The Darkness Within

di drosmigs_62
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fear ***
Capitolo 2: *** Breaking Point ***
Capitolo 3: *** Alone with the beast ***



Capitolo 1
*** Fear ***


CP. 1 THE DARKNESS WITHIN : FEAR

 

Anna dorme. Bene. 

Elsa chiuse tranquillamente  la porta della sorella e ritornò nella sua stanza. Era notte, ma il corridoio non era buio.  Le candele appese nei loro candelabri, facevano dondolare la luce sul pavimento e sulle pareti. La giornata era stata lunga e piena delle solite faccende di cui una regina deve occuparsi, ma Elsa si era sempre presa del tempo per assicurarsi che Anna stesse bene. Purtroppo, non hanno la possibilità di vedersi molto durante il giorno, ma Anna sa che la porta di Elsa non sarà mai più chiusa per lei. Quella sera Anna doveva essere particolarmente stanca, infatti era andata a letto prima.  

 

 

 

Arrivata davanti alla sua porta, si fermò e la spinse in avanti. La stanza era nera come la pece, ma a Elsa non importava. Conosceva il posto a memoria. E come non potrebbe? Visto che aveva trascorso lì dentro gran parte della sua vita? Elegantemente Elsa scivolò fuori dal suo formale vestito da giorno, mentre allo stesso tempo, col ghiaccio, creava una morbida camicia da notte. Passeggiò lungo la stanza buia e mise la corona sulla sua scrivania personale. Con attenzione sciolse il suo stretto chignon e lasciò ricadere i capelli biondo platino sulla sua spalla sinistra. Finalmente era pronta per andare a letto…Elsa esitò. Era andato tutto bene. Forse questa sera non sarebbe….

 

 

Delle nuvole oscure cominciarono a formarsi nella sua mente, come macchie, offuscandole la vista. “ No “ Sussurrò, spaventata, stringendo la testa tra le mani. “ Non di nuovo, n-non di nuovo…” Ma era troppo tardi. L’oscurità l’avvolse e lei scivolò a terra senza proferire alcun suono.

 

 

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

 

 

 

“ Elsa?”

 

“ Elsa!”

 

La voce di Anna le riempì le orecchie, penetrando nel buio della sua mente. Elsa gemette, sentì dei morbidi fiocchi di neve atterrarle sul naso, ma non aprì gli occhi.

 

“ Oh grazie a Dio, Elsa! Ti prego dì qualcosa, qualsiasi cosa!” Elsa schiuse lievemente gli occhi, per paura di quello che avrebbe visto. Anna era china su di lei, gli occhi azzurri pieni di preoccupazione e di paura. La stanza era ancora buia, “ma se Anna è qui…”

 

“ Elsa, per favore…” Anna pareva essere vicina alle lacrime. Elsa si premette la mano sulla testa e cercò di fare mente locale. Era sdraiata sul pavimento, le coperte erano aggrovigliate intorno a lei. Devo averle afferrate quando sono caduta, pensò. Al suo piccolo movimento, Anna rimase a bocca aperta dalla gioia e la trascinò fino a i suoi piedi. Elsa, ancora stordita, fu confortata dal calore del feroce abbraccio di sua sorella. 

 

“Anna. Huh-? Perché sei qui?” Riuscì a mormorare.

 

 

“ Sono venuta a prenderti, perché nessuno ti aveva ancora visto e quando sono arrivata in camera tua…” Si interruppe. Elsa, confusa, si guardò intorno. Lei rimase a bocca aperta e si spinse lontano da Anna. Delle stalattiti avevano pugnalato il muro ed erano spuntate all’interno della stanza, e la neve era accatastata in grandi tumuli sul pavimento. Siccome era quasi mezzo giorno, Elsa  rimase scioccata nello scoprire che il motivo per il quale la sua stanza fosse ancora buia, era il fatto che la grande finestra triangolare era completamente rivestita da uno spesso strato di ghiaccio.  Scossa, Elsa portò lo sguardo sulle sue mani. Erano congelate e stavano diventando blu, proprio come quando Anna…. quando Anna…

 

 

La neve cominciò a cadere dal soffitto, sempre più velocemente, come l’ansia cresceva dentro di lei. Anna, vedendo la paura di sua sorella, coprì le mani di Elsa con le sue, bloccandole la visuale. 

 

“ Sono qui per te,  ” Mantenne saldamente una mano sopra a quella di Elsa, mentre con l’altra raggiunse la guancia di sua sorella, appoggiandoci lievemente l’intero palmo. Avvicinò Elsa a se e appoggiò la sua fronte su quella della bionda. Elsa sbatte le palpebre e lentamente riprese coscienza. Inspirando pesantemente, mosse le mani in senso circolare e fece sparire tutta la neve e il ghiaccio che le circondava. La luce del sole filtrò nella stanza illuminando le due sorelle, ancora strette assieme. Elsa affondò con gratitudine la testa nel petto dell’altra. Anna, che non è di certo la persona più paziente al mondo, afferrò le spalle di Elsa e la guardò fissa negli occhi.

 

“ Cos’è successo? Non ti ho mai vista perdere il controllo in questo modo. Era da  quando, beh, da quando Hans ti ha detto che ero morta… “ Si fermò, sapendo benissimo che questo era ancora un argomento  dolente per la regina. Le sopracciglia di Elsa si contrarono in segno di fastidio. Quello che era appena successo…non aveva solamente perso il controllo dei suoi poteri, aveva perso il controllo di se stessa. Dirle che Anna era morta, per mano sua, le aveva spezzato l’anima, poi, quando Anna si era congelata per salvarla, davanti ai suoi occhi… quello era stato davvero troppo da sopportare: sentirsi sollevata per poi rivedere tutto in frantumi…no, era stato davvero troppo forte per lei. 

 

Elsa scosse la testa “ Non è stato nulla di che. Solo un brutto sogno o una cosa simile.” La sua scusa era debole e ne era cosciente. 

 

“ Elsa, non voglio più bugie. Non voglio più essere tagliata fuori.” L’espressione sul volto di Anna si addolcì. “ So che vuoi proteggermi, ma ricorda che ti voglio bene ed anch’io cerco di tenerti al sicuro.” Abbassò le mani ancora avvolte insieme e Elsa si meravigliò del calore di Anna. Il suo corpo era sempre freddo, invece Anna era come un sole. Irradiava divertimento ed euforia, mentre lei era sempre rigorosamente raccolta e composta. Eccetto ora. 

 

“Io non so cosa sia successo esattamente. Aspetta, aspetta, Anna…” Si affettò ad aggiungere nel vedere la faccia incredula della sorella. “ E’ solo che…non riesco a capire cosa ci sia che non va. A volte, di notte, mi vengono le vertigini e c’è questa, questa oscurità. Ieri sera è stata peggiore che mai. Sono andata a controllare che stessi bene, dal momento che eri andata a letto prima di me,  e quando sono tornata nella mia stanza, semplicemente, è successo.” Finì debolmente. In effetti non c’era molto altro da aggiungere . Anna ascoltò in silenzio. Poi un enorme sorriso le attraversò il volto. Elsa rimase a bocca aperta, stordita. 

 

“ Beh, non so te, ma io ho in mente la soluzione perfetta! Colazione!!”

 

 

Anna scattò in piedi e trascinò Elsa fuori dalla stanza.

 

“ Aspetta! Non sono neanche vestita adeguatamente!” Gridò Elsa disperata. Anna si voltò, le fece la linguaccia, riprese a camminare e canzonò.

 

“ Questo è quello che succede a svegliarsi tardi. Ora andiamo!”


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Spazio Autore
Ciao! Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito, perchè la storia è piena di sorprese ! :D Sono felice di essere finalmente riuscita a pubblicarne una versione italiana, la storia originale è di Gryfon129. Sono stata così felice quando ha accettato di lasciarmela tradurre, dunque spero di aver fatto un buon lavoro! 
Molti capitoli arriveranno a breve.
Grazie per aver letto e fammi sapere cosa ne pensi con un commento, se ti va!
Un Caldo abbraccio a tutti!!!

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Capitolo 2
*** Breaking Point ***


Anna aveva ragione, la colazione era davvero la soluzione perfetta. Era stata una distrazione sufficiente per alleviare la mente di Elsa e farla tornare in forza per essere la regina di tutti i giorni. Anna aveva organizzato di uscire con Kristoff, Sven e Olaf,ma decise di non andare e restare accanto alla sorella.

 

“Non c’è bisogno di farlo, Anna. Sto bene durante il giorno.” Anna le rispose con uno sguardo di disapprovazione, chiaramente copiato da quello di Sven, del tipo “ Chi pensi di prendere in giro?” . Le guance di Elsa si tinsero di rosso per l’imbarazzo. Effettivamente Anna aveva ragione. E,  in realtà, era felice che la sorella fosse vicino a lei. 

 

Al mattino, Elsa dovette partecipare a una riunione con dei sovrani stranieri, riguardo alla gestione del commercio tra i loro paesi. Era una riunione davvero importante, poiché quando gli altri re e le altre regine avevano saputo dei poteri di Elsa, si erano immediatamente spaventati. Ma il ricordo dei genitori delle due e la loro sconfitta dei piani crudeli di Hans, li spinse a rientrare nuovamente in commercio con Arendelle. Personalmente, Elsa avrebbe preferito che ciò non succedesse, in modo da potersene stare ore e ore da sola in biblioteca. Infatti fu lì che Anna la trovò, subito dopo cena. Riusciva a malapena a vederla, per colpa delle enormi pile di pergamene accatastate intorno a lei, ma l’inconfondibile bagliore dei piccoli fiocchi di neve che la bionda aveva sulla sua treccia, le dette la conferma che l’individuo nascosto lì dietro fosse proprio sua sorella.  Anna entrò in punta di piedi, non volendo disturbare il lavoro di Elsa, ma la regina notò comunque la sua presenza.

 

“Mi hai trovato, eh?” Ridacchio Elsa e le fece un cenno con la mano. “Vieni, siediti accanto al fuoco, starò con te per un po’.” Anna si fece strada verso il camino, prendendo una coperta dalle tante sedie dietro di lei. Se la distese sul suo corpo e si mise ad ascoltare il suono della penna d’oca che graffiava sulla pergamena. Rimase ferma per un momento, il calore del fuoco che le riscaldava il volto. Tolse lo sguardo dalle fiamme e guardò Elsa dritta negli occhi. La ragazza sorrise, ma i suoi soliti occhi color azzurro diamante avevano una nuvola di stanchezza. Anna si spostò un po’, come Elsa si unì a lei. 

 

“Come ti senti?” Anna aveva trovato la mano di Elsa da sotto alla coperta e le diede una piccola stretta. Elsa avvolse il braccio libero attorno ad Anna prima di rispondere.

 

“Sto bene. Sono solo stanca.” Elsa era letteralmente esausta, e stare lì, davanti al tepore del fuoco di certo non l’aiutava a restare sveglia. La regina appoggio dolcemente la testa sulla spalla di Anna e chiuse gli occhi. Anna passò una mano tra gli eleganti boccoli biondi di sua sorella e attese. Nessuna delle due pareva sapere cosa stesse succedendo, ma Anna sapeva che la prima cosa da fare era quella di essere lì per Elsa. 

 

Potevano anche aver trascorso tredici anni separate, in cui Elsa cercava di nascondersi per proteggere Anna, ma nel corso di tutti questi anni lei non era mai stata arrabbiata con la sorella. Tutto quello che aveva sempre voluto era condividere il suo amore con Elsa. La ragazza aveva sperato che tutto cambiasse il giorno dell’incoronazione di Elsa. Non si erano parlate per anni e quando furono costrette a rivolgersi la parola, l’unica cosa di cui erano riuscite a parlare era stato il cioccolato! Poi…

 

Anna sospirò  e si rannicchiò accanto alla sorella, sentendosi improvvisamente a disagio. Aveva cercato di dimenticare quel momento, ma in realtà si vergognava di quello che aveva fatto, di essere stata lei la causa della fuga di Elsa. Si era spinta troppo oltre e Elsa non ha retto. Tutto le è stato perdonato ora, ma Anna ripensa spesso a quella sera e di come tutto sarebbe potuto andare diversamente se si fosse comportata in maniera meno egoista. 

 

Persa nei suoi pensieri, le ci volle del tempo per rendersi conto che Elsa stava diventando sempre più fredda. Il suo respiro era affannoso e irregolare. Ogni espirazione provocava dei piccolissimi fiocchi di neve. Ora Elsa aveva iniziato a borbottare, nulla di coerente, solo suoni. Anna fu presa dal panico, insicura su che cosa dovesse fare. La temperatura stava scendendo velocemente e il fuoco si stava affievolendo.

 

“Elsa?”

 

Anna uscì dalla coperta e l’avvolse completamente attorno alla sorella. Tremava, ma non poteva abbandonare Elsa. Inconsciamente la bionda afferrò debolmente la coperta. Del ghiaccio cominciò a formarsi sul pavimento attorno a lei, mentre Anna cercava disperatamente un modo per arrestare il freddo. 

 

“ Svegliati, Elsa! Per favore, ti devi svegliare!” Anna si chinò e la raccolse. Un braccio sotto la schiena e l’altro sotto le cosce. Il ghiaccio sul pavimento rendeva quasi impossibile camminare, ma Anna riuscì a lasciare la biblioteca e cominciò a correre verso le loro camere da letto. Non doveva dire niente a nessuno, sapeva che se uno della loro servitù avesse visto cosa stava accadendo, sarebbe andato in panico. Chissà cosa potrebbero fare a Elsa, che a malapena era riuscita a conquistare la loro fiducia, dopo ciò che era successo.  

 

Anna fece un profondo respiro e corse il più velocemente possibile, non in camera della sorella, ma nella sua. le sue dita erano ghiacciate, ma continuava a tenere stretto il corpo di Elsa, senza smettere di incoraggiarla. 

 

“ Hei, Elsa, so che questo momento è strano per te, ma ti devi assolutamente svegliare. E’ l’unico rimedio che conosco. Non ho poteri come te, non posso darti una mano in questi casi!”

 

Elsa non diede alcun segno di aver sentito. Le sue sopracciglia erano strette, per la paura o per il dolore, questo Anna non lo sapeva, ma non assomigliava più alla regina serena e maestosa di prima. Infatti, per la prima volta, Elsa sembrava soffrire il freddo.

 

Dopo aver raggiunto la sua camera da letto, Anna aprì con difficoltà la porta e adagiò delicatamente la sorella sul letto. Il gelo stava cominciando ad espandersi anche sui suoi vestiti.

 

“Anna…”

 

Il suo cuore le balzò in gola. Abbassò lo sguardo, non era sicura di aver sentito bene. Elsa stava dicendo il suo nome?

 

“Anna. Ti prego no, mi dispiace tanto. Ti prego no!”

 

“Va tutto bene Elsa, sono qui.”

 

Elsa, ancora addormentata, iniziò una lotta cercando di respingere Anna.

 

“No, aspetta! Stop! Ouch, Elsa! Basta, mi fai male!” Anna gridò. Non poteva resistere e stava andando sempre peggio. Elsa alzò di scatto la testa e andò a sbattere contro la mascella di Anna, mollando la presa. Le due caddero a terra. Anna si rialzò goffamente massaggiandosi il mento. Il respiro di Elsa era diventato rapido e breve e, mentre Anna la guardava, dei ghiaccioli iniziarono a formarsi attorno a lei, quasi per proteggerla. Anna lottò con tutte le sue forze per rimanere nella stanza, ma era completamente a corto di idee. 

 

“Anna, per favore, basta, basta. Stai lontana da me” Sussurrò Elsa debolmente. Anna non sapeva se la ragazza fosse cosciente, ma qualunque cosa vedesse non era reale. Era intrappolata nel suo incubo.

“Stai lontana da me Anna” La sua voce aumentò di volume, mentre il ghiaccio cominciò ad invadere anche il pavimento. “Tu non sei al sicuro. I-Io non sono al sicuro.”

 

“Elsa non è vero! Svegliati!” Anna si lanciò su sua sorella, cercando di fare di tutto pur di riportarla nella realtà. I ghiaccioli le premevano sulla schiena e le graffiavano le braccia, ma a Anna non importava. 

 

 

 

Improvvisamente, Elsa si calmò. 

 

 

 

Le gocce di sudore le rigavano il viso e il collo, per poi ricadere a terra diventando neve. Anna cominciò a rompere il ghiaccio con i pugni.

 

“Elsa! … Elsa” Ogni volta che il suo nome veniva detto, era inframmezzato da una botta e un colpo sordo. E ogni volta che le mani di Anna si alzavano dal ghiaccio, avevano sempre più lividi.

 

Non poteva urlare, sarebbe servito solo ad attirare i servi da loro. Ma Anna era sul punto di cedere. La sua unica fonte di speranza era il fatto che aveva realizzato che Elsa era ancora viva. Anche se la sua vista era distorta dal ghiaccio, riusciva a vedere una nuvola di respiro sul volto di Elsa.

 

Le lacrime le scorrevano lungo il viso. I suoi occhi si poggiarono sull’oggetto più vicino a lei e afferrò prima una spazzola per capelli, poi una limetta per le unghie, qualsiasi cosa, pur di rompere il ghiaccio che la separava da Elsa. Quando nulla ci riuscì, Anna cadde in ginocchio davanti alla cupola di ghiaccio che si era formata e rimase in silenzio, il suo corpo tremante di paura e di rabbia.

 

E fu allora che ricordò il piccone.

 

Kristoff glielo aveva regalato come scherzo, dicendole che se qualcuno l’avesse fatta arrabbiare, le sarebbe tornato utile. In quel momento le era sembrato un regalo inutile e banale, ma improvvisamente lo vedeva come un dono dal valore inestimabile.

 

Si fiondò fino al comò accanto al suo letto. Aprì il primo cassetto con tale foga che il legno si incrinò. Anna afferrò il piccone con due mani, si girò e riprese il suo assalto alla cupola. Disperata, Anna colpì il ghiaccio, e dei trucioli bianchi partirono in ogni direzione. Si accorse che i colpi non indebolivano a sufficienza la superficie, perciò riprese a colpire con molta più foga. Tutta la solitudine, tutto il suo amore verso la sorella, tutta la sua paura di perderla domavano ogni suo colpo. La sua rabbia era tale che non si fermò neppure quando le schegge iniziarono a farle dei tagli in volto fino a farla sanguinare. 

 

Respirando profondamente, Anna si concesse un piccolo sorriso.

 

“Non è così difficile… …non è vero? Stupido… … ghiaccio?!”

 

Anna si fermò, stordita. Il piccone cadde dalla sua presa e fece un piccolo tonfo sul pavimento.

 

Il ghiaccio non era distrutto. O forse lo era stato, ma ora si stava richiudendo. Il ghiaccio si stava guarendo da solo. Anna rimase ipnotizzata e sentì il sangue congelarsi nelle vene. Ogni danno che aveva provocato era letteralmente svanito. Ora Elsa non era altro che una macchia scura all’interno del ghiaccio. 

 

Sfinita, Anna scoppiò in lacrime e crollò esausta accanto alla cupola. Con le sue ultime forze, si rannicchiò più vicino che poté ad Elsa, per quanto le consentisse di avvicinarsi il ghiaccio. Esaurita finalmente decise di dormire, chiuse gli occhi. Le bruciavano per colpa delle lacrime. Prima di addormentarsi fece un ultimo straziante appello alla sorella, che si spense nel buio della notte.

 

“Elsa…”

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Capitolo 3
*** Alone with the beast ***


Lentamente la stanza si mise a fuoco. La luce mattutina la circondava e ammorbidiva tutti i colori. Per un attimo, pensò di essere nella sua stanza e di trovarsi sul pavimento, immaginando di essere semplicemente caduta dal letto mentre dormiva. Questo avrebbe spiegato, effettivamente, perché sia le spalle che la schiena le dolevano e scricchiolavano al minimo movimento.

 

 

I suoi pensieri  svanirono improvvisamente, quando vide un corpo malridotto, disteso a più di due metri da lei, la faccia piena di tagli. Goffamente Elsa si alzò in piedi, ma solo per inciampare  e crollare a terra con un filo di nausea. Alzò la testa e strisciando si avvicinò ad Anna. Cercò di svegliarla con delle dolci carezze.

 

“Anna, stai bene? Che succede?” Non ottenendo alcuna risposta, la regina si allontanò dalla sorella. Perché si trovava nella stanza di Anna? Il suo cure le balzò in gola, quando si rese conto di sapere perfettamente come aveva fatto ad arrivare lì. Cercando di ingoiare quel po’ di panico che le era venuto, cercò nuovamente di svegliare Anna.

 

La ragazza giaceva su un fianco, le braccia premute sul petto e le ginocchia sullo stomaco,  come se stesse aspettando un colpo. I suoi capelli erano un disastro, scompigliati, sporchi di sangue e di sudore, come anche le palpebre e le guance. Anna sembrava abbattuta, sconfitta precisamente.   Era forse così? Presa dal panico, Elsa afferrò le mani, simile ad artigli, di Anna e se le portò al petto. Come se sperasse che la sua forza di volontà facesse ritornare la sorella da lei. 

 

 

Sarà stato per la mano fredda,o per il piccolo movimento, gli occhi di Anna si spalancarono di scatto, ma erano selvaggi e pieni di panico. La ragazza colpì le mani di Elsa cercando di allontanarle, chiaramente convinta di essere in pericolo. 

 

 

“Anna! Ti prego basta! Sono io, sono tua sorella. Sono Elsa!” Elsa prese la testa di Anna fra le mani e la fissò dritta negli occhi. 

 

 

“El..Elsa..” Mormorò la rossa. Anna smise la sua lotta. Per un secondo i suoi occhi parvero grigi e invasi dal panico, dalla paura e dal sollievo. Poi la testa di Anna cadde sul petto della bionda ed iniziò a singhiozzare incontrollata. Presa alla sprovvista, Elsa cominciò a pronunciare parole senza senso e accarezzò timidamente la schiena della sorella. 

 

Quando finalmente i singhiozzi si trasformarono in respiri pesanti, Elsa spinse delicatamente Anna lontano da lei, premendole sulle spalle, in modo da poterle vedere il viso. Rimase a bocca aperta, poi corse con il pollice lungo la guancia della sorellina, verificando quello a cui i suoi occhi non volevano credere. La più giovane, confusa, premette a sua volta il dito contro il suo volto e lo guardò. Sangue. 

 

Il ricordo della notte le crollò improvvisamente addosso e la ragazza setacciò la stanza con gli occhi. Non c’era ghiaccio, nessun punto pareva stato esser toccato. Nessuna prova che il terrore della sera prima fosse realmente accaduto. E poi Elsa vide le sue mani. 

 

“Anna le tue mani!” Anna abbassò lo sguardo e le fissò. Ai lati erano sbucciate e ruvide, mentre il palmo e i polsi erano viola. Il dolore non era forte, ma la rossa sapeva che lo sarebbe diventato. Dette una rapida occhiata a Elsa, e fu sorpresa nel vedere due enormi lacrime formarsi alla base dei suo splendidi occhi azzurri. 

 

“Elsa” Disse Anna gravemente “ Non…non è come pensi…”

 

 

“ E COS’E’ CHE PENSO?!!” Lo sfogo improvviso di Elsa fece allarmare Anna. “Cosa è successo? Cos’è che non so? Come sono arrivata qui?” L’autocontrollo della regina era sulla punta di un ago. “Anna ti prego, mi stai spaventando…”

 

 

“Quindi non ti ricordi nulla, vero?” Era quasi un sussurro, ma Elsa si ritirò come se la ragazza le avesse urlato in faccia il più forte possibile.

 

“Cosa intendi? Cos’è che non ricordo?” Elsa si alzò in piedi, i pugni chiusi dalla rabbia. La sorellina la seguì, determinata. Fece un passo incerto in avanti, poi allargò le braccia e cinse la bionda in un enorme abbraccio. 

 

I minuti passarono, Anna continuava a restare attaccata ad Elsa, mentre le raccontava tutto quello che era successo la sera prima. A volte Anna percepiva la sorella tremare e le veniva voglia di stringerla ancora più forte a se. Altre volte era Elsa a consolarla, ogni volta che sentiva la voce della sorellina rotta da dei lievi singhiozzi, muoveva dolcemente la mano sulla sua schiena.

La notte era stata sconvolgente, ma le due sorelle si tenevano vicine l’un l’altra, sperando di impedire che una delle due cedesse, sostenendosi a vicenda.

 

 

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Elsa aveva chiuso il castello quel giorno. Naturalmente il personale era allarmato, ma la regina era fermamente convinta di avere bisogno di stare da sola e li aveva esortati ad andare a casa. Non le importava cosa avrebbero potuto pensare - potevano pensare che stesse provando qualche stregoneria o cose simili- almeno fino a quando il castello apparteneva ad Anna e a lei. 

 

La colazione fu tranquilla, nessuna delle due ragazze aveva la giusta energia per parlare. Sedevano il più vicino possibile, prendendo il piacere nella loro rispettiva presenza e in piccoli gesti di gentilezza. Quando però lavarono i patti insieme, Anna non ce la fece più. Voleva veder Elsa fare qualcosa di diverso, oltre a quello sguardo lontano, anche solo una piccola smorfia le sarebbe bastata. 

 

Così, quando Elsa le passò l’ultimo piatto, Anna la colpì sul naso un un dito sporco di sapone. Per rispettare il suo onore di regina, la bionda non batté ciglio. Si limitò solamente a scacciare via le bolle e a ributtarle contro la sorella. Anna fu sorpresa da tanta abilità e rimase a bocca aperta. Solo allora Elsa alzò lievemente un sopracciglio e si lasciò sfuggire una piccola risatina. Anna decise di rinunciarci.

 

 

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“Okay, Anna, io sono pronta.”

Anna alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Elsa si sedette su una sedia, le mani giunte in grembo. Il volto era impassibile, ma i suoi occhi la tradivano e mostravano tutto il suo nervosismo. La rossa chiuse il libro, prese un’altra sedia e si mise difronte ad Elsa. Dopo essersi seduta, fece cenno alla sorella di continuare. 

 

La bionda non iniziò subito. Sospirò e si guardò le mani. Anna, notando la sua esitazione, si chinò in avanti e gliele prese, facendo in modo che le dita della sorella si adagiassero su tutto il suo palmo. Poi guardò Elsa dritta negli occhi ed annuì. 

 

“Non mi ricordo molto..” Iniziò debolmente la maggiore, con voce tremante. “Ricordo di aver appoggiato la testa sulla tua spalla e tu mi tenevi la mano. Ho cercato di rimanere sveglia, ho cercato di non avere blackout…e di non farti male” Disse , sussurrando l‘ultima confessione. “Ma mi sentivo più sicura. Avevo sperato che non succedesse niente, proprio perché tu eri lì.” la ragazza aggrottò la fronte, persa nella memoria. “Mi sbagliavo…”

 

 

 

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Elsa sapeva più di quanto stava dicendo. Era vero che non si ricordava di essersi addormentata, né di quello che era successo con Anna. 

 

 

Ma Elsa aveva l’incubo fisso in mente, come se fosse ancora lì.

 

 

In un primo momento aveva visto solo buio. Il tempo sembrava non esistere. Lei avrebbe potuto camminare per minuti o per anni, ma non avrebbe visto altro che nero. Non sapeva dove si trovava, né aveva un motivo per cui essere spaventata. Così si limitò a camminare, avanti e avanti. 

 

Il buio iniziò a deformarsi, tutto in una volta, ed Elsa si ritrovò al centro del suo castello di ghiaccio, sulla montagna del Nord. L’enorme fiocco di neve viola, sul pavimento, le fece capire di trovarsi al piano superiore. 

 

Improvvisamente sentì tre colpi clamorosi provenire da sotto di lei. Volendo capire cosa fossero, si mosse in avanti, solo per scoprire di non potersi muovere. Provò nuovamente in un’altra direzione, nulla. Frustrata, pensò di utilizzare i suoi poteri per far sì che accadesse qualcosa. Agitò le mani in avanti, immaginando di creare un magnifico torrente di neve, nella speranza di buttarcisi dentro e di riuscire così a muoversi.

 

Non successe nulla. 

 

Sconcertata, provò ancora.

 

Niente.

 

Nessun potere. 

 

 

Prima che potesse elaborare ciò che stava accadendo, sentì delle voci. Provenivano dalla tromba delle scale. Sembravano già sentite. In realtà suonavano proprio come…

 

Elsa rimase a bocca aperta quando vide, non solo Anna, ma anche se stessa entrare nella stanza. L’Elsa difronte a lei era chiaramente sconvolta, mentre l’altra Anna cercava di parlarle. 

 

“Mi ricordo di questo momento.” Sussurrò Elsa. “ E’ quando Anna è venuta a trovarmi per riportarmi ad Arendelle. A..Aspetta. Ciò significa che…NO!” Urlò. Non voleva vedere ciò che stava per succedere! Non voleva vedere se stessa fare nuovamente male ad Anna! 

 

 

Il cuore iniziò a martellarle come all’impazzata e lei iniziò a cercare una via d’uscita. Non  potendo muoversi fu costretta a seguire con lo sguardo Elsa e Anna muoversi all’interno della stanza. Anna stava parlando con la sorella riguardo ciò che era accaduto ad Arendelle. Elsa guardò se stessa, vide il suo viso passare dalla frustrazione alla confusione, e poi al terrore più totale. 

 

 

“Anna…” Era impotente, non poteva fare nulla mentre la neve prese a scendere dal soffitto. Iniziò a cadere sempre più veloce, fino a formare un turbine che inghiottì Anna e l’altra lei. 

 

“Anna! Per favore no, mi dispiace tanto! Ti prego no!” Urlò Elsa contro la sorella, cercando di avere la sua attenzione. Forse poteva fermarla, forse poteva fare in modo che non accadesse nulla. Ma Anna continuava a camminare imperterrita verso Elsa, ignara della paura e della sofferenza che sua sorella stava provando in quel momento. 

 

“Anna, per favore, basta, basta! Stai lontana da me!” Urlò invasa dal dolore. Elsa guardò se stessa perdere il controllo del ghiaccio e esplodere in un grido di dolore. Anna si avvicinava, ma Elsa sapeva benissimo cosa stava per accadere e tentò un ultimo appello disperato!

 

“Stai lontano da me Anna! Tu non sei al sicuro!” Un sussurro. “I-io non sono al sicuro.”

 

 

Ma era troppo tardi. Le lacrime le corsero lungo il viso, poteva solo guardare inorridita come la potenza dell’altra Elsa esplodeva carica di rabbia, di dolore e di sensi di colpa. Ora, al contrario della prima volta, lei vide che cosa aveva fatto. Anna fu colpita e il colpo la costrinse ad abbassare un ginocchio, mentre si stringeva il petto per il dolore e l’angoscia. Elsa strinse gli occhi chiusi, ma non poteva chiudere le orecchie. Sentì Kristoff mormorare, arrabbiato con l’Elsa riflessa davanti a lei, arrabbiato con LEI! Anna stava male di nuovo e non c’era  perdono nella voce glaciale dell’uomo. Sentì la sua nuova creazione ruggire, poi camminare fuori dalla stanza.

 

Solo quando se ne erano andati tutti decise di riaprire gli occhi.

 

Era un posto nuovo.

 

 

Davanti a lei c’era un cristallo di una bellezza sorprendente. Visto di taglio, brillava nella penombra della stanza. Elsa non riusciva a muovere ne la testa, ne le braccia, ma percepiva di essere seduta. 

 

 

Improvvisamente, una rabbia la invase e lei sbatté con violenza il pugno sul tavolo, facendo vibrare il cristallo. Rabbia, odio, vendetta, tutto ribolliva dentro di lei, in modo terrificante ed esilarante al tempo stesso. Elsa guardò la mano e rimase sorpresa nel vederla graffiata e rovinata, con solo una fascia d’oro sul dito medio. Si alzò in fretta, gettando indietro la testa e urlando come un animale, ringhiando e scoprendo i denti contro il soffitto. Era tutto così surreale.I suoi occhi si concentrarono nuovamente sul cristallo. Il respiro le si bloccò in gola.

 

 

Stava guardando se stessa, la sua vera se stessa, l’unica cosa chiara di quel luogo infernale. Era rannicchiata su un fianco, le gocce di sudore le colavano lungo il viso fino alle mani, il respiro pesante. Le sue mani afferrarono violentemente il petto come se fosse in fiamme. Un colpo di tosse colpì l’Elsa distesa e lei sentì la tosse in risposta su se stessa. Stringendosi il petto, guardò giù e vide il ghiaccio formarsi sul suo torace. Strillò e nella paura sbatté le unghie contro il cristallo.

La luce svanì. Ogni suono svanì.

 

 

 

 

Elsa era sola, impaurita, e avvolta nelle tenebre. 

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