Guardians of the Elements: Infernum

di Paradiso e Inferno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Osservo attentamente i volti stanchi e provati delle creature che mi stanno difronte.

Faccio un respiro profondo cercando di trovare le parole giuste, ma ho la mente completamente vuota.

Una stretta al braccio mi fa sussultare, così sorpresa osservo verso Bianca che mi rivolge uno sguardo intenso mentre alle sue spalle Kate, Sarah ed Elisabeth mi sorridono tranquille.

Chiudo per un istante gli occhi avvertendo immediatamente la sua presenza rassicurante a pochi passi da me e il suo sguardo incendiarmi la pelle marchiando la mia anima.

‘È vero, non sono sola. Con me ci sono le mie amiche e la persona che amo.’

“Fino a qualche mese fa la vita per me e le mie amiche era molto semplice. Eravamo rinchiuse in una bolla di serenità, dove il nostro più grande problema era il riuscire a superare gli esami e organizzare il nostro tempo tra studio, uscite e ragazzi. Una sera però, la nostra bolla è esplosa e il nostro mondo è crollato facendoci precipitare nel caos più totale. Improvvisamente abbiamo scoperto che creature che credevamo essere semplicemente il frutto di menti troppo fantasiose, erano reali. Ma non solo, dopo qualche tempo abbiamo scoperto che eravamo come loro. I nostri genitori, coloro che avrebbero dovuto proteggerci e amarci in modo incondizionato, ci avevano abbandonate e per uno strano scherzo del Destino avevano scelto tutti lo stesso piccolo paese per farlo. Dovete sapere che noi siamo sempre state insieme, affrontando i piccoli problemi quotidiani con il supporto delle altre. Con il tempo il nostro rapporto ha raggiunto un livello tale da riuscire a superare la semplice amicizia ed essere più forte di un legame di sangue. Quindi, quando una sera siamo state attaccate dal Generale e catapultate in questo mondo per poi venire rapite e separate, non immaginavamo di certo che era il nostro Destino arrivare fino a qui ed affrontare tutto questo. Non so perché Lui abbia scelto di affidare a noi una responsabilità così grande, tantomeno so perché ci abbia scelte per combattere questa guerra e anche se la leggenda dice che sotto la mia guida potrà esistere il futuro, io non so cosa fare. Non so se quello che faccio sia giusto o meno, né se ciò che dice la leggenda sia vero, ma l’unico modo che ho per scoprirlo è combattere. So di chiedervi molto e che la situazione in cui ci troviamo è davvero critica. Parliamoci chiaro, per quanto riguarda i numeri siamo in estrema minoranza e anche in fattore forza loro ci superano. Per vincere abbiamo bisogno di un miracolo. Eppure davanti ai miei occhi il miracolo è già avvenuto! Guardatevi attentamente! Mai mi sarei aspettata di vedere angeli e demoni lottare fianco a fianco per raggiungere lo stesso obiettivo, eppure questo è esattamente ciò che è successo. Quindi se volete la mia opinione, sono convinta che ce la faremo. Io credo che alla fine vinceremo. E quando lo faremo non sarà stato grazie ad un miracolo, ma sarà stato grazie a noi, al nostro coraggio e al nostro sacrificio! È in questo che io credo. In noi e nella nostra forza! Perché insieme ce la possiamo fare! Unendo le nostre forze riusciremo a sconfiggere il nostro nemico! Non arrendiamoci adesso. Non lasciamogli fare ciò che vogliono con noi e con il nostro mondo! Combattiamo per proteggere ciò che ci appartiene di diritto! E se alla fine il nostro Destino è quello di morire, allora moriremo combattendo, trascinando con noi quanti più nemici possiamo! Dimostriamo a quegli esseri di che pasta siamo fatti e facciamogli capire una volta per tutte che chi si mette contro di noi, alla fine non sopravvive! Siete con me?” Chiedo con il cuore che batte furiosamente.

“SI!” Li vedo urlare.

“Siete pronti a lottare?”

“SI!”

“Bene! Allora andiamo a rispedirli da dove sono venuti a suon di calci in culo!”

Mi volto verso Lucifero che mi sorride soddisfatto mentre al suo fianco Michele scuote la testa divertito e attorno a noi l’esercito esulta euforico.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Ogni essere nell’universo è destinato a qualcosa. Ognuno infatti possiede un Destino, scritto nelle stelle e a cui non può sottrarsi. È il Fato, forza oscura e potente, immutabile; ciò che esso aveva stabilito né gli uomini né gli dèi potevano mutare.
In principio nulla era distinto nell’oscuro spazio infinito, i corpi si presentavano mescolati agli elementi senza alcun ordine: era il Caos. L’oscurità regnava indisturbata.
Poi, forse per una forza ignota, tutti i pianeti e i corpi celesti si staccarono e si fissarono nel cielo. Anche il sole si isolò iniziando a diffondere attorno a se luce e calore. La Luce infatti emerse dall’oscurità del Caos iniziando una lotta che tutt’ora persiste. Nessuna potenza poteva prendere il sopravvento sull’altra. Queste due forze avevano creato una sorta di equilibrio su cui l’universo stesso pone le sue fondamenta.
La Luce però sapeva che con il passare del tempo la sua forza sarebbe diminuita sempre più, per questo mentre Rea, sposa di Crono stava per mettere al mondo il figlio Zeus le apparve in sogno affidandole il futuro ed una predizione che avrebbe determinato il destino dell’universo.
-Un giorno in un futuro lontano, io la Luce sarò sul punto di scomparire e il Caos farà tornare tutto a com’era in principio. L’oscurità a quel puntò regnerà definitivamente e non ci sarà nulla nell’universo in grado di contrastarla.
Per evitare ciò, nell’epoca in cui questo avverrà nasceranno cinque fanciulle dal cuore e dall’animo puro. Quattro di esse saranno le custodi degli elementi: Acqua, Terra, Fuoco ed Aria. L’altra invece sarà colei che governerà su tutto l’universo. Chiunque sia esso, divinità o essere umano, le dovrà obbedienza perché solo sotto la sua guida potrà esistere il futuro. Costei sarà riconosciuta come la Principessa della Speranza e custode dell’equilibrio universale-
Questa predizione purtroppo non venne presa in considerazione in quanto per gli dèi era impossibile che esistessero delle creature, o per meglio dire delle fanciulle che potessero essere più potenti di loro. Così con il passare del tempo e degli anni questa venne dimenticata.
Ora siamo potuti venirne a conoscenza solo grazie al ritrovamento avvenuto a Creta di un antico manufatto. Si presume che sia stato scritto dalla divinità Rea immediatamente dopo aver messo al mondo Zeus il padre degli dèi, proprio per evitare che le parole della Luce fossero in qualche modo dimenticate.
Se tutto ciò che vi ho detto sia verità oppure no sta a voi deciderlo. Per oggi è tutto ragazzi. Buon week-end.”
La fine della lezione fece riprendere dal coma tutti noi poveri studenti che ci eravamo dovuti sorbire ben 4 ore di cazzate su dèi, miti e leggende.
Mi stiracchio un po’ e girandomi verso sinistra vedo Sarah, una delle mie migliori amiche, tranquillamente addormentata sul banco. È veramente bella con quei ricci ribelli color grano maturo che le arrivano fino a metà schiena, il viso delicato come quello di un angioletto, le labbra piene, il nasino alla francese e a completare il tutto due occhi verde smeraldo. Rimetto tutto a posto e provo a scuoterla leggermente, chiamandola. Non ottenendo naturalmente alcuna reazione da parte sua! Non c’è verso di svegliare una dormigliona come lei!
“Allora? Dopo tutti questi anni non hai ancora capito che non sveglierai mai mia sorella in quel modo?” A parlare è stata Elisabeth, sorella gemella di Sarah. Fisicamente parlando sono due gocce d’acqua, se non fosse per il colore dei capelli e degli occhi sarebbe impossibile riuscire a riconoscerle. Infatti Beth ha i ricci di un caldo mogano mentre gli occhi sono verde scuro e con qualche riflesso argentato.
“Se vuoi svegliarla devi fare così! Guarda e impara dilettante!” Salto letteralmente sulla sedia per la paura. Quella disgraziata di Bianca mi è arrivata alle spalle senza che me ne accorgessi! In faccia ha stampato quel sorriso da bastarda che di solito fa quando è certa di avere la situazione in pugno. Sorriso che purtroppo siamo abituate fin troppo spesso a vedere, ma come non potrebbe essere altrimenti? Lei è la persona più razionale e calcolatrice che io conosca! Caratteristiche che le permettono di avere sempre tutto sotto controllo. Qui in uni è soprannominata ‘Principessa dei ghiacci’, non solo per la sua bellezza, i capelli mossi colore dell’oro contornano un viso delicato, in cui spiccano due occhi azzurri che sono il perfetto miscuglio tra l’azzurro del cielo e il verde del mare. Ma questo titolo se lo è guadagnato perché se la fai arrabbiare o ti metti contro di lei le basta un semplice sguardo per congelarti.
“Bianca ma insomma! Ti sembra questo il modo di arrivare alle spalle delle persone? È mai possibile che non cambi mai?” Le mani sui fianchi, un cipiglio arrabbiato e l’immancabile piede che batte a terra… classica posa alla Katherine. Quei suoi occhi marrone scuro a prima vista possono sembrare normali o banali, ma in realtà alla luce del sole assumono sfumature d’orate. Sono più profondi dell’oceano, caldi e vivaci, e fanno annegare chiunque li guardi! Le labbra sottili e gli zigomi alti fanno somigliare il suo viso ad una bambolina, il tutto contornato da lunghi boccoli color rame. Katherine è la ragazza più buona del gruppo, ha sempre una parola dolce per tutti, è un’inguaribile romantica che crede fermamente nel destino! Infatti secondo lei eravamo destinate ad essere amiche da ancor prima di esser nate!
Come se Kate non avesse parlato, Bianca si avvicina a Sarah le accarezza una guancia con sguardo amorevole(?), poi lentamente le mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“È così che ci si deve comportare con una dormigliona come Sarah.” Noi allora ci guardiamo senza capire cosa voglia fare e lei come se niente fosse, rivolgendoci con uno sguardo birichino si avvicina all’orecchio di Sarah per poi prendere un respiro profondo.
“SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”
A quel punto Sarah spalanca gli occhi e tutta spaventata salta letteralmente sul banco!
Bianca inizia a ridere come una pazza e noi le andiamo dietro. Lentamente Sarah inizia a realizzare cosa è successo e a quel punto la scena che ci si presenta davanti non fa altro che aumentare le risate mie e di Beth, mentre Katherine sconsolata si batte una mano sulla fronte. Una Sarah incavolata come una iena rincorre per l’aula una Bianca che per le troppe risate non riesce più a respirare.
Una volta uscite dall’università ci dirigiamo come nostro solito al parco della città, luogo di ritrovo di tutti i giovani. Ci sediamo al tavolino sotto il pino mentre Beth e Kate vanno al chioschetto a ordinare l’aperitivo. Una volta che il cameriere ci ha servite, ci guardiamo e capiamo che è giunto il momento di parlare con Sarah.
“Sarah, vuoi dirci che ti succede? Non è da te addormentarti durante le lezioni!” Inizia Kate.
“Per non parlare del fatto che con la mente sei sempre assente.” Rincara Bianca.
“Mentre la notte, hai sempre il sonno agitato... ti dimeni, come se stessi avendo un brutto sogno e per quanto io provi non riesco a svegliarti. Solo dopo un bel po’ riesci a calmarti. Siamo sorelle, anzi gemelle eppure non riesco a capire che ti sta accadendo.” Continua Beth con gli occhi lucidi.
A quel punto Sarah abbassa lo sguardo colpevole e io le prendo le mani costringendola a guardarmi.
“Sarah ascoltami. Noi siamo amiche da moltissimo tempo, ci conosciamo sin dai tempi dell’asilo ed insieme ne abbiamo affrontate di cotte e di crude. Abbiamo superato molte crisi eppure il nostro legame ne è uscito sempre più forte di prima. Il nostro è un rapporto che ormai supera la semplice amicizia. Siamo tutte come delle sorelle, se accade qualcosa ad una lo avvertono anche le altre. Credevi veramente che noi non ci fossimo accorte che c’è qualcosa che ti turba da un po’ di tempo? Semplicemente abbiamo provato ad aspettare che tu ti facessi forza e ce ne parlassi, ma ora non possiamo più farlo. Non riusciamo più a vederti così. Rivogliamo la nostra Sarah indietro, quindi dicci cos’hai una volta per tutte!”
Sarah mi ha guardata negli occhi per tutto il tempo e man mano che vado avanti noto i suoi occhi inumidirsi e alla fine le lacrime rigarle le guance.
“Oh Ana, te lo giuro volevo parlarvene da quando è successo tutto, ma poi andando avanti mi sono spaventata e non volevo spaventare anche voi. Non è stata una mancanza di fiducia nei vostri confronti, tutt’altro… solo che volevo capire prima io cosa mi stava accadendo e poi dirvi tutto.” Lo sguardo di Sarah brucia nel mio implorandomi di crederle.
“E sei riuscita ad arrivare a qualche risultato?” chiede comprensiva Katherine.
Sarah abbassa sconsolata lo sguardo e non ci vuole una laurea per capire che la risposta che voleva darci era negativa. Vedo gli occhi di Elisabeth farsi tristi, come del resto lo sono i nostri, chiaro segno della preoccupazione che proviamo per Sarah. Scambio uno sguardo d’intesa con Bianca, i suoi occhi si accendono di determinazione e la stessa scintilla ora anima anche i miei occhi.
Il nostro è un discorso fatto di sguardi, ma come al solito ci capiamo al volo. Dobbiamo risolvere questo problema e per farlo Sarah deve dirci che cos’ha!
Faccio un respiro profondo e poi punto i miei occhi blu in quelli verdi di Sarah.
“Dicci tutto.”
Lei si asciuga le lacrime, fa un respiro profondo e poi inizia a raccontare.
“È iniziato tutto martedì scorso. Da allora tutte le notti faccio lo stesso sogno. Eravamo in un luogo che non riconosco. All’inizio siamo sedute tranquillamente in un prato pieno di fiori ai piedi di un albero a ridere e scherzare come nostro solito. Alle nostre spalle ci sono diversi templi, mentre davanti a noi si può vedere il mare. Si sente il cinguettare degli uccelli e nell’insieme il paesaggio trasmette un’aurea di pace e tranquillità, quasi irreale. Poi all’improvviso il cielo si oscura, vi sono i nuvoloni carichi di pioggia; lampi, tuoni e fulmini squarciano il cielo. Il prato diventa secco all’improvviso, il mare è in tempesta. L’albero che ci riparava dal sole marcisce molto velocemente, non si avverte più il rumore della natura. Allora iniziamo a correre verso quei templi e quando li raggiungiamo vediamo di fronte a noi solo delle macerie. Ai nostri piedi vi sono un sacco di corpi senza vita, il sangue è ovunque. Noi siamo spaventate e abbiamo le lacrime agli occhi. All’improvviso nell’aria rimbomba una risata malvagia e poi il nulla. Io mi risveglio sudata e con il fiatone. Questo è tutto.”
Noi ci guardiamo sbalordite. Siamo tutte senza parole. All’improvviso Elisabeth si alza di scatto e batte le mani sul tavolo. Noi stupite la guardiamo.
“Dimmi sorellina, si può sapere cosa aspettavi a raccontarci di questi tuoi sogni? Un invito scritto forse? Un telegramma o una raccomandata firmata dal Presidente degli Stati Uniti? Avresti dovuto dirci tutto dalla prima volta che hai fatto questo sogno, invece tu come tuo solito ti tieni tutto per te e noi povere deficienti dobbiamo metterti alle strette e tirarti fuori le parole con il cavatappi!”
“Veramente Eli si dice ‘tirar fuori le parole con le pinze’ e non con il cavatappi!” Precisa Bianca.
Io, Katherine e Sarah ci guardiamo sbalordite per poi scoppiare a ridere.
Dopo esserci riprese cerchiamo di capire che significato abbia quel sogno.
“Il luogo del tuo sogno… sei proprio sicura di non sapere dove si trovi o se per lo meno esista? Magari potrebbe essere il posto in cui siete andate in vacanza quando eravate piccole.” Azzarda Kate.
“All’inizio pensavo anche io che potesse essere qualche posto ricollegato all’infanzia mia e di Eli, ed infatti quando siamo tornate a casa ho cercato negli album ma non ho trovato nulla che corrispondesse.”
“Ecco perché la nostra camera è stata sommersa per due giorni da file e file di foto! A momenti mi serviva il tomtom per riuscire a ritrovare il letto!”
Tutte ignoriamo il commento di Beth.
“Invece su internet sei riuscita a trovare qualcosa?” Chiedo sperando in una risposta affermativa.
A quel punto lo sguardo di Sarah si fa colpevole e le sue gote si imporporano.
“Hai cercato qualche informazione su internet vero Sarah?” chiede Bianca trattenendo a stento l’ira.
“Bè… ecco… io veramente… insomma… iononcihopensato!” farfuglia Sarah.
Noi la guardiamo allibite.
‘Oh Gesù, questa ragazza non cambierà mai!’
“Che vuol dire che non ci hai pensato? Qualunque persona normale che non sa qualcosa si documenta su internet e tu invece che fai? Non ci pensi? Sorellina spiegami un po’ la testa la porti in giro per farla funzionare oppure ce l’hai solo per dividere le orecchie?” chiede una disperata Eli.
Sarah ormai è diventata un pomodoro maturo e allora temendo che muoia di autocombustione provo a salvare la situazione.
“Allora ragazze facciamo così. Adesso torniamo tutte a casa e ci diamo una mossa a prepararci che alle 10 dobbiamo andare al pub e sono già le 8 e mezza. Per quanto riguarda il tuo sogno, visto che domani non abbiamo lezione ci mettiamo in modalità FBI e cerchiamo di capirci qualcosa. Che ne dite?”
“Ottima idea Ana!” mi sorride Kate.
“Anche per noi va benissimo!” mi risponde Sarah
“Bè cara lo sai che quando c’è da bere io non mi tiro mai indietro! E magari facciamo ubriacare Sarah così tanto che questa notte non riuscirà a sognare!”
“Certo Bianca come no! Così poi la riporti tu a casa... in braccio però!” Dice serafica Eli.
“Va bè dai allora questa sera non si beve!”
“Certoooooo! Ricordami una sola volta che siamo uscite e non abbiamo bevuto almeno una cosa non alcolica!” Dico ridendo.
“Bè c’è sempre una prima volta nella vita!” Sono la faccia seria e il tono di voce convinto con cui dice quelle cose Bianca a farci morire dalle risate.
“Sai amica mia, è più probabile che veniamo rapite dagli dèi, piuttosto che uscire e non toccare alcool per l’intera serata!” E con l’ultima frase di Kate ci avviamo tutte a casa.

“Anastasia secondo te che vuol dire il sogno che ha fatto Sarah?”
“Non ne ho la più pallida idea! Ma ho la sensazione che non prometta nulla di buono.” Mi giro verso Bianca e ci guardiamo negli occhi.
“Hai ragione. Anche io ho questa impressione.” Sospira abbattuta, mentre la osservo sempre più incuriosita.
“Toglimi una curiosità… perché quando Sarah ha raccontato il suo sogno ti sei irrigidita e sbiancata? Sembrava che avessi visto un fantasma.”
Lei fa un altro sospiro e abbassa lo sguardo.
“Non posso nasconderti niente, vero?”
“Dimmi cos’hai… Lo sai che di me ti puoi fidare!” Le dico stringendole forte la mano.
Ci guardiamo per un tempo infinito, poi fa un respiro profondo e chiudendo gli occhi comincia a parlare. Man mano che va avanti mi accorgo che le cose si stanno facendo sempre più complicate.
“Il sogno che ha fatto Sarah è lo stesso che faccio anch’io… All’inizio non gli ho dato peso perché per quanto brutto possa essere, è e rimane pur sempre un semplice sogno. Ora invece le cose sono cambiate. Sapere che entrambe facciamo ogni notte lo stesso e identico sogno mi è sembrato strano, ma ciò che mi ha spaventato di più è stato scoprire che i sogni sono iniziati la stessa notte.”
“Questo si che mette i brividi. Ora più che mai sono convita che dobbiamo capire dove si trova quel luogo e se necessario andare lì di persona per tentare di risolvere una volta per tutte questo mistero!”
“Non so se dire anche alle altre questa cosa... Sai come sono fatte, si fanno prendere dal panico immediatamente e già sapere di Sarah le ha messe in ansia, se invece ora vengono a scoprire che anche io ho fatto lo stesso sogno credo che darebbero di matto!”
“Hai ragione, si farebbero solo prendere dal panico inutilmente. Allora facciamo così, per adesso teniamocelo per noi e solo quando arriverà il momento glielo diremo.”
“Va bene. Grazie Ana, per tutto, ora mi sento molto meglio… è come se mi fossi tolta un peso dallo stomaco”
“Figurati tesoro, è a questo che servono le amiche!” Mentre parlo le stringo dolcemente la mano e le sorrido debolmente.
Stiamo qualche minuto in silenzio aspettando che arrivi il nostro turno per usare il bagno. Nel nostro caso il bello di stare in un’università lontano da casa è proprio la convivenza. Siamo cresciute tutte insieme in un piccolo paesino di 3000 abitanti e ci conosciamo praticamente da quando eravamo in fasce. Una volta finite le superiori abbiamo deciso di iniziare questa nuova avventura insieme e così eccoci qui nella nostra piccola casetta.
Dopo un po’, stufa di stare in cucina a vedere la tv vado in camera e mi butto sul letto con l’intento di rilassarmi un po’. Chiudo gli occhi e inizio a pensare a quello che è successo oggi. Mi rigiro nel letto e vedo la foto di noi cinque al mare, la prendo e un moto di tristezza mi assale.
‘Temo proprio che ci aspetteranno momenti bui.’

Apro gli occhi di soprassalto, sentendo le urla delle altre che continuano a battere pugni sulla mia porta, mi metto a sedere e guardo fuori. La notte è ormai arrivata. Prendo il telefono e lo accendo.
‘Cazzo merda, cazzo merda, cazzo merda! Ma è mai possibile che in un modo o nell’altro io debba sempre essere in ritardo?’ Mentre formulo questi pensieri spalanco la porta ignorando Bianca che urla di muovermi e mi infilo nella doccia.
‘Ragioniamo, sono le 21:30 e io ho meno di mezz’ora per rendermi presentabile, che vuoi che sia… è un gioco da poppanti!’
Alla velocità della luce esco dalla doccia e infilo l’intimo. Prendo la spuma e la metto sui capelli, poi con il phon e il diffusore rendo i miei ricci ancora più selvaggi. Spengo il tutto e inizio a truccarmi. Un velo di matita nera, un ombretto grigio, mascara, eyeliner ed un filo di gloss. Corro in camera come una furia, mi infilo nell’armadio e prendo i miei jeans preferiti, stretti e a vita bassa, un top monospalla blu della stessa tonalità dei miei occhi, zeppe alte bianche ed infine ci abbino una borsetta bianca. Mi vesto a tempo di record, metto il profumo, infilo una collana, un braccialetto e degli orecchini che mi hanno regalato i miei fratelli. Preparo la borsetta mentre lancio uno sguardo allo specchio e devo dire che sembro proprio un cadavere. Alla mia carnagione chiara fanno da contrasto i miei capelli neri che selvaggi mi contornano il viso delicato, le labbra piene perennemente rosse e gli occhi blu lapislazzuli (come ama dire mia madre). Per il resto sono una ragazza molto nella media, per quanto possa esserlo una ragazza di vent’anni che è altra 1 e 58.
Guardo l’ora e sono le 21:50. Velocemente prendo le chiavi ed esco di casa. Bianca mi aspetta sul marciapiede in tutto il suo splendore. Indossa dei pantaloni neri aderenti, delle zeppe nere alte e una camicia smanicata acquamarina. Il trucco leggero che le fa risaltare gli occhi ed un sorriso di scherno sulle labbra.
“Di un po’ Bianconiglio, anche questa volta non ti è suonata la sveglia?” La prendo sottobraccio e la trascino con me per la strada.
“Ma certo che no Principessa dei Ghiacci! Questa volta la sveglia non l’ho proprio messa, sarebbe semplicemente stato un inutile spreco di energie” Le sorrido con una faccia da saputella.
“Ma dimmi piuttosto, dove sono le tre Marie?”
“Sono state rapite dagli alieni!” Ribatte prontamente.
“Alieni?” Incrocio le braccia al petto alzando un sopracciglio.
“Esatto e mi hanno detto che se vogliamo rivederle vive dobbiamo correre immediatamente al parco!” Afferma sorridendo serafica.
“Ottimo, allora corriamo a salvarle!” La prendo per mano e inizio a trascinarla verso la nostra meta.
Una volta arrivate al parco raggiungiamo velocemente le altre. Sono tutte e tre perfette nella loro semplicità. Katherine indossa una maglietta lunga verde con scollo a barca e dei leggins neri, ai piedi delle zeppe basse. Sarah invece indossa una maglietta bianca a maniche corte fatta interamente di pizzo sulla schiena e dei jeans blu scuro, ai piedi le immancabili zeppe bianche. Eli invece indossa una canotta rossa e dei jeans chiari, ai piedi le zeppe nere.
“Scusate il ritardo ragazze, ma la nostra Bella Addormentata ha deciso di pungersi al momento sbagliato e quando ho chiamato il servizio ‘Principi a domicilio’ quei dementi ci hanno spedito un ranocchio, per questo non si è svegliata a tempo.”
Le altre scoppiano a ridere e io sento il calore invadermi le guance. Osservo le mie amiche ridere e mi chiedo quanto durerà questo periodo di felicità. È da quando sono uscita di casa che ho l’impressione che stia per succedere qualcosa, ma forse è solo il frutto della mia immaginazione.
“Se avete finito direi che è arrivato il momento di andare, prima che si faccia troppo tardi!” Dico leggermente piccata.
Le altre smettono di ridere e così iniziamo ad avviarci, ma prima che possiamo fare un passo sentiamo una voce cavernosa alle nostre spalle.
“Dove credete di andare bei bocconcini?”
Ci blocchiamo guardandoci e dopo quella che a noi pare un'eternità, lentamente ci voltiamo. Incredibile! Non c'è nessuno! Possibile che abbiamo avuto un'allucinazione di gruppo? Mi volto verso le altre per capire se quella voce, in realtà sia stata solo frutto della mia immaginazione.
"Kate... Che hai? Ti senti male?" Il tono preoccupato di Sarah attira la nostra attenzione e velocemente accerchiamo Katherine. E' bianca come un lenzuolo e trema, ma la cosa che più mi fa preoccupare è il suo sguardo assente. Nonostante Sarah continui a chiamarla e a scuoterla lei rimane rigida e sembra non sentirla.
"Ana c'è qualcosa che non va. Secondo te è il caso di riportarla a casa o andare in ospedale?"
"La cosa migliore da fare è quella di prendere Kate, allontanarci e trovare al più presto un posto sicuro dove potremo tentare di capire che cavolo le sta accadendo." La voce di Bianca è glaciale e il suo sguardo preoccupato. Eli si avvicina velocemente alla sorella e le dice quello che dobbiamo fare, Sarah annuisce e entrambe prendono Katherine sottobraccio iniziando ad avviarsi verso l'uscita del parco. Bianca mi afferra per il braccio e mi fa cenno di aspettare per mettere un pò di distanza tra noi e le altre e poi inizia a sussurrarmi.
“Prima hai avvertito anche tu quella sensazione vero?"
"Si... E' stato come se l'aria all'improvviso si fosse ghiacciata e mi è sceso un brivido lungo la schiena."
"Esattamente... Non so come spiegartelo Ana, ma ho avuto come l'impressione che il proprietario di quella voce fosse un essere molto pericoloso! Dobbiamo tenere gli occhi aperti e mantenere la calma."
"Lo so. Inoltre penso che scopriremo molto di chi si tratta, anche perchè sono sicurissima che non ci farà andar via tanto facilmente."
"Già, anche se resta da capire cosa possa volere da noi!"
"Sai Bianca ho come la sensazione che quest'essere abbia qualche legame con il sogno che avete fatto. Credo che ci stiamo ficcando in un problema molto grande."
"Lo penso anch'io, anche se adesso a preoccuparmi è la reazione di Katherine. Credo che sarebbe meglio andare a casa di mio fratello, mi ha lasciato le chiavi per qualunque emergenza. Non so perchè ma prima di uscire ho avuto un brutto presentimento, quindi le ho prese per sicurezza. Per fortuna lì non c’è nessuno perché sono tornati tutti a casa e torneranno verso la fine del mese, quindi in teoria dovremmo essere al sicuro.”
"Perfetto, allora vediamo di muoverci."
Continuiamo a camminare in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri. Ormai abbiamo quasi raggiunto il terzetto. A quanto pare Bianca voleva tenere il nostro discorso privato per non farle preoccupare, anche se le vedo comunque guardarsi continuamente intorno. Siamo tutte tese e rigide, pronte a scattare al minimo segno di pericolo.
"Ehi Ana..." Mi volto verso Bianca. Avverto lo sguardo di Sarah e Eli sulla schiena, probabilmente si sono fermate per capire come mai ci stessimo mettendo così tanto. Una folata di vento ci smuove i capelli, mi stringo nelle spalle e rabbrividisco. Nello sguardo di Bianca brilla una scintilla di determinazione. Si sposta i capelli che le coprivano il visto dietro l'orecchio. La sua voce risuona sicura e decisa, mentre ci parla.
"Qualunque cosa ci riservi il futuro noi l'affronteremo insieme come abbiamo sempre fatto. Non importa quanto pericolosa o spaventosa essa sia, insieme riusciremo ad uscirne. Ricordatevelo sempre! La nostra non è una semplice amicizia, ma molto di più!"
Per qualche istante rimaniamo in silenzio, poi continuando a guardare Bianca raddrizzo la schiena e faccio un sorriso, la paura sta lentamente scemando e le parole della mia amica mi arrivano direttamente nel cuore.
‘È vero siamo amiche e per noi la nostra amicizia è la nostra forza.’
Guardo le altre e ora so esattamente cosa fare. Le proteggerò a qualunque costo, perché loro insieme alla mia famiglia sono la cosa più importante della mia vita. Loro sono parte di me e se per qualche motivo gli dovesse accadere qualcosa ne morirei.
"Bianca ha ragione ed ora più che mai sono convinta che anche Katherine ne abbia! Era scritto nel nostro destino che ci incontrassimo e diventassimo amiche! Quindi ora direi di muoverci, anche perché ho i brividi e non credo che siano per il freddo!" Detto ciò Sarah si rigira e trascina con se Kate e Beth. Bianca mi affianca e mi prende per mano trascinandomi verso le nostre amiche. Dopo qualche minuto vediamo l'uscita del parco, ma Bianca si ferma di colpo.
"Ragazze non avete notato qualcosa di strano?"
"Bianca ha ragione. Da quando siamo arrivate non abbiamo incontrato nessuno, il che è impossibile!"
"Non solo Beth, io non ho nè sentito nè visto nessun animale!"
"Vediamo di muoverci ragazze, questa storia inizia a non piacermi per niente!" La sensazione di prima inizia a farsi risentire e questa volta è molto più forte. Guardo Bianca e mi fa segno che anche lei lo sente e la stessa cosa vale per le gemelle. Neanche il tempo di fare un passo che Katherine si riscuote, è come se si fosse appena svegliata da un lungo sogno ad occhi aperti.
"Stanno arrivando... Scappiamo!" La sua voce nonostante fosse appena un sussurro risuona come un grido nel silenzio che ci circonda. Noi ci irrigidiamo di colpo e Kate inizia nuovamente a tremare.
"Troppo tardi fiorellino! Ora non potrete andare da nessuna parte se non venire con me..." Al suono di quella voce sento il cuore perdere qualche battito e il sangue ghiacciarsi nelle vene. Faccio un respiro e fingendo una calma che non mi appartiene mi giro per guardare in faccia la persona che mi scatena questa sensazione opprimente di gelo.
A parlarci è stato un bestione alto più di due metri, muscoloso come uno dei partecipanti di Mr. Olimpia. La pelle pallida, il viso spigoloso, gli occhi piccoli e neri con una scintilla di cattiveria a dominarli e i capelli ispidi del medesimo colore. In volto ha stampato un sorriso beffardo e di scherno che non promette niente di buono. Nell'insieme incute paura, molta paura.
Il tempo pare quasi essersi fermato. I secondi sembrano minuti, mentre i minuti, ore. Io non sapendo cosa fare, vago con lo sguardo sulle mie amiche in cerca di un piccolo appoggio. Tutte sono così immobili da sembrare delle statue; solo Bianca è calma, ma la conosco troppo bene per non capire che si tratta di una calma superficiale. Sicuramente sta pensando ad un modo per tirarci fuori da quella situazione.
"Ma non mi dite che avete così tanta paura da non riuscire a parlare!" Il sorriso sul volto di quel gigante si allarga e lentamente inizia ad avanzare verso di noi. Lancio di sfuggita uno sguardo ad Eli e incrociando il suo sguardo vi vedo riflessa una scintilla di divertimento. Volge lo sguardo verso Sarah che senza neanche guardarla annuisce. In faccia le si apre un sorriso di scherno mentre con calma si sposta leggermente verso Katherine che continua a tremare. I suoi occhi nocciola sono spalancati e terrorizzati e il suo sguardo torna ad essere lontano. Eli le afferra una mano e gliela stringe e solo a quel punto Kate si guarda attorno spaesata. Vorrei muovermi e andare da lei per sincerarmi delle sue condizioni, ma non posso farlo. Qualcosa mi dice che questa sottospecie di scimmione è molto più forte di quanto sembri. Dobbiamo fare molta attenzione. Sarah avvertendo la mia ansia mi guarda. I suoi occhi verdi brillano e sembrano urlarmi di non preoccuparmi facendomi capire che ci penseranno loro a proteggere Katherine.
Lo scimmione si ferma a 5 passi da me con le braccia incrociate e le gambe divaricate. Visto così sembra ancora più imponente, ma questo non è il momento di lasciarsi prendere dal panico!
‘Avanti Anastasia pensa! Dannazione ci dovrà pur essere un modo per riuscire a sfuggire a questo tizio!’
Sposto lo sguardo su Bianca per cercare un appoggio, ma lei guarda il nostro con lo stesso sguardo che riserva ad un problema troppo semplice da risolvere e quindi non degno della sua attenzione. Sicuramente ha già un piano e questo pensiero mi fa talmente rilassare da non accorgermi che sulle labbra mi è comparso un sorriso divertito.
"Allora bamboline che ne dite di fare le brave e venire con me senza opporre resistenza?"
‘Oh-oh. Amico mio non avresti dovuto chiamarci bamboline!’
Neanche il tempo di finire questo pensiero che negli occhi di Bianca passa un lampo gelido.
‘A quanto pare la Principessa dei Ghiacci è tornata da noi per prendere a calci in culo il nostro nuovo amichetto!’
Mi prendo mentalmente a sberle per i miei pensieri inopportuni, mentre Bianca mi sorpassa mettendosi tra me e lo scimmione. Le mani sui fianchi, lo sguardo gelido, un sorriso da stronza stampato in faccia e la voce tagliente come una lama. Eccola: la leggendaria Principessa in azione.
"Ascoltami bene razza di scimmione troppo cresciuto, non sappiamo chi tu sia o chi tu ti creda di essere, ma noi non verremmo con te nemmeno se tu fossi l'ultimo essere sulla faccia dell'intero universo! Preferiremmo morire piuttosto che stare due secondi di più con te! Ora se non ti dispiace noi avremmo da fare, quindi levati dai coglioni e vedi di non farmi incazzare ulteriormente altrimenti per te saranno cazzi amari!"
Mentre Bianca continuava a parlare la faccia del tipo ha assunto diverse espressioni fino a fermarsi a quella sorpresa. Guardo le altre e anche loro a stento riescono a trattenere una risata per la faccia del nostro .
Soddisfatta di se Bianca si rigira e ci lancia uno sguardo freddo mimandoci la parola <> Annuiamo impercettibilmente e con uno scatto degno dei migliori atleti ci rigiriamo per raggiungere l'uscita del parco. Eli è alla guida, subito dopo Sara trascina Katherine per un braccio mentre a chiudere il tutto ci siamo io e Bianca. Succede tutto talmente velocemente che quel tipo rimane qualche secondo confuso, tempo che ci è sufficiente per permetterci di mettere quanta distanza possibile tra noi e lui. Lo sentiamo imprecare e nello stesso istante io e Bianca ci guardiamo fermandoci.
"Beth, Prendi!" Bianca le lancia le chiavi per poi voltarci le spalle assumendo una posizione di difesa. Sarah ci guarda confusa, mentre Eli continua a guardare le chiavi che ha in mano.
"Ascoltatemi non abbiamo molto tempo. Dovete raggiungere la casa di Chris e rifugiarvi lì, noi nel frattempo distraiamo quello scimmione e poi vi raggiungiamo il più in fretta possibile."
"No, non dobbiamo dividerci! Dobbiamo restare tutte insieme!" Dice Sarah scuotendo la testa contrariata.
"No, dividerci è la scelta più giusta! La cosa importante ora è mettere al sicuro Katherine!" Affermo decisa mentre Eli mi guarda attentamente per poi afferrare un braccio della sorella e iniziare a trascinarla verso la loro nuova meta. Prima di riprendere la loro corsa si voltano un'ultima volta con uno sguardo carico d’ansia e preoccupazione.
Raggiungo Bianca e faccio un respiro profondo preparandomi mentalmente ad affrontare il nostro nemico che nel frattempo ci ha raggiunte.
"Che carine che siete, volete provare ad affrontarmi per proteggere le vostre amichette? Bene vi accontento ma poi non vi lamentate se vi faccio troppo male!" Mentre ci parla sorride perfidamente e nei suoi occhi luccica un scintilla di eccitazione. Il suo è il tipico sguardo del predatore che si sta pregustando il momento in cui divorerà le sue prede. I miei muscoli sono tesi e pronti a scattare, sento l'adrenalina scorrermi in corpo e una goccia di sudore scendermi lungo la schiena. Il tempo pare fermarsi per l’ennesima volta questa sera. Velocemente lancio uno sguardo a Bianca che è nella mia stessa condizione. Sappiamo di non avere alcuna possibilità, ma dobbiamo permettere alle altre di mettersi al sicuro.
Il nostro nemico continua a guardarci eccitato e lentamente fa un passo avanti facendone fare automaticamente uno indietro a noi. Il suo sorriso si allarga sempre di più e io mi sento esattamente come una preda che sta per essere mangiata. Lui continua ad avanzare e noi ad arretrare fino a quando la nostra strada viene bloccata dalle rocce che sono ai piedi del bel vedere. Stringo i pugni e mi mordo forte il labbro inferiore fino a sentire il sapore metallico del sangue sulla lingua. Guardo Bianca e immediatamente nella mente appare l'immagine delle mie amiche sorridenti.
‘Devo proteggerle! L'ho promesso!’ Faccio un sospiro cercando di ragionare.
‘Se fisicamente non possiamo batterlo dobbiamo giocare d'astuzia.’ Lancio uno sguardo alle rocce alle nostre spalle.
‘Dannazione, questo stronzo ci ha letteralmente messe con le spalle al muro!’ Penso innervosita mentre guardo Bianca che mi lancia lo stesso sguardo birichino di quando eravamo piccole e durante le vacanze estive creavamo casini su casini. Mi viene da sorridere e lei in sequenza mi indica con lo sguardo le rocce, lo scimmione e infine noi due per poi sorridere. La guardo attentamente cercando di capire quello che mi vuole dire e finalmente ci riesco. Mi nasce spontaneo un sorriso e le rivolgo lo stesso sguardo che mi ha riservato prima, facendole intuire che ho capito il suo piano.
‘Ora l'unica cosa da fare è far cadere questo scimmione in trappola e poi filarcela il più velocemente possibile! E guarda caso mi è venuta in mente un'idea!’ Mi stampo in faccia un sorriso di scherno. Lentamente avanzo fino a mettermi difronte a Bianca. Lo scimmione si ferma e inclinando la testa di lato mi guarda. Io incrocio le braccia al petto e sorridendo inizio a mettere in atto il piano.
"Cosa c'è fiorellino? Hai deciso di arrenderti e venire con me di tua spontanea volontà?"
A quell'affermazione faccio una risata di scherno.
"Questa si che è bella, non pensavo che fossi un comico! Ma fammi capire ci sei o ci fai?"
Lui al mio tono di superiorità irrigidisce la mascella e vedo un lampo di rabbia saettargli negli occhi. Reprimo un brivido e continuo imperterrita.
“Credi veramente che delle ragazze come noi potrebbero prendere in considerazione un essere insignificante come te? Ma ti sei visto allo specchio e hai guardato bene noi?" Accompagno la frase con un gesto della mano e un sopracciglio alzato per rendere evidente ciò che ho detto. So di star giocando con il fuoco e l’unica cosa che spero è di non bruciarmi!
"Bambolina faresti meglio a tapparti quella bocca se non vuoi che te la strappi!" Mentre parla stringe i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche.
‘Bene ci siamo quasi!’
"Oh, che paura che mi fai! Guarda tremo tutta!" Sorrido trionfante mentre lo vedo iniziare a tremare.
"Non sei tu che in realtà hai paura visto che tremi come una foglia? E tu vorresti farti passare per un uomo? La verità è che sei solamente uno scimmione tutto muscoli e niente cervello! Fattene una ragione, delle ragazze come noi non potranno mai stare con un essere inferiore come te!"
"Non ti rendi conto di essere ridicolo? Tu che sembri la brutta copia di un uomo delle caverne, vorresti portar via noi? Ma non farmi ridere! Te l'ho detto prima e te lo ripeto per l'ultima volta quindi vedi di fissartelo bene in quella zucca vuota! Noi non verremo con te nemmeno se tu fossi l'ultimo essere sulla faccia dell'universo! Fai schifo, il solo guardarti mi fa venir voglia di vomitare! Preferirei morire piuttosto che passare un solo istante in tua compagnia! Quindi fai un favore prima a te e poi a noi: sparisci idiota!" Rincara la dose Bianca.
Lui all'ennesimo insulto ci vede rosso e si avventa contro di noi urlando.
"VE LA FARO' PAGARE CARA PUTTANELLE! PREPARATEVI PERCHE' ALLA FINE DOVRETE SUPPLICARMI DI AMMAZZARVI!"
Trattengo il respiro e sento l'adrenalina raggiungere livelli assurdi! Lancio l'ennesimo sguardo a Bianca che è concentrata completamente sullo scimmione e improvvisamente è come se vedessi tutto a rallentatore. Lo scimmione ci viene incontro con il chiaro intento di ucciderci e quando è a un passo da noi contemporaneamente io e Bianca ci abbassiamo scivolando di lato, facciamo peso su una gamba mentre con l'altra gli tiriamo un calcio che aumenta la sua spinta mandandolo a sbattere contro la roccia. Sento la parete tremare forte per poi sbriciolarsi. Io e Bianca ci allontaniamo velocemente tentando di evitare che i massi ci colpiscano. Ci appoggiamo agli alberi e lentamente mi lascio scivolare sul terreno raccogliendo le gambe al petto e poggiando la testa alle ginocchia. Faccio dei respiri profondi tentando di rallentare i battiti del mio cuore che sembra volermi uscire a forza dal petto. Dopo un pò avverto una mano di Bianca poggiarsi sulla mia spalla e stringerla delicatamente.
"Come stai Ana?"
"Credo di aver perso almeno trent'anni di vita!"
Lei sorride dolcemente.
"Hai ragione ho creduto veramente di stare per morire, ma ora non abbiamo tempo per riposarci. Dobbiamo raggiungere le altre!" Nello sguardo limpido di Bianca riesco a leggere la preoccupazione per le nostre amiche. Faccio un ultimo sospiro e afferro con decisione la mano che mi porge la mia amica.
"Forza, ci conviene muoverci altrimenti Sarah darà di matto!"
Una volta in piedi con uno slancio abbraccio la mia amica scoccandole un sonoro bacio sulla guancia.
"Ti voglio bene Bobby!" Le dico sorridendo.
Lei mi guarda e scoppia a ridere mi afferra la mano.
"Anche io mi voglio bene!" Mi risponde divertita.
Faccio una faccia imbronciata e lei allarga il suo sorriso, mi mette le mani sulle spalle diventando improvvisamente seria.
"Ti voglio bene anche io! Non dubitarne mai!"
Le prendo la mano e scoppiamo a ridere per l'ennesima volta. In quelle risate stiamo sfogando tutta l'ansia e la paura accumulata in questa assurda giornata. Dopo esserci calmate ci avviamo verso l'uscita del parco pronte a raggiungere le nostre amiche. Il tempo di fare una decina di passi e una folata di vento gelido ci raggiunge. Noi ci irrigidiamo sbiancando di colpo. Ci voltiamo, incapaci di riuscire a fare un solo passo.
"Non è possibile..." Una parte della mia mente riesce a registrare il sussurro terrorizzato di Bianca, mentre osservo con attenzione le rocce che hanno seppellito il nostro nemico. Tutto il cumulo è circondato da un alone scuro e improvvisamente nella mia mente iniziano a suonare diversi campanelli d'allarme. So che dobbiamo scappare e mettere più distanza possibile tra noi e quell’essere, ma sono letteralmente pietrificata. Guardo Bianca e anche lei è nella mia stessa situazione. Mi conficco a forza le unghie nei palmi e mi mordo violentemente le labbra. Avverto per l'ennesima volta il tipico sapore metallico del sangue in bocca e questo sembra riscuotermi da quello stato di catalessi in cui ero finita. Afferro Bianca con forza per un braccio e inizio a correre più veloce che posso, ma ormai è troppo tardi! L'esplosione è fortissima e ci sbalza per molti metri sul terreno fino a farci sbattere contro dei massi. Il dolore alla testa è allucinante. Con fatica mi volto verso Bianca e provando a fare forza sui gomiti riesco lentamente ad alzarmi.
Dopo qualche secondo avverto la risata di quello scimmione risuonare nell’aria, segno che i nostri guai sono appena iniziati.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


‘Come diavolo ha fatto quell’essere a sopravvivere a un crollo del genere? E soprattutto come è riuscito a liberarsi? Forse aveva una bomba a mano e non ce ne siamo accorte? Probabile.’
Velocemente ci mettiamo a terra e gattonando arriviamo dietro un grande masso caduto nel crollo. Così per cercare di non farci vedere ci accucciamo a terra tentando di diventare il più piccole possibile. Siamo così vicine a quel tipo che a momenti riesco a sentire il suo respiro ed è un miracolo che lui non ci abbia ancora trovate anche se siamo proprio sotto il suo naso. Sentiamo i suoi passi pesanti e ogni volta che si avvicina a noi tratteniamo il respiro. Tutto tace e l’unico rumore che si riusciamo ad avvertire è quello dei nostri cuori che battono a un ritmo serrato. Ringrazio mentalmente la nostra fortuna sfacciata; nell’esplosione quel tipo ha fatto saltare la corrente così che adesso l’unica fonte di luce proviene dalla luna.
Passato qualche minuto senza avvertire più nulla faccio un cenno a Bianca e lei annuisce. Lentamente ci affacciamo dal nostro nascondiglio per vedere se la via è libera, ma purtroppo per noi lui è a qualche metro di distanza, di spalle. Se provassimo a scappare, lui ci vedrebbe e per noi sarebbe la fine. Se invece provassimo ad attaccarlo lui ci distruggerebbe ancor prima che noi avessimo la possibilità di prendere una pietra come arma per attaccarlo, che poi cosa mai potrebbe fargli una pietra a uno che anche se è stato sepolto da un crollo ne è uscito indenne? Mentre sono persa nei miei pensieri quel tipo si volta e contemporaneamente la mia amica mi costringe ad abbassarmi. Stringo forte gli occhi e inizio a pregare che non ci abbia visto. Dopo poco guardo Bianca terrorizzata, sembriamo due statue di cera e se la situazione non fosse così tragica scoppierei a ridere per come siamo conciate. Neanche da bambine siamo riuscite a ridurci in questo stato pietoso… siamo ricoperte di terra e sangue dalla testa ai piedi! Per non parlare degli indumenti: le zeppe non esisto più, i pantaloni sono ridotti in brandelli ed è un miracolo se indossiamo ancora le nostre canotte!
“Fiorelliniiii venite fuori su! Smettetela di nascondervi, non voglio farvi nulla… la mia unica intenzione è quella di ridurvi in brandelli e torturarvi fino a farvi implorare pietà!”
La voce cantilenante del nostro ci riporta entrambe alla realtà facendoci capire quanto in realtà stia fuori di testa questo tizio e che come al solito nella sfortuna di trovarci in questa situazione come questa siamo fortunate ad essere ancora vive.
“Oh guarda!?! Adesso sicuramente ci faremo trovare da te Mister Simpatia!” Il bisbiglio di Bianca mi strappa un sorriso. È incredibile come lei in ogni situazione non perda mai la sua verve. La osservo attentamente e mi rendo conto che anche ridotta in questo stato alla luce della luna lei appare semplicemente perfetta.
“Cagnolineee avanti su! Venite dallo zio che vi vuole spezzare tutte le vostre tenere ossicine!” La voce di quell’essere mi riporta per l’ennesima volta alla realtà. Non capisco come io faccia a perdermi sempre in pensieri così stupidi quando la situazione richiede la mia massima attenzione.
“Ma si può sapere da dove viene fuori questo tipo? Dall’accademia degli omicidi più cruenti dell’ultimo secolo?” Dico infastidita alla mia amica.
“Naaa secondo me è uno di quei fanatici convinti di essere i loro personaggi preferiti”
“E chi sarebbe il suo scusa? Jack lo Squartatore?”
“Ma non dire stronzate… lui è il lupo di cappuccetto rosso!”
Alla sua affermazione la mia faccia diventa scettica. Lei se ne accorge e allora sorridendo mi tira una leggera gomitata.
“Ok forse crede di essere Hannibal Lecter!”
Non faccio in tempo a risponderle che avvertiamo un’esplosione poco lontano da noi. Veniamo per l’ennesima volta sommerse da polvere detriti e dopo qualche istante in cui tentiamo di evitare di tossire per non farci trovare dal bestione, lentamente usciamo dal nostro nascondiglio per cercare capire che diavolo sia successo. Rimaniamo sconvolte difronte alla desolazione che si para davanti ai nostri occhi; dove una volta c’era il chioschetto e parte del boschetto del parco ora non vi è nulla se non un enorme cratere.
“Che grandissimo pezzo di merda! Ma come si permette quel… quel… quell’uomo delle caverne a distruggere il chioschetto? Non lo perdonerò mai!”
“Ma è mai possibile che in tutto quello che ci sta accadendo tu pensi al fatto che uno ha distrutto il chioschetto? A volte Bianca mi domando se ci sei o ci fai!” Scuoto la testa e mi domando se lei nella prima esplosione non abbia battuto la sua un po’ troppo forte.
‘Forse è il caso che la porti in ospedale a farle fare un controllo una volta uscite da qui, sempre se usciremo da qui.’
“Cerco che penso al chioschetto! Quello era l’unico posto in grado di fare un aperitivo degno di questo nome!” Mi batto una mano in fronte e capisco che lei ormai è un caso perso. Mentre Bianca continua a borbottare frasi senza senso io mi guardo attorno cercando di capire dove diamine sia finito quel tipo. Dopo qualche istante di inutile ricerca sento la mano di Bianca arpionarmi il braccio e le sue unghie entrare nella mia pelle. Mi giro verso di lei tentando di scrollarmela gentilmente di dosso, ma lei non si smuove.
“Bianca lasciami, mi stai facendo male!” La sua presa si rafforza ancora, poi lentamente alza la mano sinistra e con il dito mi indica un punto in mezzo al cratere. Io mi sforzo di vedere cosa mi sta indicando, ma la polvere è ancora alta e con questo buio non ci si vede ad un palmo dal naso! Qualche secondo più tardi riconosco una figura nera e sento un brivido scendere lungo la schiena.
Afferro Bianca per il braccio e la trascino velocemente con me a terra dietro un sasso messo in posizione strategica. È piuttosto lontano da quel tizio e alle nostre spalle abbiamo l’altro boschetto del parco quindi se la situazione diventa più pericolosa possiamo sempre correre lì dentro e cercare di nasconderci; inoltre è abbastanza grande da coprirci e permettermi di osservare cosa combina lo scimmione.
Lentamente risale il cratere e si scrolla la polvere di dosso come se nulla fosse. Una volta arrivato in cima mi concentro sulla sua figura, infatti in lui c’è qualcosa di diverso da prima anche se non riesco a capire bene cosa. Quando arriva ad un punto in cui viene colpito dalla luce della luna si blocca rimanendo in attesa di qualcosa o meglio qualcuno. È in quel momento che mi accorgo che il suo corpo è diventato ancora più imponente di prima, gli occhi sono diventati color sangue e dalle labbra spuntano due zanne affilate.
Passa non so quanto tempo fermo e all’improvviso si alza un vento pazzesco come se stesse atterrando qualcosa da cielo. Improvvisamente mi sento afferrare per un braccio e trascinare a forza dentro il boschetto. Mi giro per chiedere spiegazioni a Bianca, ma quando mi trovo davanti il suo viso paonazzo e sconvolto vengo assalita dal panico e avverto ancora i tipici campanelli d’allarme risuonarmi in testa. Poco dopo sbatte le palpebre, scuote la testa rivolgendomi uno sguardo gelido per poi trascinarmi dietro un albero e mentre con una mano mi fa segno di stare in silenzio, con l’altra mi indica il punto dove prima si trovava lo scimmione. Io confusa guardo verso la direzione che mi indica e la voglia di mettermi ad urlare è quasi incontenibile.
Affianco a quel coso sta atterrando qualcosa che non appena tocca terra si trasforma in una ragazza e subito iniziano a parlare. Noi tentiamo di ascoltare cosa si dicono, ma da questa distanza è impossibile. Poco dopo vedo lui assentire e lei aprire le ali per alzarsi nuovamente in volo.
Mi volto verso Bianca guardandola shockata e lei mi rivolge il mio stesso sguardo.
“Ti prego dimmi che quello a cui abbiamo assistito finora non è mai successo!” Affermo rabbrividendo.
“Vorrei tanto Ana, ma non posso! Purtroppo è successo davvero e credo che per noi i guai siano appena iniziati!”
Ci rivoltiamo ancora una volta a fissare quel tipo quando alla fine mi convinco di star vivendo un incubo! Lui ha le braccia protese difronte a se e un ghigno stampato in faccia che si trasforma in una vera e propria risata sadica quando dalle sue mani inizia a formarsi una specie di palla scura che cresce a vista d’occhio.
In quel momento avviene una specie di miracolo (o tragedia) sotto i nostri occhi. Non si sa come o perché o da dove sia saltato fuori, ma in un battito di ciglia davanti allo scimmione si para una figura con tanto di bianche ali piumate. Purtroppo da questa distanza è difficile riuscire a distinguere qualcosa, ma dalla corporatura sembrerebbe un ragazzo. I due si fissano per qualche istante poi lo scimmione scoppia in una risata che di umano non possiede veramente nulla, mentre l’altro rimane tranquillo immobile nella stessa posizione di prima.
“Bianca ti prego dammi un pizzicotto e dimmi che sto sognando!”
“Se tu stessi sognando, allora starei facendo lo stesso sogno anche io e più che sogno lo chiamerei incubo!” Neanche finisce di parlare che avverto un dolore al braccio.
“Ahio!” Dico massaggiandomi la parte lesa.
“Visto? Non è un sogno, sei sveglia e per quanto possa essere assurda questa è la realtà”
“Perché lo hai fatto?” Le chiedo imbronciata mentre lei mi guarda scettica sollevando un sopracciglio.
“Sei scema o cosa? Tu mi hai chiesto di farlo e io da brava amica quale sono ti ho accontentata!”
“Ma io non…” La mia replica viene fermata sul nascere dallo sguardo freddo che mi lancia. Per evitare il suo sguardo mi riconcentro sui due ed è allora che sento l’urlo dello scimmione.
“MUORI CANE DEGLI ANGELI!” seguito dall’esplosione più forte della serata.
Afferrò automaticamente il braccio di Bianca e lo stringo forte mentre digrigno i denti.
“Fottuto bastardo!” Sputo cercando di trattenere le lacrime.
‘Adesso è veramente troppo! Non solo siamo state prese di mira da questo psicopatico, abbiamo dovuto subire attacchi su attacchi senza sapere il perché o il per cosa ed ora ci ritroviamo ad essere anche testimoni di un omicidio!’ Tutto quello che è successo durante questa giornata che vorrei cancellare mi investe come un tir ed improvvisamente ho solo voglia di raggiungere la mia mamma, stringerla forte a me e piangere, piangere, piangere fino a quando non mi resteranno più lacrime da versare.
Improvvisamente Bianca mi strattona verso di se afferrando il viso.
“Ana questo non è il momento di piangere! Tu non sei una frignona, quindi smettila di comportarti come tale e torna lucida. Quando saremo al sicuro avrai tutto il tempo di metabolizzare quello che è successo e solo allora se vorrai potrai piangere, ma non ora! Non adesso e soprattutto non qui!” I suoi occhi bruciano nei miei facendomi rendere conto di quanto in realtà io sia debole in confronto alla mia amica. Lei in tutta questa storia non si è mai fatta prendere dal panico, è rimasta sempre fredda cercando in ogni modo di smorzare la tensione per rendermi la situazione più affrontabile, mentre io mi sono completamente lasciata andare. Le differenze tra noi iniziano a starmi troppo strette così mentre faccio dei respiri profondi, mi asciugo le lacrime con un braccio provando a sorriderle.
“Hai ragione Bianca, basta piangere è il momento di reagire!” Lei mi sorride di rimando. Tutto sembra perfetto ed è come se nulla fosse successo, ma un urlo che è un misto tra lo sconvolto, il rabbioso e il frustato attira la nostra attenzione. Ci rigiriamo verso il campo di battaglia e quando la polvere si dirada vediamo una specie di barriera posta a protezione del ragazzo e alle sue spalle sono comparsi altri quattro ragazzi con le ali. Alla loro vista è cose una sensazione di tranquillità mi pervadesse. È una cosa strana, ma come il mio sguardo si è posato su quegli esseri non sono suonati campanelli d’allarme e non ho nemmeno avuto i brividi lungo la schiena, al contrario è come se mi ispirassero un senso di fiducia. Non so come sia possibile, ma sento che di loro ci si può fidare.

Tutto tace, sembra la calma prima della tempeste e noi fatichiamo a respirare per paura di attirare la loro attenzione. L’aria potrebbe tagliarsi con un coltello per quanto è tesa. Siamo talmente concentrate in questo momento che il suono che indica l’arrivo di un messaggio di whatsapp ci fa trasalire e allo stesso tempo sento il sangue ghiacciarsi mentre il cuore batte talmente forte da farmi mancare il respiro. Prego Dio o chi per lui che stia vegliando su di noi di far in modo che non si siano accorti di nulla e a quanto pare le mie preghiere per una volta tanto vengono ascoltate.
Appoggio la schiena al tronco e mi metto una mano sul cuore per tentare di mantenerlo nella gabbia toracica e per rallentare il suo ritmo provo a fare dei respiri profondi. Vedo Bianca lanciarmi uno sguardo e io le faccio segno con la mano di lasciarmi perdere così lei si rigira per dare attenzione agli altri.
Dopo qualche istante che passo ad occhi chiusi, con mano tremante afferro il cellulare, sblocco la tastiera e in automatico mi si apre la schermata di whatsapp. Appena leggo chi manda il messaggio mi sale un magone in gola e stringendo il labbro inferiore tra i denti riesco a trattenere le lacrime. Faccio altri due respiri per darmi forza e apro la conversazione.
-Sono più di due ore che aspetto vostre notizie, si può sapere che fine avete fatto? Noi siamo arrivate a casa di Chris sane e salve e come ha detto Bianca non c’era nessuno. Abbiamo fatto una camomilla a Kate che ora sta dormendo tranquilla sul divano. Sarah è con lei la controlla a vista. Io ho aperto un po’ di mobili e ho visto che abbiamo viveri per qualche giorno e figurati che c’è anche la carta igienica ahahaha comunque tornando alle cose serie ho preso i pc in camera dei ragazzi e li ho messi in cucina così mentre aspetto che tornate faccio qualche ricerca. Muovetevi a venire e fate attenzione per la strada. Sto morendo d’ansia per voi e ho un bruttissimo presentimento. Lungo la strada non abbiamo incontrato anima viva, anche i bar e i pub erano vuoti e questo mi ha messa un po’ in allarme. Sarah dice che sono solo coincidenze e che mi sto facendo castelli in aria, ma io non ne sono molto convinta. Tornate presto per favore!-
Una volta finito il leggere il messaggio scrivo un veloce –Arriviamo- e libero un sospiro di sollievo. Mi abbandono contro l’albero e ringrazio il cielo che almeno quelle tre siano al sicuro.
“Chi era?” Apro gli occhi e li dirigo verso Bianca. Stringo i denti e mentalmente mando per l’ennesima volta quel bestione a farsi fottere.
“Era Elisabeth. Ha detto che sono arrivate a casa di Chris e che hanno messo Katherine a dormire. Ha detto di avere una brutta sensazione e di fare attenzione lungo la strada.”
Lei sorride e torna a tenere sotto controllo la situane. Io mi alzo guardandomi intorno.
“Che combinano i simpaticoni?”
“Discutono e anche piuttosto animatamente.”
“Credi che siano nemici o che stiano dalla stessa parte?”
“Sicuramente sono nemici. In fondo il bestione ha attaccato l’angioletto. Poi da quello che ho potuto vedere l’angioletto è il capo dei quattro putti”
“Ottimo almeno così abbiamo un problema in meno.”
“Esatto, mentre quelli distraggono Hannibal noi possiamo andarcene da qui senza rischiare la vita.”
“Brava e ora se non sbaglio se proseguiamo fino in fondo e poi giriamo a sinistra dovremmo ritrovarci davanti all’uscita Est.”
“Poi da lì a casa di mio fratello ci voglio meno di 10 minuti correndo.”
“Ottimo direi. Andiamo!

Una volta uscite dal parco ci pieghiamo sulle ginocchia cercando di riprendere fiato per la corsa appena fatta. Ci guardiamo sorridendoci come delle sceme.
“Ce l’abbiamo fatta! Siamo riuscite a scappare da quel mostro senza riportare ferite gravi!”
“Hai visto? Ci vuole solo un po’ di fiducia in se stessi e tanto ma tanto culo! Se non ci fossero stati quei tipi a quest’ora noi saremmo di sicuro dei bellissimi cadaveri!”
“Già! Un po’ mi dispiace per loro, insomma per affrontare Hannibal ci vuole un coraggio incredibile!”
“Ana per quanto possa sentirmi anche io in colpa per averli lasciati lì di certo non ho intenzione di tornare indietro! E poi ti vorrei ricordare che Hannibal lo abbiamo affrontato anche noi e se non ti è chiaro siamo in due e per di più ragazze. Loro invece sono cinque esseri piumanti non identificati presumibilmente di sesso maschile in grado di creare barriere che possono proteggerti dalle esplosioni. Quindi che se la vedano loro con lo scimmione, infondo sono uomini ed è compito degli uomini proteggere le donne!” Detto ciò si rimette in piedi cominciando ad avviarsi lungo la strada che porta a casa nostra.
“Hai ragione, ma ora mi spieghi dove diavolo stai andando? Se non sbaglio la casa di tuo fratello è dall’altra parte!”
“Lo so, infatti non sto andando da Chris ma a casa nostra.”
“Questo lo avevo notato anch’io ma al momento mi sfugge il perché.”
“Stiamo tornando a casa perché abbiamo assolutamente bisogno di una doccia e di vestiti nuovi se non vogliamo che alle altre venga un infarto non appena ci vedono. In più dobbiamo portarci dei borsoni con le cose di prima necessità per tutte, a meno che tu non hai intenzione di indossare sempre le stesse mutande.”
“Non ne ho la minima intenzione, ma non potremmo tornarci domani tutte e cinque magari?”
“No, conviene andarci adesso che Hannibal è impegnato. Se ci andiamo domani rischiamo di trovarlo ad attenderci in cucina. Quindi adesso se non hai altre domande direi di darci una mossa.”
“Agli ordini capo!” Le faccio il saluto militare scoppiando a ridere.

Arrivate a casa ci infiliamo immediatamente sotto la doccia. Dopo dieci minuti sono già fuori e con i capelli gocciolanti. Mi asciugo velocemente il corpo e infilo l’intimo, prendo un asciugamano e friziono i capelli, metto la spuma e decido di lasciali asciugare al vento. Esco dal bagno e vedo Bianca nelle mie stesse condizioni.
“Conviene indossare qualcosa di comodo e le scarpe da tennis così possiamo correre tranquillamente.” Lei annuisce e rapidamente si chiude in camera per vestirsi.
Indosso i jeans e una canotta bianca, metto le Air Force bianche e decido che è meglio legare i capelli in modo che non mi diano fastidio, così faccio velocemente una treccia e metto un filo di trucco. Poi tiro fuori il borsone riempiendolo con tutto quello che penso possa essere utile: intimo, magliette, pantaloncini, tutine e vestini, ciabatte, pochette, trucchi, profumo, caricatore del telefono e auricolari. Corro in camera di Kate e faccio la stessa cosa. Dopo dieci minuti esco in corridoio e metto vicino la porta il borsone, il tempo di girarmi e vedo Bianca correre alla scarpiera e prendere i sandali alti con il tacco.
“Si può sapere da quando i sandali con il tacco sono beni di prima necessità?”
Lei alza le spalle e scrolla la mano.
“Siamo donne è logico che i tacchi siano beni di prima necessità!” Io allora scoppio a ridere e l’affianco prendendo quelli miei e di Kate. Vado in bagno e recupero un pacco di assorbenti, le spume e gli spazzolini che metto nella mia borsa. Una volta chiuso tutto la voce di Bianca mi raggiunge.
“Hai finito? Prima andiamo e meglio è… non sappiamo quanto possano resistere quei ragazzi.”
“Si ho fatto!” Mi affretto a raggiungerla e devo dire che anche con un semplice pantaloncino di jeans, una canotta che le segna perfettamente il fisico e delle banali Nike sembra pronta per una sfilata. I capelli ancora umidi sono semi raccolti da una pinzetta nera e il leggero trucco sottolinea il particolare colore dei suoi bellissimi occhi.
Velocemente e in silenzio usciamo di casa con i borsoni in spalla e le borse piene. Dopo un po’ non riesco a trattenere un sospiro.
“Che cos’hai Ana?” Mi chiede preoccupata.
“Non riesco ancora a credere che tutto questo sia successo a noi. E poi chissà come stanno quei ragazzi.” Dico in pena.
“Quali ragazzi?” Chiede lei confusa.
“Come quali ragazzi?!? Quelli del parco che stavano affrontando Hannibal! Spero che stiano bene e si siano messi in salvo.”
“Ah, già Castiel e i cherubini! Tranquilla staranno benissimo. Non avevano l’aria di essere degli sprovveduti.”
“Hai ragione.”
Rimaniamo in silenzio per un altro bel tratto di strada e quando ormai manca poco più di un chilometro decidiamo di fermarci per riprendere fiato.
Prendo il telefono e chiamo Elisabeth che risponde al secondo squillo.
“Si può sapere dove cazzo siete finite razza di incoscienti che non siete altro? Mi hai scritto che stavate arrivando circa un’ora fa!” Mi aggredisce.
“Hai ragione, mi dispiace avrei dovuto avvisarti. Appena arriviamo ti racconto bene cosa è successo. Comunque tra più o meno 4 minuti siamo lì, ora ci siamo fermate a riprendere fiato.”
“Siete ferite?” Chiede apprensiva e dal suo tono capisco che sta trattenendo le lacrime a fatica. Sono quasi le due di notte e questa è stata una giornata pesante per tutte.
“No tranquilla stiamo bene! Ma mettici a fare una camomilla per quando arriviamo!” Le dico sorridendo.
“Certo! Ci vediamo tra poco allora!”
“A tra poco!” Chiudo la chiamata e sospiro.
Mi siedo a terra e sollevo il volto al cielo pieno di stelle. Provo a riconoscere qualche costellazione, ma non faccio in tempo a concentrarmi che un rumore attira la mia attenzione e quella di Bianca seduta accanto a me.
Velocemente ci alziamo e dalla borsa recupero il profumo pronta a spuzzarlo negli occhi di chiunque salti fuori con cattive intenzioni. Il cuore batte fortissimo tanto da essere convinta che prima che sorga il sole mi verrà un infarto. Trattengo il respiro e Bianca accanto a me fa lo stesso per poi rilasciarlo quando vediamo spuntare da dietro l’angolo un gattino. Ci guardiamo sconvolte e poi scoppiamo a ridere mentre risedendoci tentando di calmarci.
“Dimmi un po’ Ana, non ti sembra strano che quel gatto sia stata l’unica forma di vita che abbiamo incontrato questa sera? A parte ovviamente il club di pugilato.”
“Si è alquanto strano soprattutto tenendo conto che questa è una città universitaria. Però ora non ho le abbastanza energie per pensare a cosa sia potuto accadere a tutti quanti. Anzi direi di alzarci e muoverci a raggiungere le altre prima che Beth mi richiami un’altra volta o muoia di ansia.” Lei mi guarda attentamente per qualche secondo prima di alzarsi.
“Certo andiamo. Non ho voglia di occultare il suo cadavere poi.” Il suo tono serio mi strappa un’altra risata. Io le allungo la mano e mentre scuote la testa mi sorride. Raccogliamo i nostri borsoni e poi incamminiamo a passo svelto verso la nostra meta. Poco prima di arrivare avvertiamo un vociare concitato provenire da dietro l’angolo. Ci blocchiamo osservandoci attentamente; ora delle persone normali al nostro posto avrebbero tentato la fuga il più in fretta possibile, ma noi non abbiamo esattamente tutte le rotelle al posto giusto e poi siamo donne e si sa che le donne sono curiose per natura. Quindi facendo attenzione al fare il meno rumore possibile ci avviciniamo all’angolo e decidiamo di dare giusto un’occhiatina rapida per sapere di chi si tratta. Davanti ai nostri occhi si trovano i sogni proibiti di ogni donna. Cinque ragazzi di un’età compresa tra i 25 e i 30 anni discutono tra loro. Sono tutti altissimi, con fisici che sembrano essere stati scolpiti nella pietra e dei volti bellissimi. La cosa strana è che mi danno la stessa sensazione che ho provato prima quando ho visto quei tipi che hanno affrontato Hannibal; una sensazione di tranquillità e fiducia si irradia dentro di me e automaticamente mi rilasso un po’. La cosa strana è che tutti hanno i capelli chiari, con tonalità che vanno dal biondo chiarissimo al castano chiaro, e i loro occhi anch’essi chiari trasmettono pace e serenità. Velocemente tento di riprendermi per prestare attenzione a ciò che dicono.
“Dove si saranno nascoste quelle ragazze?” A parlare è stato un ragazzo con bellissimi occhi azzurro cielo, un naso che si incastra perfettamente nel suo volto con due carnose labbra rosate, la mascella è perfettamente squadrata e dei meravigliosi capelli mossi color castano chiaro che gli arrivano fino sulle spalle larghe contornano il tutto. La voce melodiosa e il sorriso dolce ricordano un angelo.
“Non lo so, ma è certo che non sono morte durante l’attacco, altrimenti lo avremmo avvertito.” Questa volta a parlare è stato un ragazzo identico al primo solo con i capelli più corti. Quando capiamo che cercano noi, ci irrigidiamo di colpo, lanciandoci un’occhiata spaventata.
“Questo è vero, ma abbiamo cercato dappertutto senza nessun risultato. Se dovesse accader loro qualcosa sarebbe la fine del mondo! Avete sentito anche voi quello che ha detto il nobile Michele, quelle cinque sono essenziali per la sopravvivenza dell’intero universo. Dobbiamo trovarle al più presto, prima che siano troppo tardi!” A parlare questa volta è stato un ragazzo con lunghi e mossi capelli biondi, occhi di ghiaccio e un’espressione preoccupata stampata in volto. Noi ci guardiamo perplesse, chiedendo implicitamente all’altra se ci abbia capito qualcosa. Bianca scuote la testa e scrolla le spalle prima di tornare a dare attenzione a quel gruppo insolito.
“Non preoccuparti, sono certo che staranno bene e al sicuro. Proviamo di nuovo a cercarle, magari questa volta saremo più fortunati.” Questa volta a parlare è stato uno con i capelli lunghi e lisci color biondo scuro e gli occhi più verdi che io abbia mai visto che gli ha appoggiato una mano sulla spalla stringendogliela un po’ come a fargli forza. Detto ciò si rivolge all’ultimo ragazzo che si trova più in ombra rispetto agli altri e quindi non riesco a vedere bene il suo volto; questo annuisce in silenzio e dopo poco vedo delle enormi ali bianche spuntare dalla sua schiena e così accade anche per gli altri quattro. Noi ci fissiamo sconvolte per un attimo, iniziamo ad indietreggiare fino a che non arrivo a sbattere la schiena contro il muro e involontariamente con il piede colpisco una bottiglia di vetro che cade facendo rumore. Subito ci irrigidiamo trattenendo il fiato vedendo che i cinque si voltano verso l’angolo in cui siamo nascoste. Quello che con i capelli che gli arrivano alle spalle e sembra essere il capo si mette davanti i suoi compagni.
“Chi è là? Esci immediatamente fuori chiunque tu sia!” Noi tratteniamo il respiro con il cuore in gola. Sembra che il tempo si sia bloccato, ma poco dopo da un angolo spunta lo stesso gattino di prima che con un balzo arriva davanti quell’angelo e lo fissa miagolando.
“Forza Mikael, andiamo! Facciamo un ultimo giro e poi torniamo a casa. Domani ridiscenderemo per cercare quelle cinque fanciulle!” A parlare è stato l’ultimo dei cinque che in un battito di ciglia aveva affiancato quello di nome Mikael. Anche lui è semplicemente bellissimo. I suoi capelli color oro scompigliati che arrivano quasi alle spalle incorniciano un volto dai lineanti dolci ma allo stesso tempo spigolosi. Il ciuffo gli copre quasi interamente le sopracciglia e parte degli splendidi zaffiri che ha come occhi. Il naso leggermente alla francese e le labbra carnose rendono il suo volto una creazione perfetta. Mikael sospira e annuisce verso il compagno, poi lo supera e con gli altri tre al seguito si innalza in cielo. Lui rivolge un ultima occhiata penetrante verso il luogo dove siamo nascoste. Trattengo il respiro difronte a quegli occhi che hanno la capacità di trapassare l’anima e leggerti dentro. Il mio cuore batte fortissimo e anche Bianca affianco a me sembra paralizzata difronte a tanta bellezza.
“Gabriel muoviti!” La voce di Mikael lo fa rigirare verso i suoi compagni in attesa e dopo pochi istanti anche lui si innalza in volo raggiungendoli e allontanandosi velocemente con il gruppo fino a che non li vediamo diventare un puntino. Noi a quel punto sospirando ci accasciamo al suolo tentando di calmare i battiti forsennati del nostro cuore.
Passiamo non si sa quanto tempo sedute a terra senza proferire parola, fino a quando una vibrazione alla tasca mi avverte dell’arrivo di un messaggio. Sospirando tiro fuori il telefono, lo sblocco e leggo il messaggio di Sarah.
-Ragazze che fine avete fatto? Muovetevi a venire prima che a mia sorella venga un infarto! Volevo avvisarvi che Kate si è svegliata e chiede di voi, dice di aver fatto un sogno con delle strane creature e vuole parlarcene non appena arrivate quindi muovetevi!-
Io sospiro pesantemente e rimetto a posto il telefono senza rispondere dopo poco avverto lo sguardo di Bianca su di me.
“Era Sarah… dice che Kate si è svegliata e ha fatto un sogno strano. Dobbiamo muoverci a rientrare!” Lentamente mi alzo e recupero il borsone, mi giro verso la mia amica e aspetto che lei faccia lo stesso, ma rimane immobile a fissarmi con uno sguardo vacuo. Io sospiro ancora e la raggiungo. Le tendo una mano che lei tremante afferra. La tiro su e le metto le mani sopra le spalle incatenando il mio sguardo al suo.
“Bianca per favore non spegnerti, reagisci! Ho bisogno di te in questa situazione! Quei tipi torneranno domani a ricercarci e noi dobbiamo essere preparate ad ogni evenienza! So che ora ci aspettano solo momenti difficili, ma sono contenta di avere voi al mio fianco!” Le sorrido stringendo la presa.
“Hai ragione… l’unica cosa positiva di tutta questa storia è che siamo insieme!” Dice facendo un piccolo sorriso. Si libera dolcemente dalla mia presa e va a recuperare il borsone, se lo mette in spalla e mi raggiunge afferrandomi la mano iniziando a incamminarsi lungo la strada.
“Secondo te chi erano quelle persone?” Mi domanda con voce tremante.
"Non lo so, ma quando li ho visti ho avuto una strana sensazione.” Dico guardandola. Lei annuisce. “Lo stesso è successo a me… non so perché ma sento di potermi fidare di loro, sento che sono delle brave persone... cioè angeli o quello che sono loro" Io sorrido, ma dopo poco mi rabbuio.
"Però dopo quello che è successo questa sera non mi stupirei se dovesse spuntarci davanti un E.T. con l’intenzione di conquistare il mondo.” Affermo seria mentre Bianca scoppia a ridere.
Una volta arrivate sotto casa di Chris mentre sto per suonare il campanello la mano della mia amica mi blocca, allora la osservo confusa e lei in risposta mi lancia uno sguardo serio.
“Dobbiamo parlare con le altre e raccontare tutto quello che è successo nei minimi dettagli. Inoltre ho intenzione di dire anche del sogno che ho fatto. Ora più che mai dobbiamo fidarci l’una dell’altra come mai abbiamo fatto prima! Sento che questa volta c’è in gioco la nostra vita e dobbiamo essere pronte a tutto!”
“Hai ragione, ormai non abbiamo più tempo. Dobbiamo sfruttare ogni minuto che ci rimane per cercare di capire più cose possibili.”
“E visto che ormai sono le tre del mattino io proporrei anche di svuotare l’armadietto degli alcolici dei ragazzi!”
“Ma ti sembra il caso di metterci a bere in un momento come questo?”
“Certo che si! Non so se te ne sei accorta, ma nel giro di qualche ora abbiamo scoperto che degli esseri che in teoria dovrebbero esistere solo nella fantasia sono reali! Come minimo per festeggiare questa scoperta dobbiamo brindare!” Afferma serafica.
“Tu stai completamente fuori Bianca!” Dico scoppiando a ridere e lei fa lo stesso. In questa risata tentiamo di gettare tutte le nostre ansie e stress per tutto quello che è successo.
Una volta che ci siamo calmate Bianca suona il campanello mentre io mi concedo sospiro liberatorio e alzando lo sguardo al cielo mi chiedo cosa ci riserverà il domani.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Appena entrate in casa veniamo travolte da due uragani che ci si buttano sopra facendoci cadere a terra sommergendoci con una raffica di domande. Io e Bianca sconvolte non sappiamo se metterci a ridere o a piangere, così una volta riuscite a scollarci di dosso le gemelle rimaniamo a terra sorridendo dolcemente difronte alle loro espressioni sollevate. Katherine in piedi alla fine del corridoio ci si avvina scrutandoci attentamente, poi prende la rincorsa e con uno slancio ci si butta al collo stringendoci in un abbraccio soffocante per poi iniziare a singhiozzare.
“Ho avuto così tanta paura di non rivedervi più” Dice staccandosi e asciugandosi le lacrime. “Quando mi sono svegliata e Sarah mi ha detto che non eravate qui mi è sembrato di morire!” Sarah le si avvicina e le stringe una spalla tentando di calmarla.
“Dai Kate sono qui e stanno bene, ormai è tutto passato!”
Io e Bianca ci lanciamo uno sguardo triste che non sfugge a Beth che bisbiglia qualcosa all’orecchio della gemella. Poco dopo vediamo Sarah alzarsi e trascinare Kate con se in cucina mentre Beth ci punta addosso i suoi occhi scrutatori. Io sospiro e lentamente mi alzo. So che si sta trattenendo dal riempirci di domande dandoci il tempo di mettere ordine nelle nostre teste per poter raccontare tutto quello che è successo. Passato qualche minuto in assoluto silenzio lei sospira guardandoci.
“Che cosa c’è nei borsoni?”
“Siamo passate a casa per prende un po’ di cose che potrebbero servirci nei prossimi giorni.” Dico guardandola negli occhi.
“Perché non torneremo a casa?” domanda confusa.
“È troppo pericoloso per noi muoverci da qui. D’ora in poi sarà meglio tentare di uscire il meno possibile.”
“La situazione è davvero così grave ragazze?”
“Più di quando potessimo immaginare.” E con quell’affermazione Bianca si dirige verso la cucina.

Dopo aver sistemato i borsoni raggiungiamo le altre in cucina. Sarah e Kate parlano tranquillamente mentre Bianca è seduta al tavolo con davanti il computer ed è così concentrata che sembra non accorgersi di quello che le accade intorno. Beth mi lancia uno sguardo furtivo e io le faccio segno di andarci a sedere al tavolo. Le altre si zittiscono non appena si accorgono della nostra presenza e le loro espressioni diventano automaticamente serie. Ci raggiungono e una volta che siamo tutte sedute Bianca fa un sospiro e guarda attentamente ognuna di noi. Tutto è talmente serio che mi sembra di essere stata catapultata in una sala di riunione dove si discutono segreti di Stato.
Il silenzio è pressante e l’aria inizia a farsi soffocante; Bianca mi lancia un ultimo sguardo e sospirando poggia i gomiti sul tavolo per poi intrecciare le dita davanti la bocca. Chiude un istante gli occhi mentre io inizio a sudar freddo. Quando li riapre tratteniamo tutte il respiro; il suo sguardo è divenuto una distesa di ghiaccio e la sua voce fredda fa pensare all’inverno dell’Alaska.
“Prima di iniziare a raccontarvi ciò che è successo questa sera devo rivelarvi una cosa.” Fa una leggera pausa e i suoi occhi si posano su di me.
“Vi ricordate di quello che ci ha detto Sarah oggi pomeriggio?” Le tre si scuriscono in volto e annuiscono.
“Bene, quello è lo stesso sogno che faccio anche io da una settimana.” Rimango in silenzio osservando l’espressione delle mie amiche. Kate ha aggrottato la fronte e intreccia le dite in continuazione, di sicuro la sua mente sta elaborando qualcosa. Beth si mangia nervosa un’unghia e Sarah è semplicemente sconvolta, ma è proprio lei a parlare dopo un minuto.
“Cosa? E perché ce lo stai dicendo proprio adesso? Non potevi farlo oggi come ho fatto io?” Le afferro una mano e la costringo a guardarmi.
“Tu lo sapevi vero?” Dice in un filo di voce. Io annuisco e lei si volta di nuovo verso Bianca.
“Perché lo hai detto solo ad Ana? Cos’è non ti fidi più di noi?” Il tono di voce ferito fa incrinare per un istante la lastra di ghiaccio negli occhi della mia amica.
“Non è questo Sarah. Abbiamo deciso di non dirvelo per non farvi preoccupare! Eravate già tutte abbastanza provate per il tuo sogno e sapere che a anche Bianca accadeva la stessa cosa vi avrebbe messo solo in agitazione per qualcosa che magari alla fine non era nulla.” Dico con calma, i suoi smeraldi lucidi mi fissano tentando di capire se dico il vero.
“Va bene posso capire che eravate preoccupate per noi… al posto vostro probabilmente io avrei fatto la stessa cosa… ma quello che non capisco è il perché adesso avete cambiato idea. Cosa c’è di diverso da oggi pomeriggio a questa notte?”
“Davvero non ci arrivi Beth? La cosa che è cambiata è proprio quello che è successo questa notte.”
“Che vuoi dire Kate?” Chiede Sarah soffiandosi il naso.
“Voglio dire che probabilmente questa notte hanno visto qualcosa che non ci hanno ancora detto, e pensano che le due cose siano in qualche modo collegate fra loro. Il mio ragionamento è giusto Bianca?” Dice guardando la diretta interessata negli occhi, che annuisce lentamente.
“Allora diteci una buona volta che diamine è successo dopo che ce ne siamo andate!” Sbotta Sarah. Io rabbrividisco ripensando ad Hannibal e Beth mi guarda preoccupata stringendomi il braccio per darmi forza. Le sorrido leggermente e dopo l’ennesimo sospiro comincio a raccontare. Continuo a parlare incessantemente per più di mezz’ora raccontando per filo e per segno tutto quello che è successo con Hannibal, le esplosi, la distruzione del chiosco, l’arrivo di quella strana ragazza e di quei tizi. Dico loro anche della decisione di tornare a casa e di quando ci siamo fermate a riprendere fiato fino ad arrivare all’incontro con quegli angeli ed è lì che la mia voce si blocca. Rimaniamo tutte in silenzio senza dire più nulla fino a quando Elisabeth mi guarda con decisione.
“Che cosa non ci stai dicendo?” Dice guadagnandosi degli sguardi perplessi da parte della sorella e di Kate. Lei accorgendosene sospira e sposta lo sguardo su Bianca.
“Tutto questo che ci avete detto è spaventoso e assurdo… so che al posto vostro molto probabilmente sarei morta di paura, ma sento che c’è qualcosa che ci state nascondendo. Dalla chiamata che mi avete fatto a quando siete arrivate qui è trascorsa all’incirca un’ora. Adesso mi sto chiedendo che cosa avete fatto in questo lasso di tempo.”
Guardo Bianca con sguardo supplicante chiedendole di continuare a raccontare al posto mio, lei mi fissa di rimando e sento su di noi le occhiate perplesse delle altre. Così quando inizia a parlare tiro un sospiro di sollievo e allo stesso tempo mi sento terribilmente in colpa per aver lasciato a lei la parte difficile della storia.
“In poche parole… eravamo lungo la strada quando abbiamo iniziato a sentire delle voci, ci siamo avvicinate e nascoste dietro al muro per capire che stava succedendo. Appartati all’angolo c’erano cinque ragazzi che stavano discutendo. Potrebbe essere una cosa normale, peccato che fino a quel momento le uniche abitanti della città sembravamo essere noi. Comunque erano tutti alti, fisicati e bellissimi ma non solo. Ad attrarre la nostra attenzione non è stato solo il fatto che tutti e cinque erano biondi con occhi chiari, ma il loro discorso.”
“Spiegati meglio.” Dice Kate.
“Parlavano di noi!” Sputa fuori tra i denti. Le altre sussultano e io sospiro rassegnata.
“In che senso parlavano di noi? Hanno fatto il nostro nome?” Chiede Sarah concitata.
“No, ma parlavano di alcune ragazze che avevano subito un attacco. In quel momento abbiamo capito che eravamo noi quelle che cercavano e che loro erano i tizi che avevano affrontato lo scimmione! Poi hanno iniziato a dire che eravamo in pericolo e che un certo Michele aveva detto loro di trovarci perché se per caso fossimo morte sarebbe successo qualcosa come la fine dell’universo!” Le altre fanno una faccia scettica.
“Sei sicura di aver capito bene? Non è che forse era solo un modo di dire?” Chiede Beth dubbiosa.
“Se non avessimo visto quello che è successo poco dopo anche noi avremmo creduto questo!”
“Perché che è successo ancora?” Chiede una preoccupata Sarah.
“Bè… ecco… diciamo che gli sono spuntate le ali! Ed è stato lì che abbiamo capito delle cose di massima importanza!” Dice seria Bianca.
“Aspetta aspetta aspetta! Come sarebbe a dire che gli sono spuntate delle ali?!?” Urlano sconvolte le tre.
“Smettetela di urlare! Guardate che non è uno scherzo! Dopo tutto quello che ci è successo questa sera l’ultima cosa di cui ho voglia è scherzare!” Afferma lapidaria. Le altre si girano verso di me che annuisco seria.
“Questo si che è assurdo, ma almeno spiega il sogno che ho fatto.” Dice Kate portando le mani sotto il mento.
“A proposito che hai sognato?” Chiedo incuriosita.
“Prima finite di raccontare voi e poi vi dico!” Noi sospiriamo stanche.
“Hanno detto che siamo in pericolo e che domani verranno a cercarci di nuovo. Poi se ne sono andati via volando. Non so perché ragazze, ma sento che in un certo senso abbiano ragione… siamo in pericolo questo è certo e credo anche che quello che è successo questa sera debba rimanere tra noi. Non dobbiamo dirlo a nessuno, altrimenti rischiamo di mettere in pericolo quelle persone che sanno qualcosa.” Dico seria guardandole negli occhi. Poi mi volto verso Kate e le faccio segno di iniziare a raccontare. Lei sospira e annuisce.
“All’inizio il sogno era identico a quello fatto da voi due, ci sono i templi ed è una bella giornata di sole, poi improvvisamente cambia tutto. È tutto morto intorno a me e in lontananza sento dei rumori strani. Mi avvicino velocemente a una rupe e quello che vedo è sconvolgente. Tutto dura pochi istanti come se fossero dei flash e quindi all’inizio pensavo che fosse solo frutto della mia immaginazione per quello che è successo questa sera, ma ora sono convinta di non essermi confusa e che sia in qualche modo legato a quello che ci sta accadendo. Quella che ho davanti agli occhi è una scena di guerra, vedo alcune persone dalle grandi ali bianche che combattono contro altre persone con gli occhi color sangue e lunghi canini. Poi tutto intorno a me diventa nero e quando riapro gli occhi mi trovo ai piedi del primo tempio. Sento una risata cattiva e sadica e poi mi sveglio. Questo è tutto.” Dice sospirando.
Passiamo qualche minuto in silenzio ognuna immersa nei propri pensieri, cercando di metabolizzare le ultime notizie. Dopo un tempo infinito vedo Bianca andare vicino a mobili e iniziare a trafficare. Dieci minuti dopo vedo posarsi al centro un vassoio stracolmo di toast e uno pieno di tartine, ciotole e ciotoline piene di patatine, noccioline e olive verdi. Noi ci guardiamo confuse e quando ci giriamo per chiederle spiegazioni non la troviamo. Qualche secondo dopo appare sulla porta con una bottiglia di fragolino in mano, va alla credenza e prende cinque bicchieri, con calma li posa sul tavolo e finalmente ci guarda.
“Ci spieghi che diavolo stai combinando?” Sbotta Beth.
“Mi sembra ovvio! Ho preparato un aperitivo!” Afferma Bianca alzando un sopracciglio.
“Questo lo vediamo anche noi miss ovvio! Ma perché?”
“Per festeggiare cara la mia Sarah.”
“E cosa c’è da festeggiare?” Alla domanda di Kate sbuffa facendo una faccia esasperata mentre io trattengo una risata.
“Possibile che voi dobbiate sempre essere così negative? Va bene siamo state attaccate da un tizio che probabilmente si nutre di carne umana neanche fosse Hannibal Lecter… Ok siamo ricercate da Castiel e i suoi cherubini… senza contare il fatto che ci sono questi sogni strani che ci tolgono il sonno e che probabilmente in questo momento siamo le uniche persone vive in tutta la città… ma guardate il lato positivo per una volta! Io e Ana siamo scappate sane e salve da uno psicopatico, abbiamo evitato di essere rapite da un angioletto e i suoi putti, ma la cosa più importante è che siamo insieme e siamo vive! Ditemi ora, non vi sembra questo un buon motivo per festeggiare?” Chiede velocemente. La guardo sorridendo e le altre ci fissano come se fossimo fuori di tesa.
“Dammi un bicchiere e che sia bello pieno!” Ridendo afferro una tartina al prosciutto cotto e mi preparo a divorarla quando la mano di Sarah mi blocca il braccio e stappa via il mio tesoro. La guardo arrabbiata e lei scuote la testa.
“È mai possibile che tu non ancora riesca ad imparare che prima di mangiare bisogna fare il brindisi?”
“Ma anche Elisabeth sta mangiando!” Dico con voce lamentosa.
“Insomma Eli non ti ci mettere anche tu adesso!” Dice una Sarah esasperata.
“Olive all’ascolana, crocchette di patate e rustici. Dove sono?” Chiede seria Kate. Bianca sorride e ci mette davanti i bicchieri.
“Naturalmente in forno a cuocersi. E ora brindiamo! A noi cinque!”
“A noi cinque!” Diciamo facendo tintinnare i bicchieri.

La luce del sole che filtra dalla finestra mi colpisce sul viso, così lentamente apro gli occhi. Ho un mal di testa atroce e la bocca acida. Credo che scolarci l’intera bottiglia di fragolino, una di vodka alla fragola e una di grappa sia stato un po’ troppo anche per noi. Mi alzo e vedo Kate accanto a me che dorme tranquilla, così tentando di fare meno rumore possibile esco dalla stanza. Mi fermo in mezzo al corridoio e sospirando mi passo una mano fra i capelli. Decido di farmi una doccia fredda per far passare i sintomi della sbronza, quando sento dei rumori provenire dalla cucina. Il cuore inizia a battermi veloce e cercando di non far rumore mi avvio per vedere di che si tratta. Arrivata alla porta mi affaccio e vedo Bianca in piedi davanti ai fornelli con indosso solo una maglia da uomo.
“Hai intenzione di continuare a stare sulla porta a guardarmi o entri e fai colazione con me?”
“Scusa, non pensavo che ci fosse qualcuno sveglio.” Mi siedo al tavolo mantenendomi la testa.
‘Dio, sembra che stia per esplodermi!’
“E chi ha dormito secondo te?” Mi raggiunge posando sotto il mio naso una tazza di caffè fumante e due aspirine che mi affretto ad ingoiare. La guardo di sottecchi e la sua espressione pensierosa mi incuriosisce.
“Che c’è Bianca?” Posa la sue lastre di ghiaccio nei miei occhi e sospira.
“Sono preoccupata per quello che ci aspetta. Tutto qui.”
“Se è per questo lo siamo tutte. Ma c’è qualcosa che non mi stai dicendo, lo sento!” Sposta lo sguardo sulla tazza che ha davanti, prende le sue pasticche e le ingoia velocemente per poi dare un lungo sorso di caffè. Si alza prende la scatola delle brioche e la mette sul tavolo, tenendo una per se che si affretta a mangiare. La osservo aspettando con calma che mi dica cosa la turba. Prendo anch’io una brioche e inizio a masticarla lentamente.
“I suoi occhi.” Dice improvvisamente. La guardo tentando di capire a cosa si riferisce ma continua a tenere lo sguardo fisso sulla tazza, così aspetto che continui a parlare.
“I suoi occhi… è come se continuassi ad avvertirli addosso.” Stringe il labbro inferiore tra i denti aggrottando la fronte.
“Di chi parli?” Chiedo confusa. Lei alza lo sguardo per posarlo sul mio.
“Di Gabriel.” Il suo è un sussurro talmente basso che faccio fatica a sentirlo.
“Gabriel? Parli di quell’angelo vero?” Annuisce abbassando di nuovo lo guardo e continua a torturarsi il labbro.
“Non so come sia possibile, ma sono convinta che lui ci abbia viste!”
“Se lo avesse fatto non credi anche tu che lo avrebbe detto ai suoi amici?”
“Si, lo so che è impossibile, ma non riesco a togliermi dalla testa la convinzione che lui sapesse dove fossimo! E i suoi occhi… Dio… ti giuro che mi è sembrato che mi entrassero dentro scavando fino all’anima!”
In un certo senso capisco Bianca, infondo è la stessa sensazione che ho avvertito anch’io. Eppure le cose non mi tornano. È tutto troppo strano, troppo complicato perché delle semplici ragazze possano risolvere da sole questo mistero. Sospiro alzandomi, prendo le tazze e le metto nel lavandino. Mi giro verso Bianca guardandola attentamente. Poco dopo mi restituisce uno sguardo intenso in cui percepisco tutta la sua ansia e preoccupazione. Sospiro di nuovo passando la mano nei capelli e stringendoli forte, poi abbasso lo sguardo non riuscendo più a reggere il suo.
“Direi di andare a farci una doccia fredda e poi metterci a fare delle ricerche. Sono già le tre e mezza e non ci resta molto tempo.” Bianca annuisce alzandosi. Qualche istante dopo più tardi avverto la porta del bagno chiudersi e io mi abbandono sulla sedia stringendo forte la testa tra le mani. Avverto una mano posarsi sulla mia spalla per stringerla delicatamente.
“Non preoccuparti Ana… sono certa che andrà tutto per il meglio.” Mi alzo avviandomi verso il l’uscita, poi mi fermo e mi giro. Le mie amiche mi guardano tristi.
“Lo spero tanto ragazze.”

Sedute attorno al tavolo, con i computer davanti cerchiamo di trovare almeno un nesso logico che possa collegare tutte le informazioni. Dopo la chiacchierata di questa mattina nessuna ha più proferito parola e ormai fuori è già il tramonto. Mi stiracchio sulla sedia e sento le spalle scricchiolare, mi alzo e inizio a preparare l’ennesimo caffè della giornata. Una volta pronto poso tutto sul tavolo e sposto il computer di lato. Le altre mi seguono a ruota e dopo aver finito di bere cerchiamo di mettere insieme tutte le informazioni raccolte.
“Allora... per quanto riguarda il sogno che abbiamo fatto io e Bianca, mi sono concentrata maggiormente sui templi. Visitando i vari siti di archeologia non sono riuscita a trovare nessun luogo che corrispondesse a quello del sogno.” Dice sconsolata Sarah mentre noi sospiriamo.
“Ma…” E sul suo viso si disegna un’espressione furba.
“Ho trovato dei templi che hanno la stessa struttura. Mi spiego meglio… non sono riuscita a trovarne quattordici come erano nel sogno, ma ho scoperto che quel tipo di tempio esiste veramente.”
“E dove si troverebbe?” Chiede Kate curiosa.
“In Grecia naturalmente. Più precisamente ad Olimpia.”
“Non dirmi che ti stai riferendo al tempio di Zeus!” Chiedo sconvolta. Sarah mi guarda e annuisce lentamente.
“La struttura del tempio di Zeus è simile all’ultimo dei quattordici tempi. Anche se nel sogno le cose sono posizionate in modo diverso la struttura di base è la stessa.”
“Che vuoi dire?” Chiede Beth.
“Questa notte ho rifatto lo stesso sogno, ma stavolta sono stata più attenta a carpire più informazioni possibili così da avere almeno una base su cui iniziare le ricerche. Vi spiego meglio... l’Altis sorge al centro di un bosco ed è composto dal tempio principale che sarebbe quello di Zeus, un tempio dedicato ad Hera sua sposa e altri dodici piccoli tempi dove venivano custoditi i tesori dei paesi che partecipavano ai giochi olimpici. Mi seguite fin qui?” Noi annuiamo interessate.
“Bene, ora i dodici tempietti possono rappresentare in qualche modo i primi dodici tempi del sogno. Quello di Hera il tredicesimo, mentre quello di Zeus…”
“Quello di Zeus rappresenta la struttura principale che si intravede alla sommità del monte!” Anticipa Kate. La guardo confusa. Lei accorgendosi del mio sguardo mi sorride.
“Anche io ho rifatto quel sogno e unendo quello di ieri a quello di oggi sono riuscita a ricavarne più informazioni. Quello che tu e Beth non sapete è che i tempi dei nostri sogni si snodano uno sopra l’altro lungo la scarpata di una collina. In pratica per raggiungere il tempio che si trova più in alto bisogna attraversare tutti gli altri.”
“Ok, ma cosa potrebbero significare quei tempi?” Chiedo più confusa di prima.
“A questo ho pensato io.” Mi dice Elisabeth incrociando le braccia sul tavolo.
“E cosa hai scoperto?”
“Anche in base a quello che avete detto ieri sugli angeli, mi si è accesa una lampadina e così ho fatto delle ricerche.” Si morde il labbro nervosa e inizia a gesticolare. “In pratica ogni tempio rappresenta un Arcangelo. In ordine abbiamo Binael, Cassiel, Salathiel, Zacariel, Samael, Kamael, Raguel, Raziel, Uriel, Raffaele, Gabriele e Michele. Dodici tempi per dodici Arcangeli.” Noi la guardiamo stupefatte. Poco dopo riprende. “Naturalmente il quattordicesimo tempio sta ad indicare Dio, mentre il tredicesimo credo che appartenesse al primo Serafino creato… Lucifero.”
“Lucifero? Ma non è il nome del fondatore degli Inferi?” Chiedo sempre più confusa. Bianca sospira e mi trafigge con i suoi occhi.
“Lucifero prima della cacciata dal Paradiso era conosciuto come ‘Portatore di Luce’ o ‘Figlio dell’Aurora’. È stato il primo ad essere creato, ed era il Principe di tutti gli Angeli ma poi la sua luce si oscurò e così cadde sulla Terra per fondare gli Inferi.” Mi spiega Bianca.
“Infatti da allora è iniziata una guerra tra Angeli e Angeli Caduti, anche chiamati Demoni. Credo che le scene di guerra che ho visto nel mio sogno stiano a rappresentare proprio la caduta di Lucifero avvenuta per mano di Michele. Da allora se non sbaglio lui prese il posto del Caduto come Sovrano dei Cieli.” Sento la testa pesante per il sovraccarico di informazioni.
“Questo almeno spiega la presenza di quella donna.” Dico sovrappensiero.
“Che vuoi dire Ana?” Mi domanda Sarah.
“Semplice… quella che abbiamo visto era un’Arpia!”
“Come Arpia?” Dice sconvolta Kate.
“Hai capito bene… Le Arpie secondo la mitologia greca sono tre: Aello, Ocipete e Celeno. Queste sono figlie di Taumante ed Elettra. All’inizio servivano gli Dèi greci e imponevano la pace e assegnavano le punizioni agli uomini per i crimini commessi. Venivano descritte come delle bellissime fanciulle alate, in seguito non so bene perché vennero rinchiuse da Zeus nel Tartaro, così si trasformarono divenendo dei mostri alati con il volto di megere, a volte metà donne e metà uccello con artigli appuntiti e ricurvi.” Dico esausta.
“Esattamente… loro vivendo nel Tartaro e quindi negli Inferi è probabile che si trovino sotto il controllo di Lucifero. E questo spiegherebbe perché Castiel e gli altri hanno combattuto contro Hannibal che a questo punto sono convinta sia un demone. Inoltre sono certa che il Michele di cui parlavano quei cinque sia lo stesso Michele che cacciò il Maligno dal regno dei Cieli!”
“Bene e adesso che si fa?” Chiede Kate con aria stanca. Noi sospiriamo mentre Bianca si alza per andare a prendersi un bicchiere d’acqua.
“Abbiamo due possibilità… o stiamo qui ad aspetta che qualcuno ci trovi oppure troviamo un modo per risolvere al più presto questa storia!” Dice decisa.
“Non potremmo provare a parlare con tutti e cercare un compromesso?”
“In millenni non sono riusciti ad istaurare un discorso, dimmi Kate credi veramente che degli esseri con poteri divini ascoltino quello che hanno da dire delle povere fanciulle umane?” Chiedo scocciata.
“E cosa possiamo fare allora?” Chiede esasperata Elisabeth. Noi ci rabbuiamo e cerchiamo di trovare una soluzione. Qualche minuto dopo una Sarah eccitata batte un colpo secco sul tavolo alzandosi in piedi di scatto facendo cadere la sedia a terra. Noi sussultiamo spaventate e lei ci guarda con un sorriso a tremila denti.
“Dimmi sorellina sei stata per caso posseduta? Ti sembra questo il modo di alzarti? Ci hai fatto venire un colpo!” Lei continua a sorridere facendo finta che la gemella non abbia parlato.
“Oddio è scemunita del tutto… chiamate un centro psichiatrico vi prego!” Sussurra Beth sconvolta.
“No sorellina sto benissimo! Ho solamente trovato la soluzione a tutti i nostri problemi.” Dice ammiccando e non so se a farmi correre un brivido lungo la schiena sia la sua espressione eccitata o il fatto che lei abbia trovato una soluzione.
“Sono convinta che qualunque cosa sia la risposta è no!” Afferma categorica la gemella bruna smorzando l’entusiasmo della bionda.
“Ma questa volta la mia è veramente un’idea genialeee!!” Dice lamentosa dando così inizio ad una discussione con la sorella fatta di ‘ti ho detto di no’ ed ‘invece si’. Dopo un quarto d’ora il nostro limite di sopportazione ha raggiunto livelli critici, così quando sto per esplodere è Kate a farlo al mio posto.
“La volete finire tutte e due? Non vi rendete conto che vi state comportando come delle poppanti? Crescete una buona volta! La situazione è già grave di suo senza che voi vi mettiate a fare le stupide!” Devo dire che vedere Katherine così fa veramente paura! Lo sguardo spiritato, i capelli sconvolti e il fiatone per le urla appena buttate. Ad ogni parola che pronunciava le due abbassavano la testa intimorite. Sembravano delle bambine sgridate dalla mamma per i troppi capricci.
“Ora se avete finito sentiamo l’idea di Sarah.” La voce calma e fredda di Bianca mi fa riprendere dallo stato catatonico in cui ero caduta. Vedo Sarah prendere un respiro e guardarci con i suoi splendidi smeraldi.
“Andiamo in Grecia!” Dice semplicemente.
“Ve lo avevo detto che era una stupidaggine.” Borbotta la bruna incrociando le braccia al petto, allora le lancio un’occhiata fredda intimandole il silenzio.
“Non è una stupidaggine invece… se andiamo in Grecia possiamo trovare delle informazioni sui tempi ad Olimpia e poi passare a Delfi a visitare l’Oracolo.”
“L’Oracolo di Delfi eh? Se non sbaglio è l’oracolo più famoso e importante dell’era classica. Tutti i re provenienti da ogni parte del mondo conosciuto si recavano a chiedere un consulto all’Oracolo fino a quando l’imperatore Teodosio non ne ordinò la distruzione. Non capisco, credi che potremmo trovare un Oracolo tra i greci?” La mia voce esce più scettica di quanto non volessi.
“No, secondo alcune legende l’Oracolo insieme al Sacerdote e alcuni celebranti riuscì a fuggire mettendosi in salvo.”
“Esatto Bianca, quindi andando lì voglio solo verificare quale delle due opzioni è quella giusta. Se in qualche modo riuscissimo a scoprire che l’Oracolo si mise in salvo è molto probabile allora che venne costruito un nuovo tempio e questo significa che al quel punto non ci rimarrà altro da fare se non trovarlo per chiedere un consulto.” La soddisfazione di Sarah è lampante e nonostante possa essere strano come piano è possibile che funzioni.
“Ok, io ci sto. Può darsi che ci sia una minima possibilità che tutto sia vero e noi non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione, quindi propongo di prenotare il primo volo per la Grecia e partire. Tanto ormai non abbiamo nulla da perdere e di certo rimanere qui per farci catturare non è una possibilità da prendere in considerazione. Voi siete con noi o no?” Dico trattenendo il respiro.
“Io sono dei vostri. Fidati che dopo quello che abbiamo passato non mi stupirei se incontrassimo Apollo in persona pronto a trasportarci dal suo Oracolo. E poi era già da un po’ che pensavo di prendermi una vacanza e la Grecia fa proprio al caso nostro.” Dice Bianca sorridendo, così sposto lo sguardo sulle altre due.
“Voi che fate?” Le vedo guardarsi per poi sospirare.
“Tempo fa ci siamo fatte una promessa. Non ci saremmo separate per nulla al mondo, quindi dove va una vanno tutte!”
“Allora si parte?” Chiede Beth. La sorella le sorride per poi abbracciarla forte.
“Non preoccuparti sorellina. Sono certa che andrà tutto bene!”
“Perfetto ora che abbiamo un piano direi di metterci al lavoro. Bianca tu trova i biglietti e l’albergo; Elisabeth e Sarah voi organizzate un itinerario per andare prima ad Olimpia e poi Delfi; Katherine e io penseremo alle cose che ci serviranno per il viaggio. È tutto chiaro?”
“Cristallino!” Rispondono in coro.

“Il volo parte tra esattamente cinque ore, questo vuol dire che tra quattro abbiamo il check-in. Dobbiamo arrivare a Fiumicino il prima possibile e se partiamo ora faremo in tempo, anche se naturalmente dovremo infrangere qualche limite di velocità. Voi siete pronte?” Chiede Bianca lapidaria.
“Ma non possiamo tornare due minuti a casa a prendere qualcosa? Insomma abbiamo solo quello che avete portato voi ieri sera!” Si lamenta Sarah.
“Allora ringrazia gli Dei che abbiamo preso qualche vestito. E poi te l’ho già detto prima, è troppo pericoloso tornare a casa!” Dico sbuffando.
“Si siamo pronte! Possiamo andare.” Dice Kate prendendo il suo borsone.
Velocemente scendiamo le scale e andiamo al posto macchina, carichiamo i borsoni nel cofano della Polo di Chris e saliamo. Bianca fa rapidamente manovra uscendo dal parcheggio e si dirige rapida verso l’autostrada. Le case intorno a noi scorrono veloci così come i miei pensieri.
‘Pensare che fino a ieri eravamo delle universitarie qualunque e invece ora siamo state letteralmente catapultate in un mondo assurdo. Ma non solo… se mi avessero detto che nell’arco di due ore mi sarei ritrovata insieme alle mie amiche in auto dirette a Roma per andare in Grecia non ci avrei mai creduto!’
Bianca come al solito è stata velocissima e in pochissimo ha trovato un volo a due spiccioli e un albergo vicino ad Atene. Anche le gemelle mi hanno stupito buttando giù un itinerario dettagliato con tanto di orario dei mezzi di trasporto e ristoranti presenti nei dintorni. Io e Kate invece ci siamo organizzate il tutto molto velocemente, preparando anche una borsa con dei panini e delle bevande per il viaggio. Ci siamo rapidamente cambiate e messe comode indossando tutte dei semplici jeans, magliette e scarpe da tennis così da essere pronte per qualunque evenienza.
In auto regna un silenzio tombale carico di ansia e tensione. La paura di essere attaccate è grande, ma lo è ancora di più la determinazione a riprendere il controllo delle nostre vite. Una volta entrate in autostrada tiriamo un sospiro di sollievo e ci rilassiamo visibilmente iniziando a discutere dell’avventura che ci aspetta come farebbero delle ragazze qualunque.
Il viaggio prosegue tranquillo fino a quando non siamo costrette a fermarci per fare il pieno, così ne approfittiamo anche per sgranchirci un po’ le gambe, andare in bagno e prenderci un caffè e un cornetto. Ormai siamo a più di metà strada e abbiamo deciso di prenderci una piccola pausa. Siamo sedute tutte a un tavolino a ridere e a scherzare quando Bianca all’improvviso diventa paonazza. Noi ci blocchiamo e sento un brivido scendermi lungo la spina dorsale. Velocemente inizio a guardarmi attorno cercando la fonte di tutto questo trambusto. Poco dopo sento la voce allarmata di Elisabeth chiamare preoccupata Kate così le rivolgo subito l’attenzione.
‘Ti prego non di nuovo!’
Mi sembra improvvisamente di vivere una specie di déjà-vu. Katherine tremante difronte a noi con lo sguardo vacuo e le braccia strette intorno al corpo.
“Arrivano.” Dice in un sussurro. Mi irrigidisco e vedo Sarah stringere i pugni fino a far diventare bianche le nocche, nei suoi smeraldi brilla una luce mai vista prima e la sua voce risuona bassa e tagliente.
“Non possiamo permettere che ci prendano proprio ora quindi cercate di reagire. Non facciamo scenate, ma alzatevi e andiamo in auto adesso!” Scuoto la testa tentando di tornare in me poi mi giro verso Bianca facendole un segno. È stremata ed ha delle occhiaie profonde sotto gli occhi, così allungo la mano e mi faccio dare le chiavi. Ci alziamo lentamente pronte a dirigerci verso l’uscita, quando il suono della porta che si apre mi fa girare. Trattengo il respiro e mi blocco incapace ormai di muovere un solo passo. Tutto nel mio corpo urla , ma sono incapace di distogliere lo sguardo da quegli occhi. Sono di un blu elettrico, freddi e duri come iceberg, privi di qualsiasi emozione, ma allo stesso tempo in grado di perforarti l’anima. Le labbra rosse come il peccato, la pelle pallida come la luna e i capelli oscuri come tenebra, lisci e scompigliati che gli arrivano fin quasi alle spalle ampie. Fisico atletico e statuario messo in risalto da una maglietta nere a maniche corte che gli aderisce perfettamente addosso e jeans strappati che gli fasciano due gambe lunghe e muscolose. Lentamente si passa una mano tra i capelli scompigliandoli ancora e sulle labbra gli spunta un sorrisino malizioso. È tentazione allo stato puro, è il frutto del peccato, è dannazione eterna. Accanto a lui vi sono altri due ragazzi bellissimi anche loro. Il più altro del gruppo ha i capelli corti neri come il carbone e due abissi scuri al posto degli occhi, i lineamenti del volto sono marcati ma questo sembra solo sottolineare la sua bellezza. Il fisico possente fasciato in stretti jeans scuri e un’aderente camicia bianca che sottolinea il candore della sua pelle. L’altro invece, più basso dei due ma comunque altissimo, ha profondissimi occhi neri, rosse labbra sottili e a contornare il tutto dei capelli mossi un po’ più corti del primo ragazzo. Anche lui come gli altri ha un fisico allenato fasciato in jeans chiari che scendono magnificamente sui fianchi e una maglietta grigio chiaro che disegna perfettamente pettorali e addominali.
Sento strattonarmi per un braccio e finalmente torno in me. Guardo le altre confusa e vedo Kate divenire ogni secondo sempre più bianca.
“Andiamo e in fretta!” Dico con voce tremante. Velocemente raggiungiamo l’uscita e per tutta la distanza che mi divideva dall’auto ho sentito come se delle lance mi stessero perforando la schiena. Prima di salire al posto di guida mi concedo un ultimo sguardo alle mie spalle. Sento quegli occhi bruciarmi l’anima e facendo un respiro salgo in macchina uscendo a tutta velocità dal parcheggio e mettendo più distanza possibile tra me e quegli iceberg.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


‘Dannazione!’ Schiaccio l’acceleratore e la lancetta segna i 140 km/h.
‘Prima gli angeli e ora questi strani ragazzi... chi diavolo sono? Perché avevano quella strana aura minacciosa? Cercavano noi? Perché Kate ha reagito in questo modo?’ Continuo a premere l’acceleratore come se aumentare la velocità fosse la risposta a tutte le domande che affollano la mia mente.
“Dai Kate è tutto passato, ora siamo al sicuro.” La voce di Beth suona preoccupata così do un rapido sguardo alle mie amiche per vedere che succede. Kate, ancora pallida, si stringe le braccia intorno al corpo come per proteggersi o per fermare i tremori che la scuotono; Eli alla sua destra la guarda con apprensione mentre Bianca dall’altro lato ha la schiena alla portiera e guarda indietro aspettando di vedere spuntare qualcosa che ci insegue. Stringo forte il volante tra le mani e continuo ad accelerare lanciando uno sguardo al contachilometri. 180km/h.
‘Dannazione. Non è ancora abbastanza! Più veloce…’ Continuo a schiacciare l’acceleratore sperando di riuscire a mettere ancora più distanza tra noi e loro, eppure continuo ad avere una strana sensazione… ho come l’impressione che quegli occhi elettrici mi stiano perforando la schiena… li sento addosso e anche se so che è impossibile, sento che lui mi sta guardando! Un brivido improvviso mi fa drizzare i capelli sulla nuca, guardo lo specchietto retrovisore e mi sembra di rivedere nuovamente quegli occhi freddi. Tremo involontariamente e provo con tutte le mie forze a convincermi che tutto questo è solamente frutto della mia immaginazione.
Sono talmente immersa nei miei pensieri che quando sento una mano stringermi il ginocchio sobbalzo spaventata.
“Ana calmati! Rallenta per favore, se continui così finiremo col fare un incidente!” Mi giro verso Sarah che mi rivolge uno sguardo preoccupato.
“Va tutto bene! Siamo al sicuro e abbiamo un piano da seguire, quindi ti prego riprendi il controllo!” Guardo lo specchietto retrovisore e incrocio per un istante lo sguardo gelido di Bianca. Faccio un respiro profondo e mi accorgo che il contachilometri segna i 240 km/h, così lentamente comincio a rallentare.
“Grazie Sarah, ora sto meglio.” Mi giro e le rivolgo un sorriso sincero a cui risponde immediatamente per poi girarsi verso le altre.
“Katherine ora basta! Abbiamo bisogno di te, quindi datti una controllata. Devi capire che non puoi avere questa reazione ogni volta che qualcosa sta per accadere. Continuando così un giorno non farai altro che esserci d’intralcio, quindi vedi di tornare immediatamente in te anche perché siamo quasi arrivate all’aeroporto e dobbiamo fare in modo di attirare il meno possibile l’attenzione!”
“Ma che dici? Non vedi che è terrorizzata? Di certo parlarle così non l’aiuta!”
“Se per questo lei non è l’unica ad essere terrorizzata. Lo siamo tutte, ma non possiamo permetterci il lusso di perdere il controllo e la lucidità, anche perché questo potrebbe costarci molto cara sorellina!”
“Questo lo so, ma…”
“No Beth, Sarah ha ragione. Non posso essere sempre quella da proteggere e soprattutto non voglio diventare un peso o esservi d’intralcio perciò vi chiedo scusa per il mio comportamento. Vi prometto che d’ora in poi farò di tutto per esservi d’aiuto.” La voce flebile, ma sguardo determinato. La nostra piccola Kate non è una che si arrende facilmente.
“Ecco! È così che parla la mia Kate!” Sorridendo torna a sedersi composta per poi farmi l’occhiolino, io le sorrido di rimando uscendo dall’autostrada.

Arrivate finalmente a destinazione ci affrettiamo a fare il check-in. Una volta sistemato il tutto ci sediamo in sala d’attesa per aspettare che chiamino il nostro volo. Guardo Kate seduta davanti a me che ride e scherza con Elisabeth segno che finalmente si è ripresa. Sarah invece seduta in mezzo a me e Bianca è in silenzio da quando siamo uscite dall’autostrada, completamente immersa nei suoi pensieri. Bianca al contrario sembra la calma fatta persona, in faccia ha stampato un’espressione tranquilla e beata, i suoi occhi sono chiusi e il respiro regolare. Faccio un respiro profondo guardando fuori, è una notte tranquilla e limpida… sembra incredibile eppure tra quell’oscurità si nascondono creature spaventose che dovrebbero esistere solo nei libri. In un attimo mi tornano in mente i tre incontrati in autogrill.
‘Certo che quei tipi sembravano davvero pericolosi, anche se non erano di certo spaventosi come Hannibal. Anzi, al contrario, erano spaventosamente belli!’
“Allora qual è il programma?” Bianca apre lentamente gli occhi e dopo averci osservate un attimo ed essersi lanciata un rapido sguardo attorno, decide di rispondere alla domanda di Kate.
“Atterreremo all’aeroporto di Pirgo e poi prenderemo un taxi fino ad Olimpia.”
“Un taxi? Ma non ci costerà troppo?”
“No, da Pirgo ad Olimpia sono circa 19 o 20 km. Poi alle 10 abbiamo il check-in in hotel. Per il resto ho programmato che rimarremo tre giorni li per poi partire alla volta di Delfi. Ora conviene sfruttare il tempo che ancora ci resta per comprare le ultime cose che ci serviranno per il viaggio.” Ci alziamo, avviandoci ai vari negozietti con Kate e Elisabeth davanti a noi che continuano a parlare tranquillamente e noi tre più indietro silenziose.
“Prima in macchina, quando hai parlato in quel modo a Kate hai fatto un ottimo lavoro. Quindi smettila di rimuginarci sopra!”
“Ma come… Io non…” Sospira per poi fermarsi. Io e Bianca ci voltiamo a guardarla sorridendo.
“Come hai fatto a capirlo?”
“Perché ti conosco. Sei rimasta in silenzio tutto il tempo, rimuginando su quello che è successo con Kate. Sono sicura che hai continuato a chiederti se hai fatto bene a parlarle in quel modo e adesso ti senti in colpa per ciò che le hai detto e per il tono che hai usato.”
“Ma non devi assolutamente farlo! Hai fatto la cosa giusta. Quindi smettila con quel muso appeso.” Le sorrido mettendole una ciocca dietro l’orecchio, mentre arrossisce e abbassa lo sguardo. Mi volto verso Bianca che mi sorride divertita poi mi rigiro verso Sarah e le alzo il viso.
“Se non mi credi guarda tu stessa.” Bianca si sposta e vediamo le altre che scherzano e commentano i vestiti esposti.
“Quindi dite che ho fatto davvero bene?” Ci chiede con voce dubbiosa.
“Ovvio!” Le dico sorridendo. Bianca si avvicina e le da una spinta sulla schiena. Sarah barcolla un po’ prima rigirarsi verso di noi.
“Avanti, sappiamo che muori dalla voglia di andare da loro. Corri!” Gli occhi di Sarah luccicano come smeraldi mentre si volta correndo verso Kate e Beth. Vedo le due sorriderle e Kate abbracciarla teneramente quando qualche lacrima scivola furtiva lungo la guancia candida di Sarah.

Mentre passo in rassegna le varie guide turistiche della Grecia non posso fare a meno di sorridere.
“Adesso basta! Mi spieghi perché diavolo continui a sorridere come una deficiente da più di dieci minuti?” Mi giro verso Bianca che mi lancia uno dei suoi sguardi taglienti.
“Semplice, perché a quanto pare alla ‘Principessa dei Ghiacci’ inizia a sciogliersi il cuoricino.” Affermo sorridente.
“Ma non dire stronzate!”
“Lo sai che puoi far finta di nulla quanto vuoi, ma con me non attacca. Avanti ammettilo che ormai ti abbiamo sciolto completamente!” Continuo a guardarla divertita mentre lei indispettita, cercando di evitarmi esce dirigendosi verso il bar. Prendo la guida e un libro sulla mitologia greca, pago in fretta e raggiungo Bianca che si è seduta ad un tavolino.
“Certo che sei proprio antipatica quando fai così!” Mi siedo imbronciata mentre lei mi rivolge uno sguardo indifferente.
“Si può sapere perché reagisci così ogni volta che qualcuno ti notare quanto tu tenga ad una persona?” Lei sospira stanca e io capisco di stare per superare il limite.
“Sai Ana, a volte sai essere veramente pesante!” Sto per ribatte quando un cameriere viene a prendere le nostre ordinazioni. Mentre aspettiamo i nostri caffè la guardo attentamente.
“Ti decidi a dirmi che cos’hai?” Lei mi rivolge uno sguardo tagliente.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Tsk. Non prendermi per il culo, lo sai che ormai ti conosco come le mie tasche quindi evita di farmi perdere tempo e dimmi a cosa stavi pensando quando eravamo in sala d’attesa.” Incrocio le braccia al petto e accavallo le gambe rivolgendole uno sguardo freddo.
“Meno male che dovrei essere io la ‘Principessa dei Ghiacci’, tu a volte sai essere più fredda di me.” Mi dice sorridendo.
“Infatti io non sono la ‘Principessa dei Ghiacci’, ma se mi ci metto d’impegno posso essere la ‘Regina delle Stronze’.” Ci guardiamo per qualche istante serie per poi scoppiare a ridere.
“Avanti spara.” Le lancio uno sguardo serio che mi rimanda e dopo qualche istante la vedo sospirare.
“Che impressione ti hanno fatto quei tipi di prima?”
“Parli dei ragazzi dell’autogrill?” Annuisce lentamente.
“Bè, la prima cosa che ho pensato è che erano dei fighi della madonna.” Alla mia risposta alza un sopracciglio.
“Solo questo?”
“Anche che erano molto pericolosi. Avevano qualcosa che non mi convinceva per niente e poi il mio sesto senso mi urlava di stargli alla larga.”
“Esatto. E che ne pensi delle reazioni di Katherine?”
‘Katherine? Che diavolo c’entra lei adesso?’ La guardo confusa non riuscendo a capire dove voglia arrivare.
“Spiegati meglio.” Quando sta per rispondermi arriva il cameriere a servirci. Appena se ne va le faccio segno di andare avanti.
“Hai notato le strane reazioni che ha avuto Kate?” Inizio a pensare alla mia amica e mi tornano in mente i suoi comportamenti. Prima con lo scimmione e poi con quei ragazzi, in entrambi i casi erano esagerate. Dopo poco mi si accende una lampadina. Le sue non erano reazione, ma qualcosa che avveniva prima di incontrare il pericolo, era come se lei riuscisse in un certo senso a prevedere che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa di grave.
“Certo che le ho notate… è come se lei riuscisse a percepire in anticipo la presenza di esseri pericolosi:”
“Esatto. Stavo semplicemente pensando al fatto che potremmo sfruttare questa cosa a nostro vantaggio.”
“Cioè?”
“Cioè, se lei riuscisse in qualche modo a controllare questa sua ‘capacità’ potremo sfruttarla per evitare di scontrarci con dei soggetti pericolosi.” Sorseggiamo lentamente il caffè e rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
“Come credi che possa riuscirci?” Lei sospira giocando con la carta dello zucchero.
“È a questo che stavo pensando, ma non sono riuscita a trovare una soluzione. Però se già riuscisse ad evitare di entrare in quello stato ‘catatonico’ sarebbe una grande cosa.”
“Se ci riuscisse si, ma il problema rimane sempre quello: come?” Lei sospira per poi guardarmi.
“Non ne ho la più pallida idea.” Sospiro abbattuta e ci chiudiamo ognuna nei nostri pensieri. Dopo qualche istante vedo Bianca alzarsi e andare verso il bancone. Mi affretto a raggiungerla e la vedo pagare.
“Forza andiamo dalle altre che è quasi ora di imbarcarci.” Annuisco e la seguo. Incontriamo le altre difronte al negozio di vestiti e le chiamiamo. Ci raggiungono immediatamente con una montagna di buste in mano che guardo sconvolta.
“Ma si può sapere quante cose avete comprato?”
“Oh, giusto lo stretto necessario!” Dice Beth sorridente.
“Bene, se adesso avete finito ci conviene salire in aereo prima che parta senza di noi!” Mentre le altre si avviano io mi blocco. Sarah si gira e mi guarda preoccupata.
“Ana che succede?”
“Voi iniziate ad andare, io devo andare in bagno un attimo.” Loro mi guardano sorridendo per poi avviarsi mentre io mi giro iniziando a cercare la toilette. Dopo qualche minuto di inutile ricerca mi siedo su una scaletta stanca.
“Signorina si sente bene?” Una voce melodiosa richiama la mia attenzione. Lentamente sollevo lo sguardo e mi scontro con due pezzi di cielo limpidi che mi sembra di aver già visto. Lo osservo con più attenzione e quel volto perfetto, le labbra rosate aperte in un sorriso dolce, i capelli castano chiaro mossi che gli arrivano quasi alle spalle, ma soprattutto la sensazione di pace e tranquillità che mi trasmette mi danno un non so che di familiare. E così, ancora imbambolata come una deficiente mi ritrovo a fissarlo senza rispondergli. Vedo il suo sguardo farsi leggermente preoccupato e il suo sorriso spegnersi man mano che il tempo passa, fino a che si avvicina molto lentamente al mio viso. Sento i battiti accelerare e quando mi prende il volto tra le mani fredde e mi osserva attentamente negli occhi sono sicura di aver raggiunto un colore molto simile a quello di un pomodoro maturo.
“Signorina è sicura di star bene?” Sono ancora incantata ad osservarlo e so che devo almeno provare a dire qualcosa per non sembrare completamente cretina.
“Per caso ci siamo già incontrati prima?” Appena realizzo ciò che ho detto sbianco di colpo e lo osservo mortificata mentre lui si allontana da me sorridendomi tranquillamente.
“Non credo, altrimenti mi sarei sicuramente ricordato di una bella ragazza come te.” Se possibile torno ad essere ancora più rossa di prima. Abbasso lo sguardo e scuoto leggermente la testa. Dopo poco torno a incrociare il suo sguardo e di nuovo la sensazione di pace e tranquillità mi invade. Ad un tratto come un se venissi colpita da un fulmine capisco chi mi trovo difronte.
“Ana sei qui?” La voce di Bianca mi giunge ovattata alle orecchie mentre continuo ad osservare il ragazzo che mi trovo di fronte. La mia amica mi raggiunge e mi guarda preoccupata, ma sembra non essersi ancora accorta della persona che mi sta difronte. La sento scuotermi e mi giro verso di lei, guardando preoccupata.
“Ci hanno trovate.” È l’unica cosa che riesco a dirle. Lei si raggela e lentamente si volta verso il ragazzo, rimanendo in silenzio. Continuiamo ad osservarci per un tempo infinito fino a quando sentiamo annunciare il nostro volo, io e Bianca ci lanciamo uno sguardo rapido e capiamo che è arrivato il momento di mettere in atto una fuga tattica.
“Grazie per l’interessamento, ma sto bene. Adesso però devo andare, è stato un piacere conoscerti.” La voce esce più patetica di quello che speravo e appena ci giriamo per fuggire andiamo a sbattere contro qualcosa di molto duro e freddo.
‘Ma chi ha spostato la colonna?’ Alzo lentamente lo sguardo e mi blocco ancora una volta trafitta da due zaffiri.
‘Oh, no. Dio ti prego!’
“Mikael è da più di dieci minuti che ti cerco, si può sapere perché ti sei allontanato senza dirmi nulla?”
“Bè ho visto Ana seduta tutta sola ed ho pensato che non si sentisse bene, quindi sono venuto a controllare.” Lui gli rivolge un’occhiata gelida per poi abbassare lo sguardo su me e Bianca. Mi giro verso Mikael rivolgendogli uno sguardo tagliente a cui risponde sorridendomi.
‘Tesoro, siamo già così in confidenza che mi chiami come fanno le mie amiche?’ Scuoto la testa per poi tornare a rivolgere l’attenzione a Gabriel e istintivamente afferro la mano della mia amica stringendola forte.
“Noi stavamo andando via.” Dico insicura ancora incapace di muovere un passo.
“Vero Bianca?” Ma la mia amica non da segni di risposta così mi giro a guardarla, attirando l’attenzione dei due giovani su di lei. Rigida, osserva il ragazzo che difronte ad occhi spalancati, bianca come un cadavere, incapace di muovere un solo muscolo, così preoccupata la scuoto leggermente.
“Bianca mi senti?” Sbatte le palpebre più volte e dopo qualche istante il suo sussurro risuona nell’aria peggio di un grido.
“Gabriel.” Vedo di sfuggita i due spalancare gli occhi sorpresi e osservarsi in modo strano.
“Cazzo Bianca vuoi dirgli anche che sospettiamo di loro?” Le sibilo all’orecchio afferrandola saldamente per una mano preparandomi a lanciarmi in una fuga disperata approfittando della loro momentanea confusione.
“Come fai a conoscere il mio nome?” Chiede Gabriel gelandoci.
‘Oh santissimo cazzo.’
“Intuito femminile, sai hai proprio la faccia da Gabriel.” Dico sparando la prima cazzata che mi viene in mente.
“Adesso però dobbiamo veramente andare, altrimenti perdiamo il volo.”
“Che volo?” Chiede Mikael incuriosito.
‘Deficiente, vuoi dirgli anche dove andrete ad alloggiare?’ Penso continuo invano a scuotere la mia amica nella speranza di farla riprendere dallo shock.
“Sapete, Dio solo sa quanto vorremmo rimanere tutta la nottata qui con voi a parlare del sesso degli angeli. Purtroppo però siamo delle ragazze davvero impegnate, quindi con permesso.”
“Sai, io credo che dovreste rimanere qui con noi ancora per un pò.” Dice Gabriel con voce minacciosa e sguardo glaciale.
“Oh, io penso proprio di no. Infondo i miei genitori mi hanno sempre detto di non dare confidenza agli sconosciuti e guarda caso qui vedo due bellissimi sconosciuti. Quindi noi andiamo via!” Inizio ad avviarmi con Bianca al seguito quando veniamo di nuovo bloccate da quei due.
‘Adesso basta! Mi hanno davvero rotto!’
“Aspetta Ana per favore! Noi vogliamo solo parlare!” Mi giro verso Mikael rapidamente guardandolo in cagnesco.
“Bè si da il caso che noi non vogliamo parlare con voi, quindi vedete di farvene una ragione!” Gli rivolgo il migliore dei miei sguardi in cagnesco e provo inutilmente a liberarmi dalla sua stretta ferrea.
“Mikael lasciami immediatamente andare prima che mi metta ad urlare!”
“Non posso farlo, vi chiediamo solo due minuti.” Continua insistente.
“Ragazzina vedi di calmarti e fare ciò che ti diciamo senza faci arrabbiare, altrimenti…”
“Altrimenti cosa Gabriel? Avete intenzione di farci di rapirci o farci del male?” Lo sfido con lo sguardo a contraddirmi mentre lui continua a rivolgermi uno sguardo di ghiaccio.
“No, qui nessuno farà del male a qualcuno.”
“Parla per te Mikael.”
“Certo che per essere degli angeli secondo me avete siete difettosi! Vi conviene tornare in paradiso e farvi dare una controllata dal centro ‘Assistenza Pennuti’!” Loro mi guardano sconvolti e Mikael finalmente mi lascia andare, così approfittando del momento di distrazione prendo Bianca e inizio a correre. Dopo poco vedo una porta con su scritto ‘VIETATO L’INGRESSO’ e mi ci infilo dentro. Mi siedo a terra cercando di riprendere fiato e controllo l’orologio. Mancano cinque minuti al decollo, quindi dobbiamo muoverci. Mi giro verso Bianca ancora sotto shock, così mi avvicino a lei e chiedendole scusa le tiro due ceffoni. Dopo qualche istante mi guarda in cagnesco.
“Perché l’hai fatto?”
“Per farti riprendere genio! Dobbiamo trovare un modo per arrivare all’aereo in meno di cinque minuti, possibilmente evitando Mikael e Gabriel!”
“Quindi ci stanno seguendo?”
“Tu che pensi? Gli ho appena rivelato che sappiamo che sono degli angeli!”
“Penso che siamo nei guai!”
“Già lo credo anche io.”
“Intanto cominciamo a controllare com’è la situazione fuori?” Annuisco lentamente e ci avviciniamo alla porta aprendola quando basta per poter spiare fuori. Naturalmente, visto che siamo molto fortunate vediamo Mikael fermo difronte alla porta che si guarda attentamente intorno, poco dopo vediamo Gabriel raggiungerlo.
“Ti prego dimmi che le hai trovate!”
“Dimmi Mikael, le vedi per caso da qualche parte?”
“Adesso siamo nei guai. Se non le troviamo al più presto si scatenerà una guerra!” Noi ci guardiamo scettiche.
“Fossi in te mi preoccuperei della reazione di tuo padre, Principe.” Mi giro verso Bianca e le mimo ‘Principe?’, lei mi tira un cazzotto sul braccio e mi fa segno di stare in silenzio.
“Non è mio padre a preoccuparmi, ma il fatto che anche i demoni siano sulle loro tracce. Se dovessero finire in mano loro non oso immaginare quali atrocità potrebbero infliggergli!”
“Magari riuscirebbero a dominare un po’ il caratterino della brunetta rendendola più servizievole!”
‘Brutto pennuto spennacchiato! Te la faccio vedere io la servizievole!’ Sto per spalancare la porta per saltargli addosso e fargli molto male, ma la presa di Bianca mi ferma. La guardo e lei mi fa segno di no con la testa, così faccio respiri profondi per calmarmi.
“Non dirlo neanche per scherzo!”
“Va bene, andiamo a cercarle.”
“Ehi Gabriel, secondo te quelle due ragazze potevano essere delle ‘Guardiane’?”
“Non lo so! Ma avevano qualcosa di speciale ed è molto probabile che lo fossero.”
“Sono preoccupato per loro.”
“Vediamo intanto di trovarle e poi ci accerteremo se siano o meno delle ‘Guardiane’.” Vediamo Mikael annuire prima di seguire il suo amico. Dopo qualche istante ci alziamo e silenziosamente usciamo dal nostro nascondiglio per poter raggiungere le nostre amiche il più rapidamente possibile. Dopo qualche minuto in cui facciamo attenzione ad evitare Gabriel e Mikael riusciamo finalmente a raggiungere l’aereo. Ci dirigiamo verso i nostri posti per sederci e subito veniamo sommerse dalle loro domande.
“Ragazze che vi è successo? Sembra che abbiate visto un fantasma!” Ci chiedono in coro le gemelle. Getto una rapida occhiata a Bianca che sembra ancora scossa dal nostro incontro, sospiro per poi rispondergli.
“Più che fantasmi abbiamo avuto una piacevolissima conversazione con Mikael e Gabriel!”
“E chi sarebbero?” Mi domanda preoccupata Kate.
“I tizi piumati! Anche se Gabriel più che angelo mi sembrava un demonio!”
“Angeli?!?” Mi urlano quasi contro, tanto che l’occhiata raggelante di Bianca le zittisce facendole arrossire.
“Già anche se conviene continuare questo discorso una volta arrivate ad Olimpia. Adesso giratevi e tentate di riposare un po’ perché ci attende una giornata molto pesante.” Loro anche se titubanti ascoltano il mio consiglio e si risiedono tranquille al loro posto. Faccio un sospiro, chiudo gli occhi e tento anche io di calmarmi un po’, cosa alquanto complicata.

Passiamo più di mezz’ora in silenzio ognuna persa nei propri pensieri, dopo di che stufa decido di prendere la guida che ho acquistato iniziando a cercare informazioni su Olimpia, ma la voce di Bianca attira la mia attenzione.
“Secondo te ci stanno ancora cercando?” Mi volto verso di lei e la guardo preoccupata.
“Direi di si e penso che purtroppo per noi abbiano capito dove siamo dirette.” Mi guarda preoccupata.
“Sai è da quando ci siamo sedute che continuo ad avere la sensazione di essere osservata. Non so se mi spiego, ma ho la certezza che ci stiano seguendo e lo sguardo che mi sento addosso è quello di Gabriel!”
“Capisco cosa provi, infondo è la stessa sensazione che ho provato io con quel ragazzo dagli occhi elettrici dell’autogrill, ma magari è solo frutto della tua mente condizionata da ciò che è successo poco fa.” Lei mi guarda dubbiosa non molto convinta dalla mia spiegazione, ma infondo come fa a crederci lei se non ci credo nemmeno io? La vedo sospirare.
“Già forse hai ragione. Comunque secondo te che cosa sono le ‘Guardiane’?”
“Non ne ho la più pallida idea, ma di qualunque cosa si tratti sono sicura che non ci riguardi. Insomma siamo semplici ragazze non vedo come possiamo essere in grado di fermare o scatenare una guerra. Quindi rilassati, sono convinta che si sia trattato di un malinteso.” Provo a sorriderle senza riuscirci davvero. La vedo sospirare ancora.
“Non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo, vero?”
“Sinceramente no, ma si dice che la speranza è l’ultima a morire.”
“Quindi stai davvero sperando che tutto quello che sia successo sia a causa di un semplice malinteso?” Sbotta innervosita mentre tutto quello che riesco a fare è annuire convinta. Mi fulmina con lo sguardo per poi girarsi verso il finestrino.
“Spero che tu abbia ragione Anastasia, ma ho l’impressione che quello che stai facendo non sia altro che sognare ad occhi aperti evitando di guardare in faccia la realtà.”
“E quale sarebbe questa realtà a cui dovrei credere Bianca? Che esistano Angeli e Demoni che ci stanno dando la caccia Dio solo sa il perché? Che noi dovremmo essere in qualche modo responsabili dell’inizio o della fine di una guerra? Che siamo delle ‘Guardiane’ per caso? Che poi ‘Guardiane’ di cosa esattamente? Bè mi dispiace, ma io non posso e non voglio credere che tra tutti gli esseri umani presenti su questo pianeta tutto ciò debba accadere a noi!”
“Non sto dicendo questo, ma semplicemente che dovresti accettare intanto il fatto che ormai non siamo più delle semplici universitarie.”
“E cosa saremmo allora?”
“Semplice, delle ragazze che stanno vivendo un’avventura fantastica! Magari se riusciamo a sopravvivere a questa storia potremmo anche scriverci su un libro.” Sospiro difronte alla sua irrazionale tranquillità.
“Non sarai invece tu quella che è troppo tranquilla qui?”
“Ti sbagli.” Si volta per trafiggermi con i suoi occhi.
“Io non sono tranquilla, al contrario. Ho una tremenda paura… ho paura che non riusciremo a sopravvivere. Sono terrorizzata dal fatto che stiamo affrontano cose assurde e pericolose e soprattutto mi chiedo quando tutto questo avrà fine. Ma vedi io non sono abituata a vivere nella paura o con il terrore di muovere un solo passo, così ho preso una decisione.”
“E quale sarebbe?”
“Affrontare un problema alla volta, facendo un piccolo passo per volta con tutte voi al mio fianco e soprattutto di godermi questa nuova avventura con voi. Ecco tutto.” Rimango senza parole ad osservarla per non so quanto tempo.
“E poi se proprio sedo essere sincera, in un certo senso sono contenta di essermi imbarcata in questa cosa con voi.” La guardo stupita senza capire.
“Guarda!” Mi indica un punto fuori dal finestrino. Mi avvicino e guardo attentamente. Sotto di noi vi è una distesa limpida di acqua che riflette il cielo, cosparso da qualche nuvola colorata di rosa, viola e arancione. Un raggio di sole appena sorto mi colpisce gli occhi, così me li riparo dietro una mano.
“È l’alba. Sai cosa significa?” La guardo scuotendo la testa mentre mi rivolge un sorriso dolce.
“No.” Dico sorridendo.
“Significa che un nuovo giorno è iniziato e che ci aspettano ancora tante avventura. Significa che ci saranno momenti difficili, ma altri in cui potremmo vedere spettacoli come questo che prima vivendo in un paesino ci erano preclusi. Ma soprattutto significa che da qui in avanti inizia la nostra nuova vita.”
“Una vita da fuggitive e perseguitate?” Chiedo scettica.
“No, una vita piena di avventure.” Sospiro per poi guardarla attentamente.
“Certo che se quel pennuto ti fa quest’effetto inizio a preoccuparmi. Sai com’è non vorrei che da ‘Principessa dei Ghiacci’ ti trasformassi in ‘Principessa delle sviolinate.” Lei mi guarda scoppiando a ridere.
“Se mai dovesse accadere una cosa del genere ti do il permesso di colpirmi con un bastone in testa, rinchiudermi in una prigione e buttare via la chiave!”
“Nooo ma così è troppo complicato! Faccio prima ad ucciderti e buttare il tuo cadere in mare.”
“Ammazza che amica meravigliosa. Guarda ogni volta che mi esprimi il tuo amore mi commuovo.” Scoppio a ridere guardo la sua smorfia, ma mi riprendo in fretta.
“Secondo te riusciremo a sopravvivere?” Le chiedo seria.
“Su questo non ho dubbi.” Mi risponde tranquilla.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


“Si avvisano i gentili passeggeri che stiamo per atterrare all’aeroporto di Pirgo. Siete tutti invitati quindi a sedervi al vostro posto e allacciare le cinture di sicurezza. Vi ringraziamo per aver scelto la nostra compagnia.”
Il diffondersi della voce all’altoparlante mi riscuote dallo stato di dormiveglia in cui ero finita dopo la chiacchierata con Bianca. Lentamente apro gli occhi e mi scontro con gli sguardi perplessi delle mie amiche.
“Che succede?” Domando sbadigliando.
“Veramente è quello che vorremmo sapere anche noi.” Ribatte tagliente Elisabeth. La osservo attentamente sospirando. Mi porto le dita alle tempie e le massaggio freneticamente.
‘Cazzo, credo di aver bisogno di un oki! Mi mancava solo il mal di testa adesso!’
“Succede che ho urgentemente biso…”
“Ragazze mantenete la calma e il sangue freddo adesso perché siamo in guai molto seri!” L’esclamazione di Bianca attira la nostra attenzione, spingendoci tutte ad osservarla. La vediamo sedersi in fretta e furia per poi agganciare la cintura.
“Che succede adesso?”
‘Ti prego fa che non sia nulla di grave!’ Le mie speranze però sono destinate a crollare in fretta. Lei si volta verso di noi, bianca come un cadavere e con lo sguardo allucinato. Si prende qualche istante per cercare di ritrovare il controllo e il sangue freddo che da sempre la caratterizzano e finalmente dopo qualche respiro profondo si decide a parlare.
“Non vorrei davvero mettervi in agita…”
“Bianca mi stai solo facendo incazzare! Arriva al sodo per favore e smettila di perderti in stronzate! Torna in te!” La interrompo sbuffando. Lei mi guarda fredda e lentamente le sue labbra si aprono in un sorriso che non raggiunge li occhi.
“Bene, come vuoi tu!” Mi fissa per qualche secondo come per cercare le parole giuste, ma poi sembra ripensarci e sorridendo perfida getta la bomba.
“Mikael e Gabriel sono su questo aereo.” Mi pietrifico, mentre le altre ci guardano non capendo nulla.
“Scusate ma chi sono questi tizi?” Chiede Beth dopo qualche istante di silenzio. Bianca si volta verso di loro e come se nulla fosse ostentando una calma che ora non dovrebbe avere si volta per fare un breve resoconto sui pennuti.
“Dei piccioni viaggiatori! Ma quante volte devo ripetertelo per fartelo entrare in testa?” Chiedo esasperata.
“Scusami se tendo a dimenticare le cose di poco conto.” Mi risponde stizzita incrociando le braccia al petto.
“Gabriel e Mikael sono degli angeli. Non so cosa vogliano esattamente e tanto meno so perché si sono intestarditi con noi, ma quello che so è che dobbiamo evitare che ci trovino.” Dice Bianca dopo aver sbuffato spazientita.
“Scusa se ti interrompo, ma se sono Angeli in teoria non dovrebbero essere dalla parte dei buoni?”
“Se lo fossero non penso che avrebbero tentato di rapirci Sarah.” Tutte e tre mi guardano sconvolte.
“Come scusa?” Guardo Elisabeth per qualche istante pronta a parlare quando mi accorgo che in realtà ho troppo da dire e che il nostro tempo in aereo è finito. Faccio un respiro tentando ancora una volta di organizzare tutti i pensieri in testa.
“Facciamo così. Adesso pensiamo solo ad evitarli e non appena saremo al sicuro vi diremo tutto quello che sappiamo!” Le mie amiche annuiscono e mentre le gemelle si stanno per voltare per sedersi composte gli occhi di Kate non mi mollano e mi sento come in trappola. Tento più volte di aprire bocca per dirle qualcosa ma la voce rimane bloccata. Il suo sguardo è particolare, mi trapassa ma allo stesso tempo è come se fosse distante anni luce. All’improvviso scuote a testa e mi rivolge un sorriso tirato.
“Sento che sta per accadere qualcosa che ci porterà su strade diverse, sento che il nostro Destino non sia quello di rimanere insieme ancora per molto. Non so perché, ma ho questa sensazione da quando siamo uscite di casa per andare al pub.” Sorride lentamente e il suo sguardo si fa triste. Tutte la guardiamo a bocca aperta senza avere la forza di replicare, completamente scosse da questa rivelazione.
“Perché non ce ne hai parlato prima?” chiede Bianca.
“Semplicemente perché non era il momento giusto!” La guardo sconvolta.
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire che i nostri Destini sono intrecciati, ma che ci attendono strade diverse!”
“Katherine smettila di parlare per enigmi e deciditi una buona volta a svuotare il sacco!” Lei ci guarda sospirando e il suo sguardo si fa distante.
“Ho fatto un sogno.”
“Oh Dio ti prego basta sogni!” Si dispera Sarah. Io la lincio con lo sguardo e poi faccio segno a Kate di continuare.
“Nel mio sogno c’era una donna, non so chi sia e non so nemmeno riconoscere il suo aspetto visto che indossava una specie di mantello e un cappuccio che la celavano completamente. Ma la voce era molto dolce ed intrisa di tristezza.”
“Che ti ha detto?” Le chiede dolcemente Beth.
“Mi ha detto che presto avremmo dovuto affrontare il nostro Destino… che ci saremmo dovute separare ma che prima o poi ci saremmo rincontrate.”
“Quando avverrà tutto questo?” Le chiedo con un magone.
“Non lo so, ma sento che avverrà molto presto.” Ci guardiamo tutte demoralizzate. Faccio un respiro profondo e finalmente la osservo con attenzione.
“Kate che cosa ci stai nascondendo?” Lei mi guarda e poi vedo le lacrime scendere lungo le sue guance.
“Mi ha detto che noi non siamo chi crediamo di essere.” Le lacrime ormai scorrono irrefrenabili mentre tira su con il naso cercando di recuperare un po’ di contegno.
“Mi ha detto che presto avremmo scoperto la verità su di noi, che noi non apparteniamo a questo mondo e che presto tu Ana farai parte del regno delle Tenebre mentre Bianca entrerà in quello della Luce.” Noi ci guardiamo perplesse non riuscendo a capire fino in fondo cosa significhino le parole della nostra amica. Guardo Kate e lei si asciuga le lacrime distrutta.
“Dai ora basta! Questo è stato solo un sogno, magari ti sei sentita condizionata in qualche modo da tutto quello che sta succedendo! Vedrete che andrà tutto bene… non c’è nulla di cui aver paura! Abbiamo un piano da seguire. Non perdiamo di vista il motivo per cui siamo venute fino a qui e vedrete che andrà tutto bene!” Tutte osserviamo Sarah e proviamo a rivolgerle un sorriso che però non raggiunge gli occhi. Un senso di oppressione attanaglia il mio stomaco e sento le tempie pulsarmi. Per l’ennesima volta da quando tutta questa faccenda è iniziata maledico Dio o chi per Lui lassù si sta divertendo con le nostre vite!

Appena il portellone si apre ci fiondiamo tutte fuori e andiamo alla ricerca dei nostri bagagli. Mentre attendiamo al nastro trasportatore ci guardiamo attorno furtive per vedere se troviamo una traccia dei nostri potenziali rapitori. Dopo le rivelazioni di Kate nessuna ha più aperto bocca, tutte abbiamo assunto un’aria cupa e tetra. Solo Kate mantiene una parvenza di calma anche se il suo sguardo ha sempre una vena di tristezza infinita. Arrivati i nostri bagagli li afferriamo velocemente e sempre silenziose ci mescoliamo alla folla che si dirige verso l’uscita. Siamo quasi arrivate e sto per trarre un sospiro di sollievo quando sia Bianca che Kate si irrigidiscono affondando le loro unghie nelle mie braccia. Trattengo a stento un’imprecazione e velocemente tiro un colpo con il piede a Sarah che mi sta difronte. Lei si volta scocciata, ma quando vede le facce delle nostre amiche afferra il braccio della sorella. Rapidamente me le staccano di dosso e posso finalmente tirare un sospiro di sollievo. Mi guardo attorno e fuori dalla porta vedo i tre tizi che avevamo intravisto all’autogrill. Mi paralizzo all’istante e quando sento strattonarmi per un braccio mi giro e vedo Elisabeth che mi rivolge uno sguardo preoccupato.
“Va tuto bene?” Faccio un respiro profondo e le sorrido annuendo lievemente. Mi giro indietro e intravedo le chiome chiare di Mikael e Gabriel che si guardano intorno freneticamente come se stessero cercando qualcosa. Mi giro verso destra e non notando nulla di strano faccio segno alle gemelle di trascinare le altre due e poter cercare un’uscita.
Siamo quasi arriva ad un bar quando, ancora intenta ad osservare i movimenti degli Angeli e tentare di scorgere i tipi fuori, vado a sbattere contro qualcosa. Per il contraccolpo ruzzolo a terra e dolorante mi porto una mano a massaggiarmi l’osso sacro. Lentamente sollevo lo sguardo scontrandomi con due smeraldi incastonati in un viso dalla bellezza marmorea, labbra sottili di un rosa pallido, leggermente più scure della carnagione del ragazzo che torreggia su di me. Maglietta bianca che attillata segna in modo perfetto due pettorali da paura e blue jeans strappati che cadono su due fianchi stretti e coprono due gambe lunghe ed atletiche. Lentamente con lo sguardo risalgo fino ad incatenare i miei occhi ai suoi che sembrano leggermi dentro. Una folata di vento smuove i suoi lunghi capelli biondo scuro e mentre continuo ad osservarlo mi accorgo di una cosa che a prima vista sarebbe lampante. È semplicemente bellissimo… troppo bello per essere vero. E mentre mi rivolge un sorriso incoraggiante, nella mia testa suona un campanello d’allarme. Una sensazione di pace e di tranquillità mi avvolge e mentre afferro la mano che mi viene porta sento di essere finalmente a casa.
“Oh Cristo ti prego non di nuovo!” Il ragazzo davanti a me indurisce leggermente lo sguardo mentre lo passa sulle mie amiche alle mie spalle che hanno assistito a tutta la scena senza dire una parola.
“Potrebbe per favore evitare di bestemmiare? Sa ad una bella ragazza come lei non si addice un linguaggio simile.” Rimprovera dolcemente Bianca che facendo finta di nulla viene a passo di carica verso di noi afferrandomi con forza per poi strattonarmi a se. Lascio andare la mano del ragazzo, ancora intontita dalla strana reazione del mio corpo e confusa osservo la mia amica.
“Muovetevi. Veloce!” Afferma gelida iniziando a camminare a spasso spedito da dove siamo venute. Le altre annuiscono e si avviano mentre io testarda mi blocco.
‘Devo parlare con questo ragazzo. Ho bisogno di capire se anche lui ha avuto la stessa sensazione che ho provato io. E soprattutto voglio scoprire perché il suo viso mi sembra così familiare e la sua presenza mi fa sentire a casa e per certi versi al sicuro.’
“Insomma si può sapere che ti prende?” Mi giro verso il ragazzo che mi osserva attentamente come se mi stesse studiando e faccio per scusarmi quando mi sento ancora una volta trascinare.
“Bianca smettila, lascia almeno che lo ringrazi!” Dico esasperata. Lei al quel punto si ferma, mi trafigge con il suo sguardo per poi rivolgersi al ragazzo dietro di noi facendogli un sorrisino.
“Ti ringrazio per aver aiutato la mia amica.” Poi si volta verso di me.
“Soddisfatta ora sua maestà? Adesso sbrighiamoci prima che sia troppo tardi!” La guardo non capendo e prima che io riesca anche solo a dire qualcosa sento la voce di Mikael dietro di me.
“Raphael forza dobbiamo trovare quelle ragazze al più presto, qui fuori ci sono i Demoni.” Noi ci blocchiamo tutte iniziando a sudare a freddo e lentamente ci voltiamo verso Mikael. Lui ci osserva stranito e dietro di lui vedo Gabriel accorrere velocemente.
“Ana…” Questo è tutto ciò che riesco a sentire.
‘CAZZO!’. Come se tutto stesse andando a rallentatore vedo il viso di Raphael passare dallo sconcerto iniziale ad uno stato di consapevolezza; vedo Gabriel arrivare trafelato e intimarci di non allontanarci; vedo Mikael tentare di afferrarmi e nello stesso istante mi sento trascinare da Bianca.
“SCAPPATE!” Questo è l’urlo della fredda ‘Principessa dei Ghiacci’. I nostri corpi si muovono automaticamente e scattiamo tutte verso quella che vediamo come unica via di fuga.
Agilmente tentiamo di evitare le persone che ci gridano dietro i peggio insulti. I ragazzi sono alle nostre spalle e anche senza voltarmi riesco a sentire la loro presenza che si fa sempre più vicina. Frenetiche ci guardiamo attorno e dopo un po’ vediamo un’uscita d’emergenza. Apriamo la porta più veloce che possiamo e usciamo trafelate, alle nostre spalle Bianca chiude la porta e si guarda disperatamente intorno.
“Ragazze forza aiutatemi a trovare qualcosa che blocchi la porta! Svelte!”
“Tu pensi veramente che una semplice porta possa bloccare degli Angeli che ci stanno dando la caccia?” Le chiedo sconvolta. Lei sta per ribattere quando le gemelle ci afferrano e iniziano a trascinarci via.
“Sapete ragazze questo davvero non è il momento di mettersi a bisticciare su delle puttanate!” Ci rimprovera Kate, mentre noi abbassiamo lo sguardo colpevoli. Dietro di noi sentiamo un frastuono e la voce preoccupata di Mikael pregarci di fermarci perché non vogliono farci del male.
“Sai chissà perché sono convinta che gli assassini dicano la stessa cosa prima di far fuori le loro vittime!” Gli borbotta contro Beth.
“Ma noi siamo Angeli! Non vi faremmo mai del male!” Insiste lui. La voce è sempre più vicina.
“Disse colui che sta tentando di rapirci!”
“Lo facciamo per il vostro bene! Tutto ciò che desideriamo è che voi siate al sicuro. Vi prego di credermi!”
“Se tu stai dicendo la verità allora io sono la Madonna!” Gli sbraita contro la bruna prima di farci segno di entrare in una specie di boschetto.

Continuiamo a correre a perdifiato per non so quanto tempo e dopo un bel po’ di fermiamo esauste.
“A quanto pare li abbiamo seminati!” Dice ansante Sarah.
“Lo spero, anche se non ne sarei così sicura! Quello che ci insegue è pur sempre il Principe delle schiere angeliche!” Le dico affranta mentre lei mi rivolge uno sguardo sconsolato e si butta a terra. Rimaniamo una decina di minuti in silenzio cercando di recuperare più fiato possibile.
“Quindi adesso che si fa?” Chiede mogia Kate.
“Prima di tutto dobbiamo capire dove ci troviamo. Ho provato a controllare il telefono ma non c’è campo, quindi l’unico modo che abbiamo per farlo è alla vecchia maniera.”
“Cioè?” Chiedono le gemelle. Sorrido e guardo Bianca.
“Andando in esplorazione!” Affermo entusiasta.
“Evvai(?)” Mi risponde Kate facendomi una linguaccia. La fulmino con lo sguardo prima di scoppiare in una risata seguita a ruota da tutte le altre.
“Come ci muoviamo?” Mi chiede Beth una volta che ci siamo riprese. Guardo Bianca per sapere se ha qualche idea e lei solleva un sopracciglio.
“Semplice, per fare più veloce ci separeremo. Io e Ana andiamo da una parte e voi tre da quella opposta. Appena uscite proviamo ad avvisare le altre per vedere se sono già uscite. Se così non fosse aspetteremo ancora un po’, ma prima che faccia buio rientreremo nella foresta per cercare le altre. Naturalmente lasceremo dei messaggi sul telefono in modo da sapere sempre dove saremo. È meglio evitare i poliziotti, anche perché potremmo passare per squilibrate e rischiare di essere rinchiuse in qualche manicomio. Lo so che questo non è granchè come piano ma al momento è anche l’unico che mi sia venuto in mente.” La guardiamo e poi annuiamo lentamente iniziando così a dividerci le varie cose che abbiamo.
Pronte ormai a separarci guardo quelle tre scalmanate e sento un groppo formarsi in gola. Me la schiarisco velocemente e rivolgo loro uno sguardo di incoraggiamento.
“Siete pronte?” Dico sorridendo.
“Certo che no.” Mi risponde mogia Sarah.
“Avanti su! Sarà per poco, non fatti prendere dal panico e vedrai che andrà tutto bene!” Le dico con un sorriso. Lei guarda me e Bianca con tristezza per poi abbassare lo sguardo.
“Si sta avverando il sogno di Kate.” Le sentiamo dire per poi immobilizzarci tutte.
“Non dire sciocchezze! Non accadrà niente del genere! Troveremo l’uscita e poi staremo di nuovo tutte insieme! Ce l’hai detto tu stessa ricordi?” Vedo Kate trattenere le lacrime e Beth mettere una mano sula spalla della gemella, mi giro verso Bianca e con lo sguardo le chiedo di darmi un aiuto. Lei sospira stanca.
“Non vi dirò che quello che ha detto Kate non accadrà, anche perché avremmo bisogno di una specie di miracolo. Insomma siamo inseguite dagli Angeli e dai Demoni e non penso proprio che saremo in grado di sfuggirgli ancora per molto!” La guardiamo allucinate e io le tiro una gomitata allo stomaco che lei evita con un saltello laterale. La lincio con lo sguardo, ma lei fa finta di nulla.
“So che è strano, ma probabilmente la sensazione di Kate era giusta e sicuramente adesso hanno più opportunità di catturarci. Voglio essere onesta con voi, ormai non siamo più delle bambine che hanno bisogno della pillola indorata, siamo adulte e a quanto pare il nostro è un destino del cazzo. Ma quello che vi posso assicurare è che non gli renderemo le cose facili se dovessero prenderci! Gli faremo pentire di essersi messi contro di noi e di averci separate. Certo non so ancora come, ma sicuramente troveremo un modo. Fidatevi di noi!”
“In pratica potete stare tranquille che se mai venissimo catturate li prenderemo a calci in culo anche per voi!” Ci guardiamo per qualche istante serie e poi scoppiamo a ridere.
“Forza adesso è meglio che andiamo sennò si fa notte! Ricordatevi che mentre voi dovrete fare le principessine da salvare noi dobbiamo andare ad Olimpia, Delfi e già che ci siamo vedere se scopriamo qualcosa su questa persona del sogno di Kate. Quindi mettiamoci al lavoro soldati!”
“Agli ordini sergente Elisabeth.” Le facciamo tutte il verso per poi sorriderci.
“In bocca al lupo ragazze, ci rivedremo prima di quanto possiate immaginare!” Dico loro mentre con Bianca al seguito mi incammino lungo un piccolo sentiero. Guardo per un istante Bianca al mio fianco e il suo sguardo determinato mi fa capire arrendersi e fare da spettatrici alle nostre stesse vite non è una opzione accettabile. Così rincuorata e con lo spirito leggero sono pronta ad affrontare e prendere a calci il mio Destino.

Dopo un’infinità di tempo passato a camminare nel più totale dei silenzi, decidiamo di fermarci per mettere qualcosa sotto i denti e far riposare un po’ le nostre povere gambe. Mi faccio velocemente una coda e con un gesto nervoso e svogliato mi tolgo i capelli che mi si sono appiccicati addosso.
“Odio questo caldo! Possibile che debba soffrirlo così tanto?”
“Io sto bene!” La osservo in cagnesco e mi accorgo che a differenza mia che sono zuppa lei è fresca come una rosa.
“A volte ti odio proprio lo sai?” Mi guarda facendomi una linguaccia per poi tornare al panino che stava sgranocchiando.
Mangiamo in silenzio e in fretta, sempre facendo attenzione a tutto ciò che ci circonda. Dopo qualche minuto non riesco più a sopportare questo silenzio.
“Secondo te quanto manca all’uscita di questo posto?”
“Non ne ho la più pallida idea!”
“Secondo te che ci accadrà una volta uscite da qui?”
“Non ne ho la più pallida idea!”
“Secondo te ci stanno ancora cercando?”
“Che palle Ana! Devo risponderti proprio? O preferisci essere mandata all’inferno adesso o più tardi?” Sto per risponderle piccata quando sento un brivido lungo la schiena. Tutto attorno a noi tace, così rapide ci alziamo afferrando le nostre borse pronte a darcela a gambe.
“Bè all’inferno ci finirete sicuramente.” La voce rimbomba attorno a noi e frenetiche ci guardiamo attorno cercando di scoprire la sua provenienza.
“Esci fuori bastardo!” Urlo dopo poco.
“Se proprio ci tieni eccomi qui angioletto!” Sento un fiato caldo sul collo e non faccio neanche in tempo a girarmi che sento delle braccia afferrarmi i fianchi.
“Lasciami andare maledetto!” Urlo iniziando a dibattermi. Afferro le sue mani e con le unghie provo a graffiarlo, ma lui non si sposta di un millimetro. All’improvviso sento la sua risata sadica rimbombarmi nelle orecchie e con uno scatto mi gira verso di se. Lentamente sollevo lo sguardo e mi perdo in due occhi blu elettrici, più freddi del ghiaccio, le labbra rosso sangue incurvate in un sorrisino strappamutandine, i capelli neri che delicatamente mi sfiorano il volto. Immobile davanti a lui non riesco a far altro che annegare in quelle pozze. Lui mi fissa di rimando e lentamente si abbassa verso il mio collo.
“Sai piccola, non ho mai sentito un profumo come il tuo. È qualcosa di unico. Sicuramente farai impazzire tutto il mio popolo.” La sua voce roca mi fa scendere un brivido lungo la schiena.
“Cosa c’è angioletto hai già perso la voglia di combattere?” Mi domanda divertito. E allora mi accorgo che inconsapevolmente ho smesso di dibattermi per osservarlo. Divento rossa e abbassando il viso mi scontro con il suo petto. Un intenso profumo di rose rosse mi avvolge o meglio stravolge e mi sento completamente intontita. Scuoto la testa per riprendere un minimo di lucidità e svelta provo ad allontanarmi, ma ancora non riesco a spostarlo. Innervosita dunque inizio a strattonargli la maglia urlandogli contro di lasciarmi andare e mentre lui scoppia a ridere io mi volto alla ricerca della mia amica che terrorizzata ci osserva in silenzio. Lui segue il mio sguardo e si concentra qualche istante su Bianca.
Prima però che possa dire una sola parola sento il vento sollevarsi seguito da un battito d’ali. Velocemente in un uragano di piume e foglie vedo qualcosa atterrare tra noi e Bianca. Sento il corpo del tipo irrigidirsi e così cogliendo la palla al balzo sollevo il ginocchio per colpirlo allo stomaco. Lui essendosene accorto mi allontana da se e io provo di nuovo a scappare, così innervosito mi ristringe a se fulminandomi con il suo sguardo di ghiaccio.
“Lucifer lasciala andare immediatamente!” La voce di Mikael rimbomba possente come non mai. Provo a voltarmi per guardarlo, ma mi è complicato visto che Lucifer mi stringe talmente forte da togliermi il fiato.
“Mikael non osare darmi degli ordini!” Risponde freddo. I due si osservano in cagnesco e tra loro inizia una vera e propria battaglia fatta di sguardi e minacce.
Nel frattempo preoccupata per la mia amica provo lentamente a voltarmi e con la coda dell’occhio vedo Bianca a terra che mi fissa terrorizzata. La osservo attentamente e con uno scatto le faccio segno di andarsene per mettersi al sicuro. Almeno una di noi deve salvarsi dannazione! Ma il suo sguardo sembra oltrepassarmi! Innervosita comincio a guardarla in cagnesco continuando a farle segno di scappare e quando finalmente si accorge dei miei segnali sbianca e comincia a scuotere la testa freneticamente mentre con le labbra mima un –senza di te non me ne vado-.
Mi viene da piangere al solo pensiero di quello che potrebbe accaderci e quando con uno scatto Lucifer mi prende in braccio iniziando ad allontanarsi inizio a tirargli pugni sul petto e urlare istericamente. Lui innervosito si ferma, incatena il suo sguardo al mio e mi sembra di annegare. Ogni mia volontà si spegne e lentamente sento le forze abbandonarmi così mi lascio andare contro di lui.
“Finalmente ti sei calmata angioletto!” Con un ultimo sforzo guardo Bianca disperata e la vedo fare uno scatto verso di me. Vedo Mikael afferrarla e stringerla a se per evitare che ci corra dietro.
“Lucifer non farlo è solo una ragazza innocente!” Lui si immobilizza e lentamente si volta a guardare i due rimasti indietro.
“Lei appartiene al Regno dei Demoni! È proprietà di Lucifero! Siete stati proprio voi a volere questo accordo. Dimmi Principe hai per caso intenzione di scatenare una guerra?” Chiede subdolo. Vedo Mikael irrigidirsi e stringere forte Bianca che ha iniziato a singhiozzare.
“E poi fossi in te mi preoccuperei di più di ciò che mi circonda, perché se non te ne fossi accorto sei circondato da Demoni!” La voce di Lucifer è come il sibilare di un serpente, il suo corpo è caldo e la sua andatura costante. La combinazione di questi elementi più quella cosa strana che mi ha fatto prima fanno si che i miei occhi inizino a chiudersi. Con un ultimo sforzo per rimanere cosciente vedo Mikael aprire le sue ali, prendere in braccio una Bianca sconvolta e alzarsi in volo. La vista si oscura, ma non posso permettermi di lasciarmi andare così. Stringendo i denti sollevo lo sguardo su di lui e lo vedo fermarsi davanti ai due ragazzi con cui era in autogrill.
“Lucifer è andato tutto secondo i piani?” Lo vedo inarcare un sopracciglio e con voce tagliente rispondergli.
“Dimmi Daemon, cosa vedi tra le mie braccia?” Lui lo squadra attentamente.
“Una ragazza ancora sveglia!” Annuncia tagliente. Lo vedo immediatamente abbassare lo sguardo verso di me e osservarmi incuriosito.
“E così sei più forte di quanto credessi angioletto.” Il suo sguardo affilato mi trafigge e anche se lotto con tutte le mie forze sento queste abbandonarmi molto velocemente.
“Vai al diavolo, maledetto!” Lo sento irrigidirsi e forse si è trattato solo della mia immaginazione, ma mi è sembrato di captare un suo piccolo bisbiglio.
“E quello che stiamo per fare entrambi angioletto.” Prima di abbandonarmi completamente all’oblio.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Con i sensi ancora intorpiditi tento più volte di svegliarmi senza avere la forza di riuscire a muovere le palpebre. Provo a fare ancora uno sforzo e muovere le dita senza avere successo, allora stufa decido di aspettare. I suoni mi arrivano ancora un po’ ovattati ma lentamente riesco a percepire più particolari di ciò che mi circonda. Una delle prime cose che avverto è la morbidezza del materasso su cui sono sdraiata, la seconda invece è l’odore fresco di pulito delle lenzuola.
‘Almeno quel bastardo ha pensato di farmi stare comoda!’ Penso acida.
Sospiro mentalmente già esausta all’idea di quello che mi attende una volta che mi sarò svegliata. Chissà dove mi trovo e per quanto tempo sono stata priva di sensi. Immediatamente i miei pensieri corrono agli ultimi istanti vissuti e subito sento la tristezza invadermi. Ripenso alle gemelle e Kate e spero che stiano bene e siano finalmente riuscite a trovare la strada giusta per uscire dalla foresta. Penso a Bianca e al momento in cui sconvolta si getta verso di me tendendo le braccia come per afferrarmi. Sento un groppo in gola e le lacrime che spingono per scendere.
‘Voglio le mie amiche!’ Penso disperata. Mentre sto per lasciarmi andare e aprire i rubinetti sento la porta aprirsi e quasi contemporaneamente dei strani rumori alla mia destra.
“Allora ci sono novità?” La voce fredda ma allo stesso tempo melodiosa mi fa pietrificare. Solo una persona può avere quella voce.
“No, è sempre uguale… come potete constatare voi stesso.” Questa voce proveniente dalla mia destra, mi sembra di averla già sentita.
“Sai Daemon, anche se siamo cresciuti insieme non dimenticare mai chi hai davanti e vedi di evitare quel tono!” La voce fredda e più affilata di una lama fa scendere un brivido di paura lungo la mia schiena.
“Si mio Signore. Perdonate l’insolenza.”
Subito dopo sento il rumore della porta segno che sono usciti e senza rendermene conto libero un sospiro di sollievo, ma non appena sento il letto abbassarsi mi irrigidisco nuovamente.
“Hai intenzione di giocare a fare la bella addormentata ancora per molto, Anastasia?” Il suo respiro sul volto, la sua voce roca e il modo in cui le lettere del mio nome vengono pronunciate da lui fanno partire l’ennesimo brivido, anche se questa volta non sono sicura che sia di terrore.
“Dimmi, forse dovrei svegliarti con un bacio angioletto?” Sento il suo respiro sulle labbra e spalanco gli occhi terrorizzata. Lui mi rivolge un sorrisino crudele allontanando il suo viso, ma rimanendo comunque seduto sul letto. Mi metto a sedere in fretta e rapida mi allontano, appiattendomi il più possibile verso la testata. Un rumore metallico attira la mia attenzione e con orrore vedo una catena al mio polso sinistro che mi tiene legata al letto. Provo a forzarla, ma per quanto io tenti non riesco ad aprirla.
“È inutile che continui a sforzarti. Quelle sono delle catene speciali, indistruttibili. Quindi se vuoi un consiglio smettila, altrimenti ti farai solo del male.” Lo fisso arrabbiata e una strana voglia cresce in me. Vederlo lì, seduto sul letto insieme a me completamente calmo e suo agio, mentre mi lincia con lo sguardo non fa altro che farmi venire voglia di attaccarlo. Desidero fargli male, tanto male. Tutto quello che mi è successo è colpa sua! È per colpa sua se mi sono dovuta separare dalle mie amiche… è colpa sua se sono incatenata al letto in Dio solo sa quale luogo sperduto e maledetto.
“Dammi la chiave e fammi uscire da qui!” La mia voce freme di rabbia.
“Perché dovrei fare una cosa del genere?”
“Semplice, perché te lo sto ordinando!” Affermo gelida.
“Ordinando?” Mi chiede tra il furioso e il divertito.
“Angioletto, imparerai presto che io non prendo ordini da nessuno, tanto meno da un essere come te.” Sto ribollendo di rabbia, quando all’improvviso di mi viene un’idea geniale.
‘Com’è che si dice? A mali estremi, estremi rimedi? Va bene diavoletto vediamo chi la spunterà!’
“Oh, invece credo proprio che mi ubbidirai se non vuoi che te la faccia sul letto!” Gli sorrido freddamente mentre lui mi guarda divertito.
“Sai per essere un angioletto, hai una lingua troppo biforcuta.” Detto ciò dalla tasca tira fuori una chiave e mentre si avvicina fatico a trattenere un sorrisino vittorioso. Lui mi lincia con lo sguardo e poi finalmente mi libera.
“Ti ringrazio diavoletto.” Dico acida mentre mi sfrego il polso dolorante e mi guardo attorno per cercare qualche via di fuga. Nella camera non ci sono finestre, le pareti sono in pietra e l’unica fonte di luce è dato da un grande candelabro che funge anche da lampadario. La stanza in se è molto spoglia, tranne per un semplice comodino in legno alla destra del letto con sopra un piccolo candelabro e alla sinistra della camera vi è un tavolino con una sedia sempre in legno. Addossato alla parete di destra si trova un piccolo armadio a due ante, anche questo di legno. In fondo alla stanza invece vi sono due porte. Mentre sono intenta a osservarmi intorno per cercare una via di fuga mi sento afferrare per un braccio.
“Potresti fare con più calma razza di animale! Sono una ragazza io!” Gli lancio un’occhiataccia che mi restituisce immediatamente. Così tra noi inizia una piccola battaglia fatta di linciamenti, che purtroppo sono destinata a perdere visto che il bastardo inizia a stringermi forte il braccio fino a farmi emettere un gemito di dolore.
“Imparerai presto angioletto che questo non è il modo di rivolgersi a me. E adesso sbrigati!” Apre la porta a destra e mi spinge con violenza dentro. Io perdendo l’equilibrio ruzzolo a terra e tutto quello che posso fare è guardarlo con odio cercando di trattenere il gemito che sta per uscire dalle mie labbra. Non ho intenzione di dargliela vinta, così come se niente fosse mi rialzo e gli do le spalle. Dopo qualche istante sento la porta sbattermi alle spalle e solo allora lascio sfuggire un’imprecazione.
“Bastardo pezzo di merda!” Sputo tra i denti e subito dopo sento la porta aprirsi e la sua figura ricomparire.
“Hai per caso detto qualcosa?” Dice linciandomi, io tiro fuori il mio sorriso più falso e innocente.
“Assolutamente no, sarà stata la tua impressione.” Lui mi fulmina per poi gettarmi addosso dei pantaloncini e una maglietta.
“Fatti una doccia che il tuo fetore si sente a chilometri di distanza!”
“Disse quello che profuma di fiorellini freschi!”
“Ragazzina la mia pazienza ha un limite e tu lo stai superando!” Afferma gelido.
“Se non ti sta bene potresti sempre lasciarmi andare.”
“Oppure potrei ucciderti.” Il modo calmo in cui lo dice mi fa scorrere un brivido lungo la schiena e deglutire spaventata.
“Mi domando perché tu non l’abbia già fatto.” Affermo mogia guardando a terra. Lui rimane a linciarmi per qualche istante per poi decidere di lasciarmi un po’ d’intimità andandosene. Faccio un sospiro di sollievo, distrutta da questo breve scambio di battute e finalmente mi guardo attorno. Il bagno è molto semplice, niente di eclatante com’è del resto anche la stanza. Velocemente cerco qualcosa che possa usare come arma per liberarmi e dopo un po’ non trovando nulla decido di fare come mi ha consigliato il mio carceriere.
Il gettito d’acqua caldo scioglie i miei muscoli tesi, con calma mi rilasso sentendo l’acqua scorrermi addosso. Dopo un bel po’ prendo uno shampoo e sempre con calma mi districo i nodi che ho tra i capelli. Non so quanto tempo sia passato ma dopo un bel po’ finalmente riesco dalla doccia finalmente rigenerata. Mi rivesto velocemente per poi frizionarmi i capelli. Provo a cercare uno phon e dopo poco finalmente riesco a trovarlo. Non avendo voglia di uscire e affrontare il demone decido di dedicare più tempo ai miei capelli.
Una volta finito non trovando altro da fare sono costretta ad uscire. Lui è comodamente allungato sul letto. Le braccia incrociate dietro la testa, gli occhi chiusi e l’espressione tranquilla. Sembra che stia dormendo. Mi avvicino e lo osservo attentamente. È semplicemente bellissimo… la luce delle candele crea una specie di gioco di ombre sul suo splendido viso. Mi avvicino ancora e mi siedo sul letto accanto a lui. Un ciuffo gli cade sulla fronte e improvvisamente una voglia mi assale. Anche se so che è irrazionale vorrei solo affondare le mie mani in quei capelli neri, passarle e ripassarle per scompigliarglieli ancora di più. Mi avvicino ancora, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza e mentre sto per spostare quel ciuffo ribelle una mano rapida afferra il mio polso in una presa ferrea. Sconvolta abbasso lo sguardo sul suo viso e vengo intrappolata dai suoi occhi.
“Cosa avevi intenzione di fare?” Domanda gelidamente. Io arrossisco accorgendomi finalmente di quello che stavo per fare e notando la breve distanza tra noi. Vorrei abbassare lo sguardo e nascondermi dalle sue lame ma mi è impossibile. Prendo un respiro cercando di sfuggire da questo suo incantesimo, ma quando lo faccio il suo odore mi entra prepotente dentro, mi ubriaca e stordisce. Come se non fossi più in me mi abbasso su di lui che continua a osservarmi freddamente, fino a che non affondo il viso nel suo collo. Prendo grandi boccate e sento la gola andarmi a fuoco, ma non riesco a fermarmi; mi sento sempre più ubriaca di lui, del suo odore di rose rosse… lentamente traccio una linea lungo tutto il collo con il naso respirandolo a fondo. Poi apro la bocca e rifaccio la stessa cosa con la lingua. Il sapore della sua pelle è un qualcosa di sublime, è deliziosa, è la cosa più buona che io abbia mai assaggiato… presa da una strana frenesia non staccandomi dal suo collo gli salgo sopra e mi stringo a lui. Sento ogni parte marmorea del suo corpo adattarsi al mio, lentamente continuo ad assaporarlo e poco dopo non riesco più a trattenere un gemito di piacere. Lui preso in contropiede rimane immobile lasciandomi fare. Sollevo lentamente il volto e affogo nei suoi occhi gelidi.
“Che cosa mi hai fatto?” Gli domando non riuscendo a trattenermi. Torno ad affondare nel suo collo e dopo aver preso l’ennesima boccata di quel profumo intossicante apro la bocca e gli mordo il collo. A quel punto lui irrigidisce e con un colpo di reni ribalta velocemente le nostre posizioni. Una sua mano corre velocemente ad intrappolare la mia gola in una presa stretta. Mi osserva gelidamente mentre io inizio a scalciare per riuscire a prendere almeno una boccata d’aria, sicuramente sulla mia pelle rimarranno i suoi segni per molto tempo. Lo sento man mano stringere sempre di più, non respiro e anche se so che è inutile comincio a graffiare le sue mani e a colpirlo ovunque io arrivi. Solo quando la vista inizia ad oscurarsi lui si apre in un sorrisino lasciandomi finalmente andare. Inizio a tossire raggomitolandomi su me stessa, stringendomi la gola tra le mani. Sento i polmoni bruciare e le lacrime rigarmi le guance. Lui si sposta da sopra di me e con passo elegante e felpato si alza avviandosi verso la porta per poi uscire senza degnarmi di uno sguardo. Sento la chiave girare nella toppa così stanca e nervosa libero un urlo, mi alzo da letto infuriata e con stizza mi pulisco le lacrime. Prendo la sedia e con violenza butto verso la porta distruggendola, poi sposto la mia attenzione verso il tavolino che ribalto, vedo il comodino e distruggo anche quello. Finito il mio sfogo mi getto sul letto, trascinandomi fino alla tastiera contro cui mi appoggio. Faccio un respiro profondo, stringo le gambe al petto e me le abbraccio lasciando libero sfogo alle lacrime guardando il casino che ho combinato. Poco dopo stremata mi allungo e affondo il viso nel cuscino, faccio un respiro profondo e percepisco il suo odore. Così presa da un attimo di follia me lo abbraccio e finalmente sconfitta mi abbandono alle braccia di Morfeo.

Non so quanto tempo sia passato, ma un invitante odore giunge al mio naso facendo brontolare il mio stomaco. Sbuffo stanca e anche se controvoglia decido di svegliarmi. Lentamente apro le palpebre e subito la testa inizia a martellarmi. Mi metto a sedere e mi guardo attorno confusa. Il disastro che avevo combinato è sparito… tutto è tornato come prima tranne per il fatto che sopra il tavolino vi è un vassoio con del cibo. Il mio stomaco a quella vista brontola ancora, così decido di alzarmi e mettere qualcosa sotto i denti. Ho giusto il tempo di sedermi ed osservare il cibo che sento la porta aprirsi. Osservo attentamente aspettandomi di veder entrare Lucifer, invece al suo posto fa la sua comparsa una giovane ragazza bionda molto carina vestita da cameriera con in mano degli asciugamani. Lei non appena si accorge che sono sveglia si blocca.
“Ciao.” Le dico dopo un pò per spezzare il silenzio imbarazzato che si è creato. Lei mi guarda non muovendosi di un millimetro. La guardo perplessa mentre i secondi passano.
“Capisci la mia lingua?” Le chiedo dubbiosa e quando anche a questa domanda non ottengo risposta faccio un sospiro abbattuta rivolgendo la mia attenzione al piatto che mi sta difronte. Immediatamente la sento muoversi e dirigersi verso il bagno dove sparisce. La sento trafficare un po’ per poi uscire a passo di carica e dirigersi verso il letto che sistema in fretta e furia. I suoi movimenti sono rigidi e rapidi, mentre i suoi occhi si spostano convulsamente posandosi ovunque tranne che su di me.
Frustrata mi passo una mano fra i capelli e lentamente tentando di fare meno rumore possibile mi alzo e le arrivo alle spalle. Lei si volta all’improvviso e come mi vede si spaventa. Fa per scappare, ma io le afferro un braccio bloccandola.
“Non voglio farti del male, davvero! Aspetta… tutto ciò che voglio è solo capire dove mi trovo e perché sono qui.” La guardo negli occhi disperata.
“Ti prego!” La imploro.
Non so cosa sia a convincerla, ma lentamente si rilassa e dopo qualche minuto abbandona quella posa rigida guardandomi. Io faccio lo stesso e nei suoi occhi leggo l’indecisione.
“Ti prego! Finora sei l’unica persona che ho incontrato a non aver tentato di attaccarmi!” La imploro anche con lo sguardo e alla fine capitola sospirando affranta.
“Sono certa che per questo verrò punita!” Sussurra triste. Io esulto mentalmente e le rivolgo un sorriso grato.
“No invece. Ti prometto che non ne farò parola con nessuno!” Le dico sincera.
“Tutto ciò che voglio è una persona con cui poter parlare tranquillamente e che mi possa spiegare finalmente qualcosa di tutto quello che mi sta accadendo, possibilmente senza rischiare di essere uccisa.” Lei mi rivolge uno sguardo pieno di rammarico e sospira nuovamente.
“Come ti chiami?” Le chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
“Mary.” Risponde titubante.
“Piacere Mary io sono Anastasia, ma tutti mi chiamano Ana. Mi piacerebbe che anche tu lo facessi.”
“Va bene Ana.” Ci sorridiamo e finalmente dopo non so quanto tempo mi sento un po’ più libera, così presa dalla frenesia la afferro e la faccio sedere con me sul letto. Lei presa in contropiede si blocca.
“Cosa c’è?” Le domando confusa mentre arrossisce.
“Non credo che sia il caso che noi due parliamo. Ho ricevuto l’ordine di non rivolgerti nemmeno uno sguardo.” Mi rivela timida.
“E chi è stato a darti questo ordine?” Le chiedo stizzita. Lei arrossisce ancora e abbassa lo sguardo.
“Non posso dirtelo.” Sbuffo scocciata.
“Avanti parla!”
“Non posso davvero. Se lo facessi probabilmente verrei punita!” Dice sbiancando. Mi mordo la lingua per evitare di insistere e faccio un respiro profondo tentando di schiarirmi le idee.
“Puoi dirmi almeno dove ci troviamo?” La guardo speranzosa, lei abbassa lo sguardo mortificata. Senza darmi nessuna risposta. Io sbuffo nuovamente e la vedo alzarsi. Va al tavolino e velocemente mette in ordine.
“Non hai toccato cibo.”
“Sinceramente in questo momento più che di cibo sono affamata di informazioni.”
“Siamo agli Inferi.” Mi confessa con voce piccola dopo qualche minuto di silenzio.
“Inferi?” Chiedo sconvolta scoppiando a ridere.
“Dai avanti sii seria! Questo scherzo non è divertente.” Lei mi guarda seria e mortificata. Allora la consapevolezza si fa strada dentro di me.
“Sei seria?” Lei annuisce e improvvisamente il mio mal di testa diventa insopportabile. Sconvolta la osservo senza essere in grado di dire una sola parola.
“Ma secondo le Sacre Scritture gli Inferi sono il regno creato da…”
“Da Lucifero. Il primo dei Serafini che si ribellò al Padre, il Sovrano dei demoni, il Maligno, la Tentazione. Esattamente lui.” Conferma lei velocemente. La guardo sempre più confusa.
“Perché mi trovo qui?”
“Mi dispiace, ma non è ancora il momento perché tu sappia questo. Sappi solamente che il tuo è un Destino davvero crudele.” Mi dice affranta. La guardo sconvolta.
“Anche tu sei un demone?” Le chiedo dopo un po’ terrorizzata. Lei mi sorride mentre scuote la testa.
“Io sono un’anima umana. I demoni li puoi facilmente riconoscere dai capelli e dagli occhi neri. Ma se vuoi un consiglio quando i loro occhi diventano rossi, scappa più lontano che puoi e mettiti al sicuro!” Annuisco lentamente riflettendo su quello che mi ha rivelato.
“Se tu sei un’anima vuol dire che sei…” Mi blocco non trovando le parole. Lei mi sorride triste e annuisce lentamente.
“Ma sei così giovane.” Sospira pesantemente e il suo sguardo si fa triste.
“Avanti ti conviene farmi più domande possibili così che tu sappia almeno a cosa vai incontro!” Mi dice decisa. Le sorrido amaramente e faccio mente locale.
“Lucifero esiste davvero o è solo una leggenda?” Lei mi guarda alzando un sopracciglio.
“Ok, scusa domanda stupida!”
“Si esiste davvero. Lui è il Re degli Inferi, l’essere più potente di questo Regno.”
“È impossibile! Ci sarà almeno qualcuno che sia in grado di arrivare al suo livello!”
“Si, sicuramente un giorno il Principe ereditario, una volta divenuto Re, sarà al livello se non più potente di Lucifero stesso.”
“Perché avete anche un Principe ereditario?”
“Ovviamente.”
“E chi sarebbe?”
“Mi dispiace non posso dirtelo.”
“Sai che non puoi fare così? Io sono una persona curiosa di natura, se non mi dici le cose rischio di impazzire!” Le dico sbuffando incrociando le braccia al petto. Lei mi guarda sorridendo.
“Ok, andiamo avanti. È vero che i demoni hanno il corpo rosso o verde ricoperto di squame, la lingua biforcuta, le ali nere come i pipistrelli, le corna e sputano fuoco?” Lei mi guarda per un istante per poi scoppiare a ridere.
“Non sono mica dei draghi!” Dice asciugandosi le lacrime, mentre io divento rossa. Subito dopo però la mia espressione diventa preoccupata.
“No, tranquilla. Da quello che so non esistono i draghi!” Ci guariamo per qualche istante scoppiando a ridere. Dopo esserci riprese lei mi fissa sospirando.
“Sei davvero una persona simpatica Ana lo sai?” Le sorrido grata.
“Anche tu lo sei Mary.” Mi guarda triste per poi voltarsi e riprendere a riordinare. Mi allungo sul letto guardando il soffitto tentando di elaborare tutte le informazioni ricevute. Poco dopo nella mia testa capitola il volto di Lucifer con i suoi occhi elettrici. Velocemente mi sollevo a sedere e guardo Mary.
“Mary, ho conosciuto una persona.” Lei mi guarda non capendo.
“Vedi è stato lui a portarmi qui.” Annuisce lentamente continuando a fissarmi esortandomi ad andare avanti.
“Vedi io sono certa che lui sia un demone, ma i suoi occhi non sono neri… sono blu elettrico!” La guardo e lei velocemente sbianca.
“Mary, chi è quel ragazzo?” Lei rapidamente indietreggia.
“Mi dispiace Ana, ma non posso dirtelo. Solo ti supplico di stare lontano da lui perché è un demone molto pericoloso!”
“Non capisco.”
“Non c’è nulla da capire. Segui solo il mio consiglio!”
“Ma se è un demone come fa ad avere gli occhi chiari?” Domando stranita. La osservo e i suoi movimenti si fanno rigidi e scattanti. È terrorizzata, lo capisco benissimo anche se non so il perché. Velocemente mi alzo e le vado vicino scuotendola. Lei si libera e mi afferra saldamente le braccia stringendo più forte che può.
“Ana, Lucifer è uno dei demoni più pericolosi che esistano! Non posso dirti chi sia in realtà ma ti supplico di fare attenzione. Per quanto riguarda gli occhi lui e suo padre sono gli unici demoni ad averli di quel colore. Mi dispiace ma davvero non posso dirti altro. Ti supplico però, dammi retta e fa attenzione!” Rapidamente mi lascia andare e afferra il vassoio dirigendosi a passo di marcia verso la porta.
“Mary ti prego non puoi andartene così!” Lei rimane girata di spalle tutta rigida. Sospira leggermente e mi guarda.
“Ascolta attentamente e non interrompermi. Queste sono le ultime informazioni che posso darti, dopo devo assolutamente andarmene!” Annuisco brevemente spaventata.
“Ti ricordi delle cose che mi hai chiesto prima sui demoni?” Annuisco nuovamente. “Vedi non tutto quello che hai detto è sbagliato. I demoni normalmente siano essi nobili o comuni possiedo forza, velocità, resistenza, i loro occhi cambiano colore, hanno le zanne e bevono sangue. La famiglia reale invece oltre ad avere queste caratteristiche li si può riconoscere dagli altri per il fatto che solo loro possiedono le corna, inoltre solo il Re ha le ali. E si sono nere, e no non sono come quelle dei pipistrelli, ma come quelle degli angeli! Adesso però devo davvero andare prima che mi scoprano! Mi raccomando Ana ricordati quello che ti ho detto su Lucifer e non fidarti assolutamente di lui. È molto pericoloso.” Mi lancia uno sguardo preoccupato e rapida si volta apre la porta e se ne va. Io provo a fermarla senza riuscirsi e quando sento la chiave girare nella toppa disperatamente inizio a battere dei colpi sulla porta.
“Ti prego non lasciarmi qui da sola!” Ma per quanto io tenti non mi arriva nessuna risposta, così rimango ancora imbambolata li davanti per non so quanto tempo, sconvolta da tutto quello che ho scoperto. Sento la testa pulsarmi sempre più forte e una sensazione di spossatezza e nausea si impadronisce di me. Sospiro stanca e mi dirigo verso l’armadio, lo apro e tiro fuori una maglietta nera a mezze maniche e una gonna dello stesso colore. Mi infilo nel bagno, lego i capelli e mi getto sotto la doccia. Dopo un bel po’ esco, mi asciugo e mi rivesto. Vado al letto e mi infilo sotto le coperte. Ripenso a tutto ciò che mi ha detto Mary e l’ultima cosa a cui penso prima di finire nel mondo dei sogni è un viso perfetto con due occhi che freddi mi linciano.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Finalmente dopo non so quanto tempo posso svegliarmi riposata e con l’anima in pace. Tutto quello che ho scoperto ormai non mi fa ne caldo ne freddo… certo scoprire che sono prigioniera di mostri psicopatici, letteralmente assetati di sangue non mi ha fatto piacere, ma di certo non posso fasciarmi la testa prima di essermela rotta. Anche se in fondo sono già passati tre giorni e l’unico essere vivente con cui ho avuto a che fare è stata Mary, ma forse è così che funziona normalmente da queste parti. Rapiscono giovani ragazze per rinchiuderle dentro a delle camere e spaventarle a morte prima di abbandonarle al loro destino e farle marcire in solitudine fino al giorno della loro morte.
Sbuffando ripenso alle mie amiche e al fatto che se mi vedessero ora, così passiva mi riderebbero in faccia prendendomi per il culo a vita prima di tentare di farmi tornare in me a suon di calci nel deretano. Scoppio a ridere da sola immaginandomi la scena e prima mi rimbambisca completamente iniziando a parlare da sola decido che è arrivato il momento di svegliarmi.
Lentamente inizio a stiracchiarmi, per poi coprire uno sbadiglio con una mano e strofinarmi un occhio con l’altra. Senza aprire gli occhi mi giro su un fianco cercando il cuscino con l’odore di Lucifer che mi abbraccio la notte, non trovandolo. Dopo qualche istante di ricerca, visto che non ho ancora voglia di aprire gli occhi, inizio ad avvicinarmi verso la metà del letto prendendo delle grosse boccate d’aria. Quando finalmente percepisco il suo odore, afferro il cuscino e ci poggio la testa sopra sospirando di piacere.
“Si può sapere che stai facendo angioletto?” La voce glaciale mi arriva direttamente da sopra la testa e mentre l’ascolto il cuscino inizia a tremare. Dei brividi di terrore mi scorrono addosso quando realizzo che il mio cuscino è diventato improvvisamente troppo grande, troppo caldo e troppo duro per essere un cuscino. Sconvolta apro gli occhi e mi tiro a sedere. Allungato sul mio letto con nonchalance c’è Lucifer che mi fissa in un misto di derisione e ira. Io divento rossa di colpo e provo ad allontanarmi il più possibile da lui, ma il bastardo mi afferra per un braccio tirandomi verso di se.
“Interessante il modo che hai di svegliarti angioletto.” Mi deride sadico. Ed ecco come la mia bella mattinata va a rotoli per un bastardo pervertito.
“Interessante il modo in cui tu trascorra il tuo tempo infilandoti nel letto di una povera ragazza indifesa, coglione!”
“Oh, vedo che siamo di buon umore la mattina.”
“Sicuramente sarei al settimo cielo se non fossi costretta a vedere la tua brutta faccia appena sveglia!” Replico acida.
“Sai angioletto, tutti qui dentro pagherebbero oro per poter avere un risveglio come il tuo.”
“Sai diavoletto, pagherei oro per non sentire la tua irritante voce e respirare il tuo fetore!”
“Il mio fetore?” Lui mi guarda freddamente per poi aprirsi nel suo tipico sorrisino da strappamutandine. Velocemente ribalta le posizioni imprigionandomi sotto di se.
“L’ultima volta non sembravi della stessa opinione visto il modo in cui mi sei saltata addosso.” Dice alitandomi sul viso, facendomi avvampare di vergogna. Ed ecco che il suo odore scatena di nuovo in me quella strana sensazione. Lo guardo con bramosia mentre la gola inizia a bruciarmi. Lo vedo osservarmi attentamente per poi aprirsi in un sorriso soddisfatto. Lentamente si alza e i suoi movimenti mi ricordano un animale selvatico e pericoloso. Continuo ad osservarlo mentre lui si dirige al centro della stanza osservando il tavolino con sopra quella che deve essere la mia colazione.
“Dovresti mangiare.” Mi dice freddamente. Sospiro alzandomi e andando vicino al tavolino mentre lui torna indietro sedendosi sul letto. La gola continua a bruciarmi e il suo odore mi provoca strane ondate di desiderio. Lo voglio… disperatamente! All’improvviso vedo un coltello sul vassoio, rapida lo afferro e con una velocità incredibile lo raggiungo. Lo butto sul letto sedendomi a cavalcioni sul suo busto. Mi osserva freddamente, ma evita di muoversi. Io allora affondo il viso sul suo collo prendendo grandi boccate.
“Che c’è angioletto ti è venuta fame?” Chiede glaciale. Mi sollevo, mettendo i nostri visi a poca distanza l’uno dall’altro.
“No Lucifer… mi è venuta sete!” E con uno scatto gli procuro un taglio profondo sul collo. I miei occhi vengono calamitati da quel liquido rosso mentre il suo odore diventa sempre più forte e inconsapevolmente mi passo la lingua sulle labbra, pregustando già il suo dolce sapore. Lo osservo per un istante e vedo i suoi occhi scrutarmi attentamente, come se mi stesse studiando. Mi abbasso su di lui e inizio prendere grandi boccate, poi come guidata da un istinto lecco una scia del suo sangue. Il suo sapore mi scoppia in bocca… caldo e denso, buono come l’ambrosia. Sono talmente concentrata sul suo sapore da non essermi accorta che lui ha rapidamente invertito le nostre posizioni.
“Cosa hai intenzione di fare angioletto?” Domanda duramente. Lo osservo sconvolta tornando finalmente in me, ma non ho tempo di dire nulla che avverto un dolore lancinante provenire dal collo.
‘Questo bastardo mi ha morso!’ Provo a ribellarmi, ma lo sento succhiare velocemente. Dopo pochi secondi la testa inizia a girarmi così metto una mano tra i suoi capelli accarezzandoli delicatamente… al tatto i suoi capelli sono morbidissimi, forse più della seta. Faccio un respiro profondo raccogliendo le ultime forze non smettendo di accarezzarlo.
“Lucifer, basta. Mi gira la testa e inizio a non vedere bene.” Detto ciò continuo ad accarezzarlo mentre lui smette di succhiare. Si appoggia alla mia spalla, respirandomi contro e con delicatezza mi lecca la ferita che mi ha procurato. La testa continua a girarmi vorticosamente, ma non riesco a smettere di passare le dita tra i suoi capelli. Dopo un tempo che a me sembra troppo breve, si stacca e mi osserva con occhi di brace. Il volto pallido messo un po’ in ombra dalla poca illuminazione della camera, le labbra rosse macchiate del mio sangue che lentamente gli cola lungo il mento, i capelli neri che gli ricadono attorno sfiorandomi delicatamente. Dovrei essere terrorizzata da tutto questo, eppure l’unica cosa che riesco a fare è fissarlo a mia volta incantata. Il cuore inizia a battermi furiosamente, senza sapere il perché. Lentamente sollevo una mano accarezzandogli la guancia e lui inaspettatamente mi lascia fare, abbandonandosi contro il mio palmo. Continuo ad osservarlo rapita per poi passare le dita sulle sue labbra inaspettatamente morbide, raccolgo un po’ del mio sangue e me lo porto alle labbra assaggiandolo.
‘No, decisamente il sapore non è paragonabile al suo.’
“Cosa mi hai fatto Lucifer.” I suoi occhi tornano chiari, ma non si sposta di un millimetro.
“Faccio quello per cui esisto angioletto… ti induco in tentazione.” Il mio sguardo si indurisce e finalmente torno in me. Lui mi guarda soddisfatto e rapidamente si alza.
“Direi che non ti riesce molto bene, visto che dei due quello che alla fine è caduto in tentazione bevendo il mio sangue sei tu.” Gli dico velenosa. Lui si volta e mi trafigge con le sue lame, intrappolandomi. Rapidamente si avvicina a me stringendomi il collo.
“In tantissimi sono morti per molto meno. Sei fortunata ad essere ancora viva dopo quello che hai fatto.” Lo guardo fredda e dura.
“Sai penso che le tue siano solo chiacchiere, visto che alla fine dei conti non fai altro che parlare senza agire! E per tua informazione se mai dovessi uccidermi mi faresti un favore. E adesso se hai finito togli quelli luride mani dal mio collo!”
“Stai abusando della mia pazienza!”
“E tu della mia Lucifer!” Ci osserviamo in cagnesco fino a che lui non trasforma i suoi occhi in lava e mi inchioda al letto. Adesso penso di averlo fatto sul serio arrabbiare, ma dannazione non può pensare di poter fare con me tutto quello che vuole! Mi fissa e inizio a sentire la paura crescere dentro di me, ma ostinata cerco di non farglielo capire.
“Sai angioletto, i giochi sono belli quando durano poco, e credo che a te non sia ben chiara la tua posizione! Io comando e tutti obbediscono, nessuno escluso!”
“E io invece credo che a te non sia ben chiaro il fatto che io non sono uno dei tuoi leccapiedi!” Affermo inferocita. Continua ad osservarmi con rabbia quando con uno scatto affonda nuovamente le sue zanne nel mio collo, facendomi ancora più male di prima. Ma se pensa che in questo modo io possa cedere e dargliela vinta si sbaglia di grosso. Non cederò e non gli chiederò di smettere!
Poco dopo inizio a sentire la testa girare e le palpebre pesanti. Provo a lottare con tutte le mie forze per rimanere sveglia, ma alla fine cedo e avverto i miei sensi intorpidirsi. Dopo pochi attimi lo sento allontanarsi da me. Avvero le sue lame osservarmi, ma sono troppo stanca e non riesco nemmeno a sollevare le palpebre… ho il corpo pesante, ma la testa leggera. Passa non so quanto tempo ad osservarmi in silenzio sopra di me, fino a che non lo sento sospirare e alzarsi. Immediatamente avverto l’acqua scorrere così mi concentro e provo a raccogliere le ultime energie. Stanca e provata non riesco a rendermi conto del tempo che scorre, così quando sento il rubinetto chiudersi e la porta della camera aprirsi, mi irrigidisco. Aspetto qualche secondo senza avvertire nulla così determinata apro gli occhi. Lentamente e con fatica mi metto a sedere; frenetica mi guardo attorno non vedendo Lucifer da nessuna parte. Finalmente mi rilasso, ma quando mi accorgo che la porta della stanza è aperta sento la gioia montarmi addosso. Una dose di adrenalina mi scorre nelle vene e il desiderio di fuga scaccia il dolore e la spossatezza. Rapidamente mi alzo, ma un capogiro mi coglie; faccio dei respiri profondi e una volta ripreso il controllo mi avvicino alla porta. Mi affaccio e subito un odore di chiuso e bruciato mi arriva alle narici facendomi starnutire. Guardo a destra e a sinistra con il timore di vere arrivare qualcuno; prendo dei respiri profondi e ripenso alle mie amiche per farmi forza. Senza guardarmi indietro esco rapidamente dalla mia stanza. Di fronte a me vi sono una infinità di corridoi, così sperando che in un colpo di fortuna riesca a trovare l’uscita, inizio a correre a perdifiato in quel labirinto.
Dopo dieci minuti sento la testa pulsami e le gambe farmi male, sicuramente il fatto che Lucifer mi abbia quasi prosciugata non è una cosa positiva per il mio tentativo di fuga. Stranamente lungo la strada non ho incontrato nessuno e dopo un po’ quando arrivo difronte ad un bivio mi fermo qualche secondo per cercare di riprendere fiato. Quando sto per ripartire e infilarmi nel corridoio di sinistra sento delle voci venirmi incontro così rapida cambio direzione e mi nascondo in una rientranza. Poco distante da dove mi trovo vedo fermarsi il demone alto che era con Lucifer in autogrill e proprio quest’ultimo andargli incontro.
“Allora Daemon l’hai trovata?”
“No signore. Sembra sparita nel nulla.”
“Mi spieghi come fa una ragazzina a sparire nel nulla senza che noi ce ne accorgiamo?” Chiede furibondo.
“Forse Lucifer, se non ti fossi dimenticato la porta aperta a quest’ora starebbe rinchiusa ancora lì e noi non rischieremo la vita per averla persa.” Vedo Lucifer irrigidirsi.
“Mio padre non deve scoprire che è fuggita. Dobbiamo trovarla al più presto prima che lui si accorga di qualcosa.”
“Sai, non ancora riesco a capire come hai potuto essere così ingenuo.” Lo rimprovera Daemon. Vedo Lucifer voltarsi e stringere i pugni.
“Era svenuta. L’ho attaccata e lei era svenuta.” Confessa rabbioso.
“Come attaccata?”
“Hai capito benissimo. Il suo odore mi ha dato alla testa ed era un po’ che non mi nutrivo!”
“Certo ma stiamo pur sempre parlando di uno sporco mezzo-angelo! Il suo sangue finirà con il farvi indebolire e se vostro padre lo scopre vi esilierà e a quel punto per gli Inferi sarà la fine! Riuscite a capire la gravità di quello che è successo?” A quel punto vedo Lucifer voltarsi con occhi di brace.
“So benissimo quello che ho fatto e cosa rischio. Non c’è bisogno che tu mi ripeta tutto! E adesso vedi di smetterla con questi piagnistei e vediamo di trovarla. Non deve essere andata molto lontana. Riesco ad avvertire il suo odore qui intorno.”
“Come desiderate mio signore.” Afferma il demone inginocchiandosi.
Rapidamente li vedo allontanarsi e io libero un sospiro mezzo sollevato e mezzo frustato. Appoggio la fronte contro il muro e in uno scatto d’ira tiro un pugno contro la parete.
‘Possibile che ogni volta che mi sembra di aver capito tutto, arrivano altre notizie a sconvolgermi? E poi che volevano dire? Che significa che son un mezzo angelo?’ faccio dei respiri profondi tentando di calmarmi, cosa alquanto impossibile in questo momento. Dopo un po’ stanca decido di uscire fuori dal mio nascondiglio. Con le lacrime agli occhi e ancora sconvolta proseguo per il corridoio senza rendermi davvero conto di ciò che mi circonda. Infatti imbranata come sempre, vado a sbattere contro qualcosa di duro, ma prima che io ruzzoli a terra vengo stretta in una presa salda.
“Mi dispiace davv…” Un forte odore di rose rosse mi travolge e svelta sollevo lo sguardo. Quello che ho difronte è un bellissimo uomo intorno alla quarantina, vestito in modo impeccabile e di nero; la pelle pallida, il volto che sembra essere stato scolpito dai migliori scultori; labbra carnose e rosse. Ma la cosa che mi sconvolge maggiormente sono i suoi occhi… sono un blu talmente puro da farmi saltare qualche battito. Lo osservo a bocca aperta incapace di pronunciare una singola parola e nel frattempo vengo letteralmente pugnalata dal suo sguardo fretto.
“Sire state bene?” L’uomo non risponde, ma continua ad osservarmi. All’improvviso si avvicina a me e prende un respiro.
“E così tu sei la nostra nuova ospite.” Afferma sibilante con sguardo affilato.
“Molto bene. Astaroth, conduci la nostra ospite in una stanza e falle fare una doccia. Questa sera cenerà con noi.”
“Certo mio Re.” Vedo un demone, anch’esso bellissimo venirmi incontro. I capelli leggermente ondulati nerissimi e gli occhi oscuri privi di qualsiasi emozione. Mi afferra per un braccio e inizia a trascinarmi lungo la strada che avevo appena percorso. Saliamo numerose scale e mano man che avanziamo l’aria diventa sempre più pulita e respirabile; i corridoi sempre più lussuosi, anche se mantengono sempre una aria tetra e cupa data dalla scarsa illuminazione. Svoltiamo l’ennesimo corridoio e all’improvviso si blocca, apre una porta e mi getta letteralmente dentro. Io ruzzolo a terra e sollevando il viso gli rivolgo un’occhiata furiosa.
“L’educazione dove l’hai imparata? In mezzo alla strada?” La mia voce ribolle di rabbia e inferocita mi metto in piedi andandogli incontro.
“Non vi è necessità di essere gentili con il cibo.” Replica con il suo tono privo di qualsiasi emozione, cosa che mi fa imbufalire ancora di più.
“Tra poco verrà qualcuno a portarti dei vestiti e a prenderti. La cena è alle 20 in punto. Per la tua incolumità ti conviene non tardare.” Se ne va sbattendomi la porta in faccia e allora ancora più frustrata da tutto quello che è successo, libero un urlo furioso che mi fa sentire subito meglio. Stressata mi scompiglio i capelli, facendo respiri profondi.
‘Che cazzo stai facendo Ana? Devi trovare un modo per uscire di qui e non certo di farti uccidere!’
Finalmente mi guardo attorno e devo dire che la camera è decisamente più accogliente di quella che avevo prima. I colori predominanti sono il nero e il rosso, ma tutto è molto elegante. In fondo alla stanza vi è un enorme letto in ferro battuto, a baldacchino con lenzuola color sangue; a destra vi è un elegante scrittoio, a sinistra invece un enorme e raffinato armadio. Accanto a me vi è un piccolo salottino con tanto di divanetto in velluto rosso scuro, difronte al quale si trova un enorme caminetto acceso che illumina e riscalda la stanza, donando un’atmosfera intima e rilassante al luogo. Vado al centro della stanza e mi guardo attorno meravigliata, dimenticando per un attimo la situazione in cui mi trovo; tutto qui dentro, dalla mobilia alle semplici candele urla la parola ricchezza. Vicino al camino noto una porta, così curiosa mi avvicino e la apro. Un bagno, grande probabilmente come il salotto di casa mia, si apre davanti a me. È interamente fatto di marmo scuro, leggermente illuminato da candele profumate messe in giro per la stanza. Avanzo lentamente, quasi intimorita da tanta raffinatezza; a cogliere la mia attenzione è una vasca gigante, in cui entrerebbero tranquillamente sei persone, incastrata nel pavimento. Quando finalmente riesco a staccare gli occhi da quella meraviglia mi scontro con uno specchio gigante e inorridisco. Il mio pallore ha raggiunto livelli indicibili; i miei occhi sono cerchiati di nero; le labbra screpolate; i capelli arruffati. Ma a sconvolgermi è il fatto che io sia ricoperta completamente di sangue… il mio sangue. I capelli, il collo e i vestiti sono incrostati di quel liquido coagulato. Sospiro e rassegnata decido di provare immediatamente quella meravigliosa vasca.
Dopo non so quanto tempo decido di uscire, mi dirigo verso lo specchio e inorridita noto la parte destra del collo è segnata dai segni dei morsi di Lucifer. Sospirando vado nella stanza e sul letto noto un abito lungo e nero. Mi avvicino lentamente e con delicatezza sfioro il tessuto morbido. Rapida lo indosso e sconvolta noto che è della taglia giusta. Mi volto e mi guardo allo specchio rimanendo piacevolmente sorpresa. Mi sta a meraviglia… stretto nei punti giusti, sottolinea le mie forme mettendole in risalto. Lo scollo a barca evidenza il mio seno, mentre lo spacco mostra la mia gamba destra. Torno in bagno e noto sul lavandino dei trucchi. In uno slancio di audacia creo un trucco scuro su gli occhi, rendendo il mio sguardo più profondo; mi passo un gloss color ciliegia sulle labbra e soddisfatta decido di passare ai capelli. Me li passo sulla spalla destra e con dei ferrettini e una molletta li blocco, lasciando così la parte sinistra del collo scoperta; mi aggiusto ad arte qualche ciocca che mi sfiora il viso e una volta terminato il tutto mi osservo soddisfatta. Torno in stanza e ai piedi del letto noto dei sandali neri. Mentre li sto indossando sento la porta aprirsi e vedo Daemon osservarmi stupito. Mi sollevo e gli vado incontro.
“Immagino che tu sia colui che debba accompagnarmi. Direi che allora faremo meglio ad andare sennò rischiamo di far tardi.” Lo guardo dritto negli occhi e lo vedo osservarmi da capo a piedi fino a che non torna al mio viso. Lui si fa da parte facendomi passare; mentre passo lo sento prendere un respiro profondo e lo vedo irrigidirsi. Mi volto e lo osservo attentamente.
“Adesso capisco perché Lucifer ha perso il controllo. Il tuo odore è davvero invitante.” Il tono è accusatorio e lo sguardo duro.
‘Ma certo, perché se vengo quasi dissanguata è colpa mia che ho un buon profumo e non di un pazzo che non è in grado di dominarsi!’ Lo osservo fredda e mi mordo la lingua ingoiando qualche insulto.
“Conviene che mi fai strada se non vuoi che arriviamo in ritardo.” Al mio commento, lui si irrigidisce e inizia ad avviarsi lungo il corridoio.
Camminiamo in silenzio e l’unico rumore che si sente è quello prodotto dai miei tacchi. Troppo concentrata a memorizzare la strada che stiamo percorrendo, non mi accorgo che il demone davanti a me si è fermato così gli finisco addosso.
“Si può sapere perché adesso ti sei fermato?” Gli chiedo massaggiandomi il naso. Gli vado accanto e lo osservo, ma lui non mi degna di uno sguardo continuando a guardare davanti a se. Io allora guardo davanti e vedo Lucifer, vestito con un abito elegante nero che sembra essergli stato cucito addosso, venirci in contro. La sua camminata fluida e felpata; i capelli scompigliati, le labbra rosse sollevate in un mezzo ghigno, fanno accelerare rapidamente il mio cuore. Mi irrigidisco provando a calmarmi, facendo tornare il mio cuore ad un ritmo ragionevole. Lo osservo, meravigliata e furiosa per le reazioni che riesce a scatenare in me, ma quando i nostri sguardi si incrociano, vedo il suo diventare furioso. Arrivato davanti a noi continua a linciarmi con gli occhi e in automatico sento i miei battiti accelerare nuovamente.
“Daemon si può sapere che ci fa lei qui, vestita in questo modo?”
“A quanto pare è lei l’ospite di cui parlava vostro padre.”
“Cosa?” Domanda furioso non staccando gli occhi da me.
“Mi ha ordinato di andare nella stanza di vostra madre a prenderla.” A quella notizia gli occhi di Lucifer si trasformano diventando color sangue. Mi osserva furibondo e allora istintivamente faccio un passo indietro.
“Come è possibile che un essere inferiore come lei sia stata portata nella stanza appartenuta a mia madre e che stia per cenare con noi?” Il tono calmo e glaciale, ma lo sguardo pronto ad uccidere. Deglutisco velocemente e non appena provo ad aprire bocca la voce si rifiuta di venir fuori.
“Ordini di vostro padre, mio signore.” Risponde Daemon inchinandosi leggermente. Lui non sembra ascoltare le parole del demone, ignorandolo completamente, ma stessa sorte non capita a me. Non mi stacca gli occhi di dosso e per quanto io tenti non riesco nemmeno a distogliere i miei. Fa un passo in avanti e in automatico io ne faccio uno indietro spaventata. Lui fa un sorriso crudele e finalmente rivolge l’attenzione al demone.
Sta per rivolgergli la parola quando sentiamo arrivare qualcuno correndo.
“Principe.” Afferma un anima umana inchinandosi.
“Vostro padre vi sta attendendo nella sala da pranzo, ed è piuttosto nervoso per il fatto che siate tutti e tre in ritardo. Vi prego di seguirmi immediatamente.” Dice velocemente non sollevando lo sguardo.
“Principe?” L’esclamazione deve essermi sfuggita perché vedo tutti voltarsi verso di me.
“Esattamente signorina. Lucifer è il Principe degli Inferi.” Mi spiega gentilmente il ragazzo. Io mi volto verso il Principe che mi osserva attentamente con i suoi occhi chiari.
“Come è possibile che tu sia un Principe?” Chiedo sconvolta. Lui mi osserva freddamente linciandomi.
“Vuoi che ti faccia un disegnino?”
“Non intendevo quello!” Gli dico esasperata. Lui mi osserva ancora per qualche istante, per poi voltarsi e incamminarsi.
“Faremmo meglio ad andare anche noi.” Mi dice Daemon sorridendomi brevemente. Sospiro stanca e li seguo.
Dopo qualche minuto arriviamo davanti una porta e una scalinata si apre davanti a noi. Iniziamo a scendere le scale, ma immediatamente mi blocco. La sala ai miei piedi è enorme e per certi versi fantastica. A terra lungo il perimetro delle pareti vi è un piccolo fossato da cui spuntano delle fiamme che illuminano la stanza; alle pareti vi sono dei dipinti enormi che raffigurano scene di guerre mentre dal soffitto altissimo scendono sei lampadari enormi con candele e pietre preziose. Al centro della sala vi è un lunghissimo tavolo nero, riccamente imbandito a cui sono già accomodati tutti i commensali. Vedo lo stesso signore con cui mi sono scontrata oggi andare incontro a Lucifer e Daemon.
“Siete in ritardo.”
“Vi chiedo perdono mio Signore.” Dice Daemon facendo un profondo inchino.
“Spero che non abbiate avuto problemi lungo il tragitto.” Afferma facendo un sorriso a Lucifer.
“No Padre, nessun problema.”
“Bene allora, accomodatevi.” Dice mettendo una mano sopra la spalla del figlio.
Una volta che i due si sono seduti, il signore rivolge la sua attenzione a me che sono rimasta bloccata sulle scale, facendomi segno di andare da lui. Riprendo la mia discesa e una volta arrivatagli davanti mi lincia con lo sguardo.
“Così tu sei la nostra nuova ospite. Devo dire che il vestito ti sta molto bene. Concordi con me figlio?” Afferma questo, mentre vedo Lucifer trafiggermi.
“Certo Padre.”
“E dimmi figlio, non trovi che abbia un odore molto invitante?” Dice iniziando a girarmi attorno, mentre lo osservo non perdendomi un suo movimento, pronta a scattare per mettermi in salvo.
“Farà impazzire il popolo.”
“Già, lo credo anch’io.” Afferma tornandomi difronte.
“Anastasia, ben venuta nel mio Regno. A quanto vedo hai già avuto modo di conoscere mio figlio Lucifer, il Principe degli Inferi.”
“Si signore. È solo merito suo se sono qui.” Gli dico fredda. Allora mi osserva attentamente.
“Esattamente e da quello che so vi siete già conosciuti intimamente.” Mi irrigidisco e sento la furia esplodere dentro di me.
“A quanto pare è stato informato male, signore.” Lui mi osserva aprendosi in un sorriso che di gentile non ha nulla.
“E poi se mi permette, vorrei sapere almeno il vostro nome visto che voi conoscete già il mio.” Affermo gelida.
“Siete educata a quanto pare.” Dice sorpreso.
“I miei genitori a quanto pare sono stati molto bravi ad insegnarmela.” A quel punto scoppia in una risata cristallina, mentre tutti si voltano ad osservarci incuriositi.
“Avete anche gli artigli a quanto pare. Comunque io sono il creatore di questo posto. Con il tempo mi hanno chiamato in diversi modi… Principe della Tentazione, Signore delle Tenebre, Maestro di Menzogna. Sono colui che ha indotto l’umanità al male. In molti hanno cambiato il mio nome in Satana, ma tu mia cara puoi chiamarmi Lucifero, perché è questo il mio vero nome.” Conclude facendomi un inchino di scherno. Io rimango irrigidita e sconvolta all’idea di trovarmi davanti al Diavolo in persona, tanto da non riuscire a spiccicare parola.
“Ma vieni cara, immagino che sarai affamata; questa sera siederai alla mia destra.”
E mentre vengo fatta accomodare a tavola da Lucifero, alzo lo sguardo venendo colpita dalle lance di Lucifer, inizio a pregare Dio di darmi la forza di riuscire ad affrontare questa cena e tutto il tempo che rimarrò in questo luogo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Sono a cena con il Diavolo, suo figlio e la sua intera corte di demoni! Robe da pazzi! Se qualcuno me l’avesse detto una settimana fa sarei scoppiata in una risata infinita consigliandogli di cambiare spacciatore. 

Una volta che mi sono accomodata, tutta l’attenzione che mi era stata rivolta dai demoni fortunatamente svanisce e ognuno torna a chiacchierare con quello che gli sta accanto. Irrigidita e per un certo verso intimorita dalla situazione mantengo lo sguardo basso, non riuscendo a parlare. Al mio fianco Daemon conversa tranquillamente con Astaroth che gli sta difronte ed ogni tanto interviene anche il Principe. 

“Ne vuoi un po’?” Sollevo lo sguardo e lo rivolgo al Re, che mi osserva di rimando inclinando la bottiglia che ha in mano verso il mio bicchiere. 

“Si, se non è sangue.” Sento gli occhi del Principe trafiggermi mentre ci osserva attentamente. Il Re sorride divertito riempendomi il bicchiere.

“Allora puoi bere tranquillamente, perché è vino rosso. Della migliore qualità ovviamente.” Afferro il bicchiere e gli faccio un cenno prendendone un sorso. L’odore fruttato mi travolge, mentre il sapore delicato e frizzantino mi inonda la bocca. Sorpresa ne prendo un’altra lunga sorsata. 

“Vedo che ti è piaciuto.” 

“Ho assaggiato di meglio, ma certamente è un vino molto buono.” Mentre parlo rivolgo una rapida occhiata al Principe che mi sta linciando; il tutto avviene sotto lo sguardo attento del Re degli Inferi. 

Fortunatamente veniamo raggiunti da una sfilza di camerieri vestiti elegantemente che si apprestano a servire la cena, dandomi così una scusa per sciogliere il contatto visivo con Lucifer. Osservo scettica il cibo che viene servito e spaesata mi guardo attorno. Tutti stanno già mangiando, o meglio divorando con gusto, ma allo stesso tempo eleganza, ciò che hanno nel piatto.

“Cosa ti turba Anastasia? Forse il cibo non è di tuo gradimento?” 

“No signore non si tratta di quello. Mi domandavo solamente che tipo di carne fosse.” Rispondo un imbarazzata, mentre il Re mi trapassa con lo sguardo. 

“Puoi stare tranquilla.” Sento un respiro caldo vicino, mi giro e sussulto per la vicinanza di Daemon. 

“Anche noi, come gli umani mangiamo semplici animali. Infondo la gola è uno dei peccati migliori che vi siano.” Mi allontano un po’ a disagio cercando di mettere più distanza tra me e lui, ma nella mia sbadataggine urto leggermente il cameriere che mi stava servendo. Mi volto mortificata e quando sto per chiedergli scusa noto sconvolta che mi osserva con gli occhi rossi e le zanne in mostra. Il giovane inizia a respirare pesantemente osservando il mio collo e io spaventata inizio a deglutire. 

“Non credi che il suo odore sia qualcosa di veramente sublime?” Chiede Lucifero roteando il suo bicchiere di vino, senza staccare gli occhi dal demone. Questo mortificato si inchina. 

“Va via e vedi di riprendere il controllo se non vuoi essere punito. Per adesso ci serviamo da soli!” 

“Certo mio Signore.” Imbarazzata lo ringrazio per il suo aiuto e mi servo qualche pezzo di carne e un pò di verdura.

“Dimmi Daemon non pensi che la reazione del demone sia stata un po’ esagerata?” Chiede freddamente il Re. 

“Certo mio signore.” 

“Bè padre non potete negare che il suo profumo è molto appetitoso.”

“Così tanto appetitoso da essere già stata attaccata figlio? Mi domando chi mai possa essere stato, visto che si trovava in un luogo dove hanno accesso solo quelli di stirpe nobile.” Sento il mio viso andare a fuoco e rapidamente prendo una lunga sorsata di vino nascondendomi dietro il bicchiere; osservo Lucifer che finge indifferenza mentre continua a mangiare tranquillamente.

“Avrà un sangue particolare, oppure la sua trasformazione si sta avvicinando.” Li guardo confusa non capendo cosa vogliano dire.

“Già, oppure ha bevuto il sangue di qualcuno di stirpe nobile.” Getta la bomba il Re. Quasi mi strozzo con il vino e mentre tendo di riprendermi guardo Lucifer che continua a mangiare come se niente fosse. 

“Dimmi piccola, ti è andato storto il vino oppure è stato quello che ho detto a sconvolgerti?” Mi dice perfido. Faccio un respiro profondo cercando di recuperare un minimo di compostezza e con calma lo guardo negli occhi.

“È stata colpa delle assurdità che avete detto.” Mi guarda linciandomi con lo sguardo.

“Sai piccola, tu sei nuova di questo posto quindi è bene che tu conosca una regola di fondamentale importanza. È severamente vietato bere il mio sangue e quindi quello di mio figlio. Le conseguenze di ciò evito di spiegartele, ma ti posso assicurare che sono gravi ed implicano le parole ‘tortura’ e ‘morte’.” Il tono calmo e tranquillo della sua voce, lo sguardo freddo e cattivo, non fanno altro che rendere la sua minaccia ancora più letale di quella che sarebbe normalmente. Dopo poco punta la sua attenzione sul figlio. 

“Ora mi domando, come sia possibile che oggi la nostra giovane mi sia venuta a sbattere contro mentre tranquilla girovagava per i corridoi del palazzo, coperta di sangue e con addosso il tuo odore Lucifer!” Sento al mio fianco Daemon irrigidirsi, mentre il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Lucifer osserva il padre freddamente. 

“Dove volete arrivare?” Noto la tavolata zittirsi di colpo e l’aria farsi pesante. 

“Dimmi Lucifer, questa giovane non era per caso sotto la tua custodia?” 

“No, Padre. Il mio compito era solo quella di prenderla e portarla qui. Non credevo di doverle fare da balia per tutto il tempo!” Risponde freddamente. Lucifero osserva il figlio per poi concentrarsi sul suo piatto. Traggo un respiro profondo e la cena riconcia a svolgersi tranquillamente. 

Con mio grande stupore, il cibo è stata una vera prelibatezza e nonostante l’attimo di tensione che vi è stato all’inizio tutto sommato è stata una bella serata. 

Ormai quasi tutti se ne sono andati e a tavola siamo rimasti solo io, Lucifero, Lucifer e Daemon con cui ho scoperto essere piuttosto piacevole parlare. Certo devo ignorare costantemente le sue battutine pungenti, il carattere permaloso e soprattutto il fatto che sia un demone, ma alla fine è stato grazie a lui che ha tentato di farmi parlare che ho potuto passare tranquillamente questa serata. Sto ancora ridendo ad una sua battuta, quando sento gli occhi di Lucifer perforarmi. Mi giro e sento un brivido scendermi lungo la schiena. Mi guarda con odio e rancore. 

“Padre, mi spiegate perché avete fatto in modo che lei stesse nella camera di mia madre?” Lucifero lo osserva brevemente, per poi sospirare.

“A volte ti comporti da vero idiota, figlio. Davvero non riesci a comprenderne il motivo? Eppure ti facevo più sveglio.” Lo rimprovera gelido.

“No padre, non capisco la necessità per cui uno sporco mezzosangue di pennuto stia li dentro.” 

‘Ancora una volta questa storia! Adesso basta!’ Mi alzo di botto furente, battendo le mani sul tavolo. Guardo con odio il Principe davanti a me che mi rivolge uno sguardo sbalordito, lo stesso che ha Daemon stampato in faccia, mentre Lucifero mi osserva interessato.

“Si può sapere qual è il tuo problema? Non mi sembra di averti fatto alcun torto o danno perché tu ce l’abbia così tanto con me. Invece tu non continui a far altro che darmi contro, insultarmi, guardarmi con superiorità e odio quando tra i due quella ad odiarti sono io spocchioso di un ragazzino viziato! Tu e quella sottospecie di piccioni troppo cresciuti siete entrati nella vita mia e delle mie amiche credendo di poter giocare liberamente con noi, non tenendo assolutamente in conto i nostri sentimenti e i nostri desideri. Come se non bastasse, vieni nel mezzo del nostro viaggio, mi rapisci e mi porti letteralmente all’Inferno senza darmi una motivazione o un perché. Poi continui chiamandomi mezzosangue senza motivo, per altro davanti a me come se io non esistessi o meritassi un minimo di rispetto o considerazione nonostante tutto quello che mi hai fatto. Bè allora Principe dei miei stivali e di sto cazzo lascia che ti spieghi un paio di cose. Uno io sono umana e mi chiamo Anastasia e non mezzosangue o cibo; due prova un’altra volta a guardarmi con quello sguardo di superiorità e ti giuro che ti infilo il mio tacco 15 in un occhio; tre se hai intenzione di farmi la guerra senza un motivo e sperare che io ti lasci stare senza opporre resistenza come fanno le puttanelle o i leccapiedi che ti stanno attorno, sbagli di grosso! Ho una dignità e un orgoglio e non permetto a un tipo viziato e senza palle come te di fare di me ciò che vuole! Vuoi la guerra mio caro? Ebbene la guerra avrai e preparati a dovere perché ho intenzione di farti vivere il vero Inferno, Principe!” Sto ancora tremando di rabbia quando sentiamo una risata cristallina. Mi volto verso Lucifero e lo vedo trattenersi la pancia con una mano mentre con l’altra batte colpi sul tavolo. È proprio mentre ride che mi accorgo quanto in realtà questo Re sia semplicemente perfetto; la sua risata gli illumina il volto in un modo incredibile e allo stesso tempo illumina anche noi che lo stiamo guardando. Ai lati della bocca gli sono spuntate due fossette meravigliose e il suo sguardo sembra illuminarsi sempre di più. Un improvviso senso di inferiorità mi prende; guardare quest’essere perfetto non fa altro che farmi comprendere quanto in realtà io sia imperfetta. Fa male al cuore e all’orgoglio osservarlo. 

Dopo un tempo infinito smette di ridire e ci osserva con le sue lance. 

“Bene, direi che hai assolutamente del fegato ragazzina. Per certi versi mi ricordi la mia adorata Regina. Lei ha il tuo stesso carattere ribelle e indomabile.” Mi dice con un velo di nostalgia. Alle sue parole tutti ci irrigidiamo e ormai stufa di stare in mezzo a questi essere decido che è arrivato il momento di ritirarmi. 

“Bene, contenta di averla fatta divertire Lucifero, ma adesso sono stanca e vorrei tornare in camera a riposare se permettete.” La voce esce più fredda di quanto desiderassi, ma a questo punto non me ne importa niente. Non ho paura di loro o della loro rabbia, quindi che si facciano pure sotto quando vogliono.

“Certo puoi andare. Daemon ti accompagnerà nella tua nuova stanza. Avrei piacere che d’ora in avanti ti unissi a noi per la cena.”

“Per caso posso rifiutare, signore?” A quel punto mi rivolge un sorriso da stregatto.

“Assolutamente no.”

“Bene allora.”

“Ti ricordo che la cena verrà servita alle ore 20 in punto. Ti sconsiglio di fare dei ritardi se non vuoi farmi arrabbiare. Potete andare.” 

A quel punto mi avvio verso la scalinata affiancata da Daemon, dopo qualche passo avverto uno sguardo furioso e certamente color sangue perforarmi la schiena. 

“Padre se permettete anche io vorrei tornare in camera.” 

“Certo, va pure Lucifer.” Sento i suoi passi dietro di me e ancora il suo sguardo addosso.

“A ragazzi prima che mi dimentichi.” Dice a quel punto il Re facendoci bloccare, ci giriamo e ci blocchiamo all’istante. Gli occhi del Re sono color brace, ti incendiano e catturano facendoti scivolare in una spirale di dolore e tortura. Quella vista incute davvero terrore e solo per chissà quale miracolo riesco a non abbassare lo sguardo. 

“Naturalmente la signorina d’ora in poi è sotto la vostra tutela. Se mai dovesse accaderle qualcosa prima della cerimonia vi riterrò i diretti responsabili e non la passerete liscia.” I due non hanno il coraggio di replicare così come non ho io la forza di oppormi. Lentamente li ritrasforma facendoci segno di andare, così noi rapidamente decidiamo di uscire dalla sala. 

Non appena fuori, vedo Astaroth fermo ad attenderci. 

“Principe, la prego di seguirmi. Abbiamo degli affari da concludere che richiedono la vostra presenza.” Lucifer annuisce e segue in silenzio il demone, non prima di avermi rivolto un’occhiata di puro odio per farmi capire che la situazione non è chiusa. Lo guardo fredda e impettita mi avvio lungo il corridoio seguita da un Daemon piuttosto silenzioso. 

“Adesso capisco il perché ti hanno messo in quella stanza?” Sussurra.

“Come?” Lui si blocca e irrigidisce. Mi guarda attentamente per poi sbuffare.

“Ho detto che ho capito perché ti abbiano messa nella stanza della Regina.”

“Ti dispiacerebbe illuminarmi allora?” Allargo le braccia irritata. Lui mi guarda sollevando un sopracciglio.

“Se te lo dico che mi dai in cambio?” Chiede malizioso.

“Perché dovrei darti qualcosa in cambio scusa?”

“Perché sono un demone e non faccio mai nulla senza ricevere qualcosa in cambio.” 

“Facciamo così allora… se non me lo dici ti tiro un calcio nelle palle!” Affermo gelida mentre lui mi guarda per poi scoppiare a ridere. 

“Certo che sei veramente una forza! Andiamo su, credo che siamo in grado di camminare e parlare contemporaneamente.” Arrossisco per poi annuire brevemente. 

“Perché sei arrossita adesso?” Mi chiede curioso.

“Perché non ti fai gli affaracci tuoi e mi spieghi quello che voglio sapere?” Dico innervosita.

“Va bene, va bene. Basta che stai calma!” Dice alzando le mani in segno di resa. Sorrido brevemente e scuoto la testa.

“Ti hanno messa lì perché quella è la stanza più sicura degli Inferi. Nessun demone più sperare di entrare se non sei tu a volerlo. Vedi il Re fece costruire quella stanza con un potente incantesimo per proteggere la Regina.”

“Perché la Regina aveva bisogno di protezione? E poi scusa, ma adesso si può sapere dov’è?” Chiedo incuriosita.

“Perché la Regina non è un demone.” Dice tranquillamente.

“E allora cos’è?”

“Credo che di non essere la persona giusta con cui parlarne. Se vuoi sapere qualcosa chiedi direttamente a Lucifer.”

“E tu credi che lui sia disposto a parlare civilmente con me? Ti sei fritto il cervello per caso? Quello vuole solo uccidermi!” Lui scoppia a ridere per poi bloccarsi davanti alla porta della mia stanza.

“Secondo me andate d’amore e d’accordo.”

“Secondo me ti hanno drogato il cibo!” Lui mi osserva per poi scoppiare a ridere nuovamente. 

“Dai adesso da brava entra in camera.” Dice spingendomi in stanza.

“Aspetta non mi hai ancora detto dov’è la Regina.” Lui mi osserva per qualche istante con espressione triste.  

“Nessuno sa dove si trovi in questo momento, può essere dovunque.”

“Che vuol dire?”

“Esattamente ciò che ho detto.”

“Sai che mi stai facendo innervosire?” Gli chiedo infastidita. Lui mi osserva serio per poi sorridermi enigmatico.

“Ti ho già detto troppo mia cara. Se vuoi sapere dell’altro dovrai chiedere a Lucifer. Io non risponderò più ad una sola domanda.” Lo guardo sconvolta e infastidita.

“Sei un vero demonio!” Dico irritata incrociando le braccia al petto e mettendo su un broncio ad arte.

“Ti ringrazio mia Principessa!” Mi risponde sorridendo, facendo un inchino beffardo e un occhiolino. Allora sbuffo tentando di nascondere il sorriso che mi spunta sulle labbra voltandomi dall’altra parte.

“Bene allora puoi anche andartene Sebastian! Sciò!” Dico facendogli segno con la mano. Lui scoppia a ridere per poi andarsene chiudendosi la porta alle spalle. Finalmente sola mi apro in un sorriso divertito. 

Mi giro guardandomi attorno, immaginando come possa essere la donna che ha abitato questa camera prima di me. Di sicuro bellissima ed elegante, forte con un caratterino niente male visto che è riuscita ad attirare l’attenzione del Re degli Inferi facendolo cadere innamorato ai suoi piedi. La immagino mentre battibecca con Lucifero rimettendolo al proprio posto. A quel pensiero scoppio a ridere, ma la mia mente bastarda sostituisce i due con l’immagine mia e di Lucifer mentre litighiamo dopo cena. Sospiro frustrata sedendomi sul letto. 

‘Possibile che io sia in grado di infilarmi in queste brutte situazioni per la mia lingua lunga?’ Mi prendo mentalmente a calci e decido di farmi un bel bagno rilassante per togliermi di dosso tutta la tensione accumulata finora. Tanto è inutile piangere sul latte versato e mentre libero un altro sospiro il pensiero che dovrò cenare tutte le sere con loro mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. 

‘Cazzo, più sfigate di me non esistono! A quanto pare da sola creo una razza a parte!’ Innervosita entro in bagno chiudendo la porta. Riempio la vasca con acqua calda, rapida mi tolgo il vestito, i tacchi e mi sciolgo l’acconciatura. Prima di immergermi cospargo l’acqua con dei petali di rose rosse e poi finalmente entro nell’acqua. Il sollievo è immediato, sento i muscoli sciogliersi e distendersi, così mi lascio andare chiudendo gli occhi e rilassandomi completamente. 

Dopo non so quanto tempo mi sveglio, mi sono appisolata senza rendermene conto. L’acqua ormai sta diventando fredda, quindi rapidamente mi sciacquo i capelli. Esco dalla vasca e vado davanti allo specchio, mi strucco e lavo bene la faccia e i denti. Prendo il pettine a la spuma e con cura districo i nodi; afferro il phon e rapidamente mi asciugo i capelli. Una volta terminato il tutto apro la porta del bagno e torno in stanza gettando un urlo spaventato. Lucifer è comodamente seduto in poltrona, si è slacciato i primi bottoni della camicia lasciando scoperto il collo candido e le braccia visto che si è arrotolato le maniche. Mi trafigge con il suo sguardo cristallino e io lo osservo non sapendo come comportarmi. 

“Bel modo di accogliere un ospite.” Dice in fine aprendosi in un sorriso malizioso. Avvampo all’istante accorgendomi che sono coperta da un misero asciugamano troppo corto. 

“Potresti sempre uscire e darmi almeno il tempo di vestirmi!” Lui mi guarda sorridendo, si alza dalla poltrona, va all’armadio e tira fuori un completino in pizzo nero, una maglia a maniche corte e un pantaloncino dello stesso colore. Mi osserva e lentamente mi viene in contro, porgendomi la roba. Rapida afferro il tutto correndo in bagno, mi cambio in velocità e torno in camera. Lucifer è seduto sul letto e mi rivolge uno sguardo enigmatico. Afferro la sedia dallo scrittoio e mi accomodo davanti a lui.

“Come hai fatto ad entrare?” Chiedo infine, lui mi rivolge uno sguardo confuso inarcando un sopracciglio.

“Dalla porta naturalmente.” 

“Pensavo che i demoni non potessero entrare qui dentro senza il mio permesso.”

“Infatti è così, ma tu hai dimenticato di chiudere a chiave; in questo modo mi è bastato aprire la porta per entrare.” Arrossisco violentemente. 

‘Era logico che mi scordassi di fare la cosa principale!’ Lo osservo attentamente e mi sembra diverso da come è sempre stato. 

“Perché mi fissi?” 

“Pensavo al fatto che questa è la prima volta che stiamo nella stessa stanza come delle persone civili." Lui mi osserva senza dire nulla. La situazione è abbastanza surreale e io non so come comportarmi; un Lucifer così calmo e tranquillo non credo di saperlo gestire. Rimaniamo non so quanto tempo in silenzio osservandoci e studiandoci.

“Perché sei qui Lucifer?” Chiedo in un sospiro.

“Volevo osservarti.” La sua risposta mi manda un attimo in confusione.

“Perché?” Lui mi guarda ancora senza rispondere e quando ormai ho perso le speranze decide di farlo.

“Per quello che ha detto mio padre.” Lo osservo ancora confusa allora lui sospira frustrato passandosi una mano fra i capelli scompigliandoli.

“Ha detto che gli ricordi mia madre. Allora, volevo cercare di capire cosa potreste avere in comune.” 

“Ah. E sei riuscito ad arrivare ad una conclusione?” 

“Sinceramente no. Sai io non ho mai conosciuto mia madre, quindi sto facendo molta fatica nel cercare di comprendere.” Il mio cuore perde un battito a quell’affermazione. Lo osservo e vengo imprigionata da quegli occhi; avverto il mio cuore accelerare i suoi battiti e il volto avvamparmi. Lui non distoglie lo sguardo e lentamente si alza dal letto avvicinandosi a me. Si abbassa alla mia altezza e mi scruta attentamente.

“Perché sei arrossita?” Abbasso lo sguardo per sciogliere il contatto visivo. Lui mette un dito sotto il mio mento e me lo solleva riportando i miei occhi nei suoi. 

“Rispondimi.” Faccio un sospiro e mi mordo le labbra. 

“Perché mi stai mettendo in soggezione.” Vedo il suo sguardo adombrarsi leggermente allora mi alzo, mi avvicino al letto e mi siedo.

“Mi confondi.” Confesso infine.

“Che vuoi dire?” Dice tranquillamente. Io allora frustata sospiro passandomi una mano fra i capelli.

“Prima fai il prepotente, poi mi attacchi bevendo il mio sangue, dopo ancora mi permetti di accarezzarti e ti lasci andare, successivamente torni ad essere un bastardo per poi venire posseduto dal demone della stronzaggine e adesso fai così! Io non ti capisco! Soffri per caso di personalità multipla o di schizofrenia?” Domando infine esasperata. Per tutto il tempo lui non mi ha scollato gli occhi di dosso e ora lo vedo aprirsi in un sorriso per poi venirmi incontro e sedersi difronte a me.

“Ammiro la tua sincerità e il tuo essere così schietta Anastasia.” Alza lentamente la mano e mi afferra una ciocca di capelli osservandola attentamente e studiando l’effetto molla divertito.

“Anche prima, quando eravamo a tavola, tu sei stata la prima persona in tutta la mia vita ad aver osato parlarmi in questo modo. La cosa sinceramente, non so se mi dia fastidio o meno e per adesso sto tentando di capirlo.” Si avvicina ancora odorando la ciocca che ha in mano. Avverto il mio cuore prendere il volo e chissà in che modo lui deve essersene accorto perché mi rivolge un sorrisino soddisfatto. 

“Ciò non toglie…” Prosegue lentamente continuando a giocare con i miei capelli. 

“Che la prossima volta che ti rivolgi a me in quel modo, davanti a mio padre e al capitano delle guardie, verrai punita.” Conclude sistemandomi la ciocca dietro l’orecchio per poi sollevare lo sguardo e trafiggermi.

“Hai paura che in qualche modo la tua autorità venga minacciata, Principe?” Lui mi rivolge un sorriso per poi avvicinarsi pericolosamente a me, prendendo un respiro profondo.

“Non capisco perché il tuo odore stia diventando sempre più invitante.” Sento i battiti accelerare sempre di più man mano che lui si avvicina al mio collo. 

“Non capisco come tu possa cambiare argomento così spesso da farmi venire il mal di testa.” Sussurro; lo sento bloccarsi per poi prendere un respiro profondo. Porta velocemente il suo viso a pochi centimetri dal mio e rimango un attimo sconvolta quando mi scontro con i suoi occhi color sangue. 

“Non ti conviene tentare di entrare nella mia mente per cercare di capirmi; troveresti solo tenebre.” Vengo incantata da suoi occhi e dalla sua voce graffiante, non riuscendo più a spiccicare parola.

“Faresti meglio a calmarti, se non vuoi che io ti morda.” Mi avvisa avvicinandosi ancora al mio collo.

“Com’è possibile che tu sia ancora assetato, oggi mi hai quasi dissanguata.” Sussurro. Lui continua a respirarmi addosso, mentre io rimango immobile. Poco dopo si scontra con i segni che mi ha lasciato oggi e li lo sento respirare con affanno per poi avvertire qualcosa di umido e caldo leccarmi. Con fatica riesco a trattenere un gemito, mentre improvvisamente debole mi lascio andare indietro. Lui mi blocca contro di se con un braccio e stringe con la mano libera i miei capelli tirandoli delicatamente per fami piegare e avere più accesso. 

“È colpa del tuo sapore, il tuo odore diventa ogni secondo che passa sempre più invitante e sto facendo molta fatica per trattenermi.” Dice non staccandosi dal mio collo; continua imperterrito a respirarmi addosso e ogni tanto a leccarmi, mentre il mio corpo viene sempre di più invaso dai brividi e i gemiti di piacere ogni tanto sfuggono al mio controllo. Ma è quando avverto le sue zanne graffiarmi la pelle che torno in me. Velocemente porto le mie mani sulle sue spalle facendo forza per allontanarlo. Lui dopo qualche istante mi asseconda rivolgendomi uno sguardo infuocato; rabbrividisco di piacere ma mi sciolgo dalla sua presa.

“Credo che sia il caso che adesso tu esca da qui Lucifer.” Affermo decisa guardandolo determinata. Il suo sguardo si ritrasforma tornando ad essere chiaro; mi lincia brevemente, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta sbattendola dietro di se. 

Sento la tristezza avvolgermi e un groppo formarsi in gola. Dopo qualche istante le guance si inumidiscono e sorpresa mi porto una mano ad asciugarmi le lacrime. Non so perché sto piangendo, eppure questo è tutto quello che voglio fare in questo momento. Così allungandomi sotto le coperte mi abbandono in un pianto silenzioso.     

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