Panem University

di Torma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Verde mela ***
Capitolo 3: *** Azzurro cielo ***
Capitolo 4: *** Blu bolle di sapone ***
Capitolo 5: *** Giallo gelosia ***
Capitolo 6: *** Bianco gelsomino ***
Capitolo 7: *** Rosa fragola ***
Capitolo 8: *** Grigio tempesta ***
Capitolo 9: *** Sabbia ***
Capitolo 10: *** Blu ardesia scuro ***
Capitolo 11: *** Lattemiele ***
Capitolo 12: *** Pizza margherita ***
Capitolo 13: *** Antracite ***
Capitolo 14: *** Crisantemo ***
Capitolo 15: *** Rosa corallo ***
Capitolo 16: *** Lana bianca ***
Capitolo 17: *** Arancione zucca ***
Capitolo 18: *** Colore di casa ***
Capitolo 19: *** Rosa cipria ***
Capitolo 20: *** Blu carta da zucchero ***
Capitolo 21: *** Melanzana ***
Capitolo 22: *** Verde mare ***
Capitolo 23: *** Ghiaccio ***
Capitolo 24: *** Rosso peperone ***
Capitolo 25: *** Candida bianca neve ***
Capitolo 26: *** Cioccolata ***
Capitolo 27: *** Scatola di cartone ***
Capitolo 28: *** Nero lucido ***
Capitolo 29: *** Giallo Senape ***
Capitolo 30: *** Indaco ***
Capitolo 31: *** Plumbeo ***
Capitolo 32: *** Mogano ***
Capitolo 33: *** Sempreverde ***
Capitolo 34: *** Terra bruciata ***
Capitolo 35: *** Arcobaleno ***
Capitolo 36: *** Oro ***
Capitolo 37: *** Paglia ***
Capitolo 38: *** Fibra di carbonio ***
Capitolo 39: *** Smeraldi ***
Capitolo 40: *** Lillà ***
Capitolo 41: *** Anguria ***
Capitolo 42: *** Carbone ***
Capitolo 43: *** Zafferano ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction non so come ma dopo aver iniziato a seguire moltissime storie e lette altrettante mi è venuta voglia di cimentarmi in questa avventura. Molte tematiche sono già ampliamente trattae da molti di voi quindi hi deciso di dedicarmi a una storia poco convenzionale . La storia è ambientata a Providence , Rodhe Island dove vi è la sede della Brown university. I personaggi sono quelli dei libri di Susan Collins (che ho adorato ) ma che ho stravoltoun po', inquanto non sono una scrittrice esperta . Spero comunque che la lettura risulti piacevole e che qualcuno legga questo capitolo e lo recensisca. Mi raccomando se recensiete fatelo senza scrupoli voglio migliorare (se è possibile). Grazie per l'attenzione. buona lettura.


Prologo
Sistemo le ultime cose negli scatoloni chiudo le valige e mi lascio cadere  sul letto . un altro anno è già passato, praticamente volato mi sembra ieri il giorno in cui ho varcato il cancello della Brown. Mi trovo nella stanza spoglia del dormitorio che l’anno prossimo non occuperò più. pronta a fare ritorno a casa per l’estate. Il mio anno da matricola è terminato.
 Toc toc , bussano alla porta –Avanti- -Eih Catnip, sei pronta?- La testa castana di un ragazzo fa capolino da dietro la porta e mi sorride –Certo Gale, devi solo aiutarmi a portare queste due cose in auto e possiamo partire- . Gale è il mio migliore amico , è davvero uno splendido ragazzo ,alto, ben piazzato, capelli castani occhi grigi come i miei, proprio il tipo che a guardarlo ti manca il fiato, ma siamo troppo simili, siamo praticamente cresciuti assieme uno nella casa accanto all’atra ed è come se fossimo fratelli. Mi sorride e si avvicina alle scatole che ho lasciato vicino all’ingresso e ne solleva una –Solo due cose nèh? Cosa hai messo qua dentro? Pesano 50 chili.- dice sbuffando- Ma cosa stai dicendo? Ci sono le cose indispensabili per la vita da college – sorrido in modo beffardo e mi metto la borsa in spalla . dopo aver svuotato tutta la camera mi concedo un minuto per l’ultimo saluto a quella stanzetta che non rivedrò più e mi dirigo a grandi falcate fuori dal dormitorio. Il sole di giugno spende in cielo e prendo un gran respiro riempiendomi i polmoni di ossigeno –Sbrigati!! Se non ti muovi rimarremo imbottigliati nel traffico e di passare più ore del necessario in tua presenza non ho voglia quindi salta in macchina e andiamo!- grida Gale esasperato da dentro il suo pick-up nero. –Arrivo, uff..- faccio una piccola corsetta ,salgo, mi allaccio la cintura e mi sfilo le infradito poggiando i piedi sul cruscotto  , Gale mi fulmina con lo sguardo e mi rimprovera- Tira giù quei piedi se no ti lascio qui e ti costringo a fare l’auto stop!- -Sicuro- scoppio a ridere- e cosa dirai a mia madre quando arriverai senza di me?- lo punzecchio ,inarca le sopracciglia e sospirando mette in moto . Usciamo dalla strada del campus –Fai come vuoi io non ti sopporto quando fai così- -Lo sappiamo entrambi che mi vuoi troppo bene per dirmi di no- sorrido e sorride anche lui –purtroppo è così , ma non farmi pentire di averti offerto il passaggio- dice sconsolato –grazie amichetto bello- dico prendendolo in giro e dandogli un bacio sulla guancia – non saprei proprio cosa fare senza di te- .
Riassumiendo: Mi chiamo Katniss Everdeen  . E ho 19 anni . Sono nata a Augusta, Maine. Attualmente vivo a Providence  . frequento la Brown university . Sono membro ufficiale della confratellita Apha chi Omega (AXO). Gale è il mio migliore amico. Sto tornando a casa e sono pronta per le vacanze.

 

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Capitolo 2
*** Verde mela ***


Ciao a tutti. Ho notato che il prologo è stato visualizzato più di cento volte , in realtà forse è poco, ma per me è davvero tanto e sono molto "orgogliosa" di aver ricevuto ben due recensioni (grazie ancora a Katgale97 e giuyoipoi77). Questa mattina ho concluso il primo capitolo con la speranza che vi possa piacere. Sono curiosa di sentire le vostre opinioni. A presto- Torma. 


1.
Ieri stavo tornando a casa con Gale e oggi stiamo già percorrendo la superstrada nel senso contrario. Queste settimane di vacanza sono volate . Il viaggio in Europa con Prim e la mamma . Le giornate a spasso con Gale. I giorni passati a casa di Haymitch . Ad Augusta  vive praticamente tutta la mia famiglia , Mamma e Prim, ho solo loro . Papà è venuto a mancare quando io avevo 11 anni a causa di un incidente d’auto. Una sera di settembre eravamo tutti e quattro sulla sua Chevrolet , pioveva a dirotto e stavamo tornando a casa dopo una serata passata insieme al bowling , ci eravamo divertiti moltissimo, come al solito, Prim, che aveva solo 7 anni, si stava lamentando con mamma del fatto che io e papà le avevamo stracciate , “Umiliate” ci piaceva dire prendendole in giro. Eravamo sedute dietro con le cinture allacciate scrupolosamente da nostra madre quando a un semaforo è successo l’irreparabile. A metà incrocio la nostra auto è stata travolta da una jeep che non aveva rispettato il rosso a tutta velocità  , centrando in pieno la parte del guidatore . Mi ricordo pochi attimi , pianti , urla , il rumore della pioggia, le voci dei pompieri e dei paramedici che tentavano di estrarre i nostri corpi dalle lamiere e il buio. Papà dopo alcune settimane di coma non ce l’ha fatta. Il suo cuore non ha retto stremato dalle diverse operazioni che i chirurghi avevano dovuto fare per cercare di fermare le molteplici emorragie interne. Ha smesso di battere, di vivere . A volte durante la notte rivivo quei terribili momenti nei miei incubi. Ci è voluto molto  tempo per riprenderci , interminabili sedute dallo psicologo, incontri con il coordinatore scolastico. Alla fine ho preso la mia vita in mano e ho deciso di vivere per lui al meglio delle mie possibilità , facendo tutto quello che potesse rendere orgoglioso un padre , ottimi voti, volontariato, attività extra scolastiche , sport , rappresentante degli studenti e reginetta del ballo non perché desiderassi tutte queste cose , o meglio alcune  , ma per dare speranza a mamma e Prim , che grazie ai miei successi riuscivano a distrarsi e non pensare a quel vuoto che quella sera aveva causato nella nostra famiglia . Mi sentivo responsabile di dare a quelle due fragili donne qualcosa in cui credere, quindi ero felice quando mamma si offriva di pettinarmi i capelli per il ballo o Prim mi aiutava a preparare i biscotti per la vendita di beneficenza. Molte cose le ho fatte per loro, una l’ho fatta per me . Il college. Da quando ero una ragazzina e andavo alle elementari sapevo che quello che volevo fare o meglio dove volevo andare era la Brown , l’università che sia mamma che papà avevano frequentato e dove si erano conosciuti e innamorati . Spesso fantasticavo di incontrare qualcuno di speciale e di poter vivere una storia d’amore così travolgente come la loro. Crescendo ho accantonato questa fantasia e riorganizzato le priorità. Ho ottenuto una borsa di studio e mi sono iscritta ai corsi di Musica l’anno scorso. Suono il piano, “strimpello” il violino e adoro cantare. Siccome mamma ci teneva ho fatto l’iniziazione presso la confraternita dove lei era stata membro e presidente per i suoi ultimi due anni , la AXO, e mi sono dedicata ai miei corsi e alle mie consorelle . ho condiviso la stanza del dormitorio con Madge  Undersee una ragazza della California che frequenta i corsi di psicologia. Mi è stata simpatica fin da subito e ha fatto l’iniziazione con me dopo che l’ho pregata per giorni  . Da sola non me la sentivo. Quest anno ci trasferiremo  a vivere nella sede delle AXO e spero di condividere ancora la stanza con lei , mi infonde sicurezza anche se a volte ha degli atteggiamenti che mi ricordano il mio analista. Le voglio bene e posso contare sempre su di lei. –Siamo arrivati- Gale mi fa sobbalzare interrompendo il flusso dei miei pensieri vorticosi che si agitano nella mia mente –C’è qualcosa che non va?- mi chiede –Emh.. Come scusa?- cado proprio dalle nuvole, ero concentrata a immaginare come sarà la mia nuova vita cambiando “collocazione” . sono entrata nelle AXO solo per la mamma l’idea di starmene da sola era molto allettante , non era stato facile il liceo , la mia posizione comportava parecchie attenzioni che speravo, una volta al college, di allontanare ma le prospettive di una vita in “disparte” sono state annientate quando prima di partire mia madre mi ha salutata. –Sai- mi aveva detto – gli anni del college li ricordo come quelli più felici della mia vita, non che il liceo sia stato brutto, ma li ho incontrato tuo padre..- si interruppe un attimo per impedire alle lacrime di rigarle il viso –Mamma…- -Va tutto bene tesoro – e nel dirlo mi consegno una scatola di velluto nero –Tieni Kat..- mentre la aprì mamma mi spiegò che quella catenina d’oro con il ciondolo con una “x” racchiusa in un cerchio e un triangolo, che poi scoprii essere  il simbolo della confraternita,  era stato uno dei regali di mio padre quando mamma diventò presidente delle Alpha Chi Omega –Voglio che l’abbia tu così da portare un ricordo di noi a Providence disse sorridendo -Indossala solo dopo l’iniziazione- si raccomandò con sguardo fiero e orgoglioso. Così ancora per volta ebbi come obiettivo la felicità di mia madre e dopo mesi di “sevizie” sono stata ammessa. Adesso mi trovo davanti a una casa costruita a metà del novecento color verde mela con un grande porticato e le finestre gialle. Gale mi ha lasciato da sola promettendomi che più tardi tornerà a portare gli ultimi scatoloni. Sono già stata parecchie volte qui ma avevo sempre la mia camera al dormitorio dove poter scappare nel caso la presenza di qualcuno mi infastidisse, ora invece dovrò condividere la casa con 20 consorelle e mi sto facendo prendere dal panico. Su coraggio, non sarà così terribile le conosco tutte, sono brave ragazze, chi più chi meno. Sarà un anno fantastico mi ripeto mordicchiando nervosamente il ciondolo della collanina di mia madre –Kat!- un gridolino alle mie spalle mi fa sobbalzare e mi sento abbracciare da dietro affettuosamente ,vengo inebriata dal profumo di fragole dello shampoo di Madge –Eih, piano, piano! cosa sono tutte queste effusioni?- dico liberandomi dal suo abbraccio con un sorriso a 32 denti –Sono contenta di vederti signorina Everdeen, oltre alle due cartoline che mi hai mandato non ti sei fatta sentire per l’intera estate!- mi rimprovera e noto che non è cambiata molto . Madge è un po’ più bassa di me ha dei bei capelli biondi e ricci, gli occhi verdi che risaltano sulla sua carnagione abbronzata dopo le settimane di mare, ha un fisico asciutto e magrolino con le forme al punto giusto. La invidio un po’ perché è il prototipo della ragazza ideale ,bionda occhi chiari e fisico da urlo, potrebbe avere qualsiasi ragazzo, ma ha una cotta spropositata per Gale. –Non potevo chiamarti ogni giorno sai quanto costano le chiamate intercontinentali?- le rispondo – Si si tutte scuse.. ma cosa stai facendo qui davanti?- -Aspetto Gale con le mie scatole- mento, Gale arriverà forse tra qualche ora –Gale?! Allora spetto con te- dice tutta pimpante –Non vorrei disturbare il vostro quadretto ma volevo informarvi che prima arriva meglio alloggia e si può scegliere le camere migliori- una voce alle nostre spalle ci interrompe. Ci giriamo e davanti a noi appare una ragazza con i capelli neri a caschetto vestita con un paio di calzoncini di jeans, che lasciano poco all’immaginazione, converse e una canotta verde con il simbolo della confraternita stampato sul davanti . Johanna Mason. Presidentessa delle Alpha Chi Omega. I rapporti tra noi due sono un po’ tesi forse perché abbiamo caratteri troppo simili e non ci piace farci mettere i piedi in testa ma più volte si è comportata da vera amica. Le sfugge una risata e abbandona il tono severo e ci fa un gran sorriso –Ciao Jo’- squittisce Madge -Dici sul serio? Possiamo scegliere noi la camera?- continua poi ,io faccio un cenno di saluto –Certo che no- risponde lei mentre scoppia a ridere – E’ prerogativa della presidentessa assegnare le camere, quindi state attente a non farmi arrabbiare se no potrei cambiare la mia decisione.- Madge arrossisce –Non lo sapevo- si scusa imbarazzata. Johanna la tranquillizza dandogli una pacca sulla spalla –Non ti preoccupare – e con fare materno la rassicura –Spero non ti scocci stare in camera un altro anno con la signorina qui presente Everdeen .- ironizza lanciandomi una sguardo beffardo -Prima camera del secondo piano a destra, adesso devo andare. Scusatemi, ci vediamo a cena . Comportatevi bene .- ci saluta e scompare dietro al porticato. Madge è euforica dopo aver saputo che condivideremo ancora una volta la stanza. L’accompagno a vederla. Saliamo le scale di mogano scuro con le valige e apriamo la porta della nostra “futura casa”. La luce che filtra dalla finestra è accecante ,sebbene sia settembre fa ancora caldo e il sole splende .nella stanza sono presenti due letti a una piazza e mezza separati da un comodino una cassettiera e due scrivanie una opposta all’altra una grande cabina armadio. Oltre al fatto che sia spaziosa e luminosa la mia parte preferita è la seduta imbottita con tutti i cuscini sotto l’ampia finestra che da sul parco del campus. Il mobilio rigorosamente scuro contrasta con il verde acido delle pareti e la parete bianca della finestra . Una delle cose che preferisco di questa confraternita è il colore . Verde .  Proprio il mio preferito. Io e Madge passiamo il resto del pomeriggio a sistemare  vestiti, libri e i nostri oggetti personali sulle mensole, nei cassetti e nell’armadio. Dopo un simpatico siparietto di Gale e Madge , penso proprio che anche a lui possa piacere lei, arriva presto la cena nella sala comune dopo la quale Johanna fa il discorso di rito ci raccomanda di essere “caste e pure” e di non infangare il buon nome della nostra confraternita ,una delle migliori del campus per media e filantropia e poi passa la parola alla vice presidentessa Annie. Annie è una ragazza un po’ strana , la migliore amica di Johanna , molte ragazze ,malignamente, pensano che abbia ottenuto quel ruolo solo perché favorita dalla posizione dell’amica ma io credo che nonostante a volte viva nel suo mondo sia un valido membro, forse uno dei più attivi. Ci descrive le attività che dovremmo affrontare e gli eventi imminenti da organizzare . Poco prima che la cena finisca , mentre faccio finta di ascoltare come Madge si sia divertita alle Hawaii, passo in rassegna le mie nuove coinquiline all’angolo destro ci sono Clove occhi Castani e capelli neri che parlotta con Lux capelli biondi e occhi azzurri , un po’ troppo “oche” per i miei gusti, e penso che Johanna si riferisse a loro con l’ammonimento di essere “caste e pure”, non perché non sia permesso avere ragazzi o cose del genere ma perchè Johanna vuole mantenere un livello alto e non desidera essere la presidentessa di bamboline facili che si concedono al primo che passa. Nell’altro angolo vedo Delly che sta mostrando alcune foto dal suo Iphone a Fancy una ragazza con i capelli rossi e la faccia volpina. –Katniss non mi piace essere ignorata- borbotta Madge -Scusa - dico ritornando ad ascoltarla facendo una smorfia –Visto che non ti va di ascoltarmi parlami dell’Europa  Europa?  Questa parola risveglia molti ricordi tra cui il nome di una persona...Lui...
Peeta Mellark .

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Capitolo 3
*** Azzurro cielo ***


Salve a tutti. Ringrazio nuovamente le persone che hanno recensito o letto in silenzio questi primi capitoli. Sono davvero molto contenta che quello che scrivo vi piaccia, comunque per ragioni di tempo e università cercherò almeno di aggiornare una o due volte questa settima ma siccome non sono sicura, ho deciso di pubblicare per voi il secondo capitolo che spero sia all'altezza delle vostre aspettative (anche se ho paura del contrario). Se volete esprimere la vostra opinione non esitate a commentare. Buona lettura. A presto- Torma.  


2.
Sono circa le nove del mattino, cammino in direzione dell’edificio IV con nella mano sinistra un caffè e nella destra l’iphone mentre mando un messaggio a Prim che oggi inizia il suo secondo anno di liceo. Siamo molto legate e spesso anche un solo messaggino dell’una o dell’altra può rallegrarci la giornata. Ieri sera sono andata a letto presto anche se Madge non la smettava più di parlare. Avevo bisogno di riposare dopo il viaggio in auto con Gale, in più oggi ho la mia prima lezione di storia dell’arte, so che non centra molto con il mio indirizzo di base ma quest’anno mi è stata data la possibilità di scegliere un corso opzionale e dopo essere stata stregata dalla bellezza delle città europee ho pensato di approfondire “l’argomento”. In realtà questo è quello che mi dico per autoconvincermi. Una parte di me ha scelto questo corso per avere almeno una possibilità di rivedere Peeta Mellark. L'incontro con Peeta è stato inusuale, inaspettato . Durante la vacanza in Europa avevo modificato il nostro itinerario poco prima della partenza facendo una breve tappa a Bologna, in Italia, dove si svolgono i corsi di letteratura e italiano per gli studenti della Brown. Dopo un sacco di pressioni da parte di Annie e Johanna avevo acconsentito a portare un pacco con alcuni regali a Finnick Odair, il fidanzato di Annie, che a marzo era partito per studiare sei mesi all'università degli studi di Bologna. Così il pomeriggio del 27 luglio mentre mia madre e Prim erano in hotel a preparare le valige per l'imminente ritorno a casa, mi sono ritrovata sperduta in un ateneo dove quasi nessuno mi capiva o voleva capirmi . Indossavo un vestito blu a quadratini bianchi stretto in vita con un fiocco e ai piedi avevo dei sandaletti di pelle, il caldo era soffocate e nelle mani sudaticce tenevo il pacco per Finnick. Il 30 sarebbe stato il suo compleanno ecco spiegata l'insistenza delle due per quel regalo, o meglio l’insistenza di Johanna visto che Annie non voleva darmi nessun peso -Se lo porti tu io e Annie possiamo risparmiare i soldi della spedizione e in più siamo sicure che il pacco non si perde- aveva detto Jo'. Ero nell'atrio dell'edificio centrale mentre cercavo di capire dove andare quando ho sentito la sua voce e una risata cristallina ,il fatto che quel ragazzo parlasse inglese mi aveva sollevato subito il morale. Mi avvicinai. Aveva i capelli biondi, gli occhi azzurri, un fisico muscoloso e atletico, si stava divertendo a prendere in giro la pronuncia improponibile di un ragazzo con gli occhi scuri e capelli ricci . In modo impacciato chiesi delle informazioni lui fu gentile ma mentre mi spiegava io mi persi nei sui splendidi occhi mentre sbatteva le sue ciglia bionde che con la luce del sole sembravano dorate –Eih hai capito?- -Emh...scusa?- arrosi leggermente perché non avevo capito nulla di quello che aveva detto - Se posso chiedere, chi stai cercando?- -Finnick Odair- -Ah,sei Annie?- come? Pensava che io fossi la fidanzata di Finnick? –No sono solo una amica di Annie ho un regalo per lui- risposi velocemente –Mi chiamo Katniss Everdeen, piacere- dissi allungando la mano –Peeta Mellark, e oggi è il tuo giorno fortunato signorina Everdeen , Odair è il mio compagno di stanza- aggiunse sorridendo mentre stringeva la sua mano con la mia, come era calda, che viso stupendo, tutto di lui mi faceva uno strano effetto , sentivo di stare arrossendo, colpa di quello sguardo così intenso- Se vuoi seguirmi- aveva detto e mi aveva accompagnato da Finnick. Lui fu contentissimo di ricevere qualcosa che gli ricordasse casa. Non so precisamente come ma passai il resto del pomeriggio con Petaa. Oltre a scoprire che si chiamava Peeta Mellark ed era del Kentucky appresi che anche lui frequentava i corsi organizzati dalla Brown e sarebbe tornato a settembre con Finnick per continuare a studiare arti visive. Quel giorno mi si è impresso nella mente e non se ne è più andato abbiamo parlato per ore come se ci conoscessimo da sempre. Petaa era allegro, simpatico, divertente anche buffo e stare in sua compagnia mi provocava qualcosa di nuovo. Stupidamente partii il giorno dopo dimenticandomi di chiedergli il numero di telefono, quindi non mi è rimasto che aspettare. Entro nell’aula quasi piena e cerco con gli occhi la sua chioma bionda, ci sono troppi studenti, mi rassegno e mi siedo nella parte destra dell’aula tra le prime file , non era sicuro che Peeta avesse frequentato questo corso. Amareggiata prendo il quaderno e una matita e dopo che la professoressa Effie Tinket inizia la lezione prendo appunti sollevando poche volte la testa dal foglio. –Ci sono domande?- chiede a spiegazione conclusa –Scusi professoressa..- quella voce la conosco ho ripetuto la nostra conversazione 1000 volte nella mia mente non potrei sbagliarmi per nessuna ragione del mondo mi volto e lo vedo in un banco infondo all’aula mentre si passa una mano tra i capelli biondi mettendo in tensione i muscoli che si intravedono da sotto la maglietta bianca con lo scollo a v e mi incanto nell’osservare le sue labbra rosa muoversi ritmicamente mentre pone la sua domanda. Mi isolo per un momento dal mondo. Sento tante emozioni che non riesco a decifrare e so solo che un grande sorriso mi compare in faccia mentre osservo il ragazzo con gli occhi azzurri. Ormai lo sto fissando da qualche minuto quando si volta dalla mia parte . Si accorge di me, mi sorride e fa un cenno di saluto con la mano . Arrossisco. Ma che mi prende? Mi ha solo salutata , ma quel sorriso ha qualcosa di speciale. Dopo che la Tinket ci congeda metto frettolosamente in ordine il quaderno e le matite non ho in coraggio di andare a parlare con Petaa ora che ho la certezza che lo vedrò per il resto del semestre il martedì mattina. Cerco di pensare velocemente alla mia prossima mossa quando mi sento chiamare –Katniss!- dal fondo dell’aula Peeta poggiando su una spalla il suo zaino si dirige verso di me –Eih ciao, non sapevo che frequentassi questo corso- mento spudoratamente – Beh sai per noi studenti di arti visive questo è un corso obbligatorio- dice sorridendo –mi piacerebbe molto parlare con te ma devo scappare alla prossima lezione, il professor Cinna odia i ritardatari- continua –magari se questa volta mi lasci il tuo numero ti chiamo per un caffè- mi ammicca e con non pochi problemi glielo scrivo sul polso – Ti chiamerò prima di farmi la doccia allora- dice correndo fuori dall’aula e sulla mia faccia si stampa un sorriso ebete. Peeta mi chiamerà stasera.

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Capitolo 4
*** Blu bolle di sapone ***


Buonasera ragazzi. Sono appena tornata dall'università e mentre aspetto che la mamma mi prepari la cena vi pubblico il nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Fatemi sapere ;) . Grazie ancora per le recensioni , sono davvero incoraggianti . Detto questo buona lettura . A presto- Torma.

3. 
Dopo aver passato tutto il pomeriggio a correre tra una classe all’altra, torno in sede stremata. Butto la borsa sopra il letto, saluto Madge che è alla scrivania mentre scrive qualcosa sul suo portatile e prendo il beauty per andare a farmi una doccia. Il bagno è in comune con tutte le consorelle. Ci sono cinque docce una accanto all’altra con tendine bianche a fiorellini, davanti a queste c’è una parate con un lungo specchio con sotto i lavandini , le piastrelle sono verde acqua. Il vapore ha appannato i vetri, in due docce laterali sento parlare e ridere due consorelle così entro nella prima per evitare di essere disturbata. Appendo l’accappatoio al gancio e slego la treccia che legava insieme i capelli, ci passo delicatamente le dita mentre i ricci mi ricadono sulla schiena. Faccio scorrere un po’ l’acqua e poi entro. Piego la testa indietro e lascio scivolare il getto sul mio viso mentre cerco di riorganizzare le idee. Ogni volta che incontro Peeta , anche se per ora sono state solo due , mi sento strana, allegra e leggera, ogni preoccupazione del mondo reale sparisce e vorrei fermare il tempo. Se ne parlassi con Madge oltre a psicoanalizzarmi mi direbbe che ho una cotta per lui. Ma non credo sia così. Mi piace parlare con lui, ma non ho bisogno di un fidanzato . Dopo che la mia pelle si è raggrinzita per il troppo tempo sotto il getto caldo della doccia decido di uscire mi lego l’accappatoio, posiziono un asciugamano sui capelli a mo di turbante e infilo le infradito. Mentre mi lavavo ho deciso che frequenterò Peeta Mellark solo come amico. Torno in camera strofinandomi i capelli bagnati con l’asciugamano e vedo Madge che mi aspetta a gambe incrociate sul mio letto con sguardo interrogatorio –Chi è Peeta?- sbotta – Cosa?- mi coglie di sorpresa – il tuo telefono continuava a squillare così mi sono data il permesso di rispondere visto che disturbava il mio studio- Peeta mi ha chiamato?!- non riesco a nascondere l’eccitazione dal mio tono di voce- ben tre volte – mi fulmina con lo sguardo che fa quando viene a scoprire le cose da sola –Emh è SOLO un ragazzo del mio corso di arte e siccome oggi è arrivato tardi mi ha chiesto se potevo passargli degli appunti..- -Non ti credo! Kat sei una pessima bugiarda anche mia nonna che è sorda e cieca capirebbe che stai mentendo- faccio un respiro profondo e inizio a raccontare a Madge dell’Europa, dell’Italia, di Bologna, di Peeta , lei non si perde una parola ma stranamente alla fine del mio resoconto non dice nulla –Cosa c’è? Perché non dici niente?- esordisco io –E’ ora di cena- salta giù dal letto e con uno sguardo di chi la sa lunga si dirige verso la porta, si volta di scatto e conclude –Chiamalo. Gli ho lasciato detto che lo avresti fatto- e sparisce. Prendo in mano l’Iphone e ci giocherello , me lo passo da una mano all’altra in attesa di qualcosa , infine decido di comporre il numero. Tu, tu.. –Pronto!?- -Ciao sono Katniss scusa se prima non ho risposto ma ero sotto la doccia- mi giustifico goffamente – Tranquilla la tua compagna di stanza si è scusata anche per te- sembra quasi che stia ridendo sotto i baffi cosa gli avrà detto quella ragazza? Mi sale un istinto omicida. Madge!!. –Ah sì,bene cosa volevi dirmi?- -Ti va un caffè prima dell’inizio delle lezioni domani?--Certo volentieri!- rispondo sorridendo con espressione imbarazzante, meno male che non può vedermi –Otto e mezza al chiosco di Sea?- -Direi che è perfetto- dico con un misto di eccitazione e preoccupazione nelle vene –Allora a domani dolcezza!- riattacca senza darmi il tempo di rispondere dolcezza? mi scottano le guance. Domani vedrò di nuovo Peeta. Mi sento un’idiota. Ma un’idiota felice. Scendo a cenare con un sorriso enorme sulla faccia. Madge mi vede e scuote la testa divertita, mi conosce troppo bene e sa che sono poche le cose che mi rendono davvero felice. E’ stranamente silenziosa ma mi piace anche per questo. La cena trascorre piacevolmente tra chiacchiere e risate quando Johanna richiama il silenzio battendo una forchetta sul suo bicchiere –Scusate ragazze –inizia- vorrei ricordarvi che questo sabato si terrà la festa di inizio semestre alla Delta Tau mi raccomando la presenza è d’obbligo. Grazie per l’attenzione .- ci congeda e ci saluta. La Dtau è la confraternita maschile con cui spesso la nostra organizza eventi . La maggior parte dei confratelli sono atleti e il presidente è proprio il mio amico Gale, che frequenta il college grazie a una borsa di studio per il football. L’anno scorso essendo matricole sia io che Madge non abbiamo potuto partecipare a tutte le feste ma quest’ anno sarà diverso, la nostra presenza è “obbligatoria”. Madge si volta verso di me – Domani pomeriggio niente storie dobbiamo andare a fare shopping , non ho niente da mettere!- esclama –Come scusa? Ma se hai occupato più della metà dell’armadio?!- Madge è figlia del sindaco di San Diego inoltre è ricca di famiglia in quanto suo nonno è un gran imprenditore californiano quindi non c’è da sorprendersi che adori spendere e fare acquisti per ogni occasione, ma se in apparenza può sembrare una ragazza superficiale in realtà non è così. – Dai Kat fallo per me- mi dice quasi supplicando – Ti prego, ti prego- non sono in grado di dire di no quando fa così. Madge è davvero un’amica eccezionale non mi va di deluderla – Va bene, la lezione di armonia finisce alle quattro e mezza, alle cinque possiamo andare.- -Grazie- mi abbraccia, a volte è troppo affettuosa ma è adorabile senza di lei la Brown sarebbe tutta un'altra cosa , sicuramente un posto più triste e meno profumato di fragole. Sento vibrare il telefono nella tasca. Sullo schermo compare la foto di Prim –Eih Paperella- rispondo –tutto bene?- dico mentre mi alzo dal tavolo , mi avvio verso la veranda e mi lascio cadere nelle poltroncine di vimini con i cuscini giallo limone. Passo circa mezz’ora al telefono con la mia sorellina mentre mi racconta del suo primo giorno di scuola , del fatto che un certo Logan si è seduto accanto a lei durante l’ora di biologia e di ranuncolo che è stato quasi investito dal postino, mentre seduta con i piedi sul tavolino osservo il cielo diventare sempre più scuro e sento l’aria farsi più fresca. A poca distanza da noi le voci delle altri studenti si alzano e si abbassano . Do la buona notte a Prim e resto seduta ad mirare il parco fin quando le voci e i rumori non vengono sostituite dal frinire dei grilli e qualche lucciola qua e là fa la sua comparsa. Proprio in questo momento sento di essere nel posto giusto , dove volevo essere per me . Non mi pento delle scelte passate ma sono pronta a vivere qui e ora tutto ciò che questa vita ha da offrirmi . Sono Katniss, Katniss Everdeen e sono felice.

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Capitolo 5
*** Giallo gelosia ***


Buonasera :) visto che qualcuno ha deciso di seguire la mia storia (cosa che ritengo incredibile e per cui non smetterò mai di ringraziarvi) questa sera pubblicherò per voi il quarto capitolo che spero leggerete volentieri. Detto questo abbraccio virtualmente tutti coloro che  hanno espesso le loro opinioni. Continuate a recensire. A presto- Torma

4.
Mi sveglio tutta intorpidita .Non capisco dove sono. Mi fanno male tutti i muscoli, credo di avere il torcicollo. Dopo qualche secondo riesco a mettere a fuoco l’ambiente che mi circonda. Sono in veranda rannicchiata sulla poltrona di vimini. Cavolo! Mi sono addormenta qui fuori . Ma che ora è? Lancio uno sguardo all’orologio con il cinturino in pelle al mio polso e per un momento mi sento mancare . 8.20. Cosa?! Tra dieci minuti dovrei incontrarmi con Peeta penso, precipitandomi in casa correndo su per le scale. Nel frattempo mi maledico. Mi ero fatta un bel programma . Mi sarei dovuta alzare alle sette, vestita, truccata e pettinata accuratamente e con calma diretta al chiosco di Sea . Ora l’unica cosa che riesco a fare invece è infilarmi shorts e maglietta, allacciarmi le scarpe, legare frettolosamente i capelli in una cosa informe che sembra una cipolla prendere la borsa e correre. Sento solo il mio cuore che batte all’impazzata mentre salto lo steccato della sede dei Sigma per accorciare la strada . Corro. E impreco mentre penso che il chiosco di Sea è dall’altra parte del campusArrivo ansimante. Guardo l’orologio . 8.42. Maledizione. Cerco di prendere fiato poggiando le mani sulle costole e piegandomi un po’ in avanti mi guardo in giro . Peeta non c’è. Ecco sono un’idiota ho fatto tardi e se n’è andato. Sento la suoneria del mio cellulare. E’ Peeta. Rispondo cercando di respirare in modo regolare –Eih- dico –Prendi fiato dolcezza- dice ridendo- Mi piace il tuo look “nonminteressacosapensalagente”- ride ancora più forte, mi guardo intorno cercandolo –Sai mi sa che però la maglietta sia al contrario.- smetto di guardare in giro e abbasso lo sguardo su di me. Arrossisco visibilmente. La stampa della mia t-shirt è sulla mia schiena. –Quando hai finito di diventare viola raggiungimi. Sono seduto ai tavoli alla tua destra.- riattacca senza smettere di ridere. Mi giro sentendo l’ imbarazzo crescere dentro di me e lo vedo seduto, maglietta azzurra, jeans corti risvoltati sopra al ginocchio, occhiali da sole sopra la testa e davanti a lui due tazze di caffè fumante e due brioche. Non so bene cosa fare vorrei tanto scappare o ,se potessi, tornare indietro nel tempo e puntare almeno la sveglia . Mi avvicino al tavolo senza distogliere lo sguardo da quel sorriso . Sembra essere divertito. Per me la situazione è tragica. –Eih ciao- dico abbassando lo sguardo e lasciandomi cadere sulla sedia –Buon giorno principessa . Dormito bene?- -Una favola- lo fulmino , vorrei prenderlo a testate, mi sta facendo sentire un’idiota.-Questo è per te- mi allunga il caffè -mi sa che ne hai più bisogno tu- dice osservandomi diventare arancione e poi rossa –Grazie- ma prima di prenderlo sfilo le braccia dalle maniche della maglietta e stando attenta a non mostrare nulla la giro –Ora posso fare colazione- affermo. Dopo un po’ l’imbarazzo scompare fino a quando Peeta non mi sfiora l’angolo della bocca con un dito –Sei sporca - dice pulendomi e leccando la crema dal suo dito. –Grazie- bofonchio  abbassando lo sguardo, ha degli occhi così belli . Mi sento impacciata e indifesa quando sto con lui ma allo stesso tempo provo una sensazione di calore irradiarsi nel petto. Credo di non essere mai arrossita cosi tanto in vita mia. Parliamo del più e del meno sorseggiando i nostri caffè. Mi chiede della confraternita e dei miei corsi, purtroppo oltre a quella di arte non abbiamo nessuna altra lezione in comune e un po’ mi dispiace, scopro che anche lui fa parte della confraternita dei Dtau , e questo non mi sorprende , è un ragazzo aperto e socievole ma avendo trascorso metà semestre in Italia l’anno scorso non ha partecipato a molte attività dopo l’inazione. In più Peeta non vive al campus –Sai in sede avrei dovuto condividere la stanza con qualcuno , non che questo mi provochi problemi, ma avevo bisogno di una stanza per i miei lavori.- dice. Peeta oltre essere un appassionato di arte è un pittore. Non so se sia bravo ma da quello che dice dovrebbe essere discreto –Lo faccio perché mi piace- mi ha detto. Alle nove e mezza mi accompagna davanti all’aula XI e mi saluta –Spero di vederti sabato, vieni vestita così mi raccomando- abbasso lo sguardo –Sei proprio un cretino Mellark!- cerco di dire sembrando offesa ma non riesco a trattenere un sorriso –Saresti comunque la più carina- afferma e con un sorriso a trentadue denti se ne va. Carina? Petaa mi ha fatto un complimento? Scuoto la testa velocemente e lo guardo allontanarsi, prima di svoltare l’angolo si volta e mi fa un cenno con la mano. Sono fregata.
 - Quindi avete un appuntamento?- chiede Madge facendo sbucare la sua testolina bionda dalla porta del camerino -No! Ha detto che magari ci vediamo li. Non mi ha invitato- dico sospirando mentre cerco di sfilarmi un vestito rosa, troppo audace, che Madge ha insistito che provassi -Secondo me è un appuntamento e tu non hai capito niente come al solito. Guarda, cosa ne pensi di questo?- fa una giravolta mentre mi mostra un abitino nero con le maniche a tre quarti molto attillato che lascia scoperta tutta la schiena poco più sopra delle fossette di Venere, sul davanti è semplice il dietro è molto sexy -Piacerà di sicuro a Gale- -Dici sul serio?- le si illuminano gli occhi verdi come smeraldi -Se poi metti le tue louboutin nere impazzirà - le dico sorridente. A volte non riesco a capire perché nessuno di quei due faccia il primo passo. Tengo moltissimo a loro ma mi chiedo come sarebbe avere i miei migliori amici fidanzati. - Perfetto allora prendo questo !- La guardo tornare dentro il camerino e focalizzo l'attenzione sui vestiti appesi alle grucce. Ho bisogno di qualcosa di speciale , un vestito che rimedi alla figura che ho fatto questa mattina e penso di averlo trovato. Mi rivesto e esco. Dopo aver pagato ci dirigiamo nel parcheggio alla macchina di Madge e torniamo al campus non prima di fare un salto alla mia panetteria preferita, all'angolo di Nelson street, dove fanno delle focaccine al formaggio strepitose . Madge una volta mi ha detto che anche a San Diego ce n'è una, infatti è una catena di negozi. –Fantastica!- mugugno addentando la focaccina mentre torniamo alla Brown -ne mangerei a milioni- .
 Prima di andare a dormire Johanna ha suddiviso i compiti delle consorelle e questa sera io Delly e Fancy dobbiamo pulire la sala da pranzo. Mentre spazzavo il pavimento sovrappensiero Delly ha attirato la mia attenzione o meglio non proprio Delly ma un nome detto da Delly - Guarda Fancy questo braccialetto me lo ha portato Peeta dall'Italia . Non è meraviglioso?- cosa? Peeta ? Quanti Peeta ci possono essere nel campus e essere andati in Italia?! . Mi irrigidisco non so cosa mi prende sento una strana sensazione e il sangue ribollirmi nelle vene. -Che ne pensi Katniss?- allunga il braccio verso di me facendo dondolare davanti alla mia faccia un braccialetto argentato con un ciondolo a forma di sole. -Bello- sbotto e torno a spazzare stringendo il manico della scopa. Delly conosce Peeta. Peeta fa dei regali a Delly . Sento di stare per scoppiare dalla rabbia. Quello scemo di Peeta é fidanzato con una mi consorella e si permette di fare il cascamorto con me? Non posso sopportarlo . Sono furiosa . Getto la scopa nello sgabuzzino e corro fuori dalla porta e inizio a camminare. Dopo un po' mi ritrovo davanti alla sede della Dtau entro sicura di non trovarci Peeta, lui vive fuori dal campus e cerco Gale. -Capnip?!- sembra sorpreso mentre  mi vede entrare nella sua stanza - Che ci fai qui?- mi chiede . Non rispondo mi getto solo tra le sue braccia nella conca del suo collo e inspiro il suo profumo . Sa di buono. Pino e muschio . E inizio a piangere. Piango. Sono lacrime di rabbia e frustrazione non so precisamente perché mi senta così ma non riesco a cacciarle indietro. Gale mi passa le mani tra i capelli e mi accarezza dolcemente .-Shh Capnip va tutto bene- sospira -cosa c'è che non va?- non ho voglia di raccontare di Peeta e del perché sia scoppiata a piangere dopo che ho scoperto che un ragazzo che ho visto tre volte è fidanzato. Mi sembra stupido. È stupido. Sono stupida.-Voglio passare la notte qui. Posso?- dico tirando sul il naso. -Ok- dice e si stende sul letto facendomi spazio accanto a lui. -notte Capnip--Notte- e mi addormento con lui.
 Sento una  sveglia suonare . A fatica apro gli occhi e guardo l'orologio . Le 6.00. Ma perché? -Buongiorno- Gale mi sorride ai piedi del letto mentre si sta infilando una maglietta da allenamento -Giorno- sbiascico -Perché sei già in piedi?—IO mi alleno alla mattina signorina- già gli allenamenti di football non avevo pensato che Gale si dovesse alzare presto alla mattina -Senti Gale, scusa per ieri sera, sono piombata qui senza darti una spiegazione..--tranquilla piccola non ci sono problemi ho spalle grosse su cui piangere- mi sorride . -però credo che non dovresti dire a Madge dove hai passato la notte, non vorrei che si facesse strane idee e che potesse fraintendere qualcosa- oddio Madge! Che egoista che sono stata! mi sono piombata nel letto del ragazzo per cui la mia migliore amica ha una cotta senza pensare che questo potrebbe ferirla in qualche modo. - ok...stupida Katniss- mi maledico sottovoce -Sarà meglio che vada magari se mi trova nel mio letto non sospetterà nulla . Infilo le infradito abbraccio gale e gli sussurro nell'orecchio -Sei il migliore amico del mondo- e corro in sede . Sgattaiolo silenziosamente in camera e mi infilo sotto le coperte prendendo ancora sonno. Dimenticandomi quasi del motivo per cui sono andata da Gale.

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Capitolo 6
*** Bianco gelsomino ***


Buonasera a tutti ;) . La vita mi distrugge ma per fortuna ci siete voi che mi rallegrate con i vostri commenti. Oggi dopo una giornata infernale sono riuscita a ritagliare un angolino di tempo per voi pochi affezionati <3 . Ringrazio ancora tutti per le recensione e invito anche altri a esprimere la propria opinione detto questo buona lettura. A presto- Torma.

5.

È sabato. La settima si è quasi conclusa e Madge oggi mi ha prenotato un trattamento completo. Ceretta . Manicure. Messa in piega. Sono riuscita a evitare di fare una lampada ma queste cose a detta di Madge "sono necessarie". Per fortuna non si è accorta della mia sparizione notturna dell'altra sera. Per il resto della settimana ho evitato sia Petaa che Delly . La notizia mi ha sconvolta non poco . Inizialmente avevo pensato di darmi malata ma poi ho avuto un'idea migliore . Questa sera metterò il vestito nuovo, sfoggerò il mio sorriso migliore e dimostrerò a Peeta Mellark che non si può prendere in giro Katniss Everdeen. Dopo aver passato tutto il giorno tra smalto, shampoo e cera, verso le cinque siamo pronte per tornare a casa per altre ore di preparazione, manca il trucco. Madge, dopo che quando mi ha chiesto di Peeta ha ricevuto una risposta acida, non ha più chiesto niente anche se qualche volta l'ho sorpresa che mi guardava con un’espressione preoccupata. Peeta ha cercato di chiamare un paio di volte ma l'ho ignorato, obbiettivo anche di questa sera. La festa inizia per le 21 ma Johanna ha "imposto" di presentarci la dopo le dieci -Non siamo così disperate da presentarci per forza li subito . Un po' di ritardo è d'obbligo!- ha detto- e cercate di tenere le gambe chiuse almeno fino a mezzanotte. Abbiamo una certa reputazione-. Mentre Madge è davanti allo specchio che si passa sulle labbra una strato di rossetto, io infilo il vestito . È un tubino rosso che fascia tutte le mie curve, senza spalline e una scollatura a cuore non troppo profonda. infilo una delle scarpe con il tacco, cerco l'altra sotto al letto e quando l'ho trovata faccio una giravolta -Come sto?- Madge si gira e mi dice che sono fantastica mi aiuta a truccarmi. A destra ho raccolto i capelli di lato con una treccia mentre a sinistra del mio viso ricadono sulle mie spalle in morbide onde fluenti. Mi ripasso il rossetto e dopo una spruzzata di profumo sono pronta. La sede dei Dtau non è molto distante dalla nostra, andiamo a piedi con Annie e Johanna, la prima indossa un vestito celeste stretto sotto il seno che ricade sulle gambe snelle morbido e svolazzante . Quello di Johanna è di sicuro più audace verde scuro con una scollatura che arriva quasi all'ombelico. Prima di entrare si raccomanda con noi di non bere troppo e dopo aver aperto la porta sparisce tra la folla . Vedo Annie andare ad abbracciare Finnick che la solleva baciandola sulle labbra mentre io Madge rimaniamo "sole". L'ingresso è pieno di studenti di qualsiasi facoltà . Gente che balla , beve,parla ride e scherza . Vedo Peeta vicino al caminetto spento del salotto che parla con Gale . Si conoscono? Decido che non è il momento di salutare il mio amico, prendo per mano Madge e ci dirigiamo in cucina. Un ragazzo grande come un armadio ci porge due bicchieri pieni di birra -Grazie- diciamo in coro e usciamo dalla porta sul retro per andare in giardino . Fa ancora parecchio caldo per essere settembre .Tra qualche settimana l'estate sarà definitivamente finita. Penso mentre sorseggio il mio drink. Nel giardino il  patio è decorato con le luci che solitamente si utilizzano a natale e è allestito come pista dal ballo. Madge butta il suo bicchiere vuoto e mi trascina al centro della pista. Saltiamo ci agitiamo e in qualche modo tentiamo di ballare. -Ciao Madge- Gale salta fuori da dietro due ragazzi ,saluta me con un cenno, e le chiede di ballare. Decido di tornare in cucina a prendere un'altra birra. Mentre evito alcune coppiette appartate sui divanetti la vedo. Delly. Avvinghiata a un ragazzo. Seduta sulle gambe di quest'ultimo. I capelli scompigliati dalla mani di lui che cerca bramosamente altri baci. Un momento. Sono confusa. Quello non è Peeta . Peeta non ha la pelle scura . Quel ragazzo è lo stesso che ci ha dato le birre prima . Mi pare si chiami Tresh. Ma se Delly è qui con lui dov'è Peeta? Sono stordita non capisco se sia colpa dell'alcool o per il fatto che io ho tirato conclusioni affrettate giudicando male e ingiustamente quel ragazzo. Torno in salotto per cercarlo e non lo vedo provo in tutte le stanze del piano terra e in giardino ma nessuna traccia. Inizio a pensare che magari se ne sia andato faccio un ultimo tentativo e salgo al piano di sopra. In teoria non si potrebbe, questa parte della casa è offlimits .. Salgo gli ultimi gradini traballando , queste scarpe mi stanno uccidendo , e lo vedo sul terrazzo. Il mio cuore perde un battito. Mi avvicino lentamente . Senza fare rumore -Eih!- bisbigliò lui sobbalza e si gira sorpreso- Che ci fai qui dolcezza?- è seduto su un sedia coi piedi appoggiati sulla ringhiera, indossa una camicia blu con le maniche arrotolate fino ai gomiti, che mette in risalto i suoi occhi,e dei pantaloni beige  . -Ti cercavo- ammetto io -posso?- indicando la sedia accanto a lui- Fai come vuoi - sembra arrabbiato- non mi é sembrato che in questi giorni ti sia importato di cercarmi - sbotta lui e capisco dal suo sguardo che è più che arrabbiato, vedo tristezza e delusione nei suoi occhi ed è colpa mia. - Scusa- sospiro - è colpa mia- ammetto . Non dice niente continua solo a guardare dritto davanti a se - Sei bellissima stasera- arrossisco-Grazie, ma preferivo i pantaloncini e la maglietta al contrario, erano più comodi- ironizzo sfilandomi le scarpe e tirando i piedi vicino al mio corpo dopo essermi seduta. Mi sorride . La tensione sta scemando. - Come mai non sei alla festa?- gli chiedo - Non mi divertivo da solo- abbasso lo sguardo -ok, ti va di andare a ballare insieme?- non so con quale coraggio glielo chiedo, mi guarda stupito - Mi sorprendi Everdeen- risponde divertito - volentieri - si alza e mi porge la mano mi rinfilo le scarpe e la stringo. È calda e soffice, un calore piacevole si irradia dal mio palmo al resto del corpo ci dirigiamo verso il corridoio ma prima di scendere Peeta si ferma -Eih Kat?- -Si?- mi volto verso di lui senza capire - Non sparire ok?- senza pensarci e capendo il vero significato della domanda rispondo -Ok- .
Dopo essere scesi giù di sotto Peeta prende un drink e inizia a sorseggiarlo senza togliermi neanche per un secondo gli occhi di dosso . Imbarazzata e nervosa decido di berne uno anche io, tutto di un fiato, per alleggerire la tensione . La mia mano è ancora stretta nella sua . Le nostre dita sono intrecciate. E sembra avere un comportamento protettivo nei miei confronti -Non mi piace che tutti ti guardino così - dichiara -Così come?- do un occhiata veloce intorno a me - Come se non avessero mai visto una bella ragazza- sospira- sembrano un branco di cani selvatici davanti a una preda. Non so se comprendi- sorrido . Peeta è geloso quindi non sono l'unica pazza . Gli stringo più forte la mano e lo rassicuro - Non ci pensare . Sono qui con te- -Preferivo come ti guardavano la scorsa mattina- ride - Ancora con questa storia?- sbuffo lasciandogli la mano che però lui riprende subito trascinandomi nella pista da ballo in giardino. Scruto la folla alla ricerca di Gale o Madge ma di loro nessuna traccia , eppure li avevo lasciati qui. Vedo Johanna che balla con Annie e Finnick. Stanno sempre insieme quei tre. Hanno uno strano rapporto , ma sono carini . Nell'angolo del giardino vicino ai fustini di birra ci sono Lux e Clove che parlano con due confratelli. Quando torno a osservare Peeta mi accorgo che mi sta osservando divertito e anche che abbiamo iniziato a ballare, o meglio che lui ha iniziato a ballare. Che vergogna . Io non sono capace e mi muovo goffamente in sua presenza . Questa cosa l'ho quasi sempre fatta con Madge e con lei non c'erano problemi mi muovevo e agitavo come potevo tutto qui. Ora con Peeta qui davanti mi sento goffa , rigida come un tronco di legno - Sei buffa - sogghigna. Buffa ? Vorrei sprofondare . Davanti a questo ragazzo riesco solo a rendermi ridicola . Mi fermo di colpo arrossendo - Mi fanno troppo male i piedi.- si ferma anche lui e poggiandomi la mano sui fianchi mi spinge verso l'interno . Saliamo le scale e per un attimo sono presa dal panico .Non vorrà portarmi in camera sua? Poi ricordo che non vive qui . Mi rilasso un poco e continuo a seguirlo . Saliamo un' altra rampa di scale e si ferma davanti a una finestra.-  Ora puoi togliere le scarpe- tira la maniglia verso di se -Come?- - Non vorrai cadere- dice a cavalcioni dalla finestra . Ma cosa sta facendo?. Mi porge la mano . Abbandono le scarpe e lo seguo , mi fido di Peeta. Mi aiuta a scavalcare e ci troviamo sul tetto. - Fai attenzione - dice poi sedendosi, lo imito e mi guardo in giro le voci e la musica della festa si sentono in lontananza e mentre alzo gli occhi vedo brillare le stelle. Sento Un brivido lungo la schiena e inizio a tremare . Qui fa più freddo che dentro dove ci sono un centinaio di ragazzi scatenati. Peeta se ne accorge e si alza risedendosi con le gambe aperte dietro di me, abbracciandomi da dietro avvolge le mie braccia con le sue e sento subito più caldo. Caldo ovunque. Affonda il suo viso tra i mie capelli stringendomi più forte a se. -Sai di gelsomino- - Il mio shampoo sa di gelsomino- ripeto per nascondere l'imbarazzo della situazione e mi metto a osservare il party sotto di noi. Non mi dispiace essere andata via. Mi piace la tranquillità. Il silenzio. Sento solo il battito del mio cuore e di quello di Peeta. Il suo respiro sulla pelle nuda della mia schiena. E’ caldo. Mi fa venire i brividi. Parliamo. Non facciamo niente altro tranne stare abbracciati e parlare . Guardiamo il cielo diventare più luminoso e prima dell'alba, dopo miei parecchi sbadigli, Peeta decide di accompagnarmi in sede. Scavalchiamo la finestra e mi infilo le scarpe . Che strumenti di tortura . La festa sta quasi finendo la gente sparpagliata qua e la sta per andare a casa . Butto un occhio al salotto e vedo Madge ,accoccolata a Gale sul divano, mentre dorme. Lui mi fa un segno di saluto e con il labiale dice "Quando si sveglia te la riporto". Seguo Peeta fuori dalla porta - Accidenti . Sempre la solita storia!- esclama. Inizialmente non capisco poi la vedo una Cadillac grigia parcheggiata o meglio intrappolata da altre auto che non permettono di fare manovra. -Bella macchina- affermo ridendo –E’ tua?- mi guarda torvo - si peccato che dovrò portarti a casa a piedi - "idioti" borbotta - Ma ho male ai piedi- mi lamento . Peeta si gira verso di me si inginocchia e mi fa togliere le scarpe poi mi porge la sua schiena - Salta su principessa- non me lo faccio ripetere due volte sono stanca da morire, mi accoccolo sulla sua schiena mentre lui afferra le mie gambe nude e gli lancio le braccia al collo con in mano le scarpe . In dieci minuti siamo davanti alla casa verde delle AXO . Mi porta fino alla porta e sotto al portico mi fa scendere -Dovremmo rifarlo- dico io prendendolo in giro -Scordatelo avrò mal di schiena per due settimane , non sei leggera come sembri- mi punzecchia -Come osi Mellark?!?- dico offesa , mi piace usare il suo cognome per rimproverarlo -Shh! abbassa la voce o sveglierai le tue consorelle- bisbiglia e si avvicina. Siamo uno davanti all'altro, mi sposta un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e appoggia la sua fronte alla mia. I nostri nasi si sfiorano, le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza. Sento un buon odore un profumo di cannella e deodorante maschile. Vorrei baciarlo penso. E spero lo voglia anche lui. Ma non succede, mi da un pizzicotto sul sedere -Aih- esclamo inacidita, lui ride e mi prende il viso tra le mani e mi da un bacio sulla fronte dicendo- Questo è quello che ti sei meritata stasera- e si allontana lasciandomi immobile davanti alla porta - Ti chiamo, notte Kat- e lo guardo allontanarsi . Mi massaggio il sedere con una mano . Sbuffo . Volevo qualcosa di più .Entro e salgo le scale e mentre lo faccio l'unica cosa a cui riesco a pensare sono quegli occhi azzuro cielo il sorrido sbieco le mani forti di Peeta .Non so se sarò in grado di essere solo un'amica per Peeta Mellark.

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Capitolo 7
*** Rosa fragola ***


Per fortuna è venerdì! Buona sera Lettori. Sono particolarmente esaltata perchè dopo una giornata estenuante vedere che molti di voi hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite mi ha fatto molto piacere anche perchè pensavo si seguissero/ricordassero/preferissero solo le storie di autori bravi xD. Detto questo, prima di lasciarvi al capitolo volevo porvi delle domande:
1. I capitoli come lunghezza vanno bene?
2. Nessuno ha delle critiche da fare? (Ho paura di questa risposta)
3.Il ritmo di aggiornamento è troppo frenetico? Dovrei lasciarvi più sulle spine?
Grazie per l'attenzione ;) Buona lettura . A presto-Torma. 


6.
La domenica mattina passa come se non esistesse e circa verso le due del pomeriggio inizio a svegliarmi . Tiro sulla testa le coperte e copro il mio corpo senza pigiama. Ieri notte sono riuscita a malapena a togliermi il vestito e sono crollata appena ho toccato il letto. Ho dormito in biancheria intima e i brividi di freddo mi costringono ad alzarmi . Madge emette un mugolio e si gira dall’altra parte riparandosi il viso da un raggio di sole che filtra dalla finestra. Lancio un' occhiata allo specchio e quasi mi spavento della mia espressione sconvolta. I capelli sono tutti arruffati. Il mascara è colato cerchiandomi gli occhi di nero e il rossetto è sbavato tutto attorno alle labbra . il mio cuscino sembra una tavolozza di colori. Avrei dovuto struccarmi prima di dormire. Tolgo la federa e la butto nel cesto dei vestisti da lavare e decido di andare a farmi una doccia per migliorare il mio aspetto. Mentre mi insapono i capelli con lo shampoo arriva  Madge . La sento aprire l’acqua della doccia accanto alla mia. –Buongiorno- le dico- Shh!! Kat abbassa la voce ho un mal di testa terribile- mi sciacquo la schiuma dagli occhi e le chiedo –Non ti ho visto per quasi tutta la serata dove sei stata?- -Dove sei stata tu? A un certo punto sei sparita e ti ho cercato inutilmente per tornare a casa- -Così hai deciso di addormentarti sul divano?- ridacchio –Ma che amica terribile sei? Mi hai visto e non mi hai svegliata? Kat potevi evitare di lasciarmi li da sola- strilla dall’altra parte della parete. Scoppio a ridere non riesco più a trattenermi –Tu sei fuori. Non eri li da sola c’era Gale con te- -Ti odio.- dice sconsolata – Chissà cosa avrà pensato di me- -Sicuramente che avevi sonno o che lo ritiene una persona noiosa! ahahah- mi risciacquo i residui di sapone dal corpo e esco dalla doccia –Katniss!!- mi mette allegria punzecchiare Madge –Dai sbrigati che poi usciamo . Voglio passare in biblioteca a prendere dei libri.- Torno in camera.
Nel frattempo mentre aspetto Madge asciugo i capelli e li raccolgo in una treccia laterale indosso una gonna blu a vita alta e ci infilo dentro una t-shirt bianca quando sto per allacciarmi le scarpe Madge ritorna in camera asciutta, apre l’armadio sceglie un vestito color pesca e scendiamo. Nella sede c’è un silenzio quasi irreale molte ragazze stanno ancora dormendo e anche quelle in piedi non hanno un aspetto molto sveglio. Ci dirigiamo verso l’edificio più antico del campus passeggiando attraversando il parco. Ci sono diversi ragazzi e ragazze. Alcuni leggono. Altri chiacchierano allegramente sdraiati sull’erba godendosi le ultime giornate di sole .Alcuni praticano sport. Vedo Gale giocare con un gruppo dei suoi confratelli a calcio . Ha appena passato la palla a un ragazzo biondo che ne scarta altri due e tira nella porta immaginaria facendo goal. E’ Peeta. Le guancie mi avvampano ricordando cosa è accaduto la sera precedente e il fatto che mi abbia detto di non essermi meritata un suo bacio, faccio per cambiare direzione per evitare di vederlo ma Gale nota Madge e ci viene incontro –Eih Ragazze- -Ciao Gale.- Rispondo per entrambe visto che Madge è visibilmente imbarazzata –Vi siete svegliate ora?- -Poco fa- sorrido grattandomi la guancia, Madge non da segni di vita – volete fermarvi a guardare?- -Dobbiamo andare in biblioteca, Kat deve prendere dei libri- mi guarda – si ha ragione e poi non abbiamo ancora mangiat...- vengo interrotta da qualcuno – Possiamo offrirvi qualcosa da mangiare allora- mi volto e vedo Peeta sorridente nei suoi pantaloncini sportivi e la maglietta della confraternita –Ottima idea Mellark!- Non riusciamo a dire di no e ci ritroviamo alla mensa del campus tutti e quattro insieme. Peeta e Gale sembrano amici , ma nessuno dei due mi ha mai detto di conoscere l’altro . Io e Madge ci sediamo a un tavolo mentre quei due vanno a prendere qualcosa al bancone. Tornano con due vassoi pieni di tranci di pizza. Mangio in silenzio, mentre Madge dopo l’imbarazzo iniziale è tornata a essere la solita chiacchierona e pone un sacco di domande a Peeta. È la prima volta che quei due si vedono e sembra interessata a capire e a scoprire più cose del mio compagno di corso. Peeta risponde gentilmente a tutte le domande. Lo osservo mentre scherza con Madge e le racconta della mia figura al chiosco di Sea. Noto uno sguardo interrogativo negli occhi di Gale , mentre la mia amica ridacchia trattenendo a stento le lacrime agli occhi mi sento imbarazzata ma sorrido di rimando. –Ora mi andrebbe il tortino di fragole del Forno, peccato che oggi sia chiuso- sospira. il forno è la panetteria dove fanno le mie focaccine al formaggio preferite . Peeta alza lo sguardo nella sua direzione e le chiede: -Quello all’angolo di Nelson street?- -Lo conosci anche tu?- chiedo stupita –Beh in realtà il proprietario della catena è proprio mio padre- dice passandosi le mani tra i capelli –Davvero?- chiede Madge .Peeta sembra un po’ pensieroso poi torna tra noi e dice –andiamo!- andiamo dove? Si alza e lo seguiamo ma non ho ben capito dove. Ci fa salire sulla sua Cadillac grigia. E ci porta sul retro del Forno –Cosa ci facciamo qui?- chiede Gale, non ha riconosciuto il posto. Prende un mazzo di chiavi e apre la porta del retro bottega. –Dopo di voi- dice facendoci cenno di entrare. L’odore che proviene dal negozio è delizioso. Pane, vaniglia e cioccolato. Siamo nella cucina della panetteria. Peeta accende le luci ci invita ad accomodarci sugli sgabelli attorno al tavolo di legno alla nostra destra. E si dirige verso un’altra porta. Poco dopo torna con in mano un vassoio di pasticcini e tortine tra cui quelle alle fragole –Signorine per voi- poggia quelle meraviglie di alta pasticceria sul tavolo e si lascia cadere sullo sgabello –Durante i periodi di feste lavoro qui per aiutare- dice mentre Madge addenta una fragola e Gale scruta il vassoio per scegliere quale dolcetto mangiare –Non me lo avevi detto- gli dico – Non me l’hai chiesto- risponde alzando le spalle e sorridendo. Passiamo qualche ora al negozio mentre Peeta ci spiega come suo padre ha iniziato quest’attività . Il signor Mellark gestisce una cinquantina di negozi in tutto lo stato ma lavora ancora nel suo panificio a Union , è molto attento che il pane e i dolci siano fatti in modo tradizionale. Verso le sei torniamo al campus dopo una grande scorpacciata di dolci. Accompagna prima Gale alla sede dei Dtau e poi me e Madge . Prima di scendere e salutare Peeta mi ricordo che devo assolutamente passare in biblioteca –Madge tu vai pure in camera io devo andare in biblioteca- dico mentre apro la portiera –ok a dopo. Grazie mille Peeta è stato un piacere conoscerti.- -Anche per me- dice sorridente -Kat vuoi un passaggio in biblioteca?- mi domanda Peeta prima che io riesca a chiudere la portiera. Accetto e ritorno in auto. Mi scorta fino al parcheggio –Ti aspetto qui- -Faccio in un secondo- balzo velocemente fuori dalla macchina e entro nell’edificio .dieci minuti e sono di ritorno. Petaa è seduto con un braccio fuori dal finestrino mentre canta una canzone alla radio. È carino. Troppo carino. Quando passo del tempo con lui perdo qualsiasi facoltà di pensare lucidamente. Interrompo il suo assolo – Complimenti!- faccio finta di applaudire – ma penso che quella nota non fosse così alta- sogghigno –E chi lo dice ?- si volta in modo beffardo verso di me –Bèh io. E tra i due sono la più qualificata a fare osservazioni.- -Ah sì?! Vediamo se ora hai ancora il coraggio di criticarmi- avvicina le sue mani di scatto ai miei fianchi e inizia a farmi il solletico. Mi fa impazzire, è proprio una cosa che non riesco a tollerare . inizio a ridere. –Basta ti prego- ansimo piegandomi in avanti – Ammetti che la mia voce è fantastica e la smetto- dice emettendo una risata cristallina che mi riempie il cuore – sei fantastico . la tua voce è stupenda. Hai vinto. Ora basta ti prego- dico animando. Petaa stacca le mani da miei fianchi ma rimane ancora piegato su di me mi guada con un sorriso compiaciuto . siamo molto vicini. A pochi centripeti dal mio viso c’è la sua bocca. Soffoco la voglia di baciarlo. –Grazie dolcezza- dice rimettendosi al volante e poggiando i suoi occhi sulla strada. Poco dopo il mio respiro ritorna regolare . siamo davanti alla casa vere mela . ringrazio velocemente Peeta e salto giù quasi senza guardarlo per paura di quello che possa succedere se anche lui volesse baciarmi –Eih Kat ci vediamo martedì- grida dalla macchina mentre percorro il vialetto. Sorrido. Tutto questo mi mette in confusione, l’unica cosa che so è che sono felice ed è tutto merito di Peeta Mellark.

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Capitolo 8
*** Grigio tempesta ***


Buon Sabato! Oggi "festeggiamo" una settimana dalla nasciata della fanfiction :) Grazie a tutti quelli che si stanno affezionando alla storia e a me ;) detto questo un grosso abbraccio e buona serata. P.S. non fate troppo tardi ;) .A presto- Torma

7.
Sono passate alcune settimane, trascorse tra le lezioni con Petaa, i pomeriggi con le consorelle, le uscite con Madge e Gale.E’ quasi la fine di settembre.  Lunedì 23 . Guardo fuori dalla finestra e mi accorgo che il tempo sta cambiando. Gli alberi che fino a poco tempo fa erano verdi e rigogliosi stanno iniziando a diventare più pallidi e spogli mentre il loro colore sfuma nelle diversi tonalità di rosso, arancione e giallo .Le giornate si accorciano e gli abiti estivi nell’armadio hanno lasciato spazio a indumenti più pesanti. Mi infilo un paio di jeans lunghi un maglioncino verde e prima di infilarmi le scarpe cerco nell’armadio la mia giacca di pelle. Era di papà. Un regalo di mamma nei loro primi anni di fidanzamento. E’ marrone, morbida, e anche se è usurata è uno dei più cari oggetti che possiedo, perchè mi ricorda lui. A volte quando la indosso mi sembra quasi di sentire ancora il suo odore e il calore di  quando mi stringeva in lunghi abbracci. Questo indumento è come uno scrigno di vecchi ricordi. Le gite al lago . Papà che mi insegna ad andare in bicicletta. I picnic al parco. Cose che nessuno potrà mai portarmi indietro. Metto alcuni libri nella borsa e scendo le scale. La sede è deserta forse perché tutte le consorelle sono impegnate a seguire i propri corsi. Esco e mi lascio alle spalle la casa verde mela. Mentre cammino sul vialetto mi accorgo che l’aria è più fresca e umida del solito. Forse pioverà. La mattinata trascorre lenta anche perché sono presa da una strana malinconia. Dovrei chiamare il mio analista, il dottor Aurelius, ne sento il bisogno , ma ignoro la mia coscienza. Finita la lezione di drammaturgia musicale. Decido di saltare il pranzo. Nell’angolo della grande aula c’è un pianoforte a coda . Mi siedo. Sfioro i tasti con le dita e le note di “Riven flows in you” si liberano nella stanza. Ho i brividi lungo la schiena ma non riesco a fermarmi. Continuo. Non sento le lacrime scorrermi lungo il viso. Suono come atto liberatorio. Sfogo tutte le mie emozioni, non grido, non parlo: suono.Immagini di mio padre mi scorrono davanti. Durante questo periodo dell’anno gli incubi si fanno più frequenti e rivivo i miei undici anni. Mi lascio scivolare sulla panca per pianoforte e affondo il viso nella seduta imbottita. Faccio fatica a respirare. Devo calmarmi. Chiudo gli occhi e li vedo, i volti di Prim e mamma. Non posso lasciarmi andare . Non posso spezzarmi. Devo farlo per loro. È solo un momento passeggero . Alzo la testa. Guardo fuori dalla finestra, il vento soffia e fa muovere i rami degli alberi. Il cielo si sta annuvolando. Non mi va di vedere nessuno. Mi nascondo in biblioteca dietro la sezione scientifica, a quest’ ora c’è meno possibilità che qualcuno venga qui. Prendo alcuni spartiti e li passo in rassegna. Sfoglio pagine di libri presi a caso dagli scaffali. Sono rapita dalle immagini. Mi estraneo dal resto del mondo, immagino, fantastico su dove vorrei poter scappare. Ma poi ci arrivo, non si può scappare da se stessi. Sono i miei ricordi che mi perseguitano. Spesso mi comporto come una ragazza normale ma la perdita di un padre non si può dimenticare. Ormai fuori è buio. Prendo le mie cose e mi dirigo verso l’uscita. Appena varco il portone delle gocce mi bagnano il viso. Sta piovendo. Corro spedita in sede senza farmi prendere dal panico. Sembro un pulcino bagnato. Sento le voci delle mie consorelle provenire dalla sala da pranzo. È ora di cena, ma non ho fame. Salgo i gradini due alla volta . In camera mi spoglio infilo il pigiama di seta. Mi rimbocco le coperte fino a sopra la testa. Voglio dormire . Non voglio sentire la pioggia tamburellare sui vetri delle finestre. Odio la pioggia.E' la cosa che più mi terrorizza, mi riporta sempre a quella notte. Sono a piedi scalzi in mezzo a una pozzanghera. Riconosco questa strada. È proprio quell’incrocio. Ci vedo dentro la Chevrolet .Osservo la scena da fuori sotto a un lampione, la macchina sta per attraversare l’incrocio –FERMO PAPA’!!- grido ma lui non si ferma. La jeep. Lo schianto. Urla. Mi lascio cadere in ginocchio sulla strada, mi sbuccio la pelle, il mio viso si riga di lacrime mentre l’acqua continua a scendere sul mio corpo. Nooo. Mi agito . rumore di tuoni. –Kat! Svegliati. E’ solo un incubo- apro gli occhi sono a letto il cuscino è umido a causa delle lacrime. Sono sudata. Madge è seduta accanto a me. Mi passo una mano tra i capelli. Sospiro. Il mio respiro è affanato. Lo sguardo di Madge è preoccupato- Come stai?non ti ho visto per tutto il giorno ieri- -St-sto be-bene- riesco a dire. La sveglia sul comodino segna  le tre. Madge si sdraia accanto a me –Allora io sto qui .sai che neanche a me piacciono i temporali- dice tirando un po’ la coperta dalla sua parte. Non dico niente. Lo so che lo dice per me. L’anno scorso dopo un paio di mesi di convivenza Madge  ha capito che durante i temporali i miei incubi si fanno più frequenti e ha iniziato a infilarsi a letto con me dicendo che aveva paura dei tuoni. Non l’ho mai ringraziata per questo. E’ un tacito accordo il nostro, nessuna ne parla mai. Con Madge accanto mi addormento. Mi sveglio verso le undici. Madge è a lezione . Fuori piove ancora e  decido di non abbandonare il letto. Durante queste giornate preferisco darmi malata. La pioggia mi fa uno strano effetto. Cado nell’oblio per il resto della giornata,Rannicchiata sotto le coperte, gli occhi fissi su un punto lontano, non sono in grado di fare niente. Sento un peso opprimente sul mio cuore. Dormo tutto il pomeriggio e mi risveglio quando Madge sale dopo cena con un sacchettino in mano –Eih Kat- mi porge il sacchetto- questo te lo manda Petaa.- Petaa ? La lezione di storia!  Lo apro mentre Madge dice- mi ha chiesto di te e gli ho detto che non stavi bene- focaccine al formaggio . sorrido. Ora che ci penso l’ultima volta che ho mangiato è stato al forno. Ne addento una . E’ buona, ma più del solito. Prendo il telefono e  gli scrivo un messaggio “Sono buonissime. Grazie mille. Kat” dopo qualche minuto ricevo la risposta “Non c’è di che dolcezza” alla fine del messaggio c’è un fiore giallo brillante. E senza sapere perché quel simbolo cancella per un attimo il senso di angoscia e terrore di questi giorni. Lo interpreto come un segno che qualcosa di buono può esserci lo stesso. La speranza contro il dolore e la tristezza.E’ buffo. Focaccine e un fiore in un messaggio: quello che serve a Katniss Everdeen per rimettersi in piedi.Sorrido. Campi con distese di denti di leone è tutto ciò che sogno quella notte.

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Capitolo 9
*** Sabbia ***


Buona domenica, oggi sono di poche parole. Buona lettura. A presto - Torma
P.S. Grazie a tutti siete meravigliosi <3


8.
Sono in una sala d'attesa con le pareti blu, diversi diplomi e certificati incorniciati e appesasi, seduta su una sedia di plastica posta attorno a un tavolino, sul quale sono sparpagliate diverse riviste. Osservo la segretaria del dottor Aurelius sistemare alcuni fascicoli nel porta documenti dietro la sua scrivania. Aspetto. Madge ha parlato a Gale di cosa è successo l'altra sera e lui si è assicurato che oggi parlassi con qualcuno. È venuto a prendermi con il suo pick up e mi ha dato un passaggio fino allo studio -Alle 16,30 torno a riprenderti- mi aveva detto lasciandomi li . -Signorina Everdeen il dottore può riceverla-mi dice senza alzare gli occhi dal computer ,automaticamente mi alzo e raggiungo la porta, entro e mi siedo sul divanetto di pelle nera davanti alla scrivania -ciao Katniss- mi saluta teneramente il dottor Aurelius -Salve- tengo gli occhi bassi, non mi piace parlare dei miei problemi cerco sempre di tenere tutto dentro e forse è per questo che sono crollata.Mentre il dottore cerca disperatamente di attirare la mia attenzione mi incanto a osservare le tartarughine di legno sulla scrivania  che muovono la testa su e giù, senza stancarsi mai. –Katniss sai benissimo che se non parli le cose peggioreranno e dovremo avvisare tua madre, potresti rischiare anche di perdere la borsa di studio.- Queste parole mi fanno scattare sull’attenti. Mamma e borsa di studio. Non posso permettermi ne l’una ne l’altra cosa. A casa lei deve già occuparsi di Prim non potrebbe sopportare il mio instabile stato di salute. E la borsa di studio? Mi serve. Non abbiamo soldi per nessun bene superfluo e la Brown è troppo costosa. Devo parlare, ed è quello che faccio.  Dopo l'ora di terapia il dottore mi spiega che ho avuto un esaurimento nervoso  che potrebbe essere causato dallo stress. Un caso isolato non dovrebbe essere grave ma se dovesse ricapitare dovrò tornare a frequentare lo studio una volta a settimana e prendere delle medicine. Ringrazio il dottor Aurelius. Dopo essere stata congedata esco fuori dal l'edificio e cerco la macchina di Gale, ma non la vedo. Controllo l'orologio .16,45. Si sarà dimenticato. Apro la borsa per cercare il telefono quando mi sento chiamare da un ragazzo dall’altra parte della strada, mi volto e vedo Peeta sul lato opposto della carreggiata –Gale ha avuto un contrattempo e mi ha chiesto se potevo venire io- mi dice mentre salgo in macchina- scusa per il ritardo non trovavo la strada- sembra imbarazzato- tranquillo sono appena uscita- gli sorrido e sembra rilassarsi - stai bene?- - si nulla di preoccupante- decido che sia meglio non raccontargli questa parte di me , è troppo personale -solo un po' di stress .- -so io cosa ti ci vuole- mette in moto, fa un inversione a U poco legale e sfreccia sulla strada.  Trascorriamo in auto un po' di tempo , vedo allontanarsi la città e dopo una ventina di minuti comprendo la nostra destinazione. L’oceano. Providence è una città che si affaccia sull’ Atlantico ma le coste sono per lo più rocciose. Le spiagge sono splendide rarità, sconosciute dai turisti.   Parcheggia. E ci avviciniamo al lido. Peeta si toglie le scarpe e le calze, lo imito, la sabbia è bagnata a causa del temporale di ieri ma è piacevole al tatto, fresca e umida. Mi porge la mano e la stringo, passeggiamo in silenzio mentre l’ aria fresca ci accarezza la pelle. Sul bagnasciuga Peeta si arrotola i pantaloni e immerge i piedi nel mare, decido di fare lo stesso. È bello passare del tempo con Peeta mi sento spogliata di ogni mia difesa e debolezza ma allo stesso tempo al sicuro. Mi sento libera di essere felice .Le ansie e le preoccupazioni sembrano sparire lasciando posto alla spensieratezza. A un certo punto  inizia a schizzarmi con l'acqua -Eih è gelata- dico cercando di fare la sostenuta ma senza riuscire a trattenere un sorriso che si forma sulle mie labbra -ah davvero? Vediamo com’ è fare il bagno- si avvicina velocemente e mi prende sulle spalle come un sacco di patate -mettimi giù!!- grido dimenandomi, e cercando di liberarmi inutilmente . Lo sento ridere di gusto mentre continua a camminare dove l'acqua si fa più profonda -Non oserai!- lo minaccio ma appena finisco di dirlo sento il mio corpo librarsi nell'aria e subito dopo affondare nell'acqua salata. Nel frattempo mentre cerco di ritornare a galla sento Peeta ridere come un matto ,piegato in due dalle risate, gli salto sulla schiena e lo trascino in acqua con me. Giochiamo come due bambini e vestisti bagnati si incollano ai nostri corpi.  Non sento freddo.  Non con Peeta la sua presenza è in grado di farmi provare mille emozioni. Mi sento viva. Dopo un po' di schiamazzi in acqua usciamo tutti bagnati e ci dirigiamo versa la sua macchina apre il bagagliaio e mi lancia un asciugamano e intanto sparisce per qualche secondo . Ricompare con in mano una macchina fotografica di quelle professionali - Questo momento va immortalato- e mi scatta una foto . Sorrido imbarazzata si avvicina e con l'auto scatto ne fa altre . Rido . Peeta alterna facce buffe , tenere e sexy e l’ unica cose che riesco a fare è ridere. Mi riaccompagna in sede . Abbiamo bisogno entrambi di una doccia calda . Petaa ha acceso il riscaldamento dell'auto ma ha la pelle d'oca, poggio la mia mano sulla sua posizionata sul cambio e mi sorride. Durante il viaggio di ritorno nessuno dei due ha intenzione di tacere.Mi parla della sua giornata, lo prendo in giro per la sua giuda da “nonnina” quando a ogni semaforo arancione si ferma, più volte accosta la macchina e mi invita a scendere –Se non ti va bene come guido sei liberissima di tornare a piedi- mi dice- Non se ne parla proprio. Si gela fuori e siamo lontani chilometri- obbietto stringendomi nell’asciugamano -beh allora comportati bene- dice scompigliandomi i capelli. Il sole sta tramontando e il cielo si fa di mille colori dalle tonalità di azzurro, viola e arancione. -È stupendo- commento –Sai l’arancione è il mio colore preferito- lo osservo dire queste semplici parole ed è in momenti come questo che la semplicità si fonde con la perfezione. Mi piace osservare Peeta, le mani ferme e sicure sul volante, un espressione tranquilla e beata come se nulla potesse disturbalo e i suoi occhi azzurri carichi di meraviglia. Raggiungiamo il campus per le otto, prima che io scenda mi dice- Kat, sabato sera ti va di cenare insieme? Cucino io--Tu?- mi sembra un'ottima idea ma cerco di pensarci un po' . Accetto e lo ringrazio con un bacio sulla guancia, mentre chiudo la portiera aggiunge- ah Kat, è un appuntamento se non l'hai capito, vestiti bene- mi ammicca e mette in moto- un appuntamento? Un appuntamento con Peeta . Non vedo l'ora che sia sabato.

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Capitolo 10
*** Blu ardesia scuro ***


Buona sera. Pubblicare questo capitolo mi mette una certa ansia perchè ho paura di rovinare tutto e che non vi possa piacere.. :( Ho letto tutte le vostre recensioni e so che vi aspettate molto, spero di non deludervi. Sono stata un po' impegnata ma prometto di rispondere personalmente a tutte, detto questo buona lettura. A presto - Torma.

9.
I giorni seguenti passano tranquilli. Il tempo ha iniziato a migliorare anche se il freddo è arrivato prima del previsto. Il temporale della scorsa notte ha causato un drastico calo delle temperature. Madge sembra quasi più entusiasta di me per la cena con Peeta -Sono davvero felice per te- mi dice -quanto vorrei che anche Gale mi chiedesse di uscire- mi fa davvero tenerezza con quella faccia da cucciolo dispiaciuto mentre è seduta a gambe incrociate sul letto e mi guarda . Intanto io sposto l'ennesimo vestito nell'armadio e sbuffo -Non ho niente di adatto- non ho mai avuto un vero appuntamento, in realtà neppure un ragazzo. Al liceo era sempre Gale ad accompagnarmi alle feste ed era molto protettivo nei miei confronti .con tutti gli impegni scolastici e non , mamma e Prim,  mi rimaneva poco tempo per me e queste cose. Mi lascio cadere sconsolata sul letto accanto a Madge -Non ci voglio andare. puoi chiamare Peeta e dirgli che sto male?- Madge sgrana gli occhi e alzando la voce mi ammonisce - Non ci pensare nemmeno Katniss- si alza e apre un cassetto , rovista per qualche secondo. Tira fuori un vestito blu e me lo lancia. -Metti questo e sbrigati tra mezz’ ora Peeta sarà qui, e non penso che la biancheria di pizzo sia l'abbigliamento adeguato per un primo appuntamento.- dice lanciando un'occhiata maliziosa al mio completino intimo. Indosso le collant nere e il vestito di Madge. E’ un tubino blu ardesia a maniche lunghe , semplice ma elegante. Le disobbedisco evito  di mettere i tacchi e prendo le mie ballerine nere. Raccolgo i capelli in una treccia più elaborata del solito e mi lascio truccare da lei, in queste cose è decisamente più portata. Sulle labbra stendo solo uno strato di gloss. Mi ricordo di aver portato qui al campus gli orecchini di perle di mia madre , li indosso poco prima che Johanna irrompa nella stanza -C'è un fusto biondo che ti aspetta alla porta Everdeen !- dice sghignazzando, saluto Madge prendo il cappotto di lana cotta e lancio un’ occhiata glaciale a Jo' .Scendo le scale e lo vedo. Peeta è appoggiato allo stipite della porta con indosso un paio di pantaloni grigio scuro, una camicia celeste, la giacca di pelle nera e i capelli pettinati all'indietro. Mi sorride. Il mio cuore inizia a accelerare e le mani diventano sudate, è davvero uno dei ragazzi più belli che conosco. -Eih, ciao-- Ciao dolcezza!- Mi guida fino alla sua auto e da vero gentiluomo mi apre la portiera –La sua carrozza...- scherza.
 L'appartamento di Peeta dista dal Campus circa 10 minuti di auto . Ci fermiamo davanti a un edificio altissimo, un grattacielo del centro. Non mi aspettavo che Peeta vivesse in un condominio così costoso, saluta il portiere e mi fa strada verso l'ascensore. 22esimo piano. L'ultimo. L’ attico. Beh ora che ci penso suo padre deve essere molto ricco.Cerca nelle tasche le chiavi e apre la porta. La casa è meravigliosa ampie vetrate davanti alle quali è situato un divano nero di pelle e alcune poltrone, alla parete oltre al televisore LCD ci sono parecchi dipinti, suppongo proprio fatti da lui. Separata da una grande porta con arco ci sono la cucina  e la sala da pranzo,  alla mia destra un corridoio porta alle stanze da letto . È enorme per una persona sola. Peeta mi prende il cappotto e lo ripone sull'appendiabiti e si dirige in cucina . Lo seguo continuando a osservare il resto dell’appartamento che riflette la sua personalità semplice ma di classe. Noto che in ogni angolo sparse qua e la ci sono molte foto: Peeta da bambino vestito da spiderman durante la notte di halloween, lui al liceo, la sua famiglia.  Ci sono anche scatti più artistici: tramonti, edifici, paesaggi.Per caso mi cade l'occhio su un gruppetto di foto vicino alla libreria . Deve averle appena sviluppate perché non sono ancora incorniciate. Le faccio passare a una a una . Sono bellissime. Ma?! Perdo per un attimo la lucidità. Scuoto la testa e rinsanisco.  Ci sono anche le foto che abbiamo fatto sulla spiaggia. Alcune mi imbarazzano, sono bellissime, buffe, strane ma bellissime. Una in particolare mi colpisce. Ci sono io e Peeta uno davanti all'altro con le fronti appoggiate, lui ha gli occhi chiusi con le guance gonfie impegnato a fare una faccia buffa io lo guardo e sorrido. Osservo i miei occhi grigi, sorridono anche loro. È così che sono quando sto con Peeta? Sembro diversa. Non ho la solita aria truce e malinconica.Sembro felice. -Puoi tenerla se vuoi- Peeta è vicino alla porta della cucina e mi osserva . Da quanto tempo è li? Arrossisco . -Grazie- -E’ pronta la cena -mi avverte e lo seguo . La cucina ha i mobili scuri in stile moderno al centro della quale c'è la penisola con la zona per la colazione . La tavola è apparecchiata per due ma potrebbe benissimo ospitare 8 persone, mi soffermo su ogni particolare . Petaa è un perfezionista ha curato ogni minimo dettaglio. Sedie, cuscini, tovaglioli, il centro tavola con le candele, i calici per il vino e per l’acqua, posate d’argento e piatti di porcellana. C'è il tocco di un artista in quella casa che è la dimora di un cuoco eccezionale. L’odore proveniente dalle pentole sui fornelli è inebriante. Mangio tutte le leccornie che mi pone nel piatto e anche se sono piena assaggio il dessert. Panna cotta con frutti di bosco, una delizia per il palato. La cena è piacevole Peeta riesce a mettermi a mio agio qualsiasi cosa dica o faccia, è allegro e sorridente. Mi racconta delle lezioni e quando li chiedo di parlarmi delle sue foto mi spiega che è una passione che vorrebbe trasformare in un lavoro in quanto sa di non poter sopravvivere solo facendo il pittore, secondo me sbaglia, i quadri appesi alle pareti sono stupendi. Finita la cena  lo aiuto a sparecchiare ma mi impedisce di  lavare i piatti -Non dovresti lavare i piatti a un primo appuntamento -mi sorride e carica la lavastoviglie . Mentre risciacqua l'ultimo bicchiere inizio a sentirmi un po' nervosa passo freneticamente le mani sudate sul vestito cercando di asciugarle - Ho noleggiato qualche film ti va di vederne uno?- penso sia un'ottima idea -Quali film?- -ci sono un po' di DVD sullo scaffale a destra scegli quello che vuoi- mentre lui armeggia con il televisore gli porgo il dischetto del "il lato positivo" -Speravo scegliessi questo ,E’ uno dei miei film preferiti.- Ci sediamo sul divano ma non so bene cosa fare quindi mi siedo un po’ distante da lui -Eih Kat puoi anche sederti vicino a me, non ti mangio- scherza sento le guance diventare rosse e mi avvicino, Peeta passa il braccio attorno al mio corpo tirandomi vicino a sè e io decido di togliermi le scarpe e poggiare i piedi sul divano. Affondo il viso sul torace di Peeta . Sa di buono. Il film inizia e mi godo la visone mentre lui mi accarezza dolcemente la testa. – Kat?- mi volto verso il suo viso . È così vicino. Sento il cuore fermarsi per un attimo -posso baciarti?- …“Ma ti dico che devi dar retta ai segnali. Quando la vita ti manda un momento come questo è un peccato se non l'afferri. Ti dico, è un peccato se tu non l'afferri. Ti perseguiterà sempre, come una maledizione. Mi raccomando non fare puttanate” …Non riesco a elaborare neanche una risposta che le mie labbra prendono l'iniziativa da sole e si poggiano sulle sue morbide e calde. All'inizio Peeta si irrigidisce , forse per la sorpresa ma poi si lascia andare. Inizialmente sono baci dolci . Sento la sua lingua cercare la mia e schiudo la bocca. Si fanno più passionali e dimentichiamo il film . Quando iniziano a scorrere i titoli di coda ci separiamo. Le nostre labbra sono rosse per le dolci effusioni che ci siamo scambiati . Peeta mi accarezza il viso e mi sorride. Nel guardare i suoi occhi sorrido anche io. È perfetto. Continua a coccolarmi e a sussurrarmi parole dolci. Guardo l'orologio e mi accorgo che è molto tardi, ma non voglio andare a casa, vorrei stare qui per sempre, Peeta sembra leggermi nel pensiero -Kat ti va di dormire qui stanotte?- sono colta dal panico e mi scosto un attimo da lui - solo per dormire non pensare male- si affretta subito a dire - Non ho lo spazzolino e neanche il pigiama- cerco una scusa ma inutilmente - Nel bagno degli ospiti ci sono tutti gli spazzolini che vuoi e non vorrei che ti sorprendessi ma anche nel mio armadio ci sono dei pigiami- sorride . Sono fregata non posso dire di no. Lavo i denti e mentre Peeta va in bagno a lavare i suoi, raggiungo la sua camera al centro della quale c'è un grande letto con le lenzuola blu, la testata del letto scura coordinata con i comodini e la cassettiera . Sul letto Peeta mi ha lasciato il pigiama per la notte . Infilo i pantaloni di cotone e una maglietta che mi cadono sul corpo larghi e mentre piego imbarazzata i miei vestisti Peeta mi raggiunge si infila sotto le coperte e lo imito. Sono leggermente imbarazzata . Si avvicina. Mi bacia. Questo bacio passionale me ne fa desiderare altri . Sento una fame crescere in me ma Peeta si scosta e dopo avermi dato un ultimo bacio sulla fronte mi da la buona notte- Notte Peeta- sussurro io dopo essermi accoccolata nell'incavo del suo collo. Mi addormento subito cullata dal suo respiro e inebriata dal profumo della sua pelle. È una notte senza sogni perché lui è qui con me.

 

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Capitolo 11
*** Lattemiele ***


Buona sera, domani ho un esame, ma velocemente sono riuscita a mettere insieme questo capitolo per voi che avete letto e commentato quello di ieri. Siete fantastici e vi adoro grazie infinite per il vostro supporto <3 Buona lettura e incrociate le dita per me . A presto- Torma
10.
Mi sveglio . Mi stiracchio allungando i muscoli mentre faccio un grande sbadiglio. Mi accorgo che Peeta non è più accanto a me. Le coperte sono ancora calde, deve essersi alzato da poco. Affondo la faccia nel cuscino, odora ancora di lui.Devo ancora realizzare che ho dormito a casa di un ragazzo, nel letto di un ragazzo, abbracciata a quel ragazzo, un ragazzo che si chiama Peeta Mellark. Un sorriso da ebete mi nasce sulla bocca mentre mi arrotolo nelle coperte profumate, decido che questo è il mio nuovo posto preferito: un letto con le lenzuola blu notte che profuma di cannella e di Peeta. Dopo un paio di minuti decido di alzarmi . Lo raggiungo in cucina guidata dall'odore di pancake che si sprigiona per tutta la casa. È dietro ai fornelli mentre prepara amorosamente la colazione, sulla penisola ci sono due tovagliette e troppe cose da mangiare. - Buongiorno- dico sedendomi su uno sgabello con un cuscino arancione- Dormito bene?- mi chiede- Benissimo, tu?- - è stata una notte terribile. Lo sai che russi come un trattore?- cosa?  - Sei un bugiardo! Madge non si è mai lamentata- strillo offesa mentre lui mi mette due pancake nel piatto - è la mia parola contro la tua, e visto che tu dormivi e io ero sveglio penso di aver ragione  - sorride versandosi in un bicchiere la spremuta d'arancia . Metto il broncio e Peeta posa se sue labbra sulle mie prima di addentare la sua colazione- Sei adorabile- non riesco a rispondere nulla. Verso nella tazza del latte fumante a cui aggiungo un cucchiaino di miele. Devo ancora mettere a fuoco bene la situazione  . Ieri io e Peeta abbiamo cenato, guardato un film , mi ha chiesto se poteva baciarmi e io l'ho baciato. Abbiamo dormito insieme e ora sto facendo colazione a casa sua la domenica mattina..Che situazione... Madge?! si starà preoccupando . Dopo la colazione cerco in borsa il telefono e le scrivo un messaggio  "Sono da Peeta . Non posso parlare . Ci vediamo stasera.” Quando torno in camera da letto sorprendo Peeta sdraiato sul letto con in mano la macchina fotografica e appena varco la porta mi fa una foto -Ma perché scatti sempre foto nei momenti meno opportuni?- gli dico con un pizzico di fastidio nella voce - Perché sono i momenti semplici e quotidiani che spesso si dimenticano, io non voglio dimenticare. Sopratutto non voglio dimenticare te con indosso il mio pigiama nella mia camera da letto- che tenero penso ma gli rispondo- Che cretino.- Lanciandogli un cuscino, iniziamo a giocare alla lotta azzuffandoci tra le lenzuola sfatte per poi accoccolarci uno accanto all’altro dopo teneri baci e carezze, ha delle labbra irresistibili.
Sono sdraiata accanto a lui mentre passa le sue dita tra i mie capelli slegando quello che rimane della treccia sfatta durante la notte quando mi domanda - Cosa vuoi fare oggi?- lo scruto negli occhi e senza pensare rispondo- quello che vuoi fare tu- mi sorride in modo malizioso ma quando lo fulmino con lo sguardo torna serio- beh se per te non è un problema rimarrei a casa - non ho nulla da obbiettare, verso circa l'una ci togliamo il pigiama e iniziamo a preparare il pranzo, tagliatelle al ragù , adoro la cucina italiana o meglio adoro qualsiasi cosa che cucina lui . Dopo aver lavato piatti e pentole oziamo tutto il pomeriggio. Verso le sei Peeta mi riaccompagna a casa. Lo saluto con un bacio e lui mi accarezza il viso - Grazie- sussurra- sono stato davvero bene- -Anche io-sorrido -dovremmo rifarlo Mellark- le nostre labbra si rincontrano per un breve attimo e ci separiamo.
Sono accolta da una Johanna un po’ troppo invadente –Everdeen come mai hai indosso i vestiti di ieri? Dove sei stata stanotte?- -non sono affari tuoi Jo’- sbotto e cerco di salire le scale ma purtroppo lei non demorde –Come sta quel biondino che l’altra sera è venuto qui?- continuo a percorrere le scale evitando di ascoltare i suoi commenti maliziosi e mi sbatto la porta dietro le spalle. Che imbarazzo. Non mi piace quando mi fanno il terzo grado. Se ho dormito fuori sono cose che riguardano solo me. Sono stufa che la mia vita sia di dominio di tutti. Al liceo era una cosa che non sopportavo, soprattutto quando facevano commenti su me e Gale. Ora voglio che la mia vita privata resti tale. Stranamente non trovo Madge in camera. Decido di farmi una doccia mentre aspetto l’ora di cena. In realtà non ho molta fame, per merenda Peeta mi ha preparato le focaccine al formaggio. Penso che abbia un dono, è un mago dietro i fornelli. Decido di chiamare Prim e la mamma, sono contenta di sapere che se la stiano cavando bene. Prim è stata accettata nella squadra di cheerleader e sembra entusiasta , mamma mi ha detto che la rutine in ospedale è sempre un po’ la stessa e mi ha ricordato di telefonare a Haymitch tra qualche giorno visto che sarà il suo compleanno. Haymitch è il “mentore” , o meglio il mio insegnante di piano, da quando papà è venuto a mancare è stato come un padre, affettuoso a modo suo, ma sempre pronto ad aiutarmi. Mi appunto di spedirgli una bottiglia di liquore che so apprezzerà e saluto “le mie ragioni di vita”. Dopo lo scambio di battute con Johanna sono parecchio indispettita e decido di lasciar perdere la cena. Prendo il mio Ipod, metto le cuffie e inizio ad ascoltare la musica . E sulle note di Firework di Katy Perry inizio a cantare:
“Do you ever feel like a plastic bag”… “Do you ever feel, feel so paper thin Like a house of cards”…
"Do you know that tehre’s still a chance for you Cause there’s a spark in you” ..."You just gotta ignite the light And let it shine"...

Mi piace questa canzone e anche se per molti  può sembrare solo banale musica commerciale per me significa molto di più. Sono interrottà da Madge verso la fine del secondo ritornello. La saluto con un gran sorriso dopo essermi sfogata. Le racconto dell’appuntamento perché mi va solo di confidarmi con lei in questi momenti e sembra entusiasta ma quando mi chiede- Ma allora siete fidanzati?- mi spiazza. Nessuno dei due ha accennato a questo argomento e ora che la mia compagna di stanza me lo fa notare non so cosa rispondere. Mi faccio prendere dal panico. Come mi dovrò comportare domani se lo vedrò e martedì a lezione? Peeta non si è degnato di darmi indicazioni e ora non sono capace di rispondere a una semplice domanda. Provo a cercare di ricordare qualche parola detta da quel ragazzo durante il tempo passato insieme ma nessuna sembra dare una risposta a questa domanda. Cosa siamo?. –Non lo so- dico massaggiandomi la testa che inizia a farmi male dopo aver sforzato tanto i miei pensieri . Madge mi fa una predica e alla fine stremata le rispondo -Peeta è solo un ragazzo con cui sono uscita…-  Ma veramente Peeta è SOLO un ragazzo con cui mi vedo?

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Capitolo 12
*** Pizza margherita ***


Eihlà :) ci sono anche stasera, esame fatto ora devo aspettare solo che il professore sia clemente nella correzione, detto questo ringrazio come sempre chi legge/recensisce questa storia e vi posto il nuovo capitolo ,è solo di passaggio quindi non vi preoccupate verrà tutto spiegato nei prossimi,quindi buona lettura un bacione e a presto -Torma.

11.
Trascorro la notte tormentata da incubi che la mattina seguente non ricordo ma mi lasciano un senso di angoscia e paura appena svegliata .. Come tutte le mattine prima di vestirmi vado in bagno mi lavo il viso , cerco di scacciare le ansie delle notte e mi preparo per affrontare una nuova giornata. Infilo dei leggings neri, un maglione grigio lungo e largo , mi faccio la solita treccia. Dopo aver corretto le occhiaia che cerchiano i miei occhi con un po' di trucco seguo Madge in sala da pranzo. Quasi tutte le consorelle sono ai tavoli mentre consumano la propria colazione. Mi lascio cadere in una sedia accanto a Lux e Clove mentre Madge va in cucina a prendere del caffè, è sempre troppo pimpante quella ragazza,penso,mentre afferro un biscotto . Osservo Lux spalmare della marmellata su una fetta di pane e mi domando come possa essere così perfetta. Ha il viso riposato, la pelle senza imperfezioni e i capelli lucenti che ricadono sulle spalle mossi. Clove mi passa la scatola dei cereali e meccanicamente li faccio scivolare nella tazza aggiungo il latte e inizio a pescarli con il cucchiaio. Tutte le mie consorelle questa mattina sembrano più attraenti di me e questo mi indispone. Madge inizia a far conversazione con le due ragazze accanto a noi dopo che capisce che io sono troppo assonnata per darle retta, ma la sua attenzione viene catturata dal mio telefono che suona. Ho ricevuto un messaggio. Il nome di Peeta appare sullo schermo .Lo leggo mentalmente tra me e me un paio di volte  "Sto andando fuori città, ti chiamo quando torno". Fisso perplessa lo schermo. Va fuori città senza preavviso? Sarà successo qualcosa? Perché è dovuto partire? Il flusso dei miei pensieri è interrotto da Madge - Che hai? Sembri preoccupata- -Non è nulla . Peeta sta andando fuori città - dico cercando di tranquillizzare sia lei che me stessa -Fuori città?- è la voce di Clove a parlare- tipico dei ragazzi, quando non vogliono più vederti inventano qualsiasi scusa pur di mollarti- sgrano gli occhi verso di lei - Come scusa?!- dico con un tono freddo - Stai zitta Clove - la zittisce Madge - non sai neanche di cosa stai parlando- e dopo averla fulminata con lo sguardo si rivolge di nuovo a me- non ti preoccupare Kat . Ti spiegherà tutto- ma non so se crederle. Passo tutto il pomeriggio a ripensare a quello che malignamente ha detto Clove così dopo la lezione storia della musica mi incammino verso il campo sportivo alla ricerca di Gale . Mi stringo nel mio cappotto tirando le mani dentro le maniche mentre un venticello freddo soffia sulla mia pelle. Mi siedo sugli spalti e assito all'allenamento fino alle 18. Mentre Gale si fa una doccia mi perdo a osservare gli irrigatori che bagnano il prato.Dopo un po' lo vedo arrivare-Capnip- mi chiama e lo raggiungo ai piedi delle scalinate - ho fame ti va di andare a mangiare una pizza?- -Ok!- non ho molta fame ma ho bisogno del mio amico e se per averlo devo mangiare una pizza la mangerò. Saliamo in auto e andiamo in una pizzeria italiana del centro. Ci accomodiamo in un tavolino con una tovaglia a quadri rossi e bianchi verso l'angolo della sala e dopo aver ordinato una margherita, pensierosa la inizio a mangiare mentre ascolto Gale raccontare cose poco sensate sul football . -Capnip, come mai sei così pensierosa?- tossisco mentre evito che un pezzo di pizza mi vada di traverso e rispondo un po' imbarazzata -Peeta- non ho mai parlato di ragazzi con Gale e la cosa è un po' strana ma magari lui sa qualcosa in più. -Peeta cosa? Ti ha fatto qualcosa di brutto?- il suo tono lascia trasparire un po' di rabbia ma lo interrompo subito- No! Ma Clove ha detto..- e gli racconto del l'insinuazione della mia consorella del messaggio e di alcuni dubbi che mi affliggono. Gale appoggia il boccale di birra sul tavolo passandosi la lingua sulle labbra e poi sorride- Ti piace davvero tanto.. Comunque se vuoi la mia opinione Clove dice così solo perché Cato l'ha piantata dopo la festa della Dtau. È gelosia la sua e pura perfidia . Non ti preoccupare. Peeta avrà un motivo valido.- sentire queste parole dette dal mio migliore amico mi tranquillizzano all'istante. Dopo che la mia insicurezza ha lasciato spazio solo alla voglia di rivedere il ragazzo con gli occhi azzurri chiedo a Gale come  lo ha conosciuto - Sai Jake è un mio caro amico- Jake è uno dei compagni di squadra di Gale . Alto , atletico , biondo e occhi azzurri …e fa Mellark di cognome! Non avevo neanche pensato che Peeta avesse dei fratelli , parla poco della sua famiglia, anzi non ne parla quasi mai -...e quando suo fratello ha iniziato a frequentare la Brown lo ha portato alla confraternita. Così me l'ha presentato, è un ragazzo a posto. Ma non sapevo lo conoscessi anche te- dopo aver scoperto che una parte della famiglia di Peeta vive al college, tiro fuori un altro argomento delicato- Bene… Adesso voglio sapere di te e Madge, lei dice che siete solo amici, devo cederle?- Gale arrossisce visibilmente. -ehm.. Io.. Emh.. Ecco..- -ecco cosa?- lo metto alle strette - Sto pensando di chiederle di uscire ufficialmente ma non trovo mai il momento adatto, inoltre non è che io abbia la fama di ragazzo affidabile qui al campus... - - Fifone !- lo sbeffeggio - non hai paura di bestioni brutti e puzzolenti che potrebbero spaccarti tutte le ossa ma hai paura di una ragazza bionda alta un metro e 67?- Gale cerca di rispondere inventando scuse e poi ammette- Lei è diversa. Non voglio rovinare tutto- sorrido , mi fa terrazza - Allora è deciso. Nuovo obiettivo di Gale Hawthorne, chiedere a Madge Undersee di uscire senza vomitarle sulle scarpe per la paura. ahahahah- ridiamo insieme di gusto fino a quando non mi riporta in sede . Ricevo un messaggio prima di entrare in camera : “Scusa Kat se non mi sono fatto sentire . So che è tardi quindi Buona notte. Ti spiego tutto quando torno. Perché torno . Peeta." Dopo aver risposto posso dormire sogni tranquilli. So che è tutto a posto o almeno spero.

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Capitolo 13
*** Antracite ***


Buon venerdì pomeriggio.. Sono un po' dubbiosa dopo la pubblicazione dello scorso capitolo perchè ho ricevuto meno recensioni del solito , non ne ero molto convita e mi sa che non ha convinto neanche voi... Beh detto questo spero di rimediare con i prossimi capitoli perchè anche in questo  non succede gran che quindi buona lettura e a presto. P.S. fatevi sentire .. Grazie - Torma

Faccio di tutto per non pensare a Peeta. Trascorro il resto delle mie giornate a aiutare Gale a organizzare l'appuntamento perfetto per Madge. La mia amica ha dei gusti particolari e Gale sembra apprezzare qualsiasi informazione utile, anche le più banali. A Madge piace la cucina giapponese. Adora la fragole ricoperte di cioccolato bianco. Odia i ristoranti troppo affollati e dove il servizio è scadente. Ama i complimenti e le piacciono le sorprese. Frequenta i corsi di psicologia e desidera aprire un proprio studio. Il suo "sport" preferito apparentemente può sembrare lo shopping in realtà è una bravissima ballerina ma ha abbandonato il mondo della danza classica perché non era "abbastanza " e questo la distruggeva. È figlia unica. Possiede un cavallo di nome Thor. Segue tutte le sfilate e ogni anno per le varie settimane della moda viaggia per il mondo. Il suo compleanno è il 26 marzo. Il suo film preferito è Colazione da Tiffany, come il suo libro e il suo colore (azzurro Tiffany) e ha un debole per i gioielli di quel negozio.   Dopo aver rifinito gli ultimi dettagli Gale si è fatto “coraggio” durante l’ora di pranzo mentre eravamo tutti e tre in mensa –Madge sabato sera hai già qualche impegno?- -Non che mi ricordi- le aveva risposto sovrappensiero  -Ti andrebbe di uscire a cena con me?- -Emh.. cosa?.. ecco.. Sì-  A momenti Madge non gli sveniva davanti quando ha capito quali fossero le intenzioni dell'invito, è stata una scena esilarante per la sottoscritta. Nel frattempo una volta al giorno ricevo qualche messaggio di Peeta, freddo e distaccato. Che mi provocano una tristezza infinita. Vorrei tanto sapere che sta combinando. Questa attesa mi distrugge .. Oggi dopo lezione ho cercato suo fratello Jake . Non ci ho mai parlato seriamente , l'ho solo visto qualche volta in presenza di Gale, hanno la stessa età e frequenta legge. Entro nella sede dei Dtau e mi soffermo a scrutare i ragazzi nel salotto alla ricerca di qualche viso famigliare - Cerchi qualcuno bellezza?- una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare , è un ragazzo alto con i capelli neri e gli occhi scuri . Dovrebbe chiamarsi Marvel. -Mi sapresti dire dove posso trovare Jake Mellark?- il ragazzo alza le sopracciglia pensieroso e dopo qualche attimo di silenzio mi dice- E’ partito domenica notte improvvisamente.. Non so bene il motivo ma penso ci sia stato un problema famigliare .- problema famigliare? Adesso sono preoccupata . Cosa può essere successo?  Vorrei chiamare subito Peeta ma ci ripenso prima di comporre il numero. Mi ha detto che spiegherà  tutto quando tornerà in città quindi non è nulla di cui io debba preoccuparmi. Ringrazio e esco. Mentre torno alla sede mi ricordo che oggi è il compleanno di Haymitch . Lo chiamo. Dopo parecchi squilli sento la voce del mio “mentore” dall'altra parte della cornetta. È felice di sentirmi. Mi racconta che Prim questa mattina è passata da lui con una torta fatta da lei e che ha ricevuto il mio regalo in anticipo, che è  quasi finito . Fa le sue solite battute e mi ricorda che vuole vedermi per il ringraziamento il mese prossimo. A questo proposito devo ricordarmi di chiedere a Gale se tornerà a casa per quella settimana. Lo saluto e decido di fermarmi in biblioteca .Mi siedo ad un tavolo sotto la finestra e studio gli argomenti delle ultime lezioni. Verso le nove mi incammino verso la sede, a volte vorrei avere un'auto anche io, ma la mia famiglia non è proprio benestante. Frequentare la Brown senza la borsa di studio sarebbe stato impossibile .Mi godo l'aria fresca della sera. Sosto al chiosco di Sea a mangiare un panino, l'orario di cena è passato da un po’. A quest’ora le strade del campus sono quasi deserte e mi piace. Stare sola con i miei pensieri mi dona un senso di tranquillità o almeno è quello che credo.. Il primo mese di università è passato senza apparenti drammi sorvolando la mia crisi nervosa, le lezioni di questo semestre sono stimolanti e interessanti, la convivenza in sede non è così male , a volte Johanna mi indispone con i suoi comportamenti ma con le altre ho istaurato un piacevole rapporto, mamma e Prim stanno bene, Haymitch bada a loro e poi… poi c’è  Peeta, non ho avuto ancora modo di mettere in chiaro cosa siamo realmente ma l’unica cosa che so è che questa settimana è stata terribile perché mi è mancato . Non vederlo alla mattina al chiosco di Sea ad aspettarmi con un cappuccio in mano il martedì prima della lezioni di storia, non trovarlo in mensa il mercoledì durante la pausa,non ricevere i suoi messaggini allegri durante le ore di studio, non vederlo giovedì sera dopo la riunione settimanale delle AXO sono cose che mi hanno lasciato dentro un senso di vuoto . La realtà è che ora come ora l’unica cosa che vorrei è rivedere quegli occhi azzurri e lasciarmi cadere tra le sue braccia ma allo stesso tempo mi sento tradita e arrabbiata con quel ragazzo per avermi lasciato da sola una settimane tra mille dubbi e paure negando spiegazioni, a parte qualche stupido messaggio. L’ira avvampa dentro me quando penso che ho bisogno di lui. "Stupidate" mi dico. Se Peeta Mellark vuole andarsene non sarò io quella ad impedirglielo. Non ho veramente bisogno di lui. Il respiro si fa affannato e il mio cuore accelera il suo battito . Inizio a sudare e sono costretta a appoggiarmi al muro di un edificio del campus mentre mi sembra di soffocare, oltre alle palpitazioni e la tachicardia un senso di nausea non mi da pace. Sto avendo un attacco di panico perché non voglio essere dipendente da una persona che si sta facendo largo nella mia vita ed è così tanto egoista da lasciarmi sola. C'è un motivo per cui ho detto che sarei stata bene da sola, l’ho deciso quando ero più piccola, quando papà è venuto a mancare e ho visto mia madre cadere in depressione. Non perché pensavo che sarei stata bene senza nessuno. Ma perché se avessi amato qualcuno come lei ha amato papà, e poi fosse finita avrei potuto non farcela... E’ più facile stare da soli. E’ fondamentale evitare di appoggiarsi a qualcuno per me , perché se plasmassi la mia vita in base all’amore e questo cadesse a pezzi non sarei in grado di sopravvivere a questo tipo di dolore.  Perdere l'amore è come un organo danneggiato. È come morire. L'unica differenza è che la morte finisce lì. Mentre la sofferenza  potrebbe durare per sempre. Ed è mentre mi rendo conto che potrei essermi già innamorata di Peeta che crollo definitivamente. Mi bastano solo pochi giorni senza quel ragazzo biondo e da gli occhi turchesi che il mondo intorno a me si fa a pezzi. Riesco a riprendere il controllo dopo una decina di minuti e riprendo a camminare. Mi ripeto il solito ritornello dentro di me. Mi chiamo Katniss Everdeen  . E ho 19 anni . Sono nata a Augusta, Maine. Attualmente vivo a Providence  . Frequento la Brown university . Ho solo avuto un attimo di debolezza. Sono calma e sto bene. Non ho bisogno di nessuno per essere felice.    Squilla il telefono. -Pronto?- rispondo sovrappensiero -Eih dolcezza sono tornato- - Dove eri sparito?- - se mi dici dove sei ti passo a prendere e ti spiego.- Dall’altra parte del telefono c’è quel ragazzo grazie al quale la mia esistenza risulta sopportabile ma anche l’unico che potrebbe distruggerla definitivamente. Non è vero che non ho bisogno di nessuno. Ho bisogno di Peeta Mellark. Lo informo della mia posizione e lo aspetto sul ciglio della strada. Penso e ripenso a cosa dire per farlo sentire in colpa e per sembrare offesa per l’assenza di questa settimana. Alle parole da dirgli . Ma è tutto inutile.

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Capitolo 14
*** Crisantemo ***


Eihlà :) come promesso ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia buona lettura e a presto - Torma
P.S. Grazie a tutti per leggere,seguire e commentare la mia storia <3


13.
Dopo circa dieci minuti lo vedo arrivare a bordo della sua auto. Accosta e mi lascia salire. La mia mente si svuota quando davanti a me compare un ragazzo simile a Peeta ma molto più sciupato. Gli occhi spenti . Le guance scavate. Occhiaia blu scuro sotto agli occhi gonfi. Sembra aver pianto per giorni. Mi saluta, ma rimaniamo in silenzio per tutto il viaggio verso casa sua. Non me la sento di essere la prima a parlare. Dopo che apre la porta e getta le chiavi nel portaoggetti mi dice con un tono basso e cupo –Scusa- - Peeta?- gli afferro il braccio e lo faccio voltare verso di me- se c’è qualcosa che non va puoi dirmelo sono qui per te- gli dico accarezzandogli il volto –Grazie- mi da un leggero bacio sulle labbra e mi fa accomodare sul divano. Inizia a raccontarmi di domenica notte –Verso circa le dieci mio padre mi ha telefonato dicendomi che mio nonno era stato ricoverato perché si era sentito male e era in condizioni gravi , così io e Jake siamo andati subito in aeroporto- fa una pausa, lo sento prendere un grande respiro – ma quando siamo arrivati a Union aveva già abbandonato questa vita- lo stringo forte in un abbraccio –Mi dispiace tantissimo-. Mentre gli permetto di accoccolarsi sul mio ventre  mi racconta che con suo nonno aveva un rapporto speciale, praticamente era lui che lo aveva cresciuto, siccome suo padre e sua madre lavoravano quasi sempre, i pomeriggi dopo la scuola li passava con lui . Era grazie a quell'uomo che aveva iniziato ad appassionarsi all'arte e alla pittura inoltre era il primo ad aver creduto in lui. La sua morte improvvisa lo ha spezzato e il fatto di non essere stato a casa con lui dilaniato dai sensi di colpa. Dicono che la morte sia più dura per chi sopravvive forse perchè non smetti mai di sentire la mancanza di chi hai perso.
 È difficile dire addio. Conosco bene questa sensazione, l’ho provata sulla mia pelle quando mio padre ci ha lasciato. E troppo spesso tutto ciò che ci circonda ci ricorda chi perdiamo. Ogni persona infatti lascia briciole di sè dietro le proprie spalle, piccoli ricordi, una vita intera di memorie, foto, fronzoli. Sono più che consapevole della settimana di inferno che Peeta ha trascorso. Mi sento tremendamente in colpa, mentre io dubitavo di lui , Peeta stava soffrendo organizzando il funerale di suo nonno. -Martedì c’è stato il funerale, ma sono tornato solo oggi perché ho dovuto assistere alla lettura del testamento- Suo nonno era un uomo molto ricco, ha lasciato al nipote tutta la sua collezione d’arte e la casa che la contiene ma non mi ha detto dove si trova. Peeta è stremato per il viaggio e per la settimana terribile. Ha bisogno di dormire, non me la sento di lasciarlo solo. –Dai andiamo a letto- mi alzo di scatto dal divano facendolo sobbalzare –Come?Vuoi dormire qui?- lo vedo sorpreso e confuso. –Se non è un problema- lo fisso dritto negli occhi azzurri carichi di tristezza e dolore –Ok- mi dice curvando leggermente le labbra in quello che mi sembra un sorriso. Ci dirigiamo entrambi in camera e senza curarmi della sua presenza entro nella cabina armadio e tra l’enorme quantità di abiti prendo due pigiami glielo porgo e senza preoccuparmi di lui mi sfilo il maglione rimanendo in reggiseno vedo Peeta sgranare gli occhi, forse l’ho sconvolto e mentre infilo la maglietta a maniche lunghe del pigiama che mi arriva appena sotto al sedere e sfilo i jeans - Forse dovresti cambiarti anche tu invece di stare li imbambolato- gli dico ,Peeta scrolla la testa e si porta le mani sull'orlo della felpa color cachi e la solleva. E’ il mio momento di restare incantata mi soffermo a fissare il profilo scolpito dei suoi muscoli, i pettorali pronunciati, gli addominali scolpiti che arrivano poco prima dell’elastico dei boxer con una v . vedere Peeta senza maglietta mi provoca un brivido di eccitazione. Tutto quello che vorrei fare è avvicinarmi e appoggiare il mio corpo sul suo. Quando i miei pensieri diventano troppo imbarazzanti , scrollo la testa e entro nel letto freddo che subito viene scaldato dalla sua presenza. Questa volta sono io ad avvicinarmi, non c’è bisogno che lui me lo chieda, lo abbraccio più forte che posso e mi addormento nell'incavo del suo collo. Mi sveglio ancora abbracciata a lui . Durante la notte non ho avuto nessun incubo è stato un sonno profondo e sereno . Mi sento fresca e riposata così decido di alzarmi e cucinare qualcosa per colazione . Voglio preparare una sorpresa per il suo risveglio. Prima di sgattaiolare fuori dalle coperte mi soffermo ad osservarlo. Ha un'espressione così serena sembra che ciò che lo tormentava ieri sia sparito .I ricci biondo cenere gli ricadono sulla fronte e freno il mio impulso di baciarlo per non svegliarlo. Entro in cucina, apro il frigo e prendo delle uova e del bacon che soffriggo in padella rompo le uova e inizio a spremere delle arance.
- Eih dolcezza vuoi dar fuoco alla mia casa?- vengo raggiunta da Peeta con i capelli tutti scompigliati che si mette una mano davanti alla bocca sbadigliando -cosa?- mentre mi giro verso di lui mi accorgo della puzza di bruciato e delle uova che nella padella hanno abbandonato il loro colore dorato per diventare nere come il carbone -maledizione!- ascolto ridere fragorosamente il ragazzo dietro di me e corro verso i fornelli per spegnerli. Sento le sue braccia stringermi da dietro e le sue labbra appoggiarsi sul mio collo, mi fa rabbrividire -lasciami il posto..- mi dice ma prima che possa aggiungere altro mi giro e lo bacio. Un bacio che mi ripaga di tutti quelli che mi sono mancati in questi giorni. Le nostre lingue si incontrano più volte e le sue mani cingono i miei fianchi . Mi solleva facendomi sedere sul bancone della cucina e si fa strada tra le mie gambe avvicinandosi sempre di più. Mi accarezza la schiena nuda sotto la maglia e una voglia improvvisa mi fa desiderare di non avere vestisti a separarci. Capisco dal rigonfiamento dei pantaloni di Peeta che anche per lui vale lo stesso . Dopo un paio di minuti allontana leggermente le sue labbra e mi guarda negli occhi -Grazie Kat- sussurra e poggiandomi un ultimo dolce bacio sul naso si avvicina al frigo. Sento caldo ovunque , ho il respiro affannato la pelle attorno alle labbra arrossata. Il cuore che tamburella all'impazzata nel petto. Mi lascio cadere sullo sgabello mentre Peeta fa scivolare nel piatto davanti a me delle frittelle -mi hai finito tutte le uova , oggi pomeriggio sarò costretto ad andare al centro commerciale- dice sbuffando , sedendosi accanto a me - non è colpa mia- - ah scusa! E' vero. Le uova hanno deciso di suicidarsi dandosi fuoco! Teoria interessante- ride e mentre lo guardo vedo che si sta riprendendo . La sua espressione è meno triste di quella di ieri e purtroppo è tornato a essere in grado di lanciarmi frecciatine - ok forse è stata in parte anche colpa mia - dico addentando la mia colazione - se vuoi per rimediare ti accompagno , ma prima devo andare in sede a farmi una doccia- - puoi farla qui- mi coglie in contro piede- non ho vestiti puliti qui- - sarebbe ora che ne portassi qualcuno sono stufo di prestarti i miei pigiami me li allarghi tutti col sedere che ti ritrovi,ahahahah- sgrano gli occhi e non so se essere sorpresa per la proposta o offesa per la cattiveria gratuita . Scelgo la seconda. -Ah si? Io ho il sedere grosso?- dico con tono sostenuto - non verrò più qui allora- Peeta sembra divertito ma mi chiede subito scusa e aggiunge- dammi il numero di Madge - - a cosa ti serve?- gli porgo il mio telefono- lasciami fare tu vai a farti la doccia dolcezza- compone il numero e aspetta , origlio la conversazione mentre mi dirigo in bagno -Eih Madge ciao sono Peeta ... Si sono tornato... No non cerco Kat , è qui con me..sei in sede?...Ottimo... Proprio a questo proposito ti chiamo... Sai si è rovesciata metà della colazione addosso e ora ha bisogno di un cambio puoi prepararlo mentre arrivo a prenderlo? ... Grazie 10 minuti e sono li... Ricorda voglio qualcosa di sexy..- dice ridendo e poi attacca sono leggermente in imbarazzo e mi precipito nel bagno degli ospiti dove c'è una grande doccia con le pareti in vetro satinato. Ha le dimensioni doppie del normale. Lascio cadere a terra il pigiama e mi "tuffo" sotto al getto vaporoso del doccione. La casa di Peeta è curata nei minimi dettagli. Anche le saponette sembrano opere d'arte . Mi risciacquo velocemente e mi lego attorno al corpo un asciugamano bianco morbidissimo. Cerco una spazzola , mi pettino i capelli bagnati che asciugo lasciandoli sciolti e ondulati e torno in camera. Peeta non è ancora tornato.. Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi per qualche minuto, la sua voce mi fa sobbalzare - Ma sei matta?! Non puoi stare sul letto di un ragazzo semi nuda con solo un pezzo di spugna a coprirti , potrei non rispondere delle mie azioni- dice sdraiandosi sopra mi me mentre mi accarezza le gambe e ferma le sue mani poco più giù della fine del corto asciugamano. Uno strano calore mi irradia a ogni suo tocco dentro di me. Sono indifesa inerme ma questo non mi spaventa al contrario mi eccita . Lo bacio con bramosia e lui sembra ricambiare . Gli passo le mani tra i capelli biondi mentre sento i suoi jeans sfregare sulla mia pelle nuda . Ma poi si ferma ansimando - tu mi vuoi morto- fa un sorriso accattivante e si solleva mi lancia un ultimo sguardo pieno di desiderio - vestiti che poi andiamo-. Mi lascia sola, indosso gli abiti che ha scelto Madge e arrossisco vedendo che la biancheria intima non è quella che porto abitualmente . Troppo trasparente per i miei standard. Indosso un vestito blu con un cinturino di pelle marrone poco più sotto al seno un cardigan beige parigine e ballerine. Quando sento Peeta lamentarsi - ci stai mettendo una vita!- gli rispondo inacidita- prova tu ha essere così perfetta- mi sorride e usciamo. Il centro commerciale è a un quarto d'ora di strada da casa sua. Mi fermo spesso a guardare nelle vetrine dei negozi mentre mi trascina verso il super mercato vero e proprio - Siamo qui per la mia spesa, non ti ho portato a fare shopping!- -Uff!- sbuffo- non è giusto- mi lamento - neanche per le mie uova era giusto ma sono morte bruciate lo stesso- mi dice ridendo. Mentre spinge il carrello mi indica i prodotti da prendere spuntandoli da una lista.- prendi quei cereali- mi indica una scatola verde con un gallo -Non mi piacciono quelli- faccio una smorfia -devono piacere a te?- chiede perplesso , arrossisco. Che vergogna ho dato per scontato che questa fosse la nostra spesa . Senza pensarci il mio subconscio ha agito come se vivessimo insieme. Afferro velocemente la scatola evitando il suo sguardo -che altro ti serve?- mi affretto a domandare- uova, latte e burro -.
E’ divertente fare la spesa con Peeta, a casa la vivevo sempre come un dovere, in più visto che i soldi scarseggiavano ripassavo il conto del cartello ogni alimento comperato per non sforare il budget mensile, riesco a far scivolare nel carrello alcune ghiottonerie: delle buste per la cioccolata calda , marshmallow e zollette di zucchero alla frutta. Dopo aver girato tutte le corsie arriviamo alla cassa , paga con la carta e con i sacchetti della spesa ci dirigiamo  alla sua auto.- Cosa ti va di fare dopo?- mi chiede- Non lo so dovrei anche tornare in sede per studiare- - Ah ok- sembra triste mentre chiude il bagagliaio - cos'è quella faccia?- -Ti sei già stancata di me?- questa domanda mi sorprende - Ma va stupido! , se mi lasci in sede a studiare prometto che stasera a cena torno da te se mi prepari qualcosa di buono- gli sorrido e sembra illuminarsi - Dormi da me?- - vedremo, Madge sentirà la mia mancanza- mi da un bacio - E io? Io sentirò la tua mancanza- mi fissa con quegli occhioni a cui non si può dire di no. - ci penserò-. Tornata in sede trovo Madge tutta agitata che vaga per la camera disperata. In un primo momento non capisco perché, poi mi ricordo. Stasera è la sera dell'appuntamento con Gale.     

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Capitolo 15
*** Rosa corallo ***


Buona Domenica :) Sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per le recensioni . Questo capitolo è un po' diverso spero di non annoiarvi , buona lettura a presto- Torma .

14. 
POV Madge


Conosco Gale da un anno ma non posso dire che mi sia piaciuto subito, anzi è proprio quel genere di ragazzo che a San Diego cercavo di evitare, troppo preso da se stesso e dai propri interessi per prestare attenzione alle ragazze con cui passavano i sabati sera o si facevano alla feste. E non c’è da sorprendersi se è proprio a una festa che l'ho visto la prima volta. Katniss e io eravamo arrivate da qualche settimana al dormitorio e siccome cercavo in tutti i modi di piacerle le avevo proposto di uscire insieme –Katniss, ti va di andare a mangiare da qualche parte? Sono già stufa della mensa- le avevo chiesto quella sera- Mmh volentieri ma ho promesso un mio amico che lo avrei raggiunto a una festa a casa di un suo compagno di corso dopo, vuoi venire con me?- . Accettai e dopo essermi messa il vestito color corallo di Valentino, eravamo uscite dal campus con la mia auto. La festa si era tenuta a pochi isolati di distanza. Appena varcato l'ingresso persi Kat tra la moltitudine di studenti che affollava quel appartamento da scapolo con poster osceni alle pareti. Dopo averla cercata invano avevo deciso di dedicarmi al povero buffet che si trovava sacrificato in un angolo della stanza. stavo sgranocchiando qualche patatina quando ebbi la fortuna di ritrovarmi una birra rovesciata sul vestito nuovo  - Ma che diavolo hai in testa? Spazzatura? Questo abito costa 600$ !!! Idiota!!-  lo vidi alto e atletico davanti a me, occhi grigi e capelli ricci scuri, una maglietta attillata che metteva in risalto i muscoli , un idiota che ti mozzava il fiato. - Scusa è un vestito , mamma mia come sei esagerata!- aveva bofonchiato- quella era la mia birra.- esagerata io?? Con quella frase mi fece imbestialire, mentre cercava di sdrammatizzare iniziai a gridargli gli insulti più disparati finché Katniss mi trovò e ci separò -Madge questo è il mio migliore amico Gale- scrutai prima lei è poi lui dalla testa ai piedi - Belli amici che hai- . Da questo primo incontro catastrofico non avrei mai potuto immaginare che dietro a quel ragazzo strafottente si nascondesse un cuore d'oro. Da quella sera provò  in tutti i modi a farsi perdonare, mi portava il caffè  prima  di andare a lezione , mi lasciava sempre il suo budino al caramello alla mensa , portava i miei libri e si offriva di aiutarmi in matematica ma non è stato solo questo.  Era stato osservandolo rapportarsi con Katniss che ho cambiato idea. Con tutte le altre ragazze era un vero stronzo, con la S maiuscola , ma lei riusciva a tirare fuori il meglio di lui, una parte positiva che mi attirava con una calamita . Quando poi ho avuto la conferma che tra la mia amica e quel ragazzo non ci fosse davvero nulla mi sono ritrovata con una cotta spaziale. Non so se fosse l'influenza di Katniss ma Gale con me era sempre gentile , simpatico e disponibile quasi adorabile ,a volte, e mi sono infatuata, con me non aveva nessuna inibizione e nessun meccanismo di difesa, era semplicemente Gale , non il presidente super figo della Dtau ma un amico fidato . Da un paio di mesi mi ero convinta che il nostro destino fosse solo quello di rimanere amici ma questa settimana quando mi ha chiesto di uscire sono caduta dalle nuvole per atterrare in paradiso .
Sto aspettando Katniss da mezz'ora, aveva promesso che mi avrebbe aiutata a prepararmi ma si sarà trattenuta da Peeta , mi agito per la stanza in cerca di qualcosa da mettere, Gale mi ha accennato che vorrebbe portarmi al ristorante ma mi ha tenuto all’oscuro di quale si tratti quindi non ho idea di quale vestito sia il più adatto per il luogo. Quando arriva Kat prima che possa dire qualcosa la aggredisco- Dove sei stata pessima amica? Sono in crisi .- sorride e si lascia cadere sul letto mi stendo vicino a lei Kat dammi una mano- mi guarda e osserva la mia piega fatta dal parrucchiere e il trucco steso perfettamente e alzando un sopracciglio mi dice - Ma non avevi comprato un vestito proprio nella remota possibilità che questo potesse accadere?- ci penso per un secondo e poi mi viene in mente, ha ragione, ho acquistato il  vestito perfetto mesi fa ma non avendolo mai messo me ne ero dimenticata. Apro l'armadio e indosso un abitino corto color cipria che avvolge il Seno con la stoffa plissettata sotto la quale è posizionata la decorazione di swarovski e scivola morbido poco sopra il ginocchio , infilo i tacchi grigi abbinati con un copri spalle e mi spruzzo qualche goccia del mio profumo preferito di Chanel . Pochi minuti dopo Gale arriva davanti alle sede e lo raggiungo zampettando per il vialetto agitata e emozionata allo stesso tempo . Salgo sul suo pick-up e noto la sua eleganza. Pantaloni scuri, camicia  chiara e giacca elegante . Sembra nervoso. - Ciao Gale - mi scruta meravigliato- - Sei bellissima - mi dice facendomi arrossire, Adoro i complimenti sinceri e adoro anche il suo profumo. Dopo un po' di strada capisco la nostra destinazione . Siamo davanti al mio ristorante giapponese preferito. Amo tutto di questo posto dal cibo all'atmosfera e soprattutto il fatto che ogni tavolo è separato dagli altri tramite separé garantendo a ogni commensale il massimo della privacy . Il cameriere asiatico ci fa accomodare e ci porge i menù –E’ la prima volta che mangio giapponese- esordisce Gale rompendo il silenzio - Ma come è possibile?- gli chiedo sconcertata - ordinerò per entrambi se per te non è un problema- - fai pure bionda, quello che va bene per te per me andrà benissimo- mi ammicca. La cena trascorre piacevolmente ,è divertente guardare Gale che invano cerca di utilizzare le bacchette continuando a far cadere un povero gamberetto. Allungo le mie bacchette nel suo piatto e afferrandolo lo imbocco . Lo guardo sghignazzando , lui sbuffa -Buono ma la prossima volta scegliamo un ristorante dove posso mangiare con le mani- - La prossima volta?- sono eccitata e allegra - certo bellissima non ti libererai così facilmente di me- è terribilmente sexy mentre lo dice vorrei non aver il tavolino in mezzo a noi ,in questo momento riesco solo a pensare che vorrei essere quel bicchiere da cui sta sorseggiando un po' di vino, poter sentire il sapore di quelle labbra- Cosa c'è? Sono sporco?- dice attirando di nuovo la mia attenzione, mi ero incantata a fissarlo , lui si strofina la mano poco più su della bocca . - No tranquillo- gli rispondo imbarazzata. E’ strano essere qui, mi ero convinto che la mia cotta fosse senza speranza , inutilmente ho provato ad avere altri ragazzi ma essere qui ora con Gale non mi sembra vero. - Che piani hai per dopo?- chiedo affondando il cucchiaino in un dolce caramelloso - Ti sei già stufata di me Undersee?- - in realtà no ma se mi chiami ancora così potrei stancarmi- - Undersee non essere curiosa dai tempo al tempo - mi punzecchia - forse sei troppo elegante ma andrà bene lo stesso- -Troppo elegante? Questo è un abito semplice- gli rispondo stizzita - da tutti i giorni aggiungerei- - beh l'unica cosa che aggiungerei è che l'unica cosa per cui mi sembra adatto è essere tolto- mi dice malizioso -Gale!- sento caldo ovunque , e un brivido mi percorre la schiena , non di freddo, di eccitazione. Usciamo mano nella mano anche se dopo la sua ultima affermazione fatico a guardarlo negli occhi. Ho paura di essere una delle tante conquiste. Andiamo verso il parcheggio ma prima di salire mi volta verso di lui e affermandomi il viso tra le mani poggia le sue labbra sulle mie, è un bacio carico di passione, esigente,caldo, lascio che la sua lingua si incontri con la mia mentre sento il freddo della portiera sulla pelle dietro di me , si stacca leggermente dalle mie labbra e fissandomi negli occhi mi sussurra – E’ da quando sei salita in auto che volevo farlo- appoggio le mie labbra sulle sue, ora sono io a baciarlo. Desidero questo da così tanto tempo che ancora stento a crederci. Essere attratti da un ragazzo come Gale è inevitabile, atletico, tenebroso,intelligente, carismatico. - Undersee io avrei prenotato due biglietti per la proiezione di mezzanotte per Colazione da Tiffany, ma c'è anche la mia stanza- mi sussurra mordicchiandomi il labbro inferiore dolcemente- questa frase mi fa gelare il sangue - il film mi sembra un'ottima idea non voglio essere una delle tue "solite" ragazze- mi piace Gale ma non andrò a letto con lui al primo appuntamento , mi stacco di scatto da lui irritata -Madge..-cerca di attirarmi di nuovo tra le sue braccia - non sei una delle tante , sei diversa- non so se credergli, con me non si è mai comportato da stronzo - Dimostralo-  lo blocco prima che possa baciarmi - dimostrami che posso fidarmi di te.-  - Farò di tutto per te biondina, mi impegnerò seriamente dammi la possibilità di essere un fidanzato perfetto- lo osservo con occhi sbarrati e non ricevendo risposta conclude- pensaci ok?- apre la portiera e mi fa salire. Fidanzato?non so cosa rispondere. È Gale lo conosco bene, ma questo suo lato è una novità, non ha mai avuto una ragazza per più di una sera da quando lo conosco.. Al cinema è più gentile del solito, penso per rimediare a ciò che ha detto prima,  noto tutte le piccole cose che fa , mi apre la porta, mi compra i popcorn ricoperti di cioccolato senza che io glielo chieda, mi tiene la mano stretta mentre con il pollice accarezza il dorso di essa. Mi lascio scivolare tra le sue braccia a metà del film, mi riprometto che starò in guardia ma Gale ora è quello che voglio non posso essere prevenuta nei suoi confronti. Mi poggia una bacio tra i capelli mentre mi accarezza il braccio "Quello che è certo è che avevo sbagliato nel classificarlo. Pensavo che fosse un verme. Invece è un super verme, ecco. Un super verme, sotto spoglie di verme."
Audrey Recita la sua battuta e lancio uno sguardo veloce a Gale preso dalla proiezione, ma io so benissimo che Gale non è un verme , può sembrare un cattivo ragazzo ma queste sono tutte scuse che do a me stessa. In realtà ho solo paura che ora che si è fatto avanti io mi possa innamorare veramente e lui mi ferisca. Sono terrorizzata , sono una fifona non ho un briciolo di coraggio ma forse devo provarci per essere felice, così quando Gale mi accompagna in sede gli rispondo- Si, puoi essere il mio ragazzo- e lui mi bacia dolcemente.

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Capitolo 16
*** Lana bianca ***


Ciao a tutti, sono viva e mortificata per la mia assenza :( Come ho già detto ad alcune di voi sono stata colpita dalla sfiga e mi si è rotto il computer che ora il tecnico sta cercando di sistemare , spero vivamente che recuperi i miei dati perchè avevo già scritto alcuni capitoli.  Siccome mi sentivo in colpa questo l'ho riscritto di sana pianta e grazie al pc di una mia amica posso pubblicarlo per voi. Spero vi possa piacere. Avviso già che non so quando potrò di nuovo pubblicare, mi auguro presto. Buona lettura- una triste Torma.
P.S. almeno l'esame è andato bene ( 30 e lode) ;D


15.
Ieri  Madge è tornata tardi ma non mi ha risparmiato nessun dettaglio anche alle tre del mattino, ha messo il pigiama e si è infilata nel mio letto- Kat..- mi ha sussurrato nell'orecchio mentre mi scuoteva dolcemente- Kat sei sveglia?!- -Mmh... noo- ho mugugnato dandole la schiena. Lei ha insistito -Kat dai so che ormai sei curiosa e vuoi sapere come è andata- -mi volto e la guardo negli occhi- in realtà vorrei dormire ma so già che finché non mi racconterai tutto mi sarà impossibile quindi spara- intravedo un sorriso sbieco alla luce della luna che filtra dalla finestra -Io e Gale ci siamo messi insieme- dice tutto d'un fiato e aggiunge altre mille cose. - Non mi sorprende ora posso tornare a dormire? Stavo facendo un bel sogno – la interrompo poco dopo - ma che amica del cavolo sei?- -una amica che ha sonno- la sento sbuffare - domani però mi devi ascoltare- -tutto quello che vuoi- mi rimbocco le coperte e crollo di nuovo nel mondo dei sogni. Mi sveglio verso le dieci a causa del freddo, Madge durante la notte come suo solito ha rubato tutte le coperte lasciandomi scoperta . A parte il brusco risveglio notturno la notte è trascorsa serenamente e il ricordo della serata passata con Peeta mi ha lasciato di buon umore. La ragazza bionda non è l’unica che ha qualcosa da raccontare.
Dopo che Madge è uscita dalla sede zampettando mi sono dedicata un po' allo studio di storia dell'arte anche se è stato praticamente inutile, su  ogni pagina del mio quaderno degli appunti trovavo scarabocchi fatti da Peeta, che durante le lezioni pasticcia i bordi bianchi con frasi stupide , cuoricini e altri teneri disegnini , in più ogni nozione che leggevo lasciava spazio sempre e solo al suo volto sorridente o alle sue battute cosi dopo aver abbandonato quei fogli e essermi data una rinfrescata  ho deciso di chiamarlo ed  è stato felice di venirmi a prendere. Appena ho varcato la porta del suo appartamento sono stata travolta dal profumo inebriante proveniente dalla cucina. Per cena Peeta mi ha preparato stufato d’agnello con le prugne che è diventato il mio piatto preferito , in realtà tutto quello che mi prepara quel ragazzo ormai è il mio piatto preferito. Mi sono sentita invadere da una sensazione di piacevole calore mentre lo osservavo chino sul lavandino strofinare delle incrostazioni di sugo dalla pentola, ho lasciato la mia mente vagare e mi sono fermata a pensare.. La Katniss che credevo di essere pian piano sta venendo sostituita da una nuova , forse migliore, Katniss. Al liceo facevo fatica a farmi avvicinare da qualsiasi ragazzo che non fosse Gale, preferivo stare da sola o quando la mia posizione non me lo permetteva mi accerchiavo di ragazze . Respingevo qualsiasi tipo di fidanzato, la morte di mio padre aveva segnato la mia adolescenza facendomi desiderare di restare sola, mi sono convinta che senza amore avrei evitato le sofferenze e sentivo di potercela fare. Ma mi sbagliavo, l’ho capito quando ho incontrato Peeta , stare con lui è così naturale, mi infonde un senso di serenità .Sono una ragazza dura all’apparenza ma fragile all’interno, tormentata da quanto avevo 11 anni dalla perdita dell’uomo più importante della mia vita, sono cresciuta diffidando della vita e aspettandomi sempre di peggio.Mio padre spesso mi ricordava che le cose brutte ti colpiscono sbucando dal nulla. Quando arrivano, arrivano all'improvviso, senza avvertire. È raro vedere che la catastrofe si avvicina. Non importa quanto ci prepariamo ad affrontarla. Facciamo del nostro meglio, ma a volte non è abbastanza. Cerchiamo di proteggerci con tutte le forze, ma non fa alcuna differenza. Perché quando le cose brutte arrivano sbucano dal nulla. Le cose brutte arrivano all'improvviso, senza avvertire. Ma dimentichiamo che, a volte, arrivano così anche le cose belle. Lui è la mia cosa bella, Lui sta colorando i pezzi grigi dentro me, con il suo affetto e mi rende ogni giorno che passa una persona migliore. Ho trovato la felicità in un posto inaspettato ,vive in un attico al ventiduesimo piano, è buffo che ciò che ho cercato di evitare per tutta la vita in realtà sia l’unica cosa che mi rende felice in questo momento. Quando lui mi sorride tutto diventa migliore. Sono contorta ma lui mi capisce al volo qualsiasi cosa faccia. -Eih cosa è quell’aria così pensierosa -dice facendomi sobbalzare, arrossisco appena mi accorgo che mi ero imbambolata a fissarlo, mi capita spesso ultimamente, non so ancora precisamente come considerarci, mentre mi riperdo nuovamente a fare congetture su che tipo di rapporto ho con Peeta sento le sue braccia forti stringermi da dietro e sollevarmi in un abbraccio –Che fai?- chiedo mentre lui stringe le mie gambe con le sue mani forti –Ti porto sul divano, mi sembri un po’ assente- mi sorride e capisco che è proprio lui il motivo della mia distrazione, quel sorriso bianco, le fossette che compaiono quando fa curvare le labbra in quel modo sono ciò che mi fanno perdere lucidità. Non protesto e mi lascio trasportare fino al salotto, mi da un leggero bacio sulle labbra appena mi appoggia sui cuscini morbidi e senza rifletterci formulo una domanda che lo coglie abbastanza di sorpresa -Peeta ma cosa siamo? - -Cosa intendi?- mi guarda accigliato mentre prende la coperta di lana bianca che stende sui nostri corpi -ehm.. nel senso.. ecco.. se qualcuno mi chiedesse di noi… Cosa devo rispondere?- Peeta mi sorride, sembra divertito, io al contrario mi sento il viso caldo e l’imbarazzo non accenna a diminuire – Katniss se vuoi che io sia il tuo ragazzo basta dirmelo- la mia faccia diventa porpora mentre una risatina esce dalla sua bocca , la mente mi si annebbia e riesco solo a farfugliare parole senza senso  -Beh io sarei molto felice di esserlo- dice tutto fiero tirando il mio corpo verso il suo e stringendomi forte, sento il suo viso affondare nei miei capelli e lo ascolto mentre espira profondamente –ma devi dirmi cosa vuoi tu Kat- acquisto un attimo di lucidità, sento di dover rispondere qualcosa di sensato , arrivi ad un punto in cui devi smettere di aver paura e iniziare a vivere, così lo ammetto a lui e anche a me stessa – Voglio stare con te, voglio essere l’unica a cui preparerai le focaccine, l’unica a cui presterai i pigiami, l’unica che possa decidere di restare a dormire con te nel tuo letto- mentre lo dico lo fisso dritto nei suoi occhi azzurri e noto che pende dalle mie labbra- voglio essere la ragazza di Peeta Mellark- non faccio in tempo a dire altro che le nostre labbra si incotrano, Peeta affonda le sue mani nei mie capelli mentre preme il suo corpo contro il mio e io affondo le mie dita nelle sue spalle, questo bacio caldo morbido e passionale mi fa dimenticare dell’imbarazzo, mi sento leggera, con un peso in meno ,  non voglio più separare le nostre labbra e temo il momento in cui questo dovrà succedere. Alla fine verso mezzanotte mi ha riportata a casa e mi sono assopita pensando a tutto questo con un sorriso.
Scendo a fare colazione e passo la mattina a oziare con Madge in sede che non la smette di parlare per un attimo, la osservo e la sua felicità mi trasmette allegria. Questa sera andrò a dormire da Peeta visto che prima di accompagnarmi a casa ieri sera ha insistito che gli promettessi che sarei stata con lui domenica notte. Verso il tardo pomeriggio mi faccio una doccia e mi preparo indosso la mia gonna blu con il maglione grigio intrecciato metto le calze pesanti e le mie converse antracite. Mi dirigo a piedi fuori dal campus e prendo la metropolitana, il sole sta quasi tramontando , le giornate si fanno sempre più corte. Dopo circa una mezz’oretta arrivo all'appartamento di Peeta, suono ma non mi apre nessuno, mi lascio scivolare seduta con la schiena contro la porta. Sarà uscito un attimo . Aspetto per circa venti minuti sullo stipite, quando vedo la sua chioma bionda uscire dall'ascensore, mi alzo di scatto e quando mi nota di ferma a osservarmi. E' vestito con una tenuta sportiva , la sua pelle luccica a causa del sudore, deve essere andato a correre. Si scusa velocemente mentre apre la porta- pensavo venissi più tardi- - Hai finito di fare il finto sportivo per oggi?-lo punzecchio -come?- gli spunta un sorriso prima di dirmi -sono sicuramente più un forma di te- si avvicina e mi bacia , è un bacio lento e dolce, un bacio che ho desiderato per tutto il pomeriggio - tornando a noi- dice staccandosi e varcando la porta -è quasi ora di cena hai fame?- mi scruta con quel sorriso malizioso - beh mentre mi faccio una doccia allora potresti preparare la cena senza bruciarmi casa ok ?- mi sento offesa e gli lancio uno sguardo truce rispondendogli –Vai al diavolo Mellark-. Peeta sparisce in bagno, ma mentre entro in cucina penso di non tentare di nuovo la fortuna e decido di ordinare take away al ristorante tailandese, cerco il telefono di Peeta visto che il mio è scarico ma non lo trovo. Entro in bagno senza pensare -Peeta dove hai messo…- lo vedo davanti allo specchio in boxer mentre si sta sfilando la maglietta , mi sento un attimo mancare tutti i miei istinti primordiali sembrano essere svegliati da quel corpo marmoreo color carne, mi blocco un attimo a fissare la linea perfetta dei suoi addominali, Peeta se ne accorge e mi sorride -Eih hai bisogno?- mi sento un’idiota per non aver bussato -Beh in realtà avevo bisogno del telefono ma penso che ora mi servirà una doccia fredda- dico scherzando ma non per Peeta che prende la mia affermazione come una richiesta, si avvicina a me e appoggiando le labbra sulle mie  mi sfila dalla testa il maglione lasciandolo cadere ai nostri piedi. Non riesco più a capire cosa stia succedendo attorno a me sento solo il corpo caldo di Peeta vicino al mio mentre lui mi passa le sue mani morbide sotto la maglietta e la sfila dolcemente . Mi ritrovo in reggiseno davanti a lui che si ferma un attimo a guardarmi ,  poggia le sue labbra sul mio collo provocando mi un brivido lungo la schiena. La mia mente è appannata da quei gesti nuovi e inaspettati . Ritorno in me appena sento le sue dita scendere in cerca della zip della gonna mi scosto quasi di scatto da lui che mi guarda con occhi interrogativi -che c'è piccola?- mi chiede sussurrando - Non posso- dico tutto d'un fiato raccolgo in fretta i mie indumenti e esco dal quel bagno di corsa. Mi manca l'aria . Entro nella camera degli ospiti e dopo aver infilato la maglietta mi rannicchio sul letto. Un turbine di emozioni affolla la mia mente, cosa c'è di sbagliato in me? Perché sono così spaventata da quello che sarebbe potuto succedere? Ho paura che una volta superato un certo limite perdere Peeta potrebbe spezzarmi. Ogni giorno che passa mi accorgo che ho sempre più bisogno di lui e questa cosa mi terrorizza. Non sono mai dipesa da nessuno. Peeta entra in camera un po' spiazzato, si è messo i pantaloni della tutta e una canotta intima si siede accanto a me e inizia a accarezzarmi la testa passando le sue dita tra i capelli -eih Kat- bisbiglia- scusa, non dovevo fare una cosa che non volevi sono mortificato -  fantastico, cerca di scusarsi anche se non ha nessuna colpa, quella strana tra i due sono io, qualunque ragazza normale con un ragazzo come Peeta avrebbe fatto di meglio che scappare e nascondersi nella stanza degli ospiti mi tiro seduta e fisso i miei occhi grigi nei suoi azzurri - è colpa mia- ammetto- scusami te.. Mi piaci molto e mi sento in colpa ad averti respinto ma..- cerco di trovare le parole giuste mentre balbetto - ma queste cose sono nuove per me, sei il mio primo ragazzo in assoluto..- Peeta sembra sembra sorpreso , sicuramente avrà avuto innumerevoli fidanzate -primo?- mi chiede sovrappensiero mentre soppesa le mie parole -primo- sussurro di rimando -quindi tu sei..?- cerca di dire ma lo interrompo prima io - vergine- mi sento in imbarazzo ma è come se mi fossi tolta un peso, nessuno sa questa cosa , tutti immaginano che una ragazza di 19 anni abbia già avuto le sue esperienze ma per me non è così. Peeta mi sorride mentre mi accarezza il viso - eih dovevi dirmelo , non c'è nulla di vergognarsi, e se lo avessi saputo avrei evitato di sedurti in bagno- trattengo a stento una risata, la sua reazione mi sorprende , Peeta è il ragazzo migliore che conosco - e ora che lo so, la nostra prima volta sarà speciale - mi sorride e arrossisco, mi bacia e mi lascio avvolgere in un caldo abbraccio ricadendo sul cuscino. Poco dopo Peeta va a farsi la doccia , chiamo il ristorante e mentre aspetto decido di darmi una rinfrescata nel bagno degli ospiti mi asciugo il viso e torno in salotto ad aspettare il ragazzo delle consegne che arriva poco dopo che Peeta mi ha raggiunto in cucina con i capelli ancora umidi . Evita di ricordare quello che è successo prima e gliene sono grata dopo cena ci accoccoliamo sul divano a guardare un vecchio film in tv a metà del quale però mi appisolo cullata dal suo respiro regolare e dal suo profumo , a un’ora indefinita mi solleva e mi porta in braccio in stanza mi sussurra qualcosa mentre sono ancora semiaddormentata, mi aiuta a mettermi il pigiama e infila i nostri corpi sotto le coperte . Mi tuffo nell'incavo del suo collo e dopo aver bisbigliato -grazie- mi da un bacio sulla testa e crollo in un secondo. È una notte senza incubi, consapevole è che pian piano mi sto innamorando di Peeta Mellark e questo non mi fa più così paura.
                                                                                    

 

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Capitolo 17
*** Arancione zucca ***


Ciao a tutti e ben ritrovati :) sono tornata ora in possesso del mio computer ma essendo queste settimane di esami vi avviso in anticipo che pubblicherò ogni tre o quattro giorni nei pochi momenti di libertà (sempre se vi interessa ancora sapere come prosegue la storia). Detto questo vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, recensite mi raccomando, un bacio e un abbraccio a tutti quelli che lo fanno costantemente . Grazie. A presto - Torma

16.
Siamo giunti all'ultima settimana di ottobre carichi di amore, felicità e spensieratezza , le cose tra me e Peeta si sono fatte ufficiali e per parecchi giorni siamo stati sulla bocca di tutti, o meglio Peeta è stato sulla bocca di tutte quelle ragazze deluse che si fosse fidanzato. Madge e Gale dopo altre uscite hanno definitivamente deciso di fare coppia fissa suscitando l’ilarità dei confratelli di Gale ormai follemente innamorato. In sede l'altra sera c'è stata una lite furibonda tra Lux e Clove per il presunto tradimento della bionda che  si è fidanzata con Cato nonostante quest ultimo avesse spezzato il cuore della brunetta . Sono volate parole che preferisco non ricordare e sono arrivate anche alle mani decidendo di troncare ogni tipo di rapporto . Oltre a questa amicizia finita le AXO si stanno occupando dell'organizzazione di un evento importante, la festa di halloween e segretamente della festa a sorpresa per il ventunesimo compleanno di Johanna . Tutte sono state messe al lavoro - il 31 tutto deve essere perfetto - ci aveva intimato Johanna all'oscuro del fatto che durante la festa di halloween che sta organizzando ci sarebbe stata la sua festa a sorpresa . L'idea l'ha avuta Annie e ha curato ogni minimo dettaglio in segreto , Johanna pensa che la festa si svolgerà come sempre alla sede dei Dtau mentre invece la sua amica ha prenotato una sala al Capitol hotel dove la nostra presidentessa verrà accompagnata dopo essere prelevata da due presunti "rapitori" . Per questa missione si sono offerti Finnick e con mia sorpresa Jake il fratello di Peeta.
Oggi è il trenta,  Annie è andata all'hotel per controllare gli ultimi dettagli e ha affidato a me il controllo di Johanna , questo significa passare un intero pomeriggio al centro commerciale con lei. Per fortuna madge si è offerta da farmi da spalla, così ora siamo alla ricerca di qualcosa di adatto per la festa.
- Dovremmo vestirci paurosamente di classe - ha esordito Madge mentre spostava alcuni abiti dalle grucce - Meglio paurosamente sexy - l'ha corretta Johanna - Ma il tema della serata non è horror chic ?- ho chiesto  io sovrapensiero guardandomi intorno per il negozio di costumi - Ha ragione Katniss, Jo' il sexy associato a costumi di hallowen rischia di diventare volgare-ha puntualizzato Madge. Alla fine lei ha optato per un tubino bianco stile anni venti con frange e svaroschi ovunque, tipico da lei non sembrare assolutamente spaventosa, io ho scelto un abito lungo rosso scuro che lascia scoperta tutta la chiena cadendo morbido sul davanti, mentre Johanna ha acquistato un abito nero aderente con le maniche lunghe di pizzo trasparente . Soddisfatte dei nostri acquisti ci fermiamo in una caffetteria a prendere una cioccolata calda -Come è stare con un Mellark ? - mi chiede Johanna mentre mescola la sua cioccolata sovrappensiero -beh Peeta è davvero fantastico- gli rispondo e addento un pasticcino - e a letto come si comporta?- cosa? Non me lo sta chiedendo davvero , a momenti mi strozzo con un cannoncino e vedo Madge trattenere un sorriso mentre osserva la mia faccia - noi non facciamo ancora queste cose- rispondo imbarazzata vorrei uscire da qui è andarmi a nascondermi sotto terra, neanche Madge sa che sono vergine e non voglio informare Johanna di questa cosa , mi prenderebbe in giro a vita quindi aggiungo maliziosa - ma penso che presto succederà e ti potrò rispondere- Johanna ride divertita e io "tuffo"la mia faccia dietro la tazza.. Non so se quello che ho appena detto sia veramente una bugia, io e Peeta siamo insieme da poco più di un mese e anche se forse è presto il più delle volte è difficile restare calma durante i nostri momenti "passionali" che ogni giorno diventano sempre più intimi, dormo da lui tutti i weekend e vederlo girare per casa senza maglietta o con indosso solo i boxer fa un strano effetto. Mentre fantastico su il corpo di Peeta, Johanna si fa raccontare come procedono le cose con Gale -Stiamo bene , e per il ringraziamento mi ha invitato a casa sua - questa mi è nuova -Davvero?- - Si Kat, me lo ha chiesto ieri ma non te l'ho detto perché non sono ancora sicura se accettare- -io sarei felice di farti fare un giro turistico per Augusta- le sorrido- non è San Diego ma non è male- - ci penserò - mi risponde - e il giovane Mellark dove passerà il ringraziamento?- le domande di Johanna su Peeta stanno diventando insistenti - tornerà nel Kentucky con suo fratello- -anche Jake parte?- mi sembra sorpresa ma non indago oltre, non mi piace farmi i fatti degli altri -si anche Jake-  Johanna si gratta il naso e si lascia cadere contro lo schienale della poltroncina del bar - tu Johanna che piani hai?- - forse tornerò in florida a trovare la mia famiglia , perché Annie e Finnick non mi hanno ancora detto nulla sui loro programmi.-
Torniamo in sede verso l'ora di cena e Annie ci saluta entusiasta, mentre Johanna viene chiamata in cucina da Delly, la nostra vice presidentessa mi chiede di chiamare Peeta per sapere come procede la preparazione della torta. -Pronto?!- mi risponde dopo alcuni squilli - Eih Peeta sono Katniss, Annie si chiedeva come sta venendo la torta-. Peeta si è offerto di preparare una torta a strati di pandispagna alla vaniglia ripiena di crema alla nocciole decorata - beh è quasi finita se aspetti qualche minuto gli faccio una foto e te la invio- - mi sembra fantastico - gli dico - Kat non farla vedere a Johanna è una sorpresa ricorda- mi dice come se stesse parlando con una bambina di 5 anni -oh guarda che non sono scema-  rispondo offesa  - beh volevo esserne sicuro - ride e aggiunge - stasera vieni da me a dormire?- - verrei volentieri ma sono la "guardia" di Johanna, non vorrei che andasse alla Dtau a controllare e scoprisse che non c'è nulla di organizzato li- sono davvero infastidita da questo compito- mi dispiace- aggiungo - ok però domani non voglio sentire scuse- -promesso- ci salutiamo e riattacco.
 Durante la cena mentre sto tagliando un pezzo della mia bistecca e ascoltando Johanna parlare dell'ultima puntata di grey's anatomy utilizzando termini tecnici che solo una studentessa di medicina come lei riesce a capire sento vibrare l'iPhone nella tasca e mi allontano dalla sala da pranzo per vedere il messaggio di Peeta . La torta è meravigliosa , a tre piani , ricoperta di fondant nero lucido a pois rossi coloro sangue, inoltre delle rose rosse sono collocate su i diversi piani, è davvero stupenda,gli invio un sms "sei un artista Mellark" e mi risponde con uno smile contento che mi fa l'occhiolino . Dopo cena faccio vedere la foto anche a Annie che è entusiasta e soddisfatta .- Ottimo ora speriamo solo che Finnick e Jake riescano a fare il loro dovere senza problemi. - - penso che sarà una festa fantastica- la rassicuro.
Fare la guardia a Johanna è risultato più difficile del previsto ma sono riuscita a tenerla a bada fino a sera, ora è in camera sua che si sta preparando da ore mentre la aspetto sulle scale, ormai la sede è deserta , tutte le consorelle sono uscite da un pezzo. Dopo quella che mi sembra un’eternità scende brontolando – Oggi quasi nessuno mi ha fatto gli auguri, stupidi , stupidi tutti- trattengo una risata e la scorto fuori dalla sede. Prima di salire in macchina come da piano Finnick e Jake in abiti scuri e con indosso due maschere bianche ci “aggrediscono” , mettono in testa un sacco di iuta a Jo’ , che inizia a urlare e a dimenarsi mentre Finnick la solleva come un sacco di patate e la chiude nel bagagliaio della sua auto. Saliamo nell’abitacolo con in sottofondo le imprecazioni di Johanna e Jake scoppia a ridere massaggiandosi l’avambraccio –Mi ha morso- sorrido –Poteva andarti peggio- scherzo , Finnick imbocca la strada che conduce all’hotel e in un paio di minuti giungiamo a destinazione . Jake si fa carico di portare Johanna che ormai si è arresa e si lascia trasportare inerme dentro l’ascensore. Entriamo in una stanza buia, il fratello di Peeta poggia dolcemente a terra la festeggiata che mentre viene liberata dal sacco inizia a dire –Razza di idioti io…- ma viene interrotta dall’accendersi delle luci e da mille voci che gridano –SORPRESA- -BUON COMPLEANNO-  Annie le corre incontro e la abbraccia calorosamente –Auguri Jojo- le sussurra –Grazie Annie, sono quasi commossa- dice e poi si gira verso noi tre che siamo ancora sulla porta –Con voi sono arrabbiata, mi avete fatto prendere un colpo!- scoppia a ridere e ci abbraccia. Dopo essermi divincolata cerco Peeta , la sala è allestita con tendaggi scuri , ragnatele alle pareti e zucche arancioni ovunque, ai due lati della pista da ballo al centro del quale c’è la console con il dj sono collocati due lunghi tavoli dove sono disposti cibo, alcolici, candelabri neri con candele rosse e la stupenda torta di Peeta. Lo trovo in un angolo a parlare con Marvel che appena mi vede si congeda velocemente –Vi lascio piccioncini, ci si vede Mellark- arrossisco un po’ e il mio fidanzato si avvicina e mi pone un lieve bacio sulle labbra –sei bellissima- mi dice mentre fa scorrere la sua mano sulla mia schiena accarezzandomi – Grazie, neache tu non sei male- anzi è terribilmente sexy nel suo abito scuro con i capelli pettinati all’indietro con il gel, sento Johanna annunciare al microfono –che la festa cominci- mentre alza il calice pieno di vino. Peeta si offre di andare a prendermi da bere –aspettami qui, non ti muovere- mi bacia la fronte e lo seguo con gli occhi mentre raggiunge il tavolo dall’altra parte della stanza. E’ venuta un sacco di gente, molti hanno già iniziato a affollare la pista da ballo, alcuni chiacchierano seduti sui divanetti davanti ai caminetti, ce ne sono quattro uno in ogni angolo, altri sgranocchiano qualcosa al buffet. –Tieni- -Grazie- dico mentre afferro il calice di champagne e ne sorseggio un po’ –molto buono- lo finisco in un sorso – Vacci piano dolcezza, non voglio accompagnarti in braccio a casa- mi ammicca – per chi mi hai preso- lo sfido mentre ne prendo  un altro dal vassoio del cameriere che mi passa accanto. Sono quasi a metà del secondo bicchiere quando veniamo raggiunti da Madge e da un Gale esasperato , sembra che stiano discutendo,– Che razza di vestito le hai fatto comprare- mi punta il dito con fare accusatorio –Io? Come?- non capisco – per l’amore divino- dice alzando gli occhi al cielo – E’ eccessivamente corto, si voltano tutti a guardarle le gambe , non lo sopporto- scoppio a ridere e con me anche Peeta mentre Madge cerca di fare l’offesa – Non dire stupidaggini Hawthorne- Gale geloso mi fa morire dal ridere – Ma se prima mentre ti sei chinata a raccogliere il tovagliolo hanno visto tutti la tua biancheria intima- dice esasperato – Noo , Madge puoi rifarlo? Io e Katniss eravamo distratti e ce lo siamo perso- dice Peeta scherzando e facendo ridere tutti tranne Gale che cerca di trattenere a stento le risate con fare sostenuto –Andiamo a ballare!- conclude e ci rechiamo tutti e quattro saltellanti in pista, bevo un altro bicchiere prima di gettarmi nella mischia, per sciogliere un po’ i nervi , tra una giravolta e l’altra riesco a prendere un altro calice da un vassoio e lo butto giù con sorsate veloci. Il dj mette un musica lente e Peeta avvolge le sue braccia intorno al mio corpo gli permetto di stringermi mentre appoggio la testa alla sua spalla, profuma di buono, senza pensare inebriata da quell’odore che ormai è famigliare gli sussurro- Vorrei poter fermare il tempo e vivere così per sempre-  non so se responsabile di questa apertura del mio cuore sia l’alcool o il fatto che lo voglia davvero e aggiungo – potrei amarti in questa vita- . Non sono riuscita a sentire la sua risposta perché tutti hanno iniziato a intonare la canzone di compleanno per Johanna che si stava apprestando a soffiare le candeline. Ci siamo radunati tutti in cerchio attorno a lei e mentre i piattini con le fette di quel dolce delizioso venivano distribuiti ha iniziato a scartare regali: un paio di orecchini, un completino intimo sexy che penso sia stato un regalo da parte di Finnick che quando lo ha aperto gli ha fatto l’occhiolino, alcuni trucchi e accessori, poi è stato il turno del regalo delle consorelle una scatola dove ognuna di noi ha messo qualcosa, da oggetti utili a cose stupide e superflue , io ho impacchettato una cover per il cellulare visto che non avevo idea di cosa regalarle, Annie le ha fatto incorniciare una loro foto e Johanna è stata molto contenta, potrei giurare che da quegli occhi furbi sia scesa una lacrimuccia. Dopo questo breve intervallo e qualche altro bicchiere di vino la mia testa ha iniziato a essere leggera e ho iniziato ha ridere per qualsiasi cosa. Verso le tre dopo i miei innumerevoli sbadigli Peeta ha esordito –Forse è meglio che andiamo a casa principessa, non ti vedo molto sveglia- e senza fare storie l’ho seguito, abbiamo salutato tutti e preso l’ascensore. A metà discesa però mi sono ricordata – La borsa?! Ho dimenticato la borsa. Aspettami nella hall, torno subito- sono scesa e risalita traballante.
Mentre cercavo la mia pochette nel guardaroba ho assistito involontariamente a una scena, Jake ha trascinato per mano Johanna nella stanza e per non mettere in imbarazzo nessuno ho deciso di nascondermi dietro alcuni cappotti appesi -Jo' devo darti il mio regalo-le ha detto il ragazzo biondo porgendole una scatolina di velluto, Johanna apertola è rimasta incanta nel osservare un braccialetto di diamanti -Jake è bellissimo, ma non posso accettarlo- ha detto riporgendo la scatola nelle mani del ragazzo -E' tuo , è un regalo , l'ho preso per te- glielo ha allacciato al polso  -questo è il posto giusto- gli ha sorriso e Johanna ha fatto  lo stesso, è diversa non ha la sua solita aria arrogante . Quello che è accaduto dopo mi ha imbarazzata parecchio i due si sono baciati per parecchi minuti e per fortuna sono stati interrotti da Finnick. Appena la via si è liberata sono scesa di corsa con la mia borsetta stretta tra le mani. impaziente Peeta mi ha chiesto - dove sei stata? Ci hai messo una vita- - tuo fratello è fidanzato? -- eh? Ma cosa stai dicendo? Sei ubriaca-- l'ho visto baciarsi con Johanna e le ha anche regalato un bracciale di diamanti.. Ma siete così ricchi ?- gli chiedo divertita - ma parli della Mason?- - si Peeta quante altre Johanna conosci?- - molte - dice ammiccando mentre mi fa strada verso l'auto. Appena mi allaccio la cintura la stanchezza mi pervade, sento gli occhi pesanti e mi addormento prima di arrivare a casa di Peeta . Mi risveglio intorpidita con un gran malditesta mentre la stanza gira tutta su se stessa ma sono tra le braccia del ragazzo più fantastico che conosco, affondo il mio viso nel suo torace , espirando il suo profumo e chiudo nuovamente le palpebre al sicuro da ogni cosa.

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Capitolo 18
*** Colore di casa ***


Studio, studio e ancora studio! NON ne posso proprio più! meno male che il 25 è vicino e la sessione invernale per me terminerà. Domani è il mio compleanno quindi mi sono concessa un minuto di libertà che voglio condividere con voi "affezionati" lettori che avete seguito la storia fino a questo punto ( roba da matti, non  avrei mai creduto che  qualcuno -oltre a me- potesse trovarla carina e leggibile) . Vi ringrazio di essere così presenti. Un bacio e un abbraccio! -Torma

17.
Una settimana fa ho chiamato mia madre per confermare il mio ritorno ad Augusta durante le festività del  ringraziamento, mi è sembrata entusiasta e mi ha fatto molto piacere . le feste sono  i periodi più duri dell’anno , il peso del posto vuoto a tavola ci fa mancare il respiro e la voglia di festeggiare. Da qualche anno proprio per questo motivo siamo ospiti fissi a casa di Gale e questo ci distrae parecchio, anche perché Rory, Vick e sopratutto Posy la sua sorellina di sette anni con la sua purezza e ingenuità rallegra ogni commensale. Quest’ anno inoltre a cena ci sarà anche Madge che è un esplosione di allegria . La nostra partenza per Augusta è fissata nel pomeriggio, finisco di preparare la valigia mentre Madge si fa mille problemi su cosa portare e sull’impressione che potrebbe fare – E se non piacessi a sua madre?- mi chiede esasperata – Madge è impossibile , piacerai assolutamente ad Hazel, le piaccio pure io – dico per tranquillizzarla –e se non riuscissi a dire niente?- la guardo di traverso trattenendo una risata, è buffa in ansia – penso che questo possibilità non sia neanche da prendere in considerazione , sei la persona più chiacchierona e affabile che conosco- - ho preparato comunque una lista di argomenti intelligenti che potrei utilizzare a tavola- mi dice sventolando un foglio a quadretti che ripone con attenzione nella valigia scuoto la testa divertita- tu non sei normale- fa spallucce e mi fa un sorriso , Gale è proprio fortunato ad avere una ragazza così al suo fianco, da un certo verso è molto simile a Peeta , oltre a essere estremamente attraente e bionda, è altruista, gentile, divertente, simpatica ed estroversa, non riesco a trovare un difetto nelle loro personalità così affini , sono chiacchieroni ma in loro trovo spesso quello che mi fa stare bene, anche se in modi diversi. Se Gale è fortunato io lo sono doppiamente per averli nella mia vita, Madge e Peeta, la mia ancora di salvezza e il mio porto sicuro.
 Prima di partire ho promesso a Peeta che lo avrei accompagnato in aeroporto per salutarlo visto che tornerà a Union . Non sono entusiasta. Mi sono fatta prestare l’auto di Madge e lo sto aspettando sotto casa, esce con in spalla un borsone e mi perdo a osservare il suo abbigliamento sportivo, indossa una felpa con cappuccio sotto al piumino imbottito e i jeans calati sui fianchi, sale in auto, mi sorride e mi bacia sulla guancia, mi mancherà il suo sorriso. E’ la prima volta che guido con lui alla mia destra e sono un po’ agitata, rischio di far spegnere la macchina due volte ma per fortuna riesco a rimediare, mentre lui mi da alcune tenere raccomandazioni – Chiamami per qualsiasi cosa, non pensare a altri ragazzi e non dimenticarti di me – dice mentre spengo la macchina nel parcheggio dell’aeroporto – tranquillo – lo rassicuro posandogli un tenero bacio sulle labbra. In realtà stare lontano da Peeta per una settimana  mi terrorizza,  non voglio che lo capisca. non voglio dipendere da lui. Da quando ci siamo ufficialmente fidanzati ci vediamo praticamente ogni giorno e questa rutine mi tranquillizza, in questo mese di novembre ho dormito spesso senza essere disturbata da incubi e i miei sbalzi d’umore sono diminuiti drasticamente ma il solo pensiero di passare una settimana infernale, costretta a rivivere i miei incubi nella casa dove sono incominciati dopo quella sera di settembre, mi fa andare in panico. Gli stringo forte la mano mentre varchiamo la porta, sento mancarmi il respiro , non voglio lasciarla, non voglio che prenda quell’aereo. Sono sull’orlo di un precipizio mentre cerco di controllare l’imminente attacco di panico. Sono pazza. Questo è certo, dovrei parlare più spesso dei miei problemi..Faccio un respiro profondo ma la mia mente si affolla di pensieri negativi. So per certo che tornare a casa si aprirà di nuovo la porta oscura del mio passato. Casa ormai è sinonimo di vuoto. Inizio a respirare affannosamente mentre mi aggrappo con tutta me stessa al suo braccio, Peeta si accorge che qualcosa non va – Kat cosa c’è?- il suo tono è preoccupato e spaventato mi fa sedere su una delle tante sedie fuori dai gate, si inginocchia davanti a me e prende il mio volto tra le mani, non lo guardo negli occhi e mento- sto bene- cerco di respingere dentro di me l’ansia, non mi crede, lo percepisco da come mi costringe a guardarlo negli occhi, occhi di un azzurro profondamente intenso, come farò a non vederli tutti i giorni? Il cuore inizia a battere più forte -Kat?!- il tono di Peeta si sta alzando per attirare la mia attenzione – non so se voglio tornare a casa- confesso evitando di rivelargli il motivo .Sarà la sua mancanza a farmi impazzire, sento il suo corpo contro al mio mentre mi fa affondare il viso nel suo torace. –Andrà tutto bene mi rassicura- mentre mi culla dolcemente – Ti chiamerò ogni giorno, promesso-  Non posso sopportare il pensiero di stare senza di lui ma non glielo dico, lo lascio partire, lo guardo scomparire dietro al bancone dell’imbarco. Torno in auto e  crollo sul sedile, non mi sono mai sentita così debole . ci metto circa mezz’ora a riprendermi , ricevo un messaggio di Gale “Dove sei? Dobbiamo partire” “sto arrivando” rispondo e metto in moto. Dopo essermi sorbita la predica dal mio amico mi accoccolo sul sedile posteriore e cerco inutilmente di prendere sonno, sono silenziosa più del solito ma la presenza di Madge non lo fa notare. Arriviamo a Augusta verso sera, Madge starà da noi. Dormirà in camera mia, siamo abituate a condividere il letto. Salutiamo e ringraziamo Gale e ci avviamo per il vialetto. La porta viene spalancata dalla piccola Prim , non più così piccola, che mi corre in contro in pantofole, è cresciuta molto, ha i capelli biondi che gli ricadono sulle spalle, gli occhi azzurri e i lineamenti delicati , al contrario di me lei è più esile e minuta ma ormai è una piccola donna– Ciao Katniss! Che bello rivederti! Come è stato il viaggio? Come stai? Cosa mi racconti?- - Piano piano una domanda per volta paperella- la interrompo, mi libero dall’abbraccio e si rivolge a Madge – Piacere io sono Primrose, tu devi essere Madge, Katniss mi parla spesso di te- - Ah davvero?- le sorride affabile Madge - solo per lamentarmi di te – dico facendole ridere entrambe. Mia madre ci raggiunge e si ferma ad aspettarci sotto il portico, è una donna molto attraente nonostante abbia passato da un po’ la quarantina e alcune rughe iniziano a comparire sul suo viso angelico, porta i capelli biondi raccolti in una crocchia sulla testa e un vestito blu, mi sorride calorosamente, ma noto che non il velo di tristezza nei sui occhi celesti non l’ha  abbandonata – Ciao tesoro- mi abbraccia  e aiuta me e Madge a portare i nostri bagagli all’interno, Prim e Madge fanno subito amicizia e mia madre sembra felice di ascoltare tutto ciò che la mia amica ha da raccontare , Prim mi aggiorna sulle novità – io e Rue siamo state invitate a una festa di Callie la scorsa settimana è stato divertente- la ascolto sembrando interessata mentre la guardo con uno sguardo affettuoso, io alla sua età non ero così spensierata, sono contenta che lei riesca a esserlo –Haymitch mi ha detto di ricordarti di passarlo a trovare-  ci interrompe mia madre – d’accordo domani mattina passerò a fare un salto- dico mentre verso un po’ di tisana nella tazza - Non hai niente da raccontare Kat? Prim e Madge hanno monopolizzato la conversazione- fa notare mia madre e la mia amica arrossisce – No, tutto normale- cerco di sviare il discorso ma Madge si fa scappare – raccontagli di cosa ha fatto Peeta l’atro giorno,mi ha fatto morire dal ridere- la fulmino con lo sguardo mentre mia madre incalza con la sua domanda – Chi è Peeta?- - Ness..- cerco di dire ma vengo interrotta sempre da Madge – è il fidanzato di Kat- mi colpisco la faccia con una mano e cerco di sprofondare nella sedia per l’imbarazzo, non voglio raccontare a mia madre di Peeta, è una cosa mia e mi vergogno, sono costretta a rispondere a un po’ di domande ma evito di scendere nei dettagli omettendo che spesso dormo a casa sua. Sia mia madre e Prim sembrano entusiaste di questa notizia .
In camera appena siamo sole sgrido Madge – La prossima volta assicurati che io voglia raccontare le mie cose- le dico tirandole un cuscino addosso – aih- dice offesa- e tu la prossima volta dimmi che non vuoi fare sapere alla tua famiglia che hai un fidanzato meraviglioso che dovresti chiamare.- mi ricorda rilanciandomi il cuscino. Mentre Madge va a farsi una doccia compongo il suo numero, adesso che ci penso sono riuscita a superare bene le prime ore di lontananza. – Pronto?- -Peeta sono Katniss, come è andato il viaggio?- -abbastanza bene, c’è stata qualche turbolenza. Ma i posti di prima classe valgono il prezzo del biglietto, le hostess mi continuavano a riempire il bicchiere di champagne- dice divertito- quando siamo atterrati ero abbastanza allegro mentre Jake è crollato a dormire e ha russato per tutto il viaggio mettendomi in imbarazzo, sembrava un trattore, tu non sei nulla in confronto – rido immaginandomi  la scena ma gli rispondo a tono – Io non russo Mellark!- sentire la sua voce mi mette di buon umore ma sono costretta a salutarlo presto perché sua madre ha bisogno di lui –Ci vediamo tra 7 giorni dolcezza- riattacca e sento già un senso di tristezza , decido di mettere il pigiama. mi addormento prima che Madge torni in camera. Non è una notte senza sogni, è una notte piena di incubi , pioggia , tuoni e fulmini.


 

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Capitolo 19
*** Rosa cipria ***


Gli esami sfortunateamente non sono ancora finiti ma una promessa è una promessa quindi ecco a voi il nuovo capitolo, spero che non abbiate perso l'interesse per la storia ( mi piacerebbe leggere qualche recensione in più) :) . Detto questo buona lettura e GRAZIE a chi mi segue sempre un bacio <3. A presto - Torma

18.
Mi sveglio sudata e mi sorprendo di non aver svegliato Madge durante la notte, deve essere stata molto stanca per non avermi sentito agitare nel sonno, mi volto verso il comodino, guardo la sveglia, sono le cinque ma non riesco più a prendere sonno. Scendo in cucina , i gradini di legno della scala scricchiolano sotto il mio peso, mi serve un bicchiere d’acqua, in realtà mi servirebbero le braccia di Peeta, le sue carezze e le parole sussurrate tra le lenzuola, quel ragazzo ha un’abilità innata nel confortare le persone, se gli incubi vengono a trovarmi durante la notte mi capita di svegliarlo a causa delle mie grida o dei miei movimenti ma lui è sempre lì . Sono una ragazza che la maggior parte dei ragazzi allontanerebbe se sapesse della mia mente instabile, qualsiasi persona sarebbe spaventata, qualsiasi persona tranne Peeta c’è qualcosa di speciale in quel ragazzo.   Varco la porta della cucina pensando di trovarla vuota ma la trovo già occupata, mia madre è in piedi accanto al bollitore avvolta in una vestaglia rosa antico  –Mamma?- - Non riesci a dormire neanche tu?- mi chiede mentre mi lascio scivolare sulla sedia annuisco con un cenno di capo e poggia sul tavolo due tazze. Quando il bollitore fischia spegne il fornello e versa della camomilla in entrambe, si siede di fronte a me e inizia a sorseggiare lentamente la tisana calda, la osservo da dietro la tazza, le occhiaia sotto agli sono più scure del solito, sono preoccupata – Mamma stai bene?- le chiedo cercando di avere un tono tranquillo – Si tesoro,non ti preoccupare- dice con fare sbrigativo, ma noto comunque che c’è qualcosa che la turba. Soffio sul liquido bollente e lo porto alla bocca, mi dispiace tanto per mia madre, era una donna così spontanea e allegra prima di quel giorno, mi manca un po’ quel lato di lei che ormai emerge molto poco. Il silenzio viene interroto,–Sei felice?- alzo gli occhi nella sua direzione, questa domanda mi spiazza un po’, è semplice ma la risposta è estremamente complicata. Come faccio a essere felice? Gli incubi mi perseguitano da anni, vivo con angoscia  il momento in cui devo coricarmi a letto, ho paura della pioggia e sono terrorizzata dal dolore che possono provocare le perdite , ma sussurro – A volte- non è una bugia, è la risposta più vicina alla verità che io possa formulare, qualcosa è cambiato – E’ merito di quel ragazzo?- Peeta? Si è merito suo,  ha accesso una scintilla nel mio cuore, ha qualcosa che mi serve dietro quei riccioli biondi e gli occhi azzurri, -Mi fa sentire viva- ammetto poggiando la tazza sul tavola e soffermandomi a fissare il liquido ambrato galleggiare dentro di essa, mia madre non dice altro si limita a accennare un sorriso sbilenco da dietro alla tazza. Rimaniamo sedute in silenzio per un po’ ascoltando l’orologio ticchettare. Veniamo interrotte da dei rumori provenienti dalla porta sul retro, vado a controllare e trovo ranuncolo, il gatto di Prim intento a grattare la porta –Entra bestiaccia- gli dico, mi risponde soffiandomi, odioso animale pulcioso. Mamma si è chiusa in lavanderia a fare il bucato così decido di farmi una doccia e di uscire; infilo un paio di jeans, un  maglione, gli stivali di pelle, mi avvolgo una sciarpa di lana attorno al collo e allaccio il cappotto, a novembre qui a Augusta il clima è abbastanza rigido. Percorro a piedi gli isolati che separano casa mia da quella di Haymitch e giunta davanti a essa raggiungo la porta sul retro che come sospettavo non è chiusa, spingo verso l’interno e entro. Il disordine che trovo non mi sorprende e non lo fa neanche la vista del mio insegnate di piano svenuto vicino al pianoforte a coda con accanto un bottiglia di liquore vuota. Il mio mentore combatte contro questa dipendenza da parecchi anni, da quando ero piccola e ho iniziato a venire a lezione da lui, ha iniziato a bere dopo che sua moglie è morta di parto dando alla luce il loro bambino che purtroppo è deceduto pochi giorni dopo. L’orologio a cucù sulla parete indica le sei e mezza così decido di svegliarlo, prendo un bicchiere d’acqua e glielo verso sulla testa, Haymitch sobbalza cadendo all’indietro sulla schiena mentre impreca contro non so quale dio, dopo qualche secondo riacquista lucidità e si accorge della mia presenza – Ti sembra il modo di svegliare qualcuno? Per la miseria! Mi verrà il raffreddore, era gelata quell’acqua- - Non fare il melodrammatico- lo ammonisco affondando nella stoffa rossa del divano, mi guarda di traverso per qualche minuto tenendomi il muso ma poi decide di sorridere –Ma che cazzo di ore sono?- mi domanda spettinandosi i capelli biondi che gli ricadono sulla fronte sporchi- non c’è ancora il sole- - Le sei e mezza- sgrana gli occhi incredulo - e sentiamo per quale assurdo motivo non sei a letto dolcezza?- - Mi mancavi- sghignazzo – Ah questa è buona! Dai già che sei qui preparami un caffè- - Immagino che sia un ordine- rispondo beffarda – Immagini bene- dice mentre ci spostiamo in cucina. Preparo due caffè lunghi , aggiungo due zollette di zucchero al mio mentre Haymitch corregge il suo. Mi racconta che i suoi nuovi allievi lo fanno disperare soprattutto Vick il fratello di Gale che non ne vuole sapere di imparare neanche le note e che Mags  la sua vicina si è rotta una gamba ed è costretto ad accompagnarla a fare le commissioni –Mamma ti ha detto qualcosa?- gli chiedo facendolo accigliare –No, perché me lo chiedi?- - mi è sembrata più stanca del solito- -So solo che sta facendo i doppi turni in ospedale perché sono a corto di personale, sarà per quello- dice cercando di tranquillizzarmi- puoi farmi il favore di tenerla d’occhio più spesso e smetterla di bere?- gli chiedo esasperata – ci proverò- dice con un po’ di mortificazione nella voce. –Ti va di suonare un po’ per me?- mi chiede dopo un po’ – Volentieri- mi accomodo accanto a lui sulla panca da pianoforte e prendo lo spartito di “le onde” . Suono le ultime note e Haymitch fa un applauso – Sei quasi più brava di me dolcezza- mi sorride e gli sorrido di rimando. 
Torno a casa poco prima di mezzogiorno Madge e Prim sono uscite a pranzo con Gale e Rory, il fratello di gale che ha la stessa età di Prim, e trovo mia madre ai fornelli mentre prepara una zuppa, la saluto e sobbalza appena si accorge di me. Pranziamo in silenzio  ma siamo interrotte dal campanello. Vado alla porta e sono sorpresa di trovare davanti a me un uomo abbastanza anziano vestito elegantemente di nero –Salve. Cerca qualcuno?- lo scruto dalla testa ai piedi, sembra uno di quei maggiordomi che si vedono nei film – Abita qui la signorina Hall?- sto per rispondere di no e chiudere la porta quando mi viene in mente che quello è il cognome da nubile di mia madre che compare improvvisamente dietro di me –Chi è? Kat..- -Ellen?!- la interrompe l’uomo, mia madre sgrana gli occhi e si immobilizza a fissare l’uomo dopo qualche secondo di silenzio mia madre riacquista la parola –Alfred prego accomodati- sembra sconvolta –Kat vai a preparare del tè- mi dice mentre fa accomodare quel signore magro e ossuto in salotto, metto l’acqua nel bollitore e mi fermo a origliare dietro la porta. –Signorina Hall- perché la chiama per cognome? –Immagino che la mandi mia madre?- -Immagina bene-  Madre?? Ho sentito bene? – Suo padre..- Padre? Adesso sono molto confusa, ero convinta che i genitori di mia madre fossero morti prima della mia nascita, cos’è questa storia? I miei nonni sono vivi? Ci sarà un errore, eppure quell’uomo conosce mia madre, torno ad ascoltare ,mi accascio alla parete, mi sento mancare, da quello che capisco mio nonno deve subire un’operazione a cuore aperto e ha voluto avvisare mia madre, sento fischiare il bollitore mi trascino traballante in cucina poggio le tazze su un vassoio e mi precipito in salotto. I due si azzittiscono mentre entro nella stanza –Mamma cosa sta succedendo?- chiedo , mia madre mi guarda con uno sguardo eloquente e mi invita a sedermi mentre l’uomo riprende a parlare –Ellen so che non vedi i tuoi genitori da 19 anni ma pensaci io riparto stasera- poggia tre biglietti aerei sul tavolino si alza e ci congeda , mia madre lo accompagna alla porta e torna in salotto dove ora io sto fissando confusa quei biglietti, la sento sedersi accanto a me ma non mi volto, sono arrabbita, mi sento tradita –Katniss devo darti delle spiegazioni…- mi volto e vedo più tristezza del solito nei suoi occhi. Non voglio ascoltarla ma non sono neache in grado di alzarmi dal divano.  Come è possibile nascondere una cosa del genere. Mi manca il respiro in una parola sono sconvolta. Fisso il mio guardo assenze verso un punto vuoto della stanza. Mamma inizia a parlare lentamente. Quella voce soave e dolce è terribilmente fastidiosa. Scopro che i miei nonni  hanno sempre vissuto a Baltimora in Maryland. Sono benestanti e hanno tagliato i rapporti con mia madre quando si è rifiutata di sposare un avvocato che mia nonna aveva "scelto" per lei mentre lei era innamorata di mio padre e segretamente incinta di me. Dopo queste rivelazioni non riesco a capire  – Mi dispiace Katniss , ma mi è sembrato più semplice mentire- La osservo mentre trattiene le lacrime agli occhi – Kat io stasera ho intenzione di partire ma..-cerca di iniziare un discorso ma la interrompo subito –Vengo con te. Ma questo non vuol dire che vada tutto bene.- Voglio salire su quell’aereo e scoprire quello che mi è stato tenuto nascosto per una vita intera.
Siamo  sull’aero insieme a Alfred che ho scoperto essere davvero il maggiordomo della famiglia di mia madre, ho occupato il posto vicino al finestrino lontana da mia madre, Madge si è dovuta “trasferire” a casa di Gale , poco prima di partire ho telefonato a Peeta per avvertirlo del mio cambio di programma e ha insistito per raggiungermi  anche se ho cercato di impedirglielo ha comunque preso un biglietto per Baltimore .  - Katniss non si discute. Ho detto che vengo quindi mi vedrai a Baltimora entro questa notte- -Peeta non è necessario , va tutto bene,non è importante- -Katniss Everdeen hai appena scoperto che non uno ma ben due tuoi nonni sono vivi e inoltre potresti perderne uno ancora prima di conoscerlo, se permetti a mio parere è una cosa importante quindi che tu mi voglia o no passerò con te il ringraziamento, inoltre sono felice di lasciare questa casa, qui nessuno ha bisogno di me..- mi ha detto prima di riattaccare. Guardo fuori dal finestrino mentre Prim si è addormentata sulla mia spalla, ha avuto una reazione calma, ha reagito da Prim, vedo mamma parlare a bassa voce con Alfred e sembra tormentata. L’unica cosa a cui riesco a pensare è che è ingiusto che una parte della mia famiglia mi sia stata nascosta. Atterriamo poco prima delle nove . Alfred ci scorta all'auto , una Mercedes nera e ci accompagna alla casa dei nonni. Abitano in un quartiere residenziale dove le abitazioni sono separata da enormi giardini e cancellate di ferro battuto è una casa antica e molto grande . Alfred ci fa strada e mia madre sussurra - Sembra che il tempo si sia fermato- l'ingresso è ampio e decorato elegantemente con statue bianche.  Una domestica prende i nostri cappotti mentre Alfred porta nelle nostre camere le valigie. Quando ritorna si rivolge alla mamma – Sua madre e suo padre sono in ospedale- - L’auto di mia madre è sempre in garage?- chiede mia madre – Certo- - Allora li raggiungo, Kat, Prim ci vediamo domani- da un bacio sulla fronte a Prim e cerca di abbracciarmi ma mi libero velocemente. Ci lascia in quella enorme casa vuota con Alfred e Rosita . Non tocco la cena.  Poco dopo ricevo un messaggio da Peeta "Atterrato, palace hotel stanza 305, ti aspetto" Mi scappa un sospiro di sollievo prendo alcune cose e mi faccio accompagnare da Alfred –Grazie Alfred - - E’ il mio lavoro signorina Everdeen- - Alfred, chiamami Katniss - mi sorride e lo saluto . Hotel cinque stelle, Peeta non si fa mai mancare niente, salgo con l'ascensore e raggiungo la sua camera, busso e dopo pochi minuti il mio fidanzato appare sulla porta a torso nudo con i pantaloni del pigiama calati sui fianchi e un asciugamano in mano con il quale si strofina i capelli bagnati , profuma di bagnoschiuma, gli lancio le braccia attorno al collo senza pensarci - Mi sei mancata anche tu- dice ridendo mentre mi accarezza dolcemente la testa mi fa entrare e rimango incantata a vedere la suite lussuosa  . Mi metto subito il pigiama - Ti va di parlarne?- mi chiede mentre mi accoccolo vicino a lui sotto le coperte - Magari domani , ora sto stanca, mi sei mancato - gli sussurro stringendomi forte al suo torace, ma appena mi abbandono tra le sue braccia scoppio a piangere , sono lacrime amare, piene di rabbia,tristezza e delusione, Peeta non dice niente si limita a accarezzarmi la testa e a posare leggeri baci tra i miei capelli mentre io continuo a singhiozzare. Mi addormento tra le lacrime con il viso poggiato sulla sua maglietta bagnata. In questa stanza c’è tutto quello di cui bisogno, Peeta.

 

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Capitolo 20
*** Blu carta da zucchero ***


Ciao gente e buon venerdì :) ringrazio tutti quelli che non si sono ancora stancati di leggere / recensire e vi abbraccio di cuore, mi rende felice leggere le vostre opinioni :).  Pubblico solo oggi perchè ero e sono tutt'ora indecisa sulla "decenza" di questo capitolo, non anticipo nulla per non rovinare la lettura ma siete liberi di esprimere qualsiasi opinione alla fine della pagina quindi detto questo pronti partenza e via!  A presto - Torma


19.
Sono svegliata dalla vibrazione del mio cellulare, mia madre ha mandato Alfred a prendermi ed è già fuori dall’hotel che mi aspetta, poso un bacio leggero sulla guancia di Peeta facendo attenzione a non svegliarlo e lo osservo dormire beatamente mentre mi vesto velocemente. In ascensore mi spavento nel vedere il mio riflesso allo specchio. Ho gli occhi gonfi e un aspetto orribile. Individuo la Mercedes nera e salgo di corsa –Sua madre, sua nonna e sua sorella la stanno aspettando per fare colazione- faccio un cenno di assenso e cerco di pettinarmi i capelli con le dita mentre li raccolgo in una coda sulla testa. Non sono per niente presentabile, ho ancora addosso i vestiti del viaggio e un nido di nodi in testa ma appena entro in sala da pranzo mi accorgo che l’unica ad avere un aspetto decente è Prim . Vedo dalle facce di mia madre e mia nonna che non hanno chiuso occhio ma noto con piacere che la signora anziana a capotavola ascolta Prim interessata. E’ una donna austera con i lineamenti  simili a mia madre, il volto segnato di rughe , i capelli biondi quasi bianchi corti le ricadono sulla testa disordinatamente. Appena mi vedono entrare, si alza e mi viene incontro –Ciao Katniss, benvenuta- mi dice – Salve- noto Prim che addenta felice un pasticcino , non comprerà il mio affetto con i dolci penso, le rivolgo uno sguardo truce mentre è impacciata davanti a me , ma appena vedo lo sguardo assente della mamma, decido di abbracciarla per lei –Ciao Nonna, piacere di conoscerti- le sussurro e sembra piacevolmente colpita. Mi accomodo e mentre addento una fetta di torta ascolto distratta i discorsi delle donne più adulte. Il nonno verrà operato questo pomeriggio.
Mi offro di andare io in ospedale visto che nonostante abbia pianto tutta la notte almeno ho dormito mentre mamma e nonna vanno a riposare. Alfred mi accompagna al memorial hospital e cerco la stanza 457. Quando la trovo sono un po’ esitante. Temporeggio ma alla fine mi faccio coraggio e entro. La stanza è bianca e asettica non c’è nulla sulle pareti, il letto è posizionato vicino alla finestra in modo da poter osservare fuori. L’uomo che mi si presenta davanti è anziano ma sembra in salute , è molto alto e robusto con i capelli grigi, sul naso adunco sono poggiati degli occhiali da lettura. –Permesso- dico –Avanti Katniss, tua madre mi ha detto che saresti venuta- mi fa segno di accomodarmi sulla poltrona accanto al letto, mi sembra gentile. Trascorro la mattinata piacevolmente parlando con quell’uomo di cui so così poco ma che già mi piace , lo ascolto scusarsi almeno mille volte e spiegarmi che in realtà la colpa non è di mia madre – Sai ci siamo pentiti quasi subito dopo la litigata furiosa con tua madre- mi dice  - E perché non avete chiarito subito?- chiedo mentre osservo quegli occhi nocciola dietro le lenti – Orgoglio, l’orgoglio ci rende deboli e stolti- dice – non c’è stato un giorno in questi anni in cui Ann e io non ci siamo pentiti, se oggi morirò lo farò con 20 anni di rimpianti- mi si spezza il cuore a sentire queste cose, afferro la sua mano e lo tranquillizzo – e’ un operazione di rutine tranquillo- sono terrorizzata dall’idea di stare in questo ospedale ,ma lo sono ancora di più di poter perdere quest uomo prima di poterlo conoscere,  cerco di sfoderare il miglior sorriso mentre lui mi ricambia con un sorriso sgembo. Verso pranzo Prim e mamma vengono a darmi il cambio e passo alcune ore con la nonna. Concludo che non sono cattive persone, sono solo di mentalità ristretta sotto alcuni punti di vista. Sono  più tranquilla, la nonna mi fa vedere alcuni album fotografici e con sorpresa vedo che alcune pagine sono dedicate a me e Prim , nonna notando il mio stupore mi spiega –Nonostante avessimo ostacolato il suo amore tuo padre era un uomo buono, ci spediva spesso vostre fotografie- - Già era un uomo meraviglioso- sospiro - Mi manca ogni giorno-.
   Quando decido di salire in camera mi accorgo che il mio iphone continua a illuminarsi. Peeta. Peeta. Peeta. Cosa ho combinato? Rispondo velocemente –Scus…- non faccio in tempo a finire neanche la prima parola che dall’altra parte del telefono inizia a gridare –Ma sei impazzita?? Che diavolo ti prende?? Mi sono alzato e il letto era vuoto. Nessun biglietto. Nessun messaggio. Niente di niente. Non sapevo dove fossi . Non rispondevi al cellurare. Non sapevo dove cercarti. Dove cavolo eri?! Mi hai fatto passare una mattinata infernale! Pensavo ti fosse successo qualcosa- sento apprensione e preoccupazione – Scusami, ero in ospedale da mio nonno- - Non devi scusarti! - il suo tono sembra tranquillizzarsi- ma non farlo mai più, ho passato le ultime ore della mia vita a pensare al peggio, ieri eri così sconvolta..- mi sento terribilmente in colpa per essermi dimenticata di avvertirlo e da una parte sono quasi felice che Peeta si preoccupi per me –Dove sei che ti raggiungo subito- gli dico- Sono vicino al” Baltimore Museum of Art”- - aspettami lì, non ti muovere arrivo subito.-
Cerco Peeta con gli occhi mentre Alfred accosta vicino al marciapiede per farmi scendere subito dopo un incrocio e lo vedo mentre fa su e giù per la strada davanti all'ingresso dell'edifico imponente che domina una piazza bianca, indossa il suo piumino sportivo sotto al quale vedo sbucare il cappuccio di una felpa verde, i jeans calati sui fianchi e i capelli arruffati sulla testa, sembra quasi che non si sia pettinato questa mattina, un senso di colpa si fa vivo dentro me ripensando al fatto che l'ho fatto preoccupare e la causa di quel aspetto in parte è mia, ma è terribilmente carino e attraente anche così- Peeta - lo chiamo facendo un saluto con la mano, appena mi vede corre verso di me e mi sorprende gettandomi le braccia intorno al collo, per un momento mi irrigidisco ma poco dopo ricambio l'abbraccio. La stretta di Peeta è forte mentre mi stringe mi sossura tra i capelli - Mi hai spaventato , non farlo mai più, mi è crollato il modo addosso quando questa mattina non ti ho trovata acconto a me- sento una morsa allo stomaco , non volevo farlo preoccupare ho agito inconsciamente - te lo prometto scusa- dopo qualche minuto mentre sono ancora tra le sue braccia domando - Pensi che rimarremo così tutto il pomeriggio?- sorrido - Potrei rimanere abbracciato a te per sempre-  allontaniamo i nostri corpi mentre lo dice e i nostri sguardi si incontrano , quegli occhi brillano come stelle quando è felice  - ma visto che non sembra una cosa di tuo gusto potremmo fare una visita al museo- lo guardo un po' accigliata, mi piace l'arte ma preferirei di fra lunga tornare in albergo e accoccolarmi a lui, fare un giretto tra i negozi o mangiare qualcosa ma decido di accontentarlo, glielo devo - Mmh d'accordo, ma sai che non sono un'esperta- .
Al contrario di ogni previsione la giornata al museo è stata bellissima, Peeta si è reso disponibile a farmi da guida privata e a metà del tour un gruppo di turisti giapponesi si è accodato a noi per ascoltarlo, tutti lo guardavano rapiti mentre dava una sua l'interpretazione dei quadri e quelle rappresentazioni anche di banali oggetti attraverso i suoi occhi  diventano favolose, alla fine del giro due ragazzine hanno voluto fare persino una foto con lui davanti a una statua per ricordo . Peeta è buono, un ragazzo d'oro è disponibile e affabile con tutti ed è per questo che mi piace così tanto, è il mio opposto, solare e allegro in qualsiasi situazione , estroverso e spigliato . Penso abbia un dono, le parole dette da lui diventano più belle . Mi perdo a osservarlo mentre aspettiamo la metropolitana e gentilmente si è offerto di dare indicazioni a due vecchietti. Quando si accorge del mio sguardo mi fa un sorriso e  sento le guance avvampare  in sua presenza provo moltissime sensazioni mi sento fragile e protetta , debole e al sicuro , tranquilla e spaventata al tempo stesso. Il pensiero di perdere Peeta è insopportabile. Quando la metro si ferma alla stazione si siede accanto a me posandomi un bacio sulla testa e affermandomi la mano dolcemente, lascio scivolare la testa sulla sua spalla - Ho bisogno di una doccia- dico sovrappensiero -Potremmo farla insieme - sussurra facendomi arrossire - Certo- rispondo ironica.  Peeta inizia a punzecchiarmi maliziosamente e fuori dall'hotel mi prende in spalla come un sacco di patate nonostante io cerchi di liberarmi mi porta in camera senza farmi posare i piedi per terra neppure in ascensore, il corridoio si riempie delle nostre risate e voci mentre con la tessera magnetica apre la porta . Il mio ragazzo però non ha intenzione di smetterla di giocare, mi porta in bagno contro la mia volontà togliendomi le scarpe- Lasciami giù Peeta - dico battendo i pugni chiusi sulla sua schiena - non posso hai detto te che hai bisogno della doccia- e senza che io me ne renda conto mi ritrovo seduta nella doccia sotto il getto del doccione completamente bagnata e vestita -E' gelata!!! Fermo!!- grido cercando si superare il rumore delle sue risate -Il freddo fortifica - dice quello splendido ragazzo mentre punta contro di me il doccino . In qualche modo riesco ad alzarmi e a capovolgere la situazione con il doccino in mano trascino Peeta nella doccia come me. Quello che succede dopo è veloce ma ricco di emozioni . Peeta afferma il mio viso tra le mani e mi bacia è un bacio ardente di desiderio, suppongo nato dalla paura di questa mattina di potermi perdere, sento una fame nascere dentro di me e mi lascio scivolare dalle mani il doccino per poter aggrapparmi al suo corpo , i nostri vestiti sono appiccicati al corpo, ma presto finiscono sul pavimento del bagno, senza allontanare le labbra dalle mie Peeta mi toglie la maglietta e il maglione mentre io faccio lo stesso con la sua felpa, accarezzo con le dita la sua pelle calda mentre con le sue braccia mi strige forte a sè , lasciando una scia di baci sul mio collo per poi scendere sul mio seno ancora coperto dal reggiseno per scendere al ventre, sento avvampare un fuoco dentro me quando posa un ultimo bacio poco più su del bottone dei jeans che slaccia con un veloce gesto della mano e fa scivolare ai miei piedi mi ritrovo davanti a lui nel mio completo di pizzo rosa cipria mentre il suo sguardo desideroso esamina ogni centimetro della mia pelle. Sono in imbarazzo ma le sensazioni che il mio corpo riesce a provare in questo preciso momento soffocano ogni inibizione. Torna a baciarmi e mi sento sollevare da terra , con le gambe avvinghiate attorno al suo corpo e le mani nei suoi capelli Peeta chiude l'acqua che ha continuato a scorrere sui nostri piedi e mi porta in camera da letto, mi posa dolcemente tra le coperte sfatte dalla sera precedente mentre si sfila i pantaloni rimanendo in boxer . Sento il suo corpo caldo premere contro il mio mentre ci arrotoliamo tra le lenzuola, non ho mai provato nulla del genere , puro desiderio di appartenere a qualcuno. Le mani di Peeta esitano prima di togliermi il reggiseno -Katniss posso?- mi sussurra dolcemente nell'orecchio mentre il suo respiro sul mio collo fa rabbrividire ogni pezzetto della mia pelle, sono senza fiato e mi mancano le parole , l'unica cosa che riesco a fare è annuire lievemente con il capo. L'indumento viene sfilato e accarezza il mio seno per poi posare lievi baci , quando afferra tra le labbra il mio capezzolo, l'ultimo briciolo di controllo nel mio corpo si libera con un gemito di piacere -Kat devi darmi un limite,non voglio fare qualcosa che non desideri- dice mentre torna a baciarmi, ma non rispondono afferrò il suo viso e lo bacio ardemente, come se fosse l'ultimo bacio della mia vita , esplorò il suo corpo con le dita mentre le sue si posano sull'elastico delle mie mutandine - Kat qualsiasi cosa credi sia troppo fermami- é estremamente dolce e premuroso e con un tocco delicato sfiora la mia intimità con le dita facendomi sussultare. È la prima volta che qualcuno mi sfiora in quel modo e il fatto che lo stia facendo Peeta non mi fa aver paura. Le sue dita si fanno strada dentro di me mentre dolcemente le nostre lingue continuano a incontrarsi. È una sensazione nuova piacevole e allo stesso momento esasperante. Ogni suo movimento mi fa desiderare di più . i miei slip raggiungono i mie piedi,  riesco ad avere la consapevolezza di quello che sta succedendo solo per un secondo prima di perdere del tutto la lucidità quando le sue labbra si vanno ad appoggiare in mezzo alle mie gambe. La sua lingua è calda e umida mentre in ogni scoccata vengo pervasa da sublime piacere . Ma quando sono sul punto di raggiungere l'apice mi rendo conto di non essere ancora pronta. Voglio essere sicura di amare Peeta Mellark prima di concedermi completamente - Peeta ..- sussurro quasi supplicando, sollevava gli occhi su di me, sono di un azzurro splendido - Peeta per favore fermati - il ragazzo si scosta preoccupato sollevando si verso di me- Katniss ho fatto qualcosa che non va?- nei suoi occhi vedo dei sensi di colpa , mi accorgo di essere nuda e affermo il lenzuolo per coprirmi – Si, NO, tu sei perfetto- cerco di riordinare i mie pensieri – ma.. ma io non sono ancora pronta - accenna un piccolo sorriso mentre accarezza la mia guancia ormai paonazza -Amore non farei mai qualcosa per cui non sei pronta - Amore? Mi ha chiamato Amore . Sento un calore irradiarsi nel petto e accenno un sorriso - Grazie- e gli poso un bacio casto sulle labbra, vorrei dirgli che lo amo , ma voglio essere sicura. -Vado a farmi una doccia fredda per chiarirmi le idee- dice sorridendomi maliziosamente mentre il mio sguardo cade sul rigonfiamento dei suoi boxer che nasconde l'erezione , arrossisco e imbarazza rispondo –Ok, io mi vesto e faccio il letto- mi bacia sulla fronte e lo guardo scomparire dietro la porta blu del bagno. Mi tocco le guance calde mentre ascolto il rumore martellante del cuore nel mio petto. L'unica cosa che riesco a pensare è che l'ultima cosa che avrei pensato nella mia vita sta accadendo . Mi sto innamorando di un ragazzo. Sono quasi innamorata di Peeta Mellark .


 

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Capitolo 21
*** Melanzana ***


Buona sera e buona lettura, non ho molto da dire quindi ringrazio tutti quelli che trovano sempre qualche minuto per leggere e recensire e spero che questo capitolo vi piaccia anche se succede molto poco ;) . A presto - Torma

20.
L'operazione del nonno è andata bene i medici sono fiduciosi e tra qualche settimana dopo i controlli potrà essere dimesso.
Il giorno del ringraziamento è trascorso piacevolmente a parte l'iniziale imbarazzo quando ho presentato Peeta alla mia famiglia , ma lui si è comportato in maniera impeccabile e ha fatto una buona impressione anche su mia nonna. Abbiamo partecipato a questa festa con molti ricchi signori e signore del quartiere amici dei mie nonni, è stato strano ma sono sopravvisuta.
 -Katniss sei pronta?- -Mamma perché devo vestirmi così elegante? E’ solo il ringraziamento...- dico mentre guardo la mia immagine riflessa nello specchio , indosso un abito da sera lungo fino ai piedi stile impero color melanzana –E’ quello che la nonna si aspetta che indosserai- dice poggiandomi sulle spalle uno scialle scuro intrecciato con fili luccicanti , mi aiuta a raccogliere i capelli in un elaborato intreccio sopra la testa mentre mi lamento di tanta ufficiosità - A casa potevo stare in pantofole , i tacchi mi uccideranno…- -Mamma! Mamma, guarda questo vestito-  Prim irrompe in camera raggiante nel vestito giallo regalatole dalla nonna , il suo abito a differenza del mio arriva poco più su del ginocchio con la gonna a palloncino e il corpetto decorato di Swarovski , sulle spalle indossa un bolerino abbinato a maniche lunghe , i suoi capelli biondi sono raccolti in una coda che ricade “boccolosa” sulla schiena, mi volto a guardarla è bellissima -Perché Prim indossa le ballerine?- dico esasperata mentre sposto lo sguardo dai sui piedi alle scarpe alte ai piedi del mio letto , lei si guarda i piedi e alza le spalle facendomi un sorriso e mamma mi risponde seccata - Primrose è ancora piccola- mi sembra un ingiustizia , ma decido di mordermi la lingua, mia madre e mia nonna stanno cercando di recuperare i loro rapporti e io dovrei cercare di instaurarne uno , devo comportarmi bene,    - Non vedo l'ora di conoscere Peeta!- squittisce mia sorella. Già Peeta, dovrò presentarlo anche alla mamma.             - Dovrebbe essere qui tra poco , scendo ad aspettarlo- - Ti accompagno!- attraverso il corridoio sovrappensiero mentre Prim sprizza entusiasmo da tutti i pori, questa storia almeno ha un lato positivo , ne mamma ne lei hanno ancora ricordato papà e con la confusione di questa cena sarà difficile che capiti. Mi manca. Le cameriere e gli addetti del catering stanno sistemando gli ultimi dettagli sotto gli occhi vigili della nonna, gli ospiti arriveranno alle otto e mezza ma ho detto ha Peeta di venire per le otto,  mia nonna indossa un vestito lungo nero , sarà dura per lei divertirsi , il nonno è ancora in ospedale ma purtroppo la cena era stata già organizzata da diversi mesi ed è stato impossibile per lei disdire con così poco preavviso -Katniss , Primrose siete bellissime- ci dice distogliendo l'attenzione dai centrotavola - -Grazie - rispondiamo in coro -Dov'è il tuo giovane amico?- Giovane amico? Ma come parla? -Dovrebbe arrivare a momenti-  sentiamo per l'appunto il suono del campanello e tutte e tre ci dirigiamo alla porta che nel frattempo è stata aperta da Rosita - Grazie- le dice sfoderando quel sorriso affabile,  quando ci vede arrivare aggiunge -Buona sera signore- regalando ci un sorriso bianco e splendente, è estremamente attraente nello smoking nero con i capelli ben pettinati all'indietro, mi da un bacio sulla guancia sussurrandomi -Sei fantastica- e aspetta che lo presenti alla mia famiglia - Peeta questa è mia sorella Prim - -Piacere di conoscerti- dice stringendole la mano e esagerando con la galanteria le  bacia la mano strappandole un risolino -Piacere mio ..Kat non mi avevo detto che era così bello- mi sussurra senza farsi sentire, arrossisco imbarazzata da quel commento,  riacquisto la parola -…e questa è mia nonna Ann- -Piacere signora. Peeta Mellark- le stringe la mano -Grazie mille per l'invito , se non fosse stata così gentile avrei passato il ringraziamento ordinando il servizio in camera- nonna lo scruta per qualche secondo dopo i quali  gli fa un sorriso, mentre gli fa strada per farlo accomodare gli fa i complimenti per l'eleganza -Purtroppo non sono al mio meglio, il mio vestito da sartoria non c'è stato in valigia , questo è il migliore che sono riuscito a rimediare- osservo il mio ragazzo far ridere sia mia sorella e mia nonna e mi rendo conto che in questo ambiente si trova perfettamente a suo agio a differenza mia, è bravo con le persone -Ma mi dica Peeta - Perché mia nonna da del lei a Peeta? Che persona strana -ha detto di chiamarsi Mellark ? Questo cognome non mi è nuovo, mi sembra famigliare - - Beh Ann, può darmi del tu , per il resto penso sia perché mio padre sia il proprietario del forno , ce ne è uno anche qui vicino , se non mi sbaglio- - Può essere- mia nonna non mi sembra sicura ma ci congeda -Kat perché non fai vedere a Peeta il resto della casa nel frattempo , alle otto e mezza puntuali alla sala da pranzo, Primrose, per favore vai a vedere dove è tua madre- dice ciò e se ne va. Appena siamo soli Peeta mi cinge la vita da dietro e mi pone un bacio leggero sulle spalle scoperte - Te l'ho già detto che sei bellissima?- mi fa sorridere è sempre molto premuroso, mi giro e gli di un tenero bacio sulle labbra -Anche tu non sei male vestito da damerino, dicevi sul serio sull'abito da sartoria?-domando divertita –Certamente, si da il caso che molto spesso la mia famiglia organizza feste del genere , i ragazzi normali a sedici anni bevono birra e parlano di ragazze mente i membri della famiglia Mellark vengono iniziati al mondo dell'alta finanza, bevono scotch e parlano di affari - mi rendo conto di non conoscere per niente il passato di Peeta , è così riservato su questo argomento -Come sono tuo padre e tua madre?- appena faccio riferimento alla parola mamma lo vedo irrigidirsi sotto il vestito - Come sta tuo nonno?- ha volutamente cambiato discorso, perché? Preferisco non insistere ora. – Bene, tra qualche settimana tornerà a casa , sai che hanno una casa anche a Boston? Hanno detto che per le vacanze di natale andranno li così saranno più vicini per trascorre il natale insieme. Ti andrebbe di stare con noi?- lo osservo torcersi le mani distrattamente - Mi piacerebbe, ma penso che dopo questa fuga il natale dovrò passarlo per forza con la mia famiglia- dice baciandomi la testa mentre osserviamo il giardino -Ok- sono un po' triste dopo questa notizia.
Alla cena che poi ho scoperto essere un banchetto reale erano presenti una trentina di invitati, Peeta è piaciuto subito a mia madre e al resto dei commensali, per Prim è stato un colpo di fulmine e pende dalla sue labbra qualunque cosa dica, il cibo è squisito e mia madre e la nonna sembrano andare d'accordo , ho conosciuto alcuni vecchi amici di mamma ma mi sembra ancora tutto troppo strano , come ha fatto ad abbandonare una vita che apparentemente sembra perfetta per vivere poveramente con papà ? Mamma sembra quasi leggermi nel pensiero -Detestavo questo ambiente- mi raggiunge mentre sono seduta sul divanetto nella pausa tra una portata e l'altra -troppe aspettative e troppe regole e purtroppo l'unica persona che amavo non ne faceva parte, potevo avere tutto tra queste mura tranne lui..- guardo Peeta intrattenere due anziane signore tutte ingioiellate mentre le fa ridere e penso che ormai farei di tutto per lui, non so se posso veramente meritarmi quel ragazzo sono egoista e instabile, ma è lui che voglio. Cercavo la pace mentre sfuggivo dall’oblio e la vita mi ha sorriso per una volta, un sorriso da mozzare il fiato. Deve aver avuto delle ragioni molto valide mia madre per abbandonare tutto, non posso essere arrabbiata con lei.– Grazie mamma per aver scelto papà- le parole mi escono spontanee e due piccole lacrime solcano le mie guancie – Grazie tesoro, è importante - -Mamma perché papà?- si volta a guardarmi mentre passa le dita sulla vera che non ha mai sfilato dall’anulare –alla vista di molte persone avevo tutto da perdere. Si sbagliavano. Io non la vedevo così, io avevo tutto da guadagnare, stare con tuo padre mi faceva mancare il respiro, nel senso buono, ed allo stesso tempo era una boccata d’aria fresca, era ottimista , mi dava speranza , era il mio migliore amico. Tuo padre era la mia favola, mi ha dato il mio “vivere felice e contenti” finche è vissuto. La vita è tempestosa senza di lui , buia e terribile  a volte ma nonostante tutto posso dire con certezza che ho amato e sono stata amata dall’uomo perfetto per me. Ricorda Tesoro Il numero di respiri che facciamo durante la nostra vita è irrilevante. Quello che conta sono i momenti che il respiro ce lo tolgono e tuo padre è stato in grado di togliermi il respiro infinite volte nella nostra finita storia.- si è alzata e allontanata senza aggiungere altro.
 È molto tardi quando la festa sta per concludersi, molti invitati sono già andati a casa -Kat mi sa che è meglio che torni in albergo – mi dice Peeta -Di già?- sospiro, abbiamo trascorso pochissimo tempo insieme -Perché non si ferma qui per la notte?- ci interrompe mia nonna - sa signor Mellark le camere non mancano- -  Grazie per l’invito, ma signora Ann non vorrei essere di disturbo e comunque anche se mi fermerei volentieri  ho solo questo smoking,tutti i miei vestiti sono  in albergo- - non si preoccupi Rosita le farà trovare tutto quello di cui ha bisogno nella stanza degli ospiti del primo piano- -A questo punto mi sembra impossibile rifiutare, grazie mille signora Ann- “grazie” sussurro con il labiale alla nonna che mi fa un sorriso veloce , rimaniamo in piedi fino a tardi seduti sul divano a sgranocchiare i resti del dessert a scherzare su quello che è successo questa sera, delle due signore grasse che si contendevano l'attenzione di Peeta, del ragazzino magrolino che ha rovesciato a zuppiera su tutta la tovaglia facendo impazzire Rosita e di tante altre cose che ci fanno sorridere e ridere. Quando anche l'ultimo invitato ci saluta e ci rechiamo al piano di sopra – E’ stata una bella serata- - Già sorprendentemente, non mi aspettavo che tua nonna fosse un tipo tanto socievole visto il tuo caratterino- mi tira un frecciatina sorridendomi in cima alle scale – Io sono estroversa a modo mio- dico offesa. Davanti alla porta di camera mia  Peeta afferra dolcemente il mio viso tra le mani e mi bacia, è il primo bacio vero della serata che è trascorsa tra baci rubati , lontani dagli sguardi degli invitati, le sue labbra sanno di budino, è dolce, caldo e intenso, non vorrei separare le nostre labbra per nessun motivo, freno l’impulso di abbassare la maniglia e invitarlo a trascorre la notte con me. -Buona notte dolcezza - - Notte -sussurro guardandolo entrare nella sua camera, entro nella mia e mi sfilo il vestito riponendolo nell'armadio indosso una camicia da notte di seta e dopo aver liberato i miei capelli dalle forcine, tolto il trucco  mi infilo sotto le coperte spegnendo la luce. Mi rigiro per almeno due ore senza prendere sonno , e alla fine decido che sebbene sia sconveniente non passerò qui la notte. Appoggio i piedi nudi fuori dal letto e li faccio affondare nella moquette , infilo una vestaglia e sgattaiolo fuori dalla mia stanza e silenziosamente apro la porta della camera di Peeta , dorme profondamente il suo respiro regolare è l'unico rumore della stanza , chiudo la porta e lascio cadere la vestaglia sulla poltrona accanto al letto, scotto piano le coperte e una volta scivolata al suo fianco lo abbraccio posando un leggero bacio sul naso , al mio tocco apre poco gli occhi -Eih , che ci fai qui?- mi fa spazio tra le sue braccia mi ci tuffo senza esitazione -Il pensiero che eri solo nella stanza in fondo al corridoio mi tormentava , non riuscivo a prendere sonno senza di te- lo guardo mentre è praticamente in dormiveglia, ha già richiuso gli occhi -Ti amo anche io - mi sussurra affondando la sua faccia tra i capelli . Mi ama? Lo ha detto davvero? Rimango spiazzata per qualche secondo. Peeta mi ama. Un sorriso mi si stampa sulla faccia e mi addormento al ritmo dei battiti d’ali delle farfalle nel mio stomaco. 

 

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Capitolo 22
*** Verde mare ***


Ehilà ciao a tutti e buona sera, non mi sono dimenticata della storia , sto lavorando ai nuovi capitoli, avevo programmato di aggiornare questa mattina ma ho avuto un contrattempo dietro l'altro quindi eccomi qui solo ora, detto questo buona lettura , leggete e recensite . A presto -Torma

21.
Prima di partire ho parlato con il nonno e abbiamo deciso che mi chiamerà insieme alla nonna almeno una volta a settimana. La nonna é stata felice di passare il resto dei giorni di vacanza con me e Prim e quando ci ha salutato sembrava un po' triste. Le consorelle sono Tornate tutte alla sede delle AXO riposate, chi più e chi meno: Johanna sembra quasi un'altra persona è più "gentile" , forse è merito di Jake, Annie è tornata abbronzata dopo aver passato una settimana a Miami, Lux e Clove sembrano essersi riappacificate dopo che Cato ha tradito la prima con una smorfiosetta delle Sigma Nu che dovrebbe chiamarsi Celeste, Madge è tornata radiosa sebbene si sia lamentata del freddo di Augusta si è molto divertita a casa di Gale ed è contenta di essere piaciuta così tanto ad Hazel,  Posy e i ragazzi.
A cena Jo ha ricordato che questo fine settimana dovremmo addobbare la sede per il mese di dicembre, il natale è alle porte ed è traduzione che i diversi alloggi del campus vengano ricoperti, letteralmente, di lucine e decorazioni , ormai il freddo è arrivato e i meteorologi affermano che questo sarà un inverno molto rigido .. -Kat che cosa stai facendo?- la voce di Madge mi fa sobbalzare e alzare gli occhi verso di lei abbandonando l'osservazione del fuoco scoppiettante nel camino -Beh in realtà nulla , non si vede- dico mentre si siede accanto a me sul divano -Hai già pensato cosa regalare a Peeta?- Peeta? Dovrò fargli un regalo? Non ci avevo pensato..Cosa gli prenderò ? Al dire il vero non ho avuto più occasione di parlargli dopo la cena del ringraziamento, neanche per chiarire se quelle due paroline sussusate in dormiveglia fossero vere , è partito il pomeriggio stesso perché aveva trovato solo quel biglietto disponibile, -Nebbia totale- dico lasciando cadere la testa contro lo schienale morbido del divano - Tu a Gale?- -Ho notato che non porta l'orologio ed è sempre il ritardo, credo sia un regalo appropriato- Ha notato? Perché l'unica cosa che noto io sono le sue fossette, il sorriso meraviglioso e gli occhi azzurri? Mi sforzo di pensare, cosa so di Peeta ? È un bravissimo cuoco, dipinge anche se non ho ancora avuto modo di vedere la sua stanza di lavoro, ho provato a entrarci una volta ma era chiusa a chiave, ama l'arte, è un fotografo , devo scoprire di più ma non posso parlare con Peeta...Finnick! E' il suo migliore amico. Potrei andarlo a trovare proprio adesso, le lezioni riprenderanno domani, ho tutto il pomeriggio libero . Mi alzo di scatto facendo sobbalzare Madge - Dove stai andando?- mi chiede curiosa - A scoprire quale possa essere il regalo perfetto , vado alla Dtau- - Sei strana più di me, buona fortuna, penso che rimarrò in sede a fare un pisolino- mi dice rannicchiandosi sotto una copertina- fa troppo freddo fuori- .
Madge ha ragione l'aria è glaciale, mi copro per bene prima di uscire e decido che è ora di tirare fuori gli ugg dall'armadio, gli infilo ed esco. La sede dei Dtau è quasi deserta , molti ragazzi non sono ancora rincasati, trovo Gale seduto con i piedi sul tavolino con un grembo un computer -Ciao Gale ! Stai studiando?- si gira e mi fa un sorriso colpevole - Ciao Capnip , in realtà sto leggendo le notizie sportive , ma è come se stessi studiando i miei avversari- mi fa l'occhiolino -qual buon vento ti porta qui? hai bisogno di qualcosa?- - Ma non posso venire a trovarti che subito pensi che mi serve qualcosa?- gli dico cercando di sembrare offesa -ti conosco troppo bene, spara!- abbasso gli occhi in segno di resa - Cerco Odair - Gale inclina leggermente le sopracciglia e mi risponde - è in camera sua, secondo piano infondo al corridoio- -Grazie- mi chiama mentre appoggio il piede sul primo gradino - Katniss, guarda che è fidanzato e da quello che mi ricordo anche tu- dice ridendo - sei davvero uno scemo !- dico sbuffando e ridendo al tempo stesso. Conosco Finnick da molto tempo prima di conoscere Peeta, è un ragazzo davvero in gamba, in apparenza può sembrare un playboy ma in realtà è il ragazzo più innamorato che conosca, se qualcuno mi chiedesse di spiegare cosa sia l'amore penserei a lui subito, la luce che emanano quegli occhi profondo mare quando guarda annie è inspiegabile , si appartengo a vicenda , chissà se anche io ho quella luce negli occhi quando guardo Peeta, lo voglio scoprire. Busso alla porta - Avanti rompiballe, io vorrei studiare!- entro chiedendo permesso quando alza gli occhi dalla scrivania e mi vede si scusa immediatamente -Scusa Kat pensavo fossi Tresh, è tutto il giorno che mi da' il tormento - Finnick è uno splendido ragazzo, alto, muscoloso, con i capelli color bronzo, si mantiene agli studi facendo il modello nonostante ambisca a diventare professore o scrittore , qualcosa del genere, molte ragazze sono invidiose di Annie , penso sia il ragazzo più bello dell'intero stato, e non esagero credetemi, -Ciao anche a te Finnick,avrei bisogno di parlarti- -E' successo qualcosa a Annie?- il tono di voce non nasconde la preoccupazione - No tranquillo, sono qui per Peeta - sembra subito sollevato - Prego accomodati- mi siedo delicatamente sul bordo del letto, -problemi in paradiso?- mi prende in giro - ma smettila un po', cercavo indicazioni su cosa poter regalare a Peeta per natale- mi guarda maliziosamente lasciandomi intendere più del necessario senza dire una parola, arrossisco visibilmente -beh sicuramente hai qualcosa che gli interessa sotto quel vestitino - prendo un cuscino e glielo scaravento sul viso- sto parlando seriamente!- -beh ci sono tante cose che piacciono al giovane Mellark , mi sorprendo che la sua ragazza non le conosca - mi sento mortificata e cerco di giustificarmi - sono una pessima osservatrice , e non vorrei sbagliare tutto qui- sembra crederci - a Peeta piace l'hockey regalagli due biglietti per una partita dei Portland Pirates- Davvero? Non aveva mai accennato a questa passione , Finnick nota la mia sorpresa - Giocava nella squadra del liceo , mi sorprende non te l'abbia detto, era un fenomeno, la squadra del college gli ha fatto una corte spietata , Peeta studia grazie a quella borsa di studio- Cosa? Come faccio a essere così distratta? - Da circa un mese ogni domenica sera c'è una partita, ma dove vivi?- Appunto, me lo sto chiedendo anche io. Finncik continua - beh spero che il fatto che adori cucinare non ti sia sfuggito e dipinge anche- annuisco con un cenno di assenso - legge molto, quasi quanto me- altra cosa che devo aggiungere alla lista, mi pento di non aver portato carta e penna - adora gli animali soprattutto i cani , ma nel suo appartamento non ne può tenere- memorizzato -ci tiene al suo aspetto, se fosse attraente come me non lo vedrei male a fare il modello - ride e fa ridere anche me allo stesso tempo,- i babbo natali al cioccolato bianco sono i suoi preferiti, sapevi parlasse tre lingue?- -No- ammetto in imbarazzo - inglese, italiano e francese- dopo altre informazioni irrilevanti mi faccio coraggio e domando - Finnick tu sai come sono i rapporti con suo padre e sua madre?- sembra quasi che si irrigidisca e il suo tono si fa subito più serio - il padre di Peeta è un bravissimo uomo purtroppo la madre è un vero disastro- - cosa intendi dire?- -Katniss non sono la persona che dovrebbe raccontarti queste cose , ti basti sapere che non hanno buoni rapporti- è cupo mentre lo dice, - scusa- mi affretto a dire - non c'è bisogno, ora però se non Ti dispiace devo studiare - -ok grazie mille Finnick sei un amico prezioso- gli faccio un occhiolino - questa conversazione non è mai avvenuta - -So mantenere i segreti Everdeen - mi ammicca e lo saluto trovo Gale ancora sul divano - Hai intenzione di rimanere li tutto il giorno a guardare..- osservo la pagina web che sta fissando perso -.. La pagina di Tiffany e co? Cosa stai combinando?- balzo sul divano e mi siedo - cercavo un regalo per Madge , ma questo sito mi ha fatto passare la voglia di vivere, guarda che prezzi!- indica esasperato lo schermo, non riesco a trattenere una risata, -non deve  per forza trattarsi di un regalo costoso, basta farle capire che sei abbastanza attento a lei per sapere cosa le piace - mentre parlo con questa saggezza che non mi si addice ho l'illuminazione sul regalo di Peeta , semplicemente deve rispecchiare i suoi gusti e i suoi bisogni non deve essere complicato , ho già qualche idea, - mi dai un passaggio in centro?- -solo se mi aiuti a cercare il regalo per Madge- -Affare fatto!- .
Le vie del centro e le vetrine sono già decorate con mille lucine palline e neve finta , molte persone hanno approfittato di questo giorno di vacanza per fare un giro per in negozi infatti c'è molta confusione. Mentre ero in macchina ho riflettuto su i miei acquisti per Peeta e già che ci sono per Madge, Prim, Mamma e nonni , quello per Gale lo prenderò quando non ci sarà e devo ricordarmi anche di spedire una bottiglia a Haymicht .
Gale è più in difficoltà di me e questo mi rallegra. Alla fine opta per un braccialetto molto carino d'argento , fine e elegante mentre io me ne torno in sede piena di sacchetti e pacchetti , un vestito per Prim, una cornice per la nonna dove metterò la foto che Peeta ci ha scattato durante la cena del ringraziamento con mamma e Prim, un libro per il nonno, una nuova vestaglia per la mamma , una borsetta per Madge . Sono soddisfatta per aver concluso la giornata trovando i regali per Peeta , si regali: una nuova custodia per la sua macchina fotografica la sua ormai è vecchia e logora, un cappellino di lana si lamenta sempre di avere le orecchie gelate, un libro di ricette orientali quando abbiamo mangiato tailandese mi ha detto di non sapere molto su quella cultura culinaria e gli sarebbe piaciuto imparare e un set nuovo di colori e pennelli spero gli servirà . E' la prima volta che con così tanto anticipo concludo le spese natalizie ed è piacevole come sensazione, sono contenta e soddisfatta e torno in camera fischettando. Mi chiamo Katniss Everdeen  . E ho 19 anni . Sono nata a Augusta, Maine. Attualmente vivo a Providence  . Frequento la Brown university . Sono la fidanzata di Peeta Mellark. Sono pronta, devo solo impacchettare i regali e aspettare Babbo Natale.

 

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Capitolo 23
*** Ghiaccio ***


Ciao lettori ;) buona sera . Ecco il nuovo capitolo spero vi piaccia , buona lettura. A presto un bacio -Torma ( fatemi sapere cosa ne pensate)

22.

~~Questa settimana ho visto Peeta pochissime volte, gli esami sono iniziato e non abbiamo avuto modo di incontrarci spesso come al solito, per questo motivo ho deciso di fargli una sorpresa. -Stai scherzando vero Kat?- Madge mi guarda come se fossi fuori di testa, un alieno atterrato sulla terra -No , voglio andare, se non vuoi accompagnarmi vado da sola- -Hockey?! Seriamente? Fa freddo sulle tribune per non parlare dei ragazzi rozzi che assisteranno- qualsiasi cosa dica non cambierò idea , devo andare per me e soprattutto per Peeta , devo pensare più a lui , mi sono resa conto dalla chiacchierata con Finnick che sono una fidanzata terribile - Ci sarà anche Gale se ti può incentivare - -Uff, sappi che mi devi un favore- infila la testa nell'armadio e sceglie un paio di jeans attillati ai quali abbina una felpa della confraternita , alzo un sopracciglio osservando il suo look poco da Madge - Che c'è ? Se devo stare seduta al freddo accalcata tra la folla a vedere dei ragazzi sui pattini almeno fammi stare comoda - scuoto la testa esasperata, quando ci si mette è insopportabile - Ok ,ok- evito di fare discussione per evitare di farle cambiare idea. A differenza di Madge opto per un maglione di lana bordeaux in tinta con i colori della Brown intreccio i capelli di lato e abbozzo un trucco veloce . Gale ci passa a prendere e dopo aver punzecchiato Madge per tutto il viaggio, esordisce - Beh Undersee ora dovrai venire a vedere anche le mie partite, non mi sembra corretto che Mellark abbia il tuo tifo mentre il tuo fidanzato no- scoppia a ridere e io con lui quando Madge risponde esasperata - Anche il football noo , vi prego- il tono supplichevole ci fa ridere ancora di più , Gale le da un casto bacio sulla guancia e la attira a se poggiandole il braccio attorno alle spalle mentre entriamo al palazzetto - Ti adoro Undersee- sono davvero carini insieme, Madge è molto attenta e premurosa nei suoi confronti mentre Gale ha quasi abbandonato tutte le sue brutte abitudini da quando sono una coppia. Prendiamo posto non troppo lontani dalla pista di ghiaccio. Le tribune sono gremite di studenti e con mia sorpresa vicino al vetro noto che è presente la confraternita di quelle oche delle Sigma Nu con la loro presidentessa Celeste. La solita bambolina gonfiata sempre vestita di marca che ostentata tutta la sua ricchezza credendosi superiore agli altri -Secondo me ha le tette rifatte- mi sussurra Madge quando nota che la sto fissando, Celeste è una bellissima ragazza alta slanciata , capelli corvini lunghi fino alla schiena e perfettamente lisci, dopo che Cato è stato con lei si è passata metà squadra di football e questo la rende odiosa ai mie occhi. A pelle non mi piace. I giocatori scendono in campo per il riscaldamento e ci metto un po' a mettere a fuoco Peeta - Siamo quelli con le divise color mattone Capnip - mi prende in giro Gale - Lo so stupido - gli rispondo indispettita, dopo che sento Celeste gridare il nome di Peeta in direzione del giocatore con il numero 12, lo riconosco , ma la mia attenzione viene catturata da quell’oca che fa di tutto per distrarlo - Ma che diavolo vuole quella da Peeta?- ringhio a denti stretti, sento la bocca dello stomaco chiudersi e le budella attorcigliarsi , serro i pugni per controllare la rabbia nei suoi confronti, vorrei che Peeta si accorgesse anche di me , ma purtroppo sono distante dal bordo pista, potrei gridare il suo nome ma dubito fortemente che mi possa sentire in più mi vergogno.
Il dischetto viene posizionato al centro della pista e la partita comincia.
Non so molto di hockey da piccola mio padre mi aveva portato qualche volta a vedere la squadra del liceo di Augusta a cui per anni aveva fatto da allenatore, mi piaceva andarci ma non tanto per la partita ma per stare da sola con lui senza mamma e Prim , mangiavo le noccioline mentre papà osservava incantato il dischetto e gridava consigli ai ragazzi,  io mi godevo il fresco e la sua compagnia. Dopo la sua morte non ho più messo piede dentro a uno stadio del ghiaccio, era una cosa nostra e non aveva più senso continuare, avevo anche abbandonato le lezioni di pattinaggio perché ero davvero imbranata, se sono qui oggi, come lo fui allora, è per una persona speciale. Vedo Peeta scartare un giocatore e tentare un tiro in porta . Parata. I tifosi della squadra avversaria improvvisano una ola mentre gli avversari passano al contrattacco . Purtroppo è goal. Il portiere della Brown si è fatto scappare il dischetto , picchia i pugni sul ghiaccio e vedo Peeta pattinare da lui per dirgli parole di conforto. Per tutto il primo tempo la Brown soccombe sotto la bravura degli avversari . L'arbitro fischia la fine del primo tempo e senza rendermene conto le mie gambe scendono di corsa i gradini delle tribune e mi avvicino alla balaustra gridando il nome di Peeta . Dopo qualche secondo si accorge di me e pattina nella mia direzione sfoggiandomi un sorriso - Che ci fai qui piccola?- dice divertito - Con i miei tempi le scopro anche io le cose - cerco di nascondere l'imbarazzo con il sarcasmo -Vieni qui- si sporge oltre alla balaustra, mi afferra il viso tra le mani e preme le sue labbra sulle mie. Il pubblico scoppia in un boato di fischi e urla e mi sento sprofondare a causa della vergogna - Non qui - gli sussurro sulle labbra con un sorriso che ricambia , i suoi occhi brillano di una luce diversa sono più azzurri e luminosi - Grazie Kat é importante che tu sia qui- -Mellark muoviti il mister deve parlarci negli spogliatoi - scusa Kat devo andare ma finita la partita siamo soliti uscire con tutti quelli della squadra, verrai?- non do neanche il tempo alla mia mente di elaborare una risposta che gli di un nuovo bacio - Sì, e adesso impegnati un po' Mellark non vorrei essere ritenuta la causa della tua pessima prestazione da tutti questi tifosi - mi sorride e pattina velocemente verso la porticina che porta agli spogliatoi. Per il resto del tempo dell'intervallo i ragazzi intorno a me mi prendono in giro ma cerco di ignorarli anche perché mi godo lo sguardo di fuoco che Celeste continua a lanciarmi. Tutto il campus sa che sono la fidanzata di Peeta quindi anche lei e ho il sospetto che non si aspettasse la mia presenza qui stasera. Lascio perdere quella carogna e sposto l'attenzione sulla pista . Peeta sembra rinato è animato da qualcosa che nel primo tempo gli mancava, ha più grinta e voglia di vincere, segna ben quattro goal dedicandomene uno dietro all'altro -Se Mellark gioca così quando ci sei te bellezza dovresti venire a ogni partita- mi dice un ragazzo di colore alle mie spalle faccio un sorriso imbarazzato e rispondo - Ci sarò - Madge sbuffa contrariata alla mia destra e Gale ride - Dai tesoro smettila di fare la sostenuta non è così male - Madge con un sorriso cancella il broncio e sospira – Forse, ma non aspettatevi che venga tutte le settimane , accontentatevi della mia presenza una volta al mese- ridiamo di gusto tutti e tre.
La squadra della Brown vince con grande margine di vantaggio per merito di Peeta, appena finita la partita ci rechiamo ad aspettarlo fuori dagli spogliatoi e con mio grande fastidio rivedo Celeste e le altre Sigma Nu  che ridacchiano tra loro. Sentiamo i cori dei ragazzi entusiasti per la vittoria provenire dagli spogliatoi e dopo una mezz’oretta veniamo raggiunti da tutta la squadra . Con mia sorpresa Peeta mi abbraccia e mi solleva da terra baciandomi - Sei il mio porta fortuna- arrossisco notevolemente mentre gli altri giocatori fanno il verso per prenderci in giro -Finitela idioti- gli azzittisce - Ci vediamo tra venti minuti al pub mutt- dice salutandoli - Dove si trova?- chiede Gale - Non ti preoccupare , faccio strada io seguimi in auto, Kat tu vieni con me ?- annuisco e gli stringo la mano. Salgo in macchina e allaccio la cintura e passiamo accanto a Celeste che sta dando il suo numero di telefono a un ragazzo della squadra avversaria e sento qualcosa ribollire dentro -Quella c'è sempre?- ringhio a denti stretti -Quella chi? Di cosa stai parlando?- -Celeste!- - La conosci anche tu ?- - Di fama , e non mi piace.- - Katniss ,sei gelosa?- sorride sotto i baffi. Gelosa ? Non scherziamo, Peeta è mio e io sono sua , quella non ha nessun diritto di guardarlo e mangiarselo con gli occhi come ha fatto per tutta la partita –NO!- rispondo secca -rispondi alla mia domanda- - Quasi sempre, perché?- non capisco cosa mi stia succedendo ma cerco di placare la rabbia -Ok, era tanto per sapere - dico sviando il discorso -Come mai non mi avevi detto che giocavi a hockey?- - perché non mi fai quasi mai domande a cui voglio rispondere- questa risposta mi spiazza e in parte so che ha ragione , le domande che gli faccio sono troppo spesso dirette e su argomenti spiacevoli ,  non sono brava con le persone - e in piu se te lo avessi detto ti saresti sentita obbligata a dover assistere a tutte le partite e non mi andava di forzarti a fare qualcosa che non ti piace , so che te e Madge non adorate questo genere di cose- mi sento ferita , come può pensare che fare una cosa per lui sia un peso per me? -Ti sbagli! Mi fa piacere poter venire a vederti, sei uno stupido se pensi il contrario Mellark- sembra sorpreso –Non ne avevo idea, non mi capita spesso, se è così sono molto contento di saperlo- mentre dice questo parcheggiamo nel vicolo accanto al pub e scendiamo. Veniamo raggiunti da Madge e Gale e entriamo. Il locale è pieno zeppo e sono un po' smarrita, il caldo è opprimente, sono costretta a togliere subito il cappotto e anche il maglione, rimango in maglietta a maniche corte , Peeta scruta i tavoli - Sono là, seguitemi- mi faccio strada tra la folla che vocifera e beve birra trascinata dalla mano di Peeta per arrivare al tavolo dove sono seduti gli altri membri della squadra - Eih ragazzi, questa è Katniss- mi indica - e loro sono Madge e Gale - tutti i presenti fanno un giro di nomi: - Sam- un ragazzo biondo e ricciolo con gli occhiali neri che gli danno un aria da intellettuale, -lui è Colin- capelli neri e occhi verdi -Piacere - Ethan- castano con diversi tatuaggi che escono da sotto la maglietta -Luke- percing sul sopracciglio e capelli quasi rasati. Ci sono altri tanti ragazzi ma subito mi scordo i loro nomi. Troppi nomi. Mi siedo tra quest ultimo e Peeta – Luke, stai attento a quello che fai. Kat è la mia ragazza- dice all'amico che gli risponde con un sorriso malizioso -Vediamo se resisterà al mio fascino- tutti scoppiano a ridere e io arrossisco leggermente, la cameriera viene a chiederci le ordinazioni ma tutti gli uomini in coro rispondo -Birra! Birra!- al tavolo io e Madge siamo le uniche ragazze, anche lei si è tolta la felpa rimanendo con una canottiera fucsia - Che caldo fa?- domanda Ethan sfilandosi la giacca  boccheggiando - C'è più gente del solito- i ragazzi incominciano a bere senza controllo tranne Peeta che con piccoli sorsi assapora lento la sua birra. I suoi amici sono molto simpatici e mi raccontano qualche aneddoto divertente. Luke una volta si è svegliato nudo su una panchina del parco del campus. Colin fa spesso scherzi divertenti al povero Sam che essendo uno studente di ingegneria è spesso preso in giro per essere il più secchione ma la storia più esilarante è quella di Ethan arrestato perché correva per il campus con indosso una vestaglia di seta rosa – C’è una spiegazione logica a quella vicenda- si fa serio e schiarisce la voce -stavo facendo sesso con Priscilla Grint , senza sapere che fosse fidanzata ci tengo a puntualizzarlo, quando è arrivato il suo ragazzo , un armadio enorme, che faceva molta paura, ho provato a persuaderlo a lasciarmi andare senza farmi del male ma purtroppo voleva darmene di santa ragione quindi ho preso la prima cosa che ho trovato e sono scappato fuori dal dormitorio a gambe levate- ho le lacrime agli occhi, non ci posso credere, Madge è piegata in due dalle risate...Lei e Gale ci salutano poco dopo mezzanotte – E’ stato un piacere ma domani ho un esame e devo svegliarmi presto dice la mia amica - D'accordo bellezza quando ti stuferai di questo stupido giocatore di football chiamami- dice Ethan ridendo Madge gli sorride affabile mentre gli fa un occhiolino - Certamente -  Gale sorride forzatamente - Ciao ragazzi-.
 Poco dopo finito il quinto giro Peeta esordisce - Ragazzi come al solito sono deliziato dalla vostra presenza ma io è Kat ora dobbiamo andare - saluto tutti ignorando i commenti maliziosi e spinti di alcuni di loro e usciamo dal locale quasi vuoto- Sono simpatici- - Sembrano degli idioti e lo sono ma sono anche dei bravi ragazzi - -Posso farci l'abitudine se mi offrono ogni domenica le patatine - scherzo salendo in auto - Sei così facile da corrompere ?- sorride lui - A volte- - Vieni da me?- - Ci sono le patatine da te?- - C'è molto di più- sorvolo il doppio senso e accetto - Alla residenza Mellark -dico con un esuberanza che non mi appartiene ma è causa delle birre. Saliamo in casa traballanti e ci infiliamo subito sotto le coperte , Peeta è seduto con la schiena appoggiata sulla spalliera mentre la mia testa è posata sulle sue gambe . Passa le sue dita tra la mia treccia slegandola - Grazie - sussurra , sono sorpresa, - Di cosa ? - mi sollevo seduta guardandolo negli occhi - Nessuno è mai venuto a una mia partita - non capisco - Ma se il palazzetto era pieno…- - Nessuno che fosse li per me, Kat sono l'ultimo di tre figli, mio padre purtroppo lavorava tutta la settimana al forno e la domenica era l'unico giorno che poteva riposare, mentre c'era sempre qualcosa di più importante per mia madre la partita di calcio di Marcus, quella di football di Jake , le feste delle sue amiche.. Quando stasera ti ho vista sugli spalti senza che io ti avessi invitata mi hai fatto sentire speciale , importante per qualche secondo..- la tristezza che percepisco nel suo tono di voce è tanta , la sua infanzia non deve essere stata felice come ho immaginato pensando alla sua vita - Peeta per me sei importante e speciale, sei il migliore ragazzo che si possa immaginare sulla faccia della terra, io ci sarò sempre finché me lo permetterai perché io ..- mi blocco di colpo stavo per farmi sfuggire quelle due parole che potrebbero cambiare tutto , sento il battito del cuore accelerare nel mio torace -Perché tu cosa Katniss?- mi incita a continuare, sono confusa e spaesata, l'unica cosa che so è che davanti a me ho un ragazzo meraviglioso, a cui è stato ingiustamente negato l'amore della famiglia troppo impegnata, questa cosa mi fa infuriare perché l'unica cosa che sono sicura di volere è che Peeta sia felice e che sia amato, per questo  mi libero dalle catene della paura che incatenano il mio cuore e sussurro, è un bisbiglio quasi impercettibile ma lui pende ormai dalle mie labbra -Ti amo- l'ho detto mi sono liberata di un peso, non faccio in tempo a sentire la risposta che le sue labbra sono già posate sulle sue è un bacio carico di passione e sentimento bramoso e dolce al tempo stesso . Un bacio carico di consapevolezza: io lo amo e lui ama me.

 


 

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Capitolo 24
*** Rosso peperone ***


Ciao a tutti spero che la vostra settimana sia stata migliore della mia ... Purtroppo ho iniziato i corsi del secondo semestre e con gli orari terribili che mi ritrovo vi annuncio che i miei aggiornamenti saranno meno frequenti, mi dispiace perchè scrivere questa storia mi piace molto e lo faccio volentieri  detto questo cercherò di pubblicare nei weekend e quando avrò minuti liberi quindi mi scuso in anticipo se a volte ci saranno ritardi. Ora ringrazio tutti coloro che ancora seguono la storia e vi lascio il nuovo capitolo. Un bacio -Torma

23.
Gli avvenimenti di ieri sera sono stati veloci e inaspettati , Quando seguiamo il cuore, quando scegliamo di non scendere a compromessi, ci togliamo un peso, il sole brilla più luminoso e, almeno per un attimo, troviamo un po' di pace. E pace per me é sinonimo di Peeta . Ieri sono stata molto vicina a donargli la mia verginità... -No Katniss non possiamo, io sono brillo , tu sei brilla. Non fraintendermi sei la cosa che dedidero di più al mondo ma non in questo modo - quando ha detto queste parole ho capito di aver fatto la cosa giusta, che avergli permesso di entrare nella mia vita per quando carica di sofferenza si è rivelata la scelta migliore , lui è la mia metà mancante, mi completa, è la persona di cui ho bisogno per respirare e vivere, grazie a lui ho smesso di agire passivamente e fare le cose per la felicità degli altri, ho messo in gioco i miei sentimenti e mi sono convinta a partecipare con tutta me stessa alle sfide che questo mondo ci offre.
  -Eih dolcezza- sento che  posa un tenero bacio sulle mie labbra , sanno di menta, apro gli occhi e lo vedo in splendida forma con un enorme sorriso stampato in faccia . E' già vestisto. Guardo il mio corpo e mi accorgo di indossare solo la biancheria intima e mi vergogno profondamente . Ho dormito così?. Che imbarazzo. - Ho un esame questa mattina, se non vado ora farò tardi, tu continua pure a dormire. Torno per mezzogiorno te la caverai senza di me tutta la mattina?- annuisco lievemente sono troppo stanca - in cucina è pronta la tua colazione, non fare troppe bricole- dice scompigliandomi i capelli - Eih!- mi lamento indignata - per chi mi hai preso? Sono educata- rispondo stizzita , fa una piccola risata -Devo proprio andare, c'è nulla che mi devi dire?- si gongola mentre me lo chiede, -no- abbasso gli occhi imbarazzata , averlo detto una volta non vuol dire che sarò disposta a ripeterlo a comando tutte le volte che vuole sentirselo dire , sono parole importanti, credo non si debbano usare con così tanta leggerezza -Sicura?- sospira - Hai cambiato idea?- l'espressione triste nei suoi occhi mi fa sentire in colpa, quel ragazzo ha un estremo bisogno di sentirsi amato non posso privargli i miei sentimenti perché mi vergogno o sono convinta che bisogna limitare le smancerie, mentre sta per alzarsi gli afferro l'avambraccio dolcemente - Peeta aspetta - si volta e mi guarda dritta negli occhi , sono troppo egoista per lui, ma per mia fortuna mi ama per davvero e riesce a vedere qualcosa di buono in me - ti amo Mellark- le mie parole cancellano l'espressione triste dalla sua faccia e mi bacia - Ti amo anche io Everdeen- sento un calore crescere dentro me, è la prima volta che lo dice apertamente ed è fantastico sentirselo dire, purtroppo separa le nostre labbra velocemente e se ne va - In bocca al lupo!- -Crepi!-
Passo la mattina a fantasticare su come potrebbe essere la mia, nostra, prima volta, arrossisco ogni dieci minuti , ne parlerei volentieri con qualcuno ma non so davvero a chi poterlo confidare.Impiego il mio tempo nello svolgere le faccende di casa, lavo i piatti, spazzo il pavimento e rifaccio il letto . A metà mattinata decido di meritare un bagno caldo e approfitto della vasca idro massaggio, la riempio di oli e sali profumati, accendo la radio e mi ci immergo. E' ufficiale! Sono innamorata di Peeta, non riesco a cancellare la sua immagine dalla mente. Amo il suo sorriso, i suoi capelli, le sue fossette... Quello sguardo che riserva solo a me... amo in modo in cui ogni tanto si inumidisce le labbra prima di parlare... Amo la sua risata , l'espressione che ha quando dorme. Amo quello che provo quando gli sto accanto... Quella sensazione che tutto sia possibile, che la vita meriti di essere vissuta...Amo il fatto che sento qeusta canzone ogni volta che penso a lui, ed è così rilassante il modo in cui pensieri belli associati a quel ragazzo entrano nella mia mente che neanche mi accorgo di essermi addormentata.Ne prendo coscienza solo quando un Peeta sconvolto mi scuote come un pazzo -Katniss, Katniss- vedo terrore puro nelle pupille dilatate e capisco solo dopo qualche secondo a cosa  è dovuta questa reazione. Il pavimento è ricoperto da uno strato sottile di acqua mescolata a qualcosa di rosso. Sangue? La vasca è rossa - Che diavolo ti è passato per la mente ? Sei ferita ?- ci metto un po' a mettere insieme i pezzi del puzzle. Peeta crede che io abbia tentato il suicido mentre io divento rossa,anzi bordoux per l'imbarazzo. Sono un peperone. E sono NUDA!- Oddio che vergogna!Stavo facendo una bagno, mi sono addormentata e credo mi siano arrivate le mestruazioni- dico agitandomi e coprendomi col le braccia. Vedo Peeta rilassarsi quasi subito mentre scoppia in una risata isterica - Che schifo- dice senza un po' di tatto facendomi arrossire di più -Invece di ridere dovresti andare a prendermi degli assorbenti nella mia borsa idiota- cerco di trattenere le lacrime , è la cosa più brutta che mi sia successa, le mie guance ormai scottano, lo sento ridere per tutto il corridoio - Se lo racconti a qualcuno ti trafiggo con una freccia- mi sciacquo e esco dalla vasca che ha iniziato a svuotarsi dopo che ho tolto il tappo, prendo un asciugamano e me lo avvolgo intorno al corpo , inizio a pulire il pavimento .Peeta torna poco dopo con un paio di slip e una scatola . Lo spingo fuori dal bagno rifiutando il suo aiuto, le indosso e mi assicuro di non sporcare più nulla continuando  a asciugare il pavimento . Ora che sono sveglia inizio ad avvertire le forti fitte allo stomaco ed è in arrivo anche il mal di testa. Mi vesto dolorante e mi reco in salotto dove Peeta è seduto sul divano a fare zapping - Mi puoi accompagnare al campus ?- è sorpreso di questa richiesta - Katniss non devi andare a casa non è successo niente tranquilla, è tutto a posto- -Non è per questo sto proprio ma...- non riesco a finire la frase che cado  svenuta sul pavimento ed è buoi totale.
Sogno qualcosa di strano che non riesco a ricordare, voci e rumori si affollano nella mia testa che continua a girare, una sensazione di pesantezza si appropria del mio cuore, ho paura e non so cosa stia succedendo, tutto è oscuro attorno a me freddo e nero. Solo dopo un tempo indefinito riconosco la voce calda e sicura di Peeta.
Mi risveglio in un letto di ospedale lui è seduto al mio fianco - Eih cosa è successo?- le parole escono con un filo di voce dalla mia bocca - Hai avuto un solo calo di pressione niente di grave- è la voce di Madge a rispondere, è alla mia sinistra seduta su una sedia , cerco di mettermi seduta ma Peeta me lo impedisce -Devi stare sdraiata fino a quando arriveranno i risultati degli esami del sangue e poi ti potranno rimettere- affondo la testa nel cuscino - Perché non hai fatto colazione?- il tono di Madge sembra quello di una mamma arrabbiata - Ma io..- -Non hai toccato niente di quello che ti ho preparato.- davvero? Ero così presa a ripensare ai miei sentimenti per Peeta che mi sono scordata di mangiare , tipico da me -Pensavo di averla fatta- entrambi mi sorridono - La prossima volta non pensare - mi dise Peeta accarezzandomi la guangia dolcemente, mi da un bacio sulla fronte e prima che io possa dire qualcosa mi sussurra - ho avuto paura per tutta la mattina, hai in serbo altre sorprese?- sorrido imbarazzata - Scusami , prometto. Mai più sorprese del genere.-
Le consorelle dopo aver scoperto della mia gita in ospedale sono tutte più gentili e premurose . Johanna ha perfino permesso a  Peeta di salire nella mia stanza, il regolamento della sede prevede che l'ingresso alle camere sia autorizzato solo ai membri interni. -Non c'è bisogno che mi imbocchi- dico serrando la bocca quando mi mette davanti alla bocca il cucchiaio pieno di liquido dorato -Ti fa bene quindi mangia- scuoto energicamente la testa come i bambini capricciosi - il brodo di pollo non mi piace!- suscito la sua ilarità, una risata fragorosa riempie la stanza di allegria guardo fuori dalla finestra ha incominciato a nevicare -Nevica!- si volta sorridente, i suoi occhi azzurri sembrano di ghiaccio mentre riflettono il bianco dei fiocchi - Mellark!?- nella stanza irrompe Johanna seguita da Madge, la nostra presidentessa continua - Il tempo è scaduto devo invitarti ad andare- non voglio salutare Peeta - Non può restare?- chiedo ingenuamente - sto molto male - fingo un colpo di tosse e tiro su il naso , Madge mi fa un sorriso complice - Può benissimo dormire nel mio letto, io stavo andando da Gale- mi fa l'occhiolino - Queste sono le regole- sembra irremovibile - Come mai Jake sa come è fatta camera tua?- l'intervento di Peeta ci spiazza tutte e tre , Johanna arrossisce visibilmente, è la prima volta che la vedo in imbarazzo -Ehm.. Cosa?- cerca di trovare una scusa - Si Jo, come mai?- chiediamo maliziosamente in coro io e Madge - Andate al diavolo voi tre! Mellark puoi restare ma non farti vedere dalle altre, non voglio sedare una rivolta di ragazzine con gli ormoni pazzi e non una parola su Jake se no vi spezzo- incute piuttosto paura ma dopo che è uscita dalla stanza chiudendo la porta dietro di se scoppiamo a ridere - Dai vi lascio tranquilli - Madge mi manda un bacio volante e ci saluta dopo aver preso dei vestiti - Fate i bravi- - Ok mamma - la prendo in giro. Sono costretta a bere tutta quella schifosa e viscida brodaglia me premiata con un dolcetto del forno - Tieni l'ho preso per te- i miei occhi si illumina alla vista di un cup cake rosa con cuoricini di cioccolato sulla glassa -Wow!- gli do un morso sporcandomi tutto il naso sul quale Peeta mi da un bacio per leccare via la crema - Sei fantastico - - Anche tu- - No io dico sul serio, grazie per tutto, sei la mia ventata di aria fresca , riesco a respirare solo se tu sei insieme a me, la mia vita prima di te era sull'orlo si un precipizio, erano più i giorni che credevo di non farcela , gli incubi tormentavano le mie notti e non mi abbandonavano di giorno, con te è tutto diverso .Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo tu, Peeta, sei in grado di darmi questo.
E nonostante il fatto che so che la vita non è facile, che sarà dura, sono innamorata di te, quindi resta con me.- le ultime frasi mi escono come un sussurro ma lui le ascolta tutte e mi bacia dolcemente sussurrando lentamente - Sempre.- 
 

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Capitolo 25
*** Candida bianca neve ***


Come promesso eccomi con il nuovo capitolo ho molti dubbi perchè purtroppo il tempo è poco e questo è quello che sono riuscita produrre in questa settimana, vi invito a scrivere recensioni per farmi sapere se va bene lo stesso anche se forse è imperfetto detto questo buona lettura! -Torma
P.S. GRAZIE PER LE RECENSIONI VI ADORO <3


 
24.
Neve, neve e ancora neve, è una settimana interrotta che nevica , sembra di essere al polo nord ,domani sarà la vigilia di Natale . Madge e Gale sono partiti poche ore fa per San Diego con uno dei pochi voli disponibili, i nonni, purtroppo,con questo tempo hanno deciso di non rischiare, e hanno scelto di venire a Boston quando farà più caldo, e io, siccome i biglietti del treno in questo periodo sono costosissimi, ho deciso che resterò a passare le feste al campus quasi deserto. Sono avvolta in una coperta di lana sul divano di Peeta e guardo scendere copiosamente i fiocchi di neve dal cielo, la città diventa sembra più candida, mentre il mio fidanzato prepara una cioccolata calda per entrambi,  domani Peeta prenderà l'aereo per il Kentucky,  e sebbene mi abbia invitato a stare da lui ho declinato l'offerta perché il volo costava il doppio del viaggio in treno per casa, c'è qualcosa che lo frena e lo preoccupa , sembra che non voglia tornare a casa. - Kat, tieni- mi porge una tazza rossa con una renna disegnata sul bordo -attenta che scotta- -Grazie..- sussurro soffiando sul liquido bollente - Hai preparato le valigie?- -E'? Cosa?- Un po' di cioccolata mi va di traverso, tossisco -Peeta cosa stai dicendo?!- - Non ti arrabbiare ma ti ho preso un biglietto per Union - - Peeta non dovevi!- alzo il tono di voce e poggio la tazza sul tavolino con forza, facendo uscire un po' di liquido sul tavolino , me l'ha preparata per addolcirmi, non la voglio più.- Avevo detto che non volevo venire !- -E io non voglio lasciarti da sola qui- discutiamo per quasi un'ora e alla fine mi convinco controvoglia, sembra così importante per lui - Vengo ma me la pagherai per questa cosa- mi da un bacio sulla guancia sorridendo.
Preparare le valigie è stato inutile il nostro volo e tutti quello del giorno successivo sono stati annullati a causa della tormenta di neve, non ne sono sicura ma Peeta sembrava sollevato e a dire la verità lo ero un pochino anche io, non sono pronta a conoscere la sua famiglia, lui non ne parla molto, sicuramente sono il genere di ragazza che sua madre non approverebbe, troppo problematica e incasinata per un ragazzo dolce come lui.
Passeremo la vigilia e natale a casa sua soli, nessuno dei nostri amici è rimasto in città. ma la cosa non mi dispiace . Mentre preparo la tavola con la tovaglia rossa e il servizio buono con i bordini dorati Peeta è dietro a fornelli con un grembiule verde e rosso, -Sembri un elfo-lo prendo in giro - Un elfo molto sexy spero-  ammicca e mi fa arrossire mentre trattengo una risata nervosa - Molto sexy- sussurro - Non ho sentito - - Molto scemo!- scoppio a ridere per la sua espressione risentita, il suo broncio è adorabile. Nonostante siamo solo noi due, lo spirito natalizio non ha abbandonato questa casa, Peeta l'ha addobbata con maestria, sopra il caminetto ha posizionato una ghirlanda e una calza rossa per ciascuno, le lucine contornano le grandi vetrate , l'albero di natale domina il soggiorno sfiorando con la punta il soffitto, il fuoco scoppietta nel camino e la radio trasmette canzoni di natale, sorrido perché nonostante tutto è uno dei natali migliori da quando è venuto a mancare mio padre. La cena è ottima ogni portata succulenta e gustosa . Sul mio palato le papille gustative stanno facendo una festa, come tradizione guardiamo un film natalizio mangiando un dolce italiano , panettone , è molto buono, soprattutto con la cremina gialla che ha preparato Peeta. È divertente stare con lui, sa a memoria tutte le battute del film e si diverte ad anticiparle e a stravolgerle a suo piacimento. Stranamente Peeta mi chiede di lavare i piatti e lo accontento mentre sparisce nella zona notte senza dire niente, ne approfitto per mettere sotto l'albero i suoi regali e lo raggiungo in camera.
Rimango a bocca aperta, letteralmente. Questo ragazzo non finirà mai di stupirmi.Decine di candele sono disposte ai lati del letto con le lenzuola rosse di seta , petali di rose sparsi su tutto il pavimento e le tende poco aperte lasciano filtrare la luce lunare che riflette su un paesaggio cittadino fantastico e innevato tutto è etereo in quella stanza, -Hai preparato questo per me?- riesco a dire ancora scossa dalla sorpresa , Peeta si alza dal letto e viene verso si me - doveva essere speciale, lo è abbastanza?- le mie guance si colorano di rosso quando si posiziona dietro di me e fa scorrere la lampo del vestito lungo la schiena lasciandola scoperta, lo stomaco si chiude per l'agitazione e tremo sotto al tocco delle sue mani che lasciano scivolare ai miei piedi il tubino verde, rimango in sotto veste, bacia ogni centimetro nudo della mia pelle provocandomi un infinità di brividi, mi prende in braccio delicatamente dopo aver lasciato cadere a terra i tacchi e mi poggia piano sul letto, è tutto così lento e romantico ma non resisto più e lo bacio sulla bocca con dolcezza pregustandomi una risposta passionale , che arriva quasi subito, lo trascino su di me e gli slaccio i bottoni della camicia la quale ben presto finisce a terra con i pantaloni, sento il suo corpo caldo sopra il mio , mentre mi stringe a se bramosamente e il desiderio di avere di più mi logora le membra , sono sotto di lui mentre mi guarda negli occhi con quella luce speciale che spesso vedo negli occhi di Finnick quando guarda Annie , sono inerme, a separare il mio corpo dal suo rimangono solo pochi strati di tessuto, sono tra le sue forti braccia e non riesco ad immaginare di poter desiderare di essere da nessuna altra parte.Mi sfila la sottoveste lasciando alla sua merce i seni nudi che prende nelle sue mani amorevolmente e inizia a baciare, un gemito di piacere mi sfugge quando tra le sue labbra stringe il mio capezzolo, le sue mani scorrono su tutto il mio corpo verso la mia intimità , sento le sue dita penetrarmi e involontariamente inarco la schiena e vedo un sorriso spuntare sulla sue labbra quando sfila le mie mutandine,  il mio corpo viene ricoperto di baci caldi e umidi . Sono nuda davanti a un ragazzo ma non provo nessun imbarazzo, amo Peeta e Peeta ama me e questo è giusto. Sono sua e lui è mio. Quando le sue labbra si poggiano sulla mia intimità vengo pervasa da una sensazione di piacere inspiegabile , vorrei fermare il tempo e godere di Peeta in ogni istante, trascino il suo viso verso il mio e lo bacio ardemente senza nessuna inibizione e sono la prima a parlare da quando questa danza sensuale è iniziale - Fai l'amore con me, Peeta- sussurro aiutandolo a  togliere i boxer, sento la sua erezione tra le cosce e il calore di quel membro pulsante vicino alla mia intimità mi fa perdere la lucidità - Katniss, sei sicura? - mi guarda con uno sguardo carico di passione al quale non posso resistere - Ti amo- è l'unica cosa che riesco a rispondere si china verso il cassetto e indossa un preservativo, entra in me piano quasi esasperandomi , inizialmente il dolore è quasi insopportabile ma dopo qualche secondo il piacere pervade i nostri corpi uniti in uno solo. Assecondo i suoi movimenti lenti con il bacino e a ogni sua spinta sento il piacere pervadermi .MI sento importante e completa, ka mia mente si fa leggera e c'è spazio solo per i sentimenti che provo per lui. Raggiungiamo insieme l'apice e sono leggermente in imbarazzo quando non riesco a trattenere dei gridolini di piacere . Separiamo i nostri corpi sono sudati, sento Peeta uscire da me è mi sento terribilmente vuota ,i nostri respiri sono gli unici rumori della stanza, lui va per qualche secondo in bagno e ritorna sotto le coperte con me . Mi strige forte a se  mi accoccolo nel suo petto, siamo nudi ma qualsiasi imbarazzo è cancellato intreccio le mie gambe alle sue e lascio sprofondare il mio viso nel incavo del suo collo, è stato perfetto. - Ti amo - mi sussurra tra i capelli mentre le sue mani mi accarezzano dolcemente il ventre mi giro per guardarlo negli occhi, afferro deliacamente con le mani il suo viso e lo bacio - Buon natale- sussurro sulle sue labbra.
 Mi sveglio a un'ora indefinita, il mio corpo è arrotolato tra le lenzuola ma Peeta non è più accanto a me, sento l'acqua della doccia scorrere e decido di raggiungerlo , apro la porta un po' imbarazzata ma cerco di non farci peso . Peeta si sta insaponando i capelli e per via della schiuma tiene gli occhi chiusi, entro senza fare rumore e lo abbraccio da dietro facendolo sussultare - Buon giorno- sussurro sulla sua pelle mentre ricopro la sua schiena di baci - Eih - ride divertito - Lo scopo di questa doccia era evitare di ripetere quello che abbiamo fatto ieri mentre dormivi , ma così non mi aiuti- si gira e afferra le mie cosce sollevandomi da terra , la mia schiena aderisce alla parere fredda della doccia in contrasto con il calore che sento provenire in prossimità della mia intimità . L'erezione di Peeta preme sulla mia femminilità e il desiderio di ospitarla dentro me cresce. Purtroppo si limita soltanto a giocare letteralmente con la mia voglia , mi bacia il collo per poi salire verso le mie labbra , stringe le mie natiche tra le sue mani facendo premere sempre più il suo membro pulsante al mio sesso -Peeta..- il suo nome esce dalla mia gola come un mugolio supplichevole carico di voglia e desiderio , mi bacia ardemente , le nostre lingue si incontrano e scontrano in una danza sensuale, il getto della doccia scorre sui nostri corpi che dopo quella che sembra un'eternità si separano - Katniss lo farei ovunque con te credimi, ma non credo che tu voglia rischiare di diventare mamma - queste parole mi fanno riacquistare la lucidità faccio un passo indietro sotto al getto del doccione e nascondo il mio rossore piegando la testa indietro per lavare i capelli , Peeta riunisce i nostri corpi in un abbraccio poggiandomi le labbra sulle scapole - non ti muovere, tu mi farai impazzire- è l'unica cosa che riesco a cogliere . Dopo trenta secondi è di ritorno e capisco le sue intenzioni getta la carta del preservativo e ritorna in doccia . Mi penetra con una foga differente dalla sera precedente e questa volta non sento dolore solo una voglia incondizionata di essere sua.
Mi sto asciugando i capelli davanti allo specchio e non riesco a togliermi quel sorrisino ebete dalla faccia mi gongolo come una stupida osservando il mio riflesso mentre Peeta è in cucina ha preparare la colazione , mi vesto canticchiando un motivetto, gonna rossa e camicetta bianca, e lo raggiungo. Quando passo per il soggiorno a momenti finisco catturata in mezzo ai rami dell'abete e mi ricordo del natale! Ci sono altri pacchetti sotto all'albero . Peeta è seduto su uno sgabello che mi aspetta, è raggiante, il suo sorriso pazzesco è più ebete del mio - Hai fame?- - Molta , cosa mi hai preparato?- - Muffin - - Ti ho detto quanto ti adoro?- dico dando un morso a quella delizia - Mi piace sentirtelo dire - - Devi aprire i miei regali - gli ricordo - mangia con calma principessa, i regali non scappano da nessuna parte- è troppo carino , mi sciolgo a guardarlo.
- Apri prima questo- gli porgo i diversi pacchetti e li scarta uno dietro l'altro - Katniss non dovevi, ne sarebbe bastato uno- dice sfogliando il libro di ricette mentre la tracolla della nuova custodia della macchina fotografica è sulle sue spalle e indossando il cappellino, - Devi aprire i tuoi- -I miei? Quanti me ne hai fatti?- - Cinque- si passa una mano tra i capelli colpevole - e ti lamenti se io te ne ho fatti quattro?- ridiamo insieme . I regali di Peeta sono bellissimi e anche molto costosi, un cappotto nuovo , avrà notato che il mio era vecchio e quasi logoro , leggo la marca sulla scatola del secondo regalo ,jeffrey campbell, e trovo lo stivaletto con il tacco stringato - Sono stupende!!- me le rigiro tra le mani - come sapevi che volevo queste scarpe?- - mi ha dato una mano Madge per sceglierle, ti piacciono?- - Le adoro!- gli do un bacio sulla bocca - ma sono regali estremamente costosi Peeta con due regali hai superato quasi 500$, ho paura di aprire il resto- mi sento in colpa i miei regali sono molto più semplici - Katniss vivo da solo e ho un fondo fiduciario ,non penso che ti debba fare problemi per come spendo i miei soldi - mi sorride e cerco di essere riconoscente - ma..- - ma niente Katniss! Non voglio litigare , sei la mia fidanzata permettimi di farti dei regali- il suo tono calmo e amorevole mi conquista e decido di lasciar perdere questa battaglia. Apro i successivi un profumo e una pochette, per l'ultimo ci tiene a precisare - Questo l'ho scelto da solo- mi porge una scatola di quel azzurro inconfondibile , rimango senza parole , la scatolina contiene una collana molto fine con una perla incastonata come ciondolo , non so cosa dire, bellissimo è riduttivo - Non ti piace?- Peeta mi risveglia dai miei pensieri - Stai scherzando ? È meravigliosa - sposto i capelli - me la metteresti?- la superficie liscia della perla aderisce al mio sterno è uno dei regali più ricercati che io abbia mai ricevuto. - Buon natale- mi sussurra baciandomi .-Grazie- sorrido, sono felice ,il regalo migliore che io potessi ricevere dalla vita è biondo e ha gli occhi azzurri e mi ama. Questo è una natale perfetto senza preoccupazioni e questo mi basta.
 

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Capitolo 26
*** Cioccolata ***


Scusate! Scusatemi se sono sparita senza dire niente per tutto questo tempo ma queste settimane sono state impossibili mai un attimo libero, consegne su consegne e in più dovevo trovare anche il tempo per studiare quindi a malincuore ho trascurato la storia, ma ora detto questo ecco qui il nuovo capitolo. Premetto che non è molto lungo perchè il tempo scarseggia (questo fine settimana dovrò sostenere un esame quindi sono in piena settimana di full immersion) ma ci tenevo a postarlo in questo minuto di "aria" sperando che lo leggerete , aspetot le vostre recensini per sapere le vostre opinioni . Buona lettura. -Torma
P.S. Io non mi sono dimenticata di voi, voi vi siete dimenticati di me?


25.
SBOM! Chiudo violentemente il libro davanti a me, non riesco a concretarmi con questa confusione! Lascio perdere la lettura e sbatto ripetutamente la testa contro la dura scrivania di mogano...
 Le vacanze natalizie si sono concluse nei migliori dei modi, io e Peeta il giorno prima di capodanno siamo riusciti a prendere un treno e abbiamo passato gli ultimi giorni di festa che ci rimanevano con Mamma e Prim , entusiaste di rivedere Peeta , grazie al quale la casa si è riempita di allegria, mia madre è stata meno assente del solito, siamo sembrate quasi felici, e  la tavola è sembrata meno vuota. Erano attimi di serenità che ricercavo da tanto tempo, e neppure la presenza di Haimicht è risultata spiacevole.
 Ora però la mia pazienza è messa a dura prova, schiamazzi, gridolini, risate, rumori di ogni genere segnalano la presenza di ogni membro della sede delle AXO, che non è mai stata così rumorosa. Quasi tutte le consorelle sono tornate oggi e non la smettono di raccontarsi i mille dettagli delle loro vacanze -Basta!- prendo tra le mani la mia testa e premo con tutta la forza che ho nelle braccia i palmi delle mie mani sulle mie orecchie. Non le voglio più sentire, dovrei studiare visto che tra due giorni mi aspetta l'esame di storia del melodramma che mentre ero a casa mi sono praticamente scordata. La risata di Madge riempie la stanza - Non la smetteranno almeno fino a domani- dice lanciandosi sul letto e sorridendomi, è tornata da poche ore anche lei e il suo viso riposato e la sua pelle abbronzata mi fanno invidia, -Non è colpa loro se hai passato davanti a quel volume le tue ultime 48 ore- sbuffo e non ho la forza di rispondere , ha ragione, è solo colpa mia se mi sono fatta sfuggire questo piccolo dettaglio, ormai sono sveglia da giorni per cercare di assimilare più informazioni possibili - dovresti dormire e magari anche farti una doccia- mi punzecchia , abbasso lo sguardo sulla tuta che ormai non tolgo da quando sono rientrata in sede e passo una mano tra i capelli che stanno aggrovigliati sulla mia testa in una forma indefinita -Forse dovrei, ma prima devo finire il capitolo- - secondo me dopo una doccia ti sentirai una persona nuova- ride, la suoneria del mio cellulare sovrasta le sue risate ma non capisco da dove provenga il suono, sposto convulsamente le cartacce e le tazze di caffè vuote che sono sparpagliate nell'angolo della mia parte di camera - che porcile- mi riprende Madge- dovresti dare una disinfettata alle tue cose- -Stai zitta e aiutami a cercare il telefono!- le dico esasperata -cosa si dice?!- alzo una risma di fogli pasticciati -Perfavore!- la mia amica mette la mano sotto il cuscino e mi lancia il telefono -Prego!- le dico affrettandomi a rispondere, sullo schermo appaiono quegli occhi azzurri inconfondibili, Peeta... -Pronto?- dico un po' affanata - Ma allora sei viva!- il tono divertito mi irrita un po', da tre giorni mi sono estraniata dal resto per pensare allo studio e anche il tempo per pensare a Peeta è drasticamente diminuito -Divertente! La situazione è tragica- rispondo acidamente - Come è la vita dell'eremita?- una risata fragorosa mi perfora l'orecchio -Maledizione smettila! Mi hai chiamato solo per prendermi in giro? Non è il momento adatto- sbuffo sconsolata - Scusa piccola, ma è troppo divertente.. Solo tu ti potevi dimenticare di un esame- -E' colpa tua se ho avuto altro a cui pensare...- dico senza pensare ma mi pento subito delle parole che sono uscite dalla mia bocca -Ah sì? Beh devo ammettere che deve essere difficile per te avere a che fare con un ragazzo sexy come me che ti gira intorno, se fossi in te non mi ricorderei neanche il mio nome, sono troppo favoloso- ride come un matto, le mie guance scottano, - Mellark sei un cretino! dimmi perchè mi hai chiamato?- cerco di tagliare corto la conversazione - Ho delle cose da fare- -Immagino- cerca di trattenersi - Comunque volevo ricordarti che non mi piace essere trascurato così, quindi settimana prossima non potrai fare storie e starai da me tutta la settimana e farai tutto quello che vorrò, intesi?- -Col cavolo!- Voglio passare del tempo con lui ma  non posso dargliela vinta troppo facilmente - Vedremo...Dai dolcezza ti lascio ai tuoi libroni, fatti vedere in giro qualche volta ho quasi dimenticato il tuo faccino- schiocca le labbra e riattacca senza darmi tempo di rispondere. Che insolente da quando gli ho dichiarato i miei sentimenti ha iniziato a prendersi molte più libertà, mi farà impazzire. Madge è sparita così decido di farmi una doccia e forse è una delle cose migliori della giornata che sta quasi per concludersi. Mentre mi insapono ripeto mentalmente le informazioni che ho letto e riletto durante l'intero pomeriggio, se non dovessi mantenere una media alta per la borsa di studio la prenderei più sotto gamba, ma non mi è permesso prendere dei voti bassi, sciacquo lo shampoo dai capelli e mi strofino gli occhi per pulirli dal sapone, nonostante abbia da poco scoperto che i miei nonni si potrebbero permettere di mandare al college me e miei figli io e mamma abbiamo deciso di non accettare niente a parte l'affetto della famiglia. L'acqua scorre sul mio corpo e Madge aveva ragione , mi sta rigenerando, sono carica per un'altra nottata di studio intenso e disperatissimo.
Sottolineo l'ultima frase e tiro un respiro di sollievo, ho finito, domani potro dormire tutto il giorno così da avere le forze per un ultimo ripasso e arrivare riposata all'esame. Spengo la lampada sul comodino, Madge è a letto da ore, mi faccio luce con l'iphone e arrivata ai piedi del letto mi infilo il pigiama, sto per coricarmi quando il mio stomaco inizia a brontolare. La cena! Ho bisogno di cibo. Sono le tre meno venti e le voci della sede si sono spente da molto, scendo nel silenzio irreale di questa casa, questa si che è l'atmosfera giusta per poter abbandonare la mente all'apprendimento di nuove discipline. Mi reco in cucina. Ho una fame terribile, ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, voglio qualcosa di dolce da sgranocchiare . Mi blocco di colpo sulla porta quando noto che la cucina non è vuota, l'oscurità della stanza lo fa sembrare  la fotocopia di Peeta -Jake!- il ragzzo biondo sobbalza -Ca..o! Ah Katniss sei tu!Vai al diavolo, mi hai fatto prendere un colpo - dice rilassando i muscoli tesi mentre si versa un bicchiere di succo -Vuoi?- dice allungandomi la bottiglia, annuisco e cerco qualcosa nella dispensa: biscotti al cioccolato, andranno benissimo, mi siedo sul bancone della cucina accanto al lavello e infilo la mano nella scatola - Ma sei impazzito a girare per la sede di notte?- per giunta poco vestito, stesso vizio del fratello che sta sempre a petto nudo - Johanna si è addormentata e avevo sete non volevo svegliarla per farla scendere per me- mi dice con uno sguardo colpevole - ti è andata bene- lo rimprovero continuando a sgranocchiare il mio pasto -Non tutti abbiamo un attico in cui imboscarsi- mi punzecchia , tossisco mandando giù il biscotto, l'oscurità evita che il colore rosso delle mie guance sia troppo evidente -Sicuramente papino te lo prenderebbe anche l'appartamento se glielo chiedessi- rispondo - Non è necessario chiedere, ce l'ho già, solo che l'ho affittato perchè non sono in grado di vivere da solo, Peeta è la perfetta donna di casa della famiglia- ride e mi scappa un sorriso, Peeta è davvero bravo in tutto, Jake allunga una mano e prende un biscotto facendomi un occhilino- allora come stai cognatina?- mi fa arrossire - stanca e affamata , ho un esame tra pochi giorni- rispondo sconsolata -E il mio fratellino?- - Penso che stia dormendo come un angioletto- sorrido - bene gli conviene , preparalo perché il prossimo week end avrà visite poco piacevoli?- - Cosa vuoi dire?- - La strega viene in città!- - La strega? Vuoi essere chiaro? Gli enigmi nel pieno della notte non mi piacciono- - beh diciamo che nostra madre non ha gradito che Peeta si sia perso anche il natale a casa Mellark... - ah la strega è la loro mamma -...e ha deciso di passarlo a trovare questo week end. - sospira -Non penso sarà una visita di cortesia- mi gratto la testa pensierosa -E' così terribile?- - Con me è Marcus non proprio così male, ma se si impegna con lui è il male concentrato- rimango sconvolta a sentire queste parole - Perché?-  è l'unica cosa che riesco a dire -La versione ufficiale è perché mamma voleva una femmina, secondo me però c'è qualcos'altro , non si può discriminare un figlio solo per il sesso non trovi?- annuisco e metto in moto le rotelle e del mio cervello ma nulla, sospiro - Cosa mi consigli di fare?- - Sparisci per l'intero week end , Peeta sarà troppo impegnato a difendere se stesso, non avrà tempo di difendere anche te dalle cattiverie della mamma.- -Ma ..- - Ma niente, Katniss, fidati di me, fai come ti dico, sarà meglio per entrambi... Sono sicuro che Anche Peeta ti dirà la stessa cosa...-   
 

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Capitolo 27
*** Scatola di cartone ***


Eih Buon venerdì santo a tutti :) Sono super contenta per molti motivi tra cui le vacanze di pasqua e il meritato riposo ma soprattutto per voi che recensite e seguite costantemente la storia sebbene gli impegni mi impedidcano di aggiornare come vorrei, detto questo un grosso bacio a tutti e BUONA PASQUA! A presto -Torma
26.
Svolgere l'esame è stato più difficile di quanto mi aspettassi, per ben due giorni le parole dette da  Jake mi hanno tormentata senza darmi tregua. Possibile che la madre di Peeta sia una donna così tanto cattiva? Peeta sarebbe veramente capace di escludermi? Non mi presenterà ai suoi genitori quindi? Lui ormai ha conosciuto gran parte , tutta, la mia famiglia, anche la parte di cui neppure io immaginavo l'esistenza, mentre io dovrei nascondermi per un intero weekend e fare finta che tra me e lui non ci sia neppure una relazione di amicizia? Mi sembra assurdo.
A fatica sono riuscita a connettere il mio cervello e a formulare delle risposte sensate per quel compito che ormai aveva perso importanza, rispondo all'ultima domanda e decido di consegnare. Raccolgo tutte le mie cose e abbandono l'aula sovrappensiero. Sono stati due giorni di silenzio da parte sua ma spero che lo siano stati solo perchè lui voleva lasciarmi studiare in pace, è strano però che non sia seduto qui fuori ad aspettarmi, chissà dove sarà. Sollevo sopra il mento la sciarpa e cerco di ripararmi dalll'aria fredda che soffia sul mio viso, il campus brulica di studenti allegri e spensierati molti di loro hanno affrontato i propri esami prima delle vacanze e oggi si prestano a iniziare le lezioni, magari Peeta sarà in classe.. -Eih Katniss!!- un ragazzo castano attira la mia attenzione agitanto le braccia dall'altra parte del cortile, ma che cosa vuole? Come fa a sapere il mio nome? Fa una corsetta e mi raggiunge -Ci conosciamo?- lo guardo interrogativa alzando un sopracciglio -Sono Ethan! Gioco a hockey con Mellark!- dice sorridendomi e una lampadina si accende nella mia testa -Ah già è vero! Scusami, non ti avevo riconosciuto- -Cosa ci fai in giro per il campus? Non hai lezione?- mi chiede malizioso -Beh potrei farti la stessa domanda- sorrido - Beccato, le lezione di Heavensbee non le sopporto proprio- si passa imbarazzato la mano tra i capelli -Bèh non so chi sia- -meglio per te il corso di chimica organica è una cosa che non consiglierei neppure al mio peggior nemico- -Buono a sapersi- -Non mi hai ancora detto cosa ci fai in giro- mi richiede mentre strofina le sue mani per riscaldarle - Ho appena fatto un esame- -Esami! Che brutta parola- dice con una faccia schifata - Ti va un caffè continua- non mi va molto ma non mi va neanche tornare in camera e turturarmi pensando a Peeta e alla sua famiglia, quindi accetto -Una cioccolata calda la bevo volentieri- Ethan mi regala un  sorriso a 34 denti e mi invita a seguirlo verso il chiosco di Sae'. Mentre camminiamo per le vie del campus non posso fare a meno di costatare il fatto che questo ragazzo sia molto attraente, ma è di una bellezza differente da quella di Peeta, lui è molto più alto e con gli occhi verdi, è più un tipo bello e dannato con tutti quei tatuaggi che gli sbucano fuori dalla maglione. -Vuoi la panna sulla cioccolata?- dice richiamando la mia attenzione mentre mi siedo a un tavolino e lui è alla cassa -Si, molta panna- stranamente nonostante sia un ragazzo appena conosciuto non provo lo stesso imbarazzo che mi provocava la vicinanza di Peeta le prime volte, le mani sono asciutte, il respiro regolare, e il mio cuore batte normalmente, è una sensazione conosciuta e piacevole -Tieni!- mi porge una tazza fumante e si siede di fronte a me -Grazie, quanto ti devo?- dico mentre rovisto in tasca alla ricerca del portafogli -Lascia stare, li chiederò a Mellark- dice divertito -A proposito come sta? Ieri non si è fatto vedere agli allenamenti, è strano da parte sua, non ha quasi mai saltato una partita o un allenamento- un peso mi si poggia sullo stomaco, forse la consapevolezza che ci sia davvero qualcosa che non va, -Purtroppo non l'ho visto molto in questi giorni..- mi sto iniziando a preoccupare , Ethan non nota che i miei pensieri vagano lontano mentre sorseggiando il suo caffè cambia discorso e continua a parlarmi, torna ad attirare la mia attenzione quando pronuncia un nome -Madge come sta?- ed è questa domanda che mi fa realizzare per quale motivo mi senta a mio agio a parlare con lui, è molto simile a Gale, il mio migliore amico, e Madge è proprio la sua ragazza -E' sempre fidanzata con Gale- rispondo indispettita- Spero tu non abbia un interesse romantico nei suoi confronti- lo fulmino con lo sguardo, tossisce imbarazzato, -NO! Ma cosa te lo fa pensare? Era solo per parlare- dice nascondendosi dietro la tazza marrone. La nostra merenda mattutina è interrotta proprio da una telefonata del mio migliore amico. -Gale hai bisogno?- -Come è andato l'esame?- l'esame ormai è l'ultimo dei miei pensieri , mentre sono al telefono Ethan mi saluta con un gesto della mano lo ringrazio per la cioccolata e lo osservo allontanarsi dopo avermi fatto l'occhiolino -Spero bene!- -Oggi pranzi con me e Madge?- -Certamente, vi trovo al solito tavolo in mensa?- - Sì, invita anche Peeta è da molto che non lo vedo- - Sarà fatto- . Saluto la vecchia Sea che dietro al bancone serve i diversi studenti e mi incammino verso il mio edificio preferito, digito il numero di Peeta ma la voce che sento non è la sua "il cliente chiamato non è momentaneamente disponibile" . Un senso di panico inizia a crescere pian piano dentro me. Calma Katniss! Potrebbe aver almeno dieci spiegazioni possibili. La situazione per i mie nervi peggiora all'ottava chiamata senza risposta. A pranzo sono del tutto assente e inutili sono i richiami di Madge e Gale, tocco a malapena i broccoletti che ho nel piatto e la bistecca la tagliuzzo in mille pezzi solo per distrarmi -Kat vuoi mangiare e smetterla di torturare quella bistecca di pollo?- è come se il rimprovero di Madge mi risvegliasse -Non posso- dico alzandomi di colpo, abbandono i miei amici sbigottiti al tavolo e esco dalla mensa prima camminando, poi senza rendermene conto sempre più veloce, mi ritrovo a correre sempre più veloce per le vie del campus. Corro, il respiro affannato, il cuore palpitante nel petto, raggiungo la fermata della metropolitana rossa in viso, mentre scendo i gradini tolgo i vari strati di vestiti, infilo la giacca e la sciarpa nella borsa e ricomincio a correre fino alla banchina. Non so esattamente cosa mi stai succedendo, ma più che un indizio mi fa sospettare che Peeta mi stia ignorando di proposito, per poi cosa? Arrivo sudata al suo appartamento, la pazienza non è una mia virtù, non riesco ad aspettare neanche l'ascensore e faccio le scale di corsa due gradini alla volta. Davanti alla porta suono, busso, ma nessuno risponde, il panico è qualcosa che non so gestire ma era probabile che Peeta potesse essere al campus. Mi costringo a respirare mentre cerco la piccola chiave d'argento che Peeta mi ha fatto avere poco prima di partire per il Maine con me. Lo aspetterò in casa, dovrà pur ritornare. Entro, la casa è in ordine come al solito, il pavimento è appena stato cerato e le vetrate lucidate, la polvere pulita, lascio la borsa e la giacca su una sedia, ho sete tutta quella corsa mi ha stremato, c'è qualcosa di strano in questa stanza però, è diversa ma non capisco perchè finchè non ci inciampo con i piedi rotolando per terra. Mi metto a sedere massaggiandomi il piede che ha colpito una scatola di cartone, di quelle che si usano per i traslochi, Perchè è qui? Sollevo il coperchio, e capisco cosa di questa stanza, così tanto famigliare, mi sembrava fuori posto, lo stomaco mi si chiude, la testa inizia a girare e un senso di nausea colpisce il mio corpo, non respiro, voglio respirare ma non posso, il cuore non smette di pulsare, tutto si fa meno nitido davanti a me e le lacrime rigano il mio viso mentre prendo in mano gli oggetti nella scatola. Perchè? E' l'unica cosa che la mia mente riesce a formulare. Vorrei alzarmi e scappare via, ma non riesco la forza nelle gambe mi ha abbandonato, le lacrime si trasformano in singhiozzi e l'ansia ha la meglio su di me. Perchè? Non riesco a capire. Osservo le pareti gi scaffali con gli occhi annacquati , tutte le mie cose , tutte le nostre foto, tutti i miei regali sono in questa scatola, e l'unica cosa che riesco a fare è provare a respirare ma non ci riesco. l'unica cosa che riesco a fare è rannicchiarmi in posizione fetale, mentre piango tutte le mie lacrime.
Non mi ricordo di essermi addormentata ,  vengo svegliata dalla voce preoccupata di Peeta, il sole sta già tramontando e il cielo è quasi scuro. Ai miei piedi c'è ancora quella scatola e gli occhi mi bruciano mentre sento tirare la pelle delle mie guance a causa della moltitudine di lacrime salate versate in queste ore. -Katniss mi agita dolcemente- i suoi occhi puntati dentro ai miei, non riesco a reggere più il suo sguardo e scanso la sua mano che mi accarezza la guancia -Cosa è successo Katniss?- non sono più debole non mi sento più male, sono furente , scatto in piedi facendolo cadere all'indietro -Mi chiedi cosa c'è che non va? Cosa è quella!?- grido con tutto il fiato che ho in corpo, sembra non capire e mi guarda con uno sguardo spaesato e non resisto più, prendo le prime cose che trovo nella scatola e inizio a lanciargliele addosso -COSA C'E' CHE NON VA MI CHIEDI? COSA C'E' CHE NON VA IN TE? PERCHE' LE NOSTRE COSE, TUTTE LE NOSTRE COSE SONO IN QUESTA SCATOLA? PERCHE' NON MI HAI RISPOSTO AL TELEFONO? PERCHE' MI IGNORI? PERCHE' MI FAI SENTIRE IN QUESTO MODO?- una cornice con una nostra foto cade sul pavimento frantumandosi in mille pezzi -Calmati Katniss!- cerca di afferrare i miei polsi, faccio per divincolarmi, ma è più forte di me -LASCIAMI ANDARE! LASCIAMI!- -GUARDAMI KATNISS BASTA!- -NON TOCCARMI! Fammi andare via- sussurro -Guardami maledizione- -NON CE LA FACCIO! NON VOGLIO- -BASTA, CALMATI UN SECONDO E FAMMI SPIEGARE- Alzo di scatto la faccia e osservo i suoi occhi cristallini e azzurri come sempre e appena lo faccio le sue labbra si poggiano in fretta sulle mie, cerco in vano di liberarmi ma con forza Peeta trattiene il mio viso contro al suo, non riesco a respirare, il calore che emana il suo corpo mi fa dimenticare per un momento tutta la giornata, appena sente il mio corpo rilassarsi sotto la sua presa allontana il suo viso dal mio sempre tenendo le  mani sulle mie guance -Allora- dice con un tono dolce e pacato - respira, non è come pensi- chiudo gli occhi mentre appoggia la sua fronte sulla mia -come ben sai questo weekend mia madre passerà in città..- apro gli occhi di scatto - Ti vergogni di me?- dico spingendolo lontano da me -non vuoi che la incontri perche non sono il tipo di ragazza giusta che una madre si aspetterebbe di vedere accanto a un ragazzo come te?- la rabbia si sta rimpadronendo di me ma raggiunge l'apice prima nel ragazzo di fronte a me -NON PERMETTERTI MAI PIU' DI DIRE UNA COSA DEL GENERE DAVANTI A ME! NON MI VERGOGNO DI TE, Anzi se avessi una famiglia normale ti presenterei subito, ma le cose sono complicate, mia madre non è una delle mie più grandi ammiratrici e non sopporterei che vedendo che tu sei la mia fidanzata se la prendesse anche con te.- non capisco il suo sguardo è più spento del solito e rigato di tristezza mentre mi dice queste cose -Peeta io..- -No Katniss, ho già deciso, sarà meglio per tutti e due..- non posso accettarlo -NO non è vero. Smettila di dire stupidaggini, posso sopportare una madre, io non voglio nascondermi..- -Katniss ti prego fai come ti dico..- -NO! Mi dispiace ma stai sbagliando e lo devi sapere, non è meglio per nessuno dei due. Tu c'eri quando io avevo bisogno di te e io ci sarò per te. Tu dovresti sapere meglio di me che posso starti accanto e voglio farlo, so benissimo che potrei vivere cento vite e ancora non meritarti per quanto fantastico tu sia, ma questa cosa la affrontiamo insieme, tu  sei la mia salvezza in più di un occasione quindi ora permettimi di rendermi utile. Io ti amo Peeta Mellark e per te andrei fino all'inferno, andata e ritorno se fosse necesarrio. Se hai bisogno di una mano da stringere verrò correndo ,Perché io e te Cammineremo affiancati fino alla morte. Senza di te non sarei niente ,quindi non impedirmi di stare con te, non escludermi, io ho bisogno di te.- -Katniss io..- -No, Peeta, ora ti prego io. Ascoltami,sono un essere umano e commetto tanti errori, non sono infallibile ma se c'è una cosa che so è che posso affrontare questa cosa perchè se non l'avessi capito zuccone ti amo.- getto le mie braccia intorno al suo collo e fisso i miei occhi grigi dentro i suoi -e non ti libererai tanto facilmente di me, purtroppo- i suoi occhi riacquistano quella luce che li caratterizzano e quando le sue labbra si appoggiano sulle mie so che andrà tutto bene perchè ci siamo l'uno per l'altro e questo mi basta. Almeno spero.
 

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Capitolo 28
*** Nero lucido ***


Buona sera! Sono molto contenta delle vostre recensioni e del fatto che non avete perso interesse :) Purtroppo è passata anche Pasqua ;( Sono tornata con un nuovo capitolo scritto subito dopo aver finito Allegiant (chi conosce la trilogia di cui sto parlando potrà capire il mio dolore) quindi vi anticipo che ho inserito due citazioni di questo struggente epilogo spero vi piacca ora bando alle ciance e buona lettura . Un bacio a presto -Torma
P.S. Fatemi sapere cosa ne pensate e se volete possiamo consolarci insieme per la fine di Allegiant xD
27.
Pov Peeta
Ho sonno, sono stanco, vorrei chiudere gli occhi e lasciarmi scivolare tra le braccia di morfeo, ma non riesco. Sposto il mio sguardo dal soffitto della mia camera da letto sulla schiena scoperta di Katniss che dorme teneramente al mio fianco, i lunghi capelli castani le solleticano le spalle nude, la accarezzo e le sistemo la spallina della camicia da notte. Prenderà freddo se non la copro, rimbocco le coperte e scivolo fuori da questo letto, sembra quasi che le coperte siano di cemento, pesano su di me opprimendo ogni mio respiro, non ce la faccio più. Solo qualche giorno fa il fatto di averla nel mio letto tutta per me mi avrebbe reso il ragazzo più felice della terra ma oggi il fatto di averla qui mi terrorizza, l'idea che mia madre farà di tutto per rendersi sgradevole mi pietrifica, Katniss apparentemente può sembrare forte ed è quello che vuole fare credere alle maggior parte delle persone, ma io so, io so che è più fragile di quanto lei stessa possa immaginare. Ho paura che possa crollare sotto pressione e una cosa di cui sono certo è che una donna come Elisabeth Mellark sia in grado di molte cose, sopratutto spingere al limite i suoi figli stessi. Passo meccanicamente le dita sulle piccole cicatrici bianche ormai invisibili sui miei polsi e mi appresto a controllare che la casa sia perfetta. Sembra tutto in ordine , tutto è pulito, ho cambiato le lenzuola della camera degli ospiti ben due volte per sicurezza ,ma sicuramente non basterà. Guardo con ansia le lancette dell'orologio avanzare inesorabilmente. Sono le tre. Peeta calmati, respira, sei ossessivo, forse il mio perfezionismo dipende proprio dal fatto di non essere mai stato abbastanza, devo trovare qualcosa da fare o impazzirò...I piatti! Rilaverò tutte le stoviglie, questo mi terrà impegnato per un po'... Inizio a insaponare e sciacquare tutto ciò che trovo in cucina, è malato ma terapeutico in qualche modo. Quando Jake mi ha detto che nostra madre sarebbe venuta in città mi si è raggelato il sangue nelle vene. Ogni figlio dovrebbe stravedere per la propria madre ma per me non è così , voglio bene a mio padre ma per sua moglie  ho smesso di provare affetto molto tempo fa.
Non ero mai stato il suo preferito, fin da piccolo i miei fratelli oscuravano tutte le cose degne di nota che potevo fare, essere il terzo figlio comportava essere all'altezza delle aspettative, pensavo si aspettasse che io fossi come gli altri due, ma anche se ci riuscivo non veniva considerata una grande impresa, visto che loro lo avevano fatto prima di me, se avevo voti alti non era importante perché sia Marcus e Jake ci erano già riusciti , diventato il capitano della squadra di hockey non mi era stato fatto neanche un complimento in quanto Jake era il capitano e quarterback della squadra di football da due anni prima di me. Non ero in grado di far nulla per lei. E purtroppo non sapevo il perchè...
Non riuscivo a spiegarmi tanta indifferenza ma neanche tanta crudeltà, le mie punizioni erano le più esemplari della casa, chiuso nel ripostiglio per aver fatto cadere una forchetta mentre eravamo a tavola , costretto nell'angolo per aver rotto un soprammobile che non avevo mai visto , mandato a letto senza cena perché arrivavo tardi a scuola quando era lei ad accompagnarmi in auto . Comportamenti inspiegabili fino a quel giorno di settembre. Avevo undici anni, mi ero nascosto nella dispensa per evitare che mia madre scoprisse che Jack Mcall mi aveva fatto un occhio nero a mensa, sfogliavo e leggevo un libro che mi aveva regalato il nonno alla luce di una piccola torcia, quando il silenzio irreale della casa fu squarciato dalle grida dei miei genitori o più precisamente da quelle di mia madre, spensi la luce e trattenni il respiro, sapevo bene che se mi avesse scoperto avrebbe scaricato la sua ira su di me, non volevo essere picchiato,succedeva troppo spesso, mia madre era furente per qualcosa che aveva fatto mio padre , era appena tornato dopo qualche giorno fuori per lavoro, ma non sapevo esattamente dove era stato...
- Ti avevo detto che non ci potevi andare!! Credi che io sia stupida?!? Quando Marge mi ha telefonato dicendomi che saresti partito per un urgenza di lavoro ho capito subito che era una bugia ! Insegna a mentire ai tuoi collaboratori!- - Sono un uomo adulto, per l'amore del cielo Elisabeth! Se tu non avessi fatto l'isterica non sarei partito di nascosto! Sei una pazza!- il grido isterico di mia madre mi fece accapponare la pelle , non avrei mai voluto essere al posto di mio padre, tirai forte a me le ginocchia - Mi fai schifo!!! Non voglio che tu riveda quella donna!-
Ero confuso.
- Siamo solo amici ! Quante volte devo ripetertelo!?! Rispetto il nostro matrimonio!- - Non dovevi andarci!- continuava a ripetere mia madre strillando - Maledizione Elisabeth sta zitta!! Era il funerale di suo marito!! Non sono andato li per tradirti non me ne frega proprio niente di farlo!- il tono di mio padre aveva perso la sua tranquillità era furioso come non lo avevo mai visto - Quella donna è a causa della crisi del nostro matrimonio - -Il nostro matrimonio è in crisi perché tu lo vuoi mandare in aria , sei tu che rovini tutto , sei tu che te la prendi con Peeta per cose che non ha fatto, non è colpa sua se non ti amo più come una volta è solo colpa tua-
Io? I miei genitori litigavano per me e una donna, non volevo essere li e non avrei mai voluto sentire le parole pronunciate poi da quella donna
- Io Quello non lo volevo ! -
Ma ero li e il mio cuore si è fermato...
- Quello è solo tuo figlio! Non voglio qualcuno che mi ricordi costantemente che tu ami un' altra donna -
...a causa della consapevolezza che si faceva viva dentro me. La conversazione si troncò dopo che mia madre ebbe lasciato la stanza sbattendo la porta.
Da quel giorno è stato tutto molto più chiaro non è che mia madre mi volesse meno bene dei miei fratelli proprio non mi voleva , ero il simbolo del loro amore finito. Non ho mai raccontato a nessuno quello che quella sera ho sentito , sono rimasto tutta la notte seduto su quel pavimento freddo con il cuore spezzato e da li ho iniziato a vivere con una nuova consapevolezza , era inutile piacere a mia madre, se volevo vivere felice dovevo allontanarla e così ho cercato di fare per il resto della mia adolescenza fino a quando sono partito per il college. Se lei non mi voleva perchè io dovevo volere il suo amore? Potevo farcela anche senza di lei.
Questa mia decisione però non le impedì di rendermi la vita un vero inferno, far soffrire me era il suo modo per difendersi da tutte le sofferenze che mio padre le aveva procurato, ed è forse è per questo che soffrivo il doppio, perchè lo sapevo, sapevo che nonostante tutte le volte che avevo immaginato che lei avesse fatto una cosa per me, per dimostrarmi che mi voleva bene , non era vero, lo aveva fatto per caso, perche nel suo cuore non c'era spazio anche per me, l'uniche attenzioni che mi rivolgeva erano cariche di disprezzo e rancore ed è per questo che lo feci.
Passo la lama di un coltello tra le dita , è lucida e fredda, mi ricorda lei in qualche modo, quando quel giorno appoggiai quella lama sulla mia pelle il dolore fu per lo meno lo stesso che provavo per lei ma nonostante facesse male la sensazione di calore del mio sangue caldo fu qualcosa di nuovo quasi piacevole e da quello che ricordo me ne rallegrai anche, non mi era mai stato dato un abbraccio da parte sua così caldo..
-Peeta!- La voce impastata di sonno di Katniss mi fa sobbalzare, il coltello mi scivola dalle mani cadendo nel lavandino, sento una sensazione di bruciore e poi caldo, mi sono ferito un dito, osservo il mio sangue gocciolare sul pavimento -Peeta sanguini!- Katniss si precipita verso di me e prende le mie mani nelle sue, e sento ancora calore, quella sensazione di tepore che non potrei mai abbandonare -fammi vedere- mi dice con un pizzico di ansia nel tono di voce - Non è niente tranquilla- cerco di ritrarmi dalle sue attenzione - Stai qui!- mi fa sedere su uno sgabello e corre a prendere la cassetta del pronto soccorso. Dopo avermi medicato e messo un cerotto con un aereoplanino torna a guardarmi negli occhi - Che ti prende?- i suoi occhi grigi sono troppo inquisitori e non riesco a reggere il suo sguardo, mi precipito subito a pulire il pavimento con una alzata di spalle -Niente, mi ero dimenticato di lavare i piatti ieri sera e non riuscivo a dormire con tutto il tuo russare- mentre strofino con uno straccio il pavimento vedo con la coda dell'occhio il rossore delle sue guance e la sua impossibilità nel rispondermi, è tremendamente tenera quando è in imbarazzo, un giorno le dirò che non russa. Dopo qualche secondo richiama nuovamente la mia attenzione con uno sbadiglio -Torniamo a letto- dico tornando a dedicarmi a lei annuisce senza dire niente e si strofina gli occhi con la mano destra. Ci infiliamo sotto le coperte e si fa piccola tra le mie braccia, la stringo forte a me e le poggio un bacio tra i capelli, sento il suo profumo ed è tutto quello che desidero in questo momento, voglio sentire calore e questa ragazza è l'unica in grado di darmi tutto questo, pian piano questa ragazza un po' scontrosa e burbera ha rapito il mio cuore a furia di sorrisi timidi e sguardi complici,occhi risoluti e bellissimi, così diversi dai miei, carichi di altre sofferenze diverse dalle mie, è diventata la mia ragione di vita, mi rende felice e ogni giorno che passa sono sempre più consapevole che senza di lei non sarei mai più felice, ha un modo tutto suo di guarire le mie ferite,è il mio ossigeno, l'aria di cui i miei polmoni hanno bisogno per respirare,rende la mia vita degna di essere vissuta,perchè la vita anche se fa schifo,vale la pena di essere vissuta per i momenti in cui non fa schifo,ed è grazie a lei se ho ancora la forza di alzarmi al mattino.
 L’ho sempre saputo, fin da quando ero bambino: la vita ci ferisce, tutti quanti. E non c’è modo di sottrarsi ai suoi colpi.Ma ora sto imparando un’altra cosa: possiamo guarire, se ci curiamo a vicenda.
 
 
Il suono del campanello mi fa sobbalzare mi precipito ad aprire ed eccola li in tutto suo splendore , completo firmato capelli perfettamente lisci e in piega, tacchi neri lucidi , espressione severa  nascosta dagli occhiali da sole scuri, il Diavolo veste Prada. Davanti a me si presenta una bellissima donna capelli biondi tagliati a caschetto sfilacciato, attraente quanto cattiva  - Ciao Peeta - il saluto gelido mi fa rabbrividire -Ciao mamma- rispondo piatto mentre lei entra e si mette a perlustrare la casa, mi offro di aiutare papà con i bagagli - Ciao figliolo- mi dice con un sorriso e mi abbraccia - ti vedo in forma, sei cresciuto parecchio- - Non è vero pa'- cerco di dire mentre mi scompiglia i capelli, mio padre è un uomo alto e forse più attraente di mia madre , non sono genitori nella norma ,ma se mia madre a causa dei ripetuti lifting non ha nemmeno un ruga in faccia mio padre dimostra la sua età , mentre sistemo le valige nella camera degli ospiti sento mia madre polemizzare su tutto quello che non trova al suo posto o di suo gusto - Che brutto quadro- - Questa televisione è piena di polvere- - Il divano non lo avrei mai comprato nero- - Queste vetrate dovrebbero essere pulite..-
- Eih ragazzo tutto bene?- mio padre mi ha raggiunto - Certo papà , mai stato meglio- dico ironico - Le ho provate tutte per evitare di farla partire, ma sai benissimo anche tu che è impossibile smuoverla dalle sue decisioni - annuisco, in tutti questi anni, da quando ho scoperto la verità, cerco di capire come mai mio padre non abbia ancora lasciato mia madre.. - Chi è questa?!- il grido di mia madre mi perfora i timpani , accorriamo in salotto senza dire una parola e raggiunta quella donna, mi cedono le gambe per un attimo , sventola una foto mia e di Katniss , volevo aspettare il pranzo prima di annunciare il fatto che anche il loro figlio minore aveva trovato una fidanzata ma come immaginavo ci ha pensato lei ha scoprirlo - Lei è Katniss la mia fidanzata- Ammetto senza giri di parole mentre lei posiziona gli occhiali da sole sulla testa -Katniss?! E che razza di nome è?- dice maligna -Potrei farti la stessa domanda- non mi sono mai permesso di rispondere a mia madre ma Katniss è l'unica cosa che non può toccare -che razza di nome è Peeta?!- sembra spiazzata ma risponde subito a tono - Il nome adatto per un disgraziato che si fa abbindolare dalla prima brunetta che gli fa gli occhi dolci!- -Sei solo una..- -PEETA! ELISABETH! Smettetela subito. Se no prendiamo le valigie e torniamo subito a casa!- mio padre ci interrompe con tono risoluto -Non vi ho chiesto io di venire- dico a denti stretti mentre mio padre allontana quella donna dalla mia vista.
Mi siedo già stremato sul divano tenendo tra le mani la foto che ho strappato dalle mani a mia madre - E' carina- mio padre è appena tornato in soggiorno, non  la osservo mentre si avvicina -Posso?- mi chiede -mmh,mm- annuisco- Tua madre sta facendo una doccia, le ho parlato e sembra interessata a conoscere Katniss- lo guardo di traverso e legge tutto il mio disappunto nei miei occhi -Andrà tutto bene, te lo prometto- -Non ne sono molto sicuro- -Ti fidi di me?- sorrido, stare con lui è sempre stato diverso, non era un semplice rapporto padre figlio, eravamo uniti, siamo uniti contro di lei, o così me lo sono sempre immaginato -Non proprio ma d'accordo- mi sorride e mi passa il braccio attorno alla spalle dandomi una pacca amorevole - Adesso vai da questa povera ragazza e preparala . Ci vediamo per cena.-
 

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Capitolo 29
*** Giallo Senape ***


Eih...Lo so, non ho scusanti, quindi potete anche tirarmi i pomodori e non leggere più la mia storia ma l'università mi ha caricato di impegni, ero sommersa fino al collo ( lo sono ancora) ma qui si deve continuare vi devo una fine visto che avete dedicato del tempo per leggere e commentare questa storia e quindi oggi vi propongo questo capitolo con la promessa che la fanfiction non verrà brutalmete abbandonata, detto questo sono stata contentissima di ricevere ben 18 recensioni per lo scorso capitolo , VI ADORO^^ ... Dai ora buona lettura. A presto (forse tardi) - Tormacoleicheèresuscitata.

28.
-Per fortuna è venerdì!- il sospiro di sollievo di Madge risuona nella nostra stanza distraendomi dai miei pensieri. Alzo inebetita gli occhi da un libro che stavo fissando forse da ore senza ricordarmi nemmeno il titolo e guardo la mia amica gettarsi sul letto stremata sotto il carico di due libri enormi -Devono essere pesanti- le dico lanciando un'occhiata a quei volumi nuovi, ancora avvolti nella pellicola -Puoi dirlo forte! Mi sono sfondata una spalla a portarli fino a qui- -La prossima volta ordinali online, sai che te li portano direttamente qui alla porta?!- le dico sorridendo mentre osservo la sua espressione compiaciuta -Mmh Mmh.. Ottima idea Everdeen- dice togliendosi le scarpe e gettandole in un angolo della stanza,  decido di sdraiarmi accanto a lei.
Il mio sguardo è attirato da una crepa che percorre il soffitto , chissà quante persone prima di me hanno abitato questa stanza, quante si sono soffermate la stessa crepa che sto osservando in questo preciso momento,chissà cosa sta facendo Peeta... I miei pensieri fuggono fino a quando Madge riattira la mia attenzione: -Tutto ok? Stai pensando ai tuoi suoceri?- mi chiede mentre si rigira e si posiziona a pancia in giù per fissare quegli occhi verdi dentro ai miei - Non so più che cosa pensare, Peeta è strano da una settimana e non riesco a essere serena, sono preoccupata per lui- la scruto mentre pensierosa si lega i lunghi capelli biondi sopra la testa in una coda veloce e aspetto che mi risponda - Katniss dovresti parlare con lui, voi due avete un grosso problema... ti sei accorta che non comunicate, parlate mai dei vostri problemi personali?- le parole della mia amica mi colpiscono come una sberla in piena faccia, abbiamo un problema? - Non guardarmi così. Katniss, penso che Peeta sia un ragazzo fantastico e da quando state insieme ti sei trasformata ma non ci fai mai caso che sia tu che lui vi chiudete a guscio quando le cose diventano troppo personali?- non so come controbattere, forse è la consapevolezza, che quello che sta dicendo la mia migliore amica sia le verità, che non mi permettere di rispondere -Dovresti raccontargli più di te e scoprire più di lui- abbasso gli occhi leggermente imbarazzata, Madge mi sta facendo capire che con le persone non ci so proprio fare, sapevo di non essere brava -Sei pessima- dice interrompendo i miei pensieri -Lo so- -Adesso non deprimerti ! Non è successo nulla, ma se sei preoccupata per Peeta lo devi dire a lui non a me- -Cercherò di capire meglio che succede , promesso- La abbraccio e sento il suo corpo irrigidirsi per un secondo a causa di questa dimostrazione di affetto inaspettata, ma dura proprio un attimo poi scoppia a ridere e ricambia con calore -Dovranno fare degli studi su Mellark, secondo me è una specie evoluta di essere umano, l'unico maschio che è riuscito a rendere tenera Katniss Everdeen. Un miracolo vivente, merita un riconoscimento, una targa d'onore..ahahah- -La smetti?- dico mentre sento le guance diventare sempre più calde -Non ce la faccio. E' troppo strano vederti così..- -Così come?- sbotto indispettita - Così umana!- mi risponde abbracciandomi ancora più forte -Io sono umana! E ora ti dimostrerò di cosa sono capace se non la smetti di prendermi in giro Undersee- dico iniziandole a fare il solletico sotto alle costole -Ahahaha, smettila, ahhahah, BASTA, Mi scappa la pipì. Ahahah.- -Non sul mio letto!- grido sopra i suoi schiamazzi.
Poco dopo le nostre risate sono interrotte da una voce familiare alle nostre spalle -Emh,emh- si schiarisce la voce con un colpo di tosse -Interrompo qualcosa ragazze?- il mio ragazzo biondo è appoggiato sullo spigolo della porta che trattiene un sorriso -Peeta!- -Se dovete finire aspetto fuori- dice malizioso -Che scemo!- rispondiamo in coro mentre gli scagliamo contro un cuscino per uno che schiva con agilità per poi tuffarsi sopra di noi -Alzati- -Sembrava divertente e volevo unirmi- dice con una strana luce negli occhi e un sorriso che non vedevo da un po',che purtroppo scompare appena gli porgo una domanda: - Cosa ti porta qui?- il suo viso si incupisci e si rialza veloce ricomponendosi -Beh i miei sono arrivati questa mattina e vorrebbero cenare con noi questa sera- fa una pausa passandosi una mano tra i capelli- sono venuto per avvisarti- rimango con la bocca socchiusa, non so bene cosa rispondere. E' una cosa buona? Perchè sembra quasi dispiaciuto? Mi alzo e mi posiziono davanti a lui prendendogli gli mani e cercando il suo sguardo mentre Madge decide di lasciare la stanza per concederci dei minuti per parlare -Peeta guardami- i suoi occhi sono restii, cupi- Peeta- lo richiamo questa volta abbandonando la dolcezza nel tono di voce - dobbiamo parlare- -Non ora- -Peeta ma se non mi spieghi perchè fai così come posso aiutarti?- -Non puoi aiutarmi- la sua voce nasconde una piccola nota d'ira -Cosa vuoi che faccia?!- dico spazientita -Non puoi chiudermi sempre fuori- -Katniss stammi a sentire la situazione è più complicata di quello che puoi immaginare. Quello che puoi fare è accettare l'invito a cena presentarti ai miei genitori nella miglior forma possibile e non dare modo a mia madre di criticare alcun tuo comportamento. Sa essere orribile.- il suo discorso scema in un sussurro triste e quello sguardo malinconico non mi da modo di controbattere quindi rispondo un semplice -Ok- Peeta mi prende la faccia tra le mani e mi poggia un bacio leggero sulle labbra sussurrandomi -Scusa, non volevo alzare la voce ma non mi piace avere intorno mia madre mi rende nervoso- lo stringo tra le braccia senza pensarci -Tranquillo io sono qui- gli sussurro sul collo facendogli il solletico con il mio respiro - E sarò la fidanzata perfetta stasera, te lo prometto- dico facendolo sorridere appena - Ma mi sa che non ho nulla da indossare..Cosa metterebbe la fidanzata perfetta?- chiedo allontanandomi in direzione del mio armadio grattandomi la testa, sento Peeta ridere, il mio cuore a quel suono fa un respiro di sollievo, lo guardo in ricerca di una risposta - Bèh allora?- lo fisso con le braccia incrociate -Allora adesso andiamo a fare shopping!-.

Il fatto che Peeta mi abbia portato nella boutique preferita dalla madre per scegliere cosa indossare mi fa presupporre che la cara Elisabeth Mellark cercherà qualsiasi cosa che possa essere sbagliata in me, provo quasi tutti gli abiti del negozio ma purtroppo Peeta ne scarta uno dopo l'altro, è visibilmente agitato non fa altro che andare su e giù davanti al camerino passandosi convulsamente le mani tra i capelli che ormai ricadono disordinatamente sulla sua testa. All'ennesimo vestito bocciato decido di prendere in mano la situazione e mi avvicino a lui impedendogli di torturarsi ulteriormente la chioma bionda - Peeta, mi hai fatto provare solo vestiti , che ne dici se provo un paio di pantaloni? Ne ho visto un paio addosso a quel manichino in vetrina..-e mentre attendo la sua risposta indico quel paio di pantaloni palazzo di lino nero che scivolano addosso al manichino -Secondo mia madre le ragazze non dovrebbero indossare i pantaloni- dice con uno sguardo mesto - E chi lo dice che gli devo piacere per forza?- il mio ragazzo sgrana gli occhi e mi fissa cercando di capire il senso delle mie parole -da quello che mi hai raccontato avrà da ridire su tutto - - Katniss non capisco- dice sempre più preoccupato- Semplice , non diamoli modo di sorprenderci , deve capire che a me non serve la sua approvazione, mi basta  la tua! - . Mentre provavo tutti quegli abiti ci ho riflettuto a lungo, non è da me comportarmi da perfetta ragazza per compiacere degli sconosciuti se questa donna è così terribile come dicono le darò del filo da torcere ,diciamoci la verità, relazionarmi con le persone non è mai stato il mio forte -Katniss- il suo sguardo si fa più serio deve aver capito cosa ho in mente - Che colore odia tua madre?- - Cosa centra ora?- - Rispondi e basta, ti fidi di me?- - Odia il color senape, ma spiegami - mentre mi guarda con occhi interrogativi chiamo una commessa:- Quei pantaloni neri e qualcosa da abbinarci rigorosamente color senape- dico con un ghigno - Sei sicura?- mi chiede preoccupato - Sono sicura che qualunque cosa possa dirmi non potrà cambiare i miei sentimenti nei tuoi confronti - gli do un bacio sulla bocca dolce e quando la ragazza del negozio arriva con i pantaloni e una camicetta di seta senape l'unica cosa che riesco a fare è guardare il mio fidanzato tirare fuori la sua carta di credito e dire - Perfetto prendiamo questi- mi fa un sorriso e attira di nuovo le sue labbra sulle mie - Facciamolo- il suo sguardo è carico di una luce nuova , coraggiosa e risoluta al tempo stesso, spero solo non si spenga troppo in fretta.

Allaccio la zip laterale dei pantaloni che arrivano poco sotto al mio seno e infilo delicatamente la camicia al loro interno che ricopre morbidamente le curve del mio seno, sento Madge farmi i complimenti mentre decido di raccogliere i capelli in un intreccio elegante, dopo aver passato uno strato di trucco sul mio viso il risultato è eccezionale non sembro una ragazza che una madre vorrebbe vedere accanto a suo figlio, sono una donna che deve temere, i lineamenti decisi e la linea nera di e-liner sugli occhi mi donano un aria enigmatica e guardando il mio riflesso nello specchio riesco a mettere soggezione anche a me stessa. Se c'è una cosa che sono capace di fare è essere poco affabile e lanciare occhiate torve con questo look mi viene quasi più naturale. Quando Peeta arriva a prendermi alla sede esco con una nuova consapevolezza : La signora Elisabeth Merllark è solo una signora e non mi fa paura.


Peeta è più bello del solito perfettamente sbarbato con i capelli ordinati e camicia e giacca elegante sopra a dei pantaloni scuri. Alla guida è silenzioso e dopo un primo complimento non mi ha più rivolto uno sguardo troppo lungo. Arriviamo davanti a uno dei ristoranti più lussuosi della città e dopo aver lasciato le chiavi della sua macchina in mano al posteggiatore, mi apre la portiera e mi aiuta a mettermi in equilibrio su questi tacchi alti.
- Andrà tutto bene- gli sussurro a un orecchio mentre con lo sguardo cerca i suoi genitori nella sala da pranzo , non risponde sento solo la sua mano stringersi più forte alla mia, e quando inizia a dirigere il suo passo verso un tavolo , li vedo, la vedo, abito grigio scuro, caschetto platinato e rossetto rosso sangue, accanto a lei siede un uomo di una straordinaria bellezza, un volto gentile che infonde sicurezza, inciampo un attimo nei piedi ipnotizzata dai suoi occhi, di quell'azzurro intenso uguali a quelli del figlio che tanto amo,  per fortuna le braccia forti di Peeta mi salvano da una rovinosa caduta e nessuno nella stanza sembra accorgersi del mio piccolo passo falso -Cominciamo bene-mi sussurra nervoso prima di salutare i suoi genitori con un cenno di capo, gli do una gomitata nascosta e mi accosto al tavolo subito dietro di lui. Mentre bacia le guancie dei genitori ritorno a fissare quell'uomo sulla cinquantina dall'altra parte del tavolo, ha un non so che di familiare, mi sembra di averlo già conosciuto , già visto, scuoto la testa impercettibilmente e ri-focalizzo l'attenzione sulla situazione che mi circonda. -Mamma questa è Katniss , Katniss questa è Elisabeth, mia madre- -Piacere di conoscerla signora- dico stringendole la mano che quella donna stringe senza abbandonare quello sguardo sinistro e un sorrisino maligno, - E questo è mio padre Robert- torna a dire Peeta, Robert? Neanche il nome sembra nuovo al mio subconscio -Papà Katniss, Katniss papà- l'uomo mi porge con un gran sorriso la sua mano che decido di stringere dopo un secondo di esitazione, ed è proprio mentre la sua stretta calda e forte avvolge la mia mano che mi ricordo. Mi ricordo che non è la prima volta che vedo il padre di Peeta, non è la prima volta che ho l'occasione di parlarci e cenare con lui. La mia mente dopo aver lasciato la presa si perde in un vortice di ricordi, meccanicamente mi siedo al tavolo e nascondo il mio viso dietro al menù. Conosco molto bene quella stretta e il calore che essa può dare, ecco perchè in Peeta ho trovato fin da subito quel senso di pace e serenità che mi ricordava mio padre. Le braccia di Robert sono quelle che durante tutta la funzione del funerale di mio padre hanno tenuto in braccio la mia piccola Prim , le sue spalle sono quelle su cui mia madre si è afflosciata al cimitero stremata dal pianto, le sue mani sono quelle che dopo che la terra è stata gettata piano sulla bara di legno hanno asciugato le lacrime dalle mie guance. Robert era lì quel giorno. Robert è stato con noi tutto quel giorno ed è impossibile dimenticare quel sorriso gentile mentre cercava di consolare mia madre. Mi sembra quasi di assaporare il sapore di biscotti alla cannella che quel pomeriggio ci preparò da bere con il tè, non riesco a reagire i miei muscoli si irrigidiscono sotto al morbido tessuto della camicia e le mille domande che mi sono posta da bambina ottengono una risposta, Robert non è più tornato perchè aveva una famiglia, la cosa buffa è che il fato è stato benevolo con me, permettendomi di incontrare Peeta come se quasi sentisse il mio bisogno di essere amata da qualcuno dopo tanti anni di solitudine. 
 Non partecipo ai primi minuti di conversazione e lascio che sia Peeta a ordinare anche per me. Non parlo, osservo e ascolto gli atteggiamenti e le parole di Elisabeth nei confronti del figlio e mi si accappona la pelle sulla schiena, ringrazio Robert per non essere più tornato da noi ma per essere stato con suo figlio, Peeta merita qualcuno che lo ami. Elisabeth cerca di attirare anche me nella discussione che si sta creando attorno alla tavola ma non cedo alle sue provocazioni e rispondo cortesemente a monosillabi finché decido di parlare - C'era anche lei quel giorno- non è una richiesta vera e propria è più una costatazione rivolta a Robert senza distogliere i miei occhi grigi dai suoi azzurri , Robert non si scompone e mi sorride amabilmente, la tensione è palpabile all'altro lato della tavola dove la madre di Peeta non comprende la mia affermazione, -Al funerale intendo- chiarisco le mie parole, se sono stata invitata a questa cena solo per vedere il mio fidanzato essere messo a disagio da sua madre e stare io stessa a guardare, non mi va di non fare niente, se io e Peeta dobbiamo sentirci a disagio, dovranno sentirsi a disagio anche loro. Ma Robert è tranquillo e pacato, stringo la mano sotto al tavolo a Peeta per tranquillizzarlo e lancio uno sguardo a Elisabeth visibilmente confusa. Aspetto una risposta che non tarda ad arrivare. -Conosco tua madre dal college- dice con il solito tono tenero, la mia domanda non sembra averlo turbato ma Elisabeth lo è, trema come una foglia al vento -Non sapevo che la figlia di Helen fosse la tua fidanzata- continua questa volta rivolto a Peeta che confuso fa uno dei suoi magnifici sorrisi -Non sapevo che conoscessi la mamma di Katniss- nel rispondere una luce consapevole sembra passare come un lampo nei suoi occhi mentre guarda la madre ormai ammutolita.
Non so cosa abbia fatto mia madre alla madre di Peeta ma grazie alla mia uscita la serata trascorre piacevolmente anche perchè Elisabeth sembra quasi gentile. Quando Robert parla di mia madre mi sorprendo di vedere la stessa luce che vedo negli occhi di Peeta quando sta con me, e capisco: Robert ama mia madre ecco perchè quel giorno era li, ecco perchè Elisabeth ha smesso di essere scortese, non sopporta il pensiero di mia madre, è una donna ferita . Mentre servono il dolce guardo fiera di me Peeta ridere e scherzare con il padre mentre Elisabeth gli da respiro e sorrido vedendolo più tranquillo, se per acquetare quella vipera devo tirare nel discorso mia madre lo farò tutte le volte che sarà necessario. Mentre addento l'ultimo cucchiaino di mousse al cioccolato Robert interviene -Peeta perchè non inviti Katniss al matrimonio di tuo Fratello Marcus? Potrebbe essere divertente e la famiglia sarà felice di conoscere questa adorabile ragazza- sento le guance avvampare mentre Peeta mi rivolge uno sguardo interrogatorio alzando un sopracciglio e senza dire nulla capisco cosa vorrebbe chiedermi "Vuoi venire veramente?" e non so neanche io perchè rispondo in modo affermativo forse per evitare che la madre di Peeta possa prendersela con lui, quindi l'unica cosa che riesco a fare è un sorriso grande nella sua direzione - A quando le nozze?- 5 Aprile.- Mi sorride di rimando e con lui una risata gioiosa si alza dalla tavola. Mi lascio scivolare sullo schienale della sedia, nonostante tutto non è andata così male.


 

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Capitolo 30
*** Indaco ***


Ciao a tutti :D Non vorrei fare piovere ma questa sera avevo un minuto libero e ispirazione melensa , detto questo spero che troviate piacevole questo capitolo , buona lettura. A presto -Torma

29.
Pov Gale
"E' possibile individuare l'istante esatto in cui qualcuno ti ruba il cuore?"
Domani sarà il 14 febbraio, fino a poco tempo fa questa data poteva solo significare una cosa: il mio compleanno, ma in questi ultimi mesi le cose sono profondamente cambiate e io stesso, forse, sono cambiato drasticamente. Se questo è potuto succedere è solo merito di un'unica persona, la ragazza più bella che io abbia mai conosciuto, intelligente, simpatica, spontanea, esuberante e semplicemente e irrimediabilmente fantastica, in una sola parola: Madge.
Fisso il mio sguardo sulla sua schiena nuda, perfettamente liscia, si è addormentata, percepisco il suo respiro regolare che infonde in me un senso inspiegabile di tranquillità e non riesco a smettere di ripensare che fare l'amore con lei sia irrazionalmente fantastico... Amore?! Sono proprio perso, ho sempre e solo fatto sesso, ma con lei è diverso, tutto quello che posso avere da lei non posso averlo da nessun altra, è tutto così travolgente quando si tratta di lei. Mi pesa ammetterlo ma forse Jake  ha ragione, mi sono innamorato di questa Dea con gli occhi verdi e i ricci capelli biondi. Avvicino il mio corpo al suo per sentire il suo odore, sa di fragole e di me, sento sotto le mie dita il pizzo del suo tanga e devo concentrarmi per non eccitarmi di nuovo. Tutto in Madge mi colpisce ogni giorno sempre come la prima volta che la vidi. Tutti sanno come è andata solamente dal suo punto di vista,perchè non raccontai mai a nessuno che quella sera, a casa di Max, la notai appena entrò nel soggiorno, quel vestito che le scivolava come una seconda pelle , la carnagione dorata dal sole estivo, i capelli biondi fluttuanti sulle sue spalle e quel sorriso, il più bello che io avessi mai visto , quello della birra non fu un incidente le versai addosso volutamente il liquido del mio bicchiere , a distanza di mesi non so ancora cosa mi sia preso quella volta,  non ero riuscito ad avvicinarmi a lei come facevo di mio solito con le altre ragazze quindi improvvisai , la birra fu la prima cosa che mi venne in mente. I suoi movimenti, il modo in cui ruotava gli occhi esasperata e lanciava sguardi torvi, le sue parole , tutto mi trasmisero una scarica di energia, la volevo, ma non come volevo le altre ragazze, volevo conoscerla veramente essere qualcuno di importante per lei, non solamente una scopata memorabile alla sua prima festa da matricola, ed è anche per questo che ho avuto tante difficoltà a fare il primo passo con lei, non volevo perderla.
Resto sveglio e abbracciato a lei tutta la notte, non riesco a dormire, non voglio addormentarmi e sprecare del tempo che posso trascorrere accanto lei. La quiete della stanza mi permette di riflettere meglio sui miei sentimenti, soppesare la situazione che sta evolvendo velocemente tra di noi. Verso le sette Madge emette un piccolo mugolio e si gira nella mia direzione e questa volta sono i suoi occhi verdi a lasciarmi senza parole, è semplicemente lei. Qualunque cosa sia, mi piego veloce in avanti, lasciando che le mie emozioni mi spingano ancora più aderente al suo corpo caldo. Premo le labbra contro le sue ed è incredibile. Puro. E sento ogni cosa, dal modo in cui il mio cuore accelera allo scorrere rapido del sangue che mi monta nella testa e non solo, al calore del contatto. Le sue labbra morbide e umide.
Ho baciato più donne di quante possa arrivare a contarne, ma le emozioni che si liberano in questo bacio e in ogni bacio che lei riesce a darmi sono  nuove e familiari per me, vere. Madge ricambia il bacio con la sua solita dolcezza e questo mi fa perdere definitivamente la ragione e sfilandole velocemente la biancheria intima, uniamo i nostri corpi, lei diventa mia, mi appartiene, io divento suo, e è quando mi guarda negli occhi, sorridendomi sulle labbra che diventa tutto più chiaro . Anche se poco fa facevo fatica a capirlo, perché sono piuttosto certo di non aver mai amato nessuno ora sono del tutto consapevole di quello che c'è tra di noi : Amore. Sono completamente, totalmente, assolutamente innamorato di Madge, e in un modo o nell'altro questo san Valentino glielo dirò dovesse essere l'ultima cosa che faccio.
 -Buon giorno anche a te- mi dice ansimante sotto di me e non riesco a trattenere un sorriso -Un sorriso? A cosa devo questo onore Hawthorne?- -Sono solo felice che tu dorma senza vestiti è molto più comodo- dico maliziosamente mentre allontano il mio corpo dal suo, non è in imbarazzo e questo è un altro lato di Madge che adoro -Come se le altre dormissero vestite in questo letto- dice con una nota di gelosia e disprezzo nella voce e questo mi ferisce, come una pugnalata in pieno petto -Le altre?- -Si, tutte le tue famose conquiste- e capisco dove vuole arrivare ma si sbaglia di grosso -Sei la prima e unica ragazza che ha avuto il permesso di dormire nuda nel mio letto, non ho portato nessun altra-  le dico semplicemente la verità, non ho mai fatto sesso nella mia stanza, ero sempre io a andare nelle stanze delle altre, sapevo che il mio comportamento non era corretto e volevo mantenere integra almeno "una parte di me" -Nel mio letto non ci è mai entrata nessuna- a parte Katniss, ma evito di ricordarglielo , sembra sorpresa e sbatte incredula le lunga ciglia bionde colorate con il mascara nero -Davvero?- mi chiede - Davvero.- E quando mi guarda così mi spiazza.. Questa ragazza si sta facendo strada in me, mi controlla e mi possiede… è lei, Madge, che mi controlla e mi possiede. E questo significa che dipendo da lei da tanti punti di vista. Poggio nuovamente le mie labbra sulle sue e lei non si ritira, schiudo le labbra e cerco la sua lingua con la mia, mentre le faccio scivolare una mano sulla nuca e la attiro di nuovo a me, e tutte le mie paure e preoccupazioni svaniscono come se non fossero mai esistite.
 Rimango ancora sdraiato sotto le lenzuola mentre la guardo infilarsi i jeans e una camicetta, è bellissima, i capelli scompigliati , il mascara leggermente sbavato sotto gli occhi, è perfetta nonostante in questo momento non sia perfettamente in ordine come al solito -Oggi non vai a lezione?- mi chiede -No oggi penso proprio che la Coin possa fare a meno della mia presenza in classe, devo fare delle cose- dico con un' alzata di spalle mentre cerco i miei boxer tra le coperte - Ah ok- dice distrattamente mentre si mette la borsa sulle spalle e prende velocemente la giacca - Devo scappare- mi da al volo un bacio sulle labbra e scappa via, la sento correre nel corridoio per poi fermarsi e tornare indietro, spalanca la porta nuovamente e balza su di me, rubandomi un altro bacio -BUON COMPLEANNO Scemo! - mi sorride- Ci vediamo stasera alla festa- e corre via lasciando dietro di sè una scia di profumo. Fragole e vaniglia.
 
-Che scocciatura!- Jake si lamenta trascinando un grosso barile di birra in cucina -Dove sono le matricole quando servono?- chiede esasperato -Staranno aiutando le AXO con le stupide decorazioni a forma di cuore- dico facendolo ridere - Eih amico, com'è che tu sei esonerato da festeggiare il san Valentino?- mi domanda mentre tira fuori dalla dispensa una scatola piena di cibo -Chiedilo a mia mamma- gli rubo di mano una merendina  -non ho deciso io di nascere oggi- - eih! La volevo io quella- gracchia indignato e mentre scoppio a ridere gli tiro un pugno in amicizia sulla spalla - e comunque chi te lo dice che io non abbia preparato anche qualcosa per Madge?- addento la merendina mentre Jake corruga la fronte . In realtà non c'era molto da preparare dovevo solo capire se l'amavo. E ora so che voglio dirglielo.
 
La festa decolla ben prima dell'arrivo di Madge che come al solito è in ritardo ed è accompagnata da Katniss e Peeta , la mia amica è davvero carina con un vestito magenta con un corpetto di swaroskji , forse proprio di Madge perchè non è proprio il suo genere, ma non è niente a confronto con quello che indossa la mia fidanzata, un vestito indaco con decorazioni di pizzo trasparente su tutta la schiena e una scollatura a u sul decollette che è dominato da un girocollo di diamanti. -Sei bellissima- le do un bacio sulla guancia dopo aver salutato Katniss e Peeta - Questo è per te- dice la mia amica porgendomi una confezione regalo -Buon compleanno- aggiunge Peeta. Ammiro e stimo questo ragazzo, non siamo propriamente amici, io sono amico di Jake ma passando più tempo con lui e Capnip ho scoperto sui lati davvero interessanti e sono contento che una persona come Mellark possa stare al fianco di Kat, lei merita di essere felice, merita tranquillità e amore. Ricordo bene come è stato difficile per lei dopo l'incidente ma nonostante tutto non mi ha mai abbandonato anche quando poco dopo scoprimmo che mio padre aveva il cancro... E' stata con me fino alla fine senza darmi motivo di dubitare della sua amicizia -Grazie- la abbraccio -Ti voglio bene- sorride imbarazzata -Andiamo a prendere da bere- li spingo tutti e tre verso la cucina con il pacchetto ancora tra le mani. La sede della nostra confraternita il giorno di San Valentino si trasformata in qualcosa di mostruosamente sdolcinato, cuori e decorazioni sono appesi a tutte le pareti e ai soffitti, luci soffuse e romantiche dominano la maggior parte delle stanze e canzoni melense vengono messe dal Dj, l'unica cosa che non delude mai è il rifornimento di alcolici e cibo in cucina, ma questa sera ho deciso che voglio essere lucido almeno fino a quando non avrò fatto sapere a Madge i miei sentimenti. Madge senza preoccuparsi di nulla si lancia alla spalle i capelli biondi e si getta in pista attirandomi a se con i suoi movimenti sciolti da ballerina, sprizza energia da tutti i pori -Che c'era nel pacchetto?- indica la scatola che ho riposto in un mobiletto della dispensa -Preservativi- dico e scoppio subito a ridere per la faccia sconvolta che compare sul suo viso -Ahahah prendi aria , stavo scherzando, era solamente un CD- -Ma che stupido!- mi riprende dandomi un pizzicotto sul bicipite - non mi fai nulla piccola- la prendo in giro. Katniss e Peeta sono spariti in qualche angolo della casa ma sono contento di rimanere solo con lei. La musica cambia improvvisamente e sulle note di un lento la stringo a me -Quando posso darti il mio regalo?- dice appoggiandosi sulla mia spalla - Quando preferisci tu- la guardo di traverso e noto una strana luce maliziosa negli occhi , prende la mia mano e mi conduce verso la mia camera al piano di sopra -Dove mi stai portando ragazza insaziabile?- scherzo mentre la seguo pregustandomi la sorpresa. Arriviamo in camera mia e cerco subito di baciarla ma schiva ogni mio tentativo di avvicinamento -Non sono io il regalo Hawthorne!- sorride divertita e posiziona le sue morbide mani sui miei occhi impedendomi di guardare alle mie spalle -Ah no? E cosa c'è dietro di me?- mi fa girare sempre tenendomi le mani accuratamente sugli occhi e sussurra sul mio orecchio -Buon compleanno Amore mio- dice scoprendomi gli occhi e nell'angolo della mia stanza noto subito qualcosa che questa mattina non c'era -Come è possibile? E' bellissima- guardo incredulo la batteria rossa, nuova fiammante accanto al mio letto -Ti piace?- mi chiede preoccupata -Stai scherzando vero? E' un regalo strepitoso- poche persone sanno che al liceo suonavo in una band come batterista, una di queste è Madge che lo ha scoperto vedendo la mia vecchia batteria usurata nella mia camera a Augusta -Ho pensato che visto che quella che hai ad Augusta è troppo lontana per essere suonata te ne servisse una qui- le sue parole mi colpiscono e senza riflettere la sollevo con un abbraccio e la bacio appassionatamente con foga -Ti amo!-  Merda! Mi faccio sfuggire quelle due parole nell'agitazione , non volevo dirglielo cosi , ma ormai è fatta, Madge rimane di stucco, con la bocca semiaperta , ancora tra le mie braccia, sono spacciato, non mi ama e ho rovinato tutto, allento la presa e cerco da separarmi da lei, ma non appena sente che pian piano sto scivolando da lei , Madge sembra rinvenire e mi attira verso le sue labbra e come ogni volta lei mi fa rinascere e vado fuori di testa quando le sue labbra si muovono rispondendomi: -Ti amo anche io-.Ed è fatta. La sollevo dolcemente e la faccio sdraiare sotto di me sul mio letto -E' il compleanno migliore che io abbia mai avuto- le dico riempiendola di baci. Sono felice. Le ho detto che la amo, e lei mi ha detto la stessa cosa.  Non potrebbe essere andata in modo migliore. 22 anni e non sentirli.
 

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Capitolo 31
*** Plumbeo ***


 
ESTATEEE! Oh forse almeno per voi..Qui diluvia e forse in tutto luglio ci sono stati 6 giorni di sole :( speriamo che il tempo migliori..Nel frattempo mi sono dedicata alla stesura di nuovi capitoli perchè si ero sparita ma non morta quindi eccomi qui dopo la fine della sessione estiva e con molte idee per continuare, quindi per chi fosse ancora interessanto PANEMUNIVERSITY continuerà xD detto questo non so come sarà questo capitolo perchè sono un po' arrugginita :S come sempre buona lettura e buone vacanze a tutti <3 -Torma

30.

La notte appena trascorsa ha lasciato dietro di sé un senso di angoscia e preoccupazione, neppure la presenza di Peeta accanto a me è riuscita a tranquillizzare il mio sonno inquieto. Sembra quasi che una tempesta oltre ad essersi abbattuta qui a Providence si sia abbattuta anche dentro me e ora sono a pezzi. Ha iniziato a piovere mentre eravamo alla festa alla confraternita e non ha più smesso. Non ho sentito altro che tuoni e rombi per tutta la notte e lo scroscio insistente dell'acqua che si abbatteva sul tetto e le finestre. E' terribile, ogni volta come fosse la prima volta. Mi alzo facendo attenzione a non svegliare Peeta e avvolgendomi nella vestaglia decido di andare in salotto. Non so perchè ma questa stanza sembra troppo piccola, ho bisogno di più aria, mi rannicchio sul divano dando le spalle a quell'enorme vetrata dopo aver accuratamente tirato le tende, e poggiando la fronte sulle ginocchia seguo con la mente i movimenti del mio petto mentre si alza e si abbassa più velocemente del solito. Mi nascondo sotto a una coperta con l'illusione di poter attenuare il rumore delle gocce ma non ottengo nessun risultato. Passano delle ore.

Mi sento in colpa per aver rovinato la serata di San Valentino a Peeta, non volevo dare di matto in mezzo a tutte quelle persone, ma quando è iniziato il temporale non ho capito più nulla, ad un tratto le pareti della sala mi sono sembrate sempre più strette e le persone troppe, erano ovunque, gridavano, mi urtavano , sentivo un senso di oppressione causato da quell'esagerata vicinanza e quando Ethan per scherzare mi si è avventato contro sollevandomi di peso, presa alla sprovvista ho cacciato un urlo e divincolandomi velocemente sono fuggita fuori da quella casa lontana da quella folla. Sotto al diluvio.

 

-Katniss! Katniss fermati!- La voce di Peeta echeggiava in lontananza mentre le mie gambe non davano segni di cedimento, si muovevano velocemente aiutate anche dal fatto che non avessi messo i tacchi quella sera, le ballerine blu cercavano di evitare le pozzanghere ma era impossibile, l'acqua cadeva indisturbata e fendeva la mia pelle come lame, anima e corpo erano tormentate, mentre a passo spedito mi recavo alla ricerca di aria. Non riuscivo a respirare. Il vestito ormai era fradicio e il corpetto aderiva al mio petto peggiorando i miei tentativi di respirare. Faceva freddo ma la mia pelle bolliva mentre fuggivo da qualcosa da cui era impossibile scappare. I passi di Peeta risuonavano alle mie spalle in lontananza, avevo un leggero vantaggio avendolo colto alla sprovvista, mi chiamava disperato, ma neppure le sue suppliche riuscivano a darmi un motivo per fermarmi, volevo andarmene, trovare un posto dove la pioggia non cadesse, dove i ricordi non mi tormentassero, un posto nuovo, ma non sapevo dove e la mia mente era confusa più che mai. Non so come, non so perchè, ma i miei ricordi si annebbiano fino al momento in cui mi sono ritrovata in ginocchio e in lacrime al centro del parco del campus, i capelli ormai bagnati mi ricadevano sul viso mentre le gambe e il vestito si erano sporcati completamente di fango. Non so neppure come Peeta sia riuscito a tranquillizzarmi e portarmi a casa. Tutto quello che ricordo sono tuoni, umido, freddo e buio.

 

Un senso di disagio mi opprime il petto, le lacrime tornano a rigarmi il viso, ''E' ingusto'', non pensavo che una persona potesse provare tanti sentimenti contemporaneamente, mi sento triste, addolorata, ma anche arrabbiata, confusa e fortemente in imbarazzo per aver dato un tale patetico spettacolo di me.. Chissà cosa avrà pensato la gente che mi ha visto fuggire così, ma sopratutto chissà cosa avrà pensato e sta pensando Peeta. Potrebbe lasciarmi? Giudicare che io sia troppo complicata? Un peso troppo grande da sopportare?Al solo pensiero che il mio ragazzo del pane possa lasciarmi e abbandonarmi a me stessa mi provoca fitte lancinanti al cuore e le lacrime si trasformano in singhiozzi. Sto facendo troppo rumore ma più cerco di fermarmi e più la situazione peggiora. Sto precipitando, come farò a rimettermi in piedi se lo perderò? Non voglio perderlo. Ho bisogno di lui e di tutto quello che riesce a darmi.

-Katniss?!- vedo la sua figura annebbiata dalle lacrime visibilmente preoccupata, mi viene incontro a passo veloce ma non posso fare a meno di notare che i suoi occhi siano cerchiati di blu, segno che anche lui questa notte non ha chiuso occhio, meccanicamente lancio le mie braccia attorno alla sua vita e affondo il mio viso nel suo petto. Peeta non si tira in dietro  e mi strige a sè con un caldo abbraccio e mentre piango l'ultima lacrima torno a respirare. Sento che mi sussurra dolcemente parole di conforto mentre mi poggia tra i capelli teneri baci "Va tutto bene." "Tranquilla" "Ci sono qui io." e l'unica cosa che riesco a dire tra i gemiti è -Resta con me- -Sempre- risponde lui, ma aggiunge -Katniss ti prego però parlami, non sopporto di vederti così, non posso aiutarti se tu mi respingi e mi tieni all'oscuro di quello che ti passa nella mente, fatti aiutare, sono qui per te..- queste parole escono con un filo di voce , è quasi una supplica la sua.. E qui capisco di essere davvero troppo egoista per una ragazzo come Peeta.. Nella sofferenza il mio primo pensiero va a me stessa mentre lui sta visibilmente male nel vedermi in questo stato, io vengo prima di tutti per lui -E' logorante assistere a tutto questo senza poter fare niente- dice interrompendo il flusso dei miei pensieri, asciugo con il palmo della mano la pelle bagnata delle mie guance e trovo il coraggio di guardarlo negli occhi. Con sorpresa vedo che sono diversi una luce cupa li rende più blu si vede che è visibilmente preoccupato per me e così senza pensarci troppo sento un flebile rumore uscire dalla mia bocca -Non ce la faccio più..- ammetto -Sono stanca di vivere negli incubi del passato- Peeta sgrana gli occhi e sembra non capire ma non dice nulla, mi ascolta e lo apprezzo -quando ti ho detto che mio padre se ne è andato non ti ho spiegato come..- gli occhi di Peeta si fanno più attenti mentre mi accarezza come se avesse paura di rompermi senza sapere che sono già spezzata - Il giorno in cui l'ho perso per la prima volta era una notte temporalesca di fine settembre, stavamo tornando a casa dopo una serata di famiglia e la nostra auto è stata travolta da una Jeep guidata da un uomo ubriaco..- la voce mi si spezza mentre ripenso ai dettagli di quella sera che rimangono ancora oggi indelebili nella mia mente, sento la mano di Peeta stringersi intorno alla mia come se mi incoraggiasse ad andare avanti, faccio un profondo respiro e mi faccio coraggio e trovo la forza di raccontare ciò che non ho mai detto a nessuno -Ma non è stata quella notte il giono in cui l'ho perso, dopo alcuni interventi è entrato in coma fino al giorno in cui è spirato. Non so ancora come sia stato possibile ma poche ore prima che il suo cuore cedesse si è risvegliato mentre gli tenevo compagnia ed è riuscito a dirmi solo poche parole...- ormai le lacrime scendono di nuovo dai miei occhi mentre tento di mantenere un respiro regolare e alla fine ripeto le ultime parole di mio padre -"Prenditi cura di loro, prenditi cura di te" . Quello è stato il solo attimo di lucidità di tutta la sua permanenza in ospedale, non l'ho mai detto a nessuno, dopo poche ore è spirato mentre giacevo accanto a lui addormentata, se fossi stata sveglia magari avrei potuto chiamare un'infermiera qualcuno..- ormai il mio è un pianto a dirotto -mentre a volte invece penso che sia stato lui ha scegliere di andarsene quando nessuno lo guardava- Peeta mi fissa senza dire una parola così continuo - ed è per questo che ogni giornata di pioggia mi ricorda lui, che tutto si fa complicato quando non splende il sole. Mi manca terribilmente, ogni giorno, tutti i giorni- inspiro profondamente mentre Peeta mi stringe a sè senza dire nulla, ma è un silenzio che vale molto di più di tante parole.Non mi servono parole mi basta sapere che Lui è li per me.

Mi risveglio sentendo profumo di cioccolata calda e muffin appena sfornati, mi devo essere addormentata qui sul divano con Peeta, scosto la copertina di lana e mi guardo intorno. Non sento più il rumore dalla pioggia e vedo un po' di luce filtrare dalla vetrata. Ha smesso di piovere. Guardo l'orologio appeso alla parete e mi sorprendo dell'ora. Sono le cinque del pomeriggio. Sento rumore di padelle in cucina e decido di raggiungere Peeta. Lo trovo indaffarato ad asciugare alcuni piatti e appena entro in cucina mi sorride -Eih Piccola, ho pensato che al tuo risveglio avresti avuto voglia di qualcosa di dolce- mi indica una tazza di cioccolata fumante e dei muffin ai lamponi, sorridergli mi viene naturale e non appena si gira per riporre dei bicchieri lo abbraccio da dietro -Grazie- sussurro contro la sua schiena -Di niente- si gira e dolcemente poggia le sue labbra sulle mie -Ti amo- -Ti amo anche io-.

Appena sono tornata in sede ho chiamato di mia iniziativa il dottor Aurelius dopo che mentre ero seduta in macchina con Peeta di ritorno al campus ho capito che se c'è una speranza di poter cambiare le cose devo provarci, non importa quanto difficile e doloroso possa essere glielo devo, lo devo a entrambi, agli uomini più importanti della mia vita, devo prendermi cura di me.

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Capitolo 32
*** Mogano ***


Ciao :) Ormai agosto è quasi finito e una tristezza mi sta accompagnando verso l'inizio di settembre..Noto con piacere che nonostante il numero di visite e recensioni si sia ridotto per qualcuno la voglia di conoscere come la storia si svilupperà non è ancora scemata.. Quindi GRAZIE! Questo capitolo è per voi <3 <3  Buona Lettura- Torma.

31.
DPTS,  disturbo post-traumatico da stress , questa è stata la diagnosi della mia situazione clinica fatta dal dottor Aurelius una volta che ho deciso di parlargli di tutto, senza escludere neppure un minimo particolare di quello che ormai da anni tormenta e assila la mia mente e le mie notti. Credo che sia stata la cosa più difficile in assoluto, non è stato per niente facile e non posso dire di aver tirato fuori il mio lato migliore ma è stato necessario per fare un passo in avanti e confrontarmi con i miei demoni. Sono seduta nello studio del dottor Aurelius da pochi minuti, osservo la tartarughina sulla scrivania di mogano fare sì con la testa e seguo il movimento involontariamente con il piede che non riesco a tenere fermo, alla fine dello scorso incontro abbiamo concordato che per ora sia necessario che io torni a frequentare la clinica almeno una volta a settimana e mi è stato addirittura dato il permesso di telefonare al dottore a qualsiasi ora del giorno, entrambi sappiamo che non lo farò ma nessuno lo ha detto espressamente.
 Il dottore emette un colpo di tosse per schiarirsi la voce e dice lentamente  -Credo che oggi sia opportuno parlare dei diversi modi che esistono per reagire alle difficoltà- reazione alle difficoltà, credo di sapere come ho reagito in tutti questi anni: ho represso tutto dentro costringendo me stessa a dare il massimo per non deludere mamma e Prim.. il dottor Aurelius continua a parlar e torno ad ascoltarlo distrattamente  -.. ci sono diversi modi in cui una persona può affrontarle. Il buono, il
brutto e il cattivo- Il dottor Aurelius inizia a fare l’elenco dei meccanismi di reazione, contandoli sulle dita e riutilizzando più volte le mani. -Droghe, alcol, sesso, violenza, ambizione…Tutti questi meccanismi sembrano d’aiuto sul momento ma, alla fine, ti lasciano debole e vulnerabile. Non sono terapeutici. Non sono sostenibili.- Non sono sostenibili dice queste parole lentamente e capisco che ha ragione, ho cercato in tutti i modi di restare a galla ma senza una vera speranza di non affondare, sono rotta , come una nave con una falda nella sua liscia chiglia, vado a fondo... -Mi segui?- annuisco impercettibilmente con il capo - Adesso, Katniss, dobbiamo trovarti un metodo di reazione che funzioni. Voglio che passi in rassegna le opzioni con me. Quali meccanismi di reazione ritieni terapeutici?- sgrano gli occhi nella sua direzione, non dovrebbe dirli lui a me? Non si è reso conto che tutto quello che ho provato a fare è fallito miseramente portandomi quasi a impazzire? Senza pensare sbotto:-Se li conoscessi, li starei mettendo in atto, no?- Alza gli occhi spazientito e riformula la domanda -Katniss quale pensi sia il giusto metodo di reazione?- e in attesa di una risposta sposta i suoi occhiali rettangolari sulla punta del naso e fissa i suoi occhi acquosi dentro i miei -Come faccio a saperlo?- sono irritata -Pensaci.. Cosa è che ti fa star bene? Ti facci un esempio :parlare del tuo dolore e condividerlo con gli altri è uno dei modi più efficaci per reagire. Aiuta a dargli sfogo, a non tenerlo imbrigliato fino a esplodere. Altri modi per reagire comprendono la pittura, la lettura, prefiggersi degli obiettivi, tenere un diario dei propri sentimenti..- inclinai il sopracciglio confusa e pensierosa , dove voleva andare a parare? -ehm?..- avevo la bocca secca e non riuscivo ad articolare nessuna frase "Cosa mi faceva stare bene?" Questa domanda in apparenza così facile si stava rivelando una delle più difficili da dover affrontare da anni, pensai immediatamente a Peeta, al piano, ma poi risposi tutt'altro - Tirare con l'arco..- fu il turno del dottor Aurelius di sorprendersi - Quando hai provato a tirare con l'arco?- si domandò - non mi sembra che tu me ne abbia mai parlato prima..-  abbassai lo sguardo colpevole e consapevole che le sedute precedenti non avessero portato gran miglioramenti soprattutto per causa mia , e confessai - in realtà ho tirato con l'arco fino in seconda liceo, emh.. fino a quando mamma ha potuto permettersi la retta per il club..- abbasso gli occhi, ricordandomi di quanto mi fece stare male l'assenza di quello sport, questa era la verità non avevo smesso di mia volontà , le bollette, le tasse e le rate scolastiche in assenza di mio padre hanno portato via i nostri risparmi, la cosa mi faceva soffrire ma non volevo dare un dispiacere a mia madre e così avevo accettato di buon grado di lasciare il poligono per sempre..almeno era quello che pensavo -Beh credo che potresti fare un salto al poligono del campus, non la trovi una buona idea?- -emh..- ci pensai per qualche secondo torturandomi le mani , erano anni che non prendevo in mano un arco, non mi ricordavo neppure come si tendesse la corda -Katniss..?- il dottor Aurelius aspettava una risposta quindi senza pensarci ulteriormente accettai -Posso provarci!-

Passai il resto della mattinata a scoprire dove si allenasse il "club degli arcieri", come immaginavo non era un attività molto praticata dagli studenti della Brown. Alla decima bacheca che ispezionai trovai un volantino che mi confermò che gli allenamenti si svolgevano il mercoledì e venerdì prima del tramonto del sole al campo E7 . -E adesso?- mi domandai ad alta voce. Cosa dovevo fare ? Presentarmi li saltellante e chiedere "ciao sono Katniss ,posso giocare con voi?", Che idea idiota accettate .. Stavo quasi per lasciare perdere quando rileggendo il volantino lessi "Per tutte le informazioni e curiosità contattare il seguente numero - Lux" Lux? Quante probabilità potevano esserci che una ragazza del campus si chiamasse con quel nome bizzarro composi il numero e aspettai la risposta dall'altra parte delle cornetta - Pronto chi parla?- la voce mielosa e inconfondibile della mia consorella mi riempi le orecchie -Lux? Sono Katniss - Katniss?- era certamente lei visto il suo fare svampito Katniss Everdeen cercai di dire con un tono meno scocciato possibile , dormivamo sotto lo stesso tetto da sei mesi e non si ricordava chi fossi -ah si Katniss , come mai mi hai chiamato?- - Emh senti..- non sapevo bene come chiederlo -non è che mi potresti dare delle informazioni sul "club degli arcieri"?- "club degli arcieri" che nome ridicolo! Lux emise un gridolino eccitato, non dovevano essere molti quelli che le chiedevano di quel club - oh Katniss non sai come mi rende felice quando nuove reclute chiedono l'iscrizione ..- Reclute ? Girai gli occhi all'indietro e sbuffai contro la cornetta, perché avevo dato ascolto al dottor Aurelius? -eih Katniss ci sei?- -Lux aveva continuato a parlare ma non ero stata ad ascoltare - si si continua- - Come stavo dicendo le attrezzature scarseggiano .. Tu hai il tuo arco?- - senza pensarci risposi -Certamente- - beh allora è tutto quello che ti serve ora devo andare a lezione ne parliamo stasera in sede se hai altre domande, ciao ciao- mi disse e riattacco mentre sistemavo il telefono in borsa mi accorsi della stupidata che avevo appena detto.. Si avevo il mio arco, ma a casa - Miseriaccia - imprecai iniziando a prendere a testate la bacheca davanti a me.. Anche se me lo fossi fatto spedire non avrei fatto in tempo ad averlo per mercoledì e di guidare fino a casa non se ne parlava - Eih bambolina cosa stai combinando ?- la risata di Finnick mi perforò le orecchie, diventai improvvisamente bordeaux mentre mi giravo nella sua direzione e scorsi quel aitante uomo che teneva per mano la bella Annie -Ciao Kat - fece lei timidamente con un sorriso raggiante -Ciao Annie - le sorrisi - Finnick-  lo salutai con un gesto del capo  - E' successo qualcosa?- chiese gentilmente la mia amica -beh in realtà ..- dissi e le spiegai di Lux, dell'arco e di mercoledì mentre Finnick si era allontanato a parlare con un suo compagno di corso, - beh questo è tutto- conclusi , Annie mi guardò con un'espressione confusa -Che c'è?-  sembrava si stesse concentrando per risolvere un difficilissimo problema di algebra - Ma scusa non puoi comprarne uno nuovo al negozio sportivo del centro commerciale?- strabuzzai gli occhi - Ma tu sei un genio!- non avevo pensato alla soluzione più facile, Annie mi fece un suo solito sorriso sognante e dopo avermi salutato raggiunse Finnick raggiante , li salutai di nuovo con un cenni di capo e raggiunsi la mia auto nel parcheggio. Ci misi qualche minuto per spannare i vetri del parabrezza ma poi partii verso il centro commerciale. Non fu difficile trovare un modello di arco che si adattasse alle mie esigenze e grazie anche al commesso del negozio in un'ora avevo concluso gli acquisti. Il telefono squillò - Cosa ci fai al centro commerciale senza di me?- la voce della mia amica Madge mi colse alla sprovvista - Come fai a sapere che sono al centro commerciale?- - Ho visto la tua auto nel parcheggio e credo che non siamo in molti a viaggiare su quello scatolino italiano - -Ma scatolino a chi?-  dissi trattenendo le risate - senti un po' Everdeen vieni qui che ti aspetto davanti alla tua macchina- disse riattaccando subito la telefonata. Raggiunsi Madge nel parcheggio avvolta nel suo cappotto blu con due trecce bionde che spuntavano dal cappello di lana bianca - Eih bellezza!- agitò la mano venendomi incontro per poi fermarsi di colpo alla vista del mio nuovo arco -Devi uccidere qualcuno?- mi chiese girando in torno a me e al mio acquisto - Ordini del dottore- dissi speranzosa che non avrebbe fatto altre domande -Proprio bello- disse con il suo solito fare divertito - Mettilo nel baule e accompagnami dentro , devo prendere delle cose - mentre aprivo la macchina con le chiavi le domandai esasperata - Che cosa devi prendere, non starai di nuovo andando a comprare vestiti? Il tuo armadio è pieno e ormai i miei vestiti stanno stretti nel mio a colpa delle tue invasioni di spazio-  - Obiezione vostro onore! Si da il fatto che i vestiti non siano mai abbastanza, ma non é questo il giorno, oggi sono commissioni per la confraternita - -sorprendente Madge Undersee in un centro commerciale che non fa shopping - la presi in giro mente varcavano la porta di vetro scorrevole -Ahahahah- rise per finta - Davvero spiritosa- disse mentre tolse il cappello e la sciarpa per riporli nella borsa. - Prendi un carrello- -Cosa dobbiamo prendere?- - Johanna non parla altro da settimane, ma per un motivo o per un altro salti sempre le cene del giovedì - colpevole provai a difendermi - Ma non è vero- -si si..- mi fece il gesto di smetterla -Hunger Games, ti dice niente?- -è già tempo di Hunger Games?- chiesi contando a mente i giorni che mancavano al primo di marzo - Proprio così dobbiamo prendere i decori per le nostre divise quindi tutto ciò che luccica brilla e sfavilla troverà posto in questo carrello - -Bleah! - feci finta di vomitare mentre Madge metteva scatole di cose inutili nel carrello.-Dovete spiegarmi come una competizione che è in parte sportiva possa essere vinta con glitter e pailette..- Gli Hunger Games erano giochi studenteschi misti  tra i membri delle confraternite che si svolgevano la prima settimana di marzo ogni giorno prevedevano un attività sportiva mentre di sera gli studenti si sfidavano in attività "culturali" per non avvantaggiare solo i ragazzi dotati fisicamente, le dodici confraternite dovevano schierare i migliori membri per ogni sfida per vincere l'ambitissimo titolo. - E' già uscito il calendario delle attività?- - Stasera Johanna distribuirà i moduli delle iscrizioni- -bene non voglio rischiare di essere costretta a fare qualcosa di ridicolo tipo la sfilata in costume- - Ma come ? È la prova che vogliono fare tutte- disse ridendo -Parla per te, io preferisco tenere i vestisti addosso- la presi in giro.

Di ritorno in sede c'era una leggera agitazione tra le consorelle mentre si confrontavano tra di loro sulle decisioni che avrebbero preso la sera, -Sai già cosa vuoi fare?- chiesi a Madge mentre infilzavo i broccoletti che avevo nel piatto? - Beh pensavo di poter affrontare l'esibizione di ballo per le altre tre attività non ho idee- -Tu?- -Non ho proprio idee- ogni consorella doveva esprimere tre preferenze per poi estrarre la coppia che avrebbe gareggiato - Potrei suonare o cantare ma non è che l'idea mi entusiasmi troppo. - Ragazze!!!- Johanna richiamò la nostra attenzione dopo il dolce - Adesso Annie distribuirà i modulo per gli Hunger Games. Tre crocette. Io e Annie valuteremo le vostre scelte e domenica appenderemo la lista delle concorrenti alla bacheca.- La sala da pranzo si riempi di voci e squittii, quando ebbi il mio foglio iniziai a leggere il programma. Bene c'era sicuramente qualcosa che volevo fare.
Lunedì:  mattina- corsa campestre. sera- sfilata "metti all'asta i tuoi membri"
Martedì: intera giornata- Beach volley 2 vs 2. sera- Quizzone
Mercoledì: mattina- tiro con l' arco. sera- serata danzante
Giovedì:  mattina-triathlon.  sera- serata Cabaret
Venerdì: mattina- nuoto di mezzo fondo. sera- sfida ai fornelli
Sabato:  orienteering
Domenica: Premiazioni e grande festa alla sede vincitrice
Alcune consorelle compilarono il modulo senza pensarci su molto ma vidi Madge in leggera difficoltà - eih Madge tutto bene?- la mia amica mi guardò sconsolata - In realtà ora che guardo le attività non è che sono molto convinta di poter fare molto- disse senza togliere gli occhi dal foglio- Ma che problemi ti fai?- sapevo benissimo quale fosse il suo problema , le presi il foglio dalle mani e misi le crocette per lei , non riuscì ad articolare nessuna parola -ma.. Kat-  iniziò guardando le mie scelte - Ti sembro in grado di vincere una gara di orienteering?- mi guardò storta - Certo che no- le dissi - e allora perché diavolo hai crocettato quella casella?- gracchiò  - Da sola non saresti in grado ma con me vinceremo sicuramente- conclusi facendo una x sulla medesima casella - e come sentiamo?- - si da il caso che hai davanti a te un lupetto con i fiocchi andavo sempre nei boschi vicino casa con mio padre non dovrebbe essere difficile- gli Hunger Games stavano risvegliando in me una vena competitiva assopita da un pezzo - poi credo che nella sfilata e nella serata danzante tu abbia già in pugno la vittoria- dissi facendole un gran sorriso - Che attività hai scelto tu sentiamo?- la voce di Johanna si alzò alle mie spalle mentre il nostro presidente si prestava a ritirare i fogli già compilati - Tiro con arco, cabaret e orienteering-  dissi senza esitazione mentre gli occhi della mia amica mi scrutavano incuriositi - posso capire il cabaret perché so che suoni, scegliendo l'orienteering mi togli un peso perché ogni anno non lo sceglie nessuno ma Everdeen sai cos'è un arco?- feci spallucce nascondendo l'irritazione con una battuta - ho due settimane per imparare , non ti deluderò-  -Essendo il presidente la mia presenza è d'obbligo alla sfilata poi se trovo una compagna valida giocherò a Beach volley e triathlon- prese i nostri moduli e diede un occhiata anche alle scelte di Madge - Cercheremo di soddisfare le vostre scelte - disse allontanandosi verso le altre ragazze.

- Che ne dici di andare alla Dtau ?- mi chiede Madge mentre saliamo le scale verso la nostra camera -Per spiare i nostri avversari?- chiedo ridendo - beh anche per quello- sorrise.
Ne approfittiamo per fare una passeggiata  mentre il cielo non è ancora completamente buio e arriviamo alla sede dei Dtau nel bel mezzo di una riunione fuori dal normale, schiamazzi, grida e lamentele da tutte le parti della sala, entrammo senza fare rumore e ci sedemmo su delle sedie in fondo alla sala ad osservare la scena esilarante; Gale con in mano un pennarello davanti a una lavagna bianca, dove vi era tracciata una tabella di tutte le attività per gli Hunger Games, si divincolava per cercare di far scegliere alla confratellita in modo democratico i loro candidati.. Sopra le diverse voci riuscimmo a capire quasi subito il motivo di tanti schiamazzi - Sono pazzi- rise Madge - Silenzio! Silenzio!- gridava Gale cercando di calmare gli altri confratelli .. La situazione cadeva nell'assurdo i ragazzi stavano litigando perché nessuno voleva svolgere le attività serali definite "da femmine" mentre tutti ambivano a partecipare a quelle sportive della mattina . La tabella infatti era mezza bianca, senza molte sorprese vidi il nome di Peeta con quello di suo fratello Jake sotto alla prova di cucina mentre Finnick e Gale si erano segnati per la sfilata, per il cabaret e la serata danzante nessuno si era proposto mentre per gli altri sport avevo più candidati del necessario. Mi facevano male le guance da quanto mi facevano ridere così a un certo punto decidemmo di intervenire fu Madge a parlare - Amore scusami ma non fareste prima a estrarre a sorte così potresti dedicarmi un po' di attenzioni, sono venti minuti che io è Katniss siamo qui e nessuno si è accorto di noi- la sala si zitti all'istante e nel giro di un secondo avemmo 40 occhi puntati su di noi incrociai lo sguardo di Peeta che con il labiale e uno splendido sorriso mi salutò e tornai a prestare attenzione a Gale che recuperato l'attimo di imbarazzo continuò - Ottimo consiglio Undersee, su su ragazzi scrivete su un foglio il vostro nome .. Marvel Passami il cappello-.

Passammo il resto la serata accoccolati sul divano della Dtau a parlare con Gale e Madge , decidemmo di tenere segrete le nostre scelte per non avvantaggiarli e verso mezzanotte Peeta mi riaccompagnò in sede mentre Gale convinse Madge a rimanere da lui. Invece di girare a sinistra Peeta prese una strada a destra - Peeta guarda che la Axo è dall'altra parte- -lo so- disse senza togliere gli occhi dalla strada e sogghignando -Ho sonno- protestai io - potrai dormire anche da me o vuoi rinunciare a tutto questo- sorrise malizioso indicando se stesso , arrossi impercettibilmente - Solo perché ti amo- risposi mentre guardavo la sua mano cercare la mia e le nostre dita intrecciarsi , e sorrisi perché quello mi bastava.

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Capitolo 33
*** Sempreverde ***


Ciao lettori superstiti.. Come state?  Siete tornati alla rutine? Io sono ancora in piena sessione di esami quindi è anche per questo che non aggirono con frequenza ma la storia non preoccupati avrà una conclusione, non so se presto o tardi ma non preoccupativi, ogni tanto buttate l'occhio in cerca di aggiornamenti e forse li trovere ;) detto questo vi dedico un capitolo diverso dal solito perchè mi piace esplorare tutte le possiilità..Spero di leggere le vostre recensioni, buona lettura.
A presto -Torma


32.
Pov Johanna
Uno, due, respira. Uno, due, respira. Ancora un km Johanna, un passo dopo l'altro, puoi farcela, devi farcela. Mi ripeto mentalmente queste parole mentre salto l'ennesima pozzanghera della stradina sterrata. E' tutta la mattina che mi alleno, gli Hunger Games non mi coglieranno di certo impreparata, dopo tutto sono una Mason , e come i miei genitori mi ricordavano sempre i Mason non tollerano fallimenti. Vincere, stravincere, essere la prima , la migliore, non lasciare spazio agli altri. Solo unicamente : essere al meglio, il meglio.
Da quando ne ho ricordo i miei genitori hanno preteso l'eccellenza dalla loro unica figlia. Schivo un ramoscello e cerco di mantenere il ritmo, non dovrebbe mancare molto, vedo in lontananza la statua di James Manning e so che tra poco potrò fermarmi. Anche quest' anno i miei genitori mi hanno ricordato che devo mantenere il livello alto per aver maggiori possibilità di entrare in uno dei migliori ospedali universitari del paese e come se non bastasse mia madre mi ha ricordato di gestire al meglio le AXO, questo vuol dire solo una cosa, come presidente devo far si che la mia confraternita risulti la migliore del campus.
Chi sono i miei genitori?Ovviamente: Mr e Mrs Mason. Temuti in tutto il continente.  Incubo dei bambini. Terrore degli adulti. Principalmente medici. Mio padre è un cardiochirurgo, mia madre un'oncologa. Sono tra i migliori dieci del paese e le persone per cui ho deciso di allontanarmi il più possibile da Seattle. Ho vissuto metà della mia vita cercando di assecondare i loro capricci e i loro desideri senza ottenere in cambio nemmeno una briciola dell'affetto sperato. Controllavano tutto,mi stavano facendo soffocare così dopo il diploma la scelta del college non è stata difficile: 3030 miglia da casa, mai migliore decisione era stata presa.
Arrivo alla statua e afferro la caviglia del vecchio James e sgranchisco le gambe con un po' di stretching. Scarico tutto il peso sul polpaccio sinistro e poi su quello destro, mentre ripenso all'ultima conversazione con mia madre. Mi hanno fissato un colloquio con il rettore della Università di Washington per frequentare il loro corso di medicina ma non credo di voler accettare di tornare così vicina al loro controllo. Mia madre non concepisce ancora come io abbia accettato il posto qui a Providence, ma non ci ha messo molto a trovare il modo di controllare il mio operato. Agito la testa a destra e a sinistra per scacciare i pensieri sui miei genitori e torno a concentrarmi sulle scelte che dovrò fare per schierare le ragazze migliori in ogni disciplina. A pranzo Delly e le altre si aspettano che assaggi qualche loro piatto per scegliere più oggettivamente. Everdeen e Undersee mi hanno proprio tolto una spina nel fianco scegliendo l'orienteering , quella schifo di prova non la vuole mai fare nessuno. Annie si è già preso il compito di vincere il mezzo fondo, anche se credo che i Dtau faranno nuotare Finnick e dovremo accontentarci del secondo posto. Clove e Faccia di volpe fanno entrambe parte della squadra di atletica quindi la campestre sarà loro. Sicuramente qualcuna delle secchioncelle di cui non ricordo mai i nomi potrà benissimo partecipare al quizzone. Per quanto riguarda la gara con l'arco spero che Katniss non faccia stupidate, non possiamo permetterci di arrivare ultime, la schiererei anche nel cabaret ma non vorrei far nascere polemiche internamente alla sede, ci sono tante altre brave cantanti. Madge sarà sicuramente il nostro asso nella manica so che era stata ammessa alla Giuliart quindi non avrà problemi a piazzarsi bene nella serata danzante, e non credo che avrà problemi all'asta. Mi incammino verso la sede, ho bisogno di una doccia e devo ancora scegliere una compagna per il beach volley, non voglio caricare Annie di troppi impegni, forse chiederò a Becca anche se meno ci parlo e meglio è.
Deve essere quasi ora di pranzo perchè quando arrivo in sede e apro la porta vengo travolta da odorini irresistibili, faccio una corsa al piano di sopra e mi do una ripulita, la doccia è fredda -Maledizione- il boiler deve essersi rotto un'altra volta! -Stupida casa di 100 anni!- sbraito contro le pareti mentre mi avvolgo con un asciugamano e mi posiziono davanti allo specchio per pettinarmi i capelli, sono cresciuti, la frangetta è troppo lunga e decido di pettinarla all'indietro e infilo tutto in una coda di cavallo non avendo tempo di asciugarli. Sento la voce di Annie che mi chiama -Jojo, le altre ti stanno aspettando- -Arrivo Annie- percorri a grandi passi il corridoio e le scale che portano al secondo piano dove ci sono le stanze delle più "anziane", entro nella mia e infilo un vestito sopra la  biancheria intima verde. Raggiungo il piano inferiore con calma e trovo alcune delle ragazze ancora intente a modificare e aggiustare i loro piatti, mi sento tanto come un giudice di master chef -Portatemi il primo- dico sendendomi accanto alla mia amica che mi sorride. Porta i capelli ramati sciolti mentre il ciuffo è intrecciato sulla frontre formando un tenero cerchietto. Oggi si è pettinata come il giorno in cui ci siamo incontrate la prima volta.
Ho conosciuto Annie durante una visita al campus mentre frequentavo l' ultimo anno di liceo , era una tiepida giornata di fine aprile e soffiava un venticello piacevole che mi accarezzava la pelle , cosa rara a Seattle dove il vento è sinonimo di tempesta, ce ne stavamo tutti compatti dietro lo studente che ci faceva da guida , tutti tranne Annie,lei si distaccava dalle fila senza accorgersene, si perdeva nell'osservare ogni singolo dettaglio, dai fili d'erba alle pietre di rivestimento degli edifici e lo faceva con una tale naturalezza da incantare, se ne stava lì nella sua gonnellina gialla a pois bianchi nella quale aveva infilato una camicetta bianca mentre un cardigan verde le scivolava sulle spalle, era diversa da tutte le altre matricole, me compresa, riusciva a far sentire fuori posto me anche perchè quel giorno mia madre aveva deciso il mio abbigliamento. Pantaloni di lino, mocassini e polo lacoste. La visita stava diventando abbastanza noiosa, ero già convinta prima di oltrepassare il cancello del campus che la Brown sarebbe stata la mia scelta, così mi avvicinai ad Annie che nel frattempo si era inginocchiata a dare da mangiare a uno scoiattolino che purtroppo quando mi sentì arrivare scappo via -Scusa- dissi mortificata -Vuoi un cracker?- mi chiese sollevando gli occhi verdi nella mia direzione con un timido sorriso. E da quel giorno è diventata la mia migliore amica.
 La guardo con la coda mentre assaggia un pezzetto di cheese cake e torno a concentrarmi su il piatto poggiato davanti a me , Annie mugugna soddisfatta ma so benissimo che questa torta non è abbastanza. Jake preparerà sicuramente qualcosa di grandioso. Maledizione! Se non fosse per quella scommessa non sarei così preoccupata, mi scotto la lingua con una zuppa che sono costretta a sputacchiare -Questa è orribile!- sbraito allontanando il piatto, Annie mi lancia uno sguardo di rimprovero e si scusa con Rachel -Sarà per la prossima volta- le dice amorevolmente, sarà una fantastica maestra d'asilo una volta uscita da qui -Jo' non puoi essere più gentile?- sussurrà mentre arrivano altre due piatti -Annie se non troviamo qualcosa di decente sono fregata! Jake me la farà pagare..- ringhio a denti stretti, la mia amica alza il sopracciglio confusa -ho scommesso con lui che certamente li avremmo battuti, ma credo che mi toccherà lavare tutti i suoi vestiti per un mese se qualcuna non mi porta qualcosa di decente... Merda!- inghiottisco a forza un pezzo di tacchino -Ma nessuna qui è in grado di stare dietro ai fornelli?- .
Ho quasi gettato la spugna quando un piatto mi sorprende : mille foglie con crema pasticcera e lamponi. -Mmh .. Questo è squisito - dico mangiandone un altro pezzo - E' il piatto di Delly- mi informa Annie. Solo sentire quel nome mi fa andare di traverso mezzo lampone e inizio a tossire. Delly è la ex fidanzata di Jake.. Si erano lasciati da poco quando ho deciso che sarebbe stato mio. Non voglio che condividano per ore la stessa stanza.. Ma forse è l'unica possibilità di vincere o almeno piazzarci in un posto decente in classifica. -Jojo tutto bene?- -Si, si... Non ti preoccupare- le sorrido falsamente e so benissimo che non ci cascherà, ma fa finta di niente e le sono grata -Abbiamo trovato il nostro chef- ammetto a malincuore - sceglile un'aiutante tra i piatti che almeno erano mangiabili- vado in camera mia-.Mi pulisco la bocca con il tovagliolo e esco dalla stanza.
Io e Jake usciamo insieme dalla fine dell'estate, è iniziato tutto per gioco, mi piaceva e lo volevo, lo volevo aggiungere alla lunga lista delle mie conquiste qui al campus, ma purtroppo le cose non sono andate come avevo previsto e ora dopo mesi di relazione il fatto che Jake non mi abbia ancora detto quelle due parole mi rende vulnerabile.. Sono certa di amarlo dalla notte di capodanno, da quando abbiamo aspettato tutta la notte in piedi a time square l'arrivo dell'anno nuovo, da quando ho capito di non volerlo solo per il suo fisico mozzafiato ma anche per ciò che ci sta sotto, ma il fatto che lui non mi abbia ancora detto quelle parole mi fa pensare che magari io sia caduta nuovamente in errore, sta con me solo per il sesso favoloso? Non sarebbe il primo...
Mi sto arrovellando la testa sdraiata sul letto quando sento bussare alla mia porta. Una testa color carota fa capolino prima che io possa invitarla ad entrare, in silenzio si fa strada nella stanza e si siede nella parte vuota del letto raccogliendo a se le ginocchia e appoggiandoci sopra il mento mentre fissa quegli occhi verde acqua dentro nei mie marroni e la sua purezza mi pervade. Mi sorprende, come solo lei sa fare, sposta lo sguardo verso la foto che incornicia i nostri volti e quello di Finnick e inizia a parlare -Saresti un' ottima cuoca anche tu se ti applicassi- cerca di sdrammatizzare prima di iniziare a snocciolare parole di conforto, un sorriso mi si ferma negli angoli della bocca. Non riesco a spiegarmi come sia possibile che io sia un libro aperto per lei mentre Annie è il mistero della mia vita, non riesco a vedere dentro lei come lei ci riesce con me, ma per lei non è necessario neanche ascoltare una breve spiegazione di quello che mi tormenta . Mi capisce al volo. Vive in un mondo tutto suo ma è sicuramente un cittadino onorario del mio mondo. -Ho detto io per prima a Finnick che lo amavo- dice a bassa voce e sgrano gli occhi non ricordandomi questa versione dei fatti, quasi tutti hanno assistito alla dichiarazione di Finnick durante il nostro primo anno, non si erano parlati per una settimana perchè lui aveva fatto lo scemo con delle zollette di zucchero e della vodka durante una festa e mentre eravamo a lezione di calcolo Finnick ha fatto irruzione nell'aula, è salito sulla cattedra vestito con la sua camicia migliore e dopo aver cercato con lo sguardo Annie aveva iniziato a recitare una poesia -Annie, Amore mio... hai il mio cuore. Per tutta l'eternità.. e se.. se dovessi fare ancora qualcosa che possa ferirti hai il permesso di darlo in pasto alla Mason..ma sappi amore mio che il mio ultimo pensiero andrebbe alle tue labbra. Perchè ho capito, spero di non esserci arrivato troppo tardi..- Annie si era alzata a bocca aperta e lo aveva raggiunto ai piedi della cattedra -Scendi Finnick , non c'è bisogno..- -E' una settimana che mi ignori, non rispondi ai miei messaggi, ti nascondi..Ho bisogno di parlare con te e tu e tutte queste persone ora dovrete ascoltarmi, perché io ho perso la testa per te, non lo capisci? E se non te ne frega niente... qualcuno dovrà aiutarmi a scendere perché soffro di vertigini e se cado di sotto sarà imbarazzante... più di quanto già lo sia. Ma io ti amo più di quanto tu possa immaginare quindi perdonami..- aveva allungato la mano verso di lei mentre il professor Beete aveva smesso di protestate e Annie l'aveva afferta senza un attimo di esitazione ma senza dire nulla, sussurandogli un unico -Okey- a fior li labbra prima che lui potesse baciarla passionalmente davanti alla classe sbigottita.  
Purtroppo io non fui fortunata quanto Annie per quanto riguarda i rapporti personali, fu Gloss a spezzarmi il cuore al mio primo anno e a farmi diventare la Johanna di ora, almeno fino all'arrivo di Jake. Ho sempre avuto un debole per i biondi con un bel faccino.. Tornai a prestare attenzione alla mia amica che aveva finito di parlare e osservava il mio braccialetto di diamanti sul comodino lo presi in mano e glielo porsi -Vuoi provarlo?- scosse energicamente la testa in segno di rifiuto - Certamente un ragazzo che ti fa un regalo del genere prova qualcosa, ne sono sicura- mi sorrise e le sorrisi di ricambio -forse ha solo bisogno di tempo- sospirai infine.
Era strano per me essere così scombussolata a causa di un ragazzo, ma Jake era diverso, non so cosa mi spingesse a essere attratta irrimediabilmente da lui, forse il suo senso dell'umorismo, la leggerezza nei sui gesti la gentilezza che lo accompagna in tutti i luoghi.
Avevo passato l'intero pomeriggio a pensare a lui quindi decisi che era tempo di agire.. e sapevo dove trovarlo mi recai negli spogliatoi della squadra di football e feci irruzione senza nemmeno bussare, alcuni ragazzi sobbalzarono nel vedermi li e cercano di nascondere la loro nudità -Non ti preoccupare Marvel non hai nulla che io non abbia già visto- Gale in un angolo con un asciugamano legato in vita non la smetteva di sghignazzare -Mason è un piacere vederti- mi disse -Hawthorne- feci un inchino con la testa -Jake è nelle docce- sorrisi e lui capi al volo, eravamo più simili di quanto volessimo dire in giro, lascia a terra la borsa e sfilai il vestito da sopra la testa godendo delle loro espressioni stupefatte - Se permettete fuori tutti ora, lo spettacolo è finito!- raccolsero veloci le loro cose e si precipitarono nello spogliatoio accanto. Un po' di sano esibizionismo non guastava nella vita. Entrai nelle docce in silenzio controllando quante fossero occupate e feci uscire due ragazzi solo con uno sguardo. Arrivai alle spalle di Jake indossando ancora la mia biancheria intima e tossii più volte per attirare l'attenzione , ma nulla da fare continuava a insaponarsi canticchiando senza accorgersi di nulla, decisi che se non lo avesse fatto lui i mie ultimi vestiti si sarebbero tolti da soli, feci attenzione a non scivolare sul pavimento bagnato e premetti il mio seno nudo contro la sua schiena e con mia felicità questo sembrò risvegliarlo, -Ciao bell'addormentato- gli sussurrai appena sotto l'orecchio -Eih piccola cosà ci fai qui?- disse senza aspettarsi veramente una risposta perchè si girò di scattò e mi sollevò portando le mie gambe attorno alla sua vita e premendo il suo corpo contro il mio, mi appoggiò al muro freddo e ricoperto di condensa e iniziò a baciarmi con la solita foga che lo contraddistingueva in questi momenti di "azione" -Mi mancavi- sussurai quando staccò le sue labbra dalle mie per prendere fiato, l'acqua calda scorreva su di noi,e mentre bramosamente attendevo le sue labbra capii il motivo di tanta esitazione da parte sua e scoppiai a ridere -Cosa ridi?- bofonchiò Jake imbarazzato - Non sono solito portarmi preservativi nella doccia dello spogliatoio- cercò di giustificarsi, ma io non la smettevo di ridere, era tremendemente tenero , più della metà degli altri ragazzi con cui sono uscita in passato non si sarebbe fatto scrupoli in una situazione del genere, ma Jake era diverso, riappoggia i piedi per terrà con il cuore colmo di gioia e lo baciai dolcemente mentre piacevolmente sentivo la sua erezione sfiorarmi la coscia -Passami la spugna che ti lavo la schiena Mellark!- lo sbeffeggiai -Sei una stupida!- mi disse lasciandomela in testa -E tu di più perchè stai con una stupida..- e poi accadde quello che aspettavo da mesi e mi lasciò letteralmente senza parole -Certo perchè ti amo, Stupida- disse.

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Capitolo 34
*** Terra bruciata ***


E' novembre, il 20!! Oggi molte di voi fortunate saranno al cinema mentre io, che giaccio tristemente malata nel mio letto, agnogno più che mai di poter vedere la terza pellicola di questa trilogia meravigliosa <3. E' in parte per questo motivo e in parte perchè sono riuscita a liberarmi da alcuni impegni universitari che riesco a pubblicare un altro capitolo. Non so più a quante/i di voi interessi sapere se Panem University avrà una fine ma cercherò di concludere quello che ho iniziato. Quindi buona lettura a chi ancora trova tempo per leggere queste righe. A presto .- Torma
P.S. Godetevi anche per me il film, spero valga la pena aspettare e soffrire un po' prima di vederlo!


33.
Tendo la corda dell'arco fino a sfiorare con il dorso della mano la mia guancia, osservo attentamente il bersaglio posto a circa una ventina di metri da me e ricontrollo la posizione della freccia, non sento nulla, non penso a nulla, è come se in questo momento mi trovassi in un mondo parallelo, ci siamo solo io, il mio arco e quel bersaglio, lo fisso per l'ultimo instante prima di lasciare la presa... Silenzio.. Ed è centro. Uno squittio alle mie spalle mi fa sobbalzare e mi rendo di nuovo conto della mia posizione, sono al centro del poligono, Lux saltella intorno a me dimenandosi -Kat, ma è fantastico! Hai fatto ancora centro!- il ragazzo alle sue spalle mi guarda con ammirazione -Everdeen sono 12 frecce di seguito che tiri a segno- arrossisco leggermente mentre anche gli altri membri della squadra mi fanno i complimenti e mi appunto mentalmente di ringraziare il dottor Aurelius per avermi spinto a tornare al poligono. La squadra non è male oltre a Lux e Thom vi sono altri quattro membri effettivi: un ragazzo prestante dai capelli rossi di nome Darius, una ragazza molto silenziosa di nome Lavinia, Cressida una ragazza con metà capo rasato e quello strano tatuaggio e Castor un ragazzo di altezza media con una folta barba e gli occhi blu. Personalmente oltre alla bellissima e bionda Lux conoscevo soltanto Thom. A dire la verità lui lo conoscevo piuttosto bene, anche Thom è originario di Augusta, era il migliore amico di Gale prima che prendessero strade diverse. Thom non aveva mai dimostrato lo stesso interesse di Gale nel entrare in una confraternita e quella scelta apparentemente banale aveva modificato il loro rapporto e si erano persi definitivamente di vista. Mentre lascio il posto a Cressida, lo osservo riordinare alcune frecce nella faretra , mi avvicino lentamente e decido di sedermi sulla panchina accanto a lui. Non so bene come iniziare il discorso, oggi la sua vista mi ha quasi sconvolto, non avrei mai immaginato di trovarlo qui, il pensiero che qualcun'altro condivida con me questa passione è strano da digerire. Mi limito a stare li seduta torturandomi la pellicina accanto ad un unghia e aspetto che sia lui il primo a rompere il silenzio -Sono contento di vedere che non hai perso il tocco Everdeen- mi dice regalandomi un sorriso, Thom è molto simile a Gale fisicamente ,ma a differenza sua porta i capelli un po' più lunghi e ha gli occhi color cioccolato -E io sono contenta di vederti- rispondo. Da piccoli spesso mi capitava di passare interi pomeriggi tormentata da Gale e Thom. -Non mi è mai capitato di vederti in giro per il campus - ammetto un po' in imbarazzo -Forse perchè preferisco non frequentare il vostro ambiente, dopo tutto studio veterinaria, non ho molto tempo da dedicare alle feste quando devo passare i weekend negli ambulatori- sorride mesto. Capisco la sua situazione , almeno in parte, non deve essere semplice mantenersi agli studi senza una borsa di studio, al contrario di Gale, Thom non è una "promessa" del Football -Gale non parla mai di te- a sentire quel nome lo vedo irrigidire la schiena e mi rendo conto di non aver avuto nessun tatto, ma come se nulla fosse mi dice - Forse perchè ormai credo che si sia abituato all'idea di non avermi più attorno.. Sono quasi sempre chiuso nel laboratorio è difficile per me incontrare gente, è stato Darius a portarmi qui, è il mio coinquilino- dice indicando il ragazzo robusto che ci raggiunge lisciandosi all'indietro i ricci arancioni, Darius si inserisce nella conversazione -Stava diventando del colore delle pareti,un vero lupo solitario, aveva bisogno di aria e questo era uno dei pochi club che accettasse principianti a metà anno- dice tirando un calcetto al suo arco -Non sono molto bravo- sospira facendo ridere entrambi.
E' rilassante passare alcune ore al poligono, E' bello poter tirare insieme a un vecchio amico, stare qui mi infonde un senso di pace e tranquillità che ormai ricerco troppo spesso ma non trovo quasi mai.
 -Everdeen!! Al VOLO!-mi grida Thom lanciando in aria una pallina da tennis e senza pensarci troppo con una velocità sorprendente inforco l'arco e scocco la freccia mettendo a segno anche quel tiro. Thom scoppia a ridere mentre Lux e gli altri rimangono a bocca aperta -Ragazzi chiudete la bocca che vi entrano le mosche- diciamo in coro. Mentre riportiamo le attrezzature nel deposito e ascolto Lux elogiarmi mi tormento su quello che dovrei dire a Gale.. Devo dirgli che ho parlato con il suo ex migliore amico? Il pensiero di Gale è come un dardo che mi trapassa da una parte all'altra trafiggendomi il cuore.. E' colpa di Thom se quella amicizia che tanto ammiravo da bambina è finita? Gale avrebbe tagliato i ponti anche con me se avessi scelto una strada tanto diversa dalla sua? Questi pensieri sul mio migliore amico mi rendono triste, il fatto che a volte Gale sembra un po' egoista e freddo non deve turbarmi più di tanto,sono così anche io, loro due si erano persi di vista, non era colpa di nessuno, era successo e basta,Gale non mi avrebbe abbandonata... E' come se Thom mi leggesse nel pensiero -Diglielo pure se vuoi..Non credo che gli cambierà la vita saperlo- dice gettando un bersaglio in un angolo, balbetto senza sapere cosa rispondere - Ti va di venire a cena da noi?- chiede Darius cercando di cancellare la tensione che sembra essere scesa tra di noi -Mangiamo sempre tutti insieme dopo l'allenamento- mi spiega. -Non ho altri impegni, quindi accetto volentieri. Cosa si mangia?- -Pizza o pizza- risponde Lux ridendo, Salgo in macchina con le ragazze e ascolto i loro discorsi o meglio i loro monologhi , ogni tre o quattro frasi ripetono "Thom qui" "Thom ha detto" "Thom ha fatto" "Thom" e intuisco che gran parte della componente femminile della squadra ha un debole per lui. Nel tragitto verso casa mi permetto di pensare a Peeta, in questi giorni lui è stato parecchio vago nel raccontarmi ciò a cui si sta dedicando, deve partecipare a una mostra organizzata dagli studenti di arti visive che si terrà dopo gli Hunger Games e le vacanze di primavera, per questo si è rintanato spesso nel suo studio ultimamente, ci tiene a finire di preparare la sua istallazione prima di questi eventi. Sono eccitata al pensiero che per la prima volta potrò guardare alcuni di quei lavori che tiene sotto chiave all'interno dello studio, il mio corpo freme di curiosità anche se mi è stato gentilmente chiesto di non fare domande.Non vedo l'ora di assistere. Ci fermiano in un quartiere poco distante da campus. Thom e Darius condividono un appartamento al terzo piano di una piccola palazzina di dieci piani. Ci ritroviamo tutti all'interno di una spaziosa zona giorno, nell'angolo davanti al divano è ben in vista la x-box con accanto pile di giochi mentre dietro al divano si trova un grande tavolo, la cucina è separata da una parete scorrevole mentre le due camere da letto si trovano in fondo al corridoio. -Fai come se fossi a casa tua- mi dice Darius mentre le altre ragazze si sistemano sul divano e Lux chiama la pizzeria. Thom tira fuori delle birre dal frigo e me ne offre una -Salute-  brinda sorridendomi - da quello che ho visto oggi non ho dubbi che vincerai la sfida con l'arco negli Hunger Games, Lux è davvero al settimo cielo da quando ha scoperto che potrà contare su di te come compagna- dice prima di bere un sorso dalla bottiglia e lanciando uno sguardo alla biondina che ride sul divano parlando con Cressida -Sai era molto preoccupata che Johanna l'appendesse al muro come aveva minacciato di fare l'anno scorso dopo che era riuscita a conquistare solo il decimo posto nella sua batteria- sorrido cercando di ricordare per quale motivo l'anno prima non avevo preso parte agli Hunger Games ma non mi ritorna in mente e cerco di rassicurarlo -Faremo del nostro meglio, non immagini neanche quanto sia agitata Madge- Thom alza il sopracciglio e io sbadatamente mi rendo conto che Thom non può conoscere Madge -Madge è la mia compagna di stanza- mi guarda, ma non sembra sorpreso - .. ed è anche la fidanzata di Gale.- aggiungo mentre lo osservo andare a prendere dei piatti - So chi è Madge, molti ragazzi del campus hanno una cotta per lei qui alla Brown- dice mentre posiziona le stoviglie. La nostra conversazione viene interrotta dal suono del campanello. -Devono essere le pizze- dice Darius precipitandosi ad aprire. La serata prosegue piacevolmente e rimaniamo a chiacchierare davanti ai cartoni delle pizze finché questi ultimi non si svuotano. Siamo un gruppo strano, ma ben assortito noto con divertimento che Darius e Lavinia si tengono la mano sotto al tavolo e lui si mostra sempre gentile nei sui confronti nonostante lei non parli quasi mai, sono carini, entrambi con i capelli rossi sembrano due folletti irlandesi. Sono ormai le undici quando sia il mio cellulare e quello di Lux trillano contemporaneamente,  è un messaggio di Johanna che compare sui nostri schermi : IN SEDE. TUTTE. A MEZZANOTTE. RIUNIONE STRAORDINARIA! Lux lancia il suo cellulare nella borsa e si rivolge a me -Sarà meglio non farla arrabbiare- dice mostrando con un sorrido i suoi denti perfetti.
Quando arriviamo in sede vedo dall'altra parte della strada che Madge sta parlando con Gale che deve averla riaccompagnata in sede, faccio un cenno di saluto al mio amico e aspetto che la mia compagna di stanza mi raggiunga all'inizio del vialetto. -Eih Kat- mi saluta prendendomi a braccetto -Buona sera- le sorrido seguendola all'interno - Chissà che cosa dovrà dirci Johanna con così tanta urgenza- si domanda grattandosi la testa. Entriamo e veniamo accecate per la luminosità eccessiva dell'ingresso che solitamente a quest'ora della notte è buio e seguiamo le diverse voci nella sala da pranzo, i tavoli sono stati spostati di lato per permettere di posizionare delle file di sedie davanti a video proiettore e a un sgabello - Suppongo che Jo' abbia preparato una presentazione- mi fa notare Madge sedendosi alla mia destra mentre alla mia sinistra arriva Delly visibilmente addormentata e ancora in pigiama. A mezzanotte in punto la curiosità di tutte è ai livelli massimi. La sala si zittisce all'improvviso all'ingresso di Johanna seguita fedelmente da Annie, che stinge dei fogli al petto, e una matricola mingherlina ,che è incaricata di collegare il computer di Johanna allo schermo sopra le nostre teste . Annie comincia a distribuire alcuni fogli e leggo il titolo stampato sulla carta :"Programma intensivo di allenamento" sgrano gli occhi nella direzione di Madge che con uno sguardo eloquente ricambia visibilmente confusa. Johanna si siede sull' alto sgabello di fronte a tutte noi e inizia a parlare mentre sullo schermo dietro di lei iniziano a scorrere diverse immagini delle altre confratellite - Sapete tutte benissimo perchè vi ho convocato qui. Tra poco meno di due settimane inizieranno gli Hunger Games, e mi sembra che nessuna stia prendendo la faccenda sul serio- dichiara in tono grave - Ecco perchè da ora, tutte quante, nessuna esclusa, vi dedicherete a una sessione intensiva di allenamento. Vi voglio concentrate sull'obiettivo- il brusio che prova ad alzarsi nella sala viene interrotto dall'innalzarsi del tono di voce di Jo' -SO per certo che le nostre confraternite rivali si stanno dedicando giorno e notte alla preparazione dei propri candidati mentre NOI, e ripeto NOI, che dovremmo essere le favorite, la confraternita da rispettare e temere, ci stiamo bellamente rilassando convinte che basterà fare gli occhi dolci per vincere!- Johanna è davvero arrabbiata e non capisco questo drastico cambio d'umore, Annie decide di fare chiarezza per spiegarci meglio la situazione -Oggi abbiamo sentito Celeste- Celeste? La presidentessa Sigma Nu? -..mentre si vantava con Cashmere che quest'anno avrebbero vinto sicuramente loro perchè la AXO non è altro..-  -CHE UNA CONFRATERNITA DI DONNETTE INNAMORATE!!- la interrompe Johanna quasi strillando. confraternita di donnette innamorate?! Quelle parole sono come una secchiata di acqua ghiacciata sulla nostra teste, ma sopratutto sulla mia, capisco benissimo come si sente umiliata Johanna, siamo entrambe orgogliose e se Johanna non ci sta a farsi considerare debole perchè ama un ragazzo, neppure io ci sarei stata -Cosa dobbiamo fare?- domando alzandomi cercando di non far trapelare che quella affermazione mi aveva turbata -Questo è lo spirito giusto Everdeen!- mi ammicca la presidentessa.

Il mio entusiasmo purtroppo scemò quando capii che quel attacco personale da parte di Celeste aveva fatto impazzire del tutto Johanna. Per il resto della settimana fummo costrette a restare in isolamento forzato nessuna di noi ebbe il permesso di parlare, uscire o vedere membri estranei delle altre confraternite, per non parlare dei nostri fidanzati che non poterono far altro che guardare mentre Johanna li tagliava fuori dalle nostre vite con una semplice email che inviò a tutti. Ci furono sequestrati i cellulari e dalla nostra dispensa furono eliminati tutti i cibi non approvati dalla dieta dettata da Jo'. La sveglia risuonava in sede all'alba, un'ora di corsa precedeva la colazione che non era mai stata così povera neppure quando la mia famiglia faceva fatica a tirare fine mese, ci fu permesso di seguire solo le lezioni necessarie mentre il resto del tempo eravamo sotto la stretta sorveglianza di Johanna che pretendeva la nostra preparazione nelle diverse discipline. Le altre di noi che non erano direttamente impegnate con gli Hunger Games avevano il compito di farci da mentori e organizzare la festa finale per celebrare la nostra vittoria alla fine della settimana, perchè se su alcuni punti Jo' non era stata chiara, su questo era stata limpidissima: Le AXO  avrebbero vinto gli Hunger Games.
I primi giorni di isolamento furono i più duri, molti ragazzi presero sotto gamba la mail di avvertimento che Johanna aveva inviato loro e cercarono comunque di aggirare questo divieto presentandosi di nascosto in sede ma trovarono ad aspettarli una brutta sorpresa: l'intera squadra di lotta libera a difesa della nostra confraternita, inespugnabile come un fortino. Mentre Gale le prese da Brutus e i suoi compagni, Peeta fu più furbo e incaricò matricole diverse per recapitarmi biglietti, biscottini, muffin e lettere d'amore.
Era in questi momenti, in cui sentivo la sua mancanza più di ogni altra cosa, che capivo quanto l'amassi e come questo amore mi facesse restare viva in qualunque situazione. Erano ormai giorni che non vedovo i suoi occhi blu. Mi mancava tutto di lui, la sua voce, i suoi occhi, il suo sorriso il suo odore, il modo in cui solo lui mi faceva sentire ma a differenza della maggior parte delle volte non era una mancanza dolorosa, mi mancava ma sapevo che potevo resistere.

Mancano poche ore,  manca davvero poco .
Passo la notte rigirandomi nel letto, osservo per parecchie ore il soffitto, una strana carica di adrenalina ormai ha preso il possesso di me.Non dormo. Aspetto. Domani inizieranno gli Hunger Games e sebbene Jo' si ostini a farci vivere in questo clima "dittoriale" non mi importa più di tanto perchè non sto più nella pelle. Domani lo rivedrò. Domani vedrò Peeta.

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Capitolo 35
*** Arcobaleno ***


Ciao Ragazze! Buon anno! Non posso credere che sia già il 2015, non mi sembra vero che Panem University esista già da più di un anno, non immaginavo che potesse piacere a qualcuno .. Sono sempre più in ritardo con la pubblicazione perchè mi manca il tempo.. Giuro che ne vorrei tanto solo per passare almeno qualche sera qui davanti al computer ma non è mai abbastanza, detto questo, basta chiacchere inutili ;P ecco il nuovo capitolo.. Buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate . Meglio tardi che mai -Torma

34.
Anche il primo di marzo è arrivato. Providence nelle ultime settimane ha visto l'alternarsi di neve, tempeste e nubi, ma al contrario oggi, invece delle condizioni climatiche burrascose degli ultimi tempi,  all'orizzonte sta per fare capolino un timido sole. E' come se anche il tempo si sia preparato a essere perfetto in occasione di questi Hunger Games , giochi celebrati da anni con ardore e competitività da tutti i membri delle confraternite qui alla Brown. Molto spesso agli occhi esterni queste attività sembrano banali, ma per gli studenti, che qui alla Brown hanno creato una vita, sono qualcosa di più. L'intero campus per una settimana si trasforma, non esistono ne amicizie o relazioni che possano impedire ai partecipanti di dare il massimo, ognuno gareggia per vincere, per conquistare un po' di notorietà,per  il rispetto, e soprattutto per raggiungere un posto d'onore all'interno di tutto il sistema delle confraternite. Tutti vogliono vincere, e vincere è diventata anche la priorità delle AXO.                Nessuno questa settimana è esonerato dal tuffarsi a capofitto nella competizione e anche i membri della mia famiglia mi hanno fatto presente l'importanza di una vittoria. Perfino mia madre, spesso scostante e assente non si è dimenticata di darmi alcuni consigli ricordandomi come ,negli anni in cui lei e papà si aggiravano tra le mura e i giardini della Brown, lei aveva sempre portato alla vittoria le sue "sorelle". Sentire le sue raccomandazioni dall'altra parte della cornetta mi ha ricordato che io sono uno dei pochi motivi per i quali mia madre riesce a tirare avanti ,non voglio neppure farmi sfiorare dal pensiero di deludere le sue aspettative, vincerò perchè è quello che vuole da me, è ciò che può darle apparente serenità e un barlume di speranza. Darò il massimo per loro come faccio da una vita.
Siccome la mia intera famiglia è in trepidazione la visita della nonna settimana scorsa non mi ha tanto sorpresa , ha voluto fare un salto a vedere come me la passavo nei preparativi delle gare, come se non mi bastasse il fiato sul collo di Johanna giorno e notte. Poche persone sanno della terapia con il dottor Aurelius, ciò che mi sta chiedendo di fare sembra funzionare ma non voglio cantar vittoria troppo presto, mi capita ancora troppo spesso di perdermi nei miei pensieri e ritrovarmi in preda al panico più nero, ma lentamente, passo dopo passo, coccio dopo coccio, vedo la luce, nel  frattempo devo mantenere la solita apparenza di serenità e gli Hunger Games sono il giusto pretesto per lanciarmi appieno in un'attività. L'intera sede è in subbuglio per il loro l'imminente inizio, anche quest' anno gli Hunger Games inizieranno dopo un breve discorso del rettore. Tra poche ore la settimana per la quale ci siamo preparate nell'ultimi giorni, costrette a subire le più crudeli angherie da parte della nostra cara presidentessa sarà solo un ricordo.
Cerco disperatamente la felpa della mia divisa ma non la trovo, scanso freneticamente la mia compagna di stanza occupata negli ultimi ritocchi al suo trucco sempre perfetto mentre si ammira allo specchio e mi lancio sotto al suo letto. -Deve per forza essere da qualche parte- bofonchio esasperata quando per l'ennesima volta trovo solo cumoli di polvere -Johanna non sarà contenta nel vedere che già il primo giorno dai segno di volerti ribellare alle sue regole- ridacchia Madge mentre si butta dietro la schiena i lunghi capelli biondi legati in una treccia, dopo che ha insistito perchè gliela facessi uguale alla mia, la osservo con sguardo truce mentre si infila la stessa felpa che dovrei indossare io, il suo nome cucito con gli strass e brillantini luccica sulla schiena, mi colpisco la testa e inutilmente cerco di cancellare il pensiero delle torture che Jo' sarà in grado di impormi se non arriverò con la divisa che le matricole hanno preparato per l'occasione -Era qui, ne sono certa-dico lanciando uno sguardo di traverso al mio riflesso nello specchio, morirò di freddo senza qualcosa da mettere. La divisa che Johanna ha insistito che noi indossassimo per omologarci  non è altro che una t-shirt con una scritta AXO sul davanti, un paio di pantaloni termici aderenti lunghi fino al polpaccio e quella maledettissima felpa color verde mela con il nostro cognome ricamato sulla schiena. Apro l'armadio nella speranza che qualcosa di simile si sia materializzato in quei minuti di ricerca ma non c'è nulla, afferro la felpa rossa della Brown, e la consapevolezza che Johanna mi ucciderà si fa più nitida dentro me. Lego di fretta i capelli nella mia solita treccia e permetto a Madge di aiutarmi con il trucco. -EVERDEEN!!- la voce della Mason rimbomba per tutto il corridoio e non riesco a capire come abbia già fatto a scoprire che ho perso la divisa, faccio a mala pena in tempo a cercare di inventare una scusa plausibile quando come una furia Jo' oltrepassa la porta e mi lancia in faccia qualcosa di verde. Sgrano gli occhi,-La mia felpa!- sono abbastanza sorpresa, Johanna mi guarda in cagnesco mentre Madge non riesce quasi più a trattenere le risate - Non voglio neanche sapere come questa felpa sia finita nel patio, tra cinque minuti vi voglio giù per colazione. Sbrigatevi- ci avverte lasciando la stanza. L'agitazione di Johanna è alle stelle da quando ha scoperto che la confraternita vincitrice potrà ottenere diverse sovvenzioni economiche, che alcuni privati hanno elargito per aver l'occasione di sponsorizzare i giochi di quest'anno, e così il suo desiderio di vittoria è cresciuto esponenzialmente ed è bramosa più che mai di mettere le mani su quella cifra in denaro per pagare una serie di ristrutturazioni necessarie  da anni alla nostra piccola casa verde mela. Madge e io siamo le ultime a raggiungere la sala da pranzo dove ci aspetta la più dolce delle sorprese -Una colazione vera?!- esclamo senza riuscire a trattenere un sorriso a trentadue denti mentre Madge si stropiccia gli occhi incredula -Cibo reale?- chiede in direzione di Johanna che sta spalmando della marmellata su un panino -Quelle sono uova e pancetta?- sgranò gli occhi in direzione del piatto di Clove -Non ci provare Everdeen, giù le mani dalla mia colazione- mi risponde guardandomi in cagnesco -Possiamo mangiare quello che vogliamo? Niente dieta oggi?- domanda scettica Madge, che ormai si era tristemente abituata alle due misere gallette di riso e al pessimo pompelmo che per tutta la settimana ci avevano aspettate appena sveglie, -Non ha senso non mangiare e essere deboli questa settimana. Forza servitevi pure e non perdete tempo- ci ordina Johanna. Non ce lo facciamo ripetere due volte, mangiamo senza quasi rivolgerci la parola ed è buffo come un semplice biscotto con gocce di cioccolato possa metterci di buon umore. Questa settimana tutte abbiamo sofferto la fame, anche io, nonostante Peeta abbia più volte cercato di passarmi i suoi prelibati dolcetti, per correttezza nei confronti delle mie compagne ho cercato di rispettare la dieta imposta a tutte. Dopo che ognuna di noi si è saziata, gli ultimi capelli sono stati stirati e le ciglia pettinate con il mascara, l'intera confraternita si è incammina verso lo stadio di atletica del campus in formazione compatta. Le AXO sono una squadra, gareggeremo individualmente nelle singole prove ma ogni risultato positivo permetterà alla confraternita di guadagnare punti alla fine di stilare la classifica finale. Ma, come Jo' non ha mai smesso di ripetere le scorse settimane, solamente i primi dieci di ogni disciplina ricaveranno dei punti quindi è estremamente importante anche solo ottenere buoni piazzamenti.
Gli spalti dello stadio sono già gremiti da molti studenti, soprattutto curiosi, che incoraggiati dalla sospensione delle lezioni hanno approfittato per assistere, si riconoscono perchè non sono vestiti con nessuna divisa particolare. Nei diversi angoli dell'edificio noto i cameramen, anche quest anno l'evento è registrato e trasmesso dalla televisione locale, mentre il giornale del campus si occuperà di tenere una rubrica giornaliera sull'avanzamento dei giochi, saluto Cressida con un cenno della mano ,mentre passo accanto al suo stuff, per prendere posto nelle tribune dedicate alle nostre confraternite. Johanna e Annie sono già negli spogliatoi insieme a due matricole incaricate di soddisfare ogni loro esigenza. Non ci è permesso avere contatti con le altre confraternite per ordini di Johanna ma noto che anche gli altri studenti parlano esclusivamente tra i loro membri. Cerco con gli occhi Peeta ma non riesco a scorgerlo tra le tante teste che indossano le felpe blu, anche Madge sembra cercare qualcuno mentre si siede accanto a me -Non vedo Gale- sbuffa torturandosi li mani, alzo le spalle non sapendo cosa rispondere, è la voce di Lux che avvertiamo alle nostre spalle a farci girare -Si starà preparando per la cerimonia di apertura-  ci dice passandosi una mano nella folta chioma bionda -Ah giusto- annuisce Madge, ma questa risposta non risolve i miei dubbi, questo non giustifica comunque l'assenza di Peeta. Alla piccola parata iniziale parteciperanno solo il presidente e il vice presidente, nel nostro caso Jo' e Annie e nel caso dei Dtau Gale e Finnick. Non mi è permesso più di tanto interrogarmi sull'assenza del mio ragazzo del pane poichè le luci dell'intero stadio si spengono, il vociare sugli spalti si affievolisce e ha inizio la cerimonia di apertura degli Hunger Games. Il verde del campo inizia a ricoprirsi di mille colori, gli Hunger Games non sono motivo festa solo per le confraternite ma a molti club della Brown è permesso organizzare lo spettacolo iniziale. Questo evento è motivo di un grande clima di festeggiamenti qui al campus e tutti cercano di dare il proprio contributo. La banda dell'università accompagna le varie coreografie e spettacoli che si susseguono creando immagini spettacolari. Le cheerleader saltano e creano altissime piramidi, le ragazze del corpo di ballo e della compagnia teatrale inscenano diversi spettacoli e lo stadio si riempie di luci e colori. Per il gran finale una voce fuori campo annuncia i nomi di ogni confraternita con i nomi dei rispettivi presidenti che vengono illuminati da fasci di luci mentre percorrono il tratto circolare allestito per questo corteo guidati dalle majorette con bandiere e bastoni, vedo Johanna sfilare a testa alta e con un sorriso di superiorità accanto a una più impacciata Annie, entrambe si sono cambiate e indossano due mini abiti molto aderenti che mettono in risalto le loro corporature esili e le forme prorompenti di Jo'. Poco distante da noi sento alcuni apprezzamenti anche sul corpo di Annie, che solitamente indossa abiti di stile differente,  che non ha davvero nulla da invidiare alla nostra presidentessa. Sono due bellezze estremamente diverse ma si completano a vicenda e noto da come Johanna stringe la mano a Annie che il loro rapporto va oltre una stretta collaborazione e quando, con le loro ballerine ai piedi, ci marciano di fronte, e Jo' ci lancia baci accentuando la sua camminata sculettante tutte le AXO iniziano a applaudire e a cantare cori di incoraggiamento scatenando l'intero pubblico maschile alle nostre spalle. Poco dietro le nostre consorelle noto Finnick guardare con occhi sognati la sua Annie che spinta da Johanna ha iniziato a dare un po' di spettacolo attirando decisamente l'attenzione improvvisando uno stacchetto. Gale accanto a lui nella sua camicia blu intercetta lo sguardo di Madge lanciandogli un bacio mimando con le labbra un ti amo, con la coda dell'occhio vedo Madge sorridere e poi fare un gesto sconsiderato: in un secondo si sfila la felpa e subito la maglietta e per un attimo ho paura che rimanga in reggiseno ma sono felice di vedere la faccia del mio migliore amico stampata su una sottile canottiera con una scritta in evidenza Team Gale -Ti amo anche io- grida e vedendo la faccia sconvolta del mio migliore amico scoppio a ridere, mentre  Gale rilassa le sue labbra e urla -Sei fantastica Undersee!- altri ragazzi le fanno i complimenti fischiando e urlando,  appena Madge incrocia lo sguardo di Jo' si ricompone strizzandole l'occhio. Alcuni dei presidenti hanno quasi terminato il giro del campo, quando Clove alle nostre spalle ci fa notare il cattivo gusto di alcune ragazze di altre confraternite che si sono presentate con tacchi e completi succinti -Guardate  quell'idiota di Celeste- indica la presidentessa mora della Sigma Nu che accanto alla bionda Cashmere è praticamente strizzata in un abito magenta e traballa su tacchi esageratamente alti che affondano nel terreno sotto ai suoi piedi. Alla fine quando anche l'ultima coppia ha raggiunto il centro dove, su una piccola pedana, si trova un omino dai capelli bianchi, la musica si placa e il rettore Snow tiene un breve e conciso discorso alla fine del quale invita ogni presidente a stringere la mano agli avversi. Vedo Johanna porgere la mano a Gale mentre evita volontariamente quella di Celeste. Finnick bacia Annie dando spettacolo e provocando urla e gridolini da tutte le tribune. Appena finiti questi scambi di saluti il campo viene liberato e appena tutti gli studenti hanno raggiunto gli spalti le luci vengono accese. La gara si aprirà con la corsa campestre e appena le nostre bellissime leader ci raggiungono Clove e Faccia di volpe vengono mandate a prepararsi negli spogliatoi. -Abbiamo buone possibilità di piazzamento- dice Johanna prima di far scorrere giù nella gola dell'acqua, Annie annuisce accanto a lei mentre una matricola dai capelli ricci le porge una cartelletta - I tempi di Finch sono migliori di quelli di Clove, ma lei è più resistente sulla lunga distanza-. La prima prova consiste in otto chilometri di corsa. I primi e gli ultimi 400 m saranno percorsi all'interno dello stadio mentre il resto del tratto è sviluppato all'interno del campus. Ci sono telecamere disposte sull'intera distanza che i partecipanti dovranno correre quindi ci sarà permesso assistere a ogni loro passo. La difficoltà maggiore per noi in questi piazzamenti è che gli Hunger Games sono gare miste quindi oltre che con altre dieci ragazze Clove e Faccia di volpe dovranno vedersela con altri dodici ragazzi molto più in forma. E' un colpo di cannone a porre inizio alla sfida vedo subito Clove e Finch emergere dal gruppo dei ventiquattro corridori con le loro leggere divise color verde mela che svolazzano al vento. Poco dietro di loro vedo una macchia magenta, le corritrici della Sigma Nu sono entrambe di colore e una di loro deve essere Enobaria. Conosco solamente uno dei ragazzi della Dtau , è Marvel che scorrettamente spinge senza essere visto il ragazzo della Omega Chi. Clove e Finch corrono una accanto all'altra come se stessero mettendo in pratica una certa strategia. Mantengo una buona posizione per il resto della gara ma i due ragazzi della Iota Kappa ormai le hanno distanziate di parecchi metri e rimangono in testa. Questa posizione ci potrebbe far guadagnare parecchi punti, è quando ormai Johanna si è rassegnata alla settima e ottava pozione che Finch e Clove fanno una magia poco prima degli ultimi 400 m superando in curva tre ragazze e un ragazzo prima di loro. Mentre entrano nello stadio per l'ultimo giro nessuna di noi riesce più a stare seduta e tutte in piedi tifiamo per le nostre compagne che nella volata finale riescono a conquistare un secondo e quarto posto. La nostra tribuna è in delirio , c'è chi si abbraccia chi grida chi salta e applaude le mani. Alla confraternita di Gale è andata peggio: Marvel al quinto chilometro si è strappato un polpaccio e cadendo ha portato a terra con se altri tre corridori che erano vicini a lui, tra cui Enorabia, penalizzandoli per i piazzamenti mentre il loro secondo membro, Eddy, è arrivato solo ottavo. I festeggiamenti per questi ottimi risultati sono durati per la prima parte del pomeriggio e ho cercato di concentrarmi sulle mie sorelle per non pensare a Peeta che è scomparso dalla circolazione dopo avermi inviato un solo messaggio "A stasera. Con amore .Peeta." scritto su un piccolo foglietto di carta arancione che mi è stato recapitato da una matricola poco prima di lasciare lo stadio. Ho deciso di seguire Johanna nella preparazione della strategia dell'asta di stasera. La serata dell'asta al contrario di quanto mi aspettassi richiede più preparazioni di quante potessi immaginare. Ogni tributo sfilerà e metterà all'asta un proprio talento e saranno gli ospiti a decretare il vincitore. Il meccanismo è come quello di un asta di beneficenza chi incasserà di più sarà il vincitore. La serata si terrà in una sala da ricevimenti dell'hotel Capitol dove è stato allestito un palco e tavolini sono sparsi per la sala. Ogni ragazza della AXO indossa un abito da sera verde. Tengo con la mano destra lo strascico del mio vestito e nell'altra un bicchiere d'acqua fredda mentre raggiungo la stanza laterale posizionata dietro al palco in cerca della mia migliore amica visibilmente agitata mentre accanto a lei Johanna si fa sistemare i capelli da Delly -Come stai?- le chiedo porgendole il bicchiere che beve tutto in un sorso - Non hai trovato nulla di più forte?- cerca di sdrammatizzare ma il tono della sua voce la tradisce - Andrà tutto bene- le dico mentre aggiusto la lampo del suo abito a sirena con un corsetto decorato con pizzi e smeraldi che risalta il suo fisico ma soprattutto mette in evidenza quegli occhi stupendi con le ciglia dorate allungate dal mascara nero. -Farò fiasco, nessuno vorrà spendere dei soldi per delle lezioni di ballo- dice affranta mentre ora Delly si occupa di stendere il rossetto anche sulle sue labbra. Non so bene cosa dire per sollevarle il morale, per fortuna Johanna trova le parole al posto mio -Udersee non ti preoccupare ci sono talenti peggiori credimi- dice accavallando le gambe sulle quali si apre lo spacco del suo abito, le sue parole sembrano confortare Madge ma lo sguardo che mi lancia non rassicura me, Jo' sta tramando qualcosa, ne sono convinta ma non posso indagare oltre perchè Madge cambia discorso aprendo la sua borsetta e porgendomi la sua carta di credito. Alzo le sopracciglia guardando prima la carta visa e poi la mia amica senza capire e chiedo- Cosa vuoi che ci faccia?-  -E' ovvio- mi rispondere - Devi aggiudicarti Gale a qualunque cifra. Non permettere a nessun altra di vincere. Lui è il mio uomo. E tu sei la mia persona quindi per qualsiasi cifra non tirati indietro. Non potrei sopportare che una di quelle oche della Sigma Nu si aggiudichi il talento di Gale. Qualunque esso sia.- Giusto. Gale è il presidente della Dtau e sarà per forza messo all'asta come Madge , ma chi è messo all'asta non può anche partecipare come acquirente quindi senza pensarci prometto - Contaci- dico prima di ricevere una bacio sulla guancia dalla mia amica e recarmi nella stanza accanto. -In bocca al lupo- -Crepi!- rispondono in coro Johanna e Madge.
Cerco posto vicino al palco, molti dei tavolini sono già occupati ma fortunatamente trovo ancora due posti nella parte sinistra della sala. Mi guardo in torno sperando di individuare la chioma bionda del mio ragazzo fuggitivo ma non lo vedo da nessuna parte. Questa attesa mi sta facendo innervosire, e Mellark sta mettendo a dura prova la mia pazienza. E' dura non poter aver ancora indietro i nostri cellulari quindi mi rassegno mettendomi più comoda e prendendo degli stuzzichini che un cameriere mi porge su un vassoio d'argento. Sgranocchio delle tartine prelibate per circa dieci minuti quando una mano calda poggiata sulla mia schiena scoperta mi fa sobbalzare -Scusa Katniss- dice la voce con un tono imbarazzato -Non volevo spaventarti- mi giro e vedo Thom in un completo elegante che mi sorride incerto -Ciao Thom- lo saluto cercando di trattenere la delusione, speravo fosse Peeta -Posso sedermi con te?- chiede indicando la sedia vuota accanto alla mia, guardo l'orologio appeso alla parete centrale della sala, tra pochi minuti la serata comincerà -Certamente! Non sto aspettando nessuno- dico covando rancore per quel ragazzo biondo che oggi è riusciuto bene due volte a darmi buca -Perfetto- sorride accomodandosi e appoggiando la paletta sul tavolo, e ora che la vedo davanti a me mi rendo conto che servirà anche a me -Possiamo condividerla- dice Thom allungando quell'oggetto al centro del tavolo -Non credo che mi servirà- ammette -Sono qui solo per il cibo e il vino gratis- rido non riuscendo a trattenermi mentre Thom con un cenno verso al cameriere ci fa servire due calici di champagne -Vi trattate veramente bene voi consorelle- afferma dopo aver bevuto quasi in un sorso il suo vino -Non è male- dico con un alzata si spalle -Non mi sembra molto il tuo ambiente però...Ad Agusta stavi spesso per conto tuo..- vengo percorsa da un brivido ma Thom non sembra percepire il mio disagio e continua indisturbato -Eri più un maschiaccio, è strano vederti così femminile- afferrà una tartina e la mangia in due morsi . Fa caldo, l'aria sta per abbandonarmi, stringo i pugni per non crollare -Era divertente andare a pescare con tuo padre..- queste sono le ultime parole che sento . Non voglio perdere la testa. La sala è piena di ragazze e ragazzi. Il mio respiro affannosso il battito del cuore si fa sempre più accellerato chiudo gli occhi nel disperato tentativo di riacquistare il controllo mentre sento scivolare delle gocce di sudore freddo sul mio collo. Quando la mano di Thom sfiora il mio braccio sobbalzo -Kat stai bene?- il tono del mio amico è spaventato, non è abituato, ho bisogno di Peeta, mi basterebbe solo vederlo per un secondo, incrociare i suoi occhi, sentire la sua voce, ed è quando ormai credo di non poter più tornare indietro lo sento, apro gli occhi e lo vedo -Buonasera signori e signore come state? Non è una perfetta serata per spendere i vostri soldi?- ricquisto un attimo di lucidità. Peeta è sul palco illuminato da diverse luci tiene in mano una cartelletta e è microfonato. Sbatto ripetutatamente le palpebre per essere sicura che non sia un allucinazione dovuta al mio attacco di panico. Uno, due, tre. Osservo nuovamente il palco e lui è ancora lì, in un completo blu e i capelli lisciati indietro con il gel. Sorride e continua a ammaliare il pubblico e tutti lo ascoltano senza proferire una parola. Ho la bocca asciutta, la voce calda e solare di Peeta si diffonde per tutta la sala e è come un tocca sana per i miei nervi e risco a ricompormi seduta accanto a Thom - Per chi non mi conoscesse sono Peeta Merlark e questa sera avrò l'onore di essere il vostro personale battitore d'asta, Ceaser mi ha chiesto di sostituirlo all'ultimo ed eccomi qua- fa l'occhiolino nella mia direzione e tace un attimo per dare modo agli ospiti di applaudure. Il suo sorriso fa sciogliere gran parte della componente femminile della sala. Continua a intrattenere con battutte spiritose la sala fino a quando annuncia di aver bisogno di un assistente e si gira nella mia direzione. Sbianco e mi affretto a rifiutare scuotendo forte il capo destando la sua ilarità. -Beh non mi rimane che assistermi da solo visto che la mia bellissima fidanzata preferisce stase seduta tra di voi- sento le guance avvampare mentre tutti gli occhi della sala si voltano nella mia direzione mentre Thom trattiene a stento le risate accanto a me -Calma, calma, Ragazza di fuoco posso farcela da solo- dice tornando a canalizzare l'attenzione su di lui e sdrammatizzando la situazione. -Dunque possiamo iniziare la serata- un altro caloroso applauso accompagna le sue parole e sono colpita di come Peeta riesca a essere così a suo agio al centro dell'attenzione. Il suo è un dono che invidio molto. -E' molto semplice- inizia spiegando come si svilupperà la serata -Tra poco sarò lieto di presentarvi i ventiquattro premi che ventiquattro di voi fortunati potranno aggiudicarsi. E sono sicuro che anche loro fremono di salire su questo palco. L'ordine non sarà casuale ma seguiremo la classifica dei piazzamenti di questa mattina al contrario- questo vuol dire che Johanna e Madge saliranno sul palco quasi per ultime -Questo è per dare una possibilità di guadagno maggiore a coloro che sono arrivati ultimi quest'oggi. Quindi mano a vostri portafogli e salutate con un grand applauso il nostro primo tributo- Peeta prosegue con una breve descrizione fisica - Ed è con noi stasera direttamente dalla Dtau:  il tenebroso Cato- sono sorpresa di non vedere che i Dtau abbiano cambiato strategia non facendo partecipare Finnick che vedo a pochi tavoli di distanza mentre lascia teneri baci sul collo di Annie -Cato parlaci un po' di te? Cosa offri alle nostre bellissime spettratici?- continua in direzione di Cato allungando verso di lui un microfono. E' molto più alto di Peeta e prima di parlare stira la schiena mettendo in evidenza tutti i muscoli del suo corpo, che incornaciano la sua persona -Beh credo che al giorno d'oggi- si interrompe per schiarirsi la voce -sia necessario per ogni ragazza sapersi difendere in ogni circostanza- -Interesante- annuisce Peeta - quindi ti proponi come Bodyguard personale?- lronizza Peeta -No, penso sia più utile che le ragazze imparino a difendersi da sole, quindi propongo lezioni di difesa persole- conclude sorridendo malizioso in direzione di un tavolo delle Sigma Nu -Ottimo, direi che possiamo incominciare. Quindi signore ecco a voi Cato e le sue Lezioni di difesa personale. Base d'asta un dollaro!- diverse ragazze iniziano a rilanciare. Il fascino di Cato deve aver colpito molte studentesse e sono sorpresa quando Peeta mette fine alla contesa -Cato aggiudicato alla brunetta con il vestito giallo per 200 dollari!- Il ragazzo muscoloso lascia il palco soddisfatto e si va a sedere accanto alla ragazza che ha appena speso un sacco di soldi. Per come sono stata cresciuta io è impensabile sperperare queste quantità di denaro per gioco e per capriccio. L'asta procede e Cato mantiene la prima posizione finchè non arriva il turno di Celeste che si presenta alla destra di Peeta con un abito magenta semi trasparente con una scollatura esagerata e volgare mentre Peeta le pone delle domande lei fastidiosamente continua a ridacchiare e ammicare al mio ragazzo attorcigliandosi un boccolo attorno al dito -Stai calma Kat- dice Thom cercando di tranquillizzarmi -Non puoi essere gelosa di quell'anatra- dice sorridendo -NON sono gelosa- rispondo offesa. Le lezioni di francese di Celeste vengono battutte all'asta per 400 dollari e ormai capisco che non c'è limite allo scialacquamento di denaro questa sera. Attendo il turno di Gale ridendo e mangiucchiando stuzzichini con Thom che stenta a credere come un membro dell'Omega chi abbia guadagnato solo un quarto di dollaro quando la base d'asta era uno. Dopo il dodicesimo tributo Peeta dichiara una pausa e ne approfitta per venire a salutarmi. Provo invano a tenergli il muso, perchè purtroppo è irresistibile. Afferra il mio viso tra le mani e lo ricopre di baci facendomi arrossire siccome Thom è qui accanto a noi -Sei davvero bravo Mellark!- si complimenta il mio amico -Ceaser ha dovuto dare forfet all'ultimo momento quindi mi hanno chiesto di sostituirlo questa mattina- spiega mentre continua ad abbracciarmi e accarezzarmi delicatamente -Potevi dirmelo- commento offesa -Volevo farti una sorpresa, Dolcezza- sbuffo rumorosamente -Ti amo anche io!- si affretta a dire prima di tornare sul palco. Lo spettacolo riprendere e Peeta convolge ancora di più il pubblico improvvisando piccole scenette con i partecipanti -Salutiamo la bellissima Cashmere, e preparatevi per lui. 22 anni. Nato sotto il segno dei pesci la notte degli innamorati.1.91 di muscoli e a volte simpatia. Amico fidato. Presidente della Dtau. E fidanzato della bellissima Madge Undersee. Sono lieto di invitare sul palco Gale Hawthorne- La sala dedica un fragoroso applauso al mio migliore amico e io stringo la paletta davanti a me per prepararmi a vincere per la mia migliore amica -Ciao Mellark, è un onore essere qui anche per me- gli dice affabilmente -Non te la stai cavando poi così male- scherza colpendolo a un lato con una gomitata -Vediamo come ti comporterai te Hawthorne, la cifra da superare per ora è di 400 dollari- mi si stringe lo stomaco, per fortuna i soldi sono di Madge -Penso proprio che sarà una passeggita- scherza -Nessuna potrà resistere alla tentazione di imparare a giocare a football con il sottoscritto- ammicca al pubblico femminile e mi va di traverso la saliva . Il suo talento sarebbe insegnare a giocare a football? Sono quasi divertita mentre, poco prima che il mio ragazzo dia il via alle offerte, penso che nessuno spenderà più di un dollaro  . Al contrario di quanto mi aspettavo le ragazze intorno a me sembrano impazzite nella prospettiva di essere placcate dalle braccia di Gale ed mi è quasi impossibile rilanciare mentre la cifra si alza esponenzialmente. Devo fare qualcosa mentre intorno a me le palette continuano a sventoloare. Madge non me lo perdonerà mai. Devo aggiudicarmi il mio migliore amico per la serenità della mia migliore amica e quando la mia voce grida - Cinquecento dollari!- stento a riconoscerla. Sia Gale e Peeta mi guardano sorpresi e si scambiano sguardi confusi, tremo mentre Peeta pronuncia -Cinquecento e uno. Cinquecento e due. Cinquecento e tre. Gale Hawthorne aggiudicato a Katniss Everdin per 500 $.- Sforzo un sorriso nella sua direzione e confuso Peeta continua la serata -Grazie alla mia fidanzata,  i Dtau conquistano la prima posizione.- Vengo raggiunta da Gale che è più sorpreso di vedere Thom accanto a me che dalla spiegazione che mi precipito a dargli. I miei più vecchi amici senza poca fatica riescono a superare l'iniziale imbarazzo e iniziano a scherzare come un tempo e non mi sembra vero. Sono felice per loro. Scoppiamo a ridere per l'intera permanenza di Johanna sul palco che aiutata da Peeta risulta addirituara spiritosa -Allora cognatina cosa offri ai nostri ospiti- le domanda Peeta -Sai caro Peetuccio ci sono molte cose che potrei offrire- ammicca nella direzione del pubblico- ma per rispetto nei confronti del tuo caro fratellino mi limiterò ad aiutare il fortunato vincitore a preparare l'esame di anatomia!- afferma befferda - Spero che tu riferisca all'esame teorico del corso della professoressa Wiress - ride - Certo a che altro mi potrei riferire- ed ora è l'intera sala a sogghignare. E' comunque Jake a portarsi a casa Jo' per 450 $ -Soldi davvero spesi bene fratellino- afferma Peeta - mi sembra che tu non debba nemmeno da dare quell'esame- -Non ti preoccupare Mellark c'è sempre la partica da approndire- lo corregge Johanna che prima di scendere dal palco si avvicina a Peeta per sussurargli qualcosa nell'orecchio e porgergli un biglietto. Vedo il mio fidanzato annuire e subito dopo presentare il ragazzo della Iota Kappa che viene liquidato velocemente dopo tre offerte. E' passata da poco mezzanotte quando arriva il turno di Madge che con il suo lungo abito verde scuro illumina il palco grazie agli smeraldi che brillano sul suo corsetto. Sembra nervosa ma Peeta riesce subito a metterla a suo agio. Anche Madge è fatta per stare sul palco. Il ragazzo del pane e la mia amica si dilungano un po' facendo dei pronostici e complimentandosi a vicenda - Hai cambiato profumo?- chiede Peeta -Te ne sei accorto subito?- sorride Madge -Ne ho rubati due spruzzi da quello che hai regalato a San Valentino a Kat- confessa lanciandomi un bacio e non posso fare a meno di ridere come tutti i presenti. Peeta continua -Mia cara Madge mi sono state date nuove indicazioni per quanto riguarda a ciò che offrirai qui stasera- Madge lo guarda confusa -Ah si?- chiede -La tua presidentessa mi ha dato questo- sventola un biglietto in aria e poco dopo inizia a leggerlo -Chi si aggiudicherà quest'asta avra l'opportunità di trascorrere un'intera giornata in tua compagnia e diritto a un appuntamento con la qui presente Madge Udersee tutto spesato dalle AXO.- Madge sgrana gli occhi e sconvolta lancia uno sguardo nella mia direzione in cerca di aiuto -Base d'asta un dollaro- dice Peeta e riesco a stento a trattenere Gale al mio fianco mentre inizia a gridare i peggiori insulti a Johanna che dietro di noi continua a ridere e si giustifica dicendo - Hatwood per vincere questo e altro- il piano di Johanna sta funzionando le offerte susseguono una dietro l'altra e Madge nonostante sia lusiganta di vedere battersi a suon di centoni i ragazzi attorno a lei non smette di lanciare lunghe occhiate a Gale che ha iniziato a litigare con Jo'. Non so che fare ma per fortuna Thom accanto a me sembra trovare una soluzione prende una paletta e alzandosi in piedi grida per sovrastare le altre voci -Mille dollari?!- più che un'offerta sembra una richiesta di permesso mentre cerca lo sguardo dell'amico che quando sente -Aggiudicato per 1000 $- rilassa i muscoli sulla schiena e ringrazia il suo amico ritrovato - Grazie Thom- dice porgendogli la mano -Di cosa? Lo avresti fatto anche tu per me- e rivedere il loro rapporto recuperarsi mi riempie il cuore di gioia. La tenera scenetta è interrotta da Madge che eccitataa arriva nella nostra direzione -Sono prima!- saltella eccitata vicino a Gale e Thom. Lascio alle mie spalle i miei amici e  raggiungo  Johanna che compiaciuta si gode la scena -Sapevi che avremmo vinto cambiando il talento di Madge?- le domando  -Certametne Everdeen - mi dice accavalndo le gambe -Guardala, qualsiasi ragazzo sano di mente vorrebbe uscire con lei e il fatto che Gale sia sbroccato ci ha fatto guadagnare ancora più punti- sono senza parole -Sei peggio di uno stratega- le dico -Io sono Lo stratega, e non sorprenderti quando vinceremo i giochi, perchè li vinceremo.-

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Capitolo 36
*** Oro ***


Ciao a Tutti! Come state? E' sempre un piacere vedere che la storia ha ancora molte visualizzazioni e alcuni di voi trovano tempo anche per esprimere la propria opinione. GRAZIE.GRAZIE.GRAZIE. Prima di lasciarvi al capitolo metto subito le mani avanti e vi avviso che queste pagine nascono da un'idea balorda nata durante una notte buia e tempestosa, non voglio anticipare nulla per non rovinare la lettura quindi buon proseguimento. A presto -Torma
P.S. Ditemi cosa ne pensate ;)


 
35.
POV Madge

Sono ancora eccitata per la fine dell'asta! L'adrenalina scorre nelle mie vene e mi fa sentire viva. Sorrido a chiunque si congratuli con me mentre la festa, per concludere la serata, ha inizio . Mi sono seduta un attimo al tavolo perché sento le gambe molli, la tensione accumulata nelle ore che sono appena trascorse sta pian piano lasciando il mio corpo concedendo spazio ad altre emozioni. Gale è al mio fianco ancora nervoso per la mossa di Johanna, i muscoli tesi pronto a scattare al primo errore di qualsiasi persona. È stato un brutto tiro quello della brunetta, lo ammetto , ma non riesco a essere arrabbiata con lei, in fondo so che è stata una trovata geniale, mi costa un po' ammetterlo ma il sapore della vittoria cambia tutte le carte in tavola . Mi rilasso sulla sedia mentre gelosamente Gale continua a massaggiare la mia schiena scoperta con le sue mani ruvide .. Ascolto distrattamente la conversazione che sta avendo con il suo "nuovo, vecchio, non ho capito" amico Thom e mi lascio distrarre dal movimento delle altre persone attorno a noi ... Sento per  la quinta volta Gale ringraziare Thom e ritorno a prestare attenzione ai ragazzi vicini  a me.. Osservo silenziosa il ragazzo moro seduto dalla parte opposta del tavolo e non posso fare a meno di notare che si somigliano ì moltissimo  , sembrano addirittura fratelli , quasi come Jake e Peeta, si differenziano per pochi tratti. Occhi ipnotici e profondi si posano su di me mentre Gale sta ancora cercando di trovare una scappatoia, ma sia io che lui sappiamo bene che l'appuntamento dovrà svolgersi per forza. Sono le regole. Ogni vincitore prenderà parte a un' intervista e le telecamere registreranno parte degli incontri per documentare i risultati di questa serata. Mangiucchio un pasticcino alle fragole preso da un vassoio, mentre lascio che le parole di Gale scorrano dalla sua bocca inutilmente, tuttavia dopo aver ascoltato il suo ennesimo piano per sovvertire le regole decido di intervenire -Hawthorne- richiamo l'attenzione di entrambi, sporgendomi sul tavolo e appoggiando i miei gomiti sulla candida tovaglia bianca- da quello che dici sembrerebbe che non ti fidi di me- dico lanciandogli una occhiataccia -sono dell'idea che saremo in grado di gestire, da persone mature, questa faccenda- aggiungo lanciando uno sguardo a Thom che dall'atra parte del tavolo sembra essere d'accordo con me e aggiunge - Tranquillo amico mi comporterò da gentiluomo - Gale imbarazzato annuisce ingerendo tutto d'un fiato il suo bicchiere di vino lasciando che uno strano silenzio scenda sulla nostra conversazione. Poco dopo i due ragazzi riprendendo a parlare di altro come se nulla fosse. Apro  di nuovo bocca solo per dire: - Non vedo Katniss da un po'- e mi congedo annoiata di ascoltare i loro discorsi - vado a cercarla- mi alzo lasciandoli bere e ricordare i vecchi tempi mentre attraverso la folla alla ricerca della mia migliore amica. Non l'ho ancora ringraziata per aver speso bene i miei soldi. Faccio fatica a trovarla, la maggior parte degli studenti ha abbandonato il proprio posto per dedicarsi al buffet e il caos regna sovrano. La trovo, dopo diversi minuti di ricerca, su un divanetto, vicino all'entrata, che parla o meglio ascolta Peeta parlare. Sono raggianti, come sempre, quando sono insieme quei due . - Eih disturbo?- chiedo prima di accomodarmi al suo fianco -No siediti pure- sono subito salutata con un sorriso da entrambi -Vado a prendervi qualcosa da bere ,signore.- ci dice Peeta dirigendosi verso al bar e concedendoci del tempo per parlare da sole -Emh..Emh- tossisce Katniss, sembra divertita -Non so bene come comportarmi- mi dice ridacchiando e lisciando con le mani la lunga gonna dell'abito -Devo inchinarmi alla super star della serata?- mi prende in giro prima di scoppiare a ridere -Ma smettila- le dico dandole un pizzicotto sulle sue braccia lisce - Ne sapevi qualcosa tu?- la incalzò con alcune domande - No ma a dire la verità sospettavo qualcosa . Johanna aveva uno sguardo strano ..- ammette - Non me ne ero accorta- emetto con un filo di voce . Mi sento un po' stupida. Ero troppo preoccupata di non piacere. Sono sempre stata abituata a essere al centro dell'attenzione, ma questa serata a messo a dura prova i miei nervi... - Che mi dici di Thom?- chiedo nascondendo l'imbarazzo nella mia domanda... Amo Gale ma qualcosa di Thom attira la mia curiosità .. Ascolto qua e là il discorso delle mia amica elaborando le diverse informazioni su Thomas Evans, lo studente di veterinaria che questa sera ha speso ben mille dollari per un appuntamento con me... Beviamo i drink che Peeta ci ha portato e scherziamo insieme, è bello stare in loro compagnia, Katniss e Peeta hanno un rapporto tutto loro, molto diverso da quello che abbiamo io e Gale. La mia amica guarda quel ragazzo come se tutto dipendesse dalla sua esistenza. Mi rallegra vederla così serena in sua compagnia ma non voglio disturbarli troppo. So, anche se non l'ammetterà mai apertamente, che a Katniss è mancato moltissimo Peeta in questi giorni quindi dopo mezz'oretta decido di tornare dal mio fidanzato che purtroppo trovo occupato a ridere e a scherzare con alcuni confratelli. Visibilmente ubriachi. Noto l'assenza del suo vecchio amico. Thom deve essere tornato a casa. Non mi va di disturbare Gale e soprattutto non mi va di ascoltare i commenti troppo volgari dei suoi confratelli su tutte le ragazze della stanza così decido di cambiare direzione. Passando accanto alle grandi vetrate della sala ,decido di uscire per un attimo sulla terrazza  a prendere un po' d'aria. Spingo la porta che dà verso l'esterno per uscire e lascio alle spalle tutti i rumori della sala per ritrovarmi sola.. Una tiepida brezza mi accarezza il viso e i miei capelli vengono spettinati leggermente.. La grande terrazza si affaccia sul parco secolare del municipio, e con mio immenso piacere è deserta. Non mi sorprendo del fatto che gli altri preferiscano stare dentro a ubriacarsi piuttosto di cercare un po' di tranquillità qui fuori.. La vita mondana appartiene al mio passato il quale, come un po' tutti d'altr'onde,  cerco a volte di dimenticare .. È da un po' che non sento mio padre .. È sempre molto occupato con il suo lavoro, quindi immagino che sia  normale che si dimentichi di contattare la sua unica figlia, che vive dall'altra parte del continente, dopo tutto ogni suo giorno deve dedicarlo all'amministrazione della sua città.. Per non parlare di mia madre.. Forse le pillole che assume per le sue emicrania potrebbero averle fatto dimenticare anche chi sono.. Mi sento un po' in colpa a formulare questi pensieri nella mia testa. Dovrei essere grata per la vita ricca che ho potuto condurre, ma non sempre la felicità è l'affetto si possono comprare con il denaro. Passo un dito sul girocollo di pietre preziose che i miei genitori mi hanno regalato per le vacanze di Natale e il ricordo della perfetta settimana che abbiamo trascorso insieme fa male.  E' stata forse la miglior recita che la famiglia Undersee ha inscenato da quando sono venuta al mondo. Impeccabili. Da Oscar. Entrambi i miei genitori  hanno fatto in modo di mostrare il loro lato  migliore davanti agli occhi increduli di Gale .. Tutto in quella casa gridava perfezione. Sembravamo perfetti. Quasi reali, ma dolorosamente irreali. Mia madre ha finto pure di preparare la cena di Natale mentre mio padre faceva domande a Gale come se fosse realmente interessato. Io come al solito sono rimasta sullo sfondo educata, gentile e affabile quasi felice nell'osservare quella messa in scena cosi ineccepibile. So essere perfetta grazie a loro. Fingere è stata la prima cosa che mi è stata insegnata a fare. Mantenere un certo comportamento era necessario per la facciata della nostra famiglia . La vita di mio padre, in quanto  personaggio pubblico, doveva essere d'esempio, nessuno lo avrebbe votato e rispettato se si fosse saputo che non era in grado neanche di tenere insieme i pezzi della sua famiglia. La sua vita, come la nostra del resto, fu spesso, ed è ancora argomento delle tv locali o dei giornali . Madge non fare questo e neppure quello. Bellezza. Vanità. Perfezione. Sono queste le tre parole che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza. Sii perfetta. Risplendi. Primeggia in tutto, sempre. Queste sono le regole e la vacuità su cui si è sempre fondata la mia vita. La costante necessità di essere perfetta mi sovrastava continuamente e mi faceva sentire sempre sul punto di essere stritolata da tutta quella pressione. Madge schiena dritta. Madge sorridi. Sii gentile Madge . Con eleganza Madge. Mostra solo quello che vorresti che gli altri vedano di te. Sii sempre all’altezza delle nostre aspettative e dei nostri standard Madge. Ciò che conta è la forma, non il contenuto. Sono cresciuta in vetrina e proprio  crescendo in quel ambiente ho imparato a creare la mia immagine seguendo il loro esempio.  Fa male ammetterlo ma sospetto che questa sera, io abbia raggiunto il miglior risultato grazie a loro. Chi non mi avrebbe voluta dopo tanto esercizio? -Grazie mamma grazie papà ..-  Sussurrò ironica . Alzo lo sguardo verso il cielo e osservo le poche stelle visibili qui in città. Sono così lontane . Brillano intoccabili . In silenzio. Perfette. Irraggiungibili. -Eih- una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare , mi volto e vedo Thom a pochi passi da me stretto nella sua giacca elegante -Eih- rispondo a bocca asciutta dopo aver ritrovato la lucidità per rispondere . È proprio bello illuminato dalla luna. I suoi occhi scuri sono così diversi da quelli di Gale . Meno arroganti più dolci . Mi pento subito dei miei pensieri ma non posso negare di essere arrabbiata con lui.. Con Gale. Un pensiero insistente continua a frullarmi nella testa: Si era dimenticato di me. Così preso dalla competizione non si è preoccupato di me e neppure dell' asta fino a quando ha capito che potevo essere vinta da qualcun'altro , è stupido , lo so, ma fa male lo stesso.. Io sapevo di non voler che lui fosse di un'altra, ma lui? - Gale ti sta cercando- mi dice appoggiandosi alla balaustra e guardando di sotto - E' alto qui- aggiunge aspettando che io dica qualcosa - Non mi va di rientrare - ammetto posando nuovamente il mio sguardo sulle stelle. - Che c'è che non va, Madge?- mi chiede premurosamente - Nulla- mento sorridendo e cercando di ricordare tutti gli insegnamenti dei miei genitori "Qualunque cosa accada non lasciare trapelare le tue vere emozioni, amore mio, ricorda mostrati sempre al meglio e la vita sarà più facile"  Le parole  di mia madre annebbiano la mia mente e cerco di tornare la Madge perfetta di ogni giorno. Ricordo. Sorrido. Splendo. Eppure qualcosa va storto, non so da cosa lo capisce, ma Thom non abbocca alla mia recita - Si vede da due chilometri che quel sorriso non è vero- mi dice sorridendo accondiscendente. Sono scioccata, mai nessuno se ne era accorto. A fatica mantengo la facciata - Come fai a saperlo? - chiedo beffarda nascondendo il fatto che ha pienamente ragione - Guarda. Ti trema impercettibilmente  qui- dice sfiorando con un dito l'angolo della mia bocca e rimango senza fiato. Il cuore si ferma per un attimo e riprende a battere al rumore delle sua risata - Tranquilla Undersee, non lo dirò a nessuno. Sarà il nostro piccolo segreto- ammicca nella mia direzione e io passo le dita sul punto che è appena stato sfiorato dal ragazzo davanti a me - Non sentirti in imbarazzo- mi sorride - Non sono in imbarazzo - rispondo con voce tremante - E' che.. È che nessuno se ne era mai accorto prima - ammetto senza fiato. Non so spiegarmi come abbia fatto a comprendere. E' l'unico. Per questo ragazzo è bastato osservarmi una sera per capire quale fosse il mio sorriso falso migliore. - Sono un ottimo osservatore- ammette infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni - Non pensavo si notasse- riprovo a fare un sorriso nella sua direzione ma Thom mi risponde - Non ci casco, è peggio di quello di prima - sbuffo e tiro un calcio irritata a un sassolino vicino alla mia scarpa - Sarà perché sono stanca - cerco di difendermi - Se ti fa sentire meglio credici pure - mi dice e non sapendo che altro aggiungere decido di cambiare discorso -Da quando conosci Gale?- chiedo curiosa - Da quando all'asilo cercavamo una via d'uscita per scappare dalla recinzione della scuola materna per andare a esplorare e conquistare il mondo- dice senza imbarazzo e nel sentire la sua risposta pura e immaginandomi la scena scoppio a ridere -Ecco vedi, c'è differenza - dice indicando le mie labbra curvate all'insù - Se lo dici te - dico affrettandomi a coprire la mia bocca con la mano. È veloce nei movimenti e la sua mano si avvolge repentinamente attorno al mio polso - Non coprirlo , hai un sorriso bellissimo- sento le guance scaldarsi mentre il mio polso brucia ancora per il suo tocco dal quale mi ha subito liberata -Dai Undersee - continua come se nulla fosse - Facciamoci qualche confessione profonda che solo gli amici più intimi si possono rivelare- dice ridendo - Del tipo?- lo incalzò con una domanda sperando non mi chieda nulla di imbarazzante - Come mai sei arrabbiata con la tua dolce metà?-  rimango a bocca aperta - Come scusa?- cerco di non far trapelare emozioni - Suvvia... Lo capirebbe anche mia nonna che c'è qualcosa che non va - ammette . È davvero sveglio e intelligente .Sembra quasi che mi legga nel pensiero..- Beh poteva fare qualcosa lui se non voleva che qualcun altro vincesse il mio talento.. - - Ma non era contro le regole?- mi interrompe Thom - Non ha bisogno di un avvocato difensore-  lo attacco risentita - Poteva benissimo provarci- dico inviperita - Invece è stato in grado solo di arrabbiarsi con Johanna - ammetto tristemente - Gale non è stato mai un ragazzo sveglio quando centravano le ragazze - ammette divertito e fa sorridere anche me -Sentiamo, qual è il più oscuro dei tuoi segreti?- chiedo maliziosa. Un lampo vivace attraversa i suoi occhi scuri e le sue labbra si ricurvano all'insù in modo provocante -Non credo tu sia ancora pronta per scoprirlo mia dolce Madge- Dolce? Scoppio a ridere per quel tenero appellativo -So mantenere qualsiasi segreto- mi affretto a dire - Non ne dubito- Ammicca e subito dopo cambia discorso. Sa essere un ottimo conversatore e mi diverto ad ascoltarlo parlare di sè. - Ho freddo- dico ad un certo punto accarezzandomi le braccia ricoperte da un impercettibile pelle d'oca -Tieni- mi allunga la sua giacca elegante e la poggia sulle mie spalle. Cerco di non annusare il suo profumo ma è più forte di me e sprofondo nel morbido tessuto mentre Thom aggiunge -Forse dovremmo rientrare visto che siamo qui da parecchio tempo...- Già... Dovremmo... Gale mi starà cercando... Scuoto leggermente la testa... Dovrei rientrare...  Ma non voglio lasciare questa terrazza , stringo a me il caldo tessuto e lascio cadere nel vuoto la sua ultima affermazione. - Ho male ai piedi- confesso imbarazzata spostando il peso da una gamba all'altra , cercando di portare sollievo ai miei piedi doloranti racchiusi nelle mie altissime scarpe nuove - Perché non le togli?- mi domanda Thom, non del tutto dispiaciuto di essere ancora qui fuori con me. Lo guardo sconvolta - Dovrei rimanere scalza sulla terrazza?- chiedo con tono confuso -Sembra che io abbia detto una follia - ora è Thom a guardarmi confuso - Non mi è permesso - ammetto a bassa voce - Davvero non capisco- -Non posso mica stare a piedi scalzi in un luogo pubblico- dico semplicemente . Non è decoroso, Non si addice per niente. Se bella vuoi apparire un po' devi soffrire. Giusto mamma? -Non hai mai camminato a piedi scalzi?- Mi domanda scombinato Thom -Ma certo che sì! Nella mia stanza. A volte a casa. In spiaggia...- ammetto un po' in imbarazzo - ...Ma qui siamo...- non riesco a spiegarmi -Non posso crederci- afferma il ragazzo di fronte a me - Mia madre e mio padre..- inizio a dire ma non so come continuare, Thom ride mentre si china e slaccia le sue scarpe. Rimango a bocca aperta mentre lo fissò senza capire. Toglie anche i calzini e si ritrova a piedi scalzi sul marmo della terrazza - Ecco è facile vedi- alzo lo sguardo al cielo - Ma c'è gente dentro- cerco di dire - Coraggio . Non è morto nessuno per una passeggiata a piedi scalzi- incalza e cedo -D'accordo-. Senza abbassare lo sguardo dai suoi occhi, sfilo prima una e poi l'altra scarpa e mi ritrovo dodici centimetri più in basso ma il dolore alle estremità è subito alleviato . Sgranchisco i piedi a contatto con il pavimento freddo e un senso di sollievo mi fa scoppiare a ridere. Rido a pieni polmoni . Rido perché i piedi non mi fanno più male . Rido anche di me e delle mie stupide convinzioni, delle stupide regole imposte dai miei genitori...  -E' stato semplice, vedi- sorrido a quel ragazzo davanti a me e improvviso qualche piroette sul terrazzo lucido . Mi sento leggera . Meno impostata . Felice di stare a piedi nudi in hotel di lusso. - Se mi vedessero i miei genitori impazzirebbero- ammetto subito dopo essermi fermata -Impazzirebbero di gioia?- mi domanda divertito - Non esattamente - sorridendo  mi appoggio di nuovo alla balaustra accanto a lui. Con il cuore che batte per la gioia di poter essere perfetta nell'imperfezione. La mia acconciatura è quasi arruffata per le diverse giravolte, le guance mi fanno male, i piedi non sono più perfettamente puliti e con indosso una giacca più grande di tre taglie sono: -Perfettamente sciatta- bisbiglio mentre sospiro e lascio che l'aria fresca riempia i miei polmoni. Thom mi guarda divertito e nonostante rida di me non ho paura del suo giudizio. Posso benissimo non essere all'altezza non è un dramma. E' bello non doversi preoccupare del proprio aspetto una volta tanto...
Parliamo del più e del meno per un tempo imprecisato. E' piacevole stare in compagnia di Thom. Vorrei sapere molte cose della sua infanzia passata con Gale e del perché si siano persi di vista nonostante mi siano sembrati affiatati questa sera. Tutte queste domande mi affollano la mente ma quando trovo il coraggio di parlare dico tutt'altro  - Non dovevi spendere tutti quei soldi per Gale- mi guarda stranito  -Non se lo meritava - aggiungo tutto d'un fiato - Ti sbagli - due uniche parole escono dalle sue labbra - Se li meritava?- domando curiosa - No- sorride. Come? Ora sono confusa ma le sue parole arrivano chiare al mio cuore - Non l'ho fatto per Gale - Ah no? Ma cosa sta dicendo questo ragazzo? - ...e per chi allora ?- sussurro con un filo di voce - L'ho fatto... Per me- - Per te? Ma cosa vuoi dir.. -Cerco di chiedere prima che lui possa aggiungere -Mi piaci Madge Undersee- e dicendo questo raccoglie da terra le sue scarpe e se ne va. Si allontana lasciandomi sola sulla terrazza. Rimango immobile avvolta da una giacca grigia, circondata dal profumo di Thom così diverso da quello di Gale. Senza scarpe. Spettinata. E guardando le sue spalle muscolose avvolte nella camicia  bianca scomparire dietro la porta finestra non so più cosa pensare.

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Capitolo 37
*** Paglia ***


Ciao a tutti! Che dire? Sono ancora viva... La sessione invernale dei miei stivali ha rallentato (come accade spesso) la storia. Eccomi qui per farmi perdonare per la lunga attesa interminabile. Sono contenta delle vostre risposte all'ultimo capitolo e quindi ho deciso di sperimentare ancora un po'. Questo nuovo personaggio sconvolgerà l'equilibrio? Leggete e scopritelo! Per gli amanti della coppia Katniss e Peeta non vi preoccupate nel prossimo capitolo si parlerà solo di loro. Tutto è in produzione. Buona serata e buona lettura. La vostra, sempre in ritardo -Torma.

P.S. Fatemi sapere cosa ne pensate ;)


36.
Pov Thom
Mi alzo con un gran mal di testa disturbato dal fracasso che gli inquilini del piano di sopra fanno sbattendo piedi e oggetti contro i muri. Stanno ancora litigando. Ancora. Blight e sua moglie sono una coppia di pazzi psicopatici. Ormai per noi è diventata un'abitudine svegliarci grazie alle loro grida. Trovano sempre un motivo per schiamazzare. Ogni giorno ne hanno una.  Continuamente, senza sosta, fanno baccano alle ore più improbabili della giornata. Mi rigiro nel mio letto e cercando di attutire i rumori mi ricopro la testa con il cuscino, non c'è niente da fare, non riesco  più a riprendere sonno . Maledizione. Scalcio via le coperte imbufalito. Questa settimana di pausa sarebbe l'ideale per riposarsi e recuperare un po' di studio arretrato ma sembra che il destino non sia in mio favore . Guardo di traverso la sveglia e leggo l'orario.  Sono le sette. È prestissimo. Posso sentire il russare di Darius attraverso la parete . Passo la mano tra i capelli  e mentre stiracchio i miei muscoli non posso smettere di pensare alla bella Madge . I suoi occhi. I suoi capelli. La sua pelle. Le labbra rosse e quel sorriso. Sento che mi sto eccitando solo al ricordo del calore della sua pelle. -Smettila cazzo!- grido al centro della stanza. E' Malato. Sono un idiota! Non può piacermi Madge . È la donna del mio migliore amico. Devo dimenticare al più presto la serata di ieri.. Ma come  posso? E' stato quasi indescrivibile. Ma è stato bello anche scherzare con lui. Mi mancava il mio migliore amico. Ieri sera siamo riusciti a chiarire alcune vecchie questioni e mi è sembrato di essere tornato ai vecchi tempi. Non posso rovinare tutto per una stupida ragazza... Ma Madge non è stupida. È stupenda. -Pensa a Gale!- mi rimprovero tirandomi un buffetto sulla guancia . Non gioverebbe a nessuno questa mia "cotta". Ma non posso negare che era da un po' che l'avevo notata al campus... Ma ieri, ho speso un sacco di soldi.. Ma per chi?  Per lui o li ho veramente spesi per me come ho detto a Madge? Ripenso alla serata passata e non posso fare a meno di sorridere nel ricordo di Madge che gira senza scarpe sul balcone. Fantastica. Non riesco a togliermi il suo viso dalla testa. Basta. Mi alzo e decido di provare a dimenticare la ragazza del mio migliore amico con una doccia fredda. Ma perchè? Cosa c'è di sbagliato in me? Mentre l'acqua scorre sul mio corpo la mia mente vaga e non riesco a evitare di perdermi in fantasie inopportune. I suoi occhi. Le sue mani. Le sue labbra. Quel corpo... Apro il getto al massimo ma non funziona... L'appuntamento.. Sarà meglio togliersi subito il pensiero... Sono le otto quando prendo il numero , che quelli dello stuff televisivo mi hanno consegnato ieri sera, e chiamo per concordare la data e l'ora dell'intervista . Facciamo oggi. Venti minuti di tortura per poi smettere di avere alcun rapporto con Madge e essere libero di andare avanti. -Per pranzo , perfetto- riaggancio e mi sento nervoso. Dovrei anche avvisare Madge. E se oggi non potesse?  Meglio  contattare Johanna, la mente di tutto ciò. Nuovo numero, nuova telefonata. -Evans?!- risponde scocciata - Che c'è ?- bofonchia , sembra abbia la bocca piena.. -Mason..Ciao. Stai facendo colazione?- le chiedo - Esattamente .. Alle 9,30 inizia il Beach volley, devo prepararmi.- posso sentire in sottofondo le diverse voci delle consorelle e immagino che siano tutte riunite per la colazione - Senti Jo' , so che l'appuntamento con Madge doveva essere spesato da voi, ma non c'è bisogno - - Ah davvero? Perfetto. Meno soldi dobbiamo spendere e meglio è! - mi risponde ridendo, sembra che abbia preso bene la cosa -Posso avere il numero di Madge per contattarla ?- domandò quasi balbettando. Non riesco a riconoscere l'imbecille che sta tendendo in mano il mio telefono da quanto mi sento nervoso -Undersee, telefono!- grida dall'altra parte della cornetta Jo' e la sua voce mi stordisce facendomi quasi perdere la presa  -Pronto? Con chi parlo?- la voce melodica di Madge arriva alle mie orecchie ovattata -Pronto?- il suo secondo richiamo mi fa riacquistare la parola - Ciao Madge, sono Thom- Silenzio. Forse neppure lei si aspettava che la contattassi così presto. Ma poi parla: -Ciao Thom- sembra felice di sentirmi o almeno così mi illudo - So che te lo sto dicendo con poco preavviso ma sei libera oggi a pranzo?-  aspetto una sua risposta mentre il mio cuore martella nel mio petto -Sai ho molti impegni e vorrei approfittare di questa giornata libera per liberarmi velocemente della seccatura dell'intervista- cerco di giustificare tutta la mia fretta -Emh.. sì.. Giusto l'intervista..- sembra pensarci troppo -Questa mattina mi alleno, ma a pranzo ci sono- dice poi allegra - Dobbiamo avvisare qualcuno?- aggiunge  -Ci penso io. Tranquilla - confermo - Ci intervisteranno durante il pranzo, se per te non è un problema e poi saremo liberi - - Liberi di andare dove?- chiese curiosa -Dove?- la sua domanda mi coglie alla sprovvista. Pensavo bastasse il pranzo, due sorrisi davanti alle telecamere e poi avrei ucciso queste maledette farfalle nello stomaco con della birra, molta birra. -Thom?- richiama la mia attenzione- Ti sorprenderò .. Ti consiglio solo di vestirti con qualcosa di comodo!- riesco a dire alla fine. Impreco in silenzio mentre il mio cervello inizia a pensare a dove portare la ragazza del mio migliore amico, mi serve un piano. -Ok Evans- ridacchia  -A dopo!- mi dice prima di interrompere la telefonata - A dopo- sussurro al vuoto e sono di nuovo solo in mezzo alla stanza. È facile trovare cose da fare per passare il tempo. Studio, riordino un po' la mia stanza . Lavo i piatti che Darius ha lasciato nel lavandino, cercando inutilmente un'idea per questo pomeriggio.. Avrei dovuto accettare la collaborazione delle AXO.
Rassegnato alle dodici esco di casa dopo aver indossato dei jeans comodi una t-shirt bianca . Prendo il mio giaccone per la moto e i due caschi insieme le chiavi. Con gli occhiali da sole riparo i miei occhi dai raggi luminosi di marzo e raggiungo la confraternita delle AXO. Spengo il motore della mia moto sportiva e con sorpresa vedo Madge seduta sui gradini del portico con indosso una camicia bianca infilata nei jeans a vita  alta e la un giacca di jeans che spunta da una borsa di pelle enorme . Ai piedi calza delle semplici vans blu e con il trucco leggero e i capelli raccolti in una coda alta è molto carina! - La sua carrozza - le dico mentre avanza verso di me scettica guardando  la mia moto - Cos'è quella?- chiede - La mia moto?- rispondo sorridendole - Devo salire con te?- è buffa mentre circospetta aggira la mia motocicletta. Non riesco a non ridere - Non ti fidi?- Le domando- Non mi sembra molto stabile - ammette allacciandosi il casco, che le ho allungato. Salgo e aspetto che si accomodi dietro di me - Solo se rispetterai i limiti di velocità - dice con tono di sfida - Tutto quello che vuoi - quando sento il suo petto stretto contro il mio corpo e il profumo del suo shampoo alle fragole  arriva alle mie narici le dico - Tieniti forte - e partiamo in direzione della tavola calda dove troviamo la truppe ad aspettarci. Il cameraman e il fotografo hanno già istallato le loro attrezzature intorno al tavolo più appartato del locale. La giornalista, una signora sulla quarantina, vestita di giallo ci segue e si accomoda dopo di noi al tavolo. Le domande sono parecchio stupide e banali ma sono colpito da con che grazia e eleganza Madge riesca a rispondere perfettamente a ogni interrogativo, anche quando la signora Cecilia prova a metterla in difficoltà con alcune domande su Gale. Ed è proprio sentendo alcune delle sue risposte che mi viene in mente dove portarla dopo pranzo.  Finito il tempo delle domande anche per me  e dopo le ultime foto siamo lasciati liberi di terminare il nostro pranzo e raggiungere la nostra destinazione. Quando usciamo dal ristorante Madge mi domanda curiosa - Il pranzo era per le telecamere ora dove mi porterai Evans?- la ammiro sorridendo mentre la guido verso il parcheggio - Fuori città - ammetto -Davvero? Non conosco quasi nulla a parte Providence - ammette eccitata. - Ci vorrà un pochino quindi porta pazienza.- Le dico mentre lega le sue mani attorno alla mia vita . Con la pancia piena e Madge accoccolata sulla mia schiena parto in direzione del maneggio dove passo la maggior parte dei miei weekend . Mi è bastato poco per capire che la vita di Madge è sempre stata imposta sul ordine,  disciplina e sopratutto apparenza . Voglio che possa sentirsi libera almeno per un giorno. Ci lasciamo alle nostre spalle gli alti edifici della città per dirigerci nel entroterra, dove la natura prevale sul costruito. Il ranch di Caff ospita una ventina di cavalli e altrettanti bovini, suini e animali di ogni genere, c'è anche uno struzzo. Il suoi possedimenti sono molto estesi, e tutto è immerso nella natura. Lo stile della tenuta è quello classico. Scorgo da lontano il fienile rosso e quando si iniziano a intravedere i primi recinti Madge capisce dove ci troviamo - Mi hai portata in una fattoria?!- Grida per farsi sentire - Ti ho portato a cavalcare - la correggo e non ricevo risposta, posso percepire solo un sospiro, che non riesco a interpretare . Subito dopo aver salutato Caff prendo per mano Madge e la conduco nelle scuderie. Sono contento di vedere che sul suo viso non si sia cancellato il sorriso, quello vero. La accompagno vicino ai diversi puledri e  do inizio alla presentazioni. Presento Madge a tutti gli animali di cui ogni fine settimana mi occupo e ascolto la sua risata riempiermi il cuore di gioia . Ma posso notare che non è molto a suo agio con alcuni cavalli, ma fa di tutto per non farlo a vedere. - Non ti piacciono i cavalli bianchi?- Le chiedo mentre distribuisco un po' di fieno ai ronzini - In realtà possedevi anche io un cavallo bianco..- e mentre noto il tempo passato capisco che la cosa la rende molto triste -Si chiamava Thor . Era bellissimo . Fantastico. Si è ammalato poco prima di Natale e i miei genitori hanno preso da soli la decisione di abbatterlo .. Non mi hanno detto nulla finché non l'ho scoperto da sola durante le vacanze. - Mi sento in imbarazzo, non so cosa dirle - mi dispiace - riesco a dire mortificato - Era il cavallo migliore del mondo - sorride tristemente al ricordo, mentre mi avvicino al mio preferito Lucky, con il suo pelo lucido e nero - Lui è Lucky, lei è Madge- ufficializzo le presentazioni esagerando con le buone maniere per farla ridere di nuovo e ci riesco. Sorride e cerca di imitarmi mentre accarezzo la criniera nera . - Ti andrebbe di cavalcare via da qui?- le chiedo sperando in una sua risposta positiva - Emh ..- sembra titubante, lancia un'occhiata intorno a se e  alla fine accetta -Si ok, facciamolo- . Madge mi aiuta a sellare Telma, una cavalla docile che sarà perfetta per essere cavalcata da lei - Brava bella.- E non posso fare a meno di notare che le mani di Madge tremano impercettibilmente - Non essere nervosa , sarà facile come togliersi le scarpe -  ammetto facendola sorridere -Sono anni che non lo faccio più - dice accarezzando la criniera dorata di Telma -Ci sono io- sussurro mentre la conduco all'aperto. Il sole è alto in cielo e illumina la pelle dorata di Madge e i suoi occhi verdi luccicano  -Pronta ?- le domandò, non mi risponde a parole ma annuisce con la testa, così l'aiuto a montare in sella -Tutto ok lassù ?- -E' alto, ma per ora va bene- Madge si trova subito a suo agio. Ricorda perfettamente come muoversi e come fare e ritorna a sorridere seduta sul dorso di Telma. Il suo sorriso illumina la mia giornata - Vuoi esplorare i dintorni ? - - Mi piace esplorare- . Ci dirigiamo ai limiti della tenuta  e galoppiamo per un' ora nei terreni circostanti. Quando il sole è caldo nel cielo decido di andare al limite del bosco  così da poter riposare all'ombra di alcune piante . È piacevole passare del tempo con lei . È divertente e simpatica . Solare e carina . Rido a crepapelle quando devo insistere più di una volta per farla sedere nell'erba alta . Resto sdraiato accanto a lei per un po' prima che lei interrompa il silenzio che era calato tra noi. Non riesco a smettere di guardarla mentre intreccia con le dita alcuni fili d'erba e quando alza di nuovo lo sguardo verso di me nota qualcosa -Cosa c'è che non va ?- mi chiede pensierosa -Nulla- mento . È come se una freccia avesse trafitto il mio cuore. E al pensiero di frecce e archi mi viene in mente il mio migliore amico. Gale. Non posso fare nulla contro di lui. Mi piace Madge ma è off limits sopratutto per me. Mi tiro a sedere e fisso i miei occhi scuri nei suoi tremendamente belli da fare male. Avvicino il mio volto al suo . Quindici centimetri . Quattordici centimetri . La osservo mentre resta immobile e guarda i miei occhi. trattiene il respiro per paura di fare qualcosa di sbagliato . È la sua reazione impassibile mi fa riacquistare lucidità e quando mi trovo a cinque centimetri da quelle labbra parlo . -Gale.- sbatte le palpebre velocemente e quasi posso sentirle sulla mia pelle. -Se fossi la fidanzata di qualsiasi altro ragazzo avrei già azzardato le distanze tra me e te . Ma stai con Gale . E non posso lasciare perdere questo dettaglio. Gale è il fratello che non ho mai avuto ed è per questo che io e te..- prendo un respiro profondo prima di continuare e ispiro il suo profumo travolgente -... Madge, dobbiamo accontentarci di questi cinque centimetri tra noi .-  Dico tutto d'un fiato e senza dare tempo di rispondere, prima di pentirmi . Mi allontano e salto in sella a Lucky . Madge mi guarda senza parole e prima di partire al galoppo lontano da lei aggiungo -Magari,  in u'n alta vita saremmo stati perfetti insieme. Ma purtroppo non in questa . Le volto le spalle e scappo via lontano da lei. Mi nascondo nelle scuderie per scaricare la tensione e tiro un calcio a un secchio di metallo ai miei piedi. Maledizione . Colpisco il muro con un pugno. So di avere fatto la cosa giusta ma allo stesso avrei voluto tanto fare la cosa sbagliata una volta tanto. Ma è nella mia natura , non posso farci niente. Non so essere egoista . Gale è sempre stato il mio punto debole , non avrei mai fatto nulla per ferirlo, neanche ora che il nostro rapporto non è più quello di un tempo. Non so con quale coraggio riuscirò a guardare in faccia Madge . Tiro un altro pugno alla parete e mi faccio male . Che stupido! -Thomas- vengo raggiunto da Madge che ha ancora il fiatone per aver spinto al massimo Telma per recuperare la distanza che avevo messo tra noi due . A fatica riesco a sollevare lo sguardo nella sua direzione e mi sorprendo nel vedere che sorride mesta - Grazie- mi dice e non capisco - Per cosa?- le domandò inebetito mentre si avvicina lenta a me e prende nelle sue mani la mano che ha appena colpito il muro - Per avermi regalato quei cinque centimetri - ammette -Sei un ragazzo fantastico e hai ragione . In un'altra vita saremmo stati perfetti . Ma credo che in questa potremmo essere solo amici- sorride amareggiata e le sorriso di rimando -Buoni amici- la correggo mentre sento il cuore sgretolarsi sotto il peso di queste parole. -Buoni amici- ripete lei stringendo ancora le mie mani. È dolce e perfetta . -Gale è un ragazzo davvero fortunato- le  dico - Lo so- scherza e torniamo a essere rilassati . Ci lasciamo scivolare tutto alle spalle - Dici che è ora di tornare ?- mi chiede titubante - forse si- affermo.  - Stasera c'è il quizzone all' Arena , sarò li con Kat e Gale se ti va di venire? - mi chiede dolce - Solo se la smetterai di flirtare con me - dico, e mentre arrossisce scoppio a ridere -Smettila montato!- -L'hai detto anche tu che saremmo perfetti!- La prendo in giro cercando di raccogliere i pezzi del mio cuore ma lei dopo aver  sussurrato un mi dispiace corre verso la mia moto infilandosi il casco. Torniamo prima del tramonto. Mi piace viaggiare in silenzio mentre il vento accarezza la mia pelle e sfreccio a velocità elevata sull'asfalto. Posso percepire il respiro di Madge sulla mia schiena. E' stata una giornata intensa. Fermo la moto davanti alla sede verde mela e tolgo il casco mentre la mia compagna di avventura scende e si posiziona davanti a me per salutarmi - Grazie Evans. È stata una bellissima giornata . E grazie per non avermi baciata - aggiunge quasi con un sussurro - Grazie a te per essere rimasta immobile - dico compiaciuto afferrandole una mano e baciandola sul polso , Già temo il momento in cui dovrò lasciarla.  Quello che accade dopo è repentino e veloce le sue labbra sono sulla mia guancia solo per un secondo . Non faccio il tempo a realizzarlo che Madge corre con la sua chioma bionda . Accarezzo la guancia che è appena stata sfiorata dalle sue calde labbra e sorrido come un ebete . Sono felice . Felice di aver speso dei soldi per Madge. Felice di averla fatta ridere e divertire . Felice di aver passato delle ore con lei . Infilò il casco e parto in direzione di casa felice . Felice di non aver baciato Madge Undersee perché non ho sacrificato un 'amicizia e ne ho conquistata una.

L'Arena è un locale in centro a Providence, spesso organizza serate universitarie come questa. Il locale è affollato. Ogni membro della confraternita è venuto a assistere alla competizioni di cervelli che questa sera avrà luogo. Ci sono un po' tutti. Trovo gli altri a un tavolo già intenti a bere. Katniss è intenta a prendere in giro Gale. La mora aiutata dalla bionda istiga il ragazzo - Domani verrete sconfitti nuovamente- afferma mimando il gesto di scoccare una freccia. -Scommetto, quello che vuoi che faremo meglio di voi ragazzette delle AXO- risponde a tono il mio amico che si guadagna due occhiatacce dalle ragazze sedute al tavolo con noi -Ragazzette?- domanda Madge indispettita - Mi sa proprio che questa ragazzetta allora questa sera passerà la notte in camera sua- Lo istiga e non posso fare a meno di ridere nel vedere la faccia dispiaciuta del mio amico. -Ricordati che ti amo .- le sussurra e in questo momento non vorrei più essere qui. Per fortuna l'imbarazzo iniziale scompare quasi subito. Sono un quartetto affiatato ormai. La serata trascorre tranquilla tra una birra, una risata e molte chiacchiere. Con occhi esterni mi ritrovo seduto al tavolo con il mio migliore amico che abbraccia la ragazza che più volte mi accorgo di fissare imbambolato mentre lei accorgendosi di me continua a sorridermi. La mia gamba trema nervosa sotto al tavolo ma nonostante tutto , forse è più giusto così, la fortuna non è in mio favore e  Madge in questa vita non potrà essere mia. Sorseggio il liquido ambrato mentre distrattamente butto l'occhio verso la parte allestita per il quizzone. Questi membri delle confraternite sono davvero penosi , come è possibile confondere cose per altre, non sapere che le mucche hanno due stomaci e sono ruminanti, che marzo non ha trenta giorni ma trentuno .. Sono allibito quando la ragazza delle SigmaNu cade su una banale domanda di storia. - Ma cosa combinate nelle vostre vite oltre a organizzare stupide feste e ubriacarvi alle stupide feste che voi organizzate?- Chiedo ai ragazzi intorno al mio tavolo roteando gli occhi verso l'alto. Sono subito trafitto dagli sguardi dei miei compagni di bevute. -Cosa stai insinuando Evans?- è Gale a ringhiare nella mia direzione -E' assordo che voi sappiate scolarvi venti birre di seguito durante una partita di birra Pong ma che non sappiate il nome del presidente degli Stati Uniti!- affermo con un sorriso di sfida nella sua direzione -Questo è solo uno stupido pregiudizio Thomas- è Katniss questa volta a rispondermi con il suo solito sguardo truce -Scommettiamo Everdeen?-  -Certo che scommettiamo- dice Gale battendo la mano sul tavolo.. I due biondi osservano in silenzio il nostro scambio di battute senza intervenire. E' come essere tornato alla mensa del liceo quando spesso e volentieri lanciavo sfide a questi due. Gale e Katniss sono troppo competiti e spesso la loro voglia di vincere offuscava le loro capacità di giudizio. Vincere contro di loro era sempre stato  semplice. Troppo semplice. Sorrido nella loro direzione sicuro di me. -Se vinciamo io e Katniss ci offrirai da bere per il resto delle sere , fino alla fine degli Hunger Games!- Afferma convinto il mio amico -Beh se vinco io..- inizio a dire e mi fermo un attimo per pensare - Domani gareggerete entrambi in mutande!- Peeta quasi si strozza e sputa sul tavolo la sua birra mentre Madge sgrana gli occhi prima nella mia e poi nella loro direzione. Che occhi verdi, quante emozioni in un battito di ciglia. Al contrario gli occhi dei miei due amici di infanzia non lasciano trapelare nulla. -Come sei banale Evans. Non sei per niente cambiato. Non andiamo più al liceo..- protesta Gale e scoppio a ridere all'occhiataccia truce di Kat al ricordo di una vecchia scommessa -Spero per te Kat che la tua biancheria intima si sia evoluta negli anni , gli occhioni di Bambi sul tuo sedere sono stampati indelebilmente nella mia mente.- Sogghigno, Kat arrossisce vistosamente mentre Peeta sconcertato le chiede: -Bambi? Sedere? Non riesco a capire come le due cose possano convivere nella stessa frase?-  Kat non riesce più a spiaccicare una parola visibilmente in imbarazzo -Everdeen non hai raccontato nulla al bel Mellark del tuo passato oscuro?- Rido e anche Gale non riesce più a rimanere serio -Vorrei ricordarti che grazie a quella scommessa hanno voluto uscire tutte con me per settimane- mi risponde. Lo sguardo confuso di Madge e quello ormai assente di Peeta mi spingono a dare spiegazioni -Eravamo al quarto anno e Kat al secondo quando ho scommesso con loro che se fossi riuscito a farmi dare il numero della signora della mensa, una donna tenebrosa e enormemente enorme, Kat e il signorino qua accanto avrebbero trascorso il resto della giornata in mutande- Kat è ormai sotto al tavolo -E avevi le mutandine di Bambi?- chiede Madge con un sorriso gentile - Vi basti sapere che mi hanno chiamata Bambi fino al giorno del mio diploma!- afferma esasperata mentre teneramente Mellark la abbraccia e le poggia un bacio sulla testa -Bambi..- assapora la parola lentamente -Non è un nome così male..- afferma allegro -Sempre meglio che Miss...- dice tristemente Madge mentre come nulla fosse allunga il braccio in direzione di una cameriera. -Un altro di questi- dice porgendole il bicchiere ormai vuoto, non serve a nulla lo sguardo bieco di Gale -Ma scusate su cosa scommettete?- domanda sbattendo le lunga ciglia  . - Beh che risponderò correttamente a tutte le prossime domande della vostra difficile gara- dico lanciando uno sguardo allo schermo con le domande e i vari punteggi -Ma hanno appena incominciato..- dice perplesso Peeta -Non ti preoccupare! Io studio.. Le feste non fanno tanto per me...- strizzo l'occhio nella sua direzione mentre Kat e Gale assaporano, come sempre troppo presto, la vittoria. -Ci stiamo.- Allungano i calici al centro della tavola e brindiamo. -Alla mia vittoria e alla vostra sconfitta-.

 Devo ammettere che per alcune domande, così cretine, su alcune loro tradizioni mi sono trovato in difficoltà ma forse la fortuna questa sera in parte era in mio favore e intanto che a ogni domanda rispondo in modo giusto i miei amici iniziano a diventare sempre più nervosi. Le povere unghie di Katniss ormai sono rosicchiate e lo smalto sbeccato. I muscoli di Gale sempre più tesi. E con l'ultima banale domanda di logica la vittoria è nelle mie mani. -Bambi. Galletto. I miei più gentili omaggi.- Dico improvvisando un inchino. Madge con i lacrimoni agli occhi non riesce a smettere di  ridere mentre increduli i due continuavano a osservare la soluzione lampeggiante sullo schermo. -Sei in gamba Thomas- si complimenta con me Mellark. -Ma come è possibile..Non ci credo..- -Bambi il tuo sguardo sconvolto vale mille di queste scommesse. Mi sono mancati i vostri occhioni grigi spalancati.- Gale grunnisce seccato mentre gli stringo la mano e faccio per alzarmi.- Ci vediamo domani. Mi raccomando indossate il vostro intimo delle feste.- Gioisco ma mentre Madge sfiora la mia mano per salutarmi mi dimentico di tutto. C'è solo lei. La sua risata . I suoi occhi. il suo sorriso. Torno subito in me quando Mellark mi batte la mano sulla spalla. -Sarà meglio andare dolcezza.- dice prendendo per mano Kat -A domani.-
E' giunto il momento dei saluti troppo in fretta. Osservo Gale appoggiare la sua giacca sulle spalle di Madge e uscire preceduto dalla bionda e saluto Kat e Peeta prima di uscire nuovamente all'aria aperta e respirare. Tristemente contento. Per aver ritrovato loro ma nello stesso tempo sentendomi solo. Passerà. E' solo questione di tempo. Una cosa da questa sera l'ho capita, la persona giusta può esistere. Varco la porta dell'ingresso. Non mi accorgo nemmeno della pioggia quando fuori dal locale affollato un'altra chioma bionda si scontra contro il mio petto. E sono questi nuovi occhi azzurri a folgorami.
 

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Capitolo 38
*** Fibra di carbonio ***


Ciao ciao :) Nuovo capitolo per voi. Gli Hunger Games continuano. Siamo arrivati alla terza giornata. Sono sempre molto contenta di vedere che continuate a seguire la storia. Le vostre recensioni mi fanno quasi commuovere. Grazie a tutti e Buona lettura ;) a presto -Torma.

 37.

La giornata di ieri l'ho passata interamente in compagnia di Lux. Quattro ore alla mattina e quattro ore al pomeriggio interamente trascorse al poligono. Abbiamo dedicato tutto il nostro tempo all' ultimo allenamento prima della gara e Johanna ci ha proibito di pensare ad altro. Il torneo di Beach volley per le AXO è stato includente. Johanna e Becca sono state eliminate dai ragazzi dell'Omega-chi durante la loro terza partita. Il quizzone è stato quasi un fiasco. Per tutte le ragioni possibili. Abbiamo perso e io ho perso quella stupida scommessa di Evans. Non so ancora con quale coraggio potrò presentarmi in mutande davanti a tutte quelle persone. Dovrei tenere a freno la mia vena competitiva in presenza di Thom, non mi è mai andata bene in passato e ora, dopo anni di amicizia e scommesse perse, mi ritrovo catapultata al liceo per la seconda volta. Che seccatura. Di certo non sarò molto intimidatoria con il sedere scoperto.
Ogni gara è importante per la classifica finale degli Hunger Games e Johanna si aspetta molto da questa giornata.  So benissimo che in questo momento non dovrei essere qui. Sotto a queste lenzuola blu. Sotto al fisico perfetto di Peeta Mellark. I nostri corpi fusi. La sua erezione dentro me. Cerco le sue labbra con desiderio mentre con lente spinte mi fa quasi raggiungere  il paradiso. Mi ritrovo più volte a sussurrare il suo nome mentre muovendo il bacino contro al suo non posso fare a meno di godere di questi attimi passati insieme a lui. -Ti amo anche io- dice mentre distribuisce avidi baci su tutto il mio collo. Mancano poco più di tre ore alla competizione. Mi dimentico dell'imminente gara quando raggiungo l'apice insieme all'amore della mia vita. Quando Peeta scivola fuori da me mi sento subito più vuota ma il panorama che posso osservare nel momento in cui, nudo, si alza per andare a preparare la colazione vale questa sofferenza. Lo osservo sparire oltre la porta e infilo la vestaglia di seta nera appoggiata sulla poltrona accanto al letto e lo seguo in cucina. Lo bacio prima di sedermi dall'altro lato dell'isola per guardarlo cucinare. - Buongiorno- Ci diciamo a vicenda e non posso fare a meno di sorridere guardandolo, nudo con indosso il suo grembiule preferito, rompere le uova -Dovresti prepararmi sempre la colazione vestito così.- Ammetto cercando di non arrossire.- E tu dovresti svegliarmi ogni mattina come hai deciso di fare oggi.- Mi risponde malizioso e sento le mie guance avvampare -Ogni giornata sarebbe migliore.- Incalza versandomi del caffè nella tazza, che afferro subito per nascondere il mio rossore -A che ora inizia la gara Dolcezza?- Chiede mentre con le sue natiche marmoree si siede accanto a me servendo le uova strapazzate, proprio come piacciono a me. Addento una focaccina e rispondo - Alle dieci.- Un lampo furbo passa nello sguardo di Peeta. -Allora abbiamo tempo per il bis...- Ammette malizioso e per poco mi soffoco con un pezzo di bacon per l'imbarazzo. Peeta ride e rido anche io con lui. Ho fatto molti progressi, pochi mesi fa non mi sarei mai immaginata di poter far colazione coperta da una sottile vestaglia di seta accanto a un ragazzo coperto solo da un bizzarro grembiule. E forse è proprio tutto merito suo e lo amo per questo. Lo amo non solo per chi è ma sopratutto per chi sono quando sono con lui.
Finita la colazione Peeta non mi da tempo neppure di sparecchiare, che slacciato il suo grembiule e sfilata la mia vestaglia, è subito dentro di me. È meno dolce ma più intenso e sono sopraffatta dalle emozioni quando riesce a possedermi anche sul piano della cucina. -Dopo dovremmo disinfettare.- Mi dice divertito mentre ansimante si fa strada dentro me.  -Forse si.-
 In queste settimane di preparazioni per gli Hunger Games la privazione più difficile da sopportare è stata senza dubbio quella di non poterlo vedere quasi mai. E' stata senz'altro la sua assenza la cosa peggiore. Morire di fame non sarebbe nulla a confronto a una morte senza Peeta.  Peeta è la persona che rende la mia vita migliore. So benissimo che a volte il desiderio per Peeta mi  sfinisce. A volte la sua assenza fa così male da spezzarmi il cuore, sono anche consapevole che questo desiderio può rovinarmi la vita. Da un momento all'altro lui potrebbe andare via , ma per quando possa essere spaventosa l'idea di perderlo non rinuncerei mai agli attimi passati insieme a lui... Sono sicura che qualunque cosa accada io vorrò sempre Peeta al mio fianco. Per una volta nella vita so cosa voglio ed è qui davanti a me. L'unica persona in grado di farmi sentire viva anche in una cucina dopo essermi rimpinzata di uova e focaccine. Il mio Peeta.
Senza lasciarmi per un secondo, con il mio corpo attorcigliato al suo, Peeta mi porta in braccio in bagno dove facciamo insieme una doccia veloce per ottimizzare i tempi. E' rilassante massaggiare lo shampoo sulla sua chioma bionda mentre mi pettina i capelli aiutato da un pettine. Anche i gesti più semplici in compagnia di Peeta diventano fantastici. Il mio amore per lui è così grande da fare male. Vorrei passare il resto della vita con lui. Potrei Morire se non fosse così.
Finiamo di prepararci mentre Peeta fa di tutto per stuzzicarmi. Scoppia in una fragorosa risata quando nota la biancheria che ho scelto per gareggiare e non può fare a meno di commentare -Non mi sarei mai aspettato di vedere tutti i sette nani in fila sul tuo sedere.- Ride e delle piccole lacrime si formano agli angoli dei suoi occhi. Gli lancio un cuscino in faccia -Si da il caso che queste culottes siano le più coprenti che ho, da quando Madge ha insistito per rivoluzionare il mio cassetto della biancheria.- Rispondo esasperata guardando torvo nella sua direzione e poi spostando l'attenzione sulle mutandine della Disney che coprono, per bene, il mio sedere. Nonostante le prese in giro continue neppure in ascensore il ragazzo biondo riesce a tenere distanti le sue labbra dalle mie.
 -Perderai per me?- Mi chiede malizioso -Scordatelo Mellark!- Gli rispondo facendogli una linguaccia e salgo in auto dopo aver  riposto il mio arco nel bagagliaio.
Accanto a me Peeta cerca di dissuadermi dal dare il meglio di me per favorire i Dtau: -Dai piccola... Dai modo anche agli altri di divertirsi, se non sbaglierai nemmeno un colpo sarà noioso.- Insiste ridacchiando -Di nuovo con questa storia?- Rido nella sua direzione mentre seduta sul sedile del passeggero sistemo la  treccia, che in ascensore ha avuto a che fare con le morbide mani di Peeta. -Ti ho osservato tutto il giorno ieri.- Mi ricorda- Puoi benissimo vincere anche sbagliando qualche colpo.- Sorride -Non sarà divertente se umilierai i tuoi avversari.- A queste parole scoppio a ridere mentre il desiderio di vittoria inizia a bruciare dentro me. -Vorrei solo ricordarti che ieri avevo i pantaloni.-  Il mio animo è fatto per le competizioni e non sarà di certo il fatto di gareggiare in mutande a distrarmi. -Almeno ci sarà qualcosa di interessante da guardare.- Ride Peeta -Non sei geloso che questo- e indico il mio sedere -Verrà ammirato da tutti?- Chiedo per sfidarlo -Non sono una persona gelosa signorina Everdeen. E poi sono sicuro che tu sei mia, quindi non c'è motivo di preoccuparmi del tuo bellissimo sedere.- dice lasciandomi di stucco.
Poco prima di arrivare al parcheggio del poligono passo in rassegna mentalmente le gare a cui ho partecipato in passato per concentrarmi. Arrivare prima in qualsiasi cosa facessi era l'unica cosa che mi dava sicurezza e che infondeva un po' di speranza e sollievo alla mia famiglia. Dare a Prim e mamma qualcosa in cui credere era di essenziale importanza prima di partire per Providence. Lottavo per loro. Eccellevo per loro. Vivevo e respiravo per loro.  Quando, arrivata all'ingresso degli spogliatoi, noto due chiome bionde ad aspettarmi , il mio cuore perde un battito. Sono qui. Sono qui per me. Corro ad abbracciare la mia sorellina lasciando a terra le mie cose. Profuma di casa la mia paperella, la stritolo in un abbraccio mentre caccio indietro le lacrime. Non posso piangere. La mia sorellina e mia madre sono a Providence per me. -Siamo venute a fare il tifo per te!- Mi confessa Prim sciogliendo il nostro abbraccio, osservo i delicati tratti del viso di mia sorella e non posso fare a meno di sorriderle, un sorriso dolce che raramente dedico a qualcuno, eccetto Peeta. - Nonna e nonno stanno cercando dei posti in tribuna. Hanno detto che ti saluteranno più tardi.- Aggiunge Prim. - Ah.. Emh... Cosa? Ok...- Ci sono anche loro? Bene.  Con quale coraggio li saluterò più tardi, dopo il mio spettacolo in biancheria intima? Vorrei sotterrarmi ma nel frattempo saluto mia madre. Il suo abbraccio mi infonde sicurezza, la sua stretta, però, è diversa da quella di Prim. Mia madre mi stringe come se fossi l'unica cosa che possa aiutarla a stare in piedi. Sono il suo sostegno in questo momento e capisco che in questo istante sta dando il massimo per non crollare. Se il campus per me rappresenta la via di fuga per non pensare a mio padre per lei è il contrario. Immagino come per lei ogni luogo e angolo di questa città possa ricordarle il suo amore perduto . La abbraccio più forte per farle capire che comprendo appieno cosa sta provando. La Brown senza Peeta sarebbe un incubo. Non potrei più aggirarmi tranquillamente tra queste mura. Ogni parte di questo complesso è legata irreversibilmente ai nostri momenti insieme. Il chiosco di Sea. La sede della AXO. La classe di storia. La sede della Dtau. Il parco. Ogni luogo racchiude in sé ricordi di Peeta e sicuramente ci saranno un' infinità di luoghi che ricorderanno, a mia madre, mio padre.
Decido di confidarle della scommessa per distrarla, non dice nulla, si limita a sorridere, ma questo mi basta. Sciolgo l'abbraccio e ammiro il coraggio di mia madre. Se fossi al suo posto non so se ce la farei.
-La gara inizia tra poco, ci vediamo dopo?- Le saluto mentre mia madre poggia le sue labbra sulla mia fronte. - Fagli vedere chi sei.- Quattro parole diciassette lettere e so per certa che oggi il mio arco non sbaglierà nemmeno un colpo. Per loro. Per nonna, nonno, Prim e soprattutto per mamma.
Entro a testa alta negli spogliatoi del poligono e non mi sorprende di vedere Jo seduta su una panchina ad aspettarmi. I capelli scuri le ricadono poco più sotto le sue spalle piccole e ossute. Mastica nervosamente una gomma e appena mi vede scatta in piedi lanciandomi il suo sguardo più feroce. -Dove sei stata? Quando pensavi di dirmi della scommessa?!- Mi chiede furiosa. Rimango immobile davanti a lei, riflettendo su quanto possa essere pericoloso raccontarle la verità... Alla fine alzo le spalle e lascio cadere le mie cose sulla panchina davanti a lei sorridendo. Non riuscirà a distruggere il mio buon umore. -Ovunque io sia stata posso assicurati che non influirà sulla mia prestazione. E di certo neppure il mio abbigliamento!- Le dico beffarda ,mentre lascio cadere ai miei piedi i pantaloni della tuta. Joh stupita per la mia risposta e sopratutto per la mia reazione non riesce a controbattere e mi risponde con un alzata di spalle -Sarà meglio per te Everdeen! Carine le culottes con gli Hobbit.- Dice ammiccando e lascia in fretta gli spogliatoi dopo avermi fatto un occhiolino. -Fagliela pagare!- Dice chiudendo la porta.
Rimango sola per pochi minuti per poi decidere di avviarmi. Scendo i pochi gradini che mi separano dalla zona di tiro e sono calma. Attorno a me vedo l'agitazione negli occhi degli altri concorrenti e non posso fare a meno di sorridere. Questo mi diverte. Il fatto che loro siano in difficoltà mi rende ancora più sicura di me. Nonostante il mio abbigliamento. Mi sento bene. Sono nel mio ambiente. Noto che molti stanno provando i cinque tiri concessi di prova prima dell'inizio della gara. Molti si girano a guardarmi e bisbigliano. Ma so essere superiore e li ignoro. Mi posiziono alla sinistra di Lux e la saluto con un semplice eih prima che lei centri il bersaglio quasi nella metà. Vedo frecce volare ovunque e sono rassicurata dalla presenza dei vetri di protezione posizionati di fronte al pubblico. Prim e il resto della mia famiglia è seduto accanto a Peeta. E' raggiante. Noto qualcosa di luccicante sul suo cuore, anzi su i cuori di tutti loro. Qualcosa luccica sul loro petto. Quando riesco a mettere a fuoco l'oggetto, sento le mie guance infuocarsi per l'imbarazzo . Spille d'oro con la mia faccia è una scritta di incoraggiamento. Dal sorriso che Peeta mi regala intuisco che è contento della mia reazione alla sua trovata, perché di certo é opera sua. Lascio perdere la mia tifoseria, che non sembra per niente colpita dalla mia uniforme, e do un ultima occhiata ai miei sfidanti. Gale è seduto a poche postazioni di distanza. Sicuro di sè. Il sorriso arrogante sul volto. I boxer grigi ben riempiti. Sa di essere uno dei migliori, non si degna neppure di fare i tiri di prova, limitandosi a guardare gli altri e a sfoggiare la sua biancheria firmata, sicuramente un regalo di Madge. 200 $ di mutande! Da pazzi. Mi avvicino alla mia postazione di tiro. Accarezzo il mio arco in cerca del mio bersaglio alternativo. Non voglio dare spettacolo prima del tempo. Voglio risparmiare i miei tiri perfetti per la gara. Scocco la prima freccia e va a infiltrarsi proprio sopra la testa dell'omino raffigurato sul cartello, che indica l'uscita di emergenza . Perfetto penso. -Maledizione!- Sbuffo esageratamente mentre le due ragazze delle Sigma Nu iniziano a ridere di me. Ridete pure. Sfoggio il mio migliore sorriso imbarazzato e solo Lux sembra impressionata. Si avvicina e sottovoce mi chiede: -Volevi colpire la testa di quel disegno?- Annuisco impercettibilmente. -Sei diabolica!- -Mai dare modo al tuo avversario di conoscere le tue capacità. Sono già abbastanza a nudo.- Le sussurrò scherzosa mentre mi accingo a scegliere il bersaglio successivo. Lo vedo e prima di scoccare la seconda freccia avverto Lux. -La lampadina!-  In un secondo la luce rossa, che illuminava l'uscita di emergenza è in mille pezzi. Mi scuso fingendo di essere mortificata mentre ormai Lux ha perso interesse nel tirare le sue frecce per osservare me. -Scegli qualcuno che sta tirando- le bisbiglio. Lei alza le sopracciglia confusa. -Tranquilla non colpirò nessuno.- La rassicuro. La bionda guarda a destra e poi a sinistra, per poi alla fine dire: -Robert.- Indica un ragazzo abbronzato a poche postazioni più in là di Gale. -Perfetto.- Lo guardo mentre sistema la  freccia sull'arco. Prendo la mia. La sua freccia viene scoccata ma non arriva al bersaglio perché la mia la intercetta prima, scagliandola lontano. Lux è a bocca aperta mentre Robert lancia verso di me insulti minacciosi: -Torna nella foresta Biancaneve!- Crede che sia stato un incidente. Che ingenuo. Mi siedo tranquilla mentre ormai gli altri ragazzi pensano che io sia un incapace. Vedo al di là del vetro Johanna battere le mani consapevole che i miei non siano stati sbagli e sorrido.
L'ordine di tiro oggi sarà casuale e quando estraggono i nominativi il mio nome è l'ultimo a essere chiamato. Ottimo! Non potrei essere più felice. La gara verrà divisa in due momenti: nella prima parte tutti e 24 avremo la possibilità di lanciare 12 frecce alla fine delle quali, i 12 con i punteggi migliori potranno proseguire il turno per scoccare nuovamente 12 frecce e decretare la classica finale. Sarà una gara facile ne sono sicura e quando i primi concorrenti si posizionano nelle rispettive postazioni ne ho la certezza. I sette tiri iniziali  sono scarsi. In ottava postazione c'è Lux. La osservò mentre cammina e si posiziona dritta davanti al bersaglio , allunga la corda con decisione ma dalla vibrazione impercettibile che posso cogliere , so già che la sua freccia si conficcherà circa 10 cm dal centro. Ed è così. Ho quasi paura di me stessa ora. Lux mi sorride tornando a sedersi accanto a me e dopo il tiro penoso di un certo Messalla è il turno di Gale. La concentrazione di quel ragazzo mette i brividi. Non ha accennato nemmeno un sorriso da quando ha messo piede nel poligono. Posso vedere i muscoli tirati sotto alla sua t-shirt blu. Nonostante le prese in giro e i commenti compiacenti di alcune ragazze sono certa che nel suo sangue scorre tensione mista a voglia di vincere. È sempre stato proprio di Gale questo atteggiamento. Lo conosco da una vita, so quanto diventa intrattabile se c'è di mezzo un premio. Madge no. Non conosce questo lato di Gale ed infatti incrocio il suo sguardo nervoso sugli spalti proprio pochi secondi prima che Gale scocchi la freccia e faccia centro. C'era da aspettarselo. Avrei potuto scommettere che non avrebbe sbagliato. Nonostante sia un giocatore di football durante la nostra infanzia Gale ha sperimentato tutti gli sport. Era un ragazzino vivace e a volte inquieto.  Consigliarono ad Hazel di fargli provare anche uno sport che potesse essere una valvola di sfogo senza scontro fisico, quindi venne al poligono con me per parecchio tempo. Si siede senza guardare nemmeno nella mia direzione e questo mi irrita un pochino ma lascio perdere all'istante. Non vincerà. Non mi lascerò distrarre da nessuno. Nemmeno da lui.
 L'attesa invece di innervosirmi inizia a caricarmi e mentre aspetto che la ragazza prima di me finisca il suo turno fremo di mettere le mani sul telaio del mio arco. Viene chiamato il mio nome al microfono e a passi lenti raggiungo la postazione. La pelle d'oca sulle mie gambe è piacevole. Devo trattenere l'impulso di correre e saltare per colpire il bersaglio mentre sono in movimento. Respiro regolarmente mentre con eleganza impugno la parte curva e pizzico le corde per un millesimo di secondo. Da regolamento ho diritto a prendermi tutto il tempo che desidero ma non riesco più ad aspettare. Individuo il cerchio giallo. Rigiro la freccia tra le dita velocemente e tiro. Il respiro si ferma mentre aspetto che la freccia colpisca il centro esatto del bersaglio. Il cuore batte nel mio petto ed è una sensazione viva, vera ed estremamente bellissima. Posso sentire alle mie spalle commenti maligni tipo: La fortuna del principiante . Solo culo. Saranno le mutande fortunate. Ma non li ascolto e  la gara prosegue. Alla settima freccia che scocco senza sbagliare la maggior parte ha capito il mio bluff, ma è troppo tardi. Capeggio la classifica al primo posto a pari merito con Gale, che non sembra intenzionato a sbagliare, mentre Lux è a pochi punti da noi in seconda posizione. Forza club degli arcieri! Yuppi! Dentro di me inizio una danza scatenata mentre impassibile rimango seduta a osservare gli altri.  Il resto dei concorrenti cerca di rimanere a galla ma sono pochi quelli che hanno piena coscienza di come usare l'oggetto chiamato arco. La gara prosegue per il resto della mattina lentamente, il pubblico va e viene,  non tutti hanno pazienza di assistere. Sono contenta di vedere che la mia famiglia e Peeta siano ancora sorridenti come lo erano al mio primo centro. Applaudono silenziosamente a ogni mio tiro e questo mi riempie di orgoglio. Dimentico anche di essere in mutande davanti all'intero campus. La lunga mattina termina con la dodicesima freccia e il dodicesimo centro. La voce al microfono ricapitola la classifica e il mio nome viene annunciato insieme a quello di Gale. Siamo in parità. Per ora. Veniamo congedati per il pranzo visto che la gara riprenderà nel pomeriggio. Ho fame e bisogno di riposare. Sia le braccia che le spalle sono indolenzite e sopratutto voglio mettermi un paio di pantaloni. Abbandono tutta la mia attrezzatura a bordo campo e corro dalla mia famiglia subito pronta a congratularsi con me. Abbraccio la nonna e il nonno che scherza con me: -Ragazza dove hai lasciato i pantaloni?- Mentre la nonna la prende più seriamente brontolando un po' e rimproverando la mia sfacciataggine. Mia madre a stento trattiene le lacrime appoggiata a Prim - Mamma?!- Le dico con il più tono dolce che possa emettere, e quello che dice mi colpisce dritta al cuore. -Tuo padre sarebbe fiero della sua bambina..- Papà... Uno dei motivi per cui mi avvicinai a questa disciplina... Un fiume di ricordi mi travolge e sento quasi il cuore scoppiare. È la mano di Peeta, che appoggiata sulla mia spalla, mi fa rinsavire - Allora mia piccola Robin Hood, o preferisci Biancaneve, cosa desideri per pranzo?- Mi domanda con amore. La mia riposta non tarda ad arrivare: -Pizza e patatine!- Noto Madge in disparte e decisamente poco a suo agio. Senza farmi notare dagli altri che iniziano a scendere dalle tribune mi avvicino. -Eih tutto bene?- So che la domanda è stupida, ma cosa altro potrei dire? -Vorrei risponderti di si.- La sua sincerità mi spiazza -Vorrei andare da Gale... Ma oggi sembra che lui mi consideri una distrazione.- E' triste e mi racconta di una beve discussione prima della gara. Cerco di consolarla ma quando i suoi occhioni verdi iniziano a inumidirsi per lacrime non so più cosa fare. -Piccola!- Alle mie spalle risuona la sua voce famigliare. Vengo superata dal mio migliore amico che abbraccia stretta Madge sussurrandole parole di scusa tra i capelli. -Scusa non è colpa tua se sono a capo di una confraternita di smidollati, non dovevo scaricare su di te il mio nervosismo. Scusami. Puoi perdonarmi?- -Sei un idiota Hawthorne, ma ti perdono.- Risponde Madge con il suo solito sorriso  e sono contenta che il peggio sia già passato. -Andiamo a mangiare?- Chiedo divertita -Si! Sto morendo di fame! Ma prima mettetevi dei pantaloni.- Ci invita Madge ridendo, iniziando a  scendere le scale.  Trascorriamo il pranzo pacificamente abbuffandoci di pizza farcita e patatine. Nessuno parla della gara in corso. E' strano vedere la mia famiglia radunata intorno al tavolo di un fastfood ma non mi disturba. Sono felice di vederli sorridere tra di loro. Come c'era da immaginare l'argomento principale di discussione rimane l'assenza dei nostri pantaloni, nonna non riesce proprio a digerire. Sono grata a Peeta di intrattenere mia madre con le sue storie, mi sembra serena.
 Dopo pranzo abbiamo anche il tempo di fare un breve giro della città e di far vedere a Prim la sede delle AXO. Sembra entusiasta e con orgoglio dice a nostra madre che si impegnerà per essere ammessa alla Brown finito il liceo.
 Arriva presto l' ora di tornare al poligono. Lascio la mia famiglia con Madge e Peeta per poi raggiungere Gale.  Con nostra sorpresa troviamo Thom ad aspettarci all'ingresso degli spogliatoi -Che piacere vedervi. Mi hanno riferito che avete dato spettacolo questa mattina. Mi è dispiaciuto non poter assistere, ma sapete, la mia vita accademica richiede che io studi.- Ammette divertito mentre io e Gale lo osserviamo con uno sguardo truce. -Sei venuto a goderti lo spettacolo del pomeriggio Thom?- Chiede Gale indicando il suo corpo perfetto. -Di sicuro apprezzerei di più lo spettacolo che ha da offrire Kat.- dice facendomi arrossire -Ma in realtà, sono qui per un'altra cosa. -Che cosa Evans?- Chiedo indispettita incrociando le braccia davanti al petto. -Sono venuto per sciogliervi dall'obbligo di onorare la scommessa.- Lo guardiamo senza capire. -Non fate quella faccia! Sembrate stupidi!- Dice ridendo -E perchè, se possiamo saperlo, ci faresti questa gentilezza?- Chiede Gale diffidente -Beh... Ho scommesso un po' di soldi sulla vostra vittoria, non vorrei che il vostro rendimento potesse risentire  del vostro abbigliamento.- Risponde ancora più divertito -Perderei solo per farti rimettere dei soldi Thomas!- Lo rimprovero. -Sei incorreggibile Thom!- Commenta Gale colpendolo con una pacca sulla spalla. -Ma accettiamo.- Conclude abbracciandolo -Spero tanto che qualcuno questa mattina vi abbia fatto delle foto.- Afferma scoppiando a ridere. Gli tiro una sberla sulla testa per farlo smettere e entro nello spogliatoio seguita da Gale, dopo avergli fatto una linguaccia. -Ci vendicheremo! Stai in guardia Evans.- Gli gridiamo in coro mentre lo osserviamo andare via.
La possibilità di gareggiare senza più preoccuparmi del mio sedere mi infonde più energia.
Peeta sembra dispiaciuto, nel vedermi entrare con i pantaloni, mentre la nonna sorride contenta del mio ritrovato buon senso. Noto che Thom si è seduto accanto a Madge e ci salutano divertiti. Hanno fatto amicizia in fretta quei due. Madge è una ragazza molto socievole. La sua personalità riesce sempre a emergere. Non viene mai eclissata da qualcuno. Questa sera dovrà anche ballare davanti al teatro pieno di persone. Non l'ho mai vista su un palco. Ho avuto diverse occasioni di osservarla danzare ma mai in serate ufficiali. Sono curiosa.
La gara riprende ed è il dodicesimo in classifica a tirare per primo. La tensione della mattinata è svanita. Mi lascio andare e inizio a divertirmi senza più nessuna preoccupazione. Ancora una volta i miei tiri sono perfetti. Al contrario Gale risente un po' della tensione. E il fatto che Thom rubi le attenzioni di Madge nei suoi confronti lo rende irritabile.  Sembra essere infastidito e credo proprio sia la gelosia a far sbagliare il settimo tiro del mio amico. Thom conosce Gale da anni, ma ignora il nuovo lato del nostro amico, il vecchio Gale non è mai stato geloso. Ma Gale non è mai stato innamorato prima di Madge.
Quando Madge è costretta ad andare a prepararsi per questa sera e lascia il poligono in compagnia di Thom Gale non ci vede più dalla rabbia.
 Approfitto della situazione per passare in vantaggio e forse dovrei ringraziare Thom quando alla dodicesima freccia non sbaglio e mi aggiudico la vittoria. Gale abbandona il poligono furioso.  Involontariamente Thom ha favorito la mia vittoria e festeggio con un stupido balletto insieme a Lux negli spogliatoi prima di raggiungere la mia famiglia.
Vorrei poter avvisare Madge del pessimo umore del mio amico ma ormai è già al teatro per provare le coreografia di questa sera.
 Poco prima di cena accompagniamo in stazione mamma e Prim mentre i miei nonni prendono un taxi per raggiungere l'aeroporto. E' stato bello averli qui al campus anche se per poche ore. Mi è dispiaciuto non poter passare con loro più tempo ma mi accontento.
 Sono in doccia quando Peeta entra in bagno per lavarsi i denti -Non hai un bagno tutto tuo nell'altra stanza?- Chiedo esasperata mentre sciacquo lo shampoo dai capelli -Nell'altro bagno non ci sei tu.- commenta tra uno spazzolamento e un gargarismo. Esco dalla doccia prima che lui possa unirsi a me, siamo abbastanza in ritardo e lascio che Peeta mi allunghi l'asciugamano, per avvolgere i capelli, dopo aver indossato il suo accappatoio -Quello non è mio?- Chiede osservando il tessuto di spugna che mi avvolge. -Si da il caso che tu stia indossando il mio- affermo indicando l'accappatoio porpora che circonda il suo corpo. -Può essere.- Sorride sornione prima di prendere il mio viso tra le mani e baciarmi. Il suo alito fresco sa di menta. E delizia il mio palato esplorando la mia bocca con la lingua. Adoro Peeta.
Ci prepariamo in silenzio. Peeta ha acceso lo stereo mentre ancheggia davanti all'armadio in boxer. Mi fanno male le guance a furia di sorridere.
La nonna mi ha portato un abito in regalo mi faccio aiutare da Peeta per allacciare la zip.  Guardo allo specchio il mio riflesso. E' un bel  vestito in chiffon senza spalline con la scollatura a cuore, faccio roteare la gonna che mi arriva sotto al ginocchio per farmi ammirare da Peeta,che ha appena indossato uno dei suoi abiti eleganti, e dopo aver preso la pochette siamo pronti per andare al teatro
       
Saluto Peeta prima di entrare e prendere posto nella platea vicino alle mie consorelle.
Vedo Johanna parlare animatamente con Finnick vicino al palcoscenico e quando mi nota mi saluta con un occhiolino. Johanna Mason di buon umore è una cosa più unica e rara e sono in parte orgogliosa che sia merito mio.
 Cerco un posto libero tra le poltrone riservate alle AXO e mi siedo vicino a Delly che interrompe subito il discorso iniziato con faccia di volpe per complimentarsi con me: -Ciao Katniss! Sei stata grandiosa questa mattina! Chi l'avrebbe mai detto che avessimo promesse anche nel il tiro con l'arco.- dice rivolgendo uno sguardo eloquente a Finch. -Emh. Grazie.- rispondo lisciando la stoffa del vestito in modo che non faccia grinze. -Lo prendo come un complimento.- Aggiungo mentre le due ragazze osservano il mio abito nuovo. -Ho visto un abito simile durante una sfilata in televisione... Ti sta benissimo!- Afferma civettuola Delly. Questa sera è in vena di complimenti. È troppo loquace. Vorrei poter godermi la serata in silenzio, ma non credo sia possibile. Finch e Delly iniziano presto a chiedere il mio parere per ogni argomento. Mi rassegno ad ascoltare distrattamente e annuire mentre osservo Peeta seduto accanto al fratello ridere e scherzare. La camicia azzurra e il papillon verde smeraldo gli donano un'aria fresca e allo stesso tempo molto sexy. Rimpiango di non poter essere seduta accanto a lui. Delly inizia a farmi domande su Madge   -In realtà non posso risponderti. Non so cosa ballerà Madge, sono stata un po' presa dai miei allenamenti.- Cerco di giustificarmi per non poter soddisfare la sua curiosità. Ma quando le luci stanno per abbassarsi e il sipario inizia ad aprirsi noto con orrore che la poltrona riservata per il mio migliore amico è vuota. Non può essere rimasto a casa. A Madge gli si spezzerà il cuore. Invio velocemente un messaggio senza farmi vedere. Aspetto un po' ma non risponde. Il primo ragazzo è già salito sul palco e sta tentando di improvvisare una coreografia di hip pop. Sono assalita da una sensazione di panico irreale. Non so bene perché ma mi sento in parte responsabile. Magari se non avesse perso si sarebbe arrabbiato di meno, ma di certo Madge non ha colpe. Madge era così contenta di poter danzare questa sera. Erano giorni che non parlava l'altro. E' il ricordo della suo buon umore  che mi fa agire di istinto. Non voglio che Madge rimanga delusa.  Questa mattina era già abbastanza triste. Senza pensarci due volte mi alzo in piedi e rapidamente sgattaiolo  nel foyer e provo a chiamare Gale. -Idiota- Rifiuta la mia chiamata e lascia rispondere la segreteria. Esco di corsa dall'edifico. Non so neppure quando Madge si esibirà. Spero solo di tornare in tempo. L'aria fresca della sera accarezza il mio viso piacevolmente mentre scendo i gradini di ingresso che mi portano in strada.  Per fortuna le  sedi delle confraternite non sono molto lontane. Svolto l'angolo e inizio a camminare a passo spedito nella loro direzione. I tacchi riescono solo a rallentarmi così, dopo pochi metri, decido di fermarmi per toglierli e a piedi scalzi inizio a procedere velocemente sul asfalto fresco. Arrivo trafelata alla sede dei Dtau. E senza prendere fiato corro al piano di sopra precipitandomi verso la stanza di Gale . Poggiò la mano sulla maniglia ma la porta non si apre. Sento la musica provenire dall'interno, segno che Gale è qui, e inizio a battere i pugni sulla porta. -Gale per la miseria aprimi e vieni al teatro!!- Gridò per farmi sentire sopra la musica che si blocca di scatto. La porta viene aperta all'improvviso e quasi cado a terra tutta distesa. - Cosa diavolo ci fai qui Katniss?- -Vieni al teatro- gli dico tirandolo per la manica della camicia. -Non ho voglia di vedere lo spettacolo pietoso dei Dtau anche questa sera. Sia Marvel che Will sono due pessimi ballerini. Arriveranno ultimi.- Ammette quasi ringhiando -Ma Non ha senso. E' un gioco. Non ha importanza se vincete o perdete, sei il loro presidente, dovresti stare con loro qualsiasi cosa accada.- dico sempre restando appesa al suo braccio mentre cerca di divincolarsi. -Non voglio sentirmi un perdente.- Grida Gale e quasi non mi fa di nuovo perdere l'equilibrio quando si libera dalla presa. Sono sconvolta. Non capisco questa assurda reazione. -Nessuno pensa che tu lo sia!- Grido in risposta -Voglio restare solo! Vattene Kat.- Dice cercando di chiudere nuovamente la porta tra di noi -Non hai nessun diritto di ferire Madge!- strillo poco prima che mi sbatta di nuovo fuori. Con queste parole smuovo qualcosa dentro lui. Al suono del suo nome si blocca e decido quindi di continuare -Madge si aspetta di vederti seduto tra il pubblico a tifare per lei. - Sgrana gli occhi come se lo avessi colpito con un pugno nello stomaco -Si è allenata più duramente del solito per riacquistare la forma fisica. Cosa pensi che penserà quando salita su quel palco non vedrà ne me, ne te? Sveglia Gale non stiamo parlando di me o di te. Di perdere o vincere. Ne della gara.  Stiamo parlando di sentimenti di Madge, e sappiamo entrambi come lei ci tenga a rendere orgogliose le persone che ama. Quindi ti prego vieni con me. Non perchè te lo sto chiedendo io, ma per l'amore che dici di provare per lei.- Non mi basta dire altro che è già sulle scale, che corre in direzione del teatro. Saltello dietro al mio migliore amico alzando con le mani la gonna del vestito. Entriamo velocemente senza prestare attenzione ai responsabili del teatro e quando raggiungiamo la platea ci fermiamo di botto vicino a una porta laterale. Io senza scarpe. Gale scompigliato. Entrambi accaldati. Madge è appena salita sul palco e ci cerca tra la folla un po' smarrita. Quando, per fortuna, ci vede prima di incominciare e ci dedica un caldo sorriso. -E' bellissima.- Mi sussurra Gale passandomi un braccio attorno alle spalle mentre ci appoggiamo uno all'altro per prendere fiato. Madge ha raccolto i capelli dorati in ordinato chignon sulla testa e indossa un tutù avorio mentre sulle punte agilmente si sposta a ritmo di musica sul palco. È straordinario come appare il tutto. Sembra quasi che sia la musica ad seguire il tempo che ogni passo di Madge gli conferisce. L'armonia con quale la mia amica si fonde con la musica è indescrivibile. Le note delle musica accelerano e con movimenti repentini Madge sposta tutto il suo peso su una gamba e inizia a girare. Nessuno fiata nella sala. Sono tutti estasiati dalla performance che la ragazza longilinea, sul palco, è in grado di regalarci. Ancora un paio di passi una giravolta. Un pliè. Chiude gli occhi. Un sorriso. E la musica finisce.
 -Grazie - mi sussurra Gale poco prima che un applauso senza fine riempia l'aria .
Anche questa volta è stata perfetta.
Ci regala un bacio soffiando sulla sua mano.
E dopo qualche inchino se ne va lasciando che il buio avvolga il teatro.

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Capitolo 39
*** Smeraldi ***


Sana influenza+Sabato sera alternativo= NUOVO CAPITOLO SU EFP
Ciao a tutti e buona sera :) sono tornata qui per voi per un altro capitolo. Devo ammettere che volevo aspettare a pubblicare per tenervi un po' sulle spine ma poi il mio animo buono ha prevalso sul lato cattivo e quindi eccomi qua, anche se incoraggiata da una stupida influenza. Prrr. Non mi resta che augurarvi buona lettura e mi raccomando ditemi cosa ne pensate, una recensione ogni tanto fa tanto piacere :) <3 A presto Torma.


38.
 Mi rigiro tra le morbide lenzuola. La soffice stoffa avvolge il mio corpo. Un profumo inebriante. Ispiro a pieni polmoni mentre affondo il volto nel cuscino. Non sto sognando sto finalmente riposando. Qualcosa però infastidisce il mio riposo. Un mugolio al mio fianco. Una vibrazione. Sono profondamente addormentata mentre mi crogiolo nel calore emanato dal corpo accanto al mio. Ma il mio sonno sembra essere disturbato da qualcosa. Un suono metallico. La mia mente è vuota. Il buio avvolge i miei sensi assopiti. Un altro rumore, questa volta sempre più insistente, sembra provenire da una parte indefinita della stanza. Accanto a me Peeta si muove assonnato e mi colpisce con una mano la spalla. Qualcosa mi centra il naso. Vengo scossa, ma sono ancora incapace di capire. -Kat... Kt...niss... Mmh- mugola il ragazzo del pane ancora tra le braccia di Morfeo. Non voglio aprire gli occhi, ma il suo richiamo è sempre più assillante -Tele..telefono- riesce a dire prima di portarsi sulla testa la coperta, spingere il suo piede sul mio sedere e farmi quasi cadere dal letto. Il telefono! Metto avanti le mani sul pavimento freddo. La sensazione di cadere nel vuoto mi fa riacquistare la lucidità necessaria per alzarmi, inciampo sui miei piedi e raggiungo la mia borsa ai piedi del letto. Intorno a me nulla è definito, le pesanti tende sono ben tirate per impedire al sole di risplendere nella camera di Peeta. Non vedo quasi nulla. Frugo velocemente tra le diverse cianfrusaglie, che dovrei buttare, e afferrato il telefono vengo accecata dalla luce dello schermo. Dopo un momento di smarrimento rispondo lasciando alle mie spalle la camera del Biondo addormentato. -Pr...Pro...Pronto- Riesco a sbiascicare con la bocca ancora impastata dal sonno. Lancio un 'occhiata all'orologio sulla parete del soggiorno mentre mi  getto esausta a faccia in giù tra i cuscini del divano e aspetto che il mio interlocutore si palesi. Sono le dieci. Sarebbe un orario decente se ieri sera non fossimo tornati così tardi dopo la vittoria di Madge alla gara di ballo. Così entusiaste di aver ben due giorni liberi prima dell'orienteering ci siamo lasciate andare alle follie dell'alcool. Al solo pensiero dei diversi bicchierini di tequila, devo respingere un conato di vomito -Everdeen dove diavolo sei? Perché non sei nella tua stanza? Torna subito qui!- Le mie orecchie. La voce di Johanna squilla dall'altra parte della cornetta. Parla troppo velocemente, continua a agitarsi nello spiegare qualcosa, che non capisco. Percepisco frasi senza senso e non riesco a connettere per almeno un minuto. - Shh.- L'azzittisco in preda all'esasperazione -Johanna... Piano.- Mi passò una mano tra i capelli e reggo la testa che non ha smesso un momento di pulsare. - Parla piano- riesco a scandire nuovamente -Non dirmi che ti sei ubriacata ieri sera!- -No. Sto bene! Stavo solo dormendo!- mento, cercando di non darle modo di rimproverami di nuovo. La sua voce martellante é già un sufficiente supplizio. Sembra credermi e sono sorpresa. - Devi venire subito all'auditorium!- Auditorium?Cosa centra ora? -Ma... Cosa stai dicendo?! Perché dovrei venire subito li?- domando mentre sollevo la testa per prendere una boccata d'aria -Siamo state sabotate! Qualcuno ha dato delle arachidi a Tess! Ora è al pronto soccorso! Credo sia stata opera di quella subdola di Celeste! Mi serve una cantante per questa sera e mi serve subito!- Strilla dall'altra parte del telefono -Quindi muovi quel sedere da Biancaneve e vieni qui immediatamente!- Johanna riattacca il telefono senza darmi modo di controbattere e rimango senza parole seduta sul divano per molto tempo prima di riuscire ad alzarmi a fatica. Rimango in una condizione di apatia per qualche minuto. Alla fine riesco a raggiungere la camera da letto. Indosso dei leggins e la felpa blu di Peeta. Lego i capelli sopra la testa e prima di uscire poggio un bacio sulla guancia di Peeta sussandogli nell'orecchio -Devo andare. Ci vediamo questa sera.- L'unica risposta che ottengo è un mugolio assonnato. Uscita dall'ascensore vengo travolta dalla luce che invade l'atrio dello stabile in cui vive Peeta. Sono anche senza macchina. Spero che a Peeta non serva la sua. Cerco nel parcheggio la Cadillac metallizzata. Il bib-bib dell'apertura automatica mi fa sobbalzare. Sono tesissima quando mi accomodo al posto del guidatore.  Incrocio le dita prima di avviare il motore. Mi auspico, con tutto il cuore, che non le succeda nulla. Peeta come tutti gli uomini venera la sua auto, come ogni ragazzo venera sua madre. No, emh... Va bèh. Forse non é giusto paragone parlando di Peeta. Il motore ruggisce nell'abitacolo.  Si accende al primo colpo e, fortunatamente, riesco a immettermi in strada senza molte difficoltà. A parte per il ciclista e il taxi a cui taglio la strada. È davvero grande. Troppo. Non capisco la necessità di possedere un'auto così ingombrante. Non ho molto bene le misure e rischio più di una volta di colpire oggetti ai bordi della carreggiata con gli specchietti.  Arrivo al parcheggio dell'auditorium sudata. La guida mi ha davvero provata. Sguardo di sfuggita il mio riflesso nel finestrino mentre chiudo la portiera, non potrei aver aspetto peggiore. Tutta trafelata, senza nemmeno aver fatto colazione, e  con una voglia immensa di pancake e caffè mi incammino verso l'ingresso. Il mio bisogno si trasforma in un'esigenza quando poco prima di salire le scale mi imbatto in un chioschetto. "Caffè. Caffè." I miei neuroni gridano in coro.   Mi fermo un attimo e sforzandomi al meglio per risultare educata e gentile,  ne prendo uno da portar via, poco zucchero e molto lungo. Mi scotto la lingua per la fretta e sono costretta a fare le scale perché l'ascensore non arriva. Sto attraversando uno dei corridoi quando da una delle sale prova mi giunge la voce isterica di Johanna. Trovo alcune delle AXO in una saletta tutte in cerchio. Entro di soppiatto sperando di non dare nell'occhio e mi siedo accanto a Annie che mi saluta con un grande sorriso. Nel frattempo Joh sta rimproverando sia Adeline che il musicista che l'accompagna. Il suo carattere peggiora di giorno in giorno.  Acida come un limone. Quando nota la mia presenza interrompe di botto la sua arringa e purtroppo si concentra su di me. Cerco di appiattirmi il più possibile sulla sedia, lasciandomi scivolare quasi fino a terra. -Everdeen trova una canzone decente da quel repertorio e vieni qui a provar...- si interrompe a metà frase notando il mio abbigliamento. Scansiona con lo sguardo ogni centimetro del mio corpo -Stai scherzando vero? Che diavolo ti sei messa?- grida folle contro di me. Capisco la reazione solo quando abbassando lo sguardo sul mio petto mi accorgo della scritta. Il sangue mi si gela nelle vene. Le lettere cobalto risaltano sotto i miei occhi formando una sigla: D T A U. La felpa di Peeta! Inutili sono le mie scuse, l'isteria è il sentimento prevalente della stanza. Riesco a scansarmi poco prima di essere colpita in fronte dal raccoglitore degli spartiti. Johanna abbandona la stanza mentre in silenzio raccolgo lo schedario e ,senza dire nulla, lo sfoglio alla ricerca di uno spartito. Mi tremano le mani. Come posso dire di no. Non posso tirarmi indietro ma non voglio neppure salire su quel palco con un microfono in mano.  Come farò a cantare davanti a tante persone? Le ginocchia iniziano già a tremare. Cerco inutilmente qualcosa che mi faccia sentire a mio agio . Ma nulla. I fogli non aiutano. Questi pezzi di carta mi fissano con le loro note mentre faccio ordine nella mia mente. Canterò una canzone a caso, la prima che mi verrà in mente. Per fortuna all'angolo della stanza c'è un pianoforte malandato che non sta usando nessuno e mi accomodo sullo sgabello in cerca di ispirazione. -Facciamo una pausa.- Afferma Annie uscendo alla ricerca di Johanna e seguita dal resto della sala. Mi sistemo meglio sulla sgabello senza dare nell'occhio e sfioro i tasti con le dita.
-Là in fondo al prato, all’ombra del pino
c’è un letto d’erba, un soffice cuscino...- 
La musica si diffonde da sola nella stanza come se avesse vita propria.
-...il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai, il sole avrai davanti.-                                                                   
Non so come riesca ancora a ricordare le parole di questa canzone.  
-Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,-
Ma le note dolci della canzone preferita di mio padre risuonano per lui.
-qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare. 
Quando anche l'ultima nota si disperde nell'aria , mi ritrovo immersa in un silenzio irreale. Mi volto di scatto e vedo Johanna e Annie come pietrificate sulla porta. Le altre ragazze dietro di loro.  Alzo le sopracciglia interrogativa e Annie inizia ad applaudire contenta. - Perfetta!! Everdeen, perché, cavolo, non mi hai detto che cantavi in questo modo?- mi domanda Joh avvicinandosi - Beh io...- Non so bene cosa rispondere e dopo qualche balbettio decido di stare zitta - L'idea del piano è geniale! Credo che nessuno lo sappia suonare come lo suoni tu!- Johanna sembra al settimo cielo nonostante io non sappia cosa cantare -Ma non so ancora cosa cantare.- Ammetto scoraggiata mentre vorrei essere a letto. Le due ragazze mi guardano stupite. -Questa canzone è bellissima!- -Questa?- La canzone di mio padre?  -Non so se sia appropriata per la gara.- Ammetto dubbiosa -Di sicuro gli altri canteranno canzoni più complicate.- Mi alzo sgranchendo le ginocchia. -Questa canzone mi ha fatto venire la pelle d'oca! Guarda.- Mi dice Johanna tirando su la manica del maglione -È quella giusta credimi!- -Jojo ha ragione, canta come hai fatto ora è andrà tutto bene.- Mi rassicura Annie regalandomi un enorme sorriso. -Allora posso anche evitare di provare?- Ho bisogno di un'aspira, un letto e delle braccia di Peeta.  Cerco con qualsiasi scusa di liberarmi da un pomeriggio infernale, ma Johanna è irremovibile e il suo sguardo è assetato di sangue. -Ok,ok.. Ricomincio a suonare!-
Provo per diverse ore. Propongo loro diverse versioni della ninna nanna che mio padre cantava a me e Prim quando era ancora in vita. Sono costretta più volte a ingoiare bocconi amari e a reprimere la tristezza per tutto il pomeriggio, che vola via in un soffio.
Il tempo trascorre velocemente tra un accordo, un gargarismo e le note della canzone della valle. Jo ha permesso a me e Adeline di tornare in sede prima di cena.   

-Kat mangia piano o ti strozzerai- ridacchia Madge di fronte a me, mentre addento voracemente tutto quello che mi mette nel piatto. -E' da ieri sera che non faccio un pasto vero. Oggi vedevo patate al forno e focaccine al formaggio ovunque.- Ammetto ancora con la bocca piena facendo ridere ancora più forte la mia amica. -Che grazia Everdeen.-  Dice la Mason nella mia direzione, chino la testa per ringraziarla per poi sentirle aggiungere -Ho lasciato un vestito per te in camera tua, indossalo stasera- -Signor sì!- Rispondo a bocca piena, guadagnandomi uno sguardo assassino.

Una volta uscita dalla doccia e aiutata questa volta da Annie a intrecciare i capelli sulla mia testa in una pettinatura elaborata mi appresto a provare il vestito che su una gruccia mi osserva da tutta la sera. Mi sembra di averlo già visto ma non mi ricordo dove. Ha un aria familiare. In soffitta c'è un armadio dove vengono conservati vestiti da sera, rigorosamente verdi, donati dalle vecchie consorelle. Questo deve proprio provenire da lì visto il lieve velo di polvere sulle spalline intrecciate dietro al collo impreziosite da pietre chiare color smeraldo. È molto scuro quasi da essere nero ma è bellissimo. L'unico mio timore è di non entrarci. Sembra di una taglia minuscola, spero che Johanna non l'abbia scelto apposta per punirmi. Ma sorprendentemente la zip sale e la stoffa scivola su di me alla perfezione. -Wow- Lascio senza parole Madge mentre è intenta a stendere un velo di trucco sulle sue guance e resto rapita io stessa dal mio riflesso nello specchio. Non sembro neppure io. Un'eleganza senza tempo sembra accompagnarmi.  Mentre Madge colora di un rosso accesso le mie labbra mentalmente cerco di ricordarmi il luogo che mi ricorda questo vestito. Sembra possedere qualcosa di speciale. Un velo di mistero avvolge me e l'abito fino a quando Johanna fa irruzione in camera nostra per vedere se sono pronta. -Everdeen dobbiamo andare, sei pronta?- Mi chiede mentre entra senza bussare -Si, arrivo.- Gli occhi della mia amica si fermano più del dovuto ad osservarmi poco prima di chiarire i miei dubbi -Non so come. Ma Hellen Sapeva che il vestito sarebbe stato perfetto.- Afferma - Mi ha anche chiesto una tua foto.-  Hellen chi? -Chi scusa?- Johanna sorride divertita -Ma sei stupida più di quanto sembri?- mi domanda con strafottenza, mentre la seguo giù dalle scale avvolta nell'abito senza tempo. -Pronto? C'è nessuno in quella testa? Quel vestito è di tua madre non te ne sei accorta bambolina?- Mamma? Accarezzo il tessuto leggero e ricordo tutto. Ora so dove ho visto questo abito. L'abito della fotografia preferita della mamma, quella in cui da giovane abbracciava un ragazzo moro. Quella che è sempre rimasta in bella mostra vicino alla toeletta per il trucco nella loro camera. Il vestito di mamma. Sto indossando il famoso vestito che mamma indossò la sera che conobbe papà. Il coprotagonista di una delle storie preferite di mio padre. Lui non si stancava mai di ricordarci come vinse mamma alla serata dell'asta durante gli Hunger Games. Sicuramente mia madre si era fatta troppo desiderare per buttare all'aria la sua unica occasione per conoscerla. Nonostante mia madre era restia a uscire con lui per via dell'influenza che i nonni avevano ancora su di lei non poté rifiutarsi di mantenere fede alla parola data. E dopo quella prima uscita mamma non fece più fatica a accettare i successivi inviti.  Mi ricordo con malinconia le serate durante le quali mio padre seduto sul divano con mia madre sulle sue ginocchia ci raccontava come avesse dovuto faticare per conquistarla. A detta sua era stato quel vestito a farlo innamorare di lei.  Liscio distrattamente la stoffa prima di chiedere a Madge di posare con me in una foto.
Nel tragitto che separa la sede dall'auditorium riesco a scrivere a mia madre una breve mail a cui allego felice la mia foto.
Madge mi abbraccia con forza prima di lasciarmi sola dietro alle quinte. Sono confusa. Agitata. Spaventata. Salire su quel palco necessiterà di tutte le mie energie questa sera. Vorrei tanto che Peeta fosse qui con me .E come se mi avesse letto nel pensiero mentre attraverso un corridoio che porta ai camerini una porta si apre repentinamente e vengo attirata all'interno. È buoi il nero mi avvolge e quasi perdo l'equilibrio inciampando sul piede del mio rapitore. Appena mi abituo all'oscurità riconosco il sorriso bianco di fronte a me. -Signor Mellark, quale onore.- Rido prima di attirare le sue labbra sulle mie e unire i nostri corpi in un bacio appassionato -Signorina Everdeen mi sembra di averle già fatto presente che non mi piace svegliarmi e non trovarti accanto a me!- Mi rimprovera piccato -Johanna sa essere molto convincente quando si mette. E credimi fa molto più paura di te.- Cerco di giustificarmi mentre le mie mani accarezzano i suoi bicipiti forti avvolti nel suo vestito elegante di sartoria -Come stai?- domanda tornando serio e notando nei mie occhi la tensione -Non so se posso farcela, ho paura.- -Il palcoscenico non è il vero nemico.- Sorride -E la folla che aspetta solo che io sul palco stoni tutte le note?- Chiedo esasperata. La luce del sera filtra dalla finestra in fondo alla stanza e posso vedere il luccichio divertito negli occhi di Peeta. Certo per lui è semplice, sembra a suo agio in tutte le situazioni, su un palco su un campo da hockey, in cucina. Ovunque si metta Peeta Mellark non può evitare di fare bella figura. Io al contrario preferisco non mettermi in mostra, soprattutto quando si tratta di musica. E' una cosa mia. Poche persone mi hanno sentito suonare. Quasi nessuno cantare. Il canto era una delle poche cose che condividevo solamente con mio padre. Lui suonava io cantavo, io suonavo e lui cantava. Così allietavano le giornate di pioggia durante le giornate estive. Cerco di trattenere un singhiozzo prima di scoppiare in un mare di lacrime.  -Non credo di potercela fare- ammetto sconsolata appoggiando la mia fronte al suo petto. Il respiro accelera e la possibilità che io possa salire su quel palco si allontana. Peeta rimane in silenzio mentre accarezza la mia testa e dopo un lungo sospiro mi dice: -Il pubblico ti adorerà. Cerca di essere solo te stessa. Dimenticati degli altri. E se proprio non ci riesci, concentrati su di me. Cercami tra il pubblico e canta per me. Katniss io ti amo già. Gli altri ti ameranno, ne sono sicuro.- Le parole di Peeta sono come un tocca sana per i miei nervi -Grazie.- Sussurrò prima di posare delicatamente un bacio sulle sue labbra - Ti amo Peeta Mellark.- Ammetto e nell'oscurità le mie guance diventano più calde -Per me hai già vinto- dice attirandomi di nuovo a sè. Cerco di allontanarmi - Si?- Chiedo con un sorriso sulle sue labbra - Hai me!- Afferma prima di scoppiare in una risata che contagia anche me. Veniamo interrotti dai richiami in lontananza di Johanna che mi cerca - Devo andare Mellark.- -A dopo Amore mio.- Dice lasciandomi andare di malavoglia -Davvero intimo questo stanzino delle percussioni- Dichiaro alzando gli occhi al cielo e facendo sorridere ancora il mio ragazzo -Dovremmo rifarlo - ammette prima di aprire la porta e lasciarmi uscire. Lascio la sua mano e mi incammino lungo in corridoio a passo deciso -Katniss...- mi volto al suono del suo richiamo  -Ricorda: se potessi scommettere, scommetterei su di te.- e dopo un lungo scambio di sguardi e sorrisi ci separiamo nuovamente.

Sono seduta dietro alle quinte e ascolto distrattamente gli altri concorrenti esibirsi su quel palco. Il pubblico alterna applausi calorosi a piatti applausi di rito. Adeline continua a ripetere mentalmente le parole della sua canzone accanto a me, per mia fortuna Johanna è stata costretta a accomodarsi in platea per lasciarci concentrare. Le esibizioni si susseguono una dopo l'altra a ritmo regolorare. Sono quasi le undici  quando Adeline viene chiamata sul palco. Dopo di me pochi altri dovranno affrontare il pubblico. La tensione torna a bussare alla mia porta e le mani incominciano a sudare. Con uno sguardo veloce passo in rassegna lo spartito, sono note che conosco a memoria. Mimo distrattamente con le dita la sequenza musicale e attendo che dopo l'applauso anche Adeline lasci il palco. Quando un lucido pianoforte nero a coda viene posizionato al centro e i microfoni sistemati correttamente Ceaser chiama in mio nome: -Fatemi sentire una caloroso applauso per la nostra Katniss Everdeen- Un piede dietro l'altro raggiungo il centro del palco e faccio un breve inchino in direzione di Ceaser che con poche battute mi indirizza verso il piano. Il mio udito è smorzato dall'unico suono che riesco a sentire. Il mio cuore che palpita. Cerco gli occhi azzurri di Peeta tra la folla e poco prima di accomodarmi sono quasi sopraffatta dalla paura. Il terrore mi acceca la vista. Non lo vedo.  Posiziono il mio spartito e per fortuna il panico è cancellato quando riesco a intercettare il suo sguardo in quinta fila. Un sospiro di sollievo esce dalle mie labbra prima di posizionare delicatamente le mie dita sui tasti. Chiudo gli occhi e la musica inizia riempire l'aria una nota dopo l'altra, la canzone riecheggia nello spazio.  La mia voce viene catturata dal microfono. Le note sospese nel vento. Tutto sembra andare bene. Acquisto sicurezza e decido di aprire gli occhi. E lo sguardo di ammirazione di Peeta mi sorprende. Sembra  senza parole. Sono costretta a interrompere il contatto visivo per tornare a prestare attenzione allo strumento davanti a me . Queste parole escono dalle mie labbra piene di emozione e sentimenti. Vorrei tanto poterle dedicare a mio padre ancora una volta. Avvolta in questo vestito che me lo ricorda ancora una volta. Trattengo a stento una lacrima mentre la pelle d'oca corre lungo tutta la mia schiena. Non posso più fermarmi. Le dita si muovono veloci sui tasti, il microfono amplifica la mia voce. E sono sopraffatta dalle emozioni quando la musica di spegne e il pubblico scoppia in un rumoroso applauso. Molti delle mie compagne di alzano in piedi, vedo Madge sorridere nella mia direzione. Johanna alza il pollice mentre io cerco di alzarmi sulle mie gambe che continuano a tremare e ormai sono molli a causa della tensione accumulata. Gale accanto a Thom applaude compiaciuto ma la mia attenzione resta catalizzata tutta su quel ragazzo biondo che armeggia con la sua macchina fotografica in quinta fila. Sorrido nella sua direzione e mi lascio immortalare dal flash prima di lasciarmi il palco alle spalle.
Sono colpita dai diversi ragazzi che si avvicinano per complimentarsi con me dietro le quinte. Sorrido imbarazzata a tutti. Mentre Adeline mi porge un bicchiere d'acqua ammirata. -Da quando suoni il piano Katniss?- Mi chiede una ragazza castana -Da quando mi ricordo- ammetto con un'alzata di spalle.

Ceaser al centro del palco cerca di riattirare l'attenzione del pubblico mentre chiama sul palco i primi dieci classificati e è una sorpresa sentire chiamare il mio nome al secondo posto. Non mi aspettavo di poter piazzarmi sul podio con una ninna nanna. Ma sembra che la giuria abbia apprezzato. Ceaser mi porge un mazzo di fiori - Toccante. Veramente toccante Katniss.- Si complimenta con me prima di decretare vincitore un compagno di Gale. Un tenore, che ha stupito tutti con la sua voce. Nella hall come ogni anno è allestito un buffet. Ogni serata è un occasione nuova per far festa durante gli Hunger Games. Raggiungo i miei amici dopo aver afferrato un bicchiere di vino e Peeta non perde l'occasione di immortalare la mia immagine in più momenti. Fino a quando visibilmente imbarazzata vengo salvata da Madge che decide di posare con me. È divertente sorridere all'obiettivo accanto alla mia migliore  amica,che non perde l'occasione per fare mille giravolte -Dai Peeta fai una foto con Kat- Ordina afferrando la macchina fotografica dalla mani di Peeta e spingendolo nella mia direzione. Peeta mi solleva e ci fa girare su noi stessi, non si limita ad abbracciarmi. Le sue labbra sono presto sulle mie e posso sentire le mie guance bollite quando Madge ridacchia divertita mentre scatta foto: - Siete bellissimi!!- - Undersee da qua!- Gale bacia Madge mentre usa la macchina per farti un selfie strampalato e tutti ridiamo. -Domani potremo riposare?- chiedo esasperata prima di sedermi su un divanetto mentre Peeta fa poggiare la mia testa sulla sua spalla. -Non credo amore.- -Ho bisogno di una vacanza.- Ammetto sospirando -Che ne dici se partissimo per le vacanze di primavera?- mi chiede sovrappensiero Peeta -Dai si partiamo per una vacanza tutti insieme.- Si intromette Madge sedendosi accanto a me alzo gli occhi al cielo esasperata -Qualcosa mi dice che non mi riposerò molto - dico facendo ridere entrambi -Che ne dite di Cacun?- Chiede Gale -NO!- Io e Madge affermiamo quasi all'unisono, Gale alza le mani come per arrendersi fulminato dai nostri sguardi -Niente Messico Hawthorne !- Lo rimprovera la bionda -Che ne dite di Santa Barbara?- chiede distratto il ragazzo biondo accanto a me -Ho proprio voglia di tornare in California- Squittisce Madge -Ho bisogno di sole.- Sorride nella nostra direzione. -Potrei ospitarvi a casa mia. - continua Peeta -Dovrei proprio tornare a controllare la situazione della casa del nonno...- Un velo triste scende sui suoi occhi e stringo la sua mano per infondere in lui un po' di coraggio -Ti seguirò ovunque tu voglia andare.- Dico baciandogli la guancia -Ovunque basta che non sia Cacun.- afferma Madge ridendo e lasciandosi abbracciare da dietro da Gale -Domani io e Katniss possiamo cercare i biglietti- - I biglietti per cosa?- si avvicina a noi Finnick per mano alla bella Annie, Peeta sorride affabile al suo amico -Vacanze di primavera. Tu e Annie avete già programmi?- chiede gentile, i due si guardano per un attimo e poi Finnick risponde per entrambi: -Andiamo ovunque andate voi- Ride il bel dio del mare  - Che sfacciato Odair, autoinvitarsi alle vacanze altrui non é educato- interviene Johanna che insieme a Jake ha ascoltato una parte della conversazione -Quando partiamo?- aggiunge divertita e nessuno è in grado di trattenere le risate -C'è posto per tutti in quella casa.- conferma Jake mentre si siede accanto a Peeta e gli arruffa i capelli con affetto fraterno. Peeta gli sorride e conferma con un cenno di capo - Otto biglietti aerei quindi?-  Chiede conferma la mia amica -Otto biglietti aerei!- risponde Peeta.

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Capitolo 40
*** Lillà ***


Ciao gente!!! Buona Pasqua!! Ho una sorpresa per voi, lasciate stare le uova e dedicatevi alla lettura del nuovo capitolo :) .
Buona lettura, a presto -Torma.
P.S. Non mangiate troppo e cercate di recensire <3 .


39.
 
Pov Finnick

Il quarto giorno degli Hunger Games è arrivato. Sono veramente stanco di stare in panchina. È ora di passare all'azione. Oggi avrò la mia occasione per farmi valere e dare la possibilità di guadagnare punti alla Dtau. È una settimana nera per tutti noi. Gale ormai è teso come una corda di violino. Sembra quasi impazzito all'idea che quest'anno potremmo perdere.  Johanna è stata più astuta quest'anno e sta dando parecchio filo da torcere a tutti noi. Per di più la maggior parte dei confratelli ha legami sentimentali con quelle ragazze così terribilmente carine da essere  una distrazione in tutto quello che facciamo.  Neppure Gale è rimasto immune a Madge. Ho sempre sospettato che tutte quelle attenzioni alla amica di Everdeen non fossero casuali. Credo che quello stupido si colpevolizzi nella sua stanza la notte per i nostri risultati. Il secondo posto alla gara con l'arco ci è bastato per recuperare diversi punti, ma non è bastato a lui, e le AXO sono ancora in testa. Nel mezzo fondo oggi spingerò al massimo per dare un po' di tranquillità a quel bel imbusto.
La gara si svolgerà in un bacino artificiale poco più fuori Providence, dove l'acqua dovrebbe essere più calda di quella dell'oceano. Non che per me ci sia differenza. Nelle ultime due settimane ho incrementato le ore di allenamento in modo graduale in modo da non rischiare incidenti. Sono in forma perfetta. I movimenti impercettibili accanto a me risvegliano l'attenzione sulla mia sirenetta, Annie è profondamente addormentata e il suo respiro tranquillo e regolare solletica la pelle del mio petto, sul quale è accoccolata. È rilassante osservarla dormire così serenamente nel mio letto.  Johanna sa benissimo che Annie non è come le altre ragazze, nonostante gli Hunger Games ho avuto sempre  libero accesso alla sua stanza, alle sue labbra,  al suo corpo, durante queste ultime settimane. Anche Annie prenderà parte alla gara, si è allenata a stretto ritmo anche con me, può farcela benissimo a battere tutti, mi turba solo che non potrò aiutarla, la mia unica preoccupazione è, e sarà, il fatto che la mia piccola e fragile ragazza nuoterà accanto a me, per tutto il tempo, e dovrò ignorarla, cosa che mi è impossibile fare in qualsiasi occasione.
Sono quasi tre anni. I migliori mille giorni della mia vita. Quando sto con lei mi sento un uomo nuovo. Una persona migliore . Ho abbandonato tutte le mie pessime abitudini per lei. So per certo che il giorno in cui ci laureeremo sarà il giorno perfetto. L'anello che le ho comprato aspetta nel cassetto della mia biancheria da circa un anno, era un pomeriggio di pioggia quando l'ho acquistato. Non mi ricordo bene come, ma lo comprai senza pensarci due volte, e da quel giorno non ho avuto nessun dubbio. Le chiederò di sposarmi alla fine della cerimonia  di laurea, alla fine di questo periodo della nostra vita. La seguirò ovunque. È la mia luce. E nonostante esista l'oscurità sono sicuro del fatto che anche tra 1000 anni vorrei passare il resto della mia vita con lei. A piccoli passi, in silenzio, con una leggerezza angelica, Annie è entrata nella mia vita ed si è fidata di me come nessuno prima aveva fatto, e nonostante avessi paura  è stato impossibile non innamorarmi di lei. Molti credono sia strana. Ma pochi la conoscono realmente per quello che è. La maggior parte della sua vita è stata in salita. Non deve essere stato facile superare il trauma della notte che ha sconvolto per sempre la sua esistenza. È semplicemente speciale per me, non bizzarra o pazza, solo strabigliantemente forte . I suoi comportamenti sono del tutto giustificati dal suo passato. Quando i brutti ricordi la assalgono, decide autonomamente di nascondersi in un mondo perfetto, creato dalla sua mente, fino a quando non riacquista la serenità, e poi ritorna. Ritorna sempre da me la mia piccola Annie. La amo per questo. É l'unica in grado di accendere il mio cuore. Lei è fuoco, terra, acqua e aria. Lei è tutto per me.  Le passo una mano tra i capelli e il suo respiro cambia, non è più regolare e capisco che si sta svegliando. Sbatte più volte le ciglia dei suoi occhioni verdi e quando si accorge che la sto guardando mi sorride. Le sue labbra rosa si piegano all'insù regalandomi il più dolce sorriso della storia e sento il cuore diventare più caldo. -Buongiorno!- Mi saluta poggiando teneramente le sua bocca sulla mia. È sempre casta e pura la mia Annie, lascio vagare i miei occhi, guidati dai miei istinti maschili, certamente meno puri e soprattutto poco casti, sul suo corpo e non posso fare a meno di notare come, anche a letto, Annie cerchi sempre di essere ordinata e elegante. Sotto al lenzuolo il suo corpo è separato dal mio da una camicia di seta bianca a pois lilla mentre il suo sederino tondo è ricoperto da pantaloncini leggeri dello stesso tessuto. La amo nella sua perfezione e semplicità. Le ragazze a cui ero abituato prima di imbattermi per caso in lei, non avrebbero mai preso liberamente la decisione di vestirsi in questo modo nel mio letto. In realtà i vestiti non erano contemplati in quelle occasioni. A differenza loro Annie ogni sera prima di addormentarsi e ogni volta che passa la notte con me sfoggia un pigiamino sempre nuovo, che nonostante tutto è in grado di stuzzicare la mia mente e il mio corpo, sempre e comunque. Dopo il mio primo anno di perdizione i miei compagni del secondo anno non capivano come facessi a non  scopare ogni sera come facevano loro. Ma con Annie è stato diverso. Dopo averla quasi persa ho recuperato me stesso e ho aspettato di conquistare nuovamente la sua fiducia. Ho aspettato e aspetterei altri mille anni per lei. L'attesa non è stata vana. Fare l'amore con Annie fu come perdere la mia verginità, non quella reale, che purtroppo avevo regalato a una ragazza qualsiasi del mio liceo. A Annie donai la verginità del mio cuore, mentre tra le mie braccia e sotto al mio corpo lei sia abbandonò completamente a me.
- A cosa stai pensando?- Mi chiede gentilmente mentre si sposta lentamente, a pancia in giù sopra di me, per guardarmi negli occhi e accarezzare i mie capelli con le dita lunghe e affusolate -Alla nostra prima volta.- Confesso e noto con piacere che, dopo tanti anni, sono ancora in grado di fa scomparire le lentiggini dalle sue guance, facendola arrossire. - E sono pensieri belli o brutti?- Chiede titubante -Bellissimi, come te amore mio.- Quando un sorriso compare sulle sue labbra non posso fare a meno di congiungere le nostre bocche. Un bacio. Tre baci. Dieci baci. La mia erezione mattutina freme nei boxer e ho tutte le intenzioni di concederla a Annie. Ribalto le nostre posizioni e lentamente mi dedico a spogliare la ragazza perfetta che si trova sotto di me. Mi guarda senza sbattere le palpebre, con i capelli ramati sparsi sul cuscino e le labbra turgide per i baci di qualche secondo fa. Faccio scorrere ai suoi piedi i pantaloncini con una mano mentre con quella libera lentamente slaccio a uno a uno i bottoncini argentati della camicia, lasciando sul suo corpo libero dal tessuto una scia di baci. Posso notare divertito come Annie abbia indosso ancora la biancheria intima. Sempre impeccabile. Un completino avorio di raso contrasta con la sua carnagione chiara, sgancio il gancetto del suo reggiseno mentre le mie dita scivolano lungo la sua pancia in direzione della sua femminilità. Faccio scivolare il morbido tessuto in modo che le mie dita si possano fare strada dentro lei. Sobbalza la mia Annie mentre esploro la sua intimità. È calda, piacevolmente umida - Sei già così bagnata...- Sussurrò contro la pelle dei suoi capezzoli prima di baciarli e succhiarli tra le mie labbra. Geme sotto le mie mani e il senso di potenza che mi trasmette il suo abbandono mi fa sentire vivo. Annie attira a se il mio viso e il bacio che ci scambiamo mi lascia senza respiro, ansimante sopra di lei. Sento chiaramente pulsare la mia rigidità ancora nei boxer e perdo la ragione mentre Annie si muove su di essa per farmi impazzire. Sento il suo calore attraverso il tessuto e quando le sue dita scendono fredde verso l'elastico della mia biancheria so che ho il suo permesso. Mi libero velocemente di quel tessuto. Allargò le sue gambe lisce per permettere alla mia estremità di raggiungerla. Annie sotto di me freme quando la mia erezione sfiora il suo interno coscia. Il suo sguardo è carico di desiderio ma come ogni volta posso cogliere la paura che si nasconde sotto i suoi terribili ricordi. Lascio che la punta delle mia erezione appoggiata poco più fuori dal mondo che vorrei esplorare, mi trattengo prima di affondare e perdermi in lei, l'attesa mi logora all'interno e prima di lasciarmi condurre dalle emozioni le chiedo guardandola dritta negli occhi: -Come la prima volta, Amore mio?- e quando la risposta non tarda ad arrivare sono già dentro di lei -Come la prima volta.- sussurra.

Annie e io arriviamo all' idroscalo mano nella mano. Annie sorride e saluta allegramente tutti quelli che conosciamo con la sua solita aria sognate mentre raggiungiamo Johanna, poco distante dalle piattaforme di partenza. Sotto alla tuta della Dtau ho già indossato il costume per non perdere tempo negli spogliatoi e anche Annie ha fatto lo stesso, nonostante abbia insistito perchè io non lo vedessi prima della gara. L'aria è frizzante ma una volta in acqua non sarà più un problema. -Buon giorno piccioncini- Ci stuzzica Jo' sorridente. Ho dovuto accettare la presenza di Johanna fin da subito. Annie faceva parte del pacchetto Johanna e Johanna faceva parte del pacchetto Annie. Johanna è sempre stata molto protettiva nei confronti di Annie. Posso notare con piacere che oggi la mia amica non è per niente agitata. Ieri le sue ragazze hanno conquistato due primi posti, garantendole la stabilità in classifica, ma so per certo che questa tranquillità dipende molto anche dal fatto che oggi gareggerà Annie. Johanna si fida di Annie, come Annie si fida di me. Jo' sa benissimo che la nostra piccolina non la deluderà. Affiderebbe ad Annie la sua stessa vita, sono contento di vedere che nonostante il suo passato Annie abbia una vera amica al suo fianco. -Bell'imbusto lascia la mia ragazza.- Afferma con enfasi allontanando da me Annie e abbracciandola, Annie ride, l'ha sempre divertita la rivalità che fin da subito si istaurò tra me e Jo per contendersi le sue attenzioni, seppure in modo diverso -Prendila pure tanto non potrai fare nulla con il suo corpo, se il suo cuore è mio!- Le rispondo a tono e prima di allontanarmi la bacio sulla fronte: -Ci vediamo al traguardo.- Le sussurrò mentre annuisce, prima di spostare dietro il mio orecchio un ciuffo di capelli - Ti amo.-  La semplicità con cui lo dice mi riempie il cuore di gioia e non posso fare a meno di risponderle. Farei di tutto per lei. È la mia anima gemella e qualunque cosa faccia sarò sempre dalla sua parte. Senza di lei la mia vita non avrebbe senso, non sarebbe vita. Mentre la mia mente elabora tutte queste frasi mi limito a sussurragli a fior di labbra:  - Ti amo anche io Annie Cresta.-
Raggiungo Tresh per fare un po' di stretching con lui, quasi nessun Dtau se l'è sentita di fare questa gara, occorre una grande preparazione e resistenza fisica, per fortuna alla fine ha accettato lui. Tresh era uno dei pochi sicuri di potercela fare ed infatti eccolo li possente e sicuro di sé, mentre allunga le sue braccia massicce e muscolose fino a toccare i suoi piedi -Odiar!- Mi saluta quasi con un grugnito mentre lascio cadere nelle mani di una matricola i miei oggetti personali. Non posso fare a meno di ascoltare i gridolini e gli apprezzamenti delle ragazze che mi guardano come un pezzo di carne mentre tolgo la felpa e i pantaloni rimanendo in costume. Una volta queste attenzioni mi avrebbero lusingato, e  non mi sarei certo fatto problemi a divertirmi con loro nella mia camera da letto. Tutto questo mi sembrava normale in un mondo senza Annie. Ma da quando lei è parte di me respingo lontano anche solo l'idea di poter diventare un'altra persona. Mi irrito parecchio quando nell'angolo della piattaforma Annie e l'altra ragazza della AXO, che non conosco, mostrano i loro costumi. Capisco perché prima abbia insistito perché io non lo vedessi. Intercetto lo sguardo di Annie che imbarazzata si nasconde dietro Johanna mentre i ragazzi del pubblico fanno apprezzamenti, anche volgari, sul suo fisico. Non posso negare che il costume che indossi non le doni. Ma è molto lontano da quello che sceglierebbe di indossare ogni giorno. Lo stretto tessuto sintetico si modella attorno al fisico magro di Annie mettendo in risalto il suo seno piccolo e rotondo e il suo splendido di dietro, malamente coperto da quel tessuto. All'ennesimo fischio in direzione della mia fidanzata non ci vedo più dalla gelosia e scatto nella sua direzione, prendo il mio accappatoio e avanzo a grandi passi verso lei. La avvolgo in un morbido abbraccio che profuma di bagnoschiuma e quando la folla di smidollati alle mie spalle nota il mio sguardo intimidatorio si acquieta. -Odair quante storie per un costume!- commenta Johanna divertita -Mason si dal caso che questo costume non sia adatto a una gara sportiva.- Ringhio mentre sento il corpo di Annie rilassarsi tra le mie braccia -I costumi dei negozio sportivo erano troppo castigati ho preferito farlo confezionare dalle mie matricole a mio gusto.- Mi punzecchia -Non è una sfilata di moda! Non tutti adorano mettere in mostra le chiappe!- Strillo nella sua direzione facendo sobbalzare Annie che riacquista la parola -Smettetela subito!- il suo tono risoluto sorprende entrambi e lo fa sopratutto il suo gesto, in movimento veloce lascia cadere ai suoi piedi l'accappatoio e mi sorride - Posso resistere ai commenti.- Mi rassicura dolcemente e vederla così forte mi fa sentire orgoglioso di lei. Ho sempre pensato di doverla proteggere in qualsiasi momento ma a volte dimentico che Annie Cresta non è assolutamente una persona debole. - Ok amore mio.- Le dico ricambiando il sorriso e spostando i suoi capelli dietro le orecchie, un gesto ormai così famigliare da essere diventato naturale -Io sono laggiù se hai bisogno di me.- Le ricordo indicando la mia postazione e torno indietro dopo aver raccolto il mio accappatoio, mentre Jo' mi fa una linguaccia e mi trattengo da farle qualche brutto gesto. Passo i restanti dieci minuti seduto al bordo della piattaforma mentre bagno le mie estremità. Osservo Johanna aiutare Annie a infilare la cuffia e al suono della tromba mi posiziono ai blocchi di partenza con il resto dei  partecipanti. Lancio un ultimo sguardo a Annie nel suo costumino verde e cerco di memorizzare il numero stampato sulla sua cuffietta verde mela. Mi sorride poco prima che il colpo di cannone decreti l'inizio della gara e sono in acqua.
Ventiquattro persone agitano le loro gambe e braccia creando onde e spruzzi d'acqua ovunque. Nello stesso momento in cui il mio corpo si infrange con la superficie limpida dimentico tutto ciò che mi circonda e ritrovo me stesso. Sono nel mio elemento naturale. L'unico pensiero è quello di restare a galla e avanzare più degli altri. Sto attento. Calibro la forza in ogni bracciata, sarà una lunga gara,  non voglio rischiare di strafare e non arrivare al traguardo. Prendo grandi respiri ogni tre bracciate. Sono nato e cresciuto in una cittadina della Florida dove l'Oceano era il mio migliore amico. Nuotare e Surfare era ciò che amavo. L'unica cosa che riesco a percepire è che sono in acqua e agito le gambe con vigore per modulare la mia velocità. Nuotare mi è sempre venuto naturale. Fin da piccolo l'oceano ha attirato la mia curiosità. Ricorda con nostalgia le lunghe giornate che potevo trascorrere sulla mia tavola da surf i pomeriggi dopo il liceo. Vivevo per l'acqua e tra le onde ero libero di vivere mettendo alla prova le mie capacità. L'abbronzatura non abbandonava mai la mia pelle. Il mio ingresso alla Brown è stato decisamente per caso. Non sapevo bene cosa fare e cosa diventare. Era il periodo in cui la mia mente era troppo occupata a pensare alle ragazze. La Brown fu la prima università ad accettare la mia immatricolazione e non ci pensai molto prima di accettare. L'idea di trasferirmi in un altro stato attirò il mio interesse, un posto nuovo era tutto quello di cui avevo bisogno per divertirmi. Solo successivamente ho maturato un certo interessamento per le discipline accademiche. Frequentavo le lezioni quando le feste e le ragazze non interferivano con esse. Fu proprio a causa di questa mia passione irrefrenabile per le ragazze che conobbi Annie. Durante il mio secondo anno fui costretto a ripetere alcuni corsi del primo anno che avevo trascurato. Rifrequentare corsi come lettura inglese fu  una seccatura, non avevo di certo voglia di sorbirmi le noiose lezioni di quel professore so tutto io. Ma un giorno, non so cosa mi spinse ad andare a lezione, so solo che mi ritrovai nell'edificio VI e venni travolto da uno scricciolo rosso, che senza essersi accorto di me, mi era piombato addosso. La gentilezza con la quale si scusò mi fece intenerire e il fatto che mi parlasse come se non sapesse chi io fossi al campus mi intrigava. Ogni matricola voleva venire a letto con me o meglio ogni matricola che non fosse Annie voleva scopare con me. Lei invece si limitò a concedermi la sua amicizia. Un'ora più tardi scoprii  che Annie Cresta sarebbe stata la mia compagna di corso per il resto del semestre, che passai inutilmente ad invitarla ad uscire. Eravamo amici e questo le bastava ma ogni giorno che passavo in sua compagnia desideravo sempre più. Quando ormai avevo perso le speranze Annie accettò e dal nostro primo bacio capii che le cose tra noi sarebbero state diverse. Non è stato tutto rosa e fiori all'inizio ero ancora un po' montato ma sono migliorato per lei. Annie. Sento una presenza famigliare alle mia destra e intravedo la cuffietta verde della mia fidanzata. Brava amore mio. Non vedo l'ora di attraversare il traguardo per poterla di nuovo toccare. Rimaniamo nella nostra bolla di vetro separati dagli altri concorrenti  per la restante ora. Fino a quando la gara finisce. Taglio il traguardo immaginario da solo. Annie arriva pochi secondi dopo di me. Ma sento che c'è qualcosa che non va. Esco subito dall'acqua sollevandomi sulle braccia e non presto attenzione a nessuno. Non me ne frega nulla se ho vinto. Dov'è Annie? Vedo Johanna tenderle la mano per aiutarla. Si è tolta la cuffia e i suoi capelli galleggiano sparsi a filo dell'acqua. Il suo respiro è davvero irregolare. Sembra davvero stanca. -Joh lascia stare faccio io.- dico alla mia amica afferrando sotto le braccia Annie e sollevandola con facilità. È leggera come una piuma. -Dovresti mangiare un po' di più amore- scherzo mentre l'aiuto a mettersi in piedi ma non ottengo risposta. Annie chiude gli occhi e impallidisce all'istante. Le gambe cedono sotto al suo peso e sono costretto a afferrarla velocemente per non farle perdere l'equilibrio -Gira .Gira tutto. Fallo smettere ti prego.- Riesce a sussurrare nel incavo del mio collo. Senza pensarci due volte passo le mani sotto le sue ginocchia e dopo averla avvolta in un morbido asciugamano mi faccio spazio tra la folla, il quale entusiasmo si spegne a furia delle mie occhiate truci. -Johanna trova qualcuno con qualcosa da mangiare. E possibilmente zucchero.- Frugo nella mia borsa dopo aver fatto sedere Annie e le allungò un drink energetico -Bevi.- La mia voce esce più dura del previsto. Le candide mani di Annie tremano impercettibilmente ma riesce ad afferrare la bottiglietta. Un dubbio atroce mi attorciglia lo stomaco -Hai mangiato Annie?- Gli occhi verdi si abbassano sulle sue ginocchia e la rabbia ribolle dentro me prima di sgridarla -Ma sei pazza? Cosa ti dice il cervello? Certo che poi stai male. Mi avevi detto che avresti fatto colazione mentre facevo la doccia questa mattina- La mia invettiva viene interrotta dall'arrivo di Johanna e una piccola brioche confezionata. Il suo sguardo rimbalza tra me e Annie visibilmente scossa per il mio tono di voce. Nel frattempo un gruppo di curiosi si è avvicinato per osservare meglio. Quello di Annie è stato un gesto sconsiderato. Cerco di riacquistare la calma mentre Johanna spezzetta piccoli pezzi di dolce e li allunga a Annie che li mangiucchia intimidita. Non posso credere che sia stata così incosciente. La voce di Peeta alle mie spalle mi fa sobbalzare -Eih amico va tutto bene?- chiede preoccupato scansando la folla, alzo le spalle noncurante -Annie non aveva fatto colazione- Peeta mi guarda interrogativo -...di nuovo- aggiungo mettendo enfasi a ciò che dico.  Peeta sembra capire al volo -Vestitevi. Siete invitati a casa mia per il pranzo.- Dice autoritario -L'invito vale anche per te Johanna.- Aggiunge, ma la nostra amica declina l'invito.
Lascio Annie in compagnia di Johanna mentre approfitto degli spogliatoi per fare una doccia calda. Pensavo che Annie mangiasse di meno solo per gli Hunger Games, ultimamente è spesso distratta. Uscito dallo spogliatoio trovo Mellark e Katniss seduti su una panchina ad aspettarmi. Annie arriva solo venti minuti dopo. Ha legato i lunghi capelli in uno chignon e i jeans stretti le fasciano la vita mentre un maglioncino con dei cuoricini ricopre le sue spalle. È taciturna, sembra essere triste per la mia sfuriata di poco fa. Allungo la mia mano e dopo un attimo di esitazione la afferra. Porto la sua pelle morbida vicino alle mie labbra e mentre le bacio il dorso della mano le chiedo scusa: -Mi dispiace per prima.- Non mi risponde a parole ma dalla stretta più forte capisco che è tutto passato. Nonostante tutto non sono in vena di festeggiamenti e evito il resto dei Dtau. Sgattaiolando velocemente in auto. Seguo l'auto di Peeta fino al suo appartamento e sono contento di vedere che Annie sia tornata allegra come questa mattina. Parla con Katniss per tutto il tragitto in ascensore mentre in silenzio la osservo. Le guance hanno ripreso colore e la sua solarità riempie la stanza. Gli occhi verdi di Annie si illuminano appena varcata la porta dell'appartamento e entrati nel soggiorno di Peeta il sole ci abbaglia entrando dalle grandi vetrate. Il panorama che si intravede dalla finestra è meravigliosamente incantevole come il sorriso della mia fidanzata mentre allegra si accomoda sul divano insieme a Katniss. -Lasciamole tra donne.- Afferma Peeta invitandomi a seguirlo in cucina. Mi sorride mentre mi siedo sullo sgabello davanti a lui mentre si posiziona dietro i fornelli -Cosa vi va per pranzo?- chiede armeggiando con dei tegami sotto al mobile. La sua chioma bionda sparisce per qualche secondo mentre sento in lontananza la risata cristallina di Annie. Vengo colto alla sprovvista quando Mellark, riemergendo da sotto al mobile e  mi lancia uno straccio. -Cosa dovrei farci, amico?- Domando incuriosito -Dammi una mano.-  Sorride. Osservo meglio il panno tra le mie mani. È un grembiule, non sono uno chef ma qualcosa dovrei sapere fare, accetto senza farmelo ripetere due volte -Beh preparati ad assaporare i  miei manicaretti- affermo facendolo ridere -Sono sicuro che non potrai fare peggio di Katniss- afferma ridendo e scoppio in una risata fragorosa subito dopo lui. -Cosa avete da ridere voi due?- Katniss entra in cucina seguita da Annie e si siede sullo sgabello dal quale mi sono appena alzato prima di aprire il frigo e prendere del the freddo. Peeta le allunga dei bicchieri. Annie mi guarda dolcemente mentre tento di allacciarmi il grembiule, dopo qualche secondo le sue mani sfiorano le mie e un fiocco compare sulla mia schiena. La bacio tra i capelli per ringraziarla e subito dopo imita Kat accomodandosi dietro il bancone -Ho fame. Cosa prevede il menù?- Katniss domanda mentre sorseggia la sua bibita -Everdeen te l'hanno mai detto che puoi essere tremendamente fastidiosa?- le dico mentre Peeta scoppia a ridere per l'espressione scioccata della sua ragazza. Il suo volto si colora di rosso mentre lancia occhiatacce truci prima a me e poi al biondo alla mia destra. -Non credo di esserlo.- sbuffa incrociando le braccia al petto. Ma il muso scompare appena Peeta serve su un vassoio delle focaccine tonde e ben dorate. Che coppia strana. Aiuto Peeta con il pranzo: taglio cipolle, zucchine, spalmo maionese su tramezzini. Annie mi osserva come incantata e  mi diverto ad avvicinare alla sua bocca ogni tipo di ingrediente. Sono un po' goffo dietro ai fornelli e questo fa si che gli altri commensali si divertano alle mie spalle, ma in un'oretta riusciamo ad apparecchiare e servire un ottimo pranzetto. Controllo che Annie mangi tutte le sue porzioni e sono contento quando domanda a Peeta il bis di gnocchi. Concludiamo il pranzo con una bella fetta di crostata e sazi torniamo alla sede dei Dtau, dopo aver aiutato Katniss a lavare i piatti. Nonostante io non ne abbia la minima voglia, Annie è costretta a lasciarmi nel pomeriggio per andare a supervisionare Delly e Veronica per la sfida di cucina. Sono stanco per fare qualsiasi cosa. Salgo in camera mia e dopo aver lanciato le scarpe nell'angolo della stanza, mi lascio cadere sul letto ben fatto, opera di Annie. Come farei senza? Mi distraggo fissando alcuni granelli di polvere svolazzare nell'aria della stanza, cercando di prendere sonno. Il cuscino profuma di Annie. Quanto vorrei che fosse di nuovo qui. Sono dipendente di lei. Allungo la mano nel cassetto alla ricerca del libro che avevo iniziato poco tempo fa ma la mia mano si poggia sulla scatoletta di velluto. Rigiro la piccola custodia lilla tra le dita per poi controllare che il contenuto sia ancora al suo posto. Eccolo li, il piccolo anello elegantemente lavorato, attorno al quale le piccole pietre circondano quella a forma quadrata. Più volte ho desiderato regalarglielo, ma è un grande passo, la mia scelta cambierà del tutto la nostra vita. Saremo legati.  Vorrei che velocemente arrivasse il giorno della nostra laurea, ma ci sono ancora troppi esami a separare questo anello da Annie. Ma non ha importanza. Non potrei mai stufarmi di aspettare Annie. In qualunque città. Al freddo al caldo. Sotto al sole cuocente tra tempeste di neve. So che è la cosa giusta da fare. Conto i giorni che mi separano da quel nuovo inizio. Sono diventato quello che sono in parte grazie a lei. Darei di tutto per farla mia per sempre. Chiudo la scatola di scatto e la ripongo sotto ai calzini. Sono fermo nella mia decisione, l'amore è strano, ma è grazie a lui se posso alzarmi alla mattina, correre, camminare e andare in contro al mio futuro, perchè amo la ragazza che mi ha colto di sorpresa la giovane donna, splendida con i suoi occhi verde mare, in grado di farmi sentire  come se al mondo non ci fosse nessuno oltre noi due, che è stata in grado di aprire  un varco nello spazio per raggiungermi. Per diventare un giorno Indivisibili.

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Capitolo 41
*** Anguria ***


 QUARANTA! Non ci posso credere! Ecco a voi il quarantesimo capitolo, mi dispiace avervi fatto aspettare ma c'è stato un contrattempo di natura universitaria quindi ho potuto aggiornare solo ora! Che dirvi? Sono contentissima che molti leggano ancora silenziosamente i miei capitoli e sono ancora più felice di leggere anche le vostre recensioni spassionate <3 Ci rivediamo presto con un nuovo capitolo (incrocio le dita). Buona lettura carissimi ;) -Torma


40.
Non sappiamo per quale motivo. Non sappiamo dove andremo e cosa troveremo. Ma alle cinque e un quarto la sveglia inizia a suonare. Il motivetto ritmato martella nelle nostre teste. È una vera impresa riuscire a strisciare fuori dal letto, sopratutto per Madge, abituata alle sue otto ore di sonno continue. Lotta, si agitata, si lamenta mentre cerca di uscire dalle lenzuola, che apparentemente, sembra che l'abbiamo catturata. L'unica cosa che riusciamo a fare per svegliarci è una doccia di cinque minuti. Sfilare il caldo pigiama risulta traumatico per entrambe. abbandonare il tepore notturno è quasi insopportabile, ma dopo che l'acqua calda bagna le nostre membra, ancora assopite, ci sentiamo subito meglio. Nel totale silenzio. Ci asciughiamo e pettiniamo. Gesti meccanici che si susseguono per inerzia. Infiliamo i calzoncini corti, la t-shirt con il nostro nome e la felpa. Madge tira fino al ginocchio dei calzettoni a pois. La osservò interrogativa, ma lei si limita a  alzare le spalle e a dichiarare: -Per sicurezza, contro i serpenti.- Sono le prime parole che la mia compagna di stanza pronuncia e scoppio a ridere sconsolata. -Madge non ci sono serpenti a Providence.- -Questo non lo puoi sapere.- Mi risponde prima di legarsi i lunghi capelli biondi in una coda alta. Con la stessa cura con la quale si prepara ogni mattina, sistema il necessario nel suo zainetto con le margherite,  comprato per l'occasione, e poco prima delle sei riusciamo a uscire, dopo aver fatto colazione velocemente. Nessuna delle consorelle si è alzata per salutarci. Come era prevedibile dormono tutte. Percorriamo quasi di corsa la strada che ci separa dal parco del campus. Un passo dietro all'altro, sono felice di essermi fatta convincere da Madge a comprare queste nuove Nike da corsa, per ora i miei piedi sono comodi. L'orienteering dovrebbe iniziare alle sei. L'alba colora il cielo e un silenzio irreale riempie l'atmosfera. Tutti gli edifici che costeggiamo sembrano abbandonati, nessun rumore proviene dal loro interno. Madge si ferma di scatto e non posso evitare di travolgerla e ribaltarmi sopra di lei. Cadiamo a terra, un bruciore al ginocchio mi provoca un dolore fastidioso. Madge è sotto di me che pigola addolorata. Quando una voce ci rimprovera severa, capisco perchè Madge si era fermata. -Cosa state combinando voi due? Iniziamo bene. Alzatevi!- Alzo lo sguardo in direzione della persona che ha pronunciato queste parole.   Johanna, con le braccia incrociate e uno sguardo di disappunto, ci osserva dritta davanti  all'ingresso del parco. La sua presenza mi sorprende, aiuto Madge a rimettersi in piedi, che si è sbucciata le mani e guardo il mio ginocchio che è nella stessa situazione. -Sbigatevi! - ci incita, dopo averci offerto due caffè, che ci aspettavano poggiati sul muretto. Ringraziamo silenziosamente mentre osserviamo le nostre ferite e la nostra presidentessa. -Eih Joh che ci fai qui? - chiede Madge mentre ci inoltriamo tra gli alberi alla ricerca del punto di partenza -Supervisiono...- dice guardandosi intorno -e per fortuna. Siete il quinto gruppo arrivato.- alziamo le sopracciglia curiose nella sua direzione -E gli altri?- chiedo incerta. -Molti sanno che comunque non potrebbero vincere, altri sono troppo presuntosi per arrivare puntuali. Credono di poter vincere anche dando agli altri qualche minuto di vantaggio.- Annuiamo e ci facciamo consegnare il materiale per la gara. Johanna ha ragione solo una decina di noi si presenta alle sei puntuale. -Non c'è Gale.- mi sussurra nell'orecchio Madge prima che Johanna prenda il megafono e inizi a spiegare. Colpisco con il gomito la mia compagna per indicarle l'arrivo del suo fidanzato che ci supera con passo tranquillo seguito da Cato. Non ci saluta e Madge sospira sconsolata abbassando lo sguardo sulle sue scarpe -Tutta questa competizione è logorante.- ammette tornando a prestare attenzione a Jo, che sta distribuendo delle mappe di Providence. Nessun bosco? Non avevo previsto questa opzione. Ero convinta che sarebbe stata una gara tra la natura. -... Avrete dodici obbiettivi il primo per ognuno di voi è già segnato sulla mappa. Gli altri dovrete conquistarveli nel corso della giornata.- Mi guardo intorno e vedo gli altri aprire subito le loro mappe. -Non è concesso spostarsi con i propri mezzi di trasporto ma qualunque altra forma di spostamento pubblico è consentita. A ognuno di voi è stata anche data in dotazione una macchina digitale con la quel dovrete documentare con video o foto le vostre imprese titaniche. Non sono consentite scappatoie e scorciatoie. Le indicazioni e le spiegazioni di tutto quello che dovrete fare si troveranno in delle buste del vostro colore...- Johanna inizia a elencare i colori corrispondenti a ogni confraternita e osservo Madge aprire il sacchetto degli oggetti in dotazione -Bussola, acqua, biscotti e pane secco, una macchina fotografica, cerotti, biglietti di diverse forme e dimensioni, disinfettante e diavolerie dello stesso tipo. -Ma a cosa servono queste cose?- bisbiglia Madge. Scuoto la testa e presto attenzione alle ultime parole di Johanna. Prendo due cerotti e ne passo uno a Madge dopo che con il disinfettante si è pulita la ferita. Vedo Gale lanciarle uno sguardo preoccupato, ma non si muove di un millimetro, mentre continua a ascoltare l'elenco di divieti. Ripongo nello zaino gli oggetti dopo aver applicato, anche io, il cerotto sul ginocchio -... L'ordine delle dodici tappe è diverso per ognuno di voi. Quindi non fate i furbi. Non seguite gli altri. Solo la dodicesima tappa sarà la medesima per tutti. Ci saranno degli oggetti numerati. Prendete quello che corrisponde al vostro ordine di arrivo e tornate qui. Ci vediamo questa sera.- Sorride e conclude con: -Possa la fortuna essere in vostro favore. Via!- Questo congedo ci prende alla sprovvista. Molti iniziano a correre  in direzioni sicure mentre Madge litiga con la cartina. Cerchiamo tra le vie della città il pallino verde che corrisponde alla nostra meta. -É il Roger William Zoo!- indica  con un dito Madge sulla mappa. E la consapevolezza che questa gara ci richiederà ore si fa sempre più nitida. É Lontano. -Come ci arriviamo?- -Non è per niente vicino!- Affermo preoccupata. Johanna ci osserva contrariata, siamo le uniche che non si sono ancora mosse. -Everdeen. Undersee. Un solo numero. 20. Ora muovetevi!- Ci ordina e iniziamo a correre verso l'uscita spaventate dal suo rimprovero. -Un numero? Pensava di aiutarci?- Mi chiede Madge prima di arrivare ai cancelli della Brown. Venti? Un numero? Soppeso lentamente quella parola nella mia mente. -Venti! Certo!- Dico io fermandomi di colpo. -È di sicuro il numero dell'autobus! In trenta minuti ci dovrebbe portare allo zoo.-  La faccia di Madge è scioccata -Esistono ancora gli autobus?- Mi chiede frastornata dalla notizia, scoppio a ridere  mentre corro nella direzione della fermata vicino al campus. Ci fermiamo accanto alla pensilina dove una tenera vecchietta ci osserva incuriosita. Cosa ci fa una donna anziana in giro all'alba? Sarà in pensione, sicuramente. -Madge guarda nel mio zaino se abbiamo dei biglietti anche per l'autobus.- chiedo mentre riprendo fiato per la corsa -Questi?- me li allunga e sorrido -Perfetto. L'autobus dovrebbe arrivare tra una decina di minuti. Dovrebbero esserci anche i biglietti per lo zoo- Ragiono. -Ci sono anche quelli. E anche quelli della metropolitana.- Sorride la mia amica. -Ecco il pullman- saliamo ordinatamente seguite dalla signora. -Dovremmo immortalare questo momento?- Chiedo divertita mente Madge si siede vicino al finestrino dubbiosa. -Divertente! Davvero divertente, guarda Kat, stanno ridendo tutti.- Dice alzando gli occhi al cielo e la anziana signora scoppia a ridere. -Siete davvero due ragazze strane, ma carine. Posso scattarla io la foto.- Arrossiamo entrambe ma accettiamo. Lei dovrebbe essere quella strana.
Le quattro miglia che ci separano dallo zoo trascorrono veloci e nel frattempo riordiniamo tutti gli oggetti negli zaini. Il bus si ferma proprio davanti al cancello di ferro battuto. Il parco è ancora chiuso al pubblico ma con il nostro biglietto speciale ci è permesso di entrare. Decidiamo subito di separarci. -Chi trova per prima la busta, chiami l'altra.- dico mentre faccio passare il mio biglietto. Mi giro intorno cercando di capire quale direzione prendere mentre vedo Madge chiedere indicazioni a un guardiano. Faccio mente locale. Dove potrebbero aver messo le nostre buste? Sicuramente non facilmente raggiungibili da tutti. E non so perché il mio intuito viene spinto verso il rettilario. Serpenti di ogni dimensioni. Salamandre, lucertole e  camaleonti troneggiano all'interno delle teche, rimango incantata mentre passeggio tra le pareti di vetro.  Purtroppo quando vedo un addetto del parco, appisolato accanto a una di esse, un brivido mi scuote. Chiamo Madge. -Ho trovato la busta...- La felicità di Madge viene smorzata dal mio tono piatto. -Katniss, dove sei?- Mi domanda in un sussurro -Vieni al rettilario- detto questo chiudo la telefonata. Rimango immobile a osservare la teca, nella quale su un grande ramo è addormentato anche un enorme e grasso serpente. Appese intorno a esso ci sono 12 buste di colori diversi. -NO!NO!NO!- la voce della mia amica mi fa sobbalzare e sveglia il ragazzo dello zoo, che accorgendosi di noi si anima e ci saluta. Mike ci spiega cosa fare ma rimaniamo immobili - Katniss mi avevi detto che non ci sarebbero stati serpenti.- Piagnucola Madge guardando Ralph. Come ci ha appena spiegato Mike, "Ralphy" non è velenoso e dorme per la maggior parte del tempo perché soffre di depressione, quindi prendere la busta dovrebbe essere un gioco da ragazzi. Madge è pietrificata accanto a  me. Decido di offrirmi volontaria: -Solo per questa volta- Madge sorride incerta e Mike mi mostra da dove entrare. La temperatura all'interno della casetta di Ralph è molto elevata. Mi avvicino senza fare rumore e faccio scivolare la busta nelle mie mani. Mi immobilizzò verso Madge che impugna la macchina fotografica e con un sorriso tirato mi avvicino a Ralphy. Quando vedo il flash, mi ricompongo e scappo subito fuori velocemente. -Bravissima Kat!- Mi elogia avvolgendomi in un abbraccio profumato. Salutiamo Mike e uscite alla luce del sole, appena sorto, apriamo la busta. Troviamo una nuova mappa. Ci vogliono alcuni secondi per localizzare nuovamente la nostra nuova meta. -Il palazzo del Campidoglio.-
 Stesso pullman, stessa strada nel verso di ritorno. I palazzi e le case si susseguono una dietro l'altra mentre Madge scruta fuori dal finestrino la città che si sta svegliando. -Pensi che continueremo a fare avanti indietro tutta la giornata?- Mi chiede sovrappensiero prima di scendere dall'autobus. -Non mi sorprenderei se scoprissimo che l'itinerario assegnatoci fosse stato appositamente studiato per farci perdere tempo negli spostamenti.- Affermo poco prima di svoltare nella via che ci conduce davanti all'immenso edificio bianco. È immenso con la  per la sua grande cupola sulla quale sommità sventola un'insolita bandiera. Non ci mettiamo molto a capire che quel vessillo, sventolato dal vento, è lo stendardo della Brown che ci indica la posizione delle nuove buste. E' il turno di Madge questa volta, si offre volontaria e corre verso l'ingresso. Mi lascia tra le mani la macchina fotografica e inizia a salire le bianche scalinate. Dopo una decina di minuti intravedo una chioma bionda spuntare tra le colonne del tiburio e subito le scatto una foto mentre felice agita nella mano la nostra seconda busta verde. Ci vogliono altri dieci minuti buoni prima di rivedere comparire la mia amica all'ingresso. -Katniss.- Mi chiama -E' bellissimo questo palazzo, c'è da perdersi all'interno.- Mi porge la busta mentre si siede un attimo per riposare, dopo aver fatto tutti quei gradini di corsa. Sono circa le otto e trenta quando ci prestiamo a aprire la busta.
 Arriviamo quindi al porto e dopo aver aiutato a scaricare delle casse piene di pesci puzzolenti ci viene data la terza busta. -Non mangerò più sushi.- Afferma Madge disgustata mentre si lava le mani alla toilette. Rido mentre la osservo e non posso fare a meno di essere felice di essere qui con lei. Forse neppure Gale sarebbe stato un compagno tanto degno. Mi sfila dalle mani la mappa mentre cerchiamo un nuovo modo per raggiungere il museo Haffenreffer. Siccome l'autobus tarda ad arrivare ci incamminiamo a piedi e nel farlo abbiamo modo di vedere come la città si svegli pian piano. Sono già passate ore dal nostro risveglio, ma molti cittadini stanno uscendo solo ora di casa. Molti negozi alzano le serrande e i bar agli angoli della strada si riempiono di impiegati e ogni tipo di lavoratori. Un gruppetto di bambini va a scuola a piedi e nella tiepida luce del mattino tutto prende vita. Al museo troviamo ad accoglierci un signore di mezza età, che mi ricorda Haymitch per il suo continuo brontolare, il quale ci raccomanda di non disturbare i visitatori. -Dubito che a quest'ora ci sia qualcuno interessato alla mostra.- Ridacchia Madge mentre saliamo le suntuose scale di marmo che ci portano alle diverse sale. Ci dividiamo nuovamente per passare in rassegna ogni quadro. Sto ispezionando la sala degli artisti emergenti quando un quadro attira la mia attenzione. E' il modo della tela di assorbire il colore. Gli effetti cromatici mi incantano. L'emotività che provoca mi spiazza. Pochi sono i soggetti raffigurati dal dipinto, ma sono essenzialmente coinvolgenti. Quest'opera è in grado di evocare ricordi passati malinconici e quasi strazianti. Un salice piangente occupa la parte destra dello sfondo dove la sua chioma è messa in movimento dal vento. Si percepisce un' atmosfera temporalesca che echeggia nell'aria. L'albero è circondato da un infinito prato verde dove qua e la macchioline gialle colorano il manto erboso. Il cielo sovrasta l'intera ambientazione assumendo molteplici tonalità dalla più chiara alla più scura mentre ci si avvicina alle foglie della maestosa pianta. Tutto è amalgamato in un vortice di colori. Ma è il particolare del ragazzino rannicchiano su se stesso seduto tra l'erba alta con la testa tra le ginocchia e un fiore in mano che mi lascia senza fiato. Quel colore di capelli, tanto simile a quelli di Peeta, ed é proprio quando leggo il suo nome, nell'angolo sotto al quadro, che senza forze mi lascio cadere in ginocchio davanti a esso. Senza emozioni. Senza parole. Tutto si fa buio intorno a me. E' lo squillo del telefono a farmi riacquistare lucidità. -Katniss? Dove sei? Ho trovato la busta...Ah... Eccoti ti vedo.- La telefonata si interrompe e sento la voce della mia amica dietro di me. -Ti ho trovato.- Si ferma all'improvviso dietro di me -Cosa è successo Kat?- Il suo sguardo rimbalza da me al quadro, dal quadro a me e l'unica cosa che riesce a dire è: -Wow.- Come me anche Madge rimane senza parole per un po' e si lascia scivolare sul pavimento. -Trovo che sia bellissimo.- Sussurra poco dopo. -Lo è.- Affermo, ma l'ansia mi travolge e aggroviglia il mio cuore -Fa male.- Continuo a dire - Ci sono un sacco di cose di Peeta che non so, sembra quasi che mi voglia tenere all'oscuro certe parti di sè. Non capisco.- Sospiro prima di asciugarmi una lacrima. -Ognuno ha i propri segreti Kat. E non mi sorprende sapere che ne avete anche voi. Ci sono molte cose di cui neanche tu parli. Non puoi fargliene una colpa, sai?- Dice rialzandosi e tendendomi una mano accuratamente smaltata di rosso. Tiro su il naso e mi sollevo da terra regalandole un sorriso triste. -Dai Everdeen abbiamo una gara da vincere.- Mi dice allungandomi la mappa. -E sono sicura che il prossimo posto non ci deluderà.- Ammicca nella mia direzione mentre scarto l'involucro. Quando leggiamo la nuova meta siamo subito sollevate -Adoro il parco botanico.- Afferma Madge -Ma questa volta niente Pullman.- Aggiunge lanciandosi per la strada -TAXI!!- Ben tre auto gialle inchiodano davanti a noi per farci salire e sorrido per la sfacciataggine della mia amica. -Non è barare questo?- -Il taxi non è di sicuro una nostra proprietà quindi possiamo benissimo prenderlo. Al parco botanico, buon uomo.-  Dice, per poi riportando l'attenzione su di me sorridendomi accattivante. -Giusta osservazione. Ma..- Mi blocco preoccupata -La foto?- Chiedo a Madge -Non ti preoccupare io e Mr addominali d'acciaio abbiamo fatto un selfie senza di te.- Dichiara mostrandomi un' immagine che la ritrae mentre con il suo lucidalabbra rosso lascia un bacio sulla statua di bronzo. -Tu sei fuori come un balcone Undersee. l'Ho sempre detto.-
 E' al parco botanico che incontriamo alcuni dei nostri avversari per la prima volta e non mi sorprende vedere che la prova che ci aspetta metta in difficoltà molti di loro. -Ora capisco. Il pane...- Nella florida vegetazione del parco ci troviamo ai margini del laghetto dove anatre, papere e cigni nuotano indisturbati tra le acque sulle quali galleggiano a filo  bellissime ninfee. Poco distanti da noi le ragazze della sigma Nu sono in preda all'isteria. Madge capisce quello che per me era già chiaro da qualche minuto e mi guarda con occhi sgranati. -Esattamente.- Confermo i suoi pensieri mentre il suo sguardo si sposta al centro del laghetto dove alcune papere sguazzano allegramente con le nostre buste legate al collo -Perchè?- Si lamenta disperata. Sorrido per vinta - Io faccio questa cosa solo se la prossima cosa, qualsiasi cosa sia, la farai tu.- Le dico guardandola torva, mentre inizio a togliermi le scarpe e i calzini maculati -Promesso. Prometto. Lo giuro.- Dice baciandosi gli indici. Madge nel frattempo stende sull'erba un asciugamano e della biancheria di ricambio e la guardo confusa prima di liberarmi anche dei calzoncini e della maglietta. -Sapevo sarebbe servito.- Afferma tutta fiera di sè, per aver riempito di cose inutile il suo zaino. Esasperata alzo gli occhi al cielo e mi immergo nel lago. il fondo fangoso è viscido al tatto sotto ai miei piedi e alcune alghe mi sfiorano i polpacci. Disfo la treccia per legare bene in alto i capelli e scruto i diversi uccelli per individuare quello con al collo la busta verde. -E' li Katniss.- Grida Madge alle mie spalle indicando una paperella appollaiata al centro di un isolotto. -E ti pareva! La nostra doveva essere quella più pigra e fannullona. Due ragazzi  mi passano accanto tentando di  attraversare il laghetto con una canoa ma con pessimi risultati. Le papere scappano spaventate. Per fortuna la nostra pollastrella dorme profondamente ancora appollaiata. L'Acqua è fredda e con alcune bracciate riesco ad arrivare sul piccolo pezzo di terra. Silenziosamente mi avvicino, mi sarebbe bastata una freccia, l'ho quasi agguantata quando un urlo mi fa sobbalzare. -Everdeen cosa credi di fare!- Gale ride di me e del suo sabotaggio mentre sotto al braccio tiene stretta la sua paperella con la busta blu al collo. -Fottiti Gale!- ringhio mentre il mio migliore amico ride e la mia papera scappa veloce. Anche Madge grida insulti contro il suo fidanzato prima che questo seguito da Cato si dilegui con la nuova mappa. Il sangue mi ribolle nelle vene quando sono costretta a tuffarmi per inseguire il pennuto che sguazza veloce. Lo scontro è apocalittico e non senza spargimenti di sangue. La stupida oca mi morde poco prima di riuscire a afferrare la busta plastificata al suo collo. Madge ha filmato l'intera scena e con i muscoli in tensione mi  avvolge il corpo con l'asciugamano. -Gale è un idiota- brontola aiutandomi ad asciugare. Guarda il mio dito sanguinante e si affretta a prendere disinfettante e cerotti dallo zaino. -Spero che quella papera non abbia la rabbia.- sospira guardando nella direzione dello stagno e medicando il mio povero dito. Infilo i vestiti asciutti nel frattempo che Madge sorride raggiante -E' quasi ora di pranzo! Sarà una prova semplicissima.- Ridacchia convinta -Dove dobbiamo andare?- Chiedo alla mia amica allacciandomi le scarpe -Al forno!-.
Madge allunga nuovamente il braccio in direzione della strada e questa volta è il taxi di John ad accostare. Il giovane taxista afroamericano  è così preso dalla spiegazione di Madge mentre ci accompagna al forno che utilizza tutte le scorciatoie da lui conosciute per velocizzare il nostro viaggio.  Il suo aspetto non è molto affidabile, ricorda un vecchio marine, ma si rivela un uomo simpatico e gentile nonostante la stazza e siccome anche la sua piccola Michelle un giorno frequenterà la Brown, accettiamo volentieri una corsa offerta sul suo taxi. Il Forno all'ora di pranzo è preso d'assalto da ogni genere di clientela, che per soddisfare il proprio appetito si è precipitata nel negozio durante la pausa pranzo. Veniamo però attirate nel retro del locale dove lo stendardo della Brown sventola sull'ingresso della cucina. -Eih!- è una sorpresa per noi trovare Peeta e Jake ad aspettarci. -Ciao.- Riesco a dire dopo un attimo di sgomento. Peeta è di fronte a me completamente vestito di bianco con i capelli dorati che spuntano ribelli dalla cuffietta. -Cosa ti è successo?- Domanda subito Peeta preoccupato notando il mio dito incerottato e poi il mio ginocchio.  Lascia la sua posizione dietro al bancone e si avvicina per esaminare le mie ferite  -Queste?- Chiedo mentre prende le mie mani tra le sue. Come sono calde. Chiudo gli occhi automaticamente. -Una papera assassina. Mellark, perchè sei qui?- Ci interrompe Madge. Peeta, lascia le mie mani, e torna a prestare attenzione alla gara -Giusto.- Si ricompone raggiungendo il fratello dietro alcune teglie. È Jake questa volta a parlare: -Avrete la busta solamente quando avrete mangiato tutte le paste della teglia.- Ci allunga un vassoio con circa una trentina di pasticcini, ognuno grande come un pugno. Fragole e frutti rossi ricoprono delle crostatine dorate e gli occhi di Madge incominciano a brillare. -Ma questo è un sogno.- Incomincia a dire -O il vostro peggior incubo.- Aggiunge Peeta sghignazzando - Le ragazze della delta-ipsilon-pi sono ancora in bagno a vomitare.- Dice con una smorfia Jake. Madge afferra uno sgabello e si posiziona davanti a quei bocconcini e ne avvicina uno accanto a lei. Lo guarda deliziata e prima di addentarne uno mi invita a sedermi. -So che avevo promesso di farlo da sola, ma credo che tu abbia fame.- Mi sorride compiaciuta e appena mi siedo mi passa una pasta dopo aver addentato la prima. Sono squisite, la frolla si scioglie in bocca e la crema solletica il nostro palato unendosi con la dolcezza dei frutti rossi. -Possiamo avere anche del te?- Chiede melliflua a Peeta che ci accontenta. Ci mettiamo più tempo del previsto a finire tutto -Potrei vomitare da un momento all'altro.- Dico quando anche l'ultimo pasticcino scompare dal vassoio e Peeta ci scatta una foto. Madge appoggia sfinita la testa al tavolo e mi rivolge un sorriso trionfante -AXO 1 Forno 0!- sussurra mentre Peeta ci consegna la busta verde e indaga sulla nostra prossima meta. -Come sta andando ragazze?- Nascondiamo la mappa alla sua vista. -Non spiare. Ci vediamo a mezzanotte.- Rispondo senza dargli informazioni che potrebbero agevolare la sua squadra. Sconsolato scuote la testa e mi bacia la fronte prima di lasciarci andare.
Trascorriamo le successive ore raggiungendo la vecchia casa in Benefit Street, le torri vicino alla baia e il cinema abbandonato. In ognuno di questi posti saliamo scale, troviamo mappe e scattiamo foto. La meta del cimitero cittadino mi mette in crisi e Madge recupera la mappa da sola senza fare storie. I miei piedi si rifiutano di entrare in territorio consacrato. Rimango immobile davanti al cancello per tutto il tempo. Aspetto Madge mentre scene soffocanti passano davanti ai miei occhi. Mi occorrono diversi minuti per ritrovare la parola quando Madge fa ritorno. Ci fermiamo un attimo per una pausa mentre osserviamo la nostra penultima meta sulla mappa. Il faro  dall'altra parte del fiume. -Ci servirebbe una barca!- Afferma Madge mentre scendiamo verso uno degli argini. Percorriamo un Kilometro a piedi prima di incontrare un anziano signore sulla sua piccola barchetta a motore. -Mi scusi. Signore!- Grida Madge nella sua direzione. Dopo il terzo richiamo l'uomo si accorge di noi. Incantato dalle moine e dal flusso di parole interminabile della mia amica il signor Bruce accetta di scortarci fino all'altra parte del fiume. La luce del faro inizia a brillare nel cielo che accoglie l'oscurità della sera. Sono quasi le sei quando riscendiamo dal faro con la nostra ultima busta verde e ci facciamo una foto con Bruce che gentilmente ci riaccompagna sula terra ferma divertito dalla nostra storia. Con nostra sorpresa però l'ultima busta non contiene nessuna mappa ma solo un piccolo biglietto con riportato in una calligrafia tremolante una citazione.
"Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.
-Virginia Woolf"
Madge mi guarda confusa e io ricambio lo sguardo. -Dobbiamo andare in paradiso?- -Ma non ha senso.- Dico rigirando il foglietto tra le mani. Bruce ci osserva silenzioso, mentre stupidamente cerchiamo di trovare un indizio utile per raggiungere  il nostro ultimo luogo. Siamo talmente prese in ipotesi strampalate che non ci accorgiamo di essere giunte sulla terra ferma. -Nessuna di voi due ha letto gita al Faro?- Chiede esasperato Bruce. Sobbalziamo imbarazzate - Non so perchè, ma se fossi in voi, io cercherei quel libro.- Guardiamo Bruce. Il foglietto e poi il faro. E al pensiero di libri l'unico edificio che mi viene in mente è l'enorme biblioteca del Campus. -Grazie mille!-  Corriamo a perdifiato. Riusciamo a salire su un Bus e accaldate ci godiamo il viaggio di ritorno verso il campus.
 Saliamo gli scalini due alla volta per poi entrare. A passo veloce raggiungiamo la sezione della letteratura britannica e quasi stento a crederci quando aperto il libro Gita al faro di Virginia Woolf la busta verde cade ai nostri piedi. E' la mappa del campus quella che ora è davanti ai nostri occhi. Una x rossa indica il palazzo del rettorato e senza pensarci troppo iniziamo a correre dopo aver preso con noi anche il libro. Non sento quasi le gambe per la stanchezza. Sono più di dodici ore che corriamo avanti e indietro per la città e quando entrati nell'atrio luminoso, troviamo ordinatamente posizionati in fila dodici zainetti numerati, dall'uno al dodici, non possiamo evitare di gridare e stringere tra le mani il primo zainetto. -Siamo le prime!- Abbraccio Madge stringendo tra noi lo zaino. Il nostro trofeo. E' emozionante la scena che ci aspetta appena uscite dall'edificio e raggiunto il parco. Tutti i ragazzi delle confraternite hanno allestito un barbecue in attesa dei propri compagni e quasi Johanna non sviene vedendoci arrivare per prime. Tutte le AXO iniziano a cantare e a urlare mentre a turno ci abbracciano e si complimentano con noi.
Sono le sette quando incominciano arrivare anche gli altri. Lo sguardo di Gale vale più di mille parole, quando arriva solo settimo. È furioso, getta il loro zainetto numerato nel fuoco accesso per far festa e se ne va. Madge cerca in tutti i modi di raggiungerlo ma viene fermata da Delly che invano cerca di trattenerla alla festa, solo l'arrivo di Thom riesce farle cambiare idea, e rassegnata si lascia travolgere dai festeggiamenti. - Non ti preoccupare, per esperienza personale è meglio non andarlo a cercare in questo momento se non volete litigare.- sussurro a Madge mentre strette balliamo tra il cerchio formato dalle nostre consorelle. Madge si arrende e sorride mestamente nella mia direzione - Sei la mia migliore amica Katniss Everdeen. Ti voglio bene.- Queste parole mi sorprendono. È strano sentirselo dire ma il cuore si riempie di un calore inspiegabile e sono contenta che Thom le abbia risparmiato una sfuriata del mio amico e l'abbia fatta restare. Madge è una parte importante di me. È più di una consorella, è un'alleata, una confidente, un'amica, una sorella e sopratutto è persona su cui posso sempre contare. L'abbraccio più forte e sono grata di averla nella mia vita. Sono contenta che il destino ci abbia fatto incontrare. Sono in debito con chiunque abbia fatto in modo di metterla sulla mia strada, perché quel lontano giorno di fine agosto, quando entrò nella nostra camera del dormitorio con gli short a vita alta e quella tshirt color anguria, fu uno dei giorni più fortunati della mia vita.

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Capitolo 42
*** Carbone ***


SONO IMPERDONABILE. Cercate di perdonarmi cari lettori, gli esami mi hanno ucciso e hanno rallentato la mia vena creativa, quasi annientandola ma non disperate sono tornata dopo mesi di assenza per dedicarvi un altro capitolo di Panem University. Spero di non aver fatto arrabbiare nessuno in questa lunga attesa. Il capitolo è pronto e non vede l'ora di essere letto. Aspetto vostre recensioni (ho paura anche degli insulti). SCUSATEMI. Buona lettura! A presto ( per davvero) . Torma

41.

Mi sveglio un po' intontita e confusa. Un forte odore di fragole mischiato al profumo del pane appena sfornato si mescola nelle mie narici. Riconosco al tocco le morbide lenzuola del letto in cui spesso mi avvolgo in compagnia del mio splendido fidanzato, ma fa troppo caldo. Il mio corpo è indolenzito e ricoperto di un velato strato di sudore. Ho bisogno d'aria, di raffreddare le mie membra accaldate. Peeta dorme abbracciato a me e il calore che emana è quasi insopportabile. Cerco di liberarmi facendo il minimo movimento possibile per non svegliarlo, ma appena rotolo nella parte sinistra del letto urto qualcos'altro, o meglio qualcun altro. Sbatto due o tre volte le palpebre cercando di mettere a fuoco la persona accanto a me. Lo scontro, causato dai miei movimenti bruschi, l'ha svegliata. Strizza gli occhi e quando le sue ciglia bionde si  alzano e due occhi colore smeraldo mi fissano mi ricordo tutto. L'orienteering. La vittoria. La festa. Gale. Madge. Sorrido leggermente poco prima che la mia amica si getti di nuovo tra Le mie braccia e inizii a singhiozzare silenziosamente. Resto in silenzio mentre l'unica cosa che riesco a fare è infonderle supporto accarezzandole i capelli biondi. Mi distrugge vederla in questo stato. Una cosa del genere mi avrebbe devastato, ma per fortuna Madge non è me. Il suo pianto, che si è interrotto solo per qualche ora durante la notte, sveglia Peeta che, dopo avermi posato un bacio sulla nuca, scivola fuori dal letto e sparisce in cucina. La conclusione della festa é stata tremenda. Gale a un'ora indefinita è tornato al parco visibilmente ubriaco e ha dato fuori di matto. Madge é riuscita solamente a rimanere immobile mentre il mio migliore amico la colpevolizzava di colpe inesistenti per poi lasciarla davanti a tutti mentre alcuni dei suoi confratelli cercavano di portarlo via prima che facesse stupidate. Ma purtroppo è stato del tutto inutile. Un fiume di parole ha travolto la mia amica senza che lei desse segno di cedimento, perlomeno in apparenza. Mi sono sentita male per lei, ma Madge agli occhi di tutti é sembrata indistruttibile. Si è limitata a rimanere immobile per qualche secondo, confusa,  per poi lasciare lentamente la festa senza dire una parola. Solo quando siamo rimaste sole è crollata. Il pianto quasi isterico causato come da un dolore lancinante. Non ho resistito più di tanto, odio vedere soffrire le persone, sopratutto quelle che amo. Il dolore altrui mi pietrifica e mi sento impotente quando accade. Non so come ma sono riuscita a contattare Peeta che è corso subito in mio aiuto e ci ha portate qui nel suo appartamento. I singhiozzi iniziano ad attenuarsi quando Peeta silenziosamente entra con un vassoio ricco di cose buone da mangiare. Sciogliamo l'abbraccio e Madge visibilmente imbarazzata cerca di ricomporsi. -Buon giorno dolcezze- dice affabile poggiando tra di noi la colazione. Madge tira su il naso e con gli occhi gonfi e rossi riesce a sorridere al mio fidanzato -Grazie Peeta. Ma non credo di aver fame.- Sussurra guardando prima me poi il vassoio e infine abbassando gli occhi evitando quelli di Peeta. -Sicuramente guardando Kat spazzolare via tutto il cibo come una aspirapolvere, cambierai idea.- Scherza giocoso il mio ragazzo del pane, e nonostante lo faccia a mio discapito sono felice di vedere un sorriso sincero formarsi sulle labbra della mia amica.
Cerco di non addentare nulla dal vassoio prima di Madge. Mi fermo a osservarla di traverso. Gli occhi gonfi, le occhiaia blu, i capelli arruffati sulla testa. Mi si forma un groppo alla gola quando noto che al suo polso c'è ancora il braccialetto che a Natale gli regalò Gale. Sono arrabbiata con lui più di chiunque altro. La sua reazione inaccettabile è la causa di un dolore incommensurabile. Madge è l'ultima persona che si merita tutto questo. Rimaniamo immobili e in silenzio per qualche minuto. È il mio stomaco il primo a parlare: brontola e ruggisce nel silenzio della camera, Madge e Peeta non possono evitare di ridere. Divento rossa come un pomodoro e nascondo la testa nel cuscino mentre Madge con un sorriso rilassato mi porge metá biscotto -Dai, Katniss dividiamo - mi sorride e sembra quasi che tutto sia passato, che la serata di ieri non sia esistita, e non posso fare a meno di accettare.
Madge è chiusa in bagno da meno di un'ora quando il suo telefono inizia a squillare. Il nome di Gale appare sullo schermo illuminato. Guardo Peeta sgranando gli occhi e lui guarda me senza parole. Ci passiamo il telefono tra le mani come se fosse una patata bollente e alla fine presa dal panico faccio scorrere il mio dito sul telefono e lo appoggio all'orecchio. Peeta si avvicina per ascoltare e siamo subito travolti dal flusso incontrollabile di parole del mio amico Gale. Il tono di voce non è più quello che l'ha contraddistinto ieri sera, è agitato e preoccupato, non si sente nessuna traccia di ira. -Madge sei li?-  Il tono quasi implorante -Sono passato alla sede delle AXO ma non c'eri. Dove sei? Stai bene?- -Gale..- il mio amico si azzittisce dall'altro capo del telefono - Katniss?!- -Dov'è Madge? Dove siete? Perchè non siete alla confraternita?- -È in doccia e non sta bene! Ti rendi conto di cosa le hai fatto passare per una stupida gara?!- Dico alzando il tono di voce. La rabbia bolle nelle mie vene e lo attacco per la sua reazione. So che non dovrei impicciarmi ma è più forte di me e inizio a inveire contro quello che un tempo era il mio migliore amico, che oggi non riconosco più -Dovresti solo scusarti e non cercare nessuna giustificazione!- Affermò poco prima di agganciare per la rabbia. Peeta mi guarda contrariato. -Non guardarmi in quel modo!- Ringhio lanciando il telefono sul divano e raggiungendo il bagno dove la mia amica è rinchiusa da un'ora. Sto per bussare quando la porta si apre e Madge esce tranquillamente ordinata e truccata di tutto punto. La ragazza che poco fa ha fatto colazione con gli occhi stracolmi di lacrime sembra solo un mero ricordo. Davanti a me appare la solita perfetta Madge che mi sorride tranquillamente sistemandosi la maglietta verde degli short di jeans che gli ho prestato. La guardo sbalordita mentre io sono ancora in pigiama. La Madge che ho davanti è troppo perfetta per essere vera. Mi supera raggiungendo la cucina e versandosi un bicchiere d'acqua e la seguo intontita. Quanto deve essere forte una persona per fingere in questo modo. -Che succede?- Mi domanda asciugandosi le labbra con il dorso della mano -Stai bene?- chiedo inebetita -Si, avevo proprio bisogno di una doccia...- Sorride. Il solito sorriso. Quel sorriso che spesso rivolge alle persone più disparate. Cerco invano di introdurre nel discorso la chiamata appena ricevuta ma non so come affrontare l'argomento Gale. Per mia fortuna è Peeta a introdurlo dopo averci raggiunto - Eih Madge.. Gale ha appena chiamato- sussurra cautamente. Sono pronta a una nuova crisi di pianto ma Madge non si smuove. Si gela per un secondo impercettibile e ricomincia a parlare tranquillamente come se nulla fosse. - Ok- Dice tornando seria -Ora come ora non mi va di parlargli. Devo andare alla sede per aiutare Joh per la festa di stasera. Ci raggiungi dopo?- Mi chiede sviando di proposito l'argomento. Sono sconcertata da questa sua fortezza d'animo e non posso fare a meno di annuire -Vi raggiungo per pranzo.- Madge si alza veloce abbraccia prima Peeta e poi me. La sua stretta è coinvolgente, mentre mi sussurra tra i capelli grazie infinite volte sento che con forza si aggrappa a me per non crollare e capisco che sta cercando invano di rimettere insieme i pezzi. Mi bacia la guancia e dopo aver preso in prestito una felpa di Peeta esce con un fulmine dal nostro appartamento lasciando dietro di sè profumo di fragole.
 Peeta mi guarda stranito e alzo le spalle senza sapere cosa dire. È una lunga mattina quella che trascorriamo insieme. Non diciamo molto ci limitiamo a osservarci da lontano mentre rimaniamo occupati trovando cose da fare. Quando Peeta si chiude nel suo studio a dipingere per almeno due ore, mi ritrovo completamente sola. L'appartamento cade in un silenzio irreale e il tempo sembra fermarsi. Passeggio avanti indietro sulla porta dello studio per un tempo infinito. Cerco una qualunque scusa per entrare ma il coraggio di abbassare quella maniglia viene sempre a mancare a qualche centimetro dal freddo metallo. Canticchio, faccio flessioni, improvviso anche uno stupido balletto, mentre la porta di legno scuro rimane chiusa davanti a me. Ricordo. Penso. Rifletto.
La natura umana è davvero strana. Tanto straordinaria quanto terribilmente fragile. Sono in pena per Madge che è così restia a esporre agli altri le sue sofferenze, ma non la biasimo. Le nostre paure più grandi restano incastonate nel  profondo del nostro cuore e nulla ci impedisce di mentire neppure alle persone che amiamo di più. Continuo a fissare il freddo materiale davanti a me quando improvvisamente mi faccio forza e busso sulla liscia superficie. Il cuore smette di battere mentre aspetto un qualunque segno dall'interno e quando la voce di Peeta mi risponde -È aperto!- Il cuore rinizia a battere all'impazzata. Con la mano sudata abbasso la maniglia e entro nella stanza. Non so cosa pensare. Quando entro in una sala luminosa e completamente bianca rimango senza parole. Lo studio è asettico: muri bianchi, marmo lucido sul pavimento. Un ampia vetrata, dalla quale si vede in lontananza l'oceano, illumina l'intero ambiente. Tocchi di colore vengono dati dai bellissimi quadri appesi alle pareti e da quelli ancora appoggiati sui cavalletti o riposti girati negli angoli. Peeta è in mezzo alla stanza seduto su uno sgabello accanto al quale, su un tavolino, sono appoggiate una confusione di colori. Non alza gli occhi dalla sua tela e questo mi da modo di curiosare con lo sguardo l'intera stanza. Emblematici dipinti si accostano a quadri più vedutisti. Peeta sembra del tutto rilassato nel dipingere mentre girovago nella stanza in silenzio. Non riesco a vedere cosa sta dipingendo ma mi arrendo e mi siedo davanti a lui. Fisso la sua espressione presa e non posso fare a meno di sorridere. È così bello. Sereno. -Sono davvero bellissimi- Sussurro per rompere il silenzio intorno a noi. Le mie parole catturano la sua attenzione e i suoi occhi blu incrociano i miei per la prima volta da quando sono entrata nella camera. Una luce quasi magica fa breccia nel mio cuore e non posso fare a meno di arrossire quando sorridendomi mi ringrazia. Mi fissa con quegli occhi impenetrabili e cerco il coraggio di parlare. Voglio essere onesta con lui ma voglio che anche lui lo sia con me. -Come mai non mi avevi mai mostrato questa stanza?- Chiedo abbassando lo sguardo sulle mie mani e ascolto il suo respiro regolare riempire la stanza poco prima che mi risponda -Non pensavo ti interessasse. Non me lo hai mai chiesto... - e al suono di queste parole torno a guardarlo stupefatta. -io...- Balbetto. Non so cosa rispondere. Possibile che lui sia in grado di rispondere semplicemente a tutte le mie domande e che sia io la persona che sbaglia a non farle? Torno in silenzio mentre Peeta ritorna a prestare attenzione al suo quadro con un sorriso sulle labbra -Ho visto il tuo dipinto al museo.- Dico tutto d'un fiato - Ah si?- chiede curioso ritornando a guardarmi, arrossisco mentre cerco di non tremare -Era molto bello- affermò continuandolo a osservare. Non si smuove e affabile mi sorride -Sono contento che ti sia piaciuto.- Afferma calmo. Cerco di farmi coraggio e proseguo -Forse è solo una mia impressione, ma mi è sembrato di percepire un'infinita malinconia. Qualcosa di triste abitava quei soggetti...- -Non ti sbagli- Mi interrompe e non posso fare a meno di notare come la sua espressione e il suo corpo si tendano improvvisamente. Peeta lascia cadere dalle mani il pennello, e dopo aver preso uno straccio per pulirsi le dita sposta repentinamente lo sgabello davanti a me. Il respiro si ferma quando il suo viso è a pochi centimetri dal mio e la sua espressione si fa più seria. Una nuvola oscura il sole e la luce nella stanza diminuisce improvvisamente. Peeta apre le gambe e avvicina i nostri due sgabelli in modo da farli toccare. Le mie ginocchia si intrecciano con le sue e stringo le mani sulle sue gambe. Delicatamente afferra i miei polsi e accarezza l'interno, non mi guarda più negli occhi è concentrato, vedo come dentro di sè sia in atto una battaglia contro se stesso e decido di intervenire. - Non devi raccontarmelo per forza ora. Voglio solo che tu sappia che quando vorrai dirlo a qualcuno io sarò qui per te.- Le dita di Peeta rallentano e il suo respiro si fa più regolare, non dice nulla e decido di proseguire -Sai, a volte il peso di quello che è successo a mio padre diventa insopportabile. Pensavo che dopo aver provato un dolore così devastante non sarei più stata in grado di essere felice, di poter provare a essere la Katniss spensierata e sorridente che a dieci anni andava nei boschi con il padre. Quel giorno di settembre ho perso tutto quello per cui pensavo valesse la pena vivere. Ma poi ho incontrato te.- Peeta mi osserva e ascolta attento. Vorrei essere per lui quello che lui è per me. -Hai trasformato la mia esistenza. I gesti più semplici acquistano senso se tu sei con me. Tutto, banalmente, migliora con te.- Faccio scivolare le mie mani sul suo viso e appoggio la fronte alla sua e inspiro il suo profumo misto all'odore di vernice fresca che riempie la stanza. -Ti amo anche perchè nel tuo esistere hai reso la mia esistenza vera...- chiudo gli occhi e inspiro il suo sapore. Unisco le sue labbra alle mie ed è tutto così repentino che non me ne rendo quasi conto. Peeta afferra le mie gambe e mi solleva da terra in uno stretto abbraccio portandomi in camera da letto. Non parla rimane in silenzio mentre la sua lingua esplora la mia bocca. Mi deposita delicatamente sul materasso e dopo essersi sfilato la maglietta e scalciato i pantaloni della tuta fa scivolare via da me ogni indumento. Rimango scoperta, nuda, indifesa sotto al suo tocco esperto che traccia tutti i contorni del mio corpo come se volesse dipingere nella sua mente questa immagine. Gemo quando le sue labbra si poggiano sulla mia intimità e inarcò la schiena quando mi assapora con intensità. Peeta davanti a me brucia di desiderio ma nello stesso tempo cerca di sfuggire da qualcosa che vuole dimenticare, non oppongo resistenza. Concedo a Peeta ogni parte del mio corpo. Una disperata passione mi travolge e quando lo accolgo dentro di me mi sento completa. È intenso. Disperato. Esagerato. Appagante. Ci abbandoniamo l'uno all'altro senza timore e stanchi ci addormentiamo. Vengo svegliata da una scia di baci che Peeta deposita da sotto al mio orecchio alla mia spalla nuda. Siamo ancora entrambi avvolti nelle morbide lenzuola quando mi rendo conto che per la prima volta Peeta ha usato il sesso per non parlare. Il segreto che nasconde deve essere più profondo e serio di qualunque cosa immaginassi. Con rammarico mi rendo conto di non essere riuscita ad ottenere che lui parlasse di più ma non mi arrenderò. Dopo alcuni baci decido di separarmi da questo splendido ragazzo. -Ci vediamo questa sera al toga-party?- Chiedo mentre cerco il mio reggiseno sotto al letto. Peeta sorride appagato - Solo se sotto a quel tessuto non indosserai nulla come le antiche dee greche- afferma divertito, facendomi arrossire. Afferro una ciabatta e cerco di colpirlo in fronte sbagliando di poco la mira - Sei un cretino Mellark!- Lo bacio ancora una volta poco prima di lasciare l'appartamento e le sue parole mi sorprendono -Te ne parlerò. Non pensare che io non te ne voglia parlare. Ho solo bisogno di più tempo.- Lo abbraccio prima che possa aggiungere altro e sorrido. -Grazie- sussurro sfiorando con le labbra il suo lobo. -A stasera Dolcezza.-

Arrivo alla sede delle AXO quando ormai l'intero edificio è stato trasformato. La sala principale ha assunto sembianze classicizzanti e quando varco la porta una Madge su di giri in compagnia di Delly mi porge i suoi saluti -Benvenuta all'Olimpo mia giovane amica.- La guardo stranita e capisco subito che qualcosa non va. Riconosco l'odore proveniente dalla veranda e rimprovero subito Madge -Cosa state fumando? Ma siete impazzite? Se Johanna vi scopre verrete cacciate.- Madge e Delly scoppiano a ridere mentre da lontano la voce di Clove mi invita tranquillizzarmi. Vedere Madge in questo stato mi fa salire il sangue al cervello. Vorrei chiamare Gale e dirgliene di tutti i colori ma mi limito a trascinare in stanza Madge e ficcarla sotto le coperte -Non voglio dormire.- Si lamenta in modo strano quando le tiro le coperte fino alla testa. Per fortuna é facilmente malleabile e la convinco che farà dei sogni fantastici se si addormenterà. La chiudo in camera, delle altre nessuna traccia, così ne approfitto per fare una doccia e scendere in cucina per uno spuntino. Sono indaffarata a preparare una piccola merenda sul bancone della cucina quando il mio migliore amico entra in cucina facendomi spaventare e quasi rovesciare tutto il succo sul pavimento. -Madge non risponde alle mie telefonate.- Dice senza salutarmi. - Sta dormendo.-Rispondo secca. -Alle quattro del pomeriggio? Non si sente bene?- L'ansia è percepibile in ogni sillaba pronunciata dalla sua bocca -Si sentiva in splendida forma per fumarsi una canna con Clove e Delly.-  Affermò inacidita e il fatto sembra sorprendere molto Gale. -Non guardarmi così! Sai benissimo che è colpa tua.- Ringhio nella sua direzione -E si sta malissimo. Dovresti implorare il suo perdono!- affermò girando intorno all'isola della cucina e riponendo il succo in frigo. Gale mi osserva immobile - Stasera le parlerò.- -Stasera lei ti ignorerà. Si è costruita una strana corazza. È spaventoso quello che il dolore può spingere a fare.- Affermo fissandolo negli occhi - Ho sbagliato! Sono umano anche io.- Cerca di giustificarsi. -Era una competizione studentesca.-dico alzando la voce. -Erano i miei ultimi Hunger Games!- Afferma spiazzandomi. -Come?- chiedo stupefatta. -Non pensavo di potercela fare, ma l'anno prossimo firmerò un contratto per il football professionistico.- La notizia mi sconvolge e sono costretta a sedermi sulla sgabello più vicino. Le gambe cedono sotto al mio peso. - E da quando lo sai?- -L'ho saputo il giorno di inizio degli Hunger Games.- Afferma serio e so che ora nella sua testa ci saranno mille pensieri -Madge lo sa?- sussurrò cautamente. -Madge non lo sa. Dirglielo significherebbe perderla per sempre. Come posso chiederle di rimanere qui ad aspettarmi quando la mia intera vita verrà sconvolta. Non posso chiederle di lasciare gli studi per seguirmi. Dopo la mia laurea sarà tutto diverso.- -Quindi è per questo ...- Allungo la mano nella sua direzione e inizio a capire i suoi sbalzi d'umore. Gale non se lo fa ripetere due volte e afferra la mia mano -È terribilmente ingiusto. Ogni volta che la guardo sono travolto da mille emozioni ma alla fine la paura mi assale. La paura di vivere una vita senza di lei mi sta logorando. Questa settimana vi ho osservato. L' ho osservata. L'anno prossimo affronterete tutto questo senza di me e lei è troppo sveglia, è troppo bella per rimanere legato a uno come me.- Lo ascolto osservandolo e i suoi occhi grigi sono carichi di tristezza. Il dubbio di insinua dentro me -Dove?- chiedo quasi flebilmente -Dallas.- e tutto si fa più chiaro. - Dovresti dirglielo.- affermo -Per compromettere definitivamente gli ultimi mesi con lei? Una notizia del genere non è facile da digerire.- -Potrebbe reagire in modo diverso da quello che immagini, Madge ti ama... Dovresti darle più fiducia. Forse capirà.- Gale mi guarda sconsolato e senza rispondermi si alza rumorosamente -Non dirle che sono passato. Ci vediamo questa sera Catnip.-

Per il resto del tempo non riesco a fare a meno di pensare alle parole di Gale. Il suo trasferimento non era certo una delle opzioni a cui ero arrivata per giustificare la sua pazzia. E forse ha ragione. Dopo aver finito di sgranocchiare alcune patatine di contrabbando perdo tempo fino all'ora di cena. Madge mi raggiunge quando ormai sono seduta da un po'. Un'euforia generale riempie l'intera sala da pranzo mentre i cartoni della pizza sono posizionati aperti al centro della stanza in modo da non rovinare le decorazioni. Madge afferra un pezzo di pizza e si siede ai miei piedi a gambe incrociate appoggiando la schiena alle mie ginocchia. Mi sorride imbarazzata aspettando un rimprovero ma non dico nulla. La breve conversazione con Gale ha chiarito bene la situazione ed è molto probabile che la sua paura non sia infondata. La vita di un giocatore di football è sempre sotto i riflettori. Non so se Madge resisterebbe. Ama Gale ma sono sicura che ha odiato la situazione che ha accompagnato tutta la sua infanzia non credo sia pronta a tornare sotto ai riflettori o a essere la ragazza a distanza di un giocatore professionista. Nessuna delle due dice nulla e ci limitiamo a prestare attenzione a Johanna che sta ripetendo per l'ennesima volta le regole che dovranno essere rispettate alla festa. Madge non parla molto ma ascolta distratta tutti i discorsi intorno a lei. Nessuna ha osato chiederle di Gale e quando ho sentito Clove accennare dell'accaduto a Lux le ho fulminate con lo sguardo prima che lei potesse sentire.
Mi occupo delle pulizie mentre molte delle nostre consorelle salgono in camera a prepararsi. Quando anche l'ultimo cartone della pizza è stato smaltito corro al piano di sopra per indossare la mia toga bianca. Apro la porta e mi blocco all'ingresso della stanza. Madge è seduta davanti allo specchio immobile e osserva senza emozioni il suo riflesso perfetto. I capelli biondi sono ordinatamente raccolti in un intreccio laterale nel quale fiori bianchi si legano alle ciocche dorate. Gli occhi sono ben delineati da colori pastello sfumati verso l'esterno e le lunghe ciglia bionde sono rese nere dal mascara e più folte da delle ciglia finte. Le labbra scarlatte sono dritte, nessun sorriso. Non si accorge di me per qualche minuto. Decido di parlare per rompere il ghiaccio. -Eih Madge mi aiuteresti con il vestito- la mia amica sobbalza e senza farmi aspettare viene verso di me nel suo abito impero bianco e con ai piedi dei sandali color bronzo. Le sue morbide dita annodano sulla mia spalla, con un nodo, la mia tunica bianca e infilo i miei sandali di pelle. Decido di lasciare i capelli sciolti e di intrecciare solamente la parte davanti. Non esagero con il trucco e mentre Madge mi allunga il suo rossetto noto che il suo polso è nudo. Il braccialetto di Gale è scomparso. Si comporta normalmente e non capisco come faccia. Scendiamo e quando la sede inizia ad animarsi la perdo di vista per un po'. Vengo raggiunta da Peeta e non posso fare a meno di arrossire vedendo che la maggior parte dei ragazzi delle altre confraternite si è presentata a petto nudo legandosi intorno alla vita tessuto bianchi. Tra i capelli Peeta ha delle foglie di alloro e sorrido quando noto le infradito verdi ai suoi piedi, mi sorride di rimando alzando le spalle - Non avevo dei sandali.-
Rido e scherzo con lui per un po' dimenticandomi quasi di Madge fino a quando alle spalle di Peeta vedo Gale accompagnato da Thom. Li raggiungo a grandi passi e  l'odore che emanano è inconfondibile. -Avete bevuto?- li rimprovero guardandoli trucemente. Gale mi sorride sornione mentre Thom scoppia a ridere - Qualche birra Everdeen - mi risponde il moro che sembra il più lucido dei due. Madge si blocca a pochi passi da noi urtando Cato facendo cadere le birre in mano al ragazzo. Gli sguardi tra i due sono disperati. La mia amica è come pietrificata e non riesce a reagire mentre Gale prende in mano la situazione. Senza dire una parole le si fionda in contro e afferrandole il viso prepotentemente la bacia. Madge è inerme le cedono le ginocchia e si regge alle braccia di Gale per non crollare. Il mio amico tiene stretta la presa su di lei e fissa i suoi occhi dentro i suoi. Ma Madge rimane inespressiva, in silenzio, senza parole. La scena è travolgente. Madge lo osserva dritto negli occhi per un minuto che sembra un'ora fino a quando il mio amico fa un gesto sconsiderato. Si inginocchia dritto davanti a lei. Nella stanza cala il silenzio e tutti osservano la scena sconcertati. Trattengo il fiato cercando di intercettare inutilmente lo sguardo dei miei amici. Spero con tutto il cuore che non stia per rovinare tutto con un gesto estremo e fortunatamente dopo un respiro profondo Gale incomincia a parlare rassicurandomi. -Madge non guardarmi con quegli occhi, ho bisogno di spiegarti, ascoltami bene. Io sono un grande stronzo....anzi no, sono consapevolmente un grande stronzo, perchè non mi è mai importato di niente e di nessuno in tutta la mia vita...e poi sei arrivata tu. Tu non hai mai pensato questo di me. O forse si, magari all'inizio, quando ho rovinato con quella birra il tuo vestito di Armani. Io non ho mai conosciuto nessuno che pensasse davvero che io volessi qualcosa, finchè non ho incontrato te... e allora l'hai fatto credere a me, perciò sfortunatamente io ho bisogno di te. Se non vuoi perdonarmi giuro che ti capisco ma spero tanto che tu non lo faccia. Lo so che non c'è nulla che io possa dire per farti dimenticare le parole che ti ho urlato ieri sera. Ma ho bisogno di sapere che non ho cancellato per sempre quel sorriso così accecante da oscurare il sole. Vorrei che tu tornassi a ridere come fai quando mi guardi. Ho bisogno che tu sia felice. Sei la ragione per cui ora sono qui in ginocchio a pregarti davanti a tutti queste persone. Mi ricordo persino la prima volta che i nostri sguardi si sono incrociati, le nostre mani sfiorate e non posso dimenticare la prima volta che le nostre labbra si sono unite. È inconcepibile perderti per il solo fatto che sono stato un idiota per una sera. Meriti una persona migliore di me, ma purtroppo io sono questo e sono innamorato di te.  Potrei rimetterci le faccia, la reputazione e la stima di tutti i compagni del campus ma sono certo che in questo momento non vorrei essere in nessun altro posto al mondo, non vorrei non umiliarmi se con questo gesto ho almeno una possibilità di ottenere il tuo perdono. Vale la pena fare tutto questo se servirà per riavere te, a riconquistare te. Non riesco a pensare a niente, a nessun altra. Non riesco a dormire, non riesco a respirare, non riesco a mangiare per quello che ti ho fatto. Ti amo in ogni momento, in ogni minuti di ogni giorno. Io ti amo, posso vivere senza di te, ma è solo che non voglio. Perdonami.- Queste parole, queste frasi escono incontrollate dalle labbra del mio amico. Non fa pause, non prende fiato. Continua a parlare catalizzando tutta l'attenzione della stanza su di lui. Il dj abbassa la musica. Tutti restano senza fiato. Senza parole nell'osservali al centro della stanza. Tutti gli occhi si spostano su Madge. Ancora davanti a Gale in silenzio. -Era di Valentino- dice infine dopo un lungo silenzio. Gale sgrana gli occhi senza capire -Come?- -Il vestito sul quale la prima volta che ci siamo visti hai rovesciato la tua stupida birra era di Valentino- chiarisce con calma Madge. Sembra serissima. Lascia tutti senza parole mentre si prepara per aggiungere altro. - In tutta la vita mia, nessuno mai mi aveva parlato in  quel modo, e durante la mia vita mi hanno parlato nei modi più disparati. Le tue parole sono state infime e schifosamente crudeli. Ti odiato dalla prima affermazione cattiva che mi hai rivolto e ho continuato a farlo mentre in silenzio ho sopportato che davanti a tutti mi umiliassi e lanciassi tutte le parole immonde che la tua mente ha potuto formulare. Ho odiato me stessa più di te per il solo pensiero di odiarti e ho ascoltato in silenzio senza reagire perchè fondamentalmente non ho capito e non capisco come tu abbia potuto trasformarti in quel mostro che ieri sera ha inveito contro di me. Sai? Ho immaginato più volte di azzittirti con uno schiaffo ma poi sai cosa mi ha fermato?- fa una pausa guardandolo dritto negli occhi grigi senza battere neppure le palpebre - Che nonostante in quel momento mi sembrava di odiarti, nel profondo ero consapevole dell'amore che provo per te. Non so perchè lo hai fatto ma  l'unica cosa che so ora è che si è capace di tutto quando si è davvero innamorati e quindi si, voglio perdonarti, ma non lo faccio per te. Questa volta lo faccio per me. Ti amo troppo per lasciarti rovinare tutto, non te lo posso permettere, perchè voglio te.- Madge ormai con le lacrime agli occhi si lascia cadere tra le sue braccia e congiunge le loro labbra. Un secondo dopo tra i fischi, gli applausi e le grida ricomincia la festa. Tiro un sospiro si sollievo mentre lascio la mano di Peeta, che non mi ero accorta di stringere, e abbandono la stanza frastornata. Evito che Peeta mi segua e scendo i tre gradini che mi conducono in giardino. Dovrei essere felice per loro ma un senso di angoscia continua a turbarmi e mentre alzo gli occhi al cielo cercando di inspirare l'aria fresca della sera, capisco. Il mio migliore amico partirà.

 

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Capitolo 43
*** Zafferano ***


Eih... Ho veramente realizzato di aver aggiornato la storia l'ultima volta in luglio e mi sono sentita molto in colpa... Non so di preciso perchè, forse per il fatto che non mi piace non portare a termine le cose che inzio ma anche per quella piccola fetta di persone che un po' si sono affezionate alla storia. Scrivere è come una terapia e leggere le recensioni fa bene allo spirito e al cuore quando i periodi della mia vita sono tristi. Per il resto non ho più aggiornato per due motivi: 1.L'università con annesso tirocinio (che non mi da neppure il tempo per una sana doccia) e 2. il blocco dello scrittore. Con non poche difficoltà ho deciso di riprendere in mano questo capitolo che avevo abbandonato ad agosto e l'ho finito per voi. Fatemi sapere cosa ne pensate. Vi lascio con la speranza di poter pubblicare celermente nuovi capitoli una volta laureata. Se avete voglia, tempo o ispirazione vi do questo compito: cosa vorreste vedere accadere nella storia? Qualche buon idea non fa mai male.
Buon anno -Torma 


42.
L'euforia della vittoria è stata passeggera ed è volata via come la settimana trascorsa tra le diverse gare, che anche quest' anno hanno animato e reso tali gli Hunger Games. Resto seduta immobile a godere del silenzio irreale della confraternita visto che quasi tutte le ragazze sono partite per le vacanze di primavera. Tiro un calcio al bagaglio ai miei piedi e sospiro mentre aspetto che il mio ragazzo biondo venga a prendermi. Tra poche ore voleremo verso la west cost per sperimentare il brivido delle vacanze primaverili californiane. Bussano e  trascino i piedi fino alla porta. Davanti ai miei occhi ecco Peeta visibilmente felice. Mi saluta con un caldo sorriso e mi bacia sulle labbra senza darmi il tempo di dire una parola. Non posso lamentarmi davanti a lui. È troppo dolce. Farei di tutto per il suo sorriso, anche partire per una vacanza di gruppo. Questi mesi di fidanzamento mi hanno reso una persona arrendevole, prima di conoscere Peeta non avevo mai lasciato entrare nessuno nella mia vita, nessuno aveva il permesso di scherzare con me, non ero di certo una ragazza da vacanze divertenti. L'anno scorso avevo trascorso le vacanze a casa con mamma e Prim. Avevo studiato, aiutato Prim con alcuni compiti, fatto le faccende di casa, nulla di paragonabile a un soggiorno di una settimana sulle calde spiagge di Santa Barbara. Sbuffo indispettita mentre vengo aiutata da Peetaa trasportare la valigia giù per le scale della confraternita. In realtà l'idea della vacanza era allettante prima che diventasse un gita di gruppo. Alzo gli occhi al cielo quando Peeta intercetta il mio sguardo. -Sarà divertente.- mi dice quasi ridacchiando. Io non volevo divertirmi. Io volevo riposare. Il mio unico desiderio era quello di trascorrere un'intera settimana lontana dal campus, dalle Axo e godere unicamente della compagnia di Peeta. Non volevo di certo che tutti gli altri si aggregassero. Sospiro sonoramente mentre salendo in auto sbatto la portiera alle mie spalle e mi lascio sprofondare nel sedile. Ho il broncio da ieri sera, da quando ho avuto la conferma che anche gli altri sarebbero partiti veramente con noi. Pensavo fosse uno scherzo, ho sperato fino all'ultimo che lo fosse. Ho bisogno di prendere le distanze dalla Brown per un po'. Gli Hunger Games sono stati sfiancanti. Non era di certo un mio desiderio ritrovarmi un'altra settimana con Johanna tra i piedi. Per tutta la durata del viaggio in direzione dell'aeroporto elaboro piani per sabotare tutto. Potrei benissimo fingere di stare male e rimanere qui nel campus deserto. O imbarcarmi per sbaglio su un altro aereo. Se solo Peeta non fosse così felice per questa vacanza scapperei da loro il più lontano possibile. Forse a fare l'eremita sulle Ande. Più ci avviciniamo all'aeroporto più divento cupa e taciturna. Non che solitamente sia di molte parole, ma oggi, particolarmente, mi limito a grugniti e monosillabi. Perché? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Dentro di me la Katniss poco razionale vorrebbe strapparsi i capelli. Vorrei tanto gridare a Peeta di fermare l' auto, sbattere i piedi per terra, fare i capricci, tutto per evitare di partire! No!No! Non voglio passare l'unica settimana di vacanza con loro. So già come andrà a finire. Finnick mi punzecchierà tutto il giorno. Gale pretenderà di fare escursioni. Johanna lancerà ordini a destra e a manca. Madge vorrà fare shopping un giorno sì e l'altro anche. Annie sarà troppo gentile. Jake essendo un Mellark cercherà di tenere unito il gruppo e Peeta seguirà il fratello a ruota mentre io verrò travolta dal loro entusiasmo. Se solo potessi incenerirli con lo sguardo. Impiccioni.
L'aeroporto non è più un miraggio. I cartelli indicano la sua prossimità. È la fine, sono spacciata. Parcheggiamo l'auto nel deposito e sono costretta a scendere quasi di forza da Mr simpatia. - Dai dolcezza, smettila con questo muso lungo. Questo pomeriggio saremo al mare.- Mi dice gioioso - Capirai, anche a Providence c'è l'oceano...- Sbuffo bofonchiando a bassa voce -... e io volevo andarci sola con te al mare.- continuo senza farmi sentire -Come, scusa? Cosa hai detto Kat?- Mi chiede prendendomi per mano e trascinando il suo bagaglio mentre io prendo il mio. Sorrido colpevole e cerco di fare finta di niente -Non vedo l'ora! - sembra divertito, mentre costringo tutti i miei muscoli facciali a piegarsi in un sorriso. -Ecco questo è lo spirito.- Dice sorridendo e sono costretta a ricambiare in modo sincero anche io. Salgo le scale rassegnata e convinta del fatto che non si può dire di no a Peeta, al suo animo da eterno bambino, l'unico capace di entusiasmarsi ancora per le piccole cose. Ed è anche per questo che lo amo.

Cinque ore di viaggio sono sembrate davvero interminabili, non sono servite a nulla le parole di Peeta e neppure i film della Disney proiettati nei televisori piazzati davanti ai nostri occhi. Il posto era stretto, il sedile ruvido, e come se non bastasse accanto a me si è seduto un vecchio signore puzzolente che ha allietato il mio viaggio russando. Recuperati i bagagli e usciti fuori dall'aeroporto il paesaggio che ci si è presentato davanti appere del tutto diverso da quello a cui siamo abituati in Rode Island. Fa caldo. La temperatura percepita è di molti gradi superiore a quella che ci siamo lasciati alle spalle imbarcandosi questa mattina. E quando aperte le porte dell'aeroporto e abbandonata l'aria condizionata della hall siamo travolti dal caldo californiano sono quasi sopraffatta da questo tepore. Tempo qualche minuto e mi pento subito dell'abbigliamento scelto questa mattina. La felpa e la maglietta si appiccicano alla mia pelle, per non parlare dei jeans incollati al mio sedere. Peeta prontamente ferma tre taxi e ci dividiamo per raggiungere la nostra sistemazione. Per fortuna il viaggio per le strade di Santa Barbara è breve e dopo poco meno di mezz'ora la Villa Mellark si erige davanti a noi in tutto il suo splendore. Attraversiamo il bianco viale marmoreo affiancato da piante tropicali quasi in religioso silenzio mentre meravigliati osserviamo la tenuta che si erge davanti ai nostri occhi. La villa  è strutturata su tre piani e si susseguono portici e cavedii che arricchiscono la struttura moderna della proprietà. Oltrepassata la porta zafferano, siamo accolti in un ingresso ampio e luminoso. Non c'è opulenza nonostante le dimensioni. Tutto lascia trasparire semplicità e contemporaneamente ricercatezza nel minimo dettaglio. La casa è in grado di ospitarci tutti grazie alle sue infinite stanze, che si susseguono nel labirinto di corridoi dai colori tenui e accoglienti. Peeta mostra a ogni coppia la propria camera e una volta aperta l'ultima porta del corridoio del secondo piano rimango senza parole.  -Era la casa delle vacanze di tutta la famiglia-  mi dice Peeta mentre resto affascinata dalla vista della camera da letto. Un letto più grande del normale domina il centro della stanza, che con i suoi colori chiari risulta ancora più luminosa, grazie alla luce che  filtra dai lucernari e dalla grande porta finestra. Rimango imbambolata a scrutare l'oceano. Respiro l'aria fresca e l'odore di pulito che piacevolmente travolge le mie narici. Dopo qualche secondo di distrazione, mi volto verso di lui e noto con immenso piacere che si è tolto la felpa e la maglietta e a torso nudo si aggira per la camera disfando la valigia. -É stata progettata da un architetto amico dei miei genitori per soddisfare i bisogni di tutti. A mio Nonno piaceva molto,ricordo che ci teneva al fatto che qui ci sentissimo a casa.- Sorride nella mia direzione timidamente e un velo di tristezza si abbassa sui suoi occhi blu. Mi avvicino e gli stringo la mano tesa lungo il corpo e sorrido in silenzio. Ma quasi subito siamo distratti dalle voci al piano di sotto. Un rumore  e poi uno spalsh, alzò gli occhi interrogativa -C'è anche la piscina?- chiedo con entusiasmo nella voce -e anche la vasca idromassaggio- mi risponde contento. Sono stupefatta. -Quante cose mi nascondi ancora Mellark?- chiedo divertita poggiando le mie labbra sulle sue. Peeta ride sfiorando la mia bocca -Preferisci andare in spiaggia o per oggi ti accontenti della piscina?- mi chiede visibilmente divertito,  velocemente si  abbassa jeans insieme ai boxer e rimane nudo davanti a me. Non posso fare a meno di arrossire e dargli una leggera spinta. Raggiungo la mia valigia e gli lancio addosso la prima cosa che prendo  tra le mani -Grazie amore ma credo che questo stia meglio a te- dice ridendo e rilanciandolo nella mia direzione il mio bikini rosso -Sei davvero uno stupido- Fa troppo caldo per approfittare della situazione, ma ciò non mi impedisce di stuzzicarlo lascio cadere i miei vestiti ai piedi del letto e mi cambio davanti a lui senza staccare i miei occhi dai suoi. Purtroppo il mio corpo si è un po' incicciottito da quando sono la fidanzata di Peeta Mellark . Mi vizia e mi coccola con troppe squisitezze e il mio sedere si è arrotondato un pochettino, per fortuna entro ancora nel costume. Dopo aver indossato il pezzo inferiore mi spingo verso di lui ancora immobile a osservarmi. -Mi daresti una mano con il pezzo sopra?- chiedo a bassa voce. Aspetto una risposta dando le spalle al mio fidanzato e scosto i capelli dalle spalle portandoli di lato. Peeta si avvicina in silenzio e posso sentire il calore che emana il suo corpo, e sono scossa da un brivido che non gli sfugge. Senza dire una parola rimane qualche centimetro da me accarezzandomi il ventre, per poi afferrare delicatamente i nastrini del reggiseno e lentamente legarli dietro la mia schiena. Bramo il suo tocco e il suo respiro regolare mi fa impazzire. Nel mio corpo si accumula una tensione esasperante ma Peeta resiste al mio corpo e infilato il suo costume esce  dalla stanza lasciandosi alle spalle la sua risata serena.

Il bagno nello specchio cristallino rigenera completamente le mie membra e sono contenta, nonostante l'affollamento della vasca, di passare il pomeriggio in loro compagnia. Peeta propone di organizzare un barbecue per una delle prossime serate mentre per la cena decide di preparare un piatto di spaghetti con olive nere, pomodorini e basilico. Lo lascio in cucina e salgo in camera. Dopo aver passato tutto il giorno insieme, sono contenta di rinchiudermi un po' sola nella stanza a riposare. Dopo una lunga doccia infilo un vestito leggero di cotone sopra la biancheria intima e mi abbandono sfinita tra le morbide lenzuola. Peeta è in cucina a preparare la cena e prima di prendere sonno sento chiaramente la sua risata cristallina e mi assopisco in breve tempo mentre lo sento allontanarsi.
Un grido. Il rumore del mare. Percepisco la sabbia sotto ai piedi. Abbassò lo sguardo e fissò il colore delle mie unghie smaltate contrastare con il candido colore del terreno. Un altro  urlo. Questa volta riesco a percepire un nome. Katniss. Urla di nuovo la voce. Un freddo irreale riscuote le mie membra. Sulle braccia si forma uno strato di pelle d'oca e la confusione nella mia mente aumenta. -Katniss! aiutami!-. Peeta! Riconosco la sua voce. Alzo lo sguardo e lo vedo in mezzo alle onde visibilmente in difficoltà. Il mio ragazzo del pane annaspa tra le acque cercando di restare a galla ma nonostante l'impegno, tutti i suoi sforzi sembrano inutili. Mi chiama a gran voce quando la testa riesce a spuntare dalle acque. Il panico mi assale e inizio a correre nella sua direzione. A perdifiato cerco di raggiungerlo ma l'unica cosa che riesco a fare è chiamare il suo nome. Non posso perderlo. I'ansia prende il sopravvento e il cuore inizia a palpitare. Corro. Inciampo. Cado. La sabbia si trasforma in schegge di vetro, la mia pelle grida, le mie membra vengono lacerate. Un dolore lancinante mi dilania ma è sovrastato dalla vista dell'ultimo respiro di Peeta risucchiato dalle acque.
Mi sveglio di soprassalto. Il respiro affannato. Un senso di panico interiore. Mi tiro seduta di scatto e cerco di ignorare il rimbombo del mio cuore nel petto. La parte del letto accanto a me è vuota e smetto per un attimo di respirare. Una fitta allo stomaco mi contorce le interiora ma poi la sento, la sua risata, la sua voce calma e dolce mi chiama dalle scale e riacquisto lucidità pian piano. Era solo un incubo. Nulla di strano se non fosse che il soggetto questa volta non era mio padre. Peeta. Sento dei passi in corridoio e la porta si apre. Rimango delusa quando al posto dei riccioli biondi vedo sbucare da dietro alla porta la testa castana di Gale. -Capnip ti muovi? Stiamo aspettando tutti te per cenare.- Mi rimprovera entrando nella stanza, fermandosi di scatto non appena nota la mia faccia. -Stai bene?- Chiede preoccupato corrucciando la fronte -Sei pallida?- Faccio un respiro profondo e cerco di controllare l'ansia. -Stavo solo dormendo.- dico alzando le spalle e alzandomi veloce superandolo giù per le scale. Scendo i gradini due per volta. Ho bisogno di vederlo. Di sentirlo. Entro quasi di corsa nella sala da pranzo. Tutti i presenti, seduti attorno al tavolo, mi guardano di traverso ma non ci faccio caso. Peeta non c'è. Respiro e a grandi passi raggiungo la cucina . Alla vista della sua testa riccia faccio un respiro di sollievo. È qui. Sta bene. Girato di spalle. È occupato a tagliare il pane sul tagliere. Non si accorge di me finché non faccio scivolare le mie braccia intorno al suo busto e  lo abbraccio da dietro. Tuffo il viso nel incavo del suo collo e inspiro profondamente il suo profumo. Al mio tocco i muscoli di Peeta si rilassano e sembra contento di questo contatto inaspettato. Non dice nulla. Aspetta. Rimaniamo in silenzio e gioisco per la calma ritrovata, finché la voce di Johanna richiama la nostra attenzione dall'altra stanza. -Vi muovete?? Ho fame!- grida acida. Inspiegabilmente scoppiamo a ridere all'unisono. Peeta si affretta a mettere nel paniere le ultime fette di pane e raggiungiamo gli altri dopo che sciolgo la stretta su di lui. Mangio in silenzio cercando con il gomito la presenza e il calore di Peeta. Ascolto i discorsi e le battute del resto della compagnia e mi accorgo più volte di imbambolarmi a fissare il ragazzo al mio fianco. Ma La tranquillità della serata è solo apparente. Continuano a mangiare tutti i piatti preparati dai fratelli Mellark finché Gale urta per sbaglio il bicchiere di vino di Madge. Il liquido rosso si rovescia completamente sulla tovaglia bianca e inonda interamente le gambe e il vestito della mia amica. -Dannazione! Ma allora il tuo è un vizio!- strilla la ragazza allontanandosi con la sedia dal tavolo. Gale sbuffa annoiato mentre cerca di concludere un discorso con Finnick ignorando la rabbia di Madge. -Stai scherzando! Guarda che diavolo hai combinato!- Davanti a me si intavola un siparietto divertente e Madge incolpa Gale anche di colpe passate. Fino a quando non esplode e perde il controllo come non aveva mai fatto. Colpa forse dell'ultimo periodo poco tranquillo.  Non posso fare a meno di osservare la scena in silenzio, turbata dalla reazione esagerata di Madge che appare ormai implacabile. Purtroppo Gale e la sua incapacità di chiedere scusa complicano la situazione fino a farla precipitare quando ormai  visibilmente infastidito dal suo comportamento sbotta nervoso:
-Stai zitta! Smettila! Basta con queste tragedie. Nessuno si è mai tagliato le vene per una macchia!- alle parole di Gale vedo Peeta irrigidirsi accanto a me ed dall'altra parte del tavolo Jake scatta sulla difensiva interrompendo la lite, il suo tono esce piatto dalla sua bocca -L'autolesionismo è un argomento su cui preferire non si scherzasse in questa casa- afferma mentre gli occhi di Peeta vengono catturati dalle parole del fratello -Per me è da stupidi farsi del male! Che razza di persona normale potrebbe afferrare un coltello e affettarsi un polso?- Ride Gale inconsapevole della reazione che sta facendo nascere in Peeta. Attorno a me si sta innescando un meccanismo pericoloso che non riesco a comprendere - Non credo sia una cosa su cui fare battute- ripete Jake apatico. - Che problema hai Jak, ti tagli le vene quando Johanna non te la da?- E a questa uscita infelice del ragazzo di Madge Peeta perde il controllo -Che cazzo ne sai tu dei motivi che possono spingere qualcuno a farlo!?- grida non riuscendo a rimanere calmo -non ti scaldare! È ovvio che sono persone disturbate!- continua Gale ora più serio -Disturbate?! Disturbate!? Non ti è mai passato per l'anticamera del cervello che possono essere persone semplicemente con dei sentimenti?!- Il tono della voce di Peeta mi fa gelare il sangue nelle vene. Non l'ho mai visto così arrabbiato. Si alza di scatto e per la sorpresa nessuno è in grado di muoversi mentre lasciando cadere al sedia alle sue spalle, si dirige fuori dalla stanza sbattendo la porta. Jake sospira forte non appena il fratello lascia la stanza e si accascia sulla sedia in silenzio. Faccio per alzarmi per raggiungerò, ma mi blocca - Lascialo da solo per un po'. Quando si sarà calmato tornerà normale.- dice strofinandosi gli occhi stanchi. Il silenzio cala nuovamente tra di noi. Madge si alza e lascia la stanza. L'aria è quasi irrespirabile e decido di uscire lo stesso. Raggiungo la terrazza e mi arrampico sulla balaustra per vedere meglio dove sia Peeta. Cammina veloce nella baia. Calcia la sabbia. Alla fine si ferma di scatto e grida. Un grido che mi ricorda tanto quello del sogno, il cuore mi si spezza ma resto immobile. Non so cosa fare. Le gambe sono come immobilizzate. Guardo inerme la persona che amo soffrire e non riesco a fare niente.  Peeta si accascia sulla sabbia e mi manca il respiro. Sembra quasi che l'unica cosa bella della mia vita dopo tanto tempo stia scivolando via da me. Lui al mio posto sarebbe già corso da me con la soluzione per ogni mio problema. Non posso fare a meno di elencare nella mia mente tutte le azioni  buone che Peeta ha fatto nei miei confronti. É stato una guida, un amico, un complice. Non posso permettermi di lasciarlo da solo proprio ora.  Lo osservo immobile dal terrazzo. Nessuno di noi voleva farlo arrabbiare. Nessuno voleva mancargli di rispetto. Qualcosa in quello scatto di ira è stato davvero spaventoso. Nessuno ha capito quella reazione, ma io voglio comprendere. Una folata di vento mi fa tremare e mentre la pelle d'oca si forma sul mio epidermide, faccio un respiro e muovo il primo passo. Un piede dietro l'altro, lo sguardo fisso sulla sua schiena. È immobile mentre con le ginocchia piegate e la testa china osserva la sabbia sotto di sè. Vederlo in quello stato è logorante. Arrivo ai gradini che portano alla spiaggia. Un respiro, due respiri, al terzo mi faccio coraggio e afferrato il corrimano di legno inizio a scendere verso di lui. Le infradito rallentano il mio avanzare, così decido di sfilarle. La sabbia è fredda sotto i miei piedi ma avanzo senza voltarmi indietro. Sono a pochi passi da lui quando la sua voce mi fa sussultare. -Non avvicinarti!- pronuncia a voce alta. Non lo ascolto e continuo nella sua direzione. -Kat fermati! Ti prego. Lasciami solo- Il suo tono è deciso, indietreggio un poco. -NO!- dico senza rendermene conto. -Mi dispiace- sussurro mentre lo afferrò tra le braccia. Non lo ascolterò. -Ti amo. Sono qui per te.- Affermo con forza. Peeta cerca di alzarsi e nasconde il suo volto dal mio sguardo ma la mia attenzione cade sui polsi. Dei graffi irregolari ricoprono la superficie pallida della sua pelle. Sgrano gli occhi senza capire e appena Peeta si accorge di cosa sto guardando cerca in fretta di nascondere le braccia sotto la felpa. Ma è troppo tardi. Ora è tutto chiaro. Le parole di Jake. La reazione di Peeta. Il mio ragazzo del pane cerca di alzarsi ma lo trattengo per il polso. Peeta sussulta e una smorfia di dolore compare sul suo viso primo che venga ricoperto da lacrime. Non dice nulla. Inizia a piangere davanti a me. Rimango interdetta per qualche secondo prima di trascinarlo tra le mie braccia. Peeta si rannicchia vicino a me e stanco si lascia andare. Lacrime amare scorrono lungo le sue guance. Fiumi di dolore. Tutto ciò che riguarda la sua vita mi travolge come un uragano. Lo stringo con dolcezza e accarezzo i suoi capelli finché non si calma leggermente. -Scusa, se non sono perfetto- sussurra dopo un po'. Perfetto? Come può pensare che io voglia la perfezione, quando ho già lui? - Peeta tu sei meglio di perfetto. Sei tu. Non potrei desiderare di meglio. Sei la persona più buona che conosca. Sei la persona migliore che potessi incontrare in tutta la mia vita. Sei semplicemente te, e questo mi basta. Anzi questo mi rende felice. Mi da la forza per essere come sono. Senza di te sarei sicuramente una persona peggiore.- dico poco prima che lui si sollevi per baciarmi. Un bacio senza aria, bagnato, ma vivo. Peeta è vita per me. -Non posso perderti- ammetto in un sussurro quando i suoi occhi si specchiano dentro ai miei. -Non vado da nessuna parte.- afferma mentre con le dita asciugo le ultime lacrime sulle sue guance -è una promessa?- -Resterò per sempre.- lo guardo a bocca aperta e un sorriso sghembo compare sulle sue labbra -Te lo prometto- aggiunge. -Ora, dovrei tornare in casa a scusarmi.- dice alzandosi e pulendo i pantaloni con le mani. Mi alzò subito dietro di lui -Forse è meglio se prima disinfettiamo quei graffi.- Dico cercando di prendere tra le mani il suo polso e esaminando meglio la sua pelle lacerata. - Non è nulla di grave, mi sono graffiato con le unghie.- Sussurra un po' imbarazzato mentre cerca di liberarsi dalla mia presa. -Fallo per me.- La voce mi si spezza quasi in una supplica,  e Peeta sorpreso accetta di arrendersi. La casa è silenziosa. Gli altri devono aver deciso di andare a letto presto. Entriamo piano in soggiorno. -Dove tenete la cassetta dei medicinali?- chiedo mentre Peeta richiude dietro di sè la porta finestra. -Nel ripostiglio vicino alla cucina- La voce di calma di Jake ci fa sobbalzare. -Katniss potresti andare a prenderla per Peeta?- Mi chiede gentilmente mentre fermo osserva il fratello evitare il suo sguardo. -Emh, si- Dico veloce e lascio Peeta con suo fratello. Mi affretto alla ricerca della cassetta dei medicinali per tornare il prima possibile in soggiorno. Mi occorre più tempo del previsto per individuarla a causa della confusione sugli scaffali. Appena la trovo mi precipito nuovamente in salotto, quando entro nella stanza i due fratelli smettono di parlare. Sembrano entrambi tranquilli e questo mi rilassa. -Kat vai pure in camera.- Mi dice Jake una volta afferrata una garza e del disinfettante -Ma... Io...- Cerco di obiettare ma questa volta è Peeta a invitarmi a salire le scale: -Vai dolcezza. Jake sa quello che deve fare.- dice calmo. Mi arrendo senza fare storie e li lascio nuovamente soli. Salgo lentamente i gradini per tentare di ascoltare qualche parola, ma è inutile. Svolto l'angolo in direzione della camera e sobbalzo nel vedere Gale seduto per terra davanti alla porta della mia camera. -Eih Capnip!- Sorride colpevole -Peeta come sta?- domanda a bassa voce. Temporeggio nel rispondere ma alla fine dico -Bene...O almeno, forse bene.- aggiungo sospirando. Gale annuisce e rimane seduto immobile contro alla porta. Mi avvicino e scivolo seduta accanto a lui. -Madge?- Domando in un filo di voce. -Sta bene. Ma credo che abbia capito che c'è qualcosa che non va.- -Non glielo hai ancora detto?- Chiedo -Cosa? Che tra meno di qualche mese salirò su un aereo e non tornerò più alla mia vecchia vita?- Sospira rumorosamente. -Prima mi ha chiesto se la amo ancora...- Sgrano gli occhi -Perchè?- Domando al mio amico confusa. -Dice che sono strano, sente qualcosa di diverso. Non è stupida, sta iniziando a sospettare. Mi fa domande diverse dal solito. Lo vedo, sta cercando di psicanalizzarmi, e ci sta riuscendo. Sono costretto ad ignorarla per evitare di vuotare il sacco.- -Dovresti parlarle...- -A quale scopo. Lo sappiamo entrambi che sarà l'inizio della fine.- Si passa nervoso le mani nei capelli scuri - Non sono pronto a dirle addio. Non riesco a lasciarla andare. Ma non voglio rinunciare al football. Era il sogno di mio padre, il nostro sogno.- Veniamo interrotti dai passi rumorosi di Peeta in fondo al corridoio -Eih ragazzi! Che fate qui?- Ci saluta nascondendo le bende sotto a una felpa. - Mellark volevo chiederti scusa.- Inizia Gale mentre Peeta ci raggiunge. - Non ti preoccupare, è tutto a posto.- Lo tranquillizza Peeta con un'alzata di spalle. -Vi lascio soli.- Dico congedandomi, prima di salutarli e entrare sola nella stanza.
Trattengo a stento un grido quando mi accorgo di non essere sola. Madge è seduta immobile ai piedi del letto. Pietrificata. Mi guarda con gli occhi sgranati, le pupille dilatate, il respiro irregolare. -Cosa ci fai qui?- chiedo a bassa voce inginocchiandomi davanti a lei. -Volevo vedere come stavate...- Sussurra piano ma visibilmente sconvolta. -Cosa hai sentito?- Chiedo cautamente. -Io? Tu...Tut...Tutto- balbetta in un filo di voce e fa crollare tutte le miei speranze. Ci fissiamo per qualche minuto senza dire una parola. Aspetto. Non so di preciso cosa. Resto ferma a fissarla. Ma non fa nulla. Madge lascia cadere la testa all'indietro e fa un respiro profondo. -Madge?- cerco di attirare la sua attenzione, ma mi ignora. Continua a respirare. Fino a quando scoppia a ridere. Una risata strana. -Pensavo di essere pazza.- Afferma una volta calma. - Per dove deve partire?- Mi chiede seria. Tentenno un attimo prima di rispondere -Katniss. Dimmi dove?- Mi faccio coraggio e rispondo - Dallas.- -Dallas. In Texas?- Chiede stranita - Sì. Dallas. Texas. Madge, mi dispiace...- - Non dirgli che lo so.- mi supplica, e alle sue parole lo guardo stupita. -Katniss. Ha ragione lui.- Afferma mentre una lacrima le scivola lungo la guancia rosa. - Non può rinunciare al suo sogno per me. Dovrò lasciarlo andare. Quanto potrà durare una relazione di un giocatore professionista con la fidanzatina del college?- La ascolto in silenzio mentre lucidamente prende consapevolezza -Non voglio ostacolare la sua carriera.- -Lo lascerai?- domando preoccupata. - Non potrei mai, il dolore mi ucciderebbe. Sarò serena per entrambi. Glielo devo.-  -Farai finta di niente quindi?- - Sì. Non posso chiedergli di restare. È la sua vita...-  
Sobbalziamo entrambe quando Peeta entra dalla porta. -Madge?!- grida stupito mentre si affretta a chiudere la porta dietro di sè e a raggiungerci. La mia amica si alza di scatto e sorride come se nulla fosse, cancellando ogni segno di tristezza dal suo volto. -Sono passata a vedere come stavi.- Dice prima di abbracciarlo forte. Peeta rimane sorpreso da quello scambio d'affetto ma non esita a ricambiare la stretta. -Vi lascio soli.- dice infine sgattaiolando velocemente fuori dalla stanza. -Voi non mi avete vista.- Sussurra prima di chiudere la porta e il suo sguardo addolorato vale mille parole. Madge lo ama troppo per rovinare i suoi ultimi mesi alla Brown. Vorrei poter fare in modo che le cose finissero diversamente, ma resto in camera impotente. I miei pensieri sono interrotti da Peeta: -Per essere la prima sera è stata abbastanza movimentata- afferma divertito mentre si toglie i vestiti per andare a letto -Non è divertente.- Sospiro esasperata mentre afferrò lo spazzolino e vado in bagno a lavarmi i denti. Apro il tappo del dentifricio e spremo il tubetto. Mi fermo un attimo a osservare il mio riflesso. Sembro davvero stanca. Questa doveva essere una vacanza tranquilla, ma a questo punto credo che non lo sarà.
 

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