Sto bruciando un sole soltanto per dirti addio.

di always632ita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Sangue e Dentifricio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Vecchi Amici ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Swansea ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Una Pecora In Salotto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Doctor's POV

Non so dire con certezza quanto tempo sia passato.
Forse un anno, forse solo pochi minuti, da quando ho incrociato per l'ultima volta lo sguardo di Rose.
La mia Rose Tyler. 
La ragazza che ha salvato il mondo, milioni di altri pianeti e più che tutto ha salvato me stesso. 
Il Lupo Cattivo, il centro dell'Universo stesso. Il tutto in una piccola ragazza dai capelli biondi.
Ho viaggiato per l'Universo come un matto per cercare di riprendermela. Le avevo promesso che avrebbe viaggiato con me... Per sempre. 
E questo, questo momento, è uno dei momenti nel quale vorrei essere umano. Con le loro brevissimi vite, la loro bravura nel dimenticare, nel far finta che qualcosa non sia mai successo... La loro idiozia. Ma c'è qualcosa, qualcosa che mi ricorda chi sono, un uomo che porta dietro gli orrori della guerra e le saggezze del suo popolo. Ed è per questo che non mi sono arreso, perché non mi sono semplicemente lasciato morire. Ho finalmente trovato l'ultima crepa, l'ultimo spiraglio che mi separa dalla ragazza a cui tengo di più.

Non posso stare con lei, ma posso dirle addio.

Sovraccarico il Tardis, fino a far bruciare il Sole che mantiene vivo questo sistema solare. 
Non ci sono più forme di vita qui intorno, ma un terribile pensiero mi logora la mente: ucciderei un'altra stirpe per salutarla un'ultima volta?

Sì.

Sento il Tardis avviare la proiezione, pochi istanti mi separano da lei. I miei due cuori battono sincopati, e devo respingere della saliva prima di alzare la testa e guardare lo schermo.
So che sarà lì, non è stupida, i segnali che riuscivo a mandargli li avrà sicuramente interpretati nel modo giusto.
-Allons-y.- mormoro nervosamente mentre lo schermo prende luce.
Lei è a pochi passi da me, riesco a mettermi le mani in tasca ed assumere un espressione piuttosto tranquilla, la solita che assumo quando tutto sta andando a rotoli ma devo cercare di mantenere il controllo.
"Dove sei?" Chiede. 
Ovvio, lei non può vedere il Tardis. Vorrei poterle dire di essere lì con lei, ma devo essere sincero.
"Dentro al Tardis." Le spiego. "Sono vicino a una supernova. Sto bruciando un sole soltanto per dirti addio." Continuro sorridendo leggermente, nonostante ogni minima parte del mio corpo vorrebbe essere fatta a pezzi.
"Sembri... Un fantasma." Mormora con gli occhi gonfi. Miglioro la proiezione, anche se questo richiede più energia. 
Cerca di prendermi la mano, ma le spiego subito che sono solo una proiezione. 
So che il sentire semplicemente il vuoto la ferirebbe ancora di più. Abbiamo circa due minuti, e per quanto voglia solo ringraziarla, devo metterla a suo agio. Non è una situazione facile, per nessuno. Le chiedo dei genitori, mi dice che tra poco arriverà un fratellino. Riesco a strapparle qualche sorriso, ma quando vedo il timer avvicinarsi sempre di più allo zero, devo passare alla parte difficile: dirle che sulla terra lei è ufficialmente morta.

Lo so, sembra stupido. Lei è ancora lì, viva e sana. Come mi aspettavo, scoppia a piangere. "Fingere di essere morta, e invece essere ancora viva." Cerco di correre ai ripari "Vorrei poter dire lo stesso di me, Rose Tyler."
Mento.
Ha appena tagliato i ponti con tutto ciò che le apparteneva, con i suoi amici, la sua vita, con me.
"Io... Ti amo." Dice a un certo punto in preda alle lacrime.
I cuori si fermano un secondo, il mio cervello cerca di trovare una risposta a una frase che non sentiva da troppo tempo. Anche io ti amo Rose, ma come faccio a dirtelo? Io... Io sono solo.
"Lo so." Prendo tempo. "E dato che questa è l'ultima occasione per dirlo..." Continuo, con le mani tremanti. "Rose Tyler,Io..." Do un'ultima occhiata al timer. 
Interrotto pochi istanti prima che finissi la frase.
Un istante.
Un istante prima e avrei potuto dirle addio.
Per sempre.
Le mani mi tremano dalla rabbia, fatta allo spesso tempo di rassegnazione. 
"Ti amo." Concludo, fissando uno schermo nero. 
Sono passati pochi secondi, e siamo già così distanti. 
Una lacrima mi bagna il volto, l'ho delusa. 

Ho deluso la persona che amo.

E ho deluso me stesso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Sangue e Dentifricio ***


Rose's POV La sveglia suona alle 7:30 puntuali. Non un secondo in più, non uno meno. La monotonia della mia vita scandita dai battiti di una maledetta sveglia. Eppure è difficile accettare il tempo dopo aver imparato a vederlo come una grossa palla traballante. Scosto le coperte, e maledico per l'ennesima volta mio padre che ha dimenticato le uova sul fuoco. Infatti nella stanza arriva un pesante odore di bruciato, e sono obbligata a scendere giù di corsa per spegnere il fornello. "Buongiorno." Mormoro a nessuno in particolare, dato che sono già usciti tutti. Do uno sguardo alla mensola, così vuota e insignificante. Nell'altro Universo, mamma l'aveva arredata con oggetti che le portavo come ricordo da altri pianeti, vecchie fotografie mie e del Dottore. Buffo come ora non si parli neanche più di lui. Tutti fanno finta di stare bene, fanno finta che questa sia sempre stata casa loro. Ma c'è stata una sera, in cui una crisi di panico aveva preso il controllo del mio corpo. Avevo iniziato a piangere, urlare, ed ero convinta che da lì a poco sarei morta. Ricordo che mamma e Micky mi portarono di sopra, e stettero sdraiati sul letto con me fino a quando non mi calmai. La notte, quando mi alzai per prendere da bere, vidi mia madre affacciata alla finestra che guardando il cielo chiedeva al Dottore di tornare, di salvarmi. Una lacrima mi riga il volto, lascio i pensieri alle spalle e vado a prepararmi. Allo specchio, i miei occhi sembrano stanchi e pesanti. Non hanno più la luce accesa e vivace di una volta. Ora sembrano distanti... Morti. Sospiro, prendo il dentifricio e lo spalmo sullo spazzolino. Il movimento ormai automatico mi innervosisce, porto lo spazzolino alla bocca e inizio a strofinare. La bocca si riempie di un gusto amarognolo e leggermente piccante, poco dopo viene raggiunto da un retrogusto dolciastro e metallico. Sputo, i denti si impiastrano di sangue e dentifricio. "Wow." mormoro. La mia vita è diventata questo, un miscuglio di sangue e dentifricio. L'abitudine, l'ordinario e la noia abbracciate dal dolore della mia solitudine e della mia rabbia. Il dentifricio penetra nella gengiva, provocando un fastidioso prurito che richiama la mia attenzione. Così come i maledetti ricordi del Dottore continuano a pungere la mia mente.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Vecchi Amici ***


Rose Arrivo all' istituto Torchwood alle 8.25 puntuali. Coi miei genitori ci siamo trasferiti a Cardiff, Galles, così che potessi lavorare nel centro di ricerca più importante. Conosco tutte le facce lì dentro: Owen, Gwen, Ianto, Toshiko. E infine il capo, il famoso ed egocentrico Capitano Jack Harkness. "Buongiorno." Mi saluta alzando le sopracciglia e squadrandomi dalla testa ai piedi. Non rispondo, saluto gli altri e aspetto che avviino i sistemi di apertura del sotterraneo. Sia chiaro, non ce l'ho con Jack. Voglio dire, si è rivelato più volte un amico... Nell'altro Universo. Ma non è il Jack che conosco, lui è un altro. E né lui, né nessun altro qui, devono sapere da dove vengo, chi sono, e sopratutto, non devono sapere che li conosco. Le porte stridono contro il pavimento e devo lottare contro l'istinto di tapparmi le orecchie. L'istituto è lo stesso dell'altro universo, stessa attrezzatura, perfino gli stessi alieni prigionieri. Appena le porte si fermano mi dirigo verso la scrivania, dove decine di fogli sono sparpagliati e accartocciati. Li prendo in mano, dovevano essere in una busta perché c'è della carta da imballo ai lati. Richieste di aiuto, sicuramente. "Cos'abbiamo qui?" Chiedo alzando la testa, e posso vedere Gwen e Owen intenti a flirtare. Non ricevo risposta, quindi inizio a sfogliare i vari fascicoli; le richieste solitamente arrivano dritte dal governo, ma ogni tanto capita qualche caso singolare o particolarmente interessante per il Capitano, e così ci mettiamo ad indagare sull'identità aliena. "Torchwood. Armiamo la razza umana per il futuro." mormoro tra me e me. Il terzo foglio è l'unico ad attirare davvero la mia attenzione. Un semplice disegno raffigurante un uomo, un viso comune, leggermente tozzo, con spesse sopracciglia e labbra leggermente piegate in un sorriso. Gli occhi sono piccoli e penetranti, occhi che potrebbero squadrarti dalla testa ai piedi in pochi attimi. Per quanto un normale viso non dovrebbe dirmi nulla, nello stomaco mi sale uno strano senso di inquietudine e la curiosità mi porta a leggere la descrizione del caso. "Have you dream this man?" recita una piccola frase posta sotto al disegno. "Jack!" Urlo sperando di essere ascoltata. In pochi attimi il Capitano è dietro di me a scrutare le richieste. "L'Uomo..." sussurra Jack prendendo il fascicolo tra le mani. "L'Uomo... Migliaia di persone lo sognano ogni notte... Nessuno sa cosa significhi... Ma una cosa è chiara." Si ferma, non capisco se per ragionare o per un pessimo tentativo di invitarmi timore. "Nessuno, e dico nessuno, fa sogni con lo stesso protagonista." -------- Volete fare sogni tranquilli? Cercate ThisMan su Guggol! -Always

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Swansea ***


"Salite in macchina, forza!" Ordina Jack a tutto l'Istituto. "Ma siamo appena arrivati." Contesta Toshiko da dietro il computer. "Chiudi il becco e usciamo, non c'è altro tempo da perdere!" Ordina alla povera ragazza, che in silenzio spegne l'apparecchio e si sfila il camice per far posto al giubbotto. In pochi secondi siamo già in macchina diretti a Swansea. "Perché tutta questa fretta?" Chiedo mentre sta guidando. Tutti gli altri sono presi a raccontare barzellette sugli alieni, l'unico a rimanere in silenzio è Jack. "Non mi convince." Sussura, più tra sé e sé che come risposta. "Neanche a me." Confesso. "Sei sicuro che... Sia reale? Voglio dire, di un altro pianeta?" "Non lo so. Conosco gli alieni come me stesso... Ma lui..." Si ferma un attimo per fare un sospiro. "Non ho mai sentito niente del genere. Tutto qui." Passiamo il resto del viaggio in silenzio, mentre i ragazzi dietro continuano a fare confusione. Lancio più volte occhiate a Jack, stare vicino a lui mi fa uno strano effetto. Ricordo quando tentò di ingannare me e il Dottore, e alla fine più volte si sacrificò per salvarci... Un fiume di ricordi attraversa la mia mente, così decido di perdermi tra i mille paesaggi che offre questo piccolo paese che è il Galles. "Eccoci qua!" Borbotta Owen stiracchiandosi e avvolgendo il braccio attorno al collo di Gwen. "Cos'ha?" Chiede Ianto lanciando uno sguardo verso Jack, che cammina avanti a testa bassa. Alzo le spalle, non so perché la cosa lo turbi tanto. Camminiamo tra le vie del paese e mi sento come uno di quei personaggi televisivi che guardava Micky, in cui una squadra di supereroi vestita di nero salva il mondo prendendo a calci i nemici. Più o meno quello che facciamo noi, senza essere super. "Hey Jack!" Urla Owen. "Ho voglia di una birra." Il Capitano si volta rivolgendoci uno sguardo. "Dieci minuti." Dice alzando gli occhi al cielo. Ci dirigiamo verso la taverna più vicina dove un ragazzo barbuto e con un forte accento gallese ci accoglie all'entrata. Il locale profuma di legno, è leggermente illuminato da lanterne appese ai muri e quattro tavolini sono appoggiati contro ogni parete. Alcuni uomini entrano per ordinare un caffè d'asporto, poi velocemente scompaiono nel traffico cittadino. Il ragazzo ci accompagna al tavolo, dopo pochi secondi veniamo raggiunti da un uomo più anziano che chiede le ordinazioni. Toshiko inizia il giro, che si conclude con Jack. "Una birra anche per me." Dice alzando il braccio. Viene squadrato dall'uomo, scocciato per non averla ordinata subito con Owen. "Rose?" Chiede. "Io nulla, grazie." "Non scherzare! Una birra anche per te." Conclude. Riceve un'altra occhiataccia da parte dell'uomo, che in silenzio si allontana. "Cos'è, mi stai licenziando?" Chiedo sarcasticamente. "Forse." Fa spallucce. Sbuffo. "Sono le nove del mattino!" "Il tempo è un illusione. L'ora di pranzo una doppia illusione." Commenta con aria poetica. "Secondo me sono solo matti." Sento Toshiko parlare con gli altri. "Sognare sempre la stessa persona?" Chiede incredulo Ianto. "Hey, potrebbe essere la mia faccia! Voglio dire... Sono figo, no?" Chiede Owen e si gira verso Gwen in cerca di approvazione, che si gira verso noi. Scoppio a ridere e alzo le spalle. "Allora Capitano... Cosa dobbiamo fare?" Chiede Gwen ancora rossa dall'imbarazzo sperando di cambiare discorso. "Come sempre. Parliamo con le vittime, uccidiamo il mostro, torniamo a casa." Spiega indifferente mentre prende la sua birra dalla mano dell'uomo, e nonostante la sua sicurezza, vedo i suoi occhi diventare più bui.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Una Pecora In Salotto ***


sciamo dal pub e posso notare che il tempo è peggiorato, una leggera pioggerellina bagna l'asfalto e le casette bianche posizionate una in fila all'altra. Ci incamminiamo per una traversa della St. Helen's Road, dopo circa 2 miglia svolgiamo a destra, e alla fine ci ritroviamo davanti al portone di un ufficio, in cui affossa c'è una targa color oro che recita: "Dr. Vaughn. Investigatore paranormale." "Ma davvero?" Chiede Gwen con disprezzo. "Fidati dolcezza, non c'è persona più gallese di lui." Risponde Jack sfoggiando il massimo del suo carisma. Si avvicina al campanello, che preme prima velocemente, poi per qualche secondo, e infine di nuovo velocemente. Il portoncino emette un click e scatta leggermente indietro. Lo spingo e veniamo accolti da un piccolo corridoio buio e maleodorante. "Venite, venite!" una voce urla dall'altra stanza. Arriviamo in un piccolo salone completamente ricoperto da scartoffie buttate per terra, un vecchio divano sformato di colore verde è appoggiato all'angolo con il muro. Di fronte una scrivania piena di cianfrusaglie occupa il centro della stanza. Le pareti sono rivestite da una carta da parati dal colore rosso e verdone, che si alternano in strisce verticali. Una semplice lampadina scende dal soffitto e illumina la stanza con una luce debole e calda. Solo dopo noto le incisioni sulla carta da parati, le frecce, i collegamenti, le fotografie appiccicate ad esse rappresentanti alieni, edifici abbandonati e scene del crimine. Una cassettiera d'acciaio è posta vicino alla scrivania, un piede doveva essere rotto perché ora è retta da un vecchio libro chiamato "Ciò che non sapevi sul paranormale." "Venite, accomodatevi pure." Farfuglia un uomo canuto sui settant'anni. Indossa un pigiama grigio scuro e una vestaglia azzurro acceso, probabilmente vecchia. "Io... Ho fatto il tè, accomodatevi." Ripete, e nonostante sia riluttante all'idea, mi siedo sul divano insieme agli altri. L'uomo sparisce in cucina, così lancio uno sguardo interrogativo a Jack. "È in gamba. Fidati, ti piacerà." Alzo gli occhi al cielo e vedo il vecchio offrirci una tazza di tè a testa. "Jack! Sei cresciuto e... Oh Dei, ci sono così tante cose! Sai il caso dei cyberman? Guarda qui, guarda!" Barbuglia mostrando un braccio appartenente ai robot. Si siede goffamente sulla sedia dietro la scrivania e con mano gli occhiali sul naso. Poi, afferra un vecchio blocco note e alzando lo sguardo ci fissa con piccoli occhi scuri e penetranti. Mi sento a disagio, come se quell'uomo sapesse già tutto su di me e gli altri. Rimaniamo imbarazzati e in silenzio per circa un minuto, quando alla fine si alza dalla sedia. "Vi piace il tè?" Chiede come se si fosse dimenticato ciò a cui stava pensando. "Molto buono, grazie." Sorride Toshiko. Vaughn ricambia e si risiede sulla sedia, dando l'impressione di essersi tolto un peso. "Volevamo sapere di più su L'Uomo... Sai... L'Uomo che appare in sogno." Inizia Jack gentilmente. "L'Uomo... Oh sì, sì, ricordo! Branwen, vieni!" Urla l' uomo verso il corridoio. "Ah, scusate." Si ricompone imbarazzato. "Branwen!" Ripete. Dopo pochi secondi una pecora entra nella stanza e ci lancia una veloce occhiata, poi, svogliata, si avvicina all'anziano. Probabilmente non aveva voglia di stare rinchiusa in un appartamento con un vecchio pazzo, o forse era il vecchio pazzo ad essere rinchiuso con una pecora. "Branwen... Ti ricordi L'Uomo?" La pecora mantiene l'espressione stanca e si butta a terra emettendo un sospiro. "Vedete? Se lo ricorda! Ahaha, e poi dicono che le pecore sono stupide! Oh Dei..." Continua l'uomo perdendosi nei suoi discorsi sull'importanza delle pecore nell'economia gallese, passando al campionato di rugby del 1986, e per finire, su quanto una luce senza lampadario sia più felice rispetto a quella ingabbiata. Ogni tanto rispondiamo con qualche cenno di affermazione, ma è chiaro che nessuno lo sta più ascoltando. "Bene amico... È tutto molto interessante, davvero." lo interrompe Jack. "Ma cosa sai dell' Uomo? Vedi, ci sono state richieste di aiuto qui a Swansea, ma prima, mi serve il tuo aiuto. Cos'hai scoperto su di lui? Cosa-" "Silenzio." Lo interrompe Vaughn. "Lui è qui." ---------- Aggiungiamo un po' di no sense? -Always

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