Di Malandrine e Bravi Ragazzi

di mikyintheclouds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***



Capitolo 1
*** primo capitolo ***


Erano sull’Espresso per Hogwarts quando si videro per la prima volta.
Lui era il classico “bravo bambino” con occhiali, la linda divisa nera già indossata, seduto composto sul suo sedile e con i capelli castani scuri leggermente arruffati. Lei, al contrario, era la tipica “bambina ribelle”, una di quelle sempre agitate, che non riescono a stare ferme per più di cinque secondi, che fanno una cosa e nel contempo pensano già a un’altra e si può star sicuri che ciò che hanno in mente raramente non le porterà a cacciarsi in qualche guaio.
Visino vispo e pulito, pelle liscia da ragazzina di soli undici anni, occhi verdi e capelli ramati, Lily entrò nello scompartimento di James e lo squadrò da capo a piedi.
Sogghignò quando lo vide così rigido, mentre si lisciava in modo costante e agitato la divisa, quasi avesse preso un tic.
“Rilassati!” Gli disse sedendosi di fronte a lui “Non vengono a controllare se facciamo i bravi sul treno e non ti danno di certo un voto se sei il primo in assoluto ad indossare la divisa.”
James decise di evitare di rispondere. Non gli era mai piaciuto discutere. Adorava, al contrario, fare le cose come si deve, essere gentile, garbato, educato e inoltre non sapeva nemmeno chi fosse quella ragazzina, ma, dal primo momento che l’aveva vista entrare, aveva intuito che gli avrebbe portato solo guai e voleva stare il più lontano possibile da lei e dai problemi.
Si girò dall’altra parte, allora, e si mise a guardare il panorama che scorreva rapido fuori dal finestrino, i prati che prendevano il posto delle case, il paesaggio sempre più verde, selvaggio e rurale.
Lily, tuttavia, non era certo una pronta a lasciar perdere, anzi! L’essere ignorata in quella maniera la fece innervosire e decise di rincarare la dose.
“Scommetto che un secchione come te avrà già letto tutti i libri, o mi sbaglio?”
James mantenne lo sguardo sul panorama, ben attento a non cedere alle provocazioni della ragazzina.
“Beh, io dico di sì, anche se non mi vuoi rispondere. Anche io mi sono esercitata con qualche incantesimo, sai? Ma solo con quelli più divertenti. Per esempio…”
Con un rapido movimento della mano, estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e scagliò una fattura contro un altro ragazzino del primo anno che stava passando in corridoio in quel momento, in cerca di un posto libero per sedersi.
L’incantesimo lo colpì in piena faccia, facendogli cadere il pesante baule che trasportava con tanta fatica, mentre strani bubboni di un colore violaceo cominciarono a crescergli sul naso e attorno alle orecchie, scatenando l’ilarità degli altri studenti che si misero a ridere, attirando l’attenzione del Prefetto incaricato di sorvegliare quello scompartimento.
“Chi è stato?” Chiese duramente il Prefetto avvicinandosi allo sfortunato ragazzino che ormai, in preda di una furiosa crisi di pianto e molto rosso in viso per la vergogna, cercava disperatamente e con scarsi risultati di coprirsi il volto con le mani.
Lily, con un ghigno di trionfo stampato in faccia, ricambiò lo sguardo accigliato e un po’ intimorito di James con uno di sfida e disse senza esitazione: “Sono stata io.”
Il Prefetto la guardò con curiosità e stupore. Erano poche le volte in cui qualcuno, dopo aver commesso una marachella, si faceva avanti spontaneamente. Inoltre, rimase colpito dalla precisione e dalla potenza di quella fattura, soprattutto considerando il fatto che fosse stata scagliata da una ragazzina del primo anno che non aveva ancora nozioni di magia.
“Scusami.” Riprese Lily con un tono da finta innocente che, tuttavia, riuscì subito ad incantare ed intenerire il ragazzo. “Sono del primo anno e non sono ancora pratica con la bacchetta. Stavo cercando di esercitarmi con qualche incantesimo dei più semplici e, non so, qualcosa deve essere andato storto.”
-Ne dubito-. Pensò il ragazzo continuando a osservarla con tanto d’occhi, ma ancora indeciso sul da farsi.
-Magari- Realizzò mentalmente –È stato solo un colpo di fortuna. Per questa volta lascerò correre-.
“Non ti preoccupare.” Disse, quindi, con voce più morbida, eseguendo una perfetta contro-fattura per riportare il viso dello sventurato ragazzino alla normalità. “Capita a tutti di sbagliare le prime volte. Chiedi scusa al tuo compagno e per stavolta lascio correre. Niente punizione.”
“Grazie e scusami…”
“Sirius.” Concluse il ragazzino per lei mentre finiva di asciugarsi le lacrime.
“Scusami, Sirius.” Ripeté Lily con voce soave, come farebbe una brava bambina. “E piacere.” Proseguì “Io sono Lily.”
Gli tese una mano che Sirius guardò un po’ intimorito, senza sapere bene cosa fare.
“Avanti.” Intervenne il Prefetto. “Stringile la mano e dimentica questo brutto incidente. Magari sarete nella stessa Casa a Hogwarts. Sarebbe bene iniziare con il piede giusto, non trovate?”
Al povero Sirius non rimase altro da fare che stringere la mano di quella bambina che già l’aveva spaventato, con l’unica speranza di non dover mai capitare nella sua stessa Casa.
“Bravi ragazzi. Mi raccomando adesso, sedetevi senza fare baccano e state buoni. Manca ancora un po’ al castello.”
-Incredibile!- Pensò James. Con il tono da ragazzina spaventata che non era e quell’espressione da brava bambina innocente, quella Lily era riuscita a corrompere un Prefetto!
La sua prima impressione si era dunque rivelata corretta, allora; era meglio stare lontani da quella ragazza!
Un sentimento tutto nuovo di rabbia che non aveva mai sperimentato prima in vita sua gli crebbe nel petto e non riuscì più a trattenersi.
Andò ad aiutare Sirius a portare il baule nello scompartimento, aspettò che fu seduto, chiuse la porta e poi affrontò Lily, non senza provare un po’di timore.
“L’hai fatto apposta!”
“No, che non l’ho fatto!”
“E invece sì. Te la saresti meritata una bella punizione.”
“Perché non hai detto nulla allora? Hai paura di me, forse?”
Queste parole fecero di nuovo ammutolire James che, tuttavia, mantenne il contatto visivo con Lily.
“Dovresti, sai.” Continuò lei. “Dovresti avere paura di me. Entrambi dovreste. Perché mi intrigano i bravi bambini e so già che mi divertirò un mondo con voi. Ci vediamo ad Hogwarts, sfigati.”
E così dicendo si alzò, fece l’occhiolino a James e uscì impettita e sfrontata dal vagone, lasciandosi dietro una scia d’arroganza.
“Quella è matta.” Disse James sedendosi di fronte a Sirius.
“Già.” Concordò. “D’ora in poi sarà meglio evitarla, starle il più lontano possibile.”
“Sono pienamente d’accordo con te. Non voglio avere problemi per colpa sua.”
“Esatto. Comunque piacere, io sono Sirius Black.”
“James Potter.”
Sirius sorrise e James ricambiò.
Si misero a parlare e presto dimenticarono la faccenda di Lily, almeno finché non arrivarono al castello.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!! Partecipando a un contest, mi era stata assegnata una drabble con Lily e James come protagonisti, ma con i caratteri invertiti…lei malandrina e lui bravo ragazzo. Siccome mi sono divertita molto a scrivere quella storia e poiché mi è venuta l’ispirazione, ho deciso di scrivere una storia a capitoli, comprendendo anche altri personaggi, ma mantenendo i caratteri invertiti.
Spero vi piaccia!! Fatemi sapere =)

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***


L’Espresso per Hogwarts si fermò sussultando e sbuffando vapore quando era ormai sera. James e Sirius si guardarono con occhi sbarrati, leggermente pallidi in volto.
Erano arrivati! Erano a Hogwarts, finalmente! L’agitazione che avevano cercato di mascherare per tutto il viaggio adesso era palese e si leggeva sui loro visini spaventati, si intuiva osservando i loro corpi tremanti. L’appetito che era venuto loro durante il viaggio era stato sostituito da una morsa di tensione che attanagliava i loro stomaci. James credette per un momento di essere sul punto di vomitare.
Si alzarono dai loro sedili come se stessero girando una scena al rallentatore e aprirono piano la porta dello scompartimento, ma furono quasi sommersi dalla massa agitata degli altri studenti che correva lungo il corridoio, ansiosa di uscire e raggiungere il castello per il banchetto di inizio anno.
Quasi per ultimi, scesero lentamente dal treno, smarriti e rallentati dai pensanti bauli contenenti i loro effetti personali e l’occorrente per le lezioni. Intorno a loro i ragazzi e le ragazze più grandi si muovevano a loro agio, urlavano, ridevano, correvano a salutare ed abbracciare amici che non avevano visto per tutta l’estate, mentre quelli del primo anno cercavano di formare un gruppetto in cui sentirsi protetti e non completamente spaesati.
James e Sirius cominciarono a guardarsi intorno. Erano abituati alla magia provenendo da famiglie di maghi, ma il primo giorno a Hogwarts è qualcosa di speciale per tutti.
“Primo anno! Da questa parte! Quelli del primo anno da me, per favore!” Un giovane ragazzo dalle dimensioni gigantesche si era fermato poco distante dal treno e stava cercando di contare i bambini del primo anno che si andavano a raggruppare, esitanti e timorosi, intorno a lui.
Aveva folti e arruffati capelli neri, lunghi fino alle spalle e un altrettanto folta e arricciata barba che gli copriva in parte il collo e gli dava un aspetto selvaggio, burbero, poco rassicurante. La voce, tuttavia, unita allo sguardo gentile e benevolo, ispirava fiducia.
“Ciao a tutti, voi del primo anno! Sono Hagrid e vi accompagnerò a Hogwarts. Coraggio, lasciate i vostri bauli qui e seguitemi.”
I ragazzini si guardarono l’un l’altro, indecisi sul da farsi, aspettando che qualcuno facesse la prima mossa.
La più coraggiosa fu Lily, subito seguita da un gruppetto di ragazzine che la guardavano ammirate e le stavano dietro come cagnoline ammaestrate.
Raggiunse Hagrid spavalda e questo le fece un enorme sorriso.
“Benvenuta!” Disse il gigante con la sua profonda voce baritonale.
Presto anche tutti gli altri iniziarono a seguire l’esempio di Lily e raggiunsero lei e Hagrid, per poi incamminarsi verso il Lago Nero.
Lì, vennero fatti salire su barchette incantate, a gruppi di tre o quattro, e iniziarono a navigare sulle calme acque verso un punto che, coperto da una montagna, ancora non riuscivano a scorgere. Superato il monte, tuttavia, un coro di sospiri, di “Ohh” e di gioiosi gridolini emozionati si alzò dalle imbarcazioni, mentre l’illuminato castello di Hogwarts si stagliava davanti a loro in tutta la sua magnificenza e si rifletteva nelle placide acque del lago, insieme alla luna e alle stelle.
James e Sirius si guardarono, rossi in viso, emozionati, con gli occhi illuminati e stupiti.
“Non ho mai visto nulla di così bello.” Sussurrò piano James per non rompere l’incanto di quel momento.
“Nemmeno io.” Replicò Sirius, mantenendo lo stesso tono sommesso, rapito e sognante.
Approdarono sulla riva, percorsero un sentiero fino all’entrata e, per la prima volta nella loro vita, varcarono l’enorme portone di legno del castello provando un turbinio di emozioni che nemmeno loro avrebbero mai saputo raccontare. C’era ansia, gioia, paura, emozione, nervosismo, grandi aspettative, mistero, voglia di imparare… ognuno provava qualcosa di diverso, unico e speciale.
Percorsero un breve atrio, poi salirono enormi scale di marmo e si fermarono proprio in cima, dove una strega di mezza età li stava aspettando con sguardo severo, eretta ed impettita nella sua lunga veste nera.
“Buonasera a tutti.” Li accolse con fare diretto e spiccio. “Sono la Professoressa Minerva McGranit e sarò la vostra insegnante di Trasfigurazione qui ad Hogwarts. Prima di farvi entrare nella Sala Grande per la cerimonia di smistamento, vorrei illustrarvi alcune semplici regole. Presto sarete divisi in quattro Case. La vostra Casa sarà la vostra famiglia. Ogni azione corretta, ogni comportamento rispettoso, ogni bel voto farà guadagnare punti alla vostra Casa, al contrario, se vi comporterete male, farete le perdere punti. Tutti si aspettano da voi la massima educazione e il massimo rispetto nei confronti dei vostri compagni, dei docenti e della scuola stessa. Se non agirete in questo modo verrete puniti o, nel peggiore dei casi, espulsi. Ora aspettate qui, vado a vedere se all’interno è tutto pronto per accogliervi.”
E così dicendo si girò e se ne andò, lasciandoli soli, fermi sulle scale, con le gambe ancora più tremanti di prima e i cuori che battevano all’impazzata.
Nessuno osava respirare, figuriamoci parlare; le parole della Professoressa avevano già scosso i loro animi.
Pochi secondi dopo, che a loro tuttavia sembrarono ore, la Professoressa McGranit ritornò e li invitò a seguirla.
Arrivarono davanti ad altre due porte che la strega spinse e davanti a loro apparve un’enorme sala vivacemente illuminata da torce, candelabri e candele fluttuanti.
Il soffitto rispecchiava il cielo stellato che avevano visto all’esterno poco prima e quattro enormi tavoli, attorno ai quali stavano seduti gli studenti più grandi, erano disposti per la lunga nella sala e un tavolo leggermente più piccolo, messo perpendicolare a quelli, accoglieva i Professori.
I ragazzini del primo anno sfilarono al centro della sala, seguendo diligentemente la McGranit, osservati dagli alunni più grandi, fino a che si fermarono quando la Professoressa fece loro segno di farlo.
Poco distante da loro, appoggiato su uno sgabello, stava un logoro e antico cappello rattoppato che, di punto in bianco, si mise a parlare, facendo sobbalzare di spavento e timore i ragazzi.
Canticchiò una poesia che parlava delle quattro Case e delle loro qualità, mentre attorno ad esso c’era un silenzio assoluto. Quando ebbe finito, scoppiò un applauso scrosciante, seguito da fischi di approvazione e urla.
Bastò un’alzata di mano della Professoressa McGranit per riportare ordine nella Sala Grande, dopodiché la strega estrasse dalla manica della tunica un rotolo di pergamena, lo srotolò e disse: “Ora leggerò i vostri nomi in ordine alfabetico. Quando verrete chiamati, vi siederete sullo sgabello, io appoggerò il Cappello sopra la vostra testa e verrete smistati nella vostra Casa.”
Tutti impallidirono.
James pensava di stare per svenire da un momento all’altro con tutte le emozioni che stava provando. Guardò Sirius e capì che anche per lui era lo stesso. Girò poi lo sguardo dall’altra parte e notò Lily, la quale sembrava stranamente nervosa… avrebbe creduto che una come lei fosse a proprio agio in qualsiasi situazione, invece si rigirava nervosamente una mano nell’altra, guardandosi i piedi.
Probabilmente sentendosi osservata, si voltò verso James il quale, colto in fallo e imbarazzato, riportò il proprio sguardo verso la Professoressa che aveva già iniziato l’appello.
“In quale casa pensi di essere destinato?” Gli chiese Sirius.
“Non saprei. I miei erano Grifondoro, ma non si può mai sapere. Con il mio carattere timido, tutti hanno sempre pensato che sarei finito tra i Tassorosso e credo che finirà proprio così. Tu?”
“La mia famiglia appartiene da generazioni a Serpeverde, ma, se devo dirtela tutta, non vorrei finire come loro. Li odio tutti.”
Attorno a loro altri ragazzi avevano iniziato a bisbigliare tra loro e si interrogavano, ansiosi, in quale casa sarebbero potuti finire.
“Mio padre era Corvonero e mia madre Tassorosso, chissà dove finirò io!”
“Io sono sicuro che sarò Corvonero, la mia famiglia viene tutta da lì.”
“Tu Lily?” Chiese una delle ragazzine che seguivano la Evans come un cagnolino, “In che Casa pensi di andare?”
“Oh, non saprei… cioè… i miei non sono maghi, quindi non lo so.”
“Figlia di babbani anche tu?” Chiese un ragazzino dai capelli unticci e dall’appuntito viso verdognolo vicino a James. “Anche io!” Continuò fiero. “Spero di essere assegnato a quella che, a mio parere, saprà sfruttare al meglio le mie doti, cioè Serpeverde.”
“Molti dei più potenti maghi oscuri sono usciti da quella Casa.” Disse piano Sirius chinandosi verso James per non farsi sentire dal ragazzo. “Spero proprio di non dover finirci io, tra i Serpeverde, e soprattutto con lui.”
“A chi lo dici.” Concordò James.
“Quanta modestia.” Replicò, invece, Lily.
“Sono semplicemente sicuro di me stesso.” Rispose lui.
Lily sogghignò. Quel ragazzo era tanto spavaldo quanto lei e la cosa non le dispiaceva affatto. Avrebbero fatto una bella coppia.
“Piacere.” Disse. “Sono Lily Evans.”
“Severus Piton.”
La Professoressa, intanto chiamò “Black, Sirius.”
Sirius ingoiò la saliva, fece un respiro profondo e, scambiando uno sguardo spaventato con James si avvicinò allo sgabello, vi si sedette sopra e la Professoressa gli mise il Cappello in testa.
“Ah!” Iniziò questo facendolo trasalire. “Abbiamo qui un altro Black. Solo pochi anni fa ho assegnato tua cugina Bellatrix ai Serpeverde, così come ho fatto per il resto dei tuoi parenti.”
Sirius guardò verso il tavolo dei Serpeverde e vide sua cugina che lo guardava ghignando, con uno sguardo di sfida in volto, altera e spocchiosa come al solito.
“Tuttavia.” Riprese il Cappello. “Questa volta credo proprio che dovrò fare un’eccezione. Vedo molte cose in te, cose che andrebbero meglio per la Casa… Grifondoro!”
Dal tavolo di quest’ultimi si levò un forte scroscio di applausi, mentre da quello dei Serpeverde gli giunsero versi e parole di scherno, soprattutto da sua cugina.
Lui, tuttavia, sollevato, si alzò trionfante e andò a sedersi con in suoi nuovi compagni, pregando con tutto il cuore che anche James venisse smistato nella sua stessa Casa.
L’appello continuò, assegnando studenti a Corvonero, Tassorosso e Serpeverde, fino a quando giunse il momento di Lily.
“Evans, Lily.” La chiamò, infatti, la McGranit.
“Sarà sicuramente una Serpeverde.” Disse Severus quasi tra sé e sé.
“Come mai ne sei così convinto?” Chiese ingenuamente e in modo realmente incuriosito James.
“È ovvio no? Non sai quello che ha fatto sul treno? Non hai sentito come parla e risponde? Le persone con quel carattere finiscono sempre tra i Serpeverde, idiota.”
“Non chiamarmi idiota!” Rispose James, piccato.
“Non chiamarmi idiota.” Gli fece il verso Piton, finendo poi col sghignazzare.
James divenne rosso in viso, ma preferì non andare oltre e girò il viso dall’altra parte. Così come era accaduto con Lily sul treno, anche con questo ragazzo aveva il presentimento che non gli avrebbe portato altro che guai e, tutto sommato, forse aveva ragione, quella Evans sarebbe stata bene accanto a lui tra le fila degli arroganti Serpeverde.
Il Cappello, tuttavia, anche in questo caso, aveva ben altra opinione.
“Interessante.” Disse, infatti. “Vedo molte cose, grandi cose. Un bellissimo cervello che potrebbe fare qualunque cosa e, nonostante l’apparenza, un animo gentile, coraggioso e altruista. Non ho alcun dubbio, Grifondoro!”
Come avevano fatto per Sirius, anche questa volta gli studenti accolsero la nuova arrivata con grida di apprezzamento e applausi.
James era sempre più teso man mano che la lista veniva spuntata e si avvicinava il suo momento. Quando, finalmente, la Professoressa McGranit proclamò: “Potter, James.”, dovette fare un enorme sforzo per convincere i piedi a schiodarsi dal punto in cui stava e le gambe a muoversi, tanta era la paura che lo attanagliava.
Si sedette tremante sullo scomodo sgabello e la vista gli si oscurò quando il vecchio Cappello, troppo grande per la sua testa, gli cadde sugli occhi.
Era già convinto di doversi alzare e raggiungere il tavolo dei Tassorosso, talmente tante volte gli era stato ripetuto da tutti che sarebbe stato smistato in quella Casa, che quasi non credette alle proprie orecchie quando sentì: “Grifondoro!”.
Un enorme sorriso gli illuminò il viso e, quasi correndo, raggiunse Sirius, accolto dagli applausi dei suoi nuovi compagni, ritrovandosi seduto di fronte, per la seconda volta in un giorno, a Lily Evans che gli lanciò un’occhiata furbetta che lo fece arrossire e poi, inspiegabilmente, sorrise. Un sorriso vero questa volta, non uno dei ghigni che aveva avuto sul treno.
Quasi essendosi accorta di ciò che aveva fatto, si ricompose subito, assunse la sua smorfia arrogante e, guardando i due amici disse: “Guarda, guarda. L’avevo detto io che mi sarei divertita quest’anno.”
A James e Sirius, tuttavia, non importava nulla in quel momento. Erano talmente contenti, sollevati ed euforici per l’esito di quello smistamento che non volevano cedere alle provocazioni di Lily.
Un ragazzino grassottello e dalla faccia da topo seduto accanto a Sirius si sporse sul tavolo e si presentò a James: “Piacere.” Disse. “Mi chiamo Peter, Peter Minus.”
“James.” Rispose lui, stringendogli la mano grassoccia e sudaticcia. “James Potter.”
Poco dopo si unì a loro anche Remus Lupin, un giovane biondiccio e molto vivace.
James, molto più rilassato, seguì distrattamente il resto dello smistamento; la sua attenzione fu attirata solo da “Piton, Severus” che venne assegnato alla Casa dei Serpeverde, come lui stesso aveva predetto, scatenando in Lily una certa disapprovazione in quanto aveva sperato di essere nella stessa Casa quello che evidentemente sperava diventasse il suo compagno di marachelle.
Una volta finito lo smistamento, il Preside Silente si alzò in piedi e proclamò l’inizio del banchetto.
I tavoli si riempirono magicamente di ogni sorta di cibo possibile e immaginabile, sotto gli occhi stupiti dei ragazzi del primo anno e sotto le bocche affamate di quelli più grandi, che ormai non si stupivano più.
La cena si svolse piacevolmente, tra chiacchierate, risate, l’apparizione dei fantasmi e qualche scherzetto dei più grandi che già cercavano di ‘mettere a loro agio’ i più piccoli.
Persino Lily si comportò bene.
Una volta finita quella magnifica cena, sazi e stanchi, vennero accompagnati nella Sala Comune dei Grifondoro, salirono nei rispettivi dormitori e si addormentarono nei morbidi letti a baldacchino, eccitati e ansiosi di cominciare la loro avventura a Hogwarts.
 



Rieccomi con il secondo capitolo! Mi sto davvero divertendo a scrivere questa storia e spero che anche voi l'apprezizate! Fatemi sapere =)

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