Red Tardis

di Lady_Aithusa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Il Tardis ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

"STERMINARE"
Inizia con questa parola, a mio parere orribile, la mia storia.
La continuo a sentire, nella mia testa, da quando sono nata, delle voci metalliche continuano a ripeterla.
Poi ogni volta che chiudo gli occhi vedo la guerra, morte e distruzione, ma non del pianeta Terra, quelli che vedo sono luoghi di un altro mondo.
Tutto questo non ha senso, nei miei diciassette anni di vita non sono mai riuscita a dargli una spiegazione logica, ormai lo definisco solo un ossessione e mi sono abituata a quelle crude scene che mi vengono a far visita nei sogni.
Non ne ho mai fatto parola con nessuno, nessuno lo sa.
Ma ora la vera domanda è: chi sono io?
Sinceramente non lo so, la mia vita è sempre stata così confusa, so solo di essere una magra e alta ragazza che fra qualche mese compirà diciotto anni coi lunghi e mossi capelli rossi scuro e due occhi di un colore indefinito tra il viola e il rosa.
Mi sento diversa dal resto del mondo e in pochi riescono a capirmi veramente, passo gran parte della mia vita rifugiandosi tra i sogni, sento di non appartenere alla razza umana eppure sono come gli altri.
I miei genitori cercano continuamente di aiutarmi, sanno che in me c'è qualcosa di strano, ma io non ho voglia di parargliene, non ho un bellissimo rapporto con mio padre e mia madre, nonostante loro mi amino più di qualsiasi cosa e distruggere nero il mondo per me.
River Song, mia madre fa la archeologa e nel tempo libero cerca sempre di stare con me per capire i miei problemi... Mentre mio padre, beh lui non c'è quasi mai, si fa chiamare John Smith, ma sento mia madre che lo chiama certe volte "Dottore", non so che lavoro faccia, mi dice solo che lavora lontano, molto lontano.
So che c'è qualcosa di strano nella mia vita, come se io non sarei mai dovuta nascere, la mia vita è così fuori posto, ma un giorno troverò quello che manca, quel piccolo particolare che sistemerà tutte le cose.
La conferma che io non sono come tutti gli altri.
Questo accadrà quando troverò nel mio giardino una cabina telefonica londinese rossa... Ma non una cabina come tutte le altre, una più grande all'interno

 

**********

È la mia prima ff su Doctor Who che scrivo spero che il prologo vi sia piaciuto nonostante la lunghezza, il primo capitolo avviamento sarà decisamente più lungo.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Il Tardis ***


<< Shadow, è pronta la cena, vieni a mangiare >>

"Mia madre non poteva rompere in un qualsiasi altro momento?" Penso scocciata, stavo disegnando o come dico io "scarabocchiando", ed era una di quelle rare volte che riuscivo a fare qualcosa di decente.

Sbuffo, cercando di pensare ad una scusa per non andare a cenare, non ho assolutamente fame, ma finisco col dire semplicemente << No, non posso, sono impegnata >>

Purtroppo non sono un asso a mentire e mia madre mi conosce fin troppo bene, ormai, so che fra poco sarebbe venuta a prendermi per portarmi di peso in cucina, infatti la sento salire le scale e raggiungere camera mia, apre la porta sbattendola.

Lei è sulla soglia, i ricci capelli biondi sono scompigliati e indossa un grembiule bianco per la cucina << Niente storie signorina, adesso vieni a mangiare con me >> So che è impossibile contestare mia madre, River Song, quindi mi alzo nervosamente facendo cadere la sedia, poi scendo in cucina.

Casa mia non è nulla di speciale, è grande come casa e sicuramente ben arredata con uno stile che ha qualcosa di antico e leggermente malinconico, come mia madre, già, lei nel suo sguardo ha qualcosa di triste, forse è per via di mio padre, che non è mai a casa e so che le manca, come manca a me.

Quando sono seduta a tavola mangio rapidamente un modesto piatto di riso poi mi precipito di nuovo in camera.

Il tempo di sistemare leggermente la stanza e di cambiarmi ed è già ora di addormentarmi, il momento che odio, perché non appena chiudo le palpebre loro ci sono, pronti a tormentarmi. Immagini di guerra morte e poi quella scritta.

No more.

Non più.

Non so cosa significhi, non più cosa?

Poi arrivano loro, i Dalek, o almeno così ho capito che si chiamano, e distruggono ogni cosa, morte, grida sofferenza.

Sterminare.

Mi sveglio di colpo, tastandoti la fronte sudata per la tensione, tremo mentre cerco di calmarmi.

Succede così ogni volta, da diciassette anni.

Provo a riaddormentarmi quando sento improvvisamente un rumore provenire dall'esterno, è un rumore forte come quando qualcosa si schianta, incuriosita mi affaccio alla finestra e quello che vedo è molto più folle di quanto possa immaginarmi: fiamme e fumo e nel bel mezzo scorgo una sagoma rettangolare di qualcosa, nel mio giardino.

Inizialmente prendo in considerazione l'idea di chiamare mia madre, che è uscita con un'amica, o la polizia, potrebbe essere qualcosa di pericoloso, molto pericoloso.

Forse qualcosa che c'entra con i miei sogni, qualcosa di alieno.

Ma la curiosità ha la meglio, d'altronde sono come mi definiscono i miei amici una testarda imprudente, prendo un maglione per coprirmi e il giubbotto e poi mi precipito in giardino correndo.

Ovviamente fuori casa l'aria è irrespirabile, infatti mi copro il viso con un fazzoletto per proteggermi dalla polvere, cerco di vedere lì in mezzo di cosa si trattasse.

E così la vedo, la cosa più sensazionale della mia vita.

Una cabina telefonica londinese rossa precipitata dal cielo nel mio giardino, beh detto così non è nulla di così incredibile, infatti non è ancora arrivata la parte interessante.

Mi avvicino alla cabina, ha i vetri frantumati per lo schianto e le pareti sporche e ammaccate, quando appoggio la mia mano sulla superficie una piccola scossa mi invade il corpo, una strana sensazione, come se la cabina volesse dirmi qualcosa, come se fosse viva.

Faccio scorrere la mano fino alla maniglia e poi cerco di aprirla, una spinta assestata e la portiera si sposta rivelando il mistero della cabina.

Al suo interno si apre un mondo, letteralmente, è enorme, al centro c'è una console con qualche strano pulsante e leva, forse è lì che si manovra la cabina, intorno ad essa le pareti sono di colore nero interrotto da striature blu elettrico che illuminano l'interno, su di esse ci sono tre porte di ferro.

Entro con cautela nella cabina, sperando con tutta me stessa che non sia pericoloso, stranamente, nonostante la cabina è appoggiata sul lato io riesco a stare lì dentro come se fosse in posizione eretta, mi dirigo verso le porte per vedere dove conducono è noto dopo verde parte che collegano la parte centrale della cabina a dei corridoi.

Frugo tra la console, per vedere se c'era qualche libro o qualcosa del genere che spiegasse cosa diamine fosse quella cabina, anche se non avevo molti dubbi, era sicuramente aliena, sulla terra non poteva esistere nulla del genere.

Se fossi stata una persona normale dopo aver messo piede lì dentro sarei scappata a gambe levate chiamando qualcuno, ma io non lo sono, sono dannatamente affascinata da quel luogo, mi lascia una strana sensazione che non riesco a descrivere.

Finalmente trovo un libro dentro un cassetto, è tutto impolverato e qualche pagina è strappata, quel piccolo momento di trionfo però finisce subito quando apro il libro e noto che è totalmente scritto in un'altra lingua, a quanto pare indecifrabile, le lettere stesse erano scritte in modo diverso, sembrava un susseguirsi di strani cerchi.

Improvvisamente una voce metallica risuona in quel luogo, mi fa venire i brividi perché non ho più dubbi.

È la voce che sento nei miei sogni, la voce dei Dalek.

Se i Dalek sono come nei miei sogni mi avrebbero uccisa in pochi secondi, senza pietà, ho paura e maledico la mia idea di essermi cacciata in quel guaio.

Penso alla faccia dei miei genitori quando mi ritroveranno in quella maledetta cabina senza vita, sempre se riusciranno a trovarmi, uccisa da un Alieno in una cabina più grande all'interno precipitata da chissà quale pianeta.

Ma quanto mi sbaglio, forse posso definirla fortuna oppure l'esatto contrario, ma quello che aveva parlato non è un Dalek... O meglio, si lo è, ma non nella mente.

La creatura si dirige verso di me, con il suo organo visivo, almeno quello che ci assomiglia, sembra scrutarmi da capo a piedi.

Poi sta per parlare, io penso subito che quello che uscirà dalla sua bocca sarà un "STERMINARE" privo di emozioni ma invece dice << Io sono Dalek Treez, e voglio che tu, essere umano, mi aiuti >> dopo qualche secondo di silenzio in cui resto immobile a fissarlo letteralmente stupita, il coso, perchè a questo punto non so come chiamarlo, esclama con una voce tipo quelle che annunciano la partenza dei voli negli aeroporti << Danno al sistema del Dalek >>

Si era rotto, ecco perchè non aveva tentato di uccidermi e perché aveva chiesto aiuto, ora tornava tutto, tranne una cosa. Che ci faceva in quella cabina?

<< Treez, che ci fai qua dentro? Cos'è questo posto? >> chiedo io titubante, cercando di tenere una certa distanza dallo strano essere che ripose immediatamente << Questo è un Tardis, Time and Relative Dimensions In Space, può viaggiare nel tempo e nello spazio, è stato costruito dai Signori del Tempo, sul loro pianeta Gallifrey, io rimasi intrappolato qui dentro durante l'Ultima Guerra del Tempo tra Dalek e Signori del Tempo >>

Gallifrey, Dalek, Signori del Tempo e Guerra, tutto riconduce ai miei sogni, lo so, dovevo immaginarlo, quei sogni non sono semplicemente un caso, non ho mai creduto alle coincidenze, sono qualcosa di più importante e probabilmente il Dalek e il Tardis mi avrebbero aiutato a scoprirlo.

Eh già, perché ora ho tra le mani una potente macchina del tempo... Devo solo riparala.

Ricordo che quando ero piccola vedevo i film sui viaggi del tempo, solo film pensavo allora, viaggiare nel tempo non è possibile. Non avrei potuto immaginare che un giorno sarei potuta diventare proprio come il protagonista di quei film.

Perché questa sera cambia tutto.

<< Sai riparare e far funzionare un Tardis? >> chiedo speranzosa al Dalek, non avendo molte speranze di riparrar il Tardis visto che i manuali di istruzioni sono totalmente nella lingua dei Signori del Tempo, o qualcosa del genere, e sicuramente non so leggerla e nemmeno ho possibilità di decifrarla. Devo provare in tutti i modi anche ricorrendo a quelli più assurdi, tipo chiedendo a Treez.

<< Affermativo, ti aiuterò con il Tardis, ma ti chiedo una cosa in cambio: di ospitarmi nella tua abitazione umana e di aiutarmi e a vivere sul pianeta terra >> Finalmente ho qualche speranza di risistemare il Tardis e dare così una riposta ai miei sogni, ormai sono stufa delle loro visite notturne.

Ma non ho valutato il vero problema ovvero nascondere il Dalek, beh potrei metterlo in camera mia, sperando che i miei non lo notino, anche se non sarà semplice tenere un alieno rotto che in realtà dovrebbe uccidere o meglio, sterminare, qualsiasi essere vivente che vede, ovviamente tutto abusivamente, come minimo lo avrei dovuto dare alle autorità competenti, ma in questo modo la mia chance di viaggiare in cerca di risposte sarebbe perduta. Anche nascondere il Tardis non sarà semplice, ma dovevo farlo, ormai non potevo tirarmi indietro.

Sospiro convinta << Accetto >>

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