Quello che non dimenticherai.

di mamehota
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima pagina. ***
Capitolo 2: *** seconda pagina. ***
Capitolo 3: *** Terza pagina. ***



Capitolo 1
*** prima pagina. ***


Quello che non dimenticherai.

Prima pagina 
Non sono mai stata al mare. Qui nel distretto 12, nessuno ci è mai stato; io ho imparato a nuotare grazie a mio padre e alle nostre fughe presso il laghetto al di là del filo metallico, ma la mia fu mera fortuna, se paragonata alla sorte comune. Non sono mai stata al mare eppure me lo sono figurato, innumerevoli volte, con chiarezza e limpida precisione.
L’ho visto negli occhi di Finnick, nelle sue iridi vivide e maestose come le onde imponenti. Nel suo sguardo, in cui guizzavano come fiamme danzanti determinazione e malizia, fianco a fianco al dolore, antico e imperituro, di chi non gode di una notte senza incubi da quasi dieci anni.
Ricordare Finnick ha il sapore della salsedine che arde in gola. Ricordare Finnick sorridere è un mare in tempesta, ma ricordarlo nei suoi ultimi attimi di vita è più un maremoto, un’inondazione.
Non ho mai conosciuto il vero Finnick, il ragazzino smaliziato del distretto 4 che intreccia nodi e pesca col suo tridente: il sogno delle fanciulle, l’amore di Annie. Ho conosciuto il Finnick adulto che si vende per salvare la vita ai suoi cari, che non intreccia più nodi ma trappole e che non pesca col tridente ma lo conficca nel cuore di un suo vecchio amico. L’ho conosciuto quand’eravamo due ombre sbiadite dall’orrore del ricordo, e forse ho compreso chi realmente fosse ancora più tardi. Quando non c’era più.
Ricordare Finnick al momento ci è impossibile, ce ne rendiamo conto e decidiamo di onorare il suo ricordo in altri modi; lo affidiamo alle pagine di un libro, alle dita abili di Peeta e a qualche foto reperita tramite Effie da un catalogo di vecchi tributi, perché non sottrarremmo neppure una ad Annie; senza neppure concepire il pensiero sappiamo entrambi quanto sia raccapricciante, e l’idea non viene neanche proposta.
Ricordare Finnick adesso è più facile attraverso i due occhi azzurri e penetranti che Peeta ha disegnato, e affiancarvi una descrizione diventa più indolore se non mi fermo a pensare. Se trascrivo attimi, frazioni di un’immagine senza visualizzarne la totalità; una zolletta di zucchero sgranocchiata col sorriso sulle labbra. Il suo respiro sul mio collo mentre mi aiuta durante l’Addestramento. Un’amicizia forgiata da notti insonni e lacci da riannodare all’infinito. Uno scherzo innocuo, forse l’ultimo, sulla riva di un lago che trascinò a sé tante vite quante né salvò.
Ricordare Finnick è una necessità, non un desiderio.
Ricordare Finnick ha il sapore delle lacrime che adesso io e Peeta stiamo soffocando l’uno nella spalla dell’altro, agognando sollievo quasi come se ne traessimo aria per respirare, e magari qualche antidolorifico per il cuore. Ma neanche il Dr. Aurelius può prescriverci alcun antidolorifico, e ricordare Finnick continua a bruciare più del sale su una ferita aperta.


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EHI GENTE torno su EFP dopo tre anni o più (ma davvero quanto tempo è passato che vecchia sono) per pubblicare una storia che ho scritto tantissimo tempo fa Hunger Games. Oggi l'ho ritrovata nel pc e stranamente mi piaceva ancora! Così ho aggiustato qualcosina e deciso di farla leggere a qualcuno così che piangesse insieme a me sob.
Ho parecchi capitoli già scritti quindi, se mi ricordo, DOVREI aggiornare, ma sono in piena sessione esami, quindi non so!

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** seconda pagina. ***


Seconda pagina
Pensavamo che l’andare avanti con le pagine avrebbe reso la stesura del libro più semplice, come avviene con una ferita aperta che man mano si cicatrizza, ma le nostre ferite sono tutte quante lì, brucianti e fresche come appena inferte, e comprendiamo in fretta che combattere il dolore non significa necessariamente sconfiggerlo. Allo stesso tempo avvertiamo vivido e pulsante il bisogno di continuare, come se da tutte le pene che abbiamo patito dovessimo trarre qualcosa in più. Qualcosa che ci tenga vivi.
E’ così che quando spalanco le ante del mio armadio scarno e desolante per indossare i soliti pantaloni, la mia mente riporta in superficie un’immagine tra quelle così represse che non sembrano neanche appartenermi. A quel punto impugno una penna e mi affido ai ricordi, quelli di un’altra vita. Non di una vita bella, tra boschi e zuppe in famiglia, ma di una vita in cui un’altra me rendeva celebre il suo nome cantando un amore idilliaco e teatralmente inscenato.
Ma questa volta ricordare fa se possibile più male perché la spalla di Peeta non mitiga il mio tormento. Perché l’unico conforto lo posso trarre da me stessa, dalle magie che hanno avvolto il mio corpo e bruciato la parte debole di me. Perché non c’è modo di ricordare come vorrei, e di traslare le meraviglie di colori e scintillii dai miei pensieri al foglio che ho dinnanzi.
Non basta una foto per inaugurare questa pagina, no, una foto non renderebbe giustizia. E neppure un disegno, per quanto Peeta sappia trascrivere la realtà su tela attraverso i propri pennelli.
Non trovo neppure una delle parole di cui necessiterei per descrivere l’insieme di perline, tessuti e sfumature che fasciarono la Ragazza di Fuoco, quel magnifico divampare di fiamme nato un semplice abito di piume, di un candore che era più adatto al suo artefice che a me, una rozza ragazzina sfortunata.
Eppure sento, in modo distinto e opprimente, di doverlo fare. Sento di dover addobbare quel foglio attraverso stoffe pregiate e capelli intrecciati sulla nuca con la maestria di dita delicate e impeccabili.
A darmi l’ispirazione è una passeggiata nei boschi, come sono solita fare quando non trovo le risposte e non so dove cercarle. Il terriccio misto di sabbia e ghiaia che ricopre il suolo brilla alla luce del sole quasi come polvere dorata e la mia mente fa un’altra di quelle associazioni istantanee e inevitabili. Allora raccolgo dei granelli e li cospargo sulle pagine, dove assumono colorazione più scura in corrispondenza dei solchi creati dalle mie lacrime.
Li guardo. Tanti scintillii dorati illuminano il foglio bianco che non ero riuscita a riempire.
Dorati come il colore che lo contraddistingueva, come quell’unica, fondamentale caratteristica che lo legava a Capitol City e ne sottolineava l’inquietante stravaganza.
Sembrerebbe quasi una sepoltura, ma so perfettamente da che lato la vedrebbe lui, che era riuscito a rendere desiderabile una ragazza comune e difficile: la sabbia che adesso è cosparsa tra le pagine del libro che sto scrivendo è la mia cenere. Proprio come una fenice, che brucia e poi rinasce, così mi sembra di star lanciando un messaggio direttamente a me stessa. Di star incoraggiando quell’esile e tenue speranza di poter rinascere e cambiare le cose.
Mi piace. E così, in appendice ad una pagina bianca e rivestita di pagliuzze dorate, mi concedo una sola, singola didascalia, che trascrivo con mano tremante per via della fitta di dolore.
“Io punto ancora su di te, ragazza di fuoco”.


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Ehi! Nonostante io sia ancora praticamente addormentata dopo stanotte, ho trovato la forza di postare questo capitolo tra una canzone di Frozen e l'altra in Tv. 
Come tutti avrete capito, quella pagina è su Cinna. Mi sembrava limitante riservargli una semplice descrizione come per gli altri, perché credo che il suo ricordo sia qualcosa che non potrà mai rendere giustizia all'originale. Spero apprezziate anche questo capitolo!:)


 

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Capitolo 3
*** Terza pagina. ***


Terza Pagina
Questa pagina è una foto. Leggermente sfocata, con gli angoli spiegazzati e smussati dal tempo. L’ho ritrovata nel fondo di un cassetto e non sono riuscita a separarmene.
La sfioro con le dita, tastandone i solchi causati dalle pieghe, e poi l’accosto alle narici, perché la parte poco razionale di me si illude ciò possa rievocare gli odori che la scena raffigurata porta con sé. Ma la foto emana soltanto sentore di vecchio e di bruciato, e porta i segni visibili dell’incendio che invase il distretto. Non c’è il profumo dei boschi. Non avverto l’aroma di funghi e coniglio comprati al Forno. Le fragranze dolci dei fiori non trapassano la carta.
Ricordo bene cosa pensavo, mentre scattavo, tediata, quella fotografia.

«A cosa serve fotografare una capra, Prim?».

Mi rimbomba nelle orecchie la risata cristallina di Prim.
 
«Perché no? Così poi dopo ce le riguardiamo e ci ricordiamo di tutto».

“Ma non voglio ricordare una capra”, ecco cosa le avrei risposto all’epoca. Non c’è nulla in questa vita che valga la pena di essere ricordato. Di certo non i nostri scarni pranzi o i nostri pomeriggi pigri e desolanti, e neppure un animale che ha la sola funzione di darci sostentamento. Ritenevo che fosse tutto lì; un’esistenza strascinata, in compagnia di due persone speciali, a combattere la fame e la sorte, una volta all’anno, per sette anni.
Adesso mi sembra di capire.
Non so quanti anni siano trascorsi ma a me pare che mille o duemila sarebbero durati di meno. Adesso che soppeso ogni secondo, ogni attimo e ogni gesto sembra che tutto abbia una durata amplificata, che si propaghi nell’aria intorno a me e non mi abbandoni mai. Adesso un giorno è un mese e un mese non finisce mai, semplicemente scema pigramente nel successivo senza che nessuno si curi di voltare pagina al calendario. Adesso le fotografie ci aiutano a trarre conforto da quello che tempo fa davamo per scontato, e ci occorre un libro per ricordarci degli attimi fuggenti che rendono bella una vita. Una giornata soleggiata in cui giocare in giardino.  Un sorriso sincero in mezzo alla miseria. Anche una capra che rifiuta l’obbiettivo e rumina distrattamente, totalmente ignara del suo posto in un mondo sbagliato.
Tento inutilmente di stendere i bordi stropicciati della foto, poi la incollo in una delle pagine del libro ancora da riempire. Prim ne sarebbe felice.

« Andiamo, chi vuoi mai che si ricordi di una capra. Con tutta la gente che muore.. »

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Eccomi tornata! :) Oltre a questo capitolo ne ho altri due scritti, che però pubblicherò più in là perché vorrei metterli alla fine. Per questo ho seguito Mockingjay stesso, quando Katniss elenca in prima persona tutti quelli che sono stati trattati nel libro. Ovviamente seguirò questa logica anche nei prossimi capitoli! Grazie ancora a tutti per le recensioni **

 

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