Anywhere i would've followed you

di EffeI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il suono del vento ***
Capitolo 2: *** Un nome nell'universo ***
Capitolo 3: *** La tua piccola parte della mia anima ***



Capitolo 1
*** Il suono del vento ***


Il vento sembrava essere lo stesso che soffiava su quella baia in Norvegia, lasciava lo stesso tocco dolce e leggero sulla pelle e trasportava suoni lontani. Il suo cuore perse un battito perché tra quei tanti suoni le parve di averne sentito uno, quello che aveva desiderato in tutti quei mesi, l’unico suono che non avrebbe mai scacciato o maledetto semplicemente classificandolo come un banale e fastidioso rumore. No, quello era IL suono, il suono della vita del mondo,il suono del tempo, il suono del Dottore. Del suo Dottore. 

Chiuse gli occhi per cercare di capire da dove provenisse, si era stupita di se stessa perché era stata in grado di riconoscere quel suono nascosto tra la brezza, il suono del mare e le onde che si infrangevano con i loro lenti movimenti sulla bassa battigia, eppure lo aveva percepito, perché in fondo sapeva che lo avrebbe riconosciuto ovunque. Riuscì ad individuarlo alla sua destra. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata, si sentiva la bocca asciutta e le mani tremanti. Lo sentì di nuovo, questa volta più vicino di quanto di aspettasse. Aprì gli occhi e dopo aver preso un bel respiro si voltò sorridendo con tutta se stessa, certa che lo avrebbe rivisto un’altra volta. 

“Rose” 

Sentì il cuore sprofondarle nel petto,continuò a battere fino a rallentare e raggiungere il suo ritmo regolare. Cercò di ricacciare indietro le lacrime di delusione, espirò e mascherò quella stessa delusione con un finto e spento sorriso. 

Era solo lui. Il nuovo Dottore, o meglio il secondo, generato dal primo e da Donna. 

Dopo che il suo Dottore se ne era andato lasciandola per una seconda volta, le aveva affidato la nuova e speciale versione di se stesso chiedendole se poteva renderlo migliore, diverso, così come aveva fatto con lui. Si era chiesta come potesse essere stata così importante, come poteva averlo cambiato. Infondo era una semplice ragazza londinese di diciannove anni quando lo aveva incontrato per la prima volta e non si sentiva matura abbastanza, eppure c'era stato qualcosa in lei che doveva averlo colpito così tanto e così profondamente da cambiarlo. Forse erano state la sua temerarietà, o la sua determinazione e testardaggine o forse il suo coraggio, anche se non si era mai ritenuta particolarmente coraggiosa, eppure lui aveva visto tutto questo in lei, proprio lì dove lei non riusciva a vedere se stessa. Era esattamente quello che aveva fatto lei con lui, aveva guardato oltre il suo aspetto fisico. Quando lo aveva conosciuto per la prima volta non era così giovane, tanto da far preoccupare sua madre e Micky temendo che si fosse invaghita di un uomo troppo maturo per lei,ma ciò che la legava a lui andava oltre questo. Non poté negare di essere stata messa duramente alla prova quando lui si era rigenerato per la prima volta e aveva assunto una forma diversa, un corpo diverso, un viso diverso. Era più giovane e a dirla tutta incredibilmente attraente con dei capelli fantastici, nonostante questo però, nonostante la diffidenza iniziale aveva scoperto che era sempre lui. Dietro quel viso estraneo c'era lo stesso Signore del Tempo con due cuori e con un sorriso che poteva stregare chiunque. 

Al suo fianco aveva vissuto le avventure più straordinarie della sua vita, aveva visto pianeti di cui non conosceva l’esistenza, creature dai caratteri alieni eppure così umane. Aveva visto il Sole bruciare e lei stessa aveva avuto il destino di tutto ciò sulle sue spalle, una semplice umana che cambiava il futuro e conosceva il passato al fianco dell’ultimo Signore del Tempo. C’era qualcosa di incredibilmente poetico e al contempo fatalista in tutto questo. L’ultimo potente e straordinario Signore del Tempo che viaggiava nel suo TARDIS con una piccola, insignificante umana. Nonostante fossero passati dei mesi e avesse avuto molto tempo per ripensare a tutto quello che aveva vissuto, non si era mai sentita insignificante. Vivere quelle avventure, essere parte di quell’universo così immenso e limitato ad ogni altro occhio umano era stato qualcosa che la aveva fatta sentire viva, più di ogni altra cosa, più di quei diciannove anni trascorsi sulla Terra ignorando l’intera vita dell’universo. Poi quella stessa vita si era improvvisamente ripopolata dei nemici giurati del suo Dottore: I Dalek. La loro determinazione, la loro sete di dominio li aveva separati, letteralmente, confinandoli in due realtà separate. Non c’è giorno in cui non ricordi come si fosse sentita in quel momento su quella stessa spiaggia. Lì dove era rimasto un piccolo spazio nella materia dell’universo che il Dottore aveva usato per dirle addio, aveva bruciato l’energia di un intero sole per poterla vedere anche solo un’ultima volta. 

Tipico.

Compiere un gesto eclatante per attirare l’attenzione su di sé. Era stato il giorno più brutto della sua vita. Paradossalmente non la spaventava l’idea di rischiare la vita in giro per l’universo, l’importante per lei era, che dovunque andasse, lui fosse al suo fianco.  A volte si era sentita invincibile ed era stata pronta a rinunciare a tutto. A trascorrere tutta la sua vita con lui, ma proprio quella stessa vita le aveva giocato un tiro meschino allontanandoli e facendola sentire spezzata, come se l’altra parte della propria anima fosse scomparsa insieme a lui, confinata in quella realtà parallela alla sua. 

Nonostante tutto però lei non si era arresa e aveva continuato a cercarlo, nella sua realtà le cose erano precipitate molto più in fretta di quanto lo avessero fatto nella realtà del Dottore e da quel momento lei aveva fatto di tutto pur di contattarlo e aiutarlo a salvare il mondo. Poi proprio quando lo aveva finalmente ritrovato lui la aveva di nuovo lasciata, non potendo alterare la divisione tra le loro rispettive realtà.

Così quando erano riusciti a risolvere la situazione lui la aveva riportata su quella stessa spiaggia affidandole il nuovo Dottore, ed eccola lì sei mesi dopo in quello stesso posto ad aspettarlo, sperando che lui non la avesse dimenticata e archiviata come un problema risolto rifilandole il nuovo se stesso. A dire la verità aveva un piccolo barlume di speranza che lui non la avesse dimenticata, quando si erano rivisti e aveva conosciuto le due donne che lo avevano accompagnato nel suo solitario viaggio, una di loro, Martha Jones, non appena aveva scoperto che lei era con lui si era stupita, stupita perché lui era riuscito a trovarla (anche se a dirla tutta era stata lei a trovare lui) il punto però era che erano di nuovo insieme e se Martha Jones sapeva chi fosse questo significava che il Dottore le aveva parlato di lei, e che non la aveva dimenticata. Se non lo aveva fatto in passato per quale motivo avrebbe dovuto cominciare a farlo adesso? Aggrappata a questo piccolo barlume di speranza ogni giorno veniva su quella spiaggia ad aspettare, esattamente come stava facendo oggi.

Rose, va tutto bene?”  aveva la sua stessa voce, persino la stessa tonalità; preoccupato e teso.

“ Si, certo. Va tutto bene.” rispose annuendo. Cercò di enfatizzare il concetto con il sorriso più convincente che potesse indossare.

“Rose, potrò anche non essere lui ma ho imparato a riconoscere quando stai mentendo. Sai benissimo di potermi dire tutto, io sono qui per te.” 

Era vero. Lui era davvero lì per lei. 

C’era stato fin da quel giorno, aveva cercato di farla ridere, di emozionarla ma nonostante le fosse rimasto facile cadere nella dolce tentazione che quello che aveva davanti agli occhi fosse il suo Dottore, non ci era riuscita. Aveva sempre sorriso a metà,mostrato di essere felice a metà e sapeva che lui ne era al corrente eppure nulla era cambiato, anzi  era sembrato sempre più determinato a capirla, a farle del bene, a mostrarle quanto la amava senza però ottenere nessun risultato. Ci aveva provato, con tutta se stessa, si era detta che non ci sarebbe stato regalo più bello che il Dottore avesse mai potuto farle se non permetterle di vivere con lui la sua vita, di invecchiare insieme a lei, semplicemente però non riusciva ad accettarlo. Lo vedeva ogni giorno, ogni minuto, lo abbracciava, parlava con lui e ogni volta nonostante ciò che aveva davanti agli occhi le dicesse che lui  era lì, lei notava la differenza.

Lo percepiva, non era lo stesso, non era lui. 

Così aveva semplicemente fatto finta di essere felice di averlo al suo fianco, lasciandogli credere che tutto andasse bene quando dentro di se ogni giorno si sentiva sempre più spezzata.

“Si, lo so. Sto bene, davvero. Avevo solo bisogno di un po’ d’aria”

“Rose, vieni qui tutti i giorni nelle ultime settimane, lo so. E prima che l’idea possa balenarti in mente, no non ti ho fatto seguire, te lo leggo negli occhi quando torni a casa. Sento la brezza e l’odore di salsedine quando ti abbraccio” 

La stava guardando dritto negli occhi mentre le diceva queste cose e lei si scoprì incapace di sostenere il suo sguardo. Non è facile rinunciare a chi si vuole davvero quando questa persona è esattamente davanti ai tuoi occhi. Poteva sembrare un controsenso ma per lei era così.

Stava rifiutando il Dottore per il Dottore e la cosa la distruggeva. 

Fino a sei mesi prima non avrebbe desiderato altro, che lui la trovasse, che le dicesse quanto aveva bisogno di lei, che le dicesse quelle parole che non era riuscito a dire l'ultima volta che si erano visti. E adesso che erano insieme, seppur in modo diverso, non riusciva ad essere pienamente felice. Era una cosa tremendamente egoista ma non poteva farci nulla. 

“Perché vieni qui ogni giorno, Rose? Non si tratta dell’aria del mare, seppur sia scientificamente testato che con il sale contenuto in grande quantità nell’acqua marina l’organismo umano possa porre rimedio a molti problemi di salute, in primis un processo di ossigenazione del cervello simile solo a quello dell’aria di montagna.” 

Le strappò una debole risata, la divertiva sempre quando il suo lato da esperto prendeva il sopravvento. A dire la verità era una delle cose che trovava più affascinanti in lui. 

Il Dottore sorrise a sua volta, sollevato per quella piccola vittoria, ma c’era qualcosa nei suoi occhi che fece capire a Rose che lui non si sarebbe arreso tanto facilmente.

Non hai risposto alla mia domanda, Rose Tyler.” 

Si disse che non poteva sentirsi peggio di come si sentiva in quel momento e di come si era sentita in passato, perciò decise di dire semplicemente la verità.

“Lo sai.” 

Nel pronunciare queste due parole lo guardò dritto negli occhi cercando di carpire la sua reazione. Lui la guardò a sua volta senza dire nulla.

“Io non so come dirtelo..te lo giuro ci ho provato. Ci ho provato con tutta me stessa. Mi sono detta che non c’era nulla di diverso, che finalmente dopo tanto tempo noi due potevamo stare insieme. Tu hai rinunciato ad avere una vita immortale, una vita spesa a viaggiare nel tempo vivendo emozioni e affrontando l’intero universo, hai rinunciato a tutto questo pur di stare con me, di invecchiare al mio fianco. E mi sono detta che non c’era cosa più bella che qualcuno avesse mai potuto fare per me in 21 anni, mi sono detta che tutto sarebbe stato apposto, sarei finalmente  stata felice. Ma non è stato così. Qualcosa di diverso c’è e non è una cosa che posso ignorare.” 

Le sembrava di rivivere la prima volta in cui il Dottore le aveva detto addio su quella stessa spiaggia, ironicamente, adesso era lei ad abbandonare lui. Sentì le lacrime salirle agli occhi, sbatté le palpebre per ricacciarle indietro e attese in silenzio.

Che cosa c’è di diverso? Sono io quello diverso? É perché non sono lui? Non sono lui e tu non riesci ad amarmi abbastanza? Non è vero che sono diverso! Sono sempre io! Quello che ha provato lui per te per tutto il tempo in cui sei stata con lui, lo provo anche io! Condivido i suoi ricordi….io..Io ti amo come lui” 

Sentire quella nota di disperazione nella sua voce le fece capire quanto tutto quello che gli aveva confessato doveva averlo fatto soffrire. Aveva la stessa nota di paura e disperazione con la quale aveva urlato il suo nome mentre lei cercava con tutte le sue forze di non essere attratta dal campo gravitazionale che i Dalek avevano aperto il giorno in cui si erano separati.

“ Rose, ascoltami. Non c’è nulla da accettare, non c’è nulla di diverso sono sempre io! Sono io!”

“NO! Tu, tu non sei lui! Tu non sei il mio Dottore! Potrai anche avere il suo viso, il suo corpo e i suoi fantastici capelli ma NON sei lui! Non lo sei e non c’è niente da fare!”

Non voleva urlargli addosso, non voleva urlare affatto. Lo sguardo che le stava rivolgendo in quel momento era pieno di dolore e delusione.

“Già, non sono li tuo Dottore.” Abbassò lo sguardo fissando le Converse rosse e iniziando a giocare  con un pezzo di conchiglia arenato sulla sabbia. Dopo qualche minuto fu lei a rompere il silenzio:

“Non volevo ferirti. Mi dispiace” Non riusciva a dire altro.

“Va tutto bene. In fondo l’ho sempre saputo anche io. Credo che mi fossi semplicemente convinto di essere come lui per renderti felice. Per concederti quello che lui non era stato in grado di darti.”

“E io ti ringrazio per questo! È stata, davvero, una delle cose più belle che siano state fatte mai per me, è solo che per quanto tu sia straordinario..”

“Non sono lui. Si, lo so” 

“ Voglio farti capire che non è colpa tua. Tu non c’entri nulla. Hai vissuto questi mesi credendo di dover essere il Dottore per me, ma non è giusto. Tu puoi essere chi vuoi e fare ciò che ami di più” affermò lei.

“ Adesso l’ho capito. Ero così impegnato a vivere nella sua ombra, nel rispettare il suo modo di essere che non so chi sono davvero. Posso chiederti come hai notato che ero diverso?” 

“Immagino di averlo semplicemente sentito. Quando ti guardo negli occhi non è come guardavo lui, non è la stessa cosa. È come se fossi sempre stata in grado di leggere nella sua anima e se non è la sua lo sento. Mi dispiace” rispose lei.

“Non essere dispiaciuta, sono felice che tu abbia trovato il coraggio per dirmi tutto. So quanto deve essere stato difficile. Ho capito adesso che quello che credevo di provare per te non era altro che un eco di ciò che prova lui. Mi dispiace, vorrei che ci fosse un modo per portarlo qui da te in modo che entrambe possiate essere felici. Lo desidera anche lui e gli manchi ogni giorno sempre di più, seppur tramite me ti vedeva e ti percepiva, ma era come viverti e percepirti a metà. C’è una cosa che sento il bisogno di dirti: Rose Tyler…” 

All’improvviso si piegò su se stesso coprendosi il petto come se qualcosa lo avesse colpito. 

Lei gli corse incontro e lo sostenne preoccupata

Che succede?’ Dottore che succede? Stai bene? Ti prego rispondi! Mi dispiace per tutto quello che ho detto! Non voglio perderti di nuovo! Ti prego non abbandonarmi, non di nuovo” 

Non riusciva a capire cosa stesse succedendo e si sentiva terribilmente spaventata. Lui non era un Signore del Tempo, non aveva due cuori e non poteva rigenerarsi.

Lui poteva morire.

Il solo pensiero le gelò il sangue, non riusciva a pensare razionalmente così cedette sotto il peso del Dottore e caddero entrambe sulla spiaggia.  Lei cercò di tenerlo sveglio ma era troppo tardi: Cadde all’indietro con una mano ancora stretta a quella di Rose e l’altra appoggiata sul proprio petto, esattamente sopra il cuore.


Angolo autrice:
Salve a tutti, dopo aver visto questa fantastica serie mi sono innamorata del Dottore e di Rose e dopo la straziante scena della baia, nel finale della seconda stagione, ho provato a scrivere su di loro. La storia sarà divisa in tre capitoli pubblicati prossimamente.
Spero che vi piaccia :)
EffeI

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Capitolo 2
*** Un nome nell'universo ***


 

Quel giorno non si era posto una destinazione vera e propria, in fondo aveva viaggiato troppe volte diretto verso un luogo predestinato. Questa volta aveva deciso di chiudere gli occhi premere tasti e abbassare leve senza un criterio preciso, non domandandosi dove il TARDIS lo avrebbe portato. Era di nuovo solo dopo tanto tempo, dopo aver sconfitto per l’ennesima volta la minaccia dei Dalek, che questa volta si erano impegnati particolarmente per metterlo in difficoltà, ( anche se doveva ammetterlo, più la situazione era critica e pericolosa più lui riusciva a divertirsi, si trattava di una sorta di scarica di adrenalina che gli attraversava tutto il corpo) era stato costretto a riportare Donna a casa. Essere diventata una semplice umana con tutte le conoscenze di un Signore del Tempo era troppo per chiunque, persino per una come Donna Noble. Aveva salutato Martha e tutti gli altri riportandoli sulla terra e nelle loro città. In fine aveva riportato indietro Rose, ed era stata per la seconda volta una delle cose più difficili che in tutti i suoi 900 anni avesse dovuto fare. Il modo in cui si sentiva con lei al suo fianco era inspiegabile. Era come se si sentisse a casa, nonostante avesse perso il suo pianeta e fosse  rimasto l’ultimo e unico Signore del Tempo, se lei era al suo fianco si sentiva completo, non aveva bisogno di altro. 

Dopo essere stato costretto ad abbandonarla in una realtà parallela alla sua si era riproposto di non portare nessuno con se, non affezionarsi più a nessun umano. Ma non ci era riuscito, era più forte di lui. 

Odiava stare da solo, si sentiva vuoto. 

Ma quando condivideva il suo tempo con un essere umano tutto sembrava andar meglio. 

Erano così speciali, mortali eppure così attaccati alla vita. 

Vivevano e si lasciavano guidare dai sentimenti di ogni tipo. Potevano soffrire eppure continuare a sopportare, continuare a lottare pur di sconfiggere quel dolore. Odiavano in maniera così particolare, un odio profondo era spesso la conseguenza di una potente rabbia, di una delusione. Oppure erano convinti di odiare qualcuno quando invece semplicemente era un modo per mascherare il sentimento opposto: l’amore.

Si potevano dire tante cose sui comuni esseri umani, che erano ricchi di sentimenti negativi o positivi, che erano codardi ma al contempo coraggiosi, spaventati ma impavidi, ma c’era una cosa che riuscivano a fare meglio di tutto. Riuscivano ad amare come nessun altra forma di vita nell’intero universo. Può essere un amore che ti fa sentire come la persona più importante e più preziosa di tutte, un’amore che ti completa, che ti fa stare bene ma anche un amore che ti opprime e che ti fa stare male. Eppure non riusciva a non rimanerne affascinato, erano delle forme di vita così complesse caratterizzate da una profondità emotiva e una sensibilità straordinarie. Rose non era da meno. 

Con quella sua verve ironica e la sua irremovibile testardaggine era arrivata nella sua vita in un momento in cui pensava di essere confinato in solitudine, costretto a rivivere all’infinito tutto ciò che aveva vissuto come un Signore del Tempo, a convivere con i rimorsi e il pentimento per ciò che si era lasciato dietro. Gli era stato detto dal creatore dei Dalek che questo era ciò che faceva sempre, correva, correva per lasciarsi dietro tutto quello di cui non sopportava la vista, tutto quello con cui non riusciva a convivere. Era possibile che dopo tutto quel tempo non fosse coraggioso abbastanza?

 Si, prima lo non era. 

Prima di incontrare Rose non aveva mai riflettuto abbastanza sul suo modo di fare. La aveva convinta a seguirlo nella sua cabina della Polizia promettendole un’infinita serie di avventure, ma non si era mai fermato a pensare a ciò che trascinarla in tutto questo potesse significare. Era stato incredibilmente egoista, la verità era  che non ne poteva più di stare solo, così aveva accettato di portare Rose con se e in fin dei conti, nonostante questo lato negativo, era stata una delle cose più belle che avesse mai fatto nella sua lunga esistenza.
Lei gli aveva colorato le giornate, lo aveva fatto sorridere come non faceva da tanto, troppo tempo e gli aveva dato una ragione per lottare, per sfidare se stesso e superarsi. Era sempre stato perfettamente bene da solo, era indipendente ma con il tempo era diventato fragile e insicuro nascondendo tutto questo sotto un’ostentata sicurezza. Poteva sconfiggere un’armata di Dalek o qualunque altro nemico ma rischiare di perdere qualcuno a cui teneva davvero, quella era sempre stata la sua più grande debolezza e Rose era diventata tale fino a quando non la aveva persa e ne era uscito devastato. Aveva persino bruciato un sole pur di vederla un’ultima volta e non era riuscito a dirle quello che provava, così per mesi era rimasto con questo rimpianto che si era aggiunto ai precedenti. Affidarle il Dottore-Donna era stata un’idea brillante ma in fondo sapeva che seppur le avesse assicurato che non ci fosse nulla di diverso, lei se ne sarebbe accorta. Non era facile prendersi gioco di Rose Tyler, era stata coraggiosa abbastanza da guardare dritto nel cuore del TARDIS.

Immerso in queste sue riflessioni si era lentamente spostato al piano superiore e guardandosi intorno notò con la coda dell’occhio qualcosa di blu. 

Era a terra, sgualcito, rimasto lì per tutto quel tempo. 

Apparteneva a lei, il suo giacchetto blu. Si avvicinò e si chinò a terra per raccoglierlo ma quando  stava per toccarne il tessuto esitò per un breve momento.

Cosa avrebbe fatto se lo avesse raccolto? 

Non poteva riportarglielo, non poteva indossarlo, non c’era nulla che potesse fare se non lasciarlo lì, così come era rimasto nascosto fino ad allora poteva sparire fino ad essere dimenticato di nuovo. Poi realizzò che quell’indumento non era solo un indumento, quello era Rose. 

Se non era riuscito a dimenticarla, a nasconderla nei meandri della sua memoria come poteva pretendere di ignorare quello?

Rassegnato allungò la mano e ne toccò il tessuto, lo afferrò per tirarlo su e vide che c’era qualcosa che pendeva dalla tasca destra. Sembrava un filo,lo tirò ed usci uno di quei lettori mp3 per la musica con le cuffie ancora attaccate. Sembrava come se non fosse passato nemmeno un minuto, poteva essere un giorno qualunque in cui lei si era messa le cuffie e aveva ascoltato la sua musica preferita. Preso da un momento di malinconia si infilò le cuffie a sua volta e accese il lettore facendo partire una canzone:

 

Hello, hello anybody out there? 'Cause I don't hear a sound.

Alone, alone I don't really know where the world is, but I miss it now.

I'm out on the edge and I'm screaming my name like a fool at the top of my lungs.

Sometimes when I close my eyes I pretend I'm all right but it's never enough.

'Cause my echo, echo is the only voice coming back.

My shadow, shadow is the only friend that I have. 

[..]

I don't wanna be an island and I just wanna feel alive and get to see your face again.

I don't wanna be an island and I just wanna feel alive and get to see your face again.

Just my echo, Oh, my shadow, you're my only friend.*

 

In quel momento pensò che la vita fosse qualcosa di semplicemente straordinario, era incredibile come in un secondo una cosa, persino la più insignificante potesse mutare.  Quella canzone lo rappresentava  in tutto e per tutto, sembrava fosse stata scritta  per lui.

Un essere solitario, immortale, circondato dal vuoto dell’universo, da curve e pieghe nella materia del tempo. Spinto da quelle parole corse verso la porta del TARDIS, la spalancò e trovò davanti a se un panorama di vuoto, il tessuto dell’universo dalle mille striature di colore. Doveva essere lontano dal Sistema Solare. 

Senza pensarci due volte si protese oltre la soglia e guardando fuori urlò il nome di Rose.

Urlò con tutta l’aria che aveva nei polmoni, con tutto l’ossigeno che i suoi due cuori pompavano nelle sue vene. Proprio quando si era detto di aver fatto un’assurdità, non poteva la sua voce risuonare in uno spazio così vasto, la sentì. Era un eco lontana, leggera, quasi impercettibile eppure c’era. 

Scoppiò a ridere. 

Rise con tutta l’euforia che aveva per quella minuscola onda sonora che era tornata indietro, seppur con una forza infinitesimale di quella che lui aveva impiegato per pronunciarla. Non riusciva a smettere di ridere, continuava a guardare l’universo fuori da quella cabina con il suo sorriso sul viso. Abbassò la testa e guardando il giacchetto che teneva in mano disse:

“Sei nell’intero universo Rose Tyler. Il tuo nome risuona tra le pieghe del tempo e dello spazio, sei letteralmente intrisa nel tessuto dell’intero universo! Straordinario! Ahahahahahah Rose Tyler tu sei nell’intero universo! Mi senti Rose? Mi senti? TU SEI NELL’UNIVERSO, ROSE TYLER!”

Improvvisamente gli mancò il fiato, Il TARDIS virò bruscamente a sinistra  chiudendo violentemente le porte e scaraventandolo dalla parte opposta. Non riusciva a capire cose fosse successo, poi il familiare formicolio alla mano gli fece capire che si stava rigenerando. 

Una parte di se non voleva, infondo gli piaceva chi era con quel corpo e soprattutto quei capelli. Anche Rose amava tanto quei capelli, non seppe perché ma pensare a lei lo tranquillizzò e lo distrasse. L’ultima immagine che gli apparve prima di abbandonarsi al tepore dell’energia che lo stava avvolgendo, fu il suo volto. 

Rose che gli sorrideva, con il suo sorriso più bello che sapeva di gioia, felicità. 

Sapeva di Rose.




                                                                                                                                                                                                     * Echo - Jason Walker



Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Ecco il secondo capitolo, spero che vi piaccia :) Ho preso le parole citate da una canzone che ho contrassegnato con l'asterisco, non appena l'ho ascoltata ho subito notato  la somiglianza con il Dottore e il suo viaggiare nel tempo.
Buona lettura :D
Alla prossima
EffeI

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Capitolo 3
*** La tua piccola parte della mia anima ***


Erano passati più di dieci minuti eppure il Dottore non si era ancora ripreso. Era giunta alla conclusione che era solo svenuto, gli aveva sentito il cuore e stava continuando a battere, per fortuna. Si era arresa e adesso era sdraiata su quella spiaggia accanto a lui aspettando che si riprendesse. Non aveva idea di cosa avrebbe fatto ora, di dove sarebbe andato, sapeva solo che non voleva costringerlo a rimanere nuovamente con lei. Voleva concedergli la possibilità di scoprire chi fosse davvero, di amare qualcuno che non fosse lei e sopratutto che non si sentisse  in dovere di  amare.
Era stato fantastico con lei in ogni cosa, a parte in alcuni momenti in cui si impuntava e non si calmava fino a quando non riusciva a spuntarla in qualunque conversazione. Era stato sicuramente il lato ereditato da Donna. Si chiese se fosse ancora in giro per l’universo con lui, viaggiare, vedere mondi diversi, scoprire nuove forme di vita. Non c’era stato giorno in cui non le fosse mancato tutto quello, o forse le mancava semplicemente vivere tutto quello con lui al suo fianco. 

“Dottore? Oh mio Dio grazie al cielo! Stai bene?” 

Si era alzato di scatto come se improvvisamente fosse tornato a respirare. 

Dottore? Che succede?”

 Dovette ripetere la domanda poiché non ottenne risposta, non la stava nemmeno guardando. Si avvicinò e vide che aveva lo sguardo lontano, forse perso in qualche ricordo. Non sapeva cosa fare e dalla sua espressione sul volto le sembrò chiaro che non si sarebbe ripreso tanto presto, perciò le sarebbe toccato aspettare nuovamente. Rassegnata si sdraiò sulla sabbia con lo sguardo rivolto verso il cielo. Quel giorno era stranamente sereno, quasi nessuna nuvola, sole alto nel cielo. Una perfetta giornata per farsi un bagno. Il posto non era male ma non era mai riuscita a vederla come un semplice spiaggia dove trascorrere una giornata in tranquillità, senza contare la temperatura sempre un po' bassa anche in estate. Cominciò a muoversi sulla sabbia e immaginando di essere sulla neve spostò un braccio per mimare il volo dell’angelo quando con le dita incontrò un piccolo ramo di quelli che il mare lascia dietro di se.  Lo afferrò e si alzò a sedere incrociando le gambe e tornando a guardare il Dottore. 

Niente, perfettamente immobile, nessun segno di ripresa. 

Sembrava quasi in uno stato catatonico. Cominciò a disegnare linee e cerchi sulla spiaggia; tutto pur di occupare il tempo in qualche modo.Lentamente quelle linee e quei cerchi si trasformarono nella scritta” Dottore”. Ricalcò più volte sulla D, le sembrava non fosse ben definita, anche se in fondo era pur sempre sabbia non poteva di certo aspettarsi una precisione millimetrica. La sabbia era composta da milioni di piccoli granelli dai mille colori, immaginò che quei granelli fossero tutti i pianeti che esistevano nell’universo. Tra quelli che erano rimasti sul pezzo di legno riuscì a distinguerne uno. Non seppe perché ma le fece pensare al pianeta del Dottore: Gallifrey. Era stato distrutto e lei non lo aveva mai visto, eppure da come il Dottore lo aveva descritto le parve di immaginarselo, con le sue distese verdi, le montagne dorate. 

Era impossibile vedere tutto quello in un minuscolo granello di sabbia.

La sua riflessione venne interrotta da un movimento brusco: il Dottore si era mosso. Sembrava che i suoi polmoni avessero finalmente riassorbito le molecole d’aria di cui avevano bisogno. Deglutì e continuò a respirare fino a che il battito del cuore si stabilizzò.

Finalmente! Cosa diavolo è successo? Mi hai spaventato! Non hai più due cuori e non sei immortale! Perciò non azzardarti mai più a fare una cosa del genere, sono stata chiara!?” La scarica di adrenalina scatenata dalla paura aveva avuto i suoi effetti. Per tutto il tempo non lo aveva guardato, aveva troppa paura di scoppiare nuovamente in lacrime soprattutto ora che aveva avuto così paura di perderlo. 
Lui al contrario la stava guardando. 

Era Rose. 

Il suo ultimo ricordo era quello di se stesso sdraiato nel TARDIS poco prima della fase di rigenerazione. In quei secondi prima di perdere i sensi aveva visto il viso di Rose e ora eccola lì davanti a se. Era un Signore del Tempo ma non riusciva a capire cosa fosse successo.
Non aveva smesso di guardarla da quando aveva pronunciato quelle parole, osservò ogni suo movimento, le mani prese dal momento di nervosismo si muovevano senza un apparente schema.  La guardò rivolgere il suo sguardo verso la sabbia, osservò i suoi capelli biondi sciolti attraversati dal vento e percepì il suo profumo tale da aver pervaso la brezza che accarezzava quella baia. Pago di tutti questi dettagli, sorrise. Tutto il suo viso si illuminò come ogni volta in cui  la guardava, distese le labbra e persino i suoi occhi sorrisero. 
“Rose Tyler” 
Il cuore di Rose perse un battito. Nessuno aveva mai pronunciato il suo nome in quel modo. Solo il Dottore, il suo Dottore. 
Ma non era possibile.
C’era qualcosa di singolare nel modo in cui lo pronunciava, enfatizzava il suono del nome accarezzandolo e la sua voce sembrava gonfiarsi di orgoglio nel pronunciare il cognome. Con il cuore in gola alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi.
Fu come se tutti quei mesi venissero annullati in quei pochi brevissimi attimi. Lo guardò e fu certa che fosse lui. Era LUI.
Non per il sorriso, per i capelli o per l’espressione, ma per gli occhi.
In quegli occhi vide la sua anima, quella che non aveva visto nel Dottore-Donna. 
La consapevolezza della verità al travolse, si sentì mancare il respiro e si portò le mani al viso. Non distolse per un secondo lo sguardo da quello di lui.
Come è possibile?”
“Dimmelo tu. L’ultima cosa che ricordo è il tuo volto poco prima di rigenerarmi. Cosa è successo a  te?” le chiese
“A me? Il Dottore era, noi. Stavamo parlando quando all’improvviso si è accasciato e ha perso i sensi. Ho avuto paura che..”
“Che fosse morto? 
“Cosa è successo?” ripetè lei 
“Non lo so, io credo che..Oooooh! Ma è straordinario! Deve essere così per forza! Non c’è altra spiegazione!” Scattò in piedi e si guardò intorno.
Cosa è straordinario?” 
“Oh Rose, è straordinario! Lui si è accasciato esattamente nello stesso momento in cui io mi sono rigenerato! E quell’ultima parte di me attaccata a te è passata nel suo corpo e mi sono risvegliato qui! Non capisci!? Oh mio Dio ma è davvero meraviglioso!”
“ Aspetta,cosa? La parte di te è finita in lui? Come è possibile? “
“ È questa la cosa straordinaria Rose, non lo so! Non so nemmeno se una cosa del genere sia possibile per uno come me! Ma sai cosa? Non mi interessa! Non mi importa! Mi sono rigenerato e sono nel TARDIS con un nuovo corpo e un nuovo volto ma sono anche qui! Qui con te!” 
“Ok! E adesso cosa succede? chiese lei 
“Non lo so. Dipende da te. Se mi vuoi posso rimanere con te, per sempre. Invecchiare con te, per davvero. Non sono una copia, non sono lui.
 Sono io. Mi dispiace così tanto averti fatto soffrire. La verità è che pensavo che saresti stata bene con lui. Era me, perciò ho cercato di darti quello che non potevi avere. Ma ho sbagliato”
Lo guardò più volte, senza capacitarsi che fosse davvero lui.
Sei davvero tu?” lui si avvicinò fino a sfiorarle il naso a mo di risposta.
Provalo. Provalo e se sei davvero tu puoi restare. Devi restare.”
Le rivolse il suo sorriso sornione e disse.
Rose Tyler, ti amo anche io” 
Gli gettò le braccia al collo e cominciò a piangere di gioia. Non riusciva a credere fosse davvero lui! Che lui fosse lì con lei!  Lentamente lui sciolse l’abbraccio e le prese la mano
Sai c’è un’altra cosa che devo dirti”
“Ah si? E sarebbe?” 
“So che se avessi continuato a viaggiare con me mi avresti seguito ovunque, ma tu lo hai sempre fatto. Ho urlato il tuo nome nell’ universo e lui ti ha riportato a me, perciò tu,  Rose Tyler sei nell’intero universo, letteralmente e credo che questo ci abbia ricondotti l’uno verso l’altra”
“ Cosa? Hai urlato il mio nome nell’universo? 
 “Già”
“ Be hai ragione, ti avrei seguito ovunque e lo farò sempre”
“Bene allora! Allons-y!” 
Sorridendo si allontanarono mano nella mano certi che ovunque fosse il futuro, lo avrebbero vissuto l’uno al fianco dell’altra. 


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti :) Ecco l'ultimo capitolo, spero che la storia vi sia piaciuta e ringazio tutti coloro che hanno speso un po' del loro tempo nel leggerla.
EffeI 

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