Elsa e i Guardiani

di LiviaPotterPili
(/viewuser.php?uid=920094)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Pitch Black ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


-Anna, ci sei?-
Elsa bussa timidamente alla porta, con le piccole mani bianche. Indossa ancora il pigiama azzurrino e, prima di uscire dalla sua camera, si era buttata addosso solamente una leggera vestaglia.
-Mmmmm...-
-Anna, sei sveglia?- La regina soffoca le risate, adora sua sorella.
-Si si, puoi ...AAAOOUH!.- Sbadiglia sonoramente .-... entrare. Io sono sveglia da ore!-
-Anna, come sta il bambino?- Le chiede premurosa. Tra circa 4 mesi Elsa sarebbe diventata zia. Lei, che credeva di essere sola. Entra nella stanza e si siede accanto alla sorella.
-Bene, bene. Sai se Kristoff...?- Kristoff, suo marito, era partito da una settimana per la Montagna del Nord.
-Si Anna. E’ giù in sala che ti aspetta.-
La principessa sgrana gli occhi e si toglie frettolosamente le coperte di dosso, precipitandosi alla porta.
-KRISTOFF!-
-Ehi, ehi aspetta! Mettiti questa vestaglia, fa freddo fuori, sta nevicando!- Elsa la afferra per una spalla e la trattiene, porgendogli la sua. Le cinge le spalle con il candido braccio e la accompagna giù per le scale con calma. Arrivano difronte alla porta proprio quando Kristoff entra in sala, candido di neve e i capelli bagnati.
-ANNA!- Le corre incontro e la abbraccia, per poi baciarla appassionatamente. Si china sul suo pancione e schiocca un sonoro bacio sulla veste. –E ciao anche a te, piccoletto.- Le accarezza la pancia mentre la prende in braccio, fra le risate di Anna e lo sguardo triste di Elsa. Lei lo troverà mai l’amore?
-Amore, come è andata?- Gli chiede la principessa.
-Bene. La situazione sarà stabile ancora per molto, i ghiacciai reggono e non ci sono frane.- Quelle frane che ogni tanto accadevano lassù era per colpa del peso del castello di Elsa, ma nessuno gliene faceva una colpa.
-Ragazze, ma questo è odore di...-
-BISCOTTI AL CIOCCOLATO!- Urlano entusiaste insieme le sorelle. Elsa e Kristoff con in braccio Anna arrivano nell'imponente sala da pranzo, apparecchiata per la colazione.
Dopo aver mangiato e chiacchierato si dividono. Anna e Krristoff vanno di sopra e Elsa fa un giro nel bosco del palazzo, ma non prima di essersi cambiata con un abito scuro. Addentratasi nella foresta, iniziò a canticchiare una vecchia canzoncina che conosce solamente a pezzi, e farfuglia strofe a caso, ridendo di se stessa:
-Nel boschetto vicino alla montagna,
una volpe gira, gira, gira, gira.
Cercando il cibo che tanto...-
Viene interrotta da un rumore di ramoscello spezzato. Si ferma e, con un velocissimo movimento, crea una sfera di ghiaccio fluttuante nella sua mano. La scaglia in direzione del rumore e fugge verso il castello. Ma non prima di voltarsi e guardare un ombra che sembrava un uomo.
***
-Elsa, sei sicura?- Era Kristoff che, con la fronte corrugata, ascoltava cosa aveva visto la bionda.
-Si, Kristoff, te lo giuro. Ma non dirlo ad Anna, intesi? Non voglio che si preoccupi inutilmemente-
-Tanto inutlimente non direi. Elsa, sono tuo cognato e tuo amico. Non pensi che sarebbe meglio non andare più lì?-
-Si, penso di si.- Elsa si prese le guance fra le mani, appoggiando i gomiti sul lungo tavolo della sala.No, non lo pensava. Voleva tornare per vederci chiaro su chi o che cosa si aggirava nel bosco. Decise che ci sarebbe tornata non quella sera, ma bensì quella prossima. Kristoff si sarebbe reso conto della sua assenza.
Quella sera Elsa si affacciò al balcone della camera di Anna, mentre lei andava a dormire. Si era già messa il pigiama e le trecce erano sciolte sulle esili spalle, quando, con l’aiuto della sorella, si coricò nel letto, in attesa di Kristoff. Pochi minuti dopo Anna si era già addormentata. Elsa si affacciò e guardò la luna. Era grande e candida. Anzi, troppo grande. Sembrava che si stesse avvicinando. Dimenticatosi dello stato della sorella, iniziò la frase.
-Anna, la luna...-
Ma non la finì. Non perchè si era resa conto che la sorella dormiva, ma perchè era sospesa a mezz'aria, e sfrecciava verso la luna, con il vestito dello stesso colore dei suoi occhi e la treccia candida che svolazzavano in balia del vento. Spalancò i grandi occhi azzurri e urlò. Un urlo senza suono, solo la bocca spalancata. Il castello diminuiva sotto di se ad una velocità da capogiro. Proprio quando rimaneva senza ossigeno tutto attorno a lei si fece buio, la sua testa pesante e svenne, sospesa nel vuoto.
 Intanto, nel Palazzo di Babbo Natale...
Nord era seduto dietro il suo banco di lavoro a creare piccoli trenini giocattolo fatti di ghiaccio. Sopra di lui Manny si faceva sempre più grande e lo invitava nel suo raggio di luce. Si avvicinò con cautela. Era da tanto tempo che la luna non gli parlava.
Ciao Nord...
Ciao Manny. Cosa è successo?
Sto portando da voi qualcuno. Tieniti pronto. Tra pochi attimi sarà qui.
Manny, non potresti spiegarti meglio?
La luna non rispose.
Nord voleva chiedere, insistere, ma non ne ebbe il tempo di porre altri quesiti. Ai suoi piedi apparve una ragazza bellissima, con una lunga treccia talmente bionda da sembrare bianca, con la pelle bianca come la neve. Indossava un bellissimo vestito che sembrava di ghiaccio e le curve erano tutte al posto giusto. Nord passo un grosso braccio tatuato dietro le esili ginocchia e un altro dietro la schiena seminuda. La sua pelle era ghiacciata. I piedi erano scalzi e ciondolavano nel vuoto quando Nord la sollevò, per portarla nella sua camera.
Qualche giorno dopo.....
Elsa si svegliò di soprassalto in un letto gigantesco. La testa le doleva e si sentiva frastornata.
-Tu svegliata!- Una voce forte e con un marcatissimo accento russo la fa sobbalzare.
-Dove diamine sono? CHI SEI?-
Elsa indicò Nord, che per lei era una novità. Molto più alto di Kristoff, con una lunga barba bianca, muscoli possenti e vivaci occhi azzurri. La metteva molto in soggezione.
-Ah, Elsa! No preoccupare! Io avere già tirato leva!-
-Quale leva? E come conosci il mio nome?- Il suo tono era aggressivo, ma nonostante ciò quando Nord si sedè ai piedi del letto si rannicchiò.
-Io essere Nord. Manny avere detto a me tuo nome.-
-Che posto è questo,Nord?-
-Vedi piccola...-
-Non chiamarmi piccola.-
Una grassa risata animò il petto possente di Nord. L’allegria non contagiò Elsa che rimase impassibile e spaventata. Delle voci risuonavano chissà dove nel palazzo e Nord si alzò. Elsa lo imitò, per scoprire che era senza vestiti. Rossa come un peperone balbettò:
-I m-miei vestiti! Dove sono?!-
-Oh, no preoccupare. Quando io avere coricato te nel letto vestito... PUFF!  Comunque io avere preparato altri per te.-
Elsa gli fu riconoscente. Un po meno quando uscì e la chiuse dentro a chiave.
-Ehi! Apri! Apri!-
-Scusa Elsa, tu scappare sennò!- Okay, forse aveva ragione. Sarebbe scappata senza pensarci due volte.
-Sii realistico, non ho la più pallida idea di dove sono!-
-Tu non temere...- Fu interrotto a metà frase. Con un gesto della mano Elsa si vestì con il suo classico vestito. Iniziò a battere i pugni sulla possente porta di legno scuro, quando sentì Nord parlarle.
-Tu essere forte!-
-Dannazione! Fammi uscire, BASTARDO!-
-Nord, che diamine sta succedendo qui?- Disse una nuova voce maschile. Era giovane e squillante.
-Saresti grato di spiegarci perchè hai tirato la leva?- Disse irritata una bella voce femminile.
-Io stavo lucidando i miei boomerang! Sono pieni di zampate adesso!- Urlò una voce profonda e maschile.
Zampate?
-Ragazzi, io spiegare tutto a voi! Si Sandman, no preoccupare.-
-Nord, perchè c’è uno yeti nella tua stanza?-
-No essere yeti!- Nord faticava a tenere a bada Elsa. Dal canto suo, lei era stanca di battere pugni  sulla spessa porta. Aveva le mani piene di schegge e sangue. Lasciava segni rossi sulla porta. Decise di fare l’unica cosa che le riusciva bene: creare del ghiaccio. Come se esso non avesse aspettato altro, eruppe dalle sue mani e congelò la porta. Dall'altra parte Jack Frost, prima guardingo e pronto a scattare con il bastone magico in mano, spalancò gli occhi alla vista dell’elegante ghiaccio che spuntava dagli stipiti della porta e mormorò:
-Ghiaccio?-
Elsa, dopo aver congelato la porta, con un ultima spallata, la fece crollare. Un polverone di schegge di ghiaccio, legno e polvere si addensò nell’aria. Jack, prima quasi imbambolato, tornò sull’attenti. Dentolina, Il Coniglietto di Pasqua e Sandman lo imitarono. Nord fu travolto dalla porta. Calmoniglio, senza pensarci, tirò uno dei suoi boomerang, accompagnato dallo strillo di una ragazza. Jack e Calmoniglio si voltarono verso Dentolina.
-Io non ho aperto bocca.- Disse, con un fil di voce.
Prima che anche solo uno di loro potesse aprir bocca, volarono delle schegge di ghiaccio lunghe quanto penne e affilate come rasoi. Una ferì Jack di striscio sulla guancia. Ormai niente li separava dalla fonte di quella confusione, solo un tappeto di schegge. Al posto dello yeti infuriato vi era una ragazza bella come poche, con grandi occhi azzurri, spaventati,  una profonda ferita sull’ attaccatura dei capelli biondi da sembrare bianchi,raccolti in uan treccia ed imbrattati sul lato destro di sangue. Attorno a lei vi era della neve candida, da poco caduta. Jack ed Elsa si fissarono per qualche istante quando la ragazza non ce la fece più e crollò a terra. Jack fece appena in tempo a sorreggerla per una delle esili braccia.
Com’è leggera.  Pensò.
E fredda.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pitch Black ***


Era tarda notte quando Elsa si svegliò. Non si sentiva particolarmente bene e male, come in un limbo fra il dolore e il piacere. Sentiva solamente un battito ripetitivo nella parte destra della fronte. Non era più nel letto di quel russo strambo con le braccia tatuate, ma in una piccola stanza con tende di pizzo bianco e soffici coperte azzurre. Si portò una mano alla testa, e vi trovò una fasciatura spessa.
-Aaah! Ti ci è voluto per svegliarti!- Una voce squillante la fece trasalire e spalancare gli occhi. Girò la testa verso destra, in direzione del rumore e, beh... Strabuzzò gli occhi e iniziò a balbettare. Vicino a lei c’era una ragazza con profondi occhi viola, ali cristalline e uno strano copricapo verde/giallo, che si estendeva fino sul naso. Con orrore Elsa notò che sembrava fondersi con la pelle.
-Che cosa sei?- Disse, con un fil di voce.
-Suvvia, più garbata!- Esclamò, mentre iniziava a vorticarle intorno leggiadramente. –Io sono Dentolina.-
-L-la fata dei dentini?- La regina soffoca una risatina. –Ma è una leggenda!-
-Esattamente. Io sono una leggenda!-
-Non ti pare di essere un poco... presuntuosa?-
Dentolina si allontanò dal letto, così da mostrare ad Elsa tutto il suo corpo: le sembrava che indossasse della pelle di drago, nonostante non ne avesse mai visto uno. Le squame che ricoprivano il suo corpo erano dello stesso colore del copricapo che aveva in testa, ma sembravano più lisce e delicate, e cambiavano leggermente sfumatura quando si muoveva.  Arrivò vicino alla porta volteggiando, senza un rumore. Aprì la bocca per ribattere, ma in quel preciso momento la porta bianca della camera di spalancò, facendo entrare un ragazzo e allontanando la fata dei dentini. Elsa si alzò sui gomiti e, con grandissimo sollievo, aveva indosso una canottiera rossa.
-Oh, era ora! Ciao, io sono Jack Frost. Tu...sei Elsa, no?- Prima di rispondere, la regina lo guardò. Non era altissimo, ed era indubbiamente bello. Degli occhi del suo stesso colore, leggermente più scuro, le restituivano lo sguardo, la pelle bianca come la sua. In mano aveva un vecchio bastone di legno.
Avrà un handicap?
Quel suo piccolo dubbio venne smentito quando se lo posò ti traverso su una spalla. La punta era ricurva, a formare uno spigoloso semicerchio. Un sorriso gentile ma beffardo adornava il suo bel volto. Era vestito senza troppe pretese, una felpa blu sporca di neve e dei pantaloni marroni e lisi lunghi fino alle caviglie. Era scalzo. Aveva i capelli non come i suoi, biondissimi da sembrare bianchi, ma proprio bianchi.
-Ehmmm... ci sei?-
-Chi? Io?- Elsa si indicò con un dito.
-Si, lei è Elsa, Jack. Dovremmo lasciarla riposare un po.- La voce di Dentolina era fredda.
-No, no. Ho dormito abbastanza. Potreste gentilmente dirmi...che ne so... tutto?-
-Si, ma prima Nord vorrebbe vederti.- Sorrise. Un sorriso solcato da una vena di tristezza di chi si sente solo.
-Chi, il russo tatuato che mi ha chiuso in una stanza?-
Jack rise. –Si, proprio lui.-
Elsa si alzò dal letto e per uscire passò vicino a Jack,  immobilizzandosi. Il mondo intorno a lei iniziò piano piano a sfumare, fino a concentrarsi solo su Jack Frost: quel  ragazzo sapeva di neve appena caduta, del vento gelido invernale che si insinua del cappotto mentre giochi nella neve. Sapeva di ghiaccio gelido appena solidificato, di quello che trovi sottile sulla superficie di un lago cristallino in gennaio.
Sapeva di Elsa.
La ragazza si fermò, impalata davanti alla porta con i grandi occhi azzurri spalancati. Sgusciando, Jack la oltrepassò, ponendosi davanti a lei con le sopracciglia alzate. Istintivamente allungò un braccio, fino a sfiorare la mano del Guardiano. La sua pelle era come una sottile lastra di ghiaccio opaco e perfetto, stranamente morbida. Elsa avvertì dei brividi lungo la schiena: una sensazione particolare si impadroniva mano a mano di lei. Aggrottò le sopracciglia confusa. Agli angoli del suo campo visivo sgomitavano delle piccole immagini, ma non riusciva ad afferrarle. Staccò le proprie dita da quelle del guardiano, sotto il suo sguardo stupefatto.
-Beh, ci stai provando con me?- Le chiese il ragazzo, scherzando.
Elsa non rispose. Guardò, senza veramente vederla, Dentolina che faceva strada verso “la sala principale della casa, da Nord” la chiamò. Mentre incominciavano ad avviarsi verso il maniaco che l’aveva chiusa in una stanza, Elsa incominciò a pensare, accantonando momentaneamente le sensazioni che aveva provato per Jack Frost. Non sapeva chi fossero quei tizi, potevano benissimo essere dei pazzi killer assassini assetati di sangue magico.
Si, ma ti hanno aiutata! Le ricordò una vocina nella sua mente.
E se è una messa in scena? Disse una seconda voce Ti ammazzeranno!
No, no, no!
Pensa a come scappare!
Elsa diede ascolto alla seconda voce. Pensò a diversi modi per fuggire da quello strano posto, un dedalo di corridoi ampi, contornati da una luce dorata e piccole finestrelle che lasciavano intravedere le stanze interne: molte erano magazzini di giocattoli, altre stanze simili alla sua. Cercò di memorizzare i dettagli di quel posto, magari segnarli con del ghiaccio, ma aveva come la sensazione che quello strano ragazzo con i capelli bianchi sparati da tutte le parti se ne sarebbe accorto. Stringeva convulsamente l’orlo della canottiera rossa che indossava, in preda ad una strana paura. Strana perché adornata da un fine filo di curiosità e divertimento, che le solcava la mente come un sottilissimo venticello di primavera. Prima che se ne rendesse conto, Dentolina e Jack si fermarono davanti ad una porta, adornata da bellissime decorazioni natalizie. Senza rendersene conto continuò a camminare, sentiva che le decorazioni avevano qualcosa di strano, familiare. Stava già tendendo la mano per toccarla quando ficcò un dito nei grandi occhi di Jack.
-AHIA! Accidenti, tu sei un arma!-
-S-scusa... non volevo.- Raramente il suo tono di voce era stato meno fiero, forte e squillante.
-Tranquilla. Però ora dovremmo entrare. “Il pazzo maniaco russo” ci sta aspettando. Ah, e se vuoi un consiglio: non chiamarlo così, almeno che non vuoi carbone nella tua calza per sempre!-
Elsa aveva rinunciato a capire i discorsi strani di quei tipi strambi. Si convinse che stava sognando: insomma, vabbè che lei creava del ghiaccio dalle proprie mani, però non volava, non rinchiudeva la gente nelle proprie stanze e nemmeno lanciava boomerang assassini.
-Di qui.- Disse Dentolina, indicando la porta apertasi silenziosamente davanti a loro.
-Che posto è questo?- Chiese Elsa, stupefatta nel vedere un ampio salone circolare che si diramava in stanze altrettanto grandi e molto confusionarie.
Jack non fece in tempo a rispondere che una voce già conosciuta trapanò la testa appesantita dalla fasciatura di Elsa.
-OOOOOH! ELSA! TU SCUSARE ME? SCUSA SCUSA SCUSA!- Era Nord, il gigante russo tatuato. Si era alzato dall'imponente sedia su cui stava poco tempo prima per precipitarsi addosso alla regina, riversandole addosso vagonate di scuse. Ma lei, con un fugace sguardo su Nord, rimase senza fiato. Nord, che la implorava di perdonarlo con il suo immancabile accento russo, le si imponeva davanti. Gli poggiò delicatamente una mano bianca sull'avambraccio, intimandolo con il gesto di spostarsi. Lui, ammutolito, lo fece. Elsa si ritrovò a pochi metri di distanza da Calmoniglio e Sandman. Un silenzio gelato si diffuse come nebbia nella sala. Fu interrotto da Elsa che urlò:
-BASTA! IO SONO MATTA!- Cadè a terra in ginocchio, tenendosi la testa fra i capelli. Questa sua sfuriata bastò a congelare il pavimento in un elegante motivo di arabeschi scintillanti.
-Elsa, alz...- Era Jack, ma non fece in tempo a finire la frase che fu interrotto da un pianto, misto ad un grido.
Quello di Elsa.
-NO, IO NON MI ALZO! FACCIO QUELLO CHE MI PARE!- Urlò la regina, sconcertata e furibonda. –QUESTA E’ STATA LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO!- Continuò. La gola le doleva, e solo adesso si rese conto che non sapeva da quanto tempo fosse in quello stramaledetto posto con quei pazzi senza ne bere  e ne mangiare. Quelle grida e quei pianti sciolsero leggermente il cuore di ghiaccio del Guardiano.
-Adesso io voglio delle spiegazioni! Probabilmente mi sono ubriacata, sarà un sogno.. o... o...-
-La realtà.- Finì Nord.
-NO, NO CHE NON E’ LA REALTA’!- Continuò Elsa, con il volto striato di lacrime. –No, non è la realtà una specie di canguro parlante seduto ad un tavolo, o una sottospecie di gnomo glitterato! E neanche un vecchio russo tatuato, palesemente un maniaco sessuale, che mi rinchiude in una stanza senza dirmi dove sono! E poi, quali standard di realtà avete? Per voi è reale un colibrì gigantesco mezza ragazza e un pupazzo di neve fatto ragazzo? No, per me non è reale questo!-
I guardiani ammutolirono, fissandola. Nessuno aveva avuto quella reazione scoprendo la verità.
-Per me la realtà è mia sorella incinta che mi aspetta a casa, suo marito e il mio popolo. La mia casa, il mio castello, mi aspettano, e io non posso aspettare qui. Si staranno chiedendo dove sono.-
-Elsa, tu dovere aspettare. Noi spiegare a te, poi tu decidere se rimanere o no.- Le rispose Nord, con una voce stranamente flebile. Le indicò una sedia e lei vi ci sedette, ghiacciandola completamente e formando delle specie di fauci trasparenti ed acuminate. Jack ebbe un brivido, pensando che sembrava ciò che avevano fatto lui e Pitch.
-Tieni... penso che avrai fame.- Dentolina le porse dei biscotti con un tazzone di latte caldo.
-Grazie. Beh... Gradirei sapere.- Disse Elsa, mentre addentava un biscotto.
Incominciò Jack.
-Beh, prima di tutto devi sapere chi siamo noi. Noi siamo i Guardiani, o Leggende. Ognuno di noi ha dei “poteri” differenti, ma ci accomuna una cosa: facciamo felici i bambini. Adesso guardaci e dicci se ci riconosci.-
Elsa alzò lo sguardo, partendo dalla destra.
-Il... Coniglietto? Sul serio?-
-Tutti a dire le stesse cose. Si, si. Ridete pure.- Li incitò Calmoniglio. –Comunque puoi chiamarmi Calmoniglio. E passo sopra al fatto che mi hai preso in giro perchè sei una tipa tosta. Mi piaci.-
Elsa quasi sorrise a quelle parole. Quasi.
-Poi, uhmmm... L’omino dei sogni?- Il nano glitterato annuì. Sopra di lui si formarono delle scritte, con lo stupore della bionda.
Sandman.
-Bel nome. Fa più effetto di “Omino dei Sogni”. Poi, Dentolina, la fatina dei denti. Nord, che è... Babbo Natale?!-
-Ja, Ja. Io essere molto più tosto di loro messi insieme!-
-Credici, credici.- Bofonchiò Calmoniglio.
-Poi... Jack Frost. Lo spirito dei ghiacci e delle nevi.-
Elsa rimase a guardarlo in silenzio. Com'è possibile che ci fosse qualcun’altro come lei? Lei, destinata alla solitudine?
-Bene, bene!- Disse Nord, scendendo giù dal suo trono e saltellando verso di lei. –Tu volere sapere qualcos'altro?-
-Beh, perchè io riesco a vedervi? Senza offesa eh, ma non credo più in voi da quando avevo 10 anni.-
-OH-OH-OH, No essere mistero questo!- Gioì Nord. –Tu essere altro Guardiano!-
Poco ci mancò che sia Elsa che Jack si strozzassero con il loro latte.
-COOOOOOSA?!- Urlò Jack, stupefatto. –Io sono il Guardiano delle Nevi e dei Ghiacci, non lei!-
-Concordo con lui!- Rispose Elsa, con la gola in fiamme per la bevanda calda.
-Oh, voi no sapere. Fra vostri poteri essere una differenza sostanziale. Tu, Jack –Continuò Nord, puntando un enorme dito sul petto del Guardiano. –Avere il potere del ghiaccio e delle nevi, ma tu essere divertente. Tu portare gioia nel cuore dei bambini. Tu Elsa, invece no conoscere la vera felicità. Tu avere il potere del Ghiaccio e delle nevi, quello che ostruisce il passaggio a navi, quello che fa slittare renne. - Un silenzio attonito si diffuse per la sala. Tutti i guardiani fissavano la regina. –Però è anche quello sottile, come tuo vestito, di una maestosità ghiacciata.-
-Io la conosco la felicità!- Disse Elsa, incurante dell’ultima frase di Nord.
-Davvero? Quando tu essere stata felice in tua vita?-
Elsa rifletté per qualche minuto. –Quando ero piccola, giocavo con mia sorella. Ero felice.-
-Si, tu essere felice in quel momento. Ma poi? Tua magia avere ferito tua sorella. Quei ricordi ora essere contaminati da grandissima tristezza.-
-Come le sai tutte queste cose?-
-Oh, Troll essere miei grandissimi amici. Poi esserci sempre Manny a dare una mano.- Proseguì Babbo Natale, con un lieve sorriso a increspargli le labbra.
-Manny?-
-Si,la Luna.-
-A proposito della luna... Mi spiegate come sono arrivata qui? Insomma, mi ricordo che stavo tipo volando nel cielo... e poi BOOM! Sono arrivata qui.-
-Manny essere come un Guardiano dei Guardiani. Colui che porta future Leggende qui, al mio Palazzo.-
Jack aprì la bocca per parlare, fermandosi di botto, con un espressione metà allibita e metà arrabbiata nera, tese il suo bastone magico alle spalle di Elsa. Sopra alla testa di Sandman si formò un punto esclamativo e Calmoniglio fece cadere un uovo per prendere uno dei suoi boomerang.
-Ragazzi, che...?- Chiese Dentolina. Prima di finire la frase girò leggermente il busto, e guardò il mappamondo al centro della sala.
Della sabbia nera lo avvolgeva, per poi scendere ai piedi della sedia di Elsa. Sembrava nebbia nera, risucchiava la luce, l’allegria e la bellezza di quel luogo.
Prese una forma umana.
-EHI, GUARDIANI!-
Pitch.


ANGOLO AUTRICE!
Ho fatto questo capitolo più lungo del primo, spero che vi piaccia :3
Caz*o, quando Elsa si arrabbia fa cagare in mano anche Nord e Calmoniglio D:
                                                               XOXOXOXO, Livia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3390449