Frozen-dietro le quinte di Arendelle

di MadogV
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1-chi ha incastrato Frozen ***
Capitolo 2: *** Cap 2-Affari di famiglia ***
Capitolo 3: *** Cap 3-Dalla Russia con furore ***
Capitolo 4: *** Cap 4-My name is Olaf ***



Capitolo 1
*** Cap 1-chi ha incastrato Frozen ***


~~I personaggi qui presenti non sono miei e appartengono alla Disney, anche Hans, per l’uso dei poteri non è mio, l’idea appartiene alla fanfiction The Phoenix and the Snowbird di Call it Magic.

 La bufera di neve imperversa ruggendo attraverso il fiordo ed avvolgeva in una coltre infernale tutto il paesaggio d’intorno tranne nel suo centro di gravità.
Nel centro di gravità, nell’occhio della tempesta stava china in ginocchio una fragile figura: era Elsa in lacrime e disperata, niente era andato bene, assolutamente niente.
Ormai la tempesta nel mio cuore irrompe già non la fermerà la mia volontà era quello che stava in quel momento pensando la regina e soprattutto pensava ad Anna, la sua amata sorella che aveva allontanato per non ferirla, non sapendo che allontanandola l’aveva, invece, ferita e anzi spinta a cercare un legame che si era rivelato fatale.
Anna è morta, lei ha gelato il cuore, Anna è morta, lei gelato il cuore riecheggiavano nel mezzo della bufera quelle tremende parole.
A pronunciarle una sinistra figura ritta in piedi e pronta a colpire, pronta ad uccidere la regina e a passarsi per un eroe, e tutto questo per un trono che non avrebbe mai ottenuto nel suo regno.
Nuda la lama sembrava sorridere pronta a bagnarsi di quel sangue reale quando da quella tormenta emerse una figura di slancio, un slancio impossibile per quel corpo sfibrato eppure lo fece, si getto fra assassino è vittima con le sue ultime forze spinta da quell’amore fraterno che non l’aveva abbandonata mai.
Calò il fendente omicida, ma la lama si spezzo contro il corpo diventato ormai di ghiaccio di Anna frappostosi fra carnefice e vittima.
Elsa rimase immobile in un misto di stupore, gioia e tristezza: Anna era lì di nuovo accanto a lei, ma questa volta era persa per sempre; avrebbe voluto gridare, piangere, ma ciò che fece fu abbracciarla almeno un’ultima volta.
“E stop” disse una voce:” Non va bene. Hans non mi fare la faccia d’allucinato, voglio una faccio da maniaco assetato di potere, ci riesci? Elsa prima piangi, poi abbracci. Chiaro.  Vabbè ormai è mezzogiorno inoltrato, riprendiamo domani questa scena. Vi voglio in sala doppiaggio per le tre, forza. “
“Ma che ca…”  l’imprecazione di Olaf fu coperta dal rombo dei motori di quattro potenti ventilatori che si andavano spegnendo.
“Hans.” Disse Elsa:” Scioglila.” Poi si rivolse ad Olaf:” Ti ho già detto niente imprecazioni, alcool e fumo mentre siamo sul set o altrimenti sciolgono il contratto e allora io dirò ad Hans di sciogliere te. Disney è un partner commerciale che fornirà ad Arendelle nuova linfa per il turismo e hanno chiesto solo che tutti noi ci comportassimo secondo gli standard disneyani di correttezza e buon esempio e tu, mia maleducata palla di neve, rispetterai i patti.”
Olaf si alzò dalla sua sedia e riprese con tono cantilenante:” Altrimenti dirai ad Hans di sciogliermi.” Capito.”
Elsa si sistemo il costume di scena e poi si rivolse al resto del cast:” Vi voglio tutti nella sala comune del castello, pranzeremo e poi faremo una riunione di pianificazione.”
La sala comune era riccamente istoriata di stucchi d’oro e d’argento con possenti mobili in mogano e un lungo tavolo in faggio con le zampe a foggia leonina al centro della sala, mentre da un lato pesanti tende in velluto rosso drappeggiavano le cinque finestre in ottone battuto e dall’altro sopra il camino in marmo policromo i quadri della famiglia reale: al centro il ritratto dei defunti sovrani, a destra la regina Elsa, mentre a sinistra la principessa Anna.
Il primo ad entrare fu Hans che avvicinatosi al camino schiocco le dita generando una piccola fiammella con cui accese il fuoco per riscaldare la sala.
In abiti civili, jeans e polo, si sentiva molto più a suo agio e mentre pensava a come realizzare quell’espressione da “maniaco assetato di potere” entrò Elsa che si grattava leggermente la testa.
“Stupida parrucca” disse” Oh, Hans, mi potresti aiutare a sistemare i capelli, queste parrucche me li rovinano non poco.”
Elsa indossava una camicia lilla con maniche a sbuffo e una gonna a campana celeste e senza quella “stupida parrucca bionda” sembrava davvero molto simile a sua sorella Anna.
Hans si avvicino, le afferrò i capelli rosso cupo e gli avvolse in uno stupendo Chignon.
Poco dopo arrivo il Duca e, fra tutti, era quello più diverso dal personaggio che interpretava, il fisico era asciutto ma sotto la redingote grigio topo si delineavano marcatamente i muscoli e non portava alcun tipo di occhiali o toupet, il volto privo del naso posticcio era florido e affascinante incorniciato da una chioma corvina perfettamente pettinata.
“Benedetto figliolo” disse” è tutta la mattina che state a prova, ti vuoi decidere ad impegnarti”
Il ragazzo sbuffo un attimo e poi sorrise dicendo:” Papà è solo che non voglio ferire…”
“La mamma.” disse Anna entrando” Non ti preoccupare il ghiaccio della zia e sufficientemente spesso per proteggermi e poi se mia sorellina Elsa dovesse congelarmi, be ci sei tu che puoi sciogliermi.”
“Dove sei stata cara?” chiese il Duca.
“A sciogliermi un po’” rispose indicando il suo vestiario da cavallerizza.
“Si potrebbe usare una controfigura se volete.” disse Kristoff entrando.
“Amore lo sai che non si può, se dovesse morire non avremmo pace.” rispose Elsa” Sono pur sempre la regina di Arendelle e devo pensare al benessere della nostra nazione e poi…”
“Il contratto con la Disney eccetera eccetera.” disse Olaf appena fatto il suo ingresso.” A proposito quando si mangia.” concluse gettando il mozzicone di sigaro nel caminetto.
Kristoff, vestito con pantaloni e camicia a scacchi rossa, alzò lo sguardo al cielo imprecando silente contro quel maldestro pupazzo sperando che nessuno lo avesse notato.
“Regina Elsa, re Kristoff.” Disse Olaf,notando lo sguardo dei due sovrani, con un tono di scuse sincere” Io sono stato bravo tutto il tempo e non mi sono fatto mai beccare, mi scuso per prima e vi assicuro che farò quello che le vostre maestà diranno, servo vostro per sempre.”
“Oh Olaf.” dissero le due sorelle correndo ad abbracciarlo. Carino e coccoloso, ma anche un po' ribelle questo era Olaf.
Finito di mangiare, Elsa prese la parola.” Amici miei questo accordo è la nostra carta vincente, d’anni commerciamo e intessiamo relazioni con tutti i regni confinanti e ora la Disney ci offre la possibilità di ampliare i nostri orizzonti commerciali. Direi che dobbiamo fin da ora pianificare tutte le strategie possibili per sfruttare al meglio questa occasione: comparse, parate, alberghi, visite guidate e merchandising. Tutto.”
Cosa accadrà ora…lo scoprirete al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Cap 2-Affari di famiglia ***


~~Ringrazio chi mi legge e chi vorrà recensire. Fino alla prossima settimana niente capitoli, ho altri impegni, buona lettura e fatemi sapere, accetto anche suggerimenti.

Olaf se ne stava tranquillo a fissare il paesaggio con un bicchiere di scotch e il sigaro in bocca, solo nella stanza mentre tutti erano andati in sala doppiaggio, dove aver discusso per un po' sul da farsi.
Stava alla finestra e ricordava come tutto era cominciato.

Cinque anni prima
 “Ciao Elsa,
Come va “mia regina”? Stiamo arrivando io e un grosso affare che ti porterà soldi a palate.
Baci baci
                Punzel.”
Elsa era sbiancata nel leggere quella e-mail che prometteva più che grossi affari, grossi guai (e ahi lei se non sarebbe stato cosi). 
Penso a tutti i mezzi e le bugie che poteva dire per tenere lontano quella “calamità naturale” che era sua cugina, ma il rombo di un motore e le insegne di Corona che scintillavano lungo la fiancata del fuoribordo che spruzzando alti schizzi d’acqua proseguiva a tutta velocità verso il piccolo porto di Arendelle le fecero capire che non c’era scampo.
Richiamo a sé tutte le forze e l’autocontrollo e si avviò verso il molo per accogliere l’ospite, anche perché gli ultimi affari che le aveva proposto erano andati tutti male (prima Rattigan, che era finito in manette a Londra per una faccenda di appalti, poi Claude Frollo, radiato dall’albo dei giudici per un affare di mazzette in un caso di tratta di persone, zingari per l’esattezza, e infine Flynn, finito ammazzato da alcuni creditori che aveva frodato con scommesse truccate.)
Ci mancò poco che il fuoribordo non si schiantasse contro il molo a causa della brusca manovra di arresto.
Ne scese poi una ragazzina dai capelli tinti multicolor (viola, blu e verde) e degli abiti da rocker insieme ad un’altra ragazza con un vestito di cotone azzurro cielo.
Appena scesa la ragazza d’azzurro vestita si presento:” Dronning av Arendelle, mitt navn er Belle (Regina di Arendelle, mi chiamo Belle)”
“Je sais qui vous êtes Miss et quelles sont ses affaires, la question est, sa proposition pourrait cela me affecte?” (so chi siete voi e quali sono i vostri affari, la questione è: la vostra proposta può interessarmi) rispose la regina
“Vamonos, ¿dónde está la hospitalidad de Arendelle y su reina?” (Andiamo dove è l’ospitalità di Arendelle e della sua regina) sbotto Rapunzel
“Si è persa nell’ultimo affare che mi hai propinato.” Rispose di rimando Elsa
Rapunzel si strinse nelle spalle, poi sorrise e corse ad abbracciare la cugina.
“Mi sei mancata tanto tanto tanto.”
“Anche tu, ma gradirei che le tue visite fossero di mero carattere affettivo, non sei tagliata per gli affari.” Taglio corto Elsa
Poi rivolta a Belle:” Mon français est terrible et je ne vais pas me forcer à parler dans une autre langue avec vous, venez au château, dîner et nous allons parler, mais seulement à l'aide d'un interprète. (Il mio francese è pessimo e non ho intenzione di sforzarmi a parlare in un’altra lingua con voi, venite al castello, ceneremo e parleremo, ma solo usando un interprete.)
“E scusa il pranzo?” chiese Punzel
“Devo recarmi a Weselton a parlare con mia sorella, sarò di ritorno per sera. Mostra alla nostra ospite il regno.” Disse di risposta Elsa.
Si diressero quindi verso il castello e una volta arrivate al cortile del medesimo spuntò fuori Olaf.
“Sono Olaf e amo i caldi abbracci.”
Fu solo Punzel ad accorgersi di lui, ma solo per rubargli dispettosamente la naso-carota.
Si volto verso il pupazzo facendogli la linguaccia e simulando di volersi mangiare la carota e poi gliela tirò pero in modo che andando a sbattere andasse in pezzi.
Dopo essersi rimontato si ritirò in un cantuccio tutto mogio, la “mamma” lo aveva ignorato, per fortuna che aveva quelle erbe che Granpà gli aveva passato.
Lesto come poteva esserlo con le sue gambucce si infilo in camera sua, apri uno scomparto segreto e trasse le erbe, poi si rollò una cartina e cominciò il trip: una pioggia di colori rossi, blu, verdi, rosa e gialli.
Frattanto Elsa aveva accompagnato gli ospiti nelle loro stanze, per poi affidarle alla servitù e sparire per tutta la giornata.
Punzel con fare entusiastico disfo le valigie, sistemo gli abiti e poi si diresse verso la camera di Belle, prima si liberava di quella incombenza prima avrebbe potuto dedicarsi alle cose più importanti.
Arendelle era splendida e ora che si era sul finire dell’estate lo era ancora di più, colori, suoni, odori tutto quello poteva attirare e colpire il turista Punzel lo mostrava, anche se con una certa fretta, con profondo orgoglio.
 “Mia cugina ha fatto tanto per questo regno, orfanotrofi, scuole per tutti, vivai bellissimi e negozi che importano e esportano e ristoranti e strade e case e…”
“Ho capito” disse Belle un po' stordita,” ma non si potrebbe rallentare.”
Punzel per non farsi scoprire, fu costretta a rallentare e decise che se voleva sbrigarsi conveniva sfruttare appieno quello che chiamava il pacchetto “guarda e stupisci” che sua cugina usava per gli ospiti indesiderati.
Arrivati alla piazza cittadina Punzel prese la strada che conduceva al molo, svolto per una stretta viuzza che conduceva ad un quadrilatero di palazzi e indico a Belle un negozietto di fiori sotto un palazzo tinto di giallo ambra.
“Vedi quello è Olavsson, il migliore fioraio di Arendelle.”
Belle si avvicino a quella magnifico arcobaleno di colori e di odori, ora acri, ora dolci, ora ancora indefiniti ed esotici. Gli piaceva
Sulla panca esterna sedeva un vecchio dalla faccia rattrappita e con le mani ragnate di rughe e spacchi che stava piantando dei chiodi in alcun vasi di piante.
Squadrò i nuovi arrivati, sputo per terra i resti di tabacco mangiucchiato e chiamo:” kunden kom, Olavsson.”
Dal negozio usci un tipo allampanato calvo e dalla folta barba che inanellando una serie di errori dopo l’altro sciorinò un “benvenuti” in quattro lingue diverse, poi accortosi di non essere compreso si rivolse verso il negozio:” kunden kom, Olavsson.”
Dal negozio usci un terzo uomo, più giovane e coi capelli color del grano tenuti insieme in bizzarro accrocchio:” Clienti, bene bene. Buongiorno io sono Olavsson III, questi sono mio padre e mio nonno, cosa posso fare per voi?” poi si volse verso Punzel:” Ma guarda un po' Miss Rapunzel da quanto tempo, dove è finito il suo aitante accompagnatore.”
Punzel si imporporò tutta e rispose piccata:” Sono in compagnia di un ospite d’onore e di vitale importanza per gli affari di Arendelle.” Indicò Belle e poi prosegui:” Stia al suo posto fioraio e mia dia un mazzolino di scilla verna e d’erica pupurea”
Lesto il fioraio con zack zack di forbici e un fruscio di carta e nastrini servì a Belle un meraviglioso bouquet e poi si rivolse a Punzel:” De gjør 50 kroner, 35 buketten, 15 for stillhet”
Punzel pagò e si allontano in direzione del secondo punto di attrazione.
Dietro di lei Belle, che le chiese:” Perché ha detto 35 corone per il bouquet e 15 per il silenzio.”
Punzel inspirò poi espirò e infine rispose:” Perché ho una relazione con una persona e non vorrei farlo sapere in giro.”
“Ah, e chi se posso chiedere.”
“Hans principe di Weselton, lui è così…lui ecco.” Non sapeva come esprimere i suoi sentimenti.
“Capisco “disse Belle.” Con Gastone, mio marito, è la stessa cosa, lo amo tanto e non so mai come descriverlo agli altri. E comunque facciamo cosi, visto che hai fretta e mi stai facendo fare un giro dei posti più turistici per liberarti di me, andiamo a mangiare, mi porti in una biblioteca e cosi sei libera di dedicare tutto il pomeriggio al tuo principe Hans.”
“Stupida stupida, se ne è accorta, che stupida.” Si maledisse Punzel, ma era comunque meglio così.
Le due donne poi si diressero verso il molo dove si trova il:” Laksen gull”
“Il salomone d’oro è il più rinomato ristorante di Arendelle, e quattro stelle su cinque sul catalogo Renna Verde e nonostante il suo nome serve anche cacciagione.” Spiego Punzel.
Il salomone d’oro era un ristorante davvero particolare costruito sui resti della vecchia rimessa per barche di Bjørnstjerne Den sprø pirat (Bjørnstjerne il pazzo pirata.) era diviso in tavoli a terra e in acqua.
Benché l’edificio fosse una struttura squadrata era snellito da inseriti di edera rampicante e da sgargianti cascate che scintillavano nel sole e di notte erano illuminate da spettacolari giochi di luce.
Entrati il locale aveva la peculiarità di biforcarsi in due percorsi: uno diritto che portava al pontile dove c’erano i tavoli in acqua e uno a sinistra che portava a delle scale in cotto e poi a dei tavoli.
La sala dei tavoli a terra era illuminata non solo dalle ampie vetrate, ma anche da quattro maestosi lampadari in stile rococò.
Invece prendendo il sentiero diritto si proseguiva su di un vecchio pontile che conduceva direttamente a mare e ai lati sei barcacce, tre per lato, fungevano da tavoli, eleganti, raffinati e particolari.
Rapunzel e Belle non trovarono un tavolo libero e furono costretta a recarsi da møkkete Eric (Eric il zozzo) una taverna di mare posta di fianco alla chiesa e da cui si accedeva scendendo delle ripide scale.
L’atmosfera era satura di odori e di fumi.
Trovato un tavolo in cantuccio discreto Punzel si scusò dicendo:” Mi dispiace, ma comunque qui si mangia piuttosto bene ti consiglio di prendere lo Smørrebrød (pane più burro con salmone affumicato) con le Moltebaer.” (bacche artiche)
Belle segui il suo consiglio, mentre lei prese la smalahove. (testa di capra)
Poi cominciarono a chiacchierare del più e del meno.
A un certo punto Belle chiese:” Scusami, ma perché Elsa è andata a Weselton da sua sorella?”
Finisce qui il secondo capitolo……alla prossima.
 

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Capitolo 3
*** Cap 3-Dalla Russia con furore ***


~~Nuovo capitolo, nuove vicende. Ancora uno e poi torneremo al presente.  Nel prossimo lascio un infografica sui rapporti tra i personaggi. Recensite e leggete.  Alla prossima.

Il pullman puzzava d’umidità ed era scomodo, ma questo non disturbava Elsa, era stanca di scorte, auto blindate e di avere gli occhi del mondo addosso.
Si accorse però di avere davvero gli occhi di qualcuno addosso e senza farsi notare riuscì a scoprire chi era, anzi chi erano.
Si trattava di due uomini che anche se in borghese Elsa aveva riconosciuto subito come membri della scorta reale di Arendelle, glieli aveva mandati dietro sicuramente Kristoff.
Buon vecchio Kristoff, aveva tutto il diritto di preoccuparsi, infondo era suo marito e doveva proteggere la sua regina.
Il pensiero di Kristoff però anziché renderla felice, la rattristo ancor di più.
Pensò a Rapunzel, sua cugina, e al fatto che pur dovendo diventare regina non aveva nessuna spalla su cui appoggiarsi, d’altronde i re e i mariti esistevano per essere ancore di sicurezza, almeno cosi pensava.
Pensava anche che sua cugina non era pronta per diventare regina, per portare il peso che quella corona comportava, peso che lei si era invece trovata fra capo e collo quando sua sorella Anna aveva abdicato in suo favore per seguire la sua libertà.
E pensava che nessuno in realtà le aveva mai chiesto se era quella la vita che voleva o se non anelasse anche lei a una vita diversa.
E pensava che anche lei era stata meschina proprio con la persona che gli voleva più bene: Olaf.
Ricordava come due anni dopo il matrimonio di Kristoff gli fu detto dai dottori di corte che non poteva avere figli.
Ricordava il dolore che aveva provato e la tristezza in cui era piombata.
Ricordava quando per colmare quel vuoto aveva creato Olaf, un figlio surrogato.
Ricordava come gli impegni di corte li avevano allontanati.
E si sentì sola
E si senti triste
È pianse, promettendosi che al suo ritorno si sarebbe presa un giorno per stare sola con Olaf, come mamma e figlio.
Poi guardò fuori dal finestrino e rivolse gli occhi al cielo in cerca delle stelle anche se era ancora giorno ricordano le parole del padre:” lascia che ti dica una cosa che mio padre disse a me. Guarda le stelle. I grandi re del passato ci guardano da quelle stelle. E perciò quando ti senti solo, ricordati che quei re saranno sempre lì per guidarti. E ci sarò anche io...”
Intanto ad Arendelle.
“Ora portami alla biblioteca migliore di Arendelle.” Disse Belle, dopo aver finito di mangiare.
Punzel pagò e poi si rivolse a Belle:” Di certo ce ne sono di belle, ma ti voglio portare nella più bella e anche nella più riservata: La Biblioteca reale di Arendelle, aperta solo ai reali e ai loro parenti.”
Si diressero quindi verso il castello, attraversarono prima il cortile e poi un lungo corridoio alla cui fine si trovava una grossa porta riccamente istoriata di foglie e insetti.
Lo spettacolo che Belle si trovo davanti la stupirono: mobili di legno antico stipati di libri e libri e libri e poi teche di legno nero con cartine, mappe e documenti antichissimi.
“Tutti questi libri arrivano da secoli e secoli di storia e risalgono fino al 700 a.C.”
“Meraviglioso” mormorò Belle
“Visto, te l’ho detto che la biblioteca reale di Arendelle è grandissima.” Disse Punzel
“Conosco qualcuno che avrebbe qualcosa da ridere su questo.” Rispose Belle sorridendo.
“Prima di andare credo che sarebbe cortese farti da guida.”  Di rimando Punzel
“Bonjour Mademoiselle, je suis Aasmund Absalon et sont responsables de cette bibliothèque.” (Buongiorno signorina, io sono Aasmund Absalon e sono il responsabile di questa biblioteca.) disse una voce dietro di lei.
Si girò e vide un uomo sulla cinquantina con il volto piagato da una brutta ustione e incorniciato da chioma e barba candida e poi disse “bibliothécaire alors” (bibliotecario quindi)
“Responsable, S'il vous plaît.” (responsabile, per favore.) rispose piccato l’uomo.
“Comment savez-vous que je suis français?” (come sa che sono francese?) chiese Belle.
“tu pues de français” (tu puzzi di francese) disse Absalon:”
“bueno Absalon fue el maestro de Anna y Elsa, es un erudito con un carácter un poquito nervioso, pero es el mejor en lo que hace. Ahora ayudo al visitante navegar por la biblioteca, y luego voy ". (OK Absalon è stato il maestro di Anna e di Elsa, è un erudito con un carattere un pochino spigoloso, ma è il migliore in quello che fa. Ora io aiuto l'ospite ad orientarsi nella biblioteca e poi vado.") disse Punzel per stemperare l’atmosfera.
“La biblioteca es mi casa, señorita. Déjeme guiar a los huéspedes a través de estas maravillas” (La biblioteca è la mia casa, signorina. Lascia che li guidi io gli ospiti attraverso queste meraviglie) disse rivolto poi a Rapunzel.
Punzel fece finta di non volere cedere l’ospite, ma poi “convinta” da Absalon si ritirò verso le sue stanze.
Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse che qualcuno la seguiva e che qualcuno si era avvicinato furtivamente a lei, che sobbalzò lanciando un gridolino quando senti la mano dello sconosciuto sulla spalla.
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Poco prima Elsa era arrivata a Weselton.
Se c’era qualcosa di paragonabile alla città di Weselton erano sicuramente i quartieri alveari delle case popolari; ovunque si spingesse lo sguardo si vedevano solo casermoni e casermoni tutti della stessa forma e colore in una pianta a scacchiera che si dipanava dal parco cittadino, anche questo squadro. La struttura in realtà era un capolavoro di perfidia ingegneristica: a scacchiera sì, ma studiato anche per rendere aperti i contrasti sociali, dal fulcro centrale che era il palco, le case si dipanavano in ordine di salario e di importanza, cosi che la zona periferica era quella degli ultimi, della manovalanza, dove si trovavano anche le fabbriche; e non solo, a Weselton c’erano solo 3 centri commerciali e 3 chiese, anche questo era progettato per risaltare il divario sociale, poiché ogni centro e ogni chiesa era collocate in modo che solo una certa fascia di persone potesse recarvisi e non altre.
Ciò che rendeva Weselton ancora più impressionante era che il visitatore vi giungeva dall’alto essendo la città costruita all’interno di un profondo vallone e dall’alto la città, se non fosse stato per il parco cittadino, dava l’idea di non esistere tanto uniforme era la sua struttura.
Nessun treno, nessuna macchina o altro veicolo poteva entrare in città, il visitatore che arriva, si badi visitatore, non turista, doveva scendere all’ingresso del vallone e prendere uno degli ascensori per raggiungerne il fondo.
Così fece anche Elsa e i due uomini di scorta, per poi dirigersi verso il parco cittadino distante pochi passi dall’ascensore, dato che pur essendo il fulcro, il parco non era posto al centro della città, ma a pochi passi dal fondo dell’imbocco del vallone.
“Questa città fu costruita dai miei avi quando scapparono dall’invasione dei rossi della amata madre Russia, nobili costretti a lasciare lo Zar e gli agi loro spettanti in ragione del loro lignaggio.” Si sentiva provenire da alcuni megafoni.
“Ma si fecero coraggio e arrivarono allo stremo delle forze…” Continua la voce.
Quando Hans vide che arrivava Elsa, cominciò a simulare di suonare il violino.
“Devi trovare noiose le sviolinate di padre sull’onore, sugli antenati e su tutte queste cazzate.”
Elsa trattenne a stento il riso e rispose:” Un po' si, forse. Ma è la storia di una famiglia è fatta per ricordare chi siamo, no?”
“Forse, ma sono cose che non mi piacciono, io voglio di più, voglio andare oltre questi confini, spostarli. Mia madre invece...” e indicò Anna:” pende dalle sue labbra e non si accorge di essere un trofeo, che mio padre sfoggia ogni volta che deve esaltare le virtù della famiglia e dei suoi saldi valori morali.”
Elsa non si voltò a guardare nel punto indicato dal Hans, ma corse ad abbracciarlo per evitare di ricominciare a piangere.
“Mi sei mancato piccolo mio.” Disse
“Anche tu zia.” Rispose Hans.” Vorrei venire a vivere con te ad Arendelle, ma la mamma e papà non mi lasciano andare.” E poi si mise ad imitare il padre:” L’onore e il rispetto sacrale della famiglia prima di ogni altra ambizione” e poi rise.
Sul palco intanto il Duca continuava a sproloquiare: “Perché io non mi sono mai tirato indietro, no signore. L’onore e il rispetto sacrale della famiglia prima di ogni altra ambizione. Ed è quello che ho fatto, quando ho preso sotto la mia ala protettrice un orfano che nessuno voleva e ne ho fatto un nobile. Hans, duca di Weselton.”
“Si va in scena” disse Hans salutando la zia.
Poi fu la volta di Anna e infine la distribuzione di zuppa calda con pezzi di carne e un tozzo di pane nero per tutti gli operai, mentre per i dirigenti fu anche aggiunto un dolce, ovviamente prodotto nelle fabbriche del Duca.
Dopo la cerimonia Anna e Elsa si salutarono abbracciandosi calorosamente e ridendo e scherzando si avviarono verso la lunga tavolata per pranzare con gli altri dirigenti, non sia mai che il direttore si ritiri a casa per mangiare da solo, la cena sola doveva essere consumata nel privato.
Ma l’atmosfera di cordialità venne meno appena Elsa disse:” Ti devo parlare.”
Anna inghiotti, come se il boccone le fosse andato di traverso e poi disse ironica:” Che c’è sorellina problemi col trono di Arendelle?”
Elsa fece un sorriso di cortesia:” No, ma devi venire con me ad Arendelle.”
Anna strinse il tovagliolo e rispose:” Non mi riporterai ad Arendelle, il trono e tu e non mio, la responsabilità e tua e non pensarci di scappare.”
“Come hai fatto tu, bambinetta viziata.” Sbotto Elsa.
L’aria cominciò a calare drasticamente, mentre Elsa cominciava a coprirsi di brina, ma improvvisamente cominciò ad evaporare.
“Signore, a tavola bisogna mangiare, no bisticciare.” Disse Hans con tono affabile e scherzoso.
Anna riprese il controllo e chiese con falsa cortesia:” Breve nell’informazione.”
Elsa fu ancora più concisa: “Disney.”
In quel momento il Duca batte sul tavolo a mano aperta e disse:” Se si trattava di affari dovevi mandare Kristoff, che è il re a parlare con me, che c’entrate voi donne con gli affari. Tsk”
 

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Capitolo 4
*** Cap 4-My name is Olaf ***


Bene, ben tornati tutti ad Arendelle. Capitolo molto caldo questo. Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto impegni. Cmq in fondo al capitolo trovate l’infografica dei personaggi finora apparsi. Buona lettura e recensite nel bene o nel male (Ps. Mi scuso per la parte finale, ma non si dovrebbe giudicare un autore dalla sua opera, considerate solo il personaggio e il suo carattere.)

Per Mergana, grazie per le tue recensioni e scusami ma non sapevo cosa volesse dire crack ship, cmq la risposta è sì, ne vedremo di coppie strane.

Elefanti rosa, elefanti rosa, elefanti rosa.

Testa, dolore, molto dolore.

Olaf si risvegliò e si guardò intorno vide renne e fieno. Era nelle stalle.

Ma come c’era arrivato?

Poi si ricordò: le erbe di Granpà, che gliele aveva date con la raccomandazione di non esagerare, ma come sempre aveva fatto di testa sua e ora la sua testa doleva grandemente.

Si portò la faccia per controllare se fosse tutto in ordine e……orrore la sua naso-carota era sparita.

Stupide renne carotofage, le odiava tutte.

Be’ non tutte, c’era sempre Sven, la renna da compagnia e sua cavalcatura che gli aveva regalato mamma Elsa, d’altronde era pur sempre, ufficiosamente, un principe e come principe abbisognava di un destriero.

Altro regalo era stata la “mappa del malandrino”, una mappa con l’ubicazione di tutti i passaggi segreti del castello, alcuni dei quali ignoti anche agli uomini di più stretta fiducia.

Così lesto come poteva esserlo sui suoi piedotti raggiunse il passaggio segreto che dalle stalle passa in cucina, dove c’erano le carote.

Stava lentamente gattonando negli stetti corridoi quando senti un urlo. Era Rapunzel.

Si fermò un attimo e stette un attimo in deciso.

Carota o Punzel

Carota o Punzel

Carota o Punzel

Carota, decisamente carota.

Stava quindi gattonando in direzione della cucina, quando il rimorso di coscienza lo costrinse a prendere il corridoio laterale e tornare in dietro a soccorrere Rapunzel.

Ma poi vide che nella biblioteca reale c’era la strana sconosciuta venuta a parlare con mamma Elsa, che ci faceva lì senza attirarsi le ire di Aasmund Absalon?

Decise di scoprire un po' di più, d’altronde Punzel era abbastanza grande per pensare a se stessa.

Piombò fuori quindi dal nascondiglio per avvicinarsi all’ospite.

“Hello there” disse Olaf

“Ciao a te, strana creatura” rispose lei (in inglese)

“Io sono Olaf e amo i caldi abbracci”

“Io sono Belle e vengo da Parigi per conto della Disney”

“Parigi, La torre Eiffel, Disneyland, Versailles, quella Parigi?”

 “Bravo, proprio quella. Che altro sai?” chiese lei

Olaf sorrise e comincio a sciorinare tutto quello che sapeva e intavolò una discussione su filosofia classica e postmoderna con Belle.

“Devi aver girato molto per conoscere tutte queste cose.” Disse Belle sorpresa

“No, non ho mai lasciato il castello. Il mio mondo è tutto qui.” Disse di rimando Olaf indicando con un ampio gesto la biblioteca.

“E come mai?” chiese Belle

“Guardami, credi che non mi distingua dagli altri. Non sono proprio…” rispose Olaf

“Normale!!!” Concluse lei

“Ci sono persone come te che sono meno normali di me” rispose imbronciato.” No, non sono vero ecco cos’è.  Cioè sono vero nel senso che sono vivo, ma non sono fatto di ossa, pelle e peli, ecco cos’è. Respiro con un naso che non è vero, guardo con occhi che non sono veri. Non organi, membra, ma guardami anche io ho sentimenti, affetti e passioni.”
Poi si toccò il viso e disse.” A proposito non è che avresti una carota?”

“Si disse lei” estraendola dalla sua borsa.

Purtroppo gliela spinse con troppa forza e gli trapasso la testa.

“Che carino, sembro un piccolo unicorno.” Disse lui scherzando toccandosi la piccola punta che spuntava della carota.

“Non ti piacerebbe essere un bambino vero.”
“Come, la magia non esiste.” Rispose lui, sapendo di non poter rivelare il segreto di mamma Elsa.

“La Disney mi ha informato della regina Elsa. E comunque c’è in Italia una Fata turchina che ha reso il mio amico Pinocchio un bambino vero.” Disse lei:” Non ti piacerebbe?”

“Si, molto.” Disse lui sorridendo

Poi l’orologio segnò le cinque

“la merenda” disse tutto eccitato. “scusa devo andare.” Disse poi scappando verso il suo passaggio segreto.
Si era completamente scordato di Punzel.

E Punzel che fine aveva fatto?

IL misterioso aggressore altri non era che Kristoff.

“Scemo. “disse lei in Italiano sorridendo.” Non lo fare mai più?”

Kristoff si avvicino a lei stringendola da dietro e cominciando a baciarle lentamente il collo.” Mi sei mancata rispose lui sempre in Italiano e cominciando ad accarezzarle il corpo.

“Non qui stupido.” Disse lei, baciandolo delicatamente.” Andiamo in camera mia.”

Poi corsero mano nella mano verso la camera di lei.

Una volta arrivati lui spinse lei sul letto e cominciò a spogliarla lentamente ricoprendo il corpo di baci a cui lei rispondeva con gemiti soffocati.

Poi cominciò a spogliarsi anche lui e fecero l’amore fino a non averne più voglia.

Punzel era tutta accoccolata fra le braccia robuste di Kristoff facendo corre le dita lungo i suoi muscoli ben definiti.” Siamo pazzi” disse poi lei.

“Sei il mio unico raggio di libertà.” Rispose lui.

“Per te quindi sono solo una valvola di sfogo. Disse lei piccata.

“Scusa non volevo dare questo senso alle parole.” Rispose lui per scusarsi.

“Non fa nulla” disse lei:” Ci usiamo a vicenda. Siamo l’uno l’angolo cieco dell’altro che dà la libertà.”

Kristoff cominciò di nuovo a ricoprirla di baci facendo scivolare lentamente le sue mani sui suoi seni, ma lei si stacco delicatamente da lui:” È stato bello, ma scusa non ho più voglia.” Disse lei garbatamente.” Perché non mi suoni qualcosa.”

Kristoff sorrise anche lui, si alzò e prendendo la sua Balalaika cominciò a strimpellare un accordo.

“Sei sempre stato bravo.” Disse lei complimentandosi.”  È tua la musica. Vero.”

“Si, si chiama tangled freedom.”

“Complimenti e grazie.” Disse lei avvicinandosi per baciarlo dicendo poi con malizia: “Mi è tornata voglia,”
“Io no” disse lui “Ti dispiace?”

“Ami la tua musica più di qualsiasi donna. Vai.”

Lui rimase interdetto

“Allora. Vattene.” Disse lei tirandogli contro un stivale dei suoi.

Appena uscì, lei sorrise pensando che infondo aveva fatto bene a cacciarlo, un altro come Kristoff non è esiste: Ama la sua regina, ma più come un suddito che come un marito, la tradisce, ma più per disperazione e per trova la sua vera libertà solo nella musica.

Il resto della giornata passò cosi fra Olaf stranamente chiuso in camera sua, Punzel che aveva portato ancora in girò Belle per la cena e Kristoff impegnato nei suoi compiti ufficiali da re.

“Non dovevamo cenare con la regina?” chiese Belle.

“Ha fatto sapere che non verrà, resta a Weselton.” Rispose Punzel.” Non ti preoccupare ho prenotato un tavolo al Laksen gull, cosi stasera ceneremo da re, anzi da regine.” Concluse sorridendo.

Al castello intanto Kristoff tornato in camera aveva trovato un biglietto:Ti aspetto per il dolce. Vediamoci in sala comune alle 22:00. XXX.”   Era la scrittura di Punzel.

Sorrise prese un libro e attese che l’orologio battesse le dieci.

Le dieci suonarono e lui, datasi una sistemata, si avviò in sala comune.

La sala comune era riccamente istoriata di stucchi d’oro e d’argento con possenti mobili in mogano e un lungo tavolo in faggio con le zampe a foggia leonina al centro della sala, mentre da un lato pesanti tende in velluto rosso drappeggiavano le cinque finestre in ottone battuto e dall’altro sopra il camino in marmo policromo i quadri della famiglia reale: al centro il ritratto dei defunti sovrani, a destra la regina Elsa, mentre a sinistra la principessa Anna.

Il camino era accesso ed era l’unica fonte di luce nella stanza altrimenti buia.

Una voce all’improvviso disse: “Tu non sei un re, sei un’omm ‘e mmerd. Ecco che sei.”

La voce proveniva dalla poltrona, che una volta girata rivelò esserci Olaf.

Kristoff sbiancò per un attimo, ma poi si riprese. “Sono il tuo re, mi devi rispetto.”

“Tu non sei un re, sei un’omm ‘e mmerd. Ecco che sei.” Riprese Olaf sorseggiando il suo Acab.

Kristoff a quel punto perse la pazienza è sbotto.” IO SONO IL TUO RE, MI DEVI RISPETTO.”

“Tu sei un semplice interprete, pure bravo (lo ammetto.), non un re. Sei un niente che la vita a voluto premiare. Tu sei nulla e vali nulla.” Disse Olaf continuando imperterrito a sorseggiare il suo Acab

“NON TI PERMETTERE DI PARLARE COSI, ORA CHE VERRA ELSA TI FARÒ PUNIRE SEVERAMENTE. VEDRAI.” Disse Kristoff sempre più alterato.

“Io non credo.” Disse Olaf inzuppandolo col resto del suo cocktail.

“SI, GUARDA CHE HAI FATTO ORRIBILE COSA SONO TUTTO BAGNATO. ORA TI AGGIUSTO IO.”

“E già, avevi un appuntamento galante vero? La lettera è opera mia.” Disse Olaf sempre più divertito.

Kristoff sbiancò ancor una volta, li aveva visti. Ma poi si riprese e disse:” Anche se ci avessi scoperto, non hai prove. Ora ti prendo e ti butto nel camino e dirò ad Elsa che è stata una tragedia.”

Olaf si avvicinò al tavolo prese una busta e gliela passo.

“ Ora sei mio ’omm ‘e mmerd.” Disse con un sussurro e, prima di scomparire in un passaggio segreto, aggiunse:” Bruciale pure, tanto ho gli originali.”

Appena Olaf se ne fu andato, Kristoff apri la busta trovandoci dentro un centinaio di foto.

Erano lui e Punzel che facevano l’amore in ogni posa possibile e tutti gli annessi e connessi.

Kristoff sprofondò nella poltrona. Era fottuto.

 

Infografica:
Weselton-47 anni: parla solo russo.

Anna- 29 anni: parla tedesco, russo e inglese. Con suo marito parla in russo, mentre con Elsa in tedesco, perché non parla il norvegese.

Elsa 27 anni: parla norvegese (è la sua lingua d’altronde), l’inglese, il tedesco, il francese e lo spagnolo.

Kristoff 27 anni: parla norvegese (ma guarda tu), inglese e italiano. Con Elsa parla, ovviamente, in norvegese, con Anna e Hans in inglese, mentre con Punzel, quando sono soli, in Italiano.

Hans 24 anni: parla norvegese, russo, tedesco e giapponese. Col padre parla in russo, con la madre in tedesco e con Elsa in norvegese.

Rapunzel 19 anni: parla spagnolo (la sua lingua), il tedesco, l’italiano e l’inglese. Con Elsa parlano in spagnolo, con gli altri in inglese, mentre con Kristoff nel privato parlano italiano.

Olaf età sconosciuta: parla inglese, tedesco, spagnolo e italiano. Non parla il norvegese perché non gli piace, con tutti si esprime sempre in inglese, tranne quando cazzia Kristoff li è italiano.

A sì lo so, Punzel è tedesca, ma per mio errore lo definita spagnola e cosi resta almeno nella mia fiction.

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