Quite moments.

di itsmegeorg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'll call it Home ***
Capitolo 2: *** Stubborn Swan. ***
Capitolo 3: *** Family Business ***
Capitolo 4: *** It's time. ***



Capitolo 1
*** I'll call it Home ***


Rimasi lì. Lo guardavo.
Mi piaceva guardarlo dormire. Il suo torace si muoveva a tempo col suo respiro. Non potei fare a meno di pensare alla prima notte in cui restammo a dormire nella nuova casa.

"Quindi...ehm, questa è...noi, cioè -"
"Emma, sì! So cos'è, l'ho scelta io. Non aver paura, su! Entra!" Mi esortò.
Era proprio come l'avevo lasciata. Erano passate settimane da quando eravamo partiti alla ricerca di Hook e ancora non mi sembrava vero che ne fossimo usciti illesi. Riaffiorarono mille ricordi in me in quel momento ma una voce mi riportò alla realtà.
"Emma, amore. Vogliamo rimanere qui sull'uscio o ti andrebbe di entrare?!" Disse alzando il sopracciglio. Lo faceva sempre quando mi prendeva in giro.
"Hai ragione, certo. Scusa. È solo che io non...non ci posso credere di essere qui. Con te." Detto ciò gli misi le mani sulle spalle e le feci scivolare fino alle sue mani e in un gesto quasi automatico intrecciammo le dita.
"Oh, Swan. Erano mesi che aspettavo questo momento. Erano mesi che aspettavo di poter fare questo passo con te, che mi lasciassi entrare definitivamente. E non parlo della casa ma bensì del tuo cuore". Arrossii immediatamente senza accorgermene nemmeno. Com'era bello quando faceva così, sentivo tutto il suo amore circondarmi ed inondarmi fin dentro le ossa. Lo abbracciai, sorridendogli genuinamente e ricambiai le sue parole guardandolo dritto negli occhi.
Non feci in tempo a staccare la mia fronte dalla sua ché mi baciò  con dolcezza e passione allo stesso modo. Non era il primo bacio in quella casa ma di certo eravamo più tranquilli di allora. Con le sue grandi e calde braccia mi strinse a sé, cingendomi la vita. Ci separammo per riprendere fiato e decisi di dire io qualcosa.
"Ti amo, Killian. Ti amerò per sempre", mi sorrise
"Ti amo anch'io, Emma Swan". Era diventato così semplice dire quelle paroline. Tutto era diventato più semplice; persino amare. Mi sentivo così leggera. Dopo tante sofferenze potevo lasciarmi finalmente andare. Con lui e grazie a lui. Chiusi la porta alle nostre spalle dandole un calcio e Killian mi guardò maliziosamente: Aveva ben capito le mie intenzioni. Lo avevo appena ritrovato e non l'avrei più perso.

Era a quello che pensavo mentre fissavo il mio uomo riposare serenamente. Non riuscivo proprio a dormire, perciò mi alzai da quel letto per fare due passi. Cercai di non fare rumore e uscii dalla nostra camera da letto. Andai istintivamente a controllare Henry nella stanza infondo al corridoio. Lui e Hook avevano scelto quella casa  così grande intenzionati a ospitare anche Henry qualora volesse. Dormiva quasi sempre da Regina, poiché il piccolo Roland non desiderava altro ma non mancavano le serate in cui potessi averlo tutto per me. Chiusi la porta silenziosamente e scesi di sotto diretta in cucina. Ero curva sul piano cottura intenta a prepararmi un the quando sentii un tonfo provenire dalle stanze al piano di sopra. Mi precipitai e in un secondo ero già nel corridoio e mi accorsi che la luce nella mia camera era accesa, entrai senza aspettare a lungo. Trovai Killian ai piedi del letto che si infilava l'uncino.
"Tesoro ma che devi fare con l'uncino in piena notte?" Dissi, accennando un sorriso.
"Emma, che ci fai sveglia? Stavo venendo a cercarti quando per sbaglio mi è caduto questo. Ho fatto rumore?"
"Beh diciamo che 2 chili di metallo sul pavimento di certo non passano inosservati. Però non devi essere sempre così preoccupato per me. Ero solo andata a farmi un the" gli dissi per calmarlo, sedendomi accanto a lui e appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
"Non mi preoccupo, è solo che quando non ti trovo accanto a me...mi manchi". Mi posò un tenerissimo bacio sulla fronte, sistemandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
Spensi la luce e mi andai a rimettere al mio posto nel nostro letto. Oh, com'era strano dire così. Una cosa del genere sembrava così lontana giusto un paio di mesi fa. Anche Killian si era steso e si era volato dalla mia parte. Mi avvicinai lentamente e infilai la mia testa nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo; adoravo farlo perché emanava un così buon'odore. Mi strinse a lui più forte e cercò di coprirmi al meglio con la coperta.
"Quanti bei comfort può offrirti il 21^ secolo, eh Swan?" disse riferendosi al piumone poi continuò
"Anche se ai miei tempi due innamorati si sarebbero riscaldati con il solo calore dei loro corpi..."
"Shh, abbassa la voce ché non siamo soli in casa. Ti prometto che il prossimo inverno aboliremo le coperte", risposi io spostandomi verso il suo viso che assaporai con un bacio.
"Affare fatto, Swan. Ora dormi, buonanotte"
Era sempre una buona notte da quando c'era lui. Non avevo bisogno di nient'altro. Storybrooke sembrava non essere minacciata da streghe o mostri, la mia famiglia era affiatata e felice ed io beh... Io avevo lui e per la prima volta nella mia vita, in qualche modo, era tutto!

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Capitolo 2
*** Stubborn Swan. ***


POV KILLIAN
 La luce del primo mattino stava illuminando il suo viso. Era così bella e pura. Giurai che non avrei permesso a nessuno di portarle via quella pace, poteva finalmente assaporare un po' di serenità e felicità ed ero così fiero di lei. I suoi lineamenti erano perfettamente distesi. Era rilassata come mai prima. Mi voltava le spalle, allora io mi avvicinai e accostai il mio petto alla sua schiena, dimenticandomi del suo sonno leggero. Era rilassata ma relativamente, era pur sempre lo sceriffo e ne aveva passate così tante.
"Ehi, splendore. Sta tranquilla, siamo solo io e te", dissi io ricordando quella notte tormentata a Camelot.
"Mi hai spaventata...ma sono contenta sia tu". Pian piano si girò e appoggiò la sua fronte alla mia. Ci guardammo negli occhi e ci scrutammo l'anima. Era da quando Milah mi lasciò per sempre che non provavo sensazioni del genere con qualcuno. Complicità. Non mi importava più solo di me, ma di lei. Mi importava solo ed esclusivamente di lei.
 "Qual è il tuo programma per la giornata? Sono libera oggi, capitano!" -adoravo quando mi chiamava così. Capitava di rado ma era musica per le mie orecchie.
"Voglio portarti in un bel posto"
"Ah si?! E dove?" affermò, spalancando i suoi grandi occhi verdi.
"In mezzo al mare. Potrei insegnarti a navigare con la Jolly Roger". Mi guardò in un modo strano, diverso dalle altre volte. Sembrava confusa: non avrei saputo descrivere quei pochi secondi che passarono prima di ricevere una sua risposta.
 POV EMMA

Oh santo cielo! La Jolly? Stava scherzando o era serio? "Ci allontaneremo da Storybrooke per chissà quanto tempo...", pensai. Quella degli ultimi giorni non era altro che la quiete prima della tempesta. Non avrei voluto lasciare la città per molto, ma non potevo di certo dirlo a Killian. 
"Oh, wow. La Jolly...beh io non credo di esserne capace. E se dovessi commettere qualche errore e rompere qualcosa?", pareva una scusa assurda ma fu l'unica plausibile che mi fosse venuta in mente. Mi mordicchiai il labbro e guardai in basso, presa dai sensi di colpa. Killian sembrò rendersene conto.
 "Rompere una nave centenaria che ha addirittura vissuto in una bottiglia?". Era incredibile come parlasse della sua Jolly Roger. Per lui era proprio come una donna, iniziavo ad essere gelosa.
"C'è qualcosa che non va? E non tagliarmi fuori, Swan."
Colpita in pieno.
"Ascolta io...io non vorrei adagiarmi troppo. Lo so che sei stato tu a dirmi di godermi i momenti tranquilli ma tutta questa tranquillità mi spaventa". Gli dissi tutto d'un fiato. Aveva ragione sul fatto che non dovessi mentirgli; avevamo fatto tutti quei passi avanti e non potevo tirarmi indietro. Mi posò una mano fra i capelli e cominciò a ridere. Cosa c'era di tanto divertente? Se lo avessi fatto io in quella situazione sarei passata dalla parte del torto.
"Su, sentiamo, così avresti da ridire sta volta?", sbuffai.
 "Mio piccolo cigno, sei davvero testarda. Non puoi tenere sempre tutto sotto controllo. Dovrai pur farti trasportare qualche volta, maledizione!" Si fece improvvisamente serio. Forse dire le cose come stavano le aveva rese più reali. E sì, mi faceva male ammettere che avesse ragione. Di nuovo.
"Non puoi aspettarti che tutto vada per il meglio. Ci sarà sempre una crisi ma perché ti ostini a voler cambiare le cose! Non ti ho mai vista fallire: in caso d'emergenza ritorneremo in men che non si dica. Ora, potresti fare quello che ti chiedo per una buona volta?", continuò lui non sentendomi controbattere. Come ci riusciva? A sistemare sempre tutto? Ad azzerare ogni mio dubbio con uno sguardo o una parola? Il mio dolce Killian, dopo tutto quello che aveva m sopportato in quel dannato posto sarei dovuta essere io a proteggerlo, io a prendermi cura di lui. Lo avrei fatto, non avrei perso altro tempo. Mi alzai di scatto, aprii del tutto le tende e feci entrare i raggi fin fuori il corridoio. Killian strizzò gli occhi e fissava ogni mio movimento, perplesso. Mi misi una sua camicia, rigorosamente nera e lo presi per mano. Senza dire una parola, ma ben cosciente di quello che stavo facendo, lo parti al piano di sotto facendolo accomodare sul divano.
 "Swan, che diavolo stai facendo? Adesso che ti passa per la testa?". Non mi importava, quasi non lo sentivo. Preparai un vassoio e in qualche minuto avrebbe mangiato e bevuto i suoi cibi preferiti. Del nostro mondo, ovviamente. Avrei dovuto approfittarne dato che si stava finalmente abituando alla nostra epoca. Rimase meravigliato, credo.
POV KILLIAN 
"Swan, che diavolo stai facendo? Adesso che ti passa per la testa?" A che gioco stava giocando? Aveva finto con me o le avevo fatto davvero cambiare idea?! Stava...preparando...la colazione?! Non avrebbe mai smesso di stupirmi quella donna. 
"Ecco qui, la tua tazza di caffè nero coi biscotti e il succo d'arancia. Per iniziare al meglio la giornata", esordì così come se avesse dimenticato il nostro battibecco di poco prima. 
"Tesoro, iniziare? E' il tuo modo di evitare il discorso lasciato in sospeso?" Dovevo spronarla in qualche modo, non poteva tenersi sempre tutto dentro. 
"Hook, ascoltami. Non sto cercando di scappare da te o dalla verità. Almeno questa volta, sono sincera. Ho compreso di aver sbagliato quindi farei a meno anche di discutere. Vorrei pensare a noi due, ora. È ancora disponibile l'invito sulla tua maestosa nave?". No, non avrebbe mai smesso di stupirmi. Come potevo rifiutare. 
"Certo, dolcezza. Ti consiglierei di rimanere vestita così, il nero ti dona" dissi, ammiccandole. Sapevo di farla impazzire.
 POV EMMA

 Impazzivo quando mi faceva l'occhiolino. Risi di gusto e lo baciai. Mi leccai le labbra per sentire ancora il suo sapore...dovevo smetterla di pensare a lui sempre così intensamente.
"Ora, mangia. Vado a cambiarmi: Oggi esco con un affascinante pirata.", sarei stata al suo gioco. Lo vidi arrossire, sì sì. Killian Jones stava proprio arrossendo. Non potei dire che quella mattina fosse cominciata nel verso giusto ma mi aspettava sicuramente una giornata incredibile. Gli avrei dato tutto: Dalle mie labbra al mio cuore...insomma anima e corpo.

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Capitolo 3
*** Family Business ***


-D’accordo, ora io posiziono la telecamera qui e tu non dovrai far altro che rispondere alla mia domanda. Fa attenzione: fa come se io non fossi tuo figlio, ma un estraneo. Pronta?
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“Qualcosa riguardo loro due? Non saprei…vuoi sia cattiva oppure sincera? Tutti sanno che non scorre buon sangue fra me e il pirata ma con gli anni, soprattutto recentemente, ho imparato a conoscerlo. Ti va di sapere cosa ho capito di lui? Che farebbe di tutto per Emma e per le persone che ama. Credo sia abbastanza. Devo ammettere di essermi sbagliata su di lui, e non poco. Credevo non avrebbe abbattuto i muri di Emma e, come lei, all’inizio l’ho sottovalutato. E’ un uomo d’onore che ha combattuto contro l’oscurità per conquistare l’amore che gli spettava. So che si prova, ho lottato tanto anch’io per avere Robin. Il mio rapporto con Emma è più o meno lo stesso. Condividere un figlio ci ha cambiate, entrambe. Siamo, quasi, amiche (quando non si caccia nei guai). Ma non credo che Henry sia stato l’unico ad aiutarla a crescere. L’amore, quello vero, ha fatto la sua parte. Io li guardo, sai? Dai piccoli gesti, ce ne s’accorge…non ci vuole mica un esperto! Loro due si appartengono, si capiscono. Quattro anni fa non avrei mai pensato che lei potesse reagire e agire  dopo la perdita del suo compagno. La Emma che conobbi durante il mio sortilegio non credeva in niente di tutto questo: fiducia, speranza, famiglia…amore.
Già, è così. In un certo senso vedo dei progressi. In questi anni sono maturata tanto anche io. Da Regina Cattiva a semplicemente Regina Mills. E loro hanno fatto lo stesso. L’uno è stato rilevante nella crescita dell’altro. Non voglio rammollirmi, non spenderò altre paroline dolci per quei due. Ma ti stai chiedendo se sono felice che loro siano qui con noi? Certo che lo sono: sono parte della famiglia… ambedue.”
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 “Regina ha detto queste cose? Non prendermi in giro, dai! Sei serio?! Oh, ritornando a noi.
Emma…la mia dolce figlia. Quanto abbiamo sofferto nel lasciarla andare e quanto abbiamo gioito nel ritrovarla. Abbiamo commesso innumerevoli errori con lei, ancora prima che nascesse ma siamo stati fortunati a ricevere il suo perdono. E’ una donna forte che si è fatta da sola e non è stato semplice per lei aprirsi e lasciarci entrare nella sua vita. Credo che la stessa cosa sia valsa per Uncino. Anche lui ha dovuto lavorare tanto sul loro rapporto, proprio perché Emma stentava a fidarsi. Ha fatto un ottimo lavoro, dopo tutto. Stimo tanto Killian per questo e gli sono grata per aver aiutato la mia bambina. Emma ha superato enormi ostacoli grazie al suo supporto. Da quando la conosco, da quando ha messo piede in questa città non l’avevo mai vista così felice. Lui la ama davvero e finalmente lei non ha più paura di manifestare i propri sentimenti. A volte mi fermo a pensare al passato e vedo un cattivo: Capitan Uncino. Si era alleato con Cora e il suo intento era uccidere il Signore Oscuro. Insieme a lui erano arrivati altri guai in città. Poi vedo una donna, una mamma e nient’altro. Non si sentiva  ancora nemmeno mia figlia o la salvatrice, allora. Invece, oggi vedo due persone completamente diverse. Loro si appartengono. Le loro emozioni, i loro sentimenti sono maturati dentro i loro cuori lentamente e gradualmente, proprio come me e David. Riconosco molto bene le espressioni sui loro visi: sono le stesse che una certa Biancaneve e un certo Principe Azzurro non smisero di riservarsi, l’un per l’altro, da quando si sono conosciuti. Hanno trovato l’amore vero e spero che con esso abbaino trovato anche un lieto fine. Se lo meritano”
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Henry spense la telecamera e congedò l’altra madre e sua nonna, non avendo più tempo per terminare il lavoro. Corse su in camera sua e riprese a filmare se stesso, sta volta. Si schiarì la voce con un colpo di tosse e cominciò:
“Ehm, allora. Ciao mamma, ciao Killian! So che vi sembrerà stupido e ridicolo ma non avevo nient’altro da regalarvi. Anche io volevo dire qualcosa sul vostro rapporto. State insieme da un po’ ormai e vivete, viviamo, nella stessa casa. Avete fatto dei grandi passi avanti e conoscendovi entrambi non dev’essere stato facile. Ora non so più un bambino e certe cose le capisco anche io. Sono sempre stato in mezzo agli adulti e fin da piccolo ho imparato a credere nel vero amore, sì, quello di cui tutti tanto parlano. Se ancora non ve ne foste accorti, voi l’avete. Lo emanate quando siete assieme. In casa ne si sente l’odore, si percepisce l’essenza. Sono immensamente felice per te mamma, non sai quanto. All’inizio non ci credevo. In voi due, intendo. Però ho sempre avuto tanta fiducia in te e in fondo al mio cuore speravo che Killian potesse abbattere i tuoi muri. Ho pensato che mio padre fosse destinato a portare a termine questa missione ma poi ho capito cosa Uncino sarebbe stato disposto a fare per noi e ho deciso di dargli una possibilità. Non me ne sono mai pentito. A Storybrooke è tutto sistemato e da un anno a questa parte sembra quasi essere tornati alla normalità. Per questo motivo, godetevi la vostra serata libera. Auguri!”
----Due ore dopo----
“Tesoro! Che diavoleria è mai questa?” disse Killian indicando con l’uncino una scatoletta sul tavolo.
“E’ una videocassetta, Hook. Si vedono delle cose alla televisione con questa. E’ mai possibile che ancora non hai capito?” rispose lei ridendo e inserendola nel video registratore.
“E per chi è? Chi ce l’ha messa lì?” chiese di nuovo il pirata, incurvando le sopracciglia.
Emma prese fiato e disse:
“L’ha lasciata Henry. Dice di sistemarci comodi sul divano e goderci lo spettacolo.” Così fecero. Si stesero sotto due coperte e Emma appoggiò l’orecchio sul petto di lui per sentire i suoi battiti, che ovviamente aumentavano ogni volta che lei si avvicinava
Passarono una bella manciata di minuti e vedendo quei video messaggi la donna si commosse. Quello sì che era un regalo, forse il migliore che avesse mai ricevuto. Anche Killian aveva gli occhi umidi: non voleva darlo a vedere, ma quelle parole lo avevano toccato nel profondo.
Maledetto ragazzino, riusciva a sciogliere anche i cuori più duri.
“Buon anniversario, amore mio” dissero all’unisono e poi scoppiarono a ridere inconsciamente. Hook si fermò un istante a guardarla, imbambolato. Ammirava i suoi capelli mossi scenderle sulle spalle e i suoi occhi verdi da cui scendevano ininterrottamente delle lacrime. Non resistette e le posò un caldo  bacio sulle labbra, di quelli che solo lui sapeva dare.
Erano quelli i momenti che desideravano sarebbero potuti durare per sempre.
 
Angolo dell’autrice:
Salve a tuttiii! Questo capitolo è un po’ diverso. Ci ho lavorato parecchio ma sono, abbastanza, fiera di quello che ne sia uscito. Spero non vi abbia deluso e che abbiate apprezzato di vedere i nostri CS dal punto di vista degli altri personaggi. Non c’è un preciso motivo per cui abbia deciso di far parlare proprio Regina e Snow, ma sembravano le più adatte.
Un grazie speciale a chi mi recensisce e a chi segue la mia storia. Siete molto gratificanti.
A presto,
Giorgia.

 

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Capitolo 4
*** It's time. ***


Non era mai stata così stanca in vita sua.
Eppure la sua vita era sicuramente più calma.
Storybrooke era più calma.
Lei stessa lo era.
Le giornate, tuttavia, erano lunghe. Un po’ per la pioggia incessante e un po’ per la lontananza da Henry. Il suo ragazzino stava crescendo, doveva ammetterlo. Né per lei né per Regina era stato semplice lasciarlo solo in un mondo per niente magico.
Era partito da già due settimane, ma sembrava essere passato un secolo. Il suo subconscio faceva brutti scherzi: a volte sentiva la sua voce darle dei consigli o rimproverarla. Era, effettivamente, parecchio lontana da suo figlio. Francia.
Per la miseria se era lontano da lei. L’Europa di certo non era dietro l’angolo, ma quella era un’opportunità che non potevano negargli. Non era cresciuto in un posto normale o in una famiglia come le altre e quello era il momento giusto per assaporare la vita vera. Fare esperienze, viaggiare, conoscere. Emma, e tutti gli abitanti di Storybrooke, glielo dovevano. Henry era un ragazzo sveglio e intelligente e meritava tutto lo svago necessario e richiesto dalla sua età.
Sì, la stanchezza di Emma era dovuta anche ad altre mille preoccupazioni. Però tutte di poco conto o almeno assumevano poca importanza di fronte a ciò che l’aspettava a casa.
Killian.
Non ci aveva fatto l’abitudine, per niente. Tornare da lui ogni sera, dopo il lavoro, aveva sempre lo stesso effetto sulla salvatrice. O meglio, lui le faceva sempre lo stesso effetto. Si sentiva come una bambina al luna-park.
Si imbarazzava anche solo a pensarla un sciocchezza del genere, non era da lei. Quante smancerie inutili. Oh, ma chi prendeva in giro. Oramai si sentiva pienamente a suo agio respirando quell’aria di tenerezza e leggerezza che l’accarezzava.
Mise le ultime cose in borsa e organizzò mentalmente tutte le faccende che avrebbe sbrigato il giorno successivo, chiudendo a chiave l’ufficio dello sceriffo.
Si avviò verso il suo maggiolino giallo e mise in moto.

Non si sarebbe mai immaginata una cosa simile.
O forse sì. Chissà.
Lui era, stranamente, immobile sul loro porticato. In piedi mentre fissava l’oceano d’avanti a sé. Cercava di calmarsi.
Poche volte si soffermava sui particolari, anche se erano proprio quelli a contare.
Era bello da togliere il fiato. Lì nella semplicità e nella sua spontaneità. In quel preciso istante, forse riuscendo a intravedere i pensieri della sua Emma, Killian sorrise. Uno dei suoi sorrisi maliziosi ma dolci. Iniziò a grattarsi dietro l’orecchio alzando il sopracciglio. Eccoli i particolari di cui stava pensando. Lo conosceva così bene, sapeva a memoria ogni sua abitudine e avrebbe potuto indovinare ad occhi chiusi cosa egli provasse…senza nemmeno doverlo guardare o parlargli.

Era nervoso. Inspiegabilmente nervoso.
“Ehilà, capitano!” salì quei due scalini che li separavano e lo accolse fra le sue braccia, o magari lui accolse lei. Fa lo stesso.
“Mi stavi per caso aspettando?” tradusse un “che diavolo fai qui al freddo?” in modo più carino.
“Ovviamente sì, Swan. A chi sennò. Com’è andata oggi, sei stanca?!” le posò un bacio sulla fronte, era il suo modo per darle il bentornata…
Era sempre così, inevitabilmente adorabile. Come aveva fatto a vivere 29 anni della sua vita senza di lui?
“Già, come sempre del solito. Tu che mi racconti?”
“Senza di te è una noia lo sai bene…” si guardava intorno, forse preoccupato. I dubbi di Emma non erano infondati. Le stava nascondendo qualcosa.
“Sta per mettersi a piovere di nuovo, possiamo entrare o…”
“ ‘o’ Cosa?!” rispose lui immediatamente, incerto sul da farsi.
“Beh, trovandoti qui ho pensato che…forse…tu…beh. Credevo che dentro ci fosse una sorpresa!” al diavolo le insicurezze. Il loro rapporto non era mai stato equilibrato, a causa di tutto quello che avevano dovuto affrontare. In fondo lei era la figlia del Principe Azzurro e Biancaneve e lui Capitan Uncino. Cosa poteva mai esserci di equilibrato in tutto ciò? Però ora potevano definirsi quasi una coppia adatta al 21^ secolo. Ne avevano tutte le sembianze.
Vedevano il SuperBowl insieme, passeggiavano al porto mano nella mano e lei gli preparava le cene più squisite. Anche se tutti preferivano di gran lunga Granny’s.
Avrebbe dovuto fare delle domande se lo avesse ritenuto opportuno. Ed in quella situazione era opportuno, eccome. Doveva sapere perché a Killian tremassero le mani, doveva sapere perché era fuori ad aspettarla.
Doveva.
Sapere.
Perché.
Ora stava a lui darle una risposta e soddisfacente, come minimo.
Emma sarebbe rimasta delusa se non avesse avuto in servo per lei alcuna sorpresa. Ci aveva fatto un pensierino.
Eccola tornata come la bambina del luna-park.
“Beh, non ti ci si può nascondere proprio un bel niente, Swan.”
Bingo. Aveva fatto centro.
Le farfalle avevano cominciato a svolazzarle nello stomaco. La testa le girava. Una sorpresa tipo un regalo? Oppure aveva cucinato lui quella sera? Ecco, ci siamo. Le aveva preparato un bel bagno caldo con delle candele accese sui bordi della vasca.
Emma adorava rilassarsi in quel modo. Non aveva spesso il tempo per farlo, ma lo aveva rivelato a Killian, ed egli le aveva promesso che un giorno sarebbero riusciti a fare un bagno assieme.
Era la sera giusta. Ma non era esattamente quello che aveva in mente il pirata.

Con loro varcarono la porta un migliaio di incertezze e riluttanze.
Uncino non era ancora del tutto sicuro di quella mossa. Forse troppo azzardata, nonostante avesse chiesto consiglio a David.
Esatto, proprio il padre della sua bella fidanzata. Appunto: fidanzata. “per poco…” pensò speranzoso tra sé e sé il giovane eroe.
Eroe. Un nome che ora gli si addiceva perfettamente. Aveva dimostrato, ancora una volta e persino da morto, le sue intenzioni e il suo amore durante quella ‘gita’ nell’oltretomba. Erano stati anche quei momenti, insieme a quelli trascorsi a Camelot, che avevano portato Charming ad appoggiarlo. Ma questo non contava poi così tanto per Killian, a lui importava solo della risposta. Di quella di Emma, ovviamente.
Chiuse la porta alle sue spalle e portò un braccio intorno alla vita delle bionda. Lei sembrò vacillare al contatto con la sua giacca di pelle. Che strano ed incontrollabile potere che aveva su di lei, su ogni minima particella e fibra del suo corpo.
La condusse al centro del salotto, intimandole di restare lì ferma. Fece qualche passo in avanti e il sangue incominciò a ribollirle nelle vene.
Il bagno non centrava chiaramente nulla. Dannazione. Cosa diamine stava succedendo.
Il pavimento sotto di lei ora sembrava sabbie mobili.
Cosa.
Diamine.
Stava.
Succedendo.
Killian tornò dopo pochi istanti e le si parò d’avanti. Si guardarono negli occhi senza proferire parola. Lei impaziente e lui emozionato.
Emma ancora non ci era arrivata. Quando era con il suo adorato pirata ogni rotella del suo cervello smetteva di funzionare.
L’altro tirò su col naso e cercò di darsi un po’ di contegno. Un’immagine un po’ più virile. Stabilizzò la sua voce e cominciò:
“Per me non sarà facile dirti queste cose, ma è giunta l’ora. Swan, io ti amo.
Ti amo con tutto me stesso, non ho mai amato nessuna come amo te.
Nemmeno Milah.
Tu sei diversa, sei preziosa. Sei mia. Solo mia.
Una sensazione indescrivibile, tesoro. Saperti sempre al mio fianco, sana e salva. Poter vivere la nostra favola tutti i giorni. Quella che dopo anni di sacrifici, ci siamo meritati. Entrambi.
Ti prometto che avrai sempre accanto un uomo che sappia quanto vali.
Sempre un uomo che sappia capirti. Sappia proteggerti. Mi avrai sempre.
Ed è proprio per un sempre, uno di quelli eterni, che ora farò una delle cose più imbarazzanti della mia vita…”
Ci era arrivata, finalmente. Non trattenne le gambe. Cedette e cadde sul divano dietro di loro. Killian accorse afferrandole il braccio e si accasciò vicino a lei. Guardavano un punto fisso. Indefinito.
Non aveva fatto in tempo a finire il suo discorso. Non aveva nemmeno tirato fuori l’anello. Quello della madre.
Ma prese coraggio e cacciò da dentro la tasca della giacca una scatolina. La aprì lentamente, usando la sua unica mano. La porse ad Emma.
Lei solo allora alzò lo sguardo. Incatenarono i loro occhi gli uni con gli altri. Le lacrime pungevano i suoi color verde smeraldo, combattevano per uscire. Poi scesero pian paino e caddero sul diamante.
“Wow” pensò.
“Amore mio…” disse invece.
“Allora, Emma vuoi spo-“
Cosa successe dopo non lo sanno nemmeno loro. Versi indistinti e gesti imprecisi. Una notte indimenticabile. Una notte tutta loro, nella loro casa e nella loro nuova vita. Ma ad Uncino non mancò occasione per chiederle di dargli una risposta vera, per potersela imprimere bene nella mente.
“Dimmelo, andiamo. Solo una volta.” Sussurrò al suo orecchio, inspirando l’odore e il calore della sua pelle nuda accoccolata a lui.
“Cosa?” rispose lei, con un sorriso compiaciuto sulla faccia. Chissà se per la proposta o per emh, beh, avete capito.
“Quel ‘sì’. Non che il bacio non mi fosse bastato ma sai com’è, sono sentimentale.”
Ridacchiarono.
Emma si ricompose e si appoggiò su un gomito per poterlo squadrare attentamente.
Che gran bel pirata aveva di fronte.
“Sì, Killian. Io ti sposerò.” Lo baciò appassionatamente.
“Ci sposeremo.” Un altro bacio…
“Mi sposerai” un ultimo e ancora più passionale bacio.
Sì lecco le labbra assaporando ancora il gusto imparagonabile della bocca del compagno.
“Mi sa che tu non andrai a lavorare domani…”
La inchiodò sotto di lui e le fece il solletico. La sua risata era proprio bella da ascoltare. Bella quasi quanto colei che la emetteva.
Avevano il loro ‘sempre’. Se l’erano promesso. Nessuno li avrebbe più separati.

 

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