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Note dell’autore:Avrei
scritto molto prima questa long, ma tra una cosa e l’altra mi ritrovo il 1°
Marzo (finalmente è arrivato) a postare questa, non so come sia venuta. Ho
voluto raccontare dei piccoli missing moments delle varie scene CS all’interno
della prima parte di stagione (se sarò abbastanza ispirata forse farò anche
della seconda), spero siano buone storie e che vi piacciono.
Buona
lettura
Beta:shippergirl
Disclaimer:OUAT e
tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (altrimenti sarebbe stato un
prodotto HBO), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un
divertimento
Little moments of our
life
Capitolo 1
And if this is love?
Sorseggiava la sua cioccolata calda e sfogliava le pagine
del libro di Henry, ripercorrendo ciò che era successo nelle ultime ore, quando
sorrise divertita per l’assurdità' della situazione: era effettivamente una
principessa, mai una descrizione del genere potesse essere più sbagliata.
Ripensò al viaggio fatto con Killian e sorrise … non
sapeva quando nella sua mente aveva smesso di essere Hook…era semplicemente era
successo.
Forse quando lui le aveva confessato il suo segreto per
permetterle di riavere Neal, forse quando lo aveva baciato…sicuramente
per lei qualcosa era cambiato, nel momento in cui era tornato indietro con il
fagiolo, gettando via la sua maschera da pirata egoista e crudele. A
Neverland,aveva avuto modo di vedere l'uomo dal cuore spezzato che aveva
intravisto solo una volta alla menzione di Milah. Quella volta, in lui,aveva visto
un dolore fin troppo familiare per lei…la strana e
improvvisa connessione che si era stabilita tra loro, era così naturale che
l’aveva terrorizzata, e non poteva permetterselo, per questo lo respingeva
sempre.
Girò un’altra pagina e si soffermò nel vedere l'immagine
sua e di Killian durante il ballo e sorrise a quel ricordo: era stato bello,
lui era stato perfetto, e non solo durante il ballo;l'aveva supportata e
guidata attraverso il loro viaggio e, stranamente, lei lo aveva lasciato fare.Con un gesto impulsivo accarezzò il disegno…era inutile nascondere i suoi sentimenti verso di
lui, soprattutto dopo quello che lui aveva fatto per lei, ciò a cui aveva
rinunciato per tornare da lei, per fare la cosa giusta. Nonostante il bacio che
avevano condiviso, di cui lei non era affatto pentita, ma in fondo al suo cuore
si diffondeva sempre di più una forte paura. La loro vita a Storybrooke era
pericolosa: c'era sempre qualche disgustoso cattivo dietro l'angolo, e lui non
si tirava mai indietro quando si trattava di lottare, era coraggioso e troppo
impulsivo, Zelena aveva già usato i suoi sentimenti contro di lei, era stato un
momento così spaventoso, vederlo inerme a terra senza vita…l’aveva
terrorizzata, e l’aveva spinta a voler scappare anche di più a New York. Sapeva
che, qualunque cattivo fosse arrivato, avrebbe nuovamente usato questa cosa
contro di loro, e lei non voleva più provare quel vuoto.
Sbuffò cercando di fare chiarezza nei suoi pensieri, nei
suoi sentimenti, doveva sperare che lui avesse capito, che avrebbe continuato
ad aspettarla ancora un po’…non era pentita di quel
bacio, ma aveva bisogno di tempo cercare di non farsi sopraffare da quella
paura.
Dal loro viaggio a Neverland si era inconsciamente
affidata a lui e alla sua presenza, e ora la terrorizzava l'idea di perdere
quella presenza costante, non voleva perdere lui, le era entrato troppo sotto
la pelle per potersi permettersi di stare senza lui, ed era una cosa che
odiava, perché da quando Neal l'aveva lasciata, non aveva permesso a
nessun'altro di avere questo potere sul suo cuore.Sospirò
lentamente:si sentiva così combattuta, voleva davvero lasciarsi andare a lui,
farsi amare nuovamente, perché sapeva che con lui poteva nuovamente essere
felice, ma non ci riusciva.
Sentì qualcuno alzarsi dalla camera dei suoi genitori e
poco dopo David si avvicinò a lei, con gli occhi assonati.
“Emma, che ci fai ancora sveglia?” chiese, avvicinandosi
al lavello per un bicchiere d’acqua.
"Non riuscivo a prendere sonno” disse chinandoil capo, mentre il padre si appoggiava al mobile e
la guardava.
“Tranquilla, vedrai che Regina non farà nulla
d’insensato” la rassicurò dolcemente.
“Ha fatto tanta strada per Henry, non rovinerà tutto
adesso” aggiunse avvicinandosi.
“Lo so” disse piano, senza alzare lo sguardo.
“Beh forse non è quello che ti tormenta" disse
l’uomo. Emma lo guardò e vide che stava guardando l’immagine sua e di Killian
sul libro…arrossì, sentendosi un adolescente beccata
dal padre a fantasticare sul compagno di classe.“Ti va di dirmi cosa è successo
tra te e Uncino?” chiese,sedendosi accanto alla figlia.
“Non è successo nulla” rispose subito, imbarazzata,
chiudendo di colpo il libro.
“Emma, potevi anche avere un altro nome lì, ma vi ho
visto” le disse lui con scetticismo.
“Ok, forse è successo qualcosa, ma tu sei l’ultima
persona con cui ne parlerei” continuò lei, arrossendo: detestava sentirsi così
impacciata. David sospirò.
"Emma, capisco che quello che ha fatto ti ha ferito,
ma credo che si sia meritato la tua fiducia" disse,con calma, suo padre.
Emma corrugò la fronte, confusa.
"Io mi fido di lui" disse subito, sulla
difensiva. "Più di quanto non abbia fatto in anni" disse senza alzare
lo sguardo dal libro.
"Emma, ascolta, Henry sta bene, starà bene e Regina
supererà tutto questo, puoi prenderti il tuo momento" disse con calma il
padre ricevendo, in risposta, un dolce sorriso da parte della figlia.
"Da quando fai il tifo per Uncino?" chiese, un
po’ divertita dallo strano rapporto che si stava instaurando tra i due.
"Io faccio il tifo per te" puntualizzò lui.
"E poi si è meritato un po’ di credito da parte mia:
mi ha salvato la vita su Neverland e ti ha riportato a casa per due volte"
continuò a spiegare; lei sorrise ancora più divertita. "Non farti scappare
la possibilità di essere felice" le disse ancora,posandole un piccolo
bacio sulla fronte.
David stava per tornarsene a letto ma si fermò,
voltandosi ancora.
"Ah giusto per essere chiaro" inizio con calma.
"Se ti fa soffrire, potrà dire addio alla sua altro mano" minacciò
con calma, per poi sorriderle e andare via.
Emma sospirò,ripensando alle parole che il padre le aveva
detto una volta tornati da Neverland. Chiuse gli occhi e decise di mettere da
parte tutti quei pensieri e andarsene a letto:con calma
avrebbe capito come fare.
Note dell’autore:Purtroppo ci ho
messo più di quanto avrei voluto per pubblicare questo nuovo capitolo, spero
però adesso di tenere una certa costanza e soprattutto di non fare passare così
da un capitolo all’altro.
Beta:shippergirl
Capitolo
2
Killian and the Phone
Entrò da Granny's e sorrise alla scena che aveva davanti
agli occhi: Robin e Killian stavano giocando a freccette insieme, decise di non
interromperli, ma di godersi in silenzio quella scena. Killian tirò e per poco non
prese il centro, lo senti borbottate qualcosa mentre Robin rideva divertito.
"Mi dispiace Capitano, ma sembra che ti ho
nuovamente battuto" gongolo l'arciere colpendo amichevolmente la spalla
dell’amico.
"Sei stato fortunato, mate" borbotto nuovamente Killian ferito nel suo orgoglio.
"Non è fortuna Capitano, è bravura" continuò a
sogghignando.
"Riparliamone durante una partita di dadi,
arciere" propose un fiducioso Jones.
"Così potrai usare i tuoi trucchi da pirata?" Scherzò
ancora.
"Avanti, amico mi devi una birra" disse Robin
spingendolo verso il bancone e fu allora che i due la videro.
"Sceriffo"
"Swan" la salutarono entrambi.
"Spero non avrai assistito alla mia sconfitta, è
stata piuttosto degradante per il mio ego".
"Oh sono sicura che il tuo ego non ne risentirà
molto" rispose lei con sarcasmo, Killian si finse ferito.
"Come sta Marion?" Chiese lei
"E un po’ spaesata, ma sta bene, lo lasciata con
Roland" spiegò senza nascondere un po’ di disagio.
"Lei come
sta?" Chiese lui con calma abbassando lo sguardo.
"Non parliamo molto in questi giorni, ma starà bene,
Henry gli sta accanto" rispose Emma
"Ti dispiace se ti rubo Killian per un po’?"
Chiese cambiando argomento.
"Fai pure, io devo andare comunque " rispose
Robin.
"E' stato un piacere sceriffo" la saluto.
"Capitano, alla prossima" disse allungando la
mano, Killian la strinse.
"E la prossima volta sarai tu a dover pagare la mia
birra" lo salutò, l'arciere uscì dal locale e Killian si concentrò su di
lei.
"Dimmi Swan, a quale mostro dobbiamo dare la caccia
stavolta?" Chiese sorridendo.
"Nessuno, sono venuta a portarti una cosa" rispose
lei, vide una scintilla di malizia nei suoi occhi mentre si avvicinava a lei.
"Forse dovremmo trovare un post più riservato per il
tuo regalo, love" le sussurrò
con il suo tono lussurioso. Emma deglutì ignorando il brivido che le aveva attraversato
la schiena, per distrarsi e non farsi beccare gli diede un colpo scherzoso
sulla spalla.
"Come fai a trasformare ogni frase in un doppio
senso?" Chiese, lui si allontanò un po’ senza perdere il suo ghigno.
"E’ un talento naturale, Swan" le rispose
soddisfatto e divertito, Emma si mise seduta a un tavolo libero e lui si mise
seduto davanti a lei.
"Ti ho portato questo" disse la bionda mettendo
un cellulare sul tavolo, Killian inarco un sopraciglio.
"Che diavoleria è questa?" Chiese confuso.
"E’ un cellulare" disse sorridendo un po’ alla
sua confusione. Killian prese il cellulare e lo guardò con attenzione,
girandoselo in mano e studiando ogni particolare.
"E cosa me ne dovrei fare?" Chiese tornando a
guardare lei.
"Se c'è un’emergenza, devo essere in grado di
rintracciarti" spiegò lei.
"Mi vuoi sempre a tua disposizione, quindi"
rispose lui con il suo solito ghigno, lei si finse infastidita alzando gli
occhi al cielo, non gli avrebbe dato la soddisfazione di divertirsi alle sue
provocazioni.
"Ti ho memorizzato i numeri più importanti: il mio,
quello dei miei genitori, di Belle e Regina" spiegò ancora ignorando il
suo commento.
"Alla prossima emergenza ti posso contattare senza
problemi" continuò, ma Killian sembrava ancora titubante, si girava il
cellulare in mano, osservando con attenzioni.
"Ti faccio vedere come fare" disse alzandosi e
mettendosi accanto a lui.
"E piuttosto semplice, ho messo il mio numero come
chiamata rapida quindi ti basta premere il primo numero e la chiamata parte,
con il verde rispondi con il rosso chiudi la chiamata" disse si voltò
verso di lui notando solo in quel momento che erano molto vicini, più di quanto
pensava e lui la fissava con quel suo sguardo intenso che sembrava leggerle
l’anima.
"Hai capito?" Chiese cercando di non fissare le
sue labbra invitanti.
"Verde per rispondere e rosso per staccare,
piuttosto semplice" rispose lui con voce bassa, ricambiando lo sguardo.
"Quindi" iniziò avvicinandosi ancora un po’.
"Posso chiamarti anche nelle mie fredde notti
solitarie" chiese con voce roca e bassa, ringraziava che erano seduti
perché le sue gambe avrebbero ceduto.
"Potresti, ma sicuramente non risponderò"
scherzo lei cercando di ignorare l'impulso di baciarlo. Killian s’irrigidì
allontanandosi un po’.
"Però" intervenne stringendogli il supporto per
l'uncino impedendogli di allontanarsi di più.
"Potresti chiamarmi, anche solo per parlare”, gli
suggerì con tono basso guardandolo attraverso le ciglia, vide spuntare un sorriso
sincero.
"Non male come idea" disse lui, spostandole una
ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio, quel piccolo contatto la fece
tremare, sospirò tentando di mantenere la calma.
"Emma" la voce di sua madre spezzò quel loro
momento costringendoli ad allontanarsi, si voltò e la madre con in braccio Neil
si stava avvicinando.
"Credevo fossi alla stazione con tuo padre” disse la
donna sorridente.
“Sono sola venuta a portare il nuovo cellulare a Killian”
spiegò Emma indicando l’oggetto lasciato sul tavolo, che Killian si decide a
prenderlo e metterlo in tasca.
“Benvenuto nel nuovo mondo Uncino" disse la donna
cullando il piccolo tra le braccia.
“Beh sarà il caso che vada” disse lui facendole segno per
farlo alzare.
"Spero non a causa mia” aggiunse di fretta Snow
mentre i due si alzavano.
“Oh no, milady,
mi sono ricordato di aver promesso a Grumpy di aiutarlo con quella cosa che
chiama barca” disse piuttosto infastidito all’idea.
“E’ il minimo che puoi fare visto che gliela rubi tutte
le volte” gli ricordò Emma sorridendogli.
“Io non rubo, Swan, requisisco, è diverso” continuò lui.
“Milady, è
sempre un piacere” salutò Snow con mezzo inchino ironico.
“Ci sentiamo più tardi, Swan” la salutò facendole
l’occhiolino per poi andare, Emma si morse il labro inferiore guardandolo
andare via, quell’uomo l’avrebbe uccisa esasperandola con i suoi continui
flirt, ma doveva ammettere che li trovava divertente, lo aveva sempre fatto, ma
adesso spesso si lasciava trasportare senza più nascondersi.
“Allora, non sai ancora cosa c’è tra voi?” chiese la
madre riportandola bruscamente alla realtà.
“Cosa?” chiese sentendo il suo viso riscaldarsi.
“Oh avanti Emma, ci girate attorno, da … quando vi siete
incontrati” disse la madre sorridendo sorniona.
Maledizione
Si disse nella sua testa Emma, cercando di non farle
capire che ovviamente aveva ragione su quel punto, m nessuno lo avrebbe mai
dovuto sapere, soprattutto lui.
“Vado a portare il pranzo a papà, ti unisci a me?” chiese
cambiando discorso.
“No, ho ancora delle commissioni da sbrigare, ci vediamo
a casa” rispose la madre osservandola divertita.
“Bene, allora ci vediamo a casa” disse avvicinandosi al
bancone.
“D’accordo a dopo, Emma” la salutò sorridendole sapendo
fin troppo bene che una volta ritrovati a casa il discorso sarebbe continuato.
Note dell’autore:Dopo l’angst
regalatoci da quei due sadici di Eddie e Adam, adesso credo che ci meritiamo un
po’ di dolcezza.
Dovete
perdonare le lunghe attese, tra un capitolo e l’altro, di solito sono più
veloce nell’aggiornare, ma ultimamente la mia musa ispiratrice sembra avermi
abbandonata, comunque spero che continuerete a leggere le mie storie.
Buona
lettura.
Beta:shippergirl
Capitolo 3
Not give up
Il freddo l’era entrato nelle ossa, cercava di resistere
ma la sua coscienza continuava ad andare e venire; si sentiva sempre più
stanca... Elsa, accanto a lei, tentava di tenerla sveglia facendola parlare di
Henry e della sua famiglia. Il senso di colpa la invasa pensando al dolore che
avrebbe causato ai suoi genitori, Henry e Killian: tutti loro avrebbero
sofferto e lei si dannava… Era l'ultima cosa che
voleva adesso, aveva appena iniziato ad accettare tutti loro, aveva iniziato a
sentire Storybrooke come casa sua. Adesso che aveva smesso di correre li
avrebbe lasciati di nuovo.
“Emma” sentì la voce di Elsa inclinata dai sensi di
colpa, percepì il suo tocco, ma aveva i muscoli intorpiditi. “Emma continua a
parlare con me” la incoraggiò costringendola ad aprire gli occhi. “Parlami di
lui” la invogliò, mentre continuava a rimanere cosciente e non tremare.
“Lui... Io...” cercava di trovare un modo per fare capire
a Elsa cosa Killian significava, ma era troppo confusa e si sentiva troppo
debole per riflettere a fondo sulla questione. “Non so bene cosa siamo” disse,
evitando il suo sguardo.
“Anche lui viene dal vostro mondo?” chiese ancora.
“Sì, era conosciuto come Capitano Uncino” rispose.
“Sì, lo so… Un pirata e una
principessa” disse divertita, rispondendo al sorriso di Elsa.
“Mio padre mi raccontava di lui” raccontò la donna.
“Anche se non in termini eroici” continuò.
“E’ molto cambiato da allora” rispose sulla difensiva,
vedeva che molti ancora dubitavano di lui, ma non lei, aveva visto il suo
cambiamento, aveva visto l’uomo dietro il pirata e non era rimasta
indifferente.
“Lui tiene molto a te, si vede” disse tenendole la mano e
stringendola con dolcezza, Emma non riuscì a non sorridere a quello, ripensava
al loro bacio e al loro viaggio nel tempo, a Neverland e tutte le volte che lui
era stato accanto a lei facendo battute o semplicemente spronandola.
“Vorrei che fosse qui, ha la tendenza a rendere tutto più
semplice” confessò, chiudendo gli occhi.
“Credo che tu abbia le idee piuttosto chiare su di voi”
scherzo un po’ Elsa.
Cercò di articolare una risposta, ma uscì solo un
grugnito infastidito.
Rimase in uno stato tra la coscienza e l'incoscienza.
Sentiva Elsa chiamarla e parlare poi alla trasmittente poi perse nuovamente i
sensi, ormai non sentiva più nulla…il corpo era
intorpidito. Senti nuovamente la voce di Elsa e poi quella di suo padre, poco
dopo la ragazza si alzò, strinse i denti e radunò le sue ultime forze per
alzarsi. Finalmente, Elsa riuscì a creare un varco con la sua magia.
“Emma” la voce di Killian la raggiunse, alzò lo sguardo,
e lo vide sorridere sollevato, allungando il braccio verso di lei.Aiutata da Elsa, raggiunse il varco e una
volta fuori si lanciò verso Killian.
Essere stretta tra le sue braccia la rilassò, sentiva il
calore del suo corpo raggiungerla, era bellissimo. Sentiva la sua
preoccupazione e il sollievo di riaverla con lui. Chiuse gli occhi lasciandosi
abbandonare a lui che come sempre la tenne stretta a sé. Senza rendersene conto
si ritrovò seduta sul sedile posteriore della macchina. Killian la avvolse nel
suo cappotto di pelle e la strinse al suo petto.
“Non provare neanche a lasciarti andare, Swan” le
sussurrò.
“Non ho intenzione di farti mollare adesso” continuò
dandole un piccolo bacio sulla fronte. Si strinse ancora di più a lui cercando
di calmare il suo freddo e cercando di tranquillizzarlo.
Era piuttosto nervoso, salì le scale con un peso sullo
stomaco, detestava sentirsi così, David ed Elsa gli avevano detto che aveva
costretto Emma a stare un po’ a casa a riposare, Mary Margaret gli aveva chiesto
di assicurarsi che stesse bene, doveva ancora abituarsi a tutto quello.
Sembrava che la sua Swan dovesse ancora riprendersi da quello che era successo
il giorno prima… Respinse un brivido freddo lungo la
schiena, aveva quasi rischiato di perderla. Arrivato davanti alla porta del
loft, scosse la testa cacciando via la sua preoccupazione, mise su il suo
solito sorriso e batté sul legno con il suo uncino.
“Arrivo” la sua voce arrivò soffocata attraverso la
porta, per una volta aveva ascoltato il padre.
Quando la porta si aprì, rimase piacevolmente colpito,
era vestita semplicemente, ma i pantaloni che indossava abbracciavano le sue
morbide curve risaltandole, i capelli lasciati liberi sulle spalle bagnate, sul
viso nessuna traccia di trucco, solo semplicemente la sua Emma.
“Se sapevo che mi avresti accolto così, sarei arrivato
prima” scherzò, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.
“Ciao Killian” saluto lei appoggiandosi alla porta con un
cenno di sorriso sulle labbra, amava sentirle pronunciare il suo nome.
“Mi fai entrare?” disse porgendole il bicchiere di
cioccolata calda, lei accettò volentieri.
“Non potrei dire di no visto cosa mi hai portato” disse
facendolo accomodare, la superò facendole l’occhiolino, il suo dolce profumo lo
travolse quasi, sicuramente era appena uscita dal bagno.
“Allora come mai qui?” Chiese seguendolo fino al banco
della cucina, distraendolo dai pensieri peccaminosi di lei immersa in una vasca
di acqua calda con niente addosso.
“Ti manda Mary Margaret?” chiese lei sedendosi su uno
degli sgabelli, lui la seguì subito mettendosi accanto a lei.
“Anche, ma volevo assicurarmi che stessi bene” disse, lei
sorrise sorseggiando la sua bevanda.
“Allora com'è la situazione?” chiese, cambiando discorso
e gustando ancora la bevanda.
“Non abbiamo trovato niente di nuovo, penso sia meglio
chiedere direttamente a Tremotino” rispose tranquillamente, senza nascondere il
suo disgusto nel pronunciare il nome del Coccodrillo.
“Credi che sappia qualcosa?” Chiese lei.
“Beh l'urna era nella sua cripta, non mi sorprenderebbe
se sapesse qualcosa” spiegò con calma.
“Giusto, ma voglio esserci anch’io, così se mente, me ne
rendo conto subito” continuò lei pensierosa, posò la tazza e lo guardo curiosa.
“Allora, visto che sei qui, ti va di farmi compagnia e
scoprire cos'è Netflix?” Chiese lei alzandosi, prendendogli la mano e
costringendolo ad alzarsi.
“Lo sai che non posso dirti di no, love” rispose, la vide
arrossire, si alzò avvicinandosi a lei. Emma si stava allontanando, ma strinse
la mano costringendola a voltarsi nuovamente contro di lui, la guardò negli
occhi per poi stringerla a sé circondandole la vita con il braccio sinistro
attento a non farle male con l’uncino, lascio andare la mano che stringeva e
l’affondò tra le sue ciocche dorate, ispirò il suo profumo appoggiando le
labbra sulla fronte.
“Ho avuto paura di perderti ieri, Emma” sussurrò cercando
di farle capire cosa avrebbe significato per lui non averla più accanto. Sentì
Emma stringersi a lui, amava abbracciarla, era un qualcosa di cui non riusciva
a fare a meno, si sentiva confortato della sua vicinanza.
“Sto bene, Killian” sussurrò lei stringendosi ancora a
lui, l’avrebbe protetta, non voleva che le succedesse qualcosa di male, voleva
tenerla al sicuro, nonostante la vita che conducevano, avrebbe fatto il
possibile per tenerla al sicuro.
Fine
Capitolo 3
Note Finali:ATTENZIONE, avrei
bisogno di una seconda beta, per le mie storie sui Captain Swan, mi potete
contattare qui su EFP.
Note
dell’autore:Eccomi con un
altro capitolo, altri missing moments dei nostri amati Captain Swan, il tutto
stavolta si svolge prima e dopo la bellissima 4X03, ho pensato di aggiungere
una piccola anticipazione a quello che avviene nella 4x07-08, spero vi piaccia.
Mi raccomando
aspetto le vostre recensioni, sono curiosa di sapere che ne pensate, alla
prossima.
ATTENZIONE:La mia beta non era disponibile per
problemi di linea (e da una settimana che ho pronto il capitolo), quindi chiedo
subito perdono per gli errori che ci sono presenti, e rinnovo l’invito a
chiunque voglia aiutarmi a bettare le mie storie,
grazie
Capitolo 4
Fear
Si svegliò in piena notte di soprassalto, respirava
affannosamente, sentiva la magia pizzicarle la pelle, stava per passarsi le
mani nei capelli, ma si fermò stavano tremando e sembravano incandescenti,
piccole scintille scoppiavano attraverso la sua pelle. Deglutì spaventata, che
le stava succedendo? Si voltò verso il letto di Henry, dove Elsa dormiva,
sembrava che non l’avesse svegliata.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo riprendendo
il controllo dei suoi poteri, vide le mani tornare alla normalità, era stata
senza dubbio il sogno a fare scattare quella reazione.
Da quando era rimasta bloccata nel muro di ghiaccio,
faceva sempre lo stesso dannato sogno, ma era la prima volta che si svegliava
con le mani in quelle condizioni. Si rimise sotto le coperte cercando di
calmare la sua mente, ogni volta che si risvegliava, doveva ricordarsi che era
solo un sogno, che tutti erano vivi, che lei aveva il controllo dei suoi
poteri, e non aveva tenuto in braccio il corpo senza vita di Killian.
Ogni notte lo stesso incubo, lei perde i poteri, Henry, i
suoi genitori e Regina finiscono per ferirsi, Killian muore tra le sue braccia e
lei non fa altro che stringerlo a lei e piangere tutte le sue lacrime.
Inorridiva al solo pensiero che potesse avverarsi una cosa del genere, aveva
perso troppo, ogni volta che qualcuno si avvicinava a lei, poi lo perdeva, e
ora temeva di perdere anche lui, e sapeva che non avrebbe saputo affrontarlo.
Se voleva proteggersi, poteva fare solo una cosa, tenerlo lontano da lei non
sarebbe servito, ci ha già provato, ma lui torna sempre per lei, almeno avrebbe
tentato di tenerlo al sicuro in qualche modo.
La strinse di più a sé approfondendo di più il bacio, la
sentiva fremere tra le sue braccia, baciare Emma Swan era la cosa più
meravigliosa che potesse anche solo pensare, la strinse ancora ripensando alla
sua confessione.
“Io non posso
perderti”
Aveva temuto, che lei non si fidasse di lui, del resto
lei stessa pochi giorni fa le aveva detto che non poteva fidarsi, come poteva
del resto era un pirata.
Si separarono per riprendere fiato, rimasero vicini, i
loro nasi che si sfioravano, rimase con gli occhi chiusi, non voleva spezzare
quel momento, lei aggrappata al suo cappotto, proprio come la prima volta che
si erano baciati, si leccò le labbra riassaporando il suo dolce sapore, ne
stava diventando dipendente, più la baciava più la desiderava.
“Non promettermi qualcosa che non puoi mantenere, non con
la vita che abbiamo” disse lei con la voce tremante, aprì gli occhi e incontrò
quelli verdi di lei, sapeva bene cosa gli stava chiedendo, non voleva
deluderla, non voleva ferirla, più di quanto era stata già ferita in passato.
“Punto sul lungo corso, Swan” le disse serio guardandola
negli occhi come faceva sempre per assicurarla che non mentiva. Gli sorrise
chiudendo nuovamente gli occhi e stringendosi ancora a lui. La baciò più
dolcemente, indugiando lentamente sulle sue labbra, assaporando con dolcezza il
suo sapore, voleva farle capire che aveva tutte le intenzioni di onorare la sua
promessa, aveva aspettato lei così tanto, e avrebbe fatto di tutto per fare
funzionare questa storia, non avrebbe mai rinunciato a lei.
Si separarono per riprendere fiato, ma senza allontanarsi
troppo, la vide sorridere timidamente, un sorriso dolce e sincero che raramente
aveva visto, ma avrebbe fatto di tutto in modo di vederlo più spesso.
Sembrava che stesse per dirgli qualcosa, ma il suo
telefono squillò, sorrise divertito nel vederla separarsi da lui piuttosto
contrariata, prese quel suo dannato aggeggio e lo guardò, sospirò
maledicendosi.
“Qualcosa non va, love?”
chiese avvicinandosi di nuovo circondandogli la vita con un braccio.
“Henry mi sta aspettando da Regina, ho dimenticato che
stasera dorme da me” disse abbassando lo sguardo imbarazzata. Le accarezzò la
guancia sorridendo
“Andiamo, ti accompagno da Regina” disse staccando da
lei, la vide tentennare un po’.
“Swan?” chiese non capendo il cambiamento del suo
atteggiamento.
“Che ne diresti di restare a mangiare con noi?” chiese
senza alzare lo sguardo, si sorprese quando vide un po’ di rossore sulle sue
guance.
"Accetto molto volentieri” le disse sorridendole,
sapeva che sotto quell’invito nascondeva qualcosa che ancora la tormentava, che
non gli stava dicendo, ma come sempre non l’avrebbe spinta, sapeva che al
momento giusto gli avrebbe detto tutto.
Si svegliò con calma stavolta, si guardò attorno
ritrovandosi nel suo letto ed era mattina, sentiva i suoi genitori e Henry fare
colazione, l’ultima cosa che ricordava era che stava guardando un film con
Henry e Killian sul divano, non si era reso conto neanche di essersi
addormentata, si sorrise nel vedere un bigliettino sul comodino.
Love, non volevo
svegliarti, sembrava che avessi davvero bisogno di dormire, ho passato una
serata piacevole con il tuo ragazzo a guardare la scatola magica, e mi ha fatto
promettere di riportarlo a vela un giorno di questi, sempre che tu sia d’accordo,
ci vediamo più tardi.
Killian
Emma non riuscì a non sorridere, si morse il labbro al
pensiero del bacio che avevano condiviso solo la sera prima, la promessa che
lui le aveva voluto fare e la serata passata insieme, non c’era modo di fuggire
da lui, e per la prima volta dopo tanto non ne sentiva il bisogno, mise nel
cassetto il bigliettino e si alzò, stranamente aveva dormito bene, nessun
incubo l’aveva tormentata, era il momento di smettere di spingerlo via.
Note dell’autore:Ecco finalmente il
quinto capitolo, dedicato all’episodio (che amo) 4x04 quello del meraviglioso
primo appuntamento.
Spero che
questo capitolo vi piaccia, non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni.
Beta: Al3___; musaeriven
Capitolo 5
I wantknow you
Dopo il ristorante camminarono tranquillamente verso le
banchine del molo, il nervosismo che aveva provato si era assopito, il solito
senso di comodità tra loro l'aveva rilassata. Era stata una serata bellissima,
divertente e tranquilla, lui era stato magnifico, l’aveva portata in un piccolo
e romantico ristorante, l’aveva fatta sentire speciale, per una volta lei aveva
smesso di esser la Salvatrice e lui aveva smesso di esser il Pirata, erano solo
Emma e Killian.
Lo stava ascoltando, mentre le raccontava una delle sue
avventure sulla Jolly Roger, aveva una voce bellissima, e un talento innato per
raccontare storie.
Lo guardò mentre parlava, si morse il labro inferiore,
era bello, lo aveva sempre pensato, ma non era solamente bello, aveva questo
strano e incredibile fascino che l'aveva attirato a lui. Nei suoi occhi poteva
vedere una piccola scintilla che gli aveva visto solo una volta, al timone
della sua nave mentre li conduceva a casa dopo Neverland.
"Come l'hai avuta?" Chiese interrompendo il suo
racconto, la guardò confuso.
"La Jolly Roger, come l'hai avuta?" Chiese, lui
inarcò un sopraciglio nel suo famoso ghigno.
"Beh, l'ho rubata, ovviamente" rispose come se
fosse ovvio, ma lei riusciva a vedere che c'era qualcosa che non le stava
dicendo.
"Sarei rimasta delusa del contrario" continuò
lei con ironia.
"Beh, in realtà mi spettava di diritto" disse
lui abbassando lo sguardo e grattandosi l'orecchio.
"In che senso? " chiese lei
"Beh mio fratello, Liam, era il capitano ed io il
suo tenente" rispose senza mai alzare lo sguardo da terra, Emma rimase
sorpresa.
"Eravate in marina?" Chiese fermandosi di
colpo.
"Sorpresa?" Chiese lui sorridendo guardandola e
avvicinandosi a lei.
"Un po’" rispose con calma.
"La verità è che non conosco molto del tuo
passato" affermò.
"Beh ci sarà tempo, spero" le disse con
dolcezza.
"Spero anch'io"
"Allora mi stavi raccontando di come hai avuto la
tua nave" continuò lei mentre ripresero a camminare.
"Oh beh non c'è così tanto da dire" rispose
abbassando nuovamente lo sguardo.
"Dopo la morte di mio fratello ho deciso di lasciare
la vita in marina e come primo atto di pirateria mi sono preso la Jolly Roger, anche
se all'epoca si chiamava in un altro modo" spiegò senza mai alzare lo
sguardo. Emma si sorprese nel rivedere l'uomo dal cuore spezzato intravisto in
lui molto tempo fa su una pianta di fagioli.
"Mi dispiace" disse piano.
"Di cosa, Love?"
Le chiese sorpreso.
"Non volevo portare a galla ricordi dolorosi"
disse con dolcezza guardandolo.
"E' tutto a posto Swan" continuò guardando
avanti a sé, Emma si avvicinò di più e fece scivolare la sua mano in quella di
lui, che la guardò sorpreso, quando lui alzò lo sguardo sul suo viso sorrise
dolcemente.Decisamente questa notte non
doveva finire.
"E tu Swan, come hai ottenuto la tua nave?"
Chiese cambiando argomento e stringendo la mano con dolcezza.
"Beh, a dire il vero, l'ho rubata" rispose
nascondendo il suo viso contro la spalla, scatenando la sua risata.
"Ecco la tua anima da pirata che viene fuori”, disse
soddisfatto, era bello non doversi vergognare di quel periodo della sua vita.
Si strinse nelle spalle attraversata da un brivido,
l'aria attorno a loro era piuttosto fredda e il suo abito non era adatto.Lui si fermò costringendo lei a fare lo
stesso, lasciò la presa sulla sua mano e senza dire altro si tolse la giacca di
pelle mettendola sulle sue spalle.
"Che gentiluomo sarei se farei raffreddare la mia
donna" disse a voce bassa e roca, un tono che le fece salire brividi caldi
sulla schiena. Killian le accarezzò la guancia dolcemente guardandola negli
occhi.
" Ti ho già detto quanto sei bella stasera,
Emma" sussurrò sulle sue labbra.
" Solo una volta" rispose lei sottovoce non
riuscendo a non guardare le sue labbra così invitanti e vicine a lei, avrebbe
voluto rimangiarsi quella dannata promessa fatta quella mattina.
" Beh una cattiva forma senza dubbio, love” le disse spostandole una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Era da tanto che non provava un desiderio così forte
verso qualcuno, ma non era solo la sua bellezza a farle desiderare di perdersi
in lui, era tutto Killian, era il modo in cui la guardava, in cui le parlava,
il fatto che gli bastava guardarla per capire cosa le passava per la testa, e
il modo di approcciarsi a lei e alla sua famiglia. Si avvicinò a lei e le diede
un piccolo bacio sulla fronte, maledicendo il suo essere un gentiluomo, le
strinse entrambe le mani e sorrise consapevole di quello che aveva appena
fatto.
“Andiamo, ti riporto a casa” disse dolcemente,
lasciòle sue mani e le circondò le
spalle con un braccio stringendola a sé, Emma sorrise a quel suo piccolo gesto,
appoggiò la testa contro la sua spalla e sospirò godendosi il suo profumo
inconfondibile di salsedine, cuoio e qualcosa di speziato.
“Mi piacciono i tuoi nuovi abiti” disse sinceramente,
sentendo le sue guancie infiammarsi, mentre lui ridacchiò un po’.
“Bene, era l’effetto che volevo” scherzò mettendola
nuovamente a suo agio, si strinse a lui desiderando che questa serata non finisse
mai.
Note dell’autore:Ecco il sesto
capitolo con un po’ di Captain Swan e anche di Captain Cobra, perché adoro il
rapporto tra Henry e Killian, e spero davvero che nella quinta stagione sia
approfondito.
PS Non
fate caso al titolo, ma non mi veniva altro in mente. Mi raccomando aspetto le
vostre recensioni.
Beta: Al3___
Capitolo 6
I protect her
Era stata una giornata piuttosto tranquilla, la Regina
delle Neve non si era fatta vedere, purtroppo non avevano ancora idea di dove
fosse Anna, ed Elsa era sempre più preoccupata. Scosse la testa e sbuffò, era
ora di tornare a casa, si alzò dalla scrivania, prese la sua giacca per
indossarla, sorrise quando senti i suoi passi dietro di lei.
"Buonasera Swan" la salutò dolcemente, si voltò
verso di lui, com’era possibile che il famigerato Capitano Uncino fosse così
dolce.
"Ciao Killian " lo salutò avvicinandosi, erano
passati solo due giorni dal loro appuntamento ma avevano trovato già un loro
ritmo quotidiano.
"Pronta per andare?" Chiese prendendole la
mano, lei annuì non riuscendo a non sorridergli. S’incamminarono sulla strada
di casa.
“Allora, stavo pensando una cosa” disse lei stringendo la
presa sulla sua mano e appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Sono tutt’orecchie Swan” rispose lui sorridendole.
“I miei genitori stasera portano Elsa e Neal da Granny’s
e Henry starà con Regina” spiegò con calma.
“Quindi?” chiese lui inarcando il sopracciglio.
“Quindi, pensavo, di ordinare qualcosa da mangiare e
guardare qualcosa su Netflix” rispose lei guardandolo.
“Tutta sola?” chiese lui con ironia ben sapendo quali
erano i suoi progetti.
“Beh, se tu non vuoi farmi compagnia” disse lei
allontanandosi un po’ da lui.
“Non essere ridicola, certo che ti farò compagnia” disse
lui costringendola a fermarsi, le circondò la vita con un braccio.
“Non mi capita tutti giorni di averti tutta per me” disse
dandole un bacio a fior di labbra. Si stava allontanando quando lei strinse la
presa sulla sua giacca e approfondì il bacio.
Adorava sentire quel brivido caldo lungo la schiena che
provava ogni volta che la baciava, quest’uomo era capace di renderla una
ragazzina alla sua prima cotta.
Si separarono per riprendere fiato e si sorrisero.
“Andiamo Capitano” disse sorridendogli.
Arrivarono al loft tenendosi per mano, era una cosa
ancora nuova per Emma, ma non le dispiaceva per niente. Corrugò la fronte
sentendo un po’ di movimento dentro l’appartamento, guardò Killian dubbiosa,
aprì la porta e davanti a lei si trovò sua madre che cucinava, Henry che
spiegava a Elsa qualcosa del suo libro, Regina seduta al bancone, e David che
finiva di apparecchiare la tavola.
“Cosa succede?” chiese la bionda un po’ scocciata di non
poter godersi della sua serata.
“Ehi eccoti qui finalmente” disse sua madre
sorridendogli.
“Salve Uncino” salutò la donna mentre si avvicinavano al
bancone.
“Henry ti ha trascinato qui, vero?” chiese la bionda
verso l'ex sindaco che inarcò il sopracciglio riprendendo a bere dal suo
bicchiere di vino, senza però rispondere.
“Spero che non abbiamo interrotto qualche piano” disse
Mary Margaret ai due, Emma sorrise e guardò il pirata accanto a sé.
“Non proprio” rispose lei mettendosi seduta accanto a
Regina.
“Ehi Uncino” chiamò Henry avvicinandosi con Elsa subito
dietro.
“Ciao, ragazzo” lo salutò con calore, amava quello
sguardo nei suoi occhi, di solito lo aveva quando parlava di Henry o era con
lui.
“Domani mi porti un po’ a vela?” chiese il ragazzo
sorridendo, Killian sembrò sorpreso si voltò verso Emma e poi verso Regina.
“Beh, molto volentieri ragazzo, sempre se le tue mamme
sono d’accordo” rispose.
“Per me non ci sono problemi” liquidò Emma sorridendo al
pirata.
“Mamma?” chiese Henry ansioso verso Regina.
“Non vado pazza all’idea che mio figlio prenda lezioni di
pirateria da te” disse con calma.
“Stranamente sono d’accordo con Regina” borbottò David
che li aveva raggiunti.
“Sono sicura, però, che andresti lo stesso, quindi per me
va bene” disse la donna.
“Cool” disse il
ragazzino per poi salire nella sua camera.
“Tutti a tavola, su” invitò Mary Margaret, avvicinandosi
alla tavola, seguita dagli altri, prese la mano di Killian costringendolo a voltarsi
verso di lei.
“Ehi, grazie per fare questo per lui” disse con dolcezza
sorridendogli.
“Nessun problema, Swan” rispose.
“Non devi farlo per forza, lo sai no” continuò.
“Ehi, adoro passare il tempo con lui, è un ragazzo
fantastico” disse per rassicurarla, Emma abbassò lo sguardo e sorrise.
“Lo sai penso, che ti farà il discorsetto” disse poi con
un po’ d’ironia, lo vide corrugare la fronte confuso.
“Discorsetto?” chiese.
“Sì, sai se fai soffrire mia madre dovrai vedertela con
me” scherzò lei.
“Oh il discorso preferito di tuo padre, quindi” rispose
lui.
“Credo che riuscirò a gestirlo” continuò lui con calma.
“Beh sarà il caso che io vada” continuò.
“Non essere ridicolo, unisciti a noi” lo invitò Mary
Margaret sorridendogli.
“Potremmo sempre convincere Regina a unirsi a noi per
vedere il film su Biancaneve” propose Emma sottovoce sorridendogli.
“Questa è una grossa tentazione, Swan” rispose lui
sottovoce per poi avvicinarsi al tavolo con gli altri, con lei al suo fianco.
Erano sul ponte della barca di Leroy, erano ancorati al
largo lungo la costa, e stavano tranquillamente pranzando, Henry gli aveva
raccontato un po’ di cose sul suo libro e sulla scuola. Ma, era da quando si
erano messi a mangiare che lo vedeva un po’ nervoso, sembrava che qualcosa lo tormentava.
“Tutto bene ragazzo?” chiese osservandolo attentamente.
“Si .. .credo di si” rispose alzando le spalle senza
guardarlo, Killian inarcò il sopracciglio, in quel momento gli ricordava Emma,
tutte le volte che tentava di lasciarlo fuori, e credeva di sapere cosa lo
tormentava.
“Henry, sai che puoi chiedermi qualsiasi cosa” disse con
calma sorridendogli. Il ragazzo annui senza alzare lo sguardo, ma rimase in
silenzio.
“E’ vero?" chiese improvvisamente.
“Cosa?” disse lui confuso.
“Quello che mi hai detto quando non avevo i miei ricordi”
disse con calma senza mai guardarlo.
“Su mio padre … sul fatto che … io gli assomiglio?”chiese
avendo conferma dei suoi sospetti.
“Aye, me lo
ricordi molto” disse scompigliandogli i capelli.
“Aveva un talento naturale per la navigazione proprio
come te” continuò perdendosi nei ricordi.
“Come, vi siete incontrati?” chiese ancora, Killian si
grattò dietro l’orecchio un po’ nervoso.
“Oh, beh è stato al suo arrivo a Neverland, era caduto in
acqua mentre l’ombra di Pan lo stava portando sull’isola” raccontò abbassando
lo sguardo volendo evitare di raccontargli cosa era successo dopo.
“Quindi gli hai salvato la vita” disse il ragazzo.
“In un certo senso” rispose ancora lui senza alzare lo
sguardo.
I due caddero nuovamente in silenzio, continuando a
mangiare.
“Killian” lo chiamò nuovamente il ragazzo.
“Voglio solo dirti che a me va bene … sì, che tu e mamma,
state insieme” disse guardandolo, facendolo sentire accettato.
“Grazie” sussurrò colpito.
“E voglio che tu sappia che farò di tutto per
proteggerla, anche da me stesso” disse solennemente mantenendo il tono basso, i
due si guardarono per un po’, poi Henry annuì soddisfatto, ripresero a mangiare
con tranquillità.
Note dell’autore:Per vari problemi
riesco ad aggiornare solo ora, ma per farmi perdonare vi regalo due capitoli, e
spero davvero che vi piacciano.
Buona
lettura
Beta:Al3___
Capitolo 7
I'm here for you
Le mani appoggiate alla scrivania, osservava con
attenzione tutto quello che aveva davanti, la documentazione che le diceva che
Ingrid era stata la sua famiglia, ma lei non riusciva proprio a ricordarlo, e
questo è una cosa che le faceva paura, perché cancellare quella parte della sua
vita? Cosa era successo tra loro? Sbuffò stringendo i pugni sulla superficie
solida, sentiva la sua magia sotto la pelle, vide la luce dell’ufficio
crepitare leggermente, chiuse gli occhi e respirò profondamente per calmare i
suoi pensieri.
Sentì qualcuno raggiungerla alle spalle, si voltò
trovandosi Killian con un sacchetto di Granny’s in mano.
"Ti ho portato la cena" disse mettendo il
sacchetto sulla scrivania più vicina, gli fece un piccolo sorriso mentre lo
vedeva avvicinarsi a lei.
"Dov'è Elsa?" Chiese, mentre lui le mise una
ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"E voluta tornare al loft con i tuoi, era piuttosto
sconvolta dal sapere di avere la Regina delle Nevi come zia" disse
sorridendo un po’.
"Almeno adesso sa da dove arrivano i suoi
poteri" disse sospirando.
"Ehi, vedrai che riusciremo a capire cosa ti ha
portato via" le disse dolcemente circondandole la vita con il suo braccio
sinistro.
"Non so se sia un bene scoprirlo" Sbuffò
liberandosi dolcemente dalla sua presa.
"L'ultima cosa che vorrei e aggiungere un altro nome
alla lista di persone che mi hanno deluso" disse fingendo di sistemare le
carte sulla scrivania, l'ultima cosa che voleva era ripercorrere quei ricordi,
non era pronta ad aprire a lui anche quella parte della sua vita.
"Mio padre ha abbandonato me e Liam quando eravamo
piccoli" disse improvvisamente, posò i fogli che aveva in mano e si voltò
a guardarlo, aveva lo sguardo basso, era teso, si avvicinò a lui.
"Eravamo in viaggio, su una nave, una mattina ci
siamo svegliati e lui non c'era più" continuò senza alzare lo sguardo, lo
vide grattarsi il retro dell'orecchio nervosamente.
"Durante la notte aveva preso una barca ed era
andato via" continuò senza mai alzare lo sguardo.
" Vi ha ... vi ha lasciato su una nave in mezzo
all'oceano" disse avvicinandosi a lui cercando il suo sguardo.
"Ricordo ancora bene, quello che ho
provato quando ho realizzato che non sarebbe tornato.” continuò ancora
sempre con tono basso.
"Mi sono sentito perso,come se stessi affogando e non avevo niente a
cui aggrapparmi. Per fortuna avevo Liam accanto a me, mi ha aiutato a non
perdermi" concluse, Emma deglutì e si avvicinò a lui.
"Non posso immaginare come sia stato per te dover
affrontare tutto questo da sola" disse alzando lo sguardo su di lei per la
prima volta, poteva vedere nei suoi occhi il suo dolore e ne fu
sopraffatta.Aveva avuto sempre questa
capacità di leggerla ed era una cosa che l'aveva sempre spaventata molto, e ora
capiva come ci riusciva, questo piccolo, grande tassello del suo passato era
solo uno delle cose che li legava, quello che permetteva a lui di capirla
profondamente.
"So quanto per te sia difficile parlarne, ma quello
che voglio che tu sappia" disse con dolcezza le prese la mano stringendola
nella sua.
"Sarò qui, quando ne vorrai parlare" le disse
accennando un piccolo sorriso. Si ritrovò ancora una volta senza parole, fece
quello che sapeva fare meglio con lui si avvicinò e gli diede un bacio sulle
labbra, rispose subito come sempre, accarezzandole i capelli, intrecciando le
dita con le sue ciocche, mentre lei giocava con i capelli dietro la nuca, si
strinse a lui appoggiando la testa sul petto di lui.
"Lo so" sussurrò solamente chiudendo gli occhi
e permettendosi di godere della sua vicinanza ben sapendo che come sempre
poteva contare su di lui.
Note dell’autore:Eccovi l’ottavo
capitolo, forse un po’ più corto rispetto agli altri, ma sono arrivata a
episodi più complessi e molto più angst.
Mi
raccomando recensite
Beta:Al3___
Capitolo 8
A moment for us
Era davanti al grande specchio della sua camera, si stava
sistemando il gilet quando senti qualcuno bussare alla porta diede un’occhiata
alla sveglia vicino al letto,era
mattina presto e tra mezz'ora si sarebbe incontrato con Emma, per una colazione
da Granny’s. Si avvicinò alla porta per aprirla, fu sorpreso nel trovarsi
davanti proprio la Salvatrice, appoggiata al telaio della porta sorridendo con
due bicchieri in mano e un sacchetto.
"Buongiorno Capitano" lo salutò porgendogli uno
dei bicchieri.
"E davvero un buon giorno" ricambio guardandola
attentamente, la prese per i fianchi avvicinandola a sé e baciandola.
"Direi che non è un cattivo giorno" sussurrò
lei sulle sue labbra.
La tirò con sé dentro la stanza baciandola ancora. Amava
le sue labbra, erano morbide e dal sapore dolciastro. Baciare Emma era diventato
una vera droga per lui.
"Non che sia dispiaciuto, ansi incoraggio queste tue
iniziative, ma come mai questa bella sorpresa, love?" Chiese staccandosi svogliatamente dalle sue labbra.
"Ho pensato che potevamo fare colazione
insieme" disse lei alzando le spalle.
"Beh stavo giusto per raggiungerti da Granny’s"
spiegò lui sapendo che Emma aveva altre idee in mente.
"Lo so, ma da Granny’s ci sarebbero stati i miei,
Elsa e Henry, e volevo un po’ di tempo per noi" spiegò con lo sguardo
basso e le guance un po’ arrossata, a quello non riuscì a non sorridere.
"Stasera mi occupo di Neal, e Henry dorme al loft ti
andrebbe di unirti a noi?" Chiese dolcemente.
"Sembra un buon piano" concordo, lei alzò lo
sguardo e gli sorrise.
Si avvicinò a lei riprendendo a baciarla con dolcezza e
passione.Avrebbe fatto di tutto pur di
svegliarsi così tutte le mattine. Un suono fastidioso interrompe il loro
momento, a malincuore si separarono, sorrise divertito nel sentire Emma
borbottare qualcosa mentre prendeva il suo dispositivo parlante dalla tasca.
"Cosa succede? " rispose all'apparecchio.
"Sono già da Granny’s " continuò con calma,
Killian le accarezzò la fronte spostandole una ciocca di capelli, mentre
sentiva la voce di David dire qualcosa dall'altra parte dell'apparecchio.
"Sì papà, è qui con me" disse lei guardandolo e
sorridendogli.
"D'accordo, arriviamo" disse infine per poi
posare il dispositivo.
"Qualche emergenza, love?" Chiese preoccupato,vide la luce sfarfallare un po’.
"Niente di preoccupante, Belle ha trovato qualcosa
per fermare Ingrid, e mio padre vuole andare alla ricerca dello specchio"
spiegò con calma.
"Quindi, dobbiamo rimandare a stasera" le disse
dandole un piccolo bacio sulla fronte.
"Ci aspettano alla stazione" disse
sciogliendosi dal loro abbraccio.
"Sarà meglio andare o rischiamo che tuo padre arrivi
qua e butti giù la porta per trascinarti via" scherzo lui prendendo la sua
giacca di pelle.
“Sei proprio un re del dramma, sai!” disse lei mente
uscivano dalla porta.
“Ehi Swan” la chiamò costringendola a fermarsi, si
avvicinò e dolcemente le cinse la vita, con la mano sana le accarezzò la
guancia.
“Non appena tutto questo si sistemerà, e so che si
sistemerà” iniziò con calma.
“Ti prometto che ti porterò nuovamente fuori per una
serata galante” continuò dandole un dolce bacio a fior di labbra.
“Potrei anche crederci, Capitano” scherzò lei liberandosi
dolcemente dalla sua presa e tirandolo per la manica.
“Credici Swan, ho intenzione di mantenere quella
promessa” disse seguendola.
Note dell’autore:Eccomi tornata con
altri due capitoli, dovete scusare l’enorme ritardo, ma gli impegni mi hanno
sommerso, comunque spero che continuerete a seguire questi piccoli momenti tra
i nostri Captain Swan, e visto l’angst che stiamo vivendo (e che ci aspetta)
credo che ne abbiamo proprio bisogno, non so ancora se continuerò anche con la
4B, ditemi voi se volete che continui, intanto ne preparo altre.
Bando alle
ciance, e godetevi questi capitoli.
Beta:Al3___
Capitolo 9
Lies
Uscendo dalla porta sul retro andò via senza guardarsi
indietro.
“Portalo
da me” la voce del Coccodrillo risuonava nella sua testa, ha
cercato di resistere, e dopo essersi assicurato che Emma stesse bene ha ceduto
al suo commando.
Un rombo riempì l’aria, si voltò e vide un gioco di luci
nel cielo, strinse i pugni con la consapevolezza che era Emma, doveva essere lì
accanto a lei, vedere il suo sorriso e godersi lo sguardo soddisfatto e la
consapevolezza della sua magia. Abbassò lo sguardo stringendo la mascella e i
pugni, era stato così stupido da rovinare tutto, se non avrebbe sfidato il
Coccodrillo, poteva essere insieme a lei, poteva ancora una volta sperare nel
loro futuro insieme, il maledetto demone tirava le fila del suo corpo e non
poteva fare altro che ubbidire.
Si rigirò nel letto senza riuscire a trovare pace, era
stanca, ma non riusciva a smettere di pensare, di sentirsi finalmente
tranquilla e serena. Sentiva la magia affluire in lei, e per la prima volta non
ne aveva paura; si mise seduta nel buio e guardò verso Henry che dormiva
tranquillamente accanto a lei, sorrise sollevata: aveva avuto molta paura per
lui, per fortuna tutto si è risolto per il meglio.
Aprì il palmo della sua mano facendo apparire una piccola
sfera di luce, sorrise soddisfatta, meravigliata dalla purezza che sentiva
venire dalla sua magia, voleva condividere quel momento con qualcuno, e sapeva
fin troppo bene con chi:
“La magia
è parte di te, Swan. Ho visto il potere che hai dentro. E’ ciò che fa di te la
Salvatrice.”
“Sono fan
di ogni parte di te”
Si morse il labbro inferiore sorridendo, sì lui era la
persona più indicata per festeggiare questa sua piccola vittoria, anche perché
dopo averla ritrovata era scomparso senza dire nulla.
Attenta a non svegliare Henry si alzò e si vestì in
fretta, in punta di piedi scese al piano di sotto; tutti dormivano beatamente,
perfino il fratellino, prese una bottiglia di Captain Morgan e uscì dal loft.
Le strade erano tranquille e deserte, era raro potersi
godere in piena tranquillità quel posto, andava sempre di corsa pronti per la
prossima battaglia. Raggiunse velocemente il Bed & Breakfast, Ruby la fece
entrare senza problemi condividendo con lei un sorrisetto malizioso ben
consapevole delle sue intenzioni. Una volta arrivata al corridoio del suo piano,
prese il telefono e lo chiamò sperando vivamente che non stesse dormendo, per
sua fortuna rispose quasi subito.
“Swan” non dormiva, ma sentiva che era teso e stanco, si
fermò davanti alla sua porta appoggiando le spalle al muro.
“Non riuscivo a dormire e mi sono resa conto di una cosa”
esordì tenendo lontano il sospetto che qualcosa non andava.
“Cosa?” chiese lui curioso, lei sorrise chiudendo il
telefono, si avvicinò alla porta e busso utilizzando il tappo della bottiglia
leccandosi le labbra in attesa di rivederlo.
Non era affatto pronta a quello che si presentava davanti
a lei: Camicia nera senza il gilet lasciata fuori dai pantaloni neri che gli
fasciavano le gambe muscolose, il braccio sinistro lasciato libero dal supporto
per il suo uncino, cosa che era molto difficile da vedere, i suoi capelli
disordinati come se non avesse fatto altro che passarci le dita in mezzo per
tutta la sera, e adesso bramava essere lei a poterlo fare.
“Ti sei perso i miei fuochi d’artificio” disse tentandosi
di scacciare dalla sua mente scene molto compromettenti e concentrandosi sul
vero motivo per cui era lì.
“Le mie scuse Swan” le disse con un piccolo sorriso, si
mise da parte facendole un piccolo inchino invitandola ad entrare, tipico di
lui comportarsi sempre da gentiluomo.
“Poco male, possiamo festeggiare adesso” disse
mostrandogli la bottiglia che aveva in mano, ma notò sul comodino una bottiglia
quasi vuota e la sua fiaschetta abbandonata sul letto.
“Vedo che hai iniziato senza di me” disse aggrottando le
sopracciglia, era dai tempi di Neverland che non lo vedeva bere così tanto, si
voltò a guardarlo: qualcosa lo tormentava, lo vedeva dalla tensione che aveva
sulle spalle.
"Non riuscivo a prendere sonno” si giustificò
togliendo la fiaschetta dal letto.
"Dov’eri?” chiese preoccupata senza togliergli gli
occhi di dosso.
“Sono tornato qui, volevo lasciarti un po’ di tempo con
il tuo ragazzo e i tuoi genitori” disse prendendo il supporto per l’uncino
abbandonato sul letto. Mentiva, lo aveva capito, ma spingerlo non avrebbe portato
a nulla, quando voleva lui sapeva esser ben più testardo e chiuso di lei,
doveva dargli il tempo necessario.
"Aspetta” disse dolcemente avvicinandosi e prendendo
il supporto per il braccio lo sentì trattenere il respiro, sapeva fin troppo
bene quanto questo lo metteva in forte disagio, ma voleva tranquillizzarlo e
fargli capire che a lei non importava, non era mai importato.
"Fatti aiutare” disse con calma mettendolo sul
braccio.
"Posso farlo da solo” disse rigidamente, alzò lo
sguardo su di lui sorridendo dolcemente, accarezzando il fascio che ricopriva
il suo polso tagliato.
"Lo so, ma voglio farlo" rispose per poi
concentrandosi sulle cinghie del supporto, sentiva i suoi occhi su di sé e si
sentiva fremere, questo gesto era molto più intimo che qualsiasi altra cosa
avessero mai fatto, una parte di lui che le era sempre stata reclusa e che
voleva che accettasse come lei l’aveva accettata..
“Ecco fatto.” disse infine rialzando lo sguardo su di
lui, gli diede un piccolo sorriso che stranamente non ricambiò, semplicemente
la guardava intensamente come volesse dirle qualcosa.
“Tutto bene?” chiese accarezzandogli la cicatrice sulla
guancia.
"Certo, Swan” rispose dandole un piccolo sorriso, la
cosa la disturbò perché sapeva che mentiva, stava per dirgli che sapeva che non
era così, quando stranamente suonò il telefono spezzando quel momento tra loro.
Prese il cellulare mentre lui ne approfittò per allontanarsi da lei e versarsi
un altro bicchiere generoso di rum.
“Non posso crederci” borbottò vedendo il nome del padre.
“Che succede?” chiese senza perdere di vista Killian.
“Ingrid, ha lanciato la sua maledizione” disse il padre
facendole gelare il sangue.
"D’accordo, veniamo alla stazione” disse
stancamente.
"Che succede?” la incalzò Killian, fermo accanto
alla bottiglia con il bicchiere in mano.
“Ingrid ha lanciato il suo sortilegio” rispose mettendo
via il suo telefono.
“Maledizione” disse lui buttando giù l’ultimo sorso del
suo drink.
“Ci aspettano alla stazione” continuò lei guardandolo
preoccupata.
“Sbrighiamoci a mettere fine a questa maledetta cosa”
disse posando rudemente il bicchiere sul comò, prese la sua giacca e si diresse
verso la porta.
“Swan?” la chiamò vedendola non muoversi.
“Certo, andiamo” disse infine, costringendosi a zittire
il suo istinto per il momento, e concentrandosi su quello che stava per
succedere.
Note dell’autore:Eccovi un altro
capitolo, più corto e interamente incentrato sui pensieri del nostro Capitano
prima dell’addio con Emma, uno dei momenti che adoro tra loro.
Spero che
continuiate a seguirmi, mi raccomando aspetto le vostre recensioni.
Beta: Al3___
Capitolo 10
The last egoistic act
Quel maledetto sortilegio si stava avvicinando sempre di
più, doveva correre al molo per incatenarsi, prima che il vecchio sé riversasse
la sua rabbia sulla città, su chiunque intralciasse il suo cammino. Invece si
trovava bloccato lì, davanti alla stazione dello sceriffo, tormentandosi sul
fatto che non avrebbe potuto mantenere la sua promessa, sarebbe stato
l’ennesimo uomo che l’avrebbe lasciata, che le avrebbe spezzato il cuore.
Solo poche ore e sarebbe morto, e adesso commetteva il
suo ultimo atto egoistico, aveva bisogno di lei, di vederla un ultima volta,
stringerla a sé, anelare quello che sono, quello che sarebbero potuti essere
insieme.
La sua Swan, “Emma”
avrebbe salvato per l’ennesima volta questa maledetta città, ma stavolta lui
non sarebbe stato lì a vederlo, a festeggiare con lei.
Chiuse gli occhi e sospirò abbassando la testa, si
sentiva perso, un uomo morto che camminava tra i vivi. Era stato così tentato
la notte scorsa di inginocchiarsi a lei e dirle tutto implorando per il suo
perdono, ma non poteva, il Coccodrillo teneva il suo cuore in una morsa
continua, e adesso che stava per mettere fine alla sua vita non poteva neanche
dire a Emma che la amava, non adesso, non senza il suo cuore nel petto, non
adesso che lo avrebbe perso.
Deglutì e strinse i pugni, le avrebbe detto addio,
l’avrebbe abbracciata un ultima volta pregando che non l’avrebbe odiato una
volta che tutto quello fosse finito.
Note dell’Autore:Eccomi finalmente
con gli ultimi due capitolo, non vi nascondo che non vedevo l’ora di finirla,
perché ho in progetto altre storie da scrivere e mi vorrei concentrare su loro.
Bando alle
ciance eccovi il penultimo capitolo.
Beta: Al3___
Capitolo 11
Another Lies
Erano tutti riuniti alla stazione, la sorella di Elsa,
Anna era un vulcano in piena, da quando erano arrivati non era rimasta in
silenzio neanche una volta, aveva voluto sapere tutto di Storybrooke e della
maledizione che li aveva portati lì, e di come Elsa era finita lì. Emma si
voltò verso l’amica bionda che osservava la sorella con dolcezza, poi la sua
attenzione fu rivolta all’entrata di Killian nella stazione; si avvicinò
sorridendogli, era preoccupata per lui: non lo aveva più visto dopo il loro
saluto.
“Dov’eri finito?” chiese dolcemente.
“Scusa Love,
stavo controllando he tutto fosse a posto” gli rispose accennando un piccolo
sorriso, la sensazione che qualcosa non andasse tornò a farsi sentire, più
prepotente di prima.
“Tu devi essere il pirata: Uncino” aggiunse Anna
avvicinandosi, prima che Emma potesse parlargli.
“Ovvio che sei Uncino, visto che ne hai uno a posto della
mano sinistra. Non credo che sarà una cosa che non si nota, e fa tanto pirata
in effetti. Io e Kristoff recentemente abbiamo avuto una brutta esperienza con
un pirata, non tanto simpatico devo ammettere, sicuramente tu non sei come lui,
ovvio che non lo sei altrimenti non saresti qui con noi, giusto?" disse
tutto in un fiato, Emma sorrise divertita all’espressione confuse di Killian.
“Fa così tutto il tempo?” chiese rivolto a Kristoff, in
piedi accanto alla ragazza che annuì sconsolato.
“Anna, prendi un attimo di respiro” suggerì con dolcezza
la sorella mettendole una mano su quella sua.
“Fai prender respiro anche a lui” scherzò David
sorridendo divertito.
“Direi di concentrarci su come farvi tornare a casa”
intervenne Snow cullando dolcemente Neal.
“Concordo pienamente” aggiunse Kristoff.
“Henry?” chiese Killian a Emma, mentre gli altri
parlottavano tra loro.
“Sta bene, è con Robin” rispose accarezzandogli il
braccio e avvicinandosi a lui.
“Mi ha detto che sei andato da lui” continuò con un
sorriso.
“Sì, credo di essere diventato un po’ paranoico” spiegò
con ironia, evitava il contatto con il suo sguardo, e la cosa la preoccupava.
“Ehi, vuoi raccontarmi cosa ti è successo?” disse con
dolcezza, accarezzandogli la guancia.
“Ho solo avuto un piccolo scontro con Scarlett,
tranquilla” continuò lui con un piccolo sorriso.
“Emma” il padre la chiamò, doveva occuparsi di Elsa e
della sorella, ma sapeva che c’era qualcosa che non andava con Killian, lo
conosceva fin troppo bene, ed erano giorni che si comportava in modo strano.
“Su Swan, riportiamo a casa le tue nuove amiche” disse
lui con dolcezza prendendola per mano e conducendola dagli altri.
Note dell’autore:Eccovi il capitolo
finale, spero che sia buon e che non sia uscita troppo dai personaggi, spero
che comunque sia andata questa long continuerete a seguire le mie FF, ne sto
preparando un paio davvero carine.
Beh alla
prossima e buona lettura con l’ultimo capitolo.
Beta: Al3___
Capitolo 12
Another Chance
Lentamente la sua coscienza si fece largo tra gli incubi
che avevano popolato il suo sonno, aveva dormito, ma la sua coscienza lo aveva
tormentato nel modo peggiore. La camera era avvolta dal buio, una cosa che
aveva sempre detestato, sospirò e si passò la mano tra i suoi capelli, avrebbe
volentieri fatto una doccia per rimettersi in sesto. Qualcuno accese la luce,
inondando la stanza e costringendolo a richiudere gli occhi.
“BloodyHell” imprecò
con la voce impastata dal sonno, infastidito dalla luce improvvisa, sulla
poltrona davanti a lui c’era qualcuno, vedeva l’immagine sfocata di qualcuno,
ma poteva immaginare di chi si trattava, avrebbe riconosciuto dovunque quei
boccoli dorati.
“Swan” borbottò mettendosi
seduto focalizzando la figura di Emma a braccia incrociate sul petto e uno
sguardo che aveva già visto sul suo viso, e non aveva mai portato a nulla di
buono.
“Che ore sono?” chiese confuso mettendosi a sedere.
“Sei e mezzo, hai dormito per tutto il pomeriggio” disse
rigidamente.
“Beh immagino che avevo sonno da recuperare” disse con
calma alzandosi e guardandosi in giro per vedere dov’era l’uncino.
“Come ti senti?” chiese Emma riportando l’attenzione su
di sé.
“Affamato?” rispose dubbioso grattandosi dietro
l’orecchio, sentendosi terribilmente fuori fase. Emma si alzò avvicinandosi
alla scrivania.
“Immaginavo, ti ho fatto preparare qualcosa da Granny” disse tirando fuori delle cose da un sacchetto che
non aveva visto, gli odori lo travolsero e sentì il suo stomaco brontolare.
“Decisamente, sono affamato” disse avvicinandosi a lei
che però si scostò, la guardò mettersi seduta nuovamente sulla poltrona.
“Non ti unisci a me?” chiese inarcando il sopraciglio.
“Ho già cenato con i miei” disse con calma senza
guardarlo, le cose non si prospettavano per niente bene, ma prima di uno
scontro con Emma aveva bisogno di energia, mangiò tutto quello che poteva,
invitandola un paio di volte a fargli compagnia. Quando ebbe finito, rimise
tutto al suo posto, gettando i tovaglioli di carta che aveva usato.
“Basta con i convenevoli, Swan”
disse con calma alzandosi dalla sedia su cui si era seduto per cenare.
“Che fine ha fatto il coccodrillo?” chiese direttamente.
“Belle, ha usato il pugnale per cacciarlo da Storybrooke e non può più tornare” rispose lei.
“Non ci conterei” borbottò mentre andava a riprendere il
suo uncino lasciato sul comodino sotto la camicia che aveva indossato ieri.
“Sarà un problema che affronteremo dopo” disse mentre lui
si rimetteva l’uncino.
“La cosa che non capisco e come abbia fatto Gold a prendere il tuo cuore” continuò alzandosi, Killian sospirò e abbassò lo sguardo.
“E’ una lunga storia” tagliò corto prendendo un'altra
camicia dalla cabina armadio.
“Gold è fuori dai piedi, Elsa e
sua sorella sono tornate a casa loro...direi che ho tutto il tempo del
mondo”insistette lei.
“Davvero, Swan, ora non importa
più” continuò a evitarla.
“Si che importa, ti ho quasi visto morire dopo che mi
avevi promesso che non sarebbe successo" gli urlò contro.
“Ho solo commesso un passo falso, dannazione, non serve
tornarci sopra” gli rispose infastidito, prese la fiaschetta e bevve un lungo
sorso di rum.
“Killian” lo chiamò dolcemente
avvicinandosi a lui.
“Guardami” chiese sottovoce, lui obbedì e si sorprese
quando vide dietro quegli occhi verdi un’infinita dolcezza.
“Ascolta, sai meglio di chiunque altro che sono un vero
disastro in queste cose, nelle relazioni, nel condividere” iniziò con calma
senza mai lasciare il suo sguardo.
“Emma” disse il suo nome in un sospiro cercando di
fermarla.
“No, ascolta: Questa cosa che c’è tra noi, qualunque cosa
sia, possiamo farla funzionare se impariamo a condividere, non credi?” chiese
con un piccolo sorriso.
“Aye, love” le rispose abbassando lo sguardo
e stringendole la mano.
“Se non vuoi dirmi adesso cosa è successo con Gold, va bene, ma ti prego Killian
non dirmi più che non è importante perché ti ho quasi perso” continuò, rialzò
lo sguardo su di lei per poi fissarlo sul suo uncino, non poteva tenerle
segreto quello che aveva fatto.
“Sapevo che il pugnale di Belle era un falso, volevo
usarlo a mio vantaggio” disse digrignando i denti, vergognandosi tremendamente
per la sua debolezza.
“La tua mano” disse lei, accarezzando il freddo metallo
di quell’oggetto che lui odiava tanto.
“Sapevo cosa stava per farti in quella villa, ho provato
a fermarti, ad avvertirti”.
“Ma lui te lo ha impedito” continuò lei.
“Killian, non mi è mai
importato di questo” disse avvolgendo le dita attorno al metallo.
“E’ parte di quello che sei, come la magia è parte di me”
continuò con calma accennando a un piccolo sorriso.
“Non sai cosa sono stato capace di fare in questi secoli”
tentò di farle capire che tipo di uomo era, [un uomo] che sicuramente non la
meritava.
“Sono sempre stato pronto a tutto pur di stare con te, è
lui l’ha sfruttato contro di me, volevo solo essere migliore per te, Swan, ma credo di aver fallito” disse con voce tremante
senza mai alzare lo sguardo.
“Il Coccodrillo mi conosce fin troppo bene e sapeva come
tenermi buono, anche prima di prendere il mio cuore” continuò.
“No, Killian, lui non ti
conosce affatto, certo ha visto il Capitano Uncino, l’uomo disposto a tutto per
la sua vendetta, ma non conosce te, il vero te, e sono pronta a passare i
prossimi mesi a farti capire quanto tu sia un uomo migliore di quello che
credi” disse con dolcezza.
“Direi di ricominciare da quando siamo stati interrotti
prima della maledizione, mi devi ancora una cena, Capitano” continuò lei
sorridendo, si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un piccolo bacio a fior
di labbra, ma prima che potesse allontanarsi, [metti un soggetto, il nome o un
pronome] le circondò la vita con il suo braccio sinistro e intrecciò le dita
della mano destra con le sue ciocche bionde, approfondendo il bacio. Amava Emma,
e voleva dirlo, ma non era ancora il momento, non l’avrebbe spaventata, ma
avrebbe sfruttato questo loro seconda possibilità per rimettere insieme i pezzi
e dimostrarle di essere degno di lei, dimostrarle il suo profondo amore.