Il magico mondo di Cremson

di La_Birba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo

 

“Il magico mondo di Cremson”, era l'unica giocheria nella piccola cittadina di Armen. Era gestita dal signor Cremson, un uomo sulla sessantina con grossi baffi grigi. Non era mai stato sposato e non aveva neppure dei figli al quale poter lasciare il suo piccolo negozietto. L'aveva aperto da giovane, aveva acquistato quel piccolo locale nell'angolo tra la strada che conduceva alla parrocchia e quella delle scuole. Era perfettamente nel centro di quel piccolo paese. Venivano persone un po' da tutta la provincia solo per i suoi giocattoli. Si dicevano fossero i migliori del mondo. Avevano una gran fama, soprattutto per un piccolo dettaglio. Ogni singolo giocattolo, a partire dai semplici soldatini fino ad arrivare alle bambole più complesse, erano completamente fatti a mano. I pelouche venivano cuciti in ogni piccolo particolare da lui stesso. Quel vecchietto un po' ingobbito trascorreva giornate e nottate a creare giocattoli. Non ce n'era uno uguale al''altro e di ciò lui era sempre andato fiero. Il signor Cremson chiudeva il suo piccolo negozietto ogni anno per metà novembre. Lo faceva per poter costruire i giocattoli che poi sarebbero stati acquistati a natale. Amava il suo lavoro, nonostante l'avanzare dell'età e di conseguenza la perdita inesorabile dei suoi riflessi e della vista, cercava sempre di creare cose nuove e perfette. C'erano delle piccole leggende sui suoi giocattoli, si diceva fossero magici. O meglio i bambini lo dicevano, gli adulti ovviamente pensavano fossero solo sciocchezze.

 

La signora Depeau era al limite della sopportazione, da un mese lavorava incessantemente tutti i giorni fino a tarda sera. Il chignon che si era fatta in modo perfetto quella mattina ora era un semplicemente un ammasso di capelli annodati. Nonostante molti uomini l'avessero sempre trovata attraente, in quegli ultimi giorni sembrava invecchiata tutta d'un tratto. Presto avrebbe avuto una crisi di nervi, madre di cinque figli di cui una sola femmina, in quel preciso momento si ritrovava da sola a dover mandare avanti tutta la casa. Suo marito sarebbe tornato da un viaggio di lavoro la sera successiva per festeggiare il compleanno della loro piccola, Stephanie. Essendo così impegnata non era ancora riuscita a comprare nulla alla sua bambina. Fu proprio per quel motivo che quel giorno domandò un'ora di permesso per poter uscire prima e poter passare da “Il magico mondo di Cremson”. Lì era certa che avrebbe trovato qualcosa di adatto per festeggiare i sei anni di sua figlia. Camminava veloce ma quei suoi tacchi e il tailleur grigio le limitavano l'andamento. Finalmente arrivò al piccolo negozio che per sua fortuna era ancora aperto. Entrò. Il signor Cremson era intento a ridefinire una bambola di pezza. Notò che era davvero bellissima.

Stephanie però, era in quel periodo in cui i bambini vogliono un animale domestico, un cane per la precisione. Decise che poteva soddisfare in parte questa piccola richiesta comprandole un pupazzo. Notò un piccolo cucciolo di volpino che sembrava esser vero, strabuzzò gli occhi per la sorpresa. Non ci pensò neppure un momento e lo prese portandolo alla cassa. Mentre stava per tirare fuori il portafoglio le cadde l'occhio sul balcone. C'era una bambola di ceramica piccola e quasi assurda. Aveva i capelli lunghi blu e viola alternati. Le gambe e le braccia pieghevoli, ed era stata messa seduta a gambe incrociate con le mani sulle gambe. Aveva un sorriso di un rosa vivo e lunghe ciglia disegnate perfettamente. Indossava un vestito floreale a mezze maniche, con rifiniture di pizzo, lungo fino a mezza cosca. Non sapeva neppure il motivo ma ne rimase incantata. Allungò una mano per prenderla ma il signor Cremson la fermò.

“Non so se le conviene prenderla!”

La donna lo guardò con aria stupefatta, non capiva cosa stesse blaterando.

“La bambolina, non mi è venuta perfetta purtroppo. Ogni tanto mi capita di non fare tutto al meglio”.

Loren Depeau prese in mano la bambolina, se la rigirò un po' di volte in mano. Non vide nessun difetto, pensò che l'uomo fosse impazzito. Così decise di comprare quella bambolina per se stessa. Lei amava le bambole di ceramica, ne aveva diverse sulla libreria in camera da letto. Gliele aveva regalate la madre quando era piccola, le aveva tenute come un tesoro per ricordo. Uscì con i suoi acquisti in borsa piuttosto allegra e molto più rilassata di poco prima. Non si rese conto che un giovane ragazzo nel tentar di rubarle il portafoglio alla fermata dell'autobus afferrò un pacchetto dalla sua borsa. Se ne accorse solo a casa, una decina di minuti più tardi.

Il giovane in questione era Marcel, usciva con una compagnia che l'aveva portato irrimediabilmente sulla cattiva strada. Era da diversi mesi che rubacchiava per potersi comprare ciò che più gli aggradava. Quando si rese conto di non aver afferrato ciò che desiderava era troppo tardi. L'autobus era ormai arrivato. Sperava di trovare qualcosa di prezioso in quel pacchetto che aveva tra le mani, l'avrebbe magari rivenduto. Stracciò la carta velocemente e quando vide quella piccola bambola la sua delusione era tangibile. Era stata messa seduta su una piccola sedia di legno. Infatti se fosse stata in piedi sarebbe sicuramente stato più grande il pacco, almeno una ventina di centimetri se non di più. Sospirò irato, camminando per le vie continuava a guardare quel giocattolo.

“Stupida bambola”.

La scagliò con tutta la sua forza dinanzi a sé per poi girare l'angolo. Quella sera tornò a casa dopo tanto tempo. Il pacchettino era riverso a terra. La bambolina ben legata non si era ne scomposta ne rotta fortunatamente. Passò l'intera nottata in quel vicolo al freddo.

 

Noè, un cucciolo di pastore belga tutto nero tanto che somigliava a un lupo, era su di giri. Voleva andare a fare il suo giro mattutino. Cercò di salire sul letto del suo padrone senza però riuscirci così iniziò a guaire nella speranza che si svegliasse. Iniziò poi ad abbaiare sempre di più fino a quando non sentì dire “ Ok ok! Sono sveglio! Ho capito!”. Iniziò così a scodinzolare felice, il ragazzo in questione si alzò. Si passò una mano tra i capelli neri che doveva assolutamente far tagliare e si stiracchiò. Si preparò il caffè e diede un biscotto al suo cane per farlo stare bravo almeno per altri cinque minuti. Erano le 6.13 di un sabato mattina di maggio e per una volta era riuscito a dormire bene ecco che la sua sveglia personalizzata si era attivata. Sospirò prima di bersi una tazza di caffè tutta d'un fiato. Si vestì e alle 6.26 uscì di casa. Si stava bene ancora con le mani lunghe a quell'ora del mattino, anche se poi al pomeriggio avrebbe fatto un caldo incredibile! L'aveva sentito al telegiornale la sera prima, l'estate che sarebbe arrivata sarebbe stata la più calda degli ultimi trent'anni.

Quella volta cambiarono giro, era Noè che portava a spasso lui. Nonostante avesse solo cinquanta giorni era già piuttosto forte. Mattwe era ancora nel mondo dei sogni quando il pastore belga si fermò di colpo. Lui aprì leggermente un po' di più un occhio per guardare cosa stava odorando. Aveva il terrore potesse essere uno di quei bocconcini avvelenati. Fortunatamente era tutt'altro, una scatola bianca sigillata. La prese in mano e voltandola vide al suo interno una bambolina. Pensò dovesse essere caduta a qualcuno, era un peccato siccome era ancora nuova. Era particolare quella bambolina, era il primo giocattolo che vedeva imbronciato. Aveva gli occhi tristi e la bocca rosa all'ingiù. Vedendola gli venne da sorridere. Conosceva la fama del signor Cremson, era sicuramente stata opera sua. Era davvero un tipo stravagante per fare una bambola triste. Fu così che decise che era uno spreco riportala in negozio ed anche buttarla, così se la portò a casa.

 

 

***

 

 

Mattwe Ringer era ancora in giro con il suo piccolo Noè con il pacchetto bianco sotto braccio. Arrivarono al parco lontano dal centro e gli tolse il guinzaglio per farlo correre e giocare. Appena si fosse stancato sapeva che sarebbe voluto andare a casa. Quel giorno avrebbe dovuto trascorrere l'intera giornata sui libri, nella settimana che stava per cominciare doveva dare gli ultimi esami. Era un giovane ventiduenne che abitava in un piccolo bilocale al terzo piano del palazzo più vecchio di Armen. Studiava per diventare ingegnere aerospaziale. Aveva sempre amato le stelle, l'infinità dello spazio; era qualcosa che lo terrorizzava ma al contempo lo elettrizzava. Quel corso era davvero duro e difficile, era già fuori corso, se tutto gli fosse andato bene sarebbe riuscito a laurearsi in un paio di anni. O almeno così sperava. Quella mattina nonostante fosse ancora addormentato quando era uscito di casa si era ricordato di prendere i suoi appunti per poter studiare mentre il suo cucciolo si divertiva rincorrendo gli scoiattoli. Dopo una ventina di minuti, Noè ritornò dal padrone abbastanza soddisfatto e con il fiatone. Si sdraiò un poco ai suoi piedi per riprendere fiato. Il ragazzo mise via i suoi fogli e lo carezzò.

“Allora torniamo a casa?”

Il cane al quale mancava solo la parola scodinzolò. Andarono prima dalla fontana così poté bere un po'. Arrivarono a casa che erano quasi le 7.30. Mattwe si sedette sul suo sgabello vicino al tavolo della piccola cucina e aprì la bambolina. La prese e se la rigirò un po' tra le mani. Nonostante fosse di ceramica non si era rotta, era strano. Lesse il foglietto illustrativo nella scatolina, come il ragazzo prevedeva era una creazione del signor Cremson. Vi era scritto che era di plastica, eppure sembrava proprio ceramica. Ecco perchè non si è rotta pensò il giovane. Andò nella sua stanzetta in cui vi era solo una scrivania, il letto e qualche mensola e la posò sulla scrivania. Aveva un bel vestito bianco a fiori, sarebbe stata una piccola decorazione per quel luogo che di personalizzato aveva ben poco. Nonostante ci vivesse da tre anni non aveva mai aggiunto molto a quel piccolo bilocale. La cucina era formata da un piccolo frigo, il lavabo, una credenza e un tavolo. Lui aveva comprato lo sgabello. Mentre in camera oltre ad avere libri di scuola ovunque non aveva aggiunto nient'altro. Non era importante, quella casa era momentanea solo perchè vicino alla fermata dove passava l'autobus diretto alla sua università.

Siccome Noè si addormentò lui decise di scendere per andare a comprare qualcosa da mettere sotto i denti. Erano giorni che il suo frigo era vuoto e non poteva di certo mangiare le scatolette per cani. Quando tornò in casa trovò il pastore belga che stava giocando con la bambolina.

“Noè! No! Ma come hai fatto a prenderla?” la tolse dalle sue grinfie e controllò che l'avesse rovinata. Strabuzzò gli occhi. Se prima era certo di averla vista imbronciata ora aveva un sorriso e gli occhi felici. Si sfregò gli occhi eppure lei era sempre lì sorridente che lo guardava.

“Ma com'è possibile?” si chiese tra sé e sé. Si buttò sul letto con ancora il giocattolo tra le mani. Sentì poi un flebile starnuto. Ritornò a guardare la bambolina. Si sentiva quasi pazzo, iniziò a dubitare di sé stesso. Eppure mentre la stava fissando la bambolina si mosse e starnutì. Lui fece un salto e la lasciò cadere a terra.

“Ahi! Ma che modi! Sono stata fuori tutta la notte, mi sembra il minimo prendersi un raffreddore!”.

Mattwe si diede un pizzicotto ma sentendo dolore comprese di non stare sognando. Fissò di nuovo la bambolina che era a terra. Era dritta in piedi e si stava scrollando il vestito. La sua voce era flebile. Un sussurro praticamente. Ritornò Noè scodinzolando e saltò vicino a lei. Strusciava il suo naso contro di lei. Altro che laurea, il giovane pensò di doversi far vedere da un bravo psicologo. La bambolina rideva felice e lui si stava sempre più cercando di convincersi di essere in un sogno. Sospirò e facendo finta di niente ritornò in cucina dove si aprì una birra che aveva appena comprato. Sperava forse che alcool l'avrebbe aiutato a non avere più visioni. La mandò giù tutta d'un fiato, si voltò e stavolta vide la bambola sul dorso del suo pastore belga.

“Sbaglio o sei andato a fare la spesa?! Allora abbiamo fame!”

Era una bambola viva ed aveva per di più un bel caratterino. Mattwe pensò dove fosse un bravo psicologo nei suoi paraggi. Sospirò non venendogli in mente nessun nome. Mentre aveva la testa tra le mani pensando che non riuscisse più a scindere il sogno dalla realtà, sentì Noè abbaiare e una vocina subito dietro

“Abbiamo fame! Abbiamo fame!”

Si alzò prese la scatoletta con il cibo per cani e la versò nella ciotola del suo cucciolo, il quale si affrettò per divorare tutto, come se qualcuno potesse arrivare e rubargli quelle squisitezze. Tornò a sedersi sul suo sgabello, sentì qualcosa che si stava arrampicando sui suoi pantaloni. Guardò in basso e vide la bambolina che cercava di scalare la sua gamba come se fosse una montagna. La prese tra le mani e se la posò davanti a sé sul tavolo. Quel piccolo giocattolo mise le mani sui fianchi e iniziò a battere un piede a terra.

“Anch'io ho fame!”

Mattwe ormai era convinto di essere pazzo e decise di assecondare quelle sue assurde visioni. Così chiese alla bambolina che cosa volesse da mangiare. Lei di tutta risposta si intrufolò nella borsa della spesa che poco prima il ragazzo aveva abbandonato sul tavolo. Ne uscì dopo pochi minuti tirando dietro di sé il pacchetto di orsetti gommosi.

“Questi!”

Il giovane scrollò la testa ma aprì comunque il pacco di caramelle. Lei se ne prese uno verde e iniziò a mangiarlo. Nonostante avesse la bocca di plastica riusciva comunque a mangiare, il ragazzo era sempre più stranito. Si aprì un'altra birra.

“Guarda che l'alcool fa male sai?”

Stava venendo sgridato da un oggetto di plastica. Mattwe scoppiò a ridere per quanto tutto quello che stava vivendo fosse terribilmente assurdo.

“Io sono viva per davvero! Posso farmi vedere così solo dal mio proprietario che ho dedotto essere tu, dato che mi hai messo sulla tua scrivania”

La bambolina era tutta felice mentre diceva quella frase. D'istinto abbracciò il gomito del ragazzo.

“Ti prego non gettarmi via. Vedrai che ti aiuterò in quello che potrò o almeno ti potrò tenere compagnia in questa brutta casetta vuota”.

Aveva messo su il broncio mentre diceva quella frase. Il ragazzo dopo essersi finito anche la seconda birra, sospirò e disse un semplice “D'accordo!”. Il suo primo coinquilino o meglio coinquilina era una bambolina con i capelli assurdi. Si vedeva da vecchio a raccontarlo ai suoi nipoti, l'avrebbero chiuso in qualche manicomio sicuramente. Sorrise a quel pensiero.

 

***

 

“Ehi ma io dove dormo?”

La bambolina stava saltellando sulla scrivania per attirare la sua attenzione. Lui stava cercando di studiare e dato che anche il suo povero cane non ne poteva più di quella scalmanata, si era messo a dormire in un angolo. Ora assillava lui con domande assurde.

“Ehi, ma non hai altri giocattoli? Mi annoio! Mi annoio!”

Stanco di quella tiritera continua, prese una scatola e gliela mise sopra. “Santo silenzio” pensò. La bambolina tirava calci e pugni a quel muro e al soffitto che la obbligava a stare in ginocchio. Gridò parole a caso, senza però essere udita o compresa. Dopo poco si arrese e si sdraiò. Il sonno arrivò presto. La sera era giunta inesorabile e con essa anche l'ennesima passeggiata con Noè. Mentre il ragazzo si stava preparando si ricordò solo allora del piccolo giocattolo ma decise di non aprirla ancora. Quando tornarono tirò su la scatola e la ritrovò addormentata. Era davvero buffa, la bocca spalancata le faceva assumere un'espressione assurda. Sorrise poi mise in quella stessa scatolina un po' di cotone che aveva appena comprato, con molta attenzione prese la piccola e la adagiò al suo interno, poi la coprì con uno straccio con il quale in genere spolverava. Erano le 19.30 e come sempre chiamò sua madre per riferirle che stava bene.

La signora Ringer era solita preoccuparsi del figlio. Era una classica mamma ansiosa e troppo apprensiva. Quando Mattwe prese la patente, durante le sue prime uscite in macchina lo seguiva senza perderlo mai di vista. Era stata molto contraria al suo trasferimento in quella minuscola casa. Aveva paura che ci fossero gli spifferi e che venisse malato. Il primo mese ogni giorno era andata a trovarlo e lo aveva accudito come se fosse un bambino. D'altronde per le mamme i figli restano sempre dei bambini. Con il tempo si era tranquillizzata leggermente, però pretendeva ogni sera una chiamata per essere sicura andasse tutto al meglio. Era solita andarlo a trovare almeno una volta ogni settimana o almeno ogni dieci giorni insieme al marito e all'altro figlio più piccolo. Aveva deciso infatti che sarebbe andata a trovarlo l'indomani alle 14.00. Era una donna puntuale e precisa. Amava pianificare ogni cosa della sua vita e della sua giornata in ogni singolo minuto. Se qualcosa andava fuori dal suo controllo perdeva la ragione andando nel panico.

Il giorno successivo, Mattwe non aveva università e si svegliò in tarda mattinata. La bambolina era già attiva insieme a Noè che quella mattina aveva deciso di farlo dormire fortunatamente.

“Ben svegliato Cenerentola!”

Scoppiò a ridere con la sua vocetta dolce. Lui la guardò con aria confusa: “Vorrai dire Bella Addormentata immagino.”. Lei mise il broncio e incrociò le braccia. Il ragazzo si tirò su sedendosi sul letto e si grattò la testa. “Sai pensavo che devo trovarti un nome..”. Si stiracchiò, lei lo guardò con aria sognante. Un nome..sapeva che nel momento in cui qualcuno le avesse dato un nome lei sarebbe appartenuta a lui e solo a lui. Era felice. Iniziò a battere le mani dalla gioia, mentre Noè girava come un matto per i suoi bisogni. Mattwe si vestì velocemente, legò al guinzaglio il suo fedele amico afferrò al volo la bambolina e le chiavi e uscì. Andarono di nuovo nel parco che era pieno di altri cani. Lasciò andare il suo cucciolo così da farlo giocare con loro. Si sedette poi su una panchina in disparte e iniziò a pensare.

“È difficile sai trovare il nome giusto..” bisbigliò a lei. Non voleva essere preso per pazzo. Lei non si mosse, sembrava una comune bambola. Lui continuava a fissarla sperando in un'illuminazione, senza però risultato. Andarono a casa per mangiare prima dell'arrivo del suo parenti. Alle 14 in punto il citofono suonò e Noè scodinzolò felice. La piccola l'aveva posizionata sulla scrivania seduta con le gambe lunghe e le mani sul vestito. Quando arrivarono Phil, il fratellino minore di Mattwe, gli saltò al collo. Stravedeva per il fratellone, adorava poterlo andare a trovare. Era il suo eroe. Aveva nove anni, ma alcuni bulli lo tormentavano alcuni mesi prima, il maggiore aveva fatto mettere la testa a posto a tutti con una bella strigliata. Ogni volta gli portava qualcosa da vedere e quella volta portò un supereroe. Era da poco uscito il film ed aveva fatto record di incassi quindi ovviamente le grandi ditte si erano messe a produrre qualunque gadget di quel eroe. Si chiamava Mr Big. Come ogni supereroe che si rispetti sapeva volare, era super forte, super veloce e inoltre, aveva il potere del fuoco. Nel film salvava la classica donzella in pericolo dal cattivo che aveva il potere del ghiaccio. Era un bel giocattolo, rispecchiava fedelmente quello del film. Capelli neri, occhi azzurri, tutina aderente nera con la scritta MR Big e mantello rosso e blu. Il bambino lo fece volare correndo per tutta la casa. Quando poi notò la bambolina sulla scrivania la prese e iniziò a giocare con loro due. Lei era la donzella in pericolo e Noè addormentato era un mostro feroce. Mattwe invece chiacchierava con i suoi genitori sorseggiando il tè verde.

Lo avevo portato sua madre, era un amante di ogni tipo di tè. Giunte le 18.00 i signori Ringer decisero che era arrivato il momento di togliere il disturbo. Phil, poco prima di uscire abbracciò un ultima volta il fratellone e poi si salutarono. Il ragazzo rimasto di nuovo solo andò a far fare una passeggiata veloce al suo fedele amico. Tornando poi a casa notò che là vicino alla bambolina vi era anche il supereroe di suo fratello. Se l'era scordato; aveva sempre la testa fra le nuvole. La piccola saltellava vicino all'altro giocattolo gridandogli di svegliarsi. Non sembrava funzionare.

“Ehi, secondo te perchè non si sveglia?”

Mattwe scrollò le spalle, “Sinceramente devo ancora spiegarmi come puoi tu, essere viva..”

Lei voltò il capo in modo offeso e lo ignorò. Più tardi la rabbia le passò, eppure lui non si voleva proprio svegliare, era triste perchè sarebbe stato un ottimo principe azzurro. Si era divertita quel pomeriggio in quel assurdo gioco nella quale veniva salvata da quel mega muscolo.

Venne poi messa a dormire nella sua scatolina, insieme al supereroe con un sorriso smagliante. Quella notte sognò di essere salvata e di volare tra le sue braccia.  



****tadann :) gli asterischi in mezzo sono per dividere un po' :) all'inizio ammetto che pensavo di dividerli appunto per capitoli invece poi ho notato che erano troppo corti così ho fatto tutto unito :) non so sinceramente da dove mi sia uscita un'idea simile anche perchè non mi è mai piaciuto toy story xD però come avete capito è completamente diverso da quel cartone :) ringrazio tutti voi che l'avete letta e se mai voleste lasciare una recensione grazie ancora, per dirmi magari cosa ne pensate e anche per migliorarmi :) 
spero vi sia piaciuta ;) alla prossima :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***





Capitolo 1

 

 

Josephine Bencket era una giovane studentessa universitaria di ventuno anni, stava ancora sognando mondi lontani, stelle e alieni quando alle 7.13 suonò la terribile sveglia. Subito si girò dall'altra parte sperando che smettesse di suonare da sola. Mise poi la testa sotto al cuscino cercando di dormire ancora un po'. Rassegnata e ormai sveglia si alzò e andò a spegnere quel terribile marchingegno inventato dal diavolo. L'aveva appoggiata sul comò lontano dal letto per obbligarsi ad alzarsi per spegnerla. Prima, quando era posizionata sul comodino, molte volte, anzi troppe, l'aveva spenta per poi rigirarsi dall'altra parte e dormire evitando l'università.

Era maggio e lei viveva in un minuscolo appartamento nel centro di Armen, faceva piuttosto caldo e lei si ritrovava a dormire con una maglia della squadra di hockey di suo fratello maggiore. Era enorme e le arriva fino a mezza coscia. Si stiracchiò, andò in bagno. I lunghi capelli biondi sembravano aver preso vita propria durante la notte, sfidavano le forze di gravità. Si diede una rapida spazzolata, inforcò poi gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e si vestì. Non era una ragazza che curava troppo l'aspetto esteriore, se no avrebbe seguito il consiglio di sua madre di iniziare a mettere le lenti a contatto. L'unica volta che ci aveva provato le aveva perse in breve tempo, quell'esperienza le era bastata. Anne Bencket l'avrebbe voluta diversa, più truccata, con tacchi e minigonne in ogni occasione. Lei invece era più semplice, non amava i cosmetici che le impiastricciavano la pelle. Amava il profumo dei libri, la tranquillità delle biblioteche, preferiva una felpa a un vestito. La sua grande passione erano le stelle, sarebbe voluta andare in quell'immensità che ogni sera osservava dalla finestra. Era la classica tipa che le persone non notano mai. Si ritrovava a fissare il ragazzo che le piaceva da distante. Non si reputava all'altezza, aveva provato così tante volte a confessargli i suoi sentimenti ma ogni volta la sua voce le moriva in gola. Tranne le solite stupide frasi di convenienza non aveva mai fatto un discorso vero con Mattwe Ringer.

Josephine, alle 7.32 attraversava tutto il paesino di Armen solo per prendere il pullman alla fermata in cui saliva anche Mattwe. Si era ormai rassegnata al fatto di poter diventare la sua ragazza o anche una sua qualsiasi amica, quindi si era accontentata di stare quei dieci minuti sul pullman in sua compagnia. Spesso si ritrovava ad osservarlo dietro a quelle spesse lenti, amava i suoi riccioli troppo lunghi. Amava il modo in cui si passava la mano tra quei capelli selvaggi per mettersi all'indietro. Arrivò alla fermata nello stesso momento del ragazzo. Lui si stiracchiò ancora assonato, come sempre aveva portato Noè a fare una passeggiata prima di prepararsi per la scuola. Sbadigliò rumorosamente, quelle ultime lezioni lo stavano uccidendo. Si sedette in modo scomposto sulla panchina della fermata. Quella mattina nel suo zaino c'era “un'ospite”, la bambolina aveva fatto la matta per andare a scuola con lui. Aveva detto che non voleva stare in casa da sola con uno “stupido giocattolo inanimato”, come se anche lei non fosse un giocattolo. Si era imputata ed aveva fatto i capricci strillando. Il ragazzo aveva dovuto dargliela vinta per farla tacere, non aveva la forza di discutere di prima mattina. Una ragazza gli si sedette di fianco, in modo composto e con la borsa regolarmente posata sulle ginocchia, salutò la bionda con un sorriso.

“Com'è andato il week end Josephine?”

Lei brevemente rispose con un “Bene e tu?”.

“Solite cose, è venuta mia madre, mio fratello si è scordato un giocattolo da me, poi sarei io quello con la testa fra le stelle” le strizzò l'occhio. Lei sorrise alla battuta.

Parlarono poi del più e del meno, in attesa del pullman che sembrava essere in ritardo. Dopo quasi dieci minuti, si degnò di arrivare. Si sedettero vicino come ogni giorno, lei si tartassava le mani dal nervosismo, come ogni volta. Lui non si era mai reso conto di nulla, aveva avuto qualche mezza relazione ma mai nulla di troppo serio. Josephine la reputava una bella ragazza, gli piaceva la sua compagnia, ci avrebbe anche provato se avesse capito la sua cotta. Era una ragazza che non lasciava mai trapelare troppe emozioni, quindi per ricevere un due di picche preferiva non rischiare. Era piuttosto svogliato su certe cose. Arrivati all'università si separarono, lui andò insieme al suo gruppo di amici, la ragazza non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse in un branco di idioti, ma in fondo la mente maschile è un immenso mistero per le donne. Lei era l'impersonificazione della classica secchiona e come da copione era rigorosamente seduta in prima fila, con quaderni, libri, matite e penne in perfetto ordine sul suo banco. Mattwe era in mezzo alla classe con vari fogli svolazzanti di ogni materia, ogni giorno si ripeteva che avrebbe dovuto mettere un po' di sano ordine, ogni giorno se ne dimenticava. Durante le varie spiegazioni una vocetta giunse alle sue orecchie, “Ma che noia!”. La bambolina nella borsa! Se n'era completamente dimenticato. Sospirò tirando su gli occhi, sperò che nessuno l'avesse sentita e la ignorò continuando ad ascoltare la lezione. La piccola dal canto suo non ne poteva più di stare chiusa in uno zaino che puzzava di formaggio. Aprì e sbirciò, non vide altro che piedi e gambe di tavoli. Il mondo era proprio noioso, uscì da quel postaccio, si guardò un po' intorno. Il mondo era proprio strano. Non aveva visto molte persone da quando era stata creata, ma era certa che Mattwe fosse il più carino tra tutti quei tizi. Quel Mr Big se solo si fosse svegliato sarebbe però stato molto più carino del ragazzo. Aveva provato più e più volte ma non si era proprio rianimato. Era stata così triste, non sapeva proprio spiegarsi il perchè. Dopo un breve giro ritornò in quel maleodorante zaino.

La mattina passò tranquilla, purtroppo sarebbe dovuto rimanere in facoltà fino al pomeriggio. Durante la pausa pranzo Mattwe andò nel giardino vicino a mangiarsi il suo panino, avrebbe tirato fuori un po' la piccola bambola inconsapevole del fatto che si era già fatta un giro senza il suo permesso. Non voleva essere preso per pazzo, quindi andò in una panchina nascosta da due grossi alberi.

“Lì dentro c'è una puzza che potrei quasi morire! Questo posto è davvero troppo noioso! Perchè ci vieni? Ah perchè ho deciso di venire qui? Perchè non sono stata trovata da una bella e brava bambina? A quest'ora starei giocando a qualcosa di bello e di divertente!!” Era arrabbiata, aveva camminato avanti e indietro sulla panchina gesticolando. A volte sembrava una vera donna solo in miniatura. Lui provò a calmarla e a scusarsi ma nulla sembrò servire, era davvero una furia!

“Mattwe che ci fai qui?”

Josephine spuntò da dietro l'albero un po' titubante, in genere lei andava sempre a passare la pausa pranzo in quel posto. Non aveva molti amici e quello era l'unico punto tranquillo in cui poteva rilassarsi e riordinarsi gli appunti. Si era stupita nel vederci Mattwe, si era fatta coraggio ed era andata lo stesso a parlargli. Non aveva nulla da perdere infondo, anzi avrebbe passato ancora un po' di tempo con lui. Il ragazzo dal canto suo fu preso alla sprovvista e per un attimo fu preso dal panico, la bambolina stava parlando e camminando, come avrebbe potuto spiegarle qualcosa che non sapeva neppure lui? Non riuscì a rispondere, invece la bambolina si immobilizzò così com'era, con le mani in alto e un'espressione furente. La ragazza notò in un secondo momento la bambolina, era perfettamente in piedi. Si sedette cercando di sembrare il più possibile tranquilla, prese in mano la bambolina. Era davvero bella se non fosse stato per quell'assurda espressione in volto; sembrava furiosa. Mattwe si tirò indietro i capelli sperando che non avesse visto nulla.

“L'ho trovata per terra un paio di giorni fa, è stata fatta dal signor Cremson”.

Sentendo quella frase lei fece un sussulto, poco tempo prima aveva comprato anche lei un giocattolo in quel negozio; un pilota per l'esattezza. L'avrebbe voluto regalare al cuginetto per il suo compleanno, ma purtroppo essendosi trasferito lontano non era riuscita a darglielo. Con ancora in mano la bambola disse “Ti andrebbe di venire da me più tardi?”. Deglutì dopo aver detto tale frase, le era costata molta fatica. Il ragazzo un po' stupito per quell'invito, forse fuori argomento, si trovò impreparato e semplicemente disse “Ok”. Lei strinse di più la bambolina immersa nei suoi pensieri.

 

Alle 16.23 scesero dalla fermata sotto casa di Josephine.

“Se abiti qui perchè mai vieni alla fermata sotto casa mia?”

Lei arrossì, era stata colta impreparata a quella domanda. Non avendo pronta una buona bugia istantanea rimase un po' in silenzio sperando che si dimenticasse la domanda, non poteva di certo dirgli la verità. Provò mentalmente a inventarsi una storia credibile ma aveva il cervello in tilt e non le veniva in mente nulla. Salirono le scale in silenzio, lui non fece altre domande. Entrarono nella piccola casetta di lei, era perfettamente in ordine. Profumava di lavanda e di bucato. Posò la sua borsa sul tavolo e disse a Mattwe di fare lo stesso. Prese poi la bambolina che prima si era infilata in borsa e la portò in camera facendo cenno a Mattwe di aspettarla lì. Sul comodino c'era un pilota in tuta verde con il casco appoggiato vicino ai suoi piedi. Aveva gli occhi grigi e i capelli neri, un sorriso bianco e smagliante. La ragazza appoggiò la bambolina dinanzi a lui e poi si allontanò ritornando in cucina, dove aveva lasciato il suo compagno. Dopo ciò, prese un grosso respiro e gli offrì del te freddo alla pesca. Rimasero seduti a sorseggiare. Lui all'inizio le aveva fatto i complimenti per la casetta, si vedeva che ci abitava una ragazza al contrario della sua. Dopo pochi minuti lei lo zittì e andò a sbirciare in camera cosa stava succedendo, lui la imitò non capendo il suo comportamento.

Quando la bambolina era stata appoggiata sul comodino, si era poi subito alzata vedendo un bel ragazzo della sua misura. Sperò di non avere la stessa delusione che aveva provato per Mr Big. Gli aveva passato la mano difronte agli occhi per vedere se era sveglio.

“Signorina è un onore per me incontrarla! Mi presento mi chiamo Rich Forwaq”. Lei non sapeva che fare, un ragazzo della sua misura era vivo, bello e gentile. Gli sorrise e gli fece un inchino. “Ehm..salve, io..io non ho un nome. Non me l'hanno ancora dato. Comunque piacere di conoscerti”. Iniziarono a chiacchierare, lei era al settimo cielo. Lui raccontò delle sue corse e della sua macchina. Gliela mostrò, era sul comò ed era l'ultimo modello di macchina volante da corsa.

Ignari di essere osservati lui le spiegava della sua macchina e di tutte i suoi fantastici optional.

“Sono felice di non essere l'unica pazza con un giocattolo vivente in casa”. Sussurrò Josephine. Mattwe era rimasto basito, per lui era già strano una bambolina parlante, sapere che anche altri giocattoli lo facevano era destabilizzante per la sua mente. “Lui non fa altro che parlare di quella macchina e delle sue corse. Ogni tanto si mette in macchina e fa finta di gareggiare. La tua fa stranezze simili?”

“La mia è tutta strana, non fa altro che lamentarsi e giocare”. Poco dopo arrivò la bambolina, guardò Josephine e le fece un inchino, poi andò dal ragazzo e gli strattonò i pantaloni per farsi prendere in mano. La posò poi sul tavolo.

“Devi darmi un nome! Quando mi presenti a dei galantuomini non posso dire che non so come mi chiamo!” La ragazza sorrise, vedendo la bambolina lamentarsi. Mattwe si grattò la testa e si mise i capelli indietro. Non era mai stato bravo con i nomi, il povero Noè si era dovuto tenere quel brutto nome che gli aveva dato il vecchietto prima di regalarglielo. Non aveva mai avuto fantasia per certe cose.

“I tuoi capelli sono più viola che blu, inoltre anche sul tuo vestito ci sono diversi fiori lilla. Potresti chiamarti Laily, se ti piace”.

La bambolina si illuminò, era perfetto per lei quel nome. Laily, Laily se lo continuava a ripetere mentalmente. Saltellò e poi andò ad abbracciare la mano di Josephine. “Sì, sei fantastica! Grazie è perfetto! Mi piace!”

Si fece mettere a terra e andò dal suo principe azzurro o meglio verde. Quella giornata era iniziata male ma si stava andando a concludere nei migliori dei modi!







******tadannnnn :D ecco il secondo capitolo :) spero vi sia piaciuto :) non penso che sarà molto lunga questa storia :) però mi sto divertendo un mondo a scriverla :) spero vi piaccia anche a voi leggerla ;) bhe un grazie a tutti :) un bacio alla prossima ;)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***




Capitolo 2



 

In serata Mattwe e Laily tornarono a casa. Un cucciolo scodinzolante gli andò incontro nonostante fossero stati via tutto il giorno. Il ragazzo uscì con Noè per una passeggiata, la bambolina invece, andò da Mr Big e iniziò a fargli le smorfie.

“Ho trovato di meglio mio bel addormentato!”

Aveva finalmente passato una giornata perfetta, anche se si era divertita il giorno prima con Phil, quel giorno era stato ancora meglio. Un ragazzo della sua statura per giunta vivo! Era ancora euforica! Dopo l'immensa delusione con quel giocattolo tutto muscoli era rimasta molto soddisfatta da quell'incontro. Doveva ancora capire molte cose del mondo ma immaginava che con Mattwe le avrebbe imparate. Aveva giocato con la macchina volante insieme a Rich Forwaq. Stare in sua compagnia le aveva fatto provare emozioni particolari, tutte strane, emozioni che non aveva mai provato. Il ragazzo tornò poco dopo, mentre si mangiava un hamburger la bambolina gli andò vicino. Si sedette dinanzi al suo piatto e iniziò a pensare alle parole giuste da usare. Voleva chiedere perchè si sentisse così, voleva capire. Magari era malata e lei non lo sapeva. Il giovane studente vedendo lei stranamente tranquilla e pensierosa si sentì in dovere di chiederle: “Cos'hai?”. Laily presa un po' alla sprovvista dalla domanda iniziò a dire sconnessamente tutto ciò che aveva in testa.

“Ecco..io non so! Voglio dire oggi è stato fantastico! Eh..oh cavolo..Rich mi fa sentire strana. Sento come un brulicare nello stomaco, sento come se il mio petto dovesse esplodere da un momento all'altro. Stamattina non stavo così e non capisco..il perchè..”

All'inizio si era fatta prendere dall'euforia e aveva strillato, l'ultima frase invece l'aveva detta sussurrando. Mattwe sorrise, si pulì la bocca si mise i capelli all'indietro e poi parlò.

“Sembra che tu ti sia presa una bella cotta per il pilota. Anzi sembri quasi innamorata, ma vedi i colpi di fulmine non esistono”

“Colpi di fulmine?” chiese non capendo di cosa stesse parlando..

“Mmm..come spiegarti..certe persone a volte dicono di essersi innamorate a prima vista di qualcuno. Vedi a mio parere non può essere, l'amore è fatto di tante piccole cose. Ad esempio sapere il suo colore preferito, sapere cosa gli piace mangiare, quindi direi che ti sei presa solo una bella cotta non preoccuparti è tutto normale!” Lei rifletté sulle sue parole, non riusciva ancora a capire.

“Ma cos'è l'amore di cui tu parli?”

Il ragazzo preso alla sprovvista dalla domanda dovette pensarci per qualche minuto. Non era mai stato bravo in certe cose, aveva avuto qualche storiella ma non poteva dire di essersi mai davvero innamorato. Si mise i capelli all'indietro e sospirò.

“L'amore è un qualcosa che senti dentro, come le tue sensazioni diciamo. Mettila così quando sarai innamorata di qualcuno lo capirai. Vorrai fare qualunque cosa per il tuo amato, anche le più grandi sciocchezze per te saranno importanti se riuscirai a trascorrere un po' di tempo con il tuo lui”.

“Quella ragazza..Jos..come si chiama..dunque è innamorata?” chiese ingenuamente lei.

Mattwe la guardò stupito, cosa centrava Josephine? “Perchè dici questo?”

“Stamattina è venuta a prendere l'autobus sotto casa tua..anche se ha la fermata vicino alla sua. Non è dunque quello l'amore?”

Il ragazzo sembrò pensarci un po' su. Era sinceramente impreparato per quella domanda. Effettivamente rammentò di aver chiesto alla ragazza tale cosa e di non aver ricevuto risposta alcuna. Scrollò le spalle, non sapeva cosa rispondere e cosa pensare. Per un attimo provò a immaginarsi con la biondina, lei era perfetta e lui, bhe lui era completamente incasinato. Andò a dormire togliendosi quel pensiero di testa. Sognò lunghi capelli biondi che lo cullavano dolcemente.

Josephine invece era elettrizzata, era riuscita non solo a passare il pomeriggio con Mattwe ma adesso aveva un motivo per vederlo un po' più spesso. Abbracciò Rich Forwaq e si sdraiò sul letto con aria sognante. Se qualche tempo prima si credeva pazza a vedere un piccolo pilota in tuta verde giragli per casa, ora ringraziava Dio per averglielo fatto comprare. Il sonno la colse alla sprovvista e si addormentò con ancora gli occhiali indosso e senza neppure la maglia da Hockey che usava come pigiama. Rich immobilizzato tra le sue braccia dovette sforzarsi di dormire in quella posizione per lui scomoda.

L'indomani mattina la signorina Morgeau, una giovane infermiera paffuta di trentatré anni, venne svegliata da un grido disperato dalla vicina al piano di sotto. Erano le 8.23 di un martedì, la scorsa settimana aveva lavorato in modo estenuante, quello era il suo primo giorno di riposo e relax dopo diverse settimane. Spaventandosi ma anche maledicendo la vicina si costrinse ad alzarsi e andò alla sua porta per constatare che andasse tutto bene. Poco prima di bussare alla sua porta si fermò sentendo una voce.

“Perchè non mi hai svegliato? Maledizione arriverò in un ritardo terribile all'università!”

Non capendo con chi stesse parlando si preoccupò ritenendola pazza, erano vietati animali domestici e sapeva perfettamente che non aveva altri coinquilini.

“Come sarebbe a dire? Dove ho messo gli occhiali adesso?”

L'infermiera pensò seriamente di prescriverle degli antidepressivi, non aveva mai visto una ragazza di quell'età così, non l'aveva mai vista insieme a nessuno. Iniziò a pensare che forse si era creata un amico immaginario per colmare quella mancanza. Non poteva sapere del giocattolo parlante di Josephine, la sua voce era troppo bassa per poter essere udita al di là della porta. Scrollò le spalle e si diresse verso casa, prese un paio di sonniferi di scorta e si addormentò godendosi quel giorno di riposo tanto agognato.

Al piano di sotto c'era una ragazza che saltellava per casa nel tentativo di infilarsi i calzini e poi le scarpe. Si era scordata di mettere la sveglia quella sera. Aspettò il pullman sotto casa sua, Mattwe sapeva che non era un ritardatario come lei. Gli aveva raccontato un paio di volte di come il suo cucciolo lo svegliasse ogni mattina per la passeggiata. Lei non era mai andata d'accordo con gli animali. I cani, i gatti e persino gli uccellini la evitavano, in casa sua non aveva mai trovato neppure un ragnetto. Non aveva mai fatto niente di male, semplicemente la odiavano.

Finalmente arrivò all'università. Mattwe era lì bello come sempre, sbadigliava e continuava a grattarsi l'occhio proprio come un bambino assonato. La mattina volò abbastanza velocemente, la settimana successiva sarebbero iniziati gli esami e Mattwe era davvero indietro con lo studio. Ogni singolo giorno si ripeteva di dover studiare ed ogni giorno finiva con fare dell'altro, era proprio per quel motivo che era fuori corso. Nelle sue materie preferite se la cavava benissimo, non gli serviva neppure studiare per prendere un 26 ma in altre, era davvero dura arrivare anche solo al 15. Non sarebbe mai riuscito a laurearsi continuando così, sperava in una qualche botta di fortuna, inutile dire che non era ancora arrivata. La pausa pranzo la passò con alcuni dei suoi amici, Laily era rimasta a casa, le aveva mostrato come funzionava il computer così aveva detto di voler capire un paio di cose sull'amore. Una bambola che faceva ricerche sul web sull'amore, se gliel'avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto! Ripensando alla bambolina gli venne naturale pensare anche a Josephine. Si girò intorno ma non la vide, si allontanò dal suo gruppo con una scusa e si diresse in quella panchina solitaria. Com'era prevedibile trovò la biondina da sola con un libro in mano. Rimase lì imbambolato a fissarla. I suoi grandi occhi nocciola quasi non si vedevano, coperti da quelle spesse lenti. Al sole le erano spuntate alcune lentiggini, Mattwe non poté fare a meno di pensare che fosse davvero una bella ragazza. Non era una bellezza classica da copertina di riviste, era una bellezza più semplice che solo dopo un'attenta occhiata si poteva davvero notare. Sarà forse il fatto che si sentì osservata ma Josephine tirò su per un attimo il naso dai libri e voltandosi vide il ragazzo che le piaceva fissarla. Si imbarazzò all'improvviso, pensò di aver qualcosa tra i capelli o in faccia. Lui per non sembrare un fesso o un guardone la salutò. Lei dopo essersi mentalmente calmata ricambiò con un sorriso quasi forzato. Lui si sedette tranquillamente accanto a lei.

“Oggi Laily non è voluta venire a scuola,”.

La ragazza sorrise; “dunque alla fine Laily eh?” disse riferendosi al nome da lei inventato.

“Eh già, le piaceva così tanto. Non è male, hai fantasia!”

Josephine non comprese se dovesse prenderlo come un complimento oppure no, decise poi per il sì.

“Mi stavo chiedendo...” Mattwe lasciò la frase un attimo in sospeso, ripensò alla cosa che gli aveva detto Laily la sera prima, che lei fosse davvero innamorata di lui? Conoscevano ben poco l'uno dell'altra, gli sembrava impossibile, eppure quel pensiero non riusciva a toglierselo dalla testa. Si tirò i capelli all'indietro facendo un profondo respiro. Si voltò verso la ragazza, lo stava guardando aspettando che finisse la frase. Tanto vale proviamoci, cos'ho da perdere?

“Mi stavo chiedendo, se domani ti andasse di fare un salto alle giostre a Geolm insieme a me. Sai potremmo andarci in navetta al pomeriggio dato che non dobbiamo venire in questo postaccio. Se ti andava...e se sei libera ovviamente...”

Il cuore della ragazza perse un battito che poi recuperò velocizzando il suo pulsare. L'aveva invitata ad uscire insieme, quello si poteva considerare un appuntamento? Non lo sapeva avrebbe voluto gridargli di sì ma si trattenne. Disse un flebile, “D'accordo”. Mentre lei stava saltellando mentalmente di gioia, Mattwe si diede dell'idiota. Visto lo scarso entusiasmo pensò che avesse accettato solo per gentilezza , non perchè le interessava davvero, ma ormai era fatta! Si ripromise di non dare più ascolto alla sua vocina interiore e neppure a quella piccola che lo stava aspettando a casa.  








*****tadannnn :) devo dire che forse la bambolina sta passando un po' in secondo piano..sarò che mi sto appassionando di più a Mattwe e Josephine..:) bo..se vi va' fatemi sapere cosa ne pensate :) un commentino fa sempre piacere :) grazie lo stesso a tutti alla prossima ;)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Dopo ere geologiche ce l'ho fatta, scusate il ritardo, buon epifania e buona lettura a tutti!


 

Capitolo 3

 

 

“Cosa?! Voglio venire anch'io!” Laily era furiosa, dopo che Mattwe le aveva raccontato dell'appuntamento fissato per il giorno dopo con Josephine aveva iniziato a sbraitare. Era furibonda, anche lei voleva passare il pomeriggio con Rich! Non voleva stare in casa a fantasticare, l'aveva già fatto per tutta la giornata e aveva solo una gran confusione nella sua piccola testolina. La faccenda dell'amore le aveva fatto andare in tilt il cervello. Ora voleva solo vedere il suo meraviglioso pilota. Mattwe le aveva detto categoricamente di no, non l'avrebbe portata alle giostre. Secondo lui, la situazione era già di per sé imbarazzante senza che ci si mettesse anche lei con tutte quelle assurdità delle farfalle nello stomaco. Si sentiva un totale idiota, fino a pochi giorni fa la sua vita era nella norma ed ora invece solo perchè aveva dato retta a un giocattolo si era completamente incasinato. Si immaginava Josephine, pensava che avesse accettato solo per pena o magari per passare un pomeriggio con un compagno di scuola. Lui si era fatto riempire la testa dalle stupidaggini di una ragazzina alta poco più di venti centimetri. Gli era sempre andata bene così, l'amore era una di quelle cose poco importanti per lui. Il fatto di aver poca esperienza e di non potersi vantare con i suoi amici non era mai stato un cruccio per lui, semplicemente aveva altre priorità. La biondina l'aveva incontrata quell'estate, per caso, l'aveva colpito fin da subito, nel vero senso della parola. A lei erano caduti gli occhiali e non trovandoli era andata in panico. L'aveva sfiorata pensando che avesse bisogno di una mano e lei non aspettandosi alcun contatto reagì dandogli una gomitata in pieno volto. Si era scusata continuamente durante le ore passate insieme successivamente. L'aveva invitata a bersi un te a casa sua, che era lì vicino. Il caos regnava sovrano ma a lei non sembrava esserne infastidita. L'aveva trovata una gran bella ragazza, quasi caduta dal cielo ma non aveva fatto nulla per far capitare qualcosa di magico tra loro due. Aveva semplicemente subito gli eventi successivi, durante l'estate l'aveva vista di rado e poi era capitato in classe con lei, siccome non era riuscito a superare tutti gli esami. La considerava un'amica comune, come tante, però spesso si era ritrovato a fissarla mentre leggeva. Gli piaceva la sua aria assorta mentre studiava, quegli stupidi occhiali troppo spessi stonavano sul suo viso, le coprivano quegli occhi dolci e le lievi lentiggini. Si era poi abituato ad incontrarla alla fermata, nella convinzione che abitasse in quei dintorni. Mattwe si tirò indietro i capelli mentre ripensava al passato. Magari avrebbe potuto far felice quell'assillante bambolina pensò. La mise a tacere dicendole che l'avrebbe portata da Rich Forwaq il giorno successivo. Lei saltellò per la casa, tutta felice canticchiando una melodia inventata sul momento. Si arrampicò poi sopra le coperte e andò a dormire vicino al suo fidato amico, quel ragazzo con i capelli troppo lunghi che aveva messo la testa sotto ai cuscini per non sentirla cantare. Si accoccolò vicino alla sua mano destra e si addormentò.

 

Sempre nel piccolo paesino di Armen, ma ai lati opposti c'era una ragazza che stava letteralmente svuotando il suo armadio dicendo la classica frase “Non ho niente da mettermi!”. Josephine che fino a poche ore prima era tutta entusiasta per l'uscita proposta da Mattwe, in quel momento era in una crisi isterica. La ragazza perfettamente ordinata se n'era andata lasciando spazio alla pazzia e al caos totale. Non era mai stata una “ragazza alla moda”, anzi! Aveva uno stile tutto suo, le sue maglie erano tutte monocolore, tutte sul bianco o grigio. Quella che si poteva considerare un po' più colorata era di un bordeaux così scuro che sembrava quasi nero. I pantaloni aveva solo classici jeans, non avevano nessun ricamo o strappo, come usavano tutti i ragazzi. Si sdraiò per terra su quella massa informe di abiti. Non si era mai comprata ne una gonna ne un vestito. Lei era una di quelle ragazze che anziché andare nei negozi di vestiti preferiva frequentare le librerie e darsi a uno sano shopping di letteratura. Sua madre la voleva più alla moda, più truccata, voleva una persona che non era lei ma che in quel momento avrebbe voluto essere. Si ricordò solo allora della scatola con vari oggetti comprati da sua madre. L'aveva nascosta sotto al letto e non si era mai osata aprire. Josephine aprì quello scatolone. Al suo interno trovò oltre a oggetti di dubbio gusto, come mutande semi trasparenti o sottili quanto il filo interdentale, anche una maglietta bianca con vari fiori violetto disegnati sopra, le maniche erano corte e svolazzanti. Evitò di cercare ulteriori cose, quella era la cosa più carina dell'intera casa, dunque puntò su quella e su uno dei tanti jeans.

Poco prima di andare a dormire andò allo specchio a iniziò a fare le boccacce. Provò a togliersi gli occhiali ma non vedendo nitidamente neppure la propria immagine allo specchiò decise di indossarli nuovamente. Aveva il cuore che batteva a mille e un'intera camera da mettere apposto. Aveva cercato di far capire a Rich qualcosa in più sull'amore, aveva provato a parlargli di Laily ma aveva sempre cambiato argomento. Era arrossito vistosamente con tutti i suoi discorsi. Il giorno prima era completamente andato in tilt vedendo la bambolina ed aveva iniziato a parlare solo della sua macchina. Lui era un gran pilota doveva essere o almeno sembrare sicuro di sé. La sua timida Josephine aveva un appuntamento con il suo lui, mentre lui sarebbe stato lì, da solo. Infondo sapeva di non poter pretendere troppo, lui era solo un giocattolo sapeva di non poter provare dei veri sentimenti per nessuno fuorché il suo proprietario. Entrò nella sua macchina volante, mentre si immaginava di gareggiare contro il perfido Dott. Marcheus si addormentò.

 

Il giorno successivo Mattwe si svegliò di buon ora, stranamente prima di Noè. Era la prima volta da quando l'aveva adottato che si svegliava prima di lui. Fece dunque colazione con tutta la calma possibile e poi andò a disturbare il suo adorato cucciolo. Non capiva come facesse ma appena sveglio lui era più che energico! Il ragazzo appena svegliato era già tanto se capiva dove si trovasse. Dopo la solita passeggiata, svegliò Laily e uscì nuovamente di casa. Ci mise una decina di minuti ma arrivò in largo anticipo rispetto all'autobus sotto casa di Josephine. Citofonò ed aspettò. La ragazza in questione stava sognando il tanto atteso appuntamento con Mattwe, proprio poco prima che le loro labbra si congiungessero un rumore le spezzò tale incantesimo. Si svegliò di mala voglia, voleva rimanere nel suo meraviglioso sogno, un paio di secondi dopo si ricordò che la realtà era ancora meglio! Rich spuntando dalla sua macchina volante la avvisò che avevano suonato al citofono, la biondina afferrò gli occhiali ed andò a rispondere non aspettandosi nessuno.

“Chi è?”

“Sono io!”..quella voce...

“Io chi?”

“Mattwe!”

Solo a sentire il nome del ragazzo il suo cuore accelerò il suo ritmo. Cosa ci faceva lì di prima mattina? Aprì, andò in camera e solo in quel momento si ricordò che la sua camera era un perfetto disastro! Si era addormentata senza neppure riordinare! Avrebbe voluto morire in quel momento!

“Permesso?”

“En..Entra pure!”

Chiuse rapidamente la porta di camera sua e si voltò per salutare Mattwe. Vedendo poi il suo viso arrossarsi si ricordò non solo di star indossando una semplice maglia da hockey che le copriva appena le cosce, ma che non si era neppure pettinata. Con un sorriso forzato e una scusa si dileguò in camera sua, dicendogli di fare come se fosse a casa sua. Il ragazzo si era imbarazzato più che altro perchè non era abituato a vedere la biondina con vestiti o in quel caso una maglia che gli arrivava a metà coscia. Dovette proprio ricredersi, era davvero una bellezza solo che non la si notava troppo. Sorrise mentre si sedette ripensando ai suoi capelli spettinati, alla sua voce impastata dal sonno e alle sue guance con ancora le righe del cuscino. Si rallegrò vedendola così, quasi umana, imperfetta. Nella stanza accanto lei si stava letteralmente disperando per essersi presentata in quel modo osceno dinanzi a Mattwe. Si era cambiata e lavata alla velocità della luce, ora venivano i capelli. Quella mattina avevano deciso di prendere vita, ora capiva cosa provava medusa ad aver dei serpenti in testa. Non riuscendo ad aggiustarseli in alcun modo optò per farsi due trecce. Si vedeva bruttissima, pensò che avrebbe voluto darci un taglio netto a quei capelli troppo lunghi. Nei giorni successivi ci ripensò, ci aveva messo una vita per avere i capelli dei suoi sogni. Si sentiva un po' Raperonzolo. Se solo fossero stati meno selvaggi sarebbe stato meglio.Prima di uscire dalla stanza buttò alla rinfusa tutto nell'armadio ripromettendosi di riordinare quella sera stessa. Quando riaprì la porta Mattwe era lì con Laily. Vedendola così, riconobbe la cara classica Josephine, la solita secchiona.

“Scusa per l'intrusione senza avviso, ma ho pensato che siccome noi usciamo anche i nostri giocattoli avrebbero potuto passare un po' di tempo insieme..se non ti crea disturbo ovviamente!”

Dovette calmarsi mentalmente, quante volte aveva voluto che succedesse ciò che stava succedendo in quel preciso momento. Annuì dandogli perfettamente ragione.

 

I due ragazzi scesero lasciando la mini coppia alla sua tranquillità. Parlarono del più e del meno, Laily era imbarazzata, si sentiva strana insieme a lui. Era euforica ma allo stesso tempo insicura. Eppure non le sembrava che lui provasse le medesime cose, ciò la scoraggiò leggermente. Gli aveva portato un orsetto gommoso rosso, quelli che a suo parere erano i più buoni. Voleva condividere con lui le cose più buone che conosceva. Lui gli sorrise e lo mangiò gustandoselo. Andarono poi nella macchina di Rich e iniziò a raccontarle le sue avventure contro perfido Dott. Marcheus. Uno stupido, a detta sua, con una ridicola tutina gialla aderente, la bambolina scoppiò a ridere più che altro perchè lo stesso Rich aveva addosso una tutina aderente. Le spiegò essere il suo rivale numero uno, quella notte nel suo sogno era riuscito a batterlo! A volte capitava anche di perdere ma quelle erano rare. L'intero pomeriggio praticamente volò senza che neppure se ne rendessero conto. Avevano riso, scherzato, avevano ballato come due matti accendendo la radio di Josephine. Si erano stretti in un lento per poi scatenarsi con il Rock. Stanchi si erano poi sdraiati per terra l'uno accanto all'altra e guardandosi erano di nuovo scoppiati a ridere. Chi li avrebbe visti avrebbe detto che erano due pazzi. Arrivata poi l'ora in cui sapeva che sarebbe presto finito tutto, lei aveva provato un approccio più diretto abbracciandolo, cosa che lui aveva corrisposto. Era stata al settimo cielo fino a quando non le aveva detto all'orecchio quella fatidica frase: “Sono stato fortunato ad incontrarti, sei un'ottima amica!”

Laily, subito non ci era rimasta male, eppure ripensandoci quella stessa sera avrebbe voluto scoppiare in un pianto disperato. Fortunatamente non le rovinò il pomeriggio poiché tale cosa avvenne solo pochi minuti prima dall'essere interrotti dall'arrivo dei due ragazzi. Lei rossa in viso più che mai e lui con una mano in tasca si fissava la punta dei piedi, si tirò indietro i capelli in un movimento nervoso, prese al volo la bambolina, salutò velocemente e se ne andò chiudendo la porta dietro di sé.

 




*****
tadannnnn...ok chiedo perdono per l'immenso ritardo! semplicemente non avevo voglia di scrivere (ops lo ammetto) comunque spero vi sia piaciuto..sinceramente questa storia sta prendendo una piega un po' strana rispetto all'idea iniziale..perchè se all'inizio pensavo protagonisti indiscussi mattwe e la bambolina devo dire che invece mi piace un sacco josephine...bo fatemi sapere..sto andando anche forse un po' lenta devo ammettere..ma voglio fare una storia d'amore progressiva o almeno ci voglio provare..bhe ringrazio tutti e anche con un immenso ritardo buone feste (anche se ormai sono finite sigh!) e buon inizio anno ;) un bacio a tutti ;)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***





Capitolo 4

 



 

Arrivarono all'università e si separarono decidendo di ritrovarsi alle 13.20 dalla fermata dell'autobus. Avrebbero preso la navetta direttamente da lì. La mattina per Mattwe fu lenta e inesorabile, cercò di stare più attento possibile prendendo appunti vari in vista degli esami imminenti. Eppure spesso, senza volerlo si soffermava a guardare due treccine bionde dinanzi a sé. Non era riuscita a prendere tutti i capelli, alcuni facevano a modo loro. Si tirò indietro i capelli in un gesto ormai meccanico. Quel giorno avrebbe cercato di divertirsi senza pensare a nulla. Avrebbe passato una bella giornata con un'amica, niente di più. Non aveva troppe pretese. Ritornò poi ad ascoltare la lezione. Una ragazza poco più avanti stava andando in paranoia, le cose che stavano spiegando lei le aveva già fatte da sola, dunque poteva permettersi di distrarsi per un giorno. Anziché prendere appunti provò a fare uno schema della giornata. Non era mai andata al luna-park, non sapeva cosa aspettarsi e soprattutto non sapeva come comportarsi con Mattwe. Aveva sempre sentito parlare della casa degli specchi o dell'orrore, i giochi nella quale si sparava a delle lattine. Ripensò al suo sogno poi, il bacio..il fatidico bacio. Arrossì solo al pensiero, si sentì avvampare. Era convinta che lui la considerasse un'amica e nulla di più. Non sarebbe mai potuto accadere niente nella realtà, certe cose le avrebbe solo potute sognare.

 

Alle 13.15 Josephine era dalla fermata che si torturava le mani dal nervoso. Mattwe arrivò e poco dopo anche l'autobus. Si sedettero vicino, era praticamente vuoto.

“Chissà cosa staranno combinando Laily e Rich..”

“Spero solo che non ti facciano troppo caos, Laily è un po' come me non sa stare molto nell'ordine!”

La ragazza sorrise, la prima volta che era andata da Mattwe aveva pensato che gli fossero entrati i ladri in casa, solo poi notando la sua tranquillità aveva capito come stavano le cose. Il viaggio sarebbe durato quaranta minuti circa, l'autobus faceva dei giri immensi per passare in ogni fermata. Una dolce e flebile suoneria interruppe la chiacchierata tra i due. Il ragazzo tirò fuori dalla tasca il suo cellulare, sul display vi era la scritta “MAMMA”.

“Scusami” sussurro alla bionda mimando il gesto di spararsi .

“Pronto mamma dimmi..sì d'accordo..sì tranquilla..non preoccuparti..ok..a domani allora!”

La classica visita settimanale della signora Ringer era organizzata.

Finalmente arrivarono, scesero proprio dinanzi all'entrata. Mattwe da galantuomo pagò i biglietti e si fece tenere i libri di scuola alla cassa grazie ad un piccolo extra.

Josephine era entusiasta, non che le fosse mai interessato andare al luna park, ma il fatto di essere lì con Mattwe rendeva ogni cosa superba! I colori erano più vivi ed accesi che mai. Quando poi si accorse di essersi fermata all'entrata con un sorriso a trentadue denti ritornò seria. Mattwe rise vedendola così, le diede un pizzicotto su una guancia. La trovava davvero buffa, ma allo stesso tempo molto carina.

“Allora cosa preferisci fare per prima?”

 

Josh Bencket era il classico ragazzo sportivo. Fin da bambino era stato un piccolo campione nell'hockey e nel tempo libero andava in palestra. Faceva il barista in un piccolo locale, non era mai stato molto portato per lo studio, fortunatamente si era trovato un lavoro vicino casa. Molte ragazze andavano in quel bar solo per vederlo, spesso gli lasciavano grosse mance, che non disdegnava, in cambio di un appuntamento o anche solo di qualche complimento. Sapeva di piacere e lo sfruttava alla grande. Cambiava donna con una sola schioccata di dita. Si voleva divertire, non aveva avuto neppure una storia seria, quasi tutte di una notte. Alcuni lo definivano superficiale eppure lui non si sentiva tale. Lui credeva nel colpo di fulmine e finchè non fosse arrivato avrebbe fatto ciò che più gli aggradava. Suo padre aveva anche cercato più volte di dargli un freno, ma non era servito a niente.

Stava beatamente sorseggiando un tè freddo e sgranocchiando dei salatini aspettando Symon, il suo migliore amico, quando per poco non morì soffocato. Al di là della vetrata del bar in cui era vide sua sorella con un tizio. Lei non era mai stata una persona, come dire, molto socievole. Preferiva i libri e i luoghi silenziosi e solitari. Non si sarebbe mai aspettato di vederla in un luna park. Era qualche mese che non la vedeva, i suoi capelli era sempre più lunghi. Loro due erano un po' i due lati della medaglia, lei era completamente l'opposto di lui. Si somigliavano solo nel colore dei capelli e in quello degli occhi. Con i suoi capelli biondi incarnava il principe di diverse ragazze, anche se i suoi occhi non erano azzurri ma marrone chiaro. Erano anche molto alti, lei era quasi un metro e settanta e lui raggiungeva il metro e ottantasei.

“Ehi amico, scusa il ritardo non puoi capire cosa mi è successo!”

Si voltò verso Symon che finalmente era arrivato, come sempre in perfetto ritardo, ormai ci aveva fatto l'abitudine. Lui era una persona caotica e confusionaria. Si conoscevano dai tempi dell'asilo e avevano iniziato hockey insieme. Aveva i capelli scuri e gli occhi ancor di più. I capelli erano abbastanza lunghi tantochè riusciva a farsi il codino. Anche lui lavorava nel bar insieme a Josh. Era un cameriere mentre l'amico era il barman. La loro amicizia era inossidabile, ogni tanto c'era stato qualche battibecco ma niente di più. Qualche anno prima si era diffusa la voce di una loro possibile storia d'amore e quindi del fatto che fossero omosessuali. Ci avevano bevuto su e riso a crepa pelle! Lui non era come Josh, aveva avuto poche storie, alcune più brevi altre più lunghe ma tutte importanti allo stesso modo. Un paio di anni addietro aveva avuto anche una mezza storia con la sorella del suo migliore amico. Era stato proprio lui a presentargliela. All'inizio non gli sembrava vero che avesse frequentato per anni una casa e un ragazzo senza sapere che avesse una sorella più piccola. Si era dato dello stordito, una persona normale si sarebbe sicuramente accorta di un'altra ragazza in una casa in cui c'era un giorno sì e l'altro no. Appena poi l'aveva conosciuta meglio, si era riuscito a dare una spiegazione. Era una persona così tranquilla e solitaria che anche la sua presenza passava inosservata.

“Pianeta terra chiama Symon, rispondete! Pianeta terra chiama Symon!” fece finta di bussare sulla fronte, poi si risedette con la faccia rassegnata “Inutile non c'è nessuno”.

“Cosa stai mangiando noccioline e simpatia?” disse il moro sarcastico.

“Indovina chi c'è che gira per il luna park?”.

“Qualche tua ex? Ti sei fatto mezzo mondo!” disse sedendosi e addentando un'arachide.

“Sbagliato!” fece il simbolo della pistola con le dita, “Una tua ex, per l'esattezza mia sorella!”

Anche Symon per poco non si strozzò, “Che?”

Il biondo annuì e girò la sua finta pistola fuori dalla finestra indicando una bionda con un paio di lunghe trecce in fila per entrare nella casa degli specchi. Spostò poi le dita un po' più a destra e “Bang” fece finta di sparare, “E' insieme ad un ragazzo!”

L'amico strabuzzò gli occhi vedendo che effettivamente Josephine stava parlando con il tipo vicino a lei. Sembrava felice, serena e anche innamorata. Li aveva già visti quegli occhi, nonostante fossero nascosti da due grosse lenti non si sarebbe mai sbagliato, quello sguardo un tempo era per lui.

 

Intanto i due ragazzi, ignari di essere osservati da distante stavano parlando come una normale coppia di amici. Lui guardava in giro la gente assurda intorno a loro e ne faceva l'imitazione perfetta, lei rideva come una pazza. Finalmente riuscirono ad entrare provarono lo specchio che li rendeva alti e magri come grissini e poi quello che li faceva sembrare dei bomboloni alla crema. La biondina si stava divertendo incredibilmente, stava passando una giornata da sogno insieme al suo Mattwe. Non riusciva mai a crearsi un'atmosfera un po' meno amichevole e più romantica, così propose di andare sulla ruota panoramica. Sapeva con certezza che era un luogo tranquillo, si ricordò che papà le aveva raccontato di aver chiesto in sposa la mamma proprio sul punto più alto della ruota panoramica della capitale. Arrossì a tal pensiero. Quando salirono si sedettero l'uno dinanzi all'altra. Lei non sapeva con che discorso iniziare e neppure lui. Mattwe aveva sentito dire da Laily che la ruota panoramica è un luogo in cui ci si deve scambiare un bacio, o qualche assurdità così. L'aveva trovato in internet, insieme a chissà quali altre assurdità pensò il ragazzo. Si tirò indietro i capelli in un gesto nervoso. Si concentrò a guardare il panorama.

“Ehi, guarda si vede il mare dietro di te!”

Armen era un paese in collina, il mare distava una mezz'ora, quindi non era poi così distante ma lui amava quando si confondeva con il cielo. Lo aveva sempre trovato un paesaggio fantastico. Lui ritrovò poi il suo lato burlone e iniziò a prendere in giro i poveretti sotto di loro, dandogli delle stupide formiche. Fecero ancora qualche giostra piuttosto tranquilla fino a che girando completamente il luna park, Mattwe trovò quello che faceva per lui, il Blus Vertical. Era una giostra che andava a 100 Km orari ed ad un'altezza di un palazzo di 5 piani. Girava intorno e inoltre anche la cabina in cui ci si doveva sedere girava su se stessa. Era quello che gli ci voleva, una botta di adrenalina. Josephine sbiancò.

“Dai su, non fare la fifona. Sarà un divertimento assicurato!”

La bionda si fece coraggio e accettò la sfida. Appena le misero le cinture di sicurezza e la chiusero in una specie di cupola, la sua sicurezza vacillò. Mattwe gridò di pura gioia e divertimento, lei di disperazione. Sperò che finisse tutto molto presto, ma appena iniziò a rallentare e quindi pensò “Ce l'ho fatta” la giostra ripartì nel verso opposto.

Durò circa cinque minuti quella tortura per lei, lui avrebbe voluto che durasse ancora un po'. Quando scesero ciondolavano come se fossero ubriachi, lui riprese facilmente il controllo su di sé, lei vacillava ancora così la prese sotto braccio e la portò a sedere su una panchina poco distante. Si mise indietro i capelli.

“Scusami, pensavo ti saresti divertita. Ma guarda il lato positivo hai vissuto una nuova esperienza!”

“Che non ripeterò mai più!” disse lei sorridendo.

“D'accordo, per farmi perdonare ti vado a prendere qualcosa da bere se gradisci. Ti va' un te al limone?”

Lei annuì, lui in un piccolo sbalzo di coraggio le diede un bacio sulla guancia e le sussurrò “Non scappare che arrivo”. Si alzò poi. Mentre andava verso il chiosco si diede dell'idiota. Josephine era divenuta completamente bordeaux.

 

“Sai non avrei mai immaginato di trovarti qui..”

Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille, si voltò ed incontrò proprio suo fratello. Era felice di vederlo, per quanto fossero diversi si volevano davvero bene. Era un rapporto un po' strano il loro. Spesso non si consideravano eppure se uno si trovava nei guai l'altro accorreva in suo aiuto, sempre! Si alzò e lo abbracciò senza pensarci due volte.

“Josh! Che ci fai qui?”

“E' il mio giorno libero.”

Solo dopo la ragazza si rese conto che non era da solo, dietro di lui c'era Symon, il suo primo amore. Sbiancò per un momento e poi lo salutò educatamente. Josh mise una mano sulla testa di Josephine per darle buffetto.

“Abbiamo visto che sei in dolce compagnia, chi è quel tipo? Non mi pare che tu mi abbia mai accennato nessuno di importante” disse facendole l'occhiolino.

“Lui è Mattwe, è un mio compagno dell'università” si affrettò a dire lei. Guardava in basso rossa in viso, si sentiva quasi in colpa per avere Symon lì davanti a lei mentre Mattwe era a prenderle da bere. In realtà non ne avrebbe avuto motivo, non stava facendo niente di male eppure era lì a torturarsi le mani.

“Scusami, c'era una coda incredibile al chiosco!” La persona dei suoi pensieri arrivò proprio in quel momento. Notò solo più tardi quegli altri che non aveva mai visto. Il tipo biondo era più alto di lui di almeno un palmo o forse anche di più. Porse la bevanda alla ragazza e poi disse un semplice “Salve”.

Quello biondo, gli allungò la mano sorridente. Lui la strinse. “Piacere, io sono Josh, suo fratello” disse indicando Josephine. “Lui è un nostro amico d'infanzia, Symon”. Mattwe salutò educatamente anche l'altro che non aveva spiccicato parola. Gli parve strano, lo guardava quasi torvo come se gli avesse fatto qualcosa eppure era sicuro di non averlo mai visto.

 

Purtroppo era quasi ora di andare a casa, l'ultima navetta sarebbe passata a momenti. Lo ricordò alla ragazza, così tutti e quattro si avviarono all'uscita. I due nuovi arrivati insistettero per accompagnarli fino all'uscita. Mattwe e Josh erano davanti, parlavano come se si conoscessero da una vita. Quest'ultimo ci teneva a conoscere il tipo che interessava a Josephine, non avrebbe mai dato il permesso di frequentare un poco di buono. Quel ragazzo gli stava facendo un'ottima impressione, sotto certi punti di vista gli ricordava il suo caro amico Symon. Lui era dietro, insieme a lei. Non parlavano lui guardava dritto davanti a sé con le mani in tasca e lei guardava in basso. Non sapeva di cosa mai avrebbe potuto parlare con lui. Era molto tempo che non lo vedeva, e non si erano lasciati in modo molto amichevole. Ripresero i libri dall'entrata e poi si misero ad aspettare la navetta. Ci impiegò breve tempo per arrivare. Mattwe salutò Josh con una stretta di mano che poi si trasformò in un abbracciò con pacca sulla schiena. Abbracciò sua sorella dicendole di chiamarlo ogni tanto. Poco prima di salire, la ragazza venne fermata e presa per un braccio. Symon la trasse a sé e l'abbracciò. Gli dava i nervi vederla insieme a quell'altro tipo, appena l'aveva rivista qualcosa si era attivato dentro di lui.

Lei si staccò imbarazzata, “Ma che...” non le diede il tempo di finire le frase, le alzò il mento con due dita e la baciò. Josephine non corrispose a quel bacio rubato, si staccò quasi subito. Corse poi sull'autobus, Mattwe la seguì. I due ragazzi rimasero lì senza fiatare per diversi minuti mentre ormai la navetta non c'era più.

“Che diavolo ti è preso?” Josh non era arrabbiato, era solo confuso. Non era la prima volta che vedeva sua sorella e lui baciarsi, ma quello era stato diverso. Il suo migliore amico era più confuso di lui.

La biondina era rossa in viso e non fiatò per tutto il viaggio, il moro accanto a lei non sapeva che dire. Quel bacio l'aveva scosso, non ci capiva nulla e quello lo rendeva nervoso. Si tirò indietro i capelli in un gesto meccanico. Scesero dalla fermata sotto casa di lei, lui salì prese al volo la bambolina, salutò e si chiuse dietro di sé la porta.  







Tadannnn :) ok finalmente è arrivato un nuovo capitolo :) ci ho messo un po' scusatemi :) mi sto divertendo un casino in questa storia xD ed ho creato anche due nuovi personaggi :) sarà ma Josh lo amo già xD spero possa piacere anche a voi ;) fatemi sapere ;) 
faccio un po' di spam(?) o pubblicità, insieme ad agothetrain abbiamo creato una raccolta di drabble sul signore degli anelli che si chiama "Momenti & Pensieri" è solo il primo capitolo per ora :D forse anche quello mi ha rubato tempo da questa storia :D chissà :)
vabbè un grazie a tutti e un bacio ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


scusate il ritardo!!! perdonatemi!!


Capitolo 5



 

Mattwe sul tragitto del ritorno era dannatamente nervoso. Non riusciva però a capirne il motivo e questo lo rendeva sempre più arrabbiato. Laily, nella sua tasca, se ne stava mogia mogia ripensando alle parole del suo Rich. “Un'ottima amica” era così che l'aveva definita. Non era soddisfatta di tale cosa, lei voleva di più. Non voleva essere un'amica voleva essere di più. Si strinse le gambe al petto e vi appoggiò la testa. Arrivati a casa l'unico felice era Noè. Per tutto il giorno aveva sonnecchiato dinanzi alla porta aspettando il suo padroncino. Appena aveva sentito il rumore delle chiavi che aveva imparato a riconoscere si era subito attivato. Aveva iniziato a scodinzolare e a saltellare per la stanza. Appena Mattwe entrò non gli diede tempo di mettere piede in casa che gli era saltato sulle gambe.

“Stai buono! Dai ora andiamo! Un attimo”.

Il ragazzo sospirò, prese la bambolina e la appoggiò sul tavolino e poi andò a cercare il guinzaglio. Una volta trovato e legato il piccolo Noè, si rese conto che la bambolina non era vispa e attiva come al solito. Entrambi abbiamo avuto un brutto fine giornata pensò. La toccò con un dito lei tirò su la testa, gli aprì la mano e gli fece cenno di uscire con lui. Lei allora salì sul palmo se la mise in spalla e uscì. Andarono al parco ormai vuoto e lasciarono correre un po' Noè. Lei gli raccontò la sua giornata apparentemente perfetta e di quella frase che continuava a ripetersi in testa. Lui non era pratico in certe cose e non sapeva come avrebbe potuto consolarla, inoltre anche la sua testa era piena di pensieri. Così lui gli raccontò la sua di giornata in particolar modo di Josh e Symon. Accomunati da mille pensieri sospirarono all'unisono. Chiamò poi sua madre implorandola di non venire il giorno dopo, avrebbe dovuto studiare per gli esami, stranamente acconsentì con la promessa che sarebbe andata a trovarlo molto presto. Mattwe si sentiva più libero, sua madre aveva lo strano potere di riuscire a capire ogni volta che c'era qualcosa che non andava. Quando cercava di nasconderle qualcosa l'aveva sempre scoperto con una sola occhiata. Forse però era un potere che accomunava tutte le mamme.

Poco distante da lì, in un piccolo appartamento una ragazza bionda si era messa un cuscino in faccia e aveva gridato con tutta la voce che aveva in corpo. Esausta si era poi lasciata scivolare per terra. Non riusciva a capire cosa diavolo passava in testa a Symon. Era da quando si era trasferita ad Armen che non si vedevano, aveva smesso di pensare a lui ed ora le aveva rovinato un'uscita perfetta con Mattwe. Rich Forwaq salì fin sopra alla sua spalla e la consolò come meglio poteva. Lei si addormentò seduta appoggiata al letto cullata dalle parole del piccolo pilota.

 

Anni prima nella città di Rowen, Josephine era sempre stata la classica secchiona. Il suo tempo libero lo passava in biblioteca, al parco o in camera sua. A scuola era la più brava, la stessa cosa non si poteva dire di Josh. Lui spesso preferiva saltarla per andare da qualche parte con la ragazza di turno. Erano due fratelli così diversi che nessuno avrebbe mai detto che erano parenti. Passavano il tempo insieme solo alla sera, prima di andare a dormire, si raccontavano l'un l'altro ciò che avevano fatto. Lei spesso raccontava dei suoi libri, lui della conquista del giorno. Erano come il giorno e la notte, ma infondo l'uno non può esistere senza l'altra. Symon fin da bambino aveva frequentato quella casa eppure solo da adolescente aveva scoperto dell'esistenza di una sorella. All'inizio aveva dato la colpa a Josh per non averglielo mai detto, ma la colpa era anche sua. Come aveva fatto a non rendersi conto di nulla per tutto quel tempo? La incontrò un giorno di primavera, lui si era attardato giocando ai videogiochi insieme al migliore amico. Così la signora Ringer lo aveva invitato a rimanere per cena e poi anche a dormire. Mentre erano tutti seduti a tavola aspettando le portate aveva notato che c'era un posto in più apparecchiato.

“Jo, è pronto! Vieni se no si raffredda!”

Jo? Chi era Jo? Si era chiesto, lo comprese più tardi vedendo spuntare una biondina da dietro la porta con un paio di occhiali troppo spessi. Si sedette compostamente davanti a lui e di fianco a suo padre. Sembrava non essersi neppure resa conto della sua presenza, iniziò a parlare di pianeti e astro-qualcosa con suo padre. Symon non riusciva a non guardarla. Era troppo stupito ed incantato allo stesso tempo. Lo risvegliò l'amico dandogli un pugno sulla spalla. Finito di cenare andarono in camera di Josh.

“Hai una sorella? Non me lo hai mai detto! Quant'è che ci conosciamo eh?!”

Fece spallucce, “Ora te la faccio conoscere dai non arrabbiarti!”

Si alzò e andarono insieme in camera della ragazza. Lei era seduta alla scrivania intenta a studiare.

“Ehi Jo, non so se lo conosci, lui è Symon è il mio migliore amico!”

Lei si voltò, osservò il nuovo venuto sotto quelle lenti. Fece un sorriso e un cenno con la mano.

“L'ho già visto, gioca con te ad hockey! Inoltre era seduto davanti a me stasera”. Chiuse poi il libro e fece girare la sedia girevole verso di loro. Josh guardò l'amico e si andò a sedere sul letto. Symon si sentì un emerito idiota in quel momento. Da lì in poi facendoci più caso notò che spesso la ragazza era a vedere le partite, frequentavano la stessa scuola ma non l'aveva mai vista in compagnia. Una volta mentre era a fare jogging la trovò su una panchina intenta a leggere. Era una persona anonima e solitaria, ora si spiegava perchè non l'avesse mai notata. Eppure lui la trovava davvero bella. Quel giorno si avvicinò a lei facendo finta di niente.

“Ehilà”.

Lei non lo considerò minimamente, era davvero concentrata. Intento ad avere una conversazione con lei, si avvicinò di più e le ripeté il saluto. Notando l'ombra sul libro la ragazza tirò su lo sguardo e vi trovò l'amico del fratello.

“Symon giusto?”

“S..Sì! Come va? Bella giornata eh?”

Lei annuì, era stata interrotta sul più bello; l'eroe del suo racconto stava andando a conquistare una città dominata da degli orchi. Lui però si sedette e la conversazione continuò, parlarono del più e del meno, parlò quasi solo lui. Josephine si trovò bene con lui tanto che si dimenticò persino del suo libro. Senza rendersene conto iniziò a incontrarlo praticamente ovunque. Scherzavano spesso, comprese perchè andava così d'accordo con suo fratello.

“Sai penso che Symon ti faccia il filo”. Aveva detto una sera Josh, a lei era andato di traverso il succo che stava sorseggiando. “E' un bravo ragazzo ed è anche serio. Io gli ho dato il mio permesso nel caso volesse frequentarti, poi sta tutto a te. Ti avvisavo soltanto”.

L'indomani accadde proprio ciò; “Jo, tu..tu mi piaci..mi chiedevo se ti andava di metterti con me..”. Lei un po' titubante sbiancò sul momento, ripensando poi a come stava bene insieme a lui, annuì. In quei mesi era nato qualcosa, non se lo riuscivano a spiegare, ma con calma era diventato sempre più importante. Spesso lei si ritrovava a pensare a lui. Symon fu il suo primo bacio ed il suo primo amore. Per quanto nessuno, tranne Josh, si aspettasse una simile notizia tutti furono piuttosto contenti. Josephnine era pur sempre timida ed impacciata, i suoi baci la coglievano spesso impreparata e le facevano provare mille emozioni. Quella relazione durò un anno, un mese e due settimane. Fu lei a porre fine a tutto, parlando con suo padre avevano fatto richiesta per entrare all'università di Armen. Era la migliore della zona ad un prezzo accessibile, il papà le aveva detto di pensarci bene se davvero voleva andare in un posto così lontano da sola. Fu una scelta difficile per Josephine, decise di parlarne con il fratello. Lui era in mezzo a due fuochi, per quanto volesse felice il suo migliore amico con sua sorella, capì che era giusto seguire i proprio sogni, e come diceva sempre lui, “ Se è destino accadrà!” Data la distanza che avrebbero dovuto sopportare, troncò il rapporto in maniera brusca, si rividero il giorno in cui lei era a prendere il treno, grazie ad una soffiata di Josh. Symon arrivò di corsa pochi minuti prima del treno. La ragazza guardò suo fratello e lui fece, come al solito, spallucce. Andò incontro al moro a capo chino.

“Ti chiedo di perdonarmi, ma non penso che riuscirei a mandare avanti una relazione a distanza. Io..io ti amo...ma temo che non sia abbastanza per te. Me ne sono resa conto un po' ogni giorno, non sono in grado di amarti come meriti e come vorresti essere amato. Ti chiedo scusa”

Le lacrime le rigavano le guance, salì sul treno che era appena arrivato senza voltarsi. Arrivò alla stazione di Geolm con ancora gli occhi gonfi, prese poi l'autobus fino ad Armen. Alla fermata incontrò un viso che in quel momento non le disse nulla ma più in là sarebbe stato il suo grande amore; Mattwe Ringer.

 

Josephine si svegliò di soprassalto, aveva sognato ciò che era accaduto anni prima. Era tutta indolenzita per aver dormito per terra, Rich era seduto sulle sue gambe. Si alzò e iniziò a studiare per gli esami imminenti.  





 

Tadannnn :) olè finalmente ce l'ho fatta anche questa volta a caricare un nuovo capitolo..chiedo perdono è tutta colpa mia..non avevo mai vogliaa di scrivere..l'ho finito due giorni fa, il tempo di farlo leggere al mio ragazzo rileggerlo io e cambiare e aggiungere qui e la ed ECCOCI! io lo definisco un capitolo un po' così abbastanza inutile..il mio ragazzo l'ha definito importante bo bo..non so ancora dove andremo a finire se devo essere sincera ma penso di essere ancora piuttosto lontana dall'epilogo xD vabbè spero che vi sia piaciuto se vi va fatemi sapere ;) 
un bacio

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***





Capitolo 6




 

Mattwe era da diverse ore intento a studiare e a riordinarsi quell'ammasso di fogli sparsi per casa. Aveva appunti di ogni materia, la sua testa stava letteralmente esplodendo. Era davvero troppo tempo che non studiava seriamente, guardò distrattamente la sveglia alla sua destra, le 15.24. Sbuffò, si tirò indietro i capelli che aveva sul viso. Ritornò a studiare, a sottolineare e a mettere apposto ogni cosa. La bambolina era stata ammonita quella mattina di fare silenzio, era stata sgridata più volte. Il piccolo Noè aveva avuto lo stesso trattamento. Il cucciolo si era dunque sdraiato mogio mogio vicino alla sedia del padroncino. Laily invece era allo specchio e cercava di acconciarsi in qualche modo quegli assurdi capelli che il signor Cremson le aveva fatto. Provò a fare una treccia, poi una coda alta infine dei codini. Trattenne un gridolino di nervoso si sciolse i capelli e scosse la testa rendendosi completamente spettinata. Annoiata poi aveva preso uno dei tanti libri accasciati a terra sulle stelle e aveva iniziato a leggerlo. Si era poi addormentata appoggiata alle pagine. Mattwe era nervoso, più studiava e si ripeteva ogni singola cosa, più gli sembrava di non riuscire a ricordarsi niente. Avrebbe avuto un esame scritto e due orali, per quello scritto se la sarebbe cavata con qualche bigliettino. Era incredibilmente bravo a copiare senza farsi beccare, erano gli orali a preoccuparlo. Non era uno di quelli che si faceva prendere dall'agitazione e che poi non riusciva a rispondere a dovere, il problema era la tua testa. In quel momento viaggiava tra le sue stesse stelle, nulla voleva entrarvi. Si portò nuovamente i capelli indietro, sospirando. L'occhio cadde sulla sveglia accanto, 20.23.

“COSA?!”

Si ritrovò a esclamare da solo. Si alzò di scatto facendo svegliare di soprassalto sia Noè che Laily.

“Maledizione, è già così tardi?! Andiamo bello va'”.

Prese il guinzaglio e uscì portando con sé anche Laily. Non si era reso conto di quanto tempo fosse trascorso, inoltre la sua testa era ancora vuota. Si sgranchì le gambe e la schiena correndo un po' insieme al suo lupetto. Ogni giorno si faceva più grande, presto sarebbe riuscito a saltargli sul letto, quello sarebbe stato un enorme problema per lui. Notò più tardi che sul volto di plastica della bambolina vi era rimasti stampati i caratteri di un qualche libro. Rise come un pazzo con lei che lo maltrattava. Se qualcuno l'avesse visto l'avrebbero scambiato per un pazzo. Finalmente la tensione e il nervoso che aveva addosso gli scivolarono via. Si sentì rinato, passò poi in un piccolo negozietto notturno e si comprò qualche snack da mangiare come cena. Non avrebbe di certo avuto voglia di cucinare a quell'ora.

Dopo un paio di birre e vari pacchetti di schifezze andò a dormire mettendosi la sveglia un'ora prima del normale. Prima fu obbligato a pulire alla perfezione il viso della bambolina, gli aveva ordinato di comprargli anche una crema idratante, come se le fosse davvero servita a qualcosa! Quella sera fece uno strappo alla regola, prese Noè e lo fece dormire sul letto con lui. Anche Laily poi si aggiunse ai due. Quella mattina si svegliò di buon ora, vari minuti prima della sveglia con un naso umidiccio vicino ad una guancia. La bambolina dormiva sul cuscino vicino al cucciolo. Cercò di alzarsi senza essere sentito, ovviamente fu tutto inutile. Il cane seguì subito il padrone in cucina ricevendo dei biscotti per stare ancora un po' buono. Mattwe ripassò velocemente tutto il programma per l'esame orale di quel giorno. Finì appena in tempo per portare a fare un giro Noè e per prendere l'autobus. Si era fatto diversi schemi per ripassare al meglio durante il viaggio. Si era portato anche Laily che ci aveva messo un'ora per curarsi al meglio quel viso finto porcellana, aveva occupato il bagno per un'eternità. Sembrava sempre più una donna secondo il ragazzo. Quella mattina era ancora offesa per la presa in giro del giorno prima. Eppure quando il moro era andato da lei con un orsetto gommoso rosso chiedendole di andare con lui all'università per essere il suo portafortuna lei aveva sorriso di gioia. Aveva acconsentito subito sentendosi importante. Mattwe le aveva detto che sarebbe riuscito a passare solo se lei ci fosse stata. La bambolina era tutta allegra quel giorno.

Il ragazzo mentre era intento a leggere i suoi appunti sentì poi una strana mancanza. Guardò alla sua destra che di solito era occupata da una biondina con spessi occhiali. Quella mattina era vuota. Lui abbassò un attimo lo sguardo a terra, sospirò e poi tornò sui suoi fogli.

 

Arrivò all'università, avrebbe avuto l'esame in tarda mattinata. Passò il resto del tempo a ripassare, gli sarebbe andato più che bene un 18. Prese Laily tra le mani.

“Mi raccomando, portami fortuna e fa che mi facciano le domande giuste”.

Le fece l'occhiolino. Lei arrossì non sapendo cosa dire. Si era creato uno strano legame tra quei due in quei pochi giorni. Una piccola strana amicizia ormai li legava. Spesso litigavano o si prendevano in giro, eppure entrambi ormai si erano abituati alla presenza l'una del altro.

Mattwe entrò per l'esame. Andò tutto bene, riuscì a rispondere in modo più o meno completo ad ogni domanda. L'ultima fu un trabocchetto e lì per lì il ragazzo tentennò. Una flebile vocina gli arrivò all'orecchio con la soluzione. Laily aveva letto quella stessa domanda, il giorno prima su quel libro noioso che l'aveva fatta dormire d'incanto. Ogni professore non avendo altri studenti nell'aula pensò d'essersi immaginato di sentir parlare. Fu grazie a quel piccolo aiuto che lo studente Ringer ottenne il suo primo 27! Uscì festeggiando mentalmente, promettendosi di regalare qualunque schifezza Laily gli avesse chiesto. Tirò un sospiro di sollievo, “Fuori uno!” pensò. Mentre era sovrappensiero andò a scontrarsi con qualcuno di sua conoscenza. Josephine per la sorpresa fece cadere il suo libro pieno di post-it e perfettamente evidenziato. Mattwe disse un veloce “scusami” mentre le raccoglieva il libro. Non riusciva a capirne il motivo, ma era improvvisamente diventato nervoso ed agitato. Sembrava quasi dovesse ancora dare quello stupido esame. Lei invece era ancora imbarazzata. Quella mattina non si era riuscita a presentare dalla fermata perchè si era sentita in colpa.

“Come va'? Com'è andato l'esame?” il ragazzo cercò di sembrare tranquillo. In fondo sapeva che non aveva alcun senso il suo attuale stato d'animo.

La biondina si strinse il libro al petto, “Non penso che potrei lamentarmi...te?”

Tirò fuori il suo miglior sorriso falso e mostrò il documento con su scritto “27”. Lei era davvero felice, sapeva perfettamente che gli orali non erano il forte del ragazzo che aveva davanti. Invece la sua media che prima era tra i 28 e i 30 si era abbassata prendendo un 20. Il giorno prima non era riuscita a ripassare a dovere, quella mattina inoltre presa dal panico di poter incontrare il suo amato la sua testa si era svuotata. Non era persona da scenate isteriche eppure avrebbe voluto proprio piangere in quel momento.

Andarono insieme verso l'uscita. Lì c'era una decapottabile con la musica a palla che li stava aspettando.

“Ehi Jo!”

La biondina si fece piccola piccola e sbiancò, tutti guardavano prima quei pazzi scatenati di suo fratello e Symon e poi lei. Josh era in canottiera mostrando i muscoli alle ragazze che non lo disdegnavano di certo. L'amico, anch'esso in canotta, non stava sbracciando come il biondino, era seduto compostamente a braccia incrociate. Il nervoso di Mattwe salì ancor di più. Si tirò indietro i capelli poi serrò i pugni voltandosi e dirigendosi verso la fermata che era dalla porte opposta ai parcheggi. Josephine avrebbe voluto fermarlo ma non trovò le parole. Siccome suo fratello non smetteva di gridare si avvicinò a lui e gli chiese cosa fosse venuto a fare alla sua università.

“Sono venuto a trovare la mia adorata sorellina non è ovvio? Inoltre potevi venire con noi oggi, abbiamo la partita di qualificazioni per le regionali di Hockey!” Le gridò nell'orecchio. La radio era altissima quindi per poter sentire la propria voce aveva quasi reso sorda la biondina. Allungò il bracciò spegnendo quel maledetto affare, “Ehi..ma che?”

Sentendo tutti gli sguardi della scuola su di lei, la ragazza desiderò sparire in fretta e furia. Dunque decise di accettare l'invito del fratello. Infondo le piaceva passare del tempo con lui, e poi le era sempre piaciuto guadarlo giocare. La presenza di Symon la rendeva un po' a disagio. Abbassò lo sguardo, Josh sapeva perfettamente come non creare situazioni imbarazzanti, si fidò di lui e quindì accettò.

“Dai vengo basta che mi riporti entro stasera a casa! Devo ripassare per gli altri esami!”

Josh fece spallucce e le fece cenno di salire, si alzò per spostarle il sedile come un perfetto gentiluomo. Poi partì e in un attimo non si videro più.

Mattwe li vide sparire, provò un profondo senso di vuoto. In un paio di giorni la sua quotidianità con Josephine era andata a farsi benedire. Serrò più stretti i pugni fino a farsi male. Quando arrivò a casa si sdraiò sul tappeto. Venne presto raggiunto da un cagnolino scodinzolante, che decise che il posto più comodo per dormire, fosse proprio il suo padrone. Sospirò, arrivò infine Laily che si sedette sopra la testa di Noè.

“Sai cosa dovresti fare? Riprendertela!” sembrava decisa, una vera e propria donna.

“Che?”

“Lei ti piace non puoi mentire! Potresti chiederle nuovamente di uscire! Stavolta invece di fare agire gli altri dovresti agire tu!”

“Ma che vai blaterando? Sono tutte assurdità!” Chiuse così il discorso, eppure chissà perchè o quale oscura forza si intromise, Mattwe tirò fuori il cellulare dalla tasca e guardò lo schermo nero per diversi secondi. Scrisse un rapido messaggio, lo rilesse, lo cancellò e lo riscrisse uguale a prima. Chiuse gli occhi e senza pensarci ancora lo mandò a Josephine. Dopo di che lo spense, si alzò facendo scomodare tutti e si mise a studiare.  





******chiedo umilmente perdono! ho fatto attendere tantissimo per questo capitolo..sono una persona orribile XD è che non ne avevo mai voglia di scrivere...lo ammetto xD comunque tadaaaaannnn :D spero vi sia piaciuto :) ;) fatemi sapere..non so co'saltro scrivere quindi bo ;)
ciao alla prossima :) <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***




Capitolo 7



 

Josephine era seduta in cima agli spalti. Le prime file erano tutte occupate da varie ragazze in piena crisi ormonale. Quando era arrivata insieme a Symon e Josh moltissime le avevano mandato occhiatacce. Avevano proprio un piccolo gruppo di fan tutte per loro. Si stupì nel vedere la faccia di suo fratello su maglietta e anche su un cartellone. Nel viaggio aveva accennato a qualcosa di simile ma non credeva possibile fare simili assurdità. La partita iniziò e lei si mise a studiare per l'esame scritto che avrebbe avuto entro due giorni. Ogni tanto veniva interrotta da qualche grido stridulo delle ragazze. Abituata al silenzio completo e alla tranquillità della sua piccola casa fece non poca fatica. Dopo poco si arrese e iniziò a guardare più attentamente la partita. Notò che spesso Symon si girava da quella parte, non sapeva proprio come comportarsi con lui. L'aveva lasciato nel peggiore dei modi anni prima e ci aveva pianto e sofferto per mesi interi. Era però riuscita a superare il tutto al meglio, pensava che anche lui ci avesse messo una pietra sopra. Eppure quel bacio..l'aveva scossa. Era sicura di amare Mattwe, ma era altrettanto sicura che non sarebbe mai potuto succedere nulla tra loro due. Mattwe era il ragazzo perfetto come lo era anche Symon, sotto certi punti di vista si somigliavano pure! Se solo lui si fosse reso conto dei suoi sentimenti. Abbassò la testa scoraggiata da tali pensieri. A Rich Forwaq era bastata una sola occhiata per dedurre che lei era innamorata, ed era solo un giocattolo!

La ragazza si sentì incredibilmente confusa, aveva lasciato Symon perchè non pensava di amarlo abbastanza da sopportare la distanza, tornare indietro sarebbe stato ipocrita. Eppure più ci pensava, più l'immagine di Symon sovrastava quella di Mattwe. Avrebbe voluto chiedere consiglio a qualcuno, un'amica magari, ma non era mai stata brava a farsi delle amiche. A suo fratello pensò poi, ma lo avrebbe messo in una posizione scomoda. Sapeva perfettamente che anche se avesse sentito dieci mila consigli la sua confusione sarebbe rimasta. Provò a liberarsi la mente e a concentrarsi sulla partita, senza fissare un certo numero 18 di Symon Okber.

La partita terminò e ne uscirono sconfitti. Alcune tra le oche si proposero per consolarli. Josh non andò neppure a cambiarsi e andò a sedersi accanto alla sorella, che ricevette altre occhiate truci da parte di tutte.

“Ehi ragazze tranquille, è la mia amata sorellina!” Sorrise e fece loro l'occhiolino. Tutte starnazzarono allegre con gli occhi a cuoricino felici che fosse tutto un malinteso.

“Allora..ti conosco abbastanza bene da sapere che sei giù di morale, ho indovinato?” Lei non rispose, scrollò la testa in segno di confusione.

“Vedi è da quando ti abbiamo trovato al luna park che Symon non faceva che sospirare. È come se fosse mio fratello lo sai vero? Così oggi ho deciso di venire da te con la scusa che la partita era a metà strada. Ho visto come guardavi quel moretto l'altra volta..” Josh parlava guardando il cielo, Josephine ascoltava con la testa bassa.

“Capisco come ti senti, ma penso che tu piaccia a quel tipo. Non hai visto la sua faccia quando Symon ti ha baciato! Però la vita è tua e solo tua, devi fare le tue scelte. Penso che Symon ti chiederà di uscire, io ti avviso, sta a te decidere se dargli o meno una seconda possibilità”.

Josephine sentì come una scossa all'ultima frase, si girò di scatto verso il fratello che le diede una pacca sulla spalla sorridendole. Si alzò lasciandola da sola a pensare. La ragazza si rannicchiò nuovamente nei suoi pensieri. Sembrava un cane bastonato. Le ragazze si dileguarono fortunatamente lasciandole il suo amato silenzio. Venne interrotto poi da dei colpi di tosse, alzò il viso per vedere chi fosse, arrossì nel trovarsi davanti Symon.

“Posso?” chiese indicandole il posto accanto, lei annuì. Si sedette e sospirò. Rimasero così in silenzio per qualche secondo poi lui trovò il coraggio per parlare.

“Ti volevo chiedere scusa per quello che è successo l'altro giorno. Non so cosa diavolo mi è passato per la testa!” respirò profondamente, deglutì e continuò: “Forse sono solo un idiota, forse so già anche la risposta che mi darai, ma voglio comunque provarci. Usciresti con me? Non intendo per forza come fidanzati o in modo...romantico, semplicemente prendere un gelato insieme e parlare nulla di più..”

Josephine si torturò le mani dal nervoso. Le ritornarono alla mente vari aneddoti su Mattwe, sul come si era innamorata di lui. Si alzò in piedi, guardò il ragazzo negli occhi; “Non penso che sia una buona idea, ti chiedo perdono, so che ti ho fatto soffrire in passato e sicuramente soffriresti ancora. Non sono quella giusta per te, come ti dissi anni fa meriti una che ti sappia amare davvero! Inoltre io sono innamorata del ragazzo che era insieme a me al luna park. Mi dispiace davvero, ti prego di perdonarmi un giorno”.

Aveva abbassato poi lo sguardo sentendosi in colpa. Lui l'abbracciò, non disse nulla. Dopo scesero e aspettarono Josh, lui era sempre il più lento sotto la doccia. In macchina vi era un'atmosfera rilassata. Parlarono e scherzarono sulle loro fan e soprattutto sulla loro perdita.

 

Quando Josephine arrivò a casa si scusò per il ritardo con Rich che ormai era diventato la sua balia. Venne sgridata duramente dal piccolo pilota che la mandò subito sui libri a studiare. Lei lo abbracciò sorridendogli. Solo durante la cena controllò il cellulare per mandare il solito messaggio a suo padre sulla situazione. Trovò un messaggio ricevuto, quando lesse il mittente per poco si strozzò. Iniziò poi a leggerlo ad alta voce “ Ti andrebbe di studiare insieme domani?” rispose a se stessa gridando e saltellando per la stanza “Si!Sì!Sì!” infine gli inviò un semplice messaggio con su scritto “D'accordo”. Prese Rich tutta trasognante e lo abbracciò come meglio poté. Lo tirò poi in aria più volte tutta felice. Di tutta risposa si beccò una ramanzina. La risposta di Mattwe non tardò ad arrivare, “Domani allora da me dopo l'università? Ok?”.

“Rich porterò anche te, così vedrai Laily! Sono sicura che sarà felice di vederti!” gli fece un sorriso. Lui si voltò dall'altra parte e andò nel suo letto personale sul comodino. Josephine rise di cuore, tutta la tensione, l'ansia e il nervoso che aveva quel pomeriggio li aveva dimenticati! Era così presa che si addormentò dimenticandosi di rispondere a un povero ragazzo, che guardò il cellulare fino a tarda notte in attesa di un messaggio.

Josephine si svegliò prima della sveglia tutta allegra. Si spazzolò i capelli con calma e se li legò in una coda alta con un fiocco rosso che le aveva regalato suo madre. Non aveva trovato un altro elastico. Rich trascinò un quaderno in cucina, ormai aveva imparato le varie materie che doveva studiare e anche gli esami. Aveva imparato a conoscere Josephine, ogni tanto lui doveva metterle la sveglia perchè spesso se ne dimenticava. Si era abituato a quella strana, precisa e maldestra ragazza. Lui era arrivato molto prima di Mattwe nella sua vita. Aveva dovuto consolarla per un certo Symon, eppure più il tempo passava e meno lacrime versava. Un giorno arrivò più tardi del solito con un sorriso raggiante, fu allora che aveva capito che si era innamorata. Aveva condiviso le sue gioie e i suoi dolori, per lei ci sarebbe sempre stato. Neppure il suo più acerrimo rivale avrebbe potuto toccarla! Avrebbe sfidato chiunque con la sua meravigliosa auto e avrebbe vinto per la felicità della sua Josephine! Con quei pensieri si infilò poi nella borsa della bionda, lei raccolse tutti i quaderni e libri da terra e li infilò accuratamente nella borsa stando attenta a Rich.

Uscì presto e arrivò alla fermata sotto casa di Mattwe in ampio anticipo. Aspettò diversi minuti, quando arrivò l'autobus lei salì e si sedette al suo posto sconsolata. Il ragazzo era la prima volta che faceva tardi. Riuscì a prenderlo per un pelo, salì di corsa poco prima della chiusura della porte. Si accasciò poi sul sedile accanto a quello della biondina, respirava pesantemente per la corsa. Si tirò i capelli indietro e dopo l'ennesimo sospiro salutò la ragazza.

Quella mattina si era svegliato tardi perchè aveva aspettato il messaggio di Josephine inutilmente fino a tardi, era poi crollato e quella mattina neppure Noè era riuscito a svegliarlo.

“Tutto apposto?” chiese lei un po' titubante. Lui di risposta alzò il pollice annuendo poi con la testa. Doveva ancora riprendere il fiato. Eppure la tensione del giorno prima era completamente svanita, lei era serena e felice di essere stata invitata da Mattwe. Era solo un po' nervosa ma quello sperava che sarebbe poi passato. Lui invece era un fascio di nervi, dopo il discorso di Laily, il messaggio di conferma mai ricevuto e l'unica risposta era stata un “D'accordo”, non era poi tanto sicuro. Una cosa era certa, lei ora era accanto a lui ed era più bella che mai.








***tadan :) stavolta non mi pare di avervi fatto aspettare troppo :) ero un po' dubiosa su Josephine effetivamente, però ho cercato di immedesimarmi..penso che òa sua confusione sia normale..ammetto che volevo farla uscire con symon ma come vedete ho cambiato idea xD non sono ancora riuscita a capire come diavolo finirà questa storia xD cribbio..comunque spero che vi piaccia ;) fatemi sapere :D un bacio grazie a tutti ;)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***



 

Capitolo 8



 

La mattina passò molto lentamente per entrambi. L'orario di uscita sembrava non giungere mai. Spesso, forse troppo spesso, Mattwe si ritrovava a fissare la schiena della ragazza poco davanti a lui. I suoi capelli biondi raccolti in una coda alta con un enorme fiocco rosso li fissava senza quasi rendersene conto. Era semplicemente ipnotizzato, si chiese come fosse possibile che prima di allora non li avesse mai guardati così a lungo. Per quanto Josephine non si vestisse alla moda, non si truccasse o altro per i suoi capelli aveva avuto sempre molta cura. Il ragazzo non aveva mai notato quanto fossero lucenti, non aveva neppure mai pensato a lei così intensamente. Più volte questi pensieri lo avevano tormentato durante la mattinata. Una volta giunta a termine presero l'autobus insieme e andarono a casa di lui per studiare. Poco prima di aprire la porta Mattwe si voltò verso la ragazza, si passò una mano tra i capelli.

“Ti chiedo perdono se ci sarà un po' di casino.”.

Lei risposte di stare tranquillo, sapeva che era un disordinato cronico ma mai si sarebbe aspettata un simile caos in una casa così piccola. Sembrava ci fosse appena passato un tornado, oltre a vari vestiti, dubbie mutande e libri sparsi ovunque, Noè aveva aperto il mobile e rovesciato l'intero sacco da 10Kg di croccantini sul pavimento. Anche il ragazzo sbiancò a tale visione. Il cucciolo andò a salutarlo scodinzolante. Quella mattina il ragazzo preso dalla fretta si era scordato di dargli da mangiare, così con l'aiuto di una certa bambolina avevano rovistato nei vari mobili in cerca del cibo per cani. Una volta trovato, Laily non era riuscita a tagliare dove avrebbe dovuto e Noè aveva rovesciato l'intero sacco. Il ragazzo vedendo la sua casa ridotta così non trovò la forza neppure di sgridarlo, sapeva che non era solo opera sua.

“Voglio morire...”

“Dai Mattwe non preoccuparti, ti aiuto io a mettere apposto!” gli mise una mano sulla spalla in un momento di coraggio. Arrossì poi a quel semplice contatto così delicato che il ragazzo neppure sentì. Lui la fece poi accomodare e poi andando in camera si chiuse la porta alle spalle. Josephine non comprese subito cosa volesse fare, solo quando sentì poi degli urli capì ogni cosa.

“Cosa diavolo è successo? Come sarebbe a dire che Noè aveva fame? Non è una valida ragione per mettermi a soqquadro la casa! Maledizione proprio oggi che c'è Josephine?”

“Non dovresti dare la colpa a me se sei disordinato! Invece di essere qui a strillare vai di la' e magari portami Rich!”

La bionda insieme al piccolo pilota ascoltarono in silenzio quel assurdo battibecco.

“Sembra proprio che Laily voglia vederti eh!” gli fece l'occhiolino. Lui arrossì per un attimo, per poi tornare subito serio.

“Sembra anche che il tuo Mattwe volesse fare una buona impressione su di te” le fece l'occhiolino con scherno. Lei divenne dello stesso colore del suo fiocco. Per alcuni minuti i due nella stanza si gridarono tra di loro, intanto la ragazza giocò un po' con il suo pilota e Noè. Dopo qualche minuto, il moro uscì dalla stanza rosso in viso con un libro stropicciato e vari fogli sparsi. Si sedette sperando in cuor suo che la ragazza accanto a lui non avesse sentito nulla, in realtà sapeva perfettamente quanto fossero sottili quei muri. Iniziarono così a studiare facendo finta di nulla. Intanto Rich Forwaq era andato nella stanza dove c'era Laily che era stata rinchiusa dentro una scatolina sulla scrivania. Durante la litigata aveva sentito che l'avrebbe messa in castigo in quel modo. Il ragazzo aveva gridato che Noè da solo non avrebbe mai fatto un simile trambusto in casa. Si era arrampicato grazie all'aiuto del giovane pastore belga. La scatola era troppo pesante per essere sollevata da un semplice giocattolo. Così si sedette con la schiena appoggiato alla parete di cartone. Tossì poi per farsi sentire.

“Vai all'inferno!” si sentì strillare proprio dietro di lui. Dovette per un attimo tapparsi le orecchie non pensava che una bambola potesse avere una voce così acuta.

“Non penso che una signorina dovrebbe usare simili parole”.

Laily si morse la lingua pentendosi, pensava fosse quell'idiota di Mattwe. Fu un po' triste perchè non poteva vedere il ragazzo che le piaceva. Se non ci fosse stata quella stupida scatola a separarli, seduti com'erano, avrebbero potuto essere schiena a schiena. Un semplice contatto che la piccola bambolina bramava. Sospirò nell'oscurità in cui era stata obbligata, avrebbe voluto giocare e passare del tempo con Rich. Quell'idiota di Mattwe le aveva rovinato tutto. In cuor suo sapeva di aver torto, però aveva agito in buona fede. Non avrebbe mai pensato che il ragazzo arrivasse a tanto. Si mise la testa sulle ginocchia. Il pilota provò a consolarla come meglio poté, provò anche a scherzarci su. Le raccontò delle sue ultime gare cercando di distrarla, quando poi notò che era da molto che non riceveva risposta si zittì. Si sentì sbagliato per un momento, si pentì delle sciocchezze che aveva detto. Rimasero così per diversi minuti. Una voce più flebile poi arrivò alle orecchie del pilota, quasi un sussurro.

“Rich Forwaq, credo d'amarti..”

Laily aveva confessato quel sentimento troppo grande per il suo esile corpo. Aveva più volte ripreso Mattwe sul trovare il coraggio e dire a Josephine ciò che davvero pensava, ma ogni volta non sapeva se le sue parole le aveva rivolte solo al ragazzo a anche a se stessa. Era piccola e di semplice plastica eppure aveva capito di amare quel pilota. Avevano passato pochi momenti insieme eppure sapeva dalle sue ricerche che l'amore era l'unica risposta alle sue domande.

“Laily, io..io non so cosa vuol dire amare. Sono un semplice giocattolo senza cuore o sentimenti, certe cose le posso capire ma non so provare amore verso un altro giocattolo. Provo affetto per Josephine ma tu..tu per me sei solo un'amica, una compagna di giochi”.

In quel momento Laily sentì qualcosa spezzarsi dentro. Si ricordò di quando quell'assurda signora era andata nel “Magico mondo di Cremson” e l'aveva acquistata. Il vecchio costruttore l'aveva avvisata di un difetto, non era un difetto visibile all'occhio. Il suo creatore aveva sbagliato e le aveva fatto un cuore, un cuore per amare ma anche per soffrire. Lo comprese solo allora, si rannicchiò ancora di più. Ringraziò quella stupida scatola e l'oscurità. Se solo avesse avuto un condotto lacrimale avrebbe pianto. Voleva piangere, voleva gridare, voleva sparire. Non parlò più, rimase così fino a quando Mattwe andò a riaprire la scatola.

 

Il ragazzo in questione intanto stava studiando e rimettendo apposto i vari appunti per l'esame. Josephine era un'ottima insegnante, incredibilmente quello che non aveva capito per mesi, grazie a lei lo comprese in un paio di ore. Studiarono tutto il giorno senza praticamente sosta. Una volta ripassato ogni cosa chiusero i libri e guadarono l'orologio, erano le 20,23.

“Ehi Jo, potresti fermarti a cena ormai. Qualcosa nel frigo dovrei averlo!” le fece l'occhiolino. Si mise ai fornelli e lei insistette per mettere un po' apposto la stanza. Il ragazzo si era calmato dopo tutto quello studio. Abbassò il fuoco sotto la padella e andò in camera. Alzò la scatola e vi trovò una bambolina abbattuta. In genere lo insultava, invece ora sembrava aver perso tutta la sua vitalità.

“Sono solo una stupida bambola di plastica, che credeva di essersi innamorata. Ma un oggetto non può provare sentimenti.” la raccolse tra le mani e per la prima volta le diede un bacio sulla testa. Lei sembrò risvegliarsi, alzò la testa incontrando lo sguardo del ragazzo. Aveva capito che aveva ricevuto una delusione d'amore, non era pratico in certe cose ma cercò di dire qualcosa d'aiuto.

“Mi dispiace, te sei speciale. Magari non è lui quello giusto, sai quanti giocattoli ci sono a questo mondo?”

“Pensi che il signor Cremson possa sbagliare di nuovo e crearne un altro come me?”

“Il signor Cremson è umano, è ovvio che possa nuovamente sbagliare! Dai non ti abbattere!”

Laily sembrò accontentarsi di quell'idea, il suo cuore però ci mise molto più tempo a guarire. Entrambi tornarono in cucina dove Josephine aveva salvato la cena dall'andare a fuoco. Una volta finito di mangiare, la bambolina se ne andò con Noè in camera sentendosi di troppo. La biondina notando poi che Rich era già in borsa decise di andare a casa sua. Doveva andare a dormire presto se voleva ripassare anche l'indomani mattina. Il pilota si era rifugiato nella borsa poco dopo aver parlato con Laily. Si sentiva triste in fondo e quindi aveva preferito rifugiarsi.

Mattwe accompagnò Jo alla porta, scherzarono ancora sulla soglia, come avevano fatto tutto il giorno.

“Sicura che non vuoi essere accompagnata? Lo facevo volentieri!”

“Non ti preoccupare, ho un ometto tascabile che mi difenderebbe!” risero insieme. Lei si decise poi a salutare, era stata bene quel giorno, era al settimo cielo. In cuor suo sperava di passare così tutte le sue giornate. Mattwe sospirò si tirò indietro i capelli, poi allungò un mano afferrando la bionda per un braccio. Lei che stava per dargli la schiena per aprire la porta si fermò guardandolo negli occhi. Le guance si infiammarono. Lui si imbarazzò aveva agito d'impulso. Gli era piaciuto passare quella giornata con lei, non voleva che finisse già. Ripensò a bacio con Symon, alle parole di Laily, così senza rendersene neppure conto si avvicinò a lei e la baciò. Fu un semplice bacio a stampo niente di più, eppure sentire la morbidezza delle labbra di lei lo mandò in estasi.

“Buonanotte, e stai attenta!” le sussurrò staccandosi. Lei visibilmente imbarazzata, disse un frettoloso “Notte!” e uscì. Le si erano addirittura appannati gli occhiali. Tornò a casa saltellando tra le sue amate stelle.





TADANNN :) vi chiedo perdono per il ritardo :) spero vi sia piaciuto :) Laily è nella friendzone xD mi spiace ma è sempre stato il suo destino :) perdonatemi xD comunque grazie mille a tutti sempre :D

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