Noi poveri disgraziati

di M a r t
(/viewuser.php?uid=179094)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** AVVISO !!! ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I


 
 
 
 
Casa sua è un disastro. Il lavandino strabocca di stoviglie sporche e incrostate dal cibo che bada bene a prepararsi da solo, il pavimento è coperto da vestiti, senza escludere la biancheria intima, il piccolo divano nell'ancor più piccolo salone è ancora disseminato di briciole di biscotti e pop corn. Eppure ricordava di aver pensato a lungo sul pulirlo meticolosamente. Perché nonostante le condizioni in qui il suo appartamento si ritrova, Namjoon non ama particolarmente l'aria sporca che circola per le stanze. 
 
Cammina scalzo, facendosi strada tra i mucchi di vestiti sparsi qua e là, arrivando in cucina per preparasi una tazza di caffè. 
Quando Seokjin verrà a fargli visita, quel mese, si arrabbierà di brutto. Yoongi, al contrario, gli farà i complimenti. Non che Namjoon si aspetti qualcosa di differente o ci speri più di tanto, la routine fa parte della sua vita poiché, di fatto, la sua vita è routine. Sta bene così. Potrebbe definirsi perfettamente neutrale, tra il triste e il felice, quel mezzo che pochi conoscono e in cui tanti sperano. Perché, triste realtà, non esiste tristezza senza felicità, non puoi averne una evitando l'altra e il problema diventa infinito.
 
Il calendario, preciso come suo solito, lo avverte che il lunedì è presto arrivato e l'orologio gli intima di sbrigarsi, perché non ha tempo per assaporare il suo caffè. 
Namjoon rigira la tazza arancione tra le mani, beandosi del calore emanato dalla bevanda da essa contenuta e ne prende un sorso per svegliarsi completamente. Dovrebbe correre a farsi una doccia, invece di prendersela comoda. Dovrebbe essere già in macchina, diretto al suo impegno-senza-mancia, invece di leggere il giornale del giovedì scorso con curioso interesse, ma Namjoon è fatto così: le cose di corsa non gli piacciono affatto.
 
Finisce il suo caffè e quando sente squillare il suo cellulare punta svogliatamente un'occhiata al salone. Odia il suono di quel maledetto aggeggio, per cui si convince subito ad alzarsi per recuperarlo e rispondere alla prevedibile chiamata di Yoongi. 
Lo trova sul tavolino di vetro di fronte al divano, non guarda il contatto e schiaccia il pulsante verde per poi portare l'apparecchio infernale all'orecchio.
 
- Namjoon vedi di muovere il culo e di non startene a grattarti le palle per seguire la tua politica del "fare le cose con calma". Sei persino troppo intelligente per arrivare in ritardo.
 
Namjoon alza gli occhi al cielo e inumidisce le labbra prima di parlare ma, senza neanche aver avuto occasione di proferir parola, la conversazione viene subito interrotta e il ragazzo dalla belle ambrata rimane immobile nel suo così piccolo salone con il suono di un tu tu tu nelle orecchie a infastidirlo fino all'inverosimile.
 
Dopo anni di amicizia si chiede ancora come abbia fatto a sopportare Yoongi e i suoi sgarbati modi di fare. Dà certamente la colpa a quella pazza della sua maestra per averli messi al banco assieme nel periodo delle elementari. Namjoon parlava troppo e a vanvera di cose che gli altri bambini trovavano noiose, le sue chiacchiere erano considerate fastidiose dai suoi compagni, nessuno lo voleva nella sedia accanto alla propria. Tranne per quel bambino dagli occhi piccoli e il corpo incredibilmente minuto. Yoongi non parlava spesso, se non per chiedergli cose di necessaria importanza - come i pastelli a colori o il temperino - ma ascoltava con piacere. 
 
Passarono la loro infanzia insieme in completa armonia, così come l'adolescenza, fino ad arrivare a dove erano in quel momento. Namjoon lo trovava parecchio ironico, il modo in cui da un semplice accendino con il quale dare fuoco alle bottigliette d'acqua e i pacchetti delle patatine a quindici anni Yoongi sia passato a provocare l'incendio di casa di sua nonna a diciassette, la nomina da piromane da molti affibbiatagli e il fatto che il suo lavoro, di Namjoon, fosse quello di benzinaio.
Yoongi aveva riso talmente forte quella volta da spaventare la signora seduta sulla panchina affianco alla loro. Era primavera e le giornate erano talmente belle da non poter esser sprecate come se niente fosse. Namjoon ricorda molto bene, ha una buona memoria da sempre, ma ha come stampate nella mente le parole di Yoongi, che gli aveva detto così su due piedi che era davvero troppo intelligente per fare il benzinaio, che a lui serviva un lavoro vero, di far carriera e aver un futuro aperto a vizi ed agi, non alla merda gratuita. Yoongi stava ridendo, eppure era incredibilmente serio.
 
Fatto sta che Namjoon, nel tempo di riportare alla mente i ricordi di una vita si sia scordato le chiavi della macchina e sia stato costretto a risalire le quattro rampe di scale che lo separano dal suo appartamento. Giura di sentirsi tutto, tranne che intelligente.
 
 
✄✄✄
 
 
Piove a dirotto, talmente tanto che non si riesce a vedere quasi nulla dal parabrezza. Rome sembra non curarsene e continua a sorridere e aprire conversazioni che fin da subito diventano monologhi. 
La macchina è vecchia ma perfettamente pulita, emana persino un buon odore. Ma a pensarci bene, dopo quello che ha passato e i luoghi dove si è ritrovato a dormire, Jungkook pensa che qualsiasi odore sia sublime. 
 
Indossa una felpa nera con il cappuccio alzato sulla testa ed è troppo occupato ad ascoltare la playlist del suo cellulare per preoccuparsi delle parole di suo fratello maggiore. Rome gli ha già detto che vorrebbe guardarlo in faccia, che non serve coprirsi ora che sono al riparo all'interno della macchina, ma non ha insistito, non lo fa mai. E questo è uno dei motivi per il quale Jungkook lo sopporta.
 
Nonostante il maltempo si possa ricollegare perfettamente al suo malumore, decide che la coincidenza è la risposta più ovvia ad un tale evento. Prova a guardare fuori dal finestrino ma le gocce d'acqua sono talmente tante e violente che sembra piovano secchiate. 
Sono quasi arrivati a destinazione e mette le cuffie nella tasca grande della felpa, quella sul davanti. Intanto Rome non ha smesso di blaterare.
 
- ... fare amicizia, è importante. - improvvisamente torna la voglia di rimettersi ad ascoltare musica fino a farsi scoppiare i timpani - L'occhio sta meglio?
 
Rome ha sempre avuto la capacità di cambiare discorso come se nulla fosse e Jungkook questo, stranamente, lo apprezza. Si volta verso il fratello che lo guarda sorridendo e vorrebbe fargli notare che se non torna a  concentrarsi sulla strada finiranno per morire addosso ad un albero.
 
- Lo trovo meno gonfio.
 
- Ci ho messo il ghiaccio.
 
La sua voce è sempre un po' graffiata e bassa quando comincia a parlare, solitamente dopo qualche frase comincia a diventare calda e piacevole all'udito, ma Jungkook parla davvero poco e fin'ora solo Rome ha potuto godere di questo privilegio.
 
 
Arrivati davanti alla chiesa non si salutano neanche. Rome avvisa soltanto che cercherà di tornare in tempo a corso finito, cercando di velocizzare le sue infinite commissioni. Jungkook si limita ad un cenno poco convinto con il capo. Sa che il fratello rimarrà parcheggiato lì di fronte o che magari si farà un giro intorno all'edificio, giusto per sprecare un po' di benzina.
 
- Sei qui per il corso?
 
Jungkook alza il capo e scorge poco più avanti di lui, tra le panche in legno chiaro della chiesa, una figura bassa e impacciata. Annuisce piano e si avvicina al ragazzo. 
Ha delle guance leggermente paffute e la pelle è bianca, come di porcellana. I capelli sono lisci e castani, gli incorniciano il viso e gli occhi lo scrutano con un improvviso lampo di luce. 
 
Il ragazzo avvicina una mano al volto di Jungkook, sfiorandogli un graffio sulla guancia, ora ben visibile, come il labbro spaccato e rosso. Jungkook si trattiene fortemente dal morderlo perché la situazione comincia a farsi veramente strana.
L'altro sembra essersene accorto e si allontana di scatto. Gli si imporporano le guance e tira giù i lembi delle maniche della sua maglia azzurra, imbarazzato. Sul cotone leggero, all'altezza del petto, vi è una piccola targhetta rossa su cui c'è scritto un nome: Jimin.
 
- Scusami.- sussurra. 
 
Jungkook sbatte velocemente le palpebre e non riesce a trattenere un sorriso. Gli piacciono così tanto le persone istintive, che si lasciano guidare dai loro sensi. E Jimin è proprio quel tipo di persona, ma ancora non lo sa.
 
- Non preoccuparti. - risponde e spera di non aver spaventato il ragazzo dalle guance paffute, non intende assolutamente metterlo ancor più a disagio.
 
Nonostante ciò che si dica in giro di lui, Jungkook sa essere molto buono e gentile. Non fa del male necessariamente per il gusto di farlo, la sua teoria, anzi, è quella di trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tranne in quel momento, in cui di fronte ha un ragazzo più basso di lui, la pelle color porcellana e le guance paffute ancora terribilmente rosse e invitanti. Jungkook vorrebbe lasciarci un leggero morsetto e subito si imbarazza per tale pensiero.
 
Jimin si fa coraggio e alza lo sguardo, morde l'interno di una guancia e riordina tutte le sensazioni che si mescolano nel suo cervello cercando di ragionare propriamente e decidere sul da farsi.
Jungkook è bello da far male. Ha un aspetto mal curato, rovinato, ma Jimin riesce a scavare più affondo, a vedere oltre. Allora sorride timidamente (Jungkook non si perde la nascita di due fossette non troppo profonde sul viso del ragazzo) e si dondola un po' sui talloni.
 
- Il nostro supervisore non è ancora arrivato, ma se vuoi posso portarti nella stanza dove si tiene l'incontro.- spiega e si volta ad indicare con il capo un corridoio sul lato destro in basso all'altare.
Jimin comincia già ad incamminarsi e Jungkook lo segue istintivamente.
 
Passano il piccolo corridoio, che porta nel retro della chiesa, dove vi sono le aule nelle quali si tengono le lezioni di catechismo.
Ricorda i lunedì pomeriggio in una di quelle stanze spoglie, con l'insegnante sorprendentemente dolce e disponibile e le cioccolate alla fine dell'ora. Jungkook è ben lontano dalla religione, qualunque essa sia, eppure è stato battezzato e ha fatto la comunione.
 
Si chiede se il tempo che dovrà passare lì dentro lo porterà ad avere un riavvicinamento con Dio. Poi gli viene da pensare che il suo rapporto con il Signore non c'è mai stato, che Jungkook si è sempre trovato nella posizione di non poter decidere in cosa credere o come credere e che, essendo forzato a provare un senso di appartenenza per una religione, si sia sentito in dovere di fare o provare qualcosa che in realtà non gli piaceva e non capiva. Ed è triste, perché in un certo senso sa che per ottenere un po' di immotivata felicità deve credere in qualcosa di scientificamente improbabile.
In ogni caso, non è la religione il motivo per il quale si trova lì, quel giorno, quando fuori piove a dirotto e Rome lo aspetta pazientemente in macchina, mentre segue Jimin dentro un'aula priva di banchi, eccezion fatta per la cattedra attaccata al muro, con delle sedie malmesse e cigolanti poste in cerchio. Altri tre ragazzi sono presenti nella stanza e Jungkook vuole già tornarsene a casa.
 
✄✄✄
 
 
È il secondo incontro per tutti, tranne che per Jungkook. Al primo non si era fatto vivo poiché era stato libero di fare come più gli pareva non avendo nessun cane da guardia a controllarlo, motivo per il quale Rome se ne stava in macchina con l'aria condizionata calda a palla. 
 
Si dice che della prima impressione bisogna sempre diffidare e Jungkook spera che quello sia il caso, perché di individui strani riesce a sentirne persino l'odore. Jimin decisamente potrebbe classificarsi all'ultimo posto in quanto a stranezze, e questo è tutto dire. 
Non che Jungkook abbia qualcosa contro Jimin, semplicemente fa un po' fatica a togliersi la sensazione di disagio che il ragazzo gli ha trasmesso e l'ultima cosa che gli serviva, trovandosi ad un incontro simile a quelli allestiti per i tossico-dipendenti, è il sentirsi fuori posto.
 
Jimin entra senza esitazione nella stanza con un sorriso luminoso e, anche se gli dà le spalle, Jungkook sa che è finto. Il castano si schiarisce timidamente la voce per portare l'attenzione su di sé, ovunque essa fosse.
 
Due dei ragazzi sono seduti su due sedie vicine e portano lo sguardo su Jimin, uno in modo quasi spaventato e l'altro distrattamente. Il terzo siede per terra in fondo all'aula, schiena alla parete e un accendino tra le dita. Fa scattare il pollice sulla rotella in modo da accendere la fiamma e, dopo averla ammirata con cura maniacale, rivolge la sua attenzione su Jimin. Jungkook non si perde il sorriso inquietante sulle sue labbra e il modo in cui Jimin si irrigidisce, la sua debole sicurezza durata meno di qualche secondo.
 
- R-ragazzi ho p-por-portato—
 
- Jiminnie! Non vogliamo altre checche qui!- Jimin sussulta e abbassa lo sguardo, a interromperlo è stato proprio il ragazzo con l'accendino e Jungkook corruga le sopracciglia infastidito.
 
- Mi spiace tanto, Jiminnie, - si alza e mentre si avvicina al castano infila l'accendino nella tasca della giacca a vento rossa che indossa - ma purtroppo a queste riunioni non puoi portare i tuoi fidanzati.-
Jimin arrossisce bruscamente e comincia a balbettare parole sconnesse. Le mani gli tremano visibilmente lungo i fianchi, il cuore inizia a battergli in gola ad un ritmo più che affrettato che gli rende difficile respirare e sente gli occhi cominciare a farsi lucidi.
 
Yoongi hyung è sempre così cattivo.
 
- Ehi idiota! Smettila di infastidirlo.- la voce proviene da uno dei due ragazzi sulle sedie.
Jungkook lancia uno sguardo alle loro tessere. Hoseok è quello che ha appena parlato. L'altro si chiama Taehyung e da come si torce le mani e chiude a riccio sulla sedia si capisce che stare lì è l'ultima cosa che vuole.
 
Il ragazzo dell'accendino si chiama Yoongi e Jungkook pensa sia uno stronzo. Questi regala un'occhiata ad Hoseok e ritorna subito a sorridere a Jimin, il quale non sembra essersi calmato.
 
- Non sono il suo ragazzo.- sbotta Jungkook, perché la situazione non gli piace e non vuole avere guai già dal primo giorno.
 
- G-già non lo è, - gli dà manforte Jimin e Jungkook può vedere il tremore alle mani scomparire e la schiena rilassarsi - È il ragazzo che mancava l'altra volta.- sussurra.
 
Yoongi posa uno sguardo distratto su di lui e poi porta un braccio sulle spalle di Jimin, strattonandolo vicino ad una sedia per farlo sedere accanto a lui. Decisamente lui è quello più bizzarro, per non dire altro.
 
Jungkook ha imparato che a volte persino pensare solo gli insulti può portare ad avere guai. I pensieri alla fine si buttano fuori e, vada come vada, non sono mai graditi. Lui ci ha rimesso un occhio per una settimana e un intero mese da passare con degli psicopatici.
 
 
Il maltempo non ha molta voglia di cessare e questo sicuramente sta ostacolando il loro supervisore, perché di lui non c'è ancora la minima traccia.
Ormai sono passati dieci minuti, Jungkook si è seduto affianco a Hoseok, unico posto libero lontano da Yoongi. Nessuno sembra disposto ad aprire una conversazione o a presentarsi, così il ragazzo fa da sé e comincia ad osservare cautamente.
 
Hoseok ha un naso dritto e piccolo, perfetto. La pelle olivastra è leggermente lucida sugli zigomi, probabilmente a causa della luce forte proveniente dal lampadario. Ha le labbra chiuse in una smorfia e la postura è scomposta sulla piccola sedia. Porta un cappello con la visiera in testa e questo gli impedisce di guardargli bene gli occhi, i capelli sono neri e le braccia incrociate al petto. Ogni tanto sbuffa e fa sobbalzare Taehyung.
 
Il ragazzo è seduto diritto, le mani strette sulle ginocchia e lo sguardo basso, gli occhi quasi sempre sgranati. Dopo un po' cambia posizione e poggia la schiena allo schienale, porta le gambe sulla sedia e le avvolge con le braccia magre. La sua pelle è simile a quella di Hoseok, forse leggermente più scura. Le labbra sono grandi ma non troppo spesse, il naso anche non si può dire sia piccolo ma non è grande come quello di Jungkook, e nonostante gli occhi siano sempre spalancati, ansiosi, sono di un delicato marrone scuro. Ha i capelli scompigliati e di un castano ramato.
 
Il suo sguardo si posa successivamente su Jimin, che sorride timidamente a Taehyung ogni qual volta questi sobbalza, cercando di tranquillizzarlo per quanto gli è possibile.
Le sue spalle sono ancora circondate dal braccio di Yoongi, il quale ha ricominciato a giocare con l'accendino. 
Yoongi ha degli stravaganti capelli rosa chiaro e la pelle bianca, molto più chiara rispetto a quella di Jimin. Le labbra sono rosee e piccole, come il naso e gli occhi. Jungkook in realtà lo trova tutto piccolo, persino la sua costituzione è minuta, persino più sottile di quella di Taehyung, che sembra non abbia mangiato molto da qualche settimana. 
 
 
Chissà perché si trovano qui.
 
 
Il silenzio viene interrotto dal rumore di passi affrettati e un fragoroso tonfo poco distante dall'entrata dell'aula.
 
- Ma porca di quella—
 
- Namjonnie~! - Yoongi salta giù dalla sedia, pieno di un'energia e una felicità che nessuno riesce a capire da dove venga fuori.
 
 —donna assolutamente rispettabile che non insulterò assolutamente per la sua professione.
 
- Si può sapere che stai facendo lì per terra? - chiede il ragazzo dalla chioma rosa, seguito dal resto dei... Jungkook non sa ancora come definirli, in realtà.
 
- Diciamo solo che la corsa con le scarpe bagnate non è il mio sport.
 
-Niente è il tuo sport Namjoonnie~
 
E tale 'Namjoonnie' vorrebbe davvero rispondere male ma conosce l'altro ragazzo talmente bene da sapere che sarebbe tutto fiato sprecato e decide di sfruttare le sue energie, generosamente offertegli dal suo adorato caffè, per rialzarsi e darsi una sistemata. Jimin gli corre incontro e lo aiuta, preoccupato.
 
- Oh signor supervisore, si sente bene?!
 
- Si, non preoccuparti Jimin-ah, - sorride leggermente e solo dopo si accorge della presenza di un nuovo ragazzo tra i suoi - Tu devi essere Jungkook, vero? Piacere, Kim Namjoon, supervisore di questa specie di raduni.
Jungkook ora è talmente confuso da non sapere bene cosa dire. Sant'Iddio era circondato da strambi lì dentro.
 
Rientrano nella stanza e Namjoon gli consegna una tesserina rossa con il suo nome, Jungkook se la rigira tra le mani qualche secondo prima di attaccarla alla felpa. 
Tutti si sono riseduti, tranne Yoongi che si è avvicinato al loro supervisore mormorando qualcosa sull'esistenza degli ombrelli, ricevendo in risposta un sospiro tra il divertito e l'esasperato. Il posto affianco a Jimin è libero e Jungkook ne approfitta per capire meglio la situazione.
 
- Mh... Come funzionano questo genere di incontri? Cioè ci raccontiamo storie pietose e tristi e fingiamo di essere tutti solidali..?- Jimin lo guarda leggermente confuso, non si aspettava di ritrovarselo affianco in realtà, e si lascia scappare un leggero risolino.
 
- No, niente del genere, - sussurra quasi, Jungkook non riesce ancora a capire se è il suo comune tono di voce o se Jimin ha paura che qualcuno senta i suoi pensieri - Namjoon di solito ci chiede come è andata la settimana e altre cose in generale. Dato che l'altra volta sei mancato ci dovremmo presentare di nuovo - seguiva a fatica le sue parole, Jimin non lo guardava negli occhi se non più di due secondi e riduceva il suo discorso sempre più ad un borbottio.
 
- Solo questo? 
 
- Si, solo questo. - Jimin si tocca nervosamente i capelli portandoli indietro e scoprendo la fronte, sorride timidamente e Jungkook ricambia in maniera incerta - Yoongi-hyung oggi sembra anche di buon umore quindi molto probabilmente faremo qualche gioco da tavola...
 
- Yoongi-hyung? Lo stronzo in rosa?- Jungkook lo interrompe e vorrebbe non averlo mai fatto. Jimin sembra a disagio ora e si allontana un poco con il busto, quasi a voler formare una certa distanza.
 
- S-sai siamo in un chiesa... - Jungkook alza un sopracciglio ponendo un quesito muto - I-l.. Il linguaggio... N-non—
 
Oh...
 
- Scusami. - Jimin sembra essere sul punto di piangere e Jungkook non sa che fare, perché è l'unica persona che gli sembra sana lì dentro e con la quale può aprire un dialogo e invece aprendo la bocca solo una volta è riuscito già a farla allontanare.
 
Jimin alza lo sguardo, riesce a mantenerlo incatenato al suo abbastanza a lungo da vedere un sincero dispiacere e allora si sente un po' stupido, perché ha di nuovo giudicato troppo in fretta. 
 
- Di' un po'... Tu sei quel tipo di ragazzo incredibilmente credente che va tutte le domeniche in chiesa e crede nella bontà pura e sincera..? - lo dice con una leggera punta di divertimento, ma non sta prendendo in giro nessuno, vuole solo allentare un po' la tensione. Jimin è subito più rilassato e ride anche, coprendosi la bocca con una mano. Jungkook nota che sono ancora più piccole da vicino, un po' paffute sulle dita dove porta qualche anello. Il suono della risata di Jimin, invece, gli ricorda una dolce melodia.
 
- Si, diciamo che sono quel tipo. - ha un sorriso radioso ora e le guance sono un po' arrossate. Jimin sembra un tipo apposto, anche se tende a chiudersi un po' e probabilmente ha la vocazione di diventare prete un giorno, ma non lo vuole giudicare per questo. Jungkook apre bocca per dire qualcos'altro, magari sul tempo o sugli incontri o su quanto l'azzurro stia bene con la carnagione di Jimin- ma forse quello non dovrebbe dirlo, suonerebbe un po' gay e Jungkook è sicuro, data la presenza di riviste piene di foto di seni morbidi ed enormi sotto al suo cuscino, di essere eterosessuale. Jimin è solo incredibilmente carino e insicuro e-
 
- Se vi baciate vomito. - Yoongi gli si è avvicinato lentamente e sorride soddisfatto quando nota l'imbarazzo del castano e l'espressione infastidita del moro. Sta mangiucchiando delle caramelle gommose - gliele ha date Namjoon per farlo smettere di blaterare - e ne porge educatamente una al limone a Jimin. Poi guarda Jungkook e gli rifila un dito medio.
 
- Yoongi. - la voce seria di Namjoon risuona nell'aula, sta guardando dei fogli ed è voltato di spalle. I privilegi di una vecchia e salda amicizia, più l'intelligenza acuta del supervisore che non gli permette di distrarsi da qualsiasi cosa lo circondi, gli hanno conferito la capacità di prevedere anche le piccole mosse del rosa. Nessuno può vedere il sorriso che ha dipinto sul volto, Yoongi però lo prevede, come sempre. Del resto, la cosa dell'amicizia è reciproca.
 
- Ti darò quella verde vomito.
 
- Grazie - fortunatamente, la caramella è più buona di quel che sembra.
 
- Taehyung-ah! Ho salvato quella ai mirtilli solo per te! - Yoongi sembra incredibilmente gentile -tranne che con lui, ovviamente. Magari questa sua eccentricità è dovuta al buon umore precedentemente menzionato da Jimin.
Taehyung sorride quasi impercettibilmente e Yoongi gli accarezza teneramente i capelli. Si, magari Yoongi nel profondo è veramente gent—
 
- Ma che schifo! - Jungkook deve ritirare tutto ciò che ha pensato, nessun essere gentile potrebbe leccare una caramella gommosa e poi porgerla a qualcuno. Togliendo il fatto che Yoongi l'abbia proprio ficcata in bocca a Hoseok. Povero ragazzo.
 
- Era l'ultima caramella all'arancia, dovresti imparare a condividere - borbotta Yoongi e l'altro gli tira un calcio sullo stinco. Hoseok ha un'espressione strana, non si riesce a capire se sia divertito o stizzito. 
 
Il resto dell'incontro si svolge come Jimin gli ha spiegato: Namjoon gli ha fatto delle domande generali senza andare a scavare troppo a fondo o spogliandoli della loro privacy a meno che non lo volessero loro stessi.
Ha scoperto di essere il più piccolo lì dentro, mentre Yoongi è il più vecchio. Hoseok è più grande di lui di tre anni, mentre Jimin e Taehyung solamente di uno. 
 
Si sono presentati ufficialmente questa volta, Jimin gli ha sorriso e ha ripetuto il suo nome, come a volerne assaggiare il suono. 
Non ha detto poi molto, Jungkook, in realtà -e deve ammettere di esserne rimasto sorpreso- quello a parlare di più è stato Taehyung. 
Il ragazzo aveva continuato a tenere una postura alla vista decisamente scomoda e appallottolata sulla sedia mentre raccontava degli avvenimenti accaduti durante l'arco della sua settimana. 
 
Taehyung aveva parlato di una zia. Si era messa a cucinare qualche dolce ed erano andati a fare la spesa assieme. Aveva uno sguardo malinconico mentre ne parlava, come se ne fosse preoccupato.
Erano andati anche a trovare suo zio in ospedale -nessuno aveva chiesto il motivo del suo ricovero, Jungkook era rimasto zitto ad ascoltare. I medici li avevano informati con dispiacere che le possibilità che si svegli dal coma sono veramente poche e sua zia aveva pianto per qualche ora quando erano tornati a casa.
 
- Tu cosa ne pensi?
Taehyung si guarda le mani, sembra imbarazzato, colpevole. Si morde un labbro e dondola il busto, avvicinandosi un po' a Hoseok, ma nessuno lo nota. 
 
- Non lo so- mormora e comincia a mangiarsi le unghie; ora è nervoso - mi spiace che la zia stia male, ma spero che lui non si svegli.
 
Jungkook si ritrova a voler chiedere, a voler sapere di più. È sempre stato un po' curioso, anche troppo, e questo l'ha sempre portato ad avere guai, ma è un difetto che non è mai riuscito a seppellire. Yoongi lo prevede e gli lancia uno sguardo orribile, gli intima di stare zitto e Jungkook si volta a fissare Taehyung, confuso e fragile. Decide di tacere, ma spera comunque di scoprire qualcosa in futuro.
 
 
Successivamente Taehyung aveva parlato di fiori. Aveva comprato quelli più sgargianti la domenica scorsa ed era stato fortunato perché in questa stagione era difficile trovarne abbastanza da farne un mazzetto bello grande. 
Aveva parlato della sua mamma, di come lei amasse i girasoli. Aveva parlato della vita e di ricordi felici, ma senza entrare nello specifico, senza esporsi troppo.
Taehyung aveva anche menzionato la morte, l'aveva fatto indirettamente e senza curarsi di essere preciso o di venir capito. Eppure Jungkook era riuscito a percepire la sua tristezza e quanto gli mancasse sua madre.


 
✄✄✄
 
 
A fine incontro restituiscono le tesserina a Namjoon ed escono dall'aula. Non si salutano.
Hoseok offre un passaggio a Taehyung, sua madre è venuto a prenderlo e lui le ha promesso di farle conoscere qualcuno del corso. - Sta sempre a blaterare sul fare amicizia, è l'unico modo per farla stare zitta. In cambio ci sono dei biscotti al cioccolato a casa. E alla menzione dei dolci, Taehyung accetta volentieri. 
Yoongi si allontana a piedi, non prima di aver fatto arrossire Jimin con una battutina di scherno e aver lanciato un'ultima occhiataccia a Jungkook. Questi sospira ed esce dalla chiesa come se avesse le ali ai piedi, la macchina di Rome è ancora parcheggiata lì di fronte.
 
- Ha smesso di piovere - la voce di Jimin gli arriva all'orecchio come un dolce sussurro e Jungkook si volta solo per trovarlo soprappensiero. 
 
- Già.
 
- Beh... - gli si imporporano le guance e le mani gli tremano, Jungkook ha paura che gli venga un altro attacco di panico ma questa volta non ha davvero idea di cosa abbia fatto per provocarglielo - A-alla prossima v-volta — borbotta e si allontana, rosso come un peperone e a passo spedito.
 
Jungkook lo saluta e alza la mano in un cenno confuso. Non sa quanto la sua voce si sia fatta calda e piacevole durante il resto dell'incontro, di come Jimin l'abbia notato. Non sa che la sua gentilezza ha colpito profondamente il castano, che gli ha fatto contorcere le budella e che l'odore del suo shampoo probabilmente gli rimarrà impresso nel cervello per tutto il resto della settimana - per non dire per il resto della vita. Questo Jungkook non può saperlo e sicuramente non lo saprà neanche al prossimo incontro, perché a Jimin non piace parlare dei suoi sentimenti quando racconta gli avvenimenti della sua settimana. A Jimin non piace proprio parlare e basta, ma questo un po' lo immagina, Jungkook.
 
Quando arriva a casa i suoi non ci sono e la sua stanza è perfettamente in ordine, diversa da come l'ha lasciata quando è scappato via. Via dalle responsabilità, dalle regole, dalla sua famiglia.
Rome gli chiede se vuole fare merenda con lui, ma declina l'offerta in maniera apatica e si chiude in camera a scarabocchiare su uno dei suoi quaderni da disegno.
Ancora una volta Rome non insiste e Jungkook glien'è grato.
 
 
 
 
 












 
Angolo autrice
 
Salve (・ω・)ノ
Finalmente pubblico una storia dopo tanto, ma davvero tanto, tempo! 
Ci ho messo davvero molto a scriverla, in parte perché sono pigra e priva di immaginazione, in parte perché i miei unici momenti liberi li passo a rilassarmi e a lamentarmi sul volere una schiena nuova.
 
Non nego di essere parecchio nervosa ma mi ritengo abbastanza soddisfatta per quanto riguarda questo primo capitolo e spero che possa essere piaciuto. Per favore favorissimo, fatemi sapere se è stato di vostro gradimento, se non lo è stato, cosa vi è piaciuto, cosa non ecc. È davvero molto importante per me sapere come continuare e dove migliorarmi.
 
Dopo questa piccola parentesi un po' noiosa, volevo parlare della storia in sé.
Essendo il primo capitolo non ho presentato troppo bene i personaggi, potranno essere meglio conosciuti nei capitoli a venire però. 
Nonostante la coppia principale sia la jikook - perché sono dei cuori - saranno presenti altre coppie di sfondo e mille "inciuci". Una cosa che voglio dire è che cercherò di far ruotare la storia su tutti i personaggi in egual misura, quindi non sarà solo jikook e basta, perciò le coppie di sfondo non vanno neanche considerate come tali, semplicemente faranno parte di una serie di cose che ancora non posso svelarvi ヽ(;▽;)ノ
 
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, non posso promettere nulla. Mi sforzerò a postare il più velocemente possibile e con un buon capitolo.
 
happy chestnuts ~
 
 
ε=ε=ε=ε=ε=ε=┌(; ̄◇ ̄)┘

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo II
 




 
 
È davvero difficile che Namjoon gli dia corda. La loro amicizia non è mai stata fatta di abbracci o conforto ma più un vivere insieme e divisi allo stesso tempo.
Namjoon è troppo indipendente e razionale per lasciarsi trasportare da Yoongi e il suo spirito sempre in cerca di quel guaio nascosto dietro l'angolo. Ci sono volte, però, in cui Namjoon accetta di farsi tirare da una punta di dolce follia che lo prende nei momenti di vera noia e ha bisogno del fuoco dell'amico per smettere di pensare.
Pensare alla vita, all'universo, a ciò che c'è di ignoto, alla morte...
Molte volte Namjoon è anche pessimista e immagina cose orribili che non vuole, non può, condividere con nessuno. Poi arriva Yoongi, gli si avvicina lentamente e lo lascia sfogare, lascia che si possa aprire e faccia straripare quel fiume di possibilità e concetti astratti e complessi che occupano la mente dell'amico. Yoongi è sempre stato silenzioso e curioso, geloso di quei pensieri così intimi che Namjoon voleva proteggere ad ogni costo, ed ama potersi sentire essenziale per qualcuno, quindi continua ad ascoltare e a distrarre a modo suo l'attenzione del ragazzo su qualcosa di più semplice e meno inquietante.
 
Comunque, Namjoon non si lascia trasportare più di tanto, perché conosce le conseguenze che le azioni di Yoongi portano, ma questa volta gli era sembrata una richiesta innocente e allora, perché no?
Così i due si ritrovano seduti su una panchina in un parco davvero mal ridotto - ci sono bottigliette d'acqua, lattine di birra e carte delle patatine sul prato decisamente poco curato, i giochi per i bambini sono o completamente inutilizzabili perché rotti o pieni di graffiti e disegni osceni. Yoongi ha come suo solito un accendino fra le mani e tra le labbra gli penzola una sigaretta appena accesa, per terra ci sono i rimasugli delle precedenti. Le accende, si gode lo spettacolo del fuoco che brucia la carta e la nicotina, fuma due secondi e poi le butta, già stanco. Ha già finito un pacchetto e Namjoon, alla sua destra, gliene passa un altro senza distogliere lo sguardo dal suo libro.
 
- Queste sigarette fanno cagare! - Yoongi butta l'ultima e si affretta a prenderne un'altra, stavolta l'accende e decide di fumarla un po' di più, per osservare meglio.
 
- Non fumare allora.
 
- Le sigarette sono l'unica cosa alla quale mi permettono di  dare fuoco - sbuffa, poi guarda con la coda dell'occhio il libro dell'amico e trattiene un sorriso - a meno che...
 
- Scordatelo - e sul volto di Yoongi si forma un leggero broncio - mi piace questo libro, quindi vedi di stare alla larga.
 
- Sei proprio uno stronzo.
 
- Apprezzo le tue dolci parole, amore mio.
 
- Voglio darti un calcio nelle palle - Yoongi è serio, ma Namjoon sorride sinceramente divertito - e poi brucerò quello stupido libro.
 
- Fai come meglio credi, ma prima fammi finire questo capitolo. È interessante.
 
Yoongi corruga la fronte, sbuffa e si trattiene dallo scalciare. Butta la sigaretta per terra vicino alle altre e prende al volo quella che Namjoon gli offre, accendendola stizzito. 
Sarà la quinta volta che l'amico legge quel libro e Yoongi lo sa e la cosa lo fa ribollire dentro. Ha un disperato bisogno di bruciare qualcosa, qualsiasi cosa. Vuole ammirare la potenza del fuoco, mentre divora tutto ciò che si presenta sul suo cammino, bruciandolo con il suo pericoloso calore e tramutandolo in fredda cenere. Le sigarette non gli bastano, non gli servono a nulla, vuole qualcosa di più grosso. Tipo un palazzo.
Estremamente alto, spazioso. Magari come uno di quei grattacieli comuni come formiche in America. Pieno di prodotti infiammabili e privo di allarmi anti incendio che fanno scattare quegli aggeggi malefici appesi al soffitto dai quali esce l'acqua alla più piccola traccia di furmo. Con tanti divanetti e carta da parati, di quella buona, costosa. E forse anche con qualche persona che odia particolarmente all'interno e-
 
- Se ci pensi troppo non serviranno a niente gli anni di terapia - Namjoon lo risveglia dal suo sogno ad occhi aperti e Yoongi vorrebbe davvero dargli un calcio nelle palle proprio in quel momento.
 
 
 
✄✄✄
 
 
 
Memorizzare le cose gli è davvero molto facile, dimenticarle invece, un po' meno.
Kim Seokjin si trova immobile nel bel mezzo della sua cucina dalle pareti verde chiaro e l'odore di torta alle mele - Mina è uscita di casa con questa qualche minuti fa per portarla a suo padre, il quale aveva insistito tanto per averla, goloso come un bambino nonostante la sua età; eppure il suo dolce profumo arieggiava ancora nella stanza, entrando prepotentemente nelle narici del giovane uomo.
Seokjin ha la fronte corrugata e le labbra piene leggermente imbronciate. É un poco pensieroso, perché è avanzato un po' di impasto e volendo potrebbe farci dei biscotti, ma non riesce davvero a scegliere tra le moltitudini di ricette che gli girano in testa. 
 
Memorizzare le cose gli è davvero molto facile, sopratutto se si parla di cucina. Fin da piccolo si era sempre offerto di aiutare sua nonna nella preparazione di qualsiasi tipo di cibo, imparando così piccole cose e ottenendo sempre più grandi e squisiti risultati, accompagnato dal calore amorevole di una parente a lui realmente cara. Sua nonna era una donna incredibilmente dolce e disponibile, rispondeva ad ogni sua singola domanda, dal tipo di cottura per cuocere i macarons al perché le rose sono rosse e, appunto, non rosa. Aveva degli occhi scuri e vivaci, adorava raccontargli delle favole prima di andare a dormire e Seokjin amava ascoltarle.
La signora è venuta a mancare da qualche anno ormai, ma il giovane uomo ancora fa fatica a non commuoversi ad un piacevole ricordo d'infanzia. 
 
Batte l'indice sul mento e poi guarda l'orologio. È quasi ora di pranzo e sicuramente Mina starà già tornando a casa con il sorriso sulle labbra e una mano ad accarezzare il ventre tondo e sporgente. A volte Seokjin si meraviglia di quanto sia cresciuta in così pochi mesi e rimane sempre felicemente sorpreso nel sentire il piccolo essere scalciare all'interno della pancia quando Mina gli permette di toccarla.
Sicuramente sarebbe meglio cominciare a preparare il pranzo e dimenticare l'opzione biscotti per quel dì, eppure Seokjin è ancora indeciso sul da farsi.
Poi squilla il telefono e si affretta a rispondere per non deconcentrarsi troppo a lungo - e perché se fosse Mina e si evitasse di rispondere la vedrebbe tornare a casa con un leggero broncio preoccupato e non un caldo sorriso.
 
- Mina, decisione importante: biscotti o no? È rimasto dell'impasto e potrei farli con le gocce di ciocco—
 
- Non sono Mina, hyung, ma se non li vuole lei i biscotti dalli a me, grazie - è la voce di Namjoon quella che proviene dalla cornetta del telefono e Seokjin sospira sconsolato e si crogiola nuovamente nell'indecisione più assoluta.
 
- Namjoon-ah, che vuoi? 
 
- Dovresti essere più carino con me, hyung, non sono mica Yoongi - si sente un offeso Yah! dall'altro capo del telefono e una piccola risatina da parte di Namjoon - Comunque volevo chiederti un favore—
 
- C'è Yoongi lì con te, vero?
 
- Sì, credo tu l'abbia sentito.
 
- Allora no, nessun favore - è pronto a riattaccare e tornare alle sue decisioni importanti, quando Namjoon lo prega di rimanere in linea e improvvisamente la sua voce muta in una decisamente meno bassa e dalle parole più sfacciate.
 
- Oh andiamo candy man, il favore non è per me ma per gli altri ragazzi dell'incontro. Stai per diventare papà, mostra un po' di carità e bontà d'animo, e che cazzo!
 
Seokjin sospira e si massaggia l'attaccatura del naso con due dita. Yoongi riesce sempre a rigirare le carte a suo favore, a fargli cambiare idea, e gli viene voglia di disperarsi un po' perché già sa che non potrà mai averla vinta contro di lui.
Inoltre, finire dalla parte del torto non gli è mai andato a genio e non comincerà a farsi piacere questa cosa proprio adesso, non dopo tutti gli anni passati a sopportare Yoongi pur di non rinunciare a uno dei suoi migliori amici.
Lui e Namjoon erano un po' come due fratelli, ma poi era arrivato quel soggetto un po' strambo ed eccentrico che aveva incantato il suo amico e lentamente cercava di portarglielo via. O magari Yoongi c'era sempre stato, ma lui si era preoccupato troppo tardi della sua presenza e ancora oggi deve subirne le conseguenze, ritrovandosi a condividere un ignaro Namjoon con un coglione di piromane.
Fatto sta che una volta Seokjin gli aveva anche rifilato un pugno scaricando così un po' dell'antipatia che provava nei suoi confronti e che, ricordando quell'episodio, si sentiva sempre un po' meglio.
 
- D'accordo allora. Che vi serve? - mormora in tono più che accondiscendente e lancia un'occhiata amara all'orologio che lo informa senza troppi riguardi che il tempo per cucinare qualche biscotto è andato per sempre perduto e che deve anche sbrigarsi a preparare il pranzo.
Intanto Namjoon è riuscito a riprendere possesso del suo cellulare e Seokjin, accorgendosene, è decisamente più contento.
 
- Ti andrebbe di farci da autista tra qualche settimana?
 
 
 
 
✄✄✄
 
 
 
Le sue scarpe rosse sono letteralmente distrutte. Rovinate, sporche, con qualche buco malamente rintoppato che gli ha causato punture fastidiose sulle dita a forza di ago e filo.
Taehyung le guarda e struscia la suola di una di esse sul piccolo tappetino di fronte alla porta della casa di Hoseok. Dall'aspetto il tappetino sembrerebbe nuovo, appena comprato, avendo la grande scritta "BENVENUTI" in rosso sgargiante ancora pulita. 
Gli viene in mente la madre del ragazzo, col suo volto stanco e segnato dai primi segni della vecchiaia, sempre con un largo e luminoso sorriso sulle labbra nonostante i pensieri negativi che avvolgono la sua vita e i capelli spenti e gli occhi chiari. L'odore dei biscotti che aveva preparato qualche giorno fa, quando era venuto a fare visita, era ancora vivo nella sua memoria e gli faceva accartocciare lo stomaco dalla fame.
Taehyung sente il rumore di tacchi che picchiano sul parquet avvicinarsi alla porta e distoglie completamente l'attenzione dalla sue scarpe rosse.
 
Hoseok l'aveva chiamato quella mattina con una voce squillante e la gioia che fuoriusciva da ogni singola parola. Taehyung non può saperlo, ma riesce ad immaginare il giovane stringere la cornetta del telefono con mani tremanti, un sorriso euforico sulle labbra e gli occhi luccicanti dopo tanto tempo. Che fosse così di buon umore, non accadeva da mesi.
Allora Taehyung si era affrettato a raggiungere casa sua in tempo, sperando anche di essere in anticipo per poter godere della più inusuale forma di compagnia di Hoseok, pregando che non fosse troppo tardi.
Quando la signora Jung gli apre la porta sente anche il suo di cuore martellarle nel petto, euforico. Si scambiano un piccolo sorriso e Taehyung viene guidato verso le scale che portano alla camera di Hoseok.
La signora bussa cautamente e gli fa cenno di aspettare un attimo fuori in corridoio. Entra nella stanza e sussurra il nome del figlio con la sua voce fina e melodiosa quando bassa, ma viene puntualmente interrotta. Non ci fa caso, è paziente e, purtroppo, abituata.
 
– Vai via stronza! Non è venuto vero?! Lo sapevo che non sarebbe venuto! Non ne ha motivo, sono orribile ! Oh così orribile come posso fare..?! – altre urla insensate fuoriescono dalla bocca del ragazzo, rannicchiato sul suo letto.
 
Hoseok tiene la schiena poggiata sulla tastiera del letto e le gambe abbracciate al petto, mentre con le spalle ricurve si dondola avanti e indietro. Ha un labbro tremolante e i suoi occhi guizzano da un'emozione all'altra passando dalla tristezza e il vertice delle lacrime alla rabbia e l'ira più acuta e turbolenta verso sua madre troppo buona nei suoi confronti, fino ad arrivare al disgusto per se stesso che gli comincia a dare un senso di nausea.
Taehyung ignora il precedente consiglio della madre di Hoseok di rimanere in disparte ed entra nella stanza. Silenziosamente si avvicina al compagno e lancia un'occhiata spenta alla signora Jung, anch'ella sul punto di esplodere, facendole intendere che sarebbe meglio lasciarli soli qualche minuto. Taehyung la chiamerà più tardi quando vorranno fare merenda e la signora ha bisogno di tenersi impegnata per non lasciarsi sopraffare dallo sconforto.
 
Quando questa esce, Taehyung si siede per terra, vicino al punto del letto in cui si trova Hoseok e aspetta che questo si calmi e si degni di notare la sua presenza. Succede dopo una decina di minuti che i lamenti e gli insulti si plachino lasciando posto alle più sofferte lacrime.
Hoseok gli chiede scusa, infinite volte, si sente imbarazzato e debole e giura di non sapere cosa gli sia preso.
Taehyung si fa posto sul letto e gli asciuga le lacrime salate che tiene ancora sulle guance piene con un lato della felpa che porta indosso. Gli sorride in maniera rassicurante e cerca di stargli vicino più che può.
Hoseok ha bisogno di essere coccolato, viziato, molto più di quanto già non sia stato e Taehyung non ha proprio intenzione di lamentarsi. Passare del tempo con una persona gelosa d'attenzioni e d'affetto, desiderosa di avere qualcuno al proprio fianco in grado di spiegargli i suoi problemi o, anche meglio, di risolverglieli, come appunto è Hoseok, gli fa scordare i suoi, di problemi, e lo rende più sereno.
È un aiutarsi a vicenda e Taehyung è davvero molto felice di aiutare, anche se in fin dei conti è per un resoconto personale.
 
Non si perdono a guardare il tempo che passa, immaginano però che non sia ancora ora di cena e nel silenzio della camera rimbomba il suono dello stomaco affamato dell'ospite troppo minuto. Hoseok ridacchia appena, ora sentendosi decisamente meglio e propone di fare merenda.
Scendendo le scale sentono l'odore dei biscotti al cioccolato e arancia che la mamma di Hoseok ha preparato fino a quel momento insieme a una crostata e un ciambellone.
Hoseok ha uno sguardo dispiaciuto e abbassa leggermente il capo, ma sua madre è gentile e buona e gli lascia una carezza piena d'affetto.
Taehyung prova un po' d'invidia e si butta sui biscotti, assaggiandone il dolce e aspro sapore che lo distraggono dai troppi ricordi. 
 
Nel tardo pomeriggio è costretto ad andarsene, gli piacerebbe restare a dormire, ma non ha avvertito sua zia e non ha un telefono per farlo al momento.
Hoseok lo abbraccia stretto e Taehyung si scioglie al contatto. Saluta educatamente la signora Jung e la ringrazia per l'ottima merenda. Durante il viaggio di ritorno si stringe nella felpa a causa del leggero freddo di stagione e si dà un po' dell'idiota per non aver pensato al portarsi una giacca più pesante non sapendo verso che ora sarebbe rientrato a casa.
Casa sua è spenta e vuota, grigia. Nel frigorifero non c'è quasi nulla, sua zia ha perso appetito e la voglia di cucinare per entrambi da quando lo zio è in ospedale. La saluta appena entra dalla porta principale e la sente sussultare dalla cucina, come terrorizzata dalla sua improvvisa presenza. Oh meglio, Taehyung sa ciò che sua zia pensa di lui. E si illude di non condividerne il motivo, né di non darle ragione.
 
 
✄✄✄
 
 
È probabile che siano le due del pomeriggio, quando si sveglia. Le coperte rosso fuoco gli coprono svogliatamente i fianchi scoperti, come anche il petto che si alza e abbassa segnando un respiro ancora regolare. L'adolescenza ha insegnato a Jungkook quanto sia importante il sonno nella vita e lui per una volta ha ascoltato come un alunno ubbidiente. 
Il fatto che sia quasi completamente svestito risulterebbe anche decisamente bizzarro, considerando le temperature degli ultimi giorni, ma casa sua è munita tutto l'anno di riscaldamenti incredibilmente efficienti e per una volta Jungkook, giovane amante del caldo, ringrazia i suoi genitori per avere davvero tanti soldi.
Parlando di questi, è impossibile che siano a casa. Nonostante tutti i problemi che gli aveva dato nell'ultimo periodo - che, per precisare, era stato uno dei suoi migliori lavori in quanto a creare guai o, meglio, finirci in mezzo. Essere una testa calda non lo porterà mai da nessuna parte, questo gli aveva detto suo padre via telefono circa una settimana fa, quando avrebbe dovuto cominciare a prendere parte a quei bizzarri incontri. 
Jungkook sa di non possedere la più grande delle pazienze, ma non ne è poi tanto turbato. 
Vorrebbe trovare la forza di alzarsi e uscire un po', il risveglio gli rende insostenibile lo stare in luoghi chiusi e la voglia di allontanarsi il più possibile da quella casa vive all'interno del suo animo dalla più tenera delle sue età. Sua madre da piccolo credeva che fosse claustrofobico, per quanto si rifiutava di entrare in casa. 
Il pensiero di vedere i suoi amici, poi, lo fa uscire completamente da quello stato comatoso di dormiveglia.
 
Certo, più conoscenti che amici.
Conoscenti che non mi conoscono poi così bene.
Però hanno le sigarette.
Cristo, voglio fumare così tanto.
 
Ha appena trovato tutta la forza di volontà che gli serviva per prepararsi. Contempla anche l'idea di uscire dalla porta principale - del resto Rome è fuori per un corso di studi con altri suoi compagni dell'università, non gli darà fastidio. Però trova molto più allettante sgattaiolare giù dalla finestra e mentre si infila distrattamente le scarpe invia un messaggio ad uno dei suoi "amici". 
Esce sul piccolo balcone della sua stanza e s'affretta ad arrampicarsi per scendere. Non è la prima volta che rischia di spezzarsi l'osso del collo scendendo a quel modo, neanche fosse l'uomo ragno, e questo, in un certo senso molto lontano dalla logica, gioca a suo favore perché gli viene quasi naturale.
S'avvia a piedi verso il luogo dell'incontro e già assapora il sapore della nicotina che gli manda a fuoco la gola.
Chan, il suo amico, è più piccolo di lui di qualche anno, ma in gamba come pochi. Riesce sempre a fregare qualche pacchetto di sigarette da un tabaccaio lì vicino senza essere visto e la faccia da piccolo angioletto l'ha salvato più e più volte da situazioni spiacevoli. A quanto pare ne conosce una più del diavolo, ma evita di entrare in casini più grandi di lui.
Jungkook lo incontra al parco e questi gli sorride raggiante tirando fuori un pacchetto quasi finito e un accendino. Ha uno skateboard sotto al braccio e qualche sbucciatura sulle ginocchia. La sua felpa rossa è un po' sudaticcia, come come la fronte coperta dai capelli corti e scuri, e Jungkook sorride mentalmente alla scelta del colore.
Ha mai menzionato il suo amore per il rosso? Il colore della passione e del sangue, della vittoria. A Jungkook non piace perdere e, nonostante non finisca mai troppo bene per lui, non ammette mai una sconfitta. Le conseguenze sono soltanto secondarie, non le vede quando l'obiettivo principale è quello di ottenere ciò che vuole. Il vero problema potrebbe essere che non sa ancora bene ciò che vuole e allora tutta questa situazione, vista dall'esterno, potrebbe far sembrare che Jeon Jungkook in realtà sia soltanto un attacca brighe a cui piace azzuffarsi. Ma questo non lo pensano tutti; per esempio: Chan non lo pensa. In realtà, non si sa cosa pensi quel ragazzino magari anche troppo influenzato dai cattivi esempi.
Jungkook non gli chiede mai nulla e vice versa, si limitano soltanto a fumarsi le loro sigarette in silenzio sotto ad uno scivolo del parco, godendosi l'aria frizzantina del primo pomeriggio.
Per un attimo si sente libero, gusta ogni piccolo tiro di nicotina, attento a non finirla subito, mentre Chan la butta a terra quando arriva a metà e riprende lo skate in mano facendo qualche giro. Lo guarda intensamente, cercando di decifrare i segreti nascosti dietro a tutta quell'iperattività e buon umore. Allora pensa di dover chiedere uno skateboard al più presto, sperando di riuscire a trovare una valvola di sfogo e una nuova sfida da completare con successo.
Poi però si rende conto di quanto l'idea sia idiota e la fatica sprecata e torna a sonnecchiare stringendosi nella felpa, quando arriva un colpo di vento che gli fa drizzare i capelli. Fa decisamente troppo freddo all'esterno, ma la sigaretta lo riscalda abbastanza da non farlo tornare a casa, e questo basta.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo III
 




 
 
La porta di casa non sbatte mai, quando è sua zia ad uscire. Taehyung ha imparato a memorizzare e ascoltare con estrema cura tutti i suoni di casa sua, ecco perché si desta di soprassalto ogni volta che la donna si assenta per andare a fare delle commissioni. Lui non vorrebbe che uscisse così presto, perché a volte la mattina è molto più fredda della sera e sua zia è ancora troppo sconvolta perché si possa ricordare o preoccupare di coprirsi bene con una giacca. Il fatto che alle sei sia difficile trovare negozi di alimentari aperti, e ciò gli fa dubitare continuamente che sua zia abbia davvero necessità di andare a fare compere, è un altro discorso. 
La donna sembra sempre timorosa, debole d'anima e corpo, poco propensa ad avvicinargli si di nuovo con quell'amore e quell'orgoglio che la contraddistinguevano. Sua zia era stata il rimpiazzo perfetto per fargli scordare il dolore della madre morta, adesso però Taehyung sente nuovamente la distanza e la perdita di una persona a lui molto cara.
 
Suo zio la porta, invece, o non la chiudeva o faceva tremare le pareti di casa nel farlo. Non vuole dire che sia un uomo cattivo, suo zio, il fratello di sua madre, ma da quando questa era morta la tristezza era cresciuta e la depressione si era fatta avanti, portando bottiglie interminabili di alcol e comportamenti violenti ed irrazionali.
Per un po' di tempo aveva sfogato la sua frustrazione contro oggetti inanimati, e si lasciava confortare dalla moglie e dal nipote. Poi però era scattato qualcosa in lui, aveva lasciato per sempre la sua coscienza e si era allontanato per un viaggio di non ritorno nell'oblio, lasciando un pazzoide con la sua famiglia.
Taehyung avrebbe voluto evitare tutta la serie di eventi che si erano susseguiti: le litigate, le urla, le bestemmie, le botte, gli abusi e Dio sa cos'altro. Suo zio non era cattivo, semplicemente non era più suo zio e Taehyung ne stava pagando le conseguenze insieme a sua zia.
La donna, oltretutto, si dava la colpa per qualsiasi cosa e era arrivata al punto di meritare un simile trattamento dal marito. Gli diceva di non preoccuparsi, che sarebbe passato. Lo faceva andare via ogni volta che il marito tornava a casa, sporco e ubriaco. Taehyung aveva smesso di subire abusi, ma si chiedeva se la nuova vittima non fosse diventata sua zia.
Quello che era avvenuto dopo, circa qualche mese fa, lo vorrebbe cancellare. Sua zia non gli parla più, lo evita come la peste e lui si chiede se abbia veramente sbagliato ad agire, a cercare di uscire da quel circolo vizioso fatto di sofferenze e lacrime nascoste. Taehyung voleva salvarla dalla paura, ma magari non ci è riuscito. 
 
Le stanze di quella casa gli riportano alla mente i ricordi più recenti e quelli più remoti tutti insieme e la testa gli gira e gli occhi s'arrossano. Allora pensa a sua madre e le prega di far andare tutto bene, se le è concesso. 
Gli vien voglia di andarla a trovare, e così fa. Quando esce di casa porta con sé anche un po' di denaro, decide di passare da un fioraio del quartiere, per prendere qualche fiore per la tomba di sua madre.
Gioca con le monete che tiene in mano e gira intorno ai grandi vasi, attento alla terra sul pavimento caduta da essi e cercando di non urtare nulla. Il negozio è pieno zeppo di piante di ogni tipo e si respira un buon odore di fresco e pulito. La porta principale è lasciata chiusa, di solito in estate è aperta e i fiori vengono disposti anche davanti alla vetrina, ma fa ancora troppo freddo. Mancano soli pochi mesi alla primavera e Taehyung è impaziente.
Non vede il proprietario alla cassa; di solito c'è un signore anziano dai piccoli occhiali tondi e il sorriso gentile ad occuparsi del negozio, ma quest'oggi sembra quasi sia deserto. Taehyung si avvicina esitante al bancone e si schiarisce la voce. Da sotto di esso sbuca un figura alta e snella, i lineamenti del volto sono morbidi e le labbra piene e rosee. Taehyung trattiene il fiato e arrossisce di colpo: davanti a lui, può giurarci, c'è l'uomo più bello del mondo.
 


 
✄✄✄


 
 
Al mondo ci sono due tipi di persone: gli approfittatori e le prede ingenue degli approfittatori. Ovviamente bisogna precisare che non per forza i primi siano persone malvagie né che i secondi siano poi così ingenui. Seokjin, tuttavia, possiede un grande spirito volenteroso e ama essere utile, perciò fa parte della seconda categoria.
Ha decisamente cose migliori di cui occuparsi, impegni di spessore, invece di dare una mano al negozio di suo suocero. Eppure un buco libero tra il lavoro e vita privata l'ha trovato, quindi perché no?
Ma anche, perché si? 
Non ha nulla da dimostrare al padre della sua compagna, Seokjin è un giovane uomo responsabile, gentile e promettente. Decisamente perfetto, come gli viene detto da anche troppo tempo.
Che poi a lui i fiori non piacciano così tanto, che l'odore gli provoca prurito alle narici a causa di una lieve allergia e la porta chiusa in quello spazio tanto piccolo quanto pieno gli causi attacchi imprecisati di claustrofobia; beh, quello è un altro discorso. Certo, non si sognerebbe mai di dirlo ad alta voce, tanto meno a Mina e ai suoi familiari - gente fissata con le piante, quella; ma ci fa giusto un pensierino o due su. Tenere segreti in una relazione non è proprio il massimo, Seokjin si forza sempre a tirare fuori la verità, nonostante possa essere piacevole proprio per evitare problemi legati alla fiducia, ma a volte capita che alcune cose si possano anche evitare di mettere allo scoperto e una di queste è la questione "fiori".
E poi, l'odore non è così fastidioso.
 
Mentre si convince di aver fatto la scelta giusta, perché aiutare non fa mai male, è rannicchiato dietro al bancone del negozio alla ricerca di un nastro colorato per i bouquet. Ha notato che il rotolo a disposizione era quasi finito, quindi è meglio accertarsi che non ce ne siano rimasti più di scorta prima di aggiungerli alla lista della spesa. Tanto toccherà a lui farla, come sempre, quindi gli conviene partire avvantaggiato sapendo già cosa deve o non deve comprare.
Quando non ne trova neanche un pezzettino si alza di scatto e per poco non prende un colpo al cuore perché non si aspettava proprio di trovarsi davanti al naso un probabile cliente. Sorpreso quanto lui, questi ha strabuzzato gli occhi già abbastanza grandi e Seokjin rimane immobile qualche secondo, prima di scusarsi per l'improvvisa entrata di scena. Il cliente balbetta di non preoccuparsi, ha una voce roca e bassa, ma per niente gutturale e Seokjin gli sorride quando lo vede seriamente in difficoltà.
Scopre in poco tempo che è un ragazzo in cerca di fiori per sua madre. Seokjin non fa domande, il velo di tristezza che trapassa gli occhi del giovane è visibile abbastanza da non disturbarsi a chiedere delle condizioni della donna. Lo aiuta nella scelta di un bel mazzo di fiori e non si cura dello sguardo del ragazzo costantemente su di lui. Non sono occhi maliziosi, più che altro curiosi, abbagliati. Seokjin è un uomo molto bello, lo sa e lo accetta più per normalità che per vanità. 
Avere una certa confidenza con il proprio aspetto esteriore, lo ha notato nel corso degli anni, è diventato quasi un reato. Molte volte gli è stato rinfacciato di essere un egocentrico, che la sua fiducia in se stesso non l'avrebbe mai portato lontano perché è da superficiali considerarsi belli. E questo, purtroppo, non l'ha mai capito. Non è che Seokjin si sia mai elogiato da solo, erano più gli altri a fargli i complimenti per il suo aspetto o i suoi modi gentili. Credere in se stessi è bello e fa bene alla salute, una volta l'ha sentito dire ed è anche molto d'accordo con queste parole. È consapevole della sua bellezza e ne è anche molto fiero, sa l'effetto che provoca alle persone la prima volta che lo vedono e se n'è fatto una ragione se a qualcuno questo non va a genio. Seokjin però non è un approfittatore, questo bisogna ricordarlo, perché altrimenti userebbe il suo bell'aspetto per usufruire dei più comodi privilegi e delle persone più abbagliate, cose che appunto non fa.
Quindi, non si impiccia degli affari del giovane cliente. Non chiede più di quanto sia necessario e si preoccupa solo di servirlo con sorrisi caldi e genuini, sentendosi anche in colpa quando questi arrossisce più di quanto dovuto.
Il ragazzo lo ringrazia e saluta frettolosamente e, mentre esce, per poco non inciampa tra i vasi di fiori e Seokjin guarda la scena più perplesso che divertito. Sospira quando rimane nuovamente solo e si rimette in cerca dei prodotti mancanti da acquistare.
Continua a convincersi di aver preso la giusta decisione.
 
 

 
✄✄✄


 
 
Il vento è davvero un prepotente, di questo Jimin ne è sempre più convinto. Il suo cappotto lo avvolge completamente e lo mantiene al caldo, ma quando i colpi d'aria fredda si fanno più intensi il gelo diventa veramente insopportabile. 
Adora portare in giro Lucky, il cane di sua madre, ma il clima rigido di quel periodo mette a dura prova persino le cose che considera piacevoli. 
Le mani gli gelano e il naso si fa sempre più strada nell'enorme sciarpa di lana che Jimin porta al collo. Probabilmente è la punizione che il Signore gli ha dato per essersi innamorato di nuovo senza pensare. Non che dipenda da lui, di solito cuore e mente non vanno d'accordo, da stupirci c'è poco.
Lucky è tutto sporco di fango, la pioggia dei giorni precedenti ha contribuito alla formazione di più pozzanghere previste e Jimin si pente di aver preferito il parco alla città. Poi gli viene in mente che il cane di sua madre, un bastardino di taglia media color crema, è davvero troppo agile e giocherellone per rimanere fermo su un solo marciapiede e che tornare a casa con un cane morto non sarebbe stata la migliore delle cose. 
Jimin aveva provato ad unirsi ai suoi giochi, ma Lucky aveva cominciato a corrergli intorno ancora più eccitato e aveva rischiato di tagliare la strada a più di un corridore della prima mattina. Così aveva deciso di lasciarlo scorrazzare libero senza pensieri, richiamandolo qualche volta per non perderlo di vista. 
Il suo stomaco brontola per la fame, ha scordato di fare colazione quella mattina, ma si rifarà appena arriverà vicino un chiosco. Adora anche i cornetti alla crema, Jimin, e oggi si sente particolarmente fortunato. Ok, magari non proprio, perché è infreddolito e anche un po' coperto di fango, ma si cede sempre all'ottimismo e si lecca già i baffi per l'imminente pasto.
 
Arrivati al chiosco, Jimin vuole quasi mettersi a saltellare perché il ragazzo alla cassa gli ha voluto offrire anche un cappuccino bello caldo. Nonostante quest'ultimo abbia cercato di rifiutare, Jimin è riuscito a promettere di farsi ripagare al più presto.
Lucky scorrazza alle sue spalle in mezzo alle pozzanghere e incredibilmente sta attento a non urtare le persone nel processo. 
Di bambini non ce ne sono molti, nonostante sia sabato, ma il tempo è una scusa sufficiente per evitarsi di uscire di casa e dormire un po' di più. Le altalene sono vuote e si muovono sospinte dal vento prepotente.
Jimin si avvicina addentando il suo cornetto ripieno alla crema e rilascia un rumoroso sospiro di contentezza al dolce gusto che gli inebria il palato. Fortunatamente, il seggiolino nell'altalena si è asciugato e lui ne può usufruire senza doversi bagnare i pantaloni. Osserva il cane di sua madre mentre si dondola avanti e indietro, alternando il cornetto al cappuccino e attento a non far cadere nessuno dei due.
 
Qualche metro più distante c'è uno scivolo con una casetta malconcia. Si perde a guardarla soprappensiero prima di notare una debole scia di fumo uscire da sotto i giochi. Inizialmente è allarmato, poi curioso. 
Strabuzza gli occhietti neri per essere più sicuro di ciò che stanno guardando e riconosce che sì, quello è fumo, ma di sigarette.
E i pensieri che successivamente si formano nella sua testa sono infiniti. Potrebbe andare a vedere, controllare che nessuno stia danneggiando ancor di più i giochi per bambini già danneggiati, che chi sta fumando non sia un minorenne, oppure potrebbe farsi gli affari suoi e non impicciarsi. Ma se si trattasse davvero di un ragazzino entrato in fissa con le sigarette, magari anche da poco, che sta già mettendo a rischio i suoi polmoni affrettando una probabile avvento della morte considerabile anche come un suicidio ritardato? Ciò potrebbe non portarlo mai sulla giusta strada per essere perdonato da Dio e quindi non potrebbe mai avere una vita dopo la morte serena e gioiosa. Oh, deve imperdilo!
 
Lucky si sta rotolando tra il fango e sembra si sia tranquillizzato, può anche evitarsi dargli una controllata per qualche minuto; non ci vorrà poi molto.
Si avvicina cautamente allo scivolo, dal quale proviene la scia di fumo e più si fa vicino più distingue le figure sedute sotto e dietro di esso. 
Sono quattro, due dall'aspetto decisamente minaccioso, uno decisamente troppo piccolo per fumare e l'altro, beh, l'altro è Jungkook. E lì, Jimin vuole tornare indietro. Se non fosse che ormai è già praticamente di fronte a loro e i due minacciosi lo hanno adocchiato e probabilmente hanno incominciato a punzecchiarlo o a fargli delle domande alle quali non può rispondere perché è troppo occupato a fissare Jungkook. Questo lo guarda prima sorpreso, poi indifferente e magari lo ferisce un po'. 
Decide di ignorare i due più grandi, che adesso si sono alzati e hanno deciso di avvicinarglisi. Jimin ha passato la sua attenzione sul ragazzino più giovane e gli sorride in maniera amichevole. Questi inizialmente è confuso, come Jungkook, ma poi ricambia il sorriso e gli offre un tiro dalla sua sigaretta.
 
- Oh... No, grazie. In verità non fumo, ecco–
 
- Allora che vuoi? - è uno dei due minacciosi a fare la domanda e Jimin ha sussultato talmente forte da causare una risata generale, tranne che per Jungkook.
 
- Ecco... Non dovresti fumare - si rivolge al ragazzino che ha risposto al suo sorriso, ma in realtà parla a tutti - Insomma ti fa male e... P-potresti farti venire u-un cancro e– non è salutare, però se smetti Dio può perdonarti e poi–
 
- Perché dovrei farmi perdonare da Dio? 
 
- B-beh, così potrai andare in para–
 
- Non esiste il paradiso, - stavolta, è Jungkook a parlare -  Né tantomeno l'inferno, né Dio. Quindi lasciaci fumare in pace e vai via.
 
Jimin è rimasto a bocca aperta e cerca di opporsi al volere di Jungkook, nonostante l'abbia ferito molto di più dell'essere ignorato. Ma quando scambia con lui uno sguardo riesce a vedere un certo allarme nei suoi occhi marroni e si ritrova a guardarsi intorno, a leggere i segnali che questi gli manda. 
Jungkook è teso, ha le spalle ricurve e tiene sott'occhio i due minacciosi che sembrano essersi fatti ancora più brutti e grossi dopo le parole innocenti di Jimin. Allora capisce che magari dovrebbe ascoltare il suo compagno di sedute e corre via, chiama Lucky e non si guarda indietro.
A casa, ripensando al fatto che probabilmente Jungkook gli abbia salvato la faccia, gli si scalda il cuore. 
Dovrà pulire Lucky da tutto il fango, ma non gli pesa più di tanto.
 













 
 
 
Angolo autrice ;0;
 
Salve~
Questo capitolo è un po' cortino, ma volevo far incontrare della gente e allora è uscito così. 
Diciamo che non ho avuto molto tempo per scriverlo né so quando avrò il tempo per scrivere il quarto però mi soddisfa. La cosa più importante è che sia piaciuto a voi! 
Cari lettori, io non voglio fare l'antipatica noiosa e dirvi cosa dovete fare, ma un piccolo parere sul capitolo o la storia in generale sarebbe bene accetto! (⌒▽⌒)/
Anche se non vi è piaciuto: ditemelo!! Altrimenti non so dove sbattere la testa!!
So di star rendendo Jimin molto OOC, però che dobbiamo farci; è Jimin.
 
Detto ciò, spero di poter aggiornare presto o(`ω´ )o 
Io vi saluto, vi auguro una buona vita, e che bella vita: Jin è biondo!!  
E ...
 
 
happy chestnuts ~ 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
Capitolo IV








 
La sveglia del suo telefono emette un suono melodioso, ma ugualmente fastidioso dato il suo scopo. Jimin ama iniziare una nuova giornata, eppure la mattina gli porta sempre qualche grattacapo. Cammina in giro per la stanza - dopo essersi messo seduto e aver meditato a lungo se mettere le ciabatte o vagare scalzo, tenendo gli occhietti neri e stanchi quasi completamente chiusi. Conosce casa sua come le sue tasche, ma si sforza di alzare un minimo le sue pesanti palpebre per aprire anche solo una piccola fessura in modo di vedere dove sta effettivamente mettendo i piedi quando arriva alle scale. Il parquet gli infreddolisce le piante dei piedi quando vi entrano in contatto, però Jimin non si preoccupa perché le sue difese immunitarie sono forti e le probabilità di prendersi un malanno, nonostante la stagione fredda, sono poche.
 
Tuttavia, non facendo appunto caldo, prima di scendere si era messo almeno una felpa per coprirsi un po'. Il suo cellulare è dentro una tasca di questa e Jimin lo sente vibrare nel momento stesso in cui prende il primo sorso di latte bianco. Non gli piace il caffè né ama particolarmente mischiare il latte al cioccolato o metterci l'orzo, semmai aggiunge quel poco di zucchero che basta per caricarlo di dolcezza alla mattina, ma preferisce di gran lunga una colazione semplice e fin da piccolo ha mantenuto l'abitudine di lasciare il liquido bianco come in origine, accompagnandolo solo con qualche biscotto o del pane con la marmellata.
 
Fatto sta che il suo cellulare aveva preso a vibrargli in tasca e la cosa era molto poco piacevole dato che gli scuoteva il fianco procurando un leggero solletico. Quando controlla chi lo stia cercando a quell'ora del mattino - insomma erano le sette e mezzo, orario insolito per contattare qualcuno, vede che gli è arrivato un messaggio da parte di Namjoon.
Il supervisore aveva i numeri di telefono di tutti i partecipanti agli incontri, i quali lo scoprivano una volta ricevuto un messaggio improvviso dal già nominato spilungone.
Essenzialmente, Namjoon gli aveva scritto poche righe, ricordandogli di non mancare all'incontro e avvertendolo di un probabile cambio d'orari. Ciò presupponeva un paio di cose che è meglio spiegare, per non rimanere indietro o svantaggiati in quanto al corso degli eventi.
 
Namjoon è una persona precisa, con molte responsabilità ma anche con molte cose per la testa, è probabile che abbia delle dimenticanze e allora per evitarle si affida alla prima persona disponibile per evitare disastri. Stavolta è stato il caso di Jimin, l'unico essere sicuramente già sveglio alle sette e mezzo del lunedì mattina nonostante non avesse impegni ben precisi per il lunedì mattina.
Ormai questo è il secondo anno per Jimin, in quanto a prendere parte a questi incontri s'intende, e diciamo che si aspetta già qualcosa alla quale deciderà di partecipare, ovviamente entusiasta, e del quale si pentirà alla fine. Ma questo non può dirlo fino in fondo e nel suo animo un po' debole un po' codardo s'accende quella fiamma di curiosità e spirito di iniziativa ed eccitazione che caratterizza gran parte dei ragazzi della sua età.
 
Risponde con un semplice 'Ok' e riporta il telefono in tasca, attento a togliere la vibrazione prima in modo da evitarsi ulteriori fastidi. Sgranocchia qualche cereale al miele dalla busta già aperta sul tavolo della cucina e inzuppa qualche biscotto nel latte freddo. L'ambiente rimane tranquillo e silenzioso, finché non si svegliano sua madre e suo fratello. I rimasugli nel lavandino di una colazione rapida e calcolata sono il segno che suo padre è già uscito per andare al lavoro.
Jimin saluta il resto della sua famiglia con un dolce sorriso, frettolosamente ricambiato da un veloce bacio sul capo da parte di sua madre e uno squillante 'buongiorno!' da parte di suo fratello minore. I due girano per la cucina, mangiano in fretta e furia il primo pasto della giornata e poi corrono a lavarsi i denti prima di uscire di casa salutando un'ultima volta l'ultimo componente del loro nucleo familiare, ancora seduto a gambe incrociate al tavolo della cucina.
 
Jimin guarda il vuoto e aspetta impazientemente il passaggio del tempo, sempre più lento e inesorabile che scandisce quelle giornate infernali.
Socchiude gli occhi e si stringe le mani, pregando in un futuro migliore, ancor più luminoso. Ringrazia per il presente che gli è stato concesso e confessa ancora una volta e ancora con vergogna il passato che porta sulle spalle.
L'esagerazione è il primo dei suoi difetti ma non è il suo vero problema. Magari, invece, amare la passione, il peccato e odiarsi e odiare al punto tale dal voler cessare di esistere, rinnegando tutto ciò in cui credeva e crede tutt'ora per un sentimento giusto provato nei confronti della persona sbagliata, lo potrebbe essere stato.




 
✄✄✄




 
I viaggi in macchina erano decisamente più silenziosi quando in compagnia di sua madre. Del resto, se Rome era tutto loro padre, allora Jungkook non poteva che essere la fotocopia della donna dal carattere forte e deciso e le poche parole.
Una signora di tutto punto, precisa come lo può richiedere l'età adulta e seria come conseguenza degli anni di matrimonio. Jungkook non è sicuro che i suoi genitori si amino come quando appena conosciuti, ma tra di loro scorre ancora un forte legame, magari più di rispetto che d'amore, ma comunque non si lamenta.
Sua madre ha i suoi stessi occhi scuri, buoni ma intimidatori, e le labbra piccole e rosse. Anche la dentatura è pressapoco la stessa, se non fosse che i denti a castoro di Jungkook sono lievemente più pronunciati. L'unico difetto nel suo animo elegante e il suo aspetto semplice ma maestoso è quel brutto vizio del fumo – anche quello l'ha passato al figlio.
Sul lato caratteriale, Jungkook ha preso da lei la determinazione e l'astuzia, mentre suo padre gli ha lasciato l'intelligenza, una piccola dose d'empatia e tanta rabbia.
Questi piccoli frammenti dei due esseri, mischiandosi, hanno dato origine a quello che ormai è Jungkook, ancora in crescita, ancora immaturo, e forse sono la causa delle azioni talvolta involontarie del ragazzo, che lo hanno portato a dove è ora: tra gli psicopatici, per intenderci.
Non gliene dà sempre la colpa, ma la maggior parte delle volte ne ha bisogno.
 
I finestrini dell'auto sono abbassati tanto quanto basta per permetterle di fumare. Tiene il braccio con la sigaretta fuori dal veicolo mentre l'altro è impegnato al volante. Indossa degli occhiali da sole, nasconde il suo sguardo come fosse un abitudine involontaria, lo fa da quando Jungkook ne ha memoria. Li indossa sempre, la sera a casa è sempre la domestica a farglielo presente e lei, prima di sfilarseli una volta per tutte, si oppone un po'. Gli occhiali sono una comodità alla quale non riesce a rinunciare quasi mai, sono persino peggio del fumo e Jungkook li odia con tutto se stesso. Rendono sua madre distante, ancora più fredda di quanto non cerchi di essere e gli impediscono di anche solo tentare di aprire una conversazione con lei; ha bisogno d'attenzione quando decide d'aprir bocca, altrimenti è totalmente inutile che si disturbi di condividere il suo pensiero.
E magari anche questo è causa del prendere decisioni sbagliate, magari è una mancanza d'attenzione, affetto e complicità che gli ha sempre reso difficile l'integrarsi con la sua famiglia, nonostante fosse biologica. Jungkook lo trova molto scontato all'inizio, ma pian piano convive con quest'idea e ne fa tesoro, sperando che qualcuno oltre a lui si accorga di ciò che succede all'interno del suo nucleo familiare, che lui ne è tirato fuori troppo spesso e che necessita di essere viziato dai sentimenti e non dalle cose materiali.
 
Il silenzio comincia a farsi soffocante solo quando sua madre chiude i finestrini dopo aver buttato la sigaretta ormai finita sull'asfalto della strada. Il rumore della macchina è pesante e lei stringe le labbra contrariata da un ragionamento più o meno contorto che si è fatto nella mente, che non c'entra nulla con suo figlio, con i suoi problemi familiari o con il lavoro, semplicemente un ragionamento dall'ignota origine ed essenza, che come al solito non condivide e Jungkook prova ad indovinare.
Porta di nascosto una cuffietta all'orecchio e ascolta la musica ad un volume udibile solo a lui, in modo da non disturbare sua madre e la sua quiete, poiché il silenzio per quella donna è sempre stato sacro e condividerlo con lui è importante per lei e distruggerlo è incredibilmente disturbante.
 
Arrivati alla chiesa, Jungkook aspetta che sua madre abbia finito di scrivere un messaggio a suo fratello Rome - ha appena tirato fuori l'aggeggio dalla borsa, rifiutandosi come ogni altra volta di tenerlo a portata di mano ed evitandosi spiacevoli incidenti durante il tragitto in macchina. Sua madre è un po' lenta, ci mette molto impegno a scegliere le parole giuste da utilizzare per dire determinate cose, fa mente locale più volte per non scordare nulla e spesso non trova la lettera che sta cercando sulla tastiera.
Quando invia il messaggio si sporge per dargli un bacio sulla guancia e gli augura un 'buon divertimento'. È un gesto che ha sempre fatto, ma è anche l'unico che ha fatto in tutta la sua vita. I suoi baci sono veloci e freddi, non riscaldano d'amore le guance di Jungkook come lui vorrebbe.
E lui non le vede gli occhi, neanche quando la saluta, una volta sceso dall'auto, e si volta a guardarla nella speranza che si sia tolta quei maledetti occhiali, rendendosi conto che magari il sole è coperto dall'infinità di nuvole che dominano il cielo grigio. Ma sua madre è sempre la stessa di quando lo ha dato alla luce, non è mai migliorata nel suo essere né si è peggiorata in alcun modo. Rome, durante i loro rari e brevi momenti di complicità, la paragona ad un personaggio statico, invariato nel corso della storia. Jungkook non può che dargli ragione, nonostante sia proprio suo fratello a ricevere più amore.




 
✄✄✄




 
Ci sono delle pozzanghere sul marciapiede e per strada, ma per fortuna sono piccole e facilmente schivabili e non lo fanno rallentare. Taehyung si sta dirigendo a passo regolare verso casa di Hoseok, ancora, questa volta per andare all'incontro insieme. Sua zia quella mattina aveva trovato delle scarpe per casa, decisamente malmesse e di colore nero sbiadito, ma in un certo senso in uno stato migliore delle sue rosse. Inoltre gliele aveva date lei, era venuta fino in camera sua per portargliele! non poteva non accettarle. Oltre a quello, sua zia non poteva accompagnarlo quel giorno e allora Taehyung l'aveva semplicemente ringraziata e si era avviato a casa di Hoseok, avvertendolo prima tramite il telefono di casa.
 
Le scarpe erano comode, un po' umide ma portabili. Aveva una felpa più pesante indosso rispetto a quella usata i giorni precedenti e in una maniera un po' contorta, vede questa sua attenzione come un segno che dimostri quanto sta cercando di imparare dai suoi errori.
Raggiunge casa dell'amico in poco tempo e suona al campanello senza guardarsi attorno; ormai riconosce tutto come un ospite abituale.
La mamma di Hoseok è sempre gentile mentre i figlio sempre lunatico. Taehyung lo saluta con un dolce sorriso e ne riceve uno ancora più dolce, ma quando salgono in macchina Hoseok è già infastidito e annoiato dagli eventi e a fatica gli rivolge la parola, neanche fosse un estraneo.
Non ci rimane male, sa come è fatto l'altro. Però la signora Jung gli rivolge comunque un'espressione di scuse e lui si sente in colpa per essere una presenza al momento poco gradita da Hoseok.
Questi gioca con un bracciale di tessuto che tiene al polso e lentamente adagia il capo sulla spalla di Taehyung quando sembra fidarsi maggiormente della sua presenza. All'inizio tentenna, quasi convinto che l'amico non sia reale ma un frutto della sua meschina immaginazione, e resta in silenzio per tutto il resto del viaggio, anche durante l'incontro. Si perde nelle stanze vuote e i corridoi infiniti nei quali la sua mente lo rinchiude e non lascia mai il fianco di Taehyung.
Non si esprime ma ascolta e pensa. È felice quando Namjoon li informa che ha aumentato gli incontri durante la settimana.
 
- Perché non è detto che dopo la fine di questo primo mese vogliate continuare tutti e così potrete anche conoscervi meglio, dato che ho in mente di organizzare un viaggio con voi tra qualche settimana.
 
È curioso quando vede Jungkook passare una delle sue cuffiette a Jimin, infilandogliela all'orecchio e gustandosi la sua espressione. Jimin gli sussurra qualcosa e si avvicina un po', in modo da non perdere la cuffia o di non sfilarla a Jungkook. Quest'ultimo non trattiene un piccolo sorriso e comincia a spiccicare qualche parola, che sembra solo rivolta a Jimin e questi ne fa un gran tesoro.
Hoseok poi si scopre incredibilmente contrariato quando Yoongi presta troppa attenzione a Taehyung. Non tanto perché sia geloso, ma quanto più perché si tratta di Yoongi e perché già sa che Taehyung ha troppi guai ancora irrisolti e di certo non ne vuole altri al momento.
Finché avranno quel loro patto silenzioso, finché si terranno compagnia a vicenda, il suo compito è quello di proteggere Taehyunq mentre questi lo aiuta a venire fuori dalle sue difficoltà. Quindi, quando Yoongi si fa un tantino troppo vicino, è una normale conseguenza che Hoseok si alzi in piedi e per poco non gli lanci contro una sedia.




 
✄✄✄





 
Raramente capita che il corso degli eventi, con tutte le sue conseguenze più stravaganti, finisca sulle sue spalle, ma quando succede Namjoon me rimane sempre sconcertato.
Trova incredibile lo scatto di Hoseok, non se n'era neanche reso conto, e ancor più incredibile è stato quello di Yoongi che era riuscito a schivare la sedia che gli era praticamente volata addosso.
Jungkook aveva riso, forte. Talmente forte che l'eco della sua risata risuonava ancora per i corridoi della chiesa tra le altre aule e si disperdeva verso la sala principale dove si teneva la messa. Jimin aveva la bocca aperta dallo stupore e dalla paura e tremava ed era balzato in braccio a Jungkook che fortunatamente, grazie ai buoni riflessi, l'aveva sorretto e ora gli circondava i fianchi con le braccia e continuava a ridacchiare fra sé e sé. Si chiede come l'idea di lanciare una sedia in testa a Yoongi non sua venuta a lui, ma poi ricorda il motivo per il quale si trova lì e allora smette di pensarci.
Quello che è realmente terrorizzato è Taehyung, un po' perché i rumori tremendamente forti lo destabilizzano e lo spaventano, un po' perché si è visto volare una sedia sopra la testa.
Yoongi è ancora stordito e scambia sguardi con Namjoon, chiedendogli a parole mute se quello che è successo è proprio successo o se sta diventando veramente matto. Namjoon, purtroppo, non ha ancora una risposta.
Nel frattempo, però, in tutto quel trambusto silenzioso di emozioni e colpi al cuore, Hoseok sembra aver ripreso lucidità e colore, è uscito dallo stato di trans nel quale era caduto e adesso sembra essere pronto ad esternare i suoi pensieri. Per cominciare, si scusa con tutti uno ad uno per i suoi modi sgarbati e successivamente si getta ai piedi di Taheyung per implorarlo di perdonarlo, perché sa quanto lo abbia fatto spaventare e non riesce a perdonarsi di aver ignorato le debolezze che il ragazzo aveva confessato solo a lui.
Hoseok piange, molto. Namjoon cerca di calmarlo e chiede a Yoongi, Jungkook e Jimin di andare in un'altra aula. Taehyung anche vorrebbe assentarsi un secondo, perché odia quando le cose succedono tutte insieme e così velocemente, ma non ha il cuore di allontanarsi da Hoseok ora che ha più bisogno di lui.
Riesce a farlo calmare solo dopo che questi si è ben che sfogato e Namjoon tenta di fargli qualche domanda che a quanto pare va a buon fine e gli fa ottenere qualcosa.
Non ha intenzione di dire a Yoongi le motivazioni di Hoseok, nonostante se le meriti dato che ha quasi rischiato di perderci la testa.
 
- Vorrei che gliene parlassi tu.
 
- Ma cosa dovrei dirgli?! Oh cielo, adesso mi odierà più di prima e mi porterà via Taehyung! Gli farà del male, lo so! Lo so!
 
E di lì di nuovi lacrime e singhiozzi. Taehyung gli carezza la schiena e si sente lusingato dalle parole dell'amico, anche se evita categoricamente di vantarsene tra sé e sé perché sa che non è proprio il caso.
 
- Non credo che Yoongi abbia qualche interesse per me, - prova a dirgli, attirando la sua attenzione - Inoltre, non c'è bisogno che tu ti preoccupi tanto per me; il nostro patto non lo prevede.
 
Namjoon vorrebbe davvero sapere di che patto si sta parlando, ma sta volta evita altre domande e si accontenta delle informazioni che ha ottenuto. Hoseok sembra essere più calmo e decide di andare di sua iniziativa a parlare con Yoongi. Si scusa, spiega a modo suo quello che vuole spiegare e torna in aula.
Yoongi è confuso, ma alza le spalle e si fa meno domande rispetto a quelle che si è già fatto Namjoon nell'arco di un minuto. Jimin e Jungkook, che hanno assistito alla scena, sono un po' più incuranti rispetto agli altri per quanto riguarda tutta questa faccenda. Jimin è troppo impegnato ad ammirare Jungkook mentre si accoccola ancor più tra le sue braccia, convincendosi che non sta facendo nulla di male, che del resto i suoi sentimenti d'amore non sono ricambiati come lui vorrebbe e che quindi sta già scontando la pena per i suoi peccati. Jungkook, invece è più preso dalle canzoni della sua playlist e dal buon odore che emana Jimin e, ovviamente, dal fatto che a lui non gliene frega nulla di nessuno.
 
Nonostante tutto riescono a portare avanti l'incontro e ad organizzarsi per decidere il prossimo.
Namjoon è sicuro che i prossimi giorni saranno più caldi e soleggiati - crede fedelmente alle previsioni meteo, tanto quanto crede nella 'piccola pausa calda' invernale. Se le previsioni si riveleranno esatte, poi, potranno fare una piacevole uscita e spostare l'incontro all'aperto.
Jimin è decisamente entusiasta all'idea di spazi verdi e aria pulita, Taehyung spera che faccia davvero caldo, abbastanza da non rischiare d'ammalarsi con le sue felpe troppo leggere per la stagione. Yoongi e Hoseok non sembrano poi così entusiasti, uno perché non avrà la possibilità di bruciare qualche albero, mentre il secondo perché preferisce gli spazi chiusi e sicuri. Jungkook ha ripreso il cellulare e sta guardando i messaggi che i suoi amici gli hanno inviato. Pare che oltre alle sigarette ci sia anche qualcos'altro da fumare. Storce appena il naso e reprime il desiderio di farne uso al più presto.
L'idea di un incontro all'esterno non lo alletta più di tanto, anche perché se dovesse disgraziatamente incontrare gli stessi amici che lo informano del fumo via Facebook sarebbe alquanto spiacevole. Per una ragione o per un'altra vuole evitarsi altri guai, anche se ammette che la compagnia di Jimin non gli crea più così tanto disagio.
 
L'incontro termina allo stesso orario del lunedì precedente e vi è un déjà-vu generale. Hoseok chiede a Taehyung se vuole venire casa sua, i biscotti saranno appena sfornati e deliziosamente caldi al loro arrivo; Namjoon si incammina verso la sua auto con le tesserine sulle quali sono scritte i loro nomi riordinate nella sua cartella, Yoongi punzecchia Jimin prima d'uscire e Jungkook guarda il cielo è si ritrova a pensare, ancora, mentre Jimin non riesce a trovare le parole.
Ma i déjà-vu durano pochi istanti, poi il tempo si divide, ramificandosi a seconda delle decisioni in vari eventi e allora viene naturale pensare che quella scena in particolare sia stata già vissuta ma poi in realtà non così tanto. Perché Taehyung stavolta è più insicuro e si lascia solo accompagnare a casa, ringrazia Hoseok con un leggero buffetto sulla guancia e riceve in cambio un sorriso misto tra scuse e affetto. Yoongi non si allontana poi tanto, Namjoon gli offre un passaggio in auto; tiene la cartella sui sedili posteriori e l'aria condizionata accesa pare decisamente più allettante dell'aria fredda causata dal vento che si è alzato con il calar della sera.
Jimin non ha ancora trovato le parole, ma Jungkook si accorge della sua presenza con più facilità e gli regala un mezzo sorriso amichevole e si offre di fargli compagnia durante il tragitto verso casa. Non si fida a lasciarlo andare in giro da solo, non con quello che è successo l'altro giorno. I due minacciosi, dei quali in realtà non ricorda neanche il nome, non sono muniti né di buon senso né di pazienza e Jimin è un bersaglio facile. Può chiamare Rome e dirgli di venirlo a prendere da un'altra parte più tardi e intanto si guadagna una piacevole camminata con Jimin sottobraccio che ha momentaneamente messo da parte la sua timidezza e ha incominciato a parlare a macchinetta. La sua voce non è fastidiosa, a Jungkook piace ascoltarla.
Jimin lo riscatta quasi quanto le sigarette e lo riesce a tenere fuori al freddo, lontano da casa. E anche questo gli basta.























 
Angolo autrice ☆〜(ゝ。∂)




 
Hello~
 
Mi scuso se il capitolo non è proprio lunghissimo, ma vado abbastanza a rilento. Non ho molto da dire, sinceramente, solo che mi lamento con me stessa per la mancanza di Seokjin in questo quarto capitolo.
In realtà avrei voluto terminare al pezzo in cui Hoseok lancia la sedia a Yoongi, ma il capitolo si sarebbe rivelato troppo corto e anche inutile, dato che non succedeva niente di che e allora ho continuato a scrivere ~
 
Il viaggio di cui parla Namjoon è, diciamo, il punto nel quale sto cercando di andare a parare aspettatevi belle cose per quel viaggio ma credo ci vorrà qualche altro capitolo (>人<;)
Intanto, spero che questo vi sia piaciuto lo spero davvero e mi farebbe davvero molto piacere se mi lasciaste un commentino (^◇^)/
 
Confesso di aver avuto qualche problema a scrivere questo capitolo a causa di vari impegni e scarsa voglia di vivere, quindi ho deciso di scusarmi in anticipo se in futuro aggiornerò senza rispettare un ritmo regolare e prendendomi i miei tempi.
 
Con questo, recensite in tante, per favore, anche solo se vi faccio pena.
 
Buon qualcosa – e che sia qualcosa di meraviglioso !!!
 
E
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 
Capitolo V







 
Il secondo incontro non va esattamente come programmato. Il cielo s'è fatto più scuro con l'avanzare dei giorni e la pausa calda è stata rimandata a chissà quando. Namjoon non si scoraggia più di tanto, in fondo si era preparato a qualsiasi evenienza.
Con l'aiuto di Seokjin - che poi alla fine aveva fatto tutto da solo, avevano preparato una grande quantità e varietà di panini e tramezzini da pic-nic, nel caso in cui se qualcuno non potesse mangiare questo o quello si sarebbe potuto buttare su altro. Sicuramente sarebbero avanzati più della metà, ma Namjoon confidava nello straordinario appetito di Taehyung e nell'orrore per lo spreco di Jimin. Alla fine i panini se li erano dovuti mangiare dentro l'aula affianco a quella che usavano per gli incontri. Namjoon l'aveva definito un "changing location" e Yoongi aveva riso. Jungkook, che non aveva capito una parola, si era nascosto dietro al suo tramezzino tonno e pomodori e si era rannicchiato sulla sua sedia, infreddolito. L'aria umida entrava attraverso le pareti e i riscaldamenti mal funzionanti sarebbero stati la causa del suo imminente raffreddore.
Jungkook è incredibilmente sensibile sotto questo punto di vista, il suo organismo è sempre andato avanti con antibiotici e altri farmaci super potenti, tanto che adesso si ritrova con delle difese immunitarie talmente deboli che il minimo cambio di temperatura lo porta al febbrone più assurdo. Giura che potrebbe essersi preso la varicella persino due volte, nello stato in cui si trova. 
Tutto il contrario di Taehyung, che nonostante senta un freddo cane nella sua giacchetta di jeans, non ha un malanno da anni ormai. Hoseok gli ha prestato i suoi guanti e la sciarpa, lui che esce sempre prevenuto, a costo di sembrare ridicolo. È stato un gesto gentile e spontaneo e Taehyung non sente di meritarselo, ma sente le ossa congelarsi e la pelle comincia a dolere diventando sempre più rossa e allora accetta ugualmente, prima di perdere completamente la sensibilità delle mani.
 
Ha già mangiato quattro panini, tutti diversi perché gli piace gustare quello che non può avere. Il giorno precedente non ha mangiato nulla, sua zia era mancata tutto il giorno e lui si sentiva troppo inutile e depresso per provare anche solo a scaldarsi qualcosa che era avanzato in frigo. Ne aveva parlato con Namjoon e questi ci aveva messo un po' a formulare una risposta. Era preoccupato, del resto anche Taehyung lo era, ma non capiva perché avesse dato un'occhiata anche a Jimin, che lentamente quasi a fatica addentava il suo primo panino, prima di aprire bocca per dar voce ad un sentito consiglio. Jimin sembrava si stesse sforzando e questo l'ha notato anche Jungkook. 
Namjoon intanto gli parla di un buon modo per vedere con occhi nuovi il cibo e Taehyung lo sta a sentire con discreto interesse. C'è questo suo amico, Seokjin, che cucina in un ristorante del centro di Busan e che gli ha detto che la cucina è il modo più efficace per diventare amici di ogni singolo tipo di cibo. 
 
Ovvio è che Taehyung avrà sicuramente difficoltà a trovare la voglia di uscire dai suoi stati comatosi quando depresso per dilettarsi in ricette sconosciute e spaventose. Allora Namjoon gli dice di farsi aiutare da qualcuno, tipo Hoseok, perché cucinare è bello se si fa insieme. Gli nomina anche Yoongi, che a quanto pare ai fornelli se la cava abbastanza bene.
 
- Certo dovresti tenerlo d'occhio quando sta vicino al gas per evitare che dia intenzionalmente fuoco alla cucina, ma ti posso assicurare che fa del kimchi da paura!
 
Gli propone anche di incontrare questo Seokjin e Taehyung, preso dal l'eccitazione del momento, accetta senza neanche pensarci. Il nome dell'amico di Namjoon gli è quasi familiare, ma non ci fa troppo caso. Sai quanti Seokjin ci saranno in tutto il Sud Corea?
Yoongi, impegnato a collegare i cavi del piccolo televisore vecchio e polveroso storce il naso dopo aver sentito tutta la conversazione e rimane leggermente offeso dal poco entusiasmo di Taehyung di cucinare con lui.
 
Il piano B di Namjoon riguarda proprio il televisore. Un bel film da guardare tutti stretti, mangiando panini e commentando alla fine secondo i propri punti di vista. Namjoon si sente un grande organizzatore e un'efficiente supervisore. Scompiglia i capelli di Jimin, guadagnandosi un'occhiata via da brividi da parte di Jungkook e si mette seduto su un banco dietro a tutti. Non che possano fare chissà che di pericoloso guardando un film, ma è pur vero che Yoongi sarebbe capace di restituire la sedia a Hoseok se solo gli balzasse il pensiero in mente e Namjoon deve essere pronto ad intervenire prima di trovarsi un morto in aula. 
Il film è uno di quelli vecchi e in bianco e nero. Jungkook lo trova palloso, in generale non gli piacciono i film, deve stare fermo per troppe ore e gli riesce davvero male, poi se non c'è neanche un po' d'azione non ha davvero senso guardarne uno. 
Jimin sembra più interessato. Gli occhi gli brillano e le labbra sono leggermente socchiuse quasi fosse incantato da quelle scene di vita quotidiana e amore puro ed innocente. È così innamorato dell'amore, Jimin. Lo sogna la notte e lo prega durante il giorno, perché sa che non gli verrà concesso di assaporarne il gusto dolce amaro, lui che si è lasciato tentare dal peccato un'altra volta. Lo sa mentre lascia che la sua spalla sfiori quella di Jungkook e la sua schiena scende fino a poggiarsi sul suo petto. A Jimin piace il calore che Jungkook emana e le sue braccia intorno alla sua vita quando cerca di sistemarselo più sulle gambe come fosse una bambola di porcellana. Gli piace l'idea di essere fragile, tanto da potersi rompere, ma spera che Jungkook non se ne dimentichi lasciandolo cadere.




 
✄✄✄




 
In cucina bisogna essere ordinati e puliti, avere sangue freddo e saper tagliare le verdure senza ferirsi le dita. Sono tutte cose che Seokjin ha imparato nel corso degli anni e che ora dovrà insegnare a Taehyung. Quando il terzo mattino dopo il secondo incontro della settimana il campanello emette il suo solito suono sgraziato, il ragazzo si aspetta di trovare chiunque, tranne l'uomo più bello del mondo. 
È solo la seconda volta che lo incontra, ma adesso può dargli finalmente un nome. Si accorge che il mondo è veramente piccolo e che le sue guance sono andate completamente a fuoco quando Seokjin gli sorride, l'ha riconosciuto. Del resto, la sua memoria funziona più che bene e Taehyung non è di certo il tipo di persona della quale uno si può scordare. 
Lo fa entrare in casa e si scusa di un disordine che non esiste. Non è molto vissuta, come abitazione, dato che sua zia non c'è praticamente mai e lui rimane chiuso in camera sua se non si trova in giro per prendere una boccata d'aria gelata o per far visita ad Hoseok. Comunque quella frase Taehyung l'ha sentita molto spesso in televisione ed è un segreto fan delle citazioni che difficilmente si riescono a cogliere e recitate in momenti ridicolmente casuali.
Seokjin sorride ancora e punta dritto verso la cucina, aprendo ogni singolo sportello visibile ai suoi occhi ancora stanchi dalla notte insonne. Mina si è sentita male e l'hanno dovuta portare in ospedale per un controllo. Fortunatamente, nulla di grave, ma la paura gli aveva incollato le palpebre costringendolo a restare sveglio tutta la notte. Eppure, fedele ai suoi impegni, era venuto ad aiutare quel ragazzo troppo magro e vergognoso del quale Namjoon si stava prendendo cura. 
 
Gli chiede cosa preferisce tra dolce e salato e la domanda è talmente facile che Taehyung quasi non si meraviglia della sua risposta immediata; dolce. Lì, Seokjin ha già un mucchio di idee per la testa e tira fuori un ricettario per pasticceri dalla sua borsa a tracolla poggiata frettolosamente su una sedia della tavola. Sfogliano qualche pagina assieme, indecisi su più e più pietanze. Taehyung già si lecca i baffi e a Seokjin prudono le mani dalla voglia che ha di cucinare. 
La cosa più bella del suo hobby è che è anche il suo lavoro. 
 
Inizialmente, quando aveva preso in mano la sua carriera di cuoco, gli era venuto il dubbio di star sbagliando strada, aveva paura che andando avanti avrebbe cominciato ad odiare la cucina e avrebbe perso tutto ciò in cui credeva, compreso il ricordo di sua nonna. Poi però si era reso conto di quanto non potesse vivere senza cucinare e allora si era buttato nella sua carriera senza pensieri. Aveva incontrato Mina qualche tempo dopo ed era stato amore a prima vista, almeno per lui, ma questa è un'altra storia e a Seokjin non piace raccontarla, semplicemente perché non è bravo a raccontare, non come vorrebbe. 
Grazie al cielo, è bravo a parlare e, credetemi, sono due cose differenti. Intavolare una conversazione con Taehyung non è molto difficile, il ragazzo risponde e partecipa, magari inizialmente un po' a fatica e con qualche timidezza, ma è semplice trascinarlo e Seokjin è un grande trascinatore. Non che se ne vanti in giro, comunque.
Hanno già preparato l'impasto e Seokjin gliene fa assaggiare per avere conferma di quanto sia buono e gongolare per la sua bravura. Taehyung è un ottimo allievo e Seokjin non fa altro che ripeterglielo perché è vero e perché Namjoon gli ha fatto presente che il ragazzo ha dei problemi a costruire una fiducia su se stesso e troppi sensi di colpa per la testa. 
 
- È davvero la prima volta che cucini? - la sua curiosità è sincera e Taehyung la percepisce.
 
- Non è che non l'abbia mai fatto, ma è passato molto tempo.
 
Ed è vero. Sua madre era una cuoca eccezionale e talvolta accettava che suo figlio le desse una mano, nonostante i batti cuore che solo la preoccupazione di una madre può causare. 
A Taehyung piaceva anche cucinare, ma poi sua madre era morta e sua zia aveva spostato la sua attenzione più sui giochi interattivi e il colori a tempera prima di cadere nel buco nero in cui suo zio l'aveva buttata. A Taehyung viene in mente se sua zia avesse voluto rimanere il quel buco nero, se ce l'abbia con lui perché ha cercato di salvarla da una fine orribile che magari pensava di meritare dopo la perdita della sorella o se l'amore per suo zio sia talmente forte da perdonare tutte le percosse e le parole disgustose intrise di alcool e rabbia immotivata. 
Sente un po' di tristezza a tali pensieri, ma Seokjin si preoccupa di scacciarla via prendendo una fragola e intingendola nel cioccolato fuso. Incredibile quante cose stiano creando con così poca roba e a Taehyung ritorna subito il buon umore. Le fragole non sono di stagione, ma son comunque buone e il ragazzo ne va pazzo lo stesso. 



 
✄✄✄




 
Nemico più grande di un uomo che usa molto spesso il cervello è sicuramente il mal di testa. Namjoon ne sa qualcosa; Yoongi non fa altro che ripeterglielo. 
A casa sua, oltre ai vestiti sporchi sul pavimento e l'odore di bruciato a causa della sua ancora poca familiarità con fornelli e tostapane, ci sono pacchi su pacchi di medicine contro qualsiasi tipo di malanno. Non hanno un luogo preciso in cui trovarli, Namjoon li ha sistemati un po' ovunque, conoscendo le sue abitudini e quelle del suo corpo. 
Si aspetta di trovare le aspirine nel mobile dove tiene i biscotti e così è. La testa gli gira incessantemente e spera di addormentarsi presto sulla prima superficie orizzontale che incrocerà sul suo cammino, persino il pavimento. 
Yoongi, nell'altra stanza, quella da letto, dovrebbe controllarlo e accertarsi che stia davvero bene e si riprenda al più presto. Per molti fattori che non sono ancora stati spiegati, un Namjoon ammalato non è un Namjoon affidabile, e la sua vita si basa su questo. Eppure è comodamente seduto sul bordo del materasso dalle lenzuola sfatte e i cuscini con le federe stropicciate e coperte da piccoli segni di sbavatura. Namjoon ha sempre affermato senza vergogna che la quantità di saliva - Seokjin preferisce definirla "bava", ed era una delle poche cose sulla quale si era trovato d'accordo con Yoongi, che produce durante la notte mentre dorme è direttamente proporzionale alla qualità del suo sonno. In parole spicce: più dorme bene più bava sui cuscini.
 
Yoongi lo trovava abbastanza disgustoso, ma non polemizzava. Lui aveva sempre avuto problemi a dormire, della serie che o dormiva troppo poco o dormiva troppo e male. Seokjin una volta aveva anche cercato di aiutarlo dandogli qualche consiglio, però la commozione era nata come finita, poiché neanche un attimo e l'offerta d'aiuto si era trasformato in un anche troppo serio "Chiudi gli occhi, ti faccio addormentare io". Quella non era la prima volta che Seokjin lo minacciava - per non dire che ci provasse proprio - di ucciderlo. In realtà succedeva molto spesso. Yoongi si chiede tutt'ora come faccia ad andare in chiesa ogni domenica con la coscienza così sporca.
 
Namjoon torna in camera a passo lento e pesante, trascinandosi mollemente strusciando la tuta grigia e di una taglia gigante per le sue gambe sottili. È davvero alto e trovare vestiti comodi della sua perfetta misura è difficile quindi è costretto ad accontentarsi.
Il mal di testa non passerà finché l'aspirina non comincerà a fare effetto e Namjoon si sente distrutto ed ha paura di vedere di nuovo cose che non esistono. Il terrore è un sentimento che conosce a fondo, che non si limita a fargli tenere la luce del bagno accesa per evitare al buio di divorare la sua stanza, ma che lo tortura costantemente. Non ne ha mai parlato con Yoongi, anche se questo in un certo senso l'ha compreso a modo suo e aspetta pazientemente che l'amico si apra con lui. Seokjin ne è completamente all'oscuro e Namjoon non ha intenzione di confessargli mai le mostruosità che la sua mente può serbare, perché Seokjin è buono e innocente in quello che è il suo quadro della vita e lui non può rovinarlo ancor più di quanto già non abbia fatto.
 
Così, si stende tra le lenzuola usate ma ancora profumate e rilassa i muscoli facciali nella speranza di trovare sollievo nell'animo. Prende in considerazione l'idea di esternare tutto all'amico al suo fianco, però decide di rimanere zitto e azzera i pensieri che vagano senza meta all'interno del suo cervello.
Il senso di vuoto lo disorienta e gli vien voglia di leggere, di guardare la televisione, uscire nel freddo inverno o parlare senza sosta, fare qualsiasi cosa pur di riempire nuovamente la sua mente. Ma Yoongi ha cominciato a carezzargli i capelli e sta borbottando qualcosa che Namjoon non vuole sentire perché il mal di testa è ancora forte e lui se ne accorge solo ora. Quel gesto così intimo non fa parte della loro quotidiana normalità, ma al piromane piace cambiare un po' la routine di tanto in tanto e si concede ai suoi desideri più nascosti. Non trova un reale bisogno nel contatto fisico, semplicemente non riesce a capire Namjoon appieno e non sa come stargli vicino abbastanza da non farlo sentire solo. Lui ha paura di rimanere solo quasi sempre, perciò trova facile pensare che anche l'amico provi lo stesso.
Non è del tutto errato, in verità. Del resto Namjoon ha paura di molte cose, a volte ignote persino a lui stesso. Eppure questo li unisce più di quanto vorrebbero, crea dei legami e Yoongi è contento di possederne almeno uno inconsciamente, perché quelli che vorrebbe crearsi da solo non sembrano funzionare.
Quindi lo stupore di ritrovarsi abbracciati è poco, mentre l'orrore di rompere il legame è tanto.



 
✄✄✄




 
Il calore è una delle cose che adora di più al mondo. Gli dona energia come fosse una pianta e lo rende sorprendentemente di buon umore, non deve neanche fumare per restare lontano da casa! I polmoni di Jeon Jungkook sono eternamente grati al sole e possono permettergli finalmente di respirare liberamente. 
Sono al parco, lui e tutti quelli dell'incontro, eccetto Taehyung, che aveva avuto dei problemi in famiglia a detta di Namjoon. Jungkook non aveva indagato più di tanto - lo sguardo omicida di Yoongi continuava a smorzare la sua curiosità appena questa decideva di uscire al luce del giorno, però la depressione che aveva colpito Hoseok a ritrovarsi improvvisamente solo lo stava contagiando e gli dava noia, perché le giornate di sole non le può sprecare così, a deprimersi. 
Perciò, prende un pallone e praticamente costringe il compagno a giocare con lui a qualsiasi cosa: calcio, pallavolo, basket; purché Jungkook si possa muovere e godere la bella giornata. 
Jimin è rimasto un po' in disparte e si è limitato a distendersi sulla distesa di prato verde insieme a Yoongi. Jungkook trova davvero bello come la pelle candida del primo risplenda sotto alla luce violenta del sole. A l'altro non presta poi molta attenzione, anche se il vedere come questi sia riuscito facilmente ad intavolare una conversazione Jimin, facendolo anche ridere tal volta, lo infastidisca parecchio. Si può dire che avesse cominciato ad andare abbastanza fiero dei suoi progressi con il ragazzo dalle guance paffute e i sorrisi luminosi. 
Improvvisamente si pente della sua gelosia. Sta perdendo contro Hoseok - un Hoseok ora decisamente più attivo e competitivo, e sente una fitta al cuore. Il suo orgoglio ne sta risentendo così tanto.
 
Namjoon è impegnato in una lunga conversazione al telefono. Ha sentito Seokjin solo l'altra sera, eppure il giovane cuoco sembra dovergli dire il doppio delle cose. La sua voce è calda e familiare, a Namjoon piace immaginare come l'amico stia gesticolando quando sono al telefono e non può guardarlo mentre muove costantemente le braccia e il busto, quasi tutti quei movimenti possano aiutarlo a spiegarsi meglio. L'ha sempre trovata una cosa adorabile e lo distoglie sempre dai brutti pensieri. 
Seokjin parla di tutto e niente, mette il viva voce giusto quell'attimo che basta per fargli salutare Mina, si perde in discorsi riguardanti dolci, bambini e i colori giusti per una cameretta. La coppia ha deciso che il sesso del bambino dovrà rimanere ignoto fino al giorno della nascita di quest'ultimo e nonostante Seokjin speri in una femmina sembra si stia preparando più all'arrivo di un maschio. A Mina il sesso del bambino non turba molto, l'importante è che sia un salute e cresca felice. Sono entrambi nervosi e Namjoon gli augura il meglio come famiglia. 
La chiamata termina solo quando Seokjin ha veramente finito gli argomenti di cui parlare e si rende conto di aver trattenuto l'amico anche troppo, nonostante sappia che Namjoon non ci fa chissà che caso.
 
Il supervisore saluta affettuosamente l'amico e il sorriso sul suo volto coperto dall'ombra dell'albero sotto il quale è seduto forma delle dolci fossette sulle sue guance. 
Yoongi è ancora preso nella sua conversazione con Jimin, l'accendino temporaneamente dimenticato nella tasca posteriore dei jeans. Namjoon sa che non stanno parlando di nulla di rilevante, che non è il tipo di dialogo che interessa particolarmente a Yoongi ma che comunque, se è con Jimin, non si dispiace ad avere. 
Quando sposta lo sguardo su Hoseok e Jungkook viene preso in contropiede dall'immagine che gli si presenta a pochi metri di distanza. Hoseok è così felice che potrebbe migliorare l'umore a chiunque e fa quasi invidia al sole così radioso, mentre Jungkook è disteso a terra e ha un respiro affannato e sembra profondamente ferito nonostante rida insieme al nuovo compagno di giochi. Namjoon ride di cuore all'ilarità della scena e per una volta si dice che forse sta facendo un buon lavoro con quei ragazzi.

























 
Angolo autrice ( ̄◇ ̄;)
 
Mi sa che i capitoli finiranno per avere sempre questa lunghezza demmer—
 
Ciao bella gente !! ☆〜(ゝ。∂)
Finalmente sto cominciando ad approfondire la questione del trio polpetta si i SugaMonJin e no, Yoongi e Namjoon non hanno quel tipo di legame, solo pura e sincera friendship perché poi lo scoprirete ah ah~
 
I jikook sono apparsi poco perché a volte mi rompo a parlare sempre di loro cioè chi se li fila sto scherzando ok non prendetemi troppo sul serio. 
Il motivo per il quale Tae non è andato al terzo incontro la scoprirete nel prossimo capitolo e bla blalo so che sono lenta ma non posso dirvi tutto subito, suvvia ε-(´∀`; )
 
Comunque mi sono resa conto che a quanto pare la storia non sta interessando molti tocca che torno a farmi pubblicità  quindi o inizio a pregare per pareri + lettori o cerco di indovinare cosa c'è che non va. Mh.
 
Ah, dato che nei primi capitoli Yoongi era proprio stronzo che francesismi  ho deciso di mostrare anche il suo lato da orsetto del cuore che non fa mai male, tanto poi ritornerò al carattere brutto iniziale. 
Ok, recensite tanto e in tanti che altrimenti mi deprimo ಥ_ಥ
Grazie per aver letto e spero che il capitolo vi sia piaciuto!!
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


 
Capitolo VI










 
Il lusso di scordarsi i propri problemi è concesso solo a coloro che problemi non ne hanno sul serio. 
Taehyung i suoi li aveva messi nel dimenticatoio solo un attimo e questi erano tornati indietro prepotentemente, bussandogli alla porta di casa. Letteralmente.
La mattina del terzo incontro Taehyung si alza presto, è stranamente felice e ha intenzione di chiedere a Namjoon se e quando potrà prendere altre e nuove lezioni di cucina insieme a quel giovane uomo così gentile e dal nome melodioso - almeno per come suonava nella sua testa.
È solo in casa; sua zia quei giorni era rimasta in ospedale, probabilmente ricevendo buone notizie per suo zio, meno buone per loro. Ma la faccenda non lo inquieta, se ne scorda subito e addenta una mela come fosse un'abitudine. Dopo quella piacevole giornata con Seokjin sembra aver trovato nuovamente l'appetito e stavolta è deciso a soddisfarlo. 
Nonostante sia mattina presto non indossa il pigiama ma i suoi vestiti per uscire. È un'abitudine vera questa, alla quale è felicemente legato, quella di prepararsi appena dopo essersi svegliato e prima di fare colazione ( quando non la salta ). Guarda l'orologio in salone, sono appena scoccate le otto e, come fosse una naturale conseguenza delle cose, dalla porta comincia a provenire un martellare forte e deciso che lo desta d'improvviso facendolo quasi cadere dalla sedia sulla quale è seduto. In pochi secondi, mentre s'avvicina all'entrata di casa sua, constata facilmente che sua zia non può di certo essere. Ne ha molti di motivi per credere questo, quali il fatto che la donna non dimentichi mai le chiavi di casa e che lei non bussi affatto così. Il pensiero corre a suo zio e Taehyung ha seriamente paura, ma si da' coraggio, perché ha già affrontato l'uomo e deve essere pronto ad affrontarlo ancora, può farcela. Forse.
 
Certo però non s'aspetta di trovare degli agenti di polizia una volta aperta la porta. Taehyung è così confuso da non riuscire neanche a guardarli bene per ricordarne il volto, questi gli chiedono quale sia il suo nome, ma con aria dura, come se già lo sapessero. Il ragazzo ha già idea di quello che sta per succedere eppure non ha nessuna reazione, da' semplicemente la sua risposta e non si tira indietro. 
È sempre stato abituato a correre dalla sua mamma, fin da piccolo, nel momento stesso in cui si fosse presentato un problema, di qualsiasi genere o gravità. Taehyung ha sempre chiesto aiuto, ancora oggi non riesce a reggersi sulle sue gambe e molte delle decisioni che prende sono sbagliate, lo sa, ma molti dei suoi problemi finiscono irrisolti, perché la sua mamma non c'è più e lui ha voluto ignorarli. Ora che è arrivato il momento di affrontarli non ha intenzione di voltarsi e far finta di nulla, ha bisogno di crescere, di non dipendere dalle persone.
Così viene portato via, ammanettato e guardato, giudicato aspramente. Si sente piccolo e indifeso, ma crede ancora nelle sue idee. Sotto alla sua debole apparenza risiede un carattere forte e animato da grande speranza. Quest'ultima non è ancora morta e allora Taehyung, molto profondamente dentro di sé, comincia a pregare e a sperare ancora di più. Nel mentre gli agenti lo strattonano e pronunciano le parole che gli sono sempre rimbombate in testa fino a quel momento, che aspettava di sentirsi dire. 
 
- Kim Taehyung è accusato di aggressione e tentato omicidio del signor Kim Hyunsu, suo zio.





 
✄✄✄






 
Le accuse non sono mai facili da digerire. Taehyung se ne rende conto quando si ritrova catapultato in un tribunale all'età di diciotto anni, ancora troppo giovane per comprendere la gravità delle sue azioni e troppo grande per non essersene preso la responsabilità ancor prima di compirle. 
Sua zia ha il volto colmo delle più terribili emozioni, guazzano sulla sua pelle stanca e riempiono i suoi occhi pieni di lacrime ancora non versate. Taehyung non sa più se perché è una donna forte e resiste all'instinto di mostrare i suoi sentimenti o perché le tiene da parte per un momento migliore dove sfruttarle non sarà del tutto inutile e patetico. 
Si sente un po' tradito, ma non abbastanza perché un po' pensa di meritarselo. 
 
Suo zio sembra stare molto meglio a quanto pare, si è svegliato giusto l'altro giorno, lui ovviamente non lo sapeva. La denuncia era già scattata appena l'uomo ferito era finito in ospedale e si era finalmente indirizzata da qualche parte con il suo risveglio. Taehyung si morde le pellicine intorno all'unghia e si immagina come il carnefice che la vittima dipinge. Suo zio lo descrive in maniere assurde, sua zia rimane zitta. 
Il giudice ascolta e annuisce ogni tanto, sembra quasi annoiato, Taehyung ha scambiato qualche sguardo con lui e ha acquisito una certa sicurezza perché il processo può vincerlo. Le spalle tremanti di sua zia e i piccoli attacchi di panico che la colgono a causa dello stress e della vicinanza al peggiore dei suoi incubi, di nuovo in vita, la terrorizzano. Taehyung conosce l'amore folle che unisce quei coniugi, ma quanto può andare avanti quando la fine è così squisitamente vicina? E come vuole assaporarla sua zia? 
Taheyung spera più da carnefice che da vittima e lo stesso spera per lui. 
 
Bisogna opporsi ad ogni ostacolo con mente lucida e un pizzico di confidenza in se stessi. Questo glielo ha insegnato Namjoon e gliene è grato. Ha sentito via telefono il ragazzo dalla pelle ambrata poco prima di entrare in aula, questi gli ha augurato buona fortuna. Ha detto che l'avrebbe aspettato per il prossimo incontro, come se sapesse già che ce l'avrebbe fatta. 
A volte l'accusa rende deboli, ma il supporto fa crescere enormemente lo spirito e la voglia di lottare. 
Perciò Taehyung non rimane in silenzio, non abbassa lo sguardo né si nasconde, non stavolta. Perché ha troppo da perdere, se ne è reso conto così tardi che si sente già in colpa, ma non vuole sprecare quel poco che ha ottenuto e quel tanto che Hoseok significa per lui. Non vuole perdere quel futuro che deve ancora scoprire con Jimin e Jungkook, non vuole rinunciare a pazientare per capire Yoongi e non ha intenzione di farsi strappare via l'occasione di vedere un'altra volta l'uomo più bello del mondo. E tutto ciò che non si aspetta, Taehyung non vuole perderselo per il carcere. 
Desidera sentire il debole calore del sole e il venticello invernale sulla pelle, non il freddo umido di una stanza piccola e buia. Taehyung crede in un futuro migliore, nonostante il suo concetto di religione sia ancora troppo povero per definirlo o definirsi cristiano.
 
Quando gli viene concessa finalmente la parola, parla a non finire, non si risparmia nulla e non scorda nulla. I traumi sono difficili da scordare e Taehyung si scopre a condividere lo stesso sguardo addolorato di sua zia quando lo incrocia per sbaglio. Questa scoppia a piangere e capovolge le situazioni. Si apre, confessa i suoi dolori una volta chiamata a testimoniare.
Sono dolori troppo intimi e crudeli perché possano essere riportati, che la donna si è portata dentro troppo tempo perché possano essere compresi e non compatiti. E non desidera né pietà né affetto che non sia quello di suo nipote, che ha ignorato e temuto per tutto quel tempo pur di nascondere le sue sofferenze. Desidera qualcosa di migliore rispetto a quell'amore folle e incontrollato, non ne comprende più il senso né l'utilità di tali sentimenti.
 
Allora la vittima diventa finalmente carnefice del proprio aggressore e lotta per se stessa. Il processo continuerà con il passare dei giorni e loro vinceranno, insieme combatteranno i loro mali. Taehyung è felice e non vede l'ora di vedere i suoi compagni.
Vuole raccontare loro di come quella settimana abbia sconfitto il più grande tra i suoi lupi cattivi, lui con le scarpe rosse rovinate e gli occhi bassi e scuri.






 
✄✄✄




 
I pranzi di famiglia sono una noia. Jungkook l'ha sempre pensato e continua a pensarlo mentre siede a capo di una lunga tavola imbandita, in modo da poter guardare tutti e da essere visto da tutti. 
I suoi zii e i suoi cugini vengono di rado a fare visita e, questa, era una di quelle rare volte. Sua madre era più che felice di passare del tempo con suo fratello e sua cognata, i nipoti erano contenti di poter godere della compagnia intellettuale di Rome e suo padre poteva finalmente vantarsi dei suoi progressi nel campo lavorativo, del lusso che poteva permettersi e di altri miliardi di cose che non comprendevano Jungkook neanche una volta. Nessuno bada al ragazzo, ai suoi graffi ancora visibili e i lividi ben marcati, e lui odia tutti. Questi due fatti non vanno necessariamente a braccetto: essere lasciato in pace era uno dei suoi obiettivi primari quando si trattava della sua famiglia. L'odio era, più che altro, causato dall'ingente peso di superficialità che arieggiava in casa sua ogni qual volta si presentavano parenti al campanello. 
I suoi cugini erano snob come pochi ragazzi che aveva conosciuto in quella vita fatta di agi e carne pregiata alla quale era sempre stato costretto a partecipare, difficilmente scambiava una parola con loro sia perché di argomenti da trattare non ce n'erano, sia perché Jungkook una volta aveva distrattamente fatto cadere Jeonghan giù dalle scale all'età di dieci anni - con conseguenza l'essere evitato apertamente e il titolo di 'soggetto pericoloso' dal suo stesso sangue molto prima che glielo affibbiasse anche la legge. 
 
Sua zia non faceva altro che annegare tra perle e diamanti, ridacchiando senza sosta, molte volte per finta, e blaterando in continuazione discorsi senza capo né coda sulla moda e sulle mode. Ogni tanto, se particolarmente di buon umore, canticchiava i versi de la canzone "Diamonds are a Girl's best friend". 
Suo zio e suo padre avevano in corso da più di trent'anni un'inutile competizione, sfidandosi parlando di denaro e cose frivole. I loro sorrisi erano talmente forzati e le strette di mano così prolungate ed eccessivamente enfatizzate che l'inimicizia rischiava di soffocare gli ospiti. 
Jungkook taglia l'enorme bistecca che ha nel piatto e si guarda in torno, annoiato. Le uniche gioie della sua vita sono l'aria aperta e lo stare seduto a gambe larghe in una postura non proprio consona alle leggi del bon ton. Oh, e mangiare a bocca aperta. Però non si lascia andare a simili desideri: se deve proprio rischiare di non uscire mai più dalla sua stanza, preferisce provarlo in un'altra vita. 
Non acconsente passivamente ai voleri dei suoi genitori, ma se ha un'occasione, e se tale occasione implica anche una sigaretta, allora non può lasciarsela scappare. 
 
Le uniche due donne a tavola borbottano tra loro, poi lanciano urla di gioia - la zia a mostrato un anello di diamanti più grande della sua mano proprio sotto al naso della mamma, poi si lasciano andare a risatine incontrollate. I loro piatti sono vuoti, non che ci fosse chissà quanto cibo dentro, insomma. 
A Jungkook le insalate non sono mai piaciute, troppi pomodori, troppo olio, troppa insalata. Addenta un pezzo della sua bistecca al sangue e sposta l'attenzione da un'altra parte.
I suoi cugini parlottano con suo fratello, sembrano interessati a tutto ciò che dica e ascoltano meravigliati ogni sua singola risposta. Rome è leggermente imbarazzato, quasi lusingato, ma Jungkook non prova né goduria nel vedere un pizzico di esasperazione negli occhi del fratello né tantomeno dispiacere. I loro piatti sono mezzi vuoti, Jeonghan ha lasciato i pomodori e Daehyun gliene ruba qualcuno mentre non guarda, perché un po' è da maleducati e un po' non vuole litigare per cose sulle quali discutere sarebbe inutile e insensato. Hansol a volte si gratta la punta del naso, piccolo e all'insù, sorride quando è d'accordo su qualcosa e corruga la fronte se non capisce un concetto. Il suo piatto è quasi completamente pieno e Rome glielo fa notare, senza troncare il discorso che stava seguendo. Anche qui, Jungkook si ritrova annoiato e volta il suo sguardo ai due capo famiglia. 
Stanno ancora mangiando, come lui, ma non staccano gli occhi l'uno dall'altro, temendo di perdere una qualsiasi mossa del proprio nemico. Jungkook ora è molto più curioso e continua a masticare con gusto un pezzo di bistecca particolarmente buono. Gli occhi di suo padre sono stretti in due fessure, ha una faccia che farebbe correre via chiunque abbia un amor proprio, tranne suo zio. Non perché l'uomo non si voglia bene, anzi, magari anche troppo, semplicemente ad un uomo potente come il padre di Jungkook l'unico che può andargli contro è un tipo testardo e aperto alle sfide come suo zio.
Quando cominciano a parlare il giovane s'annoia di nuovo e, appena finito di mangiare, chiede il permesso di uscire. Lo chiede a sua madre, ora troppo distratta e sovreccitata dalla presenza di sua zia per ragionare ampiamente sulla risposta da dargli. 
Esce di casa con il cappotto a coprirlo dal brutto tempo e le sigarette fedelmente in tasca.





 
✄✄✄





 
È la seconda volta che succede: lui sotto allo scivolo a fumare e Jimin con Lucky che scorrazza alle sue spalle. Stavolta i due minacciosi non ci sono e possono conversare tranquillamente. Neanche Chan è presente, non si erano dati appuntamento lui e Jungkook quel giorno e allora era normale che non si fossero visti o incrociati per sbaglio. È una cosa strana è talvolta anche inquietante ma quel ragazzino troppo piccolo e troppo speranzoso si fa trovare solo quando gli viene chiesto e solo se gli va veramente. Magari è anche lui in giro a fumare, Jungkook pensa di sì, ma nessuno lo vede perché nessuno lo contatta e lui non è scemo e non cerca problemi. 
Jungkook invece è il contrario. L'invisibilità non fa per lui, è costantemente messo sotto un riflettore anche quando non lo chiede o non vuole e riesce sempre ad essere trovato dalla feccia peggiore del quartiere. Certo, Jimin è una cosa a parte. Gli piace che non sia come gli altri, gli piace che sia tutto il contrario di lui. Almeno in apparenza, perché Jungkook non lo conosce ancora bene e non sa quante cose in comune possano avere. 
È anche un po' lento a capire e a cogliere i segnali, non vede i sentimenti che Jimin porge su di un piatto d'argento attraverso i suoi occhi, non nota le guance rosse di questi né i sorrisi dolci, solo per lui. Accarezza il muso di Lucky con immediato affetto e il cane risponde con un'espressione beata, lasciando la lingua penzolare fuori dalla bocca lunga. 
 
- È addestrato?
 
- Diciamo che alcune cose le capisce. 
 
- Per esempio?
 
- Intanto, capisce quando lo chiamo Lucky - Jimin ridacchia debolmente alla sua stessa battuta e Jungkook gli sorride divertito, il bastardino volta lo sguardo in direzione del padrone, stavolta attento.
 
- E poi?
 
- E poi sa fare il morto, gliel'ha insegnato mio padre. Per il resto è abbastanza ubbidiente su tutto e non fa troppo chiasso a casa. Ed è anche molto buono.
 
- Si, lo vedo - Jungkook si ferma ancora ad accarezzare il pelo morbido, leggermente sporco di terra e erba - Come mai il nome Lucky? 
 
- Mio fratello l'ha trovato ferito in un cassonetto quando era cucciolo, un colpo di fortuna che sia riuscito a sentirlo in un giorno di pioggia come quello, con le strade deserte e le persone di fretta. 
Jimin molte volte pensa che Lucky sia il dono che il Signore gli ha fatto quando ha visto in che guai si era cacciato con se stesso. Aveva bisogno di un amico su cui contare e sul quale non essere troppo confuso né vergognoso, e ne aveva trovato uno perfetto. Più che la fortuna di Lucky d'essere stato trovato, Jimin pensava alla sua di fortuna per averlo tenuto. A primo sguardo un pensiero un po' egoista, quella scelta di nomi, ecco perché non la rivela completamente a Jungkook e la tiene per sé.
 
Il ragazzo intanto ha cambiato completamente argomento e adesso stanno parlando di com'è avere un fratello, sia più grande che più piccolo e di quanto non sarebbe proprio una cattiva idea andare in quel bar in fondo alla strada dove fanno delle brioches da paura e una cioccolata calda indescrivibile. Il freddo li spinge in quella direzione e Jimin davvero non sa se essere più stupito dal fatto di aver cominciato a prendere più confidenza con Jungkook, e in così poco tempo, o che a quest'ultimo non piacciano i marshmellow nella cioccolata.



































 
Angolo autrice !!
 
Salve ~ 
 
Chiedo umilmente perdono per questo aggiornamento molto lento e con questo capitolo ma ho avuto pochissimo tempo per scriverlo (;_;)
Intanto però vorrei chiarire delle cose!! Allora qui viene un po' spiegato ciò che è successo a Taehyung, che si ricollega un po' agli eventi del music video di I NEED U. Non l'ho trattato troppo in lungo, lo so, ma non mi andava di andare per le lunghe su una cosa che alla fine non si ripercuote poi molto nei personaggi principali. Taehyung ha imparato a prendere decisioni per risolvere i suoi problemi familiari da solo, ma dovrà ancora ad affrontare i suoi amici. 
Parlando di Jungkook, ho voluto presentare un po' la sua situazione con la sua famiglia, il suo senso di estraneità che poi lo porta casualmente a stare con Jimin, che è una piacevole compagnia. 
 
Per quanto riguarda i personaggi che non fanno parte dei bangtan ( come i cugini di Jungkook, per fare un esempio ) ho preso:
- Chan, ovvero Dino, il maknae dei Seventeen;
- Jeonghan, anche lui nei Seventeen; 
- Daehyun, dai B.A.P.;
- Hansol, il bel biondo del gruppone rookies della sm ovvero NCT.
 
Questi personaggi li userò solamente per necessità, in quanto i bangtan non mi bastano per scrivere una storia con questo tipo di spazio che sto usando. È probabile quindi che io ne usi altri in seguito, vi farò sapere chi sono, comunque, così che possiate sapere a chi mi riferisco se volete.
 
Dopo questo interminabile papiro pure più lungo del capitolo stesso io vi saluto !!
Per favore recensite anche se già so che non c'è molto da commentare :"((
Cercherò di aggiornare con meno ritardo! 
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


 
Capitolo VII







 
La normalità non gli è del tutto sconosciuta, ma ha decisamente passato giornate più turbolente che tranquille, perciò si ritrova catapultato in un universo quasi misterioso ai suoi occhi. Taehyung ha ripreso in mano la sua quotidianità, tra le visite ad Hoseok e gli incontri con il gruppo di Namjoon. Non gli sono state fatte troppe domande, per evitare invadenza e imbarazzo, ma lui è stato più che contento di spiegarsi. 
Le lezioni con Seokjin sono rimandate fino al nuovo ordine, Namjoon gli ha confidato che il giovane uomo aveva chiesto parecchio di lui durante la sua assenza e sperava di poterlo incontrare ancora e al più presto. Inutile dire quanto abbia scalpitato il cuore di Taehyung al sentir pronunciare simili parole. Sembrava avesse mille cavalli imbizzarriti nel petto e che non potesse parlare a causa del dolore che solo un'innamoramento così veloce può provocare. 
 
Con sua zia le cose vanno benone. Hanno incominciato a seguire entrambi una dieta sana - Taehyung ha scoperto da poco che sua zia era messa peggio di lui, non riuscendo ad ingoiare neanche un boccone. I processi non sono ancora terminati ma ormai il verdetto è prevedibile e si respira un'aria nuova, più armoniosa, in casa loro. Le giornate sono comunque tornate fredde e ventose, così la zia gli ha comprato una bella e calda sciarpa di lana. La commozione era stata tanta da farlo scoppiare a piangere e ridere allo stesso tempo mentre la contentezza gli faceva tremare le gambe. 
L'aveva portata subito ad Hoseok per mostrargliela e questi l'aveva carezzata incerto, quasi come avesse paura di rovinare il buon umore dell'amico. E per una volta, si erano scambiati i ruoli. 
Poi la mamma di Hoseok aveva preparato i biscotti e aveva invitato sia Taehyung che sua zia a rimanere per cena. Se stessimo parlando di qualche mese fa, probabilmente avrebbero rifiutato, e invece ebbero l'occasione di assaggiare i gustosi piatti della signora Jung. 
 
A tavola si parla di tutto e di niente, persino Hoseok sembra essere stato preso in contropiede da quell'onda positiva che ha colpito la famiglia di Taehyung. A questi viene anche offerto di rimanere a dormire, ma si ritrova a disdire con un sorriso debole di scuse. Gli incubi tormentano il suo sonno e quello di sua zia e, oltre a non voler lasciare sola la donna nel tragitto di casa e per tutto il resto della notte, non se la sente neanche di disturbare l'amico e il suo dolce dormire.
 
Quando Hoseok chiude gli occhi è più probabile che raggiunga la pace dei sensi. La notte è il momento in cui arriva a toccare con tutta la sua percezione emotiva il nirvana, se così si può dire. Taehyung non l'ha mai concepita questa cosa, magari perché ha più paura dei mostri nascosti nelle tenebre di quanto ammetta. È un modo diverso di vedere i mondi invisibili che la mente riserva. Se Taehyung vede troppo, Hoseok non vede nulla, nemmeno se stesso, e allora si sente finalmente in pace.
 
Il ragazzo accetta il rifiuto più perché comprende i motivi di esso che per altro, avrebbe anche insistito più del dovuto se non fosse stato per la tacita promessa del compagno di tornare il giorno dopo e quello dopo ancora. La compagnia è l'unica cosa che riesce a farlo restare zitto. Si limita ad un cenno di saluto con la mano quando Taehyung se na va, lasciandogli un bacio sulla guancia che però Hoseok non percepisce quasi.
In camera sua si lascia prendere dallo sconforto e piange.


 
✄✄✄
 
 
 
Fiocchi rosa per una femminuccia, blu per un maschietto, è facile. Seokjin se ne convince, poi s'allarma, e allora non sa decidere. È uscito fuori che Mina ha scoperto il sesso del bambino con il controllo avuto l'altra notte in ospedale. Ovviamente non l'ha detto a nessuno, nonostante le prediche di sua madre e gli sbuffi spazientiti del padre. Il fatto però che non l'abbia detto nemmeno al suo compagno ha scosso un po' gli animi.
Seokjin non ne sapeva nulla, né che l'intera famiglia stesse scalpitando in cerca di nuove notizie né che Mina fosse venuta a conoscenza di tale segreto. La faccenda gli era finita prepotentemente all'orecchio quando suo suocero era venuto al negozio di fiori urlando a destra e manca - Sarà un nipotino?! O una nipotina?? E se son gemelli?!
 
Oltre a spaventare Seokjin, l'uomo dai baffi lunghi e lo stomaco profondo aveva destato in lui una certa curiosità e in seguito ad alcune domande si era giunti alla più oscura delle verità.
Il giovane uomo era rimasto ghiacciato e sentiva di poter svenire, attaccato alla cornetta di un telefono pubblico - il suo cellulare era morto come la sua fiducia, mentre Mina gli diceva che no, non posso dirti il sesso del bambino, Seokjin caro.
Ma caro cosa! La voglia di sapere una cosa così ovvia proprio sotto al suo naso gli stava facendo scoppiare il cervello. Aveva persino cominciato ad organizzare piani su piani per far confessare Mina, ma nulla.
 
La donna era muta come una mosca e restava seduta sul divano di casa a sorseggiare un po' di tè caldo. Seokjin aveva cominciato a farsi anche un po' rodere, a dirla tutta, ed era andato a trovare Namjoon, così le aveva permesso di invitare qualche amica. Strano ma vero, la notizia che fosse una femmina era corsa come una saetta nelle orecchie di tutti quelli che li conoscevano anche solo per sentito dire. Ma alla consolazione di sapere la verità, si alternò nell'animo di Seokjin lo sconforto di essere stato preso in giro quando i familiari e i conoscenti si erano messi a dire che in realtà era un maschio.
Mina si era messa a burlare tutti e adesso Seokjin sventolava bandiera bianca, perché le bomboniere le avrebbe prese gialle. Di quel giallo orribile che tanto piace alla sua amata quanto lo odia lui.
Si sa, per amore si fa qualsiasi pazzia.
 
 
 
Con l'amore e la pazzia ci ha scambiato la pazienza e quindi appena trova l'occasione giusta scappa di casa come il più furbo dei bambini e il più spossato degli adulti. La situazione diventa incontenibile al nono mese, così si dice e così nota, anche se credeva fossero solo leggende metropolitane. Certo non s'immaginava che tutti i problemi di quella vita arrivassero tutti assieme quando ormai mancavano poche settimane al probabile giorno del parto. Ed è per questo che scappa; per cercare rifugio e risposte da Namjoon.
Questi non è un esperto in materia, anzi, si limita a dare il suo parere personale. Non s'è mai specializzato in nulla che potesse essergli d'aiuto e ora eccolo qui, a consolare un povero quasi padre disperato.
 
Namjoon ha ancora indosso la tuta sporca di olio che usa per lavorare dal benzinaio. Yoongi l'ha adocchiata appena l'ha vista e Seokjin ha adocchiato lui. Non è che parlino poi molto, più che altro il maggiore tra i tre si mette a sistemare casa mentre aspetta che l'amico si lavi e ignora i canti strazianti del suo peggior nemico. Come faccia Yoongi ha conoscere così bene il testo di quella canzone straniera è un mistero, ma neanche tanto. Lo turba incredibilmente la pronuncia e quando Namjoon torna in salone, pulito e profumato di doccia e bagnoschiuma alla pesca, Seokjin è alquanto indignato.
 
- La sempre più improvvisa conoscenza dell'inglese di quest'essere - ovviamente, si riferisce a Yoongi- comincia a insospettirmi, Namjoon credevo di potermi fidare di te! - il diretto interessato alza le spalle nude con fare annoiato.
 
- Aveva minacciato di bruciarmi la libreria. - e lì Seokjin si volta in tale angolo del salone e sospira.
 
- Ah certo, l'unico angolo di casa tua nel quale si riesce a respirare e vedere il pavimento...
 
- Ma che cazzo dici: è perché ci nasconde i porno lì dentro!
 
 
Di certo sentire quell'esclamazione non aiuta il suo stato orribile e stressato, ma il giovane uomo ha cominciato a convivere con uscite simili e si dice, spera, che se riuscirà a sopportare Yoongi tanto quanto basta per non ucciderlo, tenendosi così alla larga dalle rosse fiamme dell'inferno, beh, allora potrà sopportare qualsiasi notte insonne o gridolino snervante una volta papà. Che le due cose non vadano messe a confronto non è compito nostro renderglielo noto, magari di Namjoon o dello stesso Yoongi, magari certi pensieri sono dettati dalla stanchezza e Seokjin ne ha talmente tanta in corpo che allora si può anche sorvolare su simili constatazioni. 
 
Alla fine esce da casa dell'amico senza nessuna risposta e senza aver dato prova di un vero e proprio sfogo degno di nota - lui che è un po' un esperto in quel settore. Riceve un numero di telefono e la promessa che tra quelle cifre si nasconde la sua serenità. 
Mentre s'allontana trascinandosi a malapena sulle sue lunghe gambe - non tanto lunghe come quelle di Namjoon però, spera solo che non siano lezioni di yoga quelle che gli sono state offerte, perché oltre a considerare quella stessa attività un gran spreco di tempo, non ha neanche tanta voglia di mettersi in ridicolo di fronte a se stesso.



 
✄✄✄
 
 
 
Il jogging o 'corsa dal ritmo sostenuto' è una di quelle cose che nessuno si aspetterebbe mai che Park Jimin possa fare, ma che invece fa. E anche con costanza e impegno. 
Non è per cercare un'ideale forma fisica, né perché il medico gliel'ha consigliato con estrema urgenza; semplicemente è di sua buona abitudine portare il cane a spasso e, conoscendo gli istinti giocherelloni e l'esuberante energia di Lucky, ha deciso che mantenersi un salute e stare bene con il suo corpo possono essere il primo passo per amare se stessi e quindi imparare ad amare gli altri. Ci tiene molto.
 
È una cosa che ha sempre fatto da solo, lui e lui soltanto, con la vegetazione intorno o le case, la periferia, il marciapiede a scontrarsi sulle suole delle sue scarpe da ginnastica ormai vecchie e da buttare, oppure sulla ghiaia bagnaticcia e umida o sull'erba resa fredda dalla rugiada, che gli solletica le caviglie fini. Si è anche comprato un iPod sul quale ha scaricato ogni singola canzone che gli dona forza di volontà ed energia, persino qualche pezzo punk rock consigliato da suo fratello. Non proprio il suo genere, ma a Jimin piace ascoltare tutto ciò che sia musica alle volte e non fa distinzioni. 
Chiedere a qualcuno di unirsi a lui nella sua ora di jogging mattutino quindi, date le sue abitudini, gli sembra più strano che impossibile, ma si tratta di Jungkook e allora può anche farlo un sacrificio. 
 
Dall'ultimo incontro con il gruppo non si sa come né perché si sono ritrovati entrambi con un nuovo numero di telefono salvato in rubrica e la voglia di scriversi e chiamarsi ma senza conoscerne il modo. Poi si erano fatti coraggio e avevano iniziato con piccole conversazioni: darsi il buongiorno, chiedersi educatamente se si stava bene o male, cosa si faceva durante la giornata... Ed era uscito fuori che a Jimin piaceva andare a correre e allora la domanda era sorta spontanea e la risposta era già ovvia ancora prima di essere digitata da dita insicure e occhi brillanti.
 
Così si erano incontrati davanti all'entrata del parco, in tenuta sportiva e le migliori intenzioni di cominciare quella giornata al meglio. Ma avevano scordato un dettaglio di vitale importanza: i polmoni di Jungkook facevano schifo.
Ovviamente non perché non avesse mai fatto attività fisica in vita sua, anzi, il ragazzo era anche stato un patito dello sport, insomma uno a cui sudare sotto al sole cocente con i muscoli indolenziti e dolori in tutto il corpo piaceva da matti, ma succede che quando si perde interesse per, diciamo tutto, e si comincia a fumare anche due pacchetti di sigarette al giorno non si può fare poi molto. 
 
Ecco quindi che i due compagni d'avventure, o sventure?, si ritrovano su una panchina, uno con le mani sulle ginocchia e il busto ricurvo nella disperata ricerca d'ossigeno e l'altro a carezzare la schiena del primo con movimenti circolari. Scena alquanto patetica, Jungkook si vorrebbe sotterrare, ma la voglia di ridere delle sue stesse brutte figure lo salva dall'imbarazzo. 
 
- Stai bene? - Jimin lo chiede con voce piena di preoccupazione, per un attimo si era visto svenire il compagno di fianco e giura d'aver quasi fatto voto di castità nel caso questi non si fosse svegliato. Jungkook riprende ancora qualche boccata d'aria e poi parla quando sente di avere abbastanza funzioni celebrali funzionanti.
 
- Si... Solo un po' affaticato, - butta via un sospiro, inspira nuovamente - Quanti giri abbiamo fatto?
 
- Neanche uno. - Jimin cerca di suonare il meno deludente possibile ma Jungkook respira una risata e lo fa sentire più sereno.
 
- Mi sa che non son più abituato.
 
- Già.
 
 
Nonostante sappia di non farcela fisicamente, Jungkook cerca di tenere il passo di Jimin finché può e gli intima di non fermarsi e di continuare quando questi rallenta per aspettarlo. Lucky scorrazza qualche metro più avanti e Jimin gli da' retta solo dopo alcuni tentativi poco convincenti. Jungkook segue la sua magra figura camminando a passo sostenuto e ogni tanto controlla il telefono per vedere se Rome rompe le scatole o se qualche suo amico l'ha cercato. Tiene comunque un occhio sempre vigile sul compagno in lontananza, perché i pericoli sono sempre dietro l'angolo e Jimin s'avvicina a troppi in troppo poco tempo.
 
Si offre d'accompagnarlo a casa, anche se in tutta sincerità le gambe gli fanno malissimo e i polpacci gli chiedono pietà. Sulla porta di casa si scambiano un sorriso e magari immaginano cosa potrebbe succedere se restassero un altro po' così, vicini e poco lucidi. Ma Jimin ha ancora troppi sensi di colpa e gli da' la buonanotte senza neanche la soddisfazione di guardarlo negli occhi. 
Quando Jungkook rimane da solo nella fredda mattina chiama suo fratello maggiore, quello con la macchina sportiva provvista di aria condizionata e sedili morbidi e comodi. 
Rome arriva quasi subito e una volta salito, Jungkook sente la stanchezza impossessarsi di lui e il sonno coglierlo di sorpresa. Neanche s'accorge che il fratello gli ha fatto una foto e ne ride di gusto.





















 
Angolo autrice ~~
 
Salve salvino popolo di lettori ( ^ O ^) /
 
Sono in tempismo perfetto si credici con l'aggiornamento ma sempre in ritardo con la vita, sobs. 
 
Spero che questo capitolo sia stato più piacevole del precedente. Il quale non avete recensito. Manco uno. Un po' vi odio a volte.
Mah, in realtà l'importante è che vi piaccia, se non succede poi molto è anche ovvio che non abbiate motivo di recensire ~ però fatelo
 
Credo che questo qui sia un po' più l'un ghetto rispetto al solito, cioè è una lunghezza decente. Ah ah ah non è vero lo so
Festeggiamo!!! Come al solito non ci sono tante cose super interessanti ma presto avrete pane per i vostri denti, si spera ( = 0 =)~
 
Cioè ho cercato di fare la spiritosa e aprire qualche parentesi comica fallendo miseramente ma sentivo un po' troppa tristezza e, insomma, l'ho voluta prendere a calci in culo.
 
Vi prego fatemi sapere cosa ne pensate, se l'andazzo che sta prendendo la storia vi piace o se dovrei velocizzare perché sono una lumaca orribile !
 
See you soon magari, in realtà boh
 
happy chestnuts ☆彡

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


 
 
Capitolo VIII






 
Gli spot meteo sono stati chiari: freddo gelido e pioggia a catinelle per quel fine mese. Per i primi tre giorni ci sono andati vicino, Namjoon è stato costretto a tirare fuori il suo impermeabile blu dall'armadio e a coprirsi a strati più del solito per poter uscire a fare le sue commissioni senza rischiare di morire per cause naturali. Aveva maledetto l'inverno talmente tante volte che probabilmente questi si stava vendicando di lui. Dicembre era un mese di merda; lo diceva sempre Yoongi e Seokjin prima mostrava il suo accordo e poi lo rimproverava per il linguaggio. Fortunatamente stava per finire e così sarebbero terminate anche le brutte giornate. A meno che Gennaio non decida di fare peggio, ma solitamente nutre grandi speranze per il primo mese del nuovo anno.
Per l'incontro di quel giorno aveva già preparato film su film e buste di pop corn, avrebbe programmato anche una seduta 'spiritica', come la definiva Jungkook, ma preferiva constatare che tutti fossero dell'umore giusto. Ciò che però Kim Namjoon non ha tenuto conto (e probabilmente non l'hanno fatto neanche i meteorologi) è che il tempo atmosferico ultimamente è pazzo. E quando esce di casa armato di ombrello, cappello di lana, coperte calde-tre-strati, buste piene di pellicole riguardanti fatti storici risalenti alle guerre mondiali -dopo aver visto tre ore di Big Hero 6 ha deciso che bisognava scegliere dei film più educativi, nonostante la discussione sulla morte di Tadashi era stata illuminante- e ogni prodotto anti-dietetico, si ritrova a morire di caldo e con un sole che gli fa bruciare gli occhi. Il cambio di programma è lecito.
 
Dopo essersi incontrati tutti davanti alla chiesa, decidono di fare una passeggiata tranquilla senza meta. Stranamente è presente anche Seokjin, non ha molto senso che prenda parte agli incontri. In realtà è stato Taehyung a chiedergli di venire, perché così avrebbero potuto fare la loro lezione di cucina subito dopo e inoltre non vedeva l'ora di mostrarlo ad Hoseok. Questi trattiene a stento l'irritazione e la curiosità, una perché l'uomo è diventato oggetto unico dei discorsi dell'amico e l'altra perché lo stesso uomo è veramente bello. Namjoon ha deciso che la chiacchierata va fatta, il gruppo sembra abbastanza tranquillo e, seppur il tempo sia buono, c'è un leggero venticello che rinfresca e rende la loro 'gita' piacevole.
Yoongi gli si è avvicinato come suo solito, seguito a ruota da Seokjin, e hanno incominciato a parlare di poche cose importanti e molte irrilevanti, gli altri sono dietro di loro e camminano silenziosamente. Il piromane chiede persino al neo papà come sta e se il bambino 'è apposto', ma Namjoon sa che lo dice solo per mostrargli che lui uno sforzo lo sta facendo. Non è mai stato facile essere amico di due persone che si odiano a vicenda, ci ha fatto l'abitudine, ma è pur sempre una rogna. 
La conversazione comincia a prendere una piega più cupa solo quando Namjoon decide di far chiarezza nei suoi pensieri e sente il desiderio di sfogarsi un po', le domande nascono spontanee e Yoongi è felice di rispondere. Non si sente intelligente come l'amico, ma a volte non è solo questione di QI, a volte si tratta semplicemente di prospettive e punti di vista. Seokjin ascolta in silenzio perché sa che è un discorso chiuso per lui, non prova neanche ad intromettersi e spera che Yoongi sia davvero all'altezza delle domande di Namjoon.
 
- Ti capita mai di fare pensieri irrazionali mentre sei cosciente?
 
- Del tipo?
 
- Del tipo percepire, se non immaginare, come una presenza oscura e diabolica sempre dietro di te, pronta ad ucciderti brutalmente e–
 
- Ok, fermo. Hai bisogno di zuccheri e anche di colori, si. Andiamo al luna park, voglio vomitare un po' di gelato in testa ad Hoseok sulle montagne russe.
 
- Non ci salirà mai, e non perché con te - Taehyung li fa voltare - Soffre di vertigini - dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
- Esattamente, quanto cazzo di tempo avete passato insieme voi due?! - Yoongi sembra come infastidito. Diamine se lo è.
Seokjin è già sull'attenti, la modalità papà-orso installata nei suoi ingranaggi già dai primi mesi di gravidanza di Mina ed è pronto a scattare in avanti in qualsiasi momento. Non gli piace il tono che ha usato Yoongi con il suo allievo, non gli piace il suo tono e basta.
 
Taehyung alza le spalle e nasconde il collo e le guance porpora con il colletto della camicia di jeans che indossa. È anche questa logora e vecchia, gli sta un po' grande ma riesce a coprire sufficientemente le sue colpe e il suo imbarazzo. Nonostante il terrore di venir scoperto ad usare Hoseok come mera valvola di sfogo e conforto sia sepolto nel suo animo, questo è pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
Il trio cade in un silenzio decisamente troppo pesante e Seokjin decide a buon punto di sbarazzarsene. Prende a braccetto Namjoon e lo trascina qualche passo più avanti, esclamando elettrizzato l'idea di fare qualche bel giro in centro. Yoongi gli corre dietro, le sue gambe corte e secche fanno fatica a tenere l'andatura di Seokjin e contro quest'ultimo impreca violentemente.
 
Taehyung è più tranquillo e ritorna ad avere una postura decente.
Sobbalza appena quando Hoseok gli porta un braccio intorno alle spalle e fa incrociare i loro sguardi. E Taehyung si vergogna, accidenti, perché sente quasi come se l'altro percepisse la verità attraverso i suoi occhi e ne accettasse incurante le conseguenze. Questo lo fa sentire ancora più in colpa, preferirebbe ricevere una punizione piuttosto che un immeritato perdono. Ma Taehyung è anche abituato a darsi colpe che non ha e a credere di meritare ogni male, quindi non è completamente giusto dargli ragione. Nonostante abbia sconfitto una delle sue più grandi battaglie, è rimasto ancora debole e non può farci nulla se ha paura. Ferire l'amico non lo porterà da nessuna parte, ma come fare per evitargli il dolore?
Comunque Hoseok ha smesso di preoccuparsi della vita stessa molto tempo addietro, sofferenza più sofferenza meno.
 
- Posso prenderti dello zucchero filato, se vuoi. - proponendo ciò si sente giusto un po' meglio, perché il sorriso genuino di Taehyung dona molto calore, gli piace.
 
Dietro di loro stanno Jungkook e Jimin, lasciati da soli senza meta o argomenti di cui parlare, quasi dimenticati. Il primo è incollato al cellulare, invia e riceve messaggi dai suoi amici e spera di non essere beccato se quella sera decidesse di fare una piccola uscita notturna. Il secondo, invece, ha cominciato a contare i suoi passi, a commentare il colore delle sue scarpe, chiedersi perché esistono i colori e perché starebbero tutti dannatamente bene su Jungkook. Il 'dannatamente' non l'ha veramente pensato, ovvio.
 
Si pone infiniti quesiti sulle attrazioni, soprattutto le sue, e crede sia lecito parlarne con l'altro ragazzo, ma quando è sul punto di aprire bocca, infiniti dubbi - più infiniti dei quesiti - si presentano nella sua testolina e lo fanno tentennare. Allora torna a vagare con la mente, in cerca di un argomento di conversazione più interessante e meno imbarazzante. Sposta lo sguardo sulle nuvole e sul cielo, ritorna ai colori, stavolta concentrandosi specialmente su quelli più freddi e ricorda un maglione color ceruleo in una vetrina del centro qualche stagione fa. Ripensa a Jungkook, a quanto il ceruleo possa donargli e arrossisce. Poi il pensiero di Jungkook privo di vestiti fa capolino nella sua testa senza neanche un perché e, oltre ad imbarazzarsi ancor di più, strizza fortemente gli occhi. Santo cielo! Che pensiero indecente! Da mettersi le mani nei cap–
 
- Attento al palo!
 
Jungkook lo riporta bruscamente alla realtà con la sua voce arrochita dalle poche chiacchiere e un forte strattone nella sua direzione che, ad occhi chiusi, gli fa perdere ancor di più contatto con la gravità e lo catapulta contro il suo petto.
 
L'imbarazzo non fa altro che crescere maggiormente facendogli scoppiare la testa e Jimin concepisce l'unica idea che al momento gli sembra più risoluta: scappare. Così, prima che Jungkkok gli possa domandare come sta, a cosa stava pensando e, soprattutto, perché non guardava dove metteva i piedi, Jimin si scosta di scatto e, con il volto in fiamme, corre il più veloce che può.
Arriva al trio in capo alla fila e si butta su Yoongi che lo tiene senza fare troppe domande. Gli circonda il fianco con un braccio e si volta a fare la linguaccia a Jungkook che è rimasto sbalordito e confuso dalla rapida ed incontrollata successione degli eventi, poi il ragazzo dai capelli scoloriti torna a bisticciare con Seokjin.
 
Bizzarro, decisamente. Era convinto di star andando bene con il maggiore, che avessero ormai raggiunto un livello di compagnia tale da poter sconfiggere l'imbarazzo e contare su una certa confidenza. Jimin l'aveva visto nel suo momento più umiliante, stanco e senza fiato per neanche due metri di corsa. Jungkook sente di poter avere una relazione dalla certa confidenza! Ma a quanto pare deve ricredersi perché Jimin è più complicato di quando sembri e dovrà armarsi di pazienza e tanta forza di volontà se è davvero disposto a passare al livello successivo. Al momento è uno dei suoi obbiettivi massimi, è una sfida dalla quale non può tirarsi indietro, ormai c'è troppo dentro.
 
Si rende conto, poi, di non sapere veramente nulla sull'altro. Se Jimin in quelle settimane ha potuto imparare a conoscerlo, a Jungkook il tempo passato assieme non è servito a nulla se non a guardare le farfalle. È talmente idiota che se lo dice da solo. Non gli ci vuole nulla per perdere Jimin, per vederselo scappare da sotto il naso come l'attimo fa.
La cosa lo manda in bestia e se in un primo momento ha il puro istinto di spaccare la faccia a Yoongi -può darsi che la sua mano sul fianco di Jimin lo infastidisca leggermente- decide di ascoltare le parole di Namjoon che, facendo eco nella sua mente, gli ricordano gli esercizi di auto-controllo per la gestione della rabbia. Jungkook ha deciso che ha un effettivo problema. Magari non è poi così normale che abbia mandato dieci dei suoi compagni di scuola in ospedale, magari a Jimin, un cristiano di nome e di fatto, che vive più in chiesa che a casa, non piacerebbe avere un amico che fa a botte persino con l'aria, figuriamoci qualcosa di più. E Jungkook brama quel 'qualcosa di più' con talmente tanto ardore che sì, deve darsi una regolata.
 
Però il braccio sottile di Yoongi è ancora lì, sempre presente e Jimin sembra davvero trovare la cosa piacevole. È un fuscello, il piromane, talmente piccolo che potrebbe spezzarlo in un nano secondo e riprendersi Jimin senza neanche faticare. Eppure, deve essere delicato. O almeno ci prova.
Aumenta il passo, supera senza una parola Taehyung e Hoseok, anche loro parecchio intimi, parecchio da fargli salire il vomito (non è mai stato per le sdolcinatezze, non degli altri almeno), e quando arriva all'ormai divenuto quartetto s'avvicina spedito alle sue due mete. Con un movimento sicuro e quasi gentile del polso, appena afferrato l'arto fastidioso di Yoongi, lo scansa velocemente e afferra, attenzione: sempre con gentilezza, Jimin e facendolo passare al suo fianco. Finalmente lontani i due bassotti del gruppo, prende la mano del ragazzo con i capelli scuri e allunga un altro po' il passo.
 
- Jungkook? - la voce di Jimin trema, ma non è spaventava, solo confusa. Confusa gli va bene, è un passo avanti.
 
- Mh.
 
- Che stai facendo?
 
- Ti sei allontanato e non ne vedevo il motivo.
 
- S-stavi... Eri al telefono e allora io–
 
- Se ti da' fastidio puoi dirmelo, non era niente di importante comunque. - e Jimin si perde un attimo a capire. Nota le mani di Jungkook, si scuotono come se gli prudessero e percepisce la sua tensione nelle spalle e il nervosismo da come di morsica il labbro e da come tiene d'occhio Yoongi anche senza voltarsi. Capisce lo sforzo che ha fatto per venirlo a riprendere senza scenate inutili e sorride dolcemente al gesto. Lo apprezza davvero molto.
 
- Okay.
 
Park Jimin dovrebbe ritenersi molto fortunato, comunque. Non solo perché Jungkook gli è talmente vicino da far scontare le loro spalle mentre camminano (gli ha lasciato la mano, ma sono pur sempre in contatto come se non si fossero mai divisi), ma perché il ragazzo l'ha appena posizionato al primo posto d'importanza detenuto precedentemente dalle sigarette. Un onore.
 
 


 
✄✄✄
 
 
 
Al parco divertimenti, alla fine, non ci vanno. Yoongi si lamenta per tutto il pomeriggio di quanto sarebbe stato grato alla vita per una volta se avesse potuto mangiare dello zucchero filato e quando Taehyung gli offre un po' del suo inizialmente sorride felice, ma poi guarda storto Hosoek e rifiuta l'offerta perché: - Io non accetto la carità di voi svalvolati!
Che Taehyung ci sia rimasto male è evidente, che Hoseok voglia fare nero Yoongi ancora di più. Così, per evitare scaramucce, Seokjin ricorre all'unica soluzione logica: una sberla in testa al piromane ed è tutto risolto. Namjoon gli intima di stare tranquilli e il giovane uomo si giustifica dicendo che i maleducati vanno puniti. Yoongi gli urla che se farà così anche da padre probabilmente avrà un figlio infelice e stupido. E da quelle parole, son dolori.
 
Gli unici che non prendono parte al teatrino comico sono Jimin e Jungkook che si sono seduti in fondo al prato lontani da tutti. Non è ancora tempo per dare davvero inizio all'incontro, quindi ne stanno approfittando un po'. Jungkook non ha mai fatto tante domande così sciocche e inutili, ma si rende conto della loro effettiva importanza solo quando vede Jimin sorridere imbarazzato e rispondere con sincerità.
 
- Tutti gli animali sono belli, non posso sceglierne uno.
 
- Mi stai dicendo che non sceglieresti neanche i cani? E Lucky allora?
 
- Gli voglio bene, ma non preferisco i cani a tutti gli animali, - Jimin ride perché Jungkook fa un'espressione buffa - E il tuo? Che animale ti piace?
 
- Il leone.
 
- Ok.
 
- È tanto scontato? - Jimin fa un faccia pensierosa.
 
- In realtà no, ti si addice. Un animale fiero, rispettato e temuto, credo che sia quel tipo di sensazione.
 
- Come mi leggi bene. - ridono. Se fossero in una serie televisiva romantica si scambierebbero anche un innocente bacio sulle labbra presi dalla conversazione poco sensata e dalle loro espressioni sorridenti. Ma Jungkook ha imparato che la realtà è sempre più crudele e Jimin ha smesso di ispirarsi a ciò che suggerisce la televisione dopo essersi quasi affogato nella vasca da bagno.
 
È un argomento che non gli piace trattare, lo fa sentire debole e molte volte riceve solo sguardi di pietà in cambio. Probabilmente è una cosa già sentita, ma non vuole la pietà di nessuno, perché molte volte è un sentimento forzato e Jimin odia quel tipo di sentimenti.
Della sua decisione di morire ne ha parlato solo con Namjoon. Il maggiore l'ha ascoltato con pazienza e gli ha consigliato di prendersi i suoi tempi e i suoi spazi per riflettere e cercare di superare le sue battaglie. Così Jimin ha fatto, ma poi si è reso conto di aver sviluppato una certa fobia per l'acqua e di non riuscire a mantenere conversazioni riguardanti il suo incidente senza scoppiare a piangere. Per di più, la notte aveva incubi su incubi; sognava di morire in mille modi diversi, a volte anche di venire ucciso da una figura che gli ricordava se stesso e si svegliava di soprassalto con l'amaro in bocca, il fatto che non fosse davvero tutto reale come immaginava gli dava sui nervi. Quando decise di sbarazzarsi di tutti gli specchi dentro casa pur di non vedere la sua figura, sua madre aveva preso provvedimenti.
Inizialmente è stato difficile, Jimin era ad un punto in cui si rifiutava di fare qualunque cosa contribuisse a mantenerlo in vita: non mangiava, non beveva, non si curava più di sé. Adesso sta relativamente bene e si è ripreso, il suo stomaco è pieno il giusto, è sempre ben idratato e la sua igiene intima è impeccabile. Il problema dell'acqua è ancora un tasto dolente e il suo rapportarsi con le persone è ancora influenzato dalla sua poca autostima, ma per quest'ultima lo sta aiutando Jungkook e niente gli fa pensare che non ci sia una speranza per lui. È da tanto tempo che non si sente così ottimista riguardo il suo futuro, gliel'ha fatto notare anche Namjoon.
 
Questi gli urla qualche metro più in là di avvicinarsi quando stanno tenendo una discussione molto interessante sui cibi piccanti. È arrivato il momento dell'incontro vero e proprio, Seokjin è andato via e tutti hanno già preso posto.
L'assenza del giovane uomo è stata decisa da nessun altro che egli stesso, perché Seokjin è una persona invadente, ma non irrispettosa e non vuole intromettersi in cose che non gli riguardano. Ha salutato tutti cortesemente e in disparte si è accordato con Taehyung per vedersi direttamente a casa del giovane.
Nel momento in cui sono tutti presenti, Namjoon tira fuori il suo quaderno e la sua penna e da' inizio alla loro chiacchierata. Informa tutti che il viaggio programmato ci sarà tra poche settimane, dopo le vacanze di Natale, quindi è bene che tutti informino le proprie famiglie e chiedano il permesso per partire, sopratutto Jungkook dato che è ancora minorenne. Ci sarebbe anche da organizzare una festa per Taehyung, dato che sarà il suo compleanno a breve, questo Yoongi gliel'ha detto prima di iniziare l'incontro, ma Namjoon pensa a tutto prima ancora di svegliarsi la mattina e ha già organizzato qualcosa. Trova carino da parte dell'amico ricordarsi di una cosa del genere, del resto a Taehyung non piace parlare di questo tipo di cose, non ama essere al centro dell'attenzione in un modo così vistoso. E Yoongi ha buona memoria delle cose che gli interessano davvero, così Namjoon non è poi tanto sorpreso.
 
Dopo aver parlato, lascia aperto il discorso agli altri e ognuno parla della sua settimana. Hosoek racconta della visita di sua nonna, Taehyung del suo corso di cucina, Jungkook dei suoi cugini leccaculo. Jimin storce il naso alla parola, ma non dice nulla. La sua settimana non è raccontata in maniera dettagliata, come sempre, ma nessuno commenta. Yoongi ha passato la settimana tra casa di Namjoon e le vie della città, ha scoperto una marca di sigarette che non gli fa venire da vomitare e ha acquistato un accendino simpatico da un tipo vicino alla stazione metro.
La conversazione va avanti tranquillamente finché non viene fuori che Hoseok ha ricominciato a prendere i farmaci di nascosto da sua madre.
 
- Sento che le pasticche giornaliere non sono abbastanza, ho bisogno di più pasticche, non voglio farla stare male.
 
Taehyung gli si fa più vicino e Hoseok è sul punto di non ritorno. Fissa qualcosa di invisibile nell'aria e si distanzia da tutti, non sente neanche più gli occhi pizzicare né i denti tremare, si focalizza solamente su se stesso e sul fatto di voler sparire. Jimin lo capisce, seppur in minima parte, e prega per lui.
Namjoon ha imparato che cercare di riportare alla realtà Hoseok è difficile quando questi ha smesso di lottare e non è pronto a collaborare, cioè la maggior parte di casi in cui la situazione è grave. Ha anche imparato che molte volte il ragazzo è capace di sollevarsi da solo, ha solo bisogno di tempo, e anche se Namjoon ha paura di aspettare troppo, si intima di essere coraggioso per lui, per tutti loro. Il compito di guidarli gli è entrato nelle viscere, non può tirarsi indietro neanche desiderandolo con tutto se stesso, perciò resta. Ed è ammirevole, anche se non se ne rende conto, perché a volte la paura di veder cadere qualcuno che si vuol proteggere sa essere più forte della paura di cadere stessa.
 
- Hoseok.
 
- Mh? - gli occhi rimangono immobili, l'espressione è rilassata ma la mente non lavora, è lenta a recepire e Hosoek deve fare uno sforzo immane per seguire ciò che Namjoon gli sta dicendo.
 
- Sai che puoi farcela, io credo che tu possa farcela.
 
- Io, - corruga la fronte - Io non credo di potercela fare. N-non ha neanche più senso, l-lei... - non le sente le lacrime che rigano le sue guance, magari è abitudine, magari si è già estraniato tanto da evitarsi di sentire il dolore - Lei non lo merita, hyung. Sono così orribile con lei!
 
Hoseok è incontenibile se lasciato vagare. Può passare da un sussurro ad un vero e proprio grido di disperazione, dal lisciarsi le pieghe dei pantaloni in movimenti rilassanti a tirarsi i capelli con furia. Una volta ha sentito sua madre singhiozzare in cucina mentre spiegava a suo padre quello che i medici le avevano riferito. Al momento non è pericoloso per gli altri, ma per se stesso potrebbe essere fatale.
L'uomo aveva assicurato che avrebbero trovato una soluzione, che tutto sarebbe andato bene. Hoseok ha pensato ad un'unica alternativa.
 
- Hobi, - è un soprannome carino, Namjoon lo chiama così quando lo vuole calmare e funziona, è un buon metodo per produrre del calore nella sua anima - Ti farai male se prendi tutte quelle pasticche.
 
- Non mi interessa. Magari– magari va bene così, no?
 
La sua voce è uscita spezzata e il silenzio ha preso il sopravvento dopo quelle parole. Non è difficile capire a cosa si stia riferendo, Yoongi l'ha capito e vuole andare via perché l'aria è diventata infinitamente scomoda e il nervosismo gli fa venire voglia di bruciare tutto. Taehyung è sul punto di piangere, sente dei conati attorcigliargli lo stomaco e fargli salire il disgustoso sapore del vomito in gola. Lo percepisce sulla lingua e si comanda di non fare il debole, di essere forte per il suo amico. Il senso di colpa lo sta divorando dall'interno e vuole soltanto poterlo aiutare perché no merita tutto l'affetto da lui ricevuto.
Jungkook è a disagio e ha paura, Jimin gli stringe la mano talmente forte da fargli male ma non si ritira. Se può anche solo essere un appiglio allora che lo sia, non si lamenterà di certo.
 
- Vivere fa schifo.
 
Non si sa bene da chi siano venute quelle parole, la voce che le ha sussurrate era talmente distorta e lontana che sarebbe difficile distinguerla. Namjoon la riconosce come quella di Hoseok solo perché conosce i suoi modi di essere, li ha visti da vicino più di chiunque altro e sa anche cosa rispondere ma vuole che siano gli altri a farsi avanti. Non è un gesto di codardia, ma più un voler mettere alla prova i suoi protetti. È necessario che si confrontino su argomenti di questo tipo, perché sono alla base del legame che li tiene uniti.
 
- Lasciami dire, - è Jimin a prendere la parola, ha le guance bagnaticce e gli occhi rossi, la voce trema ma il tono è duro, non si capisce se sia arrabbiato o triste - Che morire fa ancora più schifo.
 
- Tu non hai neanche la più pallida idea di quanto faccia schifo! - non si accorge neppure di star urlando, di star stringendo troppo la presa su Jungkook, di star lasciando le lacrime sgorgare come un fiume in piena - Vorrei poterti dire di non farlo mai, ma non posso perché dovresti davvero provare per capire quanto faccia schifo! Non riuscire a pensare a nulla se non a quando e come agire, pensarci talmente tanto da non poter dormire la notte e svegliarti con la consapevolezza che no, non sei morto! Neanche stavolta è andata bene!
 
Jungkook lo guarda con occhi spalancati, Jimin continua a piangere, le spalle si alzano e s'abbassano ad un ritmo veloce e incontrollato a causa dei singhiozzi e la gola gli fa male a causa delle urla. Tossisce e Jungkook lo stringe a sé in un gesto confortante. Yoongi distoglie lo sguardo e sputa per terra qualche metro più in là.
Hoseok ha smesso di piangere e sembra stia ragionando meticolosamente sulle parole di Jimin. Taehyung si è dovuto allontanare un attimo per prendere aria, si è sentito soffocare nonostante fossero all'aperto.
Il tutto farebbe pensare ad un vero e proprio fallimento. Non è mai capitato che le acque si muovessero in direzioni così opposte, che si scontrassero tra loro e formassero uno tsunami talmente gigantesco da travolgere tutti in una volta sola; eppure Namjoon si ritiene pienamente soddisfatto.
Chiude il loro incontro con piccolo colpo di tosse, che gli fa ottenere l'attenzione generale, e ringrazia tutti per essere venuti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
❈ Angolo autrice ❈
 
Ehilà ~
 
Allora in teoria avrei dovuto postare il capitolo ieri ma ho avuto un problema con internet quindi oggi l'ho finito e ho deciso di pubblicarlo~
È la primissima volta che tutti i bangtan si trovano assieme e io sono morta quindi festeggiamo, alè!
 
Nonostante ciò, il capitolo è molto triste alla fine :"((
Un po' si capisce quello che è successo a Jimin, quindi per chi avesse avuto dei dubbi su di lui adesso può anche baciarmi si ciao.
I jikook sono talmente dolci che mi sono sentita male da sola mentre scrivevo, ma preoccupatevi saranno ancora peggio più avanti!!
 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto !! Per favore favorissimo fatemi sapere che ne pensate recensite su !!!
 
Ve se ama perché ancora mi sopportate ~
 
happy chestnuts

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


 
Capitolo IX







 
È insolito trovare insieme Taehyung e Jimin, a pensarci bene. Come è insolito mangiare un gelato in pieno inverno o parlare di cose tra amici con conoscenti. In un certo senso, però, si appartengono e non c'è poi nulla di tanto strano nel passeggiare durante il primo pomeriggio senza meta per le zone del centro. Nessuno dei due comprerà vestiti -anche se Jimin vorrebbe e Taehyung dovrebbe, sono disposti solo a fare una merenda veloce e a coccolare Lucky mentre si siedono su una panchina. Non sono mai stati tanto vicini o intimi, Jimin era troppo occupato a non risolvere i suoi dilemmi mentre Taehyung si era ancorato a Hoseok, ma ora che questi l'aveva lasciato solo non sapeva più cosa fare o da chi andare e sapendo che il ragazzo dai capelli scuri aveva un cane non aveva sprecato tempo e l'aveva contattato per incontrarlo. 
A Taehyung sono sempre piaciuti gli animali, non è un mistero che da bambino avesse avuto il desiderio di fare il veterinario una volta grande. Adesso non ha le idee così chiare come allora, ma ci sono tante cose che sono cambiate dai tempi più o meno felici della sua infanzia e purtroppo la solitudine non gli ha lasciato né il tempo né lo spazio necessari per decidere del suo futuro.
Jimin gli ha consigliato di trovarsi qualcosa che gli piaccia davvero e lui gli ha confessato con vergogna che preferirebbe non fare un lavoro che ama, perché finirebbe per odiarlo. 
 
Hoseok non l'ha più chiamato, né risponde alle sue chiamate. Taehyung è disperato e solo, non sa cosa fare e ha paura per l'amico. Si sente uno schifo, perché probabilmente il loro sfruttarsi a vicenda per ricavare un sollievo reciproco ha fallito in partenza, hanno sbagliato tutto. Si rende conto di aver sfruttato la persona sbagliata, che in Hoseok poteva trovare molte altre cose meravigliose rispetto ad un misero ripiego.
Jimin gli ha consigliato di lasciargli un po' di spazio, di aspettare ed essere paziente. A volte il silenzio sa essere d'aiuto, nonostante altre faccia molto male e renda paranoici. È un arma potente, ne fanno uso le ragazze delle scuole superiori quando praticano bullismo psicologico, una tortura straziante e dal processo lento, che logora l'interno e spegne le funzioni vitali presenti nel cervello. Jimin l'ha provato su pelle e anche sotto pelle, ancora oggi ricorda ogni singola sensazione e quelle parole non dette che però rimbombavano nella sua testa come un martello pneumatico. Nonostante siano le ragazze nella maggior parte dei casi ad usare questo tipo di bullismo, per lui era stato usato da entrambi i sessi. I maschi di solito preferiscono liberare il loro lato primitivo e animale, sentirsi liberi mentre guazzano nel sangue delle loro prede e gioire per la vittoria come divinità, ma nel suo caso c'era stato qualcosa di diverso, magari era speciale.
 
Lucky scodinzola loro intorno con la lingua penzolante e la coda a scodinzolare ritmicamente con i battiti del suo cuore veloce e spericolato. Il pelo lungo e morbido è privo di nodi o chiazze e Taehyung può passarvi la mano aperta senza intoppi. Carezza la testa del cane e questi quasi gli salta addosso per leccargli la faccia. Jimin riprende il cane e si scusa per il suo comportamento un po' invadente, come una madre quando ha a che fare con il suo bambino disobbediente. Ha sempre avuto un senso di paternità molto forte, Jimin, quel volersi prendere la responsabilità di tutto e di niente, di dover assolutamente proteggere gli altri e di occuparsi della salute fisica e psicologica del proprio bambino, del suo passato, del suo presente e del suo futuro. Vorrebbe poter provare le stesse cose anche verso se stesso, ma gli risulta difficile, come se odiasse qualcuno talmente tanto da non poterlo perdonare e questo qualcuno gli sia entrato nelle viscere e allora deve conviverci perché senza quest'individuo non può fare a meno di vivere, ormai è parte di lui, è ciò che lo fa esistere ed essere.
Discorsi come questi li accennano solamente a Namjoon. Ci sono cose estremamente personali che Taehyung ha confessato solo al supervisore, che non è riuscito a dire ad Hoseok, e questi ha fatto la stessa cosa. Così anche ha fatto Jimin, perché ci sono cose che può dire solo Namjoon, che non è libero di liberare e non si sente ancora pronto a condividere. Forse non lo sarà mai, non ne ha idea, sa solo che al momento quello che vorrà dire lo dirà a Namjoon e quello che non riuscirà a dire a Jungkook lo riserverà per un probabile futuro, quando non avrà paura che il giovane lo creda strano.
Strano per la sua compagnia, strano per andare avanti, strano troppo strano per baciargli le mani sotto le lenzuola e sussurrargli parole d'amore che nessuno comprende appieno ma che a tutti piace utilizzare.
Secondo Taehyung è probabile che succeda, perché Jungkook non è scemo e neanche vergognoso. È solo eccessivamente orgoglioso e se per molte cose può sembrare un difetto, per altre è un vero e proprio dono. Sicuramente non rinnegherà se stesso di fronte a Jimin.





 
✄✄✄






 
Il loro secondo incontro della settimana è decisamente più tranquillo del precedente, ma non per questo meno movimentato. Dati gli sbalzi di clima, Jungkook aveva proposto a Namjoon via sms di fare l'incontro a casa sua - i suoi genitori erano fuori per affari di lavoro, i cugini erano tornati finalmente a casa e Rome era uscito con la sua fidanzata, a patto che ne avesse davvero una, quindi nessun problema. Namjoon era stato più che felice di accettare l'invito, cambiare luoghi non fa mai male secondo il suo parere, così si sono ritrovati tutti davanti casa di Jungkook dopo l'ora di pranzo. 
Casa sua era in un quartiere residenziale molto famoso ma poco conosciuto, un quartiere per ricconi  insomma. È anche molto grande e intimidatorio, ma fortunatamente nessuno ha trovato difficoltà per arrivare al nuovo luogo prefissato. 
Il suono del campanello all'entrata rimbomba per le spesse mura dell'enorme villa e Jungkook s'affretta ad andare ad aprire ai suoi ospiti prima che lo possa fare una domestica. Sarebbe anche giusto lasciargli fare il proprio lavoro, ma finché saprà fare quelle poche cose sarà ben felice di farle da solo, l'unica cosa che non vuole è diventare dipendente dalla ricchezza e oziare nel denaro. 
 
I suoi compagni di corso sono tutti presenti, manca Seokjin - se possiamo considerarlo parte integrante del gruppo, perché a quanto pare Mina stava per dirgli il sesso del bambino o qualcosa del genere, Namjoon non ci aveva capito molto al telefono quella mattina: - Sta finalmente per cedere, Namjoon-ah!
Entrano silenziosamente e Yoongi ricorda a Taehyung di chiudere la bocca altrimenti gli entreranno le mosche - Ammesso che qui ci siano le mosche, aveva commentato in un mormorio Hoseok. Jimin s'avvicina a Jungkook e gli sorride in segno di saluto, questi ricambia e spalanca un po' le braccia in un gesto teatrale. 
 
- Che te ne pare della mia reggia? - lo dice in tono scherzoso e grazie al cielo, Jimin lo coglie. Non sopporterebbe l'idea di essere preso per snob, non da lui.
 
- È molto carina.
 
Jimin si rende conto che "carina" non è l'aggettivo migliore per descrivere quella casa, ma Jungkook pare apprezzare il suo commento e allora si lanciano in una chiacchierata senza freni mentre il più giovane mostra agli altri le camere e le varie sale. C'era stato un leggero imbarazzo iniziale, dopo gli avvenimenti del primo incontro Jimin si sentiva esposto come mai nella sua vita e si era scusato con Jungkook un milione di volte. Non che ci fosse bisogno di chissà quali scuse, ma ci teneva a mostrarsi il quanto più presentabile di fronte ad una persona per lui così importante e sentiva di aver fallito miseramente. Ovviamente non aveva accennato a quel piccolo dettaglio, a quanto fosse importante Jungkook per lui, per paura dei suoi sentimenti non corrisposti, per paura dei suoi sentimenti e basta, in verità. Ora è più sollevato mentre riesce a parlare tranquillamente e senza freni o vergogna, è una bella sensazione. 
 
Ma il sollievo e le famose 'farfalle nello stomaco' lasciano posto a qualcosa di decisamente più pesante e fastidioso quando Jungkook li porta in una sala che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere. Jimin vorrebbe essere capace di controllare appieno le sue espressioni, spera solo di non avere l'aspetto che crede di star mostrando, ovvero quello di qualcuno che sta per vomitare. Gli altri sembrano tutti così a proprio agio e Jimin riesce a vedere anche una leggera nota di infantile felicità negli occhi di Hoseok e Taehyung quando si ritrovano davanti un'enorme piscina. I due ragazzi cominciano a riempire Jungkook di domande, del tipo: ma è una piscina vera? come hanno fatto a costruirtela dentro casa? quanto è profonda? potremmo farci un bagno? sembra calda, è calda? 
Jungkook era rimasto leggermente spiazzato da quel cambiamento d'umore, soprattutto da parte di Hoseok e aveva acconsentito ad utilizzare l'enorme vasca pur di non farli restare male. Dopo l'ultimo incontro aveva imparato che vedere i suoi compagni sul punto di crollare miseramente non gli piaceva, quindi doveva essere disposto a tendere una mano sempre, anche solo per le piccole cose come quella. Certo non aveva programmato la reazione di Jimin. 
Dopo aver prestato a Taehyung e Hoseok qualche suo vecchio costume e uno di suo cugino Jeonghan che aveva distrattamente lasciato a casa sua per Yoongi -il piromane è più magro di quanto pensasse- tornano tutti subito nella grande sala con la piscina. Namjoon è seduto qualche metro più distante dal bordo, per avvantaggiarsi un po' di lavoro per l'incontro ed evitare di venire schizzato dai tuffi a bomba di Taheyung. La risata di Hoseok risuona per la sala e persino Yoongi sembra di buon umore mentre fa qualche vasca. 
Jimin invece resta seduto sul bordo, sfiorando con le punte dei piedi l'acqua calda e piacevole, un nodo gli chiude la gola e lo stomaco e non ha intenzione di avvicinarsi all'acqua più di così. Ha un costume di Jungkook di qualche anno fa con la fantasia di Iron Man e una T-Shirt extra large il ragazzo usa come pigiama quando sente freddo alla schiena. Jungkook gliel'aveva data vedendo quanto Jimin fosse a disagio, tenendosi lo stomaco con le braccia dopo essersi cambiato. Si era trattenuto a stento dal sorridere guardando come la maglietta fosse davvero troppo grande per un esserino così piccolo, arrivandogli quasi al ginocchio. Ma Jimin non si sente per nulla adorabile al momento, vuole solo trovarsi il più lontano possibile dall'acqua. Jungkook non è dello stesso avviso.
 
- Ehi bimba, perché non ti tuffi? Raggiungi i tuoi amici, su. - gli dice con il tono di un giovane aristocratico, gli piace recitare scene di film che non esistono e questo fa sorridere un po' Jimin, che lo ringrazia silenziosamente per averlo distratto dalle sue paure.
 
- Non so nuotare.
 
- Beh allora tocca che ti insegni, no? - la sua voce ora è normale, è serio e gentile. Jimin avvampa e si limita solo a scuotere il capo. 
 
Jungkook scivola nell'acqua elegantemente, ma non perché vuole farsi vedere, semplicemente è abituato ad immergersi ed ha instaurato un rapporto talmente stretto con essa da palmette egli di sfiorarla senza che questa le so ritorca contro. Gli è sempre piaciuto nuotare, solo non ha mai continuato, come gran parte delle cose che hanno reso bella la sua vita. Ma Jimin non lo lascerà indietro e non intende rimandare a domani ciò che può fare oggi, quindi gli porge le mani - una non gli sembra abbastanza. Jimin lo guarda, poi guarda i suoi palmi protesi verso di lui, poi pensa.
 
- Ci sono io, Jimin. - e quelle parole ne hanno altre nascoste, Jimin non se lo sta immaginando, è così. Ci sono promesse e preghiere, qualche parolaccia e qualche scusa, e l'impegno che Jungkook usa per trasmettergliele è tale da voler tentare quella follia, perché non sa che altro nome dargli mentre prende le mani del ragazzo nelle sue e si lascia tirare giù. 
 
La maglietta si bagna mentre lentamente entra nell'acqua, dopo si scuserà e si offrirà di lavarla prima di restituirla, e a Jungkook non importerà nulla della maglietta ma andrà bene così. Namjoon da lontano li tiene d'occhio con lo sguardo, sperando di non dover intervenire. 
Taheyung e Hoseok sono troppo impegnati a schizzarsi e a ridere come matti per notare la loro entrata in scena, o in acqua, e Yoongi sta galleggiando tranquillamente a stella marina. A gli occhi chiusi e le orecchie tappate, impossibile che possa uscirsene con qualche scherzo di cattivo gusto. 
Jungkook sente il corpo di Jimin irrigidirsi e lascia questi si aggrappi al suo collo e gli puntelli le gambe con i talloni. Lascia che le sue mani scivolino lentamente sui fianchi del ragazzo dai capelli castani e li carezza gentilmente cullandolo nell'acqua calda. Jimin sembra rilassarsi man mano ma continua comunque a restargli ancorato addosso. Si spostano nella parte di piscina in cui è più facile toccare e Jungkook lascia andare la presa lentamente mentre Jimin gli stringe ancor di più le spalle con le sue dita corte. 
 
- Non mi lasciare.
 
- Jimin, dovresti arrivare a toccare qu–
 
- No.
 
- Jimin–
 
- Jungkook ho paura dell'acqua, è già tanto se sono entrato. Non riesco a muovermi.
 
Jungkook si perde un attimo a guardarlo in volto. Jimin è cadaverico, ha gli occhi spalancati e la gola probabilmente è secca e dolorante perché sta respirando solo da essa e anche in maniera irregolare. Jungkook ormai si può definire un esperto dei suoi attacchi di panico improvvisi, ma questa volta è diverso, è molto peggio. Riprende la presa sui suoi fianchi e dolcemente lo fa staccare da sé: - Ti tengo, gli dice quando Jimin quasi gli salta in braccio. Riesce a fargli poggiare le punte dei piedi, Jimin ha l'acqua alla gola e si sente soffocare. Lo avverte quando è in grado di parlare. 
 
- Ehi ci sono io, non ti succederà niente ok? 
 
- Comunque non respiro. - Jungkook si lascia scappare un sorriso e quando sente le unghie di Jimin aggrapparsi troppo forte alla carne degli avambracci decide di ritirarselo addosso. Questi gli avvinghia le gambe intorno alla vita e le braccia intorno al collo. Jungkook ridacchia appena a qualche centimetro dal suo naso.
 
- Non è stato tanto male, no?
 
- Non voglio commentare. - Jungkook ride e fa scontare le loro fronti in un gesto delicato - Però... Grazie.
 
- Di niente. 
 
Sono vicini più di quanto non siano mai stati, e non solo fisicamente. A Jungkook ci vorrà ancora molto prima di sapere il motivo delle paure di Jimin, ma sarà paziente e si accontenterà di ogni piccolo indizio ricevuto. Ondeggiano nell'acqua qualche minuto e bisbigliano tra loro, le fronti ancora a toccarsi e le bocche a pochi centimetri di distanza. Jimin non sa più cosa vuole o ciò che è giusto, ci penserà dopo con calma, magari. Adesso lascia che Jungkook gli accarezzi la schiena con le sue mani grandi e lo trascini senza difficoltà da una parte all'altra della piscina, e sogna quelle labbra da riempire di baci. In un momento si sente più libero e più sincero, desidera poter mostrarsi debole.
 
- Ci stavo annegando dentro.
 
- Mh? 
 
- Stavo per morire dentro l'acqua, per questo mi fa paura. Ho– ho paura di provarci ancora.
 
E Jungkook lo guarda senza pietà nello sguardo, senza tristezza alcuna, solo preoccupazione e un qualcosa che non sa bene come definire - è ancora presto per parlare di amore. Ma non si fa problemi a soggiungere le loro labbra, che sia per un secondo soltanto o per ore intere, non si fa domande delle quali conosce già le risposte, non ama i giochetti scemi. Jimin è dipendenza, quello per lui è un dato di fatto. Le sue labbra sono morbide e hanno un sapore dolce, come se avesse mangiato solo bontà e zucchero durante tutta la sua vita, Jungkook non riesce a staccarvisi e con la mente viaggia per ricordarne il sapore all'infinito. 






 
✄✄✄




 
Non è che Namjoon non li abbia visti, li ha visti, ma semplicemente non ha detto nulla. Può entrare nelle questioni private dei suoi protetti fino ad un certo punto, poi non può forzarli più di tanto, deve lasciare loro spazio libero per viaggiare e per scoprire. Il mondo si vive da soli e la vita si impara da soli, la compagnia è soltanto una legge naturale per l'uomo, un modo per non sentirsi troppo unico e speciale, per rimanere umile e non desiderare troppo.
Prima di iniziare la loro seconda chiacchierata settimanale, Namjoon gli da' il tempo di frasi una doccia e di asciugarsi, mentre cerca di trovare una sala adatta dove tenere l'incontro. 
Nel bagno, Yoongi propone di fare la doccia assieme per non sprecare tempo e acqua e si becca un'occhiata stranita e confusa da tutto il gruppo. Alla fine gli unici a prendere sul serio il consiglio del piromane sono Hoseok e Taehyunh, che ormai sono abituati alla costante presenza l'uno dell'altro e sembrano tornati pacifici. Jungkook e Jimin sono più tranquilli di quanto dovrebbero essere, l'ultimo dà la colpa ad un cattivo tempismo delle sue emozioni. Dopo essersi lavati e asciugati, raggiungono tutti Namjoon nella sala principale. È enorme e spaziosa anche questa, con arredamenti di lusso e opere antiche sulle pareti color panna e oro, le tende rosse danni un aspetto ancor più regale e Jungkook s'affretta a spiegare l'ossessione per sua madre di vivere in un castello. 
La seduta è alquanto tranquilla, il buon umore di Hosoek è molto contagioso e finiscono per parlare tranquillamente. Persino Yoongi si dimostra incredibilmente partecipe e parla più del solito, nonostante i suoi discorsi siano a volte lunghi e complicati. Magari è a causa del tempo passato con Namjoon, chissà.
 
- Sono andato a fare delle compere ultimamente. - esordisce Yoongi e il suo sguardo si sofferma su Taehyung, ma è solo una frazione di secondo e nessuno sembra accorgersene.
 
- E? - Namjoon ha posato il taccuino, ha imparato il linguaggio dell'amico talmente bene in questi anni che non gli è difficile ricordare le cose che gli dice. È un qualcosa che è nato con il loro legame, il capirsi e il ricordare. Perché può essere fin troppo facile dimenticare alcuni dettagli e non far caso ad altri comportamenti, ma tra loro due non è così. Con Seokjin è già diverso, il giovane uomo ricorda tutto a prescindere e se si tratta di Namjoon è più attento e scrupoloso del solito, questi invece ha imparato a prevedere le mosse dell'amico e a curare le sue ferite dovute all'insicurezze. Yoongi sorride soddisfatto prima di rispondere.
 
- Niente sigarette, né accendini. - afferma e fa una faccia come se si aspettasse un premio d'onore. Riceve solo un applauso orgoglioso e eccitato da parte di Taehyung, ma non si sente offeso, semmai fortunato e grato. Insomma, non potrebbe chiedere di meglio. Jimin gli fa i complimenti e gli sorride gentilmente, Jungkook si limita ad un cenno con il capo. Hanno acquisito un certo rispetto reciproco ultimamente, ovviamente quell'antipatia iniziale è ancora via, ma può darsi che con il tempo andrò man mano dissolvendosi. Hoseok sembra aver mantenuto il suo buon umore e gli dà qualche pacca sulla spalla.
Poco più tardi, quando ormai l'incontro è terminato e tutti si preparano per lasciare casa di Jungkook, Yoongi si avvicina a Namjoon e gli confessa che se avere amici significa questo, allora potrà fare uno sforzo.





 
✄✄✄






 
- Sono stato bene. - Jimin si fa timido e piccolo sull'uscio di casa, pronto a raggiungere la macchina di sua madre. È già buio, eppure il pomeriggio non è ancora finito, l'inverno fa durare tutto troppo poco ormai.
 
- Sono contento, - Jungkook gli sorride e fa crescere il rossore sulle sue guance - Sei sempre il benvenuto.
 
- G–grazie.
 
C'è un attimo di silenzio e si guardano timidamente negli occhi. Jungkook sta aspettando, non sa bene cosa, se un segnale o un consenso nelle iridi scure di Jimin, ma non vuole avere fretta, vuole potersi godere ogni singola cosa e non spaventare il ragazzo di fronte a sé. Jimin deglutisce e lotta con se stesso per decidere tra cosa è giusto fare e cosa vuole fare. Questo conflitto interno non lo lascerà in pace finché starà con Jungkook e non sarà in grado di schiarirsi le idee, ma non ha intenzione di rinunciare a nulla ed è pronto a fare quanti più sacrifici siano possibili pur di sentire un pizzico di felicità esplodergli in petto.
Il clacson della macchina di sua madre li distrae rumorosamente dai loro pensieri silenziosi e Jimin è sicuro che ci sia anche sul fratello minore - la mamma non avrebbe mai suonato senza motivo, non rovina così i momenti speciali. Con poco tempo a disposizione, Jimin si schiarisce la gola prima di parlare.
 
- Secondo te è sbagliato?
 
- Cosa?
 
- Quel che abbiamo fatto. - un altro colpo di clacson, Jimin sente sua madre sgridare il suo fratellino da lì. Jungkook sembra pensare alla risposta, anche se sa già quale sarà, eppure non si è mai troppo sicuri.
 
- No, affatto. Per te, invece? - ed è questa la domanda che teme di più. Perché vorrebbe dire di no, ma allo stesso tempo crede che sì, sia stato un errore che non doveva commettere. Non di nuovo. Ma la confusione che ha in testa e i battiti accelerati del suo cuore lo stordiscono e Jimin aggrotta le sopracciglia.
 
- Non lo so.
 
- Va bene. - Jungkook non lo dice con voce amara, ma neanche con una dolce. Accetta semplicemente la sua risposta e si ricorda di essere paziente. Può gioire internamente però quando Jimin gli lascia baciare la sua fronte ancora calda per il bagno. Il ragazzo minuto gli regala un timido sorriso e s'allontana augurandogli la buona notte.
Jungkook sente la voglia di spaccare qualcosa ribollirgli nel sangue.















 
☻ Angolo autrice ☻
 
Salve a tutti !
 
I JIKOOK SI SONO BACIATI LO SO CHE NON DOVREI ESSERE COSÌ GASATA MA SI SONO BACIATI
 
In questo capitolo accadono cose che scottano, come avrete ben letto eheh~ ma è presente anche un umore più allegro rispetto al capitolo precedente. Anche se l'inizio è un po' depresso
Io spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, non ho molto da dire in realtà XD tranne che Seokjin è venuto a mancare questa volta, ma cercherò di rifarmi nei prossimi capitoli!
Vi prego di recensire!! Grazie e fatelo plisu 
 
Spero di pubblicare il più in fretta possibile e con un buon capitolo !
Baci ~
 
happy chestnuts

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Capitolo X
 




 



 
È inconcepibile che non ci sia la neve. Seokjin ha deciso di rischiare il tutto per tutto, buttandosi tra la folla chiassosa e frenetica della vigilia di Natale, per comprare delle nuove palline e altre decorazioni per l'enorme albero che occupa il salone suo e di Mina. I ramoscelli sintetici sparsi sul pavimento sarebbero rimasti lì fino al suo ritorno, ad aspettare di essere spazzati via da lui stesso mentre, sempre da solo, avrebbe addobbato con tanta cura e amore il loro albero di Natale.
A Mina il Natale non piace, o almeno, non le piace da quando è incinta. Ultimamente non c'è niente che la mantenga di buon umore, pensa solo ed esclusivamente al parto e non vede l'ora che quel piccolo essere all'interno del suo utero possa uscire fuori e restituirle la sua linea perfetta. Seokjin ha rinunciato a scoprire il sesso del bambino, è diventato molto bravo a pensare a giocattoli e colori neutrali né da maschio, né da femmina e Mina ha sorriso soddisfatta carezzandogli i capelli. Poi gli ha rivelato che era un maschietto quello che porta in grembo da ormai nove mesi.
 
Quindi ha già comprato tutine azzurre e rosse e imparato a costruire aeroplani di carta stagnola, ha memorizzato le regole del calcio ed è corso dal suocero che l'ha accolto a braccia aperte e una bottiglia alcolica. Avevano festeggiato fino a tardi e Mina li aveva guardati insieme alla madre dal divano in pelle rossa, sembrava commossa, a stento tratteneva le lacrime. Seokjin aveva dato la colpa agli ormoni. 
Il futuro nonno poi aveva riso e con la sua voce bassa e grassa aveva tirato fuori un'affermazione che un po' gli era sembrata triste. 
- Speriamo che venga bello come il papà e intelligente come la mamma! 
Non che fosse una questione d'orgoglio o che si sentisse ferito nell'essere considerato il bello tra i due, ma bisogna sapere che ci son molte più cose che non son state dette, magari per dimenticanza o magari di proposito. Fatto sta che Seokjin aveva annuito, non troppo convinto, e che nel ritorno a casa aveva ascoltato le silenziose scuse di Mina passate attraverso le loro mani congiunte. 
 
Da lì il bambino ha cominciato a scalciare, avvertendo del suo imminente arrivo e Seokjin almeno tre volte al giorno parla di quanto sia importante posticipare il parto per far si che loro figlio nasca con dei polmoni da urlo. In tutti i sensi.
Mina si è solo lamentata: - Comincia a fare male, non lo terrò più di quanto basta, quando vorrà uscire, uscirà! Non gli metterò il freno a mano ancor prima di essere nato! 
Del resto non ha tutti i torti, ma si vuol mettere a confronto un'intera vita in salute rispetto a qualche giorno di dolori? Ed ecco che con questa frase Seokjin si è guadagnato il ruolo di arredatore e incaricato dei regali per le vacanze natalizie, mentre la sua compagna si carezza la pancia gonfia e ascolta musica classica per istruire già da ora il suo bambino. 
- La musica potrà sempre aiutarlo quando noi non potremmo, bisogna fargliela amare subito. 
Là non aveva avuto nulla da ridire, anzi, si trovava molto d'accordo con questo modo di pensare e aveva addirittura preso in considerazione di affettare qualche verdura vicino all'enorme pancione, perché magari suo figlio avrebbe potuto trovare un riparo sicuro anche nella cucina. Ancora gli fa strano, quel possessivo vicino alla parola 'figlio', non crede che ci si abituerà mai. Per Mina è più facile, lei l'ha percepito per tutti quei nove mesi, l'ha conosciuto senza averlo mai visto. Il legame tra una madre e il suo bambino è molto più intimo di quel che sembra, a volte supera persino le conoscenze umane, ma va rafforzato per renderlo indistruttibile. Seokjin si impegnerà per formarne uno tanto forte, nonostante non sappia ancora come si regga un neonato in braccio, non sappia calmare un pianto incontrollato senza prenderne parte e non ha la più pallida idea di quanto possa essere figo il punk rock, perché magari a suo figlio piacerà quel genere energico e dall'aspetto pericoloso, un po' intimidatorio. Suo figlio. Ah, ci risiamo.
 
Un giorno gli insegnerà a bollire l'acqua, a fare le addizioni, a riordinare la camera e a non rispondere male alla mamma se vuole fargli mettere il giaccone quando fa freddo. Gli mostrerà la bellezza dei tramonti e la magia della neve. Spera che ce ne sia più di quanta ce n'è oggi. Gli sembra strano l'inverno, se può definirlo così. Non riesce neanche a sentire la fastidiosa sensazione di imminente caduta provocata dal ghiaccio formato sui marciapiedi, ma ne è anche sollevato perché in questi modo può proseguire a passo sicuro verso il suo negozio preferito d'addobbi. Si respira un'aria più natalizia nei negozi che per le strade, ma quello non è a causa della mancanza di neve, solo che la gente non riesce ad essere gentile tutto l'anno, figuriamoci nel giorno della vigilia! 
Le palline sono tutte graziose, di diversi colori e forme, ne viene sommerso una volta messo piede nel suo adorato negozio. Ci sono anche molti angeli da mettere sulla punta dell'albero, ma Mina li detesta quindi prende una stella semplice e non troppo sfarzosa e va alla ricerca di altri addobbi. 
Dei regali si è già preoccupato qualche giorno fa e si è organizzato per comprare un pensierino per il compleanno di Taehyung insieme a Namjoon. In origine aveva invitato anche Yoongi, ma questi aveva rifiutato perché a quanto pare aveva già comprato qualcosa. 
Paga alla cassa con un grande sorriso, le festività lo mettono di buon umore, nonostante tutte le complicanze che queste portano con sé. Dovrebbe cominciare a usare la scusa del "Natale non è solo regali" per evitare di sprecare ingenti somme di denaro per compare cose a persone che a fatica conosce e delle quali difficilmente azzeccherà i gusti. I suoi a quanto pare sono strani e nessuno riesce ad immaginarseli, lo nota quando entra in una caffetteria e la signorina che lo serve storce il naso all'udire la sua richiesta.
Quando ritorna a casa ha lo stomaco pieno e i piedi che gli fanno male. Sul pavimento una distesa di verde sintetico. 


 
✄✄✄



 
Avrebbe fatto meglio ad usare il cellulare. Del resto sua madre glielo aveva comprato per un motivo, ma lui è troppo spaventato dal futuro e le nuove tecnologie per diventarne dipendente, perciò gli risulta molto semplice non farne un grande uso. Però avrebbe fatto meglio a usare il cellulare. Sicuramente in questo momento si sentirebbe meno a disagio in un quartiere che non conosce e di lusso, così distante dalla sua normalità fatta di offerte di carità e preghiere addolorate ma ricolme di speranza per quelli che non possono permetterselo. Il denaro non gli ha mai fatto gola, neanche prima di lasciarsi agli insegnamenti di Gesù. 
  Jimin si trascina dove lo porta la sua memoria e arriva senza difficoltà alcuna alla grande abitazione dei Jeon. È enorme e intimidatoria, sospira appena prima di avvicinarsi cautamente e bussare. Gli apre una domestica e lui chiede di Jungkook. 
Jungkook.
Ci ha pensato lungo, ai fatti avvenuti tra loro, alle mani congiunte e quell'unico bacio che aspettava di non essere più solo, che era in attesa di altri suoi simili. Sospira ancora, stavolta più profondamente, come se gli mancasse l'aria nei polmoni e non riuscisse a riportarcela dentro. Fattore principale: ansia. 
Ormai tutta la sua esistenza viene logorata dall'ansia. O dall'amore, ma di questo Jimin non vuole parlare perché riporta a ferite chiuse nei modi peggiori e a dolori mai spenti, che si prolungano nel tempo e non sembrano intenti a prosciugarsi. Jimin s'innamora troppo facilmente, un indizio è il fatto che si sia preso una cotta per Jungkook la prima volta che l'aveva incontrato ad uno degli incontri. Un po' s'illude che stavolta sia diverso -lo fa sempre- che stavolta sarà una cosa seria, che può superare le sue paure. Ma in realtà è già completamente cosciente che andrà a finire come tutte le altre volte: un cuore spezzato e un addio mediocre. Jimin s'innamora anche delle persone sbagliate, solitamente. 
 
Jungkook lo saluta con un sorriso radioso, uno di quelli che non gli ha mai mostrato. Decide quindi di non parlare proprio ora di ciò che è accaduto e di andare subito a comprare un regalo per Taehyung. Non è stato proprio in programma quello di farlo assieme, ma ormai Yoongi se n'era già preoccupato, Namjoon e Seokjin anche si erano dati alla pazza gioia per negozi e Hoseok non rispondeva al cellulare. Di farglielo da solo non se ne parlava proprio, sarebbe stato imbarazzante tutto quanto, dalla consegna del regalo alla logorante attesa mentre il festeggiato si apprestava a lacerare la carta persino con i denti pur di soddisfare la sua curiosità. Jimin sentiva quel gesto come qualcosa di incredibilmente intimo, che magari avrebbe condiviso da solo con Taehyung, ma che si rifiutava categoricamente di mettere in atto di fronte ad occhi indiscreti. Non aveva nulla da confessare di così tanto importante, poi, né tantomeno possedeva un'aria strafottente, non come Yoongi. 
Fortunatamente Jungkook era del suo stesso avviso, più o meno. In realtà non aveva idea di cosa regalare al compagno di corso, quindi aveva accettato volentieri l'inaspettato invito. 
 
Dopo aver passeggiato per ore in giro per i negozi del centro, aver mangiato un panino caldo per strada e essersi scambiati qualche innocente bacetto, riescono a trovare un bel regalo per il loro amico. Una bella giacca a vento, di qualità e parecchio carina. Taehyung odia stare troppo in casa, riesce a non pensare troppo al senso di chiuso solo se distratto da un'altra presenza, quindi è abituato a uscire, e il freddo rigido invernale mischiato al vento caratteristico della loro zona non sono proprio un bel toccasana per lui, date le sue giacchette malconce e leggere, quasi estive.
Jungkook spende molto più della metà per pagare il regalo e Jimin inizialmente si lamenta, perché è ingiusto approfittarsi del denaro degli altri e lui non vuole essere ingiusto. Quando Jungkook poi lo bacia un'altra volta, più pigramente ma sempre in maniera dolce, Jimin è costretto ad essere sincero.
Si siedono su una panchina, in uno spazio verde più isolato a causa della tarda sera. I lampioni illuminano le strade che pian piano cominciano a svuotarsi mentre la gente si reca verso la propria casa. Jimin farà lo stesso, probabilmente senza Jungkook.
 
- Ho pensato a quello che è successo l'altro giorno. - non è specifico, non lo è mai, e questa volta non ce n'è bisogno perché Jungkook ha capito a cosa si sta riferendo. La sua mascella si contrae e Jimin ci rivede tensione.
 
- Ok.
 
- Non posso farlo.
 
- Perché? 
 
- Perché no. - risposta stupida e dettata dall'ansia causata a sua volta da un'incontrollabile fretta di allontanarsi da lui e dalle sue labbra che non gli hanno dato pace tutto il pomeriggio. Jungkook alza un sopracciglio. Fantastico, ora è pure infastidito.
 
- "Perché no"? Cos'hai cinque anni? Sei serio? 
 
- Sei gay? - domanda stupida, ritenta un'altra volta.
 
- Che c'è, ora vuoi anche etichettarmi? - Jungkook è già balzato sulla difensiva. Magari è ferito, Jimin non può saperlo con certezza.
 
- No, è solo c— ti piacciono i ragazzi? 
 
- Mi piace quel che mi piace.
 
- E cosa ti piace, esattamente? 
 
- Tu. - colpito e affondato.
 
- Io sono gay, - era da tanto che non lo ammetteva. Gli dà una sensazione strana, gli fa schifo a dirla tutta - Ma non voglio esserlo, non posso esserlo, Jungkook. Lo capisci? 
 
- No.
 
- Oh, ti prego! - quasi si mette le mani tra i capelli mentre trattiene le sue lacrime d'esasperazione - Non posso fare questo con te! 
 
- Si che puoi.
 
- No che non posso! - adesso si sta mordendo il labbro talmente forte che s'aspetta di sentire il sapore ferroso del sangue in bocca in qualsiasi momento.
 
- Perché?! Non ti piaccio? Ok. Non ti piace baciarmi? D'accordo, ma devi dirmi perché
 
Jimin comincia a piangere.
 
- Che c'è? - la sua voce è più bassa e dolce, non gli è mai piaciuto vedere le lacrime altrui. 
 
- Baciarti,- dice e si ancora con le mani piccole e paffute sulle sue grandi e ampie spalle, sorride amaramente - Baciarti mi piace troppo. Più di quanto dovrebbe. Mi piace così tanto che non smetterei mai di farlo, ma non posso iniziare questa cosa con te, perché mi fa così bene che riporta alla mente quei ricordi così felici che ho cercato di nascondere con tanta di quella cura, Jungkook.
 
Lascia che le sue guance si bagnino un altro po' mentre Jungkook lo tiene stretto in un caldo abbraccio fatto di necessità e di aspettativa. Aspetta con pazienza che Jimin prenda una decisione tra le sue braccia, che continui a parlare e gli chieda quello che aspetta di chiedergli da molto più tempo di quanto è effettivamente quello che hanno passato assieme da quanto si conoscono. È una domanda lecita, di quelle che prima o poi vanno fatte e che escono spontanee. Perciò Jungkook già sa cosa rispondere, eppure non ha idea di cosa aspettarsi. Richiama a sé un po' di pazienza e dona tutta la sua più completa attenzione a Jimin quando questi gli prende le mani tra le sue e lo guarda dritto negli occhi. 
 
- Mi ami? 
 
- Non ancora. - vorrebbe, comunque. È deciso ad innamorarsi di Jimin, perché Jimin è così tante belle cose e lui vuole scoprirle tutte. Ma non siamo padroni del nostro cuore, non si può mettergli fretta, né si possono discutere le sue decisioni, motivo per il quale usiamo troppo spesso il cervello e ce ne pentiamo. 
 
- Io sì. Io ti amo.
 
- E com'è? Essere innamorati, intendo.
 
- È intenso. - Jimin non ha altre parole per descriverlo, non vuole perdersi a parlare di quanto possa essere doloroso ma al contempo stesso meraviglioso. Jungkook dovrà scoprirlo da solo e magari, ci spera, con lui. E poi un dubbio si propone nelle loro teste, è così ovvio che neanche lo esprimono ad alta volte. Hanno ancora le mani intrecciate e i loro corpi vicini hanno dato vita ad un piacevole calore che li protegge dal freddo. Le temperature si sono abbassate e le strade si son fatte deserte, Jimin ha le guance asciutte e ridacchia appena, sollevato, quando Jungkook si trattiene dal congiungere le loro labbra optando per strusciare la punta del suo naso contro quella guancia rossa e paffuta. 
 
- Quindi ora che si fa? 
 
- Amici.
 
- Gli amici non si baciano, hyung. Giusto? 
 
- Giusto.
 
- Ok.
 
Ci sarebbero altre mille cose da tirare in ballo, altre mille curiosità che Jungkook si vorrebbe togliere, ma i guai sono sempre più vicini quando non si possono vedere a causa della mancanza di luce solare e non vuole che Jimin ne incontri qualcuno nel suo ritorno a casa. Eppure si dividono appena ne hanno l'occasione, dopo un po' non riescono a sopportare più la presenza l'uno dell'altro, si sentono soffocare dalle loro stesse regole, da ciò che da soli si sono imposti. Nessuno ha mai detto a Jimin quali decisioni prendere sulla sua vita privata e sentimentale, nessuno è mai riuscito a costringere Jungkook a fare qualcosa che non vuole fare. E nessuno li ha mai obbligati ad innamorarsi, o a provarci almeno, ad entrare in quel groviglio di sentimenti contrastanti e incomprensioni infondate, di desideri irrealizzabili e di sbalzi d'umore incontrollati legati ad una parte di noi stessi possessiva e mal fidente, insicura, nascosta in un angolo remoto del nostro cuore che si apre solo quando questo viene aperto appieno, sfruttato per il suo vero e primo uso. Hanno deciso tutto da soli, hanno preso loro questa strada a senso unico e non è il momento di lamentarsene. Almeno per oggi, il discorso è rimandato al futuro, ad un domani lontano o vicino. Jimin è sicuro che sarà un errore.
















 
Angolo autrice~
 
Hello! Lo so che mi odiate, lo so. Vi capisco e vi rispetto, amen. So che questo capitolo è corto, con pochi personaggi e con Seokjin, ma io faccio quel che posso, suvvia. 
E, sì, anche se molti di voi non avranno ancora capito perché ci sia bisogno di concentrarci anche sul mio bias wrecker, che a primo impatto sembra non abbia molto impatto sulla storia, è IMPORTANTE. Magari non esageratamente, ma ha un'importanza come quella degli altri personaggi e bla bla bla un po' sto blaterando perché ci tengo a evitarmi le legnate per via della jikook.
 
Lo so che eravate felici per il bacio cioè anche io lo ero ma è complicato!! Questi due li farò soffrire parecchio, mi spiace, ma è così che va la vita quando non riesci ad accettare te stesso e ti innamori di quel bias di Jeon Jungkook, capita. Sappiate solo che mi odio quanto voi state odiando me in questo momento, ok, bene. Spinti da motivi differenti, salpiamo sulla stessa barca. 
Inoltre, il capitolo non è eccessivamente lungo ma ho scritto tutto quello che avevo in corpo e sono soddisfatta così, potete anche linciarmi. 
 
Vi amo comunque, e anche molto di più se recensite grz 
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo !!
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI









 
C'è decisamente poco di cui festeggiare. Taehyung se ne rende conto quando gli scampanellii fuori dalla sua porta e l'odore della prima colazione natalizia non lo fanno saltare dal letto come vorrebbe. I regali sono pochi, sia perché non hanno i soldi, sia perché la sua famiglia comprende solo lui e sua zia. Sua madre è morta e suo padre è da qualche parte nel paese, non sa dove, non vuole saperlo. I parenti dei suoi genitori sono spariti, non li ricorda nemmeno, e probabilmente è un bene, perché non si può soffrire per un male sconosciuto. Comunque è abituato a non festeggiare il Natale come la più esaltante delle festività, anche perché è vicina al suo compleanno e Taehyung preferirebbe dimenticarlo. Dieci Natali senza la mamma, dieci compleanni senza la mamma, solo con quest'anno.
Il suo concetto di famiglia non è quello standard, se ne rende conto, del resto ha conosciuto e sperimentato la normalità di qualsiasi ragazzino di otto anni, seppur non vivendo tra comodità e promesse di un futuro migliore. Sua zia è l'unica cosa che gli resta, può definirla famiglia. Ormai è arrivato al punto di non essere neanche più sicuro di cosa può o non può definire, insomma, chi decide come va definita una famiglia modello? Chi decide come devi vestire, come devi camminare o mangiare o parlare? È davvero così anormale finire in una situazione difficile? Taehyung ripensa a Hoseok, all'amore che riceve ma che non sempre riesce a ricambiare, all'infelicità anche immotivata che questi prova ogni secondo della sua vita per un singolo battito del suo cuore. Hoseok gli farà tanti regali per questo Natale e Taehyung è sinceramente dispiaciuto, perché lui non ha regali da dare ad Hoseok. E anche se fosse qualcosa di immateriale, non sarebbe abbastanza, perché non ha nulla da offrire all'amico. È povero, Taehyung, sia di tasche che di cuore. 
Quell'organo vitale incastrato nel suo petto che pompa la vita attraverso le sue vene si è ristretto con l'avanzare degli anni, con l'aumentare delle grida e delle persone che se ne vanno, con i pezzi di esso che ha perso e che non ha potuto utilizzare per ricomporlo, per ricomporsi. Vorrebbe risolvere questa situazione, in qualche modo, ritornare ad aprirsi ed essere libero di dare e condividere se stesso con il mondo e con le sue persone, come quando era un bambino di otto anni. Come quando la sua mamma non era morta. Vorrebbe poter dare un pezzo di sé, del suo cuore, ad Hoseok, senza perderlo per sempre o morirci in seguito.
Taehyung vorrebbe poterlo fare anche subito, ma non ci riesce. È Hoseok quello felice per il Natale, non lui, non può donargli false speranze o falsi sorrisi, fingere emozioni non fa parte del suo codice morale. E i regali sono sempre pochi, quasi inesistenti, ma la colazione è piuttosto buona e nelle piccole cose si può sempre trovare qualcosa di grande, di speciale, che può migliorare giornate come queste. Giornate in cui Taehyung si sente fuori luogo, disorientato.
 
Sua zia è gentile, non perché è periodo di gentilezze, ma perché le viene naturale e ha cominciato a lasciarsi andare alle sue naturalezze. Purtroppo deve lavorare anche oggi, farà gli straordinari che nessuno ha voluto fare e ritornerà a casa non prima di mezzanotte. Triste a pensarci, ma non è che abbiano mai festeggiato, lo zio odia il rumore delle risate e sprecava tutti i soldi per ubriacarsi e trovare motivi per discolpare la sua rabbia incontrollata. Taehyung pensa che questo Natale sarà più tranquillo, è già un regalo abbastanza grande, sua zia può vederla tutti gli altri giorni dell'anno. 
Non uscirà di casa, resterà al caldo tra le pareti scolorite grazie ai riscaldamenti a fatica pagati e si lascerà cullare da una pace fasulla. Si nasconderà dal resto del mondo per lasciare agli altri lo spazio di godere di ciò che hanno più caro, non rovinerà un giorno così speciale a nessuno e stanotte tornerà a letto soddisfatto, dopo essersi accertato che sua zia sia tornata a casa in salute. Le sorriderà e le augurerà la buona notte, la chiamerà 'mamma' perché avrà troppo sonno per pensare e si coprirà con il piumone vecchio e da lavare, accontentandosi del materasso che ha per dormire, perché c'è gente che non ha neanche quello. Ma poi il telefono squilla e sa che non andrà a finire così. 
È Hoseok.
 
- Buon Natale! 
 
- Buon Natale.
 
- Ti sei appena svegliato? 
 
- Mh, può darsi, - ridono - Come stai? 
 
- Benissimo, è Natale! 
 
- Sì, infatti.
 
- Sto venendo a casa tua, - lo dice quasi in maniera disinteressata, come se non fosse per quello che l'ha effettivamente chiamato - Devo darti i tuoi regali.
 
- Hoseok, non ce n'era bisogno... Lo sai - e Hoseok lo sa e Taehyung sa che lo sa, ma questo è un po' uno sciogli lingua e il suo campanello ha suonato, più forte che mai, quindi deve andare ad aprire.
 
- Troppo tardi! Sono io alla porta, vienimi ad aprire. 
 
Taehyung vorrebbe non doverlo fare, fingere di non trovarsi a casa e di essersi portato il telefono fisso appresso per qualche parte della città, ma sarebbe solo da maleducati e da codardi e lui non lo è più, sa di poter affrontare qualsiasi cosa. Anche Hoseok. Però non vuole.
Il ragazzo è pieno di pacchetti e ha un sorriso che potrebbe far sciogliere la neve. Taehyung lo saluta e lo lascia entrare, desidererebbe così tanto liberarsi della sua espressione imbarazzata ma è più forte di lui e Hoseok si ritrova a sbuffare divertito. 
 
- Tranquillo non sono tutti per te, ne ho comprati anche per gli altri del gruppo. - Taehyung si sente decisamente più sollevato e lascia che le sue spalle si rilassino. 
 
- Anche per Yoongi? 
 
- Sì, anche per quello lì. Ma non parliamo di lui, mi si rovina l'umore. 
 
Si siedono sul divano silenziosamente, ma sono due silenzi diversi. Taehyung aspetta, con un'impazienza dovuta più al fatto di volersi liberare di tutta quella situazione più che per scartare il suo regalo, mentre Hoseok si trattiene da saltare e gioire perché sarebbe inappropriato ed è felice di avere voglie inappropriate. Gli porge un pacchetto non troppo grande - So che non ti piacciono i regali troppo vistosi - e Taehyung lo accetta ma non veramente. Spera di trovarvi già il prezzo, magari Hoseok l'ha dimenticato, così da non dover sparare cifre a caso per quando dovrà restituirgli i soldi. Confessa questo suo pensiero e Hoseok ride divertito, I regali non si restituiscono, avanti aprilo! 
È una sciarpa. Una semplice è comune sciarpa di lana, non troppo pesante, non troppo leggera. Di colore verde, perché una volta era il colore preferito di Hoseok e piaceva molto come stava a Taehyung. Gli spiega che gliel'ha presa perché ultimamente le temperature sono diventate assurde e di fronte un freddo gelido non vorrebbe perdere una persona a lui così cara. Hoseok gli sistema la sciarpa intorno al collo e Taehyung si morde il labbro per contenere qualsiasi emozione possibile. Si sta trattenendo dal rovinare qualcosa di magico, eppure Hoseok gli sorride.
 
- E poi, - aggiunge - La tua voce è importante, per me e anche per tante persone, sarebbe orribile non poterla sentire a causa di uno stupido colpo di freddo, non credi? 
 
Taehyung crede di sì. E crede anche che scoppierà a piangere. È la prima volta che ha un amico che gli fa un regalo. Si sente amato, si sente bene. Ha gli occhi lucidi e le labbra rosse segnate dai suoi denti bianchi, Hoseok gli lascia un leggero bacio e lo lascia sfogare. Era da un po' che non si scambiavano un gesto così intimo, ad entrambi è mancato, ma entrambi sanno che non vuol dire nulla. Non c'è quell'amore incontrollabile a scuotere le loro interiora, l'affetto non manca, ma non è così potente come sembra. È decisamente più difficile non riuscire ad amare qualcuno a cui si vuole bene che amarlo e accettare tutte le conseguenze. L'amicizia è una zona sicura, ma essere amanti porta a qualcosa di superiore, ne vale la pena di abbandonare la sicurezza per qualcosa del genere. Per persone come loro, però, persone che cercano solo e unicamente un luogo stabile e comune dove stare e dove vivere, senza preoccuparsi della fine, beh, loro hanno bisogno di questa amicizia. 
Taehyung tira su con il naso e accarezza la sua sciarpa verde.
 
- Grazie, ma io non ho nulla per te, - le lacrime gli appannano gli occhi e Hoseok gli lascia un altro bacio - Mi dispiace. 
 
- Non voglio niente, - è serio e sincero, Taehyunh può vederlo dai suoi occhi e sentirlo attraverso le sue mani calde che stringono le sue - Non ho bisogno di niente, se non di te, come amico. 
 
- Ok.
 
- Bene. Ti voglio bene, Tae.
 
- Anche io te ne voglio. - Hoseok gli bacia la fronte e riesce a far spuntare un piccolo ma splendido sorriso sulle labbra del suo amico.
 
- Adesso devo andare, sai ho anche gli altri regali, e mia madre mi sta aspettando in macchina quindi...
 
- O-oh ! Si, certo, i-io... Ehm, - Taehyung si alza di scatto dal divano e si guarda intorno quasi disorientato, una mano a portarsi una ciocca troppo lunga dietro all'orecchio; deve andare a tagliarsi i capelli - Ti accompagno alla porta, allora. 
 
- D'accordo. 
 
Lo aiuta anche a trasportare i pacchetti, perché sarebbe scortese e Hoseok non si merita amici scortesi. Le sue pantofole bucate non lo proteggono dal freddo come dovrebbero, ma la sua sciarpa nuova lo tiene al caldo e lo fa arrossire. Non si merita un regalo e non merita di essere felice di averne ricevuto uno, comunque. 
Hoseok lo saluta dall'interno dell'auto e lui fa altrettanto, poi ritorna in casa saltellando a causa del freddo sul viottolo di casa sporco e ghiacciato quando non riesce più a vedere il veicolo in lontananza. Ritorna seduto sul divano e si raggomitola su se stesso, per evitarsi le lacrime, per evitarsi le risate, per aggirare le emozioni e il calore nel petto. Non merita nulla, eppure Hoseok riesce sempre a fargli pensare il contrario.


 
✄✄✄


 
Se ci sono troppe lucine rosse, bisogna procurarsene più verdi. È una logica sensata, non troppo studiata e applicabile anche in maniera inversa, cioè scambiando i colori delle lucine. Sua madre gliel'ha tramandata e lui la tramanda a suo fratello e suo fratello la tramanderà ai suoi figli o ai cugini o chicchessia. Quel giorno le lucine sono della stessa quantità, nessuno dei due colori prevale e ci si può sedere a tavola senza troppi complimenti.
La sua famiglia non è troppo numerosa quest'anno, per il pranzo di Natale ci sono solo i parenti più stretti e quelli che mancano sono scappati in qualche zona tropicale del mondo a bearsi di un dicembre diverso dagli altri. Ci sono i genitori di sua madre e la madre di suo padre, il nonno è venuto a mancare molto tempo fa, prima che nascesse suo fratello. Poi zii e zie già accomodati a tavola e i cugini che corrono per il salone mentre sudano nei pesanti maglioni. Il vecchio prozio è in crociera, ma non mancherà a nessuno a causa della puzza di tabacco e il passato ancor troppo presente d'alcolista. La non presenza più sofferta è quella di zia Dae e zio Changhyun, partiti per la loro luna di miele in ritardo. Quei due hanno sempre fatto le cose senza preoccuparsi dello scadere del tempo e dopo dieci anni di matrimonio partire per consumare un amore già iniziato sembra aver perso ogni significato. Jimin li ha giudicati parecchio per questa cosa, ma ha anche perdonato perché è giusto che ognuno viva l'amore come meglio crede.
Riuniti intorno al tavolo, quando finalmente sono tutti presenti, ci si scambiano parole cordiali e dopo aver ringraziato per il cibo si può cominciare a mangiare. Jimin spende anche qualche preghiera per il vecchio prozio, del resto è pur sempre parte della famiglia.
 
Il cibo è veramente ottimo, ognuno ha voluto portare qualcosa per aiutare sua madre e il pranzo sa ancor più di famiglia e d'affetto fraterno, costruito da legami di sangue vicini e lontani. Sono sempre stati molto uniti, soprattutto nei momenti difficili, soprattutto quando Jimin aveva preso le sue brutte decisioni. Sono tutte persone squisite, i suoi parenti, e nelle loro parole di conforto riesce a leggere una sincerità genuina, sa che si preoccupano veramente per lui. Eppure molte volte non fa che pensare di essere stato adottato, che persone così gentili non possono essere legate alla sua persona in alcun modo. Questo pensiero lo ha da molto più tempo rispetto all'incidente.
È magari una domanda che ci poniamo un po' tutti, l'assomigliare alle persone alle quali siamo più geneticamente legati, s'intende. Ovviamente ci si ritrova sempre in alcuni comportamenti dei genitori, in alcuni tratti somatici del volto, ma può anche darsi che alcuni suoi vizi presi da suo padre siano soltanto il risultato di un cercare ossessivamente un modello maschile da seguire in tenera età. Per quanto riguarda i tratti somatici, Jimin molte volte ha sentito che gli orientali si assomigliano tutti, quindi non sa bene cosa pensare. Certo, sa che non è vero, che il suo volto è unico, anche perché non ha un gemello, ma i dubbi a volte nascono per discorsi insensati.
E c'è anche quel senso di disagio, quando si sente inadeguato e fuori posto, come se non c'entrasse nulla con tutte quelle persone che hanno costruito la sua infanzia e i momenti semplici della sua vita. Così i dubbi si fanno sempre più grandi, perché è ovvio non sentirsi parte di qualcosa alla quale effettivamente non s'appartiene, ma è una sensazione che dura poco, sia perché si tratta solo di dubbi, sia perché, almeno nel caso di Jimin, ci sono cose molto più importanti a cui pensare. Più precisamente, questo Natale, il ragazzo è distratto dai suoi pensieri profondi e interiori dalla preoccupazione. Con frenesia lancia un'occhiata al telefono ogni due minuti e si lascia ad un sospiro di sconforto quando nota che non squilla. Sua madre osserva i suoi umori dall'altra parte della tavola ma non dice niente, Jimin riesce a precederla sempre prima che possa aprir bocca per dar fiato mostrando a tutti un luminoso sorriso.
 
Non sente Jungkook da qualche giorno ormai. Dovrebbe essere poco sorpreso, del resto è stato lui stesso a mettere dei paletti fra loro, ignorando i suoi sentimenti e preferendo altra sofferenza a quella che ha già dovuto patire. Un'amicizia tra innamorati non può funzionare, anche se Jungkook innamorato ancora non è. Gli ha detto che lo sarebbe diventato, che avrebbe imparato a riconoscere i suoi sentimenti e a dargli un nome, gli ha promesso l'amore che Jimin ha sempre voluto e c'è solo bisogno d'aspettare. Eppure è difficile innamorarsi se non si sta con il futuro amore, no?
Jimin non sa se è un bene o un male. Perché in un modo o nell'altro si ritroverebbe comunque messo alle strette dal suo stesso io, da quella parte di lui che ancora teme il passato che vuole scappare dal futuro e gli ripete che no, non può desiderare la vita, non dopo ciò che è successo. Jimin odia pensare a questo, al suo passato e al modo in cui questo si ripercuote nel suo presente. Gli è stato estremamente difficile aprirsi con Namjoon riguardo tutto ciò e neppure con la sua famiglia è riuscito a dire tutto quello di cui si voleva liberare. Non vuole dire di non essere aiutato nel suo percorso, ma un lutto è pur sempre un lutto, le persone lo vivono in maniera diversa. Jimin il lutto non lo può scordare, non riesce. È sempre stato abituato a ricordare le cose negative, quelle positive le ha messe in secondo piano quando ha deciso di concentrarsi sul male del mondo per spazzarlo via. Certo l'ultima cosa che s'immaginava era di venire risucchiato da questo male.
 
- Jimin-ah! Non dici nulla?
 
- Cos'hai tesoro? Ti senti male?
 
- Mangia un altro po' o morirai di fame!
 
Sono domande delle sue zie. Jimin ha scordato di prendere parte alla conversazione per restare a vagare nei meandri della sua mente e s'è perso al suo interno, gli altri se ne sono accorti prima di lui e adesso deve inventare una scusa. Anche sua madre se n'è accorta, ma non dice nulla. Tace e continua a mangiare silenziosamente, perché sa che suo figlio ha bisogno di spazio e pace per ragionare e prendere le sue decisioni. Avere una mente piena di inutilità lo ha portato solo ad avere problemi, come madre il suo compito è quello di aiutarlo e proteggerlo e questo fa. Jimin la ringrazia silenziosamente e si scambiano un sorriso.
 
- Jimin-ah, - la sua voce è sempre melodiosa, gli fa vibrare i timpani e rilassare le spalle - Perché non vai su in camera a riposare? Ti chiameremo dopo per il dolce e per scartare i regali.
 
Nessuno si intromette, neanche suo padre. L'uomo ha un rapporto molto diverso con suo figlio. Non ci sono sguardi, non c'è un intesa naturale fra loro, si muovono assieme e all'unisono attraverso gesti ma soprattutto parole e se Jimin sa qualcosa in questo momento è che suo padre non ha idea di quello che sta succedendo, perché non ha potuto e voluto dare una spiegazione ancora alla sua distrazione. Dopo magari si confiderà, ma adesso si può solo che dispiacere di farlo attendere. Suo padre però è sempre stato un tipo paziente, capirà.
Quando sale in camera il telefono rischia di cadergli dalle mani tremanti. Deve chiamarlo lui.
Jungkook non è pronto per fari i primi passi. È giovane e inesperto, non conosce Jimin quanto questi conosce se stesso e non sa come mettere assieme le parole che ha in testa, non sempre almeno, e magari teme un confronto con lui, perché non può arrivare alle mani e ormai è abituato a quelli.
Compone il numero lentamente, come se tutta la sua fretta fosse svanita nel nulla. Hanno tutto il tempo del mondo per fare questo, ma in realtà non hanno niente, Jimin lo sa. Sa che non sempre il tempo è limitato ma sa anche che talvolta bisogna più credere che sapere e allora crede, anzi spera, che il tempo di Jungkook non finisca mai. Al suo, di tempo, non pensa ancora o forse non ci ha mai pensato, non è una delle sue preoccupazioni principali. Ma questo è un fatto totalmente soggettivo, gliel'ha detto anche Namjoon, che pensa troppo alla fine e teme possa essere sempre dietro l'angolo.
Il telefono squilla e improvvisamente ha voglia di riattaccare, ma è troppo lento e magari è un suo vantaggio.
 
- Pronto?
 
- Ciao, Jungkook.
 
- Ciao hyung, buon Natale.
 
- Oh, buon Natale anche a te, Jungkook.
 
- Perché hai chiamato? - vorrebbe dire che queste parole hanno fatto meno male di quanto pensasse, ma in realtà non è vero e Jimin vorrebbe davvero piangere ma essere patetico non è nei suoi programmi della giornata.
 
- Sei ha casa?
 
- Sì, la mia famiglia ha appena finito di pranzare, - c'è una pausa, come se il ragazzo dall'altra parte della cornetta stesse cambiano stanza per evitare il rumore o evitare la causa stessa di esso - Tra poco scartiamo i regali.
 
- Ti va di uscire? - l'entusiasmo di Jungkook alla precedente affermazione era talmente inesistente da far intendere quanto poco volesse trovarsi in mezzo alla sua famiglia. È difficile per Jimin immaginare un contesto familiare diverso dal suo, ma in qualche modo ci prova e vede Jungkook vestito di tutto punto in mezzo a facce sconosciute che non gli prestano la minima attenzione, troppo presi dai loro fini bicchieri coperti di champagne mentre mangiano carne costosa e indossano collane di perle. Storce il naso e non si pente della sua richiesta, nonostante sia dovuta dal suo lato impulsivo che alle volte riesce a uscir fuori sa dove l'ha rinchiuso.
 
Jungkook accetta più che volentieri l'invito e Jimin si scusa con tutti per la sua assenza, non potrà aprire i regali con gli altri ma pregherà per loro e gli vorrà sempre bene. Sua madre sembra serena e lo lascia andare. Non ha stabilito un punto d'incontro con Jungkook, quindi li limita a girare per il suo quartiere senza una meta, è sicuro che sarà il ragazzo a venire da lui.
È un certezza prepotente, ma più una certezza scontata. Jungkook scapperebbe da casa sua per qualsiasi cosa, e quel suo qualsiasi è molto più spesso traducibile con Jimin, c'è poco da meravigliarsi.
Perciò la sorpresa è minima quando si incrociano sul marciapiede, uno ansante e in camicia e pantaloni eleganti, mentre l'altro coperto in un pesante giaccone. Jimin sbatte le palpebre alla vista di Jungkook che cerca ancora di riprendere fiato.
 
- E il papillon?
 
- L'ho– prende un respiro profondo - L'ho buttato mentre correvo qui, - sputa per terra e Jimin si ritrae appena, è un po' preoccupato per la salute dell'amico, dopotutto Jungkook ha la fronte rossa e il collo sudato, per di più non indossa niente che possa proteggerlo dal freddo invernale.
 
- Lo so– lo so che gli amici non si baciano, - a fatica si tira su con il busto e lo guarda fisso, in modo da non poterlo perdere di vista e gli posa le mani sulle spalle, in un gesto che a Jimin sembra più di necessità per cercare un appoggio che per altro e quindi lo lascia fare - Ma ho bisogno di un po' d'aria.
 
Jimin annuisce. Gli dà ragione, qualsiasi cosa voglia dire, perché certo non vorrebbe mai negare la vita al suo amato. Eppure è confuso in quell'attimo che succede le parole di Jungkook. È la confusione si trasforma in stupore e poi in un non so che, un turbine di emozioni contrastanti che gli impediscono di staccarsi dalla presenza dell'altro e gli permettono di prenderlo per la nuca con una mano e lo fanno avvicinare con uno strattone poco gentile, ma non intenzionalmente. Vorrebbe davvero opporsi ma Jungkook è più veloce di lui nei gesti e fa scontrare le loro labbra con bisogno è fretta. 
Non ci crede che, di nuovo, ci sta cascando. Non ci crede che ha portato le braccia al collo di Jungkook e sta ricambiando il bacio. 


















 
Angolo autrice ✐
 
Lo so, lo so. Sono settimane che non mi faccio viva ma seriamente la questione-Natale non l'avevo mai presa in considerazione e mi sono ritrovata un po' disorientata.
Poi ho perso la voglia di vivere e mi sono sentita depressa quindi ci ho messo molto a scrivere il capitolo perché l'ho assemblato mano mano. Ora tecnicamente io starei in vacanza, ma sono riuscita ad aggiornare (≧∇≦)
 
Mi scuso veramente con tutti per il ritardo ! Spero che il capitolo comunque vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate, ve prego pure se non lo merito
Cercherò di scrivere e pubblicare il prossimo capitolo il più presto possibile!
 
happy chestnuts

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


 
Capitolo XII




 
È insensato e folle il fremito che gli scorre il corpo, quel piacere che si insinua nel suo cervello e va esplodendo impedendogli di prendere le decisioni giuste. È sbagliato il suo gesto di protrarsi in avanti, stringere le dita tra la stoffa e abbandonarsi ad un contatto insignificante. Jimin ha sempre avuto qualcosa che non andava, ha sempre risposto ad impulsi innaturali e ha cercato più e più volte cose che non avrebbe dovuto cercare. È nato così, non ci può far nulla, rimanere tentato dal peccato fa parte del suo essere, vivere una continua prova è ciò che è stato scelto per lui. Se cede, l'inferno.
   Ed è buffo come il fuoco possa annientare a sua volta il fuoco, come le fiamme del suo cuore si indeboliscano fino a spegnersi al pensiero di quelle del demonio. Jimin ha sempre avuto paura dei mostri, anche nella sua stessa immaginazione. Ha timore del buio e dei segreti che questi nasconde, ma anche dei segreti in generale nonostante ne possieda molti, non tutti perché l'abbia deciso lui. Alcuni li ha confidati solo a Namjoon, ma li definisce comunque segreti, perché il supervisore è molto più di una semplice persona, è un confessionale umano, un consigliere spirituale e mantiene segreti come se non ne avesse mai conosciuti. Altri li ha condivisi con una persona importante, che non c'è ora, che c'è stata, ma che non ci sarà. Ovviamente solo fisicamente parlando, perché spiritualmente invade i pensieri di Jimin incessantemente, disturbando di un disturbo non fastidioso le giornate del ragazzo, ricordandogli il perché delle sue scelte e le origini dei suoi segreti.
Perciò, quando si separano dal bacio, Jungkook dirà a chi chiederà che è stato per mancanza d'aria nei polmoni, per quella piccola richiesta fatta dalla sua vita pur di non essere interrotta dai fumi dell'amore, mentre Jimin penserà alla sua coscienza, a quella sua persona speciale e non risponderà.
 
- Siamo amici, Jungkook - il tono di rimprovero è evidentemente forzato, ciò per cui il più giovane si ritrova a sorridere soddisfatto.
 
- Ho saputo di amici che si baciano, hyung - è una risposta intelligente? Non lo sa. È abbastanza felice da non curarsene e a volte la felicità può essere più decisiva rispetto a qualche spiegazione, quindi Jungkook punta tutto su quello. Invia energia positiva, raccogli energia positiva. Magari gli effetti del karma non si manifestano solo su eventi negativi, magari guadagnerà un altro bacio.
 
- Sì ma sulla guancia! Non sulla bocca, né tantomeno con la linguaJungkook!
 
- Perché no? 
 
- C'è davvero bisogno che te lo dica? - certo, che ce n'è bisogno. Ma la sua è una domanda alla quale non vuole dare né ricevere una risposta e infatti tra loro due si oppone il silenzio che li divide ancora una volta e rende il loro unirsi sempre più complicato.
 
A Jungkook piace credere che ci sia un motivo per la maggior parte delle cose che gli vanno bene. È una teoria che non sta in piedi, molte volte è il primo a criticarlo, ma essendo giovane e pieno di idee strampalate non trova difficile credere che possano esistere destini già scritti, fili conduttori che legano le persone in legami di odio, amore o amicizia. Per Jungkook è naturale poter provare sentimenti senza vergogna, è normale avere una propria concezione del giusto e dello sbagliato nonostante ignori il primo come il secondo. È da ciò che riesce ad andare avanti, a sopportare il continuo tentennare di Jimin e a cercare di capire e di sforzarsi per arrivare ad un finale che spera sia già scritto. Vorrebbe che Jimin lo capisse, questo. Non per dimostrazione del suo amore ancora in fasce, ma come collegamento spirituale che li porterà decisamente molto più lontano di quanto loro hanno previsto.
Cerca le sue mani con delicatezza innata, ne sfiora le nocche e ne bacia i dorsi. Ha fatto pratica nelle notti insonni e nei sogni più vividi, imparando a maneggiare oggetti fragili senza romperli. 
Perché ha già distrutto troppo nel corso di una breve vita e rimarrebbe ucciso se dovesse infliggere dolore ad una creatura pura ai suoi occhi come quella di Jimin. Ma Jimin non è quello che crede, ha i suoi difetti e i suoi problemi, non è perfetto e non lo sarà mai. Se riuscisse ad accorgersene potrebbe innamorarsi veramente senza rimanere ferito o deluso, ma solo Jimin stesso può aiutarlo, anche se non vuole.
 
- Voglio amarti.
 
- C'è differenza tra volere e provare, - lo sa talmente bene, quasi gli viene da piangere ma Jungkook lo sta guardando negli occhi e quei pozzi infiniti di promesse e speranze lo fanno ritornare alla realtà - E comunque è peccato.
 
- Ho quasi mandato in coma un tipo, cosa può essere un peccato? - Jimin strabuzza un attimo gli occhi ed è pronto a riempirlo di domande, ma Jungkook sa che non è il momento, perciò lo interrompe prima che possa aprire bocca - Anche tu stai peccando.
 
- Oh, ti prego, non ricordarmelo. - e lo dice con occhi talmente lucidi che s'intonano alla perfezione con la sua risata strozzata. Lo sa, Jimin, quello che stanno facendo e ha già deciso che della sua sorte probabilmente dovrà farsene una ragione, però non può sopportare di vedere Jungkook affondare con lui. Gli è già successo, ci è già passato e ha capito, ha imparato dai suoi errori, ora non vuole perdere nessuno.
 
È con tale convinzione che riesce a sottrarsi dalla presa salda di Jungkook, da quel calore che gli scompone le membra e scatena i battiti accelerati del suo cuore. Quando si stacca dall'amore ritornano le ansie e le paure più profonde, percepisce il freddo sotto i vestiti e sulle orecchie, sul naso. Gli battono i denti e gli tremano le gambe, la testa gli gira ed è convinto che starà bene anche senza l'amore, che riuscirà a tornare a casa sulle sue gambe, a fare le cose di tutti i giorni, a giocare con Lucky, a sorridere a sua madre, a parlare, a mangiare, a respirare. Eppure gli manca la volontà per girare i tacchi e sparire, stavolta per sempre, dai suoi sentimenti e dalle sue gioie. Come si fa a scegliere di essere infelici?




 
✄✄✄
 
Solitamente, Namjoon non ama i bar a tema o i caffè in generale. Sono sinonimi? Non lo sono? A chi importa! Lui preferirebbe mille volte bersi la sua tazza di liquido nero dona-energie a casa, seduto sul suo divano impolverato, calciando qualche mucchio di magliette sporche dall'altra parte dell'appartamento con le sue gambe lunghe. Seokjin non viene a trovarlo da settimane, gli impegni natalizi lo tengono occupato anche troppo a lungo e Namjoon sente la sua mancanza, oltre al fatto che il suo schifo comincia a fargli schifo. Inoltre si annoia da solo e la macchinetta del caffè non funziona come dovrebbe: fa uscire solo acqua calda e ammucchia le cialde all'interno. Per poco non l'ha rotta, per poco Yoongi non l'ha chiamato per la trentesima volta per prenderlo per il culo. 
E poi, mentre imprecava contro l'elettrodomestico e sguazzava tra i cavi sporchi sul suo pavimento, l'ha chiamato Jimin e gli ha chiesto di incontrarlo al bar ( o caffè ) vicino la scuola elementare del quartiere e le parole mal pronunziate da più veli di lacrime ancora non cadute lo hanno fatto correre giù per le scale del suo condominio. Per fortuna si era ricordato di lavarsi i denti prima di uscire di casa, almeno quelli erano apposto, considerando i capelli in disordine e il suo abbigliamento inadatto per un appuntamento, se può essere definito tale. Namjoon sfoggia un elegante completo composto da: pantaloni di tuta grigi sporchi di salsa di soia sul ginocchio, maglietta a mezze maniche - perché è finalmente riuscito a pagare il riscaldamento quindi può anche girar in mutande se gli va - gialla senape, calzettoni di lana a quadri, delle crocs nere mordicchiate da non si sa ancora quale animale e il suo più che amato piumone verde militare provvisto di cappuccio.
 
 - E l'hai lasciato lì? - si riferisce agli avvenimenti da poco accaduti nella vita del ragazzo sedutogli di fronte. Avvenimenti che non lo riguardano personalmente, ma Namjoon a volte non sa dividere i suoi problemi con quelli altrui.
 
- Ho scelto di essere infelice. - Jimin ha ancora la voce tremolante e gli occhi sono gonfi e rossi. Non ha ancora avuto un momento di pausa per sfogarsi e piangere in pace, le sue guance sono ancora asciutte.
 
Hanno ordinato da qualche minuto, eppure nessun cameriere ha fatto ritorno al loro tavolo. Il caffé non è così affollato da dover aspettare per un caffè espresso ed una cioccolata calda, perciò Namjoon suppone che ci siano problemi d'organizzazione nel locale in cui si ritrova. Tali supposizioni si fondano saldamente quando gli viene portata un'enorme tazza di caffè americano con panna a parte. Jimin ha ricevuto la sua cioccolata ma senza i marshmellow e per scusarsi dell'inconveniente, il cameriere gli ha offerto una fetta di cheesecake. A lui niente. Certo, non si è lamentato, non ha fatto notare il suo disappunto per una distrazione fastidiosa, ma va bene così, la tazza è carina e il caffè è caldo, un po' troppo amaro (manca anche lo zucchero lì dentro) e il cameriere lo ha fissato anche più che abbastanza a causa del suo stile trasandato, ma Namjoon considera più importante Jimin e le sue difficoltà per preoccuparsi di altro al momento e decide di tornare al discorso iniziale.
 
- E perché mai? - non vuole forzare l'amico, semplicemente capirlo. Jimin fatica spesso a prendere decisioni che possano fargli del bene e fatica ancor di più a spiegare il motivo ad altri. Non è detto che questo sia il caso, però.
 
- Perché non voglio fare a Jungkook ciò che ho fatto a lui.
 
- Lui? Pensavo fosse acqua passata ormai. - lo pensa davvero. Jimin non tira fuori quel discorso dai tempi dell'incidente. Di sicuro non si è ripreso completamente ma ormai era sorta una speranza che quella persona si fosse dissolta con il passato.
Il solito cliché: il passato torna sempre indietro.
 
- Oh, santo cielo Namjoon!, come può essere acqua passata una cosa di quel genere?! - Jimin non è arrabbiato, magari infastidito si, ma non con il supervisore, bensì con le parole da egli scelte. È difficile cogliere il significato che uno vuole esprimere come lo è il riuscire a non essere fraintesi, perciò è difficile parlare, perciò per persone come loro è difficile comunicare.
 
L'espressione è alla base di tutto. Sconfiggere la vergogna, la rabbia e i turbini di emozioni per poterli esprimere a parole e aprirsi una strada nel mondo e fra le persone è fondamentale per non passare un esistenza nelle oscure ombre della solitudine. Namjoon lavora a questo, con i suoi protetti, cerca di farli aprire e socializzare tra loro, a fargli scoprire quante porte possono essere aperte, che quelle che restano aperte sono di più di quelle che vengono chiuse. Ma non sempre riesce nel suo intento e molte volte è costretto a ragionare troppo, così tanto che gli si ingarbugliano i pensieri e dalla sua bocca escono parole incomprensibili agli altri che lo rendono un alieno, fanno sì che ciò che lui chiama amore venga udito come odio e allora gli tocca tacere qualche minuto prima di perdere tutto ciò che ha creato.
 
- Lo so, mi dispiace.
 
- No, scusami tu, so che vuoi aiutarmi. - Jimin gli stringe una mano, lo fa sempre, è una persona decisamente deliziata dal contatto fisico. Namjoon gli sorride e sorseggia il suo caffè amaro dalla tazza gigante.
 
- Vuoi parlarmi di lui? - non specifica chi dei due. È un po' una prova, vuol vedere se c'è una vera speranza stavolta, se Jimin può perdonare ciò che è accaduto e continuare la sua vita. Dimenticare sarebbe chiedere troppo, lo sa.
 
- Intendi Jungkook? - Jimin risponde di getto, non pensa neanche a cosa dire e Namjoon è soddisfatto della risposta ricevuta.
 
- Si, certo. Parlami di Jungkook.
 
- Lo amo, forse più di lui, - Namjoon gli sorride per spronarlo ad andare avanti - E non mi viene voglia di rifare quella cosa se sto con lui, non ci penso neanche!
 
- Quale cosa? - sa bene cosa, ma deve farglielo dire, per rendere tutto più reale. Le conversazioni viaggiano nell'aria, non le puoi toccare con mano e a volte non sembrano esistere tanto quanto vorremmo, quindi Namjoon necessita un passo in più da parte di Jimin e sa che questi lo farà.
 
- Il suicidio.



 
✄✄✄



 
Il mare di mezzanotte è rumoroso, invade il silenzio notturno con il suo spezzarsi delle onde eppure dona pace alle menti solitarie e incapaci si assopirsi. È inverno, il Natale è finito da un minuto esatto e Yoongi non ha avuto regali da scartare, né una famiglia con cui festeggiare. O meglio, la famiglia ce l'ha, l'aspetta a casa a braccia aperte; suo padre con gli occhiali tondi e le idee di una generazione decaduta, sua madre e le sue dimenticanze e suo fratello maggiore, con il suo supporto e il volto inespressivo. Una famiglia di cui è grato, ma nella quale non rientra appieno. 
Non sa più cosa definire casa, lascia che i suoi piedi trascinino il corpo ovunque essi vogliano, senza preoccuparsi del vento, del freddo o della pioggia. Yoongi ha il fuoco dentro, non teme ciò che non sia lui stesso o che glielo ricordi vagamente. Non teme emozioni, a meno che non gli siano profondamente legate. Il suo unico nemico è riflesso nello specchio ogni qual volta vi capita davanti. 
 Le onde si allungano sulla riva bagnandogli le scarpe e lui non si ritrae. Le finestre sono ancora illuminate, le persone continuano ad essere felici e a far festa nelle loro case o nei ristoranti, ma l'unico rumore che percepisce è quello del mare di mezzanotte, nell'inverno freddo. Un quarto d'ora alla fine del Natale. 
 
Ha ripensato più volte agli anni passati, ma non ha tirato fuori poi molto. Magari ha le stesse dimenticanze di sua madre, però può darsi anche che la sua vita sia sempre stata la stessa monotona e schifosa, priva di cambiamenti o avvenimenti realmente importanti, colmi del suo fuoco e privi delle più sentite lacrime. Lui non è il tipo da piangere per le cose importanti, figuriamoci per le frivolezze. Possiede pochi sfoghi, tutti pericolosi o illegali e se da una parte dovrebbe essere preoccupante, dall'altra Namjoon gli aveva detto che era "figo". Certo avevano quindici anni, qualsiasi cosa a quell'età se illegale o pericolosa porta a scariche di adrenalina talmente forti da far pensare che wow, troppo bello per non rifarlo! Un età alla quale Yoongi non dovrebbe dare ragione, però lo fa, perché è egoista e sceglie il meglio per sé.
 
Decide di fare due passi, perché il freddo gli ha ghiacciato le articolazioni e gli fanno male le ossa. Le scarpe scricchiolano per l'attrito con la sabbia e l'acqua salata che gli bagna le suole. Cammina calciando le conchiglie portate dal mare e schivando le alghe per le quali ha sempre provato un profondo senso di disgusto. Odia gli esseri viscidi e appiccicosi, che siano persone o piante non fa differenza, non ha mai preferenze se si tratta di cose che non gli vanno a genio. 
Si rende conto di non essere solo quando alza lo sguardo quasi per caso, scrutando con la coda dell'occhio una figura immobile poco distante da lui. È infastidito dalla presenza, si sente privato del suo speciale momento d'intimità con se stesso. 
  Si tratta sicuramente di un uomo, Yoongi ha notato l'alta statura e le grandi spalle illuminate dal chiaro di luna da un lato e dalla fioca luce dei lampioni sulla strada dall'altro. Il suo volto gli è ancora poco visibile, i tratti oscurati dalla notte, ma percepisce un'aria stanca circondare quel corpo di pietra. Non arresta il suo camminare neanche un secondo, non è neanche un tipo da tentennare, lui. Giocare con il fuoco gli ha insegnato a prendere le sue decisioni e a non pentirsene, ad avere fiducia nelle sue scelte fino alla fine, sbagliate o giuste che siano. 
Quando è a pochi metri dall'uomo, questi si volta nella sua direzione percependo la sua presenza. È Seokjin. 
 
Non parlano subito, non sembrano neanche avere una particolare reazione. Yoongi è decisamente sorpreso, Seokjin invece ha un'espressione spenta, esausta. Gli occhi sono sul punto di chiudersi per non riaprisi prima di qualche bell'ora di sonno e le guance sono paffute ma arrossate per il freddo, sotto ad esso si nota il colorito biancastro che ha preso la sua pelle. È la prima volta che lo guarda senza veleno nelle pupille. Per un secondo Yoongi pensa che sia ubriaco, ma poi dice che no, non può essere. Sia perché Seokjin non è il tipo da girare da solo di notte da ubriaco, sia perché Seokjin non beve mai abbastanza da diventare ubriaco e anche perché i suoi occhi sono fermi, puntati dove vogliono essere puntati e per nulla lucidi. 
 
- Non hai una bella cera.
 
- Potrei dirti la stessa cosa, ma non sarebbe nulla di nuovo o eclatante constatando come ti ritrovi ogni giorno. - velenoso. Seokjin non fa fatica a tornare nel misto di fastidio e antipatia che gli prende quando è intorno a Yoongi. Questi quasi sorride davanti alla ritrovata normalità.
 
- Come mai qui a quest'ora? 
 
- Mina voleva della salsa di soia, - alza la bottiglietta che tiene nella mano destra per mostrargliela - E io ne ho approfittato. 
 
- Già stufo di diventare papà? 
 
- Ho solo bisogno di stare da solo qualche minuto, riprendere le forze prima di tornare sul ring.
 
- E la tua compagna è il tuo avversario? 
 
- Tutto è mio avversario, - si volta in sua direzione e fa una pausa, poi si rivolge nuovamente al mare - Anche tu.
 
- Ti prego, dimmi qualcosa che non so.
 
Si siedono poco prima del bagnasciuga, dove la sabbia è più morbida e meno bagnata. Yoongi gioca con i granelli e Seokjin continua a guardare il mare. Non si confrontano più, lasciano che tutte le cose che hanno da dire scivolino tra di loro nel silenzio. Le stelle si moltiplicano nella vastità del cielo, le finestre illuminate sono ancora lì presenti, i festeggiamenti continuano, la gente ride, scherza, si ama, si odia; il tempo è immobile e allo stesso tempo non smette di fare il suo corso. Fingono di trovarsi in altri posti, altre vite, con altre persone e con diverse lingue, modi di pensare o di essere. Seokjin vorrebbe poter essere una donna d'eleganza e spessore, nella sua prossima occasione, con una mente di cultura e un uomo gentile da amare, ma non da servire. Ben voluta e ben vista da tutti, con poche battaglie da combattere, perché le ha già vinte in partenza. 
Yoongi invece vorrebbe essere qualsiasi cosa in qualsiasi vita e allo stesso tempo vorrebbe essere qualsiasi altra cosa nella sua vita, vedere il corso degli eventi prendere una piega positiva per una volta. 
 
Seokjin controlla l'orologio quando si rende conto di aver vagato troppo con la mente. Quasi un'ora dalla fine del Natale. 
Si alza, libera i pantaloni dalla sabbia su essi raccoltasi e afferra saldamente la bottiglietta di soia in mano. Dà una leggera pacca sulla spalla di Yoongi, non apre bocca, non lo avverte che è in ritardo, non gli dice che Mina sarà sicuramente arrabbiata per questo e che lo riempirà di domande. Non gli parla di niente di tutto ciò perché non ce n'è bisogno, del resto è solo Yoongi. Non è Namjoon, non ha bisogno di esprimere i concetti a parole per farglieli capire. 
Si allontana senza guardarsi indietro e Yoongi non alza lo sguardo dalla soffice sabbia. I granelli gli freddano i polpastrelli e l'aria notturna si è fatta ancora più gelida. Ma lui non se ne cura, non teme nulla se non il fuoco.



















 
Angolo autrice


 
Salve! ^^
 
So di non avere scusanti per il mio ritardo (anche se i motivi ci sono), spero solo di non aver dato fuoco alla vostra pazienza. Sono stata abbastanza incerta riguardo la pubblicazione di questo capitolo, perché mi rendo conto che è veramente piccolo, eppure lo trovo giusto perché non mi sento di dire altro.
 
Non ho intenzione di abbandonare la storia, nonostante possa sembrare il contrario dopo praticamente un mese d'assenza, ho semplicemente bisogno dei miei tempi e lo so che ve lo ripeto sempre ma dovete portare pazienza XD
 
Spero vivamente che il capitolo, seppur piccolino, vi sia piaciuto! Farò del mio meglio per rimettermi in riga e aggiornare presto! Voi fatemi sapere i vostri pareri :3


 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


 
Capitolo XIII
 
 
 



 
I nastri gialli gli fanno girare la testa e l'odore di cibo spazzatura gli invade le narici e lo confonde. Sua zia voleva fargli una sorpresa, ma non avendo abbastanza braccia ad aiutarla ha dovuto chiedere il suo contributo. Taehyung sta organizzando la sua stessa festa a sorpresa e non ne è incredibilmente felice. 
Non perché odi festeggiare, ma non è una cosa che abitualmente fa e perciò si sente un tantino a disagio. Ci saranno anche i suoi amici, la zia li ha chiamati tutti quanti per un invito ufficiale, anche se non ce n'era bisogno. Chi vorrebbe un invito per questo
Palloncini colorati sul pavimento e diverse tovaglie opache e dalle differenti fantasie sulla grande tavolata, perché non se ne sono potuti permettere una sola e abbastanza lunga, qualche aperitivo in grado di sfamare almeno quattro persone e tante patatine oleose. Non c'è neanche la torta.
 
Namjoon gli ha detto che l'avrebbe portata Seokjin, come regalo bonus per la sua festa. Si era sentito in imbarazzo dopo tale notizia, insomma, ricevere un regalo era già abbastanza, che si scomodassero pure per sistemargli il cosiddetto buffet gli sembrava esagerato. E inoltre, non gli sembra davvero il trenta dicembre, non sente che sia la sua festa quella che sta aiutando a organizzare.
 
Suonano al campanello e Taehyung va di corsa ad aprire, tutto pur di non restare un altro minuto di più nel salone colmo di tutto e niente. Non possono permettersi di affittare una sala per una sera e gli va bene così, davvero, sua zia fa già troppi sacrifici per lui, ma vorrebbe solo non dover essere costretto in tutto questo. 
Alla porta è Hoseok, è in largo anticipo. 
 
- Tanti auguri ! 
 
- H-hobi, ciao... - Taehyung non è pronto a fingere di adorare questa giornata, ha bisogno di più tempo. Hoseok però non sembra percepire il suo stato d'animo e lo stringe forte tra le braccia, la busta contenente il regalo per il festeggiato che gli sbatte sul retro delle ginocchia.
 
Sua zia gli è venuta dietro e si preoccupa lei di far accomodare il loro primo ospite in casa. Taehyung rimane ancora stordito davanti alla porta aperta. Lascia che l'aria gelida invernale gli arrossi il viso e respira a pieni polmoni nell'intento di congelare la sua anima.
È tutto forzato. Niente di tutto ciò è reale, né i palloncini, né il sorriso smagliante dipinto sul volto di Hoseok. I regali sono vuoti e la torta non arriverà, come non arriverà Seokjin. Verrà fermato dalla pioggia e se ne farà una ragione.
La pioggia è reale. Gli bagna le guance e lo fa singhiozzare, gli rende difficile tenere la testa alta e gli fa pizzicare gli occhi. Taehyung non vuole piangere il giorno del suo compleanno, ma non sa neanche perché dovrebbe essere il suo compleanno.
 
La porta è chiusa ormai, sua zia è venuta a controllarlo e ora è seduto sul divano con Hoseok, il suo braccio sulle sue spalle che continuano a venir scosse dai singhiozzi e c'è profumo di vaniglia che gli annebbia il cervello.
 
- Sei triste?
 
- Non è reale tutto questo.
 
- Cosa?
 
- Tutto. Tu, io, la zia. Tutto.
 
- Taehyung, - e questi lo guarda, fissa i suoi occhi scuri e gentili, così gentili da fargli male. Non si merita di essere perdonato o di essere amato, non si merita il cuore di Hoseok - Io sono qui, e sono felice di esserlo, di stare con te. È il tuo compleanno, sono felice che tu sia nato, che tu sia reale e non frutto della mia fantasia, - gli sposta una ciocca di capelli da di fronte agli occhi e accarezza la sua guancia fredda, Taehyung si abbandona al contatto caldo e alle parole dolci - Vorrei che anche tu fossi felice.
 
Cosa dovrebbe rispondere? Non esistono risposte a queste domande, ad affermazioni o solo alle parole, fiumi di parole che vengono mormorate da labbra gentili. Allora regala un silenzio, uno di quelli positivi che dicono "ho capito" e che esprimono serenità. Taehyung è più tranquillo, Hoseok lo stringe ancora un po' tra le sue braccia. Si delizia di un contatto che un giorno dovrà cedere a qualcun altro, qualcuno che saprà amare Taehyung meglio di lui, che potrà prendersene cura senza il bisogno di venir curato.
Restano così finché non suona di nuovo il campanello, poi si alzano e danno inizio alle danze.


 
✄✄✄
 
 
C'è odore di fragole fresche e glassa all'interno della macchina, un odore che sovrasta lo spiacevole sedere sui sedili vecchi e la sensazione di soffocamento che causano le piccole dimensioni del veicolo. Seokjin dovrebbe cominciare a pensare di investire su una nuova auto, per l'avvenire, per Mina, per il bambino. C'è bisogno di sicurezza e precisione, un po' di classe e più mano al portafogli, un airbag funzionante.
Il posto dell'autista è vuoto, Seokjin è sceso per andare a suonare al citofono di Yoongi, avvisarlo che deve darsi una mossa perché sono già in ritardo, anche se mancano ancora venti minuti all'ora dell'appuntamento. Namjoon si era proposto volontario, ma aveva ben altro da fare e aveva passato i suoi compiti all'amico, restando immobile nel sedile del passeggero, occhi fissi sullo specchietto retrovisore che riflette l'immagine di uno Jungkook perso nel vuoto.
 
Sono andati a prendere prima lui dopo essersi accordati il giorno prima nel caso necessitasse di un passaggio per andare alla festa di Taehyung. E in realtà l'avrebbe potuto accompagnare Rome, ma poi avrebbe voluto incontrare i suoi 'amici' e si sarebbe imbucato in un contesto che non gli apparteneva. Lo avrebbe messo a disagio un'altra volta, l'avrebbe nascosto dietro la sua ombra, rovinando tutto ancora e ancora e ancora. Inoltre non voleva che vedesse Jimin.
In realtà, non voleva vederlo neanche lui stesso. Ed ecco perché Namjoon era rimasto in macchina, con la scatola contenente la torta di Taehyung sulle ginocchia e l'odore di fragole a fargli arricciare il naso. Non gli piacevano molto, non quanto all'attuale festeggiato.
 
- Ho parlato con Jimin l'altro giorno.
 
Inizia così il discorso, perché non ha il tempo di girarci intorno e perché sa che Jungkook eviterà l'argomento. Questi si risveglia dai suoi pensieri e incrocia il suo sguardo attraverso lo specchietto retrovisore. Alza un sopracciglio ed è pronto a lasciarsi andare ad una mezza risatina di scherno. Non trova neanche poi tanto incredibile che Jimin sia andato a cercare conforto nelle braccia di qualcun altro, eppure il pensiero lo fa delirare e se non fosse che un po' di bene al suo supervisore gliene vuole, gli avrebbe già spaccato la faccia a martellate sul cruscotto. Si fa per dire, ovvio.
 
- E che ti ha detto?
 
- Che vuole essere infelice,- Namjoon arriccia le labbra e sospira - E che ti ama. Che ama amarti e che sei un bravo ragazzo, che non meriti l'inferno e quindi lui non può starti vicino perché non vuole farti del male.
 
- Che gran stronzata.
 
- Jung–
 
- No, ascolta. Non me ne fotte nulla dell'inferno, non ci credo a quella roba lì. Rispetto la sua religione e se vuole credere che sentirsi una merda tutta la vita lo porterà a qualcosa di buono, bene, che lo creda! Ma che non venga a dire che lo fa per me. Lui non può decidere al posto mio, nessuno può farlo e se andrò all'inferno non sarà certo perché mi sono innamorato di un ragazzo. Cristo, se fosse quella la cosa peggiore che ho fatto fino ad oggi!
 
Namjoon rimane in silenzio. Non si aspettava tante parole, non dalla voce di Jungkook, non di questo carico. Fa spazio nella sua mente per poter dare una risposta logica, ma lo trova estremamente difficile. Jungkook ha ragione, in un certo senso. Se riuscisse a spiegare il suo punto di vista anche a Jimin è probabile che questi voglia darsi una possibilità, che decida di scegliere il bene per se stesso.
Namjoon sta per dirglielo, è sul punto di sganciare la bomba e di aprire un varco in quella che potrebbe essere la strada giusta, quella meno presa in considerazione, quella del dialogo. Ma viene interrotto dal rumore di sportelli che cigolano e voci in contrasto.
Seokjin e Yoongi sono finalmente ritornati alla macchina e il primo sta mettendo in moto mentre bisticcia con il secondo. Non si sono neanche accorti dell'atmosfera nella quale sono bruscamente entrati.
Namjoon cerca di scriversi un post-it mentale per ricordarsi di continuare questa discussione con Jungkook più tardi. Spera di non scordarla come la maggior parte delle cose importanti.
 
Parlando di cose importanti, controlla di avere con sé il regalo per Taehyung e sospira sollevato quando ne è certo. Controlla più volte nel caso il suo cervello non gli stesse giocando brutti scherzi e la fine è sempre la stessa.
Gli ha fatto una carta buono per un negozio carino dove vendono sia capi d'abbigliamento che prodotti per la pelle e per il bagno. Una volta sotto consiglio di Seokjin aveva provato una di quelle maschere rilassanti, trovandole anche a prezzo scontato; soldi ben spesi sicuramente.
 
Jungkook gli ha detto prima che il suo regalo era una bella giacca invernale calda e morbida che ormai non usa più. Ha anche affermato che inizialmente gli era sembrata una brutta idea, - Deve essere un regalo, non un offerta di carità, no?, ma successivamente, dopo averci rimuginato su, si era reso conto che non era poi tanto male. Jungkook non ama l'idea di condividere le sue cose, figurarsi a regalarle completamente a qualcuno perciò, almeno da parte sua, è un pensiero importante. Namjoon aveva fatto una faccia confusa e al suo mormorare un 'Ma non l'avevi fatto con Jimin il regalo?' Jungkook aveva taciuto.



 
✄✄✄


 
Sapeva che si sarebbe ritrovato da solo. Del resto è stata una sua decisione, quella di rifiutare il passaggio di Seokjin e Namjoon e il motivo risulta davvero troppo lampante per essere tirato nuovamente in ballo. Ma Jimin è fatto così, deve pensare più volte alle stesse cose altrimenti non può dargli il giusto peso. Forse.
Il problema è Jungkook. Lo sta evitando ultimamente, considerando la sua scelta di vita e il fatto che era arrivato il momento di rendere felici gli altri. Hai giocato una buona partita, Jimin, ora smettila di essere egoista e felice! Cos'è la felicità? Nulla. Jungkook starà bene, non ti ama. Evitargli questo grattacapo è il tuo compito d'ora in poi e non puoi fallire, altrimenti andrà a finire come l'altra volta, e tu questo non lo vuoi, giusto? 
 
Taehyung ha detto che poteva mangiare se voleva, intanto che aspettavano gli altri, e lui ha preso alla lettera le sue parole. Il suo stomaco deve reagire in maniera differente a seconda dello stress; se a Natale non aveva intenzione di ingurgitare neanche una fetta di pane, adesso potrebbe mangiare persino l'intera tavolata. Si è sempre ritenuto una buona forchetta, e un amante del fritto. La sua pancia morbida e poco scolpita glielo ricorda ogni mattina nel momento del vestirsi, ma è sempre meglio vivere con lo stomaco pieno che morire dalla fame.
 
Taehyung ha stuzzicato qualcosa qua e là, poi ha deciso che mordicchiarsi le unghie è molto più gustoso. Hoseok lo sta rimproverando gentilmente ed ha cominciato a tirar fuori discorsi sul perché mangiarsi le unghie sia pericoloso e perché non si dovrebbe assolutamente e in alcun modo portare avanti questo vizio negli anni tragici della vita adolescenziale. Peccato che Taehyung abbia già abbandonato l'adolescenza e si stia avvicinando sempre più all'età adulta. 
Attenzione! Condizione di stress, accorcia le unghie.
Jimin è seduto su di uno sgabello distante dai due e li osserva senza focalizzarsi su ciò che sta accadendo intorno a lui. Un po' un controsenso detto così, ma Jimin ha la capacità di provare sentimenti opposti nel medesimo momento, cosa che gli si ritorce sempre contro prima o poi.
 
- Jimin? 
 
Neanche si era accorto che Hoseok aveva terminato il suo interminabile discorso per spostare tutta la sua attenzione e curiosità su di lui. Lui che li stava fissando senza veramente guardarli e che pareva assente, trasportato in un'altra dimensione affine a quella dove si trovano loro adesso, eppure allo stesso tempo diversa. Magari più colorata, probabilmente più grigia. 
Jimin sbatte un poco le palpebre e lascia che le guance gli si accaldino.
 
- E–eh? 
 
- È tutto ok? 
 
- S–si, certo. Ehm– Taehyung lo sta guardando confuso, cerca di leggere nelle sue pupille le risposte che non vuole dargli e allora Jimin abbassa lo sguardo e lascia che una risata evidentemente forzata fuoriesca dalle sue labbra paffute - Stavo solo pensando che adesso abbiamo proprio la stessa età, Tae! Non è forte? 
 
- È vero! - Hoseok sembra più emozionato di Taehyung stesso. Questi ha ancora un'espressione confusa dipinta in volto, ma decide di scrollarsi la preoccupazione dalle spalle e aspettare che Jimin si confidi di sua spontanea volontà.
 
- Allora non sono costretto a chiamarti hyung! 
 
- N– no! Quello lo devi fare, è educazione Tae! 
 
- Ma è il mio compleanno! 
 
- S–si, ma– beh—
 
Il campanello trilla più forte che mai e i tre si voltano in direzione dell'entrata. Jungkook dà una leggera spinta a Yoongi per aver suonato così forte e Seokjin sospira pesantemente in modo da lamentarsi per il freddo glaciale senza però dover aprir bocca. Ha lasciato i guanti in macchina e si pente di non aver accettato quelli che gli aveva voluto prestare Namjoon prima. 
La zia di Taehyung apre loro la porta e il quartetto entra all'interno della casa senza troppi complimenti. Incredibile che riescano ancora a muovere le gambe dopo essersi esposti a una tale temperatura. Più si avvicina la sera è più fa freddo. Seokjin non osa immaginare cosa dovrà patire una volta giunta l'ora di tornare a casa.
Entrano nel salone e salutano cordialmente tutti quanti prima di saltare praticamente in braccio a Taehyung per fargli gli auguri. 
 
Jimin rimane immobile al fianco di Hoseok, ha gli occhi puntati su Jungkook, il quale non l'ha neanche degnato di uno sguardo. È ovvio che sia offeso, chiunque lo sarebbe. Lo sta facendo soffrire e non gli sta dando risposte, solo confusione e frustrazione. 
Namjoon gli si avvicina e gli regala uno dei suoi mezzi sorrisi, uno di quelli che cercano di tirarlo su di morale, di dirgli "abbi pazienza". E se Jungkook ha potuto aspettare fino a superare il suo limite, allora lui è in dovere di fare qualche sforzo. 
Vuole sempre evitare quell'amore che gli esplode nel petto, ma non vuole che Jungkook finisca per non rivolgergli più la parola. 
 
Questi passa gran parte della serata a giocare con Taehyunh e Hoseok, talvolta scambia qualche battuta con Seokjin. Jimin lo vede scherzare persino con Yoongi e rimane interdetto. Un po' gli viene anche da piangere perché pensa di aver rovinato tutto, di aver buttato qualsiasi possibilità di poter star vicino al ragazzo. 
 Sta giocando a poker con il Tae e Hoseok, puntano gli snack che sono riusciti a racimolare dalla tavolata e ridono come pazzi. L'unica consolazione è vederlo in qualche modo felice. E si rende conto che se il suo cuore piange, se rimane straziato, non è importante, se Jungkook può essere felice senza di lui è solo che un bene. Del resto, è stato Jimin stesso a mettere le distanze, a scappare dai suoi sentimenti.
Ma se Jungkook finisse con il detestarlo per questo? Ne varrebbe davvero la pena?
 
- Non starti a maciullare il cervello, Jungkook non ha smesso di avere un interesse per te, - è Yoongi a sederglisi vicino, è Yoongi ad avere i suoi stessi occhi lucidi - Lui almeno ti ricambia.
 
Jimin sa di cosa sta parlando l'altro. Yoongi è molto più facile da leggere di quanto possa sembrare, non è prevedibile, certo, ma non fa niente senza un motivo e seppur questo possa apparire bizzarro, segue sempre una certa logica. I due rimangono in silenzio e guardano il trio seduto in mezzo al salone, Seokjin e Namjoon stanno chiacchierando in cucina, probabilmente c'è anche la zia di Taehyung. Questi tiene le sue carte strette nelle mani, non intenzionato a rischiare, sapendo già di poter perdere.
 
- Punto tutto! - lo urla Jungkook, tirando avanti i suoi snack.
 
- Anche gli smarties?
 
- Anche.
 
C'è una certa sicurezza nei suoi gesti, nel suo sguardo. Quest'ultimo Jimin può solo immaginarlo, ha il ragazzo di schiena e la vista dei suoi occhi gli è negata, però le spalle inizialmente rigide di Jungkook appaiono più basse e rilassate e la sua voce sembra libera da ogni preoccupazione. Jimin accenna un sorriso.
 
- Anch'io punto tutto! - è Hoseok. Sta ridendo talmente forte che lo si sente rimbombare attraverso le pareti spente. Sul volto di Taehyung, facile da contagiare, appare un sorriso di quei suoi più belli e più rari, che gli fanno diventare la bocca come un rettangolo e gli mettono tutti i denti in bella vista.
Jungkook è spavaldo e mostra subito le sue carte, odora già aria di vittoria e non c'è niente di meglio nella vita che vincere.
 
- Batti questo, hyung.
 
- Io mi astengo!
 
- Sbem! - Hoseok lancia le sue carte sul pavimento e il silenzio che ne sussegue fa intuire a Jimin che forse la partita non si è conclusa come aveva immaginato - Dammi gli smarties ragazzino!
 
- Non ci credo.
 
- Credici!
 
- I miei smarties...
 
- Ah-ah, ora sono i miei smarties! - e Hoseok ride a crepapelle, seguito a ruota da Taehyung. Neanche Jungkook riesce a contenersi e continuano a ridere e a bisticciare amichevolmente.
Jimin pone la sua attenzione sul ragazzo seduto al suo fianco. Yoongi sembra perso nel vuoto, ma guarda un punto preciso e il suo cuore si stringe e s'accascia sulle costole sottili. Ha un dolore nel petto che a lui è indifferente, ma Jimin lo percepisce ed è preoccupato.
 
- Hyung–
 
- Mi sa che è arrivato il momento di andarmene.
 
- Cosa?! - e magari lo dice con troppa enfasi, troppa voce ad un tono troppo alto, perché gli altri tre presenti in salone si voltano nella loro direzione, ammutoliti. Jungkook posa i suoi occhi su di lui solo qualche attimo, poi fissa il divano con espressione amara. Taehyung ha le sopracciglia aggrottate e sente maggiormente il peso del braccio di Hoseok stretto intorno alle sue spalle.
 
Yoongi si alza e s'incammina verso la porta, non un saluto, nulla. Jimin prova a richiamarlo e a corrergli dietro, ma viene fermato da Jungkook stesso e preceduto da Taehyung. Jimin cerca gli occhi del primo e questi glieli nega, carezza impercettibilmente il suo polso prima di lasciarlo andare e ritorna da Hoseok.
Taehyung e Yoongi sono ormai fuori dalla casa, uno a tenersi le braccia incrociate al petto per farsi calore, l'altro avvolto nel giaccone. Yoongi gli dice di tornare dentro, di non ammalarsi senza motivo e Taehyung non sa trovare le parole giuste per fargli capire che lui è un ottimo motivo.
 
- Non andare, dobbiamo mangiare la torta–
 
- Quello schifo che ha fatto Seokjin? No, grazie.
 
–e ci sono i regali da scartare.
 
- Ah. Giusto. Dovrei darti un regalo? Mi spiace, non c'ho pensato.
 
- È una bugia.
 
- Pensala come vuoi. - si gira e se ne va, stavolta senza essere fermato. Taehyung ritorna dentro casa, poggia la schiena sulla porta e si lascia scivolare verso il basso. Sente le lacrime pronte a sgorgare dai suoi occhi e la rabbia formare insulti di qualsiasi tipo contro quello che pensava essere suo amico.
È Seokjin che lo rassicura. Lo trova con la testa poggiata sulle ginocchia e le spalle tremanti a causa del freddo al quale si era esposto. Che sciocco. 
Gli accarezza i capelli, Seokjin, e gli fa i complimenti per la meravigliosa festa, in un certo senso gli scalda il cuore, anche se sente le sue viscere gelare. 
 
- Yoongi è fatto così, non darci troppo peso.
 
Sembra quasi voglia scusarlo. Taehyung non ci capisce molto di relazioni sociali, ma può ben dire che Seokjin e Yoongi si odiano a morte, non vede proprio perché il primo dovrebbe giustificare il secondo. Magari Seokjin è solo talmente buono che non riesce a evitarsi delle buone azioni, magari non è colpa sua se ha un rapporto conflittuale con l'altro. Questo, ovviamente, è quel che pensa Taehyung. La verità è ben distante da ciò, ma a lui poco importa, gli piace sentire la voce si Seokjin e le sue mani lasciargli dolci carezze. Gli piace la sua risata e il modo che ha di gesticolare quando parla di qualcosa che lo tocca sul personale e lo fa eccitare a tal punto che diventa incontenibile.
 
Il resto della festa prosegue lentamente e si decide di mangiare la torta e scartare finalmente i regali. Tutti fanno i complimenti al cuoco e porgono i loro doni al festeggiato, chi con eccessiva enfasi e chi con imbarazzo. Le guance di Jimin s'imporporano di un delizioso rosa quando gli dice che il regalo gliel'hanno fatto insieme lui e Jungkook, poi sente il mondo aprirsi sotto ai suoi piedi e inghiottirlo quando vede che il minore ha pensato bene di esonerarsi dal loro regalo e farne un altro da solo. Separatamente, lontano da lui.
Hoseok per poco non salta addosso a Taehyung con tutto il pacchetto da quanto è emozionato. Al ragazzo piace tutto e ringrazia fino al vomito e non sapendo in che modo ripagare una tale gentilezza.
Improvvisamente fa buio e non ci si stupisce più di tanto. Le giornate si sono accorciate completamente e non c'è mai abbastanza tempo per fare nulla alla luce del sole. Namjoon offre un passaggio a Jimin, ma questi rifiuta categoricamente. Quando afferma che due passi non gli faranno male, Jungkook aggrotta le sopracciglia e lo prende quasi di peso, caricandolo in auto. Lascia il posto dietro vicino a Jimin libero e si mette davanti a quello del passeggero. Anche qui nessuna parola, solo le labbra di Jimin che si aprono e si chiudono in un disperato tentativo di parlare, dire qualcosa di intelligente, un 'grazie' magari.
Hoseok si offre di aiutare a pulire il salone e la zia lo ringrazia di cuore, scusandosi per il disturbo che gli sta dando. Il ragazzo ride e le dice di non preoccuparsi.
Seokjin e Namjoon sono gli ultimi ad uscire dalla casa, hanno lasciato gli altri due in macchina e devono sbrigarsi perché comincia a fare seriamente freddo. Il primo gli lascia un piccolo bacio sulla fronte, l'altro gli arruffa i capelli. Ancora auguri, ancora sorrisi.
 
Taehyung sale le scale per andare in camera sua quando ormai Hoseok è andato via e la zia ha deciso che la giornata è terminata, adesso si può dormire. Entra nella sua stanza e si butta sul letto, stanco ma felice. Poi alza la testa dalle lenzuola e aggrotta la fronte. Non vuole fidarsi dei suoi occhi, sono troppo provati dopo una giornata estenuante come questa.
Eppure il sassofono poggiato a fianco del suo comò è lì per davvero, brillante, nuovo di zecca. Taehyung non ci può credere, ha le parole bloccate in gola e fa fatica a deglutire.
Attaccato allo strumento c'è un bigliettino dalla carta color rosa pallido, sul quale risiedono parole di inchiostro nero che con mani tremanti legge a fatica. Sono frasi colme d'amore, di qualcuno che lo conosce bene e sta attento a lui. Qualcuno che non lo farebbe soffrire mai. Piange le sue lacrime di gioia per quel qualcuno, che nel suo profondo sa di essere Seokjin.
E come catturato dalla certezza di possedere già la soluzione ad un intricato mistero che si fa strada nella sua mente, Taehyung non sa che sta sbagliando tutto.


















 
Angolo autrice ❀
 
Io davvero non so che dire
 
Salve a tutti! È da molto che non aggiorno e sono profondamente dispiaciuta di ciò :-(
Non odiatemi, ho avuto problemi con inizio scuola, con la vita, con il continuare scuola e poi i bangtan mi fanno venire altre idee per altre fanfiction che non scriverò, per cui sono comunque ingiustificabile.
 
Ho ritrovato le parole per scrivere questo capitolo, poco male. Spero sia di vostro gradimento e sì, per i jikook la situa sarà un po' più complicata del previsto dato che Jungkook non sa più che fare. È sempre un Jimin stan, però lo vuole anche "punire" accontentandolo.
E poi ci sono i drammi di Taehyung che ovunque va lo amano, ma lui non sa amare la persona giusta. Una delle parti più belle da scrivere, la vista di Tae.
 
Lasciatemi un commentino, ditemi se vi sono mancata ma certo che no e siate pazienti per il prossimo capitolo perché, come ho già detto, non ho intenzione di abbandonarvi!
 
happy chestnuts

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


 
Capitolo XIV




 
Il primo incontro dopo la festa di Taehyung, e tutti gli avvenimenti che essa ha contenuto, si schiantano come un meteorite sulle teste dei giovani ragazzi. Possono vederla avvicinarsi, sanno che sarà inevitabile il confronto e aspettano, inermi, fin quando non si ritrovano spiazzati di fronte alla sua potenza e non si rendono conto di cosa stia effettivamente succedendo. 
È una doccia gelata. Come quella che ha fatto Jungkook questa stessa mattina perché risvegliatosi da un sogno troppo vivido e bollente. Aveva aperto gli occhi di scatto come se si trattasse di un incubo ma il fuoco che si era animato nel suo bassoventre era lo stesso che gli accaldava le guance. L'imbarazzo gli scorre in corpo anche adesso che è seduto insieme agli altri, come se sapessero. E in realtà non gli interessa che sappiano tutti gli altri, ma Jimin, se dovesse saperlo lui. Maledice i suoi ormoni e l'intera adolescenza perché adesso non riesce davvero a voltarsi in direzione del ragazzo che sta evitando da circa una settimana. I giorni sono passati lentamente e allo stesso tempo son volati via dalle loro mani. Jungkook si sistema meglio sulla sedia e fissa un punto preciso sul pavimento.
 
È uno degli incontri più silenziosi che hanno mai avuto. Solitamente Namjoon li sprona a parlare, ad aprirsi, gli consiglia delle ottime idee per aprire conversazioni interessanti e piacevoli, eppure questa volta si perde a studiare quel chiasso silenzioso che aleggia nella stanza. Ascolta ogni suono muto e appunta qualcosa di molto simile ad uno scarabocchio sul suo taccuino. 
Yoongi fissa Taehyung sorridere come un ebete e non a lui. Non sa bene a chi stia sorridendo e, con se stesso, finge di non avere nessuna intenzione di saperlo, quindi si limita a fissare l'altro con talmente tanta concentrazione da potergli perforare il cranio e vedere al suo interno cosa diamine sta pensando.
Hoseok ha perso il buon umore e le sue sopracciglia aggrottate formano delle profonde rughe d'espressione sul suo volto leggermente più pallido a causa della mancanza di luce solare a riscaldarlo. Sembra arrabbiato, molto arrabbiato. Yoongi suppone che sia per lo stesso motivo per il quale anche a lui rodono le palle, magari Taehyung non sta pensando neanche a lui.
La lista di sospettati si accorcia tutta insieme, lo porta a farsi già una ben chiara idea di chi sia il suo rivale e digrigna i denti per la frustrazione.
 
- Cazzo Taehyung, è un uomo sposato! 
 
L'ha urlato, non è riuscito a trattenersi. Potrebbe strapparsi persino i capelli mentre gli altri continuano a guardarlo sorpresi, ma rimane immobile e guarda Taehyung. 
Taehyung, che ha perso il sorriso appena Yoongi ha pronunciato il suo nome, Taehyung, del quale viso si è contratto in un espressione infastidita e arrabbiata, quasi. Gli fa venire voglia di tornare indietro, di non aver aperto bocca per sputare dell'inutile veleno. Ma Seokjin si è messo in mezzo un'altra volta e non riesce ad accettarlo, neanche quando Taehyung gli riserva un'occhiataccia del genere. Accidenti non l'ha mai guardato così. 
 
- Almeno a lui importa qualcosa di me.
 
- Non lo capisci, eh? Che c'è sei troppo stupido per comprendere un semplice e fottutissimo concetto, che lui non ti amerà mai?!
 
E a questo punto tutto si fa movimento. Taehyung scatta in avanti pronto a colpirlo, pronto a buttare da parte mesi e mesi di tentativi e di traguardi. Jimin è veloce e lo tiene per i fianchi, le sue piccole braccia legate alla sua vita in un vano tentativo di evitare una tragedia.
 
- Che cosa ne sai tu?! Che te ne frega di quello che provo io, - Taehyung si dimena ma Jimin non lo lascia andare, Hoseok è pronto a tapparsi le orecchie e guardare da un'altra parte pur di estraniarsi completamente dalla scena che gli si presenta a qualche metro di distanza - Da quel che ho potuto vedere non è un tuo problema; allora cosa vuoi?!
 
- Taehyung-ah, per favore, ascoltalo, - Jimin ha la voce tremante e gli arti cominciano a dolergli per lo sforzo. Ha un tono di voce basso ma udibile, così da calmare l'altro, che sembra fermarsi per guardarlo - N–non puoi amare un uomo sposato, né lui p–può amare te. V–voi non—
 
- Oh, ma stai zitto! 
 
Stavolta è Jungkook ad intromettersi. Il suo precedente disagio dovuto all'imbarazzo ormonale si è completamente dissolto per lasciar posto ad una rabbia incontrollata, guidata dalla frustrazione accumulata nell'ultimo periodo. Jimin si stacca da Taehyung e trema visibilmente, i suoi piccoli occhi scuri si spalancano e chiede, prega, di non esistere quando Jungkook riapre bocca. Non può affrontare tutto questo.
 
- Chi sei tu per decidere dei sentimenti altrui?! Chi ti ha dato questo potere? Dio?! Sappi che sono fottutissime balle, Jimin! 
 
- J–jungkook, i–io—
 
- Tu cosa?! - il tono di voce è talmente alto da rimbombare attraverso le mura e Jimin sente le lacrime appannargli la vista e le ginocchia smettere di sorreggerlo. È debole e infelice, non è questo che si aspettava dalle sue decisioni, non è questo ciò che voleva, non uno Jungkook che gli urla in faccia il suo malcontento.
 
Questi sembra accorgersi del suo improvviso stato d'animo e prima che possa parlare nuovamente, stavolta con più calma, Jimin gli si butta tra le braccia e comincia a piangere a dirotto. Mormora dei 'scusa, oh ti prego, scusami' e qualche 'non odiarmi' tra i forti singhiozzi e immediatamente capisce di aver fatto un'irrimediabile cazzata. 
Tentenna prima di stringerlo in un delicato abbraccio, che contrasta in tutto e per tutto i suoi modi di qualche secondo fa. Jungkook è dolce nella sua preoccupazione per il ragazzo più basso e per il momento ha velocemente archiviato i suoi dolori. Questo non vuol dire che li abbia dimenticati, però.
 
- Credo possa bastare così, - esordisce Namjoon. Tutti si voltano nella sua direzione, come sorpresi di saperlo presente all'incontro - La settimana prossima partiremo per un viaggio in giro per il paese. Spero possiate risolvere le vostre divergenze durante questo. Per oggi è tutto.
 
Così si alza e s'incammina verso l'uscita, seguito successivamente da Yoongi. Hoseok sembra finalmente voler prender parte alle vicende in atto e si preoccupa di rassicurare Taehyung, di fargli sapere che può sfogarsi su di lui se ne sente il bisogno. Ma questi è ancora troppo scosso e borbotta un qualcosa come il dover prendere una boccata d'aria fresca e allora Hoseok si offre di accompagnarlo fuori e riceve una risposta affermativa. 
Jimin è ancora infossato nel petto di Jungkook e sembra non volersene separare per nulla al mondo. Però sa che arriverà il momento nel quale tutto tornerà come prima, il ragazzo fingerà che lui non esista e lui ripercorrerà la strada dell'infelicità. Decide di scostarsi lentamente, giusto per poter alzare lo sguardo quanto basta per incatenarlo a quello di Jungkook. 
Sono sempre così vicini, i loro volti. Ormai è diventata quasi un'abitudine.
 
- Lo sai che sta volta non ci baceremo, vero? 
 
Jungkook s'è rassegnato a quest'idea quando l'ha visto scappare a gambe levate da lui. Non ha più neanche intenzione di guardarle, quelle labbra dolci e morbide. Eppure un'occhiata veloce vi si posa distrattamente ed è costretto a strizzare gli occhi per estraniarsi da tutta questa situazione che lo porta lentamente alla pazzia.
Jimin decide di parlare ancora.
 
- Cos'hai intenzione di fare ora? Non parlarmi più per il resto degli incontri? - Jimin lo dice utilizza di un tono canzonatorio, ma in realtà sa come stanno i fatti, sa che Jungkook è stanco di corrergli dietro. Questi incrocia i loro sguardi, stavolta senza tirarsi indietro e stringe la presa sui fianchi di Jimin, sistemandolo tra le sue braccia. Butta fuori aria che non sapeva di trattenere e per un attimo quel semplice gesto rende gli spazi più spaziosi e la situazione meno tesa. È piacevole avere Jimin tra le braccia, molto meglio rispetto a quando fugge da lui.
 
- Jungkook, - Jimin posa la fronte sul suo petto e inspira - Non voglio perdere anche te.
 
I suoi occhi si fanno lucidi ma Jungkook non può vederli, anche se essi sono lo specchio dei suoi e il ragazzo più giovane si morsica un labbro con forza perché si presuppone che lui debba consolare Jimin, non il contrario. Mai si è sentito più attaccato di così ad un'altra persona.
Lascia perdere tutti quei discorsi nascosti tra le parole di Jimin, che sono probabilmente alla base delle sue paure e delle sue infelicità, che un giorno pretenderà di ascoltare perché sarà l'unico modo per salvare quel minuto quanto fragile ragazzo da se stesso. Si focalizza su quella piccola ma estremamente importante certezza di un futuro assieme. Jimin lo ama e non vuole perderlo, può bastare?
 
- So di essere complicato e che ti sto ferendo, ma sappi che non è niente rispetto a quel che sto patendo io decidendo di lasciarti andare, - alza lo sguardo e sorride debolmente - Voglio che tu sia felice, ma se ti innamori di me non potrai mai esserlo. Non voglio farti male, Jungkook.
 
- Credo sia troppo tardi, - Jimin cerca di allontanarsi da lui ma lo trattiene ancora un altro po'- Se è questione di calore nel petto, di farfalle nello stomaco, di gioia incontrollata, di voglia di stringerti, di proteggerti e di fuochi d'artificio ogni volta che ci baciamo allora– allora Jimin, ti amo. Perché, cazzo, ogni cosa con te è da fuochi d'artificio.
 
Ha le lacrime agli occhi per la commozione. Si sente libero di un peso con il quale aveva lottato duramente e al quale non era mai riuscito a dare un nome. Jimin lascia che le sue, di lacrime, cadano sulle sue guance disegnando solchi di tristezza e felicità, mescolati assieme sotto stessa forma. Non c'è gioia più grande di quella di essere ricambiati da chi si ama, non importa la strada percorsa, il passato segnato e incancellabile, se c'è amore c'è vita e come c'è vita lui vuole respirarla a pieni polmoni.
Le loro labbra non si sfiorano, però. Hanno già messo in chiaro che non sarebbe successo e non vogliono infrangere le loro promesse. Inoltre, non hanno bisogno di provare i loro sentimenti attraverso dei futili gesti. Le loro anime si intrecciano senza il bisogno alcuno di un contatto fisico.
Ora sanno che, seppur saranno lontani, Jimin sarà di Jungkook tanto quanto Jungkook sarà di Jimin. E forse, per ora può bastare.



 
✄✄✄


 
Fa freddo. Fa davvero, davvero, freddo e Namjoon si riprende mentalmente per non aver preso un cappello quella mattina prima di uscire. Il cambiamento di clima dall'interno della chiesa dove svolgono gli incontri e l'aria aperta invernale è palese e gli fa girare la testa. Una parte della nuca gli duole e sente le orecchie farsi rosse e fredde. Yoongi lo segue a passo sostenuto ma sempre troppo indietro per riuscire ad afferrarlo. Riesce a percepire la sua rabbia e frustrazione e il fatto che gli stia dando le spalle non fa altro che dargli maggiore ansia. Namjoon ha sempre avuto paura delle cose che non può vedere o degli attimi in cui non può affrontare ciò che deve essere affrontato.
Ha lasciato la macchina parcheggiata troppo lontano e accelera il passo in una mera convinzione di ritrovare calore per le sue ossa, non perché se la stia facendo sotto. Ed è importante far presente che non è di Yoongi che Namjoon ha paura, ma dei suoi passi veloci dietro di lui, di quell'orribile sensazione di inadeguatezza che segue il venir seguiti.
 
- Non partirò con voi! - lo urla l'altro, facendo fatica a prendere fiato e a raggiungerlo - Mi hai sentito, Namjoon?! Non ho intenzione di vedere quella testa di cazzo di Seokjin!
 
Il ragazzo più alto continua a camminare e per un attimo strizza gli occhi in un moto di tristezza per le parole che vengono utilizzate per descrivere uno dei suoi più cari amici. Yoongi è furioso e non può che dargli ragione, ma sa che Seokjin non sta facendo nulla di proposito, o almeno, lo spera.
 
- Namjoon! Kim Namjoon, voltati cazzo e affrontami! - Yoongi riesce finalmente a raggiungerlo e lo prende per un gomito, facendolo girare. Namjoon sospira sollevato; la corsa è finita.
 
- Non starai meglio se non vieni.
 
- Ma starò peggio se vedrò Seokjin ancora una cazzo di volta!
 
- Smettila di dire 'cazzo' e ascoltami, - Namjoon si stringe nel cappotto quando il vento comincia ad alzarsi e ricerca tutta l'attenzione della quale dispone Yoongi prima di riaprire bocca - Questo viaggio l'ho organizzato per voi, lo sai perché mi hai dato una mano. Seokjin viene solo per farci da autista, niente di più.
 
- Starà con Taehyung, lo illuderà, Namjoon! Non posso permetterglielo.
 
- Allora fa' qualcosa.
 
- E cosa dovrei fare?! Dividerli e promettere delle cose che Taehyung probabilmente non vuole da me?!
 
- Almeno provaci! - stavolta è il suo turno di urlare e Yoongi sembra quasi preso in contropiede - Fino ad ora non hai mai fatto nulla per stare con Taehyung! Secondo te chi può pensare che gli abbia fatto il sassofono? Tu? Dopo quella scenata di merda credo proprio che sia stata la tua brutta boccaccia a spingerlo tra le braccia di Seokjin.
 
Yoongi non sa che dire. Sono parole che fanno male, quelle dell'amico, ma sa bene che sono anche la definizione più oggettiva di realtà al momento. Si è cacciato da solo in questo guaio, lui e le sue emozioni incontrollate.
La verità è che un po' a paura, è abituato a perdere ciò che gli sta a cuore e per una volta non vuole accettare il naturale ordine delle cose, eppure, non ha idea di come agire. Stavolta affidarsi al fuoco non gli sarà utile, potrebbe mettere in pericolo Taehyung e non è veramente pronto per far fuori Seokjin. Il giovane uomo è essenziale nella vita di Namjoon quanto lo è Yoongi stesso, allora deve fare uno sforzo.
 
- Anche se facessi qualcosa, non basterebbe, - lo dice con amarezza e gli occhi un po' lucidi. Namjoon gli dona uno sguardo simile non dettato dalla pietà, ma dalla tenerezza e dalla tristezza nel vedere un amico a pezzi - Ora mi odia, Namjoon.
 
- Non puoi saperlo.
 
Yoongi annuisce soltanto, ma non a lui. Probabilmente lo fa per darsi una risposta in generale, di quelle poco serie e illeggibili. Namjoon gli circonda le spalle con un braccio e lo fa scontrare con il suo petto, la testa di Yoongi finisce naturalmente su di esso a causa della loro differenza d'altezza. Namjoon appoggia il mento sulla testa dell'amico e lo culla qualche secondo per fargli capire che è tutto apposto, che è a casa, non c'è bisogno di stare male.
Sono gesti come questi che rendono il loro rapporto un pizzico intimo, anche se il contatto è puramente casuale. I loro corpi cominciano a gelare a causa delle basse temperature ma Namjoon si muoverà solo quando Yoongi sarà pronto ad andare. Non c'è fretta, sono a casa.




 
✄✄✄


 
La quiete di Mina è talvolta rumorosa. Ama sentire i suoni prodotti da Seokjin mentre si muove indaffarato per la cucina, mentre rompe le uova, le sbatte, massaggia l'impasto fino a dargli la forma che vuole e gira la manovella del forno per regolare la temperatura ed il tempo di cottura. In sottofondo c'è la televisione accesa e un disco vecchio stile che suona per la coppia dolci melodie di canzoni di una generazione alla quale guardano con occhi stanchi e commossi. I due camminano attraverso il mondo come estranei ad esso e si ritrovano nelle loro diversità. 
Seokjin le bacia il capo quando le porta dell'acqua per mantenerla idratata e lei gli sorride dolcemente, giocando con le ciocche dei suoi lunghi capelli. I riscaldamenti sono accesi e le permettono di indossare un vestitino estivo a fiori abbastanza largo da non crearle fastidi sul ventre sporgente. 
 
Quando suona il campanello la quiete sembra fermarsi ma Mina alza solo il volume dello stereo e Seokjin va ad aprire confuso. Non è solito ricevere visite dato che è lui a farne e quando apre la porta non sa mettere due parole di fila. Taehyung gli salta addosso e gli stringe il busto tra gli arti, piange disperato nella sua maglietta a mezze maniche inadatta per l'aria invernale che si fa strada prepotentemente in casa sua. S'affretta a chiudere la porta e solo dopo si permette di preoccuparsi per l'improvviso ospite. Taehyung è scosso e balbetta frasi sconnesse mentre cerca di lasciare meno spazio possibile tra i loro corpi. 
 
Ad interromperli è Mina, che propone di fare merenda. Non sembra infastidita dal comportamento di un perfetto sconosciuto nei confronti del suo compagno, si muove elegantemente tra le stanze della casa e anche quando sembra disattenta, sta guardando Seokjin. Taehyung, mentre seduto su di una sedia in cucina, le fissa la pancia tonda e grande, in completo contrasto con le gambe magre e i polsi secchi della donna. La moglie di Seokin è la gemella perfetta per il giovane uomo, che le gira intorno quasi con paura di romperla. Questa le porge una cioccolata calda e qualche biscotto e Taehyung quasi si sente male di fronte al suo viso radioso. È come se si sentisse in colpa per tutte e cose che ha visto in Seokjin, è come se non volesse più fare dei torti alla sua compagna, essa talmente dolce da non meritarsi neanche un dolore. 
Seokjin li lascia soli un attimo per andare a lavarsi le mani ancora sporche di impasto e Mina si siede di fronte a Taehyung. Il tavolo li separa ma la donna lo tiene inchiodato ad esso con il suo sguardo forte e accusatorio. 
 
- So cosa pensi.
 
- Mh? - Taehyung finge confusione e dentro suda freddo.
 
- I tuoi sentimenti, - Mina posa il mento sul suo palmo destro, il gomito scoperto a creare un appoggio sul legno chiaro del tavolo - Sono così evidenti, ma Seokjin è buono e un po' cieco. E ama me
 
- E tu lo ami? 
 
- Credi che cambi qualcosa? - la donna gli sorride quasi a prenderlo in giro, e Taehyung ha paura del suo sguardo e della sua esperienza - Comunque sì, lo amo. 
 
La sincerità non manca, eppure il ragazzo fatica a credere a tali parole. Ha di fronte una donna all'apparenza debole e gentile, ma incredibilmente feroce e intimidatoria. Taehyung non crede che sia la persona giusta per Seokjin, non vuole che questo sia ciò che è giusto per Seokjin. 
È un pensiero egoistico e stupido, ma ha desiderio di mettersi in gioco, dimostrare che è capace di amare molto di più di quanto stia facendo lei. Hanno iniziato una competizione fatta di sguardi e parole già prima di incontrarsi, adesso è il momento di passare ai fatti.
 
- E se scegliesse me? 
 
- Non lo farà, tu non puoi dargli quello che posso dargli io.
 
- Non puoi saperlo.
 
- Si che posso. E ti dirò anche perché, - Mina allunga il collo nella sua direzione e abbassa leggermente il tono della voce - Perché tu non sei una donna, Taehyung. Perché io sto per dargli un bambino. 
 
E la verità cade su di lui e lo schiaccia al suolo impedendogli di rialzarsi. Boccheggia appena in un patetico tentativo di rispondere a tale affermazione ma non c'è più niente da dire. Mina si ritrae, vincitrice, e sorride soddisfatta. Poi, come se non fosse successo nulla, gli offre qualche altro biscotto e una fetta di torta fatta da Seokjin. Ma il ragazzo rimane zitto e semplicemente la guarda tagliare il dolce senza aspettare la sua risposta. Si ripete che dovrebbe odiarla, che è stata meschina con lui, ma cosa avrebbe potuto fare? Sta proteggendo il suo matrimonio ed evitandogli una probabile delusione. 
Però. Taehyung fatica a credere che la gentilezza di Seokjin fosse solo tale. Che i suoi gesti non fossero dettati dal più innocente degli impulsi e che non hanno significato nulla finora. 
Il giovane uomo rientra in cucina dicendo qualcosa per la quale si ritrova subito a ridere con la compagna, ma il ragazzo non riesce a cogliere neanche un suono e si alza da tavola, pronto ad andare via e uscire per sempre dalla vita di Seokjin.
Viene accompagnato proprio da lui fino alla porta, Mina è tornata a sedersi sul divano in salone, il volume dello stereo ancora alto. 
 
- Non mi hai ancora detto perché eri triste.
 
- È poco importante. - Seokjin sembra poco convinto, ma gli sorride ugualmente.
 
- D'accordo, ma sentiti libero di venire quando vuoi, soprattutto se c'è qualcosa che ti turba, ok? 
 
- Sì, grazie Hyung.
 
Seokjin gli arruffa i capelli e gli sistema la sciarpa prima di lasciarlo uscire. E Taehyung non dovrebbe davvero sentire più nulla, solo arrendersi alle statistiche e ai fatti, ma gli risulta difficile quando Seokjin gli bacia le guance per fargliele arrossare e per scacciargli via i brutti pensieri. Il suo sorriso è più luminoso di qualsiasi altro giorno e Taehyung lo ricambia con il cuore che gli scoppia di gioia nel petto e quel desiderio di riscattarsi ancora più forte nelle sue ossa.
Sta sbagliando tutto, eppure non se ne cura.




















 
Angolo autrice ~
 
Prima di cominciare, spero che tutti quanti stiate bene e sono vicina a coloro che sono stati colpiti dal terremoto o hanno parenti che sono in una situazione spiacevole a causa di esso. Nonostante io mi trovi distante dal luogo dell'epicentro, ho sentito la scossa e anche per bene. Vi sono vicina e spero che possiate passare giorni sereni.
 
Ora, in questo capitolo succedono alcune cosette... Intanto, no, Mina non è cattiva. Non cercate di leggere attraverso questo personaggio fin da subito, non c'è nulla di sott'inteso in lei, semplicemente è così. A volte non possiamo sempre spiegare perché le persone si comportano come si comportano, ma per Mina credo che abbiate capito sia diverso. Vabbè poi capirete pure più in là.
Jimin e Jungkook... Non lo so. Ho dei piani per loro che ho partorito da quando ho pensato per la prima volta alla loro storia, aspettatevi ancora fluff alternato dall'angst.
 
Yoongi lo sto maltrattando, mi scuso con tutte le sue stan.
 
Spero il capitolo vi sia piaciuto! Lasciatemi un commento e fatemi sapere se ci sono cose che vin sono piaciute e cose che non vi sono piaciute!
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV
 
 
 
 
Improvvisamente sembra tutta una cattiva idea. Dal catorcio che sarà la loro casa e la loro guida nel corso del loro viaggio all'umore generale, Namjoon avverte aria di omicidio. Di quello psicologico che rende il cervello una poltiglia gelatinosa che lascia il cuore da solo con problemi che non può risolvere.
Non è da lui riconsiderare le proprie idee, ma questa volta la può considerare un'eccezione. Se da una parte Jungkook e Jimin sembrano essersi rappacificati - 'sembra' perché, s'intende, non si sa mai con quei due - tra il resto del gruppo la tensione si potrebbe tagliare con un coltello. 
 
Namjoon ha davvero troppi problemi già di suo. È un accumulatore seriale in fase di degrado, amante dei drammi altrui con una madre che ancora lo chiama per ricordargli che deve trovarsi una moglie, come Seokjin, altrimenti toccherà a lei fare tutto il lavoro. Cosa non fa una donna per avere dei nipotini?
Seriamente, non ha più la pazienza di stare dietro a tutto il casino tra Yoongi e Taehyung, che poi ha paura di non aver ancora capito appieno, o le paranoie di Seokjin o, peggio, il muso lungo di Hoseok. Gli è impossibile sopportare quell'espressione imbronciata, soprattutto quando il ragazzo dispone di un magnifico sorriso.
 
Ha male alle braccia a causa dello sforzo di caricare i bagagli sul furgone. Un po' si era anche lamentato, se così si può definire il suo borbottio. Insomma aveva specificatamente richiesto di portare lo stretto necessario e oltretutto adesso a confronto con gli enormi borsoni degli altri appare come un poveraccio. Il suo piccolo zaino del liceo contiene tante mutande, spazzolino e dentifricio e qualche cambio comodo. Lui lo ama così com'è, lo status non conta. 
Poi quando vede il borsone super costoso e di marca di Jungkook, una roba che non potrebbe permettersi mai, senza 'se' né 'ma', manda a farsi fottere i suoi pensieri moralmente corretti e si gode una punta d'invidia.
 
Hoseok lo ha appena affiancato e continua a essere imbronciato. Dovrebbe chiedergli di aprirsi e di sfogarsi se proprio ne sente il bisogno, ma per qualche strano e contorto motivo non lo fa. Forse un po' si è stancato di sentire gli altri parlare e vorrebbe essere lui quello a condividere, eppure sa che dopo farà delle domande ad Hoseok e questi prima deciderà di non rispondere, ma poi si lascerà guardare nell'anima. Namjoon sospira e circonda con un braccio le spalle del ragazzo, abbracciandolo in quel modo fraterno 'poco professionale'. Si ricorda che vuole bene ai suoi ragazzi, deve prendersi cura di loro.
 
- Cos'hai nel borsone per renderlo così pesante? - Jimin pone la domanda trattenendo una mezza risata e quando Jungkook sembra confuso aggiunge - Prima ho visto Namjoon lagnarsi parecchio, deve essere pesante.
 
- Usi davvero parole come 'lagnarsi'? - stavolta è Jimin a guardarlo storto - Qualche vestito, i prodotti per il bagno e tanti snack.
 
- Mh, l'ultima è abbastanza inutile.
 
- Peccato, pensavo di condividere ma se non vuoi...
 
- Ci fermeremo per delle soste, Jungkook, non serviva portare del cibo, - si morde inconsapevolmente il labbro - Che tipo di snack?
 
Jungkook ridacchia e abbassa il tono della voce, come se stessero parlando di un segreto. Si avvicina all'orecchio di Jimin e comincia ad elencargli tutti i mille e più prodotti all'interno del suo borsone. Jimin si lecca le labbra dalla golosità e i due si scambiano uno sguardo complice.
Poggiato con la schiena sulla parte laterale del furgoncino, Taehyung li sta fissando senza farlo realmente. Cancella le loro figure e ne disegna altre, più familiari e vagamente riconducibili a quelli che potrebbero essere lui e Seokjin, persi nel loro amore giovanile e incasinato.
Nega di sentire la voce di Seokjin al telefono con Mina, nega l'esistenza dell'amore nelle sue parole e la premura delle sue raccomandazioni, sono solo frutto di un'irrealtà che non si sposa con il suo universo e vanno solo ad interferire coi suoi sentimenti. Ha rinchiuso i suoi occhi e le sue orecchie in luoghi inaccessibili quella mattina stessa e ora è cieco, cieco d'amore e può solo sentire ciò che la sua mente lascia passare. Yoongi ha tentato di aprire una conversazione innocente, ma Taehyung l'ha liquidato senza pensarci due volte. È ferito e non ha tempo per pensare ad altro che non sia Seokjin.
 
Namjoon sospira, già è stanco. Trascina Hoseok con sé alle spalle del furgoncino e invita tutti gli altri a salire. Il momento di partire è finalmente giunto, non si può tornare indietro, nossignore!
Seokjin si siede al volante e allaccia la cintura, intimando anche agli altri a farlo. Seppur il furgone sia vecchio e poco grazioso, visto dall'interno è incredibilmente grande.
Oltre ai tre posti davanti, ci sono anche due sedili dietro e successivamente un enorme spazio vuoto, dove Namjoon ha sistemato i borsoni e i due materassi, uno grande è uno più piccolino. Lo spazio non manca ma il problema è farsi strada fra i borsoni ingombranti e le lattine di soda fredde che Namjoon ha acquistato. Jimin finge di non vedere quelle di birra in un angolo e si affretta a coprirsi con una delle coperte di pail che il supervisore ha gentilmente messo a disposizione. Per percorrere lunghe distanze dovranno fare a meno dell'aria condizionata, almeno mentre sono in movimento.
 
- Hyung, siamo stretti come sardine! - Hoseok sembra aver trovato l'umore giusto per lamentarsi.
 
- Colpa vostra che avete portato dei bagagli così ingombranti.
 
- Namjoon-hyung, questa è casa tua?
 
- No, Jungkook.
 
- Non lo è più, vorrai dire.
 
Namjoon non ha veramente nulla per colpire Yoongi in questo momento, quindi si limita a un'occhiata fulminante prima di sedersi affianco a Seokjin. Detesta essere messo in imbarazzo.
Taehyung sale nei sedili davanti come terzo passeggero e ancora non ha detto una parola da quando si sono incontrati.
 
- Namjoon-hyung? - la voce dolce di Jimin a fatica rimbomba nel veicolo, ma arriva chiara e limpida alle orecchie dell'interpellato.
 
- Si?
 
- Possiamo sapere dove siamo diretti?
 
È una domanda lecita, giusta, importante. Nessuno l'ha pensata fino a quel momento e si rendono loro stessi conto dell'ilarità della situazione. Ognuno ha una risposta differente e magari le aspettative hanno vinto contro la pura curiosità, ma Jimin s'é risvegliato prima di tutti da quel sogno ultraterreno e ha riportato sulla terraferma anche Namjoon. Perché ad essere sinceri anche lui si era scordato di dare un'informazione come quella.
 
- Verso il mare.
 
- Busan?
 
- No, Jimin, ma penso ti piacerà ugualmente.
 
In realtà non sarà così. Namjoon sa anche troppo bene che per il ragazzo non c'è posto al mondo che possa eguagliare la bellezza del mare della sua terra. L'imminente vicinanza alla distesa d'acqua salata, però, rende l'illusione meno dolorosa e Jimin si ritiene comunque felice della risposta ricevuta.
Così iniziano il viaggio. Scappano dalle loro vite, se le lasciano alle spalle e non si guardano addietro. Le hanno già contemplate abbastanza.
 
✄✄✄


 
È proprio come una delle sue fughe, pensa Jungkook, solo che stavolta è in compagnia e ha un luogo dove dormire. Il materasso non è dei migliori, nulla a confronto con il suo, ma è un'alternativa decisamente più allettante del cemento freddo e sporco di fango e urina dei bassi fondi in cui si era nascosto nel suo periodo di ribellione adolescenziale.
I suoi genitori sono al corrente di questo suo viaggio, a differenza dei suoi precedenti, ma non sanno del suo non ritorno. Jungkook sa sfruttare le occasioni che gli vengono offerte, seppur poche volte.
 
Il retro del veicolo non è per nulla confortante al momento, ma rimanere sdraiato gli risulta più comodo. Jimin è seduto nella seconda fila di sedili e sta avendo un'animata conversazione con Seokjin, perciò non può prestargli attenzione. Perso nella noia, Jungkook pensa ai codici stradali impartitegli da suo fratello che non ha mai voluto ascoltare. Che di solito chi guida non si dovrebbe far distrarre.
 
Improvvisamente sente il materasso piegarsi sotto il peso di un altro corpo. Si volta pensando che sia Yoongi ma rimane solo sorpreso quando si trova a fianco Hoseok. Il ragazzo ha una faccia strana, come se stesse per vomitare e Jungkook prega che non sia così.
 
- Ehi, ti senti male?
 
- Si.
 
- Non ti fa bene stare sdraiato allora, vai avanti.
 
- Certo, perché non ci ho pensato prima? - il tono sarcastico e poco gentile confonde Jungkook, Hoseok lo capisce e si affretta a spiegare - Se ammettessi di stare male, Namjoon sarebbe il primo e forse anche l'unico a dirmi di fare cambio posto.
 
Un altro sguardo confuso, Hoseok sbuffa.
 
- Non ho intenzione di passare un intero viaggio vicino a Taehyung e Seokjin.
 
- Pensavo ti piacesse Taehyung...? - Hoseok gli riserva un'occhiata omicida - E Seokjin non è poi così male.
 
- Dimmi: quante cose ti sei perso ultimamente per stare dietro a Jimin? Eri almeno un po' cosciente durante l'ultimo incontro?
 
- Ho capito che Yoongi e Taehyung hanno litigato.
 
- Giusto.
 
- Ma non vedo perché tu debba stare male.
 
- Sono innamorato di Taehyung, - alla faccia di Jungkook si affretta a spiegare - Platonicamente intendo. Credo. Non lo so, è complicato. Comunque, so che Taehyung si sente in colpa nei miei confronti e so che non mi amerà mai quanto lo amo io, quindi ho deciso di lasciarlo andare.
 
- Romantico.
 
- Patetico, vorrai dire.
 
- E inutile, - entrambi alzano lo sguardo ritrovandosi Yoongi in piedi davanti alle loro teste - Fatemi posto, di là ho avuto paura di vomitare.
 
- Taehyung ha fatto cambio posto con Nam?
 
- È appeso al braccio di Seokjin.
 
- Non credo che tutto ciò sia conforme alle norme stradali. - subentra Jungkook. Yoongi si è sdraiato in mezzo a lui e Hoseok e adesso entrambi gli stanno dando la più completa attenzione.
 
- Che diamine ne sai tu delle norme stradali? Hai almeno una vaga idea di cosa sia la legge, per giunta?
 
- Sono finito in questo gruppo perché ho mandato qualche idiota in ospedale, mica infrango la legge.
 
- La violenza è contro la legge, Jungkook. - dice Hoseok mentre Yoongi da prova di un perfetto face palm.
 
- Io la chiamo autodifesa.
 
Non è una vera e propria giustificazione, ma in sua discolpa può affermare di non aver mai iniziato una rissa, né di averne continuata una senza motivo. Inoltre, il suo problema di gestione della rabbia sembra essere migliorato parecchio, a fine gennaio finirà in una scuola nuova e potrà anche smettere di seguire gli incontri e godersi di nuovo la vita. Ha solo bisogno di restare tranquillo qualche altro giorno, dare prova di essere migliorato, per se stesso, per Namjoon, anche per i suoi genitori, in un certo senso, e per Jimin.
 
I tre si voltano quando Namjoon richiama l'attenzione di tutti su di sé, è arrivato il momento della loro prima sosta.


 
✄✄✄
 
 
L'Autogrill è indubbiamente grande e ben fornito. I ragazzi si sono divisi appena scesi dal veicolo arrugginito e gironzolano tra gli scaffali del locale. È ancora presto per cenare, probabilmente si fermeranno più avanti ad un'altra zona di sosta o in un motel se sono fortunati. Durante tutto il tragitto Seokjin ha fatto presente di non voler assolutamente dormire all'interno di una trappola per topi. Namjoon non si era neanche tanto offeso, ma Yoongi aveva digrignato i denti. Ovviamente senza abbaiare, Taehyung aveva già mostrato il suo accordo con il giovane uomo e lui non poteva in alcun modo peggiorare la sua situazione ancora una volta. 
 
Hoseok ha preso un gelato parecchio grande e Jimin una ciambella con la glassa al cioccolato. Namjoon spera vivamente che non si sentano male una volta ripartiti, sarebbe decisamente spiacevole avere del vomito sui materassi. 
 
- Hyung, è tua questa? 
 
- Sì, l'ho portata per immortalare qualche bel momento del nostro viaggio. Spero solo non si scarichi mentre siamo in viaggio.
 
Seokjin si riferisce alla sua macchina fotografica polaroid, adesso in mano a Taehyung, color rosa pastello. È abbastanza piccola da entrare senza fatica nella tasca dei suoi jeans attillati, ma comunque troppo grande nelle mani di Jimin. Il ragazzo aveva cercato di farsi una selca prima di partire ma con alcune difficoltà poiché la macchina gli scivolava dalle dita. Jungkook l'aveva trovato talmente carino da non poter trattenere un certo rossore.
Allo sguardo meravigliato e colpito di Tehyung, il giovane uomo sorride.
 
- Vuoi fare una foto?
 
Il ragazzo alza gli occhi e li punta nei suoi, sembra preso alla sprovvista. Poi in un batter d'occhio il suo volto si illumina in un puro e semplice sorriso e annuisce con vigore. Si avvicina senza timore e quasi non riesce a trattenere un imbarazzante squittio di gioia quando Seokjin lo lascia accoccolarsi al suo fianco per stare più vicini. La foto viene bene e Taehyung sa già che è un segno del destino.
 
- A forza di guardarli ti si affaticheranno gli occhi, hyung. - Jungkook ha il naso tra fumetti e riviste, nello scaffale affianco alla cassa e Yoongi si chiede come diamine abbia fatto a vederlo.
 
- Fatti gli affari tuoi.
 
- Ma dai, lo sai che ho ragione.
 
- Com'è che adesso avete tutti ragione sulla mia vita?
 
- Perché fai schifo a viverla...? - si massaggia la spalla quando riceve un pugno dal maggiore - Ehi, piano con quelle mani. Hai le dita ossute, fai male.
 
- Oh, ma piantala, neanche ti ho toccato.
 
Dopo aver preso una soda, qualche caramella per Yoongi e un manga e un pacchetto di sigarette per Jungkook si aggiungono in coda alla cassa, pagano con calma e si avviano verso i tavolini dove sono seduti Namjoon, Jimin e Hoseok. Il più basso tra i tre è ancora intento a finire l'ultimo pezzo della sua ciambella, mentre gli altri due sembrano coinvolti in una lunga conversazione. O meglio, Namjoon lo è.
Jungkook appoggia la bustina contenente i suoi acquisti sulla piattaforma rotonda del tavolino e ne tira fuori le sue adorate sigarette. Nonostante non abbia più un motivo preciso come in precedenza per fumarle, il vizio è sempre il più duro da cacciare via. In aggiunta, la nicotina lo rilassa e lo stare lontano da casa gli fa venir voglia di festeggiare.
 
- Vai a fumare? - Namjoon si distrae solo un secondo dalla conversazione con Hoseok per fargli quella domanda.
 
- Sì, - Jungkook sposta l'attenzione su Jimin, che lo sta guardando con interesse - Mi fai compagnia, hyung?
 
Questi annuisce e si alza, infilandosi il giaccone e la sciarpa. Escono, esponendosi alle fredde temperature e i loro nasi diventano rossi a contatto con l'aria. Jimin ridacchia notando quello grande di Jungkook. Il ragazzo gli impone di non fare battute per paragonarlo alla renna di Babbo Natale e Jimin gli assicura che non lo farebbe mai, non si permetterebbe in nessun caso di deridere o prendere in giro Jungkook.
Si siedono sui gelidi gradini di marmo davanti all'Autogrill e Jimin sente le ossa congelarsi e il suo sedere farsi piatto e di ghiaccio. Fissa la sigaretta tra le labbra di Jungkook e sospira in un misto di nostalgia e inconsapevolezza. Il giovane nota il suo sguardo e alza un sopracciglio. Allontana la sua amata dalla bocca e fa uscire il fumo dalle narici, Jimin per poco non geme.
 
- Vuoi fare un tiro?
 
- Sembra tu mi stia proponendo dell'erba, - ma non rifiuta la proposta fatta e prende la sigaretta fra le dita piccole e paffute. Accoglie il fumo nei polmoni come fosse aria fresca mentre Jungkook nasconde il suo stupore dietro una mezza risata - Una volta fumavo - spiega.
 
- Quando?
 
- Ai tempi di un mio vecchio ragazzo.
 
- Mh.
 
- Lui fumava spesso, così ho cominciato anche io, sai no?, per solidarietà.
 
- Che gran cazzata. - Jungkook non finge neanche di non essere infastidito dall'argomento.
 
- E invece non era una cazzata, - riporta la sigaretta sulle labbra del minore e si stringe le gambe al petto - Tutti non facevano altro che dirgli che era una cosa che gli faceva male anche se a lui piaceva da morire. Un po' come me. Credo mi paragonasse alle sue sigarette ogni tanto, credo che odiasse quando gli veniva detto di smettere di fumarle perché per lui era come smettere di stare con me.
 
- E poi? Che è successo?
 
- Poi se n'è andato. Sparito. Non mi ha detto neanche ciao.
 
Gli occhi di Jimin si sono fatti lucidi, non tanto da permettergli di scoppiare a piangere ma abbastanza da essere notati da Jungkook. Il suo stomaco si stringe e lascia che la sua mano si poggi rassicurante sulle ginocchia del castano. Butta la sigaretta qualche metro più in là e non apre bocca, qualsiasi commento risulterebbe inappropriato ora che Jimin sta soffrendo. Eppure vorrebbe riempirlo di domande, sapere perché non può essere degno anche lui di stare al suo fianco, se questo ex fidanzato ha un volto, un nome. Se è proprio lui la causa di tutte le paranoie di Jimin.
Questi gli si avvicina maggiormente in cerca di calore e Jungkook gliene dà in abbondanza e senza sosta, perché farebbe qualsiasi cosa per lui. Anche se solo come amici.
 
- Dai, torniamo dentro prima di farti ammalare.
 
- Sei tu quello con il giacchetto tutto aperto, Jungkook.
 
- Non importa.
 
Non importa mai, se si tratta di lui.














 
Angolo autrice .-.
 
Hello~ sono in un ritardo colossale, me ne rendo conto. Purtroppo la scuola quest'anno ci sta dando giù pesante e faccio davvero fatica a ritagliarmi un po' di tempo per me stessa e per scrivere.
 
Spero che l'attesa non influenzi il vostro giudizio nei confronti della mia storia >_< e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Per favore commentate!! Ho bisogno di sapere dove battere la testa dopo tanta assenza !!
 
Grazie mille a tutti voi che leggete, per me è molto importante. Buone feste (anche se Natale ormai è finito) e buon anno nuovo!
 
happy chestnuts ~

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** AVVISO !!! ***


Salve a tutti, purtroppo questo non è un aggiornamento, ma neanche un messaggio di resa.
Volevo solo informarvi che, a seguito di alcuni problemi tecnici, non riesco ad utilizzare l'editor di efp (incollare il capitolo, sistemarlo in modo tale che sia leggibile, e copiarlo per poi pubblicarlo) e perciò ho deciso di continuare a pubblicare la storia su wattpad.
Mi scuso per il disturbo, spero che continuiate a seguire questa storia.
(Su wattpad mi chiamo chocogranita!!!)

happy chestnusts~

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3425546