Impossible

di Lazy_cupcake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Beginning of everything ***
Capitolo 2: *** Casa nuova, vita Nuova ***



Capitolo 1
*** The Beginning of everything ***


1.The Beginning of Everything


Il mio corpo era stato posto all'interno di una bara, vestito da abiti eleganti e pallido quanto un lenzuolo.

Questo era uno scherzo? Questo voleva dire che ero morto?

Una ragazza bionda piangeva più degli altri.

Le sue lacrime cadevano senza formarsi rigando le gote rosee e le sue mani bianche stringevano forte le braccia tremanti.

Altre persone le stavano affianco accarezzandole la schiena ricurva, che rabbrividiva sotto il ritmo dei singhiozzi.

Peccato che non sapessi precisamente chi fosse. Finché non udì un uomo nominare il suo nome e tirarla lontana da me.

-Naminè ti prego, calmati.-

Ma lei si liberava dalla presa incerta e tornava a poggiare il proprio busto sulla cassa trasparente. I miei passi insicuri vennero fermati da una barriera solida quanto un muro di mattoni e, sentendomi rinchiuso, provai a chiamare quella ragazza di cui conoscevo solo il nome.

Le parole uscirono, ma rimbalzarono sonoramente in quella barriera.

Un vortice di nuvole scure si avvicinò improvvisamente al luogo, mentre una persona vestita di nero incappucciata avanzava verso il sottoscritto, finché si fermò alla lontananza di un passo.

-Chi sei?- Gli chiesi indietreggiando.

-Chiamami come vuoi, Axel.- La sua voce profonda e soave mi entrò nelle orecchie bloccandomi il respiro.

-Axel?- Mi uscì in un sussurro.

-Certo, è il tuo nome.- Mi confermò mostrando il suo volto dal sorriso beffardo, rigato da una lunga cicatrice.

Cominciò a camminarmi intorno contemplandomi dall'alto al basso.

-Vedo che tutto è andato per il meglio.- Affermò incurvando le labbra maliziosamente, e fermandosi a guardare l'altro me all'interno della bara, continuò -Ora mi tocca dirti bene e brevemente le regole di un fantasma.-

Lo seguii con gli occhi senza pronunciare alcuna parola, forse per la paura, forse perché non sapevo bene cosa dire.

-Non le ho decise io, quindi nel caso volessi chiedermi il motivo di queste, ehm... chiamiamole leggi...- Si passò la mano nei corti capelli neri, incollati alla cute con il gel.

-Molto probabilmente non ti saprei rispondere... D'altronde sono solo “Il Povero Mietitore”-

Alle ultime parole aggiunse un tono insopportabile.

-Comunque.... Ti sarai accorto che questo è il tuo funerale. E quindi avrai capito di essere morto. Peccato però che ora non ti ricordi manco chi è la gente che sta piangendo per te.- Mi derise fingendosi triste e asciugandosi delle lacrime inesistenti.

Non seppi se avvicinarmi e prenderlo a pugni o stare zitto. Il buonsenso mi suggerì di eseguire la seconda opzione... Prima finiva di parlare, prima se ne sarebbe andato.

-Oh! Tranquillo! La vita dopo la morte non è poi così terribile. Il modo per superarlo è solo accontentare i desideri che hai espresso prima di morire.- Inclinò la testa prima da una parte, poi dall'altra ridendo di gusto.

-Peccato però che ora non hai più memoria. Ti sconsiglio di interrompermi mentre sto parlando.- Sbottò duro appena vide la mia bocca aprirsi.

-Fammi terminare.- Addolcì falsamente la voce.

-E come pensi che io lo faccia scusa?- Le parole mi uscirono automaticamente senza che io abbia avuto modo di fermarle e quando me ne accorsi, serrai le labbra come se fossi ancora in tempo di rimediare.

-Oh abbiamo una persona coraggiosa oggi, da tanto nessuno mi aveva interrotto. Complimenti. Ti meriti come risposta, una domanda.-

Applaudì e incurvò la parte destra delle labbra, mantenendo l'espressione dura degli occhi castani spenti.

-Perché ci sono così tante anime dannate in tutto il mondo? Pensi che siano riuscite a trovare tutti i loro rimpianti? Illuso. Solo chi si è privato della propria vita intenzionalmente, merita di perderne la memoria.- Incrociò le braccia, guardandomi con fare giudicatorio.

-Ma continuiamo con queste regole...-

Con quelle parole, mi fece capire di essermi suicidato nella vita precedente. Ma perché? Tante, troppe domande mi tempestavo nella mente ora.

-La regola più importante ora che vivrai in questa casa...-

E In un secondo sparì lo sfondo del mio funerale, comparendo l'interno di una villa.

-Non dovrai lasciare che alcuna persona si impadronisca di questo posto. Dovrai cacciarlo facendo delle comparizioni o qualcos'altro... Cerca di essere creativo. Molti fantasmi trovano entusiasmante spaventare gli esseri viventi.-

Mi guardai intorno. Mi sembrò di averlo già visto quel posto.

-E' severamente vietato uccidere. E soprattutto non potrai avere alcun contatto con loro.-

Continuò con altre regole che non ascoltai e gli prestai attenzione solo quando finì il discorso.

-Ah! Saprai farti vedere, toccare, sentire solo quando vorrai. Pensa un po', che fortuna eh?- Rise ancora un ultima volta credendosi simpatico.

Un rumore improvviso, proveniente da uno specie di orologio al polso. catturò la sua attenzione interrompendo la sua letizia derisoria e facendogli sgranare gli occhi.

-Oh! Ora un altro suicidio mi è stato appena incaricato, spero che tu riesca superare anche questa vita. Ciao Ciao Axel.- L'uomo svanì dalla mia vista lasciandomi solo in quella casa buia.

Nel buio assoluto scoprii ogni angolo di quel posto. Ne guardai la cucina, che pareva inutilizzata da pochi giorni e solo un leggero velo di polvere ne ricopriva una parte. Il salotto trattato con molta cura e le camere, che sembrarono spoglie di oggetti personali.

Una delle stanze era più macabro delle altre, ma stranamente piacque parecchio. Delle assi di legno ne coprivano le finestre di legno e un materasso sporco ricopriva il centro della stanza.

Così in quello spazio limitato passai almeno tre anni della mia “seconda vita” in cui non mi venne in mente niente riguardo quella precedente. Il tempo sembrò passare molto in fretta e non mi preoccupai di spaventare le persone che ci abitavano, semplicemente perché non arrivarono.

Ovviamente mi occupai di rendere quel posto inospitale. Polvere, ragnatele, ruggine e vetri appannati di sostanze impossibili da rimuovere erano la ricetta completa per poter preparare quello che sembrava una villa da film horror.

Quella particolare giornata pareva strana, sentivo che qualcosa stava per avvenire, e guardando fuori dalla finestra vidi un paio di persone impegnate con delle scatole.

Il momento di eseguire gli ordini era arrivato: dovevo spaventarli e cacciarli.

Una zazzera bionda molto curiosa vagava per la sala, poggiando i suoi occhi azzurrini dappertutto.

Appena provò a lavarsi le mani mi deliziai vedendolo in difficoltà davanti a un po' di fango.

“Cosa c'è? Non riesci neanche a sopportare un po' di fango e un po' di acqua gelata?” Risi sotto i baffi.

Lo vidi tirar fuori un cellulare e chiamare una persona, che arrivò dopo poco tempo con tutta l'allegria difficile da sopportare, così, sentendo quel marchingegno sparare una musica fastidiosa per le mie orecchie, mi ritirai nella mia camera preferita, continuando però a tenerli d'occhio ogni mezz'ora.

I due ragazzi ridevano di gusto ingurgitando una sostanza gialla che mi sembrò a prima vista della birra, e con molti attacchi di follia si mettevano a ballare facendo scricchiolare pericolosamente il legno della casa.

Mi trasferii nel piano superiore, e quando sentii la musica cessare e la casa tornare nell'oscurità, cominciai a curiosare laddove sentivo la sua presenza, ed entrando nella sua stanza lo vidi sul letto.

Lo scrutai durante il sonno mettendomi seduto per terra. La sua pelle chiara leggermente arrossata sulle gote mi fece avvertire una sensazione strana nel petto. Un bruciore che incendiava quel pezzo del mio non-corpo e lo stomaco creandomi dei piccoli crampi. E solo dopo averlo percepito per un po' di tempo capii che era un sentimento di gelosia.

Io ormai ero senza colori, solo i miei capelli avevano ancora quel rosso difficile da trovare, ma con una stonatura opaca che mi rendeva spento. Invece i suoi, nonostante il buio li nascondesse, erano di un biondo dorato, che mostravano vivacità e vitalità in tutte le ciocche.

Come il sole che non avevo il coraggio di guardare per paura di poter sparire.

Rimaneva immobile sul letto ricoperto da almeno quattro coperte pesanti, come se il calore che già emanava non gli bastasse e il suo respiro leggero e caldo mi arrivò sulla pelle smuovendomi i capelli inanimati, facendomi venire mille brividi alla schiena.

Qualcosa si mosse dentro di me facendomi sentire terribilmente triste nel vedere quanto era bello essere vivo. Presi tra le braccia le gambe ed in un attacco improvviso di malinconia, piansi per quasi tutta la notte mischiando i miei singhiozzi a quella forte pioggia di settembre.



Le parole scontate dell'autrice:
Sìsì, lo so. Dovrei continuare l'altra fanfic. Non preoccupatevi! Me ne sto occupando in questi giorni dopo mesi di blocco -.-''
However... Devo ammettere che questa storia l'avevo già pubblicata in un'altro sito ma rileggendola ho trovato un mucchio di parti che possono essere ancora migliorati. Purtroppo non mi ricordo più nè il nickname nè la password che usavo, quindi non ho avuto modo di modificarla là TT.TT 
Spero però che questa piccola storiella vi possa in qualche modo interessare! 



 

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Capitolo 2
*** Casa nuova, vita Nuova ***


Arrivai puntuale in quella che molto presto sarebbe diventato la mia futura casa.

-Non ti sembra un po' troppo macabra, Roxas?- Mi chiese mia madre aiutandomi a portare un paio di scatole all'interno.

In effetti quella abitazione con i muri leggermente rovinati dal tempo e le finestre di legno danneggiate pesantemente davano al tutto un'atmosfera spaventosa.

-No dai... è solo un'impressione, magari all'interno è più accogliente.- Le risposi senza badare alle nuvole grigie che piano si avvicinavano.

-Magari..-

La casa si trovava fuori dalla città dove presto avrei dovuto sostenere i miei studi come scienziato e la scelsi per il semplice fatto che non mi andava affatto di abitare in un appartamento dove potevo avere dei compagni fastidiosi.

-Mi è anche costata poco!- Ribadì posando lo scatolone per terra e cercando le chiavi per aprire la porta.

-Sì ma ti avrei aiutato volentieri a pagare una casa al centro.-

-No... è imbarazzante farsi aiutare dal proprio genitore a pagare l'affitto alla mia età.-

-Zitto che hai solo 20 anni e alla tua età di solito i ragazzi chiedono ancora i soldi per prendersi le sigarette.-

-Peccato che non fumi.- Ridacchiai entrando nell'edificio.

Mi seguì mia madre e in due, una volta accesa la luce, vedemmo l'interno.

Tutte le speranze custodite vennero infrante in un secondo da quella visione.

Coperte spesse due centimetri di polvere si espandevano per tutti i superfici e ragnatele dai fili grossi come capelli pendevano dal soffitto offrendo una casa comoda per i ragni. Peccato che avrei dovuto vivere io lì dentro. E non loro.

-E' tutto da pulire sto posto.- Disse sorpresa mia madre dopo due minuti in cui entrambi rimanemmo con la bocca spalancata.

-Eh già... Ma il tizio mi aveva già detto che ci sarebbero state un paio di cose in disordine.-

-Un paio?! Cosa c'è di ordinato qua dentro?-

Le sue mani viaggiarono su un tavolo raccogliendo ogni tipo di sporcizia.

-Non c'è il tetto bucato.- Dissi cercando di essere simpatico.

Portammo all'interno tutti gli scatoloni prima che cominciasse a piovere a catinelle e mia madre se ne andò via dandomi un bacio e abbracciandomi molto forte.

La salutai un'ultima volta dalla finestra e quando sparì con la macchina iniziai a curiosare.

La casa era abbastanza grande con due piani, nel primo vi era una cucina, il salotto e un bagno. Salì per le scale notando il rumore di legno vecchio ogni volta che mettevo piede su uno scalino e quando mi trovai nel piano superiore vidi uno spazio dove le poltrone coperte da un telo mi fecero capire che si trattava di un secondo salotto. A desta, entrai in una porta dove dietro vi era una cameretta molto grande. Perfetto. Quella sarebbe stata la mia.

Ne uscì soddisfatto e curiosai ancora nella stanza accanto a quella, trovando un bagno in uno stato penoso.

Rimaneva solo un'altra camera da ispezionare, ma prima di entrarci decisi di andare in cucina e vedere se il gas e l'acqua calda fossero già in funzione.

Un fulmine seguito da un tuono esplosivo illuminò la casa e in quel momento scorsi qualcosa di rosso dalla porta della mia nuova stanza.

Non ci feci molto caso e continuai a camminare verso la cucina.

Cominciai ad avere dei piccoli brividi sul collo e una brezza fredda oltrepassò la mia carne colpendo direttamente le mie ossa. Sentii una presenza dietro le spalle ma mi convinsi di non avere nulla dietro e continuai a scendere le scale, molto più velocemente di prima.

Raggiunsi la cucina col fiatone e mi riposai per respirare più aria cercando di calmare il battito cardiaco.

Mi mossi verso il lavandino e lo accesi con l'intenzione di lavarmi, ma invece di fuoriuscirne dell'acqua ne colò una melma marroncina.

Lo guardai schifato e imprecai rumorosamente sbattendo il pugno sulla superficie della fonte.

Ben presto la melma finì e al suo posto ne uscì un liquido simile all'acqua.

Lo provai a toccare ma appena le mie dita ne entrarono a contatto si ritirarono immediatamente per il gelo.

-Ma che?!-

Sbuffai fragorosamente e me ne andai dalla stanza diretto agli scatoloni con tutta la mia roba. Ma prima decisi di prendere il telefono e chiamare un vecchio amico per farmi dare una mano nel mettere tutto a posto.

-Hey! Pronto Hayner... Senti sei mica occupato? Mh... Sì, Okay... Grazie amico. Ci vediamo dopo!-

Chiusi la chiamata e attesi il suo arrivo provando a pulire un minimo il salotto.

Spalancai le finestre e impugnai uno straccio per spolverare via le schifezze.

Quando sentii il motore di un auto dall'esterno smisi di strofinare una macchia indelebile sulla finestra e gettai tutto per terra, quindi andai ad aprire al mio amico.

-Ciao! Com'è?- Mi chiese col suo solito sorriso raggiante.

Hayner era un bel ragazzo alto e dallo sguardo furbo. I suoi occhi nocciola catturavano l'attenzione di chiunque volesse, perfino del mio. Peccato però che il suo orientamento sessuale non corrispondesse con quello del sottoscritto. A lui piacciono le ragazze mentre a me non dispiacevano tutti e due. E lui ne era a conoscenza delle mie preferenze ma non ne fece una grande dramma, lo accettò semplicemente.

-Un po' stanco.- Alzai le spalle e gli feci segno di accomodarsi.

-Ho preso un paio di birre.-

-Oh bene!-

-Cosa dovremmo fare quindi?- Chiese poggiando il sacchetto e ammirando il salotto leggermente migliorato dal mio tocco.

-Mettere a posto.-

-E non vuoi sfruttare questi muscoli per qualcos'altro?- Domandò pompando i bicipiti dinanzi a me.

-Coglione, li useremo solo per portare gli scatoloni di sopra.- Scherzai dandogli una pacca alla schiena.

Col suo aiuto riuscimmo spostare tutti gli oggetti nelle varie camere e a pulire un minimo la mia stanza, che con sorpresa diventò un posto molto accogliente.

-Quando inizi a studiare?-

-Tra due settimane-

Sistemai le ultime coperte e mi diressi con Hayner alle spalle in salotto.

-Non ho ancora portato la televisione, quindi dovremmo accontentarci del lettore CD.-

-Ma sì.. va bene, basta che metta un disco decente, non quelle dei king, queen o quel che sono.-

-Sono i Queen. E comunque sì. Ho portato dietro un disco che ti potrebbe piacere.- Ribadì fingendomi esageratamente offeso dalle sue parole.

Ridemmo insieme e ci accomodammo sul divano.

Accesi il lettore cominciando dalla sua canzone preferita al massimo del volume e gli allungai una birra.

La sera passò tra risate e ricordi affrontati insieme, ci raccontammo svariati episodi della nostra vita senza avere paura di essere giudicati l'uno dall'altro.

Quando si fece tardi, però Hayner dovette tornare al suo appartamento.

-Se hai bisogno non esitare a chiamarmi.- Mi disse dandomi un pugno sul petto.

Gli feci sì con la testa e lo salutai dicendogli di stare attento a guidare.

-Sembri mia madre.- Commentò infine andandosene via.

Chiusi la porta dietro di me sorridendo ancora sotto il flusso dell'alcolico e camminai verso la camera dopo essermi lavato i denti.

Mi cambiai i vestiti e mi buttai letteralmente sul letto, ascoltai ancora per poco il rumore delle gocce d'acqua sbattere contro il terreno e i tuoni rimbombare in quelle quattro mura.

Ed in poco tempo cedetti il mio corpo al mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

 

-Ti prego smettila! No! Fai male!- Delle lacrime scesero dagli occhi di quel ragazzo dai capelli rossi mentre delle mani impugnavano il suo collo.

-Ssh! Fai un po' di silenzio coglione. Mi stai frustrando.- Sbottò un uomo dai capelli blu e dagli occhi d'oro.

Le mani del più piccolo cercarono di allentare la presa con poco successo, mentre l'altro rideva piacevolmente.

-Quella stronza pensa di essere l'unica per me e non sa della tua esistenza.-

Il rosso cominciò a gemere impaurito dalle conseguenze e tentò di spingere il uomo che in quel momento sedeva a cavalcioni su di lui.

-Cosa fai? Cerchi di mandarmi via come il resto delle persone a cui ho voluto bene?-

A quella frase il ragazzo si indebolì improvvisamente, senza avere più alcuna intenzione di reagire.

-Eh? Vuoi cacciarmi via e farmi soffrire?-

La stretta si intensificò di più per un paio di secondi ma subito dopo liberò il collo dell'altro, ormai quasi privo di vita lasciandolo respirare.

L'adulto pianse e lo abbracciò fortemente.

-No, scusami... scusami, scusami.- Lo ripeté un po' di volte mentre singhiozzava sulla spalla dell'altro.

-Perdonami. Nessuno mi ama. Solo tu. Io ho solo te.- Sussurrò infine dopo che il rosso lo strinse tra le sue magre braccia.

Gli occhi verdi spenti rilasciarono ancora più lacrime e la bocca si aprì con l'intenzione di dire qualcosa.

-Anche i-io ho solo te.-



 

 

 

 

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