Never give up on me

di Kore Flavia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Never give up on me ***
Capitolo 2: *** Turni di guardia ***
Capitolo 3: *** Where are you now ***



Capitolo 1
*** Never give up on me ***


Note d'autore: Eccomi qui con la prima storia su Percy Jackson (sperando non sia un totale fiasco).Il prompt su cui ho scritto mi è stato dato da Kuma cla ed è questo qui: canon verse, missing moment, cena al Burger King
La coppia è Luke e Thalia, OTP del secolo. (E' forse la mia preferita in tutta la saga, con la Percabeth e la Piper e me) (Contate che sono al quinto libro, perché leggendoli in francese ci metto il doppio, se non il triplo, del tempo.)
Spero di non essere andata OOC, semmai fatemelo sapere con una recensione. E, sempre con una recensione, fatemi sapere se ci sono errori. (Non ho avuto al beta per questa storia)
Vi auguro una buona lettura.
Kore Flavia


 
La ragazza addentò il suo panino, guardandolo male. L’amico aveva ricominciato a cianciare su quanto fosse stato bravo a combattere quel giorno e di quanto, senza di lui, lei ora non sarebbe sopravvissuta. Di quanto fosse praticamente sempre merito suo se ogni giorno riuscivano a scamparla.
A Thalia questo non andava a genio, certo, all’inizio questi suoi discorsi la divertivano, ma visto che il ragazzo non capiva mai quando smettere, lei si infastidiva e gli occhi azzurri si scurivano come un cielo in tempesta.
-Ti prego, Luke, taci o potrei vomitarti questo panino in faccia. – Sbottò la giovane, ravviandosi i capelli neri e storcendo le labbra rosse. –Sei insopportabile. –
Luke, rimase allibito, certo, Thalia non era mai stata un asso in simpatia e aveva seri problemi nel relazionarsi con gli altri, perché troppo schietta, perché troppo permalosa, ma non se lo sarebbe mai immaginata una reazione del genere. In fin dei conti la giornata non era stata neanche troppo male. Di mostri ne avevano incrociati solo due ed entrambi erano piuttosto deboli, avevano anche trovato qualche soldo per mangiare al Burger King, invece che patire la fame un altro giorno. Allora perché la ragazza non aveva la forza di sopportare un po’ del suo egocentrismo?
-Thalia, c’è qualcosa che non va? – Domandò prendendo una patatina dal piatto dell’amica con un gesto di nonchalance, quella ringhiò osservando il furto della preziosa patatina, ma fu troppo lenta. Luke l’infilò in bocca e la mandò giù sorridendole furbamente.
-Luke, quella era la mia patatina, con quale diritto? – Si allungò sopra il tavolo ricoprendo lo spazio tra i due, avvicinando il proprio viso a quello dell’altro. –La rivoglio. – Digrignò i denti scandendo bene le parole. Avrebbe tanto desiderato lanciargli una folgore in quel momento.
La mano del ragazzo andò dietro la testa di Thalia, spingendola pericolosamente vicino, sorrise mellifluamente: -Se la rivuoi vieni a prenderla. – Scoppiò a ridere alla viste del viso paonazzo di Thalia, la quale con uno strattone si distaccò rapidamente da lui.
-Sei senza speranze e se Grover e Annabeth fossero tornati? Pensa ad Annabeth, sarebbe rimasta scandalizzata, idiota. – Gli urlò contro, nascondendo un leggero divertimento. Luke si fece improvvisamente serio e Thalia pensò d’aver detto qualcosa di estremamente sbagliato, cosa che già capitava già abbastanza di frequente.
-Allora, Thalia? C’è qualcosa che non va?- Allora era questo il motivo della sua espressione, Thalia sentì un la gola stringersi, lo stomaco rivoltarsi. Cominciava a credere che davvero avrebbe vomitato quel panino.
-Magnificamente. – Roteò la forchetta e alzò gli occhi al cielo. Guardando per un istante il lampadario rotondo e orrendo che illuminava la sala assieme ad altri lampadari identici. Quando riabbassò lo sguardo, però, incrociò lo sguardo grave di Luke e capì che, questa volta, non l’avrebbe fatta franca.
-Sto bene, davvero. Ho solo qualche pensiero per la testa. – Rispose infine, la ragazza. Questa risposta avrebbe dovuto bastargli così che non continuasse a fare domande fastidiose e prima che quel panino non tornasse davvero su.
-E’ per quel che ti ha detto Zoe qualche tempo fa?- Continuò apprensivo il ragazzo e Thalia avrebbe voluto buttarsi da un ponte e vomitare diecimila panini invece di rispondere a quella domanda. Quanto lo odiava? Si chiedeva se non avrebbe fatto meglio ad accettare la risposta della cacciatrice, così da risparmiarsi le inutili chiacchiere di Luke. A quel pensiero si morse un attimo il labbro prima di annuire.
-Non ti devi preoccupare, hai fatto la scelta giusta. Io non vi tradirò mai, a dispetto di quanto possa pensarne quella tipa. – E Thalia si ritrovò a crederci, ad essere certa che quel che stava dicendo l’amico era la verità. Sarebbero rimasti insieme per sempre.
Annuì nuovamente e, riprendendo il suo solito ghigno, disse:
-Certo, però prima ridammi la mia patatina.-  

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Capitolo 2
*** Turni di guardia ***


Note d'autore: Salve, ecco il nuovo capitolo della raccolta. Questo è il ptompt da cui ho preso spunto:canon verse, missing moment, primo turno di guardia
Ovviamente la storia è collocata prima dell'arrivo al campo.
Buona lettura.


 
Luke aveva convinto Grover, Annabeth e Thalia a fare lui il primo turno di guardia, anche se convincere era forse una parola troppo forte poiché gli era bastato dire “questa sera faccio io il primo turno” che tutti si era trovati magicamente d’accordo. Thalia, perciò, si era proposta per coprire il secondo turno e, per quanto lei potesse dire che non fosse quello il motivo, Luke sapeva che era per poter passare qualche minuto da sola con lui.
Passarono un paio d’ore che Luke trovò particolarmente noiose e, a tratti, angoscianti. Ogni rumore, ogni fruscio lo faceva rabbrividire, ogni respiro, ogni movimento lo faceva guardare intorno smarrito. Non era il tipo da spaventarsi per qualche rumore, non era il tipo da aver paura, ma era il tipo di persona che sola non ci sapeva stare.
L’ennesimo fruscio e Luke scattò in piedi, osservando i suoi amici dormire tranquilli. Quella visione lo rilassò e sospirò portandosi una mano al petto, mano che un istante fa stringeva l’elsa della spada. Il cuore batteva ancora, il cuore batteva tanto forte da poter rompere la cassa toracica, il cuore batteva rapido come una gazzella in fuga.
-Luke, tutto bene? – Il ragazzo abbassò lo sguardo andandolo a poggiare sui lineamenti resi più pallidi del solito dal debole fuoco di Thalia. I capelli neri e scarmigliati che si spandevano nascondendole gli occhi senza riuscire, però, allo sguardo di trapassarlo da parte a parte. La voce fievole venne interrotta da una leggera tosse e lo sguardo si fece vivace: -Non mi dire che hai paura.- Una battuta tagliente e un sorriso sardonico fecero capolino sulle labbra e sul viso della giovane.
Luke fece una smorfia infastidita, possibile che fosse così insopportabile già da appena sveglia? Non aveva anche lei quei cinque o dieci minuti in cui non si riesce a metabolizzare nulla? A meno che, a meno che non fosse sveglia da più tempo, che non riuscisse a dormire neanche lei?
-Come mai sveglia? Non riesci a dormire senza il bacio della buonanotte della mamma? – La smorfia si trasformò in sorriso, era fieri d’esser riuscito a rispondere a quella piccola dark.
 La ragazza spostò la ciocca che le copriva gli occhi e questi apparvero più azzurri e luminosi che mai, di una luce strana, inquietante. Luke si ritrovò a credere che quello sguardo fosse dovuto alla sua battuta, che avesse detto qualcosa di sbagliato? La ragazzo si puntellò sui gomiti e, guardandolo dall’alto in basso –ancora lui non si capacitava di come riuscisse a farlo da sdraiata, da seduta, sempre-, Luke si sentì percosso da una scossa elettrica.
-Non ho bisogno di baci della buonanotte. – Ringhiò sdegnosa e, con una mossa rapida, si alzò avvicinandosi al compagno tanto che i nasi si potevano sfiorare. – Non ho bisogno di nessuno.- Sibilò così che nessuno tranne lui la sentisse. Luke pensò che si riferisse a lui con quest’ultima frase e, certamente, non aveva torto a pensarlo. Si allontanò d’un passo a disagio e, dondolandosi sui talloni, abbassò gli occhi sul suolo nero. L’avrebbero potuto scambiare per un cane che aveva appena capito d’aver fatto un brutto errore.
-Io… scusa.- Eppure lo sapeva che nessuno tra loro aveva avuto vita facile e che, spesso, si preferiva parlare della propria infanzia, del motivo che li aveva spinti a fuggire. Rialzando lo sguardo notò il barlume d’un sorriso nell’oscurità che pian piano prendeva piede.
-Quanto manca perché sia il mio turno?-
Thalia incrociò le braccia attorno al proprio petto come a scaldarsi, era vero, però, che non aveva dormito. Non che rimpiangesse casa sua, sua madre la odiava aveva fatto del male e aveva fatto del male soprattutto a Jason, ma era vero che avesse bisogno di qualcuno vicino perché riuscisse ad addormentarsi.
-Un paio d’ore, perché? –
-Ti faccio compagnia.- La ragazza l’invitò a sedersi dove stava prima, ulteriore prova che l’avesse osservato e non avesse dormito, e fece altrettanto. Poggiò i palmi dietro di sé rimanendo in quella posizione mentre osservava il buio davanti a sé.
-Non è meglio che tu dorma? – L’amica scosse la testa, era veramente ottusa pensò lui, anche se in fin dei conti gli faceva piacere non essere solo. Rimase perciò in silenzio annuendo un paio di volte, l’avrebbe lasciata decidere per sé.
-Tanto non ho sonno.- Spiegò lei, mai bugia più grande fu mai pronunciata da quelle labbra.
Passarono i secondi, passarono i minuti e, tutt’un tratto la testa della compagna crollò sulla sua spalla, che si irrigidì diventando simile al marmo, prima di rilassarsi. Luke socchiuse gli occhi e, con un sorriso, sussurrò: -Non avevi sonno, eh?- e poggiò la propria testa su quella dell’altra.
Almeno non era solo, perché con Thalia al suo fianco tutto sarebbe andato bene. 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Where are you now ***


canon verse, missing moment, la prima cosa che fa, una volta tornata umana, è cercare Luke tra le persone che la circondano
 
Where are you now

Luke non avrebbe potuto saperlo, nemmeno prima di morire, nemmeno dopo, ma Thalia, appena tornata umana, l’aveva cercato con lo sguardo. La ragazza era stata aiutata ad alzarsi da Annabeth e un ragazzo dagli occhi verdi. Già le stava antipatico. Dov’era Luke? Dov’era mentre lei si alzava per la prima volto dopo anni? Che fine aveva fatto? Che fosse a compiere un’impresa? Ma in quel caso ci sarebbe stata Annabeth con lui, non l’avrebbe mai lasciato solo. Dov’era allora?
La mente si era ingrovigliata come era solita fare prima che divenisse un albero. Chi era quel ragazzo con cui Annabeth scambiava sguardi “esageratamente” lunghi? Avrebbe dovuto fustigarlo, lanciargli una folgore addosso così da ridurlo in cenere.
Barcollò nella sua nuova forma –o forse avrebbe dovuto dire vecchia?- e mosse qualche passo insicuro. Ora Luke sarebbe arrivato, sarebbe accorso alla notizia del suo risveglio, l’avrebbe abbracciata in un eccesso di gioia e lei l’avrebbe respinto, l’avrebbe deriso per quel suo gesto esagerato. In fin dei conti era solo tornata a vivere dopo anni.
-Luke?- la voce roca le raschiò la gola come una lama che raschia il fondo di un pozzo. Con quella voce fievole e rauca non si riconosceva, non le piaceva. Non le piaceva la situazione in cui si stava svegliando. Troppi erano i cambiamenti –tra cui quel ragazzo dagli occhi verdi- e troppe erano le mancanze.
-E’ a compiere un’impresa?- Domandò ingenuamente osservando Annabeth –non riuscì a non pensare a quanto fosse cresciuta, la stava per raggiungere in altezza-, quella abbassò lo sguardo e Thalia comprese che no, non era andato a compiere un’impresa e che no, non sarebbe venuto ad abbracciarla come aveva predetto.
Socchiuse le labbra in una piccola “o” impedendo alla sorpresa e alla tristezza di uscirne, lasciando solo un soffio accarezzarle le carni rosee delle labbra.
-Non verrà, non è vero?- Le labbra fremettero e pensò ad una frase che Luke le disse anni prima, quando tutto andava bene: “Siamo una famiglia”, il cuore le si strinse e la prospettiva d’esser un albero non la schifo poi così tanto.
Annabeth scosse la testa e i capelli biondi le caddero davanti agli occhi.
-Ti devo raccontare molte cose che sono successe. – le rispose semplicemente lei prima di prendere un respiro: -E tra questa c’è Luke.- L’amica l’accompagnò nel campo era la prima volta che attraversava quella linea di confine. Una linea che doveva farla sentire al sicuro dai mostri, ma sentiva che i peggiori mostri si annidassero proprio dentro di lei.
Luke non seppe mai che Thalia aveva pensato a lui, che si era sentita tradita, che l’aveva odiato, ma che non era riuscita a smettere di ricordare, di amarlo. Persino quando entrò tra le cacciatrici, sebbene non le fosse permesso, rimase a sperare che lui, in fondo, non fosse un traditore, che si sarebbe riscattato, che avrebbe fatto un gesto eroico che tanto gli si addiceva. 

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