " quindi... adesso vattente" poi si volse per dargli le spalle e tornare a letto, a smaltire quella che aveva deciso essere solo la prima di una lunga serie di sbronze, nella speranza di morire.
Scusami Sam, ma nessuna promessa vale l'averti perduto; niente e nessuno come te, come mio fratello. Niente e nessuno potrà togliermi dalla testa l'immagine di mio fratello che precipita nel vuoto eterno.
Scusami, ma non mi rifarò nessuna vita; perché non c'è nessuna vita da rifare.

Castiel fissò la nuca del cacciatore, leggendo i pensieri che lo attraversavano. Presero a tremargli le mani, mentre guardava Dean fissare fuori dalla finestra. Il corpo di Dean, del suo Dean, rovinato dai lividi e dalle ferite. In quell'istante desiderò solamente poter scendere nella gabbia e restituire a Lucifero quello che aveva fatto; poco avrebbe importato se avesse ancora avuto le fattezze di Sam.
Per qualche minuto nessuno dei due parlò; era già difficile così, senza potersi toccare, senza potersi parlare liberamente, senza potersi succhiare l'anima a vicenda. Il ricordo di quello che avevano vissuto assieme, vivido e provocante anche se doloroso, era troppo intenso. Anche quello doveva essere tolto? Anche quello doveva sparire? Castiel pensò che era abbastanza.
Dean fece solo un passo verso il letto prima che una mano decisa gli passasse sotto il gomito destro e si posasse sul livido. Trasalì e fece per tirare una gomitata, ma Castiel lo strinse a se, lo abbracciò furiosamente. Dean si sciolse all'istante.
"Castiel..." mormorò mentre senza alcuna convinzione provava a negare; aveva le braccia di gelatina, mentre l'angelo sapeva esattamente cosa fare.
"avevamo detto di smetterla... " riuscì a mormorare mentre cercava di voltarsi per trovare il viso del compagno, ma la mano sinistra di Jimmy Novak stracciò il lenzuolo e prese subito possesso di lui. Dean buttò il capo all'indietro fino a trovare la spalla di Castiel.
"dici tante stronzate..." mormorò Castiel prima di leccargli l'orecchio.
Dean finalmente si volse e posò le labbra su quelle del compagno, un fuoco che lo pervadeva da cima a fondo, la voglia di sentire ancora quel delizioso e doloroso bruciore dentro di se, tra le natiche. Si staccò un secondo, e la sua immagine allo specchio lo fermò; immobile fissò Castiel che passava delicatamente le mani sulle ferite, sulle cicatrici, che lo accarezzava, mentre con la bocca seguiva il profilo del mento; si era tolto il trench, e la camicia bianca e logora aderiva a quello che per Dean era la cosa più bella della terra. Scosse il capo, e si costrinse a prendere tra le mani la testa di Castiel, interrompendolo mentre percorreva in modo delizioso la sua scapola destra. "Cass, ascoltami.." disse sottovoce, posando la fronte su quella dell'angelo, che per un istante interruppe il dolce tocco. "Cass!!!... ti cacciano se lo rifacciamo".
Castiel alzò un sopracciglio e sorrise, e si allontanò dal cacciatore, che provò un immenso vuoto. Poi sempre tacendo prese a togliersi la camicia, e far scivolare a terra il resto dei vestiti che lo coprivano. "viviamo vestiti, eh'" schernì Winchester, mentre si voltava a fissarlo "ma chissà perché ci desideriamo tutti nudi" sussurrò quasi con cattiveria.
Dean l'aveva già visto quello sguardo; Castiel, il suo Castiel. Diventava improvvisamente feroce, incapace di trattenersi, e rivedeva in lui qualcosa dei suoi fratelli; quell'ira nascosta, quella furia cieca e sovrumana, che per Dean rappresentava la rabbia del Creatore. Fissando quegli occhi infuocati, crollò in ginocchio, era sconquassato dal più grande tumulto interiore della sua vita; quel folle angelo, che a suo parere era tutto fuorchè angelico, che sapeva essere spietato esecutore o imbranatissimo adolescente, lo stava trascinando nella spirale di sesso e follia più complessa della sua vita, che comunque non era ordinaria. Castiel si avvicinò al compagno, che posò su di lui la fronte, le labbra pericolosamente vicine all'intimo desiderio di Dean. Gli afferrò i capelli costringendolo ad alzare lo sguardo. Dean gemette, e fissò gli occhi furenti, prima di sorridere amaramente. Si buttò sul letto trascinando l'angelo con se; chissà perché i lividi non gli facevano male.


Mezz'ora dopo stavano riprendendo fiato, sudati e appagati, Castiel sopra di lui che gli ansimava sulla spalla dove perenne avrebbe sempre aleggiato l'impronta della sua mano. Dean sotto di lui gli carezzò appena la nuca, depositando un bacio lievissimo sulla sua scapola, cercando di far durare quel momento quasi perfetto dopo l'orgasmo di entrambi ancora un po'.
Dean però sapeva che niente, soprattutto se riguardava lui, era perfetto. Sospirò e si spostò da sotto il compagno, sentendosi immediatamente più solo.
La familiare sensazione di umido tra le gambe era deliziosa, un senso di appagamento e di pace che da quando suo fratello non c’era più era difficile provare; anzi impossibile. Se prima si sentiva arrabbiato e cattivo, ora però sapeva solo definirsi ferito, disperato. la consapevolezza di ciò che aveva appena fatto Castiel era così lampante che non riuscì a trattenersi.
Castiel lesse ancora una volta la sua maledetta testa, si sollevò e posò i piedi sul pavimento, restando seduto sul letto. Dean, disteso e sudato, gli guardò la nuca, sorridendo appena.
“Cass…” disse con voce strozzata “guardami…”.
L’angelo non accennò a voltarsi. Dean alzò appena una mano per sfiorare con il dorso delle dita la scapola destra del compagno. Un brivido scosse Castiel, e Dean ripetè ancora “Cass… voltati e guardami”.
Finalmente Castiel volse la schiena, il volto che cercava di recuperare la sua consueta impassibilità senza riuscirci; socchiuse appena le palpebre e pose una mano oltre il petto del compagno. Non riusciva a guardarlo negli occhi per oltre due secondi, e Dean scosse la testa con gli occhi lucidi.
“Non devi dirmi niente di importante, vero?” sussurrò accarezzando i capelli dell’angelo, quelli appena dietro le orecchie, il punto che gli piaceva di più. Questi fece per aprire bocca, ma un dito del Cacciatore si posò sulle sue labbra “Ssstt… non dire nulla, ti prego Cass…” disse Dean scuotendo il capo. Dopo un secondo si sollevò sui gomiti, si sporse e posò le sue labbra su quelle del compagno, per affondare dentro quella bocca che aveva imparato ad amare, per assaporare la sua lingua, il suo sapore metallico come di sangue. Castiel lo ricambiò, lasciando che l’elettricità tra loro scorresse come su un filo scoperto.
Dean si staccò appena per sussurrare “tu volevi solo fermarmi, vero? Volevi solo… impedire che io continuassi ad autodistruggermi!”
Castiel non negò, e per la prima volta pose la vera domanda diretta verso Dean "La smetteresti se te lo chiedessi io?"
Dean tremò appena, deglutendo a vuoto "Me lo stai chiedendo?"
"Si"
Non se l'aspettava. Dean non si mosse, non ne avrebbe avuto la forza.
"Tu non chiedi mai per caso" sussUrrò Dean, con voce strozzata, cercando di non far inumidire gli occhi "Tu, dannato figlio di puttana... tu non chiedi..."
"Non è finita, Dean"
Castiel parlò e dopo un attimo  distolse lo sguardo, come se si fosse reso conto di aver parlato troppo.
Dean si irrigidì appena, strinse il lenzuolo sotto di se tra le dita. Non aveva senso, se non per fermarlo dalla sua rovinosa caduta.
"Cass... non puoi impedirmi di cadere"
L'angelo tornò a fissare i suoi occhi su quelli di Dean, la costante espressione impassibile e dura, così in contrasto con quel corpo forte e nudo che aveva appena baciato, stretto, amato "Dean..."
"Non puoi, e basta" Dean non era nemmeno arrabbiato, alzò appena una mano fino a sfiorargli lo zigomo e vide Castiel sussultare appena "Sam è caduto in quella gabbia... forse io sto semplicemente cadendo nella mia..."
L’Angelo fissò gli occhi di Dean, e probabilmente avrebbe anche detto qualcosa se un tremore non avesse scosso la stanza da cima a fondo. Dean si irrigidì, sentendo per una frazione di secondo il letto vibrare, percependo l’aria agitarsi inquieta.
Castiel drizzò la testa fulmineo e si scosse un istante dopo aver percepito la scossa. Si alzò in piedi e iniziò a vestirsi febbrilmente.
“Che cosa è stato?” Dean si era fatto vigile, il suo istinto preannunciava solo guai. Cercò gli occhi di Castiel, e alla fine si sporse sul letto prendendolo per un braccio.
“Cass! Che cosa cazzo è stato?” chiese forte.
“Vestiti!” rispose Castiel sporgendosi per recuperare la camicia oltre il letto, ma Dean scosse appena la testa "Cass, che cosa è..."
“Dean, vestiti!” ripetè Castiel lanciandogli i jeans e allungandosi per infilare le scarpe. Poi lo fissò un secondo mentre cercava di chiudere i bottoni dei pantaloni “Dean! sono i miei fratelli!”.
Dean sbarrò gli occhi, si alzò seduto ed esclamò incredulo “ma che cosa?... ma come hanno fatto a…” poi in un attimo capì "Hai disubbidito a qualcuno per venire qui? Cass, dannazione..."
"Non imprecare e vestiti!" Castiel lo fulminò con un'occhiata, mentre il trench riprendeva la sua posizione. Dean infilò la maglietta e gli slip, sollevandosi seduto "Castiel, ma che cosa..."
"Non c'è che cosa, Dean!" Castiel scosse il capo "Non sarà mai finita, Dean, non la smetteremo e non sarà mai finita! Che tu lo voglia o no!"
"Quindi era davvero una farsa?" Dean ruggì, avanzando verso di lui, dolente e rabbioso "Che cosa ti fa credere di poter venire qui e darmi..."
"Vestiti!" l'angelo quasi ruggì, ma Dean si alzò in piedi e afferrò le estremità del trench logoro che aveva appena indossato, cogliendolo di sorpresa "ma che cazzo significa, stronzo?"
"Se tu potessi scegliere, faresti tornare Sam al posto mio?"
Dean si bloccò, sentendo rizzare i peli sul proprio collo "Di che diamine stai balterando?" sibilò ferocemente, ma l'angelo con un semplice gesto della mano, con quella forza che traeva dal nulla lo scostò, obbligandolo a lasciar ela presa. Dean ringhiò e si trovò a massaggiarsi i polsi.
Dean si ammutolì e Castiel lo fissò, semplicemente scuotendo il capo. Dopo un attimo il tremito si ripetè e Castiel alzò lo sguardo sui muri attorno a loro "Dean, non importa cosa credi tu..."
Dean si immobilizzò "Oddio, ma che cosa... certo che è finita, certo che..."
Ma l'angelo non gli diede il tempo di dire niente. Lo fissò intensamente, e dopo un attimo non c'era più, tanto che Dean prese a chiedersi se fosse stato reale. Voltandosi verso le lenzuola però comprese che lo era stato davvero.
Non è finita.






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Capitolo 8
*** Una domanda per l'inferno ***


coppia: Dean/Alastair, no sex!
rating: rosso (soprattutto per scene violente, e sangue, parecchio sangue...)
Quando?: tra la stagione 3rd e la 4th, quando Dean è all'inferno... e ha iniziato a torturare le anime, dopo il trentesimo anno.
 
 
Grida, sangue, dolore, strazio, distruzione.
La  sola cosa che mancava, era la morte.
Quella... era già avvenuta. E rendeva tutto estremamente inutile, dal suo punto di vista.
Ma non contava, non più. Ora lui causava dolore, non lo subiva. Nelle sua viscere di anima, covavano odio e ferocia.
La sola cosa che ancora non sapeva controllare, erano le domande.
Porco mondo, quelle gli restavano, e da sciocco concreto qual era sempre stato, cercava risposte. Come in quel preciso istante.
Dean fissò l'anima che aveva di fronte, nemmeno un solo lineamento del viso era rimasto intatto, dopo dodici ore infernali sulla ruota che aveva il suo nome inciso nei raggi arrostiti. Sorrise appena, increspando il volto rovinato e reso nero dalla pece e dal fuoco. A meno di un soffio allo scoccare dell'orologio che segnava le dodici ore dell'inferno, l'anima sarebbe stata di nuovo tutta intera, e pronta per un altro martirio di nuove dodici ore, sulla ruota di qualche altro mostro come era lui adesso.
Avrebbe avuto memoria di ogni cosa, ma non avrebbe mai cambiato il corso del duo perpetuo destino.
L’ani tremò, Dean alzò il braccio e la colpì urlando.
Serrò i pugni sul ferro rovente e calò il fendente.
Dove prima del suo passaggio c'era la bocca dell'anima, si levò quel che sarebbe potuto apparire un grido, uno zampillo di sangue e uno sputare di denti, quando il ferro la trafisse proprio sul cuore.
Un cuore inerme, che non batteva più, ma che sanguinava, e che rendeva la tortura un vero supplizio.
L'anima vibrò di dolore sotto la violenza del colpo e il liquido pulsante colò, fino a toccare la mano di colui che un tempo era stato cacciatore.
Era il momento più atteso, e più temuto.
Dean osservò con apprensione il contatto, la sua mano che si bagnava e... ancora una volta, nulla.
Ansimò appena, strizzando scioccamente gli occhi, torturatore e aguzzino ormai di professione, emise un lunghissimo gemito strozzato dalla gola rovinata che ben presto divenne un urlo di pura ira infernale.
Dean urlò, ringhiando di furia cieca affondò di più, arrivando a mettere le mani dentro la carne irrisoria dell'anima, macchiandosi di rosso caldo e denso, e nemmeno stavolta gli arrivò quel che cercava, quel che bramava così disperatamente, quello di cui aveva bisogno, quello di cui...
"L'orologio ha suonato trenta secondi fa"
La voce dietro di lui lo fece sobbalzare e si sollevò dall'anima legata alla ruota, non si riconosceva più nemmeno se era maschio o femmina, solo carne straziata.
Dean si voltò coperto di sangue, fissò il Demone dagli occhi neri e dallo sguardo malignamente divertito dietro di lui. Vibrava ancora di rabbia, e Alastair lo sentì.
"Oh si!" esclamò allargando teatralmente le braccia e chiudendo gli occhi, respirando a pieni polmoni "Ira funesta dentro di te! un balsamo per il mio naso!"
Dean sentì rumore di catene, si girò e vide due arpie trascinare l'anima verso un'altra ruota. 
"non ho ancora finito, puttane!" urlò, ma le due creature demoniache non si fermarono e Dean sentì la mano di Alastair posarsi sulla sua spalla "Si, che hai finito"
"Alastair, non ho..." Dean si girò, ma trovò la mano del Demone che dalla spalla si era spostata sulla sua bocca, premendo forte per non farlo parlare.
"Si, invece!"
Dean non disse nulla, semplicemente inorridito da quel contatto così prolungato, così intimo con colui che attuti gli effetti, adesso era il suo creatore.
Leggeva la sua mente, Alastair; lo fissò nelle iridi arrossate, con un’aria quasi meditabonda.
"Stai ancora cercando qualcuno che abbia il sangue caldo, Dean?"
Maledetto verme, sapeva veramente tutto.
Dean si scostò e girò la testa, Alastair si fece più vicino e lo fissò con un sorriso appena accennato sul volto contorto dal dolore dell'inferno. Era un volto terrificante, il demone fece scorrere il pollice sullo zigomo del ragazzo caduto tra gli uncini per salvare suo fratello, e lo sentì tremare.
“Ti ho già spiegato, Dean... Niente domande, nient'altro risposte...” Sussurrò passando le dita sulla guancia del suo pupillo, la sua personale creazione “ti fanno apparire...”
Dean non seppe trattenersi, e finì la sua frase.
“...umano?”
Alastair si irrigidì. 
“Non deve accadere”
Non era una richiesta. Dean fece un passo indietro, sottraendosi al suo tocco. No, non andava bene, non...
“Vieni con me, Dean” Alastair parlò lentamente, gli occhi del cacciatore erano lucidi e quasi trasparenti “adesso torturerai dalla mia ruota, voglio vederti...”
“Cosa?” Dean trasalì “perché?”
“Cosa ti ho appena detto delle domande?”
Ad Alastair, l'eccitazione salì all'istante, vedere Il frutto della sua opera di dannazione, era sempre esaltante. Pensò che, nonostante tutto quel tempo, le torture, gli insulti e il male che dilagava lì dentro, Dean Winchester era ancora il suo lavoro meglio riuscito.
Dean socchiuse gli occhi e li girò sul demone "Che figlio di puttana..."
"Lo sai benissimo, che lo sono" Dean fece per scostarsi di più, ma Alastair gli prese il polso e lo trattenne a se "vieni con me"
La nausea travolse Dean, che lasciò cadere la lama insanguinata; non si sarebbe comunque opposto, era folle.
Alastair si allontanò, verso il buco di terra e pietre dove portava Dean ogni volta che gli veniva voglia, il suo luogo di torture dove poteva saggiare fin dove si spingeva la malvagità.
E mentre camminava dietro quel maledetto demone che lo avrebbe avuto in pugno per l'eternità, volse piano lo sguardo verso l'anima che stavano appendendo alla sua ruota due furie dai capelli di serpente, e che avrebbe straziato qualcun altro; era un grasso maschio bianco, che urlava e imprecava contro Dio, come se ce ne fosse bisogno.
Un uomo d'affari, stimò Dean, che si era venduto per qualche azione in borsa, probabilmente.
"Comunque sia... Ti va meglio che a me" disse piano, per poi voltarsi e seguire Alastair. Non aveva scelta, mai più l’avrebbe avuta.
Non c'era calore all'inferno, nemmeno nel sangue che cadeva. 
C'era solo dolore, e niente altro da sentire. La sua umanità sarebbe presto svanita.
 

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Capitolo 9
*** un investimento ***


011coppia: Sam/Dean
rating: arancione/rosso...
quando?: settima serie, quando Dean e Sam si nascondono nei boschi, Bobby non c'è più e loro si sentono soli... e qualcuno li guarda.


Gli investimenti non sono mai sicuri, lui lo sapeva bene. Dopotutto, era il re degli incroci, il signore dei Commercianti.
All'inizio di tutto quel gigantesco casino combinato da quel fottuto angelo con le manie di grandezza, Crowley aveva avuto meno di un minuto per decidere su che cavallo puntare, su chi fare il suo investimento.
Dick era un pericoloso mostro dagli occhi scintillanti, non avrebbe sitato a divorarlo per poi sputarlo fuori con una risata. Sam e Dean Winchester gli avrebbero volentieri appeso le palle al muro, al solo scopo di poterlo tirare giù per poi riappenderlo di nuovo.
Aveva puntato sul cavallo che ora aveva davanti.
Quindi riteneva più che lecito controllare il suo investimento, in quel momento infrattato nella profondità delle foreste inospitali e gelide del Maine occidentale, una della ree più selvagge d'America; e quel che vedeva in quel momento, mentre spiava fuori dalla baita che i due fratelli avevano occupato abusivi nella fuga dai Leviatani, onestamente, Crowley non solo non se lo sarebbe mai aspettato, ma soprattutto iniziava a farlo dubitare della bontà dell'investimento compiuto.
Cazzo, poteva essere un casino! Poteva...
"Per la miseria!" non riuscì a evitare l'imprecazione sommessa dalla sua bocca, nel vedere come si fossero letteralmente lanciati uno sull'altro, bocche incollate e mani dappertutto "Altro che Michele e Lucifero, qui siamo su Casa Erotica sezione High Voltage!"
Le scarpe di entrambi i due occupanti la spoglia casetta tra le montagne volarono e raggiunsero proprio la sua finestra. Sobbalzò appena, senza riuscire a staccare gli occhi di dosso ai due che iniziavano a spogliarsi davanti i suoi occhi, la bocca del maggiore che segnava un percorso umido sul petto dell'altro strappandogli lievi ansimi che giungevano alle orecchie del demone affievoliti dal sottile vetro imbrattato di simboli di protezione.
Un suono ovattato si sparse appena nell'aria, quando Sam si sollevò ribaltando le loro posizioni e costrinse Dean sotto di se, iniziando a strusciarsi lentamente addosso a lui, ormai praticamente nudo.
Crowley arcuò appena le sopracciglia, le mani dentro le tasche del cappotto e un'espressione prima perplessa e poi quasi ammirata "ma non mi dire... Sam, sei una continua sorpresa!" gli scappò sussurrato dalle labbra, quando la bocca del più piccolo si chiuse sul membro eretto del maggiore, che gridò e affondò le mani tra i suoi capelli castani "Questa non me l'aspettavo proprio..."
Ci furono risate smorzate dalle pareti, Crowley non avrebbe potuto entrare nemmeno se avesse voluto, ma non gli interessava.
La scena era interessante da vedere anche così.
Gli scappò una risatina, mentre estraeva una sigaretta e fissava i movimenti dei due occupanti la stanza tra gli alberi, illuminata da una luce a olio e da un camino che probabilmente non avrebbe scaldato un verme.
Ma sembrava che gli occupanti sapessero come scaldarsi, soprattutto ora che Dean aveva preso il controllo e si stava infilando un preservativo sull'erezione tra le sue gambe; Sam ansimava fissandolo, e stringendolo piano in vita.
Un istante, e un gemito di Sam segnò l'inizio del rapporto. Dean prese a spingere dopo meno di un secondo.
"Oh, cielo!" uscì dalle labbra di Crowley, mentre aspirava una boccata di fumo "si ammazzeranno, se continuano così!"
Ma non si sarebbero ammazzati, nossignore. Dopo pochi minuti, le voci vennero sostituite da gemiti, prima soffusi e poi sempre più forti, che ben presto si trasformarono in urla, accompagnati dal rumore della carne sbattuta sulla carne, dal fruscio umido della pelle sudata contro altra pelle sudata.
"Ci danno dentro... e ci sanno anche fare"
Era quasi stupefatto, Crowley, lui era certo di essere il Re del peccato, era certo che qualsiasi cosa sporca sul pianeta terra fosse comunque inferiore a quel che il suo cranio demoniaco era in grado di concepire.
Invece, con una lieve punta di dignità professionale abbacchiata, doveva ammettere che una cosa così non l'avrebbe mai pensata, lui; certe posizioni erano semplicemente...
e l'orgasmo arrivò, e dentro la capanna nel bosco si sentirono due urli strozzati, rumori di labbra morse e baciate, abbracci serrati e sussurri languidi e finalmente appagati.
Il Demone vide tutto, voleva assorbire ogni dettaglio, ogni movimento, ogni respiro dei due là dentro, e pensò che era pericoloso, perchè l'amore ti fotte, l'amore ti rende debole e loro due...
Si baciarono, stesi davanti le fiamme del camino microscopico, su due vecchissime coperte cariche di polvere. I due corpi nudi aderirono uno all'altro, sotto lo sguardo di Crowley, le braccia si strinsero e le labbra si succhiarono a vicenda.
L'aria che respiravano era la stessa, probabilmente.
Un bacio così profondo, e così vero, che Crowley si paralizzò. La mano che reggeva il mozzicone prese a tremare, il respiro gli divenne quasi irregolare.
"Dannati bastardi..." mormorò, e li vide sorridersi, carezzarsi piano e parlare così fitto da non fargli capire. ma non aveva importanza, quel che aveva visto era troppo chiaro.
Non era peccato, non era sporco, non era una diabolica immagine di sesso sfrenato.
Si amavano, ecco la verità.
Le forze gli vennero meno, il respiro divenne difficile e deglutì con la gola che doleva; stava male, improvvisamente stava male.
Era colpa dell'amore, quell'arma silenziosa che colpiva quando non te l'aspettavi.
Lui era un demone, e come sempre, vedere la realtà dell'amore gli poteva solo ricordare tutto quello che lui non avrebbe mai potuto avere.
Era la sua condanna eterna, la punizione per essere un figlio dell'oscurità. Improvvisamente, si rese conto che spiare i Winchester mentre scopavano, gli aveva dato l'esatto stato del suo investimento.
E tremò.
Crowley gettò il mozzicone sotto la scarpa e indietreggiò, svanendo tra gli alberi e lasciando a Sam e Dean al loro camino e alle loro risate, a quell'attimo di serenità in mezzo a un mondo di caccia e guerra.
Il suo investimento era certo, non sicuro, semplicemente certo; sperava solo che non si sarebbe rivoltato prima a dopo contro di lui.
"Dick, quasi mi dispiace..." mormorò pensando al Leviatano che avrebbe incontrato i Winchester, prima o dopo.
Non avrebbero fallito, nemmeno stavolta.



Buonasera... chiedo scusa per questi quattro giorni di assenza, lavoro molto e il tempo manca sempre. Da adesso, dovrei riuscire a ritrovare un po' di regolarità! Grazie a tutte, per essere arrivate fin qui.
A domani!


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Capitolo 10
*** Mi piace far ballare le ragazze ***


010coppia: Sam/Dean
rating: arancione... niente di più di un piccolo momento fluff...
quando?: Inizio 7th stagione, quando Castiel è dato per morto e Sam ha le allucinazioni su Lucifero. Ambientata a casa di Bobby, mentre sono in "pausa" e Dean ripara la macchina


Bobby è fuori, da due giorni ormai. Sta cacciando qualcosa, probabilmente una banshee, lo capisci dai suoi appunti ammassati alla rinfusa sulla vecchia scrivania. Sorridi appena, mentre bevi un sorso di whiskey e scorri con la punta del dito quelle carte ingiallite.
"Cosa fai?"
Sospiri e nemmeno ti volti, senti un rumore di stoffa strusciata. Dean si sta pulendo le mani su un qualche straccio ancora più nero delle succitate mani, probabilmente. Quell'Impala lo farà impazzire, probabilmente: quasi ti metteresti a ridere, a lui l'Impala e a te Lucifero. L'importante, è che siate pazzi tutti e due.
"Bobby è a caccia" dici scrutando un disegno orrendo di questa creatura mezza donna e mezza animale, tutta urla e capelli bianchi.
"Lo so cosa fa Bobby, ho chiesto cosa fai tu"
Sammy, sei sempre e solo Sammy per lui. E ti scappa un lieve sorriso, adesso che non ti vede in faccia.
"Sammy?"
Appunto
"Non sto ballando la Samba col diavolo, tranquillo" espiri, e ti senti improvvisamente più stanco "e non ho nemmeno voglia di farmi un succo di sangue di demone o altro, per cui Dean... puoi tranquillamente andare a farti fottere!"
Lo percepisci immobile, dietro di te. A volte ti fa così incazzare, la sua totale e perpetua mancanza di fiducia nella normalità, quando sai perfettamente che se dovesse dipendere la sua vita, Dean si benderebbe gli occhi davanti un fucile, tanto è convinto che tu lo salveresti. E' nella quotidianità, il vostro problema; fuori dalle rogne, la diffidenza ritorna e tu...
Spalanchi la bocca, e ti scopri incredibilmente sorpreso.
"Dean, cosa..." lo esali a malapena, perchè ti abbracciato stretto, da dietro e posa la sua fronte sulla tua nuca e le sue mani premono con cura la tua camicia, il tuo petto liscio.
"Sai Sam, non ero esattamente io che volevo essere fottuto..."
Posi il bicchiere che hai in mano e ti ritrovi a ridacchiare con lui, lasciandoti andare sul suo torace, piegandoti appena per posare la testa sulla sua spalla.
"Sai sempre trovare le parole giuste!" esclami ancora ridacchiando e mettendo le mani sulle sue, inizi a sentire caldo, molto caldo "se volevi farlo, bastava chiedere..."
"E' quello che sto facendo, puttana!"
"Fesso!"
E ridete ancora, e lo senti stringerti forte, abbracciarti come se ne dipendesse la sua vita. Ti solleva appena e con un attimo di sorpresa ti ritrovi a girare in tondo con lui, in quel minuscolo salotto di polvere da sparo e sale in ogni angolo, tanto avete lottato tra quelle quattro mura.
"Ma che cosa fai?" non sai trattenerti mentre ridi ancora con lui, e senti le sue labbra tendersi fino a trovarti il collo, si stirano in un sorriso "Dean, ma cosa..."
"Mi piace far ballare le ragazze, prima di farle contente, lo sai!"
Hai un moto di fastidio, pianti i piedi sul pavimento e vi fermate dal vostro girare.
Volti il capo e cerchi di divincolarti, a volte è davvero un coglione "io non sono certo la tua ragazza, e adesso puoi davvero farti fottere!"
Ma lui non molla, riesci solo a girarti nella sua stretta, fino a fronteggiarlo cercando ancora di trovare l'equilibrio da solo sui tuoi piedi, mentre provi a forzarne la presa "Dean, mollami!"
Dean invece ride, che pezzo di stronzo "Sammy, fai la difficile?" dice posando il viso sul tuo collo "Eddai..."
"La difficile?" stavolta gli molli un pugno alla spalla "difficile sarà trovare un modo di rialzarti quando avrò finito con te!" sbotti, ma lui ti sorprende e la sua mano sale dietro la tua nuca e la sua bocca si apre sul tuo collo.
Succhia, succhia forte e ti blocchi, chiudi gli occhi con un brivido bollente che ti attanaglia immediatamente il basso ventre.
"Non vale, Dean..."
"Peccato... anch'io mi chiedevo se ti saresti riuscito ad alzare, una volta che avessi finito con te..."
Adesso alza il viso e ti fissa, le iridi chiare sulle tue.
Non sai resistergli a lungo, ma te le ha veramente fatte girare un sacco, stavolta.
Lo fissi incazzato, ma lui sorride ancora, un sorriso troppo furbo e troppo cowboy, anche per te. Maledizione a lui, ai suoi occhi così chiari da sembrare di vetro.
"Mi fai incazzare a morte..."
"Sembri proprio una femmina, Sammy!" quasi si mangia le parole, ma ti abbraccia ancora e ti solleva su di lui, e ti fa girare... e non sai non metterti a ridere di nuovo con lui "Dean, che cazzo..." ma se ridi anche tu, come fa a crederti?
"Questo..."
Si ferma di colpo e non ride più. Afferra il tuo polso e ti sposta la mano, così repentino che ti manca il fiato, mentre il suo viso si fa serio. Ti porta a toccarlo tra le sue gambe; accidenti, è durissimo.
"be, non è certo una novità..." la tua voce si è fatta roca, il tuo respiro liquido, e lui scopre appena i denti, mentre avvicina i vostri volti, accarezza con le labbra il tuo volto "Che dici, ti va?"
Non è una cazzata.
Proprio per questo ti fermi, un attimo solo, e lo fissi con tutta la forza che hai. Perchè lui, lo sai benissimo, dietro i suoi scherzi, le prese in giro e tutto quel castello di battute che si costruisce addosso ogni attimo che respira, lui è fragile, tormentato forse più di te; lui ha paura di farti male, in questo rapporto al limite dell'umano come è diventato il vostro.
Puoi rispondergli in un solo modo.
"Si, che mi va..."
Apre la bocca lui, adesso, e posa la fronte sulla tua, ti stringe e ti muove verso il divano, tu che lo accarezzi appena sopra i jeans e con l'altra mano gli serri la nuca, lo tieni a te.
Poi, dietro di voi, vedi lo straccio su cui si è pulito le mani di grasso dell'auto, abbandonato a terra.
Ti fermi un attimo prima che crolliate sui vecchi cuscini.
"No, un momento!"
"Cosa?" Dean strabuzza gli occhi "Cosa c'è? hai detto che..."
"Be, ecco..." stavolta è sorpreso e riesci a divincolarti, quel tanto che basta per mettergli le mani sulle spalle, voltarlo e prendere a sospingerlo dritto verso il bagno "direi che un lavaggio prima del tutto è... consigliato!" cerchi il termine migliore.
"Cosa?" Dean continua a camminare verso la doccia, sospinto da te, e volta la testa per guardarti allucinato "scherzi? vuoi fermarti affinchè io mi lavi?"
"E molto bene, anche, non voglio fare sesso con pezzi dell'Impala!"
"Cazzo, Sam!" grugnisce, scrollandosi le tue mani e dirigendosi a passo di marcia, con qualche lieve difficoltà di deambulazione visto la cosa che ha tra la gambe, verso il maledetto cesso "per non essere una ragazza, a volte sai essere una vera principessina!"













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