Stai bene, Annie?

di FalceNera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'altro lato di una donna ***
Capitolo 2: *** La Mandragora di Hoodstuck ***



Capitolo 1
*** l'altro lato di una donna ***


Vedo l'orizzonte che si avvicina sempre di più, passo per passo. il cielo è nuvoloso, l'aria pesante. Continuo a correre verso una meta indefinita. Non devono prendermi, o sarà la mia fine, ancora una volta. 
Loro mi odiano. Loro mi fanno del male. Che cosa gli ho fatto?
"Tieni duro, Annie" mi dicono tutti gli altri. Sono stanca. Le mie gambe stanno per cedere. Non voglio che 
mi raggiungano. Mi faranno del male. I miei muscoli si contraggono al massimo per continuare la corsa. 
Non resisterò ancora a lungo. Sento il cuore che sta per uscirmi dal petto. I polmoni mi fanno male. Ad un certo punto inciampo in un tombino.
Rotolo a terra come un sacco di patate. E' finita. Li sento arrivare dietro di me, pronti all'attacco.
Mi è caduta la parrucca. Devo riprenderla, o tutti vedranno. Tutti sapranno della mia malattia. Non voglio che succeda. 
Faccio per allungare una mano, ma Oscar mi schiaccia le dita con tutta la forza della sua gamba. La sua scarpa mi sta sfregiando la pelle. 
Sento un male atroce. Qualcuno mi aiuti. Pervafore. 
"Sei sempre la solita ingenua Annie ... Cosa ti costava non fare tante storie eh?! Perchè non riesci a fare la troia come fai sempre?! Brutta stronza malata!" urla il mio carnefice. 
All'improvviso vedo succedere qualcosa di incredibile. Vedo un coltello da taschino passarmi a pochi centrimetri dalla faccia e finire con la punta conficcata nella spalla di Oscar. Lui si allontana da me, cacciando un urlo agghiacciante. Un rumore di tacchi a spillo si fa sempre più forte. Qualcuno si è fermato dietro di me. Mi volto velocemente, e finalmente la vedo: una donna bellissima, con i capelli biondi e il rossetto rosso come il sangue. i suoi occhi verdi brillano al sole. Ha un'espressione terrificante. Il suo sorriso beffardo la dice lunga. 
"Ma che diavolo..." balbetta Oscar con un filo di voce. 
Lei avanza, superandomi, e lancia un'occhiata di disprezzo al gruppetto di ragazzi che ha davanti. La tensione è nell'aria. La si potrebbe tagliare con il coltello. 
"Me l'avevano detto che da queste parti la gioventù stava peggiorando, ma questo ... andiamo, cercate di vergognarvi, non posso sempre fare tutto io" dice, ironica. 
"Cos'è uno scherzo?!" urla un altro ragazzo, con un tono quasi isterico. 
"Io non ho paura di una puttana in tacchi a spillo" ringhia il capo del gruppo, estraendo il coltello dalla sua spalla. 
Lei sbuffa con aria seccata. 
"Mio dio ... siete tutti uguali" dice tra sè.
Oscar non fa in tempo a provare a tirarle un pungo che lei gli afferra il braccio, e con la minima fatica lo atterra con un calcio su uno stinco ed una gomitata alla base del collo. Il ragazzo si ritrova steso a terra, in balia del dolore. La donna incastra poi la sua gola fra la zeppa ed il tacco a spillo del suo stivale in tessuto nero. A quel punto tutti gli altri ragazzi si dileguano, uscendo dal piccolo vialetto. 
"Scarti come te non dovrebbero neanche venire al mondo, brutto pezzo di merda. Non solo te la sei presa con una donna, ma oltrettutto questa ragazza ha anche una malattia molto grave. Non te lo hanno mai spiegato che cosa succede quando uno ha un tumore, mio caro? Beh, forse spiegartelo ora non serve a niente. Facciamo così: ti va di provarlo sulla tua pelle?" ringhia la rossa, con una smorfia sadica in faccia. Quel sorriso è orribilmente da brividi. 
Oscar la guarda, poi inizia lentamente a piangere. 
"Lasciami andare! Che cazzo vuoi da me! Lasciami, lasciami ho detto!" ulra, nel panico più totale, agitandosi per recuperare quei pochi sospiri d'aria che servono a farlo vivere. 
"Oh, ma certo che ti lascerò andare. Tu tornerai a vivere la tua vita, e questo bell'incubo sarà finito... oppure no?"
"Che cosa vuoi farmi?!"
Il suo sorriso si fa sempre più spigoloso. 
" Beh vedi caro, sei una personcina interessante. Verrò ancora a cercarti per giocare con te. E ti troverò. Sempre, ovunque sarai, ricordati che potresti avere i minuti contati." gli sussurra lei all'orecchio. 
Lui esplode in un pianto di disperazione, poi fugge con la coda tra le gambe appena lei molla la presa. Io la guardo, sempre più sbalordita. La vedo voltarsi verso di me e venirmi incontro. Mi accorgo di essere ancora a terra. Lei mi allunga una mano per farmi alzare. Io cerco di afferrarla, ma all'ultimo momento mi ricordo della parrucca. Rantolo a terra per raggiungerla e me la rimetto più in fretta che posso. Non voglio che altri mi vedano così. Mi vergogno tanto. 
"Perchè te la rimetti?" chiede lei, senza più neanche un briciolo di rabbia in corpo. Sembra quasi una persona normale adesso. 
"Beh, non è carino vedere ..."
Lei storta lievemente la testa, come se non capisse, poi mi sorride. Non sembra più così cattiva. Assomiglia ad uno di quei sorrisi che fa mia madre, quando mi dice che mi vuole bene. 
"Fidati di me, non dovresti usare le parrucche, molte ti rovinano la testa" ironizza. Poi succede una cosa assurda. La vedo togliersi dalla testa una grande parrucca rossa. Cavolo, non avevo notato che fossero capelli finti. Sulle spalle le ricadono un sacco di grandi boccoli biondi. La luce del sole li fa apparire quasi bianchi. Oh mio dio, non è possibile. Mi sembrava di averla vagamente vista da qualche parte. Pensavo assomigliasse al personaggio di un film o si una serie tv. Adesso ricordo dove l'ho vista. L'ho vista in una foto, al notiziario di qualche giorno fa. E' lei. E' la Mandragora di Hoodstuck, la serial killer più famosa di tutta la città. Non è mai stata rintracciata. Alcuni pensano che abbia addirittura un accordo con la polizia. Lei non uccide persone normali. Uccide stupratori. Uccide quelli che vogliono farci del male. E' un angelo travestito da demone. 
"Tu ..."
"Mi chiamo Miranda. Non aver paura. Non ti toccheranno più" mi rassicura, "adesso, vieni con me. Come ti chiami?"
"Annie" dico, con un filo di voce. Iniziano a sgorgare lacrime dai miei occhi. Ho visto una scena terribile qualche attimo fa, eppure mi sento bene. Che cosa mi succede?
"Molto bene. Stai bene, Annie?"
"Adesso si"
Lei sorride, sollevata, poi mi prende per mano e mi conduce vicino ad una porta poco lontana da lì, sempre nello stesso vialetto. La vedo aprire la serratura con un vecchio mazzo di chiavi, dopodi chè mi conduce fino all'entrata di uno degli appartamenti del piccolo palazzo. Deve essere casa sua. Entriamo senza troppi convenevoli. 
"Allora? Hai scoperto cos'era quel baccano là fuori?" sento domandare da una voce maschile al di là della hall della piccola casa. Vedo comparire davanti a noi un ragazzo: ha i capelli neri e gli occhi verdi, mentre la barbetta ispida fa da contorno alle sue labbra carnose. Ma chi è?
"Oh, non mi avevi detto che avremmo avuto ospiti" ironizza, con un sorriso compiaciuto e imbarazzato. 
"Trattala bene, non iniziare con le tue stupidaggini" lo rimprovera Miranda, con serietà. 
"Si si, lo so... tu sei un maschio, quindi sei inferiore eccetera eccetera, potresti anche togliertela ogni tanto quella faccia da scorbutica che ti viene quando dai una lezione a qualcuno, sai?" borbotta lui. 
"Annie, questo è Bejamin. Benny, per gli amici. E', come dire, il mio animaletto da compagnia" dice lei, ridendosela sotto i baffi. 
"Molto divertente. Comunque piacere ..." sbuffa il ragazzo, contrariato. 
"Dei ragazzi si stavano divertendo a fare gli idioti. Sono dovuta intervenire" spiega Miranda al coinquilino. 
"Coosa?! Non dovremo cambiare casa un'altra volta vero?!" risponde Benjamin, contrariato. 
"Non ho ucciso nessuno, non preoccuparti" 
"E menomale! Ci mancava solo questo!"
"Sei noioso!"
"E tu fuori di testa!" 
"Ehm scusate ... Io toglierei il disturbo" dico, cercando di farmi notare il meno possibile. I due si voltano verso di me, con fare sbalordito. 
"Ma che dici! Non farci caso, qui questo è all'ordine del giorno, per colpa di qualcuno. Comunque vieni in cucina, ti preparo qualcosa di caldo. Sembra tu abbia avuto una brutta giornata" mi rassicura Benny. Io faccio come mi dice. Ma esiste veramente una situazione più assurda di q
uesta?!

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Capitolo 2
*** La Mandragora di Hoodstuck ***




Tori si svegliò con un grande mal di testa. Quando aprì gli occhi le immagini gli apparivano completamente sfocate e lontane. Non capiva dove si trovasse, né cosa ci facesse in quel posto. Dovette attendere qualche secondo per poter riconoscere casa sua. Si guardò in giro confusamente. Le tempie continuavano a pulsargli. Si accorse di essere disteso sul letto, ancora vestito con smoking e cravatta. Era tremendamente scomodo. Cerco di allentarsi la cravatta ma qualcosa glielo impedì. Provò più volte a muovere le mani, ma queste non obbedivano. Iniziò ad agitare le braccia e si accorse del fatto di essere stato ammanettato alla rete metallica del letto. Non poteva muovere nient’altro che le gambe. 
“E’ brutto quando qualcuno ti mette alle strette. Non è vero.. signor Tori Ergon?” 
L’uomo voltò la testa nella direzione da cui proveniva la voce. Un rumore di tacchi sembrava arrivare da appena fuori la stanza. Egli vide entrare nella sua camera una donna bionda, dai grandi occhi verdi. I capelli erano curati in maniera quasi maniacale. Portava un tubino nero stretto, delle calze nere che le raggiungevano la metà della coscia e un paio di stivaletti neri dotati di tacco a spillo. Indossava anche un soprabito nero aperto, che pareva quasi una specie di impermeabile in stoffa lungo fino al ginocchio e con le mezze maniche. Era lei. Era Camille. 
“Camille.. ma che diavolo..”
“E’ stato molto interessante fare le sua conoscenza signor Ergon, ma speravo in un po’ più di sincerità in lei..” disse la ragazza in tono sarcastico. 
“Cosa? Ma che diavolo sta dicendo? Mi lasci andare! Subito!”
“Mi piacerebbe, ma sa, non amo i bugiardi.. Lei ha una moglie Tori.. una bellissima moglie, che la ama tanto”
Il signor Ergon sbiancò di colpo. 
“Come.. Come fai a saperlo?!”
“Io so tutto di tutti mio caro. E come ormai avrà intuito il nostro non è stato un incontro casuale”
“Cosa vorrebbe dire?! Cosa vuole da me? Chi è lei?”
La disperazione faceva sì che la voce dell’uomo si incrinasse sempre di più. 
“Andiamo, davvero credeva che fossi una sporca sciacquetta che avrebbe potuto potarsi a casa da un bar qualunque? Beh adesso sa che non è così. Oh e per inciso, il mio nome non è Camille Orihara, è solo il primo che mi è venuto in mente. Sono brava vero?”
“Perché mi sta facendo questo?!”
“Oh su avanti, la situazione non è così drammatica.. o forse.. beh forse lo è. Chi può saperlo?”
“Brutta puttana, liberami subito! Cosa vuoi da me? Soldi? Ho tutto quello che ti serve”
“Oh no , così non ci siamo. Deve stare calmo, altrimenti le manette gli lasceranno un bel segno mio caro. Su si rilassi … Basta che lei rimanga qui con noi e capirà ogni cosa”
“Qui.. con noi?”
La bionda mantenne lo sguardo sull’uomo intrappolato e fece cenno ad una persona di entrare nella stanza. Tori Ergon vide che si trattava di una donna dai capelli rossi e gli occhi azzurri, vestita comodamente. Sua moglie. Per un attimo il cuore dell’individuo ebbe un sussulto. 
“Emma..” sospirò il signor Ergon. 
“Silenzio ora!” intimò la bionda. 
La donna appena entrata nella stanza aveva cominciato a piangere. 
“Scusami Tori …”
La bionda estrasse una pistola da una delle tasche del soprabito. 
“Cosa.. ma che vuoi fare?!”
“Beh sai.. tua moglie mi ha chiesto di pareggiare i conti.. ed io ho accettato con piacere”
“Pareggiare i conti?”
“Qualcuno dovrà pur far rispettare le regole in questa casa … Dico bene, piccolo bastardo?!”
La ragazza puntò la pistola ad una gamba di Ergon e premette il grilletto. Un proiettile attraversò l’intero ginocchio del malcapitato, facendolo urlare di dolore. La moglie osservava lo spettacolo, piangendo. 
“Allora signor Ergon, lo sente? Lo sente il brivido del dolore?”
“Stupida troia, io ti uccido!”
La ragazza mirò di nuovo e perforò anche l’altro ginocchio. L’urlo del ferito fu ancora più straziato. Lei raggiunse la sua testa, lo afferrò per i capelli e lo sollevò,tanto da arrivare a sussurrargli all’orecchio “E ringrazia Dio che quella povera donna di tua moglie ha chiesto di poter assistere alla tua fine, o non ci sarei andata così leggera”. 
L’uomo era ormai in preda al panico. Era arrivato il momento di finirla. 
“Perché, perché tutto questo?” chiese implorante, scoppiando in lacrime. 
“Perché lei chiede?!”
La bionda raggiunse la moglie del prigioniero e gli sollevò una manica del maglione che indossava. Si potevano intravedere lividi, ferite e cicatrici di ogni genere. 
“Emma.. tu razza di troia.. è colpa tua!” esclamò infuriato Tori Ergon. 
La ragazza incaricata di vendicare la moglie del violento, ingranò la pistola e mollò tre proiettili alle gambe dell’ammanettato. Urli strazianti si avvertirono in tutta la casa. 
“Mi aspetti fuori, signora. Non sarà un bello spettacolo da vedere” 
La donna ubbidì, e con una mano sulla bocca e due occhi gonfi di lacrime uscì dalla porta della camera. La ragazza invece tenne sempre gli occhi sull’uomo, ormai destinato ad una morte lenta ed atroce. 
“La polizia ti troverà e te la farà pagare” disse a fatica il signor Ergon. 
“Certo, lo so. Diciamo che ormai, beh.. Sembra diventata una moda dare la caccia alla Mandragora di Hoodstuck”
“La.. La Mandragora di Hoodstuck? Tu sei..?”
“Non mi piace vantarmi, ma ne passerà di tempo prima che quei poveri imbecilli lo scoprano..  Beh, ora devo andare”
“Hai intenzione di lasciarmi qui?! Morirò dissanguato!”
“Non si preoccupi.. Ho una soluzione anche per quello”
La giovane estrasse da un’altra tasca una scatoletta di fiammiferi e ne accese uno, mettendolo vicino ad una delle tende della porta finestra. 
“No! Non lo faccia!”
“Troppo tardi per pentirsi, amico mio. Ci si vede all’inferno!”
La tenda iniziò a brillare di luce e fiamme. La stanza era completamente in legno. Non ci avrebbe messo molto per andare a fuoco completamente. L’assassina uscì dalla camera e poi dalla casa del signor Ergon, seguito dalla moglie del suddetto. Un'altra richiesta svolta alla perfezione. Nessun dubbio. Lei era la sicaria più ricercata e più in gamba di tutta la città e il suo nome era Chris Alvaro. Ma tutti la conoscevano come la Mandragora di Hoodstuck.

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