I Grandi Giochi

di Thresh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il Grande Giorno (parte 1) ***
Capitolo 3: *** Il Grande Giorno (parte 2) ***
Capitolo 4: *** Il Grande Giorno (parte 3) ***
Capitolo 5: *** I'll Pray for You (parte 1) ***
Capitolo 6: *** I'll Pray for You (parte 2) ***
Capitolo 7: *** Trip to Capitol ***
Capitolo 8: *** Red Carpet ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I GRANDI GIOCHI

PROLOGO E REGOLAMENTO


-No, non può essere... Sono stato chiamato-.
Vedo le persone intorno a me allontanarsi lentamente, osservandomi con uno sguardo pieno di stupore e sollevamento per non essere stati estratti.
-Su, forza, vieni qui- Esclamò con voce squillante la donna dai capelli verdi. 
Dopo qualche minuto di pausa, i miei piedi iniziano a muoversi da soli e io, incoscientemente, mi sto avvicinando 
al triste palco di di metallo, ornato con qualche addobbo, che di festoso ha ben poco.
 I gradini di legno scricchiolano sotto il peso del mio corpo. Tale rumore sembra quasi piacevole in confronto al perfetto silenzio dominante nella piazza. Dopo qualche passo mi ritrovo accanto all'egocentrica mietitrice.
-Ecco a voi i due tributi del nostro Distretto! Applausi! E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!- Tali parole mi fanno ritornare alla realtà.

Parteciperò ai 66esimi Hunger Games.

 
Angolo dell autore
Ciao a tutti!!
Eccomi qua con una nuova interattiva:) So che il prologo non è il massimo però dovete scusarmi, vi prometto che i prossimi capitoli saranno molto meglio...
Credo che tutti voi sappiate cosa sia un'interattiva, ma in ogni caso vi spiego cos'è:) Voi mi mandate la descrizione dei vostri tributi e io li inserisco nella storia, inventando la trama. Allora, questo è il regoralmento

  1. Ognuno di voi potrà prenotare al massimo due tributi.
  2. Prima di inviarmi le schede, dovrete chiedere nel commento. Una volta che vi ho dato l'ok, potete mandarmele in messaggio privato
  3.  Le schede devono essere abbastanza ricche e ben dettagliate, i tributi ben descritti. Dovete sapere che è difficile scrivere una storia che ha come protagonisti 24 ragazzi identici, senza carattere:)
  4. Le schede me le dovrete mandare entro 2 settimane. Se la scadenza non sarà rispettata, cancellerò l'iscrizione.
  5. Preferisco non avere storie d'amore nell'arena, in quanto credo che abbiano cose ben più importanti a cui pensare...
  6. Sarete voi gli sponsor, facendomi sapere chi sono i vostri tributi preferiti.
  7. Aggiornerò abbastanza frequentemente, circa un avolta a settimana (probabilmente di domenica)
  8. Ho già delle idee per l'arena e credo che siano piuttosto originali:)

Ed ecco qua la scheda che dovrete mandarmi:

NOME:
COGNOME:
ETA’:
DISTRETTO:
VOLONTARIO (se sì scrivete il perché):
SITUAZIONE SENTIMENTALE (single, fidanzato/a, sposato/a):
DESCRIZIONE FISICA:
DESCRIZIONE CARATTERIALE (dettagliata, per favore):
FAMIGLIA (componenti, età, stato sociale, rapporto con essa, qualche riga su di loro):
AMICI e NEMICI (scrivete anche il rapporto che ha con loro, se ha nemici scrivete il perché lo sono): 
STORIA DEL PERSONAGGIO: 
COSA AMA:
COSA ODIA:
COSA TEME (scrivete anche eventuali fobie):
ABILITA’: 
DEBOLEZZE:
ALLEANZE (vedete punto quattro):
INTERVISTA (di cosa parla durante l’intervista)*:
SALUTI (come si comporta durante i saluti, cosa dice, eccetera):
CORNUCOPIA (tattiche scelte): 
ADDESTRAMENTO (su cosa si allena): 
RAPPORTI CON STILISTA E MENTORE:
ALTRO- facoltativo (curiosità, comportamento durante la mietitura, sul treno, durante la sfilata, eccetera...): 


Questa è la lista dei dei tributi liberi:

 

DISTRETTO MASCHIO FEMMINA
1 OCCUPATO OCCUPATO
2 OCCUPATO OCCUPATO
3 OCCUPATO OCCUPATO
4 OCCUPATO OCCUPATO
5 LIBERO OCCUPATO
6 OCCUPATO OCCUPATO
7 OCCUPATO OCCUPATO
8 OCCUPATO OCCUPATO
9 OCCUPATO OCCUPATO
10 OCCUPATO OCCUPATO
11 LIBERO OCCUPATO
12 OCCUPATO OCCUPATO
 



Credo che sia tutto... Chiedete pure se avete dubbi o domande:) Spero di non aver fatto molti errori nello scrivere...
Mi raccomando, partecipate in tanti!
A presto,
Thresh

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Capitolo 2
*** Il Grande Giorno (parte 1) ***


IL GRANDE GIORNO (parte 1)


DISTRETTO 8
Zoey guardava fissa il palco, osservando la struttura come se qualche oscura presenza fosse lì a salutarla. Aveva lo sguardo fiero, come pochi altri in quella piazza. Si guardò intorno, osservando le sue coetanee piangere, tese per la mietitura. Spostò lo sguardo verso la parte dedicata ai ragazzi, cercando i suoi tre fratelli, anche loro a rischio estrazione. Intravise Alex che, come sempre, cercò di rassicurarla con un cenno di testa. La sua famiglia aveva ben 5 candidati per i giochi: lei, il suo gemello Alex, Ray e Ginevra. Calcolava le probabilità di essere estratta, che le parevano minime.
No, non posso essere chiamata
Osservava concentrata la donna bizzarra salire sul palco, vestita con un completino azzurro, che non si intonava per niente al grigio dei monti del distretto 8.
Mentre veniva mostrato, come ogni anno, il video che “illustrava” agli abitanti di Panem il motivo del massacro a cui venivano sottoposti, la quindicenne continuava a giocherellare con i capelli, arricciandosi una ciocca con le dita. Il vestito giallo che portava si intonava benissimo con folta lunga chioma color cioccolato, evidenziando i grandi occhi castani. 
-Oh, che meraviglia!- esclamò la mietitrice alla fine del video. -Come sempre, prima le signore!- La sua lunga mano affusolata si infilò nella boccia, pescando un fogliettino ripiegato più volte su se stesso. Lo aprì lentamente e, dopo una lunga pausa, esclamò:
-Zoey Charlotte Baston!-
La ragazza fece un debole sorriso che, in confronto ai suoi soliti, appariva triste e sbiadito. Si morse la lingua, in modo tale da non piangere. Gli occhi però si appannarono e la ragazza se li dovette asciugare con la manica. Le ragazze intorno a lei iniziarono ad allontanarsi, creando un corridoio che portava verso il palco. La quindicenne si ricompose, riassumendo il suo solito atteggiaento fiero e sorrise come se niente fosse. Salendo le scale si accorse che i suoi fratelli stavano discutendo vivacemente.
-E ora tocca ai ragazzi!- Squittì la mietitrice.
Gli occhi di Zoey si incrociarono con quelli del gemello. La ragazza fece di no con la testa, capendo le intenzioni del fratello, ma tale gesto risultò inefficace.
-Mi offro, mi offro come tributo ai giochi!- Esclamò il quindicenne che, con passo fiero e veloce, si avvicinò al palco. 
-Oh, un volontario! Come ti chiami, caro?-
-Alexander Ulysse Baston.-
Si accostò accanto alla sorella. Era impossibile non accorgersi della somiglianza trai due: entrambi coi capelli ricci, spettinati, color cioccolato con riflessi rossi, e gli occhi grandi e ambrati.
Zoey spostò lo sguardo verso i genitori, entrambi in lacrime. Dopotutto avevano due figli nell'arena...
-Ed ecco voi i tributi del distretto 8!-
La ragazza strinse la mano al gemello dal fisico snello e muscoloso. I due si scambiarono un'occhiata, lei di disapprovazione, lui di sicurezza. Dopo qualche secondo di silenzio il giovane sussurrò:
-Ti salverò.-


DISTRETTO 1
-Mi offro volontario! Mi offro come tributo del distretto 1!-
La mia voce risuona nella piazza, mentre raggiungo mio fratello.Abbraccio con forza Harold, sentendolo ancora tremare. Povero, si sarà spaventato a morte nel sentire il suo nome estratto. Lo lascio dandogli una pacca sulla schiena, per poi avviarmi verso il palco dove la mietitrice mi guarda entusiasta. Dopotutto quell'anno aveva ben due tributi volontari. La ragazza estratta si chiama Kora, ma tutti la chiamano "schizzi". Non ci ho mai parlato, l'ho solo vista qualche volta a scuola. è una ragazza alta, dai capelli molto lunghi e gli occhi verdi, so che anche lei ha 17 anni. I miei amici del centro allenamenti dicevano che non è per niente normale e che è matta da negare. All'apparenza mi sembra una ragazza come molte altre, però sta sorridendo in modo un po' inquietante, come se non si rendesse conto del fatto che si è appena offerta ai giochi. 
Il mio sguardo si sposta verso la piazza difronte davanti a me, dove cerco i miei genitori. Li vedo in prima fila nella zona riservata agli adulti. Sorrido nel vedere il volto pieno di orgoglio di mio padre. ha aspettato questo momento da anni, dalla sua espressione sembra quasi che tutta la sua vita si sia fondata su questo attimo. Mi ha sempre preferito a mio fratello, quasi non lo considerava. L'ha sempre visto come un debole, come se lui facesse apposta a non essere adatto agli sport e alla competizione. Forse un po' mi dispiace per Harold, la dislessia gli ha sempre creato difficoltà.
Mi avvicino a Tom, che mi guarda sorridendo seduto nell'angolo dedicato ai mentori. Saluto il mio migliore amico con una stretta di mano, per poi avvicinarmi alla mietitrice.
*
Arrivo nella piazza quando è già quasi piena. Ho fatto tardi solo per non fare la strada con mia sorella, Juno. Non sarei mai riuscita a starci più di 10 minuti vicino, sarei finito a spaccarle la testa contro qualche parete. Mi mordo l interno della guancia quando la funzionaria mi punge il dito. Nonostante sia la quinta volta che partecipo alla mietitura, non ci sono ancora abituata. Mi aspetto una giornata noiosa, come al solito. Zonny, la mietitrice, chiederà se ci sono volontari, qualcuno alzerà la mano e allora sceglierà il tributo che parteciperà ai giochi, sempre la stessa storia.
Mi dirigo verso la parte della piazza dedicata alle ragazze, dove intravedo Juno. La mocciosa veste un abito color porpora che le ha comprato la mamma, decisamente più bello del mio. È chiaro che preferisce lei. 
Mi metto in un angolino, dove vedo Maya, la mia migliore amica. La saluto con un cenno, posizionandomi alla sua destra. Intanto Zonny sale sul palco con il suo solito sorriso. Si gira verso di noi e inizia il suo solito discorso, che spiega il motivo dei giochi. Una volta finito si avvicina alla boccia colma di bigliettini. 
Veste un abito viola. Viola. Viola. È un segno, mi sta chiamando. Devo intervenire.
-Sono Kora Foster e mi offro volontaria!- 
 
Sento Maya chiamarmi, ma girandomi la vedo in silenzio, con una volto che pare alquanto scioccato. Mi pare una cosa esilarante, io ho vinto i giochi e lei è triste.
Mi avvicino a passo spedito verso il palco, dove la mietitrice mi invita a salire. Mi metto alla sua destra. Oh, sono l'unico tributo sul palco... Ho vinto i giochi! Vedo Zonny parlare, sta annunciando la mia vittoria. Veste di viola... viola, è un segno. La voce di mia madre risuona nella piazza, mi sta gridando che è fiera di me. Il suo volto, però, non è affatto gioioso, sembra preoccupato. Ma tanto ho vinto io, non Judo... Vedo la mocciosa tra la folla, tanto d'ora in poi sarò io la preferita della mamma, non lei. Veste di viola... viola, è un segno.
Vedo un ragazzo salire sul palco, vorrà congratularsi con me... È di media altezza, dalla corporatura allenata e muscolosa. Ha i capelli corti bioni e gli occhi di un color azzurro intenso
Sento gli applausi e il suono di trombe, sta arrivando il momento dell'annuncio della vincitrice, io naturalmente. Zonny si avvicina a me. Il suo vestito è viola, sta cantando. 
 
Mi accorgo però che l'annuncio è un'altro, e non parla di nessuna vittoria. No, non ho vinto, i giochi non sono ancora iniziati.
-Ed ecco i tributi del distretto 1, Kora Foster e Luke Cohen!-

DISTRETTO 3
Ivory si guardò intorno, pensando a quante persone ci fossero nella piazza. Era un calcolo facile, bastava trovare la costante di superficialismo, per poi moltiplicarla per l'area quadratica media parallepidale. La risposta era circa 10253e. Si dirisse verso la metà della piazza riservata alle ragazze, notando di non conoscerne nessuna. Vedeva dei volti noti, alcune cavie dei suoi numerosi esperimenti, ma nessuno da reputare come un amico che potesse salutare. Si  posizionò in prima fila, l'unico posto libero della piazza decisamente sovraffollata. 
Il palco quell'anno era costruito in legno e ferro e ciò sconcertò la sedicenne. Le era chiaro che, prima o poi, il tutto sarebbe ceduto e, successivamente, crollato. La parte superiore della struttura era sicuramente troppo pesante, un lavoro de ingegneria da dilettanti. Aveva sempre preferito la chimica alla fisica, ma se la cavava anche in quella scienza, come in tutte d'altronde. 
Luccy, la patetica mietitrice, salì sul palco con i suoi modi da capitolina, agitando le braccia per salutare la folla. Aveva fatto un'altro intervento chirurgico, era ovvio: i suoi occhi sprofondavano nel viso, nascosti dagli zigomi alquanto affilati e le labbra era talmente gonfie che la superiore arrivava quasi al naso. Di sicuro il chirurgo aveva fatto un lavoro pessimo, troppa chiromina- poco fossilicio.
La donna, dopo aver fatto il suo solito discorso ogni anno tremendamente uguale, infilò la mano nella boccia, da dove estrasse un bigliettino di derivato di cellulosa.
-Ivory Mei Campbell!- 
La ragazza si guardò intorno, quasi come se volesse controllare se il nome estratto fosse il suo. Una volta accertato ciò, alzò la mano con un movimento rapido, per poi fare alcuni passi verso il palco, dove la capitolina la guardava sorridendo. Si sentiva crollare, proprio come il palco su cui stava per salire. Si toccò i lunghi capelli neri, per poi accarezzarsi gli occhi leggermente a mandorla. Fece le scale di legno, per poi si posizionò accanto alla capitolina.
-E ora tocca ai ragazzi!- squittì Luccy dirigendosi verso il vaso con i nomi dei giovani del distretto.
-Ed ecco a voi il tributo maschio!- Aprì il biglietto per poi leggere il nome del fortunato del 3 -Aris Chosen!-
Un ragazzo alto dal dal fisico asciutto bisbigliò qualcosa. In pochi secondi le persone intorno a lui iniziarono ad allontanarsi, guardandolo stupiti e sollevati allo stesso tempo. Aveva i capelli corti, lisci, arruffati e di color nero pece, gli occhi con un leggero taglio a mandorla, color castano scuro con qualche pagliuzza dorata. L'occhio destro era però di un color azzurro chiaro, Ivory si immaginò che fosse cieco. La sedicenne l'aveva già visto qualche volta, anche lui era reputato come uno dei ragazzi più intelligenti del distretto. Non come lei, naturalmente. Passato qualche minuto Aris era accanto alla ragazza, sussurrandole con tono preoccupato:
-Anche secondo te il palco sta per crollare?-
E fu allora che, facendo un rumore inquietante,il palco cedette.


DISTRETTO 2
Esco da casa sbattendo la porta, come al solito. Mia sorella ha deciso di non assistere alla mietitura, giustificandosi dicendo di non voler vedere neanche un secondo dei giochi che porteranno la mia morte. L'idiota ha provato in tutti i modi a convincermi a non offrirmi, ma non capisce proprio si quanto sia importante per me. La gloria, il sangue, gli omicidi... GLI OMICIDI. Oh, sì, ho ucciso solo una volta, ed è stato stupendo. Ricordo ancora l'emozione di quel momento, di quando gli ficcai il coltellino nell'addome, per poi tagliarglici la gola. L'uomo, ubriachissimo, si era avvicinato con l'intento di violentarmi, non sapendo che ero armata e pronta a colpire.
Vedo un gruppo di ragazzine che si stanno avvicinando. Mi specchio nella vetrina della pasticceria, controllando che l'abito nero che indosso sia perfettamente sistemato. Intanto passano le ragazzine. ne conosco alcune, vanno alla mia stessa scuola, anche se certamente non sono al mio livello di capacità. Stanno andando verso la piazza, continuando a farsi complimenti riguardanti al trucco e ai capelli. 
-Sai che stai davvero bene con l'ombretto rosa?- e altre frasi simili, che mi sembrano alquanto patetiche.
-Stareste meglio con un'ascia in testa...- bisbiglio tra me e me.
Raggiungo la piazza, già piena di persone. Mi faccio largo tra le bambine, piuttosto stupide, con quegli sguardi dolci da angioletti. Sorrido nell'immaginarle in un'arena ricoperte di sangue... Me le immagino spesso, le persone che odio uccise nell'arena. 
Smetto bruscamente di sorridere, l'ho fatto per troppo tempo, qualcuno forse se n'è accorto. Mi disgusta anche solo l'idea di apparire vivace e gioiosa.
Intravedo Celyn tra la folla, la mia "amica". Lei mi saluta con la mano, ma io la ignoro. Non posso permettermi di fare altri errori, è già stato troppo imbarazzante aver sorriso... In realtà non mi importa niente di lei, ci vado in giro solo per apparire più normale. Ciò mi secca molto, se fosse per me passerei le giornate con i miei amati libri.
-Come ogni anno, prima le signore!- esclama entusiasta la capitolina. Anche lei si merita un coltello nell'occhio, penso tra me e me.
-Mi offro come volontaria!- Dico con voce calma, sperando di non averlo detto troppo silenziosamente. Oddio, forse ho sbagliato, dovevo offrirmi tra qualche minuto, forse non riceverò il rispetto che merito...
Mi accorgo però che si stanno tutti girando verso di me. Perfetto, mi stanno guardando tutti...
Mi avvio verso il palco, cercando di muovermi con più delicatezza e fermezza possibile. Le scarpe fanno il rumore che desideravo, un ticchettio netto che risuona perfettamente nella piazza.
- Olivia Lacey Matthews, tributo femmina de distretto 2.
Salì rapidamente le scale, accostandosi accanto all'egocentrica mietitrice.
-E ora, tocca agli uomini!- esclamò -Su, forza, chi sono i volontari?-
Stranamente però nessuno gridò il proprio nome, al contrario il silenzio dominava sulla piazza.
-D'accordo, allora mi tocca estrarre- 
Si avviò rapidamente verso la boccia, nella quale infilò la mano per poi pescare un bigliettino. Lo aprì delicatamente, per poi leggere il nome.
-Stephan Weiden!-
Un ragazzo tra la folla alzò la mano, facendosi spazio tra la folla. Aveva lo sguardo fermo e serio, ma nonostante ciò si vedeva che era preoccupato. Con andatura veloce arrivò al palco, salendo le scale con un solo balzo. Era alto e particolarmente muscoloso, dal fisico agile e allenato. Portava i capelli cortissimi, che evidenziavano la sua forza e bellezza. Si posizionò accanto ad Olivia, in confronto alla quale sembrava un colosso.
-Ed ecco a voi i tributi del distretto 2, Complimenti!-
I due si strinsero la mano, guardandosi in faccia. Solo allora Stephan si accorse dell'immenso odio che la ragazza aveva negli occhi.


Angolo dell autore:)
Eccomi qua con il primo capitolo! All inizio pensavo di metterci le mietiture di 6 distretti, ma poi mi sono accorto che forse sarebbe risultato un po' pesante e noioso, allora ho deciso di toglierne 2...
Alcuni tributi (specialmente le ragazze) erano davvero difficili... Scusate se non li ho descritto bene, ma non preoccupatevi, siamo sollo alla mietitura:)
Sono liberi ancora un tributo: il ragazzo del 5. Chi volesse partecipare mi faccia sapere!
Ed ecco qua i primi 8 nomi dei 66esimi giochi:

Distretto 1: Kora Foster e Luke Cohen
Distretto 2: Stephan Weiden e Olivia Lacey Matthews
Distretto 3: Aris Chosen e Ivory Campbell
Distretto 8: Alexander Ulysse Baston e Zoey Charlotte Baston

Beh, ditemi cosa ne pensate, spero che vi piaccia:) Pubblicerò le prossime mietiture lunedì!
Alla prossima,
Thresh

 

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Capitolo 3
*** Il Grande Giorno (parte 2) ***


IL GRANDE GIORNO (parte 2)


DISTRETTO 12
Il vestito cortissimo color giallo-evidenziatore di Bonheur non si intonava per niente col grigio intenso del distretto 12. La diciottenne, dalla corporatura magrissima e minuta, si mise gli occhiali neri, per poi accendere la quinta sigaretta consecutiva. Sentì un brivido salirle su per la schiena non appena inspirò il fumo del prodotto scadente. Si avviò a passo spedito verso la folla, osservando attentamente se ci fossero dei ragazzi interessanti. Ne notò qualcuno, ma soprattutto uno conquistò la sua attenzione. Era molto alto, dalla corporatura muscolosa e portava i capelli corti. Ciò fece eccitare particolarmente Bonheur, che si avvicinò lentamente per sentire come si chiamasse. La ragazza accanto a lui lo chiamava Michael, doveva essere quello il suo nome. La diciottenne si sistemò il reggiseno, sotto il quale aveva messo un bel po' di stoffa per evidenziare il seno quasi inesistente. Iniziò a giocherellare con i lunghi capelli ricci, sperando che con tale gesto il ragazzo la notasse. 
Purtroppo, però, a causa del suo vestire e fare, era impossibile non notarla...
Michael però fu raggiunto da un bambina, che fece ricordare a Bonheur il figlio. Al pensiero del piccolo Corey, la ragazza si ricompose, allontanandosi dalla tanto affascinante preda.
Le faceva ancora male la testa dopo la festa della sera precedente, durante la quale aveva evidentemente esagerato con l'alcol, come sempre d'altronde. Assunse la sua solita espressione annoiata e, pigramente, si diresse verso la piazza, posizionandosi il più vicina possibile alla parte dedicata ai ragazzi, in modo tale da osservarli meglio. Si eccitò particolarmente nel vedere un ragazzo togliersi la felpa, immaginandoselo nudo. Le scappò un'acuta risatina, che le fece conquistare l'attenzione di chi non l'avesse ancora notata.
-Ciao a tutti! Benvenuti alla mietitura!- esclamò la mietitrice.
Bonheur non sentì neanche una parola di ciò che disse la donna, era troppo concentrata ad immaginarsi i ragazzi che aveva accanto nudi.
-Prima le signore!- continuò la capitolina, sempre non ascoltata dalla diciottenne. -Bonheur Lefebvre-
La ragazza si riprese improvvisamente dai suoi sogni ad occhi aperti, per poi sussurrare qualcosa del tipo "sono io". Si diresse verso il palco, dove si posizionò accanto alla mietitrice. 
Nel vedere le due donne una accanto all'altra, era difficile capire chi fosse la capitolina.
***
Michael non capiva perchè la ragazza vestita con la mini continuava a fissarla in modo provocatorio. Era vestita in modo osceno, con un abitino che sembrava un top. Kate, la sua ragazza, sembrava alquanto gelosa, e si stava irritando. I due stavano insieme da anni e, per il diciassettenne, rappresentava una delle due persone più importanti della sua vita. L'altra era naturalmente Tahli, la sua amata sorellina di sette anni, che arrivò proprio in quel momento.
Michael la accarezzò delicatamente sorridendole. Era un ragazzo molto alto, dal fisico muscoloso. Aveva i capelli corti di un color castano chiari. In realtà il giovane avrebbe voluto tenerli più lunghi, ma non era permesso in miniera.
Diede un bacio alla ragazza e si diresse verso gli altri ragazzi del distretto, mentre la capitolina salì sul palco. 
Venne estratta la ragazza provocante, che si diresse verso la capitolina con un'andatura particolarmente sexi. Michael fu sollevato nel sentire quel nome, solo perchè non era quello della ragazza.
Ora toccava agli uomini.
La capitolina pescò un biglietto dalla boccia dei ragazzi, dalla quale estrasse un foglietto, per poi leggere:
-Philip Minin!-
Un bambino di 12 anni si mise a piangere, avanzando lentamente verso la sua morte.
A Michael si ruppe il cuore nel vedere quella scena, e non poté fare a meno di reagire. Inspirò profondamente, si prese coraggio esclamò:
-Mi offro volontario come tributo!-
Forse si sarebbe stato il più grande errore della sua vita, ma in quel momento pareva la scelta giusta. Si incamminò verso il palco, pensando alle donne più importanti della sua vita: Tahli, la sorella, e Kate, la fidanzata. Sussultò nel pesare che forse quello era l'ultimo giorno che le avrebbe viste.
-Ed ecco a voi i tributi del distretto 12, Michael Dureed e Bonheur Lefebvre!-

 
DISTRETTO 7
Charlotte entrò nel minuscolo salotto, dove il padre sedeva accanto al piccolo tavolo rotondo realizzato da lui. Guardava con aria persa il paesaggio fuori dalla finestra, sorseggiando lentamente l'infuso di erbe.
-Dov'è Laurenz?- chiese con voce fioca la ragazza.
-È andato a fare una passeggiata, come sempre quando è teso.-
La diciassettenne, dopo aver osservato per qualche secondo la credenza completamente vuota, si diresse verso la porta. Uscì di casa salutando il genitore, per poi dirigersi verso la foresta non lontana dalla sua piccola abitazione di legno. Toccò il sacchetto di stoffa che aveva in tasca, controllando di averlo preso. Lo avrebbe usato per raccogliere delle bacche o un po' di frutta selvatica, erano giorni che la sua famiglia non mangiava e la fame si faceva sentire. La selvaggina scarseggiava in quel periodo e i Cavanaugh certamente non avevano soldi per permettersi di comprare qualcosa al mercato.
Charlotte raggiunge la grande quercia sulla quale intravide il gemello dondolare energeticamente le gambe.
-Scendi Laurenz, tra due ore c'è la mietitura, e se non non ti sbrighi faremo tardi come al solito.-
-Come se se fosse colpa mia...- bisbigliò il ragazzo che, con un movimento rapido e scattante, scese dall'albero.
Charlotte pensò che per far prima, sarebbe stato meglio correre, ma ciò non era possibile. Laurenz non poteva farlo a causa della gamba fratturata qualche anno prima. Ricordava bene quando il ragazzo si era arrampicato sulla quercia, tanto simile a quella da cui era appena sceso. Mentre stavano giocando con i suoi amici, Charlotte, temeraria e spericolata, stufa di essere considerata meno coraggiosa solo perchè una ragazza, sfidò gli altri a seguirla nell'arrampicarsi su un'albero che dava sul giardino del tanto temuto capo-pacificatore. I ragazzi furono però scoperti dall'uomo, che sparò verso l'albero. Nel cadere Laurenz si ruppe delle ossa e, da quel giorno, non poté più correre.
-Forza, non riesci a far più veloce?-
-No, ma calma, abbiamo ancora tempo.-
Tutti dicevano che non era colpa sua, ma Charlotte si sentiva in colpa lo stesso. Dopotutto era stata la ragazza a convincerlo...
I due raggiunsero la casa in pochi minuti, precipitandosi rapidamente nella camera che condividevano per vestirsi. La ragazza si mise il solito abito color vedognolo, lo stesso ormai da anni. Si guardò nello specchio accarezzandosi i lunghi capelli castani, che evidenziavano i bellissimi grandi occhi azzurri. Nonostante avesse compiuto diciassette anni aveva ancora un'espressione molto dolce, quasi infantile, sottolineata dal fisico minuto.
Nell'uscire dal bagno notò con soddisfazione di essersi cambiata più velocemente del fratello. Fece un debole sorriso, per poi raggiungere il resto della famiglia in salotto.
****
Angus Winston si toccò l'occhio nero ansimando. Aveva fatto rissa il giorno precedente per difendere il fratello minore: il bulletto lo stava insultando e lui non resistette ad agire. Aveva perso tutta la calma e razionalità che l'aveva da sempre caratterizzato e forse si pentiva di ciò. Aveva addosso una camicia a scacchi, una delle tante che si metteva per andare al lavoro. Trasportava tronchi da quando era bambino e ciò era evidente dal fatto che aveva una corporatura robusta e molto muscolosa. Oltrepassò il negozio di porcellana specchiandosi nella vetrina, osservando i capelli cortissimi biondi, come la barbetta, quasi invisibile. Gli occhi erano abbastanza piccoli, dandogli un'aria stranamente infantile, che contrastava con il fisico tanto forte e imponente.
Raggiunse a passo spedito la piazza, dove una donna dall'aria annoiata li afferrò la manona callosa per prelevare la goccia di sangue.
Il diciottenne, non conoscendo nessuno trai ragazzi che vedeva, si mise solo nell'angolo della piazza. 
Dopo la mietitura dovrò finire di intagliare la porta di legnò pensò tra se e se, escludendo anche solo l'idea di essere estratto ai giochi. 
Intravide Charlotte, la ragazza che lavorava nella sua stessa sezione di foresta. I due si salutarono con un sorriso. Augus non rideva quasi mai, ma la diciassettenne gli stava molto simpatica, come nessun'altro nel 7.
 
Nessuno dei due poteva però sapere che, nel giro di alcune ore, si sarebbero ritrovati su un treno con destinazione Capital City.
 

DISTRETTO 4
Zelda era fierissima del distretto che rappresentava, uno dei più ricchi di Panem. Naturalmente avrebbe preferito l'1 o il 2, ma quelli spettavano a quelle oche di Lilly e Lolly. Il distretto 4, però, era il distretto del mare, del sole e del dinamismo, e poi lei adorava l'azzurro.
Uscì dal camerino e, a piccoli passi, raggiunse il palco, dove i giovani del 4 la aspettavano con ansia.
-Ciao a tutti! Benvenuti alla mietitura dei 66esimi Hunger Games!-
Si mise la mano in tasca per prendere il telecomando nello schermo, premette un bottone rosso e fece partire il video di presentazione. Intanto si diresse verso Finnick, il vincitore degli ultimi giochi. Lo salutò con un bacio, ammirando la sua estrema bellezza. Sorrise nel vedere le fossette, quelle fossette che fecero vincere al ragazzo i giochi, attirando tutti quelli sponsor. Il tridente l'aveva scelto lei, e Zelda si sentiva particolarmente fiera di ciò, quasi come se il trionfo di Finnick fosse merito suo. La capitolina puntava alla seconda vittoria consecutiva, pensando che così avrebbe fatto  vedere all'1 e al 2 chi comandasse.
Si diresse verso il secondo mentore, Mag. Zelda la trovava una vecchietta molto adorabile, e poi i suoi biscotti alla cannella erano fantastici. Era solo per quel motivo che la voleva come mentore, per i biscotti che preparava ogni anno sul treno verso Capital.
Una volta finito il video si diresse verso la boccia delle ragazze e, dopo aver detto la sua solita battutina, estrasse un nome.
-Kristin Andersen!- Esclamò con tono vivace, pregando il dio delle parrucche e parrucchini affinché la ragazza estratta fossa alta, bella e forte.
Ad uscire, invece, fu una ragazzina sui 14 anni, dalla statura bassa e corporatura esile. Aveva gli occhi verdi, come la maggior parte degli abitanti del 4, e i capelli castani mossi. Dopo una lunga pausa iniziò a camminare verso il palco, piangendo dolcemenrte.
Zelda si stava commuovendo, ma non poteva, perché senno le si sarebbe sciolto il trucco ed era una cosa inaccettabile. Si ricompose e d esclamò con tono divertito:
-Vieni qua tesoro!-
Conosceva la ragazza, l'aveva già vista più volte  nella pescheria del distretto, era la figlia di Lewis, il proprietario. Zelda andava ogni sabato a prendere il pesce da loro e Kristin era sempre lì. Si offriva sempre di aiutarla nel scegliere i prodotti migliori, o a portare i sacchetti della spesa. Era una ragazza molto dolce e adorabile.
La giovane si mise al centro del palco, mentre la mietitrice si dirisse verso la seconda boccia, contenete i nomi dei maschi.
- Samuel Driade!-
-Mi offro volontario!- esclamò un ragazzo di circa 18 anni che, a passo spedito, si diresse verso il palco.
Zelda riconobbe subito il tributo e, di sicuro non era contenta. Achille nereide, il giovane estratto, aveva cattiva fama nel distretto, poichè non era nato a Panem. La mietitrice aveva 20 anni quando lo scandalo degli Nereide travolse il 4, e se lo ricordava molto bene. Il piccolo fu trovato in un cesto in mare aperto dalla famiglia di pescatori, che lo portò a casa per poi adottarlo. Il bambino, però, non fu accettato dai concittadini che, lentamente, avevano iniziato a discriminarlo. Ah, per non parlare poi del suo matrimonio combinato... I genitori lo fecero sposare con una ragazza che nemmeno conosceva e, il ragazzo per cui si era offerto, era il fratello di sua moglie.
Il diciottenne dalla corporatura alta e robusta salì il palco. Zelda notò quanto il corpo color cioccolato era segnato da ferite e cicatrici, dovute ai lunghi anni di pesca. Si avvicinò alla ragazzina, che continuava a guardare con aria invaghita Finnick, e fu allora che la mietitrice annunciò i tributi.
-Ecco a voi i tributi dei 66esimi Giochi, Achille Nereide e Kristin Andersen!-
Zelda non era affatto contenta dei tributi estratti, e perciò continuava a sbuffare come solo i bambini sono capaci di fare. Entrò nel municipio, dove fu fermata da Finnick.
-So che speravi di meglio, ma non siamo messi male. Ho visto lei un po' di volte al centro allenamenti e non è per niente male nella corsa e come tiratrice. Non affatto è debole come può sembrare, te lo assicuro. Lui invece sembra forte e, essendo un pescatore, sarà abile con il tridente e nel pescare. Possiamo farcela anche quest'anno.-


DISTRETTO 6
Ryan strinse forte la mano di Jennifer prima di separarsi da lei. Le diede un bacio, per poi lasciarla andare verso la parte della piazza dedicata alle ragazze. La cerimonia era iniziata da tempo, ma i due fecero tardi per aiutare gli assistenti sociali a portare i bambini dell'orfanotrofio, in cui era cresciuto i diciassettenne, in centro per la mietitura. Sperava che, anche quell'anno, tutti gli orfani sarebbero tornati a casa.
Il ragazzo si fece spazio tra la folla per raggiungere il migliore amico Greg, che lo guardava preoccupato. Ryan sorrise, come era suo solito fare. I due si salutarono con una stretta di mano, che sciolsero non appena Wanda, la mietitrice, salì sul palco inciampando.
-Oh, Misericordia!- Esclamò la capitolina rompendo uno dei due altissimi tacchi.
Il diciassettenne intravide Jennifer, che si accarezzava il pancione dell'altra parte della piazza. Lei si girò verso di lui e i due si fissarono per qualche secondo negli occhi.
-Come sempre, prima le ragazze!- squittì la capitolina dall'aria seccata, facendo entrare la mano dalle unghie lunghissime nella boccia di vetro. Estrasse rapidamente un foglietto di carta per poi esclamare:
-La fortunata del distretto 6 è Jessica Stone!- Ryan fece un sorriso nel sentire quel nome. Non conosceva la povera estratta e non voleva sembrare insensibile, ma non poté fare a meno di sorridere. Dopotutto Jennifer e il bambino che portava in grembo erano salvi...
Ad essere chiamata era stata una ragazza dai capelli castani, dall'aria apparentemente calma e tranquilla. Aveva i gli occhi di un colore azzurro intenso, che contrastavano con la pelle abbronzata. Dopo un primo momento di esitazione si fece strada tra la folla, arrivando in pochi secondi al palco. Per quanto riguardava Ryan i giochi, anche quell'anno, erano finiti, l'importante era che lei fosse salva, Jen.
*
Jessica continuava a ripetersi che doveva cercare il lato positivo, c'era sempre un lato positivo, anche nella peggiore delle situazioni. Però pareva che nell'essere chiamata ai giochi non ce ne fosse nessuno.
Le sembrava strano il fatto di essere stata estratta, in quanto c'era solo un bigliettino con il suo nome in quella dannata boccia.
Si fece coraggio e salì i gradini che la separavano dall'eccentrica mietitrice, che la invitava ad avvicinarsi agitando energeticamente la mano.
-E ora tocca ai giovani uomini!-
La diciassettenne cercò lo sguardo del suo ragazzo Mike, che però guardava con occhi lucidi per terra. Jessica avrebbe fatto di tutto perchè non fosse estratto, ma niente dipendeva da lei.
-Gregory Donald!- Esclamò Wanda. Un ragazzo fece qualche passo avanti, ma fu presto fermato da un giovane che lo prese per mano, per poi urlare con voce tremante.
-Ryan Pyvens, mi offro come volontario per il distretto 6-
Il tributo dal fisico asciutto e dai capelli color caramello si diresse verso il palco, mentre una ragazza urlava disperata.
Ecco il lato positivo, pensò Jessica, Mike è salvo.
Ryan salì sul palco avvicinandosi con passo rapido verso la ragazza.
-Ed ecco a voi i due tributi del distretto 6! Complimenti!-
I due si strinsero la mano.
Fu allora che Jessica si accorse del secondo lato positivo di quella giornata. Se avesse vinto i giochi la sua famiglia avrebbe avuto una casa nuova. 
Fece un debole sorriso che agli occhi di Ryan parve decisamente inappropriato.
Ma era sicura che, anche in quello, c'era un lato positivo.


Angolo dell autore:)
Ed eccomi qua con la seconda parte delle mietiture:) Devo dire di essere abbastranza soddisfatto di questo capitolo, anche se nello scriverlo pensavo che fosse orrendo, una volta che l'ho riletto devo dire mi piace com'è venuto ^.^

Invito tutti coloro che non mi hanno ancora mandato le schede a farlo, perchè senno non posso scrivere il prossimo captolo.

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo, avrei voluto tanto rispondere a tutti, ma non sono riuscito poichè questo weekend ho avuto moltissimi impegni... Prometto che risponderò a quelli di questo:)

Ed ecco a voi altri 8 protagonisti dei 66esimi giochi:
Distretto 4: Achille Nereide e Kristin Andersen;
Distretto 6: Ryan Pyvens e Jessica Stone;
Distretto 7: Angus Winston e Charlotte Cavanaugh;
Distretto 12: Michael Dureed e Bonheur Lefebvre;
Come vi sembrano? Chi sono i vostri preferiti finora?

Volevo chiedervi se potete iniziare a mandarmi già ora cosa pensate di far fare ai tributi drante le sessioni private;)

Ah, se avete già qualche idea per le alleanze dei vostri tributi fatemi sapere! Pensavo di mettere una tabella riassuntiva nel prossimo capitolo, con i nomi dei tributi, l'autore e al massimo 4 parole (che dovrete mandarmi voi) per descriverli.

Invitandovi a recensire vi saluto,
Thresh:)

P.s. Se non avete ancora visto "Il canto della Rivolta" dovete assolutamente andare al cinema perchè è stupendo ^.^
 

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Capitolo 4
*** Il Grande Giorno (parte 3) ***


IL GRANDE GIORNO (parte 3)


DISTRETTO 11
Green era facilmente individuabile tra la folla, non solo per la carnagione bianca rara nel distretto 11, ma soprattutto per la bellezza ed eleganza dell'abito che indossava. Era bianco, con bottoni oro e un cinturino di pelle, che le fasciava perfettamente il punto vita.
Si diresse con aria spensierata verso le prime file della piazza, continuando a salutare con un sussurrato "Ciao" tutti i suoi coetanei.
Per la dodicenne quello era un giorno come molti altri. Essendo la figlia del capo-pacificatore, non le servivano le schede extra e, sapendo che ogni persona che incontrava aveva almeno dieci biglietti con il proprio nome nella boccia, la mietitura non la preoccupava. 
Sorrise nel vedere dei canarini posarsi proprio davanti a lei, si accovacciò e iniziò ad ammirare la loro straordinaria bellezza. Erano rossicci, atipici per il suo distretto, e solo l'idea di scoprire una nuova specie di animali entusiasmò la piccola. 
-Come ogni anno, prima le signore!- Tali parole fecero volar via gli adorabili animaletti e ciò irritò Green, che rivolse il suo sguardo alla capitolina. Quell'anno la donna aveva un vestitino che ricordava una banana. Ormai erano anni che si travestiva da frutta, passando dalla pera alla mela, per poi arrivare all'edizione precedente, quando aveva addosso un completino a forma di pompelmo.
La dodicenne si sistemò l'abitino, cercando di intravedere il padre, che certamente doveva essere sul palco. Però, a causa del suo fisico basso e minuto, non riuscì a scorgerlo. Solo allora si accorse di quanti ragazzi la stavano guardando con aria invaghita.
Si massaggiò sorridendo il dito, punto qualche decina di minuti prima da una donna, che secondo Green aveva un'aria antipatica. Odiava vedere il sangue e la vista del proprio la disgustò in particolar modo. 
-Green Rose!-
Sotto il palco la dodicenne intravide una piantina di mirtillo e le venne subito in mente di come avrebbe potuto quella stessa sera, farne una tisana.
-Green Rose?-
Oppure avrebbe potuto farci una pomata per le ustioni... era sempre utile averne un barattolo in casa.
-GREEN ROSE?-
In alternativa avrebbe potuto far essiccare le bacche, per poi usarle come medicinale per la tosse.
-GREEN ROSE, ACCIDENTACCI! VIENI SUBITO QUI, TI TROVEREMO TANTO! MISERICORDIA, CHI ME LO HA FATTO FARE!? CHI CAZZO SEI GREEN ROSE?-
Solo allora la bambina si accorse che l'eccentrica mietitrice stava chiamando proprio lei.
-Sono io Green Rose- sussurrò con voce tremante, mentre una lacrima scendeva per le guance rosee.
-Oddio, scusami cara, non volevo perdere la pazienza! Scusami tanto piccola...- continuò la capitolina che, capendo di chi era figlia la bambina, si ricompose.
Green si diresse verso il palco, piangendo dolcemente. Guardò il padre, che sedeva composto accanto al sindaco.
Forse mi stanno facendo salire solo perchè mio papà è il capo-pacificatore, pensò tra se e se.
In realtà sapeva di esser stata chiamata ai giochi, ma non voleva crederci.
***
Richard osservò la bambina estratta, per poi tornare ad ammirare la piccola creaturina che si era posata sul braccio. La mietitura lo preoccupava sicuramente, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalla coccinella che aveva sulla mano. La studiò per qualche secondo, per poi lasciarla andare assumendo il suo solito sorriso.
La sua famiglia aveva ben sei candidati per i giochi e, dopo aver perso in modo terribile la figlia qualche anno prima, i genitori non sarebbero stati capaci di vedere morire un'altro componente della famiglia agli Hunger Games. Richard non aveva mai conosciuto la sorella, ma i suoi amici gli raccontarono che, dopo il bagno di sangue i favoriti l'avevano catturata, per poi farla a pezzi lentamente nell'arco di tre giorni. Era per questo che, il più grande timore del ragazzo erano i favoriti e ciò che avrebbero potuto fargli se fosse entrato nell'arena.
Grazie alla sua altezza, gli fu facile vedere che la capitolina si stava dirigendo verso la boccia degli uomini. Si sistemò l'abitino che vagamente ricordava al tredicenne una banana, per poi estrarre il bigliettino del fortunato di quell'anno.
-Richard Lackland!-
Il ragazzo dalla corporatura massiccia si passò la mano sopra i capelli cortissimi, iniziando ad avanzare verso il palco. Sentì l'urlo della madre, che li ruppe il cuore. La donna aveva superato con molta fatica la morte della primogenita, e Richard non era sicuro che avrebbe superato anche la sua...
Si posizionò accanto a Green, in confronto alla quale sembrava un colosso.
-Ed ecco a voi Green Rose e Richard Lackerland, i tributi del distretto 11 -.

 
DISTRETTO 5
Nashira si specchiò nella vetrina del calzolaio, notando che i capelli erano di nuovo tutti scompigliati. Tirò fuori dalla borsa il pettine di legno, per poi sistemarsi velocemente la folta chioma rossa. Aveva deciso di lasciarli sciolti, per farli notare meglio… dopotutto era la parte del corpo che preferiva. Sorrise allegramente, lasciando scoprire le sue fossette, per poi assumere la sua solita espressione calma e tranquilla. Oltrepassò la centrale elettrica in cui lavorava il padre, e in cui a le piaceva trascorrere ore ad osservarlo lavorare con i vari componenti tecnologici, per poi arrivare nella piazza decisamente sovraffollata.
Si fece strada tra la folla, raggiungendo un angolo in cui intravide Eileen che, con sguardo preoccupato, la salutò con un cenno di mano. La mietitura era già iniziata da circa mezzora, e si stava passando alla vera e propria estrazione. La capitolina, quell’anno, aveva in mano una scatoletta di metallo color rosa, come l’abito, e ciò incuriosì la quattordicenne, che morì dalla voglia di sapere cosa ci fosse al suo interno.
Se mi estrae la apro, pensò tra se e se.
Anche se la sua famiglia era abbastanza ricca per permettersi di non prendere le tessere, l’idea di essere chiamata ai giochi terrorizzava la ragazza. Il giorno prima, come ogni volta, aveva pensato ad una strategia da assumere in caso di estrazione, che quell’anno si basava sulle sue capacità di costruire trappole e sulla sua agilità. Era uno schema semplice, ma allo stesso tempo molto efficace.
-Come ogni anno, prima le signore! – esclamò la mietitrice che, secondo Nashira, se la tirava un po’ troppo. –La fortunatissima di quest’anno è Nashira Wilkins! -
La quattordicenne si sentì morire, tutto ciò che temeva era capitato.
Vide il volto dell’amica farsi sempre più pallido, assumendo un colore giallastro. Fece qualche passo in direzione del palco, per poi voltarsi verso i genitori in lacrime. Era successo, avrebbe partecipato ai giochi… Avanzò ancora di qualche metro sentendo gli occhi farsi umidi, ritrovandosi sotto il palco. Si accarezzo i lunghi capelli rossi, sistemandoseli su un fianco. Le parve di cadere in un vortice oscuro di paura e timore, per poi ritrovarsi in un arena in cui 23 tributi la aggredivano violentemente. Salì le scale tremando e fu allora che la sua attenzione venne nuovamente catturata dalla misteriosa scatola rosa, che iniziò a vibrare facendo dei suoni strani simili a miagolii.
Nashira era incuriosita in modo pazzesco da quell’oggetto.
Lei doveva sapere cosa co fosse dentro.
La ragazza estratta si diresse verso il palco in modo particolarmente sicuro e tranquillo, accarezzandosi delicatamente la folta chioma color rosso acceso.
Aiden continuava a osservare la parte della piazza dedicata agli adulti, cercando suo padre e i suoi tre piccoli gemelli. Sorrise intravedendo Cody, Andy e Dennis in prima fila nel loro passeggino, controllati dall’occhio attento del genitore dalla folta barba bianca.
-E ora tocca ai giovani uomini! – esclamò la capitolina, mentre Nashira, la ragazza estratta, continuava ad osservare con un po’ troppa curiosità la piccola scatola che la donna teneva in mano.
***
Aiden sorrise al fratello, cercando di incoraggiarlo, anche se lui stesso ere alquanto teso per la mietitura. Però allo stesso tempo si sentiva sollevato per il fatto che Ginevra, sua moglie e madre dei suoi figli non fosse stata chiamata ai giochi. Dopotutto era una cosa piuttosto prevedibile, visto che non aveva mai preso tessere in quanto una delle famiglie più ricche e nobili nel 5…
Nonostante ciò venne chiamato proprio suo fratello.
-Daniel McCartney! –
Daniel si diresse verso il palco, ma fu ben presto fermato da Aiden, che con esclamò con voce tremante:
-Aiden McCartney, mi offro volontario per i 66esimi giochi! –
Si diresse con fare fermo verso il palco, dove Nashira stava ormai mangiando con gli occhi la scatoletta misteriosa.
Il diciottenne si fermò accanto alla mietitrice, guardando con espressione fredda, negli occhi la moglie, che piangeva disperata.
-Ed ecco a voi Aiden McCartney e Nashira Wilkins! –
I due si strinsero la mano, per poi dirigersi verso il palazzo di Giustizia. L’enorme portone di legno si chiuse scricchiolando, e fu allora che Nashira prese velocemente la scatola che la mietitrice aveva lasciato sul mobiletto. La aprì in un colpo solo, e i due tributi non poterono credere a ciò che si presentò ai loro occhi


 
DISTRETTO 10
Warwick oltrepasso i banchi per il prelievo del sangue, scrollando le spalle. Non gli erano mai piaciuti quei funzionari di Panem,  tanto meno la stupida mietitrice, che stava facendo un balletto sul palco per intrattenere il pubblico. A quanto pareva non era ancora arrivata la boccia con i nomi, e la babbea non aveva pensato di accendere il video, preferendo ballare, facendo sembrare l'inconveniente una cosa voluta.
Il diciottenne sbuffò rumorosamente, in modo tale che tutti coloro che lo circondavano sapessero che si stava annoiando.
Stava finalmente arrivando il suo piccolo momento di gloria, l'attimo che avrebbe cambiato definitamente quella vita che non gli apparteneva. Era stanco della povertà e della solitudine, forse dopo i giochi avrebbe ottenuto la vita che aveva quando era piccolo.
-Quest'anno mi offro-. sospirò al ragazzo che aveva accanto, che si girò accennando un sorriso.
La patetica capitolina fece un urletto alquanto inquietante, vedendo soddisfatta che le bocce per l'estrazione erano arrivate.
-Ciao a tutti ragazzi! Iniziamo la mietitura del distretto 10!-
Wewick osservò il palco, dove i figli del sindaco sedevano accanto al padre. Trovando tale cosa ingiusta e irritante sbuffò ancora più rumorosamente, borbottando qualche offesa contro di loro. Non riusciva a capire il perché di tale privilegio, in quanto erano anche loro ragazzi come lui. L'unica differenza era che avevano un padre ricco, mentre Warwick il suo l'aveva perso ormai da anni. Li mancavano i suoi genitori, ma non aveva mai ammesso.
-E ora estraiamo il tributo femmina del distretto 10!- esclamò l'eccentrica donna 
-Mi offro volontaria come tributo! Every Corner!- Una voce profonda risuonò nella piazza
Una ragazza dall'aspetto alquanto strano si diresse verso il palco, dove la capitolina, stupita dal presentarsi della giovane, fece una smorfia di disgusto. Every indossava una casacca da uomo di tela nera, che nascondeva la camicetta di seta. Una parte del viso e del collo era coperta da una maschera, che si allacciava con una fibbia di cuoio sulla nuca. 
-Scusa, ma stiamo estraendo le ragazze!-
Every le lanciò un occhiata di disapprovazione, incenerendo la capitolina.
Cenere... come il colore dei capelli della diciottenne, proprio come quello degli occhi.
***
Altro che cenere. Dentro, Every, aveva un incendio.
Every odiava i giochi e tutto ciò che rappresentavano.
V odiava Panem e il fatto che uccideva 23 ragazzi innocenti ogni anno e che aveva ucciso i suoi genitori e lei.
V non sopportava Capital e le schifava l'idea di dover andarci. Si era offerta, ne era consapevole, ma era l'unico modo per saziare la sua immensa voglia di Vendetta. 
A passi ampi salì sul palco, aprendo il mantello, che per qualche secondo rimase in aria, dando la sensazione di un attimo infinito. La scena tanto teatrale si ruppe non appena Every saltò accanto alla mietitrice e il botto che fece sembrò uno scoppio.
-E ora tocca ai ragazzi!- esclamò la mietitrice con tono vivace
-Wewik Abe Red! Mi offro volontario!-
Un ragazzo dal viso spruzzato di lentiggini si diresse a passo spedito verso il palco, dove la capitolina cadde a terra facendo un sorriso quasi inquietante. Probabilmente era troppo entusiasta per il fatto di aver non uno, ma ben due volontari, fatto che non era mai ancora successo nel distretto 10. Mentre Warwik saliva sul palco gli addetti dell ospedale accorsero per prestare aiuto alla donna che, essendo in estasi, ridacchiava entusiasta.
Ad entrambi i tributi parve una scena altamente patetica, tanto che a Wewik salì su la colazione. 
Sapevano entrambi che avrebbero voluto stringersi la mano, ma non lo fecero. 
Wewik scrollò le spalle con aria annoiata, per poi sbuffare rumorosamente.
-Patetico.-
DISTRETTO 9
Shawn uscì dall'abitazione, sorridendo amorosamente alla fidanzata. Ariadne lo baciò sulla guancia, lasciandoli il segno del rossetto arancione. Guardò negli occhi la diciottenne, sussurrandole ti amo con l'intento di rassicurarla. Per lui  ormai erano finiti i giorni di timore, mentre per la ragazza era l'ultima volta che sarebbe potuta essere estratta. Dopo quel giorno ormai non ci sarebbe stato niente di cui avere paura e la loro vita insieme si preannunciava particolarmente tranquilla. Si sarebbero sposati dopo qualche mese e ormai i preparativi erano quasi conclusi. Aveva conosciuto i genitori di Ariadne e loro approvavano il tutto, sperando di avere in poco tempo dei nipotini a cui badare.
Shawn prese per mano la ragazza dai capelli color biondo cenere, per poi dirigersi a passo spedito verso la piazza ancora quasi vuota. Come al solito il palco era addobbato con delle spighe di grano strappate dal raccolto di qualche povero contadino. I due sapevano bene quanto fosse difficile la vita dei lavoratori, in quanto loro stessi lo erano. Il ragazzo lasciò la mano di Ariadne, osservandola andare verso la parte della piazza dedicata alle ragazze. Notò subito che la fidanzata assunse il suo solito atteggiamento superficiale, guardando male alcune ragazzine con cui aveva avuto dei battibecchi qualche settimana prima. Shawn odiava quando Ariadne faceva l'arrogante o la menefreghista, ma era il suo modo di fare ma sicuramente non voleva e non sarebbe mai riuscito a cambiarlo. Lui era l'unica persona con cui rivelava la sua vela personalità e le sue debolezze.
Shawn si posizionò in prima fila, in modo tale da poter vedere Ariadne. Fu allora che la capitolina dal vestito dorato salì sul palco, sorridendo tristemente.
-Benvenuti ai 66esimi giochi, procediamo con la mietitura - esclamò vivacemente la donna -come sempre, prima le signore! -
Shawn sospirò, pregando che il nome chiamato non fosse quello della sua tanto amata ragazza.
-Ariadne Lafac! - continuò la mietitrice dopo aver pescato un fogliettino.
No, no, non poteva essere... Ariadne...
Shawn intravide la ragazza avanzare verso il palco, raggiunta ben presto da due pacificatori. Il ragazzo non riuscì a star fermo, lui doveva reagire, doveva far qualcosa. Iniziò ad urlare il nome di Ariadne, cercando di prenderla per mano, senza però riuscirci. La ragazza si girò verso di lui, con le lacrime agli occhi.
-Ariadne... -
***
Oscar  guardò la ragazza estratta, canticchiando distrattamente la canzone che aveva finito di scrivere il giorno precedente. Li piaceva molto com'era riuscita, ed era sicuro che sarebbe piaciuta anche ai cittadini del 9. Lo sapeva che era considerato da tutti come uno scansafatiche, ma era sicuro che il suo periodo di di fama e gloria da grande cantante sarebbe arrivata in pochi mesi. Tutti i suoi coetanei si sarebbero ricreduti, si sarebbero pentiti per averlo preso in giro per tutti quegli anni. Le lunghe ore passate sotto il grano a cantare e suonare al posto di lavorare con la madre avrebbero dato i loro frutti.
Ariadne, la ragazza estratta, guardava il suo fidanzato, che continuava a piangere, mentre la capitolina si prestava ad estrarre il tributo maschio.
-E ora, tocca ai giovani uomini! -
Oscar, grazie alla sua altezza, riusciva a vedere perfettamente la mietitrice che sussurrò un nome, quasi come se volesse che nessuno lo sentisse.
-Oscar Ogden! -
Il giovane si sistemò la felpa enorme che nascondeva il suo fisico asciutto, per poi deglutire a fatica. Si guardò intorno, per poi voltarsi verso la madre. Fece qualche passo verso il palco, pensando a come la donna avrebbe fatto a superare la sua perdita, in quanto non si era ancora ripresa dopo la scomparsa del padre. Oscar raggiunse la mietitrice, che lo salutò con un sorriso. Era finita, i sogni e le ambizioni sarebbero morti lì con lui nell'arena.
-Ed ecco a voi i tributi del distretto 9, Ariadne Lafac e Oscar Ogden! -
Però forse sarebbe potuto tornare a casa, sarebbe sopravvissuto. Se fosse stato così sarebbe diventato famoso, avrebbe potuto far conoscere la sua musica a tutta Panem.
Sì, quella era la sua occasione, l'occasione per diventare un cantate, di avere la gloria tanto sognata.
La sua era di gloria iniziava da quel momento.


Angolo dell autore:)
Ed eccomi qua con il quarto capitolo! Le mietiture sono finite e sono molto contento di ciò... Credo che siano la parte più noiosa nelle interattiva, in quanto sono uguali per ogni distretto!
Mi scuso per l'immenso ritardo di una settimana, avvenuto per problemi con il wifi e per mancata ispirazione:)

Detto ciò ecco gli ultimi 8 nomi dei giochi:
Distretto 5: Aiden McCartney e Nashira Wilkins;
Distretto 9: Oscar Ogden e Ariadne Lafac;
Distretto 10: Warwick Abe Reed e Every (V) Corner;
Distretto 11: Richard Lackland e green Rose;
Che ne pensate? Vi piacciono? Ora potete finalmente dire chi sono i vostri preferiti:)

Come promesso vi metto la tabella riassuntiva con tutti i tributi, la loro età, l autore e la descrizione. Mi scuso con tutti voi perchè ho ignorato gli aggettivi che mi avete mandato, ma ho preferito usarne altri... So che quella parolina non potrà mai rappresentare i vostri tributi, ma comunque secondo me li fa ricordare meglio...
Devo dire che la tabella servirà soprattutto a me per organizzare tutti i personaggi, che sono davvero tantissimi:)

 
Distretto Nome Età Autore
         
Ragazzo del 1 Luke Cohen 17 sacher_torte Il favorito
Ragazza del 1 Kora Foster 17 _Maleo La schizzata
         
Ragazzo del 2 Stephan Weiden 18 Brillo91 Il palestrato
Ragazza del 2 Olivia Matthews 17 _candyeater03 La sadica
         
Ragazzo del 3 Aris Chosen 16 Lunaix La scienziata
Ragazza del 3 Ivory Campbell 16 S h y Il genio
         
Ragazzo del 4 Achille Nereide 18 ShessomaruJunior Il nato fuori Panem
Ragazza del 4 Kristin Andersen 14 sacher_torte L’altruista
         
Ragazzo del 5 Aiden McCartn 18 Cody020701 Il padre
Ragazza del 5 Nashira Wilkins 14 So I could be lovely La rossa
         
Ragazzo del 6 Ryan Pyvens 17 Azzurra_odair Il fidanzato
Ragazza del 6 Jessica Stone 17 Azzurra_odair La positiva
         
Ragazzo del 7 Angus Winston 18 Maqry_126 La determinata
Ragazza del 7 Charlotte Cavanaugh 17 Maqry_126 Il lavoratore
         
Ragazzo del 8 Alexander Baston 14 Zoey Charlotte Baston Il gemello
Ragazza del 8 Zoey Charlotte Baston 15 Zoey Charlotte Baston La gemella
         
Ragazzo del 9 Oscar Ogden 18 S h y Il cantante
Ragazza del 9 Ariadne Lafac 18 Lunaix L’arroganre
         
Ragazzo del 10 Warwick Abe Reed 18 _Maleo Il menefreghista
Ragazza del 10 Every (V) Corner 17 Dihe Vendetta
         
Ragazzo del 11 Richard Lackland 13 ShessomaruJunior L’entomologo
Ragazza del 11 Green Rose 12 Shessomarujunior La bambina
         
Ragazzo del 12 Michael Dureed 17 Brillo91 Il buono
Ragazza del 12 Bonheur Lafebvre 18 S h y La mangiauomini

Detto ciò ringrazio tutti coloro che hanno recensito l ultimo capitolo e vi invito a recensire anche questo... Anche un piccolo commento fa sempre piacere;)
Il prossimo capitolo con i saluti arriverà tra circa una settimana!
A presto,
Thresh

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Capitolo 5
*** I'll Pray for You (parte 1) ***


I'LL PRAY FOR YOU (parte 1)


DISTRETTO 1

Luke Cohen e Kora Foster
Kora era accovacciata nell'angolo della stanza, dove si era posizionata appena entrata. Piangeva, incredula per l'accaduto. Aveva assunto le sue pillole ed iniziava a rendersi conto di ciò che aveva fatto pochi minuti prima.
Si era offerta, non ci poteva credere...
-Lei ama solo me, lei mi preferisce- ripeteva continuamente, strappandosi un capello alla volta per poi mangiarlo, come faceva sempre quando era tesa. Dondolava avanti e indietro tenendosi per le ginocchia.
 Fu allora che entrò la madre, che si affretto a raggiungere la figlia per poi aiutarla ad alzarsi.
-Tranquilla, Kora, va tutto bene... -
-Mamma, mi sono offerta, non volevo, io... - continuò la ragazza singhiozzando.
-Shhhh, lo so - continuò la ragazza -ora concentrati, puoi farcela, tutti quegli anni di allenamento non saranno stati certamente inutili... Quando ti capita di nuovo respira profondamente, cerca di portarti nell arena le pillole, ti serviranno -.
-Sarò trai favoriti - rispose Kora -mi aiuteranno -.
-Sì, certamente. ma non fidarti troppo. Sceglio bene le tue alleanze. -
Il tributo si asciugò le lacrime con le maniche dell abito viola, notando nel riflesso del pavimento lucidissimo che il viso era color porpora e le vene gonfie come non mai.
 Il suo sguardo si spostò verso la porta argento, da dove entrò una figura femminile, fin troppo famigliare alla ragazza.
Juno.
Kora ebbe la sensazione che il suo corpo non era più suo e sentì il disperato bisogno di agire. Si alzò di scatto, prendendo in mano un vaso per poi rivolgersi alla sorella:
-TU, BASTARDA! SEI VENUTA QUA PER RUBARE L ATTENZIONE DELLA MAMMA! VATTENE! MI HAI ROVINATO LA VITA FINO AD ADESSO! SEI UN MOSTRO. E ORA PIANGI ANCHE! TI ODIO!- continuò Kora, lanciandole schiacciando talmente forte il vaso di vetro che aveva in mano da romperlo..
-Calmati, tesoro -. rispose la madre, che si portò accanto la secondogenita, quasi per difenderla dalla sorella.
Il sangue scendeva dal braccio dalla ragazza, che in preda al panico si nascose sotto il tavole rannicchiata su se stessa.
La porta si aprì con uno scatto e un pacificatore entrò per comunicare lo scadere del tempo. Le due donne uscirono salutando Kora, che si accovacciò di nuovo nell angolo, piangendo e urlando parole incomprensibili.
-Lei ama solo me, lei mi preferisce. -
***
-Ciao Luke - fece Tom appena entrato nella stanza. Il tributo sorrise all'amico dandogli la mano.
-Allora, sei forte e agile, puoi vincere. Sappi però che non sarà una passeggiata, gli altri favoriti saranno tanto forti quanto te. - continuò il ragazzo.
-Lo so, ma sono pronto. -
-Cerca di farti amici, mi raccomando. Ah, e poi dai un occhiata alle ragazze, alcuni anni sono davvero carine. - sospirò Tom.
-Tom, vado lì per ucciderle, non per rimorchiarle. -
Dopo una breve risata i due si salutarono dandosi una pacca sulla schiena, che ha Luke sembò fin troppogaia per la situazione.
-Beh, allora questo è tutto... In bocca al lupo, vecchio- ribatta Tom sorridendo.
 
Luke sbadigliò rumorosamente, per poi vedere il padre entrare nella sala.
-Ciao campione.- fece lui con tono gioioso -non puoi renderti conto di quanto sia fiero di te... -
L'uomo si sedette accanto al ragazzo, dandogli una pacca sulla schiena.
-Non farti scrupoli ad uccidere, è una cosa naturale. Cerca gli scontri ravvicinati, sai quanto sei forte nel corpo a corpo e... basta crederci. -
-La mamma non viene?-
-No, sai come tua madre la pensi riguardo ai giochi... Ha detto di darti un abbraccio da parte sua -
-E Harold? -
-Lui passa dopo, non potevo presentarmi qui da te con quel fallito. -
Luke si sentì rabbrividire, e il disprezzo verso l uomo che aveva di fronte salì rapidamente. Però non reagì, fece un profondo respiro, per poi continuare ad ascoltare il discorso di incoraggiamento del padre.
 
Il visitatore che più aspettava, però, non era ancora arrivato.
-Harold...- sospirò con tono freddo. -mi fa piacere che tu sia venuto.-
-Ciao, mi dispiace, non volevo - fece il visitatore in lacrime.
-Non fa niente, capita.- Il tributo non avrebbe voluto fare il freddo, ma infondo pensava che Harold avesse ragione.
-Grazie. - continuò il fratello.
-Non c'è di che. L'ho fatto per me stesso, ho sempre voluto partecipare i Hunger Games. -
-Allora niente, vado.-
Luke si sentì sciogliere e non poté non abbracciare Harold, che lo guardava con gli occhi lucidi.
-Scusa se ti ho trattato male... Ti prometto che quando tornerò le cose cambieranno. Te lo prometto. -
 

DISTRETTO 11
Richard Lackland e Green Rose
Green Rose sedeva sulla poltroncina della sala d'attesa, incredula per l'accaduto. Una serie di immagini confuse si offuscavano nella sua mente, prima la mietitura, poi l estrazione e infine la mietitrice in lacrime portata dietro il palazzo di giustizia dai pacificatori. La madre era entrata qualche minuto prima, con il viso in lacrime e ripetendo quasi compulsivamente "Green". I minuti a disposizione erano ormai terminati da tempo, ma la piccola era sempre la figlia del capo-pacificatore e per ciò le regole dei comuni mortali dell 11 per lei non contavano.
Green sorrise alla donna, che continuava a singhiozzare accarezzando con movimenti lenti e continui, quasi paranoici, i lunghi capelli biondi della figlia.
-Non ti preoccupare, mamma. - sussurrò la piccola - posso farcela, nel distretto piaccio a molti miei compagni di scuola... piacerò anche agli sponsor -
La signora Rose la guardò accennando un sorriso, per poi rispondere:
-Sei bellissima, pantofolina -
Fu allora che Green si accorse che era entrato il padre, che si tolse i guanti macchiati di sangue. La bambina lo vide per la prima volta assumere un'espressione diversa dalla solita fredda e concentrata.
-Credo che la mietitrice abbia capito che non deve più alzare la voce verso la mia ciabattina - sorrise.
Green prese un pasticcino che le fu portato dai pacificatori, osservandolo minuziosamente.
-Le hai fatto del male, papà? -
-No, ma le ho dato la lezione che merita. Di sicuro ha imparato la lezione. -
La bambina si asciugò una lacrima che, da qualche secondo, fece diventare lucidi i suoi bellissimi occhi azzurri.
-Allora, tesoro, parliamo di cose serie- continuò sedendosi difronte alla giovane -La cosa fondamentale sono gli sponsor. So che ci sono decine di ragazzini invaghiti di te e ciò deve succedere anche per gli sponsor. Pagherò per l'abito e per la stilista, per ciò non devi temere. Allora, la strategia è questa: cerca di sembrare quanto più adorabile e dolce possibile, per poi prendere un punteggio medio nelle sessioni private, contro ogni aspettativa. Fai vedere ai capitolini la tua bravura con le piante, nell'arrampicata e la tua agiliytà. -
-Per gli alleati,- aggiunse il fratello, entrato nella sala qualche minuto prima, -cerca qualcuno di forte ma affidabile. -
Il padre abbracciò Green, che fino a quel minuto galleggiava tra le braccia della madre.
-Ciao, ciabattina. -
-Ah, guarda che là fuori c'è la coda per salutarti.-
***
Richard non aveva pianto, lui non piangeva mai. Cercava di mantenerla la calma e tranquillità che lo caratterizzava, ma pareva  impossibile in quel momento.
Il pacificatore aprì la porta, facendo entrare i cinque fratelli. I ragazzi accennarono ad un sorriso, dando pacche sulla schiena al futuro.
-Ciao a tutti... allora, abbiamo poco tempo. Mi sembra inutile dire che cercherò di tornare, sembra una cosa ovvia. - fece una lunga pausa, per poi continuare -L'importante è che continuate a studiare, non dovete assolutamente abbandonare la scuola, dottori. -
Il volto del ragazzo si illuminò nel pronunciare il soprannome, con cui chiamava le persone che, diversamente da lui, sapevano scrivere. Aveva sempre voluto ricevere istruzione ma, essendo il figlio maggiore di una famiglia piuttosto povera, doveva aiutare nel lavoro nei campi.
-Non usate le tessere, mi raccomando, potete sopravvivere anche senza. -
I fratelli pronunciarono delle frasi di supporto, per poi uscire dalla sala scrutati dai pacificatori.
I minuti successivi sembrarono infiniti per il ragazzo, che giocherellava distratto con il flauto, con cui era piuttosto bravo. Aveva imparato qualche anno prima una sequenza di note che riusciva ad incantare gli aghi inseguitori per poi comandarli a suo piacere. Ovviamente avrebbe cercato di introdurlo nell'arena, magari come portafortuna.
Ripensava alla coccinella che si era posata sul suo braccio durante la mietitura, evidentemente segno di sfortuna.
-Mamma...-
Riccardo si alzò dalla poltroncina, abbracciando la donna in lacrime entrando nella sala.
-Mamma... Non scoraggiarti, tornerò a casa.- continuò il ragazzo -continua la tua vita, prenditi cura di Twill e glia altri, non abbatterti come dopo la morte della sorella. -
-Usa gli insetti - rispose la donna -sono la tua arma più forte. -
-Lo so... -
Richard si girò verso la finestra, da dove proveniva un ronzio quasi fastidioso. Il ragazzo intravide una falena regina, dal classico color nero, che sbatteva contro l finestra in cerca di libertà.
Ed era così che si sentiva il tributo.

 
DISTRETTO 2
Stephan Weiden e Olivia Matthews
Stephan si massaggiò il bicipite, osservando soddisfatto che era più gonfio del solito. Dopo un momento di stupore per l'estrazione, era stato portato nella sala, dove avrebbe dovuto aspettare che gli amici e i parenti fossero venuti a salutarlo. Il tributo non si aspettava tante persone, probabilmente sarebbe venuto lui, il nonno. Stephan non aveva mai conosciuto i genitori, deceduti quando era piccolo, e l'anziano era l'unica persona a cui teneva, e viceversa.
-Nonno... -
Il novantenne entrò nella stanza sorreggendosi  ad un bastone di legno, mostrando una certa fatica. Stephan si alzò per aiutare l uomo, che ansimando si sedette accanto a lui.
-Non ti preoccupare, nonno. Sono forte, posso vincere. Tu intanto tieni duro, non ti abbattere. Sono sicuro che i vicini ti aiuteranno, la signora White ti potrà porterà il formaggio, il farmacista ti darà le medicine gratuitamente e chiedi a Billy di prepararti da mangiare. Ah, una volta che torni a casa, cerca sotto il divano, ci dovrebbero essere i miei risparmi. So che non è molto, ma sicuramente ti dovrebbero bastare per qualche mese. -
L uomo ascoltava silenziosamente, tremando nel sentire tale discorso. Aveva provato a rispondere al nipote, ma però le parole erano bloccate da qualche parte nel profondo delle sue corde vocali, e dalla sua bocca uscì solo un "addio" molto sofferto. Non che non credeva nel ragazzo, sicuramente ce l'avrebbe potuta fare nell'arena e l'uomo credeva molto in lui, ma nel profondo del cuore non pensava di riuscire a sopravvivere da solo per così tanto tempo.
-Puoi vincere, ma non diventare come ti vuole Capital. - disse l anziano -sei un ragazzo buono come pochi in questa nazione, e rimani tale, ti prego. -
Le parole dell uomo erano deboli, quasi fragili, tanto da sembrare un sussurro nel vuoto.
I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, e una lacrima segnò la guancia del tributo.
-Addio -.
***
Olivia aveva un sorriso inquietante stampato in faccia. Sorrideva nell immaginarsi Stephan, l altro tributo, con la tasta divisa in due da un ascia. Non si aspettava nessuno, tutti nel distretto erano terrorizzati da lei, e ciò non dispiaceva alla ragazza. Lei odiava le persone ed era disgustata da solo l'idea di avere un qualunque tipo di rapporto, diverso dall'odio, con loro. Lei aveva da sempre preferito la compagnia dei libri, senza i quali non sarebbe mai riuscita a vivere. Amava l'odore della carta, il suono che producevano le pagine sfogliate e soprattutto quello che raccontavano.
 Erano l unico luogo, a parte l'arena, in cui si poteva uccidere.
A sua sorpresa vide entrare nella stanza la sorella.
-Ciao Mabel, sei venuta a salutarmi? -
-Sì, ciao Olivia. Sai che non approvo il tuo offrirsi, ma non potevo non venire a vederti. -
-Pfff, che senso ha? Tanto lo sai che ci rincontreremo tra meno di due mesi. Mi conosci, non mi farò scrupoli ad uccidere. -
-Olivia, pensaci, sono persone come te e tu li strapperai la cosa più preziosa che hanno... -
-Sciocchezze. Uccidere è l unica cosa che mi fa piacere, è un istinto dell uomo, come mangiare e dormire. -
-Ti prego, Olivia, non far soffrire molte persone. -
-Così mi togli il bello dei giochi. - fece la giovane sorridendo sadicamente -Tornerò nel 2 in modo glorioso, tutti mi acclameranno, sarò una delle persone più importenti di Panem. -
-No, tu non sarai più una persona anzi, non lo sei nenache ora. -
-Hahahahahah - la risata risuonò nella stanza dando un eco particolarmente inquietante. Olivia trattenne l impulso di sgozzare la sorella sul posto, pensando di poterlo fare anche dopo i giochi se avrebbe continuato a trattenere la sua sete di morte.
Il tributo si alzò, mostrando alla sorella la perfezione del suo aspetto.
-Attenta, che prima poi trala lista delle mie vittime ci sarà anche il tuo nome. -
 

DISTRETTO 3
Aris Chosen e Ivory Campbell
I primi due minuti di Ivory stavano terminando e i genitori dovevano ormai uscire. La madre piangeva, disperata, mentre il padre si prestava a consolarla.
-Non dovete preoccuparvi, ho molte possibilità. Sono da sempre stata una delle persone più furbe del distretto, e ho molte conoscenze scientifiche che sicuramente si riveleranno utili nell'arena. -
-Cerca di farti qualche alleato, magari qualcuno di forte. -
-Sì, certo, anche se nel socializzare non ho mai avuto molto successo... M anon importa, ho l'intelligenza dalla mia parte, e l'intelligenza ha sempre avuto la meglio sulla violenza.
-Ben detto, Ivory. Mostra la tua superiorità mentale, fai vedere a tutti quegli scimmioni di Capital chi comanda. - rispose la madre accarezzando il volto pallido della figlia.
La ragazza sorrise alla donna, abbracciandola.
-In bocca al lupo, piccola Newton
. -
I due adulti uscirono, lasciando la sedicenne sola nella sala.
Ivory sbadigliò, contando quanti secondi durasse per poi calcolare il numero di molecole di carbonio che aveva espulso.
Passarono numerosi minuti, e la porta rimaneva chiusa.
La ragazza sarebbe potuta sembrare insensibile, una a cui non ne importava niente delle emozioni e dell'amicizia, alla quale le persone apparivano solo come numeri di un complicato calcolo. Ma non era così, e chi la conosceva bene lo sapeva, primo dei quali Spencer, il suo "migliore nemico".
-Ciao, Ivory. - fece il ragazzo, che per Ivory forse rappresentava qualcosa di più di un amico. Il giovane inciampò, come al solito, per poi accennare un debole sorriso, anche se fosse evidentemente teso. Era la prima volta che il tributo vedeva l'amico avere quell espressione, in quanto durante le loro solite competizioni intellettuali si mostrava sempre molto sicuro e prepotente.
-Non ti lascerò andare prima di batterti in matematica... - continuò il ragazzo sorridendo.
Ivory sorrise evidentemente in modo forzato, stringendo la mano di Spencer.
-Non preoccuparti, accadrà mai... -
-Infatti, non ti lascerò mai. -
Ivory si distaccò dal ragazzo, inorridita da ciò aveva detto. La situazione stava diventando un po'troppo intima, e ciò non piaque al tributo.
La loro discussione venne interrotta da un pacificatore, che comunicò la scadenza dei due minuti.
Ivory si alzò, andando alla porta, assumendo un espressione quasi sollevata visto la situazione imbarazzante che si stava creando.
-Non preoccuparti, ci rivedremo prima che tu possa dire "Albert Einstein" - sospirò Ivory uscendo dalla stanza.
Spencer si sedette con aria sconfitta, evidentemente distrutto.
.-Albert Einstein... -
***
Aris uscì dalla sala, e fu allora che il ragazzo sentì Akiko, la sorella minore, urlare il suo nome.
Il tributo interruppe il suo lungo silenzio, rispondendole.
-TI PROMETTO CHE SE MORIRò, LO FARò COL SORRISO. -
Era certamente una frase triste, quasi tragica, ma agli occhi del giovane apparve come una promessa di ritorno.
Aris sia asciugò gli occhi, guardando la manica umida di lacrime. Aveva pianto, cosa che non aveva mai fatto: l incontro con i suoi genitori e con l'amica Michelle l'aveva distrutto e tanto più l'iniziale calma apparente della sorella, alla quale voleva un mondo di bene.
Si toccò l occhio cieco, per poi sistemarsi i capelli con un colpetto.
Era stato strappato dai suoi famigliari, dalla sua vita che tanto amava, dai suopi amici. Il mondo in quel momento non aveva senso per lui, tanto quanto non ne avevano le scarpe infilate nella parrucca della mietitrice che lo stava raggiungendo col suo smagliante sorriso.
-Ciao, tu devi essere Aris, piacere, Shokki!-
Il ragazzo di sedette accanto as Ivory, che osservava in modo un po' troppo attento il treno su cui nel giro di pochi minuti sarebbero dovuti salire.
-Tesori, certo che siete conciati male... Lo stilista dovrà fare  un miracolo per sistemarvi per piacere agli sponsor. -
Di sicuro i giochi per il distretto 3 non erano iniziati per niente bene: il palco della mietitura era ceduto e ciò era testimoniato dal pollice rotto di lui e dagli occhiali spaccati di lei. Dopo aver fatto un rumore agghiacciante, il soppalco cedette, cadendo sulla metitrice, che perse la parrucca mostrando al mondo i suoi capelli naturali color giallo fosforescente. Sarà stato un bello spettacolo per i capitolini, che probabilmente si saranno sbellicati dlla risate, ma Aris non lo trovava per niente divertente. Ciò non fece altro che peggiorare il suo umore, che già era pessimo.
-Tributini, di che colore volete le vestaglie? -
Ad Aris non ne importava niente, e perciò non rispose. Stava ripensando alla sorella, e alla frase che gli aveva detto appena arrivata:
-Ti prometto di sorridere sempre. -
 

DISTRETTO 8
Alexander Baston e Zoey Charlotte Baston
Zoey guardò il fratello come non aveva mai fatto e avrebbe sperato di non farlo mai più. Era un occhiata incenerente, di totale disapprovazione, quasi di disprezzo. Erano da poco entrati nel palazzo di Giustizia e la ragazza non riuscì a tacere.
-Ma cosa ti viene in mente?! Ti rendi conto di quel che hai appena fatto? Non hai pensato alla mamma, come credi che riuscirà ad accettare due figli morti? -
Zoey si accanì sul gemello, spingendolo violentemente contro il muro con l intento di dargli uno schiaffo. Il tributo fu ben prestofermato da un pacificatore, che sollevò la ragazza trascinandola nella stanza a lei dedicata, per poi chiudere a chiavce la porta. La giovane diede qulche pugno alla porta, sfogandosi contro l uscio di legno. Odiava non terminare delle azioni o degli impegni, e quello schiaffo non dato irritò Zoey, che si sedette iniziando a giocherellare con i ricci dei lunghi capelli castani, come aveva fatto per tutta la mietitura. Scroccò le dita, sentendo il sangue ribollire nelle vene.
Probabilmente era la prima volta nel distretto 8 che i due tributi avevano gli stessi visitatori, e probabilmente l'ultima. Zoey si aspettava che i genitori e i fratelli sarebbero venuti prima dal gemello, ma non fu così.
La ragazza si alzò nel vedere la madre e il padre entrare nella sala, assumendo il suo solito sorriso disarmante. Era chiaramente abbastanza forzato, ma era il massimo che Zoey porteva fare per incoraggiare i genitori.
-Ciao. -
-Zoey, tesoro... Cerca di vincere, ce la puoi fare. -
-Dovete stare uniti, nessuno nell'arena avrà un rapporto come il vostro. Non fidarti degli altri tributi, anche se sembreranno simpatici. Un mio paziente del due mi ha raccontato che preparano i favoriri facendo anche corsi di pricologia e teatro... - continuò la signora Baston cercando di avere un tono di voce il più tranquillo possibile.
-Non preoccupatevi, anche se non tornerò continuate la vostra vita come se non fosse accaduto nulla, vi prego. Occupatevi di Ralph e degli altri, non fateli prendere in nessun caso le tessere. -
La ragazza sapeva che quella non era la cosa più rassicurante che avrebbe potuto dire, ma non avrebbe mai potuto dire la classica parola "tornerò", perchè avrebbe significato uccidere il gemello, e Zoey non credeva che avrebbe mai potuto farlo.
-No, Zoey, non dire così... - le rispose la  donna singhiozzando.
Sarebbe stata la stessa cosa dire "vincerò" o "morirò nell'arena", poichè in antrambi i casi per la fimiglia sarebbe significato la morte di un figlio o un fratello, in entrambi i casi la famiglia Baston non sarebbe mai più ststa la stessa.
***
Alex non capiva la sorella, e forse non ci sarebbe mai riuscito.
Li aveva fatto male quella reazione, si aspettava almeno un "grazie", o un abbraccio, sicuramente non essere assalito in quella maniera.
I fratelli erano già passati, e ora toccava a Ralph, il primogenito, che Alex aspettava con la sua postura forte e fiera.
-Sai che se non fosse stato per l'età, mi sarei offerto io. -
-Sì, lo so. Ma tutto questo sarà inutile se lei non accetterà di farsi aiutare, la sua testargiaggine ci farà uccidere entrambi. Sai com'è fatta, quando vuole non ascolta nessuno. -
-Lo so, Alex, ma cerca di npensare un po'anche a te... per farla vincere devi sacrificarti. -.
Alex guardò il pavimento, non ci aveva pensato. E se fosserro rimasti solo loro due? come avrebbe reagito? -
-Prendi questo. - continuò Ralph, porgendo al tributo la fascia rossa che aveva da sempre portato al braccio -Sono sicuro che in caso di difficoltà ti aiuterà a decidere. -
Alex srotolò la propria fascia di stoffa, sostituendola con quella del fratello.
-Spero che tu abbia ragione... -
 

DISTRETTO 6
Ryan Pyvens e Jessica Stone
Jessica Stone fece un sospiro quasi liberatorio, scaricando tutta la tensione accumulata durante i saluti  con i genitori. Ripensando a quello che gli aveva detto, potè notare soddisfatta di aver fatto un ottimo lavoro, sicuramente gli aveva tranquilizzati. Sorrise, come sempre d'altronde,  nel vedere entrare le sue amiche. Assunse la sua abituale espressione solare e radiosa, salutandole facendo dei urlatti acuti. Le tre si abbracciarono caldamente.
-Tu vincerai. Senno andreamo da Snow a boicottare. - disse Ashley con tono scherzoso.
-Ragazze, siete fantastiche. - sospirò Jessica commossa.
-Resta positiva, in ogni caso. -
-Sei probabilmente l'unica persona in tutta Panem a sorridere sempre e comunque... -
Jessica arrossì nel sentire tali parole, facendo un sorriso ancora più ampio.
Dopo qualche minuto di consigli e raccomandazioni varie, le amiche dovettero uscire.
 
Al terzo turno di visite entrò nella stanza una persona, il cui volto era sconosciuto alla ragazza, che sussultò stupita.
-Ciao, sono Jennifer, la fidanzata dell altro tributo, Ryan - fece la giovane in modo imbarazzato, decisamente trovandosi a disagio.
-Ehm, ciao, sono Jessica. - rispose il tributo con fare gentile.
-Sono passata solo per augurarti buona fortuna... -
-Ah - Jessica notò gli occhi lucidi della visitatrice, e la mano che stava accarezzando il pancione -Non preoccuparti, - continuò - guarderò io le spalle a Ryan -
Le due si strinsero la mano, quasi come se si conoscessero da una vita.
-Grazie. -
***
-Ma sei davvero un cretino. Come ti è venuto in mente? Sarei potuto andare ai Giochi anche senza di te. -
Ryan fece una risata sonora, dando una pacca sulla schiena a Greg, migliore amico per cui si era offerto volontario.
-Ryan, stai aspettando un figlio, cosa sarà di lui e della madre se... - il visitatore fece una pausa duratura, per poi continuare abbassando la voce -se non torni. -
-Lo so, e lo sapevo anche quando ho pronunciato quel "mi offro" alla capitolina, ma non potevo vederti andare verso morte certa senza  fare nulla. Che poi non è tutto perduto, ho qualche possibilità, posso sempre usare la storia del figlio per attirare più sponsor... -
-Sappi che ti sarò per sempre grato e... non preoccuparti per Jessica, mi prenderò cura di lei e del bambino. -
-Grazie, sapevo di potermi fidare su di te. -
 
Ryan gaurdò Greg uscire dalla sala, rimanendo solo. Era terrorizzato da anche solo l'idea di incontrare la ragazza, che certamente non avrà preso bene la candidatura del fidanzato ai giochi. Il tributo guardò la maniglia della porta girare, e fu allora che si scatenò il finimondo.
-Infame!Sei solo un incosciente! Come ti è venuto in mente!? No, non ci posso credere! Sei un COGLIONE. - La ragazza piangeva in modo isterico, dando dei pugni tuttaltro che amichevoli sul petto del futuro padre.
-Scusami, io non volevo... -
-Ma non volevi cosa? Ci eravamo messi d'accordo, volontari in nessun caso, NESSUNO. -
-Lo so, ma ti giuro che tornerò, o almeno ci proverò.... -
Jennifer abbracciò Ryan stringendolo forte, appoggiando il volto sul suo petto.
-Ryan, perchè? Stava andando tuuto bene... Noi... Tu che hai trovato lavoro... il piccolo...perchè? - sussurrò.
Il tributo si limitò a baciare l'amata sulla fronte, senza rispondere.
Stessero in quella posizione per circa un minuto, per poi lasciarsi lentamente.
-Per favore, Ryan, promettimi che tornerai, ti prego... -
-Ti amo, Jen - rispose il ragazzo accarezzando il pancione, sentendo un calcetto. Il ragazzo sorrise, ma in qualche secondo la situazione mutò radicalmente.
 
Jennifer si accasciò di scatto, urlando a squarciagola. Strinse la mano del fidanzato tanto da provocarli un dolore acuto, per poi gridare il suo nome.
-Ryan, è arrivato il momento. -




Angolo dell autore:)
Eccomi qua con il primo capitolo dei i saluti! Devo dire che alcune parti sono state davvero difficili da scrivere... Boh, spero di aver fatto un buon lavoro:)
Sinceramente non sono pienamente soddisfatto di come sia uscito il capitolo, non mi convince fino in fondo. Fatemi sapere cosa ne pensate, tutte le critiche sono ben accettate ^.^
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito l ultimo capitolo, mi fa sempre molto piacere leggere i vostri commenti:) 
Ringrazio particolarmente S h y per i suoi consigli:)
Ho notato con gioia che le storie nella sezione Hunger Games stanno aumentando, perciò i capitoli finiscono velocemente nella seconda pagina... Vi chiederei se poteste seguire la storia, così almeno non rischiate di perderne pezzi:)
Pubblicherò il prossimo capitolo martedì, forse anche qualche giorno prima.
Con questo credo che sia tutto,
alla prossima,
Thresh

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Capitolo 6
*** I'll Pray for You (parte 2) ***


I'LL PRAY FOR YOU (parte 2)
 
 
DISTRETTO 9
Oscar Ogden e Ariadne Lafac
Ariadne Lafac aveva pianto per circa un ora, ed aveva ormai consumato tutte le sue lacrime. Shawn, il fidanzato, non aveva detto niente, si era limitato ad abbracciarla lungamente, per poi baciarla. Tale bacio tranquillizzò la ragazza, che si rannicchiò su se stessa, nascondendo il viso tra le braccia. Era probabilmente la prima volta nella sua vita che si mostrava debole, completamente scoperta, aveva abbassato la sua barriera di arroganza e sicurezza. Si toccò il profondo taglio che aveva sul braccio, procurato qualche giorno primo lavorando nei campi, per poi spostare il suo sguardo verso lo specchio enorme appoggiato accanto alla finestra, dietro la quale i canarini cantavano in modo quasi irritante. Ariadne si alzò di scatto, dirigendosi verso il suo riflesso, quasi guidata da quei grandi occhi castani che la osservavano. I capelli color biondo cenere erano raccolti in uno cignon, come sempre daltronde. Le piaceva assomigliare alle dee greche, quelle delle leggende che le raccontava la madre quando era ancora piccola. Amava quelle storie, che la distraevano dal duro lavoro nei campi, facendole immaginare le realtà bizzarre di quel posto, una volta chiamato Europa.
Andava decisamente fiera del suo aspetto, che le aveva fatto guadagnare tutta quella popolarità trai suoi cocittadini e l'amore di numerosi ragazzi. Si sentiva una specie di Afrodite di Panem, ma la situazione era cambiata qualche anno prima, quando incontrò per la prima volta Shawn. I due stavano insieme ormai da tre anni, e stavano per sposarsi, se non fosse per la mietitura...
Ariadne si buttò sul divano, singhiozzando sonoramente. Era tutto perfetto: loro due, il matrimonio, la casa, il lavoro...
La madre della ragazza entrò nella sala, seguita del padre.
-Ariadne, non preoccuparti, tornerai a casa. Avrai numerosi sponsor, sei una ragazza bellissima. -
-Scusatemi, non avrete mai dei nipotini da accudire... era il vostro sogno. -
-Non preoccuparti, tesoro, non è questo quel che conta ora. Devi pensare a come sopravvivere e vincere, i nipotini verranno dopo. -
-Hai ragione, papà, se solo non fosse per il fatto che... -
-Non ti devi preoccupare, ora pensa solo ai Giochi. Ti consiglio di proporti come una dea, qualcuno di irraggiungibile e perfetto. -
-Mamma, aspetta, stavo dicendo che... -
-Ah, e poi pensa ai favoriti, magari ti vorranno con loro. - la interruppe l uomo.
-Sissì, figliola, ti vorranno sicuramente, sei ideale per loro! -
-Ascoltate, - li fermò Ariadne che, dopo una lunga pausa, sospirò con tono amareggiato -Sono incinta. -
***
Oscar avrebbe dichiarato a Melanie il suo amore, era il momento giusto, probabilmente l ultimo. Era innamorato da sempre di quella ragazza, ma pensava di fidanzarsi con lei magari quando sarebbe diventato famoso, così sarebbe stato sicuro che, in caso di fidanzamento, lei avrebbe detto certamente di sì.
Entro nella sala con un ottimismo quasi insano, sedendosi sulla poltroncina per poi massaggiarsi con colpetti le cosce. Stava sudando freddo per la tensione, stava per arrivare il suo momento.
Al suo cospetto, però, non si presentò Meanie, ma bensì i fratelli che, vedendo Oscar decisamente preoccupato, sorridevano amichevolmente. I due abbracciarono fortemente il tributo tanto da farli male, data la corporatura magra ed esile del ragazzo.
-Sta per arrivare la mamma. - fece uno dei due gemelli -Cerca di mostrarti il più tranquillo possibile... -
In quel preciso istante entrò la donna che, con il volto in lacrime, iniziò a dare dei becetti sulla guancia del ragazzo.
-Oscar... - sospirò a bassa voce -tuo padre sarebbe stato orgoglioso di te e del tuo coraggio. -
Il ragazzo assunse una smorfia di tristezza, quasi di stupore, nel sentir nominare il padre. Il tributo voleva molto bene al padre, che li mancava come nient'altro. Qualche anno prima l uomo era stato ritrovato morto a circa chilometro di distanza dal confine del 9, dal quale era uscito per motivi misteriosi, e ciò aveva particolarmente scosso Oscar.
-Lo so, se solo... - Il giovane venne interrotto da una voce femminile, che stava attendendo con tutto il cuore, che aveva sentito per ore intonare canti popolari sotto le spighe di grano nei campi.
-Ciao, mi dispiace per l estrazione -
-Melanie... - Oscar si sentì arrossire, e le orecchie farsi sempre più calde. Si asciugò le mani sudate, pensando a ciò che avrebbe dovuto dire alla ragazza. Però non aprì bocca, se non per fare un versetto quasi imbarazzante. Si dimenticò della mietitura, della madre e dei fratelli, in quel momento per lui l universo girava intorno ai lunghi capelli dorati dell'amata.
-Ehm... -
Li venne in mente come si erano conosciuti, sempre nei campi, mentre ascoltava Melanie cantare. Erano bambini, e la mietitura allora non li importava più di tanto, proprio come in quel momento.
-Senza di te il distretto 9 sarà molto meno movimentato e noioso. - fece le ragazza per rompere il silenzio, che stava facendo diventare la situazione alquanto imbarazzante.
Era il suo momento, Oscar se lo sentiva. la giovane li stava lanciando dei segni, se lo sentiva, doveva reagire. 
Si sistemò la felpa, raddrizzò la schiena, tirò in dentro la pancia, socchiuse gli occhi e sorrise leggermente. Era decisamente sexy.
Agli occhi di Melanie, che fece una risata sonora, il tutto parve decisamente poco attraente, ma bensì buffo. Oscar rispose ridendo, anche se si sarebbe aspettato una reazione diversa, foce un bacio, o un abbraccio. La sua espressione cambiò radicalmente, facendosi seria come non mai.
-Prendi questa, - sospirò prendendo la sua amata chitarra, -voglio che la tenga tu. -
Melanie annuisce col capo, per poi frugare nello zaino e tirare fuori un piccolo orsacchiotto di Peluche.
-Non riesco a fare sogni tranquilli senza questo... è una specie di portafortuna, o magari un angelo custode per me. Voglio che lo tenga tu. - rispose porgendo l oggetto al tributo, che la guardava con aria sorpresa.
-Se tornerai dai Giochi con lui, significa che nella vita, forse, è giusto rimanere bambini e credere ai sogni - fece una lunga pausa, per poi riprendere -se invece non fosse così, significherà che magari è arrivato il momento di crescere anche per me... -

La scena fu interrotta da due pacificatori, che accompagnarono Oscar, rimasto in silenzio fino a quel momento, nel corridoio.
Una lacrime scese lentamente sul suo volto, seguendo i lineamenti dolci e delicati, per poi cadere sul petto. 
No, non era riuscito a dichiararsi neanche prima di andare verso la morte


 
DISTRETTO 7
Angus Winston e Charlotte Cavanaugh
Charlotte cercava di mostrarsi il più sicura possibile, mantenendo un atteggiamento fiero e più sicuro possibile, mentre parlava al padre ed ad a Tobias, il fratello maggiore. Laurenz, intanto, piangeva silenziosamente, massaggiandosi il polpaccio ferito.
-Senti,Charlotte, sei veloce e agile. Poi conosci le piante e gli alberi, e sei formidabile con l'ascia e nell'arrampicata... - cercava di rassicurarla il gemello in lacrime.
-Lo so, Laurenz, puoi star certo che proverò a tutti i costi di tornare. -
-Tesoro, mi dispiace , ma dobbiamo uscire... -
I quattro si abracciarono caldamente, per poi lasciarsi in mnodo particolarmente sofferto.
-Ci vediamo tra qualche mese. -

Il tributo si sistemò la gonna che mirava a nascondere le gambe sottili e magrissime, provate dai lunghi giorni di fame, notando soddisfatta  di aver fatto un ottimo lavoro di sartoria nell'averla ricucita. Pensava ad Andrew, il migliore amico, e al loro giuramento fatto prima della mietitura: non offrirsi in nessun caso. Quand'era stata chiamata lo intravide subito tra la folla, capendo le sue intenzioni. A quanto pareva, però, l'occhiata incenerante che li aveva lanciato Charlotte aveva funzionato.
-Mi dispiace per il fatto che non mi sono offerto, mi sento un codardo... - fece il ragazzo entrando -avevo pensato di andare anch'io, ma poi mi hai fatto ricordare il giuramento, e sapevo che se lo avessi fatto tu ti saresti arrabbiata e non mi avresti più rivolto la parola... Ti conosco bene, e so quanto tu sia testarda. -
La ragazza percepì subito quanto l amico fosse distrutto, ma aprezzava molto il suo cercare di sembrare tranquillo.
Charlotte fermò il discorso di Andrew mettendogli un dito sulle labbra.
-Hai fatto quello che dovevi fare, devi reastare qui nel 7 ad aiutare sua madre nei lavori di sartoria, e difenderla da tuo padre sempre ubriaco... -
-Ti prego, Charly, cerca di tornare, ti scongiuro... Senza di te la mia vita non sarà più la stessa. -
Andrew si avvicinò lentamente alla ragazza con un movimento particolarmente lento e delicato. Chiuse gli occhi, per poi aprire la bocca, e il tributo fece lo stesso. Charlotte in un primo momento rimase stupito, ma poi lasciò correre la situazione senza reagire.
Fu allora che le loro labbra si unirono.
***
I Winston non piangevano mai, ma non in quella situazione. La madre ed i fratelli si erano lasciati andare completamente in balia della disperazione, singhiozzando e balbettando frasi di incoraggiamento. Angus cercava di consorli, dedicandosi soprattutto alla madre decisamente distrutta.
-Mamma, non preoccuparti, sono forte e conosco il legno come nessun'altro nel distretto. -
-Angus... - sussurrava la donna abbracciando il figlio -sono sicuro che ce la potresti fare, basta crederci... -
Il tributo guardò la madre negli occhi, capendo subito che stava mentendo. Angus conosceva fin troppo bene la signora Winston, anche se non l'aveva mai vista in quello stato, e capiva che il messaggio che cercava di trasmetterli era un'altro: "ti prego, non soffrire".
-Lo so, vi prometto che ci proverò fino alla fine. -
-Che merda questo paese, Capital porterà tutti al baratro, ne sono certo. - ribattè il padre -però non te. Tu, figliolo, saresti certamente capace di abbattere questo sistema del cazzo, ne sono certo. -
Angus sorrise in modo evidentemente forzato, facendo un cenno col capo.
I fratelli, intanto, erano incollati abbracciati a lui, continuando a versare lacrima dopo lacrima.
-Voi due tenetevi forte, siete le colonne della famiglia. Aiutate mamma e papà nel lavoro e nelle foreste, ora che io non ci sarò più. -
Il volto del tributo si illuminò, evidenziando la sua espressione ancora infantile, anche se ormai era maggiorenne.
I due minuti erano terminati, e ciò era stato comunicato da un pacificatore alquanto robusto e colossale, proprio come il tributo. La madre e i due piccoli erano usciti obbedientemente, ma il padre rimase nella stanza.
I due si fissarono per qualche secondo in silezio, per poi abbracciarsi.
-Addio. -

 
DISTRETTO 4
Achille Nereide e Kristin Andersen
Kristin si sentì inumidire gli occhi, che asciugò con la manica della camicetta. I genitori stavano ormai per lasciare la stanza, e la ragazza non riusciva ad accettarlo.
-Papà... - sospirò singhiozzando per poi appendersi alle spalle del padre certamente commosso.
-Chris, non preoccuparti, sono sicuro che tornerai da noi nel 4... -
-Ti sei allenata per anni, tesoro, e sei molto più forte di alcuni tributi. Poi hai anche l'effetto sorpresa dalla tua parte, nessuno si aspetta che una ragazzina di 14 anni sia agile e veloce come te. -
-Cerca di entrare nel gruppo dei favoriti, sono sicuro che quando gli farai vedere quanto sei brava ti prenderanno. - continuò il padre, mostrando un certo disprezzo nel pronunciare la parola "favoriti".
Kristin restava immobile, ascoltando il discorso dei genitori. Erano probabilmente le persone a cui teneva di più, in quanto erano stati loro ad insegnarle tutti i suoi valori e far di lei quella ragazza tanto altruista che era. La famiglia Andersen faceva parte della minoranza contraria ai giochi, e ciò aveva da sempre caratterizzato la vita della ragazza. Spesso, era in contrasto con i suoi compagni di scuola, e battibecchi e scherzi di vario genere dovuti a ciò, erano particolarmente frequenti.
Il fratello non aveva ancora aperto bocca, evidentemente addolorato più di quanto potesse essere il tributo. Chris si sentì mancare nel vederlo in tale stato e, singhiozzando rumorosamente, cadde in ginocchio con il volto tra le mani, per poi sedersi sulla moquet color oro.

Le lacrime scendevano sul viso di Kristin, che aveva dato, in modo molto sofferto, probabilmente l ultimo saluto ai genitori. Soffriva per il fatto di aver detto "Sono sicura di tornare", e lei odiava le bugie. 
-Ronald... - sussurrò tra se  e se la giovane vedendo il migliore amico entrare nella stanza. Un sorriso apparve quasi come per magia sul suo volto, che divenne luminoso come non mai.
-Ciao Chris - fece il ragazzo, vedendosi saltare addosso il tributo sorridente come non mai.
-Grazie per essere venuto... sei la mia ancora! - fece la ragazza emozionata.
I due stettero in quella posizione per mezzo minuto, per poi sciogliersi.
-Scusa se non mi sono offerto volontario, mi... -
-Hai fatto bene! Guarda che se lo avessi fatto ti avrei picchiato - continuò Chris in tono scherzoso -che altrimenti uno dei due saebbe certamente morto. -
-Bene, in questo caso non morirà nessuno... Sono sicuro di rivederti tra qualche settimana. -
-Boh, non so... Sono abbastanza piccola in confronto agli altri tributi. -
-Sì, ma anche Finnick lo era, e adesso è un vincitore. -
Finnick... Chris si ricordò del mentore, e di quanto fossero attraenti i suoi addominali scolpiti. Avrebbe potuto parlarci, era una buona cosa. Quel ragazzo rappresentava tutto quel che potevadesiderare, era la personificazione della perfezione, era un angelo o qualcosa del genere, ne era certa.
-Forse hai ragione, ma lui è la cosa più stpenda che io abbia mai visto. -
-So quanto ti piaccia Finnick, ma non credo che questo sia il momento giusto per parlare di ragazzi... -
-è sempre il momento giusto per parlare di lui. - ribattè Kristin, facendo una risata sonora.
-Se lo dici tu... -

I saluti erano terminati, e Kristin giocherellava con la conchiglia portafortuna che le aveva regalato Ellie, la sua amica. Avevano parlato poco, ma forse era meglio così. Il tributo aveva ormai consumato tutte le lacrime, e si sentiva più convinto che mai. Era pronta per gli hunger Games, e il sorriso che aveva in faccia ne era la prova 
No, Chris non avrebbe più pianto, lei sarebbe diventata una vincitrice.
L'anno sucessivo ci sarebbe satata lei seduta sulla poltrona dei mentori accanto a Finnick, magari con una fede al dito.
***
Achille non sopportava Finnick, in quanto rappresentava tutto ciò che odiava. Era per quel motivo che, quando il mentore aveva cercato di presentarsi, il tributo non l aveva neanche considerato, sbuffando nel vederlo.
Ora Achille si trovava lì, in quella sala ricoperta da una moquet dorata, probabilmente la cosa più costosa che il ragazzo aveva visto in vita sua. Si passava la mano ruvida e callosa sul braccio, massaggiandosi le ferite ancora fresche. Aveva passato la notte precedente in mare pescando, e la stanchezza si stava facendo sentire. Si appoggiò alla spalliera della sedia, ansimando nel sentire i muscoli più doloranti che mai.
I genitori adottivi erano usciti da qualche secondo, e il ragazzo si sentiva quasi sollevato. Ripensava alle parole della madre, che gli avevano incoraggiato come nessun'altra cosa.
-Offrendoti hai dimostrato di essere degno di vivere in questo distretto, e la tua vittoria mostrerà che a volte i figli adottivi sono molto meglio di certi figli di papà. -
Erano parole particolarmente sofferte, ma mostravano ad Achille quanto i suoi genitori credevano lui, e probabilmente erano gli unici a farlo, oltre al fratello minore. Era diventato lui, Dante, il capofamiglia, e il tributo gliel'aveva certamentefatto capire.
-Difendi la famiglia, prendi a pugni chiunque vi offenda. -
Passò la mano sui capelli corti color nero pece, per poi alzarsi nel vedere entrare i famigliari della sua sposa.
-Buongiorno, signori Driade. -
-Ciao, Achille... - I due adulti si sedettero difronte al ragazzo -grazie per esserti offerto, aprezziamo molto il tuo gesto. Non crediamo che nostro figlio avrebbe mai potuto sopravvivere, ma tu sì, ne sono certa. -
-Peschi come pochi altri, sai nuotare meglio di un pesce. - continò il padre di Martina -e poi sei forte e robusto, imbattibile. -
-Non avrei potuto non offrirmi, mi sarei sentito eternamente in debito con voi e con lei... - ribattè Achille, rivolgendosi all'amata.
-Ci prenderemo cura noi di Martina finchè non vinci, non preoccuparti... Il lato potitivo è che quando torni nel 4 non avrai più bisogno di cercare una casa. - scherzò il genero alzandosi.
-Noi andiamo, Nereide,  tieni duro... -  Sospirò la nuora uscendo dalla sola.
Erano rimasti solo loro due, Achille e Martina, che si avvicinarono per poi abracciarsi.
-Caro, cerca di tornare, ce la potresti fare. -
-Sai che è difficile, forse impossibile - il tributo fece una pausa duratura, togliendosi dal collo il ciondolo che aveva da sempre portato, che era stato trovato diciotto anni preima con lui nella cesta in mare. -ecco, prendilo tu. -
-No, Achille, devi tenerlo tu, è la cosa più preziosa che hai... -
I due si strinsero ancora più forte, baciandos, ma furono ben presto interrotti da un pacificatore. Il tributo lo guardò con un occhiata assassina, tale che l uomo dovette uscire appendendo alla porta un cartello con scritto "non disturbare".
Dopo un po'di coccole, i due si unirono carnalmente con estrema passione

 
DISTRETTO 12
Michael Dureed e Bonheur Lefebvre
Bonheur fece una breve pausa, per poi continuare ad accarezzare il figlio di tre anni che era entrato nella stanza qualche secondo prima con i genitori. I due adulti, come sempre, mostravano un atteggiamento distaccato, guardando il tributo con occhi privi di emozioni, quasi sollevati per l'estrazione.
-Non piangere, piccolo. - sussurrò delicatamente -non preoccuparti, sei al sicuro ora, se non fosse per loro... -
Lo sguardo della ragazza si spostò sui genitori, che la osservavano distratti con aria vagamente dispiaciuta.
-Ci mancherai, Bonheur. -
La ragazza sapeva che non era vero, in quanto per loro aveva da sempre rappresentato un peso da sopportare a causa della ninfomania. Li trovava insopportabili, e anche solo l'idea di dover lasciare il figlio nelle loro mani la disgustava. Avevano da sempre preferito Celine, la secondogenita, sicuramente più bella e intelligente di Bonheur.
-Se lo dite voi... - ribatté mostrando una certa acidità nel tono di voce, per poi sistemarsi il reggiseno imbottito, che serviva a far sembrare il suo seno più grande
Spostò il bambino dalle ginocchia, facendolo sedere sul divano accanto a lei.
-Vi prego, non lasciatelo sulla strada, o almeno non ora. è ancora piccolo, accuditelo fino al suo dodicesimo compleanno, poi potrete abbandonarlo. Parlategli di me, fategli sapere chi è sua madre... - continuò il tributo -ah, si chiama Corey, magari non lo sapevate... -
I genitori annuirono, senza dir niente. Dopo qualche secondo si guardarono, per poi girare la maniglia in modo da uscire dalla stanza.
-Aspettate- li fermò Bonheur -Celine, vieni qui. -
La sorella si avvicinò al tributo, chinandosi verso di lei. La ragazza le si avvicinò all orecchio della bambina, sussurrandole con un sorriso insano:
-Spero che l anno prossimo ci sia tu, qui al posto mio. -
La piccola shoccata aprì la bocca per ribattere, ma fu ben presto fermata da un pacificatore che entrò per comunicare la fine dei due minuti. Bonheur fu accompagnata dall'uomo, che riteneva estremamente sexy, verso la porta, ma si fermò prima di uscire.
-Corey, non ti lascerò mai nelle mani della mia famiglia, te lo prometto. -
***
-Kate, - Michael si inginocchiò difronte alla ragazza -mi vuoi sposare? -
Il tributo tirò fuori dalla tasca della giacca un anello intrecciato con fili di lana ed erba, porgendolo all'amata.
-Sì, Michael. - rispose lei con le lacrime agli occhi.
Forse non era la situazione perfetta per un fidanzamento, ma per i due quella era più di una proposta di matrimonio, era una promessa: Michael sarebbe tornato, o almeno ci avrebbe provato a tutti i costi.
Il tributo si sedette accanto a Kate, sorridendole amorevolmente.
-Sei atletico e forte, sarai un guerriero valoroso. - continuò la ragazza in lacrime, assumendo un tono di voce del tutto differente da quello arrabbiato di qualche minuto prima. Si era accanita sul ragazzo appena entrata, rimproverandola per il fatto che si era offerto volontario per un bambino che non conosceva neanche.
-Lo so, ma i favoriti sono molto più preparati di me. -
-Michael, nessuno è gentile come te, sono sicura che ti troverai degli alleati, da quel punto di vista non avrai certamente problemi. -
Il tributo si alzò di scatto, vedendo entrare Tahli, la sorella entrare nella stanza. Si affrettò a prenderla in braccio, abbracciandola calorosamente.
-Scusa se mi sono offerto, io... -
-Non fa niente, fratellone, sono sicura che tornerai nel 12... - rispose la piccola in lacrime.
-Non ti devi preoccupare, sono sicuro che Kate si prenderà cura di te meglio di chiunque altro- sospirò Michael -Ah, e siamo fidanzati. - fece sorridente mostrando l anello sul dito di entrambi.
Il tributo si slacciò la collana che rappresentava un aquila intrecciata ad un piccione che li pendeva sul collo, per poi porgerlo alla sorella.
-Questo è per te, Tahli, così ti ricorderai di me... -
La piccola si portò l'oggetto al petto osservandolo per qualche secondo.
-è impossibile dimenticarsi delle persone che si amano, Michael. -

 
DISTRETTO 10
Warwick Abe Reed e Evey V Corner
Warwick sbuffò rumorosamente, decisamente insoddisfatto della piega che stavano prendendo i suoi Giochi. Non avrebbe voluto vedere nessuno oltrepassare quella maledetta porta, ma non fu così. I due amici stavano ormai per uscire, e lui sperava che lo avrebbero fatto il prima possibile.
-Perché offrirti, Warwick? Dovevi parlarne prima con noi, perché non l'hai fatto? -
-Ma tranquilli, ve la prendete davvero troppo... Chissene frega dei giochi e di Panem, tanto prima e poi moriamo tutti... - rispose Abe, che si massaggiava le braccia guardando l'amica piangere.
-Se ti saresti consultato, magari, ti avremmo convinto di non farlo... -
Il tributo si alzò ansimando, per poi allontanarsi dai due visitatori. Si posizionò difronte alla finestra, ammirando quel paesaggio primaverile che tanto odiava.
-Va bene, Warwick, noi andiamo, però avresti dovuto pensarci meglio... Buona fortuna, ragazzone. -
Il ragazzo annuì, senza nemmeno guardare i due amici uscire. 
Ormai per lui i saluti erano finiti, di sicuro nessun altro sarebbe venuto a trovarlo: era orfano, e non aveva molti amici nel distretto.
-Ciao, ragazzuolo. -
Warwick si girò verso la voce, vedendo lo zio entrare nella sala.
-Ciao... - rispose all uomo che l'aveva cresciuto, verso il quale provava un disprezzo immenso.
-Mi dispiace che tu vada ai giochi, dico davvero. -
-Vattene, non ti è mai importato di me, ammettilo. Non so per quale motivo tu sia venuto, avrei preferito se te ne fossi stato a casa a bere, come sempre daltronde. Devi andartene, bastardo. - rispose Warwick senza nemmeno girarsi verso di lui.
L uomo uscì imprecando insulti contro il nipote, bestemmiando come era il suo solito. Probabilmente era ubriaco, pensò tra se e se. L'aveva visto in quello stato decine di volte, ma non smetteva mai di stupirsi di quanto li possa far schifo. Era stato affidato all uomo alla morte dei genitori, anche se non si era mai  occupato più di tanto di lui, costringendo il tributo ad arrangiarsi da solo, facendogli passare più notti per strada.
Warwick alzò la testa, dirigendosi verso la porta. Notò il braccialetto di Emilie, la migliore amica, sul tavolino, probabilmente lasciato lì sperando che possa essere un portafortuna per il tributo.
Il ragazzo sbadigliò rumorosamente, scrollando le spalle, per poi uscire dalla stanza.
***
Il mantello di V fluttuava nell'aria in modo certamente teatrale mentre la ragazza si muoveva con movimenti veloci e silenziosi per il corridoio. Si era rifiutata di entrare  nella stanza dei saluti, poiché tanto nessuno sarebbe venuto a vederla. Si diresse verso l uscita secondaria, mostrando una certa impazienza per salire sul treno che l'avrebbe portata alla capitale che tanto odiava.
Si girò di scatto, vedendo i fratelli correre per fermarla. I cinque ragazzi, con i quali non aveva da anni nessun tipo di rapporto, parlavano tutti insieme in modo quasi incomprensibile, interrompendosi a vicenda.
Era un tutt'uno di "non dovevi farlo""perché?" e "ci dispiace", che a V parevano incomprensibili e fin troppo intensi. Il tributo si sentì sprofondare, quasi commossa, ma non doveva farlo notare in nessun caso. Le scese una lacrima dall'occhio nascosto dalla maschera, che però non fu notata dai visitatori. V si limitò a respingerli con un movimento noncurante del braccio, cercando di bloccare il tremore delle labbra rosee. 
-Mi sono offerta anche per voi, mi vendicherò per tutti sei... - rispose con voce fredda e profonda. Aumentò il passo, aprendo la porta con un movimento scattante della mano.
-Li brucerò proprio come hanno fatto con noi. -

 
DISTRETTO 5
Aiden McCartney e Nashira Wilkins
Aiden sorrise salutando i genitori, che ormai stavano per lasciare il Palazzo di Giustizia. Strinse la mano a Daniel, il fratello per cui si è offerto volontario, sussurrando un "tieni duro" amichevole.
Il diciottenne rimase solo nella grande sala, ornata con ingranaggi e cavi, per ricordare l'attività lavorativa principale del distretto. Quel posto li ricordava molto casa sua, una villetta che dominava la città da un collina. I McCartney erano molto ricchi, una delle famiglie più nobili e potenti del 5, e perciò Aden non dovette mai ne lavorare ne prendere le tessere. La sua vita, per lo più, si basava sullo studio e sull'aiutare la moglie Ginevra nell'accudire i tre piccoli gemelli, che il tributo amava tanto. E proprio loro, stavano per entrare nella stanza, seguiti dalla moglie verde di rabbia.
-Sei un incosciente, Aiden! Ma cosa ti viene in mente?! Sai che abbiamo tre figli, no? Come pensi che debba fare, io, per farcela da sola! Prima di agire, pensa, o conta fino a 10, magari fino a 1000 data la tua stupidità. -
Aiden abbandonò la sua espressione fredda e tranquilla, assumendo un tono dolce e gentile, quasi supplichevole.
-Amore, chiedi a mio padre di pagare una balia, ti aiuterà lei a badare ai piccoli... -
Cody, Andy e Dennis, intanto, piangevano confusi, probabilmente non capendo ciò che era successo. Il tributo li prese tutti e tre sulle ginocchia, accarezzandoli uno a uno.
-Dopotutto, siamo molto ricchi, Ginevra, da quel punto di vista non avrete problemi... -
-Lo so, ma cresceranno senza un padre se... se non tornassi. - ribatté la ragazza.
-Tesoro, sai che mi sono allenato per anni con l arco, sono forte. Poi non avrei mai accettato di aver fatto andare mio fratello verso morte certa. -
Ginevra guardò il pavimento color azzurro, rivestito con una moquet verde, per poi sedersi accanto al marito.
-Lo so... è solo che non immagino la mia, la nostra vita senza di te. -
-Amore, non dire così, sai che ho una discreta possibilità di tornare a casa. Ti prometto tornerò... -
I due si diedero un bacio passionale, per poi allontanarsi lentamente.
-Ciao, Aiden, Tieni duro, -
***
Nashira era sotto shock a causa della creatura nella scatoletta rosa della mietitrice. I genitori erano entrati da tempo, ma il tributo era troppo scosso per l'accaduto, perciò non li stava neanche ascoltando. 
Non aveva mai visto niente del genere, un ibrido sorprendente e spaventoso allo stesso tempo, probabilmente oggetto di numerosi studi e esperimenti e di lunghe ore di lavoro. Era perfetto per l'occasione, una piccola sottospecie di scoiattolo miagolante di color rosa shocking e un musetto che sembra fatto di zucchero filato.
-Allora, hai capito? Nashira, sei fortissima, sei power. -
La ragazza era entusiasta di ciò che aveva visto, e sperava di scoprire molte altre cose nuove e bizzarre una volta arrivata a Capital.
 Capital... ci sarebbe arrivata la sera stessa, e lei sapeva bene che i giochi sarebbero iniziati già allora. Avrebbe dovuto mostrarsi come una ragazza sicura e convinta di ciò che fa, sorridente e amichevole. Si sarebbe mostrata estremamente affascinate e avvolta da un senso di mistero, proprio come le stava dicendo il padre proprio in quel momento.
-Sono sicuro che ce la farai, cara. -
Per gli alleati avrebbe scelto con cura, proprio come faceva con le amicizie. Preferiva un'alleanza grande, magari formata da più di tre persone, preferibilmente non favoriti. Nashira odiava quegli scimmioni stupidi e falsi, anche se ogni anno doveva sentirsi il discorso del tour della vittoria dei ragazzi dell'1 o del 2.
La ragazza si sistemò i lunghi capelli rossi, alzandosi per salutare con un abbraccio i genitori, che uscirono dopo qualche secondo.
Eileen e Jouquin, due dei suoi amici che, secondo Nashira, erano qualcosa di più per l'un l'altra, erano passati per primi, ma il tributo, troppo scosso, non aveva ben seguito ciò che dicevano, si era limitata a pensare a quanto i due visitatori stessero bene insieme.
Nella stanza entrò Edmund, il migliore amico si Nashira, che si affrettò a sorridere al tributo per poi sedersi accanto a lei.
-Ciao... -
-Ciao, Eddy. Stai tranquillo, ce la posso fare. -
-Nashira, mi dispiace, non avrei pensato che saresti potuta essere estratta, tu non avevi tessere, vero? -
-No, mai prese. Non prenderle neanche tu, mi raccomando. Senti, sono intelligente sono brava nella tecnologia e nelle trappole, sai quante ore ho passato con mio padre in fabbrica... -
-Certo... -
-Ah, e fai mettere insieme quelli "stupidi" si Eileen e Jouquin, sai quanto io li scippa- sorrise la ragazza -è palese che si piacciano, guardali! -
I due fecero una risata sonoro, forse un po' troppo tesa per i gusti di Nashira.
Rigel, il fratellino della ragazza entrato con Edmund, guardava la sorella con la solita espressione ingenua ed infantile, dondolando le gambe energeticamente.
-Nashira, - esclamò improvvisamente, -Prendi questo, l'ho fatto per te! -
Il tributo prese il foglio che le stava porgendo il piccolo, notando il "ritratto" della famiglia raffigurata da alcuni omini stilizzati disegnati a matita.
-è bellissimo, Rigel. - sospirò baciando sulla fronte il piccolo -Lo porterò con me nell'... nell'arena. -
Fece una pausa duratura, vedendo una pacificatore entrare per comunicare la fine dei due minuti. I visitatori uscirono obbedientemente, sussurrando dei "ciao" e dei ""ci vediamo presto" particolarmente sofferti.
Nashira si alzò di scatto, raggiungendo i due ragazzi.
-Vi prego, non dimenticatevi di me. -



Angolo dell autore:)
Eccomi qua con il primo capitolo dei i saluti! Scusatemi per il ormai solito ritardo, vi prometto che ora che ci sono le vacanze di Natale (Yeeeee) pubblicherò con più regolarità:) Il prossimo aggiornamento arriverà probabilmente lunedì/martedì.

Beh, che dire, secondo me il capitolo non è il massimo, forse un po'noioso in alcuni punti... Vi invito a recensire e a dirmi che ne pensate;)

Mi scuso con gli autori dei tributi del 10, poiichè ho dedicato poco spazio a loro, ma i legami famigliari comunque non sono molto importanti per i due ragazzi...

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito l ultimo capitolo, e mi scuso per non rispondere a tutti i commenti, ma questa settimana sono stato davvero impegnatissimo "^.^
Mi scuso per gli errori di ortografia, anche se questa volta ho riletto bene il capitolo:)
Se non l'avete ancora fatto, ditemi che alleanze vorreste, o almeno come si comporterá il vostro tributo col compagno di distretto....
Questo è tutto!
Alla prossima,
Thresh

P.s. Buon Natale a tutti:)

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Capitolo 7
*** Trip to Capitol ***


TRIP TO CAPITOL


Distretto 1
Kora Fonster
Kora uscì dalla stanza, accompagnata da Lolly, l’eccentrica mietitrice, che la guardava con aria incuriosita.
-Dimmi, ragazza, ma sei sempre così rossa? –
-No, sono solo lacrime… - sospirò il tributo certamente imbarazzato, in quanto nessun volontario fino ad allora aveva passato i saluti a piangere. 
-Ah, capito, ecco perché. Devi sapere che mi sono fatta togliere le ghiandole lacrimali quand’ero ancora bambina. Non potevo rischiare in nessun caso di rovinarmi il trucco hihihihi. –
A Kora non piaceva la donna, e la sua risata, tanto simile a quella di Juno, la sorella. L’odiosa bambina era entrata per qualche motivo nella stanza dei saluti, ma certamente non era aspettata dal tributo. Forse aveva esagerato nel lanciarle quel libro, ma in fondo pensava che il mostriciattolo lo meritasse.
-Io non mi faccio questi problemi, basta non truccarsi. –
-MA STAI SCHERZANDO?! Oh, misericordiaccia, sei impresentabile agli occhi di Panem, sei un DISASTRO totale. -
La ragazza non stava ascoltando la capitolina, era troppo concentrata a scrutare Luke, l'altro tributo che la stava aspettando accanto al treno. Era decisamente un bel ragazzo, dalla corporatura robusta e muscolosa. Era attraente a livelli estremi, con dei capelli biondi che si intonavano perfettamente a dei occhi azzurri da cerbiatto.
La ragazza lanciò un occhiata provocatoria al tributo, il quale accennò ad un sorriso facendo un movimento rapido della mano.
Aveva delle grosse braccia decisamente forti e possenti, come pochi altri uomini nel distretto.
Forse è un po’troppo perfetto… pensò tra se e se, Se la tira sicuramente troppo, quasi come… come… come lei, Juno.
Kora si sentì salire un brivido su per la schiena, e le venne l’impulso di lanciare qualcosa contro il giovane innocente.
-Anche tu vorresti entrare trai preferiti? -  chiese con voce cortese lui.
-Certamente, saremo alleati. –
Il tono della ragazza era sicuramente troppo teso, quasi aggressivo. Fece un respiro profondo, come le aveva consigliato la madre, per poi salire sullo sfarzoso treno doro.
Kora infilò la mano nella tasca dei pantaloni, estraendo un flacone pieno di pillole rosate. Ne prese una mangiandosela, sentendone subito l’effetto.
Il primo vagone era praticamente del tutto occupato da un enorme tavolo di legno, al quale i mentori sedevano discutendo animatamente riguardo i loro due tributi, ripetendo più volte la parola schizzofrenia. Il tributo riconobbe immediatamente i due vincitori, Cashmere e Glosse, che avevano trionfato solo qualche anno prima.
-Piacere, sono Kora. –
-Ciao, ragazzi. Allora, iniziamo subito. Abbiamo già guardato le mietiture di alcuni distretti, e devo dire che potreste avere degli alleati interessanti. Abbiamo già contattato i mentori del 2, voi quattro siete i primi alleati. Si chiamano Olivia e Stephan, lui è potente, lei sembra una spietata, - fece Gloss, - dovete stare attenti anche se sono vostri alleati, non si sa mai… Dovrà rimanerne solo uno, e fate in modo che sia uno di voi. –
-Altri distretto interessanti è il 4, nostro collaboratore da sempre. Dovreste dare un’occhiata anche a quelli del 3 e del 5. Però sarebbe meglio aspettare gli allenamenti, allora potrete decidere da soli… -
Kora guardò Luke aprire la bocca con un’espressione scandalizzata, decisamente irritato dal discorso dei mentori.
-Non dovremmo decidere noi gli alleati? Sono sempre i nostri giochi, non i vostri… -
-Senti, o ascolti i nostri consigli, o muori ancora prima del bagno di sangue. – ribatté con tono secco Cashmere.
La ragazza rimase in silenzio, avanzando verso la donna, che aveva i capelli uguali a quelli dell’insopportabile Juno, per poi chinarsi verso il mentore.

-Ditemi quello che devo fare, sono pronta a sterminare tutti. –


 
District 3
Aris Chosen
Aris si buttò sull’enorme letto, stupendosi di quanto fosse morbide. Sprofondò nei cuscini, accarezzandone uno ricoperto da una fodera di color bianco candido. Aveva mangiato come mai prima, assalendo un tacchino imbottito di ananas e gamberetti, animale di cui ignorava l’esistenza.
Ivory, la sua compagna di distretto, si era mostrata abbastanza fredda, con un atteggiamento superiore, quasi ultraterreno. Aris non sapeva cosa pensare della ragazza, che conosceva per le numerose gare di chimica alle quali avevano partecipato entrambi, in quanto non capiva se si potesse fidare di lei. Li lanciava segnali contradittori, prima un saluto caloroso, poi il silenzio durante il pasto e, infine, un pizzicotto fatto quasi in modo affettuoso.
Al tributo sarebbe piaciuto avere la ragazza come alleata, sapeva quanto fosse brava nella medicina, e un dottore nell’arena sarebbe stato sicuramente comodo. Sarebbe risultata come una coppia micidiale, due geni erano sempre meglio di uno.
Aris si alzò dal piumone, starnutendo a causa della polvere dei cuscini. La sua compagna era entrata nella stanza, e la stava osservando col suo solito fare studioso.
-Alluminio… interessante. La mia, invece, è fatta di una lega di oro e argento, probabilmente per non confluire nelle relazioni termopesistiche… -
-Anche se la velocità, in teoria, dovrebbe aiutare la conformazione… - sorrise il ragazzo, ricevendo in cambio un’occhiata di disapprovazione.

-Hai torto, Chosen. In fondo, non sarai mai tanto intelligente da contraddirmi. –


 
Distretto 2
Olivia Matthews
Olivia si sedette accanto alla mietitrice, osservandola per qualche secondo. La donna aveva gli occhi rossi fuoco, che si intonavano perfettamente all’abito color sangue. 
Potrei ricoprirle anche il viso di quel colore, pensò il tributo.
-Sentite, ragazzi, qui potete mangiare tutto quello che volete! Vi consiglio però di non usufruire di grassi, meglio gli albumi o le proteine, aiutano i muscoli e la linea. – squittì la capitolina, -Ah, e tu togliti tutto quel nero di dosso che sembri un corvaccio. –
La ragazza deglutì a fatica, cercando di fermare l’istinto di accoltellarla con la forchetta che stava rigirando in mano.
-Dove sono i nostri mentori? – domandò Stephan.
-Oh, ma dovete stare tranquilli, stanno arrivando! Se volete, per ora, posso presentarvi vostra stilista. Tigris! Vieni qui! –
Una donna dall’aspetto animalesco entrò nella stanza, facendo un rumore strano, simile ad un miagolio. Era estremamente magra, e con gli zigomi affilati. Il viso era come se decorato con una stampa animalier, proprio come la lunga vestaglia che aveva addosso.
Patetica, pensò il tributo, quella donna è un insulto allo stile, si meriterebbe una pallottola in fronte.
La donna dall’aspetto bizzarro miagolii nuovamente, sedendosi accanto a Stephan. Aprì una scatoletta, tirando fuori un trancio di carne cruda, per poi posizionarlo sul piatto.
-Ho già delle idee per i vostri abiti, saranno favolosi. – sospirò.
-A me stanno male i costumi da animale… - Ribatté la giovane con tono acido, -Voglio conoscere i mentori, solo loro mi capiranno. –
-Tesoro, abbassa i toni! – esclamò la mietitrice, -devi mostrare pazienza e classe. Solo così conquisterai gli sponsor. Di sicuro il fascino non ti manca, fortunatamente. –
Olivia sorrise sadicamente, vedendo Enobaria, il suo idolo, sedersi accanto a lei. Il tributo stimava enormemente quella donna, che non sin faceva scrupoli ad uccidere, che lo faceva in modo estremamente violento e spietato. Aveva staccato a morsi la gola di una dolce bambina, formidabile. Di sicuro le sarebbe piaciuto farlo, anche fuori dall’arena, magari con qualche compagna di scuola.
-Con che arma ve la cavate? –
-Bah, con tutto. Lance, spade, coltelli… -
-Non ho frequentato il centro d’addestramento. – sospirò Stephan sicuramente a disagio, -Però sono molto forte, sono bravo nel corpo a corpo. Poi sono trai più belli del 2…–
Enobaria guardò male il ragazzo, delusa da quella frase, per poi bere un sorso d’acqua.

-Bene, Olivia, vieni che iniziamo. 

 
Distretto 5
Nashira Wilkins
Nashira squadrò la mietitrice, valutando se poteva fidarsi di lei o meno. Anche lei aveva i capelli rossi, anche se palesemente tinti, e ciò non convinceva la ragazza.
-Ma allora! Vieni qui che ti devo pettinare tutti quei nodi! –
Il tributo si portò la folta chioma su un lato, legandoseli in una coda di cavallo.
-Signorina Nashira Wilkins! Come ti permetti?! Non ti fidi delle mie doti di parrucchiera? –
La rossa sorrise in modo quasi provocatorio, scappando in un altro angolo del vagone. 
-Direi proprio di no se considero come si conciata… - ribbattè con tono sarcastico.
La capitolina si fermò scandalizzata, aprendo la bocca come se volesse morderla. Fece un urlo acutissimo, togliendosi i tacchi-trampoli, per poi lanciarli contro il letto.
Si lanciò come un animale selvatico contro Nashira, che intanto rideva correndo e saltellando in giro per il vagone.
-Waaaaa, allora vieni qui a prendermi! –
La ragazza era finalmentre riuscita a provocare la donna, che considerava come una stupida oca. Al tributo non era mai importato più di tanto del suo aspetto esteriore, anche se sapeva bene che era fondamentale per Capital e che, prima o poi, le sarebbe toccato passare qualche giorno nelle mani di estetisti e stilisti bizzarri.
Intanto continuava a correre trai vari vagoni, ascoltando le urla della capitolina in lontananza.
Intravide Aiden, l’altro tributo, in lontananza, mentre parlava con i mentori, che le sembravano decisamente sotto l’effetto di qualche costosa droga.
Il ragazzo non si mostrava particolarmente amichevole nei suoi confronti, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato.
Era più grande di Nashira di tre anni, non sapeva nient’altro. Da quel che poteva dedurre dalla sua camicia di seta e dai bottoni d’oro sembrava certamente di buona famiglia, e ciò era confermato dal portamento fiero e gentile.
-Stiamo parlando di strategie…- fece il giovane –mi sta chiedendo se vogliamo allenarci insieme e separatamente. –
-Per me fa lo stesso – rispose la ragazza con aria annoiata.
-Allora facciamo separatamente. –
Nashira rimase qualche secondo in silenzio, stupita dalla risposta inaspettata. Lei avrebbe preferito allenarsi con il ragazzo, in modo da studiarlo meglio e capire come muoversi, ma andava bene anche così.
Si girò di scatto, vedendo la capitolina ancora scandalizzata, per poi iniziare a correre verso il vagone successivo.

Ma tanto, prima o poi, avrebbe dovuto arrendersi.

 
Distretto 12
Michael Dureed
Michael guardava meravigliato la maestosa statua d’oro raffigurante Snow, pensando a quante migliaia di dollari potesse costare. Alla sua famiglia sarebbe bastato anche solo un dito per diventare ricca ma, per ironia della sorte, tutto quel metallo si trovava su un treno usato solo una volta all’anno, durante la mietitura.
Ormai avevano oltrepassato le lunghe spiagge soleggiate del distretto 4 e le pianure del 3, e nel giro di qualche ora sarebbero arrivati a Capital.
Bonheur la stava aspettando seduto nella sua stanza, dove avrebbero discusso dei giochi. Non sapeva ancora se avrebbe voluto allearsi con la ragazza, ci doveva ancora pensare.
Bussò alla porta del tributo, chiamandola a voce alta.
-Bonheur! Sono Michael! –
In risposta, però, ricevette dei gemiti decisamente ambigui, seguiti poi da alcuni urletti e gridolini.
-Bonheur? –
Un letto iniziò a scricchiolare ripetutamente, e fu allora che il ragazzo intuì ciò che stava facendo. Fece una smorfia di disgusto, allontanandosi a grandi passi dal vagone.
-Ninfomania… - fece una voce grave proveniente dalle sue spalle. –Ho saputo che ne soffre fin fa quando era piccola. Non so se dovresti fidarti di lei, potrebbe causarti problemi nell’arena. –
Heymetch era ubriaco come al solito, ma non tanto da perdere i sensi.
-Ah, non lo sapevo... In effetti alcuni suoi comportamenti me lo facevano intuire, come gli abitati attilati e cortissimi. -
-Eh sì, dolcezza. Stai attento visto che sei fidanzato, sicuramente ci proverà con te, come con tutti gli altri tributi. Morirà nel bagno di sangue con tutti quelli come lei. -
Michael si sedette accanto a Effie, la mietitrice, osservandola, intenta a dipingere le lunghe unghie affilate. 
-Povera, infondo non è colpa sua se... - continuò il tributo.
-Quindi vuoi morire con lei, dolcezza? -
Distretto 6
Ryan Pyvens
Ryan aveva legato fin da subito con Jessica, e non solo perché assomigliava in modo incredibile alla sua ragazza, la quale aveva partorito subito dopo i saluti. Era stato portato non appena le si erano rotte le acque, e quindi non aveva visto il neonato, anche se era la cosa che desiderava più desiderava in quel momento.
Aveva passato circa un’ora chiuso nella sua cabina a piangere, rannicchiato trai cuscini.
Era uscito un quarto d’ora prima, ritrovandosi davanti la compagna di distretto.
Ora erano lì, seduti a cenare al tavolo insieme alla mietitrice e ai due mentori.
-Vi sconsiglio caldamente di non bere o magiare niente nell’arena se prima non avete visto un altro tributo farlo. Negli ultimi anni gli strateghi hanno iniziato a divertirsi con acidi e veleni… -
Ryan guardò negli occhi Jennifer, quasi come se volesse avere un consenso.
-Noi vorremmo allearci. – sospirò continuando a mangiare l arrosto nel piatto.
-Perfetto! Non stavo aspettando altro. – rispose soddisfatto il vincitore. –Vi consiglio di trovare un altro “amichetto”. –
-No, preferiremmo restare solo noi due, ce la caveremo meglio. –
-Anche perché non sappiamo se fidarci dell’altro ragazzo… -
Il mentore annuì con un cenno del capo, per poi continuare a dedicarsi alla zuppa di piselli.
-Probabilmente non sarà un’arena calda come le ultime, forse un clima continentale freddo, come quello del vostro distretto. – squittì Flora, la mietitrice –quindi dovrete fare i conti con notti lunghe e fredde. Durante gli allenamenti, concentratevi sulle tecniche di sopravvivenza, forse sulla mimetizzazione. –
Ryan si asciugò la bocca con un tovagliolo, riflettendo sulla frase.
-No, preferisco provare le armi, in quanto non ne ho mai usata nessuna. Sono però molto forte ed ho un’ottima mira. –
-E tu, Jennifer? –
-Nenach’io, ma sono molto veloce e agile. –
Il vincitore deglutì a fatica, facendo una breve pausa.
 
-Allora cambia tutto. Se è così evitate le armi. Non dovete assolutamente far vedere agli altri tributi quanto siate scarsi. –


 
Distretto 4
Achille Nereide
Il treno del 4 era di un color azzurro oceano, uno dei più belli di tutto il paese. La cena era passata in modo sereno, se non per il rapporto tra Achille e Finnick. I due, erano gli opposti, il mentore era il begnamino del distretto, mentre lui il più disprezzato. Con Mags, invece, avevano fin da subito legato, visto che l'anziana aveva capito il rapporto trai due ragazzi.

Achille stava guardando le repliche delle mietiture, iniziando a riflettere sugli eventuali alleati. La sua compagna di distretto, Christin, le piaceva, ma aveva subito rifiutato la sua richiesta. Lei voleva entrare nel gruppo dei favoriti, in quanto allieva di uno dei centri d’addestramento più esclusivi del distretto, ma ciò non valeva per Achille.
Scartò definitivamente i ragazzi dell’1 e del 2 e del 3, inadatti per il messaggio che voleva trasmettere a Capital. Cercava delle persone deboli, magari dei bambini, in modo da far vedere che i giochi possono essere vinti anche da tributi non necessariamente “figli di papà”, appellativo che usava per definire gli abitanti del distretto provenienti da famiglie ricche e potenti.
Una possibile candidata poteva essere la ragazza del 6, anche se forse era un po’troppo grande. Forse quelli del 7, in quanto uno dei distretti più poveri, anche se i tributi sembravano abbastanza temibili.
Per la prima volta nella storia di Panem, non c’erano dodicenni, e ciò irritò Achille, che sbuffò rumorosamente.
La sua attenzione venne catturata dal distretto 11, che presentava due giovani ragazzi alquanto deboli e apparentemente fragili.
Sarebbero diventati i suoi alleati, ne era certo.
Sorrise soddisfatto, ripetendo il nome dei suoi alleati.
-Green Rose e Richard Lackland… Benvenuti nel gruppo. –
Martina, la moglie, sarebbe stata decisamente fiera di lui e di ciò che avrebbe fatto. 
Avevano passato una mezz’ora di pura passione, seguita da un lungo abbraccio alquanto sofferto.
Lei li aveva chiesto di prometterle di tornare, anche se il tributo non l’aveva fatto.

Le aveva solo augurato di trovare il suo vero amore.

 
Distretto 11
Richard Lackland
Richard aveva legato fin da subito con Green, la sua compagna di distretto che trovava molto simpatica. Avevano finito di scartare tutti i regali portati dai visitatori alla piccola, quando vennero chiamati dalla mietitrice per cena.
-Ragazzi, venite a mangiare! -
Il tredicenne rimase meravigliato da tutti quei doni e, non essendo stupido, capì immediatamente che ne avrebbe avuti altrettanti durante i giochi. Sarebbe stata la sua alleata.
Il gruppo raggiunse il tavolo, dove il Patrick, il mentore, li stava salutando con la mano.
-Allora, che impressione avete finora? Che ne pensate degli altri tributi una volta viste le reppliche? -
-Mi piace Achille, distretto 4, - sussurrò Green, -E forte e... ha la pelle olivastra e segnata da profonde ferite... Mi ricorda la nostra gente. Mi piace, anche se probabilmente sarà un favorito. -
-Non sopporto i favoriti, sono la mia maggiore paura... E certamente non li voglio come alleati. - rispose con tono seccato Richard. -Vorrei evitarli a tutti i costi. -
-Ti  basta scappare il più lontano possibile dalla cornucopia e, naturalmente, evitare i banchetti. E vi conviene cercare un'altro alleato, magari un diciottenne grande e grosso. -
-Mi dispiace per essere sbadata durante la mietitura, - Rose  si rivolse improvvisamente alla capitolina -è che stavo studiando le piante e gli animali sotto il palco... Conosco tutti i tipi di erbe e anche gli ibridi della capitale.-
-Sei più interessante di quanto credessi, tesoro. - ribattè Patrick.
Green sorrise, soddisfatta per aver fatto capire all' uomo quanto valesse, per poi guardare Richard.
-Potresti rispiegarmi come funziona il tuo flauto? -
Sta cercando di valorizzare le nostre capacità pensò tra se e se il ragazzo, furba la piccola.
Richard fece una dimostrazione con lo strumento, spiegando che la sequenza era in grado di comandare gli aghi inseguitori.
Patrick applaudì, evidentemente entusiasta dell'oggetto.
-E dimmi, saresti capace di usarlo anche come arma? -
-Non so, non ci ho mai provato. L'ho sempre usato solo per l'impollinazione... -
Il mentore si alzò di scatto, mostrando una certa impazienza.
-Chiederò come fare a portarlo dentro l'arena senza che venga sequestrato e, magari, di mettere degli aghi inseguitori nella stanza delle sessioni private... -

-Quella è Capital, ragazzi. - squittì la mietitrice, -   Siamo arrivati. -


Angolo dell autore:)
Ed eccomi qua con il settimo capitolo! Mi scuso per il solito ritardo... Ho notato che come minimo mi serve una settimana per aggiornare.
Allora, dovete sapere che ho avuto molti dubbi su come organizzare le varie parti, ma alla fine ho risolto il tutto: Ogni tributo, prima degli allenamenti, avrà uno spazio tutto per se...

Sto già iniziando a pensare ai morti del bagno di sangue, e devo dire che sarà molto difficile decidere chi saranno le vittime... Per il numero dei decessi, faccio scegliere a voi: ognuno, nel commento, dovrà dirmi qual'è il numero giusto secondo voi, e io farò la media di tutti i vostri numeri:) I nomi li estrarrò a sorte...

Ringrazio le 8 persone che hanno commentato l'ultimo capitolo, e vi invito ad esprimere la vostra  opinione anche su questo;)
Ho già deciso le alleanze, alcune si formeranno già all'inizio, altre durante i giochi. Ho cercato di ascoltare le vostre preferenze, anche s ein alcuni casi ho fatto di testa mia;) Se avete qualche richiesta chiedete pure!
Credo che sia tutto^-^
Alla prossima,
Thresh

p.s. Buon 2016 a tutti!

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Capitolo 8
*** Red Carpet ***


Red Carpet

~A volte, anche la più innocente delle situazioni, si può tingere di rosso. ~

 

_______Capitol City

Snow scese sul terreno umido dell’arena, calciando i ciottoli accanto alla cornucopia.

-Interessante… - sospirò con la sua voce calda e profonda, battendo la mano sul corno di legno –E dimmi, Seneca, è infiammabile? –

-No, - rispose prontamente l’uomo dai capelli viola, -è indistruttibile. –

Il presidente girò su se stesso, valutando quanto fosse interessante la location dei 66esimi giochi. Alzò il cappuccio della giacca, per poi coprirsi il volto con la pesante sciarpa di lana.

-Davvero interessante… E dimmi, qual è l’altra particolarità di questa Arena? –

Seneca sorrise nel sentire la domanda, sedendosi su una delle piattaforme di partenza dei tributi.

-Lo scoprirà presto, presidente, ne può stare certo. -

 

_______Distretto 8

Zoey Charlotte Baston scese dal treno giocherellando con i lunghi ricci color cioccolato, per poi fare un sospiro quasi liberatorio. Il viaggio era andato bene, anche se aveva cercato di evitare a tutti i costi il gemello Alex. Non riusciva ad accettare il fatto che si fosse offerto volontario, condannando almeno uno dei due a morte certa.

-Cara, sorridi amorevolmente. –

La ragazza accennò ad un sorriso, guardando con aria sprezzante le decine di capitolini che la stavano salutando gridando il suo nome, vogliosi di ricevere qualche tipo di consenso dal tributo. Zoey si girò verso il fratello, che guardava con aria provocante la folla, continuando a fare occhiolini e salutandola con cenni della mano.

Il solito sbruffone, pensò tra se e se la ragazza.

Non ci aveva ancora parlato dopo la mietitura e, perciò, durante la cena si era seduta all’estremità del tavolo opposta. Lui, invece, aveva cercato più volte a iniziare un dialogo, però senza successo. Per il resto del tempo aveva parlato con i mentori di strategie e alleanze e, naturalmente, curato il suo aspetto. Di certo da quel punto di vista non aveva problemi, in quanto era decisamente un bel ragazzo, dal fisico alto e atletico. Probabilmente avrebbe avuto numerosi sponsor.

-Zoey, tu vieni con me. – squittì l’eccentrica mietitrice, -dobbiamo andare al centro immagine e bellezza! Lì ti farò conoscere lo stilista, sono sicura che ti piacerà fin da subito! –

Il tributo annuì obbedientemente, abbandonando per un momento il suo portamento fiero e sicuro.

-Ho delle richieste per l’abito, non lo vorrei troppo strano. Sono abituata a vestiti non troppo appariscenti, come felpe… -

La capitolina fece una risata acuta alquanto irritante, per poi continuare.

-Tesoro, non so se non l’hai ancora capito, ma tu, qui, sei solo una marionetta, e non hai nessuna voce a capitolo. –

 

_______Distretto 7

-Piacere, sono Corbia, la tua stilista! –

Angus Winston scrutò la donna, valutando accuratamente se volesse fidarsi di lei. Non era mai stato uno molto confidente, e non aveva l’intenzione di diventarlo a Capitol con una donna che non aveva mai visto prima.

-Hai dei bei occhi, ragazzone. Dovremo certamente valorizzarli col mascara, magari per renderli un po’più grandi… -

-A me piacciono così… -

-Oh, per tutti i cavoletti! Ma quanto sei scontroso! Guarda che ne metteremo solo un po’, giusto per renderti più attraente, anche se sarà difficile visto i tuoi bicipiti e i tuoi addominali… -

Angus sorrise quasi imbarazzato, assumendo la sua solita espressione infantile. Si era fatto tutti quei muscoli col duro lavoro nei boschi, e le ruvide e callose mani ne erano la testimonianza. Aveva iniziato a trasportare grossi tronchi e a tagliar la legna fin da quando era piccolo, dato che doveva aiutare i genitori a sfamare una famiglia alquanto numerosa.

-Non preoccuparti. – continuò Corbia, - Il tuo abito non è per niente ridicolo o imbarazzante, ne puoi star certo. Poi hai una compagna di distretto tanto graziosa… abbiamo in mente qualcosa di speciale per voi due. Si chiama Charlotte, giusto? –

Angus annuì alla stilista, che stava accumulando punti a favore. Si sedette su un lettino, intorno al quale numerose persone vestite con un camice bianco si erano riunite a guardarlo. Il tributo arrossì alla vista di tutta quella folla, coprendosi le orecchie color bordò.

- Prima ti sistemiamo i capelli, poi il resto, e infine il trucco. –

Corbia tolse la maglietta al ragazzo, osservandolo attentamente.

-Non ti sei mai fatto una ceretta, vero? Che disastro… Ti avverto, potrebbe farti un po’ male. Dimmi quando sei pronto. –

Angus annuì, mordendosi la guancia fino a sentire il sapore del sangue. Fece un respiro profondo, per poi sussurrare con voce fioca.

-Pronto. –

E fu allora che, per la prima volta nella sua vita, urlò di dolore.

 

_______Distretto 10

-Senti, ti devi assolutamente togliere tutta quella stoffa di dosso e anche quella maschera, senno non possiamo lavorare in nessun modo. –

V lanciò alla stilista una delle sue solite occhiate incenerenti che, però, non sembravano funzionare come al solito. Trovava inutile mostrarsi bella per attirare sponsor, in quanto non le servivano affatto. Se fosse stato per lei avrebbe fatto solo l’intervista, per poi entrare direttamente nell’arena, dove avrebbe finalmente colmato la sua sete di Vendetta. Il piano era pronto e studiato minuziosamente, e lei non vedeva l’ora di effettuarlo. Per ironia della sorte, però, prima doveva cavarsela con quel gruppo di stupide oche che cercavano di modificare il suo aspetto fisico, che il tributo reputava perfetto.

-Guarda che se non lo fai tu dovremmo farlo noi con la forza. –

V socchiuse gli occhi, togliendosi il lungo mantello di tela nera, scoprendo così la camicia bianca, che cadde a sua volta per terra. La stilista fece una smorfia di disgusto nel vedere il busto avvolto in bende intinte in qualche pomata di erbe.

-Oddio, tesoro, cosa ti è successo? –

-Sono bruciature, - fece il tributo con voce profonda e grave. –Ce le ho da quando ero piccola, ormai ci sono abituata… -

V odiava scoprirsi dal punto di vista emotivo, e altrettanto da quello fisico. Era per questo che, nel vestirsi, cercava di coprire tutta la pelle possibile.

-È questo il motivo della maschera? – la donna bevve un bicchier d’acqua, per poi sedersi su uno sgabello.

La ragazza annuì con un cenno della testa, per poi rimettersi la camicia. Per la prima volta nella sua vita si era sentita” nuda”, e in territorio nemico. Dopotutto la sua pelle sarebbe stata per sempre segnata de profonde ferite per colpa loro, era stata Capitol ad uccidere i suoi genitori e a bruciare la sua casa quando era ancora piccola.

-Fammi uscire su quel carro con qualcosa di decente, perché senno ti ridurrò ancora peggio di come sono io. –

 

_______Distretto 9

Oscar Ogden si alzò dal lettino, sedendosi sulla sua estremità. Appena sceso dal treno, era stato portato in quell’enorme freddo corridoio, dove un team di acconciatori l’avevano lavato e truccato. La stilista era decisamente preoccupata per il suo vestito, in quanto avrebbe dovuto modificarlo e adattarlo al fisico magro ed esile del ragazzo.

La sala era tinta di grigio, e la scarsa illuminazione la facevano sembrare una stazione ferroviaria abbandonata, o qualcosa del genere. Era divisa in 24 parti, ognuna dedicata ad un tributo, separate da delle tende color oro ricamate. Davanti a se vedeva la ragazza del 2, Olivia, che lo guardava con sguardo quasi pietoso e un sorriso decisamente inquietante. Era sicuramente una bella ragazza, dai lunghi capelli dorati e dei grandi occhi azzurri. Il tutto, però, era rovinato da un abito nero e da delle scarpe dello stesso colore. Al tributo ricordava vagamente una suora, anche se di valori, in quella ragazza, sembrava che non ce ne fossero. Alla sua destra, invece, era sdraiata Ariadne, la sua compagna di distretto, con la quale in realtà non aveva legato particolarmente. Ci aveva parlato solo una volta, ma gli era bastata solo quella per capire che la giovane volesse essere una favorita. Sicuramente, essendo una ragazza attraente e ben allenata, sarebbe entrata nel gruppo, sempre se la suore del 2 non l’avrebbe fatta fuori prima. Oscar si girò alla sua sinistra, dove una diciottenne lo stava guardando con aria provocante leccandosi con movimenti lenti e continui le labbra. Si chiamava Bonheur, o qualcosa del genere, distretto 12. La ragazza si sistemò il reggiseno, passando poi la mano sul ventre per poi arrivare ai fianchi e alle cosce. Oscar non poté fare a meno di sorridere, non capendo a cosa mirasse le ragazza, che continuava a toccarsi in modo provocante.

Il ragazzo decise di girarsi dall’altra parte, vedendo che la suora del 2 continuava a fissarlo in modo macabro, e Ariadne come se fosse un qualcosa bisognevole di cura. Oscar si tuffò nel morbido cuscino imbottito di piume e, non sapendo come reagire, decise che fosse momento giusto per un sonnellino.

 

_______Distretto 11

Green Rose fece una giravolta, ammirando riflessa nello specchio tutta la sua bellezza ed eleganza. Sembrava una classica mondina, vestita con una larga gonna e una camicia a maniche lunghe arrotolate, e sul capo un elegante, e country allo stesso tempo, cappello a larghe tese pieno di fiori colorati.

-Devi saper che l’ha disegnato tuo nonno. Tuo padre ce l’ha portato di persona, sperando di consegnarti il progetto, però non era concesso dal regolamento… -

Green sorrise nel sentire nominare due delle persone a cui voleva più bene. Le parole della stilista risuonarono più volte nella sua mente, diventando sempre più fioche, per poi estinguersi totalmente. La donna si avvicinò alla bambina, prendendo dalla tasca un fazzoletto, tirandolo sul viso del tributo.

-Ecco, così sei perfetta, tesoro. –

Green si girò verso la sfarzosa porta dorata, saltellando entusiasta verso l’uscita, dove la aspettava il suo compagno di distretto, nonché alleato. Richard aveva addosso un costume da apicoltore, decorato con disegni di fiori e insetti colorati.

-Ho saputo che saresti dovuta essere vestita così anche tu, ma i soldi della tua famiglia hanno cambiato tutto. – il ragazzo fece una pausa duratura, per poi continuare. –Forse è meglio così, sarai più facile da notare, avrai più sponsor, quindi più doni. –

Green annuì senza dir nulla, prendendo per mano il suo amico. I due si diressero in silenzio verso il cancello, dove vennero circondati da un gruppo di pacificatori.

-Cosa pensi di comportarti? –

-Io proporrei di sorridere, magari salutare il pubblico con la mano… Ricordi cosa ha detto il mentore? Carini e coccolosi. – sospirò il giovane con voce tranquilla.

Il gruppo attraversò un complicato labirinto di corridoi, per poi entrare in un’enorme atrio pieno di persone e animali.

-Ecco, quelli sono i vostri cavalli. –

 

_______Distretto 3

Ivory Campbell raggiunse cavalli che avrebbero dovuto trainare la carrozza del distretto 3, accarezzando delicatamente la loro criniera. I due animali erano certamente sedati, probabilmente con qualche medicinale economico di scarsa qualità.

-Un estratto del benzenono, o qualcosa del genere… -

Ormai tutti i tributi si erano riuniti nella sala di partenza, ognuno con un abito diverso e, agli occhi di Ivory, tutti alquanto bizzarri. I più strani erano decisamente quelli del 2 e del 10, che erano rispettivamente delle tute da pacificatori e delle pellicce, accompagnate da due paia di corna da ariete.

Con lei gli stilisti avevano fatto decisamente un ottimo lavoro, evidenziando la sua bellezza esteriore e, allo stesso tempo, rispecchiando anche le sue capacità intellettuali. Era vestita in puro stile steampunk, con un piccolo cappello a cilindro, degli occhiali dorati e un corsetto strettissimo, seguito da una ampia gonna che ruotava. Il tutto valeva anche per Aris, il suo compagno di distretto, solo che al posto della gonna il ragazzo aveva un paio di pantaloni, e un cannocchiale al posto degli occhiali. Si sarebbero certamente fatti notare, anche perché al contrario di tutti gli altri tributi, loro vestivano colori scuri, come il blu elettrico.

Ivory salì sulla carrozza, notando con piacere che Aris non fosse ancora lì. Si girò alla sua destra, controllando se il compagno di distretto fosse a socializzare con altri tributi, ma al suo posto c’era una grande folla di persone radunate intorno ad un corpo steso a terra.

La ragazza scese con un balzo e, dopo pochi passi, raggiunse il gruppo di tributi sotto shock. Si fece strada tra la folla, raggiungendo in pochi secondi la causa di tutta quella confusione. Al centro del cerchio c’era un tributo disteso in una pozza di sangue, ancora ansimante e tremante. Aveva il volto sfigurato, quindi per Ivory risultò impossibile riconoscerlo. La ragazza si rannicchio accanto alla sagoma, posizionandole due dita al collo, per controllare le funzioni vitali. Alzò gli occhi verso i tributi, notando che Olivia, distretto 2, stava sorridendo sadicamente, cercando di nascondere due macchie di sangue sul lungo abito bianco candido.

-Ha smesso di battere. -

 

Angolo dell autore:)

Ed eccomi qua con l’ottavo aggiornamento! Devo dire che il capitolo si è scritto da solo, e sono piuttosto soddisfatto di come sia uscito :)

E quindi c’è già la prima vittima dei giochi… Chi sarà? Estrarrò a sorte il nome del/la povero/a ragazzo/a, però vi prometto che lo scoprirete presto ;)

Ringrazio tutti coloro che leggono e commentano la storia, e vi invito a recensire questo capitolo ^-^

Alla prossima,

Thresh

 

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