Incontriamoci al centro del mondo.

di _Teartheheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. ***
Capitolo 2: *** 1. ***



Capitolo 1
*** Introduzione. ***


Incontriamoci al centro del mondo. 
Introduzione.


Erano ormai due anni che quei due continuavano a rincorrersi senza mai riuscire a prendersi, si odiavano, si odiavano come mai due persone avevano fatto, ma solo perché l'uno era la debolezza dell'altro. 
Ma questo aveva portato, guerre, morti, sofferenze. Clarke Griffin e Bellamy Blake erano due persone che avrebbero fatto di tutti per stare insieme, perfino morire. 
Ed eccoli li, ad un passo dalla morte, dopo aver scatenato l'inferno sulla terra, odiandosi, eccoli li a morire l'uno per l'altra. 
Delle persone volevano che i due morissero, volevano porre fine alle vite dei due distruttori, e costringere l'uno uccidere l'altro era la cosa più ovvia per loro, in modo che l'altro avrebbe cessato di vivere, rinchiuso in un sotterraneo, a soffrire per il resto della sua vita per aver ucciso colei, o colui che amava più della sua stessa vita. 
Correvano, correvano via dagli uomini che li stavano rincorrendo, sempre più veloce, ancora di più. 
«Corri Clarke» urlò Bellamy con voce affannosa, la ragazza non fece altro che ubbidire per una volta, fin quando non caddero sul terreno «Bellamy, non ce la faccio» disse con il cuore che martellava forte, tra un misto di paura e adrenalina. 
«Non lascerò che ci facciano questo» la confortò lui sfiorandole il suo viso pieno di cicatrici, un tempo candido, lei sorrise «Guarda dove ci ha portato il nostro amore, Bell» 
«Al centro del mondo» al centro del mondo, era la frase che si ripetevano sempre, quando erano distanti, quando stavano per percorrere strada diverse 'Incontriamoci al centro del mondo'' era una promessa, un simbolo, parole che nascondevano amore, ardore, passione, rabbia, paura.
Il brusio degli uomini si faceva sempre più limpido, i due si guardarono intorno, una lacrima solcò il viso di Clarke, che stanca oramai si alzò prendendo la mano di Bellamy, stringendola. 
«Bellamy, è ora di dirci addio»
«Clarke»  la voce di lui era spezzata, come se la gola si fosse bloccata sentendo quelle forti parole di Clarke «Sono sempre più vicini, Bellamy ti prego uccidi, non voglio vivere il resto della mia vita con il ricordo di averlo fatto io, non posso. Mi dispiace di averti fatto questo, non dovevo innamorarmi di te, ne tu di me ... Ti amo, ti amo troppo per vivere in questo mondo senza di te» 
Il ragazzo sorrise, tanto da lasciar sbalordita la ragazza dal volto bagnato dalle continue lacrime «È la prima volta, la prima che ti sento dire così serenamente che mi ami» stavolta sorrise anche lei «Facciamolo, ma insieme, neanche io potrei vivere senza di te, entrambi poniamo fine a tutto questo Clarke» la ragazza capì, le stava chiedendo di uccidersi a vicenda, e avrebbe accettato, così avrebbero vinto loro, ancora una volta il loro amore sarebbe trionfato. 
«Baciami, Bellamy voglio sentirti un ultima volta» così senza farselo dire un'altra volta la baciò, unendo le proprie anime, baciandosi come un uragano, si portarono via, un saluto, un addio, un: ''Incontriamoci al centro del mondo'' per sempre stavolta. 
                                                                                                                                                              Un anno prima. 

 
Se solo voi lo vorrete questa storia diventerà una storia. 
Per adesso rimane così, in vostra attesa. 
Attendo il vostro SI, spero di riceverlo. 
A presto. 

 

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Capitolo 2
*** 1. ***


AVVISO: Per chi avesse letto il primo capitolo, mi sono accorta che ho confuso due storie, postando il capitolo sbagliato, 
quella era una bozza di un'altra storia che non mi aveva convinta, perdonatemi. 
Ecco il primo vero capitolo, spero possa piacervi. 

1. 


Uno, due, tre alzati Clarke. Fai un respiro profondo puoi accettarlo, puoi accettare di vivere in questa terra moribonda, è tutto quello che hai sempre sognato, alzati e combatti per la tua gente. 
Senti, senti l'aria fresca che ti avvolge il viso, quell'aria che ti fa svolazzare i capelli color del grano, alzati Clarke nessuno potrà ridarti più quell'emozione. 
Ricordi? Ricordi sull'arca? Quante volte hai sognato di approdare sulla terra? Ammirarne i vasti colori completamente grigi su quell'ammasso di ferro, gli animali, gli uccelli era tutto quello che sognavi fin da bambina, era lì e adesso potevi toccarlo, ma non solo con i pensieri ma con il corpo. 
È vero, hai dovuto affrontare grandi cose, hai perso tuo padre, a causa di tua madre, sei arrivata su quella terra per conto loro, perché eravate sacrificabili, ma che cosa importa ormai? Tu vivi, adesso vivi. 
Era quello che si ripeteva ogni mattina la dolce Clarke, con sempre qualche lacrima che solcava il suo viso, uscì dalla tenda, si asciugò le lacrime e camminò tra la folla di amici mostrando il suo miglior sorriso, si avvicinò a Bellamy, che si stava occupando dei gruppi che sarebbero andati a caccia. 
«Io voglio venire» annunciò Clarke, il ragazzo sorrise «Oh Buongiorno bella addormentata, non credi che sia troppo per te? Insomma sapresti sporcarti le mani?» il tono di voce del ragazzo era alquanto irritante per la ragazza che voltando gli occhi si voltò verso Octavia la sorella di Bellamy, una ragazza costretta a vivere nell'oscurità sull'Arca per ben sedici anni, per regole troppo dure di quella città fuori dal mondo.
«Io verrò con voi, Octavia» disse stavolta convinta, Octavia la guardò «Okay, Indra ci darà una mano, lei sa bene dove sono i luoghi più affollati» Indra era una terrestre, quando l'arca approdò sulla terra, nessuno poteva immaginare di trovarla abitata, dopo la bomba nucleare la gente dell'arca pensava bene che nessuno potesse più vivere sulla terra, ma si sbagliavano, migliaia di popoli abitavano su quelle terre, e molti di quelli erano un continuo pericolo per la gente del cielo; così li avevano soprannominati i terrestri, il popolo venuto dal genere, dalle strane armi. 
Erano tutti pronti, a cercare del cibo del vero cibo, Clarke prese la sua arma, Bellamy la guardò ridendole in faccia, la ragazza spazientita lo fissò «Devi per forza prendere in giro ogni cosa che faccio?» chiese sbuffando «No, è solo che è strano vedere una bella ragazza armeggiare una pistola» e si allontanò, quel ragazzo era davvero incedile, un momento prima la torturava, un secondo dopo elogiava ogni suo movimento. 
Si trovavano un bel po' lontani dal rifugio, Indra si trovava ad est dalla popolo del cielo, insieme ai suoi, pronti ad attaccare la preda se fosse scappata dal loro lato, mentre Clarke, Bellamy e gli altri si trovavano ad Ovest, ed eccoli lì, a puntare la preda, un cervo con quattro occhi causati dalla bomba, il colore del pelo era di un marrone chiaro, stava mangiando l'erba, tranquillo in silenzio, Bellamy stava per avvicinarsi ma Clarke lo bloccò «Ssst» sussurrò «Non fare rumore, scappa se ti sente» 
si accovacciò, puntando bene con il fucile il cervo, lo ammirò, era bellissimo anche con le sue stranezze, avrebbe voluto non ucciderlo, ma dovevano cenare e da giorni non mangiavano carne, era costretta lo doveva fare per il suo popolo. 
Così respirando regolarmente, posò l'indice sul grilletto «1,2,3 respira» sussurrò «1,2,3» il corpo partì, il cervo cadde sul terriccio, Indra dalla'altro lato ne acciuffò un'altro, Clarke felice del suo intento si voltò verso Bellamy «Impara dai migliori» mormorò. 
Bellamy la guardò sorridendo, scuotendo il capo andò verso l'animale che era steso. 
Stavano tornando verso il rifugio, erano l'uno accanto all'altro, il sole splendeva, la giornata sembrava essere calma, i loro amici erano quasi arrivati al rifugio insieme al cibo che li avrebbero sfamati quella sera.
«Come vanno gli incubi?» domandò Bellamy camminandole accanto, ma continuando a guardare dritto «Chi ti ha detto che ho gli incubi?» chiese lei 
«Ti sento la notte Clarke, non sono sordo e i tuoi gemiti attirano l'attenzione» fu sorpresa, non pensava che qualcuno se ne fosse accorto.
«Non è niente di che, sono solo sogni»
«Bé se ti va di parlare, sai dove trovarmi» lo guardò quasi ridendo, continuò a camminare fin quando il rumore di un corno attirò la loro attenzione «No, la nebbia» disse Bellamy «Seguimi, corri» 
La nebbia acida, era un effetto collaterale della bomba nucleare, nessuno poteva respirarla, nessuno poteva avvolgersi dentro quella nebbia, l'avrebbe inghiottito, bruciato, una morte lenta e dolorosa l'avrebbe marchiato. 
Correvano, correvano più veloce che potevano, Bellamy cadde inciampando su un legnetto «Vai» disse, Clarke corse verso di lui «Non ti lascio, andiamo» così aiutandole si fiondò verso in quello che sembrava un tombino, lo aveva visto spesso nei libri che suo padre le leggeva. 
«ENTRA!» urlò, ubbidendo Bellamy si lanciò dentro al tombino, aiutando Clarke a scendere, i due si chiusero dentro, ansimando si buttarono sul terreno che era gelido. 
«Cos'è questo?» domandò Bellamy guardandosi intorno «Credevo fosse un tombino, ma in realtà credo si un Bunker qualcuno lo avrà creato per ripararsi» guardandosi intorno notò scatole di cibo andate a male, libri, matite, fogli mai stati usati da qualche famiglia che aveva perso la vita. 
«Ehi guarda qua» disse Bellamy «Coperte, potrebbero servirci» 
«Già, ma per adesso devo sedermi sono esausta» Bellamy seguì il suo movimento e fece lo stesso «A proposito, grazie per non essere andata via»
«Non ti avrei mai lasciato li a morire, non avrei mai lasciato nessuno» dichiarò lei, lui la guardò «Bé grazie comunque» 
La nebbia ancora non cessava, e i due si ritrovarono silenziosi e annoiati, la prima a parlare fu  proprio Clarke che pensierosa chiese: «Come è stato?» domandò guardandolo 
«Cosa mi stai chiedendo?» domandò corrugando la fronte «Con Octavia non deve essere stato facile» continuò lei, Bellamy si alzò sospirando «Non ne voglio parlare»
«Perché no?»
«Ho detto che non ne voglio parlare Clarke» a quel punto il silenziò ritornò tra i due, parlava di Octavia non era mai stato facile per Bellamy, il ricordo della madre, di lui che dovette nascondere la sorella, crescendola da solo, da quando era un bambino, voleva dimenticare quei giorni bui. 
La nebbia era scomparsa, così i ragazzi presero ciò che trovarono andando verso il loro rifugio, era ormai sera e probabilmente non era rimasto niente del cervo che avevano catturato, e lo stomaco dei due brontolava. 
Arrivati al rifugio, il fuoco ardeva, e il profumo del cibo fece venire ancora più fame, al rientro un applauso, tutti felice di non aver perso altri due membri importanti, i due sorrisero felici di essere accolti, Octavia si fiondò tra le braccia del fratello quasi in lacrime. 
«State bene?» domandò voltandosi poi verso Clarke, la ragazza anni per poi andare verso al fuoco «Come era il cervo?» chiese avvicinandosi a Monthy che sorridendole le disse «Ne abbiamo lasciato un po' per voi» entusiasta dalla risposta fece un sospiro di sollievo posando una mano sul ventre. 
Si sedette vicino al fuoco con la sua dose di cena, finalmente rilassata, iniziò a mangiare dando grossi morsi alla carne, Bellamy le se avvicinò «Ehy attenta, o stanotte quel cervo si vendicherà» le sorrise, mentre lei lo guardò con sguardo arrabbiato 
«Che c'è?» chiese lui con voce innocente «Fatti curare Bellamy, prima mi hai trattato come se ti avessi chiesto di uccidere qualcuno, e adesso? Adesso vieni qui con tono amichevole? Sai che ti dico? Sei più stronzo di quanto pensassi»
Abbassò lo sguardo colpevole «Okay, lo so, ma è solo che non voglio parlare di quell'argomento, forse in futuro»
«Forse in futuro sarò io a non volerla sentire, Buonanotte Bellamy» 




Un anno dopo 

«Bellamy» urlò Clarke, tra le lacrime «No, non portatelo via» continuò 
«Incontriamoci al centro del mondo Clarke, ricordarlo ci rincontreremo sempre» rispose Bellamy in lontananza, le lacrime rigarono il viso del ragazzo, che pensava fosse oramai spacciato, ma no, non piangeva per lui, temeva la vita della sua Clarke, cosa ne sarebbe stato di lei?
Avevano fatto tutto lentamente, dovevano morire insieme, invece qualcuno ci ha divisi, ancora e ancora, e ancora. 
«Ti ritroverò, te lo prometto» 

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