Le cronache di Imperia

di Dreamer_10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Occhi color ambra ***
Capitolo 2: *** La battaglia a palle di neve ***
Capitolo 3: *** Escape ***
Capitolo 4: *** Capitolo speciale: Il pugnale ***
Capitolo 5: *** Scuse ***
Capitolo 6: *** La grotta ***



Capitolo 1
*** Prologo:Occhi color ambra ***


Prologo:Occhi color ambra(REVISIONATO)

Mi guardo intorno nervosa. Sto aspettando Cara, la tata di mia figlia Alyssa, davanti alle porte principali del palazzo reale. È sempre stata presente quando ero via con mio marito e ora ne ho bisogno più che mai, spero tanto che non ritardi.
Allungo il collo cercando di vedere sopra gli elmi dei soldati in subbuglio. Abbasso lo sguardo sul fagottino che tengo in braccio. Di solito i bambini di sei mesi sono irrequieti, Alyssa è il contrario. Mi chiedo come faccia a dormire beatamente con tutto il rumore che c’è in questo momento: comandanti che sbraitano ordini, le placche delle armature che si scontrano, e lei dorme come se fosse niente, con qualche ciuffetto nero come la pece a farle da paraorecchie. Scuoto la testa e sorrido.
Vengo distolta dai miei pensieri da qualcuno che mi chiama.
-Mia signora! -
Alzo lo sguardo e vedo la capigliatura rosso fuoco di Cara fare slalom tra i soldati.
-Cara! Lo sai che non voglio che mi chiami così! Sei sempre stata come una figlia per me, vuoi chiamarmi Aurora e darmi del tu o devo fare da dichiarazione ufficiale? -
Scherzo io vedendola arrossire e far diventare la faccia tutt’uno con i capelli.
-Scusami, abitudine, ma dimmi, come mai mi hai chiamata? Lo sai che ti avrei comunque tenuto Alyssa durante la battaglia anche se non mi avessi convocata vero? –
Cara è davvero una bella ragazza: i capelli rossi le arrivano fino alla base della schiena e le incorniciano il viso snello, su cui spiccano due grandi occhi azzurri e le labbra rosee. Oggi indossa un vestito azzurro, leggermente largo sulla pancia, dopotutto è incinta di quasi quattro mesi.
Sospiro, purtroppo devo chiederle un favore ben peggiore di quello che si aspetta e doloroso anche per me, ma necessario per la bambina.
-Voglio che scappi con la bambina, Cara. -
Lei mi guarda con la bocca aperta.
-Ma Aurora … -
Non la lascio finire e continuo col mio discorso.
-Il nemico è troppo forte, non voglio mentirti, abbiamo pochissime possibilità e se qualcuno dovesse farle del male non potrei sopportarlo.
Se poi scoprissero che è mia figlia sarebbe ancora peggio, ricordati che la speranza per queste terre è legata alla casata šviesa*, come dice la profezia, e lei è l’ultima dopo di noi.
Per quanto io sia legata ad Alyssa non posso partire con lei, lo capisci vero? Darei troppo nell’occhio. Se dovessi scegliere una madre per lei io sceglierei te e per questo ti sto chiedendo questo favore, Cara. In più non permetterei mai che tu e il bambino nel tuo grembo lasciaste questa terra, sai quanto io tenga a te.
Se sarò ancora viva dopo la battaglia vi verrò a cercare ve lo prometto, ma devo restare qui e seguire il destino delle terre. Se loro cadranno oggi io e mio marito cadremo con loro, ma LUI non l’avrà vinta, per quanto potrà credere che la casata sia finita si sbaglierà. Ti prego Cara fallo per me. -
L’avevo detto tutto d’un fiato, per evitare le incertezze, il pianto. Una regina impara fin da subito che non se li può permettere. Lei abbassa lo sguardo.
-Okay. -
Lo dice con voce tremante, quasi avesse paura delle proprie parole.
-Ma dove andremo? Come faranno a non riconoscere che è sua figlia? -
-Andrete nella terra del šiaurės*, tuo marito è già là, non troppo lontano da Sniegas*. Non la riconosceranno, perché come sai non ho detto della gravidanza a nessuno per via della guerra. Un’altra cosa: dovete assolutamente nascondere le vostre proprietà magiche. Allenala, ma insegnale a controllarle,hai visto cosa fa Rasked** a chi le possiede. Come tiranno di questa terra vi farà giustiziare tutti e non si farà scrupoli tra bambini, donne e adulti. Non voglio che moriate. -
Sposto lo sguardo sulla piccola addormentata che è ancora stretta contro il petto. Una lacrima mi scende lungo la guancia lasciando dietro di sé una scia salata e ricade  sulla guancia di Alyssa che agita i pugnetti nel sonno. Sorrido a quella vista.
-Mi mancherai Aurora -
Alzo la testa verso Cara.
-Anche tu mi mancherai tesoro, anche tu. -
Ci abbracciamo e io le do un bacio sulla fronte.
-Vieni, andiamo alle stalle, ho già preparato il mio cavallo con le bisacce. -
Dico, allontanandomi e facendole segno di seguirmi.
Ci incamminiamo e quando arriviamo a destinazione mi dirigo verso il box di Arya, la mia giumenta. È già sellata con tutto l’occorrente per il viaggio.
-Ora andate, l’esercito nemico sarà qui tra poco. -
Cerco di trattenere le lacrime ma non ce la faccio più. Al diavolo essere regina, sono pur sempre un essere umano!
-Un’ultima cosa- aggiungo –questi sono due pugnali, uno per Alyssa e l’altro per il tuo bambino. Daglieli al loro quattordicesimo compleanno, come da tradizione.-
Le porgo i due pacchetti che tenevo al sicuro legati alla cintura e lei li mette all’interno delle bisacce annuendo.
Do una carezza sulla guancia a Cara e un ultimo bacio sulla fronte di Alyssa. La bambina si sveglia e mi guarda con quei suoi occhioni color ambra. Quegli occhi che ho tanto amato dal primo momento che li ho visti perché uguali a quelli di mia madre. Quegli occhi sempre così allegri che ora fissano i miei verdi e velati di tristezza. Quegli occhi, gli unici capaci di stappare un sorriso sincero a mio marito. Mi sforzo di sorridere anche con le lacrime che continuano a scendermi sul viso. La guardo un’ultima volta e porgo il fagottino a Cara che intanto è già salita su Arya.
Le ultime raccomandazioni e poi le faccio partire. Vedo le lacrime rigare il volto di Cara prima che si giri. L’ultima cosa che sento prima di tornare al castello è il tumore degli zoccoli sulla strada di lastroni.
Torno nelle mie stanze, prendo un paio di pugnali e il mio fedele arco di legno bianco. Mi lego i capelli biondi e indomabili in una coda alta com’ero solita fare una volta.
Quando mi affaccio alla finestra mi accorgo che la linea scura dell’esercito nemico avanza sulla pianura come vernice nera buttata su un muro.
I campi di frumento già ingiallito dal sole saranno distrutti e il raccolto non sarà mai falciato dai contadini. Come faccio a pensare a queste cose in questo momento prima dalla battaglia? Forse è solo un modo per ricordarmi che la quotidianità non esisterà più.
Raggiungo mio marito alle porte della città.
-Allora Robert? Pronto per una nuova battaglia? -
Chiedo al re.
-Certo Aurora, incocca le prime tre frecce! A proposito, buona fortuna amore. -
Dice lui dandomi un bacio. Ci guardiamo negli occhi, entrambi sappiamo che potrebbe essere l’ultimo.
-Buona fortuna tesoro. -
Gli sussurro per poi salire sulle mura che circondano Ismaar** per posizionarmi con gli arcieri.
-Preparatevi! -
Urlo ai miei compagni mentre incocco una freccia. Aspetto ancora un minuto che le prime file dell’esercito nemico siamo a portata.
-Scoccate! -
Completo l’ordine nello stesso istante in cui un nugolo di frecce parte dall’esercito e si abbatte conto il nemico uccidendone molti ma lasciandone in vita troppi. Sospiro preparando la seconda freccia, non ce la faremo mai e questo LUI lo sa. Rasked lo sa ma si diverte a giocare con noi. Ebbene, io non voglio stare al gioco. Comincio a combattere come non ho mai fatto prima d’ora ma a quanto pare non è abbastanza.
Fendenti col pugnale ai primi nemici che riescono ad arrampicarsi sulle mura, frecce scoccate dall’alto a chi tenta di seguirli con la scala e frecce scoccate alla cieca in mezzo al mare di armature nere e grigie; grida; sangue; morte. Il volto sofferente di un compagno, il volto pieno di rancore di un nemico, giovani mandati in battaglia troppo presto che cadono come bambole di pezza.
Ho pochi ricordi, tutti sfocati e confusi, di quel che succede nelle ore successive: un breve duello con un comandante avversario, gli occhi di mio marito che mi cercano, le urla di una voce che conosco fin troppo bene, la disperazione nel sentirla e i comandi gridati al vento ad un esercito decimato e ormai sconfitto, una lama sulla carne.
Il mio ultimo pensiero, mentre il sole si alza sulla campagna insanguinata, degli occhi color ambra e l’eco degli zoccoli di un cavallo sui lastroni di pietra grigia.

Poi il buio.

*šviesa, šiaurės, Sniegas: letteralmente luce, nord e neve in lituano. Ho cercato su google traduttore e ho provato più lingue, ma quella che mi è piaciuta di più è questa.
**Rasked, Ismaar: non so se significano qualcosa, ma come anche Imperia, li ho creati io. Forse li ho sentiti da qualche parte, non li ho rubati da nessun liro per quanto ne so. Per Rasked mi sono ispirata a Ratatoskr(?) de la ragazza drago, per Ismaar mi sono ispirata a Ismira, la figlia di due personaggi di Eragon mentre Imperia me l'ha suggerito una mia amica.

Angolo me
Salve a tutti (anche se non so chi cavolo si metterebbe a leggere la mia storia)!
Sì lo so, ho molta autostima... si nota? Cooomunque, questa era la mia idea! 
Non sono molto brava a scrivere, ma guardando un film su italia uno che non mi interessava per niente è venuta fuori sta roba che mi piacerebbe poter chiamare storia.
Scusate se ci sono errori o imprecisioni ma è la mia prima storia.
Avrei intenzione di pubblicare un capitolo a settimana (mi raccomando, non prometto niente: se non mi viene l'ispirazione preferisco non pubblicare), quindi rigrazzio chi deciderà di seguire la storia e una recensione piccina piccina? Giusto per sapere che ne pensate della mia idea.
Alla prossima settimana!

-Dreamer

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Capitolo 2
*** La battaglia a palle di neve ***


Capitolo uno: La battaglia a palle di neve (REVISIONATO)
Mi sveglio improvvisamente. Come al solito la causa è un lievissimo (notare il sarcasmo) rumore proveniente dal letto sopra il mio. Devo dire alla mamma che è ora di cambiare il letto a castello.
Guardo fuori dalla finestra, il sole è sorto da poco e a occhio e croce sono le 6 di mattina. Bene, è ora di svegliare Richard.
Un ghigno inquietante compare sulla mia faccia. A volte mi faccio paura da sola!
Lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, mi alzo dal letto e prendo il bicchiere d’acqua che mio fratello tiene sempre sul comodino (non ha ancora imparato che non deve mettere nessun liquido vicino a lui quando dorme, che sia gelido, bollente o a temperatura ambiente[n.d.a. hey ho fatto la rima!]) e mi godo l’ultimo momento di silenzio della casa: tra poco il mio adorato fratellino urlerà, la mamma correrà qui dentro come se ne valesse della sua vita e papà mi dirà stancamente di smetterla di infastidire mio fratello, anche se in realtà se la ride sotto i baffi.
Dopo aver fatto mente locale su quello che succederà nei prossimi 10 secondi e essermi preparata psicologicamente, rovescio il bicchiere sulla testa di mio fratello.
-ALYSSA! – urla Richard aprendo gli occhi di scatto. Passo uno compiuto.
Mia madre, Cara, corre dentro la stanza spalancando la porta.
-ALYSSA, SMETTILA! – urla lei. Passo due compiuto.
Mio padre, Darrel, entra tranquillo con lo sguardo divertito.
-Alyssa, è la quattrocentesima volta che svegli così tuo fratello, non potresti smettere di infastidirlo così? – mi chiede con tutta l’aria di chi è stato costretto a dirlo (coff coff la mamma coff coff). Passo tre compiuto: rituale mattiniero concluso.
-No! È troppo divertente! –rispondo allegra.
Lui mi sorride complice e mi fa l’occhiolino, andando via, probabilmente in cucina a preparare la colazione.
La mamma sospira rassegnata, ormai non sa più che fare, ed esce dalla stanza lasciando soli me e Richard, che si sta strofinando i capelli rossi fulminandomi con lo sguardo, cosa che sarebbe effettivamente in grado di fare se solo si impegnasse nelle lezioni di magia che riceviamo dai nostri genitori.
In casa abbiamo tutti e quattro proprietà magiche, il che significa che se ci scoprissero ci ucciderebbero tutti (il come dipende dall’umore del “sovrano assoluto delle terre”, come si fa chiamare quella sottospecie di re che ci ritroviamo).
Da quando quasi sedici anni fa re Robert e la regina Aurora sono stati uccisi nella battaglia di Ismaar, Rasked governa seminando il terrore soprattutto tra quelli come noi, tra i maghi.
Non vuole nessuno in grado di contrastarlo e quindi il suo esercito, soprattutto nei primi anni, ammazzava chiunque mostrasse segni di magia, bambini e adulti, donne e uomini. Siamo rimasti in pochi e non ci conosciamo, perciò ognuno impara a domare da solo il proprio potere o eventualmente aiutato da un genitore, da un fratello o da un parente in generale.
Mi distoglie dai miei pensieri la botta in testa di mio fratello.
-Sbrigati che facciamo colazione e poi andiamo fuori a fare battaglia con le palle di neve! –dice lui con un sorriso. Nonostante tutto resta il mio fratellino (che per inciso è identico a nostra madre: capelli rossi e occhi azzurri). Sorrido al pensiero e annuisco energicamente cominciando ad andare verso la cucina.
-Certo fratellino! –
-Non chiamarmi fratellino! –
-Ma sei più piccolo, lo faccio con una buona motivazione! –
-Più piccolo di soli 10 mesi! – mi urla dietro offeso. Ridacchio tra me e me, so che gli da fastidio.
Lo aspetto e appena mi si affianca gli scompiglio la zattera di capelli.
-Certo Richard! –
Il mini-litigio viene interrotto da nostra madre.
-Smettetela e venite a mangiare piccoli delinquenti! –
Sentendo quel soprannome mi vengono in mente così tante cose (piccoli furti ai negozi di caramelle e qualche scherzo “innocente”) che io e Richard avevamo fatto insieme. Siamo sempre stati dei bambini irrequieti, eppure quando eravamo piccoli entrambi eravamo sempre a dormire, ma probabilmente stavamo solo risparmiando energie.
Mangio in fretta e corro a prepararmi: mi vesto pesante, mi metto guanti e scarponi, prendo il mio amuleto e lo infilo sotto una grossa sciarpa. Nel frattempo anche Richard si veste e appena siamo pronti entrambi usciamo di casa.
La nostra casa non è troppo grande: due camere da letto, un salottino, una cucina e un bagno. Niente di esagerato, però il paesaggio secondo me è meraviglioso. Subito fuori abbiamo un ampio spazio aperto, un campo gigantesco che si estende tutto intorno alla casa, attraversato da quattro stradine di sassi che portano in quattro direzioni: una porta al villaggio più vicino a casa, una si congiunge alla strada di lastroni che porta in città e le altre due conducono al bosco. E quello è il mio paradiso: verde, animali e silenzio. Silenzio fino a quando Richard non comincia a tirarti addosso palle di neve.
Mi riparo dietro un albero appena in tempo e riesco a schivare la seconda palla con una piroetta. Nascosta dalle fronde di un salice piangente preparo una bella scorta di palle di neve mentre mio fratello mi cerca tra gli alberi. Soffocando un sorriso esco con la testa dai rami e gli lancio una manciata di neve proprio sulla nuca.
Si gira di scatto massaggiandosi la testa e riesce a vedermi prima che io rientri. Con un’altra palla di neve esco di nuovo fuori dal mio nascondiglio e tento di lanciargliela, ma stavolta lui è preparato e la schive.
Nei  suoi occhi azzurri passa un lampo di luce, come succede quando facciamo una magia, e un sorriso inquietante si fa strada sul suo volto.
Mi accorgo un secondo troppo tardi di quello che vuole fare e tre palle di neve mi colpiscono alla schiena guidate dal mio avversario prima che io possa muovermi. In un attimo mi ritrovo con la faccia nella neve e la schiena dolorante. Forse dovevo farle meno dure quelle palle.
Faccio una smorfia mentre mi alzo in piedi e decido di prendermi la rivincita. Mi concentro sui rami pieni di neve che sono sopra la testa del ragazzo, sulla loro forza vitale e sul vento che li muove dolcemente, seguendo i miei pensieri i rami cominciano a scuotersi e prima che Richard possa accorgersene è completamente sommerso dalla neve. Rido di gusto, godendomi la faccia arrabbiata e sofferente di mio fratello.
Le mie risate vengono bruscamente interrotte dal rumore di un ramo spezzato e uno scarpone che affonda nella neve. Guardo spaventata Richard. Se qualcuno ci ha visti siamo in guai seri. Mi avvicino a lui sfilando piano il pugnale che mi ha regalato mia madre per il mio compleanno un paio di anni fa. Di nuovo il rumore si fa sentire, ma prima che io e mio fratello possiamo fare niente, due mani si chiudono davanti alle nostre bocche, impedendoci di urlare.
Poi un fazzoletto imbevuto di una sostanza che dall’odore sembra sonnifero si preme sul mio naso. Tento di non respirare ma alla fine devo cedere e piano piano svengo come mio fratello, accasciandomi tra le braccia del misterioso aggressore.
 
Angolo me
Salve gente! Premetto dicendo che so di essere in ritardo di un giorno (guardando l’ora quasi due) e mi dispiace, ma avevo due problemi chiamasi genitori leggermente incazzati vaganti per casa,
In ogni caso, qui si conosce un po’ la nostra Alyssa sedicenne e la sua nuova famiglia. Chi saranno i misteriosi aggressori? Scopritelo nella prossima puntata di Avanti un altro! No dai … sono davvero caduta così in basso?
Okay dai, basta. Allora, lasciatemi una recensione come hanno fatto quei tre santi nel capitolo precedente (AlexelA, Vyolet e MadreDeiDraghi) e grazie mille a voi e a AlexexA per averla anche aggiunta tra i preferiti.
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo, stavolta possibilmente puntuale. Ciaciao.
 
-Dreamer

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Capitolo 3
*** Escape ***


Capitolo due: Escape (REVISIONATO)
Male. È la prima cosa che sento. Male alle braccia, male alle ginocchia e un terribile mal di testa.
Apro faticosamente gli occhi e mi accorgo subito che non sono decisamente a casa mia: sbarre di ferro a qualche metro di distanza, muri e pavimento di roccia che mi ferisce le ginocchia.
Tento di sedermi e solo allora mi rendo conto di come sono messa: le braccia sono tirate nelle due direzioni da delle catene, abbastanza alte in modo che il busto non tocchi terra e le ginocchia perdono sangue. Probabilmente mi sono agitata nel sonno.
Cerco di togliere la mano dalle manette che mi stringono i polsi.
No, aspetta. Manette?
I ricordi mi colpiscono al petto con la forza di un cinghiale. Neve, Richard, rami, pugnale, sonnifero.
Insieme? Un bel rapimento coi fiocchi.
-Ri…Rich…Richa – mi sgranchisco la voce.
-Richard? – sono ancora troppo debole, non sono sicura mi abbia sentita.
Solo dopo mi accorgo che effettivamente le manette e le catene sono di ferro. Mi do mentalmente della stupida per non averci pensato subito e cerco di concentrarmi sul metallo.
Purtroppo non funziona, non riesco a usare magie.
Cerco nelle lezioni di papà qualcosa che possa annebbiare il cervello in questo modo. Mi sembra di ricordare qualcosa, una certa …
-Reikšti – mi precede una voce familiare.
-Richard! – esclamo, felice di vederlo sano e salvo. Beh, sano mica tanto … salvo nemmeno.
-Ben svegliata nell’inferno, Alyssa – risponde sarcastico.
-Dove siamo? Che ci facciamo qui? Da quanto siamo qui? Quando ti sei svegliato? –
-Calma mitraglietta umana! Allora, siamo nelle prigioni di Sniegas; siamo stati fatti prigionieri per le nostre doti magiche; siamo qui da 3 giorni e io mi sono svegliato ieri. – risponde lui. Dalla sua voce non traspariscono emozioni, ma io so cosa prova dentro: terrore, la stessa cosa che provo io.
Siamo stati presi dai soldati del Regno con accusa di magia e tanto di testimoni oculari, la nostra possibilità di uscirne vivi e liberi è uguale a -234%. E questo lo sappiamo entrambi.
Fisso il mio sguardo su Richard, dall’altra parte delle sbarre alla mia destra.
All’improvviso la porta si apre e un uomo in armatura mi si avvicina col cibo e mi toglie le manette per permettermi di mangiare. Lo stesso fa con mio fratello, poi ci lascia soli.
-Ricordami, quanto durano gli effetti del Reikšti? – chiedo a Richard.
-Sei ore –
-Okay … non mangiare – lo avverto prima che possa ribattere.
-Ma ho fame! E poi che c’entra? –
-Secondo te la pozione ci è entrata in circolazione per magia fratellino? – gli chiedo. Ormai dovrebbe aver capito!
-Ah… ma comunque che cosa vorresti fare? Uccidere le guardie con la mente? – domanda logica, dopotutto.
Mentre butto via il cibo fuori dalle grate della finestrella che c’è sul muro dietro di me e gli rispondo con un distratto “non lo so” di evasione.
Dopo un paio d’ore la porta si apre nuovamente, ma stavolta la guardia mi ammanetta dietro la schiena le mani e mi slega i piedi, poi mi conduce per il corridoio mentre un’altra trascina Richard dietro di noi.
Ci portano dal “ministro” in carica nella nostra regione che ci sottopone ad un interrogatorio di quattro ore,dove ci chiede chi ci ha insegnato le arti magiche, con chi avevamo imparato ecc.
Ovviamente noi non rispondiamo. Verso la fine si cambia argomento. Generalmente li uccidono tutti i maghi. E noi ovviamente non facciamo eccezione. La conversazione perciò non tocca neanche la possibilità di non essere giustiziati, piuttosto converge verso la modalità dell’esecuzione.
Veniamo portati nella piazza del popolo e ci spingono attraverso la folla verso la nostra esecuzione: dato che eravamo armati quando ci avevano rapiti, ci uccideranno con le nostre armi, in questo caso, due pugnali, perciò si inizia il lancio del coltello.
Bello, finché non lo lanciano a te, più precisamente in una parte del corpo chiamata cuore, vulnerabile muscolo involontario da cui dipende la nostra vita e che se viene colpito non hai speranze.
Io e mio fratello ci mettiamo uno di fianco all’altra appoggiati al legno. Non ho ancora riacquistato le mie abilità totalmente, siamo spacciati.
Chiudo gli occhi e faccio un bel respiro.
Mi volto a guardare il ragazzo.
-Ti voglio bene, Richard. – mi stupisco da sola di quello che dico ma hey, sono in punto di morte.
-Anche io te ne voglio, Alyssa. – beh, anche lui dopotutto sta per morire.
In quel momento una scarica di energia pura mi libera il cervello dalla nebbia. Mi giro a guardare il mio fratellino. Abbiamo la stessa espressione, stupita e amareggiata. Un po’ prima no eh?
Ormai non possiamo più fare niente, il teletrasporto è una magia troppo avanzata, ma io voglio morire da libera, perciò modello il metallo delle manette muovendo leggermente la mano in modo che le catene si fondano con gli anelli che mi stringono i polsi, per fare in modo che non si noti. Richard fa lo stesso.
I nostri aguzzini salgono sul palchetto dove si svolge l’esecuzione pubblica. Noto subito i nostri pugnali nei loro foderi attaccati alle loro cinture. Reprimo un conato di vomito e torno a concentrarmi sulle parole.
-Sono accusati di possedere armi, con cui oggi verranno processati, di aver aggredito le guardie che si trovavano nel bosco dopo aver praticato arti magiche ed essere stati sorpresi,… - continua con l’interrogatorio, la pena,… perché cercare in tutti i modi di allontanare l’ora della nostra morte? La gente si annoia!
Dopo l’interminabile discorso, i soldati si posizionano davanti a noi, ma ancora non lanciano.
All’improvviso sento una voce nella mia testa
-Ciao Alyssa, sono la guardia, anche se in realtà non sono un soldato, sono un mago. Faccio parte di una specie di setta segreta e io e il mio compagno siamo qui per salvarvi e portarvi via.
-Come faccio a sapere che non stai mentendo? – gli chiedo sempre attraverso il contatto mentale.
-Io adesso lancerò il pugnale di fianco al tuo orecchio sinistro, tu prendilo e insieme a tuo fratello corri verso di noi, prendici la mano e poi saremo al sicuro. Se mentissi ti prenderei direttamente il cuore non credi? – ragionevole …
-In effetti … -
-Qualcosa da dire prima del momento?
-Cerca di non sbagliare mira per favore eh? – è davvero la mia più grande preoccupazione.
Non devo aspettare due secondi che un pugnale è ad un centimetro di distanza dal mio lobo sinistro. In un gesto fulmineo prendo il pugnale, agguanto per la maglia mio fratello mentre lui prende il suo pugnale e corro verso i nostri ex aguzzini dando la mano ad uno di loro prima che i veri soldati abbiano il tempo di fare qualsiasi cosa.
Sento uno strappo all’altezza dello stomaco e mi ritrovo sottoterra, in un tunnel di roccia, più chiara e pulita rispetto a quella delle prigioni.
-Fico, teletrasporto … - dice Richard ancora assorto nei suoi pensieri.
Perciò, come al solito, sono io quella che fa la domanda che sta assillando sia me che lui da quando quegli uomini ci hanno parlato nella mente, mi giro verso i finti soldati e dico:
-Ma voi, chi cavolo siete? –
 
ANGOLO ME!
Allora … buona domenica!
Sì, lo so, sono in ritardo di una settimana, ma ho avuto quattro problemi:
1.Genitori
2.Scuola
3.MDI, malattia grave comune tra gli scrittori (anche detta Mancanza Di Ispirazione, sì Alex, mi riferivo a questa)
4.la preparazione di una piccola sorpresina che pubblicherò mercoledì 10 dicembre, il giorno del mio compleanno. Niente di speciale ma comunque mi ha preso tempo.
Grazie mille a tutte le persone che hanno visualizzato la storia.
Grazie a La custode del cuore, Alessandroago_94 e Alexandros_95, i miei tre grandi santi che hanno recensito il secondo capitolo.
E infine grazie a La custode del cuore, che ha aggiunto tra le preferite la storia e ad Alessandroago_94 che l’ha aggiunta tra le seguite.
Un bacione a tutti voi e a mercoledì con la piccola sorpresa!
Ciao da
 
-Dreamer

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Capitolo 4
*** Capitolo speciale: Il pugnale ***


Capitolo speciale: Il pugnale. (REVISIONATO)
Non devo aspettare due secondi che un pugnale è ad un centimetro di distanza dal mio lobo sinistro.
Il mio pugnale …
È il mio quattordicesimo compleanno.
Quando arrivo in cucina sono già tutti seduti a tavola e mia mamma ha un pacchetto in mano.
-Auguri Alyssa! – lo gridano tutti insieme e mi spaccano i timpani.
-Calmi, mi sono appena svegliata … - rispondo all’urlo con un sussurro assonnato.
Mia madre mi si avvicina e mi porge il pacchetto. In realtà è solo stoffa, ma so già cosa c’è dentro. La mamma aveva detto a me e Rich che al nostro quattordicesimo compleanno ci avrebbe regalato il nostro primo pugnale. Potrebbe sembrare strano ma … è la tradizione di famiglia.
-Quando vivevo a Ismaar una persona me l’ha regalato per te, così ora tocca a me regalartelo. – mi dice Cara.
Sorrido e prendo il pacchetto. Lo metto sul tavolo e srotolo lentamente la stoffa.
-Wow – è tutto quello che riesco a dire.
Davanti a me c’è un meraviglioso pugnale nero. O meglio: attorno all’elsa nera si attorciglia la coda di un drago fatto di pietra viola scuro. La sua punta finisce esattamente sopra una pietra preziosa incastonata sulla fine dell’elsa. A separare elsa e lama sono le ali del drago, aperte come se fosse pronto a spiccare il volo dal tavolo.
La testa del drago fa da inizio lama, lunga una ventina di centimetri, anch’essa rigorosamente nera, ma l’oscurità è interrotta da un metallo particolare, di tutte le tonalità del rosso che si possono trovare nel fuoco vivo. A partire dalle fauci del drago, infatti, una fiammata ruota intorno alla lama fino ad arrivare alla punta.
Quel metallo da l’impressione di poter davvero prendere fuoco, forse con un po’ di magia …
Mi concentro un attimo e istantaneamente il fuoco si impossessa della lama, ma solo dove c’è il metallo rosso. Interrompo il flusso di energia.
-Sembra fatto apposta! – esclamo, riferendomi alla magia appena compiuta. Generalmente avrebbe dovuto prendere fuoco tutta la lama, se non tutto il pugnale, invece no.
-In effetti è fatto apposta. – risponde mio padre con un sorriso. Sorrido anch’io. Per i prossimi dieci mesi potrò rinfacciare a Richard di avere un pugnale tutto mio!
Il mio pugnale.
 
Angolo me.
Tanti auguri a me! Tanti auguri a me! Tanti auguri Marianna, tanti auguri a me!
Yeeee! Okay basta … questo signore e signori era il piccolo capitolo speciale che volevo farvi vedere, dopotutto un pugnale è un pugnale!
Bene, dato che sono di fretta vi dico solo un paio di cose: sono stata via tutto il giorno quindi mi scuso per non aver pubblicato prima; non posso ringraziare le persone che hanno recensito perché non ho tempo, ma siete davvero degli angeli comunque. Avevo preparato un disegno, ma devo trovare il modo di scannerizzarlo, poi lo aggiungerò al capitolo. Infine, ci vediamo al prossimo capitolo, ciaciao!
 
-Dreamer

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Capitolo 5
*** Scuse ***


Scuse
 
Ehm ehm… sì bhe, buongiorno. Schiva padelle, pomodori e armi da taglio varie
Scusate scusate scusate scusate scusate! Non ho nessuna scusa per quello che ho fatto!
È passato quanto? Un anno e due mesi?
Mi dispiace tantissimo per essere mancata per tutto questo tempo, ma non ho più avuto il coraggio di andare avanti con la storia e non avevo nessuna ispirazione.
Non me ne ero dimenticata, anzi, Alyssa e voi lettori avete avuto un posto d’onore nella mia mente, continuando a perseguitarmi ogni qualvolta entrassi in efp. Purtroppo, come ho già detto, ho sofferto di mancanza di ispirazione, dopo un periodo in cui mi si è rotto il computer, ho perso tutti i file che erano all’interno e ho addirittura dovuto cambiarlo (R.I.P. acer). Non sto cercando scuse per togliermi tutte le colpe di dosso: la colpa è solo mia e della mia pigrizia.
Spero che possiate perdonarmi e abbiate ancora voglia di seguire questa storia, perché ho intenzione di riuscire, un giorno, a mettere “Completa” a questa storia e vorrei che voi lettori foste qui con me quando lo farò.
Dopo queste smancerie, vorrei avvisarvi che ho revisionato i primi quattro capitoli e ho aggiunto dei dettagli, seguendo anche i consigli delle recensioni, perciò vi consiglierei di rileggerli (se non l’avete già fatto), soprattutto il prologo.
Detto questo, io vi saluto e vi do appuntamento a domani (o stasera) con il terzo capitolo della storia.
 
Grazie a chi non ha perso le speranze e ha mantenuto questa storia tra le preferite/ricordate/seguite e grazie a chi è arrivato fino in fondo a questo poema senza perdere la pazienza. GRAZIE DI CUORE.
 
-Dreamer

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Capitolo 6
*** La grotta ***


Nota importante per comprendere meglio la storia a fine capitolo.
 
Capitolo 3: La grotta.
 
-Quindi, fatemi capire: voi siete una setta di maghi che si oppone a Rasked, vi siete formati dieci anni fa, in questo momento ci troviamo nel sottosuolo della terra di Vakarų*, più precisamente sotto Vėjas* e nonostante stiamo camminando da dieci minuti non siamo ancora arrivati?- sbotta Richard, infastidito.
Effettivamente, i tunnel dove stiamo camminando sono dannatamente lunghi e sembra di essere in un labirinto. Le due finte guardie non si voltano nemmeno, continuando a camminare.
-Già… tranquillo, siamo quasi arrivati- risponde quella più alta. Circa dieci minuti fa le due guardie ci hanno teletrasportati qui e da allora non facciamo altro che camminare per questi corridoi e i due uomini parlano di tanto in tanto solo per rispondere alle domande di Richard. O per meglio dire uno dei due parla, l’altro si limita ad annuire.
Ci ha spiegato tutto al volo, assicurandoci semplicemente che ci avrebbero detto tutto una volta arrivati.
-Possiamo sapere come vi chiamate?- chiedo io, leggermente scocciata da tutta questa situazione. Non sono una persona paziente.
-Io mi chiamo Henry, mentre lui si chiama Leon- risponde lo stesso di prima poi ,vedendomi guardare storto Leon, aggiunge –mio fratello è muto.-
Ecco, ora si spiega l’insolito silenzio. Li osservo: dalla mia posizione non vedo molto, dopotutto Rich ed io stiamo camminando dietro di loro, ma Henry rispondendomi si è girato per la prima volta da quando si sono tolti gli elmi e finalmente ho potuto vedere il suo viso.
Hanno entrambi i capelli biondissimi, quasi bianchi, che Leon porta un po’ più lunghi. Henry ha gli occhi verdi [n.d.a. adoro gli occhi verdi], un naso fino e le labbra quasi non si notano, da quanto si confondono con la pelle pallida. Dovrebbe avere circa 20 anni, poco più. Da quanto ho potuto vedere quando si è girato leggermente per chinare la testa in segno di saluto, Leon è molto simile al fratello. Forse sono gemelli?
Decido di evitare di fare altre domande.
Mi accorgo solo adesso che il tunnel è leggermente in pendenza, stiamo andando sempre più in basso… questa cosa mi mette un po’ di inquietudine, non ho mai amato i luoghi chiusi, anche se non sono claustrofobica. Semplicemente preferisco stare all’aperto e il fatto di star camminando verso il basso mi assicura che non usciremo da qui tanto presto.
Mentre sono assorta in questi pensieri noto che il tunnel si sta allargando, o meglio, espandendo in tutte le direzioni. Non ho neanche il tempo di pensarci che, dopo l’ennesima curva, mi si apre davanti una vista fantastica.
Ci troviamo nella parte più alta di una caverna gigantesca, a forma di semicerchio. Davanti a noi ci sono delle scale che scendono a chiocciola per una quarantina di metri fino al livello più basso. Livello, sì, perché questa grotta sembra divisa in livelli: su tutte le pareti cono stati costruiti più di 10 piani di case, negozi o giardini che si alternano, estendendosi anche sul “pavimento”. I piani sono tutti costituiti da delle insenature scavate nella roccia (o forse delle sporgenze di roccia create dal tempo) mi vengono quasi le vertigini a guardarle. Le case sono tutte collegate da ponti di pietra o di legno, tutti collegati a un ponte principale per ogni piano, che si collega a sua volta alla scala a chiocciola. Il paesaggio è pieno di vita: i bambini giocano e le loro risate riempiono lo spazio vuoto, i colori dei fiori che occupano i giardini o che scendono dalle finestre delle case danno un tocco d’allegria alla grotta che altrimenti sarebbe totalmente grigia e nera. Sul “soffitto” si apre uno grande squarcio circolare al di sopra del quale si vede solo acqua. Probabilmente in origine questa grotta era completamente immersa nell’acqua, trattenuta ora dall’entrare e invaderla di nuovo solo dalla magia. Forse siamo sotto un lago, dato che entra molta luce. Questa luce colorata d’azzurro dall’acqua sovrastante, dona una nota di sospensione al tutto, come se fosse solo un ricordo.
Io e Rich restiamo a bocca aperta davanti a quello spettacolo, mentre Henry e Leon ci guardano sorridendo.
-Dai, andiamo, avrete tutto il tempo di ammirare il paesaggio dopo aver parlato con il capo.- ride il ragazzo.
Cominciamo a scendere e mi accorgo che la caverna non è affatto a forma di semicerchio, ma di cerchio. Sommando “pavimento” e “soffitto” sembra una sfera. Dopo aver fatto i primi sei scalini, infatti, mi si apre la visuale anche sull’altra parte della grotta, come struttura quasi del tutto identica all’altra parte, fatta eccezione che al centro della parete c’è un edificio più grande, probabilmente la base. Sul soffitto ci sono altri scorci di luce come quello presente dall’altra parte, alcuni più piccoli, altri più grandi. Ora che ho una visuale più completa vedo che i ponti principali sono tre.
Scendiamo al terzo piano dall’alto e procediamo sul ponte principale che porta direttamente alla base. L’edificio è grande tanto da occupare due piani in altezza e tre case in larghezza, è più elaborato degli altri e sopra alla grande porta di legno c’è uno stemma che riconosco: era lo stemma di Imperia prima che l’attuale sovrano la occupasse.
E’ a forma di scudo, sulla parte in basso a punta parte il tronco di un albero, una quercia, che stende i suoi rami fino a metà dello stemma, le foglie scolpite sul bassorilievo sono incredibilmente realistiche, sembrano fatte una ad una. Dai rami spuntano due mai che si incrociano e sono unite per il polso da un nastro; sostengono entrambe un sole, una da una parte e l’altra dalla parte opposta. Le radici della quercia fanno da cornice allo scudo.
Guardandolo sento un senso di pace crescermi dentro. È uno stemma pacifico, del tutto diverso da quello di Rasked, che si basa sulle spade e sul sacrificio. Ancora una volta, mi chiedo come tutto questo possa essere stato possibile: come ha potuto lui fare questo al nostro regno? Quali erano i motivi per farlo?
Distolgo lo sguardo, rendendomi conto che Rich, Henry e Leon mi stanno aspettando già all’interno dell’edificio e mi incammino anch’io verso il capo della resistenza magica.
 
*letteralmente ovest e vento in lituano.
 
Angolo autrice
Eccomi qua, tornata di nuovo come promesso col terzo capitolo.
Penso che sia ora di spiegarvi un po’ la morfologia (paroloni) e la divisione in regioni di Imperia: innanzitutto, al confine nord ha il regno di Sensijn da cui è separata da una catena montuosa che continua fino a metà del confine est dove confina con il regno di Aresty (questo regno confina anche quasi del tutto a sud). A sud e per l’altra metà del confine est si estende una foresta che si dirada verso il confine ovest, dove si trova il mare. I nomi dei due regni confinanti non ho idea di cosa significhino, me li sono inventati di sana pianta scrivendo lettere a caso sulla tastiera. Il regno si divide in quattro regioni: Siaurės(nord) città principale Sniegas (neve), Vakarų(ovest) città principale Vėjas (vento), Pietų (sud) città principale Saulė (sole), Rytų (est) città principale Lietus (pioggia).
Ringrazio tutti quanti per aver letto e ci vediamo al prossimo capitolo, la prossima settimana.
Ciao ciao da
 
-Dreamer

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