Lo strano percorso che è la vita

di Artist_at_Work
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Che stupidaggine ***
Capitolo 3: *** Un video interessante ***
Capitolo 4: *** Un pazzo dai capelli rossi ***
Capitolo 5: *** Come trovarla? ***
Capitolo 6: *** Il bar all'angolo ***
Capitolo 7: *** Ubriaco, ubriaco fradicio. ***
Capitolo 8: *** il buon giorno si vede dal mattino ***
Capitolo 9: *** Il negozio ***
Capitolo 10: *** Shopping a go-go. ***
Capitolo 11: *** è sangue. ***
Capitolo 12: *** Una preziosa ricetta ***
Capitolo 13: *** America Sniper ***
Capitolo 14: *** Una dolce notte ***
Capitolo 15: *** La grande sorpresa ***
Capitolo 16: *** Un'emozione. ***
Capitolo 17: *** Mia ***
Capitolo 18: *** Le prime settimane ***
Capitolo 19: *** Ancora tu! ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


*Ed Sheeran

Mi butto sul divano, sulle mie gambe è accoccolato il mio adorato gatto, guardo la tv mentre mangio delle patatine acquistate stamattina al supermercato. Cosa potrei volere di più? è vero, mi mancano le mie esibizioni, mi manca il calore del pubblico e mi mancano le sessioni infinite di autografi e foto, ma avevo davvero bisogno di un momento di relax. Ero stressato, dormivo poco, avevo poco tempo per me stesso e soprattutto avevo poco tempo da dedicare alla mia fantasia. Sono mesi che non riesco a scrivere. Troppe aspettative, troppa gente che mi tiene il fiato sul collo. No, avevo davvero bisogno di staccare. Perciò ora farò quello che non mi è stato possibile fare negli ultimi tempi, ovvero un bel niente… Ho intenzione di godermi un po’ di tempo solo, con la mia chitarra, con un quaderno e una penna. 

Sento il campanello, cristo mi stavo addormentando. Vado a vedere chi è e noto con molta sorpresa che è il postino, di solito mi lascia le lettere nella cassetta della posta, o al massimo sotto la porta… non è mai venuto a suonare alla porta. Apro, ora sono curioso di cosa mi sta per dare. 

 

“Signor Sheeran, so che non è mia abitudine portarle la posta alla porta, ma questa volta credo sia una lettera importante. La ragazza che l’ha portata all’ufficio postale si è raccomandata di consegnarla personalmente, e dalla sua espressione sembrava fosse una questione da non  sottovalutare.”

 

Devo pensare chi può avermela mandata, -questione da non sottovalutare-…

 

“Oh, grazie Philip, sei stato molto gentile, scoprirò subito di che si tratta.”

 

“Di niente, Signor Sheeran, faccio solo il mio lavoro. A presto.”

 

Non aspetta nemmeno che lo saluti per fiondarsi velocemente in macchina e continuare il suo giro.

Rientro in casa, ansioso di aprire la lettera ed estrarne il contenuto. Mi siedo di nuovo sul divano mettendomi comodo. Apro la busta gialla.

 

“Caro Ed,

       so che è il tuo periodo di pausa, quindi vuoi startene di certo lontano dalle tue fan.”

 

Fantastico, un altra fan che mi spedisce le lettere a casa… che seccatura. Scaglio la lettera per terra, la leggerò quando ne avrò voglia, ora vorrei solo dormire. Ma quando la busta cade per terra, noto che ne esce una chiavetta USB. Allora curioso riprendo a leggere.

 

“Mi chiamo Jolene, e in realtà, se questo è l’indirizzo giusto, abito non molto distante da casa tua. Avrei potuto portartela di persona, certo, ma tu non mi avresti certamente dato nemmeno la possibilità di avvicinarmi al cancello d’ingresso, quindi…”

 

Infatti non credo che avresti potuto passare il cancello.

 

“ Quindi ho preso carta e penna e ho deciso di mettermi a scrivere, che è poi una delle cose che mi riesce meglio. Beh, ecco, non aspettarti una lettera melensa su quanto io ti ami e quanto io sia in totale devozione per te e soprattutto non ti dirò che io morirei per te perché l’unica persona per cui io morirei sarebbe mia figlia.”

 

Mmmm, già mi piace, è una ragazza tosta… ma aspetta, una figlia? Philip mi aveva detto che era una ragazza, non una madre di famiglia. Bah, andiamo avanti…

 

“Credo che a questo punto tu ti stia chiedendo perché mai una < madre di famiglia > ti stia scrivendo.”

 

Cazzo, sembra che questa mi conosca come le mie tasche.

 

“Ecco, il punto è che io non so nemmeno se definirmi una tua fan, anzi non credo di esserlo. Ho scoperto le tue canzoni per caso un mesetto fa, quando la mia insegnante di canto mi chiese di cantare < I see fire > per l’evento finale della scuola musicale che frequento. A dirla tutta all’inizio nemmeno mi piaceva quella canzone, e non riuscivo nemmeno a farmela entrare in testa.”

 

Sincera e di sicuro con le idee chiare, ma non capisco cosa voglia da me.

 

“Ti ho mandato una chiavetta USB, contiene un video che ho registrato a casa mia, vorrei sapere cosa ne pensi. In realtà non ti conosco, ma ti stimo come musicista perché, tralasciando i testi che certamente ti vengono dal cuore ma per me sono troppo melensi, il tuo modo di suonare e la tua tecnica sono per me motivo di ispirazione e sinceramente spero di saper suonare come te un giorno.

Conclusa la parte sentimentale, grazie.

Jolene”

 

Bene, ora devo anche guardarmi un video amatoriale di sicuro registrato male e che SICURAMENTE mi farà venire il mal di pancia dal disgusto.

Ok dai, facciamo questo sforzo.

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Capitolo 2
*** Che stupidaggine ***


*Jolene Martins 

 

Ma che cazzo ho fatto, mio dio che diavolo mi è preso…

Dovevo proprio fare la parte della fan assatanata e inviargli quella lettera?! Ma come ho potuto?! Pfff…. calma Jolene, calma… probabilmente non la leggerà mai, o meglio, non gli è stata ancora spedita… Ma certo! Mi infilo di corsa stivali e cappotto, cercando di allacciarlo e non sembrare sul punto di esplodere data la mia “incintaggine”, e mi fiondo (cercando di non cadere e iniziare a rotolare) all’ufficio postale dove stamattina ho consegnato la lettera. Come si chiamava quel postino gentilissimo? Mmmm… James? No, troppo sofisticato. Patrick? oh no certo che no. Ehi! Era Philip, come Philip J. Fry di Futurama!!! 

Entro di corsa dalla porta girevole, ringraziando i miei cari spiriti di non essermi messa a rotolare per strada. Essere incinta ha i suoi pregi e difetti, e di sicuro arrivare ad un certo punto con una fottuta paura di diventare un’enorme palla di neve appena esci di casa non è affatto un pregio. Aspetto il mio turno, sempre più impaziente e sempre più arrabbiata.

Ad un tratto lo vedo, è lui! 

 

“Philip! Philip mi scusi!”

 

“Oh, tu sei la ragazza di stamattina, non ti preoccupare la lettera l’ho consegnata personalmente al signor Sheeran…”

 

“Già consegnata?! Davvero?!”

 

“Si, signorina… mi aveva detto chiaramente che era una questione da non sottovalutare…”

 

“Certo Philip, mi perdoni, ma mi sono resa conto di aver commesso un grosso errore.”

 

Ed è a quel punto che inizia a fissarmi la pancia.

 

“Non vorrà mica dirmi che il signor Sheeran…”

 

“Oh mio dio, no Philip! No no certo che no, non è lui il padre e non è per quello che lo ho contattato.”

 

“Certo, non sono affari miei… ma credo che se fosse stato lui il padre e non si fosse preso le sue responsabilità, la sua posta non l’avrebbe mai più ricevuta”. 

 

Comincia a ridere goffamente, con una mano sulla pancia, come se avesse detto la più grande battuta del secolo.

 

“Certo, e noi non vogliamo che le sue fan si disperino perché non avranno mai risposta alle loro lettere!”

 

Philip sembra sul punto di scoppiare, è tutto rosso in viso e non respira nemmeno più. Non mi aspettavo tanto divertimento da un postino che sembra….

 

“Oh - dice tra le risate - solo per un paio di mesi, signorina, sto per andare in pensione.”

 

…prossimo alla pensione, appunto.

 

“Beh, grazie comunque Philip, è stato un piacere parlare con lei.”

 

“Il piacere è tutto mio, ti faccio i miei migliori auguri per la creatura che porti in grembo.”

 

Arrossisco, faccio un cenno di saluto con la mano e riprendo la via di casa.

 

Londra in inverno è piuttosto fredda, piuttosto bianca e piuttosto monotona. Io sono cresciuta in questa città, mia madre era un’americana strampalata in adorazione di Dolly Parton (credo si sia capito perché mi chiamo Jolene), mio padre invece… mio padre boh, non l’ho mai visto… a dire il vero non so nemmeno se sia ancora vivo, io sono cresciuta sola con mamma fino a che non se n’é andata per un tumore circa 4 mesi fa. Era così felice di diventare nonna, anche se diceva sempre di essere troppo giovane. So che lei mi veglierà sempre e comunque e soprattutto proteggerà me e la mia bimba da qualsiasi pericolo ci riservi questa strana vita.

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Capitolo 3
*** Un video interessante ***


*Ed Sheeran

Cosa faccio? Continuo con il mio riposino pomeridiano o apro questo maledetto video e lo guardo? Dubbi esistenziali della vita. Accendo il portatile, inserisco la chiavetta e decido di scoprirne il contenuto. Nel video appare una ragazza, non molto alta e PALESEMENTE incinta. Wow, non mi aspettavo di dover guardare un programma sulle ragazze madri. Aspetta, ma quella è… una loop station? E una chitarra? La cosa si fa interessante… La ragazza prende la chitarra in mano, cerca di aggiustare la tracolla su quel pancione da sesto mese ed inserisce il jack.
Posiziona il capotasto sul secondo tasto, e incomincia a registrare il basso della canzone, proprio come facevo io quando dovevo suonarla in pubblico. Finito il giro, comincia col percuotere la cassa della chitarra per farne una base, e devo dire che mi stupisce davvero.
La chitarra non è rovinata, segno che è nuova oppure che non è mai stata usata come percussione, quindi devo dedurre che è la prima volta che lei prova questo tipo di sound. è davvero brava.
Chiudo gli occhi, e sento che inizia con il riff iniziale, è precisissima e mi ricorda il mio modo di suonare. Quando inizia a cantare apro gli occhi in un misto di stupore e approvazione, ha una voce angelica e devo ammettere che non è stato una perdita di tempo guardare il video. Tento di scrutare gli occhi nascosti da una massa informe di capelli lunghi e mori, e vedo La Scintilla. Quella stessa Scintilla che mi offusca la vista mentre suono, la Scintilla che se ce l’hai si capisce che ami quello che stai facendo. Finita la canzone non riesco a crederci, questa ragazza è davvero una forza della natura. Appoggia la chitarra a terra, spegne l’amplificatore e si dirige verso la video camera per spegnerla. Ecco, è tutto finito. Sono quasi dispiaciuto, avrei potuto sentirla cantare per ore.
Chiudo il portatile, mi stendo sul divano e mi addormento.
Rivedo quegli occhi scuri concentrati sulle sue mani, sulle parole che escono dalla sua bocca e mi sveglio di soprassalto.
Sto per fare una cosa indecente, sto per fare una pazzia.
Controllo l’ora, sono ancora in tempo, esco di casa senza nemmeno ricordarmi di prendere una giacca e comincio a correre in direzione dell’ufficio postale. Cazzo, Londra è davvero fredda in questi giorni, maledetta fretta e maledetta giacca rimasta a casa sull’appendi abiti. Trovo in fretta Philip, e senza fiato gli chiedo se ricorda la ragazza della lettera.

“Certo che la ricordo, signor Sheeran. Occhi scuri e capelli lunghissimi dello stesso colore, un pancione che non si può certo dimenticare visto che appartiene ad una ragazza così giovane. Sa, per un attimo ho creduto che la stesse contattando per dirle che era lei il padre….”

“COSA?! No certo che no, Philip lo saprei per primo se ingravidassi qualcuno.”

“Infatti lei ha smentito subito la mia supposizione e se n’é andata a casa. Il suo sorriso è difficile da dimenticare.”

“Sai dirmi da che parte è andata?”

“Veramente, signor Sheeran, è andata per la stessa strada che lei ha percorso per venire fino a qui.”

“Ah… quindi deduco che il lavoro sporco tocca a me stavolta, vero Philip?”

“Deduco proprio di sì, signor Sheeran.”

E con quel suo sorriso ebete mi lascia da solo a cercare un modo per trovarla, perché io DEVO trovarla.

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Capitolo 4
*** Un pazzo dai capelli rossi ***


*Jolene Martins

 

Rientro a casa, tolgo gli stivali e infilo le ciabatte. Saluto la mia piccola palla di pelo, ho appena preso un cucciolo di dalmata che (con molta fantasia, lo devo ammettere) ho chiamato Pongo. Io adoravo “La Carica dei 101” e quando mamma era ancora qui lo guardavamo il primo sabato di ogni mese, ed io non ho intenzione di rompere la tradizione. 

Mamma adorava vedermi felice, come ogni madre, per questo quando avevo 11 anni decise di spendere quei pochi soldi che avevamo per portarmi a Disneyland, a Parigi. Fu la più bella giornata della mia vita, ricordo ancora le migliaia di foto che facevamo con tutti i personaggi Disney, lo zucchero filato che mi si attaccava al naso e le grandi risate tra me e la mamma. è tutto così triste ora senza di lei… 

Mi sto impegnando, sto cercando di andare avanti ma da sola è davvero difficile. Forse è anche per questo che ho preso Pongo, lui mi tiene occupata e mi regala una gioia diversa, ma comunque mi rende felice. Certo, fra qualche mese qualcun’altra mi terrà occupata, ne sono certa. 

Ho deciso di sapere il sesso (una femminuccia), ma non ho ancora pensato ad un nome. Credo che quando la vedrò saprò che nome darle. Di certo non chiamerò quel coglione del padre per fargli sapere che è femmina, lui non si merita di conoscere i dettagli della mia e, in futuro, della nostra vita. 

Lui ha deciso che io dovevo essere la sua puttanella di turno, e io ora ho deciso che lui non farà mai più parte della nostra vita. 

Sono sempre stata molto dura con me stessa, dandomi la colpa dell’accaduto e dicendomi che forse aveva ragione, ma mesi dopo mi rendo conto di essere abbastanza forte da convincermi che l’unica cosa che ho sbagliato io è quella di non averlo lasciato al primo schiaffo che mi ha dato.

Che idiota.

 

Salgo al primo piano, apro la porta del bagno e riempio la vasca, mi rilasserò un po’ la schiena, ultimamente non fa altro che crearmi un dolore acuto. Mi dirigo in camera,e mentre sto prendendo degli abiti puliti, butto un occhio sulla strada. Vedo un pazzo con i capelli rossi - diamine, sono certa che siano arancioni! - correre a perdifiato lungo il marciapiede, tentando di scansare la povera gente che passeggia tranquilla nei loro mondi. 

Alzo le spalle, come a dire che non me ne frega niente, prendo i vestiti e vado in bagno ad immergermi nell’acqua bella calda.

Mentre mi insapono ripenso a quel pazzo che correva, mi metto a ridere da sola e mi sciacquo. Esco dalla vasca, prendo l’accappatoio e mi asciugo, stendo l’olio di mandorle sul pancione (certo non voglio ritrovarmi con la pelle raggrinzita dalle smagliature come una vecchia) e comincio a vestirmi. Scendo in salotto ed accendo la tv, manca ancora un po’ all’ora di cena, quindi posso continuare il mio momento relax. Mentre sto giocando con il telecomando, mi fermo su un notiziario, riconoscendo il pazzo che correva prima in strada. La giornalista sta dicendo che si crede che Ed Sheeran abbia avuto un crollo nervoso, per questo si è ritirato momentaneamente dalla scena musicale, e quest’episodio conferma che Ed Sheeran non è più in grado di intendere e volere.

 

“Considerando che correva per strada chiamando una certa Jolene, siamo quasi certi che il più famoso cantante dell’Inghilterra abbia bisogno di cure mediche.”

 

Ma ovviamente io stavo già dormendo, quindi quest’ultima parte non l’avrei mai sentita.

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Capitolo 5
*** Come trovarla? ***


*Ed Sheeran

 

Ecco, ci volevano anche i giornalisti e i fotografi e tutta la gente che diceva: “ Oh mio dio! è Ed Sheeran!!”, a rendere ancora più imbarazzante la mia corsa alla ricerca di quella ragazza. In realtà lo sapevo che era un’idea alquanto stupida, quella di correre la mia strada chiamandola, ma il mio cervello non aveva saputo elaborare alternative migliori. E dire che dopo tutto riuscivo a scrivere delle canzoni a dir poco strabilianti (ecco il mio ego che emerge), ma quella ragazza mi aveva letteralmente mandato il cervello in pappa. 

- Ed Sheeran, datti un contegno. Non la conosci. Non sai nulla di lei appare che è incinta e odia i tuoi testi. 

Ma mi apprezza come musicista, però. 

- Ma i tuoi testi fanno schifo secondo lei.

Maledetta vocina interiore che non vuole proprio farsi i cazzi suoi… 

E poi quegli occhi… forse è stata la Scintilla a dirmi di cercarla. Certo, vedo spesso gente che ce la mette tutta in quello che fa, che apprezza il proprio lavoro… ma ne ho visti pochissimi con la Scintilla negli occhi, posso contarli sulle dita di una mano. Ecco, è sicuramente colpa della Scintilla. 

 

Sono a casa tranquillo (modo di dire: sto ancora cercando una soluzione per trovare la ragazza), sto preparando da mangiare al mio micio, mentre sento il telefono squillare.

 

“ED, CHE CAZZO HAI FATTO????”

 

E rieccolo che mi dice cosa devo o non devo fare.

 

“Una buona serata anche a te Tony, vedo che nonostante tutto stai bene.” 

 

Soffoco una risata.

 

“ED, DIMMI CHI è QUELLO STRAMALEDETTO PAZZO CHE CORRE PER STRADA CHIAMANDO < JOLENE >! E POI CHI è QUESTA JOLENE???”

 

“Ti vuoi calmare?? Se ti calmi ti racconto altrimenti possiamo benissimo rivederci tra due mesi allo studio, ho intenzione di godermi questa vacanza in tutto e per tutto.”

 

“Ok, sono calmo.”

 

“Bene Tony, Jolene è una ragazza che mi ha mandato una lettera ed un suo video, che ti passerò non appena chiudo la telefonata. Leggi la lettera e guarda il video, capirai perché mi sono messo a correre per strada chiamandola.”

 

“è un altra delle tue ragazzette da quattro soldi?”

 

“TU.. TU.. TU..”

 

Avevo già riagganciato perché sapevo benissimo che ricominciava con le mie “ragazzine da quattro soldi”. Come se lui se ne fosse fatte di meglio in quella sua misera vita che ha vissuto fino adesso. Devo dire che è un manager con i controcoglioni, ma quando si tratta di ramanzine bastano i miei genitori.

 

Apro il pc, invio lettera scannerizzata e video a Tony, dopo 4 minuti esatti mi richiama.

 

“Ok, sei scusato. Ti aiuterò a trovarla, a patto che tu non faccia mai più una figuraccia del genere. Capito? MAI PIù!!”

 

E riattacca lui stavolta, senza nemmeno chiedergli che piano ha in mente.

 

Ceno con dei bastoncini di pesce e dei piselli, mi dirigo verso il divano e con un tonfo mi ci siedo sopra, la lettera in mano, per trovare degli indizi su come trovarla.

Allora, so che si chiama Jolene, ma non so il cognome;

Abita non lontano da me (appunto a me stesso: dovrei provare a leggere i campanelli invece che urlare il suo nome per strada);

Frequenta una scuola di musica (ce ne saranno almeno una cinquantina a Londra… Help!!);

Canterà ad un evento della scuola, ma vai tu a capire dove e quando(!);

Ah giusto, è incinta.

Perché mai dovrei sprecare il mio tempo a cercare una certa Jolene di cui non so il cognome e per giunta incinta? 

La Scintilla. Giusto, la Scintilla.

Ma non può essere l’unica motivazione plausibile. 

Infatti no, c’è dell’altro, ma voglio conoscerla prima di esprimermi.

 

E mentre faccio queste supposizioni, sono già in strada a leggere i campanelli.

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Capitolo 6
*** Il bar all'angolo ***


*Jolene Martins

 

Sono ancora scossa da cosa mi è successo oggi, non riesco a credere di aver inviato DAVVERO una letta a Ed Sheeran, proprio a lui! Mi sbatto una mano in faccia, come a ricordarmi quanto stupida sono, indosso un cardigan ed un paio di jeans, infilo i miei stivali preferiti e decido di scendere al bar all’angolo per bere un the caldo.

in ogni caso non mi sarei addormentata presto, data la mia vocina che insiste nel dirmi quanto scema sono stata.

Prendo il guinzaglio di Pongo, chiudo la porta a chiave e inizio il mio giretto serale con la mia palla di pelo. 

Dopo un paio di metri mi accorgo di un ragazzo che sta scrutando i citofoni delle case porta per porta, e mi ritrovo a sperare che trovi la persona che cerca. Io, d’altronde, ci ho messo un po’ a trovare il vero indirizzo di Ed.
Stai ancora pensando a lui.

Eddai, nemmeno mi piace… ha quell’espressione da cucciolo misto maniaco che mi fa rizzare la schiena.

- In fondo lui ti piace un bel po’.

Certo vocina cara, ma uno come lui per prima cosa non si appiopperebbe una ragazza incinta di un altro, e seconda cosa non troverà mai niente di interessante in me.

Il ragazzo mi supera correndo, e noto con stupore che è proprio lui, ho visto il tatuaggio sul braccio scoperto.

Alzo il cappuccio sulla testa, se ha visto il video può riconoscermi, e non ho bisogno di altre figure da chiodi per oggi.

Finito il giretto del mio piccolo Pongo mi fermo davanti al bar, e mi porto una mano sul pancione: l’ho sentita. L’ho sentita scalciare. Aspetto un paio di minuti, stando attenta a non perdermi altri movimenti, e quando mi rendo conto che per questa sera lo show è finito, spingo la porta del bar, e mi affretto a sedermi in quel tavolino vicino alla stufa, che di solito è sempre occupato. Eh no, stasera sarà la sottoscritta a bearsi del calore emanato, fuori fa proprio freddo, e mi rendo conto solo allora di non essermi nemmeno messa al collo una sciarpa. Che svista, accidenti.

Mentre sono immersa nei miei pensieri si avvicina il cameriere, riscuotendomi dalla trance con un colpetto sulla spalla.

 

“Ciao, posso portarti qualcosa da bere?”

 

“Oh ciao. Certo, un the caldo per favore. Alla vaniglia se ce l’hai.”

 

“Un’inglese che beve the alla vaniglia?!”

 

E strabuzza gli occhi, scoppiando in una fragorosa risata. Se non conoscessi bene il genere maschile direi che ci sta provando. Sarò pure incinta, ma mi accorgo immediatamente se un ragazzo ci prova con me.

 

“Già, questa sera voglio provare un nuovo gusto.”

 

“Ok, vedo se te lo trovo. Comunque mi chiamo Jim, se dovesse servirti qualcosa più tardi.”

 

“Grazie Jim, ti chiamerò se mi serve qualcosa.”

 

è un ragazzo alto, snello, biondino e con due occhi verde smeraldo. è davvero carino, e mi ci fionderei a capofitto se non fossi incinta. No, non sono certo una facile, ma gli avvenimenti degli ultimi tempi mi fanno desiderare un uomo al mio fianco, un uomo con la U maiuscola.

 

“Eccoti il the alla vaniglia…”

 

“Jolene.”

 

“Eccoti il the alla vaniglia, Jolene. Lo sai che hai lo stesso nome della canzone? Che stupido, probabilmente te lo avranno già detto in tanti..”

 

“In realtà sei il primo, nessuno si è mai preoccupato di chiedermi l’origine del mio nome. Sai, mia madre era una fan accanita di Dolly Parton, ed ha voluto chiamarmi come la sua canzone.”

 

“ Beh, dobbiamo ringraziare tua madre per averti dato questo splendido nome. Come mai qui tutta sola?”

 

Ecco che se ne ritornano con la solita storia della ragazza incinta sola come un cane. Scusa, Pongo.

 

“Ehm…”

 

“Oh non volevo metterti in imbarazzo, scusa.”

 

“No no, figurati, nessun imbarazzo, solo che non ho nessuna intenzione di condividere questa esperienza con il padre del bambino.”

 

“Una rottura sofferta?”

 

“In realtà molto facile, mi metteva le mani addosso, e volevo proteggere il piccolo, anzi la piccola, da un ipotetico futuro con un padre violento.”

 

“Ci vuole un gran coraggio ed una grande forza di volontà per affrontare questa nuova vita da sola.”

 

“Già.”

 

“Scusami se mi sono intromesso nella tua vita, non volevo.”

 

La cosa certa è che io per prima dovrei starmene zitta e pensare agli affari miei senza spiattellarli in giro, ma semplicemente non ci riesco con persone disponibili con me.

 

“No davvero, è tutto ok. Mi fa piacere parlare con qualcuno che non sia il mio cane, per una volta.”

 

“Capisco come ci si sente ad essere soli. Io sono qui da sole due settimane, e non sono ancora riuscito a farmi degli amici.”

 

Quindi è straniero… non si direbbe, parla un inglese perfetto, anche meglio del mio!

 

“Di dove sei?”

 

“Io sono islandese, vengo da un paesino vicino Reykjavik. è Bellissimo sia d’estate che d’inverno, ma di certo il clima non è come quello londinese! Ancora mi dimentico di portare sempre un ombrello con me perché non si sa mai quando piove!”

 

E qui devo ridere anche io, mi trovo completamente d’accordo con le sue teorie.

 

“Hai ragione, è vero. Ma la magia di Londra in autunno non la trovi da nessuna parte.”

 

“Non ho ancora avuto il privilegio di vederla…”

 

“Spero tu sia qui allora il prossimo autunno, è uno spettacolo da non perdere.”

 

“Ascolta… io finisco il turno tra 10 minuti. Lasciami pulire un paio di tavoli e mettere a posto dei bicchieri e poi ti porto a prendere un gelato, ok?”

 

“Va bene, ma a cosa è dovuta tutta questa gentilezza?”

 

“Diciamo che mi piace salvare delle donzelle in difficoltà, e poi potrei avere un estremo bisogno di un’amica.”

 

E sparisce dietro il banco. Quella frase mi lascia interdetta, non so proprio come interpretarla. 

 

Mentre sto aspettando Jim, sempre vicina alla stufata bella calda, sento la porta del bar aprirsi, sporgo il collo e vedo di nuovo quel ciuffo arancione.

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Capitolo 7
*** Ubriaco, ubriaco fradicio. ***


*Ed Sheeran

 

Sono davvero davvero davvero davvero incazzato. Incazzato NERO. Ho percorso quella cavolo di strada sette volte cristo, SETTE FOTTUTE VOLTE. Nemmeno un citofono con scritto il suo nome, nemmeno UNO. 

Decido di calmarmi con una birra, quindi mi dirigo verso il bar più vicino, sperando sia ancora aperto. Eddai, sono solo le 10, ci sarà almeno un bar aperto! 

Corro al bar all’angolo, quello che frequento di solito quando sono giù. 

Sì, perché io frequento bar diversi a seconda del mio umore. C’è lo Starbucks quando voglio prepararmi per una giornata pesante, la tavola calda sulla Quarta Strada quando non ho fame (ci vado rarissimo infatti, il mio stomaco reclama sempre cibo) e il ristorantino lungo il Tamigi quando sono affamato orbo. Se sono in vena di festa, c’è la disco presso il London Eye, mentre quando sono incazzato o giù per qualche motivo mi fiondo sempre qui. Non lo so perché, sarà il fatto che sono un tipo abbastanza abitudinario.

 

Apro con foga la porta, con passo deciso vado verso il bancone del bar. Ordino il mio solito boccale di birra e, noncurante dei presenti comincio a stracciare qualsiasi foglio di carta mi venga a tiro. Non lo so perché, devo sfogarmi. Dopo la seconda birra media, comincio a rimuginare a bassa voce, sperando che quello spilungone del barista non mi chieda assolutamente nulla sul mio stato d’umore perché potrei saltargli al collo immediatamente.

Sono le 10 e mezzo, e sento il barista che dice qualcosa tipo “Scusa tesoro, ma devo rimanere fino a che il nostro amico non decide che sia arrivata l’ora di andare a nanna. Per il gelato domani, promesso.”

Non ci faccio troppo caso, starà parlando con la sua ragazza venuta ad aspettarlo per poi tornare a casa insieme. Coricarsi nello stesso letto, sotto le stesse lenzuola, abbracciandosi e coccolandosi fino a che il sonno non sopraggiunge, per poi svegliarsi la mattina a fianco della persona amata, e ricominciare tutto da capo. Cazzo, mi manca avere qualcuno vicino, qualcuno che mi capisca e mi sostenga sempre e comunque. Qualcuno che mi ami incondizionatamente, come farei io. Qualcuno che mi prepari la colazione e me la porti a letto la domenica, qualcuno da proteggere e da viziare come solo io so fare. 

Sono alla sesta birra, inizio a piangere. 

Ci mancava anche una balla triste per finire al meglio questa orribile giornata.

Ormai vedo doppio, cerco di alzarmi dallo sgabello ma a causa dell’alcol finisco rovinosamente a terra. Una ragazza si alza e corre verso di me, era seduta all’angolo e stava parlando col cameriere, dev’essere la sua fidanzata. Mi chiede come sto, e io non posso far altro che dirle “Ubriaco marcio”. Dice che se voglio mi porta a casa, ma no grazie, ce la faccio da solo.

Provo ad alzarmi, mi gira la testa, riesco a raggiungere la porta del bar ma ci sbatto come un deficiente, cadendo di nuovo a terra. La stessa ragazza minutina di prima mi riprende sotto braccio, cercando di alzarmi, ma non ce la fa da sola quindi chiama in aiuto Jim, il barista. Cerca qualcosa nelle mie tasche, dice al ragazzo che devono portarmi a casa, non possono lasciarmi di certo al freddo ubriaco fradicio. Non sarebbe la prima volta che dormo per strada, certo che no. Ripensandoci scoppio a ridere,facendo perdere l’equilibrio alla ragazza che poi si riprende subito, tentando di reggermi, ma cazzo, peserò tipo il doppio di lei. Dice al barista che sa dov’è casa mia -come faccia a saperlo, proprio non lo so- e insieme mi trascinano lungo il marciapiede, l’aria fresca mi fa riprendere un po’, ma sono ancora troppo marcio per riuscire a camminare da solo fino a casa. 

 

Dopo circa un quarto d’ora mi ritrovo in mutande sul mio letto, ne riconosco l’odore. La ragazza mi guarda negli occhi, chiedendomi se riesco a stare da solo o se avessi bisogno di aiuto per quella notte, che di sicuro avrei passato abbracciato al water dormendo e vomitando insieme.

 

“No, grazie. Vai pure a casa con il tuo ragazzo, spero ti tratti bene e ti dica quanto ti ama e soprattutto spero ti tratti da principessa, visto il tuo stato.”

 

Lei mi bacia la fronte, sussurrando un “Buonanotte, Edward.”

 

Quando se ne sono andati, crollo in un sonno pesantissimo, senza alzarmi a vomitare, segno che la birra era davvero buona.

 

 

La mattina mi alzo, è domenica e non accuso nessuno stato di malessere, era davvero birra buona allora…

Essendo più lucido della sera prima, ripenso alla ragazza. Il pancione, quei capelli così lungi e il suo profumo di vaniglia, e la mia mente mette poi a fuoco i suoi occhi. Occhi scuri, ti ci puoi perdere dentro. 

La Scintilla.

Collego tutto quando ormai è troppo tardi. 

Quella ragazza era Jolene, ne sono sicuro.

E me la sono fatta scappare quando ce l’avevo proprio sotto il naso.

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Capitolo 8
*** il buon giorno si vede dal mattino ***


*Jolene Martins

 

Credo di aver visto di tutto, ma proprio di tutto nella mia vita, ma vedere Edward Christopher Sheeran ubriaco mi mancava, mi mancava davvero.

Non sapeva nemmeno dov’era, povero. Mi ha fatto una tale compassione quando l’ho visto cadere dallo sgabello che non ho potuto fare a meno di corrergli in contro e aiutarlo, al diavolo il mio voler restare anonima, tanto non mi avrebbe riconosciuta lo stesso dato lo stato in cui era.

Non potevo lasciarlo dormire per strada, faceva troppo freddo fuori, non potevo portarlo a casa mia perché ci sono troppe scale da fare, e non avrei mai potuto lasciare Jim da solo a portare quel peso non indifferente. Certo non è un tipo molto gracile, tutt’altro. Ma non pensavo potesse pesare così tanto.

Per me è stato uno sforzo immane, una volta uscita da casa sua faticavo a reggermi in piedi. Jim è stato gentilissimo, si è offerto di riaccompagnarmi a casa, e siamo stati sul mio divano insieme a Pongo a chiacchierare per un po’. è solo l’una e mezzo, non credevo che quel ragazzo potesse ubriacarsi così tanto in poco meno di un’ora. Ci abbiamo messo più tempo io e Jim a sistemarlo a letto, continuava a dimenarsi e cadere, e noi di seguito a cercare di tenerlo in piedi. 

Ho dovuto spogliarlo io, Jim non se la sentiva proprio, diceva che non era certo di suo gusto. Capisco che tu non sia gay, ma avresti potuto aiutare!

Devo ammettere che togliergli i vestiti è stato un momento imbarazzante, ma volevo godermi tutto lo spettacolo. Dai tatuaggi sulle braccia alla scia di peli rossi che dal suo ombelico si andavano a nascondere dentro l’elastico dei boxer.  

 

- Jolene, datti un contegno.     

  

 Mi sentivo le guance ardere, devo essere stata persino più rossa di un pomodoro, ma Jim non poteva vedermi perché era rifugiato in salotto, pur di non vedere, mentre Ed… Beh, Ed credo vedesse persino le fate.

 

Non mi ha riconosciuta, quindi presumo di dover ringraziare le birre che aveva nello stomaco per questa piccola svista. 

 

- Però la pancia l’ha vista. Se n’è accorto.

 

Non penso possa ricollegare la pancia solo a me, su, non sarò mica l’unica ragazza incinta di tutta Londra!!

 

- Ma lui magari conosce solo te, in stato interessante.

 

Beh, speriamo di no.Come dicevo prima, non voglio assolutamente trovarmi in situazioni imbarazzanti proprio con lui, non saprei cosa dire né cosa fare e di sicuro arrossirei fino a che le mie guance scoppiano e poi rimango senza faccia.

 

- Ma che razza di discorsi sono questi?! Non ti può scoppiare la faccia, Jolene, su.

 

Magari non mi scoppia la faccia, ma il cuore si. Ed è già scoppiato troppe volte in passato. Non posso permettermi di diventare fragile proprio adesso, devo essere forte per me e per la mia bimba. Anche per mamma, anche se lei mi guarda da lassù.

 

Ne ho parlato a Jim, e devo dire che è stato molto comprensivo e consolante, nonostante fossero solo poche ore che ci conoscevamo, nel momento in cui mi è scesa la prima lacrima lui mi stava già abbracciando, incoraggiandomi e dicendomi che se io avessi voluto, lui ci sarebbe sempre stato per me. 

- Non è un po’ precoce come affermazione? 

Fatto sta che non so perché, ma qualcosa nella mia testa e nel mio cuore mi dice che posso fidarmi ciecamente di lui.

Spero solo di non sbagliarmi.

 

 

Dopo una notte passata a girarmi e rigirarmi nel letto, non trovando una posizione comoda e non riuscendo a zittire i pensieri nella mia testa, stufa e altrettanto seccata alle 6 mi alzo, preparo una tazza di caffè e esco in giardino, ovviamente non prima di avermi messo un pesante cappotto sopra il pigiama di flanella. Recupero una sigaretta dal pacchetto “Utilizzare solo in caso di nervosismo”, la dottoressa mi ha detto che in casi estremi una posso permettermela. Sto ancora pensando a Ed e alla sua performance di ieri sera, devo liberare la mente.

 

Finito il caffè e finita la sigaretta rientro in casa, infilo la spina del ferro da stiro nella presa al muro e aspetto che si scaldi, ho una montagna di cose da stirare. Mi capita per le mani la vecchia maglia di mamma, quella che usava per dormire, nonostante tutti i lavaggi che le abbia fatto fare ha ancora il suo profumo. Mi siedo e me la porto al viso, beandomi di quel profumo che sa di casa, lasciando che la mia mente ricordi il suo sorriso, e i suoi occhi quando mi diceva di essere fiera di me. Non scorderò mai e poi mai la sua risata e nemmeno come gli angoli della sua bocca si ripiegavano all’insù quando cercava di trattenersi dal ridere. Era una donna davvero speciale, una donna che molti ammiravano.

 

Mi accorgo solo quando suona il campanello di che ore sono. Sono le 9, ho passato un’ora avvinghiata alla maglia di mia madre e altre due a stirare, perdendo la cognizione del tempo. Apro la porta e vedo Jim con in mano un sacchetto, nell’altra un gelato.

 

“Wow, Jolene, ci siamo appena alzati?” Chiede sorridendo.

 

Oddio, il pigiama di flanella grigia sformata ancora addosso. Figuraccia.

 

“No, in realtà sono in piedi dalle 6, scusa se non ho messo i tacchi e le calze a rete per stirare!” 

 

Scoppia a ridere e mi porge il gelato abbracciandomi.

 

“Sei bellissima anche così, il pigiama della nonna è sempre sexy, lo sai.”

 

“Sei un idiota, Jim. E come mai tu sei da queste parti?”

 

“Devo iniziare fra un’ora, e ho pensato di portare la colazione alla piccola mamma affamata.” 

Cavoli, ha un sorriso davvero bellissimo.

 

“Grazie. Non so davvero come ripagarti.”

“Beh, il gelato te l’avevo promesso, ma potresti offrirmi un buon caffè caldo per ingurgitare queste brioches!”

 

“Agli ordini, capo!”

 

Vado in cucina, metto su il caffè e intanto mi gusto il gelato. Un gelato è una delle ultime cose che uno mangerebbe in pieno inverno alle 9 di mattina, ma una donna incinta può permetterselo.

 

“Hei, Jo, ti va di uscire a fare shopping quando stacco? Devo assolutamente prendere un paio di pantaloni neri per il lavoro, questi hanno buchi dappertutto….”

 

“Oh, ora mi dai anche dei soprannomi?! Comunque certo, più che volentieri. Poi i tuoi rotti me li lasci, vedo se riesco a rattopparteli in qualche maniera.”

 

“Sei una sottospecie di angelo? Prima salvi Ed Sheeran da un coma etilico e dall’assideramento, e poi salvi me dal trovarmi in qualche spiacevole inconveniente al lavoro! Davvero, ci volevi proprio tu nella mia vita!”

 

“ Forza ora bevi il caffè e vattene al lavoro, altrimenti ti licenziano!”

“Hai ragione, grazie del caffè e… ci vediamo alle 4, Jo”.

 

Mi lascia un bacio sulla guancia e corre verso il bar.

 

 

Non so cosa fare per le prossime..uhm… 6 ore.

Si, ho fatto il conto sulle mani, ormai non sono più la mente brillante che ero a scuola. Potevo, che ne so, andare in una delle migliori università del globo, ma un coglione con la C maiuscola ha deciso che io dovevo fare sesso con lui senza nemmeno usare precauzioni, quindi mi ritrovo a fare la casalinga. Per fortuna che con l’eredità di nonna e mamma posso permettermi di non lavorare per tutta la mia vita e persino quella di mia figlia. Non ne sapevo nulla fino a che mamma è morta e abbiamo letto il testamento. Non avevo idea di essere così fottutamente ricca. Ma per fortuna so gestire bene le mie finanze e non ho le mani bucate. 

 

Esco cercando di distrarmi un po’, scendo verso il centro con Pongo e cerco di fare una lista mentale di quello che può servirmi per la bambina, ormai sono quasi al settimo mese e credo sia ora di cominciare a comperare qualcosa. 

 

Ad ora di pranzo mi dirigo verso casa, mangio qualcosa e poi mi lancio pesantemente sul divano, la notte passata insonne si fa sentire. Imposto la sveglia alle 15:45 e cado in uno stato di dormiveglia abbastanza movimentato, rivedo le percosse che ho subito durante l’anno scorso.

 

Mi sveglio in un bagno di sudore, cerco il pacchetto di sigarette e con la scusa di portare fuori Pongo a fare i suoi bisogni scendo in giardino a fumare. 

 

- La dottoressa ha detto che UNA al momento del bisogno va bene, non DUE.

 

Taci coscienza, stavolta ne ho DAVVERO bisogno.

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Capitolo 9
*** Il negozio ***


*Ed Sheeran

 

Quando ormai mi sono accorto di essere stato di nuovo uno scemo, decido di vestirmi e uscire, un po’ d’aria fresca forse riuscirà a mettere ordine nella mia mente. 

Infilo un paio di pantaloni della tuta, la mia felpa preferita e prendo la giacca, ripensando al freddo che ho dovuto sopportare il giorno prima avendola dimenticata a casa.

Scendo la strada e vado verso Times Square, mio nonno diceva sempre che quella era la Piazza degli Sciamani, ma non ho mai capito perché. Mentre imbocco una via secondaria, guardando le vetrine dei negozi, riconosco una figura familiare, e capisco che quella è proprio lei. 

 - Falle un’imboscata.

Non potrei mai, magari le faccio prendere paura e poi partorisce per strada. La seguo, e la vedo entrare in un negozio di giocattoli. Che ci farà mai in un negozio di questo genere?

  - è incinta, scemo. Potrebbe andare a prendere qualcosa per la bimba, che dici?

Già, me n’ero completamente scordato, avrà certamente bisogno di articoli per bebè. Mi nascondo all’angolo del negozio, in modo di poter vedere quello che sta cerando e non essere visto. 

 

Dopo circa un quarto d’ora esce, ho paura di essere scoperto, quindi mi infilo nel vicolo vicino al negozio. Poco dopo mi rendo conto che è andata verso la direzione opposta alla mia, così, sapendo di fare una pazzia, entro nel negozio di giocattoli.

 

“Mi scusi, avrà di certo parlato con la ragazza che era qui pochi minuti fa, saprebbe dirmi cosa stava cercando in particolare?”

 

“Certo, mi segua.”

 

L’uomo barbuto che stava dietro il bancone del negozio mi fa un cenno con la mano, e mi porta sul retro. Ci sono cose che nemmeno io da piccolo sognavo, davvero qui dentro c’è l’inimmaginabile. 

Comincia col farmi vedere un lettino, semplice in legno, e mi spiega che è adatto per i primi mesi di un bimbo perché ha una sponda che si può facilmente togliere, per attaccarlo al letto vicino alla madre. 

Poi continua facendomi vedere vari sonaglietti e pupazzetti di ogni genere, e lì capisco quello che devo fare. Acquisto una varietà spropositata di cose che potrebbero servirle, incluso quel lettino che mi piace così tanto. 

Il negoziante mi guarda molto perplesso mentre mi porge lo scontrino, sono poco meno di 2000 sterline. 

 

“Non si preoccupi, me lo posso permettere. Invece, potrebbe spedire tutto a questo indirizzo?”

 

Dico io, estraendo dalla tasca carta e penna per scrivere l’indirizzo di casa mia.

Lui mima un certo con le labbra, dicendomi però che il suo furgone me le porterà domani, di domenica non si fanno consegne.

Ringrazio e corro fuori dal negozio, sperando di trovarla in un’altra delle botteghe del centro, quando un flash mi acceca. Decido di non dare peso alla cosa, tutti vogliono una foto di Ed Sheeran quando questo non vuole più farsi vedere in giro.

 

A mezzogiorno, stanco di cercarla e soprattutto affamato, mi dirigo verso il mio ristoranti da abbuffate.

Quando entro, il proprietario (che ormai mi conosce bene) stampa sulla sua faccia un sorriso affabile, e mi fa accomodare personalmente al mio solito tavolo. 

Ordino qualsiasi cosa contenga carne dal menù, ho davvero tantissima fame!!

Mentre sto mangiando, sul grande televisore attaccato alla parete appare una mia foto, probabilmente la stessa di stamattina, con una grossa scritta a in sovrimpressione : - Ed Sheeran spende 2000 sterline nel negozio di giocattoli “Bears, My Only Friends”, che il divo ostenti la sua ricchezza o abbia le mani bucate? Cos’avrà comperato nel negozio in questione? Sentiamo cos’ha da dire il proprietario alle nostre telecamere. - 

Dopo circa 5 minuti la giornalista sta già supponendo che io stia per diventare papà, data la natura dei miei acquisti, e mi sento montare dentro rabbia con un misto di sarcasmo, alche scoppio a ridere proprio nel bel mezzo del mio pasto.

 

“Davvero diventi papà, Sheeran?”

Mi chiede allora il proprietario del ristorante.

 

“No, no di certo, Era un regalo per un’amica.”

 

“Così tanti soldi?!”

 

“Beh, le cose vanno fatte in grande per questo genere di eventi, non trovi?”

 

E lì non può far altro che darmi ragione, ha cinque figli e sa cosa si prova quando si diventa papà.

 

Esco dal ristorante che mi sembra di essere un orso grizzly da quanto ho mangiato, e cerco di arrivare a casa a piedi pur non sapendo se ce l’avrei fatta. 

  - Guarda che con quello che hai mangiato ti fa solo bene camminare.

Certo che lo so, e con passo deciso affronto la strada lievemente in salita per raggiungere casa mia. 

Eccola lì, di nuovo. Sta fumando in giardino, ma che cazz…?

Prendo coraggio, e faccio per aprire bocca..

 

“Ah, no. Non guardarmi con quella faccia, caro Ed Sheeran. Prima che tu possa riempirmi la testa di sciocchezze ti avviso subito che la dottoressa che mi segue ha detto che una al momento del bisogno posso permettermela.”

 

“Non posso credere di averti davvero trovata. Soprattutto a sole due case dalla mia.”

 

La guardo con stupore, lei prende un’altra boccata di fumo.

 

“Tu mi cercavi?”

 

“In effetti volevo dirti cosa ne penso del video che mi hai inviato…”

 

“Oh, sì, il video. Faceva schifo vero? Probabilmente ti avrà talmente scosso che non vorrai nemmeno più sentir parlare di me.”

 

“Veramente io…”

 

Spegne la sigaretta. Mi guarda con uno sguardo cupo, sento che c’è qualcosa che non va.

 

“Senti Ed, non è un buon momento per me ora. Tra circa un’ora esco e devo ancora tentare di rendermi presentabile. Sono felice che tu ti sia ripreso da ieri sera, pensavo non riuscissi nemmeno ad alzarti dal letto stamattina. Ciao, ci vediamo.”

 

E scompare dietro la porta di casa, portando con se quel minuscolo dalmata con cui era ieri e poche ore fa.

 Non riesco a credere che mi abbia liquidato così in fretta, ma va bene, avrà i suoi motivi. Aspetta, e se esce con il suo ragazzo? E se quello di ieri sera è il suo ragazzo? No, non mi avrebbe lasciato quel bacio sulla fronte.

Resto lì, davanti al cancello per circa un quarto d’ora, prima di decidermi ad andare a casa.

 

Speravo uscisse di nuovo, speravo che quel maledetto cane avesse ancora bisogno del giardino, solo per vedere il suo splendido viso.

 

Quando mi rendo conto che non uscirà, riprendo la via di casa, riesco solo a pensare di avermela fatta scappare ancora una volta.

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Capitolo 10
*** Shopping a go-go. ***


*Jolene Martins

Scosto le tende cercando di non farmi vedere, lui è ancora là, davanti al cancello del mio giardino che si guarda la punta delle scarpe.
Ogni tanto da un’occhio alla porta, come a sperare che esca da un momento all’altro. Quando capisce che non uscirò, fa un respiro sconfitto e se ne va.
Stavo trattenendo il respiro dal momento in cui gli ho chiuso la porta in faccia, senza nemmeno accorgermene.

Apro l’armadio, cerco qualcosa di comodo da indossare per uno stancante pomeriggio di shopping e quando sto per mettere la sciarpa e prendere la borsa sento il campanello suonare. Guardo dallo spioncino, non vorrei mai che Ed fosse tornato alla carica, non potrei affrontarlo in questo stato. Noto con sollievo che è solo Jim, esco e chiudo a chiave.

“Jo, cos’è successo?”

“Niente, Jim. Mi sono addormentata per qualche minuto e ho rivisto tutte le cose orribili che mi ha fatto Quella Persona.”

“Oh, dio, mi dispiace tantissimo tesoro. Dev’essere difficile per te superare questa cosa. Preferisci rimanere a casa?"

“No, ho bisogno d’aria. Lo shopping mi farà bene, ho bisogno di un po’ di vestiti anche io! Ormai non entro più in nessuno a causa di questa pancia!”

“Sei bellissima, e ancora desiderabile, se posso permettermi.”
Do una pacca sulla schiena a Jim, che scoppia a ridere come un matto, e di riflesso no posso far altro che ridere pure io.
Questo ragazzo sta diventando importante per me e non ci conosciamo da nemmeno due giorni. Strana la vita.

Arrivati al centro, Jim comincia a trascinarmi dentro e fuori dai negozi, con le mani sempre più piene di buste e le tasche sempre più vuote.
- Jolene, puoi permettertelo, ora hai quello di cui hai bisogno per vivere, e inoltre sono anni che non compri più qualcosa per te stessa.
Giusto, sono ancora ossessionata dal risparmio, io e mia madre tentavamo di mettere in banca anche l’ultimo penny che trovavamo nelle tasche dei pantaloni, forse per la mia perseveranza sono stata premiata.

Jim trova i pantaloni per il lavoro, io compro dei jeans premaman e delle camicette per la primavera. Partorirò agli inizi di maggio, se tutto va bene, e non voglio certo sembrare sciatta e vestirmi con abiti sformati, dopotutto sono sempre una donna!

“Sei troppo stanca per fermarci in quello Starbucks e gustare un buon caffè?”

“Sei troppo stanco per un giro sul London Eye, quando avremo finito il caffè?”
Il suo viso si illumina, è incredulo. Inizia a saltellare sul posto eccitato, dicendomi di non averci mai fatto un giro e che è una delle cose che deve fare prima di morire.

“Hai una lista di cose da fare prima di morire?!” Chiedo con un certo sconcerto.

“Certo, chi non ce l’ha?”

“Ehm… io per esempio?”

“Beh, dovresti compilarne una. Ti motiva a tal punto che completerai metà lista nel giro di un mese. Io ho già fatto una casetta di legno, bungee jumping, ho fatto una scultura di Scrat de L’Era Glaciale…”

“Tutte queste cose? Come mai?”

“Sono cose che avrei sempre voluto fare ma non ci sono mai riuscito. Ho compilato la lista delle cose da fare prima di morire e queste le ho fatte solo nel giro di due settimane. La troppa paura di non farcela a finire la lista ti aiuta a darti una mossa.”
Sorride, si sente realizzato, così non posso fare a meno di sorridere anche io.

Prendiamo un caffè da portar via, Jim è talmente eccitato che non riesce nemmeno a stare fermo per bere con calma.

Pago i biglietti per la ruota panoramica, ormai sono le 18:30 e Londra è tutta illuminata dalle luci serali. è uno spettacolo a dir poco magnifico e constato che Jim ne è entusiasta almeno il doppio di me.

Ci fermiamo a cena in una Steak House, mangiamo una bistecca gigante e poi ci salutiamo.

“Sicura che non vuoi che ti accompagni fino a casa?”

“Sì, Jimmy, grazie davvero di tutto, è stato davvero un bel pomeriggio. Te ne sono grata. E poi casa mia è lontana da dove vivi tu, quindi ti risparmio un bel po’ di strada.”

“è vero, ma ci sarei venuto volentieri…” E quella frase in sospeso sembra dire: - pur di star con te -.

“Buonanotte Jim, e grazie ancora.”

Lo abbraccio, e con la schiena dolorante, i piedi gonfi e le braccia piene di buste mi avvio alla mia casetta.

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Capitolo 11
*** è sangue. ***


*Jolene martins

 

Sarà la stanchezza, sarà per gli avvenimenti di questa assurda giornata, o per le mie braccia colme di borse, ma proprio non riesco a superare la piccola salita che porta a casa mia. Eppure non ho mai faticato tanto, devo fermarmi ogni due/tre passi per riprendere fiato. Per fortuna c’è sempre la panchina dove è solita sedersi una vecchietta per seguire gli spostamenti di ogni persona passi di qua. Mi siedo, tentando di respirare correttamente, controllo il cellulare per vedere se Jim è arrivato a casa.

Nel momento in cui gli sto scrivendo  la buonanotte, mi accorgo che qualcosa non quadra. Sento un calore strano scendermi sulle gambe, del liquido. Tento di capire cos’è: è sangue.

 

*Ed Sheeran

 

Stavo uscendo per andare al bar, avevo bisogno di bere. Chiudo la porta di casa e metto le mani in tasca: ho dimenticato il cellulare e il portafoglio dentro casa. Torno indietro, sento un urlo.

Comincio a correre come un disperato per cercarne la fonte, trovo Jolene riversa sulla panchina della vecchia signora Barnes.

Il mio cervello va in palla, vedo del sangue sulle sue gambe, devo assolutamente chiamare aiuto. 

Cazzo, ho lasciato il cellulare a casa!

Non posso lasciarla da sola proprio adesso, non in quelle condizioni. Cerco il suo, per fortuna lo ha tra le mani. Chiamo il 999, mi risponde un ragazzo alquanto annoiato.

 

“Pronto soccorso…”

 

“Mi chiamo Ed Sheeran, dovete assolutamente mandare un’ambulanza di fronte al Jameson’s Pub, una ragazza incinta sta perdendo del sangue!”

 

“Un attimo solo…”

 

“No, un attimo un cazzo. Questa è un emergenza!!”

 

“Ok, ok, le mando subito un’ambulanza. Ah, queste celebrità..”

 

Gli avevo chiuso il telefono in faccia, non me ne fregava niente del suo punto di vista, Jolene stava male e io avrei fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarla.

 

 

*Jolene Martins

 

Sentivo delle sirene, vedevo delle macchie rosse e blu, nient’altro. Una voce familiare stava cercando di tenermi sveglia, ma nonostante quella voce mi infondesse forza, ero talmente stanca da non riuscirci. 

 

 

Cerco di aprire gli occhi, vedo il sole entrare da una finestra che decisamente non è quella della mia camera. Vedo un ragazzo che sta dormendo con la testa appoggiata sul bordo del letto, ricoperto di lenzuola bianche. Quelle in camera mia sono verdi, ma che sta succedendo?

Aprendo di più gli occhi e mettendo a fuoco, vedo che è Ed il ragazzo che sta dormendo vicino a me. Ma perché Ed dovrebbe stare qui con me? 

Ora apre gli occhi anche lui, una lacrima gli scende sul viso e si nasconde tra la barba, sembra non abbia avuto il tempo di radersi stamattina. Non mi ero mai resa conto di quanto bello fosse appena sveglio, veramente non l’avevo nemmeno mai visto appena sveglio. Lui tenta di dire qualcosa, allora decido di dover essere io la prima a parlare. Riesce comunque a precedermi.

 

“Ehi, hai aperto gli occhi…” Mi posa la sua mano sulla guancia, è calda e ruvida, non voglio sottrarmi a quel contatto. Mi fa stare bene.

 

“Edward, cos’è successo?”

 

“Ti ho trovata domenica sera, eri riversa sulla panchina della vecchia Barnes, e perdevi sangue.”

 

“Scusa ma che giorno è?”

 

“Tranquilla, non hai dormito 70 anni come Capitan America. Oggi è martedì, ma comunque hai dormito per due giorni.”

 

“E perché mi hai trovata tu?”

 

“Stavo uscendo per andare al bar, speravo di incontrarti, e invece mentre stavo prendendo il cellulare e il portafoglio ti ho sentita urlare, e sono corso a vedere dov’eri.”

 

“Sei stato davvero gentile… ma non capisco cosa ci faccio qui.

 

“Come dicevo, stavi perdendo sangue, e non davi segni di vita, così ho chiamato l’ambulanza e ti hanno portato in ospedale.”

 

“Oh mio dio. La bambina sta bene?”

 

“Si. Siamo arrivati giusto in tempo per fermare l’emorragia. Senti…” Mi prende la mano e me la posa sul pancione, sento che si muove e dall’espressione sorpresa sul suo volto capisco che l’ha sentita pure lui. Dividere un’esperienza così intima con un’estraneo… era Ed, mi sentivo appagata e completa mentre toccava il pancione insieme a me.

 

“Si sta muovendo, Jolene, sta bene!” Leva la mano dalla pancia e mi stringe in un abbraccio, uno dei migliori che io abbia mai ricevuto.

 

*Ed Sheeran

 

Ero confuso e sorpreso, felice e preoccupato tutto allo stesso tempo.

Era andato tutto bene per fortuna, e ora stavo lì con la mia mano accanto alla sua sul suo enorme pancione, sentivo la sua creatura muoversi.

Improvvisamente ho sentito un estremo bisogno di proteggerle entrambe, non riuscivo a pensare razionalmente, volevo solo che loro due diventassero parte di me.

Certo non la conoscevo affatto, ma il mio istinto non ha mai sbagliato, MAI, nemmeno una volta, e ora non può certo sbagliarsi.

L’ho abbracciata, cercando di farle sentire tutto me stesso, cercando di farla sentire protetta e cercando di farle sentire cosa provo per lei.

Mai sentito parlare di colpo di fulmine?

Questo fulmine mi aveva preso in pieno, e aveva decisamente fuso il mio cervello. Cercai di non metterle pressione, né di affrettare le cose.

 

“Jolene, ti dimetteranno questo pomeriggio, e se tu sei d’accordo vorrei portarti fuori a cena.”

 

*Jolene Martins

 

Avevo capito bene? A cena?

 

“Ehm, mi sento un po’ stanca, a dire la verità.”

 

“Allora permettimi di preparartela io stesso. Tu potrai stare seduca comoda sul divano di casa tua mentre io ti preparo delle lasagne da mandare in estasi le tue papille gustative.”

 

“Oh, beh, se la metti così non posso certo rifiutare…”

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Capitolo 12
*** Una preziosa ricetta ***


*Ed Sheeran

 

Avevo chiamato un taxi, lei stava seduta sul bordo del letto, si teneva la pancia.

 

“Va tutto bene?”

 

“Sì Ed, non preoccuparti. Mi sento solo un po’ stanca.”

 

“Vedrai, tra un attimo saremo a casa.”

 

La aiuto a sedersi su una delle sedie a rotelle messe a disposizione dall’ospedale, le metto la borsa sulle ginocchia e finalmente percorro quel corridoio per l’ultima volta.

 

Avevo trascorso gli ultimi due giorni camminando avanti e indietro tra quelle mura sterili, spesso mi ritrovavo a versare lacrime mentre ero seduto vicino a lei. Mi chiedevo il perché, perché avrei dovuto stare tanto male per quella ragazza nonostante non la conoscessi nemmeno da una settimana. In realtà quel video mi aveva sconvolto, vederla in tutta la sua semplicità seduta al bar, ripensare a tutta la fatica che aveva fatto per riportarmi a casa.. tutto quello mi ricordava ciò che non avevo da tempo ormai: l’amore.

 

Era presto per definirlo amore, ma io ero certo di provare di più che una semplice amicizia, di più di un’ammirazione che si ha tra artisti. Volevo lei, e volevo la sua bambina nello stesso modo…

Ma cosa mi stava prendendo? Lei era tutto quello che non ero io, solare, anche un po’ alternativa, usciva spesso e adorava passeggiare per Londra. Io ero molto più introverso, uscivo solo per bere o per procurarmi da mangiare, non parlavo mai con nessuno e odiavo il fatto che anche durante il mio periodo di pausa dovevo comunque fare foto e firmare autografi.

 

Stavamo uscendo, dirigendoci verso il taxi, quando una bimba di circa 8/9 anni mi chiede una foto. Non posso negargliela. Mi chiede chi è la ragazza che sto spingendo sulla carrozzina, io mi chino verso di lei e le sussurro: “Un’amica molto speciale.” 

Lei mi sorride e mi fa l’occhiolino, dice che non lo dirà a nessuno, è il nostro segreto. Le do un bacio sulla guancia e mi saluta con la mano, mentre la madre la trascina dentro l’ospedale.

 

“Cos’hai detto a quella bimba? So che non sono affari miei, ma devo dire che era davvero bello vedervi parlare insieme.”

 

“Mi ha chiesto chi eri, e le ho risposto che sei una mia amica.”

 

“Oh, sei stato davvero dolce con lei.”

 

“Grazie, ma adesso saliamo su questo taxi, c’è una ragazza che mi aspetta a casa sua.” Lei scoppia a ridere, io non posso far altro che unirmi a lei. La prendo in braccio e la carico sul taxi, e dalla sua espressione capisco che mai nessuno prima d’ora aveva fatto una cosa simile con lei.

 

“Sai, sembri davvero uno di quei cavalieri che salva le donzelle in difficoltà per lavoro.”

 

Il suo sorriso mi scioglie, non riesco nemmeno ad articolare una risposta sensata.

 

“Beh, ecco… io… io adoro mangiare le ciambelle.”

Ciambelle?? Ma che cavolo sto dicendo?

 

“Dalla tua pancetta si direbbe di si!”

 

“No, no volevo dire che adoro salvare le donzelle!!”

 

“Certo ci vorrebbe un traduttore simultaneo per capirti.”

 

Scuote la testa, i suoi capelli le ricadono sul viso, è un’istinto irresistibile, non posso fare a meno di toccarli e aggiustarglieli dietro l’orecchio. Sono davvero vicino alle sue labbra, sento una forza incontrollabile spingermi verso di lei…

 

“Ehm, Ed… Siamo arrivati.”

 

Cazzo, non ci voleva proprio adesso.

 

La stendo sul divano, e mentre riposa comincio a prepararle le lasagne, è una ricetta di mia nonna e non posso fallire.

 

Dopo circa un’oretta controllo il forno, manca pochissimo ormai e saranno pronte. Mi dirigo in salotto per avvertire Jolene, ma lei dorme come un sasso ed è così bella che non ho assolutamente intenzione di svegliarla. Torno in cucina e spengo il forno, la cena può aspettare. 

 

Le alzo delicatamente la testa per farci scorrere sotto il mio braccio, e mi stendo assieme a lei. Sento che con la guancia si appoggia sul mio petto, sento il suo profumo di vaniglia inebriarmi i sensi. Appoggio il mento sulla sua testa, la stringo facendo attenzione a non farle del male, e cullato dal suo respiro mi addormento accanto a lei.

 

 

*Jolene Martins

 

Sento qualcosa pizzicarmi il naso, apro gli occhi e lo vedo. Sul suo viso vedo un’espressione appagata, come se per la prima volta nella sua vita fosse davvero felice.
- Non può essere che sia felice qui con te.
E se lo fosse? Ho dormito bene, molto bene, non ho sentito contrazioni e non ho fatto incubi. Forse la sua presenza calma me e la bimba, forse è tutto quello dii cui noi abbiamo bisogno.
- Come puoi pretendere che cresca un figlio non suo?
Giusto, non posso certo chiedergli questo. Non lo conosco ancora, ma le poche parole che abbiamo scambiato e soprattuto i suoi gesti nei miei confronti mi fanno pensare a qualcosa di più grande. Un sentimento che da sola non riuscirei a gestire. Per questo genere di cose bisogna essere in due, e io sono da sola. Non posso riuscire a sopportare un sentimento così grande senza qualcuno al mio fianco.

 

Eccolo che apre gli occhi, quegli occhi che si illuminano ogni volta che mi guarda, come se stesse suonando di fronte a milioni di persone oppure una sola. Lui ama suonare, lo percepisco dai suoi movimenti, e da come muove le labbra. Sembra strano, ma si capisce solo dai gesti chi fa musica e chi no. Lo ho imparato col tempo. Molta gente suona, ma lo fa solo per perdere il tempo, capisci subito chi lo fa per passione.

 

“Sei sveglia… da quanto?”

 

“Circa due minuti, stavo osservando la tua espressione da sonno.”

 Gli sorrido, e lui a me. Si alza di scatto come se avesse dimenticato di fare qualcosa, non volevo che quel contatto finisse così presto.

 

“Le lasagne! Il forno! Oddio!!”

 

Mi alzo con la calma, tentando di non sforzarmi, quando lui ricompare dalla porta della cucina. Si sta grattando la testa, e ha sul suo viso un’espressione di scuse.

 

“Ehm… ero convinto di aver dimenticato il forno acceso, ma in realtà l’avevo spento prima di venire a coricarmi vicino a te. Mi dispiace..”

 

“Fa niente, quindi presumo che tu fossi venuto a chiamarmi per cenare, e che io invece stessi dormendo alla grande.”

 

Il suo sorriso è persino più bello di quello di Jim.

 

“Già… ma se hai fame le lasagne sono pronte, e spero tanto che tu dica di sì perché io ho un buco nello stomaco grande quanto il Gran Canyon.”

 

“Certo, assaggiamo queste famose lasagne che devono mandarmi in estasi.”

 

*Ed Sheeran

 

Sta mangiando di gusto, e credo di non aver mai visto qualcuno mangiare quanto me, anche se comunque lei deve mangiare per due.

Cristo, è bella persino quando mangia.

La sua espressione di goduria mi fa intendere che la mia cena le piace parecchio, ringrazio mentalmente mia nonna per avermi lasciato questa preziosa ricetta.

 

“Sono davvero buone, avevi ragione!”

 

“Lo so, sono infallibile.”

 

“E pure modesto!”

Ride a crepapelle, quasi da sputare quello che ha in bocca. Avevo previsto di aprire una bottiglia di vino, ma il suo stato mi ricorda che lei non può bere.

 

“Grazie davvero Ed, della cena, per l’ospedale… di tutto insomma.”

 

“Di niente, l’ho fatto con piacere.”

 

“Non dovevi, dico sul serio.”

 

“A proposito, credo di doverti dire delle cose.”

 

Ecco, è arrivato il momento di dirle ciò che penso.

 

“Ho visto il tuo video… devo ammettere che all’inizio ero un po’ scocciato della tua richiesta, sai dopo l’ultimo tour frenetico e tutto lo stress volevo solo godermi il mio tanto atteso periodo di relax.”

 

“Mi dispiace davvero, non avrei dovuto disturbarti per uno stupido video.”

 

“Lasciami finire. Quando mi sono accorto della chiavetta USB mi sono incuriosito, e ho letto la lettera. Mi ha spiazzato, credevo fosse una di quelle fan impazzite che mi scrivono solo per dirmi quanto mi amano e così via… Invece tu hai messo subito in chiaro la tua richiesta, cosa che ho apprezzato molto. La tua schiettezza è stato l’input che mi ha fatto decidere di guardare il video.”

 

Era seria, aveva posato la forchetta e ora mi guardava intensamente. Non riuscivo a non pensare alla sua bellezza.

 

“Quello che voglio dirti è che nonostante all’inizio io abbia pensato che di sicuro sarebbe stata una pessima idea, e che mi avrebbe rovinato la giornata, mi sono reso conto che mi sbagliavo. Il tuo modo di suonare, la tua concentrazione… mi ha fatto credere che tu fossi davvero dotata di un talento naturale, e ne ho avuto la conferma quando per un attimo hai guardato in camera. Ho visto la Scintilla nei tuoi occhi, Jolene, la stessa Scintilla che mi anima quando suono o canto. In quel momento ho capito che dovevo cercarti e parlare con te in qualsiasi modo, nonostante non sapessi cosa avrei voluto dirti. Ti avrei ascoltata cantare per ore, la tua voce è magnifica.”

 

“Così mi fai arrossire, Edward.”

 

Era vero. Stava diventando più o meno dello stesso colore dei miei capelli, in quel momento ho capito di aver fatto centro.

 

“Quindi cosa vorresti da me Ed?

 

“Sono passati solo quattro giorni, eppure mi sembra di conoscerti da una vita.”

 

Si fece scura in volto, probabilmente non avrei dovuto dirglielo.

 

“Vorrei provarci, Jolene. Vorrei che tu mi dessi la possibilità di conoscerti meglio e di provare a fare breccia nel tuo cuore.”

 

“Ed, non so cosa dirti. Tu mi stai dicendo, in poche parole, che vorresti stare con me? Non ci conosciamo, sono incinta di un deficiente e non so cosa mi succederà in un prossimo futuro.”

 

“Dammi questa possibilità, ti prego. Non ti deluderò.”

 

“Non lo so… mi sembra tutto così affrettato… Non fraintendermi, ti sono grata per tutto, dalle bellissime parole che escono dalla tua bocca ai bellissimi gesti che vengono dal tuo cuore. Mi hai salvato la vita, non posso negarlo. Ma non so se questa tua voglia di conoscermi sia dettata da un sentimento vero o solo dalla pena che provi nei miei confronti.”

 

Si alzò dalla sedia, prese una sigaretta e uscì.

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Capitolo 13
*** America Sniper ***


*Jolene Martins

 

Ok. Non mi aspettavo una conversazione del genere. Ho bisogno di aria, devo assolutamente rifletterci.

In fondo in fondo speravo in una cosa del tipo, d’altronde ha passato due giorni e due notti in ospedale senza mai perdermi d’occhio, solo una persona che prova dei sentimenti verso l’altra lo farebbe. Ma mi ha comunque sconvolto la fretta in cui si è reso conto di ciò che prova. Non è nemmeno passata una settimana, e mi ritrovo a volere che lui mi corteggi, mi porti fuori, che continui a preparami cene di questo tipo… 

No, devo riflettere razionalmente. Forse potrei dargli una chance, solo un paio di settimane per vedere come va. Devo capire se è davvero disposto a prendermi con tutti i problemi e le complicazioni che mi porto dietro.

 

*Ed Sheeran

 

Esco, ho bisogno di parlarle.

 

“Jolene, vorrei una risposta sincera. Schietta come sai fare tu. Dimmi di andarmene e giuro che non mi avvicinerò mai più a te, dimmi di restare e sono sicuro che non te ne pentirai.”

 

“Ed… voglio provarci, ma devo essere sicura che tu sia disposto a stare con me in tutto e per tutto. So di chiederti decisamente molto, ma non voglio che tu sia l’ennesima persona che entra nella mia vita e ne esce senza nemmeno avvisare. Non voglio che tu sparisca dopo un paio di mesi. E soprattutto non voglio che mia figlia si affezioni ad una persona che poi ci deluderà entrambe.”

 

“Parti già prevenuta? Sai già che ti deluderò? Non sai come sono fatto, non sai con che intensità io posso amare una persona. Dammi la possibilità di dimostrartelo.”

 

“Senti, se tu sarai capace di farmi capire che vuoi davvero essere un punto fisso nelle nostre vite, sono felice che tu voglia stare con NOI. Alla prima occasione in cui mi deluderai, io ho chiuso con te. So che è crudele, ma non posso permettere né al mio cuore né al cuore di mia figlia una perdita così grande.”

 

“Ti capisco, vuoi proteggere te e la bimba, ma devi rischiare a volte per ottenere la felicità.”

 

Finalmente vedo un accenno di sorriso farsi largo sul suo viso preoccupato. Un barlume di speranza mi fa battere il cuore più velocemente mentre lei si avvicina a me, appoggiandomi una mano sulla guancia.

 

“Allora rischiamo.”

 

Non posso essere più felice, la sollevo e le faccio fare un giro in aria, mentre lei ora sorride davvero, e sorride a ME.

 

*Jolene Martins

 

Forse ho fatto la più grande cazzata della mia vita, ma qualcosa mi dice che posso fidarmi e che non mi deluderà.

Rientriamo in casa, tenendoci per mano. Quel giro mi ha provocato un piccolo mancamento, quindi mi metto comoda sul divano, appoggio la testa sulla sua spalla e gli chiedo cosa vuole fare.

 

“Io direi di starcene qui a guardare un film. Sembri ancora troppo stanca per fare un giro per la città.”

 

“Hai ragione, che film vuoi vedere?”

 

“Mmmm… Hai mai visto American Sniper?”

 

“Vuoi farmi vedere un film violento nelle mie condizioni?!”

Non riesco a trattenermi, e gli rivolgo l’ennesimo sorriso della giornata.

 

“No, non parla solo di guerra, è anche romantico!”

 

“Ok, allora fallo partire, prima che cambi idea!”

 

“Faccio un salto veloce a casa a prendere il pc, mi aspetti?”

 

“Certo che ti aspetto, mi hai promesso un film.”

 

Detto questo, prende la giacca e corre a perdifiato fuori dalla porta di casa mia.

 

*Ed Sheeran

 

Non posso e non voglio deluderla. Devo fare tutto ciò in mio potere per farla innamorare di me, fino a quando lei non potrà più fare a meno di me. Ho intenzione di portarla in barca, volare fino a Parigi per poterla baciare sotto la Tour Eiffel, voglio portarla in Africa sul Lago Tanganika per vedere gli elefanti e molte altre cose… soprattutto ho deciso che voglio presentarla ai miei genitori. Prendetemi pure per pazzo, ma se non gli presenterò lei, allora non varrà la pena presentare nessuna delle mie possibili future fidanzate. Non ho mai portato nessuna a casa dei miei fino adesso, sentivo che non erano “quella giusta”. Ora riesco a percepirlo, è LEI.

 

Prendo di corsa il pc dalla scrivania, richiudo la porta di casa e ricomincio a correre verso casa sua. Sto tremando, era un bel po’ di tempo che non mi sentivo così.

 

La trovo esattamente nella stessa posizione in cui l’ho lasciata, collego il pc al televisore e faccio partire il film, mi siedo di nuovo vicino a lei e Jolene riappoggia la testa sulla mia spalla. Mi passa metà della coperta e la sento rilassarsi contro di me.

 

“Vedrai, ti piacerà, ne sono sicuro.”

 

“Questo lo posso dire solo alla fine.”

 

Con la coda dell’occhio vedo che mi fa una linguaccia, sorrido e la tiro più vicina a me. Quel contatto mi fa sentire sicuro, come se fossi a casa. Non posso fare a meno di avere un’espressione da ebete, questa ragazza mi ha stregato.

 

*Jolene Martins

 

Ha un profumo meraviglioso. Sto seguendo nemmeno la metà del film perché sono persa nei miei pensieri. Ogni tanto mi chiede come va, e io non posso che rispondergli “tutto bene”. Perché va davvero tutto bene, sono felice di essere qui con lui e che lui mi stia abbracciando in un modo così protettivo. 

 

Siamo più o meno verso la fine, quando sento il cellulare squillare.

 

Da Jimmy: - Tutto ok? Sono ben due giorni che non ti vedo e non ti sento! - 

 

Rispondo velocemente, non voglio che Ed pensi che mi stia annoiando.

 

Da Jolene: - Tutto bene, domani passo a bere un the e ti racconto tutto. Ora ti devo lasciare, baci! - 

 

Ed se ne accorge, mi chiede di nuovo se vada tutto bene.

 

“Sì, è solo Jim che è preoccupato perché non mi sente da un paio di giorni.”

 

“Il tizio del bar?”

 

“Sì, ti causa qualche problema?”

 

“Assolutamente no, a patto che si mantenga almeno ad un metro di distanza da te e non ti guadi con gli occhi languidi come fa uno che ci sta provando.”

 

“Se ho deciso di dare una possibilità a te, significa che lui non mi interessa IN QUEL MODO.”

 

“Giusto, comunque il metro di distanza rimane.”

 

Sbuffo divertita, lui sospira e si rimette a guardare il film. 

Non so che ore sono, ma gli occhi mi si stanno chiudendo, e non posso fare niente per fermarli.

Sto per scoprire come va a finire quando mi addormento.

 

*Ed Sheeran

 

Alla fine del film le chiedo come le è sembrato, nessuna risposta. Si è addormentata ancora, ma la capisco, dev’essere davvero stanca. Portare in grembo un’altra creatura non deve essere facile, soprattutto per una persona gracilina come lei.

 

La sollevo dal divano, in effetti non pesa niente, e giro per la casa cercando una stanza da letto. La adagio lentamente sul letto, e cerco di coprirla come meglio riesco. Si aggrappa al mio braccio, e non riesco a staccarmi senza svegliarla, quindi decido di stendermi con lei e di aspettare che si stacchi da sola. 

 

Devo essermi addormentato lì, perché quando riapro gli occhi dalla finestra entra un raggio di sole.

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Capitolo 14
*** Una dolce notte ***


*Ed Sheeran

 

Per la prima volta la sto guardando bene: il raggio di sole che entra dalla finestra va a sbattere contro i suoi capelli, sono di un castano non molto scuro alla luce. I suoi occhi chiusi svelano delle ciglia lunghissime, ha gli zigomi abbastanza alti ed una bocca che fa venir voglia di baciarla per ore. Tiene una mano sotto una guancia, vedo i calli che lasciano le corde della chitarra sulle dita. Ha un’espressione tranquilla, beata, e ogni tanto respira un po’ più a fondo. Le sposto dolcemente una ciocca di capelli dalla fronte alta, e solo sfiorandola riesco a percepire un brivido che dalla nuca scende fino alla schiena. Mi chiedo mentalmente come abbia fatto a portarmi via un pezzetto di cuore in così poco tempo. 

Sta girando la testa verso la luce, e continua il sonno sull’altro fianco. Ora posso abbracciarla da dietro, vorrei tanto metterle una mano sulla pancia ma forse è troppo, forse si arrabbia…

Decido di tentare la sorte e la circondo, sentendo i deboli movimenti della creatura al suo interno. Jolene non si muove di un centimetro, segno che posso continuare ad accarezzarle la pancia, dorme così profondamente. La creatura invece non sembra dormire, ogni minuto che passa si muove sempre più decisa, fino a che con un calcio sveglia Jolene facendole fare un salto nel letto. La tengo stretta e le sussurro che va tutto bene, è solo la bimba che scalcia. Lei mi sorride assonnata, richiude gli occhi e si accoccola contro il mio petto.

 

*Jolene Martins

 

Sta sdraiato contro di me, tiene una mano sulla mia pancia. La sta accarezzando sommessamente, come se avesse paura di farmi del male. Vorrei tanto dirgli che non sono fatta di vetro, ma ho ancora troppo sonno per parlare, e voglio godermi ancora un per un po’ le sue dolci coccole. Non mi sembra vero, è nel MIO letto e sta facendo le coccole a ME. Com’è possibile? Cos’ho fatto di tanto particolare per suscitare il suo interesse? Di certo non voglio che se ne vada proprio ora, così mi sposto ancora un po’ contro di lui. Sento il suo calore sulla mia schiena, il battito del suo cuore leggermente accelerato. Sto impazzendo dalla voglia di baciarlo. Sono ancora troppo stanca per aprire gli occhi.

 

*Ed Sheeran

 

Le sposto i capelli dalla nuca, e comincio a lasciarle una scia di baci lungo il collo e sulla spalla che la maglia lascia nuda. Sento che le sta venendo la pelle d’oca, quindi continuo con più decisione. Sposto la mano dalla sua pancia al fianco, per poi scendere lungo la coscia fino al ginocchio e ritorno. Non è certo una cosa bella da dire, ma mi fa eccitare davvero. Sia pure incinta, è bellissima e comunque sexy e la mia mente sta producendo una serie di filmini tutt’altro che casti. 

La sua pelle è come seta sotto le mie mani ruvide, e il ventre teso e morbido non fa che alimentare la passione che cresce dentro di me. Comincio a sentire una specie di possessività montarmi dentro, comincio a sentire che loro sono parte di me e che non lascerei avvicinare nessuno. 

 

Tento di farla girare verso di me, fa fatica e quindi la aiuto. Mi guarda con quegli occhi scuri, quasi neri, non riesco a vederne il fondo. Le appoggio una mano sulla spalla, e risalgo fino alla guancia, tracciando dei piccoli cerchi con il pollice. Mi guarda sempre più stupita, e socchiude leggermente le labbra. Non riesco a trattenermi, non ce la faccio più. Mi avvicino a lei e la bacio leggermente, poi sempre più a fondo. La sollevo a cavalcioni sopra di me, e lei spalanca gli occhi tutto d’un colpo. Mi ha sentito attraverso i pantaloni della tuta, cazzo mi ha beccato.

 

*Jolene Martins

 

Sono le 10, mi alzo dal letto e scendo in cucina. Dopo un paio di minuti scende anche Ed, mi abbraccia da dietro e mi accarezza il pancione. Non riuscivo a credere che un ragazzo che si mostra così timido in pubblico, e in genere con la gente, fosse così passionale nel privato e sotto le coperte. Non riesco ancora a credere che lui mi abbia scelta tra tante, e che abbia scelto davvero di possedermi poche ore fa. Ha marchiato la mia pelle con i suoi baci, lasciato la sua traccia su di me e dentro di me, e io ora sembro avere una scritta addosso: “PROPRIETà DI EDWARD CHRISTOPHER SHEERAN.” 

La cosa non mi dispiace affatto, ma non credevo che con il mio fisico in questo stato potessi suscitargli tanta eccitazione. 

Cristo, l’ha fatto davvero. 

 

Verso le 11 decidiamo di uscire a fare una passeggiata con Pongo, mi fa indossare occhiali da sole e cappuccio mentre lo fa anche lui. Ha paura che lo possano riconoscere, e non lo biasimo. Ha bisogno della sua pausa, ha bisogno di tranquillità e da quello che sono riuscita a capire nel breve tempo in cui siamo stati insieme, ha bisogno di amare ed essere amato.

 

Sono talmente persa nei miei pensieri che non mi accorgo che mi sta osservando. Siamo davanti a casa sua.

 

“Ti dispiace se entriamo un attimo? Devo prendere delle cose.”

 

“No, certo che no. Ti seguo.”

 

Apre la porta che da su un ampio salotto, ci sono delle poltrone e un divano gigante color rosso fuoco, un enorme televisore a schermo piatto e un gatto che dorme su di un cuscino. Per fortuna ho lasciato fuori Pongo. 

 

“Potresti salire con me un secondo?”

 

Mi prende la mano, e mi trascina su per le scale. Un corridoio enorme “ospita” tre stanze per lato.

 

“Vivi davvero in una casa enorme, Ed!”

 

“Lo so, era la migliore in questo quartiere, e volevo davvero vivere qui.”

 

“Cosa devi prendere?”

 

“In realtà devo mostrarti una cosa. Promettimi che non ti arrabbierai.”

 

“Non posso prometterle se non so di che si tratta…”

 

“Prometti e basta.”

 

“Ok, lo prometto”.

 

Apre l’ultima porta dal lato destro del corridoio.

Rimango senza parole.

 

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Capitolo 15
*** La grande sorpresa ***


*Jolene Martins

 

Non riesco a crederci.

Le pareti della stanza sono di un rosa delicato, ci sono disegnate delle farfalle di una tonalità leggermente più scura, le stelle fosforescenti si illuminano al buio. Al centro della stanza vedo un lettino di legno color miele, e proprio sopra pende una giostrino con le api. Le lenzuola sono bianche, e sopra c’è una copertina dello stesso rosa delle pareti, con raffigurato un orsetto con un pigiamo che dorme. C’è un grosso armadio con una cassettiera vicino, si intonano perfettamente con il lettino. In fondo alla stanza vedo un fasciatoio attrezzato di pannolini e salviette umidificate, c’è un tappeto proprio davanti. Noto persino una grossa cesta con dei giocattoli, ed una sedia a dondolo.

 

“Ed, ma che cosa…”

 

“Apri l’armadio e la cassettiera.”

 

Apro le ante dell’armadio, dentro ci sono vari capi di vestiario di tutte le tonalità possibili di rosa. Sono a bocca aperta, non riesco a credere che abbia fatto tutto questo.

Apro i cassetti del mobile a fianco, uno contiene una quantità spropositata di body, uno di calzini e l’altro di bavaglini e cuffiette.

Come faccio ad arrabbiarmi con lui? Ha fatto tutto questo per la bambina, ma non riesco a giungere una conclusione. 

 

“Perché hai fatto questo? Non fraintendermi, sono davvero sorpresa ed entusiasta, ma perché a casa tua?”

 

“Ecco, questo è il punto. So che è passato poco tempo da quando ci siamo incontrati, ma come ti ho già detto il mio istinto non sbaglia mai. Voglio davvero con tutto il cuore che tu e la tua bimba veniate ad abitare qui, con me. Per questo ho voluto farti questo regalo.”

 

Non riesco a trattenermi, gli butto le braccia al collo e lo bacio.

 

“Sei dolcissimo, davvero non so come ringraziarti. Avrai speso migliaia di sterline per tutto questo, e sapere che lo hai fatto per noi mi rende davvero felice.”

 

“Dammi una risposta positiva, ti prego.”

 

“Ed, è prematuro…”

 

“Lo so, ma io voglio davvero stare con te e voglio davvero crescere la bimba insieme a te. Siete diventate il mio mondo in pochissimo tempo, e non voglio perdere tutto quello in cui credo.”

 

“Allora suppongo che dovrei ringraziare il fatto di essere impulsiva.”

 

“Già, grazie alla tua lettera ora sei qui con me, e non ho intenzione di lasciarti andare.”

 

Mi bacia la punta del naso, mi abbraccia forte. Il mio cuore sta scoppiando di gioia, nonostante non sia molto convinta di fare questo passo gigantesco verso di lui.

 

 

 

Rimango per quasi un ora ad ammirare tutte le cose che ha acquistato per la piccola, ma poi mi ricordo che devo vedere Jim.

 

“Ed, devo passare da Jim, gli devo delle spiegazioni.”

 

“Ok, ma vengo con te.”

 

 

 

Ci incamminiamo per la strada, quando un brivido tutt’altro che piacevole mi percorre la schiena. Mi volto, e vedo il mio ex dietro di noi. Una maschera di paura mi si dipinge in volto, e mentre Ed mi sta per chiedere cosa sta succedendo, Peter lo afferra sgarbatamente per una spalla e lo fa voltare verso di lui.

 

“Oh, quindi saresti tu quello che se la fa con la mia ragazza.”

 

“Peter, lascialo. Non sono più la tua ragazza, ho il diritto di uscire con chi voglio.”

 

“Ah, davvero? E di chi è lo sgorbio che porti in grembo? Eh? Questo - Dice indicando il pancione - è la prova che tu sei MIA.”

 

D’istinto mi abbraccio la pancia, e con un disprezzo che non credevo di poter esprimere replico: “Non azzardarti a chiamare sgorbio MIA figlia. Questo bambino non è più stato tuo da quando hai alzato le mani su di me per la prima volta!”

 

Non riesco a credere che dopo tutto l’inferno che mi ha fatto passare stia dicendo davvero queste eresie. Io sua? Puah.

 

“Senti amico, per prima cosa mollami, e per seconda lei non ti vuole.”

 

Peter lo sta prendendo in giro cercando di fargli il verso, e vedo Ed diventare rosso dalla rabbia.

 

“Davvero credi di potertela fare con una donna incinta? Tu sei pazzo. Lei ora viene via con me, punto e basta.”

 

“Lei non va da nessuna parte, a meno che non lo voglia. Dopo tutto quello che le hai fatto credi che possa anche solo avvicinarsi a te? Qui quello pazzo non sono io. Ora vattene, prima che succeda qualcosa di brutto.”

 

“Non mi intimidisci per niente.”

 

“Allora vediamo… - Edward estrae il cellulare dalla tasca - aspetta che faccio il numero della polizia. Jolene, ti ricordi qual è?”

 

E Peter scappa via a gambe levate. Ha già avuto problemi con la legge e sa che se io provassi a denunciarlo un’altra volta starebbe in prigione per un paio di anni sicuramente. Dopo la mia prima denuncia evidentemente è uscito.

 

*Ed Sheeran

 

“Scusami Jolene, ma non sapevo come risolverla, e non ho la minima intenzione di fare a pugni con una persona così meschina.”

 

“No, hai fatto la cosa giusta. Non ti ho detto che ha avuto problemi in passato, e se avessi chiamato davvero la polizia sapeva che sarebbe stato dentro per un bel po’, quindi ha preferito scappare.”

 

“Ma non è giusto, dovrebbe avere quello che si merita…”

 

“Se ogni volta che lo incontriamo prendi il cellulare in mano e gli mostri il numero, vedrai che ci lascerà in pace.”

 

“Ok.”

 

La bacio su una guancia, la tensione si allenta. Ero davvero preoccupato, stavo fumando di rabbia ma sudavo anche freddo per la paura. Non ho mai fatto a botte, sono buono come il pane e non sapevo cosa fare. Volevo difenderla, davvero, ma non so come si fa. Per fortuna si è risolto tutto bene e in fretta.

 

Lei è la prima a rompere il silenzio che è calato tra di noi.

 

“Ed, ti ringrazio davvero di quello che stai facendo per me.”

 

“Non devi, per me è un piacere. Anzi sono io che devo ringraziare te, mi hai fatto di nuovo credere nell’amore.”

 

Svoltiamo l’angolo, ed entriamo nel bar. Jolene corre ad abbracciare Jim, e gli racconta brevemente cos’è successo durante i giorni in cui non si sono sentiti, Nel frattempo mi siedo ad un tavolo e ordino una birra all’altro cameriere, devo tranquillizzarmi un pò. Quando lei torna da me è raggiante, con la mano sinistra sorregge la pancia e con l’altra si aiuta a sedersi. Nonostante sia enorme è davvero bellissima, e sono orgoglioso di me stesso per essere arrivato prima di Jim. Non avrei mai perdonato me stesso se me l’avesse portata via. Ripenso solo adesso che Tony aveva promesso di aiutarmi, ma non l’ha più fatto. Evidentemente sapeva che mi bastava un piccolo incoraggiamento per aiutarmi a raggiungere il mio obbiettivo.

 

Jim porta una tazza di the fumante alla bella ragazza seduta di fronte a me, e io le faccio segno di venire invece a sedersi di fianco a me. Lei si alza dalla sedia e scivola sulla panca, io alzo il braccio per permetterle di accoccolarsi contro di me.

 

“Sei un ragazzo dolcissimo, lo sai? Di questo passo mi farai venire il diabete.”

 

“Allora se la metti così, dovrei dirti che hai davvero un sedere enorme.”

 

Fa partire un pugno che mi arriva diretto su una coscia.

 

“Ehi, calmati! Stavo dicendo che sì, hai un culo enorme, ma appartiene alla ragazza più bella che io abbia mai visto!”

 

“Ok, sei scusato per questa volta!” 

 

Ride di gusto, mentre Jim si siede al tavolo con noi.

 

“Ragazzi, vi va di uscire a cena stasera? Non lavoro, quindi mi sentirei un po’ solo in casa al buio.”

 

“Certo, vorrei conoscere meglio il migliore amico della mia ragazza.”

 

Lei si volta stupita verso di me. “Io? La tua ragazza? Di già?”

 

“Certo!” Le lascio un bacio sui capelli. Jim fa una faccia disgustata, annuncia che deve tornare al lavoro. Io e Jolene prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso casa sua, dice che deve cambiarsi e darsi una rinfrescata.

 

Apre la porta di casa, sale le scale e io decido di aspettarla in salotto, mi siedo sul divano e prendo in braccio Pongo. Sembra contento delle coccole, perché si addormenta distrutto tra le mie braccia.

 

Dopo pochi istanti Jolene ritorna da noi, indossa un paio di pantaloni da ginnastica ed una maglia leggermente grande per lei, ma è bella lo stesso. Si accoccola di nuovo contro di me e perdiamo del tempo a guardare e commentare i programmi spazzatura della tv, tra i tanti ci concentriamo quasi maniacalmente su Geordie Shore, commentando quasi tutte le azioni che compiono i protagonisti. Mi mancava davvero questa parvenza di normalità, e sono davvero felice di averla trovata con lei. Ancora non riesco a credere di essere stato così fortunato, e mentalmente spero che lei lo abbia capito.

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Capitolo 16
*** Un'emozione. ***


*Jolene Martins 

 

Un mese dopo mi ritrovo sulla soglia della casa di Ed. Abbiamo appena portato dentro l’ultimo scatolone, e mi ritrovo a pensare che forse ho fatto una scelta azzardata. Mi sentivo in pericolo nella mia vecchia casa, Peter sapeva dove vivevo e ero terrorizzata dal fatto che si presentasse ancora alla mia porta. Gli attacchi di panico sono ritornati, e l’unico che mi fa stare bene è Edward. Sicuramente ho deciso in fretta e in un momento di vulnerabilità, ma nonostante questo da un lato sono felice di essere qui e di non dovere pensare da sola a tutto. Ultimamente la pancia è cresciuta tantissimo, tanto che faccio fatica a girarmi a letto. Strano no? Sono sempre stata minuta e piccolina, e mi sembra impossibile che questa bimba sia così grande. Più tardi ho l’ultima ecografia, Ed mi accompagnerà. Sono nervosa all’idea, finora mi sono sempre arrangiata in tutto e ad un tratto non sentirmi più sola mi da un misto di ansia e felicità che non riesco a  decifrare.

 

*Ed Sheeran

 

L’unica cosa che riesco a pensare mentre appoggio l’ultimo scatolone in camera mia è che Jolene è bellissima. E mia. Finalmente.

 

Nell’ultimo mese non è stata molto bene, e io ho sempre cercato di aiutarla e starle accanto, voglio che lei si senta protetta e al sicuro con me e in casa mia. Sarà pure presto per dirlo, ma mi sono perso completamente per lei. D’altronde la nostra storia è stata molto veloce fin dall’inizio, quindi non mi sorprende molto il fatto di pensare già di amarla. Questa ragazza e la sua bimba sono diventate il mio mondo in brevissimo tempo. Svegliarmi la mattina accanto a lei mi riempie di pace, potermi rilassare sul divano con lei ascoltando i movimenti della bimba mi riempie di stupore e di felicità. Anche solo sapere che lei mi aspetta per pranzo o per cena fa la differenza nelle mie giornate, e le sarò eternamente grato per questo. Ho dovuto tornare in studio, ho registrato la prima canzone del mio terzo album. Lei è sempre nei miei pensieri e sapere che mi ha scelto mi fa camminare a tre metri da terra.

 

Alle due ha l’appuntamento per l’ecografia, ho deciso di accompagnarla. Ormai sono abituato a sentire la bimba muoversi dentro di lei, ma sono curioso di vederla attraverso il monitor e di sentire il suo piccolo cuoricino che batte. Nonostante non lo sia, nel mio cuore sento che questa bambina è mia, e che farò di tutto per essere il padre migliore che possa avere. Dicono che il padre è colui che cresce i bimbi, non colui che mette incinta la madre e poi scappa, no?

 

 

*Jolene Martins

 

Salgo in macchina e guido verso lo studio del ginecologo. Appena entrati una signora sulla cinquantina mi chiede a che ora ho l’appuntamento, e dopo avermi fatta accomodare nella sala d’attesa ci offre un the per calmare i nervi. Mi sento al sicuro on lui, sento che non vorrei essere da nessun’altra parte quando gli sono vicina.

 

“Signorina Martins?”

 

“Si?”

 

“Sono il dottor Lawrenson, sostituisco la dottoressa che le ha fatto le precedenti visite, oggi non si sente bene.” Mi stringe la mano, e poi scruta Ed.

 

“Lei non è il famoso Ed Sheeran?” Gli porge la mano.” Mia figlia è letteralmente impazzita per lei.”

 

Lui si gratta la nuca e gli rivolge uno sguardo imbarazzatissimo. 

“Sono lusingato di questo, senza le mie fan non avrei mai avuto tanto successo.”

 

“Bene, mi lascerà un autografo più tardi, mia figlia sarà felicissima quando glielo porterò a casa stasera”, ora guarda me “Signorina Martins, vuole accomodarsi in studio?”

 

Lo seguo lungo il corridoio, Ed mi tiene la mano. Mi stendo sul lettino, Ed mi siede vicino e continua a stringermi la mano, visibilmente nervoso.

 

“Allora signori, oggi controlleremo che la piccola stia bene, e che non abbia malformazioni di nessun tipo. Non allarmatevi, è solo un controllo di routine e in genere non succede mai nulla di inaspettato o di acclamante. Inoltre, avremo la possibilità di vedere la bimba in 3D, è una novità nel campo delle ecografie.”

 

Guardo Ed, entrambi sorridiamo fino agli orecchi. Il medico stende il gel, e dopo un po’ di movimenti con la sonda riesce a beccare la piccola, si sta nascondendo.

Ci spiega esattamente ogni cosa che vediamo. Il suo profilo, così simile al mio, le manine strette a pugno e i piedini che vagano nel liquido. Ed è molto emozionato e quando sentiamo battere il cuore mi sembra di scorgere una lacrima all’angolo dell’occhio.

 

*Ed Sheeran

 

Cristo, è la cosa più sorprendente che abbia mai visto. Il suo profilo così uguale alla madre mi fa pensare a quanto si assomiglieranno, e quando sento battere il cuore provo una felicità immensa, tanto da commuovermi.

 

“Bene, noi qui abbiamo finito. Il termine, come vedo, dovrebbe essere al 3 maggio. Se dovesse entrare prima in travaglio, non esiti a chiamarmi. Se invece entro il 3 non sente ancora nessun movimento, si diriga direttamente in ospedale. Non posso farla partorire a casa se supera il termine.”

 

Un lampo di terrore le attraversa il viso. So che voleva disperatamente partorire in casa, per questo avevamo già predisposto il tutto. Un paio di giorni prima del termine avremmo dovuto preparare asciugamani e lenzuola vecchie, per non rovinare quello che avevamo. Io avrei dovuto chiamare la dottoressa e l’ostetrica quando lei mi avrebbe dato il via, immagino perché lei non sarà in grado di farlo. In caso di rottura delle acque avrei dovuto asciugarla e controllare il colore del liquido, e in base a quello chiamare o no un’ambulanza. Ormai ero diventato esperto ed efficiente, avevamo già fatto un paio di prove.

 

“Bene signori, è stato un piacere. Ci sentiamo per telefono, qualsiasi sia il problema.”

 

Ci saluta e va ad incontrare un’altra paziente, e noi usciamo dallo studio.

 

La prendo per mano e decido di portarla a prendere un gelato, se lo merita dopo tutto quello che sta passando. Ma che dico? Troppo poco ancora. Le darei tutto, ma proprio tutto quello che riuscirei a comprarle, pur di farla sta bene. Ogni giorno con un sorriso mi ruba un pezzetto di cuore, e io non posso fare a meno di pensare che sia lo stesso per lei.

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Mi spiace che questo capitolo sia molto breve ma ultimamente non trovo molta ispirazione...
Ringrazio molto tutti voi che vi prendete la briga di leggere questa storia, è molto importante 
per me.
Prometto che presto posterò il nuovo capitolo, devo solo dormirci sopra e pensarci un pò, ma
non passerà molto tempo!

Grazie ancora a tutti, vi sono grata.


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Capitolo 17
*** Mia ***


*Ed Sheeran

\2 mesi dopo

 

“Tesoro ti senti bene?”
La vedo pallida in volto, ogni tanto fa una piccola smorfia di dolore. Sono seduto vicino a lei in giardino, la chitarra in mano, suono per lei.
è accoccolata sulla poltrona di vimini con una coperta su di lei, siamo a metà aprile ma Londra è ancora fredda nonostante il bel tempo.

 

“Sto bene, credo di avere una contrazione ogni tanto. Il dottore dice che è normale a partire da qualche mese prima del parto. Puoi allungarmi una sigaretta?”

 Si è data un contegno ultimamente, non è più così nervosa da quando viviamo insieme, ma ogni tanto dice che le distende i nervi.

 

“Subito.”
Corro in cucina a prenderle, il pacchetto ormai è sgualcito. Penso sia lo stesso da circa 5 mesi, e questo mi rende felice perché se fumasse di più la piccola ne risentirebbe.

 

L’accende, fa un paio di tiri e poi mi guarda.

 

“Lo sai che ti amo vero?”

 

“Cero, tanto quanto ti amo io.”

 

“Sai, devo soltanto dirti grazie. Se non ci fossi stato tu a quest’ora sarei depressa ad affrontare tutto questo da sola.”

 

“Credo che nessuna donna in stato interessante debba sentirsi sola in momenti del genere. Tu sei stata forte comunque, e anche se non ci fossi io saresti forte per te e la bambina.” La guardo negli occhi. Le scende una lacrima sulla guancia, io l’asciugo col palmo della mano.

 

“Ed, davvero, grazie. Mi hai salvata.”

 

*Jolene Martins

 

Butto la sigaretta e mi ritrovo piegata in due dal male. Ed si precipita di fronte a me e mi afferra prontamente, prima che cada a terra. Non lo so, credo sia ora.

 

“Ed, credo ci siamo.”

 

“OMMIODDIO davvero????”

 

“Si, ma stai tranquillo e aiutami a rientrare in casa.”

 

Mi prende in braccio, mi porta dentro e sale le scale ripide fino alla nostra stanza. Tutto è già pronto, le lenzuola pulite ed una pila di asciugamani ai piedi del letto.

 

“Tesoro, chiama il dottor Lawrenson, e digli di avvisare l’ostetrica.”

 

“Davvero non so come tu riesca a stare calma, io non ci riesco!!”

 

Effettivamente era completamente rosso in viso, un filo di sudore gli imperlava la fronte e mentre chiamava il dottore aveva il respiro molto affannato. Sembra quasi che debba partorire lui!

 

 

Dopo circa mezz’ora arrivano il dottore e l’ostetrica, controllano le mie condizioni e decidono che il modo migliore per controllare il dolore sia quello di fare un bagno caldo.

Ed prepara l’acqua, e su consiglio dell’ostetrica si immerge tenendomi tra le sue gambe, in modo che io possa appoggiare la schiena sul suo petto. Riesco a rilassarmi tra una contrazione e l’altra, e gli esercizi per il respiro che ci fa fare l’ostetrica sembrano funzionare sull’evidente stato di agitazione di Ed.

Mi tiene la pancia in un modo così tenero, e si accorge mentre arrivano le contrazioni, così da aiutarmi nel controllare il dolore.

 

Dopo circa un’ora siamo ancora lì, l’ostetrica che aggiunge acqua calda quando quella nella vasca si raffredda.

Sento il dolore continuare a salire, finché non noto che l’acqua si sta tingendo di rosso.

 

“Martha! C’è qualcosa che non va! L’acqua è rossa!!!”

 

“Edward stia calmo, le acque si sono rotte e tra poco Jolene sentirà il bisogno di spingere. Credi di farcela a stare qui con lei fino alla fine? Avrà bisogno di te.”

 

“Ehm…c-c-certo… ci proverò.”

 

Cazzo ma doveva proprio essere impressionabile oltre ogni misura questo ragazzo? 

 

Non faccio nemmeno in tempo a dirgli che se vuole può andare quando un bisogno impellente di spingere mi mozza il fiato.

 

“Jolene, seguimi. Quando non senti dolore, cerca di rilassarti e di respirare. Quando senti arrivare la contrazione cerca di prendere un respiro profondo e concentrati sulla parte bassa della tua pancia. Intesi?”

 

Faccio sì con la testa. Ed mi appoggia il mento sulla spalla e vedo che è bianco come uno straccio.

 

Arriva la contrazione, prendo un respiro e cerco di concentrare tutta la mia forza sul ventre, mentre l’ostetrica mi incita a continuare a spingere e comincia a contare fino a dieci. Mi sfugge un urlo, poi un altro ed un altro ancora. Ed mi sostiene, mormora parole dolcissime al mio orecchio. Dio, quanto lo amo.

 

Dopo circa una decina di spinte la piccola non è ancora uscita, ma io continuo imperterrita con quel ritornello. Rilassati, respira, spingi. Rilassati, respira, spingi.

 

*Ed Sheeran

 

Credo che morirò qui. Io non riesco a guardare, anche se non si vede molto. Riesco solo a percepire il corpo di Jolene tendersi e rilassarsi, mentre io tengo gli occhi chiusi e le sussurro quanto la amo.

 

Sono già tre ore che siamo in acqua, credo di svenire quando sento Jolene urlare disperata e subito dopo un rantolo sommesso. Ci metto circa 5 minuti per accorgermi che Jolene non spinge più ed ha in braccio una piccola creatura.

 

“Edward, puoi aprire gli occhi. Sei diventato papà.”
Sento la voce dell’ostetrica diventare sempre più forte all’orecchio, e la parola papà mi riscuote dalla trance. Apro gli occhi e vedo la mia splendida donna coccolare una splendida bambina appoggiata sul seno. 

 

“Tesoro, Vuoi dirmi i nomi che avevi in mente?”

 

“Io… non so se posso… cioè, è figlia tua, principalmente.”

 

“Certo, ma tu hai scelto di starci vicino, quindi è una decisione che prenderemo insieme.”

 

“Tu a cosa pensavi?”

 

“Io pensavo a Iris, come il mio fiore preferito… oppure…”

 

“Mia.”

 

“Direi che è un nome bellissimo.”

 

Restiamo immobili per minuti interminabili, guardando con stupore questa piccola creatura chiudere i pungenti, sbadigliare e cercare di aprire gli occhi. Quando ci riesce, scorgiamo due bellissimi occhi azzurri, che mi guardano e mi stanno dicendo che sono esattamente al posto giusto, nel momento giusto, e mi confermano quello che ho saputo dal primo momento in cui ho visto questa ragazza. Sarei stato nel posto giusto al momento giusto per sempre, per loro.

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Capitolo 18
*** Le prime settimane ***


*Jolene Martins

 

La piccola si è finalmente attaccata la seno, ho dovuto faticare per quasi un’ora e sono davvero stanca. Mi stendo sul letto, decidendo di essere molto più comoda sdraiata piuttosto che seduta contro la testiera. Nonostante tutti i cuscini sistemati premurosamente da Ed, la mia schiena sembra spezzata in più pinti, sento le gambe molli e non riesco a formulare un pensiero coerente. 

L’unica cosa che riesco a pensare è che questa bimba è davvero uscita da me, e non riesco a capacitarmene. La trovo perfetta, il nasino piccolo e le manine a pugno, che allarga e appoggia al seno mentre mangia. Ha dei piedi davvero grandi, non mi aspettavo un paio di predoni stile Bigfoot. I capelli scuri sono piuttosto lunghi, sembra avere una cresta da punk in testa. Ovviamente ogni mamma crede che il suo bimbo sia il più bello del mondo, e per me questo è scontato, è bellissima e i versetti che ogni tanto le escono dalla boccuccia fatta a cuore sciolgono sia me che Ed. 

Non credevo fosse così attento e amorevole con lei, considerato che non è nemmeno sua figlia, ma le vuole davvero bene come se lo fosse. E pensare che il primo pannolino glielo ha cambiato lui! Voleva a tutti i costi sperimentare e mettersi in gioco, e io l’ho assecondato. 

Ora i nostri bisogni sono passati in secondo piano, ma vederlo alle prese con Mia mi fa capire che lui è quello giusto, e che non voglio perderlo per nessuna ragione al mondo. Lo amo più di prima, vederlo prendersi cura di noi mi scalda il cuore, credo sia stato mandato apposta per questo. 

 

*Ed Sheeran

 

Entro in camera e le trovo entrambe addormentate, una di fronte all’altra. Il seno di Jolene è scoperto, segno che finalmente la piccola ha mangiato. La copro e prendo Mia in braccio, e lei fa una faccetta corrucciata troppo dolce, vorrei stare a guardarla per sempre. Capisco che non è molto contenta di staccarsi dalla sua mamma, ma deve dormire un po’  anche nella sua culla, non solo in mezzo a noi. Comunque non è che sia poi così lontana, l’abbiamo sistemata in modo che se dovesse avere bisogno Jolene riesce a prenderla senza faticare.

Adagiata la piccola, tolgo i jeans e mi infilo nel letto vicino a Jolene, abbracciandola da dietro e facendole le coccole. Lei fa un sospiro non molto felice, ma quando comincio a baciarle il collo si rilassa e si rimette a dormire. Povera, è talmente stanca dopo il parto che potrebbe dormire per una settimana intera. Chiudo gli occhi anche io, beandomi del calore del suo corpo contro il mio e pensando alla mia felicità, moltiplicata per un milione da quando questa nuova vita ha fatto capolino tra le nostre braccia.

 

*Jolene Martins

 

Sono passate appena poche settimane, ma mi rendo conto di stare bene. Mi sento completa, ho un uomo meraviglioso al mio fianco e una bimba stupenda, che ora riesce a stare sveglia leggermente più a lungo e a guardarsi intorno un po’. è attratta dalla luce, la segue ovunque con lo sguardo e questo mi rende felice, vuol dire che vede me e vede il suo papà.

 

 Dopo i controlli in ospedale, per determinare che tutti i parametri fossero nella norma, siamo corsi a casa come dei bolidi per far mangiare la piccola, e nel mentre sono arrivati un paio di amici di Ed e Jimmy, per vedere la meravigliosa creatura che ora fa parte di noi. Dopo una grande serie di “ooooh” e “aaah”, tutti meravigliati dai piccoli gesti della bimba, siamo stati ben felici di organizzare una piccola festa in onore della nascita. Nonostante fossimo entrambi spossati, è stato un successone, e tutti sono stati fotografati con in braccio Mia. Devo assolutamente fare più foto possibili, purtroppo per quanto vorrei non resterà piccolina così all’infinito.

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Mi scuso infinitamente per il ritardo e per la scarsa lunghezza del capitolo.
Mi serviva una sottospecie di passaggio per poi descrivere una vicenda 
più importante, ma non potevo attaccarli insieme! Comunque, questione 
di poco più di mezz'ora e il prossimo capitolo è postato.
Grazie a tutti qulli che mi sostengono, in particolare a Eli17, che riesce sempre
a migliorarmi la giornata e a correggermi xD

Piccola nota riguardo al capitolo precedente: come suggerito da Eli17 gli occhi 
dei bambini sono sempre più scuri alla nascita per poi continuare a cambiare
colore fino a quello definitivo verso i 6 mesi, invece la mia biba ha fatto tutto
il contrario, nel senso che è nata con occhi azzurrissimi e poi di sono
stabilizzati su un verde\nocciola.
Sconda nota: il parto non è così semplice come ho fatto credere,
ma penso che non abbiate bisogno di saperne tutti i particolari altrimenti
non ci saranno mai più nascite al mondo. Ovviamente io parlo per me, perché l
a mia esperienza non è stata assolutamente delle migliori. Basta non aggiungo altro.

Ringrazio di nuovo tutti quanti che leggete e che recensite :)

AAW

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Capitolo 19
*** Ancora tu! ***


*Ed Sheeran
Giugno, il sole è alto nel cielo e finalmente Londra è un posto vivibile e non così umido.
Sto finendo di registrare una nuova canzone allo studio, e sto fremendo di impazienza perché oggi la mia bellissima ragazza ha deciso di venire a prendermi per poi andare a pranzo insieme.
Ora la piccola ha degli orari piuttosto fissi, quindi stiamo cercando di reinserisci nella società (è strano da dire, però gli ultimi due mesi sono stati talmente concentrati sulla bimba che molte mattine uscivo a comprare da mangiare dimenticandomi di lavarmi i denti, di infilarmi un paio di pantaloni, persino di mettermi le scarpe… e pensare che una volta sono persino riuscito a scambiare le coulotte di pizzo di Jolene con i miei boxer. Risultato: sono uscito in giardino col cane con un paio di mutande di PIZZO mentre tutti i passanti tentavano di soffocare le risate. La cosa più sconvolgente è che me ne sono accorto quasi due ore dopo.)

Ho deciso che è il momento di chiederglielo.
Voglio sposarla prima che esca il nuovo album, e di conseguenza inizi il tour. Voglio passare gli ultimi mesi che ho a disposizione occupandomi di loro e voglio portarle in vacanza in un bel posto, magari con delle spiagge bianche e un mare limpido e azzurro come gli occhi di Mia.

Voglio sposarla esattamente il 15 luglio, ovvero il nostro settimo mese insieme. Perché? Perché 7 è il mio numero preferito, 7 sono le canzoni che le ho scritto (anche se saranno molte di più) e 7 sono le ore che generalmente passo abbracciato a lei a dormire. Quindi possiamo concludere che il 7 è un numero importante. Anche perché le ho ordinato un vestito con ben 7 metri di strascico. 7!!!
Devo essere davvero pazzo d’amore per lei. E poi voglio fare un tatuaggio in suo onore, e ovviamente uno per Mia.

Invece che comprare le fedi ho deciso che ce le faremo tatuare nere con il simbolo dell’infinito lasciato bianco. La data del nostro matrimonio invece la tatueremo all’interno dell’anulare. Pongo porterà una scatolina con il regalo che ho scelto per lei - un ciondolo a cuore apribile con la mia foto e quella di Mia - e ho intenzione di decorare la carrozzina di Mia e tutta la chiesa con dei girasoli e degli iris, i fiori preferiti di Jolene.
Sono un’inguaribile romantico, lo so.
Per non parlare dello smoking che ho comprato per me, credo che appena lo vedrà probabilmente non si reggerà in piedi. La giacca è rossa, mentre i pantaloni sono neri, ed ho scelto un paio di snickers rosse per completare il tutto. Sono davvero pazzo.


Un piccolo drappello di fan su è già radunato fuori dallo studio, e io sto cominciando ad agitarmi. è passato un sacco di tempo da quando lei veniva a prendermi allo studio e gridava alle ragazze:” Balena in arrivo! Spostatevi o Moby Dick vi schiaccerà!” e io morivo letteralmente dal ridere.

La vedo scendere dalla macchina con la bimba in braccio, e stavolta grida:”Moby Dick e cucciolo schiacciano il doppio quindi largo!”. Non riesco a trattenermi e cado dalla sedia, comincio a ridere come un pazzo e lascio che lei si inginocchi vicino a me e mi baci la punta del naso.
è dolcissima e allo stesso tempo mi regala una forza che non credevo di possedere. Riesco a lavorare anche più di 10 ore di fila se lei mi è vicina e ricominciare il giorno dopo senza nemmeno sentirmi stanco. Lei è la mia forza.

Mentre usciamo le fan chiedono foto e autografi, e noi le concediamo senza problemi.
Proprio quando stiamo per salire in macchina mi sento afferrare per un braccio.

“Lei non è tua, lo sai. Lasciala stare e lascia che le cose stiano come devono essere.”

Riconosco la voce, è Peter. Cazzo ancora lui.

“Se sei convinto di far parte della loro vita ti sbagli, Peter. Jolene ha scelto e tu non sei nemmeno stato menzionato per il premio di consolazione.”

“Almeno se avessi vinto quello avrei potuto sbattermela un’altra volta, ma non importa. Lei tornerà con me comunque, sono l’unico modo di vivere che lei conosce.”
Fa un ghigno da criminale, in questo preciso momento vorrei spaccargli tutti i denti. Magari anche il naso, già che ci siamo.

La cosa che mi preoccupa di più è che non mi lascia nemmeno ribattere, si dirige dall’altra parte della macchina e afferra Jolene per la vita, mentre lei si dimena per non stargli vicino. Io comincio a comporre il numero della polizia mentre lei gli grida di lasciarla in pace, anche perché ha la bimba in braccio. Corro verso di lei e prendo la piccola, mentre parlo con il poliziotto che sta correndo allo studio.
Lei gli sta dando una bella serie di calci e pugni, come le hanno insegnato al corso di autodifesa che le ho fatto frequentare nelle ultime settimane. Sapevo che sarebbe successo.

Peter giace esanime a terra, la polizia è arrivata appena prima che lei lo facesse fuori.
Io non sono mai stato coraggioso al punto da prendere a pungi qualcuno, e non saprei nemmeno da dove cominciare, quindi sono grato che lei abbia molta più forza di quanto ne abbia io, anche se vorrei essere io l’uomo che la protegge.

“Grazie, Ed. Ora si farà almeno 10 anni.” Il suo respiro è affannato.

“Tesoro, io non so come….”

“No, non dire niente. So cosa pensi, e tu hai protetto la bimba, cosa molto più importante in questo momento. E comunque non mi proteggerai sul piano fisico, ma so che mi proteggi col tuo amore sempre e comunque.”

Mi stampa un bacio sulle labbra, un bacio sudaticcio, ma che sa di lei. Non sono mai stato più spaventato e orgoglioso allo stesso tempo. Assicurato che Peter fosse in manette, Jolene non stramazzasse al suolo senza fiato e la bimba fosse tutta intera, le carico in macchina e le porto a casa, l’unico luogo dove sono sicuro di riuscire a proteggerle.

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