Sometimes the last person you want to be with is the one you can't be without

di Mitsunari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Sono ormai due anni che vivo nel mondo degli umani.
Il mio nome è Fortuna è sono il demone dell'omonimo peccato. Sono nato dall'unione tra il Diavolo e Avarizia con un pizzico di Superbia. Sono uno dei peccati più compiuti dagli umani e per questo uno dei più forti, dato che mi butto delle anime dei peccatori, per questo motivo molti demoni minori mi temono.
Come dicevo, vivo nel mondo umano per una semplice ragione: l'Inferno è molto solitario, nonché un posto terribile. Non mi piace stare solo e, a differenza degli altri demoni, ho delle tracce di sentimenti umani quindi ho deciso di trasferirmi sulla Terra. È stata una decisione apparentemente drastica ma mio padre, il Diavolo, non riusciva più a vedermi andare in giro per il nostro castello come un fantasma. Fin da piccolo ho avuto paura della solitudine, non l'ho mai sopportata e so che questo non è normale per un demone, ma, come ho già detto, sono molto simile agli umani.
A me piace stare in mezzo alla gente, soprattutto nei casinò che sono come una seconda casa per me; ammetto che un po' mi dispiace per gli umani che mi sfidano nel gioco, vinci sempre io.
Ma tralasciamo questo argomento, ne parleremo in seguito.
Nel mondo umano mi trovo molto meglio. 
Frequento una scuola particolare, la Karat -parola rigida che significa pace- dove umani e creature sovrannaturali, in particolare angeli e demoni, convivono pacificamente. Siamo divisi in tre padiglioni è questo facilita l'ideale di una convivenza pacifica.
In questa scuola, ogni studente ha un nome in elfico, che è principalmente la traduzione del duo reale nome e la suddetta lingua è diventata quella più utilizzata all'interno dell'istituto. Il mio nome scolastico è Milek che significa, appunto, fortuna.
Ma sto divulgando troppo; la mia storia inizia qui, con l'incontro di una persona che segnerà per sempre la mia esistenza.

Note della pazz-*cof cof* volevo dire, autrice!
Eccoci qui con l'inizio di questa storia, spero vi piaccia, ci sto lavorando tanto. Ho già dei capitoli pronti quindi fatemi sapere se volete che continui.
Grazie per aver letto fin qui, alla prossima! o(^O^)o 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo ***


Capitolo primo

Apro piano e a malincuore gli occhi e mi guardo intorno: sono nella mia stanza nel dormitorio. 
È stata una notte lunga, ha piovuto tutto il tempo. Me ne sono accorto perché passo tutte le notti in bianco; noi demoni riusciamo a dormire solo se ci sforziamo. 
Mi alzo lentamente, questa mattina sono molto pensieroso. Con distrazione allungo la mia coda nera e con l punta a forme di picca -che in genere nascondo intrecciandola attorno alla vita sotto i vestiti dato che a scuola non possiamo mostrare le nostre vere forme- verso i vestiti e li prendo per poi dirigermi in bagno sbadigliando. Mi preparo: indosso una maglietta a righe nere e blu e un pantalone nero; infilo i piedi nelle scarpe, anch'esse nere, ma prima di uscire dalla stanza mi blocco davanti allo specchio.
Osservo i miei capelli neri, li odio, ho una zazzera che poi si allunga fino ad appena poco superate le spalle; i miei occhi color rugiada hanno -come sempre- un'espressione triste e i miei lineamenti sono morbidi e fanciulleschi. Odio il mio viso, mi fa sembrare una ragazza e, soprattutto, tutti mi scambiano per un umano o addirittura un angelo. Come se un angelo potesse avere i capelli neri e una coda da demone, bah.
Ringhio, stavo quasi per rompere lo specchio con un pugno ma mi trattengo.
Esco dal bagno, afferro la mia cartella ed esco dalla mia stanza chiudendo la a chiave per poi dirigermi verso la camera di Mailea (o Lussuria). Mio compagno di scuola, nonché mio migliore amico, lui è il demone della lussuria.
Busso alla porta di camera sua aspettando che apra. Mi guardo intorno, è abbastanza presto e il dormitorio è quasi vuoto, si sentono solo dei ragazzi parlare in lontananza. Sospiro, ho sempre avuto il brutto vizio di alzarmi troppo presto e dopo un Po vedo Mailea sbucare dalla porta.
«Buongiorno» mi sorride smagliante come sul solito.
«Giorno» mugolo sbaragliando.
«Whoa! Che ti è successo? Hai una faccia» mi guarda preoccupato.
«Sto bene. Sono sempre così pallido se ti riferisci a quello» spiego.
«No, intendevo dire che hai una faccia triste e depressa, si può sapere che hai?» insiste, sempre più preoccupato.
«Non devi preoccuparti per me» sussurro.
Mi mette un braccio sulle spalle abbracciandomi e mi bacia sulla guancia «Non tenerti tutto dentro Milek, sai che puoi dirmi tutto» mi incoraggia.
«Sto bene Mailea, davvero» gli sorrido debolmente.
Lui sospira e mi stringe più a sé «Mi sei mancato stanotte»
Sorrido e mi sistemo meglio tra le sue braccia «Anche tu» gli soffio sulle labbra e lo bacio.
Io e Mailea non stiamo insieme. Lui è il mio migliore amico e abbiamo spesso rapporti di sesso. Lui è il demone della lussuria, uno dei Sette e ha bisogno di rapporti carnali per nutrirsi, quindi gli do una mano e in cambio lui mi copre quando alcune notti esco dalla scuola per andare ai casinò.
Mi stacco dalla sua bocca e poggio la testa sull'incavo del suo collo, mi accorgo solo ora che aveva un odore strano. «Sei stato. On qualcuno stanotte» gli chiedo curioso ma anche con un pizzico di gelosia.
«Con nessuno, sai che non posso nutrirmi a scuola e posso fidarmi solo di te altrimenti sarei già finito nei guai» si giustifica.
«Lo so, ma... hai uno strano odore» lo guardo confuso.
Ride, ma è una risata nostalgica e triste «È la puzza dell'Inferno, Milek, l'hai già dimenticata?»
Sgrano gli occhi e mi allontano da lui. Sono consapevole che per un demone è impossibile odiare l'Inferno ma io lo sto facendo da un po' di tempo a questa parte.
«Allora è questo che ti tormenta» si avvicina a me «Fortuna, siamo demoni non possiamo cambiare la nostra natura, lo sai. Gli umani sono anche peggio di noi, quindi non capisco perché ti sforzi di essere come loro. Non fraintendermi non voglio costringerti a tornare all'Inferno, voglio solo raccomandarti di non dimenticare quella che è la tua natura»
Quel nome, il mio vero nome, mi fa tornare alla realtà. Stringo i denti e abbraccio Mailea di scatto «Lussuria, ti prego, almeno tu, non abbandonarmi!» Lo supplico.
Lui mi accarezza dolcemente i capelli «Non lo farò mai, sarò sempre con te» sussurra. 
Alzo il viso e lui mi bacia. Sento una porta aprirsi e mi allontano da lui. Non devono scoprirci o saremo nei guai. Per ma tenere salda la convivenza civile a noi demoni è proibito nutrirci all'interno delle mura scolastiche.
Guardo la porta che avevo sentito aprirsi e vedo uscire Calen (o Invidia), demone dell'invidia, un altro dei Sette.
Lui ci guarda con i suoi occhioni verdi pieni d'invidia, appunto. Fa sempre così anche se in questo periodo è diventato più insistente. Lo saluto con la mano e quando se ne va mi giro a guardare Mailea e facciamo entrambi spallucce.
«Povero Calen è invidioso» ride Mailea.
«È normale che lo sia, è parte di lui» dico semplicemente.
Mailea non risponde, mi stringe all'altezza della vita e inizia a darmi piccoli baci sul collo.
«Mmh... Mailea non è il momento dai...» mugolo e cerco di sciogliere l'abbraccio.
«Dai Milek, ho voglia...» mi sussurra con tono malizioso.
«Tu hai sempre vogli- aah~» mi scappa un gemito e mi copro la bocca quando mi tocca in mezzo alle gambe. Lo spingo indietro «Contieniti! Non passerò i guai perché non sai controllare i tuoi istinti!» sbuffo e me ne vado verso il cortile.
Nel cortile vedo Calen seduto su una panchina vicino alla fontana posta al centro del giardino e lo raggiungo «Calen!» lo chiamo facendogli segno.
Lui distoglie l'attenzione dal libro che stava leggendo, si volta è mi guarda con un certo stupore «Milek, non eri con Mailea?»
«Si, ma lui aveva da fare» dico quella mezza bugia «Ho visto che eri solo ed ho voluto raggiungerti, facciamo una passeggiata? È presto ne abbiamo di tempo prima delle lezioni» gli sorrido.
Lui accetta timidamente; quanto è carino, è uno dei peccati peggiori e tutti lo odiano per questo ma lui è così dolce ed innocente.
Ha gli occhi verdi, i capelli bianchi con sfumature verdognole, la pelle d'avorio e un corpo gracilino come il mio, anche se è un po' più alto di me.
«Di cosa vuoi parlare?» mi chiede guardandomi timidamente con i suoi occhioni smeraldo.
«Come mai stai sempre solo?» gli chiedo all'improvviso.
Lui abbassa lo sguardo «Che domande, Milek, sono il demone dell'invidia, tutti mi odiano»
Lo guardo dolcemente «Io non ti odio Calen. Il mio peccato è infimo, odioso e nettamente peggiore del tuo»
Lui mi guarda sconvolto «Ma che stai dicendo Milek? Non esiste peccato peggiore del mio»
Sorrido tristemente «Ti sbagli, Calen. Il sono l'ottavo vizio capitale, il peggiore di tutti. Gli uomini assetati di fortuna vengono emarginati dalla società; io, a differenza di voi Sette, togli agli umani ogni briciola di dignità»
«Questo lo so ma... tu sei un demone nobile, tutto ciò che fai è nobile» sussurra.
«Calen... siamo demoni, nessuno di noi può essere nobile»
«Ma tu...» non finisce la frase che vedo arrossire terribilmente. 
Sorrido e mi avvicino di poco a lui «Calen... tu in invidi tutti e tutti, ma cos'è che desideri davvero?»
Lui arrossisce ancora, fa invidia ai pomodori; è carinissimo. «I-io... desidero qualcosa che non posso avere»
«Ti va di dirmi cosa? Magari posso aiutarti» gli dico dolce e incoraggiante.
«N-non posso, Milek, mi dispiace» abbassa lo sguardo.
«Allora dimmi un'altra cosa... vuoi essere mio amico?» gli chiedo con un sorriso.
Lui mi guarda sorpreso, sta quasi piangendo di gioia «Si, certo che sarò tuo amico» sorride.
Sorrido dolcemente, mi avvicino ancora e gli do un bacio sulla guancia «Sei carinissimo Calen!» lo abbraccio e lo riempio di coccole. Lui arrossisce e si tiene una mano dove l'ho baciato. Continuo a spupazzare Calen come farei con un orsetto di peluche, quando sento arrivare Mailea che ci guarda con una strana espressione.
Lo guardo alzando un sopracciglio «Cosa c'è?» lo interrogo.
«Non sapevo che foste così intimi» dice con un tono abbastanza geloso.
Lascio Calen e fisso Mailea «Siamo amici ed è colpa mia che sono appiccicoso se ti sei fatto una strana idea» specifico.
Mailea sin avvicina a me è mi mette un braccio attorno ai fianchi «Fortuna è mio, chiaro Invidia?» guarda male Calen.
Lui abbassa lo sguardo timorosamente «S-si scusa...»
«Lussuria smettila, Calen è un mio amico e io e te non siamo compagni» gli ricordo.
«Oh, presto lo saremo. Stavo pensando di andare a chiedere la tua mano al Padre» mi diede dei piccoli baci sul collo, ma si stava impegnando, al fine di mordermi e di lasciarmi il segno.
«Smettila» lo fermo allontanandolo «Il Padre ti dirà di no dato che mi ha permesso di scegliere da solo chi sarà il mio compagno»
«I-io... vi lascio soli» sento sussurrare Calen e cerco di fermarlo ma Mailea mi stringe di nuovo non permettendogli di fare nulla e questa volta sta stringendo più forte.
«Lussuria lasciami, mi stai facendo male!» cerco di dimenarmi ma senza successo.
Lui mi guarda male, forse addirittura minaccioso «Fortuna... che significa che non sarai il mio compagno?»
«Esattamente ciò che hai detto» sbuffo e finalmente riesci a liberarmi dalle su braccia «Io ti vedo solo come un amico, Mailea. Si se fossimo compagni saremmo sistemati per l'eternità, ma voglio stare con qualcuno che lotterebbe per me è che senta qualcosa per me»
«Siamo demoni, Fortuna, non troverai nessuno con dei sentimenti» dice con disprezzo «Ciò che cerchi è un'utopia»
Abbasso lo sguardo «Io ho dei sentimenti, Mailea. E se non troverò nessuno tra i demoni cercherò tra gli umani» sentenzio determinato.
«Tu sei pazzo Fortuna. Credevo che tu fossi mio amico e che presto saremmo tornati giù all'Inferno da compagni ma sei troppo fissato con gli umani, non ti fa bene stare qui» mi guarda pietosamemte.
«I-io... non sono pazzo» sussurro «Io... voglio solo l'affetto e l'amore che merito!» lo guardo con occhi pieni di lacrime pronte a cadere. Mi sento ferito, perché mi sta facendo cosi male? Credevo che ci tenesse a me.
Lui mi guarda con i suoi occhi nocciola, quegli occhi che riuscivano sempre a farmi sciogliere, ma che questa volta mi guardano con ribrezzo «Sei un demon e Fortuna! Tutto ciò che noi meritiamo è odio!» mi urla contro.
Stringo i pugni e tento di ribattere ma non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Non mi ero mai soffermato a guardarlo così attentamente. I suoi capelli neri, la pelle pallida -come ogni demone del resto- il corpo muscoloso al punto giusto e dannatamente attraente. Inizio a sentirmi strano, la testa inizia a girarmi e le gambe tremano. Gli occhi di Lussuria luccicanti di rosso; non ci credo che sta usando i suoi poteri su di me. Cerco di resistere ma alla fine perdo i sensi.
Tutto questo non mi piace per niente.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

*flashback*

«Fortuna, figliolo, dove sei?» 
Il Padre mi cerca, ma ho paura di uscire dal mio nascondiglio, sono sicuro che è sbagliatissimo con me.
Quel giorno erano venuti molti pretendenti ad incontrarmi; mia madre, Avarizia, voleva trovarmi un compagno, io non volevo accoppiarmi con nessuno, ero troppo piccolo. Così ero scappato e mi ero nascosto dietro un masso nel cortile del castello in cui viviamo - nonché il posto più luminoso e normale di tutto l'Inferno. 
Piano esco e vado verso il Padre piangendo «Mi dispiace Padre» fisso il terreno restando lontano quanti bastava per scappare da un'eventuale punizione.
Il Padre si avvicina a me e mi prende in braccio «Oh, figliolo, ecco dov'eri, mi hai fatto prendere un colpo» mi coccola un po' dolcemente e io lo guardo confuso.
«Padre, non è arrabbiato con me?» piagnucolo.
Lui sorride e mi accarezza «No, capisco che incontrare tanti pretendenti tutti insieme è spaventoso all'inizio, ma io e tua madre, abbiamo deciso che ne vedrai uno alla volta» spiega.
«Ma io non voglio...» mugolo contrariato.
Lui sorride «Ti divertirai, piccolo. Ora, ti va di giocare un po'?» mi chiede dolcemente e mi strizza un po' il naso.
Annuisce e mi mette giù. Il Padre è sempre dolce con me, l'esatto contrario di com'è di solito, beffardo, crudele, malizioso, ecc. E non mi somiglia per niente, forse solo per il colore dei capelli. 
Lui ha un corpo slanciato, perfetto in tutti i suoi dettagli, ha i capelli neri con sfumature rosse e gli occhi cremisi.
Molti mi raccontano che prima il Padre era molto più bello. Gli umani lo descrivono come un mostro orribile con la coda a punta e le corna. Non capisco come possano essere così stupidi. È normale che il Padre abbia un aspetto perfetto, del resto è Lucifero, il famoso angelo ribelle, l'angelo più bello di tutti.
Mi ero incantato ad ammirarlo, per me lui è la figura più importante e l'esempio guida.
«Fortuna, figliolo, tutto bene?» mi richiama all'attenzione.
«Scusi Padre» abbasso lo sguardo.
Lui sospira «Non c'è bisogno che ti scusi, figliolo. Su, a cosa vorresti giocare?» mi chiede dolcemente.
«Non lo so...» mugolo.
Lui sorride, si siede a terra e mi fa sedere in mezzo alle sue gambe. Tira fuori un libro di mitologia e me lo mostra «Ho trovato questo libro nella biblioteca del castello, so che ti piace leggere, figliolo. Ti va di leggerlo insieme?» 
Annuisce, mi sistemo meglio e lui inizia a leggere. Passiamo l'intero giorno a leggere e alla fine mi addormento tra le sue braccia. Lui con me è davvero gentile, con i miei fratelli, i Sette, non è mai così dolce. Gli voglio tanto bene.

*fine flashback*

Piano mi risveglio, mi fa male la testa, è come se stesse per scoppiare e sento un forte dolore ai polsi.
C'è qualcuno davanti a me, ma ho la vista danneggiata «P-Padre?» chiedo pensando fosse lui. 
«No, Fortuna, hai sbagliato» m i dice la voce. È familiare, ma non riesco a capire di chi è. Dopo qualche secondo la mia vista torna normale e vedo Mailea sopra di me che mi guarda con un sorriso maligno e malizioso.
«Lussuria! Che diavolo fai?!» cerco di alzarmi, ma i miei polsi sono legati allo schienale del letto sul quale ero steso.
«Se non vuoi essere il mio compagno, allora dovrò costringerti, non lascerò andare un dolce zuccherino come te» ghigna.
Spalanco gli occhi sconvolto «N-no ti prego! N-non sono pronto per accoppiarmi, ti prego Lussuria! Lasciami andare!» lo supplico iniziando a piangere.
Lui non mi ascolta e si abbassa su di me «Oh, Fortuna, ho sempre pensato che fossi davvero bellissimo» mi sussurra anche con una certa dolcezza.
«L-lasciami!» piagnucolo spaventato.
Lui alza il viso e mi guarda con un'espressione delusa «Credevo ti piacesse» piano inizia a spogliarmi «Tranquillo, sarò gentile» sussurra malizioso.
Ormai sono completamente nudo sotto di lui; non oso guardarlo negli occhi, quello lo fanno gli innamorati e noi non lo siamo.
Piango e mi dimeno cercando aiuto. Ho sempre avuto rapporti con Lussuria, ma non così, non voglio che mi costringa a contrarre il legame di sangue che ci avrebbe reso compagni, voglio poter scegliere da solo.
Lussuria sta per entrare dentro di me quando un luce bianca lo colpisce lanciandolo lontano da me. Sento le corde ai miei polsi sciogliersi, subito mi alzo e mi rivesto.
Piano mi avvicino alla luce e da vicino noto che c'è qualcuno al suo interno, o meglio che è qualcuno a spigionarla. Era un ragazzo, alto e dal corpo magro e slanciato, ha i capelli biondi e due ali bianche gli spuntano dalla schiena.
Il ragazzo si volta e resto folgorato dalla sua straordinaria bellezza. I suoi lineamenti sono morbidi, la pelle è chiara, le labbra rosee e carnose e gli occhi azzurro cielo. Era un angelo, letteralmente.
Ero sconvolto, oltre per quello che era appena successo anche dalla bellezza di quel ragazzo e dal fatto che un angelo mi aveva salvato. 
«E-ehmm... grazie» sussurro.
Lui mi tende la mano «Spiega le tue ali e vieni con me» mi dice, la sua voce è calda e soave.
Lo guardo confuso ma faccio come mi dice e due ali corvine spuntano dalla mia schiena. In genere ci era proibito usare le nostre vere forme per uniformarci con gli umani.
L'angelo mi stringe la mano e voliamo via dalla finestra. Uscendo scopro che mim trovavo nella camera di Lussuria, ero troppo spaventato per accorgermene prima. Una lacrima mi riga la guancia; tenevo a Lussuria e credevo che fosse lo stesso per lui, ma a quanto pare non era così.
«Vieni» l'angelo mi chiama e lo seguo.
Mi porta nel boschetto dietro la scuola. Faccio scomparire le ali e lui fa lo stesso e luce attorno a lui si spegne.
«Perché mi hai portato qui? Perché mi hai salvato? Chi sei?» lo riempio di domande.
«Mi chiamo Nieninque (Fiocco di neve) e come hai potuto vedere sono un aangelo ti ho salvato perché è mio dovere aiutare chi è in difficoltà» sorride.
«Ma io sono un demone, tuo acerrimo nemico» pongo il problema. 
Lui non batte ciglio «Si è vero, ma tu sei diverso dagli altri demoni, Fortuna. Tu hai dei sentimenti, non sei crudele come i tuoi simili. Sei molto più vicino agli umani di quanto tu creda» mi spiega.
Lo guardo confuso «Come sai il mio nome? Perché mi dici questo?» in difficoltà.
Lui si avvicina e mi prende dolcemente le mani «Ho sempre saputo il tuo nome, ti ho sempre osservato da lontano fin da quando sei arrivato qui. Ti ho sempre protetto da lontano» 
«M-ma perché?» chiedo sempre più confuso.
«Lo saprai a tempo debito» sorride e mi bacia sulla fronte.
Arrossisco vistosamente e mi allontano «C-cosa fai?» lo guardo sconvolto.
«Era solo un gesto amichevole» si giustifica.
«Ma non possiamo, ci è proibito!» esclamo.
Lui si avvicina di nuovo «Perché? In fondo voi prima eravate degli angeli quindi è come se lo foste ancora. E poi chi ha deciso che due razze diverse non possono stare insieme?» detto questo mi bacia.
Spalanco gli occhi sorpreso e cerco di resistere ma alla fine vedo e ricambio il bacio.
Dopo un po' ci stacchiamo per riprendere fiato. Ansimo e lo guardo; lo guardo è bellissimo, non c'è dubbio, ma tutto questo è sbagliato.
«Ancora non convinto?» mi guarda con un'espressione dolcemente corrucciata.
«I-io... n-non posso... scusa...» indietreggio piano e alla fine scappo via. 
Torno al dormitorio e mi chiudo in camera. Quel giorno avevamo annullato le lezioni per rimettere in sesto alcune parti degli edifici, anche se io avrei voluto il contrario, avevo bisogno distrarmi, erano successe troppe cose.
Una volta in camera mi butto sul letto e inizio a piangere, non riesco a fare altro. Mi sento tradito, ferito, arrabbiato, spaventato e soprattutto confuso. Ripenso a tutto ciò che è successo e piango più forte, mi odio. Dopo poco mi addormento sfinito e con ancora le lacrime agli occhi. A volte vorrei solo scomparire.

Mi sveglio il giorno dopo, è domenica quindi anche oggi niente lezioni. 
Cerco di riaddormentarmi ma senza successo, mi giro e rigiro nel mio letto, non mi sento per niente bene.
Sento bussare alla porta, ma non ho né la voglia né la forza di alzarmi.
«Milek? Milek sei lì dentro?» 
Sentendo la voce di Calen tiro un sospiro di sollievo. Piano mi costringi ad alzarmi trascinando malvolentieri il mio corpo è aprì la porta.
Appena Calen mi vede, mi abbraccia «Come stai? Ho saputo quello che è successo con Lussuria, mi hai fatto preoccupare a morte» dice agitato.
«Sto bene» sussurro con un filo di voce.
«Bugiardo. Ma non ti chiederò oltre, sta tranquillo» mi sorride dolcemente. Mi guarda poi dalla testa ai piedi «Non ti sei neanche cambiato» osserva.
Non ribatto, ero troppo triste per pensare o fare qualsiasi cosa.
«Su, vieni, ti sistemo un po' e poi andiamo» mi prende per mano portandomi in bagno.
«Dove...?» chiedo sussurrando. 
«Dal Preside, vuole vederti per testimoniare contro Lussuria» mi spiega e pronuncia quel nome con astio e rabbia.
Inizio a tremare spaventato e lui mi abbraccia «Va tutto bene, ci sono io, quel bastardo non ti farà più nulla» mi consola.
Mi calmo pian piano e Calen prepara l'acqua nella vasca e mi fa entrare facendomi lavare. Sembro un bambino che non riesce a far nulla da solo; non riesco a muovere un dito, non voglio farlo.
Calen mi lava delicatamente e pruritop prudentemente, all'inizio cerco di scappare dal suo tocco ma alla fine lo lascio fare; ha un tocco leggero, mi tratta come se fossi una bambola di porcellana.
Mi lava anche i capelli sempre con tocco prudente.
«Ti da fastidio?» mi chiede piano.
Nego con la testa e lo lascio continuare.
Quando ha finito mi aiuta ad uscire dalla vasca e mi asciuga.
Sospiro piano «Calen... grazie...» gli sussurro.
Finisce di asciugarmi e mi guarda sorridendo «Non devi ringraziarmi, farei di tutto per te, amico mio»
Sentendo le sue parole a piangere di nuovo «Calen... mi dispiace... ma non riesco a credere alle tue parole» piango.
Lui mi abbraccia «Non preoccuparti, ti capisco, sei stato tradito troppe volte, anch'io ho passato lo stesso» mi asciuga le lacrime.
Scioglie l'abbraccio e mi passa un asciugamano suo capelli asciugandomeli. Quando finisce lo vedo uscire dal bagno per poi tornare con dei vestiti.
Mi vesto; maglioncino nero, capelli dello stesso colore e Converse rosse con lacci neri.
«Stai benissimo» mi sorride e poggia la fronte contro la mia «Andrà tutto bene, fidati di me»
Lo abbraccio «Ti voglio bene, Calen» singhiozzo.
Lui mi bacia amichevolmente sulla guancia «Ti voglio bene anch'io Milek» sorride e scioglie l'abbraccio «Su, andiamo» mi prende per mano e mi porta nell'ufficio del preside. Lo seguo abbastanza impaurito e mi stringo a lui come a cercare protezione. 
Lui è l'unica persona cara che mi è rimasta.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo ***


Mi faccio piccolo piccolo tra le braccia Calen in cerca di protezione ed entriamo nell'ufficio del preside.
Una volta dentro guardo intorno; è una stanza stupenda.
Il pavimento è dipinto in modo da sembrare la terra mentre il soffitto è un cielo stellato, sembra di stare in mezzo allo spazio. Al centro della stanza c'è una grande scrivania in legno scuro. Ai muri erano addossate librerie strapiene di libri e davanti ad una di esse c'era una grande scala. In cima c'è qualcuno che appena ci vede scende e noto che è un elfo, non ne avevo mai visto uno. È basso, di corporatura tozza; ha il viso tondo è paffuto, una larga bocca, due occhi grandi neri e la testa quasi completamente calva. 
Lui ci guarda è tento un po' di nascondermi dietro Calen per sfuggire a quello sguardo indagatore.
"Eled! Smettila di infastidire i ragazzi!" 
Sento una voce venire dietro la scrivania dove c'era una grande -e apparentemente comoda- poltrona nera. Quest'ultima gira su se stessa rivelando la persona accomodatavi sopra, niente di meno che il preside Alkar Hodoer Karat.
È un uomo anziano, sugli ottanta circa o forse novanta; aveva il corpo magro e nodoso come il tronco di un albero. Ha il viso rugoso, i capelli bianchi un po' lunghi che partivano dalla nuca e la barba lunga dello stesso colore. Lo vedo ticchettare le dita affusolate sulla scrivania e guardarci severamente.
"Allora? Cos'è successo? Siate conciso ma dettagliati" ci ordina.
Faccio un respiro profondo e con l'incoraggiamento di Calen spiego tutto l'accaduto -omettendo l'incontro con Nieninque-.
Quando finisco non posso fare a meno di singhiozzare e Calen mi abbraccia consolandomi.
"Eled! Vai a chiamarmi Mailea!" Ordina il preside e l'euro esegue all'istante. Poi si rivolge a me "Non preoccuparti, Mailea sarà subito punito"
"C-cosa gli farete?" Singhiozzo.
"Deciderà Aericura" disse solo. Sgrano gli occhi e le lacrime scendono più numerose. Aericura non era altri che il Diavolo in persona e chiunque tocca i suoi figli -Non importa se il colpevole è uno di essi- va incontro al peggio. Lussuria rischiava di essere confinato nel livello più basso dell'Inferno. 
"No, la prego, non chiami il Padre!" Supplico.
"Mi dispiace, sono le regole" sussurra il preside.
Sento la porta aprirsi dietro di me, mi volto di scatto e vedo Mailea che avanza lentamente verso il preside senza degnarmi di uno sguardo.
Calen si mette in mezzo a noi due per proteggermi. Gli poso una mano sulla spalla "Va tutto bene, Calen" poi mi rivolgo sia a lui che al preside "Vi prego, posso avere un momento da solo con Mailea?"
"Sei sicuro Milek?" Calen mi guarda preoccupato.
Annuisco "Si, tranquillo" lo rassicuro e lui, il preside e Eled, escono dalla stanza.
Piano mi avvicino a Mailea che non mi guarda; piano gli prendo le mani congiungendole alle mie e facendolo voltare verso di me. 
"Lussuria... Mi dispiace..." singhiozzo.
"È colpa mia, Fortuna, non dovevo costringerti" dice evitando il mio sguardo.
Lo abbraccio "Non avrei voluto che fosse andata così, io tengo tanto a te. Mi odio perché non riesco ad essere un demone normale come voi altri e perché ti ho rifiutato nonostante tutte le volte che siamo stati insieme" piango nascondendo il viso sul suo petto.
Mi strinse dolcemente "Non dire queste cose, sei fantastico, è colpa mia. Non avrei dovuto mai chiederti di iniziare quel tipo di relazione con me" mi bacia sulla fronte "È stato uno sbaglio, ma è stato bello, come ho già detto, tu sei fantastico Fortuna e purtroppo sei nato nella razza sbagliata" scioglie l'abbraccio "Non so se ci rivedremo, addio" mi guarda triste.
"No, io farò di tutto per non farti finire lì! Io... io sono perso senza di te" piango.
"Fortuna, tu meriti di più di me, ma permettimi di darti un ultimo bacio" sussurra e mi bacia.
Ricambio disperatamente come se da quel bacio dipendesse la mia vita e quando ci lasciamo lo abbraccio forte "Ti prego, non andare!" Lo supplico.
Lui scioglie l'abbraccio "Devo. Spero che tu mi perdonerai per ciò che ti ho fatto" mi sussurra e in quel momento rientrano Calen, Elede e il preside. Calen mi abbraccia subito mentre il preside chiama il Padre. Nella stanza si estende una grande ombra che scompare qualche secondo dopo rivelando il Diavolo.
"Mi hai chiamato Karat?" Si rivolge subito al preside con il suo solito tono beffardo e pungente. 
"Si Aericura. Ti ho chiamato perché Mailea ha fatto un torto a Milek" spiega.
L'espressione del Padre si fece seria e severa "Cosa gli hai fatto?" Chiede a Mailea.
"Ho cercato di costringerlo a diventare il mio compagno anche se lui era contrario" confessa il diretto interessato.
"No! Non è vero!" Cerco di difenderlo ma Mailea si volta e mi guarda arrabbiato.
"Perché ti ostini a difendermi?! Merito di essere punito!" 
"No! Non mi hai fatto niente!" Insisto.
"Silenzio!" Ordina il Padre e tutti tranne il preside, scattiamo sentendolo alzare la voce; era raro, in genere anche se era arrabbiato rimaneva sfrontatamente calmo.
"Lussuria, la tua punizione sarà leggera dato che Fortuna intercede per te. Passerai un mese confinato al livello più basso dell'Inferno" poi si rivolge al preside "Karat, il resto lo lascio a te. Bene il mio lavoro è finito. Ora posso andare?" Sbuffa.
Al preside scappa una calda e nostalgica risatina "Sei sempre il solito, eh Lucifero?"
"Ovvio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio" fa spallucce "Alla prossima" sorride beffardo e scompare.
Il preside si volta verso Mailea "Questa volta siamo stati magnanimi, ma non succederà ancora" aprì un portale per l'Inferno.
Mailea che fino a quel momento era rimasto con la testa bassa in segno di sottomissione, andò verso il portale senza degnarmi di uno sguardo.
"Eled accompagna Mailea giù dove merita" ordina.
L'elfo esegue e sia lui che Mailea scompaiono nel portale. Nella stanza cala il silenzio ed io abbasso lo sguardo tristemente.
Il preside mi consola "Ora è tutto a posto, non ti farà più male. Sei davvero di buon cuore, tenevi davvero tanto a lui non è così?"
Annuisco "Si, ci tenevo ttantissimo. È successo tutto per causa mia" sussurro, mi sento tremendamente in colpa.
Il preside mi sorride confortante "Non devi sentirti in colpa, non hai fatto niente" poi cambia discorso "Piuttosto... hai visto tuo padre come si è addolcito quando ti ha visto? Perché non spieghi a Calen come fai?" Ride dolcemente.
Guardo Calen che è ancora sorpreso dal comportamento del Padre, per lui era strano in quanto abituato a vederlo spaventoso e crudele. Gli tocco piano un braccio e lui sussulta come risvegliato da uno stato di trance. Ridacchio dolcemente e gli faccio la linguaccia.
"Io non ho fatto nulla, invece ho notato che lei ha un buon rapporto con il Padre" dico al preside.
Lui ridacchia calorosamente e nostalgicamente "Si, ma è una storia lunga. Su, andate, qui c'è molto da fare e immagino che tu voglia riposare Milek" 
Annuisco "Grazie di tutto, signor preside" io e Calen ci inchiniamo per poi andarcene.
Calen decide di riaccompagnarmi nella mia stanza e durante il tragitto gli stringo la mano in cerca di conforto. Alla fine arriviamo davanti la porta di camera mia ancora con le mani strette.
"Vuoi che resto con te?" Mi chiede Calen preoccupato.
Nego con la testa "No, sto bene, tranquillo. Ci vediamo domani a lezione" gli sorrido rassicurante e lui si convince.
"Va bene, per qualsiasi cosa non esitare a chiedere, okay?" Mi bacia amichevolmente sulla guancia. Annuisco sorridendogli e se ne va.
Entro in stanza e mi poggio sulla porta facendo pressione con il mio corpo chiudendola. Sospiro chiudendo gli occhi, il mio umore in questo momento è un misto di tristezza ed esasperazione. 
Mi ritrovo a pensare che è incredibile come ci siano giorni in cui accadono troppe cose contemporaneamente e consecutivamente e giorni caldissimo; quelli che di gran lunga preferisco.
Mi cambio mettendomi una camicia azzurro chiaro lunga fino alle cosce che uso come pigiama e mi metto a letto con l'intenzione di dormire fino alla mattina seguente nonostante siano ancora le tre del pomeriggio; ho anche saltato il pranzo ma non importa.
Mi addormento ma neanche un'ora dopo qualcuno mi sveglia "Mmh~ no, Mailea, lasciami stare, ho sonno~" mugolo e mi strofino gli occhi con i pugnetti.
"No, non sono Mailea" sussurra la voce.
Riconoscendo quella voce, apro gli occhi di scatto e vedo Nieninque al lato del mio letto.
"C-che ci fai qui?!" Sorpreso alzo un po' la voce ma lui mi zittisce mettendomi il suo indice sinistro sulle labbra.
"Stai bene? So che eri dal preside" mi chiede dolcemente preoccupato.
Toglie la mano dalle mie labbra e mi metto seduto sul letto "Non ti chiederò come lo sai" rido dolce e gli faccio spazio.
"Lo sai che so tutto di te" si siede accanto a me e mi incoraggia a confidarmi con lui.
"Mailea è stato punito per quello che mi ha fatto" spiego sussurrando. 
Lo guardo, mi sento sempre più a mio agio. Inizio a stare bene in sua compagnia, troppo bene.
"Oh, capisco. Su, ora va tutto bene" mi sorride dolcemente e mi stringe piano la mano incoraggiandomi. Arrossisco e porto leggermente indietro la mano "Scusa" mi sussurra; ha gli occhi lucidi.
Gli prendo il viso tra le mani dolcemente costringendolo a guardarmi "Hey, cosa succede?" Gli chiedo con un tono caldo e confortante.
"Se sei triste tu lo sono anch'io" spiega innocentemente.
A vederlo così non posso più resistere e lo abbraccio forte "Nieninque, non devi dipendere da me" gli accarezzo i capelli e lui mi cinge i fianchi con le braccia ricambiando l'abbraccio.
"Sei bellissimo" mi sussurra.
Arrossisco, poi sorrido dolce mentre gli accarezzo la guancia "Mai quanto te, mio angelo" sussurro e mi allontano quando mi rendo conto di ciò che ho fatto "Scusa..." sussurro.
Dopo un attimo di smarrimento lui mi abbraccia di nuovo "Non scusarti, mio Fortuna" dice dolcemente.
Tornato tra le sue braccia mi faccio piccolo piccolo, mi sento protetto e mi addormento cullato dal suo profumo e dal suo calore.

Mi sveglio qualche oretta dopo e Nieninque non c'è più. M'intristisco ma alzandomi vedo cadere dal letto una piuma, bianca. La raccolgo e piano la strofino contro la mia guancia; quel contatto mi ricorda le mani di Nieninque che mi accarezzano.
Vado verso il comodino, a destra del mio letto che sta parallelo alla finestra e tiro fuori un cofanetto in legno d'ebano dove tengo tutti gli oggetti a me più cari. Ripongo lì dentro la piuma e poso il cofanetto nel cassetto del comodino.
Guardo fuori dalla finestra, è sera. 
Sospiro e mi stendo di nuovo sul letto a pensare. Penso a quello che è successo ma pochi attimi dopo mi ritrovo a focalizzare la mia attenzione su Nieninque e arrossisco terribilmente.
Mi sento strano con lui, non mi starò mica innamorando? Impossibile! È un angelo, dovrebbe esserci proibito persino stare nella stessa stanza!
Non riuscendo a scacciare quei pensieri mi alzo e mi dirigo a sinistra della porta dove c'era una piccola libreria. Prendo un libro e metto gli occhiali -ho una vista molto più avanzata degli umani e se non mettessi gli occhiali non riuscirei a leggere- per poi sedermi a gambe incrociate davanti alla libreria e immergermi nella lettura.
A notte inoltrata mi addormento di nuovo, con il libro ancora aperto in grembo e la schiena poggiata alla libreria.

* Angolo autrice*
Chiedo umilmente perdono per il ritardo ma la scuola mi ha devastato T.T
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate e ci si vede alla prossima!
Ciau Ciau.

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


È passato un mese e Mailea è tornato tra i corridoi di scuola a tenta sempre di evitarmi.
Ho ancora paura che possa cercare di nuovo di costringermi a diventare il suo compagno, è vero, ma a lui tengo tanto e vorrei poterlo riabbracciare ancora.
È lunedì  e cammino da solo per i corridoi, verso la mensa; Calen è in biblioteca per lavorare ad un progetto scolastico.
Il corridoio era deserto l’unica persona che vedo è Mailea. Lo chiamo e vado verso di lui, ma, come sempre ultimamente, cerca di evitarmi.
“Ti prego, Mailea, non andartene” lo supplico.
Lui si ferma e mi guarda “Cosa vuoi? Devo stare lontano da te, lo sai” dice indifferente.
“Ma io non serbo rancore verso di te” cerco di guardarlo negli occhi ma lui evita il mio sguardo.
“Non provocarmi Milek, voglio essere lasciato in pace, chiaro?” finalmente mi guarda ma i suoi occhi sono freddi e severi, hanno perso quella luce maliziosa che adoravo così tanto.
Abbasso la testa tristemente e annuisco “S-si, chiaro… scusami. Non mi farò più vedere, lo giuro” mi volto per andarmene ma mi fermo un attimo “Voglio solo che tu sappia che… ti voglio bene…” riesco a dire prima di scoppiare in un pianto silenzioso e vado via cercando di mantenere la testa alta.
Mi asciugo le lacrime e vado in mensa. Prendo il mio vassoio e mi siedo da solo ad un tavolo in fondo alla grande stanza rettangolare. Non mangio molto -il cibo della mensa non è proprio il massimo- e dalla mia cartella tiro fuori un block-notes e inizio a sistemare gli appunti presi durante le lezioni di questa mattina.
“Hey?”
Nessuna risposta.
“Hey, dico a te!” sussulto sentendo una voce e mi guardo intorno alla ricerca del mezzo di provenienza di quel rumore e alla fine i miei occhi si posano su un ragazzino, del primo anno circa, magro, corpo esile, bassino. Ha i capelli rossi, gli occhi verdi e il viso, dalla carnagione chiara, costellato di lentiggini.
“Cerchi qualcosa?” gli chiedo dolcemente.
“Posso sedermi qui?” mi guarda supplicante.  
Lo esamino con gli occhi, non è né un demone, né un angelo; cosa ci fa un umano nel padiglione demoniaco?  
“Sicuro di non aver sbagliato mensa?” chiedo perplesso. 
Lui annuisce “Si, è il padiglione demoniaco questo, no?” mi guarda alzando un sopracciglio.
Annuisco “Si, ma gli umani non possono stare qui” spiego. 
Lui incrocia le braccia al petto “Mou~ capisco che voi demoni odiate quelli come me ma mai mi era successo di essere scambiato per un umano completo” gonfia le guance. 
Sbatto le palpebre “Aspetta, non ti seguo…”
“Sono un mezzosangue, da quest’anno fanno entrare anche quelli come me alla Karat, quindi ne vedrai tanti. Ora posso sedermi?” chiede con un po’ d'impazienza.
Sospiro “Prego” lo lascio sedere.
“Come ti chiami?” Chiede mentre inizia a mangiare.
“Nome demoniaco o di scuola?” riporto l’attenzione sui miei appunti.
“Entrambi. Io sono Aerandin, piacere” sorride.
“Fortuna, ma a scuola sono Milek, molto piacere” a mia volta sorrido cordialmente.
Lo vedo tornare serio “Mi discriminerai?” 
“No, non sono come gli altri demoni” lo rassicuro “E poi se avessi voluto discriminarti non ti avrei mai rivolto la parola. Comunque... se vuoi ti porto a fare un giro per la scuola”
I suoi occhi s'illuminano “Davvero lo faresti? Grazie” felice.
Sorrido ancora, contento di averlo reso felice “Su, andiamo. Abbiamo una mezzoretta prima della fine della pausa pranzo”  ripongo le mie cose nella mia cartella e insieme ci alziamo, buttiamo i nostri vassoi, poi usciamo dalla mensa.
Lo porto in giro mostrandogli la parte centrale del nostro padiglione, dove c’erano le aule, la mensa, la biblioteca e le stanze per le varie attività extrascolastiche.
Gli devi vedere i dormitori e infine lo portai in cortile.
“Vedi quei due edifici lì in fondo? Quello grigio, più vicino a noi, è il padiglione degli umani, quello bianco in lontananza, invece, e quello degli angeli” gli spiegai indicando gli oggetti interessati “Siccome tu hai anche sangue umano puoi entrare a fare visita ai tuoi simili, invece il padiglione angelico è off-limits” dico com una punta d’ironia “Se violi le regole finisci in sospensione o in isolamento, a seconda di ciò che fai”
“Come mai le regole sono così ferree?” chiede innocentemente.
“Per mantenere la pace” sospiro un po’ e in quel momento mi viene in mente Nieninque “Le altre regole le conosci, si?” gli chiedo.
Annuisce “Si, grazie… Milek” sorride timidamente.
Faccio lo stesso “Vieni, su, torniamo dentro o perderemo le lezioni” 
Andiamo ognuno nella propria classe. Dopo le lezioni mi dirigo in cortile per raggiungere Calen. Mi guardo intorno e vedo un sacco di persone, molte delle quali sono mezzosangue, a conferma di ciò che aveva detto Aerandin. Non ci do molto peso e mi posiziono davanti alla grande fontana in stile neoclassico al centro del cortile.
In pochi attimi sono assorto nei miei pensieri ma vengo richiamato all'attenzione da qualcosa, o meglio, qualcuno.
Mi volto e noto un ragazzino. È molto magro, gracilino e alto poco più di me -quindi è comunque basso, siccome io ho l’altezza pari a quella di un elfo irlandese-. Non l'ho mai visto in giro, quindi è sicuramente del primo anno.
Lui si volta a guardarmi, probabilmente si è accorto che lo stavo fissando e resto folgorato. Ha i lineamenti morbidi, perfetti, la pelle pallida come la neve. Ha i capelli ricci, biondi e due occhioni rossi cremisi e innocenti, ma in netto contrasto con la bellezza armonica del suo aspetto. Mi sorride dolcemente ma non posso fare a meno di smettere di guardarlo.
Sento che c’è qualcosa di strano in lui, ma non riesco a capire cosa sia.
Il ragazzo si allontana e dopo pochi istanti arriva Calen.
“Hey, Milek? Milek!” mi richiama all’attenzione sventolandomi una mano davanti agli occhi.
Sussulto “A-ah, Calen, sei tu, scusami ero distratto” 
“Qualcosa non va?” mi chiede preoccupato; sarà anche un demone ma è dolcissimo.
“No va tutto bene” gli sorrido “Com’è andato il progetto?” curioso.
“Noioso, come al solito” sospira “Ma c’è una cosa interessante. Tu sai che mi occupo dell’orientamento e ho notato che quest’anno le iscrizioni sono aumentate vertiginosamente. E ci sono molti…”
“Molti mezzosangue” finisco io la frase e lui annuisce in accordo.
“Aspetta… come lo sai?” chiede un attimo dopo perplesso.
“Ne ho conosciuto uno, si chiama Aerandin e sto iniziando a sentire le loro auree” spiegò, era strano per me, non ero abituato ad avere contatti con i mezzosangue “Poi… c’è un ragazzo strano… è un mezzosangue, su questo non c’è dubbio, ma non è come gli altri” 
“Mmh… non so che dirti” fa spallucce “Ma comunque, più tardi porto le matricole in giro per la scuola, se quel ragazzo è presente e riesco a scoprire qualcosa t'informo, okay?” mi sorride.
Annuisco e lo ringrazio per poi descrivergli il soggetto.
“Capelli biondi? È strano per un demone” osserva sorpreso.
“Si, anzi è quasi impossibile. Anche se ha sangue umano, i mezzosangue passano almeno metà della loro vita nell'Inferno, quindi la feccia di quel posto gli avrebbe reso i capelli neri anche se nascesse biondo. Anche i tuoi stanno diventando scuri” 
“Si, lo so” sospira “E pensare che scendo giù all’Inferno solo una volta al mese” 
“Su, ora andiamo al bar” cambio discorso per distrarlo “Voglio una cioccolata calda” lo prendo per mano e lo trascino fino al bar. 
Ci sediamo ad un tavolo e prendiamo entrambi una cioccolata fondente con panna. Inizio a berla ma dopo un po’ noto che Calen mi fissa.
“Qualcosa non va?” gli chiedo preoccupato piegando carinamente la testa di lato.
Lui arrossisce “N-no, niente… Solo stavo pensando che tra un po’ farò la muta e non so se resterò un sottomesso o diventerò un dominante… ma nel caso ho già chiesto a Superbia di prepararmi al meglio”
“Cambierai tanto?” chiedo triste.
A volte i demoni con la muta cambiano radicalmente e non voglio che ciò accada a lui. Non voglio perderlo, è il mio migliore amico, l'unico.
“Non lo so, Fortuna. Sono confuso anch’io” poi mi stringe dolcemente una mano “Anche se dovessi cambiare, resterai mio amico?”
Annuisco “Certo Calen, a meno che non sia tu stesso a cacciarmi” 
“Io tengo tanto a te, non potrei mai farlo. Vorrei tanto che tu fossi il mio compagno, ma so che non c’è spazio per me nel tuo cuore”
A quella confessione sgrano gli occhi e piombo in una totale confusione “C-Calen… i-io… non lo so… tu sei importante per me, ma non so se voglio essere il tuo compagno…” gli sussurro triste; so di averlo distrutto e sto per piangere.
Lui sospira e si alza “Lo so… scusami…”
“Calen… io… mi dispiace… ti prego non andartene” lo supplico.
Lui mi sorride con una velata tristezza “Devo andare, ho l’orientamento. Dopo ti raggiungo in camera appena ho finito, okay? E non preoccuparti di ciò che ho detto, potrebbe anche essere soltanto un'attrazione momentanea” mi bacia sulla guancia per rassicurarmi.
Annuisco lentamente “A-a dopo…” lo saluto esitante.
Lui se ne va, io finisco la mia cioccolata, pago per entrambi e torno in camera mia. Mi siedo sul letto e mi metto a pensare. Scoppio a piangere, ero troppo confuso. 
L’unica persona che vorrei avere accanto ora è Nieninque. Provo un sentimento forte per lui, ma ogni rapporto tra noi è proibito.
Come se Nieninque mi avesse sentito, lo vedo apparire davanti a me. 
“Che succede?! Perché piangi?” mi chiede preoccupato e subito si siede accanto a me abbracciandomi forte.
Affondo il viso sulla clavicola e continuo a piangere. Lui mi accarezza i capelli “Su, dimmi, non mi piace quando piangi” 
Alzo velocemente il viso e lo bacio. Lui ricambia ma il nostro è un bacio amaro.
Lascio entrare la sua lingua nella mia bocca e inizio a rincorrerla con la mia. Ci stacchiamo quando entrambi  abbiamo bisogno di fiato.
“Credevo che non volessi…” sussurra.
“Infatti sono ancora confuso, ma… con te mi sento bene, mi batte forte il cuore e non m'importa se le tue ali sono bianche o nere… io… credo di amarti Nieninque…” lo guardo terrorizzato dal silenzio che si crea subito dopo.
Lui arrossisce terribilmente “A-a-a-anche… i-io t-ti a-a-a-amo” balbetta.
Lo abbraccio forte “Che carino che sei~!” lo spupazzo.
Lui ride e mi bacia ancora facendomi sbilanciare e cadere sul letto. Questa volta i nostri baci sono dolci e appassionati. Ci stacchiamo e lo guardo con occhi desiderosi, lui ricambia il mio sguardo ma si limita ad accarezzarmi dolcemente il viso.
Mi sporgo nella carezza “Nieninque… ti prego, ti desidero…” mugolo ansimando; ho le gote arrossate.
“Anch’io ti desidero, da morire… ma è ancora presto, voglio che tu sia sicuro” dice premuroso e si stende accanto a me.
Lo abbraccio accoccolandomi “Nieninque… posso chiederti come ti sei innamorato di me?”
Lui arrossisce “È successo all'assemblea di apertura del primo anno…” inizia.

*flashback*

POV. Nieninque

Sono con la mia nuova classe e ci stiamo dirigendo al padiglione centrale, quello umano.
Dobbiamo incontrarci con tutti gli altri studenti del primo anno per la lettura del regolamento e ricevere i nuovi nomi; questo è l’unico momento in cui le tre razze s'incontrano.
Entriamo nell'auditorium, ci disponiamo in file e aspettiamo che il preside faccia il suo discorso.
Mi guardo intorno e tra i demoni noto un ragazzino. Ha i capelli neri, la pelle avorio, gli occhi color rugiada e un cuoricino esile. Resto folgorato dalla sua bellezza quasi divina ma cerco di scacciare quei pensieri.
Quando sale sul palchetto per ricevere il nuovo nome, scopro che si chiama Fortuna. Da quel momento quel nome e quel volto sarebbero diventati la mia unica ragione di vita.

*fine flashback*

POV. Fortuna

“È così che ti ho notato. Poi sono diventato il tuo Stalker” ridacchia.
Rido anch’io “Maniaco” lo schernisco “Ma è anche per questo che ti amo” lo bacio a stampo.
Mi stringe per i fianchi “Ti amo anch’io” sorride e inizia a coccolarmi. Mi lascio crogiolare dalle sue coccole ma poi sentiamo bussare.
“Aspettavi qualcuno?” mi chiede un po’ corrucciato.
“Sarà Calen” ipotizzo poi inizio a spingerlo via “Devi andare, non puoi farti vedere qui” 
Lui mugola qualcosa d'incoerente e si alza “Posso tornare stanotte?” fa gli occhi dolci.
“No, resta Calen a dormire, credo…” esito “Ci vediamo domani” lo bacio a stampo “Vai su”
Lui annuisce “A domani” sorride. Detto questo se ne va dalla finestra.
Vado ad aprire la porta e Calen mi guarda stranamente.
“C-Calen… cos'hai?” spaventato. 
Lui continua a fissarmi, poi improvvisamente azzera la distanza tra di noi e mi bacia. Sgrano gli occhi ma non cerco di fermarlo, l'ho già rifiutato e non voglio ulteriormente ferirlo, tengo troppo a lui, è l’unico che non mi ha abbandonato a me stesso e, soprattutto, non voglio che finisca come con Mailea.

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto ***


Salve gentee! 
Sì, lo so, sono in tremendo ritardo, ma sapete... impegni scolastici, ecc.
Ma non sono qui per raccontarvi la storia della mia vita, no, no, anche perché non interesserebbe a nessuno (che grandi battute ahah) ^^
Sono lieta di annunciarvi il prossimo capitolo che tanto aspettavate! Yeee ^^
Devo avvertirvi, però, che il rating potrebbe alzarsi, quindi attenzione, mi raccomando!
Ed infine...
Buona lettura!



Capitolo quinto

Riesco a staccarmi da Calen e lo guardo sconvolto. Lui mi abbraccia forte e inizia a piangere “Scusa, non lo farò mai più, scusa…” piange “V-volevo s-solo vedere cosa provavo…” riesce a dire tra i singhiozzi.
Lo stringo a me e lo coccolo consolandolo “Non fa niente, sta tranquillo”
“C-credo di aver trovato qualcuno, sai? Ti ho baciato per vedere se c’era qualcosa di più oltre all’attrazione che provo per te, ma niente. Invece con lui… il cuore mi batte forte, mi sento sempre a disagio ed ho le farfalle allo stomaco…”
Sorrido e lo faccio -finalmente- entrare “Chi è?” Chiedo curiosamente.
“È quel ragazzo che hai conosciuto oggi… Aerandin”
“Oh, allora hai buoni gusti, Calen” ridacchio prendendolo dolcemente in giro “Si è già creata intesa tra voi due?”
Lui fa spallucce “Non lo so, quando i nostri sguardi si sono incrociati ho sentito un forte calore” spiega “Però non so cos’ha provato lui”
“Cercherò di parlarci io, proverò a capire se ricambia” lo rassicuro.
“Grazie!” Mi stringe forte “Sei un amico”
Sorrido e lo bacio amichevolmente sulla guancia “Non devi ringraziarmi, lo faccio per te” sorrido ancora.
Lui mi lascia e si asciuga alcune lacrime che erano insolentemente scappare dai suoi occhi “Ti voglio bene”
“Anch’io” lo bacio, di nuovo, amichevolmente ma questa volta sulla fronte.
“Eri solo?” Mi chiede dopo qualche attimo.
Annuisco “Sì, come al solito” ridacchio un po’.
Mette un leggero broncio misto a tristezza e preoccupazione “Dovresti smetterla di stare sempre da solo”
“Ma io ho te, sei il mio migliore amico, non ho bisogno di qualcun altro” gonfio le guance.
Lui sospira e si siede sul letto aspettandomi. Finalmente mi siedo accanto a lui guardandolo con gli occhi dolci e imploranti “Resti a dormire qui stanotte?” Chiedo.
“Non preferisci stare solo?” Ride prendendomi in giro poi scuote la testa sospirando dolcemente vedendo il mio broncio “Sì, certo che resto”
Sorrido felice “Grazie” lo abbraccio.
Mi accarezza piano i capelli “E tu? Hai trovato un partner?”
A quella domanda mi allontano leggermente di scatto “N-no… non ancora, perché?” Cerco di evitare il discorso.
“Non c’è qualcuno che ti piace?” Insiste.
“No” chiudo la questione “Su, è tardi, a letto, dobbiamo alzarci presto domani” vado in bagno per cambiarmi. Quando torno mentre sto per mettermi a letto noto che Calen mi sta fissando “C-cosa?” Balbetto imbarazzato; mi sento sempre in soggezione quando qualcuno mi osserva o, peggio ancora, mi fissa.
“Mi nascondi qualcosa” assottiglia lo sguardo e la mia coda compare da sotto la mia maglia ed inizia a muoversi nervosamente, lo faceva sempre quando mentivo.
“Brutta bastarda, traditrice. Potrebbe anche collaborare qualche volta” penso nervoso.
Calen, che mi conosce fin troppo bene, lo nota ed infatti osserva “Stai mentendo, la tua coda si muove”
“Ti sbagli, non ti mentirei mai, non ti fidi?” Non cedo e lo guardo con le lacrime pronte ad uscire dai miei occhioni color rugiada.
“Allora dovrò farti sputare il rospo” ghigna e io indietreggio spaventato allontanandomi lentamente dal letto.
“C-cosa vuoi fare?” Balbetto con un filo di voce.
“Oh, assolutamente nulla, solo…” mi prende la coda “So che hai un debole per le coccole” mi sorride sadicamente ed inizia ad accarezzarmi la coda.
“N-noo! Myaa!” Miagolo cercando di liberarmi dalla presa.
“Allora? Cosa mi nascondi piccolo Milek?” Canticchia.
“I-io… n-non posso dirlo…” mugolo.
“Puoi dirmi tutto, lo sai, nulla di ciò che mi confiderai uscirà da questa stanza” stringe la presa sulla mia coda; mi sentivo sempre più accaldato.
Soffoco un urlo di piacere, non mi stava praticamente facendo niente ma la stimolazione alla coda che è ipersensibile, equivale alla stimolazione sessuale.
“T-ti prego… n-non farmi andare in calore…” gemo quando lo sento di nuovo stringermi la coda mentre la punta si attorcigliava attorno al suo braccio.
“Mi dirai cosa stai nascondendo?” Insiste e continua a massaggiarmi la coda per poi pizzicarla sulla punta.
“S-sì! T-ti dirò tutto! O-ora basta però, t-ti prego!” Supplico e faccio un sospiro di sollievo quando mi lascia la coda.
Ansimo aspettando che il mio respiro torni normale e regolare “S-sì c’è qualcuno che mi piace ma se te lo dico mi prenderesti per pazzo e mi disprezzeresti”
“Se non mi dici nulla non puoi sapere la mia reazione”
“È un angelo…” sussurro pianissimo, quasi non mi sento.
 Sbatte le palpebre confuso più volte “Eh?”
“Hai capito bene… lui è un angelo”
Mi guarda incredulo per un lungo attimo “Sai che è proibito, vero?” Mi guarda preoccupato.
“Si, ma noi ci amiamo… io… non so cosa fare”
“Vi vedete di nascosto?” Chiede. Il suo tono diventa più curioso come se si fosse dimenticato che gli ho appena detto che Nieninque è un angelo.
Annuisco piano “Sì, è ovvio, di certo non vado in giro ad urlare che sono innamorato di un angelo” ridacchio un po’ cercando di spezzare la tensione.
“Hey! Cosa posso saperne io? Sono solo felice che tu abbia finalmente trovato l’amore vero, ma se quel dannato puttino osa solo pensare di farti del male gli strappo le ali con le mie stesse mani” mi guarda serio.
“Su, non essere violento, Calen, non è da te” ridacchio.
“Me lo farai conoscere?” Chiede guardandomi con occhi quasi supplicanti.
“Non lo so, Calen, vorrei ma ho paura… E se qualcuno dovesse vederci?” Tremai spaventato.
“Ti aiuterò, vi aiuterò. Non lascerò che vi scoprano” mi sorride incoraggiante “Andrà tutto bene”
Lo abbraccio “Grazie, Calen, sei un vero amico” sorrido “Ora, per favore, possiamo metterci a letto? Ho sonno” rido fintamente esasperato.
Annuisce ridacchiando e finalmente mi lascia dormire; dopo aver parlato con lui mi sento più leggero e dormo meglio.
 
Il giorno dopo, nel pomeriggio incontro Aerandin in biblioteca per aiutarlo a studiare. Quando usciamo alcuni demoni iniziano ad insultarlo. Sono tre e il loro leader è Dae (ombra), un demone minore che è solito infastidire i nuovi arrivati e, a quanto pare, soprattutto i mezzosangue. Per un attimo rimango indietro per valutare la situazione, Dae non si è ancora accorto della mia presenza.
“Hey schifoso mezzosangue!” Urla verso Aerandin che si gira guardandolo con timore.
“C-che c’è? N-non ho fatto niente” si difende.
“Quelli come te dovrebbero solo estinguersi” borbotta ghignando, poi guarda i suoi compagni facendo un cenno col capo “Uccidetelo” ordina.
A quella parola scatto in avanti mettendomi in mezzo, davanti ad Aerandin per proteggerlo.
“M-milek? S-sua altezza?”
“Dae, smettila d’infastidire le matricole. Ti conviene ascoltarmi se non vuoi finire male” ringhio quasi e lo minaccio assottigliando lo sguardo facendo luccicare i miei occhi di un rosso sangue tipico di quando un demone usa i suoi poteri.
“S-si, mi perdoni, Altezza” scappa via seguito dai suoi complici.
“Grazie Milek…” sussurra Aerandin e gli sorrido calorosamente.
“Non devi ringraziarmi, tra amici ci si aiuta, no?” Sorrido “Su, andiamo?”
Mi abbraccia annuendo “Ti voglio bene!” Esclama felice.
“Anch’io” sorrido sciogliendo l’abbraccio ed incamminandomi verso il cortile “Aerandin, dovrei chiederti una cosa”
“Dimmi” mi guarda curioso.
“Conosci Calen?” Chiedo e noto subito che a sentire quel nome le sue guance assumono un colorito roseo.
“S-si, perché?” Balbetta imbarazzato.
“Cosa ne pensi di lui?” Chiedo curioso.
“I-io… non lo so… Mi piace? Credo… diciamo che ho avuto quello che è comunemente definito come colpo di fulmine…” sussurra, rosso in viso.
“E se ti dicessi che ricambia?” Sorrido.
“D-davvero? N-no è impossibile, lui è un purosangue e per di più uno sei Sette, non avrà mai occhi per un insulso mezzosangue come me”
“Non è vero, noi non siamo come Dae, altrimenti io non sarei tuo amico, non credi? Gli piaci, te lo assicuro” sorrido dolcemente.
“M-ma come puoi esserne così sicuro?”
“E’ il mio migliore amico, se si innamora di qualcuno me ne accorgo subito. Quando ti guarda sembra un cucciolo smarrito” ridacchio un po’ “Se vuoi vi organizzo un incontro” fischietto.
Arrossisce “N-no, tranquillo, non ce n’è bisogno, tanto domani abbiamo un incontro per l’orientamento”
Sorrido “Bene. Su, vieni, ti accompagno in stanza”
Dopo averlo accompagnato torno anch’io nella mia camera e mi butto stanco sul letto; sono un dormiglione, che ci posso fare?
Chiudo gli occhi rilassandomi completamente ma poi sento qualcuno bussare alla finestra. Apro gli occhi di scatto e guardo in direzione del rumore solo per vedere Nieninque che mi fissa con un’espressione triste e delusa.
Lo faccio entrare e lo abbraccio “Hey, cosa succede?”
“Avevi promesso che potevo venire oggi… E invece non c’eri…” singhiozza.
Gli accarezzo i capelli “Scusami… pensavo che saresti venuto stasera” lo bacio sulla guancia “Scusa” ripeto, sentendomi in colpa.
Si asciuga una lacrimuccia che minacciava di uscire “Non fa niente” mugola “Cos’hai fatto oggi? Immagino avrai avuto molto da fare”
Lo faccio sedere sul letto accanto a me e mi appoggio a lui lasciandomi coccolare “Sì, ho aiutato un amico a fare un progetto ed ho dovuto difenderlo da alcuni bulli”
“Oh? Ora sta bene?” Mugola preoccupato; quant’è carino quando è così premuroso.
“Sì, ma temo che avrà ancora problemi, è un mezzosangue e di idioti ce ne sono tanti in giro” sospiro.
“Vuoi andare da lui?” Chiede dolcemente ma non posso fare a meno di sentire, in quelle parole, una piccola nota di gelosia.
Rido dolcemente e lo bacio a fior di labbra “Va tutto bene, non devi essere geloso di lui, è innamorato di Calen ed ho intenzione di farli stare insieme”
“E noi? Noi quando staremo insieme?” Mi guarda serio e la mia espressione s’incupisce leggermente.
“Noi già stiamo, Nieninque, solo che non possiamo urlare al mondo la nostra felicità, ma io ti amo e voglio stare con te. E per sempre” sussurro e lo bacio.
Ricambia e mi fa stendere sul letto per poi staccarsi dalle mie labbra “Fortuna… amore mio… ti prego, non resisto più… Voglio diventare una cosa sola con te” sussurra e lo guardo con occhi languidi di desiderio offrendomi completamente a lui.
Lentamente mi spoglia e inizia a baciarmi su tutto il petto soffermandosi su quei due piccoli punti più sensibili e facendomi gemere di piacere.
Non mi muovo, sono completamente sottomesso a lui e la cosa non mi dispiace, mi sento bene, amato, non come con Mailea.
Mi copro la bocca per fermare forti gemiti che minacciano di uscire, quando Nieninque inizia a prepararmi con le dita. Mi lascio andare in un urlo strozzato quando lo sento dentro di me.
“S-stai bene? Se vuoi che mi fermo, basta dirmelo” mi sussurra dolcemente preoccupato mentre ansima.
Gli sorrido “Sto bene… continua” lo bacio a stampo e lui inizia a muoversi dentro di me.
E’ una sensazione stupenda, mi sento come se fossimo una cosa sola e il turbinio d’emozioni che la percezione del suo tocco sulla mia pelle e del calore del suo respiro mi lasciano, mi perseguiteranno per sempre. Saranno la mia personale droga.
Lo sento spingere sempre più forte e mi accorgo di avvicinarmi pericolosamente al punto di non ritorno. Nieninque di abbassa sul mio petto mordendomi leggermente sull’incavo imprimendo su di me il suo marchio e lo sento riversarsi dentro di me mentre anch’io raggiungo la massima estasi sporcando entrambi.
Ansimo e lo guardo mentre si stende accanto a me. Ci guardiamo e sorridiamo per poi abbracciarci aspettando che i nostri respiri tornino regolari.
“Sono felice…” sussurro “Ora sono il tuo compagno a tutti gli effetti”
Mi accarezza i capelli “Mio per sempre” sussurra poi mi bacia e ricambio con tutto l’amore che provo per lui “Ti ho fatto male?”
Nego con la testa “No, è stato fantastico”
Sorride “Posso restare stanotte?” Chiede facendo gli occhioni dolci.
A vederlo non posso fare a meno di ridere dolcemente; a volte sa essere così adorabilmente infantile “Sì, certo che puoi rimanere” lo bacio sulla guancia “Su, facciamo un bagno?” Mi alzo rimettendomi i boxer per coprirmi.
Annuisce e mi segue. Dopo il bagno io metto la sua maglia facendolo restare a torso nudo e la cosa non mi dispiace per niente, sia ben chiaro. Ci mettiamo sul letto e mi appoggio a lui usandolo come cuscino e sbadigliando carinamente.
“Stanco?” Chiede lui mentre mi accarezza i capelli.
Annuisco e faccio le fusa mentre anche la mia coda -che per una volta è d’accordo con me- compare reagendo a quelle deliziose attenzioni.
“Senti… Con il marchio come farai? Presto inizierà a vedersi…” mi chiede preoccupato.
“Lo coprirò, non devi preoccuparti. Sta attento tu piuttosto…” Alzo la testa quanto basta per arrivargli alla spalla destra e la mordo leggermente imprimendo, anch’io, il mio marchio su di lui. “Ora anche tu sei completamente mio” gli sussurro; i miei occhi di rugiada si specchiavano nell’azzurro dei suoi. Lo bacio con desiderio e finiamo di nuovo a fare l’amore.
A notte inoltrata ci addormentiamo l’uno stretto all’altro.
L’unica cosa che mi viene in mente ora è che Nieninque, il mio piccolo angioletto, è la cosa più bella che sia capitata alla mia insulsa vita.


 

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


Capitolo sesto

La mattina dopo, mi sveglio e Nieninque non c’è più. Metto il broncio, ma vedo sul comodino un biglietto: “Ci vediamo stanotte mi dolce amore dalle ali nere”.
Sorrido dolcemente e mi scappa una risata un po' malinconica; come vorrei che io e Nieninque fossimo liberi di amarci.
Mi alzo e mi vesto per andare in classe; oggi Calen non c’è e prevedo che questa sarà una giornata maledettamente noiosa, anche perché non ho nessuna voglia di seguire le lezioni.
Imbocco controvoglia il corridoio principale del dormitorio demoniaco diretto alla mia aula quando all’improvviso qualcuno mi viene addosso facendomi cadere rovinosamente a terra.
“S-scusami! Sono davvero mortificato!”
Sento una voce soave e fievole. Alzo lo sguardo e riconosco quel ragazzino biondo con gli occhi cremisi che ho visto qualche giorno fa. Mi blocco a vederlo, ora che è così vicino riesco a sentire la sua aurea.
“Piacere, mi chiamo Firin” sorride e mi porge la mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.
“Milek, piacere…” Appena mi alzo e gli stringo la mano vengo attraversato da una miriade di brividi. “No, non è possibile… no… un mezzosangue… mezzo demone e… no, è impossibile non esistono incroci tra demoni e angeli!” Penso sconvolto.
“Tutto bene?” La deliziosa voce di Firin mi riporta all’attenzione.
“S-sì tutto bene… Ora è meglio che vada” sussurro e vado in classe. Cerco di dimenticare ciò che è successo ma invano. Subito dopo le lezioni corro in camera, ho bisogno di parlare con Nieninque. Apro la finestra e prendo la piuma bianca che un giorno lui aveva lasciato e che avevo riposto nel mio personale portagioie e inizio ad accarezzarla chiamando il nome del suo proprietario. Dopo pochi minuti Nieninque entra dalla finestra e mi guarda agitato.
“Che succede? Qualche emergenza? Non stai bene? Mi vuoi lasciare?” Fa un milione di domande.
“No. No, nulla di tutto questo… In giro c’è un ragazzino, un mezzosangue…” inizio e lui mi guarda confuso.
“Fortuna, qui a scuola ci sono migliaia di mezzosangue, non vedo quale sia il problema” alza un sopracciglio.
“Non capisci! Non è un normale mezzosangue! E’ un incrocio tra un demone e un angelo!” Dico sconvolto.
“Cosa?” Vedo lo splendido viso di Nieninque impallidire per lo shock.
“Sì, è così! Credimi! Ho sentito la sua aura ed è impossibile che l’istinto di un demone sbagli!”
“Sì, ma com’è possibile che nessuno se ne sia accorto? Un incrocio tra un demone e un angelo non può andarsene tranquillamente in giro senza scatenare il caos!” Esclama sconvolto, poi fa un respiro profondo e mi guarda serio “Che facciamo ora? Dovremmo parlarne con qualcuno? Oppure è meglio ignorare tutto?” Scoppia a piangere per l’agitazione “Qual è la cosa giusta da fare? E se ci separassero se ne parliamo con qualcuno?”
Lo abbraccio forte cullandolo un po' per calmarlo “Shh, va tutto bene, ci penso io, parlerò con quel ragazzo o con mio padre. Troverò una spiegazione. Magari riusciamo a trovare un compromesso e ci lasceranno stare insieme” lo bacio sulla fronte “Ti prometto che andrà tutto bene”
Si asciuga le lacrime e mi bacia sussurrando poi: “Grazie, amore mio. Non so cosa farei senza di te”
Sorrido e lo bacio ancora. E’ strano, da quando ha lasciato il suo marchio su di me ogni volta che mi accarezza, bacia o abbracci ami sento diverso. Sento il suo amore pervadermi il corpo da un intenso calore. Cos’avrei fatto se non avessi mai incontrato Nieninque? Niente, non sarei stato nessuno, solo un giocattolo nelle mani del primo che passava.
Mi stacco dalla sua bocca e gli sorrido calorosamente e gli accarezzo la guancia “Scusami se ti ho fatto agitare e preoccupare”
Mi bacia sul palmo della mano “Se non mi avessi detto niente mi sarei preoccupato di più” mi guarda con dolcezza e mi stringe a sé allacciando le braccia ai miei fianchi mentre io lego le mie attorno al suo collo “Quindi ora che si fa? Parlerai con tuo padre?”
Nego con la testa “Non ancora. Parlerò prima con Firin poi inventerò una scusa per chiedere al preside di farmi vedere mio padre, altrimenti scendo direttamente giù all’Inferno”
Lui annuisce “Mi prometti di stare attento?”
“Sì, te lo prometto” sorrido e lo bacio sulla guancia.
“Non so cosa farei senza di te” sussurra e mi bacia con amore.
Ricambio il bacio senza accorgermi che entrambi abbiamo spiegato istintivamente le ali. Mi stacco dalla sua bocca e fissando le sue ali di un candido bianco, noto che hanno qualcosa di strano.
“Amore… hai una piuma nera” osservo parlando piano e accarezzo la sua ala destra dove spicca quella “macchia”.
“Lo so” dice mugolando alle mie carezze “E’ perché siamo compagni. Anche tu hai una piuma bianca, amore”
Sbatto le palpebre due volte ed esamino le mie ali “Davvero?” Setaccio ogni punto con lo sguardo fino a trovare una piccola piuma bianca all’altezza della spalla sinistra “Hai ragione… Per fortuna è ad entrambi nella parte interna e riusciamo a coprirla… se qualcuno la vedesse” tremo un po’.
Sento le forti braccia di Nieninque stringermi a sé da dietro e poggio la testa sul suo petto rilassandomi completamente.
“Andrà tutto bene, te lo prometto, amore mio. Ti proteggerò da tutto e tutti” sussurra e mi bacia ancora e ancora.
Ci allontaniamo quando sento bussare. Richiudiamo entrambi le ali e faccio nascondere Nieninque nel bagno per poi andare ad aprire.
Calen entra di scatto richiudendo velocemente la porta dietro di lui “Siamo nei guai” mi guarda serio e sconvolto.
“Come nei guai? Che sta succedendo?” Chiedo allarmato iniziando a spaventarmi.
“Quel ragazzo… quel mezzosangue di cui mi hai parlato e che mi hai detto di tenere d’occhio… Ha attaccato il padiglione degli angeli che ora se la stanno prendendo con noi demoni” sussurra tremando.
“Cosa? Vi stanno attaccando?” Sussulto sentendo la voce di Nieninque appena uscito dal nascondiglio.
“Chi sei? Che ci fai qui, infimo angelo? Volevi ucciderlo? Ti ammazzo” minaccia Calen, pronto ad usare i suoi poteri.
“No! Ti prego Calen, lui è Nieninque, l’angelo di cui sono innamorato, non vuole farmi del male, è dalla nostra parte!” Mi metto in mezzo a loro con le braccia aperte per proteggere il mio amato.
“Avrei voluto conoscerti in un’altra circostanza, ma ora dobbiamo risolvere questo casino” dice Nieninque rivolto a Calen che si calma e ghigna leggermente.
“Sei tu che devi risolvere con i tuoi amici putti. Per una volta che siamo innocenti potreste lasciarci in pace. E poi come possiamo essere sicuri che tu non sia una spia?”
“Sono stato qui con Milek fino ad adesso. Mi ha detto che quel tizio è un incrocio tra un angelo e un demone. So soltanto questo” spiega.
“Dovevo dirglielo… per ovvie ragioni, Calen” sussurro piano.
“Non ha importanza. Nieninque devi andare, non puoi farti vedere insieme a noi”
Lui annuisce e io lo guardo spaventato “E se ti chiedessero dove sei stato? Ti prego, sta attento” preoccupato.
Lui sorride e mi bacia dolcemente a fior di labbra “Te l’ho promesso, no? Andrà tutto bene”
Lo abbraccio forte “Ti prego, torna tutto intero” sussurro.
“Sì, tranquilli piccioncini, nessuno si farà male se vi muovete!” Esclama Calen e mi tira per un braccio.
Nieninque mi manda un bacio e va via dalla finestra, mentre io seguo Calen nel cortile del padiglione dove dire che si è scatenato il caos è un eufemismo.
Si vedono angeli che picchiano demoni e vice versa mentre al centro del cortile, seduto sulla statua più alta della fontana, vedo Firin con gli occhi luccicanti di un rosso cremisi simile a sangue e le due ali, una nera e una bianca, spiegate.
“Calen… che facciamo? Come fermiamo tutto questo?” Chiedo quasi tremando “Si è letteralmente scatenata una guerra” sussurro e Calen sta per ribattere ma si blocca sentendo la voce di Firin che non è più soave e calma come stamattina, ma greve e severa.
“Fratelli angeli e fratelli demoni, è quindi questa l’unica cosa che sapete fare? Combattervi a vicenda? Non è per creare il caos che ho attaccato gli angeli. Come vedete io sono nato dall’unione tra tenebre e luce, quindi perché dovrebbe essere proibito il mescolamento delle nostre due razze?”
Rimasi ad ascoltarlo, colpito dalle sue parole; ha ragione… Del resto io e Nieninque non vogliamo, forse, la stessa cosa?
Percorso da questi pensieri non mi accorgo che un angelo mi ha catturato dopo aver steso Calen stordendolo. Cerco di divincolarmi ma l’angelo mi blocca e mi stringe una mano alla gola. Per un attimo credo davvero che per me sia finita quando il mio aggressore è volato via colpito da un Nieninque alquanto arrabbiato.
“Stai bene?” Mi abbraccia forte, preoccupatissimo.
“S-si… sto bene” sussurro riprendendo fiato.
“Vieni. Dobbiamo andare via di qui, il preside penserà a tutto” mi prende per mano.
“Aspetta” lo fermo “Dobbiamo portare Calen con noi” supplico.
Annuisce e prende Calen sulle spalle “Torniamo nella tua camera, lì è sicuro”
“Sì” mugolo. Sto per seguirlo quando, di nuovo, sento la voce di Firin che, sorprendentemente, questa volta è rivolta proprio a me.
“Fortuna, fratellone, so che tu sei diverso. Unisciti a me e rendiamo questo mondo un posto migliore”
Mi mordo il labbro inferiore e sto per ribattere quando il cielo viene squarciato da un fulmine che colpisce Firin in pieno.
“No!” Urlo e mi avvicino al biondino che cade al suolo agonizzante.
“A-a quanto pare… m-mio padre non mi a-accetterà mai…” sussurra debolmente.
Gli tengo la testa sulle mie gambe accarezzandogli i capelli “Non sforzarti di parlare, ora ti soccorriamo e starai di nuovo bene!” Esclamo con le lacrime agli occhi.
“Milek… lascialo… non può farcela…” sento la voce di Nieninque dietro di me.
“F-Fortuna… f-fratellone… voglio che tu sappia la verità… i-io sono figlio di L-Lucifero e…” non riesce a finire la frase che esala l’ultimo respiro.
In quel momento tutto torna calmo e gli angeli e i demoni tornano nei loro rispettivi territori. Restiamo solo io, Nieninque, Calen che non ha ancora ripreso conoscenza e il corpo senza vita di Firin.
“Voleva solo… un mondo migliore in cui le razze vivessero in pace… volevo solo essere accettato…” sussurro incredulo iniziando a piangere “Era solo un ragazzino…” singhiozzo e Nieninque si inginocchia dietro di me poggiando la testa sulla mia spalla “Avrei potuto salvarlo se avessi reagito prima” piango.
“No, Fortuna, non lo avresti salvato” sento la voce di mio padre e alzo la testa a guardare quella nube nera che poi rivela il signore degl’inferi ma le lacrime mi annebbiamo la vista.
“Purtroppo non c’è modo per noi demoni di curare le ferite inferte da suo padre e il tuo amico angelo dovrebbe saperlo bene” spiega e lo guardo confuso spostando più volte lo sguardo da lui a Nieninque e vice versa.
“Non volevo crederci… possibile che il padre di Firin sia…?” Chiede Nieninque incredulo e scioccato.
“Sì, Lucien, signore dei cieli” conferma mio padre e sgrano gli occhi.
“Perché?! Perché lo ha ucciso?! E perché tu non l’hai salvato?!” Mi scaglio contro di lui.
“Ci ho provato! E’ mio figlio! Credi che sono perché è un mezzosangue io non gli voglia bene?! Avrei fatto qualcosa se Lucien non mi avesse fermato!”
Abbasso lo guardo stringendo i pugni “Almeno ripara i danni riportati alla scuola…” sussurro non guardandolo.
Lui annuisce “Sì… E porterò Firin con me… magari riesco a riportarlo in vita…” sussurra e prende tra le braccia il corpo esanime di Firin per poi schioccare le dita riparando la scuola con i suoi poteri e scompare.
In silenzio sveglio Calen e ritorniamo nelle nostre camere. Non ho neanche guardato in faccia Nieninque, ho bisogno di stare da solo per schiarirmi le idee.
Quella notte resto sveglio a riflettere su tutto quello che è accaduto. Se un solo mezzosangue è capace di far scoppiare una lotta, cosa succederebbe se io e Nieninque avessimo figli? Ormai è tardi per tornare indietro, sento già il mio corpo mutare. Non posso… non posso più stare con lui… è impossibile, ogni speranza è vana, ma lo amo così tanto… non ce la farei senza di lui, morirei.
Con questi pensieri scoppio a piangere in silenzio mentre sento il mio corpo cambiare, mi formicola tutto. Mi alzo e raggiungo il bagno per guardarmi allo specchio. A parte gli occhi terribilmente rossi e gonfi, ho i lineamenti ancor più femminili di prima, il corpo più esile ma i fianchi leggermente più larghi. Sgrano gli occhi spaventato, di solito la muta avveniva più lentamente e prevedeva dei sintomi, invece a me… è successo tutto all’improvviso e così in fretta. Forse è perché ho già un legame? Mi lascio invadere dall’esasperazione e le lacrime scendono più numerose.
Mi butto di nuovo sul letto addormentandomi in preda alla tristezza e alla disperazione. Per un attimo mi è sembrato come se tutto stesse andando bene e invece… non mi pento di essere diventato il compagno di Nieninque, lo amo, non lo lascerei mai eppure… ogni speranza mi sembra morta.

 

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