How to be a heartbreaker

di kimsherd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gatti e bro ***
Capitolo 2: *** Sorrisi e agitazione ***
Capitolo 3: *** Consigli e batticuore ***



Capitolo 1
*** Gatti e bro ***


CAP 1. Gatti e bro
 
Sab, 2:30 (to: kuroo <3)
Bro…
 
Sab, 2:32 (from: kuroo <3)
Bro? È notte fonda, cazzo fai ancora sveglio?
 
Sab, 2:32 (to: kuroo <3)
Lo sai che i gufi sono animali notturni! HOOT HOOT  ತ ⌔̫ ತ
 
Sab, 2:33 (from: kuroo <3)
Quello dovrebbe essere un gufo??? I gatti invece amano dormire a lungo(ΦωΦ)
 
Sab, 2:33 (to: kuroo <3)
E allora perché mi rispondi? lol
 
Sab, 2:34 (from: kuroo <3)
 Sei tu che mi hai scritto per primo, demente! Dai, cosa c’è?
 
Sab, 2:36 (to: kuroo <3)
Bro ho una favore da chiederti…sei il miglior bro che un bro possa avere sei la mia platonica anima gemella…
 
Sab, 2:36 (from: kuroo <3)
E?
 
Sab, 2:38 (to: kuroo <3)
Ho bisogno di aiuto per una questione di cuore… ⁄(⁄ ⁄•⁄-⁄•⁄ ⁄)⁄
 
Sab, 2:39 (from: kuroo <3)
AYY HAHAHAHSAIFOSJIGO MI SPACCO
 
 
Bokuto spense la sveglia con un po’ troppa forza, e aprì gli occhi lentamente, tentando di sfregare via con le mani le ultime tracce di sonno. Peccato che, di sonno, ne avesse avuto davvero poco durante quella notte, quindi Bokuto ci pensò due volte prima di saltare giù dal letto con la sua solita energia e rimase qualche minuto a fissare il soffito con gli occhi socchiusi, senza pensare a nulla in particolare.
Aveva fuso tutti i suoi neuroni durante la notte precedente e ora era veramente troppo stanco per continuare a pensarci su, ne avrebbe parlato con Kuroo direttamente in modo da far riposare gli ingranaggi (non ben oliati) del suo cervello. Due teste erano meglio di una, giusto?
Era ancora un po’ indispettito per la reazione di Kuroo alla sua richiesta, ma non poteva farci nulla, al suo posto anche lui sarebbe rimasto quantomeno spiazzato.
Prese il cellulare e scrisse subito al suo amico del cuore per accaparrarselo per il loro “appuntamento galante”.
 
 
Dom, 09:40 (to: kuroo <3)
Bro ci vediamo per colazione allora?
 
Dom, 09:45 (from: kuroo <3)
Oh yeah, bro! Solito posto?
 
Dom, 09:46 (to: kuroo <3)
YASSSSSSS mezz’ora e sono lì ᕕ(╯°□°)ᕗ
 
 
Bokuto questa volta saltò giù dal letto per davvero e corse in bagno, competendo con sé stesso per prepararsi il più in fretta possibile come ogni mattina. Nonostante la sua elaborata capigliatura, riusciva sempre a tenersi intorno ai 20 minuti totali.
Bokuto si guardò allo specchio con i grandi occhi dorati e fischiò alla sua immagine riflessa, ammiccando come se avesse visto la persona più bella del mondo. Era ufficialmente pronto.
Uscì di fretta salutando la madre e si diresse correndo verso il bar preferito da lui e Kuroo. Beh, più che altro era il bar preferito di Kuroo, ma a Bokuto non dispiaceva stare in mezzo ai gatti mentre faceva colazione.
 
Il neko cafè del loro quartiere era sempre affollato, e questo non andava bene a Kuroo, che voleva i gatti tutti per sé, ma andava benissimo a Bokuto, che non amava il silenzio e la tranquillità prolungati. Soprattutto quella mattina, sperava che il brusio continuo del bar attutisse ancora di più le spiegazioni che avrebbe dovuto dare all’amico.
A quel pensiero, la corsa di Bokuto rallentò un po’ e nonostante non fosse per niente stanco o accaldato, sentì che stava iniziando a sudare. Scrollò la testa e continuò la corsa, aumentando notevolmente il passo non appena vide Kuroo in lontananza.
«Brooo!»
Kuroo mostrò il suo smagliante sorriso sornione e allargò le braccia, lasciando che Bokuto si schiantasse contro di lui in quello che sembrava più un tentativo di buttarlo per terra che un abbraccio.
«Kuroo…»
«Ti prego, risparmiami quello sguardo da cucciolo bastonato, prima entriamo e poi mi racconti»
Bokuto annuì con forza e seguì l’amico dentro il bar grande e accogliente.
L’arredamento era in stile rustico, alcune sedie erano rimpiazzate da ceppi rifiniti (e puntualmente ricoperti dai graffi dei felini che vivevano lì) e tutto l’interno era dominato dai colori del legno e del bianco spoglio delle pareti. Era un luogo che Bokuto sentiva vicino, aveva sempre amato le foreste e le baite di montagna, nonostante non avesse mai avuto occasione di andarci lui stesso.
Appena i due si sedettero ad un tavolo vicino alla finestra, un piccolo gatto siamese salì sulle gambe di Kuroo come se lo conoscesse da sempre.
«Ciao, Kenma!»
«Ti ho detto mille volte che quello non è il suo nome»
Nanami, la cameriera che ormai li conosceva bene, arrivò giusto in tempo per riprendere Kuroo.
«Ma dai, è troppo uguale a lui! Ormai risponde a quel nome, vero Kenma?»
Il gattino miagolò in risposta e Kuroo rivolse alla cameriera un sorriso trionfante, che si limitò a prendere i loro ordini e andarsene via indispettita.
Kuroo tentò di giocare con il gatto, che però sembrava più interessato a dormire che farsi coccolare e quindi il moro lasciò perdere presto, tornando a guardare Bokuto, che aveva uno sguardo strano, come offeso.
«Oddio bro, non è che sei geloso di Kenma?»
«Il gatto o quello vero?»
«Entrambi?»
Kuroo sorrise divertito e Bokuto mise il broncio come il gran bambinone che era.
«Volevo parlarti seriamente e tu giochi con i gatti!»
Kuroo stavolta rise per davvero.
«Dai Bokuto, non fare l’offeso. Cosa c’è?»
«No, adesso non te lo dico»
Bokuto incrociò le braccia e con la fronte corrugata iniziò a guardare fuori dalla finestra, per poi essere di nuovo attirato verso il tavolo dal profumo dei pancakes appena arrivati.
«Bokuto, ma lo sai che oggi i capelli ti sono venuti meglio del solito?»
«Davvero?!»
Bokuto fissò Kuroo stupito e subito iniziò a sorridere e a impettirsi, toccandosi in modo affettuoso quell’improbabile capigliatura che si ostinava a farsi ogni giorno. Ok, Kuroo era appena tornato nelle sue grazie (e questo il moro lo sapeva bene, a volte era fin troppo facile far tornare Bokuto di buon’umore), ora era pronto per parlare.
 
«Beh, ok, dunque…»
Bokuto iniziò a tamburellare le dita sul tavolo mentre con l’altra mano si infilava grossi pezzi di pancake in bocca sperando così di ritardare la confessione.
«Bro, lo sai che puoi fidarti di me, perché esiti così? Chi ti piace?»
A quelle parole, Bokuto deglutì di colpo rischiando di strozzarsi e solo dopo alcuni colpi di tosse e un profondo respiro, decise che girarci intorno non aveva senso. Il solo pensare che si, quella persona gli piaceva, lo rendeva nervoso, ma non poteva nascondersi per sempre.
«Akaashi»
Un momento di silenzio.
Bokuto guardò in basso sentendosi avvampare, aspettando che Kuroo iniziasse a ridere o qualcosa di simile.
«Aspetta…ma Akaashi chi?»
Bokuto tornò a fissarlo con gli occhi resi ancora più tondi dalla sorpresa.
«Keiji Akaashi, secondo te di chi sto parlando?!»
Forse l’aveva detto un po’ troppo forte, perché alcune persone nel bar si girarono verso di lui e Kenma (il gatto) scese dalle gambe di Kuroo spaventato.
«Ah»
«Bro, è tutto quello che hai da dire?»
Bokuto aveva di nuovo perso completamente fiducia nel suo migliore amico ed era pronto ad avere un altro dei suoi momenti emo, quando Kuroo lo sorprese con una frase:
«No, è che ormai avevo perso la speranza su voi due. Tu non hai idea di quanto sia felice di sentire questo!»
Alle ultime parole dette con estrema gioia, Kuroo prese le mani di Bokuto fra le sue e l’ace della Fukurodani poteva giurare che il suo amico avesse le lacrime agli occhi.
Ok, questa era sicuramente una reazione che non si aspettava, e Bokuto, preso alla sprovvista, non sapeva bene come rispondere se non con uno sguardo vacuo.
«Bokuto. È da quando vi conosco che mi sono reso conto di quanto stareste bene insieme, non ci credo che finalmente te ne accorgi pure tu! Mi sento come un padre modello che vede il proprio figlio scegliere la strada giusta dopo anni di fallimenti»
Kuroo si asciugò le lacrime dagli occhi teatralmente mentre l’altro ragazzo ancora aveva lo sguardo perso nel vuoto, tentando di processare ciò che stava sentendo.
Kuroo li trovava una bella coppia? Da quando? Perché? Come faceva quell’uomo ad essere sempre un passo davanti a lui, persino nelle sue cotte?
«Ora capisco perché alle partite di allenamento ci rinchiudi sempre nello spogliatoio da soli! Sei proprio subdolo»
Bokuto rise e gli diede una pacca amichevole sulla spalla, anche se in effetti si sentiva leggermente preso in giro. Chissà quanti piani malvagi Kuroo aveva messo in atto senza che lui si accorgesse di nulla!
Non che fosse difficile fare in modo che Bokuto non si accorgesse di nulla.
«Beh, ha funzionato no? Hai una mega crush su di lui, finalmente!»
«Hey hey hey, piano! Non la definirei mega»
Bokuto si grattò una guancia imbarazzato.
«È vero che ci penso così tanto da perdere il sonno come ieri sera, ed è vero che ultimamente ad allenamento non riesco a schiacciare come si deve perché sono distratto a guardarlo e in generale non mi sono mai sentito così paranoico e a disagio intorno a lui…»
Lasciò cadere la frase a metà e Kuroo lo guardò con quel suo sorrisone a trentadue denti da schiaffi, e Bokuto pensò che magari uno schiaffo avrebbe potuto darglielo davvero se continuava così.
«No, ma hai ragione, è solo una cottarella passeggera»
L’ironia era palpabile e Bokuto sospirò, senza la sua solita allegria. Kuroo aveva ragione, non era una cotta stupida da adolescente, era una cosa che sentiva da molto, troppo tempo. Non se n’era mai realmente accorto prima di qualche settimana prima.
Fino ad allora era sempre stata solo un’amicizia, molto profonda, vero, ma Bokuto pensava che non fosse nulla di più. Poi pian piano si era reso conto di quanto Akaashi importasse davvero per lui, e non solo a livello di squadra. Erano compagni dentro e fuori dal team, senza di lui Bokuto si sentiva perso, come se non fosse più sé stesso. Aveva bisogno di Akaashi per splendere davvero, ma se ne rendeva conto solo ora, ed era comunque fin troppo difficile mettere parole al sentimento che provava, era come una matassa intricata di cui non trovava il capo e più cercava di trovarlo, più diventava complicato.
 
 «Comunque mi serve il tuo aiuto, Kuroo. Non sono bravo in queste cose, sono troppo impulsivo, non riesco a pensare a dei modi per conquistarlo»
«Già, pensare non è mai stato il tuo forte»
Kuroo sorrise come al suo solito e ricevette un meritato pugno sulla spalla, ma subito dopo tornò serio, deciso ad aiutare l’amico. In fondo era un grande stratega e non poteva di certo ignorare un bro in difficoltà.
«La missione si prospetta difficile, lo sai? Akaashi non è una persona facilmente impressionabile, ha l’aria di essere uno con standard parecchio alti, infatti non sono mai riuscito a far funzionare i miei piani»
Bokuto sospirò e annuì, accasciandosi sul tavolo ormai sgombero dei loro piatti. Persino i corni di capelli sulla sua testa sembravano giù.
«È quello che penso anch’io. Come può uno come me aspirare ad uno come lui?»
«Bokuto! Solo io posso prenderti in giro, tu non puoi essere negativo con te stesso. Vedrai che tutto finirà per il meglio, soprattutto se ci sono io al tuo fianco. Però abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile, questa è un’emergenza!»
Kuroo guardò in alto accarezzandosi il mento pensieroso, mentre Bokuto ritrovava un po’ della sua solita vitalità, sicuro che con Kuroo dalla sua parte non aveva nulla da temere.
Non era mai stato uno da tirarsi indietro di fronte alle sfide, anzi, la noia era la sua più mortale nemica e qualsiasi cosa che altri reputavano difficile, Bokuto la affrontava a testa alta e senza nessuna paura. Però non riusciva ad applicare questo suo modo di essere ad Akaashi. Anzi, questa sua cotta lo rendeva confuso e disorientato. Da quando aveva iniziato a rendersi conto seriamente dei suoi sentimenti, era stato sempre più difficile comunicare con Akaashi come aveva sempre fatto.
Aveva sicuramente bisogno di una mano.
 
Kuroo stava pensando intensamente. Aveva già qualche idea di suo, ma voleva confrontarsi con qualcun altro e anche Bokuto sembrava essere dello stesso avviso, ma per ovvi motivi non poteva chiedere appoggio a qualcuno della Fukurodani, e anche la sua stessa squadra sembrava off limits, nonostante ormai tutti sapessero di quanto Kuroo shippava Bokuto e Akaashi: Kenma di sicuro era bravo con le strategie per la pallavolo, ma era totalmente ignorante per quanto riguardava le relazioni sociali, figuriamoci amorose! Poi c’erano Lev, Inouka, Yamamoto…c’erano troppe persone non adatte, a Nekoma. Questo lasciava solo un’altra possibilità.
«Bro, che ne diresti di chiedere alla Karasuno?»
«Oh?»
Gli occhi sorpresi da gufo di Bokuto furono subito fissi sull’amico.
«Ormai anche loro sono come dei bro, e forse avere un’opinione di qualcuno di esterno al nostro circolo di scuole può essere utile. Il ritiro estivo comincia la prossima settimana, non dobbiamo nemmeno aspettare troppo»
Bokuto ci pensò su un attimo ma non vide nessun svantaggio alla cosa. Magari nessuno della Karasuno era in grado di aiutarlo, ma provare non costava nulla, al massimo sarebbero ritornati a pensare a qualche piano geniale in due.
Bokuto sorrise entusiasta e alzò i pollici in segno di ok.
«Perfetto, allora ci basterà aspettare. Mi chiedo se riuscirai a non fare dei casini fino ad allora»
Bokuto gli mostrò la lingua e rise, ma dentro di sé aveva paura che Kuroo avesse ragione: non era mai stato bravo a tenersi lontano dai guai.

EDIT: per sbaglio modificando il capitolo ho cancellato il mio commento finale e non ricordo cosa avevo detto, per cui...niente, spero che questa fanfiction possa piacere a qualcuno e che vi incuriosisca abbastanza da continuare. Nonostante sia da tanto che non scrivo, sono abbastanza soddisfatta di questa fanfiction e spero che lo siate anche voi! Grazie per aver letto C:

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Capitolo 2
*** Sorrisi e agitazione ***


CAP 2. Sorrisi e agitazione
 
«Bokuto-san, potresti concentrarti di più, per favore?»
Bokuto scosse la testa e guardò per terra, il suo sorriso smagliante svanito.
«Sembra che non riesca a fare nulla oggi»
Si accasciò a terra, rimanendo inginocchiato in mezzo alla palestra come un sacco di patate floscio.
Akaashi alzò gli occhi al cielo e sospirò, era troppo stanco per assistere Bokuto in uno dei suoi soliti momenti, ma da bravo vice capitano (e amico) quale era, non poteva lasciare il loro miglior schiacciatore in quella misera condizione.
«Bokuto-san, non è vero che non sai fare niente. Non sei nella top five per nulla, io so che ce la puoi fare»
Si chinò accanto a lui e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi, con un minuscolo sorriso appena accennato sulle labbra.
Bokuto non aveva mai visto Akaashi sorridere davvero, sembrava impassibile e indifferente verso tutto, ma sapeva che non era così, semplicemente Akaashi era una persona introversa, riservata, che non lasciava mai far vedere nulla più del necessario. Era il completo opposto di lui e forse per questo ne era così attratto.
Le dimostrazioni di affetto di Bokuto erano continue ed esagerate, ogni emozione traspariva da lui come se non fosse in grado di contenerla, quindi tutti avevano fatto l’abitudine ai suoi sorrisi e al suo affetto. Akaashi invece non si lasciava sfuggire nulla, per cui Bokuto si teneva stretto ogni momento in cui il suo amico gli mostrava una certa intimità, come fosse un piccolo tesoro. Quei sorrisi che altri nemmeno notavano erano uno di quei tesori. Anche se in quel momento Bokuto si sentiva a terra ed incapace di fare anche solo una schiacciata giusta, bastò guardare Akaashi per sentirsi subito meglio.
Non erano tanto le sue parole, che ormai sentiva spesso visto che aveva dei momenti di depressione più frequentemente del solito, ma la genuinità con cui le diceva ogni volta, nonostante Bokuto sapesse che probabilmente Akaashi era stanco di ripeterle.
Gli sorrise debolmente ma accettò la mano che gli porgeva, tentando in tutti i modi di ignorare il cuore che iniziò a battere più velocemente.
«Hai proprio ragione Akaashi, come cavolo ho fatto a buttarmi giù così? Sono pur sempre il migliore!»
Questa volta, Bokuto sorrise per davvero e Akaashi sbuffò, doveva sempre avere un’enorme pazienza con il suo capitano.
«Certo, Bokuto-san. Hai voglia di fare altre schiacciate?»
«Dopo che mi hai sorriso in quel modo così carino, certo che si!»
Akaashi lo fissò, i suoi occhi taglienti normalmente sempre semi chiusi si aprirono lentamente dalla sorpresa e Bokuto, resosi conto di ciò che aveva appena detto, arrossì fino alla punta delle orecchie.
“Dannato me e la mia totale assenza di un filtro fra cervello e bocca!” pensò disperato.
«B-beh, forse è meglio se per oggi la smettiamo con l’allenamento extra. Ci vediamo domani Akaashi, ciao!»
E detto questo corse via dalla palestra come un fulmine, cambiandosi a velocità record, mentre Akaashi se ne stava lì impalato con la palla in mano e un’espressione confusa sul viso.
 
 
Lun, 17:36 (to: kuroo <3)
Shiiiiiiiiit! Ho appena detto ad Akaashi che ha un sorriso carino
È stato bello conoscerti bro
Addio (╥_╥)
 
Lun, 17:37 (from: kuroo <3)
HAHAHAHAH scusa ma è una cosa troppo da te! Scommetto che dopo averlo detto sei scappato…
 
Lun, 17:37 (to: kuroo <3)
…beh si COS’ALTRO POTEVO FARE?
 
Lun, 17:38 (from: kuroo <3)
È peggio di quel che pensavo. Hang in there bro, ancora una settimana!
 
Lun, 17:39 (to: kuroo <3)
Ho paura credo che impazzirò (((φ(◎ロ◎;)φ)))
 
 
Appena arrivato a casa, Bokuto si buttò sul letto e affondò la testa nel suo cuscino preferito, quello a forma di gufo, rotolando sulle lenzuola (anch’essere con una stampa a tema gufi) per tentare di scaricare l’adrenalina che aveva in corpo. Non aveva detto chissà che cosa, ma per uno come Akaashi, così calmo e posato, era sicuramente troppo. Bokuto era solito fare complimenti senza problemi, era una persona che non riusciva a tenersi dentro qualcosa, ma di sicuro non andava in giro a dire ai suoi compagni di squadra che avevano un bel sorriso.
Il ragazzo sentì il cellulare vibrare e lo prese in mano, aspettandosi un altro messaggio di Kuroo e invece era il nome di Akaashi quello che lampeggiava sul monitor. Improvvisamente sentì troppo caldo.
 
 
Lun, 18:01 (from: Akaashishi)
Bokuto-san, domani è meglio se ci alleniamo di più, oggi abbiamo fatto poco. Riposati…
E non preoccuparti, non serviva correre via per una cosa simile.
 
 
Ah, Akaashi era perspicace come sempre, aveva subito capito il suo disagio, anche se, a dire il vero, capire Bokuto non era per niente difficile. Il capitano ci mise un po’ prima di inviare la sua risposta, dopo aver scritto e cancellato un bel po’ di volte.
 
 
Lun, 18:05 (to: Akaashishi)
Akaaashiiisiisisiii! Si domani ci mettiamo sotto e non farò più lo stupido promesso! ★~(◠‿◕✿)
 
Lun, 18:07 (from: Akaashishi)
Sempre con quelle emoji, vedo (e zero punteggiatura). Sono nel tuo carattere, però. A domani, Bokuto-san.
 
 
Bokuto rispose semplicemente con un’altra emoji particolarmente esagerata che salutava e mandava bacetti, immaginandosi Akaashi che alzava gli occhi al cielo con la sua solita espressione esasperata, ma in cuor suo sperava che sulle sue labbra comparisse anche quel piccolo sorriso che aveva visto qualche ora prima.
Il giorno dopo Bokuto si svegliò di nuovo stanco e per niente riposato. Si strofinò gli occhi e guardò la sua immagine riflessa allo specchio, che aveva delle profonde occhiaie e gli occhi non proprio vigili.
“Dannato Akaashi e il suo sorriso. Dannato me che mi preoccupo troppo per questa dannata storia”
Si schiaffeggiò con forza, tentando di svegliarsi, e questa volta ci mise più del solito a prepararsi, arrivando davanti alla scuola quando la prima campanella era già suonata.
 
Akaashi era sempre così gentile con lui. Quando l’aveva appena conosciuto pensava che fosse un pezzo di ghiaccio impossibile da smuovere, ma dopo più di un anno di amicizia, aveva capito che non era affatto così, Akaashi semplicemente dimostrava le sue emozioni in un modo totalmente diverso da lui, in modo silenzioso che quasi sempre passava inosservato. Akaashi era paziente e comprensivo, uno studente modello e beh, un ragazzo perfetto, almeno secondo Bokuto. Questo però non cambiava il fatto che fosse ancora preoccupato per ciò che aveva detto il giorno prima.
«Bokuto, potresti rispondere alla domanda?»
La voce del professore gli arrivò distante, e fu solo dopo che il compagno di banco gli diede una gomitata potente che Bokuto si rese conto che la domanda era rivolta a lui.
«Uh, si, certo! Ehm…»
Si mise a fissare intensamente la lavagna e poi il suo quaderno aperto, con le pagine intonse. A malapena ricordava che materia stessero facendo.
«Mi dispiace, ero distratto»
«Si, ho notato. Fai in modo che non succeda più, questo è l’ultimo avvertimento»
Bokuto si fece più piccolo sotto gli occhi inquisitori del professore e annuì con forza. Ecco, ci mancava solo che il pensiero di Akaashi lo facesse mettere nei guai anche a scuola, per di più poco prima degli esami! Per fortuna arrivò la campanella della pausa pranzo a salvarlo e Bokuto si diresse con il suo bento pieno di cibo nutriente nel giardino dove gli altri del terzo anno erano soliti stare.
Bokuto sbuffò e iniziò a mangiare il suo pranzo imbronciato, non sopportava di essere così in confusione. Un suo compagno di classe lo vide e bisbigliò qualcosa ad un altro.
«Mi fa quasi impressione vederlo così di cattivo umore…»
Bokuto ignorò i due. Normalmente avrebbe risposto con un solare sorriso e una battuta, ma in quel momento non ne aveva voglia, e la cosa era grave. Era davvero capace di aspettare una settimana? E se poi nessuno sarebbe stato in grado di dirgli qualcosa di utile?
Guardò il suo cellulare, con i colori della Fukurodani e decorato con uno sticker di un gufo e pure un accessorio pendente dello lo stesso animale (si, li amava particolarmente) e rimase lì imbronciato a fissare lo schermo che aveva come sfondo un selfie fatto da lui con tutti i suoi compagni di squadra. Tentò in tutti i modi di non fissare il viso serio di Akaashi.
Scrivere o meno al ragazzo più giovane per pranzare insieme? Era normale per loro farlo, ma ora aveva paura e non sapeva nemmeno perché, ma non voleva nemmeno pranzare da solo, Bokuto odiava la solitudine, voleva sempre essere circondato da persone, cose e rumore.
«Bokuto, non sei con Akaashi?»
Al suo nome, il ragazzo alzò la testa e incontrò lo sguardo annoiato di Konoha. O almeno, sembrava annoiato, in realtà Konoha era semplicemente afflitto da resting bitch face.
«D-dovrei?»
Bokuto mise le mani dietro la nuca, tentando di sembrare del tutto casuale, ma era evidente una certa tensione nel suo portamento. Konoha alzò un sopracciglio, facendo sembrare il suo sguardo più disgustato che annoiato.
«Mangiate sempre insieme, mi sembra quasi strano vederti qui insieme agli altri del terzo anno»
«Mh, hai ragione. Solo che sono un po’ giù di morale al momento»
Bokuto si rendeva conto che era stupido farsi problemi su ogni cosa, ma in quel momento si stava chiedendo se Akaashi avesse davvero piacere a pranzare con lui o se l’avesse sempre vissuta come un’imposizione del ragazzo più grande.
Konoha si lasciò sfuggire una risata, alleggerendo la sua naturale espressione non proprio amichevole.
«Questo lo vedo. Dai, mangiamo insieme»
Bokuto annuì felice, finalmente non più solo con i suoi pensieri, e la pausa pranzo passò più velocemente, con Konoha che riusciva pian piano a tirarlo fuori dal suo stato malinconico con battute e frasi amichevoli.
 
«Oh, mancano cinque minuti»
Konoha si alzò e si stiracchiò e Bokuto fece lo stesso, visibilmente più a suo agio di prima.
«Comunque in questi giorni sei un po’ strano, sai?»
«Dici? Non mi sento diverso»
“Bugiardo” pensò subito dopo, e forse Konoha pensò lo stesso, perché corrugò la fronte e lo guardò quasi con sospetto, ma non aggiunse nulla. Si limitò a scrollare le spalle.
«Qualsiasi cosa sia, non ti azzardare a fare casini alle partite! Questa volta andiamo a stracciarli, quei cavolo di gatti»
Lo minacciò con un dito e poi sorrise, salutandolo tranquillamente. Bokuto fece lo stesso, Konoha sembrava una persona severa, con quella sua faccia perennemente corrucciata, ma in realtà era un bravissimo ragazzo, come tutti quelli della squadra.
Bokuto si affrettò lungo i corridoi e lanciò uno sguardo al cellulare per assicurarsi che non fosse troppo tardi. Fu in quel momento che vide l’icona dei messaggi, con un bel numero tre e il nome di Akaashi accanto.
 
 
Mar,  12:43 (from: Akaashishi)
Bokuto-san, ti aspetto al solito posto, ok?
 
Mar, 13:00 (from: Akaashishi)
Ho quasi finito il pranzo, questa volta non avrai gli avanzi.
 
Mar, 13:25 (from: Akaashishi)
Non fare tardi agli allenamenti questo pomeriggio!
 
 
Bokuto si fermò di colpo di fronte alla porta della sua aula e qualcuno andò a sbattere contro la sua schiena. Sentì un’imprecazione, ma non gli importava. I suoi tondi occhi erano fissi sullo schermo e una strana emozione si fece strada in lui.
Deglutì, ma era come se ghiaccio stesse scendendo lungo la sua gola, per poi depositarsi in fondo allo stomaco con dolore.
Si sentiva uno stupido.
In quel momento la campanella suonò.
«Mettete via il cellulare! Avete avuto un’ora per usare quei dannati aggeggi»
“Merda”.
 
«Bokuto, ti avevo detto che quello di prima era l’unico avvertimento. Vai a schiarirti le idee dal responsabile e torna quando sarai più attento»
Ci mancava solo questa. Se non fosse stato convincente c’era il rischio che lo trattenessero dopo scuola e non potesse allenarsi. Alla sola idea, Bokuto rabbrividì, ma usò il breve tragitto fra la sua classe e la stanza dei professori per rispondere immediatamente ad Akaashi.
Akaashi, Akaashi…non pensava ad altro, al punto da non ascoltare una parola in classe, eppure continuava a fargli dei torti. Possibile che potesse essere così grave la sua cotta? Cosa doveva fare per non comportarsi da stupido?
 
 
Mar, 14:18 (to: Akaashishi)
AKAASHI MI DISPIACE! HO INCONTRATO KONOHA E CI SIAMO MESSI A CHIACCHIERAREEEE dopo allenamento mi faccio perdonare giuro giuro _:(´□`」 ∠):_
 
Mar, 14:18 (to: kuroo <3)
Ti prego dopo allenamento vediamoci aiuto
 
Già che c’era, sentì il bisogno di scrivere anche a Kuroo, l’unica persona che conosceva il suo dramma. Aveva veramente bisogno di parlargli, o meglio, di sentirsi confortato da lui. Al momento non aveva nessun’altro a cui rivolgersi.
Mise via il cellulare prima che qualcuno potesse vederlo e sentì di nuovo quella sensazione di gelo in fondo allo stomaco, ma questa volta sapeva cos’era. Senso di colpa. Per aver abbandonato Akaashi, per essersi fatto prendere così tanto dai suoi stessi pensieri da aver pensato che non volesse pranzare con lui nonostante lo facessero praticamente ogni giorno da due anni. E ora era pure dal coordinatore e rischiava di non vedere Akaashi nemmeno quel pomeriggio, per scusarsi della sua stupidità.
Inspirò a lungo e poi lasciò tutto andare con un forte sospiro, sperando così di eliminare anche tutte le cazzate che gli passavano per la testa quotidianamente. Aprì la porta della sala professori a testa alta e con un sorriso di repertorio, convinto che, almeno quel giorno, non si sarebbe più fatto prendere dal panico.
Per fortuna si beccò solo una ramanzina e Bokuto se la cavò alla grande, facendo la parte dello studente contrito (e ad essere onesti, lo era davvero) e semplicemente stressato, anche se quasi si tradì quando il coordinatore chiese della pallavolo e se non fosse un po’ troppo per uno del terzo anno che doveva pensare al futuro, e lui quasi ebbe un attacco di panico. Alla fine lo lasciò andare con la promessa che non l’avrebbe più rivisto lì dentro e Bokuto si sentì come se fosse scampato di poco alla morte certa.
Per il resto della giornata, nessuno dovette più riprenderlo, Bokuto aveva ritrovato un po’ della sua serenità.  Gli pareva quasi di sentire la voce di Kuroo, “non star lì a fasciarti la testa!”. Era normale per Bokuto pensare ai problemi che ancora non si erano presentati e farsi prendere dal panico, doveva semplicemente tranquillizzarsi e pensare razionalmente. In ogni caso, non poteva lasciare che il suo terzo anno finisse senza che lui riuscisse a fare qualcosa per questa situazione. Il punto è che, davvero, nemmeno lui sapeva cosa voleva. Voleva stare insieme ad Akaashi, ma il pensiero del rifiuto lo paralizzava. E se avesse smesso di essere suo amico? E se avesse rovinato per sempre la squadra?
Però era difficile pensare alle conseguenze quando rimaneva sveglio di notte ad immaginarsi come sarebbe stato un bacio con il suo attraente alzatore.
Quei capelli neri e leggermente mossi erano morbidi? E le sue sottili labbra quasi sempre strette dalla concentrazione, che sapore avevano? Cosa avrebbe provato Bokuto se avesse toccato la sua pelle così chiara in un tocco che era più di quello di un semplice amico?
Questi pensieri attraversavano la sua mente spesso e doveva ammettere che non gli stavano facendo un bell’effetto, ma questo era evidente praticamente a tutti. Nella sua squadra quasi tutti si erano accorti che i suoi sbalzi d’umore erano più frequenti e strani del solito, chissà quanto ci avrebbero messo prima di capirne anche il motivo.
Bokuto doveva scaricare le batterie, era questo il suo modo per lasciarsi i problemi alle spalle. Buttarsi completamente nella pallavolo fino ad essere sfinito e non pensare a nient’altro.
«Bokuto-san, oggi hai dato il meglio di te»
Akaashi parlò fra un respiro pesante e l’altro, mentre con una mano si asciugava la fronte. Avevano continuato ad allenarsi da soli fino a sera, come facevano ogni volta che non avevano compiti o prove imminenti.
Il capitano si girò raggiante e rivolse il suo miglior sorriso al compagno.
«Mi sento proprio on fire!»
«Basta con queste espressioni inglesi strane, per favore, la tua pronuncia è tremenda»
Bokuto rise e Akaashi si scusò subito, anche se Bokuto non se l’era affatto presa. Nonostante il suo tono di voce piatto, che sembrava quasi annoiato, Bokuto ormai aveva imparato a capire quando Akaashi lo era davvero o meno, e in quel momento era invece molto soddisfatto del loro lavoro.
«Akaashi…ti va di andare a prendere un gelato mentre torniamo a casa?»
Bokuto sentì le sue guance scaldarsi e sperò che l’altro non lo notasse. Mio dio, non aveva forse corso troppo? Non era un appuntamento, ovvio, ma nella sua testa lo vedeva come tale e la cosa non faceva altro che agitarlo. Se non fosse stato estremamente stanco a causa della pallavolo, avrebbe iniziato a muoversi senza sosta, irrequieto com’era.
«Per scusarmi per il pranzo, ovviamente!»
Aggiunse subito, la sua tensione era evidente.
«Ti ho detto che non serve, so che hai spesso la testa tra le nuvole»
«Quindi è un no?»
Bokuto lo guardò con un’aria da cucciolo bastonato, era un’espressione che gli veniva piuttosto bene, anche se ormai Akaashi aveva smesso da tempo di cascarci. Se faceva una cosa, era perché lo voleva lui.
«Non ho detto questo. Andiamo»
Bokuto inziò a saltellare felice e sfidò Akaashi ad una gara a chi riusciva a cambiarsi prima, ma il ragazzo più giovane semplicemente lo ignorò scuotendo la testa con quell’espressione ormai così famigliare da mamma apprensiva.
 
«Il tuo gelato preferito è alla fragola, vero?»
Akaashi annuì in silenzio, camminando accanto al suo capitano, mentre lui esclamava felice di aver ricordato correttamente. Akaashi era composto anche nella camminata, passi lunghi e precisi, il corpo si muoveva appena, mentre Bokuto stava dondolando le braccia avanti e indietro, facendo dei passi incredibilmente rumorosi. Come faceva quel ragazzo ad essere rumoroso in ogni cosa che faceva? Persino mentre dormiva non se ne stava zitto. Ma a dir la verità, ad Akaashi non dispiaceva, aveva smesso da tempo di chiedersi il perché delle azioni di Bokuto. Quando l’aveva appena conosciuto era rimasto sconcertato dal suo carattere, era come una batteria che non si scaricava mai, un fulmine oppure un sole, una fonte di energia inesauribile e veramente impossibile da comprendere, almeno per lui che era l’esatto opposto. Non era mai riuscito a comprendere la sua vivacità, ma con il tempo aveva imparato ad accettarla e alla fine era diventata indispensabile. Akaashi, introverso com’era, si sentiva come se Bokuto fosse estroverso anche per lui. Quando era con lui non doveva sforzarsi di parlare o di mostrare in modo esplicito le sue emozioni, Bokuto non lo forzava e parlava per entrambi. La sua energia bastava per tutti e due.
Era una cosa che l’alzatore apprezzava. Chissà se Bokuto l’aveva capito.
«Bokuto-san, a te piace il cioccolato? E anche la menta, mi pare»
«Si! Il cioccolato è dolce e da molte energie, poi mi fa stare meglio quando sono giù. La menta invece mi piace soprattutto per il colore e la frescura»
Bokuto rise allegramente e fece un piccolo saltello.
«Sono sorpreso che lo ricordi, è da tanto che non prendiamo un gelato insieme»
«Ho una memoria molto sviluppata io»
«Infatti vai benissimo in inglese e tutte quelle materie dove bisogna imparare un sacco di vocaboli. Io conosco solo i meme di internet»
Akaashi si lasciò sfuggire un suono strozzato che sembrava un principio di risata e Bokuto sentì le guance scaldarsi leggermente.
«Non prendermi in giro, Akaashi! Sono il tuo senpai»
«Sei un senpai tremendo, devo essere sincero»
Bokuto gli tirò un pugno amichevole sulla spalla e mise il broncio, mentre Akaashi sorrideva divertito, con quel suo sorriso difficile da individuare, facendo battere fin troppo forte il cuore del suo “senpai”.
«Akaashi…»
Bokuto aveva appena iniziato la frase mentre l’altro lo guardava curioso, quando in lontananza vide una figura nota che per un attimo gli fece richiudere la bocca. Il profilo dei suoi capelli era impossibile da non riconoscere.
Bokuto avrebbe voluto salutare Kuroo con la sua solita energia e magari anche corrergli incontro, ma in un primo momento, sentì irritazione. Era riuscito a convincere Akaashi a stare un po’ con lui dopo allenamento e stavano avendo una conversazione amichevole, ma Kuroo doveva arrivare e rovinare tutto.
«Hey, bitches! Cos’è, ho interrotto un appuntamento galante?»
Bokuto arrossì violentemente e ringraziò mentalmente il buio serale che nascondeva perfettamente le sue guance rosse ad Akaashi.
«Assolutamente no! Cosa te lo fa pensare? Stavamo andando a prendere un gelato e basta. Niente appuntamento. Solo amici»
Si girò speranzoso verso Akaashi, che come sempre aveva un’espressione indecifrabile. Nonostante lo conoscesse da tanto tempo era ancora difficile per lui capire cosa passava per la sua testa.
«Si, solo un gelato»
Disse dopo un momento di silenzio, e a Bokuto quasi sembrò che il suo sguardo fosse più affilato del solito.
«Mi dispiace interrompere, Bokuto mi aveva chiesto di parlare dopo allenamento e sono venuto qui. Ma ci possiamo vedere anche domani »
Kuroo agitò la mano come a dire che non c’era problema, ma Akaashi scosse la testa.
«No, parlate pure. Sono molto stanco a dire il vero, non ho energie infinite come Bokuto-san. Rimandiamo il gelato a domani, va bene?»
Guardò il suo capitano con uno sguardo più dolce e Bokuto sentì il suo cuore perdere un colpo. Poi Akaashi accelerò il passo e superò i due, sparendo dietro la curva.
 
«Bro, il tuo tempismo è tremendo»
Disse Bokuto con un tono lamentoso, scandendo ben bene la parola “tremendo”.
«A dire il vero credo di essere arrivato nel momento giusto. Ho sentito come hai iniziato quella frase, “Akaashi” detto in modo strascicato e pieno di emozione. Stavi per dire qualcosa di molto stupido, vero? Tipo una dichiarazione! Per fortuna che ti ho fermato»
Bokuto protestò a gran voce contro quell’insinuazione, pestando i piedi e agitando i pugni verso il moro che rideva, come se fosse un bambino piccolo. In realtà Kuroo sapeva che era così agitato perché ci aveva visto giusto, almeno in parte. Conosceva troppo bene i suoi polli, o il suo gufo in questo caso.
«Comunque mi dispiace, non volevo intromettermi. Domani vi lascerò in pace»
I due capitani si abbracciarono le spalle a vicenda, anche se Bokuto sbuffò ancora per un po’ mentre camminavano in direzione della casa di Kuroo.
«Bro, sei crudele»
Disse sconfortato Bokuto, sentendosi di nuovo arrabbiato nei confronti dell’amico. Fuori dalla porta metallica che portava agli appartamenti del condominio di Kuroo, c’era Kenma, immerso nella sua psp come al solito.
«Non fare il bambino, avevo promesso anche a lui di vederci stasera, quindi staremo tutti assieme. E comunque sa già tutto sul tuo problemino, non posso nascondergli niente. Tanto non ci sente nemmeno quando gioca»
«E invece vi sento»
Disse il ragazzo senza staccare gli occhi dallo schermo. Sembrava un ragazzino delle medie con la t-shirt con una stampa floreale e geometrica (molto hipster, Bokuto pensò) decisamente troppo larga per la sua taglia, un cappello da baseball e la camicia a quadri legata in vita. I jeans almeno erano suoi, il resto probabilmente erano vestiti prestati da Kuroo, Kenma non aveva mai avuto un buon gusto nel vestire: jeans e maglietta tinta unita tutto l’anno con sopra una felpa quando faceva freddo. A Kuroo però, che amava fare shopping e creare outfit, non era mai andato bene.
Bokuto lo salutò, non riusciva ad essere davvero arrabbiato per il fatto che Kenma sapesse, alla fine parlava così poco che probabilmente il suo segreto sarebbe stato perfettamente al sicuro. E sapeva che Kuroo raccontava sempre tutto al suo alzatore, avrebbe dovuto aspettarselo.
I tre salirono le scale fino all’appartamento di Kuroo, un grande trilocale che condivideva con suo padre. Dei bicchieri con del succo di frutta e una ciotola piena di patatine erano già disposti sul tavolo del salotto, e Bokuto non ci pensò due volte prima di fiondarsi sulla preda e mettersi una manciata di patatine in bocca. Gli altri due si sedettero intorno al tavolo con più calma, Kenma non staccò nemmeno gli occhi dal suo nuovo gioco prima di prendere una singola patatina e mangiarla lentamente.
«Volevi parlarmi, Bokuto-san?»
Bokuto gli lanciò un’occhiataccia, non sopportava quando prendeva in giro Akaashi in quel modo, anche se sapeva che scherzava.
«Oggi stavo quasi per sclerare, ti giuro. Volevo pranzare con Akaashi ma poi mi sono fatto prendere dall’ansia e non gli ho scritto ma lui mi stava aspettando e poi continuo a pensare che magari lui non prova nessun interesse per me e cosa succederà se mi dichiaro? Mi odierà e poi la squadra cadrà a pezzi e io non riuscirò a giocare e-»
«Madonna Bokuto, prendi fiato! Devi calmarti»
«Sono calmo rispetto a questa mattina»
Rispose mettendosi le mani nei capelli, ora del tutto giù e ancora leggermente umidi dopo la doccia che si era fatto in palestra.
Kuroo rispose con un sospiro e una mano sugli occhi, il suo amico era veramente un vulcano di energie, e questo significava che spesso era anche troppo esagerato.
«Secondo me stai esagerando. Tu sei totalmente cieco, ma io ho visto come ti guardava Akaashi prima, onestamente non penso che sei senza speranze»
Bokuto alzò la testa di scatto e lo guardò con tanto d’occhi. Aveva sentito bene? Akaashi che lo guardava in modo…diverso dal normale? Gli sembrava assurdo.
«Ha uno sguardo indifferente, come sempre»
Disse alzando le spalle, ma non poteva negare che Kuroo aveva attirato la sua attenzione.
«Si ma io ho visto come ti guardava mentre tu non stavi guardando lui»
Kuroo sorrise in modo sornione, ma era sincero, non lo stava prendendo in giro. Bokuto era più sorpreso che mai e ora la speranza stava iniziando a farsi strada nel suo petto.
Forse Kuroo aveva ragione. Forse era semplicemente troppo inconsapevole per rendersi conto che non era un amore a senso unico. Forse…forse…
«Quindi dobbiamo fare un piano! Devo dichiararmi! Devo fare qualcosa, magari è più facile del previsto!»
Il cuore di Bokuto batteva all’impazzata per l’agitazione e la felicità, mentre con le mani faceva gesti agitati e Kuroo rideva.
«Secondo me state correndo troppo»
La voce flebile di Kenma arrivò a spezzare la magia. Per la prima volta da quando erano lì, alzò gli occhi dalla console e guardò Bokuto intensamente.
«Kuroo potrebbe avere ragione, ma se ti fai prendere dall’entusiasmo e pensi che uno sguardo possa significare amore eterno rischi di rovinare tutto»
Dopo aver detto questo tornò a giocare e Bokuto si rese conto che aveva ragione. Non poteva cantar vittoria.
«Kenma ha ragione, era quello che volevo dirti. Per ora studialo, tenta di capire cosa gli piace, cosa pensa, come si comporta. Poi al campo estivo agiremo. Fai una lista se necessario!»
Bokuto annuì, questa volta più calmo e determinato. Si sentiva come se stesse partecipando ad una delle sue sfide, e se c’era una cosa in cui lui era bravo, questa era vincere. 
 
Aaaah, finalmente il secondo capitolo! Scusate se vi ho fatto aspettare, ho avuto il mio ragazzo ospite da me per una settimana. Questo capitolo mi è venuto molto più lungo del secondo, ero indecisa se tentare di tagliare o lasciare così. Voi che dite, è scorrevole comunque o dovrei tenermi più breve prossimamente? Ho anche seguito il consiglio nel mettere il nome ai messaggi del cellulare, se mi dite che così va meglio cambierò anche il primo capitolo!
Scusate se faccio domande, ma ci tengo a fare una fanfiction fatta bene che sia il più leggibile possibile <3
In questo capitolo finalmente si vede di più Akaashi e fa la sua comparsa anche Kenma, poi fra poco arriveranno anche gli altri (riuscirò a gestire tutti? Aiuto), non vedo l'ora di scrivere delle loro cazzate haha

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Capitolo 3
*** Consigli e batticuore ***


CAP. 3 Consigli e batticuore
 
Akaashi spinse con forza sulla schiena di Bokuto  per farlo piegare del tutto e fargli raggiungere un punto ben oltre i suoi piedi con la punta delle dita. Bokuto rispose con un sonoro lamento, chiedendo ad Akaashi di andarci più piano.
«Mi dispiace Bokuto-san, ma ti sei irrigidito e bisogna rimediare»
Bokuto sospirò e protestò ancora, ma Akaashi lo ignorò. Dopo anni che lo conosceva aveva capito che il miglior modo per rispondere alle sue lamentele era semplicemente non rispondere, perché se no Bokuto avrebbe iniziato a parlare così tanto di quanto fosse ingiusta qualsiasi cosa stesse avvenendo che alla fine Akaashi si sarebbe semplicemente arreso, stordito da un mare di parole. Se invece se ne stava zitto, solitamente Bokuto si stufava prima e cambiava argomento.
Non che fosse meno loquace così, ma almeno smetteva di lamentarsi. E comunque ad Akaashi non dispiaceva la sua parlantina, gli risparmiava la fatica di dover contribuire al discorso.
Forse gli piaceva pure sentire Bokuto parlare...dei suoi progetti, di cosa faceva durante la giornata, di cosa gli piaceva, dei problemi che aveva, di quel bellissimo film che aveva visto la sera prima, di quel nuovo posto che aveva scoperto dietro casa sua. Akaashi metteva insieme i pezzi e costruiva pian piano la sua immagine di Bokuto Koutarou e quei pezzi erano diventati importanti per lui. Vedeva Bokuto spesso, in un bambino che rideva forte con un cono di gelato cioccolato e menta in mano, in una serie tv che sapeva gli sarebbe piaciuta particolarmente, persino mentre studiava letteratura, sapendo che Bokuto avrebbe avuto difficoltà al posto suo.
Certe volte Akaashi, soprattutto quando era nel letto da solo con i suoi pensieri, si chiedeva se la personalità esuberante di Bokuto non stesse prendendo il sopravvento sulla sua, come se lui si stesse annullando di fronte all’eccessività del suo capitano. Ma poi si ricordava di tutti i momenti in cui Bokuto l’aveva ascoltato attentamente, senza fare un singolo rumore o senza agitarsi come il suo solito, e non si scordava mai nulla di quello che Akaashi gli diceva, sorprendendolo ogni volta. Bokuto non era egoista nella sua vivacità, non lasciava mai indietro gli amici e non li inglobava nella sua energia. Akaashi sorrise tirando appena un angolo della bocca in sù, sentendo un certo affetto per quel capitano scemo e spesso problematico.
 
«Ieri ho visto un documentario sui gufi. Si, l’ennesimo. Hanno anche parlato del gufo delle nevi»
Bokuto cambiò posizione, allargando le gambe prima chiuse, e Akaashi si sedette vicino a lui per iniziare il suo stretching.
«Sono i miei preferiti»
Rispose semplicemente.
«Si, lo so! Infatti ti ho pensato»
Akaashi premette forse con un po’ troppa forza il suo gomito piegato dietro la schiena e la spalla scrocchiò, ma Bokuto sembrò non accorgersi di nulla.
«Non mi hai mai detto se ti piacciono altri animali»
«Mh. A parte i gufi...le volpi. E le foche»
Bokuto rise sommessamente.
«Non mi aspettavo le foche! Da piccole sono adorabili, ma poi da adulte hanno un’aria troppo scema. Pensavo ti sarebbe piaciuto qualcosa di più regale. Non che le foche non vadano bene! Non lo intendevo in quel senso! Cioè, sono belle»
«Non serve che ti agiti così»
Akaashi lo guardò con il suo sguardo da “Bokuto-san, calmati per favore”, con una punta di divertimento. Ultimamente Bokuto sembrava agitato, e non come al solito, ma più che altro turbato per qualcosa.
Akaashi era abbastanza bravo a leggere le persone, visto che passava più tempo ad osservare piuttosto che contribuire alle conversazioni, e sicuramente aveva passato tanto tempo ad osservare Bokuto, per cui sapeva che c’era qualcosa di strano, ma non capiva cosa.
Era iniziato dopo che avevano incontrato Kuroo dopo allenamento la settimana prima, e Akaashi si domandava spesso di cosa avessero parlato.
A proposito di Kuroo, dov’era finita la Nekoma? La loro era stata la prima squadra a trovarsi nel luogo dove si allenavano ogni estate e pian piano erano arrivati tutti, ora mancava solo la Nekoma e, per ovvie ragioni di distanza, la Karasuno.
Akaashi si girò per chiedere a Bokuto qualcosa a riguardo ma lo trovò a gambe divaricate, con una mano appesa alla punta del suo piede intendo a fare stretching mentre con la destra scriveva velocemente sul suo cellulare. Akaashi alzò gli occhi al cielo e decise di non chiedergli niente, probabilmente stava parlando proprio con Kuroo.
Doveva ammettere che un po’ lo infastidiva come Bokuto stesse attaccato al cellulare anche nelle pause durante gli allenamenti, ma forse esagerava, certe volte Komi lo prendeva in giro perché sembrava un vecchio irritato dalle mode giovanili. Che poi non è che Akaashi non usasse il telefono, solo che...non lo sapeva nemmeno lui, era infastidito e basta a volte.
 
«Kuroo è in ritardo»
Bokuto disse queste parole sospirando e accasciandosi a terra (come faceva a quasi toccare terra con il torso con le gambe così allargate?! Ma allora non aveva bisogno di Akaashi che spingesse sulla sua schiena!)
«L’avevo notato. Ma arriveranno»
«Si, ovviamente. E poi non vedo l’ora che arrivi la Karasuno»
Akaashi annuì. Era una squadra interessante. Non erano ancora al loro livello, ma era sicuro che incrementando la forza personale di ognuno e facendoli funzionare meglio come squadra, sarebbero arrivati lontano. Già il fatto che fossero riusciti a tenere testa ad una delle squadre più forti della loro prefettura la diceva lunga, crescevano di giorno in giorno.
«Onestamente anche io. Voglio vedere come sono migliorati»
Bokuto lo guardò per un secondo con uno sguardo perso nel vuoto e confuso, poi si risollevò subito.
«Ah, si! Si, anch’io voglio giocare»
Ecco, era questo che turbava Akaashi: Bokuto si stava comportando in modo strano. Di solito avrebbe urlato di gioia e avrebbe iniziato ad inondare Akaashi di parole su quanto non vedesse l’ora di giocare e fare schiacciate potenti per distruggere quel Tsukishima e così avanti, invece sembrava che nemmeno avesse la pallavolo per la mente, il che era decisamente fuori dalla norma.
 
I suoi pensieri furono interrotti dalla porta della palestra che si aprì violentemente, rivelando i capitani delle due squadre rimanenti. Bokuto si alzò immediatamente in piedi e urlò:
«BROOO!»
Il suo urlo venne ripetuto da Kuroo, che si lanciò verso Bokuto e lo prese in braccio al volo, stile sposini. Akaashi non poté fare a meno di guardarli con il suo sguardo severo che riservava solo a loro due. Gli piacevano i campi estivi perché poteva allenarsi al meglio confrontandosi con altri giocatori forti e anche perché, doveva ammetterlo, era divertente. Un po’ meno divertente era fare da babysitter a Bokuto e Kuroo, ma anche Kenma era nella stessa posizione, per cui Akaashi non si sentiva solo.
Yamamoto e Inouka cantarono la marcia nuziale facendo dei versi striduli da gabbiani, mentre Kuroo si esibiva in una sorta di marcia verso la Karasuno, ancora ferma sulla porta con alcuni di loro visibilmente confusi e sbigottiti.
«Daichi, sei il terzo capitano, sei obbligato a sposarci!»
«Neanche per sogno! Salvatemi da questo incubo, per favore»
Disse il povero Daichi, e Akaashi si sentì molto vicino a lui in quel momento.
«Daichi-san, posso saltare anch’io in braccio al capitano di Nekoma?!»
«Hinata, stupido idiota, cosa stai dicendo?!»
Ed ecco che la quiete si era subito rotta. Daichi si mise una mano sul viso mentre diceva ad Hinata (in modo decisamente più gentile di quanto non avesse fatto Kageyama) che no, non poteva, e il piccoletto mise il broncio.
Kenma spuntò da dietro la massa di persone più alte di lui e salutò Akaashi con un mano, che rispose con un cenno del capo. La loro amicizia era così, silenziosa e tranquilla.
Kuroo si decise a mettere giù il suo capitano e si abbracciarono stretti. Akaashi vide che Bokuto stava sussurrando qualcosa all’orecchio del suo “bro” passandogli un pezzo di carta che Kuroo mise subito via, e si ritrovò a desiderare di sapere cosa fosse. Purtroppo però non erano affari suoi, non poteva pretendere di mettersi in mezzo a loro due.
 
Tutti si sistemarono nell’enorme palestra, i coach si misero a discutere sui turni di giocata mentre qualcuno iniziava a portare i primi cesti pieni di palloni e altri correvano a cambiarsi negli spogliatoi. Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine tutti furono pronti, ci si salutò e ci si inchinò, alcuni urlavano, altri ridevano. Sembrava di essere ad una fiera più che ad una serie di partite e Akaashi si ritrovò a prendere per il colletto Bokuto, che stava facendo finta di essere una ballerina con Kuroo, per riportarlo all’attenzione.
Si girò e vide che Daichi stava facendo la stessa cosa con il loro libero e quello con la pelata, praticamente il loro corrispettivo di Bokuto e Kuroo, e i due si scambiarono un sorriso già stanco che valeva più di mille parole.
Ben presto iniziarono le partite e il tempo delle risate e delle battute lasciò spazio alla concentrazione e all’assoluta voglia di vincere. Erano solo amichevoli, eppure nessuno di loro voleva essere quello a perdere. La loro prima partita fu con Nekoma, e Akaashi sospirò. Ecco che iniziavano.
«Bro…»
«Bro, non piangere»
Bokuto intrecciò le dita con quelle di Kuroo attraverso la rete da pallavolo.
«Anche se dobbiamo giocare contro, non mi tirerò indietro. Ti batterò in nome della nostra amicizia»
«Stessa cosa vale per me, bro»
Dopo quella commovente scenetta poterono finalmente iniziare e, di nuovo, Kenma guardò Akaashi alzando le spalle e dicendogli, abbastanza a bassa voce in modo che solo lui sentisse:
«Sarà una lunga settimana»
Akaashi gli sorrise e annuì. Almeno non era solo in quella gabbia di matti.
 
Il fischio diede il via alla loro prima gara e Akaashi smise di essere amichevole con quelli che erano comunque avversari. Lui non era esagerato come Bokuto, ma questo non significava che non ritenesse i ragazzi della Nekoma amici, ma amici o meno, sul campo non importava, ciò che importava era connettere la palla e farla cadere dall’altra parte.
Entrambe le squadre ci misero tutta la loro forza e strategia e Akaashi notò quanto Bokuto fosse di buonumore e la cosa gli fece tirare un sospiro di sollievo, era bello vederlo di nuovo sé stesso e non quella sorta di fascio di nervi ed imbarazzo che era stato per una settimana.
«Bokuto-san!»
Akaashi lanciò la palla verso di lui in un’alzata perfetta, una di quelle che Bokuto amava particolarmente prendere, e il capitano saltò in aria con tempismo preciso, il suo braccio già in procinto di estendersi sempre più finché non fu in linea con la palla. Il suo salto era potente e le sue gambe sembrava si allungassero invece che semplicemente staccarsi da terra da tanto che il movimento fu veloce. La sua mano si abbatté sulla palla con precisione e con una forza immane, mandandola nel campo avversario in modo fluido ed energico.
Prima che la gravità riportasse Bokuto con i piedi per terra, Akaashi riuscì a vedere una striscia di pelle fra i pantaloni da allenamento, alzati a causa del salto, e le sue lunghe ginocchiere. Era solo una coscia, niente di che, Akaashi aveva visto Bokuto nudo più di una volta negli spogliatoi, e allora perché si sentì arrossire così tanto? Si sentiva come un voyeur che aveva appena visto qualcosa di proibito, nonostante non fosse affatto così.
Sperò ardentemente che nessuno notasse il suo imbarazzo, ma la squadra era troppo felice per la vittoria che il punto di Bokuto gli aveva fornito e quindi tutti si riunirono attorno a lui e al capitano festeggiando, senza dare troppo peso alle sue guance rosse. In fondo, erano tutti rossi e sudati per lo sforzo.
Bokuto fu il primo ad abbracciarlo
«Akaashi! È stata un’alzata spaventosa!»
«Spero che sia un complimento»
«Certo che lo è!»
Bokuto lo strinse forte ma lo lasciò subito andare quando Akaashi appoggiò le mani sul suo petto, come a dire “ok, è abbastanza”.
Per un momento però, fu fin troppo consapevole del corpo di Bokuto, dei suoi muscoli sviluppati e forti, del suo cuore che batteva velocemente per la gioia e la fatica, del suo petto che si alzava e abbassava contro i suoi palmi. Akaashi sentì le guance scaldarsi ancora di più e osservò Bokuto per un attimo intontito, sorridendogli quasi istintivamente, cosa che raramente accadeva. Ma se lo meritava dopo la fantastica partita che aveva giocato. Bokuto era forse anche più rosso di lui, ma era normale, era il loro ace e come tale giocava di più e si stancava più in fretta.
«Bro, mi dispiace, ma ci riconfermiamo i migliori»
Disse infine Bokuto, rivolgendosi verso il moro che stava parlando con Kenma di chissà quale strategia. L’altro si limitò a tirare fuori a lingua e sorridere in quel suo modo criptico che ad Akaashi faceva venire in mente i serpenti più che i gatti.
«Bokuto-san, dobbiamo prepararci per la prossima partita»
Bokuto annuì e entrambi salutarono la Nekoma.
 
La prima giornata finì in fretta, con Fukurodani in testa, seguita poi da Nekoma e, alla fine, la Karasuno. Ormai tutti i loro giocatori avevano bruciature sulle cosce a causa delle punizioni che avevano dovuto sopportare ogni volta che perdevano. Avevano giocato in modo strano, a tratti imbarazzante, ma gli avversari più perspicaci avevano capito che stavano tutti provando nuove strategie e di far funzionare le loro nuove tecniche, e quando effettivamente riuscivano ad utilizzarle...beh, se tutti gli ingranaggi fossero finiti al loro giusto posto, di sicuro sarebbero riusciti a vincere molto di più.
La cena non fu calma come ci si aspetterebbe dopo aver passato la giornata ad affaticarsi, anzi, tutti sembravano decisi a fare casino.
«Noya, apri la bocca!»
Tanaka prese mira con un cucchiaio e lanciò una pallina di riso nella bocca di Nishinoya, che alzò i pollici e urlò:
«Ricezione perfetta!»
Bokuto guardò la scena e poi si risolve al suo migliore amico:
«Potremmo farlo anche noi! Chiediamogli se vogliono fare una gara a chi ne prende di più»
Prima che Kuroo potesse rispondere, Bokuto sentì la famigliare mano di Akaashi che si stringeva sul suo colletto, e Kenma fece lo stesso con il suo stupido capitano.
«Non se ne parla nemmeno»
Dissero quasi all’unisono, e Bokuto mise il broncio, tentando di far venire i sensi di colpa ad Akaashi con i suoi occhioni da cucciolo. Ovviamente non stava funzionando.
«Bokuto-san, non darmi problemi fin dal primo giorno, per favore»
Disse semplicemente Akaashi e, dopo averlo preso in giro per il suo modo di fare da mamma chioccia, Bokuto capì dal suo tono definitivo che se avesse tentato qualcosa di stupido se ne sarebbe pentito amaramente.
 
Era stato agitato tutto il giorno, incapace di contenere la sua energia (e infatti avevano vinto più di una partita), e tutto perché non vedeva l’ora di sentire che consigli gli avrebbero dato i ragazzi della Karasuno. Probabilmente stava proiettando troppe speranze in loro, ma finché non si deprimeva in mezzo ad una partita e riusciva a stare in compagnia di Akaashi senza comportarsi in modo troppo bizzarro, la speranza andava più che bene.
Si ritrovò a mangiare in fretta, e fece segno a Kuroo di alzarsi nonostante l’altro non avesse ancora finito. Kuroo fece una smorfia, ma seguì comunque il suo amico.
«Sono sorpreso, non è da voi mangiare come delle persone normali. Soprattutto Bokuto, di solito si ingozza»
Disse Konoha, prendendo in giro il capitano che era già in piedi e pronto a partire.
«Lo so, ma ho delle cose da fare con Kuroo, è importante»
Akaashi lo guardò con un’espressione pericolosa.
«Niente di stupido, spero»
«Questa volta sei salvo, Akaashi, non ho intenzione di fare scherzi a nessuno»
Il vice capitano tirò un sospiro di evidente sollievo, anche se il sospetto rimaneva nei suoi occhi. I due si allontanarono subito dalla tavola, salutando.
«Credi davvero che non stiano architettando nulla?»
Chiese Konoha. Akaashi scrollò le spalle.
«Mi sembrava onesto. La cosa comunque non mi piace»
«E io lo so perché non ti piace, Keiji caro»
Akaashi non esitò nel tirare un pugno sulla spalla di Konoha, che si limitò a ridere.
 
Bokuto e Kuroo camminavano in silenzio uno accanto all’altro, Bokuto un po’ più lentamente.
«Che hai, bro? Fino a poco fa non vedevi l’ora di questa cosa»
Bokuto scrollò le spalle e non rispose subito. Girarono l’angolo e la stanza della Karasuno fu in vista.
«Non lo so, ho paura che sia inutile»
Kuroo gli mise un braccio intorno alle spalle e rise.
«Se si rivela inutile allora penseremo a qualcos’altro, non abbatterti così per nulla»
Dalla fine del corridoio proveniva un brusio sommesso, a tratti interrotto da qualche urla (e Bokuto pensava fossero il loro piccoletto e l’alzatore con la morte in faccia) e poi risate. Sembrava si stessero tutti divertendo e Bokuto ritrovò un po’ della sua fiducia, era bello sentire una tale vivacità.
«Oggi alla nostra prima partita è successo qualcosa di incredibile, sai? Akaashi mi ha sorriso. Un vero sorriso! E aveva le guance rosse e gli occhi come offuscati. È stato un momento magico. Sto iniziando a credere che tu abbia ragione, forse anche lui prova qualcosa»
Kuroo lo strinse ancora di più a sé, strofinando la mano libera sui suoi capelli.
«Ecco, bravo, pensa alle cose belle!»
Bokuto rise felice e Kuroo bussò alla porta di fronte a loro, chiedendo se era permesso entrare. Il moro rimase sulla soglia, sorridendo tranquillo. A differenza di Bokuto, Kuroo era capace di disattivare la sua stupidità ed essere una persona totalmente normale e decisamente affidabile, era solo con lui che dava sfoggio del peggio di sé.
Daichi sorrise con aria stanca, ma il suo sorriso scomparve quando Bokuto fece capolino da dietro il suo amico urlando il suo caratteristico “hey hey hey!”
«Ditemi che non siete qui per fare qualche danno, per favore»
Disse il capitano premendo la base del naso con l’indice e il pollice. Bokuto si sentì quasi in colpa di essere lì.
«No, a dire il vero siamo venuti per chiedervi dei consigli»
«Non ti diremo mai come funziona il nostro segretissimo nuovo attacco!»
Disse subito Hinata, che come sempre pensava solamente alla pallavolo. Kuroo pensò che non era il caso di rivelare al piccoletto che aveva già capito da un po’ cosa stavano tentando di fare, non era il momento di farlo arrabbiare.
Daichi fece cenno ad Hinata di stare calmo e chiese, con un’espressione a dir poco curiosa, di cosa si trattasse.
Questa volta fu Bokuto a parlare. Non aveva senso girare intorno alla cosa, per esempio facendo finta che chiedeva consigli “per un amico” o tentando di nascondere chi fosse il bersaglio delle sue attenzioni, anche perché non era bravo a mentire, per cui andò dritto al punto:
«Mi piace Akaashi. Mi piace davvero molto, ma sono totalmente incapace a flirtare con lui e non posso chiedere aiuto alle persone vicine a noi, quindi abbiamo pensato di chiedere a voi. Avete dei consigli da darmi?»
 
Il capitano della Karasuno li guardò in un modo strano, come se non credesse neanche un secondo alle sue parole. Probabilmente si aspettava una sorta di barzelletta o uno scherzo, ma quando Bokuto si sedette sulle ginocchia davanti ai loro futon ancora non ordinati e li pregò di ascoltarlo, Daichi cambiò espressione e sorrise.
«Ah, che bello l’amore adolescenziale, mi fa sentire ringiovanito»
«Ma se ho la tua stessa età»
«Non mentalmente»
Kuroo non riuscì a trattenere una risata mentre si sedeva accanto a Bokuto.
«No dai, seriamente. Sono venuto qui in ginocchio per avere la vostra saggezza e tu mi tratti così»
Bokuto si mise una mano sul cuore ferito e tentò di usare gli occhioni da cucciolo su Daichi. Su di lui non funzionò, ma il vice capitano invece sembrò commosso davvero.
«Daichi, guardalo, è innamorato e disperato. Dobbiamo aiutarlo!»
Sugawara aveva gli stessi occhioni di Bokuto, ma ebbero un effetto totalmente diverso sul capitano.
«Ok, ok, ho capito. Ragazzi, c’è qualcuno che vuole partecipare a questa sessione di consigli d’amore?»
Quasi tutti si precipitarono intorno a Daichi, forse più per divertirsi che per altro, ma alcuni (fra cui ovviamente Tsukishima) rimasero a farsi gli affari loro sui rispettivi futon.
Kuroo batté le mani, come se fossero ad una conferenza e dovesse attirare l’attenzione, poi tirò fuori dalla tasca il biglietto che Bokuto gli aveva passato quella mattina quando si erano salutati.
«Bokuto ha fatto una lista di cose che piacciono ad Akaashi, penso che possa essere utile. Vediamo…»
Lesse ad alta voce il contenuto, compresi i commenti di Bokuto:
 
  • Gelato alla fragola
  • Film thriller e drammatici
-Bokuto (magari)
  • Fare jogging di sera
  • L’inverno
  • Colori preferiti: bianco, blu e oro (wooooo, come i miei occhi!) (ah no, sono i colori della squadra…sigh)
  • Studiare la domenica sera (ma davvero???)
  • I mirtilli
  • I camini a legna e vorrebbe averne uno (CHE COSA ROMANTICA)
  • I dolci (non me lo aspettavo…dice che non li mangia quando c’è altra gente perché non vuole dare il cattivo esempio! CHE UOMO)
  • I gufi delle nevi (molto importante), le volpi, le foche
 
Kuroo ripiegò di nuovo il foglio e i primi a parlare furono, ovviamente, quelli più vivaci.
«Dovresti usare queste informazioni per conquistarlo inondandolo di cose che ama! Devi fare regali, fare complimenti, portarlo in posti romantici, stargli accanto il più possibile. Insomma, sii esplicito! Più diretto sei, più sarà facile conquistarlo»
Tanaka incrociò le braccia sul petto come se avesse appena detto la cosa più intelligente del mondo e Bokuto annuì seriamente, prendendo degli appunti mentali. Esplicito, regali, complimenti, stargli addosso.
«Non dimenticarti di proteggerlo!»
Aggiunse Nishinoya mettendo una mano sulla spalla di Tanaka come a dire che era totalmente con lui.
«Non vuoi mica che altri mettano le mani su di lui prima di te, giusto? Devi proteggerlo dai pericoli e dalle grinfie degli altri spasimanti»
«N-non credo ce ne siano»
Disse Bokuto, con una punta di apprensione. E se invece c’erano davvero ma lui era troppo ingenuo per accorgersene? Nishinoya sembrò capirlo e fugò ogni suo dubbio:
«Ci sono sempre degli spasimanti! Magari tu non li vedi, ma ci sono. E devi assicurarti che non lo tocchino»
Adesso fu il turno del libero di incrociare le braccia sul petto e lui e Tanaka si guardarono come un’occhiata complice. Erano soddisfatti del loro lavoro.
Altre note mentali per Bokuto: proteggerlo dagli spasimanti invisibili.
In tutto questo, Daichi e Suga sembravano disperati e in attesa. Forse volevano parlare per ultimi, sicuri che quello che avevano da dire era decisamente meglio di qualsiasi cosa sarebbe stata detta prima.
Hinata si schiarì la voce:
«Devi fare le migliori schiacciate del mondo! Quelle che fanno wooosh e bang e zooom, così Akaashi-san sarà felice perché sarai il migliore»
Bokuto sorrise e annuì, trovava la sua innocenza estremamente dolce e forse non aveva tutti i torti, migliorare nelle pallavolo (e magari entrare in top 3) non era un’idea così malvagia, Akaashi ne sarebbe stato contento per davvero.
Incredibilmente, fu Kageyama a parlare subito dopo, e nessuno si aspettava che proprio lui desse consigli d’amore, quindi l’alzatore si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso:
«State sbagliando tutto. In questo modo lo farai scappare e basta perché penserà che sei troppo appiccicoso»
Daichi e Suga si guardarono stupefatti con una punta di speranza nei loro occhi.
«Per conquistarlo devi trattarlo male, ignorarlo e fare finta che non ti importi, perché così lui si renderà conto di ciò che si perde e verrà da te. Se lo tratti troppo bene si abituerà alla cosa e ti darà per scontato, quindi devi fare il contrario! È psicologia inversa, l’ho letto da qualche parte»
Daichi sembrava sul punto di svenire. Lui e Sugawara avevano sperato in Kageyama invano. Hinata però sembrava quello più scioccato di tutti e si ammutolì di colpo.
Dall’altra parte della stanza arrivò un sospiro profondo e Tuskishima si mise seduto, mantenendosi comunque a debita distanza, parlando mentre si sistemava gli occhiali. Sembrava un vero intellettuale.
«Lasciatemelo dire, certe volte mi vergogno di passare del tempo con voi. Questi consigli sono tremendi. Siete pazzi e Bokuto-san non conquisterà mai nessuno così»
Yamaguchi annuì, con un’espressione a metà fra il dispiaciuto e il divertito.
 
«Uhm...in effetti...»
La voce proveniva da Asahi e gli occhi di tutti si spostarono da Tsukishima al ragazzo del terzo anno, che si stava tormentando i capelli ormai sciolti con uno sguardo imbarazzato. Stava tentando di guardare ovunque tranne le persone intorno a lui.
«Tsukishima ha ragione, non bisognerebbe fare così»
Bokuto era pronto agli appunti mentali e Asahi si sentì un po’ più a suo agio vedendo che il diretto interessato lo stava ascoltando attentamente.
«Il contatto è molto importante, ma non devi esagerare. Per esempio, guardalo e fagli notare che lo stai guardando, ma non fissare come un maniaco. I sorrisi anche sono importanti, soprattutto quando si ha un contatto visivo. Bisogna fare tanta conversazione, trova i punti in comune e approfondisci quelli e non addentrarti in cose profonde e troppo personali all’inizio, parlane solo quando l’altro inizia a farlo spontaneamente. I complimenti vanno benissimo, ma non bisogna farne troppi o si rischia di diventare noiosi e in generale non devono essere complimenti strani, tieniti su cose come occhi, capelli, sorriso»
Tutti pendevano dalle labbra di Asahi, che per evitare di sentirsi troppo in imbarazzo aveva deciso di guardare a terra, gesticolando mentre spiegava il suo punto di vista.
«Non esagerare nemmeno con il contatto fisico! Tenta di renderlo casuale, come se fosse un errore, e valuta la reazioni: in base a quelle puoi decidere se ritirarti o andare avanti. Dopo un po’ puoi provare a chiedere direttamente un appuntamento, se ne hai il coraggio. Se no puoi chiedere di uscire e basta, come amici, e arrivare agli appuntamenti seri solo dopo. E…beh, penso che da lì le cose vadano da sole»
Asahi offrì un piccolo sorriso di incoraggiamento, finalmente guardando Bokuto e gli altri. Ci fu un momento di silenzio e Daichi fu il primo a chiedere ciò che stava passando per la testa di tutti:
«Ma dove le hai imparate queste cose? Soprattutto tu, che ti vergogni per tutto!»
Asahi arrossì, come a dar ragione a Daichi, e la sua voce fu più bassa del normale quando rispose:
«Wikihow…»
Bokuto rise, ma non lo intendeva in modo negativo.
«Questa sembra la cosa migliore e più completa da fare! Non pensavo sarebbe stato così utile venire qui»
Asahi gli sorrise riconoscente.
Tsukishima però non sembrava contento e fece schioccare la lingua in disapprovazione.
«Quello che dice Asahi-san è giusto, però tu sei particolarmente strano e inquietante. Dovresti smetterla con l’ossessione per i gufi, davvero»
Questa volta, pure Kuroo buttò i suoi consigli nella mischia. Annuì verso Tsukishima e lo indicò con due dita, ritornando ad essere l’amico fuori di testa che Bokuto conosceva.
«Tsukki ha centrato il punto, bro! Anch’io ho un’ossessione per i gatti, ma non vado in giro a dire a tutti che passo le mie giornate a giocare a Neko Atsume o che ho una cartella di parecchi gigabyte sul mio computer piena di foto di gattini carini»
Per un attimo ci fu un silenzio totale nella stanza, interrotto solo dallo sbuffo di Tsukishima, che come sempre doveva atteggiarsi a quello sano di mente del gruppo (e forse era l’unico davvero).
«Beh, credo che tu l’abbia appena fatto. E non chiamarmi Tsukki!»
 
Bokuto poté quasi vedere il sudore freddo scendere lungo la schiena di Kuroo che, in un momento di foga, aveva rivelato il suo più grande segreto. Bokuto gli mise una mano sulla spalla e lo guardò con uno sguardo da vero uomo, anche lui aveva appena svelato il suo più grande segreto a della gente che conosceva a malapena. Erano sulla stessa barca.
Bokuto cambiò posizione, stanco di stare seduto sulle sue ginocchia e si guardò intorno pensieroso.
«C’è qualcun altro che vuole dirmi qualcosa?»
Yamaguchi alzò la mano come se fosse a scuola e resosi conto del suo gesto la abbassò in fretta.
«Uhm. Io credo che non dovresti essere troppo aperto. Devi rimanere calmo e composto, magari avere un’aria di mistero attorno a te, di solito attira molto. E poi...beh, non è male se inizi ad insultare le persone in modo sagace e ironico, per mostrare che sei superiore. Sembreresti più carismatico, soprattutto se parli poco e guardi tutti dall’alto in basso»
Nishinoya iniziò subito a ridere.
«Yamaguchi, hai appena descritto Tsukishima! Andatevi a prendere una stanza per voi, per favore!»
Il ragazzo del primo anno arrossì così tanto che quasi non si potevano distinguere le sue lentiggini e dopo aver chiesto scusa, non si sa bene a chi, Yamaguchi uscì un po’ barcollando dalla stanza, seguito poco dopo da un Tsukishima tutto sbuffi e sospiri. Nessuno tentò di mettersi in mezzo.
 
Dopo che Tsukishima fu uscito, fu il turno di Kuroo di sbuffare.
«Non ci siamo proprio, perché pensavo che questa visita sarebbe risultata utile? Bokuto, fai una cosa: mandagli dei nudes così vedrà quanto ce l’hai lungo e vorrà stare per sempre con te»
Bokuto scoppiò a ridere, e Kuroo sembrò offeso.
«Cavolo, ero serio! A questo punto potrebbe pure funzionare. E comunque purtroppo Tsukki ha ragione, la tua ossessione per i gufi è troppo evidente. Devi nascondere tutto, come me!»
«Voi mi fate sinceramente paura. Spero che il tuo piano non ci coinvolga più»
Daichi scosse la testa mentre parlava e Bokuto notò che il suo sguardo esasperato somigliava veramente tanto a quello di Akaashi.
Suga si schiarì la voce e un certa calma tornò sui ragazzi che avevano iniziato ad agitarsi.
«Bokuto-san, devi semplicemente essere te stesso. Non puoi usare tecniche di conquista che persone semi sconosciute ti hanno consigliato. Tu sei quello che conosce Akaashi meglio di chiunque altro, devi guardare dentro di te e decidere da solo cosa fare. Se siete amici è perché a lui piaci come sei, non serve inventarsi cose strampalate. Continua ad essere te stesso e sii sincero con lui, è questa la cosa giusta da fare»
Asahi e Daichi (gli unici componenti della squadra con un minimo di buon senso) guardarono Suga come se fosse un angelo sceso dal cielo e annuirono con forza, ma Kuroo non sembrò per niente impressionato, così come tutti gli altri.
«Nah, troppa fatica»
Disse Bokuto, seguito poi da un coro di voci sovrapposte che tentavano di far valere la propria opinione sopra quelle degli altri. I ragazzi del terzo anno sospirarono distrutti, almeno ci avevano provato!
«Ragazzi, grazie a tutti ma direi che è ora di andare. Dai, Bokuto, andiamo in bagno così puoi farti le foto sexy da mandare ad Akaashi»
Bokuto balbettò qualcosa mentre Kuroo lo trascinava via, salutando la Karasuno che ora era entrata nel caos. Sembrava che avessero preso fin troppo a cuore la questione su come conquistare qualcuno e il capitano era, come sempre, quello che doveva calmare i suoi compagni. L’ultima cosa che Bokuto vide fu lo sguardo di puro odio che Daichi gli lanciò e lui sorrise imbarazzato.
Avrebbero dovuto scusarsi in qualche modo.
 
I due si fermarono di fronte alla stanza della Fukurodani.
«Bene, hai memorizzato tutto ciò che ti hanno consigliato? Tranne le cose troppo stupide, ovviamente»
Bokuto si chiese quali erano le cose troppo stupide e quali quelle serie, ma non importava: avrebbe provato tutto.
«Si, non preoccuparti. Domani inizia l’operazione Conquista!»
Bokuto si mise in una posa eroica, come se fosse un paladino che si accingeva a partire per una missione pericolosa. Kuroo rise di gusto e diede la buonanotte al suo amico, continuando lungo il corridoio diretto alla sua stanza.
 
Akaashi era sdraiato sul suo futon. Intorno a lui c’era già il silenzio, alcuni aveva iniziato a dormire, altri leggevano o guardavano il proprio cellulare, mentre lui semplicemente fissava il soffitto.
Non riusciva a rimanere tranquillo sapendo che Bokuto era in giro a fare chissà che cosa con Kuroo. Quei due insieme non promettevano mai nulla di buono, però forse si sentiva un po’ troppo in apprensione rispetto al solito.
Non riuscì a prendere sonno finché non sentì Bokuto che tornava e si sdraiava nel futon accanto al suo.
«Bokuto-san»
Sussurrò, per non svegliare chi dormiva. Bokuto non fu così attento e si lasciò sfuggire un gridolino acuto che fece venire voglia ad Akaashi di ridere.
«Akaashi! Non mi aspettavo di trovarti ancora sveglio»
La voce di Bokuto iniziò rumorosa, ma si abbassò ad un bisbiglio appena qualcuno gli tirò un cuscino in testa.
«Ero preoccupato per te. Non ti sei cacciato nei guai, vero?»
Il capitano rimase in silenzio e Akaashi non poteva vedere il suo viso, per cui la sua preoccupazione si fece più insistente. Non stava rispondendo perché aveva combinato un casino? Era successo qualcosa di brutto? Cosa gli prendeva?
«No, va tutto bene. Non preoccuparti, andiamo a dormire»
Akaashi sorrise, anche se Bokuto non poteva vederlo, e gli augurò la buonanotte. Anche se Bokuto russava e si muoveva troppo, spesso svegliandolo con un calcio o una manata, Akaashi aveva notato che riusciva a dormire meglio quando erano insieme.
 
Oddio, questo finora è il capitolo più lungo e mi ci è voluto veramente troppo per scriverlo. Finalmente si vede un po' anche il punto di vista di Akaashi e ci sono UNA MAREA di dialoghi, anche per questo ci ho messo molto. Spero che li troviate divertenti come lo è stato per me scriverli XD alla fine non so quanto i consigli della Karasuno saranno utili a Bokuto...
In più, ho cambiato il titolo della fic! Avevo detto all'inizio che non mi ispirava particolarmente ed era provvisorio, ora mi sono decisa. E già che ci sono, vi linko una playlist che ho fatto su 8tracks per questa fanfiction: http://8tracks.com/kimsherd/how-to-be-a-heartbreaker spero vi piaccia!

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