I Cavalieri della Luna Rossa e del Sole Nero di victoria electra black (/viewuser.php?uid=86965)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione OC ***
Capitolo 3: *** The Beginning ***
Capitolo 4: *** Ricordi e Colori ***
Capitolo 5: *** Potere alle Donne! ***
Capitolo 6: *** Le Serpi sono le Peggiori ***
Capitolo 7: *** Special 1 : Fumo e Cenere ***
Capitolo 8: *** Di corvi e grifoni ***
Capitolo 9: *** Il Cavaliere Reggente - parte 1 ***
Capitolo 10: *** Il Cavaliere Reggente - parte 2 ***
Capitolo 11: *** Blood and Tears - parte 1 ***
Capitolo 12: *** Blood and Tears - parte 2 ***
Capitolo 13: *** Blood and Tears - parte 3 ***
Capitolo 14: *** La scelta di chi non ce la fa ***
Capitolo 15: *** Special 2 : Moon, Sun, Eclipse ***
Capitolo 16: *** Risorgere dalle proprie ceneri ***
Capitolo 17: *** Solido come la Terra ***
Capitolo 18: *** Special 3: Più scura la Notte, più luminose le Stelle ***
Capitolo 19: *** Indomabile come l'Acqua ***
Capitolo 20: *** Special 4: The Truth Behind Mind Control ***
Capitolo 21: *** Oscurità - parte 1 ***
Capitolo 22: *** Oscurità - parte 2 ***
Capitolo 23: *** Special 5: Dubbi e Vivere ***
Capitolo 24: *** Ricordi di una vita passata - parte 1 ***
Capitolo 25: *** Special 6: Aquarius & Sagittarius ***
Capitolo 26: *** Ricordi di una vita passata - parte 2 ***
Capitolo 27: *** Special 7: Di Maledizioni e Sogni Infranti ***
Capitolo 28: *** Special 8: Kyla ed Ian ***
Capitolo 29: *** La Fine per Te ***
Capitolo 30: *** Special 9: Leila ***
Capitolo 31: *** Special 10: Attento a ciò che desideri ***
Capitolo 32: *** Giunti al Termine... ***
Capitolo 33: *** Special Finale: Quando tutti i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 34: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
0
I
cavalieri della Luna Rossa e
del
Sole Nero
-PROLOGO-
I
cavalieri della Luna Rossa e del Sole Nero sono dei maghi speciali
nel mondo della magia.
Solo
chi ha sviluppato un particolare potere può entrare ma il sacrificio
è enorme.
Abbandonare
la propria famiglia, è il primo passo per entrare nei circoli.
Chiunque
riesca a superare le prove per accedervi, deve essere disposto a
tutto pur di mantenere la pace, anche ad usare le maledizioni senza
perdono sui propri cari se necessario.
Per
questo i ragazzi che vengono chiamati, sperano di non dover superare
mai le prove.
Tuttavia,
alcuni non chiedono di meglio che entrare a farne parte: l'eternità
è un dono molto ambito.
Nei
secoli, però, i circoli si sono sempre più ristretti ed è il
motivo che spinge i restanti 4 membri a cercarne altri nelle varie
scuole di magia del mondo.
Ovviamente,
Hogwarts non è esclusa.
Chi
sceglieranno i cavalieri fra tutti i nostri 'eroi'?
**
“Benvenuti,
ragazzi, ad un altro anno scolastico. Come tutti voi sapete, o
immaginate, ogni anno porta con sé una novità: quest'anno più
bizzarra di qualsiasi altro”
La
preside Minerva McGranitt aveva, da poco, iniziato il suo discorso di
benvenuto ma Albus Potter già non ce la faceva più. Voleva salire
nella sua nuova camera, stiracchiarsi per bene nel letto e dormire a
più non posso, dei nuovi arrivati e dello smistamento non gliene
poteva fregare di meno.
“Sei
sveglio Al?”
“Eh?
Cosa?” il suo migliore amico, Scorpius Malfoy, lo richiamò subito
sull'attenti svegliandolo dal suo quasi sonno sul bancone della sala
grande.
“Immaginavo,
senti secondo te quale sarà questa fantomatica novità che la
Mc sta tentando di spiegarci?”
Albus
sbadigliò in faccia al suo amico coprendosi la bocca con la mano
destra.
“Non
lo so e manco mi interessa”
Scorpius
lo guardò con sguardo truce.
“Sei
senza speranza”
“Quest'anno
ospiteremo due nuove scuole. Come sapete anni fa fu il turno delle
scuole Durmstrang e Beauxbatons per la coppa tre maghi, quest'anno
sarà la volta dell'Istituto di Salem e della
Scuola
di Magia di Mahoutokoro.
I
nostri ospiti arriveranno fra qualche giorno, perciò è bene che voi
sappiate il motivo di questa visita.”
Un
rumore assordante iniziò a coprire la voce della preside.
Tutti
gli alunni e professori, iniziarono a guardarsi attorno non capendo
di cosa si trattasse.
“Sembra
quasi il suono di un aereo”
“Un
che?”
“Lascia
stare Scorp, non capiresti”
“Ma
da dove proviene?”
Ad
un tratto le vetrate delle finestre si ridussero in frantumi, sotto
gli occhi di tutti, e una figura violacea si mosse ad una velocità
incredibile fra queste in direzione del cortile.
La
preside corse subito fra la folla, spalancò le porte della sala
grande e si diresse in direzione del cortile.
Ovviamente,
tutti gli studenti e i professori la seguirono.
Arrivati
sul luogo del misfatto, gli occhi di tutti si spalancarono.
Un
drago dalle dimensioni esagerate -di un particolare color malva-
sbatteva le sue possenti ali verso il terreno creando delle folate
d'aria che scompigliarono la capigliatura della McGranitt.
Poi,
come per magia,
questo mutò in una ragazza dai bizzarri capelli viola, alta poco più
di un metro e cinquanta ed i suoi occhi rossi mutarono in un azzurro
cielo, poco prima di rivolgersi alla preside.
“Allora?
Che avete tutti da guardare?” domandò la ragazza con espressione
beffarda.
“Signorina
O'Klodore! Ma io dico, che modo è questo? Irrompere così nella
scuola, nella sua forma animale
e
far finta di niente. Lo sa che tutte le finestre sono andate in
frantumi per colpa sua?! E poi: non avevo ancora finito il mio
discorso!”
“Sai
che dramma, scommetto che ho salvato decine di studenti dal suo
soporifero discorso. Per quanto riguarda le finestre, vedrò di
ripagarle”
“Non
è questo il punto!” la preside assunse un colorito violaceo sulle
guance a causa della rabbia.
“Il
punto è che non abbiamo più molto tempo. Direi di saltare il
prologo ed andare dritto alla trama.”
**
++^Angolo
Autrici^++
Alooooraaaa,
buonasera a tutti!
Inizio
col dire che questa storia sarà scritta a quattro mani con la
collaborazione di Gin24 (autrice de 'La confraternita del
drago' e 'The curse of seven sins') che ha ispirato questa storia con
la sua terza interattiva che ha eliminato di recente.
L'idea
mi è venuta per caso. Stressata dal troppo studio e dagli esami che
si avvicinano, ho deciso l'altro giorno di accendere la televisione
-dopo secoli- e per puro caso mi sono imbattuta ne 'I cavalieri dello
zodiaco' su sky.
Premetto
col dire che io AMO i cavalieri dello zodiaco e, dopo giorni, mi è
venuta in mente l'idea per questa storia.
Il
termine de 'La Luna Rossa', invece, è stato preso dalla storia di
Ginny_gatto95 che -dopo averle chiesto il permesso- mi ha gentilmente
permesso di utilizzarlo.
Le
regole sono semplici:
-
Ho
bisogno di 8 personaggi (4 per la luna rossa e 4 per il sole nero)
che abbiano delle capacità particolari ed uniche -siate più
fantasiosi possibili please-. Dato che sono citate, sono ammessi
personaggi appartenenti anche alle altre scuole.
-
I
cavalieri sono 12 in totale -come i segni zodiacali- quindi
preferiremmo ricevere oc dei segni mancanti.
-
Vi
lasciamo carta bianca sulla scheda del personaggio, l'unica cosa che
vi chiediamo entrambe è di essere il più dettagliati possibili.
-
Non
rifilate personaggi già visti in altre storie please (verranno
scartati in automatico).
-
Avete
tempo fino al 6 Febbraio per inviare le schede, chi non le invierà
in tempo potrà considerasi fuori dalla storia e non per colpa
nostra.
Ovviamente
continuerò al più presto l'altra mia storia.
Baci
Victoria
:)
ESEMPIO
SCHEDA:
-
Il
nome e cognome del personaggio
-
La
sua casa di appartenenza
-
Anni
e compleanno (solo 16-17-18) vi ricordiamo che chi nasce dopo il 31
agosto va un anno indietro (vedi Hermione)
-
Luna
Rossa/ Sole Nero/ Normale
-
Com’è
fisicamente e prestavolto
-
Com’è
caratterialmente
-
Segreti,
speranze e paure
-
Storia
familiare e stato di sangue
-
Storia
del personaggio
-
Animale
domestico
-
Amico/a
di..
-
Il
suo patronus
-
Futura
carriera
-
Materia
preferita/odiata
-
Amortenzia
-
Molliccio
-
Single/fidanzato/innamorato
PERSONAGGI:
Metteremo
solo i nomi in questo capitolo, mentre nel secondo aggiungeremo anche
le foto.
HOGWARTS:
-
Albus
Severus Potter: Serpeverde – 18 anni – PV: Harry Styles
-
Scorpius
Hyperion Malfoy: Serpeverde – 17 anni – PV: Jake Abel
-
Lily
Luna Potter: Serpeverde – 16 anni – PV: Holland Rhoden
-
Rose
Weasley: Grifondoro – 16 anni – PV: Emma Stone
-
Killian
Nott: Serpeverde – 17 anni – PV: Michael
Fjordbak
-
Dante
Zabini: Serpeverde – 17 anni – PV: Gregg Sulkin
LUNA
ROSSA → Membri:
-
Nox
Duncan Blacknite (18 anni apparenti) : PV: Dylan O'Brien
→ soffre
di un disturbo dissociativo dell'identità → Leone
-
Ted
Lupin (27 anni): PV: Tyler Hoechlin
→ metamorfomagus
può assumere qualsiasi aspetto → Sagittario
SOLE
NERO → Membri:
-
Iris
Octavia O'Klodore (16 anni apparenti): PV: Mary-Kate Olsen con i
capelli viola
→ si
trasforma in un drago sputa fuoco e ghiaccio → Gemelli
-
Eric
Maurice La Rouge (17 anni apparenti): PV: Austin Butler
→ assorbe
l'energia e la rilascia in qualsiasi forma → Acquario
|
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Capitolo 2 *** Selezione OC ***
1
--^^
Angolo Autrici ^^--
Buonasera
a tutti!
Io
e Gin abbiamo FINALMENTE selezionato i personaggi.
Ci
abbiamo messo tanto a pubblicare perchè, come vedrete, sono parecchi
e molti dello stesso segno.
Il
fatto è che abbiamo pensato di fare tipo selezione e farli
'combattere' fra di loro per accaparrarsi il titolo di cavaliere del
proprio segno.
Alla
fine solo uno ne rimarrà, muahahaha.
Ooooook,
finito il momento, vi lasciamo alla lista.
Baci
Vic
e Gin
NORMALE:
Daniel
Tristan Morgan
PV:
Ryan Guzman
Scuola:
Hogwarts – Grifondoro
16
anni, nato il 28 Novembre
***
Rose
Weasley
PV:
Emma Stone
Scuola:
Hogwarts – Grifondoro
16
anni, nata il 10 Marzo
***
Dante
Zabini
PV:
Gregg Sulkin
Scuola:
Hogwarts – Serpeverde
17
anni, nato il 19 Giugno
ARIETE:
Kiyomaro
Hiroto Takamine
PV:
Godfrey
Gao
Scuola:
Mahoutokoro
Potere:
Riesce a trasformarsi in un demone e a controllare i fulmini
17
anni, nato il 21 Marzo
***
Scorpius
Hyperion Malfoy
PV:
Jake Abel
Scuola:
Hogwarts – Serpeverde
Potere:
capacità di controllare l'oscurità, specialmente quella nei cuori
delle persone
18
anni, nato l' 8 Aprile
TORO:
Samantha
King
PV:
Danielle Chuchran
Scuola:
Istituto
delle Streghe di Salem
Potere:
capacità di influenzare e generare onde sonore
17
anni, nata il 23 Aprile
***
Kyla
Faith King
Scuola:
Istituto
delle Streghe di Salem
Potere:
infonde l'oscurità nel corpo dei nemici utilizzando una spada come
catalizzatore
17
anni, nata il 30 Aprile
GEMELLI:
Iris
Octavia O'Klodore
PV:
Mary-Kate Olsen con i capelli viola
Scuola:
ex frequentante della scuola Koldovstoretz
in Russia
Potere:
si trasforma in un drago che sputa fuoco e ghiaccio
16
anni apparenti, nata il 23 Maggio
CANCRO:
Jennifer
Benson
PV:
Karen Gillian
Scuola:
Hogwarts
- Grifondoro
Potere:
curatrice, riesce a curare ogni tipo di ferita
16
anni, nata il 25 Giugno
***
Ian
Straggler
PV:
Douglas Booth
Scuola:
Hogwarts - Corvonero
Potere:
scarica energia elettrica dalle mani di diversi colori a seconda
dell'umore
17
anni, nato il 13 Luglio
LEONE:
Nox
Duncan Blacknite
PV:
Dylan O'Brien
Scuola:
ex Grifondoro
Potere:
soffre di un disturbo dissociativo della personalità, pyrotecnica
18
anni apparenti, nato il 16 Agosto
VERGINE:
Erin
Cassiopea Blackwood
PV:
Danielle Campbell
Scuola:
Istituto
delle Streghe di Salem
Potere:
capacità di leggere l'anima/aura delle persone ed alta abilità nel
corpo a corpo
17
anni, nata il 28 Agosto
***
Kendra
Lena Cox
PV:
Miranda Kerr
Scuola:
Hogwarts
- Corvonero
Potere:
capacità di parlare con animali e piante
16
anni, nata il 10 Settembre
BILANCIA:
Adelaine
Queen
PV:
Lily Collins
Scuola:
Hogwarts
- Grifondoro
Potere:
capacità di far dire la verità e capire quando uno mente
anni,
nata il 29 Settembre
***
Lavi
Jude Polaris
PV:
Cameron Monaghan
Scuola:
Hogwarts
- Grifondoro
Potere:
riesce a far avverare i desideri tramite le sue emozioni
16
anni, nato il 1° Ottobre
***
Albus
Severus Potter
PV:
Harry Styles
Scuola:
Hogwarts - Serpeverde
Potere:
capacità di controllare il vento
17
anni, nato il 10 Ottobre
SCORPIONE:
Leila
Ryanne Redmund
PV:
Anne Hathaway
Scuola:
Istituto
delle streghe di Salem
Potere:
dominio sull'acqua e psicometria
17
anni, nata il 31 Ottobre
***
Mabel
Crowlee
Scuola:
Hogwarts - Corvonero
Potere:
capacità di modificare i ricordi altrui
16
vanni, nata il 13 Novembre
***
Shigure
Hayashi
Scuola:
Mahoutokoro
Potere:
capacità di creare illusioni
17
anni, nata il 27 Ottobre
***
Vincent
Nightray
PV:
Jamie Campbell-Bower
Scuola:
Hogwarts - Serpeverde
Potere:
capacità di modificare il flusso e la consistenza del sangue
17
anni apparenti, nato l' 11 Novembre
SAGITTARIO:
Ted
Remus Lupin
PV:
Tyler Hoechlin
Scuola:
ex Grifondoro
Potere:
Metamorfusmago, può assumere qualsiasi aspetto
27
anni, nato il 27 Novembre
CAPRICORNO:
Gloria
Lena Hayne
PV:
Sofia Black D'Elia
Scuola:
Istituto delle Streghe di Salem
Potere:
capacità di comunicare con gli spiriti ed entrare nel loro mondo
17
anni, nata il 9 Gennaio
***
Farley
Alister Baskerville
PV:
Luke Evans
Scuola:
Hogwarts - Serpeverde
Potere:
genera campi elettromagnetici e riesce a muovere gli astri, la luna e
le stelle
18
anni, nato il 3 Gennaio
***
Mallory
Grace Churchill
PV:
Alexandra Daddario
Scuola:
Hogwarts - Corvonero
Potere:
capacità di leggere nel pensiero e modificarlo, prevede il futuro
nei sogni
18
anni, nata il 26 Dicembre
***
Erwin
Theodore Cecil
PV:
Ben Barnes
Scuola:
Hogwarts - Grifondoro
Potere:
sortilegi scudo e creazione di enormi barriere, si trasforma in una
pantera
17
anni, nato il 7 Gennaio
ACQUARIO:
Eric
Maurice La Rouge
PV:
Austin Butler
Scuola:
ex Tassorosso
Potere:
assorbe l'energia e la rilascia in qualsiasi forma
17
anni apparenti, nato il 14 Febbraio
PESCI:
Lily
Luna Potter
PV:
Holland Roden
Scuola:
Hogwarts - Serpeverde
Potere:
inconsistenza, passare attraverso i muri
16
anni, nata il 23 Febbraio
***
Killian
Nott
PV:
Michael Fjordback
Scuola:
Hogwarts - Serpeverde
Potere:
controlla i metalli
17
anni, nato il 4 Marzo
***
Keith
Kaus Meghetos
PV:
Jeremy Sumpter
Scuola:
Hogwarts - Corvonero
Potere:
controlla le dimensioni e riesce ad attraversarne i confini
17
anni, nato il 17 Marzo
|
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Capitolo 3 *** The Beginning ***
cap 1
-->
ANGOLO AUTRICI <--
Prima
di scrivere qualsiasi cosa: CHIEDIAMO VENIA A TUTTI VOI! T-T
Il
fatto è che per quanto mi riguarda (Victoria) mi sono mezza
demoralizzata/depressa nell'ultimo periodo... un po' per via
dell'altra mia storia, un po' perchè gli esami non sono andati come
volevo ed ho dovuto recuperarli. Così è finita che voglia di
scrivere non ne avevo così tanta.
Cosa
simile vale per Gin, che è stata sopraffatta dalla mancanza di
ispirazione, fino a che oggi ci siamo decise a scrivere almeno questo
pezzo.
Non
è molto, in effetti, ma promettiamo di continuarla e finirla!
Probabilmente
gli aggiornamenti saranno lenti, ma ci impegniamo a fare almeno un
capitolo al mese!
Detto
questo, gustatevi il capitolo.
Non
sono presenti molti personaggi ma, tempo al tempo, parleremo di tutti
loro.
Qualsiasi
cosa non vi vada bene, scrivetela pure.
Accettiamo
in ogni caso consigli sui vostri personaggi.
Buona
Lettura! :D
Ps.
l'unica cosa che vi chiediamo entrambe è di essere partecipi...
insomma, è una storia che parla soprattutto dei vostri
'bambini': noi possiamo scrivere quello che pensiamo vada bene per
loro, ma chi li conosce bene veramente siete voi.
Quindi...
partecipazione, please!
Capitolo
1
'The
Beginning'
Quella
mattina Iris sedeva, come una regina insieme agli altri tre
cavalieri, al tavolo dei professori in sala Grande. Di fronte a lei,
gli occhi impauriti degli alunni di Hogwarts attendevano con ansia
una qualsiasi sua mossa.
Erano
terrorizzati.
Terrorizzati
da lei e dal suo potere, più che altro tremavano, e sotto sotto
aspettavano con un misto d'ansia e curiosità un'altra
trasformazione, erano come ammaliati e allo stesso tempo spaventati
da quello che era e che riusciva a fare.
E
ciò rendeva Iris fiera di sé.
“Dobbiamo
aspettare ancora molto ? Insomma, quanto ci mettono ad arrivare
questi mocciosi?” nel dire ciò rivolse uno sguardo rubino-omicida
al ragazzino dai capelli rossi, posizionato proprio davanti a lei,
facendolo arretrare sulla panca dallo spavento.
Ecco,
l'ha fatto di nuovo pensò Lavi Polaris fissando gli occhi
diventati improvvisamente color cremisi, tentando di riprendersi alla
svelta.
Insomma
ok che si sapeva trasformare in un drago, ma ciò non significava che
lo dovesse divorare come succedeva di solito nelle storie che gli
raccontava suo nonno, vero ? Oppure no.. deglutì
profondamente e scostò lo sguardo da lei.
Iris piegò
l'angolo destro della bocca verso l'alto, impaurire la gente era ciò
che la divertiva di più.
Compresi i
bei ragazzi dagli ipnotici occhi verdi-dorati come lui.
*
“Sinceramente
non capisco tutto questo entusiasmo per questa storia” borbottò
Rose Weasley, scoccando un'occhiata malevole all'altare dei
cavalieri.
“Ma
come ?! È la notizia più bella e interessante che abbia mai
sfiorato la mente della Mc” disse sconcertata ed emozionata la sua
amica Jennifer Benson
“È
la cosa più eccitante che sia mai successa in questo posto
dimenticato da Merlino!” ribadì Adelaine
Queen
“Pfff
baggianate !” commentò nuovamente Rose.
“Pensa
solo a quanti bei ragazzi entreranno da quella porta” disse Jen con
occhi scintillanti.
“Mmm
carne fresca su cui sbavare” gemette Adelaine
“Siete
senza speranza” scosse la testa Rose.
*
Quella
mattina, la giornata, era iniziata a dir poco male per la giovane
Samantha King. Infatti, non solo aveva fatto un incubo tremendo su
dei dissennatori che le succhiavano via la vita -in meno di due
secondi- mentre assaporava uno squisito muffin al cioccolato, ma un
ragazzino del primo anno di Hogwarts le era pure venuto addosso.
Il
tutto si era svolto nel più facile dei modi, ovviamente: lui le
aveva chiesto scusa imbarazzato, lei gli aveva sorriso e risposto un
“tranquillo non ti preoccupare” e poi lui aveva continuato
salutandola allegramente con un bel “arrivederci SIGNORA”... Come
se già non fosse abbastanza il danno anche la beffa...
Ma
aveva lasciato perdere, d'altronde non poteva farsi andare di
traverso la giornata solo perchè un moccioso che ancora puzzava di
latte l'aveva chiamata in quel modo.
No,
decisamente non ne valeva la pena.
Ma,
ovviamente quando la sorte decide di non assisterti da quando ti alzi
dal letto tu non puoi farci niente, puoi solo subire e difatti non
aveva fatto in tempo a varcare la sala grande che, nell'aprire le
porte, aveva urtato accidentalmente contro un altro ragazzo che le
aveva rovesciato addosso l'intera colazione.
Peggio
di così non poteva andare.
“Oh
santo cielo, Sam! Tutto bene? Aspetta ti aiuto io con questo
pastrocchio”
Per
fortuna la sua migliore amica, Erin Cassiopea Blackwood, arrivò
esattamente nell'istante in cui successe il disastro e, con un'agile
movimento della bacchetta, la ripulì completamente.
“Erin,
cosa farei senza di te?”
“Ovviamente
nulla, quindi ringraziami baciandomi la mano” e detto questo le
allungò la mano sinistra, quella con cui reggeva la bacchetta
qualche istante prima, socchiudendo gli occhi ed assumendo un'aria da
finta altezzosa “su, su, sto aspettando”.
A
quella scena Sam scoppiò a ridere.
Sam
ed Erin erano amiche dal loro primo anno all'Istituto di Salem e,
nonostante la seconda fosse una purosangue appartenente ad una delle
più antiche famiglie del mondo magico -a differenza della prima- il
suo carattere tradiva molto l'aspettativa che tutti si immaginavano.
Di
solito, da una così, ci si aspetta che sia altezzosa e sociale fino
allo svenimento con manie di grandezza e di potere al limite del
sadismo, ma tutto ciò non descriveva affatto la sua amica.
Motivo
per cui si erano trovate subito in sintonia.
Erin
era una bella ragazza, alta un metro e settanta, con degli enormi
occhi azzurri e dei lunghi capelli castani che, non solo le
incorniciavano il volto, ma le mettevano in evidenza anche le forme
che Sam le invidiava parecchio.
“Avanti,
muoviti King!”
“Ti
bacerò la mano solo quando mi salverai DAVVERO da una situazione di
pericolo”
“Tempo
al tempo, amica mia, piuttosto muoviamoci che ho una fame pazzesca”
“A
chi lo dici!”
E
detto ciò si avvicinarono ai tavoli per mangiare.
*
I
ragazzi di Hogwarts e delle altre scuole - quali l'Istituto di Salem
e la scuola di Mahoutokoro - non ebbero neanche il tempo di
presentarsi fra loro che la McGranitt li costrinse, non appena finita
la colazione, a precipitarsi fuori dalla scuola in direzione della
foresta.
Era
evidente quanto la preside fosse agitata, tanto è vero che non si
era assolutamente preoccupata di fare un minimo di discorso di
benvenuto alle altre scuole, lasciandole libere di sedersi dove
volevano per gustare la colazione.
“Al”
Scorpius diede una gomitata al suo migliore amico non appena
raggiunsero l'entrata della foresta.
“Dimmi
Scorp, che c'è?”
“Non
ti sembra strana tutta la situazione? Io mi sento strano,
personalmente”
Albus
tirò un ghigno divertito “Che c'è, l'idea di avere altri esseri
viventi nel tuo stesso spazio vitale appartenenti a famiglie più
antiche della tua, ti spaventa?”
“Ah-ah
simpatico!”
“Sei
senza speranza”
“Ma
mica è per quello che mi sento strano! E' solo che tutto questo non
mi piace, non lo so... avverto il pericolo, non so se mi spiego”
“Ti
riferisci a lei, allora?”
In
quello stesso momento Iris passò, con un'aria ancora più sadica di
quella della mattina, proprio davanti a loro senza filarseli
minimamente.
Albus
la seguì con lo sguardo, per tutto il tragitto che percorse, prima
che si fermasse accanto ad un ragazzo biondo.
Da
quel che aveva capito, anche lui era uno dei cavalieri e dal modo in
cui lei gli aveva sorriso – e lui ricambiato – era quasi sicuro
che stesse per succedere qualcosa di irreparabile.
Scorpius
aveva ragione, forse, questa volta.
Pure
lui non si sentiva per niente a suo agio “Non lo so... può
darsi...”
“Attendiamo
e vediamo che succede”
*
“Allora,
prima di tutto volevo augurare un buongiorno a tutti voi” il
biondo, che Albus aveva individuato prima, iniziò a parlare facendo
un passo avanti.
Eric
era agitatissimo, ma tentò di non darlo troppo a vedere anche se
parlare in pubblico – dopo tutti questi anni – era la cosa che
maggiormente lo infastidiva.
“Piacere
di conoscervi, il mio nome è Eric La Rouge e pure io sono... diciamo
un tipo strano come la nostra Iris qui presente” e la indicò
dietro di lui, nel tentativo di alleggerire la tensione che si era
venuta a creare. E ci riuscì, fortunatamente.
“Come
potete vedere, invece di iniziare con le lezioni, oggi vorrei
proporvi una bella corsetta nella foresta. Forse non tutti voi lo
sanno ma, con l'avanzare dei secoli, il ministero della magia ha
istituito una sorta di 'settore' a parte nel tentativo di preservare
l'ordine. Io, Iris e gli altri ragazzi qui presenti ne facciamo
parte. Tuttavia, con l'avanzare degli anni, abbiamo perso molti
membri dei nostri finchè siamo arrivati oggi ad essere solo noi
quattro.
La
situazione, come potete immaginare, è difficilmente gestibile se si
è in così pochi.. è per questo che siamo qui in questo momento.
Grazie
ad un nostro amico, siamo riusciti a restringere il campo di ricerca
delle risorse alle scuole qui presenti. Secondo questa persona, chi
possiede il così detto fattore di magia 'plus' rispetto alle altre
scuole di magia, siete proprio voi.”
Delle
micro sfere di energia fluttuanti, iniziarono a materializzarsi di
fronte ad Eric ed a depositarsi sulle sue mani “queste sono delle
semplici sfere di energia amica che ci aiuteranno a localizzare chi
di voi ha EFFETTIVAMENTE il fattore 'plus'. Il solo fatto che tutta
la scuola è stata convocata, non vuole dire che lo possediate tutti.
Chi di voi sarà scelto, ci tengo a precisare, deve sapere che al 90%
dei casi non potrà sottrarsi al proprio destino e dovrà rinunciare
per sempre ai propri sogni. La vita che aspetta colui o colei che
verranno segnati, cambierà drasticamente e non potrà sottostare più
alla volontà a cui appartiene.”
Eric
si fece improvvisamente serio e per un minuto buono il silenzio regnò
sovrano.
Poi,
come per magia, riprese a parlare col suo solito sorriso stampato
sulla faccia.
“Non
ho altro da aggiungere, i dettagli li daremo solo a chi sarà scelto,
nel frattempo vi auguro una buona fortuna. E ricordate, in questa
corsa non vince nessuno, nessuno è il vostro avversario. Divertiti
soltanto, finchè ancora potete.”
In
quel momento Iris, che era stata in disparte per tutto il tempo,
decise di concludere il discorso “Appena le sfere si alzeranno in
volo, siete liberi di cominciare. Chi riuscirà a trovarne una e,
soprattutto, a prenderla dovrà tornare immediatamente indietro per
consegnarla a noi. Ora ne vedete poche, ma nel frattempo ne verranno
create della altre.”
“Siete
pronti ragazzi?”
“Via!”
|
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Capitolo 4 *** Ricordi e Colori ***
3
CAPITOLO
2:
Ricordi
e Colori
Nota
Autrici:
Salve
gente!!!
come
al solito, vi chiediamo scusa per l'aggiornamento tardivo... le
vacanze e gli esami hanno inciso parecchio ma FINALMENTE abbiamo
aggiornato!
Iniziamo
col dire che probabilmente i capitoli iniziali vi risulteranno noiosi
perchè l'azione di per sé è ancora 'limitata'... ma, essendo
l'inizio, pensiamo sia normale. Comunque ci impegniamo a cercare di
alleggerirli.
Se
ci riusciamo speriamo di aggiornare il prima possibile questa volta,
anche per ripagarvi dell'attesa di questi mesi.
(Piccolo
spoiler: i prossimi tre capitoli sono già decisi con personaggi e
cose varie, ma vanno perfezionati xD).
Comunque,
vi lasciamo alla lettura del capitolo.
Sperando
che vi piaccia...
Per
qualsiasi cosa non esitate a scrivere!
Buona
Lettura
Vic
& Gin
Flahback
“Iris,
tutto bene? Hai bisogno d'aiuto?”
Odette
O'Klodore, sorella gemella di Iris e minore rispetto a lei di appena
7 minuti, l'aveva accompagnata in bagno per assicurarsi che non
svenisse mentre tentava di raggiungerlo.
Quel
giorno tutta la famiglia O'Klodore era riunita a 'Villa Draconis'
(tenuta di campagna dei coniugi) per festeggiare il 127° compleanno
del loro 'fantastico' nonno.
Purtroppo,
il vecchio non aveva mai mostrato neanche un briciolo di ciò che
poteva definirsi affetto nei confronti delle sue nipoti più giovani
(ed Iris affermava con fermezza che il tutto fosse dovuto al fatto
che fossero donne e non avrebbero continuato la dinastia).
Pertanto,
si erano ritrovate a festeggiare il suo compleanno con riluttanza.
Ritrovate
insieme a tutti vecchiacci (sempre parole di Iris) che non facevano
altro che ignorarle da quando avevano messo piede in salone...
imitando d'altronde quello che faceva il padrone di casa.
Ad
un certo punto, però, Iris aveva iniziato a soffrire di un acuto mal
di testa e si era recata in bagno senza chiedere il permesso a
nessuno (come tentava -inutilmente- di inculcarle nella testa la loro
governate quando facevano lezioni di buone maniere).
Ma
tutti ormai sapevano che con Iris potevi solo gettare la spugna,
soprattutto se volevi a tutti i costi costringerla a fare qualcosa
che non voleva.
Caso
diverso era sua sorella, Odette.
Lei
sapeva essere estremamente paziente e comprensiva nei confronti delle
persone; difatti Iris non ricordava una sola volta che sua sorella
avesse risposto male a qualcuno, a differenza di come faceva lei.
Nonostante
fossero gemelle, sembravano il giorno e la notte.
Il
che era quasi una sorta di clichè di tutti i gemelli....
insomma, Iris conosceva altri due fratelli gemelli come loro due ed
era quasi convinta che tutti i gemelli del mondo gli somigliassero.
Uno
rappresentava sicuramente la luce mentre l'altro rappresentava la
notte e le tenebre.
Due
persone totalmente diverse fra loro, anche se uguali d'aspetto.
La
gente, dal suo punto di vista, la infastidiva dalla mattina alla sera
e l'unica di cui poteva affermare certamente di potersi fidare era
proprio sua sorella.
Solo
che ora non desiderava altro che sparisse.
“Odette,
tranquilla va tutto bene. Potresti intanto andare a rassicurare i
nostri genitori di là? Non vorrei che si infastidissero perchè
stiamo 'disturbando' la festa di compleanno del nostro venerabile
nonno. Sai come sono fatti e faresti meglio a farti vedere, almeno
tu”
“Sei
sicura?” Odette non era per niente convinta.
“Sicura,
sicura, vai”
Nel
frattempo Iris continuava a sciacquarsi la faccia nel lavandino, le
bruciavano gli occhi ed aveva come l'impressione che le si stesse
appannando la vista.
Tentava
di guardarsi allo specchio, per constatare che espressione potesse
avere in quel momento, ma più tentava di aprire gli occhi più le
facevano male.
Bruciavano
come il fuoco.
Maledizione
che dolore!
Iris
tentò di nuovo di alleviare il dolore con dell'acqua fredda, ma
niente.
Ancora
con gli occhi chiusi percepì un dolore atroce alla testa ed iniziò
a stringere forte il lavandino con le mani, mentre l'acqua continuava
a scorrere.
Dannazione!
Dannazione!
Dalla
rabbia, strinse talmente tanto forte il lavandino che lo ruppe di
punto in bianco.
L'acqua
iniziò a sgorgare ovunque, inzuppandola completamente ed alleviando
– a poco a poco- il dolore agli occhi.
Quando
non sentì quasi più dolore, si convinse finalmente ad aprirli -
guardandosi allo specchio - ma ciò che vide la terrorizzò.
I
suoi enormi occhi color del mare, stavano ardendo: erano mutati in un
rosso fiammeggiante terrificante.
Ecco
il motivo di tanto dolore!
Non
riusciva a crederci, specialmente quando vide che i palmi delle sue
mani – le stesse che avevano rotto il lavandino – si stavano
'trasformando' riempendosi di squame violacee per quasi tutto
l'avambraccio.
Ma..
cosa...
Iris
iniziò ad indietreggiare terrorizzata.
Cosa
le stava succedendo? Perchè i suoi occhi erano cambiati? Perchè la
sua pelle stava mutando? Perchè? E soprattutto: perchè a lei?!
Frustrata
dalla situazione si lasciò andare in un urlo disumano ma, invece che
far fuoriuscire l'aria, riuscì a sprigionare una magia tale da
incenerire il soffitto.
Odette
che stava per tornare in salone dagli ospiti, all'urlo che le sentì
lanciare, iniziò a correre nella sua direzione preoccupata. Ma
arrivò proprio sul fatto compiuto.
“Iris!”
“Det...”
Si girò in direzione di sua sorella mostrandole gli occhi rossi e
gli avambracci violacei “credo di aver combinato un disastro”.
Hogwarts,
il giorno della prima selezione...
Iris
guardava incantata un cespuglio davanti a sé mentre ricordava certe
scene del suo passato.
Era
felice nel ricordare sua sorella ma non lo era per niente nel
ricordare il giorno in cui i suoi poteri sopraggiunsero.
Il
giorno in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre... ma lei
ancora non lo sapeva.
Una
rabbia impetuosa iniziò a salirle dentro.
Voleva
spaccare tutto e tutti.
“Iris,
tutto bene?” una voce calda e pacata la riscosse dal suo stato di
trance interiore e la costrinse a girarsi.
“Si...
tutto bene Nox, perchè me lo chiedi?”
“Perchè
il tuo braccio destro va in fiamme” rispose lui indicando l'arto in
questione.
Imbarazzata
per la figuraccia, Iris si sbrigò a spegnere le fiamme e continuò
la conversazione col moro.
“Da...
ehm... da quanto tempo avevo le fiamme?”
“Da
un po'... da quando i ragazzi hanno iniziato a correre, ora che ci
penso”
“A...”
“Questa
sfida ti ha riportato brutti ricordi in mente, non è vero?” Nox si
avvicinò a lei e, senza distogliere lo sguardo davanti a lui, iniziò
ad accarezzarle la testa in segno di affetto.
“Tranquilla...
se ti può consolare, fa uno strano effetto a tutti noi” La guardò
negli occhi ed indicò alla sua destra le figure di Eric e Ted.
Entrambi,
come lei, sembravano intrappolati nei propri pensieri.
Eric
aveva pure smesso di creare le sfere!
Tutta
quella situazione ad Iris non piaceva per niente, tanto meno essere
'coccolata' e consolata! Così decise di smuovere un po' la tensione.
“Teddy!”
“E-
ahia! Ma dico sei matta?!” esclamò il mago massaggiandosi il punto
dove la ragazza l'aveva appena colpito.
“Ben
ti sta così impari a distrarti! E tu...” e si girò verso Eric il
quale nel frattempo, dopo aver assistito al pugno che Iris aveva
appena sganciato, si era ridestato dal suo stato ed aveva continuato
a creare le sfere.
“Che-che
c'è?!” esclamò con un risolino acuto.
Iris
continuò a guardarlo, riducendo i proprio occhi a due fessure
cristalline, e glaciale gli disse di continuare a 'lavorare',
dopodichè si girò dall'altra parte per osservare come procedevano i
ragazzi.
Ma
nessuno era ancora tornato.
“I
giovani d'oggi, comunque, sono delle vere pappe molli.... insomma,
quando l'ho fatta io la prima selezione mi sono bastati 5 minuti per
essere promossa alla seconda prova”
“Si
ma quando l'hai fatta tu avevi già quasi il pieno controllo dei tuoi
poteri, questi ragazzi invece non sanno neanche se hanno il fattore
plus o no.” continuò Ted dopo essersi ripreso.
“Senza
contare” aggiunse Nox “che quando hai fatto la selezione, il
vecchio cavaliere dell'acquario non aveva certo creato delle sfere di
energia che dovevi acchiappare. C'ero anche io, se non ti ricordi
male, e mi ricordo esattamente quanto fosse facile impugnare un
pugnale che si illuminasse al solo tocco se avevi il fattore plus.”
“Ok,
ok, forse sto esagerando... ma pensavo che almeno lui tornasse
indietro subito”
“A
chi ti riferisci?” chiese Ted non capendo le parole di Iris.
“E'
normale che tu non lo conosca, ancora non eri diventato un cavaliere
e questa è una questione che risale ad almeno duecento anni fa”
continuò Eric “In effetti, da allora, non è invecchiato manco di
un giorno”.
“Di
che ti stupisci, Eric, una volta che acquisisci l'eternità essa ti
appartiene per sempre... anche se lasci il tuo ruolo di cavaliere”.
“Ehy,
ehy, aspetta Nox. Stai dicendo che oggi, fra questi ragazzi, abbiamo
il piacere di avere uno dei precedenti cavalieri?”
“Esattamente,
anche se non si può proprio definire 'il precedente cavaliere'...
dopo di lui nessuno ha più preso il suo posto nella casa zodiacale
che occupava. Quindi, anche se ci ha lasciati, il cavaliere rimane
ancora lui a tutti gli effetti.”
“Ma
allora... perchè sta gareggiando? Insomma, se voleva tornare ad
essere un cavaliere bastava dirlo no?! Sarebbe rientrato in
automatico, giusto?
“Non
è così facile, Teddy, in teoria nessuno può lasciare l'ordine....
sarebbe come disertare. Tuttavia, esiste un caso. Un solo e singolo
caso in cui ti è permesso di andartene. E lui è riuscito ad
ottenere il consenso” continuò Iris al posto dell'amico Nox
“speriamo solo che non crei problemi.”
***
“Ehy,
'donna mestruata'?! Sei sicuro che siamo nella direzione giusta?”
Scorpius
ed Albus si erano avventurati insieme, ovviamente, alla ricerca delle
sfere magiche del 'biondo inquietante' – così l'aveva
soprannominato il giovane Potter – e lungo il tragitto si erano
imbattuti in un altro biondo inquietante amico di Scorpius: Vincent
Nightray.
Ora
che ci pensava, Albus, era anche amico suo. Solo che delle volte
proprio non lo sopportava, forse per via dei suoi continui sbalzi
d'umore che solo Scorpius sembrava reggere, ma a dir la verità Albus
lo trovava un personaggio cupo ed oscuro nonostante fosse amico di
quasi tutta la scuola per via del suo carattere estremamente
socievole.
TROPPO
socievole.
“Sicurissimo
Scorp, lascia fare al vecchio Vinc”
“Ehm...
non per infierire sulla tua 'situazione' Vinc... ma non trovi sia
strano che un cieco riesca a vedere meglio di noi quelle sfere?”
“AL!”
“Che
c'è?”
“Tatto
zero come al solito” lo riprese Scorpius nel tentativo di far
sentire l'amico in colpa, ma tutto quello che ottenne da lui fu una
scrollata di spalle della serie 'che ci posso fare io se questo non
ci vede'. Il biondo platinato sospirò senza speranza.
“Tranquillo
Scorp, preferisco uno diretto come Al piuttosto che la compassione
della gente. E' una cosa che mi irrita parecchio, comunque le sfere
sono qui dietro” Vincent allungò il bastone che lo aiutava a stare
in piedi verso un cespuglio e svelò, in un attimo, ai due amici le
sfere nascoste.
“Sei
grande Vinc!”
“Lo
so, grazie”
“Mai
dubitato di te, amico mio!”
“Al...”
“Dimmi
Scorp”
“.....
Hai veramente la faccia come il culo....”
***
“Stupida
sfera, questa volta sarai mia!”
La
giapponese, Shigure Ayashi, tentava senza sosta di afferrare la sfera
che aveva appena incontrato sul suo cammino.
Le
sembrava un gioco da ragazzi, lì per lì, andare dietro a delle
sfere e cercare di prenderle... tuttavia la cosa, per lei, stava
diventando problematica.
Non
appena la bionda si avvicinava alla sfera, essa si allontanava ed
iniziava a rotolare nella direzione opposta. Sembrava volesse farlo
apposta.
In
tutto questo, Shigure aveva il sospetto che quella microscopica
pallina luccicante si stesse prendendo gioco di lei dato che nel giro
di un'ora e mezza -quasi- l'aveva fatta cadere in un lago lì vicino
e poi nel fango.
Stava
iniziando ad irritarsi parecchio.
Ma
il vero 'disturbo' iniziò quando sentì la ridicola e stridula voce
di Yoko Nagashima, sua acerrima nemica fin dal primo anno di scuola.
La
tizia in questione era la classica maga purosangue altezzosa,
ovviamente, che non faceva altro che infastidirla per via del suo
status sociale, principalmente, ma anche per via dei suoi capelli
biondo platino (piuttosto insoliti per una giapponese).
“Cosa
vuoi, Nagashima?”
“Uuuuu,
povera la mezzosanguiccia, è tutta sporca di fango ed in più non
riesce a catturare una semplice pallina. Hai mai pensato che questa
capti il tuo cattivo sangue e che, quindi, voglia allontanarsi da te
per via della tua puzza? Persino gli oggetti inanimati ti tengono
alla larga!Ahahahaha” ed iniziò a ridere sguaiatamente davanti a
lei, facendola irritare ancora più di quello che già era.
“Sai
il sangue non ha un vero e proprio odore, per noi comuni mortali,
solo i vampiri riescono a percepirlo... dovrei dunque pensare che tu
'nobile-purosangue-da-generazioni', dato che affermi che il mio
sangue puzzi, sia diventata una vampira? Peggio di un 'lurido
mezzosangue', non trovi? Che penseranno gli altri a scuola se
qualcuno spargesse la voce che in realtà sei una vampira?”
“Io
NON SONO UNA VAMPIRA!” urlò lei adirata.
“Si
ma se la voce si spargesse, la tua vita sociale si ridurrebbe a zero.
Tutti ti scanserebbero, senza parlare del disonore che arrecheresti
al tuo casato! Uuuuu mi vengono già i brividi per te”
“Nessuno
ti crederebbe se anche lo facessi!”
“Si
ma intanto, verità o meno, la cosa avrebbe evoluzioni disastrose...
e poi chi più ti crederebbe ed osannerebbe come prima? Verresti
cacciata ancor prima di testimoniare la tua innocenza. Il che vuol
dire, distruzione totale!”
“TU”
la maga, chiaramente irritata dalle quasi minacce della compagna di
scuola, decise di tirar fuori la bacchetta magica per lanciarle un
incantesimo. Purtroppo per lei, la bionda fu più che agile a
prevedere le mosse della sua avversaria e la fece volare all'indietro
con uno stupeficium.
Così
impari ad insultarmi, stupida gallina.
Shigure
si girò verso la sfera che, nel frattempo, non si era mossa di un
millimetro.
Fece
qualche passo in avanti ma questa, a differenza di prima, non si
mosse minimamente.
Alla
fine le fu davanti e, con facilità, riuscì a prenderla fra le mani.
Strano
che questa volta sia rimasta ferma...
E
mentre Shigure se la rigirava fra le mani, questa assunse un colore
differente dal precedente... dal luminoso giallo passò ad un verde
smeraldo.
Non
credendo ai proprio occhi, alzò la sfera in direzione della luce per
poterne verificare effettivamente il colore. Non c'erano dubbi, ora
brillava di un bel verde.
“Sembra
incredibile vero? Anche la mia è mutata”
Shigure
tirò giù la sfera e vide davanti a lei, in piedi su un tronco di un
albero, Kiyomaro Takamine.
“Kiyo-senpai,
allora anche tu sei riuscito a catturare una sfera!”
“Si...
ma ti prego, chiamami solo Kiyo... in fondo, ci leviamo solo 7 mesi
di differenza. E comunque anche la mia ha cambiato colore, vedi?”
Kiyo
allungò la mano in avanti verso Shigure per mostrarle la sfera. La
sua, a differenza della ragazza, era di un nero-rosso indefinito che
variava lievemente verso il giallo per pochi secondi e poi tornava al
colore scuro.
“Che
stranezza è mai questa”
“Credo
che io e te siamo entrambi possessori del fattore plus”
“Come
fai a dirlo?”
“Ho
visto altri ragazzi che tenevano in mano sfere dell'esatto colore che
aveva creato quel tizio... Eric... penso che se anche tu riesci a
catturare la sfera, se questa non cambia colore non vieni ammesso”
“E
il colore che significa?”
“Forse
indica la natura dei nostri potenziali poteri... sicuramente
ognuno di noi ce l'ha differente dagli altri... ma potrei anche
sbagliarmi”
“Comunque
sia, se non torniamo indietro non lo sapremo mai”
“Già,
lasciamo giudicare al biondo”
E
detto questo, i due si incamminarono per la strada del ritorno.
To
Be Continued.....
|
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Capitolo 5 *** Potere alle Donne! ***
3
CAPITOLO
3:
Potere
alle Donne!
Angolo
Autrici:
Come
promesso, ad una settimana di distanza ecco l'altro capitolo!
Volevamo
solo avvisarvi di poche cose:
1)
questo capitolo è VERAMENTE lungo... ma abbiamo inserito tutte le
streghe di Salem in una scena d'azione... quindi abbiate pazienza e
pietà di noi;
2)
mancano solo altri due capitoli per la prima selezione,
dopodiché si passerà alla vera e propria azione della
storia;
3)
a fine capitolo abbiamo aggiunto una nota per 'farvi capire meglio'
il pezzo... non siete obbligati a leggerla ma se siete curiosi,
passate dopo il 'to be continued' ;).
Come
al solito, anche se sappiamo che è brutto da dire, gradiremmo avere
una maggiore partecipazione da parte vostra... il fatto è che non è
carino, dal nostro punto di vista, non partecipare attivamente
ad una storia dove i protagonisti non sono solo i nostri personaggi.
Non per le recensioni eh! Capiamoci... ma se avessimo voluto fare una
storia a parte non l'avremmo chiamata 'storia interattiva'.
Scusate
lo sfogo...
Buona
lettura
Vic
& Gin
Mini
Flashback:
“Come
sarebbe a dire? IO non farò nulla di tutto ciò!”
“E'
il tuo destino Iris, non puoi sottrarti a ciò che è scritto nelle
stelle per te”
“Ma,
venerabile nonno, ci deve pur essere un altro sistema”
“Il
sistema esiste, Odette, e ve l'ho appena esposto. Si farà così
punto e basta.”
Dopo
gli avvenimenti accaduti a Villa Draconis, il vecchio - nonchè
nonno, in maniera molto ipotetica, di Odette ed Iris - capofamiglia
del casato O'Klodore aveva tenuto d'occhio entrambe le nipoti per
mesi attendendo il susseguirsi degli eventi.
Poco
dopo la rivelazione dei poteri di Iris, anche Odette aveva iniziato a
manifestare le proprie capacità. Tuttavia, a differenza della
sorella che sapeva padroneggiare le fiamme, la sua nipote più
piccola mostrava una predisposizione per il ghiaccio.
Era
risaputo da tutti i membri della famiglia che il casato O'Klodore,
per generazioni, aveva servito fra i ranghi del 'Sole Nero' proprio
per le capacità di fuoco e ghiaccio che si tramandavano di padre in
figlio e via dicendo.
Al
vecchio Arthur, purtroppo (secondo lui), non era toccato il
cosiddetto fattore plus della famiglia e sperava vivamente che i suoi
nipoti maschi l'avessero ereditato.
Ripeto,
nipoti maschi.
Mai
avrebbe immaginato che toccasse proprio alle sue uniche nipoti
femmine.
Non
che fosse sessista o cose simili, solo non reputava una donna
all'altezza del fardello che l'attendeva. Tutto qui.
Se
solo avesse saputo come si sarebbero svolti i fatti, avrebbe cambiato
idea all'istante.
Altra
nota stonata, di tutta questa faccenda, stava nel fatto che per la
prima volta nella storia il potere - che di solito apparteneva ad
un'unica persona – fosse stato diviso in due. Forse per via del
fatto che quella notte del 23 Maggio, di quasi 16 anni fa, non fu una
sola persona a nascere sotto 'la stella del potere' ma ce ne furono
due.
Ed
il regolamento parlava chiaro, nel caso un'ipotesi simile si fosse
presentata.
Così
si era armato del libro contenente tutte le indicazioni ed aveva
fatto convocare all'istante le nipoti e tutto il resto della
famiglia.
Tutti
dovevano essere testimoni della scelta.
“Io
mi rifiuto!” aveva urlato Iris. A dire il vero, era da quando il
vecchio gli aveva letto le regole che aveva iniziato ad urlare. Ma a
tutti sembrava non importare quello che lei aveva da dire.
Se
ne stavano lì, impalati come stoccafissi, ad aspettare la scena.
Ed
i suoi genitori non erano esclusi.
“Pure
io, non sono d'accordo!” per la prima volta nella storia Odette
ebbe il coraggio di sfidare il capofamiglia, invece di assecondarlo
come faceva di solito.
Piuttosto
adirato e seccato, Arthur O'Klodore, sbattè il libro che reggeva fra
le mani sulla scrivania di mogano pregiato davanti a lui.
Si
alzò di scatto ed, urlando con tutto il fiato che avesse in corpo,
pronunciò la frase che nessun nipote avrebbe mai voluto sentir dire
dal proprio nonno.
“Se
non combatterete fra di voi... se una di voi due non prenderà il
potere dell'altra per ricongiungerlo così come è sempre stato per
secoli, allora sarò costretto a provvedere personalmente: levando la
vita ad una di voi due a caso!”
Hogwarts,
foresta proibita, quasi al calar della notte...
Erano
passate parecchie ore, ormai, e la giornata stava giungendo alla
fine.
Molti
ragazzi erano riusciti a trovare le sfere quasi subito, altri le
avevano catturate un po' più tardi ma avevano avuto il piacere di
poter consumare un bel pasto per l'ora di pranzo.
Cosa
che, ovviamente, a Sam non era capitata.
Il
sole stava tramontando e lei stava letteralmente morendo di fame.
Non
vedo l'ora che questa stupida prova finisca, già mi sono stufata.
Tanto sicuro non riuscirò a prendere manco una di quelle palle.
“Erin
?” disse attirando l'attenzione della sua migliore amica, che
camminava davanti a lei.
“Che
c'è Sam?”
L'altra rispose senza girarsi.
“Senti
non è che per caso hai qualcosa da mangiare?”
La
ragazza, intenta alla ricerca delle sfere, all'affermazione della
bionda si bloccò immediatamente e, senza parole, si girò verso di
lei con uno sguardo indecifrabile.
“Stai
scherzando? Stiamo nella Foresta Proibita, nota a tutti per le
creature pericolose che ci abitano, e tu pensi al cibo?”
“Beh...
si.”
“Con
tutte le preoccupazioni che dovremmo avere, il cibo dovrebbe essere
l'ultima cosa a cui pensare”
“E
daiiiii, lo so che tanto hai qualcosa da mangiare in quella tua borsa
stile Mary Poppins. Quindi non ti lagnare e sfamami!”
“Sam...”
“Per
favooore” le rivolse persino un sorrisetto da finto angioletto pur
di ricevere del cibo.
“Ok
tieni” Erin sospirando estrasse dalla sua borsetta diversi tipi di
lecca-lecca che, sapeva, avrebbero fatto impazzire Sam e glieli
lanciò.
“Grazie,
sono quasi commossa! Quelli che mi ero portata io li ho finiti almeno
due ore fa.”
Erin
la guardò a bocca aperta. Come faceva a magiare come un maiale ed
essere magra come un chiodo?!
Senza
parole, la castana decise di riprendere da dove erano rimaste e
quindi di rin-camminarsi alla ricerca delle sfere.
Nel
tragitto ne avevano trovate parecchie ma, purtroppo, non erano state
le uniche ed avevano finito col combattere con altri concorrenti -
sia inglesi che giapponesi – i quali non avevano esitato ad usare
anche i più infami sotterfugi pur di accaparrarsi il bottino.
Gli
occhi ancora le davano fastidio a causa della terra che quel ragazzo
le aveva tirato nel mezzo del duello.
Smidollato.
Ma,
nonostante le difficoltà, entrambe non volevano darsi per vinte. O
almeno così sembrava.
Ad
un tratto un rumore proveniente da dei rami, dietro di loro, catturò
l'attenzione di entrambe.
Pronte,
in meno di due secondi con le bacchette alle mani, attesero con
trepidazione che qualche mostro spaventoso uscisse fuori dal suo
'nascondiglio'. Tuttavia, quando giunse il momento fatidico, entrambe
rimasero senza parole.
Kyla
King, cugina acquisita di Sam, correva come una forsennata in
direzione delle ragazze.
Era
ricoperta di ferite e graffi su entrambe le braccia che rendevano
l'uniforme, dell'Istituto delle Streghe di Salem, logora e consunta:
come se nessuno la pulisse da anni.
Nella
mano sinistra teneva la sua bacchetta e con l'altra mano teneva
l'estremità del mantello di un'altra ragazza dell'Istituto che Erin
e Sam riconobbero come Gloria Hayne.
Evidentemente
la ragazza aveva perso i sensi e Kyla, pur di non lasciarla da sola
per terra – nella foresta proibita e con le tenebre che
sopraggiungevano – aveva avuto la bella idea di trascinarla con un
'wingardium leviosa'.
Ma
il tutto non spiegava la corsa e le ferite sul corpo della King.
E
come se gli avesse appena letto nel pensiero, ella cominciò ad
urlare contro di loro.
“Levatevi
di mezzo, presto! Un gruppo di ippogrifi è impazzito, ci
calpesteranno se non troviamo un luogo sicuro!”
Manco
il tempo di finire la frase, che entrambe le ragazze videro gli
ippogrifi dietro di Kyla dirigersi proprio verso di loro.
Fu
questione di un attimo e tutte si misero a correre.
Corsero
a più non posso per quasi dieci minuti buoni, col cuore che batteva
all'impazzata per l'ansia e la paura, fino a che non trovarono una
pietra rialzata a mo di grotta vicino al fiume. Non ci pensarono due
volte e si nascosero, come meglio poterono, attendendo la fine della
carica.
Una
volta sicure che il peggio fosse passato, si decisero ad uscire..
“Santo
cielo! Non ho mai visto tanti ippogrifi tutti assieme!” esclamò
senza fiato Erin.
“Evidentemente,
col tempo, devono essersi moltiplicati fino a creare una sorta di
'branco'.” le rispose Kyla con la solita freddezza che la
contraddistingueva.
“Si
ma perchè una carica? Che gli hai fatto Kyla?” chiese Sam, più
adirata che mai, alla cugina.
“Io?
Niente! Ho solo cercato di prendere quelle maledette sfere di cui si
erano impossessati!”
Anche
se Sam, da quando sua madre aveva sposato il suo patrigno, era
diventata a tutti gli effetti una King non si era mai trovata bene in
quella famiglia.
Il
più delle volte i cugini la disprezzavano e maltrattavano – tanto
che una volta la rinchiusero nel capannone degli attrezzi, in pieno
inverno, senza cibo né acqua per due giorni – e spesso lei stessa
aveva desiderato di sparire dalla faccia della terra.
Ma
le cose erano cambiate dopo la nascita del suo fratellino: Alexander.
E,
soprattutto, dopo aver capito le difficoltà che Alex avrebbe avuto
in quella famiglia – in quanto futuro capofamiglia del casato King
– sia nei confronti dei suoi cugini che in quelli della sua
sorellastra, Sam aveva iniziato a reagire. E da allora si era
ripromessa di essere sempre se stessa, anche se era la 'mezzosangue'
del nobile-ricco-potente-prestigioso-antico casato King.
Ma
con Kyla, ad essere sincera, non aveva mai avuto molti problemi.
Lei
era il classico tipo di persona che stava molto sulle sue, non per
maniere di grandezza, ma proprio perchè di determinate persone non
glie ne poteva fregare di meno e non si faceva manco problemi a
dimostrarlo.
Era
nata per essere una leader, e lei stessa lo sapeva benissimo.
Inoltre, in un'occasione, tanti anni prima non aveva espresso alcun
parere negativo sul fatto che il suo patrigno l'avesse adottata
legalmente – cosa che, invece, avevano fatto quasi tutti in quella
famiglia -. Quindi non aveva alcun tipo di rancore nei suoi
confronti.
Non
che fossero amiche per la pelle, si intende.
Ma
neanche regnava quella forma di 'astio' o invidia che regnava a Villa
King.
Quindi
Sam si sentiva libera di parlarle normalmente.
“Aspetta,
quindi stai dicendo che gli ippogrifi si erano impossessati delle
sfere create da Eric?”
“Che
c'è, Sam, non mi credi?”
“E'
ridicolo!”
“Eppure
ti dico che è vero. Anzi, per la precisione, credo che le avessero
scambiate per qualche sorta di roba da mangiare dato che stavano
tentando di masticarle”
“Stai
scherzando?” irruppe Erin nel discorso “Vuoi dire che questi
esseri se le sono 'covate' nella tana per mangiarsele?”
“Esattamente
e stavo quasi per prenderle se non fosse stato per Gloria!” ed
indicò la compagna di scuola ancora priva di coscienza.
“Scusa
e mo lei che c'entra?”
“E'
colpa sua! Mi ha seguita e proprio mentre stavo per entrare in
azione... bam! È svenuta per terra attirando l'attenzione ed
aizzando una carica”
Samantha
la guardò con scetticismo alzando un sopracciglio.
“Dubito
fortemente che Gloria ti stesse seguendo”
“Comunque
sia, dobbiamo prendere quelle sfere”
“Non
ce la faremo mai solo noi tre” esclamò Erin ma fu interrotta quasi
subito da Kyla che le parlò sopra “Ce la faremo, dobbiamo solo
unire le forze”.
Erin
e Sam si guardarono fra di loro ancora più scettiche, ma entrambe
sapevano di non poter commentare la posizione di Kyla: quando la
castana prendeva una decisione, era difficile farle cambiare idea.
***
La
McGranitt, vista l'ora che si stava facendo e dato che mancavano
all'appello ancora parecchi studenti, decise di recarsi dai cavalieri
per tentare di porre fine alla giornata.
Inutile
dire che il tentativo fu vano.
“Sta
per calare la notte, i ragazzi saranno stanchi, affamati e in più
non avete idea delle creature che escono fuori la notte nella
foresta”
“Mi
dispiace, preside, ma la sfida deve continuare fino a che tutti i
ragazzi non saranno tornati” esclamò Iris senza neanche degnarla
di uno sguardo.
“Ma
almeno potremmo fare un pausa”
“Nessuna
pausa, non sarebbe giusto nei confronti di chi ce l'ha fatta prima di
loro senza mai fermarsi. E poi, vediamo come se la cavano questi
mocciosi” continuò la ragazza con un ghigno sul volto.
A
quel punto la Mc esplose di rabbia.
“Questo
è troppo! È in gioco la vita dei miei alunni e dei miei ospiti!
Esigo che questa assurdità venga fermata all'istante! Ted, fai
qualcosa ti prego.”
Ma
Ted Lupin, per sua sfortuna, essendo l'ultimo 'acquisto' fra i
cavalieri poteva fare ben poco. C'era una gerarchia da rispettare e,
fra loro, quella più alta in grado era proprio Iris.
Quindi
se lei non acconsentiva, la cosa non si faceva.
“Mi
dispiace, preside, ma non posso fare niente” rispose il mago
afflitto.
Anche
lui avrebbe voluto che la cosa finisse, difatti già aveva esposto le
sue perplessità ad Iris prima della Mc, ma lei era stata
irremovibile.
Chissà
cosa le frullata per la testa a quella piccola russa.
“La
prova continuerà per tutta la notte, non accetterò obiezioni.
Faremo i turni per riposare così che, qualsiasi ragazzo arrivi nel
mezzo della notte, sia ben accolto e registrato sull'elenco come
abbiamo fatto con gli altri.”
“Elenco?
Quale elenco?” la Mcgranitt capiva sempre meno.
“Questo
elenco, con i rispettivi nomi dei ragazzi che sono tornati senza
sfere; quelli che hanno riportato le sfere ed il colore di ognuna di
esse”
Nox
mostrò alla preside la pergamena sulla quale avevano annotato tutto
e riuscì ad azzittire la preside.
“Dobbiamo
solo attendere....”
***
“Ricapitoliamo:
Sam tu li distrarrai con un qualche incantesimo, nel frattempo io mi
avvicinerò alle sfere per prenderle e tu, Erin, rimarrai di guardia
sull'albero nel caso in cui le cose si mettessero male. Ci sono
domande?” propose Kyla tronfia di se stessa.
“Io
ne ho una: come pensi che riesca a distrarre tutti quegli ippogrifi?”
“Non
lo so, improvvisa.”
“Grazie,
cugina, sei davvero di grande aiuto”
“Faccio
quello che posso”
Detto
questo, Kyla decise di alzarsi da terra e di girare in direzione
della tana degli ippogrifi.
Destino
volle, però, che Leila Redmund le si schiantò addosso in quel
preciso momento facendola cadere e provocando le risate delle altre
ragazze.
“Santa
Morgana, Leila! Da dove salti fuori?”
“Secondo
te? Centauri... e sono molto arrabbiati, devo fuggire” Leila fece
per andarsene, presa dal panico, ma fu bloccata per un braccio
proprio da Kyla.
“Aspetta,
hai detto centauri?”
“Esatto”
continuò lei tentando di scappare dalla presa ferrea della King.
“Ma
è perfetto! Ho un'idea! Solo avrò bisogno dell'aiuto di tutte voi”
“Cosa
vuoi fare?”
“Vedrete”
***
“Ok,
credo che possa funzionare. Ma che facciamo con Gloria? Ancora non si
è ripresa”
“Per
ora, Erin, lasciamola dietro il masso. Credo sia il posto più sicuro
per lei. Appena si creerà il delirio torneremo a prenderla e poi
pronte a fuggire. Mi raccomando, ragazze: abbiamo una sola
possibilità”
“Si!”
esclamarono tutte insieme ed in men che non si dica ognuno prese la
postazione stabilita.
Erin
e Samantha si recarono verso nord, seguendo le tracce lasciate dagli
ippogrifi, mentre Kyla e Leila procedettero verso sud in direzione
dei centauri.
Il
piano era una follia, Leila dovette ammetterlo, ma se avesse
funzionato sarebbero potute tornare verso la scuola ed uscire,
finalmente, da quella giungla infernale.
Era
la loro unica chance.
Ormai
il sole era calato da un pezzo, lasciando spazio al buio più oscuro.
Tutto sembrava privo di vita e, certamente, lo scenario tetro non
contribuiva positivamente alla situazione.
Delle
luce rossi iniziarono a lampeggiare sopra le loro teste, dopo appena
dieci minuti dalla separazione con le altre. Quello era il segnale.
Dovevano
sbrigarsi.
Con
i centauri finalmente davanti a loro, Kyla e Leila presero il
coraggio di uscire allo scoperto ed iniziare ad istigare le creature
mitologiche. Dovevano farle infuriare, ma non dimenticarono di agire
comunque a dovuta distanza da esse.
I
centauri erano imprevedibili.
Bastarono
pochi insulti e qualche sassolino lanciato nella loro direzione che
questi, in pochi istanti, si infervorarono a tal punto da prepararsi
per la carica.
Le
ragazze iniziarono a correre verso il luogo di incontro con le altre.
Erano
senza fiato ma non potevano permettersi di fermarsi.
I
centauri, anche se lontani, le stavano alle costole.
Superata
la roccia, dove si erano precedentemente nascoste, ebbero il tempo di
far lievitare Gloria e trascinarla in avanti.
Sam
ed Erin erano ormai di fronte a loro, seguite dagli ippogrifi del
pomeriggio.
Correvano
le une verso le altre.
I
cuori a tremila, le gambe esauste, il fiato spezzato e l'ansia e
l'adrenalina che le divorava.
Fu
una questione di un attimo.
Le
ragazze si scansarono proprio all'ultimo buttandosi in un
avvallamento laterale, senza che le creature se ne rendessero conto.
Il
piano era riuscito per metà.
Centauri
ed ippogrifi si stavano scannando senza manco sapere il perchè,
presi dai propri impeti.
Una
battaglia memorabile.
Ma
le ragazze non avevano tempo di assistervi.
Sempre
con Gloria incosciente, continuarono la loro corsa verso il covo
degli ippogrifi che avevano saccheggiato le sfere.
“Sam,
sbrigati prendine più che puoi ed andiamocene!”
“Quante
siamo noi?”
“Quat-
no anzi siamo cinque. Sbrigati”
“Ok
ok ho capito!”
Samantha
prese esattamente cinque sfere e le nascose nella borsa. Il più era
fatto, ora dovevano soltanto uscire da quell'inferno.
“Dove
andiamo Kyla?”
“Perchè
chiedete a me?”
“Perchè
sei tu quella che è venuta da questa parte prima, dovresti sapere la
strada”
“Io...
io non lo so, di notte non riesco a capire bene la direzione”
“Maledizione!”
In
quel frangente, Gloria riuscì a svegliarsi per qualche secondo dal
suo stato 'comatoso'.
Una
voce la stava chiamando.
“Ragazze”
rispose con voce flebile.
Aprì
i suoi grandi occhi marroni e fu lì...che vide.
“Per
di là”
Alzando
il braccio destro, ed indicando un punto nel buio più oscuro, Gloria
suggerì loro la via di fuga.
Non
avendo altre scelte, le ragazze le diedero retta immediatamente, così
si buttarono letteralmente verso il cunicolo*
indicato.
Strusciarono
a più non posso nel fango; si ferino sul viso, sulle ginocchia e
sulle braccia ma, alla fine, caddero in quello che Sam avrebbe
definito ' la tana del Bianconiglio'. Dritte sul prato davanti la
serra di erbologia di Hogwarts.
Quello
che avevano trovato era un passaggio segreto.
Erano
riuscite ad uscire dalla foresta proibita.
E,
cosa più importante, erano riuscite a sopravvivere.
To
Be Continued...
* = Nota
Allooooraaaaa, sperando che il capitolo vi sia piaciuto, volevo
solo specificare una cosa (sono Victoria)...
Il cunicolo in questione, l'ho preso - più o meno - dal vecchio
video gioco di “Harry Potter e la Camera dei Segreti”. Nella
storia del gioco - che non mi prolungherò a raccontarvi per non
ammorbarvi - mi ricordo che di mattina l'azione si svolgeva dentro il
castello mentre di sera, il più delle volte, nella Foresta Proibita.
La sera, ovviamente, non potevi uscire perchè c'erano i prefetti a
controllare tutte le entrate e le uscite e, se ti beccavano, ti
levavano i punti... quindi dovevi passare per passaggi segreti e via
dicendo... (io, ovviamente testarda come sono, i passaggi li usavo
poco e preferivo fregare i prefetti facendomi vedere da loro e poi
usare il colpo 'Expelliarmus' per far rimbalzare il colpo che mi
lanciavano... si... devo sempre complicare le cose...)
Comunqueeeee....
Ho un vago ricordo proprio di una volta dove, per raggiungere la
Foresta Proibita, Harry (mosso da me ovviamente) è dovuto passare in
un cunicolo vicino la serra di erbologia per poi ritrovarsi in mezzo
alla foresta.
Ora, non so se me lo sono sognato io (anche perchè sono passati
parecchi anni da quando ci giocavo) ma ricordo proprio questa scena.
Quindi, memore di questo passaggio segreto, ho deciso di inserirlo
nella storia.
Se qualcuno di voi, come me, ha mai giocato a quel gioco e se lo
ricorda anche lei/lui... mi farebbe piacere sapere se effettivamente
esisteva questo passaggio o me lo sono davvero sognato xD.
Grazie per l'attenzione :)
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Capitolo 6 *** Le Serpi sono le Peggiori ***
4
CAPITOLO
4:
Le
Serpi sono le peggiori
Angolo
Autrici:
Buonasera
a tuttiii!
Eccoci,
come promesso, con un altro capitolo.
Volevamo
avvisarvi che il prossimo capitolo verrà pubblicato martedì perché,
dato che parto (sono Victoria) per Copenaghen giovedì, non avrò
modo di pubblicarlo venerdì.
Speriamo
di poter continuare così con gli aggiornamenti.
Detto
questo, (partecipazione come al solito!) vi lasciamo al capitolo.
Buona
Lettura
Vic
& Gin
Flashback
Odette
ed Iris correvano come forsennate per i giardini della villa.
Dopo
il rifiuto di entrambe di combattere l'una contro l'altra, tutta la
famiglia O'Klodore gli si era rivoltata contro: primo fra tutti il
loro 'venerabile' nonno capofamiglia.
Si
erano ritrovate in due a combattere contro tutti i loro cugini
maschi, gli altri membri li avevano mandati per primi pensando che
qualche incantesimo -lanciato dai prediletti di famiglia- fosse
sufficiente per annientarle.
Ma
i piani non erano andati come previsto, difatti le ragazze grazie
alle loro nuove abilità avevano surclassato –e non di poco–
tutti gli incantesimi dei cugini ed i cugini stessi.
Poi,
era passato il turno ai loro zii.
Ovviamente.
Quando
una persona viene sconfitta, sfrutta qualsiasi sotterfugio pur di
arrivare alla vittoria: soprattutto barare.
Oggettivamente
parlando, non era leale che tutti quei maghi -di molto più grandi
delle ragazze e soprattutto più esperti– si battessero
contro di loro.
Se
pensate poi, che a farlo furono i membri stessi della propria
famiglia la cosa è ancora più riluttante.
Ma
le gemelle tennero testa anche a quasi tutti loro.
Decisero
di correre fuori dalla villa, nei giardini, per avere un più ampio
spazio dove esercitare i propri poteri.
Correvano
e correvano a più non posso.
I
perfetti capelli biondi, che entrambe tenevano legati in una treccia,
erano ormai allo sbando; i sontuosi abiti di seta, erano lacerti;
Odette aveva pure perso una scarpa, nella corsa, e tutto il piede
sinistro le sanguinava. Ma non potevano fermarsi, o una delle due
sarebbe morta.
“Det...
det, aspetta un attimo. Fammi riprendere fiato”
“Non
possiamo Iris, non aspettano altro che coglierci di sorpresa!”
“Lo
so ma... non ce la faccio più” Iris quasi si accasciò al suolo.
“Se
riuscissimo a raggiungere il capannone e a prendere le nostre scope,
potremmo volare via da qua. Andiamo, un ultimo sforzo ci siamo quasi
!”
Odette
si piegò verso di lei e le prese le braccia nel tentativo di
sollevarla ma, proprio quando Iris stava per rialzarsi completamente,
il loro prozio Isaac spuntò fuori dall'alta siepe alla loro sinistra
e trascinò Odette nel proprio 'nascondiglio'.
“Det!”
Iris urlò, alzandosi di scatto e riaccasciandosi quasi subito a
terra.
In
quell'istante esatto, una terrificante e sonora risata si levò
nell'aria.
Iris
sapeva benissimo a chi apparteneva la voce.
La
sua ora stava per giungere.
La
bionda si girò lentamente, sperando e pregando mentalmente di
essersi sbagliata.
Ma
quando mai la sorte ti assiste nel momento del bisogno?!
Nonostante
fosse accasciata al suolo, le sue gambe iniziarono a tremare dalla
paura, impedendole di muovere un muscolo.
Suo
nonno, stava di fronte a lei, in piedi con un'espressione da matto
omicida.
Gli
occhi azzurri erano come ghiaccio, gli zigomi squadrati e pronunciati
erano accentuati dal ghigno che gli copriva il viso.
La
sua elegante bacchetta di pioppo bianco stava puntata in direzione
della nipote, la quale conosceva benissimo il motivo: purtroppo Iris
era la nipote che, proprio a causa del suo carattere ribelle,
difficilmente il vecchio sopportava. E lei lo sapeva perfettamente.
“Ebbene
Iris, sembra che siamo giunti ad una fine”
“Perché...”
le parole, seppur tremanti, uscirono lo stesso dalle labbra di Iris
“perché lo fate, tutti voi? Siamo pur sempre le vostre nipoti!”
“E'
vero, siete le mie nipoti. Ma siete anche le posseditrici del potere
del casato O'Klodore, non posso comportarmi diversamente, la legge
parla chiaro: solo una di voi può avercelo. ”
“Ma
perché proprio la morte?! E' necessario giungere a tanto? La legge
dice proprio questo: che una delle due deve morire?”
“No,
questa è una cosa che ho deciso io” il vecchio fece qualche passo
in avanti, verso di lei.
“Una
cosa che AVETE DECISO VOI” la rabbia iniziò a pervadere Iris,
scuotendola dallo stato di terrore in cui era capitata.
“Esatto,
io. Si dice che, chiunque abbia il fattore plus in questa famiglia,
diventi in automatico il nuovo capofamiglia. Non posso permetterlo!
Dopo di me, un UOMO deve portare avanti la dinastia. Figuriamoci se a
farlo sono due donne! Pertanto sarà meglio farne fuori una, così da
levarmi il pensiero, dopodiché sarà più facile controllare una
sola di voi due.. e visto come stanno andando le cose, sarà una
passeggiata manipolare Odette per farle fare come voglio anche dopo
che mi destituiranno dal mio compito”
Iris
era senza parole, tutto questo casino per le manie di grandezza di un
folle di 127 anni?!
“State
scherzando spero?!”
“Nessuno
scherzo, cara nipote”
“NON
CHIAMATEMI COSI'! MI VERGOGNO ANCHE SOLO A POSSEDERE IL VOSTRO STESSO
SANGUE!”
“Se
è così che la pensi, allora mi renderai il compito più leggero del
previsto. Non avrò alcun peso sulla coscienza.”
Prima
che Iris potesse caricare il colpo delle fiamme che era riuscita a
creare, il vecchio utilizzò su di lei una delle tre maledizioni
senza perdono, bloccandola completamente: la maledizione Imperium.
Dannazione,
dannazione!
“Sembra
che, dopotutto, siamo giunti alla fine”
In
quell'esatto istante, entrambi i genitori delle gemelle fecero la
loro comparsa.
Ma
non per il motivo che speriamo tutti.
Iris
iniziò ad urlare i loro nomi, iniziò a supplicarli di aiutarla ma
nessuno dei due rispose.
Non
muovevano neanche un muscolo.
Ora
che ci pensava, erano così da mesi...
Un
brivido di terrore puro la assalì, dopo il sospetto che le sfiorò
la mente.
“Cosa
avete fatto ai miei genitori?” ringhiando si girò, per quanto
l'incantesimo glielo permise, verso il pazzo furioso.
“Io?
Personalmente niente, i miei scagnozzi invece... li hanno fatti fuori
quando hanno tentato di opporsi alla mia volontà –dopo avergli
illustrato i miei piani– il giorno in cui anche Odette ha
manifestato i suoi poteri. Quelli che vedi, non sono altro che
oggetti meccanici animati dalla mia magia per tutto il tempo
trascorso fin'ora.”
Nell'istante
esatto in cui Arthur pronunciò le parole, entrambi i fantocci
smisero di fingere e caddero al suolo come rottami allo sfascio.
Iris
era senza parole.
“Siete
un mostro, uccidere persino il vostro stesso figlio!”
“Il
figlio più rammollito che mi sia mai capitato! Non è stato capace
manco di darmi un nipote maschio, a differenza dei suoi tre fratelli
minori! La sua stirpe doveva continuare la dinastia!”
Iris
non rispose... non sapeva se incazzarsi ulteriormente o piangere per
la fine che avevano fatto i suoi genitori... suo padre era così
buono con lei e sua sorella, nonostante mantenesse il suo modo di
fare orgoglioso, sapeva essere un ottimo genitore... e che dire di
sua madre.... il vecchio non aveva diritto su niente! Maledetto il
giorno in cui lo nominarono capofamiglia!
In
un momento di forte rabbia, Iris riuscì a liberarsi dall'incantesimo
imperium per scagliare una palla di fuoco dritta verso la faccia del
mostro che chiamava nonno.
Lo
prese in pieno lato destro.
Il
vecchio, ustionato, iniziò ad urlare e dimenarsi come un ossesso.
Ma
il momento durò poco.
Accecato
dall'ira fece schiantare Iris, con un incantesimo non verbale, in
direzione della fontana di marmo che abbelliva il giardino.
Iris
quasi perse i sensi.
Ormai
era finita, davvero.
“Questa
cosa è durata anche troppo, adesso muori: avada kedavra!”
Tutto
quello che vide lei, fu solo un lampo verdognolo che si dirigeva
nella sua direzione...
Hogwarts,
Foresta Proibita, quasi le 3 del mattino...
Le
tre serpi più ingegnose di Hogwarts avevano assistito alla scena
-dal loro accampamento sugli alberi-, creata dalle streghe di Salem,
per quasi tutto il tempo.
Erano
tutti sbalorditi.
Chi
mai se lo sarebbe aspettato da cinque sgallettate simili?
Il
moro con gli occhi color del mare, Killian Nott, era senza parole.
La
giovane serpe, erede del prestigioso casato dei Nott, era rimasto
piuttosto impressionato dal valore che le ragazze avevano dimostrato:
in particolare, ad averlo colpito, erano state le due cugine – se
non aveva capito male – Sam e Kyla King.
Era
consapevole che le donne avessero maggiore intelligenza rispetto agli
uomini (d'altronde bastava vedere come sua madre azzittiva suo padre
quando questo prendeva delle decisioni) ma mai si sarebbe aspettato
anche tutto questo coraggio.
Sotto
sotto, le ammirava e non poco.
“A
che pensi Kill?” il suo amico Farley lo riportò sulla terra
schioccandogli le dita davanti.
Farley
Alister Baskerville era considerato quasi il bello e dannato di tutta
la casa dei serpeverde, superiore persino a Scorpius Malfoy.
Alto
qualcosa di più di un metro e 85, il suo aspetto da quasi energumeno
non lo faceva certo passare inosservato: pelle abbronzata, fisico
scolpito, spalle larghe, mani grandi e dei meravigliosi occhi
violacei che facevano battere il cuore a milioni di ragazze.
Per
restare in tema: in quello stesso istante si scostò, con una mano, i
capelli scuri leggermente mossi che, ribelli, gli ricadevano davanti
sul viso.
Ed
in quello stesso istante, la piccola Lily Potter quasi cadde dal ramo
per il tonfo al cuore che sentì nel vedere la scena.
Sì,
poteva sembrare da vere ragazzine, ma lei non poteva farci niente!
Era così e basta, ogni volta che lo guardava le gambe rischiavano di
cederle al minimo gesto che questo faceva.
Lily
e Killian erano diventati amici quasi subito, all'inizio del loro
primo anno di Hogwarts; destino volle che Killian diventasse amico di
Farley nel giro della settimana seguente. In automatico, i tre
serpeverde, erano diventati un gruppetto affiatato in poco tempo.
Ed
erano anni che Lily aveva una cotta per Farley.
“Sinceramente,
Far, sono colpito”
“Mh-mh,
ti capisco” e con fare pensoso si porto la mano sinistra alla
bocca.
“Giuro,
quasi non ho parole!”
“Beh,
si, dovessi scegliere fra loro 5... penso che la bionda non sia
niente male”
Killian
si girò di scatto, a guardarlo, non capendo il senso delle parole
dell'amico.
“Scusa?”
“Hai
ragione, forse mi butterei di più sulla castana... aspetta come si
chiama... Erin?”
“Sii
serio Far!” affermò quasi disperato il moro.
Ma
si sapeva... quando Farley iniziava un discorso e tu ne iniziavi un
altro, a meno che la cosa non destasse in lui il minimo interesse,
finiva sempre che non venivi ascoltato.
Solo
la pazienza di Killian poteva sopportare un carattere simile,
completamente opposto al suo.
“Ragazzi
non vorrei interrompere le vostre elucubrazioni mentali su chi delle
ragazze di Salem sia più bella, e sinceramente manco mi interessa,
ma abbiamo un'occasione che io eviterei di sprecare”
Lily
si intromise nel discorso, palesemente irritata dalla piega che la
discussione stava prendendo, per tentare di far ragionare COME SI
DOVEVA i suoi due, teorici, migliori amici.
“Di
che parli rossa?”
“Ma-ma...
Kill! svegliaaaa” indicò il punto dove gli ippogrifi avevano
nascosto le sfere e continuò a parlare “sono tutti distratti a
lottare, proporrei di sfruttare la situazione a nostro vantaggio e
rubare anche noi le sfere!”
“Ma
come... sfruttare la fatica che queste povere ragazze hanno fatto ed
accaparrarci noi quel che resta del bottino? Lily, da te non me lo
sarei mai aspettato!” commentò Far, in maniera molto teatrale,
portandosi una mano al cuore ed una sulla fronte come facevano gli
attori drammatici a teatro.
“Suvvia!
Si tratta solo di prendere tre sfere. Insomma, TRE MISERE SFERE. Non
mi pare certo un furto così grave.”
“Beh,
allora che aspettiamo?” la scena del bel purosangue con gli occhi
color malva durò talmente poco, che entrambi i suoi due amici quasi
se l'aspettavano “Io vado a prendere la mia sfera, se voi volete
fare gli onesti accomodatevi pure.” detto questo scese dal ramo e
si incamminò, di sottecchi, verso l'oggetto del desiderio.
“Non
so te, Kill, ma non sono mai stata particolarmente onesta fino ad
oggi. E, sinceramente, non vedo neanche un motivo valido per iniziare
ad esserlo adesso.”
“Lo
dici a me, rossa? La parola 'onestà' non esiste nel mio vocabolario”
“Quindi
che proponi, dolcezza?”
“Mi
sembra ovvio: seguiamo Farley.”
***
“Aspetta,
aspetta! Vorresti dire che, tutti e tre, siamo squalificati?”
Dante
Zabini, Rose Weasley e Daniel Morgan erano giunti, dopo ore ed ore di
estenuanti ricerche, finalmente al luogo dove tutto era cominciato
con le rispettive sfere.
Avevano
pure creato un'alleanza 'serpedoro' – così l'aveva chiamata Daniel
– fra i due grifoni e quella serpe di Zabini... ma, evidentemente,
non era valsa a molto.
Purtroppo
per loro, Eric gli stava spiegando, avevano sì catturato le sfere di
energia da lui create peccato, però, che esse non avevano cambiato
colore.
Questa
cosa della 'mutazione cromatica' sembrava essere particolarmente
importante; così potente da precludergli l'accesso alla seconda
prova.
E,
come loro, in molti erano cascati nel tranello.
“Ma...
Signor La Rouge, mi scusi” aveva iniziato Rose.
“Ti
prego, dammi del tu, chiamami Eric”
“O-ok,
Eric, scusa ma... avevi detto che bastava raccogliere le sfere? Noi
le abbiamo prese! Vorrà significare qualcosa o no?”
Rose
proprio non si capacitava di aver fallito: la rossa le stava provando
tutte, senza successo.
“Si...
beh...il fatto che siete riusciti a prendere le sfere è positivo lo
stesso: vuol dire che siete dei maghi straordinari e pieni di
talento. Tuttavia, solo chi possiede il fattore plus è in grado, non
solo di acchiapparle, ma anche di fargli cambiare colore. Le vostre
non sono mutate, ma non disperate! Siete comunque fantastici,
ragazzi, anche se siete dei comuni maghi!”
Eric
tentò di appianare la situazione come meglio poté, ma le cose non
andarono proprio come aveva sperato.
Dante,
preso dalla collera, con un gesto violento sbatté la sfera al suolo
facendola disintegrare in mille pezzi. Dopodiché se ne andò senza
proferir parola, urtando la spalla, in malo modo, del povero Eric.
Rose,
che tentava inutilmente di darsi un contegno, divenne rossa dalla
rabbia; porse, con molta poca grazia la sfera al biondo, e se ne andò
salutando con un 'arrivederci' e tanta alzata di mento.
Daniel,
che aveva assistito alla scena della sua migliore amica e di
quell'invidioso di Zabini, decise di comportarsi esattamente come si
comportava di solito Daniel Morgan: con fare molto amichevole,
consegnò la sfera ad Eric e, con un sorriso a trentadue denti,
affermò che se ne sarebbe fatto una ragione.
Dopo
aver salutato garbatamente, decise di tornare al proprio dormitorio
per riposare.
Lungo
il tragitto, però, un rumore sospetto – quasi un lamento - verso
la serra di erbologia attirò la sua attenzione e, senza pensarci due
volte, si recò sul posto armato della sua bacchetta.
Una
volta arrivato, il suo cuore perse un battito per la scena che gli si
parrò davanti.
Cinque
ragazze giacevano a terra, ricoperte di ferite, in stato di quasi
incoscienza e solo una sembrava più vigile delle altre. Pertanto,
senza pensarci due volte, il castano raggiunse la ragazza e tentò da
subito di smuoverla.
“Come
ti chiami? Riesci a sentirmi?”
“E..r...”
rispose questa con voce flebile.
“Cosa?
Non capisco, parla più forte se ci riesci”
“Erin...
mi chiamo Erin”
“Erin...
non ti muovere, ora vi porto tutte in infermeria”
To
be Continued....
|
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Capitolo 7 *** Special 1 : Fumo e Cenere ***
CAPITOLO
SPECIAL 1:
Angolo
Autrici:
Salve
a tutti!!
allora,
come leggete nel titolo, questo è un capitolo 'speciale'.
Ma
cosa significa esattamente?
Bene,
ve lo spieghiamo subito: abbiamo deciso di inserire, staccando
momentaneamente la storia, dei capitoli a parte dedicati ai nostri e
ai vostri personaggi.
In
questo capitolo, la protagonista principale sarà Iris (già ci
immaginiamo le persone che chiudono la pagina perché la sua storia
non gli interessa ahahahaha) e, vi avvisiamo, sarà un capitolo
veramente drammatico.
Avrete
notato, negli altri capitoli, che tutti iniziano con un suo
flashback. Bene, ora in questo special, vi lasceremo al finale della
sua storia prima che entrasse nell'ordine del Sole Nero.
Come
avrete notato, i suoi flashback, sono piuttosto lunghi per questo ci
è venuta l'idea di inserire direttamente un capitolo a parte.
Ovviamente,
e qui vi vogliamo, ci piacerebbe parlare a turno del passato
di ogni personaggio che voi avete creato, mettendo dei capitoli
'special' e rendendolo/a protagonista per un interno capitolo.
Per
chi volesse partecipare anche agli special è pregato di scrivere
nella recensione con quale personaggio preferirebbe iniziare (nel
caso delle persone che abbiano creato più personaggi) e quale
aneddoto della propria vita vorrebbe che noi raccontassimo.
L'autrice
(o autore) che verrà scelto per il prossimo special avrà l'onore di
leggere il capitolo in anteprima, per darci un'opinione sul suo
personaggio protagonista (Tipo: va bene mi piace come lo avete
raccontato; però io avrei preferito che lui/lei si comportasse in
questa maniera; non mi è piaciuto come lo avete descritto perché
non mette in risalto, a pieno, il suo carattere...) e via dicendo.
Nel
caso nessuno aderisca, noi che siamo le autrici, parleremo ovviamente
solo dei nostri personaggi... ma, sinceramente, sarebbe un peccato!
Avete creato dei personaggi fantastici e vorremmo che, come noi,
anche le persone che leggono li apprezzassero come li apprezziamo
noi.
*Almeno
uno di voi partecipi, vi pregoooo*
…....
Ok....
dopo questo momento di follia, vi lasciamo al capitolo.
Sperando
che vi piaccia.
Buona
Lettura
Vic
& Gin
'Fumo
e Cenere'
Tutto
quello che vide lei, fu solo un lampo verdognolo che si dirigeva
nella sua direzione...
Iris
chiuse gli occhi, volgendo la testa di lato, attendendo solo il
momento in cui l'incantesimo l'avrebbe privata della vita... ma quel
momento non accadde mai.
Un
tonfo, vicino a lei, la ridestò dal baratro dei pensieri in cui
stava affogando.
Si
girò di scatto non appena riconobbe la voce che, a stento, riusciva
ancora ad esalare i suoi ultimi respiri.
“Iris...”
“ODETTE!”
Iris
era sull'orlo della disperazione.
Strusciando
si era avvicinata alla sorella, l'aveva tirata su col busto e – con
la sua man destra – le aveva preso la sua mano sinistra.
Calde
lacrime solcarono le guance rosee della bionda mentre vedeva, per
l'ultima volta, il volto della sua gemella.
“No...
Iris... non piangere”
Odette
stava sorridendo. Perché?! Che cosa aveva da sorridere?!
“Det...
perchè l'hai fatto? TU dovevi vivere fra le due!” i singhiozzi si
impossessarono della voce di Iris, rendendola stridula e spezzata
come mai era stata in vita sua.
“Tu
sei la più tosta fra noi due, lo sai, se fossi rimasta io in vita...
sicuramente nostro nonno mi avrebbe manipolat- ah!” una fitta al
torace, costrinse Odette ad interrompere il discorso.
La
vita la stava abbandonando.
In
quell'istante anche lei iniziò a piangere come sua sorella
mantenendo, però, il suo solito sorriso sulle labbra.
“Det...
ti prego... non lasciarmi...”
“Ormai
non c'è più altra scelta...”
Odette
le strinse la mano più forte che poté e lasciò che il suo potere
si trasferisse nel corpo della sorella.
Piano
piano, il suo corpo iniziò a svanire.
“Det...
DET! Cosa farò senza di te!”
Odette
ormai stava diventando evanescente come un fantasma, probabilmente
era l'effetto che la persona subiva quando trasferiva i propri poteri
ad un' altro.
“Te
la caverai, tu sei molto più di quello che sei adesso... fa vedere
loro quanto vali... fallo vedere a lui... e a me, da lassù”
E
con queste ultime frasi, Odette si trasformò in piccole luci
violacee che si dispersero nell'aria... in direzione del cielo...
Ancora
col volto rigato dalle lacrime, Iris fu costretta a reagire alla
risata del pazzo furioso, il quale dopo aver assistito a tutta la
scena, aveva iniziato persino a battere le mani.
“Bene
bene, quindi finalmente ora abbiamo una persona completa. Un po' mi
dispiace per Odette, se fosse sopravvissuta lei avrei avuto molte
meno complicazioni di quelle che mi aspetteranno con te” e fece per
avvicinarsi alla nipote.
“Non
osate avvicinarvi a me!” aveva urlato Iris, alzandosi lentamente e
parandosi di fronte al vecchio psicopatico.
Si
guardarono negli occhi per eterni secondi.
Iris
sentiva il potere di sua sorella scorrerle nelle vene, non avrebbe
permesso mai più una simile atrocità dentro la sua famiglia! Ora
che ci pensava, nessuno là dentro, si era mai comportato come tale.
Dovevano
pagare tutti.
Ed
il primo che avrebbe fatto soffrire più di tutti, era proprio
davanti a lei.
Iris
richiamò a sé tutto il suo potere: gli occhi iniziarono a mutare in
due scintillanti rubini ed i suoi arti assunsero il solito colore
violaceo, solo che questa volta era diverso... Iris sentiva il
potere, che stava tentando di tirare fuori, come 'sacrificato' dentro
di lei. Dentro il suo corpo.
Era
questo il vero potere del casato O'Klodore.
Ora
aveva capito.
“Cosa
vuoi fare? Stupida mocciosa”
Arthur,
chiaramente allarmato dal potere che vide circondare la ragazza,
iniziò ad indietreggiare con sguardo quasi impaurito.
Non
è possibile che riesca già a controllarlo? Ci vogliono anni! Che
Iris sia la più forte posseditrice mai esistita nell'intero casato?
NO! Mi rifiuto di crederlo! È una donna !
“Vi
meritate una lezione, venerabile nonno. Una lezione esemplare e,
fidatevi, dopo quello che sto per fare..nessuno
si ricorderà più di voi o di anche un solo membro di questa insulsa
famiglia”
“Hai
intenzione di farci tutti fuori? Tu devi essere impazzita! Come pensi
di sconfiggerci in una sola notte! Torna in te e non fare pazzie, ne
discuteremo dopo con più calma”
“Ormai,
non prendo più ordini da voi!” un alone violaceo circondò
completamente Iris.
Il
suo potere la stava chiamando, la sua giustizia la stava chiamando...
Dovevano pagare tutti.
“Iris,
fermati!” gridò il capofamiglia.
Ma
era troppo tardi.
In
pochi istanti, la minuta ragazzina russa alta appena un metro e 50,
si trasformò in un maestoso drago violaceo alto più di quattro
metri.
Iniziò
a sputare fuoco fin da subito.
Suo
nonno venne completamente carbonizzato, appena conclusasi la
trasformazione.
E
nel giro di appena un'ora la casa e tutti i membri della sua famiglia
vennero rasi al suolo dalle fiamme.
Il
casato O'Klodore non esisteva più.
E
non sarebbe mai più esistito.
***
La
mattina seguente le autorità magiche russe, venute a conoscenza
della 'disgrazia' che aveva colpito la famiglia di maghi più potente
in tutta la Russia, interrogò per ore l'unica sopravvissuta, Iris,
per cercare di capire meglio come si fossero effettivamente svolti i
fatti.
Ovviamente
lei mentì egregiamente su tutto.
Aveva
raccontato che un drago, sbucato fuori dal nulla, aveva incenerito la
casa e tutti i suoi abitanti in meno di un'ora. Non si era
risparmiato con nessuno, manco con i membri più giovani della
famiglia, e lei era stata l'unica a riuscire a fuggire alla tragedia
per puro miracolo.
Si
era rifugiata nel covo sotterraneo, prima che gli altri potessero
raggiungerla, ed aveva aspettato per tutto il tempo.
Dopodiché,
non avvertendo più alcun rumore, si era decisa ad uscire.
La
sua menzogna non faceva una piega, anche perché il rifugio
sotterraneo esisteva per davvero.
Difatti,
le autorità, la rilasciarono in giornata con la promessa di
investigare e 'dare la caccia' al drago che aveva scatenato tale
sventura.
Ovviamente,
il drago, non fu mai ritrovato...
Il
giorno seguente, Iris si recò dal commercialista di famiglia per
discutere della sua eredità: aveva falsificato il testamento che suo
nonno aveva predisposto anni prima, specificando che il vecchio
lasciava tutto alle sue uniche nipoti femmine.
Levata
Odette, perché rimasta vittima della tragedia anche lei, spettava
tutto ad Iris.
Era
minorenne, lo sapeva perfettamente, ma essendo l'unica sopravvissuta
della famiglia -ed essendo troppo grande per essere adottata– il
tizio non fece neanche troppe storie.
Essendo
un vecchio amico di suo padre, decise di chiudere un occhio sulla
parte legale dell'eredità e di darle assoluta carta bianca.
Dal
suo punto di vista, la ragazza aveva passato un vero inferno in quei
giorni e non gli sembrava il caso di infierire maggiormente.
Non
appena tutto il patrimonio fu nelle sue mani, Iris vendette tutti gli
averi di famiglia nel giro delle due settimane successive.
Non
voleva tenersi niente che le ricordasse la sua 'famiglia', tanto meno
le stupide 8 Ville che il vecchio aveva fatto costruire nelle varie
aree del globo.
Che
idiozia avere tutte quelle case che manco erano abitate!
Le
uniche cose che si tenne, per ricordo, furono: i gioielli di sua
madre, che erano custoditi a casa loro a San Pietroburgo; le
bacchette di sua sorella e dei suoi genitori (quella di Odette era
rimasta al suolo dopo che era scomparsa, mentre quelle dei suoi
genitori le aveva prese, dai burattini di metallo, di nascosto -
stupendosi lei stessa di come queste non avessero preso fuoco
nell'incendio); i gemelli d'oro di suo padre ed il medaglione, d'oro
massiccio di Odette, al cui centro erano posizionati vari zaffiri a
forma di un fiocco di neve.
E
basta.
Dopodiché
fece i bagagli, si cancellò dalla scuola di magia Koldovstoretz
–nonostante le prediche del preside– salpò sulla prima nave per
Londra ed abbandonò per sempre quella terra sventurata.
The
End
|
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Capitolo 8 *** Di corvi e grifoni ***
5
CAPITOLO
5:
Di
corvi e grifoni...
Angolo
Autrici:
Buonasera
a tuttiii!
Come
promesso, il capitolo conclusivo della prima prova!
E
adesso ? Cosa succederà ? Vi
chiederete voi..
Inizieremo
il gioco vero e proprio..
Finora
siamo riuscite a collaborare regolarmente, speriamo di poter
continuare così.
Detto
questo, (partecipazione come al solito!)
Buona
Lettura
Vic
& Gin
*
Hogwarts,
Foresta Proibita, le cinque del mattino...
Il sole stava tramontando e la prova
stava volgendo al termine.
Ormai mancavano solo pochi nomi
all'appello, tutti ragazzi appartenenti ad Hogwarts: quattro
Grifondori e cinque Corvonero.
Nox, così come gli altri cavalieri,
era piuttosto tranquillo sul da farsi anche perché -non avevano
detto niente a nessuno- ma erano giunti alla conclusione che, se i
ragazzi non fossero tornati entro le sei di quella mattina, sarebbero
andati a cercarli loro stessi.
Cosa diversa, invece, non si poteva
dire per la McGranitt..se prima era in ansia, anche per i suoi
ospiti, sapere che mancavano all'appello solo i suoi allievi la
rendeva a dir poco fastidiosa.
Aveva iniziato ad urlare facendo delle
scene da vera isterica, mai viste prima d'ora (da parte della Preside
perché altri insegnanti le facevano di continuo).
Era palesemente preoccupata e fuori
controllo.
Il tutto era continuato fino a che
Eric, conosciuto da tutti come il 'santo' del gruppo, non si era
stufato e le aveva prosciugato tutte le energie muovendo un misero
dito.
Dopodiché la Mc era crollata a terra,
priva di forze.
La scena aveva fatto ridere tutti loro
ed Eric si era giustificato, con gli altri, affermando semplicemente:
“Stava diventando seccante”, alimentando le risate di tutti, ma
soprattutto di Iris.
Alleggerita la situazione, ora tutto
quello che dovevano fare era attendere.
**
Un'accesa discussione si era
appena creata all'interno del gruppo voluminoso con cui Ian Straggler
era stato costretto -dal suo migliore amico Keith Meghethos- a
lavorare per la ricerca di quelle maledette sfere. Il fatto era che,
tutti erano stremati, affamati e mezzi addormentati, dopo l'avventura
appena trascorsa, ma Lavi Polaris era stato catturato dalle
Acromantule e necessitava di essere salvato.
Si erano fermati tutti
nell'istante esatto in cui l'essere si era trascinato il povero
malcapitato all'interno della sua base, nonostante fossero davanti
all'uscita della foresta proibita.
Ed ora, erano quasi venti minuti che
discutevano sul da farsi.
Ovviamente i Grifondoro
avevano finto di essere freschi come delle rose e si erano erti a
prodi eroi, in particolare Adelaine Queen ed Erwin Cecil, avevano
preso parola, mossi dal loro senso di umanità -nel primo caso- e di
giustizia -nel secondo- affermando, inflessibili, di dover
assolutamente tornare indietro a salvare l'amico.
Dal canto suo Ian non
pensava che Lavi necessitasse di tutto il gruppo, insomma lui era uno
solo, ne sarebbero bastati quattro o cinque di loro per salvarlo..
non capiva proprio perché tutti avrebbero dovuto partecipare
all'operazione. Lui per primo si sarebbe discostato volentieri da
quel gruppo di persone, era stato già abbastanza il doverli
sopportare per tutte quelle ore.. già solo il fatto di essere lì
era ridicolo... lui, che di solito odiava essere circondato dalle
persone, stava discutendo se salvare o no un grifondoro.
“Io dico che non c'è
bisogno che tutti partecipino, chi vuole vada, chi no può tornarsene
a casa” aveva appena finito di esporre la sua teoria, che Mallory
Churchill lo guardò con aria riluttante.. se i suoi grandi occhi
azzurri avessero avuto il potere di uccidere, il bel tenebroso
sarebbe già giaciuto morto per terra. La mora Corvonero, che aveva
fin da subito appoggiato l'idea dei compagni di scuola, in quel
momento, testarda e coraggiosa come era, rispose “Non possiamo
rischiare, più siamo meglio è..se ci dovessero essere problemi non
riusciremmo a sconfiggere quelle bestie da soli..servono tutti ! O
forse stai proponendo di abbandonarlo e attendere che le Acromantule
se lo divorino? Ian, sii ragionevole, è un nostro amico!”
Da parte sua, Keith Meghetos
supportava senza paura la teoria del suo miglior amico “Tecnicamente
non lo è.. io propongo di metterlo ai voti.. e tra l'altro
dovrebbero intervenire tutti”
“Concordo” disse Ian
incrociando le braccia al petto.
Kendra Cox, migliore amica
di Albus Potter e Scorpius Malfoy, non si era ancora pronunciata del
tutto ma, da come stava fissando Ian e Keith, tentando di carpirgli
qualche informazione, era quasi sicuro che non fosse d'accordo con la
loro proposta.
Le uniche che ancora erano rimaste
completamente in silenzio furono Mabel Crowlee e Jennifer Benson.
La prima, se ne stava ferma ed
immobile, a guardare la scena con un'assoluta espressione neutrale
sul volto.
La seconda, proprio in quel
momento, decise di proferir parola “Non credo sia giusto, starcene
qui a guardare mentre Lavi rischia la vita...e sebbene voi diciate il
contrario è un nostro amico, semplicemente per il fatto che ci ha
aiutati -tutti- con le sfere e che fa parte della squadra”
“Quindi direi che siamo
tutti d'accordo tranne te e quell'idiota del tuo amico Meghetos!”
concluse Jenny.
“Ehy!” rispose il biondo, afflitto
dall'insulto della rossa.
“Senza offesa -è ovvio-”
specificò la ragazza.
“Se preferite essere
codardi e non seguirci fate pure, non abbiamo bisogno di pesi morti”
disse Erwin, con sguardo freddo.
Ian sentì il veleno
scorrergli nelle vene, non si trattava di codardia.. e anche se fosse
stato così non si sarebbe messo a decantare il suo coraggio come i
grifondoro.. il suo era più un fattore di menefreghismo, non era
abituato a dover salvare il culo alla gente, e sinceramente non ne
aveva mai sentito il bisogno.. però su una cosa avevano ragione:
erano una squadra e se c'era una cosa che lui capiva era proprio
quella.. ognuno doveva fare la sua parte.
“D'accordo qualcuno ha un
piano ?” chiese Keith interpretando lo sguardo di Ian.
Ecco una cosa che il castano
apprezzava dell'amico: sapeva leggerlo come se fosse stato un libro
stampato e interpretava i suoi pensieri al posto suo. Un rapporto
d'amicizia e fratellanza come il loro non ce l'aveva nessuno,
nemmeno i tassorosso.
Alla domanda del biondo
dagli occhi verdi seguirono altre discussioni snervanti, tanto che
Ian decise di sdraiarsi completamente sotto la quercia dov'era stato
seduto fino a quel momento.
Chiuse gli occhi,
immaginando la morbidezza delle soffici coperte del suo letto nel
dormitorio, e lanciò un pensiero con la mente a Keith 'svegliami
quando avete finito'.
**
“Allora” Erwin prese in
mano la situazione “Io, Adelaine e Keith -dato che siamo i migliori
con gli incantesimi non verbali- ci avvicineremo al ragno, lo
stordiremo e libereremo Lavi.
Jenny, Mallory e Kendra voi
ragazze andrete avanti per spianare la strada da quei rami maledetti.
Ian e Mabel, voi resterete di vedetta e ammazzerete tutti i ragni che
proveranno ad entrare.. e, infine quando noi avremmo finito di
liberare Lavi, ci aiuterete a renderlo invisibile. Tutto chiaro?”
Con un coro di si, tutti si
mossero verso l'entrata del nascondiglio dei ragni giganti.
Tutti sembravano ricordarsi
perfettamente la strada percorsa precedentemente, per sgraffignare le
sfere a quei mostri, sebbene quando l'avessero percorsa avevano
vagato e corso a casaccio.
Una volta arrivati, tutti si
guardarono e annuirono, in men che non si dica, ognuno prese la sua
posizione.
Erano passati dieci minuti buoni e
tutto procedeva per il meglio: Lavi stava quasi per essere
completamente liberato dal bozzolo di ragnatele in cui era stato
confinato dall'acromantula; Mabel ed Ian aveva già fatto fuori
parecchi ragni giganti e le tre ragazze avevano spianato
completamente la strada per la fuga.
Niente poteva andare storto... o forse
sì.
L'incantesimo dell'invisibilità
-proposto precedentemente da Ian- li abbandonò completamente, nel
giro di pochi secondi, nel momento esatto in cui ebbero liberato
completamente Lavi.
Tutte le acromantule si accorse di loro
e, non poco adirate, iniziarono a corrergli incontro.
Erwin, che non capiva come
l'incantesimo l'avesse potuti abbandonare così presto, iniziò a
prendersela con Ian e ad urlargli contro.
“Io non c'entro niente! Evidentemente
per otto persone dura di meno di quel che pensassi!”
si difendeva lui.
Ma i ragni continuavano ad avanzare.
A quel punto Adelaine, presa
dall'ansia, esplose contro di loro ed iniziò ad urlare di correre.
Tutti loro, finalmente resosi conto
della condizione in cui si trovavano, iniziarono a correre come dei
forsennati.
Raggiunsero le ragazze e ordinarono di
correre anche a loro.
Continuarono fino a che poterono, ma
erano ormai le sei del mattino, ed erano tutti stanchi.
Ad un certo punto Mallory, presa dalla
stanchezza, inciampò sopra un sasso e cadde per terra.
Si fermarono tutti.
“Andate! Proseguite senza di me!”
iniziò ad urlare la corvonero.
I suoi grandi occhi azzurri si
riempirono di lacrime e, differentemente da come lei era abituata ad
agire, iniziò a pensare al peggio.
E' finita.
Ma proprio quando tutto sembrava
perduto, Ian si mise a correre nella sua direzione.
“Ian? Cosa fai?” Mal era senza
parole.
“Lasciarti abbattere così Mal?! Mi
deludi!”
“Ma... cosa...”
“Se non riesci ad alzarti, non
preoccuparti, ti proteggerò io da questi ragni schifosi!”
Ian estrasse la sua bacchetta e si
preparò alla battaglia.
Mallory era senza parole... aveva
sempre pensato che Ian Straggler fosse un'incognita, come un'ombra
silenziosa a cui non interessava nessuno al di fuori di se stesso e
del suo amico.. e sinceramente tutto si sarebbe aspettata purché
avesse un cuore.
Anche tutti gli altri ragazzi,
esattamente come aveva fatto il 'battitore tenebroso dei corvi',
tornarono indietro e si schierarono in posizione di combattimento.
Persino Lavi, che si era ripreso dal
suo stato di incoscienza, si protese in protezione dell'amica.
Nessuno di loro avrebbe mai lasciato
nei guai un membro dell'alleanza 'Corvi dorati' e, anche se non
l'avrebbero mai ammesso a nessun compagno di scuola, in quelle ore
passate assieme i ragazzi erano diventati amici.
I ragni avanzavano in fretta.
Ormai stavano a pochi metri da loro.
Tutti erano pronti, con le bacchette
alle mani, per la battaglia.
Ma, poco prima che i ragni gli
potessero saltare alla gola, il silenzio fu spezzato da un ruggito
mostruoso che fece fermare le creature all'istante.
Poco dopo, un altro verso poco
rassicurante, costrinse molti di loro alla fuga.
Non capendo cosa stesse succedendo, i
ragazzi continuarono a guardarsi attorno senza capire niente.
Un raggio di fuoco, in un'istante,
incenerì più della metà delle acromantule ancora presenti.
L'altra metà, venne completamente
congelata da un secondo fascio luminoso proveniente dal cielo.
I ragazzi alzarono tutti lo sguardo e,
senza parole, guardarono imperterriti il loro 'salvatore'.
O meglio, salvatrice.
Un drago violaceo giunse in loro
soccorso, atterrando sulla terra ferma, incenerendo e ghiacciando
tutto lo scenario.
Ed in pochi attimi, nella Foresta
Proibita, si creò un vero e proprio inferno di ghiaccio.
Poco dopo, Iris riassunse le sue
sembianze umane e si rivolse a loro.
“Allora, meno male che esisto io a
questo mondo!”
Nessuno risposte, erano tutti basiti.
Alzando gli occhi al cielo, Iris gli si
avvicinò e gli sventolò la mano davanti.
“Pronto? Terra chiama maghi? Mi
sentite?”
“Tu...tu.. sei.. insomma, davvero...”
“Sì ? Dimmi sono tutta orecchie”
sorrise Iris al giovane rosso.
Lavi, strabiliato dalle doti della
strega dai capelli violacei, aveva iniziato a parlare senza pensare.
“Sei fantastica!” aveva esclamato,
infine, entusiasta di essere soprattutto vivo e vegeto.
Iris, alquanto colpita, l'aveva
ringraziato con un sincero sorriso (che aveva fatto imbarazzare tutto
il sesso opposto del gruppo) ed aveva continuato a parlargli.
“Allora, avete preso le sfere?”
“Si...” rispose il giovane
grifondoro, Erwin, spostandosi leggermente i capelli scuri
all'indietro.
“E... tutti voi avete le sfere?”
“Si...” parlò ora Keith.
“Bene!”
La piccola mutaforma, sinceramente
contenta, iniziò a battere le mani per congratularsi con tutti loro.
Una scena davvero toccante...
Poi finalmente si diressero all'uscita.
**
Arrivati al limitare della
foresta, trovarono Nox, Eric e Teddy ad aspettarli, i ragazzi quasi
gettarono a terra le loro sfere per la stanchezza e il sollievo di
essere finalmente fuori da quell'orribile e tortuoso buco nero che
era la foresta.
I tre cavalieri osservarono
per mezzo secondo le sfere che tutti e otto avevano in mano, ed
infine Nox disse: “Direi che sia il caso di tornare al castello,
non trovate?”
Tutti, come se avessero appena ripreso
vita, annuirono energicamente.
Avrebbero riposato.
Finalmente.
Quella prova, era
definitivamente finita.
To
be Continued...
|
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Capitolo 9 *** Il Cavaliere Reggente - parte 1 ***
6
Capitolo
6:
'Il
cavaliere Reggente'
-
parte 1-
Angolo
Autrici:
Ciao
a tutti!!!
allora,
come promesso, anche questa settimana siamo riuscite ad aggiornare in
tempo.... più o meno... yeeeee....
Prima
della lettura volevamo solo avvisarvi che il capitolo è stato diviso
in due perché stava diventando DAVVERO troppo lungo...
Purtroppo,
nonostante l'avessimo diviso, è venuto lungo lo stesso anche perché
abbiamo inserito quasi tutti i personaggi della storia (che sono 29
per la cronaca)... quindi vi preghiamo di armarvi di santa pazienza e
di non maledirci mentalmente ...
*vi
prego non fatelo*
Detto
questo, speriamo che il capitolo vi piaccia anche se è un po'
pesantuccio.
E
fateci sapere se vi sono piaciuti come abbiamo reso i vostri
personaggi ;)
Buona
Lettura
Ps.
abbiamo deciso che da oggi aggiorneremo una volta ogni due
settimane, sempre di venerdì/sabato.
Baci
Vic
& Gin
Hogwarts...
Erano
passati quasi tre giorni, ormai, dalla prima prova ed i 'quattro
cavalieri dell'apocalisse' -così li aveva nominati la Mc- avevano
quasi finito di analizzare tutte le sfere.
Poco
dopo la conclusione della 'caccia alle palle' -sempre parole della
Mc-, tutte le sfere di vetro e luce erano state rinchiuse in un sacco
da Eric, al quale era stato assegnato il compito di analizzarle, come
da accordi precedentemente presi.
Ed
ora aveva quasi finito di stilare un elenco degli 'ammessi' e 'non
ammessi' alla seconda prova.
Ovviamente,
gli altri tre cavalieri, gli erano stati vicino tutto il tempo -nel
caso il biondo avesse avuto bisogno di qualche aiuto- cosa che,
naturalmente, non era servito.
Ma
ciò che contava era il gesto, ed Eric gli era riconoscente per
questo.
Per
quanto volessero aiutarlo, solo lui era in grado di riconoscere se la
sfera che aveva fra le mani aveva del potenziale o meno.
“Ma
come fai a sapere a chi appartiene la sfera? Insomma, sono tutte
mischiate!” gli
aveva chiesto il primo giorno Ted, alquanto perplesso, appoggiato da
tutti gli altri. Ma era bastato mostrargli cosa era capace di fare
-tra tutti gli straordinari poteri che possedeva- per azzittirli
tutti e tre, senza rispondere aveva preso una sfera a caso fra le
mani e l'aveva fatta lievitare sul palmo della mano.
C'è
da dire che tutte le sfere, mischiate fra loro, erano tornate ad
avere un unico colore luminoso ed era per questo che i cavalieri
erano perplessi. Ma non appena videro cosa successe dopo, qualsiasi
dubbio svanì all'istante.
Nel
giro di pochi secondi, gli occhi di Eric erano mutati in un leggero
color dorato e la sfera aveva iniziato a cambiare colore.
In
meno di un minuto, non solo era diventata di uno splendente color
zaffiro, ma una scritta al centro di essa si era materializzata dal
nulla.
“Lavi
Jude Polaris” aveva esclamato il biondo poco prima di rigirarla su
se stessa e questa, come
per magia,
aveva continuato a cambiare scritta.
“16
anni, Hogwarts, Grifondoro, candidato per il posto della Bilancia,
potere...”
Era
bastato veramente poco, secondo Eric.
“Woooooow,
amico sono senza parole!”
aveva
aggiunto Nox con la bocca spalancata dallo stupore.
Poi,
Iris aveva commentato piuttosto infastidita “Allora noi ti siamo
solo di peso”
Effettivamente
avrebbe potuto continuare da solo quel lavoro, ma Eric conosceva
benissimo il carattere della 'piccola' russa per questo quando la
sentì pronunciare quelle parole – con un misto di invidia e
gelosia – aveva precisato, con astuzia, che il loro aiuto sarebbe
stato necessario.
Così,
li aveva messi a scrivere tutti i nomi di chi non aveva alcun potere
nonostante avesse preso la sfera; i vari colori delle sfere che
cambiavano ed i rispettivi nomi dei 'proprietari' (e casate di
appartenenza nel caso di Hogwarts); le rispettive scuole ed, infine,
le candidature per i posti da cavaliere in base ai segni zodiacali
dei ragazzi.
Senza
ombra di dubbio, tutti quelli che risultarono idonei per il
posto della casa già occupata da loro, furono scartati.
Quindi,
tutti quelli che poterono risultare candidati per il posto di
cavaliere del: Leone, Gemelli, Sagittario ed Acquario furono bocciati
all'istante.
La
decisione era stata presa quasi congiunta, diciamo... Iris aveva da
subito espresso il suo parere negativo affermando che 'nessuno fosse
migliore di lei come cavaliere dei gemelli' quindi, secondo lei, non
c'era bisogno di perdere tempo per la selezione dato che 'chiunque ci
avesse provato si sarebbe trovato carbonizzato nel giro di pochi
istanti'.
Un
parere simile aveva espresso Nox, il quale aveva aggiunto che 'per
l'incolumità del povero disgraziato che si fosse candidato' non era
il caso di procedere.
Tutti
loro conoscevano il disturbo di cui era affetto l'ex
grifondoro ed, anche se da tale 'malattia' era sprigionato il suo
potere da piromane -che l'aveva ammesso nel Sole Nero-, concordarono
che non fosse il caso nemmeno per il segno del Leone.
Seriamente,
quando Nox perdeva il controllo e lasciava libero l'altro, era
in grado di fare qualsiasi cosa alla sua nuova vittima.
Ted,
invece, si era liberato del problema affermando che 'non sarebbe
stato leale per il candidato di turno' dato che ne avrebbe assunto le
sembianze e copiato i poteri.
Quindi
anche il posto del Sagittario era stato cancellato.
Per
quanto riguarda Eric, inizialmente era quasi curioso di far andare
avanti i ragazzi candidati al posto dell'Acquario -e l'aveva anche
detto a tutti e tre apertamente- ma poi aveva cambiato idea dopo aver
sentito le parole di Ted.
Anche
il suo scontro non sarebbe stato leale: essendo in grado di assorbire
ogni tipo di energia (anche quella umana) e trasformarla a suo
piacimento, sarebbe stata un lotta impari a meno che qualcuno non
avesse avuto capacità simili alle sue.
Sfortunatamente,
giunti al termine della lista con l'ultima sfera analizzata, si era
fatto due conti e nessun candidato 'acquariano' era risultato alla
sua altezza.
Peccato,
avrebbe potuto divertirsi.
Così
anche l'Acquario era stato messo da parte.
“Ora,
dobbiamo solo chiamare i ragazzi. Quando glielo diciamo?” domandò
Ted, dopo aver riletto ad alta voce tutti i nomi della lista.
“Direi
di riferirglielo dopo pranzo, così avranno il tempo di fare i
bagagli per la partenza di domani”rispose Nox, appoggiato da Iris,
la quale aggiunse: “Saranno
di sicuro felici di non seguire i corsi pomeridiani. Peccato per loro
che non sanno cosa li attende” ridendo sadicamente.
“Iris,
sei davvero terrificante”
“Lo
so Eric, ma non posso farci niente: sono fatta così” e già
pensava, mentalmente, a chi sarebbe potuto essere un'ottima vittima
per lei.
“Comunque,
alla fine, le prove si terranno in
quel posto?”
“Precisamente,
Teddy, ho preso accordi personalmente col padrone di casa ed è già
tutto pronto. Chissà che dirà quando vedrà un suo parente fra i
candidati...”
La
ragazza dai capelli violacei stava decisamente sognando ad occhi
aperti.
Non
vedeva l'ora che tutta la selezione iniziasse, era quasi fuori di sé
dalla gioia.
“Apposto,
ora dobbiamo solo dirlo alla McGranitt”
“A
proposito... chi glielo dice alla preside?”
Nessuno
risposte a quella domanda... la Mc incuteva terrore persino a loro.
Ma
qualcuno doveva pur dirglielo!
“Ok”
rispose rassegnato Eric “Glielo dirò io...”
“Vai
così fratello!” lo incoraggiò Nox, con voce squillante, per
essersi offerto volontariamente.
“Oh”
continuò Eric, guardandoli uno per uno con sguardo serio “ se non
mi vedete tornare: venite a cercarmi!” e tutti e quattro
scoppiarono a ridere, poco prima che il biondo si alzasse per andare
a dare 'la buona novella' alla preside.
Mentalmente,
sperò davvero di tornare sano e salvo.
**
Le
streghe di Salem, dopo la brutta avventura trascorsa quattro giorni
prima, si erano riprese quasi del tutto abbastanza velocemente.
Durante
il periodo di risposo, avevano consegnato le sfere ad Eric, che era
venuto a trovarle in infermeria, dopo essersi assicurato che ognuna
di loro avesse tenuto in mano -anche solo per un secondo- la sfera
che più, secondo lui, attraeva ognuna di loro.
Tutte
loro, ancora sedute nei lettini dell'infermeria, avevano acconsentito
alla richiesta del giovane cavaliere e le sfere avevano iniziato a
cambiare colore.
Ma
Erin non ebbe nemmeno il tempo di capire di che colore fosse
precisamente la sua, che si era ritrovata costretta -così come tutte
le altre- a cederla subito nelle mani del biondo.
Dopodiché,
il cavaliere, le aveva salutate allegramente ed, augurandogli una
svelta guarigione, se ne era andato lasciandole perplesse.
Ora,
a distanza da quel giorno, tutte e tre le scuole erano state riunite
durante l'ora di pranzo per 'un annuncio molto importante'.
Tutti
i professori erano più agitati e nervosi del solito, in particolare
la preside di Hogwarts, ed Erin scommise mentalmente che si trattasse
dell'esito della prima prova a cui avevano partecipato.
La
castana dagli occhi azzurri, stava seduta ad un tavolo assieme a Sam
e alle sue 'nuove amiche' quali: Kyla, Leila e Gloria, la quale
sembrava possedere più energia in corpo di tutti i ragazzi delle tre
scuole messi assieme.
Riposare
le aveva fatto solo che bene.
“Sono
felice che tu ora stia meglio, Gloria” aveva aggiunto Sam in mezzo
alla conversazione che Kyla stava cercando di intraprendere con la
ragazza dai capelli color cioccolato fondente.
“Si,
anche io. Grazie” rispose secca la diretta interessata.
Era
evidente che non avesse molta voglia di parlare con loro.
“Volevamo
ringraziarti, tutte noi, per il suggerimento che ci hai dato nella
foresta proibita” continuò Sam “senza di te, non so come saremmo
riuscite ad uscirne vive”
“King,
non ringraziarmi. Non l'ho fatto per voi, ma per me: ci avrei rimesso
la pelle anche io in quella bolgia, quindi era ovvio che non vedessi
l'ora di andarmene da quell'inferno.”
Tutte
e quattro le ragazze la guardarono senza parole. Quindi lei si era
'mobilitata' solo per salvarsi la pelle? Poco importava che ci
fossero anche loro.
“Tu
sì che sei strana” affermò seccata Kyla sbattendo, leggermente,
il calice dal quale stava bevendo sul tavolo.
Per
tutta risposta Gloria scrollò le spalle e senza manco rispondere,
continuò a mangiare tornando ad ignorarle.
Erin
sospirò sconsolata... e pensare che lei sperava che da quel giorno
tutte fossero un po' più unite... ma, era ovvio, che si fosse
sbagliata.
Ad
un certo punto una risata cristallina, proveniente dal tavolo dei
Grifondoro, la costrinse a girarsi.
E
fu lì che riconobbe il ragazzo che le aveva portate in infermeria:
Daniel Morgan, se non aveva capito male.
Senza
neanche rendersene conto si ritrovò, sorridendo, a fissarlo nel giro
di pochi istanti.
Ha
davvero un bel sorriso.
Ma
proprio in quel frangente, tutte le chiacchiere che rendevano viva
quella sala si ammutolirono di colpo.
Avevano
appena fatto il loro ingresso i quattro cavalieri e tutti iniziarono
a guardarli allibiti.
Iris
camminava, impettita, con un'andatura sicura e fiera, leggermente in
avanti rispetto agli altri tre.
Nox
e Teddy, invece, a differenza della ragazza avevano un passo più
'tranquillo' e non facevano che guardarsi attorno fra i tavoli della
sala comune... che stessero cercando qualcuno?
L'unico
che appariva palesemente agitato era Eric, difatti non faceva altro
che rigirarsi una pergamena fra le mani senza distogliere lo sguardo
dal pavimento.
Perché
tocca sempre a me fare i discorsi? Poteva farlo Iris, a lei sì che
piace avere l'attenzione addosso. Mannaggia a me e a quando dico
sempre di sì.
E
con la mente offuscata da tali pensieri, il biondo raggiunse i suoi
tre amici al centro della sala, proprio di fronte ai tavoli.
Fece
un respiro profondo ed iniziò a parlare.
“Buon
pomeriggio a tutti voi! Allora, vi starete chiedendo per quale motivo
oggi ci siamo anche noi qui con voi... ebbene, abbiamo analizzato
tutte le sfere che siete riusciti a prendere e siamo giunti a dei
nomi. Prima di continuare volevo solo informarvi di poche cose”
iniziò a srotolare la pergamena e, dopo avergli dato un rapido
sguardo, continuò a parlare “1) Tutti quelli che verranno
nominati, dovranno alzarsi dal tavolo e raggiungere noi da questo
lato della sala; 2) Tutti quelli nominati, a pasto terminato, saranno
esonerati dalle lezioni pomeridiane e dovranno raggiungere
immediatamente i proprio alloggi” a quelle parole un mormorio
generale si levò su tutta la sala. Era evidente che in molti
speravano di essere nominati quel giorno solo per saltare le lezioni.
Poveracci...
“Tre,
e con questo concludo: tutti quelli che verranno nominati, dovranno
preparare i bagagli e terminarli nel giro della giornata. Domani
mattina, verso le 5, dovranno farsi trovare davanti le porte del
castello di Hogwarts per raggiungere il luogo dove continueranno le
prove. Chi non sarò pronto per quell'ora, per qualsiasi motivo,
verrà lasciato qui e si precluderà il possibile ingresso fra i
cavalieri da solo. Ulteriori dettagli verranno dati ai soli
partecipanti una volta raggiunto il luogo dell'addestramento.
Domande?”
Nessuno
rispose... erano tutti impazienti di conoscere i nomi dei 'fortunati'
che erano stati selezionati.
“Bene,
allora procediamo... per l'istituto delle streghe di Salem si alzino
in piedi...” Eric abbassò lo sguardo sulla pergamena ed iniziò a
leggere i nomi delle ragazze scelte “Leila
Ryanne Redmund”
La
castana dagli occhi color nocciola non se lo fece ripetere due volte,
e, con la sua solita energia, si alzò fiera dal tavolo per
raggiungere i cavalieri.
Una
volta che si fu posizionata accanto ad Eric, quest'ultimo continuò a
leggere.
“Erin
Cassiopea Blackwood”
ad
Erin, invece, venne letteralmente un colpo. Non aveva proprio voglia
di alzarsi davanti a tutti, timida com'era, ma lo sguardo di
incoraggiamento che le rivolse la sua migliore amica, la spronò ad
alzarsi.
Così,
con fare molto titubante, raggiunse Leila.
“Samantha
King e Kyla Faith King”
entrambe
le cugine si guardarono allibite... un po' perché non si aspettavano
di essere state scelte ed un po' perché non si aspettavano che
l'altra
fosse
stata scelta...
Kyla
guardava Sam con uno sguardo indecifrabile e lo stesso si poteva dire
per la bionda.
“Va
bene cuginetta... ne vedremo delle belle” Kyla distolse lo sguardo
dalla cugina solo per alzarsi e raggiungere le ragazze già
selezionate.
Sam,
rimasta senza parole, venne svegliata dal suo stato di shock,e si
affrettò a raggiungerle.
“Infine...
Gloria
Lena Hayne”
Gloria,
come se non aspettasse altro, con la solita freddezza ed
impassibilità che la contraddistingueva si alzò lentamente per
raggiungere le sue compagne di scuola.
Ma
prima di potersi posizionare accanto alle ragazze, il suo sguardo si
focalizzò su Nox, quasi inconsciamente, come a dirgli 'vedi, te
l'avevo detto che ce l'avrei fatta' e, come se lui le avesse appena
letto nel pensiero, le rispose apertamente “Non avevo alcun dubbio,
Gloria” con un sorriso beffardo che gli dipinse il volto.
Dopo
di che Eric continuò con il suo elenco, passando agli unici due
ragazzi che avevano superato la prova per la scuola di
Mahoutokoro:Kiyomaro Hiroto Takamine e Shigure Ayashi.
“Ebbene
Shigure, sembra che in tutta la scuola noi due siamo i migliori”
bisbigliò sottovoce il moro alla compagna di scuola, poco prima di
raggiungere gli altri 'partecipanti'.
“Così
sembra”
“Visto?
Te l'avevo detto che le nostre sfere erano superiori alle altre.
Sicuramente, vinceremo noi queste stupide prove ed il posto di
cavaliere sarà nostro” rispose il moro con un tono altezzoso –da
vero purosangue– che fece irritare Shigure e non di poco.
“Vedremo
Kiyo, ti ricordo che mancano ancora i ragazzi di Hogwarts”
“Pft,
quelle nullità?! Io sono dell'Ariete, voglio proprio sapere chi si
batterà contro di me alla fine”
“Attendere,
amico mio... dobbiamo solo attendere”
*
“Per
la casa di Corvonero, si alzino le seguenti persone: Ian
Straggler,
Kendra
Lena Cox,
Mabel
Crowlee,
Mallory
Grace ChurchilL
e
Keith
Kaus Meghetos”
Tutto
il tavolo dei corvonero iniziò ad applaudire ed a congratularsi con
i giovani partecipanti.
Ognuno
di loro si alzò e si incamminò in religioso silenzio, eccetto i
migliori amici 'Straggler-Meghetos' che iniziarono ad ingaggiare una
sorta di teatrino lanciando baci a tutte le ragazze rimaste sedute ai
tavoli... a dire il vero, era più Keith quello preso nella
sceneggiata, ma Ian essendo il suo migliore amico si era ritrovato in
mezzo, quasi costretto dal biondo esibizionista.
“Santo
Merlino, Meghetos! Finiscila mi stai facendo irritare”
“Invidiosa,
Kendra, perché non ti sto calcolando minimamente mentre lancio i
miei baci sublimi?”
“Pft,
figuriamoci! Di sicuro, se anche ci provassi, mi attaccheresti
qualche malattia non ancora conosciuta e rischierei decisamente la
mia vita per colpa tua” rispose a modo la corvonero assottigliando
le sue iridi azzurre.
Non
che Meghetos gli stesse particolarmente antipatico, ma i superficiali
come lui le davano decisamente fastidio. Soprattutto quando si
pavoneggiavano in quella maniera...
“A
si? Allora lascia che ti baci, Cox” ed il biondo fece per
avvicinarsi sul serio alla castana.
Questa,
come se le stesse per venire un colpo, iniziò ad indietreggiare con
un'aria quasi disgustata.
“Non
dirai sul serio...”
“Certo
che sono serio, vieni qui dolcezza!”
“Mio
Dio!”
“Ragazzi,
basta, stiamo dando anche troppo spettacolo” irruppe Mallory nella
discussione dopo che tutti – e ripeto TUTTI – si erano fermati a
guardare quella scena ridicola.
Resosi
conto della situazione, i due corvi smisero all'istante di
battibeccare e continuarono a camminare in direzione degli altri
partecipanti.
Ma
prima che li raggiungessero Keith prese sottobraccio Kendra e,
sottovoce, continuò quello che aveva iniziato.
“Vedrai,
un giorno mi implorerai di baciarti”
“Ne
dubito fortemente Meghetos”
*
“Per
la casa di Serpeverde si alzino: Albus
Severus Potter,
Scorpius
Hyperion Malfoy,
Lily
Luna Potter,
Vincent
Nightray,
Farley
Alister Baskerville
e
Killian
Nott”
Il
tavolo dei serpeverde iniziò ad acclamare i loro 'vincitori' con
urla di incoraggiamento e frasi velenose quali 'fategli vedere chi
comanda ad Hogwarts' oppure ' divorate quegli stupidi corvi e
stendete quei grifoni col nostro veleno'... frasi che, ovviamente,
tutti gli altri studenti non gradirono affatto.
“Sorellina
ricordami un attimo, tu di che segno sei?”
“Al...
seriamente?” Lily rivolse ad Albus uno sguardo fra l'adirato e lo
scocciato.
Possibile
che suo fratello non si ricordasse manco una scemenza simile?
“Beh..
si, sai a volte soffro di vuoti di memoria” mentì spudoratamente
il giovane Potter, facendo scatenare le risate di Vincent e di
Scorpius.
“Se
ti preoccupi di prenderle dalla tua sorellina, sappi che siamo di due
segni diversi...fratellone... quindi non combatteremo fra di noi...
Purtroppo, aggiungerei”
Rispose,
acida come al solito, la rossa.
“Lily
tu sei dei Pesci vero?” Farley, ad un certo punto, interruppe il
battibecco di famiglia Potter, per continuare il discorso intrapreso
prima da Albus.
“Si,
Far, perché?”
“Anche
Killian è dei Pesci... vero amico? Mi sa che vi toccherà
affrontarvi, prima o poi”
La
rossa rivolse immediatamente lo sguardo in direzione del suo migliore
amico.
Era
vero, i loro compleanni erano vicini –ora che ci pensava– quindi
Killian era del suo stesso segno, Lily si rattristò subito al solo
pensiero.
Non
voleva battersi con Kill, ma era quasi sicura che non ci fosse altra
scelta.
Killian,
che ormai sapeva decifrare qualsiasi espressione facciale della sua
migliore amica, si mobilitò a rincuorarla, tentando di alleggerire
la tensione con un “Non è detto che dovremmo combattere fra di
noi, Lily, intanto facciamo le altre prove” e con quell'unica
frase, era riuscito a far tornare il sorriso sulle labbra della
rossa.
Dopodiché,
lei si era allontanata leggermente ed aveva continuato a battibeccare
col fratello su altre questioni. Mentre quella vipera di un Nightray
aveva preso Killian in disparte, e sottovoce gli aveva sbattuto in
faccia la realtà: “Non
dovresti illuderla così. È certo che dovrete combattere fra voi”
Killian
sospirò.
“Lo
so, Vinc, lo so. Ma per ora, facciamo finta di nulla e non roviniamo
il momento”
*
“Infine,
per la casa di Grifondoro si alzino: Jennifer
Benson,
Adelaine
Queen,
Lavi
Jude Polaris
ed
Erwin
Theodore Cecil”
E,
come c'era da aspettarsi dai grifondoro, l'intero tavolo della casa
iniziò ad urlare e festeggiare di gioia la scelta dei loro
vincitori.
Furono
quelli che fecero maggior casino, e ovviamente la cosa fece sorride e
non poco i cavalieri ex-grifoni, quali Ted Lupin e Nox Blacknite.
Iris,
quasi scocciata dai sorrisini ebeti dei due amici, li riprese quasi
subito.
“Levatevi
quella smorfia dalla faccia, vi fa sembrare orribili”
“Suvvia,
Iris, queste sono soddisfazioni!” aveva risposto Nox, mentre il suo
sorriso si allargava sempre di più.
“Se
fossimo stati nella mia ex scuola, Koldovstoretz, in Russia vi
avrebbero già castigato per bene”
“Sì,
ma questa è Hogwarts, bella mia!” commentò Ted facendo alquanto
adirare Iris con quel 'bella mia'.
“E
non solo, questi ragazzi saranno sicuramente i migliori!” aggiunse
Nox.
“Scommetto
che vinceranno tutti i grifondoro!”
“Sì,
lo credo anche io, Ted”
Si
erano entrambi montati la testa.
“Vedremo
alle prove” fu l'unica cosa che si sentì di commentare Iris.
Nonostante
a volte avesse il cuore di pietra, infrangere così palesemente i
sogni dei suoi due amici, le sembrò una vera cattiveria:
d'altronde... non c'era niente di male a sognare...
*
“Non
ci credo, quella schiappa di Polaris è stato scelto! Certo che il
mondo ormai è allo sbando!”
“Meghetos,
finiscila!” lo interruppe subito Mabel, chiaramente seccata.
Lavi
era un suo grande amico.
E
quel Meghetos la stava decisamente infastidendo.
Non
era da lei, mettersi a discutere e partecipare attivamente ad una
discussione, ma stavolta il biondo corvonero stava esagerando. Non
era una cosa nei suoi confronti solo che tutte le persone che
creavano troppo rumore le davano parecchio fastidio.
E
Keith stava davvero esagerando.
Ma,
a differenza di quel che si potesse pensare di lui, Keith non era
affatto scemo, e tanto meno si faceva intimidire da una ragazza.
“Ma
dai! Che novità, miss statua-di-ghiaccio, finalmente si è sciolta
dall'ibernazione che l'affligge da anni! Che piacevole sorpresa”
ghignò subdolamente.
Mabel,
piuttosto seccata, decise di porre fine a quell'insulsa discussione
con parole taglienti e decise.
“Hai
dato anche troppo sfoggio di te, adesso smettila di ridicolizzarti e
pensa alle prove che ci attendono”
Keith
guardò la compagna di casa, quasi... ammaliato (?).. la ragazza
aveva del fegato.
Eccome
se ne aveva!
E
per questo si domandava perché mai una con una grinta come la sua se
ne stesse sempre silenziosa ad osservare senza mai partecipare.
Non
si sa cosa scattò in quella testa bacata che il giovane corvo si
ritrovava, ma Mabel catturò la sua attenzione.. così senza
protestare decise di tacere.
La
sua mente diede alla luce un piano ben delineato: l'avrebbe
conosciuta meglio e avrebbe tirato fuori il meglio -che in questo
caso era il peggio- della ragazza.
Mabel
Crowlee non sai cosa ti attende.
*
La
giornata terminò velocemente e le cinque della mattina, del giorno
seguente, giunsero nella stessa maniera.
Tutti
i ragazzi erano elettrizzati e... quasi congelati!
“Ma
dico io, le 5 della mattina? Ma questi sono matti!”
“Concordo
in pieno, sorella”
“Suvvia,
ragazzi, siamo dei serpeverde! Mostrate le palle!”
Farley
-a differenza dei fratelli Potter- se ne stava impettito, senza
muovere un muscolo, nell'attesa di escogitare una risposta ai dubbi
che gli circondavano la mente..
Dove
sarebbero andati?
Che
cosa avrebbero fatto dopo?
Perché
alzarsi alle cinque della mattina?.
Tutte
quelle domande si affollavano in così poco tempo ed in più i suoi
due amici lo stavano pure distraendo.
Era
il colmo.
“Far...
amico ma tu non hai freddo?”
“Affatto
Al” rispose glaciale sempre col pensiero fisso ai suoi dubbi.
“Certo,
cos'altro ci si poteva aspettare da un pezzo di ghiaccio come te?”
intervenne Vincent nel mezzo della discussione.
“Scusa,
non vedente, hai detto qualcosa?” rispose acido lui.
Tutti
conoscevano Farley per la sua elevata irascibilità, difatti non era
difficile farlo arrabbiare, e tutti concordavano che fosse veramente
sconsigliabile portarlo all'esasperazione.
Far
sapeva diventare una vera e propria belva capace, persino di
ammazzarsi di botte a mani nude pur di 'prendere la sua vendetta' sul
mal capitato di turno.
E
Vincent, questo lo sapeva benissimo... non a caso, anni fa, era
toccata una scena simile proprio a lui.
Per
questo, quando il moro dalle iridi violacee lo iniziò a guardare di
traverso, decise che per la propria incolumità fosse meglio tacere.
Non
che Vincent potesse effettivamente vederlo, ma sentiva chiaramente lo
sguardo del moro su di sé.
Proprio
in quell'istante arrivarono i quattro cavalieri.
Iris,
come al solito, prese a parlare prima di tutti quanti.
“Bene,
ora che ci siamo tutti, non ci resta che smaterializzarci.
Afferratevi a questo” disse tirando fuori dalla sua tasca destra un
antico medaglione d'oro massiccio.“È
una
passaporta, l'ho modificato io stessa, e non me ne separo mai.
Avanti, allungate la mano!”
Tutti
la guardarono con aria scettica.
Insomma,
come avrebbe fatto quel misero medaglione a teletrasportare tutti
loro? Molti dubitavano che ci fosse persino lo spazio per tutte
quelle mani.
Iris,
intuendo i dubbi dei giovani maghi, stava iniziando ad
innervosirsi...
“Avanti!
È incantata anche la catena, quindi potete toccare pure quella per
essere smaterializzati! E quelli che non si decideranno nel giro di
tre secondi li mollerò qui... Quindi: uno...”
Come
ridestati da un sogno, tutti loro si mossero nella sua direzione,
facendo a gara a chi afferrasse per primo/a l'oggetto in questione.
“Due...”
Sorridendo
anche gli altri tre cavalieri raggiunsero Iris, per non rimanere a
piedi.
Poco
prima che fu pronunciato il numero ' tre' tutti i ragazzi riuscirono
ad afferrare anche un singolo millimetro della catena del medaglione.
“TRE!”
Dopodiché,
furono tutti smaterializzati.
To
Be Continued....
|
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Capitolo 10 *** Il Cavaliere Reggente - parte 2 ***
6 parte 2
CAPITOLO
6
'Il
Cavaliere Reggente'
Angolo
Autrici:
Hola
gente!!!
si,
lo sappiamo... avevamo scritto che avremmo aggiornato venerdì
prossimo ma alla fine abbiamo cambiato idea.
Il
fatto è che sono rimasta a casa tutta la settimana con la febbre
(sono Vic) e, mentre stavo nel letto, non facevo altro che pensare e
ripensare... così ho preso il computer ed ho iniziato a scrivere.
Ho
letteralmente assillato Gin via mail con tutti i pezzi che avevo
scritto ed alla fine ne sono usciti fuori altri 4 capitoli...
Quindi,
anche sotto consiglio di altre due autrici – che ringraziamo
infinitamente :) - abbiamo deciso di tornare ad aggiornare una volta
a settimana dato che ce li abbiamo
già pronti.
Speriamo
che i capitoli vi piacciano, anche se vi risulteranno un po'
pesantucci...
Qualsiasi
cosa fateci sapere :)
Buona
lettura
Baci
Vic
& Gin
**
Il
sole stava per sorgere e l'aria fredda stava diventando sempre più
calda.
Una
ragazza dai lunghi capelli color rame stava seduta nell'angolo più
alto e remoto di una delle torri del castello.
A
gambe incrociate, ed occhi chiusi, muoveva le mani attorno alla sfera
di cristallo che aveva davanti, osservando il futuro imminente.
Stavano
per arrivare.
Riusciva
a vederlo chiaramente nella sua mente.
Ed
insieme a loro sarebbe arrivato anche lui, il creatore della
sciagura che aveva fatto mobilitare i cavalieri.
Aprì
gli occhi di scatto non appena percepì l'aura imponente di Iris.
Era
impossibile non riconoscerla... così aggressiva e soffocante, ti
faceva mancare quasi l'aria.
Ma
lei ci era abituata.
“Sono
arrivati, sarà meglio scendere a salutarli”
Non
stava più nella pelle, il suo io interiore quasi gridava, per
l'emozione che stava provando e l'eccitazione che avvertiva nel
conoscere finalmente coloro che aveva scorto nella sfera.
Chissà
come saranno... speriamo che fra loro ci sia qualcuno che possa
unirsi a noi.
Si
alzò dalla sua posizione di meditazione e, con un andatura
saltellante, raggiunse le scale canticchiando.
*
“Bene,
siamo arrivati!” esclamò Iris, tronfia di se stessa, come al
solito non aveva perso tempo, dopo essersi smaterializzata, si era
affrettata a raggiungere l'immenso portone del castello lasciando
indietro tutti quanti.
Killian
guardava il castello con aria truce.
Gli
sembrava familiare.
Poi,
come se avesse avuto un lampo di genio, si girò verso il suo
migliore amico e con lo sguardo perplesso, iniziò a parlargli: “Far,
ma questa non è casa tua?!”
Il
giovane Nott si era ricordato di quando, nell'estate del suo terzo
anno, avesse passato due mesi su tre a casa di Farley.
Lì
per lì gli era stato difficile riconoscerlo, d'altronde erano
passati quasi tre anni dall'ultima volta che ci aveva messo piede, ma
alla fine se l'era ricordato: come avrebbe potuto dimenticarsi
facilmente di quella struttura imponente?
Il
Castello dei Baskerville era di una bellezza, ed inquietudine,
strabiliante: regalatogli da Gugliemo I (per i servizi resi) al
casato del suo migliore amico, esso poggiava le sua fondamenta su una
struttura quadrangolare dove, posizionate ai lati del castello, si
ergevano quattro torri dalle dimensioni megalomani che rendevano
l'abitazione ancor più smisurata di quanto già non fosse.
“Effettivamente...lo
è !” Far era ancora più perplesso di quanto non lo fosse Kill.
Che
ci facevano a casa sua?
Di
punto in bianco il portone si aprì rivelando la figura di una
ragazza vestita con un abito bianco.
Far
era sicuro di non averla mai vista prima e, con aria ancor più
perplessa, seguì minuziosamente i suoi movimenti mentre salutava
allegramente Iris.
Era
di gran lunga più alta della maga dai capelli violacei, forse poco
più di un metro e settanta, magra e con le forme giuste.
I
suoi occhi, color topazio, si notavano anche dalla distanza in cui si
trovavano tutti i ragazzi. La pelle, candida e chiara, si distingueva
appena dal vestito, ma il tatuaggio nero che portava sul braccio
destro era messo ancor più in evidenza dalle maniche corte
dell'abito che indossava.
Scorpius
la guardava perplesso, soprattutto si era incantato a guardarle il
tatuaggio: un misto di linee nere contornate da fiori –che
sembravano gigli– al cui centro era posizionata una sorta di stella
a sette punte.
Gigli...
come Lily!
Con
uno sguardo veloce, il biondo si girò in direzione della rossa alla
sua sinistra notando che -anche lei come tutti gli altri- non
sembrava voler staccare gli occhi di dosso alla ragazza dai capelli
ramati.
Poi,
come se questa avesse percepito il suo sguardo su di sé, si voltò
in direzione di Scorpius e lui, più in fretta che poté, distolse lo
sguardo... imbarazzato...
Accidenti
Scorpius! Datti una calmata! Pari una ragazzina alle prime armi...
Al
biondo era sempre piaciuta la giovane Potter ma, dato che era venuto
a conoscenza della cotta che questa aveva per il giovane Baskerville,
aveva lasciato perdere fin dal principio... quasi come se sentisse un
senso di inferiorità nei confronti del moro dagli occhi color malva.
Ma
lui era Scorpius Hyperion Malfoy! Cose come queste non dovevano manco
toccarlo! Per questo non aveva mai dato a vedere il senso di invidia
che provava nei confronti di Farley.
Non
l'avrebbe mai ammesso manco sotto tortura.
Ad
un certo punto la ragazza 'nuova' li invitò ad entrare ed ad
accomodarsi.
Aveva
un annuncio importante da fare e voleva farlo al meglio.
Farley,
in tutto questo, trovò la cosa molto buffa e assurda... una ragazza
che manco apparteneva alla sua famiglia, lo invitava ad entrare a
casa sua ed ad accomodarsi? Davvero bizzarro...
Sorrise
mentre si affrettò, insieme agli altri, ad entrare nel salone di
casa sua.
Chissà
cosa l'avrebbe atteso...
*
Una
volta che tutti si furono accomodati sulle lussuose poltrone di pelle
del salone, la ragazza iniziò a parlare.
“Ciao
a tutti! Prima di iniziare con le spiegazioni volevo presentarmi: mi
chiamo Bia Shamsi Foxlight e sono il cavaliere reggente di questo
'ordine' se così vogliamo chiamarlo.”
A
quelle parole, tutti i presenti iniziarono a guardarsi fra loro con
fare interrogativo.
Il
Cavaliere Reggente? E mo chi era questa?
Come
se gli avesse appena letto nel pensiero, Bia continuò col suo
discorso.
“Come
ben sapete i segni zodiacali sono 12, ognuno con particolari
caratteristiche e 'abilità'... questo ordine ha le sue fondamenta su
questo tipo di credenza popolare, non a caso il numero dei posti che
lo compongono sono 12.
La
nostra Iris, per esempio, presidia il segno zodiacale dei Gemelli,
noto a tutti per la sua dualità. L'ordine è composto, a sua volta
da due tipi di 'associazioni' il Sole Nero e la Luna Rossa: il primo
raggruppa tutti quei maghi, i quali, possedendo il fattore plus,
vengono catalogati come pericolosi all'interno
dei nostri dossier (e fidatevi quando vi dico che nei secoli ce ne
sono stati di maghi DAVVERO pericolosi); mentre la Luna Rossa è
caratterizzata da maghi con abilità -sempre strabilianti- ma più
malleabili in
confronto ai primi.
A
capo di entrambi, ci sono io: il cavaliere reggente il cui compito è
scongiurare le catastrofi all'interno del mondo magico.
Purtroppo,
ai tempi di Lord Voldemort, non ero ancora stata nominata come
successore del vecchio cavaliere e quindi il posto è rimasto vacante
a lungo.
Troppo
a lungo... Pertanto l'intero ordine ha potuto essere solo complice
della sconfitta di quell'assassino... Fortuna che altri maghi hanno
provveduto al compito che, in teoria, sarebbe dovuto spettare a noi.
Comunque
oggi siete qui presenti perché abbiamo bisogno del vostro aiuto, in
particolare di otto di voi che dovranno necessariamente unirsi a noi.
Una
nuova minaccia incombe sul nostro mondo e loro quattro” si voltò
ad indicare Ted, Nox, Eric ed Iris “non possono farcela da soli...
se anche uno di loro morisse, l'ordine potrebbe estinguersi e questo
non deve accadere!”
Bia
guardò seria uno per uno tutti loro.
L'argomento
era serio e voleva assicurarsi che tutti lo percepissero come tale.
“Mi
scusi” una voce si levò dall'angolo sinistro del salone.
Leila,
alquanto innervosita dal silenzio che stava regnando in quella
stanza, decise di prendere la parola ed esternare i suoi dubbi.
Non
attese nemmeno la risposta di Bia che subito iniziò a parlare.
“Ha
detto che ha bisogno di otto noi, ma come può vedere noi siamo in
22... insomma, siamo un tantino troppi... come intendete procedere? E
su quali criteri avete intenzione di valutarci?”
Bia
guardò la castana senza parole.
La
ragazza era molto sveglia!
Meglio
così.
“Ebbene
tu sei...”
“Leila!”
“Leila...
sono felice che qualcuno me l'abbia chiesto. Affronterete altre
prove, sotto la nostra supervisione ovviamente, confidiamo che alla
fine rimarranno solo otto di voi. Ma passiamo oltre -comunque questi
sono dettagli molto ipotetici- vi abbiamo riunito qui per
suddividervi in 'categorie', in base alle sfere che avete raccolto.
Eric,
adesso tocca a te”
Il
biondo non se lo fece ripetere due volte e, con un'altra pergamena
(diversa da quella della mattina) nella mano destra ed un sacco nella
mano sinistra, iniziò a parlare: “Avrete notato che, quando avete
catturato le sfere, queste hanno iniziato a cambiare colore. Il tutto
non era solo per sapere se eravate i possessori del fattore plus, ma
anche per inquadrarvi in delle sottocategorie a seconda del colore
della sfera.”
Svuotò
il sacco davanti ai loro occhi ed iniziò a farle levitare nell'aria.
In
effetti, molte, avevano gli stessi colori.
E
questa cosa catturò, fin da subito, l'attenzione di Kiyomaro: dunque
non si era sbagliato... il colore voleva dire effettivamente
qualcosa di più.
“Abbiamo
riconosciuto ben sette categorie fra di voi.
Quando
vi chiamerò vi prego di fare un passo avanti.
La
sfera che porta il vostro nome si andrà a fondere con voi e farà in
modo di amplificare fin da subito i vostri poteri così che possiate
padroneggiarli a pieno d'ora in avanti”.
Erano
tutti in tensione e mai, ripeto MAI, in vita sua Lavi era stato più
in ansia di quel momento.
E,
come se se lo avesse sentito, Eric iniziò a chiamare proprio l'unica
sfera che aveva un colore diverso da tutte le altre: la sua.
“Lavi,
per favore, avvicinati”
Con
il cuore in gola, il rosso si avvicinò al biondo fermandosi proprio
davanti la sua sfera color zaffiro.
“Sei
stato posizionato, a seguito delle tue abilità nascoste, fra la
categoria degli 'Emozionali'...
sii fiero di te, sono in pochi i maghi che ne hanno mai fatto parte.
Appena hai fatto, puoi anche raggiungere la tua stanza in una delle
torri...se te la senti... ”
Detto
questo, la sfera di Lavi iniziò a brillare ed in pochi istanti entrò
nel corpo del giovane grifone.
Lavi
quasi svenne.. era già a conoscenza delle proprie capacità, più o
meno, ma sentire tutto quel potere scorrergli fra la gambe per salire
su fino alle braccia gli fece perdere l'equilibrio.
Cadde
in ginocchio con aria stordita...
Cosa
gli stava succedendo?
“Ma...
è normale che io mi senta così... così...”
“Potente?”
Iris
gli si avvicinò e lo aiutò ad alzarsi.
“Sì...”
“Tutto
regolare, tranquillo, ora siediti e poi potrai riposarti”
Una
volta seduto sulla poltrona fu il turno di tutti gli altri.
Kiyomaro
ed Erwin furono 'smistati' fra i 'Trasformisti' a seguito del
doppio colore che le loro sfere avevano assunto.
Fra
gli 'Elementari', il cui colore predominante della sfera era
il rosso, furono smistati Scorpius, Kyla, Albus e Leila.
I
possessori delle sfere color smeraldo - quali Erin, Kendra, Adelaine,
Mabel, Shigure e Mallory - furono assegnati ai 'Mentali'.
Alla
categoria degli 'Spirituali', il cui colore caratterizzante fu
il grigio perla, furono smistati Lily, Keith e Gloria.
All'unica
posseditrice di una sfera completamente bianca, Jennifer, fu
assegnato il posto fra i 'Guaritori'.
Ed
infine giunse il turno dei 'Parassiti'.
“Ci
tengo a precisare” aveva aggiunto Eric “che questa categoria
viene chiamata così solo perché chi ne fa parte non possiede un
vero e proprio potere come tutti gli altri, o meglio: chi appartiene
a tale categoria sfrutta
un
qualcosa che di per sé non gli appartiene, ma diventa proprio dopo
che se l'è accaparrato. Se vi può consolare, anche io ne faccio
parte. Quindi si facciano avanti: Samantha, Ian, Vincent, Farley e
Killian”
E
così ognuno di loro si mosse in direzione della propria sfera color
arcobaleno che li contraddistingueva dagli altri.
Così
come Lavi, tutti loro ebbero la stessa reazione, e si ritrovarono
quasi tutti semi incoscienti nel giro di pochi istanti.
Una
volta che fu terminato quella sorta di rito di iniziazione, ognuno di
loro fu accompagnato nella stanza assegnatogli dai maggiordomi dei
Baskerville con la
promessa
da parte dei cavalieri di iniziare già dal giorno seguente con gli
allenamenti.
L'idea
era quella di fargli svolgere la seconda prova nella settimana
seguente.
Ma
nessuno avrebbe mai immaginato come si sarebbero svolti i fatti.
*
Quella
notte Mallory si girava e rigirava nel letto da ore.
Non
riusciva a dormire.
Aveva
sempre lo stesso incubo: un dissennatore, con una maschera
giapponese, che si insinuava nel castello alla ricerca di qualcuno.
Vedeva
Eric e Ted quasi in fin di vita.
Nox
che combatteva contro Iris fuori di sé dalla rabbia: fuoco contro
fuoco e ghiaccio.
E
qualcuno... che soffocava...
Ad
un tratto sentì la propria gola stringersi come se qualcuno la
stesse uccidendo.
Non
riusciva a respirare e più tentava di muoversi, portandosi una mano
al collo nel tentativo di liberarsi, meno riusciva ad esalare un
respiro.
E
fu così... ancora ed ancora... minuti che sembrarono ore. Fino a
che...
Non
si svegliò di soprassalto, in una pozza di sudore, col cuore che le
batteva a mille.
“Era
solo sogno, Mal, sta calma” continuava a ripetersi la castana in
preda all'ansia “Solo uno stupido sogno....”
*
In
quella stessa ora, in quello stesso istante, anche qualcun altro non
faceva altro che rigirarsi nel letto in preda agli incubi.
Una
figura nera, che volteggiava nell'aria, ancora senza forma lo stava
guardando dall'alto in basso: come a volerlo giudicare.
“Così,
sei tu...”
Aveva
parlato quella sagoma oscura, nella sua direzione e lui non riusciva
a capire se quella stesse attendendo una risposta oppure no...
“Cosa...cosa
sei tu?” il giovane si era fatto forza ed aveva parlato, ma il suo
interlocutore per tutta risposta aveva piegato la testa di lato e si
era voltato dandogli le spalle.
“Aspetta!”
Il ragazzo fece una passo nella sua direzione e, nel giro di un
secondo, si ritrovò a precipitare nel vuoto.
Era
tutto buio attorno a lui.
Non
riusciva a vedere niente, solo poche immagini sfocate degli altri
ragazzi che gli si stagliavano davanti ad una velocità
incredibile(*).
Vide
le due cugine King combattere fra di loro in una battaglia
memorabile.
Killian
che veniva pestato, quasi a sangue, da Keith nel tentativo di
proteggere Lily.
Gloria
che correva senza fiato, circondata da spiriti, in un luogo che era
tutto tranne che umano.
Vincent
mentre si reggeva la testa, chino davanti a Mabel, che urlava e si
disperava come un ossesso.
Adelaine
che tentava di manipolare Lavi.
Kiyo,
circondato da lampi e fulmini, mentre si trasformava in una sorta di
demone.
Erwin
che combatteva ferocemente contro Iris mentre Ted ed Eric tentavano
di calmarli.
Nox,
immerso nell'oscurità, con la testa china fra le gambe ed i polsi
incatenati al muro dietro di lui.
Mallory
che si rigirava nel letto, succube degli incubi.
Leila
che si specchiava in un ruscello e, col gesto di un dito sulla
superficie dell'acqua, che riusciva a prevedere il futuro.
Un
futuro oscuro, fatto di buio e desolazione... un futuro fatto di
sangue.
In
quell'istante atterrò su un bianco pavimento di marmo, con la faccia
rivolta al suolo.
La
figura nera stava di fronte a lui, ormai nitida dalle sembianze di un
dissennatore con una maschera che gli copriva il volto.
Ma
non guardava effettivamente lui.
Guardava
dietro di lui... il ragazzo si girò e vide Bia, con sguardo
serio quasi allo stremo delle forze.
Lo
sapevi, eppure mi hai voluto lo stesso! Sapevi che ero lui,
come sapevi che questo sarebbe successo.”
Quella
sorta di dissennatore aveva iniziato a parlarle con fare quasi
beffardo.
Si
stava prendendo gioco di lei.
“Dimmi,
Cavaliere Reggente, perché?”
“Perché
se non ti avessi chiamato adesso, saresti cresciuto troppo... dentro
di lui... l'avresti logorato ed annientato e di lui non ci sarebbe
rimasto più niente ed a lungo andare avresti portato l'apocalisse
nel nostro mondo. Ora, invece, io posso ancora salvarlo”
“Tu
salvare lui?! Ma non farmi ridere, ormai ce l'ho in pugno!”
“Non
finché anche solo un briciolo di luce rimarrà vivo in lui! Tu non
sarai mai il suo padrone!”
“BASTA!
Mi hai stancato donna!”
Il
dissennatore si lanciò, con uno scatto fulmineo, in direzione di Bia
e con le mani sul suo collo, iniziò a strangolarla lentamente.
“Stai
per morire, lo sai vero? Per uno stolto!”
“Sto
per morire... si... ma per la giustizia e la pace del mondo” riuscì
a rispondere, lentamente, lei.
“Se
la pensi così, allora, non ti dispiacerà se ti trapasso con questa.
Morire soffocata non è abbastanza, voglio vederti soffrire e morire
lentamente!”
Il
braccio destro dell'abominio si trasformò, nel giro di un attimo, in
una lunga lama affilata.
Lo
caricò e, prima che potesse trapassarla del tutto, il ragazzo (che
era rimasto come spettatore per tutto il tempo) iniziò ad urlare:
“NO!”
Il
dissennatore si fermò di botto e si girò a guardarlo.
“Mi
sei solo di intralcio, tu, vedi di sparire!”
In
poco tempo il pavimento sotto di lui, iniziò a tremare per poi
creparsi: un'oscurità malvagia emerse da sotto di esso e tentò, fin
da subito, di farlo cadere dentro quel baratro senza luce.
“No!
Lasciami, LASCIAMI!”
Sudato
e con la tachicardia, il ragazzo si risvegliò dal suo incubo solo
per tornare alla realtà...
Stava
sognando... eppure era così reale...
Decise
che era il caso di calmarsi, non voleva d'altronde, passare per un
fifone...
Ma
non riuscì più ad addormentarsi.
Chi
era quello? Cosa voleva da Bia? E soprattutto: perché gli aveva
detto che lui era di intralcio?
To
Be Continued...
(*)
= NOTA
Alloooora.... sperando che il capitolo vi sia
piaciuto, volevamo solo lasciarvi un'immagine per farvi capire meglio
come vede il ragazzo le immagini.
Alla prossima settimana!
Baci :D
|
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Capitolo 11 *** Blood and Tears - parte 1 ***
7
Angolo
Autrici:
Salve
a tutti!
Eccoci
di nuovo! Scusate il lieve ritardo nella pubblicazione ma ho avuto
parecchi problemi familiari (sono Vic) quindi, dopo aver sentito Gin,
abbiamo deciso di ripassare ad aggiornare ad una volta ogni due settimane...
Io
e Gin -ma soprattutto io - vi chiediamo scusa per il disagio ma
proprio non riuscirò a pubblicare prima.
Vi
avvisiamo inoltre che, anche questo capitolo, abbiamo dovuto dividerlo
in due (perché stava raggiungendo le 15 pagine e manco era finito) e
che, alla fine della parte 2, ci sarà un colpo di scena e si passerà
direttamente alla selezione senza più fare le prove.
Da
ora i nostri eroi come si comporteranno? Avranno ancora voglia di
entrare nel mondo dei cavalieri? Reggeranno tutti la pressione o ci
sarà qualcuno che ci abbandonerà terrorizzato da ciò che ha visto?
E soprattutto: chi è il ragazzo che l'oscurità cerca?
A
voi le risposte.
Buona
lettura, ora vi lasciamo al capitolo :)
Baci
Vic
& Gin
CAPITOLO
7:
'Blood
and Tears'
-
parte 1 -
“Non
ci posso credere, Iris! Sei senza cuore!”
“Suvvia
Nox, non te la prendere, sono cose che capitano”
I
quattro cavalieri, quella mattina, avevano deciso di prendersi un
'break' dagli allenamenti che li avevano bloccati durante quasi tutta
la settimana.
Bia
aveva dato loro il compito di addestrare i ragazzi, sia mentalmente
che fisicamente, affinché risultassero sufficientemente idonei per
la seconda prova.
Il
cavaliere reggente voleva essere sicuro che nessuno dei
suoi candidati rimanesse anche solo ferito durante
le sfide che li attendevano... figuriamoci che rischiasse la pelle.
Non voleva morti, motivo per cui aveva deciso di nominare loro
'tutori' o 'maestri' dei ragazzi.
Ma,
dopo sei giorni di allenamenti continui mattina e sera, i quattro
ragazzi avevano deciso, quasi all'unisono, di concedersi un giorno di
risposo.
Tale
decisione includeva, ovviamente, anche gli altri 29 ragazzi che
partecipavano alle sfide.
Così
quel giorno Nox, conosciuto da tutti loro come il mago della
tecnologia babbana, aveva deciso di intraprendere una sorta di torneo
fra loro utilizzando... la play station!
Inutile
dire che nessuno di loro aveva anche solo mai sentito nominare il
nome di un aggeggio simile. In particolare Iris, considerata da tutti
l'anti-tecnologia fatta persona, per la sua decisione di ripudiare
qualsiasi aggeggio elettronico scoperto nei suoi duecento anni di
vita, aveva fin da subito espresso il suo parere negativo.
Ma
Eric e Ted, curiosi come non mai, non avevano voluto sentire le sue
ragioni ed avevano appoggiato fin da subito la proposta di Nox.
Questo,
sentendo praticamente la vittoria in pugno, aveva sfidato fin da
subito proprio la maga dai capelli violacei in una battaglia a due a
'Call of Duty' ma i piani non andarono affatto come se l'era
aspettati...
Nel
giro di cinque minuti, la ragazza, aveva letteralmente raso al suolo
tutto il luogo 'magico' creato da quell'aggeggio e, di conseguenza,
aveva disintegrato il personaggio di Nox... vincendo, ovviamente, la
battaglia.
Il
ragazzo era senza parole... anche nella vita virtuale quella
ragazzina sapeva farti fuori senza che tu te ne rendessi conto.
“Basta!
Io non ci gioco più con te!” rispose, seccato, dopo aver sbattuto
il joystick sul tavolino di vetro davanti a lui. Un gesto da
ragazzino di cinque anni, soprattutto per il tono che aveva
utilizzato, stava rosicando e non poco.
“Amico,
dai, l'hai detto tu prima di iniziare: è solo un gioco! Non c'è
bisogno di prendersela tanto”
“Non
mi ricordo di aver detto una cosa simile Ted” mentì spudoratamente
l'ex grifondoro. L'aveva detto, sì, ma solo perché era certo di
vincere contro tutti loro.
“Rosicare
ti fa male, eh-eh!”
“Eric,
finiscila! Oppure vuoi finire carbonizzato?!”
Nox
era decisamente arrabbiato...
“Nox,
caro Nox” Iris, vista la situazione, aveva iniziato a parlare e,
posandogli una mano sulla spalla -con fare rassicurante-, si era
rivolta al suo amico con un sorrisetto sulle labbra “non c'è
bisogno di prendersela tanto, insomma, nel mondo c'è chi vince e c'è
chi perde. Chi ha il potere e chi non ce l'ha. Chi è capace e chi è
incapace. In questo caso, nonostante partissi svantaggiata rispetto a
te, sono stata capace di farti il culo anche nella 'materia' dove tu
sei un asso. Quindi non abbatterti così, caro mio: il mondo è bello
perché è vario”
Detto
questo Ted, Eric ed Iris iniziarono a ridere senza ritegno sotto gli
occhi increduli di Nox.
Il
discordo di Iris era decisamente senza senso ma una cosa era certa:
si stava prendendo gioco di lui e non poco.
“Oh,
scusatemi se sono l'unico mezzosangue di questo gruppo! Stupidi maghi
purosangue-super-razzisti!”
“Caro,
hai perso perché non sei così bravo come tanto proclami, non perché
sei un mezzosangue!”
“Basta!
Mi avete stancato: stupidi razzisti!”
Il
castano dagli occhi cangianti fremeva dal mettere le mani addosso ad
ognuno di loro ma, prima che potesse anche solo pensare a cosa
fargli, decise di alzarsi di scatto dalla sedia e di lasciare la
stanza sbattendo la porta.
Odiava
la gente che lo prendeva in giro, quindi decise che sarebbe stato
meglio tornarsene in quella che era –momentaneamente– la sua
stanza per passare il tempo... e per farsi passare la rabbia.
Lo
sentiva... lui voleva uscire... voleva uscire per
far del male ai suoi amici e, una cosa del genere, non l'avrebbe mai
permessa.
Mai.
Nel
preciso istante in cui Nox varcò la porta e si incamminò per uno
dei lunghi corridoi del castello, Farley -che girovagava alla ricerca
di suo padre per chiedergli spiegazioni-
sentite
le urla di gioia provenire dalla stanza da cui era uscito il
Blacknite, decise di entrare per mera curiosità.
“Allora?
Cosa abbiamo qui?”
“Farley
Baskerville! Quale onore!” aveva parlato Iris, fra una risata e
l'altra, con le lacrime agli occhi.
“Vuoi
unirti a noi?” chiese Eric, nelle stesse condizioni di Iris,
passandogli il joystick fra le mani.
Farley
guardò quell'oggetto, rigirandoselo fra le mani, come se fosse un
alieno appena approdato sulla terra.
Che
ordigno bizzarro.
“Sai
giocarci?” chiese Ted fra una risata e l'altra.
“Non
proprio”
“Tranquillo,
anche noi siamo delle schiappe ed è la prima volta che ci giochiamo.
Forse quattro menti qualcosa tireranno fuori!”
“Va
bene, allora giochiamo. Piacere di conoscervi, comunque”
“Il
piacere è tutto nostro” rispose Iris per tutti e tre,
allungandogli una mano dal divano dove era seduta.
Il
moro le strinse la mano e, guardandola negli occhi, gli rivolse un
sorriso sincero.
Sorriso
che la ragazza gli diede di rimando.
E
così, loro quattro, finirono per giocare alla play station per quasi
tutta la mattinata.
Inutile
aggiungere che Iris li fece fuori, virtualmente, tutti.
*
“Buongiorno
Mabel”
Keith
sbucò fuori, non appena la castana ebbe svoltato l'angolo del
corridoio, facendole quasi prendere un colpo.
“Dei
della Magia, Meghetos! Mi hai fatto prendere un colpo!”
Keith,
nel corso di quei sei giorni passati assieme – per via degli
allenamenti mica per altro-, non l'aveva mollata un singolo istante.
Ovunque
andasse Mabel, Keith la seguiva.
Il
che poteva sembrare quasi lusinghiero per lei ma, a lungo andare, la
cosa stava diventando parecchio problematica... insomma: per poco non
la seguiva persino in bagno!
Doveva
mettere le cose in chiaro, fin da subito, altrimenti la situazione
sarebbe degenerata sicuramente.
“Comunque
senti... te lo dico con franchezza, così che non ci siano
fraintendimenti: Lasciami. In. Pace.”
“Negativo,
bella mia” rispose lui appoggiandosi al muro ed iniziando a
contemplarsi le unghie, senza degnarla di uno sguardo, in modo molto
teatrale.
Difatti,
era tutta una scena architettata per attirare l'attenzione della sua
'preda' –così l'aveva definita lui mentalmente– e quando Keith
si metteva in testa qualcosa, era quasi impossibile fargli cambiare
idea.
Ad
un tratto ebbe un'illuminazione proprio mentre si ripeteva,
mentalmente, le parole che aveva pronunciato alla ragazza.
“Come
sarebbe a dire 'negativo'? E quel bella mia poi... senti Meghetos-”
“Nooo
che ideonaaaa”
Mabel
lo guardò perplessa... non era riuscita nemmeno a terminare la
frase, che quell'essere bipolare, (così appariva lui ai suoi occhi)
aveva continuato a parlare.
“C-Cosa...”
aveva, persino, quasi paura di chiedergli di continuare...
“Se
stacchi il tuo nome, in Ma-Bel viene fuori una frase simile al
francese! Ma belle! Che significata 'mia bella', che sarebbe la
stessa cosa che ti ho appena detto! Merlino, sono proprio un genio”
ed iniziò a ridere, come un pazzoide, il biondo corvonero.
A
quell'affermazione, a Mabel, caddero letteralmente le braccia, e se
fosse stata un maschio le sarebbero cadute anche altre cose.
Questo
non era matto...no, peggio! stava completamente fuori !
Come
aveva fatto il cappello parlante a smistarlo nella casa di
corvonero?!
Ora
che ci pensava, quel giorno di tanti anni fa, gli ci erano voluti ben
10 minuti per trovargli una collocazione adeguata... era indeciso se
metterlo tra i corvonero o i serpeverde..
Forse
avrebbe fatto meglio a smistarlo fra i serpeverde.
“Allora,
Ma-belle, ti ho colpito?” domandò Keith ridestatosi dal suo stato
di trance.
Lei
lo guardò ancor più allibita, insomma, ci voleva per colpirla in
quella maniera! Ma non nel senso in cui sperava il biondo.
“Meghetos....”
“Ti
prego, chiamami Keith”
“Ok...
Keith.... tu sei completamente suonato!”
Detto
questo, la ragazza fece dietro-front e se ne andò piantandolo in
asso in mezzo al corridoio.
*
La
tensione era alta all'interno di quella stanza.
I
quattro ragazzi si guardavano fra loro insistentemente, senza
proferir parola.
Dalle
azioni che avrebbero compiuto, in quell'ultima mano, sarebbero giunti
ad un vincitore.
Ognuno
era intento a carpire informazioni dagli sguardi altrui.
Le
iridi color muschio di Ian volavano a destra e a sinistra nella
speranza di capire chi, fra loro, stesse bluffando.
Il
suo sguardo, in particolare, si era soffermato sul ragazzo
giapponese: Kiyomaro, se non aveva capito male, tutti lo chiamavano
Kiyo.
Questo
stava lì, impassibile, seduto proprio di fronte a lui, nel tentativo
di capire che genere di avversari avesse davanti. Gli occhi dorati
del giapponese erano fissi, in modo particolare, sulle mani del
grifondoro alla sua destra: Erwin Cecil.
Quest'ultimo,
con la sua solita pacatezza, era intento a mischiare le carte nel
tentativo di maledirle –mentalmente– nei confronti dei suoi
avversari.
“Ebbene
ragazzi” iniziò il moro, dopo che ebbe finito di mischiarle,
sbattendole sul tavolino da gioco.
Dopodiché
si rivolse verso Ian.
“Carta?”
“Carta”
annuì lui, passando al mazziere di turno il suo scarto.
Una
volta che Erwin l'ebbe presa, ne pescò un'altra dal mazzo e la pose
sotto il naso del corvonero; poi, con la sua solita freddezza,
continuò in senso orario verso il quarto concorrente.
“Mallory,
carta?”
La
mora dagli occhi di ghiaccio aveva voluto partecipare a quel gioco,
dato che non ci aveva mai giocato prima d'ora, e visto che era una a
cui piacevano le sfide -e soprattutto il mettersi in discussione-,
aveva accettato volentieri la proposta del suo amico Straggler.
Dopo
quel giorno nella foresta, i due avevano legato parecchio.
Quindi
non si era minimamente tirata indietro neanche quando avevano parlato
di giocare con i soldi veri piuttosto che utilizzare le fiches.
“Due
carte” rispose lei al grifone, che prontamente le diede le sue
carte.
Successivamente
fu il turno di Kiyo, il quale, alla solita domanda del moro, ripose
con un secco 'Sto' e la cosa insospettì tutti i presenti.
Si
sentiva così sicuro di sé, eh? Bene.
Ian
gli avrebbe dato pane per i suoi denti.
Quando
anche Erwin ebbe finito col cambiare le sue carte, fu il momento
della puntata.
Shigure,
che non aveva voluto partecipare -dato che non sapeva giocare-, aveva
preferito prima di tutto osservare come si giocasse
per poi, semmai, prenderne parte successivamente.
Ed
ora guardava tutti e quattro i ragazzi più incuriosita che mai.
La
suspense non faceva che salire ogni secondo di più.
“Bene,
io busso”
“Anch'io”
“Idem”
“Come
sopra”
“Bene,
parola al servito!” fu il commento di Ian, precedendo la puntata di
Erwin.
“50
galeoni!” se ne uscì Kiyo, sotto lo sguardo allibito di tutti.
A
quel punto Erwin, dato che aveva in mano una misera coppia, decise di
mollare e continuare a partecipare solo come spettatore.
“Io
rilancio di 75 galeoni!” rispose sicuro di sé il giovane corvo.
Kiyo,
che di certo non si lasciava intimidire facilmente, colse subito la
provocazione del castano e rilanciò di 100 galeoni.
“Tenti
di spaventarmi, giapponese? Ma io sono un asso a questo gioco!”
Ed
Ian aggiunse i soldi restanti alla sua puntata.
A
quel punto a Kiyo gli venne un'idea geniale.
“Perché
allora non ci giochiamo tutto quello che abbiamo sul tavolo? Si va
per 'all-in', che ne dici Straggler?”
“Dico
che ci sto Takamine! Mal, tu che fai? Te la senti di puntare tutto?”
La
giovane corvonero guardava e riguardava le sue carte fra le mani.
Aveva
tutti numeri diversi ed, anche se non aveva capito molto bene quali
fossero le regole del gioco, decise di accettare la proposta dei
ragazzi.
Ian,
che già sentiva la vittoria in pugno, con molta enfasi ed un
sorrisetto sulle labbra pose tutti i suoi 200 galeoni nel piatto...
seguito a ruota dagli altri due.
Non
si sa chi, fra l'inglese ed il giapponese, si fosse più montato la
testa: fatto sta che già entrambi pregustavano la vincita di tutti
quei soldi... e Mallory li sentì chiaramente mentre leggeva i
pensieri sia di uno che dell'altro.
“Bene...
che hai Straggler?” domandò il moro, con il suo tono arrogante.
Ian,
con un finto sorrisetto amaro, rispose “una misera coppia”
“Uuuu,
ma che peccato, io ho un tris!” esplose Kiyo esultante per la
vittoria.
“Oh,
scusa ho detto 'coppia'? Che sbadato che sono, volevo dire 'full'”
ed il corvo sbatté sul tavolo, davanti gli occhi increduli del
purosangue, le altre tre carte che si era tenuto in mano.
Kiyomaro
non poteva crederci.
Quel
mezzosangue-drogato-col-fumo-e-il-gioco-d'azzardo l'aveva appena
battuto!
Così,
come se nella sua testa stessero cantando le lodi dell'Alleluja solo
per lui, Ian si alzò dalla sedia per racimolare la vincita tanto
agognata.
Ma,
poco prima che avesse avuto anche solo il tempo di
toccare una singola moneta, Shigure lo bloccò inveendogli contro.
“Ehy!
Guarda che ci sta ancora Mal!”
Scioccato
dalle parole della bionda, il castano si ricordò della sua amica.
Era
vero... lei ancora non aveva scoperto le carte ma dubitava,
seriamente, che potesse avere qualcosa di maggiore di un 'full'..
insomma, avrebbe dovuto fare come minino colore! Quante probabilità
c'erano che lei...
“Non
ho idea di cosa sia... ma io ho queste” e la mora, con fare molto
innocente, si decise a mostrare le sue carte.
I
pensieri ed i sogni di gloria di Ian andarono in frantumi nel giro
dei secondi che si susseguirono.
Kiyo
iniziò a ridere come un matto, seguito a ruota da Erwin.
“Amico,
ti ha stracciato!” aveva continuato, difatti, quest'ultimo.
“Ma...
ragazzi perché? Ho fatto qualcosa di male?” Mal li guardava ridere
non capendo la situazione.
Aveva
vinto? Aveva perso? Mica lo sapeva!
“Mal...
cara Mal... hai appena massacrato il nostro povero Ian!”
“In
che senso Erwin?”
“Nel
senso che hai vinto tu!”
“Santo
cielo” aveva continuato poi Kiyo “Non ho mai visto nessuno
presentare una 'scala reale' di cuori! Questo giorno rimarrà nella
storia!”
“Sì,
quasi quanto la faccia di Ian!” continuò il purosangue grifondoro.
Ian,
in tutto questo, era rimasto di sale.
Due..quattro...sei....
Maledizione! Ottocento galeoni! Aveva perso, per un soffio, una
fortuna!
“Ti
prego Ian, perdonami!”
E
Mal si stava pure scusando!
Doveva
assolutamente ritrovare un po' del suo contegno!
Poi,
Shigure, fra una risata e l'altra iniziò a parlare.
“Bello
questo gioco, voglio giocare anch'io!”
“Bene,
io proporrei di continuare. Kiyo, ti sono avanzati dei soldi vero?”
“Certo,
Erwin, per chi mi hai preso? Mica sono un poveraccio!”
“Ian?”
chiese, titubante, la mora al suo amico.
“Io
sto a secco” e quelle parole fecero ridere ancora di più tutti i
presenti.
“Credo,
che dovrai fargli un prestito Mal” aveva aggiunto, infine, Shigure.
La
mattina terminò così: fra una risata e l'altra nel tentativo di
conoscersi meglio.
Per
quanto riguarda Ian, invece, beh... diciamo solo che alla fine si
ritrovò in debito verso Mallory di quasi 300 galeoni.
*
Adelaide
quel giorno aveva deciso di impegnarlo, insieme alla sua amica
Jennifer, per fare un giro all'interno dell'imponente struttura che
le ospitava.
Non
avevano mai visto un castello così grande – all'infuori di
Hogwarts – ed entrambe erano ammaliate da tanta bellezza che gli si
parava di fronte.
Nonostante
avessero rischiato spesso di perdersi (lì i corridoi sembravano
tutti uguali) avevano, comunque, deciso di continuare la sua
esplorazione.
Ed
ora si trovavano, se i loro calcoli non le ingannavano, nell'ala est
del castello.
O,
almeno, così sperava Adelaide.
“Ada,
senti un po': ma.. sei sicura che siamo nell'ala est? A me sembra di
esserci già passata qui” domandò la rossa alla sua compagna di
casa.
“Jenny,
non so se l'hai notato anche tu, ma qui è tutto uguale! Pare quasi
fatto apposta!”
“Sarà,
ma io resto comunque della mia opinione... forse dovremmo tornare
indietro”
“Ma
daiii, quante altre volte ci ricapiterà di gironzolare in un
castello medievale! Io propongo di andare avanti! Anzi, guarda là..
ci sono delle scale! Non le abbiamo mai incontrate prima! Visto che
non giriamo a vuoto?! Avanti andiamo”
Detto
questo, la mora dagli occhi color nocciola screziati di verde, prese
per un braccio la sua amica e la obbligò – praticamente – senza
neanche aspettare la sua risposta a raggiungere le scale.
Sembravano
portare ad un sotterraneo, per questo Ada non ci pensò due volte
prima di catapultarsi nell'avventura che già immaginava.
Poteva
non sembrare, ma Adelaide era dotata di un'immensa fantasia: difatti
già pregustava la sorpresa che – era sicura – avrebbe trovato in
fondo alle scale.
Fece
i gradini tutti in una volta e, quando fu arrivata alla fine, rimase
senza parole davanti allo scenario che le si presentò: un'enorme
porta di metallo, ricoperta da lucchetti e catene, stava dinnanzi a
lei.
Dalla
figura imponente, come tutto in quel castello del resto, l'enorme
stemma della casata dei Baskerville era posizionato proprio al centro
di essa.
E
ciò destò di non poche attenzioni la mora.
Una
volta che Jenny l'ebbe raggiunta – era rimasta indietro nella corsa
per le scale –, rimase senza parole ma, a differenza della prima,
che provava un vero e proprio brivido di adrenalina, fu pervasa -da
capo a piedi- da un misto di ansia e terrore.
Infatti
non negò affatto ciò che stava provando all'amica.
“Ada,
andiamocene non ho una bella sensazione”
“Avanti
Jenny, non essere fifona!”
“Non
sono fifona! Ma se queste catene stanno sulla porta un motivo ci sarà
non credi? Andiamocene e basta!”
“Se
tu vuoi andartene, va pure... io ti raggiungo dopo” rispose
Adelaide senza manco degnarla di uno sguardo.
Questa,
dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte e si incamminò
verso le scale.
Adelaide,
invece, presa dalla curiosità iniziò ad avvicinarsi alla porta.
Le
sue mani sfiorarono appena le catene che, in modo alquanto
disordinato, si stagliavano ed aggrovigliavano ripetutamente sulla
porta.
Accanto
ad essa, diverse chiavi erano posizionate su di un chiodo e legate
insieme con una corda.
La
curiosità la divorò letteralmente.
Non
potendo resistere, la mora le prese e – dopo vari tentativi –
riuscì a sbloccare leggermente un lucchetto.
E
così lo levò dalla catena che teneva imprigionata.
Questo
gesto creò una sorta di reazione in tutta la porta: difatti molte
catene si allentarono fra loro, una delle tante serrature iniziò a
girarsi davanti ai suoi occhi. E quando la porta si aprì
leggermente, verso la sua direzione, da essa scaturì un'aura oscura
e malvagia.
Non
appena Ada la vide, si precipitò a richiudere.
In
preda all'ansia e non sapendo ancora cosa avesse combinato, la
grifondoro si affrettò a rimettere quel misero lucchetto sulla
catena.
E
tutto tornò come prima.. almeno, così credette lei.
Come
si dice: la curiosità uccise il gatto.
Nessuno
avrebbe mai potuto immaginare cosa sarebbe successo a causa di quel
piccolo gesto... ma c'è anche da dire che, molto del lavoro che
scaturì dopo, era già stato fatto da un'altra persona.
Non
fu proprio tutta colpa di Adelaide.
Quello
che fece era già stato scritto, era già stato visto e sarebbe
potuto essere bloccato... se non fosse che Bia, per scongiurare la
vera apocalisse che aveva visto, avesse già deciso come
si sarebbero dovuti svolgere i fatti.
C'era
un prezzo da pagare per la pace nel mondo.
E
se Ada non avesse aperto, appena, una delle quattro porte
dell'inferno del Castello dei Baskerville tutto il meccanismo
per scongiurare l'apocalisse non si sarebbe mai
innescato.
Tutto
aveva un suo perché.
Il
motivo per cui erano stati scelti proprio quei ragazzi, il motivo per
cui si trovavano proprio in quel posto ed il motivo per cui c'era
bisogno di una selezione.
Niente
era stato fatto per caso.
Neanche
lo 'sbaglio' che commise la mora grifondoro.
Ora,
con una pace incredibile dentro di lei, Bia aspettava solo la sua
sentenza: la morte.
*
L'aura
oscura, che scaturì fuori dalla porta dell'inferno, raggiunse in
brevissimo tempo il piano superiore.
Sembrava
possedere uno spirito proprio e, come se fosse una vera e propria
persona, essa si affrettava per le vie del castello alla ricerca
dell'unico essere vivente che potesse darle la forma che tanto
bramava.
Ognuno
di noi ha un'oscurità all'interno del proprio cuore... i momenti
tristi contribuiscono ad accentuarla ed a farla crescere ma, quando
questi vengono superati dai momenti felici, allora essa si
affievolisce facendo spazio alla luce che ci sprona ad andare avanti
nonostante le avversità.
E
questo, quell'aura lo sapeva benissimo.
La
luce era il suo più acerrimo nemico e doveva fermarla.
Uccidere....
uccidere.... è tempo di uccidere(*).
Infine,
trovò nel giro di dieci minuti il ragazzo che stava disperatamente
cercando.
Prima
che questo potesse realmente accorgersi del pericolo, fu
completamente risucchiato da lei e... posseduto.
(*)
= NOTA:
Salve
a tutti mondo di efp!
Vi
lasciamo una piccola spiegazione alla noticina rossa che abbiamo
inserito nella frase in grassetto.
Ci
tenevamo solo a precisare che, la frase, è presa tale e quale a
quella che Harry sente nella sua testa ne 'La Camera dei Segreti',
pronunciata dal basilisco.
*nel
caso qualcuno non se lo ricordasse*
Che
dire... Vi è piaciuto il capitolo?
A
due settimane!
Baci
|
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Capitolo 12 *** Blood and Tears - parte 2 ***
7
Angolo
Autrici:
Buonasera
a tutti!
Prima
di iniziare con il capitolo volevamo chiedervi... PERDONOOOO!!!!
Anzi,
sarebbe più giusto dire, VI VOLEVO CHIEDERE (sono Victoria)....
purtroppo a causa dei miei problemi abbiamo dovuto sospendere
momentaneamente la storia, nonostante il capitolo ce l'avessimo già
pronto.
Il
fatto è che non è stato proprio un bel periodo... hanno dovuto
operare mia madre due volte d'urgenza a causa di un brutto male che
si porta appresso da un po'... poi ho dovuto lavorare (e vi lascio
immaginare il delirio che ci poteva essere sotto Natale) per mettere
da parte qualche soldino e, come se non bastasse tornare a casa alle
nove di sera stanca morta, sono stata capace di cadere dalle scale il
30 Dicembre – MENTRE LAVORAVO – e sono finita al cto con una
bella distorsione al ginocchio. Morale della favola, una settimana a
casa in malattia a causa del dolore e capodanno 'in famiglia'....
Che
tristezza la mia vita...
MA!
oggi mi sono decisa a pubblicarvi almeno questo pezzo ed ho
letteralmente tartassato Gin per sapere se andavano bene i pezzi che
avevo aggiunto.
In
effetti dovevano essere solo due parti di questo capitolo ma volevamo
renderlo un po' più... come dire... 'avvincente'(?!) e quindi
abbiamo aggiunto dei pezzi ed abbiamo deciso per una terza parte.
Vi
chiediamo scusa se in questo capitolo non compaiono tutti i vostri
personaggi ma, se non li vedete qua, li vedrete sicuramente al
prossimo :) fatta eccezione per alcuni di loro.
Altra
cosa, e con questo concludiamo, abbiamo iniziato a fare ' fuori' dei
personaggi dato lo scarso interesse delle autrici ( o autori).
Facciamo questo preambolo per dire che abbiamo inviato dei messaggi
privati, a causa di una rinuncia di un'autrice alla nostra storia, e
di quelli di cui non abbiamo avuto risposta abbiamo deciso di
eliminarli... non per cattiveria, ma perchè non ci sembrava giusto
nei confronti di quelle autrici (o autori) che hanno risposto.
Detto
questo, sperando che il capitolo vi piaccia, BUONA LETTURA :D
Baci
Vic
& Gin
CAPITOLO
7:
'Blood
and Tears'
-
parte 2 -
Eric,
Ted, Iris e Farley si trovavano ancora nella stanza a giocare alla
play nel momento in cui percepirono un'aura oscura scaturire dal
primo piano del castello.
Era
forte ed imponente.
Lo
percepirono distintamente, tutti loro, ma Eric fu quello che riuscì
a capire maggiormente il reale pericolo in cui andavano in contro.
Quell'energia
negativa sprigionava delle onde tali che solo lui riuscì ad
identificarle: era assetata di sangue.
“Iris
porta via Farley e vedi di radunare tutti gli altri in un luogo
sicuro. Il rifugio anti-bomba ed anti-magia che sta posizionato
sottoterra andrà benissimo. I ragazzi non sono pronti, meglio
pensare alla loro incolumità. Ted, tu vieni con me, dobbiamo trovare
Nox! Ho un brutto presentimento su di lui”
“Che
vuoi dire Eric?” domandò Iris alquanto agitata.
Possibile
stesse succedendo tutto così in fretta? Bia li aveva avvertiti della
catastrofe che sarebbe successa ma mai si sarebbe aspettata che
capitasse in così breve tempo... e senza manco aver fatto le
selezioni?!
Dannazione!
“Probabilmente
voi non ve ne siete accorti perché non percepite l'energia come la
sento io... ma quando Nox se ne è andato da questa stanza era
perché, sì era arrabbiato con noi, ma stava per esplodere e l'altro
stava per prendere il sopravvento. L'ho sentito chiaramente. Ogni
volta percepisco l'energia vitale degli esseri umani come onde che
parlano in una lingua tutta loro... e lui
l'ho sentito chiaramente in Nox. Se quella cosa lo trovasse adesso,
che ancora non è riuscito a calmarsi, sarebbero guai seri.”
“Santo
cielo, Eric! Potevi dircelo!”
“Non
immaginavo certo, Teddy, che arrivasse un'aura così oscura di punto
in bianco!” Ringhiò il biondo, di rimando, all'altro ex
grifondoro.
“Ok,
ora non è il caso di metterci a discutere fra noi” Farley prese in
mano la situazione nel tentativo di essere d'aiuto e continuò “ci
penso io a trovare i ragazzi, Iris forse è il caso che tu vada con
loro a cercare Nox.”
Iris
lo guardò perplessa: non le piaceva minimamente prendere ordini
dalla gente ma, dovette ammettere, che Far aveva ragione.
Nel
caso le cose si fossero messe male, lei sarebbe stata sicuramente di
maggior aiuto nell'eventuale lotta contro quella cosa, piuttosto che
rimanere nascosta insieme agli altri ragazzi in un sotterraneo.
“Va
bene, Far, mi raccomando: metti in salvo tutti e non lasciarne
neanche uno fuori”
“Ovviamente!”
“Bene,
Iris, andiamo! Eric riesci a percepite Nox?”
“Si,
Ted, al secondo piano nella sua stanza”
“Muoviamoci!”
**
Killian
correva, come un forsennato, alla ricerca di un riparo sicuro per le
scale di una delle torri del castello dei Baskerville.
Si
trovava in giardino, con Lily ad ammirare i fiori, quando avevano
visto una coltre di nebbia nera avvicinarsi a loro.
Intuendo
subito il pericolo le aveva pseudo-ordinato di mettersi al riparo
mentre lui tentava, senza successo, di bloccare quell'aria malvagia -
che avanzava - con tutti gli oggetti metallici che era riuscito a
racimolare nei dintorni.
Ma
niente.
Il
suo potere, aveva scoperto, era il controllo dei metalli ma davanti a
ciò neanche lui aveva potuto fare niente.
Ed
ora si ritrovava a correre senza fiato per i gradini della torre, nel
tentativo di trovare un miracolo.
Sperava
che, magari raggiungendo la cima, riuscisse a fuggire
sufficientemente da essa e che, questa, lo lasciasse stare.
Era
un'idea stupida e lo sapeva ma non trovava alcuna soluzione.
Ad
un tratto, finalmente, giunse all'ultima porta della torre che dava
l'accesso al terrazzo ma, ahimè, la trovò chiusa.
Col
cuore in gola si girò in direzione della nebbia.
Che
poteva fare ora?
Pensa
Killian, pensa!
Ma
niente, nessun pensiero riusciva più ad arrivargli.
Girò
la testa alla sua destra e, lentamente e con l'amaro in bocca, si
costrinse a chiudere gli occhi.
Era
la fine.
Proprio
in quell'istante, però, qualcuno lo afferrò per la maglietta e lo
trascinò alla sua destra facendolo, poi, cadere a terra
violentemente.
Quando
si decise a riaprire gli occhi vide Lily, col fiatone, piegata
davanti a lui che lo incoraggiava ad alzarsi.
“Lils...
ma cosa...”
“Inconsistenza...
sono passata attraverso la porta, ti ho preso ed ho fatto trapassare
anche te... il senso di nausea che sentirai dopo è normale”
“Ma...
come....”
“Non
c'è tempo, Kill! Ho intravisto Far che urlava nei corridoi di
metterci al sicuro: pare ci sia un rifugio anti-bomba ed anche
anti-magia sottoterra e, da quel che ho capito, è grande quasi
quanto tutto il castello. Torri incluse. Quindi se me lo
permetti....”
“Passeremo
attraverso la torre per arrivare sottoterra, non è così?”
“Esatto,
ma ho bisogno di parecchia energia per farcela... Kill, come ci hanno
insegnato a fare in questi giorni, prestami la tua energia così che
potremmo metterci al riparo!”
“E
che c'è bisogno di chiederlo? Vai Lily!”
**
“La
torre nord è stata completamente risucchiata dall'oscurità!”
“Santo
Merlino! Speriamo che non ci fosse nessuno là dentro”
“Muoviamoci,
ci sono altre tre torri da esplorare! Io proporrei di dividerci!”
“Dividerci
Iris? Sei fuori di testa? Come la mettiamo se quella nube oscura ci
raggiunge!”
esclamò
Ted in preda all'ansia, mai si era sentito così inerme e la cosa lo
infastidiva parecchio.
“IO.NON.SONO.FUORI.DI.TESTA!”
urlò la giovane russa più adirata che mai col suo amico.
“Ragiona
Ted! Come si combatte l'oscurità? Con la luce! LA LUCE! Eric può
trasformare qualsiasi cosa in energia e non credo sia per lui un
problema plasmarla in luce no? Ricordi le sfere! Erano fatte
principalmente di luce! Tu puoi trasformarti e copiare qualsiasi
potere quindi, nel caso le cose si mettessero male, puoi sempre
diventare Eric e copiare il suo potere”
Il
ragionamento di Iris non faceva una piega, Teddy dovette ammetterlo,
ma non voleva che si dividessero in alcun caso... aveva un'orribile
sensazione.
“Ok,
mettiamo il caso che ci dividessimo, tu che faresti se quella cosa
decide di inseguirti? Me lo spieghi?”
“Mi
trasformerò in un drago e volerò dritta in direzione del sole così
che i suoi raggi la possano bloccare”
Iris
era più determinata che mai.
Niente
l'avrebbe messa k.o., era una promessa che s' era fatta secoli fa.
Così
come non avrebbe permesso mai più a nessuno di farla sentire inutile
e debole... se prendeva una decisione l'avrebbe portata a termine
fino alla fine.
E
fu proprio quella determinazione che convinse, in quel momento, i
suoi amici.
Così,
come da lei proposto, i tre si divisero alla ricerca di Nox che, in
tutto questo, la sua aura sembrava essersi dissolta nel nulla.
**
Nox
era sdraiato sul letto della sua stanza e giocherellare con una
pallina anti stress da tutta la mattinata.
Stava
tentando di calmarsi ma, dopo tante ore, ancora non ci riusciva...
E
che palle!
Chiuse
gli occhi, per l'ennesima volta quel giorno, e con respiri profondi
tentò di placare quell'essere dentro di sé che non vedeva l'ora di
uscire.
Non
ti libererò mai, abominio!
In
quel frangente dei rumori provenienti dalla porta lo costrinsero ad
alzarsi, dalla sua pseudo meditazione, sedendosi sul letto a gambe
incrociate.
Chi
lo stava disturbando?
“Iris,
se sei tu lascia che te lo dica: fuori dalle palle voglio stare da
solo!”
Ma
niente... nessuno dall'altro lato rispose ed, anzi, i rumori
continuarono ancor più insistentemente.
“IRIS!
Sei così fastidiosa! Via!”
Ancora
niente.
Alla
fine Nox si decise ad alzarsi. Se la russa non voleva andarsene con
le 'buone' se ne sarebbe andata con le 'cattive'.
Con
uno spintone violento alla maniglia della porta la aprì malamente e,
con parole pronte per essere pronunciate, si preparò per affrontare
la maga dai capelli violacei.
Ma,
quando vide una coltre di nebbia oscura, queste gli morirono in gola.
Indietreggiò
fin da subito captando il pericolo in cui stava per cacciarsi.
Ma
più indietreggiava e più si sentiva male... lui stava per
uscire!
“Lascialo
libero, giovane mago”
la
nebbia iniziò a parlargli mentre, lentamente, lo circondava dal
basso verso l'alto.
Nox
stava arrivando allo stremo ma tentò di resistere fino a che poté.
Raschiando
il pavimento con le proprie unghie, che ormai stavano diventando
artigli, trovò la forza di parlare.
“Via...
vattene via...” ma questa non lo ascoltò minimamente ed anzi
iniziò a parlargli ancora ed ancora...
“Tanto
potenziale. Tanta magia oscura in un unico essere. E tu la tieni
sigillata? La custodisci tutta per te... oh, che essere egoista che
sei! Ma io, che sono di gran lunga più generoso di te, la donerò
agli altri: la liberò dalla sua agonia, dopo tanti anni di
reclusione!”
“NO!”
“Ed
invece sì!”
E
l'oscurità inghiottì completamente Nox.
**
Farley
era quasi riuscito nel suo intento... quasi...
Per
primi aveva trovato Kiyomaro e Shigure i quali si difendevano, con
molta maestria, con i fulmini – nel primo caso – e con le
illusioni – nel secondo caso – ma, anche se erano riusciti a
rallentarla, la nebbia continuava ad avanzare.
Insieme
a loro due, Mallory, Ian ed Erwin si difendevano sotto lo scudo che
il grifondoro era riuscito a creare con i suoi nuovi poteri.
Purtroppo
per loro... questo stava per cedere... Erwin era quasi allo stremo
delle forze per questo motivo Far, quando vide la barriera iniziare a
crollare, si era deciso ad intervenire.
Correndo
a più non posso, si era posizionato proprio di fronte ai ragazzi ed,
ordinandogli di chiudere gli occhi, aveva utilizzato per la prima
volta parte del suo potere.
Sapeva
che l'oscurità si combatteva in un'unica maniera...
Quindi,
alzando il suo braccio sinistro e concentrandosi con tutte le sue
forze, era riuscito nell'impossibile.
I
suoi occhi violacei brillarono come ametiste in quel frangente e,
prima che gli altri potessero rendersene conto, una cascata di pezzi
di stelle iniziarono a cadere in picchiata proprio sopra la nebbia
oscura.
Come
se fossero palline di natale, una volta cadute, saltellarono più e
più volte sul pavimento di marmo fino a che, non rimase più nulla
di quell'oscurità.
Quasi
allo stremo delle forze, gli ci volle un miracolo per tenersi ancora
in piedi con le proprie gambe.
Ma
il più era fatto: era riuscito a salvare alcuni dei suoi amici, solo
un unico dubbio continuava a martellargli la testa.... dove erano
finiti Killian e Lily?
**
Gloria
correva...
correva
come un forsennata – come quasi tutti del resto – nella speranza
della salvezza.
La
nebbia l'aveva quasi raggiunta... le anime l' avevano quasi
raggiunta... le sentiva, lei che poteva entrare ed uscire dal regno
dei morti, le sentiva chiaramente.
Le
anime dei dannati erano lì per lei.
Volevano
il suo potere per passare da una dimensione all'altra.
Volevano
essere libere, dopo secoli di reclusione, di poter spargere il male
all'interno del mondo magico.
Volevano
lei... ed il suo essere speciale.
Ad
un certo punto, la nebbia che la rincorreva, iniziò a fermarsi.
La
strega di Salem si bloccò giusto per vedere cosa stesse succedendo,
ma mai... MAI sbaglio fu più grande.
L'oscurità
l'aveva ingannata con un trucchetto così semplice, facendole credere
la ritirata, ed invece aveva atteso che questa si fermasse solo per
poterla inghiottire nelle tenebre.
In
preda al panico, spalancò i suoi grandi occhi marroni, il cuore
iniziò quasi a mozzarle il fiato – per quanto forte iniziò a
battere - e nel giro di pochi istanti si ritrovò nel mondo degli
spiriti con le anime che la tiravano ovunque.
La
graffiarono pesantemente fino a farla sanguinare.
I
suoi vestiti erano, ormai, logori e consunti.
E
Gloria piangeva... e piangeva... fino a che tutta quella situazione
cessò di botto.
Sperava
davvero che fosse tutto finito ma, quando riaprì gli occhi e notò
di essere ancora intrappolata in quella dimensione, iniziò a
pregare.
Voleva
andarsene.
Voleva
vivere.
Ma,
probabilmente, non era quello il suo destino.
“Mmmh...
Cosa abbiamo qui?”
A
parlare era stato una sorta di dissennatore con una maschera che gli
copriva il volto.
Stava
lì, di fronte a lei, e la fissava con un ghigno terrificante.
Gloria,
non appena fu riuscita ad alzarsi, fece per r-iniziare a correre ma
questo fu più veloce di lei e, strattonandola all'indietro, la prese
per il collo e continuò a parlarle.
“Dimmi,
umana, come fai ad entrare ed uscire dal mondo degli spiriti?”
La
giovane strega voleva tacere... e ci provò davvero a farlo, solo che
la stretta sulla sua giugulare non faceva altro che diventare più
forte... quindi fu costretta a rispondere, sperando di non essere
uccisa.
“I-Io...
io non... non ho il controllo! Sono loro... gli spiriti... che mi
chiamano! Ora lasciami... ti prego!”
“Mmmmh....”
Quella
sorta di dissennatore parve pensarci su e, dato che la morsa intorno
al collo si era allentata, Gloria sperava di essere riuscita a
salvarsi.
Stupida
illusione.
Così
come l'aveva lasciata, il dissennatore, la riprese e, tirandola su
fino a farle staccare i piedi dal terreno, le urlò contro la sua
sentenza.
“Sei
inutile come essere ma potrei sempre aver bisogno di parte del tuo
potere... sai, per tornare...”
“No..
ti prego, no” con le lacrime agli occhi iniziò ad implorarlo.
Ma
fu tutto inutile.
“Salutami
le anime dell'infermo!”
E
così, il dissennatore, si divorò Gloria.
O
meglio, l'anima della ragazza... al fine di assorbirne il potere.
Nel
mondo reale, le ombre trascinarono il suo corpo fino ad una delle
porte degli Inferi.
E,
da quel giorno, di Gloria non si seppe più nulla.
**
“Finalmente
ti ho trovato, Cavaliere Reggente”
L'oscurità,
una volta inghiottito il ragazzo nelle tenebre, aveva deciso di
assumere la sua 'forma' temporanea solo per combattere contro Bia
mentre aveva lasciato, disseminati per il castello, varie parti di
sè.
E,
dopo svariati tentativi, l'aveva trovata.
La
maga dai capelli color rame sedeva, a gambe incrociate ed ad occhi
chiusi, in una posizione quasi di rilassamento.
Doveva
affrontare una battaglia.
Questo
lo sapeva, motivo per cui si era preparata in una tale maniera...
doveva chiamare a sé tutta la luce necessaria per salvare almeno il
ragazzo.
Aveva
visto il futuro più e più volte... ogni singola sfaccettatura di
esso le era ancora nitida nella sua mente... l'aveva contemplato a
lungo giusto per assicurarsi tutti gli eventuali 'futuri' che
sarebbero potuti accadere dopo quel momento e, nessuno di loro,
implicava una sua riuscita.
Ma
una cosa la vedeva e rivedeva all'interno della sua testa: il ragazzo
poteva ancora essere salvato.
Con
una lentezza estrema, si decise ad alzarsi solo per prepararsi al
combattimento che l'attendeva.
“Sono
qui, fatti avanti”
**
Iris
percepì fin da subito l'arrivo delle tenebre nella stanza di Bia.
A
Nox ci avrebbero pensato Ted ed Eric.
Doveva
affrettarsi o sarebbe arrivata troppo tardi.
Fece
un passo in avanti, nel tentativo di riprendere la sua corsa, ma una
palla di fuoco le passò davanti sfiorandola per un millimetro.
Adirata
più che mai si girò verso la direzione cui provenivano le fiamme
ma, quando vide chi l'avesse appena tirate, quasi le venne un
colpo.
“No...
non ci posso credere!”
“Ciao
Iris, da quanto tempo che non ci si vede... saranno passati sicuro
vent'anni... ti trovo in forma”
L'altro
Nox aveva preso il sopravvento.
Il
suo migliore amico stava, di fronte a lei, con le braccia infuocate e
le iridi insanguinate.
Iris
non poteva credere ai suoi occhi...non poteva e non voleva
crederci... come aveva fatto ad uscire? Nox stava sempre super
attento! Possibile che quell'aura oscura l'avesse plagiato tanto.
“Nox,
lo so che puoi sentirmi, ti prego torna in te!” la russa tentò di
comunicare con il vero io del suo amico, ma l'altro non volle sentir
parola.
Come
se non avesse appena detto niente, il moro le lanciò addosso
un'altra palla di fuoco che Iris sfiorò abilmente.
“Lo
sai come mi chiamo, bambolina, pronuncia il mio nome, avanti!”
“MAI!”
“Ma
come? Ed io che mi sono pure fatto bello per te, prima! Ho tagliato i
capelli non vedi?”
Quell'essere
si stava prendendo gioco di lei... aveva persino cambiato i capelli
solo per fare un dispetto a Nox, lo sapeva! Uno stupido dispetto
fatto, sicuramente, per ricordare al mago che era riuscito ad uscire
ed a prenderne il possesso.
Quando
Nox si sarebbe ripreso, sarebbe stato malissimo ed Iris lo sapeva.
“Allora!”
continuò lui “come mi chiamo io?!”
“Non
ti chiamerò mai per nome! Vorrebbe dire affermare la tua esistenza e
tu esisti solo per via di una disgrazia!”
“HO
DETTO: COME MI CHIAMO?!” e le tirò, ancora, altre due palle di
fuoco.
Le
braccia di Iris mutarono in squame violacee ed attutirono i colpi.
Non
voleva trasformarsi in un drago ma, se le cose fossero continuate in
questa maniera, sarebbe stata costretta a farlo.
“Vuoi
la guerra? Allora giochiamo ma io non pronuncerò MAI il tuo nome!”
To
Be Continued...
|
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Capitolo 13 *** Blood and Tears - parte 3 ***
7
Angolo
Autrici:
Buonasera
a tutti!
Questa
volta siamo state puntuali ed abbiamo deciso di aggiornare prima del
previsto.
SPOILER:
vi mettiamo questa nota all'inizio per avvisarvi e, soprattutto,
prepararvi psicologicamente.
In
questo capitolo ci saranno due morti e non solo una come programmato.
Non
sappiamo quanto 'certe scene' possano darvi fastidio quindi per
questo abbiamo deciso di scrivervelo all'inizio.
Dopo
questo capitolo non sappiamo se inserire il capitolo Special o di
continuare la storia ed inserirlo dopo... Voi che dite? Che ne
pensate? Meglio mettere un capitolo più allegro, e che non c'entra
niente con la storia, oppure continuare con il 'deprimiamoci
momentaneo' e postarlo dopo? Fateci sapere la vostra ;) altra cosa:
vorremmo che ci scriveste con chi vorreste che i vostri personaggi si
'fidanzassero' successivamente. E' pur sempre una storia e, per
quanto 'tragica' già di suo, è D'OBBLIGO mettere almeno una storia
d'amore.
Fateci
sapere e Buona Lettura :)
Baci
Vic
& Gin
P.S.
Abbiamo deciso, dopo aver consultato anche altre storie interattive,
di far fuori gli oc di quelle autrici che non si faranno sentire.
Non
è per cattiveria ma abbiamo notato che molte altre autrici la
inseriscono come 'regola'. Pertanto se sparite per più di 2 capitoli
il vostro oc farà una brutta fine.
Ovviamente
la cosa non vale per chi si fa sentire spesso.
CAPITOLO
7:
'Blood
and Tears'
-
parte 3 -
Adelaide Queen
Lavi Polaris
Keith Meghetos
Jennifer Benson
Kendra Cox
Erin Blackwood
Kyla King
Leila Redmund
Samantha King
Keith,
Adelaide, Jennifer, Kendra e Lavi si erano appena scontrati con le
quattro streghe di Salem, quando avevano intravisto l'oscurità lungo
il corridoio.
Fin
da subito avevano iniziato a correre a più non posso, in direzione
del tanto acclamato rifugio anti-magia nel sottosuolo.
Perfino
Sam, nel corridoio dall'altra parte del castello, aveva sentito
l'urlo di Farley sulla sua esistenza quindi l'aveva immediatamente
riferito a tutti. Purtroppo però, il problema che ebbero riscontrato
immediatamente fu la vastità indiscussa dell'enorme villa: i
corridoi sembravano tutti uguali e nessuno di loro aveva idea di dove
andare.
E
più perdevano tempo a trovare la via, più l'oscurità avanzava.
Ad
un certo punto si ritrovarono in una sorta di bivio che collegava
tutti gli altri corridoi della casa.
I
ragazzi si posizionarono in modo circolare, nel tentativo di
proteggersi gli uni dagli altri, ma le uniche che sembrarono saper
padroneggiare, abilmente, i propri poteri furono solo Kyla e Leila.
La
prima, si era mossa immediatamente trasformando l'amuleto a forma di
spada, che aveva al collo, nel suo catalizzatore magico, e con esso
cercava di assorbire tutta quell'oscurità.
Ma
più la spada ne assorbiva, più l'oscurità sembrava aumentare e non
avere fine.
Dall'altra
parte Leila, aveva innalzato una sorta di barriera acquatica ad alta
pressione, e ne riversava tutte le energie che le erano rimaste in
corpo.
E,
almeno quello, sembrava poter funzionare... al meno per il momento...
A
ritmi regolari, i getti d'acqua si alternavano prima proteggendo gli
altri ragazzi e poi attaccando quell'onda oscura inarrestabile.
Non
che l'acqua avesse chissà quale potere sull'oscurità ma, l'elevata
pressione che Leila gli aveva imposto, l'aveva in qualche modo
trasformata in un'arma. Ogni getto corrispondeva a delle sferzate di
frusta, che l'oscurità accusava come delle lame taglienti.
Stavano
quasi per farcela quando, allo stremo delle forze, Leila non aveva
ceduto sotto gli occhi di tutti, cadendo in ginocchio e venendo
scaraventata dall'altra parte del corridoio da una vampata di
oscurità.
Keith
immediatamente le corse in contro e la sollevò tra le braccia per
assicurarsi che fosse solamente svenuta e che l'impatto non avesse
causato troppi danni.
Percependo
il battito cardiaco abbastanza regolare della ragazza, sospirò di
sollievo e annunciò agli altri “È viva!”
Ma
il resto del gruppo quasi non ebbe il tempo per gioire della notizia,
che un urlo da parte di Adelaide rimise tutti all'erta. La ragazza
era caduta a terra, a causa di una specie di tentacolo oscuro che le
aveva afferrato la caviglia e cercava di portarla dentro l'oscurità
più nera.
“Ahhhh
Aiuto ! Vi prego aiutatemi” implorò Ada, cercando di resistere con
tutte le sue forze all'assalto oscuro, tenendosi al pavimento di
pietra con i gomiti e con le unghie, aggrappandosi così tenacemente,
alle minuscole fessure tra le pietre, da far spezzare e sanguinare le
sue curatissime unghie.
Chiunque
cercava di aiutarla o anche solo avvicinarsi a lei, finiva privo di
sensi come Leila.
L'unica
che ancora cercava di combattere era Kyla, che con la fronte
imperlata di sudore, resisteva, impartiva ordini al gruppo e gridava
oscenità contro quelli che finivano a terra “Alzate quei culi
mosci e tiratela in salvo!”
Lavi,
l'ultimo sopravvissuto alla strage degli svenimenti, assieme a Keith
che però stava facendo da soccorritore/infermiere, desiderò con
tutto se stesso che l'oscurità se ne andasse per sempre e che
lasciasse la gamba di Ada.
Il
potere di Lavi si attivò e come una potente onda d'urto sbaragliò
l'oscurità, che ferita si ritrasse piano piano, uscendo dal
corridoio e dalla loro vista, fino a che anche l'ultima nuvoletta
grigia non scomparve con un piccolo “Pop”
Il
ragazzo rimase con la bocca aperta e cadde in ginocchio, sorpreso,
davanti a quell'evento quasi impossibile..lui aveva appena
sconfitto l'oscurità ?!.. con quel potere, che Keith aveva definito:
inutile ? Era davvero successo ?..
“Wow
Polaris, allora non sei poi così inutile come credevo!” esclamò
Keith sbalordito.
**
Mabel Crowlee
Nox Blacknite
Vincent Nightray
Iris O'Klodore
Nel
frattempo Iris e l'altro Nox erano arrivati ai ferri corti, la prima
non aveva ancora rinunciato a far capitolare il suo migliore amico, e
invece di rispondere al fuoco distruttivo con il ghiaccio, si
limitava a schivare gli attacchi e a creare barriere.
Aveva
detto che l'avrebbe accontentato e avrebbe giocato con lui, ma non
aveva alcuna intenzione di ferirlo anche solo di poco.
Teneva
a lui, era stato la sua spalla su cui piangere per tantissimo tempo,
e non voleva assolutamente perderlo, ma ovviamente l'altro non
era affatto contento del suo comportamento.
“Iris,
non ti sei stufata di giocare ?” disse con voce sprezzante.
“Non
mi incanti, non ti darò la soddisfazione di fare del male a Nox”
disse lei a testa alta.
“Non
c'è proprio gusto a lottare con te” borbottò prima di ghignare e
trovare un pretesto per fare breccia nell'autocontrollo della ragazza
“Forse è perché sei una femmina e hai il cuore troppo
tenero”
“Forse
invece è perché per quanto ti odi, non posso non pensare che vivi
da parassita nel corpo di una persona buona, e che il mio
amico soffrirà già abbastanza all'idea di ciò che hai fatto. Non
ha bisogno anche di ferite fisiche contro cui lottare”
“Si,si,
si.. tante belle parole..complimenti” disse fingendosi commosso e
applaudendola come se avesse appena recitato su un palcoscenico. Per
poi cambiare tonalità ed esclamare seriamente “Ma adesso io
smetterò di giocare e se tu non combatterai vorrà dire che morirai”
“Se
è così che deve andare a finire allora così sarà”
“Come
sei melodrammatica..la grande Iris O'Klodore sconfitta per abbandono”
sghignazzò prima di attaccare ripetutamente con delle scariche di
fuoco.
“Questo
non è abbandono, è un rifiuto.. precisamente il rifiuto di ferire
una persona a cui voglio bene!” esclamò Iris, mentre subiva altre
scariche e tentava di creare uno scudo di ghiaccio con cui
difendersi.
“Beh
ma come la vedranno quei piccoli cuccioli che avete appena accolto ?
Te lo dico io: vedranno che la grande dragonessa li ha abbandonati,
che ha scelto di morire piuttosto che combattere per salvarli.. ti
ricorderanno come una debole femminuccia impaurita, che non ha avuto
il coraggio di trasformarsi” sentenziò con voce incolore e
malvagia, mentre lanciava delle saette infuocate nelle parti del suo
corpo dove lo scudo non la proteggeva.
“Non
ci riuscirai.. non ferirai il mio orgoglio.. non darò di matto
facendo sì che il tuo piano malefico funzioni” resistette lei,
anche se sentiva le forze diminuire sempre più.
“Stai
per mollare, tesoro.. vedo come ti tremano le ginocchia..finirai a
terra tra non molto e poi quando l'avrò vinta andrò a cercare Eric
e Ted, ed ucciderò anche loro” sussurrò avvicinandosi a lei.
“Tu
non ucciderai nessuno !” esclamò una voce dal fondo del corridoio.
Entrambi
si voltarono per scoprire a chi appartenesse quella voce.
Vincent
apparve dal nulla, con un passo elegante, fiero e leggermente
baldanzoso.
“Ah,
hai deciso di venire in aiuto della tua ex compagna ? Cos'è Mr
cambio-bandiera-ogni-volta-che-mi-pare-e-piace ha un cuore ?” lo
schernì l'altro.
“Ridi
pure mostro, perché d'ora in avanti non riderai più!” esclamò
Vince prima di comandare alla circolazione sanguigna di entrambi i
cavalieri di bloccarsi “Dopotutto sono pur sempre il cavaliere
dello scorpione, il mio onore mi impone di combatterti”
“Il
tuo onore pff! Quando mai l'hai posseduto un'onore tu!”
sghignazzò l'altro.
“È
morto quando è morta lei” ringhiò prima di tirare fuori un
coltellino svizzero e tagliare le vene del suo polso, per poi creare
delle fruste con esse.
Con
un colpo di polso scagliò l'arma allo stomaco di Nox.
“A
quanto pare Mr talpa, qui presente, non ha i tuoi stessi scrupoli,
Iris” commentò quello accusando il colpo.
“Vincent
non fargli del male, lo sai che non è Nox a parlare” lo supplicò
la ragazza.
“Taci,
so perfettamente chi è..sei stata stupida a non ucciderlo prima, è
un pericolo per gli altri e per se stesso”
“Vince..”
“No
Iris, mi hai già impedito di farlo in passato, non me lo impedirai
di nuovo” disse prima di scagliare altre frustate contro
l'alter-ego di Nox.
Nox
cadde come una statua di sale e rimase sdraiato sullo stomaco “Se
solo non fossi così vigliacco mi lasceresti il potere di
combatterti, invece mi immobilizzi, manco fossi un dannato
insaccato!”
“E
che vendetta sarebbe se ti lasciassi libero accesso al tuo fuoco ?!
Tu devi sentirti inerte, impotente e inutile esattamente come mi sono
sentito io”
Mabel
apparve da un corridoio laterale, correndo all'impazzata, per poi
fermarsi di botto alla vista del trio “Oh eccovi! Teddy e Eric.. mi
hanno inviata a chiedere aiuto” disse prima di bloccarsi e spostare
lo sguardo dall'uno all'altro per capire che cosa stava succedendo
“Ma..perché Nox sta per terra ?” chiese ingenuamente.
“Voleva
pulire il pavimento” rispose immediatamente Vince con nonchalance,
mentre Iris rispose contemporaneamente “Vincent gli ha bloccato la
circolazione”
“Boccaccia”
borbottò il cieco.
Mabel
rimase con la bocca aperta e chiese “Ehm posso sapere il motivo ?”
chiese guardando Nightray.
Il
ragazzo rimase in silenzio, non volendo raccontare tutta la storia
che l'aveva portato a quel momento.
Ma
la ragazza non aveva intenzione di demordere perciò batté il piede
e lo fulminò con lo sguardo “Sto aspettando!”
“È
una storia lunga, non vale la pena raccontarla”
“A
me invece piacerebbe sentirla” ribadì Mabel.
“Vincent
sta cercando di uccidere Nox” s'intromise Iris.
“Adesso
basta!” ringhiò il biondo prima d'immobilizzare anche la nuova
arrivata e lanciare la frusta contro il mostro.
Mabel
vide una frusta rosso sangue spuntare dal nulla e arrotolarsi al
collo del cavaliere del leone, cercò di aprire la bocca per gridare
e far smettere quella follia, ma il potere del biondo le impediva
ogni movimento. Terrorizzata cercò di trovare una soluzione al suo
problema, cercò di ricordare gli insegnamenti dei cavalieri per far
sviluppare il proprio potere...
“Dovete
cercare di liberare la mente..
..concentratevi
su un'emozione che vi darà la forza e l'intensità per accendere il
vostro potere..
sentirete
un calore nascere all'interno del vostro corpo..
e
poi rilasciate lentamente, mantenendo costante il flusso di pensieri
ed emozioni”
Mabel
eseguì tutti i procedimenti, e con una determinazione che mai prima
d'ora l'aveva pervasa, riuscì finalmente ad ordinare al suo potere
di agire.
Creò
una bolla di emozioni e ricordi presi dalla mente di Vincent, scelse
un ricordo in particolare, il ricordo a cui tutto era collegato e che
l'avrebbe fatto soffrire maggiormente, e lo modificò, prima di
scagliare la sua illusione contro il ragazzo.
Vincent
si bloccò immediatamente, quando venne investito da una patina
bianco-perlescente, visto da fuori sembrava come se qualcuno l'avesse
pietrificato per quanto era diventato immobile, mentre nella sua
mente il ragazzo riviveva i momenti più brutti della sua vita.
Rivide
la sua amata Helen, aveva solo quindici anni la prima volta che
l'aveva vista, ricordava persino com'era vestita talmente era stato
potente il colpo di fulmine che l'aveva colpito, gli era entrata
immediatamente nel cuore e c'era rimasta per sempre..il loro era e
sarebbe sempre stato vero amore, e proprio per questo non poteva
perdonarsi per il male che le aveva fatto.
Rivide
il giorno in cui i suoi genitori, allora a capo del Sole Nero, gli
avevano imposto una sfida quasi impossibile e alla stregua della
follia...
“L'amore
rende deboli, uccidila e vivrai per sempre come cavaliere dello
scorpione”
E
lui l'aveva fatto.
Preso
da una follia improvvisa, si era convinto di agire per un bene
superiore -molto probabilmente sotto un incantesimo o il lavaggio del
cervello fatto dai suoi parenti- l'aveva uccisa.
Nella
realtà Iris vide Vincent terreo, cadere in ginocchio, con lo sguardo
stravolto nel vuoto e le mani tra i capelli.
Mentre
nella mente del ragazzo in quel vuoto era apparsa la sua amata.
“Assassino”
disse la ragazza vestita ancora con il bliaut insanguinato “Perché
l'hai fatto ? Io ti amavo!”
“Lenny..
“Come
hai potuto Vince ?”
“Io..non
volevo”
“Avevi
detto che saremmo stati insieme per sempre, invece mi hai lasciata da
sola a vagare nel limbo della morte”
“No!
No, Len.. staremo insieme.. staremo di nuovo insieme!” esclamò
prima di farsi esplodere le vene e stramazzare al suolo.
“Ti
amo Helen” sussurrò prima di perire per dissanguamento.
**
Ted Lupin
Eric La Rouge
Iris
era senza parole.
L'ex
cavaliere dello scorpione si era appena ucciso sotto i suoi occhi,
per via dell'illusione di Mabel.
Non
che Vincent le fosse mai risultato particolarmente simpatico, sia
chiaro, ma vederlo in quello stato di pazzia l'aveva shoccata
parecchio. Soprattutto perché non si aspettava un gesto simile da un
tipo come lui.
Ma
non aveva tempo di pensarci, in quel momento.
Ci
avrebbe pensato dopo.
Con
uno scatto fulmineo decise di alzarsi e di riprendersi dal suo stato
'vegetativo' che il cavaliere le aveva imposto e, senza proferir
parola, si incamminò per raggiungere Bia.
Nox
dopo la stretta attorno al collo aveva perso i sensi, e Mabel, era
sicura -dopo aver visto quello che sapeva fare- sarebbe stata in
grado di badare a sé stessa.
L'aveva
sentita dire che Ted ed Eric avevano bisogno di aiuto, per questo si
era decisa a lasciare la situazione in quella condizione.
Se
anche loro due erano k.o. voleva dire una cosa sola: erano
estremamente in pericolo.
Corse
a più non posso, percorrendo i lunghi corridoi del castello dei
Baskerville ad una velocità impressionante.
I
suoi lunghi capelli violacei le si appiccicarono sulla fronte, a
causa del sudore per via dello sforzo fisico.
Le
tremavano le gambe per l'ansia... l'ansia e la paura.
Una
paura indescrivibile la pervase, una paura che -forse- non aveva mai
provato fino a quel momento, così intensamente se non quel lontano
giorno in cui aveva sterminato tutta la sua famiglia.
Ti
prego, fa che sia ancora in tempo.
Ti
prego, ti prego!
Era
quasi arrivata a destinazione e più la distanza verso la meta si
accorciava più sentiva l'angoscia nascere dentro di sé.
Ogni
gradino che saliva sembrava una pugnalata al cuore.
Ogni
corridoio che percorreva le aumentava la disperazione fin quasi a
farla urlare.
E
poi, quando era quasi arrivata alla porta della stanza di Bia, vide i
suoi due amici stesi a terra, allo stremo delle forze.
L'oscurità
doveva averli abbandonati da poco ma, anche se essa non era più
presente in quella stanza, la situazione era disastrosa.
“TED!
ERIC!” urlò lei con tutto il fiato che aveva in corpo, come se la
sua voce potesse fare qualcosa per quella situazione. Il suo potere
era trasformarsi in un drago che sputava fuoco e ghiaccio, non
aggiustare le cose con le sue corde vocali.
Stava
quasi per chinarsi verso di loro, quando Ted la bloccò prima che
potesse poggiare un ginocchio a terra.
“Iris...Bia...
”
“Cosa
? Cosa Ted ?!”
“Iris,
vai da Bia... non pensare a noi, vai! L'oscurità è là dentro!”
Ed
Iris non se lo fece ripetere due volte.
Aprì
la porta di legno bianco intarsiato, decisamente con troppa 'enfasi',
e rimase congelata dalla scena che le si presentò davanti.
**
Bia Foxlight
Bia
stava perdendo.
Lo
sapeva benissimo, eppure solamente con un altro sforzo, uno solo,
sarebbe riuscita nel suo intento. D'altronde, il compito principale
del cavaliere reggente era quello di mantenere la pace.
Tutto
aveva un inizio ed una sua fine. E la sua stava per arrivare, era
questione di attimi.
“Lo
sapevi, eppure mi hai voluto lo stesso! Sapevi che ero lui, come
sapevi che questo sarebbe successo.”
Quella
sorta di dissennatore aveva iniziato a parlarle con fare quasi
beffardo.
Si
stava prendendo gioco di lei.
“Dimmi,
Cavaliere Reggente, perché?”
“Perché
se non ti avessi chiamato adesso, saresti cresciuto troppo... dentro
di lui... l'avresti logorato ed annientato e di lui non ci sarebbe
rimasto più niente. Ed a lungo andare avresti portato l'apocalisse
nel nostro mondo. Ora, invece, io posso ancora salvarlo”
“Tu
salvare lui?! Ma non farmi ridere, ormai ce l'ho in pugno!”
“Non
finché anche solo un briciolo di luce rimarrà vivo in lui! Tu non
sarai mai il suo padrone!”
“BASTA!
Mi hai stancato donna!”
Il
dissennatore si lanciò, con uno scatto fulmineo, in direzione di Bia
e con le mani sul suo collo, iniziò a strangolarla lentamente.
“Stai
per morire, lo sai vero? Per uno stolto!”
“Sto
per morire... si... ma per la giustizia e la pace del mondo” riuscì
a rispondere, lentamente, lei.
“Se
la pensi così, allora, non ti dispiacerà se ti trapasso con questa.
Morire soffocata non è abbastanza, voglio vederti soffrire e morire
lentamente!”
Il
braccio destro dell'abominio si trasformò, nel giro di un attimo, in
una lunga lama affilata.
Lo
caricò e, prima che potesse trapassarla del tutto, Iris (che era
aveva appena aperto la porta della stanza) iniziò ad urlare: “NO!”
Ma
per quanto questa si sforzò di essere veloce, non fece in tempo a
salvare Bia.
Schizzi
di sangue rosso fuoco sporcarono il candido pavimento di marmo ed una
risata malefica echeggiò per tutta la stanza nei secondi che si
susseguirono.
Stare
a descrivere la scena macabra a cui assistette la russa, sarebbe
troppo per i cuori di tutti noi.
Fatto
sta che la maga dai capelli violacei si sentì la terra mancare sotto
i piedi.
Con
un tonfo sonoro le sue ginocchia sbatterono sul pavimento e,
scuotendo leggermente la testa, continuò a ripetere sempre la solita
frase: “Non ci credo... Bia...”
Calde
lacrime le rigarono il volto e, come se fosse ancora sotto il potere
di Vincent, il suo corpo rifiutò di muoversi.
Voleva
alzarsi ma non ci riusciva.
Voleva
combattere ma non ce la faceva manco a richiamare a sé i suoi
poteri.
E
poi, quando tutto sembrava perduto, vide Bia ridestarsi dal sonno
della morte ed afferrare per il collo il suo nemico con il braccio
pieno di tatuaggi che in quel momento splendevano come diamanti.
“Ma-
cosa? TI HO UCCISO CAVALIERE REGGENTE! COME PUOI ESSERE ANCORA
VIVA?!”
“E'
la forza della luce! Te l'avevo detto che non saresti stato mai il
suo padrone! Ora lascia andare il ragazzo!”
La
sua presa si fece più stretta attorno al suo collo, ma
quell'abominio non dava segni di cedimento.
“Ho
detto” continuò lei alzando la voce “LASCIA ANDARE IL RAGAZZO!”
Una
forza prorompente costrinse il dissennatore ad urlare ed una luce
abbagliante a far si che Iris si coprisse il volto.
Poi
un'onda d'urto la sbattè fuori dalla stanza facendole sbattere la
testa e, dopo essere rotolata su se stessa un paio di volte, la maga
perse completamente conoscenza.
Ed
oltre ciò una parte della sua memoria fu cancellata per sempre: gli
ultimi istanti e la morte di Bia furono completamente annientati a
causa della botta che ricevette.
Quando
Iris si svegliò, parecchie ore più tardi, non ricordò più niente
di ciò che avvenne dopo che ebbe varcato la porta di legno bianco.
**
Il
ragazzo si risvegliò in uno stato confusionario.
Non
ricordava niente se non quando quella nube nera l'aveva avvolto
nell'oscurità più profonda, cancellando completamente il suo io e
la sua volontà.
Quando,
finalmente, riuscì a riprendersi un po' i ricordi gli ritornarono
alla mente come lame taglienti.
Tutto
quel dolore.
Tutta
quella tragedia.
Era
tutta colpa sua.
Guardò
dritto di fronte a sé e vide il corpo esanime del cavaliere
reggente.
Represse
con molta difficoltà un conato di vomito, alla vista di
quell'atrocità che aveva appena compiuto, seppure involontariamente.
Doveva
fuggire o l'avrebbero scoperto ed avrebbe pagato per quello che aveva
fatto!
Come
un codardo si alzò ed iniziò a correre per uscire dalla stanza.
Voleva
scomparire.
E
così fece.
Dopo
aver superato anche Iris, Ted ed Eric privi di sensi continuò la sua
folle corsa in direzione del giardino.
E
non si seppe mai chi fu l'artefice di quel massacro... fino al Giorno
del Giudizio.
To
Be Continued...
|
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Capitolo 14 *** La scelta di chi non ce la fa ***
8
CAPITOLO
8:
'
La scelta di chi non ce la fa'
Angolo
autrici:
Salve
a tutti gente!
Allora....
iniziamo col dire che, come potete leggere dal titolo, i
'protagonisti' principali di questo pezzo saranno alcuni candidati
che decideranno di lasciare la selezione.
Chiediamo
scusa in anticipo se non compaiono gli altri personaggi ma pensiamo
che questo capitolo sia fondamentale per i fini della storia.
Il
prossimo capitolo sarà lo special incentrato su Farley e su uno
spezzone della sua vita.
E
dopo di questo la storia riprenderà regolarmente con tutti gli altri
personaggi :) -anche perché essendo di meno dovremmo riuscire a
gestirli meglio-.
Inoltre,
sotto vi lasciamo i nomi di tutti gli oc ancora liberi per le
relazioni.
NOW:
Quale,
fra i candidati, avrà deciso di ritirarsi?
A
voi il capitolo.
Buona
lettura.
Baci
Vic
& Gin
Castello
dei Baskerville, 20 Settembre...
Erin
Blackwood
Samantha
King
“Erin,
aspetta!”
Era
tutta la mattina che Sam, la migliore amica di Erin, tentava di
convincerla a cambiare idea ma, nonostante i vari tentativi della
bionda, la castana sembrava decisa a proseguire con la sua scelta.
Niente
l'avrebbe fatta cambiare idea.
Dopo
gli avvenimenti successi, ormai cinque giorni prima, qualsiasi forma
di allenamento era stato interrotto.
Iris,
Ted ed Eric avevano programmato il funerale di Bia il giorno
successivo alla sua morte e dopo la cerimonia non si erano più fatti
vedere in giro.
Nox,
addirittura, non si era nemmeno presentato alla cerimonia ed erano
giorni che nessuno aveva più sue notizie.
Si
erano tutti rintanati da qualche parte: un po' per elaborare il lutto
ed un po' per il bisogno di rimare da soli a riflettere.
Quell'essere
oscuro li aveva massacrati e li aveva costretti persino a combattersi
gli uni contro gli altri.
E
loro non avevano potuto fare altro che subire.
Impotenti...
come se fossero dei ragazzi alle prime armi e non i cavalieri che
presidiavano il posto delle loro case da, sicuro, un secolo.
Tutti
loro si sentivano delle vere nullità ed uno di essi, in particolare,
non faceva che castigarsi mentalmente per quello che aveva fatto.
Nox
era quello messo peggio, il senso di colpa non faceva che divorarlo e
-spesso- l'altro non faceva che prendere il
sopravvento.
Motivo
per cui si era auto imprigionato in una cella delle segrete del
castello, non volendo nuocere nuovamente a qualcuno.
Per
quanto riguarda Erin, quello che aveva visto le era bastato.
Non
avrebbe mai più messo piede in quel castello, tanto meno continuato
quelle stupide prove, come la caccia alle palle che avevano
intrapreso il secondo giorno giunti ad Hogwarts.
Trovava
tutto assurdo.
Voleva
andarsene.
Non
che fosse una codarda, ma non voleva rischiare di morire per una
causa che -a dirla tutta- manco sentiva più sua come all'inizio di
quell'avventura... se così vogliamo chiamarla...
Per
quel che la riguardava era stato tutto una perdita di tempo ed un
vero e proprio spreco di energie.
Ci
aveva pensato tutta la notte ed alla fine aveva preso una decisione:
si sarebbe ritirata.
L'aveva,
ovviamente, fin da subito comunicato alla sua migliore amica
sperando, nel profondo del suo cuore, che anche lei seguisse le sue
orme ma, in maniera del tutto inaspettata per la bionda stessa, Sam
aveva espresso il suo disaccordo fin da subito.
Lei
non voleva mollare.
Ed
ora, mentre Erin camminava in direzione della stanza di Iris per
darle la notizia, Sam non faceva altro che tentare di farle cambiare
idea.
“Sam,
ti prego. Ormai ho deciso, non tornerò indietro!”
“Erin...
fermati!” Sam la prese per un braccio e la costrinse a fermarsi, ma
Erin manco si degnò di guardarla.
Guardava
fisso, per terra, nell'attesa che quell'insulsa scenetta finisse.
“Sam...
lasciami... voglio andarmene”
“Senti,
ok sono morte delle persone, fra cui anche il cavaliere reggente. Ma
non penso sia un valido motivo per abbandonare, insomma, se siamo qui
vuol dire che non siamo delle semplici streghe! Abbiamo il potere di
cambiare il mondo proprio nelle nostre mani! E tu vorresti
abbandonare ancor prima di cominciare?! Rimarrai sicuramente con il
rimorso a vita! Ti prego, Erin, cambia idea!”
La
castana, a quelle parole, si decise a girarsi e la guardò negli
occhi.
Vide
la solita determinazione, che caratterizzava la bionda, trasparire
chiaramente dalle sue iridi azzurre.
Determinazione
che Erin, però, sapeva benissimo di non possedere.
Si
sentiva una debole già di suo e l'assassinio di Bia, Gloria e
Vincent non aveva contribuito positivamente in assoluto.
Sam
le aveva detto che 'avevano il potere di cambiare il mondo', ma più
lei si guardava le mani, e più le sembrava di non possedere niente.
Lei tremava di
paura.
Era
succube delle proprie paure e della propria insicurezza.
Fra
le due, Sam era sempre stata la più forte. Non lei.
Fa
le due, Sam aveva sempre dimostrato fegato rispondendo, fin da
subito, agli insulti dei suoi cugini. Non lei.
Ed
anche in quel frangente, quella che stava dimostrando di più
rispetto all'altra, era sempre Sam.
Non
lei.
La
castana ebbe una sorta di crisi esistenziale, nel giro di quei pochi
attimi di silenzio che si erano immischiati nel loro discorso.
Lei
non poteva farcela.
Sentiva
di non potercela fare.
E
non ce l'avrebbe fatta.
Sempre
guardandosi ancora le mani, la strega di Salem, chiuse i suoi grandi
occhi azzurri; sospirò lentamente, chiuse a pugno le mani e, di
punto in bianco come ridestatasi da un incantesimo, espresse –
nuovamente e con sicurezza – quella che era la sua decisione.
“Io
mollo, Sam. Me ne vado. Voglio tornare in America e condurre una vita
normale.”
A
quel punto, la bionda, non poté fare altro che lasciare andare il
braccio della sua migliore amica e vederla allontanarsi verso la fine
del corridoio.
Ci
aveva provato, ma aveva perso.
E
la sconfitta non era mia stata tanto amara, come in quel momento, per
la nostra giovane strega.
**
Kendra Cox
Kendra
se ne stava seduta, sul letto della sua stanza, ad osservare una
vecchia foto fra le mani.
Era
sbiadita e consunta, ma la ragazza la ammirava esattamente come
quando l'aveva scattata anni prima: con immenso splendore.
Quel
misero pezzo di carta lucida raffigurava uno dei periodi più belli
della sua vita, prima che -purtroppo- il corso degli eventi avesse
deciso di prendere una piega totalmente diversa.
Sua
madre era il soggetto principale: in primo piano e, con un sorriso a
trentadue denti, teneva fra le sue braccia – quasi a volerlo
stritolare – suo padre che era seduto su di una sedia.
Sorrideva
anche lui.
Per
questo più la guardava e più la nostalgia di quel tempo non faceva
che venirla a trovare.
Nell'estate
del suo terzo anno sua madre li aveva lasciati entrambi all'età di
36 anni.
La
causa principale? Infarto.
Ed
i medici dell'ambulanza -arrivati decisamente in ritardo quel giorno-
non avevano potuto fare altro che dichiarare l'ora del decesso.
Dopo
quel giorno molte cose cambiarono nella sua vita.
Figlia
di due genitori babbani, nonostante il padre fosse un direttore di
banca assai rispettato e 'temuto' dai suoi collaboratori, si era
lasciato andare al dolore per la perdita della sua amata moglie, ed
aveva smesso di essere il padre scherzoso ed allegro che era sempre
stato con lei.
Un
vero proprio periodo nero colse invece Kendra, tanto che un giorno
aveva tentato il suicidio cercando di buttarsi giù dalla torre di
astronomia.
Era
il 10 Ottobre, se lo ricordava perfettamente.
Così
come si ricordava la stretta ferrea di Albus sulle sue braccia prima
che potesse saltare giù.
La
castana, dai capelli mechiati di biondo, non era affatto fiera di
quel che aveva fatto ma, se le cose non si fossero svolte
diversamente, non avrebbe mai conosciuto i suoi attuali migliori
amici: Al e Scorpius.
Da
quel giorno nessuno dei due l'aveva lasciata anche solo un secondo da
sola.
E
lei gli era grata perché era riuscita ad uscire dal periodo di
depressione in cui era caduta.
Ora,
a distanza di quasi un anno, stava bene... ma la morte di Bia, in
particolare, l'aveva scossa parecchio negli ultimi giorni tanto da
farle mettere in dubbio tutta la sua spavalderia che aveva mostrato
durante la prima prova.
Che
fare? Andarsene e mollare o restare?
In
quello stesso istante il suo gufo reale varcò la finestra, lasciata
aperta dalla Corvonero appositamente per lui, e le si posò sulla
spalla destra.
“Antares,
amico mio, dove sei stato?”
Con
fare molto coccoloso questo iniziò a strusciarlesi sul viso,
facendola sorridere, e le rispose.
Esatto, le
rispose.
Kendra
aveva scoperto di saper comunicare con gli animali e con le piante,
per questo quando pose la domanda al suo più caro amico non si fece
alcun tipo di problema.
“Ho
osservato la situazione di fuori... è tragica, Kendra! Davvero,
davvero tragica! Uh-uh (*)”
“Che
vuoi dire? Spiegati meglio!”
“I
cavalieri, uh-uh, si sono divisi. Uno si è persino imprigionato da
solo e non fa altro che urlare a tutte le ore. L'altro lui ha preso
il sopravvento, uh-uh, e che dire degli altri ragazzi... alcuni
stanno pensando di andarsene e rinunciare, uh-uh”
“Davvero?”
“Davvero,
uh-uh, noi invece che facciamo alla fine?”
Kendra
era senza parole.
Non
aveva preso in considerazione l'idea di andarsene, a dire il vero non
le era passato manco per l'anticamera del cervello, ma ora che
Antares glielo aveva detto un dubbio iniziava a farsi largo nella sua
coscienza.
Avrebbe
fatto la cosa migliore se fosse fuggita? O sarebbe stato meglio
restare?
Aveva
sofferto così tanto nella sua vita e non voleva soffrire
ulteriormente.
Solo
che...
Alla
mancata risposta della sua 'padrona', Antares decise di riproporle la
domanda e lei, mordendosi le labbra, non seppe cosa rispondergli.
Già...
che avrebbero fatto alla fine?
Kendra
parve pensarci su per momenti che sembrarono ore.
Combatti
o fuggi? Questo era il dilemma.
Prese
la foto e la sua bacchetta fra le mani.
In
una mano c'era il suo passato mentre nell'altra c'era il suo futuro.
Rigirò
la sua bacchetta di quercia secolare più e più volte facendola
scorrere fra le dita.
Lei
non era una codarda! E non sarebbe mai scesa a tali livelli di
bassezza! Era una promessa che si era rifatta tempo fa ed aveva
intenzione di mantenerla!
Nessuno
si sarebbe più frapposto fra lei e la sua determinazione.
Motivo
per cui, quando la sua bacchetta ritornò nel palmo della sua mano,
con uno scatto fulmineo si girò verso Antares e sentenziò la sua
decisione.
“Noi
restiamo, amico mio!”
“Ecco
la mia Kendra! Uh-uh per un attimo ho pensato che volessi mollare”
“Per
un attimo... l'ho pensato. Ma sai che ti dico? Dico che è tempo di
reagire! Di combattere! Ed io non mi tirerò indietro: diventerò
cavaliere della vergine a tutti i costi! Parola mia!”
**
Jennifer Benson
Iris O'Klodore
Shigure
Ayashi
“Vuoi
abbandonare?”
Iris
sedeva con le gambe sulla scrivania, dello studio della sua stanza,
mentre era intenta a fumarsi una sigaretta.
Non
era un vizio che propriamente aveva, ma nei periodi stressanti faceva
in modo di non esserne mai a corto.
Per
questo quella mattina era già alla quarta sigaretta e non erano
neanche arrivate le 11 !
Stava
per accendersi la quinta quando, Jennifer Benson aveva deciso di
entrare – senza manco bussare – e disturbarla con discorsi
sconclusionati sulla vita, sulla morte e sul perché si trovasse lì
in quel momento.
Non
capendo inizialmente, la maga dai capelli violacei, giunta al limite
dell'esasperazione le aveva, infine, posto una domanda molto
semplice: “Smettila di girarci attorno, Jenny, cosa vuoi dirmi in
realtà?!”
E
la rossa dagli occhi color nocciola, dopo aver respirato
profondamente, aveva espresso la sua decisione: voleva abbandonare la
selezione.
Iris
era senza parole.
Nessuno
aveva mai, nella storia, anche solo pensato di poter
fare una cosa del genere.
Chi
veniva scelto, anche se riguardava ancora la selezione,
era obbligato a rimanere a meno che non fosse stato
eliminato. Nessuno poteva andarsene, così... di punto in bianco.
“Scusa...
ripeti un secondo: vuoi defilarti?”
Forse
non aveva capito bene, per questo si decise a riporgerle la domanda.
Ma
non si era sbagliata.
“Precisamente!”
Aveva
risposto decisa la rossa.
Le
due ragazze si guardarono, a lungo, negli occhi ed il silenzio regnò
sovrano nella stanza per una manciata di minuti.
Alla
fine fu Iris la prima a parlare.
“Non
si può fare, mi dispiace” disse semplicemente, appoggiandosi sullo
schienale della sedia con un ghigno malefico stampato in faccia.
A
Jenny, in tutto questo, la risposta che le diede la russa non le
piacque per niente.
Le
si avvicinò e, con estrema violenza, sbatté le mani sul piano di
legno della scrivania mentre le urlava i peggiori insulti.
“Non
esiste! Ho tutto il diritto di ritirarmi! E' la MIA VITA, decido io
cosa farne!”
“Bella,
hai rinunciato alla TUA VITA non appena hai messo piede nella Foresta
Proibita partecipando alla prima prova! E poi, sono le regole, non te
la prendere con me! Nessuno ha mai lasciato la selezione!”
“Beh,
le regole sono fatte per essere infrante!”
“Pft,
tipico di una grifondoro. Complimenti, davvero, per la dedizione che
mostri nei confronti della tua casa ma questo è un fatto che non
cambierà mai! Ed ora, se permetti, te ne sarei grata se lasciassi
subito la mia stanza!”
Detto
ciò Iris: si alzò in malo modo dalla sedia, prese con forza
Jennifer per un braccio e se la trascinò – nonostante la rossa
puntasse i piedi a terra – fino alla porta della sua camera.
Aveva
appena aperto la porta quando si ritrovò Erin davanti a sé che la
guardava... con astio(?).
“Erin,
attendi un attimo, devo sistemare una cosa e sono subito da te”
“Ho
sentito tutto”
Iris
rimase di sale.
Quella
ragazzina-purosangue-di-una-Blackwood si era messa ad origliare?
Prima
Jennifer... mo questa...
Ormai
i ragazzi erano fuori controllo! Era bastato che perdesse una volta,
UNA.MISERA.VOLTA., che già la gente iniziasse a considerarla una
nullità?!
Doveva
porre fine a questa storia.
Ringhiando,
letteralmente, la russa rispose in malo modo all'americana.
“Ne
parliamo dopo”
“No,
ne parliamo ora! Voglio mollare anche io! E se non ci lascerai fare
come vogliano vorrà dire che ce ne andremo da sole, senza il tuo
consenso!”
“Pft,
voi da sole? E' ridicolo!”
“Ma
è quel che faremo!” urlò una quarta voce da un lato del
corridoio, che si scoprì appartenere a Shigure.
Evidentemente
pure lei aveva intenzione di abbandonare e ciò spiegava la sua
comparsa in quel momento.
Iris,
palesemente adirata ed in difficoltà, iniziò a guardarle una ad
una, assottigliando le sue iridi glaciali.
Dannazione!
Nel
caso di una persona, avrebbe potuto benissimo far finta di niente...
ma qui le persone erano tre! e chissà chi altro c'era che voleva
andarsene ora?
Sospirando
pesantemente, non poté fare altro che acconsentire.
“Ok,
come volete. Ma dovrò sentire cosa ne pensano anche gli altri
cavalieri. Non pensate di aver vinto solo perché avete il mio
consenso, se gli altri non sono d'accordo non si farà niente e
sarete obbligate e rimanere qui”
Detto
ciò, spinse Jennifer fuori dalla porta e – con tanta grazia –
sbatté la porta in faccia a tutte loro.
Era
finita... lo sapeva già... nessuno si sarebbe imposto e fra Ted ed
Eric, Iris cercava disperatamente di capire chi dei due fosse
sufficientemente cazzuto da negare la possibilità di andarsene alle
ragazze. Ma lei lo sapeva benissimo... entrambi erano fin troppo
buoni per non capire la situazione quindi avrebbero acconsentito
senza fiatare.
Se
solo Nox fosse stato presente.
Lui,
sì che l'avrebbe appoggiata.
Ma,
ormai, era succube dell'altro e solo Merlino sapeva quanto ci sarebbe
voluto al cavaliere del Leone per rimettersi come prima.
Quel
giorno Iris pianse per la prima volta, dopo decenni.
Pianse
perché si sentiva una debole.
Pianse
per il suo amico Nox.
Pianse
perché si sentiva sola.
**
Ted Lupin
Ted
ed Eric erano stati informati delle decisioni di Erin, Jenny e
Shigure da Iris e, come volevasi dimostrare, avevano acconsentito a
lasciarle andare.
Non
volevano forzare nessuno, tanto meno minacciarle.
E,
seppur prima di allora nessuno si fosse mai ritirato, trovarono
giusto liberare le ragazze da qualsiasi impegno.
C'era
sempre una prima volta per tutto.
A
quel punto, dato che Eric si era rintanato nella sua stanza e –
sempre – dato che Iris si rifiutava di uscire dalla propria, Ted
aveva fatto convocare tutti i ragazzi nel pomeriggio per sapere se ci
fossero altre rinunce.
Aveva
incantato le lettere personalmente ed ora il 'lavoro sporco' toccava
solo a lui.
Non
appena tutti i ragazzi giunsero nell'ampio salone della villa, il
metamorfusmago fece il suo discorso – che si era letto e riletto
più volte – chiedendo chi fra loro volesse abbandonare.
“Chiunque
volesse è libero di andarsene, una sola cortesia vi chiedo: chi
deciderà di abbandonarci è pregato di avvicinarsi a me. Grazie”
Finito
il discorso, Erin, Jennifer e Shigure si posizionarono – senza
fiatare – proprio di fronte a lui.
Teddy
le guardò una per una.
Che
peccato! Proprio due mentali e la guaritrice dovevano andarsene?!
Inspirando
profondamente, alla fine, prese la sua bacchetta di mogano e
pronunciò , pacatamente, le parole necessarie per l'incantesimo.
“Oblivion”
Nel
giro di pochi istanti, una luce azzurrina si sparse nell'aria
passando da una ragazza all'altra ed alla fine, tutte e tre, caddero
a terra prive di sensi.
Successivamente
fu ordinato a tre maggiordomi di occuparsi delle ragazze e di
riportarle alle relative scuole.
Per
loro, i giochi si erano conclusi.
To
Be Continued...
(*)=NOTA
Alloraaaaaaaaa....
capitolo...
un po' così...non è vero?
A
dire il vero, all'inizio, l'avevamo strutturato in un'altra maniera
ma poi un'autrice è ricomparsa ed abbiamo deciso di scambiare il suo
personaggio con quella di un'altra autrice (che comunque volevamo
fare fuori dato che è sparita).
Vic:
il fatto è che Gin si diverte tanto, in questo periodo, a far fuori
la gente che io non so proprio più che fare!
Gin:
Vic! Ma se sei tu la macabra fra le due di solito! E poi è la regola
delle fanfiction! Lo sanno tutti!”
Vic:
ma se l'abbiamo scoperta da poco anche noi?!
Gin:
vabbè, allora è la regola della giungla! Solo i più forti
sopravvivono! E noi non vogliamo femminucce!
*Nel
frattempo, Gin ce la siamo giocata mentre continua il suo monologo
sulla potenza e la forza dei personaggi con tanto di fuoco negli
occhi e pugno alzato in cielo.... bene... ora torniamo alla nota*
Speriamo
comunque che vi sia piaciuto... diciamo che questo è più un pezzo
di passaggio... Un 'momento di stallo' … dopo la morte di Bia,
soprattutto, molti personaggi sono stati profondamente turbati ma è
proprio nei momenti come questi che poi le persone trovano la forza
per rialzarsi!
Il
prossimo sarà, decisamente, più positivo! Promise!
Comuuuunqueeee
abbiamo messo la nota per spiegarvi una cosuccia... una scemenza, in
effetti, ma ci tenevamo a precisarlo.
Quel
'Uh-uh' che viene inserito nel pezzo di Antares dovrebbe essere... il
verso che fa il gufo... sì, lo sappiamo, qui casca l'asino!
Vi
aspettavate chissà che e noi ce ne usciamo con una cavolata simile,
vero?!
Chiediamo
venia in anticipo nel caso vi foste già fatti castelli mentali... ma
la nota ci sta solo per questo motivo...
Quindi,
immaginazione ragazzi!
Detto
questo * Vic e Gin si dileguano lentamente sperando che nessuno se ne
accorga * vi lasciamo alla lista delle relazioni. Se a qualcuno di
voi non va bene la relazione che abbiamo scelto noi per il suo oc, ce
lo dicesse che vediamo di fare qualcosa :)
Alla
prossima
Baci!
RELAZIONI:
Scorpius
Malfoy → avevamo pensato di metterlo con Lily, successivamente →
non verrà eliminato dalla storia
Lavi
Polaris → avevamo pensato di metterlo con Iris → non verrà
eliminato dalla storia
Adelaide
Queen → avevamo pensato di metterla con Eric → non verrà
eliminata dalla storia
Kendra
Cox → avevamo pensato di metterla con Ted → non si sa se verrà
eliminata dalla storia
Mabel
Crowlee → avevamo pensato di metterla con Keith → non verrà
eliminata dalla storia
Ian
Straggler → si metterà dopo con Kyla → non verrà eliminato
dalla storia
Nox
Blacknite → libero → non verrà eliminato dalla storia
Albus
Potter → libero → non verrà eliminato dalla storia
Killian
Nott → libero → non verrà eliminato dalla storia
Leila
Redmund → libera → non verrà eliminata dalla storia
Samantha
King → libera → non si sa se verrà eliminata dalla storia
Kiyomaro
Takamine → libero → non verrà eliminato dalla storia
Erwin
Cecil → libero → non si sa se verrà eliminato dalla storia
Mallory
Churchill → l'autrice aveva scelto come relazione Ted Lupin ma poi
non si è più fatta sentire... quindi, libera → non si sa se verrà
eliminata dalla storia
Farley
Baskerville → avevamo pensato ad un flirt con Lily ma poi libero →
non verrà eliminato dalla storia
OVVIAMENTE
IL “NON SI SA SE VERRA' ELIMINATO DALLA STORIA” E' UNA COSA
IPOTETICA DATO CHE L'AUTRICE DELL'OC IN QUESTIONE PARE ESSERE
SPARITA... ASPETTIAMO ANCORA UN CAPITOLO PRIMA DI FARE ALTRE VITTIME
MA SE NON VI FARETE SENTIRE... POTRETE SALUTARE I VOSTRI BIMBI
NELL'OLTRETOMBA :D
|
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Capitolo 15 *** Special 2 : Moon, Sun, Eclipse ***
special 2
CAPITOLO
SPECIAL:
“Moon,
Sun, Eclipse”
Angolo
Autrici:
Alohaaaa
mondo di efp! Pensavate che ci fossimo 'perse' nei meandri del mondo
reale, eh?! Ed invece NO! Siamo sempre qui! In ritardo, tanto per
cambiare, ma sempre qui!
Gin:
prendetevela con Vic, questa volta è tutta colpa sua. La signorina
se l'è presa comoda!
Vic:
Gin! Ho avuto gli esami! Un po' di pietà!
Gin:
si, si... con 'sta storia 'degli esami' alla fine fai sempre come ti
pare... ti conosco, IO!
Vic:
….... Vabbé.... meglio tardi che mai, orsù!
Detto
questo, come promesso, ecco il capitolo special su Farley :)
Speriamo
vi piaccia.
A
questo punto non sappiamo se aggiornare col prossimo capitolo (che
stiamo già scrivendo) la settimana prossima o quella dopo ancora...
voi che dite? Dateci un consiglio :)
Ora
vi lasciamo al capitolo.
Buona
lettura.
Baci
Vic
& Gin
**
“ L
' astronomia costringe l'anima a guardare oltre e ci conduce da un
mondo ad un altro”
Platone
**
Farley
Alister Baskerville
Loki
Baskerville
I
Baskerville erano quella che si potrebbe definire una famiglia
militare volta alla guerra ed alla salvaguardia del territorio.
Casato conosciuto, all'interno del mondo magico, non solo per le
antiche origini su cui esso si fondava ma, soprattutto, per le
gloriose gesta dei membri che ne avevano sempre fatto parte.
Purosangue
da generazioni, erano gli antichi custodi dei confini Scozzesi, forti
maghi che combatterono strenuamente la lotta alle streghe e
salvarono, di conseguenza, molte vite.
Casata
di abili duellanti e cavalieri impavidi, si narra che uno di loro
sedesse alla tavola rotonda di Re Artù, che combatterono le guerre
dei trentanni, dei cento, delle due Rose e –persino– le
Napoleoniche.
Ma
non solo!
Antichi
dipinti in Cina ed in Giappone di un avventuriero occidentale
inchinato davanti agli imperatori della Città Proibita mostrano
quanto, tutt'oggi, questa famiglia preservi personaggi illustri e di
fama mondiale!
Detto
questo, è tempo di parlare un po' anche del pupillo di casa
Baskerville.
Farley
Alister Baskerville.
Un
nome, una garanzia!
O
almeno questo era quello che gli ripetevano quasi sempre molti dei
suoi compagni ad Hogwarts.
Certo,
essere nato in quel ricco ed antico casato lo agevolava su molte
cose, ma per quanto la cosa lo riguardasse, non gliene poteva fregare
assolutamente niente di come lo etichettassero certe persone.
Era
fatto così, non poteva farci niente.
E
lui era FIERO di essere un Baskerville.
Ed
anche se aveva capito, fin da piccolo, che la sua non era proprio una
'famiglia normale' alla fine la cosa non l'aveva mai infastidito più
di tanto.
Ma
partiamo dal principio...
Era
una calda mattinata estiva e la nostra splendida serpe, dalle iridi
violacee, aveva deciso di alzarsi presto per girovagare nel castello
che si ritrovava come casa.
Sapeva
perfettamente dell'esistenza di alcuni passaggi segreti che ancora
non era riuscito a scoprire, pertanto non avendo niente di meglio da
fare, quel giorno aveva deciso di andare 'a caccia'.
Già
pregustava il sapore della vittoria quando avrebbe scovato,
sicuramente, un altro passaggio segreto (così come aveva fatto il
mese precedente) quando un rumore alla sua destra lo costrinse a
distrarsi.
Jean
e Flock, gli elfi domestici che lo avevano praticamente cresciuto da
quando era venuto al mondo, tentavano disperatamente di pulire la
parte più alta di quello che sembrava essere un vecchio arazzo
impolverato.
Essendo
entrambi alti poco più che un metro faticavano parecchio
nell'intento e, di conseguenza, il nostro baldo giovane decise
d'intervenire.
“Jean,
Flock. Tutto bene?”
“Padron
Farley! Che piacere vederla in piedi così presto!”
“Ti
ringrazio Flock, ma ditemi: avete bisogno di una mano?”
“Oh
sì la prego padrone ci aiuti!” aveva risposto, zompettando verso
di lui, Jean prima che Flock potesse parlare.
“Jean!
Il padrone avrà altro a cui pensare oggi! Non lo disturbare!” e,
difatti, la riprese subito l'altro elfo domestico.
Ma
il bello di Farley era che faceva tutto di testa sua, anche le cose
che la gente non si aspettava facesse un purosangue, per questo Flock
fu costretto a bloccarsi quando sentì la risposta del moro.
“Non
ti preoccupare Flock” ed avvicinandosi ai due ed all'arazzo
continuò “Allora, iniziamo a pulire!”
Erano
passati appena dieci minuti e già Farley stava iniziando a pentirsi
della sua scelta.
Quell'arazzo,
o almeno quello gli sembrava, era così impolverato che quasi
iniziava a dubitare che potesse appartenere alla sua famiglia.
Insomma, come aveva fatto a ridursi in quella maniera?!
Preso
da un impeto di rabbia, nel tentativo di poter finire il prima
possibile quel lavoro, iniziò a sfregare con enfasi un punto
qualsiasi dell'arazzo ma, quando finalmente riuscì ad intravedere
una figura su quell'ammasso di polvere, quasi rimase di sale.
Si
bloccò immediatamente e la sua mente iniziò ad andare come a
ritroso nel tempo fino al momento in cui suo padre gli espose, per la
prima volta, la sua teoria sulle leggende...
**
“Quasi
sicuramente è vera, Farley. E quel “quasi” è lì solo per
ricordarti che nessuna storia ci arriva mai così com'è. Spesso
viene rielaborata e riscritta. Ma il sunto è quello e quindi tutto è
vero. Ed è qui che sta proprio il bello, a mio parere!”
Erano
le parole 'preferite' di suo padre, quelle che gli ripeteva di
continuo ogni volta che Farley gli domandava qualcosa sulle antiche
gesta di qualche membro della sua famiglia.
Ed
erano proprio quelle parole che rendevano felice il nostro piccolo
lord.
Che
lo facevano sognare ed immaginare una vita così irreale ed assurda,
ma degna di essere ammirata.
Ed
anche quel giorno, suo padre, gliele aveva ripetute.
Aveva
poco più di quattro anni e se ne stava, seduto, su di un antico
tappeto nel salottino privato che collegava le sue stanze a quelle
dei genitori.
Ora
che ci pensava...gli era sempre piaciuto quel tappeto.
Regalato
da un Imperatore Mongolo ad uno dei suoi antenati, per averlo aiutato
in una guerra che Far non conosceva ancora, lo aveva sempre
attirato... un po' come una calamita... e ciò che, sicuramente,
alimentava la sua curiosità erano i disegni di cui era provvisto:
degli studiosi. Tutti rappresentanti una materia diversa. E ciò non
aveva fermato un piccolo Farley ad assillare, letteralmente, tutte le
persone che conosceva per sapere quali, fra questi, la gente
preferisse. Così era venuto a conoscenza che: suo padre preferisse
lo stratega mentre sua madre, invece, prediligeva il matematico. Suo
zio, il fratello di Alister -suo padre- il geografo, mentre sua
moglie aveva scelto il botanico.
Aveva
chiesto anche ai suoi nonni, che gli avevano risposto con il giurista
e il medico. Aveva interrogato la servitù, gli amici di famiglia ed
anche Jean e Flock!
Per
Farley era importantissimo saperlo.
Difatti
non aveva esitato a chiederlo, persino, al suo piccolo cuginetto di
appena un anno: Loki e questo, con grande sorpresa di tutti, aveva
battuto le manine paffute sul fisico.
E
Far, a quel gesto, ne era rimasto più che soddisfatto.
Molte
risposte si erano ripetute, ma mai nessuno aveva indicato il suo, di
preferito.
Forse
perché era all'angolo del tappeto, troppo vicino al mobilio per
essere notato, o forse perché spesso vi si poggiava i piedi sopra
quando ci si sedeva, ma nessuno, neanche uno, aveva mai espresso la
sua simpatia verso l'astronomo.
Era una donna, a dirla tutta,
seduta su una panchetta, con gli occhi a mandorla chiusi e le mani
aperte a reggere pergamene; il suo scialle dorato le galleggiava
sopra la testa come un aureola e, sopra di esso, erano ricamati con
infinita minuzia tanti piccolissimi simboli che rappresentavano lo
zodiaco cinese e tutti attorno minuscoli punti ricamati
d'argento.
L'aveva scoperta per caso, ma l'aveva affascinato come
nient'altro al mondo.
Era stato per lei che aveva chiesto
informazioni sulle stelle per la prima volta, perché si sentiva
strano a pensarci, ma era ancora troppo piccolo e non poteva capire
che quelle che reputava sorpresa, stupore e curiosità, fossero
invece un forte senso d'appartenenza, ammirazione e consapevolezza.
Per
quella donna ricamata sul suo tappeto preferito, Farley si era fatto
raccontare tutte le storie che i suoi conoscevano sulle stelle, sul
cielo e su tutto quello che c'era dopo di questo.
Per
tutta risposta, sua madre gli regalò – il giorno del suo quinto
compleanno - un cannocchiale affinché il suo figliolo potesse, come
desiderava da tempo, poter guardare il cielo di notte e spiare le
stelle mentre lei gli raccontava miti antichi ed ammaliatori, dove
ogni astro era un anima ascesa al cielo ed i più luminosi erano i
più potenti e meritevoli.
Un
mondo dal quale le stelle scendevano per arrivare sulla terra e
mostrarsi solo ai più degni.
Una
terra dove, da qualche parte, esisteva un guardiano di tutte le
stelle ed i misteri dell'Universo, in grado di parlare con loro e
vivere nei cieli.
E, proprio in quel frangente, suo padre aveva
fatto la sua entrata in scena solo per dare maggior supporto alla
moglie.
Poggiandogli
la mano fra i capelli, gli aveva sorriso - come faceva di rado - con
uno strano calore negli occhi ed aveva affermato:
“Ascolta
tua madre, Farley, ricorda tutto quello che ti dice. Ogni mito è
verità, e ti sarà molto utile se vorrai trattar con loro”
indicando il cielo con l'altra mano. Poi gli aveva scompigliato i
capelli ed era sparito di nuovo, silenzioso come era arrivato.
E
Farley lo sapeva, che la sua famiglia era strana, che la gente
compariva e scompariva come per magia e che era diversa dalle altre.
Ma
non per questo gli voleva meno bene!
La
sua famiglia sapeva raccontargli le storie più belle per poi
spiegargli che non era tutto una favola, che la verità si nascondeva
solo dietro le parole, ma c'era sempre, in ogni racconto. In ogni
sillaba pronunciata.
Quello
fu il momento in cui decise che l'universo, e tutto ciò che
conteneva, sarebbero diventati il suo futuro.
E
quando raccontò quelle storie, a sua volta, a suo cugino gli promise
che avrebbe tirato giù una stella dal cielo e glie l'avrebbe
mostrata.
Al
suo migliore amico.
All'unico
membro della sua famiglia che sentisse come un fratello.
Solo
per lui e nessun altro.
**
“Padron
Farley, tutto bene?” domandò la piccola Jean, perplessa, dopo aver
notato come Farley si fosse bloccato alla vista di quell'immagine.
Una
donna.
L'astronoma.
Farley
era senza parole e per questo gli ci volle un po' per riprendersi.
“J-jean!”
iniziò a balbettare stranamente, il moro.
“Padrone?!”
ora anche Flock iniziò a guardarlo con aria preoccupata.
Che
cosa era appena successo al giovane Baskerville?
In
quel preciso istante Loki fece il suo ingresso in quell'angolo della
casa e, saltando praticamente addosso al cugino, lo afferrò per il
collo con il braccio sinistro e lo costrinse a piegarsi.
Poi,
con un fare molto goffo ma affettuoso, iniziò a scompigliargli tutti
i capelli corvini con l'altra mano... esattamente come aveva fatto
suo padre quel giorno... e, ridendo a più non posso, iniziò a
prendere in giro Far.
“Cugino
mio, ma cosa combini?! Ti lascio poche ore da solo e come ti ritrovo?
Imbambolato, con la faccia da pesce lesso, a guardare quell'immagine
di donna. Che poi, insomma, parliamone! Non è manco tutta 'sta
bellezza! Santo Merlino: non ti sarai mica innamorato? Lo sai che non
è reale, vero? Quindi lascia perdere: è un amore impossibile il
tuo!”
E
continuò a ridere a più non posso mentre Far tentava, senza
successo, di liberarsi dalla morsa del moro lanciando finte minacce.
“Loki!
Mannaggia a te, mollami subito! Se non lo farai io-”
“Tu
cosa eh?! Suvvia, ti sto aiutando a rinsavire! Cosa direbbero i tuoi
se ti vedessero così? Cosa direbbe tua madre! Ti spedirebbe subito
al San Mungo, fidati cugino, quindi ringraziami!”
“E
pensi di aiutarmi facendomi soffocare? Bell'aiuto il tuo,
complimenti!”
A
quell'affermazione Loki decise di liberarlo dalla sua morsa ferrea,
esattamente come aveva appena espresso suo cugino, peccato che nel
farlo ci mise – come suo solito – troppa enfasi.
Lo
mollò.
Di
botto.
E
Farley si ritrovò con la faccia sul pavimento.
Imbestialito
come una belva, glielo si poteva leggere nelle sue iridi violacee, si
girò malamente verso il cugino ed iniziò a ringhiargli
contro “Scommetto
che l'hai fatto apposta!”
“Io?
che dici, sono praticamente un angelo!”
“LOKI!”
“Comunque
ti volevo solo avvisare che è pronto il pranzo, dato che i domestici
non ti trovavano, quindi... sayonara!”
E
detto ciò, Loki fece dietro-front e si affrettò ad allontanarsi
dall'ira del cugino, sempre ridendo con gusto.
“Si,
bravo, bravo. Corri finché puoi! Perché quando ti prenderò non
potrai manco più fare quello!” e, con uno scatto fulmineo, si tirò
su ed iniziò a correre appresso al cugino ma, di punto in bianco, un
pensiero gli balenò in testa e si girò al volo verso gli elfi
domestici.
“Jean,
Flock!”
“Sì
padrone!” risposero all'unisono i due.
“Appena
avete finito con quel tappeto, portatelo nella mia stanza per favore.
Da oggi lo voglio là!”
“Sarà
fatto!”
“Bene”
ebbe appena il tempo di rivolgergli un sorriso che, preso di nuovo
dalla sua ira, si rigirò su se stesso e continuò il suo
inseguimento.
Loki,
cugino mio... mio amato
cugino... sei praticamente morto!
The
End
|
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Capitolo 16 *** Risorgere dalle proprie ceneri ***
9
Angolo
Autrici:
Come
promesso, eccoci con un nuovo capitolo!
Siccome
è parecchio lungo tenteremo di essere il più brevi possibili,
quindi:
-
Siamo
ufficialmente a metà storia! (se consideriamo anche i restanti 7
capitoli Special, se no – a dire il vero – della storia vera e
propria ne mancano all'incirca altri 7);
-
Dal
prossimo capitolo inizieranno i combattimenti veri e propri e, di
conseguenza, ci avvicineremo sempre più alla fine;
-
Il
capitolo è lungo perché abbiamo inserito tutti i personaggi!
Incredibile ma vero... ci siamo riuscite!!! e speriamo di non
annoiarvi troppo;
-
Speriamo
di aver reso bene i vostri personaggi :) qualsiasi consiglio per
migliorare è comunque sempre ben accetto;
-
Il
prossimo aggiornamento ci sarà fra due settimane;
Ora,
godetevi il capitolo.
Baci
Vic
& Gin
CAPITOLO
9 :
“Risorgere
dalle proprie ceneri”
Iris
O'klodore
Ormai
era passata una settimana da quando le tre ragazze avevano deciso di
abbandonare la selezione e, da allora, avevano iniziato lentamente a
riprendere gli allenamenti.
Troppo
lentamente per i gusti di Iris.
Se
consideriamo, poi, che dal 'giorno del massacro' – così l'aveva
definito Teddy – aveva iniziato a soffrire pure di insonnia...
beh... il suo umore non poteva essere dei migliori.
Difatti,
quella notte non faceva che girarsi e rigirarsi nel letto,
alimentando ancora di più la sua rabbia. Rivedeva sprazzi di scene
che non riusciva a ricordare a pieno... per non parlare, poi, di una
strana luce bianca che la scaraventava per terra.
Era
frustrata, incazzata e quasi ossessionata dal pensiero della
vendetta.
Ma,
alla fine, il suo pensiero andava sempre ad una persona: Nox.
Era
ancora imprigionato.
E
più passavano i giorni, più si rifiutava di uscire dal baratro in
cui era caduto, soggiogato da quell'essere egocentrico che non faceva
altro che prendere il sopravvento.
Ridicolo!
Assolutamente ridicolo!
Nox
Duncan Blacknite, una delle persone più forti e potenti che avesse
mai incontrato, succube di un fanatico che, ogni volta che la vedeva,
pretendeva di essere chiamato per nome!
Questa
storia doveva finire.
Era
anche durata troppo a lungo.
Per
questo quando la maga dai capelli violacei si alzò di scatto dal
letto, incurante che fossero le tre della mattina, ed iniziò ad
incamminarsi verso i sotterranei (con solo la camicia da notte, senza
nemmeno mettersi le pantofole) non ci pensò due volte.
Aveva
detto bene: questa storia doveva finire! E sarebbe finita proprio
quella notte!
Ormai
aveva deciso.
**
Mallory
Churchill
Come
Iris, anche un'altra persona quella notte non faceva che girarsi e
rigirarsi nel letto da ore... ma non a causa degli stessi pensieri
della russa.
Mallory
Churchill, quando aveva visto Erin, Shigure e Jennifer ritirarsi
aveva provato una sorta di 'astio' nei loro confronti etichettandole
subito come delle smidollate.
Ma
poi qualcosa dentro di sé era cambiato.
Forse
quello che aveva provato, quella volta, non era proprio astio... ma
un misto fra paura e senso di impotenza... ci aveva pensato a lungo e
non faceva che arrivare alla stessa conclusione: sarebbe mai stata in
grado di sopravvivere ad un altro attacco come quello di quasi due
settimane fa? E se fosse diventata cavaliere sarebbe mai stata in
grado di vivere una vita come quella, ogni volta che le forze oscure
minacciavano il loro mondo?
Nel
profondo del suo cuore sapeva già la risposta, ma sperava di
sbagliarsi... solo che più tentava di auto-convincersi e più si
sentiva sempre più stanca e priva di forze.
Aveva
avuto una premonizione proprio la notte precedente.
A
breve ci sarebbe stato un altro 'attacco' da parte di quel mostro.
E
lei non voleva rivivere le stesse emozioni.
Per
questo, alla fine, giunse alla decisione che il suo cuore continuava
ad urlarle già da tempo.
Si
sarebbe ritirata anche lei, l'indomani mattina.
**
Nox
Blacknite
Iris
spalancò, con la sua solita grazia da elefante, prima la porta dei
sotterranei e poi quella della cella di Nox.
Al
suono metallico ed assordante che produssero le sbarre di ferro,
quando si scontrarono fra loro, il mago dagli occhi cangianti fu
costretto a svegliarsi, ma ebbe appena il tempo di riconoscere la sua
migliore amica che l'altro prese immediatamente il
sopravvento.
“Mia
bella Iris! Che piacere vederti. Sei venuta a trovarmi perché ti
mancavo? Ero sicuro che tu mi amassi ed ora me ne dai la conferma!”
rispose lui con tanto di ghigno stampato in faccia.
Che
essere teatrale!
Ma
Iris non si lasciò distrarre da simili idiozie e, senza troppi giri
di parole, decise di arrivare direttamente al sodo del discorso.
“Sono
venuta per te, è vero, ma non per quello che pensi tu” e poi si
fece più seria “voglio che tu lasci in pace Nox!”
“A
si? E che vorresti fare?” rispose lui iniziando a guardarsi le
unghie della mano sinistra con molta nonchalance.
Non
era interessato al discorso, si vedeva chiaramente, ma Iris sapeva
per certo dove andare a parare.
“Voglio
contrattare con te!”
“Con
quale 'te' mia cara? Ti ricordo che qui siamo in due” sogghignò
ancora lui, senza staccare gli occhi dalla sua mano.
“Con
te, Lucien!”
A
quelle parole, l'altro Nox, iniziò finalmente a prestarle
attenzione e, con un sorriso a trentadue denti, le disse: “Continua,
mia cara, sono tutt'orecchi”
Così
Iris gli aveva esposto il suo piano senza troppi giri di parole.
Ma
qualcosa non le tornava... Lucien aveva ascoltato tutto - per filo e
per segno - senza manco fiatare una singola volta.
Alla
fine, si decise a prendere la parola.
“Quindi
fammi capire bene, zuccherino: vorresti che io lasciassi in pace Nox
praticamente tutti i giorni dell'anno, finché UN MISERO GIORNO fra
cinquant'anni mi permetterai di uscire e fare baldoria. Ho capito
bene?”
“Esattamente!”
rispose sicura la strega dai capelli violacei.
“Vedi...
io non avrei alcun problema a fare quello che mi proponi, ma...”
“Ma?!”
Ok,
forse Iris non era proprio così sicura.
A
dire il vero non lo era per niente, ma voleva che questa storia
finisse una volta per tutte e sperava davvero che Lucien le desse
ascolto per una volta.
Una.
Misera. Volta.
“Contrattare
vuol dire scendere a patti. Si, insomma, io che ci guadagno? Se
facessi come dici gli unici a guadagnarci, a mio parere, sareste solo
voi due. Non lo trovo molto equo, senza contare che non siete nella
condizione adatta per avanzare pretese”
Iris
prese un bel respiro per evitare di mollargli un ceffone in pieno
volto.
Poi,
con una calma quasi inumana per lei, continuò il discorso.
“Se
accetterai, cosa che spero vivamente tu faccia, quel giorno in cui
potrai essere libero non solo potrai fare tutto ciò che vuoi... ma
ti prometto che quel giorno potrai combattere contro di me fino a
quanto vorrai... anche tutto il giorno se fosse necessario”
“Mmmh...
e cosa ti fa credere che io abbia tutta questa smania di combattere
contro di te?”
“Perché
è grazie a me se Nox è riuscito a controllarti... a me ed al
vecchio cavaliere dell'Acquario. Lo so benissimo che ci odi per
quello che abbiamo fatto, anche perché se lui non ti avesse trovato
sotto mia indicazione, tu staresti ancora vivendo come allora: libero
e senza padroni.”
A
quell'affermazione Lucien si fece più serio di prima.
Era
vero: lui la ODIAVA.
Lo
aveva privato della sua libertà con un incantesimo di 'segregazione
interna'.
La
sua vita era perfetta prima che incontrasse loro... o meglio, prima
che NOX li incontrasse... all'epoca l'ex grifondoro era appena stato
colpito dalla 'maledizione del doppio' – così la chiamavano i
maghi – e di conseguenza ancora non sapeva controllarla a dovere.
Pertanto lui, Lucien, poteva uscire ed andarsene quando voleva, senza
essere 'controllato'.
Ma
da quando quei due si erano messi in mezzo ed erano entrati di
straforo – a parere suo – nella loro vita le cose erano
degenerate per il 'caro' Lucien.
Era
riuscito, in breve tempo, a diventare il padrone di quel corpo...
invece ora che cos'era? Lo schiavo di quel moccioso.
Parve
pensarci su per quelle che ad Iris sembrarono ore.
Ma
alla fine cedette.
La
voglia di vendetta nei suoi confronti era troppo forte per essere
contenuta.
“Accetto!
Ma non mi accontenterò di un giorno fra soli cinquant'anni.
Ne voglio uno ogni cinquanta, in modo ciclico.”
“E
lascerai in pace Nox? Libero anche di usare i suoi poteri?”
“Tecnicamente
i suoi poteri, come li chiami tu, sarebbero solo un'aberrazione dei
miei. Lui può fare determinate cose solo perché IO posso farle.
Senza di me non si troverebbe manco in quest'ordine.”
“Ma
tu ci sei. Sei reale e vivi nel corpo di Nox. E dato che la
maledizione non si può spezzare, purtroppo per lui, sei costretto a
viverci in eterno. Allora, che dici: accetti?”
Iris
gli allungò la mano sinistra nella speranza che accettasse.
Il
cuore le batteva all'impazzata per via dell'ansia, ma fece di tutto
per non darlo a vedere.
Non
voleva mostrarsi insicura in un momento come quello.
Lucien
si alzò di scatto dal pavimento, facendo sbattere le catene al
suolo, e con un fare molto beffardo le strinse la mano.
“Ci
vediamo fra cinquant'anni, Iris, e per favore...” la trascinò più
vicino a sé, tirandola per il braccio, e, con voce roca, le sussurrò
le sue ultime parole “Vedi di non morire!”
Quella
mattina Nox tornò ad essere operativo fin da subito.
D'altronde:
c'erano dei combattimenti da decidere!
Chiamò
Ted ed Eric a raccolta ed organizzò, lui stesso, la riunione.
Ed
Iris non poté esserne più felice.
**
Kendra
Cox
Albus
Potter
Scorpius
Malfoy
Lily
Potter
Farley
Baskerville
Killian
Nott
“Guarda
un po' chi si rivede dopo secoli! Albus Severus Potter e Scorpius
Hyperion Malfoy quale onore la vostra presenza! Sono quasi ammaliata
da cotanta bellezza tutta assieme!”
Kendra
era furiosa.
Glielo
si leggeva chiaramente in volto e lo si percepiva dal tono della sua
voce.
Si
era alzata quella mattina, a dire il vero, parecchio allegra e
tranquilla ma era evidente che questo status privilegiato fosse
destinato ad altre persone, tutte meno che a lei.
Antares,
il suo leale amico, aveva colto il fatto che fosse una bella giornata
per andarsene un po' in giro per il castello ed era lì che era
successo: li aveva visti. Aveva visto Scorpius ed Albus distesi, a
prendere il sole con una specie di aggeggio rifrangente sparato verso
la faccia, sul prato del giardino del castello.
Dato
che la sua padrona gli aveva dato disposizioni di tenere d'occhio i
suoi due – in molta teoria in quel momento – migliori amici, lui
non aveva esitato a comunicare il tutto a Kendra.
Non
che loro avessero fatto chissà che cosa, chiariamo, ma Kendra andò
comunque su tutte le furie quando lo venne a sapere.
La
loro colpa?!
Essere
usciti fuori.
Dopo
giorni e giorni che se ne stavano chiusi nelle loro stanze, manco
fossero in un buncher, erano usciti fuori! E senza manco chiamarla!
Era indignata, motivo per cui non aveva esitato a raggiungerli per
fargli una bella sfuriata.
In
tutta risposta alle sue parole ricevette solo un'alzata di spalle da
parte di Albus, mentre Scorpius, invece, non si mosse minimamente.
Ancora
più indignata, con uno scatto fulmineo, afferrò gli occhiali da
sole di Al e, levandoglieli dal naso, li buttò per terra. Poi, con
fare molto teatrale, li calpestò con il piede sinistro rompendoli.
“Ma
dico, Kendra, sei scema?! Erano i miei occhiali preferiti!”
“Beh,
almeno così mi degni di qualche attenzione!”
“Ma
che hai oggi? Sei così acida! Pari quasi una vecchia zitella di
sessant'anni! Frigida e... e... cattiva! Si, ecco cosa sei: sei
perfida!”
A
quelle parole Kendra non ci vide più e, con un gesto della mano,
mosse una radice dal sottosuolo solo per poter dare una botta in
testa al suo 'migliore amico'.
Inutile
aggiungere le lamentele che fece Potter successivamente.
E
così quei due iniziarono ad urlarsi contro gli insulti più stupidi
del mondo come 'villano', 'idiota' e 'gallina' fino a quando Kendra,
decisamente seccata, decise di girare i tacchi ed andarsene da
un'altra parte.
“L'hai
fatta proprio arrabbiare, amico.”
“Non
ti ci mettere anche tu Scorpius, insomma, l'hai vista! Sta fuori di
testa!”
“Te
l'avevo detto di chiamare anche Kendra. Lo sai che era preoccupata
per noi: quell'uccello amico suo non faceva che volare sempre vicino
alla finestra della mia stanza in questi giorni”
“Sì,
anche alla mia”
In
quel momento Albus, sentendosi decisamente in colpa per aver trattato
l'amica in quella maniera, decise di alzarsi ed andarla a
raggiungere.
“Che
palle! Io vado, ci vediamo dopo Scorp.”
“A
dopo Al!” e, finalmente da solo, Scorpius poté godersi la pace che
tanto sognava in questi giorni.
O
almeno così credeva.
Una
risata cristallina costrinse il biondo a guardare alla sua destra.
All'inizio,
a dire il vero, la cosa non catturò manco troppo la sua attenzione
pertanto aveva deciso di dare solo una 'sbirciatina' con la coda
dell'occhio ma, dopo poco, era stato costretto a tirarsi su col
busto, mentre sul suo volto iniziava a comparire uno sguardo
incredulo.
Lily
Luna Potter stava ridendo allegramente, quasi civettando avrebbe
giurato lui, con niente meno che Farley Baskerville il quale, da
brava serpe astuta, aveva iniziato a fare il saputone con la rossa
mostrandole tutti i vari tipi di gigli esistenti nel giardino di casa
sua. Poi aveva continuato iniziando a fare battute nel tentativo,
sicuramente, di sentirsi maggiormente più figo di quanto già non si
credeva. E questa aveva iniziato a ridere come un'oca! (a detta di
Scorpius).
Forse
fu un attacco di rabbia - o forse fu la gelosia - fatto sta che il
biondo, lanciando in malo molo l'oggetto rifrangente sul suolo, si
alzò di botto da terra per ritornarsene nella sua stanza.
“Cosa
ci trova in quello? Insomma, io sono un Malfoy! Un MALFOY! Morgana
dammi la forza di non andare da quel bell'imbusto di un Baskerville e
spaccargli la faccia seduta stante!”
Talmente
era preso dai suoi pensieri che non si accorse della presenza di
Killian e gli andò addosso facendolo cadere per terra.
“Malfoy!
Stai più attento!”
Come
se gli avessero appena dato del mezzosangue, la serpe gli rispose con
un'aria a dir poco incazzata.
“TU
STAI ATTENTO, NOTT! Ma dico io: non c'è più religione a questo
mondo! Siete tutti matti!”
Killian
non ebbe manco il tempo di rispondergli che questo già se ne era
andato continuando a borbottare fra sé e sé.
Sconsolato
il moro, che quella mattina si era svegliato con un'orribile mal di
testa dopo aver rovesciato tutti gli aggeggi metallici della sua
stanza mentre dormiva, decise di buttarsi completamente per terra
assumendo la posizione 'dell'angelo'.
“Su
una cosa hai ragione Malfoy: qui siete tutti matti!”
**
Leila
Redmund
Kiyomaro
Takamine
Samantha
King
Kyla
King
Leila
e Kiyomaro, dopo gli avvenimenti successi, avevano finito per
diventare amici e passare molto tempo assieme.
Il
ragazzo giapponese, dato che la sua unica compagna di scuola,
Shigure, aveva deciso di mollare la competizione, si era sforzato
leggermente di più del solito per tentare di farsi dei nuovi
'amici'.
Non
che non andasse d'accordo con gli altri, solo che aveva trovato in
Leila una degna 'compagna di studio'. Aveva scoperto che la ragazza
era particolarmente perspicace e, come lui, non si dava pace per
quello che era successo a Bia.
Pertanto,
quando ella aveva esposto la sua idea a tutti i ragazzi, ovvero di
cercare un qualcosa relativo a quell'ombra in biblioteca, lui l'aveva
appoggiata fin da subito.
Era
attenta, sveglia e parecchio intuitiva, caratteristiche che, a detta
del giapponese, sembravano scarseggiare in quel 'gruppo' di amici.
Insieme
a lei anche le cugine King si erano unite alle ricerche.
Sam
non faceva altro che tormentarsi interiormente... era evidente che
non avesse preso bene l'abbandono della sua migliore amica e più
cercava volumi da leggere, nel reparto 'Arcani e Misteri' della
libreria, più le sembrava che la soluzione le stesse sfuggendo di
mano.
“Forse
dovremmo fare una pausa” esclamò parecchio delusa la bionda.
Aveva
un tono molto sconsolato e lo notarono tutti nella stanza.
“Una
pausa, Sam? Ma dico sei impazzita? Il tempo è denaro! E se
quell'essere decidesse di sbucare proprio in questo istante? Non
possiamo riposare!”
Kyla,
a differenza della cugina, quella mattina non era in vena di sentire
piagnistei, per questo motivo non ci aveva pensato due volte a
ringhiarle contro.
Un
po' perché si era alzata col piede sbagliato ed un po' perché
sperava di smuovere la cugina da quello stato 'vegetativo' in cui era
caduta.
Poteva
non sembrare ma in fondo, molto molto molto in fondo, teneva a sua
cugina, e dato che aveva visto a casa sua quello che era in grado di
fare se si impegnava, il fatto che in una situazione del genere manco
si sforzasse di essere testarda -come era abituata ad essere- le
faceva saltare i nervi.
Notando
il tono accusatorio della giovane King, Leila decise di sanare la
situazione.
“Litigare
non serve a niente, Kyla e forse Sam ha ragione. È da questa mattina
che stiamo cercando un qualcosa che ci possa aiutare. Non è un
lavoro facile. Meglio riposarci un po”
“Sono
d'accordo con Leila” esclamò Kiyomaro, supportando l'amica.
“Aaaaah
ma oggi è una congiura! Ditelo, vi siete alzati di malumore!”
“Credo
che sia tu quella irritata oggi e, a maggior ragione, sono per l'idea
di riposare almeno un'ora” rispose secco il giapponese.
Alquanto
seccata ed adirata, Kyla chiuse di scatto il libro che stava leggendo
poco prima, e senza proferir parola, lo mollò sulla scrivania più
vicina e se ne andò dalla biblioteca sbattendo la porta dietro di
sé.
“Oggi
le gira proprio male!” esclamò Leila.
“Direi
di si” rispose Sam sempre più afflitta.
Sua
cugina non aveva tutti i torti, pensandoci bene.
Che
cosa avrebbero potuto fare se quella figura oscura fosse sbucata in
un momento del genere? Che cosa avrebbe fatto lei in una
situazione del genere?
I
dubbi che l'affliggevano dalla mattina, non si placarono manco per un
istante e, sospirando sonoramente, decise di prendere il libro che
Kyla aveva appena lanciato per rimetterlo al suo posto.
'Storia
di un cavaliere dell'oscurità' di Sir. Frederick Baskerville, quinto
cavaliere dell'ordine del Sole Nero .
Chissà
cosa cercava Kyla in quel volume.
Non
curante del fatto che potesse essere un valido aiuto ai loro problemi
lo ripose sullo scaffale in alto.
Se
solo l'avesse aperto, anche solo per leggere le prime righe, avrebbe
letto qualcosa di molto prezioso.
Senza
saperlo, era proprio quello l'oggetto che stavano cercando.
**
Keith
Meghetos
Mabel
Crowlee
Lavi
Polari
Ian
Straggler
“Meghetos,
finiscila, sei esasperante! Ian, Lavi, voi non dite niente!”
Come
al solito, Keith stava pedinando Mabel.
Ormai
era diventata la prassi, per lui, ed un incubo per lei.
E
lei non sapeva più che fare.
Lo
aveva trattato male, lo aveva insultato, aveva fatto finta che non
esistesse sulla faccia della terra ignorandolo bellamente... ma
niente.
Niente
riusciva a tener testa alla cocciutaggine dal biondo dagli occhi
color smeraldo.
Neppure
farsi trovare con il suo amico Lavi, in veste di guardia del corpo,
sembrava aver qualche effetto.
Dal
giorno in cui il rosso aveva sbaragliato la nube oscura, questo aveva
guadagnato una sorta di rispetto da parte del biondo.
E
Mabel l'aveva capito, ogni volta che c'era Lavi nei paraggi Keith
prendeva, volontariamente, una strada diversa dalla sua.
Per
non incontrarlo e perché sotto sotto, ipotizzava la corvonero, Keith
ne avesse paura: l'aveva talmente preso in giro durante gli
allenamenti che, quando aveva scoperto le abilità nascoste di Lavi,
qualcosa doveva essere scattata nella testa bacata del biondo.
Sicuramente
ne era intimorito.
O
almeno così sperava Mabel fino a quel momento, ma vista la
sfrontatezza che aveva mostrato anche quel giorno, il dubbio si
impossessò della sua mente.
Poi,
come se niente fosse, lui continuò il suo 'approccio'.
“Dolcezza,
ti ho già detto di chiamarmi Keith. Ti prego non farmi essere
ripetitivo” rispose lui, abbassando la voce nel tentativo di
risultare sexy. Tentativo che ovviamente, fece quasi rivoltare le
budella alla mora.
Che
tristezza quest'uomo...
“Allora,
dato che non vuoi essere ripetitivo, sei pregato di lasciarmi in
pace, perché anche io odio essere ripetitiva”
“Suvvia,
ma belle, sotterriamo l'ascia da guerra e ricominciamo da capo: ok?!”
“NO.
Ed ora sei pregato di scollarti da me!”
“Negativo”
Quanto
era seccante.
“Sai
cosa è successo a Vincent Nightray, vero?” ad un tratto, la mente
geniale di Mabel iniziò ad elaborare un piano a prova di
bomba-anti-Meghetos. Non le piaceva fare ricatti alla gente. Ma
quando è troppo è troppo.
Lui,
che tentava inutilmente di mantenere un contegno dopo aver capito il
significato delle sue parole, deglutì pesantemente ed iniziò a
sudare freddo.
Dopodiché
si rivolse al suo migliore amico iniziando a balbettare leggermente.
“Ian,
forse è il caso di andare, mi sono ricordato che dovevamo finire
quella cosa.”
“Quale
cosa Keith? Di che par - AHI!”
Il
biondo lo guardò con aria quasi supplicante, dopo avergli appena
dato un pizzicotto all'avambraccio, ed iniziò a fare gesti con le
sopracciglia... a dire il vero sembravano più dei tic nervosi ed Ian
capì quasi immediatamente cosa volesse dire.
“Ooh,
giusto, QUELLA COSA. Sì, penso dovremmo andare. Allora ciao Mabel,
ciao Lavi!”
Mabel,
soddisfatta di se stessa e trattenendosi appena dal ridergli in
faccia, li salutò allegramente con un gesto della mano mentre questi
si allontanavano.
“Lo
sai che non si darà per vinto, vero?”
“Lo
so Lavi. Ma per oggi se n'è andato. È già una vittoria”.
Aveva
vinto solo una battaglia, lo sapeva benissimo.
Ora
doveva vincere la guerra.
**
Eric
La Rouge
Eric
si alzò, decidendo di punto in bianco che ne aveva abbastanza di
tutta quella manfrina, ottenendo immediatamente gli sguardi confusi
degli altri cavalieri su di sé.
“Vado
a prendere una boccata d'aria” sentenziò per chiarire le sue
intenzioni.
“Ma
dobbiamo ancora finire di discutere riguardo ai Gironi Infernali !”
esclamò Nox incredulo.
“Potete
farlo benissimo senza di me” rispose tranquillamente Eric,
dirigendosi verso la porta.
“Come
sarebbe ?! È tuo dovere presenziare a tutte le riunioni.. è una
cosa importante Eric, ne va del futuro dei cavalieri !” lo
rimproverò Iris sbuffando fumo dal naso.
“Non
ne posso più ! Ho bisogno di una pausa.. che c'è vuoi legarmi a
quella sedia ?”
Lei
sbuffò nuovamente, stringendo forte le labbra per evitare di
lanciarli una fiammata, e dopo aver ripreso un minimo il controllo
disse “Bene, fa come vuoi! Ma poi non ti lamentare se non
inizieremo con i segni che volevi tu”
Il
biondo alzò le spalle e rispose “Me ne farò una ragione” prima
di aprire la porta e fuggire in corridoio.
Tendenzialmente
non aveva una meta precisa, voleva solo uscire da quella gabbia di
matti, iniziava a sentire i sintomi della claustrofobia, e dato che
solitamente non ne soffriva, non aveva nessuna voglia di iniziare
adesso.
Girovagò
in lungo e in largo finché non trovò un corridoio desolato da cui
alla fine di esso si poteva notare una porta semi chiusa.
La
curiosità purtroppo era una brutta bestia e ovviamente non riuscì a
sconfiggerla, perciò essendo preda di essa spalancò la porta e vi
s'infilò dentro.
Per
un minuto buono rimase abbagliato da tanta luce e meraviglia, tanto
che le sue labbra e i suoi occhi si spalancarono di fronte tanta
bellezza.
**
Adelaide
Queen
Ted
Lupin
Adelaide
non era mai stata una ragazza chissà quanto sognatrice e romantica,
anche se poteva sembrarlo ad un occhio non molto attento, perciò non
si trovava lì per un futile motivo di contemplazione, era lì perché
si diceva che i fiori sapessero ascoltare e che essi nascondessero i
segreti del mondo.
Ada
non era una sciocca, sapeva che si trattava solo di una leggenda,
però lei aveva bisogno di sfogarsi, e per una volta, di non essere
lei quella che ascoltava, ma di essere ascoltata e non giudicata.
La
verità era che si sentiva sola, da quando la sua migliore amica
aveva deciso di lasciare la competizione e da quando Gloria era stata
catturata dagli inferi, lei si era isolata dal resto del gruppo e non
era ancora riuscita a trovare il modo e il coraggio, che tanto la
contraddistingueva, per tornare a vivere normalmente.
Ada
passeggiò in lungo e in largo per tutta l'enorme serra dei
Baskerville, ammirandone tutte le meravigliose tipologie di piante
comuni e magiche..probabilmente la madre di Farley -o la nonna- erano
appassionate di botanica, per avere una tale quantità di esemplari
diversi, dato che solitamente nelle case dei maghi erano presenti
solo alcune delle piante usate per le pozioni più comuni o quelle
che erano semplicemente belle da guardare.
Però
dovette ammettere che Farley e la sua famiglia non vivevano in una
semplice casa, quello era un castello grande quasi quanto Hogwarts,
era normale che avesse ogni cosa rapportata alla propria
grandezza..miliardi di stanze, segrete oscure, misteriosi passaggi
nascosti e stanze dell'oltretomba.. cosa poteva essere una serra in
casa rispetto a tutto questo ?
Una
bazzecola.. era evidente!
Continuò
la sua perlustrazione alla ricerca del suo fiore preferito, ma invece
del fiore di loto trovò un ragazzo, di più o meno venti o trenta
centimetri più alto di lei, era girato di spalle perciò non lo
riconobbe, era vestito casual -come tutti loro, ormai le divise erano
state accantonate da tempo-, e i capelli castano chiaro erano
disordinati, come se ci avesse infilato più volte le mani.
Ada
pensò che dopotutto la leggenda poteva avere un fondo di verità, i
fiori l'avevano ascoltata e le avevano mandato quel ragazzo per farle
superare quel blocco che si era auto imposta.
Fece
un respiro profondo e disse “Ciao”
Il
ragazzo si girò immediatamente con un espressione stupita, che lei
immaginò essere dettata dalla sua convinzione di essere da solo, e
lo riconobbe, d'altronde come poteva non farlo ? Si trattava di uno
dei cavalieri che l'avevano portata in quel castello.. Eric La Rouge!
La
sua espressione da sorpresa tornò tranquilla e le accennò persino
un sorriso rispondendo “Ciao” poi corrugò le sopracciglia come
se stesse cercando di arraffare un ricordo particolarmente lontano
“Tu sei Adelaide, giusto ? La ragazza che ha il potere di capire
chi dice la verità”
“Esatto,
ma non mi piace essere conosciuta solo per quello..” borbottò Ada,
spostando l'attenzione verso il roseto davanti al quale si erano
fermati “Sai.. in passato nessuno sapeva di questa mia abilità,
fatta eccezione per la Mc... e se devo dirla tutta odiavo un po'
essere diversa dagli altri”
“Sai,
a volte la diversità è una cosa buona... comunque so perfettamente
perché lo pensavi.. è successo a tutti noi... il fattore plus a
volte può essere un peso davvero enorme da portare... guarda Iris e
Nox, ci combattono da una vita... ma ti dirò ciò che ho sempre
detto loro: queste abilità sono parte di noi, senza di esse non
saremmo le persone che siamo”
Ada
lo guardò, voltandosi di scatto, praticamente senza parole.
Era
scioccata.
Che
cosa avrebbe potuto rispondergli adesso ?
Non
lo sapeva manco lei.
Eric,
notando lo sguardo confuso della ragazza, decise di cambiare
argomento e passare a parlare d'altro: “Ti piacciono i fiori?”
chiese lui, notando cosa lei stesse guardando pochi secondi prima.
Come
ridestata da un sogno, Ada scosse la testa e si affrettò a
rispondergli.
L'aveva
colpita e non poco con quell'affermazione.
E
qualcosa era scattato all'interno della testa della giovane
grifondoro: qualcosa a cui non sapeva ancora dare un nome ma,
sicuramente, piacevole.
Così,
senza rendersene conto, passarono tutto il pomeriggio a parlare.
Entrambi
avevano trovato, chi in uno e chi nell'altra, degli ottimi confidenti
ed ascoltatori.
E
tutti i pensieri che, fino ad allora non avevano fatto che
affliggerli, erano spariti in men che non si dica.
Solo
verso le nove di sera Eric si decise a tornare dai suoi amici i
quali, era sicuro, stessero ancora discutendo sul da farsi, solo che
appena varcò la porta della stanza in cui si erano riuniti, rimase
sorpreso da quel che vide.
Non
stavano più parlando dei Gironi Infernali (Iris gli aveva dato
questo nome melodrammatico) ed, anzi, non parlavo affatto. Ognuno di
loro se ne stava seduto sul divano a farsi i cavoli propri: Ted
leggeva serenamente un libro preso dalla biblioteca; mentre Iris e
Nox giocavano agli scacchi dei maghi.
Fu
proprio quest'ultimo a notare la presenza di Eric, dopo alcuni
secondi che ebbe varcato la porta.
“Oh,
guardate chi è tornato!” affermò l'ex grifondoro.
Iris
e Ted allora si decisero a guardare verso la direzione del biondo
solo per apostrofarlo con battutine taglienti.
“Bentornato
eh!” iniziò Iris.
“Hai
finito di cazzeggiare, finalmente?” continuò Ted.
Era
evidente che se la fossero presa per l'atteggiamento del biondo ma
ciò non significava che potessero trattarlo come una pezza da piedi.
“Smettetela
di fare gli offesi e, piuttosto, aggiornatemi un po' sulla
situazione”
“Cosa
vuoi sapere Eric?” domandò Iris, sospirando nel tentativo di
trattenersi nel rispondergli in malo modo, e continuando a giocare
con Nox.
“Allora
con chi iniziamo? Quando? E dove si svolgeranno i giochi?”
“Fai
troppe domande, amico, una cosa alla volta” rispese Nox sempre più
preso da ciò che si stava svolgendo sulla scacchiera. Stava per
perdere, ne era certo, per questo doveva impegnarsi di più.
“Beh,
almeno datemi qualche dettaglio!” esclamò Eric sempre più
esasperato. Quei tre non facevano altro che arrabbiarsi dalla mattina
alla sera, quando qualcosa non girava secondo i loro comodi, e –per
una volta– che si era arrabbiato lui ora facevano tutti i
'superiori'.
Che
caratteracci...
“Abbiamo
deciso di iniziare fra due giorni, di lunedì, ma non seguiremo
l'ordine dello zodiaco” rispose Iris dopo aver ordinato alla sua
pedina di muoversi sulla scacchiera e, poi, continuò il suo discorso
prima che il biondo potesse ribattere.
“Dato
che i segni di aria e fuoco sono in minoranza, abbiamo optato per
iniziare con un ordine sparso. La prima prova sarà quella della
Terra, pertanto si sfideranno: il Toro, il Capricorno e la Vergine”
“Cosa?
Ma... perché? Insomma, potevamo andare in ordine ed iniziare con
l'Ariete!”
“Lo
sappiamo che tu hai una predisposizione alla perfezione ma, dato che
ci hai mollato nel bel mezzo della discussione, abbiamo deciso così.
Rassegnati.” esclamò Ted, intromettendosi nel discorso, senza
levare gli occhi dal suo libro.
Siccome
nessuno di loro era intenzionato a prestargli più attenzione, Eric
decise di porre fine al discorso e lasciar correre.
Sospirando
profondamente si buttò sulla chaise longue del divano e, chiudendo
gli occhi, affermò ad alta voce “Speriamo vada tutto bene”.
Iris
piegò, silenziosamente, gli angoli della bocca in una sorta di
ghigno malefico.
Aveva
vinto.
Pertanto
non indugiò oltre e pronunciò le parole che avrebbero fatto
concludere la partita.
“Scacco
matto!”
To
be Continued...
|
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Capitolo 17 *** Solido come la Terra ***
10
ANGOLO
AUTRICI:
Cogliamo
l'occasione per fare un annuncio:
oltre
a Mallory, in questo capitolo, ci lascerà anche un altro
personaggio: Erwin Cecil.
Scusate
ma la legge, eccetto per una sola autrice che abbiamo contattato - e
che ha avuto pesanti problemi personali – ,vale per tutti.
Il prossimo capitolo
dovrebbe essere uno Special.
Tutte
quelle autrici che avevano chiesto di partecipare agli special
potrebbero darci la conferma di essere ancora interessate? E se sì,
potreste mandarci via MP il ricordo/fatto che ci vorreste far
descrivere?
Grazie
^^
Godetevi il capitolo :) e
cogliamo l'occasione per ringraziare profondamente tutte quelle
persone che ancora continuano a leggere la nostra storia.
Grazie infinitamente :)
sappiate che continuiamo a scrivere solo per voi.
Baci
Vic & Gin
P.s. → - 6 alla fine
della storia vera e propria. Ci siamoooo, siamo quasi alla fine!
P.P.S → ovviamente, i
personaggi che non compaiono in questo capitolo (o compaiono poco)
saranno presenti nel prossimo. Abbiamo in mente alcuni spezzoni
simpatici e speriamo vi piacciano.
CAPITOLO
10:
“Solido
come la Terra”
Castello
dei Baskerville, 29 Settembre, ore 10.45...
Farley Baskerville
Erwin Cecil
Dopo
il ritiro di Mallory, quella stessa mattina, i 'Gironi Infernali'
erano ufficialmente iniziati.
I
quattro cavalieri avevano addobbato, con un incantesimo di
trasfigurazione, l'ampio giardino del castello in una sorta di campo
di addestramento in terra battuta.
Solo
che i giorni degli allenamenti erano ormai conclusi.
Pertanto
il primo turno fu quello del Capricorno dove Erwin Cecil e Farley
Baskerville, essendo gli unici due rimasti in gara di quel segno,
furono costretti a scontrarsi.
Dopo
un inizio molto a favore del trasformista alla fine il giovane
Baskerville aveva iniziato ad avere la meglio.
Mentre
il corpo Erwin era mutato in una maestosa pantera nera e, nel
frattempo tentava di proteggersi – creando barriere – dagli
attacchi del serpeverde, Farley aveva colto un suo attimo di
esitazione per massacrarlo.
Sapendo,
oramai, dominare gli astri - ed anche i più piccoli atomi di
quest'ultimi – alla perfezione, senza esitazione, aveva iniziato a
scagliare pezzi di meteore, verso il grifondoro, che avevano
abbattuto in poco tempo la barriera da lui creata e l'avevano colpito
in pieno.
Dopodiché,
non ancora soddisfatto a pieno del suo operato, aveva creato attorno
a lui una sorta di aura priva di atmosfera. Così Erwin si era
ritrovato, in poco tempo, a dover tornare alle sue sembianze normali
a causa della mancanza di ossigeno.
Accasciato
al suolo, ormai, pregava solo che il moro lo lasciasse libero di
respirare.
“Ritirati,
Cecil! Basta poco! Un pugno sul suolo e ti ascerò andare. In caso
contrario morirai a causa della tua cocciutaggine!” gli urlò
Farley quasi allo stremo delle forze.
Nonostante
tutto mantenere quell'aura senza atmosfera gli portava via parecchie
delle sue energie.
E
non ce la faceva quasi più.
Per
questo sperò che il grifondoro cedette.
E,
dopo pochi istanti, così fu.
Erwin
batté il tanto agognato pugno sul terreno e la gara terminò.
**
Iris O'klodore
Nox
Blacknite
Ted
Lupin
Lily Potter
Killian Nott
“Che
facciamo Iris?”
“Semplice,
Ted: decretiamo Farley vincitore”
“Ma
non ha proprio vinto... insomma, Erwin si è arreso! Ha vinto a
tavolino!”
“Comunque
sia, Nox, l'unico suo avversario si è ritirato. E' rimasto solo lui.
Quindi può passare.”
“E
sia”
Iris
si alzò dalla sedia, su cui era seduta, per guardare tutta la scena
da uno dei balconi del castello -quello centrale per l'esattezza- e,
richiamando a sé tutta la grazia di una Signora (cosa alquanto rara
da vedere in lei) decretò il vincitore.
“Farley
Alister Baskerville, hai vinto! Puoi considerare il tuo viaggio
concluso!” poi si rivolse agli altri ragazzi che, come lei,
sedevano su delle sedie posizionate sugli altri tre balconi del
castello “Applaudiamo il vincitore!”
Ed
urla quasi disumane si levarono dalla 'folla' in particolare da parte
dei ragazzi della casa 'serpeverde' di Hogwarts.
Lily
e Killian, i migliori amici di Farley, si alzarono immediatamente
dagli spalti ed urlando con tutto il fiato che avevano in gola,
iniziando ad intonare un ritornello “Farley Campione! Farley
Cavaliere!”.
Ritornello
che fu presto ripetuto da tutti gli altri ragazzi.
Tutti,
ovviamente, tranne uno: Scorpius Malfoy che sedeva, con aria a dir
poco seccata, felicemente disgustato.
Inutile
aggiungere come si potesse sentire la nostra splendida serpe dagli
occhi violacei.
Aveva
dato il massimo ed aveva vinto.
Così,
come se lo avessero appena proclamato re d'Inghilterra, alzò il
pugno destro verso il cielo e, lanciando un urlo di soddisfazione,
iniziò ad esultare in preda all'adrenalina.
Aveva
vinto.
Ed
il nuovo cavaliere del Capricorno era lui.
Niente
poteva più rovinargli la giornata.
**
Samantha King
Kyla King
La
seconda prova che si svolse fu quella del Toro.
Kyla
e Samantha non ebbero manco il tempo di realizzare che la prova
precedente fosse appena terminata, che subito sentirono chiamare i
loro nomi.
“Che
vinca la migliore, cugina!” aveva esordito Kyla, prima che Eric
avesse dato loro il segno di poter iniziare a combattere.
Sam
non aveva manco avuto tempo di replicare, che la castana -con enormi
falcate- aveva già preso posto dall'altra parte dell'area,
posizionandosi esattamente di fronte a lei.
Poi,
richiamando a sé tutta la sua aura oscura, aveva chiuso fra le mani
il ciondolo d'oro a forma di arco che portava sempre al collo.
Dopodiché la freccia incoccata aveva iniziato a prendere forma fra
le sue mani fino a diventare un'arma reale a tutti gli effetti.
Una
lancia, in particolare.
Kyla
non aveva esitato e, fin da subito, aveva iniziato ad infliggere
ripetuti colpi alla cugina.
Tuttavia,
questa, si era ritrovata a schivarli tutti abilmente e, mentre la
castana tentava in ogni maniera di portare a segno qualche colpo, la
bionda –grazie all'aiuto della sua bacchetta– non faceva che
prendere tempo.
“Combatti
Sam! Non essere codarda ed affrontami!”
“Non
sono codarda solo che non ho voglia di combattere contro di te!” ed
era vero.
Sebbene
i membri della nuova famiglia –che si era ritrovata dopo che la
madre si era risposata con Anthony King– l'avessero fatta penare
fin da subito, Kyla non le aveva mai fatto niente di che... per
questo non trovava un motivo per combatterla. Voleva solo che tutta
quell'enorme pagliacciata finisse il prima possibile. Pertanto si
limitava a difendersi: sperava che Kyla alla fine cedesse a causa
della mancanza di forze. Ed era intenzionata a portare a termine il
suo piano fino alla fine.
Purtroppo
la stessa cosa non si poteva affermare per la cugina.
Kyla
era testarda, impulsiva ed incredibilmente competitiva.
Lei
doveva primeggiare in tutto, e se per accaparrarsi il titolo di
Cavaliere del Toro doveva mettere k.o. sua cugina... beh, non avrebbe
esitato a farlo.
D'altronde
lei era lì – nel castello dei Baskerville – per un solo motivo:
vincere.
Così,
richiamò a sé una parte di oscurità, e la scaraventò contro Sam
che finì con lo sbattere la testa sul muro di cemento dall'altro
lato dell'arena.
La
bionda, non si sa per quale miracolo riuscì a non perdere i sensi a
causa della colluttazione, ed anche se ormai si ritrovava senza la
sua bacchetta, non si diede per vinta e si rimise in piedi.
“Smettila
Kyla...” fu quasi un sussurro ma arrivò benissimo alle orecchie
della cugina.
“Smetterla
Sam?! Io sono qui per vincere! Tu invece per quale motivo sei qui se
non vuoi combattermi!”
Il
tono con cui le si rivolse fece perdere le staffe alla giovane strega
di Salem e, presa dalla rabbia, non si rese conto di star utilizzando
i suoi poteri fino a che non vide Kyla sbattuta, come lei, alla
facciata del castello.
“HO
DETTO BASTA KYLA!” un'onda d'urto talmente potente si sprigionò
dalle sue corde vocali e, con uno strano bagliore negli occhi dal
colore della notte, continuò quel che aveva iniziato.
Abbassando
la voce e variando il suo timbro vocale, iniziò ad impartire ordini
alla cugina la quale -ormai quasi incosciente- era in balia alla
volontà della bionda.
“Alzati
da terra, cammina e vieni davanti a me così che possa vederti negli
occhi” e, come una marionetta, Kyla fece quello che le era appena
stato ordinato.
Una
volta che furono una davanti all'altra, la bionda continuò “Ora
batti un pugno a terra e ritirati. Fai i bagagli e torna a casa. Poi
io farò lo stesso e ci ritroveremo là”
Kyla
fece esattamente come le era stato ordinato: si inginocchiò per
terra, poggiò la lancia sul terreno e – chiudendo la mano sinistra
a pugno – si preparò a batterla sul suolo.
Ma
qualcosa andò storto.
Prima
che anche solo un pezzo di pelle riuscisse a toccare per terra, la
castana alzò lo sguardo sulla bionda di scatto e, con una voce
disumana, iniziò lei ad imporre ordini alla cugina.
“Come
osi tu, piccola mezzosangue, dare ordini a me! La signora
dell'ombra!”
“Cosa
dici Kyla?” e nel dire ciò, Sam indietreggiò di qualche passo,
decisamente terrorizzata.
Non
aveva mai visto sua cugina in quelle condizioni. Sapeva che aveva
qualche problema con la rabbia -che nell'ultimo periodo si era
accentuato- però pensava che non fosse niente di preoccupante...
fino ad ora.
Nel
giro di pochi istanti le due cugine furono risucchiate in una sorta
di buco nero, oscurandone i corpi agli occhi degli altri.
Urla
disumane riecheggiarono all'interno dell'arena facendo allarmare
tutti i presenti.
“Cosa
succede?!”
“Non
lo so Nox, non ho mai visto nulla di simile!” esclamò Ted
alzandosi di scatto dalla sedia.
“Eric,
fa' qualcosa!”
Ma
prima che il biondo potesse anche solo alzare un dito, le due cugine
ricomparvero all'improvviso.
Erano
in piedi, una di fronte all'altra ed entrambe si fissavano con occhi
privi di espressione.
Poi...
caddero entrambe sulle ginocchia e, perdendo i sensi, si accasciarono
al terreno.
Tuttavia,
per un millesimo di secondo, una delle due cadde prima dell'altra.
E,
solo per un caso fortuito, Kyla fu nominata Cavaliere del Toro al
posto della cugina.
**
Eric
La Rouge
Adelaide Queen
“Comunque
sono senza parole, cioè... vi rendete conto? Alla fine ha vinto
Kyla?!”
“Eh
allora? Che ti frega, Ted, l'importante è che abbiamo un nuovo
cavaliere”
“Sì
ma hai visto che cosa è stata capace di fare Sam?! Insomma, l'ha
praticamente manipolata! Una così ci servirebbe all'interno
dell'ordine, Iris”
“Bah,
non saprei...”
Nel
frattempo era arrivata l'ora di pranzo pertanto, tutti loro, decisero
che fosse giunto il momento di 'riprendere le energie' e di
concedersi un laudo pasto. Soprattutto dopo la scena appena
intercorsa fra le cugine King.
Ormai
era sulla bocca di tutti. E tutti non facevano che parlare su chi
delle due, secondo loro, meritasse per davvero il titolo di
cavaliere.
Tutti
tranne una.
“Ada,
tutto bene?”
“EH?
Cosa?”
“Ti
ho chiesto se va tutto bene”
Eric
rivolse un'occhiata perplessa alla giovane grifondoro. Si era messo
vicino a lei di proposito, per poter parlare un po' e conoscerla
meglio –soprattutto– ma più tentava di instaurare una
conversazione con lei e meno ci riusciva.
Ada
era assorta fra i suoi pensieri e lo si notava parecchio, per questo
lui aveva iniziato a preoccuparsi.
“Ada-”
“Sto
bene, Eric, tranquillo. E' solo che stavo ricordando una cosa... sai,
oggi è il mio compleanno, e non ho potuto fare a meno di pensare che
l'anno scorso, in questo momento, lo stavo festeggiando con Jenny ad
Hogwarts... E mi sono intristita, tutto qua”
Così
era questa la cosa che tormentava Ada e non la faceva mangiare!
Bene!
Scoperto
l'arcano motivo, Eric decise che, se oggi era il compleanno della sua
amica (nella sua testa ormai erano amici) e se questa desiderava
passarlo in compagnia di una persona, lui si sarebbe fatto avanti.
“Bene!
Che ne dici di festeggiare allora stasera?”
“Fest-festeggiare?”
alla grifondoro le prese quasi un colpo.
“Sì,
organizziamo una festa”
“Ti
ringrazio Eric ma... Non credo sia il caso”
“Perché?”
la guardò lui con aria interrogativa.
“Perché
oltre a te, da quando sono qui, non ho avuto modo di legare con
nessun altro... non mi sentirei a mio agio”
A
quelle parole il biondo decise che, se davvero lei si sentiva in
quella maniera, non era il caso di insistere e di rispettare il suo
volere.
Ma
un compleanno era pur sempre un compleanno... ed in qualche modo
andava comunque festeggiato!
**
Kendra Cox
Al
calar della notte, l'ultima prova che si svolse fu quella della
Vergine ma, essendo Kendra l'unica partecipante rimasta in gara, per
lei fu deciso un percorso differente da quello degli altri
partecipanti.
Incantando
un antico specchio, appartenente ai Baskerville, i ragazzi furono
costretti a cambiare location e svolgimento della prova.
Non
ci sarebbero stati combattimenti questa volta.
Solo
Kendra contro se stessa e la sua paura più grande.
Ma
questo lei non poteva immaginarlo.
Posizionatasi
al centro della Sala di Ricevimento degli Ospiti, dopo aver fatto
costruire delle specie di balconate come quelle di fuori, la
grifondoro attendeva con ansia l'inizio della prova.
Fu
proprio Ted a parlare e ad esortarla all'inizio.
“Avvicinati
allo specchio, Kendra. Avvicinati e guarda dentro di lui, guarda
dentro te stessa. Dopodiché chiudi gli occhi e concentrati”
E
così, come le era stato detto, fu.
Chiuse
gli occhi e richiamò a sé tutta la sua energia vitale.
Era
pronta.
Poteva
farcela.
E
ce l'avrebbe fatta.
Un
vento tagliente e gelido che le si scagliò sul volto, la costrinse
ad aprire gli occhi.
Si
trovava ad Hogwarts, sulla torre di astronomia e lei era in piedi ben
oltre il parapetto.
Sapeva
benissimo in quale momento della sua vita si trovasse...
Con
il pigiama addosso –che aveva sostituito il suo bel vestitino
estivo color carta da zucchero– continuava a guardare di sotto lo
strapiombo indecisa sul da farsi.
Quella
volta era stato Albus a salvarla e ad evitare che lei si buttasse.
Mentre
adesso era da sola e sapeva che nessuno sarebbe corso a salvarla.
“Kendra,
tesoro mio”
Ad
un certo punto una figura di donna, evanescente, aveva iniziato a
fluttuare proprio di fronte gli occhi della castana.
Kendra
spalancò le sue iridi cristalline per via dello stupore. Sarebbe
stata in grado di riconoscere ovunque quella figura.
Tutto
sommato, non poteva mica dimenticarsi di sua madre.
“Mamma”
fu tutto ciò che riuscì a pronunciare.
“Kendra,
tesoro mio” le ripeté la donna addolcendo lo sguardo nei suoi
confronti “Vieni. Vieni da me. Non aver paura. Salta e raggiungimi,
così potremmo stare insieme per sempre” e, nel dire ciò,
sua madre le allungò la mano in attesa della sua decisione.
La
giovane corvonero si sporse in avanti per guardare meglio sotto di
sé.
Non
c'era alcun pavimento 'magico' che l'aiutasse ad attraversare il
precipizio per raggiungere sua madre. Pertanto se avesse fatto
esattamente quello che le aveva appena chiesto, sarebbe caduta di
sotto.
O
forse era proprio quello che voleva lei?
Stringendosi
maggiormente alla ringhiera fu costretta a declinare l'invito.
Il
fantasma però non si diede per vinto e continuò nelle sue
richieste.
“Avanti,
Kendra, sono io! Sono la tua mamma. Vieni da me tesoro.” e nel dire
ciò si allontanò ancora di più.
Kendra
fu sul punto di dirle di sì ma, proprio quando si era quasi decisa a
saltare, il ricordo del suo migliore amico le tornò subito alla
mente.
La
sua presa ferrea sulle sue braccia.
Le
urla e gli insulti che le rivolse successivamente.
L'ansia
che traspariva dai suoi occhi color di giada.
Lui
le voleva bene e, proprio per questo, non le aveva permesso di farsi
del male. Quindi se quella figura, che si spacciava per sua madre, le
chiedeva tanto non poteva voler realmente il suo bene.
Balzando
all'indietro e posizionandosi seduta sulla ringhiera, fece un quarto
di giro e si ritrovò con i piedi ben saldati sul pavimento della
torre.
Dopodiché
esclamò decisa la sua decisione “No!”.
In
quello stesso istante tutto lo scenario attorno a lei iniziò a
creparsi, ad iniziare dalla sua presunta madre.
Il
fantasma iniziò a svanire lentamente sotto i suoi occhi, così come
tutto il resto.
Nel
giro di pochi istanti si ritrovò a fluttuare nel bel mezzo del buio,
per poi precipitare velocemente.
Tentando
di mantenere il sangue freddo, richiamò a sé i suoi poteri.
Poteva
sentirle... le voci degli animali e delle piante... per questo motivo
decise di richiamare a sé i suoi poteri e tentare di salvarsi la
pelle. E così fu. Prima che potesse cadere con la faccia rivolta
verso il pavimento, i rami degli alberi vicino la sorressero per la
vita e le bloccarono la caduta.
E
così anche lei, quella sera, riuscì a superare la prova.
**
Incontriamoci
alla serra, stanotte, verso le undici di sera, in modo che non possa
vederci nessuno.
Mi
raccomando: non darmi buca!
Ti
aspetto!
Con
affetto,
Eric
Ad
Adelaide quasi non venne un colpo quando lesse la lettera che aveva
trovato appoggiata sul suo letto.
E
mo cosa voleva fare Eric?
Perché
dovevano incontrarsi alla serra? Perchè alle undici di sera?
Mannaggia a Jennifer e a quando aveva deciso di andarsene! Ed ora chi
le avrebbe dato un consiglio? Chi avrebbe sopportato le sue pippe
mentali? E soprattutto... come doveva vestirsi?!
**
Kiyomaro Takamine
Keith Meghetos
Ian
Straggler
“E
così ora sei il nuovo cavaliere del Capricorno, eh Baskerville?”
“Così
pare, Takamine. Sperando che quei quattro non ne se ne
inventino un'altra”
“Mah,
io fossi in te starei attento”
“Cos'è
hai paura Kiyo?”
“Niente
affatto, Keith, solo voglio vederci chiaro in questa storia: siamo
agli sgoccioli della competizione oppure no?” concluse il
giapponese, assottigliando le sue iridi nere come la notte, mentre
osservava le carte che aveva in mano.
Keith,
Ian, Kiyo, Killian e Farley erano in vena di festeggiamenti per il
loro amico, nonché padrone di casa. Così avevano iniziato a giocare
a poker, tanto per cambiare, dato che ormai era diventato il loro
passatempo preferito ed esattamente come la volta precedente Ian
stava perdendo.
“Io
credo che, dopo gli avvenimenti successi quindici giorni fa, manco
loro abbiano più tutta questa voglia di fare altre prove” aveva
aggiunto, difatti, lui mentre chiedeva una carta a Keith, il mazziere
di turno.
“E
chi lo sa, quelli sono tutti strani”
“Più
che strani, Keith, direi particolari... insomma, vogliamo parlare dei
capelli di Iris? Quale persona sana di mente andrebbe in giro con
quel colore addosso!” aveva aggiunto il giovane Nott chiedendo,
anche lui, una carta al mazziere.
“Ehy,
Iris è ok lasciala stare” rispose con un tono seccato il mago
dagli occhi violacei.
A
quell'affermazione i restanti quattro giocatori si scambiarono uno
sguardo d'intesa e, sorridendo sotto i baffi, continuarono la loro
partita.
“Direi
di cambiare argomento” disse, alla fine, Ian nel tentativo di
alleggerire la questione aspirando la sigaretta che si era appena
acceso.
Iris
e Farley, da quel giorno nefasto, erano diventati parecchio amici,
difatti erano più le volte che li si vedeva assieme che separati. E
la cosa puzzava di cotta, a detta di Killian Nott.
“Sono
d'accordo. Per esempio, Ian, potresti evitare di fumare da questo
lato del tavolo? Mi stai intossicando!”
“Mi
scusi, sua maestà, ma si da il caso che tanto il fumo le arriverà
lo stesso perché ci ritroviamo al chiuso. In cinque in una stanza,
senza alcuna finestra aperta.” rispose secco, il giovane corvonero,
al ragazzo giapponese mentre procedevano verso la fine della partita.
Erano
rimasti solo loro due in gioco e la tensione era alta.
“Allora
ti propongo una scommessa, Straggler. Se vinci puoi tenerti la tua
insulsa sigaretta accesa ed ANZI... ti do il permesso di farmene
fumare una, ogni giorno, per tutta la settimana!”
“E
se invece dovessi perdere, Takamine? Cosa mi obbligherai a fare?”
“Prima
di tutto butterai quell'ammasso di nicotina fuori da questa stanza ed
in secondo luogo...”
“Sì?
parla, sono tutto orecchi!”
“Voglio
vederti girare per il castello, verso le stanze delle ragazze,
completamente vestito da donna con tanto di gonna!” ghignò, quasi
malignamente, Kiyomaro sicuro che il ragazzo dalle iridi color verde
prato non avrebbe mai accetto. Per questo quasi gli si slogò la
mascella quando questo decise di accettare.
“Va
bene, accetto!”
“Sei
così convinto di vincere?”
“Fossi
in te non lo farei, Ian” provò a fermare l'amico, Keith. Ma ormai
era partito e quando Ian si metteva in testa una cosa niente e
nessuno sapeva fargli cambiare idea.
Quella
stessa notte, rosso come un peperone per la vergogna, Ian girovagò
per il castello vestito come una ragazza con tanto di tacchi a
spillo.
Era
evidente, il poker non faceva per lui.
**
Leila Redmund
“Fammi
capire bene, tutta questa storia per un semplice appuntamento? Sei
senza speranza Ada, lasciatelo dire!”
“Lo
sapevo che non dovevo dirti niente, me ne vado. Addio Leila!” detto
ciò la grifondoro fece per varcare la porta, appartenente alla
stanza della strega di Salem, ma fu prontamente bloccata dalla
stessa.
Leila
stava tranquillamente e girovagando per il castello, quella sera,
quando aveva notato un' Adelaide alquanto afflitta intenta a sbattere
la testa su di una colonna.
Così
l'aveva fatta accomodare nella sua stanza ed, offrendole una tazza di
thé, aveva tentato di calmarla e farla ragionare.
Ed
ora era a conoscenza del motivo per cui Ada fosse così disperata.
E
ciò non faceva che farla ridere mentalmente.
Trascinandola
per un braccio in direzione del letto, la fece sedere ed iniziò a
sistemarle i capelli.
“Sta
tranquilla, ci penso io. Stasera sarai uno schianto!”
To
Be Continued...
|
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Capitolo 18 *** Special 3: Più scura la Notte, più luminose le Stelle ***
ANGOLO
AUTRICI:
Eccoci
qui con un nuovo Special!
Prima
di lasciarvi al capitolo volevamo solo farvi qualche domanda:
-
preferite
che il prossimo capitolo sia incentrato completamente sull'amore
oppure preferite che continuiamo con le prove? Nel caso scegliate la
seconda opzione, tenteremo di alternare le prove con degli spezzoni
d'amore, ma tenete conto che così facendo usciranno fuori capitoli
megagalattici. Pertanto... a voi la scelta! ;) (scrivetecela semmai
nella recensione);
-
La
prossima prova riguarderà i segni d'acqua. Quindi... come preferite
procedere? Continuiamo a farli combattere fra loro oppure cambiamo
'modalità' e gli facciamo affrontare una prova simile a quella di
Kendra? Vi facciamo questa domanda perché per il segno dei Pesci ci
sono in gioco tre partecipanti... quindi sono dispari. E stavamo
pensando di fare un qualcosa di diverso per loro. Avete delle idee?
Se sì scrivetecelo per favore :)
Ora,
finalmente – direte voi xD – vi lasciamo al capitolo.
Buona
Lettura
Baci
Vic
& Gin :)
CAPITOLO
SPECIAL 3:
“Più
scura la Notte, più luminose le Stelle”
16
Agosto 1849, nei pressi di Londra...
Nox
Blacknite
Era
un caldo giorno di metà Agosto quando venne al mondo il primogenito
dei coniugi Blacknite.
Il
16, per la precisione, e tutta la notte Sophie Lawson aveva patito le
pene dell'Inferno per dare alla luce il suo tanto atteso
figlio.
Per
questo, quando – finalmente – venne alla luce alle 7 e mezza di
mattina, decisero di chiamarlo Nox.
Nox
come la notte, perché lui in realtà sarebbe dovuto nascere
nell'ombra oscura di quel manto notturno invece che al sorgere dei
primi raggi solari.
Di
certo Duncan e Sophie Blacknite, dandogli quel nome, non avrebbero
mai potuto immaginare che questo sarebbe stato uno dei motivi della
rovina di quel povero fagottino dall'incarnato roseo.
Ma
loro erano diventati genitori e quello sembrava bastare loro.
Di
modeste origini, la famiglia Blacknite viveva in una fattoria appena
fuori il centro di Londra ed era composta da solo loro tre: madre,
padre e figlio.
Il
Sig. Blacknite svolgeva la sua carriera di Auror al Ministero in
maniera diligente ed attenta.
Altamente
scrupoloso, sperava di mantenere la sua vita privata sempre al di
fuori della sua carriera lavorativa.
Dico
sperava perché ci provò davvero... e ci riuscì anche egregiamente
fino a quando uno degli assassini che era riuscito a far arrestare,
non riuscì a scappare ancora prima di essere spedito ad Azkaban.
Come
aveva fatto? Semplice, il suddetto assassino – di appena diciotto
anni – si era dimostrato un abile manipolatore del fuoco ed aveva
incenerito chiunque gli si fosse avvicinato.
Probabilmente
era uno dei possessori del fattore 'plus', solo che all'epoca
nessuno, tranne i cavalieri, poteva immaginare che potesse esistere
un potere così grande e distruttivo.
E,
ovviamente, nessuno di loro era presente quando avvenne il massacro.
“Vendetta!
Avrò la mia vendetta su tutta la famiglia Blacknite!
Parola
mia o non chiamo più Lucien Holden!”
Aveva
aggiunto il ragazzo prima di darsi alla fuga, per questo – da quel
giorno – la vita di tutti loro non fu più la stessa di prima.
Ovviamente
Lucien riuscì a trovarli.
Vani
furono i tentativi, di entrambi i maghi, di opporsi al suo potere difatti non gli ci vollero che una manciata di minuti per
sistemarli entrambi.
Ora
ne mancava solo uno...
Ma
prima che il ragazzo potesse anche solo toccare con un dito Nox,
sopraggiunsero gli Auror e – con l'anatema che uccide – lo
privarono della vita.
Sì,
della vita... ma non dell'anima.
Difatti,
prima di morire, il mago pronunciò la formula per la 'Maledizione
del doppio' e, una volta abbandonato il suo corpo, lo spirito di
Lucien entrò nel corpo di un giovane Nox di appena tre anni.
Nessuno
delle persone presenti se ne rese conto, pertanto il ragazzo fu
affidato alle cure della zia Urania Blacknite, famosa strega per via
dei suoi potenti filtri d'amore.
Da
quel giorno, però, Lucien iniziò a deteriorarlo internamente sempre
di più... finché un giorno...
**
“Ehy
dolcezza, dammene un'altra!”
“Un'altra
birra, Lucien? Non è neanche mezzanotte e già stai alla quinta!”
“Ooooh,
suvvia mia cara” e nel dire ciò, il giovane Nox – o sarebbe
meglio dire Lucien – tirò giù dal bancone la bella donzella e,
facendola sedere sulle sue gambe, iniziò a baciarla avidamente
davanti a tutti. Dopodiché, una volta bisognosi entrambi di
ossigeno, si staccarono ed iniziarono a guardarsi negli occhi.
Lucien
ardeva di passione, glielo si poteva leggere in quegli occhi tendenti
al verde muschio, esattamente come la fanciulla ardeva per lui.
D'altronde non erano degli estranei l'uno per l'altra.
“Va
bene, Lux. Ma questa è l'ultima, poi basta. Dopo ti voglio fuori di
qui”
“Per
ora, ma chèrie,
ma per il dopo... non so se voglio andarmene da qui... non so se mi
spiego” continuò lui guardandola, insistentemente, con uno sguardo
di fuoco, facendola arrossire vistosamente.
Dopodiché
la ragazza si alzò e continuò a fare il suo lavoro andando a
servire i tavoli.
Quella
notte Lucien si sarebbe divertito.
Oh,
eccome se l'avrebbe fatto! Aspettava solo il momento propizio per...
Iris
O'klodore
“Ciao”
una ragazza alta appena un metro e cinquanta gli aveva appena rivolto
la parola destandolo dai suoi sogni ad occhi aperti.
Era
minuta ed eccessivamente magra per i suoi gusti, ma nel complesso non
era una brutta ragazza per questo si decise a degnarla di qualche
attenzione.
“Ciao,
ci conosciamo mio bel fiorellino?”
A
quel nomignolo la ragazza dai capelli coloro dell'oro,
istintivamente, alzò un sopracciglio come per dire 'a chi hai dato
del fiorellino?' e, a quel punto Lucien, si girò dall'altra parte e
decise di ignorarla bellamente.
In
fin dei conti, lui una ragazza ce l'aveva già... non aveva bisogno
di cercarne un'altra... anche se quella babbana di Chastity Williams
non poteva proprio definirsi la sua ragazza.
In
compenso il nome non poteva che essere il più sbagliato per lei.
“Ci
siamo incontrati oggi al mercato, non te lo ricordi?”
La
bionda insistette e, sedendosi proprio accanto a lui, continuò a
parlargli.
“Stavi
comprando dei fiori ed abbiamo scambiato due chiacchiere su quali fra
iris ed orchidee ti piacessero di più”
“A
sì ? E cosa ti avrei detto, sentiamo?”
“Hai
risposto gli iris”
“Senti
ragazzina” e, nel dire ciò si girò con aria sprezzante verso di
lei e continuò “io non ricordo niente di quello che affermi sia
successo stamattina, ma stai certa che se è un tentativo di
abbordaggio il tuo, sappi che parlare di fiori con me non attacca.
Quindi, a meno che tu non abbia un altro tipo di offerta da
farmi, smamma” terminò infine lui tracannando, tutto d'un fiato,
il boccale di birra appena portatogli da Chastity.
“Hai
ragione, ma sai... io non sono molto brava in queste cose”
continuò lei sussurrandogli l'ultima frase all'orecchio e facendogli
quasi andare di traverso la sua bevanda “Ma scommetto che tu lo sei
eccome”
“Puoi
dirlo forte, cara”
“Allora
perché non usciamo da questa bolgia e ce ne andiamo da qualche parte
un po' più... appartata?”
Lucien
stentava a credere alle proprie orecchie eppure, dallo sguardo
malizioso che gli rivolse lei, dovette ricredersi fin da subito.
Così,
mollando velocemente i soldi sul bancone ed allontanandosi con la sua
nuova conquista – non prestando minimamente attenzione alla sua
amata che continuava a servire i tavoli -, si diresse fuori dal
locale.
Tuttavia
non ebbe neanche il tempo di fare un passo oltre la porta che
qualcuno, con un
incantesimo, lo scaraventò in un vicolo lì vicino – in modo che
nessun passante potesse vederli – e lo inchiodò al terreno.
Ex
Cavaliere dell'Acquario (con i capelli argentei)
“È
come dicevi tu, Iris, brava. Questo ragazzo ha davvero una doppia
personalità” a parlare era stato un ragazzo sui venticinque anni
che, non appena Iris era uscita dal locale, le si era avvicinato
subito come per proteggerla.
“Visto?!
Io ho sempre ragione!”
“Così
pare. Vediamo se, invece, io ho ragione su questo”
Il
ragazzo prese dalla fibbia della sua cintura un pugnale e, con la
forza, costrinse il giovane Lucien a tenerlo in mano. Manco il tempo
di prenderlo che questo iniziò ad illuminarsi sotto gli occhi di
tutti loro.
“Voi...
siete dei maghi! Che cosa volete? Sono pulito, non ho fatto niente!”
“A
no?” rispose lui dopo aver riposto accuratamente la sua arma
“Quindi non sai niente di un incendio scoppiato accidentalmente
nella villa dei Butler... vero?”
“Assolutamente”
“Ed
immagino che, pure qui, tu non c'entri niente con un altro
incendio, scoppiato nel cuore
della notte, nelle vicinanze della magione di Sir. Gregory...
giusto?”
“Giusto!”
continuò Lucien imperterrito. Certo che tutti quegli incidenti erano
stati opera sua ma – di sicuro – non l'avrebbe mai ammesso manco
sotto tortura. Erano stati solo degli scherzi indirizzati a varie
persone del paese che non facevano che parlar male di lui!
Ingiustamente, a suo parere.
“Bene,
allora possiamo anche ucciderti dato che tu non c'entri
niente in tutto questo. Ci hai
visti quindi per quale motivo dovremmo lasciarti in vita?”
A
quelle parole, Lucien iniziò a sudare freddo.
Si
stava divertendo così tanto nella sua nuova vita che non voleva
rimetterci la pelle!
Maledizione!
“Fa
come ti pare, sconosciuto, ma sappi solo che se, davvero mi
ucciderai, ti sarai macchiato della morte di un innocente”
“Tu?
Innocente? Ma non farmi ridere! Vedi di trovare una scusa migliore...
Lucien”
Come
diavolo faceva mo a sapere il suo nome?!
Mica
gliel'aveva detto!
“Non
c'è bisogno che tu me lo dica. Perché sprecare fiato con le parole
quando basta sentire i tuoi pensieri per sapere tutto di te”
Un
legilimens! Ci mancava solo questo!
“Eh
già... vedo che finalmente ci sei arrivato”
“Cosa
siete degli Auror forse? Volete uccidermi per essermi divertito ad
appiccare il fuoco qua e là? E poi tu” sbottò Lucien in direzione
della ragazza “non sei un po' troppo giovane per essere un Auror?
Ora li assoldate pure che puzzano ancora di latte? Mi fate schifo,
tutti voi!”
“Oh
non ho dubbi sul fatto che ti facciamo schifo... non è per questo
che hai ucciso i coniugi Blacknite quasi dodici anni fa?”
“Li
ho uccisi per vendetta! Quel Duncan voleva spedirmi ad Azkaban e tu
smettila di leggermi nel pensiero!” urlò con tutto il fiato in
corpo il giovane futuro grifondoro.
Ma
tutto ciò che ricevette fu una mera alzata di spalle da entrambi,
dopo che si fossero scambiati uno sguardo veloce fra loro.
“Fidati...
per come ti andrà oggi... forse sarebbe stato meglio, per te, finire
ad Azkaban” e, nel dire ciò, il ragazzo dai capelli argentati
(solo ora Lucien li aveva notati) sfoderò la sua bacchetta e
sentenziò la sua condanna: “Da oggi puoi dire addio alla tua
libertà... chiunque tu sia”.
**
“Iris,
ma secondo te mi ammetteranno ad Hogwarts lo stesso anche se ho
sedici anni?!”
“Ma
certo che lo faranno, Nox. Perché non dovrebbero? Hai preso lezioni
private tutti i giorni da un anno a questa parte. Sei in paro con
tutte le materie scolastiche e, forse, sai pure più di loro riguardo
determinati argomenti. Perché non dovrebbero prenderti?” domandò
la ragazza al suo migliore amico non appena ebbero varcato la porta
del negozio.
“Non
lo so, poniamo il caso che - finalmente – mi decida ad andare in
quella scuola. Entro dentro, la gente mi osserva perplessa e, infine,
mi piazzano quel cappello in testa. E se questo non trova una casa in
cui piazzarmi? Immaginati la vergogna!”
“La
fai troppo melodrammatica tu: il cappello sa sempre dove piazzarti.
L'ha detto anche lui, ricordi? Quindi stai sereno e cerca una
bacchetta adatta a te, che questa” Iris si avvicinò all'amico e,
con un gesto fulmineo, gli sfilò dalla tasca la bacchetta di ulivo
guardandola con disgusto “QUESTA non va bene per te”
“Ma
l'ho sempre utilizzata ed è l'unica che abbia mai avuto” tentò di
protestare lui. Ma ogni suo tentativo fu zittito, in primis dallo
sguardo omicida che Iris gli rivolse e, successivamente, dall'entrata
in scena di un vecchietto.
“Scusate
l'intromissione ma stavo ascoltando la conversazione che stavate
intraprendendo... lei diceva, alla sua amica, che non ha mai provato
una bacchetta e che, quella che tiene in mano lei, se l'è ritrovata
– così – fra le mani?”
“Ehm...
no”
“Esattamente!”
lo zittì velocemente Iris intromettendosi nel discorso.
Al
vecchio quasi non venne un colpo quando sentì la risposta
affermative della bionda e, sospirando pesantemente, si affrettò a
presentarsi.
“Piacere,
mi chiamo Gerbold Olivander e sono qui per servirvi – oggi –
nella missione per trovare la bacchetta perfetta per il signor...”
“Nox”
“Nox!
Magnifico, che splendido nome”
E
quel giorno, Iris e Nox, lo passarono in quella maniera: a fare
shopping a Diagon Alley per l'ammissione ad Hogwarts del moro.
Inutile
dire che, ovviamente, riuscirono a rimpiazzare la vecchia bacchetta
di Lucien con una splendida bacchetta di noce nero con nucleo di
piuma di fenice.
Inutile
dire che, ovviamente, Nox fu ammesso ad Hogwarts.
Ed,
inutile dire che, fu ammesso anche fra i ranghi della Luna Rossa
quello stesso anno.
E
per lui, anche se Lucien era difficile da gestire, fu l'anno più
bello di tutta la sua vita.
**
Presente,
un anno dopo le selezioni dei cavalieri, ore 9:45 del mattino a Villa
O'Klodore – Blacknite, Londra...
“Sai,
Iris, stavo pensando”
“Dimmi
Nox”
Iris
e Nox stavano amabilmente facendo colazione, quella mattina, nella
splendida villetta che si erano comprati in comune una trentina di
anni prima. Tutto procedeva per il meglio quando, all'improvviso, un
dubbio aveva sfiorato la mente dell'ex-grifondoro.
“Mi
chiedevo... Ma tu, no?... in qualità di donna, perché sei una donna
giusto?”
Ad
Iris quasi non cadde la tazzina dalla mano per via del nervoso che
iniziò a salirle a causa di quell'affermazione.
“Si..
giusto... avanti spara la cazzata Nox!”
“Ecco...
il fatto è che... facendo parte dei cavalieri del 'Sole Nero' e
della 'Luna Rossa' e, ricevendo in dono l'immortalità... mi stavo
chiedendo: ma anche se sei immortale, potresti mai avere dei figli
tu?”
Ad
Iris andò, letteralmente, di traverso il sorso di thé che nel
frattempo aveva buttato giù e- rossa come un peperone – iniziò ad
urlargli contro.
“Ma
ti paiono domande da fare queste? E non sono manco le dieci della
mattina! Merlin
... ty dolzhen byt' sumasshedshim (*)!”
“Non
parlare russo che sai che non lo conosco!” disse lui, per tutta
risposta, alzando un sopracciglio e guardandola di traverso.
“Ok,
Nox, ma ti paiono domande da fare?!”
“Pura
curiosità”
“Ma..insomma...
ragiona. Te lo ricordi Vincent giusto? Lui era il figlio di due
cavalieri, quindi aveva un padre ed una madre. Se quella là, secoli
fa, è riuscita a sfornare una serpe simile perché io non dovrei
scusa?”
Come
se fosse appena caduto dal pero, Nox spalancò gli occhi e rispose
con un “hai ragione!” in modo a dir poco sorpreso.
“Quindi
un giorno è possibile che avremmo un piccolo draghetto sputa fuoco e
ghiaccio fra noi?”
A
quell'affermazione, Iris si alzò di botto dalla sedia e gli urlò
contro esasperata.
“BASTA!
Non voglio più parlarne! Me ne vado!”
E
così fece.
Piantò
Nox, da solo, ancora intento a bere il suo thè con l'aria
stralunata.
Insomma,
cosa aveva mai fatto di male?
Proprio
non capiva perché la sua migliore amica si sentisse così in
agitazione... come se lui e gli altri cavalieri non sapessero della
sua relazione amorosa con Lavi Polaris...
Bah,
valle a capire le donne!
Alla
fine, incurante di quello che era appena successo, decise che fosse
il caso di lasciar perdere e continuò a bere il suo thé.
Da
quel giorno Iris non gli rivolse la parola per quasi una settimana.
The
End
NOTA:
(*)
= qui Iris parla in russo e, con l'aiuto del traduttore di google, la
frase che ha pronunciato dovrebbe essere questa:
Merlino.... devi essere
impazzito!
|
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Capitolo 19 *** Indomabile come l'Acqua ***
a
Angolo
Autrici:
Eccoci
di nuovo con la prova dell'acqua!
Ci
scusiamo per il ritardo ma questo capitolo è stato parecchio
complesso da scrivere... come sapete volevamo fare un qualcosa di
diverso per queste prove e, purtroppo, ci siamo ritrovate che non
sapevamo bene cosa scrivere (anche perché solo due autrici ci hanno
risposto alle domande nel capitolo precedente e quindi non avevamo
molte idee a riguardo).
Tuttavia
poi il 'lampo di genio' ci è venuto grazie all'aiuto di un'altra
autrice che, in una delle sue interattive, ha ambientato la storia in
un labirinto.
Pertanto
cogliamo l'occasione per ringraziare profondamente Ms.
Mary Santiago!
Le
abbiamo chiesto il permesso e, non solo ci ha ispirate per questo
capitolo, ma ci ha anche dato il suo consenso.
GRAZIE
ANCORA MARY!
Ora,
godetevi il capitolo :)
**che
è venuto lungo in una maniera incredibile... ma pazientate un
pochino, please**
Ringraziamo
tantissimo sia chi legge sia chi recensisce :)
Baci
Vic
& Gin
P.S.
→ il prossimo capitolo sarà lo special su Adelaide e, a fondo
pagina, troverete delle domande a cui ci piacerebbe che rispondiate
:)
P.P.S.
→ Buona Pasqua a tutti voi!!!!! Anche se in ritardo ci tenevamo a
farvi gli auguri :)
CAPITOLO
11:
“Indomabile
come l'Acqua”
Eric
La Rouge
Adelaide Queen
Ada
era un fascio di nervi.
Forse
per il modo in cui Leila l'aveva conciata... forse a causa delle
candele profumate che il biondo aveva piazzato tutte intorno alla
serra, creando un'atmosfera a dir poco romantica... forse perché il
corpetto del vestito di seta – sempre opera di Leila – la stava
praticamente soffocando o forse, più probabilmente, perché erano
secoli che non usciva con un ragazzo... fatto sta che non
vedeva l'ora di tornarsene in camera sua.
E
tutta quest'angoscia non faceva che trapelare, palesemente, dal volto
della grifondoro.
Ed
ovviamente Eric se n'era accorto, anche perché l'aura di
Adelaide gli arriva come un mix di onde completamente sconnesse fra
loro... prima basse e poi alte... che cosa le stava succedendo?
“Ada,
tutto bene?”
“Sì...
ehm... sì, tutto... bene” aveva risposto titubante la castana,
producendo un acuto a dir poco stridulo a quel 'bene'.
Ecco,
ora penserà che sono una cretina!
“Sicura?
Perché sai, stavo ripensando al discordo dell'altro giorno...
riguardo la questione dei poteri... eeee... non è che è questo ciò
che ti preoccupa?”
Come
se avesse appena ricevuto una secchiata d'acqua gelida, Ada si voltò
verso di lui – ad una velocità incredibile – allargando i suoi
occhi screziati di verde.
E,
come per incanto, tutto il nervoso che stava provando di colpo iniziò
a sparire per fare spazio ad un'altra emozione: la tristezza.
Abbassando
lo sguardo verso il cestino di vimini, le parole le uscirono senza
che se ne rendesse conto.
“Sai...
quando i miei poteri si sono presentati, per la prima volta nella mia
vita, non me n'ero manco accorta. E' stata la preside, Minerva
McGranitt, a rendermi...” deglutì pesantemente prima di
pronunciare la fatidica parola “... consapevole...” una
pausa si fece largo nel discorso della grifondoro, ma Eric non se la
sentì di intromettersi, per questo la fece continuare “... da
allora, non ti nascondo che ho iniziato ad isolarmi. Insomma, avrai
notato che oltre a Jennifer non ho mai scambiato una sola parola con
i miei compagni di scuola, no? Figuriamoci, poi, parlare con gente
che non ho mai visto in vita mia...”
“Perché
ti sei isolata?”
“Perché
io non solo riesco a capire ed a fare dire la verità alle persone
ma... se mi impegno... riesco anche a manipolarle. Ed è questo
quello che mi spaventa. Come faccio a sapere, per esempio in una
discussione, che la persona con cui sto parlando non abbia cambiato
opinione solo perché – indirettamente – sono stata io a
manipolarla? Come faccio a sapere se quelli che io considero amici lo
siano a tutti gli effetti e non solo perché sono delle 'vittime' del
mio potere? Come faccio a sapere se una persona è realmente
interessata a me? Potrei manipolarla senza manco rendermene conto...
per questo, da quel giorno, non ho fatto che allontanarmi da tutto e
da tutti”
“E
di Jennifer che mi dici?”
“Con
Jenny era diverso... io e lei siamo diventate amiche fin da subito,
ancora prima di raggiungere Hogwarts per la prima volta, ed avevamo
appena undici anni... di solito queste particolari abilità si
manifestano-”
“Durante
la pubertà...” aveva aggiunto, senza rendersene conto, Eric
intromettendosi nel discorso “... lo so bene anche io, credimi”.
Ed
ora anche lui non faceva che guardare un punto fisso nel vuoto fra le
linee della stola su cui erano seduti.
“Però,
sai che ti dico? Secondo me ogni cosa ha anche un'altra faccia della
medaglia. Ed ho imparato che dalla vita vanno prese solo le cose
migliori! Certo, gli sbagli del passato ti fanno crescere e ti
aiutano ad affrontare al meglio il futuro, ma è nel presente che si
trova il segreto per andare avanti. Pensa che quando ho utilizzato i
miei poteri per la prima volta, ho quasi ucciso la mia sorellina”
“Davvero?”
Ada era senza parole, non si sarebbe mai immaginata una cosa del
genere dal biondo... insomma, l'aveva sempre visto tranquillo e
pacato. Come era riuscito a raggiungere quella sorta di equilibrio
interiore?
“Davvero!
Ancora me lo ricordo come se fosse ieri... stavamo discutendo per una
cavolata... a dirla tutta neanche mi ricordo di preciso cosa fosse,
fatto sta che mi arrabbiai terribilmente e – senza rendermene conto
– iniziai a prosciugarle l'energia vitale. Fu mio padre a fermarmi,
quel giorno, dandomi una botta in testa. Inutile che ti racconti come
mi possa essere sentito in seguito... avevo paura anche ad uscire di
casa. Mi domandavo sempre: e se facessi del male al mio vicino di
casa involontariamente? Se lo privassi della vita? Che cosa
succederebbe se perdessi il controllo?”
“E
come hai fatto a smetterla di torturarti?”
“A
dire il vero... sono stati Iris e Nox a trovarmi... senza il loro
supporto, dubito fortemente che ce l'avrei mai fatta. Loro mi hanno
accettato, fin da subito, per quello che ero. Esattamente come io ho
fatto con loro... Per questo ti faccio questo discorso dell'altra
faccia della medaglia. Se non avessi mai posseduto questo fattore
plus, non avrei mai incontrato Iris e Nox e – probabilmente – la
mia vita si sarebbe svolta in una maniera completamente diversa da
questa”
“E...
non rimpiangi mai la tua vita di prima ?”
Eric
incrociò le gambe e se le portò al petto, tenendosele con le
braccia.
Poi
iniziò a scuotere leggermente la testa da destra a sinistra.
“A
dire il vero... no. Ma c'è anche da dire che certe cose le capisci
solo dopo averle superate. Lì per lì ti sembra quasi di impazzire”
“Ed
è esattamente come mi sento io... a dir la verità” rispose
sconsolata la giovane grifondoro terminando la frase del biondo.
Eric
si voltò a guardarla e, prendendole la mano destra, iniziò a
stringerla forte nella sua attirando l'attenzione della ragazza.
“Imparerai
a controllare i tuoi poteri, vedrai, e a quel punto non avrai più
nulla da temere. Ti aiuterò io, stai tranquilla.”
“
Davvero mi aiuterai?”
“Certo!
Anche perché... se devo essere sincero... captando la tua energia
come onde, riesco anche a capire quando stai utilizzando i tuoi
poteri... probabilmente sono una delle poche persone esistenti sul
globo ad esserti immune” aggiunse lui scoppiando in una fragorosa
risata.
“Ah,
ma davvero? Credi di potermi fregare? Vedrai, dopodomani di cosa sono
capace!”
Continuando
a ridere a più non posso, Ada si ritrovò coinvolta anche lei in
quell'atmosfera di allegria.
La
tensione ed il nervoso l'avevano completamente abbandonata.
Forse
Eric aveva ragione.
Forse
ogni cosa negativa aveva sempre un risvolto positivo. Bastava solo
cambiare prospettiva.
Anche
perché, se non avesse avuto i suoi poteri, avrebbe mai incontrato
Eric nella sua vita?
Sicuramente
no.
E
già da quel momento, gran parte delle sue paure iniziarono ad
abbandonarla.
**
Samantha King
Kiyomaro Takamine
“Leila,
insomma, ma ti paiono queste cose da fare?!”
“Suvvia
Sam quanto la fai melodrammatica! Stiamo solo dando una sbirciatina,
mica stiamo ammazzando qualcuno!”
“Si,
ma se avessero voluto fare una cosa plateale ci avrebbero invitato!
Invece hanno preferito una cosa un po' più intima. Non mi
sembra il caso di continuare a spiarli”
Leila
alzò gli occhi al cielo, palesemente contrariata, abbassando
leggermente il cannocchiale che teneva fra le mani.
Dopo
aver aiutato Adelaide a prepararsi per il suo appuntamento, con il
bel cavaliere dell'acquario, la giovane strega di Salem non era
riuscita a resistere alla tentazione ed aveva deciso di seguirli fin
da subito.
Poi,
mentre camminava furtivamente per i corridoi del castello, aveva
incrociato una Samantha alquanto depressa che si trascinava in
direzione della sua stanza. E la castana non aveva resistito. Difatti
aveva praticamente costretto la bionda a seguirla, nel tentativo di
tirarla su di morale, fino a quando non avevano raggiunto la serra.
Ma
ora, dopo le numerose 'riprese' di quest'ultima, Leila stava
iniziando a maledirsi mentalmente della sua decisione.
Insomma,
voleva divertirsi e – magari – farsi anche una risata! E non
giustificarsi costantemente con 'il senso del pudore' di Sam.
“E
non alzare gli occhi al cielo con fare scocciato! Lo sai che stiamo
facendo qualcosa che non dovremmo fare! E poi scusa, ma tu domani non
hai la prova per il titolo di cavaliere? E' il caso di andarcene”
“Niente
affatto! E che, ce ne andiamo sul più bello? Li ho appena sentiti
parlare delle paure di Ada e guarda che faccia da cane bastonato ha
Eric?! Secondo me fra poco si baceranno! Già mi immagino la scena,
come in un libro d'amore: lei che inizia a piangere, di punto in
bianco, per il troppo dolore; lui che le si avvicina, nel tentativo
di consolarla, ed inizia ad abbracciarla; e poi BAM! Ecco che-”
Ma
Leila non ebbe manco il tempo di terminare la frase che, una voce
maschile proveniente esattamente dietro di loro, si intromise nel
discorso fuorviando i castelli mentali della castana.
“Che
cosa state facendo voi due?”
“Kiyo”
esclamò Sam, fin da subito, alquanto sorpresa di vederlo là “Tu
che ci fai qui?”
“Stavo
cercando Erwin, non lo trovo da nessuna parte. Per questo immaginavo
che si trovasse qui, era l'unico posto che mi mancava da controllare”
“Erwin
ci ha mollato allegramente dopo neanche cinque minuti che aveva perso
l'incontro, senza manco essere obliviato!” continuò Leila con aria
leggermente stizzita per essere stata interrotta proprio sul più
bello.
Per
quanto potesse essere 'comprensiva' nei confronti delle persone,
essere interrotta era una cosa che proprio non sopportava. E Kiyomaro
l'aveva appena fatto. Per questo, nonostante negli ultimi tempi
fossero diventati amici, non ce la fece a trattenersi più di tanto.
Tuttavia
il giapponese, a quell'affermazione, si limitò ad una misera alzata
di spalle e, con la sua solita freddezza, esclamò solo un misero
“Peccato, mi stava simpatico” dopodiché prese in mano la sua
bacchetta e continuò il discorso incentrandolo su un altro
argomento.
“Ritornando
a voi, che cosa stavate facendo eh?!” domandò lui incrociando le
braccia al petto mentre, alzando leggermente un sopracciglio, iniziò
a guardarle con un'aria astuta.
“Niente”
fu la risposta secca di entrambe.
“Allora
dato che non stavate facendo niente, direi che è il caso di
andare a dormire” Kiyo si girò in direzione della castana e
continuò “Tu domani non hai una prova? E' il caso che ti riposi
per bene, sempre che tu abbia voglia di vincere”
“Senti,
partiamo dal presupposto che IO DOMANI VINCERO' COMUNQUE LA PROVA”
“Ah
sì? E come fai ad esserne così sicura? Hai visto Mabel che è in
grado di fare vero?”
“Sì,
lo so che Mabel è una degna avversaria ma-”
“Allora
direi che è il caso che ve ne andiate a letto, adesso”
“Non
mi piace essere interrotta” risposte a modo Leila, guardando in
cagnesco il suo presunto amico giapponese. Ma Kiyo non si
lasciò intimidire ugualmente e, con un abile gesto della mano,
lanciò addosso alle ragazze un incantesimo soporifero ancora prima
che entrambe potessero rendersene conto. Dopodiché, una volta che
entrambe si furono addormentate sul prato, con un 'Wingardium
Leviosa' fece levitare i corpi di entrambe e li mosse in direzione
delle loro stanze.
Dato
che la stanza di Sam era quella più vicina alla serra, Kiyomaro si
fermò davanti alla sua porta solo per aprirla leggermente, facendovi
passare il corpo della bionda.
Una
volta che si fu assicurato di averla messa nel letto per bene,
continuò dritto lungo il corridoio in direzione della camera di
Leila.
L'aveva
quasi raggiunta quando questa aveva iniziato a parlare nel sonno.
“Mmm...
Ada... Eric... Kiyomaro”
Non
appena la strega di Salem ebbe pronunciato il suo nome, il giapponese
si fermò un attimo per osservarla.
Leila
dormiva beata, con un sorrisetto stampato in faccia, all'interno del
regno dei sogni.
E
a quella visione il cuore di Kiyo si sciolse come neve al sole.
Poteva
non sembrare, anche perché il moro faceva di tutto per depistare la
gente, ma sotto quell'armatura d'acciaio freddo si nascondeva un
ragazzo dai profondi ideali e principi morali.
Ed
uno di questi era l'amicizia.
Per
i suoi amici avrebbe dato la vita pur di vederli al sicuro.
Per
questo non si trattenne dal sorridere dolcemente davanti a quella
visione.
Leila
poteva possedere anche un leggero difetto nel carattere, bastava
vedere come gli si era rivolta quando l'aveva interrotta, ma tutto
sommato era una brava persona. E, soprattutto, una persona su cui
poter fare affidamento.
Kiyo
allungò la mano, sul volto della castana, solo per poterne
accarezzare i capelli.
“Spero
proprio che tu vinca domani”
Dopodiché,
una volta arrivati davanti alla porta della sua camera, la indirizzò
nel proprio letto coprendola con le coperte.
“Sogni
d''oro, Leila”
**
Iris O'klodore
Castello
dei Baskerville, 30 Settembre, ore 10.30...
Quella mattina era iniziata in un modo alquanto
bizzarro.
Non solo non si erano presentati tutti e quattro
cavalieri (solo Iris ed Eric erano presenti in qualità di giudici)
ma per i segni d'acqua fu decisa una prova completamente diversa.
I ragazzi furono divisi in tre squadre, ognuna
rappresentante un segno zodiacale, e collocati davanti all'entrata
del labirinto posizionato all'ala ovest del castello.
“Per i segni d'acqua abbiamo pensato di articolare le
prove in maniera diversa” aveva preso la parola Eric e, richiamando
a sé i suoi poteri, iniziò a far levitare sopra la sua testa tre
coppe di cristallo.
“Questo è l'oggetto che dovete trovare all'interno
del labirinto. Come vedete le coppe sono tre, una per segno
zodiacale, quindi la prova sarà abbastanza facile. Il primo che
cattura la coppa vince il titolo di cavaliere. Ci sono domande?”
“Come riusciremo a capire se abbiamo preso la coppa
giusta? Nel senso, è possibile che io catturi la coppa dello
scorpione, quando invece a me serve quella dei pesci?” domandò
Keith guardando di traverso il tanto agognato oggetto che l'avrebbe
reso cavaliere dei pesci.
Non sapeva per quale motivo, ma sentiva odore di
fregatura in tutta quella scenetta
“E' possibile” rispose pacato il biondo “Ma
sarebbe davvero difficile cadere in un tranello simile: nella parte
inferiore della coppa è posizionata una targa con su inciso il
simbolo del segno zodiacale, più una scritta in latino del vostro
segno. Per esempio i pesci sono rappresentati con questo simbolo e la
dicitura 'pisces' proprio al di sotto di esso. In sostanza, non
potete sbagliarvi”
“Nel caso non le conosciate” Iris aveva deciso di
intromettersi nel discorso, dopo aver notato gli sguardi spaesati dei
concorrenti, per dare alcune delucidazioni “le sigle in latino sono
le seguenti: 'scorpio' per lo scorpione, 'pisces'
per i pesci e 'cancer' per il cancro”
“Bene, grazie Iris. Ci sono altre domande?” domandò
Eric continuando a guardarli uno ad uno. Ma se prima aveva letto
insicurezza negli occhi dei ragazzi, in quel momento, tutto quello
che riusciva a vedere – ed a percepire – era solo
adrenalina misto al desiderio di incominciare.
E così decise di assecondarli.
Al via che pronunciò, dopo aver posizionato le coppe in
dei punti a caso nel labirinto, i ragazzi cominciarono a correre come
dei forsennati.
E la prova ebbe inizio.
**
Kendra Cox
Albus Potter
Scorpius Malfoy
Kendra
sedeva immobile, con il libro aperto sulle gambe, sopra al letto
nella sua stanza, con le spalle rivolte verso la spalliera.
Accanto
a lei, i suoi due migliori amici, Albus e Scorpius, non facevano che
allenarsi eseguendo flessioni ed addominali di tutti i tipi.
“E'
inutile che vi massacriate in questa maniera, tanto le prove che
affronterete non avranno nulla a che fare con la vostra resistenza
fisica”
“Ma
sentila Scorp! È cavaliere da manco un giorno e già si sente in
diritto di dirci quello che dobbiamo fare e no!”
“Sono
senza parole, Al, e lei sarebbe la nostra migliore amica?”
“Ma
ti rendi conto di che tipo di gente ci contorniamo, noi?!”
“Sì,
sì, certo... fate meno gli spiritosi e preparativi mentalmente
piuttosto: le prove non sono affatto facili!” rispose lei, senza
muovere un muscolo dalla sua posizione, sfogliando velocemente la
pagina del libro.
Albus,
piuttosto toccato dal fatto che Kendra non se lo stesse
filando minimamente, si alzò di scatto dal pavimento solo per
poterle strappare dalle mani il tomo.
Successivamente
lo chiuse di botto e, con aria strafottente, iniziò a leggere ad
alta voce il titolo del libro solo per fare uno sfregio alla sua
amica.
“Shadowhunters,
il principe” il ragazzo dagli occhi di giada voltò lo sguardo,
velocemente, dalla copertina alla sua migliore amica ed, alzando
leggermente un sopracciglio, esclamò un disgustato “Ma che roba è
questa, Kendra? Che schifezze ti leggi?!”
Come
se l'avessero appena insultata in malo modo, la giovane corvonero si
alzò di botto dal letto e – tentando di strappare il libro dalle
mani di Potter – iniziò ad urlargli contro frasi del tipo “Ma
che ne puoi sapere tu? Questo è un best-seller nel mondo babbano!”
ma vani furono i tentativi della castana di riprendersi il libro;
difatti, non appena Albus vide Kendra avvicinarsi minacciosa, non ci
pensò due e lanciò l'oggetto nelle mani di Scorpius.
“Prendilo
Scorp!”
Così
era iniziata la lotta per la supremazia di shadowhunters...
Le
due serpi non facevano che lanciarselo fra le mani appena Kendra si
avvicinava ad uno dei due.
E
la corvonero stava iniziando davvero a stancarsi di quel
giochetto senza senso.
Ad
un certo punto intercettò mentalmente il suo fedele amico Antares,
dalla finestra, e gli ordinò di prendere il libro a mezz'aria e di
nasconderlo in un luogo sicuro.
E
così fece lui, solo che qualcosa andò storto...
Difatti,
il gufo reale, nell'eseguire l'ordine della sua padroncina nel
posizionare in un luogo sicuro il
libro – dopo che fu
riuscito a prenderlo fra gli artigli – volò fuori dalla finestra e
si diresse verso l'altra ala del castello.
“ANTARES! CHE COSA FAI? TORNA QUI!” ma niente...
vani furono i tentativi di Kendra di richiamare il suo amico dal suo
precedente ordine, pertanto, gli restò una sola cosa da fare:
corrergli appresso.
Ma prima che potesse varcare la porta, si girò verso i
suoi due presunti migliori amici e – assottigliando le sue iridi
azzurre – non esitò a maledirli.
“Con voi due faccio i conti dopo. Preparatevi perché
non sarà una cosa piacevole”
**
Ted
Lupin
Nel
frattempo Ted, nella sua stanza, non faceva che sospirare mentre
guardava davanti a sé i vestiti che aveva posizionato sul letto.
Quel
giorno si era svegliato tardi e, di conseguenza, non era riuscito a
presentarsi alla prova dell'acqua in tempo.
Doveva
sbrigarsi – ne era più che consapevole – ma più guardava gli
abiti piegati in maniera impeccabile e più aveva voglia di saltare
la 'selezione'.
Si
girò in direzione della finestra, mentre continuava a sistemarsi la
cintura dell'accappatoio, e - alzando leggermente gli occhi - voltò
il suo sguardo in direzione del cielo.
Il
sole... con questo sole lui avrebbe dovuto passare un'intera giornata
a guardare quei ragazzini ad ammazzarsi per acchiappare una coppa?
Decisamente
non era il caso, eppure lo sguardo assassino di Iris – scolpito per
bene all'interno della sua mente - non faceva che massacrarlo di
dubbi.
Iris
si sarebbe decisamente arrabbiata se lui non si fosse presentato...
quindi ritornò al problema della giornata.
“Andare
o non andare? Questo è il dilemma”
Tuttavia
non ebbe manco il tempo di rispondersi da solo che un rumore di
artigli, proveniente dall'altra finestra, lo costrinse a voltarsi in
quella direzione.
Un
maestoso gufo se ne stava lì, sbattendo abilmente le sue possenti
ali, a graffiare il vetro nel tentativo di farsi aprire.
L'ex
grifondoro non ci pensò due volte e, con molta nonchalance, girò
fra le mani la maniglia della finestra e diede libero accesso al
volatile.
Questo,
non appena fu chiaro che potesse entrare all'interno della stanza,
iniziò a volare in maniera circolare sopra il lampadario di
cristallo facendo cadere un libro proprio sotto di esso.
Poi,
così come era venuto, se ne andò.
Ted
richiuse velocemente la finestra e, con sguardo sospetto, prese da
terra il tomo di carta e se lo rigirò fra le mani.
Nell'esatto
istante in cui lo fece, inaspettatamente, la porta della sua stanza
si spalancò di colpo mostrando la figura di una ragazza con i
capelli scompigliati ed il volto lievemente arrossato.
“Kendra!
E tu che ci fai qui?”
“Il
mio libro! Santo cielo, meno male che ho azzeccato la stanza! Lo davo
già per disperso!” e, ignorando bellamente il cavaliere del
sagittario, il nuovo cavaliere della vergine si precipitò nella sua
direzione e gli strappò dalle mani il suo tanto agognato romanzo.
Poi, portandoselo al petto e sospirando pesantemente, chiuse
leggermente gli occhi continuando ad esclamare un “Meno male che
l'ho ritrovato!”
Ma
quando, finalmente, riaprì gli occhi si rese conto solo allora della
scena che si era venuta a creare.
Kendra
era appena entrata, senza manco chiedere il permesso, all'interno
della stanza di un ragazzo; ragazzo che poi si era dimostrato essere
Ted Lupin; lo stesso Ted che la guardava con aria perplessa, come se
si stesse domandando se fosse sana mentalmente oppure no, in
accappatoio... praticamente nudo!
“ODDIO,
ti prego perdonami! io... io... non pensavo che tu... insomma...”
il suo sguardo vagava dal volto di lui alla cintura del suo
accappatoio color indaco “Ti chiedo infinitamente
perdono!”
Imbarazzata come non mai, la corvonero si affrettò a
scusarsi per l'inconveniente e senza manco sentire la risposta del
metamorfusmago si allontanò velocemente dalla stanza.
Rimasto da solo, non avendo capito assolutamente nulla
di quello che era appena successo, Ted si ritrovò a ridere come uno
scemo.
Sì, decisamente sarebbe andato ad assistere alle
selezioni e poi... non poteva perdere l'occasione di vedere Kendra,
no?
**
Castello
dei Baskerville, nel labirinto, ore 11,45...
Leila
era stremata.
Era
più di un'ora che non faceva che correre di qua e di là nel
tentativo di trovare quella benedetta coppa. Ma niente! Aveva girato
in lungo e in largo ma più avanzava in quello che credeva essere il
centro del labirinto e più le sembrava di girare a vuoto.
Per
non parlare, poi, di quella pozza d'acqua che non faceva che
incrociare sulla sua strada!
Era
soprattutto a causa di quel ruscello che si stava convincendo di star
perdendo tempo.
Ovunque
si girasse, sembrava che la seguisse come se volesse dirle qualcosa.
Per
questo motivo alla fine, quasi allo stremo delle forze, si convinse
ad avvicinarsi per bere un sorso d'acqua.
“Hai
vinto, dannato agglomerato d' idrogeno ed ossigeno! Lo so che in
realtà mi stai seguendo! E... cavolo adesso parlo pure con le cose
inanimate? Sto davvero andando fuori di testa per questa
competizione!”
Ok,
forse sto esagerando. Forse un po' d'acqua mi aiuterà a rimettermi
in forze.
Ma
appena la strega di Salem allungò la mano in direzione di quello
specchio acquatico qualcosa iniziò a prendere forma sotto i suoi
occhi.
Spaventata,
ritrasse subito il braccio solo per assicurarsi di star vedendo
soltanto la sua figura riflessa nel ruscello.
E
così sembrava.
Per
tale motivo, questa volta, quasi gettò la sua mano all'interno
dell'acqua ma, nel momento esatto in cui le sue dita iniziarono a
sfiorarne la superficie, delle immagini sbiadite iniziarono a
prendere forma proprio sotto i suoi occhi.
Leila
ritrasse nuovamente il braccio solo per assicurarsi che i suoi dubbi
fossero fondati.
Ed
esattamente come prima, nel momento in cui si allontanò dall'acqua,
l'unica immagine che riuscì a vedere fu solo la propria.
Ma
certo! Psicometria!
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Evidentemente
non solo era in grado di controllare l'elemento acquatico ma, da
esso, riusciva anche a vedere sprazzi di quello che sembrava essere
il futuro... pertanto, consapevole ormai delle proprie capacità, non
ci pensò due volte ed appoggiò la mano sulla superficie.
Con
l'indice toccò, lievemente, un punto a caso ed iniziò a disegnare
un cerchio.
In
poco tempo, all'interno di esso, Leila iniziò a vedere il futuro...
Vide
Adelaide diventare il cavaliere della bilancia, Keith e Killian
combattersi fra di loro per il titolo di cavaliere ed anche Kiyomaro
e Scorpius... Solo nell'ultimo pezzo della visione, riguardante loro
due, qualcosa andò storto... riusciva a vederli, ma li vedeva ad
intermittenza, come se il futuro fosse – in qualche maniera –
ancora incerto... e poi la vide: la morte! Tutti i suoi amici
giacevano, in una sorta di piramide, uno sull'altro privi di vita.
Imbrattati di sangue dalla testa ai piedi, con gli occhi vitrei
rivolti verso l'alto, su di loro sedeva una figura incappucciata con
un'aria trionfante.
Nel
momento esatto in cui Leila si avvicinò di più, per vedere di chi
si trattasse, questa iniziò a mutare.
Immagini,
completamente dislocate fra loro, iniziarono a stagliarsi davanti ai
suoi occhi.
Un
cane nero (*), con gli occhi
insanguinati, non appena si accorse di essere spiato dalla castana
iniziò a ringhiargli ed ad abbagliargli contro. Poi, come d'incanto,
questo mutò le sue sembianze in una figura maschile, completamente
vestita di nero, con una maschera giapponese che gli ricopriva il
volto. Ed infine, dopo essere stata completamente rivestita
dall'oscurità, la figura si trasformò in un mostruoso dissennatore
(*).
Urlando
a più non posso, questo si girò in direzione di Leila e – come se
tutta la scena si stesse svolgendo nel presente – iniziò ad
avvicinarsi a lei, allungando le proprie mani... mani che
riuscirono ad emergere fuori dall'acqua.
Spaventata più che mai, la strega di Salem interruppe
immediatamente il contatto e, con il cuore in gola, si affrettò ad
allontanarsi dal ruscello.
Poi, di punto in bianco, la coppa con su inciso il segno
dello scorpione emerse dall'acqua ed iniziò a splendere proprio di
fronte ai suoi occhi.
Solo
la voce di Mabel, ruppe tutta la scena e la riportò alla realtà.
**
Killian
stava perdendo a causa dei colpi, incredibilmente veloci, di Keith
Meghetos.
Difatti
il biondo non faceva che schivare abilmente ogni attacco rivolto
verso di lui, creando dei varchi temporali che lo aiutavano a
teletrasportarsi da una parte all'altra dello spazio in cui si
trovavano.
Scompariva
e poi ricompariva e, quando lo faceva, non esitava ad attaccare con
degli schiantesimi provenienti dalla sua bacchetta.
Con
questo giochetto aveva facilmente messo k.o. Lily ed ora era il turno
di Killian.
“Ma
non ti vergogni ad usare simili trucchetti, Meghetos? Tira fuori le
palle e combatti da uomo!”
“Io
STO combattendo da uomo, Nott, sei tu che ti ostini a proteggere la
piccola Potter e continui a prenderle”
“Sei
un essere schifoso, lasciatelo dire!”
“Detto
da te... fa quasi ridere lo sai?”
“E
poi, in questa prova dovremmo usare le nostre abilità. Facile
combattere con la bacchetta, non è vero?”
“Nessuno
dei quattro cavalieri ne ha mai vietato l'utilizzo”
Maledetto
corvo e maledetta l'intelligenza che vi contraddistingue!
Killian,
con uno sforzo immane, richiamò a sé i suoi poteri ed indirizzò
una sorta di frusta di terra nella direzione del suo avversario...
dopotutto, il sottosuolo era pieno di metalli... per questo non gli
risultò nemmeno eccessivamente difficile manipolare il terreno... il
vero problema fu tentare di intercettare il nemico.
Ed,
ovviamente, Keith fu più veloce di lui e, teletrasportandosi dietro
di lui, gli urlò contro un “STUPEFICIUM!” che lo scaraventò
verso un muro di arbusti, facendogli quasi perdere i sensi.
Il
moro dagli occhi di ghiacciò ebbe appena il tempo di capire quello
che gli era appena successo quando vide Keith avvicinarsi,
minacciosamente a parer suo, verso Lily.
E
da lì fu un attimo.
Ti
piace usare la bacchetta e colpirmi alle spalle, eh? Allora giochiamo
ad armi pari!
La giovane serpe si sfilò abilmente la bacchetta dallo
stivale e, con una precisione impressionante – per lo stato
confusionario in cui si trovava – pronunciò il medesimo
incantesimo pronunciato dal biondo, scaraventandolo in fondo ad un
bivio.
Il biondo ebbe appena il tempo di riprendersi quando
vide, proprio a metà fra lui e Killian, la coppa dei pesci
materializzarsi di fronte a loro.
Nello stesso istante, però, un lamento di dolore lo
costrinse a girarsi alla sua destra solo per osservare una Mabel che,
a fatica, si trascinava sul terreno.
Una fitta al cuore lo colpì in pieno petto a causa
della visione della sua 'amata' in pericolo.
Ma
ora la domanda era un'altra: la coppa o Mabel?
Cosa
doveva fare ora?
**
Ian,
a differenza di Leila, si sentiva fresco come una rosa.
Forse
perché, a differenza dei suoi compagni, non aveva nessuno che gli
stesse col fiato sul collo per via di quella storia della coppa.
O
forse perché comunque, i suoi nervi saldi non lo abbandonavano mai
nelle situazioni importanti.
Fatto
sta che il corvonero passeggiava, allegramente e con una calma
impensabile in un momento simile, fischiettando con le mani fra le
tasche.
Tutto
sommato, era una bella giornata estiva.
Il
sole era alto in cielo, non c'era manco l'ombra di una nuvola, aveva
tutto il tempo che voleva per trovare questa famosa coppa.
Niente
poteva andare storto... o forse no.
Una
scarica elettrica, proveniente dalla sua sinistra, gli passò a due
centimetri facendolo indietreggiare all'istante.
“Santa
Morgana ma... che cavolo-” ma le parole gli morirono in gola non
appena volse lo sguardo nella direzione da dove era venuto il colpo.
Un
altro Ian, completamente di cristallo, si avvicinava lentamente al
vero Ian con un ghigno malefico stampato sulla faccia.
“Ma
tu guarda... non avrei mai immaginato che potessero clonarmi...
questi cavalieri sono pieni di risorse!” aveva ironizzato il vero
corvonero, più per sdrammatizzare la situazione che per altro.
Ma
l'altro non si era minimamente scomposto e continuava,
imperterrito, la sua avanzata.
A
quel punto Ian si fece serio.
Se
quella era la sua prova per essere nominato cavaliere, beh, non si
sarebbe di certo tirato indietro.
“Vuoi
la guerra, amico?” domandò, sentendo la rabbia impossessarsi del
suo corpo, iniziando a rilasciare delle scariche violacee dalle mani
disse “E guerra sia! A noi due stupido ammasso di vetro”
**
Killian
era senza parole.
La
coppa brillava con una luce quasi evanescente proprio di fronte a lui
e a Keith, esattamente al centro fra di loro.
Voleva
prenderla, voleva alzarsi e correre a più non posso nella sua
direzione ma non ne aveva la forza... non dopo lo scontro con il
biondo... così, quando vide il suo 'avversario' alzarsi dal terreno
con una forza quasi sovrumana, non si meravigliò più di tanto.
Aveva
perso... e doveva farsene una ragione... ed il bello era che stava
pure già iniziando a farsela quando Keith aveva deciso, all'ultimo
momento, di deviare la traiettoria ed iniziare a correre esattamente
alla sua sinistra.
“MABEL!
RESISTI!”
Aveva
urlato lui con tutto il fiato che aveva in corpo.
Ma
più tentava di essere veloce e più la frusta che Leila aveva creato
con l'acqua non faceva che incombere, pericolosamente, su di lei.
Il
tutto si svolse come a rallentatore...
La
frusta di Leila calava, inesorabile, in direzione del corpo di Mabel;
Mabel, nel tentativo di alzarsi dal terreno, stentava a reggersi in
piedi; Keith, con il cuore in gola, avanzava – passo dopo passo –
in direzione della corvonero.
Ma
la cosa che lo preoccupava di più era quella maledetta frusta che si
abbassava ad una velocità impressionante.
Con
la fronte imperlata di sudore il biondo richiamò a sé le ultime
energie rimastogli e, nel giro di pochi attimi, si teletrasportò
proprio di fronte a Mabel; la tirò su per le braccia e, cadendo
lateralmente, fece appena in tempo ad evitare la frustata.
Leila,
in quel frangente, colse l'occasione ed iniziò a correre in
direzione della coppa.
E
la stessa cosa fece anche Killian.
Nel
giro di una manciata di minuti, entrambi, nello stesso istante
riuscirono ad afferrare il tanto faticato oggetto.
“Sei
uno stupido Meghetos, lasciatelo dire”
“Hai
proprio ragione, Mabel... ma sai una cosa? Non avrei sopportato di
vederti soffrire ulteriormente”
“Perché?
Perché l'hai fatto?”
“Perché?
Andiamo Mabel ti ho praticamente assillato per tutto questo tempo!
Ancora non ti è chiaro?” domandò lui guardandola negli occhi
senza interrompere il contatto visivo “Perché mi sono innamorato
di te”
**
“Ted!
Finalmente, ce ne hai messo di tempo”
“Perdonate
il ritardo ragazzi, ma purtroppo la sveglia ha deciso di tradirmi
stamattina”
“Ma
non mi dire”
“Sempre
più acida eh, Iris? Ma sappi che mi sono mobilitato appositamente
per te”
“Quale
onore” rispose ironica la maga dai capelli violacei.
“Piuttosto...
come stanno andando i ragazzi?”
“Bah,
direi bene. Manca solo Ian e poi le prove sono terminate” aveva
aggiunto Eric, sistemandosi meglio sulla sedia.
“Ma...
mi spiegate una cosa? Perché ambientare la prova in un labirinto? E
con tanto di coppa da prendere? Non potevamo farli combattere fra di
loro e basta? E poi... come facciamo a sapere che chi prende la coppa
sia effettivamente degno di essere investito del titolo di
cavaliere? Uno potrebbe anche accalappiarsela per un caso fortuito”
“Quante
domande che fai!”
“Quello
che Iris voleva dire, Ted” e nel dire ciò Eric iniziò a guardare
di traverso la russa in segno di ammonimento “è che, in realtà,
c'è un trucco che non ho voluto spiegare a nessuno di loro”
“Cioè?”
“Cioè...
le coppe si materializzano solo se sentono che le persone in
questione se lo meritano... prendiamo ad esempio Leila: la coppa non
era nascosta all'interno del ruscello ma, nel preciso istante in cui
la strega di Salem ha iniziato a mostrare i suoi poteri, questa si è
materializzata. Ha visto che lei era degna. Che se lo meritava. Per
questo non possiamo sbagliare”
“Quindi
mi stai dicendo che quelli a cui si manifesta la coppa...”
“Sono
decisamente i migliori”
**
Ian
si stava stancando, nel senso peggiore della parola.
Non
solo doveva combattere contro la brutta copia di se stesso... non
solo quell'ammasso di cristallo vivente sapeva utilizzare i suoi
stessi poteri... ma il suddetto oggetto sapeva pure
moltiplicarsi!
Ed
in poco tempo, tanti se stesso, l'avevano circondato.
E
questo non era un buon segno.
Tutti
conoscevano Ian per il suo essere ed agire sempre nell'ombra.
Indisturbato.
Senza
nessuno che gli ronzasse attorno in maniera soffocante.
Keith
era l'unico a cui fosse permesso di avvicinarsi alla sua sfera
privata.
L'unico
che gli fosse mai risultato, sufficientemente, adeguato per
diventare amico suo.
Insomma,
il biondo era pieno di difetti – su questo non ci piove – ma
sapeva anche lasciarti i propri spazi quando ne avevi bisogno.
Spazi
che, in questo preciso istante, erano sempre più riempiti da gente
fastidiosa.
“Non
ridi più come prima vero, Ian?” la voce del suo doppio riecheggiò
all'interno della sua testa, a causa della moltitudine di voci che
ripeterono la frase.
Che
fastidio.
“Ed
io che pensavo che fossi più forte”
Le
mani di Ian iniziarono a tremare per il nervoso.
Che
disgustosa seccatura.
“Evidentemente
mi sono sbagliato” tutti i suoi doppi iniziarono a caricare delle
saette di elettricità rivolte nella sua direzione.
Che
irritante seccatura!
“Fai
buon viaggio, Ian”
Ma
prima che uno di loro potesse lanciare il proprio colpo, Ian cercò
di fare più chiarezza nelle sue emozioni... si sentiva sull'orlo di
un'esplosione... doveva controllarsi... doveva trattenersi oppure
sarebbe successo l'irreparabile.
E
lì ebbe il lampo di genio.
Che
cosa stava provando, adesso?
Frustrazione?
Rabbia?
Odio?
Angoscia?
Dolore?
Tutto
un mix di emozioni pervase le membra di Ian.
Le
sentiva, scorrere dentro di sé ed implorare di essere liberate.
E
così decise di non protrarre maggiormente quell'atroce agonia.
Nel
giro di pochi attimi, gli occhi color verde muschio del giovane corvo
si tinsero di un bianco perlescente ed il suo corpo divenne come una
bomba pronta ad esplodere.
Scariche
di qualsiasi colore furono generate dal corpo di Ian ed infilzarono,
come lame, uno ad uno tutti i suoi doppi.
Fino
a quando, di loro, non rimase niente, se non della misera polvere.
Sollevato
dal suo quasi attacco di panico, il castano si alzò dal terreno con
aria stanca e si ri-incamminò alla ricerca della coppa. Non voleva
incontrare altre brutte sorprese, per questo aveva deciso di darsi
una mossa.
Ma,
a dire il vero, non ci fu manco bisogno di fare troppi passi.
Un
rumore freddo e tagliente, proveniente alle sue spalle, gli fece
rizzare i nervi all'istante.
Ti
prego fa che quel fottuto essere non si sia ricomposto... ti prego,
non chiedo mai niente... ti prego...
Ian si girò lentamente e con il cuore in gola ma,
quando vide che cosa fosse effettivamente successo, tirò un sospiro
di sollievo.
La
coppa si era costruita esattamente
davanti a lui.
Aveva vinto.
**
Una
volta che anche Ian ebbe concluso la sua prova, tutto il labirinto
attorno a loro iniziò come ad evaporare... poi, come se nulla fosse
mai accaduto, tutti i partecipanti si ritrovarono nel giardino del
castello proprio sotto gli spalti dei cavalieri.
Ted
fu il primo ad alzarsi e prendere la parola.
“Bene!
E' tempo della nomina!” allargando le braccia e, rivolgendosi agli
altri ragazzi presenti, il cavaliere del sagittario continuò il suo
discorso.
“Per
il posto dello scorpione, Leila Redmund viene nominata cavaliere!”
Ed
urla di gioia, da parte delle ragazze in particolare, iniziarono a
levarsi in direzione della castana.
“Per
il posto del cancro, Ian Straggler, viene nominato cavaliere!”
La
stessa cosa accadde per il giovane corvonero, da parte dei suoi
compagni di scuola.
“Ed
infine... per il posto dei pesci, Kil-” ma Ted fu, prontamente
bloccato dall'intervento degli altri due cavalieri i quali gli
saltarono praticamente addosso.
“Che
state facendo?”
“Impediamo
che tu commetta un errore madornale!”
“Mollami
subito la gamba, Iris, e tu Eric... che ti salta in mente di
abbassarmi le braccia! Ero nel bel mezzo del discorso! Siete due
pazzi!”
“Siamo
sanissimi Ted”
“Allora
ditemi un po': per quale motivo fate tutte queste scene?”
“Perché
in realtà non è Killian quello che deve essere nominato cavaliere!”
“A
sì? E chi sarebbe, Iris, sentiamo!”
“Keith!
Keith Meghetos!”
All'affermazione
di Eric, sulla platea cadde il silenzio.
Mentre
tutti non facevano altro che guardare prima Killian e poi Keith.
Che
cosa stava succedendo?
**
Castello
dei Baskerville, ore 18,30...
Iris camminava, distrattamente, sul cornicione di una
delle torri del castello, tentando di mantenere l'equilibrio
allargando le braccia.
Uno... due... tre... quattro... con la prova di oggi
erano arrivati ad avere ben dieci cavalieri su dodici.
E lei non poteva che essere soddisfatta.
“Sai ti conviene scendere da lì, potresti cadere e
romperti l'osso del collo”
La maga dagli occhi violacei, senza manco girarsi, alzò
gli occhi al cielo con un'aria palesemente scocciata.
E
mo quale mocciosa osava farle la predica?
“Senti, non so chi tu sia e manco mi interessa
saperlo, ma ti ricordo che sono in grado di tramutarmi in un drago...
un drago che sa volare... quindi non mi preoccuperei troppo se fossi
in te”
“Chiedo scusa, ma volevo essere certa che fossi
effettivamente il cavaliere che stavo cercando...”
Iris si bloccò di botto e, con aria sempre più
seccata, si girò verso la sua interlocutrice ma, non appena lo fece,
rimase di sale.
Una ragazza dai lunghi capelli argentei, raccolti in una
coda di cavallo, se ne stava in piedi... vicino al cornicione,
intenta a fissarla insistentemente con le sue iridi color del mare.
A quel punto la domanda sorse spontanea.
“E tu chi sei?”
“Un'amica” rispose la ragazza tirando leggermente
gli zigomi verso l'alto in una sorta di sorriso.
Poi, avvicinandosi lentamente alla russa, alzò la mano
nella sua direzione “Piacere, mi chiamo Mirax. Mirax Black (*).
Vengo dall'anno 3001, sono il nuovo cavaliere dell'acquario... e sono
qui per aiutarvi”
**
Il
ragazzo continuava a camminare, avanti ed indietro all'interno della
sua stanza, tenendosi la testa fra le mani per il dolore atroce che
l'aveva colpito e per la voce che continuava a parlargli senza sosta.
Una
fitta gli aveva attraversato la nuca nel momento esatto in cui erano
stati decretati gli altri tre cavalieri e, da allora, non aveva fatto
che torturalo.
“Due...
solo due ne mancano ed avremo tutti e dodici i segni di nuovo
insieme... non possiamo permetterlo! Non posso permetterlo!”
“Zitto,
sta' zitto!”
“Sono
una minaccia per la nostra esistenza!”
“Una
minaccia per la tua esistenza, non mia!”
“Ahahah,
povero stolto... io sono te, esattamente come tu sei me. Se io
affondo, affondi anche tu”
“Sparisci!
Non voglio sentirti più!”
“Ooooh,
ma tu mi sentirai. Eccome se lo farai. E farai esattamente ciò che
ti ordinerò di fare... d'altronde, fra poco tocca a noi”
E
così come era venuta, la voce se ne andò lasciandolo – finalmente
– da solo.
Era
sollevato ma anche perplesso e, soprattutto, impaurito.
Cosa
voleva dire con quel 'fra poco tocca a noi'?
To
Be Continued...
Note:
-
il
cane nero → Il
Cane Nero, nel folklore della Gran Bretagna, è descritto come una
creatura notturna dagli occhi infuocati e, di solito, sono fantasmi
ritenuti messaggeri dell'oltretomba (quindi di cattivo auspicio).
Aggiungiamoci che la
più grande paura di Leila sono i cani ed il suo molliccio sarebbe
proprio un cane nero... beh, abbiamo pensato che come figura potesse
rientrarci nella visione. In più pare che in letteratura la
leggenda dei cani neri venga ripresa nell'opera di Arthur Conan
Doyle chiamata 'Il mastino dei Baskerville'... ora, premettiamo che
né io né Gin abbiamo mai letto questo libro (quindi le
informazioni che vi abbiamo dato sono riprese da internet), ma non
vi pare una strana coincidenza? Insomma, il mastino dei Baskerville,
abbiamo un personaggio che porta questo nome e le prove sono
ambientate nel castello dei Baskerville!
Con tutte queste coincidenze ci siamo fomentate e l'abbiamo dovuto
mettere xD;
-
La
figura maschile che muta in un dissennatore → Abbiamo fatto delle
'ricerche' (più per mancanza di memoria che per altro) ed è
risultato fuori che “Il
Dissennatore è un essere umano a cui è stata tolta l'anima. Il
corpo può sopravvivere anche senza anima, ma regredisce e
avvizzisce fino a diventare quasi un cadavere decomposto. Gli unici
organi che restano funzionanti sono il cuore e il cervello. Il
Dissennatore non ha coscienza nè sentimenti, ma è comunque in
grado di ragionare e dialogare, cosa che molti di loro sfruttano per
formare alleanze coi maghi.”
Tutto
ciò per spiegarvi il motivo della trasformazione;
-
Mirax
Black → è un personaggio di mia invenzione (Vic) perché pensavo
di fare una sorta di seguito di questa storia, una volta conclusa.
Come avete modo di leggere la ragazza si chiama Mirax Black.
Mirax
è preso dal nome di una stella della costellazione di Andromeda ed
è fatto apposta proprio perché la ragazza fa parte della famiglia
Black (scusatemi ma... come si dice... fantasia portami via... il
mio account si chiama victoria black e non ce l'ho fatta a resistere
nel creare un personaggio appartenente a quella famiglia. Insomma,
quel 'black' nel mio 'nome' non sta lì per caso xD).
Tuttavia
ancora non sono del tutto convinta... non so se questa storia andrà
mai in porto...
Questa
è un'immagine di come dovrebbe essere la coppa:
E
questi sono i simboli corrispettivi ai segni zodiacali :
DOMANDE:
-
Dato
che abbiamo notato che lo Special su Nox non ha riscosso molto
successo (quasi per niente a dire la verità, ma vabbè xD) volevamo
sapere se siete interessate a leggere gli Special sui nostri oc
oppure no.
Tenete
conto che, dato che la storia è quasi giunta al termine,
alterneremo un capitolo special ed uno normale fino alla fine...
probabilmente anche due special di seguito... ed i 'nostri' oc,
esclusi Iris e Nox, sono ben altri quattro (quali Ted, Eric, Kyla ed
Ian). Quindi: preferite leggere di loro oppure no?
Fateci
sapere per favore perché così ci regoliamo di conseguenza :)
-
Secondo
voi perché Keith è stato nominato cavaliere al posto di Killian?
Si accettano scommesse.
-
Questa
Mirax è venuta dal futuro per aiutare davvero... oppure per
depistare i ragazzi?
A
questo punto immaginiamo che già avete capito chi sia il nemico...
eheh, preparatevi perché nel prossimo capitolo vedrete...
l'APOCALISSE! Muahahahaha
|
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Capitolo 20 *** Special 4: The Truth Behind Mind Control ***
2
CAPITOLO
SPECIAL 4:
'The
Truth Behind Mind Control'
Angolo
Autrici:
Hola!
Ok...
giunte a questo punto immaginiamo che ormai abbiate capito che siamo
delle ritardatarie croniche... vi chiediamo perdono ma - per quanto
riguarda Gin – ha preferito concentrarsi di più sull'epilogo
dell'altra sua storia; invece – per quanto mi riguarda – ho avuto
qualche problemino nel gestire il mio tempo personale...
La
sessione estiva sta arrivando!
Comunque,
senza prolungarci troppo, vi lasciamo al capitolo :)
Speriamo
che vi piaccia.
Grazie
ancora a tutti voi che continuate a seguirci con pazienza :)
Baci
Vic
& Gin
P.S.
→ chiunque diventerà la centesima recensione della storia, avrà
come 'privilegio' il premio di vedere il suo oc protagonista nel
prossimo Special! (ovviamente, è riferito a quelle persone che hanno
chiesto di poter partecipare).
Nel
caso nessuno recensisca allora metteremo un nostro personaggio.
P.P.S.
→ abbiamo disseminato degli 'indizi' all'interno il capitolo...
vediamo se riuscite ad indovinarli ;)
**
Adelaide Queen
“Non
posso cambiare la direzione del vento, ma posso sistemare le vele in
modo da poter raggiungere la mia destinazione”
(Elif
Shafak)
Adelaide era sempre stata una bambina promettente (a
detta dei suoi genitori) fin da quando aveva appena 5 anni.
Entrambi i coniugi Queen aveva capito fin da subito che
la loro unica figlia non poteva essere come tutti gli altri bambini
'normali'.
Non a caso, quando la piccola piangeva, degli
'incidenti' capitavano dentro casa loro... incidenti che poi si
placavano solo quando la bimba smetteva di piangere e ritornava
tranquilla e serena.
Lucy Queen ancora, dopo quasi dieci anni, rimpiangeva il
prezioso servizio da thé di porcellana che era esploso dal nulla in
salone - quella mattina di metà primavera – proprio quando lei
aveva negato alla piccola Ada di giocarci.
Coincidenze? Loro lo dubitavano e, difatti ne ebbero la
conferma quando giunse la lettera di ammissione alla Scuola di Magia
e Stregoneria di Hogwarts.
Anche se i suoi genitori erano delle persone impegnate e
passavano il minor tempo possibile con la figlia, erano comunque
orgogliosi di Adelaide.
Ada ne era convinta, anche perché gliel'avevano
ripetuto più e più volte da quando aveva iniziato a frequentare la
scuola.
“Si sieda Signorina Queen, si metta comoda. Ho bisogno
di parlarle di una questione alquanto delicata”
Ma lo sarebbero stati ugualmente se fossero venuti a
conoscenza del fatto che, proprio quel giorno del suo terzo anno, la
preside Minerva McGranitt l'avesse convocata nel suo ufficio con
estrema urgenza?
“Preside, perché sono qui? Non ho fatto niente di
male”
“Oh, tranquilla mia cara, lo so che tu non
infrangeresti mai le regole di questa scuola”
“Allora non vedo il motivo per cui-”
“Adelaide” la riprese velocemente la preside
avvicinandole, sospesa in aria, una tazza di thé con dei biscottini
“Come ho già detto, ho bisogno di parlarle di una questione
delicata. Si sieda.”
Bene... dal 'tu' ora era passata al 'lei'...
La cosa non prometteva bene.
E, seppur con aria alquanto contrariata, Adelaide prese
posto alla scrivania del suo ufficio, proprio di fronte alla preside,
mentre iniziava ad intingere il cucchiaino all'interno del liquido
ambrato.
“Ha mai sentito parlare del Pilastro della Magia?”
“Se non sbaglio... non è il pilastro a cui noi maghi
e streghe attingiamo la magia?”
“Precisamente. La sua posizione è sconosciuta a tutti
noi comuni maghi, solo delle persone speciali conoscono
la sua esatta collocazione. Questi maghi sono incaricati di
proteggere il Pilastro fin dai tempi che furono. Fin da quando la più
piccola particella di magia esistente prese piede all'interno del
nostro mondo”
Adelaide era senza parole.
Perché convocarla per raccontarle una storia?
“Perché mi sta dicendo questo? Perché proprio a me,
preside?”
“Perché io non penso che lei sia una strega
qualunque”
**
Hogwarts,
un mese prima, anno 2022...
“Insomma, professoressa, sono qui per chiederle un
favore”
“Mi dica pure, Signorina Queen”
Ada prese un respiro profondo prima di esporre la sua
richiesta alla professoressa, nonché preside della scuola.
Era comunque in ansia anche se aveva ripassato
mentalmente il discorso decine e decine di volte.
Insomma, far spostare una verifica di Trasfigurazione
non era proprio una passeggiata.
Ma le sue amiche avevano piena fiducia in lei e nella
sua 'ars oratoria' – così l'avevano soprannominata loro – che la
contraddistingueva all'interno del gruppo.
Pertanto, quel giorno, la mora aveva richiamato a sé
tutto il suo coraggio da grifondoro per porre la tanto agognata
richiesta alla preside.
Doveva portare a casa la vittoria.
E doveva portarla a qualsiasi costo!
Questo era quello che si era ripetuta per tutto il
tragitto.
E l'opzione di un rifiuto non era contemplata
all'interno della sua testa.
“Volevo chiederle”
“Sì?”
Ma quanto era difficile avanzare una richiesta se la tua
interlocutrice non ti degnava neanche di uno sguardo, presa com'era a
correggere dei compiti dei ragazzini del primo anno!
Così le parole uscirono veloci – e sofferte – nel
tentativo di attirare l'attenzione della professoressa.
“Volevochiederlesepotevaspostarelaverificadidomanilasettimanaprossima”
“Scusa... non credo di aver afferrato”
E, proprio come da programma, la Mc alzò lo sguardo
verso la grifondoro prestandole – finalmente – l'attenzione che
meritava.
“Volevo chiederle...” Ada prese un respiro profondo
“se poteva spostare la verifica di domani la settimana prossima”
e ripeté tutto con estrema lentezza in modo che la professoressa
immagazzinasse la richiesta all'interno del suo cervello.
Strabuzzando gli occhi e scuotendo leggermente la testa,
la preside espresse – balbettando leggermente – la propria
opinione.
“Mi dispiace, Signorina, ma credo sia impossibile”
“Ma la prego, professoressa, è fondamentale che lei
sposti la verifica di domani!”
“Potrei sapere il motivo di tanto disturbo da parte
sua?”
“Ecco... vede... il fatto è che domani, dopo le
lezioni, ci sarebbe la partita di Quidditch... noi della squadra
avremmo qualche problema a prepararci fisicamente se lei domani ci
lascia la verifica-”
“Oh, beh, se la mette così allora sono ancora più
convinta della mia decisione: NO!”
Detto ciò, la Mc si alzò velocemente dalla cattedra e
– facendo levitare tutti i compiti degli alunni che stava
correggendo – si affrettò a raggiungere il proprio ufficio nel
tentativo di non essere disturbata ulteriormente.
Ada, ovviamente, le corse dietro insoddisfatta della
risposta appena ottenuta.
“Si tratta della partita dell'anno! Serpeverde contro
Grifondoro! Lei, più di tutti gli altri insegnanti, dovrebbe capire
cosa voglia dire vincere contro Serpeverde!”
L'aveva quasi urlato per tutto il corridoio ma ad Ada
non poteva fregargliene assolutamente niente. Anche perché non c'era
quasi anima viva, quindi avrebbe potuto continuare all'infinito con
quella scena.
Lei doveva portare a casa la vittoria.
“Per quanto l'idea di poter dare questo schiaffo
morale a tutti i bambocci e ai palloni gonfiati, che riempiono le
stanze di quell'insulsa casata, mi alletti” la Mc si bloccò di
colpo solo per potersi girare in direzione della grifondoro “non
posso assolutamente acconsentire a tale richiesta. Vede, Signorina
Queen, se io oggi le dessi il permesso andrei a creare un precedente.
Precedente che potrebbe essere riutilizzato anche da altri studenti
per propositi inferiori”
Ada sospirò chiudendo per pochi istanti le sue iridi
scure.
Stava per perdere. Per la prima volta nella sua vita la
sua 'ars oratoria' avrebbe fatto cilecca.
Ma non si diede per vinta fino alla fine! Per questo ci
riprovò ulteriormente e, riaprendo di scatto gli occhi, avanzò
nuovamente nella sua richiesta:
“Professoressa... la prego”
Nell'esatto istante in cui la mora pronunciò quelle
parole, scandendole lentamente, qualcosa iniziò a stordire la mente
della McGranitt.
Come se le fosse appena stato lanciato un incantesimo
'Confundus', l'anziana signora, si ritrovò a reggersi il capo con la
mano sinistra.
Cosa stava succedendo?
Sbatté più e più volte gli occhi nel tentativo di
riprendere il controllo ma, più tentava di farlo, e meno riusciva
nell'impresa.
Alla fine fu completamente sopraffatta da quella
particolare magia.
“E va bene, Signorina Queen, la verifica di domani non
si farà, non per voi almeno...”
“C-cosa?”
Ada non credeva alle proprie orecchie.
“Ha sentito benissimo. Dica pure ai suoi amici di
impiegare questo pomeriggio ad allenarsi per la partita. Ovviamente,
non sposterò la verifica, ma voi della squadra siete tutti
esonerati!”
“La ringrazio infinitamente professoressa!”
“Sì, sì, ora vada” e, con un abile gesto della
mano destra, la preside congedò Adelaide la quale se ne andò,
ovviamente, felice come una pasqua.
Eppure qualcosa non quadrava.
Nell'esatto istante in cui Adelaide svoltò l'angolo del
corridoio, Minerva ritornò in sé e continuò a domandarsi cosa
fosse effettivamente successo.
Era stato come se la propria volontà fosse stata messa
a tacere nell'angolo più recondito della sua coscienza.
Come se al suo volere si fosse sovrapposto quello di
qualcun altro.
Ma
non c'era nessuno nel corridoio a parte Adelaide!
Ed ora che ci pensava... non aveva appena fatto, alla
fine, esattamente quello che gli aveva chiesto la ragazza?
Potere
mentale.
Se
non sbaglio devo aver letto qualcosa riguardo ciò in uno dei libri
di Albus Silente. Ma Adelaide non può averlo imparato da qualcuno...
Di solito queste sono abilità innate... abilità che si tramandano
di generazione in generazione... un po' come i cavalieri del Sole
Nero e della Luna Rossa... Ma i genitori di Adelaide sono dei
babbani! È impossibile che la ragazza sia nata con tali abilità
senza che nelle sue vene scorra del sangue magico! Eppure...
La McGranitt fece per andarsene dal centro del corridoio
per raggiungere, finalmente, il suo ufficio.
Una volta entrata non ci pensò due volte e si affrettò
a leggere il paragrafo del libro contenente l'origine della magia.
Ed il dubbio che occupava i suoi pensieri, con fare
incessante, diventò sempre più concreto piano piano che leggeva.
“Nella
mia vita ho avuto modo di conoscere parecchi maghi e streghe
talentuosi ma credo che non abbia MAI incontrato una persona tanto
emblematica come Frederick Baskerville.
Primogenito
del nobile casato dei Baskerville, pare che padroneggi una sorta di
potere oscuro a me sconosciuto.
Lo
chiamano: il cavaliere dell'oscurità.
Deduco
che il nome prenda ispirazione dalle sue abilità di manipolare i
sentimenti negativi della gente e trasformarli in oscure nubi
sufficientemente letali. Ma, oltre ad essere un ragazzo di appena
diciott'anni, non noto alcun altro dubbio nei suoi confronti. Pare
essere un ragazzo dall'animo nobile e gentile con il prossimo e,
nonostante il suo potere possa far pensare a lui come un'eventuale
minaccia, Frederick mi è sembrato sufficientemente capace nel
controllarlo.
Tuttavia,
quello che maggiormente mi ha incuriosito di lui, è sicuramente la
storia di COME certe abilità si siano manifestate.
Mi ha
spiegato che di solito, un mago, tali abilità le eredita da un
lontano membro della sua famiglia con il quale 'spartisce' una sorta
di codice genetico molto simile. Lo ha chiamato 'fattore plus'. E qui
arriva il bello: ovviamente, la persona, per poterlo ereditare deve
avere qualcuno a cui fare riferimento. E questo qualcuno, a sua
volta, deve avere un altro qualcuno. E poi un altro, ed un altro, ed
un altro... fino a che non si giunge all'origine del tutto. Una
persona, comune, a cui si risale per la ricerca di questo codex.
Dalle sue
parole ho potuto captare solo delle semplici informazioni basilari,
anche perché non si è esposto più di tanto sull'argomento, ma
sembrerebbe che il famoso Pilastro della Magia – da cui noi
attingiamo qualsiasi tipo e/o forma di magia – a ritmi irregolari
si... come si può dire... diverta a fare degli scherzi alla gente.
Queste
sono state le sue parole.
Frederick
sostiene che esso, quando sente la nascita di una persona destinata a
fare grandi cose, si diverta non solo ad elargire la magia ma a
dargliene in una quantità 'fuori dal normale'.
Ed è
proprio questo eccesso che fa si che la persona in questione sviluppi
questo tipo di abilità.
Questi
maghi la chiamano: eccesso di magia involontaria (*).
Sembrerebbe,
poi, che le capacità cambino da individuo ad individuo a seconda di
alcuni fattori esterni, come: l'ambiente sociale, familiare,
culturale... ma anche in base alle emozioni che sprigiona nel corso
della sua vita.
Mi ha
spiegato che un ragazzo, per esempio, con una particolare
inclinazione alla giustizia possa tranquillamente arrivare al punto
di manifestare questa caratteristica in degli oggetti. E mi riportava
l'esempio di come la sua più grande amica, Bluebell Dandelion -
cavaliere de Segno della Bilancia -, fosse sempre stata una ragazza
con un alto ideale della giustizia; di conseguenza il suo potere
iniziò a prendere la forma di tante spade affilate che si
materializzavano sotto suo preciso ordine mentale.
Ed è
proprio questo che più mi affascina: l'esistenza di una mente tanto
superba e sviluppata in modo da controllare, solo pensando, quello
che vorrebbe maggiormente.
Bluebell
controlla le sue spade per difendersi, perché la sua mente entra in
una sorta di lap dove si innescano vari meccanismi che la portano a
voler fare esattamente quello che vuole a questi oggetti.
Che cosa
potrebbe significare possedere un potere del genere?
Comandare
le persone facendogli fare quel che si vuole.
Sicuramente,
sarebbe spaventoso...”
Fine
Paragrafo 17, 'Le estensioni della Magia' di Juan-Ludwig King, anno
1568
**
“Cosa intende dire quando afferma che 'non sono una
strega comune? Ed io cosa c'entro con questa storia del potere
mentale e... e... questo Frederick Baskerville!”
Ada sbatté violentemente, senza rendersene conto, la
tazzina di porcellana sul legno di mogano intarsiato della scrivania.
Le stava forse dicendo che non era normale?
Stava forse insinuando che, nonostante fosse una nata
babbana ed una talentuosa strega nell'arte della Trasfigurazione,
c'era comunque qualcosa che non andava in lei?
“Io credo che lei ed il Signor Baskerville abbiate
molto di più di quello che pensa in comune”
“Come può affermarlo così, su due piedi, con l'
unica prova di un paragrafo di un libro del 1700!”
“E' della seconda metà del '500, in realtà”
rispose pacata la preside nel tentativo di acquietare le acque.
La grifondoro si stava agitando e non di poco.
“Sta scherzando spero?”
“Sono serissima Adelaide”
“Ok, mi faccia un esempio. Un singolo esempio
che mi faccia riflettere di avere queste particolari abilità ed io
non insisterò ulteriormente sulla questione!”
Minerva sospirò pesantemente e, con passo felpato, si
diresse in direzione della vetrata: sfregandosi le mani dietro la
schiena, prese un respiro profondo prima di raccontare l'accaduto ad
Adelaide:
“L'altra settimana i suoi amici, il Signor Burke ed il
Signor Weasley, si stavano azzuffando nel mezzo del corridoio degli
arazzi e lei è riuscita a placarli... non è vero? Ed è riuscita
anche a farli confessare su chi per primo, avesse iniziato ad aizzare
l'altro”
“Sì” Ada guardò la preside con aria
interrogativa... cosa c'entrava ora la lite fra i suoi amici?
Il silenzio si fece spazio in mezzo alla conversazione.
Era un cupo giorno piovoso e le gocce d' acqua non
facevano che sbattere impetuosamente sul vetro colorato della
finestra.
Forse non aveva scelto proprio il giorno migliore per
raccontare la verità alla sua allieva.
Ma lei doveva sapere. Doveva sapere che era diversa
dagli altri.
“Lei voleva solo fare la cosa giusta, lo so... ma,
indirettamente, è stata in grado di manipolare le loro menti e
piegarle al suo volere anche se si trattava di una misera lite fra
ragazzi”
“Come può dirlo con certezza! La mia 'ars oratoria'-”
“Quella che lei chiama 'arte' in realtà è un
qualcosa di molto più complesso”
La preside si portò, velocemente, la mano sinistra
all'altezza della fronte.
Stava succedendo di nuovo.
“E sta cercando di manipolarmi anche adesso...
Signorina Queen” a quel punto, l'anziana signora si girò in
direzione di Adelaide e, correndole praticamente contro, continuò il
suo discorso “ma non lo sente il potere? Il potere che sprigiona
nel tentativo di farsi dire la verità dalle persone... il potere di
tentare di sentirsi dire quello che vuole e poi ottenerlo!
Davvero proprio non lo sente?! Si guardi bene dentro se stessa.”
La grifondoro era senza parole.
Deglutendo pesantemente ed abbassando la testa sulle
proprie gambe fu costretta ad ammettere la verità.
Quel senso di potere che provava ogni volta che riusciva
nei suoi intenti... quell'adrenalina che la rendeva elettrica e piena
di vita, nel giro di pochi istanti... sì, era quello a cui la
preside si riferiva.
“Sono un abominio: come potrò più fidarmi della
gente se, indirettamente, sono capace di manipolarle?!”
Calde lacrime rigarono il volto di porcellana della mora
al solo pensiero di quello che le era successo. Proprio quella
mattina, Louis Weasley le si era dichiarato ed attendeva solo una sua
risposta.
Ma come avrebbe fatto a dirgli di 'sì' se manco sapeva
se i sentimenti del ragazzo – di cui era innamorata praticamente da
sempre – erano veri o solo una pallida aberrazione della sua
volontà?!
La preside le si avvicinò e le poggiò una mano sulle
spalle, nel tentativo di darle conforto.
“Ci lavoreremo insieme, stia tranquilla”
**
Da quel giorno, Adelaide Queen, non fece altro che
isolarsi completamente da tutte le persone che lei reputava 'amici'.
Da tutti tranne che dalla sua migliore amica, Jennifer
Benson la quale sembrava allietare il suo grande senso di solitudine.
Eppure, dopo l'abbandono di quest'ultima alle selezioni
per essere nominata cavaliere, la grifondoro fu costretta –
nuovamente – a fare i conti con la cruda realtà: lei era da sola.
Da sola a causa delle sue abilità... a causa del
fattore 'plus' e del Pilastro della Magia che le aveva inferto un
bello scherzetto il giorno della sua nascita.
Eppure...
Londra,
10 Agosto, dopo le selezioni, ore 13:45...
Eric
La Rouge
“Ada! Avanti, piantala!”
“Mai! Hai giurato che avresti fatto qualsiasi cosa
avessi voluto se avessi perso la scommessa. Ricordi, Eric?
QUALSIASI!”
“Sì ma farmi imbrattare la faccia di gelato al
cioccolato, davanti a tutti, non rientrava decisamente nei miei
piani! Pensa se qualcuno dei cavalieri ci vedesse? Già immagino la
faccio disgustata di Iris”
A quelle parole, Adelaide scoppiò in una fragorosa
risata proprio in faccia al biondo dagli occhi cangianti.
Dopodiché si buttò, presa dall'enfasi, sul verde prato
del parco in cui si trovavano continuandosi a reggere lo stomaco con
le braccia.
“Capirai, già non fa altro che riprenderci dalla
mattina alla sera dicendo: 'un giorno o l'altro mi farete venire il
diabete a forza di guardarvi sbaciucchiare!'” continuò la
grifondoro imitando la voce della maga dai capelli violacei, fra una
risata e l'altra.
“Che poi, io dico, mica è costretta a guardarci?”
“Precisamente!”
A quel punto entrambi non ebbero più alcun freno
inibitore.
Probabilmente, se qualcuno fosse passato in quel preciso
istante, li avrebbe presi per due pazzi appena usciti da un ospedale
psichiatrico.
Tuttavia a nessuno dei due pareva importare troppo di
quello che pensasse la gente, per questo continuarono a ridere per
parecchi minuti.
Andare a zonzo per le strade di Londra si era rivelata
un'ottima idea, quella mattina, quasi quanto quella di pranzare con
un cono gelato perché, entrambi, a corto di soldi.
Avevano sbagliato a prendere la metro; un piccione aveva
'espulso materiale organico dal suo corpo' sulla camicia a quadri di
Eric; Eric aveva dovuto BUTTARE quella camicia, nel primo secchio
dell'immondizia, a causa della puzza che aveva iniziato ad emanare e,
come se non bastasse, un cane aveva pure tentato di morderlo!
Qualsiasi altra persona avrebbe etichettato quel giorno
come 'il peggiore della mia vita' ma non Adelaide.
Anzi, forse nella sua vita non era mai stata più felice
come in quel momento.
Con tale pensiero in mente si girò in direzione del
biondo e poi gli si stese sopra, iniziando lentamente a baciarlo fino
a raggiungere un certo livello di passione, cominciando col
togliergli il gelato al cioccolato dal viso.
“E' questo per cos'era ?” domandò lui, una volta
che si furono staccati per riprendere fiato.
“Per te, che mi rendi felice”
The End
(*) NOTA: Eccesso di magia
involontaria → non è niente di che, in effetti, ma è
solo una 'ripetizione' (diciamo così...).
Questo era il titolo dell'altra interattiva che aveva
iniziato a scrivere Gin (da cui, poi, è nata questa storia) e che ha
eliminato quasi subito a causa di problemi personali.
Nella spiegazione ci tenevamo solo ad evidenziarlo :)
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!
|
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Capitolo 21 *** Oscurità - parte 1 ***
12
CAPITOLO
12:
'Oscurità'
-
parte 1 -
Angolo
Autrici:
Buonasera
a tutti! ^^
per
farci perdonare dell'enorme ritardo dell'altra volta, vi 'regaliamo'
un capitolo in anticipo...
Eeeeeee
niente... che dire... questa volta saremo brevi: abbiamo dovuto
dividere in due il capitolo perché stava risultando veramente lungo.
Ovviamente,
essendo la prima parte, non succede niente di che... ma speriamo vi
piaccia ugualmente.
Buona
lettura ;)
Baci
Vic
& Gin
P.S.
→ come al solito il capitolo è VERAMENTE lungo... pazientate un
pochino <3
**
Venerdì
13 Agosto 1817
“Cacciato!
Sono
stato cacciato dall'ordine del Sole Nero e per quale motivo, poi?!
Perché secondo quelle serpi dei coniugi Nightray il segno dell'
Ofiuco 'non è il caso che continui ad esistere dato che non risulta
nello zodiaco'.
Ridicolo!
Assolutamente
ridicolo.
Sono
stato in quest'ordine per quasi quattro secoli! Ed ora, che sono
arrivati loro da poco più di un secolo, sembra che la metà dei
cavalieri penda dalle loro labbra...
Sono
perplesso anche perché, se non sbaglio, quella Chloe Shafiq abbia
delle grandi abilità telepatiche... non vorrei che li avesse
soggiogati tutti...
Il
segno del serpentario, anche conosciuto come 'Ophiuchus', è
attraversato dall'eclittica nella sua parte meridionale.
Tolomeo
stesso lo mise insieme agli altri 12 segni zodiacali!
La
cosa che più mi sconvolge è che anche il Cavaliere Reggente gli
abbia dato ragione.
Per
questo motivo sono ancor più senza parole... insomma, è sempre
stato dalla mia parte per tutto questo tempo. Possibile che, dal
giorno alla notte, abbia cambiato idea sul mio conto? Nonostante mi
conosca da una vita?
Morale
della favola: mi hanno espulso dall'ordine con 'effetto immediato'.
Come
ho già detto prima: assolutamente ridicolo.
Sarà
meglio parlarne con Blue... forse lei saprà aiutarmi in tutta questa
faccenda.
Anche
perché... sento che il mio equilibrio interiore sta iniziando a
vacillare... ho bisogno di essere supportato prima di fare qualche
cazzata...”
'Capitolo
15, Storia di un cavaliere dell'oscurità di Sir. Frederick
Baskerville'
**
Killian Nott
Mabel
Crowlee
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 4 del mattino...
“Che
ci fai in piedi a quest'ora, Killian?”
La
voce squillante di Mabel arrivò all'orecchio del moro con una nota
canzonatoria.
Ok,
essere beccato in flagrante – alle 4 di notte, mentre frugava in
una delle ante della libreria nel salone dei Baskerville – non
rientrava decisamente all'interno del suo piano 'vediamo di
sollevarci il morale'.
Tanto
meno essere beccato così presto.
Insomma,
aveva appena messo piede all'interno della stanza! Che ci faceva la
corvonero in giro?!
Con
molta nonchalance, sfoderando uno dei suoi sorrisi che facevano
svenire le ragazze seduta stante, il moro si girò verso la sua
interlocutrice passandosi la mano fra i capelli corvini.
Poi,
slacciandosi leggermente il nodo della vestaglia da notte –
nell'insulso tentativo di risultare sexy agli occhi della castana -,
si decise a risponderle con un “Buonasera, Mabel” abbassando
leggermente la voce sempre nel – vano – tentativo di risultare
attraente.
Infatti
nulli furono i suoi sforzi.
La
corvonero lo guardò, assottigliando le sue iridi color grigio ferro,
con sguardo torvo alzando leggermente un sopracciglio.
“Stai
tentando di impressionarmi, Nott? Sappi che certi trucchetti non
funzionano con me”
“Lo
immaginavo ma ho voluto tentare ugualmente” Killian si risistemò
la vestaglia e continuò nella sua 'missione', incurante della
presenza della ragazza.
“Tentativo
fallito, mi spiace. Comunque: cosa stai facendo?”
“Alcol”
“Cosa?”
“Ho
bisogno di alcol e, se non sbaglio, il padre di Farley è qui che
tiene la sua 'collezione' di vini pregiati”
“Ma
come fai a saperlo?”
“Ho
passato un'estate intera in questo castello e me lo ha confidato Far
anni fa” rispose il moro continuando nel suo intento spostando, con
estrema attenzione, tutte le cianfrusaglie che erano state
posizionate a copertura delle bottiglie.
Quando
- finalmente - riuscì a farsi spazio in quella bolgia di oggetti,
afferrò la bottiglia di vino rosso e si girò in direzione della
ragazza.
“Eccolo!
Finalmente!” con fare trionfante Killian portò in alto la
bottiglia e, con uno strano luccichio negli occhi, si affrettò a
raggiungere la cucina dall'altra parte del piano.
Ovviamente
Mabel, non volendo restare da sola in quell'ampia sala appena
illuminata, si mobilitò a corrergli dietro.
D'altronde,
anche lei doveva raggiungere la cucina.
“A
che ti serve l'alcol?”
“Come
mai hai tutta questa voglia di parlare? Di solito sei taciturna”
“E'
che... non ti facevo un alcolista”
“Non
sono un alcolista ma, dato che sono riuscito a prendere la coppa ed
hanno comunque nominato cavaliere quel decerebrato di
Meghetos, diciamo che ho bisogno di un sollievo... ed ora che ci
penso, è proprio grazie a te che ho perso lo sai?”
Killian
si fermò di botto, girandosi in direzione della corvonero la quale –
decisamente imbarazzata per la piega che aveva preso la conversazione
– iniziò a guardarsi le pantofole con aria decisamente
interessata.
Già,
Meghetos...
Dopo
che le si era dichiarato, Mabel aveva fatto di tutto per di
evitarlo... non riusciva manco a guardarlo negli occhi, figuriamoci
affrontare un discorso così delicato per lei.
Anche
perché le parole di sua nonna non facevano che tornarle alla mente
ogni volta che tentava di prendere sonno quella notte.
Per
questo si era decisa ad alzarsi dal letto e poi, il pensiero che alle
quattro e mezza sarebbe stato il compleanno del suo amico Lavi, aveva
influito positivamente al flusso dei suoi pensieri.
Almeno
si sarebbe distratta preparando un piccolo dolcetto per il suo amico.
Glielo
avrebbe portato a letto, esattamente alle quattro e mezza, e gli
avrebbe augurato buon compleanno come era solita fare ogni anno.
Certo,
tutto si era immaginata tranne che Killian girovagasse in giro nel
castello e le ricordasse quello che le era successo con Keith.
“Mi
dispiace” fu tutto quello che riuscì a pronunciare.
Rendendosi
conto di essere stato – forse - fin troppo acido con la ragazza,
Killian decise di cambiare discorso e concentrarsi su altro:
“Vabbè,
lasciamo perdere, tu piuttosto perché stai in giro a quest'ora?”
Riprendendo
a guardarlo negli occhi, Mabel si affrettò a rispondergli con un
tono decisamente più allegro.
“Volevo
fare un dolcetto per Lavi con la magia! Alle quattro e mezza in punto
sarà il suo compleanno... sai, è una sorta di tradizione che
abbiamo io e lui... per i nostri compleanni ci facciamo sempre gli
auguri, regalandoci un dolcetto, all'esatta ora in cui siamo nati.
Per questo mi sono alzata dal letto”
“Beh,
allora direi di sbrigarci! Mancano solo dieci minuti alle quattro e
mezza... e la stanza di Lavi si trova al secondo piano, se non mi
sbaglio”
“Sono
già le quattro e venti? Devo davvero sbrigarmi!” e, detto
ciò, la castana velocizzò il passo in direzione della sua meta ma
fu prontamente bloccata dalle parole del ragazzo.
“Aspetta,
vengo con te”
“Vuoi
davvero venire con me? Tu e Lavi non vi siete mai scambiati nemmeno
un 'ciao' in tutti questi anni. Perché vorresti venire?” Mabel lo
guardò di traverso non riuscendo a comprendere il motivo di tale
richiesta.
In
risposta Killian si limitò ad una misera alzata di spalle.
“Beh
direi che è decisamente il caso di rimediare, allora. Socializzare
sarà il primo passo. E comunque: ho un cuore anche io sai? Non sono
proprio così di ghiaccio come si dice”
**
Samantha
King
Quella
notte anche Samantha non riusciva a prendere sonno.
Riviveva
in continuazione il momento in cui sua cugina Kyla, durante lo
scontro per il titolo da cavaliere, l'aveva catapultata in una sorta
di mondo oscuro.
Ancora
ricordava le urla delle anime che avevano tentato di ferirla,
privandola della sua forza magica.
Alla
fine si era resa conto che, quello che le sembrava di aver vissuto,
fosse una misera illusione che l'aveva sconfitta psicologicamente.
Solo...
cavolo! A maggior ragione, come aveva fatto a perdere?!
Ragion
per cui, alla fine, si era decisa ad alzarsi dal letto per fare una
passeggiata in giardino, ma mai si sarebbe aspettata di vedere altre
persone in giro a quell'ora della notte.
“Killian?
Mabel? Cosa ci fate in giro?”
Colti
in fragrante, i due maghi inglesi si avvicinarono – quasi correndo
– alla strega di Salem portando le mani alla sua bocca nel
tentativo di farla tacere.
“Sssh,
abbassa la voce Sam!” bisbigliò sotto voce la corvonero.
“Siamo
in missione” appoggiata fin da subito dal serpeverde.
Spalancando
le sue iridi azzurre, Sam si portò entrambe le mani su quelle dei
suoi 'compagni di selezione' e, una volta che ebbe di nuovo la
facoltà di parlare, non ci pensò due volte prima di rispondergli a
tono:
“Ma,
insomma, vi pare normale tappare la bocca alla gente?”
“Ssssh,
ti ho detto di non urlare!”
“Ok,
ok, Mabel” continuò la bionda abbassando il tono della voce “Ma
che cavolo state facendo?”
“Fra
pochi minuti sarà il compleanno di Lavi”
“Volevamo
fargli gli auguri portandogli, a letto, un muffin al cioccolato con
una candelina da spegnere”
Solo
quando Killian indicò il dolcetto sospeso in aria, Sam si rese conto
di non averlo minimamente notato fino a quel momento.
Per
questo, con aria sorpresa, esclamò solo un misero “Oh, capisco”
prima di tornare a rivolgersi a Killian “Che cosa carina da parte
vostra, soprattutto da parte tua. Se devo essere sincera non
me l'aspettavo!”
“Tu
mi sottovaluti, biondina”
“Già,
ti avevo sottovalutato. Non accadrà più Killian”
A
quelle parole il moro non rispose continuando, invece, a guardare
dritto negli occhi l'americana.
Aveva
davvero dei begli occhi color del mare.
“Sai,
gli occhiali ti donano”
Alquanto
imbarazzata, Sam abbassò lo sguardo iniziando a toccarsi una ciocca
dei suoi capelli biondi come l'oro.
“Grazie”
fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare prima che lo sguardo
penetrante del serpeverde la costrinse a mantenere il contatto
visivo.
Il
mare ed il ghiaccio si rispecchiarono uno negli occhi dell'altra.
Capendo
perfettamente quello che stesse succedendo, Mabel roteò gli occhi
verso il soffitto e decise di risvegliarli entrambi dal loro stato di
trance.
“Ehy,
ragazzi, abbiamo solo due minuti prima che scatti la mezza. Io direi
di sbrigarci”
“E'
vero, muoviamoci! Vieni con noi Sam?”
“Con
molto piacere, Kill”
**
Iris
O'klodore
Lily Potter
Farley Baskerville
Castello
dei Baskerville, in giardino, 1° Ottobre ore 11:30...
“Come
mai avete deciso di posticipare la prova del fuoco e quella del
vento?”
“Beh...
diciamo che avevamo bisogno di pensare”
“Pensare
a cosa? Se posso saperlo, mia dolce collega ?”
“Farley,
sei sempre il solito! Tutto mi si può dire tranne che io sia dolce”
“Punti
di vista, Iris. Punti di vista. Allora? Sto aspettando”
La
maga dai capelli violacei prese un bel respiro prima di rispondere
alla domanda di - quello che era diventato in pochi giorni – uno
dei suoi migliori amici.
Ormai
faceva parte dei cavalieri era il caso che venisse a conoscenza
dell'esistenza di certi segreti.
Continuando
a camminare per il vialetto prese sottobraccio il neo-cavaliere del
capricorno ed iniziò a parlare “Vedi ieri, dopo la prova
dell'acqua, ho ricevuto una visita particolare. Una ragazza
proveniente dal futuro mi ha parlato di quello che succederà fra due
giorni e di quella che, secondo lei, potrebbe essere una potenziale
soluzione allo scorrere degli eventi”
“E
che succederà di così grave da far mobilitare, addirittura, la
gente dal futuro?”
Farley
ridacchiò leggermente mentre pronunciava quelle parole, ma il
mancato coinvolgimento di Iris alle sue risate lo costrinse, fin da
subito, a voltarsi nella sua direzione notando l'aria affranta che le
si era posizionata sul volto.
“Ehy,
tutto bene?”
“Non
proprio Far, vedi si tratta di una cosa delicata”
“Avanti
Iris, posso reggere. Spara!”
Ma
la russa non fece in tempo a rispondere alla domanda di Farley che
Lily Potter, presa da un impeto di gelosia, si frappose tra di loro
sciogliendo 'l'abbraccio' e prendendo la parola.
“Far!
Ti ho cercato dappertutto! Devo parlarti immediatamente!”
“Scusa,
rossa, non vedi che è impegnato? Torna più tardi, ora sta con me!”
Alquanto
infastidita dall'atteggiamento di Lily, Iris non ci pensò due volte
a ringhiarle contro ma, la rossa, non si degnò neanche di
risponderle ed anzi continuò a parlare con il suo migliore amico
ignorandola completamente.
“Andiamo
Far!” detto ciò iniziò a trascinare, prendendolo per la mano
sinistra, il moro verso la direzione da cui era venuta.
A
quel punto Iris non ci vide più.
Con
un gesto provocatorio la russa fece in modo di sciogliere le loro
mani e, spingendola all'indietro, iniziò ad urlarle contro.
“Sei
una screanzata! Io e Farley stavamo parlando di una cosa seria!
Almeno non fare finta che io non esista!”
“Scusa,
ti ricordo che Farley prima di essere un cavaliere è il mio
migliore amico. E, si da il caso, che abbia estrema urgenza di
parlare con lui. Non ti stavo ignorando sei tu che hai le manie di
persecuzione!”
Sì,
certo. Ed io sono la regina Elisabetta!
“Ma
non farmi ridere, l'hai fatto apposta! E comunque prima di te ci
stavo io, quindi smamma dalla mia vista ed aspetta il tuo turno!”
Iris
prese al volo la mano di Farley e si affrettò a girare i tacchi
trascinandolo nella direzione opposta.
Ovviamente
Lily non si diede per vinta e si sbrigò ad afferrare l'altra mano
del moro, tirandolo esattamente dall'altra parte.
“Lui
viene con me”
“Ho
detto di no, viene con me!”
“Smettila
di comandarlo come fai con tutti gli altri! Lui non si fa mettere i
piedi in testa come quei bambocci dei tuoi amici cavalieri”
Bambocci?
Questo è troppo!
“Senti,
sfigatella dei miei stivali, non ti permettere di insultare Nox, Ted
ed Eric che, a differenza tua, sono stati in grado di diventare
cavalieri! LORO! E comunque lo so perfettamente che Farley non prende
ordini da nessuno, quindi neanche da te!”
“A
chi hai dato della sfigatella, stupida violetta?”
“Iris,
IRIS! NO VIOLETTA! Vedi di tatuartelo bene in quella testa bacata che
ti ritrovi!”
“Iris,
forse stai esagerando” a quel punto, sapendo perfettamente che Lily
non fosse in grado di attaccare quanto stava facendo Iris, Farley
decise di mettersi in mezzo nel tentativo di acquietare le acque.
Tentativo
che, ovviamente, fu preso come una sorta di tradimento da parte sua
non appena, Iris, vide il sorriso soddisfatto che si era allargato
agli angoli della bocca della rossa.
Come
se avesse appena ricevuto la scossa si scostò velocemente da lui
alquanto infastidita.
“Mi
stai dando torto Farley?”
“Cos-
no, assolutamente NO Iris!”
“E
allora perché mi riprendi?”
“Perché
io ho ragione e tu hai torto!” si intromise velocemente Lily nel
discorso.
Mai
nella sua vita Iris aveva odiato così tanto qualcuno come in quel
momento.
No,
anzi. Mio nonno presiede il primato. Ma questa ragazzina potrebbe
benissimo essere una degna avversaria del mio 'vecchio'.
“SMETTILA
LILY” Farley aveva, infine, perso la pazienza.
Ma
che cosa stava prendendo a quelle due?
Facendo
un passo indietro alternò lo sguardo prima su una e poi su l'altra.
“E
smettila anche tu, Iris. Non sto dando ragione a nessuno come,
esattamente, non sto dando torto a nessuno” si soffermò un
po' di più sullo sguardo glaciale della russa “Credo solo che
tutta questa discussione sia, a dir poco, assurda. Pertanto vi
consiglio di riflettere per bene su ciò che è effettivamente
successo. Nel frattempo io me ne vado” e, dopo aver detto ciò, si
girò in direzione del castello lasciando le ragazze da sole.
“Ecco,
guarda cosa hai combinato!”
“Cosa
ho combinato IO, Lily? Cosa hai combinato TU!”
“NON
TI RIGIRARE LA FRITTATA!”
“SAI
CHE TI DICO? FARLEY HA RAGIONE! QUINDI: TI SALUTO, BELLA! NON
RIMARRO' CON TE UN SECONDO DI PIU'!”
Ed
alla fine Lily si ritrovò da sola in mezzo al giardino continuando a
darsi mentalmente della stupida.
**
Leila Redmund
Kiyomaro Takamine
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 17:30...
Kiyomaro
continuò a sfogliare, con scrupolosa attenzione, le pagine di quel
misero libricino che aveva catturato la sua attenzione giorni prima.
'Storia
di un cavaliere dell'oscurità' di Sir. Frederick Baskerville, quinto
cavaliere del Sole Nero.
Forse
era proprio il fatto che ci fosse un antenato di Farley fra le fila
del Sole Nero... forse perché Kyla non l'aveva mollato un attimo,
quel giorno che si erano chiusi in biblioteca alla ricerca di
qualcosa... o forse perché quel 'cavaliere dell'oscurità' lo aveva
coinvolto – in qualche modo – in una sorta di ragionamento
contorto...
Fatto
sta che Kiyomaro non aveva perso tempo e si era affrettato, fin da
subito, a rileggere quel tomo di appena centocinquanta pagine.
Era
un diario, in realtà. E non una storia di qualche antica leggenda.
Motivo
per cui non ci era voluto molto per arrivare quasi alla fine...
eppure qualcosa non tornava... sembrava tutto così tranquillo.
Troppo
tranquillo per i suoi gusti.
“Hai
trovato qualcosa Kiyo?”
Leila
sbucò fuori, da una delle corsie della biblioteca, con una pila di
libri fra le braccia.
A
quella visione, Kiyomaro scoppiò a ridere.
“Che
hai da ridere?”
“Niente
solo che... hai intenzione di svaligiare la biblioteca?”
“Ah-ah.
Spiritoso. E comunque: No... non tutta, almeno”
Il
giapponese continuò a ridere, ancor più rumorosamente di prima,
dopo aver sentito l'ultima frase della sua amica.
Amica
che, di punto in bianco, iniziò a ridere insieme a lui.
“Allora”
continuò fra una ripresa d'aria e l'altra “trovato niente?”
“Macché...
questo libro in realtà è una sorta di diario alquanto deludente, a
mio parere. Insomma, non fa altro che parlare delle emozioni di
questo Frederick; di chi gli stava sulle palle e di chi, invece,
rientrava nelle sue grazie”
“Frederick
sarebbe l'autore giusto?”
“Esattamente...
Ma sono sicuro che qualcosa mi sfugga... per esempio qui afferma che
fa parte dell'ordine dei cavalieri dal 1367 ma, questo volume, inizia
partendo dal 1789... sicuramente non è il primo volume”
“Magari
è una raccolta” affermò la strega di Salem dopo aver appoggiato i
libri, che aveva preso dallo scaffale, sul piano liscio della
scrivania.
“Credo
di sì”
“L'avevo
sospettato pure io, per questo ho cercato gli altri volumi
all'interno della biblioteca. Ma niente... a parte qualche riga,
contenuta in questi libri di magia, non ci sta alcun riferimento a
questo 'Frederick'”
Kiyomaro
la guardò spalancando gli occhi.
“Stai
dicendo che tu hai già letto questo libro prima di me?”
“Certo!
Per chi mi hai presa? Avevo notato come Kyla se lo stesse quasi
covando quel giorno. Motivo per cui mi sono alzata durante la notte e
mi sono messa a 'studiarlo'. E' stata una faticaccia fino alle 9
della mattina seguente ma alla fine l'ho finito”
“Eeeeeh?”
incalzò la conversazione il giapponese nel tentativo di spronare,
ulteriormente, la ragazza a parlare.
Magari
aveva scoperto qualcosa d'importante.
“E
niente.. come te, non ho trovato niente di interessante. Solo una
cosa mi lascia perplessa”
“Ti
riferisci al fatto che l'opera è incompiuta?”
“Non
solo a quello... hai letto le pagine dopo il 13 Agosto 1817?”
“Non
ci sono ancora arrivato”
“Vabbè
ti anticipo, preparati per lo spoiler”
“Sono
pronto”
“Frederick
Baskerville, dopo quella data, non fa altro che fare riferimento a
questa Chloe Shafiq la quale – a detta sua – sembra aver
manipolato abilmente i 2/3 dei precedenti cavalieri”
“Continua”
“E
pare, inoltre, che questa tizia sia pure la madre di Vincent. Te lo
ricordi Nightray ? Ecco, qui in queste pagine” Leila prese un
attimo il tomo dalle mani di Kiyo ed iniziò a sfogliare velocemente
le pagine fino ad arrivare al punto a cui si stava riferendo
“Frederick non fa altro che menzionare Vincent chiamandolo 'povero
disgraziato solo per aver ricevuto una madre come quella. Sono sempre
più convinto che Chloe c'entri con la mia cacciata dall'ordine e,
sono pronto a giocarmici una mano, che abbia manipolato persino il
suo attuale marito: Jonathan Nightray! Non che quel grande figlio di
una buona donna mi fosse mai risultato particolarmente simpatico ma
almeno prima, su certi argomenti, avevamo la medesima opinione.
Ora,
invece, quando lo incontro e tento di instaurare una conversazione mi
sembra di parlare con un vegetale umano.
Stento
a riconoscere in lui il vecchio cavaliere dei pesci.
Motivo
per cui sono sempre più convinto della mia tesi: questa Chloe Shafiq
non me la racconta giusta! In più ho appena sentito di come Vincent
abbia potuto uccidere Helen senza batter ciglio... Helen... la sua
amata... che diavolo sta succedendo a questo mondo?
Devo
avvisare Blue di stare attenta a quella donna. Di tenersi lontana da
lei. Di tenere anche il suo bambino lontano da lei.
E'
pericolosa lo sento'”
“Pensi
davvero che questa Choe Shafiq abbai qualcosa a che fare con quel
dissennatore che ha privato Bia della vita?”
“Penso
di sì, Kiyo, anche perché tutti questi tomi” la strega indicò
velocemente la pila di libri che aveva poggiato “non fanno altro
che parlare di Madame Shafiq”
“Strano,
davvero molto strano”
“Direi
di continuare le nostre ricerca focalizzandoci su questo nome. Forse
saremmo in grado di trovare un nesso fra gli eventi passati e quelli
presenti”
“Sono
d'accordo. Allora ci converrà iniziare subito, non abbiamo tutto il
giorno”
**
Lavi
Polaris
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 18:00...
Dopo
aver litigato con Lily e Farley, Iris aveva deciso di sbollire la sua
ira passeggiando in mezzo ai curatissimi roseti del giardino del
castello.
Alla
fine, quando tutto sembrava esserle passato, si era seduta su una
delle panchine color avorio sparse qua e là e si era imbambolata a
fissare la fontana (*) che aveva
di fronte.
Le
gocce d'acqua cadevano a ritmi regolari, ricreando l'effetto delle
cascate, creando quel particolare mormorio che era in grado di
placare i tormenti dell'anima.
E
così fu per Iris.
Presa
a guardare gli effetti di luce che gli schizzi d'acqua non facevano
che ricreare continuamente, non si rese conto della presenza di
un'altra persona fin quando questa non si decise a parlare.
“Ciao”
La
maga degli occhi violacei si girò di scatto verso il suo
interlocutore come se fosse appena stata risvegliata da una sorta di
trance.
Lavi
Polaris la guardava, con aria corrucciata, in attesa di una risposta.
I
capelli rossi appiccicati alla fronte imperlata di sudore; gli abiti
che gli si spiaccicavano addosso - rendendo il suo fisico ancora più
asciutto e magrolino di quanto già non sembrasse normalmente; le
braccia leggermente più muscolose del normale ma, in quel momento,
le uniche cose che riuscirono ad attirare l'attenzione della maga
furono i graffi che si notavano palesemente anche dalla sua distanza.
Era evidente che fosse appena tornato da un addestramento.
E,
per un attimo Iris si perde dentro quegli occhi verdi screziati d'oro
che continuavano a guardarla incuriositi.
Proprio
come quel primo giorno ad Hogwarts, Lavi non aveva fatto che
osservarla.
Per
questo Iris ne era rimasta affascinata fin da subito.
“Ciao”
rispose lei, non sapendo bene che dire ed anche lui sembrava avere lo
stesso dubbio, visto il modo in cui aveva iniziato a grattarsi il
collo.
Era
agitato.
“Allora...
che ci fai qua?” fu lui il primo a parlare, stupendo ancora una
volta Iris.
“Avevo
bisogno di pensare, tutta questa storia delle selezioni mi sta
iniziando a stancare” rispose lei sospirando prima di rigirarsi a
rimirare la fontana.
Ancor
più incuriosito Lavi le si avvicinò, sedendosi sulla panchina,
proprio al posto vuoto accanto a lei.
“Davvero?
Pensavo che per voi cavalieri la cosa fosse... normale”
Iris
ridacchiò leggermente con un sorriso di amarezza stampato sul volto.
“Normale
dici, eh? Qui non c'è niente di normale. Tutta questa storia del
fattore plus... tutte queste morti... la gente che si fa male per
partecipare ed entrare in questi ordini... perdonami ma proprio non
riesco a notare la normalità”
“Allora
perché fai parte dell'ordine?”
Lavi
era sempre più attratto da lei... da lei e dalle sue parole.
“Se
solo tu sapessi la mia storia non staresti qui a farmi domande”
Questa
volta fu il turno del rosso a ridacchiare in modo ironico.
“La
tua storia, eh? Se solo tu conoscessi la mia...”
A
quel punto fu Iris a guardarlo con aria interrogativa, mentre lui
abbassava lo sguardo verso il terreno... gli occhi velati di una
punta di amarezza... di cosa stava parlando?
“Se
vuoi sfogarti, sappi che ti ascolterò senza giudicare. Non fa bene
tenersi tutto dentro. Sempre che tu sia d'accordo, se no non cercherò
di forzarti a raccontarmi quello che ti è accaduto...”
Lavi
si girò verso Iris guardandola, effettivamente, forse per la prima
volta in assoluto: ora vedeva la persona che era realmente, la parte
umana di lei e non quella 'diabolica' del cavaliere senza paura che
era abituata a mostrare agli altri.
La
vedeva: la ragazza che tentava di placare i suoi tormenti interiori.
“Quando
avevo otto anni...” e le parole gli uscirono dalle labbra senza che
se ne rendesse troppo conto “...espressi un desiderio egoistico nei
confronti di mio padre. Sai, io sono l'ultimo di tre fratelli e mi
sono sempre sentito parecchio messo da parte. Come se fossi un
intruso nella mia stessa famiglia... vedevo i miei fratelli parlare
di cose che io non conoscevo ed ho sempre pensato che fossi una sorta
di estraneo. Ma ero pur sempre un bambino, insomma, credo fosse
normale... ma quello che successe dopo non lo fu per niente” al
ricordo di quel fatidico giorno Lavi sentì gli occhi bruciare a
causa delle lacrime che minacciavano di cadere da un momento
all'altro.
Prese
un respiro profondo e, schiarendosi la voce, continuò il suo
discorso “A volte ho ancora gli incubi la notte, non te lo
nascondo. E quando arriva il mio compleanno sono sempre di pessimo
umore: è come se questo mi ricordasse quello che è successo. Il
passato che non posso cambiare e quello che sono stato in grado di
creare distruggendo la mia famiglia”
I
sensi di colpa lo sopraffarono talmente tanto che, al rosso
grifondoro, gli si spezzò la voce di punto in bianco.
Le
iridi glaciali di Iris lo guardarono con una tristezza inusuale per
lei... non era abituata ad essere 'debole di cuore' ma Lavi era
riuscito – ancora si domandava come – ad arrivare a toccare uno
dei suoi punti più sensibili del suo io.
Forse
perché, anche se non aveva capito molto di quello che era successo
al rosso, la storia che gli aveva raccontato l'aveva toccata sul
personale.
“Il
passato che non posso cambiare e quello che sono stato in grado di
creare distruggendo la mia famiglia”
Già,
anche lei si sentiva così.
Iris
gli pose, delicatamente, una mano sulla spalla facendolo sobbalzare
leggermente.
“Qualunque
cosa sia successa ora sei qui. Non puoi cambiare il passato ma puoi
modellare il tuo presente per vivere al meglio il tuo futuro Lavi”
I
due si guardarono negli occhi per parecchi istanti come se i propri
sentimenti fossero appena entrati in contatto.
Era
strano ed inusuale per entrambi ma... aveva un qualcosa di
piacevole... e più continuavano a guardarsi e più ne erano
convinti.
Solo
la voce di Farley li costrinsi a girarsi lateralmente.
“Ehy,
Lavi! Finalmente ti ho trovato e, già che ci sono, cercavo anche te
Iris” le iridi violacee del serpeverde volarono veloci fra uno e
l'altro.
“Ho
interrotto qualcosa?”
“N-
no! NO assolutamente!” risposero all'unisono i due ragazzi, più
imbarazzati che mai.
Già
cosa stava succedendo?
Far
li guardò sogghignando leggermente.
Certo,
ora lo facevano fesso loro a lui.
“Volevi
qualcosa?”
“Oh,
sì, grazie di avermelo ricordato Iris. Ti stavo cercando...” il
moro si avvicinò ad Iris per poterla guardare negli occhi.
Ma
cos' hanno tutti che ti devono guardare negli occhi quando ti
parlano?
“...
per chiederti scusa per come mi sono comportato prima”
“Cosa?”
“Hai
sentito bene, non farmelo ripete avanti!”
“No
è che... tu pensa... volevo venire io a cercarti per chiederti
scusa”
“Ma
dai, telepatia?”
“Direi
proprio di sì”
“Riguardo
a te, invece” a quel punto Farley si rivolse al rosso con un
sorriso sghembo “non credere che me ne sia dimenticato! Tanti
auguri, piccolo pomodorino di casa!” prima di gettarsi addosso a
suddetto interessato, stritolandolo con un braccio attorno al collo.
“Farley,
così mi ammazzi!”
“Suvvia
mi sto pure trattenendo, di solito faccio molto di peggio: reputati
fortunato. Con Killian non sono stato così delicato lo scorso marzo”
Tutta
la scena fece scoppiare Iris in una fragorosa risata che fece gelare
all'istante i due ragazzi.
“Credi
che si senta bene?”
“Forse
si sta solo preparando all'attacco”
“Sicuramente
ora gelerà in un istante”
“O
ci carbonizzerà, Farley”
“Aaaah
ma smettetela! Una non può ridere perché trova una situazione
divertente?”
“No,
no per carità uno è libero di ridere quanto vuole”
“Solo
che da te la cosa è spaventosa” aggiunse velocemente Farley di
supporto all'amico.
A
quelle parole Iris li gelò con gli occhi, cambiando velocemente la
colorazione naturale dei suoi occhi in un rosso cremisi.
Entrambi,
a quel punto, iniziarono a preoccuparsi seriamente.
“Beh,
se non vi dispiace, io tornerei ad allenarmi”
“Ma
come mi molli con lei? Dove sta la nostra amicizia in casi del
genere?”
“Sono
più che convinto che sopravviverai e poi... ora tu mi parli di
amicizia? Non mi hai filato per settimane da quando è iniziata la
selezione!”
“Geloso
eh, Lavi?”
“No,
sono solo in ansia. Ora vi saluto se no non passerò mai la prova del
vento”
E
nel dire il ciò il rosso abbandonò il moro nel pieno della
discussione.
Farley
iniziò, quasi a sudare freddo. Non osava neanche girarsi per
guardarla.
Ora,
a causa delle battutacce che aveva generato la sua acuta mente, stava
quasi rischiando seriamente la vita. Ed ancora non era diventato
immortale!
Maledizione.
Iris
gli si avvicinò lentamente poggiandogli pesantemente la mano destra
sulla spalla sinistra.
“Bene
Farley... cosa stavi dicendo?”
Sarebbe
stato un lungo pomeriggio.
**
Kendra Cox
Eric La Rouge
Adelaide Queen
Ted
Lupin
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 18:15...
Kendra
si aggirava, con aria furtiva, per i corridoi del castello con la
speranza di non dover mai incontrare Ted Lupin.
Era
dal giorno prima che non faceva che evitarlo solo, più tentava di
stargli lontana e più questo – manco a farlo apposta – non
faceva che comparire appena svoltava l'angolo.
Era
successo ieri sera, dopo la selezione, a cena; la mattina stessa
durante la colazione – nonostante si fosse svegliata
volontariamente mezz'ora dopo per evitare di incontrarlo – ed ora
durante il pomeriggio.
Incredibile.
Ma come è possibile che, come giro l'angolo, me lo ritrovo di
fronte? Questa è una maledizione!
Troppo
presa dai suoi pensieri la giovane corvonero non si rese conto, in
tempo, della ragazza che incrociò nel corridoio e le andò
praticamente addosso.
“Kendra!
Ma sei scema? A cosa stavi pensando per non vedermi?”
Come
se le avessero appena letto nel pensiero, l'oggetto della sua ansia
fece – in quel momento – il suo ingresso in scena.
“Kendra!
Ada! Tutto bene? Non vi siete fatte male vero?”
Ad
accompagnare il cavaliere del sagittario c'era Eric il quale, non
appena vide Adelaide per terra, si precipitò subito a prestarle
aiuto.
“Stai
bene?”
“Sì”
pronunciò lei, con un filo di voce, non appena il biondo ebbe finito
di tirarla su per le braccia.
Ada,
a causa della spinta, finì per cadere praticamente addosso al biondo
che, però, riuscì a mantenere i piedi ben saldi a terra.
Il
corpo di Ada aderì perfettamente al suo.
La
mora alzò leggermente il mento solo per incrociare gli occhi
cangianti del cavaliere.
Era
bello da morire.
Rimasero
a fissarsi parecchio tempo, incuranti degli sguardi degli altri due
osservatori.
Furono
proprio loro a dare a spunto a Ted di riproporre la medesima scena
con la corvonero.
Il
ragazzo fece appena in tempo per avvicinarsi a lei che questa,
intuendo quello che aveva in mente di fare, si alzò di scatto dal
pavimento di marmo.
“Devo
andare, ci vediamo” e, non aspettando neanche una risposta da lui,
si defilò il più veloce che poté.
“Ada
ma che ha la tua ami-” ma le parole gli morirono in gola quando
notò che, la scena a cui stava assistendo prima, stava ancora
continuando.
Esasperato,
un po' a causa dell'atteggiamento patetico che l'amico stava
dimostrando in quel momento ed un po' per il non poco velato rifiuto
di Kendra, Ted prese sotto braccio Eric e lo staccò dalle braccia di
Ada.
“Ehy,
ma cosa... Ted!”
“Andiamo,
latin lover, abbiamo altro a cui pensare. Avrai il tuo momento di
gloria un'altra volta”
“Sei
solo invidioso perché Kendra ti ha dato il bidone”
“Chiariamo
una cosa: qui nessuno mi ha scaricato ok?! Ed ora andiamo, abbiamo un
lavoro da fare” e, nel dire ciò, i due si allontanarono dal
corridoio lasciando un' Ada alquanto confusa proprio in mezzo ad
esso.
Cosa
stava per fare Eric?
Perché
continuava a guardarla così intensamente?
E
soprattutto... Cosa sarebbe successo se Ted non l'avesse fermato?
**
Ian
Straggler
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 20:58...
Erano
quasi le nove di sera ed ormai la giornata era quasi giunta il
termine.
Stanco
morto, a causa del suo allenamento, Lavi varcò la porta della
propria stanza aprendola col solo peso delle spalle, dopo aver tirato
giù la maniglia con il gomito.
Tuttavia
non fece neanche in tempo a girarsi, ed entrare per bene all'interno
della stanza, che un coro di voci soavi iniziarono a cantargli
'Tanti Auguri'.
Erano
tutti lì, tutti i ragazzi delle tre scuole erano nella sua stanza –
che era stata rigorosamente addobbata ed allargata – per fargli gli
auguri di compleanno.
Al
centro fra tutti loro, Farley e Mabel intonavano la melodia reggendo
con le loro bacchette un enorme torta al cioccolato.
“Tanti
auguuri a teeee!” esclamarono tutti in coro, mentre un lupo
solitario -un certo Keith- aggiunse “E la toorta a meee!!”
facendo scoppiare a ridere Lavi, che scosse la testa per la solita
intraprendenza -se così vogliamo chiamarla- di Meghetos
“Possibile
che ti devi sempre mettere in mezzo ?” lo riprese Mabel tirandolo
per un orecchio, dimenticando il piano: ignora K.M.
E
mentre la stanza pullulava di risate e commenti vari, Ian fece
partire la musica, modificando le candele in luci d'atmosfera e
posizionando la palla lucente da discoteca.
Qualcuno
urlò “LET'S THE PARTY STARTED!!”
Così
Farley dovette urlare nell'orecchio del festeggiato per farsi sentire
“Pensavi fosse finita qua, eh? Ed invece NO! Diamo inizio alle
danze!” ovviamente decidendo di strafare gli saltò praticamente
addosso.
Flashback,
Castello dei Baskerville, 30 Settembre, ore 20:00...
“E'
questo il motivo per cui sono qui, Iris”
La
maga dai capelli violacei guardò la sconosciuta con un'espressione
indecifrabile.
Poi
rivolse lo sguardo sul libricino di cuoio nero - decisamente consunto
– che Mirax le aveva dato nell'esatto istante in cui aveva iniziato
a parlarle.
Non
poteva credere alle proprie orecchie eppure, se il nuovo cavaliere
dell'acquario si era recato personalmente dall'anno 3001, il futuro
che le aveva appena descritto doveva essere realmente accaduto.
O
sarebbe meglio dire: dovrà realmente accadere.
Accarezzando
leggermente con la mano sinistra il tomo, il cavaliere dei gemelli
deglutì pesantemente prima di pronunciare la domanda che tanto
l'affliggeva:
“Quindi...
tutti? Nessuno sopravvivrà?”
“Nessuno,
Iris, mi dispiace tantissimo”
“Ma...
come è potuto accadere?”
“Come
accadrà? Semmai...”
“Hai
capito cosa intendo Mirax!”
La
ragazza dai capelli argentati inspirò profondamente prima di
risponderle.
Forse
aveva fatto male a raccontarle il futuro/passato ma, per scongiurare
l'Apocalisse che affliggeva la sua epoca, era necessario che qualcuno
dei vecchi cavalieri ne fosse a conoscenza.
Forse
cambiando quel passo della storia, nel 3001 sarebbe stata in grado di
sistemare le cose con l'aiuto dei suoi amici.
Non
erano rimasti in tanti... e non poteva nemmeno restare in quell'asso
temporale per molto ancora!
Mirax
guardò il suo orologio da taschino(*),
dopo averlo tirato fuori dalla tasca del cappotto di pelle.
10
minuti... non mi rimane molto tempo...
“Purtroppo
fra poco mi materializzerò in un'altra epoca, Iris, ma sappi che
tutto quello che ti serve si trova all'interno di quel libro”
“Io
ancora non ci credo... ne sei assolutamente sicura?!”
“Sicurissima”
“Quindi...”
Iris si morse leggermente il labbro prima di continuare a parlare “la
notte del 2 Ottobre-”
“Del
2025”
“Precisamente
fra due giorni... noi... tutti noi...”
“Stando
alla storia che ci hanno sempre raccontato... Morirete tutti e non
rimarrà neanche un cavaliere in vita. Entrambi gli ordini andranno
perduti nei secoli finché...”
“Finché
qualcuno non riuscirà a liberarsi dalle catene in cui è stato
imprigionato e deciderà di riunire i cavalieri”
“Esattamente”
“Ma
chi sarebbe questo qualcuno? E come faccio a scongiurare una calamità
simile se non posso sapere cosa succederà?!”
Iris
era sempre più affranta e disperata.
D'altronde
come darle torto... pensa se qualcuno ti dicesse che morirai fra tre
giorni, tra atroci agonie, senza però darti una soluzione... tu come
ci rimarresti?
“Purtroppo...
questa parte della storia non ci è giunta nel 3001. Sappiamo solo
delle vostri morti. E basta”
“Assurdo...
mi sembra tutto assurdo...”
Una
melodia alquanto bizzarra si levò in mezzo alla discussione.
Mirax
portò il suo sguardo verso l'orologio, color della pece, altamente
lavorato.
Aveva
esaurito il tempo.
Diventando
lentamente evanescente, di fronte alle iridi glaciali di Iris, riuscì
solo a pronunciare le ultime parole prima di scomparire:
“Il
libro. Ritardate la prova del vento e del fuoco di due giorni e
leggete il libro!”
Dopodiché
di lei non rimasero altro che delle luci sospese nell'aria.
Non
volendo indugiare oltre, Iris aprì di scatto il libro direttamente
verso l'ultima pagina – nella speranza di trovare direttamente una
soluzione al problema - ma si bloccò di botto quasi immediatamente.
Bianche.
Le
ultime pagine erano completamente bianche.
Presa
dall'ansia si affrettò a sfogliare le pagine precedenti.
Dannazione!
L'ultima pagina scritta risale all'anno 1817! Come diamine faccio a
trovare una soluzione se l'ultimo riferimento di questo libro risale
a più di due secoli fa?!
To
Be Continued...
NOTE:
vi lasciamo solo delle immagini della fontana e dell'orologio :)
(*)
fontana →
(*)
orologio da taschino →
|
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Capitolo 22 *** Oscurità - parte 2 ***
12
Angolo
autrice:
Ciao a
tutte! ^^
come avete
modo di leggere l'angolo 'autrici' è diventato 'autrice' e vi spiego
subito il perché: Gin ha qualche problema personale e mi ha chiesto
la cortesia di rimanere nella storia solo come beta che come autrice,
dato che non riesce a seguire bene due storie insieme in questo
momento...
I capitoli
sono comunque postati dopo la 'revisione' di entrambe ma, a
differenza di prima, sono scritti solo da me...
Vi chiedo
perdono in anticipo se trovate errori o se non vi piace qualcosa...
non sono mai troppo sicura di quello che scrivo... comunque sono
sempre ben accetta alle critiche costruttive :)
Detto
questo vi lascio alla parte due.
Altra cosa
– e con questo finisco giuro – questo è più un
capitolo...'rivelatore?'... non ho idea di come chiamarlo ma
finalmente scoprirete chi è il ragazzo che era stato soggiogato.
Ho
preferito postarvi la fine del capitolo 12, piuttosto che lo Special,
per concluderlo... il prossimo sarà lo Special su Kiyomaro!
*Amilcara
preparati, dato che leggerai il capitolo in anteprima ;)*
Oooook....
ora vi lascio al capitolo.
Ringrazio
sempre tutte le persone che ancora leggono, seguono e commentano la
storia :)
Buona
lettura
Baci
Vic
P.S. →
Ancora... vi chiedo scusa nel caso troviate il capitolo
'confusionario'... sappiate solo che ho avuto una settimana da
paura... Sono talmente fusa col cervello che oggi, dopo aver dato
l'esonero di Relazioni Internazionali, ho iniziato a fare tutto un
discorso che mai mi sarei sognata di fare sul fatto che 'ogni
persona è portata a pensare, in una certa maniera, a seconda del
contesto in cui è vissuta'... mia sorella stessa (che di solito è
un pezzo di ghiaccio) mi ha detto di andare a letto a riposare...
quindi, vi prego, abbiate pietà di me.
CAPITOLO
12 :
'Oscurità'
-
parte 2 -
Castello
dei Baskerville, 1° Ottobre ore 21:10...
“Muoviti
Scorp! Siamo già in ritardo”
“Arrivo,
Al, arrivo!”
Albus
roteò gli occhi, per la decima volta di fila, mentre continuava a
guardare - appoggiato allo stipite della porta della stanza del
biondo - il suo migliore amico.
La
festa, sicuramente, era iniziata e loro erano in ritardo, ed il solo
pensiero di Kendra che li rimproverava gli faceva accapponare la
pelle.
La
corvonero era un'avversaria temibile se presa in malo modo.
Al
solo pensiero, di quello che sarebbe potuto succedere, gli salì un
brivido lungo la schiena.
“Allora
ti muovi? Non ho tutto il giorno!”
“Eccomi,
Santa Morgana, quanto sei assillante!”
“Io?
Sei tu che sei una lumaca!”
“Sì,
sì, vabbé andiamo” e, nel dire ciò, entrambi s'incamminarono
verso la stanza del rosso chiudendosi la porta alle spalle.
**
Castello
dei Baskerville, 2 Ottobre ore 00:30...
“Basta
Iris, sono stanco”
Ted
lasciò cadere, con molta poca grazia, la copia del tomo che Iris
aveva rifilato a tutti, ordinandogli di leggerla.
Non
ne poteva più di leggere quel diario scadente di un ex-cavaliere
incazzato con il mondo.
Stiracchiandosi
sulla sedia, allontanandosi dal tavolo circolare di legno pregiato,
sbadigliò a causa della stanchezza proprio di fronte ad Iris la
quale, non perse tempo e lo riprese all'istante:
“Assolutamente
NO, Ted! Vuoi forse morire domani?”
“Senti
ma esattamente questa tizia ti ha proprio detto che moriremo o
ti ha detto che forse moriremo. Perché, sai, ci sta una bella
differenza”
“Ha
detto che moriremo e che gli ordini, entrambi, si estingueranno con
la nostra morte”
“E
che un qualcuno, di cui non conosciamo neanche il nome, si libererà
dalle catene in cui fu imprigionato e deciderà di riunire gli
ordini... giusto?” continuò Eric, sfogliando svogliatamente le
pagine della sua copia del diario, senza manco degnare di uno sguardo
i suoi amici.
Iris
sospirò affranta.
“Esatto,
Eric”
La
situazione era critica: avevano passato ore ed ore appresso a quel
diario che Mirax le aveva consegnato, ma niente. Non avevano trovato
manco uno straccio di indizio.
Sarebbero
morti tutti.
Da
lì ad un giorno nessuno di loro sarebbe sopravvissuto ed Iris si
maledisse mentalmente per aver dato inizio a quelle insulse prove ed
averle continuate anche dopo la morte di Bia!
A
dire il vero era stato proprio il vecchio, ormai, Cavaliere Reggente
a dargli l'ordine di indire le selezioni... ma nessuno li aveva
costretti, dopo la sua morte, a continuarle.
Solo
Iris aveva premuto affinché il volere di Bia fosse rispettato anche
dopo gli avvenimenti di quel fatidico giorno. Ed ora sentiva il peso
di quella decisione, gravare come un macigno sulle sue spalle.
Nox,
che aveva passato tutto il tempo ad esaminare ogni singola pagina di
quel tomo, destò l'attenzione di tutti non appena riuscì a notare
un qualcosa di anomalo.
Una
delle pagine aveva uno spessore leggermente superiore rispetto alle
altre... una delle pagine bianche finali... come se fosse stata
incollata a quella precedente.
“Ehi
ragazzi, guardate qua”
“Cosa,
Nox?”
“Non
vi sembra strana questa pagina ?”
Ted
ed Eric si avvicinarono al cavaliere del leone per poterla guardare
meglio.
“Io
non noto niente di strano, tu Eric?”
“Non
mi pare, Ted, mi sembra una pagina come tutte le altre”
“No
no, ragazzi, guardate meglio! Anche se di pochi millimetri è
leggermente più spessa delle altre”
“Anche
se fosse, Nox, potrebbe solo essere un errore di stampa”
“Oppure...
è stata incollata alla precedente!”
“Lo
penso pure io, Eric! Aiutami a scollarla”
Con
un rapido gesto del posto il biondo posizionò la sua bacchetta
proprio sulla rilegatura della pagine e, pronunciando un incantesimo
francese, la pagina iniziò lentamente a scollarsi proprio
dall'attaccatura del libro.
Non
era stata incollata con quella precedente, era stata allungata e
ripiegata su se stessa!
“Wow”
“Già,
Ted, wow... un ottimo incantesimo di occultamento”
Quando
tutta la pagina fu srotolata dalle mani del moro, una lettera apparve
proprio al centro di essa. Al centro vi era scritto il nome a cui era
indirizzata:
Ai
futuri cavalieri...
Non
appena anche le altre parole iniziarono a comparire, i tre cavalieri
si affrettarono a chiamare Iris per leggerla tutti assieme.
“Iris,
alza il culo da quella poltrona immediatamente!”
“Senti
Ted sono già parecchio nervosa per conto mio, ci manchi solo tu con
i tuoi modi di fare del ca-”
“Iris,
davvero, sbrigati!” ma la maga non riuscì manco a terminare la
frase che Eric iniziò a parlarle sopra tentando di aprire,
goffamente, la lettera che era loro indirizzata.
“Che
palle che siete, tutt'e due... una non se ne può stare da sola, per
una volta, che subito dovete riprender-” le parole le morirono in
gola non appena si avvicinò al tavolo e vide la lettera.
“-la...”
“Visto?
Lo dico sempre che sono un genio!”
“Ora
non ti vantare, Nox, hai avuto solo fortuna”
“Senti,
Ted, se era per te ed il tuo 'io non noto niente di strano' potevamo
anche sdraiarci per terra ed attendere che la morte venisse a
prenderci”
“Cerchi
rogna, Nox?”
“Dico
solo la verit- ehi, Iris, stai più attenta!”
“Ragazzi,
davvero, il vostro discorso è molto interessante, ma ora abbiamo
altro da fare”
Con
una rapidità sorprendente, il cavaliere dei gemelli strappò dalle
mani di Eric la lettera – che il biondo ancora non era riuscito ad
aprire – e, con altrettanta velocità, si affrettò a tirarne fuori
il pezzo di carta.
Fin
da subito, lettere dall'inchiostro color seppia iniziarono a
comparire.
“E'
datata 15 Marzo 1818”
“Che
cosa dice, Iris?”
“Non
lo so... è scritta in spagnolo... leggila te Eric”
Ed
una volta che la lettera tornò nelle mani del biondo, essendo figlio
di un mago francese ed una madre spagnola, questo iniziò a tradurre
quello che c'era scritto.
E
più andava avanti con la lettura, più Eric perdeva colorito in
volto.
“Allora,
che dice?”
Fu
Nox ad interrompere il silenzio, troppo curioso di voler sapere la
verità.
Eric
deglutì pesantemente prima di iniziare a parlare.
“Mirax
aveva ragione... questo diario era davvero importante da leggere”
“Perché?
Cosa c'è scritto Eric?” domandò allora Iris.
Tutta
quell'ansia l'avrebbe sicuramente uccisa se il biondo non si fosse
deciso a parlare alla svelta.
“Questa
lettera è stata scritta dal vecchio cavaliere del capricorno, un
certo Jago... e parla di questo Frederick Baskerville... ha deciso di
nascondere questa lettera nel suo diario perché immaginava che un
suo discendente l'avrebbe letta, dato che avrebbe ereditato il
fattore plus proprio da lui...”
“Eeeeeh?”
lo incalzò Ted a proseguire, sentendo il proprio cuore iniziare a
battere all'impazzata per via dell'ansia.
“Il
motivo per cui questo diario è incompleto è perché il suo
proprietario non ha avuto modo di finirlo... qui Jago fa riferimento
ad un giorno in particolare, il 30 Novembre 1817 ricordandolo come
'il giorno della vendetta'... pare che Chloe Shafiq, la madre di
Vincent che non abbiamo mai avuto modo di conoscere, abbia manipolato
quasi tutti cavalieri del precedente ordine contro Frederick... non
lo voleva fra loro perché lo reputava una minaccia, dato che aveva
iniziato a dubitare di lei ed aveva quasi capito il suo piano”
“Quale
piano?”
“Chloe
Shafiq voleva diventare il nuovo Cavaliere Reggente e piegare ognuno
dei cavalieri al proprio volere”
Iris
era senza parole.
“Ma
è assurdo? Che abilità doveva possedere questa Shafiq per essere in
grado di manipolare tutti loro?”
“Non
tutti...” la corresse subito Eric “... stando a questa lettera
gli unici che ancora non era riuscita a manipolare erano: Frederick,
Bluebell, Jago, un certo Takao Shimizu e Rune Linström”
“Rune
è l'ex cavaliere dell'acquario... quello che ci ha salvati, ricordi
Iris?”
“E
come scordarlo, Nox”
“Comunque
sia... non è riuscita a manipolare Frederick grazie alle sue alte
abilità di occlumante e questa Chloe aveva capito che, essendo lui
in grado di manipolare l'oscurità, sarebbe potuto essere un suo
degno avversario”
“E
siccome lui aveva quasi del tutto capito il suo piano-”
“Esattamente,
Nox, lei ha pensato bene di liberarsene... ma qualcosa è andato
storto...”
“Cioè?”
“Pare
che Bluebell, la migliore amica di Frederick, e questa Chloe abbiano
avuto un pesante litigio e siano finite alle mani. Bluebell stava per
vincere... stava per uccidere Chloe quando questa ha ordinato agli
altri cavalieri di uccidere la ragazza... e questi l'hanno fatto...”
“Merlino!
Che atrocità!” esclamò Ted quasi inorridito.
Eric
prese nuovamente fiato e continuò il suo discorso:
“Sì
ma... non è finita... Frederick giunse sul posto – quando si dice
il fato - proprio nell'esatto istante in cui gli altri cavalieri
trucidarono Blue e...”
“Ee?”
“E
lui perse il controllo a causa dello shock e sterminò i tutti
cavalieri più il Cavaliere Reggente”
Il
silenzio si impossessò nella stanza per diversi minuti.
Solo
Ted alla fine si decise a parlare.
“E
poi che accadde?” esclamò quasi in un sussurro il cavaliere del
sagittario.
“Non
lo so, Nox, qui non c'è scritto... questo Jago era in missione a
Castelbruxo quando successe la disgrazia... quello che ha riportato
nella lettera è solo un sunto che gli ha fatto l'ex cavaliere
dell'acquario, dopo averlo richiamato dalla missione” Eric voltò
la pagina sul retro giusto per leggere le ultime parole da lui
scritte “In più ha scritto questa lettera in punto di morte... qui
lo dice chiaramente e ci avverte di un pericolo... che forse c'entra
qualcosa con la nostra futura morte”
“Che
pericolo?”
Alla
mancata risposta del biondo Iris gli strappò, di nuovo, il pezzo di
carta fra le mani ed iniziò a leggere ad alta voce:
“Frederick
nunca fue derrotado, pero fue encarcelado en el Inframundo por el
viejo caballero del cáncer. Si has encontrado esta carta es porque
estás en el castillo de los caballeros ... Baskerville, se lo ruego,
desistir de puerto infierno situado en sottorranei ... si abrió
Frederick sería capaz de salir y esto no debería ocurrir. De él,
ahora, no va a quedar nada ...”
“Che
vuol dire, Eric?”
“Vuol
dire, Iris: Frederick non fu mai sconfitto ma fu imprigionato negli
Inferi dal vecchio cavaliere del Cancro. Se avete trovato questa
lettera è perché vi trovate nel castello dei Baskerville...
cavalieri, vi supplico, desistete dalla porta dell'Inferno che si
trova nei sottorranei... se la apriste Frederick riuscirebbe ad
uscire e ciò non deve succedere. Di lui, ormai, non sarà rimasto
più nulla...”
**
Castello
dei Baskerville, 2 Ottobre ore 01:30...
“E'
giunto il momento!”
Una
fitta alla testa costrinse il ragazzo a piegarsi in due dal dolore.
Cercando
di regolare il proprio respiro, nel vano tentativo di darsi una
calmata, la voce continuò a risuonargli, all'interno della sua
testa, come un chiodo fisso.
“Pagare...
devono pagare tutti! Liberami insulso umano! Libera il mio potere!”
“Zitto!
Devi stare zitto!”
“Ehy,
amico, tutto bene?”
“Sì,
sì, grazie Farley tutto bene”
Notando
la scena dall'altra parte della stanza, Farley si era mobilitato
subito a raggiungere il ragazzo. Immaginava che si stesse sentendo
male per questo decise di farsi avanti... voleva aiutarlo.
“Sicuro?
Se vuoi, vicino alla cucina, ci sta una stanza dove mia nonna tiene
tutti i tipi di pozioni... potresti prenderne qualcuna”
“Grazie
ma n-AH!”
Un'altra
fitta gli attraversò il cervello... sarebbe impazzito per il dolore,
se lo sentiva.
“Lasciami
libero!”
“Ripensandoci,
magari una pozione potrebbe aiutarmi. Grazie Farley, dove hai detto
che devo andare?”
“Aspetta
ti accompagno”
“NO!
No, non... non ti preoccupare. Faccio da solo”
Le
iridi violacee del moro lo squadrarono da capo a piedi.
Strano...
non l'ho mai visto comportarsi così...
“Sei
veramente sicuro?”
“Sicurissimo
anzi sai una cosa? Credo di aver capito dove andare, grazie per la
dritta” e, senza manco attendere la risposta del padrone di casa,
il ragazzo raggiunse la porta quasi correndo.
Dopodiché,
una volta che se la fu chiusa alle spalle, iniziò a barcollare
appoggiando la mano verso il muro.
“Uscire!
Voglio uscire! Il tempo è giunto!”
“Basta!
Zitto! ZITTO! NON VOGLIO SENTIRTI PIU'!”
Ma
ormai era troppo tardi... la vista iniziava ad appannarsi... le gambe
iniziarono a non sorreggerlo più... e fu questione di un attimo. Di
lui, dopo, non rimase più nulla.
L'ombra
aveva vinto.
Frederick
aveva vinto.
**
Castello dei Baserville, 2 Ottobre ore 01:45...
Leila
si stava divertendo come mai era successo in vita sua.
Una
bella festa era proprio quello di cui aveva bisogno. Dopo aver
passato, praticamente l'intera giornata, china su quei tomi le era
venuto un mal di schiena tale che giusto un po' di movimento avrebbe
potuto rimetterla in sesto.
“Vado
a prendere un po' d'acqua” urlò, nel tentativo di farsi capire, al
suo cavaliere – Kiyomaro – per avvisarlo della sua decisione.
Questo,
nonostante il rumore assordante della musica che Ian aveva provveduto
a mettere, riuscì a comprendere le sue parole e, con un veloce gesto
del capo, le rispose affermativamente.
A
quel punto la strega di Salem si decise ad abbandonare la 'pista da
ballo' improvvisata e raggiunse il tavolo vicino alla porta pieno di
bibite e roba da mangiare.
Stava
giusto ripensando a quanto si stesse divertendo che, non appena
iniziò a versarsi l'acqua dalla bottiglia al bicchiere, si rese
conto di essersi versata il vino rosso.
Pensando
di aver sbagliato bottiglia, appoggiò il bicchiere appena riempito
sul tavolo, e si riversò l'acqua in un nuovo bicchiere.
Ma
qualcosa andò storto nuovamente.
Il
colore dell'acqua era di nuovo rosso.
Leila
guardò meglio la bottiglia di vetro.
Eppure
aveva preso proprio l'acqua, perché questa continuava trasformarsi
in vino rosso?
“Perché
non è vino rosso ma è sangue... il sangue tuo e dei tuoi amici...
il sangue dei cavalieri...”
“Chi
ha parlato?”
Sussultando
a causa della voce roca che aveva sentito provenire da dietro di lei,
la strega si voltò di scatto nel tentativo di guardare in faccia il
proprio interlocutore.
Ma
non vide niente, solo un profondo buio.
La
musica era scomparsa... i ragazzi erano scomparsi... il bicchiere che
teneva nella mano era scomparso così come il tavolo da cui aveva
preso la bottiglia.
Era
rimasta solo lei, in piedi sul pregiato parquet del castello, a
fissare il nulla.
Fece
due passi in avanti, il cuore che le batteva a mille a causa della
paura.
Cosa
stava succedendo?
Spaventata
più che mai iniziò a correre dritta davanti a sè alla ricerca
disperata di una via d'uscita.
La
porta, dove diavolo si trova la porta? Voglio uscire da qua.
Corrreva
e correva a per di fiato in una qualsiasi parte della stanza.
Il
rumore dei tacchi dei suoi stivali di pelle riecheggiarono
pesantemente sul legno della sala.
L'unico
rumore che riuscì a sentire, per molto tempo, fu solo quello fino a
che, di punto in bianco, una figura luminosa rettangolare iniziò a
prendere forma proprio di fronte a sé.
La
porta, eccola!
Leila
non ci pensò due volte e, a grandi falcate, raggiunse la porta nel
giro di due secondi e poi la aprì violentemente senza esitare.
Si
ritrovò nel grande salotto del castello, proprio davanti all'antico
orologio a pendolo.
Le
lancette, perfettamente funzionanti, si mossero sincroneamente
nell'esatto istante in cui scoccò il minuto che segnava 'e mezza'.
Le
due e mezza per la precisione.
A
quel punto la melodia di un carillon si levò alla sua sinistra.
Proprio
sulla mensola sopra al camino, dopo che il carillon decise di
aprirsi, due figure simili a fantasmi iniziarono a ballare davanti a
lei.
Un
ragazzo e una ragazza, vestiti con sontuosi abiti medievali, ridevano
e scherzavano davanti a lei senza degnarla di uno sguardo.
Per
un attimo Leila si dimeticò dove si trovasse e cosa le fosse
successo.
I
due ragazzi sembravano felici.
Felici
in un mondo tutto loro.
Tuttavia
nell'istante esatto in cui il ragazzo fece volteggare la ragazza
questa si allontanò da lui e, con aria affranta, iniziò a
dissolversi nell'aria in tante piccole luci luminose.
A
quel punto il ragazzo si inginicchiò per terra tenendosi la testa
con entrambe le mani.
Sembrava
combattuto.
La
castana fece per avvicinarsi a lui, nel tentativo di consolarlo, ma
il rumore del suo tacco fece balzare in piedi in ragazzo.
In
pochi istanti questo mutò in uno spaventoso dissennatore e,
librandosi in aria a pochi passi dal terreno, si avventò contro
Leila risucchiandola in una nube di oscurità.
La
strega di Salem chiuse immediatamente gli occhi a causa dello
spavento, dopo essersi portata entrambe le braccia sul volto, nel
tentativo di proteggersi.
Rimase
così per parecchio tempo fino a che una volata di aria gelida la
costrinse ad abbassare la guardia.
Leila
trattenne il fiato per quello che vide.
Un
enorme drago violaceo la guardava, con le sue iridi color cremisi,
con sguardo penetrante. Respirava profondamente ma non accennava a
fare un solo passo verso la sua direzione.
La
castana sostenne lo sguardo del drago e più lo guardava negli occhi
e più aveva come la sensazione di conoscerlo.
Solo
quando iniziò a sentire delle gocce d'acqua sbattere sul pavimento,
Leila si decise ad abbassare lo sguardo sotto di sè.
Inorridì
all'istante.
Il
drago era gravemente ferito ed una chiazza di sangue, proprio sotto
le gambe della ragazza, non faceva che allargarsi sempre di più a
causa della ferita profonda che il drago che si ritrovava.
Solo
allora le venne il lampo di genio.
“Iris...
ma che ti hanno fatto?”
Il
drago si accasciò con il muso sulla spalla di Leila.
Nell'esatto
istante in cui questa iniziò ad accarezzare il dorso della creatura
mitologica, una scritta iniziò a prendere forma sotto la pozza di
sangue.
“2
Ottobre, ore 2:30... morirete tutti”
“Ehy,
Leila, tutto bene?”
La
voce preoccupata di Kiyomaro, con tanto di scossa sulle spalle,
riportò Leila alla realtà.
La
musica era stata stoppata e tutti i ragazzi la guardavano con aria
perplessa.
“Cosa...
cosa è successo Kiyo?”
“Me
lo stavo chiedendo anche io... Leila ti messa ad urlare”
“Davvero?”
lo sguardo della ragazza passò dalle iridi scure del ragazzo al
bicchiere d'aqua che continuava a tenere in mano.
Ora
l'acqua non era più rossa eppure tutto quello che aveva visto non
poteva essere stata una semplice illusione.
No,
era troppo reale per poter essere una finzione!
Aveva
visto il futuro, ne era certa! E non uno dei tanti futuri possibili –
si era documentata sul da farsi proprio quel pomeriggio sui libri
della bilbioteca – NO. Quello era il futuro imminente, quello che
sarebbe successo da lì a poco. E non era proprio un bel futuro.
Sam
si fece spazio fra i ragazzi, decisamente preoccupata, dopo aver
notato lo sguardo assente della sua amica.
“Leila!
Cosa sta succedendo? Cosa hai visto?”
“Che
ore sono?”
“Sono
quasi le due di notte”
Quasi
le due... non abbiamo molto tempo...
“Ho
avuto una visione” la castana respirò profondamente prima di
continuare “una visione tremenda su quello che accadrà fra poco.
Dobbiamo trovare i cavalieri ed avvisarli. Loro... Iris... noi...
tutti noi moriremo se non li avvisiamo. Non ci resta molto tempo,
ragazzi!”
**
Un
rumore di cocci in frantumi, proveniente dall'altra parte della
porta, attirò l'attenzione di tutti i presenti.
Erano
appena le due e cinque... possibile che qualcuno dei ragazzi fosse
ancora sveglio?
Ma
la domanda che aveva appena sfiorato la mente del cavaliere
dell'acquario fu velocemente rimpiazzata dalla risposta che gli
giunse sotto forma di energia.
“Uccidere...
uccidere...”
Eric
scattò dalla sedia non appena le onde di energia del ragazzo gli
giunsero chiaramente sotto forma di parole.
“Eric
ma cos-” ma il biondo non le fece manco finire la frase che si
preparò ad impartire gli ordini.
“Iris,
sbrigati ad uscire dalla finestra e trasformati in un drago. Vai a
cercare i ragazzi e lascia subito il castello. Ted, vai anche tu e
trasformati in lei. Due draghi saranno meglio di uno. Nox, tieniti a
pronto a dare fuoco a tutto lo stabile se necessario. Io vedo di
rallentarlo”
“Ma
di che cosa stai parlando?”
“E'
tornato, Ted, de è proprio in mezzo al corridoio. Si è
rimpossessato del ragazzo e... dannazione! Come ho fatto ad essere
così cieco? L'energia oscura che ha soggiogato il ragazzo avrei
potuto riconosciurla tempo fa! Maledizione!”
“Lascia
stare i rimpianti, ora come ora non servono a niente. Ed io non ti
lascio qui da solo, sappilo!” Nox si intromise nel flusso dei
pensieri dell'amico e si affrettò a mutare le sue iridi in un
brillante rosso fuoco “Combatteremo insieme” ed in pochi attimi,
fiamme del medesimo colore, iniziarono a percorrergli gli avambracci.
“Io
pure non sono d'accordo!”
“E
neanche io!”
“No,
voi due no... mi dispiace ma i ragazzi devono essere tratti in salvo”
“Non
mi piace prendere ordini, lo sai vero Eric?”
“Lo
so, Iris, ma per una volta... fa come ti dico... ti prego...”
Iris
si avvicinò al ragazzo e, piegando leggermente la testa verso
l'alto, iniziò a guardarlo dritto negli occhi con aria perplessa.
“Ok...
però non vi lascio qua” il suo sguardo vagò velocemente da uno
all'altro. D'altronde, erano pur sempre i suoi più cari amici
“Appena smaterializzeremo i ragazzi e tutte le altre persone del
castello, torneremo a riprendervi”
“Iris
senti-”
“No,
ascolta tu Nox! Iris ha ragione, torneremo a riprendervi. Non si
abbandonano gli amici”
Un
altro rumore di cocci infranti catturò la loro attenzione.
Questa
volta era più vicino di quello precendente.
Si
stava avvicinando a loro.
Probabilmente
aveva percepito le loro auree... Eric ne era quasi certo.
“Non
c'è più tempo. Andate a salvare i ragazzi!”
E
dopo aver detto ciò, entrambi i cavalieri si affrettarono a
raggiungere la finestra.
“State
attenti”
“Ci
rivediamo fra pochissimo”
Ma
in realtà, alla fine, nessuno di loro ebbe modo di fare niente.
**
Un
boato disumano si propagò per tutto il castello catturando
l'attenzione dei ragazzi.
Farley
lo riconobbe subito così come Kiyomaro.
“Ma
questa è-”
“Iris”
“Cosa
le può essere successo per farla trasformare?”
“Sicuramente
niente di buono” Leila si intromise nel discorso dei due con voce
leggermente tremante.
Sperava
davvero che quello che aveva visto non si sarebbe mai avverato.
Un
altro ruggito si levò nell'aria a pochissima distanza dall'altro.
“Ancora?”
domandò Killian dopo aver raggiunto Farley alla sua destra.
“Non
penso questa volta sia stata Iris, mi sembrava diverso dal primo”
“Se
non è stata lei, sicuro è stato Ted. Riesce ad assumere qualsiasi
forma no? Probabilmente si è trasformato in Iris per riuscire a
mutare pure lui in un drago” continuò il ragionamento Mabel.
Leila
era sempre più in ansia.
Che
ore erano?
Le
due e quindici... dannazione!
“Andiamocene
da qua subito!”
“E
dove vorresti andare, Leila?”
“Non
lo so Keith ma rimanere in una stanza, senza alcuna via d'uscita,
sarebbe da folli”
“Il
giardino, allora!”
Tutti
i ragazzi si voltarono in direzione del rosso non appena Lavi
pronunciò quelle parole.
Notando
lo sguardo degli altri su di sé si affrettò ad aggiungere:
“Il
giardino ha dimensioni megalomani, esattamente come il castello. Sarà
facile, nel caso le cose si dovessero mettere male, trovare un
rifugio sicuro”
“Comunque
migliore rispetto a questa stanza” rispose Farley appoggiando
l'idea dell'amico.
Le
due e venti... Maledizione il tempo scorre troppo in fretta!
Leila
levò di scatto lo sguardo dal proprio orologio da polso.
“E
sia! Il giardino è andato, sbrighiamoci ad uscire da qua!” e,
nello stesso istante in cui sentenziò la decisione, tutti loro
iniziarono a correre in direzione della loro meta.
A
metà strada Farley si bloccò di colpo facendo quasi cadere per
terra il povero Killian.
“Far,
che fai?”
“Aspettate,
non siamo tutti”
“Che
dici? Eravamo tutti presenti alla festa per Lavi... nessuno è
rimasto fuori!”
“Invece
si, Killian, ci sta una persona che se ne è andata perché non si
sentiva bene!”
Ed
ora che ci pensava... il giorno in cui Bia venne uccisa, dove si
trovava lui? Nessuno lo aveva incrociato per i corridoi del castello,
nessuno lo aveva visto nel rifugio e -tanto meno- nessuno lo aveva
visto combattere come gli altri cavaliere contro quel coso.
Morgana
ti prego fa che non sia quel che penso!
Tutti
i frammenti del puzzle iniziarono, uno ad uno, a combaciare nella
testa del moro. E più Farley sperava che niente fosse come se lo
stava immaginando e più la sua mente non faceva che generargli
risposte su risposte.
“Ehy,
amico, tutto bene?” non appena Albus gli rivolse la domanda, il
cavaliere del capricorno ebbe una sorta di déjà vu volto a
confermare i suoi dubbi.
“Ehy,
amico, tutto bene?”
“Sì,
sì, grazie Farley tutto bene”
“Sicuro?
Se vuoi, vicino alla cucina, ci sta una stanza dove mia nonna tiene
tutti i tipi di pozioni... potresti prenderne qualcuna”
“Grazie
ma n-AH!... Ripensandoci, magari una pozione potrebbe aiutarmi.
Grazie Farley, dove hai detto che devo andare?”
“Aspetta
ti accompagno”
“NO!
No, non... non ti preoccupare. Faccio da solo”
“Sei
veramente sicuro?”
“Sicurissimo
anzi sai una cosa? Credo di aver capito dove andare, grazie per la
dritta”
Il
cuore del moro perse un colpo.
Lentamente
si girò verso il ragazzo dagli occhi di giada aprendo leggermente la
bocca.
In
quel' esatto istante anche Kendra fece il suo 'ingresso' nella
conversazione, quasi ordinando al migliore amico di muoversi.
Notando
lo sguardo di terrore che si era impossessato del serpeverde, la
corvonero si decise a parlare anche a lui:
“Farley,
ti senti bene?”
No,
per niente.
“Penso
di sapere cosa sta succedendo” le parole gli uscirono dalla gola
come un sussurro ma tutti i presenti riuscirono a sentirlo
ugualmente.
“Ebbene?”
La corvonero lo incalzò affinché continuasse la frase.
Le
iridi violacee di Farley si posarono su quelle color cielo della
castana, come a voler fargli giungere – silenziosamente – la sua
scoperta senza proferir parola.
E
come se gli avesse appena letto nel pensiero, Kendra - che tutto le
si poteva dire tranne che fosse una scema - iniziò a sbiancare di
fronte a tutti.
“Non
ci credo... non voglio crederci...”
“Mi
dispiace, Kendra”
“Ehy,
ragazzi, ma di cosa state parlando?”
Il
serpeverde e la corvonero si girarono entrambi verso il giovane
Potter.
Ed
ora chi glielo avrebbe detto ad Albus?
Di
punto in bianco, facendo sobbalzare tutti i presenti, uno dei muri
del corridoio si distrusse proprio davanti a loro occhi a causa
dell'impatto.
Ted
fu scaraventato, creando una sorta di fossa all'interno del muro di
fronte, con una tale violenza da farlo sanguinare copiosamente dalla
nuca.
“BASTARDO!”
gridò lui, in un impeto d'ira, alla persona che lo aveva appena
scaraventato.
Dopodiché
una moltitudine di tentacoli oscuri iniziarono ad avvinghiarsi a
varie parti del corpo del ragazzo e lo ritrascinarono nello stesso
'lato' da cui era venuto.
Adelaide
gelò alla sola visione dei suddetti.
Il
ricordo di uno di loro che tentava di trascinarla per la caviglia,
gli ritornò subito alla mente facendole salire brividi di terrore.
“Ma
quelli erano...” ma la mora non ebbe neanche il tempo di concludere
la frase che una scossa di terremoto fece smuovere tutto il castello.
“IL
GIARDINO, ADESSO!”
Le
urla di Leila riuscirono a raggiungere le orecchie di tutti i
presenti e questi scattarono all'istante non appena vennero
pronunciate.
Una
volta arrivati di fronte alle porte del castello, la varcarono con
una rapidità tale che tutti alla fine si ritrovarono nel vasto
giardino contemporaneamente.
Ad
un tratto un lampo azzurro si levò dall'ala ovest del castello e,
poco dopo, un enorme drago violaceo venne scaraventato proprio su una
delle torri del castello riducendola in macerie.
Il
muso di Iris incrociò lo sguardo verde dorato di Lavi.
A
quel punto la ragazza non ci pensò due volte e decise di mettere in
atto il piano che Eric le aveva suggerito quasi mezz'ora prima.
“Lavi,
concentrati! Trova il nemico ed obbligalo a mostrarsi nella sua forma
reale, in modo che possa combatterlo ad armi pari, dopodiché
fuggite!”
“Io...
io non penso sia una buona idea... non sono ancora il padrone di me
stesso”
“Concentrati
Lavi! CE LA PUOI FARE!” e poco dopo aver pronunciato queste parole,
altri tentacoli circondarono gli arti del drago e lo risucchiarono
dietro una coltre di nebbia oscura.
“IRIS!”
Lavi
scattò fin da subito verso la direzione dove la ragazza era stata
imprigionata ma ormai era troppo tardi.
Farley
gli si parò immediatamente davanti, tirandolo all'indietro.
“Lascia
stare Iris, per ora, Lavi! Che ti ha detto: concentrati! Se lo ha
detto a te, vuol dire che un modo per fermare tutto questo esiste! E
se lei confida in te allora anche noi, confidiamo in te!”
Lavi
continuava a tenere lo sguardo fisso su quell'ammasso di nuvole nere.
Se
non si fosse mosso all'istante, probabilmente la sua indecisione
sarebbe stata la causa della loro morte.
Della
morte di tutti loro.
Esattamente
come quel giorno di tanti fa.
I
ricordi iniziarono a riaffiorargli alla mente proprio in un frangente
simile.
Suo
padre, disteso sul giardino di casa, con gli occhi vitrei rivolti
verso l'alto.
Le
lacrime che gli ricadevano giù per il viso.
Le
sue urla unite, poi, a quelle dei suoi fratelli.
Il
volto paonazzo di sua madre alla vista del corpo del marito.
NO,
NESSUNO SAREBBE PIU' MORTO!
Come
ridestatosi da un sogno, gli occhi di Lavi mutarono in un brillante
color verde smeraldo.
Tenendo
sempre la mano destra rivolta verso quella nube oscura, il grifondoro
iniziò a girarla verso l'alto tremando violentemente.
“MOSTRATI
A NOI!”
E
nel giro di pochi istanti, un'onda d'urto fece volare tutti i
presenti sul terreno del giardino.
**
Adelaide
si risvegliò, vicino a Keith, dopo pochi minuti col volto rivolto
verso il terreno.
Evidentemente
nella botta aveva perso, momentaneamente, i sensi e ciò spiegava il
giramento che provava alla testa.
Facendo
leva sulle braccia e sulle gambe, piegò queste nel tentativo di
alzarsi in piedi e – quando finalmente riuscì a ritrovare un
equilibrio – si portò una mano alla bocca per via della scena a
cui assistette.
La
nube oscura, dalle dimensioni esagerate, era quasi del tutto
scomparsa: al posto suo, ora, una figura maschile si reggeva in piedi
dandole le spalle.
Davanti
a lui, quattro tentacoli oscuri sospesi in aria reggevano quelli che
erano gli effettivi cavalieri della Luna Rossa e del Sole Nero.
Imbrattati
di sangue – del loro sangue – Eric, Ted, Iris e Nox si trovavano
come nella posizione 'dell'appeso' privi si sensi e questi tentacoli
non faceva altro che assorbirne le energie vitali. Lo si capiva
perfettamente dai giochi di luci che questi creavano a ritmi regolari
fra loro.
Prima
neri e blu, poi di nuovo neri ed ancora di nuovo blu.
Una
scena raccapricciante.
Quando
anche Keith si decise ad alzarsi, dopo essersi ripreso dalla botta,
con parole taglienti costrinse il ragazzo, voltato di spalle, a
girarsi nella loro direzione.
Infine,
quando questo si decise ad accontentare il corvonero, un silenzio
tombale si fece largo nell'aria.
Solo
Lily ed Albus riuscirono a proferir parola, più per lo shock che per
altro, alternandosi fra loro.
“Io...”
“non...”
“ci...”
“credo...”
“SCORPIUS,
MA COSA FAI!” esplose, infine, la rossa in un impeto di rabbia.
Scorpius
gli rivolse un sorriso malefico prima di iniziare a ridergli in
faccia spudoratamente.
Erano
le due e mezza in punto.
Leila
guardò il biondo serpeverde senza parole.
La
loro fine era giunta.
To Be Continued...
|
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Capitolo 23 *** Special 5: Dubbi e Vivere ***
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutte! ^^
Ecco
lo Special dedicato a Kiyomaro.
Ci
ho messo un po' per scriverlo perché volevo mettere in luce anche
degli aspetti del carattere di Kiyo che ancora non avevate avuto modo
di vedere... non so se ci sono riuscita ma spero che vi piaccia :)
Ora
vi lascio alla lettura la quale, ATTENZIONE contiene qualche SPOILER.
Baci
Vic
P.S.
→ probabilmente il prossimo capitolo sarà lo Special di Eric e Ted
e non il continuo della storia.
Ho
fatto due conti e mancano solo quattro capitoli 'normali', incluso
l'epilogo, alla fine.
Degli
Special, invece, mancherebbero ancora quelli di Leila, Mabel, Lavi,
Eric, Ted, Kyla ed Ian.
Insieme
a Gin ho deciso di 'unire' quello di Eric e Ted insieme ed anche
quello di Kyla ed Ian per non arrivare dopo l'epilogo a leggere di
loro.
Quindi
alla fine sarebbero 4 capitoli normali e 5 Special ma, alternandoli
uno ed uno, ne avanzerebbe comunque un altro.
Quindi
vi metto subito dopo questo un altro Special e poi il capitolo che
riprende la storia.
Vi
prego non maleditemi xD, vedrò di aggiornare in fretta.
P.P.S.
→ l'altro Special è quasi finito quindi molto probabilmente lo
posterò ad una settimana di distanza da qua.
CAPITOLO
SPECIAL 5:
“Dubbi
e Vivere”
Il
dubbio è l’inizio della saggezza
-
Dubium sapientiae initium -
(Cartesio)
La
scuola di Mahoutokoro
è
sempre stata, fin dai tempi più antichi, la scuola predefinita per i
maghi del continente asiatico.
Situata
nel punto più alto dell'inabitata (secondo i babbani) isola
vulcanica
Minami
Iwo Jima, il maestoso palazzo di giada si stagliava, imponentemente
nel cielo, dividendo nettamente le nuvole che osavano attraversarlo
con sfacciataggine.
Come
se un palazzo del genere potesse mai sottostare alle 'regole' che lo
circondavano.
E
nonostante fosse la più piccola scuola esistente - per via del
numero di studenti decisamente inferiore rispetto alle altre scuole
di Magia e Stregoneria del mondo - e nonostante si trovasse
Koldostoretz dall'altra parte del continente, la scuola ebbe modo di
spiccare all'interno della società magica, grazie alle incredibili
abilità dei suoi studenti nel Quidditch.
Abituati
ad andare a scuola fin dall'età di sette anni, e ad essere
riaccompagnati su degli Uccelli della Tempesta Giganti dopo le
lezioni, gli studenti giapponesi erano gli unici che si
impratichivano nella sacra arte della Magia fin dalla giovane età.
Non
a caso le loro divise, non facevano che cambiare colore a seconda del
rendimento scolastico.
La
divisa color oro era l'ambizione di tutti i rampolli delle più
antiche famiglie giapponesi.
Ed
ovviamente, il nobile clan dei Takamine, non era di pensiero
differente dagli altri.
Kiyomaro
ancora ricordava le parole di suo nonno, oji-san, mentre gli
ricordava di quanto la conoscenza potesse essere un'arma efficace
nelle mani di chi sapeva utilizzarla.
“Una
vita senza conoscenza è una vita a metà. Se non sai, non puoi
capire, e se non capisci, che scopo ha vivere?
Per questo ricordati sempre, nipote mio, di puntare sempre al massimo
affinché tu possa vivere
sempre al meglio”
Ed
era soprattutto grazie al vecchio capofamiglia dei Takamine che Kiyo
era riuscito, all'età di undici anni, ad avere la tanto agognata
uniforme color oro.
“Il
più giovane ragazzo che abbia mai indossato un simile indumento”
Così
molti dei suoi professori si complimentavano con lui.
Ma
a Kiyo certe cose non interessavano così tanto.
Nel
senso: aveva già lasciato il segno in quella scuola, ora doveva solo
cercare la propria strada nella vita.
Villa
Takamine, 21 Agosto 2025...
Era
un caldo pomeriggio d'Agosto ed il sole batteva forte su quella parte
del Giappone.
Kiyomaro
si rigirava, dubbioso, fra le mani quel misero pezzo di carta che,
pochi istanti prima, aveva scatenato le risate di tutti i presenti.
Quel
giorno il gufo che recava la lettera aveva deciso, a differenza degli
altri volatili che erano abituati a volare alto, di recapitare la
lettera praticamente raso terra, ignaro del pericolo che incombeva
imminente.
Proprio
di fronte la buca delle lettere, perfettamente nascosta fra le alte
spirali di bambù di fronte ad essa, il predatore aderiva il proprio
corpo perfettamente al suolo in attesa di una singola mossa della sua
vittima che l'avrebbe portato alla vittoria.
Quando
il povero pennuto decise di appoggiarsi leggermente sul ramo accanto
alla buca, il felino interpretò l'attimo come il momento propizio e
si preparò ad agguantare la sua preda.
Un
passo. Poi un altro ed un altro ancora.
In
pochi istanti l'animale feroce si buttò completamente addosso, con
le fauci spalancate, al povero gufo albino che se ne stava – ignaro
– appollaiato con il muso rivolto verso la porta in attesa che
qualcuno gli aprisse... o almeno lo degnasse di qualche sguardo.
Peccato
per lui che in effetti qualcuno l'aveva notato...
Fu
questione di un attimo e la scena che si svolse fu la seguente:
Hector
– il gufo – volò dalla parte opposta della porta, solo a causa
della folata di vento improvvisa che percepì sulle sue soffici
piume.
Il
felino si lanciò su di lui, a due passi dal suo becco, nel tentativo
di divorarlo.
Il
gufo, terrorizzato, tentò la fuga disperatamente e, per grazia
divina, riuscì ad uscirne miracolato.
Ed
ovviamente il felino, iniziando ad agitare velocemente la coda,
continuò a fissare insoddisfatto la sua vittima che si allontanava
velocemente dalla villa.
Il
predatore si accasciò al suolo di botto solo per evidenziare
maggiormente la propria seccatura.
Ridendo
a più non posso, Kiyomaro ed i suoi domestici si decisero ad uscire
dal loro 'nascondiglio' solo dopo aver visto l'aria insoddisfatta che
aveva dipinto il muso di Orenji (*).
O
Renji, come la chiamava Kiyo.
La
sua maestosa tigre del bengala, regalatagli da suo nonno il giorno in
cui venne a sapere proprio dell'uniforme del nipote.
“Ti
è andata male, mia cara” il moro si avvicinò alla tigre e, con
fare affettuoso, iniziò ad accarezzargli il manto tigrato.
Questa,
come offesa a causa delle risate, si allontanò leggermente dal suo
padrone solo per sedersi, dandogli il sedere, poco più avanti a lui.
Altre
risate si levarono per l'enorme giardino della villa finché qualcosa
di bianco, posizionato proprio fra le fauci di Renji, non destò
l'attenzione del giapponese.
“Che
cos'è questa Renji?”
Kiyomaro
levò delicatamente la busta incantata dalle zanne del felino e
questa iniziò ad aprirsi proprio di fronte a lui.
All'attenzione
del Sig. Kiyomaro Hiroto Takamine:
“Buongiorno,
siamo
lieti di comunicarle che la nostra scuola è stata ammessa a
partecipare alle selezioni per entrare a far parte de I Cavalieri
della Luna Rossa e del Sole Nero, che si terranno il 2 Settembre alla
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
La
sua presenza è necessariamente richiesta pertanto, nel caso in cui
non possa recarsi personalmente in Scozia, le chiediamo la cortesia
di inviare una lettera di diniego specificandone le motivazioni.
Quelle
non ritenute sufficientemente gravose, verranno rimandate al mittente
ed il suo intervento sarà interpretato come necessario.
Augurandole
un buon proseguimento.
Le
auguriamo,
Cordiali
Saluti
La
Segreteria di Mahuotokoro
Il
moro sospirò pesantemente dopo aver sollevato le proprie iridi scure
verso il cielo.
Stava
per piovere, una splendida giornata rovinata in pochi istanti a causa
di delle semplici nuvole grigie.
Le
stesse nuvole che tentavano disperatamente, ogni volta, di tagliare
in due la scuola.
Chi
erano questi cavalieri della Luna Rossa e del Sole Nero?
Perché
non li aveva mai sentiti nominare e perché tutta la scuola doveva
recarsi in Scozia?
Quei
dubbi lo perseguitarono per tutto il giorno, anche perché non aveva
neanche potere decisionale di sottrarsi alla scelta impostagli.
Se
non sai, non puoi capire, e se non capisci, che scopo ha vivere?
Le
parole di suo nonno gli risuonarono nella mente per tutto il tempo e
per tutti i giorni a seguire, fino a che non arrivò il 1° Settembre
e fu costretto ad iniziare l'anno scolastico.
Campo
di Quidditch, scuola di Mahoutokoro, 1° Settembre ore 17:30...
Kiyomaro
guardava, con sguardo fisso e assente, il curato prato verde sotto di
sé, mentre i suoi compagni di squadra continuavano a volteggiargli
attorno con i loro manici di scopa.
Il
mantello nero, drappeggiato da inserti dorati come la sua divisa,
scintillava sotto i caldi raggi solari che il sole emanava e si
distingueva nettamente rispetto a quelli dei suoi amici.
Le
pluffe che sfrecciavano da un palmo all'altro dei suoi amici, con una
velocità impressionante, era come se non esistessero in quel
momento.
Niente
esisteva.
In
quel momento c'erano solo lui ed i suoi dubbi ad affliggerlo sul da
farsi.
Che
cosa doveva fare?
Una
folata d'aria improvvisa lo fece risvegliare dal vortice di pensieri
in cui era caduto, dopodiché una risata cristallina iniziò a
destare la sua attenzione.
“Amico,
oggi è veramente uno spasso giocare a Quidditch con te. Sul serio,
potrei quasi pensare che sono bravo. E tu sai come divento quando
inizio a montarmi la testa” un ragazzo dai lineamenti occidentali
gli si affiancò con la scopa e continuò a ridergli in faccia.
“Lieto
di recarti gioia, William”
“Lieto
di recarti gioia, William. Oh, ma andiamo! L'hai sentito Channy?
Il nostro capitano è in vena di sarcasmo oggi”
“Sono
colpito, Will, eppure mi sembrava piuttosto serioso oggi” ribatté
un altro ragazzo dai lineamenti asiatici come Kiyo, affiancandosi
anch'esso ad il moro.
“Piuttosto
serioso? Amico mio ma l'hai visto! La gente potrebbe tranquillamente
scambiarlo per un cadavere vivente, guarda che occhiaie!”
“Che
cosa hai fatto in queste notti, eh Kiyo?”
“Assolutamente
niente di indecente, se è quello che intendi quando me lo domandi
con quel tuo sguardo da ebete. Non mi chiamo mica Chanyeol, io”
“Uh,
questa faceva male Kiyo!” Will si portò la mano al petto con fare
molto teatrale e lo stesso fece, quasi contemporaneamente, anche
Channy.
Kiyo
alzò gli occhi al cielo, mentre un sorrisetto divertito gli si
stampava in faccia.
Non
era uno che dava mai troppa fiducia alla gente, specialmente ai suoi
compagni di scuola con i quali era in perenne competizione per via
della sua divisa, ma con quei due le cose erano andate diversamente.
William
Dandelion e Chayeol Park erano diventati i suoi migliori amici fin
dal suo primo giorno in quella scuola a 7 anni e, da allora, non si
erano più separati.
Continuando
a sorridere, Kiyo rivolse le sue iridi scure guardando
silenziosamente prima uno e poi l'altro dei suoi amici.
“Hai
visto anche tu, Will?”
“E
come non notarlo, Channy”
“Dici
che ci darà almeno il tempo di fuggire da qua prima che provi ad
ucciderci?”
“Probabile,
sai lui è un uomo d'onore. A meno che non decida adesso di fare
l'infame e farci cadere dalla scopa”
“Facendoci,
magari, perdere i sensi”
“E
dopo essersi assicurato di essere completamente inermi e succubi del
suo potere”
“Probabilmente
ci risveglieremo nel suo giardino con Renji che tenta di banchettare
con le nostre carni”
Kiyo
scoppiò a ridere di punto in bianco.
“Però,
ne avete di immaginazione voi due! Potreste scrivere un libro in
comune”
“Negativo,
Kiyo, sono già il figlio di uno scrittore britannico che ha avuto la
bella idea di emigrare a Singapore (*).
Non farò mai lo stesso lavoro del mio vecchio” constatò William
spostando le sue iridi celesti verso un gruppo di ragazzi poco più
avanti di loro.
Cos'era
tutta quella folla?
“E
poi, amico, hai idea di quanto Renji ci incuta terrore? Ogni volta
che ci alleniamo a casa tua ho i brividi di paura” anche Chanyeol
cambiò velocemente espressione e, come William, spostò il suo
sguardo felino verso la folla che gli si avvicinava, camminando sul
giardino proprio sotto di loro.
“Suvvia
Channy, ve l'ho detto che Renji è quasi sempre innocua”
“E'
quel quasi che non mi convince”
Notando
gli sguardi induriti di entrambi i suoi amici anche Kiyo si decise ad
osservare la scena proprio sotto di lui.
Due
ragazzi stavano per picchiarsi, il che era molto insolito nella loro
scuola.
Nessun
ragazzo (o ragazza) sano di mente avrebbe rischiato il proprio
'onore' nel caso ne fosse uscito vinto dal duello.
E
nessuno dei due accennava ad utilizzare le bacchette.
Strano.
“Avete
idea di quel che stia accadendo?”
Willian
fu il primo dei due a parlare:
“Stavo
tentando di capirlo ma non si prospetta un gran finale”
“Lo
credo anch'io”
“Sì
ma perché arrivare ai pugni e non usare le bacchette? Insomma, non
vi pare insolit-”
Ma
le parole gli morirono in gola non appena uno dei due ragazzi, con
uno spintone, fece cadere per terra l'altro obbligandolo ad aprire il
lungo e scuro mantello nero che gli copriva la divisa.
A
quella visione, tutti e tre sbiancarono.
Una
divisa bianca.
Il
segno della Magia Nera, il segno che il codice era stato infranto.
Il
ragazzo si era macchiato di una delle più ignobili azioni per questo
non aveva accennato a tirar fuori la sua bacchetta: per farlo avrebbe
dovuto scostare il mantello e rivelare a tutti la propria divisa.
Urla
di stupore e terrore si levarono dalla folla non appena videro il
candido bianco della divisa ed aumentarono, maggiormente, quando il
ragazzo portò la mano alla vita nel tentativo di prendere la
bacchetta.
William
e Chanyeol scattarono nello stesso istante di Kiyo e, sfoderando
abilmente le proprie bacchette, si affrettarono a disarmare e
circondare il ragazzo.
“Takamine!
Park! Dandelion! Lasciatemi andare ed avrete salva la vita”
“Non
credo che tu sia nella condizione di poter negoziare con noi”
replicò immediatamente Kiyo, seguito a ruota dai suoi amici:
“O
di minacciare”
“O
di offendere come stai pensando di fare”
“Dannato
mezzosangue legilimens, non sei neanche asiatico tu! Sei solo il
figlio di un purosangue britannico rinnegato dalla sua stessa
famiglia per il semplice fatto di averti messo al mondo! Non dovresti
manco rivolgermi la parola! Sai chi sono io? Io sono il figlio del
grand-AH!”
“Molto
interessante, davvero”
Il
ragazzo non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Kiyo,
irritato dall'atteggiamento di quest'ultimo nei confronti di uno dei
suoi migliori amici, gli aveva già lanciato un bello 'Stupeficium'
non verbale, facendolo volare dall'altro lato del campo.
Proprio
nelle mani, fatalità, del Preside e del Corpo Docenti.
Chanyeol
era senza parole.
“Non
ti ho manco sentito mentre pronunciavi l'incantesimo!”
“Perché
non l'ho fatto, Channy”
“Esibizionista”
“Hai
qualcosa da ridire, Will? Vuoi fare la sua stessa fine? Perché se è
così, sai, potrei accont-”
“Nah,
negativo boss. E poi lo sai che la mia lealtà va solo a Renji. Solo
lei può torturarmi nei miei incubi. Sorry my dear”
“Sempre
il solito sbruffone. A questo punto dovresti ringraziarmi”
“E
poi sarei io lo sbruffone eh?!”
“Ragazzi,
direi di avviarci. Il sole sta calando e domani dobbiamo partire”
s'intromise, a quel punto, Channy voltando lo sguardo verso il sole
che tramontava.
Di
già? il tempo è passato troppo in fretta.
Kiyomaro
iniziò a contemplare anche lui il tramonto e, per un attimo, fu come
se tutti i suoi dubbi si fossero dissolti nel vento... come quei
raggi solari che più calavano verso il terreno e più si
dissolvevano nell'aria.
“Domani
andremo ad Hogwarts”
“La
famosa Scuola di Magia scozzese”
“Io
non vengo”
“Cosa?”
all'unisono Kiyomaro e Chanyeol si girarono in direzione del biondo
guardandolo stralunati.
Si
scambiarono un veloce sguardo fra loro e poi iniziarono con le
domande:
“Perché
non vieni?”
“Nessuno
si può rifiutare in questa scuola!”
“Eccetto
quelli con età inferiore ai sedici anni” rispose secco il biondo,
continuando a guardare quel poco che era rimasto del sole e che
presto sarebbe scomparso sotto i loro occhi.
“Dettagli!”
“E
non cambiare discorso!”
“Sputa
il rospo, come hai fatto Will?!”
A
quel punto il biondo si girò per guardarli entrambi negli occhi.
“Come
sapete, io non ho origini asiatiche e questo è appurato”
“Ma
che c'entrano le tue origini con le selezioni?”
“Pare
che una mia vecchia antenata facesse parte di quell'ordine, Kiyo, e
stando alle parole di mio padre” Will sospirò prima di continuare
la sua confessione “Pare che per lei non è finita bene, per questo
io domani non ci vado”
“Sì
ma dovevi avere una scusa più che convincente per non partecipare!
Come-”
“Io
e mio padre ci trasferiamo. Domani, verso le prime luci dell'alba”
Kiyomaro
lo guardò senza parole, e ce ne voleva per azzittirlo!
Come
poteva succedere? Erano praticamente cresciuti insieme loro tre! Li
considerava come dei fratelli, ormai, per quale motivo non gli aveva
detto niente fino a quel momento?
“Non
volevo rovinare il nostro ultimo giorno insieme con la tristezza,
Kiyo. Lo sai, sono un legilimens e negli anni ho imparato a
conoscervi. Per questo non ve l'ho detto prima”
A
quel punto le parole di suo nonno gli ritornarono, pesanti e
taglienti come lame affilate, alla mente.
Se
non sai, non puoi capire, e se non capisci, che scopo ha vivere?
Ok,
suo nonno era stato decisamente melodrammatico nel pronunciargli
quella frase, ma tutto sommato non aveva tutti i torti.
Qual'era
il suo scopo nella vita?
Per
questo ricordati sempre, nipote mio, di puntare sempre al massimo
affinché tu possa vivere al meglio.
“Tuo
nonno è sempre un grande, tieni sempre a mente i suoi insegnamenti.
Un giorno potrebbero esserti utili”
“Dove
andrai ora?” domandò, intromettendosi nel discorso, Channy.
“A
Castelbruxo, da quel che dice mio padre... ma è ancora tutto in
forse, non vuole dare troppo nell'occhio”
Kiyo
assottigliò lo sguardo.
Non
vuole dare troppo nell'occhio, eh?
“Cosa
ci nascondi Will?”
William
sorrise appena.
“Sei
troppo intelligente per i miei gusti, Kiyo”
“Se
sai che ci sarei arrivato perché allora non ci dici la verità?”
“Perché
non posso... se non appartieni a quel mondo è inutile che tu sappia”
“Sei
subdolo sai?”
“E'
quasi un complimento a questo punto”
Ma
nulle furono le richieste di entrambi di impedirgli di partire.
Il
giorno dopo, mentre Kiyomaro e Chayeol si preparavano per la partenza
insieme agli altri ragazzi della scuola, William si smaterializzò in
Sud America.
Alla
fine Kiyo aveva deciso di partire, anche perché non aveva trovato
nessuna scusa plausibile per evitare di presentarsi.
Ma
i dubbi, ancora, non l'avevano abbandonato.
Quasi
un anno dopo le selezioni, in una parte del globo sconosciuta ai
babbani, 21 Marzo ore 16:45...
Kiyomaro
continuava a leggere, ininterrottamente, il libro che aveva catturato
la sua attenzione da quella mattina.
Nella
biblioteca del castello che avevano costruito lui e gli altri
cavalieri, dopo quel fatidico giorno, avevano trasferito tutti i
libri antichi appartenenti alle proprie famiglie nel tentativo di
scongiurare un'altra possibile minaccia.
Frederick
Baskerville era stato duro da battere, per questo avevano deciso di
ricreare una sorta di 'biblioteca di Alessandria d'Egitto' per
contenere gran parte del sapere magico nascosto agli altri maghi del
mondo.
Molti
libri appartenevano all'ex cavaliere dell'acquario, Rune Lindström,
che aveva pensato bene di lasciarli in eredità a quelli che erano
diventati, negli anni, i suoi due figliocci: Iris e Nox.
E
per Kiyo - dovette ammettere - erano risultati molto interessanti da
studiare.
Difatti
quello che riportava il titolo de 'Gli Stregoni della Sabbia' lo
aveva conquistato fin da subito, quella mattina, anche se era il suo
compleanno.
Ma
lui non aveva mai dato troppo peso a certe cose, per questo si era
dedicato completamente alla sua lettura senza avvisare nessuno dei
suoi nuovi 'coinquilini', nel tentativo di non essere disturbato.
Tentativo
che, ovviamente, si era risultato inefficace.
Una
risata mal trattenuta e delle calde mani gli coprirono la vista,
bloccando immediatamente la sua lettura.
Kiyo
sorrise platealmente andando a coprire quelle mani con le proprie.
“Pensi
davvero che non ti abbia riconosciuta, Leila?”
Questa,
nel giro di pochi istanti, scoppiò in una fragorosa risata che fece
allargare maggiormente il sorriso del giapponese; poi, si affrettò a
levargli le mani dagli occhi e si accomodò sul tavolo proprio di
fronte a lui.
“Quindi
è qui che ti sei rintanato! Ti ho cercato per tutto il giorno”
“Immaginavo”
rispose di rimando il moro mentre una sorta di smorfia si faceva
largo sul suo volto.
“Eh
non fare quella faccia”
“Non
sto facendo nessuna faccia, io”
“Pensi
che sia scema? Scommetto quello che vuoi che il tuo fosse un
tentativo di sabotaggio”
“A
che ti riferisci, scusa?” chiese Kiyo strabuzzando gli occhi e
guardandola con fare interrogativo.
Leila,
in tutta risposta, roteò gli occhi al cielo e, dopo aver sospirato
pesantemente, decise di farsi largo fra le braccia del moro,
posizionandosi sulle sue gambe per poi iniziare a baciarlo
avidamente.
Ovviamente,
Kiyo non si ritrasse a quel contatto.
D'altronde
Leila era pur sempre la sua ragazza, per questo si affrettò a
circondarle la schiena con le proprie braccia ed a ricambiare il
bacio.
Poi
però, si staccò di botto solo per poter osservare negli occhi una
Leila leggermente confusa.
“La
mia domanda, ancora non hai risposto” e mentre attendeva la
risposta dell'americana, iniziò a baciare delicatamente il collo
della sua ragazza fino ad arrivare alla clavicola, abbassandole
leggermente il vestito violaceo smanicato che indossava.
Il
cuore di Leila perse un battito ed il respiro diventò, seppure di
poco, leggermente più pesante del solito.
A
quel punto le iridi nocciola della ragazza incontrarono quelle scure
come la pece del ragazzo ed i due iniziarono, silenziosamente, una
sorta di lotta di sguardi che si prolungò per parecchi minuti prima
che Leila iniziò a rispondere.
“Oggi
è il tuo compleanno” allungò la mano destra verso la guancia, con
un lieve accenno di barba, verso di lui “Perché non hai detto
niente a nessuno? Neanche a me”
“Ma
ne sei venuta a conoscenza ugualmente” ghignò leggermente lui
prendendole la mano fra la sua, accarezzandola ugualmente.
“Sì,
per un caso fortuito! Stavo rileggendo la lista di tutti i ragazzi
col fattore 'plus' che siamo riusciti ad identificare, quando sono
arrivata al tuo nome ed ho letto la tua data di nascita”
“Ma
davvero?” Kiyomaro si portò le nocche della mano di lei in
direzione delle proprie labbra ed iniziò, nuovamente, a baciarla
delicatamente.
Leila
stava per impazzire, se lo sentiva.
Deglutì
pesantemente prima di continuare: “Potevi dirmelo, avrei voluto
festeggiare volentieri il tuo compleanno”
“Non
sono uno che da molto peso a certe cose, mi è passato di mente, non
volevo offenderti”
“Non
sono offesa”
“Allora
per quale motivo ne stiamo ancora parlando invece che rilassarci in
un'altra maniera?”
Kiyomaro
continuò a baciare Leila lentamente ripercorrendo il percorso
precedente all'inverso: dalla clavicola fino ad arrivare all'altezza
del collo.
Si
fermò solo per guardarla maggiormente negli occhi e continuare il
suo discorso:
“E
poi sono appena le cinque del pomeriggio, abbiamo ancora più sette
ore prima della mezzanotte. Se sei tanto arrabbiata, credo di aver
appena trovato una modo per riappacificarci” a quell'ultima parola,
la voce di Kiyomaro si abbassò leggermente diventando stranamente
più roca del solito.
E
Leila lo capì immediatamente, per questo iniziò a sogghignare.
“E
cosa vorresti fare per farti perdonare, sentiamo?”
“Beh
avrei una mezza idea della cosa, in realtà, ma credo di volerti
raccontare i dettagli una volta varcata la porta della mia nuova
stanza”
“Ah,
ma davvero?”
“Davvero”
“Allora
cosa stiamo aspettando?”
Leila
guardò ancora Kiyomaro negli occhi prima di iniziare a baciarlo di
nuovo.
“Direi
assolutamente niente” e, presi dalla foga della passione, entrambi
si affrettarono a raggiungere la stanza del ragazzo, ma prima che
varcassero la porta, la castana si girò velocemente bloccando
momentaneamente la strada.
Il
giapponese la guardò non capendo le sue intenzioni.
“Cos-?”
“Shhh”
e nel dire ciò, posò un delicato bacio sulle labbra del ragazzo
prima di scostarsi velocemente.
“Buon
compleanno, Kiyo”
“Grazie
di cuore, Leila”
Di
punto in bianco le parole che suo nonno gli aveva pronunciato più e
più volte, gli risuonarono nuovamente nella testa:
Se
non sai, non puoi capire, e se non capisci, che scopo ha vivere?
Ma
a più di un anno dalla sua partenza dal Giappone, ora il moro aveva
trovato una risposta adeguata a quella domanda che l'aveva tanto
tormentato. E non era assolutamente quella che gli aveva proposto il
suo vecchio.
“Il
mistero dell'esistenza umana non consiste nel rimanere vivi, ma nel
trovare una ragione per vivere”
Ed
io, comunque, voglio vivere al meglio.
Senza
indugiare ulteriormente, Kiyomaro varcò velocemente la porta della
stanza con Leila e di loro due si ebbero notizie solo il giorno
seguente.
The
End
NOTE:
(*)
Orenji
→ in
giapponese significa 'arancione' e, dato che stiamo parlando di una
tigre, ho pensato che potesse starci.
(*)
Singapore
→ ho immaginato che, essendo Singapore uno stato indipendente, le
famiglie di maghi - che si trovavano su quel territorio - potessero
tranquillamente iscrivere i propri figli a Mahouokoro (e quindi
spiegherei la presenza di William in quella scuola).
Stessa
cosa per la Corea del Sud essendo, geograficamente, molto vicina al
Giappone (Chanyeol Park sarebbe coreano).
Quindi
la scuola ospiterebbe i ragazzi giapponesi, quelli coreani, quelli di
Singapore e, seppure in minoranza, anche quelli di Hong Kong (che è
una regione amministrativa speciale della Cina).
|
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Capitolo 24 *** Ricordi di una vita passata - parte 1 ***
1
Angolo
Autrice:
Resuscita
dalla tomba...
Ciao
a tutti! :)
Vi
chiedo perdono per il mio vergognoso ritardo ma, purtroppo, la vita
reale mi ha tenuta super impegnata e non nel senso positivo della
frase...
Per
quanto mi riguarda, Giugno è stato un mese DA INCUBO e
fra gli esami ed il lavoro non ho avuto manco un attimo di pace (vi
dico solo che ho dovuto lavorare anche il 29 nonostante a Roma fosse
festa -.-).
Per
questi motivi mi è stato impossibile aggiornare prima di oggi e
ripresentarmi, dopo tanto tempo, con un capitolo Special mi sembrava
un'infamata epica.
Quindi
vi 'ritrovate' il continuo della storia invece che la storia dei
cavalieri.
Vi
avviso, in anticipo, che ho dovuto dividere il capitolo in due perché
stava diventando troppo lungo.
Spero
che vi piaccia lo stesso anche se non succede niente di che... anzi
già che ci sono, vorrei farvi
una domanda: dato che siamo in estate (ed immagino che molti di voi
partiranno per le vacanze), preferite che continui ad aggiornare in
questi mesi o faccia una 'pausa' e riprenda la storia a Settembre?
Ve
lo chiedo perché, in realtà, in quel periodo avrei intenzione di
postare altre due nuove storie interattive – dopo aver finito
quelle che ho in attivo adesso, ovvio – ma capisco anche l'esigenza
di alcuni di 'staccare la spina' e rilassarsi.
Fatemi
sapere, gentilmente, così mi regolo ^^
Non
mi prolungo troppo e vi auguro una Buona Lettura :)
Baci
Vic
^^
P.S.
→ in fondo vi ho fatto una 'Linea Temporale' per farvi capire
meglio quando certi avvenimenti si sono svolti (e vi avverto
che CONTIENE SPOILER!).
P.P.S.
→ Ho alternato gli spezzoni del passato con quelli del futuro.
Per
farveli capire meglio quelli in viola sono
quelli del passato, mentre quelli in nero sono quelli
del presente.
CAPITOLO
13:
'Ricordi
di una vita passata'
-
Parte 1 -
Il
caldo color cremisi, che fioccava senza sosta dal corpo di Bluebell,
imbrattò completamente le mani e le vesti del ragazzo.
Frederick
Baskerville, palesemente sotto shock, non faceva altro che scuotere,
incessantemente, il corpo della sua migliore amica nel tentativo di
riportarla alla vita.
Ma
ormai, per lei, non c'era più niente da fare...
Era
arrivato tardi e lui questo lo sapeva benissimo ma non voleva
crederci in alcuna maniera.
Smise
di smuoverla solo per portare il volto di lei sul suo petto ed
accarezzarle i capelli dolcemente.
Per
quanto tempo erano stati amici?
Da
quanti secoli si conoscevano?
Erano
praticamente cresciuti insieme nella convinzione che niente e nessuno
avrebbe mai potuto separarli.
Eppure
era successo.
“No,
Blue, no!”
Le
lacrime che calavano copiosamente dai suoi occhi, gli annebbiarono la
vista talmente tanto che non si accorse della persona che gli si
affiancò se non quando questa gli sfiorò la spalla.
Girandosi
di scatto, e ritraendosi a quel flebile contatto, Frederick alzò lo
sguardo solo per fulminare il suo interlocutore ma ciò che vide lo
lasciò ancor più senza parole.
Il
Cavaliere Reggente, che in quel momento lo guardava con
un'espressione fra l'incredulo ed il rammaricato, era imbrattato di
sangue quasi quanto lui.
Ma
non era un sangue qualsiasi, era il sangue di Bluebell quello che gli
sporcava la sontuosa veste di seta color smeraldo!
A
quella visione, Frederick strinse leggermente la presa sulla spalla
di Blue e distolse leggermente lo sguardo solo nel tentativo di
calmarsi.
Tuttavia
la situazione precipitò nel momento esatto in cui si focalizzò
sugli altri cavalieri presenti.
Anche
loro erano tutti insudiciati del sangue di Blue.
L'ex
cavaliere dell'Ofiuco sentì il suo potere scorrergli, velocemente,
per tutto il corpo a causa della rabbia gridando 'Vendetta' da ogni
parte.
“Che
cosa gli avete fatto LURIDI BASTARDI! CHE COSA E' SUCCESSO OGGI PER
TRUCIDARE, IN QUESTA MANIERA, UN CAVALIERE VOSTRO PARI?!”
Ma
nessuno gli rispose mai a quella domanda.
Per
tutta risposta i suoi ex 'colleghi' si avvicinarono a lui solo per
poterlo accerchiare e Frederick già immaginava il perché.
Le
iridi color muschio del ragazzo si posarono sull'unico cavaliere le
cui vesti erano ancora immacolate: Chloe Shafiq, Cavaliere della
Vergine, che gli sorrise con fare gentile e premuroso quando incrociò
il suo sguardo.
E,
proprio per questo, a Frederick - in un secondo - gli fu tutto chiaro
e limpido come l'acqua.
Rise
ironico quando si rese conto di essere stato accerchiato per bene
dagli altri cavalieri... anche se chiamarli in una tale maniera era
un'offesa a tutti quelli che li avevano preceduti.
“Frederick”
iniziò la bionda avvicinandosi anche lei, lentamente, a lui “Ti
prego di placare la tua collera e la tua disperazione”
“Esci
fuori dalla mia testa, puttana!” ringhiò, di rimando, il
ragazzo tremando vistosamente.
Si
stava trattenendo a fatica dal trucidare, all'istante, tutti i
presenti che avevano fatto lo stesso con la sua migliore amica, ma
lui non voleva darla vinta a quella parte di sé che lo implorava di
farlo.
E
sapeva benissimo cosa sarebbe successo se l'avesse lasciata libera
di agire.
L'oscurità
non guarda in faccia nessuno quando vuole divorarti.
E
la sua, non vedeva l'ora di attuare la propria vendetta su tutti
loro.
“Ma
come? Hai detto che volevi sapere che cosa è successo in questa
stanza, o sbaglio? Ebbene te lo dirò io che cosa è successo”
Chloe
riuscì ad accedere alla mente di Frederick nell'esatto istante in
cui pronunciò quelle parole e le immagini di ciò che avvenne non
fecero che instaurarsi nella sua memoria con prepotenza.
Urlando
in preda al dolore - sia fisico che emotivo - Frederick si portò le
mani alla testa, sporcandosi il volto con il rosso scarlatto del
sangue di Blue.
E
più vedeva i singoli cavalieri mentre la uccidevano e più la sua
oscurità lo implorava di essere liberata.
In
quel momento la sua battaglia non era solo all'esterno contro
Chloe, no. In quel momento la sua battaglia era soprattutto
all'interno, nel suo io più profondo.
E
fu proprio lì che Lei lo portò quando percepì l'imminente
resa del suo Padrone.
Ancora
privo di sensi, a causa della botta ricevuta dall'onda d'urto, lo
spirito di Farley si risvegliò in quella che parve essere la torre
di un antico castello medievale.
La
luce del sole gli giungeva sotto forma raggi variopinti, per via
della vetrata della cupola del soffitto da cui filtrava, limitandogli
leggermente la visuale e costringendolo a strizzare gli occhi pur di
tenerli aperti.
Il
nuovo Cavaliere del Capricorno si decise ad alzarsi solo per tentare
di capire dove si trovasse in quel momento.
Non
sarò mica morto, vero?
“Non
sei morto, stai tranquillo Farley”
Una
voce di donna familiare lo fece scattare immediatamente verso la
direzione da cui proveniva e, la sua visione, lo fece gelare
all'istante.
“Bia
ma... cosa...”
“Lieta
di vederti Farley” la rossa gli sorrise dolcemente prima di
sostituire la sua espressione gentile in una alquanto tetra e
seriosa.
“Come
ti ho già detto, non sei morto”
“Allora
come è possibile che tu sia qui, nel mondo reale?”
“Questo
posto non è proprio il mondo reale...
è più una sorta di parte sospesa fra il mondo dei vivi e quello
dell'aldilà. Qui le regole del tempo e dello spazio non
funzionano e tutto scorre con un
ritmo proprio ed irregolare”
Il
serpeverde sgranò gli occhi quasi incredulo alle parole dell'ex
Cavaliere Reggente.
“Quindi...
perché mi trovo qui, Bia?”
“Ti
trovi qui perché ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Una cosa
della massima importanza se vogliamo sconfiggere, una volta
per tutte, l'oscurità che sta
tentando di uccidervi nel mondo reale”
“E
perché proprio io? E dove sono gli altri? Stanno bene? E Lily e
Killian?”
Bia
gli sorrise nuovamente prima di rispondergli.
Aveva
visto bene quando si era trattato di scegliere le scuole che
possedessero il fattore 'plus'... l'aveva visto all'epoca, e lo
vedeva tutt'ora, il suo alto senso di giustizia ed amicizia nei
confronti dei suoi amici.
Mai,
come in quel momento, fu più felice di aver fatto la scelta giusta
nell'indirizzare i 4 cavalieri ad Hogwarts.
“Stanno
tutti bene, Farley, non preoccuparti... ma ora, ti prego, presta
particolare attenzione alle mie parole. Ne va della salvezza dei tuoi
amici e di tutta l'umanità”
Farley
si tirò su con la schiena ed alzò il mento prima di risponderle:
“Dimmi
pure, Bia, sono tutto orecchi”
Rune
Lindström, Cavaliere dell'Acquario, e Takao Shimizu, Cavaliere del
Cancro, stavano giusto rientrando da una missione svoltasi in Cina
quando sentirono le urla ed i lamenti provenire dal castello dei
cavalieri.
“Hai
sentito, Rune?”
“Cosa
sono questi?”
“Rune,
Takao! Svelti è successa una cosa terribile!”
Vincent,
che si era affrettato a raggiungerli non appena li aveva sentiti
arrivare, si precipitò davanti a loro ancora con il fiatone per via
della folle corsa che aveva appena intrapreso.
Entrambi
i cavalieri attesero che il ragazzo prendesse almeno quel minimo di
fiato necessario per parlare e, non appena successe, iniziarono a
tempestarlo di domande.
“Cosa
succede, Vincent?”
“Bluebell...
mia madre... i cavalieri, loro... loro... e Frederick è talmente
fuori di sé che io...”
“Ehy,
ehy, calma”
“No,
Rune, non c'è più tempo!”
Un
altro urlo straziante riecheggiò per l'enorme atrio d'ingresso ed
ognuno di loro riconobbe subito la voce a cui apparteneva.
“Ma
questo era...”
“Il
Cavaliere Reggente...”
“Dovete
intervenire, vi prego! Frederick, lui oggi aveva deciso di parlare
col Cavaliere Reggente per essere riammesso nell'ordine ed era
disposto a combattere pur di tornare. Prima di andare da lui è
passato a salutarmi in infermeria” Vincet si portò velocemente le
mani agli occhi ormai privi di alcun colore. Dopodiché continuò il
suo discorso:
“Ho
provato a farlo ragionare ma niente, non ha voluto ascoltarmi ed ora
lui... lui...”
Ma
non riuscì a terminare la frase che, questa volta, un urlo disumano
si propagò per tutto il castello.
Rune
e Takao gelarono all'istante, assieme ad un Vincent alquanto
allarmato.
L'ex
serpeverde si girò verso l'enorme scalinata centrale, sbarrando gli
occhi.
A
quel punto sia Rune che Takao si decisero ad intervenire ed
iniziarono a salire le scale velocemente.
“Resta
qui e non ti muovere!” fu l'ordine che diede il Cavaliere del
Cancro al Cavaliere dello Scorpione.
E
così fu.
Vincent
rimase immobile proprio al centro della stanza e non se lo fece
ripetere due volte.
Spero
solo che torniate sani e salvi, cavalieri...
Immobile,
davanti a tutti loro, Scorpius continuava a guardarli con
un'espressione sadica stampata in faccia.
I
tentacoli dell'oscurità che lo circondavano, quasi completamente,
gli conferivano un aspetto macabro e regale allo stesso tempo.
Sì,
regale, perché in quel momento aveva l'aria di un vero e proprio
Signore dell'Oscurità e mai Kendra l'aveva visto in simili
sembianze.
No,
quello non era uno dei suoi migliori amici.
Quello
era un abominio che si era solo impossessato del suo corpo. Nulla di
più, per questo si decise ad agire.
Scattando
in piedi, in un impeto di rabbia e senza proferir alcuna parola,
richiamò a sé i suoi poteri e gli scagliò contro le radici degli
imponenti alberi del Castello.
Albus
la guardò senza parole.
“Kendra,
che cosa fai?! Non vorrai mica ferire Scorpius!”
“Quello
non è Scorpius, Albus, per questo motivo non venirmi a fare la
predica ed, anzi, vedi di alzare quel culo dal terreno e vienimi ad
aiutare!”
“Ma...
cosa vorresti fare? Neanche i quattro cavalieri sono stati in grado
di tenergli testa, pensi davvero di farcela?”
Kendra
si girò verso di lui con il fuoco negli occhi.
“Senti
un po', Albus, non so te ma io non ho intenzione di crepare
quest'oggi e, sinceramente visti i fatti che si sono svolti nella mia
vita, io preferisco vivere!”
A
quelle parole, Leila si girò in direzione della corvonero per
prendere parte, anche lei, alla discussione in atto:
“Ma...
Kendra... la visione... Ho avuto una visione in cui moriremo tutti”
“Hai
detto bene, una visione! E come tu ben saprai, il futuro non è altro
che l'insieme di azioni messe un determinato tassello della storia.
Queste azioni creano il nostro futuro e niente ci impedisce di
cambiarlo all'ultimo!” gli occhi di Kendra brillarono maggiormente
quando videro Scorpius liberarsi, piano piano, dal groviglio di rami
che l'aveva avvolto “Saremmo dovuti morire alle due e mezza no?”
“Sì”
Leila rispose flebile alla domanda della castana.
Dove
voleva andare a parere?
“Bene,
il futuro è già cambiato. Sono le due e trentacinque e siamo ancora
vivi” Kendra sorrise sadicamente al solo pensiero. Se i suoi
calcoli fossero stati esatti, probabilmente sarebbero pure riusciti
ad uscirne vincitori. E mai, come in quel momento, l'idea della
vittoria non faceva che prendere forma nella sua mente. Se si fossero
impegnati sarebbero sopravvissuti, ne era certa.
Era
pur sempre una corvonero, no?
“Io
dico: combattiamo per il nostro futuro!”
Come
se avesse appena ricevuto uno schiaffo in faccia, la Strega di Salem
si decise – anche lei – ad alzarsi ed a richiamare a sé i propri
poteri.
Come
aveva anche solo potuto pensare che fosse tutto finito?!
Si
diede mentalmente della stupida mentre, nella sua mano destra,
l'acqua delle cascate prendeva la forma di una frusta.
“Hai
ragione, Kendra, se siamo ancora qui vuol dire che il futuro è già
cambiato e che, quindi, abbiamo una possibilità di riuscita”
Kendra
scosse la testa con vigore fiera del suo operato.
“Combattiamo!”
A
quel punto Leila si girò in direzione dei suoi amici.
“E
voi? Preferite vivere o morire?”
Kiyomaro
incrociò lo sguardo dell'americana e, una volta ripresosi dalla
botta ricevuta a causa dell'onda d'urto, anche lui si decise ad
alzarsi dal terreno.
“Io
preferisco vivere!”
“Ed
anche io!”
“E
pure io!”
Risposero
con vigore Mabel e Keith e, in poco tempo, questa fu la risposta
generale di tutti gli altri ragazzi.
Leila
si rigirò di fronte il suo avversario, scoccò la frusta per terra e
si preparò alla battaglia.
“Uniti,
cavalieri!”
Frederick
batté le palpebre più volte non appena sentì il dolore cessare.
Sospeso
ed in equilibrio sull'acqua, alzò lo sguardo da essa solo per
avvicinarsi al tempio che si stagliava di fronte a lui.
E
già ne immaginava il motivo.
“Sai
perché sei qui, non è vero Fred?”
“Vattene,
Shade, non ho intenzione di liberarti”
Nel
giro di pochi istanti, la ragazza si materializzò davanti a lui e lo
costrinse a guardarla nei suoi occhi color nocciola.
“Hanno
ucciso Blue! Come puoi startene con le mani in mano? Dobbiamo
vendicarla!”
“Non
è con la vendetta che la riporteremo in vita”
“Ma
dico io, ma cosa ti dice il cervello?!” lentamente i capelli della
ragazza iniziarono a mutare colore assumendo una colorazione cremisi.
Shade prese Frederick per il colletto della giaccia e, con il sangue
negli occhi, iniziò ad urlargli contro:
“Credi
davvero che ti lasceranno in vita dopo essere venuto a conoscenza di
ciò che è successo? Credi davvero che quella Chloe ti lasci
in vita? Possibile che ancora tu non l'abbia capito che è lei
che ha architettato tutto questo?”
“Non
c'è bisogno di adirarsi tanto, Shade... l'avevo già capito da me”
“Allora
cos'è che ti blocca? Cos'è che mi blocca dal farla fuori?!”
Amareggiato,
l'ex cavaliere dell'Ofiuco, distolse lo sguardo dalla ragazza e si
allontanò leggermente da lei.
Nei
secoli era riuscito a definire il proprio potere e a controllarlo
proprio grazie all'aiuto di Blue.
Proprio
grazie a lei ed alle sue abilità era riuscito a controllare la sua
oscurità e a darle, addirittura, un nome.
Grazie
a lei era riuscito a sigillare Shade nella parte più recondita del
suo io.
Eppure,
con la sua morte, lui aveva perso quasi del tutto la sua volontà.
Shade,
leggendo i pensieri del suo Padrone, iniziò a ridere come
scompostamente senza alcun tipo di ritegno.
“Che
hai da ridere?” Frederick scattò all'istante in posizione
d'attacco.
“Ma
non mi dire... siamo sentimentali”
“Smettila
di sfottermi, Shade!”
Sapeva
benissimo cosa voleva fare Shade per questo non ci pensò due volte e
materializzò nella sua mano un'enorme lama nera come la pece.
Se
il suo desiderio era quello di uscire, avrebbe dovuto batterlo.
La
ragazza guardò quell'arma con curiosità e le sue labbra, in pochi
istanti, si piegarono in un ghigno mal trattenuto.
“Se
è così che la metti, Freddy caro, non mi lasci altra scelta” la
mani di lei mutarono in due grandi lame affilate, così come il suo
corpo iniziò a prendere la forma di un dissennatore.
“A
noi due, Padrone”
Lavi
raggiunse velocemente gli altri ragazzi, schierandosi in posizione
esattamente come loro.
Il
cuore gli batteva a mille nel petto ed il fiato gli si era fatto
sempre più corto.
Era
la sua prima battaglia e manco era cavaliere... inutile dire quanto
fosse agitato in quel momento.
Ma
se il cappello parlante l'aveva smistato fra i grifondoro, tempo fa,
voleva pur dire che un po' di coraggio lo possedeva! Per questo,
seppur con non poche difficoltà, decise anche lui di richiamare i
suoi poteri.
“Qual'è
il piano?” domandò ad Adelaide, girandosi alla sua destra.
Anche
la ragazza, come lui, aveva il cuore che batteva forte all'impazzata
ma, anche lei aveva deciso di non tirarsi indietro.
L'altra
opzione che aveva era quella di non fare niente e morire sotto i
colpi di Scorpius.
E,
ad essere sinceri, non era proprio la sua prima scelta.
Se
sarebbe dovuta morire l'avrebbe fatto dopo almeno aver tentato di
vivere.
“Per
ora, sopravvivere”
“Non
è proprio un bel piano”
“Ma
è l'unica cosa che possiamo fare in questo momento” aggiunse
Keith, posizionandosi alla sinistra del rosso.
Lavi
lo guardò quasi sbalordito...
E
pensare che fino a poche settimane prima non faceva che sfotterlo
dalla mattina alla sera.
Come
cambiano le cose in poco tempo.
“Ada,
riesci ad entrare nella testa di Scorpius?”
Alla
domanda del biondo, Lavi inarcò un sopracciglio:
“Che
stai escogitando, Keith?”
“Tutti
hanno un punto debole a questo mondo. Basta solo essere in grado di
identificarlo, focalizzarlo e, una volta fatto, massacrarlo
interrottamente nella speranza di farlo cedere. Se Ada riuscisse a
farsi dire qualcosa da lui potremmo avere maggiori possibilità di
vittoria”
“Intendi
dire... entrargli nel cervello e farlo cantare per bene?”
“Esattamente.
Credi di farcela, Ada?”
La
grifondoro guardò prima uno e poi l'altro.
Non
aveva mai provato ad entrare nella testa di una persona per
manipolarla dall'interno. Di solito il tutto si svolgeva all'esterno
e senza che lei se ne rendesse, effettivamente, conto... il più
delle volte.
Per
questo non era sicura manco lei di quello che stava per dire:
“Posso
provarci, Keith, ma non ti assicuro niente”
“Beh,
tanto vale tentare”
“Merlino,
dammi la forza”
Rune
era allo stremo delle forze.
Riusciva
a mala pena a stare in piedi e Takao non era messo in condizioni
migliori delle sue.
In
più la ferita alla testa, che aveva riportato nel combattimento, non
faceva che sanguinargli incessantemente.
Troppo
per i suoi gusti e se avesse continuato così sarebbe morto
dissanguato.
Doveva
porre fine a quella battaglia il prima possibile.
Ma
come poteva fare? Il suo potere era creare oggetti incantati -
oltre alla Legilimanzia – e, per quanto si fosse allenato duramente
nel corpo a corpo, dubitava fortemente di uscirne vincitore contro
Frederick.
D'altronde
l'ex Cavaliere dell'Ofiuco era stato nominato 'Il Cavaliere
dell'Oscurità' per un motivo ben preciso... il Cavaliere Reggente
aveva, persino, affermato più volte che mai nella sua vita aveva
visto un simile potere controllato nelle mani di un sol uomo.
Ma,
ormai, di Frederick era rimasto ben poco.
Rune
si voltò in direzione dei cadaveri dei precedenti cavalieri,
soffermandosi su quello di Chloe Shafiq quasi dilaniato in due.
Dove
l'aveva portata la sua sete di potere?
Se
solo avesse saputo di quello che era in grado di fare Frederick, la
Madame si sarebbe guardata bene dall'agire in quella maniera.
Ma
lei non poteva saperlo.
Ed
in quella vita aveva commesso il più grande dei suoi errori:
uccidere Bluebell Dandelion.
L'ennesima
nube di oscurità cercò di trascinarlo verso il suo padrone.
Puntando
fermamente i piedi al suolo, Rune cercò di resistere a quella sorta
di vortice che Frederick aveva creato proprio di fronte a sé.
Anche
se chiamarlo Frederick, in quel momento, era azzardare l'impossibile.
Un
enorme dissennatore ne aveva preso il posto ed entrambi i cavalieri
sapevano esattamente cosa fosse successo.
“Pare
che Shade si stia divertendo parecchio, non trovi Rune?”
Rune
guardò Takao senza parole.
Come
faceva a fare del sarcasmo in un momento del genere? Ma poi, i reali
pensieri del suo amico gli arrivarono chiari e coincisi alla
mente. E lui non poté fare a meno di sorridere.
“Esibizionista”
“Almeno
io farò qualcosa, a differenza tua, questo giorno”
Il
giapponese tirò fuori dalla tasca sinistra del suo mantello, una
maschera kabuki che si affrettò ad indossare.
“Devo
ricordarti chi è che ti ha procurato quella maschera?”
“Ora
chi è l'esibizionista?”
Entrambi
i cavalieri ridacchiarono leggermente prima di tornare a concentrarsi
contro il loro nemico.
“Stai
attento, mi raccomando”
“Amico
mio, rilassati, con la tua maschera... cosa potrebbe andare storto?”
Farley
si svegliò di soprassalto non appena Bia lo lasciò tornare
indietro.
Ora
gli era tutto chiaro e se i fatti si fossero svolti esattamente nella
maniera che gli aveva appena suggerito, la loro vittoria sarebbe
stata inevitabile quasi quanto la sconfitta di Frederick.
Perché
sì, non era Scorpius il loro nemico.
Ma
era, nuovamente, Frederick!
Per
prima cosa avrebbe dovuto separare la sua anima da quella del
serpeverde e poi, una volta fatto ciò, avrebbe potuto portare a
termine il suo piano.
Sì,
ma per farlo ho bisogno di loro.
Il
moro iniziò a girarsi attorno nella speranza di trovare,
velocemente, i ragazzi di cui aveva bisogno. E così fu.
Kyla
ed Ian giacevano, ancora privi di sensi, distesi sull'erba delle
aiuole curate del suo giardino.
Senza
esitare, prese in mano la sua bacchetta e si precipitò nella loro
direzione.
Una
volta raggiunti si voltò verso la fila che avevano formato gli altri
ragazzi:
“Mabel!”
Con
tutto il fiato che gli era rimasto in corpo, richiamò la sua amica e
gli fece cenno di raggiungerlo.
“Farley,
come ti senti? Tutto bene?”
“Bene,
sto bene. Tranquilla ma, ti prego, aiutami a svegliarli”
La
corvonero, senza farselo ripetere due volte, tirò fuori la bacchetta
dalla tasca dei suoi jeans e si affrettò a pronunciare l'incantesimo
che li avrebbe fatti risvegliare.
Non
appena Farley vide le iridi grigie di Kyla spalancarsi, assieme a
quelle muschiate di Ian, tirò un pesante sospiro di sollievo.
“Bene,
ti ringrazio Mabel”
“Figurati,
Far, piuttosto dimmi: come mai eri così preoccupato nel risvegliare
Kyla ed Ian?”
“Perché
solo loro due possono aiutarci a vincere contro Frederick”
Mabel
aggrottò le sopracciglia.
“Intendi
dire Scorpius”
“No,
Bel, intendo dire Frederick. E' lui che ha preso possesso di
Scorpius. Il platinato è solo un suo succube ma non c'entra niente
in tutta questa storia”
“Dobbiamo
dirlo agli altri allora!”
“Dire
cosa?”
La
voce impastata di Kyla attirò l'attenzione di tutte e due.
Portandosi
le mani alla testa, la Strega di Salem si accovacciò sulle ginocchia
a causa del dolore.
“Morgana,
la mia testa”
Ma
Farley non aveva tempo per preoccuparsi del suo mal di testa. A
quello avrebbero pensato dopo quando tutto sarebbe finito.
“Ascoltami
Kyla, lascia stare la tua testa” e, nel fare ciò, la prese
saldamente per le braccia e la costrinse a guardarlo negli occhi.
“Ehy,
che modi sono quest-”
“Abbiamo
bisogno di te per vincere. Di te e di lui” il moro scosse
leggermente la testa in direzione di Ian il quale, anche lui, non
faceva che lamentarsi con Mabel del suo mal di testa “Ma sopratutto
di te, Kyla” e Farley ritornò a guardarla seriamente negli occhi.
Kyla
mantenne lo sguardo e gli occhi le saettarono all'istante.
“Va
bene, che cosa dobbiamo fare?”
“Dobbiamo
separare l'anima di Frederick dal corpo di Scorpius”
“E
come credi di fare?” domandò Ian, intromettendosi nel discorso.
“Ascoltatemi
attentamente e tutto andrà per il meglio. Fidatevi di me”
E,
senza ulteriori indugi, gli raccontò per filo e per segno quello che
gli aveva riferito Bia nel suo stato di incoscienza.
Quello
che dovevano fare non era molto impegnativo, in effetti, ma era
comunque un tentativo disperato.
Sperava
solo che andasse davvero tutto per il meglio.
To
Be Continued...
LINEA
TEMPORALE
1367
→ Frederick Baskerville diventa il Cavaliere dell'Ofiuco insieme
alla sua migliore amica, Bluebell Dandelion che riveste il ruolo di
Cavaliere della Bilancia;
1568
→ Juan-Ludwig King incontra per la prima volta Frederick e viene a
conoscenza del Pilastro della Magia e degli ordini incaricati a
difenderlo: I Cavalieri del Sole Nero e della Luna Rossa;
1715
circa → Chloe Shafiq si unisce ai cavalieri diventando il nuovo
Cavaliere della Vergine;
1781
→ Chloe e Jonathan Nightray si sposano e, verso la fine dell'anno,
nasce Vincent;
1789
→ Il Diario di Frederick inizia da quella data e ciò fa intendere
che non sia il primo ma il continuo di altri diari;
1798
→ Vincent diventa il nuovo cavaliere dello Scorpione;
Giugno
1817 → Vincent, sotto il controllo mentale di sua madre, uccide la
sua amata, Helen, e per punirsi si acceca;
13
Agosto 1817 → Frederick Baskerville viene cacciato dall'Ordine del
Sole Nero;
30
Novembre 1817 → 'Il Giorno della Vendetta': Bluebell muore, durante
un litigio, per mano di Chloe Shafiq e gli altri cavalieri da lei
soggiogati;
Frederick
perde il controllo dei propri poteri, a causa della morte di Blue, ed
trucida tutti i suoi compagni che l'hanno uccisa;
Quello
stesso giorno la sua anima viene segregata negli Inferi;
15
Marzo 1818 → Jago, vecchio cavaliere del Capricorno, nasconde nel
diario di Frederick una lettera indirizzata 'ai futuri cavalieri';
Muore
la sera di quello stesso giorno;
23
Maggio 1847 → Nascita di Iris (nello Special ha 16 anni);
16
Agosto 1849 → Nascita di Nox (nello Special ha 15 anni);
14
Febbraio 1894 → Nascita di Eric (nello Special ha 16 anni);
8
Marzo 1910 → Rune Lindström muore, a causa di una malattia
sconosciuta, che gli ha bruciato tutte le cellule cerebrali;
Lascia
tutti i suoi averi ai suoi due figliocci e, in punto di morte, gli
affida il pugnale in grado di localizzare sia il ragazzo col fattore
'plus' che ha indirizzato ad Hogwarts (Eric) sia la ragazza a Uagadou
originaria del Sud Africa;
27
Novembre 1998 → Nascita di Ted Lupin;
10
Ottobre 2022 → Kendra tenta il suicidio, a causa della morte
prematura della madre, ed Albus la salva prima che possa buttarsi
dalla torre di Astronomia;
Novembre
2022 → Adelaide viene a conoscenza delle sue abilità da parte
della McGranitt;
21
Agosto 2025 → Kiyomaro riceve la lettera, da parte della scuola, di
recarsi ad Hogwarts;
1°
Settembre 2025 → William Dandelion, migliore amico di Kiyomaro e
Chanyeol, lascia Mahoutokoro per recarsi col padre a Castelbruxo;
Ad
Hogwarts la Mc avvisa i suoi alunni dell'arrivo delle altre di Scuole
di Magia (Mahoutokoro e Salem) al loro istituto;
Iris
arriva ad Hogwarts
2
Settembre 2025 → Inizio delle selezioni ad Hogwarts con la 'caccia
alle palle';
3
Settembre 2025 → Fine della 'caccia alle palle';
Restano
fuori dalla competizione: Rose Weasley, Dante Zabini e Daniel Morgan;
6
Settembre 2025 → I quattro 'cavalieri dell'Apocalisse' finiscono di
analizzare le sfere di tutti i ragazzi;
7
Settembre 2025 → In Sala Grande, Eric comunica i nomi dei ragazzi
che parteciperanno alle selezioni:
Erin,
Sam, Leila, Gloria e Kyla per la Streghe di Salem;
Shigure
e Kiyomaro per la Scuola di Mahoutokoro;
Ian,
Kendra, Mabel, Mallory e Keith per la casa di Corvonero di Hogwarts;
Lily,
Killian, Vincent, Farley, Scorpius ed Albus per la casa di Serpeverde
di Hogwarts;
Jennifer,
Adelaide, Lavi ed Erwin per la casa di Grifondoro di Hogwarts;
8
Settembre 2025 → Partenza per raggiungere il luogo
dell'addestramento che si scopre essere, poi, il Castello dei
Baskerville (casa di Farley);
15
Settembre 2025 → Adelaide, durante un giorno di riposo, si
avventura per il Castello assieme alla sua amica Jennifer ed apre
leggermente, per sbaglio, una delle porte dell'Inferno tenuta sotto
chiave dal casato dei Baskerville.
In
quei pochi attimi, un'anima malvagia riesce a fuggire ed il castello
viene invaso dall'oscurità;
Nox
viene soggiogato da quest'ultima e Lucien (l'altro Nox) ne prende
possesso;
Gloria
viene trascinata negli Inferi e muore, brutalmente divorata, da un
dissennatore con la maschera kabuki;
Si
viene a conoscenza che l'ex cavaliere dello Scorpione (cui si faceva
cenno il 2 Settembre) era Vincent;
Vincent,
a causa di un'illusione mentale di Mabel (la quale è intervenuta per
salvare Nox ed Iris dalla vendetta dell'ex cavaliere), si uccide
rivivendo la morte della sua amata;
Tutti
e quattro i cavalieri vengono messi, facilmente, k.o. E Bia muore,
trapassata da una lama, a causa del dissennatore;
16
Settembre 2025 → Funerali di Bia;
Nox
non partecipa perché ancora soggiogato da Lucien;
20
Settembre 2025 → Erin, Shigure e Jennifer lasciano il Castello dei
Baskerville, dopo la morte di Bia e degli altri due concorrenti, e se
vengono riaccompagnate 'a casa' dopo essere obliviate;
27
Settembre 2025 → Nox si riprende grazie all'aiuto di Iris e torna
operativo;
Kyla
scopre, nella biblioteca del Castello, il diario di Frederick
intitolato 'Storia di un cavaliere dell'Oscurità';
Primo
incontro fra Eric ed Adelaide;
Si
decide l'inizio delle prove vere e proprie;
29
Settembre 2025 → Mallory si ritira;
Inizio
dei 'Gironi Infernali' con la 'Prova della Terra';
Farley
diventa il nuovo cavaliere del Capricorno;
Kyla
diventa il nuovo cavaliere del Toro;
Kendra,
sconfigge il suo passato, e diventa il nuovo cavaliere della Vergine;
Erwin
si dà allegramente dal Castello, senza dire niente a nessuno e non
viene obliviato;
Compleanno
di Adelaide e cenetta a lume di candela, nella serra, con Eric;
Kiyo
mostra, per la prima volta, interesse per Leila;
30
Settembre 2025 → 'Prova dell'Acqua';
Leila
diventa il nuovo cavaliere dello Scorpione ed ha la sua prima visione
con l'acqua;
Keith
diventa il nuovo cavaliere dei Pesci;
Ian
diventa il nuovo cavaliere del Cancro;
Primo
incontro – scontro fra Kendra e Ted;
Frederick
inizia a torturare mentalmente il povero Scorpius;
Arrivo
di Mirax dal 3001 che li avvisa del futuro della sua epoca;
1°
Ottobre 2025 → Compleanno di Lavi e festa a sorpresa, nella sua
stanza, la sera;
Kiyo
e Leila, in biblioteca, continuano a studiare il diario di Frederick
Baskerville;
2
Ottobre 2025 → Iris, Nox, Eric e Ted scoprono la lettera di Jago
all'interno del diario di Frederick;
Leila
ha una visione sul futuro imminente ed avvisa tutti i suoi amici,
presenti alla festa per il compleanno di Lavi del pericolo imminente;
Frederick
prende possesso del corpo di Scorpius.
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Capitolo 25 *** Special 6: Aquarius & Sagittarius ***
1
CAPITOLO
SPECIAL 6:
“Aquarius
& Sagittarius”
Stoccolma,
1 Marzo 1910...
Rune
camminava, con aria stanca e stravolta, per i corridoio della sua
sontuosa villa attendendo, quasi con impazienza, il ritorno dei suoi
due “figliocci” dalla missione che gli aveva affidato.
Ormai
era quasi una settimana che li aveva spediti in Cina ad investigare
riguardo una possibile ragazza con il fattore plus e, a dire il vero,
non vedeva l'ora che tornassero sani e salvi.
Da
quel fatidico giorno del 1817 molte cose erano cambiate nella sua
vita e non nel senso positivo della frase.
Quanti
amici aveva perso solo quel giorno e quanti altri ne aveva persi con
l'avanzare degli anni?
Ci
mancava solo che anche quei due si fossero messi nei guai mettendo a
repentaglio la propria vita.
E
poi doveva ancora raccontar loro quella cosa e preferiva
dirgliela di persona, possibilmente, prima che fosse troppo tardi.
Il
solo pensiero lo fece bloccare di colpo.
Già,
doveva dirglielo... ma dove avrebbe trovato il coraggio di guardarli
nei occhi mentre avrebbe pronunciato quelle parole?!
Il
cielo iniziò a lampeggiare, preannunciando i soliti temporali a cui
era abituato.
Le
iridi del cavaliere dell'acquario si mossero in direzione della
vetrata alla sua sinistra e, lentamente, si avvicinò ad essa
iniziando ad osservare le nubi scure che ricoprivano i raggi solari.
Era
solo un temporale ma mai nella sua vita, come in quel momento, sentì
il desiderio di soffermarsi ad osservarlo.
Forse
questo potrebbe essere l'ultimo temporale che vedo...
A
quel pensiero, il cavaliere deglutì pesantemente e spostò
l'attenzione al suo riflesso sulla vetrata.
Come
già detto all'inizio, aveva l'aria stanca e stravolta e le profonde
occhiaie che si portava appresso da giorni non gli conferivano, di
certo, un bell'aspetto.
Le
prime gocce iniziarono a cadere dal cielo proprio nel momento in cui
si mise a ripensare alle parole che il medimago, da cui si era fatto
visitare, aveva pronunciato quasi un mese prima.
“Ho
analizzato quello che sono riuscito a prelevare dalla massa, il mese
scorso, dal tuo cervello, cavaliere, e mi addolora darti questa
notizia ma... come dire... Purtroppo questa è una malattia di cui,
personalmente, so ben poco. Mi sono confrontato, tramite gufo, con
altri colleghi di vari continenti: America, Giappone, Australia, ho
chiesto anche a qualche mia vecchia conoscenza in Cina ma niente.
Purtroppo, sembra che non esista una cura per questo genere di
malattia. Mi dispiace, Rune, ma non ti resta molto da vivere.”
Una
settimana era tutto quello che gli restava.
Purtroppo
le cellule del cervello, aveva scoperto in tale maniera il cavaliere,
sono le uniche che non riescono a rigenerarsi.
E
lui le aveva provate tutte.
Aveva
chiesto persino a degli antichi stregoni del continente africano di
aiutarlo, ma niente...
In
poco tempo la capitale svedese fu ricoperta, interamente, dalla
pioggia.
Rassegnato,
Rune non poté fare altro che stare fermo a guardare.
Per
lui, ormai, c'era ben poco da fare.
Parigi,
5 Gennaio 1910...
Eric
sbatté violentemente la propria scopa per terra, solo per il
semplice fatto che fu la prima cosa che trovò non appena entrò
nella sua stanza.
Era
adirato, frustrato ed anche... ferito.
Cosa
era appena successo?
Perché
suo padre lo aveva dovuto riprendere?
Non
era quello che volevano loro, esattamente tutti loro?
La
famiglia La Rouge era una nobile famiglia altamente rispettabile e la
Sig.ra Guerrero non era da meno in confronto al marito.
I
suoi genitori si erano conosciuti a scuola.
Essendo
di nazionalità francese, lui, e di nazionalità spagnola, lei,
entrambi i futuri coniugi avevano frequentato la scuola europea di
Beauxbatons illo tempore – a detta di Eric – e dalla loro unione
tutta la società magica europea non aveva fatto che beneficiarne.
O
almeno questo era il pensiero di suo nonno materno, Martin Guerrero.
Figli
di Purosangue. Discendenti di Purosangue. Maurice ed Erika non
avevano potuto che generare Purosangue.
Ed
Eric quanto odiava quella parola.
Tutto
perché, in tutta la sua famiglia, sembrava che fosse proprio lui
l'unica nota stonata vivente.
Suo
fratello maggiore, il primogenito maschio che avrebbe portato avanti
il nome di famiglia, aveva dimostrato il suo immenso talento nelle
arti magiche fin da quando gli avevano regalato il suo primo
calderone giocattolo a 3 anni.
Da
lì al diventare l'inventore della pozione 'rivela creature magiche',
era stato un attimo.
Appena
terminata la scuola, aveva venduto alla più antica famiglia di
cacciatori – i Corwin - la pozione ed era andato a vivere nella sua
lussuosa villa a Granada.
Sua
sorella maggiore, poi, non aveva fatto altro che seguire le orme del
fratello ed era diventata una famosa astronoma: aveva scoperto
l'esistenza di una particolare cometa che pareva alimentasse i poteri
dei maghi e delle streghe al suo passaggio.
Questa
cometa, secondo i suoi calcoli, si affacciava sulla Terra una volta
ogni 2.500 anni.
Calcoli
che poi erano risultati, dannatamente, esatti!
Facendole
guadagnare la possibilità di scrivere un libro.
Libro
su cui, adesso, Eric studiava.
Al
solo pensiero il biondo si avvicinò sulla mensola della libreria per
prendere il tanto famoso tomo che aveva fatto guadagnare anche a lei
una fortuna.
Il
fratello della famosa strega Blanca La Rouge, costretto a studiare
anche lui su quel coso perché 'non è all'altezza della
sorella'.
Le
parole di quella megera di una Stranges (vecchia 'amica' di sua
madre) ancora gli risuonavano nella testa, pesanti come un martello.
Ridicolo.
Motivo
per cui il libro cadde accidentalmente nel cestino proprio
sotto di lui.
Scusa,
sorella.
Ma
la sua agonia non si fermò con quel gesto.
Il
suo sguardo si soffermò sulla foto di suo fratello Maurice Antoine
La Rouge II – e quel secondo, se parlavi con lui, doveva essere
sempre pronunciato – a tutta velocità sulla sua
scopa 'Enchantig Tornado'.
Certo
era che se i suoi due fratelli maggiori lo avevano urtato fin da
subito, Maurice era quello che meno sopportava.
A
lui era sempre concesso tutto.
Mancava
completamente di intelletto ma Merlino lo aveva premiato –
ingiustamente, a suo parere – con un talento smisurato nel
Quidditch.
Si
era diplomato col minimo dei voti proprio quell'anno ma lui non
doveva essere intelligente.
Oh,
no, non sia mai.
Lui
doveva solo essere veloce.
E
per il nuovo cercatore dei Quiberon
Quafflepunchers quello era l'importante.
Poi,
che avesse quasi tutti 'Accettabile' in ogni materia possibile, era
una cosa che passava decisamente in secondo piano.
E
per ultimi c'erano lui e sua sorella di dieci anni.
Ma,
soprattutto per gli occhi di suo fratello Maurice, c'era LUI.
Eric
Maurice La Rouge, il terzo figlio maschio – quarto in ordine di
nascita – che era stato ammesso a Beauxbatons solo perché il padre
aveva pagato una mazzetta alla preside ad interim della scuola.
Perché
proprio lui, fra tutti i suoi fratelli, sembrava essere quello meno
adatto a frequentare una scuola di magia e stregoneria.
Anche
perché Maurice non faceva che ricordarglielo chiamandolo magonò.
Ebbene
sì.
Dopo
la sfilza di fratelli super talentuosi, o cervellosi, Morgana gli
aveva fatto il dono della 'normalità' e mai nella sua vita il caro
Eric aveva mostrato alcun segno di magia scorrere nelle sue vene.
Mai,
almeno, fino a quel giorno.
Ricordando
ciò che era appena successo, in un impeto di rabbia, il biondo
continuò a lanciare in aria qualsiasi cosa gli si presentasse
davanti.
L'unica
esitazione che ebbe fu proprio sulla foto di famiglia.
Tutti
così ingessati... tutti così puliti... tutti così falsi.
Si
fermò solo per poter prendere meglio la mira, dopodiché la lanciò
fuori della finestra impregnando nel lancio tutta la sua rabbia e
liberandola dai polmoni con un urlo quasi disumano.
“Andate
al diavolo! TUTTI QUANTI!”
Stoccolma,
3 Marzo 1910...
La
tazzina da thé, di pregiatissima porcellana, cadde dalle mani di
Iris non appena Rune terminò il suo discorso.
Era
tornata dalla missione con Nox solo il giorno prima e aveva sperato,
dopo ben dieci giorni passati a dormire qua e là per gli scadenti
ostelli cinesi, di riposarsi per bene. Lontana da ogni preoccupazione
e qualsiasi pensiero.
Invece
non erano neanche le 11 del mattino e le brutte notizie non avevano
tardato ad arrivare.
Un
nodo alla gola le si formò non appena i suoi occhi incontrarono
quelli chiari del cavaliere dell'acquario e la sua voce tremò,
decisamente, quando si decise a porgli la domanda:
“Quanto
ti resta da vivere?”
Rune
si sistemò meglio sulla sua sedia e, posando la propria tazza sul
costoso tavolo di cristallo davanti a sè, rispose alla russa con un
sorriso che le parve quasi forzato.
Come
se si stesse sforzando di essere forte.
Essere
forte per loro due: lei e Nox.
“Una
manciata di giorni, ormai... La situazione è degenerata poco prima
della vostra partenza. Per questo ho mandato voi due, da soli, ad
investigare in Cina. E mi rammarico per non averne parlato prima ma
avevo bisogno di un po' di... tempo, credo, per cercare le parole
giuste con cui dirvelo”
Rune
prese un respiro profondo e, senza staccare la vista dalle proprie
mani, prese a torturarsi le dita con le unghie.
Era
nervoso e Nox lo intuì subito.
Non
doveva essere facile raccontare una cosa del genere, per questo il
cavaliere del leone aveva deciso di starsene in silenzio,
impassibile, e fare in modo che si sfogasse per bene.
Decisione
che, ovviamente, Iris non aveva minimamente contemplato.
Alzandosi
di scatto, e raggiungendolo ad una velocità impressionante, la
bionda si chinò su di lui e gli prese le mani fra le sue.
Gli
occhi velati da delle lacrime che si ostinava maledettamente a
trattenere, pur di dimostrarsi forte anche in quell'occasione.
Ma
per quanto lei provasse a nascondere la propria tristezza, la
supplica che gli si leggeva in faccia era palese per entrambi i
ragazzi.
“Troveremo
una cura! Noi siamo immortali, insomma, abbiamo bevuto l'Ambrosia
direttamente dal Santo Graal quando siamo stati nominati
cavalieri! Non possiamo morire!”
E
pronunciò l'ultima parola quasi come se qualcuno le avesse appena
pugnalato il cuore.
E,
in effetti, per lei fu esattamente quello.
Rune
le scostò i capelli, che stavano mutando in uno stravagante color
lavanda a seguito delle sue numerosi trasformazioni, dal viso e
glieli sistemò dietro l'orecchio.
“Noi
siamo immortali, Iris, è vero. Ma la nostra longevità è data fino
a quando nelle nostre vene continua a scorrere anche una sola goccia
di magia. La stessa magia che ci rende unici e speciali a questo
mondo... Purtroppo o per fortuna, non lo so, la mia è data
prettamente dal mio cervello. Morendo quello anche lei sta
morendo dentro di me. Ed a breve...” una lacrima gli rigò il volto
nonostante anche lui tentasse di trattenersi “... morirò anche
io... mi dispiace ragazzi...”
A
quel punto Iris si gettò completamente addosso a lui, liberando le
lacrime che minacciavano di scenderle fino a pochi attimi prima.
Nox
li raggiunse solo quando le cose sembrarono placarsi un pochino.
Lentamente
accarezzò la spalla della ragazza, nel tentativo di rincuorarla, ed
iniziò a stringerla a sé.
I
suoi occhi, in quel frangente, incrociarono quelli del cavaliere ed
al grifondoro bastò uno sguardo per decifrarlo in pochi istanti.
“Non
la lascerò mai, hai la mia parola Rune”
“Ti
ringrazio infinitamente Nox. Grazie, davvero.”
Parigi,
10 Gennaio 1910...
“Ho
deciso che andrò a Londra”
Le
parole gli uscirono secche, senza troppa esitazione.
Era
passata una settimana buona ormai da quel delicato evento –
così lo nominava la madre in presenza delle sue amiche con le quali
si dilettava a cinguettare – e tutto sembrava essere tornato alla
normalità.
Anzi,
forse anche meglio di prima.
Se
non altro ora i suoi genitori sembravano essersi ripresi dallo shock
dell'avere un magonò in famiglia ed ora non facevano che tartassarlo
di domande dalla mattina alla sera.
Avevano
capito che Eric era speciale. Forse più speciale di tutti gli altri
figli. E, dal che prima non facevano che vergognarsene, i suoi –
come i suoi fratelli – ora non facevano che vantarsi di continuo.
“Allora
Eric hai avuto qualche sbalzo fuori dal normale, oggi?”
“Fratellino,
come ti va la vita? Ho saputo quel che è successo. Spaventoso perché
Julie poteva rimetterci la pelle ma figo! Hai tutta la mia stima”
“Ehy,
gnomo, lo sai che non dicevo sul serio quando ti insultavo
chiamandoti nullità, vero? Pace fatta fratello? Perdona il povero
Maurice II”
“Fratellino
adorato, ora che sei un grandissimo mago strafigo, potresti aiutarmi
con l'uscita del mio nuovo libro? Sai, se la gente lo vedesse in mano
tua sono convinta che lo adotterebbero anche fuori dall'Europa...
magari potremmo arrivare anche in America!”
“Bene,
figliolo, ad ogni ragazzo, un giorno, giunge il momento in cui deve
farsi uomo e mostrarsi all'alta società europea. Inizieremo dalla
Francia, che dici? E poi incontreremo gli sciamani africani. Ho
sentito dire che sono assai influenti all'interno delle loro tribù:
sia mai potrebbero tornarci utili”
Troppe
pretese, troppe finte lusinghe.
Alla
fine tutti volevano qualcosa.
E
la risposta era ovvia: NO SU TUTTO.
“Tu
a Londra? Ma se non sai manco una parola d'inglese”
Le
parole del suo amato fratello, Maurice II, lo fecero ridestare
dal flusso dei suoi pensieri.
“Credo
che tu ti stia sbagliando con qualcun altro. IO, a differenza tua,
studio a scuola”
“Ma
per quale motivo vorresti andare a Londra?” sua madre lo guardò
con aria stralunata mentre, per poco, la forchetta non le scivolò
sul piatto a causa dello stupore.
“Voglio
cambiare aria”
“Non
ti trovi bene in Francia, figliolo?”
“No,
padre, ho solo voglia di allargare i miei orizzonti”
“Ma
finiscila gnomo! A chi vuoi darla a bere! Scommetto che muori dalla
voglia di mollarci”
“Se
proprio devo essere sincero, Maurice, io non-”
“Secondo”
“Come
scusa?”
“Maurice
secondo, correggevo le tue mancanze. E poi non dire che non sono
intelligente”
Sì,
decisamente una spada.
Eric
alzò il sopracciglio biondo, in direzione del fratello, indeciso se
guardarlo disgustato o irritato.
E
lui si credeva intelligente?
Suo
fratello era più stupido di quanto pensasse.
Scosse
leggermente la testa nel tentativo di riconcentrarsi sul suo
discorso.
“Comunque
ho deciso così. Ho già preparato le valigie e partirò domani
mattina all'alba”
Incurante
degli sguardi penetranti che ogni membro della sua famiglia presente
in quell'insulsa cena, il biondo continuò a mangiare il pollo con le
patate cucinato dalla loro cuoca personale.
“Ma...
ma... Maurice digli qualcosa!” implorò la donna al marito nel
tentativo di far cambiare idea al figlio.
Questo,
impettendosi maggiormente nel suo panciotto di raso color grigio
cielo, si schiarì la voce prima di parlargli con il più finto tono
risoluto di tutti i tempi.
“Eric,
sappi che non approvo e come me anche tua madre non approva. E che
cosa faresti una volta arrivato a Londra, eh? Dove andresti
soprattutto e vogliamo parlare del clima-”
Ma
il Signor La Rouge non ebbe mai modo di finire il discorso perché il
figlio gli rispose prontamente alla sua ultima domanda:
“Ad
Hogwarts, naturalmente. Dove se no? Devo pur finire la scuola”
Un
silenzio tombale scese sul tavolo e su tutti i presenti nella stanza.
L'unico
rumore che si udì fu la forchetta d'argento che cadde dalle mani di
sua madre.
“Un
La Rouge ad Hogwarts?” squittì lei nel tentativo di darsi un
contegno.
“Nessun
membro della nostra famiglia è mai entrato in quella scuola, non da
quando Edvard La Rouge litigò pesantemente con Salazar Serpeverde
poco prima della sua fondazione. Da allora, a persone come noi, è
vietato entrare in quel posto! E poi sei proprio sicuro che siano
disposti a fare un cambio di scuola a semestre inoltrato?!” suo
padre era fuori di sé dalla rabbia ma Eric non se ne curò più di
tanto.
Avevano
finito di mettergli i piedi in testa ora che aveva scoperto le sue
abilità.
Si
alzò di scatto dalla lussuosa sedia color borgogna e si decise a
parlare con loro:
“Ho
già contattato il Preside della scuola e dice che non ci sono
problemi. In inglese ho sempre avuto ottimi voti, non so se ve ne
siate mai accorti, ed io partirò domani. Questo è quanto. Buon
proseguimento” e detto ciò, il biondo si incamminò verso la
propria stanza mollando la sua 'famiglia' nel silenzio tombale.
Una
volta varcata la porta della propria stanza, Eric si accasciò sul
letto rigirandosi la lettera che aveva ricevuto il giorno prima
leggendo – nuovamente – il nome del mittente.
Rune
Lindström, cavaliere dell'acquario, membro della Luna Rossa.
Se
un tizio svedese si era preoccupato tanto per raccomandarlo alla
scuola di magia inglese, beh... doveva per forza fidarsi no? Che
avrebbe avuto da perdere?
Famiglia?
Poteva
anche farne a meno.
Amore?
Non
ne aveva nessuno.
Lavoro?
Era
troppo giovane ed ancora non si era diplomato.
Niente
gli faceva salire la voglia di rimanere.
Riappoggiando
la lettera sul comodino, prese il libro sull'energia vitale che aveva
iniziato a studiare una settimana prima e continuò nella sua
lettura.
Poteva
nasconderlo quanto voleva, ma Eric era terrorizzato da tutto quel
potere che si ritrovava fra le mani.
Aveva
vissuto una vita desiderando la magia ed ora che l'aveva... aveva
quasi ucciso la sua sorellina in una stupide lite... doveva
raggiungere Hogwarts ed incontrare questo Rune: chiedergli come aveva
fatto a 'scovarlo' e, cosa più importante, come avrebbe fatto a
controllarsi.
Era
la sua priorità in quel momento e niente e nessuno l'avrebbe
fermato.
Stoccolma,
8 Aprile 1910...
Ormai
era passato quasi un mese dalla morte di Rune.
Un
mese.
Ma
per Iris e per Nox era come se il tempo si fosse bloccato, come
cristallizzato, a pochi giorni prima che spirasse.
Il
salone dove Rune li aveva messi a conoscenza della sua malattia, era
stato fatto coprire interamente da degli enormi teli color panna
sbiadita.
Esattamente
come quasi tutto il resto della villa che gli ricordasse il
cavaliere.
Rune
aveva lasciato tutto a loro due, compresa la villa di famiglia e
tutti i suoi averi ma nessuno di loro due si sentiva come se fosse il
padrone effettivo di quella magione.
Nessuno.
Tant'è
che la stanza del cavaliere era stata chiusa a chiave onde evitare un
qualsiasi ricordo del defunto.
L'avevano
sigillata anche con vari incantesimi per assicurasi che la servitù
babbana, che era presente in quella casa, non si avvicinasse.
Eppure,
quel giorno, Iris aveva deciso di entrarci e di levare qualsiasi tipo
di protezione dalla porta d'ebano bianco della stanza.
Era
stata una decisione presa... così.
Non
sapeva neanche lei perché l'avesse fatto ma aveva deciso di farlo.
Ed ora, dopo che aveva levato anche l'ultimo incantesimo di
copertura, l'idea di tirarsi indietro le sembrava piuttosto inutile.
“Sei
sicura di volerlo fare?”
“Sicurissima,
Nox”
“Allora
vengo con te”
Iris
ridacchiò leggermente.
“Sto
solo per varcare una porta, non morirò mica” ma il tentativo di
sdrammatizzare la situazione, non riscosse molto successo a giudicare
dall'espressione di ghiaccio che le rivolse il ragazzo.
“Lo
so...” Nox le prese la mano nella propria e, guardandola con quelle
iridi penetranti, terminò la frase:
“...
Ma io voglio starti accanto ugualmente e, fidati, che lo farò Iris.
Da ora fino alla fine dei miei giorni. Hai la mia parola.”
Stoccolma,
10 Aprile 1910...
“Hai
mai sentito parlare di un certo Eric La Rouge?”
“No,
mai”
“Neanche
io eppure pare che Rune stesse in contatto con lui già da un po' di
tempo. Guarda qua, lettere su lettere. Non ti pare strano, Nox?”
Nox
si girò verso Iris non appena la ragazza gli si avvicinò per
mostrargli i pacchi di lettere che aveva appena trovato.
Dopo
aver riaperto la stanza di Rune, Nox ed Iris non facevano altro che
passarci quasi intere giornate là dentro.
Come
se non volessero proprio accettare quello che fosse successo, ogni
cosa era un pretesto per entrare e varcare la porta della sua stanza.
E
più passavano le ore e più scoprivano misteri e segreti,
dentro quel piccolo spazio vitale, che il cavaliere gli aveva,
naturalmente, tenuto nascosti.
E
quell'Eric La Rouge rientrava, perfettamente, nella categoria
misteri.
“Proviene
da Hogwarts” constatò lui.
“Il
che è ancora più strano se pensi che Rune ha frequentato
Durmstrang”
“Già”
Come
se gli si fosse appena accesa una lampadina, Nox si girò velocemente
nella direzione opposta ed iniziò a rovistare fra i cassetti della
scrivania.
“Che
stai cercando?”
“Ricordi
cosa ci ha detto Rune in punte di morte? Che cosa voleva che
facessimo ad ogni costo?”
Iris
serrò la mascella al solo pensiero di quel giorno e rispose:
“E
come posso scordarmelo?!”
Con
un impeto di violenza, Nox staccò tutti i cassetti della scrivania
nel tentativo di trovare il prima possibile l'oggetto che
stava cercando.
Dove
diavolo era finito?
Prese
a rovistare con frenesia, fra tutti i pezzi di carta che aveva sparso
per terra, ed infine lo trovò.
Eccolo!
“Rune
voleva che utilizzassimo il suo pugnale per localizzare qualcuno
sulla mappa” con un abile gesto, tirò fuori dalla tasca dei suoi
pantaloni la mappa raffigurante il mondo e la distese per bene sul
suolo.
Poi,
legando l'oggetto con un nastro -come aveva visto fare tante volte
dal vecchio cavaliere- iniziò a farlo roteare su di essa
pronunciando le fatidiche parole:
“Mostrami
Eric La Rouge”
Di
botto questo si fermò in un punto indefinito della Scozia e, mentre
il nome di Eric iniziava ad apparire sulla pergamena antica, il
pugnale iniziò ad illuminarsi.
Eric
La Rouge era un possessore del fattore plus. Ecco perché Rune li
aveva quasi implorati, in punto di morte, di utilizzare il proprio
pugnale!
“Merlino,
quasi non ci credo!”
“Neanche
io, Iris” Nox si girò in direzione dell'amica per guardarla negli
occhi con un'espressione più rilassata della precedente “Penso che
abbiamo trovato un possibile futuro cavaliere”
“Può
darsi ma dovremmo testare le sue abilità per esserne certi. Hai
ancora le pergamene di Rune su tutte le prove che si sono svolte
negli ordini? Potremmo prendere spunto da là”
Iris
si avvicinò ulteriormente alla mappa, ancora con gli occhi
spalancati per l'incredulità, e la prese fra le mani per assicurarsi
di non star sognando.
Mai
si sarebbe aspettata, fino a quel momento, di poter conoscere altre
persone col fattore plus (oltre lei e Nox) senza l'aiuto del
cavaliere dell'acquario. Ed ora dovevano persino trovarle?
Doveva
ancora abituarsi alla cosa.
Nell'esatto
istante in cui Iris gli porse la domanda, Nox si alzò da terra e
raggiunse la libreria alle loro spalle, iniziando a rovistare
sgraziatamente anche là. E fu in quel momento che Iris notò un
qualcosa che prima le era sfuggito.
Accanto
alla mappa, sommersa da vari fogli variopinti, stava una pergamena
con gli angoli superiori leggermente bruciati e, proprio al centro di
essa, vi erano scritte due parole:
“Bia
Foxlight”
Non
appena ebbe terminato di pronunciare quel nome, il pugnale che teneva
nella mano destra tramite il pezzo di corda, iniziò a roteare
esattamente come aveva fatto poco prima.
Intuendo
quello che sarebbe successo, la maga dai capelli violacei pose la
mappa nuovamente a terra, e in quell'istante la traiettoria del
cerchio si allungò per quasi tutta l'estensione della pergamena.
Ruotò
una volta, due, tre.
Ruotò
così tanto che Iris perse il conto.
Fino
a che, come prima, si bloccò in punto ben preciso della mappa.
“Città
del Capo, Sudafrica...”
Il
bagliore che illuminò il pugnale, successivamente, fece si che la
ragazza richiamasse l'amico all'istante.
“Nox!”
“Cosa?”
“A
quanto sembra non dovremmo andare solo ad Hogwarts. Preparati a
portare un bagaglio più grosso, si parte per il Sudafrica”
Londra,
16 Ottobre 2012...
Ted
continuava a sorseggiare la sua tazza di thé come se niente gli
fosse mai successo.
Era
riuscito finalmente a depistarli, ne era sicuro, per questo si era
deciso a riposarsi dopo l'estenuante corsa che aveva appena
sostenuto.
Come
se essere lasciato da Victoire Weasley, quel lunedì di quella
settimana non fosse stato sufficiente, aveva passato quasi tutti i
cinque giorni restanti a scappare da dei ragazzini che
tentavano di adescarlo con frasi del tipo “Finalmente ti abbiamo
trovato”.
Ridicolo,
assolutamente ridicolo.
Cosa
volevano da lui?
Cosa
significava quel 'ti abbiamo trovato'?
Aveva
persino cambiato sembianze pur di seminarli, ma niente! Ovunque
andasse non facevano che seguirlo e venirgli appresso.
E
la cosa stava iniziando ad infastidirlo e non poco.
Ebbe
appena il tempo di realizzare di essere al sicuro che, alzando gli
occhi in direzione della strada, si era ritrovato quella ragazza dai
capelli violacei a fissarlo con ostinazione.
Maledizione.
Senza
finir di mangiare i dolcetti che aveva ordinato al cameriere, si alzò
dal tavolo del bar in cui si era rifugiato e, lasciando velocemente i
soldi su di esso, si affrettò a camminare dalla parte opposta in
direzione della metropolitana.
Affollata
com'era, a quell'ora, avrebbe sicuramente trovato un modo per
seminarli questa volta.
Ne
era convinto.
Per
questo, con poche falcate, non ci pensò due volte e si gettò nel
marasma di gente che andava e veniva da una fermata all'altra.
Si
voltò in dietro solo poche volte per assicurarsi di non essere
seguito e solo l'ultima volta che lo fece, quando si rese conto che
dei tre dell'Ave Maria non c'era traccia, si decise a
rallentare e poi a fermarsi.
Ted
sospirò passandosi una mano fra i lunghi capelli blu che aveva
mutato durante il tragitto, nel tentativo di non farsi riconoscere,
e, deciso a riprendere le proprie sembianze, varcò la porta del
bagno pubblico quasi con sollievo.
Al
suo interno sembrava che non ci fosse nessuno, motivo per cui si
decise definitivamente a mutare il proprio aspetto.
Nel
mentre iniziò a sciacquarsi la faccia con l'acqua del lavandino e,
proprio quando stava iniziando a rilassarsi leggermente, in quel
momento si bloccò di colpo.
“Era
ora che ti fermassi, ci hai fatto faticare parecchio lo sai?”
Il
castano si voltò di scatto e si ritrovò di fronte il ragazzo moro
che aveva tentato di fermarlo il giorno prima.
“Cosa
vuoi ad me?”
“Devi
venire con noi”
“Io
non verrò proprio da nessuna parte”
“Devi,
è il tuo destino e noi abbiamo bisogno di te”
“Me
ne frego di te e degli altri due amichetti”
“Chi
hai chiamato amichetti?”
Una
voce femminile varcò la porta del bagno degli uomini e, nel giro di
pochi istanti, si ritrovò la ragazzina dai capelli strampalati a
guardarlo dritto negli occhi.
Che
palle.
“Sentite”
iniziò lui nel tentativo di darsi alla fuga il prima possibile “Non
voglio guai. Ho avuto una settimana stressante anche per colpa
vostra, anzi soprattutto per colpa vostra e vorrei solo
andarmene a casa in santa pace” sfoderò velocemente la bacchetta
dalla tasca dei suoi jeans e, con un 'Bombarda' non verbale, fece
andare in mille pezzi tutti gli specchi e le tubature del bagno.
Dopodiché,
fuggì allegramente mutando contemporaneamente il proprio
aspetto.
Ma
non aveva fatto i conti con il terzo ragazzo del gruppo...
Eric
si mosse, dietro di lui, nell'esatto istante in cui varcò la porta
e, richiamando a sé i suoi poteri, fece in modo di risucchiargli
tutte le energie necessarie a tenerlo in piedi.
Ted
cadde per terra come un salame.
“Ma
questa è una congiura!” esplose, infine, in un impeto di rabbia.
“Perdonaci,
di solito non operiamo in questa maniera ed io non 'attacco' se non
sono minacciato, ma questa è una questione della massima importanza”
“Cosa
volete da me? Perché mi pedinate da giorni? Se pensate di uccidermi
e nascondere il cadavere, sappiate che ho un padrino molto potente
che è pronto a farvela pagare cara!”
“Però,
ne hai di fantasia”disse il ragazzo dai capelli scuri,
raggiungendoli insieme alla ragazza dai capelli violacei, non appena
questo iniziò a sbraitare guardandolo alzando un sopracciglio.
“Non
ti succederà niente di tutto questo” continuò il biondo,
guardandolo con un'espressione al metà fra il divertito ed il serio.
“Allora
cosa volete? Dannazione, mi state facendo diventare pazzo! Giuro che
appena riuscirò a riprendermi mi vendicherò su ognuno di voi tanto
da farvi implorare il mio perdono!”
Nell'esatto
istante in cui Ted pronunciò quelle parole, un alone di luce
accecante lo inondò da capo a piedi, costringendolo a chiudere gli
occhi.
Una
ragazza dai capelli ramati e dai particolari occhi color topazio, si
materializzò proprio di fronte a lui.
Il
tatuaggio sul suo braccio non faceva che risplendere della stessa
luce che l'aveva appena accecato.
Luce,
che poi, non aveva abbandonato lo spazio e la circondava come se la
stesse proteggendo e uno strano calore, molto simile ad un senso di
fiducia, aveva iniziato a farsi spazio dentro di Ted.
Cosa
sta succedendo?
“Ted
Remus Lupin” iniziò lei, lentamente, avvicinandosi appena a lui
“Mi chiamo Bia Shamsi Foxlight, sono il nuovo Cavaliere Reggente
degli ordini della Luna Rossa e del Sole Nero e loro sono i miei
cavalieri” Bia si girò in direzione degli altri ragazzi e li
indicò con la mano destra “Non vogliamo farti del male ma abbiamo
bisogno che tu ci segua per verificare un dubbio che non fa che
affliggerci da quasi dieci giorni”
Il
suo sguardo ambrato si posò su di lui con fare quasi amorevole.
Allargando
l'espressione in un sorriso sincero, Bia allungò la mano in
direzione di Ted.
“Verresti
con noi, Ted?”
Forse
fu il suo modo di fare stranamente gentile, forse fu il fatto che
quella luce che aveva visto non aveva ancora abbandonato la figura
della ragazza, forse fu quel calore che sentiva ampliarsi nel petto.
Fatto
sta che Ted afferrò la mano di Bia quel giorno.
E
dopo poco tempo fu nominato Cavaliere del Sagittario.
Un
anno dopo le selezioni...
“Insomma,
come sei diventato cavaliere tu?”
“Come
mai questa domanda?”
Ted
si girò in direzione della ragazza, piegando leggermente la testa di
lato, ed iniziando a guardarla con aria divertita.
Kendra
era immobile, stesa sul prato del giardino del Castello che avevano
costruito, intenta a continuare a fissare le stelle nel cielo.
Quella
sera ci sarebbe stata l'eclissi lunare e la Luna si sarebbe tinta di
rosso sangue come l'ordine di cui facevano parte, la Luna Rossa, per
questo aveva deciso di passare la serata ad osservarla mentre nasceva
e cambiava colore.
Mutava
esattamente come il suo, ormai, fidanzato sapeva fare così
bene.
Per
questo si era decisa a porgli quella domanda.
Tutto
un flusso di pensieri aveva portato a lui ed ora attendeva, con
un'impazienza nascosta, la risposta da parte di Ted.
“Allora?
Dai raccontamelo, voglio sapere”
“Veramente
c'è poco da dire... mi hanno trovato, mi hanno assillato e mi hanno
convinto. Un po' come tutti voi, credo”
“Ed
hai dovuto affrontare delle prove anche tu?”
I
limpidi occhi azzurri di lei incrociarono quelli muschiati di lui e
poi continuò:
“Tipo...
che ne so... le tue paure più profonde, le tue debolezze... cose
così?”
“Mi
stai facendo queste domande perché ti interessa davvero? Oppure
perché, in realtà, vorresti conoscermi meglio?”
Kendra
si morse il labbro inferiore con fare dubbioso.
“Preferisci
che ti dica la verità o la parte che vorresti sentirti dire?”
A
quell'affermazione Ted esplose in una fragorosa risata e, piegando le
braccia sotto la nuca, ritornò alla contemplazione del cielo
notturno.
“Perché
ridi?” esclamò lei ridacchiando.
“Perché
è proprio la risposta che mi sarei immaginato da te: furba, astuta
ed alla 'te lo dico e non te lo dico' come fai tu di solito”
La
corvonero si girò maggiormente verso di lui e, facendo leva sui
gomiti, alzò leggermente il busto.
Nel
frattempo, un'aria divertita le si stampava sul volto. Ma era
intenzionata a non cedere, per questo continuò a stuzzicarlo per
bene:
“Pensi
di conoscermi così bene, eh Lupin?”
Il
tono che aveva usato era decisamente intenzionato a far salire i
nervi a qualsiasi persona esistente sulla faccia della Terra.
Qualsiasi.
Eccetto
Ted Lupin il quale, a differenza di quello che stava affermando la
sua ragazza, la conosceva anche fin troppo bene.
Si
alzò anche lui sui gomiti ed allargò il suo sorriso in
un'espressione di finta smorfia sofferente “Non è così, Kendra?”
dopodiché iniziò a scendere lentamente, avvicinandosi al volto
della ragazza.
“Non
saprei...”
Nervosa,
e con il cuore che le batteva all'impazzata, Kendra si morse
nuovamente le labbra in un gesto quasi involontario quando il suo
sguardo si focalizzò sulle labbra dell'ex grifondoro.
Gesto
che fu interpretato da Ted come un tacito consenso a quello che stava
per fare.
Si
fermò a due millimetri dalle labbra di Kendra.
Il
respiro caldo e regolare, era decisamente differente da quello della
corvonero.
“Forse
dovremmo-” si schiarì leggermente la voce a causa del pensiero
poco casto che gli aveva appena attraversato il cervello “Dovremmo
continuare a guardare l'eclissi prima che sparisca”
Palesemente
divertita, Kendra roteò gli occhi al cielo.
Sei
proprio senza speranza.
E,
tirandolo per il colletto della camicia, sospirò a fior di labbra:
“Sta
zitto e baciami”
The
End
Angolo
Autrice:
E
buonasera a tutti! ^^
Come
avete avuto modo di leggere, questo special parla quasi interamente
dei 'vecchi' cavalieri degli ordini e di come si sono svolte certe
dinamiche.
Mi
ricordavo che alcune di voi avevano chiesto più volte spiegazioni e
spero, con questo capitolo, di aver risposto in gran parte ai vostri
dubbi.
Che
dire... vi aspettavate certi atteggiamenti da parte dei ragazzi? Mi
riferisco, in particolare, a Ted ed Eric xD
Scherzi
a parte, volevo annunciarvi (?! sarà il termine giusto? Bah...) una
cosa:
Tecnicamente,
alla fine effettiva della storia, mi manca da completare solo due
capitoli (il finale e l'epilogo l'ho finiti in vacanza) e gli special
restanti.
Quindi
colgo l'occasione per chiedere alla creatrice di Leila se,
gentilmente, potrebbe mandarmi il ricordo che dovrei raccontare nel
suo capitolo :)
Il
prossimo capitolo arriverà (al 90 %) fra sabato e domenica prossima.
Spero
vi sia piaciuta la lettura.
Baci
Vic
P.s.
Ho
iniziato una storia incentrata su James e Lily (si chiama Gamblers e
poteta vederla tranquillamente cliccando sul mio nickname).
Ve
lo dico... così...
Per chi volesse leggere una storia alternativa, senza impegno :)
|
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Capitolo 26 *** Ricordi di una vita passata - parte 2 ***
1
Angolo
Autrice:
Buonasera
/ Buongiorno (per chi leggerà domani) a tutti voi! ^^
prima
di lasciarvi alla lettura della storia ci tenevo a dirvi due cose:
1)
In questo capitolo non
compaiono tutti
i personaggi ma solo alcuni
di loro.
La
scelta si è basata molto sulle abilità dei singoli oc e sulla loro
utilità all'interno della storia.
Mi
dispiace tantissimo per le autrici degli altri oc e spero che, chi
non legga lo spezzone dedicato al suo personaggio, non se la prenda
a male... purtroppo, come ho già detto, ho usato loro solo per una
questione di utilità.
Ma
non temente! Se non li vedete qui, li vedrete sicuramente nel
prossimo.
E
non avete idea di quello che si verrà a creare... eheh...
2)
Il prossimo capitolo sarà lo Special dedicato a Mabel che posterò
quasi sicuramente o venerdì o sabato prossimo, sempre verso
la sera.
That's
all!
Buona
Lettura.
Baci
Vic
^^
CAPITOLO
13 :
“Ricordi
di una Vita Passata”
-
parte 2 -
Nell'uso
popolare è consuetudine dire "nascere sotto il segno di...",
seguito dal nome di un segno zodiacale, il cui significato dipende
dalla tradizione astrologica: nell'uso occidentale si intende il
segno zodiacale sul quale apparentemente si trova il
Sole
al momento della nascita della persona, mentre nell'uso orientale si
intende il segno zodiacale sul quale apparentemente si trova la
Luna al
momento della nascita dell'individuo.
In
particolare in Occidente si tende a identificare ogni segno zodiacale
con il periodo dell'anno durante il quale il segno sembra essere
attraversato dal moto apparente del Sole.
Adelaide
si accasciò a terra, quasi tremando, con la fronte imperlata di
sudore.
“Non
mollare, Ada!”
“La
fai facile tu, Keith, hai idea di quanto sia difficile entrare nella
testa di una persona? Specie, poi, se è la prima volta che lo fai
di proposito e se questa sta tentando di ucciderti!”
La
grifondoro si girò in direzione del corvonero e gli rivolse
un'occhiataccia carica d'odio.
“Non
guardarmi così!” rispose, a quel punto, seccato il biondo.
“E
come dovrei guardarti, sentiamo?”
Keith
roteò gli occhi al cielo, prima di avvicinarsi a lei, sbuffando
sonoramente.
“Senti,
lo so che è difficile”
“No,
non lo sai affatto!”
“Fammi
finire: lo so che è difficile, davvero, lo so. Ma abbiamo
bisogno che tu gli entri nella testa, Ada. Guarda là: Kendra è
praticamente allo stremo delle forze e Leila non riesce quasi più a
modellare l'acqua. Eppure non si arrendono. Non si arrendono perché
credono anche nelle nostre abilità, credono in noi”
Keith
la guardò negli occhi e rilassò l'espressione sul suo volto,
piegando leggermente le labbra in un sorriso.
“Ed
io credo in te, Ada”
Una
frase, sei parole ed otto sillabe.
Eppure
furono sufficienti a far riacquistare le forze alla mora.
Ada
si alzò in piedi, quasi di scatto, e, con una nuova determinazione,
riprese esattamente da dove aveva lasciato.
Da
quando aveva scoperto i suoi poteri forse questa era la prima volta
che qualcuno di esterno, oltre Jennifer ed Eric, si avvicinava
tanto nella sua sfera privata.
La
prima volta che sentiva di essere accettata per quello che era
ed essere apprezzata per questo.
Keith
si fidava di lei. E lei non l'avrebbe tradito.
Per
questo di decise ad agire, una volta per tutte.
Voleva
porre la parola fine a tutta questa storia. Ora. E per sempre.
I
suoi occhi brillarono di una particolare sfumatura color cremisi poco
prima che riuscisse ad entrare nella testa di Scorpius.
Frederick
e Bluebell erano praticamente cresciuti insieme.
Nata
il 27 Settembre lei ed il 1° Dicembre lui, dello stesso anno, fare
amicizia era diventato inevitabile per i due ragazzi.
Vicini
di casa - o sarebbe meglio dire di magione - ed entrambi figli
di maghi purosangue, avevano instaurato il loro rapporto di amicizia,
giocando con i vari giocattoli che possedevano, già dalla tenera
età. E da lì a diventare come una sorella o un fratello per
entrambi, era stato facile come prendere una boccata d'aria.
Figli
unici dalla nascita, erano grati al destino per averli fatti
incontrare ed entrambi erano convinti che mai nessuno
sarebbe riusciti a separarli.
Nemmeno
La Morte.
Ma,
ovviamente, si sbagliavano di grosso.
“Tu
sei come un fratello per me”
Aveva
esordito una piccola Blue di sei anni, un caldo pomeriggio di
primavera, poco prima di incoronare il suo amico con una ghirlanda di
fiori che aveva raccolto in giardino ed aveva appena terminato di
assemblare.
“E
tu per me sei come una sorella”
“Saremo
amici per sempre, non è vero?” (*)
“Sì,
per sempre”
“Che
sta succedendo?”
“Non
lo so”
Farley
guardò, agghiacciato, la scena che gli si presentò davanti:
Scorpius si girava e si rigirava su se stesso, come in preda a delle
convulsioni, mentre continuava a tenersi la testa fra le mani.
Urla
del tipo “Lasciami libero” e “Vattene dal mio corpo” non
facevano che riempire il silenzio che li circondava.
Ed
essere spettatori di una scena del genere, stava diventando davvero
pesante da sopportare.
Imponendosi
di ritrovare un po' del suo contegno, il moro si girò prima verso
Kyla ed Ian e, a seguire, in direzione della sua amica:
“Mabel,
riesci a metterti in contatto con i ricordi di Frederick?”
La
corvonero, a quella domanda, chiuse i suoi grandi occhi azzurri e,
richiamando a sé i suoi poteri, si concentrò per irrompere nella
testa del ragazzo. Pensava che fosse un'impresa quasi impossibile e
disperata eppure, quando vide chiaramente le immagini del passato del
ragazzo, fu costretta a ricredersi velocemente.
Come
è possibile che riesca a vedere i suoi ricordi con questa facilità?
Ma
non ebbe neanche il tempo di realizzare quello che si era appena
domandata che la figura di Adelaide le si presentò di fronte, in
quel vortice di immagini dove era capitata, all'interno della mente
del ragazzo.
Ora
le era tutto chiaro!
La
grifondoro era riuscita a penetrare nella mente del ragazzo prima di
lei e, grazie al suo gesto, Mabel era riuscita ad accedervi
facilmente. Come se si fosse venuta a creare una specie di crepa
all'interno della sua mente. E questa scoperta le infuse non poco
coraggio.
Riaprì
gli occhi di scatto, ridestandosi nella realtà, solo per focalizzare
Adelaide all'interno del giardino. Ora sapeva cosa fare e, se la
grifondoro l'avesse aiutata, forse l'impresa che si accingevano a
percorrere sarebbe stata meno tortuosa del previsto.
Mabel
guardò Farley dritto negli occhi:
“Adelaide
è riuscita a penetrare nella mente di Frederick”
“Stai
scherzando?” il serpeverde spalancò gli occhi violacei tirando,
quasi, un sospiro di sollievo.
“Fortunatamente
per noi, no. E la cosa può esserci di grande vantaggio”
Farley
corrugò la fronte guardandola con aria interrogativa:
“In
che senso scusa?”
Mabel
si girò, di nuovo, in direzione di Adelaide.
“Lascia
fare a me, Farley, sappi solo che devi tenerti pronto”
I
suoi occhi si illuminarono di un azzurro quasi cristallino proprio
quando si girò verso il corpo di Scorpius:
“Tieniti
pronto e anche voi, Ian e Kyla. Al mio segnale, pronti a combattere”
E,
in pochi istanti, la corvonero fu nuovamente nella testa di
Frederick.
“FRED!”
Bluebell
irruppe con la sua scopa, ed il suo solito entusiasmo, all'interno
della stanza di Frederick poco dopo aver ridotto in pezzi il vetro
della sua porta-finestra.
Al
ragazzo quasi gli venne un colpo.
“Per
tutta la progenie di Merlino, Blue! Ti sembrano questi i modi di
entrare nella stanza di un ragazzo!”
La
ragazza scese dalla sua scopa, atterrando sul liscio pavimento di
marmo con la grazia e l'agilità di un felino e, con un solo colpo di
bacchetta, riassemblò tutti i cocci di vetro in men che non si dica.
Poi si girò, con aria soddisfatta, in direzione del suo migliore
amico:
“Quante
storie che fai per essere un uomo, lo sai? E meno male che dicono che
sono le donne ad essere isteriche”
“Io
non sono isterico”
“All'ora
cos'era quel urletto 'Blue, ma ti sembrano questi i modi di
entrare nella stanza di un ragazzo!' che hai fatto? Eeeeh?!”
Il
moro inspirò ed espirò lentamente solo per evitare di risponderle
male.
Tentar
di far ragionare Bluebell Dandelion era come chiedere al cielo di
piovere in un momento di siccità. Praticamente impossibile.
Per
questo decise di lasciar perdere e si affrettò a raggiungere il
libro che gli era caduto dalle mani a causa dello spavento.
Libro
che, ovviamente, gli fu rubato da sotto il naso proprio da Blue.
Era
evidente che la ragazza non l'avrebbe lasciato stare tanto
facilmente.
“Che
cosa stavi leggendo di tanto interessante da darmi buca, miseramente
aggiungerei, ai nostri allenamenti di Quidditch settimanali?”
Blue
si rigirò il tomo fra le mani ne lesse, ad alta voce, il titolo:
“I
Movimenti delle Stelle e l'Interpretazione degli Astri” poi si girò
a guardarlo con aria scettica.
“Ancora
con la fissa per l'astronomia? La studiamo già a scuola ed è pure
una materia parecchio noiosa. Non vedo il motivo per cui uno dovrebbe
farsi del male da solo” dopodiché, assottigliò le sue iridi
chiare “Non starai diventando come quell'Arcibald Burke, depresso e
masochista, vero Freddy caro?”
Fred
chiuse gli occhi quasi rassegnato.
“No,
Blue, puoi stare tranquilla”
“Ne
sei proprio sicuro?”
“Sicurissimo”
“Bene”
rispose energica, come al solito, la ragazza poco prima di buttare,
sul letto del ragazzo, il libro.
Fred
ne seguì la traiettoria come se fosse quasi in pensiero per la sua
vita.
E,
conoscendo la fine che avevano fatto tutti i libri di scuola capitati
nelle mani di Blue, ne aveva tutte le ragioni.
Bruciati,
carbonizzati e ridotti a brandelli.
Davvero
una fitta al cuore per il nostro giovane Fred che amava, così
disperatamente, passare le sue giornate a leggere fra quelle righe
inchiostrate.
Difatti
domandò divertito:
“Ma
come? Lo lasci vivere così?”
“La
sua ora non è ancora giunta e poi, se gli avessi fatto fare una
brutta fine, non mi avresti detto mai di sì a quello che sto per
chiederti”
“E
cosa staresti per chiedermi, sentiamo”
La
strega allargò il suo sorriso con uno strano scintillio negli occhi
poi, con vigore, allungò il braccio sinistro ed affermò “Sù!”
così che la sua scopa scattasse per bene dalla sua posizione di ozio
sul muro.
A
Frederick bastò vedere la scopa per capire cosa volesse fare.
Per
questo motivo, anche lui, fece segno alla sua di alzarsi da sotto al
letto e posizionarsi nella suo palmo destro.
“Sù!”
Poi
guardò Blue con il medesimo sguardo.
“Quidditch?”
“Esattamente!”
Mabel
guardò quel ricordo addolcendo lo sguardo.
Come
aveva fatto un ragazzo così a diventare un abominio del genere?
Non
lo sapeva ma lo avrebbe scoperto presto.
Adelaide
si risvegliò, intontita e spaesata, sopra la superficie di quello
che sembrava essere un lago.
Perfettamente
in equilibrio su di esso, fece un passo in avanti solo per verificare
che non cadesse al suo interno.
E,
quando riuscì a constatare ciò, iniziò a guardarsi attorno.
Non
c'era niente. Soltanto il vuoto più totale sembrava risuonare
nell'aria.
Eppure
il rosso della superficie dell'acqua faceva intendere che ci fosse un
qualcosa a creare quell'effetto cromatico.
Un
qualcosa che forse non riusciva a cogliere perché qualcuno voleva
che non fosse possibile vedere.
“Ada”
La
voce di Mabel, proprio dietro di lei, la fece scattare all'istante.
La
grifondoro corrugò la fronte e la guardò stralunata:
“Mabel,
come si sei arrivata qui?”
“I
ricordi sono il mio forte” rispose la castana mentre, nel frattempo
le si avvicinava “posso visualizzarli e modificarli sia
all'interno, della mente a cui appartengono, sia all'esterno nella
mente di chi sta assistendo. Sono qui perché Bia ha interagito
tramite Farley e ci ha svelato un modo per sconfiggere Frederick”
“Frederick?”
Ada la guardò ancor più perplessa non capendo il discorso della
compagna di scuola.
“Sì,
Frederick, è lui il nostro vero nemico. Si è impossessato del corpo
di Scorpius solo per avere una forma corporea, motivo per cui
dobbiamo riuscire a separare la sua anima da quella di Scorp”
Adelaide
non ci stava quasi capendo niente ma, se esisteva un modo per
sconfiggerlo, non avrebbe esitato due volte ad agire.
“E
quale sarebbe il piano?” domandò tornando seria a scrutare lo
scenario che le circondava.
Mabel
prese un respiro profondo:
“Dobbiamo
solo cercare i ricordi giusti, Ada. Cercarli e modificarli. E sperare
in una buona dose di fortuna”
“Mi
sposo!”
Le
parole di Bluebell furono come fulmini a ciel sereno, per il povero
Fred, tanto più che, a causa dello shock, il libro che stava tenendo
fra le mani in quel momento gli cadde rumorosamente sul legno del
pavimento.
Dopo
la cacciata dall'ordine del Sole Nero, aveva deciso di passare il
tempo ad approfondire i suoi studi in astronomia per diventare, un
giorno, un famoso astronomo.
Per
questo si trovava nella biblioteca nazionale a raccogliere
informazioni quando Blue aveva deciso, sconsideratamente, di
materializzarsi là dentro ignorando bellamente i babbani presenti.
Ovviamente
Fred aveva subito provveduto a cancellargli la memoria con l'aiuto
della sua bacchetta e stava proprio per riprendere la sua migliore
amica sull'accaduto quando questa aveva esordito con quella frase.
Mi
sposo...
Forse
si era sbagliato ed aveva capito male?
Sì,
probabilmente era così.
“S-scusa?
Puoi ripetere per favore? Credo di non aver capito”
“Ho
detto: mi sposo, Fred. Ho detto di sì a Douglas proprio cinque
minuti fa” prese fra le mani il suo orologio da taschino, che le
aveva regalato il suo amato, solo per controllare l'ora:
“Sei
minuti e trentadue secondi, se proprio vogliamo essere precisi”
No,
non si era sbagliato e né tanto meno aveva capito male.
Douglas
Jeremiah Straggler doveva essere impazzito!
Frederick
si accigliò:
“Sei
sicura di non averlo sognato?”
“Sicurissima,
mi ha anche dato l'anello di famiglia” e, nel dire ciò, gli mostrò
la mano sinistra per confermargli quanto detto.
Ok,
l'anello c'era... ma magari era stato drogato!
“Non
gli hai rifilato nessuna pozione?”
“Nessuna
pozione, lo sai che ho sempre fatto schifo in quella materia quando
eravamo a scuola”
Vero.
Quindi non poteva averlo drogato... ma forse l'aveva costretto?
“Nessuna
maledizione Imperium fuori dal normale?”
“Maledizione
Imperium? Per carità! La cosa va contro ogni mio principio morale ed
ideale di giustizia!”
Vero
anche questo.
Ma
se non l'aveva sognato, non l'aveva drogato e, tanto meno forzato,
Douglas doveva davvero essere impazzito!
“Ma
ha idea di quello che sta facendo?!”
“Facendo
chi, scusa?”
“Douglas!
Che domande!”
A
quel punto fu Bluebell ad accigliarsi:
“Che
cosa vorresti intendere, Frederick?”
“Secondo
me, non sa quello che fa chiedendoti in moglie”
“Frederick!”
“Insomma,
è fuori da ogni logica! Neanche fossi la più bella donna del mondo”
“Frederick!”
“Per
non parlare del tuo brutto carattere! Sì, non c'è altra
spiegazione: deve essere impazzito!”
Il
silenzio regnò sovrano per parecchi minuti.
Bluebell
lo guardava con aria indecifrabile mentre Frederick continuava a
scuotere la testa come a confermare la sua tesi.
A
quel punto, la ragazza esplose:
“FREDERICK!”
Con
un abile gesto della mano, decine e decine di spade si
materializzarono proprio di fronte al ragazzo. Le lame, lisce ed
affilate, puntate alla gola del moro volte ad intimidirlo.
“Blue!
Che cazzo fai?!”
“Ritira
subito quello che hai detto!”
“Su
Douglas e sulla sua potenziale insanità mentale? MAI!”
“E'
così difficile da credere che qualcuno possa volermi sposare?”
“Sinceramente:
SI'!”
“Io
ti ammazzo FREDERICK ARTHUR BASKERVILLE!”
“Provaci
se ci riesci, NANETTA!”
Mabel
e Adelaide guardarono insieme quella scena con entrambi i loro cuori
quasi in pezzi.
Era
davvero straziante vedere una così brava persona essere soggiogata
dall'oscurità.
Ma
la loro ricerca ancora non era terminata e, per i sentimentalismi,
non c'era tutto questo tempo.
“Continuiamo
a cercare, Bel, il ricordo che ci serve deve essere qui da qualche
parte”
Mabel
annuì distrattamente all'affermazione dell'amica mentre, nel
turbinio di quel vortice di ricordi che aveva creato proprio fra lei
ed Ada, un dettaglio le saltò alla mente:
“Ada”
“Dimmi”
“Non
trovi strano che, quando visualizziamo i ricordi di Blue, il suo viso
ci arrivi sfocato e non dettagliato?”
“In
che senso, Mabel?”
“Nel
senso: Se erano così amici, come abbiamo potuto vedere, in teoria
dovrebbe essere rimasta ben impressa nella mente di Frederick. Eppure
il suo volto non è per niente delineato in quasi nessuno
ricordo... sembra come che-”
“Che
abbia voluto cancellarla”
Mabel
annuì con vigore e ad Ada, il tutto stava risultando particolarmente
chiaro come l'acqua.
“Forse
è a causa d'un qualche evento che deve essergli successo”
“Tipo
un trauma o uno shock legato a lei?”
“Esatto”
la mora continuò nel suo discorso, proseguendo a scavare nella
memoria del vecchio cavaliere.
Se
esisteva un ricordo talmente doloroso da fargli desiderare la
cancellazione della sua migliore amica dalla testa, poteva essere
solo quello la causa scatenante del cambiamento del ragazzo.
Guardarono
altri frammenti di ricordi qua e là: Il matrimonio di Bluebell con
Douglas, la nascita del loro primogenito, la nomina di Frederick come
padrino del bimbo... fino a quando arrivarono quasi alla fine di
quella vita spensierata e serena.
E
lo videro.
Quel
riluttante giorno del 1817.
Il
Giorno della Vendetta.
Il
giorno in cui Fred perse il controllo dei suoi poteri.
“Non
ci posso credere” allontanandosi, per il disgusto, Ada si portò
una mano alla bocca per sopprimere l'istinto impellente di voler dare
di stomaco.
“L'abbiamo
trovato, Ada! E' questo il ricordo che dobbiamo instaurare nella
memoria di Frederick! E' questo l'unico ricordo dove Bluebell si
riesce a vedere in faccia!”
Una
lampadina si illuminò nella mente della corvonero.
Per
questo Kyla ed Ian sono tanto importanti.
Ma,
soprattutto, per questo lo è Kyla!
Mabel
si alzò di scatto e raggiunse Adelaide, scuotendola per le spalle:
“Ada,
avanti riprenditi, dobbiamo re-instaurare questo ricordo nella sua
memoria! E' la nostra unica possibilità di vittoria! La nostra unica
ancora di salvezza!”
“E'
vero, ragazzine, lo è. Ma voi non farete proprio niente che possa
compromettere la mia esistenza!”
Una
voce tagliente si levò da dietro di loro e, in equilibrio
sull'acqua, Shade iniziò a guardarle irritata.
“E'
la vostra fine, mocciose impiccione!”
Bluebell
teneva in braccio suo figlio, nel tentativo di cullarlo, mentre il
suo sguardo vagava al giardino della villa, sottostante.
Frederick
le si avvicinò per accarezzarle i capelli e per posare un lieve
bacio sulla fronte del suo figlioccio addormentato.
“E'
bellissimo, Blue”
“Vero?
E tu che non volevi neanche che mi sposassi! Tsè, il solito cocciuto
arrogante”
Fred
alzò un sopracciglio divertito dal commento della ragazza.
“Fammi
capire, sarei io quello cocciuto ed arrogante?”
“Vorresti
forse dar torto ad una donna che ha da poco partorito?”
“Non
sia mai!” il moro alzò immediatamente le braccia al cielo in segno
di resa ed aggiunse:
“Ci
tengo alle palle, io”
“Bene,
volevo ben dire Freddy caro. Piuttosto, hai pensato alla mia
proposta?”
“Ti
riferisci all'andare a parlare col Cavaliere Reggente per farmi
riammettere?”
“Esattamente”
Fred
si sedette, con poca grazia, sulla panchina di pietra sistemandosi al
suo fianco, con far pensoso.
“Se
devo essere sincero, non ne sono così convinto”
“Ma
come? Sei sempre stato il migliore, fra tutti noi, là dentro ed ora
non vuoi neanche provarci?!” Bluebell era senza parole. E pensare
che, secoli or sono, era stato proprio lui a raccontarle dell'ordine
e a far sì che venisse ammessa anche lei.
Certo,
le sue abilità innate contribuirono parecchio all'ammissione. Però,
fra i due, era sempre stato lui quello a volerne fare parte. Ed ora
non voleva neanche più provarci?
Assurdo.
“Sinceramente...
non lo so più, Blue. Da quando sono stato cacciato sento come se il
mio equilibrio si fosse incrinato. Sogno spesso la notte, e non sono
proprio sogni piacevoli. Vedo sangue e lacrime... e
Shade che prende il sopravvento su di me... e credo di avere
paura, Blue. Sì, paura. Come mai ne ho avuta prima. E la cosa non mi
piace neanche un po'. Pensavo che, impegnando la mente con i miei
studi in astronomia, certe sensazioni sarebbero scomparse. Invece...”
Dopo
quella confessione, Bluebell non parlò più a Fred di
quell'argomento.
Se
lui non voleva provarci non era il caso di costringerlo.
Ma
lei non si darebbe data tanto per vinta: avrebbe parlato con il
Cavaliere Reggente ed avrebbe provato a far riammettere suo
fratello ad ogni costo nell'ordine. Insomma, era immortale! Non
poteva mica continuare a martoriarsi in eterno, no? E se quella Chloe
Shafiq si fosse messa in mezzo... avrebbe trovato pane per i suoi
denti.
O,
sta' attenta a te Madame Shafiq! Sta' attenta a te!
Ma,
ovviamente, Bluebell non poteva neanche lontanamente immaginare cosa
l'avrebbe attesa.
Due
settimane dopo quella conversazione, la morte sopraggiunse per il
Cavaliere della Bilancia.
E
lo stesso giorno, per un fortuito caso del destino (lo stesso
artefice che si era messo in mezzo nelle loro vite ed aveva fatto in
modo che Blue e Fred si incontrassero), Frederick decise di
presentarsi al cospetto del Cavaliere Reggente per chiedere di essere
riammesso.
Nessuno
avrebbe potuto prevedere le conseguenze delle azioni di tutti
loro.
Come
è vero che nessuno avrebbe potuto evitarle.
Nessuno
se non un veggente.
E,
sfortunatamente, all'interno degli ordini non n'esisteva neanche uno.
“E'
la vostra fine mocciose impiccione!”
Shade
scattò nella loro direzione, trasformandosi nel dissennatore con la
maschera kabuki, con l'ambizione di voler porre fine alle vite delle
ragazze.
Sfortunatamente
per lei, e fortunatamente per loro, Ada fu abbastanza veloce da
intercettare le sue mosse così, avanzando di qualche passo in
avanti, attivò il suo potere nel disperato tentativo di uscirne
indenne dalla battaglia.
“Stai
indietro!” urlò, con tutto il fiato in corpo, nella speranza di
manipolarla per bene. Ma questa, non si diede per vinta e resistette
alla prima ondata di potere della mora.
Tuttavia
Adelaide non si abbatté tanto facilmente ed anzi, il mancato
condizionamento della mente di Shade, fece sì che questa si
impegnasse e concentrasse maggiormente. Ed il risultato di ciò fu
evidente.
“Ho
detto: STAI INDIETRO!”
Shade
si bloccò e, con un tonfo sonoro, cadde nell'acqua pesantemente.
“Maledette
bastarde!” fu tutto ciò che riuscì a dire a causa
dell'immenso potere di Ada che stava cercando, in tutti i modi, di
schiacciare la sua volontà di reagire.
Shade
a quel punto, avendo ormai capito le scarse probabilità di riuscita
che aveva nell'opporsi, decise d'intervenire in direzione di quella
che, ai suoi occhi, sembrava essere la più debole delle due: Mabel.
L'Oscurità
si smaterializzò, richiamando a sé tutte le sue forze rimaste e
cogliendo un leggero attimo di tentennamento di Adelaide, solo per
materializzarsi, successivamente, proprio dietro la corvonero.
Intenta
ad attivare, il prima possibile, il ricordo che avrebbe risvegliato –
forse – la coscienza di Frederick e la parte più profonda del suo
IO, Mabel non si rese conto della ragazza se non quando questa la
costrinse a voltarglisi faccia a faccia.
Adelaide
tentò di salvare la sua amica dalle grinfie di quell'arpia ma delle
spirali oscure, generate da sotto l'acqua, la costrinsero a piegarsi
verso il basso incanalando tutte le sue forze per rimanere a galla.
“In
te sento una grande oscurità, fanciulla” iniziò a
divertirsi Shade, terrorizzando la povera Mabel.
“Così
come sento che hai paura. Hai paura di me ed hai paura di morire. E
così facendo non fai che accrescere la tua oscurità e donarmi
vigore”
Shade
si avvicinò al volto della ragazza ed i suoi occhi color nocciola
incrociarono quelli colmi di terrore di Mabel.
La
stava studiando.
“E
quella maledizione che affligge la tua famiglia, oh, che cosa triste.
Ogni donna del casato Crowlee è destinata a perdere ciò che più
ama al mondo. E la profezia che tua nonna ti ha fatto? Ecco perché
hai paura di legarti a qualcuno” la prese per la
maglietta e la tirò in verso l'alto con una forza disumana “Tu
non avrai mai una famiglia, un marito che ti ami e dei figli da
cullare fra le tue braccia. E' questa la dura realtà e devi
accettarla così com'è, ragazzina!”
Le
parole di Shade arrivarono dure e taglienti, esattamente come voleva
lei, all'orecchio della ragazza. Tuttavia ebbero il beneficio di far
scattare, in Mabel, l'effetto contrario a quello desiderato.
Guardandola
nei occhi, la corvonero, strinse le mani attorno al braccio che
utilizzava per tenerla in sospeso e, modificando i ricordi
appena passati, distorse la realtà circostante.
Shade
si ritrovò al posto di Adelaide, in preda ai suoi stessi rovi, a
dover lottare per la sua salvezza on d'evitare di morire affogata.
Questo
gesto la fece adirare maggiormente... motivo per cui si divincolò
facilmente dall'illusione e, ritornando alla realtà precedente,
incominciò a soffocare la ragazza.
“Pensi davvero che un
trucchetto simile potesse essere sufficiente a fermarmi?! Credi sul
serio di essere così furba solo perché sei una corvonero? Oh, mi
dispiace deluderti mia cara ma hai sbagliato proprio a fare i tuoi
conti!”
“Tu
– tu... tu hai sbagliato... a fare... i conti....”
“A
ma davvero? E in cosa avrei sbagliato sentiamo?!” respirando
a fatica ed alzando leggermente la sua mano sinistra, Mabel mostrò a
Shade quello che era riuscita a fare nei pochi istanti in cui era
riuscita a tenerla impegnata: una strana sfera, grossa quanto la sua
mano, di una colorazione giallastra fluttuava sul suo palmo.
L'illusione
di Mabel non voleva essere letale per la ragazza, bensì voleva
essere un diversivo per il suo reale obiettivo: liberare il ricordo
di Frederick, dal vortice di cui era prigioniero, solo per poterlo
innescare per bene all'interno della sua memoria.
A
Shade le prese un colpo.
“TU!”
E,
prima che l'Oscurità potesse anche solo sfiorare la sfera, Mabel
strinse la mano a pugno facendola infrangere sotto i suoi occhi.
E
tante luci colorate, si dispersero nell'aria.
Mabel
ritornò alla vera realtà, respirando pesantemente alla
ricerca di ossigeno, piegandosi in due per il dolore mentre si
affrettava a portarsi le mani al collo.
C'era
mancato veramente poco che Shade la strozzasse per davvero ma, per
fortuna, non era successo ed era riuscita ad innescare in tempo il
meccanismo dei ricordi.
“Bel!”
Farley
la raggiunse in pochissimo tempo per assicurarsi che la sua amica
stesse bene.
“Perché
ti tieni il collo? Cosa è successo in tutto questo tempo che sei
stata nella sua mente?!”
Tuttavia
un suono disumano distrasse entrambi i ragazzi.
Urla
di disperazione si propagarono all'interno della villa.
Urla
di dolore.
Le
urla di Scorpius.
E
ciò bastò a far comprendere a Farley quello che fosse successo.
Contemporaneamente,
i tentacoli oscuri che tenevano ingabbiati i quattro cavalieri,
allentarono la presa su di loro ed essi caddero a terra ancora privi
di sensi.
Senza
neanche farlo apposta... erano riusciti a liberare anche Iris, Ted,
Eric e Nox.
Ed
anche questa è andata!
Guardò
Mabel un'ultima volta per assicurarsi che stesse bene poi, come se
avesse una pistola puntata alle tempie, raggiunse Kyla ed Ian ad una
velocità sorprendente.
“E'
la vostra ora, ragazzi, ma soprattutto è la tua Kyla”
“Io...
io non capisco il motivo per cui sono così importante... anzi,
siamo, così importanti ma ti assicuro che farò del mio meglio!”
“E
puoi contare anche su di me, Baskerville!”
“Bene!”
Farley rispose energico poco prima di afferrare entrambi per il
braccio “era quello che volevo sentirmi dire. Ora, io vi farò
spazio in quel groviglio tentacolare allo sbando utilizzando delle
sfere di luce, voi nel frattempo preparatevi a richiamare i vostri
poteri” guardò prima uno e poi l'altra “Pronti?”
“Pronti!”
Si
può dire che il tutto si svolse ad una velocità incredibile, ma
sarebbe mentire su ciò che accadde realmente.
Per
Kyla ed Ian il tempo parve come essersi fermato e, mentre entrambi i
loro cuori correvano come i cavalli all'Ippodromo, anche i loro corpi
si mossero alla stessa velocità.
Scorpius
era circondato da spirali di oscurità le quali, dopo l'innesco di
Mabel, erano quadruplicate rendendo la via, per raggiungere il loro
padrone, assai tortuosa.
Kyla
si graffiò più volte con degli spuntoni che le parvero spine
acuminate.
Ian
si strappò in vari punti la sua maglietta.
Ma
questi erano dettagli a cui entrambi non prestarono particolare
attenzione e, persistendo nella loro folle corsa per la salvezza,
continuarono imperterriti il loro cammino.
Scorpius
era a due passi da loro, ormai. Per questo si convinsero ad usare i
propri poteri.
Il
platinato alzò lo sguardo, mentre ancora si dimenava nelle urla, ed
incontrò le iridi muschiate di Ian.
Sul
suo volto, il corvonero lesse l'esitazione mista a stupore.
Sensazioni che mai aveva visto trasparire sui lineamenti perfetti del
ragazzo.
Intercettando
un eventuale attacco di quelle spirali, richiamò a sé le energie e
si difese con uno scudo di scariche elettriche rosso sangue.
Rosso
come la rabbia.
Kyla
colse l'attimo di esitazione di Scorpius e, cingendo fra le mani il
suo ciondolo, materializzò la lancia fra le sue mani; sfruttò le
spirali d'oscurità per caricare la sua arma, in modo che potesse
risultare più potente, e la lanciò contro il nemico.
Purtroppo,
però, il colpo venne bruscamente fermato da uno dei tanti tentacoli
oscuri che costrinse il biondo a girarsi nella sua direzione.
Probabilmente
fu proprio in quel momento che la coscienza di Frederick decise di
riaffiorare perché nell'esatto istante in cui gli occhi di Scorpius
incrociarono quelli di Kyla, qualcosa si ruppe all'interno di
quell'insulso equilibrio che Shade era riuscita a creare.
Certo,
probabilmente quando aveva escogitato un piano simile mai si sarebbe
sognata un finale del genere.
Eppure
Kyla era lì. Davanti a lui. In carne ed ossa. E, per un attimo,
tutto il delirio attorno a loro cessò di esistere.
“B...
b...”
Le
labbra di Scopius sperarono di muoversi nel tentativo di far emergere
un qualche suono dalla sua bocca. Ma, in realtà, non era il biondo a
parlare. Come lo non era più Shade.
Frederick
aveva ripreso 'possesso di sé' per un misero istante, ed è per
questo che gli uscì una singola parola prima di lasciare nuovamente
posto al caos.
“B-Blue...bell”
Poi,
come se la quiete a cui aveva assistito fosse solo opera di
un'illusione, le spirali spiccarono nuovamente dal corpo del ragazzo.
Scorpius,
posseduto da Frederick, sentì come una lama di un pugnale
attraversargli la testa e, per questo motivo, si portò le mani al
capo e si piegò sulle ginocchia quasi agonizzante.
Immagini
di ricordi che non gli appartenevano si mischiarono velocemente, in
un turbinio di volti ed azioni mai compiute dal ragazzo, come pezzi
di un puzzle all'interno del suo cervello.
Parole
che non ricordava di aver sentito.
Gesti
che non ricordava di compiuto.
E
più passavano i secondi, più il dolore diventava insopportabile.
Eppure,
come quasi ridestato da un sogno, sentiva di star riprendendo a poco
a poco il perfetto controllo di sé.
In
quel frangente, anche Scorpius stava combattendo la propria battaglia
personale per riprendere possesso del suo corpo.
E
Shade lo capì perfettamente.
Forse
fu proprio perché sentiva la sua fine farsi vicino.
O
forse fu più, semplicemente, per uno stupido gesto carico d'odio.
Comunque
Shade decise di terminare quell'insulsa lotta per il corpo del
ragazzo e, allontanandosi da esso, iniziò a prendere la sua forma
originale: il dissennatore con la maschera kabuki.
Quando
il corpo, ormai privo di sensi, di Scorpius cadde a terra, Farley
scattò sull'attenti.
L'anima
del suo compagno di casa ora era libera, così come quella di
Frederick/Shade.
Mancavano
solo poche mosse da fare.
“Preparati,
fra poco tocca a te”
Kiyomaro
si girò alla sua sinistra non appena le parole di Farley gli
arrivarono dritte e coincise alla sua mente.
“A
me?”
“Esattamente”
“E
che cosa dovrei fare scusa?”
A
quella domanda il serpeverde sorrise beffardo al giapponese e, con
uno strano luccichio nelle sue iridi violacee, continuò:
“Sbaglio
o il tuo potere è molto affine all'oscurità?”
“Sì,
ed è proprio per questo che non credo sia il caso di intervenire più
di tanto”
“Sbagliato!”
“Cosa?”
Kiyomaro
sgranò i suoi occhi scuri continuando a guardarlo sempre più
perplesso.
Cosa
aveva in mente di fare questa volta?
“Non
dubitare di me, amico mio, la vittoria è vicina. Dobbiamo solo
attuare l'ultimo grande passo prima di essere nominati vincitori”
“E
sarebbe?”
Ah!
La domanda che stava aspettando da tempo.
Farley
levò le braccia al cielo assieme allo sguardo.
Le
nuvole scure ancora si ostinavano, ripugnantemente, a ricoprire il
cielo notturno che li sovrastava.
Ma
ormai, non importa. Non importa più. Fra poco tutto questo finirà
ed il sole tornerà a splendere su questa Terra.
“Quando
te lo dico io: lascia libera la Bestia, Kiyo!”
Le
sue iridi brillarono in netto contrasto con l'oscurità che lo
circondava.
Sentiva
il suo immenso potere, scorrergli prepotente nelle vene nell'attesa
di essere liberato.
E
Farley non ci pensò una seconda volta.
In
pochi istanti, le oscure nuvole furono scacciate violentemente dalla
volta del firmamento, per far spazio a qualcosa di più significativo
e potente: il Sole.
Il
Sole e la sua luce splendente.
I
raggi luminosi ricoprirono tutto lo scenario fino a raggiungere le
profondità del sottosuolo.
E
a quel punto, fu un attimo.
To
Be Continued...
NOTA:
“Saremo
amici per sempre, non è vero?” (*)
“Sì,
per sempre” → Palesemente
ripreso dal cartone della Disney “Red e Toby”.
Lo
so che è parecchio stupido ma, dato che Blue e Fred in questo
spezzone hanno pochi anni, ho pensato che potesse starci come pezzo.
Tipo quelle promesse che fai quando sei piccolo e che speri durino
per sempre...
____________________________
Allora...
giunti a questo punto credo che resti solo il mistero della maschera
kabuki da svelare... E mi riferisco al fatto di ciò che successe a
Takao (vecchio cavaliere del cancro) quel lontano 1817... Altra cosa:
non so se avete colto i vari riferimenti al Sole ed alla Luna, ma
soprattutto al sole... Avete delle teorie a riguardo? Fatemelo sapere
semmai :)
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto. Ad una settimana! :)
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Capitolo 27 *** Special 7: Di Maledizioni e Sogni Infranti ***
1
CAPITOLO
SPECIAL 7:
“Di
Maledizioni e Sogni Infranti”
Si
dice che sulla famiglia Crowlee, da generazioni, giaccia una
maledizione sulle figlie femmine appartenenti a questo casato e che
queste, una volta trovato, siano destinate a perdere o a rinunciare a
ciò che più amano al mondo.
Si
narra inoltre che, per secoli, i membri di questo casato abbiano
servito fra le fila di una società segreta sconosciuta, persino,
agli occhi di altri maghi e streghe del mondo magico.
Per
questo motivo, onde evitare un qualsiasi tipo di sospetto o dubbio,
gli uomini di questa famiglia, personaggi di spicco del Ministero e
della Politica Magica, decisero di abbandonare le fila di questa
società e lasciare il tutto alle donne della loro casata.
Ed
è proprio in questa occasione che la discendenza fu cambiata da
quella maschile a quella femminile.
Difatti
i nomi dei padri non furono più ereditati di padre in figlio
ma furono sovrastati da quello delle proprie mogli.
Tuttavia
Elaine Crowlee non poté mai immaginare che il suo status sociale
avrebbe potuto influire tanto su di lei e sui suoi discendenti.
E,
tutto a causa di un insulso litigio, la vita di tutte le donne della
famiglia fu maledetta... per sempre.
“Nonna,
ma per quale motivo non posso andare con mamma e papà?”
“Perché
i tuoi genitori sono delle persone molto impegnate, Mabel, ed i
bambini, questa volta, non possono entrare”
Mabel
sbuffò, contrariata, portandosi i palmi delle sue piccole mani a
reggersi la testa mentre, appoggiando i gomiti sul davanzale della
porta finestra del salone, si sistemava a sedere.
“Ma
non posso quasi mai andare con loro! Questa volta volevo esserci
anche io...”
“Se
farai la brava, la prossima volta ti porteranno di certo”
L'anziana
signora si avvicinò, con la solita espressione priva di emozioni che
la contraddistingueva, al fianco della sua nipotina mentre questa
continuava ad osservare, con sguardo sognate, i suoi genitori
allontanarsi da casa.
Era
così tutte le volte e, probabilmente, avrebbe continuato così per
un bel po' di tempo se Elaine Crowlee IV non l'avesse interrotta.
La
famiglia Crowlee era una delle più antiche e prestigiose di tutta
l'Inghilterra, quasi al pari dei Baskerville, ed i genitori di Mabel
non facevano che condurre una vita indaffarata.
Fra
congressi, cene, importanti riunioni e gala, erano pochi i momenti in
cui tutta la famiglia poteva essere riunita sotto lo stesso tetto e,
ancor di meno, i momenti in cui Mabel poteva andare con loro a quegli
eventi mondani.
Tuttavia
a volte, quando faceva la brava come le ripeteva spesso la
nonna, le era concesso di accompagnare i coniugi.
Ma,
quel giorno, le sue lezioni con Elaine ancora non erano terminate.
Tirata
verso l'alto, come un sacco di patate, la donna la fece prendere in
braccio dalla cameriera che le stava facendo compagnia.
Dopodiché,
la sistemò sulla poltrona del tavolo di legno e fece sì che
continuassero la loro lezione di buone maniere.
“Lo
vedi questo ventaglio?”
“Sì
nonna”
“Bene,
oggi ti insegnerò come un oggetto tanto piccolo ed insignificante
possa essere utile nelle mani di noi donne”
“E
la prossima volta potrò andare con mamma e papà?”
“Se
oggi termineremo la lezione, è molto probabile”
A
quell'affermazione Mabel si affrettò a raggiungere il ventaglio a
lei destinato, posizionato proprio di fronte a lei.
E
concentrandosi come meglio poté, per una bambina di soli quattro
anni, seguì per filo e per segno le indicazioni di sua nonna.
Sicuramente
l'evento che maggiormente piaceva a Mabel era quando tutta la sua
famiglia si riuniva nella Sala Blu di casa sua, a prendere il thé.
Sua
madre la chiamava “riunione familiare pomeridiana” ed alla nostra
piccola futura corvonero piaceva da morire tutta quella situazione
dato che, a suo parere, dava un senso di ufficialità al tutto.
Come
se, in quell'angolo della casa, il tempo si fosse arrestato per far
spazio ad una qualche azione importante i cui protagonisti
principali, erano solo lei, suo padre e sua madre.
A
dire il vero, però, non succedeva niente di altolocato.
Tutti
e tre raggiungevano la stanza, sempre la stessa stanza, e si
posizionavano o sul divano o sul tavolinetto intagliato;
La
cameriera portava le porcellane e le miscele, rigorosamente su un
carrellino d'argento, assieme ai tovaglioli, sempre allo stesso
modo;
E
sua madre iniziava a servire il thé sempre nella stessa maniera.
Sempre.
Persino
le posizioni erano immutabili nel tempo: Mabel era sempre al centro,
mentre suo padre si posizionava o sulla poltrona o sulla sedia di
destra e sua madre prendeva il posto speculare al marito a seconda
della sua scelta.
Niente
cambiava, nemmeno il “giro” con cui veniva servito il thé dentro
le tazze di porcellana.
Prima
di tutti spettava a Mabel dato che era la più piccola e, nel
frattempo, si sarebbe raffreddato; poi a sua madre, che se lo versava
da sola senza neanche l'ombra di alcuna esitazione; e, per ultimo,
suo padre.
E
Mabel adorava vedere sua madre versarle il thé, era una delle rare
volte, se non l'unica, in cui lei veniva prima di tutti.
Dopo
questo gesto, infine, si passava alle “novità del giorno” che
implicavano sempre un Preston sempre più propenso a parlare delle
sue dure giornate lavorative, ed una Gwen sempre più dedita
all'ascolto.
O
almeno, era quello che a Mabel sembrava facesse la madre, dato che,
da quando aveva abbandonato il suo lavoro al Ministero, trascorreva
le sue giornate nel ruolo di “moglie purosangue perfetta”.
Le
chiacchiere erano leggere e tranquille, punteggiate di tanto in tanto
dalla disapprovazione di Gwen per il comportamento di qualcuno o per
una manovra che non andava fatta. O dai complimenti blandi e gentili
di suo padre verso di lei, sui risultati raggiunti.
Era
piacevole, era un attimo tutto per loro e Mabel lo adorava davvero,
almeno fino ai suoi otto anni.
Quello
fu il periodo in cui cominciarono a cambiare le cose...
Il
buio non fece che cingerla nella sua soffocante morsa silenziosa.
Mabel
non sapeva dire se fossero passate ore o se fossero passati giorni da
quando aveva messo piede là dentro: nella stanza della servitù più
lontana del Maniero.
E
la cosa non le interessava neanche più di tanto, se proprio dobbiamo
essere sinceri.
Voleva
solo stare da sola, lontano da tutte quelle urla e tutti quei rumori
fastidiosi che la terrorizzavano e le creavano solo tristezza ed
angoscia.
Si
strinse maggiormente nelle spalle non appena ricordò quello che era
appena successo.
Suo
padre e sua madre stavano litigando di nuovo ma, questa volta a
differenza di tutte le altre, la situazione era degenerata.
Le
parole di sua madre ancora le risuonavano nella testa.
Le
parole che Gwen Crowlee aveva strillato, nei confronti di suo marito,
con occhi chiari iniettati di sangue:
“Mi
hai rovinato la vita!” aveva esordito la strega in preda alla
rabbia.
La
scena si proiettò nel cervello di una Mabel di appena otto anni,
violentemente, ed anche se non voleva ricordare fu costretta a
vedersela passare nuovamente di fronte.
I
setosi capelli color cioccolato di sua madre erano in disordine e
risaltavano, perfettamente, lo sguardo furioso e sconvolto della
donna.
A
terra, in mezzo a frantumi di ogni genere, suo padre guardava la
moglie col viso sgomento e l'aria terrorizzata, sanguinante da una
gamba ed ormai privo della propria bacchetta.
In
quel frangente l'uomo non poté fare altro che stare a sentire le
urla della moglie le quali, incessantemente, continuavano a
propagarsi all'interno delle pareti begioline della sala.
“Sei
una maledizione, sei solo la
mia maledizione!
Avrei preferito morire mille volte piuttosto che vivere una vita del
genere!”
Quelle
parole le rimbombavano nella testa come l'eco in una vallata, mentre
tutto si trasformava in una spirale sbiadita e sfumata dove solo gli
occhi iniettati di sangue di sua madre erano vividi e chiari.
E
la cosa che la rendeva maggiormente triste, di tutta quella faccenda,
era che nessuno dei suoi parenti si fosse neanche minimamente
preoccupato di andarla a cercare.
Non
suo padre, non sua madre né, tanto meno, sua nonna.
Mabel
era sola in quell'immensa costruzione che tutti loro, compresi i suoi
domestici, chiamavano “casa”.
Sola,
esattamente come lo era in quell'oscurità più nera della notte più
buia.
“Mabel,
tesoro mio, cosa ci fai qui?”
La
voce di suo nonno, Louis Selwyn in Crowlee, fece sì che uno
spiraglio di luce la ridestasse dal baratro in cui stava
sprofondando.
La
sua voce calda ed il suo volto illuminato dalla luce dietro di lui,
costrinsero le iridi chiare di Mabel a chiudersi leggermente.
“Nonno”
sussurrò la bimba con la voce incrinata dal pianto.
L'uomo
si avvicinò alla nipote, intento ad abbracciarla, la strinse forte a
sé ed iniziò a rincuorarla:
“Suvvia,
piccola mia, non temere. Nonno è qui per te ed ora tutto andrà
meglio”
“Nonno”
ripeté nuovamente “Ho paura... perché mamma litiga con papà?
Perché la nonna non fa niente?” e, proprio mentre il pensiero le
si concretizzò nella mente, Mabel iniziò a piangere “Perché
nessuno di loro è venuto da me?”
Nascosta
fra il muro e l'armadio di quella vecchia stanza impolverata, gli
occhi di Mabel erano una finestra aperta sul terrore che le invadeva
l'animo.
Un
libro aperto su cui vi si poteva facilmente leggere la sua
confusione, il suo dolore e la sua paura.
E
mai come in quel momento l'uomo si sentì in dovere di fare qualcosa.
Certo,
le conseguenze avrebbero potuto incrinare ulteriormente il rapporto
fra lui e sua moglie.
Elaine
già lo considerava la
sua maledizione.
Ma
non poteva certo permettere che la sua nipotina continuasse a
soffrire in tale maniera.
No,
Mabel non si sarebbe più rintanata in un posto simile, tremante e
terrorizzata ai limiti dell'inverosimile.
E
quel giorno Louis fece il più grande gesto di coraggio di tutta la
sua vita nell'affrontare sia sua figlia che sua moglie.
E,
per la prima volta in assoluto, nessuna delle due ebbe niente da
ridire.
Dopo
quell'avvenimento, le giornate sembrarono tornare alla normalità.
Se
si poteva definire in questo modo la sua situazione familiare...
Quel
giorno Mabel guardava, con aria assente, la sfera di cristallo che
sua nonna stava utilizzando per effettuare una predizione, mentre
ripensava alla scena di qualche mese prima.
Ed
ora che ci pensava bene, non riusciva a ricordare neanche un solo
momento in cui suoi genitori si fossero scambiati anche i più
stupidi gesti d'amore.
Persino
quando presenziavano alle “riunioni familiari pomeridiane”,
nessuno dei due si sedeva accanto all'altro e, forse, in lei stava
prendendo forma una nuova consapevolezza: la Maledizione di famiglia
aveva colpito anche sua madre.
Un
nuovo dubbio, a quel punto, non faceva che tormentarla.
Avrebbe
colpito anche lei? La sua discendente? Un'altra Crowlee della
famiglia?
Non
lo sapeva, per questo sua nonna si ostinava da ore a scrutare quella
palla di vetro priva di colore.
“Nonna,
sono ore che stiamo sedute. Forse dovremmo interrompere”
“Non
dire sciocchezze Mabel! Ci siamo quasi. Dobbiamo solo pazientare
ancora”
Elaine
prese un respiro profondo prima di continuare nel suo intento e
riprendere a scrutare la sfera.
La
piccola Mabel di otto anni, sospirò affranta.
Non
aveva per niente voglia di rimanere in quella stanza e sperava
davvero che sua nonna la smettesse con quella scena.
Stava
giusto guardando fuori dalla finestra, con aria annoiata, quando
accadde, tuttavia, l'inverosimile.
Sprigionando
un bagliore di luce accecante, la sfera iniziò a mostrarle il
futuro: esso le apparve, sul primo momento, luminoso e radioso come
la più splendida giornata di primavera.
Ma,
purtroppo, la
gioia di Mabel durò veramente troppo poco...
In
pochi istanti sfumò nell'oscurità dell'inverno senza passare per
l'estate e l'autunno, per lasciare spazio al nulla.
“Cosa
vuol dire nonna? Perché è diventato tutto nero? Perché non riesco
a vedere più niente?”
La
strega alzò gli occhi sulla nipote con un velo di tristezza misto a
stupore e, schiarendosi la gola, le rispose:
“Mabel,
mi dispiace dirtelo nipote mia, ma purtroppo sembra che la
Maledizione abbia colpito anche te”
“In
che senso?”
“Nel
senso che... ho attuato il più grande e potente incantesimo di magia
divinatoria mai utilizzato in famiglia. Sono riuscita a vedere oltre,
non so se riesci a capirmi Mabel. Al
di là di qualsiasi cosa...
ed ho visto...” Elaine si bloccò di punto in bianco, spostando lo
sguardo verso il basso, incapace di continuare. Solo la richiesta
incalzante della nipote, la costrinse a riprendere il discorso.
“Visto
cosa,
nonna?!”
“Il
niente, Mabel. Dopo di te, non ci sarà più alcuna famiglia Crowlee
a questo mondo...”
E
quello era il suo destino.
E
finiva nel buio.
The
End
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutti ^^
Prima
di scrivere qualsiasi cosa volevo “aggiornarvi” sul fatto che
tornerò a postare un capitolo ogni due settimane.
All'inizio,
a dire il vero, volevo “sbrigarmi” e terminare la storia il prima
possibile ma capisco anche le “esigenze del mondo reale” - quali
scuola ed esami universitari - così ho optato per questa soluzione.
Non
so se pubblicherò, fra due settimane, un altro special o il continuo
della storia... semmai, se avete voglia, fatemi sapere voi che
preferite :)
E
così siamo arrivati anche allo Special di Mabel.
Lo
so che, quasi sicuramente, il finale vi lascerà con l'amaro in bocca
ma posso solo dire che ho preferito rispettare la “volontà”
della sua creatrice e scrivere quello che lei mi aveva mandato (Phebe
grazie ancora per essere stata super dettagliata!). Difatti molti
particolari sono stati ripresi da ciò che lei aveva scritto.
COMUNQUE
io e Gin avevamo già pensato a far finire bene la sua storia
quindi NON DISPERATE perché anche Mabel avrà il suo lieto fine!!!
Muahahah
Ci
vediamo fra due settimane,
Baci
Vic
|
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Capitolo 28 *** Special 8: Kyla ed Ian ***
8
Angolo
Autrice/i:
Ciao
a tutti! ^^
come
al solito chiedo venia per il leggero ritardo ma fra compleanni ed
influenza ho avuto davvero poco tempo. Comunque dato che, ormai,
avrete capito che Ian e Kyla sono i dopplenganger di Bluebell e suo
marito Douglas, Gin ha pensato di scrivere un capitolo su loro due
alla volta dell'amore (essendo due suoi personaggi).
L'ha
scritto interamente lei dall'inizio alla fine e spera che vi possa
piacere.
A
fra due settimane!
Baci
Vic
(& Gin) :)
CAPITOLO
SPECIAL 8 :
“Kyla
ed Ian”
La
giornata non poteva che essere delle migliori, si ritrovò a pensare
Kyla.
Era
iniziata splendidamente, col sole che scaldava l'atmosfera e il
venticello primaverile che non ne faceva pesare il calore.
L'aria
aperta non poteva fare che bene in quella stagione, perciò la
piccola bambina dagli occhi verde chiaro, si era armata di arco e
frecce per migliorare la sua mira.
Aveva
solo nove anni eppure possedeva già uno strabiliante talento.
Con
i capelli che le svolazzavano intorno alla testa, la ragazzina prese
la mira e nell'attimo di un respiro la freccia arrivò al centro del
bersaglio, posto poco più avanti.
Il
rumore di un battito di mani la deconcentrò dall'assaporare la
propria vittoria, voltò lo sguardo e si accigliò nel vedere suo
fratello Jonathan appoggiato al tronco dell'albero dietro di lei.
“E
tu che ci fai qua ?” chiese Kyla all'adolescente dai lunghi capelli
castani.
“Volevo
vedere come se la passava la mia sorellina, perché è un reato ?”
La
bambina fece una smorfia e finse di rifletterci su, prima di
sfoggiare il suo sorrisetto ed affermare “Dipende.. hai qualcosa
per me ?” sbattendo più volte gli occhioni.
Il
sedicenne rispose con un sorriso “Quando mai non ho un regalino per
te” prima di tirar fuori dalla tasca dei pantaloni una collanina
d'argento.
A
quella vista Kyla mollò le sue armi sull'erba e corse tra le braccia
del fratello.
“Ehi,
anch'io voglio un abbraccio dalla mia sorellina” disse
improvvisamente un'altra voce maschile dalla casa padronale lì
vicino.
I
due si voltarono verso il terzo fratello, leggermente più basso del
primo, ma con i capelli decisamente più corti, e contemporaneamente
dissero:
“Fai
la fila”
“Te
lo devi meritare, Max”
Il
quattordicenne sbuffò alle risposte di entrambi e si avvicinò per
osservare il regalo che la bambina portava al collo.
“E
così ti sei preso tutto il merito, eh ? Sempre a cercare di
diventare il suo preferito.. non starlo a sentire Kay, lo abbiamo
scelto insieme”
“Dettagli”
mormorò Jonathan stringendo più vicino a se la sorellina.
Kyla
Faith King aveva avuto sia la fortuna di nascere in una famiglia
purosangue, sia quella di essere l'unica femmina di tutta la sua
casata.
Perciò
ogni ragazzo King voleva essere il suo preferito e, giocando la carta
dei regali, i suoi fratelli non facevano che essere in continua
competizione fra loro.
E
sebbene la bambina, in realtà, volesse ugualmente bene ad entrambi,
si beava dei piccoli vizi e dalle attenzioni che essi le rivolgevano.
*
Dopo
le selezioni..
15
maggio, 2026
“Sei
davvero sicura che sia una buona idea ?” chiese il ragazzo dalla
pelle olivastra alla ragazza al suo fianco.
Lei
gli sorrise e rispose “Ma certo Ian, vedrai ti adoreranno, non vedo
davvero cosa potrebbe andare storto”
Lui
si bloccò sul posto come se fosse diventato improvvisamente una
statua di sale “Ecco.. adesso sono sicurissimo che mi
uccideranno..” poi fece una pausa, prima di voltarsi e tornare sui
suoi passi “Me ne vado”
“Ma
come sei drammatico, Straggler!” gli gridò dietro lei, prima di
rincorrerlo e piazzarglisi davanti imperiosa.
“Ti
ho mai raccontato di quella volta in cui qualcuno non ha fatto quello
che volevo ?” domandò lei, placcandolo con le braccia.
Sebbene
fosse uno scricciolo in confronto a lui, la sua determinazione la
faceva sembrare più temibile.
“Non
vedo come questo-” iniziò lui confuso
“Ti
ho fatto una domanda”
Lui
sbuffò e disse “No, non me l'hai mai raccontata”
Lei
più che sorridere ghignò e disse “Perché non è mai successo!
Quindi ora, da bravo fidanzato farai quello che dico io ed entrerai
là dentro” incrociando le braccia al petto.
Ma
lei non era la sola ad approfittarsi sempre dei vantaggi che certe
situazioni potevano implicare, perché anche lui era un ottimo
calcolatore, perciò non ci mise molto a controbattere “E tu cosa
mi dai in cambio ?”
La
castana roteò gli occhi al cielo, ma era proprio quella la
caratteristica che gli piaceva di più in lui.. il fatto che
fondamentalmente erano uguali.
“Tu
fai il bravo, e poi magari stasera sarai fortunato”
Il
corvonero immediatamente si ringalluzzì e chiese “È una proposta
indecente quella che stanno per udire le mie orecchie ?”
“Adesso
non esagerare Straggler, ne hai di strada da fare per arrivare a quel
premio”
A
quella frase, il moro si abbatté nuovamente, ma la ragazza
consapevole del proprio ascendente su di lui e delle proprie doti
femminili, gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio “Ma non
per questo non sarà divertente” prima di stampargli un bacio pieno
di promesse sulle labbra.
I
due entrarono mano nella mano nell'imponente villa dei King, l'elfo
di famiglia aveva appena preso i loro soprabiti, quando Jonathan e
Maxwell apparvero alla porta tutti contenti per salutare la loro
piccola sorellina.
Ma
il loro sorriso s'irrigidì fino a scomparire dai loro volti alla
visione del ragazzo e delle mani unite dei due.
Jonathan
fu il primo a risvegliarsi dallo shock, ma non per questo fu gentile
o delicato nel chiedere a Kyla “E questo chi diamine è ?” prima
di guardare male il povero Ian.
“Non
fare il cafone Jon, credevo che il nonno ti avesse informato che
avrei portato un'ospite”
“Credevamo
che sarebbe stata una ragazza.. non immaginavamo certo, lui”
rispose Max ancora incredulo, per poi dire quel pronome con disgusto.
La
ragazza sollevò gli occhi al cielo e li sorpassò tirandosi dietro
il corvonero.
“Lo
sapevo, quei due mi uccideranno stanotte” borbottò sottovoce.
Lei
non lo degnò di risposta ed imperterrita continuò a camminare verso
la sua meta.
Nessuno
dei suoi familiari avrebbe potuto impedire la loro unione, lui era un
ricco purosangue come lei, e per loro doveva essere sufficiente.
*
Ian
non aveva mai voluto attirare troppo l'attenzione su di se, aveva
sempre odiato quando i maghi lo riconoscevano per strada e lo
vezzeggiavano per avere informazioni sulla sua famiglia, per questo
per i primi due anni ad Hogwarts aveva vissuto nell'ombra.
Ma
in quel momento tutto stava per cambiare completamente, e la cosa era
alquanto ridicola se si pensava che il merito (o la colpa) di ciò lo
si doveva dare ad uno stupidissimo provino di Quidditch, che tra
l'altro gli era stato imposto da suo padre.
Era
sceso in campo con menefreghismo.
Si
era messo una tuta e si era presentato giusto per disonorare il nome
di famiglia.
E
quando il capitano gli aveva chiesto “In che ruolo giochi”
Gli
aveva risposto svogliatamente “Che ne so, mettimi dove ti pare,
tanto faccio schifo”
Ma
purtroppo per lui non faceva schifo per niente, suo padre aveva
ragione quando diceva che aveva il Quidditch nel sangue.
Il
bello fu che s'impegnò pure per fallire la prova, tanto che dagli
spalti lo si sentiva mormorare “Oh palla!” ogni volta che il
bolide gli si avvicinava ed era solo per paura che esso gli rompesse
il braccio che lo allontanava con la mazza da battitore. Purtroppo
per lui, però, il colpo finiva sempre nella direzione giusta, ovvero
addosso al cercatore o al cacciatore della squadra avversaria.
“Beh”
disse il capitano con sguardo ammirato, non appena Ian scese dalla
scopa “devo dire che per essere ignorante sui termini tecnici, non
fai schifo per niente, Straggler, anzi sei stato il migliore”
“Ma..ma..
io non voglio far parte della squadra”
L'altro
lo guardò allibito, quel tipo era davvero strano, tutti
volevano diventare giocatori di Quidditch “Scusa ma allora perché
hai fatto il provino ?”
“Per
far contento mio padre” sbuffò il tredicenne corvonero.
“Allora
mi dispiace per te, ma sei nella squadra, non posso lasciarmi
sfuggire un talento naturale come il tuo”
“Ma
così sarò 'famoso'!” esclamò con un tono agonizzante e, sempre
più sconvolto da quella rivelazione, aggiunse “La gente mi
fisserà!”
Il
capitano gli diede una pacca sulla spalla e lo liquidò con un “Ti
passerà, bello.. vedrai che la fama è magnifica”
E
fu così che il 'povero' Ian si conquistò la nomina di 'Bello e
Dannato'.
*
Dopo
le selezioni..
15
maggio, 2026
Ian
si sentiva teso come una corda di violino, seriamente non era mai
stato così teso in vita sua, nemmeno quella volta in cui aveva
dovuto presenziare alla conferenza stampa dell'azienda di famiglia,
aveva sentito tale pressione.
In
quel momento tutti i membri della famiglia King lo stavano osservando
dal tavolo da pranzo, e molti lo stavano squadrando in malo modo, ma
a Kyla sembrava non fregare assolutamente nulla, ignorò tutti
-persino i propri genitori- ed andò dritta dal capofamiglia, il
nonno, e lui la seguì come un'idiota.
“Ciao
tesoro, allora com'è la vita al castello dei Cavalieri ? Sai sono
immensamente fiero del tuo successo.. cavaliere del Toro a soli
diciassette anni” disse Arcturus King accettando di buon grado il
bacio sulla guancia che gli diede la nipote.
“Abbastanza
bene, non ci possiamo lamentare”
“Nel
senso che è vietato lamentarsi ?” chiese suo cugino Cole iniziando
a ridere da solo per la sua battuta da quattro soldi, ottenendo
sguardi perplessi da tutti gli altri.
Cole,
sei e sarai sempre un coglione deficiente – pensò Kyla, non
degnandolo di risposta.
“Comunque
volevo presentarvi Ian Straggler, il cavaliere del Cancro, nonché
mio fidanzato” annunciò la castana mostrando a tutti le loro mani
unite.
Tutti
si ammutolirono all'istante tranne uno.. che ovviamente si doveva
sempre far riconoscere.
“Io
mi oppongo!” esclamò suo cugino Cole.
Che
ottenne facce sempre più perplesse ed esasperate.
“No
? Che pubblico difficile che siete stasera” commentò da solo.
La
nonna guardò malissimo il ragazzo dai capelli dorati che si
spacciava per suo nipote e tentò di salvare la situazione
“Accomodatevi, ragazzi e raccontateci un po' come vi siete
conosciuti”
Flashback
Kyla
era uscita dalla sua camera di soppiatto quella sera, aveva guardato
più volte a destra e a sinistra per evitare di essere sorpresa a
girovagare per il castello, e si era diretta con passo furtivo
nell'enorme biblioteca dei Baskerville.
Il
suo piano era semplice: trovare un libro che spiegava come far
crescere i propri poteri e poi sbaragliare tutti alle prove finali.
Perciò
doveva stare attenta, non voleva esser vista da nessun ficcanaso che
avrebbe potuto rubargli l'idea.
Ma
purtroppo anche la sua testa ogni tanto aveva delle dimenticanze nei
momenti più utili, infatti si ricordò all'ultimo di aver lasciato
la bacchetta sul comodino, proprio quando aveva trovato il libro
perfetto, che purtroppo stava su uno degli scaffali più alti.
Con
un grugnito iniziò a pensare ad una soluzione rapida.
Si
mise in punta di piedi.. ma non ci arrivò nemmeno di striscio.
Voltò
la testa alla ricerca di un qualcosa dove salire, ed individuò una
sedia poco più in là.
Purtroppo
per lei, però, quella era la sedia più antica della stanza, e
perciò inevitabilmente piena di tarli del legno, vi salì sopra e,
sebbene fosse uno scricciolo, la sedia si ruppe di botto.
A
quel punto provò a spostare il tavolo, che stava al centro della
stanza, sotto alla libreria, ma per quanto si sforzasse quello non si
mosse nemmeno di un millimetro, lasciandola solamente esausta e
insoddisfatta.
Infine
tornò al punto di partenza e provò a saltellare sul posto per
raggiungere il libro.
Ma
anche così i suoi tre tentativi furono vari, e fu solo all'inizio
del quarto -o dei primi insulti contro tutto il castello- che venne
salvata da una mano olivastra, che prese il libro e glielo consegnò
con un sorrisetto malefico.
Kyla
guardò Ian con scetticismo, ma afferrò lo stesso il libro
stringendoselo al petto, prima di dire “Grazie, Straggler”
“Non
ringraziarmi, King”
Lei
sollevò un sopracciglio e disse “Allora cosa vuoi in cambio ?”
“Scegli:
una cosa veloce e indolore o una cosa che può durare ore ?”
“Mi
sa che dovrai essere un po' più specifico di così”
“Un
bacio o un appuntamento”
Lei
lo guardò sbalordita, come poteva quel tipo chiederle una cosa del
genere ? Si erano parlati si e no due volte !
“Sai
che potrei benissimo non fare entrambe le cose, si ? Quello che
volevo l'ho ottenuto”
“Non
sarebbe da Purosangue, ma se vuoi rifiutarti sappi che ho i miei
metodi per ottenere quello che voglio”
E
con quella frase Kyla lo osservò più attentamente per la prima
volta in due settimane, non era affatto male quell'Ian.. forse un
bacio se lo poteva pure meritare.
Perciò
lo tirò a sé per la cravatta e, facendolo chinare di molto, lo
fissò dritto negli occhi, prima di dire “Questo però non
significherà niente”
“Non
puoi ancora dirlo”
“Oh
ma sta' zitto” lo rimbeccò, ottenendo l'ultima parola, prima di
avvicinare le labbra a quelle del ragazzo.
Quel
primo contatto non fu niente paragonato a quello che avvenne dopo, la
ragazza aveva voluto dargli un semplice bacio a stampo, ma quello non
era ciò che il corvonero aveva richiesto.
Perciò
il ragazzo la prese tra le braccia e la sollevò facendole aderire la
schiena alla libreria, mentre iniziava a prendere tra le labbra il
labbro inferiore di lei ed a succhiarlo con passione, per far si che
lei si sciogliesse e gli permettesse di approfondire il contatto.
E
così lei fece, schiuse le labbra, estasiata e allo stesso tempo
sconvolta da ciò che lui le stava facendo, e lui intrufolò la sua
lingua nella bocca di lei.
Le
loro lingue s'intrecciarono e il cuore di Kay iniziò a battere
sempre più all'impazzata, mentre le sue mani avevano preso ad
accarezzare i capelli di lui, in un modo inconscio e quasi
primordiale.
Iniziò
a pensare di non aver mai provato una cosa simile in vita sua.
Iniziò
a pensare che non avrebbe voluto fare altro per il resto dei suoi
giorni.
E
questo la spaventò.
Perciò
non appena si accorse di quello che stava succedendo, si staccò
dalle sue labbra, e presa dal terrore afferrò il primo libro che gli
capitò a tiro e glielo lanciò in testa.
“Ahia!
Ma sei impazzita ?!” gridò il ragazzo, lasciandola atterrare
all'istante.
“Questo
è quello che ti meriti per aver proposto una cosa del genere”
disse lei, fingendosi impettita, mentre dentro sentiva uno stormo di
volatili nello stomaco, prima di raccogliere il libro -che era
accidentalmente caduto durante quel bacio- e tentare di fuggire.
“Non
finisce così, Kayla Faith King!” gli gridò dietro, mentre
internamente pensava “Merlino, io sposerò quella donna, fosse
anche l'ultima cosa che faccio!”
Fine
Flashback
“Si,
dicci un po', come vi siete conosciuti ?” chiese nuovamente
Jonathan, beccandosi un'occhiataccia dalla sorella, che era
miracolosamente arrossita per la prima volta in vita sua.
“Beh
sarà stato ad una delle riunioni dei Cavalieri” disse Ian mentendo
spudoratamente.
“Si,
è stato più o meno un colpo di fulmine” confermò Kayla, pensando
che in realtà si era trattato di un colpo di libro.
E
la giornata passò fra un interrogatorio ed un altro.
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Capitolo 29 *** La Fine per Te ***
1
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutti!
Immagino
che, dato che non ho più aggiornato, vi stavate chiedendo che fine
avessi fatto... ebbene... mi dispiace tantissimo non aver più
pubblicato i capitoli che avevo nel pc ma, purtroppo, ho avuto dei
mesi davvero... di m***a.
Ad
Ottobre hanno dovuto rioperare mia madre con estrema urgenza ed è
stato un periodo davvero faticoso sia dal punto di vista fisico ma
soprattutto, mentale.
Davvero,
se avessi potuto obliviarlo... lo avrei fatto senza ripensamenti.
In
più ho avuto vari problemi anche nella vita privata (ad iniziare
dall'università dove ho avuto la bella idea di cambiare da Scienze
Politiche a Lettere)...
Comunque
per la mia lunga assenza vi chiedo immensamente scusa.
Spero
che possiate perdonarmi e che il capitolo possa ripagarvi (in minima
parte) dell'attesa.
Altri
“misteri” verranno svelati in quello successivo (che è il
conclusivo e poi ci sarà l'epilogo) e se non vi è chiaro qualcosa
non esitate a chiedere.
Buona
lettura
Baci
Vic
:)
CAPITOLO
14:
“La
Fine per Te”
Inghilterra,
intorno all'anno 1000...
L'aria
era fredda e pungente, tipica di un grigio giorno di metà febbraio.
La natura circostante sembrava aver perso la propria linfa vitale,
tant'era l'oscurità che l'avvolgeva, quasi a farla sembrare priva di
vita, esattamente come lo erano gli occhi cristallini del ragazzo che
se ne stava in attesa in mezzo alla radura.
Avvolto
nel suo mantello blu notte, mentre brandiva fra le mani la sua
bacchetta, il giovane attendeva con impazienza l'arrivo degli altri
invitati che aveva fatto convocare con estrema urgenza: i rampolli di
tutte le più famose, ed illustri, famiglie di maghi purosangue di
quell'epoca.
Non
era certo che tutti loro si sarebbero presentati, così come non lo
era il fatto che avrebbero accettato la sua proposta, eppure il
ragazzo non aveva indugiato un'istante di più e si era deciso ad
agire, anche se le probabilità di successo si erano rivelate
piuttosto scarse.
Il
Santo Graal doveva essere nascosto e tenuto al sicuro, prima che
qualche forza oscura cercasse di impadronirsene esattamente come
aveva fatto Morgana mesi addietro.
Un
simile oggetto di valore come quello non poteva e non doveva
finire in mani sbagliate. E lui, Merlino, ne era più che
consapevole.
“Guarda
un po' chi ha portato il vento”
L'ex
serpeverde si mosse in direzione di quella voce cristallina con un
sorrisetto stampato sulle labbra e, sforzandosi di non ridere,
rispose alla provocazione:
“Potrei
dire la stessa cosa, Aqua”
“Tesoro,
sei tu che ci hai convocato ricordi? Era naturale che venissi. Fossi
in te non mi stupirei più di tanto”
La
ragazza si liberò del cappuccio nell'esatto istante in cui si
avvicinò al suo più caro amico e, nel giro di pochi istanti, anche
un'altra figura incappucciata prese forma accanto a lei.
“Aqua,
ti avevo detto di aspettarmi! Sei sempre la solita!”
La
ragazza sbuffò all'affermazione del suo gemello e, sistemandosi
meglio i capelli, rispose a tono alla sua affermazione:
“Sei
tu che sei sempre il solito, Aquarius. Sempre a fare le cose
con una calma esasperante... Non ce l'ho fatta ad aspettarti, sei
così dannatamente irritante!”
“Io?
TU, piuttosto, non fai altro che mettermi ansia!”
“Se
non reggi il confronto non è mica colpa mia, fratellino”
“Figuriamoci,
io sono sempre il top. Ricordatelo, sempre, sorellina”
“Sì,
sì, come vuoi”
Merlino
scoppiò a ridere di punto in bianco, dopo aver assistito a quella
scena, catturando fin da subito l'attenzione dei fratelli Black.
“Beh?
Che hai da ridere?” domandò, con una punta di irritazione,
Aquarius al suo migliore amico.
“Niente,
solo che, gli anni passano ma voi due siete sempre gli stessi
ragazzi”
“E
meno male, aggiungerei!”
“Ovviamente,
Aqua. E, fidati, che ciò non può che farmi piacere”
Incrociando
lo sguardo di entrambi, Merlino tornò serio in volto e si girò più
volte su se stesso alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno.
“Immagino
che ti starai chiedendo dove sono gli altri, non è vero?”
“Esattamente,
Aqua. Ma, data la loro assenza, devo dedurre che oltre a voi non
verrà nessun altro, vero ragazzi?”
Merlino
si rabbuiò non appena ebbe terminato la frase ma fu costretto a
ricredersi dopo aver sentito le parole di Aquarius:
“Verranno,
tranquillo amico, hanno solo avuto qualche problema con le loro
famiglie. Ma arriveranno, abbi fede, è solo questione di tempo”
“Lo
spero proprio, Aquarius. Lo spero davvero”
Le
sue iridi brillarono in netto contrasto con l'oscurità che lo
circondava.
Sentiva
il suo immenso potere, scorrergli prepotente nelle vene nell'attesa
di essere liberato.
E
Farley non ci pensò una seconda volta.
In
pochi istanti, le oscure nuvole furono scacciate violentemente dalla
volta del firmamento, per far spazio a qualcosa di più significativo
e potente: il Sole.
Il
Sole e la sua luce splendente.
I
raggi luminosi ricoprirono tutto lo scenario fino a raggiungere le
profondità del sottosuolo.
E
a quel punto, fu un attimo.
Adelaide
dovette coprirsi il volto con entrambe le mani, per quanta luce
scaturì dal buio.
Era
notte fonda, perciò come aveva fatto il Cavaliere del Capricorno a
far apparire il sole di punto in pianto?
Come
era possibile che sole e luna coesistessero nello stesso spazio,
nello stesso istante, alla stessa altezza?
E,
soprattutto, cos'era quel bruciore che le scorreva nelle vene in quel
momento?
“Brucia!”
La
grifondoro si portò velocemente le mani al capo. Sentiva come se la
testa le stesse scoppiando mentre percepiva una sorta di energia
mentale che mai aveva provato in vita sua. E poi... cos'erano tutte
quelle scritte in arabo che non facevano che figurarlesi nella mente?
“Ada!”
Leila,
rinvigorita di energia da quella strana luce quasi artificiale, si
affrettò a raggiungere l'amica con aria preoccupata seguita a ruota
da Keith.
“Ada,
andrà tutto bene. Non agitarti” tentò di rincuorarla il corvonero
ma nulli furono i suoi sforzi... Sbattendo le mani sul terreno ed
iniziando a graffiarlo con le unghie, Adelaide non poté fare a meno
di scattare la testa a destra ed a sinistra in preda al dolore.
“BRUCIA!”
A
quel punto, agitato, Keith si rivolse a Leila:
“Che
sta succedendo? Perché si comporta così?”
“Io...
Keith, io... io non lo so e... le sue mani!”
“Cosa?”
“Le
sue mani... stanno comparendo delle scritte sulle sue mani... ed
anche sulle tue, Keith!”
Il
ragazzo spostò la sua attenzione su quella parte del suo corpo e, se
poco prima era riuscito a mantenere un minimo di lucidità, a quel
punto fu preda dell'ansia. E come Adelaide prima di lui, anche Keith
sentì uno strano bruciore pulsargli nelle vene ma, a differenza
della ragazza, lui non provava dolore.
No,
per niente.
“Forse
credo di capire, quello che ci sta succedendo Leila”
Lui
provava una sorta di esaltazione.
Sì.
Un'
esaltazione mista ad adrenalina.
Una
sensazione che pensava di conoscere da migliaia di anni e, in un
certo senso, era più o meno così.
“E
cosa ci sta succedendo?”
Uno,
due, tre, quattro, cinque...
Ad
uno ad uno, dieci di loro – compresi Iris, Ted, Nox ed Eric - si
ritrovarono più o meno nella stessa situazione in cui si trovavano
lui ed Adelaide. Lo si capiva da come si reggevano gli avambracci,
quasi urlando dal dolore, o dalle scritte che gli erano apparse sulla
pelle.
“MA...
cosa... BRUCIAAA!”
Undici,
se si aggiungeva anche Kiyomaro in quel preciso istante, e dodici se
si contava anche Leila.
Dodici,
come i segni zodiacali...
“MALEDETTI
MOCCIOSI!”
Tredici,
se si contava anche Shade sotto forma di dissennatore.
E,
in poco tempo, tutto gli fu chiaro come l'acqua.
Mabel
guardò la scena, accovacciata per terra, mentre anche Shade iniziava
a dimenarsi sotto i suoi occhi nel vano tentativo di cancellare con
le mani le scritte luminose che gli erano apparse su quasi tutto il
corpo.
Non
dodici, bensì tredici.
Esattamente
come i membri che avrebbero dovuto comporre l'ordine originariamente!
Ecco
perché quella Chloe Shafiq si era guardata bene dal far cacciare
Frederick dall'ordine il prima possibile.
Ecco
perché aveva insistito affinché il membro più anziano dei vecchi
cavalieri, esperto di astronomia, fosse allontanato.
Ecco
perché aveva insistito, fino a manipolare il vecchio Cavaliere
Reggente, affinché cambiasse il numero di posti da tredici a dodici.
Quello
era il Vero Potere che possedevano i Cavalieri degli Ordini.
E
più scrutava fra i ricordi della coscienza di Frederick, e più la
verità non faceva che palesarlesi di fronte.
L'Armonia
dello Zodiaco.
L'antico
potere che legava un cavaliere all'altro amplificandone le
potenzialità.
L'arma
letale dei secoli che si tramandava di generazioni in generazioni ad
ogni successivo cavaliere e che era andata perduta nell'esatto
istante in cui Frederick era stato allontanato.
Ed
ora, grazie a Farley, erano riusciti a ritrovarla.
Dovevano
solo trovare la giusta maniera di canalizzarla.
Kiyomaro
quasi ringhiò non appena percepì il Potere dell'Armonia scorrergli
sotto la pelle.
Aveva
letto di un qualcosa di simile quando era piccolo, in uno dei libri
appartenenti alla famiglia di sua madre, gli Shimizu. E, sebbene in
tenera età si fosse elettrizzato al solo pensiero di un evento del
genere, esserne partecipe era decisamente un'altra cosa. Ma la cosa
gli piaceva.
Oh,
eccome se gli piaceva.
Per
questo non indugiò oltre, non appena lo sentì salirgli fin sopra il
collo e, come liberato da delle pesanti catene d'acciaio, si decise a
liberarlo e lasciarlo scorrere nell'aria.
Una
nube oscura lo avvolse da capo a piedi, mentre una maschera di
scheletro, con due corna appuntite ed un sorriso da malato
psicopatico, prese forma sul volto del giapponese davanti agli occhi
allibiti di Kendra.
Fulmini
e saette si librarono in cielo, generate dalle mani tremanti del
ragazzo, in attesa di essere scagliate contro il suo avversario.
Il
cielo si tinse di rosso misto a scintille dorate.
Se
non l'avesse visto con i suoi occhi, probabilmente non ci avrebbe mai
creduto. Eppure la scena era lì, davanti a lei, più vera che mai.
Ed
anche se il dolore e la paura che sentiva in corpo erano tali da
farla impazzire e terrorizzare, Kendra mantenne lo sguardo con
fierezza davanti a quella scena uscita dall'Apocalisse di San
Giovanni.
Farley,
ormai sommerso dalla luce da lui generata, le rivolse un'occhiata
complice come se si aspettasse una qualsiasi mossa da parte sua. Un
sorriso sghembo si allargò sul suo volto quando quelle iridi
violacee incontrarono le sue gelide come il ghiaccio.
“E'
ora di finirla, una volta per tutte, Kendra”
Un
altro urlo si levò dalle labbra di Adelaide, posizionata proprio
dietro di lei.
Sdraiata
sulla schiena, continuando a reggersi gli avambracci con le mani, la
grifondoro non faceva che dimenarsi sotto gli occhi di Keith e Leila,
graffiandosi ripetutamente la pelle con le proprie unghie.
Kendra
scosse la testa senza parole.
Eppure
tutti gli altri non davano l'idea di star soffrendo, come invece
stava succedendo alla mora.
Che
cosa le stava succedendo da farla soffrire in quel modo?
“E'
perché lei, in fondo, non ha mai accettato i propri poteri”
Come
se le avesse appena letto nel pensiero, Farley le si affiancò
continuando a tenere lo sguardo fisso su Adelaide.
“Cosa?”
“E'
così, la percepisco. Forse è per via di questo strano potere ma
sento come se, una parte di me, fosse legata a quelle di tutti voi.
E' come se fossimo connessi, in qualche maniera. E la sento
chiaramente in Adelaide”
In
effetti, ora che ci faceva caso, era rimasta talmente esterrefatta
dal susseguirsi di tutti quegli eventi che Kendra non si era
focalizzata a sufficienza su quello che stava succedendo dentro di
lei.
Si
voltò a guardarsi la mano destra mentre strane scritte continuano a
ronzarle di fronte, senza sosta, variando continuamente ogni secondo
che passava.
All'inizio
aveva pensato che si trattasse di una qualche tipologia di arabo ma,
più lo guardava e più era convinta che si trattasse di qualcosa di
più... antico? Non sapeva neanche lei cosa fosse ma, qualsiasi cosa
stesse accadendo in quel momento, anche lei non faceva che percepire
onde magiche che non le appartenevano.
Sentiva
scorrere il potere dentro le sue vene eppure, in qualche maniera,
sapeva che non era solo il suo quello che riusciva a captare.
Mosse
lo sguardo in direzione di Kiyomaro, guardandolo attentamente come
aveva fatto poco prima.
Potere.
Ecco
cosa percepiva in lui.
Potere
misto ad esaltazione per quello che stava provando.
Poco
dopo si girò in direzione di Kyla e si focalizzò sulle sue
sensazioni.
Stupore,
ecco cosa sento in lei.
E,
inconsciamente, fece lo stesso anche su di Ian mentre si affrettava a
raggiungere Kyla proprio di fronte a lui.
Preoccupazione
misto a... sollievo? O, per lo meno, qualcosa di simile.
E,
ad uno ad uno, il suo sguardo vagò sulle tredici persone colpite da
quella sorta di incantesimo antico.
Tutti,
ognuno di loro, le stava dando qualcosa senza neanche rendersene
conto. Ed anche Adelaide, mentre giaceva supina in preda al dolore,
inconsciamente le stava mandando qualcosa.
“Resistenza..”
le parole le uscirono in un sussurro, ma Farley riuscì a sentirle
ugualmente.
“Esatto,
lei sta resistendo ai suoi poteri. Per questo sente così tanto
dolore”
“Ma
è terribile”
“Già,
anche perché abbiamo bisogno di lei affinché il potere funzioni nel
verso giusto. Senza di lei...”
Le
parole gli morirono in gola come se avesse timore di pronunciarle e
Kendra capì al volo cosa il moro stesse cercando di dire.
“Senza
di lei...” continuò lei, facendosi coraggio mentre il cuore non
faceva che batterle all'impazzata per la paura.
“...
non vinceremo mai questa guerra”
Non
vinceremo mai questa guerra.
Le
parole le risuonarono nella testa per quella che le parve un'eternità
senza fine.
Ok,
forse 'un'eternità senza fine' era a dir poco un'esagerazione, ma
proprio non riusciva a fare a meno di ripetersi quelle parole nella
testa.
Senza
di lei, non vinceremo mai questa guerra.
“LURIDI
RAGAZZINI SCHIFOSI! INGHIOTTIRO' QUESTO MONDO CON LA MIA OSCURITA' E
CREPERETE FRA LE FIAMME DELL'INFERNO, PAROLA MIA!”
Le
urla disumane di Shade sovrastarono l'aria ed interruppero il flusso
dei suoi pensieri riportandola alla realtà.
Ancora
non aveva capito bene cosa avesse fatto di preciso Farley ma una cosa
era certa: nel momento esatto in cui lei aveva riportato “alla
vita” (se così possiamo dire) la coscienza di Frederick, tutto
aveva iniziato a muoversi. Ed anche se era Shade quella che
presenziava al posto del suo padrone, in quel momento, la situazione
poteva definirsi una vera e propria botta di fortuna.
Avevano
una sola possibilità e Mabel non aveva intenzione di sprecarla.
Senza
contare il fatto che Shade aveva appena minacciato di inghiottire il
mondo nelle tenebre e, da quello che riusciva a percepire da quella
sotto specie di spettro, non stava scherzando per niente.
No,
non l'avrebbe mai permesso!
Si
alzò di scatto dal terreno e, con una carica che quasi non le
apparteneva, si affrettò a raggiungere Kyla ed Ian.
“E'
il nostro momento” le sussurrò l'americana non appena la
raggiunse.
“Abbiamo
una sola possibilità” continuò Ian posizionandosi al suo fianco,
stringendo forte la mano di Kyla nella sua.
Una
folata d'aria improvvisa scompigliò i capelli (ormai arruffati) di
entrambe le ragazze poco prima che una voce roca e profonda iniziasse
a parlare:
“E
non possiamo permetterci di sprecarla”
Gli
occhi di Mabel incrociarono quelli di Kiyomaro non appena si voltò a
guardarlo mentre, al suo fianco, si posizionarono anche Kendra e
Farley.
Ognuno
di loro era una persona diversa e con una propria personalità.
Eppure in quel momento un solo sentimento non faceva che infiammare
le iridi di tutti loro.
Determinazione.
Volevano
vincere e dovevano vincere.
E
loro avrebbero vinto se avessero unito le forze, ne era sicura.
Ian
si voltò a guardare Kyla mentre, con il pollice, disegnava piccoli
cerchi immaginari sul dorso della mano della ragazza.
Forse
questa potrebbe essere l'ultima volta che la guardo.
L'inglese
si morse il labbro inferiore proprio mentre i suoi occhi incrociarono
lo sguardo dell'americana.
Il
cuore di Kyla batteva all'impazzata mentre teneva lo sguardo fisso di
fronte a lei su quella sorta di dissennatore. Sapeva cosa sarebbe
successo da lì a breve e, proprio mentre cercava di rilassarsi con
respiri profondi, delle emozioni che non le appartenevano iniziarono
a pizzicare lo strato superiore della sua pelle generandole una
sensazione irritante.
Avvertendo
un leggero brivido di paura, si girò alla sua sinistra incrociando
lo sguardo muschiato del ragazzo che le teneva la mano.
I
suoi occhi si soffermarono, poco dopo, sulle sue labbra leggermente
inumidite dai suoi stessi denti ed un morsa al cuore le attorcigliò
lo stomaco.
Trasformando
la sua collana in un'arma, con l'altra mano libera, Kyla strinse più
forte quella del ragazzo poco prima di attirarlo a sé e baciarlo
appassionatamente sotto lo sguardo di tutti gli altri ragazzi.
Ma
degli altri, a dire il vero, non gliene poteva fregare assolutamente
niente per questo approfondì quel contatto portando entrambe le sue
braccia al collo di lui.
Restarono
così per quelle che parvero ore e si staccarono solo quando il
bisogno d'aria nei polmoni fu necessario ad entrambi.
Ian
portò la sua mano sulla guancia di Kyla accarezzandola leggermente.
Non
avevano bisogno di parole, dato che gli occhi di entrambi parlavano,
talmente erano carichi di emozioni.
Trascinando
la mano verso il suo fianco, Ian appoggiò la sua fronte su quella di
lei poco prima che scariche di elettricità prendessero forma,
all'esterno del suo pugno, attorcigliandosi per tutto il braccio.
Un
altro generato da Shade ed entrambi tornarono alla realtà.
“Tocca
a noi” gridò forte Farley preparandosi per la battaglia.
“Come
facciamo con Adelaide? Abbiamo bisogno di lei”
“Ci
penserò io a lei, Kyla, voi occupatevi di Shade” rispose Mabel
senza staccare gli occhi di dosso alla mora che ancora se ne stava
stesa per terra fra Leila e Keith.
Nessuno
di loro disse niente.
Posizionati
tutti su una fila orizzontale, ognuno di loro richiamò a sé tutte
le energie necessarie.
Poi,
come destati da un sogno, i muscoli di tutti loro si mossero
all'unisono, esattamente come i battiti dei loro cuori.
Mentre
Farley, Ian, Kyla e Kiyomaro schizzarono in avanti verso Shade, Mabel
si affrettò a raggiungere Adelaide mentre il cuore minacciava di
schizzarle via dal petto.
In
un attimo fu al suo fianco e, nella stessa frazione di secondo, le
sue mani furono sulle sue tempie.
Inspirò
profondamente e chiuse gli occhi poco prima di lasciar fluire il suo
potere nella ragazza.
Infine,
fu nella sua testa proprio mentre il primo fulmine si schiantò sul
terreno accanto a Kiyomaro.
Adelaide
fluttuava, sospesa in un vortice di pensieri e ricordi, nella parte
più profonda del suo io.
Il
dolore che percepiva fino a poco prima era completamente svanito nel
nulla ed ora si sentiva in pace con la realtà che la circondava,
esattamente come quando era piccola ed i suoi genitori la portavano
al mare durante le vacanze estive.
A
quei tempi il suo unico pensiero era quello di dover creare delle
piccole sculture con la sabbia, mentre si alternava fra un tuffo in
acqua ed il calore dei raggi solari sulla propria pelle.
Adorava
andare al mare. Ed ancor più adorava quando, dopo aver fatto una
bella nuotata spezza braccia, si ritrovava a riposare sulla
superficie facendo il così detto “morto a galla”, allargando le
braccia e le gambe e rivolgendo i palmi in direzione del cielo. In
quel momento si sentiva come se niente avesse mai potuto farla
sprofondare nell'oscurità degli abissi proprio sotto di lei. Si
sentiva leggera, libera e senza alcuna preoccupazione al mondo. E lei
adorava quella sensazione di serenità.
Con
gli occhi ancora chiusi, mentre immaginava la densità dal mare sotto
le sue mani, uno schianto ruppe il silenzio e la calma che l'avevano
invasa.
Un
rumore secco, assordante e potente che la fece ridestare dall'abisso
in cui era stata trascinata dalla sua stessa paura di affrontare i
suoi poteri.
In
un attimo recuperò i ricordi delle azioni appena accadute. Si
ricordò di Farley, della luce, di Shade e degli sguardi di Keith e
di Leila su di lei mentre si dimenava dal calore che le infiammava le
vene.
Il
dolore.
A
quell'ultimo ricordo sussultò rannicchiandosi su se stessa.
Ora
non fluttuava più nel nulla ed il suo corpo era premuto contro un
gelido e solido pavimento colore dell'ossidiana.
“Adelaide,
Ada mi senti?”
La
domanda le arrivò come se risuonasse in lontananza da chissà quale
parte del suo cervello.
“Ada,
abbiamo bisogno di te, ti prego riprenditi”
Non
vedeva nessuno, da quella misera prospettiva, se non la distesa
infinita del pavimento sotto di sé. E, ad essere sinceri, non ci
teneva neanche a starla a sentire.
“Ada,
ti prego, ti supplico...”
Un
altro schianto fece sussultare la grifondoro e riuscì a farla
smuovere leggermente da quella posizione.
L'aveva
visto chiaramente e, nello stesso istante in cui era guizzato davanti
ai suoi occhi, non aveva fatto che ripetersi “che cosa ci fa qui un
fulmine?”
E
la sua domanda aveva trovato risposta quando la realtà attorno a lei
aveva iniziato a riaffiorare, piano piano, sotto i suoi occhi.
Terrorizzata
da quella visione, proprio mentre riusciva a percepire di nuovo
quell'energia opprimente nelle sue vene, la ragazza si portò le
braccia a copertura degli occhi.
Aveva
paura.
Aveva
paura di quella forza che non faceva che urlare prepotentemente di
essere liberata da ogni singolo poro della sua pelle.
Lei,
che per causa dei suoi poteri, non aveva fatto che isolarsi dal resto
del mondo per anni ed anni.
Ora
lo ricordava. Era per quello scherzo di cattivo gusto che il Pilastro
della Magia le aveva tirato che non aveva fatto altro che vivere anni
di solitudine.
La
stessa solitudine che l'aveva allontanata dall'avere delle amicizie
stabili ed un amore stupido come tutte le altre ragazze della scuola
che avevano la sua stessa età.
Un
amore...
Uno
strano calore, completamente diverso da quello che le bruciava nelle
vene, si espanse dentro di lei. Partì dallo stomaco fino a
raggiungere ogni angolo del suo corpo, facendo sì che abbassasse le
braccia fino alla pancia, come se stesse abbassando le proprie
difese.
“Ada...”
Questa
volta la voce non era la stessa che l'aveva chiamata prima. No, era
maschile. Molto più decisa, ma incredibilmente più dolce rispetto
alla prima. Ed Adelaide l'avrebbe riconosciuta anche tra un milione
di voci confuse.
“Ada”
L'immagine
di Eric prese forma proprio davanti a lei mentre, tornata
all'oscurità precedente, iniziava a tendere la mano verso di lei.
Un
sorriso caldo e sincero, come lo era sempre stato il suo padrone.
Se
non avesse avuto quel fattore plus probabilmente Adelaide non avrebbe
mai incontrato Eric. Forse non sarebbe mia uscita fuori da quella
specie di depressione che l'aveva avvolta per così tanti anni. Non
avrebbe mai conosciuto Leila, che l'aveva aiutata quando si era
trattato di uscire con Eric la prima volta, oppure Keith che, non si
sa per quale motivo, aveva fiducia in lei e nelle abilità. E così
pure Mabel con la quale era riuscita a sbloccare la coscienza di
Frederick, liberando Scorpius dalla morsa di Shade. Ed anche tutti
gli altri ragazzi che speravano che lei si riprendesse il prima
possibile per poterli aiutare in quella battaglia.
Non
li vedeva ma li sentiva.
E
sentiva che erano impazienti di averla con loro su quel campo di
guerra.
Se
lei non fosse così lei tutto questo non sarebbe mai potuto
accadere e la verità di quelle parole le accecò la vista in
quell'angolo oscuro del proprio inconscio.
“Adelaide”
Non
riusciva più a vedere niente, tant'era la luce che la circondava,
eppure quel dettaglio non le interessava.
Voleva
solo afferrarla con tutte le sue forze e non lasciarla mai più
andare.
E,
senza neanche sapere come, fu esattamente ciò che fece.
In
pochi istanti tutto attorno lei fu inondato di luce.
Adelaide
non poté che esserne più felice.
Nell'esatto
istante in cui Adelaide aprì gli occhi, elargendo la sua energia,
anche gli altri ragazzi sentirono la forza aumentare a dismisura
dentro di loro.
Ora
erano tutti dentro l'Armonia dello Zodiaco. Tutti loro ora potevano
definirsi quasi come una sola anima ed anche se, dentro quel cerchio,
Shade era considerata il tredicesimo cavaliere – e quindi godeva
anche lei di quel potere – la cosa perse quasi del tutto valore
agli occhi di Farley.
Alzò
gli occhi al cielo mentre, battendo con forza le mani sopra la sua
testa, sprigionò ancora di più il suo potere.
Il
sole si tinse di nero mentre la luna si tinse di rosso.
Sole
Nero e Luna Rossa, esattamente come il nome degli ordini che
costituivano i cavalieri.
Farley
sogghignò non appena la sua mente generò quel pensiero.
Ma
tu guarda, ecco perché si chiamano così.
Kiyomaro
accanto a lui scattò non appena Shade fu nella sua traiettoria.
Con
un urlo disumano, facendo scattare le braccia verso il basso, due
fulmini gli si posizionarono nelle mani e, come se fosse una versione
in miniatura di Zeus, li scagliò in direzione della sua avversaria.
Shade
si portò entrambe le braccia a copertura del volto ed uno scudo di
oscurità inghiottì i fulmini del ragazzo.
Ridacchiando
dietro la coltre oscura, con gli occhi scintillanti, si rivolse al
giapponese in tutta la sua arroganza:
“Tutto
qui quello che sai fare? Da un discendente del vecchio cavaliere del
Cancro, mi aspettavo di meglio. D'altronde...” fece un passo avanti
non appena la nuvola svanì fra lei e Kiyomaro “... è stato
proprio quel grandissimo bastardo a relegarmi nell'Oltretomba”
continuò la sua avanzata senza che alcun segno di paura le contrasse
il volto “L'ho già sistemato quel grandissimo stronzo ma niente mi
vieta di sistemare anche te, questa volta”.
Una
sorta di serpente oscuro le si attorcigliò sul braccio sinistro poco
prima che lo lasciasse andare e prendesse le dimensioni di un'enorme
frusta di oscurità.
Cavolo,
quella tizia ne aveva di fantasia per creare una cosa del genere.
Shade
la scoccò sul terreno accanto a lei prima di indirizzarla verso
Kiyomaro.
Il
ragazzo fece per proteggersi ma, poco prima che l'arma potesse
abbattersi su di lui, un fendente la spezzò a mezz'aria, facendola
precipitare sotto i suoi occhi.
“MA
COSA...”
Leila
ridacchiò non appena il suo sguardo incontrò quello di Shade, in
preda all'ira.
“Desolata
di averti rovinato la festa, ma tu...” agitando velocemente le
braccia, incrociandole al suo petto, Leila materializzò le due
scimitarre d'acqua che aveva creato proprio sopra la sua testa.
Aguzzò
gli occhi, mentre questi iniziarono a brillare di un innaturale
colorazione ramata, ed affermò:
“...Tu
non farai proprio niente a nessuno di loro”
Shade
urlò, ancor più fuori di sé dalla rabbia, prima di precipitarsi in
direzione della strega di Salem.
Leila
portò le braccia in avanti mentre, muovendo le gambe, si preparava
in una posizione di difesa. Le lame si spiegarono accanto a lei in
segno di protezione ma, poco prima che Shade potesse anche solo
avvicinarsi, la ragazza fu spinta alla sua sinistra da una strana
scarica di elettricità color cobalto.
Leila
si girò dalla parte dove provenivano quelle scariche ed incrociò lo
sguardo perlescente di Ian.
Accanto
a lui, Kyla impugnò la sua lancia nella mano destra e, con un agile
colpo del polso, la lanciò dritta contro di Shade in direzione del
suo torace.
Leila
sperava davvero di vederla impalata, nel giro di due secondi, quella
sorta di spettro. Purtroppo, si era dimentica di quello che la
ragazza era in grado di fare.
Pochi
istanti prima che la lama le trafiggesse il torace, Shade mutò nel
dissennatore con la maschera. Prese l'arma nella sua mano con una
facilità impressionante e la spezzò proprio sotto gli occhi della
sua proprietaria.
“Merda”
A
Kyla gli si accapponò la pelle mentre vedeva la sua lancia cadere
per terra, dopo essere stata spezzata con una facilità
impressionante.
Shade
lesse il terrore negli occhi di tutti loro mentre, lentamente,
iniziavano ad indietreggiare trattenendo il fiato.
“E'
la vostra fine cavalieri” sfoderando un sorriso malefico, la
ragazza si decise a rimutare nella sua forma 'umana' e si preparò ad
attaccare richiamando a sé l'oscurità.
Stava
proprio ricreando i tentacoli di poco prima quando, di colpo, le sue
mani furono bloccate ed inchiodate al terreno.
Le
radici degli alberi si mossero fino a raggiungere il suo collo, nel
tentativo di piegarla completamente verso il terreno.
“Ma
non penso proprio!” la voce di Kendra riecheggiò in quella parte
del giardino mentre, grondando sudore dalla fronte, si concentrava
per tenerla fissa verso il basso.
“Ada,
Mabel. Adesso!”
Shade
ebbe come una sorta di deja-vù quando vide entrambe le ragazze
avanzare nella sua direzione e, se poco poco prima pensava di avere
tutto sotto controllo, ora non ne era più così sicura.
I
suoi occhi, dai quali si riusciva a scorgere chiaramente il terrore,
si focalizzarono sugli astri nel cielo.
Fin
che il sole nero e la luna rossa fossero stati presenti, tutti loro
avrebbero goduto dell'Armonia dello Zodiaco. Di conseguenza i poteri
di tutti loro si sarebbero amplificati se tutti e tredici i membri
fossero stati presenti nello stesso istante, nello stesso spazio
vitale.
Queste
erano le regole che avevano imposto Merlino ed i suoi amici il giorno
in cui avevano creato gli ordini. E lei le conosceva a mena dito,
esattamente come conosceva alla perfezione il modo per bloccare tutto
quell'insulso teatrino in cui lei, alla fine, era diventata la
vittima.
Sapeva
che doveva distruggere o il sole o la luna per porre fine alla sue
sofferenze. Voleva poterlo fare e doveva farlo assolutamente. Eppure,
quando tentò di rilasciare l'oscurità dal suo corpo – affinché
raggiungesse o uno o l'altro – i suoi tentativi furono vani.
Scattò
la testa verso il basso, ringhiando come un animale in gabbia, non
appena Adelaide si insinuò nella sua mente ed iniziò a manipolarla.
“Non
ci pensare neanche”
Affermò,
a denti stretti, la mora non appena capì le intenzioni di Shade.
La
battaglia stava per giungere al termine. Ormai era palese ad ognuno
di loro ma Shade non era intenzionata a perdere. Non aveva perso quel
giorno contro i vecchi cavalieri e non avrebbe perso, oggi, con
quelli nuovi.
Ne
era certa. E fu solo per uno strano miracolo che riuscì ad alzarsi
in piedi, liberando il suo potere, e liberandosi dalla stretta di
Kendra.
Mutò,
di nuovo, il suo corpo in quello del dissennatore quando l'onda
d'urto si riversò su ognuno di loro, cogliendo l'attimo a suo
favore.
Richiamando
a sé tutta l'oscurità necessaria, levò le braccia al cielo mentre
sentiva le sue vene sul punto di esplodere per lo sforzo. Se avesse
continuato di questo passo, probabilmente, sarebbe morta per via
dello sforzo ma se comparava questo gesto folle al fatto che,
sicuramente, se non avesse fatto niente sarebbe morta lo stesso...
beh. Non ci pensò due volte a caricarsi come una sorta di bomba
umana.
Se
devo morire, moriranno anche tutti loro. E se morirò potrò comunque
continuare a vivere nell'Oltretomba grazie alla mia maschera. E,
forse potrò tornare di nuovo, un giorno, su questo mondo. Nessuno
potrà fermarmi. Nessuno!
Un
tornado prese forma nell'aria mentre Shade continuava, e continuava
senza sosta, nella sua folle impresa. La maschera kabuki le volò via
dal volto senza che neanche se ne rendesse conto. E quello fu proprio
un errore imperdonabile da parte sua.
Spalancando
le mostruose fauci per rilasciare l'ennesimo urlo disumano, brandelli
del suo corpo iniziarono a spargersi tutti intorno a loro.
Luce
ed ombra coesistettero fino a che Farley continuò a reggere, con non
poca fatica, entrambi gli astri nel cielo.
Poi,
quando ormai tutto sembrava perduto, una voce si levò dietro quella
dei cavalieri.
“Expecto
Patronus”
Il
serpente di luce generato, tuttavia, non raggiunse mai il suo
avversario a causa della troppa debolezza del suo padrone. Si
affievolì e svanì nell'aria.
Reggendosi
a mala pena in piedi sulle proprie gambe, Scorpius tentò il
possibile con la sua bacchetta.
Gli
occhi di Lily, sbarrati, si voltarono verso la direzione del ragazzo
chiedendogli cosa stesse cercando di fare.
“E'
un dissennatore no?”
“Non
è proprio un dissennatore, non so se c'hai fatto caso”
“Lo
so, Lily, ma tu hai un'idea migliore di questa? Almeno sto tentando
di fare qualcosa io e si tratta comunque di un qualcosa di oscuro.
Quindi... tanto vale tentare. Expecto Patronus!”
Il
serpeverde ci provò di nuovo e questa volta, a differenza di prima,
l'animale di luce raggiunse Shade e la trafisse ad una spalla
distraendola dal suo operato.
Per
un nano secondo tutto sembrò bloccarsi sotto gli occhi di tutti
loro, per poi ricominciare non appena Shade si riprese dal colpo
subito.
A
quel punto, però, la speranza si riaccese di nuovo in ognuno di loro
e fu quella che spinse anche i giovani Potter a produrre l'incanto
Patronus.
Prendendo
fra le mani Samantha, anche Killian prese la sua bacchetta e produsse
lo stesso incantesimo.
Il
giardino fu sempre più inondato di luce e questo spinse ognuno di
loro a dare il meglio di sé mentre l'anima di Shade iniziava a
sgretolarsi sempre di più.
Quando
anche l'ultimo animale luminoso l'ebbe trafitta al torace, in preda
al panico ed allo stremo delle forze, Shade tentò la fuga.
“No,
non è possibile” continuò a ripetere mentre, svolazzando di qua e
di là, tentava di raggiungere la Porta dell'Inferno del Castello.
“Fermatela!”
urlò Farley accasciandosi al suolo a causa del troppo sforzo.
Ruppe
la connessione con gli altri, mentre il sole lasciava lo spazio alla
luna nel cielo e le scritte iniziavano a svanire sulla sua pelle.
Kendra
richiamò a sé le sue ultime energie e fece materializzare dei tuoni
alati nel cielo che generarono fulmini, scagliandoli senza sosta sul
corpo di Shade.
Kiyomaro
colse l'occasione per massacrarla anche lui con il suo potere e lo
stesso fece Ian al suo fianco.
Adelaide
la costrinse a rimanere bloccata a terra grazie anche all'aiuto di
Sam che non faceva che impartire ordini verbali. Mentre Ada la
torturava nella testa, Sam la massacrava all'esterno con ordini che i
suoi muscoli non potevano obiettare. Ed anche se era rimasta
incosciente per gran parte del suo tempo, all'ultimo sentì il
bisogno di essere d'aiuto ai cavalieri esattamente come avevano fatto
Killian, Albus, Lily e Scorpius.
Ma
il colpo finale fu decisamente per merito di Lavi.
I
suoi occhi brillarono quando richiamò a sé le sue energie ed anche
se il desiderio precedente gli era costato un enorme fatica fisica,
niente lo fermò dall'esprimere la sua sentenza verso la giovane
donna che aveva davanti.
Respirò
a fondo prima di riuscire a rialzarsi.
Camminò
lentamente nella sua direzione, alzando il braccio sinistro mentre
stringeva il pugno fra le mani.
Il
battito del suo cuore rallentò e si bloccò per un attimo prima di
pronunciare le fatidiche parole e poi... E poi...
“Sparisci
dalla faccia di questa Terra...” il cuore riprese a battere con un
suono sordo nel suo torace “...non fare mai più ritorno...”
Shade si contorse sotto le scariche dei fulmini mentre le parole
risuonarono chiaramente all'interno della sua testa. In tutto quel
delirio non avrebbe dovuto neanche sentirle eppure erano lì,
impresse nella sua testa, e scandite con una precisione incredibile.
“...
e lascia riposare in pace il tuo padrone, una volta per tutte”.
L'ultima
frase risuonò nell'aria come il gong di un orologio alla mezza
notte.
Shade
si bloccò, spalancando le braccia verso l'alto e alzando la testa.
Luce.
Ormai
vedeva solo la luce.
Non
sapeva neanche più se i fulmini si stessero ancora scagliando su di
lei e, a quel punto, la cosa non gli importò assolutamente.
Si
sentiva in pace, quasi come liberata da un peso che l'aveva tenuta
inchiodata sulla Terra per tutti quegli anni. Eppure era strano
perché quella era una sensazione che sapeva che non gli apparteneva.
“Ma
certo...” inspirò profondamente, inalando il suo ultimo respiro.
“...
queste emozioni sono le tue vero, Frederick?” reclinò la testa di
lato. Gli occhi divennero vitrei mentre qualsiasi segno di vita non
fece che abbandonarla.
Il
suo corpo iniziò a sgretolarsi sotto gli occhi di tutti loro mentre
delle piccole luci presero a fluttuare in aria, staccandosi da esso.
Per
un attimo queste si unirono fra di loro proprio sopra di lei e la
paura si impossessò nuovamente del volto dei ragazzi, come se si
aspettassero il peggio.
Ma
ormai il peggio era passato.
Frederick
riacquistò le sue sembianze nell'esatto istante in cui di Shade non
rimase più niente. Gli smeraldi del ragazzo incrociarono quelli di
tutti loro mentre sul suo volto si levava in sorriso sereno. I suoi
occhi indugiarono un attimo in più su quelli di Leila, proprio
mentre accanto a lui si realizzava una forma di una ragazza identica
a Kyla.
Bluebell
gli prese la mano e gli rivolse un sorriso carico d'amore, quel tipo
di sentimento che solo una sorella sa dare ad un fratello. Ed anche
se non erano fratelli di sangue, era come se lo fossero sempre stati.
Frederick
la prese in braccio e la fece volteggiare in aria come Leila aveva
visto fare alle due figure nella sua visione, quelle che erano uscite
dal carillion. Poi, fra una risata ed un'altra, i due se ne andarono
librandosi nell'aria sotto forma di tante piccole luci luminose.
Era
finita.
To
Be Continued...
Piccola
noticina per voi che siete SOPRAVVISSUTE A BEN 15 PAGINE DI CAPITOLO:
Davvero,
ragazze, mi complimento con voi e, se devo essere sincera, mi sono
immaginata per tutto il tempo le vostre facce mentre affermavate:
“Ma
questa Shade non crepa mai?!” xD
Comunque,
vi chiedo ancora scusa per il ritardo e spero che il capitolo vi sia
piaciuto.
Il
prossimo sarà lo special su Leila.
Baci
^^
|
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Capitolo 30 *** Special 9: Leila ***
Leila
Angolo
Autrice:
Ciao
a tutte, ecco a voi lo special su Leila ^^
Ci
ho messo un po' per pensare a cosa scrivere su di lei e volevo fare
un qualcosa che mettesse in evidenza il suo carattere forte,
competitivo e la sua testardaggine.
Spero
di essere riuscita nell'intento e che vi piaccia.
Il
prossimo special sarà quello su Lavi e, per ultimo, ho deciso di
regalare a due autrici uno “special-dello-special” per risolvere
una piccola questione rimasta in sospeso.
Vi
ho incuriosito un pochino? Spero di sì.
Buona
lettura :)
Baci
Vic
P.S.
Da oggi
aggiornerò un capitolo ogni due/tre giorni.
Quindi
il prossimo arriverà sicuramente o mercoledì o giovedì sera.
Questa
storia doveva già finire da mesi quindi alla fine ho deciso di
chiuderla, definitivamente, entro marzo.
CAPITOLO
SPECIAL 9:
“Leila”
Gutta
cavat lapidem – La goccia scava la pietra
(Lucrezio)
Il
gelo di Londra le penetrò attraverso la pelle fin dentro le ossa,
costringendo una piccola Leila di appena sette anni a stringersi
maggiormente dentro il suo cappotto color rosso fragola.
L'aria
era fredda e nebbiosa e si può dire che la nostra dolce Leila non
fosse proprio un'amante dell'inverno. Anzi, se avesse avuto la
facoltà di variare le stagioni, probabilmente avrebbe imposto
l'estate 365 giorni l'anno.
Ma,
anche se mesi prima era riuscita a far levitare i biscotti che sua
madre le nascondeva sul ripiano più alto della cucina, purtroppo
dubitava seriamente di poterci riuscire. Il ricordo della fatica che
aveva fatto per prendere quel barattolo, ancora le faceva accapponare
la pelle.
Forse
con l'aiuto di suo padre ci sarebbe riuscita.
Certo
Erwin Redmund sapeva fare delle magie strabilianti, d'altronde era
proprio da lui che aveva ereditato questa capacità, ma, in fondo in
fondo conoscendo il carattere di suo padre dubitava seriamente che
l'avrebbe mai aiutata in una cosa del genere.
Avrebbe
rifilato il solito discorso sulla sicurezza magica e blablabla. Un
copione che Leila conosceva fin troppo bene per avere appena sette
anni.
“Allora
tesoro, sei pronta per la partenza?”
Una
donna slanciata, dai lunghi capelli color cioccolato, si inginocchiò
di fronte a lei per sistemarle meglio la zip del cappotto e la
sciarpa al suo interno. Poi, con fare affettuoso, le accarezzò la
guancia con le sue lunghe dita affusolate, prima di scoccarle un
bacio sulla nuca.
“Sì,
mamma”
Sua
madre, Rose Hendort in Redmund, a differenza del padre, era una
normale donna americana che si era trasferita a Londra dopo gli studi
universitari. Poco dopo aveva trovato lavoro presso un'azienda di
fama internazionale e, dopo aver incontrato Erwin casualmente al bar
sotto il suo ufficio, si era sposata con un mago inglese ed era
rimasta in Inghilterra per tutto quel tempo.
Ma
ora, a distanza di anni, aveva ricevuto una generosa offerta di
lavoro in America, ad Orlando per la precisione, e mai come in quel
periodo la donna si era scoperta desiderosa di tornare in patria.
La
vita a Londra era stata davvero generosa con lei ma, come si dice,
non c'è posto migliore di casa propria. E, per una donna abituata a
vivere a due passi dal mare, il clima nebbioso della capitale inglese
era davvero un'agonia senza eguali.
Motivo
per cui, dopo averne parlato col marito, Rose aveva deciso di
accettare il lavoro in Florida e portare Leila con sé.
Erwin,
d'altro canto, aveva affermato che avrebbe continuato a vederle nel
week end utilizzando una passaporta e, visto che il lavoro per l'uomo
si stava facendo sempre più impegnativo, aveva preso bene la notizia
della moglie. Anche se poteva sembrare un po' burbero e rozzo, era
una persona dalla mentalità aperta e che rispettava molto le scelte
della moglie. Ed era proprio per quell'aspetto del suo carattere che
Rose si era innamorata di lui e non ne era rimasta intimidita quando
aveva scoperto che era un mago.
“Mamma”
“Dimmi
amore”
“Ma
perché dobbiamo prendere per forza questo... aereo, e non possiamo
usare una passaporta come fa papà?”
Rose
sorrise mentre prendeva per la mano sua figlia, indirizzandola ad
oltrepassare il gate, per raggiungere l'aereo che le avrebbe portate
in America.
“Perché
papà ha dei poteri che mamma non ha, amore mio, per questo ci tocca
l'aereo come a tutte le persone normali”
“Uff...
Che pizza”
Rose
ridacchiò al broncio di Leila.
“Già,
è proprio vero, che pizza”,
“E
quindi quando arriveremo là?”
“Fra
tante, tante, ma proprio tante ore”
“E
lì sarà come qui? Voglio dire... piove sempre come qui, lì?”
“No
tesoro mio, come dice un detto, ad Orlando c'è il sole tutto l'anno”
“Il
sole tutto l'anno?”
“Sì,
il sole tutto l'anno” Leila iniziò a saltellare a
quell'affermazione. Che qualcuno lassù gli avesse letto nel pensiero
e l'avesse accontentata? Non lo sapeva ma, chissà perché, dopo aver
saputo una notizia del genere non vedeva l'ora di raggiungere la
tanto famosa America.
L'estate
stava per giungere al termine, e quella era l'ultima settimana di
vacanza prima che ricominciassero le lezioni. Poi, dal primo
settembre, avrebbe ricominciato a riandare a scuola come ogni anno e
non avrebbe più avuto modo di rivedere il suo amore: il mare.
Per
questo, voleva godersi quella settimana e viverla come se non ci
fosse un domani.
Perché,
nella sua testa, era come morire quando stava lontano dall'acqua. E
la cosa non le piaceva affatto.
“Leeiiiiilaaaaaa,
ti sei incantata o ti decidi a venire?”
Leila
distolse lo sguardo dal cielo privo di nuvole per rivolgerlo in
direzione della sua migliore amica, Bambi Huckleberry, che se ne
stava spaparanzata sulla sua tavola da surf a metri e metri di
distanza da lei, sventolando una mano nella sua direzione.
“Oppure
non mi vorrai dire che hai paura?” continuò la bionda.
Paura?
Ma chi, lei?
Di
Leila si poteva dire qualsiasi cosa tranne che fosse una codarda e,
per una ragazza determinata come lei, quella gara di surf che avevano
inscenato quella mattina era niente paragonato alla passione che le
riempiva il petto ogni volta che cavalcava le onde.
Bambi
l'aveva praticamente buttata giù dal letto alle sette di mattina,
tanta era la voglia di surfare. E se si pensi che non era solo la sua
migliore amica ma anche la sua vicina di casa, non era impossibile
immaginarsi altre volte in cui era accaduta la stessa scena.
Come
il copione che suo padre le recitava di continuo, ogni volta che
tornava dal lavoro durante il week end, lo stesso lo si poteva dire
delle azioni di Bambi. E, anche se non era una strega come lei, Leila
apprezzava più di gran lunga la sua compagnia che non quella delle
sue compagne di scuola, tutte figlie di maghi purosangue.
Non
che si sentisse inferiore rispetto a loro, anzi, solo che lei era una
persona competitiva, orgogliosa, studiosa, testarda e difficilmente
si lasciava intimidire da delle galline la cui unica particolarità
fosse quella di possedere un patrimonio che neanche sapevano gestire.
No,
decisamente non invidiava la loro vita ma preferiva di gran lunga la
sua, con sua madre, suo padre e la sua migliore amica. Che non fosse
una strega, poi, beh non aveva molta importanza.
“Allora?
Ti decidi a venire o no? Guarda che fra mezz'ora è ora di pranzo ed
io sto morendo di fame, sappilo, quindi non ci penserò due volte a
mollarti qui per raggiungere il mio cibo!”
Iniziando
a nuotare nella sua direzione, e ridendo a più non posso, Leila
raggiunse velocemente la sua amica prima di focalizzare la sua
attenzione sulle onde del mare.
“Sempre
la solita mangiona”
“Sempre
la solita lentona. Ma dico io, ma cosa facevi a Londra senza di me?!”
“Ah,
guarda, me lo domando spesso anch'io. Sta' tranquilla”
“Lo
so, lo so, non c'è bisogno che tu me lo dica. Anzi no, continua ad
elogiarmi dalla mattina alla sera, sai, sono una persona insicura io.
Ho bisogno di attenzioni”
Leila
scoppiò a riderle in faccia mentre, seduta sulla sua tavola da surf,
continuava a sentire l'acqua scorrerle sotto i polpastrelli.
Quanto
amava sentire la consistenza dell'acqua sulla sua pelle.
“Tu
insicura? Ma non farmi ridere”
“Tecnicamente,
lo stai già facendo”
Leila
ridacchiò ancora.
“Sì,
sì, come vuoi. Senti, piuttosto, direi di concludere la nostra gara
ed andare a mangiare. Anche io sto morendo di fame. A quanto stiamo?”
“Siamo
pari quindi a maggior ragione, direi che questa è l'ultima della
giornata”
“Bene,
allora vado io per prima ok?”
“Prego,
Vostra Maestà”
“Grazie
ma ti prego, risparmia gli applausi per dopo”
“Se,
se, come no. Vai su, ti aspetto qua”
E
Bambi si avviò per raggiungere l'onda e cavalcarla.
Certo
era che, per essere una che era nata come lei in un luogo freddo e
umido, la sua amica se la cavava bene. Anche FIN TROPPO bene, per i
suoi gusti.
E
poi... che erano tutti quei reentry (*)
che stava facendo in quel momento? Se avesse continuato così avrebbe
vinto sicuramente la gara. E la parola “perdente” non rientrava
proprio nel vocabolario di Leila.
Così,
all'ennesimo reentry della bionda, la strega di Salem agitò
leggermente la mano sinistra, sulla superficie dell'acqua, e fece sì
che l'onda inghiottisse Bambi.
La
sua migliore amica riemerse dall'acqua poco dopo e subito le si
rivolse contro.
“Pensi
che non ti abbia vista eh? Traditrice, come hai osato?!”
“Con
tutto il dovuto rispetto, Vostra Altezza”
“Sì
Altezza un cazzo, hai barato! Mi autoproclamo vincitrice! E tu sei
squalificata!”
“Non
detti mica te le regole!”
“Eh
invece oggi sì, motivo per cui mi mangerò anche quello che mia
nonna ha cucinato per te, così impari a barare!”
Leila
scoppiò a ridere, reggendosi la pancia e con le lacrime agli occhi.
“Ridi,
ridi, che dopo piangerai e mi IMPLORERAI per avere la tua razione di
cibo e sai io che farò? Eh? Vuoi saperlo?!”
Ormai
Bambi aveva quasi raggiunto la riva quando Leila le domandò che cosa
avrebbe fatto, sempre continuando a ridere come un'ossessa.
“Niente,
ti lascerò morire di fame Redmund! Costi quel che costi!”
A
quel punto Leila, che era in piena crisi da risate, mosse nuovamente
la mano e, accidentalmente, creò un'onda che inghiottì –
di nuovo - l'amica, facendole sbattere la faccia nella sabbia.
“LEILAAAAAA!!!!”
l'urlo stridulo di Bambi non tardò ad arrivare e, senza ritegno,
Leila reclinò la testa all'indietro continuando a ridere, tenendosi
lo stomaco con le braccia.
In
vita sua, essere in grado di manipolare l'acqua non era mai stato
tanto divertente come in quel momento.
Dopo
le selezioni...
“Ehm...
ragazzi? Credo che Leila si sia impazzita di botto”
Lavi
irruppe nella stanza che avevano nominato come “sala professori”
e, incrociando lo sguardo di Adelaide, Nox e Kiyomaro, avvisò gli
altri cavalieri di ciò che stava accadendo nel campo da quidditch.
La
mora fu la prima a parlare, alzando gli occhi dalla sua scopa,
prestando attenzione alle parole di Lavi.
“In
che senso? Spiegati”
“Più
che spiegare veramente... dovreste venire a vedere quel che sta
accadendo lì fuori. E' difficile da spiegare a parole”
I
tre cavalieri si guardarono fra loro con sguardi curiosi.
Leila,
fra tutti e dopo che avevano aperto la scuola ad altri ragazzi come
loro, era l'unica che si era proposta come supplente - data l'assenza
della professoressa che avevano assunto per insegnare Quidditch ai
loro studenti – per l'esame di quella materia di quella settimana.
E, ora che ci riflettevano, la cosa suonava veramente strana. Se
consideriamo, poi, che l'ambizione del Cavaliere dello Scorpione era
sempre stata quella di lavorare al Ministero nell'Ufficio per la
Cooperazione Magica Internazionale, come suo padre, la cosa aveva
ancor più dell'incredibile.
“Vabbè,
cosa starà facendo mai di male?”
Kiyomaro
intervenne a difesa della sua ragazza ma, comunque, la cosa stava
insospettendo anche lui.
“Seriamente,
forse è il caso che veniate a vedere”
“Ok,
allora andiamo”
Nox
si alzò per primo, seguito a ruota dagli altri due, con l'idea che
forse il rosso stesse solo esagerando e che Leila non stesse facendo
niente di male. Ma, quando giunse al campo di Quidditch, la mascella
quasi toccò per terra per via dello stupore.
“Non
ci credo”
“Ve
l'avevo detto, credo che Leila sia impazzita di botto”
“Avanti,
lavorate pigroni! Cosa sono questi culi mosci che vedo? Avanti,
avanti, sù!”
Leila
sedeva, su una tavola da surf incantata, sopra tutti gli altri
ragazzi proprio al centro del campo.
Sotto
di lei, partendo dal prato, aveva creato una sorta di bolla d'acqua
gigante ed aveva sostituito le scope degli allievi con delle tavole
da surf incantate come la sua.
Urlando
e sbraitando incitava tutti loro a cavalcare le onde, schivare gli
ostacoli che aveva disseminato (bolidi inclusi), e a lanciarsi le
pluffe per fare punti nei cerchi che aveva posizionato più in basso
del normale.
Ovviamente,
poi, il tutto utilizzando l'incantesimo testabolla per permettere a
tutti loro di respirare sott'acqua.
Un'esame
faticoso è dire poco.
“Ma...
professoressa questo è il massimo che riusciamo a fare!”
“Sciocchezze!
Non vi state impegnando come si deve. L'attività fisica fa bene al
corpo ed alla mente e se il corpo non sta bene è perché la mente,
anche, non sta bene. Quindi avanti, voglio vedere il sudore scendere
dalle vostre fronti sotto forma di tante piccole goccioline!”
“Ma
se stiamo immersi nell'acqua, come pretende di vedere il sudore?”
“Invece
di contestare le mie scelte, pensate a superare l'esame. Io vi
avviso, se non acchiappate il boccino d'oro entro la fine della
giornata, vi boccio. VI BOCCIO TUTTI! E dovrete ripetere l'esame fino
a che non acchiapperete quella sfera dorata! Avanti, marche!”
Adelaide
guardò la scena trattenendosi a stento dalle risate, esattamente
come Nox e Kiyomaro.
Lavi,
invece, era quasi impaurito dalla tenacia che dimostrava Leila
nell'imporre le sue scelte agli allievi.
“Secondo
voi dovremmo fermarla in questa follia?”
“Lo
sai, Lavi, che quando Leila si mette in testa qualcosa è difficile
fermarla. Anche se si stratta di fare una pazzia, lei persiste nel
suo obiettivo”
“E
poi...” Adelaide continuò la frase subito dopo le parole di
Kiyomaro “... vogliamo seriamente metterci contro di lei? In questo
momento?”
Il
silenzio si impossessò di ognuno di loro e la risposta fu unica per
tutti.
“Lasciamola
fare, prima o poi si stancherà da sola”
“Ma
sì, quando volete che andrà avanti questa storia?”
“E
non credo proprio che boccerà TUTTI i nostri alunni, oggi,
quindi...”
“Lasciamola
fare”
Inutile
dire che, quel giorno, Leila bocciò TUTTI e li costrinse a ripetere
l'esame altre otto volte ciascuno.
The
End
NOTA:
(*)
= Allora... la nota ci sta per il semplice motivo che, non
avendo mai fatto surf in vita mia, non sapevo neanche come si
chiamassero le “mosse” di questo sport. Quindi le ho prese da
questo sito :
http://www.nonsolofitness.it/sport/surf/tecnica-surf.html.
Ve
lo metto nel caso qualcuno volesse sapere a quale azione mi stessi
riferendo nel testo.
Piccolo
Spazio “pubblicitario” : Per chi volesse, e per le
poche anime pie che leggono ancora questa storia, ho deciso di
pubblicare una nuova interattiva (dove sicuramente allungherò la
data per inviare le schede, prolungandola fino a fine marzo).
Ve
lo dico, così... nel caso abbiate voglia di dare un'occhiata
:)
|
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Capitolo 31 *** Special 10: Attento a ciò che desideri ***
10
Angolo
della pazza (ormai lo chiamerò così...):
Ciao
a tutte e bentornate al penultimo special della storia.
Come
potrete notare più avanti, il capitolo è dedicato interamente a
Lavi. E colgo l'occasione per ringraziare profondamente Phebe per
avermi inviato un ricordo super dettagliato! Infatti, ci tengo a
precisare, che moltissime parti sono state riprese da ciò che lei
aveva scritto perché le ho trovate PERFETTE per essere inserite.
Quindi,
si può dire, che gran parte del lavoro è merito suo :)
Ho
scritto questo capitolo in un giorno di lutto per me (manco a farlo
apposta) e spero vivamente che possa piacervi.
Buona
lettura.
Ci
vediamo venerdì o sabato sera con il capitolo finale della storia,
poi ci sarà un altro special ed infine l'epilogo.
Baci
Vic
^^
CAPITOLO
SPECIAL 10:
“Attento
a ciò che desideri”
Sfuggo
ciò che m’insegue. Ciò che mi sfugge inseguo.
(Orazio)
“Nonno,
nonno! Perché non posso andare anch'io con papà?”
Un
disperato Lavi di appena otto anni si voltò verso il distinto
signore alla sua destra, alla ricerca disperata di un qualche gesto
di conforto.
Tra
singhiozzi e lacrimoni, Lavi sembrava più piccolo di quanto già non
fosse. I pugni stretti cercavano, contemporaneamente, di trattenere
la rabbia e di cancellare le lacrime che continuava a versare.
Suo
nonno odiava vederlo in quello stato, esattamente come odiava il
fatto che dovesse gestire, quasi sempre in automatico, lui tutte le
“situazioni scomode” di famiglia. Che fossero, poi, affari o
anche solo calmare i propri nipoti in un attacco isterico, quello era
irrilevante.
A
lui era spettato l'increscioso onere di dire al nipotino che non
avrebbe potuto vedere la prima partita di suo fratello maggiore
mentre, invece, ci sarebbe andato suo padre.
E,
purtroppo per lui, Lavi non l'aveva presa bene per niente.
“Perché
sei ancora troppo piccolo, anche tuo fratello Karlos ha dovuto
aspettare a casa quando è stato il turno di Allen”
“Ma
è la sua prima partita! La vedranno sia papà che Karlos ed io no!”
Lavi tirò rumorosamente su con il naso e prese una boccata d'aria
“Non è giusto, Allen non mi vuole! Allen è cattivo!”
“Lavi,
suvvia, non dire queste cose. Allen ti vuole bene”
“Allora
perché non ha provato neanche a convincere papà? Non mi vuole in
quella stupida scuola!”
Ora
la rabbia stava prendendo il sopravvento sulla disperazione e, mai
come in quel momento, Lavi stava iniziando a provare una sorta di
risentimento per la scuola che i suoi genitori chiamavano “Hogwarts”.
Hogwarts
era la cosa più orribile che esistesse al mondo, Lavi ne era più
che convinto.
Non
solo gli aveva portato via prima Allen – anni fa - e poi Karlos, ma
ora faceva entrare suo padre e non lui.
E
Lavi non riusciva proprio a mandarlo giù.
“Allen
mi odia!”
“Lavi...”
suo nonno si inginocchiò alla sua altezza e, prendendogli le mani,
tentò di calmare il più piccolo dei suoi nipoti “...non dire
così, tuo fratello semplicemente non c'ha pensato, insomma, è
normale che gli esterni non possano entrare al castello”
“Ma
papà ci va! La verità è che non mi vogliono lì!”
“Ma
no-”
“Si
invece!” in uno scatto di rabbia, Lavi si allontanò dal nonno
indietreggiando.
Ormai
non piangeva più e le lacrime avevano smesso di scendere dal suo
volto già da buoni minuti. Quella scuola gli aveva portato via tutte
le persone della sua famiglia a cui teneva di più e, come se ciò
non fosse abbastanza, ora non lo faceva neanche entrare a vedere la
prima partita di Quidditch di suo fratello. Odiava Hogwarts ed odiava
quella stupida partita. Per questo le parole gli uscirono come un
fiume in piena:
“Vorrei
tanto che cascasse tutto lo stadio!”
Ancora
infuriato, Lavi girò sui tacchi e corse nella vecchia camera di sua
madre ignaro di quello che sarebbe successo da lì a poco. Difatti,
il weekend successivo Trent tornò a casa tanto sorpreso quanto
confuso. Aveva appena varcato la porta quando si era soffermato nel
salone di casa per raccontare alla moglie l'evento: gli anelli del
campo da Quidditch della scuola erano crollati senza motivo apparente
e nessuno era riuscito a ritirarli su in fretta. Di conseguenza, la
partita era stata annullata.
Lavi,
che stava giocando con il suo calderone giocattolo proprio sul
tappeto del salone, sentì per filo e per segno il racconto di suo
padre e non poté fare a meno di provare una sorta di piacere in
tutto ciò.
Qualcuno
aveva fatto sì che il desiderio di Lavi fosse esaudito. Ed il fatto
che qualcuno l'avesse ascoltato, lo soddisfò ancora di più.
Proprio
come ho desiderato.
Fu
questo il suo pensiero. Un pensiero che, a lungo andare, si perse nei
meandri della sua memoria...
25
Marzo...
La
funzione era finita. Ormai non c'era più nulla né da dire né da
fare.
I
suoi fratelli, sua madre ed i suoi nonni erano rimasti in piedi, di
fronte alla lapide ed alla terra smossa, tra un singhiozzo e l'altro
mentre Lavi si era dovuto allontanare per non collassare al terreno.
Seduto
su una panchina del cimitero, riviveva mentalmente quella volta in
cui gli anelli del campo di Quidditch erano crollati. E, mai come in
quel momento, si stava dando dell'idiota perché... Dannazione doveva
saperlo che non era opera di nessuno! Doveva saperlo che era sempre
stata opera sua e di nessun altro! E poi...
Perché
ho detto quelle parole a mio padre?
Il
suono di quella frase gli ronzava in testa come il ritmo fastidioso
di una chitarra elettrica. Rozzo e graffiante e forse, sotto sotto,
era così che dovevano essere risultate le sue parole quando la sua
voce le aveva emesse.
“Non
voglio vederti mai più, per tutta la vita!”
Al
ricordo, contrasse la mascella mentre le mani gli iniziarono a
tremare ed il cuore iniziò a martellargli forte nel petto.
Doveva
dirlo ai suoi fratelli.
Doveva
sfogarsi con qualcuno, anche solo per alleggerire di poco quel peso
all'altezza del torace.
Come
un condannato al patibolo si avvicinò ai suoi fratelli e li tirò
piano per le maniche della giacca, guadagnandosi un'occhiata spenta e
interrogativa che non fece altro che prolungarsi fino alla fine della
sua confessione, mischiandosi allo stupore, al fastidio e alla
rabbia.
Allen lo guardò, per tutto il tempo, con la superiorità
con cui gli adulti guardano i bambini: una smorfia sprezzante in viso
che lo colpì come uno schiaffo.
“Non
dire cavolate, non lo hai ucciso tu, non ne sei in grado Lavi. Papà
era un Tiratore Scelto, ha affrontato tanti combattimenti e ha
rischiato tante volte la vita, il suo fisico era debilitato, ha avuto
un infarto. Tu non sei materialmente capace di uccidere nessuno, sei
solo un bambino ed hai i rimorsi per aver litigato con lui. Punto.
Non ti azzardare a dire nulla del genere a mamma o ai nonni, hanno
già abbastanza problemi al momento, non gli servi anche tu con le
tue richieste di attenzione”
E,
detto ciò, si allontanò da lui, dandogli le spalle senza voltarsi
mai.
E
Lavi sentì come se il suo cuore si fosse spezzato, ancora, quel
giorno.
La
voce di suo fratello era infastidita e lapidaria. Non l' aveva
lasciato parlare, lasciato spiegare che invece era proprio colpa sua,
che lui ci riusciva, come quando aveva fatto crollare il campo.
Allen
non gli aveva dato possibilità di replica e Lavi odiava, odiava
davvero che suo fratello maggiore pensasse che quello fosse solo un
patetico tentativo di attirare l'attenzione mentre tutti erano in
lutto per Trent Polaris.
Strinse i denti e mandò giù un singulto
amaro a cui solo in futuro avrebbe saputo dare un nome: umiliazione.
Lavi
si era sentito mortalmente umiliato dal pensiero di suo fratello,
ferito nel profondo come lo era stato nel veder lui e Karlos sparire
sul treno per Hogwarts e abbandonarlo a casa.
Come
quando sua madre e suo padre gli avevano sorriso, dispiaciuti,
annunciandogli che non sarebbero tornati a casa presto perché
dovevano fare dei turni doppi.
Come
quando suo padre gli aveva detto che non sarebbe potuto rimanere
ancora con lui, come quando gli aveva detto che non voleva più
vederlo e come quando dopo lo aveva ritrovato morto nel giardino di
casa.
Le lacrime minacciarono di cadere dai suoi enormi occhi
cangianti.
Avrebbe
voluto piangere disperato e solo lo sguardo altrettanto ferito di
Karlos gli impedì di farlo.
Lui,
a differenza di Allen, era sempre stato il fratello più schivo,
quello che non voleva abbracci o coccole perché erano roba da
femmine o perché lui era grande, ma in quel momento gli sorrise con
la stessa disarmante dolcezza con cui lo faceva suo padre.
Si
piegò sulle ginocchia, prendendogli le mani, e disse:
“Non
lo ascoltare...” la sua voce era carica di dolcezza “... non lo
pensa davvero è solo molto triste come tutti quanti noi. Lo sai poi
com'è fatto, crede di doversi prendere il peso di tutto. E' già in
modalità “sono io l'uomo di casa e sono grande” ma sta soffrendo
come tutti noi Lav, è solo il suo modo di dimostrarlo. Non ce l'ha
con te, fratellino”
“Ma....” la voce di Lavi tremò.
Voleva
davvero che quello che fosse successo fosse solo un brutto scherzo
del destino e non opera sua. Eppure, più ripensava all'accaduto di
anni prima e più se ne convinceva. E suo fratello Karlos doveva
saperlo ad ogni costo.
“...
ho detto la verità Karlos, non mi sono inventato niente, non voglio
attirare l'attenzione. Ho litigato con papà e gli ho detto che non
lo volevo vedere mai più ed è successo….”
“Lavi!” Karlos
portò le sue mani sulle spalle di suo fratello e, scandendo con
precisione le sue parole, continuò:
“Non.
Sei. Stato. TU” e le disse con una convinzione tale da far nascere
in Lavi un minimo di speranza.
Forse
era vero che non fosse colpa sua.
Forse
era stato davvero un brutto scherzo del destino.
“Quello
che senti si chiama senso di colpa. Hai litigato con lui e non ti sei
potuto spiegare, non hai fatto in tempo e ora ti senti responsabile.
Magari pensi che se non aveste litigato saresti stato con lui in quel
momento ma, ehi Lav, non avresti potuto far nulla comunque. Un
infarto è il cuore che si ferma e non si può far niente” le iridi
di Karlos si velarono di un sentimento di tristezza, dopo aver
pronunciato quelle parole. Ma il ragazzo era intenzionato a far star
meglio il suo fratellino, per questo dopo pochi istanti riprese il
suo discorso guardandolo con più fermezza:
“Papà
lo sapeva. Papà sapeva che gli volevi un bene dell'anima, che gliene
volevi più di tutti, che lui era il tuo preferito. Papà lo sapeva e
lo sa ancora. Lui non ti incolpa di niente, te lo giuro”
“D-davvero?”
Le lacrime che aveva trattenuto per tutto quel tempo, iniziarono a
scendergli lungo le sue guance arrossate mentre una sorta di senso di
leggerezza si faceva largo in lui.
“Davvero”
A
quel punto Lavi ricominciò a piangere senza neanche accorgersene,
lasciandosi stringere in uno dei rarissimi abbracci di suo fratello
mentre continuava a ripetergli, all'infinito, che Trent gli avrebbe
sempre voluto bene e che li controllava da ovunque fosse ora.
Quando
tornò a casa Lavi giurò a sé stesso che non avrebbe mai più
desiderato nulla.
Si
sarebbe sforzato e non sarebbe successa mai più una simile tragedia.
Né nelle sua vita né in quella di nessun altro.
Non
accadrà più. Non voglio che accada più.
Eppure
gli anni passavano ed il suo “potere” non accennava ad andarsene.
Ed anche se lui si concentrava al massimo per tentare di
controllarlo, le cose che anche indirettamente desiderava, non
facevano che avverarsi.
E
ciò lo spaventava a morte.
Tick,
tack.
Tick,
tack.
Tick,
tack.
Lavi
sedeva irrequieto, e piuttosto in ansia, nella sala d'aspetto del San
Mungo, reparto patologie mentali, nell'attesa di essere chiamato.
Era
arrivato con dieci minuti d'anticipo e, mentre continuava a
torturarsi le mani con le unghie, la sua attenzione non poteva che
essere focalizzata sul vecchio orologio a pendolo della sala.
Rigorosamente
di legno pregiato, intarsiato, esso si ergeva in tutta la sua
maestosità, regale e perfettamente ben saldato al terreno. Tutto ciò
che Lavi non era in quel momento. E più passavano i minuti e, le
lancette non facevano che muoversi ritmicamente in avanti, più non
vedeva l'ora di incontrare il suo psicomago.
Probabilmente
gli avrebbe prescritto di nuovo varie pozioni da prendere e Lavi
sperava vivamente che, questa volta, riuscissero a produrre un
qualsiasi effetto prorompente nel suo organismo.
Insomma,
come era possibile che le pozioni che gli assegnava il Dott. Jensen
non funzionassero su di lui?!
Lavi
non sapeva spiegarlo, esattamente come non se lo spiegava il
medimago. E sperava davvero che questa
volta
funzionassero.
Sospirò
affranto.
“Vedi
di tacere, sei solo una ragazzina!”
“Ragazzina
a me?! Come ti permetti, brutto decerebrato! Il mio gatto è più
intelligente di te!!”
“Ah,
maledetto il giorno che ti ho chiesto in moglie. Ma cosa mi diceva la
testa, scommetto che mi hai rifilato l'amortentia, lurida
mezzosangue!”
“Mezzosangue?
A ME! Tu gran figlio di una-”
“Signori
Mcdouglas, vi prego, state dando anche fin troppo spettacolo!”
Un'infermiera
del reparto si intromise nella discussione fra quelli che sembravano
essere due coniugi, con il tentativo di placarli. Purtroppo, però,
tutto quello che ricevette furono solo insulti della peggior specie.
E
la situazione fece adirare non poco Lavi.
Ma
dico, io... ma si può fare una scenata del genere in un luogo
pubblico? Sono proprio dei maleducati.
Vorrei
proprio che la smettessero di rompere le scatole!
E,
senza neanche rendersene conto, il desiderio di Lavi fu esaudito.
I
due coniugi smisero all'istante di parlare. Con gli occhi spalancati
ed entrambe le bocche aperte, tentavano in vano di emettere un
qualsiasi tipo di suono dalle loro gole. Ma niente.
Come
costretti a tacere, nessun verso uscì fuori dalle loro labbra.
E,
solo quando il silenzio si fece spazio nella sala, solo allora Lavi
si rese conto di quel che era appena successo.
E
brividi di paura lo invasero all'istante.
Il
fiato iniziò a mancargli mentre dei tremori si impossessarono delle
sue mani.
Tentò
di alzarsi dalla sedia ma le gambe non volevano saperne di muoversi,
così come la testa non la smetteva di girargli.
Volse
lo sguardo verso i due coniugi solo per assicurarsi che avessero
smesso grazie all'infermiera, e non per opera sua, ma, quando vide il
modo in cui lo stavano fissando, il cuore gli si fermò per un
attimo.
Era
colpa sua e loro lo
sapevano.
Questa
nuova consapevolezza fece sì che le gambe di Lavi si sboccassero e
lo aiutassero a sorreggerlo.
Deglutì
a fatica, alandosi in piedi e barcollando sulle gambe inferme.
Lo
sapevano,
adesso anche
quei due sconosciuti lo sapevano.
Si
mosse lento verso la porta dello studio, come se fosse
improvvisamente immerso nella melassa e i suoi movimenti fossero
intralciati da qualcosa di appiccicaticcio. Franò addosso all'uscio
e vi batté sopra il pugno, prima debolmente e poi sempre più forte,
in preda ad un panico crescente.
No, no, non andava bene, dovevano
smetterla di fissarlo così, di giudicarlo, dovevano smetterla
subito, Merlino, quanto avrebbe voluto che non lo facessero più.
Come
automi i due si voltarono, lo sgomento ancora presente nei loro volti
ed il silenzio pesantissimo che invadeva la stanza gli tolse il
respiro.
Un attacco di panico, stava avendo un attacco di panico
proprio in quel momento.
Chiuse gli occhi mentre il mondo
cominciava a girare su se stesso, una nuova voce che irrompeva nella
stasi di quella scena, un uomo che lo chiamava preoccupato mentre lui
si accasciava lentamente contro la porta.
L'ultima cosa che vide
su la figura sfocata del medimago piegarsi su di lui.
“Vorrei
solo che tutto questo smettesse...vorrei solo che non fosse mai
successo. Perché a me? Cos'ho fatto di male per meritarmi questo?”
Ad
un anno dalle selezioni...
Era
il 25 marzo e l'aria profumava di primavera. I fiori avevano
finalmente cominciato a sbocciare, dopo mesi e mesi di ghiaccio e
freddo perenne, ed il sole illuminava lo scenario con i suo raggi
solari.
Era
proprio una bella giornata, Lavi se ne rese conto fin da subito non
appena mise piede in quel posto che gli scaturiva alla mente solo
brutti ricordi.
Avanzando
lentamente nel terriccio, e stringendo la presa sul mazzo di fiori
che aveva comprato poco prima, si incamminò nella zona più
illuminata del posto.
Probabilmente
era tutta una sua impressione, anzi sicuramente lo era, eppure aveva
come la sensazione che da lassù qualcuno stesse illuminando la zona
solo per lui. Come se fossero felice di vederlo in quel luogo dove,
quasi mai, faceva ritorno volentieri.
Si
fermò a pochi metri di distanza dall'oggetto dei suoi desideri e,
senza curarsi di ciò che lo circondava, iniziò a parlare:
“Ciao
papà, come va? Spero che te la stia spassando lassù”
Il
rosso sorrise leggermente pur non ricevendo alcuna risposta. Ma non
glie ne importava. Fin tanto che stava là, con lui, tutto il resto
era eclissato ai suoi occhi. Anche il fatto che stesse parlando con
una lapide.
“Sai
un anno fa ho partecipato ad una sorta di selezione per un posto...”
continuò imperterrito “... doveva svolgersi in una maniera ed
invece per poco non ci lasciavamo le penne, tutti quanti” il solo
ricordo della figura di Shade gli fece salire i brividi.
“Comunque
alla fine abbiamo risolto tutto, anche se non sono riuscito a
prendere quel posto. Ma, ora che ci penso bene, forse non mi
interessava veramente. Forse avevo deciso di partecipare, e non di
ritirarmi, per dimostrare a me stesso che non ero proprio il mostro
che pensavo di essere. Che forse, un giorno, sarei riuscito a
controllare il mio potere e magari l'avrei usato per fare del bene,
piuttosto che fare del male. Ed, in effetti, è proprio quello che
sto cercando di fare in questo periodo”
Strinse
di nuovo la base del mazzo di fiori e, inumidendosi le labbra,
continuò:
“E
sai papà? Ci sono riuscito. Ora lo controllo e vado in missione per
aiutare le persone che ne hanno bisogno...” le lacrime iniziarono a
scendergli dal viso mentre il fiato iniziò a farsi sempre più corto
“... mi dispiace solo di non essere riuscito a controllarmi quel
giorno...” trasse un profondo respiro e, con l'orlo della
maglietta, si asciugò gli occhi dopo aver tirato per bene su dal
naso.
Gli
anni passano ma la gente difficilmente cambia.
“Comunque
mi impegnerò per difendere le persone. Certo, non sarò un tiratore
scelto, grande e potente, come te ma... cercherò di fare del mio
meglio. Ti renderò orgoglioso di me, vedrai. Renderò tutti voi
orgogliosi di me. Hai la mia parola!”
“Noi
siamo già orgogliosi di te, Lavi”
In
quell'istante una mano gli si posò sulla spalla, ferma e decisa come
il proprietario a cui apparteneva.
Lavi
si voltò di scatto non pensando che ci fosse qualcun altro ad
ascoltare e, quando vide il volto di suo fratello maggiore, per poco
non gli venne un colpo.
“Allen...”
poi il suo sguardo incrociò la figura accanto a suo fratello “...
Karlos... non pensavo di trovarvi qui”
“Invece
ci siamo eccome, fratellino”
“E
siamo davvero fieri della persona che sei diventato oggi” insisté,
nuovamente, suo fratello Allen senza distogliere lo sguardo da lui.
Lavi
si sentì quasi sprofondare dentro.
Abbassò
la testa ed indietreggiò quel poco che bastava per far sì che la
mano di suo fratello abbandonasse la sua spalla.
Ora
sapevano che, di sicuro, era colpa sua se loro padre era morto.
Che
era lui la causa della disgrazia nella sua famiglia. Delle lacrime di
sua madre, di quelle dei suoi fratelli. E dei continui sbalzi d'umore
di Allen.
Aveva
rovinato le loro vite, per questo aveva quasi paura ad affrontare suo
fratello.
“Il
passato si chiama così perché non lo si può cambiare, Lavi”
Le
parole di Allen lo trafissero, nuovamente, quando la consapevolezza
di star a parlare con un professionista della Legilimanzia lo colpì
come un secchio d'acqua fredda.
“E
rimuginare su di esso, non ti porterà da nessuna parte fratellino”
Lavi
chiuse gli occhi proprio quando le lacrime gli scesero, di nuovo,
lungo le guance ma, proprio in quel momento, forti braccia lo
tirarono a sé rischiando di sgretolarlo.
“E
non possiamo incolparti di un qualcosa che non sapevi controllare.
Quindi basta
Lavi.
Perdona te stesso e vai avanti. Karlos ed io, l'abbiamo già fatto”
Anche
Karlos, che era rimasto in disparte per tutto quel tempo, decise di
avvicinarsi ai fratelli e contribuire all'abbraccio.
Lavi
non si era mai sentito così.
Così
fragile e bisognoso d'affetto come in quel momento.
E
quando Karlos pronunciò, anche lui, le parole “Siamo orgogliosi
della persona che sei, fratellino” quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso.
Come
quando era piccolo, Lavi si ritrovò a piangere come un bambino.
Ma
piangere non era mai stato così liberatorio. E la consapevolezza che
i suoi fratelli l'avessero perdonato, lo fece singhiozzare ancora ed
ancora. Fino a che non ebbe più lacrime da poter versare.
In
quel misero gesto d'affetto e quella valanga di lacrime, Lavi aveva
finalmente trovato un equilibrio.
Lavi
aveva ritrovato la sua famiglia.
The
End
|
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Capitolo 32 *** Giunti al Termine... ***
1
Il
capitolo è lunghissimo (ben 20 pagine) ma vi prego di non maledirmi
e di arrivare fino alla fine, visto che è il finale.
Fra
due giorni vi posterò l'ultimo Special e poi il tanto agognato
Epilogo.
Buona
fortuna e buona lettura <3
///////////////////////////////////////
CAPITOLO
15:
“Giunti
al Termine...”
“ADELAIDE!”
Eric
irruppe nella sala, dove si stava svolgendo la cerimonia delle
investiture, con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
Seduta
sulla poltrona bordeaux, la grifondoro si voltò di scatto nella sua
direzione non appena sentì pronunciare il suo nome dalla sua
voce.
Anche
se era un fascio di nervi a causa dell'emozione del momento, la sua
attenzione venne completamente catturata dal francese non appena le
porte sbatterono sulle pareti.
Eric
si reggeva in piedi a mala pena - lo si poteva capire da come si
aggrappava all'uscio della porta –, aveva il fiatone e delle
goccioline di sudore non facevano che scendergli dalle tempie.
Si
era alzato dal letto della sua stanza, non appena aveva avuto modo di
riprendersi, dopo essere stato soccorso dalla battaglia, ed il suo
primo pensiero era andato subito nella direzione della mora.
Il
biondo non ci aveva pensato un secondo di più, si era alzato in
piedi ed aveva iniziato a correre in direzione della ragazza: si era
concentrato quel tanto che bastava per capire in che stanza si
trovasse Adelaide e nel giro di poco l'aveva raggiunta.
Che
la sala fosse piena di gente, poi, quella era tutta un'altra storia
ma Eric non ci fece nemmeno troppo caso.
“Adelaide!”
ripeté più indirizzato verso se stesso che non alla persona che
portava questo nome, quasi come ad evidenziare il fatto che fosse
reale proprio di fronte a lui.
“Adelaide”
Le
braccia gli ricaddero lungo i fianchi mentre il suo fiato iniziò, a
poco a poco, a regolarizzarsi.
“Adelaide...”
continuò ancora con un sussurro di voce.
A
quel punto, vista l'insistenza del biondo, Adelaide si decise ad
alzarsi:
“Eric
ma cosa ci fai in piedi? Dovresti stare a letto e riposare”
“Adelaide...”
ma Eric non accennava minimamente ad ascoltarla tanto era preso dai
suoi pensieri.
Non
appena si era ridestato, aveva iniziato ad immaginare il peggio del
peggio: urla, sangue, disperazione e morte. Insomma, la sua
fantasia aveva galoppato a dismisura nel giro di pochi minuti e,
tanta era l'ansia che anche una sola cosa di quest'elenco fosse
successa, che aveva trovato la forza di alzarsi solo per assicurarsi
con i suoi occhi che nulla fosse accaduto.
Ed
ora la sua Adelaide stava lì, in piedi, viva e vegeta e con le
guance leggermente arrossate per via della preoccupazione e
dell'imbarazzo.
Eric
espirò profondamente mentre un sorriso iniziava ad allargarsi ed il
sollievo prendeva il posto dell'angoscia, all'interno del suo cuore.
Ignorando
qualsiasi altra parola che fuoriuscì dalla ragazza, ignorando le
espressioni confuse di tutti i presenti e la presenza stessa degli
altri ragazzi attorno a lui, Eric iniziò a correre verso Adelaide.
Il
cuore gli galoppava nel petto come cavalli impazziti all'ippodromo
mentre i suoi arti fremevano per l'emozione.
A
pochi passi da Adelaide, le braccia iniziarono a tremargli così come
le mani iniziarono a prudergli.
Sì,
prudergli.
Perché
in realtà...
Merlino,
quanto vorrei toccarla.
“Ada...”
E,
poco prima che la grifondoro potesse anche solo rendersi conto di ciò
che stava accadendo, si ritrovò con le labbra di Eric premute sulle
sue e le sue mani premute delicatamente sulle sue guance.
Fischi
e urla di incitamento risuonarono nella stanza da parte di tutti i
ragazzi mentre, lentamente, la realtà iniziò a prendere forma nella
mente della ragazza.
Percependo
il battito del cuore di Eric, attraverso il suo corpo, Ada sbatté
più volte gli occhi prima di cingergli il collo con le proprie
braccia.
A
quel punto fu tutta una danza di labbra, lingue e sguardi. Carezze e
passione mischiate assieme. E, ignorando tutto ciò che si scava
scatenando attorno, Eric ed Adelaide continuarono a baciarsi come se
si fossero appena ritrovati, dopo un lungo sonno durato anni. Come se
si stessero aspettando da sempre, per sempre.
Ed
in un certo senso, era proprio quello che era successo.
“Pensavi
davvero di potermi battere, insulso mago giapponese dei miei
stivali?”
Takao
strinse la morsa sulla mano di Shade mentre, con le gambe, cercava di
liberarsi dalla stretta della ragazza.
Anche
se poteva sembrare priva di alcun tipo di forza, vista la sua figura
esile e minuta, purtroppo non era quello il suo caso. Nonostante
fosse alta poco più di un metro e cinquanta, nella sua forma umana,
la ragazza possedeva una stretta d'acciaio in grado di strangolarti
la gola con la sola forza del pensiero. Ed ora proprio quello che lei
stava tentando di fare col Cavaliere del Cancro.
“Da
quando in qua sei razzista, Shade?”
“Da
quando hai avuto la bella idea di trasportarmi negli Inferi,
maledetto Shimizu!”
Il
volto di Takao si tirò in un sorriso sghembo mentre la ragazza
continuava a stringergli la morsa attorno alla giugulare.
Certo
essere nominato come Guardiano di una delle Porte degli Inferi, sul
mondo terreno e per via del proprio potere, era stata decisamente una
vera botta di fortuna, nel suo caso.
Aveva
escogitato un piano perfetto: doveva battersi con Shade, aggrapparla
per bene, trasportarla negli Inferi, lasciarla là dentro a marcire
come un condannato qualsiasi e ritornare sulla Terra grazie alla
maschera kabuki che Rune gli aveva costruito. Difatti era proprio per
via di quell'oggetto che riusciva a tornare indietro ogni volta,
senza di esso i suoi poteri non sarebbero stati facili da controllare
e lui sarebbe rimasto là dentro insieme a quell'abominio che aveva
preso controllo del corpo di Frederick.
E,
purtroppo per lui, stava accadendo proprio questo.
Poco
prima che riuscisse a fuggire da quel posto maledetto, la nanetta
aveva pensato bene di riprendere la propria forma umana, svicolando
così dalla morsa di Takao, e rubargli la maschera kabuki dal volto
proprio nell'attimo in cui si era distratto.
Poteva
essere stato più sfortunato di così in vita sua?
Ne
dubitava.
Ed
ora Shade lo teneva in pugno, alzato per il collo con una sola mano
mentre con l'altra si rigirava la sua maschera immacolata.
“Sai
una volta Frederick ha ascoltato una conversazione fra te ed il tuo
amichetto dell'acquario, Rune giusto?”
Takao
deglutì a fatica.
“Giusto”
Nessuno
all'interno dei cavalieri sapeva che aveva dei problemi a controllare
il suo potere e che la maschera gli serviva per equilibrarlo. Nessuno
eccetto il creatore della maschera. Quindi Shade non avrebbe dovuto
saperlo che gli serviva per tornare indietro, no?
Eppure
Takao sentì il panico crescere nel suo petto non appena continuò ad
ascoltare il monologo della ragazza.
“Comunque
non era sua intenzione ascoltare di nascosto, diciamo che quel giorno
è stato più preso dalla curiosità che non dalla voglia di farsi i
cazzi propri. Sai, Freddy è un ragazzo così curioso, e tu non
mostri quasi mai il tuo volto senza questa maschera. Comunque sto
divagando, il fatto è che ha sentito il perché non ti separi
mai da questo oggetto e...”
Il
cuore di Takao perse un battito.
Quindi
lei sapeva?
Dannazione!
Shade
esplose in una risata malvagia non appena vide il terrore negli occhi
del giapponese.
“Quindi
è vero Takao? Hai davvero dei problemi di equilibrio interiore?
Da te, se devo essere sincera, non me lo sarei mai aspettato”
Merda,
merda, merda!
“Quindi
questa maschera serve per tornare sulla Terra da questo luogo
infernale” Shade focalizzò la sua attenzione su quell'oggetto come
se fosse Gollum con l'anello del potere.
Era
stregata ed affascinata in una maniera tale che, si può dire, le
brillarono quasi gli occhi per la gioia.
“Sai
penso proprio che me la terrò io, allora”
Si
girò verso di lui e strinse maggiormente la presa sulla sua gola. La
strinse così forte che Takao iniziò ad annaspare.
“Non...
non...”
“Come
scusa? Credo di non riuscire a sentire le tue parole. Forse dovresti
prendere un po' d'aria per pronunciarle meglio”
Brutta
stronza che non sei altro.
Queste
furono le parole che avrebbe voluto pronunciare, purtroppo per lui
però non era nella condizione per poterle emettere dalla gola.
“Non...
funziona... su-gli... altri”
Shade,
a quel punto, si accigliò ed allentò di poco la presa quel tanto,
però, da permettergli di prendere aria all'istante.
“Come
sarebbe a dire che con gli altri non funziona?”
“E'...
la verità... è stata progettata solo per me e, solo per me,
funziona”
Ok,
diciamo che se dovesse morire con addosso la mia maschera, la sua
anima sarebbe solo rispedita negli Inferi. Ma questo è un dettaglio
che posso benissimo evitare di riferire.
In
un impeto di rabbia, Shade urlò una bestemmia e scaraventò il
giapponese dietro di lei, sull'orlo di un precipizio.
Takao
rotolò più volte su se stesso e, per miracolo, si fermò poco prima
della caduta.
“MALEDIZIONE!”
Ormai
fuori come una pazza scatenata, Shade non lo degnò di alcuna
attenzione, troppo presa a fare avanti ed indietro per via della
rabbia.
Takao
respirò profondamente, più volte, mentre continuava ad assistere a
quella scena.
Ora
come ora, era distratta. E, se davvero non lo stava più calcolando,
forse avrebbe potuto prenderla alla sprovvista ed ucciderla con un
gesto secco del polso.
Istintivamente
si portò la mano alla caviglia, dove nascondeva un pugnale affilato,
e quando constatò che, nella caduta, non l'aveva perso il suo cuore
iniziò a martellare forte per l'emozione.
Un
colpo. Un solo misero colpo e tutto questo sarà finito.
I
suoni attorno a lui iniziarono a diminuire per poi cessare nel giro
di pochi istanti.
Il
fiato si fece più corto e pesante mentre il battito sul suo cuore
sostituiva le urla di Shade, all'interno della sua testa.
Un
colpo. Solo uno.
Takao
si alzò in piedi ed iniziò a raggiungerla.
Un
colpo e tutto questo finirà.
Nel
frattempo Shade si era fermata e gli dava le spalle.
Forse
la fortuna aveva ricominciato ad assisterlo e, ripetendo a più non
posso il suo nuovo mantra, Takao prese quel gesto come un aiuto del
destino: tirò fuori dal suo stivale il pugnale e la lama scintillò
sotto la luce delle fiamme degli Inferi.
Uccidila,
recupera la maschera e vattene.
I
suoi piedi si mossero più in fretta, quasi animati da un antico
spirito guerriero.
La
sua mano si strinse sull'elsa del pugnale.
I
muscoli si contrassero ed il cuore accelerò per l'ansia.
Uccidila,
recupera la maschera e vattene.
Caricò
il colpo a due passi dalla schiena della ragazza e si focalizzò
sulla scapola sinistra, con lo scopo di colpire il cuore alla prima
botta.
Era
a pochi centimetri da lei.
Poteva
quasi percepire il calore della sua pelle.
Ed
anche se trafiggere lei voleva dire trafiggere Frederick, l'avrebbe
fatto ugualmente per ristabilire la pace.
Ma,
anche se potremmo elencare tutta una serie di motivazioni, Takao non
arrivò mai a colpire Shade.
Così
come la lama non trafisse mai il suo corpo.
Con
uno scatto fulmineo, poco prima che il pugnale toccasse la carne
della ragazza, Shade si girò su se stessa, ricreò una spada con
l'oscurità degli Inferi e trafisse Takao prima che lui potesse fare
lo stesso.
“Credevi
davvero che non avessi considerato una tua possibile rivalsa,
cavaliere?”
Takao
sputò sangue dalla bocca non appena Shade gli rigirò la sua lama
nel petto.
Il
pugnale gli cadde dalla mano mentre la vita, negli occhi e nel corpo
di lui, iniziavano ad abbandonarlo.
“Anche
se non credevo che fossi così stupido da tentare l'impossibile. Hai
perso, rassegnati”
La
spada fu estratta dal corpo di Takao con una violenza inaudita.
Takao
barcollò all'indietro prima di cadere sulle proprie ginocchia e
ritrovarsi, faccia a faccia, con il nemico.
“Ho
perso sì...” le ultime parole gli uscirono dalle labbra assieme
agli ultimi aliti di vita “... ma hai perso anche tu Shade”
“Che
dici? Tu vaneggi, ti ho ucciso! Ho vinto!”
La
ragazza si irrigidì all'istante mentre un sorrisetto insolente
dipinse il volto di Takao.
“Oh,
puoi pure avermi ucciso.... ma hai perso... non c'è modo di uscire
da qui... ti ho condannato per bene, dolcez-AH!”
Prima
che potesse terminare la frase, una lancia di oscurità lo trafisse
dalla clavicola in giù. E poi un'altra sulla coscia, ed un'altra sul
braccio, e un'altra ancora sulle mani, fino a che tutto il suo corpo
non fu ben impiantato al terreno.
La
vita lo abbandonò, una volta per sempre, già alla prima lancia ma
Shade lo massacrò fino a che la sua ira non si fu placata un poco.
Era
vero: aveva vinto su di lui ma aveva perso rimanendo segregata negli
Inferi.
E
per lei non c'era più alcuna via di ritorno.
Urlò
con tutto il fiato in corpo. Urlò per ore, giorni, settimane, chi
può dirlo.
Ma
di lei non si seppe più niente per secoli fino a che una delle Porte
dell'Inferno, non fu aperta di nuovo...
“Giornata
di fuoco in tutto il mondo, oggi, 3 Ottobre 2025.
Buongiorno
a tutti, telespettatori, qui è Mary-Anne Smith che vi parla in
diretta da Buckingham Palace.
Dopo
lo strano fenomeno notturno in cui il sole pare essere sorto nel bel
mezzo della notte, nonostante la luna fosse già alta nel cielo,
secondo diverse indagini abbiamo riscontrato problemi di varia natura
in tutto il mondo. Ad iniziare dalla Cina, luogo in cui il sole
sarebbe dovuto sorgere correttamente.
E’
qui con me la Dott.ssa Charles, esperta di fisica astronomica, che
insieme a noi cercherà di far luce sul mistero che ha colpito il
nostro pianeta. Dottoressa, prego, a lei la parola.”
“Buongiorno
Mary e grazie per avermi contattato per svelare questo fenomeno
paranormale che ha scombussolato le nostre esistenze”
“Grazie
a lei per aver accettato, Dottoressa, ma ora ci dica: è mai
successo, nella storia del nostro pianeta, un evento del genere? E se
sì, a quale linea temporale può essere ricollegato? E’ una cosa
che potrebbe riaccadere in futuro o si tratta solo di un mistero
irrisolto, come la città di Atlantide?”
“Beh,
guardi, dalle mie conoscenze posso solo affermare che questa non è
la prima volta che accade un evento simile”
“Davvero?”
“Davvero.
Abbiamo riscontrato, e messo a confronto, parecchi dati significativi
presi da antiche scritture in lingua celtica del nostro patrimonio
culturale. E pare che numerosi eventi di questo genere si siano
verificati, di continuo, in un determinato lasso di tempo: da circa
l’anno mille fino alla seconda metà del Trecento”
“Quindi
dal Quattrocento in poi, non abbiamo più alcun tipo di
testimonianze?”
“Precisamente.
La mia teoria è che, a ritmi ciclici e regolari, il Sole, che è la
stella più grande del nostro sistema solare, una volta ogni
determinati anni, vari la traiettoria dei pianeti che gli orbitano
attorno. Generando, di conseguenza, il fenomeno di coesione con la
luna in un determinato luogo geografico. Quindi, piuttosto che un
mistero irrisolto, potremmo affermare che si tratti più di un
qualcosa ‘a cadenza regolare’ che ricorda al nostro pianeta, come
agli altri, che è possibile il verificarsi di tale evento”
“Intende…
Come una sorta di ricordo della Terra?”
“Sì,
diciamo di sì. In maniera molto romanzata ma il senso è quello”
“Ricordo
della Terra? Ma per favore. Nox vedi di spegnere al più presto
questo stupido aggeggio elettrico”
“Suvvia,
Iris, è divertente sapere cosa si inventano i babbani ogni volta che
noi maghi combiniamo un qualcosa di anomalo nel mondo. Mi fa sentire
molto supereroe in un universo di formiche. E la cosa mi esalta”
Nox
accavallò la gamba, stravaccandosi meglio sul divano lussuoso della
sala da pranzo, mentre un sorrisetto compiaciuto gli si dipinse sul
volto.
Iris,
in piedi e dietro di lui, levò gli occhi al cielo prima di tirargli
uno scappellotto in testa. Poi, si piegò in avanti per afferrare il
telecomando e spegnere quella stupida televisione.
“Ehy!”
“Scusami
Blacknite, Ma questa strana scatola parlante mi irrita”
Nox
ridacchiò davanti l’ammissione di Iris.
“Ma
va? Non l’avrei mai detto… dimmi cosa non lo fa, piuttosto?”
“Sei
sempre il solito!”
Lanciando
il telecomando addosso al ragazzo, nel tentativo di farlo tacere
viste le sue risate, Iris si incamminò verso la direzione della
porta.
“Ehy,
dove vai?”
“A
farmi un giro” l’ex grifondoro non fece neanche in tempo a
replicare, che la russa se la richiuse appresso di scatto, poco dopo
averla varcata.
Ne
aveva abbastanza di tutte le strampalate ipotesi dei babbani, che era
stata costretta ad ascoltare per tutto il tempo che aveva fatto
compagnia a Nox, per questo aveva deciso di fare due passi per
schiarirsi le idee.
Dopo
aver sconfitto Shade, lei, Ted, Eric ed il piccolo piromane di
miglior amico che si ritrovava, si erano svegliati poco dopo la fine
di tutto.
Da
quel che aveva capito, erano rimasti incoscienti per quasi tutta la
battaglia e i ragazzi erano riusciti a portare a casa una vittoria
schiacciante anche senza il loro aiuto.
Sotto
sotto un po’ quella situazione la irritava ma poi se rifletteva su
quello che gli era accaduto in quei giorni, anche se non l’avrebbe
mai ammesso, era grata a tutti loro per aver scongiurato
l’Apocalisse.
Ripensando
a Mirax ed alla sua bella visitina dal futuro, Iris non faceva che
chiedersi cosa sarebbe successo ora nel tempo da cui proveniva
la ragazza. Avendo variato il suo presente, avrebbe dovuto
variare anche il suo futuro. E, in cuor suo, sperava davvero
che ciò fosse successo.
Ma
ora come ora, doveva solo impegnarsi a vivere al meglio il presente.
Tutto
il resto, ormai, era solo il passato.
Un
raggio di luce quasi l’accecò quando si ritrovò davanti l’enorme
porta finestra del corridoio.
Fuori
era pomeriggio inoltrato ed il sole stava calando, regalando
sfumature rossastre e dorate su tutto il paesaggio.
Una
cosa da togliere il fiato.
Per
questo Iris non ci pensò due volte e, spalancando le finestre, si
mise ad osservare il tramonto seduta sul cornicione di marmo del
balcone.
Le
fontane del castello erano state incantante da alcuni maggiordomi a
servizio della famiglia Baskerville e gli schizzi d'acqua, uniti alla
luce del tramonto, regalavano giochi armoniosi tutti attorno ai verdi
prati e roseti del giardino.
Colori
oro e rame si mescolavano, senza neanche farlo di proposito, in quel
maestoso scenario, talmente tanto da renderlo quasi incantato.
E,
in un certo senso, era proprio come se il sole avesse animato tutta
la flora circostante.
“Ehy,
come va?”
Iris
si girò di scatto non appena una figura maschile si sedette accanto
a lei. Era stata talmente presa ad osservare il panorama che non si
era resa conto del suo arrivo.
Lavi
la guardò con un sorriso sereno stampato sul volto. Gli occhi,
screziati di verde, erano messi ancor più in risalto dai caldi raggi
solari e, mentre attendeva una risposta dalla russa, allungò la mano
sinistra offrendogli un ghiacciolo dalla strana colorazione color
puffo. (*)
Ormai
non aveva più timore della ragazza come il primo giorno che l'aveva
conosciuta e, in qualche maniera, la battaglia con Shade aveva
incrementato la sua autostima. E poi... aveva delle domande che gli
frullavano nella testa fin da quella mattina, da quando avevano
nominato Kiyomaro Cavaliere dell'Ariete ed Adelaide Cavaliere della
Bilancia, e tutti loro erano stati reclamati o dalla Luna Rossa o dal
Sole Nero per unirsi ai rispettivi ordini. E, ne era più che certo,
che l'unica persona che potesse dargli delle risposte esaustive,
fosse proprio di fronte a lui.
Per
questo cercò di rendersi amichevole fin dal principio.
Iris
guardò quella sorta di gelato leggermente scettica ma, alla fine, si
convinse ad afferrarlo ed iniziò a stringerlo fra le mani.
Poi,
poco dopo e ciondolando le gambe nel vuoto, parlò:
“Bene
grazie. Tu piuttosto, tutto bene sì?”
“Bene,
bene. Grazie” il rosso girò la testa verso il tramonto e continuò
il suo discorso:
“Vorrei
farti una domanda, se non ti spiace”
Iris
ridacchiò mentre si portava il ghiacciolo alle labbra.
“Solo
una?”
Lavi
trattenne un risolino ironico.
“Sì”
“Certo,
allora spara!”
“Ecco...
non mi è chiara una cosa: oggi Ted, durante la cerimonia di
investitura, blaterava su un qualcosa riguardo una strana pozione
chiamata Ambrosia ed un certo Graahl – o una cosa del
genere. Puoi darmi qualche spiegazione? Credo di non aver capito
appieno...”
Lavi
iniziò ad assaporare, anche lui, il suo ghiacciolo e, focalizzando
la sua attenzione in direzione del tramonto, attese la risposta della
russa, che non tardò ad arrivare:
“Allora,
partiamo dal principio...” Iris raddrizzò le spalle e si schiarì
la voce prima di continuare “.... Il Sole Nero e la Luna Rossa
furono fondati intorno all'anno mille da Merlino ed alcuni suoi ex
compagni di scuola, nel tentativo di proteggere il calice dorato dove
voi tutti avete bevuto quella strana pozione luccicante. Ecco, quel
calice in realtà è il Santo Graahl.
Varie
leggende ruotano attorno a quell'oggetto ma si può dire che, in
generale, esso abbia la facoltà di donare i poteri a coloro che ne
sono sprovvisti. Maghi o babbani, non fa alcuna differenza.
Ovviamente, nel primo caso, si limiterà ad accresce le facoltà
magiche donando a colui, o colei che berrà in quel calice, quello
che noi abbiamo chiamato “fattore plus” il primo giorno delle
selezioni. In entrambi i casi, comunque, garantirà questo
particolare codice genetico a tutti i discendenti che sono riusciti a
bare da esso. Ma questo potrà avvenire, appunto, solo nel caso in
cui il mago in questione – o babbano – non abbiamo alcun sintomo
di fattore plus. In tutti gli altri casi, è il Pilastro della Magia
che elargisce il suo potere in eccesso e lo dona al mago o alla
strega.
Comunque
secoli or sono Morgana tentò di impossessarsene per ampliare i suoi
poteri e Merlino e gli altri riuscirono a fermarla prima che fosse
troppo tardi.
Il
motivo, però, per cui lei tentò un'azione così folle... non ci è
stato mai tramandato...”
Iris
addentò quel pezzo di ghiaccio, riflettendo sulla storia che Rune le
aveva raccontato più di un secolo prima, intristendosi poco dopo.
Nonostante
fossero passati tanti anni, pensare a Rune la faceva ancora star
male.
Ed
avrebbe continuarlo a farle male per sempre, visto che secondo lei-
ancora una volta – non era riuscita a salvare una persona per cui
provava un affetto immenso.
“E
l'Ambrosia che c'entra? E' quella pozione che abbiamo dovuto bere
prima, tutti noi, dopo le varie investiture degli altri cavalieri?”
La
domanda di Lavi la obbligò a tornare alla realtà circostante
mentre, come lei, anche lui addentava il suo ghiacciolo dal colore
bizzarro.
“Sì
Lavi, è quella pozione che avete bevuto stamattina. Quello è un
antico intruglio d'origine egizia il cui compito è quello di donare
l'immortalità. Ma, per far sì che ciò avvenga, è assolutamente
necessario diluirlo nel Santo Graahl e berlo prima dello
scadere di un'ora dalla sua creazione. Senza seguire queste precise
istruzioni, è solo una normale pozione sbrilluccicante”
Lavi
la guardò intensamente ripensando alle parole appena pronunciate.
Ecco
perché Ted si era affrettato a far bere quell'intruglio, a tutti
loro, dopo lo smistamento nei due ordini. In effetti, riflettendoci,
Ted aveva versato l'Ambrosia poco prima dell'apertura della
cerimonia, sotto gli occhi di tutti loro, e questa si era portata via
più di mezz'ora per la nomina ufficiale di otto cavalieri.
Ora
che ci pensava, i conti tornavano tutti.
“Hai
altro da chiedermi Lavi o è tutto chiaro?”
Il
rosso scosse velocemente la testa con fare negativo.
“No,
grazie Iris ora ho capito tutto”
“Bene,
sono felice per te perché io invece credo di non aver capito una
cosa relativa a questa sorta di ghiacciolo geneticamente modificato”
Lavi
rise di gusto a quell'affermazione e, immaginando già quale fosse la
domanda della russa, la incitò a continuare:
“E
sarebbe?”
“Ecco...
sì, insomma... sono io che ho le ghiandole salivari che non
funzionano, o questo gelato ha davvero un gusto dolce e salato
allo stesso tempo?!”
Il
grifondoro scoppiò a riderle in faccia senza ritegno.
“Che
c'é? Che ho detto di male? Aspetta, non dirmelo... mi sono giocata
le mie papille gustative, non è vero?! Di sicuro c'entra
quell'abominio di Shade e quei suoi tentacoli maledetti! A forza di
risucchiarmi energia, deve avermi anche risucchiato la capacità di
percepire i gusti! Mannaggia a lei ed alle sue manie di grandezza!”
“No,
Iris...” il rosso si portò una mano sotto l'occhio sinistro,
asciugandosi una lacrima sfuggitagli a causa del troppo ridere “...
QUESTO ghiacciolo ha esattamente il sapore che dici tu: dolce e
salato. Non a caso si chiama ghiacciolo al sale marino. Quindi, mi
dispiace dirtelo, ma Shade non c'entra niente”
Iris
assottigliò gli occhi guardandolo di traverso.
“E
cosa aspettavi a dirmelo?”
“Volevo
vedere fin dove ti avrebbe portata la tua immaginazione e, se devo
essere sincero, non me la sono sentita di rovinarti la storia”
“Rovinarmi
la storia? Mi stai forse dicendo che mi faccio i film mentali?”
“Tecnicamente,
sei tu che lo stai dicendo. Non io”
Merlino
sedeva rigido, su quel tavolo circolare, scrutando negli occhi di
ognuno dei presenti.
Si
dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, e forse è
proprio per questo motivo che l'ex serpeverde continuava in
quell'azione.
Forse,
indirettamente, cercava di leggere le anime dei suoi amici ed anche
se conosceva l'opinione di molti di loro dubitava che alcuni
l'avrebbero mai supportato in quella richiesta.
“Allora,
ricapitoliamo...” Elaine Crowlee rivolse un'occhiata gelida alla
ragazza seduta accanto a lei dopo averla sentita sospirare.
Era
risaputo che Nefertiti Blackwood non fosse il massimo della simpatia
e, se fosse dipeso da lei, avrebbe proprio evitato di invitarla. Ma,
purtroppo, le sue abilità magiche erano risultate fondamentali nella
lotta contro Morgana, per questo Merlino si era deciso a convocarla.
Anche se, avrebbe giurato la giovane Crowlee, fosse stato quasi
costretto a farlo visto che gli aveva quasi salvato la vita.
Elaine
comunque si schiarì la voce e continuò il suo discorso:
“Stavo
dicendo... quindi ricapitolando, vuoi fondare un sorta di
confraternita per proteggere il Santo Graahl per evitare che qualcun
altro voglia impossessarsene. Ho capito bene?”
“Benissimo,
Elly”
“Ed
hai chiamato tutti i presenti perché vuoi il nostro aiuto per la
creazione di questo ordine, giusto?” rincarò la dose, Aqua.
“Giusto”
A
quel punto fu Nefertiti a parlare:
“Ammesso
e non concesso che ti appoggiassimo in questo scelta... propongo di
creare due differenti ordini e non uno solo”
Leonard
Polaris, a quelle parole, espresse il suo disappunto:
“E
sentiamo per quale motivo dovremmo crearne due e non uno solo?”
“E'
per differenziare i possessori del fattore 'plus', mi sembra ovvio.
Non possiamo permettere che dei mediocri proteggano il Santo Graahl
al pari di coloro che ne sono più degni”
“Questo
è razzismo, Blackwood! Come le discriminazioni fra coloro che sono
purosangue e coloro che non lo sono. E la cosa mi fa vomitare” Aqua
esplose, sbattendo le mani sul tavolo, non appena intuì le
intenzioni di Nefertiti.
“Questa
è la realtà, Black, e tu meglio di chiunque altro dovresti sapere
che i purosangue non sono come i mezzosangue o i nati babbani. Motivo
per cui direi di creare due ordini fra chi ha davvero il potere
e chi invece ne è solo portatore sano”
“Ma
ti ascolti quando parli?” Aquarius intervenne a favore della
gemella, indurendo la mascella.
“I
vostri cugini sono della mia stessa opinione, Black, siete voi
il ramo della famiglia che non comprende”
“Disse
la sotto categoria della famiglia Black” Aqua assottigliò gli
occhi mentre un sorrisetto malefico le incorniciava il volto per la
battutina sagace che la sua mente aveva appena procreato.
Nefertiti
si irrigidì all'istante ma, poco prima che potesse ribattere, una
voce maschile la sovrastò:
“Io
credo che la proposta di Nefertiti sia piuttosto ragionevole”
Lennox
King appoggiò, come da copione, la proposta della sua migliore amica
e, rivolgendo lo sguardo verso Merlino, aggiunse:
“Inutile
dire che avrai l'appoggio di entrambe le nostre casate solo a queste
condizioni”
Leonard
ed Aquarius si alzarono entrambi di scatto:
“QUESTO
E' UNO SPORCO RICATTO!”
“DOVRESTE
VERGOGNARVI ANCHE SOLO AD AVENZARE SIMILI RICHIESTE!”
“E
voi dovreste imparare a moderarvi!” ringhiò di rimando Lennox.
Merlino
sospirò pesantemente, portandosi una mano sulla fronte.
Ma
cosa cavolo gli aveva detto il cervello nel radunarli tutti sotto un
unico tetto? Si era illuso se sperava che, dopo la battaglia con
Morgana, avessero iniziato ad andare d'amore e d'accordo.
E,
ora più che mai, si rendeva conto di essersi sbagliato.
Nessuno
di loro sarebbe mai cambiato, né ora né mai.
“Cosa
dicono i cugini Baskerville?” Elaine si rivolse a loro nel
tentativo di placare la disputa in corso.
Zeph
e Reuben Baskerville si girarono entrambi nella sua direzione dopo
essersi scambiati uno sguardo complice. Poi Zeph, parlò:
“Credo
che quella di creare due ordini non sia una cattiva idea”
“Dio
ti ringrazio!”
“Ma
non per il motivo che elencavi prima, Nefertiti” aggiunse appresso
Reuben dopo l'estasi della ragazza.
“Spiegati
meglio Zeph” commentò Merlino come rianimato.
“L'ideale
sarebbe creare due ordini differenti, solo per depistare maggiormente
eventuali nemici. Creando due differenti categorie la gente potrebbe
non capire chi ha davvero il Santo Graal nelle proprie mani e chi,
invece, è posto solo alla sua difesa”
“Interessante”
“E
potrebbe essere un ulteriore soluzione creare anche delle sotto
categorie di questi ordini, giusto per differenziare le abilità di
ciascuno dei componenti, tipo se esiste un guaritore posizionarlo in
un determinato ordine e via dicendo”
Aqua
si raddrizzò sulla sedia e si rivolse al suo migliore amico: “Così
ha decisamente più senso, credo sia una buona idea”
“Ah,
ora la mia idea ti piace Black?! Tanto valeva darmi ragione fin da
subito!”
“La
tua motivazione non aveva molto senso, Blackwood, la loro
motivazione, invece, regge molto di più”
Lennox
intervenne, nuovamente, a difesa dell'amica:
“E
come li chiamiamo, allora, questi ordini? Sentiamo”
“Stavo
pensando alle eclissi” Reuben si avvicinò a Lennox ed iniziò a
parlare:
“Essendo
due facce della stessa medaglia, trovo che sia un'ottima idea
chiamarli come i due tipi di eclissi che si possono verificare nel
cielo: la Luna Rossa ed il Sole Nero...” il giovane Baskerville
quasi saltellò sulla sedia dopo aver espresso la sua idea. Quindi
continuò:
“Allora?
Che dite?”
Tuttavia
l'entusiasmo di Reuben si affievolì non appena il silenzio si
impossessò della stanza e ciò non fece che renderlo più nervoso
del solito.
Che
avesse proposto un'idea tanto bizzarra e strampalata come suo solito?
Eppure
non gli sembrava proprio campata in aria ma, viste le facce torve
degli altri ragazzi del tavolo, stava proprio iniziando a ricredersi.
“Non...
non vi piace... l'idea?”
“E'
grandiosa, Reu, sei un genio!” Aqua esplose, come era solita fare,
in un'esclamazione energica.
“Grazie
Aqua, ma non esageriamo” Reuben distolse lo sguardo dalla sua cotta
storica, arrossendo leggermente mentre lei continuava ad elogiarlo.
“Oh,
Reu, tu e la tua solita modestia. Non preoccuparti assolutamente”
“Oh,
Reu, tu e la tua solita modestia. Bleah, ma ti prego”
“Problemi
Blackwood?”
“Sì,
problemi Black dato che stanno per sanguinarmi le orecchie a causa di
tutta questa mielosità”
“Comunque
la trovo un'idea geniale” continuò Aqua, rivolgendosi a Merlino,
ignorando bellamente Nefertiti “Tu che ne pensi?”
Merlino
annuì con la testa, sorridendo leggermente, in segno positivo.
“Anch'io
la trovo un'ottima idea se pensiamo, poi, che avevo intenzione di
seguire i segni zodiacali come impostazione iniziale dell'ordine...
direi che calza a pennello”
“Ottimo!
Allora possiamo passare alla fase successiva”
Elaine
corrugò la fronte. Guardò prima Aqua e poi Merlino con aria confusa
prima di aggiungere:
“E
sarebbe? Scusate”
L'ex
serpeverde si alzò dalla sedia e, con un sorriso smagliante,
affermò:
“Beh,
ora che gli ordini sono decisi. Penso che possiamo procedere con le
selezioni. Invieremo delle lettere a tutti i maghi e streghe, al di
sopra dei 17 anni, in tutto il mondo chiedendogli di partecipare. A
quel punto dovremmo solo aspettare chi si presenta e poi procederemo
con delle prove. Siamo tutti d'accordo...?” Guardò uno per uno
tutti i presenti prima di aggiungere “... fondatori?”
Tutti
acconsentirono senza ulteriori discussioni e, da quel giorno, vennero
fondati i due ordini del Sole Nero e della Luna Rossa.
“Allora,
siamo tutti d'accordo?”
Kiyomaro
scrutò, con le sue iridi color carbone, uno ad uno tutti ed undici i
cavalieri.
Erano
quasi le due del pomeriggio e, a dire il vero, non vedeva l'ora che
quell'assurda discussione giungesse al termine...
Si
erano rintanati nella Torre d'Astronomia del loro nuovo Castello la
mattina alle nove per discutere riguardo un'idea che era venuta a
Farley il giorno prima e, dopo tante ore, ancora non ne erano venuti
a capo.
Insomma,
trovare il nome per la scuola che volevano fondare non doveva essere
un problema insormontabile ma alcuni soggetti, seduti a quel
tavolo circolare, non avevano fatto che fare i guasta feste fin dal
principio.
E
persino in quel momento, continuavano incessabilmente.
“Io
persisto nei miei ideali”
“Ancora,
Iris? Non chiameremo la scuola Iris'Academy. Mettitelo bene in testa”
La
strega tamburellò le dita della sua mano destra sul tavolo liscio,
con aria quasi seccata, mentre assottigliava lo sguardo in direzione
di Ian che l'aveva appena contraddetta.
“Sempre
meglio che Strangler's Academy”
“Ragazzi,
siamo in dodici a decidere. E la scuola non può certo portare il
nome di un solo fondatore” Leila ruppe la guerra di sguardi che il
Cavaliere dei Gemelli e quello del Cancro avevano appena iniziato e,
voltandosi verso Kiyo, continuò affermando:
“Io
credo che l'idea di Kiyo sia quella più ragionevole”
“Ragionevole
sì, per carità, ma non vedo proprio come possa essere fattibile”
“In
che senso Kyla?”
L'americana
rivolse uno sguardo dubbioso in direzione alla sua connazionale,
alzando leggermente un sopracciglio.
“Nel
senso...” Kyla si sistemò meglio sulla sedia e, alzando
leggermente il mento con fare fiero, proseguì:
“Trovo
che l'idea di Kiyo di chiamare la scuola come un qualcosa che
rappresenti tutti noi, sia davvero una buona idea” I suoi occhi
incrociarono quelli Kiyo, nell'esatto istante in cui pronunciò il
suo nome.
Dove
voleva arrivare il nuovo Cavaliere del Toro?
“Ma,
insomma, siamo realisti ragazzi! Non possiamo mica chiamare la scuola
con i nomi di tutti noi! Verrebbe fuori una storpiatura immane!”
“Io
non ho mai detto di chiamare la scuola con i nostri nomi, Kyla”
“Ok,
Kiyo, allora cosa intendevi con la frase qualcosa che ci
rappresenti”
Adelaide
si intromise nella discussione solo per esporre il proprio parere:
“Potremmo
adottare un qualcosa di simbolico”
“Simbolico?”
“Sì,
Kendra, simbolico!”
La
corvonero guardò la grifondoro con aria penetrante mentre il suo
cervello già stava elaborando una soluzione con i dati appena
ricevuti dai suoi colleghi.
Pensierosa
si portò la mano sotto il mento e, fissando le varie mappe sparse
per il tavolo, un'idea le balenò nella testa.
“Penso
che Ada abbia ragione! Dovremmo affidarci a un qualcosa di simbolico”
“Qualche
idea a riguardo?”
Keith
si sporse leggermente in avanti in modo da poter vedere meglio la sua
compagna di casa.
Nel
frattempo, fra lui e Kendra, Farley continuava a sfogliare il libro
sulle stelle che aveva iniziato a leggere da quando aveva capito che
la discussione si sarebbe protratta per un bel po' di ore.
E
fu proprio quel libro a dare lo spunto a Kendra.
“Sì,
Keith, potremmo decidere un nome che fa riferimento al cielo
stellato!”
“Non
ti seguo” Nox aggrottò le sopracciglia e si sistemò dei ciuffi
ribelli che gli erano caduti sul viso, in modo da guardare meglio
Kendra.
La
ragazza espirò pesantemente.
“Voglio
dire: noi siamo i cavalieri di una costellazione, giusto? Ognuno di
noi occupa un ruolo all'interno dello zodiaco. Zodiaco che è ripreso
dalle stelle e dai segni zodiacali. A mio parere, dovremmo chiamare
la scuola facendo un riferimento alle nostre posizioni”
“Intendi
dire un qualcosa tipo: Stars' Academy o qualcosa del genere?”
“Non
proprio questo nome, Ted, ma sì. Pensavo un qualcosa del genere, per
questo credo che l'idea di Ada sia la più sensata che abbia sentito
in tutta la mattinata”
“Sono
d'accordo!” affermò Eric un po' troppo energicamente.
Adelaide
gli rivolse un sorriso smagliante, non appena il biondo si girò a
guardarla, e, abbassando leggermente lo sguardo, rispose un flebile
“Grazie Eric” che ebbe l'effetto di far sorridere di rimando
anche il ragazzo.
A
tutto quello scambio di effusioni mal celate, Kyla alzò gli occhi al
cielo palesemente seccata ma quando li ribassò trovò quelli
muschiati di Ian a fissarla divertiti.
Imbarazzata,
l'americana girò la testa in direzione di Kendra e continuò per
evitare di farsi prendere dal panico solo perché Ian l'aveva
fissata.
Sembro
una ragazzina alla sua prima cotta.
“Potremmo
chiamarla un qualcosa tipo... Galaxia” aggiunse poi, nel
tentativo di calmarsi.
“Merlino,
ti prego no!”
“Qualcosa
da ridire Leila?”
“Suona
tanto la storpiatura di una serie tv babbana!”
La
strega di Salem la guardò stralunata.
“Una
cosa?”
“Una
serie tv babbana! Sai tipo The Vampire Diares, Pretty Little
Liars...”
Kyla
guardò l'americana come se fosse un alieno appena atterrato sulla
Terra, con la sua astronave.
Leila
le scoppiò a ridere in faccia.
“Che
ridi?”
“Già,
scusa, dimenticavo: una purosangue da generazioni è praticamente
impossibile che guardi la televisione babbana”
“Cos'è
questa televirione?”
Adelaide
e Kendra scoppiarono a ridere all'unisono, unendosi alle risate di
Leila, non appena sentirono la parola uscire dalle labbra di Kyla.
“E'
televisione, non televirione!”
Anche
Ian iniziò a ridacchiare procurando altro nervosismo al Cavaliere
del Toro.
“Vabbè,
quello che è! E comunque stavamo parlando del nome della scuola!”
“Ma
guardatela come cambia discorso dopo la figuraccia che ha appena
fatto?”
“Vuoi
forse morire Meghetos? E comunque, dato che sembri tanto saccente ed
erudito, perché non proponi TU qualcosa di decente?”
Keith
smise di ridere ed un silenzio quasi tombale si impossessò della
stanza.
Kyla
sfruttò subito quel momento per cercare di sfottere il corvonero ma
non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, intrisa di
cattiveria, che il biondo la stupì non poco.
“Potremmo
provare un qualcosa tipo Stellarium o giù di lì. Insomma, i
segni non sono altro che un ammasso di stelle portate a formare una
determinata figura. Potremmo tentare con qualcosa del genere”
Farley
bloccò di botto la lettura del suo libro. Un'idea stava prendendo
forma nella sua testa e, forse, avrebbe potuto mettere la parola
'fine' a questa storia.
Kiyomaro
guardò il biondo quasi senza parole. E pensare che l'aveva sempre
reputato un mezzo idiota.
Stava
ricredendosi e non di poco.
“Però,
niente male amico!”
Ian
si affrettò a battere il pugno al suo migliore amico il quale, con
questa uscita geniale, era riuscito ad azzittire tutti i presenti.
“Lo
so, lo so. Modestamente sono un genio”
“Ora
non esagerare, Meghetos”
La
voce profonda di Farley arrivò, ad ognuno di loro, come un fulmine a
ciel sereno.
Il
Cavaliere del Capricorno se n'era stato in disparte per tutte quelle
ore, preso a contemplare il suo libro e minimamente interessato alla
discussione. Eppure, adesso, non faceva che guardali, uno per uno,
con quei suoi occhi penetranti.
Si
soffermò leggermente di più su Kendra, Adelaide e Keith e,
chiudendo di scatto il tomo fra le mani, affermò con fermezza:
“Io
dico di chiamarla Planetarium”
“Planetarium?”
“Esatto,
Kiyo, Planetarium. Pensateci...” e nel dire ciò si rivolse ad
ognuno dei presenti “... Come si chiama il posto babbano dove si
possono osservare le stelle quando più ti aggrada? Il Planetario!
Cerchiamo un qualcosa di simbolico e che ci rispecchi dato che siamo
i fondatori di questa scuola, allora per quale motivo non
chiamarla in un nome che ricordi, agli altri, costantemente della
nostra esistenza?!”
Iris
lo guardò quasi senza parole.
“Sono
d'accordo con Farley!” rispose alla fine risoluta e, scattando di
lato, si rivolse anche lei agli altri cavalieri:
“Obiezioni?”
“Secondo
me il nome Stellarium era più figo”
E
ti pareva che Ian non aveva da ridire?
Intuendo
la disapprovazione di Iris, all'affermazione del ragazzo, Kiyo decise
di intervenire per fare da paciere:
“Mettiamolo
ai voti. Credo sia la soluzione più semplice e diplomatica. Alzi la
mano chi è a favore del nome Stellarium?”
Tuttavia,
oltre Ian e Keith, nessun altro decise di appoggiare quel nome come
decisione finale.
Al
contrario, quando fu chiesto chi fosse a favore del nome Planetarium,
quasi tutti i presenti espressero la loro preferenza.
“Bene...”
constatò, il giapponese, quasi con soddisfazione “....direi che
abbiamo una soluzione. Ora possiamo andare a mangiare, sto morendo di
fame!” scatenando le risate di tutti i presenti.
Settembre,
Salem...
Samantha
passeggiava, per i corridoi della scuola di Salem, quasi con
un'andatura titubante e con l'aria del condannato che sta per andare
al patibolo.
Killian,
accanto a lei, non faceva che guardarla di sottecchi, divertito da
tutta quella situazione, ridacchiando a bassa voce.
“Guarda
che ti sento, è inutile che tenti di trattenerti!”
“Suvvia,
Sam, rilassati. Dobbiamo solo trovarla e convincerla ad iscriversi
alla Planetarium. Nessuno ti ucciderà, puoi starne certa”
“Lo
so, lo so, ma ho paura. E se non si ricorda di me? Come posso sapere
se Ted ha obliviato solo il tempo passato nel castello dei
Baskerville o anche la nostra amicizia? Anzi, no: e se si ricordasse
di me e mi odiasse perché pensasse che l'ho abbandonata?”
La
bionda si bloccò di botto ed iniziò a prendersi la testa fra le
mani.
“Tutto
vorrei tranne che la gente pensasse che non sono leale! Penso che non
lo sopporterei se mi chiamassero approfittatrice o sfruttatrice!”
Killian
la guardò di sottecchi.
“Per
quale motivo una persona dovrebbe chiamarti con certi epiteti?”
“Non
è questo il punto, il fatto è che io sono sempre un po' insicura di
quello che faccio e penso che non ci sia niente di più brutto nel
tradire qualcuno che crede in te”
“Io
credo in te” Killian la girò in modo da poterla guardare dritta
negli occhi. Le prese le mani nelle sue e, abbassandosi lentamente,
le depositò un leggero bacio sulle labbra.
Dopo
averle portato una mano sul volto, le accarezzò una guancia con fare
affettuoso e poi si ritrasse leggermente.
Aprì
gli occhi e, mentre Sam tentava di riprendersi da quello che era
appena successo, vide passare Erin proprio di fronte a lui.
Lei
lo guardava come se lo conoscesse ma aveva l'aria di chi stava
vivendo una sorta di conflitto interiore, per questo non si mosse a
salutarlo e rimase ferma a fissarlo.
Killian
sorrise e si abbassò all'altezza di Sam per sussurrarle qualcosa:
“E'
proprio dietro di te, ora vai e attacca tigre!”
1°
Settembre, Brasile...
“Sei
sicuro che il tuo amico si sia trasferito proprio in questa parte del
globo?”
Kiyomaro
continuava a tenere lo sguardo fisso sulla cartina fra le sue mani
mentre il pugnale di Rune parlava chiaro: William Dandelion si
trovava a Castelbruxo ed era uno dei ragazzi col fattore plus.
Non
c'erano dubbi.
Per
questo suo padre gli aveva impedito di partecipare alle selezioni, un
anno prima, e l'aveva portato su un altro continente.
Peccato
che la mappa indicasse solo il continente, la scuola, ma non la
posizione esatta di dove si potesse trovare il ragazzo.
Insomma,
il vecchio cavaliere dell'acquario quando l'aveva creata poteva anche
aggiungere le coordinate ai lati no?
Will,
vecchia carogna, dove ti sei cacciato?
“Kiyo,
mi stai ascoltando?”
“Sì,
Leila, scusa ma ero talmente assorto nei miei pensieri che mi sono
dimenticato di risponderti. Comunque: sì, dovrebbe essere da queste
parti”
Il
giapponese arrotolò velocemente la mappa e la ripose nella tasca dei
suoi pantaloni.
Castelbruxo
era stata impegnativa da trovare ma, finalmente, Kiyo e Leila erano
riusciti nel loro intento ed ora la scuola si stagliava proprio sotto
i loro piedi.
Una
folata di vento scompigliò i lunghi capelli color cioccolato di
Leila.
“Allora
non ci resta che atterrare e cercarlo” l'americana si sistemò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio ed iniziò la sua ascesa,
indirizzando la scopa verso il basso.
Solo
a metà, fra Kiyomaro e la scuola, Leila si voltò a guardarlo.
“Allora?
Andiamo? Immagino che fremi dalla voglia di rivedere il tuo amico,
non è vero?”
E
gli rivolse un sorriso smagliante che fece perdere un battito al
cuore del giapponese.
Dopo
aver preso finalmente una decisione sull'incertezza del suo cuore,
avvicinandosi a lei, le si affiancò e le sistemò meglio i capelli.
“Immagini
bene”
“Allora
andiamo, non vedo l'ora di conoscerlo! Spero solo di piacergli”
“Gli
piacerai, stai tranquilla”
“E
come fai a dirlo?”
“Perché
a me tu piaci, e non credo che ad uno dei miei migliori amici tu
possa risultare antipatica”
Fu
il gesto più naturale del mondo ma il cuore di Leila iniziò a
battere all'impazzata.
Sfoderando
un dolce sorriso, la ragazza prese la mano del ragazzo e la strinse
forte nella sua.
“Ti
ringrazio”
All'ennesimo
sorriso della castana, Kiyo non riuscì più a resistere e, con un
gesto veloce, l'avvicinò a sé e la baciò con ardore.
Si
staccarono, dopo diversi minuti, solo per riprendere fiato e, a quel
punto, William passò in secondo piano fra i pensieri di Kiyomaro.
Ora
come ora, c'erano solo lui e lei.
E
nessun altro.
Settembre,
Hogwarts...
“Però,
gli anni passano ma Hogwarts è sempre la stessa”
Ada
ridacchiò all'affermazione del biondo e, prendendolo per mano, lo
trascinò oltre le porte del castello in direzione della Sala Grande.
Dietro
di loro, come se si trovassero in un mondo a parte, Mabel e Lavi non
facevano che guardarsi attorno alla ricerca delle persone che erano
venuti a cercare.
“Lavi,
sei sicuro che Erwin sia tornato ad Hogwarts dopo essersi defilato
dalla competizione senza dire niente a nessuno?”
“Sicurissimo,
mi sono messo in contatto con un mio amico qui dentro e pare che sia
tornato ad essere il solito sbruffone di sempre. Forse anche più di
prima, stando a quanto afferma lui nella lettera”
“E
Mallory?”
“Secondo
le mie fonti, anche lei è tornata a scuola come se nulla fosse.
D'altronde, lei era stata obliviata”
Mabel
annuì con la testa mentre le sue iridi grigio ferro continuarono a
scrutare i ragazzi presenti nella Sala Grande.
“E
notizie di Jennifer?”
“A
quello ci ho pensato io”
Ada
si girò verso di loro con una strana energia in corpo.
Se
da un lato la questione del possedere il fattore plus l'aveva buttata
giù, dopo quello che era accaduto si può dire che ciò le aveva
donato una nuova forza interiore che le aveva restituito il sorriso.
E
poi, non c'era da dimenticare il fattore Eric.
Da
quando si erano messi insieme, quei due non facevano che sorridersi
dalla mattina alla sera.
Una
cosa stomachevole, a detta di molti, ma Mabel era convinta di non
aver mai visto Ada sorridere in quella maniera prima d'ora.
E
non poteva che essere felice per la sua amica.
Parlando
di Jennifer, la ragazza fece il suo ingresso proprio sotto gli occhi
dei cavalieri e ben presto fu stritolata in un abbraccio spacca ossa
della mora.
Mallory
sedeva, invece, composta e pacata al tavolo dei corvonero. Ed Erwin
si pavoneggiava, come suo solito, a quello dei grifondoro.
Stava
giusto per fare uno scherzo ad un ragazzino al tavolo dei serpeverde,
quando il sorriso gli scomparve dal volto.
Li
aveva visti.
Li
aveva visti e se la stava facendo sotto dalla paura.
Con
molta nonchalance si alzò dalla panca e si affrettò a raggiungere
il corridoio più vicino, alla sua sinistra.
“Che
sta facendo?”
“Mi
sembra ovvio Lavi, il codardo tenta la fuga”
“Beh,
se è questo il suo intento credo proprio che fra poco gli verrà un
infarto. Farley non aveva detto che avrebbe perlustrato quel
corridoio?”
“Ooooh
sì, eccome se lo ha detto!”
Mabel
iniziò a sghignazzare.
“Accidenti,
pagherei oro pur di vedere la sua faccia quando incontrerà Farley!”
Delle
urla di aiuto, con un leggero acuto femminile, si propagarono proprio
da quella direzione.
Evidentemente,
Erwin doveva già averlo incontrato.
“Scommetto
che varcherà l'arco e tornerà in Sala Grande in meno di 15 secondi”
“Secondo
me Farley non lo fa proprio tornare”
“Scommettiamo,
Mabel?”
“Tieni
pronti i soldi, Lavi”
Alla
fine la selezione si era conclusa e niente obbligava più il ragazzo
a restare in quel posto maledetto. O, almeno, lui lo reputava tale
dopo tutti quegli avvenimenti.
Dopo
essere stato utilizzato come 'pupazzo' di quella matta psicopatica,
Scorpius era arrivato alla conclusione che non ne poteva proprio più
di tutta quella storia: di fattori 'plus', di antiche anime rilegate
negli Inferi e Cavalieri Reggenti che compaiono e scompaiono quando
più gli aggrada.
Ed
il fatto di possedere un potere legato all'oscurità non lo rendeva
felice per niente.
No.
Proprio
no.
Non
voleva neanche più sentir parlare di Luna Rossa o Sole Nero in vita
sua, piuttosto avrebbe bruciato qualsiasi pagina di qualsiasi libro
di testo di astronomia che portasse anche solo le lettere eclissi.
Voleva
solo continuare a vivere una stupida vita normale, come un qualsiasi
ragazzo di Hogwarts.
Questa
era la sua volontà e questo avrebbe fatto della sua esistenza. Non
si discuteva.
E
basta.
“Quindi...
è vero che te ne vai?”
Lily
aprì leggermente la porta socchiusa ed entrò nella stanza del
ragazzo.
Il
suo sguardo si focalizzò sui vestiti fluttuanti in aria e sul suo
baule spalancato sul letto.
Suo
fratello Albus le aveva accennato la decisione del suo migliore amico
di abbandonare il castello e tornare a condurre un'esistenza normale
ad Hogwarts, ma mai avrebbe pensato che, anche solo una parola di
quello che gli aveva riferito, fosse priva di menzogna.
Eppure
quel baule era un evidente segno di quanto si era sbagliata.
“Sì,
e non resterò un minuto di più qua dentro” continuò il biondo,
agitando velocemente la bacchetta, facendo ripiegare i vestiti prima
di posizionarli nel baule. Poi si girò verso di lei e continuò:
“E
tu ed Al? Che avete deciso di fare?”
Lily
sbuffò appoggiandosi alla parete accanto la porta.
Già,
loro due cosa avrebbero fatto?
Aveva
avuto modo di parlare anche di quell'argomento con suo fratello e sia
lui che i loro genitori insistevano sul fatto che fosse meglio
prima finire la scuola e poi essere membri integranti degli ordini.
Che
poi, detto da suo padre - Harry Potter – che neanche aveva
terminato gli studi, era tutto dire.
Ciononostante
questo suggerimento non le era sembrato proprio privo di senso, per
questo aveva deciso assieme ad Albus di tornarsene a scuola il giorno
dopo.
“Ce
ne andiamo anche noi” disse alla fine sospirando quasi afflitta.
“Davvero?”
Scorpius si voltò di scatto verso di lei con uno strano luccichio
negli occhi.
Che
fosse contento della sua pseudo resa?
Probabile.
Forse
internamente stava già pregustando il fatto di come lei avesse
abbandonato così facilmente l'idea di far parte degli ordini.
E'
vero che Keith era stato nominato Cavaliere dei Pesci al posto suo,
ma Ted e gli altri avevano subito aggiunto, che tutti quelli che non
erano riusciti ad essere nominati cavalieri, potevano contribuire
alla costruzione del loro nuovo quartier generale e restare per
migliorare le proprie capacità.
Comunque
quel sorrisetto non accennava a svanire dalla faccia del serpeverde e
ciò fece ritrovare, in Lily, parecchia della sua grinta.
“Davvero
e non per chissà quale insulso motivo che pensi!”
Scorpius
incrociò le braccia, ridacchiando leggermente.
“A
sì? E a cosa starei pensando? Avanti, su, sono tutto orecchi”
“Speri
di fregarmi in qualche maniera, Malfoy? Sappi che con me non
attacca!” rispose la rossa con tutta la determinazione che le
apparteneva.
A
quel punto Scorpius smise di sorridere. Si portò una mano dietro la
nuca e si avvicinò a due palmi dal naso da Lily. Poi, accarezzandole
leggermente una ciocca dei suoi capelli rossi fuoco, si attorcigliò
l'estremità sul suo dito indice e disse:
“Sei
sicura di quello che fai, Lily? Potresti non rivedere più il tuo
amato Baskerville. Sei disposta a rinunciare a lui?”
Le
iridi del biondo ricaddero sulle labbra socchiuse della rossa,
scatenando la conseguenza di far inumidire le proprie a quella
visione.
Lily
se ne rese conto subito e deglutì a fatica.
Cosa
c'entrava ora Farley?!
“Non
sono una che molla facilmente...” sussurrò lievemente “... non
mi è mai piaciuto arrendermi”
Scorpius
sorrise a quella confessione perché... cavolo, era proprio la parte
che più preferiva di Lily! Quel lato del suo carattere testardo,
ostinato e combattivo. Sì. Era proprio grazie a queste qualità che
si era innamorato di lei.
E
non l'avrebbe ceduta così facilmente ad un discendente del demonio
quale era Farley Alister Baskerville.
Nossignore,
mai e poi MAI.
Lasciando
scorrere la ciocca di capelli, Scorpius si allontanò da Lily e si
affrettò a chiudere il suo baule.
“Anche
io non sono uno che molla facilmente” recuperò il suo mantello
nero come la pece ed indossò i suoi occhiali da sole grigi
specchiati, giusto per darsi un tono da figo.
“E
non ti lascerò facilmente nelle mani di quel Baskerville,
d'altronde...” tirò via gli occhiali verso la fronte e,
guardandola dritta negli occhi, continuò “... io sono Scorpius
Hyperion Malfoy. Ed i Malfoy ottengono sempre ciò che
vogliono” fece l'occhiolino alla ragazza e, nel giro di un attimo,
si volatilizzò dalla stanza, lasciando una Lily alquanto stordita e
confusa.
Piccola
noticina di fine capitolo:
(*)
= il
ghiacciolo color puffo e la scena del tramonto sono stati ripresi,
tali e quali, da un “pezzo storico” di Kingdom Hearts! In
particolare di KH 365/2 days. Spero vi sia piaciuto.
Phebe,
questo è per te xD
|
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Capitolo 33 *** Special Finale: Quando tutti i nodi vengono al pettine ***
1
CAPITOLO
SPECIAL FINALE:
“Quando
tutti i nodi vengono al pettine”
Dopo
le selezioni, un giorno nei corridoi di Planetarium...
Mabel
camminava, svogliatamente, per i lunghi corridoi di Planetarium.
Leila
l'aveva convocata con estrema
urgenza
per consultare insieme le lista di tutti i ragazzi col fattore plus
che erano riusciti a scovare e, per quanto la cosa potesse
elettrizzarla, non riusciva a capire il motivo per cui avesse dovuto
convocarla alle sei e mezza del mattino.
Anche
se non era riuscita a diventare il cavaliere del suo segno, assieme a
Lavi e gli altri, le era stato detto che avrebbero fatto meglio a
rimanere uniti “tutti sotto lo stesso tetto”.
Per
questo le avevano dato una stanza in cui alloggiare e libero accesso
a tutte le ali del castello.
E
poi, se doveva dirla tutta, non fremeva proprio dalla voglia di
ritornare a casa.
Chissà
che avrà di così urgente da dirmi.
Presa
dai suoi pensieri, intenta a raggiungere Leila il prima possibile, un
bagliore violaceo le sfrecciò a due millimetri dal naso facendole
prendere un colpo.
“Ma
che ca- ah, scusa Ma-belle, ti sei fatta male?”
“MERLINO!
Meghetos, hai appena attentato alla mia vita forse?”
Con
un sorriso divertito, Keith si appoggiò allo stipite della porta
della sua stanza, intento a guardarla. Dopodiché scoppiò a riderle
in faccia senza ritegno.
“Ti
diverti forse?”
“Veramente,
se devo essere sincero: sì, la tua faccia è impagabile!”
“Ah,
ma davvero? Vedremo quanto ti divertirai quando ti avrò cancellato
il ricordo di questo incontro dalla memoria!”
Mabel
agitò velocemente la mano nella sua direzione, con l'intento di
instaurarsi nella sua mente prepotentemente ma qualcosa andò storto
e lei si ritrovò di fronte al nulla.
Dov'era
finito Keith?
“Sono
qui, dolcezza”
Esattamente
dietro di lei, e nella medesima posizione di prima, il corvonero se
la rideva sfacciatamente.
E
ciò fece imbestialire Mabel ancora di più.
Perseverando
nel suo intento, la ragazza continuò a provare ad instaurare una
connessione col suo cervello per farlo bloccare all'istante.
Ma
il fatto che il biondo potesse apparire e scomparire come gli pareva,
stava creando una situazione decisamente di stallo.
“Sono
qui” affermava un secondo prima ed il secondo dopo continuava con
un “O forse qui”.
Davvero
seccante.
Alla
fine, Mabel si decise ad attuare la più vecchia tattica di tutti i
tempi.
Se
non riusciva a fermarlo con i poteri l'avrebbe fermato con le mani.
Intercettando
il suo “compari-appari”, non appena il ragazzo si materializzò
al centro della stanza di fronte, Mabel gli si gettò addosso
facendolo cadere di schiena dolorante.
“AAAAH!
Che dolore, un rinoceronte ha appena incontrato la mia strada! Morirò
fra ATROCI agonie me lo sento!”
“MA
PIANTALA! Non sono mica così pensate come dici!” rossa in volto,
come un peperone, Mabel tentò di difendersi come meglio poté. Ma
Meghetos era comunque un avversario temibile. E, sotto sotto, stava
iniziando a piacerle il modo in cui si tiravano quelle fossette ai
lati della sua bocca mentre sorrideva.
Per
non parlare di quei profondi occhi color verde smeraldo.
Che
poi, occhi del genere non li aveva mai visti in vita sua.
Sono
verdi all'esterno mentre all'interno prendono una colorazione dorata,
quasi ramata.
Davvero
begli occhi.
“Beh?
Ti sei imbambolata Ma-belle? Troppo presa a contemplare il mio viso
perfetto ed i miei lineamenti aggraziati?!”
A
quelle parole, Mabel si ritrasse di scatto e si voltò in direzione
del muro.
Imbarazzata
come non mai in vita sua, sperava quasi che un fulmine passasse di lì
e la incenerisse... giusto per non dare soddisfazione a quel
Meghetos.
Ma,
non appena il suo sguardo incrociò il dipinto davanti a lei, tutti
quei pensieri si dissolsero nell'aria lasciando spazio ad una
domanda:
“Cos'è
questo?”
Keith
si alzò da terra e le si affiancò, iniziando a guardare anche lui
di fronte a sé.
“Questo
è l'albero genealogico della mia famiglia”
“E
perché si trova qua?”
“In
teoria, questa sarebbe la mia stanza e dato che a casa mia ce ne è
dipinto uno... ho pensato di fare la stessa cosa anche qui”
La
corvonero si avvicinò al muro ed alzando lievemente un mano iniziò
a seguire le linee verdognole che lo componevano.
Christopher...
Nathaniel... Michael... Cornelia...
Uno
ad uno esaminò tutti quei volti fino ad arrivare quasi in cima e,
una volta che l'ebbe raggiunta, si fermò di colpo.
“Alkab
Black”
Dove
l'aveva già sentito?
“Sei
imparentato con la famiglia Black?”
Di
scatto si voltò verso il biondo, inarcando un sopracciglio.
Sistemandosi
meglio la maglietta, Keith si alzò velocemente da terra e la
raggiunse con poche falcate.
“A
dire il vero non è proprio il ramo “principale” della famiglia
Black”
“Il
ramo “principale”? Che vuol dire, che esistono anche dei rami
secondari della famiglia Black?”
Keith
annuì senza distogliere lo sguardo dalla pergamena col nome dipinta
sul ramo; portò la sua mano sinistra proprio nel punto in cui si
leggeva Alkab Black e, agitando la bacchetta nell'altra mano,
sussurrò uno strano incantesimo in una lingua che Mabel riconobbe
subito come...
Tedesco?
Come fa a conoscere il tedesco?
Voleva
chiederglielo, ma la domanda gli morì in gola quando vide tante
linee sottili colorate partire da quel nome e dispiegarsi sulla
parete accanto, alla loro destra, che era ancora perfettamente
bianca.
Sotto
ogni linea, poi, altri nomi di altri maghi appartenenti alla famiglia
di Keith iniziarono a prendere forma.
Solo
la voce del ragazzo la distolse da quella magia.
“Durante
le generazioni molti membri della famiglia Black sono stati
dimenticati e cancellati dall'albero genealogico solo per aver
compiuto gesti che i loro genitori ritenevano “indegni” ed
inaccettabili per un membro di quella famiglia”
Mabel
sbatté gli occhi sorpresa a quell'affermazione: “Davvero? Non ne
avevo idea”
“Già.
Ma il bello è che bastava davvero pochissimo per essere “espulso”
dalla famiglia. Prendiamo il mio antenato, Alkab, per esempio. Guarda
qua, la vedi questa linea orizzontale proprio accanto a lui?”
Keith
allungò il braccio e, con un dito, iniziò a seguire la linea
violacea fino a che non incontrò un'altra pergamena con su scritto
un nome quasi impronunciabile.
“Kliemhilde
Liesbeth Magnus?”
“Esattamente.
Il mio antenato fu cancellato dall'albero della famiglia Black solo
perché decise di sposare una nobildonna tedesca piuttosto che
inglese. Ed il fatto che anche lei fosse una strega purosangue non
servì a molto quando i miei tris-tris-tris-tris- nonni decisero di
diseredare il loro primogenito. Per questo non discendo proprio dal
ramo principale della famiglia Black, bensì da quel ramo che ha
deciso di proseguire, portandosi comunque il nome di quel casato, per
una propria direzione. Alkab amava Kliemhilde più della sua stessa
vita, più della fama che il suo nome gli aveva procurato nei secoli
e non ci pensò due volte ad abbandonare tutto per sposare la donna
che amava”
“Che
cosa romantica”
“Già,
lo penso anch'io”
Minuti
di silenzio si protrassero dopo il discorso, appena concluso, del
biondo e Mabel era talmente presa da tutta quella storia che, nel
frattempo, si era dimenticata di un particolare FONDAMENTALE che
girava attorno a tutta quella faccenda.
Kliemhilde
Magnus.
Magnus.
Aspetta,
oh cazzo, QUEL casato Magnus?!?!?!
Mabel
indietreggiò quasi di scatto mentre continuava a leggere quel nome
illuminato nella parete.
“Ehi,
tutto bene?”
Keith
se ne rese conto fin da subito e, con sguardo interrogativo, si
avvicinò alla ragazza.
“Che
hai, Mabel?”
“Ho
una domanda da farti”
“Oooook”
il biondo inclinò la testa di lato, sempre più confuso, dopo aver
sentito la freddezza delle parole che la corvonero aveva appena
pronunciato “Spara”
“Kliemhilde
Magnus” Mabel inspirò ed espirò lentamente prima di ripetere il
cognome della donna “Magnus... che tu sappia, esistono altre
famiglie di maghi e streghe che portano il cognome Magnus in
Germania?”
Keith
aggrottò la fronte.
“Come
mai questa domanda?”
“Rispondi
e basta”
“Beh...
veramente no. Di famiglia Magnus ne è sempre esistita una sola, in
Germania, e l'ultima discendente appartenente a quel casato fu
proprio Kliemhilde”
“Quindi
mi stai dicendo che...”
“Che,
dato che era l'unica figlia femmina in vita, il casato si è estinto
secoli or sono quando ha deciso di sposare un Black. Tutti i loro
figli hanno ereditato il nome del padre e, da quel che ne so, non ci
sono più Magnus in vita da secoli, ormai”
“Quindi,
facendo due conti veloci, l'unico discendente diretto, ancora in
vita...”
Gli
occhi azzurri della ragazza incrociarono quelli color smeraldo di lui
e, deglutendo pesantemente, pronunciò la frase che le ronzava in
testa da un po ':
“...
sei tu?”
“Esattamente,
vivo ed in carne ed ossa!”
Il
biondo le regalò un sorriso a trentadue denti prima che, purtroppo
per lui, Mabel gli tirasse un destro sullo zigomo.
Keith
cadde a terra esterrefatto.
“Ma
dico sei scema? Ora che ti ho fatto?!”
“Questo
è per aver rovinato per sempre la vita della mia famiglia!”
“COSA?!
IO non c'entro proprio niente?! E che cosa avrei fatto mai alla tua
famiglia sentiamo?!”
Mabel
urlò, con occhi iniettati di sangue, contro al ragazzo con tutte le
energie in corpo prima di affermare: “La famiglia Magnus, la TUA
FAMIGLIA-”
“Ehy,
io sono un MEGHETOS, non dare colpe che non mi appartengono-”
“Fa
lo stesso! La TUA famiglia maledisse LA MIA secoli fa e, ad ogni
generazione, ogni donna del casato Crowlee è destinata a perdere per
sempre ciò che più ama al mondo, per uno stupido litigio avvenuto
fra i nostri antenati!”
“Uh...”
Keith si irrigidì all'istante “brutta storia...”
“Già,
davvero brutta”
Il
ricordo di quello che avvenne anni prima con sua nonna, e la
predizione che quest'ultima le aveva fatto, le gelarono il sangue.
All'epoca
era solo una bambina ma già aveva avuto modo di conoscere la
sofferenza che aleggiava nella sua famiglia. E tutte quelle emozioni
negative: la paura negli occhi di suo padre quando sua madre l'aveva
quasi ammazzato quel giorno, la rabbia di sua madre e di sua nonna
costrette a vivere delle vite che non le appagavano e, per ultimo, il
dolore di suo nonno... il dolore che Louis era stato costretto ad
accettare nello sposare una donna che non lo reputava quasi neanche
un uomo ma che, nonostante tutto, lui continuava ad amare anche se
non ricambiato. Così come aveva imparato ad amare anche la sua unica
figlia e la sua unica nipote.
Suo
nonno era l'unica brava persona esistente in quella famiglia di
pazzi. Pazzi resi tali per via di un'insulsa maledizione che si
portavano avanti da generazioni. E la chiave per rompere una volta
per tutte quel legame col passato, era proprio lì. Davanti a lei.
Vivo e vegeto e col respiro affannato, probabilmente per via
dell'odio che stava emanando in quel momento la ragazza.
E
niente l'avrebbe fermata dall'imporre al ragazzo di spezzare la
maledizione!
Con
un sorrisetto malvagio si avvicinò al biondo, che ancora non si era
deciso ad alzarsi da terra, e, piegandosi sulle ginocchia, iniziò a
guardarlo dritto negli occhi con uno strano luccichio.
“Quindi,
dato che tu sei l'unico discendente di quella famiglia che ha
maledetto la mia, TU mi aiuterai a spezzare l'incantesimo”
Keith
sbatté gli occhi più volte.
Aveva
capito bene? La corvonero voleva che LUI, che a mala pena sapeva di
essere imparentato con quella famiglia, spezzasse una maledizione
che, a quel punto era ovvio, nessuno era mai stato in grado di
infrangere per tutti quei secoli?!
Doveva
essere impazzita per davvero.
“Scusa,
quando hai detto che è stata lanciata questa fantomatica
maledizione?”
“Intorno
all'anno 1000, circa”
Coosaaaa?!
“E
tu ti aspetti che io possa aiutarti ad annullare una maledizione così
antica?!”
Mabel
parve pensarci su per un attimo, ma in realtà quella scena era tutta
una finta perché già sapeva quale era la risposta esatta.
“Sinceramente,
sì”
Keith
si alzò di scatto quasi indignato.
“Ma
non penso proprio invece” e tentò di lasciar cadere là quella
conversazione ma era ovvio che Mabel non avesse intenzione di cedere.
“Aspetta,
dove vai? Non puoi lasciarmi così?!”
“Oh,
sì che posso”
“Ed
invece NO!”
“Per
chi mi hai preso? Non sono mica Merlino IO? Ammesso che trovassimo il
grimorio del mio antenato, in chissà quale dei dieci castelli che
possediamo solo in Germania, IO non credo di essere capace ad
infrangere un incantesimo del genere. Quindi, scusa, ma no”
Keith
fece altri passi in direzione della porta ma la corvonero gli si parò
di fronte e, più determinata che mai, continuò:
“Hai
idea di quello che la mia famiglia abbia mai potuto subire per colpa
di quella maledizione?!”
“Fammi
indovinar-”
“Te
lo dico IO” Mabel non lo fece neanche terminare di parlare che le
parole le uscirono dalle labbra come un fiume in piena “E' stato
l'Inferno. E' sempre stato così fin da quando sono nata! Sai che
cosa vuol dire essere una bambina e percepire la negatività nella
tua stessa casa? Vivere con delle persone, che poi sono i tuoi
genitori dannazione, che non fanno altro che urlarsi contro dalla
mattina alla sera? Ed in tutto questo tu che fai? Ti rintani in dei
piccoli spazi bui, perché ormai l'unico su cui puoi fare affidamento
è solo il buio che non ti tradisce mai, sperando che qualcuno venga
a salvarti e puntualmente...” la voce le tremò leggermente mentre
la vista iniziò ad appannarsi “.... e puntualmente... non arriva
quasi mai nessuno. E tu stai lì, che piangi e ti rialzi solo quando
senti che il suono dei cocci sbattuti al muro ha smesso di propagarsi
per la casa...” Mabel deglutì a fatica mentre cercava, in vano, di
trattenere le lacrime che già avevano iniziato a rigarle il volto.
“Quindi
ti prego, anche se non sei capace, ti prego... almeno proviamoci
perché io non voglio continuare a vivere una vita infelice” alzò,
finalmente, lo sguardo ed i suoi occhi si incrociarono nuovamente con
quelli del biondo “Keith, ti sto implorando. Ti prego”
Keith
sostenne lo sguardo della ragazza per tutto il tempo, metabolizzando
ogni singola parola che aveva appena pronunciato.
La
sua vita, se paragonata a quella di Mabel, era sempre stata il
Paradiso: i suoi parenti gli volevano bene, lo sostenevano in
qualsiasi sua assurda decisione e non gli avevano mai fatto percepire
la freddezza del buio che Mabel era stata costretta a percepire.
Anche
se erano purosangue, la sua era una famiglia incentrata su degli
antichi valori che Alkab Black stesso aveva fatto mettere nero su
bianco il giorno in cui si era spostato con la discendente dei
Magnus.
Non
a caso il motto di famiglia era l'antica frase latina “Omnia vincit
amor et nos cedamus amori” e, sempre non per caso, i suoi genitori
si erano sposati solo ed esclusivamente per amore. E, sotto sotto,
anche lui sperava di sposarsi, un giorno, perseguendo questo ideale.
Omnia
vincit amor et nos cedamus amori. L'amore vince tutto e noi cediamo
all'amore.
E
se lui amava Mabel anche solo un decimo di quello che gli piaceva
ammettere, l'avrebbe aiutata a spezzare la maledizione. L'avrebbe
fatto per lei e per nessun altro. Ed è quello che si ripromise
quando le rispose di sì, alla fine.
“Ok,
ti aiuterò Mabel”
A
quasi un anno da quella promessa...
“Starà
bene, sì?”
“Sì,
tranquilla Mabel, ha perso molto sangue ma starà bene”
“Sei
sicuro Kiyo? Mi sembra un po'... non so... intontito”
Kiyomaro
ridacchiò al commento della corvonero mentre, con attenzione,
ripuliva la sua bacchetta dal sangue del Cavaliere dei Pesci.
Keith,
sdraiato supino su uno dei letti dell'infermeria, non faceva che
sbattere le palpebre ripetutamente con l'intento di mettere a fuoco
la scena.
Aveva
perso i sensi durante il rituale, ne era più che sicuro. Così come
lo era del fatto che per poco non moriva dissanguato nel tentativo di
sciogliere quella stupida maledizione imposta dal suo antenato.
Che
dico, poi... ma come cazzo gli è venuta in mente una maledizione del
genere? Non poteva imporre tutti figli maschi ad una famiglia di sole
donne, giusto per interrompere la discendenza?! No, lui doveva fare
lo STRONZO fino alla fine. Maledetto quel Magnus che mi ha quasi
ucciso oggi, per colpa del suo stupido orgoglio!
“Beh,
Mabel, per rompere la maledizione si è dovuto tagliare le vene dopo
essere entrato in un cerchio magico apposito. Sfiderei chiunque a non
sembrare intontito quando si è stati ad un passo dalla morte. Roba
che forse solo Dean Winchester sarebbe riuscito a fare”
“E
chi è questo Dean, scusa?”
“Lascia
stare, non capiresti. Sappi solo che è colpa di Leila e delle sue
serie tv babbane”
“Ooooook”
“Sta
parlando di Supernatural... Mabel...”
Dalle
profondità della Terra, quasi come tornato alla vita, Keith si
inserì nella conversazione col suo solito spirito e sorriso sghembo
che lo faceva apparire affascinante a tutte le pulzelle di Hogwarts.
O,
almeno, ci provò fino a quando un colpo di tosse non gli rovinò la
scena.
“Keith!
Meno male che ti sei svegliato. Ero così in pena per te”
“Ti
sono mancato, eh piccola?”
All'ennesimo
tentativo, mal riuscito, del ragazzo di rimpossessarsi della sua
“posa da figo”, Mabel scoppiò a ridergli in faccia divertita da
quella situazione. Una risata che mai e poi mai si era concessa in
tanti anni di agonia e sofferenza. Ed ora era libera, libera come
l'aria.
Ora
poteva ridere, poteva affrontare la vita senza più sentire il peso
della maledizione gravare sulle sue spalle.
Ora
poteva vivere.
E
tutto per merito di un invasato dagli occhi color smeraldo.
Istintivamente
si protrasse verso di lui e con slancio gli portò le braccia al
collo mentre le parole le uscirono, sole, dalle labbra:
“Ci
puoi scommettere, baby”
A
Keith venne un colpo.
“Baby?
BABY?!” la afferrò per le braccia e la allontanò da lui,
in modo che potesse vederla per bene negli occhi “Baby, proprio NO,
eh?!”
Mabel
iniziò a ridere senza ritegno.
“A
no?”
“No.
No. NO” l'espressione di Keith era serissima eppure la corvonero
non accennava a smettere di ridere.
“E
se ti chiamassi...” tentò di dire fra una presa d'aria e l'aria
“... cucciolo?”
“Oh
Merlino santissimo”
Keith
ricadde sul letto con un tonfo, portandosi entrambi i palmi delle
mani sugli occhi.
Baby...
cucciolo... Salazar riportami nell'Oltretomba.
“Suvvia,
cucciolo non è così male” lo sfotté Kiyomaro, unendosi alle
risate di Mabel.
Adesso
Salazar, ora o mai più!
“Comunque
anche baby non era male” la voce di Ian, il suo migliore amico, gli
fece drizzare le orecchie.
“No,
Ian, anche tu NO”
Tutti
i presenti risero a crepa pelle e, solo quando le acque parvero
essersi calmate un pochetto, Keith riuscì a cambiare completamente
discorso.
“Comunque
Mabel, dato che mi sono quasi fatto ammazzare direi che è il caso
che mi meriti un premio”
Mabel
lo guardò con uno strano luccichio negli occhi, ghignando
leggermente a quella richiesta.
“A
sì? E cosa vorresti mai, sentiamo?”
Keith
fece finta di pensarci su ma la risposta arrivò anche fin troppo
velocemente:
“Bah...
direi che un bacio possa essere una degna ricomp-” ma non ebbe
neanche il tempo di terminare la frase che fu zittito dalle labbra
della ragazza premute sulle sue.
Keith
sbattè gli occhi più volte, quasi come a voler credere di non star
sognando. Eppure Mabel era lì, in carne ed ossa, e lo stava
baciando!
Gli
girò appena la testa quando la lingua di lei gli inumidì il labbro
superiore e, il suo cuore perse un battito quando questa si scontrò
con la sua.
Per
essere stata una ragazza sempre in disparte e all'angolo, in tutti
quegli anni di scuola, la ragazza ci sapeva fare!
E
solo quando furono entrambi bisognosi d'aria decisero di staccarsi
per respirare,.
“Io
non pensavo lo facessi sul serio” dichiarò secco Keith,
guardandola insistentemente negli occhi cristallini.
“Ti
dovevo una risposta ad una dichiarazione no?” rispose Mabel
accarezzando dolcemente le cicatrici sui pulsi del ragazzo.
A
dire il vero erano mesi che non faceva che pensare intensamente a
Keith.
Ogni
giorno, ad ogni ora del giorno, anche quando erano insieme.
All'inizio
si era detta che non faceva che pensare a lui solo per il semplice
fatto che la stesse aiutando con la maledizione di famiglia. Eppure,
più i giorni passavano e più sentiva come una sorta di bisogno
della sua presenza nella sua vita. E quel giorno, quando aveva
rischiato di perderlo per sempre, si era detta che sì. Lei amava
Keith indipendentemente dal fatto che l'aiutasse o meno.
Ed
ammetterlo a se stessi era stato più facile che fingere che ciò non
fosse vero.
“Quindi
ora io e te stiamo insieme?”
“Beh...
ora insieme è un parolone”
“Ma
mi hai appena baciato e mi hai confessato il tuo amore!”
Mabel
alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
Com'era
melodrammatico.
“Ho
detto che ti dovevo una risposta alla tua dichiarazione”
“E
non è la stessa cosa che dire che mi hai confessato il tuo amore?”
“Iniziamo
ad uscire, per ora” Mabel strinse le sue mani attorno a quelle del
ragazzo e, senza alcun segno di esitazione, continuò:
“Ci
frequentiamo, come tutte le persone normali, e poi pensiamo dopo
se stiamo insieme o meno. Che ne dici? Affare fatto?”
“Affare
fatto che sì, baby!”
The
End!
NOTE
FINALI:
Ebbene
siamo giunte anche allo “Special dello Special”.
Io
e Gin avevamo pensato a questo finale, per la dolce Mabel, fin da
quando abbiamo ricevuto la sua scheda (insomma, io sono una di quelle
persone che adora l'happy ending ed anche Gin non era molto felice di
non regalarlo anche a lei) e la creatrice di Keith aveva scritto
nella sua scheda che era imparentato con i Black.
Quindi,
manco a farlo apposta, il tutto calzava a pennello, noi abbiamo
aggiunto solo il pezzo del mago tedesco Magnus (grazie ancora Phebe
per i dettagli).
Ovviamente,
avendo spezzato la maledizione, la visione che le fece la nonna
quando era piccola (ovvero che la dinastia si sarebbe estinta con
lei e che Mabel avrebbe vissuto un futuro fatto d'oscurità) NON
AVVERRA' MAI!
Beh,
è tutto. Buon “Special Finale” a tutte ^^
|
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Capitolo 34 *** Epilogo ***
1
EPILOGO:
Dieci
anni dopo, in una parte del globo nascosta ai babbani...
Rasha
osservava, con aria curiosa, quel megalomane castello al di là del
portone color oro.
Suo
padre l'aveva spedita in quella scuola non appena era venuto a
conoscenza delle capacità particolari della sua primogenita ed
essendo un grande amico di famiglia del casato dei Baskerville,
Nikolaj Korozov non ci aveva pensato due volte ed aveva fatto
preparare il veliero incantato appositamente per la sua partenza.
Ormai
l'inverno era alle porte e le onde del mare sbattevano impetuose e
violente sotto il soffio del vento glaciale.
Ma
lei veniva da Koldovstoretz, in Russia. Era abituata ad un simile
clima, per questo non si scompose più di tanto.
Agitando
la bacchetta, raccolse le sue valigie ed il proprio animale domestico
e si preparò a varcare il cancello.
“Ah,
vedo che sei arrivata. Tuo padre mi aveva avvisato ma non ero sicuro
con questo tempo e questo mare in burrasca”
Una
voce maschile alle sue spalle, la fece girare di scatto puntando la
bacchetta proprio di fronte a sé.
“Chi
sei tu?” pronunciò lei, in inglese, con una leggera cadenza a
scatti tipica del suo paese d'origine.
Il
ragazzo si avvicinò a lei e le porse la mano cordialmente, come se
la bacchetta che lei gli stava puntando addosso non esistesse.
“Farley
Alister Baskerville, lieto di fare la tua conoscenza”
Gli
occhi violacei brillarono sotto la luce di un tuono e, proprio come
quel fenomeno naturale, saettarono proprio di fronte a lei.
Forse
fu proprio la vista di quegli occhi che convinse Rasha ad abbassare
la bacchetta e, con le sue classiche maniere aristocratiche da brava
purosangue quale era, allungò la mano anche lei e la strinse.
“Rasha
Nikolaevna Korozova ma credo che tu lo sappia già il mio nome, non è
vero cavaliere?”
Farley
rise fra sé mentre continuava a stringere la mano della ragazza.
“Vedo
che tuo padre ti ha già informata per bene su parecchie cose, se sai
che sono il Cavaliere del Capricorno”
“Le
notizie volano, come si suol dire, e le vostre gesta si sono sparse
per tutto il mondo magico”
“Stupendo,
allora immagino che tu sappia anche della selezione che stiamo
tentando di organizzare”
A
quelle parole, la mano di Rasha si bloccò.
Selezione?
Nessuno
le aveva detto niente di niente.
Cos'era
questa storia?
“A
giudicare dalla tua faccia, immagino che tuo padre non ti abbia
informata su proprio tutto tutto”
“Evidentemente...”
rispose, gelida, lei.
“Beh,
non è niente di che in effetti. Dieci anni fa si svolse una
selezione fra varie scuole di magia e stregoneria del mondo per
tentare di rimpolpare, possiamo dire, i due ordini che rischiavano
l'estinzione: Luna Rossa e Sole Nero. Ecco, il tutto si è svolto
per il meglio. O quasi. Comunque ora siamo in 12 ma in realtà
dovremmo essere in 13 più il Cavaliere Reggente. Quindi 14 ed ecco
il motivo della scuola e del reclutamento di alunni con il fattore
plus”
“Reclutamento?
Pensavo che la gente iscrivesse i propri figli per disperazione”
“Pensi
che tuo padre ti abbia iscritto per disperazione?” Farley
assottigliò gli occhi.
“Penso
che forse sarebbe meglio entrare, prima di tutto” e, nel dire ciò,
Rasha ritrasse la mano e prese a camminare in direzione della scuola
“Non credi, Farley?”
“Tecnicamente,
sarei professore. Per te come per tutti gli altri studenti,
qui dentro”
Rasha
fischiò in una maniera non proprio da signora.
“Però,
ti sei anche auto-nominato professore”
“Beh,
diciamo che è stato messo ai voti”
“E
cosa insegnerebbe vossignoria?”
“Astronomia”
“Ma
non mi dire, il cavaliere che controlla gli astri, i pianeti e le
stelle che insegna astronomia nella scuola da lui stessa fondata”
“Che
posso farci...” Farley scosse le spalle con aria abbastanza
menefreghista “...sono il migliore in questo campo e gli altri
cavalieri lo sanno”
“Migliore
ed umile, aggiungerei?”
“Ehy,
ragazzina, anche se ho l'aspetto di un diciassettenne ho comunque più
anni di te. Ricordatelo”
“E'
una minaccia?”
Gli
occhi di lei saettarono, come quelli del moro precedentemente, dopo
che un altro tuono spaccò il cielo pieno di nuvole.
In
effetti, era strano che piovesse e tuonasse in quella parte del
globo.
Eppure
erano giorni che non faceva che essere brutto tempo.
Ed
ora che ci pensava bene... era da quando aveva ricevuto la lettera di
Nikolaj in cui spiegava le abilità della figlia, che non faceva
altro che piovere.
Il
vecchio amico di famiglia non aveva specificato le abilità della
ragazza, perché anche lui non riusciva a spiegarsi cosa fosse
effettivamente successo, ma qualcosa suggeriva, nella testa di
Farley, che quella ragazzina di diciassette anni c'entrasse qualcosa.
Un
brivido gli attraversò la schiena.
Non
vedeva l'ora che le selezioni iniziassero solo per poter torturare e
spremere per bene quei ragazzi.
“Nessuna
minaccia solo... tienilo bene a mente”
Farley
si avvicinò a lei e, esattamente come era solito con suo cugino, gli
accarezzò giocosamente la testa spettinandola per bene.
“Ehy,
i miei capelli!”
Ignorando
bellamente le lamentele della russa, il cavaliere fece levitare in
aria le valigie della ragazza e, con un abile gesto della mano,
spalancò le porte del castello.
“Allora?
Non volevi entrare prima di tutto?”
“Pare
che Farley abbia trovato pane per i suoi denti”
“Leila,
sei sempre la solita! Ancora ci mettiamo a spiare la gente come dieci
anni fa?”
“Suvvia,
Sam, è divertente! e scommetto quello che vuoi che quei due si
metteranno insieme”
Sam
abbassò il cannocchiale ed iniziò a guardare di traverso la sua
amica.
“Hanno
dieci anni di differenza!”
“Beh?!
L'amore non ha età”
“Sei
senza speranza”
“A
dire il vero, entrambe siete senza speranza”
Una
terza voce si aggiunse a quella delle ragazze e, come se fossero
appena state colte in flagrante, sia Leila che Sam si girano
immediatamente nella direzione da cui proveniva.
“Kiyo!”
“Kiyo,
che ci fai qua?”
“Semmai
sarebbe più giusto dire: Cosa ci fate voi due qua?”
Il
giapponese le ammonì fin da subito ma qualcosa nel tono della sua
voce fece sì che nessuna delle due ragazze iniziasse a prenderlo
seriamente.
Leila,
infatti, scoppiò a ridergli in faccia.
“Ho
una sorta di de ja vù, non trovi anche tu Sam?”
La
bionda iniziò a ridere anche lei e ciò fece scaturire le risate
anche da parte di Kiyo.
“E'
inutile, gli anni passano ma certe cose non cambiano mai”
“E
credo proprio che non cambieranno mai”
“Comunque
anche io scommetto che quei due si metteranno insieme”
“Eh
bravo Kiyo! Lo sapevo che a forza di stare con me ti saresti
convertito al lato oscuro del gossip. IO LO SAPEVO!”
Leila
si alzò di scatto da terra e si affrettò ad abbracciare Kiyo con
tutta l'enfasi che aveva in corpo.
Sam
guardò quei due, senza proferir parola, scuotendo la testa con fare
rassegnato mentre iniziavano a scambiarsi effusioni senza ritegno.
Era
proprio vero.
Certe
cose non cambiano mai.
Fiamme
prive di calore lo circondarono ed il suo corpo rinvigorì sotto quel
tocco gentile.
Sul
suo volto, i soliti lineamenti che lo contraddistinguevano,
iniziarono a risaltare più vivi e reali che mai. Così come i suoi
capelli scuri riacquistarono la loro lucentezza, o come i
polpastrelli delle mani ripresero le impronte digitali, o come una
qualsiasi parte del suo corpo riprese vita da quello stato di
putrefazione che era stato costretto a vivere.
“Takao...”
Una
voce di donna gli risuonò nell'orecchio assieme ad un lieve sospiro.
Un
alito di vita.
“Takao,
svegliati”
Le
mani della donna infuocata scivolarono lungo tutto il suo corpo.
Le
iridi del giovane uomo si sollevarono leggermente, a causa del troppo
tempo in cui erano state costrette ad essere chiuse.
I
lineamenti del suo volto ricomparvero chiari e definiti nel momento
esatto in cui le mani della ragazza gli accarezzarono il naso e gli
occhi. Poi fu il turno delle labbra, delle guance e della mascella.
Solo
allora Takao si rese conto che quel calore che gli ricordava le
fiamme non era affatto ciò che pensava.
Luce,
si tratta di luce...
Sbattè
più volte le palpebre cercando di mettere a fuoco eppure quando il
suo sguardo incrociò quello della ragazza... non lo riconobbe da
nessuna parte.
“Chi
sei tu?” domandò con voce roca, schiarendosela poco dopo.
Gli
occhi dorati della ragazza incontrarono quelli scuri dell'ex
cavaliere del Cancro il quale solo allora si rese conto dei capelli
ramati della ragazza.
Ecco
perché l'aveva scambiata per il fuoco.
Takao
alzò il braccio verso di lei e, prendendole una ciocca di capelli
fra le sue dita, domandò ancora:
“Chi
sei tu?”
La
ragazza gli sorrise prima di avvicinarsi al suo orecchio, le braccia
sempre sul suo corpo. E, come un nuovo lieve soffio di vita, sospirò:
“Sono
Bia, Takao. Bentornato alla vita”
The
End!
Angolo
Autrici e Ringraziamenti:
Ed
eccoci qui, al vero e proprio FINALE della storia!
*Partono
le urla: Eh ce l'avete fatta a finirla!*
Sì...
è vero... siamo state incostanti e vi abbiamo fatto penare parecchio
e per questo non finiremo mai di chiedervi scusa... ma, alla fine,
dopo due anni ed un mese ce l'abbiamo fatta e siamo felici (sia io
che Gin) di essere riuscite a terminarla.
Sapete...
Quando abbiamo iniziato questa storia l'abbiamo fatto con tutte le
buone intenzioni ma, purtroppo, poco dopo la vita reale ci ha dato
certe batoste che ci hanno massacrato.
Per
quanto mi riguarda (Vic) portare avanti questa storia non rientrava
fra le mie priorità e, sinceramente, mi ero anche parecchio
demoralizzata per tutta una serie di avvenimenti che mi erano
successi.
E,
anche se la cosa non è stata facile, io e Gin ci siamo impegnate
affinché la terminassimo.
Quindi
oggi volevamo dedicare questo spazio a tutte quelle persone che ci
sono state accanto FINO ALLA FINE e ci hanno incoraggiato con le loro
recensioni.
Prime
fra tutte: le persone che hanno partecipato.
Anche
se ci sono state molte sparizioni, senza alcuni personaggi la storia
non sarebbe andata in questa direzione.
Quindi
GRAZIE a:
amilcara95
Bluemoon02
darkblue_moon
forever_knight7
FuriaBianca
Kendra00
Lord
J
Moontastic
Nene_92
No
Face
Phebe
Junivers
pink
sweet
principessac
SwanQueen98
TatianaRomanova
Un
altro grazie va a tutte quelle persone che, personalmente, mi hanno
aggiunto agli autori preferiti.
Quindi
GRAZIE a:
1
Bluemoon02
2
CARLY1234
3
Gin24
4
Iris_Light
5
Phebe
Juniver
6
sa_sped_02
7
_KaylaRamirez09_
Un
grazie speciale va a tutte quelle persone che hanno messo la storia
fra le seguite/preferite/da ricordare perché il loro contributo è
stato quasi al pari delle persone che hanno commentato.
Davvero,
non avete idea della gioia che ci avete dato aggiungendo la nostra
storia.
Ogni
volta che vedevamo gente 'nuova' che si 'aggiungeva', era un motivo
in più per portarla avanti.
Quindi
GRAZIE alle 20 persone che l'hanno aggiunta fra le seguite:
GRAZIE
alle 4 persone che l'hanno messa fra le preferite:
E
GRAZIE alle 5 persone che l'hanno messa fra le ricordate:
Ed,
ovviamente, GRAZIE anche a quelle persone che hanno anche solo letto
:)
Ma
il GRAZIE più grande fra tutti va a loro...
GRAZIE
DAVVERO PERCHE' SENZA DI VOI NON CI SAREBBE STATA LA STORIA.
GRAZIE
a:
Amilcara95
per averci dato il suo Kiyomaro
Bluemoon02
per averci dato il suo Keith
darkblue_moon
per averci dato la sua Leila
Kendra00
per averci dato la sua Kendra
principessac
per averci dato la sua Adelaide
ed
a
Phebe
Junivers per averci dato i suoi Farley, Mabel e Lavi
SIETE
STATE TUTTE FANTASTICHE!
Non
sappiamo se vi sia piaciuta o meno la storia - e se era così che
speravate che finisse quando vi siete iscritte - sappiate però che
la vostra pazienza non ha eguali e che siamo onorate di aver potuto
gestire i vostri personaggi.
Come
avete modo di leggere, il finale è “aperto” e l'abbiamo voluto
fare di proposito giusto perché, come avrete capito, siamo
psicopatiche e ci piace infliggere dolore alla gente.
Scherziamo
ovviamente xD
Il
fatto è che stavamo pensando, come vi avevamo già detto, di fare un
seguito ma non si sa se la cosa andrà mai in porto... quindi vi
abbiamo voluto dare una 'conclusione-non-conclusione' nel caso ci
venisse voglia di scrivere altro...
Questa
storia è comunque conclusa.
Forse
ci rincontreremo in altre interattive ma per ora – ancora –
GRAZIE.
Baci
Vic
& Gin
^^
P.S.
Hai
visto Phebe che anche Farley, alla fine, l'abbiamo accoppiato? XD
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