Ti rincontrerò

di Freya Crystal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fly away ***
Capitolo 2: *** Goodbye ***
Capitolo 3: *** Feelings ***
Capitolo 4: *** Fight against the time ***



Capitolo 1
*** Fly away ***


Stavo dormendo nel mio letto.
Il suono dell'allarme mi ridestò immediatamente. Scattai in piedi,spaventata e confusa,la mente attraversata da miriadi di pensieri.
-Emergenza! Emergenza! Qualcuno ci sta attaccando! Mantenere la calma e prepararsi ad affrontare i nemici,dirigersi nella Hall e combattere!-rimbombava dal microfono la voce di Nida. La tremenda esplosione che udii mi fece scoppiare i timpani . Caddi a terra per la potenza devastante generata. Mi rialzai di scatto,sfoderai la mia frusta e sfrecciai fuori dal dormitorio.

Urla,paura e panico.

Ovunque andassi,ovunque guardassi:urla,paura e panico,sangue e feriti. Vidi un esile figura distesa a terra,immobile,col volto contratto in una smorfia di dolore:non respirava più.Conoscevo quella bambina, era una matricola e aveva solo dodici anni. Uno spettacolo devastante per  i miei occhi.

"Maledetti nemici. Maledetti bastardi,chiunque voi siate."

In fondo al corridoio c'erano dei soldati in uniforme verde armati di mitra, che correvano via,lasciandosi alle spalle dei cadaveri dissanguati.Passai oltre senza osar guardare i  volti di quei corpi privi di vita,per capire se appartenessero ai nostri alleati o ai soldati in uniforme verde.

-Thundaga!-
Mi buttai contro la parete per schivare la magia scagliatami contro,che incenerì il pavimento a un centimetro di distanza dalle mie gambe. Era una scarica elettrica di una forza incredibile,non avevo mai visto un lancio simile. Un'altra esplosione e le file di vetri nel corridoio andarono in pezzi,si frantumarono in miliardi di schegge d'argento che mi piovvero addosso. Mi riparai rannicchiandomi sul pavimento. Il mio aggressore era in piedi davanti a me,pronto a sferrarmi un calcio,non sarei riuscita a fermarlo in quella circostanza,lui era stato troppo veloce. Chiusi gli occhi aspettandomi di venire colpita,invece sentii un gemito soffocato e qualcuno che cadde con un tonfo sordo al mio fianco. Riaprii gli occhi,tremante e sorpresa,il cuore in gola. Seifer,l’espressione indecifrabile,comparso dinanzi a me all'improvviso,aveva infilzato il soldato col suo Gunblade.

-Stai bene?-urlò per sovrastare il rumore degli spari e della lotta furiosa. Mi aiutò a rialzarmi e mi tolse i vetri che mi erano caduti sulla testa.

-Cosa sta succedendo!?-domandai sconvolta. Ero completamente smarrita e disorientata e formulavo miriadi di pensieri senza alcuna logica.

-Non c'è tempo per le spiegazioni,dobbiamo combattere! Stammi vicino!-mi intimò.

Anche in quel momento non potei fare a meno di sentire il cuore leggero,quando mi ordinava di non allontanarmi da lui perché mi voleva proteggere;Seifer mi dava sicurezza con ogni suo piccolo gesto.

Corremmo verso la Hall,sbaragliando i nemici e i mostri liberati dal Centro d'Addestramento che incontrammo lungo il nostro percorso. Non avevo avuto il tempo di rendermi conto di ciò che stava capitando,avrei voluto risvegliarmi nella mia stanza e scoprire che stavo vivendo un incubo.

-Ragazzi!-accorse Shu nel panico. Solo allora il mi cervello parve ricollegarsi con quello che mi circondava:Seifer e io eravamo arrivati a destinazione. I Seed e i cadetti combattevano,lanciavano magie,sudati,sanguinati e smarriti:il rumore delle spade che cozzavano,lo scoppio dei Firaga,la polvere delle granate,le urla: tutto ciò era di fronte a noi.
-Quistis,devi andare al secondo piano!  Il Preside ti sta aspettando,fai in fretta!-mi implorò Shu.

Non me lo feci ripetere due volte,sentivo lo spirito di Shiva dimenarsi dentro di me,furiosa,desiderosa di essere richiamata. Guardai Seifer negli occhi per assicurargli che ce l'avrei fatta da sola;lui mi fissò con intensità,dritto nell'anima, coi suoi occhi meravigliosamente tormentati così belli che ferivano in modo struggente quando li guardavi,un mare  blu in cui amavo perdermi:quegli occhi mi parlavano,li leggevo meglio di come leggevo me stessa e adesso mi comunicavano emozioni di un'energia straordinaria.

"Quanto ti amo Seifer..."

Mi voltai verso le scale e ripresi la mia corsa,ero una Seed io,avevo un obbiettivo:combattere da soldato e difendere il Garden. Shu e Seifer si erano gettati nella mischia contro i nemici e pregai che non capitasse loro niente di male.

-Stop!-urlai contro il soldato comparso sulle scale che stava per spararmi;il suo corpo si irrigidì all’istante e divenne una statua di marmo. Mentre prendevo l’ascensore il pavimento tremò sotto i miei piedi come se stesse venendo il terremoto. “Dannazione! Vogliono far saltare in aria il Garden!?”pensai quando sentii quel rumore spaventoso,uguale a quello provocato dal lancio di una bomba.

Fu allora che sopra la mia testa lo vidi:un essere dal pelo dorato,immenso quanto un G.F,che volava sopra la mia testa,i muscoli e il torace da umano,la criniera leonina,la coda lunga e sottile,due occhi verde smeraldo trafiggenti come due lame di vetro;sovrastava in volo le teste di noi umani come un Dio,a braccia conserte,fantastico e terrificante,le ali simili a quelle di una Fenice. Stava osservando il combattimento.

Ma io non avevo tempo da perdere,seppure ero rimasta incantata alla vista,e così salii in ascensore mentre in cuor mio pregavo Shiva che quella creatura non scatenasse la sua potenza.Lungo il corridoio del secondo piano con sorpresa vidi il Preside Cid:era in difficoltà,un soldato lo stava trascinando fuori dall’uscita d’emergenza e gli puntava un fucile alla gola. Cauta e silenziosa li seguii senza farmi vedere;oltre a noi pareva che nel secondo piano non ci fosse nessuno e la cosa era molto strana…

Quando fui certa di sorprendere il nemico sbucai fuori all’improvviso e mi ci avventai contro riuscendo a imprigionarlo in una morsa ferrea grazie alla mia frusta ;il fucile gli cadde di mano e il Preside ne approfittò per divincolarsi e mettersi a distanza di sicurezza.
-Mia cara Quistis,al momento giusto!Abbiamo preso il loro capo!-esclamò con tono trionfante quando mi vide,il fucile in mano e pronto ad essere usato contro il suo serial killer . Sentivo assalirmi ondate d’aria gelida vorticanti come trombe d’aria, ora che non ero più all’interno dell’edificio. Capii perché il Garden aveva tremato poco fa:eravamo decollati,stavamo volando e anche piuttosto in alto. “Addio terraferma…”pensai.

-Lurido vecchio ignorante,è la vostra fine! Mi uccida,tanto non vi salverete!-ringhiò il soldato contro il Preside,un espressione compiaciuta e derisoria. Strinsi più forte la frusta che avevo arrotolato sul suo ventre ma lui non ci fece caso e digrignò i denti per il dolore.

-Chi diavolo siete? Cosa volete da noi?-domandai minacciosa.

Ma in quell’istante cinque figure atterrarono di fronte a noi dal cielo con dei paracaduti:capii che si erano imboscati sopra il tetto. Ancora non riuscivo a credere a ciò che stava succedendo e a come  dieci minuti prima potevo essere tranquilla nel mio letto.

-GIU’!!!-strillai quando i cinque in uniforme iniziarono a sparare contemporaneamente con dei mitragliatori. A quel punto Shiva non ce la fece più e comparve senza che la invocassi per soccorrermi;ruppe la stalattite di ghiaccio che la proteggeva  e sferrò iraconda  il suo” Polvere di Diamante” contro gli aggressori,ma nonostante ciò sembrò che  essi fossero sopravvissuti:erano ammaccati,ma non ancora sconfitti. Assurdo. Aiutai il Preside Cid a rialzarsi,il soldato di prima era riuscito a evitare gli spari e si era schierato dalla nostra parte. Cinque contro tre. Shiva era rientrata.

Ci fu un rumore di passi affrettati e Seifer spuntò dall’uscita davanti a noi,il Gunblade stretto nella mano destra e puntato contro la gola di un uomo mascherato,che cercava di liberarsi dalla sua presa. Ero sempre più confusa.

-Abbiamo ospiti. Possiamo fare i giochi tutti insieme:iniziamo da”Togli la maschera all’amico”.-ringhiò lui quando vide la scena,uno sguardo violento e furente che non vedevo da molto tempo apparire sul suo bel viso.

Dieci persone si fissavano in silenzio sudando freddo. Non capivo più nulla;cosa ci faceva lì Seifer?Potevo morire da un momento all’altro se qualcuno fosse passato all’azione,eppure i cinque soldati stavano immobili.  

Fu allora che accadde l’inspiegabile.

Un attimo dopo quella preoccupante constatazione sentii un botto enorme,disumano,come non avevo mai sentito in vita mia;sembrò che qualcuno mi avesse messo una bomba dentro le orecchie. Vidi una luce rossa e abbagliante e la vista si offuscò,udivo i rumori come da una radio  mal sintonizzata e non avevo più il  controllo del mio corpo:stavo scivolando via,anzi,stavo volando,sbalzata  all’indietro dall’esplosione. Non seppi perché,non ebbi il tempo di gridare o di sentire il dolore perforante,acuto,tagliente,alla testa. Non ebbi il tempo di rabbrividire dalla paura per la sorpresa di essere stata lanciata nel vuoto,come una ridicola bambola di pezza…Non ebbi il tempo di fare nulla e vidi solo del rosso prima di cadere nell’oscurità totale: e questa fu l’ultima cosa che ricordai…
…Seifer…


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Era tutto finito,tutto taceva. Sembrava di trovarsi in un limbo di cristallo nelle profondità degli abissi,dove regna quel silenzio opprimente che alimenta il cuore d’ira e angoscia in ogni essere vivente,dove il silenzio perpetuo spaventa e smarrisce. Quello era il silenzio del tempo che si era fermato.

-Quistis!-chiamò Seifer con voce roca,appena riaprì gli occhi;si rimise in piedi,cercando di non scivolare sul fiume di sangue fresco colato a terra e si guardò attorno,lo sguardo che guizzava da una parte all’altra.

-Quistis!!- ripeté allarmato;avvertiva che qualcosa non andava e sentiva l’ansia salirgli alla gola come bile. Cercò con lo sguardo la donna che amava,ma non la trovò:non si rese neppure conto dello scempio intorno a lui,di quello che era successo.

-Quistis!! Quistis!!-il Gunblader scandì forte il suo nome,il panico crescente. Il Garden stava volando nel cielo aperto e sotto di esso il mare era una distesa uniforme.

-Quistis!!!!!!!!! QUISTIS!!!!!!!!!!!!!!!- gridò collerico Seifer quasi squarciando l’aria quando capì quello che era successo…quando capì quello che era potuto succedere…

Non poteva essere…

Non voleva crederci…

“No dannazione,NO!”






Cosa ne pensate? Come inizio è pietosa la forma…me ne rendo conto! Ma se vi interessasse la storia(coraggiosi eh????XD) lasciate un commento,che non vedo l’ora di leggere le vostre critiche!!! Mi venne tre giorni fa l’ispirazione per questa nuova storia,sono curiosa di sentire il vostro parere^^ Recensite  numerosi!

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Capitolo 2
*** Goodbye ***


Premetto una cosa importante:forse in questo capitolo Seifer apparirà troppo smielato e sentimentale,ma c’è un perché. Lui sta pensando,non si sta esponendo,e i pensieri di una persona sono sempre una sorpresa per tutti,non possiamo sapere cosa gli possa passare per la testa,potremmo rimanere sorpresi di scoprire qualcuno completamente diverso rispetto a chi ci aspettavamo. Inoltre è un momento cruciale della sua vita che ho inserito per farvi capire il cambiamento che ha fatto dopo due anni,dopo essere stato il cavaliere della Strega. Nei successivi capitoli sarà meno magnanimo,vi apparirà più familiare. Avrete modo di vederlo voi stessi^^
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Due giorni prima…

Sono ritornato al Garden e nessuno mi ha chiesto spiegazioni. Sono stato accolto e perdonato. Ma la cosa che più mi rende felice sei tu,già,felice:è una parola grossa detta da me.

Fuori dalla nostra stanza imperversa il temporale,il grigio ferro del cielo copre la luce solare.Siamo accoccolati nel letto e le tende sono tirate,tu dormi come uno splendido angelo al mio fianco,il volto candido di una bellezza abbagliante illuminato dalla luce della abatjour nella stanza semibuia;la tua espressione è serena. Un tuono immenso  squarcia l’aria,io sono sveglio intento a contemplare quanto sei meravigliosa. Accarezzo il tuo profilo con un dito e sento il cuore gonfiarsi di sentimento:vorrei rimanere così per sempre,steso su questo morbido materasso con la tua immagine davanti ai miei occhi.Ho paura di addormentarmi e di non trovarmi più questo splendore di fronte. Quando sei accanto a me tutto il resto svanisce,sbiadisce.Vorrei riuscire ad esprimere i miei sentimenti per te con le parole,ma è un dilemma inspiegabile,un blocco inarrestabile,non ci riesco,e non ci sono mai riuscito. Perché tutto è dannatamente complicato?
Tu devi sapere cosa significhi per me…Ma lo so con certezza?

Quello che provo è un sentimento così nuovo che stravolge tutto il mio essere,rendendolo  ridicolo. Accarezzo la tua guancia candida e ti scosto una ciocca di morbidi capelli dagli occhi. Sei maledettamente bella,maledettamente bella e assurda,che pari quasi divina,intoccabile. Eppure tu sei qui e non mi chiedi niente in cambio. Perché non mi sono accorto prima che la mia ragione di vita sei tu? Perché l’uomo è così imprevedibile e complesso nel suo essere?

Mi sento scoppiare di emozioni intense,di paura e ansia;è un mix indescrivibile. Cosa voglio,Quistis? Cosa mi sta succedendo? Il confine tra realtà e pensiero è un deserto invalicabile:non sembro neppure io,non mi riconosco più.Mi comporto in modo maledettamente diverso quando ti parlo,ma quello che provo è molto di più,molto più intenso. Non mi è mai capitato di avere un legame così forte con una persona,non mi è mai capitato di starle così vicino,fisicamente ed emotivamente. Con te ne sento il bisogno,ne sento la voglia e la gioia. Sei una novità,una novità unica.

Ti sento mugugnare qualcosa e muoverti nel letto,sei veglia.

Sembri così fragile,hai bisogno di tanta protezione…O è solo una mia impressione?Cingo le mie braccia intorno alla tua vita,appoggio il mio petto contro la tua schiena. –Fuori piove,non preoccuparti per il rumore,dormi.-sussurro mentre avvicino il mio viso ai tuoi capelli profumati di albicocca. Mormori qualcosa e il sonno ti riporta via.E’ così bello stare vicino al tuo viso e sentire il tuo respiro.

Standole vicino ho imparato che Quistis Trepe non è l’inflessibile ragazza di ghiaccio con la gonnella lunga e la passione esagerata per lo studio e la disciplina:Quistis Trepe è una donna. Una donna con un carattere dalle mille sfaccettature,a volte debole a volte forte,a volte allegro a volte infelice;ogni cosa che fa è una sorpresa ed elencare la sua personalità è come interpretare il Destino. Ha conquistato il mio cuore,mi sono fatto stregare e non posso fare a meno di lei,per quello che mi dona e mi fa sentire. Anche Seifer Almasy allora è un tenerone?. Sorprendo me stesso. L’uomo non è mai come lo si vede,ha molteplici aspetti e mille personalità,i casi della vita lo cambiano,mostrano l’altra faccia della sua medaglia:che l’altro lato della mia medaglia sia quello del tipo dolce e sensibile? Poco importa. Ci sono troppi lati della medaglia in ognuno di noi per elencarli tutti,uno sceglie quale mostrare e prende la sua strada. Sono un uomo in fondo,come tutti quelli che possono amare:non ci vedo alcuna stranezza,ora che sto vivendo l’esperienza di amare in prima persona.

-Dove sei?-chiedi flebilmente,probabilmente stai sognando.
-Sssh…Sono qui. Tranquilla.-sussurro caldamente nel tuo orecchio,mi viene da ridere.
-Non ti lascio. Sono qui e ci sarò per sempre.-ti rassicuro e mi abbandono al sonno stringendoti a me. Sei la mia ragione di vita Quistis. Voglio svegliarmi tutte le mattine  con te al mio fianco per il resto dei miei giorni.




…Se solo avessi potuto farti leggere nella mente quello che ho pensato quella notte…

…Se solo potessi tornare indietro e rivivere quelle notti insieme…

Ma ora che sei scomparsa ne resta solo il ricordo,ora che sei morta.
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Il Preside Cid è morto.Tutte le persone che si trovavano sul balcone del secondo piano sono morte,tutte tranne me. Ero sconvolto e non vidi lo scempio degli otto cadaveri ai miei piedi,cercavo te con lo sguardo,ma non ti trovavo. Scomparsa,svanita,portata via? Morta? Finché non ti avrei vista esanime coi miei occhi non lo avrei accettato,non ci avrei creduto. Ma quando gli altri accorsero al secondo piano mi risvegliai dal mio sogno e capii che l'inevitabile era successo. Cosa mi accingo a raccontare,ora che sei volata via?

Siamo sopravvissuti in pochi,siamo costretti a vivere come clandestini girovaghi sul nostro Garden. Non abbiamo un Preside,siamo rimasti in trenta o giù di li;i nemici se la sono data a gambe dopo che è stata lanciata una granata sul balcone da un terzo nemico,dopo lo scoppio che hanno sentito. Se non fosse stato per quest'ultimo colpo ci avrebbero uccisi tutti. Ma ora cosa importa?

Maledetta fottuta esistenza.

La vita è una merda.

A quale scopo viviamo? Per soffrire e fuggire la morte come formiche il cui nido viene pestato da una scarpa ogni volta?Non ha senso niente senza di te. Non ha senso rialzarsi e lottare ancora.

Combatto per cosa,combatto per chi? Per chi vivo? Di chi sono cavaliere?

Edea è scomparsa,l'hanno rapita senza dubbio..Quale dei tre nemici l'ha rapita?Ho cercato di pensare che anche tu fossi stata presa,ma lo so che te ne sei andata diversamente. Cosa è successo? Perché così tanta gente è contro i Seed? Gli altri Garden sono stati attaccati a sorpresa come il nostro?

Al diavolo. Non voglio saperlo. Non me ne frega niente.

In passato non volevo avere alcun tipo di legame con nessuno,dicevo che avrei avuto nient’altro che un insignificante pugno di sabbia da tenere stretto.Solo il dolore avrebbe perpetuato, il dolore di una scomparsa,di una perdita,di una delusione. Avevo ragione,dannazione.

Sono tutti riuniti nella Hall a piangere i morti,solo io rimango chiuso nella mia stanza a riflettere,a fissare il lato del letto vuoto:tu non ci sei più. La gente mi crederebbe se dicessi che mi manchi?

Non sono venuto al tuo funerale e a quello di tutti gli altri,il mio modo per dirti addio è ricordare. Sono convinto che finché qualcuno si ricorda di te rimani immortale,sono le persone care rimaste in vita che muoiono per te. Non avrei voluto vedere il tuo addio,le lacrime e la disperazione per te. Odio queste cose,le odio davvero.

Fuori c’è un sole luminoso e chiaro come lo era solo il tuo viso:si prende gioco del mio umore.

Tutto intorno a te splende quando le persone si sentono da schifo. E’ una cosa che irrita,una cosa che ti fa venire voglia di spaccare tutto con testate,calci,pugni…unghie…denti…

Quando te ne sei andata ho smesso di vivere. Mi avevi dato una nuova vita,avevo trovato la luce in te,e adesso te la stai portando via. Perché? Mi tormento perché non ti dissi quelle due parole che avrei voluto dirti.Volevo farlo. Ora mi hai lasciato,ancora prima di invecchiare,splendida com’eri,ancora prima che potessi  parlare con te dei tuoi fiori preferiti. Non te li avrei regalati,non sono il tipo,ma mi sarebbe piaciuto saperlo.

Perché mi hai fatto questo?
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Quello era un giorno speciale per la splendida donna dai lunghi capelli scuri di madreperla seduta sui gradini
della porta :stava aspettando l’arrivo di qualcuno. La giovane ragazzina al suo fianco sorrideva entusiasta,sporgeva la testa impaziente e curiosa, in punta di piedi,allungando il collo oltre il cancello per vederli arrivare da lontano.
Entrambe non dovettero attendere a lungo.

Ecco giungere i Seed bianchi,i volti giovanili e innocenti quanto quelli della bambina e del bambino che accompagnavano. Edea andò loro incontro e mostrò il sorriso più gentile e luminoso che le fosse mai venuto,avvolgente come il sospiro degli angeli e la carezza delle nuvole.
-Diamo il benvenuto ai nuovi arrivati-mormorò dolcemente e si chinò per osservare in faccia i bambini. La femmina manteneva lo sguardo fisso su un punto imprecisato oltre la nuca di Edea. Il suo volto aveva un'aria audace e sbarazzina,i vestiti che indossava erano da maschietto. Portava corti i capelli biondi dritti e leggeri,che il vento giocherellone amava scompigliare  sul suo viso dai lineamenti  chiari e delicati come quelli di una bambola. Il maschio teneva la mano alla Seed che lo aveva protetto lungo il viaggio,il suo faccino solare in quel momento era rosso di rabbia e imbarazzo. Gli occhi di un allegro azzurro intenso,che erano più chiari di quelli blu profondo della bambina,erano lucidi per le lacrime trattenute;sul suo viso si dipingeva una smorfia contratta di nervosismo. Teneva i pugnetti serrati,ed era scosso da un incontrollato tremolio dalla punta delle scarpe fin sulla punta del suo stranissimo ciuffo biondo platino rizzato in aria. Quel piccolo mosse uno strana sensazione di tenerezza e divertimento in Edea.

Ellione era corsa di fronte alla madre,raggiante di gioia,gli occhi scuri che brillavano di felicità.
-Li abbiamo trovati a Esthar,c’è stata un’esplosione.Erano sepolti sotto le macerie,senza traccia alcuna di ferite,ma non erano nella stessa zona della città,quindi è certo che non sono fratelli.-spiegò la Seed che teneva per mano il bambino,il quale cercava di nascondersi e di reagire al timore allo stesso tempo.

-Capisco,poveri piccoli.-sospirò Edea-…La guerra porta loro via tutto,distrugge tante famiglie. Sono contenta che li abbiate portati qui.-

Ellione accarezzò la testa della bambina e le chiese –Come ti chiami?-
Lei la fissò con quello sguardo intenso caratteristico della sua espressione,non si capiva se fosse spaventata o serena,se si stesse rendendo conto di ciò che le stava capitando.

-Quistis.-rispose con un tono di voce tranquilla.

-E tu?-Ellione sorrise con calore al piccolo che arrossì violentemente,il magone del pianto che riusciva a controllare a stento.
-Z-Zell.-rispose flebilmente suscitando l’ilarità di tutti i presenti.

-Dobbiamo separarci bambini,ma torneremo a trovarvi,lo promettiamo.-disse un ragazzo a malincuore osservando Quistis e Zell.

E fu così che i due arrivarono all’orfanotrofio. Furono indimenticabili il profumo della brezza di mare e dell’erba salata che li avvolsero assieme al senso di smarrimento e vuoto quando i Seed  che li avevano accuditi sulla nave lungo il viaggio se ne andarono. Fu un momento magico.

Quando la ragazza mollò la mano di Zell e lo salutò affettuosamente,quasi piangendo,lui subito afferrò quella della compagna Quistis,e seguì le due donne verso la casetta grigia davanti a loro,da dove oltre l’orlo della porta un bambino dai capelli biondi dorati  era svanito sghignazzando e additando master-ciuffo come fosse un marziano. Quella casa linda e accogliente sarebbe stata la dimora della loro infanzia.Quella ragazza dagli occhi scuri la loro sorella. E la donna di un fascino e una benevolenza quasi inumana la loro madre.

Fu così che Quistis lo vide per la prima volta,lui,col suo ghigno inconfondibile e quei capelli morbidi e splendenti. Avevano entrambi quindici anni di passato,di ricordi,di vita insieme.

Una vita insieme soffiata in cielo come una nuvola di fumo…
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Qui ringrazio chi ha letto il primo capitolo e spero di ricevere tante recensioni^^
Un ringraziamento speciale va a

Selhin,che ha recensito e ha messo tra i preferiti questa storia appena nata. Mi auguro di non averti delusa^^Un bacio:P





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Capitolo 3
*** Feelings ***


Non so quanto tempo è passato da quando ci siamo nascosti  nei boschi innevati di Trabia,so solo che verremo trovati presto:nessun luogo è più sicuro per il Garden. Se ci attaccheranno di nuovo non muoverò un dito,aspetterò la fine di tutto. Non mi resta niente in questo mondo. Due anni fa provai a ricostruirmi una vita, col risultato finale di rimanere ancora una volta solo. Non ho voglia di ricominciare da capo,semplicemente sono stanco di vivere.

...Da quando sono così diretto con me stesso?…

Non solo i nemici,ma tutto il mondo sarà sulle nostre tracce. Diamine,cosa si starà muovendo la fuori?La nostra fuga non porta a nulla. I  Seed sono morti,non esistono più.

Le parole di Leonheart che ci scambiammo la sera precedente riecheggiano nella mia mente.-Sei un codardo. Perché non reagisci? Pensavo volessi vendicare Quistis,dov’è finito il tuo orgoglio?Hai intenzione di rassegnarti alle conseguenze e di restare a guardare?… L’uomo che ho di fronte non è Seifer Almasy, è solo un rammollito.-

-Non…chiamarmi…CODARDO!!-avevo gridato collerico.Senza pensare ad estrarre l’Hyperion gli ero saltato addosso con violenza,scaraventandolo contro lo scrivania dell’ufficio e prendendolo a pugni.


-Ora ti riconosco. Fai  scorrere la rabbia che è in te. Sentiti vivo veramente. Devi combattere per la tua dignità,è il solo modo per andare avanti.-mi urlava mentre cercava di bloccare le mie mosse,soddisfatto della mia reazione.

E’ stato allora che per la furia vera e propria liberata si è riacceso il fuoco che si era spento in me. Nel mio corpo ora ardono e bruciano fiamme di vendetta,non più di frustrazione e di sconforto caratteristiche di queste ultime monotone giornate.

In passato ho assassinato e torturato delle persone:quando avevo uno scopo,un obbiettivo da raggiungere,niente mi avrebbe fermato. Non mi facevo scrupoli,andavo avanti per la mia strada. Ero maledettamente testardo e irremovibile. Questo era Seifer Almasy. Ora invece che mi sta succedendo?  Mi ricordo chi ero?

Seifer Almasy era quello che si lasciava accecare dall’ira e sbraitava contro tutti quando le cose non andavano come voleva lui. Seifer Almasy era il ribelle,lo spietato carnefice,il bastardo che non dava ascolto a nessuno. Non poteva stare a guardare senza fare la sua parte,doveva combattere e mostrare il suo valore.

“Se tornerete al Garden ve la dovrete vedere con me,assaggerete il sapore del vostro stesso sangue che io verserò. Avete ucciso la mia donna,dovete pagare.” pensai. Si,ero ritornato.
 
-Se non fossimo in una situazione così drammatica non ti proporrei una cosa del genere,ma riconosco che fra i sopravvissuti sei il più adatto per svolgere un tale compito:saresti interessato a guidare tutti gli spadaccini e futuri Gunblader rimasti?-

Leonheart stava diventando sempre più sopportabile. -Certo. Mai stato più convinto.- Avevo risposto  fattami quella proposta,almeno mi sarei reso utile in qualcosa.

-Ehi sfregiato,non ti aspetterai che ti ringrazi perché mi hai fatto sfogare su di te come fossi il mio punching-ball,vero?-ho ghignato.

A quel punto lui mi ha fissato in modo ambiguo e se ne è andato senza dire una parola. Il Lupo Solitario non cambierà mai,eh? Lasciava sempre la sua firma quando se ne andava. Eppure quell’episodio della mia vita,allora non lo sapevo,ha segnato i miei  ricordi.
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L'oscurità era calata nel cielo sotto forma di un mantello di pece che ricopriva cielo luna e stelle. In quella notte un ragazzo con un cappotto bianco sporco camminava silenziosamente,a passo felpato, nel porto di Balamb. Cercava di non ammetterlo a sé stesso,ma era agitato,si sentiva sperduto,aveva voglia di partire e di non tornare,di non fermarsi mai più. Volando...nuotando...correndo...camminando...

Fissò per un attimo il catturante liquido specchio nero sotto i suoi piedi,come se volesse buttarcisi dentro e sprofondare giù,poi salì su un motoscafo attraccato li vicino e lo mise in moto. Guardava davanti a sé:quella distesa uniforme d'acqua era lunga,molto lunga,lontana dalla terraferma.

Il motoscafo schizzava rapido come la luce. Il mare non finiva più;dritto davanti a sé Seifer non vedeva altro che quella linea sottile,mai più vicina di prima,e non pensava a niente. Dove lo avrebbe portato il suo viaggio? Tra il rumore di spruzzi e vento turbinante notò qualcosa di piccolo e pallido in un punto imprecisato che galleggiava sull'acqua come una bottiglia abbandonata, era da un po' che si vedeva eppure il motoscafo non la raggiungeva mai. Incuriosito il ragazzo lo scrutava senza perderlo di vista. Dopo poco constatò con orrore cosa fosse. Ma sicuramente  si trattava di un'allucinazione. Spalancò gli occhi per cercare di vedere meglio:stava li davanti,non scompariva,come se il motoscafo si muovesse sul posto. Immacolata come una perla...no pallida,pallida e inquietante,smorta,svigorita,rugosa per l'effetto  che l'acqua fa alla pelle.

Era una mano,la mano di un morto...o di una morta. Seifer vide affiorarne il proprietario,un braccio,una spalla...Era come se qualcuno lo stesse spingendo a galla,qualcosa che stava la sotto.Il ragazzo fermò il motoscafo,il vento smise di graffiargli la faccia,l'acqua non sollevò più i suoi spruzzi. Senza pensarci due volte,seppure agghiacciato alla vista,il cuore che pulsava senza battere,si tuffò per raggiungere quella persona,sperando che non fosse morta. Il braccio infatti ora si muoveva,fragile come quello di una marionetta senza fili,da sotto a sopra l'acqua,come se cercasse di aggrapparsi a qualcosa per mettersi in salvo mentre qualcos'altro tornava di nuovo a spingerlo giù,per trascinarlo lontano dalla superficie.

Seifer nuotava più veloce che poteva,ma il braccio sembrava essere lontano quanto la luna. Doveva assolutamente fare qualcosa. Ondate di panico lo invasero.Sentì i muscoli pesanti che stavano per cedere.

Dopo un'eternità assurda riuscì ad avvicinarsi al braccio e lo afferrò per attirarlo fuori dall'acqua. Il corpo affiorato a galla era quello di una donna,dalla puzza e dal colore era chiaro che fosse un cadavere. Il ragazzo sentì che gli mancò il respiro,quella cascata di capelli biondi gli era  inconfondibile. Disperato,sconvolto, dilaniato alla vista,le membra gelate dalla temperatura polare e dall'orrore che lo avvolgeva,lo girò per vederne il volto.

Quella pelle bianca,quei lineamenti sottili,quegli occhi blu spalancati...spalancati dal terrore.

Uno strazio.Non poteva essere vero...

-NO!!!-

Seifer si rizzò a sedere sul letto,madido di sudore,i capelli attaccati alla fronte. Il cuore gli martellava come una bomba pronta a strappargli la carne e a saltargli fuori dal petto. Il fiatone gli fece venire la nausea,si sfilò di dosso la canottiera bagnata e la scagliò a terra. Tremava.Fissando davanti a sé gli parve di vedere una mano pallida che affiorava dall'acqua nera. Scintille di collera gli bruciarono i nervi,con uno scatto fulmineo afferrò la bottiglia di vodka sul comodino e la lanciò  mandandola in frantumi contro il muro. La mano non era altro che la luce della luna riflessa sulla parete della sua stanza buia.

"Maledetti incubi!" si disse pieno di collera e ansia. L'indomani sarebbe dovuto andare in missione a Balamb per verificare la situazione della città,come chiestogli da Leonheart. Ma come avrebbe potuto dimenticare quel sogno?Come avrebbe cancellato il ricordo angosciante dalla mente?

Rivoleva la sua donna.

Gli mancava.

Lui l'amava...peccato che lo avesse capito troppo tardi per poterglielo dire...
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Che ve ne pare?Come vi è sembrato questo macrabo capitolo? Seifer dovrà tornare a Balamb a quanto pare.Purtroppo non riesce a dimenticare Quistis. Come affronterà il futuro?
Chissà cosa sarà successo nella città di mare dopo l'attentato al Garden...
Mi rendereste molto felice se mi lasciaste un piccolo commento,anche solo per criticare e basta.Se avete letto,vuol dire che eravate curiosi. Perciò vi chiedo per favore di fare lo sforzo di lasciare anche una piccola piccola piccola ecc...recensione riguardo le vostre impressioni^^ Potete dire quello che volete,vi chiedo solo di dedicare un po' di tempo alla mia storia. Conto su di voi^^

Un grazie speciale a:
Selhin,che con la sua sincerità mi aiuterà ad andare avanti e a migliorare^^ Ho letto la quinta piuma di Dolce Agonia,splendida lettura veramente^^ Spero che questo mio capitolo ti sia piaciuto^^ Se hai da fare delle critiche anche tu non esitare!

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Capitolo 4
*** Fight against the time ***



Shu e Leonheart hanno dovuto prendere un'ardua decisione:lasciare il Garden,abbandonarlo.

-Lo riporteremo in vita,avremo la forza di ricominciare! Ora dobbiamo lottare per sopravvivere e sconfiggere i nemici,se ci riusciremo ricostruiremo un nuovo Garden!-aveva dichiarato quest'ultimo quando tutti fummo riuniti nella Hall. Ha proprio una testa dura lo sfregiato. Forse non sa nemmeno lui cosa sta facendo. Ma in fondo c'è qualcun'altro che lo sa fra noi?

Così ci siamo tutti separati,siamo saliti su dei motoscafi che tenevamo nel Garage in gruppi da cinque,ciascuno con un compito da svolgere ben preciso in una meta diversa,e abbiamo lasciato il Garden in balia della suo destino.Mi tornano in mente le parole di Rinoa.

-La vita è fatta di addii e cambiamenti improvvisi. Solo chi ha la forza di guardare avanti senza mai voltarsi indietro può sopportare il peso dell'innovazione,delle conoscenze e delle scoperte future che accompagnano la nostra vita. Ma l'ottimismo e la forza di volontà non devono mai mancare. Io cerco di sorridere sempre,nonostante tutti gli ostacoli e i dispiaceri che ho dovuto affrontare.-

Quelle parole mi hanno fatto capire una cosa.Devo voltare pagina. Devo ricominciare a vivere. Grazie al mio spirito guerresco e al mio orgoglio,grazie all'ardore del mio animo e alla mia testardaggine, posso trovare anche io un posto nel mondo.Sono ambizioso,perciò arriverò da qualche parte. Diamine,ho ancora 20 anni,se non morirò prima ho ancora tanto da vivere e da imparare.Io non devo buttare via la mia esistenza.Il mio posto è qui.Devo costruire la mia storia:per me e in memoria della mia donna. Voglio vivere nel presente,sia stato quel che sia stato e sarà quel che sarà.

Viaggiare sul motoscafo mi fa pensare al macabro sogno fatto la notte precedente e osservare l’acqua mi da la nausea.
-Ehi Gallinaccio,quanto manca ancora per arrivare?-mi rivolgo a Dincht con aria stufa. Lo vedo irrigidirsi sul sedile e stringere i pugni per la rabbia fino a diventare paonazzo in viso.
-Poco.-risponde a denti stretti-Non hai gli occhi per guardare? Si vede l’isola da qui.-

Dannazione. Neppure stuzzicare Dincht riesce a  farmi distrarre un po’,ora che ha imparato a controllare la sua impulsività. Il che è un vero peccato per me,non potrò più divertirmi a vederlo urlare e agitare i pugni in aria come una scimmia ogni volta che lo prendo in giro. Mi sembra che tutto oscilli intorno a me,perfino il maledetto ciuffo del Gallinaccio. Non avrei mai pensato di poter soffrire il mal di mare
.Dannazione di nuovo!

-Sei sicuro di stare bene? Hai una faccia strana…-mi domanda Dincht.

Okay,dopo avergli sentito fare questa domanda mi convinco  di  non stare affatto bene. Da quando in qua Dincht mi si rivolge in maniera da persona civile ? Forse da quando è morta Quistis,in fondo anche lui ha avuto modo di conoscerla e magari prova una piccola parte di dispiacere che provo io,un dispiacere che lo spinge a trattarmi con compassione e gentilezza quasi. Lo fisso minaccioso,con una perfetta occhiata stile “Fatti-gli-affaracci-tuoi-e-non-mi-scocciare”,e torno a concentrarmi sulla contemplazione delle mie scarpe. Io non voglio essere compatito da nessuno.

-Comandante,siamo quasi arrivati!-annuncia il ragazzetto coi capelli rossi. Gli altri due che erano rimasti silenziosi per tutto il viaggio mi osservano con la coda dell’occhio,intimoriti e assoggettati dalla mia presenza.

Finalmente dopo un’eternità arriviamo alla spiaggia.Mi era mancato sentire la terra sotto i piedi.Siamo costretti a fare la strada a piedi,poiché se fossimo passati direttamente per il porto avremmo potuto trovare la città assediata e controllata dai nemici. E finire dritti nella tana  del lupo sarebbe stata l’ultimo cosa che avrei voluto.

-Muovetevi voi incapaci!- ordino al Gallinaccio che sta attraccando il motoscafo a riva e agli altri tre sempliciotti- Dincht,credi che ritorneremo a prenderlo?? Non ci servirà più! Muoviti!- aggiungo quasi ringhiando. Durante la mia rapida corsa non mi sono nemmeno voltato a controllare la presenza degli altri dietro di me e in un attimo mi sono trovato alle porte di Balamb.

-Stiamo per entrare in un campo minato,dobbiamo fare molta attenzione a ciò che facciamo o diciamo. Anche se non abbiamo avuto tempo di organizzare la missione o di prepararci al peggio,dobbiamo essere molto astuti. Non siete ancora dei veri Seed,posso capire la vostra paura,ma se restiamo uniti…

-Piantala con le tue insulsaggini Gallinaccio. Sono solo un mucchio di parole. Entriamo e basta!- lo interrompo irritato,non lo sopporto quando inizia a parlare come un mitragliatore con quella sua aria pomposa,mi mette un tale nervosismo.

-Calmo,devo restare calmo…-lo sento farfugliare a bassa voce.

La città di Balamb appare deserta.Niente persone,niente macchine,niente rumori. Purtroppo nella nostra fuga improvvisa non abbiamo potuto mettere in atto un piano,dobbiamo perciò seguire il nostro istinto e proseguire senza indugiare. Potremmo rimanere intrappolati,ritrovarci a fare kamikaze con una serie di  soldati,venire catturati e uccisi.Non sappiamo cosa ci aspetta. Ma non possiamo fare altro se non proseguire. Vada come vada…

Col Gunblade stretto nella mano destra mi incammino verso l’interno della città,seguito da Dincht e dai tre buoni a nulla. Balamb è un cimitero. Dopo venti minuti di ispezione mi rendo conto che forse non c’è nessuno veramente,l’intera isola è stata abbandonata. Che ne è stato dei suoi abitanti? Negozi chiusi,strade vuote,tutto perfettamente in ordine,aria piatta.

-Ma che diavolo è successo qui? Chissà dove sarà finita mia madre…-riecheggia vuota la voce del Gallinaccio.

-Hanno portato via tutti. A quanto pare noi cinque siamo le uniche persone presenti sull’isola.

-Allora che dobbiamo fare? Come facciamo ad avvisare Squall?-

-Non chiederlo a me. E stai calmo,dannazione! Piuttosto voi andate a fare rifornimento di armi,cibo e di qualsiasi cosa possa esserci utile. Io andrò al porto a sgranchirmi. Aspetteremo un po’ e se non succederà niente decideremo  quale sarà la nostra prossima tappa.

-Ma quali rifornimenti? Vuoi che saccheggiamo tutti i negozi?-sbraita Dincht irritato.

-Se vuoi puoi anche lasciare i soldi alla cassa,io non ho nulla in contrario,sono problemi tuoi.Ora muovetevi! E vedete di prendere roba decente!-ribatto infastidito e furente. Che razza di domande mi fa? Però è divertente vedere co
me gli altri tre rimangono impietriti tutte le volte che abbiamo un battibecco.

-Zuccone…-sento dire mentre mi allontano per i fatti miei . Non ho dubbi nel stabilire chi possa avermelo dedicato.

L’ambiente che mi circonda è in perfetta armonia con la mia mente:vuoto assoluto,totale annullamento. Non penso a niente e mi lascio piacevolmente catturare dal silenzio e dal suono dei miei passi sull’asfalto. Neppure il vento sospira,ma c’è quella monotona brezza nell’aria a riportarmi indietro di due anni. L’uso dei G.F non ha potuto cancellare la nitidezza di quei ricordi,i ricordi di una canna da pesca e di due…di due…amici?…E’ così che devo chiamare Raijin e Fujin?E’ così che li avrei dovuti chiamare quando erano ancora in vita?

Balamb mi riporta a pensare a quei giorni tranquilli e noiosi,a quei giorni che ho tanto desiderato di poter rivivere. Ma ora posso solo ricordare e gustarne il sapore,non posso tornare indietro. Seifer Almasy passava le giornate guardando il riflesso della sua faccia sull’acqua,proprio lui che amava l’intraprendenza e il rischio,a cui piaceva provare il brivido. Ma almeno così non si preoccupava di niente,se non solo di uno stupido amo da pesca,non aveva nessun compito,nessun dovere,nessun problema,nulla da fare.La sua vita gli piaceva in quel modo,doveva solo aspettare che un qualche insignificante pesciolino abboccasse all’amo. Seifer sapeva stare fermo,poteva vivere davvero senza il bisogno di cacciarsi nei guai.

Avrebbe voluto lasciare immutato il corso degli eventi in quel porto,aveva ritagliato il suo angolo di vita in quello spazio…Ma non avrebbe mai ammesso a se stesso di essersi affezionato al posto che aveva odiato e amato allo stesso tempo.

Si,mi dico,non lo avrei mai ammesso.

Dei rumori di voci mi riportano alla realtà con violenza. Dannazione…ero convinto che non ci fosse nessuno.Il sospetto che i nemici siano in agguato,pronti a tendermi una trappola,tornano a rianimarmi.Sono impaziente di dargli una lezione,stringo il Gunblade e mi nascondo furtivo dietro un bidone.

-Questa poi…trasferire tutti gli abitanti dell’isola a Galbadia in un giorno. Di cosa ce ne facciamo di questa cittadella? Non è adatta per il servizio militare,ne tanto meno per farci da area di rifornimento,è tro
ppo esposta. Se fosse situata in un punto più strategico,e magari anche più fortificata,avremmo potuto utilizzarla da tramite per metterci in contatto con la base…-

La voce che mi giunge alle orecchie è roca,infastidita e scocciata.

-Si,hai ragione. Ma non parliamo così ad alta voce di queste cose! Non si sa mai…-

Il secondo uomo che aveva parlato era più calmo dell’altro,e anche più furbo,dedussi. Avevo una voglia di uscire allo scoperto e rompergli le ossa,ma prima dovevo scoprire da dove provenissero vedendo le loro uniformi. Ma forse stavano giocando,forse mi avevano visto arrivare prima e non aspettavano altro che io uscissi allo scoperto…

-Che diavolo te ne importa? Tanto ora dobbiamo darle fuoco…Hai portato l’esplosivo? Così sarà tutto molto più semplice…

Persi un colpo a quelle parole. Dannazione,dovevo trovare il modo di avvisare il Gallinaccio e gli altri al più presto.Mi dovevo dare una mossa. Quando mi sarei deciso a ritornare nel mondo dei vivi e ad entrare in azione?

-Sai,a volte ti adoro. Hai ragione,così faremo molto prima.-ghignò il secondo uomo con voce sibilante.

-Ma prima prendiamo quei bidoni. Dobbiamo caricarli con noi,dentro hanno molto olio,è prezioso in questo periodo di guerra.-continuò il tizio con voce roca.

Merda.

Ero veramente nella merda se si fossero avvicinati a me. Volevo fare troppe cose in una volta:scoprire di più sulla situazione esterna tramite i nemici,individuare la loro provenienza,dargli una bella lezione,e aspettare che arrivassero il Gallinaccio e company. Ma almeno qualcosa lo avevo scoperto:guerra. Avevano parlato di guerra.

Quindi è già iniziata un’altra epica battaglia per il mondo?Grandioso,sarò in prima fila questa volta, e nessuno mi ruberà la scena.

-Riceveremo uno stipendio favoloso se porteremo con noi tutto quell’olio.-

Stavano arrivando,bene…Sarei scattato prontamente e li avrei fatti fuori prima di dargli il tempo di dire “A”. Sentivo il mio corpo fremere di eccitazione al solo pensiero.

-Carl,aspetta! Sento delle voci!...-dichiarò improvvisamente allarmato il tizio con voce sibilante.

-Stai pronto a fare fuoco,imbecille! Non ti agitare inutilmente.!-si irritò il suo compagno.

Che idioti…Immaginai il Gallinaccio che parlava a macchinetta e a voce alta,come se fosse per le vie del paese dei Balocchi mentre si avvicinava. E infatti…ecco la sua voce squillante e terribilmente fastidiosa giungerci alle orecchie. Si può essere così…idioti?Rovina sempre tutto.

-Avevi detto che non c’era nessuno!!! -Chi può essere questo rincitrullito che parla a vanvera!? -aggredì il suo compagno l’altro con voce ringhiosa.

Bella domanda,pensai. Ora i soldati erano vicinissimi al mio nascondiglio. Potei vederli finalmente,quando mi affacciai furtivo. Indossavano uniformi viola,come quella del soldato che io avevo preso in ostaggio il maledetto giorno dell’aggressione al Garden. La rabbia mi salì come bile fino in bocca,avrei voluto torturarli atrocemente una volta uscito allo scoperto e ucciderli. Ma qualcosa mi tratteneva.

-Perciò dobbiamo solo…-si interruppe bruscamente una voce a me familiare.

-Voi chi siete!?-urlò adirato uno dei soldati.

-Stavamo per farvi la stessa domanda!!! In guardia ragazzi!!- strillò Dincht,comparso assieme agli altri tre.

A quel punto abbandonai il mio nascondiglio e tirai un calcio al tizio più muscoloso che stava per sparare agli altri,il colpo lo fece cadere a terra.Il compagno lanciò una granata che sollevò un polverone immenso,accecante e soffocante e prese a trascinare lontano l’altro soldato.

-Non vedo un accidente! Seifer,fermali!!!-intimò Dincht.Lo intravidi tastare con le mani l’aria attorno a se,gli occhi chiusi per la polvere che gli era entrata dentro.

Agitai il Gunblade invano,non vedevo nulla nemmeno io e tossivo per la polvere che mi ostruiva i polmoni. Maledetto bastardo che aveva lanciato la granata.

-Firaga!!-urlò il ragazzo coi capelli rossi,a quanto pare centrando in pieno uno dei due nemici. Sentii un urlo disumano di dolore e un rantolo soffocato. In seguito vidi il bidone vicino a me prendere fuoco,l’olio aveva reagito all’effetto del gas e stava sprigionando un incendio.

-Carl! Merda!- sentii un oggetto cadere ai miei piedi,sbalzato dal lancio del Firaga. La polvere nera stava svanendo. Un rumore di sparo centrò in pieno uno dei nostri ragazzi.

-Kilik!!-

-Dove credete di scappare!-gridai e mi lanciai sui due soldati che stavano cercando di raggiungere il loro motoscafo per mettersi in salvo. Con due perfetti fendenti del mio Gunblade li disarmai dei loro fucili che volarono lontano in aria.

-Voi due verrete con noi e ci direte cosa sta succedendo!-dichiarai collerico,ormai avevo perso il controllo di me.

L’incendio ormai divampava attorno a noi. Il soldato colpito dal Firaga a stento si reggeva in piedi di suo,l’altro aveva il mio Gunblade puntato alla gola. Dietro di noi Dincht ci raggiunse,mentre gli altri due soccorrevano il ferito.

-Non c’è tempo Seifer! Saliamo sul motoscafo,uno dei soldati aveva un esplosivo che accidentalmente si è attivato quando è caduto per terra! Dobbiamo lasciare l’isola,presto!-

Merda. Rividi a rallentatore la scena nella mia mente. Un oggetto nero,grande come una mano,che volteggiava planando verso il basso,mentre il fuoco si propagava per terra e la polvere della granata si diradava. Quell’oggetto,un'unica constatazione:una bomba.

-Gettala in mare,gettatela in mare!-urlò
disperato il soldato accasciato a terra.

Dincht afferrò il dispositivo,stava per lanciarlo via,ma improvvisamente si fermò come se avesse preso la scossa.Stavo per esplodere d’ira e angoscia. Qui ci avremmo lasciato la pelle.Gran bel modo di tirare le cuoia.

-Non posso lanciarlo! C’è una donna in acqua!-

-Non me ne importa! Che muoia!-strillò il soldato quasi piangendo.

-Blizzaga! Blizzaga! Blizzaga!-urlavano dietro di noi i tre ragazzi per domare le fiamme.

Una donna in mare!?

-Allora vedi di disattivarlo!! Dovresti essere in grado di farcela!-agitai il Gunblade nell’aria,menando fendenti a destra e a manca. Corsi verso il motoscafo,seguito dal soldato che trascinava il suo compagno. Ci raggiunsero anche gli altri tre. Ma Dincht si guardava attorno spaesato.

-Non possiamo lasciarla morire!-ribatté e si lanciò in acqua nuotando rapidamente,a grandi bracciate.

-Presto,presto! Qui saltiamo tutti in aria!!!-

Vidi Dincht trascinare la donna verso il motoscafo e aiutarla a salire. Misi in moto all’istante senza guardare in faccia nessuno. Il motoscafo partì a velocità massima proprio mentre dietro di noi si sentì un botto tremendo. Il fuoco danzava travolgente e la bomba esplosa generò un incendio di grandezza ulteriore.

Eravamo tutti sconvolti,smarriti,distrutti. Eppure,una volta preso un bel respiro e asciugatami la fronte madida di sudore, ai miei occhi non sfuggirono i capelli biondi della donna rannicchiata di fianco a Dincht.
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Spazio della autrice:Anche qui me ne approfitto per fare un ringraziamento speciale a Selhin,una scrittrice che stimo e apprezzo per le sue fanfiction. Ma soprattutto apprezzo la sua coerenza nel dare consigli^^ Spero ti piaccia il capitolo. Dolce Agonia è sempre più travolgente...Lasciate una recensione,mi raccomando!

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