Voglio te, ho scelto te, amo te

di the dreamergirl
(/viewuser.php?uid=646503)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno dal passato ***
Capitolo 2: *** Paure ***
Capitolo 3: *** Riuscirai mai a perdonarmi? ***
Capitolo 4: *** Buio ***
Capitolo 5: *** Il bacio ***
Capitolo 6: *** Cuore spezzato ***
Capitolo 7: *** Vero o falso? ***
Capitolo 8: *** Ho bisogno di lui ***
Capitolo 9: *** Distretto 4 ***
Capitolo 10: *** Perla ***
Capitolo 11: *** Una nuova vita ***
Capitolo 12: *** Anniversario - Distretto 4 ***
Capitolo 13: *** Anniversario - Distretto 12 ***
Capitolo 14: *** Non posso ***
Capitolo 15: *** Partenze ***
Capitolo 16: *** Ritrovarsi - Katniss ***
Capitolo 17: *** Ritrovarsi - Peeta ***
Capitolo 18: *** Sempre ***
Capitolo 19: *** Confronti ***
Capitolo 20: *** Vero ***
Capitolo 21: *** (Ri)nascita ***
Capitolo 22: *** Un anno dopo ***



Capitolo 1
*** Ritorno dal passato ***


POV Katniss
Di ritorno dalla caccia mi soffermo ad osservare le primule che quasi due mesi fa Peeta ha piantato nel mio giardino. Sono così belle, emanano un profumo dolcissimo e inevitabilmente mi fanno pensare alla mia dolce paperella. Stranamente quando penso a lei guardando queste primule non vengo sopraffatta da quel dolore che mi paralizza mozzandomi il fiato, come succede di solito al suo ricordo. No. Queste primule mi ricordano la sua dolcezza, la sua purezza e il mio amore per lei. Guardandole riesco a cogliere la profonda bellezza nascosta nel gesto che le ha portate qui da me, che mi ricorda che esiste ancora qualcosa di bello per cui vale la pena vivere. Rappresentano un soffio di speranza che ogni giorno accarezza il mio cuore.
Vengo risvegliata dai miei pensieri dal rumore di passi che si avvicinano. Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi sia, riconoscerei quel passo pesante anche in una folla piena di gente e confusione.
- Ciao Katniss. Hai fatto una buona caccia stamattina?
- Abbastanza- gli dico con un sorriso.
Peeta è davanti a me. Indossa una giacca leggera e dei jeans. Ed è davvero bello. Non mi ero accorta di quanto lo fosse prima, forse perché ero troppo occupata ad avere paura e a volermi vendicare di Snow. Certe volte mi incanto nel guardarlo. Potrei perdermi nei suoi occhi.
In questi due mesi abbiamo passato molto tempo assieme. Entrambi abbiamo cercato di creare una nostra routine. Io vado a caccia e lui prepara il pane per tutti, poi ci ritroviamo la sera per cenare assieme, di solito coinvolgendo anche Haymitch. Io e Peeta ci incontriamo spesso anche nei pomeriggi, passeggiamo per il distretto o semplicemente rimaniamo uno a casa dell’altro raccontandoci la nostra mattinata. Ultimamente abbiamo anche iniziato a scrivere un libro di ricordi, in cui raccontiamo delle persone che abbiamo perso e di quello che ci è successo in questi ultimi due anni. Io scrivo e Peeta disegna. È un lavoro estenuante rivivere tutto quel dolore ma ci aiuta ad andare avanti e a trovare ogni giorno una ragione per vivere. Lo dobbiamo fare proprio per le persone che la morte ci ha portato via troppo presto.
Alcuni ricordi sono troppo intensi e spesso ci fermiamo per giorni prima di andare avanti. Capita che io cada nei miei giorni no, in cui non voglio nemmeno uscire dal letto o che Peeta si ritrovi di nuovo ad affrontare uno dei suoi attacchi, che non sono mai violenti, ma che lo confondono e spaventano. Lui non me lo dice ma credo che quando ha questi attacchi, abbia paura di farmi del male e per questo di solito cerca di trascorrere meno tempo assieme a me. Questi momenti mi rattristano sempre perché non voglio che si allontani. Quando passa queste fasi, inoltre, Peeta non rimane mai a dormire a casa mia quando glielo chiedo. Di solito ognuno dorme a casa propria, però, ci sono alcune sere in cui so già che non riuscirò a chiudere occhio e chiedo a Peeta di restare. La sua vicinanza mi aiuta ad affrontare gli incubi.
Purtroppo per me in questi giorni Peeta sta attraversando uno di questi momenti. Per questo gli chiedo speranzosa:
- Mi aiuti a preparare la cena?-
Peeta ci pensa un po’ su prima di accettare e nel mio animo esulto per il suo assenso.
Durante la preparazione rimaniamo in silenzio, ognuno svolge le sue mansioni senza intralciare l’altro. È un lavoro rilassante e metodico. Mentre mi muovo tra i fornelli aspiro con avidità il suo profumo di pane e cannella che invade la cucina. Ogni tanto ci sfioriamo, è un tocco leggero ma riesce a provocarmi una serie  di brividi per tutto il corpo. Quando succede Peeta mi regala uno dei suoi sorrisi bellissimi, che non mi stancherei mai di guardare.
Stranamente puntuale, arriva anche Haymitch per la cena. Durante la cena scherziamo e siamo particolarmente allegri. È dovuto a Peeta che sembra essersi ripreso dal suo “momento buio” come lo chiamo io nella mia testa e sta dando il meglio di sé coinvolgendo me ed Haymitch in scherzi e battute. Verso la fine della cena sentiamo il campanello della porta squillare. C’è un attimo di silenzio mentre ci guardiamo. Chi sarà mai? Non aspetto nessuno! Tutte le persone che potrebbero suonare alla mia porta sono racchiuse in questa stanza.
- Katniss forse dovresti andare ad aprire- dice Peeta con un sorriso ironico visto che io ero rimasta imbambolata a chiedermi chi fosse.
Decido allora di dirigermi verso l’ingresso e quando apro la porta il mondo per un attimo si blocca. Davanti a me c’è Gale.
- Catnip-  è tutto ciò che sento. Come un eco lontano proveniente da un mio non troppo lontano passato.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Paure ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 
POV Peeta
Chi mai potrà essere a quest’ora? Katniss è andata ad aprire la porta ma non si sente alcun suono. È già passato qualche minuto, inizio a preoccuparmi. Decido di andare a controllare, per questo mi alzo e mi dirigo all’ingresso. Quando giungo alla porta vedo Katniss di spalle con la mano appoggiata ancora allo stipite della porta e davanti a lei c’è una figura che lì per lì non riesco a riconoscere ma poi lo faccio. Sento il mio piccolo mondo fatto di equilibri precari andare in mille pezzi su questo pavimento.
-Gale- mi lascio sfuggire.
Questo sembra scuotere i due protagonisti della scena davanti ai miei occhi. Katniss si gira in un sussulto come se fosse stata beccata a fare qualcosa di sbagliato. Ha il viso spaventato ma non so se per la figura che ha davanti o perché io li ho sorpresi. Anche Gale si riscuote e alza la testa. Per un attimo dai suoi occhi passa quello che mi sembra un lampo di rabbia ma poi il suo sguardo si rilassa.
- Ciao Peeta – dice solamente.
Katniss che nel frattempo sembra essersi ripresa del tutto invita Gale ad entrare.
Perché lo sta facendo? Perché non lo caccia via? Immagini confuse mi stanno annebbiando la mente. Sento che sto perdendo il controllo. Non ora! Non qui! Non voglio che succeda.
Ma poi percepisco una mano di Haymitch sul mio braccio che mi riporta alla realtà.
- Guarda chi è tornato. Il cacciatore!- dice con la sua solita ironia.
Gale non bada a lui, anche se sembra sollevato della sua presenza. Poi si rivolge a Katniss.
- Non volevo disturbarti. Se sei impegnata passo più tardi-
- Noi…noi stavamo cenando- risponde Katniss.
Sento che non riuscirò a mantenere il controllo per molto. Devo andare via di qui.
- Non ti preoccupare avevamo finito. Io e Haymitch stavamo andando via- dico nel tono più calmo che mi riesce.
Katniss mi guarda sorpresa. Sa bene che di solito io rimango per molto tempo dopo la cena. Alcune volte lei mi chiede di restare e dormiamo di nuovo assieme come facevamo sul treno. Ma non oggi Katniss, non se lui è qui con te. Ho paura di quello che potrebbe succedere.
- Davvero ragazzo? Stiamo andando via? Anche tu? Come! Oggi non rimani qui fino a notte tarda con dolcezza?-
Il solito Haymitch! Vedo le guance di Katniss prendere fuoco all’affermazione di Haymitch! Cosa ti imbarazza Katniss? Non vuoi far sapere a Gale che io e te rimaniamo fino a notte fonda abbracciati sul divano? Perché Katniss, perché?
- Si Haymitch stavamo proprio andando via- dico mentre lo trascino fuori dalla porta.
- Buonanotte Katniss-
Lei mi guarda un po’ sperduta e un po’ impaurita.
- Peeta non devi andar via- mi dice con un tono che sembra quasi una supplica.
- Devo Katniss. Arrivederci Gale- dico con un cenno a Gale, che ha seguito con una punta di sospetto questi scambi di battute tra me e Katniss.
Riesco a portare fuori Haymitch che cercava in tutti i modi di restare. Arriviamo quasi alla mia porta quando esclama:
- Perché lo hai fatto ragazzo? Perché li hai lasciati soli? Sembra quasi che tu stessi fuggendo!-
-Ed è così! Nel momento in cui ho visto Gale sulla soglia della porta la mia mente ha iniziato ad annebbiarsi. Una serie di immagini modificate mi sono passate per la mente come un flash. Quando poi ho visto che Katniss lo invitava ad entrare, tutti i miei dubbi, tutte le mie insicurezze sono venute a galla. Non potevo restare-
- Peeta senti…_
- Fermati Haymitch non voglio sentir niente e non voglio parlare- lo interrompo.
Detto questo apro la porta di casa mia e la chiudo alle mie spalle lasciando fuori Haymitch e il mondo intero.
I pensieri mi si accavallano nella mente in maniera confusa. Devo cercare di calmarmi. Per questo vado in cucina per bere un bicchier d’acqua. Non funziona molto perciò decido di andare sul divano.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12. Sono al sicuro. Niente di quello che vedo è reale.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12. Sono al sicuro. Niente di quello che vedo è reale. Katniss non mi odia e non vuole uccidermi.
 
Il trucco che mi hanno insegnato al 13 sembra funzionare, inizio a calmarmi. Quando la mia mente riacquista il suo equilibrio, inizio a riflettere su quello che è successo stasera. Come mai Gale è tornato qui al 12? La risposta non tarda ad arrivare. È qui per Katniss. Vuole sistemare le cose con lei e farla sua.
Questi pensieri mi spaventano più di quelli depistati. Se Katniss decidesse di perdonarlo, tornerà da lui. Lo ha sempre amato e io finirò per perdere l’unica persona che mi sia rimasta. L’unica ragazza che ho amato e per cui darei la vita.
 
Note dell'autrice: Ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia, l'hanno inserita fra le ricordate e l'hanno letta. Spero che anche quetso capitolo vi possa piacere ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Riuscirai mai a perdonarmi? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro



POV Katniss
La vista di Gale mi ha paralizzata. Non riesco a muovere un muscolo, a dire una sola parola. Vederlo ha scatenato in me una serie di immagini: lui all’ufficio armamenti con Beete, le bombe che hanno ucciso la mia paperella, il nostro addio a Capitol ma anche le giornate passate nei boschi a cacciare, le nostre compravendite al Forno, i giorni passati insieme al 13. È in questo momento che mi accorgo di quanto nonostante tutto mi sia mancato il mio amico. Ma poi lo sento.
 - Gale-
È Peeta. La sua voce mi ha risvegliata dal mio intorpidimento. Mi giro di scatto verso di lui, sentendomi in colpa del fatto che mi abbia trovata con Gale. In colpa di cosa poi? Non ho fatto niente. Sento Gale salutare Peeta ma non mi giro verso di lui. Continuo a guardare il mio ragazzo del pane, che sembra che stia affrontando una lotta tutta sua con i demoni che gli infestano la mente. No Peeta, non ora. Non è reale.
Mi accorgo di essere rimasta ancora sull’uscio della porta. Non possiamo rimanere così per sempre, per questo faccio entrare Gale.
Nel frattempo arriva anche Haymitch a completare il quadro.
- Guarda chi è tornato. Il cacciatore!- dice con la sua solita ironia.
Gale non gli risponde ma si rivolge direttamente a me.
- Non volevo disturbarti. Se sei impegnata passo più tardi-
- Noi…noi stavamo cenando- è l’unica cosa che riesco a dire.
Ma poi è Peeta ad intervenire: - Non ti preoccupare avevamo finito. Io e Haymitch stavamo andando via- dice con un tono abbastanza calmo.
Lo guardo sorpresa. Non può voler davvero andare via. Non gli importa di lasciarmi da sola con Gale? Ho paura non voglio affrontare i fantasmi del mio passato da sola. Ma non è giusto che io gli chieda di restare, non per aiutarmi ad affrontare Gale..
- Davvero ragazzo? Stiamo andando via? Anche tu? Come?! oggi non rimani qui fino a notte tarda con Katniss?-
Haymitch! Prima o poi gli tapperò quella sua dannata boccaccia. Sento le mie guance andare a fuoco. Odio il mio corpo traditore. Ma poi perché sono imbarazzata? Non voglio che Gale sappia di me e Peeta? Non gli devo niente.
- Si Haymitch stavamo proprio andando via- dice mentre trascina il nostro mentore fuori dalla porta.
- Buonanotte Katniss- mi dice in un sussurro senza nemmeno guardarmi fisso negli occhi.
- Peeta non devi andar via- gli dico quasi supplicandolo. Non voglio che vada via pensando che non lo voglia tra i piedi ora che c’è Gale. Non è così!
- Devo Katniss. Arrivederci Gale- risponde mentre trascina fuori casa mia Haymitch.
 Perché ha usato quel devo? No che non devi puoi restare!
Mentre sto pensando a Peeta non mi accorgo di essere rimasta sola con Gale fin quando lui non parla.
- Scusa Katniss se sono venuto senza preavviso ma sono appena arrivato e non volevo aspettare domani per vederti.
- Perché sei qui Gale?-
- Katniss, non potevo lasciarti andare via così. Ci ho provato a staccarmi da te, perché non volevo farti soffrire imponendoti la mia presenza ma ho pensato che dopo questi mesi saresti almeno riuscita a guardarmi in faccia. Se la mia migliore amica e mi manchi tanto.
Rimango colpita dalla spontaneità delle sue parole per questo mi lascio sfuggire: - Anche tu mi manchi Gale- correndo ad abbracciarlo.
Lui mi stringe forte a sé, sembra quasi sollevato dalla mia reazione. Essere fra le sue braccia mi ricorda una parte di casa che ho perduto da tempo. Ma la sua vicinanza mi ricorda anche altro, qualcosa di più doloroso, di più terribile. Per questo mi scosto bruscamente da lui.
Lui mi guarda con uno sguardo affranto e mi si stringe il cuore.
-Riuscirai mai a perdonarmi Katniss?-
- Non lo so- dico.
- Katniss non sai quanto mi sia pentito per quelle bombe. Mi sono reso conto di essere stato accecato dalla rabbia, dalla sete di vendetta verso Capitol. Non pensavo alle persone innocenti che sarebbero potute morire. Ma Katniss credimi quando ho progettato quelle bombe non credevo che sarebbero state usate su dei bambini. Non credevo che Prim….
Si blocca e scoppia a piangere. Vedo la disperazione nel suo sguardo.
- Non riesco a dimenticare. Sogno quelle bombe ogni notte. La mia vita è un incubo continuo.
Gale è cambiato in questi mesi. Non è più accecato da quella rabbia che gli ho visto negli occhi tante volte durante la guerra. Vedo disperazione ora. È una disperazione che conosco bene. Il senso di colpa per morti innocenti, il dolore per le persone che si sono perse.
Ed è in questo momento che capisco di poter cercare di perdonare Gale. Prim è morta a causa delle macchinazioni della Coin non per colpa di Gale. Per questo elimino la distanza tra noi e lo abbraccio, sussurrandogli – Proverò a perdonarti – Credo che in cuor mio avessi già iniziato a perdonare Gale da tempo ma non volevo ammetterlo. È il perdono verso me stessa che non arriverà mai.
Gale sospira e mi stringe a sé più forte. Non so quanto tempo rimaniamo così ma quando ci stacchiamo entrambi abbiamo il volto rigato di lacrime.
Decido di preparare un the e ci sediamo sul divano a parlare.  Parliamo della nostra vita negli ultimi mesi e ci lasciamo andare ai ricordi. È piacevole essere qui con Gale a parlare come facevamo tempo fa nei boschi.
Parliamo così tanto che non ci accorgiamo del tempo che vola. Ormai è notte fonda.
- Non mi ero accorto dell’orario! Thom starà sicuramente dormendo!-
- Thom, il ragazzo che lavorava con te alle miniere? Cosa c’entra ora?- chiedo.
- Lui mi ospita a casa sua, visto che la mia casa è stata distrutta quando c’è stato l’attacco di Capitol. Ma adesso è tardi per andare da lui-
- Puoi rimanere qui se vuoi- dico.
In realtà mi sento in colpa ad invitare Gale per la notte. L’unica persona che ho mai invitato è Peeta e non vorrei che se lui lo scoprisse potrebbe prenderla male. Ma cosa posso fare? Non posso lasciare Gale per strada e poi lo invito solo a dormire a casa mia non con me.
- Davvero Katniss? Posso rimanere?-
- Si Gale puoi. Però dovrai accontentarti di questo divano perché la camera degli ospiti non è preparata-
- Mi andrà benissimo grazie mille-
- Ora è meglio se andiamo a dormire. Buonanotte Gale-
-Buonanotte Katniss – dice dandomi un leggero bacio sulla guancia sul limitare delle labbra.
Questo gesto  mi sconvolge e sono quasi tentata di ritirare la mia offerta ma non lo faccio.
Ci metto un po’ ad addormentarmi e quando lo faccio dormo male, mi sveglio a causa di incubi con bambini che esplodono. Quando apro gli occhi vorrei che Peeta fosse con me, per scacciare il sapore amaro che questi incubi mi hanno lasciato su tutta la pelle. Peeta purtroppo non c’è ma c’è qualcun altro che mi aspetta di sotto.
Quando scendo trovo Gale già in piedi.
-Buongiorno Katniss –
- Buongiorno Gale – dico con la voce impastata dal sonno.
- Io sto andando da Thom prima che esca per andare a lavoro nel distretto. Tu cosa fai stamattina?-
- Di solito vado a caccia-
- Posso venire con te, in onore dei vecchi tempi?-
- Sarebbe bello-
- Ok. A più tardi-
Lo accompagno alla porta per salutarlo e proprio quando sta uscendo noto Peeta venire verso casa mia.
Si blocca per un secondo quando vede Gale uscire da casa mia ma poi riprende come niente fosse.
- Ciao Peeta - dice Gale con un sorriso che potrebbe sembrare quasi un sogghigno.
- Buongiorno- dice Peeta a me e Gale.
- Ci vediamo dopo Katniss – dice Gale prima di girarsi ed andarsene.
 
 

Note dell'autrice: In questo capitolo ho voluto descrivere i sentimenti contrastanti di Katniss alla vista di Gale, anche in confronto a Peeta, per questo la prima parte è una ripetizione del capitolo precedente. 
Ringrazio chi ha recensito, letto e inserito fra le preferite e seguite la mia storia. Spero che anche questo capitolo possa piacervi!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Buio ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

POV Peeta
 
Sto andando da Katniss con le focaccine al formaggio che ho fatto stanotte visto che non sono riuscito a chiudere occhio, quando lo vedo. Gale che esce da casa di Katniss. Non sta entrando, sta uscendo. Ha dormito lì.
La consapevolezza di ciò mi paralizza un secondo. Sento come se mi avessero inferto una pugnalata dritta nello stomaco. I miei peggiori timori sembrano essersi realizzati. Nonostante questo procedo verso di loro, non posso di certo tornare indietro o rimanere fermo qui per sempre.
Gale saluta prima me e poi Katniss dandole appuntamento più tardi. Cosa mai potrebbero fare più tardi? Un secondo e ci arrivo. La caccia. Andranno di nuovo a caccia insieme.
- Peeta - mi sussurra Katniss prima di farmi entrare.
- Ti ho portato le focaccine al formaggio – le dico per interrompere qualsiasi cosa stia per dirmi sulla presenza di Gale a casa sua.
- Grazie – mi dice.
- Facciamo colazione? –
- Come ogni mattina- le dico cercando di sorriderle ma non so se mi riesce del tutto. Credo che la vista di Gale mi abbia causato una paralisi facciale.
Durante la colazione rimaniamo in silenzio ognuno troppo preso dai propri pensieri per parlare. In realtà questo silenzio mi spaventa ma mi rassicura al tempo stesso. Non ho davvero voglia di parlare di Gale.
Quando ormai abbiamo finito di mangiare è Katniss a romperlo.
- Senti Peeta non è quel che pensi…-
- Non mi devi nessuna giustificazione Katniss- le dico interrompendola. Non voglio ascoltare ciò che sta per dirmi, non ce la faccio.
 –Ora devo andare. Devo portare il pane ad Haymitch e cercare di svegliarlo. Buona giornata-
Detto ciò mi alzo e me ne vado. Katniss è disorientata e sembra anche un po’ triste a causa del mio comportamento ma io non riesco a star qui, ora.
 
Porto velocemente ad Haymitch il pane cercando di ignorare le sue battute su Gale e mi rifugio a casa.
Gale è tornato da meno di un giorno e sono già a pezzi.
La mia mente è sovraffollata di immagini. Loro due che vanno a caccia, che girano per il distretto, che vanno al Forno. Gale che prende in braccio Prim il giorno della mietitura per allontanarla da Katniss. Katniss e Gale che si baciano. Katniss e Gale che ridono alle mie spalle. Katniss e Gale che nel Distretto 13 progettano di uccidermi.
No! No! Gale si è offerto volontario per venirmi a salvare. Katniss voleva sacrificarsi nella seconda arena per me. Katniss ti ha abbandonato in quell’arena. Ha lasciato che ti torturassero mentre lei se la spassava con Gale.
 BASTA! Urlo al nulla. Sto tremando. Devo riuscire a calmarmi.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12.
 
Ripeto nella mia mente confusa.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12. Sono sopravvissuto agli Hunger Games. Katniss mi ha salvato la vita.
 
Perché lei mi ha davvero salvato la vita, non ha mai voluto uccidermi.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12. Ho partecipato all’Edizione della Memoria, sono stato torturato e depistato da Snow.
 
Torturato e depistato a causa sua! No Peeta concentrati! Lascia andare i ricordi depistati non sono reali.
 
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12.
Ho partecipato ad una guerra. Snow è morto. Sono tornato nel Distretto 12. Vivo a pochi passi da casa di Katniss. Cerchiamo di aiutarci a vicenda. Stiamo affrontando la vita assieme.
 
Ricorda Peeta!
In questi mesi ci siamo aiutati l’un con l’altro. Abbiamo iniziato una nuova vita assieme. Ci proteggiamo a vicenda dagli incubi del nostro pesante passato.
 
Mi chiamo Peeta Mellark. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12.  Gale è tornato. Gale ha dormito con lei. Katniss ama Gale. Lo ha sempre amato e sempre lo amerà.
 
Quest’ultimo pensiero  mi annienta. Katniss ama Gale, è questa l’unica verità che riconosco. Ed è ora, in questo momento che mi spezzo.
Passa un’eternità prima che riesca ad alzarmi da questo pavimento freddo sul quale mi ritrovo seduto senza sapere come.
Credo di essermi un po’ calmato ma il tremolio alle mani continua. L’unica cosa che so che riuscirà a calmarmi del tutto è dipingere. Per questo vado nel mio “santuario” e davanti ad una tela bianca mi lascio andare. Senza rendermene conto inizio a dipingere la spiaggia dell’Edizione della Memoria, sento il caldo, la paura su di me. Poi mi viene in mente un ricordo felice. Il che è assurdo visto che in quell’arena pensavo che sarei morto. Ma ricordo Katniss, così bella che mi guarda.
- Io si. Io ho bisogno di te-
Le sue labbra che sfiorano le mie. Io che cerco di parlare ma lei che me lo impedisce, continuando a baciarmi. La passione che esplode. La sento. In me, in lei. La gioia di essere insieme, la consapevolezza di appartenerci l’un l’altro. Le sue parole che mi rimbombano nella testa.
- Io si. Io ho bisogno di te-
Ed è proprio questa scena che le mie mani fanno sbocciare su questa tela bianca.
- Io si. Io ho bisogno di te-
Ripeto queste parole nella mia testa, come un mantra. Sono balsamo per la mia mente e il mio cuore.
Senza nemmeno rendermene conto ho finito il quadro. Osservarlo mi fa gioire per quei momenti. Perché in quel momento Katniss è stata davvero mia.
Mi sento finalmente meglio. Sono riuscito a scacciare i fantasmi dalla mia mente.
Ora, però, ho davvero bisogno di una boccata d’aria per rigenerarmi. Per questo mi dirigo alla finestra e la spalanco. Sento il vento accarezzarmi il volto, una carezza per le mie ferite. Ma poi li vedo. Katniss e Gale che ritornano dalla caccia. I loro volti illuminati da radiosi sorrisi. Loro che si guardano.
E il buio ritorna, mi prende, mi fa suo. Più nero e più profondo che mai. Non ho la forza per oppormi.


Note dell'autrice: Che dire di questo capitolo? Peeta è sconvolto dalla vista di Gale che esce da casa di Katniss e i suoi ricordi depistati hanno il sopravvento. E' convinto che Katniss ami Gale e questo lo annienta. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito la mia storia e chi l'ha inserita fra le seguite e le ricordate.  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il bacio ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

POV Katniss
 
La caccia con Gale è stata davvero rilassante e bella. Mi mancava andare a caccia con il mio amico. Non abbiamo parlato molto. Non ce n’era bisogno. Io e lui a caccia possiamo leggerci la mente, prevedere ognuno le mosse dell’altro e per quanto riguarda altri argomenti non volevamo di certo rovinare questo nostro ritrovarci con argomenti tristi. Non riesco ancora del tutto a non associare Gale alla morte di mia sorella, ma cerco in tutti i modi di non pensarci.
Gale mi ha accompagnata a casa ma poi è andato subito via per andare a casa di Thom. Credo che mi voglia lasciare un po’ di tempo per me e non sembrare troppo invadente.
Quando metto piede nella mia cucina per prendere un bicchier d’acqua noto le focaccine al formaggio che ha portato Peeta stamattina e uno strano senso di colpa si impadronisce di me. In realtà sono anche un po’ arrabbiata con lui per come si è comportato stamattina. Non ha voluto che gli dicessi niente e se ne è andato di corsa con una scusa. Il ricordo della tristezza che ho visto nei suoi occhi però mi fa scemare la rabbia nei suoi confronti velocemente. Chissà come deve essersi sentito vedendo Gale che usciva da casa mia dopo la notte. Avrà pensato che abbiamo dormito assieme? Il sol pensiero che lui possa credere una cosa del genere mi fa arrossire ma al contempo arrabbiare. Se ha pensato una cosa del genere, è un problema suo! E poi come potrebbe mai aver pensato che io e Gale abbiamo dormito assieme?! Certo in passato, neanche troppo passato, avrebbe potuto pensarlo visto che non gli ho mai dato certezze e in certi momenti ha potuto credere che amassi Gale, l’ho creduto anch’io. Ma adesso? No! Anche se una vocina dentro di me mi dice che in realtà non gli ho dato alcun motivo per non credere una cosa del genere. Da quando è ritornato non c’è stato niente fra noi, nemmeno un bacio. Certo abbiamo dormito assieme ma solo per scacciare via gli incubi. Poi se guardo il mio comportamento da ieri sera ad oggi, devo ammettere che Peeta potrebbe pensare a un mio riavvicinamento a Gale. Ma poi perché ci tengo così tanto che Peeta non pensi una cosa del genere?
Non voglio troppo soffermarmi a riflettere sulla risposta per questo decido di agire e andare a trovare Peeta. Questa volta dovrà sentire le mie motivazioni.
Quando giungo a casa sua, busso ma non ho risposta. La porta non è chiusa a chiave, come sempre. Nemmeno io chiudo mai a chiave la porta di casa. Non c’è pericolo di furti qui al Distretto 12.
Quando entro in casa noto che le tende sono abbassate e una certa oscurità pervade la casa. Mi dirigo verso il salone chiamando Peeta, non voglio spaventarlo, sempre se ci sia, visto che non si sente nemmeno volare una mosca.
Quando arrivo in salone lo vedo seduto al tavolo. Ha i gomiti appoggiati sul tavolo e la testa tra le mani. Si dondola con il corpo e sta mormorando qualcosa. Sembra quasi una preghiera. Mi avvicino pian piano.
- Peeta –
Nessuna risposta.
- Peeta – ripeto mentre mi avvicino sempre più.
Noto dei segni sulle sue mani e vengo sopraffatta da un tuffo al cuore. Cosa hai fatto Peeta?
Si è graffiato per resistere al buio, ai suoi ricordi modificati. Perché so che in questo momento sta rivivendo chissà quale incubo dentro di sé e so anche di quanto pericoloso sia per me stare qui, ora, ma non voglio abbandonarlo.
Quando sono abbastanza vicina gli accarezzo una mano. Un brivido lo scuote prima di alzarsi di scatto e allontanarsi da me. La cosa che più mi colpisce è il suo sguardo. È spaventato e contemporaneamente carico di odio. Odio nei miei riguardi.
- Peeta –
- Va via Katniss – non sembra nemmeno la sua voce questa. È roca, senza la minima traccia della dolcezza che la caratterizza.
- No, Peeta. Non vado via. Non ti lascio così-
Ride sprezzante alle mie parole.
- Non mi lasci così come, Katniss? Vuoi prima assicurarti che il pazzo non ti crei problemi così puoi ritornare tranquillamente da Gale? –
- Peeta ma cosa stai dicendo?- dico con una punta di rabbia nella voce. Ma come si permette di dirmi certe cose?
Cerco di calmarmi e di ricordarmi che è stato depistato. Depistato per colpa mia.
Così mi avvicino lentamente e cerco di sfiorargli un braccio. Ma Peeta nuovamente si discosta dal mio tocco, quasi fosse fuoco.
- Non toccarmi – urla - Va via Katniss. Non sono il tuo animaletto da compagnia o il cucciolo ferito che va coccolato. Vattene via. Va da Gale. È con lui che vuoi stare, no?-
- Peeta ma cosa dici?- inizio seriamente ad arrabbiarmi.
- Non mentirmi! So che vuoi stare con Gale. Va da lui, stai con lui come facevi al 13 quando io ero torturato a Capitol City per colpa tua. Non ti è importato mai niente di me. Non fingere ora. Non ci sono telecamere-
Questa cosa mi ferisce davvero, quindi faccio l’unica cosa che so fare. Scappo via.
Corro fuori da questa casa, dal Villaggio dei vincitori. Corro per le strade del distretto. Le lacrime che solcano il mio viso. Sento le parole di Peeta rimbombarmi nella testa. Come ha potuto dirmi quelle cose? Dire che non mi è mai importato niente di lui. Rinfacciarmi che è stato torturato per colpa mia. Me ne frego se è stato depistato, mi ha ferito davvero questa volta. Senza essermene accorta sono arrivata al Prato ed è qui che la mia corsa finisce. Mi siedo e lascio libero sfogo alle mie lacrime. Peeta non tornerà più quello di prima, mi vedrà sempre per quella che sono. Egoista, pericolosa, sospettosa.
Sento dei passi avvicinarsi ma non mi volto a guardare. Ho paura che sia Peeta. Ma non è lui è Gale. Si siede vicino a me.
- Ti ho vista sfrecciare per il distretto e ti ho seguita. Cosa è successo?-
- Non ne voglio parlare –
- Come preferisci – mi dice mentre mi asciuga le lacrime con il pollice.
La sua presenza è confortante. Lui non mi urlerà mai contro dicendomi cose orribili, pensando che sia una persona meschina. Per questo mi protendo e lo bacio. Le sue labbra hanno un sapore e un calore famigliare. Mi perdo in questo momento che allontana da me qualsiasi altro pensiero almeno per un istante. Solo quando sento il suo bacio farsi più insistente mi stacco e realizzo ciò che sto facendo. Sono terrorizzata dalle  mie azioni.
- Scusami. Io non avrei dovuto – sussurro.
E inizio nuovamente a scappare.

Note dell'autrice:
So che mi odierete per questo bacio e chiedo venia! Credo però che Katniss abbia bisogno anche di questo per capire chi ama veramente! 
In questo capitolo Katniss è disorientata e ferita dalle parole di Peeta, soprattutto perchè le ha rinfacciato il fatto che lui è stato depistato per colpa sua. E' una delle tante cose per cui Katniss non riesce a perdonarsi e per questo se la prende con Peeta e fugge via da lui e dai suoi sensi di colpa, finendo fra le braccia di Gale. 
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito la mia storia e chi l'ha inserita fra le seguite e le ricordate. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Cuore spezzato ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

Cuore spezzato

 

POV Peeta
 
 
Un minuto dopo che la porta si è chiusa riprendo il controllo di me stesso e realizzo quello che ho fatto. Come ho potuto dire quelle cose a Katniss? Come ho potuto ferirla in quel modo? Sono stato orribile con lei. Non mi succedeva da tantissimo tempo di aggredirla in questo modo. Cosa mi sta succedendo? Tutte le mie più lontane paure stanno tornando e si confondono con i miei pensieri depistati. Devo assolutamente chiamare il dott. Aurelius. Lui saprà aiutarmi ma prima devo trovare Katniss. Devo chiederle scusa.
Devo trovarla necessariamente. Le devo dire che non pensavo realmente quelle cose. Non volevo addossarle la colpa del mio depistaggio. La colpa di quello è solo di Snow e lui è morto.
Vado di corsa a casa sua ma non la trovo. Quindi decido di passare da Haymitch ma a parte quest’ultimo semi svenuto sul tavolo per il troppo alcol non c’è nessuno.
L’unico posto dove mi verrebbe in mente che possa essere andata sono i boschi. Non frequenta molta gente della città quindi non credo sia andata da qualcuno. Anche se potrebbe essere andata da Gale. Credo si sia sistemato da Thom. Dovrei andare a casa sua? No mi rifiuto di pensare che Katniss sia andata dritta da Gale. Lo spero almeno, perciò mi reco nei boschi. Se non la trovo lì, ci penserò.
Mentre mi dirigo verso la recinzione non faccio che ripetere nella mia mente le parole che ho detto a Katniss. Sono stato davvero crudele. Non mi accorgo nemmeno di essere arrivato al limitare del prato quando li scorgo. Katniss e Gale sono seduti vicino, lui credo le stia accarezzando le guancie e poi la vedo. La mia Katniss avvicinarsi a lui e baciarlo. Sento il rumore del mio cuore che va in pezzi mentre mi giro e mi dirigo a passo spedito verso casa.
Katniss alla fine ha scelto Gale e sono stato io a spingerla fra le sue braccia. Molto probabilmente sarebbe successo lo stesso. Loro sono destinati a stare insieme, lo sono sempre stati. Starebbero insieme da tempo se non fossi capitato io fra loro.
Eppure qualche volta mi sono illuso che Katniss provasse per me qualcosa che va ben oltre l’amicizia, ma evidentemente non era abbastanza.


A casa, per evitare una ricaduta, decido di tenermi occupato facendo del pane e delle focaccine al formaggio, forse sono le ultime che preparerò per Katniss. Mentre sto impastando cerco di allontanare i miei pensieri anche se ritornano prepotenti e fastidiosi come una zanzara mentre si vuol dormire. L’immagine di Katniss che bacia Gale ritorna prepotente nella mia mente. Non dovrei essere così sconvolto da questa immagine, sapevo che Katniss lo amava, eppure io credevo che avesse iniziato ad amarmi. Vedevo una luce tutta nuova nel suo sguardo quando posava gli occhi su di me. Un calore diverso quando ci abbracciavamo. Ma era tutta un’illusione, solo questo.
All’improvviso sento squillare il telefono. Suono abbastanza raro in questa casa visto che non chiama quasi mai nessuno, eccetto qualche volta Effie per salutarmi.
- Pronto?- dico mentre mi pulisco le mani di farina sui pantaloni.
- Ehilà!-
Questa voce la conosco ma non può essere, non la sento da tanto tempo.
- Johanna?-
- Non essere così stupito di sentirmi panettiere!-
- Si beh non è che ci siamo sentiti molto in questo periodo!-
-In effetti da quando sei tornato al 12 ti sei totalmente scordato di me. Troppo indaffarato con la Ragazza di fuoco?-
Sentire insinuare che fra me e Katniss ci sia qualcosa in questo momento non è proprio quello che ci vuole.
Anche se Johanna ha ragione. Durante il mio soggiorno a Capitol City per le cure per il mio depistaggio ho passato molto tempo con lei. Entrambi dovevamo superare i traumi causati dalle torture di Capitol. Il dottor Aurelius ci ha aiutato e noi ci siamo aiutati a vicenda. Era bello avere qualcuno con cui condividere quelle sofferenze. Le faceva sentire meno terribili.
- Questo silenzio vuol dire che ci sono guai in paradiso? Dov’è Katniss ora?-
- Non voglio parlare di lei ora. Perché mi hai chiamato?-
- Va bene non nomino più l’innominabile. Ti ho chiamato per dirti che anch’io ho finito la terapia e quindi sono libera di lasciare Capitol finalmente-
- Sono davvero contento per te Jo –
E lo sono davvero. Johanna ha sofferto moltissimo durante le torture a Capitol e sarebbe guarita prima se avesse seguito alla lettera i consigli dei dottori. Ma è più testarda di un mulo.
- Si grazie. Ma lascia stare i convenevoli. Ti ho chiamato perché il caro dottor. Aurelius mi ha suggerito di andare in un posto nuovo e di passare del tempo con persone amiche. E le uniche persone che mi sono venute in mente siete tu e la ghiandaia. Pensa a come sto messa! Avevo pensato che saremmo potuti andare tutti e tre a vedere come se la sta cavando Annie con la gravidanza e a goderci un po’ di mare nel distretto 4 –
- Non so. Lasciare il 12. Partire così su due piedi-
- E dai Mellark non rifiutare. Da quanto ho capito con Katniss non va molto bene e non è necessario invitarla. Potresti venire da solo. Magari la lontananza vi farà bene.
- Io.. –
- Non voglio sentire storie. Io parto con il treno notturno. Ci vediamo domani-
La solita Johanna. Ha chiuso la conversazione senza nemmeno darmi il tempo di rispondere. L’idea di lasciare il distretto mi sembra impossibile. Sono tornato per restare anche se adesso non so più se ci sia un posto qui per me. Potrei essere solo d’intralcio a Katniss e alla sua felicità. Potrei impazzire di nuovo e aggredirla vedendola nuovamente con Gale. E così pian piano l’idea di lasciare il distretto prende maggiormente forma nella mia mente.
 


Note dell'autrice
 Lo so povero Peeta, non meritava di vedere quel bacio. Questa visione lo ha convinto definitivamente che Katniss ami Gale e la telefonata di Johanna sembra arrivare proprio al momento giusto!

Ringrazio tutte le persone che leggono, commentano e hanno messo fra le seguite e ricordate la mia storia, siete un incoraggiamento costante ad andare avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Vero o falso? ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 


 

Vero o falso?

 
 
POV Katniss
 
Sono scappata dritta a casa mia. Non voglio vedere nessuno. Chissà come ci sarà rimasto male Gale!
Sono andata via così, senza nemmeno dargli una spiegazione. Ma cosa potevo dirgli? Nemmeno io so perché l’ho baciato. Credo che sia collegato al modo in cui mi ha trattata Peeta.
Mi sembra di essere tornata nel Distretto 2 quando, dopo che Peeta era tornato depistato, avevo rinunciato a lui e mi ero buttata fra le braccia di Gale.
 Ma Peeta non sta più male come all’epoca. In questi due mesi che abbiamo trascorso insieme ha avuto pochi episodi e durante nessuno di questi momenti mi ha mai aggredita o mi ha mai detto cose cattive come oggi. Credo dipenda molto dalla presenza di Gale qui. So che non è colpa sua ma sono arrabbiata con lui per le cose che mi ha detto.
Questo però non è un buon motivo per baciare Gale. Sempre se l’ho fatto perché ero arrabbiata con Peeta. E se l’ho fatto perché è lui che amo? È lui che voglio? E allora perché sono scappata via così? Perché c’è una parte di me che sentiva che quel bacio fosse sbagliato?
Non ci capisco niente! La presenza di Gale qui complica tutto!
Ero riuscita a trovare un mio equilibrio grazie a Peeta. Mi ha aiutata ad andare avanti. Mi ha protetta dai miei incubi. Anche se non riuscirò mai a cancellare tutto il dolore che mi porto dietro ogni giorno, è grazie a lui se sto meglio. E io come lo ripago? Scappando mentre sta male e ha dei flashback. Arrabbiandomi con lui. Sono egoista. È questa la verità. Penso solo a me stessa e non a lui che ne ha passate molte più di me.
Devo vedere come sta. Non mi importa se mi aggredisce di nuovo. Devo aiutarlo. È il minimo che gli devo.
 


Busso alla sua porta in maniera esitante. Non so quello che mi aspetta e non sono più convinta che sia una buona idea. La porta si apre lentamente. Peeta è sorpreso di vedermi ma non ha più lo sguardo oscurato dai ricordi depistati. È sempre il suo bellissimo sguardo anche se carico di tristezza.
- Katniss -
- Posso entrare?-
- Certo, entra- dice scostandosi dalla porta e facendomi passare.
Ci dirigiamo nel salone dove mi siedo sul divano mentre lui si accomoda su una poltrona di fronte a me. Non vuole sedermi accanto. È la prima cosa che registro.
- Come stai?- chiedo. Non so se sia la domanda più opportuna ma è l’unica cosa che mi viene in mente.
- Meglio. Grazie –
Non credo sia in vena di parlare. Forse dovrei andare via.
- Senti Katniss- mi dice guardandomi negli occhi e io scorgo ancora la profonda tristezza che li abita – mi dispiace davvero per le cose che ti ho detto. Non sono riuscito a controllare i miei ricordi modificati. Ti ho detto delle cose orribili e me ne rammarico –
- Peeta non è colpa tua. Non puoi controllarli. So che non era il vero Peeta a parlare non devi scusarti di niente – dico appoggiando una mano sulla sua.
Peeta si sofferma a guardare intensamente le nostre mani l’una sull’altra. Lo sento respirare più profondamente come se volesse dirmi qualcosa ma non ci riesca.
- Sai Katniss, da quando è tornato Gale non mi riconosco più. Pensavo di avere fatto molti progressi con i miei flashback ma la sua presenza mi ha portato a galla molti ricordi modificati. Cose che mi avevano fatto credere a Capitol, molte immagini modificate di voi due –
- Mi spiace Peeta. Io non ti ho di certo aiutato passando del tempo con lui e facendolo rimanere a dormire a casa mia. Ma ti assicuro che l’ho fatto solo perché era molto tardi e lui non sapeva dove andare. Ci siamo messi a parlare ed è volato via il tempo. Ha dormito sul divano – non riesco a non far trasparire dalla mia voce il senso di colpa che pesa dentro di me. Un senso di colpa che sospetto essere più legato al bacio che ho dato a Gale che alla notte che lui ha passato da me.
- Non devi giustificarti con me Katniss. Io e te non stiamo assieme. Ho sempre saputo che fra te e Gale ci fosse qualcosa che andava al di là dell’amicizia. Come ho sempre saputo che tu non hai mai provato per me quello che provavi per lui –
Questa cosa mi colpisce dritto nel petto. Non è così.  Io ho sempre provato qualcosa per Peeta. Non so cosa precisamente ma so che è qualcosa di molto intenso.
- Peeta– è tutto ciò che dico. Perché non riesco mai a trovare le parole giuste? Il problema è che neanche io so cosa dire.
- Katniss. Tu ami Gale. Vero o falso?-
La sua domanda mi spiazza. Cosa? Io non lo so! So solo che tengo sia a lui che a Peeta.
- Ecco, io …- balbetto e poi rimango in silenzio.
- Lascia stare. Scusa non avrei dovuto chiedertelo – dice scuotendo la testa.
Io non so davvero cosa dire. Non riescono ad uscirmi le parole. Peeta mi guarda aspettando che sia io a dire qualcosa ma non lo faccio. Sono inutile.
Peeta si alza e si dirige verso la cucina. Quando rientra ha in mano un cestino.
- Queste le ho preparate per te. Tienile –
Io mi alzo e prendo il cestino. Ci sono le focaccine al formaggio e non so per quale motivo mi viene da piangere.
- Forse ora è meglio se vai a casa. Vorrei restare un po’ solo-
Non mi sta cacciando come prima mi sta solo chiedendo di dargli spazio e l’unica cosa che posso fare è concederglielo.
Peeta mi accompagna alla porta ma prima di aprirla si avvicina a me, mettendo le sue mani sulle mie spalle. Mi sta guardando negli occhi con un’intensità perforante quasi volesse imparare a memoria il mio viso. Poi lentamente fa salire le sue mani sul mio collo e poi sul mio volto. Questo semplice gesto fa esplodere in me tanti piccoli brividi che partono dal punto in cui le sue mani hanno toccato la mia pelle e si irradiano in tutto il corpo. Peeta si avvicina lentamente al mio viso e appoggia la sua fronte alla mia. Il suo sguardo così intenso mi rapisce totalmente, sento un fuoco nascere dentro di me.
- Katniss – sospira piano. Il mio nome pronunciato dalle sue labbra assume un suono dolce, quasi sensuale. Mi fermo ad osservare le sue labbra, così piene, morbide e che tante volte ho baciato. Ne sono attratta come la Terra al Sole.
Sembra tutto immobile intorno a noi, quasi come se il tempo si fosse fermato.
Peeta si allontana dolcemente da me ma non troppo e proprio quando penso e desidero ardentemente che stia per baciare le mie labbra, lui lascia un profondo e caloroso bacio sulla mia fronte. Sono delusa dal fatto che non mi abbia baciato. Mi sento privata di qualcosa.
- Ciao Katniss – mi dice allontanandosi definitivamente da me.
- Vieni a cena stasera?- chiedo quasi con disperazione. Questo suo brusco allontanamento ha lasciato in me un vuoto così intenso che mi sembra quasi di precipitare in un baratro.
- Stasera no – risponde tristemente.
Io vorrei controbattere ma non lo faccio. Lascio la sua casa con una profonda tristezza. Provo la stessa sensazione che ho provato sulla spiaggia quando ho salutato Peeta e poi non l’ho rivisto più per mesi.



Note dell'autrice:

Ciao a tutti! Che dire di questo capitolo? Katniss è sempre più confusa e non riesce ancora a capire i suoi veri sentimenti e soprattutto ad esprimerli ad alta voce e in tutto ciò ne fa le spese Peeta.

Ringrazio di cuore tutte le persone che leggono, commentano e hanno messo fra le seguite, le preferite e le ricordate la mia storia, siete un incoraggiamento costante ad andare avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ho bisogno di lui ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 


 Ho bisogno di lui

 
 
POV Katniss

 
Non ho dormito per tutta la notte. Non ho fatto altro che pensare a quello che è successo ieri prima con Gale e poi con Peeta. Le volte in cui sono riuscita a chiudere occhio, mi sono svegliata a causa di incubi violenti. Avrei voluto Peeta qui con me ma non potevo chiederglielo. Soprattutto dopo i baci dati a Gale  e la strana conversazione che abbiamo avuto io e lui. Tutte quelle affermazioni su Gale e me, sui miei sentimenti per il mio migliore amico. Quella domanda buttata così a bruciapelo, Tu ami Gale. Vero o falso?
Come potevo rispondere a quella domanda se neanche io ho la risposta. Peeta è davvero così convinto che io ami Gale. Ma perché?
Ieri sembrava così triste. Il modo in cui mi ha salutata. C’era qualcosa di disperato in quel bacio e nel suo sguardo. Più penso alla conversazione di ieri più mi sembra un addio. Ma non può essere. Peeta è qui al sicuro al Distretto 12. Non può certo evitarmi per sempre.
Se penso a una prospettiva del genere mi crolla il mondo addosso. Non voglio che Peeta esca dalla mia vita. Ho bisogno di lui. È questa l’unica verità che riconosco e accetto.
Parole lontane mi ritornano in mente: Katniss sceglierà quello che ritiene indispensabile alla sua sopravvivenza. È stato Gale a pronunciarle. Quando le ho udite per la prima volta mi sono sentita offesa ma forse aveva ragione. Non lo so. So solo che ho bisogno di Peeta, delle sue braccia, della sua gentilezza, del suo farmi andare avanti nonostante tutto, dei suoi sorrisi. Non so se lo amo, ma so che devo dirgli quello che ho appena realizzato. Non voglio che si allontani da me e che pensi che io non tenga a lui.
Ma ce la farò davvero a dirgli tutte queste cose? Sono così imbranata con le parole e poi non vorrei illuderlo sul fatto che ci sia altro oltre questo o deluderlo perché non so ancora cosa provo per lui.
Mi scoppia la testa! Cosa devo fare? Peeta merita molto di più di me, questo è certo.
Merita anche la verità da parte mia e poi l’idea di perderlo mi fa mancare il respiro. Per questo decido di vincere tutte le mie paure e agisco d’impulso.
Mi fiondo direttamente alla porta senza pensare al fatto che ho ancora indosso il pigiama e che è ancora molto presto e che è probabile che Peeta stia dormendo.
Busso prima piano ma non ho risposta, quindi busso più forte ma ancora niente, per questo decido di entrare. Lo chiamo ma non sento alcuna risposta. Al pian terreno non c’è, perciò decido di provare in camera sua, spero non stia dormendo. Apro la porta della sua camera ma non c’è nessuno e cosa ancor più strana il letto è intatto. Mi dirigo verso la  stanza in cui di solito dipinge, forse non è riuscito a dormire stanotte e si è messo a dipingere. Quando apro la porta non lo trovo ma al centro della stanza su un cavalletto c’è un quadro. Ritrae me e Peeta nell’arena dell’Edizione della Memoria. Peeta ha ritratto il momento in cui gli ho confessato di aver bisogno di lui. È un dipinto perfetto, i colori, i disegni sono fantastici. Mi avvicino al quadro e accarezzo il volto di Peeta, mi sembra di rivivere quel momento, quelle sensazioni. La paura ma anche il desiderio. In quel momento avrei voluto solo continuare a baciarlo ed ero felice, nonostante io fossi convinta di dover morire da lì a poche ore. Sono così presa dalle emozioni che questo quadro ha rievocato che non mi accorgo che alcune lacrime hanno iniziato a bagnarmi il viso. Resterei tutto il tempo qui ad ammirare il quadro ma devo trovare Peeta. Ora più che mai.
 
Vado a casa di Haymitch. Probabilmente Peeta è lì. Come al solito Haymitch è svenuto con la faccia sul tavolo e una bottiglia di alcol mezza vuota in una mano, ma di Peeta neanche qui nessuna traccia.
- Haymitch- dico scuotendolo
-Haymitch svegliati- urlo.
Niente! Dovrò utilizzare il buon vecchio metodo dell’acqua. Prendo un bicchiere e lo riempio d’acqua, faccio un respiro profondo e lo butto addosso ad Haymitch.
Lui, come prevedibile, si sveglia di soprassalto imprecando.
- Ma sei impazzita?-
- Scusa- gli dico con un tono colpevole – ma non riuscivo a svegliarti-
- E avevi tanta fretta da svegliarmi con un bicchiere d’acqua gelata?-
- Abbastanza-
- E sentiamo qual è questa urgenza? Stai forse morendo? Perché solo questa è l’urgenza che potrei tollerare e nemmeno poi così tanto – dice lui nel suo solito modo burbero.
Ora che l’ho svegliato mi imbarazza un po’ rivelargli che cerco Peeta ma devo necessariamente parlargli.
- Non trovo Peeta, sai dov’è?- dico tutto d’un fiato senza riuscire a guardarlo negli occhi.
- Ah bene adesso ti sei accorta che esiste anche Peeta e non solo il tuo pseudo cugino cacciatore- dice con una risata sprezzante.
- Non sono fatti tuoi a chi penso o di chi mi occupo. Sai o non sai dov’è Peeta?-
- Sono tentato di non risponderti visto il tono che stai utilizzando ma ho paura che andrai in giro come una pazza a svegliare tutto il distretto-
- Quindi sai dov’è?- chiedo esasperata
- Se ne è andato – mi dice.
-Cosa? Dove?-
- Ha lasciato il Distretto. Non mi ha detto dove andava non voleva che te lo dicessi –
La terra sta girando velocemente o è la mia testa ad essere impazzita? Devo aver sentito male. Non può essere.
- Non ci credo perché dovrebbe essersene andato. Non può!-
Sento un dolore acuto al petto. Non può essersene andato. Non è possibile! Haymitch vuole solo prendermi in giro.
- Non può? Ora ti disperi? Potevi pensarci prima di andare in giro per il distretto a baciare Gale, dolcezza!-
- Cosa? Tu quando ci avresti visti?-
-Io? Non sono stato io a vedervi ma Peeta. Mi ha raccontato che ha avuto un episodio e che ti ha detto delle cose orribili, si è ripreso però subito dopo che tu sei scappata via e ti è venuto a cercare e vi ha visti. O meglio ha visto te baciare lui-
Non può essere, non doveva succedere. Quel bacio è stato dato per un impulso, perché ero sconvolta. Ora capisco le domande di Peeta su Gale. E quando mi ha chiesto se lo amassi o meno io non gli ho risposto. Non ho detto no, non ho detto assolutamente niente. Ecco spiegato anche il suo strano atteggiamento quando ci siamo salutati mi stava dicendo addio. No. Non ci credo.
- Cosa ti ha detto Peeta? Non ci credo che non ti abbia detto un modo per contattarlo –
- Mi spiace no. Voleva sparire dalla tua vita. È venuto da me con una valigia in mano, aveva l’aria di un cane bastonato. Ha detto che aveva avuto un episodio importante e che non voleva rischiare di farti del male, soprattutto vedendoti con Gale. Ha detto inoltre che restando qui, sarebbe stato un intralcio alla tua felicità con il grande amore della tua vita, Gale –
- Ma Gale non è il grande amore della mia vita!- dico di getto con rabbia.
- Allora avresti dovuto dirlo a Peeta quando te lo ha chiesto e non avresti dovuto baciarlo!- mi risponde con rabbia.
- È  tutta colpa mia. Se ne è andato per colpa mia- dico più a me stessa che a Haymitch.
- Vedrai che tornerà. Non sa stare senza di te –
Ma io non lo ascolto neppure. Mi giro ed esco di casa. Non voglio più sentire Haymitch né nessun altro. Peeta se ne è andato, mi ha lasciata sola. Questa volta non perché è stato catturato da qualcuno ma lo ha fatto di sua spontanea volontà, per me, perché pensava che fosse quello che volessi.
L’unica cosa che voglio davvero ora è riaverlo qui. Ma mi rendo conto che non sarà possibile, lui ormai ha fatto la sua scelta e non tornerà indietro se pensa che sia per il mio bene.
Mi dirigo verso casa di Peeta ed entro nella sua stanza per dipingere. Osservo il quadro che ritrae noi sulla spiaggia e di fronte a questo quadro verso tutte le mie lacrime. 


Note dell'autrice:
Non vi arrabbiate con Peeta perchè se ne è andato, lui lo ha fatto perchè crede che sia la cosa migliore per Katniss in questo momento e perchè ha paura di essere un pericolo per lei. Dopotutto Katniss non ha mai fatto niente perchè potesse credere il contrario.

Ringrazio di cuore tutte le persone che leggono, commentano e hanno messo fra le seguite, le preferite e le ricordate la mia storia, siete un incoraggiamento costante ad andare avanti.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Distretto 4 ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 



Distretto 4



 
Pov Peeta
 

Il paesaggio cambia velocemente sotto i miei occhi stanchi ma io non lo guardo per davvero. Alberi, campi distesi, edifici mi sfrecciano davanti ma non riescono ad attirare la mia attenzione. Davanti a me c’è solo l’immagine di Katniss, del suo splendido viso e dei suoi bellissimi occhi.
Le mie mani bruciano ancora al ricordo di aver sfiorato la sua pelle, solo poche ora fa. Avrei voluto davvero baciarla e continuare ad accarezzarla per il resto dei miei giorni. Ma non mi è concesso.
Il mio è sempre stato un sogno infantile. Ora me ne rendo finalmente conto. Abbiamo condiviso più di quello che normalmente due persone condividono, abbiamo rischiato la vita a vicenda per l’altro. Ma questo non è abbastanza. Non per lei almeno.
Mi sento come se un attimo primo di riuscire a toccare il cielo con un dito fossi precipitato rovinosamente a terra. È un dolore insopportabile.
Nonostante questo non posso credere di essere veramente su questo treno, di aver lasciato il Distretto 12 e soprattutto Katniss. Non posso fare a meno di ripetermi che l’ho abbandonata.
Basta Peeta! Lei starà bene. Devo ripetere a me stesso. Ancora e ancora. Ogni volta che il senso di colpa per essermene andato mi assale.
Hai fatto la cosa giusta, lei starà meglio senza di te, senza i tuoi flashback e poi ci sarà Gale con lei. Lei non lo vuole ammettere ma lo ama, altrimenti non lo avrebbe baciato o mi avrebbe risposto in maniera negativa quando le ho chiesto se l’amasse. Invece è rimasta lì a guardarmi con l’aria distrutta, perché non sapeva come dirmi la verità.
 L’idea di Katniss e Gale assieme mi distrugge, ma io voglio che lei sia felice e se per esserlo ha bisogno di lui devo accettarlo. Il mio cuore però non riesce molto ad accettarlo per il momento, sento un peso e una tristezza che non credo riuscirà mai ad andare via.
Haymitch quando sono andato a salutarlo mi ha detto che ero uno stupido, che Katniss mi ama ma fa solo fatica ad ammetterlo perché è una testa dura, ma io non ci credo. Mi sono illuso troppe volte che lei potesse provare amore nei miei confronti. È ora di accettare la realtà. Katniss ama Gale e non amerà mai me.
 

Quando arrivo in stazione, è un sollievo. Una pausa finalmente ai miei pensieri. So che ritorneranno prepotenti e implacabili ma per adesso sono andati via.
Sono le prime ore del mattino qui al 4. L’aria è frizzante e un dolce profumo di salsedine invade le mie narici. È lo stesso profumo che sentii durante il Tour della vittoria. Ricordo che io e Katniss riuscimmo a fare un salto in spiaggia. Era la prima volta che vedevamo il mare. Guardare quella distesa d’acqua estendersi all’infinito ebbe un effetto rilassante su di noi. Katniss mi strinse la mano e mi regalò uno dei suoi rari sorrisi. Ero così felice, nonostante tutto.
Non posso fare a meno di chiedermi cosa stia facendo ora, se è già sveglia o se non è riuscita a dormire per via degli incubi.
Peeta devi smetterla! Katniss starà bene, sta bene! Mi ripeto nuovamente per convincere la mia mente.
 - Ehi fornaio- sento gridare all’improvviso.
Sobbalzò per la sorpresa e mi giro in direzione della voce. Di fronte a me vedo Johanna più bella e in forma che mai. Gli ultimi mesi di terapia le hanno fatto davvero bene. Ha uno sguardo più sereno.
- Johanna – urlo mentre corro ad abbracciarla.
- Troppe smancerie per i miei gusti Mellark – mi dice scostandosi da me.
- Sei sempre la solita –
- È il mio marchio di fabbrica- mi dice sorridendomi – Sapevo saresti venuto. Io sono arrivata poco prima di te e ho controllato i treni in arrivo dal 12 e ti ho aspettato –
- E se non fossi arrivato?-
- Impossibile! Nessuno sa dire di no a Johanna Mason-
- Forse perché hanno paura di te -
- Probabile. Ora, però, andiamo, Annie ci starà aspettando –
Io non posso far altro che seguirla e trasportare le nostre valigie, fra l’altro quelle di Johanna sono pesantissime. Cosa avrà messo dentro, un cadavere? Trattandosi di lei potrebbe anche essere così.
Quando arriviamo, Annie è fuori casa che ci aspetta.
È solare Annie ed ha un pancione enorme. Ho quasi paura che partorisca da un momento all’altro. Ci viene incontro sorridendoci e abbracciandoci. Non ho mai parlato molto con lei, ci siamo visti solo qualche volta a Capitol City prima che ripartisse per il Distretto 4, però, non posso fare a meno di provare dell’affetto nei suoi riguardi. Sarà perché tutti noi ex-vincitori degli Hunger Games saremo sempre legati in un certo qual modo, o perché conoscevo Finnick che mi ha salvato la vita e che a modo suo è stato mio amico o perché Annie è così dolce o sarà per l’insieme di tutte queste cose.
Nel frattempo siamo entrati in casa. È una casa molto bella e ben curata. Diversa da quella che ho io nel Villaggio dei vincitori del Distretto 12. Sembra più accogliente e calda.
- Vi ho preparato la colazione – dice Annie con un sorriso.
-Grazie Annie ma non dovevi disturbarti tanto – dico
- Non è affatto un disturbo. Sono contenta che siate venuti a trovarmi. Mi dispiace che Katniss non sia potuta venire – dice seriamente dispiaciuta.
 - Si anche a me. E vorrei proprio sapere cosa ha rovinato l’idillio dei due amanti sfortunati -  dice Johanna in tono sprezzante.
- Non siamo più gli sfortunati amanti Jo –
- E cosa siete ora?-
- Niente. Solo Katniss e Peeta –
Johanna mi guarda con curiosità ma non fa altre domande e le sono grato.
Facciamo colazione con tranquillità e poi Annie ci comunica la nostra destinazione. Io starò a casa di Finnick che è la casa accanto a quella di Annie, mentre Johanna rimarrà qui con Annie nella stanza degli ospiti.
Quando prendo possesso della mia nuova casa mi sento un po’ a disagio, visto che era appartenuta a Finnick. Mi guardo un po’ intorno ed è simile in tutto e per tutto a quella di Annie, come la mia lo è a quella di Katniss ed Haymitch. Cosa staranno facendo? Katniss avrà saputo della mia partenza? Come avrà reagito? Non devo pensarci!
La stanchezza si fa sentire e decido allora di andare a riposare visto che in viaggio non ho dormito per niente.
 
 
Ho dormito davvero troppo poco, lo sento, ma c’è qualcosa che mi ha svegliato. Qualcuno che ha urlato il mio nome. Ma chi può essere? Apro lentamente gli occhi e vedo il viso di Johanna a pochi centimetri dal mio.
Mi alzo di scatto per lo spavento.
- Jo cosa stai facendo?-
- Non ti svegliavi e volevo vedere se fossi ancora vivo –
- Gentile da parte tua. Non per essere sgarbato ma cosa ci fai qui?-
- Annie è uscita a fare degli acquisti e non ha voluto che l’accompagnassi, mi annoiavo da sola a casa e perciò ho pensato di andare a trovare il mio bel amichetto -
- Potevi andare a fare una passeggiata, riposare un po’… –
- E perché quando ci sei tu come distrazione? Non vedo l’ora di sapere cosa sia successo a te e alla ragazza di fuoco –
- Jo non mi va proprio di parlarne –
- E invece devi perché altrimenti non ti godrai questa vacanza. Devi parlarne con qualcuno – dice con un sorriso furbo.
- Potrei parlarne con Annie –
- Non ci provare nemmeno! Io ho diritto di prelazione! –
- Ah si?! E da quando? –
- Da quando l’ho deciso io –
- Va bene dammi il tempo di scendere e magari di preparare un the –
- The già preparato. Ti aspetto di sotto non metterci troppo –
Odio quando Johanna fa così. Nonostante questo eseguo i suoi ordini e mi dirigo al piano di sotto. È inutile discutere con Johanna, continuerà ad insistere fin quando non avrà saputo tutto.
Mi aspetta seduta al tavolo con due tazze di the fumanti davanti a sé.
-Allora me la racconti questa storia?-
- Non c’è niente da raccontare. È tornato Gale, lei ha scelto lui e io mi sono fatto da parte – dico tutto d’un fiato come se stessi togliendo un cerotto.
- Che cosa? Lo pseudo cugino? Non ci credo! –
- Si proprio lui-
- Lei ti ha detto di aver scelto lui? – mi chiede incredula.
- Non c’era bisogno che me lo dicesse. Ho visto con i miei occhi che lo baciava –
- Sei sicuro?-
- Certo che lo sono –
- A me sembra davvero strano. Quando eravamo nel Distretto 13 stava malissimo per te. Si vedeva lontano un miglio che ti amava. Io condividevo la camera con lei e non faceva altro che stringere fra le mani quella stupida perla –
-  Quale perla?-
- Quella che le hai regalato durante l’Edizione della memoria. Ricordi? –
- Si è salvata dall’esplosione dell’arena? –
- Si. Katniss la custodiva gelosamente e quando pensava che non guardassi la stringeva nel pugno o se la passava sulle labbra. Credo che le mancassi molto Peeta. Era distrutta per via del tuo depistaggio- –
- Forse provava qualcosa per me ma non era abbastanza o forse il depistaggio ha distrutto tutto -
- Non lo credo vero –
- Credici – dico titubante.
- Fa come vuoi. Io però non perderei la speranza se fossi in te. Adesso, però, andiamo a vedere cosa sta combinando Annie –
E così, con le parole di Johanna che mi rimbombano nella testa, mi avvio per le strade di questo Distretto sconosciuto alla scoperta della mia nuova vita.



Note dell'autrice:
In questo capitolo Peeta è combattuto per aver lasciato Katniss ed è affranto dal dolore per aver perso l'amore della sua vita. In fondo non ha accettato del tutto l'dea che Katnss non lo ami, infatti, bastano le parole di Johanna per fargli avere dei dubbi. 
Voglio ringraziare con tutto il cuore tutti coloro che dedicano un momento a questa storia, recensendola, inserendola tra le preferite, le ricordate e le seguite o semplicemente leggendola.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Perla ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 

 Perla



 
 
Pov Katniss


È passato un mese da quando Peeta è andato via e non c’è giorno in cui io non mi chieda come stia o dove sia. Ho provato a richiederlo ad Haymitch ma credo davvero che non lo sappia.
Mi manca. Da quando è partito sento un peso allo stomaco, come se un grosso macigno avesse deciso di accamparvisi e non andare più via.
Spesso vado a casa sua e mi fermo per ore a guardare il quadro di noi due sulla spiaggia, mi fa sentire un po’ meno la sua mancanza ma, dopo, una gran malinconia mi assale.
Quando mi sento così provo anche tanta rabbia nei suoi confronti. Come ha potuto andarsene via così? Come ha potuto lasciarmi da sola? Come ha potuto credere che io potessi stare bene senza di lui?
È questo che mi fa rabbia! Che lui abbia fatto tutto ciò per me, per via dei suoi flashback e della sua assurda convinzione che io ami Gale.
So che è colpa mia. Solo colpa mia se Peeta è andato via. Colpa della mia incapacità di parlare, di esprimere ciò che provo, di capire davvero i miei sentimenti.
La parte più profonda di me, quella che cerco di reprimere ogni volta, quella con cui fatico a fare i conti, perché se emergesse mi renderebbe terribilmente fragile, non può fare a meno di chiedersi come abbia potuto Peeta rinunciare a noi. Noi, una parola così dolce, il cui suono rievoca la promessa di giorni felici ma che al contempo fa nascere in me una paura primordiale, che mi soffoca ed immobilizza.
 
 
Nonostante il mio dolore la vita al distretto procede, come se la partenza di Peeta non avesse lasciato alcun vuoto. Gale si è trasferito definitivamente qui nel 12, lavora alla ricostruzione del distretto come inviato del governo. È diventato una persona importante ed è sempre indaffarato anche se dedica sempre due ore a me e alla caccia. Sono i momenti della giornata che preferisco. Sono gli unici momenti in cui non mi pesa la mancanza di Peeta.
A Gale è stata assegnata una casa al villaggio dei vincitori. È poco più distante dalla mia. Gale, però, passa poco tempo a casa sua, viene sempre a pranzo e a cena da me e qualche volta si ferma a dormire nella camera degli ospiti. Non gli ho mai permesso di dormire con me.
In realtà non c’è più stato nessun contatto fisico da quel famoso bacio, so che lui vorrebbe avvicinarsi a me ma io evito. Alcune volte prova a baciarmi ma io mi scanso e non posso fare a meno di sentirmi in colpa per la tristezza che intravedo nei suoi occhi ogni qualvolta in cui lo rifiuto. Faccio sempre soffrire le persone a cui voglio bene, lui, Peeta, mia madre con cui sono scostante e qualche volta fredda nonostante lei provi a riavvicinarsi in tutti modi.
Gli incubi, nel frattempo, vanno sempre peggio. Non c’è notte in cui non riesca a dormire senza averne uno. Le mie occhiaie sono sempre più visibili e profonde.
 
Oggi è uno di quei giorni peggiori. Non ho dormito per niente. Appena chiudevo gli occhi vedevo tutte le persone a cui voglio bene esplodere. Non per questo ho rinunciato alla caccia.
Ho appena lasciato Gale in comune e sto andando da Sae per consegnarle un po’ di selvaggina quando incontro Delly. Non sapevo fosse tornata al 12.
- Katniss che bello vederti – dice lei con un gran sorriso.
- Delly ciao. Non sapevo fossi tornata –
- Si sono tornata da una settimana. Volevo venire a trovarti ma non sapevo se ti avrebbe fatto piacere –
- Certo che mi farebbe piacere – dico più per cortesia che per sincerità.
- Oh che bello. Sai mi sento un po’ sola qui al Distretto. Tutti i miei amici sono morti durante l’esplosione e anche Peeta, da quanto mi hanno detto, non vive più qui. Mi è rimasto solo mio fratello –
Mi sento in colpa per Delly non ha nessuno e per colpa mia l’unico amico che gli è rimasto se ne è andato.
- Ci sono io – dico con una gentilezza a me estranea. Non devo sentirmi molto bene.
- Grazie Katniss –
- Stavo andando da Sae a portare questa selvaggina e poi a casa. Vuoi venire con me? –
- Si grazie. Mi farà bene fare una bella passeggiata- dice con un tono troppo entusiastico.
Durante il tragitto non fa che parlare di quello che le è successo in questi ultimi mesi. È rimasta fino ad una settimana fa al 13, dove ha continuato a studiare e a quanto pare è diventata una specie di infermeria. Quando ha saputo che il Governo stava assegnando un medico e un’infermiere ad ogni distretto lei si è proposta per il 12, non era un posto molto ambito visto che il nostro distretto è stato distrutto e non ci vive ancora molta gente. Lei e il fratello, che ha ripreso ad andare a scuola, si sono trasferiti qui una settimana fa in una nuova casa, appena ricostruita, assegnata loro dal governo.
Delly è davvero un fiume in piena, una forza della natura. Con tutto quello che ha passato ha la forza di andare avanti e conservare la sua vitalità.
Dopo essere andate da Sae la invito a prendere un the a casa mia. Lei è così entusiasta da farmi quasi pentire per averla invitata.
Quando arriviamo nei pressi di casa mia la sento esclamare: - Oh che belle Katniss!-
Non capisco a cosa si riferisca per questo seguo la direzione del suo sguardo e vedo che sta ammirando le primule. In effetti sono bellissime ed emanano anche un buonissimo profumo.
- Sono primule – dico e in un secondo vedo nascere la consapevolezza nel suo sguardo. Ha capito che sono lì per Prim. I suoi occhi sono velati di tristezza ma anche di compassione.
- Oh Katniss mi dispiace così tanto per Prim. Queste primule sono bellissime come lo era lei –
- Le ha piantate Peeta – dico di getto con un groppo in gola. Non so neanche perché le ho dato questa informazione non era necessaria. Forse volevo che anche Delly riconoscesse la bellezza del suo gesto.
- Oh. È un gesto così tipico di Peeta- dice con dolcezza.
Mi concentro sulla visione delle primule per evitare che le lacrime che minacciano di uscire dai miei occhi scendano copiose sulle mie guance. Ma è tutto inutile. All’improvviso, inaspettate, mi ritornano alla mente le immagini di mia sorella poco prima dell’esplosione a cui si aggiungono quelle degli incubi che la notte insonne mi ha regalato.
Tutto il dolore per ciò che le primule mi ricordano sale a galla con un peso insostenibile nel mio petto. Il ricordo della mia paperella. Della sua perdita inestimabile ma anche di Peeta, del suo gesto, la sua lontananza. Sento la testa girare come una trottola, il cuore che mi esplode e le gambe che non mi reggono più. Poi il buio e il nulla.
Quando mi sveglio mi ritrovo stesa sul divano del mio salotto. La testa mi gira ancora. Vedo due figure affaccendarsi attorno a me.
- Ti sei svegliata dolcezza?- dice Haymitch sovrastandomi.
- Cosa è successo?- dico cercando di alzarmi, ma sentendomi ancora molto debole.
- Sei cascata come una pera cotta e la tua amica qui mi è venuta a chiamarmi di corsa per aiutarla a portarti in casa –
- Grazie – dico rivolta a Delly.
- Beh visto che non c’è più bisogno di me, io tolgo il disturbo – dice Haymitch voltandosi e dirigendosi verso la porta.
Ultimamente evita di passare del tempo con me. Credo sia perché mi dà la colpa della partenza di Peeta, anche a lui deve mancare molto.
- Katniss come ti senti? – mi chiede Delly con tono preoccupato.
- Ora meglio grazie –
- Avrai avuto solo un calo di pressione. Ti consiglio di riposarti oggi in ogni caso. Ti ho preparato del the nel frattempo – mi dice porgendomi una tazza.
-  Grazie davvero Delly –
- Io fra un’oretta devo andare a prendere mio fratello da scuola ma non vorrei lasciarti sola. Che dici se chiamo Haymitch o Sae per stare con te a pranzo? –
- Oh, non ti preoccupare mi sento davvero meglio e poi a pranzo mi raggiunge sempre Gale-
Delly mi guarda con un’espressione strana ma non mi fa domande sulla presenza di Gale e non di Peeta.
Passiamo il tempo parlando, o meglio Delly parla e io cerco di ascoltarla anche se certe volte mi risulta molto difficile.
- Katniss io vorrei chiederti una cosa ma non so se sia il caso. Ma davvero non saprei a chi altro chiedere – dice all’improvviso.
 Il mio cuore accelera i battiti a queste parole, ho la strana sensazione che la cosa che voglia chiedermi riguardi Peeta.
- Chiedi pure – le dico. Anche se non vorrei davvero che mi facesse alcuna domanda.
Devo appuntarmi di evitare Delly d’ora in poi.
- Ecco io…bhe….Sai come posso contattare Peeta?- chiede con tono incerto per poi aggiungere tutto d’un fiato - Sembra scomparso. Nessuno sa dirmi dov’è o darmi il suo contatto. Sono preoccupata per lui. Di solito ci sentivamo almeno una volta a settimana, poi da un mese non ho avuto alcun contatto con lui. Ecco io ho pensato che almeno tu potessi sapere dove si trova –
Vorrei davvero saperlo Delly, non sai quanto vorrei.
- Mi spiace Delly non lo so neanche io –
- Ci speravo –
- Dovresti chiedere ad Haymitch. Forse lui sa qualcosa – le dico, più per tirarla su di morale che perché creda realmente che Haymitch possa aiutarla.
- Lo farò, grazie- dice con un piccolo sorriso.
 - Davvero non capisco questo suo comportamento- aggiunge -Non è da Peeta scomparire così. L’ultima volta che l’ho sentito era sereno, felice di ricominciare la sua vita qui dopo i mesi passati a Capitol per curarsi. Ero così contenta per lui. Per voi. Finalmente avreste potuto stare assieme dopo tutto quello che è successo –
Rimango in silenzio. Come posso dirle che era tutta una finzione, che io ho finto di essere innamorata di lui per salvarci la vita? Ma poi è davvero andata così? Forse nei primi Hunger Games, ma poi? Non credo di aver finto molto. Anche se non mi è ancora chiaro cosa provassi davvero per Peeta e provo tuttora. Forse semplicemente non riesco ad ammetterlo.  
Delly deve capire qualcosa dal mio sguardo perché sembra leggermi nel pensiero quando aggiunge:
- Sai Peeta al Distretto 13 mi ha raccontato che tutta la vostra storia d’amore non fosse stata reale, che era solo un espediente che avete usato per salvarvi entrambi la vita. Quando me l’ha detto ne sono rimasta scioccata ma poi ho capito che non era così. Vi ho osservati parecchio durante i giochi e secondo me vi amavate molto, non si può fingere quel tipo d’amore. Lui mi rispondeva che non era così che tu avevi finto tutto ma io ho visto quanto fossi distrutta al 13 a causa della sua mancanza. Per questo quando sono tornata e ho visto che non eravate insieme ero sorpresa –
Silenzio. Questo è tutto quello che riesco a dire. Perché non so se quello che stia dicendo sia la realtà. Amo Peeta? Tutti dicono di sì. Quella parte di me che cerco con tutta me stessa di reprimere mi riporta preponderantemente queste parole alla mente.
Ma tu Katniss cosa dici?
- Scusa non dovevo dirti queste cose. Non sono affari miei –dice Delly scoraggiata dal mio silenzio.
All’improvviso sentiamo la porta aprirsi.
- Katniss ci sei?-
È Gale. Deve essere già ora di pranzo.
- Si sono qui –
- È meglio che io vada- dice Delly alzandosi.
Quando Gale entra nel salotto lo saluta con un veloce ciao e poi scappa via.
- Che ci faceva qui? –
- L’ho incontrata giù al villaggio e l’ho invitata per un the –
Non gli dico del mio svenimento per non farlo preoccupare.
- Tu che inviti qualcuno per un the? Ti senti bene? – dice con ilarità Gale.
- Spiritoso – rispondo mentre mi reco in cucina per riscaldare il pranzo.
Durante il pranzo parliamo della nostra giornata e del distretto ma io non riesco ad essere totalmente rilassata. Dopo la conversazione con Delly mi sento inquieta.
Quando Gale esce per tornare al lavoro, mi reco in camera mia a cercare un qualcosa che avevo da tanto tempo abbandonato. Quando la vedo così liscia, bianca e perfetta mi sento meglio. Ha un effetto calmante su di me, come del resto lo aveva la persona che me l’ha donata. Prendo la perla tra le mani, la stringo, me la passo dolcemente sulle labbra.
Decido di stendermi un po’ sul letto perché inizia a girarmi nuovamente la testa. Stringo la perla a me e in un soffio mi addormento, accarezzata dal dolce ricordo del mio ragazzo del pane.





Note dell'autrice:
Buonasera a tutti! Questo capitolo è un capitolo di passaggio, in cui vediamo Katniss che man mano si rende conto di provare qualcosa di molto forte per Peeta anche se lotta contro i suoi stessi sentimenti perchè ha paura ad ammettere la verità e tutto ciò che comporta, soprattutto ora che Peeta è lontano. 

Grazie a tutti voi, che dedicate del tempo a questa storia e grazie di cuore per le recensioni positive e a chi ha inserito la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Una nuova vita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro



 

Una nuova vita

 
 

POV Peeta
 
 
È trascorso un mese dal mio arrivo nel Distretto 4. All’inizio era un po’ strano girare per le vie di questo distretto, soprattutto perché tutte le persone che incontravo si giravano per guardarmi, oppure mi fermavano, sorprese di vedere Peeta Mellark qui nel 4.
Per loro, purtroppo, io sono ancora una metà degli sventurati amanti. Ho dovuto sviare tutte le domande su Katniss e il nostro matrimonio. Ogni volta, era come ricevere una pugnalata al cuore.
Pensare a lei mi fa male ma è inevitabile. Tutto me la ricorda. Il mare, la spiaggia, la piazza, dove ci fu la cerimonia a cui partecipammo durante il nostro Tour della vittoria.
La sento vicina quando sento qualcuno cantare, la cerco negli occhi delle ragazze che incontro per strada, la sento attraverso il profumo dell’erba appena tagliata e la incontro ogni notte nei miei sogni.
Katniss mi è entrata dentro da quando avevo cinque anni, si è insinuata così profondamente in me, fra le corde del mio cuore, che se non ci fosse sarebbe come perdere una parte di me stesso.
Vorrei tanto sapere come stia e cosa stia facendo. Le rare volte in cui chiamo Haymitch, per assicurarmi che stia bene, vorrei tanto chiedergli di Katniss ma non trovo il coraggio. Non voglio sapere di quanto sia bella la sua vita assieme a Gale. L’immagine di loro due insieme riapre sempre una ferita che non si è mai rimarginata e mai lo farà.
 
 
Nel frattempo ho conquistato la mia quotidianità. Ogni mattina mi sveglio all’alba per fare il pane per me, Jo ed Annie. È bello poter fare qualcosa di normale e che mi piace per qualcuno a cui voglio bene. Passo la maggior parte del tempo con loro, è piacevole avere qualcuno che capisca le tue sofferenze e che come te cerca di andare avanti nonostante tutto.
Spesso, però, ho voglia di stare da solo, di pensare e lasciarmi andare ai ricordi. Per questo mi chiudo in casa a dipingere per ore, oppure mi rifugio in spiaggia. Guardare il mare, sentire il suo profumo, il suo dolce rumore, mi rilassa. Forse perché la spiaggia inevitabilmente mi fa pensare a Katniss.
Cerco davvero di non pensare a lei ma è difficile. Per fortuna ci sono le voglie di Annie a distrarmi e a tenermi occupato.
Ogni giorno, Annie, ha sempre almeno dieci voglie diverse di cibo. Desidera le cose più strane nei momenti della giornata più strani. E fra queste voglie c’è spesso qualche frutto associato ad un altro cibo. L’altra sera ad esempio voleva delle arance con delle sardine. Una cosa disgustosa ma che a lei è piaciuta molto. Io e Johanna giriamo per tutto il distretto per accontentarla. Ci piace prenderci cura di Annie e a lei piace prendersi cura di noi. Siamo due anime perse, io e Jo, che hanno trovato un po’ di conforto in questo caldo e soleggiato distretto grazie ad Annie. Lei ci ha mostrato le bellezze di questo posto, ci ha anche insegnato a nuotare, nonostante il pancione. Ci ha fatto conoscere diverse persone, fra cui anche suo cugino, Roland, con cui qualche volta esco per prendere una birra. Lui è stracotto di Jo e sono sicuro che anche a lei lui piace, anche se non lo ammetterebbe mai.
 


******
 

Oggi è una giornata molto calda qui al 4. Io, Annie e Jo ci siamo stesi su alcuni teli nel giardino di Annie, con delle bibite ghiacciate, in cerca di un po’ di refrigerio.  Siamo in silenzio da almeno mezzora, ma è un silenzio buono, rilassante. Sarebbe perfetto se non fosse per questo caldo umido, che ti si appiccica sulla pelle. Non sono abituato a questo caldo, al 12 non fa mai così caldo e comunque non è mai un caldo umido, questo è un caldo che ti debilita. Anche Johanna non se la cava meglio. La vedo boccheggiare accanto a me. Solo Annie sembra a suo agio, da quando siamo qui in giardino sembra essersi rifugiata in un mondo tutto suo, un mondo fatto di sogni e ricordi. Ogni tanto dal mare giunge fino a noi una fresca brezza e tutto il mio corpo sembra respirare di nuovo, torna a rinascere. Ma dura un attimo, è troppo veloce perché possa trarne davvero beneficio.
Quando ci raggiunge Roland siamo letteralmente sopraffatti dal caldo. Almeno io e Jo lo siamo.
- Ehilà! Avete deciso di accamparvi in giardino?- dice con il suo modo ilare.
- Prova tu a stare in casa con questo caldo!- gli risponde piccata Johanna.
- Ciao Roland, lascia perdere i modi poco gentili di Johanna. Ti va di sdraiarti anche tu e di bere qualcosa di fresco?- dico.
- Oh si Rolly sdraiati anche tu insieme a noi- dice con dolcezza Annie che sembra essersi risvegliata dal suo torpore.
- Rolly?- dice Johanna con aria divertita.
- Si è il nome con cui Annie mi chiamava da piccola- dice lui sulla difensiva. Poi si rivolge ad Annie: - Sarebbe magnifico. Soprattutto se posso sdraiarmi accanto a Jo- risponde con un occhiolino rivolto alla mia amica.
Johanna di tutta risposta sbuffa.
-Non ci pensare nemmeno. E poi solo gli amici mi posso chiamare Jo-
- Vuoi dire che noi non siamo amici? Così mi ferisci Johanna- dice lui ponendo l’accento sul suo nome.
- Hai capito benissimo. Sono contenta che abbiamo chiarito le cose-
- Rolly puoi sdraiarti accanto me se vuoi -
- Grazie Annie-
- Sai, stavo pensando a quando eravamo bambini. Ci sdraiavamo sempre in giardino, ricordi?- dice lei con aria sognante.
- Si lo ricordo eccome-
-Anche quando c’era Finnick, mi sdraiavo spesso con lui in giardino o in spiaggia a guardar le stelle. Mi manca- la sua voce si incrina leggermente mentre pronuncia questa frase.
Un silenzio cade tra noi. L’immagine di Finnick aleggia su di noi e sembra dipingere un velo cupo su questa giornata soleggiata. 
- Annie ti ricordi cosa mangiavamo per rinfrescarci in queste giornate da piccoli?- dice Ronnie per distrarre Annie da tristi pensieri.
- Oh è vero! L’anguria ghiacciata. Che buona! Quanto la vorrei adesso-
Io colgo l’occasione al volo e mi offro di andare a comprarla. Dopo l’accenno a Finnick l’inattività mi logora. Ho bisogno di fare qualcosa per distrarmi. Per questo non do neanche il tempo agli altri di dire qualcosa e mi alzo di scatto.
Mentre mi dirigo verso il cancello del Villaggio dei Vincitori mi raggiunge Johanna.
- Vengo con te. Tu non sai dov’è il negozio di frutta della zona-
In realtà anche se non ci sono mai andato, so più o meno dove si trova, non ho bisogno di Jo. Credo che anche lei abbia sentito il peso della presenza di Finnick e ne voglia sfuggire.
Dopo un po’ che camminiamo Johanna inizia a parlare: - Non potevo rimanere lì. Non dopo la frase di Annie. Mi ha riportato alla mente tutti i momenti passati con lui a Capitol durante le Edizioni degli Hunger Games. Io e lui avevamo molto legato. Tutti pensavano fosse superficiale ma io conoscevo la verità. Quella era la sua maschera da Capitol City. Seguivamo insieme gli Hunger Games, essendo mentori. Vedevamo i nostri tributi morire sotto i nostri occhi senza poter fare niente. Per distrarci, per ricordarci che la vita poteva ancora essere bella, ci raccontavamo le nostre vite. Lui mi parlava spesso di Annie, i suoi occhi brillavano-
Rimango spiazzato da questa confessione di Johanna. Non era mai stata tanto propensa a parlare quando eravamo a Capitol insieme per curarci. Anche se lì abbiamo stretto il nostro rapporto. Ma spesso ero io a parlargli, in particolare della mia famiglia e di Katniss. Lei mi aiutava soprattutto quando avevo dei dubbi sulla ragazza che amavo, quando i flashback non mi facevano discernere la realtà, lei cercava sempre di riportarmi indietro e di raccontarmi la verità su Katniss e se qualcosa non la sapeva, inventava. E mi faceva ridere, perché  inventava storie assurde su me e Katniss che andavamo nei boschi del Distretto 12 a fare chissà cosa. Finiva ogni sua storia con la frase: - Ok, l’ho inventato. Ma di una cosa sono sicura che Katniss tiene a te più della sua stessa vita- Queste parole erano un balsamo per me. Riuscivano a riportarmi indietro dall’abisso di oscurità in cui i flashback mi trascinavano. Devo molto a Johanna.
Vederla ora così vulnerabile, mi fa male. Vorrei abbracciarla ma so che se lo facessi lei si scosterebbe.
Dal conto suo Johanna non sembra aspettarsi una mia risposta e dopo una pausa continua.
- Era il migliore amico che avessi. L’unico in realtà. Non riesco a non sentirmi in colpa per non essere stata lì a Capitol con voi. Per non avere potuto fare niente per lui. Se non fossi stata così debole, se avessi superato la prova dell’acqua, mi avrebbero lasciata partire e magari avrei potuto salvarlo-
Mi fermo di scatto e anche Johanna lo fa. Le afferro un braccio e la costringo a guardarmi negli occhi.
- Stammi bene a sentire. Tu non sei debole. Quello che ti hanno fatto a Capitol, quello che ci hanno fatto, è orribile. Nessuno avrebbe potuto sopportare facilmente quello che hai sopportato tu. È normale che tu abbia ceduto di fronte all’acqua. Cosa dovrei dire io, che ho quasi ucciso la ragazza che amo? Per quanto riguarda Capitol io c’ero e ti assicuro che non avresti potuto fare niente. Eravamo circondati da quegli ibridi, sopraffatti da loro. Non so neanche come noi siamo riusciti a salvarci. Se ci fossi stata anche tu, probabilmente saresti morta-
- Forse sarebbe stato meglio. Io non servo a niente, non sono di aiuto a nessuno, sono solo un derelitto ormai-
- A me sei stata di aiuto. Senza di te a Capitol non ce l’avrei fatta. E non lo dimentico Jo-
Lei mi guarda con uno sguardo a metà fra la sfida e la gratitudine.
- Grazie Mellark- dice prima di darmi un abbraccio fugace – Non ti abituare però agli abbracci. Non te ne concederò altri- dice ritornando la solita Johanna.
- Non ti preoccupare. Questo abbraccio mi basterà per tutta la vita- dico sorridendo.
Dopo questa parentesi, ci incamminiamo verso la piazza, senza più parlare.
Quando entriamo in negozio, al banco c’è una ragazza dai lunghi capelli ramati con il capo chino, su alcune pesche che sta riponendo in un cestino.
- Ciao Lily - la saluta con familiarità, Jo. Evidentemente deve essere venuta spesso qui durante questo mese. Io non ci sono mai venuto perché a me Johanna affidava sempre il cibo più difficile da recuperare, per le voglie di Annie. Sono finito nei meandri più lontani di questo distretto. La gente, però, era ben lieta di aiutarmi. Tutti vogliono bene ad Annie nel 4.
La ragazza, Lily, sentendo Johanna alza il capo e le sorride. Ha un bellissimo sorriso e dei profondi occhi verdi. Ha l’aria vagamente familiare.
Poi si volta verso di me e la sua espressione cambia. Sembra sorpresa di vedermi, ma è normale. È l’effetto che faccio alla gente di questo distretto non abituata a vedermi qui. Vi è, però, qualcos’altro nel suo sguardo. All’inizio credo che sia terrore, anche se non ne capisco il motivo per cui debba aver paura di me. Se è perché ho partecipato agli Hunger Games ed ucciso delle persone, dovrebbe essere intimorita anche da Johanna. A dire il vero dovrebbe avere più paura di lei che di me. 
Ma poi capisco, non è timore ma dolore. Riconosco quegli occhi, sono i miei stessi occhi, sono gli occhi di una persona che ha sofferto molto, gli occhi di una persona che ha perso molto nella vita. Ma perché questo dolore si è scatenato nel momento in cui mi ha visto?
Rimaniamo a fissarci a lungo fin quando è Johanna a parlare: - Lily so che il mio amico qui è bellissimo, anch’io vorrei stare tutto il tempo ad ammirarlo, ma noi abbiamo una donna incinta che ci aspetta con un’anguria ghiacciata-
Lily si riscuote e arrossisce leggermente alle parole di Johanna.
- Oh si scusa. Ora ne vado a prendere una dal frigo- dice correndo nel retro del negozio.
Johanna mi lancia sguardi divertiti, ma io sono ancora preso da quello sguardo.
Quando ritorna, ha una grossa anguria in mano. Io la prendo dalle sue mani e pago, mentre lei evita accuratamente di guardarmi. La ringraziamo ed usciamo nella calura di questo distretto.
- Hai capito Mellark che fa conquiste?- dice Johanna ridendo.
- Ma che conquiste? Non hai notato niente di strano nel suo sguardo?- le chiedo.
- Si. Ho visto che era letteralmente rimasta senza parole nel guardare la tua bellezza-
- Non credo proprio. C’era sofferenza in quegli occhi-
- Io non ho visto nessuna sofferenza. Anzi ho notato che neanche a te era del tutto indifferente la sua bellezza-
- Jo sai benissimo che io non sono indifferente solo ad una persona, e non si trova di certo nel 4 adesso-
- Uffa! Ma quando la smetterai? Ti sei trasferito qui perché hai rinunciato a lei, ma non puoi continuare a struggerti così-
- Non ho mai rinunciato a lei – le dico.
- E allora dimostralo. Prendi un treno, oggi stesso, e vai da lei. Vai a riprendertela-
- Lo sai che non posso-
- Perché non puoi? Perché pensi che lei ami Gale? Io non ci credo. Si saranno anche baciati ma non credo che lei lo ami davvero-
- Si che lo ama. Lo ha sempre amato. E poi non è solo per quello che non posso. Sai bene che la presenza di Gale mi ha scatenato dei flashback. Non voglio rischiare di farle del male-
- Stupidaggini! Da quando sei qui non hai avuto nessun flashback. Hai solo paura-
- Non ho paura. E ora per favore smettiamola di parlarne –
Detto questo rimaniamo in silenzio per tutto il ritorno.
Al nostro arrivo Roland ed Annie sono contentissimi per l’anguria. Io non l’avevo mai mangiata ma devo dire che è davvero buona e rinfrescante.
Quando rientro a casa, mi metto subito a letto, stanco della giornata.
Nei miei sogni mi raggiunge come sempre Katniss, così bella da mozzare il fiato. Si avvicina a me con esasperante lentezza. Quando è a pochi centimetri da me e sono pronto a perdermi nel suo sguardo, noto che il grigio è stato sostituito da un verde. Non sono gli occhi di Katniss, sono altri occhi quelli che ho di fronte, occhi così profondi che potrei perdermici dentro, profondi come il mare di questo distretto.

 


Note dell'autrice:
Scusate il ritardo. Inizialmente questo capitolo non doveva esistere ma ho pensato fosse necessario approfondire il rapporto fra Peeta e Johanna e soprattutto soffermarmi un minuto sui suoi sentimenti. Spero che vi piaccia. 


Ringrazio di vero cuore tutti coloro che hanno lasciato una recensione e soprattutto chi segue la mia storia fin dall'inizio e continua a farlo. Ringrazio tutti i nuovi lettori, anche quelli silenziosi. Un grazie va anche a chi ha inserito la mia storia fra le seguite, le preferite e le ricordate. Siete tutti importanti per me, rappresentate uno stimolo a fare sempre meglio. 



.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Anniversario - Distretto 4 ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

Anniversario - Distretto 4


 
 
POV Peeta
 

Oggi è un giorno particolare. È l’anniversario della mia prima mietitura. La mia e di Katniss.
Non sono riuscito a dormire stanotte. È per questo che ancor prima che il sole sorgesse mi sono alzato e ho iniziato ad impastare il pane. Ormai il sole è sorto del tutto ed avrò già infornato una dozzina di pagnotte. Mi sa che dovrò regalarne qualcuna agli abitanti di questo distretto. Non riuscivo a fermarmi. Impastare, infornare, impastare, infornare. Il lavoro manuale mi aiuta a concentrarmi, ad evitare che immagini modificate prendano il sopravvento in un giorno così carico di significati e tristi ricordi.
È passato tempo da allora ma sembra ieri quando fu estratto il nome di Prim. Quando vidi la ragazza che amavo offrirsi volontaria, lo shock che provai quando fu estratto anche il mio nome. Tutto è iniziato in quel momento. La mia vita è cambiata per sempre. Nel momento stesso in cui Effie ha letto il mio nome su quella piccola strisciolina di carta, tanto insignificante alla vista quanto vitale per il contenuto, decisi che avrei fatto di tutto per riportare Katniss a casa. Non immaginavo che sarei tornato vivo, tantomeno che sarei tornato con lei.
 Chissà Katniss come starà affrontando questo anniversario. Sicuramente starà pensando a Prim. Vorrei chiamarla ma non credo che sarebbe una cosa giusta, sia per me che per lei.
- Ehi bel panettiere – sobbalzo quando sento Johanna.
Non mi ero accorto fosse entrata. Ero troppo assorto nei miei pensieri.
- Ciao Jo! Quando imparerai a bussare prima di entrare?- le dico con un tono irritato.
- E perché dovrei bussare? Spero sempre di trovarti senza alcun abito addosso e poter così ammirare la tua bellezza – dice guardandomi con aria maliziosa.
- Perché dovrei andare in giro per casa nudo?-
- Perché non dovresti?- dice facendomi l’occhiolino e sedendosi sulla sedia vicina al tavolo dove sto impastando il pane.
Sbuffo e scuoto la testa. È sempre la solita Johanna! Sono contento però di vederla così, è riuscita ad andare avanti finalmente. Ero un po’ preoccupato per lei, visto il suo sfogo di qualche settimana fa su Finnick, ma sembra aver ripreso la sua naturale ironia e il suo vivace modo di fare.  
- Dovevi dirmi qualcosa o sei venuta solo perché speravi di vedermi girare nudo per casa?- le chiedo con ironia.
- In realtà sono venuta a chiederti se potevi andare dalla tua ragazza. Oggi Annie ha voglia di fragole con cioccolata! La cioccolata la abbiamo già, mancano però le fragole!- dice con il solito fare seducente che usa quando vuole che qualcuno faccia qualcosa al posto suo.
- Quante volte dovrò ripeterti che Lily non è la mia ragazza?- inizia a infastidirmi questo appellativo che Jo ha dato a Lily.
- Ma se state sempre assieme! E poi lei è perdutamente innamorata di te. Non fare il difficile!- dice dandomi una pacca sul braccio ridendo.
- Non è perdutamente innamorata di me. Siamo amici! Comunque di ad Annie che presto avrà le sue fragole!- dico sbuffando.
- Bravo panettiere e cerca di dare almeno una speranza a quella povera ragazza!- dice Jo uscendo di scena non prima di aver afferrato una pagnotta ancora calda che si trovava sul tavolo.
Non la sopporto quando fa così. Si è fissata che fra me e Lily ci sia qualcosa ma non è vero. Da quel primo giorno in cui ci siamo incontrati, sono andato spesso al suo negozio, sostituendo Johanna. Lei pensava che fosse perché Lily mi piacesse, ma in realtà volevo scoprire il segreto del suo sguardo. Poi, però, a furia di andarci, siamo diventati amici. È una ragazza solare e brillante. Lo sguardo che mi ha colpito la prima volta che l’ho vista non si è più ripresentato, anzi adesso riserva per me sempre un gran sorriso.
Abbiamo instaurato un bel rapporto, ci vediamo quasi ogni giorno o nel suo negozio o da Annie. La sua compagnia infonde un alito di leggerezza nella mia vita. Devo ammettere, anche, che lei è una bellissima ragazza, ma non potrà mai esserci niente fra noi. Le illazioni di Johanna sono infondate. Io amo Katniss e questa è una cosa che non potrà mai cambiare.
 
Le strade assolate di questo distretto sono in netto contrasto con il tempo cupo che alberga il mio cuore. Non riesco a godere di questo tempo, del sole che accarezza il mio volto, del venticello che scompiglia i miei capelli in maniera quasi giocosa. Tutto oggi per me è ricoperto di una leggera patina. Riesco a guardare quello che c’è intorno a me ma non riesco a farne parte. Come se un mondo così bello, oggi, mi fosse precluso. In un certo senso è così. Ci sarà sempre un muro fra me e gli altri. Persone che non hanno dovuto affrontare gli Hunger Games. Persone normali.
Quando arrivo al negozio, Lily non c’è, per questo mi serve suo fratello Rob, che non ha niente della dolcezza di Lily e che non ha molta simpatia per me. Mi guarda sempre in modo truce come se volesse uccidermi con lo sguardo.
Quando arrivo con le fragole, da Annie, è troppo tardi. Ha avuto un’altra voglia e Johanna è corsa a comprarle quello che voleva. È sempre così, se non sei abbastanza veloce Annie cambia subito idea. Questa cosa però ci diverte, io e Jo gareggiamo su chi prima riuscirà a soddisfare i bisogni di Annie. La sua pancia è diventata enorme ormai. I dottori dicono che fra qualche settimana più o meno nascerà il bambino. Non vedo l’ora di conoscerlo. Ho sempre amato i bambini e ne ho sempre desiderati. Nelle mie fantasie vedevo un bambino con i capelli biondi e dei bellissimi occhi grigi. Ma so già che questo mi sarà negato. Certe volte vorrei essere un ragazzo normale. Un ragazzo che non ha dovuto affrontare due volte gli Hunger Games, che non è stato torturato e che non è dovuto andare in guerra, ma soprattutto un ragazzo che non si è innamorato all’età di cinque anni e che da allora non è riuscito più ad amare nessuna se non quella bambina con le due trecce e con la voce soave, che ora ha perso per sempre.  Questa giornata mi rende davvero malinconico.
Mentre aspettiamo Johanna, Annie è seduta sul divano, persa nuovamente in un mondo tutto suo. All’improvviso sobbalza e poggia una mano sul ventre. Sorride.
- Annie tutto bene?- chiedo un po’ allarmato da questa sua reazione.
- Si Peeta. È il bambino. Si sta muovendo- mi dice con un’espressione radiosa.
- Vuoi sentire? – mi chiede.
Io sono un po’ titubante. È strano poter sentire muoversi un essere non ancora nato. Nonostante questo mi avvicino ad Annie e mi siedo accanto a lei. Lei mi prende la mano e l’appoggia sulla sua pancia. All’inizio non sento niente e ne sono un po’ deluso. All’improvviso, però, percepisco un lieve colpo. È una sensazione bellissima poter sentire la vita sotto le proprie mani. È un’emozione indescrivibile, che ti riempie il cuore. Guardo Annie e le sorrido. Forse lei non sa nemmeno che dono mi ha fatto. In questa giornata infestata da fantasmi e morti, ascoltare questo esserino che rappresenta la vita stessa, mi fa ricordare la speranza che non tutto è perduto, che c’è vita e rinascita attorno a noi, non solo distruzione. Sento dentro di me un profondo calore, questo piccolo esserino, con la sua sola esistenza,  sta spazzando via le nuvole dal mio cuore.
- È bellissimo Annie-
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto- mi dice dandomi un piccolo bacio sulla guancia.
Rimaniamo così seduti su questo divano, ancora inebriati, da quelle magnifiche emozioni.
Quando arriva Johanna, decido di tornare a casa mia. Ho voglia di star solo con i mie pensieri.
 
A casa cerco di rilassarmi facendo dei biscotti. Avrei voluto fare delle focaccine per Annie, per ringraziarla per oggi, ma non ci riesco. Non ho più fatto focaccine al formaggio dall’ultima volta in cui ho visto Katniss.
Katniss. Non faccio che pensare a lei da stamattina. Come starà passando questa giornata? Ho dovuto resistere più volte alla tentazione di chiamarla. Avrei voluto che anche lei potesse ascoltare quel tocco tanto leggero quanto è forte il messaggio di vita e speranza che trasmette. Mi rendo conto che io sono fortunato qui con Annie e Jo, che sanno cosa vuol dire passare quello che abbiamo passato noi. Lei, invece, è sola. Su Haymitch non si può certo contare. È vero ha, anche, Gale ma lui non sa cosa si prova sapere che tu sei vivo perché altre ventidue persone sono morte al posto tuo, anche di più se contiamo l’Edizione della Memoria. Questa è una cosa che legherà per sempre me e Katniss, una cosa in cui lui non potrà mai entrare, un po’ come me con la caccia. Sono davvero preoccupato per lei. Non posso continuare così a disperarmi nell’inconsapevolezza devo sapere qualcosa. Per questo alzo la cornetta e compongo un numero ben noto. Dopo l’ennesimo squillo sento alzare la cornetta.
- Pronto?-
- Haymitch. Sono Peeta-
- Ragazzo. Dove sei?-
- Sai che non posso dirtelo Haymitch. Come stai piuttosto?-
- Non capisco questa tua testardaggine! Prima o poi me lo dirai. Io comunque sto bene- fa una pausa e poi continua - Ora puoi dirmi il vero motivo per cui hai chiamato proprio oggi- mi conosce davvero bene.
- Sai che giorno è oggi?-
- Credi che lo abbia potuto dimenticare?-
- Lei come sta?-  chiedo quasi in un sussurro.
- Perché non vieni qui al 12 e lo scopri?-
-Non posso. Non ancora. Ti prego Haymitch dimmi come sta- il mio tono è quasi una supplica.
- Beh, ragazzo come vuoi che stia. Sono andato a controllarla. È rimasta apatica tutta la mattinata sul letto. Ha parlato a malapena quando sono passato da lei-
Haymitch si blocca per un secondo, come se avesse paura di dirmi qualcosa.
- C’è dell’altro?-
- No. Ecco…io ho chiesto anche al cacciatore come stesse. Lui mi ha detto che è passato da lei per il pranzo e mi ha detto che non ha voluto mangiare assolutamente niente. Si è rifiutata di scendere dal letto, nonostante le suppliche di Gale- dice con un tono un po’ imbarazzato.
Ecco cosa non voleva dirmi. Non voleva parlarmi di Gale, farmi sapere che lui è lì con lei, che pranzano assieme. Ma adesso non mi importa. L’unica cosa di cui mi importa è Katniss, che lei stia bene.
- Haymitch mi devi fare un grosso favore-
- Ho paura dei tuoi favori, ma so già che non potrò dirti di no. Perciò spara.-
E così gli racconto la mia idea. Spero che possa servire ad aiutare Katniss.
- Ragazzo non faresti meglio a venire tu qui di persona?-
Lo vorrei tanto, davvero.
- Haymitch ti prego non posso ancora tornare. Farai quello che ti ho detto?-
- Si lo farò-
- Grazie Haymitch. A presto – dico riagganciando la cornetta.
Spero che la mia idea possa aiutare Katniss. Non voglio che sprechi la sua vita così, apaticamente in un letto.  
Nel frattempo riprendo a fare i biscotti. È un lavoro semplice e rilassante. La concentrazione che serve per decorarli mi aiuta ad estraniarmi dal mondo e a tenere lontani i miei pensieri.
Proprio mentre sto decorando l’ultimo biscotto con un fiore sento bussare alla porta. Sarà sicuramente Johanna che viene a infastidirmi perché si annoia ma quando apro la porta mi ritrovo davanti Lily.
È bellissima. Indossa un semplice abito verde che le arriva alle ginocchia. Il colore dell’abito fa risaltare il verde dei suoi occhi. Occhi che hanno ripreso la stessa espressione di quando l’ho conosciuta.
- Ciao – dico sorpreso.
Lily non è mai stata a casa mia. Spesso è venuta da Annie con me, dopo che l’avevo vista in negozio. Ma non l’ho mai portata qui. Ho sempre avuto la strana sensazione che portarla a casa mia avrebbe superato un limite invalicabile.
- Ciao- mi dice con un triste sorriso – Mio fratello mi ha detto che sei passato in negozio-
- Si, un’altra delle voglie di Annie- dico mentre la faccio entrare in salotto.
- Sono passata da lei sperando di trovarti. È stata Johanna a dirmi che eri qui e di passare-
Immagino quanto si sarà divertita Jo ad inviare qui Lily, domani mi aspettano molte battutine e tanti sorrisi maliziosi.
- Si avevo voglia di stare un po’ da solo – le dico.
- Lo avevo immaginato. Se vuoi me ne vado – dice in un tono così triste che non mi sognerei per nulla al mondo di mandarla via.
- No. Cosa dici! Resta. Mi fa piacere averti qui –
- Grazie –
- Che buon profumo – dice annusando l’aria, piena della fragranza dei biscotti che ho sfornato da poco.
- Ho fatto dei biscotti. Vuoi assaggiarli? – le dico, rendendomi conto che non ho mai portato niente a Lily cucinato da me. Né del pane, né dei biscotti, tantomeno focaccine. Forse anche regalarle qualcosa, come invitarla a casa, mi sembrava qualcosa di troppo intimo, che avrebbe portato in una direzione diversa questo nostro rapporto, una direzione che non ho alcuna voglia di intraprendere.
- Mi piacerebbe –
Vado in cucina dove inizio a preparare del the e dispongo i biscotti in un piattino. Quando torno in salotto vedo Lily con un’aria davvero triste.
- Tutto bene? – le dico sfiorandole una mano e posando il vassoio sul tavolo.
Lei  alza lo sguardo e punta i suoi bellissimi occhi verdi nei miei. Sembra stia riflettendo su cosa dirmi o meno.
- In realtà no. Oggi è un giorno particolare per me. Come credo lo sia per te –
Questa sua affermazione mi sorprende. Oggi è sicuramente un giorno particolare per me ma per Lily cosa mai potrebbe rappresentare?
- Peeta c’è qualcosa che io non ti ho mai detto- sembra titubante e agitata – Vedi io so cosa significa avere la vita stravolta dagli Hunger Games –
- Cosa vuoi dire?- sono sempre più sorpreso dalle sue parole.
- Vedi anche mia sorella ha partecipato agli Hunger Games – dice abbassando lo sguardo.
- Cosa?- questa informazione mi destabilizza – Mi dispiace- aggiungo.
Cos’altro si potrebbe dire ad una persona che ha perso la sorella in un modo così brutale. Perché dal suo sguardo capisco che l’ha persa. Deve essere straziante per lei. So cosa significa perdere un fratello. Io non ho ancora accettato la morte dei miei fratelli. Anche se non so cosa significa vedere la propria sorella morire davanti ai propri occhi, su uno schermo televisivo, senza poter far niente per salvarla. Era la sorte che sarebbe toccata ai miei fratelli se Katniss non mi avesse salvato.
Guardo Lily con un nuovo sguardo, carico di compassione e comprensione. Lei alza nuovamente lo sguardo, puntando i suoi bellissimi occhi nei miei. Da come mi guarda capisco che non mi ha ancora raccontato tutto.
- Ti starai chiedendo perché sono venuta qui a raccontarti questa cosa proprio oggi. Vedi c’è qualcosa che ancora non ti ho detto. In realtà non sapevo se dirtela o meno. Ma ho bisogno di parlarne con te –
- Lily puoi dirmi qualsiasi cosa- le dico stringendole la mano.
Lei fa un profondo respiro e mi guarda dritto negli occhi.
- Vedi la cosa che non sai è che mia sorella ha partecipato alla 74^ edizione degli Hunger Games –
In un lampo la stanza mi sembra girare. Mi sembra di sprofondare in un abisso.
La 74^ edizione, è quella in cui abbiamo partecipato io e Katniss!
Lily viene dal Distretto 4 quindi anche sua sorella ma allora – Marlene – dico in un sussurro.
- Esatto lei era mia sorella maggiore – dice lei con un tono triste.
- Ma è la ragazza che….- non riesco a continuare. Non può essere vero!
- che è morta, insieme a Lux, a causa degli aghi inseguitori fatti cadere da Katniss – continua lei la mia frase.
Istintivamente le lascio la mano, non mi sento degno di toccarla. Dovrebbe provare ribrezzo al solo mio tocco o alla sola mia presenza.
Ecco perché anche per lei è un giorno particolare questo. È il giorno in cui anche sua sorella è stata estratta. Il giorno in cui le ha detto addio, perché non è mai tornata indietro. No. Lo abbiamo fatto io e Katniss a spese sue.
-  Perché sei qui? Perché sei diventata mia amica? Dovresti odiarmi – dico.
Ora mi spiego anche quel suo sguardo quando mi ha visto la prima volta. Capisco tutto il dolore sprigionato dai suoi occhi. Aveva davanti a sé la causa della morte di sua sorella. Anche se non ho liberato io direttamente quegli aghi inseguitori, è come se lo avessi fatto cercando di proteggere Katniss. Ora capisco anche l’ostilità da parte del fratello di Lily. Io sono vivo mentre la sorella è morta. È colpa mia.
- Io non ti odio Peeta. Non più almeno. Durante i giochi ho provato un profondo odio per te, per esserti alleato con I Favoriti e quindi anche con mia sorella solo per proteggere Katniss, e ho odiato Katniss per molto tempo. Lei l’ha uccisa –
- Io…..Mi spiace – sto tremando.
Non mi ero mai molto soffermato sugli altri tributi morti durante la nostra edizione, eccetto Rue forse. Li vedevo già troppo spesso nei miei incubi non volevo pensare alle persone care che avevano lasciato. Ora capisco anche perché la prima volta che ho visto Lily mi era sembrata familiare. L’avevo già vista durante il Tour della vittoria ma non l’ho riconosciuta perché all’epoca era più piccola. Inoltre ho cercato di non imprimermi i visi dei familiari dei tributi morti. Avevo già fin troppi incubi.
-  Non devi scusarti. Non è colpa tua. Ci ho messo molto a capirlo ma poi ho realizzato che tu e Katniss non ne avevate colpa. La colpa era del sistema e di Snow che ha reso dei ragazzini degli assassini-
Mi guarda con un misto di tristezza e compassione. Ma io non riesco a reggere il suo sguardo.
- Ho passato dei giorni davvero bui dopo la porte di Marlene- continua- Ero arrabbiata con voi, con Capitol, con me stessa, con il mondo intero. Ero diventata un’altra persona, irriconoscibile. Le cose sono cambiate il giorno in cui siete arrivati tu e Katniss per il Tour della vittoria. Non volevo venire alla manifestazione in piazza, non volevo essere obbligata a guardare gli assassini di mia sorella. Ma quando poi vi ho davvero visti. Ho capito. Non eravate gli spietati assassini che mi ero immaginata mille volte nei miei incubi. Dietro quei sorrisi, c’era dolore. Eravate solo due ragazzini, costretti a partecipare ad un gioco crudele, che si facevano forza l’un l’altro. Mi sono sentita vicina al vostro dolore in quel momento. Ho iniziato ad incanalare la mia rabbia, cercando di aiutare gli altri e combattendo questo sistema. Per questo durante la guerra ho partecipato attivamente aiutando i soldati, organizzando la rivolta e qualche volta persino combattendo –
- Deve essere stato uno shock quando mi hai visto arrivare nel tuo negozio la prima volta –
Ricordo come se fosse ieri il suo sguardo.
- In effetti si. Naturalmente sapevo che eri arrivato al Distretto 4, le voci corrono veloci qui. Da un lato avevo paura di incontrarti, dall’altro ero spinta dal desiderio di venirti a cercare. Per parlare di lei. Quando poi sei capitato nel mio negozio, all’improvviso, non ero preparata. Non potevo credere di avere davanti agli occhi Peeta Mellark. Tu non l’hai notato ma stavo tremando –
- Ho notato che c’era qualcosa di strano nel tuo sguardo. Dolore. Ma non capivo perché guardandomi, avessi avuto quella reazione. Per questo sono tornato spesso nel tuo negozio, volevo capire. E tu sei stata gentile con me. Sei diventata, addirittura, mia amica. Nonostante tutto questo – dico con incredulità. Non posso credere di aver passato tanto tempo con lei senza sapere cosa davvero provava nei miei riguardi.
- Te l’ho detto. Io non vi odio più, anzi alla fine ho finito per ammirarvi. Entrambi eravate disposti a tutto per lottare per le persone che amavate. Io avrei potuto offrirmi volontaria per mia sorella, ma non l’ho fatto. Katniss, invece, si è battuta negli Hunger Games prima per sua sorella e poi per salvare te. E tu eri disposto a sacrificarti per la persona che amavi anche se lei non ti amava ancora –
- Inoltre grazie a voi c’è stata la rivoluzione e avete permesso che gli Hunger Games e la tirannia di Snow cessassero-
- È stata Katniss non io –
- Ti sbagli senza di te non ci sarebbe stata la Ghiandaia Imitatrice – dice.
- Eppure non riesco a credere che tu sia diventata mia amica-
- Peeta devi capire che quando ti ho rivisto nel mio negozio, ne sono stata contenta. Volevo trovare un occasione per parlarti, pensavo che confrontarmi con te avesse potuto finalmente aiutarmi a superare tutto. Ma non ho mai trovato il coraggio. Man mano però ho iniziato a vedere in te, non più solo il vincitore degli Hunger Games, ma un semplice ragazzo. Un ragazzo che ne ha passate tante. Che ha sofferto molto più di me e che nonostante questo aveva la forza di sorridere ancora, di essere gentile. Di prendersi cura delle sue amiche. Il modo in cui ti prendi cura di Annie, e anche di Johanna, lo so. È speciale. Tu sei speciale. È stato così facile e naturale diventare tua amica. Avevo deciso di non raccontarti più niente della mia storia ma l’anniversario di questo giorno per me è difficile. Cerco di fingermi forte per mio fratello e per i miei ma oggi ho pensato che avrei potuto condividere il mio dolore con qualcuno. Con qualcuno che sa cosa si prova e che ha conosciuto mia sorella negli ultimi suoi istanti di vita-
Il silenzio invade la stanza. È una delle poche volte in cui le parole non riescono ad uscire dalle mie labbra.
Delle lacrime scivolano sulla sua guancia. Sembra così piccola in questo momento. Siamo entrambi anime spezzate dagli eventi, dagli Hunger Games. Per questo  mi avvicino e la stringo forte a me, cercando di cacciare il profondo dolore che abita i nostri corpi. E nel momento in cui l’abbraccio mi rendo conto che le sue parole mi hanno liberato di un peso, dal senso di colpa che mi logorava da quando sono uscito vincitore da quella prima Arena. 





Note dell'autrice:

Questo capitolo originariamente doveva contenere anche il Pov di Katniss, ma mi sono resa conto che sarebbe stato troppo lungo. Per questo solo nel prossimo vedremo come Katniss affronterà l'anniversario della mietitura anche grazie a Peeta. Per quanto riguarda questo capitolo, che dire? Abbiamo scoperto il segreto di Lily che riesce ad aiutare Peeta a liberarsi finalmente dei sensi di colpa che si trascinava dalla prima arena. 


 Ringrazio di vero cuore tutti coloro che hanno lasciato una recensione e soprattutto chi segue la mia storia fin dall'inizio e continua a farlo. Ringrazio tutti i nuovi lettori, anche quelli silenziosi. Un grazie va anche a chi ha inserito la mia storia fra le seguite, le preferite e le ricordate. Siete tutti importanti per me, rappresentate uno stimolo a fare sempre meglio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Anniversario - Distretto 12 ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

Anniversario – Distretto 12

 
 

POV Katniss

 
Oggi ricorre l’anniversario della mia prima mietitura. Il giorno in cui la mia vita è cambiata. Il giorno che mi ricorda che sono viva perché altri ventidue ragazzi sono morti. Il giorno in cui mi sono offerta volontaria al posto della mia paperella. Sacrificio che non è valso a niente, visto che lei è morta lo stesso.
Stamattina non sono riuscita ad alzarmi nemmeno dal letto. Ho rinunciato anche alla caccia con Gale. Le facce di Rue, Thresh, Cato, Clove e tutti gli altri continuavano a tornarmi in mente vivide e terrificanti.
Sono rimasta tutta la mattinata a fissare il soffitto della mia camera, con un unico conforto, la perla di Peeta. Ogni volta che un’ondata di dolore mi assaliva mi passavo la perla sulle labbra e poi la poggiavo sul cuore.
A metà mattinata è passato Haymitch, cosa davvero strana visto che, da quando è andato via Peeta, mi evita il più possibile. È salito fino in camera mia e ha biascicato qualche parola sul fatto che dovevo alzarmi. Ho solo avuto la forza per dirgli di andarsene. E lui lo ha fatto.
Il silenzio di questa camera mi opprime ma non voglio vedere nessuno, sentire nessuno. Voglio solo sparire.
Cerco di riprendere il controllo dei miei pensieri, applicando il giochino che mi hanno insegnato al 13.
 
Mi chiamo Katniss Everdeen. Ho 18 anni. Vivo nel Distretto 12. Ho partecipato agli Hunger Games. Mi sono offerta volontaria per salvare mia sorella. Ora lei è morta. Vorrei essere morta io.
 
Mi rannicchio sul letto con le mani strette sulle mie orecchie per non fare entrare altre immagini, altri ricordi. Ripeto il giochino, dieci, cento, mille volte nella mia testa. Ma non serve. Il dolore non va via. Vorrei urlare, scappare. Ma scappare dove? Non c’è nessun posto in cui sarei libera da tutto ciò.
Dopo ore credo, sento dei passi sulle scale. La porta di camera mia si apre ma non alzo lo sguardo per vedere chi sia il nuovo venuto. L’unica persona che vorrei ora si trova in un altro distretto.
Sento una voce che mi chiama e che mi esorta ad alzarmi. Ma io non rispondo, non mi muovo, fatico anche a respirare. All’improvviso percepisco delle braccia stringermi forte. È Gale. Sento il suo profumo di bosco e di cenere che non lo ha mai abbandonato. Nemmeno ora che è un soldato. Mi sta mormorando alcune parole all’orecchio ma io non sento niente. Mi stringe più forte, ma è inutile. Sta abbracciando un sacco vuoto, perché è questo che sono. Mi sento svuotata di tutto.
- Katniss ti prego guardami – dice Gale disperato allontanandomi le mani dalle orecchie e costringendomi a guardarlo. Io non oppongo la minima resistenza. Non ho la forza di farlo.
Quando lo guardo, vedo i suoi occhi, così simili ai miei, pieni di dolore e preoccupazione.
- Katniss devi alzarti. Uscire da qui- mi incita.
Io scuoto violentemente la testa e ritorno a chiudermi in me stessa. Non voglio uscire in un mondo in cui lei non c’è più.
- Katniss forza. Scendi almeno in cucina per mangiare qualcosa- mi dice cercando nuovamente di scuotermi.
- Non voglio niente- riesco a dire con la mia voce roca.
Lui, allora, riprende a stringermi forte, cercando di spazzare via il mio dolore.
La presenza di Gale, di solito, mi tranquillizza un po’, mi fa sentire meno sola. Ma oggi nel giorno in cui tutto mi ricorda mia sorella mi è più difficile perdonarlo per la creazione di quelle bombe.
- Katniss va tutto bene. Devi alzarti. Provaci almeno- mi ripete in continuazione.
Ma niente va bene. Tutto è andato storto. Non dovevo sopravvivere, doveva essere Prim a farlo.
Dopo minuti o ore non so, ho perso la cognizione del tempo, Gale si stacca lentamente da me.
- Katniss io ora dovrei ritornare al lavoro. Ma se vuoi avviso e rimango qui con te-
Finalmente rialzo lo sguardo su di lui. Lo guardo intensamente e poi faccio un leggero diniego con la testa. Non voglio che rimanga qui con me. Per quanto lui cerchi di capirmi, per quanto lui cerchi di aiutarmi, non potrà mai farlo del tutto. Lui non sa cosa significa partecipare agli Hunger Games e perdere se stessi. È la cosa che ci ha sempre divisi, da quando sono tornata da quell’arena.
Lui fa un profondo sospiro.
- Va bene. Ritorno più tardi allora- dice lasciandomi un leggero bacio sui capelli.
Poco prima di uscire lancia uno sguardo sul mio comodino, dove è appoggiata la perla. Dai suoi occhi mi rendo conto che ha capito, ma non dice niente.
Quando Gale lascia la mia stanza prendo la perla fra le mie dita e respiro profondamente. Mi sdraio nuovamente sul letto con la perla stretta nel mio pugno. Lentamente mi addormento.
Mi sveglio di soprassalto per il rumore della porta di ingresso che viene sbattuta. Non so chi sia stato  e se sia uscito o entrato ma mentalmente lo ringrazio per aver posto fine ad un incubo in cui Prim era tributo con me negli Hunger Games. Sporgo la testa verso la finestra della mia camera e vedo Haymitch allontanarsi da casa mia. Due visite in un giorno. Un record. Deve essere proprio preoccupato per me.
Decido di stendermi nuovamente, quando lo sento. È un dolce profumo di fiori. Ma non capisco da dove provenga. Mi guardo intorno e la vedo. C’è una primula sul mio comodino. È bellissima e profumata. La prendo in mano e aspiro il suo odore. È un profumo dolce e intenso che mi calma. Mi chiedo come mai Haymitch mi abbia portato una primula, non è un gesto da lui.
Solo dopo mi accorgo che sotto la primula era nascosto un bigliettino. Lo apro con le dita tremanti. La grafia non la riconosco, non c’è neanche una firma.
Leggo avidamente il contenuto.
 
Katniss, so che in questo giorno tutto può sembrarti più nero, so che ti sembrerà difficile trovare la forza per andare avanti ma lo devi fare. Lo devi fare per le persone che hanno combattuto insieme a te, che hanno creduto in te. Lo devi fare per Prim, lei non vorrebbe mai vederti così. Lo sai. Guardati attorno. Non tutto è perduto e distrutto. Anche dalla storia più triste, nascono cose belle.


Quando sentirai che la tristezza ti assale, guarda una primula.


Guarda una primula per ricordarti che la vita è rinascita non solo morte.


Guarda una primula per ricordarti che la vita può essere ancora bella.


Guarda una primula per ricordarti che vale la pena di viverla.


Guarda una primula per ricordarti di Prim.


Lei sarà sempre accanto a te, perché le persone che amiamo non vanno mai via. Restano. Sempre.

 
Quando finisco di leggere, calde lacrime bagnano il foglio che ho in mano.Non mi serve che ci sia una firma per capire da chi provengono queste parole.

Peeta

Peeta che, nonostante sia lontano, mi fa sentire la sua presenza, in un giorno tanto difficile per me quanto per lui. Peeta che ancora una volta mi salva, dalla tristezza, dal buio che mi assale. Peeta che pensa ancora a me nonostante tutto. Peeta che mi rimane accanto, sempre.
Rileggo le parole scritte su questo foglio. Nella mia mente le sento come se fosse Peeta stesso a pronunciarle.


Guarda una primula Katniss


Lo sento dirmi come se fosse qui accanto a me a sussurrarmi nell’orecchio.
Prendo la primula che avevo momentaneamente appoggiato sul mio comodino e la guardo. È davvero bella. Dal momento in cui Peeta le ha piantante nel mio giardino, hanno rappresentato per me un simbolo di rinascita e speranza. Guardare questa primula mi fa pensare alla mia bellissima sorella. È come se Prim mi stesse ripetendo le stesse parole di Peeta.


Vivi la tua vita Katniss. Ricordati che c’è ancora del bello attorno a te,  che c’è ancora speranza


Lentamente il mio corpo inizia a rianimarsi. Il mio respiro si fa più regolare. Sento le energie ritornare.
Mi scuoto dal mio torpore e decido di uscire da questo letto, decisa ad accettare la vita. Perché Peeta ha ragione, lo devo a tutte le persone che sono morte in questi anni, ma soprattutto a Prim.
Voglio che Peeta sappia l’effetto che le sue parole hanno avuto su di me, per questo mi vesto velocemente e corro da Haymitch.
Quando entro nel suo salone, lo trovo seduto su una sedia al tavolo con una bottiglia di liquore in mano. Non è sorpreso di vedermi.
- Prima che tu me lo chieda, non so dove sia Peeta. Non me l’ha voluto dire neanche stavolta-
Le sue parole confermano quello che già sapevo, quello di cui ero certa. È stato davvero Peeta a mandarmi quel fiore, a dirmi quelle parole perché lui sa. Sa cosa provo, sa cosa sento. E nonostante tutto mi chiede di andare avanti. Di vivere la mia vita.
 Una nuova speranza nasce in me. Peeta non mi ha mai davvero abbandonata. So che ritornerà, so che ci sarà sempre.
- Haymitch se lo senti di nuovo potresti solo dirgli da parte mia grazie-
- Lo farò-
Mentre sto uscendo aggiungo: - Digli anche che mi manca-
Lui mi sorride e annuisce.
Quando esco faccio un profondo respiro. Mi guardo attorno e mi accorgo della vita che mi circonda. Una vita che vale la pena di essere vissuta.
Grazie mille Peeta, ovunque tu sia. Mi hai salvata ancora una volta.



Note dell'autrice:

Ecco il capitolo in cui si parla dell'anniversario della mietitura dal punto di vista di Katniss. Spero vi piaccia.


Voglio ringraziare con tutto il cuore tutti quelli che leggono e seguono con passione la mia storia. tutti quelli che recensiscono e che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Siete speciali.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Non posso ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

 


Non posso




POV Peeta

 
Il rapporto con Lily si è evoluto dopo la sua confessione, in un certo senso è diventato più intimo. Non nel senso di intimità fisica ma emotiva. Abbiamo parlato molto in questi giorni. Lei mi ha raccontato di sua sorella, di quando erano piccole, e io le ho parlato dei miei fratelli. Lei ha anche voluto che le raccontassi degli Hunger Games e che le parlassi di sua sorella nei suoi ultimi istanti di vita.
Parlare dei Giochi mi fa sempre male ma l’ho fatto volentieri per lei perché parlarne sembra aiutarla ad accettare sempre più la morte di sua sorella ma soprattutto aiuta me ad esorcizzare i fantasmi del mio passato.
Quando penso a Marlene non riesco a non sentirmi in colpa per la sua morte, nonostante razionalmente sappia che la colpa non è mia e nemmeno di Katniss. Lily mi ha rassicurato più volte su questo punto e così pian piano mi ha aiutato a superare quel senso di colpa che mi trascinavo dietro. Siamo stati usati da un sistema opprimente che ci ha costretti ad ucciderci l’un l’altro.
La sopravvivenza di Marlene avrebbe significato la mia morte ma soprattutto quella di Katniss e non avrei mai permesso che le succedesse qualcosa di male. Ci sono tante cose di cui mi pento ma non di aver amato Katniss e aver cercato di salvarle la vita.
Ieri ho chiamato Haymitch per sapere come stesse. Lui mi ha detto che dopo aver letto il mio biglietto si è alzata da letto e si è ripresa. Mi ha anche riferito un messaggio da parte sua. Mi ringraziava.
Voleva anche che sapessi che le manco. A queste parole quasi facevo cadere la cornetta del telefono. Sentire quelle cose, anche se con la voce di Haymitch, mi ha scombussolato. Pensare a Katniss, così riservata e timida, che dice questo ad Haymitch mi sembra assurdo. Ho addirittura pensato che il mio mentore se lo fosse inventato. Ma so per certo che non lo farebbe mai. Katniss sente la mia mancanza. Saperlo mi riempie il cuore. Fa nascere in me una scintilla di speranza. Ma non voglio illudermi nuovamente, non reggerei ad un’altra delusione. Sono sicuro che quello che lei ha detto ad Haymitch sia vero, ma non vuol dire niente. Lei mi considera un amico, un alleato. È in questo modo che le manco. E lo accetto.
Accetto di essere solo un amico per te Katniss ma sappi che anche tu mi manchi davvero tanto. In un modo diverso dal tuo, un modo doloroso, estenuante, quasi malato. Mi manca poterti stringere a me. Poterti consolare nel sonno. Mi manca poterti accarezzare. Mi manca soprattutto poterti vedere ogni giorno.
 In queste ultime ore ho valutato l’idea di ritornare al 12. Anche solo poterla guardare da lontano mi farebbe piacere ma ho paura che vederla con Gale scateni di nuovo il mostro che è in me e che possa davvero farle male. Il dottor Aurelius dice che sono tutte mie fisse, che ormai sono guarito, che gli episodi che mi hanno colto l’ultima volta erano solo residui del mio depistaggio, dovuti dal sopraggiungere inaspettato di Gale, ma io non voglio rischiare.
Per questo cerco di andare avanti con la mia vita qui al Distretto 4 e di fingere di essere un ragazzo normale. Ormai la gente si è abituata a vedermi in giro e non mi fa più domande scomode.
 
 

 
*****
 

 
Stasera abbiamo deciso di uscire e andare al pub del distretto. Siamo io, Johanna, Lily e Roland.
Annie ha preferito rimanere a casa, la pancia è diventata davvero troppo grande per poterla portare troppo in giro. Io e Johanna non volevamo lasciarla sola, ma lei ha insistito perché uscissimo un po’. Ci siamo convinti solo quando la madre di Roland, l’ha raggiunta e ci ha promesso di stare con lei durante la serata.
Il pub del Distretto 4 è accogliente e carino. Ci sono una decina di tavoli di legno e delle sedie lungo un grosso bancone. Su ogni tavolo ci sono delle lanterne con delle piccole candele all’interno che danno al locale un atmosfera più intima. Sulle pareti ci sono alcuni dipinti raffiguranti il mare in tutte le sue condizioni. C’è ne è uno in particolare che ha attirato la mia attenzione. È un mare in burrasca. In lontananza si vede una barca che lotta contro la furia della tempesta per rimanere a galla.  Più lo osservo e più penso a questo quadro come ad una metafora del mio stato d’animo attuale.
Il mare, nel dipinto violento e turbolento, rispecchia la tempesta di sentimenti contrastanti che il mio cuore racchiude. Il senso di colpa, il mio amore per Katniss, la voglio di tornare da lei, la paura di tornare, la paura di farle del male. Io sono come quella barca trascinata dalla tempesta, che lotta disperatamente per rimanere a galla. Ma io riesco a cogliere altro non visibile nel dipinto. Quello che c’è dopo quel cielo tetro e oscuro. Riesco a cogliere lievi raggi di sole che cercano di farsi largo tra le nubi della mia anima. Il mio soggiorno in questo distretto mi sta aiutando molto in questo.
Sarebbe tutto perfetto se ci fosse anche Katniss qui con me e potessi finalmente amarla.
Non posso fare a meno di commiserarmi per questi pensieri. Cosa mi hai fatto Katniss? Perché non riesco ad essere pienamente felice senza di te? Perché non riesco a lasciarti andare?
Sono condannato a vivere una vita a metà.
Scaccio questi pensieri dalla mia testa e mi guardo attorno. Ci sono molti visi felici. È bello respirare quest’aria. Non posso fare a meno di pensare che questo sia possibile perché Snow e la sua tirannia non esistono più. La sceneggiata dei due sfortunati amanti, le bacche, il tour della vittoria, la seconda arena, la perdita delle persone care. Tutto questo ha portato alla fine di un mondo fatto di repressione, fame e paura. E quando penso a questo mi sento meno in colpa, mi sento più libero dalla zavorra di colpe e paure che mi trascino dietro.
Noto con piacere che stasera c’è davvero tanta gente qui. Mi piace stare fra la gente, mi rende allegro.
Noi, grazie alle doti persuasive di Johanna, che ha fatto gli occhi dolci ad un cameriere, sotto lo sguardo geloso e furente di Roland, siamo riusciti ad ottenere un tavolo abbastanza presto.
Appena ci sediamo al tavolo Roland ordina quattro birre. Quando la cameriera le porta al nostro tavolo lui alza il suo bicchiere e ci invita, con un cenno, a fare lo stesso con i nostri. Quando tutti abbiamo i nostri calici alzati, lui fa un brindisi: - Alle nuove opportunità – dice guardando Johanna negli occhi. Le alza gli occhi al cielo ma la vedo fare un sorriso compiaciuto quando porta il suo bicchiere alle labbra. Io istintivamente mi giro verso Lily, anche lei mi sta guardando e sorride.
A questo brindisi se ne aggiungono altri: al Distretto 4, ad Annie, al nascituro, al sedere del cameriere che ci ha portato degli stuzzichini (brindisi naturalmente proposto da Jo), agli occhi della ragazza al bancone (una ripicca di Roland), alla birra e così via. Ad un certo punto ho finito anche di ascoltare i brindisi strampalati proposti da Roland e Johanna, alzo semplicemente il bicchiere e tiro un sorso profondo alla mia birra.
È una serata piacevole. Leggera. Senza troppe pretese. È bello potersene stare così, in compagnia degli amici, senza alcun pensiero per la testa. Fra risate, brindisi e sorrisi. È da tanto che non mi sentivo così.
Roland sta cercando in tutti i modi di conquistare Johanna. Cerca di stare al passo con la sua ironia, le fa battute maliziose e lei sembra divertirsi. Ogni volta che Roland sembra far colpo su Johanna, io e Lily ci lanciamo sguardi complici e divertiti. Mi piace questa complicità fra noi.
Ad un certo punto Lily alza il suo bicchiere e brinda – Alla vita-
Quando pronuncia queste parole, incatena i suoi occhi ai miei e io non riesco a distogliere lo sguardo.
Lei sfiora leggermente la mia mano prima di portarsi il bicchiere alle labbra e sorridere anche agli altri. Cerco di non soffermarmi troppo sulla sensazione che ho provato al suo tocco.
Siamo qui ormai da più di due ore e abbiamo bevuto decisamente troppo. Almeno io l’ho fatto, inizio a sentire girare un po’ la testa.
Decidiamo di tornare a casa. Roland si propone di riaccompagnare Johanna, anche se sarebbe più logico che l’accompagnassi io, visto che abitiamo vicino. Johanna sembra accettare volentieri l’offerta così io mi propongo di accompagnare Lily. La mia amica prima di andarsene mi lancia una serie di occhiatine divertite, facendo cenno a Lily. Io non posso fare a meno di sbuffare. Ma quando la finirà con questa storia? Per fortuna Roland la trascina via da me mentre io mi dirigo con Lily verso casa sua.
Stasera l’aria è tiepida, un leggero venticello trasporta il dolce profumo del mare fino a noi. La luna splende alta e piena in cielo. È una di quelle tipiche serate d’estate, in cui tutto ti sembra bello.
Io e Lily procediamo in silenzio, ma non mi disturba. È un silenzio che mi rilassa. Quando passo momenti come questo mi sembra davvero di poter essere un ragazzo normale, un ragazzo come tutti gli altri.
- Un soldo per i tuoi pensieri – mi dice Lily con il suo solito sorriso.
- Stavo pensando al fatto che sarebbe bello poter passare sempre serate come questa, poter essere un ragazzo normale che si gode la vita senza alcun passato doloroso – le dico con sincerità.
- Peeta ma tu puoi essere un ragazzo normale – dice con convinzione.
Dopo qualche passo Lily si ferma, costringendomi a fare lo stesso. Si gira verso di me. Mi guarda intensamente. Siamo a pochi metri da casa sua ma non sembra voler andare avanti.
Si avvicina a me lentamente. Passo dopo passo. Quando è abbastanza vicina intreccia una mano alla mia. Sento il calore della sua mano.
- Vedi? Ora sei un normale ragazzo che stringe la mano di una normale ragazza in una splendida serata d’estate-
Io le sorrido. Sono quasi ipnotizzato dalle sue parole, vorrei davvero che fossero vere.
Lily non lascia andare la sua stretta. Continua a puntare i suoi grandi occhi verdi nei miei.
Con la mano libera mi tocca la guancia accarezzandomi. Porta la sua mano fra i miei capelli ribelli. È una sensazione strana, piacevole. Io, però, rimango immobile. Non sono capace né di respingerla né di accarezzarla a mia volta.
Lei stacca la sua mano dalla mia guancia, senza interrompere il nostro contatto visivo. Prende la mia mano libera e l’appoggia sulla sua guancia. La sua pelle è liscia e fresca. Ma io rimango nuovamente immobile.
- Vedi? Sei un semplice ragazzo che accarezza una semplice ragazza al chiaro di luna- dice stringendo la mia mano sulla sua guancia.
Man mano Lily si avvicina, il suo viso è a pochi centimetri dal mio. In questo momento mi rendo conto davvero di quanto sia bella. Sento il suo profumo pervadermi le narici, la testa, il corpo. È inebriante.
So cosa sta per succedere, ora, ma non ho le forze per oppormi. L’alcol ha cancellato ogni mia inibizione.
Non riesco a pensare lucidamente. Lei è vicinissima ormai, riesco a vedere le graziose lentiggini che ha sulle guance. Ho a malapena il tempo di pensare a quanto donino al suo viso, quando sento le sue labbra sulle mie.
Sono morbide e dolci.
Questa volta non rimango immobile e rispondo al bacio. Per un attimo voglio essere qualcun altro, un ragazzo normale. Mi lascio andare a questo bacio, così puro, così vero, così dolce.
La consapevolezza di quello che sto facendo, però, mi colpisce come un sferzata di aria fredda. Per questo mi blocco.
Io non posso essere un ragazzo normale. Le mie esperienze mi accompagneranno sempre e sono loro ad aver formato il ragazzo che sono ora. Non posso baciare Lily, solo perché è facile. Solo perché vorrei essere per una volta un’altra persona. Non è giusto per lei quando sono ben altre le labbra che vorrei baciare, un’altra ragazza che vorrei abbracciare. La ragazza che amo da tutta la vita. Non posso baciare Lily anche se so per certo che non potrò mai più baciare quella ragazza, che è schiava e regina del mio cuore,  perché lei ora appartiene ad un altro uomo. Ma non importa tutto questo. Importa solo il mio amore per lei.
- Non posso Lily- le dico staccandola leggermente da me.
Lei mi guarda con uno sguardo deluso e triste.
- Non ti preoccupare. Avrei dovuto aspettarmelo – dice con rammarico scuotendo la testa.
- Mi dispiace davvero- le dico guardandola dritto negli occhi - Avrei voluto conoscerti quando avevo 5 anni – c’è una nota di rimpianto nella mia voce.
Perché se non ci fosse stata Katniss, sicuramente avrei potuto amare questa bellissima ragazza. Avrei potuto stringerla, baciarla, farla mia. Ma è Katniss che voglio e vorrò sempre.
- Sarebbe stato bello, anche se avresti trovato un modo per incontrarla e amarla lo stesso- mi dice lei abbracciandomi, nascondendo il suo viso nel mio petto.
E so che ha ragione. So che in qualunque distretto fossi nato, qualsiasi situazione avessi dovuto affrontare avrei trovato un modo per incontrare Katniss e amarla.
Sono nato per amarti Katniss. Questa è la mia gioia e il mio dolore, la mia pena e la mia assoluzione.
Lily si stacca da me e  si dirige verso casa sua. Io la seguo. Prima di entrare in casa lei mi sussurra: - Non so cosa sia successo tra te e Katniss ma se la ami cosi tanto non dovresti lasciarla andare via – mi dà un leggero bacio sulla guancia e sparisce dietro l’uscio di casa.
Per tutto il tragitto di ritorno non faccio che pensare a quello che è successo e a quello che mi ha detto Lily. Non posso tornare da Katniss, complicherei solo la sua vita. Oppure no? Forse potrei davvero tornare. Starle vicino anche solo come amico. Poterla aiutare e proteggere. In fondo è sempre quello che ho voluto. Proteggerla.
La notte, però, non perdona. Nei miei incubi non faccio altro che sognare me stesso nell’atto di uccidere Katniss e quando mi sveglio so che non posso tornare da lei.



Note dell'autrice:

In questo capitolo ho voluto sottolineare il lento cammino di Peeta nell'accettare il suo passato, che ha fatto di lui la persona straordinaria che è attualmente. Spero vi sia piaciuto.


Ringrazio dal profondo del cuore tutte le persone che leggono, commentano e hanno messo fra le seguite, le preferite e le ricordate questa mia storia, rappresentate un grande incoraggiamento ad andare avanti e a fare sempre meglio.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Partenze ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 

 Partenze


 
 
POV Katniss
 
Le parole di Peeta e la primula mi hanno ridato una nuova energia vitale. Ho ripreso la mia quotidianità con più forza e vigore di prima.
Quando lo sconforto sopraggiunge, faccio come mi ha scritto Peeta. Guardo una primula, annuso il suo profumo e mi sento meglio. Qualche volta prendo anche il libro dei ricordi che io e Peeta avevamo iniziato a scrivere. Lo sfoglio lentamente, osservando tutte le immagine delle persone che abbiamo conosciuto e perso, riportate alla vita dalle mani esperte di Peeta. Ogni volto mi ricorda che è giusto andare avanti. Lo devo fare per le persone che ho perso. Non posso sprecare la mia vita, quando loro hanno perso la loro troppo presto. Ogni tratto di questi disegni mi parla per conto di Peeta. Mi spinge a vivere ed è quello che ho deciso di fare.
Dopo il suo gesto mi manca ancor di più.  Mi chiedo quando ritornerà e se mai ritornerà. Mi sono bastate alcune sue parole e un semplice suo gesto per stare meglio. Per donarmi speranza. Per sopravvivere.
Perché non sei qui con me Peeta? È la domanda che mi pongo almeno una volta al giorno.
 
Nel frattempo la vicinanza di Gale mi aiuta ad andare avanti con la mia routine e ad accettare la mia vita.
In questi giorni è stato molto premuroso, era parecchio preoccupato per me dopo l’anniversario.
Quando la sera di quel giorno è tornato da me, è rimasto sorpreso del fatto che fossi in piedi e avessi recuperato le energie. Non ha fatto domande però, ha accettato con un sorriso quel nuovo stato di cose. Non mi ha neanche chiesto del perché ogni giorno prima di uscire di casa mi soffermo ad annusare e ad ammirare le primule. Da parte mia, non gli ho raccontato nulla di Haymitch, della primula, del bigliettino, che è gelosamente rinchiuso nel mio comodino, assieme alla perla, e che ogni sera rileggo prima di andare a dormire per scacciare via gli incubi. Non voglio farlo soffrire.
 
Questa domenica, il giorno della settimana che preferisco, Gale mi ha sorpresa proponendomi di passare tutta la mattinata a caccia e di fare un pic – nic nei boschi. Ho accettato con entusiasmo.
È una giornata stupenda. Respirare l’aria dei boschi è un toccasana per me. L’eccitazione della caccia, la concentrazione che ci vuole per riuscire a catturare la preda, il brivido che sento lungo il mio corpo l’attimo appena prima di scoccare una freccia, la vicinanza rassicurante di Gale, mi fanno sentire libera e viva, come non lo ero da tempo. Oggi ancor più degli altri giorni, in cui io e Gale passiamo solo un paio d’ore a caccia, il passato ha fatto capolino nel mio cuore. Tutti i bei momenti passati che io e il mio amico abbiamo trascorso insieme, prima che gli Hunger Games rovinassero tutto, mi sono ritornati in mente, in un vortice di emozioni felici.
Abbiamo anche acceso un fuoco nella vecchia casupola vicino al lago della mia infanzia e abbiamo mangiato una delle nostre prede. Gale è riuscito anche a trovare delle fragole.
È piacevole stare così come facevamo un tempo a parlare e scherzare, ad ascoltare Gale che racconta delle malefatte di Posy, Vick e Rory che sono rimasti nel Distretto 2 con Hazelle. Mi piacerebbe rivederli, anche se loro mi ricorderebbero troppo la mia Prim. Mi ricorderebbero che lei non può crescere e vivere le sue avventure proprio come loro. Per un attimo mi rabbuio ma scaccio via questo sentimento. Devo cercare di sorridere alla vita, lo devo fare per Prim. Devo vivere anche per lei. Lei è sempre accanto a me. Quando mi addormento posso sentire una sua mano che mi accarezza la fronte, che mi sussurra la buonanotte.
Per questo cerco di godermi il resto del pomeriggio con il mio migliore amico, passeggiando nei boschi e raccogliendo altre fragole ed erbe. Alla fine della giornata abbiamo un bel bottino. Sae avrà molta carne fresca da preparare.
Quando torniamo a casa mia, mi accingo a preparare della cioccolata calda, la perfetta conclusione di questa bellissima giornata. Sto sorridendo mentre la preparo. È una cosa che non facevo da tanto tempo, da quando Peeta se ne è andato esattamente.
Quando rientro in salotto con le due tazze fumanti, Gale si avvicina a me, togliendomele dalle mani e appoggiandole sul tavolino.
- Stai sorridendo- dice con una tenerezza che non gli avevo mai visto in volto prima – è da tanto che non ti vedevo sorridere. Sei bellissima –
Altre volte sarei stata imbarazzata da queste sue parole ma non oggi. Oggi voglio essere una ragazza normale, serena, che si gode la vita.
Lui, lentamente, elimina la distanza tra noi, i nostri visi sono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Mi accarezza una guancia. È strano questo contatto fra di noi dopo tanto tempo, se si eccettua il giorno dell’anniversario in cui Gale mi ha stretta fra le sue braccia, ma ero troppo persa nel mio dolore per provare qualcosa. Oggi, però, dopo tanti giorni, sono così affamata di contatto fisico e affetto che accetto volentieri la sua carezza, che mi dona un calore inaspettato.
Forse incoraggiato dal mio atteggiamento, Gale si avvicina ancor di più e fa unire le nostre labbra. Io non mi scosto, decisa a essere trasportata dal corso degli eventi. È un bacio dolce e appena accennato che non ha niente di passionale, almeno non per me. Sono altri i baci ricchi di passione e desiderio che ricordo e non erano con Gale.
Quando lui si distacca da me ha uno sguardo un po’ triste e un po’ rassegnato.
- Io ti amo. Lo sai? – dice.
Io rimango ammutolita.
Lo so Gale. So che mi ami. Ma non posso risponderti semplicemente così, come la prima volta in cui me lo hai detto. Meriti una risposta definitiva e sarebbe così facile dirti che anch’io ti amo, baciarti nuovamente e passare tante belle giornate come questa.
Per un attimo immagino la mia vita assieme a Gale, non solo come compagni di caccia e amici, ma come compagni di vita. Sarebbe una vita bella. Almeno all’inizio. Ma so per certo che in quella vita mi mancherebbe sempre qualcosa. Mi mancherebbe la forza di andare avanti nonostante tutto nei momenti più difficili. Perderei la capacità di cogliere il bello delle cose. Rischierei, nel tempo, di essere logorata dalla rabbia e dal risentimento. Ma soprattutto mi pentirei ogni giorno della mia scelta perché mi precluderebbe la vicinanza della persona la cui mancanza in questi mesi mi è stata insopportabile.
Gale mi guarda con aria afflitta. È come se riuscisse a percepire i miei pensieri.
- E tu invece ami lui – dice con un tono affranto ma convinto.
- Gale io…-
- Non c’è bisogno che tu lo confermi Katniss. Forse, tu stessa, non te ne rendi neanche conto. Ma io credo di saperlo da tempo ormai, ma non ho mai voluto ammetterlo. Credi che non sappia da dove provenga quella perla che stringi sempre fra lei mani quando stai passando uno di quei tuoi momenti difficili e bui? Ho visto l’Edizione della Memoria. Un suo surrogato riesce ad aiutarti più di quanto faccia io, nonostante ci metta tutto l’impegno – dice con un tono decisamente rassegnato e triste.
Gale
- Hai bisogno di lui per sopravvivere e andare avanti. Non di me- ammette e in cuor mio so che ha ragione.
A questo punto non riesco più a fermare le lacrime e mi lascio andare al pianto. Non voglio perdere nuovamente Gale, non voglio perdere il mio amico, ora che ho trovato la forza di perdonarlo. Allo stesso tempo, però, non voglio illuderlo e negare la realtà ancora una volta. Come al solito non riesco a trovare le parole per esprimere tutto questo. Ma io e Gale non abbiamo bisogno di parole, lui si avvicina e mi stringe forte a sé.
- Mi hanno offerto un posto nel Distretto 1. Ci sono state alcune sommosse che bisogna sedare il prima possibile e vogliono che io comandi le operazioni. Ho deciso di accettare – dice quando il mio pianto si è calmato un po’.
- Te ne vai? – chiedo spaventata. Non voglio rimanere nuovamente sola.
- Si Katniss credo che sia meglio così per entrambi. La giornata, il bacio che ti ho dato, erano un ultimo tentativo per cercare di capire se ci sarebbe mai potuto essere un noi. Ed ho capito che non potrà mai essere così. Noi siamo sempre stati amici, nulla di più- dice rassegnato.
- Gale sei stato molto di più di un semplice amico. Sei stato la mia ancora nei momenti più difficili della mia vita. Ci siamo aiutati a vicenda. Siamo cresciuti assieme. Non voglio che tu te ne vada- dico non riuscendo a nascondere la disperazione che sta nascendo dentro di me.
- Ho bisogno di andarmene per un po’. Il lavoro mi farà bene. Ma non sparirò. Te lo prometto. Ci sentiremo spesso e verrò a trovarti. Anche se credo che presto non avrai più bisogno della mia amicizia – dice mestamente.
- Avrò sempre bisogno di te. Sei il mio migliore amico e questo niente potrà mai cambiarlo –
Lui mi sorride stringendomi forte e dandomi un bacio sulla fronte.
 

 
****
 

Ho appena accompagnato Gale in stazione e un altro vuoto si accumula nel mio cuore. Anche lui mi ha abbandonata come mia madre e Peeta. Faccio sempre scappare le persone a cui voglio bene. So che non era giusto trattenere qui Gale quando non avrei mai potuto dargli ciò che lui desiderava davvero. Perché adesso so che lui, come Finnick e tutti gli altri, avevano ragione.
Non sono ancora pronta ad ammetterlo pienamente. La parte di me che ho cercato di mettere a tacere in questi mesi sta iniziando a venir fuori. Nella sua battaglia contro la mia paura, sta accumulando tante piccole vittorie. La fine della guerra però è ancora lontana.
Ammetterlo ad alta voce mi fa ancora paura. Ammetterlo significherebbe far crollare quei muri che ho così saldamente costruito in questi anni. Ammetterlo mi renderebbe vulnerabile.
Ma poi mi chiedo, non lo sono già vulnerabile? Ed è poi così grave esserlo?
Ripenso a mia madre, a come ha reagito dopo la morte di mio padre, al modo in cui era distrutta.
Ma tu non sei tua madre, Katniss! Mi ripeto.
Ma davvero non lo sono? Dopo la morte di Prim anch’io sono crollata, anch’io ho perso la voglia di vivere. Se non ci fosse stato lui a tendermi la mano, mi sarei mai davvero rialzata?
Hai bisogno di lui per sopravvivere
No, non lo avrei mai fatto.
Ma è giusto volere una persona accanto a sé solo per questo. Perché ti aiuta ad andare avanti?
Quella parte di me così fastidiosa e prepotente, mi riporta a galla immagini e sensazioni remote ma ben impresse nel mio cuore. La caverna, la spiaggia, le notti sul treno, i suoi occhi, le sue braccia, le sue labbra.
Non era solo sopravvivenza. Me ne rendo conto ora. Era un altro il sentimento che pesava sul mio cuore in quei momenti. Un sentimento racchiuso in una singola parola, composta da tre semplici sillabe, ma così potente e forte che non riesco a pronunciare e nemmeno quasi a pensare.
Persa nei miei pensieri non mi ero resa conto di essere arrivata all’ingresso del Villaggio dei Vincitori. Non voglio tornare a casa, in una casa vuota, che ha perso l’odore di pane appena sfornato e focaccine al formaggio che lui usava portarmi ogni giorno. Per questo mi dirigo dall’unica persona che mi è davvero rimasta.
Busso con forza alla porta di Haymitch che mi apre stranamente sobrio. Forse giù al villaggio hanno finito l’alcol.
- Che ci fai qui dolcezza? Perché non sei in giro con il tuo bel fidanzato? –
- Gale è partito. Si è trasferito nell’1 – dico senza guardarlo negli occhi. Non voglio che capisca il motivo della sua partenza.
Ma Haymitch è pur sempre Haymitch. Fa una risata sprezzante mentre mi invita ad entrare.
- Ha finalmente capito che ami Peeta e non lui. Vero?-
Io rimango stupita per questa affermazione. Ma come fanno tutti ad essere così convinti che io ami Peeta? Come fanno a pronunciare la parola amore così facilmente mentre per me è così difficile.
- Non fare quella faccia sorpresa! Tu e Peeta siete gli unici a non averlo ancora capito. Per essere stati tanto furbi e in gamba da sopravvivere a due edizioni degli Hunger Games certe volte siete davvero tonti – dice ridendo.
- Sei sempre gentile – rispondo irritata.
- Dico solo la verità- dice lui con un sogghigno che mi innervosisce sempre più.
Ma per ottenere quello che voglio, quello per cui, ora me ne rendo conto, sono venuta qui, cerco di contenere la mia stizza.
- Haymitch davvero non sai dove si trova Peeta? – dico con il modo più gentile e supplichevole che riesco a trovare.
- Mi spiace non ha mai voluto dirmelo. Quando mi chiama non mi dà nessun indizio su dove si possa trovare adesso – dice e sembra sincero.
Ma non è davvero questa la cosa che volevo chiedergli. Conoscevo già la sua risposta.
Devo costringere me stessa a porre la mia richiesta, lo devo fare. È necessario.
- Haymitch la prossima volta che lo senti potresti chiedergli di tornare?- gli chiedo abbassando lo sguardo sulle mie scarpe. Credo che le mie guance stiano prendendo fuoco.
- Katniss-
È la prima volta che mi chiama per nome e non dolcezza o con uno dei suoi epiteti poco lusinghieri. Sono così sorpresa che alzo la testa e punto i miei occhi nei suoi.
- Ho già provato a chiedere a Peeta di tornare. Credo che l’unica persona a cui basterebbe una sola parola per farlo tornare di corsa sia tu- mi dice.
- Non so come contattarlo- so che è una scusa la mia ma non so se sono ancora pronta a chiamarlo e ad affrontare la verità.
- È una scusa e tu lo sai- mi dice guardandomi di traverso.
- E comunque deve essere il tuo giorno fortunato. L’ultima volta che ho sentito Peeta mi ha dato un numero di telefono per le emergenze – continua.
Si reca vicino alla scrivania e dal cassetto estrae un foglio di carta che mi porge.
- Mi ha fatto promettere che l’avrei usato solo per una vera emergenza e che non l’avrei dato a nessuno. Ma sappiamo tutti che non sono bravo a mantenere le promesse. E poi questa mi sembra una vera emergenza, non credi anche tu dolcezza?- mi dice facendomi l’occhiolino.
Non gli rispondo, mi limito solo a prendere quel fogliettino di carta, che potrebbe racchiudere la mia felicità.
- Non credo sia il numero di Peeta, penso più che altro sia il numero di una persona che possa facilmente contattarlo- aggiunge.
- Grazie – gli rispondo.
- Di niente dolcezza. Non aspettare molto a chiamare quel numero però!- mi dice mentre sto uscendo dalla porta.
Quando esco, non posso fare a meno di osservare il biglietto che ho in mano. Posso finalmente contattarlo ma questo più che farmi felice mi fa paura. Paura che lui si sia rifatto una vita e non voglia sentirmi, che Haymitch non abbia ragione, che se lo chiamo lui non torni da me, perché l’ho fatto soffrire troppo. Ho aspettato troppo. Ho anche paura di quello che potrebbe accadere nel caso in cui lui decida di tornare. Paura di non essere in grado di amarlo, di essere troppo distrutta per poterlo fare. Paura di non meritarlo.
A casa passo mezz’ora di fronte al telefono indecisa su cosa fare. Mi chiedo e mi richiedo se non sia ingiusto ed egoista chiamarlo ora. L’ho fatto soffrire con la mia indecisione, se ne è anche andato per questo. Non posso piombare di nuovo nella sua vita, una vita che magari è più serena e felice senza di me.
Sono una codarda e una vigliacca. Non posso continuare a scappare. Devo affrontare la realtà, anche se lui non vorrà tornare. Lo devo a me stessa ma soprattutto a Peeta. Lui non si è mai tirato indietro con me. Ha avuto la forza di amarmi anche quando era impossibile farlo. E io devo trovare la stessa forza. Per questo alzo la cornetta e inizio a comporre il numero.

6… il mio cuore sta battendo all’impazzata

2… ho paura, tanta paura

4… posso farcela, devo farcela

4…lo devo a Peeta, lo devo a me stessa

2…perché anche se non riesco ad ammetterlo ad alta voce so che è vero

Sento attraverso la cornetta il primo squillo, poi il secondo, il terzo, il quarto, non li conto più fin quando non sento più niente e la telefonata si chiude.
Non ha risposto nessuno.
Non ho nemmeno il tempo di percepire la grandezza della mia delusione quando il telefona squilla.
Alzo la cornetta di impulso, quasi mi aspetto che ci sia Peeta all’altro capo del telefono.
- Pronto?-
- Signorina Everdeen?-
- Si –
- Sono il dottor Aurelius. Sfortunatamente devo comunicarle che sua madre stamattina ha avuto un attacco di cuore ed è in gravi condizioni –
In un attimo sento la terra sprofondare sotto i piedi. Sento la vita sfuggirmi nuovamente di mano. Non di nuovo! Non voglio nuovamente perdere qualcuno a cui voglio bene. Lei è tutto ciò che resta della mia famiglia.
- Deve venire urgentemente al Distretto 4. Il governo le ha concesso la possibilità di lasciare il 12. Il treno parte fra mezz’ora. Alla stazione troverà un addetto con il suo permesso di viaggio-
- Grazie –
- Mi spiace tanto per sua madre. Vedrà che si rimetterà presto –
Io non rispondo e chiudo immediatamente la cornetta. Faccio le valige in fretta buttando la mia roba a casaccio.
Corro verso la stazione. Non riesco a respirare. Mi sembra di vivere uno dei miei incubi. Ma so che questa volta non sarà passato al mio risveglio.



Note dell'autrice:
Scusate il ritardo nella pubblicazione ma è stato un capitolo difficile da scrivere. Spero vi piaccia.


Grazie, grazie, mille volte grazie a tutti quelli che mi lasciano una recensione, che hanno inserito la mia storia fra le preferite, seguite e ricordate. Siete stupendi.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ritrovarsi - Katniss ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

 Ritrovarsi-Katniss






POV Katniss


Sono arrivata nelle prime ore del pomeriggio qui al Distretto 4. Al mio arrivo c’era un funzionario che mi ha prima accompagnata a casa di mia madre, dove alloggerò fin quando non si ristabilirà, per lasciare la valigia, e poi in ospedale.
Per tutto il viaggio in treno e il tragitto verso l’ospedale non ho fatto altro che pregare che mia madre possa star bene. Ho una paura folle che non possa farcela.
Al mio arrivo in ospedale mi danno più notizie sul suo incidente. A quanto pare mentre mia madre stava lavorando, ieri notte, si è sentita male ed è subito stata operata. L’attacco è stato preso in tempo quindi ci sono buone probabilità che possa rimettersi. Per adesso è ancora incosciente dopo l’operazione. Io sono al suo capezzale da quando sono arrivata e le stringo la mano. La paura di perderla mi attanaglia in una morsa quasi letale.
Anche se non ho avuto più un buon rapporto con mia madre da quando è morto mio padre, le voglio davvero bene. Non sarà una mamma perfetta ma neanche io sono una figlia perfetta.
I medici mi hanno detto che se supera la notte è fuori pericolo. Star qui immobile a guardare mia madre sospesa fra la vita e la morte è angosciante. Sono terrorizzata ma cerco di resistere.
C’è un gran via vai di medici e infermieri nella sua stanza. Le controllano i segni vitali, le cambiano la flebo. Alcune infermiere sono state gentili con me. Mi hanno chiesto se volevo mangiare qualcosa. Mi hanno detto anche che sarei potuta andare a riposare nella loro stanza. Ma io ho rifiutato. Non mi allontanerò mai da questo letto.
 
È ormai notte inoltrata. Un’infermiera mi ha portato una camomilla e dei biscotti. Ho bevuto la camomilla che mi ha calmata un po’, ma ho lasciato stare i biscotti.
Stringo forte la mano di mia madre per farle sapere che sono qui. Per infonderle l’energia necessaria per svegliarsi.
Ti prego mamma fallo per me. Svegliati. Scusami se sono spesso stata fredda e scostante con te. Scusa se non mi sono più lasciata andare. Scusa se in fondo non sono riuscita a perdonarti per essere venuta qui nel 4 e per avermi abbandonata. So perché lo hai fatto. Ne avevi bisogno. Non volevi cadere in quel baratro in cui la morte di papà ti aveva trascinata. In fondo te lo avevo chiesto io prima dei miei primi Hunger Games di non cedere se fossi morta. E tu non lo hai fatto quando è morta Prim. Scusa se ho evitato le tue chiamate in questi ultimi mesi. Scusa se non ho risposto alle tue lettere. Però ti prego torna da me.
La notte passa con una lentezza estenuante.
Tic, tac, tic, tac
Mamma ti prego svegliati.
 Tic, tac, tic, tac
Non mi lasciare da sola.
Tic, tac, tic, tac
Ho paura di perderti.
Il cadenzare dei secondi e dei minuti, scanditi dall’orologio appeso alla parete di questa stanza, mi tormenta in questa notte infinita. Non chiudo occhio.
Mi ritrovo catapultata in quel anfiteatro quando le bombe sono esplose. Quando ho visto per l’ultima volta gli occhi azzurri di Prim.
Questa volta non andrà così. Mia madre si salverà. Deve farlo.
 
I primi raggi di sole che filtrano dalla finestra mi sorprendono più angosciata che mai. Ora dopo ora la speranza è scivolata via da me, inafferrabile. Il terrore ha preso il suo posto. Non credo che resisterò ancora per molto.
All’improvviso, però, sento una leggera stretta nella mia mano. Dirigo lo sguardo verso mia madre. I miei occhi incontrano i suoi, che sono stanchi ma vigili.
- Katniss- mi chiama con una voce rauca. Credo sia sorpresa nel vedermi.
Tutta la tensione che avevo accumulato da quando ho ricevuto quella telefonata si scioglie al suono di quella voce e straripa in un fiume di lacrime senza alcun controllo.
Quando mi calmo un po’ corro subito a chiamare un dottore. Il dottore dopo un’attenta visita, mi riferisce che mia madre potrà riprendersi anche se ci vorrà del tempo, dovrà, prima, affrontare una lunga riabilitazione. Ritorno a respirare.
Passano le ore e diversi dottori entrano nella sua stanza. Le fanno mille analisi. I risultati li avremo solo nei prossimi giorni ma un dottore mi tranquillizza, dicendomi che ormai il peggio è passato.
Rimango con lei in stanza. Continuo a stringerle la mano. Non parliamo molto. Lei sembra abbastanza affaticata ma cerca di sorridermi ogni volta che la guardo. Credo che sia contenta che io sia qui. Dopo un po’ si riaddormenta e io rimango qui a vegliarla, non voglio lasciarla più sola.
 
 
 
****
 

Sono passati due giorni dal mio arrivo al Distretto 4. Mia madre sembra stare meglio anche se continua ad essere un po’ affaticata. Io non ho quasi mai lasciato l’ospedale, tranne quando sono andata a casa di mia madre per cambiarmi e rinfrescarmi un po’. Non mi allontano nemmeno quando mia madre riposa o quando i dottori la visitano. Voglio rimanere nei paraggi nel caso succeda qualcosa. Per questo spesso, invece di tornare a casa, mi reco nel giardino che circonda l’ospedale. È un bel giardino. Ci sono diversi alberi e molti fiori in diverse aiuole. Non ci sono primule ma va bene così. Sento Prim in ogni istante accanto a me in questi giorni, la sua presenza invisibile mi dona coraggio e speranza.
Camminare per questo giardino mi aiuta ad esorcizzare la paura e a rilassarmi. Qualche volta funziona e altre no.
Certe volte la paura mi opprime così tanto che sono costretta a sedermi in una delle panchine che adornano questo parco per non cadere. Cerco di respirare profondamente durante questi attacchi ma è sempre più difficile riuscire a calmarmi.
Questa mattina ho chiamato Haymitch per avvertirlo della mia partenza dal 12 e dell’infarto di mia madre. Si è offerto di raggiungermi per starmi accanto ma io ho declinato la sua offerta. Non volevo fargli fare un viaggio solo per starmi accanto, non mi sembrava giusto.
Ora però mi sento davvero sola nel mio dolore. Per un momento mi ha sfiorata l’idea di chiamare Gale, ma sarebbe stato troppo egoista da parte mia chiedere il suo aiuto.
Forse sono solo scuse perché in cuor mio so che l’unica persona che vorrei chiamare, l’unica persona che vorrei qui accanto a me in questo momento è Peeta. Ma non ho il coraggio di chiamarlo.
Vengo interrotta dai mie pensieri da una voce che pronuncia il mio nome. Mi giro sorpresa e vedo Annie con un pancione enorme. Lei mi viene incontro con un sorriso raggiante e mi abbraccia, con non poche difficoltà.
-Katniss! Che bello vederti. Ma cosa ci fai qui?- dice con solarità.
-  È per mia madre, non sta bene. È stata operata –
- Oh no! Mi dispiace molto. Come sta ora? – mi chiede sinceramente preoccupata.
- Ora sta meglio per fortuna. Si riprenderà- non voglio che Annie si preoccupi ulteriormente per me. Lei ha sofferto tanto, non merita altro dolore nella sua vita.
- Sono contenta stia meglio- mi dice stringendomi la mano.
- Tu come stai Annie?- le dico indicando la sua pancia.
- Oh, io sto bene- dice accarezzandosi il pancione dolcemente- sono venuta a fare gli ultimi controlli prima del parto che dovrebbe avvenire più o meno fra due settimane – aggiunge.
Questa immagine di Annie e del suo piccolo non ancora nato, mi raddolcisce un po’. Qualcosa di bello in questo mio mondo di dolore.
- Che bello! Non vedo l’ora di conoscerlo – le dico con un sorriso.
Ma poi penso che Finnick non potrà mai conoscere suo figlio e il senso di colpa mi pervade. È colpa mia se è morto. È colpa mia se questo bambino non avrà un padre.
Annie deve aver notato qualcosa dal mio sguardo perché mi stringe nuovamente la mano.
- Finnick sarebbe contento che tu conoscessi suo figlio, ti voleva bene – dice dolcemente.
Una lacrima prorompe dai miei occhi e io la lascio cadere liberamente sulla mia guancia. Una lacrima per Finnick.
- Che fai ora resti in ospedale?- mi chiede Annie cambiando argomento.
- Si. Non voglio allontanarmi troppo anche se in questo momento mia madre sta dormendo–
- Perché non vieni a casa mia? Ti farà bene cambiare un po’ d’aria – dice raggiante – potrei anche avere una sorpresa per te – aggiunge.
- Non so Annie. Non vorrei che si svegliasse e si ritrovasse sola-
- Ma non è sola. Ci sono tutti i suoi colleghi qui che le vogliono bene. E poi puoi sempre lasciare il mio numero di casa così nel caso dovesse succedere qualcosa ti possono contattare lì- dice lei con tono convinto.
Ed è proprio quello che facciamo. Non sono proprio riuscita a dirle di no. Poi credo che abbia ragione lei e che cambiare aria mi faccia bene.
Il Distretto 4 è molto diverso dal 12. Per le vie si respira il profumo di salsedine che viene dal mare. Tutti gli edifici sono dipinti di un bianco latte. Tutto ha un’aria così accogliente e solare. Non ricordavo molto di questo distretto. In fondo, però, è normale, ho visto solo la piazza e la spiaggia durante il mio tour. Quanto mi piacerebbe rivedere la spiaggia e ascoltare il rumore del mare.
Quando arriviamo alla porta di casa sua noto che Annie è sempre più eccitata per questa fantomatica sorpresa. Chissà cosa sarà.
Quando apre la porta urla – Sono tornata-
Io rimango un po’ indietro, non ho la minima idea di chi ci possa essere ma poi la vedo, Johanna Mason in carne ed ossa.
- Annie perché non mi hai aspettata! Ti avrei accompagnato io in ospedale- strilla. Poi mi vede e rimane spiazzata.
- Jo guarda chi ho incontrato in ospedale?- dice Annie raggiante.
- Katniss? Ma cosa ci fai qui?- dice abbastanza sorpresa.
È ancora Annie a parlare.
- La madre di Katniss è stata male, l’hanno dovuta operare e lei si è precipitata qui nel Distretto 4. Per fortuna ora sta meglio e quindi l’ho invitata a passare qui da me. Volevo farle una sorpresa e farle incontrare te e..-
- Hai fatto benissimo Annie- la interrompe Johanna. Annie la guarda con uno sguardo interrogativo ma non continua la frase.
-Che piacere rivedere la nostra Ghiandaia Imitatrice – dice con il suo solito tono ironico.
- Anche per me lo è- dico e lo penso davvero. Io e Johanna eravamo diventate quasi amiche al Distretto 13. Dopo che sono tornata nel 12 ci siamo perse di vista, purtroppo.
- Allora come sta tua madre? – mi chiede con tono serio.
- È come ha detto Annie. Adesso sta bene per fortuna. Ci vorrà del tempo perché recuperi del tutto ma l’importante è che possa rimettersi in piedi –
- Sono contenta per tua madre- dice.
Dopo qualche secondo aggiunge: - Allora cosa mi racconti? Come vanno le cose nel Distretto 12?-
- Abbastanza bene - dico laconicamente. Non mi va di parlarle di me.
- E a te come va? Cosa ci fai qui al 4?– chiedo con curiosità. Vorrei proprio sapere cosa ci fa Johanna con Annie.
- Non c’è male. Sono venuta a vedere come se la cavava Annie con la gravidanza e devo dire che mi trovo bene qui al 4. Ho ottima compagnia- dice ridendo.
Immagino si riferisca ad Annie ma dal suo tono credo ci sia dell’altro.
Nel frattempo Annie, che era sparita in cucina, porta un vassoio con dei biscotti e del succo d’arancia. Mi viene un colpo quando vedo i biscotti, sembrano quelli che fa Peeta ma mi ripeto che è impossibile. La loro vista però mi ha ipnotizzata. Non posso non rimanere a fissare quei fiori così perfetti.
All’invito di Annie di assaggiarli, prendo un biscotto, ma lo faccio con molta delicatezza, ho quasi paura di romperlo.
- Che fai non lo mangi?- mi chiede Johanna sempre più divertita. È come se ci fosse qualcosa che sa ma che non vuole dire.
Uno strano dubbio inizia ad insinuarsi in me, ma lo scaccio via. Non è possibile. Non può essere qui. Non voglio illudermi.
Mentre mangiamo i biscotti Annie mi aggiorna sulla gravidanza e mi fa vedere tutte le ecografie. È emozionante vedere quel piccolo essere. Annie dice che sarà un maschietto. Il cuore mi si scioglie all’idea di un piccolo Finnick.
All’improvviso sentiamo la porta di ingresso aprirsi.
- Ehilà c’è nessuno? Mi venite ad aiutare con queste buste?-
Quando sento questa voce il mio cuore inizia a battere veloce, le gambe e le braccia iniziano a tremare. Guardo con ansia la porta d’ingresso del salotto per paura di chi vedrò apparire da un momento all’altro. E poi lo vedo. Peeta. In tutta la sua bellezza. Ha molte buste in mano. È anche abbronzato dall’ultima volta che l’ho visto e ha uno sguardo sereno, felice. Uno sguardo che non gli vedevo da tempo.
Quando entra nella stanza il bicchiere che ho in mano, mi sfugge e cade, infrangendosi in mille pezzi. Non sono più padrona del mio corpo.
- Peeta- la mia voce trema quando pronuncio il suo nome.
Peeta che quando è entrato nella stanza non si era accorto subito della mia presenza si gira di scatto verso di me quando sente il bicchiere frantumarsi. I suoi occhi sono puntanti sui miei. Mi beo per un istante di questa visione. I suoi profondi occhi color del cielo. Quanto mi sono mancati.
L’intensità del sentimento che provo per questo ragazzo e che ho cercato invano di reprimere negli ultimi anni,  mi esplode nel petto con una forza inaudita e inaspettata.
Ogni fibra del mio corpo reagisce alla sua presenza, come se una parte di me fosse rimasta addormentata per un lungo periodo e che ora d’un tratto si stesse risvegliando.
Peeta, dal canto suo, è sorpreso nel vedermi tanto quanto lo sono io. Come me l’unica cosa che riesce a dire è il mio nome.
Ecco dove ti eri rifugiato! Da Johanna ed Annie. Avrei dovuto pesarci, era ovvio. Loro sono le uniche amicizie che gli sono rimaste oltre Delly. Avrei dovuto averne la certezza dai biscotti. Solo Peeta può creare qualcosa di così perfetto.
Continuiamo a guardarci in silenzio. Vorrei corrergli incontro e sentire nuovamente le sue braccia attorno al mio corpo. Il suo respiro sul mio collo. Per questo mi alzo ma nel momento in cui mi sto dirigendo verso di lui vengo interrotta da un nuovo ingresso. È una ragazza davvero bella. Hai capelli lunghi e ramati e gli occhi verdi. È anche abbastanza alta e formosa.
-- Eccomi qui. Missione compiuta – dice con aria complice verso Peeta.
Ha l’aria trafelata. Deve aver corso fin qui.
Si accorge subito però che qualcosa non va e si gira nella mia direzione. Un lampo di paura le attraversa lo sguardo. Vi è anche qualcos’altro che non riesco a definire, dolore forse.
- Lily questa è Katniss. Saprai sicuramente chi è. Katniss lei è Lily- dice Johanna. Sembra proprio che si stia divertendo per tutta questa situazione.
- Piacere- dico. Anche se non ho capito bene chi sia o cosa rappresenti e soprattutto perché sembra avere questa complicità con il mio ragazzo del pane.
- Io….Piacere- dice balbettando, posando un pacchetto sul tavolo.
Peeta, che non aveva distolto per un secondo lo sguardo da me, si gira verso di lei preoccupato.
-Scusate ora devo andare – dice la nuova venuta prima di girarsi e correre verso la porta. Peeta rimane spiazzato per un secondo.
- Cosa è successo alla tua ragazza Mellark? Sembra che abbia visto un fantasma- dice Johanna.
Io riesco a cogliere solo le parole tua ragazza. Sento un fastidioso dolore al petto e allo stomaco.
Peeta mi guarda intensamente come se stesse prendendo una decisione. Appoggia le buste sul tavolo e si avvicina a me. Mi abbraccia profondamente. La gioia e il calore che provo nel sentire il mio corpo stretto nuovamente al suo è troppo breve, perché Peeta si stacca da me solo dopo qualche secondo.
- Che bello rivederti- dice con il suo sorriso speciale. Il sorriso per il quale farei di tutto. Il sorriso che mi è così tanto mancato in questo ultimo periodo.
 – Ora però devo andare anch’io. Scusami. Ci vediamo più tardi- aggiunge con tono dispiaciuto, quasi disperato, correndo via dietro la sua ragazza.
La sua ragazzala sua ragazza! Non posso crederci, nel momento in cui finalmente, lo ritrovo e mi rendo conto che Finnick, Gale ed Haymitch hanno sempre avuto ragione, e quindi riconosco la realtà, accettando il mio amore per lui,  mi accorgo che l’ho perso. L’ho perso per sempre.
Mi rendo conto di essere rimasta impalata qui in piedi, a fissare la porta dietro cui è sparito, per alcuni minuti, sotto lo sguardo attonito di Annie e quello divertito di Johanna.
- Anch’io devo andare- dico girandomi verso di loro. Cerco di mantenere un certo contegno prima di uscire e mettermi a correre verso l’ospedale con il cuore in mille pezzi.





Note dell'autrice:

Scusate il ritardo nella pubblicazione. Spero che questo capitolo vi piaccia. Finalmente Katniss e Peeta si sono incontrati. Nel prossimo capitolo narrerò l'incontro dal punto di vista di Peeta. Spero vi piaccia.


Ringrazio infinitamente tutti quelli che commentano, mi regalate tante emozioni. Ringrazio anche coloro che hanno inserito la mia storia nelle loro preferite, seguite e ricordate e anche tutti i lettori silenziosi. Grazie mille per il tempo che dedicate alla mia storia.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Ritrovarsi - Peeta ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

 
Ritrovarsi - Peeta



POV Peeta
 
Sono andato a fare shopping per il bambino con Lily. Io e lei non abbiamo più parlato del nostro bacio. Abbiamo ripreso la nostra amicizia da dove l’avevamo lasciata. Le sono grato per questo. Avevo paura di perderla per il mio rifiuto ma così non è stato. Abbiamo continuato a fare le cose che facevamo prima assieme e lei si è anche offerta di accompagnarmi oggi.
Annie, fino a qualche giorno fa, si era ostinata a non comprare niente per il nascituro, perché dice che porta sfortuna comprare qualcosa per il bambino troppo presto. Ora, però, mancano solo due settimane al parto e sono riuscito a convincerla a permettermi di comprare qualcosa. Credo però di aver esagerato. Ho comprato di tutto! Anche cose di cui non conosco l’utilità.
Io e Lily siamo carichi di pacchetti. In realtà, al negozio, si sono offerti di portare loro tutta la roba a casa ma potevano farlo solo domani pomeriggio. Io, però, ero troppo impaziente di far vedere i miei acquisti ad Annie.
- Peeta hai mai pensato di tornare nel 12?- mi chiede Lily all’improvviso mentre ci dirigiamo verso casa di Annie.
- Si ci ho pensato mille volte – le rispondo con sincerità. È il pensiero che tormenta tutte le mie notti.
- Quindi? Te ne andrai?-
- No. Almeno per ora non ho in progetto di partire –
Lily lascia passare un secondo di silenzio prima di rispondermi con convinzione: - Dovresti invece-
- Lily mi stai forse dicendo che ti sei stancata della mia compagnia?- le chiedo ironicamente perché non voglio davvero parlare del motivo per cui non voglio tornare.
- No. Ti sto dicendo che prima o poi dovrai affrontare le tue paure – mi dice lei seria.
La sua affermazione mi sciocca. Non per le parole, so che sono vere, ma per la capacità di Lily di leggermi dentro. Io ho davvero paura di rivedere Katniss, e non è solo per via dei miei episodi. Credo che la paura degli episodi sia solo una scusa ormai. In realtà ho paura di non riuscire a vivere a pochi metri di distanza da lei, vedendola amare un altro. Ho paura di non avere la forza di esserle solo amico. Non è questo che voglio. Non mi basta più ormai. Io voglio amarla con tutto me stesso. Lo voglio disperatamente da quando avevo cinque anni e non smetterò mai di volerlo.
Mi sento così egoista e vigliacco per questo.
- E poi sì, mi sono un po’ scocciata di vedere i tuoi occhi azzurri in continuazione- aggiunge Lily scherzosamente, facendomi una linguaccia.
Ha capito che non sono ancora pronto a parlarne e soprattutto a tornare per questo l’ha buttata sullo scherzo. Mi sorprende la capacità di Lily di comprendermi così appieno.
Lei continua a prendermi in giro per tutto il tragitto quando improvvisamente si blocca ed esclama: - Peeta! Abbiamo dimenticato di comprare la borsa che serve ad Annie in ospedale! Era l’unica cosa che ci aveva espressamente chiesto di prendere – il suo tono è incredulo. 
- Oh no! Hai ragione! Ci tocca tornare indietro allora- dico scoraggiato. Non mi va proprio di ritornare con tutti i pacchi nel negozio e non mi va nemmeno l’idea di andare a casa di Annie senza quella borsa.
Non posso credere che ce la siamo dimenticata. Era la prima cosa della lista.
- Non pensarci neanche! Io in quel posto con te non ci torno. Saresti capace di comprare l’altra metà del negozio che non hai ancora comprato- dice con un tono esasperato Lily.
In effetti mi sono lasciato trascinare dalla frenesia degli acquisti. Non ho mai comprato così tante cose in vita mia. Voglio, però, che il piccolo Odair abbia tutto ciò che gli serve. Si merita il meglio ed anche Annie.
- Ma non possiamo arrivare a casa di Annie senza ciò che ci ha chiesto!- protesto.
- Facciamo così io faccio una corsa al negozio. Non è lontano, ci impiegherò cinque minuti- propone Lily.
- No, vado io mentre tu puoi iniziare a portare alcuni pacchi da Annie - controbatto.
- No! No! È meglio che vada io. Tu ci impiegheresti un’eternità- mi dice lasciandomi i suoi pacchetti e mettendosi a correre verso il negozio.
 
Quando arrivo da Annie, carico di buste, entro in casa senza bussare come faccio di solito. È un vizio che ho preso da Johanna. La sua vicinanza inizia ad influenzarmi.
- Ehilà c’è nessuno? Mi venite ad aiutare con queste buste?- urlo.
Entro nel salotto dove sono sicuro di trovare Annie e Johanna sul divano ed infatti non vengo smentito e le trovo. All’improvviso sento, alla mia destra, un rumore di qualcosa che cade e si infrange in mille pezzi. Mi giro verso il rumore e rimango spiazzato dalla visione che ho di fronte.
- Peeta- mormora.
È Katniss. Sta lì su una sedia con la faccia sorpresa quanto la mia. Non posso credere che sia qui di fronte a me, in questo distretto, in casa di Annie. L’unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto sia bella!
- Katniss – il mio è quasi un sussurro.
I nostri sguardi sono incollati fra loro, grigio contro azzurro. Non riesco a muovermi, a parlare. Il mio amore per lei, che non è andato mai via, si fa più forte, più prepotente. Si impossessa del mio corpo. È incontenibile.
Il mio cuore ha preso a battere in maniera incontrollata, sembra quasi come se volesse uscire dal mio petto per ricongiungersi alla sua metà. Metà che non appartiene a me purtroppo.
Vorrei correre ad abbracciarla, stringerla a me ma la consapevolezza che lei appartiene a qualcun altro, mi immobilizza. Non riesco a credere che lei sia davvero qui. Ho quasi paura che sia un’immagine del mio subconscio. Che stia diventando pazzo. Ma poi la vedo muoversi. Si alza. Muove un passo verso di me ma viene interrotta dall’entrata in scena di Lily. Lily. Mi ero dimenticato di lei.
- Eccomi qui. Missione compiuta – dice con un tono complice. Dal tono sembra affannata, deve aver corso dal negozio.
Io non mi volto per guardarla. Non riesco a distogliere il mio sguardo dalla visione che ho davanti.
- Lily questa è Katniss. Saprai sicuramente chi è. Katniss lei è Lily- dice Johanna. E capisco dal suo tono che si sta divertendo per tutta questa situazione.
- Piacere- dice Katniss titubante. La guarda in maniera dubbiosa e anche con un po’ di astio.
- Io….Piacere- risponde balbettando Lily.
Il suo tono spaventato mi riporta alla realtà. Mi giro verso di lei preoccupato. Come ho potuto dimenticarlo? Lily e Katniss insieme. Due ragazze legate l’una all’altra perché vittime di uno stesso gioco. Legate da una morte. Vittima e carnefice inconsapevole, vittima a sua volta di un sistema crudele.
Lily mi guarda e rivedo in lei di nuovo quello sguardo. Se vedere me le aveva fatto un profondo effetto, non oso immaginare cosa stia provando ora, davanti a Katniss.
  -Scusate ora devo andare – dice guardando me ma rivolgendosi a tutti, prima di girarsi e correre verso la porta.
Sono paralizzato. So che dovrei seguirla ma non riesco a muovermi di qui. Non se qui c’è Katniss.
- Cosa è successo alla tua ragazza Mellark? Sembra che abbia visto un fantasma- dice Johanna.
Le sue parole mi riscuotono. Devo fare qualcosa. Mi giro verso Katniss e la guardo intensamente. Anche in lei c’è dolore, ma è un dolore diverso. È il dolore di una persona che sembra aver appena ricevuto una brutta notizia. Katniss. La mia Katniss. Così bella.
Non posso, però, soffermarmi su di lei, ora. Devo trovare Lily ed assicurarmi che stia bene. Glielo devo. Mi ha aiutato molto.
Faccio uno sforzo immane per staccare i miei occhi da quelli di Katniss. Appoggio le buste sul tavolo e mi avvicino a lei. La stringo intensamente a me. Mi godo per un attimo il calore che provo nel sentire nuovamente il suo corpo stretto al mio. Una serie di sensazioni esplodono nel mio petto. Devo ricordare a me stesso che non posso rimanere qui. Devo accertarmi che Lily stia bene.
- Che bello vederti- le dico staccandomi da lei – Ora però devo andare anch’io. Scusami. Ci vediamo più tardi- dico girandomi in fretta e uscendo da questa stanza. Ho paura di voltarmi perché se lo facessi non riuscirei a trovare più la forza per andare via di qui. Il mio corpo, la mia anima e il mio cuore anelano la sua vicinanza, il suo calore, il suo profumo. Mi trascinano indietro come attratti da una forza gravitazionale. Ma non posso cedere. Devo trovare Lily.
Quando sono fuori faccio un profondo respiro. Cerco di concentrarmi. Dove potrà essere andata Lily? Fuori dalla porta mi guardo intorno ma non la scorgo da nessuna parte. Vedo però la porta di casa mia spalancata e capisco che deve trovarsi lì.
- Lily- grido quando entro.
-Sono qui – mi dice dalla cucina.
Sta bevendo un bicchier d’acqua e sta facendo dei respiri profondi. Sembra molto scossa.
- Lily- lei alza la testa e mi guarda.
-Scusa Peeta. Non volevo reagire così. È stato uno shock trovarmela davanti peggio di quando ho visto te la prima volta. Ho sentito la terra muoversi sotto i miei piedi. Avevo paura di svenire da un momento all’altro- dice mentre calde lacrime le scivolano silenziose sulla guancia.
- Mi dispiace essere scappata così. Tu non avresti dovuto seguirmi  però. Dovevi rimanere lì con lei- continua dispiaciuta.
Non posso credere che in questo momento si stia preoccupando per me. La generosità e la dolcezza di Lily mi sorprendono sempre.
- Non ti preoccupare. Ci sarà tempo per parlare con Katniss- le dico e spero disperatamente che sia vero, che riesca ad avere un’altra occasione.
Mi avvicino a lei e l’abbraccio. Sta tremando. Mi sorprendo a pensare di quanto questo abbraccio sia diverso dall’abbraccio che ho dato a Katniss pochi minuti fa. Un abbraccio intenso se pur fugace. Un abbraccio pieno di emozioni.
Caccio via questi pensieri perché voglio concentrarmi su Lily. Le voglio bene e voglio che stia bene, per questo la stringo più forte quando sento i suoi singhiozzi. Le accarezzo i capelli dolcemente fin quando non si calma del tutto.
- Mi sento male per quello che è successo. Devi pensare che io sia un’ipocrita. Ti ho detto che ho perdonato Katniss e poi reagisco in questo modo. Ma ti giuro che è vero. In cuor mio l’ho perdonata ma vederla davanti a me è stato troppo. Ho rivisto in un flashback la morte di mia sorella-
- Lily è normale che tu abbia reagito così. So che hai perdonato me e Katniss ma questo non ha cancellato il tuo dolore.  – le dico.
Lei continua a piangere sul mio petto. Vorrei fare di più per lei ma non so come aiutarla. Posso solo lasciarle sfogare il suo dolore. Dopo un po’ si calma e si stacca da me.
 - Grazie mille di tutto Peeta- mi dice dandomi un bacio sulla guancia e asciugandosi le lacrime con le dita- Ora, però, non perdere tempo con me e vai da Katniss- aggiunge.
- Non sto perdendo tempo. Sei importante per me Lily e non voglio che tu stia male- le dico sinceramente.
Le mi guarda intensamente con i suoi occhioni verdi, arrossati dalle lacrime.
- Anch’io te ne voglio Peeta e voglio che tu sia  felice per questo io ora devo proprio andare-
Non mi dà il tempo di rispondere che è già vicina alla porta d’ingresso. Prima di andarsene si gira e mi dice: - Sorridi Peeta. Katniss è qui ora. Potrai riprendertela- mi sorride ma non è il suo solito sorriso, è un sorriso che sembra avere un leggero retrogusto di rammarico.
Quanto vorrei che quello che ha appena detto Lily fosse vero. Quanto vorrei poter andare semplicemente nella casa accanto, prenderla per mano e portarla qui fra queste mura, dandole tutto l’amore che sento. Se fosse così facile lo farei ma devo ricordare a me stesso che lei ha scelto un altro, che lei ora sta con Gale, che sono le sue le braccia che anela attorno a sé, le sue labbra che desidera sulle sue, non le mie.
Quando Lily chiude la porta dietro di sé mi fermo un attimo a respirare e a pensare. Nella confusione e nel tripudio di emozioni che la vista di Katniss ha suscitato in me, non mi sono chiesto nemmeno una volta del perché lei fosse a casa di Annie. Non riesco a spiegarmi il motivo per cui lei sia qui nel 4. Ora che ci penso lei non avrebbe neanche il permesso di muoversi tra i distretti. È stata confinata al 12 dopo la morte della Coin.
Una parte di me vorrebbe che fosse qui per me. Ma non credo sia così, nessuno sapeva dove fossi in realtà nemmeno Haymitch. Deve essere successo qualcosa. Devo scoprirlo. Per questo mi dirigo verso casa di Annie.
Varco la porta lentamente. La speranza e la paura di rivedere Katniss rendono i miei movimenti piuttosto lenti. Quando arrivo in salotto mi guardo intorno ma Katniss non c’è, anche se in cuor mio me lo aspettavo, non posso non provare un moto di delusione. Volevo davvero rivederla, nonostante la paura, il dolore e l’amarezza.
 - È andata via subito dopo che sei corso dietro a Lily. Non prima di essere stata qualche minuto impalata di fronte alla porta dov’eri scomparso. Era sconvolta – dice Johanna.
- Johanna perché Katniss è qui al 4?- le chiedo ignorando il suo commento.
- Si. La madre ha avuto un attacco di cuore e lei è corsa qui per starle vicino-
-Cosa? La madre di Katniss ha avuto un infarto? Come sta adesso?- dico concitato, sconvolto da questa notizia.
- Sta bene. I medici dicono che è fuori pericolo ormai- dice tranquillamente Johanna.
Tiro un sospiro di sollievo. Katniss non può permettersi di perdere anche sua madre, per quanto il loro sia un rapporto difficile.
- Devo andare da lei. Devo sapere come sta- dico voltandomi per andare via.
- Peeta è tardi non ti faranno entrare per una visita ad un paziente in ospedale e Katniss sarà ritornata sicuramente lì- dice lei.
Mi blocco immediatamente perché so che Jo ha ragione. Ormai è tardi per andare in ospedale, dovrò aspettare domani mattina. Sarà una lunga notte la mia.
Mi accascio su una poltrona, sopraffatto dalle emozioni che mi hanno travolto in questi minuti.
Non riesco a stare troppo a lungo in silenzio per questo riempio il vuoto che mi assilla con alcune domande.
- Johanna come mai era qui da Annie?- le chiedo. In effetti se la madre sta male non capisco perché Katniss sia venuta a trovare Annie.
- Annie è andata a fare la sua visita di controllo in ospedale e l’ha incontrata. L’ha porta qui perché voleva farle e farci una sorpresa-
Oh Annie. Cara e dolce Annie. Non avrà minimamente pensato a quanto l’incontro fra me e Katniss potesse essere difficile. Nel mio cuore però la ringrazio, mi ha dato l’opportunità di vederla. Di rivedere i suoi occhi, di risentire il suo profumo, quasi una droga per i miei sensi. Avrei, però, preferito essere preparato a tutto questo. Johanna avrebbe dovuto avvertirmi.
- Almeno tu, però, potevi anche venirmi a cercare per avvisarmi che lei era qui – dico con un tono velato di rabbia.
- Primo non ne ho avuto il tempo e secondo a quale pro avrei dovuto farlo? Ti saresti nascosto per tutto il tempo del suo soggiorno qui nel 4?- dice con ironia.
- No, ma almeno mi sarei preparato - e avrei preparato anche Lily, penso.
- E perché dovevi essere preparato? Non è che c’entra Lily in tutto ciò? Ho visto la sua espressione alla vista di Katniss. Non ditemi che state davvero assieme! Questo si che sarebbe uno scoop!-
-Non stiamo assieme. Lily doveva semplicemente andare via- le dico. Non voglio spiegare le sofferenze di Lily a Johanna. Mi sembrerebbe di tradire la sua fiducia.
- Si e io ci credo. Comunque Lily non era la sola ad essere sconvolta. Hai visto la faccia di Katniss quando ho chiamato Lily la tua ragazza? – dice divertita. Non capisco proprio cosa ci trovi di divertente in tutto questo.
- Non avresti dovuto chiamarla così. Ti ho detto tante volte di non farlo. Comunque non credo che fosse sconvolta per questo. Non ne avrebbe alcun motivo. Lei ha scelto Gale. Mi vede solo come un amico-
- Io non ho visto Gale con lei oggi. Tu?-
- Non significa niente. Magari lui non ha potuto lasciare il distretto o è rimasto in ospedale- le dico più per convincere me che lei.
- Secondo me non è qui con lei- dice Johanna in tono convinto.
- Vedremo. Io ora vado. A domani- le dico dirigendomi verso la porta.
Fuori ritorno a respirare. La testa mi scoppia. Ho bisogno di camminare e di pensare.
Senza accorgermene mi ritrovo davanti all’entrata dell’ospedale. Entro con passo incerto. Un’infermiera mi ferma chiedendomi di cosa abbia bisogno. Le chiedo se sia possibile vedere un paziente ma lei nega fermamente. Cerco di convincerla ma è irremovibile. Sono tentato di chiederle se almeno mi può chiamare Katniss, ma so che non sarebbe giusto allontanarla dal letto di sua madre o da qualcun altro. Sconfitto, rimango al di fuori di questo ospedale. Guardo le finestre illuminate da una tenue luce, chiedendomi quale sia quella che cela Katniss al mio sguardo. Non posso credere di essere così vicino ma anche così distante da lei.
Non posso fare a meno di chiedermi se ci sia anche Gale con lei. Se lei si sia rifugiata tra le sue braccia in cerca di conforto. Caccio questa idea dalla testa. Non mi importa davvero. Quello che voglio è solo che Katniss stia bene. Domani andrò da lei. Ho bisogno di vederla e di starle vicino. Se lei lo vorrà le darò il mio aiuto e il mio conforto come sempre. È l’unica cosa che posso fare per lei, l’unica cosa che lei ha sempre voluto da me. 





Note dell'autrice:

Ecco qui l'incontro visto dal punto di vista di Peeta. Come vediamo Peeta è combattuto dall'idea di fare la cosa giusta e seguire Lily e  seguire il suo cuore e rimanere con Katniss. Come sappiamo Peeta è una persona fondamentalmente buona, per questo fa la cosa giusta assicurandosi che Lily stia bene. 
Spero vi sia piaciuto. 

Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione e soprattutto chi segue la mia storia fin dall'inizio e continua a farlo. Ringrazio tutti i nuovi lettori, anche quelli silenziosi. Un grazie va anche a chi ha inserito la mia storia fra le seguite, le preferite e le ricordate. Siete tutti importanti per me, rappresentate uno stimolo a fare sempre meglio, grazie di vero cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Sempre ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

 

Sempre



 

POV Katniss


 
Corro via da quella casa più veloce che posso. Le parole di Johanna che mi rimbombano ancora nella testa.
 
Cosa è successo alla tua ragazza Mellark? Sembra che abbia visto un fantasma
 
Quando ho ascoltato quelle due parole ho sentito il mondo crollarmi addosso. Ho avvertito tutte le mie certezze cadere come un castello di carte.
 
Arrivo con il fiatone nei pressi dell’ospedale ma non entro. Sono troppo sconvolta per farmi vedere in questo modo da mia madre. Mi dirigo nel giardino e mi siedo sulla prima panchina che incontro. Lascio finalmente andare le lacrime che bruciano sulla mia pelle.
 
Lily
 
È così che si chiama. La ragazza di Peeta. Non posso credere che sia vero.
La prima cosa a cui riesco a pensare è che mi sento profondamente tradita. Tradita da Peeta. Come ha potuto sostituirmi così facilmente? Come ha potuto smettere di amarmi?
Nel momento in cui penso ciò mi rendo conto di quanto siano assurdi i miei pensieri. Peeta non mi ha mai tradita. Non stavamo insieme. In realtà non lo siamo mai stati per davvero. Era tutta una commedia per gli abitanti di Capitol. Non era reale. Non era reale a causa mia. Peeta, invece, voleva che fosse vero. Il suo amore per me era reale, forte, nonostante tutto non ha mai vacillato. Nemmeno il depistaggio è riuscito a cancellarlo del tutto.
Ma Lily si. Lei ci è riuscita.
Sarà stata capace di dargli quell’amore che io non sono mai stata in grado di offrirgli. Lo stesso amore incondizionato e smisurato che Peeta mi ha sempre donato. Amore che ho dato così tanto per scontato.
Anche se razionalmente ho sempre pensato che Peeta potesse rifarsi una vita con un’altra ragazza non ci ho mai creduto veramente. Il mio cuore, il mio subconscio, la mia anima non hanno mai davvero pensato che lui potesse amare un’altra oltre me.
Sono solo un’egoista ed un’egocentrica.
Ho avuto mille occasioni per stare con Peeta, per poterlo amare, ma le ho lasciate scivolare via come sabbia fra le mani. Convinta che nel momento in cui fossi stata pronta, mi sarebbe bastato un semplice gesto per averlo.
Ma non è più possibile ormai. Ed è tutta colpa mia. Se non avessi baciato Gale, se fossi stata più decisa nei miei sentimenti, Peeta non sarebbe mai andato via. Non l’avrebbe mai incontrata.
Ma Peeta doveva capirmi, aspettarmi! La rabbia per lui cresce nuovamente in me. Non doveva andarsene, non doveva abbandonarmi.
La parte ancora razionale che è in me sa che non posso prendermela con lui. Io non gli ho dato alcun motivo per restare. L’ho spinto io ad andare via. La consapevolezza di ciò, però, non fa sparire la rabbia che provo nei suoi confronti in questo momento.
Sono arrabbiata con lui perché non mi ama più. È assurdo, folle, irrazionale ma dannatamente vero.
Ma davvero Peeta non mi ama più? Davvero ha spazzato via dal suo cuore quel sentimento così forte da superare tante avversità?  
Quando ci siamo incontrati ho rivisto nei suoi occhi quella luce particolare che riservava solo al mio viso. Quando mi ha abbracciata ho sentito il suo cuore battere forte, all’unisono con il mio. Ho sentito un profondo calore che si irradiava dal suo corpo al mio e viceversa. Una forte emozione che so per certo fosse condivisa.
Forse ho solo sognato, forse ho solo immaginato in lui quelle sensazioni ed emozioni che io stessa stavo provando in quel momento.
Se solo penso che non potrò più sentire le sue braccia stringermi durante un incubo. Le sue parole a consolarmi. Le sue mani sul mio viso. Le sue labbra sulle mie. Mi sento male.
Non mi riconosco più. Io non sono quel tipo di ragazza. Quelle ragazze che stanno male per un ragazzo, che si disperano. Io sono diversa, non sono una ragazza comune. Non ho mai voluto innamorarmi, non ho mai voluto sposarmi e avere una famiglia.
E allora perché sto così male? Perché mi sento mancare l’aria?
Perché Peeta è diverso. È speciale. È in grado di donarmi speranza. È capace di mostrarmi il bello delle cose. È riuscito ad entrare nel mio cuore e a non andare più via, nonostante avessi costruito dei muri così alti attorno alle sue pareti.
Ora, però, niente ha più valore. Ora lui appartiene ad un’altra.
 
Lily
 
Non posso più continuare a disperarmi. Devo reagire. Devo pensare a mia madre. Per questo mi asciugo le lacrime e mi reco da lei.
Quando entro in camera sua, è sveglia. Mi chiede dove sono andata e cosa ho fatto di bello. Le racconto di aver fatto una passeggiata nel distretto. Non voglio parlarle dell’incontro con Annie e con Peeta. Rievocarlo scatenerebbe in me un nuovo afflusso di lacrime.
Per non pensare decido di leggere a mia madre un libro che le hanno regalato le infermiere, sue colleghe, per la convalescenza. Leggere mi rilassa. Anche a mia madre piace sentirmi leggere per questo mi immergo in questo libro.
Dopo qualche capitolo mia madre si addormenta. Io ne approfitto per riposarmi un po’ e mi sdraio sulla piccola brandina che mi hanno portato la scorsa notte le infermiere.
Non riesco a dormire. Il dolore è troppo grande. Solo alle prime luci dell’alba, i miei occhi stanchi si chiudono in un sonno agitato.
Inizialmente mi ritrovo in un campo di denti di leone. Sento il loro dolce profumo. La loro vista mi rilassa. Colgo alcuni fiori che intreccio fra loro formando una corona. La indosso, mi sento così serena e felice. Attorno a me ci sono tanti volti amici. Cinna, Finnick, Gale, Rue, Annie. Ci sono anche mia madre e Prim. Si divertono, anche loro sono felici.
All’improvviso scorgo fra i denti di leone alcuni gigli, che si espandono a macchia d’olio. Sento immediatamente freddo. Mi guardo attorno e tutte le persone a cui voglio bene sono scomparse. Sento un fischio e il rombo di un aereo. Alzo gli occhi al cielo e scorgo un hovercraft. Sta lanciando delle bombe. Inizio a correre. L’oasi felice in cui mi trovavo si trasforma in un mondo di distruzione e paure. Cerco di scappare ma non ci riesco. Ogni luogo che mi appare intorno è sempre funestato da morte e devastazione. In ogni nuovo scenario c’è sempre un giglio che mi perseguita.
Ad un certo punto mi ritrovo su una spiaggia. Non c’è nessuno con me. Provo ad urlare ma riesco a sentire solo l’eco lontana della mia voce. Sono completamente sola. Riprendo ad urlare ma non sento niente. Solo il nulla. Una terribile paura inizia a impadronirsi di me, continuo ad urlare ma non sento neppure più la mia voce. È come se non esistessi.
L’angoscia mi assale fin quando all’improvviso sento un calore inaspettato sulla mia guancia. È come se qualcuno mi stesse accarezzando. È un calore confortevole, rassicurante e pieno di amore. Cerco ti toccarmi la guancia per afferrare quella mano invisibile. Ma non c’è, non esiste. Eppure questo calore sembra così vero. Inizio a percepire i rimuri nella vita reale, mi sto svegliando. Ma non voglio farlo. Voglio rimanere qui con questo calore che mi avvolge, mi rassicura. Il mondo attorno a me si sta facendo sempre più concreto, sto diventando sempre più cosciente, il calore però non svanisce ancora. Mi terrorizza l’idea di perderlo non appena avrò aperto gli occhi, per questo sussurro al nulla: - Resta con me-
Una voce che abita gli antri più profondi e più vivi del mio cuore mi risponde: - Sempre-
E con il dolce suono di queste parole apro lentamente gli occhi. Quando sono del tutto aperti capisco che sto ancora sognando, perché davanti a me vedo l’azzurro cielo degli occhi del mio ragazzo del pane.
 

POV Peeta

 
Sono rimasto fuori dall’ospedale per delle ore. Non riuscivo ad allontanarmi da quel posto, sapendo che lei fosse lì da qualche parte. Avevo la sciocca speranza di riuscire a vederla almeno per un attimo da una delle finestre. Alla fine scoraggiato sono tornato a casa.
Non ho provato nemmeno a dormire, sarebbe stato inutile. La mia mente non riusciva ad abbandonare quell’ospedale. Non riusciva ad allontanare l’immagine di Katniss nel salotto di Annie che mi viene incontro. Non riuscivo a scacciare le sensazioni e le emozioni che ho provato sentendo di nuovo il mio corpo a contatto con il suo. Il calore che ho provato avendola nuovamente vicina. Quanto mi è mancato.
Ma non potevo soffermarmi su queste immagini. Katniss sta insieme a Gale ora. Non ho alcun diritto di desiderarla in quel modo.
Per questo mi sono messo a cucinare. Ho preparato il pane per Annie e Johanna e delle focaccine al formaggio. Le preferite di Katniss.
Poco dopo il sorgere del sole, sono ancora intento a sfornare il pane. Come al solito ne ho cucinato troppo. Lascio stare il pane e mi preparo per andare in ospedale. Il mio cuore batte in maniera sproposita se si considera che mi sto solo vestendo e le mie mani tremano un po’ troppo quando mi abbottono la camicia che ho deciso di indossare. Quando finisco inserisco le focaccine in un cestino ed esco di casa.
Il tragitto verso l’ospedale è breve ma a me sembra che duri un’eternità. Non faccio altro che chiedermi se a Katniss possa far piacere o meno la mia presenza e se Gale sarà o meno con lei. Come potrebbe reagire alla mia presenza? Di certo non benissimo.
E io come potrei reagire alla sua presenza? Alla presenza della persona che ha il permesso di amare la ragazza che amo, permesso che a me è stato negato.
Quando arrivo in ospedale, lascio andare via l’ansia. È Katniss e io voglio esserle vicino in questo momento difficile. Il resto non ha alcuna importanza.
L’infermiera alla reception mi indica la camera della signora Everdeen. Trovo la camera facilmente, la porta è leggermente aperta. La apro maggiormente con una lentezza estenuante.
Quando entro vedo subito la signora Everdeen sul letto. Sta riposando. Una flebo è collegata al suo braccio. Appoggio le focaccine al formaggio sul comodino accanto al suo letto.
Giro il mio sguardo nella stanza, è piccola ma sembra confortevole. Accanto al letto noto una piccola brandina. Sopra vi è Katniss che riposa.
Mi avvicino a quella brandina dando le spalle al letto, immerso nella contemplazione di questa visione.
Ha i capelli sciolti e scomposti sul cuscino. Respira lentamente. Indossa lo stesso abito azzurro di ieri. Non deve essere proprio tornata al suo alloggio dopo essersene andata da casa di Annie.
So che dovrei andarmene. Non posso stare qui mentre loro dormono. Ma non riesco proprio a staccare il mio sguardo da Katniss. Ha uno sguardo così sereno. Ricordo che quando dormivamo assieme erano rare le notti in cui aveva quello stesso sguardo ma quando lo scorgevo ero capace di rimanere tutta la notte sveglio a guardarla. Era una Katniss diversa quella che riuscivo a scorgere in quei momenti. Una Katniss priva di quelle difese, di quei muri che si era costruita dopo la morte del padre, che la rendevano così irraggiungibile. Una Katniss così simile alla bambina che aveva cantato La canzone della valle il nostro primo giorno di scuola. Ho sempre sospettato che quella fosse la vera Katniss. La Katniss che emergeva solo in compagnia di Prim.
Vorrei poterla toccare, accarezzare, ma non voglio correre il rischio di svegliarla. È così bella.
- La ami davvero molto vero?- sento all’improvviso alle mie spalle.
Sobbalzo dallo spavento. Mi giro e vedo la madre di Katniss che mi fissa. Sono imbarazzato mi sento come un bambino sorpreso con le mani nel vasetto di cioccolata.
- Io..- balbetto passandomi una mano tra i capelli per stemperare la tensione.
- Non ti preoccupare. Non stavi facendo niente di male-  mi risponde la signora Everdeen sorridendo – Avevi lo stesso sguardo che aveva il padre di Katniss quando mi guardava – aggiunge.
Rimango disorientato da questa affermazione. Non ho mai sentito la signora Everdeen parlare di suo marito.
- Sai, quando ho visto la tua intervista ai vostri primi Hunger Games ho capito subito che eri sincero, che amavi davvero Katniss. In quel momento eri così simile a tuo padre quando era giovane- dice lei con un velo di tristezza.
Mio padre. Sentire nominarlo mi provoca un brivido su tutto il corpo. Mi manca tanto.
Anche lui ha amato intensamente una donna, la donna che mi è di fronte in questo momento, e anche lei ha preferito un altro. Padre e figlio uniti dallo stesso destino, con la differenza che io non potrei mai sposare un’altra donna. Non potrei mai avere una famiglia con qualcuno che non sia Katniss.
- Nell’arena, osservando il tuo comportamento, ho avuto la certezza dei tuoi profondi sentimenti nei confronti di Katniss e quando siete riusciti ad uscire vivi entrambi da lì, ho avuto paura per quei sentimenti. Eravate troppo giovani per un amore come quello – mi spiega e io non so cosa replicare. So che siamo sempre stati troppo giovani. Per gli Hunger Games, per una guerra, per le perdite che abbiamo subito. Ma per amarci?  No. Io ero pronto ad amare Katniss da sempre.
- In più ero convinta che Katniss non ti ricambiasse del tutto, credevo fosse costretta a fingere – aggiunge abbassando lo sguardo.
- Aveva ragione- le dico amareggiato.
- Ah no! Non avevo ragione per niente. Ho visto pian piano Katniss innamorarsi di te e cercare con tutta se stessa di rifiutare quell’amore per paura e per orgoglio. Dopo il vostro tour della vittoria ho capito che qualcosa era cambiato fra voi, da alcune frasi di Katniss, da alcuni sguardi che ti lanciava timidamente. Ne ho avuto la certezza nella seconda arena e al 13. Era distrutta per la tua lontananza-
Io scuoto la testa. Non so cosa la madre di Katniss abbia visto in lei ma non era di certo amore.
- Non credo sia così – le rispondo tristemente.
Lei sta per ribattere ma veniamo interrotti dall’ingresso di un dottore e un’infermiera che portano la signora Everdeen a fare degli esami.
Io rimango solo in questa stanza, ripensando alle parole della mamma di Katniss. Non le avevo mai parlato così tanto. Credo fosse sincera ma so per certo che non ha ragione. Katniss innamorata di me? Sempre talmente tanto bello da risuonare irreale.
Mi giro nuovamente verso Katniss, riposa ancora. L’espressione però non è più rilassata. Sembra agitata. Starà sicuramente avendo un incubo.
Mi avvicino lentamente a lei. Vorrei fare qualcosa per calmare i suoi incubi per questo le accarezzo una guancia delicatamente. Lei sembra rilassarsi un po’. Continuo ad accarezzarla, mentre lei si muove lentamente nel sonno. Sembra quasi che si stia per svegliare. Ad un certo punto dalle sue labbra viene fuori un sussurro: - Resta con me-
Al suono di queste parole il mio cuore sobbalza, non posso fare a meno di rispondere: - Sempre-
Al suono di questa semplice parola, come risvegliata da un richiamo lontano, Katniss apre lentamente gli occhi e li punta nei miei. Sembra sorpresa. Si siede sul letto e si stropiccia gli occhi, poi torna a guardarmi.
- Peeta?- mi dice con la voce impastata dal sonno.
- Ciao- le rispondo, sorridendole.
Lei ricambia il sorriso e il mondo si apre ai miei occhi.
 

POV Katniss


Non posso credere che siano davvero gli occhi di Peeta quelli puntati nei miei. Mi alzo e mi siedo su questa brandina. Mi stropiccio gli occhi. Sono sicura di stare ancora sognando. Quando li riapro, lui è ancora lì.
- Peeta?- mormoro ancora in certa sulla sua reale presenza.
- Ciao- mi risponde con un sorriso.
Io sorrido a mia volta. Sono così sorpresa che non so cosa dire. Cosa ci fa qui?
Per riordinarmi un po’ le idee mi alzo e mi stiracchio. Mi giro verso il letto di mia madre e lo trovo vuoto.
Inizio ad agitarmi.  Il panico mi assale. Cosa può esserle successo mentre dormivo? Perché non è qui?
Mi giro verso Peeta preoccupata. Fatico a respirare.
-Peeta – dico concitata.
Lui sembra preoccupato dalla mia reazione. Devo avere un’espressione sconvolta.
- Cosa succede Katniss?- mi chiede avvicinandosi a me.
- Dov’è mia madre? Dove l’hanno portata, perché non è qui?- quasi urlo.
- Katniss calmati. L’hanno solo portata a fare degli esami- dice e dai suoi occhi sembra sincero.
Faccio un sospiro di sollievo ma non riesco a calmarmi del tutto. Delle lacrime minacciano di uscire dai miei occhi. Per un terribile istante ho creduto che mia madre fosse morta. Ho sentito le forze abbandonarmi.
- Katniss tutto bene?- mi chiede Peeta sempre più preoccupato.
Io faccio un diniego con la testa. Nonostante i miei sforzi, alcune lacrime cadono sulle mie guance.
Peeta si avvicina e dolcemente cattura una lacrima con un dito. Mi basta questo semplice gesto per crollare. Mi butto senza pensarci fra le sue braccia, affondando la faccia nel suo petto. Peeta sembra sorpreso per un solo istante ma poi mi avvolge con le sue braccia calde e forti. Fa aderire meglio i nostri corpi, stringendomi a sé. Vengo colpita da un’ondata di calore e sollievo. Mi sento finalmente a casa.
La paura che mi aveva colpita pochi minuti fa, svanisce con il profumo di aneto e cannella che Peeta emana. Rimarrei così per sempre.
 

POV Peeta
 

Alcune lacrime abbandonano i suoi occhi e scendono lentamente sulle sue guance. Io mi avvicino a lei e con il pollice asciugo via una lacrima. I suoi occhi sono troppo belli per essere consumati dal dolore. Katniss reagisce al mio gesto buttandosi fra le mie braccia, rimango per un secondo sorpreso e immobile da questo suo gesto ma la circondo con le mie braccia e la stringo forte a me.
Ripenso alla reazione che ha avuto nel momento in cui non ha visto sua madre in camera, una reazione di pura sofferenza.
Oh Katniss non riesco a vederti così fragile, così ferita. Vorrei proteggerti da questo dolore per sempre.
La tristezza per la situazione di Katniss si mescola alla gioia di riaverla tra le mie braccia in un turbinio di emozioni troppo intense per essere rette da un cuore martoriato quale il mio.
Rimaniamo stretti uno all’altra in un tempo che sembra infinito. Ad un certo punto la sento singhiozzare nel mio petto. Le scosto la faccia e con l’indice e il medio le sollevo il mento. Ha gli occhi arrossati per le lacrime. È tanto bella anche così. Vorrei poter asciugare le sue lacrime baciandole una per una, per spazzare via il sapore del suo dolore.
Vorrei baciarti Katniss, qui in questo momento. Farti sentire quanto ti amo. Farti sentire che ci sarò sempre per te, che la forza del mio amore è così grande da poter reggere anche il tuo di dolore.
Katniss mi guarda con un’aria strana, sembra anche lei presa da questo momento.
Lo senti Katniss quanto è grande il mio amore per te? Senti il mio cuore battere all’impazzata per te?
Lei continua a guardarmi intensamente.
Non puoi guardarmi in questo modo Katniss, non posso resistere alla tentazione di baciarti se mi guardi così.
Lei avvicina man mano il suo viso al mio, mantenendo i suoi occhi puntati nei miei. Le nostre labbra sono a pochi centimetri fra loro. Mi sembra di impazzire.
Non mi importa delle conseguenze, non mi importa se mi rifiuterai o se c’è Gale nella tua vita. Ora, in questo momento, sento il bisogno di baciarti.
Proprio nel momento in cui già immagino il sapore delle tue labbra sulle mie, tu ti stacchi bruscamente da me. Un vuoto immenso mi colpisce dritto nel mio cuore. Un ampio sentimento di insoddisfazione si impadronisce di me.
- Scusa non avrei dovuto- mi dice asciugandosi le lacrime e abbassando il suo sguardo.
- Cosa non avresti dovuto Katniss?- le chiedo sorpreso.
- Non dovevo cercare conforto fra le tue braccia- risponde.
- E perché no? Noi ci proteggiamo a vicenda. È questo quello che facciamo io e te. Vero o falso?- le chiedo.
Lei sorride con dolcezza, ricordando, forse, il momento in cui mi aveva detto quelle stesse parole.
- Vero- mi dice guardandomi negli occhi - ma adesso ci sono altre persone- aggiunge con un tono cupo.
A queste sue parole mi rabbuio. È vero c’è Gale ora. È lui che dovrebbe abbracciarla e proteggerla. Sento il mio cuore ritrarsi, come se avesse voluto toccare il sole e si fosse bruciato nel tentativo.
- C’è la tua ragazza no?- dice lei in un sussurro.
- Cosa? La mia ragazza? Ti riferisci a Lily?- dico con incredulità.
- Si lei. Sembra simpatica-
- Katniss lei non è….-
- Signorina Everdeen il medico di sua madre vuole parlarle- dice un’infermiera, affacciata alla porta, interrompendoci.
- È successo qualcosa a mia madre?- chiede in maniera concitata.
- No. Le deve semplicemente parlare della sua riabilitazione-
- Signor Mellark – dice l’infermiera poi rivolgendosi a me – l’orario di visite mattutine è terminato. Deve andare via-
- Va bene vado – dico mestamente.
Katniss segue l’infermiera vicino la porta ma prima di scomparire del tutto dalla mia vista si gira verso di me mormorando un semplice grazie. Le rispondo con un sorriso.
Mi dirigo verso casa con il cuore in subbuglio e la mente confusa. Stringerla fra le mie braccia, averla così vicina, mi ha fatto un gran effetto. Ha risvegliato in me emozioni che non provavo da tempo. La amo davvero tanto, forse anche più di prima, se è possibile.
Si è scusata perché si è lasciata andare ma in realtà vorrei che si lasciasse andare con me sempre, ogni volta in cui ne senta il bisogno. Ha detto che non avrebbe dovuto farlo perché ci sono altre persone ma ha citato solo Lily, che lei crede essere la mia ragazza. Vorrei strozzare Johanna per questo.
Non ha fatto alcuna parola di Gale. Questo però non vuol dire molto. Potrebbe non averlo citato per non ferirmi. È strano però che lui non sia qui con lei. Gale non avrebbe mai lasciato sola Katniss in un momento del genere. Forse aveva un impegno che non poteva rimandare e la raggiungerà qui a breve. O forse Katniss non ha voluto compagnia. O forse….

No. Non voglio illudermi!

Eppure l’intensità del suo sguardo quando le nostre la labbra si sono quasi sfiorate era tale da farmi credere, da farmi sperare…..

Scuoto la testa.

Non illuderti Peeta. È solo un’altra tua stupida utopia.

Eppure…..

 



Note dell'autrice


Spero che vi piaccia questo capitolo. So che forse è un po' troppo lungo ma non volevo liquidare l'incontro fra Katniss e Peeta in poche parole. 

Ringrazio vivamente tutte le persone che dedicano del tempo leggendo e commentando la mia storia. Siete importanti per me. Ringrazio tutti anche tutti quelli che hanno messo la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Un grosso bacio a tutti voi.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Confronti ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 
 

Confronti





POV Katniss
 
Ho appena finito di parlare con il dottore, che mi ha nuovamente rassicurata sulle condizioni di mia madre, per fortuna sta migliorando sensibilmente. Mi ha dato anche alcuni accorgimenti sulla sua riabilitazione.
Se ripenso alla paura che ho provato quando mi sono svegliata e non ho visto mia madre nel suo letto! Non potrei reggere ad un’altra perdita.
Per fortuna con me c’era Peeta. Lui c’è sempre quando ne ho bisogno.
 
Noi ci proteggiamo a vicenda. È questo quello che facciamo io e te.
 
Si Peeta è quello che facciamo. È quello che fai tu ogni volta, quando io rischio di cadere. È quello per cui non finirò mai di essere in debito con te.
Vederlo mi ha regalato sfumature infinite di emozioni che non sapevo nemmeno di poter provare.
Quando mi ha abbracciata ho sentito risvegliarsi tutto il mio corpo. Il mio cuore ha iniziato a battere forte, i miei muscoli si sono rilassati e la palla pesante che premeva sul mio petto da mesi si è dissolta come neve al sole.
Essere di nuovo fra le sue braccia mi ha fatta sentire completa, come se avessi perso una parte di me e l’avessi finalmente ritrovata.
Quando i nostri sguardi si sono incontrati, quando i nostri volti erano così vicini, tanto che riuscivo a sentire il suo respiro sul mio viso, ho immensamente desiderato unire le mie labbra alle sue. Non ho mai desiderato così intensamente baciarlo. Lo stavo quasi per fare, ma poi mi sono ricordata di Lily.
Non ho più alcun diritto di abbracciarlo e baciarlo.
È stato così difficile staccarmi da lui. Peeta sembrava così sorpreso e deluso dal mio brusco distacco. Per un momento ho pensato che anche lui volesse baciarmi, l’ho visto dai suoi occhi che avevano assunto una tonalità così profonda che avrei potuto perdermici dentro.
Ma non è possibile che lui volesse baciarmi, non se c’è un’altra ragazza nella sua vita.
 
Quando rientro in camera, mia madre non è ancora tornata. Per passare il tempo mi siedo sulla sedia accanto al letto e prendo il libro che stavo leggendo ieri.
Quando rivolgo il mio sguardo al comodino sul quale è poggiato il libro, noto con sorpresa un cestino accanto ad esso. Lo prendo.
Quando vedo il suo contenuto il mio cuore sobbalza. Ci sono delle focaccine al formaggio.
Peeta.
Ancora lui.
Sempre lui.
Infinitamente lui.
La mano mi trema leggermente quando ne prendo una. La porto lentamente alle mie labbra e aspiro il suo profumo. Poi tiro un morso. Il loro sapore mi invade il palato, così intenso, così buono. Tutti i miei sensi sembrano essersi ridestati. È come se il mio corpo stesse ricevendo quel bacio tanto desiderato.
Se chiudo gli occhi posso sentire il profumo di Peeta, il gusto delle sue labbra. Posso sentirlo accanto a me.
Pian piano il sapore di questa focaccina si mescola a quello salato delle mie lacrime.
 
Quando mia madre rientra in camera, la trovo più serena e più in forma. Ne sono felice.
Parliamo del più e del meno. Lei ha anche accennato alla visita di Peeta ma io ho risposto a monosillabi. Non riesco a parlare di lui.
Verso mezzogiorno è arrivato il pranzo per mia madre e anche il mio, grazie ad un’infermiera gentile che ha pensato anche a me. Nel pomeriggio io vado a fare una passeggiata nel giardino mentre mia madre riposa un po’. L’aria fresca fa bene ai mie nervi scossi dalle troppe emozioni di questi ultimi giorni.
Quando rientro trovo Johanna Mason che parla allegramente con mia madre.
- Johanna! – esclamo sorpresa.
- Ehilà – mi risponde raggiante – Sono venuta a trovare tua madre –
- Grazie sei stata molto gentile – le rispondo un po’ incredula per il gesto gentile di Johanna.
- Era il minimo che potessi fare. Tua madre quando ero ricoverata nel 13 mi ha aiutata molto – dice sorridendo a mia madre che ricambia il sorriso.
- Non lo sapevo- dico sempre più incredula.
- È normale che non lo sapessi, eri troppo occupata a guidare una rivoluzione – dice sarcasticamente.
Poi si gira verso mia madre: - Ora devo andare. Mi auguro che tu possa riprenderti presto Daisy – dice stringendole una mano.
- Grazie Johanna – le risponde con un sorriso mia madre.
La mia amica, se così posso chiamare Johanna Mason, attraversa la stanza e mi fa un cenno con la testa che ricambio. Poco prima di varcare l’uscio si blocca e si rivolge a me: - Dimenticavo! Annie vuole organizzare una cena a casa sua questa sera e mi ha chiesto di invitarti. Saremo in pochi. Io e Annie naturalmente, suo cugino, Peeta e Lily – dice ponendo un  po’ troppo l’accento sull’ultimo nome.
- Io non credo di venire – le dico d’impulso.
Non ho alcuna intenzione di partecipare ad una cena in cui sarò costretta a vedere Peeta e quella Lily insieme. Sono sicura che nemmeno loro lo vorrebbero.
- E perché no? – chiede Johanna. Negli occhi un lampo di malizia l’attraversa. Sa benissimo perché non vorrei andare alla cena.
- Non posso lasciare mia madre per troppo tempo – le rispondo.
- Oh cara non ti preoccupare. Vai. Ti farà bene stare un po’ con loro – dice mia madre.
- Visto? Non c’è alcun problema. Ti aspettiamo per le 18:30 – dice Johanna scomparendo dietro l’uscio.
Sconfitta, mi giro e mi siedo sulla mia abituale sedia.
Le immagini di Peeta e Lily insieme mi si accavallano nella mente. Le caccio via bruscamente. Non credo proprio che andrò. Posso sempre non presentarmi con una scusa, no?!
- Katniss tutto bene? – mi chiede mia madre preoccupata dopo il mio lungo silenzio.
- Si tutto bene – le rispondo laconicamente.
- Sai, Johanna mi ha detto che lei si è trasferita qui qualche mese fa assieme a Peeta – mi dice titubante.
Abbasso lo sguardo e non le rispondo.
- Sapevo che Peeta fosse qui al 4. Il distretto è piccolo e le informazioni circolano. Pensavo fosse venuto solo per una visita ad Annie, non che si fosse trasferito qui stabilmente- dice lei.
Rimango ancora una volta muta.
- Katniss – dice mia madre. Dal modo in cui pronuncia il mio nome capisco che sta soffrendo. Soffre perché ancora una volta la tengo a distanza, perché ancora una volta non le apro il mio cuore, perché ancora una volta non lascio che sia semplicemente mia madre. Quando ho saputo che era in bilico fra la vita è la morte mi sono pentita della mia freddezza nei suoi riguardi, di aver eretto un muro fra noi. Per questo lentamente sollevo il mio sguardo e lo punto su di lei.
Non riesco ancora a parlare però. Non ce la faccio a parlare di quello che è successo. Non è da me parlarne.
- Cosa è successo tra te e Peeta? – mi chiede.
Faccio un profondo respiro, conto mentalmente sino a dieci e faccio un grande sforzo per aprire la mia bocca: - Ha lasciato il 12 per colpa mia – dico.
- Come per colpa tua? Cosa è successo? – mi chiede preoccupata mia madre.
- È tornato Gale e Peeta…- su Katniss puoi farcela. È tua madre dopo tutto!
- Lui….ha creduto che io avessi scelto Gale ed è andato via – dico abbassando di nuovo lo sguardo.
- Gale? Cosa ci faceva al 12?- mi chiede.
- Era venuto al 12 per chiedere il mio perdono – mormoro.
Sento l’aria farsi più pesante e il tempo fermarsi. Il nome di Prim che aleggia fra noi.
Vedo gli occhi di mia madre velarsi di tristezza. Per questo le stringo la mano. Rimaniamo per un lungo minuto in silenzio.
 Non voglio, però, che lei incolpi Gale come ho fatto io.
- Non è stata colpa sua – aggiungo.
- Lo so – mi risponde lei – Non l’ho mai pensato –
Rievocare Prim è ancora doloroso per noi, per questo mi protendo verso mia madre e l’abbraccio.
Entrambe siamo scosse da un pianto irrefrenabile. Piangere Prim fra le braccia di mia madre ha un che di liberatorio e consolatorio. È come se anche Prim fosse qui con noi ad osservarci dall’alto con un sorriso benevolo.
Dopo qualche minuto ci ricomponiamo e asciughiamo le nostre lacrime.
- Non dovevo abbandonarti dopo la sua morte. Mi dispiace – dice tristemente.
Guardo i suoi occhi pieni di dolore e sensi di colpa. Ci sono stati dei momenti in cui l’ho odiata per avermi abbandonata ma adesso non più. So perché lo ha fatto.
- Avevo paura di crollare un'altra volta – aggiunge.
 - Lo so – le dico abbracciandola nuovamente.
Provo una strana sensazione dopo questa sua confessione. È come se la parte del mio cuore che si era indurita dopo la morte di mio padre, si stesse pian piano raddolcendo. Mi sento liberata finalmente da tutto il rancore che ho provato nei riguardi di mia madre. Rancore che non sapevo ancora di provare.
- Allora perché Peeta ha pensato che tu avessi scelto Gale? – mi chiede mentre mi stacco da lei.
- Perché….ecco….ha visto me che lo baciavo – dico balbettando e diventando rossa.
Mia madre mi guarda con fare sorpreso.
- Quindi è vero? Hai scelto Gale?- mi chiede con aria preoccupata.
- No. Ero solo confusa – dico sulla difensiva.
Mia madre sembra sollevata dalla mia affermazione.
- Bene- dice soltanto.
- Bene? Io ho sempre pensato che tu preferissi Gale a Peeta – dico confusa.
- Voglio bene a Gale ed ho sempre pensato che vi sareste sposati prima o poi. Questo però prima degli Hunger Games e di Peeta –
La guardo perplessa. Non sono mai stata diretta con mia madre, ma credevo che sapesse che tutta la mia storia con Peeta fosse una messinscena.
- Katniss. Ti ho osservata molto. Ho sempre saputo che fosse Peeta quello fra i due che amavi. E poi ho sempre pensato che lui fosse la persona giusta per te – dice mia madre con una schiettezza che non le avevo mai sentito prima, facendomi arrossire.
- Io…- non so cosa rispondere. Non pensavo che mia madre avesse fatto tanto caso a me e ai miei sentimenti.
- Ami Peeta?- mi chiede a bruciapelo.
Io la guardo e annuisco leggermente, abbassando poi la testa.
- Quindi ora è tutto risolto? La tua confusione è sparita e Peeta può tornare nel 12 con te – dice speranzosa.
Quanto vorrei che fosse così mamma.  
- No. Ormai Peeta si è rifatto una vita qui – le dico.
- Sono sicura che lascerebbe tutto all’istante se solo tu glielo chiedessi- mi dice lei con un sorriso.
- Non credo. Ha una ragazza qui – ammetto con uno sforzo immane.
- Cosa? Non ci crederei neanche se lo vedessi – dice lei incredula.
- Invece è vero. Non è più innamorato di me – dico mestamente.
- Katniss, di una cosa sono certa. Peeta ti ama. L’ho visto da come ti guardava mentre dormivi, quando è venuto qui stamattina. Aveva lo stesso sguardo di tuo padre quando mi guardava – dice con una nota malinconica.
Rimango basita da questa affermazione. Ricordo lo sguardo che mio padre riservava a mia madre. Aveva una luce particolare. Ricordo di aver scorto quello stesso sguardo in Peeta molte volte. Era uno sguardo che spesso mi metteva a disagio. Uno sguardo che non potevo ricambiare.
- Katniss fidati di me. Vai alla cena stasera e vedrai che tutto si risolverà- mi dice con dolcezza mia madre.
Io annuisco.
In realtà non credo che ci sia alcuna possibilità per me e Peeta, ma lo faccio per mia madre. Non voglio deluderla. Non avevamo mai parlato come in questo momento. Non le avevo mai aperto così tanto il mio cuore. È stato piacevole per una volta avere una discussione normale fra mamma e figlia.
 
 
Alcune infermiere passano a trovare mia madre. Per questo io mi allontano dalla stanza.
Quando esco nel corridoio vengo paralizzata dalla visione che ho davanti ai miei occhi.
Indossa dei sandali dorati e un vestito giallo, che si ferma al disopra delle ginocchia, con una scollatura a cuore. I capelli ramati le cadono sciolti sulle spalle. Gli occhi immensamente verdi puntati nei miei. È dolorosamente bella.
Lily.
 - Ciao – mi dice timidamente.
- Ciao – le rispondo non riuscendo a nascondere l’astio che provo nei suoi riguardi.
- Possiamo parlare?- chiede.
No! Urlo nella mia testa. Non voglio condividere niente con te. Figurati se voglio parlare con te.
- È importante – aggiunge. Ha uno sguardo sofferente.
Sto per mandarla via, perché non ho la forza di affrontarla e ascoltare qualsiasi cosa mi voglia dire,  ma poi penso a Peeta. Non posso trattare così la donna che ama. Mentre lo penso, sento il mio stomaco contorcersi dal dolore.
- Va bene. Seguimi – le dico.
Non voglio di certo parlare con lei in un corridoio dove tutti possono ascoltarci. Inizialmente ho pensato di portarla in giardino, ma non voglio rovinare con la sua presenza l’unico posto dove riesco a rilassarmi. Per questo la porto nella mensa dell’ospedale. A quest’ora è deserta.
Ci sediamo attorno ad un tavolino rotondo, una di fronte all’altra.
Mi concedo qualche minuto per osservarla.
I suoi lineamenti sono dolci e i suoi capelli sono leggermente mossi. Hanno dei riflessi biondi che le donano una luce particolare. Più la guardo più mi sembra di averla vista da qualche parte, ma non ricordo proprio dove.
La continua a rimanere in silenzio, sembra abbastanza nervosa. Sta torturando le sue mani e continua a mordersi il labbro inferiore. Se penso che quelle labbra hanno il permesso di baciare Peeta mi sento male. Vorrei alzarmi e scappare via da questa ragazza, sto quasi per farlo quando lei inizia a parlare.
- Ho saputo di tua madre. Mi spiace. Come sta ora?- dal tono sembra davvero dispiaciuta.
- Bene grazie – le rispondo laconicamente.
- Sono contenta- dice rivolgendomi un sorriso.
- Ti starai chiedendo perché sono qui – la sua è un’affermazione non un domanda per questo non rispondo.
- Prima di tutto volevo scusarmi per il mio comportamento di ieri sera. Non sarei dovuta scappare via così. Ma la tua vista mi ha turbata- mi dice francamente.
- Se hai pensato che potessi portarti via Peeta, non è così- dico per mettere bene le cose in chiaro.
Non mi metterò mai in mezzo fra loro, nonostante quello che mi ha detto mia madre. Io voglio solo che Peeta sia felice e se lei lo rende tale, lo accetterò.
- Cosa?! No!- dice quasi scandalizzata – Non è per questo che sono scappata via- dice guardandomi spaventata.
Trascorre un altro lunghissimo minuto di silenzio.
- Oggi Annie mi ha invitata a cena. Mi ha detto che ci saresti stata anche tu ed ho pensato subito di rifiutare. Poi però ho capito che avrei dovuto affrontarti prima o poi. Pensavo che farlo con Peeta mi sarebbe bastato, ma ora capisco che tu sei l’ultimo tassello affinché io possa davvero andare avanti-
Io la guardo stranita. Ma di cosa sta parlando?
-Vedi tu non lo sai ma le nostre storie sono legate-
Continuo a non capire dove voglia andare a parare e per questo rimango in silenzio.
- È difficile per me parlarne. L’unico a cui l’ho detto è Peeta. Le altre persone che lo sanno sono solo state testimoni dell’evento- dice. Poi fa un grosso respiro e continua: - Ho perso mia sorella a causa degli Hunger Games-
Questa notizia mi sconvolge. Sua sorella è stata un tributo agli Hunger Games? Deve essere un dolore troppo grande da sopportare!
Ma perché lo sta dicendo proprio a me? Cosa c’entro io? E cosa c’entra Peeta?
Un brivido di paura mi attraversa tutto il corpo. Non voglio più rimanere qui ad ascoltarla. Voglio fuggire da qui, voglio correre lontano, trovare un nascondiglio dove rifugiarmi, dove Lily o nessun altro possano raggiungermi.
Ma non faccio niente di tutto questo. Dalle mie labbra tremanti esce una semplice domanda: - Quale edizione?-
- Quella tua e di Peeta – dice lei con una voce tremante tormentandosi ancor più le mani.
È ciò che temevo mi avrebbe detto nel momento stesso in cui mi ha parlato della sorella.
Io sono qui, in questo momento a parlare con lei, perché la sorella è morta. Se fosse viva non ci sarebbe più una Katniss Everdeen e nemmeno un Peeta Mellark.
La mia mente vaga contro la mia volontà sui volti dei tributi dei miei primi Hunger Games. Volti che ho cercato invano di dimenticare.
Lux, Clove, Faccia di Volpe…
Nessuna di loro credo sia la sorella di Lily. 
Chi potrà mai essere? Poi ci arrivo, Distretto 4! È la ragazza che è morta per gli aghi inseguitori assieme a Lux. Aghi che io ho scatenato su di loro. Io ho ucciso sua sorella, di cui non so nemmeno il nome! Non ho mai voluto saperlo. Sarebbe stata più reale.
Mi alzo di scatto dalla sedia. Mi metto in una posizione difensiva come se mi aspettassi che lei mi aggredisse da un momento all’altro. E perché non dovrebbe farlo? Io le ho ucciso la sorella. Io che so cosa vuol dire perdere una sorella, l’ho tolta a qualcun altro. A questa ragazza che mi è di fronte e ha il cuore spezzato come il mio. Lo vedo dai suoi occhi. Occhi pieni di dolore. Dovrebbe colpirmi, uccidermi. Io l’ho fatto con l’assassina di mia sorella. Lei, invece, è qui di fronte all’assassina di sua sorella, perché è questo che sono, e non sembra provare rabbia o sete di vendetta. Solo dolore.
- Perché sei qui? Perché mi hai raccontato questa cosa? – le chiedo. Il mio tono ha sfumature di rabbia. Rabbia non nei suoi confronti ma nei miei.
- Io…avevo bisogno di parlarti, di affrontarti per far volare via l’ultimo brandello di rabbia che ancora provavo-
- Io non avrei voluto mai uccidere nessuno…io….Mi spiace- è tutto quello che riesco a dirle.
Il senso di colpa mi annienta. Sono qui davanti alla sorella di una delle mie vittime e non riesco a dire nessuna parola a mia discolpa perché non c’è nessuna giustificazione per l’omicidio.
Ora capisco la preoccupazione negli occhi di Peeta e il motivo per cui l’ha inseguita ieri. Anche lui mi reputa un’assassina.
Dopo questa rivelazione crollo definitivamente. Mi accascio su questa sedia inerme. In questo momento vorrei tanto che mi aggredisse, che mi ferisse. Il dolore fisico mi aiuterebbe a cacciare un dolore ben più profondo. Un dolore e un senso di colpa che avevo annegato in un mare di sofferenza dopo la morte di Prim.
Prim. La mia Prim. È per lei che ho partecipato agli Hunger Games, per lei che ho combattuto per vincere. Ma non è servito a niente.
Sento la mano di Lily sulla mia. Mano bagnata dalle lacrime silenziose che sono cadute sul mio volto. Sono tentata di scostare la mano ma non lo faccio. Alzo il mio suo sguardo e incontro i suoi occhi, anch’essi velati di lacrime.
- Katniss non ho voluto raccontarti questa storia per farti sentire in colpa. Volevo spiegarti il mio comportamento di ieri sera e anche quello di Peeta. Ieri vederti così all’improvviso per me è stato uno shock!-
- Mi odierai- dico fra le lacrime.
- Strano è la stessa cosa che mi ha detto Peeta quando gli ho raccontato questa storia- dice con un sorriso.
È la prima volta che sorride da quando l’ho incontrata.
- No Katniss non ti odio. Tu come mia sorella e come Peeta siete stati usati da un sistema senza scrupoli. Non avevate scelta. Grazie a te e Peeta questo sistema è stato debellato e ora più nessun ragazzino sarà costretto a vivere quello che avete passato voi. Snow è morto e noi siamo finalmente liberi-
- Ma io ho ucciso tua sorella- grido con disperazione. Non voglio essere perdonata per quello che ho fatto. Voglio essere punita. È questo quello che mi merito.
-Se non l’avessi fatto molto probabilmente sarebbe stata mia sorella ad uccidere te. Oppure sarebbe morta per mano di qualcun altro. Era Snow a muovere i fili non voi-
Lo so che ha ragione ma una parte di me, si considererà sempre un’assassina.
Guardo Lily intensamente. Nei suoi occhi vedo solo dolore, nessun rancore nei miei riguardi. Mi ha davvero perdonata. E se lo ha fatto lei, posso farlo anch’io. Posso concedere a me stessa quel perdono che mi sono sempre negata.
Le sue parole sono riuscite a produrre una lieve breccia nel mio cuore, uno spiraglio di serenità in un mare di sensi di colpa. Forse il perdono da parte di una delle mie vittime è quello che ho sempre cercato.
- Ho voluto incontrarti da sola perché volevo lasciarmi alle spalle ogni minima forma di rancore e tutto il dolore che mi trascino dietro da quegli Hunger Games. Perdonami se ti ho turbata- aggiunge Lily.
- Non devi scusarti. Io dovrei farlo mille volte e anche di più. Non potrò mai ridarti ciò che ti ho tolto - dico guardandola negli occhi.
-  Mi hai regalato la libertà e hai dato pace all’anima di mia sorella, permettendo la fine del suo assassino- dice guardandomi con un sorriso finalmente sereno.
- Grazie per essere venuta qui – le dico.
- L’ho fatto per me. Ne avevo bisogno- mi risponde e sembra sincera.
Non riesco a non pensare a quanto lei sia diversa da me. Io ho vendicato la morte di mia sorella, non sono riuscita a spegnere la mia rabbia. Lei, invece, mi ha perdonata e facendolo mi ha aiutato a scacciare via un senso di colpa che non credevo mi avrebbe mai potuta abbandonare.
Rimaniamo in silenzio per un po’. Ognuna sta metabolizzando le sensazioni e le emozioni che questo incontro ha scaturito in noi.
-Ti ho rubato fin troppo tempo. Stasera vieni a cena da Annie?- dice alzandosi.
- Non posso- le rispondo.
Come posso cenare con lei e Peeta? Soprattutto dopo quello che ho saputo. Non potrei nemmeno odiarla perché sta con lui ora!
-Perché? Ad Annie farebbe molto piacere se ci fossi e anche a me. E so per certo che anche Peeta ne sarebbe contento-
- Proverò ad  esserci allora- dico anche se non sono molto convinta.
- Bene- dice e mi saluta con un abbraccio.
- Grazie per le tue parole. Ora capisco perché Peeta si è innamorato di te- dico.
Lo penso davvero. Lily è buona quanto lui, è dolce, è forte. Lo merita davvero!
-Cosa? Io e Peeta non stiamo assieme se è questo che credi. Non credo che Peeta possa amare un’altra ragazza oltre te- dice andandosene.
Tra tutto il dolore e la sofferenza, un sorriso spunta sul mio volto, come un raggio di sole in un cielo plumbeo.
Ora più che mai sono decisa ad andare alla cena di Annie.
 




Note dell'autrice:

Buonasera a tutti! So che questo capitolo non ha molti accenni Everlark ma spero vi piaccia lo stesso. Era una tappa necessaria per il percorso di crescita intrapreso da Katniss in questa storia, processo  iniziato con il perdono a Gale, proseguito con l'accettazione dell'amore per Peeta, il riavvicinamento con la madre e conclusosi con il superamento di una parte di sensi di colpa che la attanagliavano, grazie a Lily. 

Volevo avvisarvi che questa storia sta quasi giungendo al termine. Il prossimo sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo ma credo che ne aggiungerò almeno altri due. 

Ringrazio con tutto il cuore tutte le persone che stanno dedicando del tempo alla mia storia, siete meravigliose. Grazie mille per i commenti, non sapete quanto mi facciano piacere. Ringrazio anche tutti quelli che hanno inserito la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi. 
Infine un enorme grazie va a Pandafiore che ha fatto a me e alla mia storia un regalo speciale! 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Vero ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

 

Vero



 


POV Peeta

 
Di ritorno dall’ospedale con l’immagine di Katniss abbracciata a me ancora ben fissa nella mia mente e nei miei pensieri, intraprendo il tragitto verso casa.
A metà strada, però, devio il mio percorso e mi dirigo verso il negozio di proprietà della famiglia di Lily. Voglio accertarmi che stia bene, dopo il suo incontro di ieri con Katniss era abbastanza sconvolta.
In realtà non lo faccio solo per Lily ma anche per me stesso. Ho bisogno di fare qualcosa, perché se fosse per me sarei già tornato indietro verso l’ospedale dove sicuramente qualche infermiera zelante mi avrebbe subito rispedito a casa.
Quando entro in negozio c’è suo fratello al bancone. Al mio buongiorno mi lancia uno sguardo carico d’astio e poi si gira verso il retrobottega quasi urlando: - Lily c’è qualcuno per te-
Lily esce dopo qualche minuto, indossa un abito giallo su cui porta un grembiule bianco, ha i capelli raccolti in una coda. Sul suo viso noto le tracce di una notte insonne, tracce tanto familiari anche al mio volto.
Quando mi vede un sorriso sorge spontaneo sul suo viso.
- Rob puoi rimanere solo in negozio per un po’?- chiede al fratello mentre si toglie il grembiule.
- Si, ma non metterci troppo- risponde.
Credo che a lui non faccia molto piacere che sua sorella trascorra molto tempo con me. Come dargli torto! Devo essere una visione davvero dolorosa per lui. Ogni volta mi sorprendo della capacità di Lily di essermi amica.
Usciamo insieme in silenzio e ci rechiamo verso un piccolo giardino a qualche isolato di distanza dalla piazza in cui si trova il negozio di Lily. Ci sono alcune panchine e delle palme enormi che servono a proteggere dal sole cocente del distretto. In una parte del giardino ci sono alcune giostrine destinate ai bambini, ora vuote perché è ora di pranzo. Di solito però sono stracolme di bimbi di varie età, le loro urla di gioia si riescono a sentire anche a un isolato di distanza. È un giardino costruito dopo la rivoluzione, sotto il regime di Snow non sarebbe mai stato possibile. Lo considero un po’ come il simbolo del cambiamento in questo distretto. Sarebbe bello se ce ne fosse uno anche al 12. Se mai un giorno ritornerò lo proporrò al nuovo sindaco.
Io e Lily ci sediamo su una panchina all’ombra di una grande palma. La brezza marina che arriva fin qui ci solletica il viso.
- Come stai?- le chiedo.
- Bene- mi risponde di riflesso. Quasi fosse una replica automatica, collaudata appositamente per questa domanda.
Io inarco le sopracciglia incredulo a questa risposta.
Lily mi guarda sbuffando.
- Ok. Non sto benissimo. Non sono riuscita a chiudere occhio stanotte. Continuavo a sognare mia sorella punta da quegli aghi inseguitori – mi dice sinceramente.
So cosa vuol dire fare sempre lo stesso incubo in un'unica notte. Ti svegli, cerchi di riaddormentarti e quando lo fai ricadi sempre nello stesso incubo, in una spirale continua da cui non riesci ad uscire fin quando non ti stanchi e decidi di non provare nemmeno più a riaddormentarti.
- Scusa – le dico.
Non so perché mi stia scusando. Se perché è stata costretta a rivivere tutto quanto alla vista di Katniss, se per quegli aghi inseguitori o semplicemente perché sono vivo.
Adesso è lei che alza un sopracciglio sorpresa.
- Perché ti scusi?- mi chiede.
- Non lo so- dico scrollando le spalle.
- Adesso si che è tutto più chiaro! Eppure credevo che fossi bravo con le parole Mellark – dice prendendomi in giro.
- Hai ragione. Forse il sole di questo distretto ha ridotto le mie capacità comunicative – le dico sorridendole.
Lei risponde al mio sorriso, sembra ritornata la Lily di sempre.
- Sei troppo debole per questo distretto allora – mi risponde sarcasticamente.
Rimaniamo in silenzio più rilassati di prima. Lei chiude gli occhi e si lascia accarezzare dal venticello che soffia su di noi.
- Sai, credo che dovrò parlare con Katniss prima o poi. Non so se sono ancora pronta ma sicuramente lo farò – dice lei mantenendo gli occhi chiusi – Credo che mi farebbe bene, che mi darebbe quella spinta in più a vivere davvero la mia vita fin in fondo, cancellando ogni residuo di rancore che mi porto dietro- continua.
- Sai credo che tu abbia ragione. Aiuterebbe entrambe- le rispondo.
Credo che parlare con Katniss farebbe molto bene a Lily, come parlare con Lily servirebbe a Katniss per liberarsi dei sensi di colpa che si trascina dietro da quella prima arena, come del resto è successo a me.
Lily annuisce e poi si alza di scatto dalla panchina e mi guarda.
- E poi devo pur diventare amica della tua futura ragazza se voglio continuare a frequentarti – mi dice facendomi l’occhiolino.
La guardo sorpresa per questa sua uscita ma poi le sorrido.
Insieme ci incamminiamo di nuovo verso la piazza.
 
 
Pranzo con Johanna ed Annie come mio solito. Annie ha lo sguardo vacuo e mangia a malapena.
Ultimamente si rinchiude sempre più spesso nel suo mondo. Io e Jo siamo un po’ preoccupati per lei e cerchiamo di lasciarla sola il meno possibile.
Nel bel mezzo del pranzo Annie sembra riscuotersi all’improvviso ed esclama: - Sarebbe bello organizzare una cena stasera. Che dite? Potremo invitare Roland, Lily e anche Katniss - dice guardandoci con un sorriso enorme.
- Idea fantastica Annie – le risponde Johanna.
Dubito che Lily e Katniss accetteranno l’invito a questa cena ma sorrido ugualmente ad Annie, annuendo alla sua proposta.
- Bene. Allora sarà necessario avvisare anche gli altri – dice Annie.
- A Katniss ci penso io – dice Johanna – Ho intenzione di andare a trovare sua madre nel pomeriggio – aggiunge.
Un’ondata di delusione mi investe. Era mia intenzione tornare in ospedale questo pomeriggio ma se va Johanna, sono costretto a rimanere qui per non lasciare sola Annie.
- Perfetto allora dopo pranzo io chiamo Roland e Lily – dice Annie con entusiasmo riprendendo a mangiare.
 
 
Sono in camera mia seduto sul mio letto dopo una doccia rinfrescante. Ho passato tutto il pomeriggio a cucinare. Sono rimasto sorpreso dalla risposta affermativa di Lily ma ancora di più quando Johanna, rientrata dall’ospedale, ha detto che Katniss sarebbe venuta.
Non sono ancora molto convinto che lei ci sarà davvero.
Nell’evenienza, però, ho preparato tutti i suoi piatti preferiti. Ho cucinato delle focaccine al formaggio e lo stufato di agnello con prugne secche. Mi ero fatto dare la ricetta da alcuni cuochi di Capitol durante la festa in nostro onore nel palazzo del presidente Snow, durante il Tour della vittoria. Avevo intenzione di preparare questa pietanza per Katniss una volta tornati a casa ma poi la fustigazione di Gale e l’annuncio dell’Edizione della Memoria mi hanno dato altro a cui pensare.
Ho anche preparato una torta al cioccolato su richiesta esplicita di Annie.
Sono tornato solo mezz’ora fa a casa per prepararmi alla cena. Ci sto mettendo più cura del solito nel vestirmi. Alla fine indosso un paio di jeans e una polo verde. Solo dopo essere uscito di casa mi rendo conto di aver indossato il colore preferito di Katniss.
Quando entro in casa di Annie trovo già Lily. Ha uno sguardo più sereno rispetto a questa mattina. Mi viene in contro e mi abbraccia, sussurrandomi all’orecchio: - Le ho parlato. Avevi ragione mi ha fatto bene. Credo anche a lei –
Un enorme sorriso nasce spontaneo sul mio volto. Mi sento felice dall’affermazione di Lily, sia per lei che per Katniss.
- Sono contento – le sussurro.
Dopo qualche secondo, Lily si stacca da me e mi guarda con aria curiosa: - Mi spieghi perché Katniss era convinta che io e te stessimo insieme?- mi chiede appoggiando i suoi pugni sui fianchi.
- Chiedilo a Johanna. Tutto merito suo!- le dico indicando la mia amica alle spalle di Lily.
- Si merito mio! Dovresti ringraziarmi invece di usare quel tono. Ho fatto ingelosire la tua ragazza di fuoco- mi dice ridendo.
- Non è gelosa – controbatto.
- Io credo proprio che lo sia visto lo sguardo che mi ha lanciato appena mi ha vista in ospedale- dice Lily ridendo.
Scuoto la testa. È inutile controbattere, non potrei mai spuntarla con queste due.
Dopo poco arriva anche Roland. Manca solo Katniss. Non verrà già lo so.
Quando sento bussare alla porta il mio cuore sobbalza. Prima che qualcun altro possa andare ad aprire mi fiondo all’ingresso, le mie mani tremano quando tiro giù la maniglia della porta.
Quando la porta si apre mi ritrovo davanti Katniss. È stupenda. Non porta la solita treccia ma ha lasciato che i capelli mossi le ricadessero sulle spalle. Indossa un vestito leggero che le arriva al di sopra del ginocchio. È un vestito bianco con tenue sfumature di arancione, le sfumature del tramonto. Sorrido all’idea che io e Katniss ci siamo vestiti entrambi con i colori preferiti dell’altro. Quando le sorrido prima di farla entrare mi sento felice come non lo ero da tempo.
 
 
POV Katniss
 

Lily è appena andata via e io non riesco ancora a credere alla conversazione che abbiamo avuto. Un peso che portavo da più di due anni ormai ha abbandonato la mia anima. Non posso fare a meno di ammirare Lily per la sua forza.
Anche un altro pensiero ha preso possesso della mia testa da quando se ne è andata. Lei e Peeta non stanno assieme. Ho frainteso tutto. Chissà perché Johanna l’ha chiamata in quel modo allora.
Capire Johanna Mason richiederebbe mesi di studio perciò lascio perdere e mi concentro sulla cena. Se prima per me andarci era da escludere adesso mi sembra vitale.
Mi reco un attimo a salutare mia madre e poi nel suo alloggio. Mi faccio una doccia rinfrescante, inizio a non sopportare il caldo di questo distretto. Quando esco dalla doccia, frugo nella mia valigia non ancora disfatta. Ci sono solo un paio di pantaloni consumati e alcune magliette. Quando l’ho preparata di certo non avevo tempo di scegliere i vestimi. Ho messo le prime cose che mi sono capitate a tiro.
Prendo un paio di pantaloni neri e una t-shirt bianca. Mi vesto e mi guardo allo specchio. Ordinaria. È così che mi sento. Se ripenso all’abito che indossava Lily mi sento male. Lancio un’occhiata all’abito azzurro che ho lanciato distrattamente sulla sedia prima di entrare in bagno per la doccia. È tutto sgualcito, visto che ci ho dormito con quell’abito. Non posso indossarlo.
Dovrò andare in pantaloni e t-shirt a questa cena. Poi qual è il problema? Non mi sono mai interessata a come ero vestita, perché lo dovrei fare ora?
Lancio di nuovo un’occhiata allo specchio e proprio non riesco a convincermi che vadano bene questi vestiti.
Decido di guardare nell’armadio di mia madre. Ci sono alcune uniformi da infermiera, dei pantaloni e alcuni vestiti. Niente attrae il mio gusto. Mentre sto prendendo un abito rosa, poggio il mio sguardo su un altro abito. È bianco con delle sfumature arancioni. Sorrido mentre lo indosso.
 
Durante il tragitto verso casa di Annie mille dubbi mi assalgono. Non su i miei sentimenti verso Peeta. Quelli ormai sono ben chiari nella mia testa e nel mio cuore. Ho dubbi sulla mia capacità di esprimere questi sentimenti. Non sono mai stata brava con le parole. Oltre questo non credo di riuscire a trovare il coraggio per rivelarli a Peeta.
Un altro dubbio, inoltre, si è insinuato in me. Quando ho rivisto Peeta a casa di Annie ho visto nel suo sguardo una serenità che non gli vedevo da tempo negli occhi. In questo distretto è riuscito a trovare quella tranquillità che io non sono mai riuscita a donargli. Come posso di nuovo trascinarlo nel mio mondo di incubi e paure?
Quando arrivo davanti la porta di Annie, rimango immobile ad osservarla, incerta se bussare o meno.
Dopo cinque minuti mi decido a farlo.
Negli istanti che trascorrano prima che la porta si apra medito di scappare via ma poi vedo il sorriso di Peeta e non penso più a niente.
 
 
POV Peeta
 

Faccio accomodare Katniss in sala da pranzo. Non riesco a smettere di guardarla.
- Guarda chi c’è! La ragazza in fiamme ci ha fatto l’onore di cenare con noi!- dice Jo scherzando quando vede me e Katniss entrare in sala da pranzo.
- Che bello sono contenta che tu sia venuta- dice Annie correndo ad abbracciarla.
- Anch’io sono contenta- dice Lily a Katniss, guardandomi con un sorriso malizioso.
- Lui è Roland, il cugino di Annie- le dico indicando il moretto seduto a capotavola.
- Piacere Katniss- dice lei porgendogli la mano.
- Roland. È un onore per me conoscerti- dice prendendole la mano e posando le sue labbra sul suo dorso. Katniss arrossisce e ritrae fulminea la mano. La mia Katniss, così pura, così bella.
Ci sistemiamo tutti a tavola. Lily e Johanna sono sedute accanto su un lato del tavolo, Roland ed Annie agli estremi e io e Katniss rispettivamente di fronte a Lily e Johanna, uno accanto all’altro.
L’atmosfera è un po’ rigida, all’inizio, ma si scioglie ben presto grazie alle battute di Roland e ai suoi continui tentativi di conquistare Johanna. Anche Katniss ride ed è davvero bella quando lo fa.
Continuo a rivolgere il mio sguardo verso di lei, non posso farne a meno. Noto che anche lei mi lancia sguardi furtivi, sembra quasi imbarazzata quando lo fa.
Ogni tanto le nostre mani si sfiorano e non posso fare a meno di provare una serie di brividi ad ogni tocco.
Quando porto a tavola lo stufato di agnello con prugne secche, con la coda dell’occhio vedo la sorpresa negli occhi di Katniss che mi lancia uno sguardo sorridendomi.
- Wow panettiere! Come mai ci siamo dati a questa cucina prelibata? – dice Johanna.
- Volevo provare qualcosa di nuovo- le rispondo con disinvoltura.
- Nuovo? Non credo che per te e Katniss sia proprio un piatto nuovo – dice lanciando uno sguardo a Katniss che arrossisce impercettibilmente. Io cerco di sviare l’attenzione da lei chiedendo ad Annie se le piace lo stufato. Lei risponde entusiasta e inizia a parlare dei suoi piatti preferiti. La conversazione riprende la spensieratezza di prima.
All’improvviso Johanna si rivolge a Katniss: - Allora Ragazza in fiamme, non ci vuoi dire dov’è il tuo bel militarino?- dice dando un morso a una delle focaccine al formaggio che avevo disposto in un cestino al centro della tavola.
Vedo Katniss arrossire e abbassare la testa mentre io mi irrigidisco sulla mia sedia. Un brivido freddo mi ha attraversato tutto il corpo.
Gale. Per un istante, una sola serata, mi ero dimenticato di lui. Contento di poter aver Katniss tutta per me. Ma la realtà mi colpisce con forza come un pugno in pieno viso.
Con la coda dell’occhio noto Lily guardarmi con aria interrogativa. Lei non sa niente di Gale. Non ho il coraggio di rivolgere il mio sguardo a Katniss.
- Se ti riferisci a Gale è nel Distretto 1- dice lei con aria un po’ arrogante che nasconde però un’emozione più profonda.
Gale è nell’1? Ma come è possibile? Perché non è nel 12 con lei? E perché non è qui con lei ora? Questa domanda mi tormenta da quando ho capito che Gale non era venuto con lei al 4.
- Davvero? Quindi la vostra è una storia a distanza? Lui torna solo per soddisfare i suoi bisogni una volta a settimana allora! Hai capito la santarellina qui?!- dice Johanna con sempre più sarcasmo.
Katniss si alza di scatto dalla sedia. È davvero arrabbiata e più rossa in viso che mai.
- Ma come ti permetti!- dice puntando un dito contro Jo prima di uscire di casa sbattendo la porta.
Questa volta Johanna ha esagerato per questo mi alzo di scatto e seguo Katniss fuori.
 
 
POV Katniss
 
 
Johanna ha davvero esagerato, non doveva dirmi quelle cose. Non davanti a tutti. Non davanti a Peeta. Una rabbia accecante si impadronisce di me. Prima di fare qualcosa di stupido come colpire Johanna mi alzo e me ne vado, sbattendo la porta.
Faccio pochi passi nel giardino di Annie quando mi sento chiamare. È Peeta. Io però non voglio fermarmi, non riuscirei a sostenere una conversazione con lui. Sono troppo imbarazzata e arrabbiata. Accelero il passo ma mi sento afferrare la mano, lentamente mi giro.
-Katniss fermati- dice lui preoccupato.
-Peeta lasciami. Non ho voglia di rimanere per essere insultata da Johanna!- dico con rabbia.
-Insultata? Jo non ti stava insultando. È vero ha esagerato nei modi e nelle parole ma non ha detto niente di grave- mi dice Peeta con un po’ di astio.
- Si che lo ha fatto!- urlo.
Peeta non capisci? Lei ha insinuato che io e Gale stiamo assieme, che siamo andati oltre ad un semplice bacio. Non capisci che non avrei mai potuto fare una cosa del genere quando nel mio cuore, nella mia mente ci sei tu?
- Parlare di te e Gale assieme è un insulto per te?- mi chiede con sarcasmo.
- Tu non capisci. Lei non sa niente- gli dico disperata.
Non posso credere che pensi che io stia con Gale. Come può credere una cosa del genere!
- E cosa non sa Katniss? Cosa io non capisco?- mi dice quasi arrabbiato.
- È complicato- gli rispondo laconicamente. Come faccio a dirgli che io e Gale non siamo mai stati insieme? Che da quando se ne è andato dal 12 non ho fatto che pensare a lui?
- È sempre complicato con te Katniss ma se qualche volta parlassi un po’ di più eviteresti a molte persone di soffrire- dice sempre più arrabbiato.
- Tu stai parlando di far soffrire le persone? E allora tu cosa mi dici? Mi hai abbandonata! Senza nemmeno darmi una motivazione. Non hai avuto nemmeno la decenza di salutarmi!- dico con rabbia. Non vorrei dirgli queste cose ma è la verità, mi ha ferita quando se ne è andato e una parte di me è arrabbiata con lui per questo!
Lui è sorpreso per queste mie parole, tanto che lascia andare la mia mano.
- Io ho dovuto farlo!- dice sulla difensiva.
- No che non dovevi!- gli ribatto. La rabbia che non riesco più a domare.
- Si invece. Stavano ritornando i miei flashback e solo perché Gale era ritornato. Avevo paura di ridiventare violento vedendovi assieme. Vedervi baciare, andare avanti insieme, magari formando una vostra famiglia. Come potevo rischiare di farti del male?- mi dice. La rabbia ha lasciato il posto alla disperazione.
- Ti sbagli, non sarebbe mai successo- gli rispondo con più calma.
-Come fai a saperlo che non avrei avuto un attacco?-
- Non l’avresti avuto perché non avresti mai visto Gale e me fare queste cose assieme- confesso.
- Non mentire Katniss. Vi ho visti con i miei occhi – adesso la sua voce è calma ma è piena di tristezza.
- Tu hai visto un bacio, solo quello- la rabbia che ritorna in me. Come ha potuto andarsene solo per quel bacio. Senza chiedermi nemmeno una spiegazione?
- E mi è bastato. Ti ho anche chiesto se amavi Gale e non hai negato-
- Ma non l’ho neanche affermato-
- Chi tace acconsente. E poi adesso cosa importa? Tu stai con Gale, hai scelto lui- dice abbassando per la prima volta lo sguardo.
Peeta perché non lo capisci? Perché non capisci che è te che voglio, te che il mio cuore ha scelto, te che amo. Ho sempre amato e voluto solo te. Ma io non riesco a dirtelo. Ho troppa paura di quello che potrebbe accadere. Sono inutile.
- Io e Gale non stiamo assieme. Non siamo stati mai assieme- gli dico con la mia voce tremante.
- Cosa? Perché?- Peeta è incredulo – Per questo ora è al Distretto 1?-
Sembra sbalordito da questa mia affermazione.
- Si, ha lasciato il Distretto 12 perché pensava che non ci fosse spazio per lui lì e nella mia vita-
Peeta continua a guardarmi incredulo. Non sa che pensare ma io non riesco a dirgli niente. Come posso dirgli che vorrei che tornasse? Lui qui si è ricostruito una bella vita, serena, senza problemi. Io causo solo problemi e sofferenze alle persone che amo. La cosa migliore è che io mi faccia da parte, lui può essere felice qui. Magari potrà anche innamorarsi di Lily. Questo pensiero mi causa una ferita al cuore, ma devo essere forte, lo devo fare per lui. Per questo aggiungo: - Come non c’è spazio in questo distretto per me e nella tua di vita-
Detto questo volto le spalle a Peeta e corro via.
 

POV Peeta
 


Vedo Katniss correre via ma io rimango qui immobile. Vorrei seguirla ma le mie gambe sembrano non voler seguire cosa dice loro di fare il mio cervello. In realtà non credo di essere mentalmente a posto. Cosa è successo? Katniss ha detto che non sta con Gale, che lui pensava che al Distretto 12 non ci fosse spazio per lui. Ma cosa vuol dire? Perché ha rinunciato a Katniss? Poteva averla finalmente. Lei ha detto che non avrei mai visto loro due formare una famiglia e amarsi, ma non è vero. Ho visto che lei lo baciava, mi ha praticamente detto che lo amava. E lui l’ha lasciata. È per questo che si è arrabbiata quando Jo le ha detto quelle cose.
- Peeta, cosa fai?-
Mi giro e vedo Lily.
- Lily – mormoro - Hai sentito tutto?- chiedo vedendo la sua espressione un po’ stranita.
- Era difficile non sentirvi. Avete urlato parecchio-
Non mi ero accorto che avessimo urlato. Di certo eravamo molto arrabbiati.
- Che ci fai qui? Perché non la raggiungi?- mi chiede lei.
- Perché dovrei? Lei non vuole me. Sta così perché Gale se ne è andato- dico a lei ma in realtà voglio convincere me stesso. Perché ho paura a credere, a sperare. Ho sofferto troppo.
- Quanto sei stupido Mellark- non mi ero accorto dell’arrivo di Johanna.
- Perché sarei stupido?- inizio quasi a non sopportarla.
- Perché lei ti ha praticamente detto che ti ama – risponde Lily.
- Mi sa che avete sentito male-
- No sei tu che non hai capito quello che voleva dirti Katniss. Si è arrabbiata con te perché l’hai abbandonata. Ti ha detto che non ha mai affermato di amare Gale e che non sono mai stati assieme e che mai ci staranno. Cos’altro vuoi un disegnino?- dice Jo con il suo tipico tono piccato ma schietto.
Guardo Lily e lei mi fa un cenno d’assenso per confermare quello che ha detto Johanna ma io non oso crederci.
- Peeta va da lei – mi dice dolcemente.
Non perdo più tempo e mi lancio alla ricerca di Katniss. Mi guardo attorno all’uscita del villaggio dei vincitori ma di lei nessuna traccia. Vado in ospedale ma non la trovo nemmeno lì, poi vado all’alloggio di sua madre ma neanche lì c’è la minima presenza di Katniss.
Sono disperato, non so più dove cercare. Non credo che Katniss conosca molti luoghi dove andare qui nel 4. L’unico altro posto che mi viene in mente è la spiaggia, per questo prendo il sentiero che dal Villaggio dei vincitori porta direttamente al mare.
Quando arrivo la vedo. Katniss è seduta con le ginocchia rannicchiate e con il viso rivolto verso il mare. Il vento le scompiglia i capelli e la luce del sole che sta per tramontare le colora il viso in maniera splendida. Questa immagine mi riporta alla mente un altro ricordo, come l’eco lontana di un sogno mai dimenticato.
Mi concedo cinque minuti per osservarla, vorrei avere qui le mie tele e i miei pennelli per poter ritrarre la bellezza di questa visione per sempre.
Mi avvicino lentamente a lei e le siedo accanto nella sua stessa posizione. Non parla quando sente il mio arrivo, non si muove nemmeno.
- Ho sempre amato i tramonti- dico.
- Lo so- risponde lei senza voltarsi.
- Sai da quando sono qui al 4 sono venuto spesso in spiaggia a pensare. Il rumore del mare ha un potere calmante su di me. Ma non è solo per questo che venivo. Può sembrare assurdo ma alla spiaggia, nonostante sia stata scenario della nostra seconda arena, è legato uno dei ricordi più felice che io abbia mai avuto. Un ricordo di noi. Venivo qui per sentirti vicina – le confesso.
- Io andavo a casa tua ad ammirare il quadro che ritrae noi due sulla spiaggia – fa una piccola pausa e poi continua – per sentirti vicino- sussurra quest’ultima parte ma al mio cuore è sembrato quasi che l’urlasse.
Questa affermazione mi spiazza. Forse hanno ragione Lily e Jo, Katniss mi ama. Ama me, non Gale! È me che vuole al suo fianco.
Così raccolgo tutto il mio coraggio e le chiedo quello che avrei voluto e dovuto chiederle già da molto tempo:
- Tu mi ami. Vero o falso?- mormoro.
È una semplice domanda la mia che però racchiude mille aspettative e speranze. Il tempo sembra quasi sospendersi nella mia mente. Tutto è silenzio attorno a noi. Non sento più il rumore del mare, del vento, dei gabbiani. Sento solo il rumore del mio cuore che batte all’impazzata e che sembra voglia saltarmi fuori dal petto.
Katniss si gira lentamente e mi guarda fisso negli occhi. Ha uno sguardo così intenso e determinato.
- Vero-
Il mio cuore sembra scoppiare per la gioia e la felicità. Mi prendo un secondo per imprimere i miei occhi nei suoi, in cerca di un’esitazione, un dubbio. Ma i suoi occhi sono limpidi, come una giornata di sole in piena estate. Accosto le mie mani al suo volto racchiudendolo e lentamente mi avvicino. Le nostre labbra si sfiorano finalmente dopo tanto tempo. È un bacio dolce, lento, delicato. Ma soprattutto pieno d’amore e non solo da parte mia questa volta. Perché lo sento ora il tuo amore Katniss e lo desidero. È un tripudio di emozioni dentro di me. Tutte le sensazioni che avevo provato sulla spiaggia della seconda arena ritornano più forti e intense che mai in questo momento, con la consapevolezza che questa volta è tutto reale. Perché lei mi ama davvero, perché lei ha scelto me. Perché questa volta ha risposto Vero.







Note dell'autrice:

Buona domenica a tutti! Spero vi piaccia questo capitolo e che vi faccia piacere che abbia già aggiornato. In settimana non so se avrei potuto e mi dispiaceva lasciarvi troppo con il fiato sospeso.


Ancora mille grazie a chi commenta questa storia, regalandomi tante belle emozioni! Grazie a chi dedica anche solo un minuto a questa storia leggendola silenziosamente. Grazie a tutti quelli che l'hanno ritenuta degna di essere inserita tra le preferite, le seguite e le ricordate. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** (Ri)nascita ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 


 

(Ri)nascita

 
 


POV Katniss



- Tu mi ami. Vero o falso?-
Il mio corpo vibra al suono di questa domanda. Mi giro lentamente verso di lui. Voglio incontrare i suoi occhi e che lui legga nei miei. Sono stanca di scappare. Basta nascondersi. Basta avere paura.
Con tutta la determinazione che riesco a trovare, pronuncio: - Vero –
Quando questa parola si libra nell’aria, sento anche il mio cuore innalzarsi, raggiungere quote che non aveva mai fatto prima.
Peeta mi guarda intensamente. Forse cerca di scorgere in me un dubbio, un’esitazione, ma non trova niente. Non può trovare niente, perché tutti i mie dubbi sono volati via con il mio Vero.
Lui racchiude il mio volto fra le sue mani. Sento il suo calore sulla mia pelle. Il suo profumo di pane e cannella si confonde a quello del mare. Inebriandomi.
Lui fa lentamente incontrare le nostre labbra, che quando si sfiorano tremano, felici di ritrovarsi nuovamente unite. Un brivido mi attraversa la schiena.
È un bacio dolce ma intenso. Le sensazioni che ho provato sulla spiaggia nell’arena non sono niente a confronto di quelle che sto provando adesso. Sento partire tutto l’amore che ho per Peeta dal mio cuore e giungere fino alle mie labbra, suggellandosi in questo bacio, che sa di eterno.
Voglio perdermi fra le sue labbra.
Sento sul mio viso il calore degli ultimi raggi di sole, che stanno dicendo addio a questa giornata. Una giornata che non vorrei finisse mai. Non mi importa se la notte ci sta per avvolgere o se il freddo ci raggiungerà.
Non avrò mai freddo se accanto a me ci sarà Peeta.
 
Peeta si stacca lentamente da me e appoggia la sua fronte alla mia. Fa un respiro profondo. Mi sta guardando intensamente. I suoi occhi brillano di una luce che non gli avevo mai visto prima.
È felice e io con lui.
- Non mi sembra vero – sussurra sulle mie labbra.
- Lo è. Questa volta lo è per davvero – gli rispondo.
Lui sorride e mi dà un bacio sul naso. Poi mi prende per mano e mi fa alzare.
- Vieni. Devo mostrarti una cosa –
Continuando a tenermi per mano mi trascina per le vie del distretto.
Incontriamo diverse persone che lui saluta. Molti sono sorpresi di vedermi insieme a lui, alcuni ci sorridono vedendoci mano nella mano.
Peeta mi riporta al Villaggio dei vincitori. Immagino che mi stia portando a casa di Annie ma in realtà si ferma nella casa accanto.
- Benvenuta a casa mia – dice aprendo la porta.
Quindi è qui che ha vissuto in questi mesi? Qui dove si è rifugiato.
Mi guardo attorno. È una bella casa, calda e accogliente.
- Devo andare a prendere una cosa. Mi aspetti qui?- mi chiede gentilmente.
Io annuisco e osservo la sua schiena mentre sale le scale che portano al piano di sopra.
Rimango in piedi al centro di questa stanza. Mi sento un’estranea che ha invaso la casa di una persona sconosciuta. Il Peeta del Distretto 4. Allontano da me questi pensieri. Il distacco da Peeta mi è stato utile per capire davvero i miei sentimenti.
Mi giro attorno e su una parete vedo tantissime fotografie appese. Mi avvicino per osservarle meglio.
In una foto ci sono Annie e Johanna sorridenti. Johanna ha la mano sul pancione di Annie. Ha uno sguardo dolce, uno sguardo che non le ho mai visto prima.
Osservo un’altra foto, in cui ci sono tutti. Roland, Lily, Jo, Annie e Peeta. Sono sdraiati in un giardino. Credo sia quello di Annie. Sorridono, sembrano felici.
Ci sono tantissime altre foto. I soggetti sono gli stessi. Mi soffermo su una in particolare. È Peeta in spiaggia. È seduto sulla sabbia e fissa il mare. Sembra assorto nei suoi pensieri.
 
Venivo qui per sentirti vicina
 
Le parole che Peeta mi ha detto poco fa mi ritornano in mente. Mi stavi pensando in quel momento Peeta?
Stavi pensando ad un’altra spiaggia? Al momento in cui ho capito di aver bisogno di te.
Guardando queste foto mi sento derubata di questi attimi felici che avrei potuto vivere anch’io con il mio dolce ragazzo del pane.
Quanti momenti assieme abbiamo perso così stupidamente? Quanti tuoi sorrisi mi sono persa, Peeta?
Non permetterò mai più che accada. Non ti lascerò mai più andare via.
Distolgo lo sguardo da questa foto e ne scorgo un’altra che attrae la mia attenzione. È una foto di Lily sorridente. A guardarla così non sembra una persona che abbia sofferto tanto. La stacco dalla parete per osservarla meglio.
Cerco tracce di sofferenza nei suoi occhi ma non le trovo. Sarà il perdono incondizionato il suo segreto?
Anch’io ho provato a perdonare. Ho perdonato Gale. Ho perdonato mia madre.
Mi rendo conto che l’unico perdono che non riuscirò mai a concedere del tutto è quello per me stessa. Nonostante la conversazione con Lily, nonostante quella sensazione di sollievo che ho provato e nonostante quello che ho pensato in quel momento, so che una parte di me non riuscirà mai a perdonarsi del tutto.
Come posso perdonarmi per le morti che ho causato, per le vite che ho spezzato, per aver lasciato che Prim morisse? Come posso perdonarmi per essere l’assassina della sorella di Lily?
Sento passi pesanti scendere le scale ma non mi volto. Non voglio che Peeta mi veda così, che capisca il buio che mi porto dentro in netto contrasto con il sole di questo distretto e con le persone con cui ha condivi gli istanti felici ritratti in queste foto.
I passi di Peeta si dirigono in un punto imprecisato della stanza, sta armeggiando con qualcosa.  Quando finisce, lo sento avvicinarsi a me fin quando non è il suo calore ad avvolgermi. Mi circonda con le sue braccia e appoggia la testa nell’incavo del mio collo. La sua guancia sfiora la mia. Sento il suo respiro nel mio orecchio. Mille brividi mi percorrono il corpo. Peeta allunga una sua mano, fino ad incontrare la mia. Quella che ha la fotografia di Lily. Prende la fotografia e la toglie gentilmente dalle mie mani, posandola sul mobile che è vicino a noi. Mi fa voltare dolcemente verso lui. Abbasso il capo. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, non voglio che il grigio cupo dei miei occhi contamini il limpido azzurro dei suoi.
Lui, però, fa incontrare i nostri occhi, sollevando il mio mento. Vedo preoccupazione sul suo volto, sta cercando di leggermi dentro. Lancia uno sguardo fugace alla fotografia, sembra capire.
- Katniss se lei è riuscita a perdonarci, non credi che potremmo provarci anche noi?- fa una piccola pausa e aggiunge - A perdonarci intendo- mi dice scostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- È giunta l’ora di lasciare andare via i fantasmi del passato. Ora che siamo finalmente assieme so che niente è impossibile. Ci vuoi provare con me?- mi chiede speranzoso.
So che ha ragione come so che se c’è lui con me posso farcela, posso provare a lasciare andar via anche quella parte di me che non riesce a perdonarsi per il passato. Non so se ci riuscirò ma di sicuro ci proverò. Per questo annuisco e sussurro: - Insieme- prima di buttarmi fra le sue braccia.
È qui che voglio sempre stare, qui che voglio provare a vivere una vita migliore, fra le braccia di Peeta.
Sento le sue mani accarezzarmi la schiena e i suoi baci sui miei capelli. Come ho potuto vivere in questi mesi senza provare queste sensazioni che mi fanno sentire finalmente viva?
Peeta scioglie delicatamente il nostro abbraccio.
- Allora vuoi vedere quello per cui ti ho fatta venire qui?- mi chiede sorridendo.
Io annuisco.
Peeta mi conduce dall’altro lato della stanza dove si trova un cavalletto e al di sopra del quale c’è un quadro.
All’inizio sembra una copia esatta del quadro che Peeta ha a casa sua nel Distretto 12 e che io spesso ammiravo. Poi però mi accorgo che non è lo stesso momento. Io e lui non siamo vestiti come nell’arena e a guardarla bene quella non è la spiaggia dell’arena. Non si intravede in lontananza la cornucopia e nemmeno uno dei raggi che da essa si irradiavano per il lago salato dove si trovavano le postazioni iniziali dei tributi. No è la spiaggia del Distretto 4 questa, ora la riconosco dagli scogli che intravedo sulla destra di Peeta nel quadro. Io e lui diamo le spalle all’occhio dell’osservatore nel dipinto, i nostri sguardi sono puntati verso il mare. Un mare tinto con i colori del tramonto. Le nostre mani sono appoggiate sulla sabbia e sembrano sfiorarsi. Peeta ha dipinto uno dei momenti più belli della mia vita, uno di quei momenti che mi porterò per sempre nel cuore. Ma come è possibile? È accaduto solo pochi minuti fa.
Mi giro verso Peeta sorpresa.
Lui alza le spalle e mi sorride:- L’ho sognato qualche settimana fa. Era un sogno così bello che ho voluto riprodurlo su tela. Non avrei mai immaginato che si sarebbe realizzato. Evidentemente il mio inconscio non ha mai rinunciato a un noi – dice arrossendo impercettibilmente.
Noi. Una parola che fino a qualche giorno fa, qualche ora fa, mi terrorizzava. Adesso mi sembra bella come un fiore in primavera, come il pane appena sfornato, come gli occhi di un bambino, come la rugiada su un filo d’erba. Bella come i nostri nomi pronunciati assieme. Katniss e Peeta. Non più gli sfortunati amanti del Distretto 12 ma due semplici ragazzi che si amano.
Mi avvicino a Peeta e poggio le mie mani sul suo petto. Faccio incontrare le nostre labbra. All’inizio è un bacio dolce, un po’ come quello che ci siamo dati sulla spiaggia ma carico di nuovi significati. Non c’è più solo la consapevolezza di amarci reciprocamente ma la certezza che da adesso in poi condivideremo una vita assieme, perché non saremo semplicemente io e lui, saremo noi.
Peeta affonda la mano fra i miei capelli e approfondisce il nostro bacio. Le mie mani vagano sul suo petto e la sua schiena. Un fuoco estraneo si impadronisce dei miei sensi, mi fa desiderare sempre di più questo contatto. Mi sento quasi sopraffatta da questa fame. Fame di Peeta.
All’improvviso sentiamo la porta d’ingresso spalancarsi e vediamo Johanna Mason precipitarsi nel salone dove io e Peeta ci troviamo. Al suo ingresso ci stacchiamo bruscamente.
- Meno male, siete qui – dice sollevata.
Ci guarda un attimo, ma non fa nessuna battuta sul modo in cui ha trovato me e Peeta avvinghiati. Non è da lei. Sembra preoccupata.
- Annie – dice- sta per avere il bambino!-
 
 
 
POV Peeta
 


Johanna è qui di fronte a noi e sembra sconvolta.
- Jo ma come è possibile? Doveva partorire fra due settimane- dico incredulo.
- Lo so ma sta di fatto che le si sono rotte le acque e adesso è in ospedale -  dice tutto d’un fiato.
-  Ma quando? Come?- le chiedo ancora sorpreso dalla notizia.
- Poco dopo la vostra sceneggiata, mentre io, Lily, Roland ed Annie mangiavamo la tua torta al cioccolato, ottima fra parentesi, ad Annie le si sono rotte le acque. L’abbiamo subito portata in ospedale e una volta lì mi sono accorta che avevamo totalmente scordato di prendere la borsa di Annie per il parto – dice indicando la borsa che ha in mano e che non avevo notato -  Prima di ritornare in ospedale, ho deciso di passare da te per vedere se eri in casa. Avevo ragione e fra l’altro sei anche in ottima compagnia vedo – dice lanciando uno sguardo divertito a Katniss che risponde a quella provocazione con uno dei suoi soliti sguardi truci.
- Hai fatto bene. Veniamo con te- le dico lanciando uno sguardo a Katniss che annuisce.
Quasi corriamo lungo il tragitto verso l’ospedale. La mia mano è ben ancorata a quella di Katniss. Ho la paura irrazionale che se la lasciassi, mi scivolerebbe via dalle mani.
Quando arriviamo nel reparto maternità troviamo Lily e Roland nella sala d’attesa. Lily lancia uno sguardo alle mie mani intrecciate a quelle di Katniss e mi sorride complice.
- Allora come sta Annie?- chiedo.
- Ciao anche a te Peeta – dice Roland ridendo.
- Scusate. Ciao a tutti. Ora mi puoi dire come sta Annie?- chiedo un po’ irritato un po’ divertito dai modi di fare di Roland.
- Sta bene. C’è mia madre con lei. Il dottore ha detto che è ancora presto per il parto. Mi sa che ci vorrà tutta la notte – dice.
- Possiamo andare da lei? – chiedo.
- Può entrare solo una persona alla volta, massimo due. Io e Lily ci siamo già stati. Vai tu così puoi anche portarle la borsa con le sue cose e permetterai a mia madre di uscire un po’ da quella stanza – mi risponde.
- Perfetto – gli dico, poi poso il mio sguardo su Katniss che sembra un po’ preoccupata: - Vuoi venire con me?- le chiedo.
Lei scuote la testa e mi dice: - Vai tu-
Sono un po’ deluso dalla sua risposta ma cerco di non farlo vedere. Sono costretto a lasciarle la mano e una stupida, folle paura mi invade. Vorrei chiederle di restare con me, di non andare via ma so che la mia richiesta sembrerebbe ridicola. Per questo le poso un bacio sulla fronte e mi dirigo verso la stanza di Annie.
Quando entro trovo Annie sdraiata sul letto con addosso il camice tipico dei degenti in ospedale. Accanto al suo letto, seduta su una sedia, c’è la signora Cresta.
- Peeta – esclama Annie felice di vedermi.
- Annie. Come stai? – le chiedo.
- Abbastanza bene – mi risponde con i suoi modi dolci.
Mi rivolgo alla madre di Roland: - Starò io un po’ con Annie. Se vuole uscire un po’, non c’è problema –
La signora Cresta lancia uno sguardo ad Annie per assicurarsi che stia bene e poi annuisce verso di  me e mi ringrazia.
Quando rimaniamo soli io ed Annie, mi avvicino al suo letto. Le scosto alcune ciocche di capelli dal viso e lei mi ringrazia con lo sguardo.
All’improvviso una smorfia di dolore compare sul suo volto. Io le prendo la mano e lei ricambia la stretta in maniera decisa e forte. Lentamente rilassa la sua mano nella mia.
- Scusa. Era una contrazione ma adesso è passata –
- Non ti preoccupare. Puoi usare la mia mano ogni volta che vorrai – le dico.
- Grazie Peeta –
Rimaniamo in silenzio. Ogni tanto una contrazione sorprende Annie e lei torna a stringere la mia mano.
All’improvviso dopo una contrazione abbastanza forte Annie mi sussurra: - Ho paura –
Ho un brivido a questa affermazione, perché in realtà anch’io ho paura che qualcosa possa andare storto.
Non posso però mostrarmi spaventato davanti ad Annie.
- Annie andrà tutto bene. Sarai bravissima e te la caverai – le dico.
- E se succedesse qualcosa al bambino?- mi chiede.
- Non succederà niente al tuo bambino – le dico per rassicurarla – Ricordi quando abbiamo ascoltato assieme il bambino muoversi?- le chiedo poi.
Lei annuisce, sorridendo al ricordo.
- Bene. Fra poche ore lo vedremo di persona. Non percepiremo solo il suo movimento tramite le nostre mani ma lo potremo vivere con tutti i sensi. Sarà un bambino bellissimo –
Annie mi stringe la mano non per via del dolore ma come ringraziamento.
- Vorrei che Finnick fosse qui, che potesse vedere suo figlio. Nostro figlio – mi dice mentre una lacrima le scivola lenta lungo la guancia.
Sento una fitta al cuore. Non dovrei esserci qui io, accanto ad Annie. Doveva esserci Finnick. Lui meritava di essere qui in questo momento. Meritava di conoscere suo figlio, di passare tanti momenti belli con la sua famiglia.
So per certo però che lui non è del tutto andato via. Sarà sempre accanto alle persone che ha amato. Come Prim, i miei genitori, i miei fratelli e tutte le persone che hanno perduto la propria vita per un mondo migliore.
- Annie, Finnick è sempre accanto a te, anche in questo momento. Lui veglierà sempre su di te e su vostro figlio. Vivrà sempre nel tuo cuore, perché quando si ama così intensamente, così profondamente, quando si è toccati da  un amore così intenso da travalicare i limiti dello spazio e del tempo, come l’amore che Finnick nutriva per te, non si rimane mai soli – le dico con il cuore.
- Grazie – mi dice commossa, accarezzandosi la pancia prima di afferrare repentinamente la mia mano a causa dell’arrivo di un’altra contrazione.
Nel frattempo arriva un dottore che mi fa uscire dalla stanza per visitare Annie. Nel corridoio incontro Johanna assieme alla madre di Roland, sopraggiunte per darmi il cambio.
Quando mi reco in sala d’aspetto trovo solo Roland stravaccato su una sedia.
- Dove sono Katniss e Lily? – gli chiedo.
- Lily è dovuta tornare a casa, Katniss credo sia andata a trovare sua madre –
Lo ringrazio con un cenno per l’informazione e mi dirigo verso il reparto in cui è ricoverata la madre di Katniss.
Sulla soglia della camera della signora Everdeen osservo Katniss seduta sulla sedia accanto al letto della madre, le sta accarezzando la mano mentre la signora Everdeen dorme.
Mi avvicino lentamente a lei e le poggio una mano sulla spalla.
Lei alza il viso su di me e fa un debole sorriso.
- Ehi – sussurra – Sono venuta a controllare come stesse mia madre – aggiunge.
- Hai fatto bene – le dico facendo con la mano una lieve pressione sulla sua spalla per rassicurarla.
Lei si alza piano e indica la porta. Ci dirigiamo entrambi verso il corridoio.
- Come sta Annie?- chiede.
- Bene –
Lei mi guarda con occhi preoccupati e so a cosa sta pensando. Sta provando la stessa paura di Annie, la mia stessa paura che qualcosa possa andare male. È la paura di persone che hanno perso troppo e che si aspettano il peggio dalla vita. Questa volta però non sarà così, andrà tutto bene.
È a causa di questa paura che non è voluta venire a trovare Annie, ora lo so, lo capisco e mi sento così stupido per aver avuto paura per un attimo che si stesse allontanando da me.
Le prendo le mani e le stringo con le mie portandomele al petto.
La guardo fisso negli occhi: - Katniss andrà tutto bene. Annie e il bambino staranno bene –
- Come fai ad esserne certo?- mi chiede.
- Lo so e basta. Ti fidi di me? –
Lei mi sorride e annuisce.
- Allora non avere più paura e vieni con me – le dico trascinandola verso il reparto maternità.
 
 
 
POV Katniss


 
Il contatto con la mano di Peeta mi rassicura. Quando si è allontanato da me per andare da Annie mi sono sentita sopraffare da una paura cieca. Ho ricordato le volte in cui alcune donne, venute da mia madre per partorire non ce l’hanno fatta a causa di alcune complicazioni, o volte in cui il bambino è nato morto. Non voglio che questo accada ad Annie e al suo bambino.  Al bambino di Finnick. Loro meritano una vita felice e piena.
Non voglio affrontare altro dolore.
Mi concentro sulle nostre mani intrecciate, la mano di Peeta mi infonde coraggio.
Quando arriviamo nella sala d’aspetto del reparto maternità, troviamo solo Roland.
- Novità?- chiede Peeta.
- Nessuna – risponde Roland.
Ci sediamo accanto a Roland e aspettiamo in silenzio.
Il tempo passa e non sappiamo ancora niente. Ogni tanto arriva Johanna che ci rende partecipe delle ultime visite del dottore. Io sono passata un momento da Annie a salutarla, ma sono andata quasi subito via dopo aver visto la smorfia di dolore sul suo viso causata da una contrazione.
È passata la mezzanotte ormai ma non sappiamo ancora niente.
Mentre siamo seduti qui in silenzio, all’improvviso Roland fa un movimento brusco, toccandosi la fronte con una mano.
- Peeta! Lo avevo completamente dimenticato – esclama.
- Cosa? – chiede Peeta allarmato.
- Ieri pomeriggio ha chiamato il tuo mentore, Haymitch –
Io mi giro sorpresa verso Roland. Haymitch ha chiamato lui? Perché? Come faceva a sapere il suo numero e soprattutto a sapere chi fosse? Dopo qualche secondo collego.
- Era tuo il numero di emergenza di Peeta?- esclamo.
Peeta si gira sorpreso verso di me: - Tu che ne sai del numero di emergenza?- mi chiede.
Sento le mie guance colorarsi lentamente. Avevo chiesto quel numero ad Haymitch per chiedere a Peeta di tornare, per rivelargli i miei sentimenti.
- Me lo ha detto Haymitch – dico fugacemente e per togliermi dall’imbarazzo chiedo a Roland: - Cosa voleva Haymitch?-
- Voleva parlare con Peeta. Quando gli ho detto che Peeta non c’era ha iniziato a chiedermi in che distretto fossimo ma io non gli ho detto niente. Come mi avevi detto tu di fare – dice rivolgendosi a Peeta - Lui non è stato molto gentile a questo punto, ha iniziato a sbraitarmi contro e alla fine si è calmato e ha detto testuali parole: “Dì al ragazzo di smettere di giocare a nascondino, alzare quelle chiappe e prendere il primo treno per il Distretto 4, dove si trova dolcezza perché la madre ha avuto un infarto ed è ricoverata” poi mi ha minacciato che se non ti avessi riferito il messaggio mi sarebbe venuto a cercare e me l’avrebbe fatta vedere!- conclude Roland preoccupato.
Io e Peeta ci guardiamo e contemporaneamente scoppiamo a ridere. Tipico di Haymitch. Oltre all’ilarità che le sue parole mi hanno provocato, sono commossa dal fatto che abbia chiamato Peeta per dirgli di strami vicino. Non smetterà mai di proteggermi.
 - Allora lo chiamerai? Ho davvero paura che possa farmi quello che ha detto – dice Roland a Peeta con aria comica.
- Non credo che lo farò. Che dici Katniss se gli facessimo una sorpresa? Immagina come reagirà quando ci vedrà scendere dal treno mano nella mano?- mi dice divertito.
Queste parole mi riempiono il cuore. Peeta ha davvero deciso di tornare con me al Distretto 12. Avevo paura che nonostante tutto volesse rimanere qui dove ha una vita felice e serena. Ma lui ha detto che tornerà e che vuole fare una sorpresa ad Haymitch. Immagino già la sua faccia quando ci vedrà e sorrido.
- Sarebbe bello fargli una sorpresa – rispondo.
Sentiamo Roland protestare e allontanarsi borbottando qualcosa. Ma noi non lo ascoltiamo perché ci stiamo guardando negli occhi. La frase di Peeta che voleva essere uno scherzo nascondeva in realtà una promessa. La promessa di iniziare insieme una nuova vita nel nostro distretto. La promessa di giorni felici.
Ci sorridiamo a vicenda, complici di questa consapevolezza.
- Katniss come mai Haymitch ti ha parlato del numero di emergenza? – mi chiede lui con uno sguardo allegro.
Sento nuovamente le mie guance infiammarsi. Abbasso lo sguardo imbarazzata. Improvvisamente la punta delle mie scarpe è diventata molto interessante ai miei occhi.
- Gli avevo chiesto un modo per rintracciarti – gli dico.
- E come mai volevi rintracciarmi? – mi chiede.
Ha capito che sono in imbarazzo ma nonostante questo continua ad interrogarmi. Vuole sapere. Ha bisogno di sapere. Nonostante l’imbarazzo, so che glielo devo. Gli devo delle spiegazioni.
-Vedi io…avevo capito che…- non riesco a dirglielo.
Devo farlo. Per lui. Per me. Per noi.
- Volevo chiederti di tornare….tornare da me – gli dico.
Sento la sua mano sollevarmi il mento. Quando incontro i suoi occhi, sono radiosi. Emanano una lucentezza particolare. Gli sorrido.
- Posso confidarti un segreto?- mi dice sorridendo.
Io annuisco.
- Quando ho dato quel numero ad Haymitch, speravo che lo desse a te e che fossi tu a chiamarmi. Sappiamo entrambi che Haymitch non è bravo a mantenere le promesse e sapevo per certo che se tu glielo avresti chiesto te l’avrebbe dato – dice in tono scherzoso.
Un dubbio però lascia il posto al suo sorriso.
- Come mai non hai chiamato?- chiede un po’ triste.
Forse crede che avessi rinunciato a lui, per questo mi affretto a rispondere: - Ci ho provato ma non mi ha risposto nessuno e subito dopo ho ricevuto la notizia di mia madre – gli dico quasi scusandomi.
- Come non ti ha risposto nessuno? Roland mi aveva assicurato che ci sarebbe stato sempre qualcuno a casa! Avevo dato il suo numero perché il numero della casa in cui sto è quello di Finnick ed ero sicuro che Haymitch l’avrebbe riconosciuto. Non volevo trovarmi Haymitch dietro la porta di casa che mi riportava per capelli nel 12. Non ero pronto a tornare- mi dice in tono di rammarico.
Per un attimo la paura che lui voglia restare qui mi ritorna alla mente. Lui deve leggere qualcosa dal mio sguardo perché aggiunge: - Ora lo so sono. Sono pronto a tornare anche domani stesso, con te – mi dice prima di lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.
Nel frattempo vediamo arrivare Roland con sua madre.
- Annie è entrata in sala parto. Sta per avere il bambino. Johanna è entrata con lei – dice il cugino di Annie.
Improvvisamente la tensione provata prima torna tra noi. Stringo forte la mano di Peeta.
Roland inizia a passeggiare avanti e dietro per la sala d’attesa, la madre si siede a qualche sedia di distanza da noi, il viso teso per la preoccupazione.
Dopo non so quanto, non sono in grado di quantificare il tempo in questo momento, vediamo arrivare Johanna.
Indossa una cuffietta e un camice verde. È radiosa.
- È nato. Sta bene. Stanno entrambi bene – dice sorridendo.
Noi in attesa emettiamo all’unisono un sospiro di sollievo. Un secondo dopo scoppia la felicità.
Ci abbracciamo, ridiamo, sorridiamo. È una grande festa.
Quando l’euforia inizia a scemare, iniziamo a sommergere Johanna di domande: quanto pesa? com’è? quando possiamo vederlo?
Johanna risponde con calma a tutte le nostre domande. Per quanto riguarda andare da Annie, ha detto che  lei vorrebbe vederci, nonostante la stanchezza. Dobbiamo sempre rispettare la regala di massimo due persone alla volta. Per primi vanno Roland e sua madre, dopo tutto loro fanno parte della sua famiglia. Lancio un’occhiata a Peeta e lo vedo impaziente di conoscere il piccolo Odair. Anch’io lo sono.
Quando ritornano dalla visita, Peeta mi afferra per mano e mi trascina quasi volando in camera di Annie.
 
La neo-mamma è stesa sul letto, con la schiena appoggiata su alcuni cuscini. In braccio ha un piccolo fagotto. Lo guarda con un amore speciale, un amore che solo una madre è in grado di dare.
Quando sente i nostri passi, Annie alza la testa e sorride. È un’immagine bellissima. Annie emana una luce particolare che offusca la stanchezza del suo volto.
- Ciao – dice piano.
- Ciao – rispondiamo io e Peeta insieme.
- Possiamo vederlo?- chiede timidamente Peeta.
- Certo- risponde dolcemente.
Ci avviciniamo a piccoli passi al letto di Annie. Quando siamo abbastanza vicini, lei porge quel fagottino verso Peeta.
- Vi presento Finnick Peeta Odair – dice Annie sorridendo a Peeta.
Vedo l’emozione e la commozione sgorgare dal viso di Peeta. Guarda prima il bimbo e poi Annie incredulo.
- Io…non..- farfuglia.
È la prima volta che lo vedo senza parole.
- Grazie – alla fine aggiunge.
Annie gli sorride e gli stringe un braccio.
Peeta allunga le mani e  prende in braccio quel piccolo fagotto. Io mi avvicino e osservo quell’esserino. 
Ha il viso arrossato e gli occhi chiusi. Sembra dormire beato. Ha pochi capelli ma sembrano già avere dei riflessi chiari.
Un’emozione indescrivibile mi riempie il cuore.  Provo un affetto smisurato per questa piccola creatura. Il figlio di uno dei miei amici più cari. Finnick. È un esserino così piccolo e fragile che però emana una forza ineguagliabile. La forza della vita, la forza della speranza. È un bimbo concepito in un mondo di oppressione e distruzione, nato in un mondo libero e pieno di fiducia per il futuro.
Guardo Peeta. Sta ammirando con occhi tutti nuovi questo bambino.
Peeta rappresenta per me la speranza e la voglia di vivere e questo bambino ha rafforzato in me questo desiderio mostrandomi quanta vita e rinascita c’è attorno a noi. Quanto bello può essere ancora il mondo.
Accarezzo delicatamente una mano di questo meraviglioso bambino, mentre con l’altra accarezzo la schiena di Peeta che si volta a guardarmi con un sorriso bellissimo.
Lui, la mia speranza e la mia rinascita.
Il mio futuro.
- È bellissimo Annie – mormoro.
Lei mi sorride. È il sorriso di una madre.





Note dell'autrice:


Ciao a tutti. Come sapete avevo deciso di finire la storia con il capitolo precedente ma poi ho pensato che non sarebbe stato giusto non farvi conoscere il piccolo Odair. Spero vi sia piaciuto.


Ringrazio dal più profondo del cuore tutti quelli che commentano la mia storia, mi avete dato la spinta per giungere fino a questo punto. Grazie anche a tutti coloro che hanno inserito la mia storia nelle loro liste e anche a tutti i lettori silenziosi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Un anno dopo ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

Un anno dopo

 


POV Katniss
 


Apro leggermente gli occhi. A giudicare dal buio della stanza deve essere ancora notte fonda.
Un fresco venticello mi accarezza il viso. Un brivido di freddo fa tremare il mio corpo.
Sento immediatamente la mancanza di quel calore familiare che mi culla e protegge durante le notti. 
Mi agito leggermente tra queste lenzuola. Muovo delicatamente una mano alla ricerca della fonte di quel calore abituale, diventato ormai parte di me.
Tiro un sospiro di sollievo quando trovo quel che cerco. Sfioro delicatamente il suo corpo, accarezzandogli un fianco e subito mi tranquillizzo. Sento un’ondata di calore invadere il mio cuore e le mie membra.
Continuo a muovermi lentamente, fin quando non ritrovo la mia posizione abituale. La mia testa sul suo petto, le mie braccia che lo avvolgono.
Peeta si muove leggermente e mi stringe a sé.
- Hai avuto un incubo? – mi chiede con la voce impastata dal sonno.
- Niente incubo- sussurro.
- Bene – mi dice prima di posarmi un bacio fra i capelli. Con una mano mi accarezza il fianco dolcemente e io mi godo la gradevole sensazione che questo suo semplice gesto mi trasmette.
- Ti amo, Kat – sussurra fra i miei capelli.
Sorrido sul suo petto. Le sue parole mi arrivano dritte al cuore, come note armoniose di una splendida melodia. Ogni volta è sempre più bella, sempre più magica.
Pian piano, mi addormento tra le sue braccia, ascoltando il dolce ritmo del suo cuore, non prima che un debole sussurro esca dalle mie labbra, Vero.
 
 
Quando riapro gli occhi è già mattina. Il sole deve essere sorto già da un paio d’ore. Mi rigiro nel letto in cerca nuovamente di Peeta ma non lo trovo. Deve essere già uscito per recarsi in panetteria. Da quando l’ha aperta qualche mese fa, dedica a quel luogo anima e corpo e io volentieri lo aiuto.
Indosso una vestaglia e mi reco al piano inferiore. È una bella giornata di sole, ottima per la caccia.
Attraverso il salone e lancio un’occhiata alla parete che sovrasta il camino. Appesi, uno accanto all’altro ci sono due quadri dipinti da Peeta. Il primo è il quadro che ci ritrae sulla spiaggia dell’Edizione della memoria, il quadro che tante volte mi è stato di conforto nei mesi di lontananza da Peeta. Il secondo è il quadro dipinto da Peeta nel Distretto 4 che ritrae noi due sulla spiaggia, rivolti verso il mare. Il quadro che ritrae un sogno di Peeta, un sogno divenuto reale.
Quando siamo tornati nel Distretto 12, lui mi ha fatto dono di questi due quadri ed io ho espresso il desiderio di appenderli sulla parete del soggiorno. Guardarli mi rilassa. Riesco a percepire l’odore di salsedine, il sole sul mio viso, il sapore delle labbra di Peeta.
Con il suo tratto leggero Peeta ha aggiunto nell’angolo destro del secondo dipinto la parola Vero, colorata di arancione. Osservo quella parola e sorrido. Vero è diventata una parola di uso familiare per me. La considero una parola così concreta, così carica di significati, così esclusivamente nostra che è l’unico modo in cui mi sembra di poter veramente esprimere i miei sentimenti per Peeta.
Non posso credere che sia passato un anno esatto da quel primo Vero, da quando la mia vita si è tinta di tante mille sfumature colorate che Peeta ha aggiunto con il suo tocco leggero e delicato.
In questi mesi io e lui siamo cambiati e cresciuti. Il dolore non se ne è mai andato del tutto ma ogni volta che ci sorprende una fitta acuta di sofferenza, l’affrontiamo insieme. Lui è la mia forza e la mia speranza e io la sua. Le nostre vite ormai sono unite in un’unica sola.
 
Dopo la nascita di Finnick Peeta, abbiamo trascorso due splendide settimane nel 4, coccolando il piccolo ed Annie, scherzando con Johanna, Roland e Lily, osservando con soddisfazione i progressi di mia madre.
Io e Peeta siamo anche andati al mare un paio di volte. Abbiamo imparato a conoscerci meglio, a viverci in un modo diverso. Senza la paura e il dolore ad incombere sul nostro cuore, abbiamo avuto la possibilità di vivere liberamente e serenamente il nostro amore.
Quando mia madre si è ristabilita del tutto, ho dovuto fare ritorno nel 12, non avendo più il permesso di rimanere in quel distretto. Peeta mi ha seguita senza alcuna esitazione, non guardandosi mai indietro.
Ancora adesso mi fa sorridere pensare all’espressione sconvolta e sorpresa di Haymitch quando ha visto me e Peeta scendere dal treno con le mani intrecciate. Si è arrabbiato con noi per averlo fatto preoccupare ed essere scomparsi, ma io sono riuscita a scorgere il guizzo di felicità che ha attraversato i suoi occhi. Adesso ogni sera viene a cena da noi. Siamo una famiglia ormai.
Tornato nel 12, Peeta si è messo subito al lavoro. Ha iniziato i lavori per aprire la nuova panetteria e ha dato una grande mano alla ricostruzione del distretto trascinando anche me nella sua frenesia. Si è anche fatto carico della costruzione di un parco giochi per bambini, molto simile a quello del 4, che durante la mia permanenza in quel distretto mi ha portato a visitare. Sosteneva che un luogo libero e felice non può essere tale se per strada non si sentono le voci gioiose dei bambini.
Il parco giochi “Primrose Everdeen” è sorto vicino alla nuova scuola. Quando Peeta mi ha espresso la sua volontà di dedicare quel parco alla memoria di mia sorella, quasi venivo sopraffatta dall’emozione e una nuova ondata di amore, riconoscenza e orgoglio verso Peeta mi ha travolta. Non smetterà mai di sorprendermi e aiutarmi.
Quando passo davanti a quel parco giochi e sento le urla felici dei bambini, in quelle urla riesco a cogliere l’eco lontana delle risate della mia dolce paperella. Sarebbe stata orgogliosa di questo parco.
 
Distolgo lo sguardo da questi due quadri che generano in me tante emozioni e lo faccio vagare per il salone. Ha assunto un aspetto più accogliente e familiare. Peeta lo ha riempito di foto. Voleva che la nostra casa fosse piena dei visi delle persone che amiamo.
Si, la nostra casa.
Mi procura ancora una certa emozione, chiamare così questa casa. Quando siamo tornati nel 12, non c’è stato bisogno di parole, né di richieste, è avvenuto tutto naturalmente.
La maggior parte delle foto ritrae Finnick jr. Annie manda una volta al mese a me e Peeta le sue foto. Lei e il bimbo stanno bene e vivono sereni anche grazie all’aiuto di Johanna che si è fermata stabilmente nel Distretto 4 ed ha iniziato una relazione con Roland, che dopo tutti i suoi sforzi è riuscito a conquistarla.
Lily, invece, ha fondato un’associazione a carattere nazionale per i familiari delle vittime della guerra e degli Hunger Games. Viaggia molto per i distretti per la gestione di questa fondazione che aiuta alla ricostruzione dei luoghi distrutti dalla guerra. Lei e Peeta si sentono spesso, il legame che hanno costruito nel 4 è davvero molto forte. Si sostengono a vicenda. Io non so se sarò mai capace di esserle amica ma sentirla e sapere che sta bene mi riempie di gioia.
Mia madre, che sta molto meglio ed è tornata a lavorare in ospedale, le dà una mano con l’associazione. Credo che aiutare altri che hanno perso qualcuno di importante le sia di aiuto per superare la morte di Prim.
Fra qualche mese verranno tutti a trovarci nel 12. Non vedo l’ora, soprattutto di abbracciare Finnick jr.
Domani compie un anno e io e Peeta gli abbiamo comprato un mucchio di regali. Io volevo spedirli ma Peeta ha insistito per portarglieli di persona. Quindi una settimana fa è andato per qualche giorno nel Distretto 4. Quando l’ho salutato in stazione ho provato l’irrazionale paura che non tornasse più da me. Ma lui è tornato, con il suo splendido sorriso, accompagnato dal profumo del mare.
Qualche mese fa anche Gale è tornato per un giorno al 12 per un incarico ufficiale. È stato un po’ imbarazzante, accoglierlo a casa nostra, però, è stato bello rivederlo e abbracciarlo. Rimarrà sempre il mio migliore amico.
Ormai lui si è ritrasferito nel 2, dove ha raggiunto la sua famiglia e da quello che si è lasciata sfuggire Posy nell’ultima chiamata, ho capito che deve aver incontrato una persona speciale. Mi aspettavo una nota di gelosia da parte mia a questa notizia e invece l’unica cosa che ho provato è stata sollievo. Sollievo che Gale sia riuscito a trovare una sua felicità.
 
Mi rendo conto di essere rimasta imbambolata a guardare queste fotografie da più di mezzora, dimenticandomi di fare colazione, per questo mi reco in cucina. Trovo la mia colazione già pronta sul tavolo. Ci sono una montagna di biscotti su un piatto e del the freddo in una tazza. Sul tavolo c’è un biglietto con la calligrafia precisa e sicura di Peeta.
 
Buongiorno e buona colazione Kat
 
Sorrido. Lo faccio spesso da quando Peeta è tornato. Da quando viviamo insieme lui mi riempie di queste piccole attenzioni e gentilezze. Mi fa sentire amata ogni giorno, ogni minuto, ogni istante. Mi fa sempre sentire la sua presenza. La stessa aria che mi circonda è pervasa dal suo profumo. Profumo di pane e cannella. Profumo di Peeta.
Mi siedo e sorseggio il the. Prendo anche un biscotto e ne assaporo la bontà lentamente.
Finita la colazione sparecchio la tavola. Quando sollevo il piatto con i biscotti trovo una busta. All’interno c’è un foglio piegato.
Incuriosita lo apro e rimango sorpresa. È un disegno che ritrae una bambina con due trecce e un vestito scozzese su una sedia in mezzo ad un’aula scolastica. Attorno a lei ci sono alcuni bambini seduti nei banchi. In particolare un  bambino dai capelli biondi, guarda con particolare attenzione quella bambina. Sembra quasi rapito da quella visione.
Nella parte inferiore del foglio c’è  una scritta.
 
Questo è l’attimo in cui ho iniziato ad amarti e da allora non ho mai smesso nemmeno per un istante.
 
Al di sotto di questa scritta ce ne sono delle altre.
 
Ti ho inseguita e cercata per tanti anni. Adesso è il tuo turno.
Cercami, Katniss.
Trovami.
Segui la scia di questo disegno.
Vai dalla persona che oltre noi era presente quel giorno.
 
Rimango sbalordita e turbata da questo disegno e da queste parole. Le rileggo attentamente. Cosa vuol dire cercami, trovami? Perché Peeta vuole che lo cerchi? Dove può essere andato?
Subito penso che sia uno dei suoi soliti scherzi e sto per mettere da parte il biglietto quando l’occhio mi ricade sul disegno. È troppo ben curato e dettagliato per essere uno scherzo. In più ritrae un momento importante per la nostra storia, il momento in cui Peeta si è innamorato di me.
Peeta vuole davvero che lo cerchi. Ma come mai? C’entrerà il fatto che oggi ricorre l’anniversario del nostro Vero?
Vorrà farmi una sorpresa?
Rileggo le parole scritte sul biglietto.
 
Segui la scia di questo disegno
 
Non mi dice nulla.
 
Leggo l’altra frase.
 
Vai dalla persona che oltre noi era presente quel giorno.
 
Chi c’era quel giorno con noi? Riguardo il disegno e mi concentro sui volti degli altri bambini. Riconosco il viso paffuto e solare di una bambina. Delly. Vuole che vada da Delly.
Sono indecisa sul da farsi. Non mi va di andare da Delly. Potrei rimanere qui e aspettare il ritorno di Peeta. Sono quasi tentata di farlo, ma poi l’immagine della delusione nei suoi occhi se non lo facessi mi fa cambiare idea. Corro in camera mia a cambiarmi.
Arrivo da Delly un quarto d’ora dopo. Quando mi viene ad aprire un largo sorriso le ricopre tutta la faccia.
- Katniss! Sei venuta allora!- quasi urla.
- Delly mi spieghi cos’è questa storia?- le chiedo mentre mi fa entrare in casa.
- Mi spiace non so niente e anche se lo sapessi ho la bocca cucita. Ho solo il compito di darti questa – dice mentre si avvicina al tavolo del soggiorno per prendere una busta che mi porge.
- Sai, non credevo che saresti venuta, Peeta invece ne era convinto. O meglio era fiducioso che venissi. A quanto pare aveva ragione – dice raggiante.
- Già – le rispondo laconicamente mentre inizio ad aprire la busta.
Lei mi blocca allarmata: - No! Devi aprirla da sola. Peeta è stato molto chiaro su questo punto. Vuole che tu faccia tutto da sola –
Io la guardo sbalordita ma lei sembra seria e pronta a cacciarmi di casa. Per questo la ringrazio e vado via.
Sono sempre più confusa da questa situazione. Cosa mai starà combinando Peeta?
Mi appoggio al muro dell’abitazione di Delly e apro la busta. Un altro disegno.
Ritrae me, sotto la pioggia, appoggiata all’albero di mele della vecchia panetteria Mellark. In secondo piano c’è Peeta con in mano due pagnotte. Vedere ritratta quella scena mi fa scappare una lacrima. Quello è il giorno in cui Peeta mi ha salvato la vita e l’ha salvata alla mia famiglia.
Leggo trepidante le sue parole.
 
In quel momento mi sono reso conto che avrei fatto di tutto per te
 
Sotto un’altra scritta.
 
Vai lì dove tutto ciò è accaduto. Troverai una traccia di me.
 
Stringo il disegno sul mio petto per un secondo chiudendo gli occhi e rivivendo con il cuore quel momento. So dove andare.
Mentre mi dirigo verso la nuova panetteria sorta sulle macerie di quella precedente mi rendo conto che questa è una caccia al tesoro. Peeta mi ha organizzato una caccia al tesoro! È una cosa così incredibile e pazza ma al tempo stesso così dolce! È così da Peeta!
Quando arrivo alla panetteria, che è stranamente chiusa, nonostante oggi sia giorno di apertura, le giro attorno fin quando non arrivo al cortile.
Peeta in questo punto ha piantato personalmente un melo. In realtà lo abbiamo fatto insieme. È stato un momento molto emozionante. Quest’albero è un po’ il simbolo del nostro legame, l’unica cosa che ci univa prima degli Hunger Games.
Mi avvicino all’albero. Da uno dei suoi rami pende un nastro verde a cui è legata una busta. Mi alzo in punta di piedi e slego il nastro dal ramo. Faccio scivolare la lettera sul palmo della mia mano.
Apro la busta lentamente. Sfilo il foglio e lo apro.
Peeta ha disegnato noi due nella grotta della prima arena. Le nostre labbra sono unite. Il disegno è così preciso e puntuale che per un attimo mi sento nuovamente catapultata in quella grotta e le emozioni di quel momento mi investono come un fiume in piena.
Sposto il mio sguardo sotto il disegno, sono curiosa di leggere la sua frase e sì anche di scoprire il suo nuovo indizio.
 
In quel momento pensavo di morire ma ero felice. Felice di poter sentire il sapore delle tue labbra
 
Arrossisco a questa frase, pensando a quel bacio. Così maldestro e così disperato.
Mi concentro sulle parole successive.
 
Alla fine non sono morto. E questo grazie a te.
Siamo rimasti vivi.
 
Questo indizio è più difficile da capire. Mi concentro sul disegno ma non scorgo niente si strano o di particolare.
Rileggo le parole.
Siamo rimasti vivi
Un campanello suona nella mia mente e capisco dove andare o meglio da chi. Perché ha coinvolto anche lui? Non riuscirò a sopportare le sue battute. Sono sempre più tentata di rinunciare ma ormai la curiosità per quello che ha organizzato Peeta si è fatta strada dentro di me.
Per fortuna quando entro nel salone di casa sua, lo trovo addormentato con la faccia sul tavolo. Un bottiglia di alcol vuota giace sulla tavola. Io e Peeta dovremmo metterci di impegno per farlo smettere di bere, prima o poi.
In una mano ha sempre il suo solito coltello, nell’altra regge una busta bianca.
Mi avvicino con molta cautela ad Haymitch e con non poca fatica gli sfilo la busta dalla mano. È un po’ stropicciata ma integra.
Mi siedo su una delle sedie del tavolo per aprirla. Dubito che Haymitch si svegli e anche se lo facesse non credo potrebbe darmi alcuna mano o darmi qualche informazione in più.
Estraggo il foglio dalla busta e lo apro.
Siamo sempre io e Peeta nell’arena ma questa volta è l’Edizione della memoria.
Siamo io, Peeta e Finnick esattamente.
Peeta mi sta porgendo qualcosa. È la perla.
 
Lo sai che se eserciti una pressione sufficiente il carbone si trasforma in una perla? [i]
 
Leggo questa frase e sorrido pensando a quando la pronunciò nell’Edizione della memoria, rimarcando il modo in cui Effie ci aveva presentato l’anno prima agli sponsor.
Continuo a leggere.
 
Tu non hai mai avuto bisogno di nessuna pressione. Sei sempre stata perfetta di tuo ai miei occhi.
 
Peeta. Come fa a pensare e a scrivere queste cose? Come fa ad essere sempre così spontaneo.
Leggo l’ultima frase.
 
Trova la perla e sarai sempre più vicina a me
 
Esco da casa di Haymitch e mi reco verso casa nostra. Quando apro la porta quasi mi aspetto che ci sia Peeta, ma la casa è silenziosa e immobile così come l’ho lasciata.
Salgo le scale e mi reco in camera. Apro il cassetto dove conservo la perla. Trovo una piccola scatola e sotto una busta bianca.
Apro la scatola e trovo la perla. Sulla sua sommità c’è un gancio che la lega ad una piccola catenina argentata. La prendo delicatamente e la esamino. Peeta ha fatto in modo che potessi portare la perla sempre con me. Non ho mai amato i gioielli né mai ho desiderato averli. Questa perla però è molto di più. Rappresenta Peeta per me, per questo la indosso.
Apro la busta. Il foglio ritrae una semplice spiaggia al tramonto. Al centro del foglio una singola frase.
 
Vai dove puoi sentire il sapore del mare
 
Il sapore del mare? Come faccio a sentirlo nel Distretto 12? Non vorrà che prenda un treno per il Distretto 4?
Impossibile. Peeta sa che non ho il permesso di muovermi fra i distretti.
Il sapore del mare? Dove posso trovarlo. Penso al lago ma lo scarto. Di certo non posso sentire lì il sapore del mare.
Chiudo gli occhi e provo a concentrarmi. La prima cosa che mi appare nella mente sono i due quadri in salone. Mi precipito giù per le scale. Osservo i quadri.
Cerco nelle vicinanze ma non trovo niente. Scosto la prima tela dal muro ma niente. Faccio la stessa cosa con la seconda e quando la allontano dal muro una busta bianca cade per terra.
La raccolgo. Senza alcuna motivazione, nel mio cuore, sento che questa sarà l’ultima.
Prendo la busta e la apro trepidante. Quando spiego il foglio, non c’è nessun disegno solo una scritta.
 
Se per te è ancora Vero. Se credi che lo sarà per sempre. Raggiungimi al limitare dei boschi. Io sarò quello con un dente di leone in mano.
 
Leggo e rileggo questa frase.
 
Se per te è ancora Vero.
 
Se credi che lo sarà per sempre.
 
È ancora Vero per me? Certo che lo è!
Credo che sarà così per sempre?
Ripenso a tutti i momenti che Peeta ha ritratto e anche a quelli che non ha disegnato, che però sono impressi nel mio cuore. Ripenso ai mesi di lontananza. Ripenso alle sensazioni che è in grado di donarmi.
Credo che sarà così per sempre?
Lo credo.
Esco di casa e mi dirigo con il cuore palpitante verso il luogo d’incontro. Più penso a questa caccia al tesoro e più non mi capacito che Peeta possa aver organizzato una cosa del genere senza che io me ne accorgessi.
Quando arrivo vedo Peeta aspettarmi al limite dell’entrata dei boschi. Ha in mano un dente di leone. È bellissimo. Mi sorride. Sembra anche un po’ sollevato. Aveva paura che non arrivassi?
Quando arrivo, poggia le sue labbra sulle mie e mi dona il dente di leone.
- Sei bellissima- sussurra al mio orecchio provocandomi mille brividi lungo la schiena.
- Peeta mi spieghi questa storia?- dico con un tono imbronciato.
- Te lo spiegherò fra un po’-
Gli lancio uno sguardo truce e lui scoppia a ridere.
- Ti fidi di me?- mi chiede.
- Certo –
- Allora devi lasciare che io ti bendi perché ti devo portare in un posto- dice mostrandomi un foulard bianco.
Lo guardo spaventata. Non voglio che mi bendi, non mi piace non avere il controllo della situazione.
Lui mi prende una mano e sussurra Fidati.
Fidarmi, devo solo fidarmi. È Peeta e posso farlo.
Annuisco e lo lascio fare.
Mi manca l’aria appena i miei occhi sono bendati ma poi lui mi prende per mano e tutto va per il meglio.
Peeta mi trascina per i boschi. Sento il cinguettare degli uccelli, il profumo degli alberi. Percepisco i miei piedi calpestare il soffice terreno.
Giriamo e rigiriamo. Torniamo indietro e procediamo. Non so se Peeta non sappia la strada o stia facendo così per disorientarmi. Se è vera la seconda ipotesi ci sta riuscendo in pieno.
Ad un certo punto si blocca.
- Siamo arrivati- sussurra.
Mi sfila lentamente la benda. Strizzo gli occhi alla luce improvvisa. Quando li riapro mi guardo attorno. Peeta mi ha portata al lago.
Noto poco più distante da noi una coperta stesa sull’erba. Sopra ci sono dei cestini colmi di leccornie. Estendo il mio sguardo attorno a noi e mi sorprendo di scorgere alcuni fiori che non fanno parte dell’habitat naturale di questo posto. Peeta ha piantato delle primule poco distante da dove siamo noi, accanto alle primule ci sono dei denti di leone. Guardo Peeta con sguardo interrogativo.
Lui mi prende le mani e le racchiude fra le sue.
- Ti piace?- mi chiede speranzoso.
Io annuisco. È uno scenario bellissimo, perfetto. Il cielo limpido di questa giornata si riflette sulla superficie cristallina del lago, facendo risplendere l’intero paesaggio. Le primule e i denti di leone forniscono una nota colorata e familiare a questo luogo.
Peeta nota la perla al mio collo e sorride.
- L’hai indossata – afferma con un sorriso mentre prende delicatamente il ciondolo fra le sue mani.
- Certo. È bellissima. Grazie – gli dico dandogli un bacio sulla guancia.
- Tu sei bellissima – mi risponde prima di baciare le mie labbra.
È un bacio delicato, quasi un soffio ma fa nascere in me tanti piccoli brividi che mi fanno desiderare un maggior contatto con il suo corpo.
Quando con mia grande delusione si stacca da me, gli chiedo: - Quindi siamo qui per un pic-nic?-
- Si e no. Siamo qui anche per un pic-nic – dice mentre si passa una mano fra i capelli. Sembra nervoso.
Io lo guardo con aria interrogativa.
Lui mi guarda fisso negli occhi e mi accarezza  una guancia. Fa un respiro e inizia a parlare.
- Katniss io ti amo da quando avevo 5 anni. Non ho mai smesso di farlo. Nemmeno quando credevo che tu non mi amassi, che amassi qualcun altro. Sono sempre stato disposto a rischiare la mia vita per te e lo farei tutt’ora perché una vita senza te non sarebbe vita per me. Sono ritornato dall’inferno del depistaggio per amarti e anche quando ero in quell’inferno non sei mai andata via dai miei pensieri – dice continuando a guardarmi profondamente negli occhi.
I suoi occhi ardono.
- Quando una anno fa mi hai detto vero, mi hai reso l’uomo più felice del mondo. Uno dei miei sogni più grandi, averti, si è realizzato. Oggi, esattamente un anno dopo, io…-
Peeta sembra in difficoltà, non riesce a terminare la frase.
Scuote la testa, come per darsi coraggio e fa un gesto che mi lascia paralizzata. Si inginocchia e prende le mie mani fra le sue.
Le mie gambe iniziano a tremare di fronte a questo suo gesto. Ho paura di quello che sta per dire.
- Io voglio che tu sia mia e che io sia tuo. Per sempre –
Estrae dalla tasca un anello e dice: - Sposami –
Sento un tuffo al cuore. Non solo le mie gambe ma tutto il mio corpo ha preso a tremare. Per rimanere in me, distolgo lo sguardo da quello perforante di Peeta e mi concentro sull’anello. Lo guardo attentamente e mi rendo conto che non è un anello comune. È l’anello che mio padre ha donato a mia madre per il loro fidanzamento.
- Non sono andato nel Distretto 4 solo per lasciare i nostri regali al piccolo Finnick. Volevo chiedere a tua madre il permesso di sposarti e lei mi ha dato questo anello – dice Peeta rispondendo alla mia curiosità quasi stesse seguendo lui stesso il filo dei miei pensieri.
Mia madre ha dato il suo anello a Peeta? L’anello da cui non si separava mai un momento, l’anello che le ho sempre visto al dito da quando sono nata e che non ha mai voluto vendere nemmeno quando rischiavamo di morire. Non ci posso credere.
 Non posso credere a tutta questa situazione. Peeta inginocchiato davanti a me. Mi ha chiesto di sposarlo. Lo ha chiesto a me. A me che non ho mai voluto sposarmi, che non ho mai voluto una famiglia mia.
Distolgo lo sguardo da Peeta e dall’anello e lo faccio vagare attorno a noi. Ho bisogno di riflettere, di calmarmi. Non riesco a ragionare se Peeta mi guarda in quel modo.
Poso i miei occhi sulle primule, riesco a intravedere il sorriso dolce di Prim, un sorriso incoraggiante, un sorriso che mi invita a dire di si. O è solo la mia fantasia o il mio inconscio a farmelo immaginare?
Sposto il mio sguardo verso il lago e mille ricordi legati a mio padre mi ritornano alla mente.
Uno in particolare.
 
Avevo 10 anni più o meno. Mio padre stava pescando e io raccoglievo delle erbe medicinali da portare alla mamma.
In quei giorni la mamma mi aveva raccontato come lei e mio padre si erano conosciuti e come mio padre le aveva chiesto di sposarla. Ero affascinata da quella storia ed ero innamorata di mio padre. Come ogni bambina ama il proprio padre. Per questo mi girai verso mio padre e dissi convinta: - Papà quando sarò grande ti sposerò-
Lui mi sorrise, un sorriso dolce.
- Katniss io sono già sposato con la mamma- disse scompigliandomi i capelli con una mano.
- E non puoi sposare anche me? – gli chiesi delusa.
- Non si può. Ma vedrai che quando sarai grande troverai una persona speciale che vorrai sposare. Una persona che ti farà battere forte il cuore, una persona che renderà ogni tuo giorno speciale anche solo guardandola negli  occhi, una persona senza la quale non vorrai stare –
- E se non la trovo?- gli chiesi.
- La troverai – mi rispose lui fiducioso.
 
A questo ricordo una lacrima scivola dall’angolo del mio occhio destro. Se dovessi ascoltare il consiglio di mio padre, giunto alla mia mente così provvidenzialmente, sarebbe Peeta, l’uomo che risponde a tutte quelle caratteristiche?
Non ho dubbi su questo. Lui è tutto quello e anche di più. Il problema non è se Peeta sia quello giusto ma se io sono quella giusta per il matrimonio.
Punto i miei occhi nuovamente sull’anello di mia madre, stretto fra le mani del mio ragazzo del pane.
Peeta ha portato qui, in questo giorno, in questo momento speciale tutta la mia famiglia. Prim, attraverso le primule, mio padre con il lago, mia madre con l’anello. E tutti i membri della mia famiglia sembrano sussurrare un sì al mio cuore.
Guardo Peeta negli occhi. Lui non sembra turbato dal mio silenzio, forse si aspetta che gli dica di no. E so che se gli dicessi di no, lui resterebbe comunque, resterebbe sempre.
Faccio vagare nuovamente il mio sguardo e questa volta mi blocco sui denti di leone. Sono così belli. Esprimono solarità, gioia, speranza.
Peeta.
La mia speranza.
Torno a guardarlo, l’azzurro dei suoi occhi in questo momento è più intenso che mai.
Lo amo così tanto. Di un amore così puro, così forte, così impetuoso da farmi quasi male. Certe volte ho paura dell’intensità del sentimento che provo per questo straordinario ragazzo. Mi manca quasi l’aria. È un amore che non si estingue al semplice soffio del vento, ma che cresce sempre più. Peeta è l’ossigeno che alimenta le mie fiamme, l’acqua che estingue la mia sete, il raggio di sole fra le nubi del mio cuore.
Non so se sono state le primule, o il ricordo di mio padre, o l’anello di mia madre. O semplicemente l’azzurro dei suoi occhi, ma alla fine nel mio cuore giunge una risposta chiara e forte.
Gli prendo le mani e lo faccio alzare.
Il cuore mi batte all’impazzata, le emozioni sono a mille.
Sento il calore del suo sguardo su di me, sento il suo cuore battere all’unisono con il mio.
- Si – mormoro - Io voglio essere tua e che tu sia mio. Per sempre –
Vedo l’espressione di Peeta passare dall’incredulità alla gioia pura. Mi infila l’anello all’anulare. È perfetto. Poi si lascia andare all’euforia. Mi abbraccia, mi stringe forte e mi solleva in alto. Ride e la sua risata in questo momento cancella qualsiasi dubbio residuo mi fosse rimasto.
 Dopo avermi guardato profondamente negli occhi mi fa scivolare dolcemente, fino a far incontrare le nostre labbra.
Ci baciamo intensamente e dentro di me tutto esplode in un vulcano di emozioni indefinibili.
Anche attorno a noi, tutto si fa più bello. Sento la natura svegliarsi, accoglierci con il suo manto fatato. Tutto è magia.
Continuo a baciare Peeta, il mio promesso sposo, e non vorrei mai staccarmi da lui. Sento le nostre anime e i nostri cuori rincorrersi, per poi prendersi per mano. I nostri corpi desiderarsi come mai hanno fatto prima. Una gioia che non pensavo potesse esistere si impadronisce di me.
In questo momento così meraviglioso, così magico, così eterno, non mi pento neanche per un istante del mio sì perché per me è e sarà sempre Vero.
 




Note dell’autrice:

 
Ecco il capitolo finale di questa mia storia. Spero vi sia piaciuto. Ho voluto concludere con un Pov Katniss così come ho iniziato. Mi auguro che l’idea della caccia al tesoro vi piaccia. Ho pensato che Peeta avrebbe fatto la sua proposta in un modo originale e romantico e mi è venuta fuori quest’idea.
 
Ora vorrei ringraziare con tutto il cuore chi ha seguito questa mia storia e l’ha amata almeno un po’.
In particolare vorrei ringraziare: Pandafiore per aver seguito questa storia dall’inizio e avermi regalato splendide emozioni con i suoi commenti  che mi hanno incoraggiata a fare sempre meglio;
JackiLoveCatoniss4ever per le splendide ed emozionanti parole che mi ha donato in questi capitoli e per l’importante sostegno ricevuto; Ball00n per aver seguito con costanza la mia storia e per avermi donato un sorriso ad ogni recensione; Feffyna 22 per i suoi commenti sempre troppo gentili e dolci; Harvey per avermi lasciato le sue belle recensioni. (Vi chiedo scusa se ho diemnticato qualcuno) Vi invito a leggere le loro storie che sono davvero bellissime.
Ringrazio tantissimo anche tutte e le persone che hanno inserito la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Sapere che abbiate ritenuto la mia storia degna di essere in quelle liste mi ha resa felice.
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi.
 
Grazie di cuore a tutti voi, senza la vostra presenza questa storia non sarebbe stata la stessa.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

[i] La frase è tratta da La ragazza di fuoco

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3358494