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di Baymax96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Litigi Serali ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Litigi Serali ***


N/A La mia precedente storia è arrivata a una fase di stallo, non riesco più a portarla avanti per adesso. Così, mi dedico a quest'altra che mi è sempre piaciuto scrivere, su un tema più che diffuso e che conosciamo molto bene. I disturbi alimentari. Ovviamente la storia ruota intorno al dolce Michelangelo ma le altre tartarughe avranno dei ruoli specifici, tranquille! :) Detto ciò, non mi rimane che augurarvi una buona lettura e dirvi che non so se riuscirò a pubblicare quotidianamente ma almeno ci proverò!


....

Michelangelo non era così stupido come voleva far credere. Era intelligente a modo suo, gentile, amante della pizza e soprattutto empatico. Quella caratteristica lo distingueva dai suoi fratelli ma lo faceva sentire terribilmente solo.
Parlare con Splinter, il suo maestro e padre, poteva essere confortante ma quegli occhi amorevolmente corvini non erano in grado di fargli esprimere tutto ciò che davvero pensava. E per ogni volta che era sul punto di pussare dolcemente sulle shoji di carta di riso della stanza del padre, sarebbe tornato in camera sua.
Nel salotto sentiva spesso le risate allegre dei suoi fratelli intenti a vincere una partita alla console polverosa o i leggeri gridolini per un eccessivo film sanguinoso e d'orrore. Mai un invito, mai un sorriso gentile.
Non si era mai accorto della solitudine...
 
"Forse dovrei cominciare ad essere come loro..." mormorò mentre guardava un vecchio album di fotografie.
Il giovane gettò l'album sotto al cuscino e senza fare troppo rumore fece capolino con la sua testa verde acqua fuori dalla cameretta. Il corridoio era in penombra, invece dal piano inferiore la tv accesa proiettava lampi colorati.
Sicuramente i suoi tre fratelli erano proprio lì a guardarsi l'ennesimo film horror mangiando una pizza. Quella che non gli avevano offerto.
Mikey scosse leggermente il capo, spingendo nella parte più remota della sua mente questo nuovo pungente pensiero e si rinchiuse in bagno. La prima cosa che fece fu ammirarsi nel curioso specchio enorme che aveva tanto voluto fissare fra la doccia e il wc.
Era piccolo di statura, paffuto, con gli occhi azzurri a risaltare il suo dolce sorriso. I suoi piastroni erano perfettamente tirati, segno di un corpo snello e ben allenato e le sue gambe erano muscolose.
La tartaruga mise il broncio, non trovava niente che non andasse, in tutta sincerità, così, senza perdersi d'animo si pesò sulla bilancia nera che Donnie aveva pescato dalla discarica e riparato.
Il suo peso era normale. Era settantaquattro chilogrammi, anche se cinque doveva sottrarli per il guscio. Quindi era sui sessantanove.
"Probabilmente dovrei perdere qualche chilo... so che Donnie ha un opuscolo nel suo laboratorio che parla proprio del peso ideale" mormorò "Eppure sono sicuro che i miei fratelli sono più leggeri di me. Ultimamente ho notato che faccio fatica a tenere il passo con loro".
O era Leonardo che aveva intensificato gli allenamenti?
Michelangelo scivolò immediatamente verso il laboratorio di Donnie: fortunatamente era vuoto, segno che la tartaruga genio era a godersi il film; iniziò a rovistare sull'ammasso di carte che ricopriva il primo banco da lavoro del fratello ma non trovò ciò che cercava.
Allora si spinse verso la scrivania, aprendo l'unico cassetto che vi era e allora finalmente lo trovò! Era una piccola brochure di carta lucida gialla con molte macchie simpatiche di verde; all'interno vi era raffigurato la sagoma di un uomo e in un'altra pagina una donna, con le relative misure e soprattutto peso ideale.
"Qui dice che i ragazzi della mia età, o beh... più o meno, dal momento che ho tredici anni e mezzo, dovrebbero almeno entrare sui cinquantanove-sessanta" lesse la tartaruga, sospirando gravemente "Quindi, in altre parole, questo significa che sono in sovrappeso?" borbottò preoccupato "Devo dimagrire. Non posso farmi prendere in giro... sì, ma come faccio? Cioè, sembra semplice ma ho bisogno di qualche guida...!".
La tartaruga sospirò ancora ma bastò uno sguardo allo smartphone nella sua cintura a farlo illuminare.
"Posso agganciarmi al segnale di Don per cercare aiuti sul web!" esclamò ma un improvviso chiacchierio proveniente dalle scale lo fece zittire.
Infilò la brosciure al suo posto, ormai con la risposta che cercava, poi si rinchiuse in camera sua. Non fece in tempo a infilarsi nel letto che sentì bussare.
"C-chi è?" balbettò nervosamente.
"Ehi, tutto bene lì dentro?" domandò Leonardo, perplesso "Non sei sceso per la pizza. Te ne abbiamo lasciato un pezzo nel piatto, in cucina".
Allora gli volevano bene?
"Uhm... ecco, io..." farfugliò il giovane, abbassando la testa.
Quant'era scolpito il corpo del sedicenne Leonardo anche se i due gemelli di anni quindici Raph e Don non avevano nulla da invidiargli. Mikey si sentiva uno schifo adesso.
Leo sollevò un sopracciglio.
"Ecco, grazie... la mangerò stanotte. La pizza fredda è ancora più buona!" disse frettolosamente, dandogli un abbraccio, poi si fiondò sotto le coperte.
Leo ridacchiò e finalmente lo lasciò da solo.
"Fiuu! Finalmente posso vedere un po' che cosa posso fare!" mormorò la tartaruga, abilitando il segnale wi-fi dello smartphone.
Mikey non perse tempo, andò subito sul web e cercò delle applicazioni in grado di aiutarlo a contare le calorie di ogni singolo cibo. La sua ricerca non durò che pochi secondi: un'app dal simpatico sfondo arancione con su una mela avvolta da un metro gli saltò all'occhio.
Ci cliccò su per leggere le recensioni.
 
“Ottima app per contare le calorie giornaliere e di ogni singolo cibo! Aiuta davvero a perdere peso! Personalmente sono dimagrito di sei chili in due mesi!”
 
Gli occhi del giovane si ampliarono di curiosità.
 
“Inserisci colazione, pranzo, cena e spuntini e scegli gli alimenti che vuoi mangiare. L'app farà il calcolo e tu puoi aggiungere o togliere alimenti per restare in forma! Puoi anche aggiungere il tuo esercizio fisico per vedere quante calorie bruci! La cosa positiva è che è gratis!”
 
“Assolutamente stupendo!” ridacchiò Mikey in sottovoce.
Installò l'applicazione subito, attese che il cellulare creasse un'interfaccia sul display e cominciò a testarla. C'era un homepage dove si visualizzava il numero di calorie da modificare, la sezione per l'attività fisica, un diario alimentare dove scrivere tutto ciò che ci si mangiava in un giorno e delle note personali da scrivere.
“Allora... vediamo... stamattina ho fatto un'abbondante colazione con latte, biscotti e un pezzo di pizza” disse, scrivendolo.
Quarantasette calorie per il latte parzialmente scremato, quaranta calorie per un biscotto che moltiplicato per sette erano duecentottanta! Più un pezzo di pizza margherita circa duecentoquattro calorie.
Totale? 531 calorie solo nella colazione.
Mikey aggrottò la fronte poi passò al pranzo.
Aveva mangiato due pezzi di pizza margherita e un panino con un hamburger fritto da Raphie.
Duecentoquattro per due facevano quattrocentotto più trecentosessanta calorie per l'innocuo panino.
Totale? 768 calorie per il pranzo.
A cena aveva mangiato le medesime cose del pranzo, solo con un pezzo di pizza in più.
Totale? 972 calorie.
Le sue calorie giornaliere ammontavano a 2271.
“Non sono un genio... ma credo che siano un po' troppe...” sospirò Michelangelo, mentre salvava la sua prima pagina del diario alimentare “E penso anche che questa app mi sarà davvero utile!” commentò con un risolino.
Aveva letto che un ragazzo aveva bisogno di duemila calorie al giorno e cinquecento in più per un uomo adulto. Lui le aveva superate mangiando esageratamente cose non sane.
“Anche se voglio cambiare dieta, come cavolo farò con gli altri? Non si faranno i fatti proprio e mi tortureranno con domande più o meno stupide!”.
Michelangelo Hamato era deluso: per la prima volta odiava l'eccessiva invadenza dei suoi fratelli ma poi si ricordò di un particolare estremamente importante. Non si curavano di lui, nemmeno lo consideravano. A malapena gli rivolgevano la parola e lo sgridavano per essere semplicemente se stesso. Forse era più Leo che di tanto in tanto gli chiedeva qualcosa, come pochi minuti fa. Don, con voce atona, lo spingeva via dal suo laboratorio, non lo rendeva partecipe delle sue nuove invenzioni sempre con il timore costante che potesse distruggergliele.
“Stupido smart dei miei nunchaku!” borbottò sottovoce.
E che dire di Raph? Ti trapassava già con il suo sguardo gelido o con una frase tagliente già ti arrecava dolore emotivo. Mikey era un fratellino inesistente per lui.
“C'entrerà anche il fatto che abbiamo differenze d'età, scommetto” sussurrò con la vista annebbiata di lacrime “Non mi vogliono bene...” pigolò, chiudendo gli occhi “Forse, soltanto il maestro lo dimostra...”.
Splinter si prendeva cura di lui. Molto più degli altri. Ma non poteva dargli l'affetto di un fratello maggiore.
“Allora è deciso. Mi metterò a dieta con questa applicazione e-”.
Improvvisamente un bussare alla sua porta tagliò a metà la sua frase determinata: Michelangelo  infilò lo smartphone sotto al cuscino, fingendo di dormire. Fece capolino timorosamente Donatello ed era da solo.
Silenziosamente socchiuse la porta dietro al suo guscio, lasciando semplicemente che fosse una sottile luminescenza del corridoio a rischiarare l'ambiente oscuro.
“Mikey, sei sveglio?” chiamò piano.
Che diavolo voleva il fratello che da anni lo aveva sempre spinto via anche bruscamente? Michelangelo era sul punto di non rispondergli ma una parte del suo cuore desiderava ardentemente capire che cosa volesse dirgli.
“Sì”.
Un sorriso dolce sbocciò sulle labbra di Donnie, mentre gli si avvicinava e si sedeva sul bordo del suo lettino. Era un po' nervoso, titubante di parlare e da come si stropicciava i polpastrelli rovinati da numerose schegge di legname, non riusciva a trovare la parola giusta per cominciare.
“Come stai?” chiese.
Che cos'era, una lettera? Mikey sospirò leggermente ed annuì.
“Mi fa piacere. Leo mi ha detto che sembravi un po' triste, prima”.
Il giovane si mise seduto, con le spalle rilassate nello sgomento... quindi suo fratello maggiore aveva notato l'alone di tristezza regnante nei suoi occhi azzurri? Perché? Come mai adesso gli importava così tanto?
E se era una decisione del sensei?
“Sai che ti vogliamo bene” continuò Donatello, accarezzandogli la testa ma Mikey si staccò bruscamente e negò “Mikey... io ti voglio bene” ripeté basito.
“No, Don. Non credo affatto che tu mi voglia bene. Anzi, nessuno di voi me ne vuole” disse acidamente “Non sono stupido. Smettila di dire chiacchiere”.
Il cuore del genio affondò nel dolore ma ancora ribatté “Forse non sono stato così presente negli ultimi tempi ma-”.
“Stai mentendo anche a te stesso! Vuoi davvero che ti faccia una lista lunga chilometri? Mi spingi sempre via, a malapena ti accorgi di me quando cerco di distrarti dal tuo troppo lavoro, se voglio porti una domanda ti alzi senza fiatare e mi rinchiudi fuori dal tuo laboratorio!” scattò Michelangelo, facendolo alzare con shock “Giochi solo con gli altri alla console che hanno regalato a me! Mostri le tue invenzioni solo agli altri e a me non ci badi! So che odi da morire che io esisto, che sono quello più giovane ma non potrai liberarti di me!”.
Gli occhi nocciola di Donnie si spalancarono e si riempirono di lacrime; anche se faceva male era la pura verità. Non si era mai reso conto di quanto avesse fatto soffrire il suo fratellino. Ma su una cosa si sbagliava: non lo aveva mai odiato.
“Mikey, ascolta-”.
“No! Vattene via e lasciami da solo!” scattò il più giovane “E dì anche a tuo fratello Raphael che la smettesse di origliare, perché una buona parte di colpa è presente anche in lui!”.
Donatello lo fissò incredulo ma quando si voltò scorgendo il rosso effettivamente dietro la porta socchiusa, rimase allibito. Il suo fratellino lo aveva percepito e lui stesso no. Caspita!
“Di che diavolo stai parlando? E poi cos'è questa cosa di dì anche a tuo fratello Raphael? Sono anche tuo fratello, porca miseria!” replicò freddamente il focoso, entrando.
“Ah, certo. Un fratello che mi guarda come se io fossi un fantasma. Non sono cieco! Non riesci proprio a digerirmi!” scattò ancora Mikey “Andatevene via immediatamente! Non voglio vedervi ancora!”.
Donatello fece segno al rosso di non obiettare per non spingere il minore sull'orlo delle lacrime, dal momento che già da come si mordicchiava il labbro lottava per non singhiozzare.
“Non ti vogliamo bene... e se dobbiamo rimediare, lo faremo, vedrai...” sussurrò il viola, mentre chiudeva la porta del fratello minore.
Qualche istante dopo il leggero suono del pianto filtrava sotto la porta. Donnie tracciò una linea immaginaria sulla liscia superficie bianca della porta, come avrebbe voluto oltrepassare quella barriera e confortare il più piccolo. Poi guardò Raph, perso a fissare il vuoto a pugni stretti.
“Siamo davvero i colpevoli, Donnie?” mormorò.
“Sì. Mikey ha sofferto molto negli ultimi anni...”.
“Non siamo stati dei buoni fratelli maggiori” seguitò la voce calma ma addolorata di Leonardo.
“E tu quando saresti arrivato?” borbottò Raphael.
“Pochi secondi fa” spiegò “Ho sentito gridare e mi sono fatto vivo”.
Scuotendo il capo, Donnie concluse “Voglio rimediare con Mikey. La solitudine che prova è così ampia che credo ci vorrà del tempo per guarirla. Però, se non ci proviamo, dubito che potremo rompere il ghiaccio”.
“Ci sto” fu la risposta di Raph, mentre se ne andava in camera sua “Accidenti. La pulce mette paura quando s'incazza!” commentò prima di chiudersi dentro.
“Raph, la lingua!” rimproverò Leo, ricevendo una risata in risposta “Maledizione! Da quando va con Casey ha acquisito un pessimo vocabolario!”.
Donnie sorrise dolcemente ma bastò uno sguardo alla porta del minore a farlo rattristare. Lo avrebbe salvato dal vuoto della tristezza... o per lo meno, ci avrebbe provato.

 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


N/A Tanto tempo per postare questo secondo capitolo. Purtroppo non avere tempo è una gran seccatura (detta a modo di Shikamaru!). Beh, almeno sono riuscita a completarlo e ora lo posto. Voglio, come sempre, ringraziare tutti quelli che mi seguono! E' sempre così bello!
Detto questo, Enjoy!!!



Le candele nella camera del maestro Splinter tremavano e creavano giochi d'ombra. L'incenso odorava tutt'intorno, infondendosi nelle narici delle uniche due persone che sedevano l'una di fronte all'altra, sorseggiando del tè.
Era Donatello, inginocchiato, con la testa china e lo sguardo triste perso nella bevanda calda. Non era raro trovarlo da suo padre ma nemmeno troppo scontato, come invece faceva Leonardo che preferiva trascorrere la maggior parte del suo tempo con l'anziano topo.
Il motivo era semplice: dopo la verità esplosa dalle labbra di Michelangelo la scorsa sera, Don aveva sentito il bisogno di parlare con Splinter.
“E questo è tutto...” concluse, prendendo un sorso di tè.
L'altro annuì piano e rispose “Era evidente che primo o poi vostro fratello sarebbe scattato in quel modo. Anche se mi duole dirlo ma è stato il vostro atteggiamento il colpevole di tutto. Ho visto per troppo tempo come lo avete trattato, tagliandolo fuori dalla vostra vita, ignorandolo”.
“Ma... sensei!” esclamò il viola.
“No, Donatello. Sai meglio di me che ho ragione” tagliò corto il topo, alzando una mano “Avete condotto vostro fratello minore verso una solitudine pesante e sta a voi rimediare”.
Donatello abbassò le spalle, un po' imbronciato. Sperava di trovare una risposta accondiscendente da parte del maestro e invece no. Certo, gli doleva sentirsi dire che era uno dei colpevoli ma c'era la causa se si erano sempre comportati così.
“Raphael, Leonardo. Se avete qualcosa da dire, entrate!” fece improvvisamente Splinter.
Le shoji si aprirono leggermente e i due, con volti abbastanza basiti per essere stati percepiti, presero posto accanto al terzogenito.
“Sensei, ascolta” fece Raph “Mikey è un fastidio nel guscio! Distrugge, combina guai, gioca scherzi di pessimo gusto e si mangia sempre tutta la pizza! Se ho preferito allontanarlo è semplicemente perché molte volte mi ha quasi danneggiato la moto!” sputò con rabbia.
“Tuo fratello non è un fastidio, Raphael!” abbaiò Splinter, contrariato, guardando poi Leo.
“Ecco... certo, Raph ha un po' esagerato ma in fondo dobbiamo ammettere che Mikey è un ninja indisciplinato, incapace di meritare fiducia in battaglia e non si può neanche contare su di lui! Nelle imboscate notturne dobbiamo quasi dividerci il lavoro per badarlo perché Mikey è troppo concentrato a fare il buffone!” spiegò l'azzurro “Quindi, anche se mi dispiace ammetterlo, preferisco tenerlo alla larga”.
Il topo chiuse gli occhi per un breve lasso di tempo poi fissò Donatello.
“Hanno ragione loro, sensei. Nel mio laboratorio ho rischiato di vedere la pura rovina dell'intera tana! Mikey lo fa apposta! Gioca con le mie soluzioni, non ascolta, è sfacciatamente prevedibile! Quindi, concludendo, non ci tocca più di tanto il suo sfogo! Se si sente come ci ha detto... beh, peggio per lui!” scattò perfino il viola, a braccia larghe per l'esasperazione “Si è ricamato il tutto con le sue mani!”.
A questo punto, il maestro Splinter poggiò la tazzina ormai vuota di tè sul basso tavolino di legno che lo separava dai suoi figli e si alzò, tenendo uno sguardo duro.
“Certo” cominciò “Probabilmente è meglio cercare di sfuggire al problema piuttosto che affrontarlo, non è così? Donatello, non mi aspetto certamente che tu continui a isolare tuo fratello in questo modo. Così come con te, Raphael. Desidero che provi a parlare maggiormente con lui” disse “Quanto a te, Leonardo, tu sei il leader di questa famiglia e come tale devi saper giostrare ogni singolo componente della squadra che comandi. In qualità di fratello, però, devi saper essere più aperto verso Michelangelo. E' come un bocciolo appassito, in questo momento, e solo sentirsi capiti lo aiuterà. Da parte sua, invece, dovrà impegnarsi a frenare la sua immensa iperattività e seguire ordini e comandi... beh, non certo alla lettera. Non continuamente, almeno”.
I tre Aniki sospirarono a capo chino.
Il maestro chiedeva troppo da loro; Michelangelo non era facile da gestire, era alquanto problematico, non si riusciva mai a definire bene cosa gli passasse per la mente e in più, cosa peggiore, non ascoltava quasi mai. Era come un bambino molto piccolo.
-Ma lui è un bambinone...- pensò Leonardo, con un debolissimo sorriso sulle labbra.
“D'accordo, maestro. Proverò a parlare con Michelangelo. In fondo è nostro fratello e ha bisogno di noi, no?” fece improvvisamente Donnie, alzandosi in piedi “Allora... chi è con me?”.
Il secondo fu Leo.
Raph si guardò intorno, avendo completamente l'attenzione su di lui e alzandosi con una risatina aggiunse “Oh, beh. Cercherò anch'io di interagire con lui ma lo terrò lontano dalla mia moto”.
“Ricorda, Raphael. Un bene materiale non potrà mai sostituire una persona a noi più cara” fece il maestro, congedandoli...
 
Nessuno, però, sapeva che una macchiolina arancione era rimasta quatta e silenziosa sulle scale ad origliare tutto ciò che padre e figli si erano detti. Il risultato era più che visibile sulle sue gote striate  di lacrime fresche e calde, nei suoi occhi ampi sgorgava il dolore.
Aveva avuto la piena risposta di tutti i suoi dubbi profondi.
Nessuno lo amava in quella famigliola.
Un singhiozzo amaro sfuggì dalle sue labbra: Michelangelo si tappò immediatamente le labbra, temendo che gli altri l'avrebbero potuto sentire.
-Non mi vogliono!- pensò addolorato, fiondandosi in camera sua.
Si buttò sul letto, mordendo ferocemente il cuscino per non lasciar trasparire i suoi gemiti addolorati ma nonostante ciò sfuggivano comunque in tono più camuffato.
“Vi odio tutti quanti!” pronunciò, afferrando il cellulare dalla cintura.
Un po' di sollievo lo trovò nell'app scaricata e nella lettura dei vari commenti positivi sulle persone che avevano distrutto i loro chili di troppo.
“Se perdo peso comunque mi accetteranno! Lo so!” pronunciò convinto.
La colazione era prossima; secondo l'orologio sul comodino di Mikey mancavano quasi otto minuti al primo pasto della giornata. La tartaruga non era affatto felice.
“Non posso non andare a mangiare... non così, su due piedi. Darei troppi sospetti ma non certo a quegli idioti bensì al maestro” pronunciò circospetto.
Aprì l'app e pigiò sul menu dedicato alla colazione.
Apparve una piccola lente d'ingrandimento per la ricerca e scrisse “Latte”; apparve una lunga categoria con capacità e soprattutto calorie. Una tazza di 100ml di latte parzialmente scremato senza zucchero aveva circa 47 calorie.
“Non sono molte!” esultò felice, aggiungendolo nel primo menu “Ora dovrei aggiungere qualche altra cosa da sgranocchiare...” disse, ripetendo la ricerca con la parola biscotti, stavolta “Dunque, qui dice che un biscotto vale trentotto calorie. Beh, stando a quelli al cioccolato che abbiamo in casa, almeno!” commentò, aggiungendo due biscotti.
L'app visualizzò subito il totale delle calorie: 123 nette.
“Ottimo!” esultò il giovane, chiudendo l'app e aprendo il browser.
Anche se ora aveva risolto un problema grave riguardo le calorie, Mikey aveva bisogno di sapere molto di più su come perdere peso effettivamente e soprattutto velocemente.
Andò nella sezione “Immagini” e scrisse “calorie dieta”. Certo, la parola poteva sembrava un po' fuori senso ma i risultati che apparvero lo incuriosirono.
C'erano dei calendari duraturi trenta, sessanta e novanta giorni con il numero massimo di calorie da consumare. Oscillavano fra le ottocento e le mille calorie al giorno da non eccedere. In altre immagini bianche e rosa non si poteva mangiare più di cinquecento/seicentocinquanta calorie al giorno.
“Sembra facile” commentò Michelangelo, scaricando i vari calendari.
Mentre il giovane fantasticava sui chili che avrebbe sicuramente perso con dieta, calorie sotto controllo e più esercizio fisico, sentì dei passi avvicinarsi alla sua porta.
“Ehi, vieni a fare colazione!” brontolò Raphael.
Un'ondata di rabbia esplose nell'esofago di Michelangelo: quanto odiava i modi da orco di suo fratello secondo in comando!
“Arrivo!” pronunciò, balzando giù dal lettino.
 
In cucina, l'odore di cibo buono (e soprattutto calorico!) galleggiava tutt'intorno. Zuccherosa pasta frolla allietava la piccola tavola tonda al centro della minuscola cucina tutta in tinta castana.
Splinter era un ottimo cuoco, lo si sapeva e orgogliosamente serviva le portate “leggere ma sostanziose”, come lui le definiva, a tavola.
“Mmh, che buon odore!” esclamò la voce calda di Leo, il primo a far capolino.
L'anziano maestro ridacchiò, ringraziando con un cenno del capo poi fissò pensierosamente gli altri figli che venivano. L'ultimo a entrare fu proprio il giovane Michelangelo.
Quest’ultimo era di malumore e si trascinava di malavoglia verso la sedia scricchiolante fra il posto di Splinter e di Leonardo. Appena si sedette si concentrò sul piatto bianco e vuoto davanti avendo ben cura di non guardare nessuno.
Non ci impiegò molto a capire che gli altri avrebbero preso latte, cereali e biscotti e caffè con ciambella per Donnie. Dov’era la sua colazione, allora? Possibile che era stato dimenticato anche dal topo sensei?
“Ehm… maestro Splinter…!” chiamò perplesso.
“Dimmi, figliolo”.
“Dov’è la mia colazione?”.
“Ma che razza di domande fai, idiota?! Hai il pezzo di pizza di ieri, quindi mangialo e fai silenzio!” tuonò Raphael, mentre sul mento gli colava il latte caldo.
La tartaruga abbassò il capo senza fiatare.
“Ovviamente si è sempre piuttosto lunatici al mattino, non è vero, Raphael?” riprese Splinter, marcando appositamente il suo nome.
La tartaruga in rosso gettò un’occhiataccia al più giovane intento a strofinarsi le mani nel tentativo di non piangere per l’eccessiva durezza del rimprovero e alla fine, non potendone anche più dello sguardo penetrante di suo padre a gravargli sul collo, ammise: “D’accordo! Mi dispiace! Non volevo essere tanto acido! Va bene?”.
Mikey gli volse i suoi occhi lucidi ma non rispose.
“Ecco, prendi un po’ di latte, Michelangelo” riprese dolce Splinter.
“G… grazie…”.
“Posso sapere cos’è che ti ha fatto cambiare idea della pizza a colazione, fratello?” domandò bonariamente Leonardo.
“Mi fa male la pancia. Forse un po’ di latte caldo aiuterà” mentì Mikey, afferrando un biscotto dal piatto al centro del tavolo.
“Come mai? Stai male? Hai passato per caso la notte in bian-“.
“Sto bene!” scattò Michelangelo.
Donatello, colto alla sprovvista, si ritrasse leggermente e annuì piano, alquanto scioccato. Mikey era davvero depresso, allora!
-Quarantasette calorie. Trentotto per due per questi biscotti… fanno 123. Bene. Esattamente come ha detto la mia app e quindi non posso mangiare nient’altro per ora…- pensò il principe dei nunchaku.
“Allora, Mikey. Com’è questa tua nuova colazione?” fece dolcemente Leonardo.
“Non male! Penso che… mi piace!”.
Leonardo sorrise un po’ nervosamente, non certo di come continuare il discorso. Per la prima volta, in vita sua, era a disagio con il piccole sole della famiglia e non riusciva a scegliere parole, comportamenti ed emozioni più giusti per affrontarlo senza ferirlo.
“Che ne dici di un po’ di combattimento corpo a corpo, dopo? Io contro te!” propose ancora il maggiore mentre Splinter annuì.
Certo, le decisioni aspettavano sempre a lui ma adesso poco importava.
La piccola tartaruga sorrise leggermente mentre nel suo stomaco la fame cresceva selvaggia: aveva una fame da lupi, quel poco che aveva ingurgitato non gli era affatto bastato.
-No, devo resistere! Ricorda, Mikey! Sei a dieta!- pensò, strofinandosi la pancia.
Notando il movimento del braccio, Donnie nuovamente si allarmò, esattamente da bravo ingegnere-dottore qual era.
“E’ tutto a posto, Otouto?”.
“Sì. Mal di pancia…” mentì l’altro, quasi meccanicamente.
Doveva cominciare a crearsi una bella lista di scuse credibili per evitare oppressioni. Per un attimo, il minore si drizzò circospetto. Sbagliava o i suoi fratelli mostravano preoccupazione per il suo stato fisico, emotivo e mentale? Beh, tutti eccetto Raph, seduto con una gamba sull’altra a finire il resto dei suoi cereali rigorosamente al miele.
“Allora è meglio esonerarti dalla pratica mattutina, figliolo” fece Splinter, preoccupato.
“NO!” esclamò Michelangelo, alzandosi di colpo.
Tutti si misero a fissarlo straniti dall’eccessiva forza con la quale aveva sbattuto le mani sul bordo del tavolo, in un vibrare di bicchieri e stoviglie. Mikey sbatté un paio di volte gli occhi, poi ridacchiò nervosamente, mormorando uno “scusate”.
-Cambiare umore sono sintomi della depressione- fece Donnie mentalmente.
“Se sei sicuro di farcela, figlio mio, puoi allenarti ma appena senti dolore, fermati” ricordò gentilmente Splinter, accarezzandogli una guancia.
Michelangelo era sempre il suo dolce bambino.
 
Tre giri di corsa come riscaldamento.
Leggera aerobica per riattivare i muscoli e prepararli a dovere.
Splinter faceva sudare già dal riscaldamento ed era davvero severo! Però, per quattro abili ninja con più di dieci anni d’esperienza nel campo del ninjutsu non era nulla di che.
Eppure, per Michelangelo questa routine cominciava a gravare leggermente sul suo piccolo corpo paffutello; forse, aveva mangiato troppo poco e il suo corpo vedendo questo cambio brusco cominciava a protestare.
Non era al cento per cento scoppiettante d’energia.
-Non c’entra il cibo! Sono troppo pieno di rabbia…!- pensò rabbiosa la tartaruga.
“Yahmé!” esclamò Splinter, picchiettando la punta del bastone in terra.
I quattro ninja si disposero in fila orizzontale, dal più grande al più piccolo.
“Leonardo e Michelangelo. Raphael con Donatello” disse.
Obbedirono. I primi due si misero l’uno di fronte all’altro e s’inchinarono, per poi studiarsi silenziosamente. Anche l’altra coppia fece altrettanto.
Leonardo immediatamente partì con un pugno sinistro; Michelangelo lo scansò con una rapida inclinazione del busto all’indietro e contrattaccò con una tallonata nello stomaco.
Il leader guaì leggermente ma tornò subito all’attacco con un calcio raso terra. Mikey perse l’equilibrio e fece per attutire in qualche modo la caduta quando il maggiore lo afferrò per un polso e lo sbatté in terra.
Nell’attimo in cui tentò di rialzarsi, accadde l’impensabile.
Raph era sul punto di colpire Donnie con un pugno giusto sul naso ma quest’ultimo gli afferrò il braccio e lo sbilanciò in avanti. In un attimo, tutto ciò che vide l’arancione fu un pugno verde raggiungere il suo volto e un dolore accecante.
Incapace di rimanere neutrale, lanciò un forte grido di dolore, mentre scivolava in ginocchio e si teneva l’occhio sinistro. Fra le sue dita strette prese a delinearsi un leggero rivolo di sangue caldo, dal forte odore ferroso: sullo zigomo sinistro, poco sotto la palpebra, uno squarcio non troppo profondo stava sanguinando.
“MIKEY!” esclamò disperato Raph, fiondandogli al fianco.
Il giovane tremante si allontanò con uno strattone dalle solide mani forti del fratello e continuando a piagnucolare si rialzò in piedi, andando a nascondersi dietro al divano. Con quel cerchio alla testa, l’aria stanca e il dolore violento non sarebbe riuscito a raggiungere la sua cameretta, al piano superiore.
I tre maggiori si scambiarono uno sguardo addolorato, poi Donnie decise di prestare aiuto al fratellino piagnucolante. Lo osservò dapprima sporgendosi sullo schienale del divano azzurro, poi gli si accovacciò accanto e lo abbracciò.
L’arancione tentò di sottrarsi ma Donnie lo tenne il più stretto possibile contro il suo petto e non aprì bocca neanche quando i singhiozzi divennero più intensi. Mikey aveva bisogno di loro.
“Adesso ci penso io a te, su. Non piangere, piccolo” disse.
Lo squarcio si era tinto di rosso e aveva un’aureola rosata intorno, con piccole chiazze di giallo, viola e cremisi puro. L’occhio si stava già gonfiando, al contrario.
“Mikey, mi dispiace!” gemette Raphael, realmente in colpa.
Il giovane non rispose ma non osò più neanche combattere il fratello genio quando lo issò in braccio e lo condusse al laboratorio.
“Accidenti, se pesi!” commentò bonario il viola.
Mikey si irrigidì: era davvero grasso! Che immensa vergogna! Ma non disse nulla, anzi, il suo cuore sprofondò ulteriormente nel dolore più intenso…

 

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