Primrose Everdeen

di pandafiore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV EPILOGO ***



Capitolo 1
*** I ***


Capitolo 1
 
Spazio autrice: 
Salve a tutti!♥
Sarò breve: per comodità, ho spostato la storia di qualche anno in avanti; così Prim non ha solo 12 anni, ma è più grande. Nonostante ciò anche Katniss e Peeta sono presenti il giorno della mietitura, perché ancora rientranti nella fascia d'età.
Semplicemente, non immaginatevi la tenera e piccola Prim, perché ora è cresciuta e il suo carattere è più forgiato.
Ma ora vi lascio,
Ci vediamo a fine pagina♥
Tanti baci♥
Buona Lettura!
Vostra,
pandafiore ♥



~Primrose♥

È una giornata così bella, per essere quella della Mietitura... i fiori crescono nei prati e le nuvole ci regalano dei sorrisi impensati, con le loro bizzarre forme.
Ma oggi non è giornata per sorridere. Oggi ci sarà la mietitura.
Ho molta paura.
E se dovessero estrarre il mio nome? Che cosa accadrà? Dove mi porteranno?
Con queste domande che mi ronzano in testa, stringo di più la mano di mia sorella, mentre ci avviciniamo alla Piazza.
"Non hai mai chiesto tessere, il tuo nome compare solo tre volte, essendo questo il tuo terzo anno. Ci sono pochissime possibilità che esca, Paperella." Mi ha detto Kat, sorridendo e sistemandomi questa dannata camicetta che continua ad uscire dalla gonna di mamma.

Belve feroci, incendi indomabili, ibridi assassini...sono terrorizzata dai miei stessi pensieri. Devo smetterla. Ha ragione Kat: è così poco probabile che esca il mio nome!
Alcune persone nel distretto hanno anche più di quaranta tessere. Perché dovrebbero estrarre proprio me?
Mi rilasso appena, mentre, incitata da mia sorella, mi unisco alle altre ragazze della mia età.

Effie Trinket, in uno dei suoi soliti abiti eccessivamente eccentrici, sale sul palco e annuncia l'arrivo dei 76^ Hunger Games.
Quanto odio la felicità con cui lo afferma. Sembra che niente possa sciogliere quel sorriso di ghiaccio che ha sui denti; nemmeno un pugno di mia sorella.
-Ora il tributo maschio!- Quasi grida, di fronte al microfono.-Il tributo maschio, che avrà l'onore di partecipare ai 76^ Hunger Games è... Peeta Mellark!-
Un silenzio agghiacciante.
No. Il panettiere no! È così buono... e dolce! Mille ricordi mi riportano nel passato...

Quante volte ho pregato e supplicato Katniss di restare ancora un po' di fronte a quella vetrina! E Peeta... ci osservava da dietro il bancone, con un'aria così assorta, così bonaria...
Ricordo un giorno in cui passavo lì di fronte da sola (più o meno due anni fa ) e, scorgendomi ad ammirare le sue meravigliose creazioni, il giovane panettiere mi aveva fatto cenno di entrare, con un largo sorriso sul volto.
Mi avvicinai alla porta, ma non ebbi il coraggio di aprirla. Forse voleva offrirmi una fetta di un dolce e Katniss mi ha sempre insegnato a non accettare assolutamente nulla dagli altri; "Devi sempre trovare il modo di farcela da sola" diceva. Ma quel giorno che è tornata a casa con quella pagnotta bollente, io non posso credere che sia riuscita a scambiarla per solo qualche scoiattolo.

La voce di Effie mi distrae dai miei flashback, mentre cammina verso la bolla di vetro delle donne.
Peeta è già sul palco, sconvolto.

-Ed ecco ora, il tributo femmina! La fortunata, che avrà l'onore di prendere parte ai 76^ Hunger Games è... Primrose Everdeen! Vieni cara!-

Cosa?

Penserei che sia solo uno scherzo della mia mente, ma la voce di Katniss che grida mi fa capire che è tutto reale.
Vorrei urlare, vorrei implorare Kat che mi aiuti; non voglio, non voglio andare!
Un grande corridoio si apre di fronte a me e, come un'automa mi dirigo accanto alla presentatrice.
-Perfetto! Che i 76^ Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!"
Aiuto.
Guardo mia sorella, ma ciò non mi aiuta. È, se possibile, ancora più agitata di me, con Gale che la tiene ferma per le spalle come se fosse un'animale inferocito.
Aiuto.
Aiutami Katniss.
Non sono pronta per tutto questo.

All'improvviso Katniss si ferma e solleva tre dita della mano sinistra, in mio (forse in nostro) onore.
L'indice, il medio e l'anulare; è un gesto di rispetto, di onore e, purtroppo, è anche un gesto funereo, che qui nel 12 facciamo quando sappiamo che qualcuno sta andando incontro la sua morte, ma lo fa per salvare la comunità.
La folla la segue a ruota, imitandola. E non riesco a non farlo anch'io. Mi porto le tre dita sul cuore, poi sulle labbra e infine in alto.
Grazie, lo apprezzo molto.
Un'ultimo sguardo a mia sorella, a mia madre e subito delle braccia, avvolte in bianche uniformi, ci strattonano, verso il nostro nuovo destino.
La morte.


 
__
Buonasera♥

Spero di tutto cuore che questa mia impresa vi alletti... ;)

Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioniii♥
Un grazie enorme♥

Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 2
*** II ***


Capitolo 2
 
Spazio autrice: 
Buongiorno♥
Intanto grazie a tutti per le splendide recensioni *occhi a cuoricino*
Ma ora vi lascio al capitolo,
Ci vediamo a fine pagina♥
Buona lettura♥

Vostra,
pandafiore ♥

 


~Primrose♥

È tutto così assurdo.
"Cinque minuti per visita" ci hanno detto, prima di separarci. Ho guardato il panettiere, e ho ritrovato solo angoscia, in quel volto sconvolto. La bocca socchiusa, le sopracciglia corrugate e gli occhi lucidi.
Ma prima che i pacificatori ci ponessero in stanze separate, Peeta mi ha preso un polso e mi ha avvicinata a sé, sussurrandomi all'orecchio:-Di' a Katniss che io ti proteggerò.-


Lui mi proteggerà.
E che ne sarà di lui? E mi proteggerà a tal punto da morire lui stesso?! Oh no.. è impossibile. Nessuno farebbe mai una cosa simile. E poi non mi conosce nemmeno! È tutto assolutamente paradossale.

Sono seduta sul divano, mentre mi asciugo le mani sudate sulla gonna dell'abito celeste, quando improvvisamente la porta si apre e la figura snella di Kat irrompe nella stanza.
Cerca in tutti i modi di consolarmi, di darmi consigli, di infondermi fiducia; ma io non sento nulla, leggo solo la paura nei suoi occhi da Giacimento, di un grigio liquido.
Avverto mamma abbracciarci entrambe, assieme, e vorrei che rimanessimo così per sempre; unite.

Ma devo riferire il messaggio di Peeta a mia sorella, così sono costretta a sciogliere la stretta delle loro braccia.
Guardo Katniss negli occhi:-Peeta, il panettiere, mi ha detto di dirti una cosa...- sussurro -...ha detto che lui mi proteggerà. Ecco beh.. io non so esattamente cosa significhi, ma credo...credo sia una cosa buona..-Mi blocco, vedendo lo sguardo di mia sorella cambiare notevolmente; dapprima assume un'espressione sorpresa, poi è come se si sentisse in debito e stesse per rifiutare; ma infine i suoi occhi ardenti si rilassano visibilmente, in vista di una prospettiva forse migliore.
-Devo ringraziarlo.-Mormora semplicemente, abbracciandomi ancora.

Di nuovo quelle braccia bianche e Kat e mamma non sono più con me.
Ma subito la porta si riapre ed entra un signore di mezza età, biondo, che non riconoscerei se non fosse per quegli occhi di cielo. Il signor Mellark.

Che cosa ci fa qui? Cosa vuole da me?
-Ciao..- parla a bassa voce, con gli occhi ricolmi di lacrime. Forse è appena stato dal figlio.
Sono troppo assorta nelle mie congetture per rispondere al saluto, così lui prosegue:-Io...io sono corso in panificio a prendere questa.- Tira fuori da dietro la schiena un piattino con sopra una fetta di quelle torte bellissime che fanno solo loro. È affascinante; troppo bella perché si possa mangiare.
-È per me?- Chiedo stupidamente, incredula. Il signor Mellark fa cenno di sì con il capo e aggiunge:-Ho visto come le guardavi...- Un sorriso amorevole sul suo volto, e io mi avvento su quello che sarà il mio ultimo pasto qui nel 12. 
È una cosa indescrivibile questa torta. È morbida, fragrante, dolce e... oddio è buonissima.

Il resto della visita lo trascorriamo in silenzio, senza sforzarci di conversare, mentre ripulisco per bene il piattino.
Ancora una volta i Pacificatori irrompono nella stanza senza troppa gentilezza e mi separano dall'ultima persona che avrei pensato di incontrare qui, e ora.

La stanza è vuota e la paura (lievemente scomparsa durante la visita) si riaffaccia alle porte del mio cuore, e non c'è nulla che possa fermarla.
Lui mi proteggerà.
Posso fidarmi? Posso affidare la mia vita e il mio destino ad un ragazzo di pochi anni più di me? Non è che posso, devo, non c'è scampo. Quindi sì, lo farò.

"Sono tra le tue mani, Peeta Mellark; un passo falso e io mi sgretolo come sabbia tra le dita." Penso, mentre i Pacificatori ci trascinano di peso fino in stazione.

Per quel treno di sola andata. 



 
___
Eccoci♥
Che ve ne pare?;)
Forse i prossimi capitoli saranno un pelo più lunghi, ma ancora non so ahah♥♥
Spero che vogliate lasciare un vostro commentino nelle recensioni:D♥
Un grazie enorme♥

Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 3
*** III ***


Capitolo 3


~Primrose♥

Entriamo nel treno e un'enormità di cibo si presenta davanti a noi; dai crostini con il paté alle torte glassate...chissà cosa ne penserebbe Sae la Zozza! Forse aggiungerebbe qualche interiora di topo, per rendere il tutto più nel suo stile.
Guardo Peeta afferrare una crostatina e mangiarsela di gusto.. com'è cresciuto ultimamente. Ha le spalle larghe e robuste e si vede che possiede una grande forza nel corpo.
-Che c'è??- Mi chiede, scorgendomi ad osservarlo. Io arrossisco violentemente e abbasso repentina lo sguardo.
Ho guardato davvero Peeta in quel modo?
Cerco di non rifletterci troppo su, e mi fiondo anch'io sul reparto dolci, il mio preferito.

Sto per addentare un biscotto al cioccolato, quando un uomo alto si affaccia nella stanza barcollando pericolosamente.
Sbuffa, si versa un bicchiere di liquido marroncino e sta per ritornare nelle sue stanze, quando il ragazzo del pane lo blocca. -Haymitch, giusto?- Chiede, pur sapendo perfettamente chi è.
-In persona.- risponde quello, sprezzante. -Chi desidera saperlo?-
Peeta è visibilmente alterato dalla poca lucidità, o dalla finta stupidità, del nostro mentore. -Siamo i tributi del 12... io mi chiamo Peeta e lei è Prim.- Mi presenta, accogliendomi sotto al suo braccio e stringendomi a sé delicatamente. Avvampo di nuovo, come ci si può aspettare.
-Oh.. è già tempo di Giochi? Ah, mi sembrava ieri che sono morti... Beh.. che carini i due biondini del dodici!- Afferma e si volta per tornare sui suoi passi. Sto già odiando profondamente ogni parola che esce da quella sudicia bocca.
-No, senti Haymitch, tu sei il nostro mentore.-Lo richiama Peeta, non mollando per nessun motivo la sua presa su di me.
-Senti ragazzo, non venirmi a rompere i...- Si blocca, e improvvisamente mi guarda, con quegli occhi da Giacimento simili a quelli di Katniss. -Quanti anni hai tu?- Domanda, all' improvviso, perdendo il filo del suo discorso.
-Quattordici, quasi quindici.- Cerco di sembrare coraggiosa, staccandomi dal semi abbraccio di Peeta e rendendomi indipendente.
-Mmmh.. forse ti conviene rimanere sotto l'ala della chioccia, se vuoi rimanere viva. Nell'Arena intendo.- So che queste parole dovrebbero sembrarmi offensive, o quasi, ma vedo un luccichio nei suoi occhi, che sembra quasi tenerezza, o compassione... per me?? Perché non ho diciotto anni, come invece hanno i Favoriti?!
Non voglio fare pietà a nessuno.
Non si può vincere con la pietà.
Ma io non vincerò comunque, quindi tanto valere rimanere se stessi.

Mi volto e corro in un'altra cabina, lontano da tutto e da tutti. Mi tuffo nel letto e, fra le lacrime, mi addormento.

Vedo Katniss e mamma bruciare di fronte a me, e io non posso fare niente. Sembrano tizzoni ardenti e la mia inutilità mi fa venire il nervoso: voglio correre a tirarle via da quelle fiamme, ma non mi è possibile, non riesco a muovermi.
Grido, dico loro di andarsene, di scappare, ma non mi sentono.
Poi delle braccia forti mi stringono e un profumo antico quanto la vita stessa mi risveglia da quello che, ora comprendo, è stato solo un incubo.
-Shh...shh.. è tutto a posto Prim.- Una voce calda e bassa, che in un primo momento neanche riconosco, ma chi potrebbe essere, se non Peeta Mellark?
Sono giorni ormai che siamo in viaggio, e non avevo mai avuto incubi; ma oggi ci sarà la sfilata, e apparirò negli maxi schermi del mio distretto.

Mi calma immediatamente, con le sue carezze sulla mia schiena, ma non voglio che rimanga a dormire qui con me. Non riuscirei a chiudere occhio, con la sua presenza al mio fianco.
Peeta per fortuna si alza velocemente, ma scopro che lo fa solo perché non è più tempo di dormire. 
-È mattina, vieni a fare colazione. - Non è una domanda, e quasi un'imposizione. "Allora, tu non mi dai ordini è chiaro?!"
Ma poi mi ricordo che ha promesso che mi salverà la vita, quindi costringo la parte irrazionale e furibonda di me a calmarsi.

Sto per entrare nella cabina per la colazione, quando noto Haymitch e Peeta presi in una vivace (e sembra anche piacevole) conversazione; non sento molto, ma ciò che odo mi travolge:
-Hai davvero intenzione di proteggerla?-Chiede il mentore, sconvolto.
-Sì. Sempre.- Allora non mi ha mentito... ma....
-Ma perché?- Haymitch anticipa la mia stessa domanda, ma Effie entra nella sala giusto mentre Peeta sta dando la tanto ardita risposta e non sento cosa dice. Dannazione!
Non so come il ragazzo del pane sia riuscito a risvegliare Haymitch dal suo stato di totale ubriachezza, ma qualcosa è accaduto.
In ogni caso entro nella stanza ignorandoli, mi prendo un mini bignè e mi stendo sul divano a mangiarlo, fingendo tranquillità, mentre dentro ardo.
-Si è svegliata la principessina...- Mi provoca Haymitch, ridendo dello sguardo micidiale che riceve come risposta.
-Dai tesori, preparatevi tra pochi minuti arriviamo a Capitol!- Quell'accento capitolino... è Effie che parla, tutta eccitata. Spero sia solo una maschera, e che si renda effettivamente conto che uno dei suoi 'tesori' morirà per forza.


Scendiamo dal treno alla svelta e una massa di persone stranissime (perfino più di Effie) ci si para davanti.
Hanno tutti, o quasi, parrucche di vari colori, orrendi trucchi sfavillanti e rossetti che variano dal viola al verde; qualcuno ha perfino la pelle colorata.
Fortunatamente i Pacificatori, per una volta, fanno il loro dovere e ci aprono un varco tra la folla.
Peeta, fra tutte queste persone, mi prende la mano e ho un sussulto al cuore. Ma cosa sta facendo?!
Sento fischi e gridolini, mentre cerco di aumentare il passo per raggiungere in fretta l'edificio di preparazione, ma Peeta sembra far di tutto per mostrare le nostre mani intrecciate. Non so cosa fare, forse ha un piano e non posso distruggerlo così, mollando la presa.
Lo trascino via da tutte quelle persone, che sembrano già adorarlo, e in un attimo siamo dentro ad un enorme edificio interamente di vetro. "E pensare che nel 12 si muore di fame..."

Veniamo immediatamente separati, e il brivido che provo nel sentire la mano vuota mi angoscia terribilmente. Più che altro.. perché?
Troppi quesiti e troppe poche risposte affollano alla mia mente, così mi lascio andare liberamente al trattamento estetico che mi riservano prima della sfilata.
Dopo ore e ore di cerette e massaggi (non piacevoli, come ci si potrebbe invece immaginare) mi spediscono dallo stilista.
È un uomo sulla quarantina, con un'aria calma e buona; una leggera riga di eyeliner dorato sugli occhi fa risaltare la sua pelle bruna. È un uomo molto bello, e soprattutto non sfarzoso come tutti i capitolini.
Si presenta e vengo così a conoscenza di 'Cinna'; mi annuncia che ha in mente qualcosa di speciale quest'anno, e dialoghiamo per qualche minuto, finché non arriva il momento di vestirsi.


Una tuta tutta nera e aderente ricopre il mio corpo, mettendo in evidenza le forme che mi sono cresciute in quest'ultimo periodo. 
-Ti darò fuoco.- Ride, Cinna. Cosa intende dire? Non mi sta più tanto simpatico...... -Ovviamente non sarà fuoco vero. Ma provenite dal distretto del carbone, e la solita tutina nera un po' impolverata mi sembrava banale.-
Ha ragione, ora speriamo di fare colpo per gli sponsor.

Mi aiuta a salire sul carro, trainato da cavalli neri come la pece, e poco dopo vengo raggiunta da un Peeta affascinante. Gli hanno sistemato i capelli in modo che gli contornino il viso in maniera molto naturale, e i suoi occhi sono più lucenti del solito. È splendido.
Anche io sono truccata, ma non credo proprio di fare lo stesso effetto, nonostante Peeta mi raggiunga sopra al carro e mi sussurri all'orecchio un:-Sei bellissima- che mi fa arrossire fino alla punta dei capelli. Deve smetterla....

Il carro parte e, prima che me ne accorga, siamo incendiati.
Ma soprattutto Peeta ha circondato la mia mano con la sua... voglio morire, vi prego aiutatemi.
La folla ci adora e decido di fare una cosa assolutamente non da me: sollevo le nostre mani unite, in segno di forza e di potenza.
Dobbiamo almeno dare questa impressione, sennò è come se fossimo già morti e tanto vale ordinare le nostre bare.
Ma no.
Lui mi proteggerà, glielo ho sentito dire per ben due volte, e così sarà. Non può tradirmi.
Non può.
Lo ha promesso.




 
___
Salve bellissimi♥
Che ne pensate??
Sto cercando di inserire delle allusioni di Peeta nei confronti di Prim, ma non troppo evidenti o sfacciate, semplicemente un sentimento che il povero ragazzo del Pane non riesce a reprimere.♥♥

Un grazie enorme a tutti voi♥

Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 4
*** IV ***



Capitolo 4

~Prim♥



~Prim

La sfilata è andata meravigliosamente, e così gli allenamenti e la valutazione degli strateghi.
Io ho preso 8 su 12, dimostrando l'abilità che avevo appreso ad arrampicarmi. Sono salita sul soffitto e ovunque, raggiungendo quasi il banchetto dove stavano mangiando.
Peeta ha preso 11 su 12, ma non vuole dirmi come ha fatto.
Questa cosa mi fa stare così in collera! È quello che ha preso il voto più alto di tutti, esponendosi così alle attenzioni dei Favoriti, ma non vuole parlarne con nessuno.

Oggi abbiamo la presentazione assieme a Caesar Flickerman...ho così tanta paura.
Sicuramente non capirò nulla di quello che mi starà dicendo e farò una figuraccia assurda, da perdere tutti gli sponsor, sembrare stupida e per giunta umiliare la mia famiglia!
Ho parlato a lungo con Haymitch su come devo presentarmi (perché ci sono dei canoni ben precisi) e lui ha optato per 'la povera ragazzina indifesa'. La mia missione è smuovere gli animi del pubblico di Capitol City. Ipotizzando che esistano, ovviamente.
Spero sinceramente di farcela.
Non so che ruolo avrà Peeta, ma in questi giorni ho potuto osservare come sia sociale, amichevole e aperto con chicchessia. Non mostra alcuna difficoltà nell'arte della retorica, al contrario della sottoscritta....
Inoltre penso che Capitol lo ami già; si capisce da come lo acclama ad ogni apparizione.


È arrivato il momento; indosso un abito lungo e meraviglioso. È tutto rosa cipria, tempestato di gemme preziose e colorate, che mi conferiscono un'aria allegra ma elegante.. tutto il contrario di ciò che provo dentro, quindi.
I truccatori hanno optato per un trucco leggero, che però doni dei punti luce, fondamentali per la televisione, a loro dire.
A me basta avere lo stomaco pieno e già mi sembra più che sufficiente...


Molti tributi sfilano prima di me, e io sono la penultima, prima di Peeta. Ho il cuore a mille, che sembra uscire dal petto, ma che, contemporaneamente, collassa nell'udire "Primrose Everdeen, distretto 12." annunciato dalla calda voce di Caesar.
Ricevo una leggera spinta da dietro e, intenta a non inciampare, mi precipito sul palco accanto al conduttore.
Lui dice tante parole e ride, ma io sono concentrata sulla folla che applaude, che arde, che ride, che è come in un circo, dove si vezzeggiano le bestie, dove c'è confusione. Perché è questo tutto ciò che provo: caos, confusione e disordine.
-Giusto, Prim? Posso chiamarti Prim, vero?- "Eh?"
Prim chi? Io? Ah già mi sta intervistando.
Concentrati Prim, concentrati. Ce la puoi fare.
-Emm.. oh, sì, Prim va benissimo! Mia sorella mi chiama sempre così. Ma in realtà un po' tutti gli amici.- Cerco di mostrarmi rilassata e tranquilla, e provo a non parlare troppo concitatamente. Se così facessi, come mi è solito quando sono agitata, il pubblico non capirebbe una parola del mio discorso.
-E io? Io sono un amico??- Mi interpella ancora Caesar..
-Ma certo!- Brava, Prim, vai così.
-Avete sentito? Sono amico della ragazza in fiamme, non è fantastico? - si rivolge al pubblico, per poi tornare da me, con maggior serietà -Senti, Prim.. ci hai parlato di una sorella, giusto? Quanti anni ha?-
-Diciotto quest'anno. Come Peeta più o meno.-
-Ah già! Peeta! Peeta Mellark! Già lo amiamo tutti quello splendido ragazzo! Non è bellissimo?- A questa domanda divento paonazza.
-Oh sì, Caesar, mi sembra molto bello.- Perfetto. È perfetto, ma non posso di certo dirlo...
-Mmm... comunque sappi che io preferisco sempre te - e mi fa l'occhiolino. Io ridacchio appena.
-Ma... ci è sembrato di vedere del feeling tra voi due.. quelle strette di mano, quegli sguardi fugaci; perché lo abbiamo notato tutti come quel giovane non ti toglie gli occhietti di dosso, tesoro.. Che ne dici?-
Il silenzio della sala accompagna il mio. Sarò viola dall'imbarazzo.
Peeta che non mi toglie gli occhi di dosso?! Ma.. quando scusa?
Sono così assorta nei miei pensieri, che mi dimentico di fornire una risposta al conduttore, mentre continuo a fissarlo.
-Va bene, va bene, ho capito. È un tasto dolente... grazie infinite per la tua dolcissima compagnia, mia cara Prim! Spero di rivederti presto.- Dice, mentre è pienamente consapevole che non mi rivedrà.
Perché è questa la malvagità di Capitol: illuderti che ci sia un bagliore di luce, quando quello che ti circonda non è altro che buio pesto.

Arriva il turno di Peeta, e Caesar arriva subito al punto:-Ascolta, Peeta... Prim (la mia cara amica Prim!) si è valsa della facoltà di non rispondere prima, riguardo ai suoi, ai vostri sentimenti. Ma, effettivamente, quello che sembra già innamorato perso sei più tu che lei... è forse così? Abbiamo forse capito bene?-
Sono rossa peggio di un peperone e spero solo che Peeta non risponda, proprio come ho fatto io, ma ecco che arriva l'impensabile:- Mi duole darvi ragione, ma sono costretto a farlo.- Devo aver sentito male..
-Tu la ami, Peeta?- Perché?! Perché queste domande??
-Io la amo, Caesar.-



E il mio cuore si ferma, a pezzi.
"Io la amo, Caesar."
Lui...lui mi ama, Caesar!
Lui, Peeta Mellark, ama me, Prim Everdeen.


-Beh.. a giudicare dal suo sguardo in questo momento, immagino che non ne fosse assolutamente a conoscenza..- Maddai! Ma.. dimmi che è tutto uno scherzo, ti prego.
-No, Caesar, se non fossimo mai stati qui, forse non avrei mai trovato nemmeno il coraggio di parlarle.-

Ma cosa sta facendo? Sta ringraziando Capitol per gli Hunger Games?
Ma non ha capito che qui uno dei due morirà? Non gli è chiaro tutto ciò?
È pazzo, è pazzo. È fuori di senno, completamente.
Io non so che strategia sia questa, ma non mi piace affatto.
Aiuto, cosa devo fare, come devo reagire?? Guardo la ripresa di Peeta, e noto un sorriso malinconico sul suo volto.
-Eh.. è una bella sfortuna. Spero che vi godiate al meglio il tempo che vi rimane.. insieme.- Stupido Caesar, così informi tutti i Tributi che lui mi proteggerà! Ahhh... lo odio.
-No, Caesar, forse è meglio che io e lei non ci affezioniamo troppo a vicenda - e mi lancia un'occhiata - Siamo al corrente che uno dei due non ce la farà di sicuro.-
Grida, fischi e urla ci circondano, ma tutto ciò che vedo è la lacrima che, solitaria, scende aul volto di Peeta.
Sta piangendo.
Per me? Per lui? Perché uno di noi due, se non entrambi, morirà? Perché?
O è forse tutta finzione? È tutta scena per attirare gli sponsor?
-Ma racconta, ragazzo, com'è che ti sei innamorato di lei? Anche se, ammettiamolo, con poche parole Prim è già riuscita a conquistare il cuore di tutti noi!-
"Oh... ora vediamo che si inventa il ragazzo del Pane!"
-Oh... bella domanda, Caesar. Io...io me ne sono innamorato quando ero ancora un bambino e lei si soffermava ogni giorno con sua sorella davanti alla vetrina del panificio, ad osservare i dolci. Un giorno le feci anche segno di entrare, ero deciso a parlarle, a farle capire ciò che provavo; ma lei scappò via, e non la rividi per giorni... Pensavo di averla spaventata, se non terrorizzata. Ma poi eccola di nuovo lì, con il faccino schiacciato sul vetro, ad ammirare le torte e ad evitare il mio sguardo.-
No, ok. È proprio bravo con le parole. E con le menzogne.
Non.. non è possibile che si ricordi di quel giorno! Non posso crederci.
-Ma che splendida storia d'amore, ragazzo! Fidati, passa con lei più tempo che puoi.-
-Va bene, Caesar. Lo farò.- Un occhiolino, un sorriso e l'intervista termina.





___
Salveh♥

Ho dedicato molto spazio all'intervista con Caesar, perché credo sia un punto piuttosto cruciale della storia..♥♥

Un grazie enorme a tutti voi che leggete, recensite, seguite, mettete nelle preferite, nelle ricordate o il cielo solo sa dove, la mia storia.♥







Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 5
*** V ***



Capitolo 5

~Primrose♥



~Prim

Domani mattina scenderemo nell'arena; è estate e le giornate si susseguono calde e piacevoli.
Questa è la mia ultima sera accompagnata dalla ragione, da domani vi sarà solo panico e terrore, sempre.
Ho una paura folle, e, nonostante riconosca lo sforzo di Haymitch di ridurre la sua razione di alcol, non riesco a stare tranquilla. Il mio mentore mi ha consigliato di scappare verso la più vicina fonte d'acqua, non appena il tempo sarà scaduto. Afferma, infatti, che l'acqua mi sarà vitale... lui stesso ha vissuto gli Hunger Games, quindi mi fiderò.

Sono seduta a gambe incrociate sul letto della mia stanza a rimuginare sulla possibile Arena, quando sento qualcuno bussare alla porta.... Peeta...?
-Avanti.- Annuncio, decisa.
Una testa bionda fa capolino nella stanza e mi rendo conto che non ho più il coraggio di guardarlo in volto, dopo il suo annuncio di ieri. Avvampo visibilmente quando lui mi chiede se può entrare e, con mia grande sorpresa, annuisco.
Cosa mi sta accadendo? Non posso, non devo affezionarmi troppo a lui, se poi voglio tornare a casa.
Peeta si siede di fronte a me, imitando la mia posizione, su questo letto enorme. Decido di non dover essere io a parlare per prima, è lui che è venuto a trovarmi.
All'improvviso mi prende le mani tra le sue, iniziando a passare i pollici sulle nocche, quasi nervosamente direi; non so cosa fare, così resto immobile, concedendomi alle sue lievi carezze.
-Prim...- inizia. Spero vivamente non voglia parlare della sua dichiarazione in diretta televisiva. -Prim, io ho paura.- Ammette, semplicemente, abbassando a sua volta lo sguardo. Vorrei dirgli che anch'io provo questo sentimento, anzi peggio, ma non riesco ad iniziare un discorso, che lui riprende: Ma comunque, in ogni caso, volevo dirti che se io dovessi cadere, se potessi non farcela, tu non dovrai disperare. Finché avrò un briciolo di vita nelle vene, mi rialzerò. Per te.- Aspetta, aspetta. Per me?! Seriamente? Ma la vuole smettere con questo idillio artificioso??
-Peeta...io...- Tento una frase di senso compiuto, ma mi rendo conto di essere a corto di parole; riesco a dire solamente:-Peeta, non ci sono telecamere qui.-
Non volevo uscisse, ma è uscito; non volevo dirlo, ma l'ho detto. Incastono i miei occhi nei suoi, celestiali, e provo a fargli capire con uno sguardo quanto io lo odi per ciò che ha fatto ieri.
-Lo so.- È semplice, forse banale come risposta, ma mi fa capire che sto sbagliando tutto. TUTTO.
Lui non sta mentendo, e non ha mai mentito. Sono io che ho frainteso tutto, che ho pensato che mentisse, sempre. Lui voleva solo aprirsi a me, e quale occasione migliore, se non indirettamente di fronte a milioni di telespettatori? Non poteva aspettare un piccolo tèt à tét privato, vero? No... lui deve fare le cose in grande! Ma che diamine.
Arrossisco di nuovo, involontariamente, perché tutto ciò che vorrei fare ora sarebbe solo mostrarmi sicura e impassibile, senza emozioni... ma non mi riesce proprio.

-Resteresti con me questa sera?- È un sussurro, il mio, ma lui evidentemente lo sente, perché mi guarda sbarrando appena gli occhi di cielo e socchiudendo le labbra. Quelle labbra, che sembrano così morbide e invitanti.... BASTA, Prim!!! Ma che mi prende, diavoli?!
Gli manca la favella, così annuisce e mi abbraccia forte, per poi mormorare:-Quando vuoi io ci sono...-
Non rispondo, cosa dovrei dirgli? Dovrei forse ringraziarlo per una cosa che non gli ho chiesto di fare? O, più precisamente, gliela ho chiesta solo per sta notte...
Scosto le lenzuola e mi ci infilo sotto, seguita a ruota dal ragazzo del pane, che mi avvolge con il suo calore, permettendomi di utilizzare il suo braccio come cuscino; pongo la mia mano apeerta al centro del suo petto, istintivamente, senza volerlo, e mi abbandono al suo respiro, calmo e rassicurante.

-Prim...- sento dire in un sospiro, mentre sto per addormentarmi.
Mi volto a guardarlo, senza discostarmi di troppo dal suo petto, fornendogli il mio tacito invito a proseguire.
-Non mi hai ancora detto se posso proteggerti o no nell'Arena.- Ma... mi sembrava chiaro che avesse già preso posizione in questo...
-Mi sembra che tu lo abbia già annunciato a un bel po' di persone, senza il mio consenso scritto; quindi non mi pare il caso di chiedermelo ora... ormai il danno è fatto.- Gli dico, rivelando ciò che penso.
-Il danno?- Chiede; allora non ha realizzato nulla.... che testa dura!
-Sì, il danno. Adesso i Favoriti sanno che ovunque sarai tu ci sarò anch'io, e quando troveranno te, uccideranno anche me, per diretta conseguenza, o viceversa, ovviamente.-
-Cazzo....- Eh già. Ci è arrivato il ragazzo! Ha fatto proprio un bel macello. Adesso tocca a lui ideare un piano, io ho già fatto abbastanza.
-Forse è meglio se all'inizio ci separiamo, ma solo all'inizio, ti prego. Sopravviverai?- Se sopravviveró? Ma che domanda è? Pensa che senza di lui io non sia nulla?! Ma se lo conosco da pochissimo! Ah, che nervi.

Forse... forse è sempre stato questo il suo piano. Forse non ha mai voluto proteggermi, forse ha sempre saputo che così avrebbe fatto un bella figura con tutti, soprattutto quando, per la mia stessa salvezza, dovrà ricongiungersi con me. Che falso.
-Ma chi ti credi? Certo che sopravviverò.- Rispondo, con l'unica intenzione di non volermi riunire a lui neanche dopo l'inizio, ora che ho capito le sue vere intenzioni. O sono solo mie supposizioni? Vabbè, fa lo stesso.
-Promettimelo.- Sussurra, a pochi centimetri dalle mie labbra; ma cosa sta facendo?! Cosa vuole da me? Io non gli devo niente.
-Non posso. E comunque ci ho ripensato: non voglio il tuo aiuto.- Affermo, decisa.
Un'espressione di puro panico sul suo volto.
-Perché?!- Ha la voce stridula, e si distacca un po' da me, smettendo di infrangere il suo respiro sulle mie labbra.
-Ho capito il tuo gioco sporco.- Sono più carica che mai.
-Spor... sporco?! L'hai detto tu che non ci sono telecamere qua dentro! Perché dovrei mentirti??- Si sta adirando, come se le mie deduzioni fossero solo fandonie.
-Per fare una figura migliore nell'Arena; sapevi che avrei capito tutto e che avremmo dovuto separarci. Passato il pericolo maggiore saresti venuto in mia ricerca, guadagnandoti milioni di sponsor. Credi che sia stupida? Questo è gioco sporco.- Concludo, ad alta voce e fiera di me stessa.
Ma questo orgoglio dura ben poco perché d' impeto sento delle labbra fameliche sulle mie, muoversi con passione. E le mani, le sue mani, mi stringono forte un fianco e dietro la schiena, spingendomi ancora di più verso di lui e sollevandomi a cavalcioni sul suo bacino.
Perché all'improvviso tutte le mie barriere cadono e ne voglio di più? No...non è possibile.
Si distacca appena da me, dopo un tempo infinito di bacio, per riprendere fiato e sussurrare sulle mie labbra, con gli occhi puntati su di esse: -È gioco sporco questo?! Sai da quanto tempo volevo farlo?- Gli occhi azzurri terribilmente sinceri.

Oddio oddio oddio.
Si tratteneva per me? Perché pensava che non lo ricambiassi? O perché non voleva farmi affezionare troppo a lui, perché poi se ne sarebbe andato?
Tante, troppe domande affollano disordinate la mia mente.
Ho ancora il fiato corto per quella improvvisa passione, ma il mio corpo se ne frega totalmente, andando a ricongiungere le nostre labbra, con molta più leggerezza e morbidezza di prima. Questa volta lo voglio anch'io, ma perché?
Labbra calde, succose, morbide e piacevoli avvolgono le mie, con dolcezza, mentre con agilità mi pone sotto di lui sul letto, accarezzandomi il volto e i capelli con le dita.
Mi guarda con quelle pozze blu che ha al posto degli occhi, nelle quali affonderei volentieri.
-Mi credi ora?..- Sussurra, depositandomi un leggero bacio sulla fronte, dolcissimo.
-Può darsi..- Gli sorrido e lui ridacchia, capendo la mia leggera ironia.
-Posso proteggerti?- Chiede, ora più sicuro della mia approvazione.
-Sì, ma solo in caso di necessità. All'inizio ci separiamo e ognuno bada a se stesso, se dovessimo reincontrarci si vedrà; nel frattempo non trattarmi come un'incapace.-
-Un'incapace??- Ma è stupido o cosa?
-Sì, un'incapace che non sa badare a se stessa.-
Lui mi osserva, attonito, e io proseguo con il mio piano, come nulla fosse:-Promettimi tu una cosa, ora. So che sei forte, ma non dovrai assolutamente partecipare al bagno di sangue della Cornucopia, per favore.- Lo imploro, rendendomi conto di tenere a lui.
-Tu scapperai subito?-
-Sì, verso la più vicina fonte d'acqua.- Affermo, decisa.
-Ok, va bene, farò lo stesso. Ora dormi però.-
Una lieve carezza tra i miei capelli, ed è come se tra noi non fosse accaduto nulla, come se lui non fosse stato il mio primo bacio, come se domani non andassimo incontro alla morte.
È come se tutto ciò non esistesse neanche tra i nostri pensieri, perché ci addormentiamo quasi subito, aspettando domani.

***

Sono sulla piattaforma.
Ancora pochi secondi e poi posso scappare senza il pericolo di saltare in aria.
Mi guardo attorno e noto una distesa di sabbia, con accanto una foresta.
La foresta è sicuramente più pericolosa, ma conterrà più acqua del deserto, penso...spero.
Un ultimo sguardo a Peeta, che mi guarda annuendo e poi il DON, e io mi lancio a correre verso i boschi, con letteralmente niente tra le mani.
Sto per raggiungere i primi alberi, quando una coltellata mi incide la spalla e sento proprio la carne lacerarsi; mi volto e vedo Clove, la Favorita del 2, che cerca di colpirmi nuovamente, questa volta in pieno petto; riesco a schivarla, cadendo per terra e rotolando, con un dolore immane alla scapola.
Non so come riesco ad afferrare una delle molteplici armi che le sporgono da dietro la schiena, e sto per trafiggerla, quando qualcos'altro lo fa per me.
Non ho tempo di vedere chi sia il mio salvatore, rubo lo zainetto al cadavere che mi ritrovo di fronte e riprendo a correre a perdifiato verso il centro della foresta.
L'acqua non la trovo e fra i rimbombi di cannone che mi stordiscono e il cielo che si rabbuia, decido di arrampicarmi su di un albero, per esaminare cosa contiene lo zaino di Clove.
Santo cielo, stavo per uccidere una ragazza... un Favorito per giunta.

In cosa mi stanno trasformando?





___
Salve zolletteh del mio cuoreh♥

Che dire di questo capitolaussss......♥♥
Emmm... adoro scrivere degli impeti di passione di PeetinoPeetuccio♥*^*
Mamma mia, ma quanto è sexy quel ragazzo?:P
Santo cielo, muoio ad ogni sua parola, figuriamoci ai suoi baci.... :Q..♥
Va bene, basta fangirlare in giro per la stanza :D
Un grazie enorme a tutti voi che leggete, recensite, seguite, mettete nelle preferite, nelle ricordate o ovunque mettiate, la mia storia;D♥
Vi aspetto numerosi nel commentino qui sotto ;D







Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 6
*** VI ***



Capitolo 6

~Primrose♥



~Prim

Mi sono addormentata da poco, quando il sigillo luminoso di Panem occupa il cielo e il rispettivo inno ci annuncia i morti della giornata.
7 morti già in queste poche ore, tra cui Clove. Non credo che riuscirò mai ad uccidere qualcuno qua dentro, soprattutto dopo che l'aver quasi fatto fuori Clove mi ha lasciato un'angoscia terribile in tutto il corpo, e un nodo che mi stringe dallo stomaco fino alla gola; anche se non la ho uccisa io, ma l'ho vista morire proprio di fronte a me.
Finito l'inno, mi rendo conto che Peeta è ancora vivo, e penso che anche lui sia contento di vedere che l'incapace sottoscritta non si è fatta ammazzare...
Scaccio subito il pensiero del ragazzo del Pane dalla mia mente, perché mi indebolisce.
Sapere che solo uno dei due (nel caso migliore) uscirà da questa Arena, e che lui farà di tutto perché sia io, provoca le mie lacrime ad uscire. Ma mi faccio forza, anche se qualche lacrimuccia potrebbe piacere a Capitol, ed essere interpretata come semplice mancanza del mio 'sfortunato amante'.
Mi riaddormento sul tronco di quest'albero altissimo, legandomi ad esso con una delle corde dello zaino di Clove. Vi ho trovato anche un coltello di media grandezza, che mi sono fissata sulla cintola, una coperta impermeabile, una borraccia (ovviamente vuota..),del cibo di vario genere e... uno specchietto; mi chiedo a cosa possa servire uno specchietto nell'Arena, dato che non mi sembra proprio la circostanza migliore per ripassarsi il rossetto! La stupidità di Capitol è sorprendente.
Mi riadagio al tronco dell'albero e una fitta più forte alla spalla mi fa sussultare; non ha mai smesso di farmi male dopo quella coltellata, ma ora sento che sta peggiorando. Io saprei anche come curarla, me lo ha insegnato la mamma, il problema è che non riesco a raggiungere la scapola. Cavolo. Ci mancava solo questa!

Mi risveglio con le prime luci dell'alba e decido di rimettermi in viaggio alla volta dell'acqua, almeno per riempire la borraccia, anche se non ho ancora sete.
Provo nei limiti del possibile a non fare alcun rumore, quando, all'improvviso, sento un fruscio di foglie alle mie spalle. Mi volto allarmata, ma, come ci si poteva aspettare, non vedo niente e nessuno.
Decido di proseguire, con il cuore che martella impazzito nel petto; ma poi di nuovo quel rumore e prendo la decisione di ritirarmi sugli alberi e di proseguire il mio viaggio dall'alto.
Ma, proprio mentre sto per raggiungere la cima del tronco, sento una fitta lancinante alla spalla, la mano molla la presa, e precipito per metri e metri, mentre cerco invano un appiglio.
Un tonfo fortissimo e poi il buio.


***

Vedo Peeta, percepisco il suo profumo, mentre mi stringe tra le sue braccia, ma poi un colpo di cannone e lui cade ai miei piedi.
Urlo, tento invano di rianimarlo, ma niente.


Per fortuna riesco ad uscire da questo incubo e a risvegliarmi.
Apro gli occhi e noto due grandi iridi marroni che mi osservano... distretto 8?
-Stai giù.- Mormora, appena tento di alzarmi, con una smorfia di dolore. -Ho provato a curare la tua ferita, ma non ho trovato le erbe giuste, e sta facendo infezione; solo una medicina di Capitol ti salverebbe, Prim.-Quest'ultima frase la dice proprio ad alta voce, ma nessun piccolo paracadute ci aleggia attorno.
Sa chi sono io, e lei è Rue, giusto? Sì, mi pare di sì.
-Morirò, Rue?- È una domanda che riflette i miei pensieri, e la debolezza che mi pervade.
Per fortuna vedo i suoi riccioli scuotersi dolcemente, per poi aggiungere:-Troveremo le erbe, prima che sia troppo tardi.-
Ha la mia stessa età, Rue, e non so se è questo, o il fatto che i suoi occhi risplendono speranza che le propongo un'alleanza; -Certo.- Risponde semplicemente, prima di fuggire di nuovo tra gli alberi.
-Rue??!- La richiamo, cosa devo fare? Posso alzarmi?
-Shhhh!! Ma cosa gridi?! Vuoi farci scoprire?!!- Oddio, che stupida che sono...
-Scusa..- sussurro, mentre lei si riavvicina a me - Ma posso alzarmi, camminare, correre? Devo trovare dell'acqua.-
-Tieni.- E mi porge una borraccia simile alla mia, ma ricolma di acqua.
-Dove l'hai presa?- Domando, senza esitazioni.
-Era già così, sono riuscita a prendere quello zainetto verde alla Cornucopia, prima di scappare... anche tu vedo.-
-Sì, più o meno... ma non c'era acqua nel mio.- Possibile che Clove se la fosse già scolata tutta? No... un favorito non farebbe mai gesti così stupidi; e poi non ne avrebbe avuto il tempo materiale, insomma. Semplicemente non ce n'era.
-Rue, posso muovermi da qui?- Domando, anche se dovrei avere le competenze per deciderlo da me.
-Se te la senti, sì.- Ok. Se me la sento sì; ce la posso fare!
Provo ad erigermi un po' di più sul busto, mentre piego le gambe e, con una fatica immane, riesco anche a rimettermi in piedi; ma la testa gira e le gambe tremano, e ricado in un ombroso sonno profondo...


Mi risveglio finalmente dopo un tempo infinito, fatto di incubi e incertezze, e cerco Rue con la vista, ma non la trovo.
"Dove sei..?"
Questa volta ancora più con calma mi rimetto in piedi e le ginocchia sembrano reggere; raccolgo il mio zainetto, notando che quello della mia alleata non c'è, e mi dirigo molto lentamente a cercare Rue.
Ma quando la trovo, avrei preferito non trovarla.

Era stata mia alleata, ma non solo; lei era buona, dolce e gentile, avrebbe potuto lasciarmi morire in mezzo al bosco, ma mi ha salvata.
E ora, vederla in quelle condizioni mi fa salire i conati.

È stesa a terra, in una pozza di sangue, con i bellissimi capelli sparsi nel liquido rosso.
Una grossa ferita le occupa il centro del petto e, fra le lacrime, provo a correre più veloce che posso verso di lei.
-Rue! Rue!!- Il sangue è ancora caldo, quindi è qui da poco. Se fossi arrivata cinque minuti prima! Avrei potuto ricambiarla, mi sarei potuta risparmiare questa agonia. A me e a lei, anche.
Grazie al cielo la ragazza tra le mie mani socchiude gli occhi, ma non è più lo stesso sguardo di prima, è vuoto e vacuo, come offuscato.
-Canta...- È un mormorio, ma credo di aver capito bene.
"Canta.." Cosa posso cantare ad una persona che sta per morire?
Pensa Prim, pensa...
Mentre ho quasi trovato una soluzione, dei rami secchi vengono calpestati dietro di me; estraggo il coltello dala cintura di cuoio e mi giro puntandolo verso il probabile assassino di quella splendida ragazza.
Sono istanti, e ho già inferto una coltellata fatale al mio nemico, che non ho nemmeno presente chi sia.
Ho ucciso una persona.
L'ho fatto davvero.
Che mostro sto diventando?!
"Devo cantare per Rue", è il mio ultimo pensiero, prima di intonare la canzone preferita di Kat, quella della valle, quella che cantavamo tanti anni fa, in momenti felici.
Ma non riesco a distrarmi dalle mani sporche del sangue di uno sconosciuto e del pugnale abbandonato accanto al cadavere.

Sono un mostro.





___
Buongiorno♥

Spero che la sorpresa, per quanto tragica, vi sia comunque piaciuta♥♥
Potete lasciare una piccola recensione, che fa sempre tanto piacere♥








Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 7
*** VII ***



Capitolo 7

~Primrose♥




~Prim

Abbandono il corpo di Rue, inerme, e mi corico su di un albero, in attesa che la portino via.
Un ultimo grazie alla giovane donna che mi ha salvato la vita, e arriva l'hovercraft a privarmi anche dell'ultimo briciolo di speranza che potessi avere.
Mi addormento, dolorante, stringendo forte a me i due zainetti e, per una notte, dormo così profondamente da non sentire l'inno che annuncia i caduti; non so se Peeta sia vivo.


Il mattino seguente (una giornata grigia e nuovolosa) vengo risvegliata dal suono di un cannone e dal rumore di un hovercraft che solleva qualcuno; strizzo gli occhi per vedere meglio, e intravedo una chioma bionda e un corpo mascolino. E mi ritrovo a sperare, a pregare che non sia Peeta.

Scendo dall'albero meglio che posso, e mi avvio in cerca di acqua, mentre assaporo un lieve quantitativo di carne secca, presente in uno degli zainetti. La spalla non mi regge più e ogni singolo movimento mi procura fitte atroci; spero solo non si propaghi l'avvelenamento del sangue, altrimenti sono spacciata.
Ma forse è proprio così, perché le gambe iniziano lentamente a tremare, come il resto del corpo e sento che cado a terra, sbattendo il volto contro cumuli di foglie secche, mentre una pioggia insistente inizia a scrosciare su di me.
"Sono morta." Penso, e il mio ultimo pensiero va a mia sorella, per poi essere seguito da un'immagine, sicuramente un'allucinazione, in cui Peeta mi raccoglie da terra e mi porta in braccio da qualche parte, sussurrando parole che non recepisco, se non le prime:-Sei gelida.-


***


Quando mi risveglio, comprendendo che forse non sono morta (non ancora almeno), non capisco assolutamente dove sono.
C'è una luce molto soffusa e sono circondata da pareti rocciose, quasi fossi in una caverna.
Ma chi mi ha portata qui?

-Ei...- Ho un sussulto quando, voltandomi verso destra, incontro i suoi occhi, quei brandelli di cielo rubati all'universo, solo per incastonarli sul suo volto.
-Ciao..- Sento che sto avvampando visibilmente, ma grazie al cielo Peeta non fa commenti su questo, mi propone solo del cibo, che gentilmente rifiuto.
-Devi mangiare.- Mi consiglia, porgendomi un panino, che sicuramente non ha trovato alla Cornucopia, ma che decido di accettare, perché si ammutolisca e risponda ai miei quesiti.
-Perchè siamo qui?- Prima domanda, e non so perché mi aspetto sincerità.
-Ti stavo cercando da giorni, poi ho visto il corpo di Rue sollevato dall'hovercraft e ho pensato che potessi essere lì vicino; immaginavo, infatti, che vi sareste alleate.-
-Come lo sapevi?- Lo interrompo un attimo, anche se non ha esaurito totalmente la mia richiesta precedente.
-Era molto simile a te caratterialmente. Almeno per quello che ho visto al centro di Addestramento.- Mmm... ci sta.
-Dicevo... -prosegue-...Sono corso a cercarti e, durante il tragitto, Capitol mi ha mandato questo..- afferma, mostrandomi un flacconcino bianco- ..ho pensato subito potesse servire a te, perché io ero incolume, e poi ti ho trovata. Eri gelida, diavolo Prim! E diluviava! Cosa ti è saltato in mente?- All'improvviso sembra mio padre che mi rimprovera per essere stata troppo esposta alla pioggia; ma non ho molte valide scusanti, quindi mi avvalgo di non rispondere.
-Vabbè... ti ho raccolta e ti ho portata in un posto sicuro (qui), dove ho visto l'orribile ferita che ti devastava la spalla, sulla quale ho immediatamente applicato la pomata del paracadute. È guarita molto, sai?- Chiede, retorico, e io sorrido, provando ad alzare il braccio e notando veramente un'enorme diminuzione del dolore.
-Grazie...- ho il tempo di sussurrare, prima che ricominci a parlare.
-Quando ti ho vista fradicia, sotto la pioggia scrosciante, io... io ho pensato... ho pensato il peggio.- Riesce a stento a completare la frase, con la voce rotta dall'emozione.
All'improvviso si avvicina a me in maniera pericolosa, e mi ritrovo a pensare a quanto mi siano mancate le sue labbra, ma non posso cedere così.
-Peeta... io...io ho ucciso delle persone.- Mormoro, abbassando lo sguardo e lasciando che le lacrime prendano il sopravvento.
-Ho trafitto io Clove.- Risponde semplicemente, facendomi capire che lo ha fatto per salvare me, e, alzandomi il mento con un dito, punta nuovamente i suoi occhi nei miei.
Finalmente, dopo tanta agonia patita, dopo tanto dolore, ricongiunge le nostre labbra, con rinnovata dolcezza e bramosia.
Ma troppo presto si allontana da me con un mugolio quasi infastidito:-Mh... sei bollente.-
E allora? Chi se ne frega, Peeta?
-E quindi?-
-E quindi hai di nuovo la febbre... anche altina direi- Annuncia, con un sorriso velato di rammarico.
-Usi sempre i baci come termometro?- Chiedo, maliziosa.
-No, solo con te.- Risponde con un largo sorriso sul volto, rivelandomi proprio ciò che volevo sentirmi dire.
Bene. Non glielo avrei perdonato!
Evito di guardarlo dopo questa risposta, e, paonazza, abbasso lo sguardo, addentando un piccolo pezzetto del panino che ho ancora tra le mani; e noto che fuori diluvia ancora e un giubbotto impermeabile mi fa da coperta, ma non è il mio.
-È tuo questo?- Domando, indicando il mantello che mi ricopre.
-Sì.- E non aggiunge altro, anzi si stacca da me e si dedica a preparare qualcosa di più sostanzioso da mangiare.
-Perché mi hai salvata, Peeta?- Il mio è più un lamento; finalmente ero morta, senza troppo dolore e lui mi ha riportata in vita... perché?
-Lo sai perché.- Non ricongiunge più i nostri sguardi, porgendomi le spalle e mi ritrovo a scervellarmi su questa risposta; una teoria ce l'avrei, ma non credo sia quella giusta.
-Se magari me lo spieghi...- Mormoro, con supponenza, fiera di me.
Lui si alza da dove era coricato e si avvicina a me con passo felino, sedendosi al mio fianco, ad una distanza veramente minima.
Mi guarda in maniera penetrante con quegli spledidi occhi in grado di sciogliermi, ma tengo duro, e non rompo il nostro contatto visivo; voglio risposte.
All'improvviso porta una mano sul mio volto, scostando i ciuffi ribelli che sono sfuggiti dalla treccia e hanno raggiunto le tempie, e mi accarezza una guancia, portando i miei sensi a sparire magicamente.
-Quando ti ho trovata in quello stato, Prim... mi è caduto il mondo addosso.- Sussurra, iniziando ad osservare le mie labbra, e non più i miei occhi, o i miei capelli.
-Non stai rispondendo alla domanda: perché mi hai salvata, Peeta?- Chiedo, deglutendo, cercando di far sparire il nodo che mi serra gola, e di apparire audace e forte.
Dopo interminabili attimi di silenzio, la risposta arriva:- Perché io ti amo, Prim.-
E Peeta lancia la bomba, prima di ricongiungere le sue labbra fresche alle mie bollenti, non solo per la febbre.

-Perché?-
-Perché cosa?- È possibile che non capisca?
-Perché mi ami, Peeta?- È una domanda piuttosto semplice.
-Non lo so.- E lui sembra sincero.
Mi stacco dal biondo qui di fronte, appoggiando la schiena alla parete della caverna, e decido di cambiare argomento, ma lui mi precede.
-Mio papà ti ha portato la torta?- Si riferisce chiaramente al giorno dei saluti; ma come fa lui a saperlo?
-Sì, era buonissima..- Sussurro, ripensando a quella meraviglia. Un largo sorriso si mostra sulla sua bocca, e capisco che gli ha chiesto lui di portarmela..

Gli propongo di sdraiarsi accanto a me, e appoggio il viso sul suo largo petto, lasciandomi inebriare dal suo profumo.
-Ora io dovrei curarti la spalla...- Mormora, vicino al mio orecchio; mi sta chiedendo il permesso??
-Va bene.- Dico, alzando il busto e porgendogli la schiena.
-Dovresti spogliarti; ce la fai da sola?- Cosa? Oddio.
Spero con tutta me stessa e prego ogni santo di riuscire a togliermi la maglietta da sola, ma i gesti che riesco a compiere con il braccio sono ancora davvero limitati.
-No..- Annuncio sotto voce, con il rossore che mi assale, dopo vari inutili tentativi.
-Va bene, girati.- Mi ordina con un tono dolce e io faccio ciò che mi chiede, reincontrando i suoi occhi.
In altre circostanze non avrei avuto molti problemi a spogliarmi, non sono come Katniss, ma sono comunque di fronte al ragazzo che ha appena dichiarato di amarmi... e anche milioni di Capitolini mi stanno osservando, e la cosa non è proprio l'ideale.
Per carità, sicuramente mi ha già spogliata altre volte per applicare la pomata, ma io ero incosciente.

Con una lentezza devastante afferra i lembi della mia maglietta, e inizia a sollevarla piano, accarezzando quasi involontariamente il mio ventre piatto.
Me la sfila, con più cautela possibile, forse temendo di farmi male, ma non capisce che io non ho mai ricevuto più delicatezza di questa.
Questa volta non mi fa girare, ma si siede lui dietro di me, circondandomi con le sue gambe e, posando una mano sulla mia pancia, mi attira di più a sé.
-Posso?- Chiede, con le mani sul reggiseno, pronto a sganciarlo.
Annuisco, sempre più imbarazzata e inizio a torturarmi le mani l'una con l'altra.
Lo so che lo sta facendo apposta, e lo odio per questo, ma se lo rivelassi, la sua maschera cadrebbe e Capitol non ci aiuterebbe più.
Sento le spalline scendere piano, guidate dalle sue dita, che, con logorante lentezza, sfiorano la pelle della mia schiena con movimenti eccitanti, che propagano mille scariche elettriche.

Finalmente si risveglia dal suo stato di ammirazione, e applica la pomata sulla ferita, procurandomi fitte molto forti ad ogni contatto.
Ad un certo punto non ce la faccio e mi scappa un gemito.
-Scusa...- Mormora, dispiaciuto, interrompendo l'applicazione; ma non è colpa sua.
-No no continua...perfavore.- Riesco a pronunciare, stringendo i pugni tanto da farmi male, ma forse questo dolore coprirà quello alla spalla.
-Va bene... è stata Clove?- Mi interpella, con un senso di colpa che gli avvolge la dolce voce.
-Sì..- "Quella ragazza che hai ucciso." Penso, tra me e me.
-Io non volevo ucciderla.- E sento le sue lacrime, ma le ignoro per il momento.
-Perché avevi un'arma?- Mi aveva detto che sarebbe fuggito subito dalla Cornucopia anche lui.
-Era della Cornucopia.-
-Ma tu...-
-Lo so,- mi interrompe -ma ho visto Clove che ti inseguiva, e ho dovuto farlo.-
Non rispondo, ma, non appena termina l'impiego del farmaco, riprendo la maglietta per farmela rimettere, dato che non fa così caldo qui dentro.
-Aspetta..- Mormora, concitato, rompendo il silenzio che si era ricreato tra noi.
-Eh??- Mi sfugge dalla bocca... non vuole che io mi rivesta?!
-Aspetta ti ho detto... se vuoi.- Oh santo cielo.
Mi giro appena e lo guardo con la coda dell'occhio, arrossendo e ricordando che una sua mano è sul mio ventre.
-Sei bellissima..- "Beh.. grazie"
Ho il cuore a mille, come quando faccio un incubo e mi risveglio di colpo; ho paura esca dal petto.
Decido di voltarmi totalmente verso di lui, ma coprendomi il seno con le mani, con una certa pudicizia.
Siamo seduti uno di fronte all'altra e Peeta mi osserva in maniera perforante, mettendomi in imbarazzo e costringendomi a non guardarlo negli occhi.
Improvvisamente mi ritrovo le sue mani sui miei fianchi, in una dolce carezza, mentre mi aiuta a sdraiarmi, sovrastandomi con il suo corpo.
Mi bacia appassionatamente e le nostre lingue si incontrano come mai prima d'ora, e si avvolgono in una danza seducente. La sua mano scorre famelica su di me, fino a quando non raggiunge il seno, ancora coperto dalle mie braccia; decido, non so perché, di scostarle e di lasciare così che i suoi palmi avvolgano i miei seni e lo torturino piacevolmente.
I suoi baci si fanno sempre più intensi e ora mi ricoprono la mascella, il collo, la scapola fino a giungere ai capezzoli.
Gemo involontariamente e un vortice di piacere mi annebbia la vista, mentre il ragazzo del pane si concentra sul mio corpo.
Ma la mia spalla tocca accidentalmente una sporgenza della roccia, ed emetto un piccolo urlo di dolore.
Peeta si stacca da me di scatto e mi guarda spaventato e preoccupato al tempo stesso.
-La spalla...-Ansimo, in una smorfia di dolore.
-Oddio scusa, non so cosa mi sia preso.- Afferma, allontanandosi da me e lasciandomi in un vuoto incolmabile, se non dalla sua presenza.
-No... Peeta..- Non deve scusarsi, lui non ha colpe.
-Prim io...-
-Vieni qui, perfavore, fai solo attenzione alla ferita.- Lo supplico. Ho bisogno di lui.
Ed è così che Peeta si sdraia nuovamente accanto a me, ma solo dopo avermi coperta con il mio giubbotto impermeabile, molto più semplice da infilare, perché ha la cerniera.
Mi accoglie e mi culla dolcemente finché non mi riaddormento nell'unico posto dove gli incubi non possono colpirmi: tra le sue braccia.



___
Buongiorno e buon Lunedì a tutti♥

Ho letteralmente adorato scrivere questo capitolo!^^
Non vorrei aggiungere altro, perché so che se inizio a parlare poi non la smetto più ahah♥
Sostanzialmente mi è piaciuto questo Peeta un po' pervy♥
Per il momento è il mio capitolo preferitusss♥
Che cosa bellissima♥
Spero che stiate fangirlando quanto me!:')


Se vi va, potete lasciare una piccola recensione, che fa sempre tanto piacere♥








Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 8
*** VIII ***



Capitolo 8

~Primrose♥




Carezze tra i capelli accompagnano la mia notte, durante la quale sono molto poco cosciente, e sento la febbre salire abbastanza.
Vorrei semplicemente guarire, scappare e vincere gli Hunger Games con Peeta.
Ma il vincitore è uno... e non so veramente chi sarà; credo Cato, o Marvel.. o Lux.
Veramente non lo so, ma non io e non Peeta penso. Ma non ho il coraggio di dirglielo. Lui è convinto che mi porterà alla vittoria, ma sinceramente mi prendo la libertà di dubitarne. Mi fido di lui, ma questa sua convinzione è un'illusione gratuita.

Mi alzo e approfitto del fatto che Peeta stia ancora dormendo, per togliermi un attimo l'impermeabile e rimettermi il reggiseno, abbandonato per terra ieri sera.
La mia mente rievoca immagini che preferirei non rivedere, di scene di noi due... di me che mi lascio andare così.
Credo che Katniss abbia capito che i miei sentimenti verso questo ragazzo sono sinceri, ma penso mi stia disprezzando ugualmente... anche se io lo amo. Ne sono fermamente convinta, e se, per puro caso, arriveremo io e lui in finale, farò di tutto per far vincere lui. Di tutto.
-A che pensi?- Una voce assonnata, ma calda e dolce mi raggiunge, obbligandomi a rivestirmi velocemente, prima di voltarmi a guardarlo.
-Niente...- Sussurro, incantandomi in quegli oceani di occhi.
-Va bene.. fammi sentire la febbre.- Mormora, facendomi segno di avvicinarmi. Ma rimango immobile, pensando al suo 'metodo' di misurarmi la febbre.
-Dai non ti mangio..- Mi suggerisce, ridendo. Così, dopo qualche attimo di immobilità, mi avvio restia a sedermi al suo fianco nel sacco a pelo. Mi circonda la vita con una mano, sebbene io lo guardi malissimo.
Mi avvicina lentamente a lui e mi pone una mano sulla fronte, assumendo un'espressione preoccupata. -Sei bollente...- Ha gli occhi sinceramente in ansia per me, e questa cosa è commovente.
-Credi stia peggiorando?- Domando, anche se ormai gliel'ho letto negli occhi.
-Sì, ma non penso sia legato alla spalla e all'avvelenamento del sangue. Penso piuttosto che tu abbia preso troppo freddo sotto la pioggia.. non avresti dovuto esporti così.-
-Ma così mi hai trovata.- Ribatto.
-E se non ti avessi trovato io? Se ti avesse trovato Cato o chiunque altro fosse arrivato prima di me? Dove saresti ora?- I suoi occhi sono lucidi a questi pensieri.
Abbasso lo sguardo, consapevole, anche se in quei momenti non pensavo che da un momento all'altro sarei svenuta in mezzo alla foresta.
-Dammi la maglietta che indossavi ieri, che vado a lavarla, sennò quando la rimetterai ti farà infezione.- Mi ordina dolcemente. Perché non ci ho pensato prima? La mia conoscenza medica è molto ampia grazie alle esperienze nel distretto, so benissimo queste cose... allora perché quando sono con lui il mio cervello si spegne? Perché agisce solamente il cuore? E anche molto inconsciamente devo dire.
-Va bene, tieni.- Dico, porgendogli la maglia. Lui esce a lavarla penso in un torrente... questo significa che ha trovato l'acqua prima di me e un po' mi rode. Beh comunque non ero lontana, credo.

Dopo qualche minuto rientra fradicio (e capisco che fuori diluvia ancora), così mi avvicino per avvolgerlo con il sacco a pelo.
-Piove..- Sussurra con ironia, rubandomi un sorriso.
-L'avevo capito... guarda di ammalarti anche tu!- Lo ammonisco.
Lui velocemente si toglie tutti i vestiti bagnati di dosso rimanendo innanzitutto a petto nudo; e capisco perché ieri sera non volesse farmi rivestire, perché neanche io lo vorrei ora con lui.
Tutti i suoi muscoli si muovono scolpiti, mentre si ricopre con una seconda maglietta asciutta. Rimango ad osservarlo a bocca aperta anche mentre si cambia i pantaloni; mamma mia.. sembra un dio greco sceso in terra.
Calmati Prim, calmati.
E distogli lo sguardo, soprattutto.
Non so assolutamente come, riesco a staccare gli occhi da lui, attirati come da una calamita, e mi concentro a finire di torturarmi le pellicine dei pollici.
Forse... forse con qualche altro bacio mi mandano la medicina per l'influenza. Sarebbe fantastico, ma non voglio fare l'attrice, non con Peeta. Non sono così sleale.
Lui mi ha dimostrato più volte che i suoi sentimenti sono veri, se li ferissi non potrei mai perdonarmelo.
Infatti mi avvicino al ragazzo del pane, che ora se ne sta seduto sul sacco a pelo, e mi pongo sulle sue gambe, in braccio a lui, con tutta la sincerità del mondo. Ho bisogno di baciarlo, ora, qui, in questa caverna.
Lui è sorpreso della mia irruenza, ma non riesce a proferir parola, che le mie labbra sono già sulle sue, in un bacio famelico e desideroso. Un caldo strano, ma piacevole, mi prende e mi attanaglia le viscere, irradiandosi dal centro del petto fino ale nostre bocche.
Non vorrei cedere così facilmente, ma il mio corpo e la mia mente si sono fusi e ora agisce solo il mio cuore.

-Peeta...- Sussurro, a pochi millimetri dalle sue labbra, per riprendere fiato. "Ti amo."
-Mh..?- Mugugna, sovrappensiero. "Ti amo..."
-È tanto alta la febbre?- Domando, con un sorriso.
-Ora che ho avuto modo di misurarla con i miei metodi, mi pare proprio di sì, ma non ne sono certo. Posso averne la certezza con un altro tentativo?- Afferma, con fare scherzoso, e io annuisco, aspettando solo quelle morbide labbra fresche su di me, che non tardano ad arrivare. "Ti amo, Peeta Mellark."

Intreccio le dita nei suoi capelli d'oro ancora umidi per la pioggia assorbita, e lascio che il ragazzo del pane mi guidi sotto di lui, ipnotizzandomi con i suoi occhi di cielo.
Questa volta porge molta più attenzione alla mia spalla, e con estrema delicatezza mi mantiene sempre lontana dagli speroni più pungenti della caverna. La sua mano accarezza seducente il mio fianco, e mi perdo sotto quell'amabile tocco, che vorrei non finisse mai.
Troppo presto, infatti, siamo costretti a separarci, perché sentiamo il piccolo fruscio di un battito d'ali, e capiamo che un paracadute è giunto sulla nostra caverna.
Ci sorridiamo a vicenda, io e Peeta, mentre raccogliamo il dono dei telespettatori.


"Vai così, ragazza. -H"


È questo l'utilissimo messaggio di Haymitch, dopo settimane che non ci vediamo. Perfetto. Spero solo non sia ancora così sbronzo da non capire cosa fa.
Apriamo assieme il paracadute e dentro vi troviamo due piccoli contenitori di pastiglie. Non è specificato alcun nome, così non posso sapere se sono per la febbre, o meno.
Ma suppongo di sì, dato che Peeta sembra stare bene, quindi, incitata dal biondo, ne prendo subito due, che, al contrario di quanto pensassi, mi fanno addormentare pesantemente.


POV PEETA♥

Guardo Prim dormire e sembra un angelo caduto dal cielo.
È bellissima, e forse non me la merito, ma io la amo.
La lunga treccia bionda che la caratterizza, quei due splendenti occhi celesti, ora chiusi delicatamente, grazie al farmaco; e la bocca, così tenera e invitante, mentre pronuncia parole del sonno.
È troppo bella per essere vera, la mia stellina.
Mi distraggo un attimo da lei, rischiando di rimanere folgorato dallo splendore che emana, e mi concentro sul contenuto degli zainetti che portava con sé quando l'ho ritrovata.
È tutto normale, corde, vestiti, cibo, acqua... ma all'improvviso scorgo uno specchietto. A che diavolo serve uno specchietto nell'Arena..? Non riesco davvero a spiegarmelo.

Al momento siamo privi di armi, quindi se domani non pioverà e Prim starà meglio, proveremo a costruire delle lance con la legna del bosco.
Veramente tanta paura mi attanaglia, e l'unica certezza che ho adesso è che sarà Prim a vincere questi Hunger Games.
Che le piaccia, o no.





___
Buon Mercoledì e Buon Carnevale, dolcezze♥

Che dire di questo capitolo... è il mio primo POV Peetuccio♥ in questa storia, e spero vi sia piaciuto


Comunque ringrazio tantissimo tutti quelli che mi stanno sempre vicini♥ VI VOGLIO TANTO BENE.♥♥♥



Se vi va, potete lasciare una piccola recensione, che mi fa tanto piacere♥








Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 9
*** IX ***



Capitolo 9

~Primrose♥




È ormai mattina quando mi risveglio con una carica enorme di forze, penso grazie alle pastiglie che ho assunto ieri.
La pioggia scroscia incessantemente là fuori, mentre noi due ci ripariamo qui dentro.

Cerco Peeta con lo sguardo e lo trovo dormiente appena dentro all'ingresso della caverna, lontano da me. Com'è bello...

Sto per avvicinarmi a lui per accoccolarmi un po' tra le sue braccia, quando un uomo alto e forte entra di colpo nella caverna e lo assale, facendomi perdere dieci battiti del cuore.


È Cato, è Cato che, in preda alla voglia di sangue sta per uccidere il mio Peeta, ma è mal conciato per essere un Favorito; è tutto graffiato, molti ematomi gli segnano il volto e non ha un arma. Penso che sia giunto qui dentro mentre scappava da qualcuno o qualcosa, ma ha trovato Peeta.
Cosa posso fare?!
Ormai il ragazzo del Pane è sveglio e terrorizzato, e non sa come difendersi dalle ingiurie e le minacce del Favorito.
-Hai ucciso tu, Clove, eh?? Dillo, bastardo.- Ma non capisce che, se gli stringe così la gola, Peeta non sprecherà mai quel poco di aria che ha per parlare di Clove.
Stranamente Cato non sembra essersi accorto della mia presenza, così, in mezzo al panico e con le mani che tremano, cerco un'arma tra gli oggetti degli zaini.
E cosa mi viene tra le mani?
Cosa trovo?!
Lo specchietto.
Lo stupido, stupidissimo specchietto.
D'istinto lo spezzo, presa dall'ira di non poter aiutare Peeta che sta per morire, e un rivolo di sangue scende lento sul mio dito.
È stato lo specchietto. Ora è molto tagliente! Perfetto.

Corro e salgo sulle spalle a Cato, che cerca di dimenarsi dalla mia presa, come un elefante con una mosca, ma ormai è troppo tardi, perché, in men che non si dica, gli ho già reciso la giugulare.


Molto sangue sgorga dal collo dell'ucciso e va a finire su Peeta, che è ancora sotto di esso.
-Oddio.- Non riesco a pronunciare altro.
Le lacrime iniziano a scendere a fiotti, mentre vedo il biondo alzarsi ed uscire fuori dalla caverna, andando sotto la pioggia.
Le sue ginocchia cedono e si accascia per terra, guardando il cielo. Penso stia cercando di depurarsi da quello sporco sangue.


-Oddio..- Per aiutare Peeta ho ucciso una persona. E nel peggiore dei modi.
Vorrei negarlo, vorrei scappare e dire che è tutta una menzogna, ma la verità è che sono un'assassina. Una sporca assassina.
E le mie mani lo dimostrano; sono tutte rosse di un sangue ancora caldo. E anche lo specchietto a terra è una prova. Penso che, anche se nascondessi il cadavere, seppellissi lo specchietto e mi tranciassi le mani, non sarebbe abbastanza. Questo incubo mi perseguiterà per sempre.
Per sempre.


Mi alzo come un'automa ed esco dalla caverna per la prima volta dopo giorni, sedendomi sotto la pioggia accanto a Peeta, in silenzio, senza il coraggio di guardarlo.
Rivolgo i palmi al cielo, ma anche se il sangue scorre via, io rivedo quelle stupide macchie rosse, che non se ne andranno mai veramente.

-Torna dentro.- Sussurra Peeta, guardando ovunque tranne che me.
-No, voglio restare qui con te...-
-TORNA DENTRO TI HO DETTO! Cazzo.- Ringhia, facendomi paura.
Faccio come mi dice e mi rimetto nel sacco a pelo, provando ad ignorare il corpo di Cato abbandonato lì.
Ma non ci riesco; le lacrime si fanno copiose, e i singhiozzi sempre più violenti.
Sono un'assassina.
Una sporca, lurida assassina.

***

Una notte fatta di incubi e terrori occupa la mia mente, durante la quale urlo, piango e mi dimeno, ma le forti braccia non sono a stringermi.

"Dove sei, Peeta?"

Non ho la forza per alzarmi e controllare se è ancora fuori, non riesco nemmeno a socchiudere le palpebre, in verità, anche se le immagini che mi si presentano davanti sono terribili. Appena provo a riposare, rivedo Cato che mi implora di non ucciderlo, di avere pietà, ma io gli taglio lo stesso la gola... e Peeta mi abbandona, deluso.
"Io l'ho fatto per proteggerti."
Ma non è una scusa.
Potevo scappare e far finta di non aver visto nulla, anche se l'idea del cadavere di Peeta torturato e maltrattato, anche dopo la morte, mi avrebbe perseguitata per sempre.

-Peeta...- Chiamo, e solo ora mi rendo conto di quanto la mia voce sia debole e smarrita.
Dov'è?

-Prim oddio... scusami.- Questo suono mi giunge da dietro, mentre sento dei passi affrettarsi verso di me. Ma è solo un'allucinazione, mi sa che ho preso troppe pastiglie. Deve esserlo; perché altrimenti questa notte mi avrebbe abbandonata a me stessa?
Non gli rispondo e, ancora con gli occhi chiusi, rimango a dare le spalle al ragazzo del Pane. Non posso volerlo guardare ancora, mi leggerebbe dentro e capirebbe tutto.
-Prim... so che mi senti, quindi io continuerò a parlarti. Ho portato fuori Cato e un hovercraft si è già occupato di lui. - Segue una breve pausa. -Ti prego, perdonami, Prim. Ieri io... io ero sotto shock; non avrei mai voluto risponderti in quel modo...- A questa frase mi tiro su a sedere di colpo, adirata, e, voltandomi verso di lui, incateno a me il suo sguardo sorpreso.
-TU CREDI VERAMENTE CHE IO SIA ARRABBIATA PER QUELLO?! PEETA, IO HO UCCISO UNA PERSONA SQUARCIANDOLE LA GOLA.- Grido furiosa, perché lui si sta scusando del tono con cui mi si è rivolto fuori dalla caverna.
-Legittima difesa..- Mormora, tentando di difendermi da me stessa.
-No, Peeta... non è così semplice. Qui dentro si deve uccidere per sopravvivere, ma io continuerò a vedermi le mani sporche di sangue, e mi sentirò sempre etichettata come assassina. Una sporca assassina, Peeta. È questo quello che sono.- Man mano che parlo, il mio tono si fa più flebile e demotivato, perdendo ogni corposità, ma riuscendo comunque a giungere all'udito di Peeta. Ho detto ciò che mi preoccupa prima che riuscisse a leggermi come un libro aperto.
Lui si avvicina a me, e mi circonda con le sue forti braccia, che ormai non mi servono più.
-Vattene.- Sussurro, senza forza alcuna e districandomi dalla sua presa.
-No.- Ora non mi abbraccia, ma mi guarda semplicemente con i suoi occhi di cielo.
-Sì. Ora te ne vai. Ti prego, lasciami qui da sola. Te lo chiedo perfavore.- Ormai la mia è solo una supplica.
-No, tu vincerai questi Hunger Games.-
-Ma Peeta, io non voglio, è questo che non capisci.- Due persone altruiste assieme non vanno d'accordo...
-Sì che vuoi invece! Non vuoi riabbracciare tua sorella? Non vuoi sentire ancora il profumo di tua madre quando ti stringe al petto, sicura che tu sia la sua speranza e la sua salvezza? Non ti manca spazzolare i capelli di Katniss, con quella delicatezza solo tua?- In questo momento lo sto odiando più che mai; le lacrime iniziano a rigarmi le guance, lasciando solchi bagnati, che nessuno asciuga.
Ripensare a quei momenti di felicità, o almeno di tranquillità mi fa star male, perché so che non li rivivrò mai più.
-Non piangere, perché tu tornerai a casa e riabbracciarai Katniss, e ti riempirai la testa del profumo di tua madre; e tornerai con una storia non da poco alle spalle. 'Vincitrice degli Hunger Games',così verrai etichettata, come una ragazza forte che ha saputo affrontare cose disumane, e ne è uscita viva.- Ci prova, ma tanto lo so che non è vero. Non sono più una bambina, non credo più alla fiaba dell'orso. Nel 12 chi vince gli Hunger Games è un assassino, punto.
-E tu?- Chiedo, anche se so che non capirà.
-Io cosa?-
-Tu non hai dei fratelli, dei genitori che si aspettano che tu torni? E tu non vuoi tornare?-
-Non mi interessa cosa vogliono loro, io desidero che tu vinca, non mi importa se morirò per questo scopo. Nessuno ha bisogno di me, Prim.- Cosa? Ma se a scuola era sempre circondato di amici, se i suoi genitori non gli hanno mai fatto mancare un pasto..? Come può dire questo?
-Io...- mi interrompo, soppesando le mie prossime parole. Ma decido di dirle. Ora o mai più. -Io ho bisogno di te.-
Peeta mi guarda sgranando gli occhi, sconvolto delle mie parole. So che non vinceremo entrambi, ma dovevo dirglielo.
Il ragazzo del Pane non risponde, conscio dei miei stessi pensieri.
-Scusa...- Dico, abbassando lo sguardo da quegli occhi penetranti. Non... non dovevo dirlo. Ora sarà ancora più difficile che uno di noi due riesca ad accettare la morte dell'altro.

Di tutta risposta le sue labbra si uniscono alle mie con irruenza, e il sapore salato delle sue lacrime si mescola a quello delle mie, in un'unica, dolce e dorata armonia.
-Non scusarti...- Mormora a fior delle mie labbra, prima di tornare su di esse. Allora gli fa piacere che io ci tenga a lui, che necessiti della sua esistenza per vivere io stessa, è solo che questo ci fa soffrire entrambi.

-Non lasciarmi mai, perfavore.- Non riesco a tenere per me questo pensiero, anche se so che non otterró risposta.
Uno di noi due morirà di sicuro.

Ora resta solo da vedere chi.



___
Bungiorno zolletteh mieh♥

Ecco qui l'azione che tanto aspettavate, spero sia stata abbastanza cruenta e di aver soddisfatto la vostra sete sangue D: ahaha
Fatemi sapere:3 Grazie mille a tutti^^♥

Ho inserito anche la frase del 'Io ho bisogno di te' che Kat dice a Peeta nella seconda Arena, spero apprezziate♥

Tante zollette dorate solo per voi♥






Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 10
*** X ***



Capitolo 10

~Primrose♥



L'inno di Panem risuona alto e impetuoso nel cielo, illuminando i volti dei caduti.
Fino ad oggi ci sono stati diciotto decessi, quindi rimaniamo in sei in totale, compresi me e Peeta.

-In quanti siamo rimasti?- Domanda senza troppe esitazioni, il ragazzo biondo di fronte a me, non appena il sigillo di Panem scompare, e il buio ritorna.
-Sei, compresi noi due.- Rispondo, tenendo il conto con le dita, come se stessimo parlando di oggetti. Ma è questo che i tributi sono per Capitol, delle semplici marionette e Snow è quello che le governa. Non è un concetto complesso, ma è terribile.


Assorta nei miei pensieri, non degno di molta attenzione Peeta, che al contrario mi guarda, alternando i suoi occhi da me alle giornata là fuori, dove sembra che il cielo si stia rischiarando e ha anche smesso di piovere.
-Dobbiamo farci delle armi.- Mormora fra sé e sé il ragazzo del pane, ed è inevitabile ripensare allo specchietto...
I miei occhi si velano di tristezza, mentre intervengo nei suoi ragionamenti:-Delle lance di legno non basteranno contro le armi dei Favoriti.-
-Quanti Favoriti sono rimasti?- Chiede, ancora assorto in se stesso, non accorgendosi (o forse ignorando) delle lacrime lacrime che mi pungono gli occhi.
-Glimmer, Marvel e credo anche uno del 4. Ma anche Tresh è pericoloso.- Affermo, ricacciando indietro il pianto, e riaprendo la parte della mia mente fredda e calcolatrice.
-Vero.- Concorda.
-Pensi che dovremmo andare alla Cornucopia? Per le armi intendo.- Io credo di sì, ma so che Peeta non me lo permetterà mai.
-Vado io, tu resta qui.- Ecco, appunto.
Se vuole farmi adirare, in questa orribile giornata, credo che abbia capito il modo giusto per farlo.
-Peeta, no. Smettila.- Mi sta veramente innervosendo, e non lo reggerò ancora a lungo se prosegue così.
Si avvicina pericolosamente a me, nonostante rimaniamo entrambi seduti, vicino all'ingresso della caverna.
Sono succube dei suoi occhi, che somigliano ad un mare in tempesta. E improvvisamente mi rendo conto che cederò, finché continuerà a guardarmi così.
Ormai è ad uno spazio minimo dalle mie labbra, ma posso ancora resistere. Devo.
-Credi forse che, con le tue arti di seduzione, io cadrò ai tuoi piedi come e quando vorrai?- Domando, indietreggiando leggermente.
Lui rimane nella stessa identica posizione, guardandomi interrogativo, come se non capisse di cosa io stia parlando.
-Andiamo, Peeta... basta con questi giochetti.- E quando pronuncio queste parole mi rendo conto del peso che effettivamente hanno; ma soprattutto i suoi occhi mi rivelano quanto io sia stupida a pensare questo; ma posso evitarlo? Posso forse non dubitare che lo faccia per le telecamere?
Mi guarda offeso, prima di porgermi le spalle e uscire dalla grotta in silenziosamente, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Lo vedo allontanarsi per un centinaio di metri, per poi sparire dalla mia visuale.
E colgo l'occasione per allontanarmi da lui. Per scappare da tutto questo; so che è un gesto assurdo, addirittura folle, ma devo separarmi da Peeta se voglio che lui sopravviva.
Per un attimo il pensiero che lo struggerà quando non mi ritroverà nella caverna ad aspettarlo mi colpisce, ma cerco di offuscarlo tenendomi occupata nel procurarmi delle radici commestibili. "Potevo portarmi dietro del cibo!" "No... ne ha più bisogno Peeta, lui non conosce le erbe", mi autoconvinco, non riuscendo a non pensare a lui.

Una brezza di fine estate mi colpisce in pieno viso, fornendomi un po' di respiro in questo inferno, e, con un'energia ritrovata, aumento il passo. Accelero verso la Cornucopia, cercando di ideare un piano.
Se voglio proteggerlo, dovrò assolutamente avere delle armi, e l'unico posto dove posso trovarlo è li. O forse no...
Nel mio cammino, quasi per caso, mi volto verso un tronco cavo e noto, illuminato dall'enorme luna di questa Arena, un arco con delle frecce depositato lì da qualcuno.
Non è possibile, dev'essere un'allucinazione...
Volto la testa a destra e poi a sinistra, ma nessuno è nei paraggi. Che sia una trappola?
Non mi interessa; le nozioni che Katniss mi ha dato sul tiro con l'arco sono minime, e riguardano solo gli ultimi due anni, ma sono quel poco che basta per inserire la freccia, tenderlo e colpire il bersaglio, anche se non in un punto precisissimo. Posso farcela, devo solo riprendere la pratica, perché non lo faccio da anni, ormai.
Sovrastando ogni mia paura e imponendomi coraggio, mi avvicino all'albero e, dopo un'ultima occhiata furtiva, estraggo l'arma, fornita di molte frecce.
Solo uno stupido lascerebbe un'arma del genere incustodita... ma a quanto pare non è poi così abbandonata, perché una voce maschile e forte mi raggiunge, costringendomi ad incoccare la prima freccia.
-Ei ei ei... chi abbiamo! Non sapevo tirassi con l'arco.- Un sorriso malvagio sul suo volto, ma non ho la più pallida idea di chi sia; non è un Favorito, ho memorizzato tutte le loro facce.
-Cosa vuoi?- Quasi grido, puntandogli contro l'arco e preparandomi per tenderlo.
-Ei, piccola. Possiamo scendere a compromessi, che ne dici?-Sussurra, cogliendomi di netta sorpresa. -Ho sentito che ti piacciono molto i ragazzi biondi e innamorati. Beh.. eccomi qui.- Enuncia, con un sorriso perverso e con le mani alzate in segno di difesa.
Spero stia scherzando, e, in preda alla tensione, il muscolo del mio braccio mi esorta a tirare la corda. Ma devo aspettare ancora, ci vuole più calma; e poi magari non mi vuole fare del male, vuole solo proteggerela sua arma.
Si avvicina a me lentamente e, sempre con i palmi in mia direzione, prosegue:-Dai, piccola! Non reggerai il peso di un altro cadavere sulla tua coscenza.- Ed è ora che noto che la sua mano destra sta scendendo lentamente e, prima che raggiunga la schiena (perché so che lì ha un coltello, o altre armi), provando a difendermi, tendo l'arco fino a sfiorarmi il labbro inferiore, per poi rilasciarlo e permettere alla freccia di trapassarlo al centro del petto, sorprendendomi della mia precisione.
E il tributo cade a terra, senza vita, nello stesso istante in cui un cannone spara il simbolo della sua morte.

Cerco di rimanere indifferente alle lacrime che si presentano ai miei occhi, e con un'apatia sorprendente riesco ad estrarre la mia preziosa freccia dal torace del tributo biondo.
Assomiglierebbe incredibilmente a Peeta, se non fosse per l'arroganza e la spavalderia.
Provo ad ignorare tutti i miei sensi di colpa e salgo su di un albero, attendendo che Peeta passi di sotto; solo per vedere come sta, non ho intenzione di ricongiungermi a lui.

Peeta tornerà su quel dannato palco, accanto a Caesar Flickerman... Lui vincerà questi Hunger Games, che gli piaccia, o no.


Un'improvvisa deduzione mi attanaglia le viscere.
Cazzo.
Il tributo che ho ucciso era Peeta! Non c'era solo la somiglianza, era lui. Ma c'era buio, e non lo ho riconosciuto subito.
Merda.
Ho ucciso Peeta.
Ho ucciso Peeta Mellark.
-NO!!- Grido alle porte della notte, ricevendo come risposta solo l'urlo delle ghiandaie imitatrici, che mi insultano per aver rubato loro il sonno.

Mi slego la corda con le mani che tremano e scendo dall'albero più svelta che posso, iniziando a correre verso la direzione dell'ucciso. Ucciso da me.

E l'unica cosa in cui posso sperare ora è che l'hovercraft non me lo abbia già portato via, il mio Peeta.
Il mio ragazzo del Pane.



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Capitolo 11
*** XI ***



Capitolo 11

~Primrose♥


Le mani mi sudano e le viscere sono legate in una stretta mortale, mentre corro a perdifiato nel luogo dove potrei aver ucciso Peeta.
Vorrei urlare il suo nome, sapere che sta bene, che è sano e salvo, vivo. Ma questo da un lato comporterebbe farmi scoprire ed uccidere da altri Tributi; dall'altro, se Peeta fosse vivo, mi sentirebbe e mi raggiungerebbe, e io non so se voglio questo. Voglio che sia vivo, sì, ma non che si ricongiunga a me. La sua presenza indebolisce me e mette in pericolo entrambi, a sua insaputa.
Tra questi pensieri corro, più veloce che posso, e in un tempo indefinito ritrovo il fatidico posto.

Il ragazzo biondo è steso a terra, e mi ritrovo a pregare che non sia Peeta, non può, non deve essere lui.
Mi inginocchio affianco al gelido corpo, così simile per aspetto al dolce ragazzo del Pane, illuminato dalla sola luce lunare.
Mi concentro sul suo volto, costretta a strizzare gli occhi per focalizzare meglio ciò che vedo, perchè non è una cosa possibile.

La faccia non c'è.

È squartata, deturpata, la carne pulsa, rossa, scoperta da qualsiasi strato di pelle.
Non... non posso riconoscere se è Peeta.
Deve assolutamente essere un trucco degli Strateghi, ma ancora una volta non posso avere la certezza di un'unica ipotesi: o è Peeta e gli hanno distrutto il volto per non farmelo riconoscere, per lasciarmi nel dubbio, oppure è un ibrido; ma prima non aveva quest'aspetto! E un ibrido non lo si uccide così facilmente... e il cannone ha sparato, dopo che la mia freccia l'ha trafitto.
No... non Peeta, perfavore.

Una lacrima mi schizza il volto, cadendo rapida fino al mento ed infine sugli abiti del cadavere, che saprei se fossero di Peeta, se questi Strateghi non ci facessero vestire tutti uguali! Che vadano al diavolo, quelli stronzi! Mi fanno uccidere il ragazzo più buono di questo mondo ed ora non mi dicono neanche se è lui o no?!

Riprendo a camminare, pulendomi svelta le guance umide e tirando su con il naso; non posso farmi vedere debole, non ora che siamo rimasti in cinque, qui dentro.
Ormai l'inno apparirà solo fra ventiquattr'ore e fino ad allora non vedrò il volto del mio ragazzo del Pane lassù nel cielo scuro. Se resisto ventiquattro ore...

Torno sull'albero di prima e, una volta legata, provo a riposare qualche ora, con risultati a dir poco scadenti, dato che gli incubi di corpi scuoiati e torturati, uniti ai sensi di colpa mi assalgono.

La luce del sole rosato, che caratterizza quest'Arena da quando ha smesso di piovere, si riflette sul mio viso, provando a destarmi, ignorando che io sia già sveglia da ore; aspettavo semplicemente l'alba.
Mentre slego la corda, le immagini di questa notte tornano vive nella mia testa, facendomi salire dei conati e nauseandomi.
Non ho il coraggio di tornare ad esaminare quel cadavere, che molto probabilmente è stato rimosso da un hovercraft nei miei pochi momenti di sonno, e che quindi tornando da esso rischierei e basta.
Così raccolgo il mio arco e, mentre decido sul da farsi, un cannone spara, facendomi sobbalzare il cuore in gola. Peeta?
No... oddio.
Se non era lui il tributo che ho ucciso, sarà morto adesso! No, no. Non posso permettermi di pensarlo; lui è vivo. Non l'ho ucciso io, nè nessun altro. Lui è vivo, in quest'Arena.
Spero.

Ora siamo in quattro, compresa me.
Cosa posso fare? Ormai non ho più bisogno di andare alla Cornucopia, dato che ho l'arco, che in fondo poteva essere la miglior arma che potessi procurarmi.
Un certo languorino fa tremare il mio stomaco, spingendomi allora a camminare in cerca di qualche erba o radice che plachi la fame.
All'improvviso una voce esterna, squillante ma potente, rimbomba nell'Arena, urlando:-Tributi, tributi! Attenzione, prego. È stato deciso che, se valorosi, i vincitori di questa edizione degli Hunger Games, potranno essere due! Dovrete però dimostrare la vostra Alleanza, e, come avrete intuito, potrete essere anche di Distretti differenti. Grazie per l'attenzione, buono scontro. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore..!-

"Come avrete intuito, potrete essere anche di Distretti differenti." Queste parole rimbombano nella mia testa, svuotandola, annullando tutto il resto. Peeta... Peeta quindi è morto?
No, no... e così fosse, se davvero Peeta fosse morto, vincerò per lui. Voglio che tutti sappiano quanto è buono, quanto è dolce; e, quando ne saranno tutti a conoscenza, lo raggiungerò.

Ma perché far vincere due Tributi? non ha senso. Forse Capitol, sicura che vincerà un Favorito (in questo caso Marvel), è pronta a dimostrare che quest'ultimo ucciderà comunque anche la persona che potrebbe salvare, così da avere tutta la gloria. Vuole mettere in evidenza quanto sia importante per un Favorito vincere gli Hunger Games, spingendo gli altri a volere lo stesso. Ma chi non lo vorrebbe? Chi non vorrebbe tornare a casa?
Davvero, non capisco... forse lo ha fatto per disorientarci, per farci sentire ancora più in colpa se, anche per sbaglio, uccidiamo una persona che avremmo potuto salvare. Sì!
È assolutamente per questo. Per farci gravare maggiormente il peso della perdita, perché, in un modo o nell'altro, di qui ne faranno uscire solamente uno; questa è tutta un'illusione. È la speranza quella che uccide.

Inoltre, se Peeta è davvero morto, io non voglio che un'altra persona al suo posto si salvi... Ecco, penso proprio come Capitol vorrebbe che facessi. Mi stanno cambiando in una terribile assassina... ma questi sono 'i giochi' e nessuno ne esce incolume. Nessuno.

E così, dopo aver contato svariate volte le abbondanti frecce presenti nella faretra, mi avvio alla Cornucopia, pronta per lo scontro finale.
Siamo in quattro, e io sono sola.
Ma posso farcela, posso davvero farcela.
La forza di Peeta vive attraverso me.
E una lacrima scende di nascosto lungo lo zigomo, costringendomi a sperare ancora che Peeta non sia morto.
Ma soprattutto che non lo abbia ucciso io.

La speranza uccide, ma è l'unica cosa che ho.



___
Buongiorno Zollettineh♥

Come state?♥
Capitolo prevalentemente psicologico, per iniziare ad addentrarsi nel prossimo.
Non so con esattezza quanti capitoli mancano, dato che devo ancora scriverli, ma vi assicuro che sono pochi. Così finirò presto di tormentarvi con questa storia, giusto? Ahah Voi comunque mi mancherete, anche se immagino che questo sentimento non sarà sempre ricambiato.. :(

Tante zollettine dorate a tutti voi, vi invito ad esprimere ciò che pensate di questo capitolo, anche se avete critiche.*si infila la corazza di ferro* Ecco ora sono pronta a tutto.♥
Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 12
*** XII ***



Capitolo 12

~Primrose♥


Siamo rimasti in quattro, quindi, oltre a me, potrebbero esserci Marvel, Tresh, Peeta o Glimmer; uno di questi quattro è morto, ma non so chi possa essere.
Mi fermo, nascosta dagli arbusti, ad una cinquantina di metri dalla Cornucopia; sembra essere tutto deserto. Mi avvio lentamente, con l'arco pronto, verso questo luogo e cammino, semi-accucciata, verso l'enorme oggetto di metallo nel quale potrebbe rifugiarsi chiunque. Purtroppo però questo è lo scontro finale, quindi questo chiunque deve morire.

Sto per giungere allo sbocco della Cornucopia, quando un rumore di passi, celeri ma molto silenziosi, attenuati dall'erba, mi fa voltare e scorgo, dietro di me, un ragazzo bruno con una lunga spada a sciabola racchiusa nella mano destra.
Incocco la prima freccia e mi rendo conto che le mie mani tremano, ma miro lo stesso verso quella figura; la freccia devia, forse per il vento, e va a conficcarsi sulla sua spalla, facendolo gridare, ma non fermare.
Inizio a scappare dal Tributo che, ad una distanza più ravvicinata, identifico come Tresh, e corro velocemente per salire sulla tettoia Cornucopia. Questa però è ustionante, perchè totalmente di metallo ed esposta al sole da ore, e mi provoca delle lievi bruciature sui palmi delle mani; sono in panico, bloccata, non so più cosa fare.
Così provo scoccare una seconda freccia, che, questa volta arriva giusto al centro del petto del Tributo, ma, nonostante la morte sia quasi certa per esso, ne tiro una terza, sempre all'altezza del cuore, così da potermi avvicinare e recuperare le mie preziose armi in tutta sicurezza.
Estraggo le frecce dal torace di Tresh dimostrando al pubblico una indifferenza lancinante, anche se dentro il mio cuore si sta logorando, perchè ho appena ucciso una persona che so che potevo salvare, se Peeta fosse morto, data la nuova regola. Ma se Peeta fosse vivo? O se Tresh non mi avesse risparmiato? Non posso permettermi di non vincere o di salvare Tresh e non Peeta.

Ora però devo andare via da qui, le mani mi fanno male e sono arrossate per le bruciature; inizio ad allontanarmi da cadavere al quale io stessa ho tolto la vita e sto per riaddentrarmi nella parte boschiva dell'Arena quando mi ritrovo di fronte un corpo massiccio dal petto largo e muscoloso... Marvel. Forse Tresh stava scappando proprio da lui, non stava inseguendo me... merda.

Un ghigno beffardo è sul suo volto, mentre carico velocissima una freccia nell'arco e arretro, tentando di porre una distanza accettabile tra me e quella spada che tiene tra le mani.
Mi guarda e mi domando perché non mi uccida immediatamente, dato che potrebbe farlo, anche se il mio arco è puntato verso di lui pronto a scattare.
Ma si sa, i Favoriti sono strani e assetati di sangue, ma non in maniera austera, anzi. Loro vogliono divertirsi mentre ci scuoiano vivi.
-Dov'è il ragazzo innamorato? Ti ha forse abbandonata nel momento del bisogno?- E ride, quello stupido. Il mio volto avvampa, ma non perché sta parlando di Peeta, piuttosto per la rabbia che provo nei suoi confronti; dalle sue parole non riesco a capire se Peeta sia vivo o meno.
Non rispondo, le mie labbra si chiudono in una linea dura, i miei occhi diventano fessure e osservo il mio nemico, con le dita che pungono e i muscoli che tirano per la tensione alla quale li sto sottoponendo.
-Ei, fanciulla...? Hai perso la lingua forse? Che peccato, volevo tagliartela io...-
Rabbrividisco e per un attimo il mio arco si muove, perdendo di mira il bersaglio, ed è giusto in questo istante che Marvel coglie l'occasione per assalirmi, e mi ritrovo con la schiena a terra, l'arco al mio fianco e le braccia immobilizzate dalle sue pesanti gambe.
-Mar.. Marvel... Marvel! Parliamone. Potremmo uscire entrambi di qui.- Sussurro, con il fiato che manca, dato che è seduto sul mio torace.
-Oh no, tesoro. Non me ne frega niente della nuova regola. Di qui uscirò solo io.-
Ecco cosa voleva Capitol; dimostrare che, anche se loro vogliono salvarci, a noi piace ucciderci a vicenda. E, a quanto pare, sta riuscendo nel suo intento.

Marvel solleva la spada, mirando alla mia gola e i miei ultimi pensieri vanno a Peeta, prego, scongiuro che sia vivo e che uccida Marvel... ed ecco che un felino biondo si scaraventa sul ragazzo che mi stava per distruggere e lo fa rotolare via dal mio corpo, permettendomi di respirare nuovamente.
Mi porto una mano alla gola e provo a fare respiri profondi, ma lo shock è troppo.
Quello è Peeta.
Quello è Peeta Mellark.

-Sta lontano da lei, stronzo!- Il ragazzo del Pane è una belva inferocita.
Combattono per lunghi istanti a terra, e Peeta riesce a levare la spada dalla mano di Marvel, scaraventandola via, vicino a me. In fondo i sacchi di farina, forse allenano di più di tutti quei costosissimi attrezzi che possiedono i distretti favoriti, dato che la muscolatura di Peeta è ben superiore a quella di Marvel...

Prendo tra le mani la spada del Favorito e noto che è abbastanza pesante, e non credo sarei in grado di usarla.
Ma Peeta ora le sta prendendo da Marvel, e non posso permettere che muoia, non se posso riportarlo a casa!
Il Favorito in questo istante è sopra a Peeta con tutto il suo peso e gli sta lasciando diversi pugni sul viso, che lo stordiscono, ma non gli fanno perdere i sensi; non posso colpirlo finché è così vicino a Peeta.
Il mio arco è troppo lontano da raggiungere, e l'unica arma che posso adoperare è proprio questa spada assassina; e così sia.
Marvel improvvisamente si alza barcollando per cercare la sua spada tra l'erba lì nei dintorni e ignora completamente il fatto che io possa essere alle sue spalle con essa. È già il secondo Favorito che mi ignora, contando Cato, e inizio a pensare che essere minuti e mingherlini in questo gioco aiuti.

Colgo l'occasione e, in un'attimo, sollevo la pesante arma e la conficco nella parte sinistra della sua schiena, tra la spina dorsale e la scapola. La spada affonda e ne esce moltissimo sangue, mentre Marvel cade a terra, in ginocchio, per poi schiacciare la faccia sul terreno d'erba, sporcando di rosso il verde smeraldo.

Getto a terra l'arma e corro immediatamente da Peeta, che è a terra, confuso, che mi osserva, con un rivolo di sangue che scende dal suo naso e dalle sue labbra, assieme a mille ematomi che gli incorniciano il volto e gli gonfiano uno zigomo.

-Sei... sei vivo.- Sussurro, accarezzandogli una guancia e osservando le sue labbra insanguinate, che si piegano in un sorriso di dolore, mentre annuisce.
-Te ne sei andata senza darmi un ultimo bacio. Non potevo accettarlo.- Mormora semplicemente, sorridendo sempre più vicino alla mia bocca.
Nonostante i graffi, nonostante le ferite, nonostante abbiamo appena vinto gli Hunger Games, non riesco a trattenere il mio desiderio di quelle labbra.
Peeta fa scendere una mano sul mio fianco e mi tira a sè; le nostre bocche a pochi millimetri, il nostro respiro affannato, una cosa sola.
Il suo sguardo cade sulla mia treccia che sembra una spiga di grano e la sfiora con le dita, osservandola con precisione maniacale, per poi concentrarsi nei miei occhi, azzurri, come i suoi.
-Ce l'abbiamo fatta.- È un sussurro, la voce debole e distrutta, le lacrime agli occhi, prima che ricongiunga le nostre labbra in un tanto agognato bacio, mentre l'inno di Panem risuona potente nel cielo e rimbomba nelle nostre orecchie.

È un bacio che sa di sangue e di vittoria, ma nel profondo anche di sconfitta, perché siamo diventati pedine del loro gioco. Un sistema dispotico che ci obbliga ad uccidere.
Ma questo ormai non ci importa, perché noi abbiamo vinto gli Hunger Games, possiamo tornare dalle nostre famiglie, possiamo mantenerle. E ora siamo più forti di prima.



___
Buona Domenica, zollettine♥
Perdonate l'immenso ritardo, ma ho avuto un blocco d'autrice (spero esista ahah)
Anyway, eccomi qui per voi♥
Spero che lo scontro finale vi sia piaciuto, la guerra non è proprio nelle mie corde di scrittrice, io sono più per le cose romantiche :/ quindi, se avete qualcosa di cui insultarmi, coraggio! Indosserò la mia armatura di ferro solo per voi;)♥
GRAZIE a tutti per il sostegno che mi date, siete meravigliosi♥
P.s. Se vi state chiedendo perché io non abbia posto la storia come 'Completa' è perché ancora non lo è, pulcini miei:3 Ci sarà ancora un capitolo, penso, massimo massimo due! Spero non vi dispiaccia troppo...
Ciao zuccherini,♥
Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 13
*** XIII ***



Capitolo 13

~Primrose♥


Tampono con la maglietta il naso di Peeta, che non vuole smettere di sanguinare, prima che un hovercraft venga a prenderci e ci sollevi in aria come fossimo angeli, verso un nuovo futuro.

***

-Voglio rivedere Katniss!- È da circa un quarto d'ora che mi lamento, su questo lettino d'ospedale, con delle infermiere del tutto inefficienti e antipatiche. -Portatemi da mia sorella!!- E mi legano i polsi alla brandina, come fossi una pazza. Non sopporto più questa situazione.
-Non ci è permesso portarla qui, siamo ancora a Capitol City, signorina; la rivedrà quando tornerà nel suo Distretto.- Sbuffo, ma accetto controvoglia.
-E Peeta? Potete farmi vedere almeno Peeta?-
-No ci dispiace, ma ordine del presidente è che voi vi rincontriate in diretta sul palco di Caesar Flickerman.- Oddio, non le sopporto più queste...
-Perfavore...-
-No. Siamo spiacenti.- Dillo che in realtà non te ne frega proprio nulla...

Dopo molte ore vengo slegata e accompagnata in una piccola stanza, dove degli eccentrici truccatori mi sistemano, rendendomi nuova dalla testa ai piedi.
Finalmente dei volti familiari compaiono sulla porta, anche se non sono proprio quelli a capo della mia lista, ma meglio di niente.
-Bravissima!- Saltella Effie, tutta entusiasta, come se non capisse che sono un'assassina.
Haymitch, invece, lo capisce bene e mi rivolge un semplice sorriso sghembo, che vale più di mille parole.
-Come sta Peeta?- Domando, senza riuscire a celare la mia preoccupazione.
-Sta bene, dolcezza. La vostra farsa vi ha fatto amare da Capitol, continuate così.- Farsa? Quale farsa?
-Non era una farsa!-
-Quindi tu vuoi farmi credere che ti sei innamorata del tuo compagno di squadra... durante gli Hunger Games?!- Più o meno è così, dunque annuisco, anche se forse lo amavo già da prima, inconsciamente.
-Tu sei pazza. E se le regole non fossero state rivisitate dagli strateghi? Immagino tu sappia che loro pensavano che avrebbe vinto Marvel.-
-Certo.-
-E allora? Perchè diavolo ti sei innamorata?-
-Non... non è colpa mia.- Le lacrime mi salgono agli occhi, e non è tanto per questa situazione, quanto per tutto quello che ho dovuto passare; ho ucciso delle persone per poter riportare a casa Peeta sano e salvo, e me le devo sentire lo stesso. Non è giusto!
Fortunatamente i truccatori chiedono ad Haymitch ed Effie che abbandonino la stanza, e mi sento più calma in loro assenza. Una farsa..? Che diavolo...

***

-Ed ecco a voi la bellissima vincitrice dell'ultima edizione degli Hunger Games!- La voce di Caesar rimbomba nella mia testa e mi risveglia dai troppi pensieri.
Peeta è già sul palco da un pezzo, perché è stato fatto salire prima di me, ma ora è il mio turno.
Per l'occasione mi hanno fatto indossare un abito sfarzoso rosa cipria senza spalline, lasciando le spalle scoperte, corto al ginocchio e abbinato a dei sandali dello stesso colore dell'abito, che, dopo questa serata, saranno sicuramente all'ultima moda a Capitol; i capelli sono stati raccolti in uno chignon di trecce, simili a quelli che mi faceva una volta mia madre.

La piattaforma sale e il mio cuore impazzisce.
Fra poco rivedrò Peeta... e se fosse stata la sua tutta una farsa? E se Haymitch avesse parlato con me solo dopo aver già discusso con Peeta a riguardo?
Queste preoccupazioni mi assillano e mi uccidono, ma lo scoprirò solo vivendo.
La luce dei riflettori è abbagliante, tale da costringermi a portarmi una mano di fronte agli occhi come generatrice di una leggera ombra; poi scorgo 'quel' sorriso, e il mio cuore tracolla.

Corro, per quanto lo permettono questi tacchi, tra le braccia di Peeta, e affondo il viso sul suo petto, inspirando profondamente il buonissimo profumo che emana.
La sua presa nell'abbraccio è forte e, quando sento che mi sta per lasciare, crollerei a terra, se i suoi palmi non raggiungessero i contorni del mio volto e le sue delicate dita non si infiltrassero tra i miei capelli.
-Sei bellissima.- Sussurra perso nei miei occhi, accanto alle mie labbra, prima di ricongiungerle alle sue, calde, morbide, accoglienti e terribilmente insaziabili.
-Va bene ragazzi, ora permetteteci di continuare il programma!- Ride Caesar, adorabile come sempre, ignorato da entrambi.
-C'è qualcuno qui? Beh, alle vostre spalle c'è un pubblico che attende un'intervista, piccioncini miei!- Parlando, Caesar si avvicina pericolosamente a Peeta, il quale, spingendo bruscamente una mano sul petto del conduttore, lo scaccia indietro, senza mai distrarsi da me.
Una sua mano scende sul mio fianco e mi attira a sé, ancora di più se possibile, facendomi sentire tutto il suo desiderio, e il nostro bacio si trasforma in un quacosa di più passionale e carnale, sento la sua lingua sul mio labbro inferiore, quasi chiedesse il permesso; ricongiungo la mia alla sua e, insieme a dei piccoli e dolci morsi, ci addentriamo in una piacevole e sensuale danza, fatta di baci e carezze.
"Mi sei mancato, Peeta Mellark."

Caesar questa volta ci separa con la forza, prendendoci per le spalle e facendoci sedere sul divanetto che ospita tranquillamente due persone. Mi sto per incamminare, quando, improvvisamente, Peeta mi solleva, facendomi scappare un urlo e, ponendo una mano sotto le mie ginocchia ed una che mi sorregga la schiena, si avvia verso la nostra postazione.
Si siede comodamente e mi tiene in braccio, seduta sulle sue ginocchia, facendomi appoggiare le gambe e i piedi sulla parte libera del divanetto.
-Allora... iniziamo con questa intervista, che ne dite?- Sbuffa Caesar con il suo immancabile sorriso, passandosi in segno di esasperazione una mano tra i capelli blu come la notte.
Peeta fa una battutina a riguardo che non percepisco, da quanto sono frastornata dall'incontro con quegli occhi di cielo... "Ti amo..."
-Bene... allora Peeta, dato che tu sei il più loquace qui, - Caesar si interrompe per tirarmi una frecciatina con lo sguardo, che pare di rimprovero, facendo ridere di gusto il pubblico.
-Dimmi, quando ti sei reso conto che amavi Prim?- Bella domanda... che si inventerà ora Peeta?
-In verità... quando ho capito che la potevo perdere; quindi quando il suo nome è stato estratto per la Mietitura.-
-Mmm, già. Ottimo, bellissimo, ce la ricordiamo tutti quella giornata... Ma quanto siete adorabili?! E tu, Prim?-
Esito nel rispondere, non vorrei risultare antipatica o debole, o... qualsiasi cosa che andrebbe a mio svantaggio.
-Credo di aver compreso i miei sentimenti dentro l'Arena, più precisamente nella caverna; ma in realtà credo di amarlo già da quando ho assaggiato per la prima volta i suoi biscotti! Quanti anni avrò avuto, Peeta? Sei?- Non mi capacito di aver parlato così a lungo...
-In realtà ne avevi quattro. Ricordo perfettamente quando Katniss ti ha portata con sé dentro la pasticceria a prendere i biscotti a forma di farfalla.- Cosa? Come fa a ricordarselo?
-Oh santi lumi! Signori e signore, qui mi sa che scopriamo che si amavano da sempre!- Irrompe Caesar, sempre più emozionato.
-Beh credo sia così...- E, detto ciò, Peeta torna sulle mie labbra, facendomi arrossire davanti a tutta Panem.
-Ehm ehm! Cambiamo argomento, prima che vi consumiate... La tua frase finale, Peeta, ci ha fatto sognare tutti! "Te ne sei andata senza darmi un ultimo bacio. Non potevo accettarlo." Non è vero, signori? Dio quanto ho adorato quel momento!- Enuncia Caesar, ripetendo pari pari le parole che il ragazzo del Pane aveva dedicato a me nell'Arena, ed interpellando il pubblico a riguardo, ricevendo solo assensi euforici.
-A cosa pensavate, ragazzi, in quei momenti?-
Decido di rispondere io per prima, per evitare di fare scena muta:-Non riuscivo a credere ai miei occhi... pensavo... pensavo che Peeta fosse morto. Non volevo crederci, ma era impossibile negarlo con certezza.- Gi occhi mi si inumidiscono a questi orribili ricordi, così Peeta (che, non si sa come, capisce sempre cosa provo) copre il mio imbarazzo con le sue belle parole:-Io riuscivo solo a pensare a lei.- Un piccolo bacio sulla mia tempia, mentre mi porto le mani al viso per nascondermi. - Non potevo davvero permettere che morisse.-
Caesar inizia a lacrimare, ed estrae un fazzolettino di tela lilla dalla tasca del completo porpora.
-Mi siete mancati tanto ragazzi! Siete sempre stati i miei preferiti!! Abbraccio di gruppo?- Propone, fra le lacrime di commozione.
Mi alzo dalle ginocchia di Peeta e butto le braccia al collo del conduttore che, nonostante sia un capitolino, mi fa soffrire vederlo così in pena. Peeta ci raggiunge dopo poco e il suo calore ci ricopre interamente come un mantello, sovrastandoci.

***

Sono passate solo poche ore dall'intervista, ma siamo già sul treno per il Tour della Vittoria. Sono rinchiusa in camera mia, confusa sugli invasivi sentimenti che provo, per riflettere un po' da sola su questo letto così grande, che non ha nulla a che fare con l'ammasso di paglia sul quale dormivo a casa.
Non riesco ancora a credere che siamo usciti da quell'Arena vivi, entrambi; ogni singola volto che ci dedico un pensiero, il mio cuore scoppia di una strana emozione, mista tra la sofferenza e l'amore. Ho ucciso delle persone. Ma io e Peeta siamo vivi, ed è questo l'importante. Sono stata costretta a farlo...

Mi alzo dal letto mezza intontita, e mi rendo conto che sono ancora vestita con l'abito rosa dell'intervista; decido così di farmi una doccia e cambiarmi. Le docce capitoline sono assurde, eccessivamente multiuso, almeno per me, che al momento necessito solo di una doccia fredda per schiarire le idee.
Sembra che sia stato tutto un sogno, un orribile incubo, accompagnato dall'Idillio di Peeta.

Esco e mi avvolgo rapidamente con un soffice asciugamano di spugna bianco, per dirigermi in camera e mettermi qualcosa di comodo addosso.
Ciabatto fino alla stanza adiacente e mai, mai, mi aspetterei di essere sorpresa da Peeta, che irrompe nella stanza.
-Oh, scusa... non volevo. Torno più tardi; è pronta la cena.-
-No, asp...- Non termino la frase, che già la porta si richiude, dietro ad una scia che profuma di pane e dolcezza.
Mi infilo una maglietta leggera e dei pantaloncini corti, dato l'eccessivo caldo che riempe questo treno. Asciugo molto rapidamente i capelli e li mollo giù sciolti, che ricadano in morbide onde sulle spalle.
Mi dirigo in sala da pranzo come un automa, seguendo le parole di Peeta che mi ha annunciato la cena, e mi ritrovo di fronte ad un tavolo circondato da un'Effie troppo entusiasta, un Haymitch troppo sbronzo e un Peeta troppo annoiato, che quasi non crolla per terra; ed è esilarante vederli così, soprattutto Peeta!
Ceno velocemente, senza badare molto ai commenti di Effie sul mio bizzarro modo di tenere le posate, e provando ad ignorare totalmente gli sguardi che mi lancia Peeta di sottecchi, tra il divertito e l'imbarazzato.

***

Conclusa la cena a dir poco strana, ritorno nella mia dimora, l'unico posto dove la mia tachicardia sembra acquietarsi.
Provo a chiudere gli occhi per riposare un po', ma dopo pochi istanti una bussata mi ridesta, facendo riaccendere il fuoco che è la mia anima.
Deglutisco nervosamente, prima di accennare un flebile -Avanti!- Che sembra esprimere tutto il contrario.
Una chioma bionda fa capolino sulla porta e i gli occhi di cielo che ne caratterizzano il volto mi osservano, velati di paura.
-Non riesco a dormire...- Mormora il ragazzo del Pane, come terrorizzato da altri pensieri.
Scosto le coperte e mi sposto nel letto per fargli spazio, dato che immagino sia questo ciò che implicitamente il suo cuore chiede.
-Non... non voglio disturbarti.- "Dov'è finito mai l'impavido ragazzo che mi baciava davanti l'intera Panem senza arrossire?"
-Dai, su... Nemmeno io riesco.- Dico ciò che, in fondo, è la verità.
-Davvero?- Domanda, sgranando quegli immensi occhi impauriti.
-Sì... I loro visi riappaiono non appena chiudo gli occhi.-
-Anche a me.- Ed entra nel letto, ancora mantenendosi ad una certa distanza dal mio corpo. Solo ora, però, mi rendo conto di quanto sia più facile per noi che siamo in due: possiamo parlarne, esplicare ciò che proviamo, perché abbiamo vissuto entrambi le stesse identiche cose.
-Guarda che non mordo, se mi sfiori.- Mormoro, guardandolo piuttosto male; credevo che... che lui volesse questo.
-Prim...- No. So cosa sta per dire.
Era una farsa. Era tutto falso. Aveva ragione Haymitch. Sono solo una stupida.
Merda, quanto sono stupida! -Dimmi...- Lo incito, anche se in realtà non voglio che continui. È doloroso.
Una morsa mi stringe il petto e mi aggroviglia le membra, facendomi male.
Non... non voglio sentire quelle parole.
Non voglio che mi dica che era tutta una recita, per la sua, per la mia vita.
Preferisco morire, che soffrire così.

-Prim io...- Dai, dillo, che poi farà meno male... Spero. -Io... io credo... credo di amarti. E ho paura di non riuscire a frenarmi. Quindi se per te è stata tutta una menzogna, un Idillio, ti prego, dimmelo subito.-

Cosa?


I suoi occhi vagano incerti sul mio volto, in cerca di qualcosa oltre l'incredulità, ma non vi è altro su di esso.
Non riesco nemmeno a concepire l'idea che la sua non fosse finzione, ma che, anzi, crede che lo sia la mia; sono sbalordita, sconvolta, attonita. Lo guardo in quelle iridi velate di tristezza, in grado di leggerti dentro più di qualsiasi altra cosa, e mi ritrovo a sperare che Peeta non senta quanto il mio cuore stia impazzendo in questo istante.
Esito davvero molto nel rispondere, perchè senza parole, ed è forse proprio per questo motivo che Peeta si alza e si incammina verso l'uscita. -Lo sapevo...- Mormora, prima di chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
Cosa? Cosa sapevi Peeta?! No, no, no! È stato tutto frainteso, oddio che disastro.

Mi alzo a mia volta e corro all'uscita, catapultandomi nel corridoio lungo e stretto che porta a mille stanze, ma che ospita anche una figura bionda in lontananza.
-Peeta!- Lo chiamo, ma lui non si volta, continua imperterrito nella sua camminata che lo distanzia da me; corro, poggiando i piedi nudi sulla soffice moquette bordeaux, nella direzione del ragazzo del Pane, perchè devo spiegargli che ha frainteso assolutamente tutto.
-Peeta! Peeta, aspetta!!- Lo raggiungo con il fiatone e lo volto verso di me prendendolo per una spalla.
Gli occhi in tempesta, ricolmi di lacrime salate che non vuole far scendere, mi scrutano, in attesa di ciò che ho da dirgli, della mia scusante.
Ma io non ho scusanti, perché non credo di avere colpe; semplicemente sconvolta, non ho avuto la prontezza di rispondere alle sue errate insinuazioni sulla mia persona.
Tutt'ora tuttavia, nell'approfondita ricerca nei meandri della mia mente, non riesco a trovare le parole adatte ad esprimere ciò che provo. Ed è per questo che allora lascio parlare il cuore e pianto le mi labbra sulle sue, cogliendolo per un attimo di sorpresa.
Ma poi le sue mani mi avvolgono la schiena e la stringono a sé teneramente, mentre ci diamo il nostro primo bacio dopo gli Hunger Games che è solo nostro, solo mio e suo; nessuna telecamera, nessun pubblico.
Solo noi.

Improvvisamente si distacca da me, anche se di poco a me sembra comunque troppo, e mi guarda con quegli occhi perforanti:-Quindi...- Quindi? Quindi cosa?
Ah, ho capito cosa vuole.
E io non voglio esitare a fargli sentire quelle paroline magiche.
-Quindi ti amo, Peeta Mellark!- Esclamo ridendo, e ricongiungendo le nostre labbra per baciare il suo sorriso.

-Ora tocca a me fare una domanda, però...- Sussurro, appggiando le mani sulle sue braccia. Peeta mi guarda consenziente, così riprendo: - Davvero ti ricordavi che a quattro anni sono entrata per la prima volta con Katniss nel panificio?-
-Certo, come avrei potuto dimenticarti?- Beh certo come avrebbe potuto... ma che domande sono?!
-Beh... forse Katniss era un po' più della tua età...- Sussurro accarezzando il suo naso con il mio.
-Forse sì. Ma non credo mi importasse molto l'età, a dir la verità. Mi ricordo benissimo che stavi ogni giorno con il nasino appiccicato al vetro della pasticceria, le guance tutte arrossate dal freddo e due treccine bionde, belle come spighe di grano; e quando finalmente Katniss ti ha portato dentro, tu hai adocchiato immediatamente i biscotti più colorati, quelli decorati da me, cioè le farfalle. E hai insistito, insistito tanto perché tua sorella te ne comprasse uno; e alla fine sei riuscita a convincerla. E io ero così fiero che ti fossero piaciuti propri i biscotti che avevo decorato io, e non i miei fratelli, che da quel giorno iniziai a guardarti sotto una luce diversa, come se... come se qualcosa di invisibile ci unisse. So che è stupido, ma...-
Vorrei negare ogni singola parola che dice, per il semplice fatto che non è possibile che fin da subito mi abbia notato così... ma ricordo perfettamente quel giorno, come fosse ieri, e i biscotti che scelsi furono proprio le farfalle, per la vivacità dei loro colori.
Vorrei negare tutto, ma ogni singola parola è terribilmente vera.
-Non è affatto stupido, perché ricordo anch'io quel giorno così.-
-Davvero?- I suoi immensi occhi celesti da bambino...
-Davvero.-



___
Buonasera!♥
Attualmente non so se ci saranno ancora uno o due capitoli alla fine, devo ancora decidere; anyway non è finita qua!
Devo ammettere che ho inserito davvero moltissime cose in questo capitolo, perchè inizia che stanno ancora uscendo dall'Arena, quindi è bello abbondante;)
Perdonate eventuali errori/orrori, ma sono così stanca che non ci vedo più e mi si incrociano gli occhi D:
GRAZIE a tutti♥
Buona festa della donna♥
Ciao zuccherini,♥
pandafiore

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Capitolo 14
*** XIV ***



Capitolo 14

~Primrose♥


Il viaggio di ritorno è dolce e tenero, tra le braccia di Peeta, nonostante dobbiamo visitare tutte le famiglie dei Tributi, anche quelli che abbiamo ucciso proprio noi.
Effie a volte ci guarda malissimo quando magari ci scambiamo qualche effusione sul treno, ma forse crede che noi non notiamo le frecciatine che tira ad Haymitch, o le domeniche mattine in cui nessuno dei due si presenta per ore.
Sono seduta su un divanetto vicino alla finestra del treno, e osservo la meraviglia di colori che ci circonda, dal verde smeraldo dei boschi al blu oltremare del cielo.
Le mani del ragazzo del Pane stringono le mie, mentre quest'ultimo mi raccoglie e mi fa sedere sulle sue ginocchia, avvolgendomi in un caldo abbraccio.
Leggeri baci sul collo fanno scorrere mille brividi sulle mie terminazioni nervose, e mi sembra di morire. Non ci sono parole, solo gesti che testimoniano la sua dolcezza, il nostro volerci proteggere a vicenda, il nostro amore infinito...
Improvvisamente un cartello ferreo annuncia l'arrivo nel Distretto 12, e io e Peeta dobbiamo separarci un attimo per andare a prepararci; un ultimo sguardo, azzurro nell'azzurro, e poi il vuoto.
È come se ogni volta che la sua mano abbandona la mia, io mi sentissi persa, totalmente.

Sono giorni che desidero rivedere Katniss, mi manca moltissimo e non so se ancora riesce a credere che io sia sopravvissuta agli Hunger Games, soprattutto grazie all'arte dell'arco che lei stessa mi ha insegnato.
Mi metto rapidamente qualche abito addosso e mi dirigo subito alla porta del treno; qui mi aspetta Peeta, nel suo splendore, con un immenso sorriso sincero sul volto. Anche lui è contento di ritornare a casa, anche se questo significherà spiegare molte cose di noi...

Non appena poggio il piede sul cemento duro del Distretto, immediatamente una folla esagerata ci accerchia, applaudendoci, accarezzandoci, come fossimo divinità. Non avevo mai visto uno spettacolo del genere qui da noi, ma forse solo perché non ho mai visto un ragazzo del nostro Distretto tornare vivo da quell'orrore che ora percuote le mie notti.
Sfodero per le persone e le molteplici telecamere il mio sorriso migliore, provando ad imitare quello che attornia le labbra di Peeta, anche se non riuscirò mai a raggiungere il suo livello; sembra dannatamente sincero, puro e genuino, in ogni cosa che fa.
Siamo nuovamente costretti a separarci senza nemmeno poterci donare un ultimo bacio, perché veniamo condotti da alcuni Pacificatori verso le nostre vecchie case, e la mia è nel Giacimento e la sua in centro.

Per fortuna qui il gremito di gente è svanito, ricevo solo qualche sguardo di pietà da alcuni di questi occhi grigi che osservano tutto come gufi nella notte più scura.
Busso rapidamente al legno ingrigito della casa, e non faccio nemmeno in tempo a ricompormi, che già due braccia forti mi stringono a sé, immediatamente raggiunte da altre due, più esili e deboli, ma che tentano comunque di concedermi tutto il loro affetto.
La treccia di mia sorella mi pizzica dolcemente il viso, rievocando in me ricordi di una vita passata, di quando avevo paura e necessitavo della presenza di Katniss per vivere...di quando ero diversa.
-Così mi stritoli..!- Sbuffo, con il fiato mozzato da quegli abbracci che ho ricevuto poche volte nella vita.
-Scusa, Prim, scusami. Come stai?- Si distacca da me, e finalmente rivedo i suoi occhi da Giacimento; così grigi, così intensi, così ricolmi di lacrime.
-Sto bene, grazie. E voi?- La mamma mi guarda con due grossi goccioloni che le premono per uscire; le deposito un bacio sulla guancia per tranquillizzarla, ed entro nell'edificio inspirando questo profumo di casa che fino a non molto tempo fa pensavo che non avrei mai più risentito.
-Siediti, tesoro. Vi porto del thè.- Annuncia la mamma, sparendo in cucina, mentre mi accomodo sul semplice divano che adorna il salotto e Katniss mi osserva, con quella sua aria silenziosa e pensosa.
-Beh..?-
-Sei cresciuta tantissimo.- Lo penso anch'io, ma non tanto fisicamente, quanto più moralmente; tutte quelle perdite mi hanno inevitabilmente segnata.
-Grazie.- Non si può essere più caldi con una ragazza che ti osserva con quegli occhi penetranti, così intimidatori.
La mamma ci porta un vassoio con due tazze ricolme di thè ed una zuccheriera; io non zucchero il mio thè, e questo non si sa perché incuriosisce mia sorella.
-...Una volta lo facevi sempre.-
Un sorriso mi compare ebete sulla faccia. -È una cosa che fa sempre Peeta e...- Mi blocco, accorgendomi degli occhi sgranati che occupano il volto di Katniss; è come se mi intimasse di non continuare la frase, anche se volevo semplicemente dire che Peeta non zucchera mai il thè e ha contagiato anche me; non mi sembra ci sia qualcosa di male in questo, ma l'argomento la urta, in qualche modo.
-Hai fatto bene a usare quella tattica.- Sussurra, bevendo un gran boccone di thè.
-Quale tattica?- Non penserà che...
-Con Peeta.- No... anche tu...
-Non era una tattica.-
-Non mentirmi, Prim.-
Cosa? Giuro che adesso la picchio.
-Non ti sto mentendo, Katniss! Pensavo che almeno tu sapessi che non sono una che mente così spudoratamente e nemmeno un'attrice per i divertimenti capitolini!!- Grido, furiosa; capisco che lei ne sarebbe capace, lei potrebbe davvero mentire così. Ma pensavo sapesse che io non sono sleale e non lo sarò mai.
-Ma Prim! Lui è più grande di te!-
-E allora?! Kat, non capisco dove sia il problema!-
-Niente, Prim, niente...- Fa sempre così, lei: prima lancia il sasso e poi ritira il braccio immediatamente. Non vuole mai affrontare le questioni per quello che sono, preferisce mentire, rinunciare o scappare.
-Senti, Kat, Peeta non è come gli altri.- Mormoro, alzandomi per andare vicino alla sua poltrona. -Lui è buono.- È il primo aggettivo che spunta quando ripenso a lui... oltre al sostantivo tachicardia.
-Buono?- Sembra stupita, come non capisse.
-Buono.- Confermo, accarezzandole il volto d'istinto.
-Buono... anche tu sei buona. Non è che è lui quello che ha giocato sporco?- Domanda, soppesando la parola 'Buono' che pare non andarle giù.
-No. Mi ha chiesto lui stesso di dirgli subito se gli avevo mentito, ed era distrutto quando per un attimo ha pensato che lo avessi fatto davvero.-
Come capita spesso, Katniss non risponde, ma si chiude nella sua bolla di pensieri e silenzi.

-Tu lo ami?- Domanda improvvisamente, incerta, mettendo a nudo tutte le sue preoccupazioni di sorella maggiore... non sa quanto è adorabile quando fa così.
-Io lo amo.- Annuisce a queste mie parole, come se ne assaporasse l'aroma.
-Va bene... basta che non ti faccia mai del male, Prim.- Sembra convinta, ma leggo la tristezza nei suoi occhi.
-Tranquilla... grazie per aver capito.- Sussurro, stringendola in un abbraccio.
-In ogni caso sei stata brava a riportarlo a casa.-
-Grazie...-
Mi dirigo verso il piano superiore, ma prima di cominciare le scale, mia sorella mi chiama dalla sua poltrona e mi dice parole che raramente, se non mai, le sento dire, ma che segneranno per sempre il mio cuore in un caldo ricordo.
-Ah Prim...-
-Si?-
-Ti voglio bene.-
Non rispondo, ma mi volto con un enorme sorriso e riprendo a fare le scale; vorrei dirle quanto gliene voglio anch'io, ma so che lei non vorrebbe questo, perché significherebbe dare un peso che lei non desidera alle sue parole.
Così me lo ripeto nella mia mente:
"Ti voglio bene anch'io, Kat..."

***

Da qualche giorno ci siamo trasferiti nel villaggio dei Vincitori, e non vedo Peeta da quando siamo scesi dal treno.
Ma oggi sono decisa ad andare a trovarlo, poiché mi manca molto e non posso credere che lui si sia dimenticato così di me.
Mi infilo un maglietta azzurra e dei pantaloncini neri, perché in questo periodo dell'anno il caldo è torrido qui al 12.
Scendo le scale, saluto due delle persone a cui tengo maggiormente, e mi avvio verso l'uscita di casa; ma già dopo pochi passi vengo stroncata da una bussata al legno della porta.
"Peeta..."
-Coraggio, va' ad aprire, o penserà che non sei in casa.- Mi esorta Katniss con un sorriso soave sulle labbra, dopo infiniti minuti di mia immobilità.
Faccio come mi dice e mi ritrovo di fronte due occhi di cielo, che mi sono mancati così tanto...
-Peeta...- Ansimo, mentre gli faccio cenno d'entrare, preoccupata per le reazioni dei miei familiari.
-Ciao!- Il suo sorriso è tanto inimitabile quanto bello.
-Ciao.- Katniss è fredda, ma non c'è da stupirsene; la mamma, invece, ci osserva come colpita da mille ricordi che le offuscano la mente.
-Come... come state?- Si interessa, il dolce ragazzo del Pane, mentre mi cinge il fianco con una mano.
-Bene, bene! Vieni, lei è mia sorella Katniss, anche se penso che già vi conosciate. Mentre lei... è mia madre.-
-Molto piacere, signora Everdeen. Mio padre mi ha parlato molto di lei...- Esclama Peeta sempra più a bassa voce, notando lo smarrimento negli occhi annebbiati di mia mamma.
-Oh... emm... sì, eravamo buoni amici da giovani.- Scommetterei le scarpe che erano qualcosa di più, ma non posso affermarlo con certezza, quindi sto zitta, mentre porto Peeta in cucina per stare un po' da soli.
-Allora?- Domando, non appena ci sediamo sulle sedie che circondano il tavolo.
-Allora...?-
-Allora che facciamo?- Il sorriso ebete che non se ne va dal mio volto, ma nemmeno dal suo.
-Mm... che facciamo? Io avrei qualche idea... Vieni.- Detto ciò, mi ritrovo in men che non si dica fuori di casa; le nostre dita intrecciate e i nostri cuori allacciati in un unico fiocco.
Mi rendo a malapena conto si dove siamo, quando il profumo di Peeta, ma più intenso ed invadente, arriva alla mia mente confusa.
"Pane..."
Siamo nel panificio Mellark.

-Che ci facciamo qui?-
-Come che ci facciamo? Facciamo i biscotti a farfalla!- Ah! Quelli che ci hanno fatto incontrare e conoscere... che cosa meravigliosa.
Vengo avvolta in un grembiulino bianco, allacciato in vita dalle abili dita di Peeta, e, con il suo aiuto e le sue risate, inizio ad impastare degli ingredienti fino a quando non ottengo una pagnotta che pare decente.
-Te la cavi!-
-Merito del maestro, immagino...-
-Beh, ovvio.- La faccia da sbruffone che assume mi fa morire dal ridere, è buffissimo!
-Dai, dammi una mano, invece che startene lì impalato!- Lo esorto, infastidita da quegli occhi insistenti su di me.
-Sei così bella...- Sussurra con voce roca, facendomi arrossire ed immobilizzare; ma poi mi fa spostare con un colpo di fianco, e aggiunge:-...ma è arrivato il momento che il maestro ti faccia vedere come si fa!- Ah no, non lo sppporto!
-Ah sì??-
-Sì sì...- Prendo una bella quantità di glassa arancione con l'indice e, senza farmi vedere, ne tiro una lunga strisciata sul suo naso, evidenziandone il profilo diritto e perfetto.
Mi guarda sbalordito, con la bocca socchiusa e con una luce nuova ma affascinante che brilla negli occhi. Immediatamente raccoglie una manciata di glassa al cioccolato e, con una fresca carezza, rende la mia guancia marrone.
Ed è così che intraprendiamo una vera e propria battaglia di cibo e, fra le mie risate e quelle di Peeta, mi rendo conto che è proprio qui che voglio stare.
Con il mio Sole,
Con Peeta.
Per sempre.




___
Buonsalve♥
Come state?:3
Spero di esser riuscita a farvi notare l'enorme differenza tra Katniss e Prim; Katniss infatti pensa che Prim abbia solo recitato la parte dell'innamorata, proprio come avrebbe fatto lei stessa. Ma Prim non è Katniss e in lei leggiamo la lealtà dei sentimenti.
Ah e... ultima noticina: che Peeta non zucchera il thè viene detto nel terzo libro e anche nel film;)
Vi avviso che il prossimo sarà l'ultimo capitolo:(
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi e a sostenermi, perché mi siete davvero di grande aiuto!
Vi mando un bacio♥
Sempre vostra,
pandafiore

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Capitolo 15
*** XV EPILOGO ***



Capitolo 15

~EPILOGO♥


POV PEETA

Il vento che ci accarezza i capelli.
L'erba, verde, che si muove a ritmo, sussurrando fruscii profumati.
Una figura si staglia, in lontananza, in contrasto con l'arancione del Sole che tramonta alle sue spalle. Ma lei, con la sua bellezza, riesce ad oscurare perfino il Sole.
È seduta su quell'erba che si muove, ed osserva, con innata dolcezza, il pancione che ormai ha sostituito il suo piccolo ventre.
Lo sguardo vacuo, perso nei ricordi, nelle emozioni passate.
Gli occhi che brillano.
Quanti anni saranno passati dai nostri Hunger Games?
Sembrano pochi, ma sono molti.
Eppure quell'orrore di giochi si sono conlusi perché, dopo la nostra vittoria, ogni distretto ha preteso che la regola ufficializzata per la nostra edizione fosse valida per tutte le seguenti; a Capitol City questo non poteva andare bene, ed è scoppiata una vera e propria guerra; tra i Distretti - uniti in un'unica forza - e Snow, il creatore dei Giochi.
Con organizzazione, unione ed un obbiettivo comune siamo riusciti a concludere la nostra rivolta e, nonostante le perdite, nonostante le momentanee sconfitte, eccoci qua. Vivi.
È stato dopo la vittoria e la conseguente abolizione dei giochi che Prim ha desiderato di avere dei figli. Ora non c'è più pericolo per loro, non dovranno vivere come abbiamo vissuto noi, nella miseria, nell'ingiustizia e nelle atrocità.
E Prim, esprimendo questo suo desiderio, non senza arrossire, mi ha reso la persona più felice della terra... ma che dico! Dell'intero Universo.

Scorgo una piccola bimba bionda superare la mamma di corsa, e raggiungermi per saltarmi tra le braccia invadendomi del suo profumo di grano.
È bella, lei. Ed è uguale alla mamma.
Mi stringe forte a sé, con ancora il fiatone per la corsa; un piccolo bacio sulla guancia, con le sue labbra a cuoricino che sanno di zucchero per poi scappare di nuovo dalla mamma, accarezzandole il pancione, dove la sua piccola sorellina, o fratellino, cresce.
Un sorriso, un dolce sorriso, increspa le labbra di mia moglie, quando alza gli occhi, azzurri, e finalmente mi vede.
Vorrei dipingerle così, abbracciate, con in mezzo una vita che cresce, volgendo le spalle al crepuscolo.

È questo ciò che ho sempre desiderato.
E vorrei imortalarlo per averlo sempre con me.
Ma in fondo so, nei meandri del mio cuore, che anche dipingerle non servirebbe a nulla perché, tanto, queste emozioni così intense le posso provare solo vivendole.
Ed ora, grazie a loro, le sto vivendo.
L'ammasso di riccioli biondi torna da me e sentire nuovamente quel profumo di libertà mi fa stare bene, perché è proprio qui che vorrei essere.
Con lei.
Con Prim.
Con me stesso, libero da tutti i fili del burattinaio. Non una pedina del loro gioco, ma semplicemente un uomo libero e...
Felice.





___
Buongiorno♥
Eccoci giunti al termine di questa mia impresa; spero l'abbiate apprezzata, amata o semplicemente che vi sia piaciuta.
Ringrazio tutti per tutto, perché siete dolcissimi! Anche i 'lettori silenziosi' (ai quali non impedisco di recensire!!;) ) sono molto importanti per me♥
In particolare, sento il dovere di ringraziare personalmente:
Mollyweissman_94 (Che è sempre al mio fianco, e mi aiuta ad andare avanti in ogni storia, e forse neanche sa quanto bene le voglio!!♥)
Game_Master (Personale insegnante di battaglie e maestro d'armi ;D♥)
thedreamergirl (Adorabile ragazza che mi sostiene sempre♥)
Luna Prima (Che è un pochino che non la sento, ma sono certa che, non appena noterà l'aggiornamento, correrà a leggere!♥)
sfiorarsi (Che mi ha aiutata e mi aiuta tutt'ora molto)♥
_Gia (Sfegatata fan degli Hayffie, che, personalmente, adoro anch'io♥)
Vi invito, inoltre, a leggere le loro storie, perché sono sinceramente bellissime♥
Vi abbraccio tutti strettissimo, spero che capiate quanto vi voglio bene e vi ringrazio♥
Sempre vostra,
pandafiore

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