Paese che vai... Usanza che trovi

di _Lillian_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Non avevo mai avuto bisogno di nascondere la mia natura, mi piaceva essere la dea della distruzione, del caos. Essere Eris. Ma stavolta era diverso, avevo paura di mostrarmi per ciò che ero perché avrebbe potuto impedirmi di essere felice.

Era diverso dagli uomini che erano soliti circondarmi. Non era una divinità, era un uomo, anzi no, un cavaliere..il mio cavaliere.

Appena si accorse del mio sguardo su di lui, il mio cuore perse un battito. Mi si avvicinò sorridendo per poi posare delicatamente le sue labbra sulle mie.

Il mio angolo di paradiso dalla quale non mi sarei mai voluta separare.

 

[…]

 

Perché mi fai questo?!” urlai in preda al dolore.

Mi dispiace Eris...”.

NOO!”.

 

***

Londra, 2014

 

“Ragazzi! Rimanete nei vostri gruppi e mi raccomando non combinate guai!” urlò l'uomo di mezza età, affaticato e con la schiena ricurva.

“Si prof!” rispose in coro una marmaglia di studenti. Gli allievi, contrariati dal dover passare la loro giornata in un museo, si apprestarono ad entrare nel maestoso edificio, sperando di doverci passare il minor tempo possibile. Il professore iniziò a dividere la scolaresca in gruppi da dodici e ad assegnare a ciascuno di questi un quadro su cui lavorare.

Purtroppo per il professore, uno dei gruppi da lui composti, risultò essere mal assortito.

“Ti dico che è meglio partire ad analizzare le forme stilistiche!”

“Ed io invece ti dico che è meglio partire dai sentimenti che trasmette!”.

“Sinceramente a me questo quadro, fa semplicemente vomitare!”
“A me incute terrore a dirla tutta”.

“Credo che se continuiamo di questo passo, il vomito verrà a tutti, e non per il quadro”.

“Ma che schifo!”.

“Non prende la linea in sto cazzo di museo!”.

“Potresti moderare il linguaggio?”.

“Dite che qui dentro si può fumare?”.

“Ecco a che livelli siamo arrivati”.

“Forma stilistica!”

“SENTIMENTI! PUNTO E BASTA!”.

“Aiuto...” sentenziò il professore.

“Professore, dica a questa testa di ca...cavolo di ascoltarmi!”.

“Senti bambolina, perché non potrebbe essere il contrario?”.

“Senti sbrodolino dolce cuore, ho ragione io!”.

“BASTA!” urlò uno del gruppo che fino a quel momento era stato in disparte.

“Semplicemente perché non partite col dire chi raffigura il quadro?” annunciò l'altro taciturno.

“E VA BENE!” dissero all'unisono i due litiganti.

“Grazie Michael” disse il professore allontanandosi.

Proprio in quel momento, un miagolio decretò il silenzio del gruppo.

“Avete sentito anche voi?” disse un ragazzo biondino con un capellino in testa.

“Ma no, che dici. Nessuno ha sentito niente” disse una ragazza intenta a frugare nella sua borsa.

“No, ha ragione il biondino. Qui qualcuno ha miagolato!”.

“È la mia pancia” disse la stessa ragazza, ma stavolta con la testa direttamente dentro la borsa.

“Ehm... Sei una discendente di Mary Poppins?” esclamò meravigliato un ragazzo.

Un membro del gruppo iniziò a fischiare mentre la ragazza della borsa sbiancò.

Da una colonna del museo, fece capolino un micio tigrato.

“ECCOLO!” urlò lo stesso ragazzo che poco prima aveva animato la discussione sul quadro.

Il gatto per l'irruenza utilizzata nell'indicarlo, scattò all'indietro e iniziò a correre nella direzione del quadro.

“FERMATE PALLINO!”.

“IL QUADROOOOO!”.

La piccola creatura, spaventata dalle urla, spiccò un salto aggrappandosi con gli artigli alla tela che pian piano iniziò a squarciarsi sotto la pressione esercitata. Dinanzi a quella scena, i ragazzi si pietrificarono per poi diventare cerei. Il gatto sentendo venir meno l'appoggio, si staccò e andò a infilarsi nella borsa della padroncina. Tutti gli sguardi saettarono dalla borsa, al quadro e infine alla ragazza.

“Non è stata colpa mia... Pallino stai bene?”.

“Tu chiedi se sta bene?! E poi che cazzo di nome è Pallino?!?!” disse uno dei ragazzi paonazzo in volto.

“PERCHE' TU PORTI UN GATTO IN UN MUSEO?”

“HAI I CRICETI AL POSTO DEI NEURONI?”.

“Il quadro è rotto... Il professore mi boccia... Mamma mi uccide... Papà mi trapassa... Mi seppelliscono... Mi riprendono... Mi clonano e infine squartano tutti i miei cloni come quel gatto ha fatto con quella tela” decretò una ragazza sull'orlo di una crisi di pianto scuotendo uno dei due taciturni.

“Dai, non è poi tanto grave, un po' di scotch qui, qualche pennellata la, e...”. disse la padrona del gatto per giustificarsi.

“E siamo rovinatiii!” piagnucolò una ragazza.

All'improvviso il pavimento, iniziò a tremare violentemente, tanto che i ragazzi furono costretti ad aggrapparsi l'uno all'altro.

“Pure il terremoto!” urlò in crisi una biondina.

“Ma che cazz....”.

In quel preciso istante un rumore assordante, trapanò le orecchie dei giovani i quali furono risucchiati in una voragine che si richiuse subito dopo avere inghiottito anche la palla di pelo.

 

****

Grecia, 1852

 

Era una giornata come tutte le altre al Santuario, nessuna anima viva si aggirava sotto l'afoso caldo della Grecia, tutto procedeva in assoluta tranquillità. I cavalieri d'oro si stavano allenando come era loro solito. Da un po' di tempo non succedeva niente e se questo da un lato era una cosa positiva perché significava periodo di pace, dall'altra non potendo fare ciò per cui erano nati facevano fatica ad abituarsi ai ritmi dell'ozio.

In lontananza si sentivano solo le urla dei nuovi cavalieri, sottoposti a estenuanti allenamenti e il cinguettio degli uccellini. La vista di quei bambini che invece di giocare come era lecito fare alla loro età erano impegnati in allenamenti quasi sempre pericolosi che li avrebbero portati a diventare i futuri cavalieri di Atena era sempre stato motivo di tristezza per l'animo di coloro che ormai erano già giunti al loro traguardo. Loro sapevano cosa quella vita comportava, le rinunce, i sacrifici, il dolore..

Tutto era però fatto in virtù di una delle cause più nobili del mondo e questo bastava a credere fermamente in quella scelta di vita.

L'attenzione dei cavalieri d'oro fu attirata improvvisamente verso l'alto da una forza sconosciuta dalla natura incerta e da un rumore assordante che costrinse molti di loro a parare le orecchie. Dal cielo che pian piano iniziò a dilaniarsi, si crearono diversi squarci. Da queste crepe i cavalieri e la dea Atena, che li aveva appena raggiunti videro precipitare minuscole sagome che avvicinandosi sempre più al terreno scoprirono essere giovani umani. Atena istintivamente creò un campo magnetico frenando la violenta caduta ed evitando l'impatto che avrebbero avuto con il terreno.

[…]

 

Quando uno di loro aprì gli occhi, si ritrovò circondato dall'oro e fissato da tredici paia di occhi sbigottiti e curiosi.

“Ehm... Salve?”.


 

 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Chapter 2

 

Il ragazzo dagli occhi color ambra che aveva rivolto il saluto ai presenti nell'arena poco prima, si drizzò in piedi ancora stordito per la caduta e per la situazione surreale che lo circondava. Tanti uomini rivestiti da un'armatura d'oro lo guardavano nello stesso modo in cui si guarderebbe un alieno che balla la salsa. Facevano da scudo ad una ragazza con i capelli color lilla. Il ragazzo constatò che era un colore alquanto strano per una chioma. Poi lanciò un occhiata alle sue spalle in modo furtivo, cercando di capire se fosse solo o meno. Scorgendo poi tutti i suoi compagni di gruppo confusi tanto quanto lui alzarsi chi con più fatica chi meno, tirò un sospirò di sollievo. Gli occhi sbigottiti dei cavalieri e della dea erano puntati insistentemente su di loro, ora però erano ricambiati da altrettante paia di occhi, tutti in cerca sicuramente di risposte. Ma dalle facce perplesse dei presenti si capì che queste ultime non sarebbero arrivate.

“Da dove venite forestieri?” disse il grande Mur, custode della prima casa.

“Forestieri noi? Ma vi siete visti?” sbottò una delle ragazze infastidita.

“Disse la fanciulla dai sinuosi capelli bianchi e rosa!” sbeffeggiò uno alla stessa ragazza con la quale aveva intrattenuto la discussione sul quadro poco prima.

“Senti coso, intanto ti calmi. Per quanto non mi interessi fartelo sapere, mi chiamo Megan, non fanciulla dai capelli bianchi e rosa e tra l'altro il colore dei miei capelli, non è affar tuo, sbrodolino dolce cuore!”.

“Sbrodolino dolce cuore ci chiamerai l'orsacchiotto di tua sorella, io mi chiamo Cameron!”.

“Teste di cazzo smettetela! Siamo in presenza di estranei!” sentenziò una ragazza dai lunghi capelli biondo miele.

“A conti fatti, anche noi siamo perfetti estranei. Piacere, mi chiamo Bryan James, primogenito della famiglia James, a capo della rinomata azienda James&Co., produttrice di elettrodomestici e...”.

“Eeee noncenefreganiente... Io invece sono Ally Adams, secondogenita della famiglia Adams, figlia del pizzaiolo Gordon Adams il quale gestisce la pizzeria dietro l'angolo e sta a capo della mia vita e mi scioglie nell'acido muriatico se non torno a casa entro le otto” scimmiottò la padrona del gatto combina guai.

I cavalieri guardavano allibiti la scena, non tanto per i battibecchi nati ma per il modo naturale con cui quegli strani individui li stavano bellamente ignorando. Intervenne a quel punto Lady Isabel, reincarnazione della dea Atena, per riportare un po' d'ordine e sedare gli animi un po' troppo accesi. Se fossero stati nemici li avrebbero già attaccati, se fossero stati nemici alle prime armi comunque non si sarebbero presentati inscenando un tale teatrino. Per quanto i loro abiti fossero strani quei giovani risultavano essere inoffensivi. Adesso restava capire chi fossero, da dove venissero, perché fossero al Santuario ma sopratutto perché il cielo si fosse squarciato, catapultandoli lì. Lady Isabel però doveva ammetterlo, il modo in cui i suoi cavalieri osservavano le nuove arrivate la infastidiva altamente. Lei era certamente molto più bella di quelle provincialotte venute da chissà dove. Ora però proprio perché era dinanzi ai suoi protettori doveva dare di sé l'immagine della ragazza matura e quindi si decise a tossire per richiamare l'attenzione e appena la ottenne, cercò di far luce su quanto accaduto.

“Vi do il benvenuto al Santuario della Dea Atena, potrei chiedervi che cosa vi porta qui?”chiese la donna. Donna per modo di dire, in realtà dimostrava si e no quindici anni. I ragazzi si guardarono tra loro con grandi punti interrogativi stampati sul viso.

“Ehm... Che cosa ci porta qui?” chiese a sua volta una ragazza guardando i compagni.

“Somma Atena con mio grande rammarico devo comunicarle che non sappiamo rispondere alla vostra domanda in quanto anche noi siamo all'oscuro dell'arcano motivo per il quale siamo finiti nel vostro onorato e divino tempio.” spiegò Bryan.

“Ma come cavolo parla questo!?” sussurrò la stessa bionda che prima aveva ripreso i due litiganti all'orecchio di una ragazza dai dolci occhi blu che a sua volta fece spallucce e trattenne un risolino. Entrambe furono fulminate da un'occhiataccia rivoltagli dal cavaliere d'oro a loro più vicino.

La Dea ascoltò attentamente le parole del giovane delusa per non aver ottenuto risposte ma compiaciuta del rispetto che quest'ultimo aveva saputo portarle.

Una luce, che accecante era dire davvero poco, si diffuse per tutta l'arena e oltre facendo invidia al forte sole della Grecia stessa. Una figura imponente troneggiò al centro di quest'ultima, avvolta da saette di diversi colori. La Dea, come in trance, si abbassò sulle proprie ginocchia bruscamente flettendosi in segno di riverenza. I cavalieri immensamente stupiti da tale presenza, uno alla volta ripeterono il gesto della loro Dea.

“Oh mio Divino Padre, cosa vi porta qui?” chiese un'ammansita Atena.

Il gruppo di giovani non riusciva a capire cosa stesse succedendo, l'uomo comparso aveva una figura maestosa e nonostante avesse sicuramente una veneranda età, era di una bellezza prorompente. Quella che diceva essere la Dea Atena, lo aveva chiamato divino Padre e se la memoria non ingannava le loro menti, il padre di Atena era..

“Zeus!?” una dei giovani diede voce ai suoi pensieri. Tutti i presenti guardarono la ragazza dai lunghi capelli castani, chi con sguardo omicida per essersi rivolta con tale sfrontatezza al Dio di tutti gli Dei, chi sbalordito dalla temerarietà, chi con interesse.

Una risata tuonò forte zittendo i mormorii che si erano venuti a creare. “Mia cara April, la tua schiettezza giova al mio umore! Sono alquanto stanco di essere riverito da uomini e Dei che altro non fanno che temermi”. Poi susseguì un'altra fragorosa risata. La giovane arrossì capendo di essere oggetto di attenzione di tutti i presenti.

“Mio Divino Padre ma cosa dite, io non vi temo” esclamò Atena anche se, a modesto parere di April, mostrava tutt'altro.

“Atena, tu che sei nata da un mio orecchio, credi davvero che il tuo creatore non sappia quale sia la vera natura delle tue parole” chiese Zeus in un tono tra il rimprovero e il compiaciuto.

La Dea preferì zittirsi. “Sommo Padre, cosa vi porta qui?” ripeté nuovamente non avendo ottenuto una precedente risposta. “Sa per caso cosa porta questi stranieri qui da me?” continuò.

“Certo che lo so!” tuonò il vocione di Zeus. Con queste parole il Dio attirò la più sincera attenzione dei giovani londinesi, desiderosi di scoprire cosa fosse loro accaduto e perché si trovassero in tale surreale situazione.

“Gli astri sono in agitazione, la morale degli uomini si sta incrinando, la natura si ribella così come l'universo, i segni zodiacali iniziano a divenire indomabili, gli elementi sui quali viene a costituirsi il mondo intero e la vita iniziano a confondersi tra loro facendo scontrare le loro potenze. Il sottile equilibrio che regolava il presente, il passato e il futuro si sta spezzando sempre più. Io sommo e unico Padre degli Dei, nell'alto della mia potenza riesco a rendermi conto di ciò che sta succedendo ma il tutto si sta svolgendo nel più totale silenzio”. “Che significa tutto questo Padre mio?”. “Qualcuno sta tramando nell'ombra...”. “Ehm... Scusi la maleducazione, non era mia intenzione interromperla ma noi in tutto questo... Che ACCIDENTI centriamo?!” sbottò un ragazzo perdendo la calma. “Stai tranquillo Cole, ogni cosa a suo tempo e ogni tempo è determinato dallo scorrere di eventi”. “Ergo? Che cosa significa?” chiese confuso un altro giovane. “Su Mark, la calma, la pazienza e la virtù ti aiuteranno a capire”. “Niente da fare, ne possiedi zero su tre. Mi dispiace, ritenta un'altra volta, sarai più fortunato” disse una ragazza dando una pacca sulla spalla del ragazzo. Zeus tuonò in una risata, facendo sobbalzare un distratto Mark.

“Padre, a questo punto, qual'è la miglior cosa da fare? Indirizzami verso la via da intraprendere” chiese in tono supplichevole Lady Isabel. “Io un'idea ce l'avrei, è qualcosa che mi frulla per la testa da quando ho predetto l'arrivo di questi baldi giovanotti” disse la divinità. “Predici il futuro? Woaah! Riuscirò a convincere mia zia a comprarmi la macchina? Dimmi di si, ti prego! Ne ho assoluto bisogno, è difficile rimorchiare senza un'auto”. “Cameron il tuo destino è già scritto, qualcosa di inaspettato ti piomberà tra le braccia!”. “Cioè aspetta, prendere una macchina in braccio non è tra le cose più facili di questo mondo”. “Ahahahah ragazzi miei, porterete gioia in questo Santuario”. I ragazzi e i cavalieri si scambiarono tra di loro sguardi confusi, non capendo cosa volesse intendere la divinità. “Non guardatevi così, da oggi in poi, farete compagnia a questi soldatini d'oro, le loro case sono troppo silenziose, noi divinità non ci divertiamo da un bel po' di tempo”. Dei dodici cavalieri, uno dai lunghi capelli biondi avanzò chiedendo spiegazioni. “Non c'è da dire molto caro il mio Shaka, uno spazio dimensionale si è aperto ma purtroppo non è accessibile a nessuna divinità, neanche a me e questo mi preoccupa, non poco. Ogni volta che cerco di avervi accesso vengo respinto con una tale forza che se fossi un semplice uomo il mio corpo diventerebbe cenere. La situazione pur tuttavia è questa, i ragazzi non possono tornare nel futuro finché non si troverà una spiegazione e una risoluzione al problema. Intanto verranno ospitati da voi. Cavalieri, secondo un mio ordine li addestrerete fisicamente facendoli diventare forti, mentalmente facendo loro acquisire l'arte del giudizio e giusto mezzo e spiritualmente per leggere il loro animo. Una forza oscura sta crescendo e si sta facendo temere in tutto l'Olimpo, non è un caso se proprio voi siete giunti qui miei giovani predestinati ma ovviamente tempo al tempo” concluse il discorso Zeus rivolgendosi ai ragazzi. “E se ci rifiutassimo?” chiese Cole preoccupato. “Non puoi, il tuo percorso è questo e poi caro Cole non dirmi che vuoi dormire sotto un tetto di stelle” disse divertito il dio. “Detto ciò, ad ogni cavaliere corrisponderà un ragazzo. Volontari?” chiese. Non giunse nessuna risposta anzi solo un borbottio proveniente dalle labbra di un contrariato Death Mask. Sul viso di Zeus si fece largo un sorriso malizioso. “A questo punto, la scelta tocca a me. Mur di Aries sarai lieto di ospitare una mente intelligente come quella di Bryan, giudizioso com'è sono sicuro che andrete d'accordo e ti sarà di grande aiuto nelle ricerche che porteranno luce su questo mistero. Mio buon Aldebaran di Taurus sono sicuro che la presenza vivace del giovane Cole non farà altro che giovare alla tua salute, niente in contrario vero Cole?”. “Cioè... Si.... Forse.... No signore” rispose sconsolato. “Saga e Kanon di Gemini la compagnia della dolce Summer allevierà i dolori del vostro passato e saprà come dissipare i vostri tormentati animi”. I due gemelli scrutarono la ragazza mettendola in soggezione e facendola arrossire. “Death Mask di Cancer, a te toccherà l'intraprendente e sfacciata Daisy, mi raccomando, trattala bene”. Il cavaliere del Cancro fulminò la ragazza, la quale capì che non sarebbe finita lì. “Ioria di Leo, sono convinto che April ti sorprenderà, le molte facce della stessa medaglia che la caratterizzano saranno di grande aiuto nel cammino da voi imboccato. Shaka di Virgo, per te c'è un pacchetto completo, il destino ti ha riservato Ally e Pallino, vorrei dirti che il tuo animo resterà intatto e pacato come sempre ti ha contraddistinto dagli altri, ma... mi dispiace, ti sono vicino ”. “Condoglianze vivissime per quel gatto e adesso che ci penso anche per la ragazza” disse Mark venendo fulminato sia dalla ragazza che dal gatto. “Dohko di Libra insegnerai molto al taciturno Michael. Milo di Scorpio purtroppo per te, non ci sarà una compagnia del gentil sesso ma solo Mark”. Milo guardò Mark deluso. “Mi ritengo offeso. Anche se non sono una ragazza, sono comunque di ottima compagnia, non fraintendermi ovviamente, è vero che sono sexy ma purtroppo per te, mi piacciono le donne” borbottò Mark. Milo fece una faccia schifata. “Micene di Saggittar, la ribelle Megan terrà occupate le tue giornate. Shura di Capricorn, la piccola Chloe non ti recherà nessun fastidio. Camus di Acquarius inizia a dare una coperta al povero Cameron che dovrà abituarsi al glaciale freddo della Siberia”. “What?! Glaciale freddo della Siberia? Ma stiamo scherzando, ho la pelle delicata e la salute cagionevole” gridò uno spaventato Cameron. L'ultimo ragazzo appena notò l'ultimo cavaliere iniziò ad indietreggiare, la sua figura lo destabilizzava. “Dici che è un maschio o una femmina?” sussurrò Ally a Megan. “Ma che ne so, se è una femmina, è più femmina di noi sei messe insieme”. “Aphrodite di Pisces è inutile dire che il giovane Ian è toccato a te e qualcosa mi dice che tu non hai nulla in contrario”. “Lui no, ma io si” disse continuando ad indietreggiare il taciturno sotto gli sguardi impietositi di tutti. “Tranquillo mio caro, con me starai benissimo” civettò un sorridente Aphrodite facendo rabbrividire Ian. Dopo aver formato le coppie, uno Zeus alquanto divertito si dileguò salutando tutti con una fragorosa risata. “Mi raccomando figliola, detta le leggi che avrei istituito io e sopratutto proteggili”.

“Bene, avete sentito cosa ha detto il Sommo Padre. Miei valorosi guerrieri, da oggi, sulle vostre spalle una nuova responsabilità peserà ma sono sicura che saprete affrontarla come avete sempre fatto. Gli allenamenti si svolgeranno dove voi riterrete più opportuno. Inizieranno alle prime luci dell'alba e termineranno al calar del tramonto”. “Scusi, cosa vuole intendere con le prime luci dell'alba?” chiese Mark. “Quello che ho detto”. April fece il verso a Lady Isabel e sul viso di Megan comparve una smorfia contrariata.

“LE SEI DEL MATTINO? MA STIAMO DANDO DI MATTO? LA MIA SVEGLIA SUONA ALLE DIECI COME MINIMO!” urlò all'aria Daisy alzando le braccia al cielo. “Senti pustola, TACI!” urlò a sua volta Death Mask alla sua 'protetta'. “Granchietto vedi di non rompere i maroni! Già ho le palle piene di questo posto!” urlò di rimando la bionda. Sul volto di Death Mask comparve uno sguardo assassino. “Pustola! Ti ammazzo. Ti ammazzo! Non ti voglio. Ti odio. Ti disintegro. Scarto umano. Spina nel culo. Di te non rimarrà neanche un putrido osso. Il tuo cranio entrerà nella mia collezione. Il colore acceso dei tuoi capelli mi disturba. Finirai all'inferno per mano mia!! E ora inizia a correre perchè se ti prendo ti anniento. Per te l'allenamento inizia ORA!” imprecò Death Mask.

“O miseriaccia!” urlò Daisy iniziando a correre a più non posso, seguita da un cavaliere omicida.

“Sbaglio o ha detto collezione di crani?” chiese tranquillamente Chloe. Sul viso di ognuno si formò l'urlo di Munch. “Dici che domani la rivedremo?” chiese Cameron. “Non credo” rispose Megan.

“Che uomo.... Affascinante!” sospirò April.

 

Angolo Autrici ♥


BuonSalveeeee! Avete letto bene, angolo autricI, perché questa storia sarà scritta a quattro mani. Io e Kotomy (si, di nuovo noi due xD), ci impegneremo al massimo per farvi divertire, sognare e vivere insieme ai nostri OC ;)

Se avete tempo passate a leggere un'altra nostra creazione, si chiama “Written in our Destiny”, anche quella frutto di menti malate come le nostre xD

Ok, ora ci dileguiamo prima di finire a fare pubblicità. Bye Byeeee ♥

 

Questi sono gli OC:

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Chapter 3

 

 

I cavalieri di Atena in religioso silenzio conducevano i giovani ragazzi nelle future abitazioni. Durante il tragitto verso la prima casa, quella dell'ariete, regnava il silenzio tra i due gruppi di epoche tanto diverse. Un forte vento era calato e scompigliava insistentemente i capelli di tutti. I ragazzi parlottavano tra loro esprimendo i loro pensieri, le loro preoccupazioni. I loro stati d'animo non erano sicuramente dei migliori, tante erano le domande alle quali non c'erano risposte e questo non faceva altro che destabilizzare dei già tanto provati ragazzi. Nessuno di loro quella mattina avrebbe mai pensato di imbattersi in una situazione così strana e surreale, sembrava un sogno, un lungo sogno vivido dal quale prima o poi avrebbero dovuto svegliarsi e chissà, forse era davvero così. Ally si era fermata pochi scalini più in basso per contemplare la natura circostante al Santuario, quel posto così antico ma allo stesso tempo così affascinante la incuriosiva parecchio. Mentre tutti gli altri erano preoccupati per le loro sorti e pensavano più ai mille lati negativi della faccenda, lei era stranamente felice di dover abitare in quei templi, non sapeva perché, forse si era solo lasciata trasportare dalla contentezza di Pallino che gironzolava felice annusando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro o forse quella sensazione che sentiva partire dal petto le faceva credere che restare lì era la cosa più giusta da fare .Mentre osservava meravigliata le mura che circondavano il Santuario, a loro volta circondate dalla natura, vide Pallino saltare su una di queste e gli sorrise. Quel gatto era tutta la sua vita, glielo aveva regalato la madre poco prima di lasciarla per intraprendere la sua carriera da redattrice in America. Per quanto avesse tanti, ma davvero tanti fratelli, lui era l'unico a non farla sentire mai sola. La palla di pelo però rispose al suo sorriso guardandola con aria innocente, muovendo la coda di qua e di la freneticamente. La cosa non le piacque per niente, sapeva che quello sguardo voleva dire solo una cosa: guai.

“GATTO DI MERDAAA!” urlò Mark in preda alle crisi isteriche. Ally prese in braccio il micio e lo appallottolò tra le sue braccia per nasconderlo dalla rabbia del rosso. “Ally!”.

La ragazza si drizzò e guardò in volto il ragazzo poi qualcosa catturò la sua attenzione, lo vide massaggiarsi il braccio e avvicinandosi a lui delicatamente gli scostò la mano accorgendosi del graffio che stava diventando sempre più rosso. “Oddio! Scusa! Ti giuro che non accadrà più!” disse la ragazza lasciando la mano del ragazzo ancora nella sua e frugando nella sua borsa in cerca delle salviette per il povero braccio offeso del ragazzo. “Lo spero, il tuo gatto è un guaio!” rispose indignato.

Nel contempo erano arrivati alla prima casa e Mur richiamò Bryan all'attenzione. Il loro tragitto era giunto al termine, il cavaliere dopo aver fatto entrare il ragazzo diede agli altri il permesso di passare alle scalinate successive. “Perchè Mur ci ha dato il permesso per passare?” chiese April a Ioria. “Qui al Santuario vige la regola in base alla quale per poter passare alla casa successiva bisogna avere il permesso del custode della casa precedente” spiegò. “Ah, capisco”.

I ragazzi salutarono il biondo non prima che Cole gli avesse sussurrato qualcosa allo orecchio, accorto a non farsi vedere da nessun cavaliere. Subito dopo ripresero la scalinata arrivando alla casa di Aldebaran del Toro, Cole e Cameron si scambiarono uno sguardo d'intesa prima di salutarsi.

Le occhiatine e i sussurri si ripeterono di casa in casa e Cameron prima di entrare in casa,sfinito dalle tante scale fatte per raggiungerla, informò Ian lasciandolo poi al suo crudele destino.

“Iaaan! Susu!” disse Aphrodite circondando le spalle del giovane che rabbrividì al solo tocco. Il ragazzo si scostò bruscamente e precedette il maestro nella salita arrivando per primo al tempio.

 

****

I Casa

 

Il cavaliere dell'Ariete iniziò a mostrare tutta la casa facendo sentire immediatamente Bryan a suo agio. “Mi scuso già da ora ma dovrò assentarmi per un po'. Atena ha convocato un Synaigen”.

“Synaigen?”chiese Bryan confuso. “Si, è una seduta speciale che vede coinvolti tutti i cavalieri nella quale Atena ci informa su qualcosa, probabilmente l'argomento del giorno sarete voi. Comunque questa ora è anche casa tua, sentiti libero di fare ciò che più ti è consono”. “Grazie cavaliere dell'ariete”. “Mur basta” disse il cavaliere sorridendo. “Grazie Mur” sorridendogli di rimando.

 

II Casa

 

Cole entrò nella casa guardandosi intorno meravigliato. La cosa che più lo colpì fu l'enorme cucina. Era grande quanto la sua casa di Londra. Lì, posto su uno dei più alti scaffali, notò quello che avrebbe fatto al caso suo...

“Senti... Camera mia dov'è? Dovrei fare una telefonata” disse Cole.

“Telefonata? Cos'è una telefonata?”chiese l'omone. “No seriamente, non sai cos'è una telefonata? Telefono, linea, smartphone?... Ah giusto, siamo nella preistoria” disse sospirando. “Dovreste aggiornarvi un po', non sai che figata è Internet” continuò. “Internet?” chiese ancora più confuso Aldebaran. “Piattaforme web, YouTube, social netw... Si ok, lasciamo perdere. Camera mia?”. Il cavaliere con un dito indicò un corridoio alla fine del quale c'era una porta e il ragazzo si incamminò.

 

III Casa

 

Summer se ne stava in silenzio sull'uscio della porta, aspettando il consenso da uno dei due cavalieri di Gemini per entrare. “Guarda che non mordiamo!” sbottò Saga. Summer sobbalzò per il tono brusco con il quale il cavaliere le si era rivolto ed entrò a piccoli passi cercando di fare il meno rumore possibile. “Quella è la tua stanza. Se hai bisogno di qualcosa, procuratela da sola, da oggi vivi qui quindi impara a fare tutto da te” disse acidamente l'altro gemello.

La ragazza demoralizzata dai modi che avevano assunto nei suoi confronti corse nella sua stanza non desiderando altro che scappare da quegli occhi che la guardavano con disprezzo e sufficienza.

 

 

 

IV Casa

 

Daisy era arrivata sull'uscio della casa di Cancer ansimante e ormai troppo stanca a causa della corsa intrapresa con Death Mask. Poggiò le mani sulle ginocchia per riprendersi e subito dopo aprì gli occhi. Quasi svenne alla vista della casa di Cancer. I pavimenti, le pareti e i soffitti erano la cosa più spaventosa che avesse visto in vita sua. La ragazza fece inconsapevolmente un passo in avanti inciampando su ciò che rendeva tali superfici irregolari e trovandosi faccia a faccia con un teschio. Dalle sue labbra uscì un gemito di paura. Il cavaliere ancora intento ad imprecare contro di lei entrò in casa e non accorgendosi della giovane, inciampò sul suo corpo, ritrovandosi su quest'ultima sentendola tremare.

 

V Casa

 

Quando il cavaliere di Leo entrò nel suo tempio si ritrovò dinnanzi Marin, sua compagna ormai da molti anni che non appena vide la nuova arrivata, fulminò Ioria.
“Posso spiegare. Non è come credi. È una storia lunga ma sopratutto divertente!”. “Immagino” rispose la donna spazientita battendo ritmicamente un piede a terra. April che aveva assistito allo scambio di occhiate omicida da parte di lei, ricambiate con quelle remissive di lui, si schiarì la voce e prese parola. “Posso confermare le parole del tuo ragazzo, presumo. Non sono qui per rubartelo, ma semplicemente perché Zeus mi ci ha costretta”. “Zeus?” chiese Marin sorpresa. April avvicinandosi e circondandole le spalle iniziò il suo racconto.“Oh si, cara. Adesso ti spiego. È accaduto tutto...”

 

VI Casa

 

“Ohi! Ohi! Ohi! Dove lo sistemo il gatto? Posso lasciarlo in casa? Non ti reca fastidio? Sei allergico? Può dormire con me? Non ti dispiace se gli do da mangiare? Hai il cibo per gatti? Perché hai sempre gli occhi chiusi? Mi potresti rispondere?”. Shaka fece accomodare la ragazza con la telecinesi.

“Woah! Ma come ci sei riuscito? Puoi insegnarmelo? Ti prego! Sarò un ottima allieva! Ti giuro che non ti darò fastidio! Non ti assillerò! Non ti importunerò! Non ti distrarrò dalla tua posizione! A proposito, fai yoga? Io ci ho provato una volta, ma mi sono ritrovata con la schiena bloccata e quindi ho capito che non è la disciplina adatta a me. Non me lo farai fare vero? Non voglio avere di nuovo il colpo della strega, non sai cosa significa stare bloccate per un settimana, o forse si? Ma perché non mi rispondi?” chiese Ally. “Se mi avresti dato il tempo, forse avrei risposto a tutte le tue domande” disse il cavaliere calmo. “Ma allora sai parlare! Si, scusa, hai ragione. Molte persone mi dicono che quando inizio a parlare è difficile che la smetta, ma posso assicurarti che però sono un'ottima coinquilina e...”. La bocca di Ally fu tappata dalla mano di Shaka che gli indicò la sua stanza.

 

 

VII Casa

 

Il cavaliere della Libra trovava interessante il ragazzo che aveva alle spalle, era silenzioso, riservato ma era sicuro che dietro quella maschera di fredda compostezza ci fosse tutt'altro. Doveva solo riuscire a esternare i sentimenti che sicuramente era capace di provare ed era quello che Dohko voleva insegnargli.

Lo condusse dinanzi alla sua stanza, il ragazzo entrò senza neanche degnarlo di uno sguardo, come se lui non ci fosse. Appena la porta si richiuse, il cavaliere sentì Michael imprecare. Dohko aveva capito che l'ultima cosa che avrebbe voluto il giovane era rimanere bloccato in un epoca sconosciuta e lo comprendeva. La convivenza non sarebbe stata per niente facile ma il cavaliere si promise di mettercela tutta per migliorare il carattere del suo ospite.

 

VIII Casa

 

“Mettiamo in chiaro alcune cosette. Se hai paura dei tuoni, non venire a cercarmi, non ho posto nel mio letto o meglio c'è ma non per te!”. “Non ci verrei neanche se tu fossi l'ultimo essere vivente sulla faccia della Terra!” replicò Mark schifato. Mentre Milo parlava, il nuovo arrivato iniziò ad osservare la sua futura casa e dovette ammettere che nonostante alcune mutande sparse qui e la, non era per niente male. Spazio a sufficienza anche per giocare una partita di calcio, la cucina ben attrezzata e il panorama su tutto il Santuario.

“Seconda cosa, la biancheria intima separata dalla mia”. “Non ho nessuna malattia tranquillo e comunque di solito io la biancheria la metto in lavatrice non a fare arredamento” borbottò il rosso infastidito. Il suo 'maestro' era divertente, sapeva che avrebbero instaurato un bel rapporto di amicizia ma per adesso era meglio mantenere le distanze, lui non si fidava.

“Terza cosa, ci saranno dei turni per il bagno, proprio per evitare incontri spiacevoli”. “Su questo sono d'accordo. Vederti nudo non è la mia massima aspirazione, fosse stata quella bonazza della vostra dea allora ci avrei fatto un pensierino”. Al ragazzo arrivò un pugno in testa. “Non ci pensare neanche, la dea non si tocca”. “Ok, stai calmo! Non ho mica detto che devo farmela!” sbottò il rosso massaggiandosi la testa.

In fin dei conti sarebbe stata una convivenza divertente....

 

IX Casa

 

“Dov'è camera mia?” sbottò la ragazza. “In fondo a destra”.

Micene aveva compreso che la sua futura allieva non sarebbe stata per niente facile da domare, solo per il semplice fatto che lo fulminava continuamente per ogni cosa che faceva.

La ragazza si mise una ciocca bianca dietro l'orecchio e si incamminò.

“Megan, se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiederlo. Fai come se fossi a casa tua. Sentiti libera di fare quello che vuoi”. “Sono indipendente. Non ho bisogno del tuo aiuto” rispose senza neanche guardarlo. “Anzi, dato che ci sei, dimmi dov'è il bagno, ho bisogno di rinfrescarmi le idee per essere al pieno delle mie forze stasera”. “Per stasera?” chiese confuso Micene. “Saranno pur cazzi miei no? Il fatto che viviamo insieme non significa che tu debba intrometterti nella mia vita privata” disse la ragazza infastidita. “Il bagno è nel secondo corridoio a destra”.

La ragazza se ne andò senza neanche ringraziarlo.

 

X Casa

 

Shura guardò la piccola ragazza guardarsi intorno.

“Con permesso io andrei in camera mia” disse Chloe.

Il cavaliere di Capricorn non le rispose, anzi la guardò solo intraprendere il corridoio che le aveva indicato per arrivare alla sua camera e chiudersi la porta alle spalle.

 

XI Casa

 

“Minchia in sta casa c'è un freddo boia!” disse Cameron starnutendo e battendo i denti come un forsennato.

“Facci l'abitudine”. Fu la risposta secca del padrone dello 0 assoluto.

“Mai pensato di comprare una stufetta?” chiese il ragazzo sfregando le mani sulle braccia per farsi calore. Il cavaliere lo guardò confuso e subito dopo lo ignorò bellamente. “No seriamente, se continui così, non avrai mai ospiti a casa tua! Dovresti riscaldarla un po' e renderla più accogliente”.

Non ci fu nessuna risposta. “Mi stai per caso ignorando? Se lo stai facendo dimmelo, così evito di sprecare parole, non è divertente se una persona ti ignora così” disse offeso Cameron. “Smettila di parlare. Mi stai innervosendo”. “Mamma mia, come sei suscettibile” disse il ragazzo.

“Senti coso, trovati camera tua e lasciami in pace. Dovrai rivolgermi la parola solo negli allenamenti anzi neanche in quelli”. Cameron fece un smorfia al cavaliere e si diresse verso la sua camera, pronto a chiamare sua mamma per raccontarle tutto.

 

XII Casa

 

“Iaaan! Camera tua è da questa parteee” disse Aphrodite prendendo per la mano il ragazzo.

“Se hai paura di qualcosa, vieni pure da me, saprò come fartela passare”.

Ian inghiottì rumorosamente e si catapultò letteralmente nella sua stanza barricandosi dentro.

“Iaaan ma perché fai così?” chiese Aphrodite amareggiato.

“Lasciami in pace! Sono etero!” disse Ian pronunciando la sua ultima frase.

 

****

 

I cavalieri erano già al Synaigen e i ragazzi si erano riuniti nella casa di Sagittar, gentilmente offerta da Megan, pronti per mettere in atto la malsana idea di Cole e Cameron.

“Come facciamo ad amplificare il suono? Non abbiamo casse e qui nella preistoria dubito sappiano della loro esistenza” chiese April spostandosi nervosamente da un piede all'altro. “Gli Iphone sono ormai scarichi e tra l'altro non hanno una potenza sonora tanto forte” constatò Daisy guardando sconsolata il suo cellulare morente. “Potremmo utilizzare il mio Mac portatile e collegarlo tramite cavetto USB al cellulare con la batteria più elevata, spegnendo tutti gli altri in modo tale da conservare la carica di ognuno di loro per quando si scaricherà quello che staremo utilizzando” disse Chloe che se ne stava silenziosamente in un angolo. Tutti la guardarono meravigliati. “Fammi capire, tu nella borsa per andare al museo ti sei portata tutta quella roba?” esclamò Mark molto felice per la notizia ma anche sorpreso che una piccoletta come lei se ne intendesse di tecnologia. “Mio padre è un imprenditore nel campo tecnologico. Fin da bambina sono stata abituata a vivere con essa e capirla. Ora senza mi sento persa” . “Immagino ora tu come possa sentirti, in questo barbaro posto non c'è linea telefonica, né connessione dati, né qualsiasi oggetto si avvicini minimamente alla tecnologia!” sbottò Megan. “Basta chiacchiere, Chloe all'opera!” disse Cole.

La ragazza collegò tutto il necessario e Cameron diede il via alla festa.

In poco tempo una musica assordante prese il posto del silenzio religioso che regnava al Santuario.

Bryan era stato fin dall'inizio contrario alla festa affermando che sarebbe stata un'idea sbagliata, prima di tutto perché avrebbero violato un luogo sacro e poi per altre motivazioni alquanto veritiere ma che i suoi compagni avevano preferito ignorare bellamente. La festa stava procedendo bene, tutti si stavano divertendo tra balli, scherzi e battutine e fu anche l'occasione per conoscersi in modo civile, senza litigi, quadri, cadute da altitudini che avrebbero fatto invidia a paracadutisti professionisti, cavalieri e divinità. Nessuno si era ancora sentito male ma era ormai risaputo che questo poteva essere detto ancora per poco. Summer e Daisy erano stese sulle scale ubriache fradice, cantando a squarciagola, la causa di tutto ciò era tenuta maldestramente tra le loro mani. Delle bottiglie di liquore che Cole aveva sottratto astutamente ad Aldebaran . Bryan invece rideva come un deficiente salendo e scendendo le scale di corsa in equilibrio precario. Cole, Mark e Cameron artefici del comportamento di Bryan se la ridevano di gusto per il risultato ottenuto, non avrebbero mai immaginato che Bryan fosse tanto intelligente quanto ingenuo. Gli avevano porto un bicchierino e lui lo aveva accettato senza se' e senza ma, non preoccupandosi neanche di constatare che cosa stesse effettivamente bevendo. Mentre il trio continuava a ridere, dentro la casa, Michael e Ian stavano intrattenendo una conversazione. “Ehi voi due! Venite a ballare?!” urlò April per sovrastare la musica. “NO.” replicarono in coro i due senza troppi giri di parole.

“OK! Come volete voi musoni!” disse la ragazza facendo spallucce e andandosene. “Pallino dove sei? Lo sai che non devi toccare niente!” urlò Ally piegata ad angolo retto con la testa sotto un tavolo. Possibile che ogni volta quel gatto sparisse? Era come se lo facesse apposta. La ragazza uscì dalla casa correndo, pensando già, alle possibili scuse da avanzare in caso di danni da parte del gatto. Senza neanche guardare dove mettesse i piedi, urtò Mark che grazie ai suoi buoni riflessi, non ruzzolò dalle scale. “Ma si può sapere perché tu e il tuo gatto ce l'avete con me?” chiese spazientito il giovane. “Non l'ho fatta apposta, sto cercando Pallino, non lo trovo da nessuna parte. Ho paura che si sia cacciato nei guai” disse preoccupata Ally. “Non mi risulta difficile crederlo, quel gatto attrae i guai come le calamite attraggono il ferro” sghignazzò il rosso. “Senti Mark, non sei divertente. Se a quel gatto succede qualcosa....”. La ragazza non terminò la frase che una palla di pelo iniziò a strusciarsi contro le sue gambe emettendo delle fusa. “Pallino!” urlò prendendo in braccio il micio. “Adesso che l'hai ritrovato, che ne dici di svagarti un po'?”. Ally guardò confusa Mark e quando quest'ultimo le fece un occhiolino, lei annuì sorridendo. “Brava, posa la palla di pelo e goditi la serata!” disse prendendole la mano e facendole fare una giravolta. La castana rise di gusto e tornò in casa a divertirsi con il giovane per la prima volta senza scannarsi.

“Pensate di rimanere tutto il tempo a guardarvi negli occhi?” chiese Megan ai due taciturni. Michael la guardò per poi spostare la sua attenzione fuori dalla finestra mentre Ian si alzò alla ricerca del bagno. “Come volete, se vi divertite così fate pure” disse la ragazza tornando in pista a scatenarsi.

“Nella vecchia fattoriaaaaaaaa!”. “Ia ia oooooh” urlò cantando e singhiozzando Summer. “C'è il mio vecchio zio utopiaaaaaa, voglio andare al mareeee!” iniziò a lamentarsi Daisy. “No. Tu non puuuooi. Non lo saaai che il mare fa venire le rugheeee...”. “Nuooooo, ma disci davverooo!?”. “Sci sci, davveeeero davveeee...” Neanche il tempo di finire la frase che Summer crollò sulle scale, iniziando a dormire profondamente. Daisy guardando l'amica fece spallucce e si accomodò al suo fianco.

“SI PUO' SAPERE CHE COSA STA ACCADENDO QUI?” urlò rosso in volto Saga. “E sopratutto.. Perché nel mio tempio?!” chiese Micene diventando sempre più paonazzo.

“Tu mi hai dato campo libero, ricordi? Hai detto testuali parole: ' Fai come se fossi a casa tua. Sentiti libera di fare quello che vuoi'” disse la ragazza con superiorità. “Questo non ti autorizzava a violare un luogo sacro. Il fatto che io abbia cercato di farti sentire a casa tua, non vuol dire che devi prenderti la mano con tutto il braccio”. “Io intendo quello che voglio intendere. La prossima volta esprimiti meglio”. “Megan! Ho accettato di farmi trattare da te come uno zerbino solo perchè pensavo tu fossi scossa a causa della situazione in cui ti ritrovi ma non avrei dovuto! A quanto pare non sai cosa vuol dire essere educata verso chi non conosci e le cose che gli appartengono, sei solo una bambina viziata!”. “Nessuno ti ha obbligato a fare da zerbino! Non attribuire la tua incapacità di farti rispettare al mio carattere! Tu sei un perfetto incapace!”. Sulla guancia di Megan si estese la macchia rossa formata dalle cinque dita di Micene e il suono dello schiaffo ammutolì tutti i presenti. Lei, sbalordita inizialmente quanto gli altri, adesso lo fissava con odio mentre Micene fissava la mano con la quale aveva appena compiuto il gesto. “Come ti permetti?! Non sei nessuno! Nessuno capito?!” disse la ragazza spintonando il cavaliere. Daisy e Summer si alzarono dalle scale e traballando si aggrapparono alle braccia di Death Mask che cercava di scrollarsele di dosso imprecando in una lingua incomprensibile. “Scemunite, cugghiune, maccarune, rugnuse picciridde!(*)”. Mentre il cavaliere si perdeva nei mille insulti da affibbiare alle povere malcapitate ,entrambe in sincrono lo zittirono imitando il gesto che aveva fatto Micene ridendo.

“Siamo nella merda!” esclamò Cole sbiancando. Ally si nascose dietro Mark stringendo le maniche della sua felpa, Pallino, quasi intuendo l'imminente pericolo, si raggomitolò dietro Ally e Cameron non sapendo dove rifugiarsi, corse dietro Pallino.

“COME AVETE OSATO SCHIAFFEGGIARMI BRUTTE SGORBI, IO CAVALIERE DI CANCER SCATENERO' LA MIA IRA SU DI VOI SENZA ALCUN REMORE! SIETE DEGLI INDISCIPLINATI DEL CAZZO, CALAMITA' NATURALI, CATASTROFI AMBULANTI, IO VI AMMAZZO! ANZI NO, NON MI SPORCHERO' LE MANI PER ESSERI TANTO INUTILI! VI PIACE FAR FESTA!? ORA VI FACCIO CONOSCERE IL LUOGO DOVE AMO DIVERTIRMI IO!”.

“Ma perchè cazzo oggi non facciamo altro che cadere nel vuoto!?” urlò Cameron in caduta libera. “Dove stiamo per spappolarci?!” gridò April cercando di afferrare la mano che gli stava offrendo Cole. “Non voglio morireee! Ho appena diciotto anniii!” strillò Ally tirando i capelli del rosso che imprecava per il dolore e per la paura. “Ally vaffanculo! Aiutooo! Lasciami i capelli idiotaaa! Quando cazzo atterriamo?! Vuoi lasciare i miei sacrosanti capelli?! Ally!” ringhiò Mark cercando di schiaffeggiare la mano della ragazza. “Vuoi atterrare?! Ma sei scemo? Se noi atterriamo, possiamo farci la cartella!” sbraitò Ian afferrando Chloe. Mentre tutti pregavano per la loro vita, Daisy e Summer se la ridevano di gusto per il nuovo gioco. “Ma hanno capito che cosa sta succedendo?” chiese Michael. “Credo di noooooo!” disse Bryan. “Meooooooww!”

Dopo solo un tonfo e un urlo ne susseguì. “E' bollenteeee! Acqua! Acqua! Acqua! Il mio culo sta evaporandooo!” urlò Cole. “Siamo atterrat...” disse Ally con una ciocca di capelli tra le mani. “Aaaaah! Ally!”. Il cielo era tetro, rosso come il sangue e nero come il carbone erano i colori dominanti di quel luogo, erano sfumati da una coltre di fumo a causa della quale si faceva fatica a respirare. Non si riusciva a capire laddove finisse il cielo e iniziasse un'immensa distesa di lava incandescente. Sospese in aria piattaforme rocciose collegate tra loro da catene nere massicce. Tutte le rocce erano spigolose e martoriate dalla lava e forse dal tempo. L'aria era soffocante. Le nubi formavano visi umani deturpati e sfigurati.

“Dove.Cazzo.Siamo.Finiti!”.

 

Angolo Autrici ♥

 

Buondì Gentah *^*

Ed ecco il terzo capitolo che speriamo vi abbia fatto divertire ;)

Lasciate qualche recensione, ne saremmo molto contente *^*

Esprimeteci le vostre osservazioni, critiche (che siano costruttive però u.u), pareri e chi più ne ha più ne metta. Ci sentiamo alla prossima, Kiss Kiss _Lillian_ e Kotomy ♥

 

Angolo Traduzioni xD

 

(*)Stupide, coglione, sceme, schifose bambine

 

Questo è il posto in cui si sono ritrovati i nostri bei baldi giovinetti:  

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


 

Chapter 4

 

La lava incandescente circondava ogni cosa e muoversi dalla piattaforma sulla quale erano caduti risultava pressoché impossibile. Per raggiungere altre postazioni, l'unico modo era quello di aggrapparsi alle massicce catene, ma questo significava restar sospesi su un mortale mare rosso fuoco. Erano arrivati in quel posto poco rassicurante ormai da tempo indeterminato, e respirare era diventato difficile. L'aria tetra e pesante si presentava sotto forma di una cappa asfissiante e il caldo era diventato insopportabile.

“Qualche idea per andarcene da qui?” disse Bryan asciugandosi la fronte madida di sudore con il dorso della mano. “A questo punto, preferivo la casa di Camus” cercò di sdrammatizzare Cameron facendosi aria con la maglia che si era appena tolto, rimanendo a petto nudo e attirando su di se' gli sguardi delle presenti. “Al posto di spogliarti e fare stupide battutine, aiuta a trovare un modo per spostarci!” sbottò Ally. “Acida! Hai le tue cose?” chiese il biondino. “Si, qualche problema?”. “Beh , ormai si è capito che rimanendo su questa cavolo di roccia non risolveremo nulla, dovremo provare a spostarci per vedere se ci sono strade che ci riconducano al Santuario” constatò Summer ignorando i due litiganti.

“Proviamo con le catene. Cole prova!” disse sorridente April cedendo la patata bollente al bel biondo dietro di lei. “Perchè proprio io!?” sbottò indispettito in risposta. “Perchè Michael non lo farebbe mai, Bryan non ne è sicuramente capace, Cameron è troppo occupato a litigare con Ally, Ian è perso nel suo mondo, Mark...vuoi davvero mettere la nostra vita nelle sue mani?”. “Mi ritengo personalmente offeso!” disse il giovane interrompendola, sentendosi chiamato in causa. “Beh allora vai tu!” sentenziò la castana. “Ehm.. ora che ci penso neanche io metterei la mia vita nelle mie mani” disse il rosso defilandosi dal pericolo. “Coniglio! E va bene vado io!”. Cole si avvicinò alla massiccia catena e tentennando allungò un piede verso di essa; non appena la suola della scarpa toccò il ferro, il ragazzo ritrasse bruscamente il piede.

“Porca P...” disse tappandosi la bocca. “Che c'è?” chiese Mark confuso tenendo Ally per un braccio per evitare che quest'ultima picchiasse Cameron. “Ally! Stai ferma! Dicevi Cole?”. “È bollente! Io non metto a rischio i miei piedi e soprattutto le mie Vans nuove di zecca! Sai quanto mi sono costate?”. “Le catene sono incandescenti quindi no, il tuffo nella lava è mortale quindo no, altre strade non ci sono e quindi... Aspettate, Pallino ci deve un favore, perché non buttiamo lui?”. “Io ti spacco la faccia se tocchi quel gatto! Ti faccio diventare il suo cibo!” . “Ally! Smettila di tirare e strillare!” si lamentò Mark. La ragazza nell'ennesimo tentativo di liberarsi, spinse il rosso all'indietro con il braccio libero, e finalmente libera si avventò sul biondo che iniziò a scappare. “O cazzo! È sparito Mark! Ally oddio, è caduto di sotto!?” strillò Summer. La castana si voltò, scottata dalle parole della compagna e vide che Mark effettivamente non c'era... Una morsa d'angoscia le strinse improvvisamente il cuore e lo stomaco, le ginocchia le cedettero dopo aver fatto pochi passi verso il baratro da dove era caduto il giovane. Cercava, con sguardo terrorizzato, di scorgere la sua figura, ma la vista annebbiata dalle lacrime che erano iniziate a scenderle copiosamente lungo il volto, glielo impediva. Sotto di se solo vuoto e lava...

“Ally! Ma perché ce l'hai con me?!”.

Tutti gli sguardi si voltarono verso la voce e videro poche piattaforme più avanti il rosso che agitava il pugno. Ally al suono di essa, si girò di scatto verso di lui attraversata da mille sentimenti contrastanti tra loro, per poi lanciarsi istintivamente nel vuoto, lì dove il ragazzo, era caduto.

“Ally!” urlò Mark spaventato alla vista del gesto della castana.

Sulla sua guancia improvvisamente scivolò una goccia e alzando gli occhi al cielo vide Ally precipitare con le braccia aperte e protese verso di lui. Senza pensarci, allungò le sue afferrando per la vita la giovane che si strinse a lui. Il contraccolpo aveva costretto Mark a sdraiarsi facendo scudo con il suo corpo per evitare che lei si facesse male. Stordito e ancora con Ally fra le braccia che non accennava a muoversi, si mise a sedere.

“Sciocca! Ma che ti è saltato in mente?!”.

La ragazza alzò il viso e i suoi occhi ricolmi di lacrime incontrarono quelli stupiti di lui.

“Ehi! Prima tenti di ammazzarmi e poi piangi?” disse dolcemente. Ally strinse la presa sulla sua maglia e Mark sorrise non potendo fare altro che abbracciarla e darle un colpetto in testa. Il rosso le alzò il viso per poi portarle una ciocca di capelli, ora liberi dal codino, dietro l'orecchio.

“Mi hai fatto prendere un colpo”. “Scusami...” disse lei.

“Ci siamo anche noiiii!” urlò Megan. “Vai Mark! Attacca!”. “Stai andando alla grande!” urlarono in coro Cole e Cameron. April iniziò a fischiare divertita, interropendosi appena sentì un colpo di tosse dietro di lei. “Perché state ridendo?” disse la voce di un uomo, infastidita dagli schiamazzi dei giovani.

“O cazzo!” disse Daisy, scorgendo la figura del suo maestro. “E perché quei due sono li? Così vicini?” disse un Death Mask ancora più scuro in volto.

 

“Giuro che questa è la prima e ultima volta che darò un festino in un luogo sacro!” disse Cameron atterrando malamente sulle scalinate del Santuario. I cavalieri d'oro fissavano con severità i ragazzi caduti poco più in la rispetto a dove si trovavano, per poi spostare lo sguardo su due di loro in particolare, stranamente molto vicini. Un mormorio si levò in aria e appena i due si resero conto di essere al centro dell'attenzione, si guardarono per poi staccarsi imbarazzati.

“Ne ho abbastanza di cambiare luogo improvvisamente ogni ora, credevo che il teletrasporto fosse una cosa figa e tra l'altro il mio sedere ha preso già abbastanza botte per oggi! Io mi ritiro!” disse Cole iniziando le scalinate per arrivare al tempio di Aldebaran. “Dove credi di andare?” chiese Milo. “A dormire!? Sai quella cosa che serve agli essere umani per star bene e rigenerarsi dopo una giornata faticosa? E fidati, a me dopo una giornata del genere mi ci vogliono dalle 12 alle 14 ore”. “Spero tu stia scherzando, è l'ora di allenarsi” sbottò Aphrodite infastidito dal tono ovvio e canzonatorio che aveva usato il ragazzino.

Sul viso dei dodici ragazzi comparve uno sguardo scandalizzato mentre April fece finta di svenire tra le braccia di Cole che la prese al volo complice del teatrino. Cameron cercando di non attirare gli sguardi su di se', iniziò ad indietreggiare, per poter scampare agli allenamenti. “Coso, subito qui!” ringhiò Camus fulminandolo. Il biondo, essendo stato scoperto non poté far altro che allinearsi con i compagni. Summer si sventolava con la mano per farsi aria e cercare di superare lo shock.

“Pensate di rimanere ancora fermi su quel gradino?” sbottò Milo. “Quello che avete fatto è stata una cosa irrispettosa e che non deve assolutamente accadere più! Avete violato la pace di un luogo Sacro e tentato di portare, nonostante la palese colpa del vostro gesto, la ragione dal vostro lato. Per quanto molti di noi non approvino la vostra punizione all'inferno datavi dal cavaliere di Cancer ne approviamo appieno i motivi per i quali vi è stata inferta” disse Mur. “Aspetta che....?!” disse Ally. “Voi ci avete mandati all'Inferno? Il vero Inferno? Quello dove vive il diavolo?!” disse Cameron spaventato. “Se qualcuno di noi fosse morto, che avreste fatto poi?” chiese infastidita Megan. “Non iniziare di nuovo, bimba impertinente!” ringhiò Death Mask. I ragazzi si guardarono scossi per la notizia appresa, non sapendo però, che forse, per quello che ora li aspettava, sarebbe stato meglio stare faccia a faccia con Satana.

“Detto questo, non vorremmo farvi stancare , quindi per oggi, dato che è il primo giorno, salirete e scenderete le scalinate del Santuario per sei volte” disse compiaciuto Shura. I ragazzi si voltarono verso le scale impallidendo, guardarle non gli serviva tanto a ricordare quante fossero, ma a concretizzare che quella dei cavalieri era pura follia. “OhMyDog! Se ci aspetta una cosa del genere solo il primo giorno, non immagino gli altri!” constatò spaventata Daisy. “In realtà dovevate farne solo tre ma data la vostra impertinenza, le abbiamo raddoppiate” disse Saga.

“Nient'altro da aggiungere, iniziate.. subito!” affermò Kanon in modo maligno.

I dodici giovani, contrariati iniziarono il loro primo, orribile ed estenuante allenamento.

Cameron guardava i musi lunghi dei suoi compagni, star così non sarebbe servito a nulla se non a rendere più pesante quella punizione che già di per se lo era tanto. Non volendo avere quella compagnia 'morta' per tutte le scalinate, decise di smorzare la tensione.

“A marciar facciamo faville!” iniziò il biondo canticchiando e attirando tutti gli sguardi su di se.

“Perché sei un imbecille!” sbottò Megan assumendo lo stesso tono del compagno.

“Guido io e tutti andremo...” continuò.

“Di sicuro al cimitero!” canticchio in tono monocorde Chloe.

“Il Santuario noi saliam!”.

“Così i chili poi perdiam!” cantò allegramente April.

“Pallino ha combinato guai...”

“ E ci abbiam rimesso sai!”. Rispose Mark prendendosi un'occhiataccia da Ally.

“All'inferno ci hann mandati...”

“Perchè siam tanto sfigati!” rise Cole.

“Coi cavalieri senza cuore...”

“Noi viviamo nel terrore!” piagnucolò Summer.

“Un giorno forse ce ne andremo...”

“E un gran festino noi daremo!”accompagnò Daisy.

“Ma per or dobbiam star quaaa...” continuò Cameron in tono triste.

“E nel culo la prendiaaaaam!” concluse Ally con gesti teatrali delle mani.

“Ally!” dissero tutti in coro.

 

 

“A maarciaaar facciaam favilleeee” disse Cameron a fatica sganasciandosi sulle scale.

“E' crollato l'imbecille!” dissero in coro Ian e Michal.

Era pomeriggio inoltrato ed erano arrivati alla sesta e ultima discesa. Stremati, sudati e affamati i giovani ormai troppo stanchi anche solo per parlare, si lasciarono cadere a terra in modo scomposto, sotto lo sguardo di stupiti cavalieri, che credevano non sarebbero mai arrivati a concludere con successo la punizione.

“Per oggi può bastare, siete stati molto bravi, ora andate a darvi una ripulita e riposarvi, nelle vostre camere abbiam provveduto a farvi avere nuovi abiti, per qualsiasi cosa potete chiedere al cavaliere vostro maestro” disse Mur sorridendo loro in modo gentile.

 

 

***

 

Dovevo trovarlo, quell'oggetto per me significava libertà, dovevo assolutamente entrarne in possesso prima che fosse troppo tardi. E una volta ottenuta, l'avrebbero pagata cara, tutti.

Nessuno sarebbe sopravvissuto alla mia ira, tutti avrebbero provato quello che per secoli ho vissuto io...

 

***

 

I ragazzi dopo due giorni pieni di sorprese ed estenuanti come non mai avevano deciso di incontrarsi con l'intenzione stavolta di non combinare alcun guaio. Si erano sdraiati in arena, il viso rivolto verso il cielo, ad ammirare il manto sconfinato di stelle che a Londra era impossibile vedere. I loro sospiri erano le uniche cose che si sentivano. Daisy e Ally si erano appoggiate l'un l'altra e mentre la biondina canticchiava una melodia, la castana accarezzava il micio che le si era appallottolato sulle gambe. Cole allargò le braccia e teneva il tempo della melodia di Daisy, picchiettando il piede sul terreno. Il rosso e era appoggiato sulla pancia di Chloe che nel contempo girava tra le sue dita, una ciocca ramata. Michael dando le spalle a tutti, non staccava gli occhi dal cielo, desiderava più di tutto, andarsene, tornare da colei che aveva bisogno e che lui aveva abbandonato da un momento all'altro, senza neanche avvertirla. Cameron si era appisolato sulle gambe di Summer la quale guardava Ian rapita mentre era intento a formare cerchi sul terriccio, appoggiato alla schiena di Megan. Quest'ultima non faceva altro che sbuffare, aveva sempre odiato il buio, sin da piccola aveva tenuto con se' un carillon che la distraeva dall'oscurità ma questa volta non c'era e la ragazza era nervosa, sapendo che ne avrebbe dovuto fare a meno finché non se ne fosse andata di lì. April giocava con la mano di Bryan e ogni tanto gli rivolgeva un dolce sorriso che lui ricambiava. “Allora Bryan, piaciuta la prima sbronza?” chiese divertito Mark. “Non molto, non mi sono mai sentito così scemo. Non potevate fermarmi?”. “E perderci il divertimento? Mai” disse Cole. L'attenzione di Bryan fu catturata da Michael, la sua figura emanava tristezza e solitudine e questo lo spinse ad andare verso di lui. April non avendo più nessuno su cui addormentarsi, si alzò e si accoccolò sul torace di Cole che sorpreso, la cinse con un braccio.

“Siete qui... Non sarebbe ora di tornare nelle vostre case?” chiese Milo facendoli sobbalzare.

“Preferiamo rimanere qui stanotte, si respira un'aria meno tesa e poi c'è caldo” disse distaccata Ally, portandosi i capelli ancora sciolti da un lato. Milo cogliendo la freddezza con la quale la ragazza gli si era rivolta, decise di lasciar perdere.

“Non è sempre stato così” disse il cavaliere sedendosi di fronte.

“Prima il Santuario era un luogo dove ci si sapeva anche divertire, c'erano sempre le chiacchierate con Mur o con i gemelli , i profumi che provenivano dalla cucina di Al. Gli imprechi di Death Mask accompagnati dalle parole di sdegno di Aphrodite e le risa di Shura, le mie battutine e i rimproveri che scaturivano di Camus... erano bei tempi quelli” disse il cavaliere con aria malinconica.

“E poi cosa è successo?” chiese incuriosita Summer.

“E poi c'è stata la guerra... una guerra nella quale abbiamo perso le speranze, la gioia di vivere e la vita stessa... Noi cavalieri veniamo scelti tra i giovani che non hanno famiglie, ne alcun tipo di affetto che ci lega a qualcuno che non sia la Dea o il Dio per cui lottiamo e diciamo che questo è il motivo che usano le persone per giustificarsi quando uno di noi muore... ' beh, ma loro non hanno una famiglia, se fossi morto io molti sarebbero stati male'... questo dicono. Ma infondo noi, oltre a essere cavalieri, siamo dei ragazzi come tanti, come voi, e vedere stragi, sangue e morte ha inevitabilmente cambiato il nostro essere. Se ora molti cavalieri risultano essere severi, privi di sentimenti o incapaci di magnanimità verso il prossimo è solo colpa di tutto questo” sospirò.

“C'è stato un nemico che è riuscito a sconfiggere i grandi cavalieri d'oro? E poi tu parli di morte, come è possibile? Voi siete qui” disse Ian interessato.

“La dea Atena, per intercessione di divinità al di sopra di lei, è riuscita a riportare in vita gli uomini che valorosamente le avevano salvato la vita, nonostante ci fosse tra noi chi lo meritasse di più chi di meno, è stata magnanima con tutti. Per questo noi le siamo tanto devoti, oltre al compito di cavalieri che ci lega a lei, c'è anche un obbligo morale e umano che ci spinge a proteggerla anche quando si comporta da bimba viziata”. “Chi è stato a togliervi la vita?” chiese Daisy alzandosi e andandosi a sedere più vicino al cavaliere per poter ascoltare meglio il racconto. “Hades” disse Milo secco con un accenno di disprezzo nella voce. “Il dio degli Inferi?” domandò stupito Cameron che si era svegliato all'arrivo del cavaliere grazie a piccoli strattoni ricevuti da parte di Summer.

“Si, lui. Un Dio senza alcun tipo di coscienza e minimo scrupolo a disseminare morte e atroce dolore lungo il suo cammino, nulla può intralciarlo, e nessuno può pensare di restare vivo se è tanto coraggioso da farlo”. “Perchè Hades si è accanito contro voi? Lo avete intralciato in qualche modo?” chiese Ally. “Tutto girava intorno a mire di potere. E poi, come ho già detto, il nostro compito è proteggere Atena e se un qualsiasi uomo, divinità o altro attenta alla sua vita è nostro compito eliminarlo”. “Ma se siete così tanto legati da un rapporto di devozione alla vostra Dea, vi è permesso avere nel vostro cuore una qualsiasi altra persona? Nessuno di voi si è innamorato?” chiese con tono dispiaciuto April, Milo le sorrise. “No, non ci è permesso, ma deve essere bello vivere per qualcuno che allo stesso modo vive per te”. “Lo è!” confermò la giovane. “Comunque se proprio ci tenete a a essere mangiati dagli insetti e a dormire all'aperto fate pure, ma non combinate guai!” disse il cavaliere alzandosi e accentuando il 'non'. “Faremo del nostro meglio per non sfasciare il Santuario maestro” disse Mark facendogli un occhiolino. “Buonanotte ragazzi”.

Una nuova consapevolezza, dopo le parole ascoltate dal cavaliere di Scorpio, si fece largo nei cuori dei giovani... chissà se...

 

 

Angolo Autrici ^^

salve salveeee :D abbiamo aggiornato visto che brave!!??

speriamo che il capitolo vi piaccia e che vi siate divertiti e abbiate vissuto le vicende con i personaggi. Detto questo recensiteeeeeeee <3

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


 Chapter 5

 

Qui,in questo posto estraneo al mondo, non ero l'unica anima vagante assetata di vendetta, non ero l'unica anima ad aspirare la tanto agognata libertà, ma ero l'unica anima in grado di poterla concedere ad altri, fino ad arrivare poi, alla mia. Avanti a figure tanto imponenti, non avevo paura. Sapevo di averle in pugno e loro erano più che consapevoli di non poter far altro che assecondare il mio volere.

“So che ognuno di voi, piccola o grande che essa sia, cova una vendetta. Io c'ero quando siete stati confinati qui, io so cosa dentro il vostro cuore si cela. Sento rabbia, frustrazione, fame, agonia, angoscia, non riuscite più a contenere il desiderio che giunga l'ora dove potrete dar sfogo ai vostri pensieri più oscuri. L'immortalità è incantevole quando si ha l'opportunità di viverla accompagnata dal sorgere del sole, dal suo calar per dar spazio alla luna, dallo scorrere del tempo, delle stagioni, della vita fino ad arrivare alla morte di tanti esseri che non hanno tale privilegio e dalla possibilità di esercitare il vostro immenso potere su ogni cosa, si, quando è così l'immortalità è davvero incantevole. Ma a voi per quanto non vi sia costata alcuna fatica avere questo dono, vi è stata preclusa l'opportunità di viverlo come si dovrebbe. Il tempo per noi si è fermato chissà quanto tempo fa, non più un raggio solare e lunare ha illuminato il nostro volto. Volete uccidere coloro che vi hanno causato tale umiliazione e tutto questo dolore vero? Beh,io so come fare. La chiave di tutto è nelle mie mani. Vorreste rivedere la luce, il sangue di chi urla pietà schiacciato dalla vostra forza, oh si che vorreste... Lo percepisco. È inutile negare. Uno di voi può uscire di qui, grazie a questo...”. Portai la mia mano verso il petto, per poi trapassarlo violentemente, ne estrassi una scheggia di vetro e la mostrai a tutti. Quell'oggetto era tanto prezioso quanto pericoloso. Bastava distruggerlo e il caos si sarebbe scatenato, quello che volevo da tempo. Quella scheggia appartenente al più antico specchio greco, era la partenza, da lì, i miei piani calcolati nei minimi dettagli sarebbero andati verso il loro compimento. Avevo atteso la via d'uscita da questo orribile posto da secoli e adesso che si era presentata, potevo compiere la mia vendetta.

“Finalmente si è aperto uno squarcio, qualcuno è stato così stolto da fare un tale errore che gli costerà caro. Questo è l'oggetto grazie al quale tu sei stato rinchiuso qui, distruggendolo potrai uscirne”

“Dammelo!”

“Ah ah ah. Non così veloce, avrai questo, solo dopo che ognuno di voi mi avrà giurato la sua piena fedeltà in qualunque caso, situazione e tempo essa mi serva”.

“Perché vuoi questo!?”.

“Voi siete semplicemente delle marionette che io userò per arrivare al mio scopo, dopo averlo raggiunto siete liberi di fare ciò che più vi aggrada, ogni vincolo sarà sciolto”.

“Chi ci garantisce che sarà davvero così?”.

“Nessuno, o mi assecondate e troverete la libertà o non lo farete e resterete a marcire qui per l'eternità”.

“E sia!”.


***

 

Due mesi erano passati da quando i giovani londinesi erano piombati in quel posto tanto strano dal cielo. Il Santuario era ormai diventata la loro casa. Tutti o quasi, si erano abituati ai ritmi frenetici della loro nuova vita, anche se, svegliarsi alle prime luci del mattino per alcuni di loro restava ancora un tabù. I cavalieri,consapevoli di questo e del fatto che anche punendoli non avrebbero risolto nulla, concedevano loro piccoli lasciapassare ma la loro vendetta arrivava sotto forme diverse, gli allenamenti spaccaossa erano direttamente proporzionali ai guai che combinavano e ai favori che gli concedevano. Bryan era uno dei pochi che sin dall'inizio aveva lasciato il Santuario per seguire Mur in Jamir. Il cavaliere aveva preferito allenarlo lì, la calma e la pace dell'India lo avrebbero portato al raggiungimento della saggezza di cui ogni cavaliere in combattimento, avrebbe dovuto disporre. Cole grazie alle maniere poco gentili del cavaliere del Toro suo maestro, si era irrobustito un bel po',prima che quest'ultimo gli spezzasse tutte le ossa. Gli allenamenti iniziavano a piacergli quando sul proprio fisico, da buon vanitoso qual'era, iniziava a vederne i frutti. La giovane Summer, nonostante i rapporti burrascosi con i cavalieri gemelli e i loro metodi di allenamento poco consoni ad una ragazza dalla stazza come la sua, cercava di trarre speranza dalle parole dette loro pochi mesi prima dal cavaliere di Scorpio. Si sforzava di vedere nei suoi maestri il lato buono, quello schiacciato dagli orrori che la vita gli aveva imposto. Non li aveva mai guardati con pietà, questo no, anzi, nutriva profondo rispetto per loro e per quello che rappresentavano. Tra l'altro, doveva riconoscere che mentre Kanon la trattava come un'intrusa, Saga, raramente, si mostrava persino gentile. La povera Daisy era sicuramente quella che più poteva reclamare per le angherie alle quali il suo sadico maestro la sottoponeva. I loro allenamenti non potevano essere assolutamente considerati ordinari. Il cavaliere di Cancer amava portare la sua allieva nei posti in assoluto più inospitali, invivibili e macabri del globo, ma nel momento in cui gli veniva fatto presente che forse stava esagerando dagli altri cavalieri, lui con un alzata di spalle rispondeva che il nemico non avrebbe di certo scelto un giardino inglese per attaccarla, magari davanti ad un buon te. Alla quinta casa a vedersela brutta era il cavaliere, il povero Ioria che da sempre era stato abituato ad allenare piccoli maschietti volenterosi di rotolare nel fango e combattere, si trovava ora, di fronte ad April, che l'unica volta in cui si era ricoperta con il fango era stata in un centro benessere. La ragazza di combattimenti non ne voleva sapere minimamente ritenendo che le sue povere unghie sarebbero andate incontro ad un infame destino, spezzarsi. A niente erano serviti i rimproveri, le minacce e le umilianti preghiere di un Ioria in ginocchio, la caparbietà della ragazza era notevole, beh, almeno quella. Alla sesta il nobile Shaka, cavaliere di Virgo, l'uomo più vicino agli Dei, capace di mantenere la calma in qualsiasi situazione, avrebbe ora preferito impiccarsi. La giovane Ally aveva messo a dura prova i suoi nervi e alla fine era giunta ad avere la meglio su di loro. Il cavaliere che era solito celare i suoi occhi dietro le palpebre, in quanto in grado di vedere perfettamente anche così, ora li teneva per la maggior parte del tempo spalancati e cerchiati di rosso. Aveva provato a rendere domabile l'indole della giovane con la posizione del loto, ma ben presto, era arrivato a capire che manco gli Dei avrebbero potuto uscir vittoriosi con un simile elemento. Fortunatamente per Dohko, il suo allievo era tutta un'altra storia. Michael era agile nello scontro corpo a corpo e apprendeva quasi subito i suoi insegnamenti, nelle poche volte in cui aveva avuto quella che poteva essere chiamata conversazione con lui, aveva scoperto che nella sua epoca era cintura nera di arti marziali. Per molti aspetti gli ricordava Sirio e questa cosa lasciava sempre un velo di nostalgia sul suo cuore. All'ottava Milo e Mark erano praticamente considerati i gemelli separati alla nascita e divisi in due epoche diverse. A Mark piaceva allenarsi con il suo maestro, nonostante quest'ultimo non ci andasse per nulla leggero con lui. Scorpio spesso e volentieri lo teneva lontano dal Santuario per giorni per poterlo allenare nei luoghi più selvaggi della Grecia, secondo il cavaliere sarebbe servito per temprare il carattere del giovane. Al di là del rapporto maestro-allievo, avevano instaurato una bellissima amicizia ed erano diventati l'anima del Santuario. Con loro in giro le battutine, gli scherzi e le risate non erano mai troppe. Ma lo stesso non si poteva dire di Micene e Megan, tra loro si era instaurato un rapporto burrascoso, voluto più che altro dalla giovane che, nei confronti di quel mondo, si presentava ancora riluttante. Il cavaliere di Sagittar aveva provato in più modi ad approcciarsi a lei ma tutti erano miseramente falliti. Fortunatamente agli allenamenti la giovane ribelle non si sottraeva e con grande sorpresa del maestro, si era dimostrata anche molto agile. Gli allenamenti per Chloe, nonostante non si sottraesse a essi, le costavano una grande fatica, la giovane fisicamente risultava essere la più piccola e fragile fra tutti e forse, fu anche questo il motivo che spinse il cavaliere di Capricorn a sciogliersi con lei, come neve al sole. A dispetto delle prime settimane in cui la trattava alla stregua di un soprammobile nel corso del tempo avevano instaurato un rapporto fraterno invidiabile. Shura la proteggeva in ogni modo possibile e questo, dava un bel da fare alla gelosia di Athena, la quale, si vedeva portar via da quella che lei definiva 'insignificante mocciosetta' l'attenzione di uno dei suoi cavalieri. L'undicesima casa da due mesi ormai era vuota, il cavaliere di Aquarius aveva preferito temprare il carattere del giovane Cameron tra i gelidi ghiacciai della Siberia. Il giovane si era spesso trovato a fronteggiare febbri altissime dovute alle invivibili temperature, niente che Camus non avesse già visto e affrontato, quando allenava Crystal era successo parecchie volte. Nonostante ciò Cameron più volte aveva saputo dimostrare una grandissima tenacia a non arrendersi arrivando ad ottimi risultati, doveva ammettere però che nonostante non avesse passato molto tempo con i suoi compagni, gli mancavano, persino quella catastrofe di gatto. Ian aveva sviluppato una repulsione unica contro il suo maestro che, se sul campo di combattimento era un valorosissimo cavaliere, nel quotidiano era il suo peggior incubo. Le tendenze del cavaliere di Pisces erano molto apprezzate da April ma destabilizzavano fortemente il suo giovane allievo che preferiva stargli lontano il più possibile. Come allievo anche lui si era dimostrato una sorpresa, era astuto, scattante e molto furbo. Le sue mosse erano calcolate e mai messe li così per caso. Nel complesso non si erano dimostrati un fallimento come avevano pessimisticamente previsto i cavalieri, anzi, molti di loro avevano anche la stoffa per fare i connotati a qualcuno.

 

Quella mattina Megan scendeva le scale del Santuario. La sera prima aveva avuto l'ennesima litigata con Micene e per non vedere la sua faccia irritante, era uscita di casa alle prime luci dell'alba, quando era sicura che l'arena fosse ancora deserta.

Sapeva benissimo che il suo maestro si sarebbe preoccupato una volta sveglio, ma non le importava, lei aveva sempre fatto quello che voleva e non prendeva ordini da nessuno, se non durante gli allenamenti.

Prima di scendere l'ultimo gradino, si voltò e osservò la scalinata appena fatta. Era da ben due mesi che non facevano altro che scenderla e salirla e ormai la paura che incuteva loro all'inizio era solo un mero ricordo.

Arrivata a destinazione non sapeva che fare, di solito a quest'ora era nel suo adoratissimo letto a dormire beatamente e all'immagine di sé , con il viso affondato nei morbidi cuscini e il corpo avvolto dal leggero lenzuolo, si irritò ancora di più contro il cavaliere che le aveva rovinato i piani.

Avanzò verso il centro dell'arena e si mise in posizione d'attacco, voleva mettere alla prova le cose che aveva appreso da Saggittar, forse, le uniche cose buone che aveva fatto per lei.

Uno spostamento d'aria fece drizzare le orecchie alla ragazza. Era strano, il Santuario era deserto a quell'ora, il vento era immobile ed erano tutti nel proprio letto, o almeno era quello che credeva Megan. Possibile che il suo maestro si fosse già accorto della sua assenza? Ma no era impossibile, Micene aveva il sonno troppo pesante per accorgersene in così poco tempo. Forse era uno dei suoi compagni che aveva aperto gli occhi prima del previsto... No, per loro dormire era il paradiso e anche se si fossero svegliati, di sicuro avrebbe preferito rimanere nel letto piuttosto che alzarsi. Allora poteva essere un cavaliere? Sicuramente. Rassicurata da questa convinzione continuò da dove aveva interrotto tranquillamente.

Megan non ebbe il tempo di girarsi nella direzione in cui aveva udito uno strano rumore, che qualcuno le tappò la bocca e le portò il braccio destro dietro la schiena, immobilizzandola.

La ragazza si paralizzò e sbarrò gli occhi spaventata. Le mani che le avvolgevano la parte inferiore del viso erano possenti e le rendevano difficile respirare. Non vedeva in volto il suo aggressore e non ci teneva neanche a farlo in realtà. Si dimenava e cercava di urlare, ma quello che ne usciva erano solo versi strozzati.

“Shhh” le sussurrò l'uomo all'orecchio. Megan chiuse gli occhi e strinse la presa sul braccio che la teneva in ostaggio cercando di allontanarlo da lei. Aveva paura, una paura immensa, in questo momento voleva con tutta se' stessa che Micene l'avesse seguita e sgridata per le sue azioni, ma ovviamente lui nel momento del bisogno, non c'era mai.

“Sei un bel bocconcino” sghignazzò lacerando la maglia con l'unghia affilata.

Megan soffocò un grido e lasciò cadere le mani lungo i fianchi. Era inutile opporre resistenza, non ce l'avrebbe mai fatta. Era troppo debole e lui troppo forte. Questo le faceva rabbia, ma nemmeno questo sentimento tanto forte poteva qualcosa. Dentro di lei iniziò a insinuarsi la paura della morte. Non voleva già dire addio al mondo terreno, perlomeno non in questo modo. Se doveva lasciare la Terra, voleva farlo per un motivo nobile. E poi cazzo, non era arrivata neanche a trovare l'amore!

“Brava, vedo che ci intendiamo. Sai, è da tempo che non vedevo una donna così, anzi, forse non l'ho mai vista” disse tagliando la parte dietro del reggiseno che prontamente Megan fermò prima che potesse cadere per terra lasciando nuda la sua pelle e iniziando a tremare spasmodicamente.

“Oh, mi deludi. Credevo che fossi perspicace”. L'uomo con un fendente, squarciò il pantalone facendo intravedere a sprazzi le gambe nude della ragazza. Poco dopo mollò la presa sulla sua bocca e la spinse con foga per terra.

A quel punto Megan dolorante e terrorizzata più che mai, strillò con tutta la sua forza che aveva in corpo nel tentativo disperato di essere soccorsa da qualcuno. Il grido le morì in gola non appena girandosi, vide l'uomo iniziare a scuotere la testa con fare divertito. Si avvicinò, prendendola per i capelli e mettendola a pancia sotto. Si sedette su di lei e la poveretta strinse i pugni picchiandoli sul terreno per il dolore lancinante che avvertiva. L'unghia dell'uomo le incise la pelle nivea scoperta della schiena, creandole un bruciore fastidioso e avvicinando il viso a quello di Megan, le tracciò allo stresso modo,anche la guancia sorridendo sadicamente ogni volta che la ragazza urlava dal dolore.

Megan a questo punto voleva morire, lo desiderava con tutta sé stessa, non c'era più nessuna speranza, nessuno l'aveva sentita e nessuno l'avrebbe soccorsa.

“Su, perché non mi accontenti?” chiese tagliando le spalline del reggiseno.

La ragazza negò con la testa. La mano posizionata sotto di sé per fermare l'intimo, le faceva malissimo a causa della pressione esercitata dal corpo di lui sul suo. “Sei una testa dura!” ringhiò alzandola per i capelli.

 

“MEGAN!”. “Oddio! Qualcuno faccia qualcosa!” strillò Summer. Saga prontamente le coprì la visuale con la mano.

Death Mask e Kanon si avventarono sull'uomo riconoscendolo immediatamente.

“Tu non dovresti essere qui!” ringhiò fra i denti il cavalieri di Cancer. “Non avanzate oltre se non volete che la ragazza faccia una brutta fine cavalieri!” rispose mostrando la guancia di Megan sporca del suo sangue.

Ally indietreggiò vedendo tutto quel liquido rosso scorrere sulla pelle dell'amica, non sopportava quella vista e sentiva sempre più l'aria venirle a mancare. Mark la prese da dietro e la girò verso il suo petto. Aveva intuito che la ragazza non reggeva scene del genere.

“Cosa ci fai qui Giapeto? Tu dovresti essere rinchiuso nel Tartaro!” sbottò Micene, irato più che mai.

La sua allieva era nelle mani di quel lurido Titano e la stava riducendo male. Perché lui non c'era mai quando Megan aveva bisogno della sua presenza?! Si maledisse per non essersi accorto dell'assenza della ragazza. Atena e Zeus sarebbero sicuramente stati delusi da lui, non aveva adempito come avrebbe dovuto un cavaliere d'oro, al compito che gli era stato assegnato. Ma non aveva rispettato neanche il suo dovere morale impostosi nei confronti di quella giovane donna, a lui sin dal primo momento era stata cara la vita di Megan, si era ripromesso che l'avrebbe protetta sempre, ma non ci era riuscito.

Death Mask avanzò ma si bloccò subito quando Giapeto prese per il collo Megan. “Vi ho detto fermi!La ragazza rischia se avanzate!” ghignò mentre Megan contrasse il viso in una smorfia di dolore.

“Megan!” urlò qualcuno da dietro. Giapeto si girò attirato dalla voce alle sue spalle e in quel lasso di tempo, Saga ne approfittò per avanzare velocemente verso di lui e trafiggerlo allo stomaco. Il nemico sputò sangue su Megan e lasciò cadere la ragazza che battendo violentemente la testa perse i sensi. Sotto di lei una chiazza rossa iniziava ad espandersi. “Voi, luridi bastardi!”. Il titano prese il braccio di Saga ancora conficcato nel suo stomaco e una volta estrattolo con la mano libera gli frantumò le ossa del braccio e della mano. Il cavaliere lanciò un urlo disumano che spaventò a morte i presenti ancora allibiti per la scena appena compiutasi dinanzi ai loro occhi.

“Saga!” urlò Kanon avventandosi sul nemico e gettando Summer davanti a lui in malo modo a terra. Il titano spostò la sua attenzione verso l'altro cavaliere di Gemini e Summer alzandosi un po' dolorante per la botta appena presa corse verso Saga che le urlava di stare al suo posto ma bellamente ignorato e lo trascinò con l'aiuto di Michael e Bryan il più lontano possibile.

Cameron, colui che chiamando il nome della ragazza alle spalle del Titano, aveva permesso a Saga di agire, prese in braccio Megan e la portò via. La posò delicatamente a terra dietro gli altri cavalieri che le facevano da scudo, si strappò un pezzo di maglia e iniziò a tamponare il tessuto sulle diverse ferite sparse sul corpo della ragazza ancora incosciente.

“Maledetto stronzo, cane bastardo, feccia umana, scarto degli scarti!” urlò Death Mask contro il Titano. “Ma cosa fai!? Lo istighi ancora di più!?” gli urlò contro l'allieva. “Zitta pustola, con te faccio i conti dopo!”. Micene, ripresosi dal suo stato catatonico si avventò contro Giapeto seguito da Aphrodite.

Il Titano nonostante fosse gravemente ferito, con una mano spazzò via i due cavalieri facilmente. Quando la sua attenzione fu catturata da Scorpio, sul suo viso comparve un'espressione confusa. Il nemico si dissolse nell'aria facendo rimanere interdetti tutti quanti.

Lo sguardo di tutti era fisso sul punto dove pochi secondi prima c'era Giapeto. Era scomparso così... Aveva ridotto male Megan, rotto lo ossa della mano di Saga, ammaccato l'armatura di Death Mask, Micene e Aphrodite e poi all'improvviso così come era arrivato, si era dissolto. I presenti non capivano, per quale motivo aveva attaccato? Voleva solo sfinirli? Ma a quale scopo?

"Ragazzi tutto ok?" chiese Milo sollevando da terra i cavalieri di Cancer e Pisces.

I due annuirono e volsero il loro sguardo al biondino che stava ancora medicando la ragazza priva di sensi. Lei si, che era ridotta male. Ferita alla schiena e alla guancia, vestiti lacerati, lividi sul collo e sulle braccia. Se non fossero arrivati in tempo, chissà che fine avrebbe fatto.

Ioria rivolse il suo sguardo su Micene che dopo essersi alzato si era incamminato e poi chinato al fianco di Cameron per aiutarlo, ma lui si era rifiutato. Voleva farlo da solo senza che nessuno lo disturbasse. Aveva rivolto al cavaliere di Saggittar uno sguardo carico d'odio e la stessa cosa avevano fatto Ally e Michael.

Micene vedendo quegli sguardi, non reagì anzi per tutta risposta rimase li, fermo immobile ad osservare il corpo di Megan, reso ormai uno straccio. Aveva ricevuto quelle ferite per colpa sua...

I sensi di colpa lo stavano divorando e se Megan avesse riportato gravi danni non se lo sarebbe mai perdonato. Il problema era che non sapevano neanche se la ragazza si sarebbe svegliata, poteva essere entrata in coma, o poteva addirittura morire da un momento all'altro se il respiro già fievole si fosse interrotto. Non sapevano che pensare.

Fortunatamente per tutti, ma soprattutto per il cuore di Micene, Megan iniziò a tossire, anche se con fatica e pian piano aprì gli occhi ritrovandosi la chioma color miele di Cameron a sovrastarla. Non disse niente, non ce la faceva a parlare. Si chiese perché il biondo le stesse tamponando la guancia sorridendo e perché le faceva così male tutto il corpo che ai suoi comandi non rispondeva. Quando nella sua mente comparvero le immagini di quell'essere mostruoso che aveva cercato di violentarla, i suoi occhi si sbarrarono e la sua mano strinse il braccio di Cameron graffiandolo con le unghie infilzate nella carne. “Meg, ehi Meg! Stai calma... Ci sono io qui” disse il biondo accarezzandole la guancia. La giovane scoppiò in un pianto e anche se il suo corpo protestò come non mai si buttò tra le braccia del suo medico che diventò tutto rosso, non per il gesto in sé, ma più che altro per la visuale a cui era sottoposto. Solo quando Megan si rese conto della sua nudità, si strinse ancora di più a Cameron per nascondere il seno scoperto. Questo di sicuro non aiutò il ragazzo a mantenere calmi gli ormoni. I presenti di sesso maschile si girarono, compreso Cameron che rivolse gli occhi al cielo. Ian si inginocchiò tenendo sempre lo sguardo fisso dalla parte opposta e togliendosi la maglia, la porse a Megan che la prese senza pensarci due volte. Quando se la infilò, si staccò dal biondino e puntò il suo sguardo sul terreno. L'immagine del nemico che stava per toglierle la sua dignità si inchiodò nella sua mente e non la lasciò più.

Fissava con occhi spalancati le sua braccia, ormai violacee e poi volse i suoi occhi verso Micene che non l'aveva ancora guardata. Si alzò sotto gli occhi di tutti e facendosi aiutare da Cameron andò verso il cavaliere di Saggittar, una volta raggiunto,cadde ai suoi piedi. Lo odiava con tutta se' stessa, non voleva più vederlo. Sollevò il volto di Micene e preparando la mano, gli lasciò il segno indelebile della sua ira nei suoi confronti.

Le lacrime della ragazza ricolme di sentimenti negativi furono per Micene un secondo schiaffo, molto più doloroso.

Megan non si fermò, lo prese per le spalle e iniziò a scuoterlo, piangendo e urlando. Il suo corpo era rovinato, una seconda volta e per lo stesso motivo. Non sapeva se sarebbe riuscita a superare il momento un'altra volta. La prima, era stata traumatizzante e difficile da superare, il suo aggressore non si fermò solo a tagliare i vestiti, ma rivivere per una seconda volta, la stessa paura, la stessa vergogna e la stessa umiliazione era davvero troppo. Megan si vergognava del suo corpo, nascoste da qualche parte c'erano ancora le cicatrici indelebili della sua vita ormai rovinata.

Cameron la prese da dietro e la fece sfogare su di lui, i pugni destinati a Micene colpirono il suo petto, l'odio per Saggittar si trasformò ben presto però, in gratitudine verso colui che le aveva prestato soccorso.

Una voce interruppe i suoi singhiozzi: “Andiamocene” disse April freddamente.

Tutti e undici i ragazzi annuirono e Cameron prese in spalla Megan che appoggiandosi a lui chiuse gli occhi.

Ally si staccò da Mark e lo ringraziò sorridendo flebilmente. Summer invece venne allontanata da Kanon anche se Saga in fin dei conti non detestò le cure che la mora gli stava facendo.

 

 

Nella salita che li avrebbe condotti alle loro case, i ragazzi stavano in silenzio, nessuno aveva il coraggio di parlare dopo quello che era successo, tutti avevano paura di affrontare una verità troppo grande e crudele per loro, tutti avevano paura di quello che da lì in poi sarebbe potuto accadere. Il terrore di essere attaccati nuovamente e di rischiare la propria vita iniziava a farsi strada nei loro cuori. I cavalieri ormai abituati a queste scene e a quelle ferite di guerra, non avevano provato timore più di tanto , ma questa volta era diverso, quel sentimento era tornato, non tanto per loro ma per quei ragazzi che li precedevano. Li vedevano ancora impreparati e quello che era successo ne era la conferma, Camus appena arrivato al Santuario dopo due mesi in Siberia, sapeva che Cameron doveva ancora riprendersi dall'ultima violenta febbre avuta e per questo la preoccupazione di un nuovo attacco destinato al suo allievo, salì alle stelle. Death Mask e i cavalieri di Gemini erano pienamente consapevoli che le loro allieve non sarebbero uscite vive da un altro attacco del genere. Shaka iniziava ad avere timore per la vita di Ally, quella ragazza avrebbe dovuto superare il suo blocco nei confronti del sangue o il prossimo ad essere versato sarebbe stato il suo. Il cavaliere del Toro non si preoccupava più di tanto, Cole aveva fatto enormi progressi anche se la sua spavalderia gli sarebbe costata cara davanti ad un nemico irascibile. Milo guardava Mark e agitava la testa preoccupato, il rosso aveva sottovalutato troppo gli allenamenti e lui sarebbe dovuto essere più bacchettone se voleva far uscire il suo allievo vivo nel prossimo attacco.

 

“Cameron tra il trambusto dovuto agli ultimi eventi non siamo riusciti neanche a darti il bentornato” disse Chloe interrompendo il pesante silenzio. Cameron le sorrise gentilmente. “Tranquilla Chloe va bene anche adesso”. “Come è andata in Siberia?” chiese curiosa Ally cercando di alleggerire la situazione. “Non è stato per niente facile e Camus può essere tranquillamente considerato un carnefice. Il freddo inizialmente era insopportabile e molto spesso mi ha costretto a letto a causa di febbri molto alte. Però verso la fine sono riuscito a sopportare le intemperie e ad allenarmi come Camus voleva” spiegò.

“Ehi Cam,cambiando discorso, cosa intendi fare con...?” chiese Cole indicando la ragazza scivolata in un sonno profondo. “Non lo so, ma non me la sento di lasciarla da sola. C'è qualcosa che nasconde, i suoi occhi celavano qualcosa di diverso oltre al terrore. Me lo sento”. Chloe e Bryan guardarono la ragazza sulle spalle del biondino, respirare e ogni tanto stringere inconsciamente la maglia del ragazzo. “Quindi?” chiese Michael. “Voglio starle accanto... Cioè non pensate male”. April sorrise dolcemente e accarezzò il braccio di Cameron. “Nessuno ha pensato male di te, tranquillo. Hai un animo nobile Cam ma anche se i tuoi propositi sono buoni, sai meglio di me che non puoi tenerla con te. I cavalieri non te lo permetteranno” disse la castana guardandolo. “Al diavolo i cavalieri! Hanno mai fatto qualcosa per noi?!” sbottò il biondo. Mark gli si avvicinò poggiandogli, una volta lì, la mano sulla spalla. “Si invece, hanno fatto molto per noi. Adesso è la rabbia che ti fa parlare così, non sopporti di vedere uno di noi ridotto in questo stato e fidati, neanche io, ma non possiamo essere così poco riconoscenti a persone che non conoscendoci nemmeno si sono comunque fatti carico delle sorti delle nostre vite” disse il rosso. Cameron sbuffò e girò lo sguardo verso colei che portava su di sé, aveva un viso contratto in una smorfia che poi si distese in un minuscolo e impercettibile sorriso quando la sua mano strinse l'indumento del biondo. “Non voglio lasciarla sola...” disse stringendo i denti. “Io ho una mezza idea... Ma sarà difficile da mettere in atto” bisbigliò Daisy per non farsi sentire dai cavalieri a pochi metri di distanza da loro. I ragazzi la fissarono per poi guardarsi tra loro perplessi. “Cameron desideri portarti Megan a letto?” disse sorridendo. Il biondo e non solo lui,strabuzzò gli occhi alle parole dell'amica iniziando violentemente a scuotere la testa. “Ma cosa hai capito idiota! Non intendevo in quel senso! Quello che volevo dire era se ti farebbe piacere starle accanto durante la notte. Ok riconosco di essermi espressa alquanto male” disse Daisy in una leggera risata. A quel punto il viso di Cameron si rilassò e il ragazzo annuì. “Bene, qualcuno deve prendere il posto di Meg. Chi di noi ha il maestro più libertino barra strafottente?” chiese. Tutti gli sguardi si spostarono da lei a Mark che indietreggiò. “Che volete da me? Nonono. Io non prendo il posto di nessuno! Soprattutto di una ragazza!” sbottò tutto rosso in volto. Ally fece gli occhi da cucciolo avvicinandosi a lui. “Non mi convinci così. Non sono stupido, non mi faccio ingannare con questi trucchi banali e scontati” rispose con aria superiore Mark. Alla castana si unirono anche Summer, Daisy e April. “Vi ho detto di no, mandateci Michael se proprio volete mandare qualcuno” borbottò. “Se volete ci vado io” annunciò Ian. Tutti guardarono il ragazzo ed April fece di no con l'indice. “Tu no, Aphrodite ti controlla mentre dormi. Ha paura che scappi”. Ian rimase interdetto per poi assumere lo stesso colorito del cielo invernale. Cameron si unì al quartetto 'occhi dolci' facendo sonoramente sbuffare l'amico. “Basta ragazzi. È per Megan. Mark che tu lo voglia o no, stasera dormirai nel letto di Meg, senza discutere” sentenziò Chloe. “Uffaaaa. Siete degli approfittatori. Il fatto che abbia un maestro a cui non frega un cazzo di quello che faccio, non vi permette di usarmi come esca. Questa volta lo faccio perché è per un buon motivo, ma la prossima ci mandate lui” bisbigliò il rosso indicando Michael.

“Allora statemi a sentire qui intorno ho visto una pianta particolare...” iniziò Daisy.

 

Era ormai passata la mezzanotte e tutto il santuario dormiva, tranne i giovani ragazzi del futuro. I cavalieri in realtà erano stati vittima di un sonno costretto da una polverina soporifera che era stata versata nelle loro pietanze dai loro beneamati allievi. Con passo felpato e piedi scalzi Mark lasciò la sua stanza per dirigersi verso la casa di Sagittar. Tre case più su Cameron faceva lo stesso. Megan aspettava impaziente l'arrivo del ragazzi, l'ansia e il terrore dovuti all'orribile evento che l'aveva vista protagonista quella mattina non erano ancora scemati. “Meg.. ehi Meg via libera!” disse un Mark versione 007 calatosi molto nella sua parte. La giovane gli sorrise riconoscente per poi sentire qualcuno toccarle la spalla. Scattò spaventata verso Mark. “Ehi Meg tranquilla, sono io, Cameron” la ragazza avvinghiata alla maglia del rosso si sciolse in un sorriso. Dopo aver dato un bacio sulla guancia dell'amico e averlo ringraziato per ciò che stava facendo per lei, si avvicinò a Cameron che le sorrise e la condusse verso le scalinate superiori non prima di aver scambiato uno sguardo d'intesa con Mark che intanto entrò nella nona casa infilandosi nella camera di Meg sotto le sue coperte. Chloe attendeva i due amici fuori la decima casa. “Via libera Shura dorme come un agnellino” disse la mora con non chalance. “Bene, grazie Chloe”. “Mmm”. Arrivati finalmente all'undicesima entrarono nella stanza di Cameron e si chiusero la porta alle spalle dopo aver controllato che tutto fosse calmo. Il biondo fece accomodare la ragazza sul letto e le sorrise per poi darle le spalle e posizionarsi dal lato opposto ai piedi del materasso , iniziando a sfilarsi i calzini. “A proposito, io dormirò per terra così da non recarti fast...”. Il biondo si interruppe non appena le braccia di lei andarono a circondargli il petto. “Grazie” soffiò Megan al suo orecchio facendolo rabbrividire. Il ragazzo rimase immobile, come paralizzato. Non si sarebbe mai aspettato un gesto del genere da lei, dalla stessa ragazza con la quale aveva litigato sin dall'inizio, dalla ragazza con la quale aveva scambiato poche parole che, per lo più, erano frecciatine. “Di cosa?” chiese riprendendosi e girandosi verso di lei. “Per tutto, per avermi portata in salvo, per avermi medicata, per avermi portata sulle spalle e per avermi accolto in casa tua rischiando tanto con i cavalieri” rispose guardandolo negli occhi. “Anche gli altri avrebbero fatto la stessa cosa, ormai siamo un gruppo. Tra l'altro, nei mesi in cui sono stato in Siberia mi siete mancati moltissimo nonostante vi conoscessi da poco, il non avervi intorno con le vostre risate e le litigate mi ha fatto sentire solo”disse il giovane sorridendo. Megan dietro quel sorriso, quasi riuscì a vedere la solitudine che aveva fatto compagnia al ragazzo in quei mesi.

“Ora dormi sarai stanca, riposati e vedrai che domani starai molto meglio” disse spingendola delicatamente giù. Lei lo guardò spaventata. “Tranquilla al tuo risveglio mi troverai qua”.

***

“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARK!”.

“Merda...”.

 

 

Angolo Autrici *^*
 

Salve! Si, siamo in ritardo ma una di noi è immersa nei libri per l'esame di maturità.

Per scusarci del ritardo, vi abbiamo regalato un capitolo bello lungo che speriamo vi sia piaciuto!!

Alla prossima! Baci Kotomy e Lillian

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


 Chapter 6


“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARK!”.

“Oh acciderboli! Siamo nei guai”.

“Cazzo. Merda. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Merda. Merda. Cazzo!”.

“Adesso mi fanno fuori, ora si che mi fanno fuori! Ooooh io lo sapevooo!”.

“Ok, preparo la roba per un altro soggiorno all'Inferno...”.

“Ma mai una volta che ce ne andasse bene una. Porca paletta la sfiga ci perseguita!”.

“Ma chi cappero si è dato alla lirica di primo mattino!?”. “Meow meow”.

“Maledetti. Lo sapevo che non dovevo essergli complice. Maledizione che siano tutti maledetti!”.

“Ciao Milo...”.

“Merda!”.

“Era scientificamente provato che in un modo o nell'altro ci avrebbero beccati”.

“Merda ci hanno scoperti!”.

“Vi prego divinità! Fate in modo che ci diano una punizione che mi tenga il più lontano possibile da Aphrodite!”.

 

“NON ME NE FREGA DEL LUOGO IN CUI ORA SIETE MA SE ENTRO DUE MINUTI NON SARETE AL MIO COSPETTO TUTTI E DODICI GIURO SUL NOME DI SCORPIO CHE A FARVI FUORI NON SARA' UN TITANO! APRIL QUESTO VALE ANCHE PER TE!”.

 

I custodi delle sacre case, un po' intontiti, videro i loro allievi correre come saette verso l'ottava casa obbedienti, temendo sicuramente per la loro incolumità. Quando dalla camera di Megan ne uscì fuori Mark, Micene rimase interdetto e non poco,ma non fece in tempo a fermarlo per chiedere spiegazioni che il ragazzo era già sparito. Allarmati e preoccupati a causa delle urla disumane di Milo che avevano invaso l'intero Santuario alle prima luci dell'alba, decisero di seguirli cercando di capire quanto grossa fossero riusciti a farla stavolta per far arrabbiare un cavaliere di solito così pacifico e giocherellone. Alla velocità della luce raggiunsero Scorpio che guardava in cagnesco la schiera disordinata di giovani in pigiama dinanzi a lui, paonazzi in volto a causa della corsa disperata per aver salva la pelle.

“Tu! Spero vivamente riuscirai a fornirmi una buona spiegazione per giustificare il fatto che nel tuo letto stamani c'era Megan!” disse il cavaliere puntando il dito contro Mark. Alla vista dell'unghia scarlatta dell'amico puntata contro il giovane e dei suoi occhi iniettati di sangue,i cavalieri sbiancarono. Oh si, l'avevano fatta davvero grossa. Mark arretrò terrorizzato dalla furia omicida del suo maestro. “Ehm... ecco io...io posso spiegare...”. “È tutta colpa mia. È stata mia l'idea, Mark non c'entra nulla. Nessuno di loro ha colpa. Ero spaventata e non riuscivo a restare sola, ciò che mi è successo...” . Megan si interruppe stringendosi tra le proprie braccia, ignorando il dolore agli arti che nel compiere quel gesto protestarono. Lo sguardo era vacuo, perso in ricordi dolorosi che ignara, stava condividendo con il cavaliere di Virgo, unico in grado di abbattere le barriere mentali degli esseri umani. Cameron le mise una mano sulla spalla e lei gli sorrise dolcemente, con un grande respiro prese una boccata d'aria nei polmoni e continuò. “Tornavano continuamente quelle orribili immagini a tormentarmi, se chiudevo gli occhi sentivo... delle grandi mani su di me e un senso di angoscia e disgusto pervadermi. Così ho chiesto a Cameron di tenermi compagnia. È stato l'unico che è riuscito ad avvicinarsi a me senza che io lo respingessi in malo modo ieri, per questo motivo questa notte sono stata nella sua stanza, Mark ha preso il mio posto per evitare che Micene mi scoprisse e io alle luci dell'alba ho preso il suo per fare altrettanto con Milo. Mi dispiace aver recato fastidio o danni a te Milo per averti sottratto l'allievo e a te Camus per essermi intrufolata in casa tua senza permesso, non era nelle mie intenzioni, ma se c'è qualcuno da punire quella sono io, non Mark, né nessun altro di loro” terminò abbassando il capo. “Non è vero! L'idea è stata mia! Se dovete punire qualcuno punite me!”disse Daisy prontamente intervenendo in difesa dell'amica sotto lo sguardo fulminante del maestro. Ah se gli sguardi potessero uccidere. “Di chi sia stata o meno l'idea, tutti noi siamo stati complici, quindi la colpa è di tutti, nessuno escluso. Se dovete punirci fatelo e non se ne parla più!” sentenziò April risoluta. “Esatto! Ognuno di noi ha versato nelle vostre pietanze la polvere soporifera per rendervi mansueti e non essere scop... cazzo”. Cole si portò entrambe le mani sulle labbra azzittendosi, mentre gli sguardi dei compagni lo stavano scuoiando vivo.

“ VOI COSA!?!?!?” urlò ormai viola in volto Shura.

“Ma dico cos'hai al posto del cervello! La segatura!?” chiese inviperita Daisy al biondo che mortificato farfugliò tra le labbra qualcosa di simile a delle scuse.

“Vi rendete conto di quello che avete fatto!? Siamo appena stati attaccati da un TITANO! Un essere per secoli rinchiuso in un'altra dimensione a causa del sangue che ha sparso su vittime innocenti! Uno di voi stava per morire per mano sua! E la cosa che a voi sembra più giusto fare è quella di renderci incapaci di proteggere Atena, voi e l'intero Santuario! Vi rendete conto delle conseguenze che si sarebbero abbattute su tutti in caso di nuovo attacco!? Vi rendete conto di aver messo in pericolo la vita dell'intera umanità!? Voi siete soltanto un branco di ragazzini immaturi. Non avete avuto il minimo rispetto per un mondo che anche se non vostro, vi ha accolto senza alcun problema, non avete avuto il minimo rispetto per noi che giorno dopo giorno vi alleniamo senza chiedere nulla in cambio e rischiando la nostra vita, non avete avuto rispetto per la Dea che vi ha permesso di restar qui al Santuario e vi ha offerto la sua protezione! Per quanto mi riguarda siete stati una delusione su tutta la linea!”. Quel fiume di parole fu scaraventato con rabbia dal giovane Ioria sui dodici, i quali mortificati, punti nel vivo dei loro cuori e consapevoli della superficialità del loro gesto, abbassarono il capo senza fiatare non prima però, di aver colto negli occhi di ogni rispettivo maestro la crescente delusione mista a tristezza e omicidio. Dagli occhi di April tante piccole lacrime iniziarono a sgorgare copiosamente, le era sempre stato a cuore fare bella figura con gli altri, ma stavolta non riguardava un fatto puramente estetico, era ormai da tempo che voleva mostrare al suo maestro che al di là dei vestiti e delle moine c'era una ragazza responsabile e di cui ci si potesse fidare, ma sapeva che ormai per quello era troppo tardi, agli occhi di Ioria ora come ora, era solo una mocciosa deludente e immatura di cui sicuramente non poteva andar fiero. E ovviamente a rincarare la dose di umiliazione sopraggiunse Death Mask.“Io lo sapevo che con voi,banda di mocciosi putridi e insolenti, le buone maniere non servono ad una beata minchia! Non me ne frega di come l'hanno presa i vostri maestri, ma per quanto mi riguarda pagherete aver osato tanto nei miei confronti! Tutti tranne te mocciosa tinta che la pagherai appena ti sarai rimessa in sesto. Per tutti gli altri, vi conviene iniziare a tirar fuori l'istinto di sopravvivenza scarti viventi, lì giù ne avrete bisogno!”. Il sadico cavaliere li guardò ad uno ad uno prima di spedirli nell'antico luogo di sangue e dolore.

 

***

 

Sulla stessa piattaforma sopra la quale erano caduti la prima volta che il cavaliere di Cancer li aveva mandati lì, circondati da lava incandescente, sotto una coltre di nubi nere e fumo, i ragazzi se ne stavano in silenzio, un silenzio rotto solo dai singhiozzi di April. Accovacciata su se stessa con le mani strette convulsamente tra i lunghi capelli castani, la ragazza piangeva per l'umiliazione appena subita e per i sensi di colpa che le stavano attanagliando lo stomaco. Tutti la guardavano dispiaciuti, sapevano cosa stesse provando in quel momento, era un sentimento che li accomunava tutti. Ally le si avvicinò portandosi alla sua altezza. “Ehi, April, non fare così... abbiamo sbagliato è vero ma sono sicura che a muovere Ioria siano state la rabbia e la paura di non aver potuto proteggere la sua Dea, te e tutti noi in caso di attacco. Lui si è affezionato tanto a te, si vede” disse accarezzandole una guancia. “ Lui... o-ora.. mi odia!” rispose piangendo ancora di più. “Ma cosa dici April, no che non ti odia. Per Ioria tu non sei una delusione, ne sono sicura. Lo vedo il suo sguardo fiero quando decidi di allenarti, ce l'avessi io un maestro che mi guarda a quel modo...” intervenne Summer con sguardo triste spostandole delicatamente le mani che stringevano i capelli. “Ora li abbiamo delusi, quello che abbiamo fatto, anche se per una giusta causa è stato sbagliato, ed è normale che abbiano reagito così. Tutti loro avevano uno sguardo deluso, tutti loro se non avesse parlato Ioria per primo lo avrebbero fatto allo stesso modo e dicendo le stesse cose. Tuttavia credo che invece di stare qui a piangerci addosso dovremmo fare qualcosa per recuperare la loro fiducia” disse Cameron battendosi il pugno sull'altra mano e ricevendo una pacca sulla spalla da Michael. “Ma come se siamo confinati qui?” chiese Chloe indicando con gli indici il terreno sotto di loro. “A me stare qui piace, sono lontano da Aphrodite. Direi che per ora potremmo accantonare la questione recupero fiducia e goderci il panorama, la solitudine e la sua lontananza” cinguettò stranamente felice Ian. “Certo che Aphrodite ti destabilizza e non poco, eh Ian?” disse Daisy scoppiando in una gioiosa risata che alleviò gli animi un po' di tutti coinvolgendoli. “Ehi bionda certo che come pagliaccio in un deludente spettacolo per bambini di quattro soldi ti ci vedrei bene” la schernì Michael facendole l'occhiolino e sorprendendo un po' tutti. “ Oh ma guarda! Il taciturno è uscito dalle catacombe e parla anche!! Che scoperta signori” lo rimbeccò di tutta risposta facendogli una linguaccia birichina. April si asciugò le lacrime e aiutata dalle amiche che l'avevano soccorsa si mise in piedi ricevendo un sorriso a trentadue denti da parte di Cole che le si avvicinò e le carezzò i capelli. Ally e Summer si scambiarono uno sguardo d'intesa per poi sogghignare e allontanarsi dai due. “Non so voi, ma a me non va di stare fermo qui tutto il tempo, che ne dite di andare a ficcanasare un po' in giro?”. “Ehi Mark, credi per caso di essere in un villaggio turistico? Siamo all'Inferno! E ficcanasare in giro può voler dire due cose: guai e morte!” lo riprese Bryan irritato. Quei continui cambiamenti di luogo accompagnati da ramanzine e cadute di fondo schiena iniziavano a scalfire la sua calma pacifica di sempre. “ Certo che questa giornata si prospetta piena di sorprese! Abbiamo fatto quasi venire un infarto a Milo, siamo riusciti a far incazzare Ioria, siamo di nuovo all'inferno, April che non ha mai pianto ora sembrava avere al posto degli occhi le cascate del Niagara, il taciturno parla e scherza e Bryan invece ha il mestruo. E sono appena le sette del mattino! Grandi ragazzi!”. “ALLY!” la ripresero tutti prima di scoppiare a ridere.

“Ehi amici un attimo di attenzione, ricordate quello che la volta scorsa è successo a Mark quando Ally lo ha spinto accidentalmente giù dalla piattaforma?” chiese Cole con tutta l'aria di uno che stava architettando qualcosa di losco. “È caduto inspiegabilmente su un'altra piattaforma situata però dal lato opposto alla nostra e Ally lo ha raggiunto come una matta da legare gettandosi nel vuoto” lo rispose prontamente Chloe facendo arrossire la castana. “Esatto! Quindi significa che in qualche modo intorno a noi ci sono dei portali o roba del genere che ci permettono di spostarci”. “Il ragionamento fila ma ti aspetti che ci buttiamo di sotto nel tentativo di beccarne uno?”. “Certo che no Daisy! Però magari muovendoci e tastando l'aria con le mani potremo riuscire a trovarne uno”. “Ah, ora si che la proposta ha più senso”.

 

“Guardate qui!”urlò Summer poco dopo, smanettando per attirare l'attenzione di tutti. I ragazzi videro il braccio di Summer scomparire e poi fare la sua ricomparsa due piattaforme più avanti.

“Grande Sum! Ne hai trovato uno!”. “Ehm siamo sicuri che gettandoci dentro riappariremo tutti interi da un'altra parte?” chiese April preoccupata. “Ormai, rotto per rotto proviamoci!”. “Oh Sante Divinità, non mandateci già all'aldilà” pregò Ally prima di essere spinta da Mark all'interno del portale. La videro comparire poco più in là sulla stessa piattaforma sulla quale era comparso il braccio di Summer. “MA DICO SEI IMPAZZITO MARK!?” strillò la castana. “CHI LA FA L'ASPETTI!” disse il giovane ridendo a crepapelle. “STRONZO!”. “Dai ragazzi tutti insieme!” incitò Cole. I giovani si presero per mano e uno dopo l'altro si gettarono nel vuoto.

 

“Oh menomale sono tutta intera!” sospirò April guardandosi e tastando le parti del corpo attenta che ci fossero tutte all'appello. “Ehm April...”. “Menomale che non si sono sgualciti i vestiti o meglio il pigiama”. “Ehm April...”. “Sono apposto i capelli?”. “APRIL!” urlò Ally cercando di attirare la sua attenzione. “Che c'è!?” rispose la giovane irritata. “Dove sono gli altri?”. La castana si voltò. “Oh merda!”.

Sul viso delle due ragazze la più totale disperazione. Si erano gettati all'interno del portale tutti insieme ma solo April era arrivata a destinazione.

“Oddio, forse nei portali ci si può entrare in uno! Oddio, forse i nostri amici sono stati teletrasportati nelle oscurità più profonde di questo posto! Oddio oddio oddio!” disse April iniziando a sudare freddo. “E se fossero morti?” constatò Ally stringendo convulsamente il braccio dell'amica e strattonandolo a più non posso. “Cerchiamo un altro portale, magari riusciremo a trovare gli altri” propose April ridandosi un contegno. Ally guardò l'amica con espressione confusa e spaventata per poi come una matta iniziare a tastare qualsiasi parte dello spazio atmosferico circostante. Dopo molto tempo passato a setacciare tutti i bordi della piattaforma, del portale neanche l'ombra. “Oh April, siamo spacciate, gli altri non si trovano, siamo all'inferno, Death Mask per quanto era arrabbiato non ci verrà a prendere presto e non c'è neanche l'ombra di un...”. April vide improvvisamente Ally scomparire mentre camminava per raggiungerla. “ Portale trovato!” disse la giovane gettandosi al suo interno. Appena si assicurò che i suoi piedi fossero ben ancorati al pavimento la giovane aprì gli occhi ma quello che le si parò dinanzi la fece pentire di essersi mossa da dove pochi istanti prima era. Le due ragazze erano capitate su una stretta stradina dimessa che sembrava non avesse mai fine, ma ciò che le preoccupò non fu tanto quello ma la schiera di anime intenta a percorrerla, oltrepassandole come se la loro presenza non fosse stata minimamente avvertita. “AAAAAAAAAAAAH SIAMO FINITE IN MEZZO AI MORTI! AI MORTI CAPISCIII!?!?!? DIO MIO, DIVINITA', BUDDAH, MAOMETTO. ALLAH AIUTOOOOO!”

 

***

 

“Ma dove sono finiti tutti gli altri e dove siamo finiti noi!?” disse Cameron guardandosi intorno stralunato. Poco più in là Ian cercava di alzare la povera Summer, che mettendo un piede in fallo sul terreno irregolare della nuova piattaforma sulla quale erano capitati, aveva sbattuto la testa e sembrava alquanto confusa.“Deve essere andato storto qualcosa durante il teletrasporto... ehi Summer ce la fai ad alzarti? Stai bene?” chiese il giovane alla mora che aveva tutta l'aria di non aver capito ancora nulla di quello che stava succedendo. “CAZZO. Cam perde sangue!”. Cameron corse al loro fianco preoccupato. “Piccoletta stai bene? Ti fa tanto male?” le chiese per poi rivolgersi a Ian intento a tamponarle con la mano la parte lesa. Non avevano magliette a disposizione, entrambi erano a petto nudo, Death Mask li aveva mandati lì senza dar loro neanche il tempo per coprirsi. “Speriamo non abbia battuto la testa molto forte, non vorrei le fosse successo qualcosa, non sembra tanto capire dove si trovi e da chi sia circondata”. “Summer? Ehi Summer ci sei? Quante so... Oddio Summer!” Cameron non fece in tempo a mostrarle le dita della mano che la giovane improvvisamente chiuse gli occhi perdendo i sensi e accasciandosi tra le braccia di Ian. “Merda! E ora che si fa?” imprecò il ragazzo. Ian osservò l'amico guardarsi intorno in cerca di una qualche soluzione, molto probabilmente Summer aveva sbattuto la testa violentemente e ogni secondo perso lì a far nulla avrebbe potuto esserle fatale. “Ehi Cameron, dobbiamo trovare un modo per metterci in contatto con i cavalieri, Summer è ferita gravemente e degli altri non abbiamo alcuna notizia, per quel che sappiamo potrebbero essere ovunque”. “ Diamine! Capisco la rabbia nei nostri confronti, ma a quale scopo mandarci qui se il loro dovere è proteggerci!”. Cameron iniziava ad agitarsi, era ormai passato un po' di tempo da quando erano arrivati lì e respirare iniziava a costargli una certa fatica. Era consapevole di non essere guarito del tutto dall'ultima febbre che lo aveva colto in Siberia ed ora sembrava stesse ritornando più forte di prima. Gli arti iniziavano a dolere, la testa a girare e un dolore lancinante alle tempie lo obbligava a strizzare gli occhi più e più volte per avere chiara la visuale dinanzi a sé.

 

 

 

***

 

Michael fissava il cielo scuro, ammirando poi le piattaforme sopra di lui. Pose poco dopo lo sguardo al di sotto della piattaforma sul quale era, vedendo solo il fluire della lava incandescente. “Ho come l'impressione che il portale conduca le persone in posti diversi” annunciò una voce femminile alle sue spalle. Il ragazzo solo in quel momento si accorse della piccola Chloe intenta ad osservarlo e sorridere. “Si, ci sono anche io”. Il moro annuì quasi sorpreso, non aveva avvertito minimamente la presenza dell'amica. “Cosa facciamo? Restiamo qui in attesa che qualcuno ci venga a prendere o ce ne andiamo prima di finire abbrustoliti?” chiese Chloe indicando un pezzo di roccia arso dalla lava pericolosamente troppo vicina a loro. “Opterei per la seconda scelta, cerchiamo un altro portale” disse Michael. La ragazza annuì.

 

***

“Ma cosa...”. Daisy si guardava intorno terrorizzata. Era sola e il luogo in cui era capitata non assomigliava minimamente alla piattaforma sulla quale era solita atterrare. L'atmosfera se possibile era ancora più tetra e soffocante, forse era nei meandri posti più in basso degli inferi pensò. Imponenti costruzioni dal tetto a punta si ergevano intorno a lei, le finestre dai vetri rossi avevano una forma rettangolare arcuata. Sui balconi facevano mostra di se' statue dall'aspetto tutt'altro che rassicurante, raffiguravano mostri dal viso deformato e maligno che la fecero rabbrividire. Le costruzioni erano poste su entrambi i suoi lati, collegate tra loro da nere scale dimesse e facevano da contorno ad un castello dalle dimensioni apocalittiche, ma ciò che più sorprese Daisy, fu la forma di una delle facciate principali, era un viso umano, un viso deturpato. Rumori sinistri e strazianti lamenti erano l'unica cosa che Daisy riusciva ad udire e il cuore le iniziò ad accelerare a causa della forte paura che man mano si stava impadronendo di lei.

Fece qualche passo all'indietro, bloccandosi immediatamente quando avvertì il contatto fisico con qualcosa di duro e freddo. Ancora prima di poter gridare, si trovò catapultata in una stanza con un uomo che stringeva sempre di più la presa sul suo braccio, provocandole un dolore lancinante.

Daisy aveva gli occhi sbarrati, le pareti nere erano macchiate di sangue e tanti corpi senza vita erano ammassati in modo innaturale sul pavimento. La maggior parte aveva qualche arto del corpo mutilato o la gola sgozzata. Sentire il forte odore di sangue, destabilizzò i suoi sensi. La bionda non riuscì più a trattenere le urla che in poco tempo invasero la stanza degli orrori. Dai suoi occhi iniziarono a scendere copiosamente lacrime di terrore. La presa sul suo braccio diminuì fino a sparire. Era rimasta sola, molto probabilmente aspettando il carnefice che l'avrebbe resa solo un altro corpo da ammassare insieme agli altri. Una porta in fondo alla stanza si aprì mostrando un uomo. Assomigliava ad un angelo, una di quelle creature mitologiche dall'aspetto meraviglioso che da bambina vedeva raffigurate sui libri. Rimase rapita dalla sua figura scolpita vestita da una tunica viola scuro stretta in vita da una cintura oro e ricoperta da un mantello nero con spalle anch'esse oro. Lunghi capelli neri gli ornavano il viso ma ciò che più la colpì furono i suoi occhi... non aveva mai visto quel colore prima d'ora per lo meno non per delle iridi. Erano acquamarina, piatti, freddi e spietati. Presa dalla paura più pura corse verso la porta alle sue spalle per cercare una via fuga da morte certa. Per quanto quell'uomo potesse essere bello, Daisy aveva anche capito che non era affatto buono. La maniglia era bloccata e a nulla servirono gli sforzi della ragazza nel cercare di sbloccarla. Non aveva via di scampo.

“Chi sei?” chiese freddamente l'uomo. La ragazza tentennò al suono della voce quasi melodiosa ma allo stesso tempo tagliente di lui, tuttavia, appena vide l'uomo avvinarsi ritenne consono rispondere. “Mi chiamo Daisy”. “Come sei arrivata qui?”. “Non lo so... Io, mi dispiace aver recato fastidio. Giuro che non era mia intenzione” disse Daisy spaventata sempre più. L'uomo continuò ad avanzare fermandosi a pochi centimetri dalla ragazza, la quale si attaccò alla porta ancora di più. “Hai paura?”. “La prego, non mi faccia del male...”. Nuove lacrime iniziarono a rigare il suo viso. “Chi ti ha condotta qui?”. “Non lo so, era un uomo dall'armatura nera e i capelli bianchi”. “Come sei arrivata qui all'Inferno?”. “Mi ci ha condotta il... cavaliere... di Cancer... mio maestro”. “Così tu saresti un'allieva di Cancer?”. L'uomo portò la mano destra sul fianco sinistro lasciando intravedere una lama. “No la prego... La supplico. Non mi uccida” supplicò Daisy, trovando dentro di se' il coraggio di afferrare la mano dell'uomo, la stessa che si sarebbe macchiata li a poco del suo sangue. La figura si ritrasse subito dalla presa puntando i suoi occhi in quelli di Daisy, la ragazza fu attraversata da un brivido lungo tutta la schiena. “Vattene immediatamente! Una sola parola uscirà su ciò che è accaduto qui dalle tue labbra e di pure addio alla tua vita” urlò l'uomo facendo spalancare la porta. Daisy chiuse gli occhi sentendosi improvvisamente mancare il terreno sotto i piedi per poi trovarsi su una piattaforma dove due figure familiari si stavano rincorrendo e una era stesa a terra poco più avanti. “Daisy!? Ma sei tu!? Menomale ne abbiamo trovato almeno una!” esclamò Mark interrompendo la corsa e facendo sbattere contro la sua schiena Cole. “Ehi Daisy che hai?” chiese il biondo vedendo l'espressione shoccata dell'amica. Daisy era paralizzata dalla paura, non riusciva a comprendere cosa realmente pochi attimi prima le fosse successo, non poteva essere un sogno, era stato tutto fin troppo reale. Il dolore al braccio dove ancora erano visibili i segni rossi provocatele dalla stretta troppo forte, i corpi senza vita ammassati in modo innaturale, l'odore del sangue, l'uomo che l'aveva quasi uccisa e la sua minaccia di morte... no non poteva essere stato un sogno. “Daisy?”. Mark sventolava ripetutamente la sua mano dinanzi ai suoi occhi ma presa dalle sue elucubrazioni mentali non se ne era accorta. “Tutto bene Mark, sono solo stanca di questi continui viaggi interdimensionali” disse la ragazza mentendo. Sapeva che il suo quasi carnefice non stava scherzando quando l'aveva minacciata di tacere. Improvvisamente a tutti mancò nuovamente il terreno sotto ai piedi per poi aprire gli occhi e ritrovarsi finalmente nel luogo in quel momento più vicino alla loro casa.

 

Sul viso dei cavalieri sgomento e preoccupazione fecero bella mostra di sé dinanzi alla schiera dei nuovi arrivati. Bryan, steso sul pavimento non dava segni di vita. A Mur per poco non venne un infarto, scampato, solo alla vista del movimento impercettibile del petto dell'allievo. Michael e Chloe sembravano stare bene anche se il loro respiro era affaticato e il loro viso imperlato dal sudore. Ian teneva tra le braccia Summer. Il cuore di Kanon e Saga alla vista dell'allieva priva di sensi e con il volto ricoperto dal sangue perse un battito. Ally accortasi del sangue che ricopriva interamente una parte del volto dell'amica divenne pallida e portandosi una mano alla bocca corse lontano da lì seguita da un preoccupato Aphrodite. Cameron, pallido più che mai, si appoggiava con fatica alla spalla di Ian tossendo continuamente. Camus preoccupato gli si avvicinò constatando che la temperatura del giovane fosse molto più alta del normale. Megan guardava spaventata l'amico pregando che non gli fosse successo nulla di grave. Mark teneva lo sguardo fisso verso il punto in cui Ally era scappata seguita dal cavaliere di Pisces mentre Cole avvicinatosi ad April si assicurò sulla salute della giovane che guardava Summer terrorizzata. Daisy se ne stava con lo sguardo fisso nel vuoto, gli occhi velati dalle lacrime e cerchiati di rosso. Saga si avvicinò ad Ian prendendo senza dire una parola l'allieva dalle sue braccia nonostante il braccio fasciato a causa dello scontro con il Titano e avviandosi verso la terza casa seguito dal fratello. Fissò gli occhi sul viso di Summer contratto in una smorfia di dolore. Il sangue continuava ad uscire copiosamente dalla ferita e probabilmente se non si fosse sbrigato sarebbe potuta morire dissanguata. Senza neanche accorgersene aumentò la velocità fino ad arrivare in pochi attimi a destinazione. L'adagiò sul suo letto aspettando che il fratello gli portasse dell'acqua tiepida e delle bende. Una volta lì iniziò a tamponarle il viso rendendosi conto però, grazie alle smorfie di dolore della ragazza, di star facendo troppo forte e divenendo più delicato. Si sentiva nervoso il cavaliere di Gemini, non aveva mai avuto a che fare con esserini tanto delicati, Summer sotto una sua mano avrebbe potuto spezzarsi con facilità, allenarla per lui era sempre stata un'impresa e un fastidio. Quando il sangue fu lavato via definitivamente dal viso della ragazza rimaneva soltanto da fasciarle la testa. Il cavaliere si sedette sul letto della giovane alzandola delicatamente con il braccio fasciato posto dietro la sua schiena e ignorando la fitta che ne scaturì, si rese conto tuttavia di non riuscir comunque nell'impresa con un solo braccio. Adagiò allora l'allieva con la schiena contro il suo petto iniziando a fasciarla per poi stenderla nuovamente una volta finito. La fissò per un paio di secondi per poi dirigersi verso l'uscita dalla quale il fratello era già scomparso molto tempo prima. “ Non dovresti restare al suo fianco? Sei il suo maestro dopotutto e potrebbe aver bisogno di te”. Saga vide il cavaliere di Scorpio poggiato contro lo stipite della porta. “Cosa ti porta qui Scorpio?”. “Ero preoccupato per la piccola Summer ovviamente, sai dovresti esserlo anche tu. Ma non ti guardi mai attorno? Sono passati ormai mesi da quando sono arrivati e tutti noi, certo chi più chi meno, ma tutti abbiamo instaurato un rapporto con i nostri allievi. Perchè tu no Saga? Perchè Summer ha paura sia di te che di Kanon quando è una di quelli che più ha bisogno di protezione, ma ti sei accorto di quanto sia fragile? O di quanto sia triste nel constatare che l'unica a non ricevere mai un apprezzamento per i suoi miglioramenti durante gli allenamenti sia lei? Tu e Kanon credete davvero che trattandola alla stregua di un soprammobile riuscirete a renderla più forte? Io credo proprio di no. Se tu non hai intenzione di proteggerla, anzi se entrambi non avete intenzione di proteggerla, allora chiederò ad Atena di porre Summer sotto la mia custodia, Mark è già abbastanza autonomo e per me lei non rappresenta alcun tipo di problema” disse Scorpio guardando con occhi di sfida il cavaliere di Gemini per poi avvicinarsi a Summer ed accarezzarle il viso dolcemente. Saga rimase interdetto dalle parole dell'amico. Certo che si era reso conto di quanto Summer fosse fragile ma di certo non aveva mai prestato attenzione ai suoi sentimenti o alle sue emozioni dopo essere stata scaraventata a terra durante un allenamento o dopo aver ricevuto uno dei suoi freddi rimproveri. “So per certo che sarai un ottimo maestro Saga” gli sorrise Milo. “Comunque sono venuto qui per dirti che la nostra Dea ha richiesto la presenza di tutti al Synaigen, è tra mezz'ora, approfittane per star al suo fianco”. Scorpio gli fece un occhiolino e uscì dalla stanza lasciando Saga solo con Summer. Si avvicinò al letto dove la ragazza dormiva e prese a osservarne i lineamenti. Non l'aveva mai notato ma Summer era... bella.

 

Un po' più in basso della terza casa, Aphrodite osservava Ally. Mark poco dopo rincorse il cavaliere di Pisces per assicurarsi della salute di Ally. L'aveva vista fiondarsi oltre la coltre di cespugli preoccupandosi non tanto per il gesto compiuto dalla ragazza ma più che altro per il suo colorito. Sembrava uno spettro. Appena raggiunse i due, la scena che gli si parò dinanzi, non fu sicuramente delle migliori. La castana era piegata sulle ginocchia, la testa bassa e le braccia che le avvolgevano lo stomaco, Aphrodite le teneva i capelli sollevati. Non appena Mark la sentì tossire capì tutto. “Aphrodite?” chiese sporgendosi oltre le spalle del cavaliere. Quest'ultimo si girò. “Ah Mark, sei tu... È necessario che qualcuno rimanga con lei mentre io avverto Shaka. Ci pensi tu?” chiese il cavaliere. Il rosso annuì inginocchiandosi accanto all'amica. Prese la coda di capelli e la sollevò. Ally si girò e appena vide Mark sorrise impercettibilmente. “Scusa il terribile spettacolo...”. Il rosso scosse la testa le sorrise a sua volta. “Non riesci proprio a tollerare la vista del sangue, eh?” chiese serio. Ally fece spallucce e neanche il tempo di rispondere che un altro conato di vomito la prese alla sprovvista. Una volta ripresasi, si sollevò poggiando la sua testa contro il torace del ragazzo e iniziando a respirare profondamente cercando di calmare i frenetici battiti del cuore. Il giovane cominciò ad accarezzarle la chioma e nel momento in cui le sue dita lungo il percorso, incontrarono il codino, lo sfilarono. Una cascata di capelli castani si poggiò sulle gambe del ragazzo. Mark passò la mano tra quei fili di seta perennemente intrappolati nel fermaglio. “Dovresti portare più spesso i capelli sciolti... Ti fanno sembrare più grande” disse sorridendo e cercando di distrarre la castana dal malore che provava. Ally lo guardò per poi scuotere la testa in segno di diniego. “Mi recano solo fastidio così, sono troppo lunghi”. “Ho notato” rispose il rosso cercando di raddrizzare inutilmente un ciocca di capelli. “Aphrodite dov'è andat...”. Ally si staccò bruscamente dal ragazzo che le teneva i capelli, per poi riprendere la tortura a cui era sottoposta. “Ally...”. Dal cespuglio sbucò Cole che si sedette a gambe incrociate accanto al rosso. “Quante volte ha rimesso?” chiese il biondo. “Tre... Fra poco vomita anche l'anima”. “Non ti fa senso?” continuò Cole. “No, sono abituato a scene del genere”. “In che senso?”. “Faccio il volontario presso un ospedale nel reparto di pediatria. Resto pomeriggi interi con bimbi malati, alcuni anche gravemente. Queste scene, in quell'ambito sono all'ordine del giorno”. Cole guardava l'amico sorpreso, non si sarebbe mai aspettato che vivesse situazioni del genere. Ma adesso che lo analizzava bene, non lo trovava tanto strano, Mark era solare, divertente, in poche parole la persona giusta per stare a contatto con dei bambini che di felicità ne sapevano ben poco. “Com'è stare accanto a dei piccoli così sfortunati?” chiese Cole guardando l'amico che a sua volta rivolgeva la sua attenzione alla povera Ally. “Ha i suoi lati positivi e negativi”. “Cioè?” chiese confuso il biondo. “È bello perché sei a contatto con piccoli marmocchi che non fanno altro che donarti felicità e ti insegnano cose nuove ogni giorno, più di quante io possa insegnare loro...” disse sorridendo. “Ma purtroppo è anche doloroso perché quei piccoli marmocchi di malattie come il cancro, dovrebbero conoscere solo la parola anzi neanche quella e in più ogni volta che un bimbo ci lascia, un pezzo del mio cuore sparisce” concluse il rosso cupo in volto. Ally anche se impegnata nell'impresa di tenersi l'anima dentro di sé, ascoltò tutto il discorso. Immaginava i suoi dieci fratelli in una situazione del genere e inevitabilmente le si stringeva il cuore. Chissà come stavano, sentivano la sua mancanza almeno quanto lei sentiva la loro? Tuttavia non dubitava di questo, lei e i suoi fratelli avevano un rapporto invidiabile, nonostante le grandi differenze di età. Amava tutti i suoi fratelli incondizionatamente, d'altronde era la maggiore, aveva una responsabilità più grande di lei e questo la spaventava ogni volta. “Ally ti senti meglio?” chiese Cole vedendo il volto della ragazza riprendere il solito colorito roseo. La castana annuì poco convinta ma non voleva dare altre preoccupazioni ai due amici. Cole annuì alzandosi e dicendo qualcosa a proposito di Shaka e Aphrodite. “Dimmi la verità. Ti senti veramente bene?” disse il rosso. Ally fece un cenno d'assenso sperando di convincere il giovane. Mark le rivolse uno sguardo dubbioso, per poi alzarsi e tenderle la mano. Ally adagiò la sua piccola mano su quella di Mark venendo tirata su delicatamente e poi fatta appoggiare sul petto dell'amico. Tornarono in arena dove tutti erano ancora lì. Ally cercò in tutti i modi di non far preoccupare inutilmente i suoi amici sviando le loro domande sulle sue condizioni di salute. “Suvvia ragazzi, con un medico come me, chi è che non sta bene?” disse ridendo. “Tutti” rispose April. “Apil amore mio, so che sei gelosa perché non ti ho prestato molta attenzione oggi, ma se vuoi possiamo rimediare, dietro al cespuglio non ci disturberà nessuno” disse il rosso ammiccando verso April che lo guardò rassegnata. “Ahia! Stavo solo scherzando!” piagnucolò Mark guardando i piedi di Cole e Ally che avevano rispettivamente pestato un suo piede. I ragazzi scoppiarono in una risata finché non si bloccarono, sentendo un tonfo dietro di loro. Appena si voltarono videro Chloe letteralmente sommersa dal corpo inerme di Cameron. Michael e Dohko sollevarono il biondo affidandolo a Camus che prontamente si era avvicinato a lui mentre Shura aiutò Chloe ad alzarsi. “Ma che succede?” chiese Ian preoccupato. “Non lo so, mi è improvvisamente caduto tra le braccia ma è scientificamente provato che il suo peso è troppo per una della mia stazza” rispose Chloe nel suo solito modo e massaggiandosi il fianco e la testa. Il cavaliere di Aquarius seguito da Megan portò il proprio allievo all'undicesima casa adagiandolo sul letto e poggiando subito dopo una pezza bagnata sulla fronte del biondo. “Ehi Camus cos'ha?” chiese la ragazza preoccupata. “Deve essere ritornata in una forma molto più violenta la febbre che lo aveva colto in Siberia pochi giorni fa. Megan vai a prendere un altro po' d'acqua”. “Si!”. La ragazza si recò velocemente in bagno per prendere ciò che Camus le aveva ordinato e passandogliele frettolosamente. Cameron aveva il viso arrossato e imperlato dal sudore le labbra semi aperte in cerca d'aria, il suo respiro era spezzato e fievole. Qualche volta dava voce a frasi sconnesse e senza senso delirando a causa della temperatura molto alta. Mur arrivò con una medicina che Camus a fatica riuscì a fargli inghiottire per poi una volta calmatosi leggermente coprirlo con il lenzuolo. “Megan io devo andare al Synaigen, Lady Isabel non vuole che qualcuno di noi sia assente. Resta tu con lui e per qualsiasi cosa non esitare ad avvisarmi”. Megan annuì alle parole del cavaliere per poi sedersi, una volta che Camus fu uscito dalla stanza, accanto al giovane. Cameron dopo pochi minuti iniziò nuovamente a dimenarsi e delirare. “Ehi Cam... tranquillo ci sono io, va tutto bene, resisti ti prego...”. “Me... meg...an”. “Sssh non sforzarti, va tutto bene, dormi pure tranquillo, io sono qui, accanto a te, non ti succederà nulla, te lo prometto”. Il ragazzo parve ascoltare ciò che la ragazza gli aveva appena sussurrato dolcemente all'orecchio ma Meg di ciò non ne fu sicura dato il suo stato di incoscienza. Iniziò ad intonare una dolce melodia sperando che fosse arrivata al cuore del giovane e avesse potuto in qualche modo aiutarlo.

 

“Ormai non possiamo più aspettare, ciò che più ora mi preme è estirpare qualsiasi male stia cercando di attanagliare ancora una volta l'umanità e mantenere intatto il Santuario cosa che a quanto vedo, dopo l'attacco di Giapeto non sarà affatto facile. Le ricerche devono iniziare e tutti devono prenderne parte. Nessuno escluso. Avviserò chi di dovere.” disse risoluta Lady Isabel seduta sul suo trono.

“Mia Dea perdoni la mia obiezione, ma i ragazzi non sono pronti per un impresa del genere, nonostante siano allenati da cavalieri d'oro tutto il giorno sono comunque semplici ragazzi che sotto una tale forza si piegherebbero come un ramoscello nelle vostre sacre mani, perchè non lascia che andiamo solo noi?” rispose Milo seriamente preoccupato.

“Cavaliere di Scorpio vedo che la vita di questi ragazzi ti preme più del dovuto. Cosa sbagliata, tu devi onorare solo me, solo la tua Dea. Non far intenerire il tuo cuore per degli esseri che neanche appartengono al tuo mondo, potrebbe esserti fatale. Questa è la mia decisione, non possiamo più aspettare con le mani in mano un altro attacco. Qualcosa li fuori si sta muovendo in modo sinistro e il mio compito è fermare qualsiasi cosa debba essere fermata ora e sempre. In qualsiasi condizione loro riversino domani tutti dovranno presenziare al Synaigen che darà il via alle ricerche. Non sono ammessi casi speciali o obiezioni. Le mie decisioni sono decisioni prese dalla Dea della giustizia e in quanto tali sacre e giuste”.

“Si mia Dea... come lei desidera” rispose Milo abbassando il capo così come tutti gli altri cavalieri.

 

***

“Sono andato dove mi avevate ordinato Altezza, ma dell'antico cavaliere non c'è la minima traccia, un altro uomo veste le sacre vestigia”

“Non è possibile!”

“Altezza, in compenso ho trovato il nuovo oggetto”

“DISTRUGGILO!”. Una risata tenebrosa e maligna invase l'oblio.

 

***

Una risata tuonò nell'olimpo.

“Sommo Zeus, lo devo riconoscere, siete davvero molto bravo a manovrare i destini delle persone,ma farete venire un infarto a molti di loro così”

“AHAHAHAHAH”

 

 

Angolo Autrici *^*

Buon Salveee come state?? Siamo tornate, pensavate di esservi liberate di noi eeeh?? ahahahah no u.u

Sondaggio per voi, qual è dei dodici il vostro personaggio preferito??

aspettiamo vostre risposte e alla prossimaaaaa mi raccomando recensite (noi ci proviamo sempre ) ahahah

good night baby ♥

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


 AVVERTENZE: alcune scene di questo capitolo possono presentare contenuti forti. Pertanto si prega di allacciare le cinture di sicurezza e mettersi un secchio accanto ai piedi in caso di vomitini u.u

 

 

Chapter 7

 

“Mamma...Attenti! Papà! No no...Rispondete...Aiuto! NO!”. Il ragazzo si agitava sempre più in preda a spasmi e deliri. Per Megan era sempre più difficile tenerlo fermo,le sue poche energie dovute allo scontro contro Giapeto stavano venendo sempre meno. Non capiva cosa il ragazzo stesse dicendo, cosa stesse vivendo in quel momento,se fosse stata realtà o solo un incubo. “Qualcuno ci aiuti! Jinny resisti! Maledetto! Mamma... Mamma... Papà... Sono qui! Ti aiuterò! Guardami!”. Megan rimase sconvolta dalle improvvise lacrime che iniziarono copiose a sgorgare dagli occhi dell'amico. No, non poteva essere solo un incubo, se tale fosse stato la reazione non sarebbe di certo stata quella. Se fosse stato solo un incubo la sofferenza sul suo volto non sarebbe stata così... reale. “Cameron calmati!”. La ragazza prese con forza le spalle del giovane spingendolo verso il letto, ma più cercava di tenerlo fermo, più lui si dimenava in preda a chissà cosa. Megan corse fuori l'undicesima casa chiamando a gran voce il nome di Ian, non sapeva cosa fare, si sentiva spaventata e impotente come non mai. Aveva paura, una dannata paura. “IAN! IAN!! QUALCUNO MI AIUTI! QUALCUNO LO AIUTI! VI PREGO!”. La ragazza continuava ad urlare in attesa che qualcuno corresse in suo soccorso e non dovette aspettare così tanto prima che Ian e Chloe, i più vicini, seguiti da Mark fecero capolino ai piedi della casa di Aquarius. Non ci fu bisogno di dare spiegazioni, il volto di Megan diceva già tutto e mentre Chloe si avvicinò all'amica per cercare di tranquillizzarla, gli altri due corsero verso la stanza di Cameron trovandolo in preda al delirio. Mark e Ian si avventarono sul suo corpo cercando di tenerlo fermo. “Ehi amico sta calmo, va tutto bene!” disse Mark trattenendo il biondo per le gambe mentre Ian cercava di tenergli ferme le braccia. Megan si avvicinò al letto del ragazzo tenendogli poi ferma la testa, accarezzandogliela dolcemente e sussurrandogli all'orecchio che andava tutto bene. In poco tempo il ragazzo smise di dimenarsi e tutti poterono tirare un sospiro di sollievo. “Ehi ragazzi! Ma... che... succede!?”. “Shsssssss!” dissero all'unisono i presenti contro una Ally appena arrivata, paonazza in volto, con Michael al suo fianco. La ragazza li guardò attonita per poi spostare lo sguardo su Cameron e annuire. Silenziosamente si spostarono tutti nella stanza accanto. “Dovrebbe essersi calmato, credo che ora lo attenda una gran bella dormita” sospirò Mark avvicinandosi ad Ally, arruffandole la frangia. “Tutto bene Megan?” chiese Chloe con voce sottile. “Si... credo di si”. “Devi esserti spaventata molto”. “Non sapevo cosa fare... grazie per essere venuti”. “Ehi, Cam è un nostro amico, è normale, non preoccuparti” disse Ally sorridendole e prendendosi un pugnetto in testa da Mark. “Ahi! Mi hai fatta male!” sbuffò la castana contro l'amico. “Ahaha scusa, è che hai detto qualcosa di sensato e volevo capire se avessero rapito la vera Ally”. “Sei davvero molto simpatico” rispose la ragazza sarcasticamente guardandolo di sottecchi. “Piantatela voi due!” sentenziò Michael sorridendo mentre Ian alzava gli occhi al cielo. “Se ci fosse stata qui Daisy l'avresti fatta morire, non solo hai parlato ma hai anche sorriso!” rise Mark. “È scientificamente testato che anche i miracoli possono accadere”.

 

“MOCCIOSI IN ARENA!”. Il vocione di Death Mask irruppe il silenzio del Santuario.

“Ma dico non si stanca mai!?”. “Che due palle quell'uomo!”. “È scientificamente testato che il Sinaygen è terminato e che se non ci muoviamo il cavaliere della quarta casa ci farà fuori in modo freddo e crudele”. “Andate pure, con Cameron resto io e tu invece va a letto a riposarti” disse il cavaliere di Aquarius apparso silenziosamente alle loro spalle a Megan. I ragazzi annuirono e corsero giù per le scale in fretta e furia. In poco tempo la maggior parte di loro si trovò dinanzi al cavaliere di Cancer affiancato da Kanon, anche, unici cavalieri presenti. Questi ultimi ancora evidentemente irritati per ciò che all'alba di quel giorno era successo, squadravano i giovani con astio. “Oggi sarete tutti nostri allievi! Il vostro terreno saranno le Lande desolate di un cimitero. Ovviamente non un cimitero normale, s'intende” rise in modo sinistro il cavaliere di Gemini facendo impallidire i nove presenti. “P...perchè non è normale?” avanzò mestamente Cole per paura di essere sbranato da uno dei due.

“Quanta fretta, le domande le faccio io. Abbiamo chiesto espressamente ai vostri 'adorati' maestri di avervi in custodia oggi e fortunatamente, non hanno avuto nulla da ridire o meglio la maggior parte non ha avuto nulla da ridire. Il che è anche logico considerati i vostri precedenti nei nostri confronti. Credevate davvero di poter prendere per il culo i cavalieri d'oro? Voi non avete ancora capito con chi avete a che fare ragazzini e ovviamente come promesso la mia vendetta sta arrivando”. I ragazzi fecero un impercettibile passo indietro, se c'era una cosa che durante la loro permanenza al Santuario avevano capito, era proprio quella che Cancer e Kanon di Gemini erano i più spietati, cattivi e sadici maestri sulla faccia dell'universo. Improvvisamente, come ultimamente accadeva spesso, il terreno sotto i loro piedi venne meno per poi essere catapultati malamente in un altro luogo. “Ahia che dolore”. “Il mio fondoschiena!”. “Accidenti!”. “Maledetti teletrasporti!”. Diverse furono le imprecazioni dei ragazzi, ma tutte terminarono nel momento in cui puntarono gli occhi su ciò che li circondava.

Dinanzi a loro una grigia terra deserta,alberi secchi senza alcun tipo di vegetazione a ricoprirli, si stagliavano lungo il perimetro. Stormi di corvi gracchiavano in modo sinistro poggiandosi poi sui rami o sulle nere tombe logorate dal tempo che ricoprivano la maggior parte del luogo. Qui e là statue di teschi incappucciati con grandi falci tra le scheletriche mani si ergevano. Una fitta nebbia iniziò a calare dal nulla. Si udivano rumori inquietanti e odori molesti. “Benvenuti nel luogo dove il sole non sorge mai” disse Kanon con voce grave. “Questo cimitero è stato creato appositamente per seppellire uomini e donne che nella loro vita terrena si sono macchiati del sangue di persone innocenti, secondo le leggende molti di loro hanno venduto l'anima al diavolo per ambire allo status di uomo immortale, pur tuttavia a quest'obiettivo non sono mai giunti poiché il diavolo stesso ha preferito divorare le loro membra dall'interno conducendoli nel luogo del non ritorno”. “Di grazia, noi qui cosa dovremmo farci?” chiese April sorprendentemente calma. “Ovviamente combattere. La nebbia tra poco coprirà tutto ciò che ora vi è possibile vedere attecchendo al terreno. Brancolerete nel buio e il vostro unico aiuto saranno i sensi che dovrete imparare a sviluppare” rispose Kanon serio. Ally prese la mano di Mark stringendola a più non posso. “Tranquilla piccola peste” gli sussurrò il ragazzo stringendole la mano e facendole poggiare la schiena contro il suo petto. “Mmh dato che vi volete tanto bene, sarete voi due ad aprire le danze. Voi altri, Cole contro Michael, April contro Ian, Bryan contro Chloe. Daisy! Tu contro di me, ovviamente. Scontro frontale corpo a corpo, sfruttate tutto ciò che ora è in vostro potere e tutto quello che fin'ora avete appreso durante gli allenamenti. Il vostro scopo è quello di atterrare l'avversario, non appena il suo fondoschiena toccherà terra potrete considerarvi meno insulsi. Ah... attenti a cosa da sotto terra può venir su” rise sadicamente Death Mask spingendo Ally e Mark in mezzo alla fitta nebbia. “Ma io non voglio far del male ad Ally, è una ragazza!”. “Tu credi davvero che tutti i nemici siano uomini ragazzino!? Fa come Cancer ti ha ordinato!” sentenziò Kanon infastidito spingendo anche tutti gli altri. “Che i giochi abbiano inizio!”.

 

Death Mask si avventò contro Daisy sferrandole un sinistro che la ragazza riuscì prontamente a schivare. “Brava mocciosa, vedo che qualcosa ti ho insegnato, peccato che non ti servirà!”. Il cavaliere si avventò nuovamente sulla ragazza colpendola con un calcio in pieno stomaco. La bionda fu sbalzata all'indietro riuscendo tuttavia a mantenersi in equilibrio sui piedi per poi sputare un po' di sangue. Con la velocità che solo un cavaliere del suo rango possedeva, Death Mask si portò alle spalle della ragazza e con una gomitata per niente gentile sulla schiena di quest'ultima la stese al suolo.

Ally restava ferma, non sentiva nessuno attorno a sé e una terribile ansia iniziò ad attanagliarle lo stomaco. “Mark... Mark dove sei?” disse tendendo le braccia dinanzi a se nel vuoto. Fece un passo avanti toccando con il ginocchio qualcosa di duro. Pian piano si abbassò sulle gambe tastando la sagoma di ciò contro cui era andata a picchiare riconoscendola come una tomba. Le sue dita percorsero le incisioni su di essa quando improvvisamente qualcosa di sottile, irregolare e ruvido le afferrò il polso facendole male. L'urlo che emise spezzò il silenzio. “ALLY!? MERDA! DOVE SEI!?” urlò di rimando Mark a gran voce iniziando a correre verso il punto in cui l'urlo gli era parso provenire. La giovane, con le lacrime agli occhi, corse all'impazzata seguita dallo scheletro gettandogli contro tutti i sassi che trovava ma proprio su uno di essi, inciampò. Spaventata più che mai si accovacciò sulle ginocchia con le mani a coprirle gli occhi pronta ad andare incontro al suo destino quando repentinamente Mark correndo incappò sulla ragazza cadendo sullo scheletro. “Mio Dio quanto sei brutto!” esclamò il ragazzo prima di sfasciare la mascella del teschio, alzarsi prendere Ally in braccio e correre via di lì. April indietreggiava a piccoli passi guardandosi intorno e aspettandosi a breve un agguato da parte di Ian. Qualcosa l'afferrò per le spalle facendola sussultare. Con le mani tremolanti toccò la superficie ruvida e scheletrica di quelle che avevano tutta l'aria di essere mani. “Oh Ian, sei dimagrito vedo” disse la castana prima di sentire al suo orecchio un lamento sinistro. Prontamente afferrò i polsi dello scheletro tirandoli con forza in avanti, facendo combaciare la gabbia toracica contro la sua schiena e vedendo chiaramente il teschio a un palmo di distanza dal suo viso. “Come sei carino” disse per poi staccargli gli arti, girarsi e iniziare a picchiarlo con quest'ultimi. “Cattivo Scheletro! Non si spaventano così le signorine!”. Improvvisamente si sentì prendere in braccio per poi essere posata gentilmente a terra. “Battuta” sussurrò Ian. “Ehi non vale! Ero alle prese con quel maleducato!” borbottò la ragazza. Lo scheletro tentò di avventarsi su April ma Ian ponendosi dinanzi alla ragazza, con un calcio ben assestato, spezzò lo scheletro in due parti. “Però, bel colpo!”. Più avanti Cole e Michael sferravano calci e pugni cercando entrambi di atterrare l'avversario. Michael sfruttando ciò che nel corso degli anni aveva appreso al dojo stava avendo la meglio sul biondo che nonostante tutto teneva duro sfruttando la resistenza accumulata prima in palestra e poi con Aldebaran. Cole inaspettatamente rimase solo. Cercando di non farsi prendere dal panico iniziò a prestare attenzione ai rumori che lo circondavano. Corvi che gracchiavano... vento che soffiava verso est... passi! Non fece in tempo tuttavia a voltarsi che Michael prontamente lo colpì nella parte posteriore delle ginocchia facendogli venir meno l'equilibrio per poi con un colpo di palmo spingerlo a terra. “C'ero quasi accidenti!”. “Sarà per la prossima volta” disse Michael aiutando l'amico a rialzarsi. La piccola Chloe era terrorizzata, della sua solita calma non ce n'era la minima traccia e senza essa le era difficile anche usare l'intelligenza che quasi sempre l'aveva tirata fuori dai guai. Spaventata com'era non riusciva a focalizzare la propria attenzione sull'udito per capire cosa le stesse succedendo intorno. Sentiva solo tanti passi... Esalò un lungo respiro chiudendo gli occhi e cercando di riprendere un po' del suo sangue freddo. Non era Bryan quello che si avvicinava, i passi erano troppi per appartenere ad una sola persona. Non potevano essere neanche gli altri suoi compagni, che in questo momento erano impegnati ad avere la meglio sul proprio avversario. Si ricordò tutto d'un tratto dell'avvertimento di Death Mask e quando riaprì gli occhi, si ritrovò dinanzi cinque scheletri che le andavano incontro. Si girò per scappare ma ben presto si rese conto di essere accerchiata. Non aveva la minima idea di come uscire fuori da quella situazione. “Chloe! Sei lì?!” urlò una voce poco più avanti. “Si Bryan! Aiutami sono accerchiata!” urlò per coprire i lamenti dei morti. “Rimani li e non muoverti!”. “Come se potessi!” sbuffò la ragazza alzando gli occhi al cielo. “Arrivo subito!”.

La piccola Chloe si tranquillizzò al solo pensiero che Bryan la stesse raggiungendo. Infatti, non appena vide il biondo farsi spazio tra quell'ammasso di ossa puzzolenti a suon di gomitate, si gettò fra le sue braccia che prontamente la circondarono per proteggerla. “È scientificamente provato che dobbiamo trovare una soluzione al più presto se non vogliamo fare la loro stessa fine” disse la mora indicando i nemici, i quali si avvicinavano sempre più. “Al mio tre, urla e scappa a sinistra, io vado a destra. Ti raggiungerò subito dopo”. “No, non voglio rimanere di nuovo da sola. Odio questa nebbia che non mi permette di vedere” disse la piccoletta stringendo la presa sulla maglia del biondo. “Fa come ti dico e vedrai che presto tutto sarà finito”. Chloe un po' imbronciata decise di darla vinta all'amico facendo ciò che le aveva appena ordinato,prese una piccola rincorsa per poi scivolare nel piccolo spazio che divideva uno scheletro dall'altro. Uno di essi riuscì ad afferrarle un lembo della maglia tirandola verso di sé. “BRYAAAAN!”. Il ragazzo che scazzottando era riuscito ad aprirsi un varco tra gli scheletri, tirandosi fuori da quella situazione, corse verso Chloe e con un calcio ben assestato staccò il braccio del morto per poi prendere Chloe per una mano e correre verso un posto più sicuro. Mentre la ragazza, una volta al sicuro, accovacciata su se stessa riprendeva fiato, Bryan si portò silenziosamente alle sue spalle. “BOO”. Spaventata Chloe cadde in avanti. “Battuta” disse il biondo sorridendo. “Ma dico sei impazzito! Mi hai fatto prendere un crepo!”. “Scusa piccola” disse Bryan mettendola in piedi. Il terreno sotto di loro venne a mancare e in poco tempo i loro sederi furono malamente poggiati sul terreno dell'arena.

“Vi siete divertiti?” chiese Cancer ridendo. I ragazzi ancora attoniti non proferirono parola. “Suvvia, per me è stato divertente vedere i vostri sguardi di terrore e udire le vostre grida di paura. Vi prometto che vi riporterò tutti insieme la prossima volta” sorrise sadico. “Risparmiati le battute Death Mask, non fanno ridere!” rispose Daisy indispettita mantenendosi lo stomaco con una mano e togliendo via con l'altra il sangue che le sporcava le labbra. Il maestro le sorrise vendicativo mentre la ragazza lo guardò infastidita. “L'allenamento è finito, potete andare” tagliò corto Kanon. “Non dimenticate il Synaigen domani”.

 

***

Quella sera nella sesta casa regnava il silenzio. Cosa molto strana effettivamente. Ally non osava rivolgere la parola al cavaliere di Virgo, sapeva benissimo che era deluso più che mai dal comportamento che aveva assunto in quei giorni, ma in cuor suo sperava che Shaka capisse cosa l'aveva mossa a compiere quei determinati gesti, non aveva intenzioni maligne, voleva solo rendere felice Megan. Non sopportava vedere persone tristi, sopratutto se queste ultime erano i suoi amici. “Allison Adams”. Shaka interruppe quella fastidiosa e irritante inerzia. “Si Shaka?” chiese la ragazza avvicinandosi e sedendosi di fronte al suo maestro. Il cavaliere non era seduto nella sua solita posizione del loto, quella che gli conferiva calma e un aspetto quasi divino. Questo mise lo stomaco della giovane sotto sopra. Seguendo questa sgradevole sensazione, sicuramente quello che le avrebbe detto di li a poco, non le sarebbe piaciuto. “È ora di risolvere alcune questioni”. “Si Shaka...”. Ally sapeva benissimo che di lì a poco avrebbe dovuto subirsi il monologo di Virgo sulla sua impulsività, stupidità e irrazionalità che la caratterizzavano da quando era bambina. A lui non era mai piaciuta, di questo Ally ne era sicura. Nonostante avesse cercato di essere quantomeno gradevole ai suoi occhi, per qualche strana beffa del destino finiva per combinare guai e ritornare ad essere una mocciosa senza cervello. “Seguimi”. Al contrario di ciò che si era aspettata, il cavaliere si era alzato e l'aveva condotta dinanzi ad una porta che si accorse di non aver mai calcolato. “Quando entreremo tu farai tutto quello che ti dico, non oserai scappare né contesterai le mie decisioni” disse risoluto il cavaliere con i suoi snervanti occhi perennemente chiusi. Non capiva Ally... cosa stava dicendo il suo maestro? Cosa mai avrebbe dovuto fare per lui? E perchè mai sarebbe voluta scappare?

Shaka aprì la porta entrando seguita da un'insicura Ally. Come l'intera casa di Virgo, le pareti della stanza erano bianco latte. Era completamente vuota, non fosse stato per quel singolo oggetto bianco, posto giusto al centro...una vasca. “Perchè una vasca?” chieste stranita la ragazza. “Immergiti”. “Cosa?” chiese la ragazza facendo un piccolo passo indietro. “Mi pare di averti detto poco fa che in ogni caso avresti dovuto fare ciò che ti avrei ordinato. Immergiti. È un ordine!” rispose Shaka con la sua solita calma che pur tuttavia stavolta celava qualcosa di diverso. “Va bene”. La ragazza fece decisi passi avanti verso la vasca ma non appena vide il liquido in essa contenuto, iniziò a tremare. Sbarrò gli occhi terrorizzata facendo passi indietro. Venne tuttavia bloccata dal corpo di Shaka. “Immergiti”. Ally prese a scuotere con forza la testa in senso di diniego, la vista del denso liquido scarlatto aveva mandato il suo cuore in iperventilazione. Perchè mai Shaka le stava facendo questo? Perchè mai avrebbe dovuto essere così crudele?

“Allison immergiti con le buone o sarò io a farlo con le cattive”. Spaventata più che mai Ally corse verso la porta che l'avrebbe portata fuori di lì. Non una singola parola riusciva a fuoriuscire dalle sue labbra, sentiva la gola secca e il respiro venirle meno. Tentò più e più volte di aprirla ma non ci fu verso, era chiusa a chiave e ovviamente la chiave era sparita. Sentì improvvisamente la presenza di Shaka dietro di lei. “Non voglio farti del male Allison. Fa solo quello che ti dico e immergiti”. “N..no..”. Ally prese a boccheggiare, le pareti della stanza sembravano avvicinarsi sempre più quasi a volerla schiacciare e l'odore di sangue che ora percepiva nell'aria era così forte da stordirla. “Non mi lasci altra scelta”. Con una mano Shaka intrappolò i polsi di Ally spingendola verso la vasca con forza. La ragazza cercò di opporre resistenza ma invano. La forza del cavaliere non era minimamente paragonabile alla sua. Non riusciva a capire più nulla, si sentiva pesante come non mai e la testa le girava vorticosamente. “LASCIAMI STARE SHAKA! TI PREGO LASCIAMI!” . Il cavaliere tenendo ancora stretti con una mano i polsi della ragazza dietro la schiena di quest'ultima, con la mano libera spinse con forza la testa di Ally nel liquido. La ragazza prese a dimenarsi come impazzita mentre le urla strozzate si espandevano per la sesta casa. Dopo una manciata di secondi Shaka la fece riemergere. La ragazza con un espressione molto più che terrorizzata e sporca di sangue ovunque, lanciò un urlo disumano che sicuramente fu udito da tutto il Santuario. Shaka spinse nuovamente la testa dell'allieva nel liquido. La ragazza si sentiva morire. “APRI QUESTA PORTA SHAKA!”. Fuori dalla stanza Michael, accorso spaventato dalle urla di terrore di Ally, batteva con forza i pugni contro la porta. “MALEDETTO CHE COSA LE STAI FACENDO! APRI QUESTA PORTA!”. Mark inferocito più che mai batteva con ferocia i pugni contro la porta. “MA COSA STA FACENDO!” chiese April spaventata. Intanto Shaka fece riemergere Ally, quest'ultima una volta preso fiato con tutta la forza che aveva in corpo lanciò urla di terrore e grida di aiuto. Al suono di queste ultime Mark aiutato da Milo e Michael buttò a terra la porta. Tutti accorsi udendo le urla dell'amica, alla vista di ciò che stava realmente accadendo nella stanza, rimasero paralizzati. Ally era riversa a terra in posizione fetale, agonizzante e sporca di sangue mentre continuava ad urlare e a piangere. Shaka invece era in piedi accanto alla vasca. Tutto il braccio e gran parte dell'armatura erano ricoperti dal liquido. April corse verso la castana accarezzandole i capelli impregnati di sangue e cercando di tranquillizzarla come poteva, non prima di aver lanciato uno sguardo pieno d'odio verso Virgo. Ally sembrava come in preda ad una crisi epilettica, si dibatteva come una forsennata urlando a più non posso tanto da spaventare April e far accorrere al suo capezzale anche Daisy arrivata da poco insieme al suo maestro. Il rosso vedendo Ally in quello stato, si avventò contro Shaka con violenza, iniziando a colpirlo sul volto. “BASTARDO!” urlò sferrandogli un gancio. Preso dall'ira, il giovane atterrò il cavaliere di Virgo con facilità. Quest'ultimo invano aveva cercato di scrollarselo di dosso ma non aveva fatto i conti con la forza di cui adesso era padrone l'allievo di Scorpio, potenzialmente maggiore a quella che Shaka si aspettava. “TI RENDI CONTO DI COME L'HAI RIDOTTA BASTARDO?!”. Un gancio. “TU DOVRESTI ESSERE UN CAVALIERE DELLA GIUSTIZIA?! MI FAI SCHIFO! CHE LE HAI FATTO!?”. Mark con violenza inaudita continuava senza sosta a colpire il volto di Virgo. Tutti erano arrivati alla sesta casa e di fronte a tale atto di violenza da parte del rosso rimasero esterrefatti. Non avevano mai visto Mark così. Milo e Ioria presero il ragazzo per le spalle cercando di allontanarlo dal cavaliere ma il giovane preso dalla furia iniziò a scalciare prendendo in pieno viso Shaka con un piede. I cavalieri svelti lo allontanarono dalla stanza portandolo fuori. Micene e Dohko si avvicinarono a Shaka aiutandolo a rimettersi in piedi. “Non credo sia stato un buon metodo per aiutare Ally a superare la sua fobia amico” disse calmo Dohko. I ragazzi intanto ancora immobili uno accanto all'altro fecero saettare gli occhi da Shaka alla vasca e alla figura di Ally più e più volte.

Shaka cercò di mettersi in posizione eretta e darsi un contegno. I biondi capelli dorati, simili a fili di grano del cavaliere, erano ora macchiati dal rosso vivo del sangue, colori che tra loro stonavano.

Aldebaran che fino ad allora era stato in silenzio come tanti di loro, fece alcuni passi avanti verso il collega della sesta casa. “Non dubito di quante cose eccezionali tu abbia fatto nel corso della tua vita, ma questa è stata sicuramente il fallimento più grande a mio parere. Cosa credete tutti, che siano come noi questi ragazzi? Ma guardateli! Non lo sono! Pensavi davvero di aiutarla in questo modo? Di farle dimenticare una fobia probabilmente insita in lei da una vita, semplicemente affogandola nella fobia stessa? Sai cosa hai ottenuto Virgo? Io si... l'odio di quella ragazza, un trauma che difficilmente riuscirà a superare e il disprezzo di tutti gli altri. Come cavaliere ti ho sempre stimato ma stavolta la mia stima nei tuoi confronti è venuta meno Shaka. Voi tutti statemi bene a sentire! Sono venuti qui dal nulla, sono stati investiti di compiti che non gli appartengono, sottostanno ad allenamenti spaccaossa giorno dopo giorno, alcuni anche ferendosi ma questo non vi autorizza a trattarli come cavalieri! Sono dei ragazzi normali E COME TALI DEVONO ESSERE TRATTATI!”. Aldebaran rivolto verso tutti i cavalieri presenti aveva dato voce a pensieri che già da tempo covava. Sapeva che molti di loro, osservandoli durante gli allenamenti con i propri allievi, avevano perso di vista ciò che davvero significasse essere un ragazzo normale ma sperava almeno con queste parole di avergli fatto aprire gli occhi. Shaka rimase immobile, con gli occhi chiusi e la testa alta come se quelle parole non lo avessero scalfito minimamente al contrario della maggior parte dei cavalieri presenti. Ioria prese ad osservare April ancora vicina all'amica, quest'ultima accorgendosene fissò i suoi occhi in quelli del maestro per poi abbassare il capo, gesto che al cavaliere non sfuggì. Le parole che quella mattina all'alba, le aveva rivolto, risuonavano ancora e ancora sortendo lo stesso identico effetto. Era arrabbiato Al, arrabbiato con Shaka per i suoi metodi obsoleti, arrabbiato con tutti i cavalieri per come stessero lasciando al loro incarico di plasmarli in peggio e arrabbiato con l'intera situazione in base alla quale quei dodici giovani dovevano restare in quel luogo a loro per niente consono. “Cole, se vuoi restare con i tuoi amici fa pure, per oggi non ho intenzione di uscire dalla seconda casa per allenarti”. “Si Al” rispose Cole osservando il prorpio maestro lasciare la stanza. La porta si riaprì mostrano la chioma rossiccia di Mark. Alcuni cavalieri scattarono in direzione di Shaka mentre altri puntarono lo sguardo sui movimenti del rosso. Quest'ultimo tuttavia sembrò non accorgersi minimamente di ciò che intorno gli stava capitando, teneva gli occhi fissi su Ally avvicinandosi a lei. “April, come sta?” chiese alla ragazza. “Credo abbia perso conoscenza, ma penso che date le circostanze sia solo un bene”. Mark annuì abbassandosi sulle ginocchia e prendendo in braccio la ragazza. “Portala a casa nostra Mark”. Il ragazzo annuì nuovamente al maestro per poi silenziosamente uscire dalla stanza sotto gli occhi ancora sbigottiti di tutti. April e Daisy si scambiarono uno sguardo d'intesa alzandosi e seguendolo.

Il cammino verso l'ottava casa fu silenzioso, April guardava l'orizzonte assorta in chissà quali pensieri, quelli di Daisy stranamente corsero a quell'uomo così bello quanto spaventoso incontrato all'inferno, mentre Mark osservava il viso della ragazza che portava in braccio assorto. Sorpassata la soglia della casa di Scorpio, Mark fece per portare Ally nella stanza di Milo ma Daisy afferrò il braccio del rosso fermandolo. “Portala prima in bagno. Io e April ci occuperemo di lei” disse sorridendo impercettibilmente. La castana capendo le intenzioni dell'amica, corse in bagno per riempire la vasca con acqua tiepida, quando finì, Mark poggiò delicatamente il corpo inerme di Ally alla vasca e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Le due ragazze spogliarono la castana per poi fare forza sulleloro braccia issarla in piedi e immergerla con molta attenzione nell'acqua pulita subito dopo. L'odore del sangue arrivò prepotentemente alle narici stordendole. Entrambe si domandavano da dove Shaka avesse mai potuto prendere quel sangue. Ma entrambe arrivarono alla conclusione che lasciar perdere sarebbe stata la cosa migliore. April prese un panno e immergendolo nell'acqua iniziò a lavare il viso dell'amica. Le due giovani si scambiavano ogni tanto occhiate d'apprensione che poi rivolgevano ad Ally. Daisy aveva la sensazione che Ally avesse provato le sue stesse paure, il suo stesso terrore di morire. Cercava di non ripensare a quell'uomo e alla minaccia che le aveva rivolto ma era impossibile per lei, i suoi occhi dal colore così attraente ricomparivano nella sua mente continuamente. “Aiutami ad alzarla e ad avvolgerla nel telo”. April interruppe i pensieri di Daisy che prontamente aiutò l'amica. Ben presto Ally fu pulita, asciutta e vestita con degli abiti di Milo che avevano trovato in giro poco prima. “Mark?” chiamò Daisy con un tono di voce moderato. Il ragazzo aprì la porta in un instante, evidentemente era rimasto dietro di essa per tutto il tempo. Si avvicinò alle tre prendendo Ally tra le braccia e adagiandola poi sul letto del maestro. “Sarebbe il caso che anche voi faceste una doccia, non vorrei che svegliandosi vi vedesse ricoperti di sangue” sussurrò Milo sullo stipite della porta. Le ragazze annuirono e prima di avviarsi diedero un bacio e una carezza all'amica. “Mark va anche tu, starò io con Ally tranquillo” disse Milo guardando l'allievo che non accennava ad alcun movimento. Un po' titubante il rosso annuì congedandosi dalla stanza.

 

***

 

Molto lentamente Summer riuscì ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco ciò che la circondava. Si accorse di essere nella sua stanza ma non ricordava come ci fosse finita. In effetti non ricordava quasi nulla. Si chiese quanto avesse dormito e perchè mai avesse un martellante mal di testa. Istintivamente portò le mani alla testa tastando la fasciatura che le ricopriva la fronte. Chi era stato a fargliela?

Lentamente si mise a sedere, venne colta da un capogiro che la costrinse a mantenersi saldamente al materasso per non cadere rovinosamente a terra. Aspettò che le passasse per poi appoggiare i nudi piedi sul pavimento. Il contatto con la superficie fredda di quest'ultimo la fece rabbrividire. Si avvicinò allo specchio e ciò che vide non le piacque per nulla. La carnagione era più pallida del solito, sotto i suoi occhi marcate occhiaie facevano bella mostra di sé, i capelli spettinati, la fasciatura che le ricopriva la fronte in parte macchiata di rosso così come la camicia da notte che ancora indossava. Si ritrasse come scottata dal suo riflesso portandosi alla porta e aprendola. La luce che le colpì il viso le diede più che fastidio accecandola così tanto da non accorgersi che dall'altra parte della stanza Saga la fissava criptico. “Cosa ci fai in piedi? Dovresti essere a letto” disse il cavaliere tagliente. La ragazza che fino ad allora non si era accorta della sua presenza al suono della voce del maestro scattò all'indietro perdendo l'equilibrio e cadendo poco elegantemente a terra. “Ahi...” disse massaggiandosi la schiena. Dalla porta accanto sbucò Kanon che guardò stupito l'allieva a terra per poi tornare alla sua solita espressione indifferente e avviarsi verso la cucina. Sicura che nessuno l'avrebbe aiutata a fatica cercò di mettersi in piedi quando vide una mano protesa verso di lei. Alzò gli occhi verso il proprietario sorprendendosi di trovarvi Saga. “Muoviti ad alzarti”disse freddo il cavaliere “S..si...”. Improvvisamente la terra iniziò a tremare violentemente facendo perdere l'equilibrio ad entrambi. Saga cadde sulla ragazza ma grazie ai suoi riflessi pronti riuscì a tenersi sulla mano prima di schiacciarla. Un violento terremoto stava scuotendo la terra. Mark appena uscito dal bagno, seguito da Milo corse verso la camera dove Ally riposava trovandola fortunatamente ancora addormentata. Megan e Camus, nella stanza di Cameron si guardarono sbigottiti mantenendosi alle colonne della casa. Shura appena in tempo riuscì a fare con la propria schiena da scudo a Chloe prima che un enorme masso staccatosi dal tetto la colpisse. Gli altri ancora fuori la casa della Vergine si mantennero alle colonne posizionate al suo esterno aspettando che quella violenta scarica terminasse.

“Ma che sta succedendo...” sussurrò Daisy guardando il cielo farsi nero...

 

 

 

Angolo Autrici *-*

 

Salveeeee, perdonate il ritardo chiediamo venia T.T

Sapete dopo un anno difficile quando sopraggiungono le così tanto agogniate vacanze è difficile mettersi a lavoro xD

Beh il capitolo è un po' lungo ma speriamo la cosa non vi pesi più di tanto... succedono parecchie cose e non tutte sono felici anzi no... nessuna lo è >.<

ARRIVERANNO TEMPI MIGLIORI! U.U

Sondaggiooo: qual è il vostro personaggio maschile preferito tra i ragazzi??

fateci sapere in tante e ovviamente alla prossima ♥ ☻

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


 Chapter 8

 

 

La violenta scossa di terremoto continuava a scuotere parte della Grecia riportando danni all'antico Santuario. Molte colonne vennero giù sotto il terribile effetto del cataclisma che più volte li aveva colti impreparati. I ragazzi e i cavalieri fuori dalla casa di Virgo, insieme a tutti coloro che si trovavano all'interno delle varie case, attesero la fine mantenendosi a ciò che più sembrava solido.

Fu la scossa che, da quand'erano lì, era durata in assoluto di più. “ Ma che cazzo succede!? Qui ci sono terremoti ogni due per tre! Sembra l'offerta di un supermercato!” imprecò Cole mantenendosi alla colonna più vicina con una mano e tenendo il braccio di Bryan con l'altra, quando improvvisamente tutto cessò.

“Alla faccia del non utilizzare le scale in caso di terremoto!” disse Michael prendendo al volo April che intanto seguita da Daisy correva su per le scale nel tentativo di raggiungerli. “Avevamo paura a stare da sole è notte e c'è appena stato un fortissimo terremoto... grazie” rispose la ragazza rimettendosi in piedi e facendo un grande sorriso al moro che non passò inosservato agli occhi di Cole. “Bando ai convenevoli! Qualcuno sa se gli altri sono tutti vivi?” chiese quest'ultimo seccato. “Se siamo tutti qui come facciamo a saperlo!?” chiese un ancora più seccata Chloe intenta a togliersi di dosso la polvere dopo aver ringraziato Shura per averla protetta e assicurata che non si fosse fatto nulla. “Ci conviene salire e andare a vedere evitando che qualcuno di voi si scanni. È tutto il giorno che sembrate impazziti” disse Micene uscendo dal tempio. “Shaka si è recato nelle sue stanze, non credo che per ora uscirà” continuò rivolgendosi ai cavalieri presenti più che ai ragazzi. “E fa bene!” disse April sdegnata.

“Voi andate su, io vado a vedere alla terza casa come stanno Summer e gli altri” disse Ian iniziando ad incamminarsi senza aspettare risposta. “Lo seguo anche io” disse Daisy mentre gli altri iniziarono a salire.

“Iaaaaan aspetta!”. “Ehi non urlare è notte fonda!”. “Ops scusa” disse la ragazza facendo una linguaccia. “Pensi che Summer stia meglio?” chiese il ragazzo alla bionda con evidente preoccupazione. Daisy sorrise all'amico con il quale poche volte aveva parlato da sola. “Non preoccuparti, Summer sembra delicata ma alla fine credo sia bella tosta... ma dì un po' Ianuccio, qualche interesse per la nostra Summy?” rispose la bionda con un ghigno birichino sul volto pallido. Il viso di Ian prese diverse sfumature di rosso prima che il ragazzo potesse rispondere indignato. “Ma cosa dici Daisy! È un'amica come lo sei anche tu! Tutti siamo preoccupati insomma... ecco!”. La bionda si aprì in una risata scampanellante. “Va bene Ian, va bene, non ti agitare”. “Tzè, muoviti scema” disse distogliendo lo sguardo.

La ragazza continuò a ridere sotto i baffi mentre Ian cercò di mantenere un certo contegno per quanto gli fosse possibile. “A proposito, come stanno Mark e Ally?” chiese interrompendo il divertimento della bionda. “Credo bene, Mark sembrava un po' scosso”. “Chissà cosa gli è preso. Non l'ho mai visto così aggressivo, di solito non è così”. “Sono rimasta sorpresa anche io. Credo che vedere Ally ridotta in quello stato abbia fatto scattare una parte di lui che di solito tiene nascosta” sussurrò Daisy guardando il cielo più nero che avesse mai visto... il sole quel giorno era stato solo un ricordo lontano. “Credi che tra i due... Beh... Ci sia qualcosa?” chiese l'amico. “Forse, non saprei dirtelo. Sono così strani quei due” rise Daisy. “Non hai tutti i torti, ma non sono gli unici”. La frase di Ian rimase in sospeso poiché a far da cornice ai due giovani calò un silenzio che venne interrotto solo pochi minuti dopo dalla ragazza. “Pensi che ce ne andremo prima o poi?” chiese malinconica. “Non lo so... Questa volta non ho nessuna certezza, mi sento così impotente. Solitamente ho tutto sotto controllo ma adesso no e la cosa mi infastidisce non poco. I normali esseri umani sono davvero limitati” disse Ian stringendo il pugno destro con forza fino a far sbiancare le nocche. Daisy lo avvolse tra le sue mani. “Non siamo inutili o limitati, semplicemente ci sono cose a cui non possiamo dare una risposta concreta e questo ci terrorizza perché ciò che non si prevede fa sempre questo effetto. Ma ci sarà un giorno in cui ognuno di noi potrà svegliarsi nella propria camera senza ritrovarsi la faccia di Death Mask o degli altri che ci fissano trucemente...”. La bionda rise al solo pensiero del maestro. “Non ti nascondo che spesso ho desiderato con tutta me stessa che niente di tutto questo fosse accaduto, che Ally avesse tenuto Pallino a casa o che semplicemente non fossi mai partita per quella gita... ma poi penso che non avrei mai conosciuto i cavalieri, Deathy e voi ragazzi, quindi accetto le cose così come sono. Mi chiedo seriamente però quando tutto questo finirà, nonostante voi, ho visto cose che non mi sarei mai aspettata, vissuto situazioni che non avrei mai voluto vivere e ho conosciuto persone che non avrei mai voluto conoscere” continuò Daisy. “Che intendi con persone che non avresti voluto conoscere?” chiese curioso Ian. Daisy rimase in silenzio lasciando vagare lo sguardo sul pavimento e il ragazzo preferì troncare l'argomento capendo il silenzio dell'amica, ci sarebbe stato quando lei avrebbe voluto parlare.

Quando arrivarono ai piedi della terza casa videro Kanon uscire e guardarsi intorno con aria malinconica. “Che ci fate voi qui? E a quest'ora!?”chiese il cavaliere puntando poi lo sguardo su di loro e alzando lo scuro sopracciglio. Daisy seguì con i propri occhi i punti in cui prima si erano posati quelli di Kanon e poté constatare che anche il tempio di Gemini , oltre agli altri che avevano passato per arrivare li, aveva riportato danni. Due colonne erano crollate finendo in mille pezzi. “Siamo qui per Summer. Come sta?” chiese Ian. Kanon li guardò ancora per qualche istante per poi scostarsi e farli entrare. “Vedete di non fare casino come vostro solito. Si è svegliata da poco e sembra sia ancora con la testa in panne non solo perchè è notte”. “Da quando ti preoccupi per Summer? Dov'è Kanon, che cosa ne hai fatto di lui?” chiese Daisy sbarrando gli occhi e portandosi teatralmente una mano alla bocca. “Tzè. Mi chiedo perchè non vi abbiamo lasciati tutti al cimitero!” disse il cavaliere per poi avviarsi verso la quarta casa. “Ma quanto è simpatico”.

“Ragazzi, oh menomale state bene e gli altri?”. La voce di Summer catturò l'attenzione dei due che prontamente corsero verso di lei e l'abbracciarono. “Summer grazie al cielo stai bene! Ci hai fatto prendere un colpo! Ma perchè non sei a letto? Non dovresti essere in piedi a quest'ora!”. “Tranquilla Daisy ora sto bene ho dormito per tutto il giorno. Nonostante io sia una ginnasta rimango una grande sbadata e mi capita spesso di cadere, so come reagisce il mio corpo” disse la mora facendo un sorriso. “Quando cadi ti capita spesso anche di perdere litri di sangue? Di rimanere incosciente per tanto tempo? E il giorno dopo sei sempre così pallida?” chiese Ian con evidente disapprovazione. “Non sempre, ma non posso stare a letto. Lady Isabel ha appena convocato un Synaigen urgente a cui tutti dobbiamo presenziare, è appena arrivato uno dei suoi dipendenti a comunicarlo”. “Tutti dobbiamo presenziare? Ma Cameron non sta bene e anche Ally e ovviamente neanche tu sei in forma. Perchè costringervi? E poi lo ha notato quella gallina che è notte fonda!?” chiese Daisy indignata. “Perchè il volere della Dea è questo e se voi siete fragili e inutili non è di certo colpa sua ragazzina impertinente!” disse Saga con voce atona uscendo dalla propria casa. Daisy vide Summer abbassare la testa e Ian stringere i pugni. “Io non sono impertinente e noi non siamo fragili e inutili siamo solo esseri umani!”. “Appunto. Ora vedete di muovervi a raggiungere la tredicesima casa e raccattate i vostri amici se sono ancora in giro. Summer?” chiamò il cavaliere rivolgendo lo sguardo freddo sulla propria allieva “Si!?” rispose lei mettendosi sull'attenti e impallidendo ancora di più. “Se ce la fai a camminare da sola molto meglio se non ce la fai chiederò a Mur di portarti con il teletrasporto”. “Oh... no, non voglio disturbare Mur, ce la faccio da sola... grazie” rispose la ragazza con un tono di voce sempre più basso. “Molto meglio” sentenziò il cavaliere prima di andarsene. “Oooh quell'uomo è davvero... davvero... davvero... ODIOSO! Come fai a sopportarlo ogni santissimo giorno?!” sbottò una Daisy paonazza in volto. La mora abbassò la testa e la scosse impercettibilmente, anche lei se lo chiedeva. Non capiva come riuscisse ad andare avanti, sapeva benissimo che a momenti sarebbe scoppiata ma cercava di resistere il più possibile, voleva resistere. Desiderava dimostrare a se' stessa di riuscire a farlo ma soprattutto voleva dimostrare ai suoi maestri che lei non avrebbe ceduto, che loro non erano i più forti.

“Ragazzi ma cosa è successo ad Ally e Cameron? Prima li avete nominati” chiese Summer curiosa. “Oh, a Cam è salito un febbrone da cavallo e Ally non ha passato un bellissimo momento oggi, Shaka ha deciso di darsi al volontariato per risolvere le fobie altrui” rispose la bionda con tono sprezzante. “Oh... vorrei dire di aver capito ma non sono solita dire bugie” terminò Summer. “Iniziamo a camminare Sum, ti spiego” sentenziò Ian avvolgendo con un braccio le spalle della ragazza ed esortandola a camminare seguiti da Daisy. Summer non poteva credere alle sue orecchie, tra tutti i cavalieri non si sarebbe mai aspettata un simile comportamento proprio dal pacifico e imperturbabile Shaka. Avrebbe scommesso tutto sui suoi maestri o su Death Mask che da quel che le avevano raccontato, con il cimitero non si erano smentiti, ma mai su Shaka e nemmeno si capacitava di cosa lo avesse spinto a comportarsi in un modo tanto riprovevole. La povera Ally doveva stare davvero molto male ora e di certo proprio lei che con le paure ci conviveva, non poteva biasimarla.

“Ehi Sum! Come ti senti?” chiese April sorridendo e avanzando verso l'amica che intanto era giunta con gli altri due all'ottava casa. “Meglio grazie” sorrise di rimando all'amica rivolgendo poi qualche sguardo a Saga. Il cavaliere di Gemini scrutava la sua allieva, ripensando alle parole di Milo. Ci rimuginava sopra ormai da un po' ma nonostante ciò continuava a non capire perché mai Scorpio gli avesse rivolto quelle frasi. Certo, da allora aveva preso davvero coscienza della fragilità che il corpo di quella ragazzina urlava e si era sentito strano, ma non aveva comunque rinunciato al suo comportamento freddo nei suoi confronti.

“PORCA TROIA MILO! Perché quella dea deve fare così?! Siamo tutti malridotti! Io non so cosa mi stia prendendo, Summer è più pallida di un cadavere e questo è tutto dire, Megan è piena di graffi e lividi, Ally non accenna a svegliarsi e Cameron è in preda ai deliri! Quando capirete che siamo fatti di carne e non siamo uomini d'acciaio come voi?!” urlò Mark sbattendo i pugni contro la porta. “Calma ragazzino!” sbottò Death Mask. “Non ne possiamo più di voi, ne' dei vostri allenamenti, ne' dei vostri sbalzi d'umore!” fece presente Cole nervoso. Milo guardava uno per uno gli altri ragazzi per capire quanto anche loro la pensassero allo stesso modo e pensò che forse sarebbe stato meglio per lui non farlo.

“Mark non posso farci niente, noi cavalieri siamo impotenti dinanzi alle parole della Dea, è legge lo capisci? Sopratutto se in situazioni come queste... perciò ti chiedo, vi chiedo un ultimo sforzo! Cercate di svegliare Allison e raggiungeteci al Synaigen, so di poter contare su di voi. Ti prometto che dopo andrà tutto bene, per te, per Cameron e per gli altri. Fidati di me” disse Milo guardando infine l'allievo che con aria sconfitta annuì, non prima di aver dato un altro pugno ben assestato alla porta.

“Cavalieri andiamo, a breve saranno anche loro al Synaigen” aggiunse Scorpio facendo per uscire dal tempio. “E se non venissero?” chiese Kanon squadrandoli dubbioso. “Verranno cavaliere di Gemini, vuoi forse contraddire la mia parola?”. “ Se tu ti fidi di questi ragazzini, noi no!”. “Beh allora fate come vi pare, io inizio ad andare, ma sono sicuro che Athena non sarà contenta di non vederci arrivare dopo un suo ordine” disse Milo per poi uscire definitivamente dalla sua casa seguito da tutti gli altri cavalieri presenti tra cui Kanon. “Cazzo alla fine dobbiamo fare lo stesso ciò che vuole quella stronza!” disse Cole dando un calcio al divano.

“Mark... Cole...”. April si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio mordendosi il labbro inferiore. Non aveva mai visto i due ragazzi mostrarsi tanto insofferenti, di solito li sgridava sempre per la loro energia negli orari più impensabili e per le loro battutine a sfondo sessuale, ma ora... “Ascoltate facciamo quest'ultimo sforzo, tra tutti i cavalieri io mi fido di Milo, so che ci aiuterà, tutto sommato lo ha sempre fatto, ora svegliamo Ally, raggiungiamo gli altri che sono da Cameron e andiamo tutti insieme al Synaigen. Noi non ci conoscevamo, non ci siamo mai visti nonostante frequentassimo la stessa scuola e probabilmente se non fosse stato per Pallino neanche ci saremmo mai incontrati, ma ora siamo qui e insieme siamo una forza. Riusciremo a tornare a casa, riusciremo ad essere di nuovo felici e tutto sommato io anche, alle 3 di notte, stanca, spaventata e incerta sul mio futuro, posso dire di essere felice perchè ho conosciuto voi” continuò April avvicinandosi a Cole e accarezzandogli una guancia. Il ragazzo le sorrise poggiando la propria mano su quella di lei per poi attirarla a sè e abbracciarla teneramente. I presenti nonostante tutto non poterono far altro che sorridere a quella scena. Mark entrò piano nella stanza in cui l'amica riposava avvicinandosi al letto. Era ancora molto pallida, i capelli erano sparsi ovunque sul cuscino e sulle coperte e se non fosse stato per l'impercettibile movimento del suo petto, Mark avrebbe potuto scambiarla per un cadavere

“Allison... Ehi Ally. Su svegliati, dobbiamo andare. La 'dea' ci ha convocati” sussurrò Mark vicino al viso della ragazza che mugugnò qualcosa per poi aprire pian piano gli occhi. “M-Mark? Sei tu?”. Il ragazzo annuì e aiutò l'amica a rimettersi prima seduta e poi in piedi sostenendola. La castana ben presto poté constatare che le gambe non la reggevano. Pallino le stava accanto miagolando di tanto in tanto come a voler far capire alla padrona che lui era lì accanto a lei. “Ce la fai a camminare?” chiese Ian avvicinandosi. Ally annuì e appoggiandosi al petto del rosso uscì dal tempio insieme ai suoi amici che le rivolsero un caldo sorriso. Arrivati all'undicesima videro i rimanenti compagni intorno a Cameron seduto su una sedia. Uno scialle molto pesante gli copriva le spalle e le sue guance rosse davano l'idea di quanto fosse ancora accaldato. Megan piegata sulle gambe, per quel che poteva dati i suoi lividi, gli stava accanto più degli altri. “Ragazzi? Oddio in questa casa c'è sempre più freddo!” disse Daisy per annunciare il loro arrivo sfregandosi le braccia. Le teste degli amici scattarono verso di loro per poi osservare Ally e Summer che risposero loro con un debole sorriso. Decisamente non stavano bene e il freddo di quella casa, fatta eccezione per la camera di Cameron, non avrebbe fatto bene alla loro salute già precaria. “Siamo pronti, vi stavamo aspettando, Milo ha detto che sareste arrivati” disse Michael mentre Bryan e Chloe annuivano. “Ehi Cameron come stai? E tu Meg?” chiese April. Il ragazzo alzò il pollice per poi volgerlo verso il basso mentre Meg fece una smorfia. “Sia chiaro questa è l'ultima volta che sto a sentire quella troia di nome e di fatto!” sbottò quest'ultima alzandosi con non poca difficoltà per poi emettere mugolii di dolore. “Meg..” sussurrò appena Cameron. “Shsss testone sto bene” lo mise a zittire la ragazza facendogli un mezzo sorriso.

 

***

 

Quando tutti i ragazzi giunsero finalmente nella sala del tredicesimo tempio erano le quattro del mattino e i cavalieri avevano già preso posto. La stanza era sfarzosa rispetto a quelle che erano abituati a vedere e in cui vivevano. Esprimeva il lusso in cui la bambolina amava rotolarsi. Sedeva su un grande trono dorato posto su di un piano rialzato della sala e un grande tavolo dove erano seduti i cavalieri faceva bella mostra di se al suo centro. “Benvenuti. Prego sedetevi pure accanto al vostro rispettivo maestro senza far rumore come vostro solito gentilmente” disse Lady Isabel mostrando con la propria mano il tavolo. Parte dei ragazzi ignorò bellamente l'invito appena ricevuto sedendosi accanto ad un cavaliere diverso dal proprio. Gli screzi che in quei giorni si erano venuti a creare tra loro, in una situazione come quella non facevano altro che crescere e sedersi fianco a fianco avrebbe potuto solo portar guai. La tensione aleggiava nell'aria potendo essere quasi tagliata con un coltello. Saga vide la sua allieva sedersi al fianco di Scorpio, mentre tra lui e il fratello prese posto Mark più nervoso che mai. Al fianco del cavaliere di Leo si sedette Ian facendo cambio con April la giovane non aveva ancora digerito il litigio con Ioria. Come la peste tutti i ragazzi evitarono il posto al fianco di Shaka che alla fine fu occupato da Megan, una delle poche che non aveva assistito all'orripilante scena nonostante ne fosse stata comunque messa al corrente. Ally fu aiutata da Chloe a sedersi al fianco di Micene, la ragazza non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo nemmeno una volta temendo di incontrare quello sempre celato di Virgo.

“Forse alcuni di voi non hanno ben afferrato le mie parole o non ricordano bene i volti dei loro maestri?” chiese Lady Isabel mettendosi comoda sul trono.

“Tu non ci comandi, non ci hai mai comandato e mai lo farai quindi vedi di non metter bocca dove non ti è richiesto!” sbottò April infastidita mettendo a tacere la ragazza. “April! Fa silenzio e mostra rispetto per la Dea!” la riprese Ioria sbattendo i pugni sul tavolo e alzandosi. April puntò i suoi occhi in quelli dell'uomo incenerendolo. “Questa è la TUA dea cavaliere di Leo non la mia. Io mostro rispetto se ottengo rispetto! E non sembra per niente rispettoso far presenziare a questa stupida riunione persone che non stanno bene! Tra l'altro solo ora ti accorgi della mia esistenza maestro!?” urlò April verso Ioria con rancore. L'aveva definita una delusione pertanto se doveva essere chiamata come tale perchè non comportarsi così?

“Se riescono a camminare sulle loro gambe stanno bene. In situazioni come queste non possiamo tener conto dei finti malati” rispose Lady Isabel mettendo fine alla discussione, facendone tuttavia iniziare un'altra ancora peggiore. “Finti malati? FINTI MALATI!? Non so quale parola usare per insultarti, tutte sembrano troppo gentili! Dov' eri quando ho rischiato di essere violentata e poi uccisa da un TUO nemico!? Dov'eri quando uno dei tuoi psicopatici cavalieri ha quasi affogato Ally in una vasca di sangue? Dov'eri quando quella sottospecie di serial killer della quarta casa ci ha mandato tutti all'inferno!? E quando insieme a quell'altro psicopatico hanno deciso che l'allenamento si sarebbe svolto in un macabro cimitero!?” urlò Megan indignata. “Te lo dico io dov'era! A farsi la manicure! Che per altro fa schifo!” borbottò April. La Dea presa in contropiede non riuscì a controbattere trovandosi in seria difficoltà. “Ragazzina sei fortunata se qui ora io non ti uccida! fidati se fin'ora non l'ho fatto è solo la Dea Athena che devi ringraziare!” alzò i toni Kanon rivolgendosi ad un altrettanto alterata Megan. “Ammazzami allora! Non voglio avere nessun debito con quella lì!” rispose Megan con sguardo carico di sfida. Kanon fece per muoversi ma il fratello riuscì a bloccarlo. “Kanon non ne vale la pena” disse Saga piatto fulminando con gli occhi la sua allieva che abbassò il capo. “Meg ti prego... no...” disse Cameron con tono sufficiente da poter arrivare alle orecchie della ragazza che sbuffò e si mise a sedere nuovamente non prima di aver lanciato un'occhiataccia al cavaliere di Gemini. “Se i miei forti e venerabili cavalieri hanno agito in questo modo è perchè sanno che così le cose devono esser fatte. Io di certo non posso interferire nei loro metodi d'insegnamento, non è mai stato scritto in nessun posto che gli allenamenti sarebbero sempre stati ordinari. Concordo con il Sacro Cavaliere di Gemini tuttavia, la vostra impertinenza avrebbe potuto uccidervi molto prima se non fosse stato per me” vaneggiò la propria persona Lady Isabel. “Beh se proprio vogliamo mettere i puntini su tutte le i, oggi uno dei tuoi 'Sacri e baldi cavalieri sbriluccicosi' le ha prese di santa ragione da uno di NOI! Un povero umano, inutile e inetto che si sarebbe spinto oltre se non fosse stato tirato via. Devo dire che se tutti hanno questa forza il culo posso salvarmelo anche da sola. Nonostante sia una donna come te a me non piace avere i cani da guardia” disse Daisy sorridendo sorniona e puntando il dito contro Mark che intanto stava osservando il viso di Ally chino sul tavolo. “E comunque chi ci sta salvando il culo non sei tu ma Zeus che ti ha ordinato di tenerci in vita” sottolineò Cole scuro in volto. “Non dire idiozie ragazzina, il mio cavaliere non avrebbe mai potuto utilizzare la sua vera forza contro Mark, avrebbe potuto ucciderlo andando contro i miei ordini e loro non lo fanno!”. “Avrebbe potuto scrollarmi di dosso, no?” chiese Mark senza guardarla. “Certo che no avresti comunque potuto farti male” rispose con ovvietà la Dea mentre Daisy scoppiava in una risata isterica. “Della serie arrampichiamoci sugli specchi e andiamo a finire con il culo a terra!” rimbeccò il rosso. “Mark per favore non alimentare la situazione già complicata di suo” disse Milo guardando l'allievo con sguardo gentile. “Cavaliere di Scorpio, non vi ho forse già fatto abbastanza favori da quando sono qui? Devo anche leccarle il culo? O devo leccarlo a voi?” disse Mark guardando freddamente Milo che a tali parole rimase sconvolto. Non lo aveva mai chiamato Cavaliere di Scorpio né aveva mai utilizzato un tale tono. “Mark... ma cosa stai dicendo?”. “Quello che hai sentito!” urlò il ragazzo sbattendo il pugno sul tavolo facendo saltare la metà dei presenti e facendo alzare il capo di Ally. Gli occhi spaventati della ragazza si puntarono in quelli di lui pronti a rassicurarla. Nell'alzare gli occhi tuttavia la giovane non potè evitare il contatto visivo con il volto di Shaka. Il suo corpo iniziò a tremare violentemente preso dalla paura che poche ore prima aveva provato e i suoi occhi si spalancarono dal terrore dovuto al rivivere quelle scene. Micene che si trovava al fianco della giovane l'abbracciò paterno e prese a cullarla dolcemente. “Va tutto bene Allison, non avere paura è tutto finito”. A Summer la testa pareva scoppiare. Le urla le rimbombavano come non mai nel cervello, i pugni sbattuti con violenza sul tavolo erano per lei dei martelli pneumatici che le fracassavano le tempie e la stanza ben presto iniziò a girare vorticosamente. Chiuse gli occhi spaventata, appoggiandosi alla spalla di Milo e stringendo con una mano l'avambraccio del cavaliere. “Non è il momento di appisolarsi ragazzina. Cavaliere di Scorpio dalle uno schiaffo, fa qualcosa ma svegliala!” disse Isabel rivolgendosi prima a Summer e poi al cavaliere seduto al suo fianco. La ragazza aprì di scatto gli occhi ma la stanza continuava a girare velocissima. “Io... non stavo dormendo... non mi sento bene” sussurrò Summer portandosi una mano alla fronte. “Vieni qui!” ordinò la Dea alla ragazza. “Cosa?” chiese la giovane non capendo. “Vieni qui ho detto! Ti sentirai meglio, è più arieggiato” sorrise sorniona la Dea. “Mia Dea forse è meglio non farla camminare, non credo sia nelle condizioni adatte” avanzò mestamente Milo. “Osi contraddire le parole della Dea Athena cavaliere?”. “No signora...”. “Ma che cosa stai dicendo!? Summer rimani li dove sei!” disse April. “No April, va bene così davvero... non preoccuparti” rispose Summer. Quest'ultima si alzò lentamente portandosi eretta sulle proprie gambe. Le tremavano e aveva improvvisamente molto freddo. Sentiva gli occhi del proprio maestro su di se e voleva dimostrargli di non essere la più debole, di non essere una ragazzina fragile e inutile. Fece qualche passo verso la Dea ma mentre la stanza girava impazzita intorno a lei anche la vista le venne meno. “SUMMER!” urlò Ian vedendo l'amica chiudere gli occhi e sbattere al suolo prima che il cavaliere più vicino potesse prenderla. Molti dei ragazzi fecero per alzarsi ma la voce di Summer li bloccò. “No... fermi, ce la faccio...da sola” disse la ragazza che con fatica si rimise in piedi. Tutte le figure intorno a se erano confuse, colori si mischiavano tra loro come anche le voci che richiamavano il suo nome. Non doveva cadere, non doveva cedere. Doveva farcela, doveva dimostrare a se stessa, agli altri, ma soprattutto a lui, che avrebbe potuto farcela. Ormai pochi passi la dividevano dalla Dea. “Vedi, stai molto meglio di quel che credi” disse quest'ultima sorridendo per l'ovvietà delle sue parole, a sottolineare la sua ragione. Soddisfatta vide Summer concludere la distanza che le separava e puntare i suoi occhi nei suoi.

“Sa Lady Isabel, anche se si sta molto male,non tutti abbiamo una schiera di persone pronte a servirci e riverirci a letto come è successo a lei qualche giorno fa per un... raffreddore giusto?” disse Summer sfidando apertamente per la prima volta la Dea sotto lo sguardo stupito di tutti, Saga compreso. Il cavaliere non aveva mai avuto occasione di cogliere in fallo Summer. Nonostante l'avesse sempre trattata male e con nessun riguardo lei gli aveva sempre risposto e si era sempre comportata in modo irreprensibile. “Ovviamente, la mia vita è troppo importante per essere messa a repentaglio anche se da un raffreddore. Io sono preziosa all'umanità. Invece voi, ovviamente senza offendere nessuna ma, se moriste nessuno se ne accorgerebbe” disse Lady Isabel sorridendo maligna. “Ehi tu Dea da strapazzo! Ma lo sai che se il tuo brutto faccino sparisse dalla faccia della terra i primi a far festa sarebbero i cavalieri sbrillucicosi?” abbaiò Daisy alzandosi in piedi e venendo fulminata da Death Mask. “Con tutto il rispetto ma in questo caso quanto possono essere quantificate come giuste le sue parole Dea? Se lei tanto venerabile e rispettabile si fa carico di attributi quali 'Dea della giustizia' una frase del genere non dovrebbe neanche lontanamente pensarla. O forse la giustizia che lei intende è lasciar morire gli insignificanti ed i deboli, nonostante abbiano una famiglia , per non scalfire quella che è la sua persona?” chiese Michael azzittendo tutti i presenti. Daisy soddisfatta si mise a sedere reprimendo l'istinto di applaudire l'amico e di andargli a battere un bel cinque. Quel ragazzo non parlava mai ma quando lo faceva ci sapeva fare eccome.

Lady Isabel rimase interdetta alle parole del ragazzo che con toni tanto gentili l'aveva messa spalle al muro, ma non ebbe comunque il tempo di rispondere che un altro tra i presenti prese parola. “Ma no Michael cosa dici, di certo la Dea della giustizia non permetterebbe mai una cosa del genere. Chi deve proteggerla rischiando la vita ogni singolo istante viene rigorosamente scelto tra chi è solo al mondo in modo che in caso di scomparsa la famiglia non possa soffrire. Non è vero Athena?” chiese Chloe con tono gentile ma allo stesso tempo tagliente. “Chloe ma che domande sciocche poni alla somma Dea Athena. Quello che fa è giusto no? Cosa importa ad un cavaliere senza alcuna famiglia, senza alcun ricordo felice della sua infanzia e senza alcuna libertà di scelta per la propria esistenza perdere anche la vita? Non è così Somma Athena?” chiese Bryan sorridendo cortese. “Dai Bryan, in fondo cosa vuoi che sia perdere la vita per salvare quella della Dea a cui sei stato obbligato sin da piccolo a venerare? Tutti sognano di morire così no? Athena oltre ad essere Dea della giustizia può essere considerata anche come la fata turchina” concluse Ian mettendo fine a quella sottile quanto tagliente arringa che aveva colpito e affondato Lady Isabel nell'animo. Tutti i presenti con occhi fuori dalle orbite non poterono credere a quelle che le loro orecchie avevano udito. La diplomazia che fin'ora non era stata mai presa in considerazione lasciando spazio alle urla,era arrivata dritta al punto stroncando la bambolina di porcellana che ora fissava un cavaliere alla volta con malcelata non chalance in cerca d'aiuto. “Cavalieri di Libra, Capricorn, Pisces e Aries vi consiglio caldamente di tenere i vostri allievi al loro posto!” sbottò ormai rossa in volto la Dea. “Ian, non è di certo uno dei comportamenti che in questi mesi ti ho insegnato ad assumere verso la nostra Dea! Mi vergogno di te in questo momento” disse Aphrodite guardando l'allievo con rammarico. “Ma figurati se in quei momenti io ti ascoltavo! E comunque è la TUA Dea perchè non vi entra in testa il concetto!?” abbaiò Ian furioso. Aprhrodite per la prima volta guardò l'allievo con disprezzo. “Michael nonostante io accetti il modo in cui ti sei posto alla Dea non posso dire lo stesso sul contenuto della tua arringa. Di certo non è un comportamento da uomo quello che tu hai assunto nei confronti della Dea, credo che le urla e la poca diplomazia dei tuoi compagni ti abbia ottenebrato la mente” aggiunse Dohko. “Se il mio comportamento non è stato da uomo il suo non è stato da Dea. Non ho mai amato il modo irruento con il quale i miei compagni pensano di risolvere un problema, ma ora non posso far altro che essere dalla loro parte cavaliere”. “Ti sbagli su tutta la linea Michael come stai sbagliando tu Bryan, credevo tu fossi più giudizioso ma evidentemente mi sbagliavo. Sono deluso dal vostro comportamento” disse Mur fissando le proprie mani chiuse a pugno sul tavolo di legno pregiato. “Sicuramente ora posso dire la stessa cosa maestro. Credevo voi foste più giusto sul giudicare chi ha sbagliato e chi invece ha torto. Ma evidentemente il peso e il titolo che gravano sulle spalle di quella ragazza fanno pendere la bilancia dal suo lato in ogni caso” rispose Bryan fissando la Dea che intanto sorrideva compiaciuta per essere stata sottratta dal mirino. “Cavaliere di Capricorn, ora tocca a te dire qualcosa a quella sconsiderata della tua allieva, di certo non vorrai lasciare la sua lingua biforcuta impunita” sussurrò Lady Isabel sorridendo ancor di più al cavaliere che intanto sembrava non voler proferire parola fissando il proprio sguardo in quello di Chloe. “Mia Dea le basta sapere che mi ha deluso nel profondo e che penserò a punirla durante gli allenamenti come è giusto che merita”. “Tu punirmi?” chiese Chloe ridendo. “Cavaliere di Capricorn tu su di me non hai alcun potere. Vedo con immenso dispiacere che anche tu sei come tutti gli altri, ti fai comandare a bacchetta da un'adolescente in crisi d'esistenza parlando quando lei ti dice di farlo e portando avanti ideali che vanno contro la tua morale. Non so se per te provo più compassione o disgusto”. Il cuore di Shura perse un battito a quelle parole. Mai avrebbe pensato che la calma e gentile Chloe avesse potuto parlargli in modo tanto cattivo e si chiese quanto in realtà fosse sbagliato quello che gli aveva appena detto.

“ORA BASTA!”. Una voce tuonò irrompendo in tutto il Santuario con una tale potenza e impeto da far tremare i vetri delle finestre. Una luce prorompente seguì il tutto costringendo i presenti a coprirsi gli occhi per non essere accecati annunciando l'arrivo del Sacro Padre Zeus che prese a scrutare uno per uno i ragazzi.

“Miei giovani amici noto con piacere che siate in forma... o quasi” tuonò Zeus per poi soffermarsi soprattutto su chi in quel momento non godeva di ottima salute fisica. Il Sommo Dio alzò una mano rivolgendo il palmo verso l'alto e presto tutti si sentirono avvolgere da un caldo tepore che ebbe il potere di guarire ogni loro ferita o male.

“Sommo Padre a cosa devo l'onore della vostra visita!? Nonostante io sia immensamente felice di averla qui nel mio umile Santuario non posso fare a meno di domandarmi cosa vi porti qui” si inchinò Lady Isabel seguita da tutti i cavalieri che intanto si erano alzati dalle loro postazioni per raggiungere i piedi del Padre. “Mia cara figlia, credo che sia davvero sciocco da parte tua chiedere il motivo per il quale io mi sia sentito in dovere di intervenire. Noto con immenso dispiacere che non solo la Dea in te non si è risvegliata ma anche che il corpo che ha scelto per ospitarla non gode di buone maniere. Non che il gergo di questi giovani non sia abbastanza colorito, cosa che credo debba essere tenuta sotto controllo, non credete anche voi?” si interruppe Zeus guardando con aria sorniona i giovani ragazzi seduti ancora ai loro posti intorno al tavolo. “Sa Zeus è difficile tenere a bada la lingua quando certi individui ragionano con il cu... ehm con i piedi piuttosto che con la testa” sbottò April incrociando le braccia sotto il seno. La risata di Zeus fece tremare ancora una volta le finestre. “Mia cara April sono felice che il tuo spirito di battagliere polemico non sia calato con il tempo ma ho ottime speranze in una futura diplomazia per te e per tutte le altre lingue biforcute presenti in questa stanza” disse guardando Megan, Daisy, Mark, Cole ed infine Lady Isabel che prontamente fece un mezzo sorriso colpevole. “ Principalmente sono qui per rimproverare il modo riprovevole con cui hai affermato l'importanza della tua vita rispetto alla loro e a quella di qualsiasi altro. Trovo che da parte tua sia stata non solo un'uscita infelice ma anche meschina e degna di punizione. E se fossi stato al loro posto sicuramente mi sarei difeso con modi più gentili ma altrettanto forti. Dovresti vergognarti come dovrebbero vergognarsi tutti coloro che seguendoti hanno fatto in modo che le loro menti fossero schiavizzate per seguire la tua. Ovviamente anche voi giovani amici avreste potuto evitare di gettare aria su fiamme già abbastanza alte non credete?” rimproverò Zeus tutti i presenti.

La maggior parte dei ragazzi sbuffò mentre i cavalieri ormai alzatisi e Isabel assunsero comportamenti sempre più remissivi nei confronti della divinità.

“Questo non è il tempo per i litigi. La situazione sta diventando assai complessa e questi fenomeni naturali che sulla terra si stanno abbattendo non hanno più nulla di 'naturale'. Ho saputo oltretutto dell'aggressione subita da Giapeto ai danni della giovane Megan. Sono costernato che nessuno di loro sia riuscito a proteggerti cara” disse Zeus osservando lo sguardo della giovane interpellata rabbuiarsi. Summer si alzò andandosi a sedere al fianco dell'amica cingendole le spalle con un braccio e sorridendole, gesto che Megan apprezzò molto. “Sommo Zeus, ma chi è Giapeto?” chiese Bryan. “È un Titano da secoli rinchiuso nel Tartaro. Uno spazio extradimensionale in cui nulla esiste davvero e dove non c'è alcuna via d'uscita. O almeno non c'era fino ad ora” rispose il Dio portandosi una mano sotto al mento con fare pensieroso. “Ma chi sono i Titani?” chiese Ally finalmente uscendo dal mutismo in cui era caduta. “Sono creature assai potenti Allison. Sono la prima stirpe divina generata da Urano e Gaia, dopo l'uccisione di Urano, furono probabilmente i Titani a generare le forme di vita e a stimolarne l'evoluzione che ha portato al mondo moderno. Tutti i Titani si caratterizzano per la pelle scura e occhi rossi. Possiedono grandi capacità rigenerative grazie al loro Ichor ,il sangue blu degli dei, accresciute dalle Soma che Gaia donò loro”. “Cosa sono le Soma?” chiese Summer. “Sono armature nere come la notte. Hanno una resistenza maggiore rispetto alle Armature d'Oro che rivestono i corpi dei cavalieri qui presenti. Dopo la sconfitta dei Titani nella Titanomachia per mano mia e di tutti gli altri Dei,furono sigillate nel Tartaro dentro quello che rimaneva del Chronos Labyrintos, esclusa la Soma di Crono, la Megas Drepadon, che io stesso posi al Santuario sotto la statua di Atena con dei fulmini. Sigillati nel Tartaro col loro popolo dai miei fratelli e discendenti, queste divinità si sono risvegliate nell'antichità grazie a Ponto, scontrandosi con i Cavalieri d'oro fedeli alla dea Atena per il possesso della Terra. Il loro obbiettivo principale,oltre alla loro sete di vendetta nei miei confronti, era quello di far tornare sulla Terra i loro seguaci, ossia gli umani che all'epoca della guerra si schierarono con loro e vennero perciò esiliati coi loro Dei nel Tartaro senza la possibilità di poter morire. Loro alleati in quest'impresa fu la stirpe dei Giganti.

Tuttavia, lo scopo per cui i Titani furono risvegliati dal dio Ponto era quello di farli combattere contro i cavalieri è assicurare la rinascita di Gaia, attraverso l'assorbimento del Cosmo dei suoi stessi figli. Tale minaccia fortunatamente fu sventata, i Titani furono nuovamente sigillati stavolta con scrupolo in modo da non poter più uscire e Ponto perse la vita. Per questo mi risulta difficile credere che abbiano trovato una via d'uscita. È praticamente impossibile. Nella loro vita passata hanno sparso ingenti quantità di sangue senza avere il minimo senso di pietà nel loro sguardo nessuno volle che una tale disgrazia si ripetesse ancora”. “Ma se questa dimensione di cui lei parla, il Tartaro, non ha alcuna via d'uscita, come ha fatto Giapeto ad uscire?” chiese Mark con grande interesse. “A questo non so davvero rispondere mio giovane ragazzo. Il Tartaro si trova al di sotto del regno degli inferi governato dal Sommo Hades, mio fratello. Solo lui ha un potere decisivo su quella dimensione”. “Quindi il nemico è Hades ancora una volta? Hades ha preso quello che un tempo fu il ruolo del Dio Ponto?” chiese Ioria con voce grave. “È un'ipotesi da non escludere ma non possiamo esserne sicuri al cento percento”. “Ma cosa potrebbe aver spinto Hades a fare una cosa del genere?” chiese April pensierosa. “La sete di vendetta. Hades non ha mai digerito la sconfitta che nella guerra Sacra ha subito. Molto probabilmente ora vuole farsi giustizia” rispose Zeus. “Ma non ha paura di essere scoperto? Non c'è una sorta di entità al di sopra degli Dei che stabilisce cosa sia giusto e cosa sbagliato governando il vostro mondo?” chiese Daisy preoccupata. “Il Tribunale Della Sacra Inquisizione Degli Dei, ed è proprio per questo motivo che non posso dirmi sicuro della colpevolezza di Hades, a quest'ora un crimine di tale portata non sarebbe rimasto impunito” continuò Zeus con voce grave. “Ma a questo punto siamo sicuri che sia uscito solo Giapeto? Insomma quante di queste creature sono stata rinchiuse in esso?” chiese Cameron. “Sono dodici compreso Crono. Tutti i loro nomi e le loro storie sono state riportate in dei libri conservati nelle antiche biblioteche degli Dei. Lì potrete trovare tutto sul conto dei Titani e sui sigilli che li tengono rinchiusi nel Tartaro”. “Quindi Hades non è l'unico che può dar libera uscita ai Titani, basta trovare questi sigilli?” chiese Cole sgranando gli occhi. “Si, ma questi sigilli sono dispersi nel mondo grazie agli stessi Dei proprio con l'intento di renderli introvabili e tra l'altro per distruggerli ci vuole una forza superiore a quella di un essere umano. Una forza divina. A questo punto credo che spetti a voi il compito di consultare i libri e trovare i sigilli. Ognuno di voi sarà ospitato da un Dio che provvederò io ad informare e condurrà ricerche su ricerche per venire a capo della situazione” sentenziò Zeus. “Aspetti ma quindi dobbiamo dividerci?” gridò Megan verso la Divinità. “No andrete in coppia e ognuno di voi sarà accompagnato da almeno un cavaliere. Gli Dei a possedere i libri sono sei quindi dividervi sarà facile. Detto questo, da Ares Dio della guerra ci andranno Cole, April e il cavaliere di Leo. Da Aphrodite Dea della bellezza ci andranno Bryan, Chloe e il cavaliere di Capricorn. Da Apollo Dio del sole ci andranno Mark, Megan e il cavaliere di Scorpio. Da Artemide Dea della caccia ci andranno Cameron, Allison e il cavaliere di Aquarius. Da Eros dio dell'amore ci andranno Ian, Summer e Saga cavaliere di Gemini ed infine da Hades Dio della morte ci andranno Michael, Daisy e il cavaliere di Cancer. So che quest'ultimo può essere il nemico ma non farà mai nulla che lo esponga così tanto al Tribunale per questo ho ben motivo di pensare che non vi torcerà un capello”. I ragazzi non ebbero la forza di controbattere solo perchè le parole gli morirono in gola. “In più da oggi in poi la custodia di Allison passa dal cavaliere di Virgo a Kanon, cavaliere di Gemini” concluse Zeus prima di svanire. Kanon impallidì per poi fissare trucemente la ragazza. “Ma bene! Un'altra mocciosa tra i piedi! Fantastico! Splendido! Eccellente!” sbraitò il cavaliere.

***

Poche ore più tardi, la luce dell'alba stava rischiarando il buio che fino ad allora aveva inghiottito il Santuario.

“ODDIOOOOOOOOOOOOO PERCHE' HO QUESTO COSO TRA LE GAMBE!?”


 

Angolo Autrici *-*


 

Scusateeeeeeeee!! imploriamo perdono per l'orribile ritardo a cui vi abbiamo sottoposte ma ci sono stati davvero molti problemi per entrambe in questo lasso di tempo. Vi giuriamo che gli aggiornamenti da oggi in poi saranno postati a distanza ravvicinata. Speriamo che la lunghezza di questo capitolo possa tamponare la vostra ira nei nostri confronti. Beeeeeene allor in questo capitolo la vicenda inizia a snodarsi anche se è ancora incasinatissima muahhaha. Starà ai vostri cervellini stare al passo con ciò che accade. Non ce ne vogliate per l'odiosità di cui hanno dato sfoggio oggi i nostri cavalieri aitanti e fighi, è funzionale alla storia e avrete le vostre soddisfazioni xD nuovo sondaggio, chi è il vostro personaggio femminile preferito tra le nostre belle ragazzuole? :D

alla prossima un bacio affettuoso Lillian e Kotomy

 

 

 

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


 

Chapter 9

 

Ai piedi del grande Santuario, i cinque cavalieri di bronzo appena rientrati in patria dopo la loro missione, attendevano il momento in cui avrebbero potuto incontrare la loro Dea per poter essere messi al corrente della natura di quelle vibrazioni negative che ormai da un po' di tempo aleggiavano nell'aria. Nonostante tutto erano felici di esser ritornati a 'casa' e finalmente dopo tanto tempo avrebbero potuto rivedere amici ormai a loro cari per poi recarsi nei luoghi dove i loro cuori erano rimasti. I giovani si accorsero subito della mancanza di luce intorno a loro, era strano che in Grecia anche se in pieno ottobre il sole non ci fosse, come si notava l'assenza di un canto di uccellini, o dei suoni tipici della foresta circostante. Tutto intorno c'era una strana aura di tensione. Che fosse successo qualcosa alla Dea?

“Che strane sensazioni si odono e penetrano tra queste mura, le sentite anche voi amici?” disse un ragazzo castano con un armatura argentea a ricoprirgli il corpo. “Si Pegasus le sentiamo anche noi, ma non credo possa essere successo qualcosa alla nostra Dea, infondo è protetta da dodici cavalieri d'oro” rispose un ragazzo dai lunghi capelli neri mentre guardava l'apice del Santuario che dinanzi a se si stagliava.

“ODDIOOOOOOOOOOOOO PERCHÈ HO QUESTO COSO TRA LE GAMBE!?”.

Un urlo maschile si diffuse in tutto il Santuario facendo sobbalzare i cinque cavalieri che straniti e preoccupati iniziarono a correre più velocemente possibile verso le porte della prima casa. “Ma chi è che urla in questo modo in così giovane ora?” chiese un ragazzo che pur essendo cavaliere aveva tratti del viso delicati, quasi femminili. “Corriamo deve esser successo sicuramente qualcosa” sentenziò un giovane dagli occhi color cristallo e biondi capelli. I cavalieri di bronzo intrapresero la lunga scalinata per poi fermarsi dinanzi alla prima casa, quella dell'ariete. “Cavaliere di Aries è permesso?” chiese un ragazzo dalla chioma scura vedendo sull'uscio della porta comparire il giovane custode con un sorriso tirato ma gioviale sul volto. “Cavalieri di bronzo qual buon vento vi porta da queste parti?” chiese l'uomo. “Abbiam portato a termine la missione da Atena assegnataci e ora siamo venuti a far rapporto” rispose Crystal fissando la strana aria di tensione che negli occhi, di solito sereni di Mur, si intravedeva. “Prego entrate non stiamo fuori” disse Mur facendo accomodare i cinque giovani che osservarono l'uomo ancora più confusi, sia per lo strano comportamento sia per l'urlo udito poco prima. Sirio stava per prendere parola quando dal corridoio intravide un ragazzo biondo dall'aria stanca passarsi una mano sugli occhi. Il giovane intanto si accorse della presenza degli sconosciuti e ai suoi occhi risaltarono subito le armature, non dorate come era solito vedere intorno a se, ma comunque armature di cavalieri. “Mur chi è questo ragazzo? Il tuo nuovo allievo?” chiese Pegasus squadrando il giovane, che intanto si stava apprestando a raggiungere la sala senza mai guardare il maestro che dal canto suo faceva lo stesso, sapendo già a chi i bronze si stessero riferendo. “Lui è Bryan, un ragazzo proveniente dal futuro. È stato teletrasportato in questo Santuario pochi mesi fa e in effetti il suo ruolo può assomigliare a quello di un allievo da quando Zeus mi ha affidato la sua vita”. “Zeus!? Il grande Dio in persona!?” chiese sbalordito Andromeda. “Si proprio lui... ma non sono l'unico cavaliere su cui grava una responsabilità così grande, come può essere quella di avere tra le mani una vita, ad ogni cavaliere d'oro è stato posto sotto custodia un giovane del futuro...”. “Questo vuol dire che lui non è l'unico che abita in questo Santuario? Da quel che ci stai raccontando ce ne sono altri come lui” chiese Sirio interrompendo il discorso di Mur. “Ce ne sono altri undici che convivono con noi e si allenano ogni giorno sotto richiesta della Dea e di Zeus stesso. Sono giovani con usi e tradizioni diverse dalle nostre ma che con il tempo hanno imparato ad accettare adeguandosi ad un diverso tenore di vita, anche se con qualche disguido” disse Mur guardando Bryan per la prima volta, il quale capì subito a cosa si stesse riferendo il cavaliere suo maestro. I bronze osservarono il giovane ragazzo stupiti e curiosi di sapere che cosa ci fosse in quel futuro da cui dicevano provenisse e il perchè della sua presenza li.

Bryan prese posto e sorrise educatamente presentandosi. “Come ha detto il cavaliere dell'ariete, io sono Bryan James. Dalle vostre armature presumo voi siate cavalieri, e anche se di un calibro inferiore rispetto a quelli d'oro sono certo che tuttavia siate altrettanto forti”. I cinque annuirono e Pegasus sorrise di rimando al ragazzo così educato, che anche se diverso da lui in quanto modi di fare, già gli piaceva tanto. “Piacere noi siamo i cavalieri di bronzo al servizio della Dea Atena. Io sono Pegasus, il ragazzo dai capelli lunghi è Sirio, il biondino è Crystal, lui è Andromeda ed infine lui è Phoenix, non farci caso sembra burbero ma se lo conosci è un tenerone” disse il cavaliere di Pegaso scherzando e guadagnandosi un occhiata assassina da parte dell'interpellato. A Bryan non parve così tenerone.

“Mur cambiando discorso e ignorando questo demente, è da un po' di tempo che aleggia un'aura negativa... a cosa è dovuto?” chiese Phoenix. “Penso che spiegarvi la situazione sia a questo punto dovere della Dea. Vi accompagno al tredicesimo tempio. Bryan tu resti qui?”. Il ragazzo scosse la testa alzandosi e uscendo dal tempio insieme agli altri. I bronzi avvertirono l'aria di tensione che c'era tra il maestro e l'allievo ma preferirono non proferire parola. Ormai in prossimità della seconda casa sentirono le urla del cavaliere, suo custode. “COLE ACCIDENTI A TE! ALZATI!”. “Aldebaran è permesso?” chiese Mur. “Vieni amico, oh ragazzi ci siete anche voi, benvenuti!” rispose come al solito Aldebaran accogliendoli con un gran sorriso. Da una delle porte più interne videro spuntare una chioma bionda scomposta che poi si accorsero appartenere ad un ragazzo dagli occhi di uno strano azzurro acceso. “Maledizione Al ma che hai da sbraitare così di primo mattino, ho dormito solo due ore! Questi ritmi per me e il mio fisico sono deleteri!” disse il giovane sbuffando e accorgendosi solo in un secondo momento di tutte le altre persone presenti che lo guardavano a metà tra lo stranito e il sorpreso. “Ehm salve... voi siete? Io Cole piacere” disse facendo un mezzo sorriso per poi stravaccarsi sul divano e venir scaraventato a terra dal cavaliere del Toro. “Sei indecente! Presentati come si deve! Vestiti che sei in mutande e cerca di muoverti perchè ti voglio con me!”. “Va bene ma sta calmino mamma mia!”.

Poco dopo essersi reso presentabile e aver fatto le presentazioni con i nuovi arrivati tutti erano in cammino verso la terza casa decisi ad accompagnare Aries e i bronze dalla Dea. I cavalieri di bronzo guardavano intanto interagire Bryan e Cole e si domandavano come due caratteri tanto diversi potessero andare tanto d'accordo.

“VEDI DI FAR SPARIRE IL TUO GATTO O GIURO CHE VI FACCIO FUORI ENTRAMBI! NON E' POSSIBILE CHE IO MI RITROVI QUESTO MOSTRO PELOSO TRA LE GAMBE LA MATTINA!”. Le urla provenienti dalla terza casa fecero sobbalzare i nuovi arrivati non abituati a sentir tanto baccano in un luogo Sacro da sempre anche tempio del silenzio. Entrarono nella casa dei gemelli vedendo uno di loro stare di spalle e urlare a più non posso contro una figura da lui nascosta, tenendo malamente un gatto in una mano. “Scusa Kanon starò più attenta” disse una voce femminile atona. I cavalieri di bronzo si sorpresero nell'udire quella voce, avevano creduto fossero tutti maschi i nuovi allievi e ancor di più presero atto della loro non veritiera ipotesi quando videro sbucare una bellissima ragazza dagli occhi blu da una porta secondaria. “Kanon è possibile passare dalla vostra casa per favore” chiese il custode della prima casa interrompendo la ramanzina. Il cavaliere interpellato si girò verso Mur lasciando intravedere la ragazza dai lunghi capelli castani a cui stava facendo la ramanzina. Si sentirono a disagio nel vedere due ragazze al Santuario con il volto scoperto tanto che decisero di abbassare gli occhi in caso non fossero state già spose dei due gemelli. “Potete anche guardarle. Loro non sottostanno alla regola della maschera, non sono sacerdotesse né sono guerriere della Dea” disse Saga facendo la sua comparsa alle spalle di Summer che sobbalzò scattando in avanti. “Sono solo due rompipalle che intralciano la nostra vita da quando insieme a quegli altri sfascia minchia sono arrivate!” continuò Kanon fulminando la castana che intanto alzò gli occhi al cielo riprendendosi il gatto che poco gentilmente il cavaliere teneva con una mano e che intanto miagolava in segno di protesta. “Voi chi siete?” chiese la castana guardando dritto negli occhi gli sconosciuti che intanto a disagio per quella nuova situazione risposero. “Siamo i cavalieri di bronzo al servizio della Dea Atena, io sono Sirio, lui Crystal, Andromeda, Phoenix e Pegasus” disse indicandoli uno ad uno. “Oh, io sono Allison, lei è Summer” disse indicando l'amica che intanto sorrise. “ALLYYY! SUMMEEER! AIUTOOOOO!”. Una ragazza dai biondissimi capelli irruppe urlando come un ossessa nella terza casa ignorando bellamente i presenti. “Daisy! Ma che succede?” chiese Summer accarezzando i capelli dell'amica che intanto si era nascosta dietro al suo braccio. “Deathy questa mattina non è in vena di sopportarmi” si lagnò la bionda. “PUSTOLA GIURO CHE TI AMMAZZO! VA ALL'INFERNO! VA ALL'INFERNO DANNAZIONE!”. Gridò il cavaliere di Cancer irrompendo a sua volta nella casa dei gemelli. “Ah ah ah! Deathy devi prima chiedere il permesso per entrare, su non fare il maleducato!” disse la ragazza prendendosi gioco di lui. “Neanche tu lo hai chiesto bamboccia insolente!” disse Kanon fulminando la bionda esasperato. “VA ALL'INFERNO!”. “Ma mi ci mandi sempre! Rinnovati!”. “E allora ti uccido!” rispose il cavaliere sotto lo sguardo allibito dei presenti. Come osava quella ragazzina essere ancora in vita dopo essersi presa gioco di uno dei cavaliere più spietati che esistessero sulla faccia della Terra. Sirio rabbrividì al ricordo di quando il cavaliere della quarta si era accanito contro la sua Fiorediluna lanciandola con la sua telepatia, che fortunatamente l'aveva solo sfiorata, giù dalle cascate dei cinque picchi. “A questo punto preferisco l'inferno” disse la biondina scampando ad uno schiaffo del cavaliere a quanto pare suo maestro. “Ti odio dannazione!”. “Cancer! Lascia in pace Daisy, abbiamo cose più importanti a cui pensare ora” disse Mur richiamando all'ordine il suo collega. Quella mattina,di tranquillità non se ne poteva proprio avere. “Ma dove state andando tutti? E loro chi sono?” chiese Daisy rivolgendosi ad Aldebaran per poi volgere la sua attenzione ai bronze saint. “Te lo spieghiamo strada facendo ora andiamo da Ioria” rispose il Toro volgendole un sorriso gentile. I grandi occhioni blu della ragazza si riposarono diffidenti sui cinque ragazzi per poi addolcirsi per il cavaliere della seconda, Aldebaran era sempre stato gentile con loro, era proprio il caso di dirlo, Al era un gigante buono. Arrivati alla quinta casa Pegasus non potè far a meno di abbracciare il suo caro amico, abbraccio che venne ricambiato calorosamente da uno Ioria un po' troppo esaurito. I capelli scombinati, le occhiaie violacee a cerchiargli gli occhi e un colorito più pallido rispetto alla pelle greca che era solito sfoggiare. “Ehi amico ma che cosa ti è successo? Ti ha investito un uragano?” chiese Pegasus. “L'uragano April” sospirò pesantemente il cavaliere passandosi una mano sugli occhi. “April? Ma chi è Ap...”. “Sono io April! E il fatto di essere stata paragonata ad un uragano non fa altro che aumentare la frustrazione che in me c'è. Gli uragani uccidono, ma tu sei ancora lì” disse una ragazza castana entrando con eleganza nella sale e volgendo un occhiata omicida verso il cavaliere di Leo che sospirò ancora una volta. “Oh ma guarda altri cavalieri. Voi siete i leccaculo dei leccaculo o altri leccaculo della Dea?”. “April non essere scortese!” la riprese Ioria notando le facce sconcertate e furiose dei cavalieri di bronzo. “Quand'è che tu hai ricevuto il permesso di chiamarmi per nome cavaliere di Leo?” rispose imperterrita la ragazza squadrando le nuove figure che la guardavano a loro volta con sfida. Era una ragazza dall'indubbia bellezza ma aveva un carattere altezzoso e discutibile per una signorina. Dalla iena che si era mostrata sino a quel momento la videro addolcirsi di botto mentre iniziava ad intrattenere una conversazione con i suoi amici. Non degnava neanche di uno sguardo i bronze ne' tanto meno i gold se non fosse stato per Aldebaran. “Non avete ancora fatto pace tu e Ioria?” le chiese Cole fissando i suoi occhi in quelli della ragazza che sbuffò e negò con la testa. Era ancora adirata con Leo e non aveva intenzione di spiccicare parola con quest'ultimo finché non le avrebbe chiesto scusa, e se pensava giusto, quelle scuse non sarebbero mai arrivate. Tuttavia per quella situazione stava davvero male anche se al di fuori mostrava indifferenza, le dispiaceva aver perso la fiducia e il rispetto di Ioria che per lei fino a pochi giorni prima era stato come una sorta di fratello. “Dove stiamo andando?” chiese la castana volgendo i propri pensieri altrove, Bryan indicò le altre case mentre uscivano dalla quinta. Il gruppo era diviso in due, in testa c'erano i cavalieri che in silenzio proseguivano la scalata mentre dietro di loro i ragazzi che scherzavano e ridevano senza curarsi minimamente della situazione negativa e dei loro rapporti incrinati con coloro che gli stavano dinanzi. In prossimità della sesta casa videro Shaka che senza dire una parola si unì a loro, riservando prima un freddo saluto ai bronze e guardando poi i ragazzi di sfuggita dandogli infine le spalle. “Avevo avvertito il vostro cosmo e non sbagliavo” disse Virgo spezzando poco dopo il silenzio che si era creato. Un silenzio fatto di pura tensione dove i bronze notarono tutte le occhiatacce che i ragazzi gli rivolgevano. Sembrava che tra tutti i cavalieri, Virgo fosse colui che odiavano di più. Quando arrivarono alla settima dubitarono che dentro ci fosse qualcuno dato il silenzio tombale; si ricredettero subito dopo quando videro Dokho seduto con i gomiti sul tavolo e la testa fra la mani. “Maestro, si sente bene?” chiese Sirio avvicinandosi al cavaliere di Libra con fare preoccupato. “Oh Sirio, che gioia rivederti. Il vostro arrivo giova al mio animo così tormentato ultimamente” disse Dohko sorridendo e alzandosi. “Cosa vi turba grande cavaliere?” chiese Andromeda avvicinandosi. Dal corridoio uscì un ragazzo inquietante che li ignorò completamente come ignorò la marmaglia di ragazzi. “Ma che gli è successo?” chiese Ally osservando Michael lasciare la casa. Daisy fece spallucce e raggiunse il moro, curiosa di scoprire il motivo del suo comportamento. “È lui la causa?” disse Sirio fulminando i ragazzi posti all'entrata della settima casa. Dohko fece un cenno d'assenso e scosse la testa. “Non è di sicuro colpa di Michael! Sono i vostri adorati cavalieri d'oro che non sanno cos'è veramente la giustizia!” sbottò April riprendendo la salita seguita da tutti gli altri. I cavalieri si apprestarono a seguirli senza neanche rimproverarli, era inutile, le ramanzine non avrebbero risolto niente anzi, più stavano con loro più si rendevano conto di quanto le lavate di testa innalzassero ancor di più il loro spropositato ego infantile e battagliero. Peccato che le loro di battaglie, finivano sempre con urla e imprecazioni poco gentili. Quanto rimpiangevano le sane scazzottate.

“Mi hai stufato! Non voglio stare ad ascoltarti!” urlò una voce dall'ottava casa. Appena entrarono videro un ragazzo dalla chioma rossa lanciare sguardi di fuoco verso il cavaliere di Scorpio. “Ehi Milo!”. Scorpio si voltò verso Pegasus per poi sorridere stancamente e andare verso di lui. “Oh perfetto! Altri servetti! Dodici non ne bastavano, mi sembra ovvio!” sbottò lo stesso ragazzo. “Mark! Smettila! Cerca di calmarti e ascoltami!”. “Ascolterò solo quando TU smetterai di leccare il culo a quella Dea del mio... Non farmi parlare, direi cose di cui potrei pentirmi!” ringhiò il rosso spintonando il cavaliere di Scorpio. “Ehi Mark, respira” disse Ally appoggiandogli una mano sul braccio. Il rosso annuì e respirò profondamente cercando di tenere a bada la bocca. “Mark! Quante volte devo ripetertelo prima che tu mi dia retta? Devi piantarla di comportarti come un bambino! Ti ho già spiegato il perchè delle mie azioni anche se non mi compete, perché non vuoi comprendere?!” rispose esasperato Scorpio facendo girare verso di se il ragazzo che piantò i suoi occhi astiosi nei suoi. “Non ti compete? È questa l'amicizia che ci univa? Una sorta di legame imposto da qualcun altro e mantenuto dalle circostanze e dalla buona educazione? Lasciami stare Milo da te non voglio ascoltare niente né voglio avere più nessun legame, io NON VOGLIO comprendere te! IO non voglio più essere TUO amico! Sempre che lo siamo mai stati davvero. Chiaro il concetto?!” disse uscendo e trascinandosi la castana ancora attaccata al suo braccio. I restanti ragazzi fatta eccezione per Cole, osservarono Milo comprensivi, quando partivano i cinque minuti a Mark era evidentemente impossibile farlo ragionare e Scorpio non ci sarebbe di sicuro riuscito, soprattutto perché era a causa sua se il ragazzo si comportava così. “Non so più come trattarlo, solitamente è un ragazzo solare che scherza su tutto, ma... uff” disse Milo grattandosi la nuca. “E non è l'unico” rispose acidamente Ioria. “Però a me sembra che voi due siate quelli che tra tutti soffrono di più per questa sorta di lotta con i vostri allievi, o sbaglio?” chiese Crystal guardando la faccia depressa di Milo e quella sconfortata di Ioria. “Per me Mark è importante, all'inizio non lo volevo vendendolo solo come un ostacolo, ma poi vivendo insieme a lui sono stato investito dalla sua solarità e voglia di vivere. Mi sono accorto di avere un carattere molto simile al suo e per quanto io non voglia dimostrarlo per me è come un fratello minore” disse Scorpio passandosi stancamente una mano sugli occhi. “E tu Ioria? Cosa provi per quella ragazza? Amore?” chiese Sirio. “No, io non amo April, o meglio non la amo nel modo in cui tu intendi. Quando ho parlato di uragano April non intendevo una cosa negativa. April è un uragano di forza, volontà, gioia e carattere e io ho fatto presto ad affezionarmi a lei. Credo lei si senta una delusione per me solo perchè in un momento di rabbia non ho tenuto a freno la mia lingua. Chiederle scusa però va contro il mio onore e ammetterei che il suo comportamento sia qualcosa di giusto, ma così non è”. “Capisco”. “ Beh qualsiasi cosa sia successa si aggiusterà tra tutti voi tranquilli! Speriamo alla prossima casa di poterci rilassare un po'!” disse Pegasus guardando poi i visi ancor più sconfortati dei gold.

“TU SEI UNA GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO!”. “Decisamente non c'è tranquillità in questa casa” disse con occhi sbarrati il cavaliere di Pegasus giunto con gli amici ai piedi della nona casa.

La scena che gli si parò davanti fu bizzarra all'ennesima potenza. Una ragazza dai lunghi capelli bianchi e rosa fulminava letteralmente il cavaliere di Saggittar tirandogli dietro qualsiasi cosa le capitasse a tiro. Cuscini, lampade, piatti, quadri, tutto veniva scaraventato contro Micene che prontamente schivava. “Si parlava di uragani... lei cos'è? Un terremoto?” chiese Andromeda sconcertato.

“SEI LA MIA ROVINA! E HAI ANCHE IL CORAGGIO DI CHIEDERE LA PACE TRA NOI!? GUERRA! GUERRA APERTA MICENE!” Urlò la ragazza come un ossessa. “Oh ragazzi... salve... accidenti piano Megan... prego accomodatevi... no Megan quello è di valore... prego entrate pure” disse Micene schivando prima un quadro e poi un vaso. I cavalieri rimasero li dov'erano mentre i ragazzi dall'altra parte della stanza se la ridevano di gusto e incitavano la ragazza... al sangue??.

“Ma che hanno questi ragazzi che non va?” chiese Phoenix guardando disgustato il cavaliere di Sagittar prendere un vaso in piena faccia. L'attenzione della ragazza parve finalmente essere catturata dai nuovi arrivati. “E voi chi siete?” chiese squadrando i bronze. “Siam...”. “In realtà non m'interessa. Mi state già sulle palle” disse la giovane per poi ricominciare a lanciare gli oggetti.

“Ma che cosa sta succedendo qui?” chiese un ragazzo dai capelli biondo miele accompagnato da altri due, una ragazzina più piccola rispetto a quelli che fin'ora avevano incontrato e un ragazzo dai capelli neri. Guardavano allibiti la scena della ragazza e di Micene per poi spostare lo sguardo verso gli amici intenti a ridere. L'attenzione di Phoenix fu catturata dalla ragazzina appena arrivata. Aveva lunghi capelli neri e occhi di un intenso verde smeraldo simili a quelli di... lei. Guardava la scena con espressione annoiata, come se tutta quella situazione avesse fatto parte della sua routine quotidiana già da molto tempo. La vide improvvisamente spostare lo sguardo e fissarlo nel suo. Blu e verde si scontrarono fin quando il cavaliere non decise di distogliere lo sguardo. Era difficile sostenere quel verde inteso e quei lineamenti che si affacciavano alla vita adulta... Vita che lei non avrebbe mai avuto modo di conoscere. Anche la ragazza fece lo stesso puntando i suoi occhi sul ragazzo biondo miele intento a recuperare la ragazza indemoniata. “E dai Meg stai distruggendo tutta la casa, piantala. Non è così che si risolvono le cose” disse il ragazzo esasperato. “Si ma così la mia anima trova pace!” rispose la ragazza lanciando l'ennesimo piatto a terra. Beh, almeno aveva cambiato bersaglio. Il ragazzo da dietro la chiuse in una morsa tra le sue braccia e la trascinò verso gli altri. “E voi piantatela di ridere non aiutate la causa” disse lanciando un occhiataccia ai presenti. “Ma voi chi siete?” chiese il moro arrivato pochi istanti prima con gli altri due. “Ve lo spieghiamo strada facendo ora andiamo alla tredicesima” disse Mur ancora una volta. “Andiamo dall'essere più utile sulla faccia della terra! Che bello!” disse Megan con vocetta stridula guadagnandosi un occhiata quasi sofferente da parte di Micene. “Tu che mi guardi? Leva i tuoi occhi dalla mia persona prima che te li cavi!”ringhiò l'allieva. “È scientificamente testato che lo farà data la sua alta quantità di incazzatura” disse Chloe mostrando per la prima volta la sua voce. “Vi prego di seguirci dalla Dea senza opporre resistenza e senza creare altrettanto caos ragazzi. Già è vergognoso cosa è appena successo in questa casa. Per quanto io sia dalla vostra parte non ammetto una tale mancanza di rispetto nei confronti di un cavaliere d'oro. O meglio non la ammetto nei confronti di nessuno e di nessun rango in particolare” disse Aldebaran squadrando una Megan contrariata ma ben consapevole di aver sbagliato. I ragazzi camminarono in silenzio accerchiati dai diversi cavalieri, i nuovi arrivati guardavano la scena sbigottiti. Pensando a tutta quell'assurda situazione non si capacitavano della presenza di quei giovani stranieri al Santuario e tanto meno non credevano possibile che questa cosa lo potesse stravolgere a tal punto. La forza e la fierezza dei grandi cavalieri più in alto nella scala gerarchica, piegata sotto i capricci e il poco rispetto di esseri umani senza alcun potere se non una lingua troppo biforcuta e un modo di fare rozzo e assai irrispettoso. Alcuni di loro già più di una volta da quand'erano li si erano beccati occhiate assassine, diffidenti e scocciate da parte loro, come se non avessero la minima paura di star sfidando cavalieri che seppur di bronzo, avrebbero potuto farli fuori in ogni momento.

“Io mi rifiuto di andare da quella tr...” disse April interrompendo il sospettoso silenzio carico di pensieri, prontamente interrotta dalle mani di Cole sulla sua bocca. “Anche io non voglio andarci ma la situazione non migliorerà se ci comportiamo così. Facciamo in modo che la cosa non ci scalfisca più di tanto e cerchiamo di fare gli indifferenti, solo così ci mostreremo a lei superiori”. Il cavaliere del Toro guardò con orgoglio il suo allievo anche se quest'ultimo non se ne accorse troppo preso a tenere a bada il carattere tanto pepato della castana. “Al diavolo l'indifferenza, io do fuoco a quella mocciosa!” sbraitò Mark cambiando direzione e avviandosi verso l'arena sotto lo sguardo sbigottito di Ally. “Ma Mark...” provò a dire quest'ultima ma fu interrotta bruscamente dall'amica.

“Dove credi di andare rosso?! Se devo essere indifferente io per imposizione, lo sarai anche tu. Quindi zitto e cammina!” disse Megan fermando il ragazzo per il polso. Mark la guardò con sfida per poi sbuffare, superare i cavalieri ed entrare con fare arrogante all'interno della tredicesima sala. Lady Isabel lo guardò stupita colpita dall'irruenza con la quale, il bel giovane, aveva aperto la porta. Più di una volta la notte precedente la Dea aveva avuto modo di ammirare i suoi lineamenti mascolini, gli occhi verdi lampeggianti di rabbia, la mascella squadrata, il naso piccolo e dritto. Tutto di lui urlava sensualità e bellezza, una bellezza che sicuramente aveva stuzzicato i gusti di colei che amava circondarsi di sfarzo e belle cose. Aveva tuttavia notato anche con un certo disgusto come gli occhi del ragazzo in più di un'occasione fossero corsi alla giovane ragazza annegata nel sangue, un ottimo esercizio a suo parere. A lei che tutto era dovuto e che tutto dalla vita aveva avuto, dava un immenso fastidio non poter ottenere le attenzioni dello stesso giovane che ora la stava fulminando con gli occhi. La sua attenzione venne catturata da altri rumori per poi spostare lo sguardo su alcuni dei nuovi presenti e lanciare un gridolino di gioia che infastidì la metà di loro.

“Miei cavalieri di bronzo! Come sono contenta che voi siate tornati sani e salvi da me! Oh quale dispiacere, se avessi saputo prima del vostro arrivo avrei preparato per voi un accoglienza diversa da quella che avete avuto” disse squadrando i ragazzi che intanto le lanciavano occhiate assassine e sanguinarie. “Mia Dea siamo lieti di osservare che le vostre condizioni fisiche siano delle migliori e lieti di annunciarle il nostro ritorno. Sempre al vostro servizio” disse Pegasus inginocchiandosi seguito anche da tutti gli altri.

“Ooh wow Lady Isabel è contenta? Altri cinque maggiordomi imperiali sono arrivati per servire le sue reali chiappe” disse Megan con un ghigno strafottente.

“Ah ah Megan, indifferenza su” la riprese Mark pavoneggiandosi. “Ti tiro un cazzotto sul naso rosso!” rispose la ragazza mostrando il pungo. “Secondo te riusciranno mai a non dare spettacolo?” chiese Daisy sporgendosi verso l'orecchio di Cameron che le sorrise mettendole un braccio attorno alle spalle. La risposta era no. Ovvio.

“Vi ho convocati tutti perchè ho un'importante avviso da darvi. Ho avuto notizie dal Sommo Zeus che tutti gli Dei sono stati avvisati del vostro imminente arrivo nei loro palazzi. Partirete tra...”

“Ciò significa che allora dobbiamo dividerci sul serio?” chiese con occhi tristi Ally, interrompendola. Mark notando l'espressione triste della ragazza che ormai gli stava tanto a cuore si avvicinò abbracciandola. “Ehi piccola peste guarda che in ogni caso ritorneremo tutti qui, ricorda che io non posso stare troppo lontano dai guai che combini, mi mancherebbero” disse facendole l'occhiolino e dandole un buffetto sulla guancia. La giovane arrossì per poi aprirsi in un meraviglioso sorriso che fece perdere un battito al rosso, tutto sotto lo sguardo sornione e le risatine degli amici che già tanto avevano capito. “Come dicevo, partirete tra due settimane” disse Lady Isabel leggermente infastidita dalla scena. “Ora potete anche smammare, non c'è più nulla da dire che vi riguardi. Miei adorati cavalieri anche voi potete andare, spero che la vostra giornata si svolga nel modo più sereno possibile”.

 

***

 

“E' odiosa! Spocchiosa, viziata, impertinente, scassa maroni, strega, GATTA MORTA!”. “April non credo serva a molto insultarla quando non può sentirti” la rimbeccò Daisy giocando con una ciocca di capelli di Ian. Tutti seduti sulle scale che dividevano la prima casa dall'arena, erano persi nei loro pensieri. Tutti tranne April che invece i suoi pensieri li esternava senza freni ma sempre con una grande eleganza. Cameron steso interamente su uno dei gradini contava le nuvole, Mark al suo fianco giocava con una pietra facendola rimbalzare sul palmo della mano destra a ritmo di una canzone che Summer stava canticchiando a bassa voce. Megan e Ally parlottavano tranquillamente tra loro mentre Chloe faceva lo stesso con Cole e Michael. “Uffaaa! Io mi sto annoiando! I cavalieri d'oro sono spariti e questo non è che mi dispiaccia ma in una così bella giornata non voglio stare segregata qui dentro!” sbuffò Daisy lasciando perdere i capelli di Ian e gettandosi all'indietro sulle scale, dando una testata al gradino superiore. “MAVAFFANCULO!” urlò dal dolore massaggiandosi la nuca. “Intelligente anche tu, non sai che sei su una scalinata?” protestò Michael applaudendo alla bionda. “Perché tu parli quando non dovresti?! Torna nella tua tomba!” strepitò Daisy alzando il dito medio. “Se vi state annoiando tanto, potreste venire con noi a Rodorio, i cavalieri hanno detto che stamattina avete dato il peggio di voi, con questo invito confidiamo nel poter vedere la parte migliore” disse una voce alle loro spalle attirando l'attenzione di tutti. “Rodorio?” chiese Summer a quello che se non sbagliava si chiamava Sirio. “E' la città che situata al di fuori del Santuario, lo protegge” rispose il cavaliere. “Perché noi non sapevamo della sua esistenza?” chiese April contrariata. “Beh questo noi non possiamo saperlo, ma se vi va oggi potete venire con noi” disse Pegasus facendo uno dei suoi sorrisoni. A molti dei ragazzi lui era quello sicuramente che meno stava loro simpatico. Sin da subito si era mostrato il leccaculo per eccellenza della bambola gonfiabile, ma l'idea di passare un intera giornata al di fuori di quelle antiche mura era troppo allettante. “Ci stiamo” dissero tutti insieme. “Oh finalmente vedrò dei negozi dove poter fare il mio amato shopping!”. April saltellava da un gradino ad un altro non riuscendo a fermare l'entusiasmo che l'aveva colta nell'apprendere la notizia. “Secondo me la tua è una malattia. Già sei stata in un centro di recupero per maniaci dello shopping ossessivo compulsivo?” sbuffò Chloe alzandosi dal gradino per poi prendere un mezzo infarto quando l'urlo di April giunse alle sue orecchie più assordante che mai. “Ehi! Ma cosa ti prende sei impazzita!?” la sgridò Cameron tappandosi le orecchie. “NON POSSIAMO ASSOLUTAMENTE USCIRE COSI' VI RENDETE CONTO IN CHE STATO RIVERSIAMO!?” urlò ancora la ragazza spaventando Ally che intanto si era avvicinata a quest'ultima per poter meglio capire cosa le stesse prendendo. “April! Piantala di urlare come una matta. Tzè!”. “Ehi rosso ma la pianti di stare scoglionato? Guarda che cavalieri in vista non ce ne sono” disse Megan alzandosi a sua volta. “Perché in che stato siamo?” chiese Bryan ignorando il siparietto. “Hai anche il coraggio di chiederlo! Mon dieau! C'est ne pas possible! I nostri abiti sono tutti sporchi, malridotti e demodè, non possiamo di certo mostrarci così!”. “Ah giusto, un attimo che chiamo Gucci! Oppure preferisci Prada o ancora meglio Louis Vuitton?” la schernì Ian. April sbuffò sotto la risata di tutti i compagni. “Beh almeno indossiamo i vestiti con cui siamo arrivati qui” disse Cole sorridendole. “Potete aspettarci in arena? Noi arriviamo subito” chiese Chloe. “Forse” sussurrò Cole. I cavalieri annuirono mentre i ragazzi corsero verso le loro case. Poco tempo dopo tutti erano in cammino verso il villaggio. I cavalieri osservavano straniti lo strano quanto originale abbigliamento dei ragazzi rimanendo sempre più affascinati da quel futuro al quale appartenevano. “La gente! Finalmente persone che non indossino armature o che siano ricoperti da orribile chiffon!” esalò estasiata Ally guardandosi in giro felice come una bambina il giorno di Natale. Era una cittadina assai graziosa fatta di case non molto alte e negozietti sparsi qua e la. Aveva molto l'aria di quei borghi medievali che con la scuola erano soliti visitare. La gente che li osservava era divisa tra chi lo faceva con un certo fascino chi con disappunto e paura. Mark si tirò i capelli indietro con una mano avvicinandosi ad una biondina dagli occhi castani. “Ciao bambolina, lo sai dicono che le meraviglie del mondo sino solo sette ma io, detto tra noi, non sono mai stato d'accordo” disse con aria da play boy facendole l'occhiolino. La ragazza dapprima impallidì per poi assumere tremila tonalità di rosso diverse fra loro. “Signore ma lei da dove viene?” chiese un'altra fanciulla avvicinandosi all'ammaliatore. “Vengo dai tuoi sogni bellissima fanciulla, stanotte ti rapirò per poi sposarti. Sono sicuro che tra i due chi vincerà una vita migliore sarò solo io” ammiccò. “Mark smettila! Le spaventi!” lo riprese Daisy puntellandosi i fianchi con le mani. “Mia dolcissima Daisy lo sai che come bionda nel mio cuore ci sei solo tu, non essere gelosa” disse prendendole la mano. “Piantala sfigato!” disse Megan sbuffando per il comportamento a dir poco indecente dell'amico. “Amore mio lo so che la tua voce dice una cosa ma il tuo cuore ne pensa un'altra, fidati però che le parole del tuo cuore arrivano al mio”. “Ma sparati!”. “Lei è davvero molto bello signore” disse una moretta avvicinandosi a Cameron che le sorrise dolce. “Mai quanto te, i tuoi occhi da cerbiatta sono ammaliatori, i tuoi capelli di seta mi invitano alle carezze, la tua pelle rosea ai baci”rispose il giovane sotto lo stupore generale. “Ci mancava solo lui”. “Ma certo che verrò a casa tua mio fiore di ciliegio” disse Cole poco più lontano intento a parlare con una giovane dai corti capelli castani. “Cole piantala!” urlò April indispettita. “April, mia adorata April!” urlò Mark avvicinandosi alla ragazza. “Tu cosa vuoi? Non te l'hanno data?”. “Adoratissima e veneratissima April il mio cuore palpita per te ogni secondo che passa ma è così indeciso tra te e la bellezza di un'altra castana da farmi star male. Ally adorata Ally sposami!”. “Mark smettila” disse Ally seria, fulminandolo. Il ragazzo rimase interdetto dalla sua reazione, solitamente non utilizzava mai quel tono. I cavalieri intanto guardavano allibiti la scena chiedendosi se fosse davvero stata una buona idea portarseli dietro. “State tranquilli questo rientra nella normalità cerebrale di quei tre, sono proprio fatti così. È scientificamente testato con loro che chi nasce tondo non muore quadro” disse Chloe con calma riferendosi ai bronze. “Beh è normale che dei bei ragazzi attirino, è una cosa che rientra anche nel mio quotidiano” ammiccò Pegasus in direzione della mora. Un pugno tanto forte colpì la testa del cavaliere. “Ahio Phoenix mi hai fatto male!”. “Smettila con queste stupidaggini e muoviamoci. Potresti raccattare i tuoi amici per favore?” disse infine rivolgendosi a Chloe. “Non credo mi ascolteranno ma se vedono un nostro allontanamento generale sono sicura che ci seguiranno”. E in realtà così fu, tra un ammiccamento, un pugno in testa, una sgridata e tante risa arrivarono dinanzi ad una struttura che aveva tutta l'aria di essere una scuola. “Una scuola?” chiese Ally guardandosi intorno. “È un orfanotrofio, qui abbiamo i nostri affetti più cari” rispose Crystal arrossendo non appena vide una bella biondina venir loro incontro. L'espressione di April si trasformò in un ghigno di consapevolezza. “Crystal!”. “Erii!” i due giovani si guardarono negli occhi per un tempo indefinito ignorando completamente il mondo intero. Michael si schiarì la voce ma non fece in tempo ad aprir bocca che una mandria di ragazzini urlanti li travolse. “I CAVALIERI! I CAVALIERI SONO TORNATIIIII E SONO VIVIIII!!” urlò una bambina. “LAMIAA C'E' PEGASUUUUS” urlò un'altra bimba. “Basta urlare bambini” disse una ragazza dai particolari capelli blu che sorrise dolcemente al cavaliere di Pegaso facendo allargare il ghigno sul viso di April. “Ah e così i vostri affetti più cari sono le vostre fidanzate!” sorrise la castana sorniona. “April fatti gli affari tuoi” disse Ian schernendola. “Gne gne gne”. “Veramente io e Lamia non stiamo insieme, siamo solo amici” disse Pegasus grattandosi imbarazzato la testa e facendo abbassare lo sguardo alla ragazza con un non so che di dispiaciuto. “Amico ma cos'hai nel cervello, i criceti obesi?” sbottò Cole meravigliandosi. “Beh se non siete fidanzati...”. “Mark smettila!” sbottò Chloe prendendo l'amico per un braccio.

Nel corso della giornata i cavalieri dovettero ricredersi sul parere che fino ad allora si erano creati sui ragazzi. Videro Mark, Cameron ,Cole e Ally giocare a calcio insieme ai bambini rotolandosi nel fango ogni volta che potevano e azzuffandosi quando la squadra avversaria segnava. Videro April vestire le bambine o con poche stoffe crear loro nuovi abitini donando grandi sorrisi per poi vederla rincorrersi con un Cameron intenzionato ad abbracciarla per sporcarla di fango, cosa che sfortunatamente per la ragazza, riuscì a fare. Videro Summer e Michael giocare a nascondino con i bambini più grandi e lasciarli vincere. Videro Ian insegnare ai maschietti più intrepidi mosse di autodifesa e Bryan leggere ai bambini più calmi, favole e racconti di animali, boschi e foreste incantate. Videro Megan stare in disparte con un unico bimbo e donar lui i sorrisi più dolci che tutti i presenti avessero mai visto sul suo volto facendo incantare più volte Cameron che per poterla guardare prese in pieno un albero durante la corsa con April. Videro Daisy ballare con le bambine e Chloe giocare ad un, due, tre stella. I bambini erano felici, ridevano come non mai e i ragazzi con loro. Se prima avevano avuto dubbi sul loro invito ora di certo non ne avevano più. Erano ragazzi dai sorrisi dolci, dalle parole gentili e dall'animo nobile. Purtroppo però la sera era giunta presto e i bambini dovettero tornare all'interno dell'orfanotrofio. Si salutarono calorosamente promettendosi a vicenda di ritornare a giocare insieme.

“Maaaaama ragazzi tutta questa attività fisica mi ha aperto una voragine all'interno dello stomaco” esalò sfinito Cole massaggiandosi la pancia. “Ma di tornare al santuario non mi va ancora però...”.

“Vi offriamo la cena se volete” propose Sirio sorridendo loro riconoscente per ciò che avevano fatto per quei bambini. “Davvero!?” disse Cole con occhi a cuore. “I soldi ce li guadagniamo, siamo dodici non possono pagar loro per noi” sentenziò Chloe facendo sbiancare il biondo. “E come potremmo mai fare Chloe?” chiese Summer. “Beh qualcosa sapremmo pur fare no? Siamo in una piazza gremita di gente, gli artisti di strada guadagnano così”. “Ti sfugge che noi non siamo artisti di strada?” chiese Michael stringendosi le braccia al petto. “CAMERON MA CHE FAI!?” urlò April vedendo l'amico arrampicarsi con una facilità disarmante sul muro di una casa. Saltò da una casa ad un'altra aggrappandosi sui più piccoli appigli. “APRIL PRESENTACI!” urlò il biondo. “COSA!?”. “FALLO!”. La ragazza si guardò attorno per poi sospirare e rivolgersi al poco pubblico che ora guardava meravigliato Cameron come tutti loro. “BENVENUTI SIGNORE E SIGNORI ALLA SERATA DEI TALENTI, STASERA SOLO PER VOI L'UOMO CHE SA ARRAMPICARSI SUI MURI YEAH!” Sorrise con il miglior sguardo ammaliatore la castana attirando l'attenzione su di se e facendo accorrere le persone. Cameron intanto saltava facilmente da un palazzo ad un altro, da un muretto ad un altro facendo acrobazie meravigliose che lasciarono di stucco tutti i presenti. Una bellissima voce si diffuse improvvisamente intonando una canzone ritmica e incalzante grazie alla quale Cameron riuscì a muoversi a tempo rendendo lo spettacolo ancor più bello. Tutti si voltarono verso Megan stupiti dalla bellezza e armoniosità della sua voce. Mark fece in tempo a prendere in prestito il pallone di un bambino intento a osservare Cameron iniziando a far palleggi impossibili con gambe, piedi, schiena e testa. “VENGASI SIGNORE E SIGNORI AD UDIRE LA MELODIOSA VOCE DI MEGAN JONAS E AD OSSERVARE LA BRAVURA DEL MIGLIOR CALCIATORE IN ZONA, MARK HENRY!”. Videro poi Summer togliersi le scarpe e salire su un alto muretto con una spaccata, alzarsi e iniziare a fare capriole doppie e triple in avanti e indietro senza mai cadere. “E SOLO PER VOI STASERA ANCHE LA GINNASTA SUMMER HAIDAN”. Alla voce di Megan si unì quella melodiosa di Daisy e quella maschile di Ian. A Mark si unì Cole con il quale iniziò un complesso dribbling. Michael e Bryan si misero da entrambi i lati del muretto per evitare che Summer in caso di caduta si facesse male. Mentre Ally mostrò ai bimbi quanto Pallino ubbidisse ai suoi comandi. L'applauso del pubblico e i loro fischi furono il miglior modo per far capire a colore che si stavano esibendo quanto fosse gradevole ciò che stavano facendo. Posando il pallone, scendendo dai tetti, smettendo di cantare, saltando a terra dal muretto, prendendo Pallino in braccio i ragazzi si inchinarono sorridenti mentre Chloe con un cappellino appartenente a Cole racimolava i soldi del pubblico.

“Siete stati grandi!” esultò Andromeda sorridendo ai ragazzi che risposero a loro volta con occhiolini e sorrisi. “Avete delle capacità strepitose!” disse Pegasus facendo sbattere i propri pugni contro quelli di Mark e Cameron. “Grazie!” risposero in coro.

***

 

“Pancia piena, Cole felice!” disse il biondo mettendo un braccio sulle spalle di Chloe che intanto alzò gli occhi al cielo. Avevano da poco salutato i cavalieri di bronzo che li avevano preceduti al Santuario per poi poter andare finalmente ognuno alla propria dimora.

“Beh hai mangiato come un maiale ce lo credo!” rispose Megan ridendo e camminando piano al fianco di Bryan che rise a sua volta seguito da tutti gli altri. “Meg, Daisy non sapevo aveste una voce tanto bella, per non parlare di te Ian, dato che sei sempre silenzioso credevo che azioni come il cantare fossero lontane anni luce dalla tua persona” sorrise Ally all'amico felice di come quella giornata fosse trascorsa e dimentica di ciò che pochi giorni prima le era successo al Santuario. In risposta gli interpellati sorrisero mentre Summer sbadigliò. “Sono un uomo dalle mille risorse Ally cosa credi?”. “Beh in effetti io pensavo ti appartenesse solo il mutismo” rise Summer prendendolo in giro. “Senti chi parla, dovresti essere più crudele con quel tiranno del tuo maestro, fossi in te gli pianterei così tante grane da farlo impazzire” disse April trasognante. “Ragazzi da Milo una volta sentii una cosa interessante, pare che ci fu un tempo in cui Saga prese il posto del Gran Sacerdote divenendo tuttavia un uomo crudele e facendo inginocchiare ai suoi piedi Atena e l'intero mondo. Solo che non sono arrivato a capire quando, come e perché tutto questo sia successo e se in realtà questa storia sia realmente accaduta”. “Saga cattivo?” sussurrò Summer pensierosa. “Perché adesso cos'è uno sterco di Santo?” schernì Cameron. “Lui non è cattivo, se non ho mai dato da fare a Saga è per il semplice fatto che secondo il mio parere lui sia un uomo buono che nella vita ha dovuto soffrire tanto. Non so se questa storia sia veritiera o meno ma se così fosse per essere ancora un cavaliere un motivo ci sarà. Non penso che glielo avessero permesso dopo aver compiuto misfatti crudeli e aver tradito la Dea”. “Summy ma cosa vedi di buono in lui? E come se io sostenessi l'assoluto diritto di Deathy di avere un posto in paradiso” disse Daisy guardando l'amica nello stesso modo in cui si guarderebbe qualcuno pronto a morire per sostenere l'esistenza reale di Babbo Natale. “I suoi occhi sono sempre tristi e distanti dalla realtà, ma sono di un blu così profondo e intenso da non poter credere che tali occhi possano appartenere ad una persona malvagia. Io preferisco stare al mio posto e aspettare che lui mi accetti come sua allieva e come sua amica se vorrà ma in caso contrario saprò di non aver dato altra sofferenza a qualcuno che forse non la merita” disse la ragazza guardando il cielo e pensando a due occhi tanto belli quanto misteriosi e lontani. “Santa Summer è tra noi!” sentenziò Cole unendo le mani verso il cielo mentre tutti si unirono ad una gioiosa risata che venne scemando alla vista della loro 'casa'. “Ecco il Santuario...” sussurrò Mark contrariato ritornando di cattivo umore. Ally sulle spalle del rosso che gentilmente si era offerto di portarla quando aveva notato il sonno pesare sui suoi occhi, gli accarezzò una guancia. Con pochissima voglia arrivarono ai piedi del Santuario ma ciò che videro non appena i loro occhi si alzarono verso le scalinate che li avrebbero condotti alla prima casa li fece piantare sul posto. La Dea al centro era accerchiata dai dodici cavalieri d'oro, sei da una parte e sette dall'altra, dinanzi a quest'ultimi sei cavalieri mai visti prima li squadravano dall'alto in basso con aria di sufficienza e indifferenza. Gli occhi dei ragazzi si puntarono in quelli dei rispettivi maestri ma li trovarono sfuggenti, ostili o semplicemente senza alcun tipo di emozione. Uno strano presentimento aleggiava nell'aria e qualcosa di poco piacevole sarebbe successo di li a poco, questa era una cosa per la quale i ragazzi avrebbero messo sul fuoco entrambe le mani.

“Cari ragazzi e ragazze ho un annuncio da farvi, per un disguido poco gradevole avevo mal capito la data della vostra partenza e con mio rammarico, profondo rammarico oserei dire, devo comunicarvi che la partenza è stata anticipata. Si parte adesso. Ovviamente tranquilli le valigie non servono ogni Dio non vi farà mancare nulla proprio come ho fatto io”.

Incredulità, occhi sbarrati, cuori che persero qualche battito e goccioline salate scendere lungo le guance. Assurdo...

 

Angolo Autrici *^*

 

Buonsalve dolci donzelle e donzelli (?)

Imploriamo nuovamente il vostro perdono ma in queste settimane non sapevamo davvero cosa significasse 'tempo libero'.

Mmmmh... Avete visto? I dodici hanno mostrato i loro talenti, voi vi riconoscete in qualcuno di questi?

Ma cosa ancora più importante, Lady Isabel ha mostrato nuovamente la sua gentilezza e la sua premura verso i dodici xD

Si, vi diamo l'autorizzazione per ammazzarla ♥

Quesito del capitolo: Secondo voi chi sono i nuovi sei cavalieri apparsi alla fine del capitolo?

Attendiamo risposte e recensite in tantiii ♥

Kiss Kiss Gossip G... No cioè, Kiss Kiss by _Lillian_ e Kotomy

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


 
CAPITOLO 10
 
“Cari ragazzi e ragazze ho un annuncio da farvi, per un disguido poco gradevole avevo mal capito la data della vostra partenza e con mio rammarico, profondo rammarico oserei dire, devo comunicarvi che la partenza è stata anticipata. Si parte adesso. Ovviamente tranquilli le valigie non servono ogni Dio non vi farà mancare nulla, proprio come ho fatto io”
 
 
L’incredulità  in quei precisi attimi regnò sovrana incontrastata. Da parte di Lady Isabel quello era stato davvero un colpo basso, infimo, meschino… come lei. Nessuno si sarebbe mai aspettato che quella ragazzina dai capelli lilla arrivasse a tanto e tutti, con occhi fuori dalle orbite, stentavano a credere che quelle poche frasi fossero state pronunciate per davvero dalla 'non ancora dea Athena, altissima, purissima e viziatissima del reame degli allocchi dorati!' .
Lo sgomento era un sentimento quasi palpabile nell’aria e lo sguardo dei cavalieri d'oro, era ora tutto rivolto a loro, quelli che da li a poco come minimo le avrebbero dato fuoco. Ovviamente c’era chi come Kanon di Gemini che di quella notizia e di quella situazione ne aveva fatto una manna dal cielo, vedendo i  ragazzi solo come inutili e dolorose piaghe che presto avrebbero fatto i bagagli e se ne sarebbero andati via. Chi come lui, strepitava per poter giungere il più presto possibile,  al momento in cui il Santuario sarebbe ritornato finalmente allo stato di pace e quiete di un tempo.
La tensione che aleggiava già da un po’ di tempo e che in quei giorni era arrivata all’apice, aumentò ancor di più facendo rabbrividire tutti ed emanando scariche elettriche mortali.
"C-cosa vorrebbe dire che si parte stasera?" balbettò Ally temendo la rispostaccia che da lì a qualche secondo certamente le sarebbe arrivata. Strinse la maglia del ragazzo che la portava ancora sulle spalle sentendolo irrigidirsi e digrignare i denti, si stava trattenendo e la ragazza lo sentiva forte e chiaro da come i suoi muscoli guizzavano tesi. Probabilmente se non fosse ancora abbracciata alla sua schiena sarebbe già partito all’attacco da un pezzo.
"Cara Allison, vuol dire che la Dea Artemide, mia sorella, sarà ben lieta di accoglierti nel suo palazzo stanotte piuttosto che tra due settimane, in situazioni del genere il tempo incalza e sprecarlo non ci è permesso" disse la dea sorridendo sorniona e ricevendo sguardi assassini da parte dei dodici.
“Ogni minuto può essere per il nemico motivo di vantaggio su di noi e come Dea della giustizia questo non posso permetterlo. Nonostante io ancora oggi non capisco la vostra utilità in tutto questo so per certo che gli ordini di mio Padre sono leggi e in quanto tali devono essere eseguite”.
"Non ne posso davvero più!” urlò Megan mettendosi le mani fra i capelli ormai lunghi per poi farle scivolare sul viso avvilita. Alzò lo sguardo carico d'odio sulla Dea e si preparò alla sfuriata. E che sfuriata!
“Sia chiaro a tutti, non provate a fermarmi! Sono arrivata davvero al limite!” sibilò maligna. “Tu..." iniziò la ragazza puntando l’indice accusatorio contro Lady Isabel che dal canto suo indietreggiò di qualche passo. Era ormai risaputo che la bambolotta tutta tulle e organza rosa avesse paura della giovane ribelle, sapeva che la ragazza era forse l'unica tra tutti a non aver mai ubbidito agli ordini del proprio maestro, l'unica a rompere gli schemi e l'unica a ribellarsi ad ogni singola regole senza mai curarsi delle conseguenze. Ed era ancor più risaputo che la Dea trovasse altamente fastidioso il modo in cui Megan l’affrontava ogni volta, senza freni, senza rispetto, senza pietà.
Tossicchiò in difficoltà richiamando a se protezione e prontamente Mur vedendo l’immobilità di tutti gli altri e intuendo che Megan non si sarebbe arrestata tanto facilmente, si parò dinanzi a alla sua Dea, frapponendosi fra quest'ultima e la ragazza. Micene sentitosi chiamare indirettamente in causa, fece per scattare in avanti ma Milo lo bloccò prontamente, non era la scelta giusta da fare, la ragazza non gli avrebbe mai dato ascolto e molto probabilmente il suo tentativo avrebbe buttato solo altra benzina su una fiamma già troppo viva di suo.
Pur tuttavia il cavaliere di Scorpio sapeva che anche se scoraggiati, amareggiati e arrabbiati, gli altri undici , chi più chi meno, non avrebbero mai permesso a Megan di compiere una stupidaggine come quella.
"Spostati Mur! Adesso!" urlò la giovane in preda alla pazzia omicida non ottenendo tuttavia nulla dal cavaliere di Aries. Ma ovviamente questo non scalfì Megan neanche un po’.
"Tu maledetta stronza! Lo sapevi fin dall'inizio! L’hai sempre saputo non è così!? Non è così!? Hai programmato tutto in modo che ci rimanessimo tutti di merda! AMMETTILO!” sbottò la giovane con gli occhi iniettati di sangue.
“I-io…” balbettò la Dea con occhi sbarrati modalità cucciolo indifeso. Ma Megan quel cucciolo lo avrebbe sbranato.
“Sai cosa ti dico bruttissima iena scherzo della natura !? Che puoi fare quello che vuoi piccola stronza, costringimi pure ad andare da un Dio che non voglio neanche conoscere, fatti proteggere dai tuoi leccaculo preferiti per poi passarteli nel letto uno alla volta o tutti insieme se ti riesce meglio, fammi rompere le ossa dai tuoi burattini dorati, dammi il tempo per guarire e poi fammele rompere nuovamente! Ma giuro sulla mia pelle che quando tornerò, perché tornerò! Ti renderò la vita un inferno Isabel! Non tornerò nel mio presente fin quando non avrò gettato te, la tua brutta faccia da culo e i tuoi allocchi del cazzo all’inferno! E questo lo giuro sul mio onore quanto è vero che mi chimo Megan Jonas!" disse la ragazza con un cipiglio assassino venendo avvolta dalle braccia di Cole e trascinata via di peso prima che potesse dargliele sul serio.
Megan praticamente ringhiò tra le braccia del biondo che prontamente l’affidò a Cameron sapendo fosse il solo ed unico a riuscire nell'impresa di tranquillizzarla.
Cameron prese Megan per la vita e la costrinse a fissarlo. "Calmati. Non ne vale davvero la pena per una ragazza capricciosa come lei! Ora basta Megan." disse il ragazzo fulminando il soggetto in questione, la quale ancora scossa dalle minacce appena subite, sembrò non accorgersi di nulla. I sei nuovi arrivati guardarono la scena quasi disgustati, come si permetteva una semplice umana di rivolgere tali parole a colei che ospitava lo spirito di Athena? Darle della donna dai facili costumi con i propri protettori!
Non provava vergogna per le sue azioni? Non aveva paura di esser presto punita?
Tutti si chiesero chi tra gli Dei avrebbe mai dovuto accogliere nel proprio palazzo uno spirito tanto battagliero e irrispettoso ma si resero ben presto conto che la giovane non sarebbe stata l’unica che di li a poco avrebbe utilizzato tali toni.   
"Io la pesto! Giuro che la pesto! Le lancio un tacco venti giusto in mezzo a quelle orribili sopracciglia in modo da romperle il cranio e perforare quel minuscolo cervellino bacato, sempre ammesso che ce l'abbia!" disse April mordendosi il labbro inferiore e sbattendo come una forsennata il piede sul secco terreno.
"Ooh ti aiuto! Dio vorrei tanto staccarle gli arti superiori e strozzarla con quelli  fino a lasciarla senza respiro! Poi però la prenderei anche schiaffi con quelle, a due a due fin quando non sarebbero diventati un numero dispari! Devi pregarmi poi per farmi smettere brutta Tr…" aggiunse Daisy grattandosi le mani e venendo circuita da Ian, che le tappò la bocca prima ancora che potesse aggiungere altro. Erano tutti concordi sul fatto che Lady Isabel dovesse bruciare all'inferno proprio in quel momento e che Megan non fosse l'unica a volerglielo urlare in faccia, ma il buon senso li spinse ad optare per il silenzio e gli sguardi omicidi. Almeno una parte di loro lo fece.
"E quindi tutto questo era stato pianificato sin dall'inizio eh?" rise Mark a testa bassa. Milo sapeva per esperienza che quella risatina sommessa fosse solo il preludio di una sfuriata colossale e con tutto se stesso, sperò che ciò non accadesse… Megan aveva già fatto abbastanza per quel giorno. Ma quando il ragazzo alzò lo sguardo rassegnato e lo puntò dritto in quello del maestro, Scorpio ebbe un mancamento. Si sarebbe aspettato di tutto, pianti, urla, strepiti, cazzotti ma mai, mai rassegnazione. Quella che invece ora rendeva opaco il verde dei suoi occhi. Gli stessi che insieme al viso fecero trasparire la sua attuale debolezza, era davvero arrivato al limite?
"Senta Lady Isabel..." continuò il rosso.
"Dimmi Mark" soffiò la Dea, sentendo la strana voce con cui il ragazzo le si era rivolto. Sapeva di essere odiata dall'unico ragazzo che tra i sei la stuzzicava di più e questo la rendeva furiosa. Non per altro, ma almeno a se stessa dovette ammettere che quello era uno dei principali motivi che l’avevano spinta a tirar loro quel colpo alle spalle. Separarlo da lei. Forse così l’avrebbe dimenticata, forse così sarebbe scemato d’intensità quel rapporto morboso che lo legava all’imbranata e paurosa Allison, forse.
Era così strano pensare che anche lei avrebbe un giorno potuto innamorarsi come facevano tutti i suoi coetanei? Perché mai avrebbe dovuto privarsi del sentimento più bello del mondo? Quella vita non l’aveva scelta lei, essere Athena non l’aveva deciso. Niente della sua vita era stato davvero una sua decisione.
"Posso farle una domanda? E mi risponda sinceramente perché oramai le chiacchiere sono a zero. La partenza era tra due settimane, l'ha anticipata lei o si è davvero sbagliata come dice?" chiese impassibile mentre una stranita Chloe lo fissava perplessa.
"M-Mi sono davvero sb-sbagliata" disse Isabel grattandosi il braccio, cosciente di avergli appena mentito e di averglielo fatto intendere alla perfezione. I cavalieri d'oro palesemente disorientati dal comportamento di quella che dovrebbe essere la reincarnazione della giustizia, non poterono far altro che sentirsi ancora più colpevoli di quanto non lo fossero già.
"BUGIARDA!" urlò Ally in preda alle lacrime.
I ragazzi si girarono di scatto verso colei che aveva appena dato voce all’unica parola che vorticava nella testa di tutti i presenti. La giovane cercava inutilmente con gli esili polsi di levar via le lacrime che copiose e insistenti continuarono a sgorgare dai suoi occhi. Ally era consapevole di quanto si stesse dimostrando debole proprio nel momento più sbagliato in assoluto, ma non riuscì comunque a trattenersi, ci aveva provato con tutta se stessa ma alla fine aveva ceduto, avevano vinto quelle piccole gocce di acqua salata. Sobbalzò sentendo una mano poggiarsi sulla sua spalla ma si calmò subito non appena la riconobbe essere quella di Summer. La ragazza dai capelli corvini le accarezzava il braccio con la mano sinistra e con il braccio destro le avvolgeva le spalle materna, nonostante avessero pochi mesi di differenza.
"Smetti di piangere Ally non sarai da sola, con te ci sarà Cameron e di sicuro non puoi ritenerti sfortunata per tale compagnia" le disse l’amica facendole un occhiolino giocoso che la fece sorridere.
"Semmai la sfigata sono io con un taciturno e uno psicopatico. Non saranno di alcuna compagnia!" si lagnò Daisy smorzando la tensione che si era creata e fortunatamente dal gruppo emersero dei risolini.
“Guardate che io non sto scherzando!” ribattè la bionda borbottando.
"Esatto, Summer ha ragione. Ci sarò io piccola non preoccuparti! Lo zio Cam si occuperà di te al posto di qualcun altro" disse il biondo ammiccando verso la ragazza per poi guardare di sottecchi Mark che di tutta risposta gli sorrise grato. Cameron prese la ragazza per la vita, sollevandola in aria e facendola volteggiare, per poi posarla a terra e asciugarle le ultime lacrime, proprio come avrebbe fatto con una bambina. I ragazzi si accorsero presto di come Cameron esercitasse un effetto calmante su tutti, era lui che sedava sempre le rivolte, era sempre lui che in momenti del genere riusciva ad alleggerire la tensione, proprio come aveva fatto durante la prima scalata di punizione, iniziando a cantare. Risero tutti vedendo Ally paonazza nascondere il viso rosso nel petto del ragazzo che prese ad accarezzarle la testa ridendo e prendendola in giro.
Summer sorrise, era felice di constatare che nonostante tutto erano diventati inseparabili e si sorprese soprattutto di se stessa. Quand’ è che si era affezionata così tanto a loro?  E da quando per lei tutto ciò era risultato estremamente facile, naturale, vitale?
Era sempre stata una ragazza solitaria che non amava parlare soprattutto da quando anni prima era successo quello, eppure conoscere loro l'aveva cambiata molto, era riuscita ad essere più diretta grazie alle critiche rivoltele da Megan, era diventata più forte grazie ad April e Daisy che la sostenevano e invogliavano a farsi rispettare, aveva trovato qualcuno con cui confidarsi grazie a Ian ed Ally, era riuscita a ridere di gusto dopo tanto tempo per merito di Mark, Cameron e Cole, aveva appreso da Michael che il silenzio serviva più di mille parole e aveva scoperto mondi fantastici grazie a Bryan. Era persino riuscita con il tempo a non aver paura di Saga e Kanon come ne aveva all'inizio, grazie ai consigli di Chloe che la spronavano sempre ad essere forte anche nei momenti in cui mollare tutto risultava estremamente più semplice. Di slancio si buttò tra le braccia di Bryan, colui che le era più vicino e lo abbracciò forte, consapevole che non l'avrebbe visto per un po' di tempo. Il ragazzo inizialmente interdetto poiché preso alla sprovvista, ci mise pochi secondi per capire i pensieri della piccola ragazza che teneva fra le braccia e reagire senza pensarci due volte ricambiando la presa e stringendola forte. La scana non passò inosservata agli occhi di uno dei due cavalieri gemelli che infastidito distolse lo sguardo. Un improvviso colpo di tosse fece tacere i presenti e Lady Isabel, sotto gli sguardi carichi d'ira, riprese il comando della situazione e la parola.
“Bene. È arrivata l'ora di fare le presentazioni. Lei è Colomba, cavaliere della colomba...”.
“Che fantasia...” sussurrò April, innescando immediatamente qualche risata sotto i baff e un occhiataccia da parte dell’interessata.
“Silenzio!” sbottò la Dea imbarazzata dalla battuta di April.
“ Come dicevo lei è Colomba, cavaliere della Dea Aphrodite, pronta ad accompagnare il cavaliere di Capricorno insieme a Bryan e Chloe”.
Una donna dall'armatura argentea fece due passi avanti inchinandosi impercettibilmente per poi posizionarsi al fianco di Shura.  Aveva il volto coperto da una maschera ( sempre per quell’idiota regola che vincolava le sacerdotesse guerriero) e dal casco fuoriusciva una cascata di capelli biondi.
Bryan e Chloe si guardarono perplessi ma un altro sguardò calamitò quello della piccola ragazza. Phoenix della fenice accanto agli altri quattro bronze posti al lato destro dell’imponente scalinata, guardava Chloe incuriosito. La ragazza ebbe un po’ di tempo per ammirare il viso del ragazzo e rimase sorpresa di quanto lo trovasse affascinante. Anche se una cicatrice gli deturpava una guancia baciata dal sole, anche se i suoi occhi erano sempre sofferenti e allo stesso tempo impassibili, anche se quella fronte era sempre aggrottata in un espressione dura, Chloe non potè fare al meno di pensare che Phoenix fosse bello. 
Intanto i ragazzi complici, si diressero a passo spedito verso la piccola Chloe distogliendone l’attenzione dal cavaliere, accerchiandola  e chiudendola in un  abbraccio soffocante.
“Oh insomma soffoco! Ragazzi non sono una bambola! È scientificamente testato che tra poco qualcuno riceverà un bel calcio negli zebedei!” sbottò la ragazza spingendo il viso di Cameron lontano dalla sua guancia.
Quando i ragazzi si staccarono ridendo e lasciando finalmente respirare Chloe, Lady Isabel riprese la parola.
“Lui è Naci di Narciso, cavaliere di Amore. È per lui un piacere suppongo, accompagnare Saga di Gemini e scortare fino al castello Ian e Summer, prego, avanzate”.
Il cavaliere in questione facendo qualche passo avanti mostrò una foltissima chioma castana e dei tratti mascolini ma molto delicati. Tuttavia  ciò che subito saltò all’occhio dei ragazzi fu l'armatura che si e no copriva solo lo stretto necessario. Il quintetto di uomini spostò lo sguardo su Ian, il quale sconvolto non accennava a muoversi. Avrebbe dovuto sopportare un altro Aphrodite!? Ma per quale arcano motivo Dio ce l’aveva così tanto con lui!?  Ma almeno questo si comportava effettivamente da uomo?  Oh Jesus!
 “Su con la vita Ian! Il Dio Amore non vedrà sicuro l'ora di conoscerti e si sa, a lui non potrai sottrarti… gli basta una minuscola freccetta e puff...” stuzzicò Daisy ridendo a crepapelle. La schiena del ragazzo venne percorsa da un brivido di freddo e fulminò la biondina che continuò a ridere sguaiatamente seguita da tutti gli altri.
Tuttavia vedendo le occhiate assassine rivolte loro dal diretto interessato, cercarono disperatamente di trattenersi camuffando con colpi di tosse, risolini a iena e paroline sconnesse.
“S-Scusa Ian ma è i-impossibile r-resistere!” scoppiò Cole trascinando nuovamente anche tutti gli altri.
“Ehi Iaaaan, ti va se stasera... Io e te... Ho una voglia pazzesca!” disse Cameron strusciandosi su Ian che lo spintonò. Purtroppo per lui fu impossibile fermare la reazione a catena che si era appena innescata.
“Cameron, non è questa la tecnica... Iaaaan daiii, sento il tuo desiderio, so di poterlo soddisfare...vieni da me, corri mio piccolo micetto” disse Mark avvicinandosi e soffiando nell'orecchio di Ian che mancò di poco il viso del ragazzo con un gancio. Mark scoppiò a ridere ma prima ancora che il moro potesse precipitarsi su di lui per riempirlo di botte venne afferrato da Cole che gli carezzò  suadente il petto con la mano.
“Su, lasciati andare mio piccolo koala, aggrappati a me come solo tu sai fare...” disse.
Summer e Chloe avevano assunto un colorito paonazzo per l'imbarazzo,  Ally invece solo per cercar di non ridere mentre le altre tre ormai erano irrimediabilmente sganasciate a terra a causa delle gambe molli e della pancia dolorante.
“SMETTETELA! NON SIETE DIVERTENTI!” strepitò Ian mettendosi le mani nei capelli.
“Altroché se non sono divertenti! Guarda Ally, sta cercando di trattenersi in un modo assurdo!” strillò in preda alle risate April.
“Iaaaaaan come to me darling!” cantarono in coro i tre dell'Ave Maria. A quel punto anche le ultime tre restanti si unirono.
“Su Ragazzi, Saga ci guarda male e anche Naci...” disse ad un certo punto Bryan interrompendosi e interrompendoli.
I ragazzi si bloccarono e aspettarono che Lady Isabel presentasse il terzo cavaliere che avanzando gelare il sangue a tutti.
“Lui è Ema de Jamadhar, cavaliere di Ares. Fa parte del battaglione del fuoco. E accompagnerà Ioria del Leone, Cole e... April”.
La ragazza notando il fastidio con cui la Dea aveva pronunciato il suo nome, stampò sul proprio viso un bel sorriso di bronzo ignorandola e concentrandosi  sul cavaliere che avrebbe dovuto scortare lei e Cole dal Dio, ma tutto ciò risultò solo una gran brutta mossa che per poco non la fece svenire. Il cavaliere aveva i rasta e la faccia percorsa da una lunga cicatrice così come anche il collo, sembrava quasi che quest'ultimo fosse una parte staccata dal corpo, un pezzo di una bambola! Di quelle assassine però!
Una fasciatura gli ricopriva la fronte e il suo sorrisetto malizioso ma allo stesso maligno fece accapponare la pelle alla castana che si strinse nelle spalle e indietreggiò impercettibilmente.
“Ma da dove è uscito questo qui? Sembra la brutta versione di Samara in The Ring!” sussurrò Mark ad un impassibile Michael. Il rosso non si aspettava di certo una risposta dal suo interlocutore ma dar voce a quel pensiero sarcastico era stato più forte di lui.
Cole intanto prese la mano della ragazza e la strinse notando quanto la ragazza fosse rimasta sconcertata alla vista dell’emissario di Ares.
Ema passò il pollice sotto il proprio naso e il suo sorrisetto si allargò, mostrando i canini aguzzi.
Diamine avrebbe potuto aprire scatolette di tonno sigillate con colla calda con quei cosi!
L'armatura, come i denti, era appuntita dappertutto e le spalline finivano con una punta acuminata più grande rispetto alle altre, capace di perforare qualunque corpo umano e non.
Il cavaliere quasi fosse contrariato si mise al fianco di Ioria che dal canto suo lo guardò scettico chiedendosi quanto mai un tipo simile avesse potuto essere affidabile.
“Wow, devo dire che avete avuto una fortuna davvero sfacciata...”.
Cole e April si girarono fulminando Michael il cui volto ospitava un sorriso davvero divertito. Miracolo!
Quando April si girò nuovamente a guardare il cavaliere di Jamadhar, notò con non poca preoccupazione che il suo maestro non aveva mai tolto gli occhi da lui ed era restio a stargli troppo vicino. Se lui aveva paura allora loro ne sarebbero dovuti essere come minimo terrorizzati. Si salvi chi può!
“Lui è Radamanthys, specter di Hades e Gigante degli Inferi. Scorterà il cavaliere di Cancer che credo conosca già molto bene e  insieme a lui accompagnerà Michael e Daisy. Radamanthys spero Hades ancora non me ne voglia per l’ultima sconfitta” disse Isabel beffarda. Daisy la guardò esterrefatta.
Ma era cogliona? Si era appena ipotizzato che Hades fosse il nemico numero uno e lei cosa faceva? Pestava deliberatamente la coda del can che dorme con battutine sarcastiche su quando gli aveva rifatto il culo nell’ultima battaglia?
E certo! In pasto al mostro ci stava buttando noi tre mica ci si stava buttando lei!
Troia. Troia. Troia!   
La ragazza inghiottì un fiotto di saliva quando vide il suo futuro accompagnatore che non aveva degnato neanche di una singola sillaba la domanda rivoltagli dalla matta. Era un qualcosa di incredibile vedere quanto nessuno avesse considerazione di lei
La sua armatura rispetto alle altre era nera come la pece, la notte, la morte! Ecco appunto per non uscir fuori tema! Dal retro dell’armatura si spiegavano delle ali enormi che impedivano al cavaliere movimenti troppo bruschi o troppo ampi. L’angelo della morte in piena regola! Oh Dio dimmi che nel corso della mia breve vita sono stata abbastanza brava da meritare ancora cento anni di vita e giuro che la vittoria del prossimo Wimbledon la dedico a te!
Le spalle possenti del cavaliere oscuro, che non era di certo Batman, erano scoperte e il casco con tre corna nascondeva una chioma biondo acido. Lo sguardo esprimeva una cattiveria unica. Oh Santa Barbarina aiutaci tu!
“Chi è che ha avuto una fortuna sfacciata?” disse April con un sorriso sghembo a Michael.
“Prego per Daisy e Michael affinché possano entrare e uscire dagli Inferi vivi e vegeti” disse Mark iniziando una cantilena che venne proseguita dagli altri due.
“Prego per Daisy e Michael, affinché possano godere del soggiorno presso l'hotel a cinque stelle ‘La Muerte’ che li ospiterà” continuò Cameron con un imbeccabile accento spagnolo.
“Preghiamo insieme fratelli e sorelle dicendo: ora son cazzi vostri!” concluse Cole.
Tutti gli altri ripeterono la battuta finale ridendo.
Daisy si girò prontamente verso il trio beccandoli nell’intento di fare il segno della croce ma a discapito di tutti i pronostici, invece di fare una delle sue battute acide, si morse il labbro cercando di trattenere le lacrime e mostrando una faccia implorante e da cucciolo indifeso si attaccò al braccio di Michael iniziando a sbattere la fronte contro il suo bicipite.
“Voglio rimanere qui! Con la troia! Non voglio andare agli Inferi!” piagnucolò Daisy graffiando con  i polpastrelli il braccio del ragazzo. Quando Michael abbassò lo sguardo verso di lei, sul suo viso si dipinse un sorriso.
“Cos'hai? Tutto ad un tratto diventi una piagnucolona? Dov'è finita la bionda sfacciata e rompipalle?” rise. Secondo miracolo!
“Segregata nella quarta casa! È scappata a gambe levate vedendo quello lì!” disse indicando di nascosto il cavaliere infernale.
“Stai tranquilla, ci sarò io con te”. Terzo miracolo!
“È questo che mi preoccupa. CI SARAI TU CON ME! Sei taciturno, sei scorbutico  e quando io inizierò a diventare logorroica per la paura, tu mi abbandonerai dicendo di star zitta o di sputare a terra! Ne sono sicura!” disse la bionda continuando a piagnucolare stavolta sbattendo i piedi in terra come una bambina di tre anni ritardata.
“Ma stai zitta! Non ti lascerò mai sola, va bene?”. Quanti miracoli vuole fare questo qui oggi!? Sta sfidando le leggi della fisica!
“Lo prometti?” disse Daisy con occhioni giganti e lucidi. Avete presente il gatto di Sherek? Ecco, uguale.
“Prometto” disse Michael alzando gli occhi al cielo.
“Andata!” concluse Daisy quasi raggiante.
“Volevi ottenere questo fin dall'inizio, vero?” chiese Chloe sorridendo.
La ragazza annuì e strinse il braccio di Michael a cui era ancora attaccata. I ragazzi videro il moro sorridere, forse per la prima volta divertito e allungare una mano sul capo di Daisy per scuoterle i capelli biondi.
“Se volevi che ti proteggessi, me lo dovevi solo dire. So che sei debole e non saresti capace di risolvere i tuoi problemi da sola...”.
“Che scusa?! Non ho mai detto di chiamarmi Lady Isabel di Troia! Non esageriamo ora” grugnì mollando un cazzotto sul bicipite di Michael, facendosi anche male.
“Ma porca troia!” urlò in preda al dolore, massaggiandosi le mani.
“Presente!” disse Megan indicando Isabel.
“Se avete finito, mi fareste anche un piacere!” obiettò la Dea facendo zittire i ragazzi e guardando Megan malissimo.
I rimanenti senza cavaliere, ignorandola, guardarono gli ultimi rimasti e notarono che uno di loro, con l'armatura azzurra dai contorni argento, non aveva ancora mostrato il suo viso. L’uomo, se di questo si fosse trattato perché oramai non si capiva più niente, era stato tutto il tempo di profilo a guardare la scalata che portava alla tredicesima casa, forse non aveva neanche prestato ascolto a quello che era stato detto fino ad allora e forse non li aveva neanche degnati di uno sguardo se non per disprezzare i loro teatrini, come stavano facendo tutti gli altri.
“Lui è Berenice di Coma, cavaliere di Apollo. Condurrà Milo di Scorpio, Mark e... Meg-Megan”.
“Oh Sant'Iddio!” borbottò Mark squadrando il cavaliere.
“Penso che Ian non sarà l'unico a doversi preoccupare” rise Megan cantilenando nell'orecchio del rosso, che terrorizzato indietreggiò. Ian poggiò una mano sulla spalla dell'amico e vi depose la fronte, disperandosi.
“Almeno il tuo ha la gonna! Il mio manco quella! Ha una tutina striminzita al posto dell'armatura!” piagnucolò Ian depresso. Mark annuì convulsamente, notando effettivamente quanto l'amico fosse messo peggio rispetto a lui. Pur tuttavia questo non bastò a calmarlo. Il fatto di sapere che Berenice, un cavaliere con una gonna di metallo e dai capelli argentei più lunghi di quelli di Ally, lo avrebbe accompagnato e avrebbe vissuto con lui per un paio di mesi, lo destabilizzò non poco.
“Se alza una gamba si vede tutto. Dite che le porta le mutande?” ridacchiò Megan infilando il coltello nella piaga.
Mark si girò verso Milo e lo vide inghiottire mentre Berenice si posizionava al suo fianco.
“Ha detto che è il cavaliere di Coma?” chiese il rosso. Alcuni dei ragazzi annuirono.
“Dite che se glielo chiedo gentilmente, mi manda in coma in modo che non possa  né vederlo né fare le ricerche? O dite che in coma può mandare solo se stesso?”. Guardò supplicante i compagni che negarono con la testa e si trattennero dal ridere. Il ragazzo abbracciò Megan che si irrigidì e iniziò a disperarsi sulla sua spalla.
“Se entro due secondi non ti stacchi dalla mia spalla, giuro che ti stacco le dita una ad una” disse la ragazza al giovane che staccandosi da quest’ultima ripiegò su Summer che lo accolse a braccia aperte.
“Piacere di conoscervi, il Dio Apollo vi accoglierà molto volentieri” disse Berenice con voce acuta scatenando un pianto isterico da parte di Mark.
“Quel ragazzo non sembra stare bene, hai bisogno di aiuto?” chiese il cavaliere rivolto al rosso.
“STO BENISSIMO!MAI STATO MEGLIO! NON MI TOCCARE!” urlò raddrizzandosi e incrociando le braccia davanti a sé.
“Ma Mark non si è avvicinato a te neanche di mezzo centimetro” disse Ally guardando il ragazzo turbata.
“Ah… scusate ho avuto un’allucinazione da panico” sussurrò di rimando Mark.
“Sicuro che stia bene?” continuò Berenice rivolgendosi stavolta a Milo che assentì con la testa stanco.
“Infine lui è Toma di Icaro, angelo e cavaliere della Dea Artemide. Scorterà Camus di Aquarius insieme a Cameron e Allison”.
Quando Lady Isabel pronunciò il suo nome, l’ultimo cavaliere, colui che fino a quel momento era rimasto in disparte sulle sue, finalmente si voltò  mostrando l’unica parte del suo volto scoperta dalla strana maschera appuntita ai vertici che indossava. Pelle nivea, occhi anche se nascosti sicuramente meravigliosi, capelli ramati tendenti quasi all'arancione scomposti ad arte, labbra rosee, piene, invitanti e un corpo da urlo. Le spalline dell'armatura rispetto a tutti gli altri differenti, erano composte da una piccola ala per la parte sinistra mentre la spalla destra era lasciata nuda, quasi come se l’armatura fosse stata strappata. Le striature argentee della poca corazza che ricopriva quel corpo scolpito, luccicavano sotto la luce della luna creando effetti di luce.
“Altro che angelo, lui è un Dio!” disse April asciugandosi la bava.  Cole la guardò contrariato per poi accorgersi che anche Daisy, Megan, Summer e persino Chloe  pendevano dalle labbra del cavaliere.
“Sono Toma ma per voi Icaro” disse freddamente, fulminandoli uno per uno e incrociando le braccia al petto in una posa più che rigida. Di tutta risposta le ragazze annuirono all'unisono e sorrisero estasiate al cavaliere proprio come se non le avesse gelate sul posto pochi secondi prima.
“Ma che vi è preso?” disse Ally nuovamente con le lacrime agli occhi cosciente del fatto che ormai, terminate le presentazioni, il momento dei saluti era giunto.
“Lei piange…lei piange! Ci credete!? Lei ha quel bel pezzo di manzo e piange! Io ho un pazzo assassino con delle tenaglie al posto dei denti Allison!” sbottò stupefatta e isterica April attenta comunque a non farsi sentire.
“Io ho uno dei primi prototipi dichiarati di homine ricchionis!” continuò Megan.
“Io ho la morte!” calcò Daisy come se fosse la cosa più ovvia del mondo il fatto che la sua compagnia non l’avrebbe battuta nessuno. Quello li poteva essere chiamato in tutti i modi: Diavolo, Lucifero, Satana, Maligno, Belzebù, Mefistofele, Demone ma NON cavaliere!
“E lei piange!” dissero all'unisono.
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, tutti tranne Ally che non capendo cosa stesse succedendo si decise a voltare il viso in direzione di Icaro notando da parte sua, solo un'occhiata scettica piena di disappunto. Si rigirò di scatto e tornò a guardare le sue amiche spiazzata.
“Ma che ci trovate in lui? È così... così...”.
“Bello?”
“Daisy no!”
“Figo?”
“April ma cosa dici!”
“Mega fusto?”
“Megan ti prego!”
“Meraviglioso?”
“Summer anche tu!”
“Invitante?”
“Chloe?!”
“Freddo...” concluse Ally arricciando il naso. 
“Ma chi se ne frega! Sarà pure un ghiacciolo che fa concorrenza alla fusione tra Camus, Death Mask e i gemelli ma sono sicura che con le tecniche giuste…” ammise April con un sorrisetto malizioso.
“APRIL!” ringhiò Cole coprendo la vista della ragazza su Toma con il suo corpo.
“Gne gne! Ma come sei acido!” scimmiottò sbirciando la figura del bell’uomo dalle spalle del biondo.
“Ma vi siete accorte che ha anche lui la gonna? E in più porta del leggins giallo piscio!” sottolineò disgustato Mark arricciando il naso come poco prima aveva fatto Ally.
“A lui la gonna bianca dona! Anche più che a me e fidatevi se lo dico. Sono costretta a portare la gonna bianca ogni santissima volta che gioco e le telecamere mostrano in tv un culo enorme che non mi appartiene”.
“Giochi? A cosa?” chiese curioso Ian.
“Si, gioco a tennis” fece Daisy alzando le spalle.
“Seriamente non vi siete mai accorti che lei è la campionessa mondiale di tennis Daisy Whitlook?” chiese Bryan stupefatto. Le bocche e gli occhi di tutti si spalancarono passando a rassegna prima il viso calmo della ragazza e poi quello esasperato del ragazzo.
“Io a malapena guardo il mio riflesso allo specchio, figuriamoci la televisione” disse Summer ridendo e grattandosi la nuca imbarazzata.
“Wow, non posso crederci! Una diva è con noi!” disse Cole estasiato.   
“Ma quindi sei straricca? Ultra-miliardaria?” disse eccitata April. La bionda annuì e alla castana le si illuminarono gli occhi.
“Benvenuta nel club!” disse abbracciandola. Summer e Ally si guardarono, consapevoli del fatto che non sapessero neanche cosa si provasse nell’essere ultra-miliardarie e in quel gruppo, quasi tutti lo erano.
 “È arrivato il momento dei saluti. Velocemente, non amo far aspettare i miei fratelli” disse Lady Isabel con un sorriso a trentadue denti.
“Fottuta stronza!” ringhiò a bassa voce Megan mentre ricambiava l'abbraccio in cui Daisy l'aveva appena imprigionata. Man mano a quell'abbraccio si unirono tutti quanti staccandosi  controvoglia per scambiarsi gli ultimi saluti individuali.
Cameron si avvicinò a Megan mentre la ragazza di tutta risposta incrociò le braccia al petto. “Mi prometti che non picchierai Milo?”.
“Non lo prometto”.
“Mi prometti che non picchierai Mark?”.
“Non lo prometto. Mi vuoi per caso togliere l'unico divertimento?!” sbottò ridendo. Quel sorriso fece scaldare il cuore del ragazzo che spontaneamente  le diede un buffetto sulla guancia. “Mi raccomando, non distruggere il castello, non far arrabbiare Apollo, non stuzzicare Berenice e lascia in pace Mark e Milo”.
“Non lo prometto” concluse Megan con una mano sul cuore e l'altra alzata, per poi mollare un pugno sulla spalla del biondo.
“A presto mia Megan” le disse Cameron con un dolce sorriso lasciandola interdetta e facendola arrossire fino all’ultima punta dei capelli. Mia Megan…mia… Mia!?
“Ehi micetta!” disse Mark avvolgendo da dietro Ally che sussultò per lo spavento.
“Dimmi Mark...”disse la ragazza poggiando le mani su quelle di lui.
“Sicura che starai bene? Se vuoi chiedo e Cameron di fare cambio”. La ragazza negò con la testa e sorrise dolcemente.
“No, Cameron saprà di sicuro tenermi di buon'umore e poi in qualunque caso non sarebbe possibile. Zeus è stato chiaro, Cameron dovrà fare coppia con me e sono sicura che  sarà di sicuro un compagno perfetto. Tra l’altro guarda, siete praticamente uguali!” disse indicando con il mento il biondo che si divertiva a torturare Megan. Sul viso di Mark comparve un sorriso meraviglioso che fece mancare di un battito il cuore di Allison e voltandosi nuovamente verso la castana le poggiò una mano sulla testa, scompigliandola tutta e appoggiandoci il mento sopra.
Ally sentì chiaramente Mark inspirare tra i suoi capelli e quasi come se fosse il gesto più naturale che in quel pazzo mondo avesse potuto fare, poggiò una mano sul petto di lui sentendo il suo cuore accelerare, diminuire il ritmo dei battiti e poi calmarsi definitivamente insieme ai respiri, la ragazza chiuse gli occhi e assaporò quel momento, cercando di imprimerlo nella sua mente a vita.
“Ally...”.
“Mmm...” incoraggiò la ragazza.
“No, niente”.
“Grazie” soffiò la ragazza appoggiandosi al suo petto.
“Per che cosa?”.
“Per avermi sempre sorriso, per avermi tirata fuori dai guai ogni singolo giorno, per avermi salvata da quello strazio…” disse ricordando al ragazzo tutto ciò che era successo fino ad arrivare al brutto episodio che l’aveva vista protagonista.
“L'avrebbero fatto tutti al mio posto”.
“Ma l'hai fatto tu, quindi grazie” disse la ragazza staccandosi, alzandosi sulle punte per raggiungere il viso del ragazzo e scoccandogli un leggero bacio sulla guancia. Mark avvampò e guardò Ally rossa quanto lui. Distolsero qualche secondo gli occhi, ma per loro fu impossibile non guardarsi di nuovo. Verde nel nocciola.
“Certo che sei davvero bassa, micetta” rise Mark.
“Basta! Non c'è più tempo!” strepitò Lady Isabel interrompendo i due ragazzi.
“A presto Mark”.
“A presto combina guai” disse malinconico per poi recarsi verso Milo e Megan già vicini.
I due ragazzi si fissarono consapevoli di dover passare da quel momento parecchio tempo insieme e affiancandosi a Scorpio si avviarono verso Berenice che sorrise loro mostrando una dentatura bianca perfetta.
“Megan” sussurrò il ragazzo.
“Che vuoi sfigato?”.
“Berenice mi incute terrore”.
“Non me ne frega”.
“E se per caso dovessi trovarmelo a letto?”.
“Ti diverti un po' nel frattempo che qualcun'altra si diverte con un Dio e non parlo di quello vero” disse Megan sbuffando invidiosa.
Mark fissò scettico la ragazza e la spintonò, per poi avvolgerle la testa con le braccia e iniziare a sfregare il pugno sulla sua cute. La ragazza si oppose con tutta se stessa a quell’angheria ma dovette presto ammettere che il rosso fosse forte. Si sa comunque che le strade di Megan fossero infinite e proprio in virtù di questo, gli piantò le unghie nei polsi ottenendo la libertà istantaneamente.
“Ma sei scema?!” piagnucolò soffiando sui graffi.
 “No, quello sei tu. Io l'ho fatto per legittima difesa”.
“Legittima difesa un corno! Sei un animale!”.
“Non t'azzardare!” rimbeccò Megan puntandogli il dito contro per poi allontanarlo subito non appena il ragazzo tentò di morderlo.
“Chi sarebbe l’animale!?” sputò la ragazza sibillina.
“Sono molto uniti quei due ragazzi! Che cosa meravigliosa!” cinguettò Berenice sorridendo ad un Milo che non potè far altro che annuire tristemente. Il cavaliere volse il capo verso il suo allievo notando subito quel velo di tristezza nei suoi occhi, si teneva a distanza sia dal cavaliere di Apollo, sia da lui quasi a voler sottolineare il fastidio che gli arrecava la sua presenza. Più volte Milo aveva cercato di diminuire la distanza durante il percorso, ma più lui si avvicinava, più Mark si allontanava accorgendosene. Si girava spesso verso il ragazzo rivolgendogli sguardi pieni di scuse per tutto quello su cui sapeva di aver sbagliato ed era ben più consapevole che il ragazzo ignorava volutamente di incrociare i suoi occhi le medesime volte. Megan accorgendosene fece fermare per qualche secondo Mark.
“Ma che ti prende sfigato? Milo ha tutta l'intenzione di volerti parlare e tu invece lo ignori deliberatamente! Chi ti dice che non voglia scusarsi?” disse acida la ragazza cercando a modo suo di aggiustare le cose.
“Megan ti sei bevuta il cervello?! Milo sarà anche uno dei pochi cavalieri ad averci difeso con gli altri ma non mi sembra abbia fatto la stessa cosa davanti a quella viziata della sua Dea! Ha una maschera come tutti, la nostra amicizia era basata solo ed esclusivamente sul fatto che fosse stato Zeus ad imporci di andare d'accordo! Mi ero fidato di lui, era come un fratello ma ora non voglio più saperne niente. Per quanto mi riguarda abbiamo chiuso già da ieri” sbottò il ragazzo superando la giovane e continuando a camminare con le mani nelle tasche dei pantaloni sgualciti.
“Ma che cavolo dici! Se fosse per Zeus io e Micene dovremmo essere pappa e ciccia! Ma ci hai visti!?Sei uno sfigato!” urlò Megan.
“Sarò pure sfigato ma rimango fermo sulle mie idee!” ringhiò zittendo la ragazza che cercando di contenersi preferì girargli la faccia. Milo anche se controvoglia ascoltò tutto e ne rimase ferito ma non potè che dargli ragione, lo aveva deluso ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
“Prego, questo è il portale. Seguitemi” disse Berenice dopo molte ore di cammino, dinanzi ad un fiume cristallino dove il suono del suo lento scorrere somigliava sempre più ad una ninna nanna. I ragazzi guardarono scettici l'acqua limpida  sotto i loro occhi e si chiesero come potesse un fiume, essere un portale.
“Potrà sembrarvi strano ma la scelta di un portale simile è stata dettata dal preciso dovere di ingannare coloro che mirano al castello e al potere di Apollo. Non fatevi raggirare dall'aspetto. Quando entreremo in acqua ci tengo ad informarvi che non ci troveremo subito ai piedi del castello, dovremo nuotare fino al fondale, sarà un po' lungo il percorso ma spero siate abbastanza forti da non stancarvi dopo le prime dieci bracciate. Arrivati a destinazione saremo dinanzi alla porta del sole, lì incontreremo il guardiano Aquiluce, angelo marino. Non attaccatelo in nessun modo. Anzi non fate proprio nulla è molto suscettibile e le sue ali possono emettere una luce capace di accecarvi per sempre”. Mark e Megan si guardarono strabuzzando gli occhi, quello si che era un metodo efficace per annientare i nemici.
“Bene vedo che il concetto è stato afferrato egregiamente” disse Berenice avvicinandosi a Milo e porgendogli un anello che il cavaliere indossò capendo subito a cosa servisse, la stessa cosa fece con i due ragazzi, legando al collo di Megan una collana con un sole azzurro e depositando sulla mano del rosso un bracciale con lo stesso stemma.
“Non spaventatevi quando entrerete in acqua. Vi spunteranno le squame e le pinne, la vostra pelle diventerà blu ma è necessario per raggiungere i fondali, senza quei tre oggetti non avreste mai il fiato necessario per raggiungere la destinazione” disse Berenice facendo un occhiolino malizioso ai due uomini per poi immergersi.
I tre inghiottirono a vuoto per poi scambiarsi sguardi perplessi.
“Chi va per primo?” chiese Megan guardando i due uomini che con tutte le loro forze cercavano di non incrociare gli sguardi.
“Come cavaliere ho il preciso dovere di tenervi sott’occhio quindi sarò l’ultimo ad immergersi” disse Milo più per paura che per vero senso di responsabilità.
“Come uomo ho il preciso dovere di essere galante e la cavalleria vuole che siano le signore ad andare per prima” disse Mark per la stessa e identica codardia del maestro.
“Evidentemente i veri uomini non si sono estinti nel duemila ma molto molto prima… che vergogna!” disse Megan scuotendo la testa e gettandosi nell’acqua chiara senza pensarci due volte. I due uomini rimasti in superficie presero coraggio e seguirono Berenice e Megan ormai scomparsi sotto l'acqua. Appena il loro corpo fu interamente sommerso da quest’ultima, la pelle dei ragazzi iniziò a mutare, il colore pallido si trasformò in un blu oltreoceano e quando Megan  guardò le sue mani vide le squame solcare la sua pelle. Disgustoso!
Si accorse presto di riuscire a respirare e a parlare senza nessun problema, aprì la bocca respirando e sentendosi leggera. Guardò Mark immersosi da poco trasformarsi e scoppiò in una gioiosa risata mentre il ragazzo le volse un occhiata in tralice. Il rosso della sua chioma stonava decisamente con tutto quel  blu.
I quattro nuotarono per  un bel po’ di tempo estasiati dalla bellezza del fondale. Pesci di ogni genere e specie mai viste nuotavano al loro fianco come se per non fossero intrusi ma esseri del tutto uguali a loro. Rimasero affascinati da tutte le piante, i coralli, le alghe colorate e l’acqua cristallina sempre più blu. Altro che fiume, era un meraviglioso oceano in piena regola quello li. Arrivati dinanzi ad una porta dorata adornata da ghirigori celesti finalmente si fermarono. Entrambi i lati erano costeggiati da sirenetti con delle lance fra le mani, dovevano essere il corpo di guardia e i due giovani del futuro non poterono evitare di pensare a quanto questi ultimi assomigliassero alle guardi di re Tritone nel film disney della sirenetta. Chissà magari sarebbe sbucata Ariel da qualche cespuglio d’alghe. Nel centro esatto della grande porta spiccava lo stesso stemma che accomunava i gioielli indossati. Al fianco della maestosa porta proprio come Berenice aveva spiegato poco prima, vi era un angelo dalle ali celesti e la pelle oltreoceano.
“Chi siete voi?” tuonò l’uomo pesce.
 “Aquiluce sono Berenice di Coma, al servizio del Sommo Dio Apollo. Porto con me il cavaliere di Scorpio e due suoi allievi per volere di Zeus. Apri le tue porte e conducici ai piedi del palazzo del Sole”. L'angelo abbassò gli occhi inchinandosi e facendo spalancare le enormi porte che i quattro attraversarono, ritrovandosi subito dopo sulla terraferma. Erano al centro esatto di una fontana costruita lungo un corridoio circolare aperto e innalzato sul mare. Pian piano il corridoio saliva conducendo all'entrata del castello dove si erigeva imponente  una statua d'oro di un guerriero con grandi ali meravigliose. Il castello era imponente e formato da tante torri una più grande dell'altra che accerchiavano interamente la struttura madre del palazzo. Tante cascate fuoriuscivano magicamente dalle mura riversandosi in quello che doveva essere solo un fiumiciattolo della Grecia per quanto loro sapevano , ma che aveva le sembianze di un oceano in piena regola. Le nuvole in cielo avevano uno strano colore rosato a tratti più scuro. Sembrava quasi di assistere ad un eterna lotta tra alba e tramonto. I ragazzi a quella vista rimasero estasiati.
“Prego seguitemi, Apollo ci attende nella sala principale” disse il cavaliere incamminandosi seguito dopo pochi secondi dagli altri. I ragazzi sporgendosi dalla lunga navata poterono vedere l’imponente e maestoso scoglio sul quale il maniero si reggeva e una piccola città ad esso collegata. Strabiliante.
Non appena raggiunsero l’entrata, una voce acuta ma allo stesso tempo potente sovrastò i rumori di tutto ciò che li circondava.
“BERENICE! VIENI AVANTI! MUOVITI!” strillò la stessa voce che riconobbero come quella di un uomo. Le porte senza che Berenice muovesse un solo muscolo si spalancarono automaticamente sotto l'arco a volta. I ragazzi entrarono guardandosi intorno a bocca aperta, le decorazioni rosse che si intrecciavano a quelle oro, creavano una clima di calore avvolgente. La maggior parte dei quadri affissi, se non tutti, raffiguravano un uomo dall’armatura dorata imponente con alle spalle quasi sempre un sole luminoso oppure lo stesso uomo dalla chioma di fuoco indossare un mantello bianco che copriva l'intera figura eccetto il volto contrassegnato invece da due occhi celesti in netto contrasto con i capelli ma proprio per quello ancor più spettacolari. I ragazzi percorsero quel lungo corridoio affascinati per poi trovarsi dinanzi ad una sala immensa dalle grandi tende rosse, dai vasi pregiati posti su tavolini d’oro e al centro della quale un trono rialzato faceva bella mostra di se. Grandi colonne, decorate e scolpite con un'attenzione notevole erano poste lungo le due arcate creando un corridoio dalle grandi dimensioni.
“Meg guarda…” disse Mark a bassa voce indicando le grandi vetrate contro quali le onde di quel mare cristallino che li circondava interamente si infrangevano.
“Wow…” riuscì solo a dire la ragazza.
 Un uomo fece la sua entrata da una porta dalle dimensioni gigantesche posta alle spalle del trono attirando l’attenzione su di se.
“Sommo Apollo” dissero all'unisono Milo e Berenice inchinandosi. Megan e Mark imitarono i due cavalieri e attesero che l'uomo iniziasse a parlare. Era imponente e di gran stazza. Le spalle larghe, venivano coperte da spalline ancor più larghe. I capelli rossi di media lunghezza ricadevano su un mantello bianco che avvolgeva la persona di Apollo completamente. La fronte era adornata da una tiara dorata e gli occhi azzurri fissavano i nuovi arrivati. Megan e Mark lo riconobbero come il soggetto raffigurato nei tre quarti dei quadri che adornavano il palazzo. Era di una bellezza sconvolgente, niente a che vedere con Lady di Troy. Così posato, così signorile, così uomo…
“BERENICE! FALLI PRESENTARE! VELOCEMENTE!” gracchiò l'uomo che distrusse l'immagine potente e feroce che si erano fatti i due ragazzi di lui.
“Sommo Apollo, loro sono...”tentò Berenice mestamente.
“BERENICE! SI DEVONO PRESENTARE LORO! VELOCI!”. Megan chiuse gli occhi trattenendosi dal proteggersi le orecchie con le mani, non sia mai questo gesto lo inducesse ad urlare più forte.
“Grande Apollo, al vostro cospetto c'è Milo cavaliere di Scorpio e cavaliere della Dea Athena” disse Milo fiero non rompendo l'inchino per poi fare segno ai ragazzi con gli occhi esortandoli a prendere parola
“Sono Megan Jonas, allieva del cavaliere più inut... di Micene, cavaliere di Saggittar. Non è un... Volevo dire, è un piacere conoscerla” disse la ragazza alzandosi e poggiando le mani sui fianchi.
“BERENICE! Che cosa sta facendo codesta?! Vuole per caso SFIDARMI?!?!” strepitò Apollo rompendo i timpani dei presenti.
“No mio signore, penso sia il suo modo di portare rispetto” rispose il cavaliere di Coma disgustosamente rispettoso.  
“L'importante è crederci” sussurrò tra sé e sé la ragazza.
“E quel giovane chi è? Non ha per niente un'aria simpatica nonostante abbia il mio stesso colore si capelli! Ovviamente molto più spento, meno pulito, meno lucido e meno tutto rispetto al mio!” disse il Dio squadrando il rosso che a sua volta lo fissò trucemente.
“Sono Mark Henry. Allievo del cavaliere che vi è dinanzi”. Ma Apollo parve non sentire una singola parola di ciò che Mark aveva appena detto, molto più preso a guardarsi le unghie.
“Io sono il grande Dio Apollo ed è inutile che mi metta a snocciolare la mia divina carriera perché sicuramente ne saprete tanto, sul campo sono il migliore” si pavoneggiò il Dio senza ritegno.
“Starete tutti nella stessa stanza, non sono solito ricevere ospiti e quindi… no, semplicemente non spreco troppe stanze per sconosciuti. Berenice vi mostrerà la via” disse Apollo con non chalance.
“BERENICE PULISCI LA STANZA SENZA TOCCARE NIENTE! E VOI ANDATE DOVE BERENICE VI CONDURRA’ SENZA TOCCARE IL PAVIMENTO! Oh che emicrania mi sta venendo!” aggiunse prima di sparir dietro al portone da cui era entrato.
“Come si fa a pulire una stanza senza toccare niente?! E cosa crede che sappiamo volare?! Ma che problemi mentali affliggono quel Dio? Certo che tra lui e Lady Struzzo non so chi sia messo meglio!” sbottò Megan riuscendo a farsi sentire solo dal rosso che cercò di trattenere una risata. “Apollo è un dio particolare, non è cattivo ma questo non vuol dire che vi aiuterà nelle ricerche che dovrete svolgere. A proposito, la biblioteca è nella torre del Cielo, posta a sud rispetto al palazzo del Sole” disse Berenice.
 
*********
 
Narciso invitò con un elegante e raffinato gesto della mano Summer, Saga e Ian a seguirlo lungo il percorso imboccato una volta usciti fuori dal diametro di terra che nascondeva il Santuario. Il ragazzo si teneva a debita distanza dal cavaliere di Amore e Summer per non lasciarlo solo, lo aveva affiancato durante la lunga camminata che avevano intrapreso tra i fitti boschi. Si erano inoltrati in un radura rigoglioso d'alberi e di animali d’ogni specie che correvano a destra e manca e che più di una volta avevano tagliato loro la strada. Summer animalista sfegatata, li guardava estasiata… a Londra era molto difficile poter vedere qualche animale che non fosse un cane, un gatto o un topo. Tuttavia a quella vista spettacolare, suo malgrado, le tornarono alla mente dolorosi ricordi d’infanzia, ricordi che la vedevano una bambina presa sulle spalle di un fratello più grande di cinque anni rispetto a lei e portata su di una piccola montagna dove conobbe per la prima volta l’aspetto di scoiattoli e caprioli. Fu la giornata più bella della sua vita…
Saga dal canto suo, di tanto in tanto guardava di sottecchi i due ragazzi che lo seguivano ad una decina di passi di distanza, in modo da tenerli sempre d'occhio e assicurarsi che nessuno dei due, soprattutto l'allievo di Aphrodite tentasse la fuga. Vide Ian sorridere alla sua allieva ringraziandola per la sua gentilezza nel tenergli compagnia, lo sentii chiederle della suo stato di salute e del perché ogni tanto pareva perdersi nei suoi pensieri, cosa che aveva notato anche lui, e poi lo sentii anche chiederle del suo rapporto con lui e suo fratello Kanon che a detta della ragazza era ancora burrascoso e senza alcuna risoluzione. Saga ascoltò attentamente le parole della giovane e finalmente palesò cosa volesse dirgli Milo quando lo rimproverò nella sua stessa casa, di non essere un appoggio per Summer come lo erano gli altri con i propri allievi. In più il cavaliere si era rese anche conto, tornando con la mente alla notte precedente, che la ragazza non fosse così debole rispetto a come l’aveva sempre catalogata, era riuscita a rialzarsi nonostante le poche forze durante il Synaigen e la stessa notte aveva avuto per la prima volta anche il coraggio di tenere testa alle parole poco consone uscite dalla bocca di quella bamboccia che vedeva sempre più come la sua Dea, sorprendendolo non poco.
Come calamitata dallo sguardo del bel cavaliere, Summer volse i suoi occhi in quelli dell’uomo e ci si perse. Blu nel blu per la prima volta si fusero senza sentimenti astiosi o di paura ad oscurarli ma ben presto la ragazza li abbassò incerta nel non sapere quanto al suo maestro avesse potuto dar fastidio.  
“Ehi Summer...” disse Ian attirando l'attenzione della ragazza che felice distolse lo sguardo dall’uomo e lo fissò in quello più gioviale del suo amico .
“Dimmi Ian...” rispose cercando di non pensare allo sguardo del maestro ancora su di lei. Ian di tutta risposta si bloccò posizionandosi dinanzi a lei e piegandosi sulle ginocchia.
“Sali. Ho visto che hai preso una storta poco fa e che fai fatica a camminare. Sei proprio senza speranze ragazza, ma che razza di ginnasta sei!?” rise Ian dandole un buffetto sulla guancia e facendo avvampare senza ritegno la ragazza.
Summer si sorprese di come Ian avesse notato il suo sforzo, mascherato in tutti i modi, nel camminare e divenne color pomodoro maturo quando si rese conto della proposta del ragazzo  in base alla quale sarebbe dovuta salire in groppa alla sua schiena. Iniziò violentemente a scuotere la testa a mo’ di diniego.
“N-No Ian, t-tranquillo, ce la faccio da sola” balbettò cercando di assumere un normale colorito.
“Insisto, salta su. Dai Sum!” la incitò Ian.
“Ma tranquillo, ce la f-”.
“Sali e basta! Non fingere di riuscirci, peggioreresti la situazione e basta! Non abbiamo bisogno di perdere altro tempo a causa tua!” sbottò Saga voltandosi verso i ragazzi e facendoli sobbalzare. Il cavaliere guardava con sguardo rabbioso l'allieva che con occhi lucidi raggiunse velocemente la schiena di Ian per appoggiarsi sopra. Il ragazzo la sollevò senza alcuno sforzo, voltando il viso verso di lei e sorridendole. Era un sorriso d'incoraggiamento che aveva il solo scopo di alleviare l'animo triste di Summer dopo l'ennesima sgridata subita da Saga.
Naci assistette alla scena appena svoltasi sotto i suoi occhi con fare stupito. Perché mai quel cavaliere aveva sentito il bisogno di essere tanto scontroso nei confronti di una ragazza che sin dall’inizio si era dimostrata gentile e cordiale?
“Avanzate lentamente da adesso in poi. Seguitemi in ogni passo che farò e se vi è possibile imitateli il più possibile. Vi condurrò al portale che si trova in fondo alla foresta, ma per arrivarci cono state disseminate parecchie trappole mortali allo scopo di tener lontani uomini animati da cattive intenzioni. Prego ingoiate questi” disse Naci distogliendo lo sguardo da Saga e puntandolo in quello dei ragazzi. Dalla mano fece apparire delle piantine verdi, nere e rosse coperte di quella che aveva tutta l’aria di essere melma. Summer rabbrividì.
“Per riuscire a vedere la grande porta celeste dovrete correre e abbattere la barriera che si erige attorno. Se riuscirete a vedere il centauro che protegge la porta, allora vuol dire che ce l'avete fatta. Altrimenti vorrà dire che siete spacciati. Purtroppo non tutti riescono nell’impresa, o per poca forza di volontà o semplicemente perché non considerati degni finiscono per perdersi nei meandri più oscuri del bosco per l'eternità. Sono sicuro che voi ci riuscirete state tranquilli” disse alla fine facendo spallucce sotto gli occhi fuori dalle orbite dei ragazzi e l’evidente preoccupazione di Saga.
“A proposito, non fate niente che possa far adirare il guardiano, l'arco che ha in mano è capace di portarvi alla morte bruciando lentamente tutti gli organi interni e anche se voleste ucciderlo, non ne sareste capaci poiché solo Amore, in quanto suo creatore, può riuscire nell'impresa” terminò Naci appoggiando nelle mani di ciascuno di loro quella poltiglia di piante disgustosa. Il primo a ingoiare fu Saga che sotto gli occhi sbalorditi e altamente disgustati dei ragazzi si trasformò in centauro dalla pelle abbronzata e dal petto nudo scolpito. Summer arrossì violentemente e Ian spalancò la bocca indietreggiando dalla figura di Saga.
“Veloci, non abbiamo tempo da sprecare!” disse acidamente il cavaliere facendo ingoiare ai due ragazzi quella schifosa poltiglia alla velocità della luce Le gambe di Ian e Summer mutarono come il colorito della loro pelle che diventò color caramello. La ragazza si guardò esterrefatta, notando come fosse cambiata, pur tuttavia  non era un centauro come si sarebbe aspettata dopo aver visto Saga e Ian, ma una sorta di irreale creatura femminile dalle gambe spropositatamente lunghe e dalla pelle celestina i capelli le si erano allungati intrecciandosi fra loro in morbidi boccoli e ornati da foglie rosa e azzurre legate insieme in una coroncina da piccoli ramoscelli nei quali erano incastonate gocce d’acqua. Il suo corpo non era più ricoperto dai vestiti che aveva indosso poco prima, ma da un velo trasparente avvitato che nonostante tutto non mostrava nulla. Ian aveva praticamente la bava alla bocca mentre Saga dovette presto distogliere lo sguardo per non sembrare inopportuno.
 “Seguitemi” disse il cavaliere iniziando la rincorsa con subito Ian alle calcagna che urlò di divertimento. Saga li seguì a ruota a sua volta seguito da Summer la quale tentennò accorgendosi che anche in quella forma, una delle due gambe le provocava un gran dolore. Con sua inaspettata sorpresa, per la seconda volta vide la mano di Saga protesa verso di lei, che afferrò senza pensarci ma comunque con un delizioso rosso ciliegia ad imporporarle le guance. Il cavaliere l'attirò a sé stringendole la mano.
“Non pensare al piede, pensa solo al fatto che non potresti uscire viva da questo posto se non aumenti la corsa” le comunicò Saga con lo sguardo puntato dinanzi a se. Summer annuì e con la mano ancora in quella del maestro, aumentò il passo raggiungendolo e ritrovandosi dopo un tempo non quantificabile dinanzi al portale di cui aveva parlato Narciso. Il suo corpo riprese la forma normale e per lo sforzo appena fatto, si piegò sulle ginocchia, portandosi una mano sul piede dolorante. Sentì il braccio di Saga passarle sotto le braccia e sollevarla in piedi. “Non appoggiare il piede per terra, fai carico su di me” disse. La ragazza eseguì l'ordine, alzando il piede e appoggiandosi al maestro, scaricando tutto il suo peso su di lui. “Páthos permettici di arrivare al dio Amore, coloro che mi stanno dietro sono qui per volere del Grande Zeus, non opporti al suo volere e spalanca le porte della Passione” annunciò il cavaliere di Narciso. Il Centauro si allontanò dalla porta e scoccò una freccia che colpì quest'ultima facendola aprire. Il gruppo varcò la soglia ritrovandosi lungo un vialetto costeggiato da un limpido fiume in cui nuotavano pacifici dei maestosi e candidi cigni bianchi e da cui si abbeveravano dei cerbiatti. Il vialetto era affiancato in entrambi i lati da innaturali cespugli colorati, da fiori di ogni tipo e da lampioni antichi e meravigliosamente belli. Un salice piangente si erigeva sul lato destro del fiume, il lato opposto rispetto al quale si trovava il gruppo. In cielo le nuvole sembravano morbide e corpose e tante fatine volavano avvolte da una luce incantata. Quante volta da bambina Summer si era domandata quanto fosse veritiera l’esistenza di quelle piccole creature.  Neanche nel miglior libro delle fiabe sarebbe mai potuto essere rappresentato quel meraviglioso paesaggio. Proprio al centro di quello spettacolo si innalzava un castello principesco dai tetti azzurri e dalle torri a punta fatto tutto in mattoni levigati color onice, sopra di esso tre arcobaleni senza limiti di tempo meravigliarono i due ragazzi. Tante bandiere erano poste intorno al maniero e sopra di esso
“Che meraviglia...” sussurrò Summer stringendo inconsapevolmente la presa su Saga.
“Puoi dirlo forte... peccato ci sia un po' troppo rosa...” disse Ian divertito. Proprio sulla spalla del ragazzo si posò una farfalla lucente che si portava dietro una scia del colore rosso delle sue ali.
“Avanti, seguitemi. Amore avrà già avvertito il nostro arrivo”.
I tre annuirono seguendo Naci lungo un ponte levatoio che li portò sulla sponda opposta alla loro stessa sponda del salice, da lì si poteva scorgere anche la maestosa entrata del castello. Entrarono estasiati e un profumo di rose invase le loro narici, stordendoli per qualche secondo. Summer chiuse gli occhi mentre Saga la sosteneva ancora per non farla cadere. Ian girava per la sala principale del castello a bocca aperta. Non aveva mai visto tutto quello sfarzo e immaginò casa di April simile a quella. Un lampadario di cristallo faceva bella mostra di sé e creava con la luce che penetrava dalle grandi finestre colorate dei sublimi giochi di luce che fecero rimanere a bocca aperta la ragazza la quale con l'aiuto del maestro si sedette su una sedia posta all'entrata.
“Oh finalmente siete arrivati!” strepitò un uomo spuntando da dietro il trono rosso che primeggiava in quella stanza. I capelli caramello racchiusi in una coda alta ballavano al ritmo dei movimenti dell'uomo che gongolava verso i tre nuovi arrivati. Indossava dei leggins neri e una maglia a sbuffo bianca, la quale, era coperta da un mantello rosso sangue. Summer non aveva mai visto uomo più affascinante di lui, le labbra carnose, la dentatura bianca perfetta, il corpo scolpito e gli occhi rossi con sfumature rosee. Era ammaliata da quella figura e per uno strano raptus aveva la malsana voglia di buttarsi tra le sue braccia.
“Non guardarlo. Ha il potere di soggiogare le persone, ricordati chi è” la reguardì Saga disgustato dalla vista dell'uomo che gli stava dinanzi.
“Qual buon vento cavaliere di Gemini, da quanto tempo non ci vediamo” disse quello che doveva essere il Dio Amore sorridendo sornione.
“Parecchio Dio Amore, ma so per certo che non le sono mancato” rispose il cavaliere facendo una smorfia. Amore scoppiò in una fragorosa risata simile ad uno scampanellio per poi voltarsi verso Summer che dopo la raccomandazione di Saga stava ben attenta a non incrociare il suo sguardo
“Oh suvvia, prima stavo scherzando. Non userò più quel potere contro il tuo volere meravigliosa fanciulla dai graziosi capelli corvino. Posso sapere quale nome è stato assegnato ad una ninfa come te?” disse inchinandosi e baciando le mani della ragazza che avvampò.  Prima che potesse dire qualcosa, le mani di Amore le toccarono la caviglia malridotta e si sentì invadere di un calore nuovo, accogliente, dolce, accorgendosi poi una volta ripresasi dallo stordimento di quella sensazione di non provare più dolore. Summer si alzò per poi inchinarsi riconoscente e rispettosa.
“La ringrazio Dio Amore, io sono Summer, allieva del cavaliere di Gemini qui presente, è per me un piacere conoscerla”.
L'uomo rise e prendendo la mano della ragazza, la costrinse ad alzarsi sulle punte e a portare il proprio viso ad una spanna dal suo. “Niente formalità, le detesto. Chiamami Amore e basta. E se vogliamo dirla tutta sono io che sono onorato di fare la tua conoscenza mia bella e preziosa Summer” disse permettendosi di baciarle una guancia, gesto, che fece completamente avvampare Summer una seconda volta.
“Dio Amore, lui è Ian, allievo del cavaliere di Pisces” disse Narciso aiutando la ragazza ad uscire da quella spiacevole quanto gradevole situazione. L'uomo si voltò verso Ian e gli sorrise maliziosamente.
“Oh ma guarda che ragazzo pieno di passione abbiamo. Il tuo desiderio qui  può essere soddisfatto, le ninfe non aspettano altro, nel mio mondo donano amore e passione e a te tutto questo non è negato. Basta inoltrarsi un po' tra i boschi” concluse ammiccando ad Ian che cercò di contenere l'imbarazzo. Summer trattenne una risolino non riuscendoci e questo fece girare il Dio nuovamente dalla sua parte.
“Che gioia per le mie delicate orecchie. La tua risata conduce gli uomini al Paradiso deliziosa Summer, concedimi l'onore di ascoltarla un'altra volta” disse scatenando la risata della ragazza.
“Oh che suono incantevole!” disse il Dio estasiato toccando le labbra della ragazza con l’indice della mano destra carezzandole.
“Ma io non...” disse Summer tappandosi la bocca, consapevole di aver riso contro la sua volontà.
“Perdonami, ma non ho resistito” disse sorridendole e inchinandosi.
“Amore la smetta! Ci dica dov'è la nostra stanza!” sbottò Saga interrompendo il teatrino infastidito. Perché mai toccava così tanto la sua allieva vezzeggiandola con stupidi quanto veritieri aggettivi?
“La vostra stanza? Io ne ho fatte preparare tre distinte, Summy la tua è vicino alla mia!”. “No, preferisco tenerli sott'occhio ventiquattro ore su ventiquattro, di modo che a nessuno venga in mente di cedere a qualche stupido gioco, in questo castello ce ne sono parecchi!” puntualizzò Saga fulminando l'allieva e Ian che vennero percorsi da brividi di terrore. “Simpatico e amichevole come sempre Gemini. A questo punto la vostra stanza è al secondo piano in fondo al corridoio sulla destra, proprio accanto a quella di Naci, così se avete qualche problema, potete rivolgervi a lui. Ovviamente se avete bisogno di me sono sempre disponibile, soprattutto se posso essere d'aiuto a te, mia graziosa fanciulla. Per quanto riguarda le ricerche, la biblioteca si trova al terzo piano, nell'ala Pathos, attenti quando l'attraverserete, gli specchi possono trarvi in inganno” concluse Amore facendo l'occhiolino a Summer e sparendo oltre la coltre nebbia rossa che si era sollevata improvvisamente solo per la sua uscita di scena.
“Cosa intendeva dire che gli specchi posso trarre in inganno?” chiese Ian rivolgendosi al cavaliere di Narciso che scosse la testa.
“Non lo so, purtroppo quella è una parte del castello a cui noi cavalieri non è permesso accedere. Di fatto la porta si apre solo a chi ne ha bisogno”.
“Mi sembra di essere in Harry Potter” borbottò Ian ancora rosso in volto per essere stato sputtanato davanti a tutti, senza un minimo di contegno. Si diresse verso il gruppo e si accostò a Summer.
“A chi lo dici...” disse la ragazza ancora imbarazzata per il trattamento ricevuto da Amore.
“Se volete seguirmi, vi porto alla stanza” disse Naci invitandoli con la mano a intraprendere il corridoio sulla loro destra.
Quando si ritrovarono dinanzi alla porta rossa, la osservarono per minuti interminabili e solo quando Saga si decise a poggiare la mano sul pomello a forma di cuore e ad aprire, poterono ammirarne l'interno.
Il letto matrimoniale dalle lenzuola rosse, cosparse di petali di rosa nera meravigliò i presenti. Un profumo di margherite e girasoli penetrò nelle loro narici nonostante tali fiorni non fossero presenti. Affianco al letto, ne era posto un altro singolo dalle coperte rosse come il primo ma cosparso di petali blu. I cuscini neri e blu dai ricami d'argento erano posti al lato superiore e l'armadio a tre ante stava dinanzi al letto matrimoniale. La grande finestra a porte vetrate dava su un balcone enorme che si affacciava a sua volta sulla riserva naturale che circondava il palazzo di Amore.
“Bene, chi dorme nel lettone?” chiese Ian battendo le mani e sfregandole tra loro.
“Io starò nel letto singolo, voi due nell'altro” puntualizzò Saga zittendo ogni dubbio che si era insinuato in loro. Sul volto di Summer comparve un sorriso stanco, di sicuro non si aspettava che il suo maestro dormisse con lei, questo era certo, ma il fatto che non avesse neanche considerato quell'idea la ferì, sapeva di essere un peso per lui ma non si aspettava la detestasse fino a tal punto. Ma infondo che cosa si aspettava? Il loro rapporto era iniziato con il piede sbagliato e non si era mai aggiustato, neanche con tutti gli sforzi che aveva fatto per guadagnarsi un singolo apprezzamento sui suoi miglioramenti sia da Saga che da Kanon. Aveva ringraziato Zeus per averle tolto almeno quest’ultimo che a livello di trattamento era anche peggio del fratello ed era più che sicura che Allison con lui se la sarebbe cavata molto di più. Tuttavia il fatto che Saga continuasse ad essere freddo, distante e privo di emozioni nei suoi confronti iniziava ad infastidirla, iniziava a non sopportare più il fatto di essere sgridata per ogni minima stupidaggine o azione commettesse, come se a qualunque cosa facesse corrispondesse un suo richiamo.
“E tu! Vedi di non cadere ai piedi del primo che ti fa complimenti! Non sei venuta qui per innamorarti ma per lavorare e allora fallo!” la riprese con cattiveria ancora una volta.
“Sono una donna maestro! A differenza di voi poveri uomini so fare più cose insieme e farle bene. Puoi darmi ordini per quanto riguarda le ricerche ma non azzardarti a farlo se si parla della mia vita privata. Per la disposizione io e Ian saremo felici di condividere il matrimoniale. Nessun problema vero Ian?” disse acida Summer sorprendendo i presenti. Il cavaliere di Narciso preferì dileguarsi e lasciare a loro i problemi che avevano.
“Ehi Sum, tutto ok?” le chiese Ian guardandola stupefatto volgendo lo sguardo da lei a al cavaliere che con sguardo sorpreso e quasi ferito voltò la faccia.
“SI! Sto benissimo. Grazie ad Amore non mi fa neanche più male la caviglia. Dovrei andare a ringraziarlo” disse.
“Tu non vai da nessuna parte, non ti è permesso di girare per il castello a tuo piacimento e ti ho già detto di stare attenta a quell'uomo, non è per niente amorevole come pensi né gentile. Amore vuole sempre qualcosa in cambio e adesso l'unica cosa che vuole è giocare con te”.
“Che giochi pure con me! Farà tutto per un tornaconto ma è più umano di te!” sbottò la ragazza uscendo e chiudendosi la porta alle spalle con un assordante tonfo.
 
Angolo autrici *^*
Eccoci con il capitolo 10 *^*
Che ne pensate? Eh già, sono ben 12 pagine di word quando di solito sono 9, ma che volete, abbiamo deciso di farci perdonare premiandovi con ben tre pagine in più u.u
Siamo o non siamo gentili? XD
Fateci sapere cosa ne pensate eeeee....
DOMANDA DEL CAPITOLO:  Voi intravedete qualche rapporto d'amore tra alcuni personaggi? Se si, quali?
 
 
 

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


CAPITOLO 11

 

Di situazioni surreali ne avevano ormai viste, ma quella, le superava di gran lunga tutte.

Catapultati inspiegabilmente nel milleottocento, vivevano con cavalieri doro che prima avrebbero solo immaginato come protagonisti di un cartone animato, avevano conosciuto Zeus, il Dio greco, erano andati all'inferno, quello vero, si allenavano come veri guerrieri per chissà quale ragione a loro lontana, la magia li circondava...

Ma in tutto questo,erano sempre stati insieme.

 

Ally si voltò nuovamente indietro cercando di scorgere gli amici ormai sempre più lontani.

Si chiese quando li avrebbe rivisti e soprattutto quando avrebbe rivisto lui...

Era stato il primo ad andar via insieme a Megan, la coppia più improbabile del mondo, sperò vivamente che non si uccidessero strada facendo.

A dispetto di ogni pronostico, ne sentiva già la mancanza.

Il modo unico di tirarle su il morale e di difenderla da ogni cosa, l'aveva sempre fatta sentire al sicuro, proprio come succedeva con suo padre, pronto a difendere la bambina di casa per sempre, nonostante l'età.

Scosse la testa come a voler scacciar via quei pensieri poco consoni alla situazione attuale e alzando lo sguardo, vide Cameron tenderle la mano con un gran sorriso ad illuminargli il bel volto.

Mano che ovviamente Allison accolse e strinse, certo, forse sentendosi un po' bambina, ma infondo cosa le importava?

Quella mano era la garanzia giusta per poter eludere la solitudine formatasi attorno al suo cuore e nessuno al mondo le avrebbe impedito di afferrarla.

Il cavaliere di Icaro pareva essere l'unica nota stonata.

Si accorsero presto del suo sguardo astioso nei loro confronti, non che fosse particolarmente attento a nasconderlo.

“Dici che ci mangerà prima o poi?” chiese Cameron sussurrando all'orecchio dell'amica.

“Non penso lui sia un cannub...canneb...cannab...” balbettò la ragazza in risposta, seriamente in difficoltà.

“Cannibale Ally. Si dice cannibale” concluse Cameron scoppiando in una fragorosa risata genuina.

“Quella cosa lì!” borbottò lei offesa cercando di ignorare le prese in giro del ragazzo e allontanandosi da lui.

“S-Scusa Ally ma a volte sai essere davvero esilarante e la cosa più sconvolgente è che non te ne renda neanche conto!”.

Scoccandogli un occhiata in tralice, la ragazza cercò di zittirlo, ottenendo suo malgrado, la reazione contraria.

“Ma vuoi piantarla!?” borbottò ora davvero adirata.

“Quanto rumore”.

I due litiganti si voltarono contemporaneamente verso Toma, tossicchiando imbarazzati e cercando di darsi un contegno senza ottenere davvero successo.

Infastidito il cavaliere aumentò il passo superandoli e costringendoli a dover correre per mantenere il ritmo.

Procedevano lungo la strada ormai da un bel pò, voltandosi di tanto in tanto per ammirare lo spettacolo che il paesaggio offriva loro. Il verde scintillante e delle piante rigogliose, il cinguettio degli uccellini, i fasci di luce che penetrando tra le fronde degli alberi illuminavano i loro volti e tutti quei colori che li circondavano.

Ally, estasiata tanto quanto una bambina in un luna park, si accorse presto anche dei giochi di luce prodotti dalla maschera di Icaro, la quale, parve molto più affascinante così.

Si sorprese anche quando si trovò persa nell'osservare i pochi lineamenti esposti del cavaliere.

Sembrava essere davvero bello, nonostante tutto.

I capelli di quell'insolito colore, accarezzavano parte del suo collo niveo e della mascella, le spalle larghe sembravano essere sinonimo di protezione, le braccia muscolose un porto sicuro, le gambe lunghe e toniche sembravano in grado di poter correre fino sopra il cielo...

“Sveglia dolcezza” sussurrò Cameron una volta accortosi dello stato di completa catalessi nella quale era caduta Allison.

“Sono sveglia” rispose la ragazza arrossendo leggermente per poi distogliere lo sguardo da entrambi e portarsi una mano dinanzi agli occhi per potersi proteggere dai raggi solari, che in modo alquanto assurdo, parevano crescere d'intensità luminosa passo dopo passo.

Il caldo stava diventando asfissiante e la luce rendeva impossibile tenere gli occhi completamente aperti.

“Tenete duro, manca poco” disse Camus parlando per la prima volta da quando erano partiti.

“Per arrivare al portale di Artemide bisogna seguire il sentiero del Sole” disse Icaro rivolgendosi ai presenti ma tenendo comunque lo sguardo dritto dinanzi a sé.

Cameron strabuzzò gli occhi a quell'affermazione e voltandosi verso il maestro in cerca di spiegazioni, notò qualcosa di diverso in lui, il velo di freddezza che lo contraddistingueva solitamente, era ora scomparso.

Al suo posto, qualcosa che più somigliava a preoccupazione ma per quale motivo un cavaliere come lui fosse teso, Cameron se lo chiese più volte incapace di darsi una risposta.

“Cosa c'è Cam?” chiese Ally stringendo la presa sulla mano dell'amico. Quest'ultimo scosse la testa e sorrise alla castana rassicurandola.

Nel frattempo Icaro procedeva infastidito, non tollerando il fatto di dover far entrare dei semplici umani nel castello della sua Dea, la sua Sacra Dea.

Degli umani tra l'altro irrispettosi che avevano aggredito la Dea della Giustizia senza pensarci due volte, senza nessun ritegno, impertinenti e maleducati.

La ragazza dietro di lui aveva addirittura osato dare della bugiarda ad Athena, ma chi si credeva di essere per assumere un tale comportamento?!

Non tollerava minimamente questa idea e il fatto che, conoscendo Artemide, li avrebbe perdonati per ogni loro fallo, non tenendo conto della gravità di quest'ultimo, lo mandava ai matti.

Nell'esatto momento in cui Toma posò il piede destro sul grande manto fiorito improvvisamente apertosi dinanzi a loro, una folata di vento alzò petali di ogni colore.

I petali, seguendo una danza millenaria, si riunirono in un'unica entità, dando vita ad una donna dalla pelle nivea e dai capelli viola sfumanti in un azzurro cristallino in prossimità delle punte.

La testa era incorniciata da una corona di fiori che appassivano e rifiorivano in un millesimo di secondo.

Il vestito trasparente, faceva intravedere le forme sinuose del corpo nudo coperto solo in determinate parti, dai fiori.

I piedi nudi erano avvolti da liane che man mano, fasciavano e si attorcigliavano su tutto il corpo.

Quando la donna aprì gli occhi, i due ragazzi rimasero ancor più meravigliati dall'eterocromia che caratterizzava quest'ultimi, difatti l'occhio sinistro viola era contrassegnato da striature lilla e l'altro azzurro cielo aveva luci blu oltreoceano all'interno.

Ad Ally scappò un gridolino di meraviglia mentre Cameron fissò la donna allibito, non aveva mai visto una tale bellezza, o forse si, ma stentava ad ammetterlo anche a se stesso.

Chissà quella peste cosa stava facendo in quel momento...

I pensieri di Cameron furono interrotti dalla voce della donna.

“Solo una cosa è ciò che vi chiederò, ma sarà anche l'unica a permettervi il passaggio. La verità è quella che richiedo, la più profonda, la più segreta, la più scomoda. Datele voce e le porte si apriranno, non fatelo e verrete respinti dalla grande potenze del Sole” disse la ninfa con voce artefatta e solenne.

“Che cosa? Ma che siamo ad un' intervista di gossip?!” sbottò il biondo mettendosi sulla difensiva.

“Modera i termini umano!” lo riprese Icaro guardandolo indignato.

“Smettila di chiamarci così e smettila anche di guardarci a quel modo!” sbottò Ally improvvisamente stufa del comportamento di quel cavaliere.

“Come osi ragazzina?!” fece contrariato Icaro.

“Non ti permetto di chiamarmi neanche così, non ci lega alcun tipo di confidenza e quindi ti pregherei di stare al tuo posto. Anche tu sei un umano come noi e come tale meriti lo stesso rispetto che devi dare a noi!”.

“Basta così Allison, abbiamo cose più importanti a cui pensare” la riprese Camus celando la sorpresa che la reazione della nuova allieva gli aveva procurato.

La giovane e il cavaliere si guardarono in cagnesco per poi voltarsi indispettiti a lati opposti.

“Vuole iniziare lei Cavaliere di Aquarius?” chiese la ninfa intromettendosi nel discorso con solito tono di voce.

Come se non fosse assolutamente successo nulla.

“Nella mia vita ho sempre cercato di vietare al mio cuore di provare sentimenti. Ci sono riuscito per gran parte della mia vita, ma poi ce né stato uno che per intensità è sfuggito al mio controllo. Amo un uomo, e pur vergognandomene è la verità a me più profonda” disse il cavaliere con non poca difficoltà.

I presenti rimasero per molti minuti sorpresi, scioccati e interdetti, nonostante tutti e tre gli aggettivi fossero un eufemismo al confronto.

“Avanti il prossimo” disse la ninfa.

“Io...odio mia madre. È difficile ammetterlo ma la odio solo perché mi manca più di ogni altra cosa al mondo” sussurrò Ally con sguardo basso stringendo i pugni.

Cameron aggrottò le sopracciglia trovando stranissima la frase appena asserita dall'amica.

Ma allora cosa nascondeva davvero la facciata dolce e calma di Allison Adams?”

“L'ultimo” asserì la ninfa spostando lo sguardo su quest'ultimo.

“Io...” balbettò facendosi improvvisamente rosso per la vergogna.

“Si?” chiese la ninfa esortandolo.

“Io amo una donna. La conosco da poco è vero, ma non ho mai incontrato una come lei. È forte e al contempo fragile, decisa, sicura ma anche piena di dubbi e incertezze. Vorrei proteggerla da tutto e da tutti, anche da lei stessa se fosse necessario, e perché no, da me”.

“Perfetto”.

Lo stesso vento potente di poco prima si innalzò all'interno di quella radura e un portale di colori celestiali, si aprì dinanzi ai loro occhi strabiliati.

“Buon viaggio” sussurrò la ninfa prima di sparire e con essa, al di là del portale, svanirono anche loro.

Quando il portale gli si chiuse dietro, fu impossibile trattenere dei sospiri di meraviglia.

La cosa che più di tutte saltò agli occhi dei nuovi arrivati furono indiscutibilmente le nuvole.

Ogni tipo di strada o percorso verso il magnificente castello, era composta da candide nuvole rosee.

Il cielo che le circondava e che faceva da sfondo ad ogni cosa, essendo loro nel cielo stesso, era limpido e popolato da creature simili ad uccelli composti da flusso energetico azzurro.

Il maniero era di una tale perfezione da far quasi credere ai giovani di esser giunti alle porte del paradiso.

I loro piedi erano poggiati su quella che aveva tutta l'aria di essere una cascata, la quale cominciava tra le colonne e finiva chissà dove alle loro spalle.

Poste lateralmente al percorso, vi erano delle altissime colonne composte da una sostanza simile a...

“MARSHMALLOOOW! O MIO DIO, SIAMO IN PARADISO” urlò Ally cercando di azzannarne una, ma venendo bruscamente tirata indietro da Camus.

Cameron rise di vero gusto prima di toccarne una.

Gli sembrò quasi di toccare il nulla, ma fu una bella sensazione.

“Ma benvenuti!” disse una donna comparsa improvvisamente dinanzi ai loro occhi.

Una donna meravigliosamente accecante.

Con lunghissimi capelli verde mente, adornati da una coroncina argentata e un sontuoso abito bianco, la nuova venuta, guardava i nuovi arrivati, estasiata.

“Toma caro, grazie per averli condotti fin qui, ora puoi pure lasciarli a me” sorrise probabilmente quella che a tutti gli effetti pareva essere la Dea Artemide.

Beh almeno era gentile e alla mano.

Si sperava che la facciata non deludesse le aspettative future.

“Entrate pure miei cari, io sono Artemide e sono lieta di fare la vostra conoscenza” disse giungendo le mani felice.

Il castello all'interno, se possibile, era ancor più strabiliante.

Non vi erano parole per descrivere tale magnificenza, sfarzo e luminosità.

Ogni cosa urlava la sua natura divina, a partire da semplici soprammobili.

“Athena, la mia cara sorella, mi ha spiegato quello che è successo. Brutto affare davvero. Metto la mia biblioteca e ovviamente il mio aiuto e appoggio a vostra completa disposizione. Fate come se questa fosse casa vostra e se vi dovesse mancare qualcosa non esitate a chiedere alla servitù o a Toma, cavaliere fidato che vi aiuterà senza esitazione” sentenziò la donna, sottolineando la sua gentilezza.

“Grazie Dea Artemide, siete davvero molto gentile” disse Camus facendo una riverenza e spingendo anche i due ragazzi a compiere lo stesso gesto.

“Toma mostra loro le stanze. E buona permanenza” sorrise la Dea prima di sparire.

“Da questa parte” sbottò irritato Icaro marciando verso un portale.

“Il signorino non vuole essere paragonato alla servitùù” canticchiò Ally all'orecchio di Cameron che ridacchiò il più silenziosamente possibile.

“Piantatela mocciosi!” sbottò Camus.

“A proposito!” fece Ally come ricordandosi di chissà quale cosa importante.

Due dei tre uomini presenti, deglutirono preoccupati.

“Cameronuccio caro, hai forse qualcosa da dirmi?” chiese maliziosamente la ragazza facendo arrossire fino all'ultima punta dei capelli il biondo.

“No Allisonuccia cara, non devo dirti proprio niente!”.

“ODDIO!” urlò allora la ragazza beccandosi un'occhiata fulminante sia da Camus che da Toma ma ignorandoli entrambi completamente.

“Che hai da urlare?!” la zittì Cameron in difficoltà.

“Oh Cam... non sapevo di essere io... perdonami se non me ne sono accorta prima... che sciocca....”.

Sul volto del ragazzo passarono mille sfumature diverse di rosso.

Iniziò a saltellare come una cavalletta impazzita da un piede all'altro a disagio.

“Non sei tu! Dio non sei tu! Ma cosa hai capito Ally accidenti a te!”.

“Non essere imbarazzato amore mio, anche io ti amo sopra ogni cosa!” sorrise felice la giovane congiungendo le mani adorante, sbattendo le lunghe ciglia.

“No, No! Tu non sei mia, tu sei di... Non sei mia ok?! E smettila!”.

“Non angu... ansgust...angiustarti!”.

“Angustiarti ignorantella!” la riprese Camus esasperato.

“Si quella roba lì. Non farlo, sarò tua quando vorrai, dove vorrai e in ogni modo mi vorrai... basta solo dire il mio nome Cameron, confermami che sono io” ammiccò seducente la castana.

Ma da quando aveva tutta quella foga?!

Cameron si sentiva tanto un topo in trappola e l'ancheggiare dell'amica verso di lui lo mandò letteralmente in panico.

“È DAISY OK?! È DAISY!” sbottò rosso in volto il ragazzo cercando una via d'uscita.

“Daisy? Ma che cos...”.

“Ora basta e cammina, PETTEGOLA!”.

“Uffaa! Sei noioso!”.

“Grandi Dei, fate che se ne vadano presto” sussurrò Toma esasperato.

Passarono una manciata di ore e finalmente arrivò il momento di mettersi a letto.

Certo, di disguidi ce ne erano stati, a partire dalla poca stoffa che in teoria sarebbe dovuto essere il pigiama di Ally.

Quando venne fuori dal bagno, con quel misero vestitino celeste, a Cameron per poco non uscirono gli occhi fuori dalle orbite.

Certo, Allison era semplicemente un amica per lei, nonostante fosse indiscutibilmente bella non aveva mai pensato a lei a quel modo.

Ma era un uomo! E lei una donna troppo poco vestita diamine!

Poi era saltato su il problema delle stanze.

Camus non voleva che i due dormissero in stanze diversa dalla sua, consapevole della poca educazione dei due giovani, ma Ally si vergognava del suo abbigliamento e Cameron semplicemente voleva stare in una stanza dove per aprire gli occhi, non doveva accertarsi prima di avere delle gambe scoperte dinanzi.

Alla fine avevano vinto i due giovani e ognuno aveva una stanza separata dalle altre.

 

***

 

Il momento del teletrasporto, nonostante avesse portato forti capogiri e sensazioni di malessere, era forse stata la parte meno preoccupante di tutta quella macabra faccenda.

Intorno alle loro figure, il nero dominava incontrastato su ogni cosa.

Una cappa di nebbia umida e quasi viscida, attecchiva sulla pelle scoperta dei presenti facendoli quasi soffocare.

Urla raccapriccianti, spezzavano l'innaturale silenzio.

Quelle persone, ammesso fossero state tali, sembravano subire le peggiori torture esistenti, come se la loro pelle stesse venendo squarciata centimetro dopo centimetro da una lama incandescente e acuminata o come se le loro ossa fossero ripetutamente spezzate e tritate senza pietà.

Dinanzi a loro, un sentiero roccioso, stretto e tortuoso, si estendeva per chissà quanti chilometri venendo al confine, inghiottito dal nulla.

Sotto di esso, solo lava incandescente, dalla quale di tanto in tanto emergevano quel che restava di cadaveri ormai sciolti.

Seppur avessero commesso i peggiori crimini in vita, chi mai avrebbe meritato una morte tanto atroce?

Dalla stessa lava, grandi croci nere si erigevano imponenti e ad esse erano legati con pesanti catene, teschi martoriati e decomposti.

A Daisy parve quasi di morire.

Il suo corpo venne presto raggiunto da forti spasmi di terrore.

La gola secca, sembrava ardere e bruciare come non mai.

La fronte era imperlata da fredde goccioline di sudore.

Come mai avrebbero potuto sopravvivere in un luogo simile?

“Sta calma Pustola, mantenete il sangue freddo e forse riusciremo a cavarcela” disse Death Mask guardandosi attorno circospetto.

Mai come in quel momento, sentiva sulle sue spalle il peso della vita di quei due giovani.

Al tempo non se ne sarebbe importato più di tanto, forse per niente, ma stavolta sembrava esser diverso.

Si sentiva in dovere di riportarli a casa sani e salvi e si augurò di riuscire nell'impresa.

Il cavaliere nero dinanzi a loro, Radamathys, sembrava essere a suo completo agio in un luogo tanto abietto e incurante della loro presenza, quasi disgustato, iniziò a camminare lungo quella pedana innaturale.

Camminarono per parecchio tempo, forse giorni? Non lo seppero mai, poiché l'oscurità, era l'unica luce a loro disposizione.

Lo scenario in più, rimaneva sempre lo stesso.

Cadaveri, cadaveri e ancora cadaveri, torturati in mille modi possibili.

E poi urla, urla e ancora urla raccapriccianti a squarciare i cuori e i pensieri dei giovani stranieri.

Quando improvvisamente qualcosa cambiò.

Uno freddo strato di grigiore scese sulle loro teste e sembrò penetrarvici.

Con sé portò uno strano senso di torpore che pian piano avvolse le loro membra.

Ogni passo sembrava pesare mille macigni, ogni movimento portava una fitta lancinante, ogni respiro, sembrava esser l'ultimo.

Daisy si trascinava stancamente, cercando in ogni modo di lottare contro quella pesantezza che minacciava di farla cadere supina da un momento all'altro.

Come fosse una marionetta alla quale erano stati spezzati tutti i fili... ma al posto di un freddo pavimento ad accoglierla tuttavia, sarebbe caduta nel nulla.

Michael sembrava cavarsela meglio della giovane amica, cercava di lottare contro quel grigiore con ogni mezzo possibile, in qualche modo resistendogli.

La preoccupazione per Daisy però, si fece molto forte nel momento in cui la vide pericolosamente barcollare.

Qualcosa cambiò nuovamente, ma andò ancor di più, a peggiorare un quadro già da incubo.

Una musica in stile requiem si diffuse, giungendo alle loro orecchie ovattata e ancor più tetra per questo.

Quando il grigiore sembrò attanagliare anche il suo cuore, un castello comparve finalmente alla fine di quel sentiero.

Una grossa piattaforma sospesa nel vuoto, reggeva su di sé il peso di un maniero dalle mille torri acuminate e da archi colleganti.

Un enorme luna nera gli faceva da sfondo e le nubi parevano quasi essere sue guardiane.

Statue dalle fattezze mostruose parevano osservali contrariate dalla loro presenza.

Dalle finestre antiche, si riuscivano a scorgere solo luci rosso sangue, i pochi vetri di un opaco nero, riflettevano non quello che vi era realmente al di fuori, ma volti di anime trasfigurate e in agonia.

Le urla si intensificarono così come la musica che, passo dopo passo, diveniva sempre più chiara e intensa, sempre più spaventosa.

Le possibilità che riuscissero a sopravvivere, calarono vertiginosamente.

Su rocce dalla forma mai vista prima, si erigevano quelle che avevano tutta l'aria di essere le prigioni dei condannati a morte.

“Proseguite sempre su questa strada e fermatevi alla prima porta che troverete una volta entrati nel castello. Non fermatevi a parlare con nessuno se non volete vendere per sbaglio la vostra anima a noi e se fossi in voi eviterei di fissare gli occhi su qualsiasi cosa che non sia a voi conosciuto. Avviso il Sommo Dio della vostra presenza” disse Radamathys senza mai voltarsi e sparendo improvvisamente in una nube rossa.

“Facciamo quello che ha detto” sentenziò Death Mask portandosi a capo della fila.

Daisy portò una delle sue mani ad allentare la presa che la maglia aveva sul suo collo.

“Lascia fare a me” disse Michael improvvisamente facendola sobbalzare e portando le sue mani sul collo di lei.

Con un movimento deciso, strappò quel po di stoffa iniziale creando un improvvisato, ma non molto profondo, scollo a V.

“Grazie” sussurrò la ragazza troppo stanca per poter dire altro.

Dopo aver camminato per l'ultimo tratto di strada, si ritrovarono dinanzi alla fantomatica porta di cui aveva parlato il cavaliere di Radamante.

Alta forse dieci o dodici metri, una morta dalle profonde solcature nere e grige, si erigeva più che imponente.

Il requiem all'interno del castello, era divenuto assordante.

I giovani si ritrovarono infatti a doversi proteggere le orecchie o ad urlare per poter parlare fra loro.

Con uno scricchiolio sinistro la porta si aprì e a Daisy, mancò il fiato.

Tutto era uguale all'ultima volta.

Lei in quel posto vi era già stata.

Le nere pareti macchiate di sangue fresco, i cadaveri ammassati sul pavimento in modo innaturale, le urla, l'odore nauseabondo di morte e putrefazione, i capogiri insistenti e sfiancanti... tutto era come perfettamente ricordava.

“Servi di Atena bussano alla mia porta, il mondo sta riconoscendo finalmente i veri re”.

Gli occhi di Daisy si spalancarono all'inverosimile al suono di quella voce, non era riuscita a scordarla da quel giorno e popolava spesso i suoi incubi peggiori.

I suoi occhi, resi vitrei dal grigiore, si fissarono sulla figura dell'angelo nero che aveva appena parlato trovandolo a osservarla di rimando.

Come di riflesso, fece un passo indietro nascondendosi parzialmente, da quegli occhi tanto belli da sembrar artefatti.

“Cavaliere di Cancer” fece l'uomo come in segno di saluto spostando finalmente lo sguardo placido.

“Sommo Hades” rispose di rimando Death Mask parendo assai nervoso.

Daisy sentii i muscoli di Michael irrigidirsi sotto le sue dita.

Lui era Hades?

Lei aveva incontrato Hades da sola?

Hades, il Dio dell'inferno, stava per ucciderla?

Era forse per quell'ironia della sorte che sul suo viso vi era ora un sorriso sadicamente sarcastico a lei rivolto?

“Se permette Sommo Dio, vorrei spiegarle il motivo della nostra presenza”.

“So già ciò che c'è da sapere cavaliere” sentenziò il Dio interrompendolo e guardandolo annoiato.

“Tutto quello che avete il dovere di sapere e accettare vi sarà elencato da Radamathys. Ora sparite dalla mia vista” disse il Dio glaciale guardando un punto indefinito alle loro spalle.

“Sarà fatto padrone, da questa parte stranieri” fece Radamanthys comparendo improvvisamente e facendoli sobbalzare dallo spavento.

Death Mask fece un inchino di riverenza, prima di seguire il giudice infernale con alle spalle Michael.

Daisy, ultima a chiudere la fila, forse per curiosità, forse per la sfrontatezza di cui solitamente era padrona, si voltò nuovamente indietro trovandosi inaspettatamente gli occhi di lui puntati addosso, sul suo viso un sorriso sghembo velato di cattiveria.

Fu una frazione di secondo, ma tanto bastò per farla girare di scatto e abbassare lo sguardo al pavimento come scottata.

Le porte si chiusero dietro di loro e un sospiro di temporaneo sollievo fu levato in aria.

“La vostra stanza si trova nell'ala est, non potete sbagliarvi è l'unica porta ad essere rossa, come il sangue. Nell'ala nord troverete la biblioteca, la riconoscerete per la porta grigia cosparsa di teschi. La torre più alta a voi è severamente proibita così come lo sono le prigioni e la stanza delle esecuzioni. Nella sala del trono in cui siete appena stati, non potete entrarvici senza la presenza di uno Specter o un invito dallo stesso Padrone. Potrete allenarvi in un piazzale alle spalle del castello qualora ne aveste bisogno ma per come siete gracili immagino dovrete farlo ogni giorno. Non potete parlare con le altre persone che vivono all'interno di questo castello, né potete ficcanasare nella vita del Dio. Qualsiasi regola infranta, starà a significare uno scotto da pagare. Nel vostro caso, sarà la vita. Verrete chiamati da servi per il pranzo e la cena e detto questo pare non manchi nulla” disse Radamanthys con voce tetra e scocciata allo stesso tempo.

Non nascondeva affatto bene il suo disgusto nei loro confronti.

“Se la signorina vuole dormire da sola o con noi Specter, non è un problema...” continuò il cavaliere, osservando per la prima volta Daisy, con espressione maliziosa.

“Questo non era nei patti Radamanthys!” tuonò Death Mask infastidito afferrando il braccio della ragazza e portandosela bruscamente dietro la sua schiena.

“Calma Cancer, non hai senso dell'umorismo forse?” chiese mellifluo.

“Oh perdonami, forse non sai neanche di cosa io stia parlando. Dimentico spesso le inferiorità di razze. Colpa mia” continuò odioso.

“Ora andate via, la vostra presenza mi disturba. Un servo vi accompagnerà alle vostre camere. Non uscite per nessun motivo da li” sentenziò severo scomparendo proprio come ero apparso.

“Prego da questa parte” sussurrò un enorme uomo incappucciato comparso alle loro spalle di soprassalto.

Furono scortati tra i vari corridoi tetri e gremiti di cavalieri dalle armature scure che li fissavano con disprezzo e derisione.

Arrivati dinanzi la fantomatica porta rosso sangue, furono lasciati soli al loro destino.

“Dormiremo insieme, non mi fido a lasciarvi soli” disse Death Mask entrando nella grande stanza.

Dalle pareti nere, la stanza appariva molto essenziale.

Una scrivania era ridosso del muro sinistro, una piccola porta, forse il bagno, sul lato destro.

Al centro di essa troneggiava un grandissimo letto a baldacchino battuto in ferro nero e con pesanti coperte bordeaux, pareva essere molto antico.

Una grande finestra, l'unica, illuminava di poco la stanza e sotto di essa un letto singolo identico al primo.

“In questo letto dormirò io, grazie alla finestra potrò tenere la situazione sotto controllo”.

“Death mask? Sarà sempre così?” chiese in un sussurrò Daisy, avvilita.

Le urla erano incessanti e la giovane pareva essere insofferente ogni minuto di più ad esse e a tutta quella situazione.

“Non lo so Pustola, credo di si, ma sei forte, diamine sei la mia Pustola!” sbottò il cavaliere cercando di tirarle su il morale in un modo tutto suo.

Non lo voleva ancora ammettere, ma sapeva per certo di essere orgoglioso di lei.

Nonostante tutti i guai che quell'impertinente aveva portato nella sua vita, ora non riusciva più a ricordare la sua vita prima di lei.

E a lui stava bene così, pur sapendo che prima o poi sarebbe andata via.

Sarebbe scomparsa, proprio come era apparsa.

Nel nulla.

“Ci conviene dormire ora, domani sarà ancor più difficile” disse Michael guardando al di là della finestra.

Semmai fossero sopravvissuti alla notte, ovviamente.

“Ma con cosa dormiamo?” chiese la ragazza guardando i suoi vestiti sporchi e malmessi.

“Ci sono dei vestiti piegati su quella sedia” disse il cavaliere avvicinandosi al mobile in questione.

“Questa deve essere per te ragazzina” continuò lanciando una veste striminzita e ovviamente nera all'allieva.

“Devo praticamente dormire nuda!” sbottò indignata la ragazza spiegando il capo dinanzi ai suoi occhi.

“Questo passa l'inferno come si suol dire. Questo pantalone credo vada a te Michael, non ci sono maglie quindi dormirai a petto nudo” disse il cavaliere superfluo facendo arrossire la bionda.

“Non è il luogo per fare i pudici bionda. Siamo all'inferno!”.

“In tutti i sensi...”.

 

“Vai Daisy il bagno è libero” disse Michael uscendo dalla piccola stanza a petto nudo e con i capelli gocciolanti.

La ragazza seduta sul letto, in condizioni migliori sarebbe arrossita, ma in quel momento il sangue nelle sue vene pareva mancare completamente per quanto fosse pallida.

Alzandosi come un automa si diresse all'interno del bagno e chiuse silenziosamente la porta alle spalle.

Si portò stancamente al lavabo e sciacquò il viso bagnandosi soprattutto la fronte, il collo e i polsi, incurante di star bagnando anche i suoi lunghi capelli.

Puntò gli occhi blu nel piccolo specchio e inorridì.

La ragazza che dall'altro lato la stava fissando era pallida come un fantasma e aveva pesanti occhiaie nere a cerchiarle gli occhi.

I capelli sembravano, se mai fosse stato possibile, di un biondo più scuro e la sua attenzione venne presto catturata da una ciocca quasi nera.

Con uno scatto fulmineo la prese tra le mani agitata, com'era possibile?

Rialzò gli occhi allo specchio ma quello che vide, la spaventò come non mai.

Il riflesso di se stessa, se ne stava immobile non seguendo i suoi movimenti, come di norma avrebbe dovuto fare.

I capelli di quella Daisy erano completamente neri e le sue labbra si mossero scandendo un unica frase...

“Tu sarai mia”.

Un urlo le morì in gola e indietreggiando di scatto andò a sbattere contro la porta stessa.

“Daisy tutto bene li dentro?” chiese Michael stranito dal rumore.

La ragazza raccolse il coraggio a due mani e rispose con un flebile si per poi fissare nuovamente il vetro.

Tutto era tornato normale.

Uscì di fretta per tornare nella camera ma qualcosa non andava...

Le pareti iniziarono a stringersi, tutto sembrava volerla schiacciare e anche i volti dei suoi compagni si tramutarono presto in cadaveri sfigurati mostruosi.

Il tutto condito dalle urla strazianti che impregnavano le pareti del maniero, e dall'odore continuo di sangue e morte fece si che alla ragazza mancasse di botto il respiro.

Un macigno si impose all'altezza del suo cuore e la sua mano corse velocemente alla parte in questione.

Cadde violentemente sulle ginocchia presa da spasmi che le scuotevano il fragile e troppo pallido corpo.

“DAISY!”.

“DANNAZIONE PUSTOLA!”.

“Sme...smettetela...basta....ba...sta” sussurrò avvilita.

“Sta avendo una crisi di panico Death Mask, dobbiamo riuscire a regolarle il respiro o il suo cuore andrà in arresto” urlò Michael preso dal panico.

“MALEDIZIONE! PORCA PUTTANA! PUSTOLA DANNAZIONE RESPIRA BENE, NON VORRAI MICA LASCIARCI LE PENNE!” ululò il cavaliere avvilito.

“Non urlarle contro! Peggiori la situazione!”.

“Andate...andate via!” urlò la ragazza sempre più avvilita.

“Dobbiamo portarla all'aria aperta!”.

“Ma di quale aria stai parlando scusa!?” borbottò il cavaliere confuso.

“Qui non c'è aria ragazzino!” continuò sentendo già nelle orecchie il grandissimo cazziatone che Zeus avrebbe fatto lui se gli sfascia vita fossero diventati magicamente undici.

“Daisy ora devi ascoltarmi e stare calma, sono io, Michael, andrà tutto bene ma tu devi fare quello che ti dico” disse il ragazzo prendendola leggermente a sberle quando vide la bionda non prestargli attenzione.

“DAISY DEVI ASCOLTARMI!”.

“Alla faccia del non urlarle contro!” bofonchiò Cancer beccandosi un'occhiataccia dall'altro uomo.

“Andiamo Day puoi farcela. Ispira ed espira insieme a me” le disse calmo il ragazzo parlandole dolcemente, una cosa da parte sua molto rara, e prendendola delicatamente in braccio.

Death Mask aprì la finestra facendo non poca forza e il viso della ragazza venne presto esposto all'aria, se così poteva essere chiamata.

“Su piccola, puoi farcela, ispira, espira, ispira ed espira” continuò come un mantra Michael respirando con lei.

Dopo molti minuti, forse anche un paio d'ore, la ragazza parve calmarsi definitivamente e scivolare tra le braccia di Morfeo, seppur in modo molto tormentato.

Nessuno quella notte dormì realmente, un po' per paura di un altro attacco, un po' per timore di avere i sensi non molto in allerta, un po' per ogni cosa...

 

 

Angolo Autrici *^*

 

Ok, siete autorizzate a spararci! A vostro rischio e pericolo però, senza noi niente capitolo 12 xD

IMPLORIAMO IL VOSTRO PERDONOOOO!

Sarà tipo la 10 volta che lo diciamo ma ormai è il nostro motto quindi ssssssh xD

Vi salutiamo e andiamo a pensare ai nostri bei fusti che mancano all'appello ♥

Arrivederci e al capitolo 12 ♥

Baci Kotomy e _Lillian_ ♥

(Quanti cuoriciniiii! *^*)
 

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


Capitolo 12
 
Sin dai tempi del mito, si narra che la fortuna  prenda le sembianze di una bellissima Dea, i cui occhi tuttavia, sono condannati all’eterno buio.
Nonostante ciò, si è sempre sostenuto che la suddetta dagli occhi velati di nero, vedesse lo stesso e baciasse uomini e donne degni d’aiuto accorrendo in loro favore.
“Questo è in assoluto il giorno più brutto della mia vita! Cara Dea della fortuna, sei una bufala colossale”.
Bene.
April non era assolutamente dello stesso avviso.
“Perché questa frase, ogni santissimo giorno, non risulta mai essermi nuova?” alzò gli occhi al cielo Ioria osservando la sua allieva litigare con dei rami acuminati di quercia che ripetutamente le strappavano un pezzo di maglia.
“Ehm scusa e tu perché mi staresti parlando?!” rispose di rimando April in modo acido spezzando sadicamente sotto i piedi uno di questi ultimi.
Ah se avesse usato quella forza negli allenamenti con lo stesso fervore…
Dal cavaliere tuttavia, provenne solo un sospiro esasperato in risposta.
“Ma vi pare!? L’unica maglia decente che in questo luogo di barbari avevo, costata duemila dollari e quindi molto più dei dodici cavalieri messi insieme, rovinata da uno stupido ramo, venutosi a trovare in uno stupido posto umido, in cui io non dovevo assolutamente essere ma in cui sfortunatamente sono per colpa di una cornacchia dai capelli lilla!” strepitò paonazza in volto scampando ad un sasso che la minacciò seriamente con una rovinosa caduta.
“Calmati April, se ti agiti sudi e qui c’è freddo, se ti ammalassi sarebbe davvero un problema” disse Cole calmo preparandosi comunque, all’ennesima crisi isterica della castana.
“Cole! Io non sudo! Brillo!” sbottò la ragazza come un ossessa.
Il ragazzo sghignazzò per poi avvicinarsi a lei ed offrirle la felpa che fino a quel momento aveva coperto la sua maglietta degli ACDC.
“Mettila, questo posto ha tutta l’aria di essere il covo di molte creaturine e dal momento che tu brilli, il pericolo febbre diventa un ‘aiuto una gazza ladra ha rubato April!’”.
“Non ti rispondo nemmeno guarda” sentenziò oltrepassandolo e ignorando la sua offerta d’ aiuto deliberatamente.
“Eddai April! Prima o poi dovrai pur arrenderti all’evidenza. Siamo sperduti chissà dove, in chissà quale epoca ma certamente non la nostra e siamo solo noi due!”.
“La fortuna a te ha graziato allora!” sbottò continuando a camminare con vigore.
“Eh?” chiese Cole evidentemente spaesato dalla sua risposta.
“Sei in mia compagnia! Sai quanti vorrebbero essere al tuo posto!?” sottolineò con ovvietà come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Modesta la ragazza” borbottò Ioria beccandosi un occhiataccia di fuoco.
“Tu cammina!”
“È quello che sto facendo ed è quello che dovresti fare anche tu! Possibilmente in silenzio!” sbottò Ioria esasperato.
“Quanto poco tieni alla tua vita gattaccio spelacchiato!?”.
“Sono un leone!”.
“E poi sarei io la modesta?” chiese sorridendo trionfante la ragazza.
“Ma io lo sono davvero!”.
“E questo chi te lo ha detto? La bambina che reincarna una Dea che non ha mai mostrato le sue reali chiappe?”.
Vittoria presa.
“Tu…tu…oooooh sei insopportabile!” sbottò Ioria rimasto ormai senza parole.
“Ti capisco, la verità fa male a molti” sorrise gentilmente, falsa.
Era in quei momenti che Cole si chiedeva se mai avesse fatto ritorno vivo a casa.
Per un po’, il tempo scorse in completo silenzio.
L’unica cosa che si udivano erano i loro passi sul terriccio, i sospiri di April di tanto in tanto e il brontolio dello stomaco di Cole.  
Era ormai parecchio tempo che camminavano senza sapere di preciso dove stessero andando, o meglio, loro sicuramente non lo sapevano.
Riponevano nonostante tutto buone speranze nel buon senso di quello che aveva tutta l’aria di essere un aguzzino.
A condurre quella strampalata troup infatti, Ema, cavaliere di Ares, sembrava emanare tutt’altro che tranquillità e fiducia.
Sin dall’inizio non li aveva degnati di una sola, singola parola né di uno sguardo.
Si limitava semplicemente ad ignorare tutto, come se fosse lì ma al contempo non lo fosse assolutamente.
April più di una volta, nonostante il ribrezzo, si ritrovò ad osservare con curiosità la sua figura e a chiedersi cosa mai avesse potuto procurargli una cicatrice del genere sul voto.
Era completamente deturpato e spaccato a metà.
Una bambola dell’orrore resa tale soprattutto dallo sguardo inespressivo tanto distante dal primo che aveva incrociato con lui.
Ricordava bene il sorriso maligno e gli occhi maliziosi che aveva rivolto loro poco prima che si mettessero in marcia.
Nascondeva qualcosa e di questo April, ne era più che sicura.
Diametralmente ai pensieri di April, quelli di Cole non erano poi tanto diversi.
Il ragazzo aveva notato perfettamente come Ioria non staccasse mai gli occhi dal cavaliere appartenente al battaglione del fuoco.
Il cavaliere non aveva mai assunto uno sguardo e una posizione rilassata da quando Ema de Jamadhar era stato annunciato.
Aveva paura Cole, non tanto per la sua vita ma per quella di April.
Temeva che da un momento all’altro una sua lamentela di troppo avrebbe potuto far scattare quell’impassibilità che gli sapeva tanto di falsa.
Si, era falsa e ne era sicuro.
Pur tuttavia, tutti erano consapevoli di non avere altra via d’uscita se non quella di seguirlo tra i rami acuminati e la nebbia sempre più fitta di quel luogo.
“Ma scusa, ritornando al discorso di prima. Voi ragazze non avete la mania di cambiare il colore dei capelli andando su tonalità come il rosa, l’azzurro o che so, il lilla?” azzardò Cole sdrammatizzando un po’ la situazione, mettendo comunque già un certa distanza tra lui ed April.
Mai gesto gli parve più sensato.
Lo scatto con cui April girò il volto verso di lui, e lo sguardo assassino con cui lo osservò non avevano assolutamente nulla di rassicurante.
“Esistono due tipi di ragazze Cole” disse avvicinandosi lentamente a lui.
“Le prime, quelle che lo sono per davvero, hanno un bel viso nella maggior parte dei casi, un senso del pudore sviluppato, una dignità, un carattere, una personalità forte o debole che sia ma ce l’hanno, un portamento elegante, un bellissimo armadio e possono permettersi di colorare i capelli anche di verde kiwi” sorrise in modo sinistro avvicinandosi ancora di più, facendo contemporaneamente arretrare Cole verso un cespuglio pieno di spine che aveva l’aria di essere secolare per quanto fosse intricato.
“Poi c’è la seconda categoria. Quella che l’universo ha voluto nascondere dividendo il mondo in tre diversi paralleli. In quella categoria vi è un'unica ragazza, il cui viso somiglia all’incrocio tra un babbuino e un lama, nata con le gambe aperte al mondo, senza alcun tipo di dignità, senza nessun carattere in particolare, senza alcun tipo di personalità, con il portamento di un bradipo con in groppa un Gorbaciov  e un armadio che farebbe piangere dalla disperazione anche le statue dei Santi in modo che i fedeli possano gridare ‘MIRACOLO FRATELLI!’”  urlò prendendolo per il colletto della t-shirt.
Il pomo d’Adamo di Cole fece freneticamente su e giù quando vide il viso della compagna a pochi centimetri dal suo.
Dopo un lungo sospiro e un piccolo sorrisetto indemoniato April continuò.
“Ebbene, questa ragazza l’unica cosa che può permettersi è la pelata! Non fare domande stupide Cole, perché mi sto alterando!” rispose sdegnata tutto d’un fiato facendolo tremare e scuotendolo come una bambola.
“State zitti! Siete troppo fastidiosi!”.
Gelarono tutti sul posto.
“Siamo arrivati belle statuine” sorrise enigmatico Ema fermandosi praticamente in mezzo al nulla.
L’unica cosa che li circondava era una terra nera e desolata.
Non c’era nessuna pianta, nessun cinguettio, nessuna forma di vita.
Nulla.
“Cole!”.
Una voce infantile fece perdere al cuore del ragazzo molti battiti.
“Lily!” urlò sbalordito Cole correndo dalla piccola bambina che dal nulla era apparsa sotto lo sguardo attonito dei presenti, o meglio, di quasi tutti i presenti.
“Oh Cole, mi sei mancato così tanto, sei mancato a tutti fratellone! Ti prego torna a casa!” piagnucolò la bimba aggrappandosi con forza alle spalle del ragazzo.
April fece un passo verso di loro.
“Cole, ma come è possibile?” chiese guardando la spaventosa somiglianza dei fratelli.
“Chi è lei Cole?” chiese la bambina guardando con i suoi grandi occhi azzurri April con diffidenza.
“Tesoro lei è April una mia amica, Lily ma come hai fatto ad arrivare fin qui? Chi ti ci ha portata?” chiese con ansia e apprensione Cole distogliendo l’attenzione della bambina dalla ragazza.
“Fratellone questo è tutto un sogno, stai dormendo da tanto tempo e Lily è venuta a svegliarti! Non devi far altro che compiere un azione e tutto questo finirà!”.
“Che cosa!? Un sogno!?”.
“Si fratellone un sogno! Sei sempre stato tanto fantasioso tu” rise la bimba pizzicandogli le guance.
“Ma sembrava tutto così reale… gli allenamenti, il dolore, i sentimenti, tutti loro…” sussurrò Cole guardando April.
La ragazza di rimando lo fissava sbigottita.
Come poteva essere quello tutto un sogno?
Lei non aveva mai visto Cole in tutta la sua vita, Cole come tutti gli altri.
Perché avrebbe mai dovuto sognare con tanta chiarezza degli sconosciuti?
Poteva quello essere davvero tutto frutto di immaginazione?
Ma immaginazione di chi?
“Fratellone mio dai svegliati, avevi promesso che mi avresti accompagnata a comprare le scarpette da danza, non puoi darmi buca anche oggi!” lo tirò la bambina facendo i capricci e gonfiando contrariata le guanciotte.
“Un sogno…” ripetè Cole come in trans.
“Si, fratellone, solo un sogno. Uccidila e tutto finirà!” sorrise tranquilla la bambina, mostrando un pugnale tenuto ben saldo dalla sua manina paffuta.
“Uccidere chi!? Cosa ci fai tu con un pugnale in mano Lily!” chiese Cole spaventato.
 Lily di tutta risposta rise di gusto.
“Ma Cole tu me lo hai dato! O meglio, il tuo sogno, io faccio solo quello che tu mi stai chiedendo e poi lo sappiamo entrambi che guardi troppi horror in tv! Questo è il risultato!” rise di nuovo la bambina.
Cole la guardò assolutamente spaesato togliendole l’arma dalle mani.
Istintivamente April fece un passo indietro.
“Cole… quando tua sorella ha detto uccidila” disse deglutendo.
“Chi intendeva?” continuò fievolmente aspettandosi già la risposta.
“Te ovvio!” rise la bimba guardandola serena.
La ragazza sbarrò gli occhi.
“Starai scherzando spero!”.
“Stai tranquilla ragazza! È un sogno questo, non farà davvero male. Ma il mio fratellone deve svegliarsi per accompagnarmi a comprare le scarpette! Quindi è importante che tu muoia” sorrise felice facendo muovere i codini biondi.
“Cole chi è questa bambina!?” sbottò Ioria spazientito da tutta quella situazione ponendosi dinanzi all’allieva.
“È tutto un sogno” ripeté a bassa voce come un mantra.
“Solo un sogno”.
“Si fratellone, solo un sogno. E se non ti sveglierai presto la mamma si arrabbierà come suo solito e tu finirai in punizione!” borbottò incrociando le piccole braccia al petto.
Cole guardò prima lei e poi il pugnale ora nelle sue mani.
“Devo ucciderla e tutto finirà” disse in un tono che fece sembrare quelle poche parole quasi una litania.
“Ema! Che sporco trucchetto è questo!?” urlò Ioria ponendo ancora più distanza tra Cole ad April.
“Nessun trucco, anche io e te siamo il frutto del nulla cavaliere di Leo” rispose calmo il seguace di Ares.
“Vuoi davvero dire che nulla della mia vita è mai stato reale? Che la mia fedeltà Atena non esiste perché è Atena stessa a non essere reale!?”.
“Queste sono risposte che non posso darti io, non è il mio sogno questo cavaliere”.
“Cosa devo fare?” chiese Cole spaventato.
“Quello che ti ho detto fratellino” lo spinse giocosamente la bimba verso April.
Cole fissò allora il suo sguardo in quello spaventato di April.
Quasi a volerle chiedere scusa.
E questo, purtroppo, April lo avvertì molto bene.
“Cole…” sussurrò senza fiato consapevole.
“Perdonami April, ma forse Lily ha ragione. Io dovevo accompagnarla a prendere le scarpette dopo la gita al museo. Magari tutto questo davvero non è reale. Magari tu non sei reale”.
“No…Cole, io sono reale!” disse April.
“Se tu fossi reale, allora mi sapresti anche spiegare perché magicamente attorno a noi non c’è più nessuno se non Lily” rispose il biondo sorridendo appena, di un sorriso sinistro.
Lo sguardò della ragazza scattò ad osservare tutto ciò che la circondava.
O quello che fino a poco fa l’aveva circondata.
Ioria ed Ema si erano come volatilizzati nel nulla.
Le loro impronte sul terreno fangoso erano sparite, nulla lasciava intendere che oltre loro in quel posto ci fosse stato qualcun altro.
“Non è possibile…”.
“Pensaci April, magari tutto questo è finto per davvero! Se mi svegliassi il supplizio finirebbe per tutti noi, anche per te, che nonostante sei solo frutto della mia immaginazione soffri così tanto a stare qui” sorrise Cole come impazzito.
“No! Cole tutto questo non può essere solo frutto d’immaginazione! È tutto troppo reale! Lo sai anche tu! Tutto quello che con gli altri abbiamo passato era reale! Tu sei reale, io sono reale!”  sbottò April avvilita.
“Cole, questo è proprio quello che direbbe la povera vittima in uno di quei film che tanto ami! Fratellone sei così scontato!” rise la bimba.
April la guardò con occhi sbarrati incredula.
Cole fece un passo avanti.
Lei uno indietro.
“Cole pensaci! Questo è solo un trucco, lei, è lei a non essere reale Cole! Tua sorella non può essere qui!”.
“Proviamoci April, dai cosa ci costa!” sorrise stavolta Cole.
“Proviamoci!? Vuoi conficcarmi un pugnale nello stomaco solo per prova!?” chiese sbigottita e spaventata ormai all’inverosimile.
Cole tentennò.
“Dai Cole muoviti!”.
“Ma io devo farlo” disse Cole come spinto da una forza esterna ai suoi pensieri.
“Cole sei manovrato! Devi farlo? Chi ti dice di farlo Cole!? Ti prego, non farmi del male!”.
Copiose lacrime iniziarono a sgorgare dai particolari occhi della ragazza.
“Io devo farlo April, capisci? Devo farlo” disse Cole avvicinandosi sempre più.
“Ti prometto che farò velocemente, non sentirai nulla, non ti farò tanto male”.
“Cole…no…ti prego, no” sussurrò in preda alla disperazione l’amica.
Pochi passi ormai li dividevano.
Il pugnale già alzato a mezz’aria.
Il terrore aveva ormai paralizzato le gambe di April rendendole due macigni impossibili da spostare.
Un passo.
“Cole…”.
Una passo.
“Ti supplico…”
Un passo.
“Smettila!”
Un passo.
“Mi dispiace April”.
Un passo e il pugnale venne conficcato.
Il sangue grondava a fiotti dallo stomaco, la pelle diventava via via sempre più cianotica e l’urlo di dolore aveva spezzato l’assordante silenzio.
“Fratellone perché?” chiese la bambina ormai quasi senza vita fra le braccia del presunto fratello.
“Perché questa non sei tu” sussurrò Cole fra le lacrime.
“Infatti, non è lei” sentenziò Ema comparso alle sue spalle.
“È la tua compagna” sorrise sadico piegando la testa di lato.
Cole abbassò gli occhi sulla sorella incontrando tuttavia un particolare sguardo violaceo intriso di dolore.
“APRIL! NO!”.
“Co..Cole.. fa così fre…freddo qui…” battè i denti la giovane donna troppo pallida.
“Oh mio Dio April scusa! Io non, non capisco avevo colpito Lily! Io avevo colpito Lily, Ema!”.
“Vedi ragazzino, qui le cose funzionano un po’ diversamente, io sono te, tu sei me, la tua adorabile sorellina è la ragazza che ti sta morendo fra le braccia e viceversa, il cavaliere di Leo in realtà potrebbe essere un albero!” rise l’uomo.
“Come la salvo!? Dimmelo Cavaliere!” sbottò furioso Cole tamponando la ferita della ragazza alla bell’è meglio.
“Ripristinando l’equilibrio. Qui ogni cosa va in base all’importanza che il soggetto preso in esame gli attribuisce”.
“Ma cosa stai dicendo!?” .
“Ripristina l’equilibrio” ripeté Ema.
“April…ti supplico…resisti!”
 
***
 
“La Dea sarà felice di ricevere visite, solitamente quando è sola è sempre di cattivo umore” disse Colomba con tono monocorde nettamente in contrasto con le parole pronunciate.
Bryan e Chloe si guardarono.
“Esattamente cosa dovremmo aspettarci lungo questo sentiero?” chiese Shura diffidente.
“Nulla cavaliere. Rispetto agli altri Dei la nostra venerabile Aphrodite non ha mai voluto proteggere il suo castello con trappole mortali o tranelli particolari che spingessero i malcapitati alla follia” sussurrò la donna  continuando a camminare indisturbata.
“Aspetta, questo vuol dire che probabilmente i nostri amici stanno affrontando trappole o tranelli in questo momento!?” chiese Bryan ora ansioso per le sorti di quelli che ormai erano i componenti di una strana famiglia di cui si sentiva parte.
“Probabilmente si, gli Dei, o meglio la maggior parte di loro, sono conosciuti e rinomati per i loro capricci, la loro volubilità e la loro sete di potere”.
“Ma non possono farci del male no? Zeus deve essere stato chiaro sulle nostre vite o non ci avrebbe protetti sin dall’inizio” disse Chloe sfidando Colomba con lo sguardo.
“Io non ne sarei così sicura. Dei come Hades, Apollo o Ares non amano essere soggetti a costrizioni. Il loro comportamento e le loro decisioni variano solo ed unicamente in base al loro volere e ai loro capricci. Niente di più niente di meno”.
“Ma questo non era nei patti!” sbottò Shura contrariato.
“Tante guerre sono scoppiate e scoppieranno perché patti su patti non sono stati rispettati cavaliere, dovresti saperlo meglio di me”.
“Ma c’è una via d’uscita? Un modo per poter avere slava la vita?” chiese la giovane ragazza ormai in uno stato di completa apprensione nonostante il viso riuscisse comunque a mostrare indifferenza.
“La parte del carattere degli Dei che forse gioca a favore dei vostri compagni è proprio questa. Sin dai tempi del mito gli Dei non sono mai stato radicali e non si sono mai assunti le colpe delle loro azioni. Lasciano sempre una via d’uscita, per quanto questa sia impossibili da trovare. Con questo modo di fare nessuno poteva accusarli di non aver offerto una possibilità di vittoria agli avversari.
Effettivamente la via d’uscita c’è sempre, se non la si trova, viene semplicemente attribuita all’inettitudine del nemico”.
“Ma questo non è giusto!” sentenziò arrabbiato Bryan.
“Benvenuto nel mondo biondino” sorrise sarcastica Colomba.
“Ora per favore, chiudete gli occhi e appoggiatevi con una mano alla mia spalla”.
“Perché?” chiese Shura diffidente.
“Perché il palazzo della mia Dea è più in alto di quel che pensi. Se poi sei munito di ali come un puledrino fa pure da solo!” rispose acida e spazientita.
Suo malgrado Capricorn si ritrovò a fare come gli era stato detto e in un batter d’occhio, si ritrovò insieme agli altri, in un luogo che pareva quasi venuto fuori dalle favole.
Cascate limpide, prati fioriti, alberi, animali di ogni tipo e suoni armonici, questo era tutto quello che circondava un enorme castello dai colori chiari e rassicuranti.
“Oh mio Dio” sussurrò schifata Chloe.
“Questo era il posto in cui April avrebbe voluto la sua tomba” disse Bryan sorridendo in modo un po’ amaro.
Sperò con tutto il suo cuore che la sua cara amica capricciosa e tutti gli altri stessero bene.
“Oh Mio Olimpo siete arrivati!” gridò una scampanellante voce femminile prima che una bellissima donna dai lunghissimi capelli biondi facesse la sua comparsa.
Vestita di veli e fiori, la nuova arrivata guardava i ragazzi come se fosse stata un un cieco che avesse visto il sole per la prima volta.
“Benvenuti! Io sono….sono” disse prima tutta contenta poi confusa e spaesata.
“Aphrodite mia signora, siete Aphrodite” disse Colomba sorridendole benevola ed inchinandosi a lei.
“Oh si, sono Aphrodite, ma lo sapevo eh” rise lei picchiettandosi una mano delicata su una guancia rosea.
“Zeus mi ha raccontato tutto di voi e sono così felice di avervi qui! Ma prego non state n giardino come belle statuine, venite dentro!” rise contenta battendo le mani freneticamente.
“Salve Dea Aphrodite, io sono Bryan e lei è Chloe. Volevamo ringraziarla per l’ospitalità”.
“Ovviamente la ringrazio anche io, sono Shura, cavaliere di Capricorn” disse Shura facendo una riverenza.
La donna li guardò con un leggero sorriso sulle labbra e poi come se nulla fosse si voltò dal lato opposto e proseguì ridendo per poi, improvvisamente bloccarsi.
“Mia Dea, l’entrata principale del suo castello è quella alla sua sinistra” le venne in aiuto Colomba.
“Oh si, che sbadata” rise Aphrodite dandosi un colpetto sulla fronte.
I ragazzi si guardarono confusi.
“E ditemi voi cosa ci fate qui?” chiese gioviale a dei presenti sbigottiti.
“Fantastico! È scientificamente che questa qui è suonata come una campana!” sbottò Chloe sussurrando con parecchia acidità quelle parole.
“Siamo qui per cercare nella vostra rifornita biblioteca qualche indizio che possa riuscire a risolvere il grattacapo che affligge la vostra epoca e trattiene noi qui. Zeus come ha detto lei stessa prima, deve averla informata” rispose Bryan cercando di sondare il terreno.
“Oh…” sospirò la Dea pensandoci su.
“Gran bel problema il nostro vero?” continuò dispiaciuta.
“Già!” sbuffò Chloe facendo segno con le dita che qualche rotella nel cervello della donna, non fosse al suo posto.
“Oh ma io vi aiuterò nelle ricerche amici! State tranquilli! Ed ora ditemi, come mai siete qui?” chiese sorridendo.
“Bene. Siamo a cavallo!”.
 
***
 
3° giorno – Amore.
 
“Summeruccia amore mio buongiorno! Il sole non riesce a splendere se i tuoi occhi non sono aperti mio fiore di rugiada”.
“Il fiore di rugiada è gli sveglio. Sta svolgendo il suo dovere, Dio Amore” rispose un pacato Saga cercando di contenere l’irritazione che in tre giorni di permanenza lì era già arrivata alle stelle.
“Oh ma che peccato, volevo essere io il primo su cui i suoi occhi si fossero posati” rispose il Dio con fare capriccioso sbattendo i piedi sulla moquette.
Uscì correndo dalla stanza urlando il nome di Summer a squarciagola.
“Finirò per impazzire, me lo sento” sbottò il cavaliere dando un pugno al muro.
Due secondi dopo la testa del Dio sbucò nuovamente dalla porta.
“Saga?” chiamò con fare sornione.
“Si Dio Amore?” rispose stizzito l’uomo.
“Niente!” sorrise l’altro scomparendo nuovamente.
“Io lo strozzo!” sibilò assassino assestando un secondo colpo nel muro, incrinandolo.
….
“Sono tre giorni che cerchiamo un libro che possa esserci anche lontanamente d’aiuto senza successo” sospirò Summer lasciandosi cadere su di una sedia.
“Non ce ne andremo mai via di qui, ascolta un povero scemo che nella vita ci ha sempre beccato”.
“Oh andiamo Ian non dire così! Prima o poi ce la faremo!” rinfervorò la ragazza avvicinandosi a lui e prendendogli una mano fra le sue con vigore.
Era bella Summer, e questo Ian lo sapeva fin troppo bene.
Con i capelli raccolti in una coda alta, un vestito datole da Amore, rosa e bianco e le guance rosse per il caldo che in quella stanza faceva, era bella come il sole.
Ed era gentile.
Questa caratteristica traspariva da ogni cosa dicesse o toccasse, forse era proprio per questo che il ragazzo le voleva così bene.
Tutta la merda che aveva visto nella sua vita, non aveva raggiunto mai la vita della ragazza.
Di questo ne era felice.
“Va bene, un po’ ti credo, ma se proprio vogliamo che sia così, mettiamoci a lavoro baby” sorrise Ian dandole un buffetto sulla fronte.
La ragazza sorrise riconoscente, tornando più felice sul suo grandissimo tomo.
“Allora… sin dai tempi del mito….”
 
***
 
4° giorno – Artemide
 
“Ally ti do una dritta. Se dormi sui libri le ricerche non si faranno da sole” la riprese Cameron per l’ennesima volta.
La castana alzò il capo dal tomo che tanto la stava annoiando e riprese a leggere non prima di aver fatto un grande sbadiglio.
“Ma sei una ragazza o un orso?” sorrise il biondo scuotendo il capo con fare esasperato ma al contempo divertito.
“Sono stanca Cameron!” si lagnò la ragazza sbadigliando nuovamente.
“Se tu la notte dormissi invece di andare in giro con il tuo gatto, forse la mattina riusciresti a tenere gli occhi ben aperti!” sentenziò freddo Camus seduto poco più in là, già al terzo libro letto della mattinata.
Le guance di Ally si gonfiarono per il disappunto.
“Se fa così anche con l’uomo che ama è normale che lui scappi uffa!”.
“Ally!” sbottò Cameron guardando prima lei poi il cavaliere.
Camus dal canto suo le rivolse un occhiata truce che se avesse potuto l’avrebbe polverizzata sul posto.
“Ops… però è vero siete diventati tutti antipatici qui dentro!”.
“Sta zitta e studia!” sbottò il ragazzo dandole un libro in testa.
“Ahi!”.
“E va bene! I sigilli sono nati per…”.
 
***
 
2° notte – Apollo
 
“BERENICE! SENTO PUZZA DI GERMI DEL FUTURO! PULISCI TUTTO SENZA TOCCARE NULLA PER TUTTO L’OLIMPO!”.
“Sarà fatto mio signore”.
“Io pensavo che April fosse isterica! Che Dio mi polverizzi la lingua all’istante, quello sclerato è uno psicopatico da ricovero!” sbottò Megan uscendo dal bagno incazzata nera.
“Ehi, bei pettorali rosso!” continuò squadrando Mark dalla testa ai piedi.
“Grazie Megan” le rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo.
“Mi domando perché debba urlare così tanto e sempre la sera per giunta” sbuffò andando in bagno per sciacquarsi il viso.
“Presumo che questa sia una delle domande a cui il mondo non riesce a dare una risposta”.
“Ah si? E quali sarebbero le altre?” chiese seriamente curioso Mark.
“Beh tanto per cominciare perché Dio abbia voluto creare i pel di carota come te” sorrise Megan come se avesse detto la cosa più seria del mondo.
“IO NON SONO PEL DI CAROTA! SONO ROSSO! ROSSO!”.
“Ah, ah, ah! Stai urlando anche tu ora!”.
“Non ti sopporto!”.
“È reciproco sfigato!”.
“Sta zitta e dormi!”.
“Se tu la smettessi di russare come una tromba forse ci riuscirei!”.
“Io non russo!”.
“E i miei capelli sono naturali!”.
“Tu sei tutta finta!”.
“Ammettendo anche che questo sia vero, la chirurgia mi ha reso donna. Tu che via d’uscita puoi mai usare per la mancanza che hai fra le gambe?”.
“CHE COSA!?”.
“Ho sentito parlare di tette rifatte da zero, e di vagine costruite alla perfezione. Ma di quello che serve a te….”.
“Tu vaneggi! Io sono dotato!”.
“Che dolce, la canta e la suona da solo, cucciolo!”.
“Sei insopportabile!”.
“Sei rosso!”.
“QUESTA NON È UN OFFESA!”.
“E allora perché urli?”.
“MEGAN!”
“Si Mark?”.
“MEGAN! MARK! SMETTETELA!”.
“BERENICE GLI STRANIERI URLANO!”
“STATE ZITTI! RECATE FASTIDIO AL MIO PADRONE!”.
“BERENICE PER L’OLIMPO SGRIDALI SENZA USARE LA VOCE!”.
“….”.
 
Angolo autrici ♥
 

Perdonateci, no anzi, cosa stiamo dicendo.
Non ve lo chiediamo perché siamo imperdonabili. Postare dopo così tanti mesi è stata una cosa orribile nei confronti di tutti coloro che seguono questa storia.
Per problemi legati alla famiglia abbiamo dovuto per forza di cose interrompere il suo corso. Ma ora siamo tornate cariche più di prima, la storia verrà aggiornata regolarmente. Il prossimo capitolo la prossima settimana.
Speriamo di risentire i  nostri vecchi recensori e di averne dei nuovi.
p.s. capitolo dedicato  CREMISI!
Alla prossima ♥♥
 

 

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