Una Vendetta Ben Congeniata

di kogarashi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 1

 

 

 

 

Continente di Sinnoh: Finale della Lega per il titolo di Pokèmon Master.

 

“Pikachu! Presto attacco Locomovolt!” gridò un ragazzo dai capelli corvini che rispondeva al nome di Ash Ketchum.

 

Il piccolo pokèmon giallo simile ad un topino si scagliò con immensa velocità verso il pokèmon avversario, sprigionando una luce abbagliante che lo ricoprì interamente.

 

“Presto Empelt schivalo!”

 

Il pokèmon pinguino, ultima evoluzione di Pochama schivò il Pikachu giusto all’ultimo momento.

 

“Pikachu! Tuono!!!”

 

Il pokèmon si concentrò al massimo cercando di imprigionare dentro di se la maggior quantità di energia elettrica.

 

“Presto Empelt!!! Usa l’Idropompa!!!”

 

“Proprio quello che volevo…” disse Ash con un ghigno.

 

Il pokèmon pinguino spruzzò un potentissimo getto d’acqua contro Pikachu che fece lo stesso ghigno del suo allenatore, anche l’allenatore avversario capì il grande errore che aveva appena commesso, Pikachu rilasciò tutta l’energia, usando come conduttore proprio il potente getto d’acqua che lo colpì lasciandogli però il tempo di scansarsi per farsi i meno danni possibili.

 

Non fu però così fortunato Empelt però che si ritrovò folgorato dal fortissimo attacco elettrico andando k.o nel giro di 5 secondi dopo l’attacco.

 

“Avanti Empelt! Alzati! Non possiamo perdere così! Non arrenderti!” gridò l’allenatore in preda ad una crisi isterica.

 

Non vedendo più segni di ripresa l’arbitro con un cenno alzò la bandierina rossa verso Ash gridando:

 

“Il vincitore della Lega di Sinnoh e il nuovo Pokèmon Master è Ash Ketchum di Pallet”

 

Il ragazzo rimase pietrificato mentre gli altoparlanti scandivano la sua vittoria, i coriandoli cadevano dal cielo e le tribune esplodevano in un fragoroso boato di felicità.

 

“Non ci credo…Pikachu…abbiamo vinto? Sono…sono diventato Pokèmon Master?”

 

“Pikachu!”

 

Il pokèmon andò dal suo allenatore che ancora si guardava in giro incredulo, poi i suoi occhi si soffermarono sui suoi amici che lo acclamavano a gran voce dagli spalti e capì che tutto ciò non era un sogno, ma la realtà.

 

“SONO IL CAMPIONE!!!” gridò saltando e prendendo Pikachu in braccio e stringendolo per la felicità.

 

“Grazie! Grazie amico mio!”

 

“Pika!”

 

Al momento delle premiazioni la folla era in delirio, appena Ash ebbe tra le mani la coppa la alzò verso il cielo raggiante facendo esplodere nuovamente lo stadio di gioia.

 

In quei minuti di festa nessuno si accorse però che qualcuno era rimasto molto contrariato dalla vittoria del neo pokèmon Master Ash Ketchum, e meditava vendetta.

 

“Maledetto! Goditi pure il tuo momento di gloria, perché sarà l’ultimo!”

 

Uscito dallo stadio ancora con l’adrenalina a mille il giovane campione si diresse nella stanza dove gli aspiranti campioni sostavano nell’attesa del loro momento.

 

Si sedette stancamente sulle panche poste in mezzo alla stanza e Pikachu gli saltò subito sulle gambe guardandolo felice.

 

“Ash! Ash, lo sapevo! Sapevo che ce l’avresti fatta!!!” disse una donna dai capelli castani legati in una coda correndo dal ragazzo e abbracciandolo fiera.

 

“Mamma mi soffochi!”

 

La donna lo lasciò andare asciugandosi le lacrime che le ornavano gli occhi per la commozione e dando la possibilità anche agli altri di poter congratularsi con lui.

 

Una ragazzina di circa 10 anni entrò nella stanza, seguita da una ragazza con i capelli castani e gli occhi blu e da altri due ragazzi, il primo aveva una carnagione scura, mentre il secondo portava gli occhiali. A chiudere il gruppo furono un uomo abbastanza anziano ed un ragazzo che doveva avere all’incirca la stessa età di Ash che lo guardò spavaldo.

 

“Sei stato fenomenale! Fantastico direi!” disse la ragazzina con i capelli blu che rispondeva al nome di Dawn.

 

“Oh bhe…niente di eccezionale” rispose il ragazzo grattandosi la testa visibilmente imbarazzato.

 

“Io avrei fatto di meglio” disse acido Gary guardando Ash che a sua volta lo guardò torvo, poi si ricordò che era stato proprio lui a sconfiggerlo nelle semifinali e s’inorgoglì come un pavone.

 

“Gia! Sarebbe stato ancora più bello se ci fosse stata anche lei qui con noi” le parole di Vera risuonarono nella stanza come un vento gelido, facendo incupire il neo campione.

 

Gia…ma è una Capopalestra, è normale che non abbia potuto allontanarsi…purtroppo gli impegni che gravano su persone come noi sono inespugnabili” disse Brock anch’esso Capopalestra.

 

Ash annuì: “Si…però mi sarebbe piaciuto che lei fosse qui a sostenermi come avete fatto voi”

 

 

*

 

 

Cerulean City: Palestra Hanada

 

Una ragazza con i capelli rossi stava guardando la televisione seduta sul divano con le gambe incrociate, abbracciando un tenero pokèmon azzurro simile ad una palla con le orecchie e il musino da topolino.

 

Sullo schermo davano le immagini di un torneo di pokèmon appena concluso, dove il vincitore era stato una persona a lei estremamente cara, una persona a cui voleva bene con tutta se stessa: Ash Ketchum.

 

“Bravo…hai finalmente realizzato il tuo sogno Ash” disse la ragazza sorridendo dolcemente.

 

“Misty! Andiamo! Tra poco inizia lo spettacolo!” gridò una voce femminile.

 

“Arrivo Violet!” gridò di rimando la ragazza alzandosi e spegnendo la tv, non prima però di aver dato un’ultima occhiata al viso sorridente nel campione.

 

 

*

 

 

Il giorno dopo Ash e gli altri erano andati a festeggiare la sua vittoria, decidendo di trascorrere tutta la serata al ristorante e poi in giro per negozi fino a notte inoltrata, in date occasioni annuali infatti i negozi a Sinnoh rimanevano aperti anche tutta notte, e la finale della lega era una di queste occasioni. Vera aveva deciso di tornare a Johto, in vista delle gare di coordinamento che si sarebbero tenute da li a poco e così con tristezza salutò tutti e ripartì.

 

Mentre si ingurgitavano di cibo e ridevano come dei pazzi alcune persone iniziarono a scalpitare avanti e indietro per la cucina, ciò che risultò strano fu proprio il fatto che le persone che correvano non erano dello staff del ristorante, ma clienti.

 

“Ma cosa succede?” chiese Max guardandosi in giro.

 

“Non lo so…” rispose preoccupato Gary.

 

Dopo aver cenato uscirono diretti in centro, dove si sarebbero sbizzarriti con souvenir e altro, improvvisamente mentre passavano davanti ad un negozio che vendeva televisori e altri oggetti elettronici si accorsero della calca che si stava creando davanti ad esso e così per curiosità si avvicinarono alla vetrina.

 

Ciò che videro e sentirono gli spiazzò lasciandoli interdetti e sconvolti.

 

Sullo schermo dei vari televisori c’era lo stesso telecronista del telegiornale che dava la stessa notizia su televisori di diverso formato e qualità.

 

“Oggi è successa una sciagura nella regione di Kanto, a Cerulean City nella palestra di Hanada si stava svolgendo uno spettacolo acquatico interpretato dalla capopalestra Misty, nonché più piccola e capace delle quattro sorelle che capeggiano la palestra. Una sciagura imprevista ha tenuto e sta tenendo ancora tutti con il fiato sospeso. Mentre lo spettacolo era in fase di chiusura un fortissimo lampo elettrico ha colpito la piscina che per l’occasione era stata alzata dal livello normale nel quale solitamente si trova creando un forte corto circuito.

 

Solo dopo ci si è resi conto della sciagura. La capopalestra che stava ballando assieme ai suoi pokèmon d’acqua nella piscina è stata colpita in pieno dalla scarica elettrica che ha saturato di scintille tutta l’acqua, rendendo impossibile alla protezione civile di fare qualcosa.

 

Solo grazie all’intervento di un ragazzo sconosciuto, probabilmente un amico della capopalestra, che si è tuffato ignorando il fatto che l’acqua fosse ancora carica di elettricità è riuscito a portare fuori dall’acqua la ragazza che ora è ricoverata in pessime condizioni nell’ospedale della città. Per quanto riguarda i pokèmon l’infermiera Joy li sta tenendo sotto sedativi da alcune ore e sembrano in netto miglioramento. Per quanto riguarda le cause non ci sono ancora elementi utili per le indagini.

 

Per altri aggiornamenti vi rimandiamo alla prossima edizione del telegiornale di Sinnoh, grazie ed arrivederci.

 

Ash e gli altri erano sconvolti…Misty aveva avuto un incidente simile…possibile?

 

“Ma…possibile che ci sia stato un corto circuito? Insomma è strano che abbia colpito proprio l’acqua della palestra dove si trovava Misty” disse Delia.

 

“E’ strano…” disse il professor Oak.

 

“Cosa è strano nonno?” chiese Gary guardandolo.

 

“Non lo so…ma c’è qualcosa che non torna…mi sembra di aver gia visto una simile scena…”

 

Gli occhi di Ash s’ingrandirono a quelle parole.

 

“E’ la stessa cosa che è successa nel mio incontro! Tuono contro Acqua!”

 

Tutti lo guardarono sorpresi.

 

“Hai…Ash ha ragione!” disse Max sconvolto.

 

Ash s’incamminò in tutta fretta verso il centro pokèmon nel quale alloggiavano.

 

“Dove stai andando?” chiese Dawn.

 

“Mi sembra ovvio! A Cerulean City!”

 

 

*

 

 

“Come sta?” chiese una ragazza dai capelli biondi correndo dal medico che era appena uscito dalla stanza nella quale si trovava la sorella.

 

“Non ha riportato danni permanenti, ma per ora dovrà rimanere sotto osservazione, le abbiamo somministrato dei sedativi contro il dolore, e se tutto va bene entro domattina dovrebbe svegliarsi”

 

La sorella più grande tirò un sospiro di sollievo portandosi una mano sul petto.

 

“Posso vederla?” chiese il ragazzo che l’aveva salvata.

 

Il medico lo guardò dall’alto in basso, poi disse: “Per il momento è meglio di no, tanto sarebbe inutile dato che sta dormendo, potrai vederla non appena si sarà svegliata”

 

Il ragazzo dai capelli castano chiaro annuì in risposta stringendo i pugni e abbassando la testa.

 

 

*

 

Il viaggio in treno fu più lungo del previsto, Ash non aveva spiaccicato parola, troppo preoccupato per le condizioni dell’amica, e poi anche il fatto di come si erano svolti i fatti non gli era chiaro, doveva saperne di più. Ne andava della sicurezza di Misty, anche se qualcosa gli diceva che tutto ciò era opera di qualcuno che voleva colpire lui, usando come pedine le persone alle quali teneva.

 

Di tanto in tanto la radiolina che Max aveva comprato dava qualche informazione su ciò che era successo, ma la cosa lo rendeva ogni volta più furioso, i giornalisti raccontavano ciò che era accaduto ingigantendo sempre di più la cosa, senza dare informazioni veramente utili…e questo gli dava incredibilmente fastidio.

 

“Non preoccuparti…sto arrivando Misty” ringhiò tra i denti mentre il treno schizzava veloce tra i campi verdi di Hoenn…

 

Dopo circa 6 ore di viaggio finalmente aveva superato la regione di Johto, e il paesaggio iniziava a delinearsi come quello che Ash conosceva fin troppo bene. Kanto, la sua Kanto, la terra dove era nato e da dove era partito.

 

“Quanto manca ancora?” chiese Dawn preoccupata tanto quanto gli altri. Aveva visto si e no 2 volte Misty e le era stata fin da subito molto simpatica, non sapeva come, ne perché, ma era una cosa a pelle, quella ragazza le piaceva.

 

“Circa 2 ore ormai, tra poco saremo arrivati” disse Brock controllando distrattamente la cartina.

 

Pikachu stava iniziando a dare segni di stanchezza e di acuta preoccupazione, lo si notava dalle gote rosse che iniziavano ad emettere piccoli lampi elettrici.

 

Ash se ne accorse e lo strinse a se, in modo da calmarlo e da offrirgli un comodo giaciglio sul quale dormire.

 

Infatti poco dopo il pokèmon si accoccolò tra le sue braccia addormentandosi sereno.

 

Il treno arrivò a destinazione alle prime luci dell’alba. Non sapendo cosa fare il gruppo si diresse subito alla palestra dove però incontrarono solo un’assonnata Lily che li indirizzò all’ospedale cittadino, distante alcuni km da li. Cerulean non era una grossa città, ma l’ospedale si trovava dalla parte opposta a dove si trovavano loro.

 

Appena arrivati, dopo circa una buona mezz’ora di camminata Delia si fece dare il numero della stanza e il piano dove era ricoverata Misty dall’accettazione della hall e così salirono tutti in ascensore.

 

“Allora? Dove l’hanno messa?” chiese Brock.

 

Piano 5° stanza 307” disse Delia leggendo il fogliettino che l’infermiera gentilmente le aveva dato.

 

Appena arrivati al piano Ash corse nel corridoio che puzzava terribilmente di medicinali, scorrendo veloce i numeri delle camere e fermandosi ansimante davanti alla numero 307.

 

“E’ questa” disse indicando la targhetta con il numerino.

 

“Non vorrai mica entrare!” disse con disappunto Gary.

 

“Vedi altre possibilità?” disse Ash sarcastico girando il pomello della porta ed entrando nella camera.

 

Era una stanza scarsamente illuminata, le tapparelle bianche era giù e le tende tirate, ma Ash ignorò la composizione di tutto il resto camminando lentamente verso il letto dove riposava Misty.

 

Senza proferire parole le mise una mano sulla guancia, come per sentire se emanava ancora calore, trattenendo un respiro di sollievo quando constato che era viva.

 

Cercò di scrutare sui pochi lembi di pelle che aveva scoperti se erano rimaste ferite provocate dall’incidente, ma quando vide sul suo braccio una leggera scottatura per poco non mi mise a gridare di rabbia, avvicinò piano la mano verso la bruciatura quando la porta si spalancò di colpo facendo entrare un ragazzo che appena lo vide urlò:

 

“E tu chi diavolo sei?”

 

Ash sussultò, ma fu la voce di Gary a destare ancora di più la sua attenzione quando il ragazzo pallido e ansimante entrò nella stanza.

 

“Ash! Presto! Si tratta di Vera!”

 

 

 

CONTINUA…

Non chiedetemi niente per favore…mi è venuta l’ispirazione così…non so come…parlando con la Ashley su msn…infatti questa fic è dedicata a lei e alla sua interminabile pazienza!!! Grazie! Ora…volete sapere cosa succederà? E chi è quel ragazzo che ha salvato Micchan??? E che è successo a Vera? Bhe…seguite il prossimo cap!...ah…prometto di aggiornare al + presto 1 frammento…quando finalmente mi verrà l’ispirazione…ora appena apro word mi viene da piangere e lo richiudo…va bhe…ciao ciao…

Ps: non l ho riletta perché non ne avevo voglia! Se trovaste degli errori per favore ditemelo che li correggo…ciauz!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 2

 

 

“Cos’è successo?” chiese Ash allarmato sentendo la preoccupazione tangibile dell’amico.

 

“Qualcosa di brutto da quello che sono riuscito a capire!” gli rispose Gary.

 

Ash si voltò per un istante verso Misty, che dormiva ancora e fu combattuto fino all’ultimo se restare con lei fino a che non si fosse svegliata e gli avesse detto che stava bene o correre al videotelefono per avere notizie di Vera.

 

“Allora ti muovi?” disse Gary spazientito picchiettando il piede a terra in segno di ansia.

 

“Si arrivo…” rispose il ragazzo uscendo dalla porta e voltandosi un’ultima volta verso la ragazza dai capelli rossi che giaceva sul letto profondamente addormentata.

 

“Ehi aspetta! Non hai ancora risposto alla mia domanda!” disse il ragazzo dai capelli castani guardandolo con i suoi occhi blu che ricordavano molto quelli di Vera come sfumatura.

 

Ash si voltò a guardarlo per un attimo prima di rispondere freddo.

 

“Sono Ash, il suo ragazzo”

 

Il ragazzo dai capelli chiari rimase di stucco a sentire quelle parole, mentre Ash nel frattempo era corso via insieme all’amico. Mai si sarebbe aspettato che Misty fosse fidanzata, la conosceva ormai da tempo e credeva di sapere tutto di lei, ogni più minimo particolare, ma forse in realtà, la verità era che lei aveva molti più segreti di quelli che lui stesso pensasse.

 

Il caso volle che proprio io quel momento Misty si svegliasse e il ragazzo accortosene raggiunse il letto e la guardò preoccupato.

 

“Misty, come ti senti?” chiese.

 

La ragazza ci mise un po’ a distinguere il viso dell’amico, aveva la vista annebbiata e i contorni della stanza erano ancora molto sfocati, nonostante ormai avesse gli occhi completamente aperti.

 

“Giorgio? Cosa ci fai qui? Cosa ci faccio qui?”

 

“Non dirmi che non ricordi nulla? L’incidente alla piscina…”

 

Solo in quel momento Misty si ricordò tutto ciò che era successo il giorno prima, il fulmine che aveva colpito la vasca della piscina dove lei si trovava insieme ai pokèmon…i pokèmon…

 

“Dove sono i miei pokèmon? Come stanno?” chiese allarmata cercando di alzarsi.

 

“Ehi ehi, dove pensi di andare? Sta giù!” disse il ragazzo prendendo l’amica per le spalle e spingendola giù verso il materasso.

 

“Come stanno i pokèmon?”

 

“Stanno bene, sono al centro medico per pokèmon adesso, l’infermiera Joy si sta prendendo cura di loro. Hai fatto un ottimo lavoro con loro e non hanno subito gravi danni”

 

La ragazza tirò un sospiro di sollievo sentendo le parole dell’amico, poi però lo guardò seria.

 

“Prima mi è sembrato di sentire alcune voci, è venuto qualcuno mentre dormivo?”

 

Giorgio non seppe cosa risponderle, abbassò la testa e dopo alcuni istanti che per entrambi sembrarono interminabili il ragazzo decise di rispondere.

 

“E’ venuto Ash…ma se ne è andato pochi minuti fa…da quello che ho capito è successo qualcosa ad una sua amica”

 

Il cuore della ragazza iniziò a battere all’impazzata, Ash era venuto li, aveva saputo cosa le era accaduto ed era corso da lei. Si rattristò però pensando che era corso da un’altra ragazza senza neppure aspettare che lei si fosse svegliata. Tutto ciò la mise di malumore.

 

“Misty?”

 

“Cosa?” rispose lei acida.

 

“Va…tutto bene?” chiese.

 

Misty scrollò la testa e sfoderò uno dei suoi dolci sorrisi, ma che lasciavano ugualmente trasparire l’amarezza sul volto.

 

“Si…”

 

“Vedrai sono certo che tornerà!”

 

Misty annuì e guardò il soffitto.

 

“Si…in fondo…ho aspettato due anni, che vuoi che siano un po’ di mesi? Finchè saprò che Ash è ancora sotto questo cielo…sotto il mio stesso cielo io sono tranquilla, perché so che posso rivederlo, lo aspetterò fino a quando non camminerò più su questo pianeta…fino ad allora…lo aspetterò…sempre”

 

Giorgio rimase esterrefatto dalle parole dell’amica, era dolci, ma allo stesso tempo piene di malinconia e tristezza, Misty si addormentò quasi subito e il ragazzo decise di uscire per lasciarla riposare in pace. Uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.

 

“Può esistere davvero un amore simile?”

 

 

*

 

Ash nel frattempo stava correndo verso la hall dell’ospedale per arrivare al telefono e comporre il numero dell’ospedale di Fiordoropoli. Sapeva che si trovava li, era certo che dovesse trovarsi li, il primo fiocco dei Contest era in quella città, quindi anche se i calcoli non erano il suo forte lei doveva trovarsi li per forza.

 

Prese la cornetta digitando velocemente il numero di telefono trascritto sulla rubrica telefonica. Dopo alcuni interminabili minuti una voce calma e gentile lo informava che era in contatto con l’ospedale di Johto.

 

“Pronto? Scusate! Ho appena saputo che una mia amica è stata portata d’urgenza da voi, come sta?” disse Ash tutto d’un fiato.

 

“Mi scusi, ma potrebbe ripetere? Chi sta cercando?” chiese la voce dall’altra parte della cornetta.

 

“Vera! Una ragazza con i capelli castani e gli occhi azzurri, è una coordinatrice di pokèmon!”

 

Ash sentì distintamente che la voce si era allontanata, probabilmente aveva posato una mano sul ricevitore per parlare con qualche collega della faccenda, dopo diversi minuti la voce tornò a farsi sentire.

 

“Stiamo passando la telefonata al reparto che ha in cura la sua amica, arrivederci”

 

Dal ricevitore partì una canzoncina che fece innervosire ancora di più il ragazzo che si sentì quasi preso in giro, nel giro di un paio di minuti il videotelefono si attivò e sullo schermo comparve il viso di Vera seduta su una sedia con alle spalle Drew.

 

“Ciao Ash” rispose dolcemente.

 

“Vera! Come stai? Che ti è successo?” chiese Ash allarmato vedendo il braccio dell’amica ingessato e bloccato al petto della ragazza con una fascia che le arrivava al collo.

 

“Oh questo? Nulla di grave, solo un incidente di percorso” rispose lei ingenua come sempre.

 

Ash guardò l’amica attraverso il monitor, indeciso se crederle o no, poi il suo sguardo si soffermò su Drew, che come se avesse capito cosa volesse Ash disse:

 

“Vera, vai in camera a riposarti, con Ash me la sbrigo io”

 

“Ma io sto bene!” rispose lei sbuffando.

 

Il ragazzo dai capelli verdi la guardò serio e lei capì che era giunto davvero il momento di tornare nella camera che le era stata data per riposare. Sapeva che avere a che fare con un Drew arrabbiato non le avrebbe sicuramente giovato.

 

“Ciao Ash, ci sentiamo presto” disse prima di alzarsi e andarsene.

 

Drew aspettò che Vera si fosse allontanata prima di sedersi dove prima era seduta lei e guardare Ash che stava aspettando spiegazioni.

 

“Allora?” chiese.

 

Drew sospirò.

 

“E’ colpa mia…si è ferita per proteggere me”

 

Gli occhi di Ash s’ingrandirono dalla sorpresa.

 

“Racconta”

 

“Io e Vera stavamo partecipando al Contest di questa città, stavamo affrontandoci in un’amichevole prima dell’incontro vero e proprio, è successo tutto allora, è stato un attimo…il soffitto sopra di noi è crollato e alcune macerie ci hanno colpito, ricordo ancora Vera che si è praticamente buttata su di me per proteggermi con il suo corpo. Quando tutto è finito Vera era svenuta e il suo braccio…”

 

“Il suo braccio cosa?” chiese Ash.

 

“Era a pezzi, non sembrava neppure più un braccio…i medici hanno fatto di tutto per salvarglielo, ma non è detto che riprenda a funzionare come prima”

 

Il volto di Ash impallidì a quelle parole.

 

“Vera…Vera non potrà più”

 

“Non potrà più adoperare quel braccio, alcune macerie l’han colpita in pieno, ed un masso più grosso degli altri le ha fracassato il braccio”

 

Ash a quelle parole non seppe cosa rispondere, per Vera il coordinamento dei pokèmon era tutto, come avrebbe fatto senza l’uso di un braccio a continuare il suo percorso? Certo, avrebbe potuto anche continuare, ma non sarebbe stato comunque lo stesso. Era una bella gatta da pelare.

 

“Ma non sai com’è successo?” chiese.

 

Drew alzò le spalle.

 

“Non ne ho idea, abbiamo sentito solo il boato, come se qualcosa avesse colpito il soffitto, e quando abbiamo alzato lo sguardo abbiamo visto il soffitto caderci addosso”

 

Improvvisamente ad Ash venne in mente il primo incontro di pokèmon contro Baldo, mentre era sotto il controllo del re di Pokèlantis. Ricordava perfettamente che il re aveva dato l’ordine a Sceptile di attaccare il soffitto con il semitraglia, in modo da attaccare il pokèmon di Baldo, Regirock. Infatti il soffitto era crollato proprio sul pokèmon di Baldo. Possibile che anche questa fosse una coincidenza? Possibile che due incidenti alle persone alle quali teneva portassero la firma dei suoi attacchi?

 

“Scusa, ma ora devo proprio andare, ci sentiamo più tardi per avere notizie di Vera, ciao Drew”

 

Il ragazzo dai capelli verdi annuì salutando Ash ed entrambi spensero i videotelefoni.

 

“E’ una situazione assurda” disse Ash andando da Gary.

 

“Allora?”chiese l’amico.

 

Ash guardò serio Gary, non poteva ancora essere certo del pensiero che ormai si stava facendo largo nella sua testa, com’era possibile tutto ciò? Che qualcuno volesse incastrarlo in qualche modo? E se anche fosse, come faceva a conoscere così bene il suo modo di combattere?

 

 

*

 

 

Misty dormiva profondamente da alcune ore ormai, l’orario delle visite era finito ormai da un pezzo, eppure Giorgio continuava a rimanere accanto a lei, seduto su una vecchia sedia scomoda posta vicino alla finestra. Non se ne sarebbe andato, sarebbe rimasto li fino a che il personale infermieristico non lo avesse portato fuori con la forza.

 

In quella stanza era tutto monotono, bianco e azzurro, una terribile puzza di medicinali aleggiava li intorno, e se si usciva dalla camera per andare in corridoio il puzzo aumentava. Solo Misty sembrava non accorgersi di tutto ciò, il suo sonno tranquillo e regolare regalava al ragazza serenità. Chissà se Ash sarebbe tornato per sapere come stesse.

 

 

*

 

 

Lega di Hoenn 2 anni prima.

 

Una ragazza dai capelli rossi correva a perdifiato portando in braccio un pokèmon simile ad un topolino azzurro.

 

“Siamo quasi arrivati! Speriamo che l’incontro non sia gia iniziato!”

 

Arrivò ad uno stadio immenso, inondato di luci e di gente che si accalcava sugli spalti per seguire il prossimo incontro.

 

“Chissà se è gia cominciato” chiese la ragazza.

 

Arrivò alle tribune giusto in tempo per vedere un ragazzo dai capelli corvini combattere insieme al suo inseparabile Pikachu un allenatore che combatteva usando un semplice Meowth.

 

L’incontro ormai sembrava alle battute finali, infatti poco dopo il Meowth atterrò il Pikachu del ragazzo mettendolo k.o. e aggiudicandosi l’incontro.

 

“Il vincitore dell’incontro è Tyson!”

 

Un boato esplose dalle tribune, solo la ragazza rimaneva in silenzio, mentre osservava accigliata il ragazzo che con fare sconfitto prendeva in braccio il suo adorato pokèmon elettrico.

 

“Sei stato grande, ti meriti un po’ di riposo”

 

La ragazza seguì con lo sguardo il ragazzo che si apprestava ad uscire e lo seguì senza pensarci due volte. Lo raggiunse appena fuori dallo stadio.

 

“Ash!”

 

Il ragazzo dai capelli corvini si voltò verso di lei sorpreso di sentire quella voce così famigliare.

 

“Misty? Che ci fai qui? E la palestra?”

 

La ragazza dai capelli rossi sorrise dolcemente avvicinandosi all’amico di sempre.

 

“Ti pare che potevo perdermi il tuo incontro?”

 

Ash abbassò lo sguardo.

 

“Si…ma come avrai visto non è andata come speravo”

 

“E con questo? Sei stato comunque incredibile Ash! Sono orgogliosa di te! Hai dato il meglio”

 

Il ragazzo annuì scoprendo di essere arrossito lievemente, mentre il restante gruppo di amici di Ash stava sopraggiungendo.

 

“Misty! Che bella sorpresa!” disse Brock vedendo l’amica.

 

“Ciao ragazzi!” rispose lei sorridente salutando anche Max e Vera che si trovavano alle spalle di Brock e che la salutarono con entusiasmo.

 

Improvvisamente Misty si sentì una sciocca, perché era corsa fino a Hoenn solo per vedere un incontro di pokèmon di Ash, dove il ragazzo aveva anche perso? Si sentì terribilmente fuori luogo e abbassò la testa.

 

“Che c’è?” chiese Vera sentendo che qualcosa nell’amica non andava.

 

“Nulla” rispose Misty cercando di sorridere “Forse è meglio che me ne torni a casa”

 

“Di gia? Ma sei appena arrivata” disse Max ingenuamente come ogni bambino di 8 anni.

 

“Bhe, la palestra ha bisogno di me, non posso permettermi il lusso di disertare gli incontri delle nuove leve”

 

Improvvisamente Ash la fermò bloccandola per un polso e facendo meravigliare tutti, compresa la stessa Misty che non seppe da dove venisse quel gesto.

 

“Io…ecco…devo…dirti una cosa…importante”

 

“Dimmi…” rispose lei curiosa e allo stesso tempo preoccupata.

 

Ash continuò a tenere il polso di Misty abbassandosi con la mano libera la visiera del cappellino per nascondersi gli occhi, come solitamente faceva quando era triste o tremendamente imbarazzato per qualcosa.

 

“Aspettami…” disse con un filo di voce.

 

“Come?”

 

Il ragazzo alzò lo sguardo guardando serio Misty.

 

“Aspettami, fino a quando non sarò diventato un Master! Prometti che mi aspetterai fino ad allora”

 

Tutti rimasero sorpresi e allibiti sentendo una frase simile uscire dalla bocca di Ash, un tipo come lui, dedito anima e corpo ai pokèmon che poteva anche solo pensare di dire una cosa simile, e poi…era sicuro di ciò che aveva realmente detto? Di ciò che rappresentavano quelle parole?

 

“Ash…cosa?” disse Misty stupita all’inverosimile.

 

“Allora?” chiese lui senza distogliere lo sguardo.

 

Misty non seppe cosa rispondere, si avvicinò lentamente ad Ash e prima che lui potesse dire qualche altra cosa gli diede un tenero bacio sulla guancia, prima di allontanarsi nuovamente da lui.

 

“Non farmi aspettare troppo però! Intesi?”

 

La ragazza gli fece l’occhiolino e Ash sorrise compiaciuto, Brock come al solito iniziò a versare un sacco di lacrime, come era nella sua indole ogni volta che c’era di mezzo i sentimenti, mentre Vera rideva e Max trascinava via il povero Brock che mordeva per la commozione un fazzolettino bianco.

 

Misty salutò ridendo tutti e corse via, diretta alla sua città natale, Cerulean City.

 

 

*

 

 

Misty si svegliò, trovando vicino a lei Giorgio profondamente addormentato, guardò il soffitto e le immagini di ciò che l’aveva portata in quell’orribile posto si fecero largo nella sua mente.

 

Si era allenata così tanto per quello spettacolo, le sue sorelle erano entusiaste, e poi era sicura che sarebbe stato trasmesso alla tv, così che forse Ash potesse vederlo, e stupirsi di quanto fosse diventata brava come capopalestra di pokèmon d’acqua.

 

Tutto era pronto, la piscina era stata alzata, i pokèmon si trovavano nella vasca, e lei era pronta. Si tuffò in acqua non appena le luci si accesero su di lei e iniziò a danzare insieme ai suoi pokèmon, facendogli creare dei bellissimi effetti marini con i loro attacchi.

 

Il pubblico era in delirio, fu allora che se ne accorse, sugli spalti più alti c’era un ragazzo, il contorni del suo viso non erano ben delineati, eppure le sembrava di conoscerlo, poi mentre lo spettacolo continuava la sua attenzione fu catturata dal pokèmon che quella strana figura portava con se, era un Pikachu…

 

“Ash?” pensò Misty mentre giocava con Horsea.

 

Improvvisamente da quel Pikachu uscì un feroce attacco elettrico che si riverso come una furia sulla vasca dove lei si trovava, cercò in tutti i modi di difendere i pokèmon da quell’attacco mettendoli in salvo sulle finte rocce, ma la velocità e la violenza con la quale fu colpita non le lasciarono scampo, la vasca esplose inondando gli spalti con l’acqua carica di elettricità.

 

L’unica cosa che vide prima di svenire fu il ghigno beffardo dipinto sul volto di quel ragazzo…quel ragazzo così simile al suo Ash…

 

 

 

CONTINUA…

Scusate x il ritardo…ma ho dovuto dare la priorità ad 1 frammento e al suo seguito che pubblicherò appena avrò raggiunto abbastanza pagine…in questo cap. si scopre cosa è successo a vera e a misty…e bhe…ho deciso x il momento di fare stare insieme ash e misty…indi la coppia è gia nata…e mi sono appena resa conto che sono insieme da ben 2 anni accidenti! O.O nel prossimo forse si incontreranno…e succederà qualcosa di orribile a qualcun altro! Chissà chi è questo personaggio…possibile che sia davvero Ash?

 

KATE R:

lo so…mi odi perché non ti voglio rivelare nulla…XD ma spero che questo cap. ti piaccia davvero! In questa fic non esiste Brendan…Misty è stata salvata da Giorgio! Che non so perché ho deciso di mettere in questa fic! Brendan mi rendo conto che ha traumatizzato praticamente tutti quelli che han letto 1 frammento…ps: continua break o in questa fic succederà una strage colossale che altro che rating rosso! è_é

 

LOVE92:

Brendan in realtà non è amico di Misty, fa parte dei videogiochi di rubino, zaffiro e smeraldo…ed è il personaggio che puoi impersonificare se sei maschio…se no ti pigli vera…XD

 

ASHLEY KETCHUM:

hai visto che brava killatrice che sono???mi diverto a mettere nei guai misty! XDDD (sadica all’inverosimile) spero di aver risposto alle tue domande…ma adesso ce ne saranno altre uhuhuh X°D

 

ILA:

grazie infinite x i complimenti! Sono contenta che la fic ti piaccia…certo…+ si andrà avanti e + sarà crudele come trama…ma sono io che al momento sono sadicissima…e mi sono pure fatta una trama che è complicatissima da sgarbugliare! Accidentaccio a me! >.<

 

CRAZY DARK QUEEN:

ecco qui il nuovo cap! spero che ti piaccia come il precedente XD

 

CRIKKE90:

come puoi vedere il tipo deve conoscere davvero bene ash…se non è lo stesso ash ha fare cose simili XD chissà…uhuhuh sono imprevedibile in queste cose…mai dire mai con me! XDDD

 

FEDINA:

ecco qui! Misty sta bene come vedi…è solo un po’ scossa dagli eventi, e vera…bhe…lei è messa peggio…ma stai sicura che drew non permetterà che le succeda ancora qualcosa…anche perché mi è dispiaciuto farle del male! T_T ed il fatto che siamo solo all’inizio incute timore a tutti XD

 

NANNI92:

ecco! La spiegazione di ciò che è successo a vera è stata spiattellata senza ritegno da drew! Vedrai ne succederanno delle belle! XDD

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 3

 

 

 

 

Ash camminava avanti e indietro seguito come un’ombra dal suo immancabile Pikachu che lo guardava preoccupato mentre lui misurava con i passi la lunghezza del corridoio.

 

“Ash vuoi stare fermo e sederti?” disse Gary irritato dal continuo passargli davanti dell’amico.

 

“Ma come faccio? Vera ha un braccio fuori uso e Misty…”

 

In quel momento Giorgio uscì dalla stanza dov’era ricoverata Misty e guardò arcigno Ash e gli altri.

 

“Se vi fa piacere potete entrare. Si è svegliata”

 

A quelle parole Ash si bloccò di colpo e con lui Pikachu che per poco non gli finì contro una gamba. Senza aspettare che gli altri gli dessero il permesso si fiondò nella stanza ansimando per la preoccupazione e trattenne il respiro quando vide Misty seduta tranquillamente nel letto che guardava fuori dalla finestra.

 

“Misty…”

 

La ragazza lo guardò sorpresa di quella visita, Giorgio le aveva detto che Ash era corso via perché era successo qualcosa ad una sua amica, e vederlo li davanti a lei l’aveva sorpresa incredibilmente.

 

“Ash? Cosa ci fai qui? Non eri andato via?”

 

“Sono solo andato a fare una telefonata, pensavi che me ne sarei andato senza sapere come stavi?” disse il ragazzo avvicinandosi lentamente al letto.

 

La ragazza aspettò che si fosse avvicinato abbastanza per poterlo sfiorare appena, per convincersi che lui era effettivamente li e che il suo non era affatto un sogno ad occhi aperti.

 

“Sei…sei tornato…” disse lei con un sussurro appena percettibile.

 

“Certo! Avevi dei dubbi in proposito? Te l’avevo promesso, appena fossi diventato Master sarei subito tornato da te, ed ora eccomi qui!”

 

La voce di Ash suonava lenta e tranquilla, erano i suoi occhi che però tradivano una preoccupazione profonda, qualcosa che metteva in apprensione anche lei.

 

“Va…tutto bene?” chiese titubante.

 

A quella domanda Ash abbassò la testa nascondendosi il viso sotto alla visiera del berretto.

 

“Si…”

 

“Bugiardo”

 

Ormai conosceva da tempo quel ragazzo, sapeva quando mentiva e quando al contrario era sincero, e in quel momento era tutt’altro che sincero. Si spostò appena e gli fece cenno di sedersi sul letto accanto a lei.

 

Il ragazzo si stupì di quel gesto, ma si arrese a se stesso sedendosi stancamente vicino a lei. Appena si fu seduto Misty gli cinse la vita con un abbraccio, come per essere sicura al cento per cento che quello che aveva di fronte era davvero il suo Ash, e quel calore, quel profumo inconfondibile gliene diedero conferma.

 

“Devo prendere sempre io l’iniziativa…”

 

“Eh?” chiese Ash.

 

“Anche quando mi hai detto di aspettarti…sono stata io a baciarti sulla guancia…”

 

“Ma io mi sono dichiarato!”

 

“Ah, quella era una dichiarazione Ash?” disse lei alzando gli occhi per poterlo guardare meglio e allontanandosi da lui senza smettere di abbracciarlo.

 

“Che cosa avrei dovuto fare scusa? Devo ricordarti chi sono per caso?”

 

Lei rise a quelle parole tornando ad appoggiare la testa sul suo petto.

 

“No, lo so che sei Ash Ketchum, il tonto tra i tonti in fatto di sentimenti”

 

“Ehi!”

 

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, quando ad un certo punto Ash si mise ad accarezzarle leggermente qualche ciocca di capelli, giocherellandoci dolcemente.

 

“Ash?” disse lei ad un certo punto.

 

“Mh?”

 

“Cos’è successo?”

 

Ash rimase interdetto di fronte a quella domanda, ma decise ugualmente di risponderle, in fondo lei era Misty, ed era davvero da stupidi nasconderle la verità, quando sapeva benissimo di stare mentendo.

 

“Vera…ha avuto un incidente…”

 

Misty si allontanò da lui sciogliendo l’abbraccio e guardandolo preoccupato.

 

“Cosa le è successo? Sta bene?”

 

“Non proprio…ha perso l’uso di un braccio…”

 

Ci mise alcuni minuti per raccontare a Misty della telefonata tra lui e Drew, di come Vera aveva difeso Drew dalle macerie che gli stavano crollando inesorabilmente addosso, tralasciando le cruente modalità per i quali Vera aveva perso il braccio.

 

“Ma è terribile!” disse lei al termine della storia.

 

“E tu?”

 

“Io cosa?” chiese Misty.

 

“Come stai? Insomma, anche il tuo braccio è ferito” disse Ash guardando le bende che le fasciavano il braccio.

 

“E’ solo una leggera ustione” mentì lei “Ora sto bene”

 

“Hai visto chi è stato?” chiese lui facendola sussultare a quella domanda.

 

Come faceva a dire ad Ash che la persona che aveva visto ordinare al pokèmon di attaccare la vasca era simile a lui, se non addirittura identico? Come faceva a dirgli che il pokèmon dal quale era partito quell’attacco elettrico era un Pikachu? Aveva paura…la sua mente iniziava a temere qualcosa alla quale non voleva credere. Era impossibile…impossibile che quella persona, la stessa che l’aveva attaccata e ferita era la stessa che ora era vicino a lei e la stava guardando, in attesa di una risposta.

 

“Io…non ne ho avuto il tempo” disse distogliendo lo sguardo da quello di Ash.

 

Il ragazzo sospirò.

 

“Questo è un bel guaio. Dobbiamo assolutamente capire chi è stato, prima che succeda qualcos’altro”

 

Ash rimase ancora un po’ nella stanza lottando contro se stesso e contro la voglia che aveva di rimanere con lei, ma si rese conto che era giusto che anche gli altri l’andassero a trovare e così si alzò da letto.

 

“Io vado, penso che qua fuori ci siano altre persone che desiderano sapere come stai”

 

Lei annuì tristemente, e lui forse accortosene le diede un bacio sulla fronte facendola arrossire vistosamente.

 

“Ash ma che…?”

 

“Vedi? Non sei solo tu a prendere l’iniziativa!” disse facendole l’occhiolino ed uscendo.

 

“Stupido” disse Misty sorridendo e appoggiando la mano dove Ash l’aveva baciata.

 

 

*

 

 

Quando Ash uscì decise di andare a fare un giro per prendersi una boccata di aria pura, la puzza di medicinali iniziavano a dargli di stomaco. Così mentre lui si avviava verso l’uscita seguito da Pikachu che nel frattempo era rimasto fuori mentre il suo padroncino era nella stanza con Misty, Brock entrò a trovare Misty, mentre Dawn e Max aspettavano pazientemente sulle sedie poste nel corridoio.

 

La madre di Ash e il prof. Oak invece erano andati via.

 

Anche Gary come Ash aveva deciso di fare un giro per svagarsi un po’.

 

Successe tutto dopo circa un’ora, l’allegra conversazione tra Brock e Misty fu interrotta dal suono di un’ambulanza, che in un ospedale è normale, ma non in quel momento, visto il via vai di personale infermieristico che correva da una parte all’latra del corridoio urlandosi a vicenda di fare il più presto possibile.

 

Brock aprì la porta per dare un’occhiata e coincidenza volle che in quel preciso momento un lettino con sopra un ferito gli passasse davanti. Il ragazzo dovette appoggiarsi all’anta della porta per non cadere a terra lungo disteso, mentre Dawn e Max guardavano il lettino che veniva portato via con crescente paura.

 

Su quel lettino, in condizioni disastrose c’era Gary…

 

“Misty, torno subito, vado a vedere che diavolo è successo!” disse il ragazzo correndo via.

 

La ragazza rimase interdetta, dalla sua angolazione non aveva potuto vedere l’amico disteso in fin di vita su quel lettino, ma l’espressione preoccupata di Brock e quelle spaventate di Dawn e Max che erano entrati nella sua stanza le fecero capire che era successo qualcosa di orribile.

 

E Ash non era presente.

 

 

*

 

Brock tornò poco dopo con il viso che per quanto poteva essere scuro, in quel momento pareva cadaverico. Sembrava invecchiato improvvisamente mentre prendeva la sedia posta vicino alla finestra e si sedeva mettendosi le mani nei capelli e raggomitolandosi su se stesso come un armadillo.

 

“Brock? Cos’è successo?” chiese Misty.

 

Lui alzò la testa guardandosi in giro.

 

“Dov’è Ash?” chiese.

 

“Non lo so, è da un po’ che non lo vedo, cos’è successo?” chiese ancora la ragazza.

 

“Nulla” disse uscendo di gran fretta dalla stanza.

 

Nel frattempo Ash stava rientrando in ospedale, quando incontrò Brock sconvolto che lo guardò preoccupato asciugandosi il sudore con la manica della maglietta.

 

“Brock che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma!”

 

“Zitto e seguimi!” gli rispose il ragazzo prendendolo per un braccio e trascinandolo da Gary.

 

Arrivarono in una grande stanza bianca, con dei teli a ricoprire l’interno e un grande vetro che li divideva dalla persona sdraiata nel letto con un respiratore attaccato.

 

“Ma quello è Gary! Che diavolo è successo?”

 

“E’ stato attaccato…proprio come Vera e Misty prima di lui…”

 

Il ragazzo dai capelli corvini lo guardò sconvolto.

 

“Cosa?”

 

“E’ stato colpito duramente”

 

Si ma che cosa gli è successo?” chiese quasi paonazzo Ash.

 

Brock lo guardò serio.

 

“Dei testimoni oculari hanno detto di aver visto un Charizard attaccarlo improvvisamente. Lo ha letteralmente spiazzato e non è riuscito a chiamare i suoi pokèmon in tempo”

 

“Un Charizard?” disse Ash stupito.

 

“E non è tutto. Alcune persone hanno affermato con certezza di aver visto un ragazzo con un Pikachu ordinare a quel Charizard di attaccare Gary. Ora mi chiedo una cosa Ash. Tu dov’eri?”

 

Ash guardò l’amico a bocca aperta.

 

“Non penserai mica che io…”

 

“Non ti sto dando la colpa Ash, è solo che anche Misty ha affermato che quando è stata attaccata alla palestra durante lo spettacolo ha giurato di averti visto sugli spalti ordinare a Pikachu di usare un attacco elettrico verso la vasca”

 

“Ma non è possibile! Sai benissimo che io ero con voi quando è successo Brock!”

 

“Lo so Ash, eppure la cosa è strana non trovi?”

 

Ash strinse i pugni tremando di rabbia, lo sapeva, bastava capire lo sguardo di Brock per averne conferma. Lui non gli credeva.

 

“Gary ha ricevuto un attacco alla spina dorsale…i medici non sono sicuri che potrà tornare a camminare, Ash, se sai qualcosa dimmelo, prometto di aiutarti”

 

“NON SONO STATO IO! STANNO CERCANDO D’INCASTRARMI BROCK!”

 

“Non ho detto che sei stato tu, però non mi venire a dire che sono tutte solo coincidenze. Perché chiunque sia il responsabile conosce perfettamente il tuo modo di combattere, e soprattutto ha i tuoi stessi pokèmon e ti somiglia incredibilmente Ash”

 

“COSA DIAVOLO VUOI CHE NE SAPPIA! TI SEMBRO IL TIPO DA POTER FARE DEL MALE AI MIEI AMICI?” gridò Ash esasperato.

 

“Io a questo punto…non lo so più Ash…”

 

Ash guardò l’amico stralunato, indietreggiando sempre di più, fino a voltarsi e a correre via più veloce che poteva. Era assurdo, completamente, totalmente assurdo. Come poteva Brock anche solo pensare di aver attaccato lui i suoi amici?

 

Entrò nella stanza di Misty che sussultò vedendolo entrare come una furia.

 

“Ash!”

 

Il ragazzo non disse nulla, andò dalla ragazza a testa bassa e la prese abbracciandola forte.

 

“Cosa?” disse lei stupefatta.

 

“Non sono stato io…devi credermi Misty…almeno tu…credimi…”

 

Fu allora che lo sentì. Ash Ketchum, la persona più orgogliosa e sicura di se, stava piangendo. La ragazza poteva sentire la sua paura e la sua frustrazione di non essere creduto tramite il tremore e i singhiozzi che lo scuotevano di tanto in tanto.

 

Lo abbracciò cullandolo dolcemente.

 

“Ne sono certa…lo so che non sei stato tu…”

 

 

 

CONTINUA…

Ma quanto sono cattiva!!! UUUUU *sadismo alle stelle e +* questa fic mi piace troppo scriverla…mi riempie di orgoglio vedere i personaggi crogiolarsi così (ma sei crudele! Nd: Tutti) (si lo so…e ne sono felice! U_U Nd: Io) comunque…la storia s’infittisce sempre di +…chissà cosa succederà nei prossimi cap. e se è vero che gary non potrà realmente camminare…nel prossimo cap. quando si sveglierà e se si sveglierà sarà lo stesso gary ha raccontare come si sono svolti realmente i fatti…sarà stato davvero ash?

 

Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito e che stanno leggendo la fic…vi ringrazio di cuore e spero che continuerà a piacervi anche in futuro xDD

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 4

 

 

 

 

Misty tenne stretto Ash fra le sue braccia finchè il ragazzo non si fu calmato, dopodichè lo allontanò leggermente e lo guardò.

 

“Come stai?”

 

Ash annuì senza guardarla negli occhi.

 

“Gary…Gary è stato ferito…e ciò che mi fa rabbia è che chi l’ha colpito ha usato un Charizard…”

 

Misty a quelle parole sussultò.

 

“Mi stai dicendo che…”

 

“Gary è stato attaccato con lo stesso pokèmon con il quale l’ho battuto 3 anni fa”

 

 

*

 

 

I giorni passarono e Gary era ancora ricoverato in pessime condizioni, non aveva ancora ripreso i sensi e le funzioni vitali erano sempre critiche. I medici non volevano parlare, solo Brock riusciva a strappargli di tanto in tanto qualche informazione.

 

La situazione clinica di Misty era stabile e da qualche giorno poteva tranquillamente alzarsi e andare in giro per l’ospedale, anche se sempre sotto la supervisione di Ash o Dawn.

 

Drew aveva telefonato dicendo che Vera stava bene, anche se il braccio non dava segni di vita, ma comunque la giovane coordinatrice continuava a ripetere di stare bene e che un braccio in quelle condizioni non avrebbe mai e poi mai intaccato il suo sogno.

 

Ash non aveva più rivolto la parola a Brock da quel giorno. Non ci riusciva, ogni volta che lo vedeva gli tornavano in mente le sue parole crudeli, e la rabbia tornava a farsi strada.

 

Quel giorno decisero di andare tutti a fare visita a Gary, non sapevano se si sarebbe risvegliato presto, ma non potevano abbandonare così un loro amico. Entrarono nella stanza completamente bianca e sterilizzata e lo guardarono dal vetro che li divideva da lui. Il respiratore sulla bocca di Gary si appannava di tanto in tanto, segno che il ragazzo era ancora vivo.

 

Continuarono a vegliarlo per giorni e giorni, dandosi il cambio e cercando di capire se le sue condizioni fossero migliorate o no.

 

Finalmente dopo una decina di giorni i medici dissero che il ragazzo era fuori pericolo facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo, Misty si offrì di andare a vedere la situazione mentre gli altri riposavano, era preoccupata per Ash e si vedeva, non era più lui da quel giorno, il sorriso che lo contraddistingueva dagli altri era sfumato, diventando un semplice, tirato abbozzo di qualcosa di meraviglioso.

 

La ragazza entrò piano nella stanza di Gary che era stato trasferito in una stanza adiacente e quella di Ash e si sedette su una sedia bianca, tirandola verso il letto dell’amico. Si mise a guardarlo per un po’ come se si aspettasse che si svegliasse da un momento all’altro, cosa quasi impossibile avevano continuato a ripetere i medici.

 

Dopo due ore decise di alzarsi avviandosi verso la porta, ma un rumore la obbligò a voltarsi di colpo. Gary era li, con gli occhi aperti, spaventato quasi. Che si guardava in giro.

 

“Gary!” urlò quasi la ragazza correndo vicino al letto.

 

“Misty? Che ci fai…che ci faccio qui?”

 

“Sei stato attaccato anche tu…non muoverti, vado a chiamare gli altri”

 

Misty tornò pochi minuti dopo insieme ai medici e ai suoi amici, e dopo una veloce visita per controllare il suo stato di salute, finalmente Gary potè parlare con i suoi compagni.

 

“Ti senti bene?” chiese Dawn guardandolo di sottecchi.

 

“Bhe, un po’ dolorante…ma devo ammettere che con quello che mi è successo sono stato fortunato!”

 

“Puoi spiegarci cosa ti è successo?” chiese Brock che dal giorno dell’incidente non aveva fatto altro che attendere il momento il cui Gary si fosse svegliato per avere chiarimenti.

 

“Un ragazzo…un ragazzo con un Pikachu mi ha attaccato, ha fatto uscire dalla sfera pokè un enorme Charizard che mi ha attaccato…ricordo solo il dolore che la frustata con la coda rovente mi ha provocato alla schiena”

 

“Sei riuscito a riconoscere il ragazzo?” chiese Misty avvicinandosi al ragazzo talmente tanto che Gary arrossì lievemente.

 

“N…no” rispose.

 

Misty sospirò sconsolata. Ash non era riuscito ad andare a trovarlo, si sentiva ancora troppo amareggiato per andare dall’amico, e nessuno meglio di Misty poteva capire il suo stato d’animo. Il tradimento era una cosa dolorosissima, solo pensare che un amico possa crederti colpevole di qualcosa è assurdo.

 

 

*

 

 

Ash camminava per la strada calciando di tanto in tanto qualche sassolino che trovava sulla sua traiettoria, teneva le mani in tasca e Pikachu forse per rispetto gli camminava di fronte, rompendo a volte il silenzio con qualche piccolo “Cha” sospirato.

 

“Non riesco a capire Pikachu, prima Misty, poi Vera e adesso Gary…che diavolo sta succedendo? E’ come se qualcuno stesse cercando di mettermi contro i miei amici…”

 

Il piccolo topo elettrico lo guardava in attesa, come se si aspettasse che da un momento all’altro il suo allenatore potesse trovare la soluzione a questa brutta storia.

 

“Sono stati tutti attaccati da strategie usate dame in combattimento, quindi chiunque sia stato deve conoscermi molto bene e avermi seguito sin dal principio…e se…”

 

Ash si fermò di colpo fulminato da un’idea folle.

 

“Pikachu, torniamo indietro presto!”

 

I due si misero a correre diretti in ospedale, un’idea strana e contorta stava balenando in testa ad Ash, qualcosa di assurdo, ma doveva provarci, doveva mettere e mettersi alla prova.

 

 

*

 

 

Nel frattempo il resto del gruppo era ancora in camera con Gary, che stava cercando di capire cos’era successo in quei giorni.

 

“Che cosa? Hai litigato con Ash?” disse dopo la rivelazione di Brock.

 

“Si…ecco, ho per un attimo dubitato di lui e della sua lealtà, so che è assurdo, ma per un momento ho creduto davvero che potesse essere stato lui ad attaccarti…ora però mi sento in colpa…”

 

“Ash non è tipo da fare del male agli altri…non è capace neppure di litigare con qualcuno, l’unica volta che stava per fare a botte con qualcuno è stato con Tooi…” disse Max.

 

“O con me…” disse ridendo Misty.

 

In quel momento Ash entrò nella stanza facendo restare tutti di sasso.

 

“Ash…” disse Dawn sorpresa tanto quanto gli altri.

 

“Forse è meglio se vi lasciamo da soli” disse Misty alzandosi dalla sedia posta vicino al letto di Gary.

 

“Asp…tornerai…” disse il ragazzo fermandola prendendola per un polso.

 

“Eh?” chiese Misty guardando sorpresa Gary che la stava guardando serio.

 

Senza rendersene conto arrossì a quel contatto, e con un gesto si liberò dalla presa di Gary annuendo e uscendo dalla stanza a testa bassa, era quasi sulla porta quando Ash la fermò prendendola per un braccio.

 

“Misty…tutto bene?” chiese.

 

“S…si…certo” disse la ragazza sorridendo.

 

La ragazza uscì seguita dagli altri, Dawn la guardava preoccupata, non capendo la sua strana reazione.

 

Intanto nella stanza Ash stava guardando Gary che stava guardando le coperte bianche.

 

“Come stai?” chiese il ragazzo dai capelli corvini avvicinandosi.

 

“Adesso meglio…”

 

Ash si sedette sul posto lasciato libero da Misty, la reazione che entrambi avevano avuto era strana, fin troppo strana.

 

“Che cosa succede Ash?” chiese.

 

“Dimmelo tu…”

 

Gary sussultò, lo sguardo dell’amico non lasciava trasparire nessuna emozione, era diverso, come se il ragazzo di fronte a lui non fosse Ash.

 

“A…a che ti riferisci?”

 

“Avanti, dillo che anche tu mi credi colpevole del tuo incidente”

 

Gary aprì e chiuse la bocca sorpreso.

 

“Io…io non ti reputo colpevole, so benissimo che non sei stato tu ad attaccarmi!” disse Gary stringendo le coperte.

 

“Balle…sei come Brock” disse Ash alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.

 

“Ash!”

 

“Spero che tu possa tornare quello di un tempo Gary” disse Ash chiudendosi la porta alle spalle e lasciando solo Gary.

 

Ash uscì dalla stanza ritrovandosi di fronte una Misty alquanto preoccupata.

 

“Ash…”

 

Il ragazzo la guardò freddamente, non riusciva a riconoscersi, ovunque volgeva lo sguardo sentiva gli occhi puntati su di lui, degli sguardi inquisitori che lo reputavano colpevole di cose che non aveva neppure pensato.

 

“Va tutto bene” rispose.

 

“Non è vero!” disse lei prendendo un braccio di Ash che se ne stava andando.

 

“LASCIAMI!” gridò Ash strappando con foga il braccio dalla presa della ragazza.

 

“Cosa…” disse lei sorpresa dalla reazione del ragazzo.

 

“Ho sbagliato…abbiamo commesso un errore Misty”

 

“Di che stai parlando Ash? Che errore?” chiese.

 

Ash la guardò seriamente negli occhi.

 

“Non saremmo mai dovuti arrivare a questo, dimentichiamo tutto” disse Ash.

 

“Ma di che parli?” chiese, poi d’un tratto capì “Non starai mica…”

 

“Lasciamoci”

 

Un forte rumore di vetri che s’infrangevano, in realtà era il cuore di Misty che si era distrutto, frantumandosi in piccolissimi pezzettini.

 

“C…cosa…” disse quasi senza voce.

 

“E’ stato un errore Misty, mi sono accorto troppo tardi che quello che provavo per te non era amore”

 

“E ti ci sono voluti due anni per capirlo Ash?” chiese lei trattenendo a stento le lacrime.

 

“Mi dispiace” disse Ash abbassando la testa.

 

“Eh?”

 

“Io…non ti amo”

 

Ash si allontanò da lei andandosene, facendo restare Misty da sola con il suo dolore, un dolore lancinante che la stava trascinando sempre più a fondo.

 

Le lacrime iniziarono a scendere sulle guance e il suo esile corpo fu scosso da sussulti e singhiozzi sempre più forti.

 

“Ash!” gridò cercando di fermarlo con il solo grido di dolore della sua voce, ma Ash non si voltò.

 

“…Ash…” disse Misty con la vista che le si stava offuscando a causa della lacrime.

 

Improvvisamente le gambe le cedettero e fu solo grazie al tempestivo intervento di Max che la ragazza non cadde a terra.

 

“Misty…avanti riprenditi!” disse il ragazzino che aveva osservato la scena da lontano.

 

Misty non rispose, così Max fu costretto a portare la ragazza nella sua camera e a metterla a letto. Misty si mise sotto le coperte rimanendo immobile per alcune ore.

 

“Ma cos’è successo a Misty?” chiese Brock preoccupato vedendo che la solita vitalità dell’amica era sfumata improvvisamente.

 

“Ecco…Ash…le ha detto chiaramente: io non ti amo” disse Max facendo rimanere tutti di sasso.

 

“Stai scherzando? Ma se è stato proprio lui a dichiararsi…bhe, se quella poteva chiamarsi una dichiarazione” disse Brock.

 

“Non so che dirti, Ash le ha detto di aver commesso un errore quel giorno…e Misty è distrutta”

 

Brock sospirò. “Vado a trovarla” disse.

 

Entrò nella stanza della ragazza senza bussare, sapendo gia che se lo avesse fatto lei gli avrebbe risposto per le rime cacciandolo via.

 

“Misty…sono Brock”

 

“Che diavolo vuoi?”

 

Appunto.

 

“Ho saputo di te e Ash”

 

“Non sono affari che ti riguardano! Vattene!”

 

Brock la ignorò sedendosi sul letto accanto a lei.

 

“Avanti Misty, per quanto ancora vuoi comportarti così? Vuoi restarci ostile ancora per molto?”

 

A quelle parole Misty scoppiò a piangere, rimanendo coperta dalle lenzuola, in modo tale che Brock e nessun altro potesse vedere il suo dolore, ma solo sentirlo.

 

“Vedrai che si sistemerà tutto…ci sarà sicuramente una spiegazione”

 

Misty non rispose e Brock aspettò finchè non si fu calmata. Quando sentì che il respiro della ragazza si era fatto pesante e regolare capì che per il momento la crisi era sotto controllo, così si alzò uscendo dalla stanza.

 

“Come sta?” chiese preoccupata Dawn.

 

“Dov’è Ash?” chiese il ragazzo.

 

“Penso che sia nella hall dell’ospedale” disse Max guardando l’amico cercando di capire cosa avesse in mente.

 

Brock si diresse verso la hall trovando Ash seduto su uno dei vari divani posti li intorno e gli si avvicinò.

 

“Ash”

 

“Che vuoi?” chiese il ragazzo senza degnarlo di uno sguardo.

 

“Mi dispiace…per aver dubitato di te Ash…ma non prendertela con Misty…”

 

Ash alzò lo sguardo guardando Brock.

 

“Non me la sto prendendo con Misty…”

 

“E allora perché l’hai trattata così?” chiese Brock serio.

 

Lo sguardo di Ash si fece freddo e indifferente.

 

“Perché mi andava”

 

Solo in quel momento Brock capì, Ash era diverso. Non era più lui.

 

 

 

CONTINUA…

Oddio da quanto che non scrivevo sta fic!°° quanto è passato???ok…odio ashy in questo cap…e vedrete cosa succederà con misty…mi odierete davvero (ormai ci sono abituata)…ma c’è 1 perché a tutto ciò…e non è la my pazzia nel vederli soffrire…bhe forse in parte xD nel prossimo cap succederà qualcosa di molto brutto a qualcuno…bhe la fic è così xD..ok passiamo ai ringraziamenti…ma in quanti avete recensito??? O.O

 

BULMA93:

eh lo so…porino ash…infatti l’ha presa molto male ù.ù bhe…a me dispiace da morire x vera…ç.ç

 

ILA:

uuuu curiosa! Curiosa! Dimmi chi pensi che sia il colpevole xDD dai! xDD bhe vedrai cosa succederà…anche tu avrai dei seri dubbi sulla sua innocenza (quanto sono cattiva!)

 

LOVE92:

si sono perfida, sadica e crudele con quei 2…MUAHAHAHAH mi diverto xDD bhe ma sono anche dolce…vedrai nella prox fic che sto scrivendo ma che non pubblicherò ancora…forse…perché è nata da 1 sogno…bhe poi spiegherò meglio.

 

CRAZY DARK QUEEN:

tranqui…non ci saranno molti morti…solo un paio…xDD (ohohohoh) ma non ti dirò mai chi sono xDD prepara i fazzoletti perché penso che nel prox cap. o al max tra 2 ci sarà il 1° morto…e li si che mi vorrete morta!

 

ASHLEY:

una maledizione???ashy???il tonto???MUAHAHAHAH no hai sbagliato ù.ù spiacente riprova sarai + fortunata (sono odiosa lo so xD) bhe…mi odi x qst cap. vero *-* (adora essere odiata)

 

KATE:

MUAHAHAHA non ti dirò mai se è ashy o no il cattivo…lo scoprirai a tempo debito…la crikke però lo sa…xDD ohohoh (mi ha ricattata) so che mi odierai per quello che ho fatto ad ash e misty…ma serviva smontare la coppia…in fondo vi ho gia fatto il regalino di metterli insieme da subito xD e non posso far tutto rose e fiori…xDD

 

FEDINA:

lo so fedi…tu adori ash e misty…e io adoro fargli fare cose simili xDD grazie infinite x i complimenti.

 

SHUN:

oh non preoccuparti tatina! Recensisci quando puoi! Mica sono li con il fucile puntato! (solo con alcune)…eheh vedrai che succederà.

 

CRIKKE90:

lo sai adesso che sono + autolesionista di voi???ù.ù bhe…è colpa vostra…mi avete ridotto voi così…prima erano tutte rose e fiori…bhe non proprio visto che nella my 1° fic misty è morta…va bhe particolari…xD bhe cmq tu sai gia chi è…indi x cui…sta zitta xD

 

BUTTERFLY89:

dai dimmi chi pensi che possa essere??? *-* (adora vedere i lettori crogiolarsi nel dubbio xD) bhe…è qualcuno di cui nessuno si aspetta…e forse la maggior parte di voi non lo saprà! xD

 

VIVITHEBLACKWIZARD:

devo dire che tutti state pensando al re di pokèlantis xDD bravi bravi…continuate così ohohoh…bhe…le prossime vittime…non te lo dico chi sono! Se no che gusto c’è???però verranno colpite tramite un collegamento…e ash dovrà capire quel collegamento in fretta prima che la situazione si aggravi ulteriormente!

 

 

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 5

 

 

 

 

Erano passati alcuni giorni da quando Ash aveva lasciato in malo modo Misty, e la ragazza continuava ad avere un atteggiamento ostile verso i compagni, colpevoli a suo avviso di aver tradito la fiducia dell’amico, il quale aveva riversato tutta la sua frustrazione su di lei, ferendola.

 

Era stata finalmente dimessa, ritornando alla sua palestra, anche se praticamente tutti i giorni andava a trovare Gary, ancora immobile nel letto.

 

“Ciao Gary, come stai oggi?” disse la ragazza entrando nella stanza d’ospedale dove si trovava l’amico.

 

“Meglio, anche se non riesco a sentire le gambe…”

 

“Vedrai che guarirai, appena sarai pronto faremo riabilitazione insieme!”

 

Il ragazzo dai capelli castani la guardò sorpreso.

 

“Insieme?”

 

“Bhe, non so se te ne sei accorto, ma ho un braccio mezzo ustionato a causa dell’incidente in piscina, la ferita è scomparsa quasi del tutto, ma devo ristabilire la forza al braccio…penso che anche Vera dovrà farlo…se recupererà l’uso del braccio”

 

Lo sguardo di Misty si rattristò ripensando ai vari incidenti successi così improvvisamente e in modo tanto ravvicinato.

 

“Lui…come sta?” chiese Misty continuando a tenere la testa bassa.

 

“Non lo so…non l’ho più visto da quel giorno” rispose Gary capendo  immediatamente di chi si stava parlando.

 

“Capisco…”

 

Misty si alzò dalla sedia che era stata messa vicino al letto di Gary salutando l’amico e promettendogli come ogni giorno che sarebbe tornata il giorno dopo.

 

“Misty…”

 

La ragazza si voltò mentre con la mano stava aprendo la porta e guardò Gary.

 

“Vedrai, si sistemerà tutto, capirà il suo errore…e tornerà da te”

 

Misty si sforzò di fare un sorriso, anche se ciò le costò parecchia fatica, soprattutto emotivamente.

 

“ Se è davvero un errore…”

 

 

 

*

 

 

Ash dopo quella feroce litigata sia con Misty che con Brock non si era più fatto vedere, o meglio, era nel centro medico per pokèmon della città di Cerulean, ma nonostante a volte Dawn e Max lo andassero a trovare dicendogli di metterci una pietra sopra e di andare a parlare con gli altri, lui continuava a  chiudersi a riccio, diventando pian piano indifferente alle suppliche dei due ragazzini.

 

“Almeno vai a vedere come sta Gary! E’ un tuo amico!” disse Dawn.

 

“E vai a chiedere scusa a Misty! Non ti rendi conto di ciò che le hai fatto?” disse Max con una punta di rabbia.

 

“Non sono affari vostri, e ora vi conviene andare, poteri anche farvi del male, chi lo sa”

 

L’ironia crudele che correva veloce sulle labbra di Ash non dava scampo, era troppo arrabbiato e ferito per anche solo pensare di tornare dagli altri.

 

“Perché ti comporti così?” chiese Dawn senza ricevere risposta.

 

Nel frattempo Brock stava controllando i vari giornali, in cerca di qualche informazione utile al risolvimento del caso, o almeno una qualche traccia per poter scagionare Ash.

 

Continuava a guardare frettolosamente i vari articoli che aveva tagliato e messo insieme sul tavolo della hall del centro medico, ma nessuno di quei pezzi sembrava poter dire di più di ciò che era scritto.

 

Misty, Vera e Gary…tre amici di Ash, tre suoi amici erano stati colpiti da un folle, qualcuno che voleva incolpare presumibilmente Ash degli avvenimenti, colpendo man mano i suoi amici, dal più importante forse, al meno importante. Ciò che si sapeva era che quando erano accaduti quegli incidenti le vittime erano da sole, o comunque lontano dal gruppo e che Ash in quegli istanti scompariva nel nulla, risultando introvabile fino a che il “delitto” veniva compiuto.

 

Brock scorreva velocemente l’articolo cercando più informazioni possibili al riguardo.

 

“Nessuna pista e nessun possibile indagato” recitò il ragazzo leggendo il paragrafo.

 

“Ricapitoliamo: Misty è stata attaccata con una scossa elettrica nella vasca della piscina, Vera è stata colpita dalle macerie causate da un pokèmon e Gary è stato attaccato da un Charizard…allora…vediamo…”

 

Brock prese un pezzo di carta e iniziò a scarabocchiare sopra varie cose, dopodichè lesse ad alta voce ciò che aveva appena scritto.

 

“Misty è stata attaccata nello stesso modo in cui Ash ha vinto l’ultimo incontro di Sinnoh, elettricità contro acqua. Vera è stata ferita come nell’incontro tra Ash e Baldo alla Piramide Lotta…un attacco al soffitto per provocare macerie contro l’avversario. E infine Gary, colpito dal Charizard…come era stato battuto da Ash nella Lega di Johto…è strano…”

 

“Che cosa Brock?” chiese Misty entrando nella hall e avvicinandosi all’amico.

 

“Sto facendo un sunto di ciò che è successo…e qualcosa non quadra…è vero, qualcuno può aver usato le stesse mosse di Ash, bastava solo che lo seguisse, ma come ha fatto nella Piramide Lotta?”

 

“In che senso?” chiese Misty.

 

“Ricordo perfettamente che in quell’incontro eravamo presenti solo Ash, io, Vera, Max, Baldo e l’arbitro…ah...e Scott e allora com’è possibile che qualcuno di esterno abbia potuto guardare quell’incontro chiuso a tutti?”

 

Lo sguardo di Misty però stata leggendo ciò che l’amico aveva scritto di Gary.

 

“Un Charizard…ma certo!”

 

“Misty dove stai andando?” disse Brock vedendo l’amica correre via.

 

“Forse so come scagionare Ash!”

 

La ragazza corse al telefono del centro medico, sfogliando frebbilmente l’elenco telefonico in cerca di un numero di telefono preciso.

 

“Trovato!” disse puntando il dito sul libro e componendo poi il numero di telefono.

 

Aspettò pochi minuti, dopodichè una voce femminile la raggiunse.

 

“Pronto?” disse la voce all’altro capo del telefono.

 

“Liza! Sono Misty!”

 

“Ciao Misty! Che bella sorpresa! Ho visto in televisione cos’è successo allo spettacolo! Come stai?”

 

“Sto bene grazie, ma non ti ho chiamata per questo, volevo sapere se in questi giorni hai notato comportamenti strani in Charizard, o se per caso alcuni giorni fa si è allontanato dalla Valle dei Draghi” chiese Misty.

 

La voce di Liza ci mise un po’ prima di sopraggiungere alle orecchie di Misty, la quale sentendo le sue parole trattenne il respiro angosciata.

 

“Bhe…in effetti…in  questo periodo è strano, è più aggressivo del solito…ma non penso che si sia allontanato…almeno…se si fosse allontanato la mia Charizard mi avrebbe avvertita”

 

“Quindi…”

 

“Quindi penso che tu possa stare tranquilla…ho capito dove vuoi arrivare, ho sentito di quel Gary Oak che è stato attaccato da un Charizard, stai  tranquilla, le possibilità che sia stato il Charizard di Ash sono praticamente nulle”

 

Misty riprese a respirare, un senso di sollievo la invase sentendo le parole della ragazza, la ringraziò di cuore prima di riattare e sfrecciare da Brock ancora intento a sfogliare giornali.

 

“Dove si trova Ash?” chiese.

 

Il ragazzo la guardò sorpreso.

 

“Penso che sia in camera, ma cosa vuoi fare?” chiese Brock confuso.

 

La ragazza sorrise correndo verso le scale e salendole di corsa, fino ad arrivare alla stanza dove si trovava Ash, bussò ma senza ricevere risposta, così aprì lentamente la porta entrando nella stanza buia, dove l’unica luce era quella che filtrava dalla finestra.

 

“Ash?”

 

Si guardò in giro, finchè non lo scorse sdraiato sul letto che le dava le spalle, con Pikachu che appena la vide assunse un’aria triste.

 

“Ash ho…”

 

“Che sei venuta a fare?” disse Ash senza darle il tempo di finire la frase e aggredendola con quelle semplici parole.

 

“Ecco io…”

 

Misty iniziò a sentirsi a disagio, era corsa da lui felice per la buona notizia, eppure ora che era di fronte a lui si sentiva stupida.

 

“Ero venuta solo per dirti…che si insomma…”

 

“Vattene, mi da fastidio il suono della tua voce”

 

Misty rimase spiazzata da quelle parole, la ferita che in quei giorni aveva tentato con tutte le sue forze di arginare si stava allargando…

 

“Tu…tu…SEI UNO STUPIDO ASH KETCHUM!” gridò in preda ad una crisi di pianto, nonostante tentasse in tutti i modi di fermare le lacrime e il dolore.

 

“Tu lo sei di più se ti sei innamorata di me e se hai creduto che io ti ricambiassi”

 

I cinque minuti successivi furono così veloci che a Misty sembrarono durare pochi attimi, prese per un braccio Ash costringendolo a voltarsi verso di lei, visto che nel frattempo si era alzato senza guardarla in faccia e con tutta la rabbia e il dolore che aveva gli diede un potentissimo schiaffo, così forte da fargli voltare la testa di lato.

 

Ash si massaggiò la guancia, senza però guardare in faccia la ragazza che fece dietro front uscendo dalla stanza. Prima di farlo però fissò la porta dicendo con un filo di voce.

 

“Ho chiamato Liza alla Valle dei Draghi…volevo solo farti sapere che Charizard non è invischiato in quello che è successo a Gary…e…io ti credo…so che non è stata colpa tua…che tu non c’entri”

 

Detto questo uscì lasciando Ash solo e sorpreso da quella notizia.

 

Ash si rimise a letto prendendo dallo zaino qualcosa e tenendolo stretto nella mano. Neppure Pikachu capì di cosa si trattasse, ma fu quasi sicuro di aver intravisto una ciocca di capelli rossi…

 

“Perdonami…”

 

 

 

*

 

 

Misty corse fuori dall’edificio piangendo e ferita più che mai, ora più di prima voleva essere confortata e capita, ma l’unica persona che poteva farlo era anche quella che la stava facendo piangere.

 

Non sapendo dove andare si rifugiò in ospedale, correndo nella stanza di Gary e lasciandolo di sasso.

 

“Misty che è successo?” chiese preoccupato vedendo l’amica in lacrime.

 

Lei cercò di ridere, sentendosi stupida a piangere così per una cosa simile, ma nonostante ciò le lacrime continuavano a scorrere imperterrite sul suo candido viso.

 

“Ehi…” disse Gary mentre lei si avvicinava lentamente al suo letto tremando.

 

Aspettò che si sedette sulla sedia accanto al suo letto prima di tendere una mano verso di lei e asciugarle le lacrime.

 

“Cos’è successo? E’ stato Ash?”

 

Colpita, le lacrime iniziarono a scorrere a dismisura sulle guance di Misty che scoppiò a piangere senza ritegno. Gary la guardò tristemente, poi la tirò a se accogliendola fra le braccia. E lei non si sottrasse, aveva bisogno di    un conforto, di qualcuno che le dicesse che andava tutto bene…e quel qualcuno in quel momento era Gary.

 

“Tranquilla…ci sono io…”

 

Misty a quelle parole alzò lo sguardo verso Gary e senza che nessuno dei due dicesse nulla si avvicinarono, fino a sfiorarsi le labbra con un leggero tocco, che poco dopo si tramutò in un vero e proprio bacio. Il primo bacio per entrambi.

 

Misty fu la prima a staccarsi da lui, lentamente lo guardò, rossa in viso, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto…aveva tradito Ash, in realtà però non era un vero tradimento. Lui l’aveva lasciata, e appena questo pensiero le riaffiorò alla mente una fitta di dolore la invase, obbligandola ad accovacciarsi al petto di Gary che la strinse forte, come per cancellare con quella pressione tutto il suo dolore.

 

“Misty…io…credo…di…”

 

Misty si allontanò da lui curiosa.

 

“Che c’è?”

 

“Mi sto innamorando di te…”

 

Misty strabuzzò gli occhi sorpresa allontanandosi da lui come se si fosse scottata.

 

“No…è…è sbagliato…Ash…Ash…lui…”

 

“Ash ti ha lasciata no? Ti ha trattata male!”

 

“Si…ma…ma però…questo no!”

 

Si sentiva confusa, da una parte c’era il ricordo di Ash, la persona che amava da ben 6 lunghi anni, e dall’altra c’era il suo migliore amico, e rivale di sempre.

 

“Scusami!” disse Misty alzandosi.

 

“Misty…tu lo ami ancora?”

 

Come poteva chiederle una cosa simile? In fondo era normale, erano passati solo pochi giorni da quando l’aveva lasciata in quel modo assurdo…e non poteva, non voleva e non riusciva a dimenticarlo. Lei lo amava. E nient’altro.

 

 

 

 

CONTINUA…

Ok…sono 1 carogna lo so…xD ma mica poteva essere rosa e fiori no (perché di solito le tue fic lo sono? =.= Nd: Misty) (bhe…in effetti °° Nd: Io) bhe comunque ho deciso di non uccidere nessuno in questo cap. che buona che sono stata eh? Però nel prossimo si ricomincia a ballare! xDDDD lo ammetto…ho reso ash crudele…ma mi serve x 1 scopo ben preciso…il suo comportamento è dettato da qualcosa di molto importante! xDD

 

 

KATE R:

adoro le tue minacce di morte lo sai??? Le adoro proprio xD tezora…se vuoi faccio 1 one shot con ash e caroline se ti manca così tanto *O* grazie per i complimenti e ti dico una cosuccia…le tue alter ego tienile nello sgabuzzino con chi sai tu!

 

ASHLEY:

ecco…tu al contrario della pazza qui sopra mi fai paura °° si si tu mi fai DAVVERO paura! Ma se X CASO mi mandi contro il mendicante io ti mando contro il mio fidato harley anderson…ohohoh vedrai quando pubblico la fic “harley e la crisi di mezza età” xDD altro che ridere…ti verrà 1infarto ai polmoni dal ridere xDDDDD MUAHAHAHAHAHAH

 

VIVITHEBLACKWIZARD:

…il fatto della valle dei draghi era gia nella fic xDD eheh sei stato bravo ad azzeccare il seguito x così dire ^-^ complimenti…era proprio ciò che avevo scritto nel cap!

 

ILA:

ok…ora svelo un piccolo segreto: NON E’ IL RE DI POKELANTIS! Ok…^-^ ora scervellatevi pure in altre direzioni…*-* ihihihih grazie dei complimenti come sempre ^^

 

LOVE92:

stai ancora gioendo x ricordi °° cavolo…bhe…ohohoh non te lo dico chi muore…se no che gusto c’è no? Grazie e mi raccomando tranquilla…ah…però prepara i fazzoletti ^-^

 

BUTTERFLY89:

tranquilla…le cose si stanno diciamo risolvendo (non è vero) però…bhe…c’è 1 perché in tutto ciò che sta facendo ash…e lo capirai meglio nei prossimi cap.! ^-^ lo fa x 1 ragione precisa non dico di + xDD però prenditi qualche fazzoletto perché nel prossimo cap. si piange xD

 

CRAZY DARK QUEEN:

non ho ucciso nessuno…cioè…doveva morire qualcuno…ma quando ho scritto quella scena…ebbene lo ammetto mi sono messa a piangere e ho cancellato tutto…morirà + avanti ç.ç proprio adesso non ci riesco *me abbraccia il futuro muerto* ù.ù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 6

 

 

Misty guardò Gary, incapace di rispondere ad una semplice domanda come quella. Perché poi? Lei amava Ash no? E allora perché non riusciva a rispondere? C’era qualcosa in lei che le proibiva di rispondere affermativamente alla domanda di Gary. Ma cosa?

 

“Allora?” chiese il ragazzo guardandola in attesa.

 

Misty abbassò lo sguardo voltandosi e dandogli le spalle.

 

“Io…credo di si…”

 

Credo. Non era un si deciso, ma ora più che mai si sentiva confusa. Ash che le aveva urlato di non averla mai amata. E lei si sentiva ferita e presa in giro. Gary invece sembrava sincero quando le aveva detto di essersi innamorato di lei. Non sapeva cosa fare.

 

“Scusami, devo andare” disse uscendo dalla stanza e lasciando Gary solo a rimuginare.

 

Appena uscita dalla stanza si ritrovò di fronte a Brock che la guardò sorpreso ma allo stesso tempo amareggiato e deluso.

 

“Perché?” chiese.

 

“Perché cosa?”

 

“Vi ho visti, ti ho vista scappare in lacrime dal centro pokèmon, così ti ho seguita, e a quanto vedo ora le cose sono cambiate, sei passata a Gary adesso?”

 

La voce di Brock risultava fastidiosa, si sentiva colpevolizzata per qualcosa che non aveva previsto.

 

“Non l’ho voluto io! E’ successo e basta”

 

Falsità, era questo ciò che esclamava a gran voce dentro di lei.

 

“Io…non volevo baciare Gary!”

 

“Ma l’hai fatto! E ora come pensi di rimediare? Pensi che Ash ti perdonerà una volta che lo verrà a sapere?”

 

“Io e Ash non stiamo più insieme…in realtà non lo siamo mai stati…quindi non venire a farmi la predica proprio tu che fai la corte ad ogni donna che vedi!”

 

Il ragazzo dalla carnagione scura si sentì colpito in pieno dalle parole dell’amica. In fondo aveva ragione, e lui lo sapeva, chiunque al suo posto si sarebbe fatto trasportare dagli eventi, forse anche una come Vera, ma nonostante ciò non riusciva a perdonare quel misero tradimento. Prendersela con lei era come sfogare la rabbia su di lui.

 

“Misty…”

 

“Va al diavolo Brock!” disse lei dandogli uno spintone con la spalla e andandosene.

 

Tornarono entrambi al centro medico per pokèmon dove trovarono Max e Dawn ad aspettarli pazientemente. Ash non si era ancora visto e Brock suppose che si trovasse ancora rintanato in camera.

 

“Ash?” chiese.

 

“Nulla…sono andata a trovarlo ma mi ha urlato dietro di lasciarlo stare” disse Dawn triste.

 

“Ha fatto così anche con me…” disse Max.

 

Misty ignorò i loro discorsi e andò di nuovo nella camera di Ash…non sapeva perché lo stesse facendo, ma voleva almeno riuscire a fare pace con lui, le bastava anche soltanto rimanergli amica.

 

Entrò cautamente nella stanza ma guardandosi in giro non trovò nessuno. Ash non era li.

 

Corse giù dagli altri preoccupata e con il fiatone.

 

“Ash…Ash non è in camera!”

 

Allarmati i tre ragazzi si guardarono chiedendosi dove potesse essere finito.

 

Brock corse fuori dal centro medico scrutando nella penombra a causa del sole che era quasi completamente tramontato e seguendo l istinto si diresse verso il parco della cittadina.

 

“Brock dove vai?” gli chiese Misty.

 

“ A cercare Ash! Vedrai te lo riporterò indietro!”

 

Misty rimase scossa da quelle parole. Pochi minuti prima l’aveva accusata di essere una traditrice, e ora andava a cercare Ash al suo posto, per riportarlo da lei.

 

 

*

 

 

Ash aveva deciso di andare nuovamente in giro per la città, sedendosi su una panchina in compagnia dell’immancabile Pikachu, si sentiva male, le continue aggressioni, la furiosa litigata con Brock e l’allontanamento di Misty l’avevano distrutto. Ma più di ogni altra cosa odiava il fatto che nonostante tutto non riusciva a perdonare i suoi amici.

 

“Al diavolo” disse stringendo i pugni e guardando una piccola formica intenta a trasportare con molta fatica una piccola ala, probabilmente appartenuta a qualche povero insetto ormai morto.

 

“Forse anche io un giorno farò la sua stessa fine”

 

Pikachu lo guardò spaventato, una frase simile detta da Ash poteva risultare inquietante se detta in un momento come lo era questo.

 

Il cielo era terso, carico di nuvole temporalesche, e sicuramente entro poco tempo sarebbe finito con l’arrivare un potente acquazzone, ma Ash guardava quelle nuvole senza la benché minima intenzione di andarsene. Li era e li voleva restare.

 

Brock  lo cercò senza sosta per una buona mezz’ora piena prima di riuscire ad intravederlo tra la minuscola foschia che la pressione e la temperatura stava creando.

 

“Ash!” disse il ragazzo andando da lui preoccupato.

 

“Ciao Brock” disse stancamente Ash continuando a guardare il cielo.

 

Il ragazzo più grande seguì il suo sguardo guardando anch’esso in cielo.

 

“Mi dispiace…davvero…non volevo che…”

 

“Lascia stare Brock…probabilmente anche io avrei reagito così…” disse Ash.

 

Brock guardò sorpreso l’amico, sembrava essersi calmato, eppure qualcosa gli diceva che non era più l’Ash tonto e ingenuo di un tempo.

 

“Torniamo al centro medico dai…”

 

“No…preferisco rimanere qui Brock”

 

“Ma tra poco si metterà a piovere! Non vorrai mica restare qui!” disse Brock preoccupato.

 

Ash alzò le spalle incurante delle parole dell’amico e si alzò dalla panchina guardando Brock negli occhi.

 

“Lei…come sta?”

 

“Parli di Misty? Come pensi che possa stare? L’hai ferita e trattata male…”

 

Ash abbassò lo sguardo.

 

“Mi dispiace, ma era necessario…io…non…”

 

“Che cosa Ash…parla…”

 

“LASCIAMI STARE!” gridò Ash stringendo i pugni e correndo via seguito da Pikachu che preso alla sprovvista da quel gesto improvviso rimase indietro.

 

“ASH!” gridò Brock cercando di fermarlo ma senza risultato.

 

 

 

*

 

 

La pioggia cadeva anche a Fiordoropoli, dove Vera con il braccio ancora ingessato a causa dell’incidente stava percorrendo le vie della città accompagnata da un Drew incredibilmente apprensivo.

 

“Sei sicura di stare bene?”

 

Si Drew! Non preoccuparti, ci vuole ben altro per mettermi al tappeto” rispose la ragazza sorridendo all’amico in modo tale da fargli capire che la sua preoccupazione era esagerata.

 

Drew la guardò per un attimo e dopo un’attenta osservazione decise di lasciar correre, in fondo l’importante è che la sua amica/rivale/nemica stesse bene.

 

In realtà nessuno sapeva bene quanto la stessa Vera quanto il fatto dell’incidente avesse intaccato lo spirito di Drew, sempre spavaldo e sicuro di se adesso si sentiva in colpa, cosa che si era visto bene dal rivelare ma che non era sfuggito a lei, e così Vera cercava in tutti i modi di tranquillizzarlo, continuando a ripetere fino allo sfinimento che stava bene.

 

Però lei stessa sapeva che stava mentendo, stava male, si sentiva a disagio. Lei, una delle più brave coordinatrici di Hoenn poteva rischiare di perdere tutto per uno stupidissimo incidente, ma ogni volta che questo pensiero si faceva strada nel suo cuore lei lo cacciava via, respingendolo con forza e facendosi coraggio.

 

“Se non lo avessi fatto adesso Drew potrebbe non essere qui” pensava.

 

“Vera?”

 

“Si?” disse lei voltandosi di nuovo verso il ragazzo dagli occhi verde smeraldo.

 

“Stai…”

 

Si Drew…sto bene” sospirò lei bloccandolo prima che glielo chiedesse di nuovo, poi si voltò e sorrise scuotendo la testa divertita ma al testa stesso disperata per la situazione.

 

Si fermò aspettando che le macchine che sfrecciavano sulla strada li facessero passare, guardando quasi con noia il semaforo che segnalava con la sua luce rossa il divieto di attraversare la strada.

 

“Sta per spiovere” disse guardando il cielo che stava lasciando pian piano spazio al cielo azzurro come i suoi occhi.

 

“Gia”

 

Il semaforo divenne verde e Vera un po’ più felice per il fatto che dopo un acquazzone spunta sempre uno stupendo arcobaleno si mise a sorridere come un ebete mentre pensava ai colori del riflesso.

 

“Non vedo l’ora che spunti l’arcobaleno Drew!” disse voltandosi verso l’amico.

 

Ma la sua felicità e il suo sorriso si trasformarono ben presto in preoccupazione e paura.

 

Drew era scomparso.

 

 

*

 

 

Gary tamburellava le dita contro l’asse del letto, annoiato e solo. Guardava fuori dalla finestra il brutto tempaccio che si stava velocemente avvicinando e sperando che tutti i suoi amici fossero al sicuro al centro pokèmon. Non poteva minimamente immaginare che ben due disgrazie sarebbero accadute di li a poco.

 

La pioggia aveva iniziato a cadere scrosciante, cominciando ad allagare le vecchie strade con le tubature ormai vecchie, ma Misty rimaneva imperterrita ferma fuori dal centro medico in attesa del ritorno di Brock, sperando in cuor suo che assieme a lui tornasse anche Ash.

 

Ormai era bagnata fradicia quando finalmente intravide tra la pioggia la figura di un ragazzo, riconoscendolo come Brock, ma il suo sorriso speranzoso sfumò non appena vide che era solo. Ash non era tornato.

 

Guardò il ragazzo avvicinarsi finchè lui non si fermò a pochi passi da lei.

 

“Mi dispiace…non sono riuscito a convincerlo a tornare”

 

Misty sentì le lacrime salirle agli occhi, ma cercò di trattenerle il più possibile.

 

Improvvisamente mentre la ragazza cercava di confondere le lacrime che non riusciva più a trattenere, con le gocce di pioggia che la stavano completamente inzuppando, sulla strada verso il centro pokèmon un’altra sagoma di stava lentamente delineando.

 

“Ma è…” disse Brock sorpreso.

 

“Ash!” disse Misty correndo verso il ragazzo che appena la vide corrergli incontro si fermò sorpreso.

 

“Cosa…ci fai qui fuori Misty?” chiese.

 

“Ero…ero…”

 

Non riuscì a trattenere le lacrime, scoppiò a piangere nascondendosi il viso tra le mani mentre Ash guardava sorpreso e spaventato la sua reazione.

 

“Ero preoccupata per te…” riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro.

 

Ash la guardò, avvicinando la mano a scostarle una ciocca di capelli bagnati dal viso.

 

Misty fremette, trattenendo il respiro a quel contatto, così leggero, ma anche così forte per il suo cuore.

 

Alzò il viso guardandolo negli occhi, occhi fin troppo profondi per lei, e fu invasa dalla paura, dal terrore che un giorno quello stesso sguardo, quegli stessi occhi, quello stesso tocco gentile le si sarebbe ritorto contro, finendo con il farle male.

 

“Io…” cercò di dire e sfuggendo al suo tocco “Mi dispiace”

 

“Dispiace più a me” fu tentato di dire Ash ma senza trovare il coraggio di dirlo, sapeva che quello non era ne il luogo ne il momento adatto, e così prima che lei potesse dire o fare qualcosa la prese per mano portandola all’interno del centro medico.

 

“Così rischi di raffreddarti” disse passandole un asciugamano bianco.

 

“G…grazie” rispose lei asciugandosi i capelli e guardandolo di soppiatto.

 

Sembrava diverso dai giorni prima, era più calmo, e stranamente nonostante l’avesse lasciata ora le stava parlando, dimostrandosi addirittura gentile nei suoi confronti.

 

“E’…tutto a posto Ash?”

 

Lui la guardò per un attimo prima di distogliere lo sguardo e concentrarsi su Pikachu che a causa dell’acqua si stava sovraccaricando di energia, notabile dal fatto che le sue guance avevano iniziato a sprizzare scintille.

 

Improvvisamente nella hall arrivò Max seguito da Dawn e Max che senza peli sulla lingua disse una cosa che fece raggelare il sangue nelle vene di Misty.

 

“E’ vero che prima tu e Gary vi siete baciati?”

 

D’impulso Misty si voltò verso Ash che aveva distolto la sua attenzione da Pikachu e ora aveva gli occhi sbarrati e guardava Max sorpreso.

 

“Chi…chi te l ha detto?” chiese Misty tremando.

 

“Veramente ho sentito Brock mentre ti sgridava dicendo di avervi visti”

 

Misty guardò spaventata Ash che abbassò la visiera del cappellino, e Misty sapeva fin troppo bene che quello non era un buon segno.

 

“Ash…posso spiegare”

 

“SPIEGARE COSA? COSA C’E’ DA DIRE OLTRE AL FATTO CHE APPENA TI HO LASCIATA SEI SUBITO ANDATA A FARTI CONSOLARE DA GARY?”

 

“Forse…forse ho capito male…” cercò di giustificare Max beccandosi un’occhiata di sdegno da parte di Ash che gli fece intendere di aver parlato anche troppo.

 

“Non è successo nulla Ash!” disse Misty.

 

“GARY TI HA BACIATA!”

 

“Smettila!”

 

“ALLORA SEI TU CHE HAI BACIATO LUI!”

 

“Si…cioè no…” Misty si trovava in una posizione scomoda, e la rabbia di Ash andava via via crescendo.

 

“Ash…io…”

 

“PIANTALA DI TROVARE SEMPRE GIUSTIFICAZIONI SU TUTTO MISTY! PER UNA VOLTA STA ZITTA!” gridò Ash tremando di rabbia e terrorizzando Misty che fece un passo indietro.

 

“Se…se… “ disse Misty proprio nel momento in cui arrivò Brock che era corso a vedere cosa stesse accadendo dopo aver sentito Ash urlare di rabbia.

 

“SE TI DA TANTO FASTIDIO CANCELLA LE SUE TRACCE DA ME!”

 

Silenzio. Dopo aver urlato questa frase l’intera hall era calata nel silenzio più agghiacciante. Dawn e Max la  guardavano allibiti mentre il rossore sulle sue guance si faceva più accentuato.

 

“Misty! Che stai dicendo? Ti rendi conto che è una cosa imposs…” Brock non riuscì a terminare la frase perché Ash aveva teso un braccio per fermarlo mentre si avvicinava a Misty.

 

Senza dire nulla Ash prese Misty per un braccio trascinandola via con lui su per le scale.

 

“Dove mi stai portando Ash? Mi fai male!”

 

Ash non disse nulla, si limitò ad entrare nella stanza che l’infermiera Joy aveva adibito per loro e ci spinse dentro Misty, entrando subito dopo di lei e chiudendo a chiave la porta.

 

“Ash…perché hai chiuso la porta?” chiese impaurita Misty, non riuscendo più a riconoscere la persona della quale era innamorata.

 

Il ragazzo la ignorò, andando verso la finestra semi aperta e chiudendola del tutto, oscurandola poi con le tende in modo da far calare la stanza nella semi oscurità, dopodichè si voltò adirato verso Misty.

 

 

*

 

 

Vera si guardava attorno, impaurita e sconvolta mentre cercava con lo sguardo d’intravedere la figura di Drew, i battiti del suo cuore avevano iniziato ad accelerare per la paura, c’era qualcosa che iniziava a delinearsi dentro di lei. Angoscia…disperazione. Doveva assolutamente trovarlo.

 

Tornò indietro riattraversando la strada incurante del fatto che il semaforo era tornato rosso e una macchina aveva violentemente frenato a pochi centimetri da lei e il guidatore le stava urlando dietro tutta la sua rabbia per averla quasi investita, ma a Vera questo non importò, anzi, probabilmente neppure ci fece caso, ora per lei c’era solo un pensiero. Drew.

 

“Drew! Drew dove sei? Se è uno scherzo è di cattivo gusto ti avverto!”

 

Nulla, la gente che le passava accanto di tanto in tanto la guardava probabilmente chiedendosi perché si stesse disperando in quel modo, ma la forza di Vera stava iniziando a vacillare mentre la sua paura cresceva.

 

“Era…era dietro di me…com’è possibile che sia scomparso?” si chiese guardando con affanno dentro ai negozi che costellavano la via.

 

“Drew! Mi sto arrabbiando! Vieni fuori!”

 

Ancora nulla, sospirò e tornò verso il semaforo e li il suo cuore smise di battere per alcuni istanti.

 

Li, vicino al marciapiede non ancora trasportati via dal vento c’erano dei petali rossi…di rosa

 

 

*

 

 

“Cos’hai detto prima?” disse Ash guardando Misty con un espressione seria in volto.

 

“Di che parli?”

 

“Cosa vorresti che facessi Misty?”

 

La ragazza ricordò improvvisamente ciò che aveva urlato disperata e arrabbiata nella hall e abbassò lo sguardo rossa in viso. Non pensava che il ragazzo la prendesse realmente sul serio. Ma forse, si stava sbagliando.

 

“Ecco…io…non pensavo che la prendessi sul serio…”

 

“SEI UNA STUPIDA! RAGIONA QUANDO PARLA!” urlò Ash ancora arrabbiato.

 

“SENTI CHI PARLA! COME SE TU RAGIONASSI!” rispose a tono Misty infuriata.

 

Ash si avvicinò a lei e i due si guardarono con rabbia, nessuno dei due però si accorse di essere fin troppo vicino alla sponda del letto e così quando Misty fece un passo indietro cadde sul materasso portandosi dietro Ash che aveva cercato di tenerla in piedi.

 

“Ahio” disse Ash che aveva sbattuto la testa contro quella di Misty nella caduta e si alzò diventando bordò quando si accorse di essere proprio sopra alla ragazza che lo guardava con un espressione sconvolta e imbarazzata.

 

“Ah…ecco Misty…”

 

“MANIACO!” urlò Misty spingendolo via e facendolo cadere a terra.

 

“Maniaco io? Sei tu che mi hai preso!”

 

Misty si alzò e si diresse verso la porta arrabbiata come non mai.

 

“Stai andando da Gary?” chiese tagliente Ash guardandola.

 

“Que…questi non sono affari tuoi Ash Ketchum!”

 

Sbloccò la serratura e guardò per un ultima volta Ash e si fermò. Il ragazzo si era seduto esausto sul letto, con lo sguardo basso a contemplare il pavimento.

 

“Stupida…”

 

Misty si sentì colpevole, forse per la tristezza che sembrava trasparire da Ash e rimase con la mano sulla maniglia, abbassando anch’essa lo sguardo.

 

“Perché…mi stai dando della stupida adesso?”

 

Ash si sistemò il cappellino che nella caduta si era stortato.

 

“Perché non hai capito nulla…”

 

“Eh? Che cosa dovrei capire?” Misty alzò lo sguardo guardandolo, mentre lui non distoglieva lo sguardo da terra.

 

“Io…ti ho mentito…non ti ho lasciata perché non ti amavo…”

 

“Ma l’hai detto tu! Me l‘hai urlato contro!” disse Misty incapace di capire dove volesse arrivare il ragazzo.

 

“Accidenti Misty! L’ho fatto per proteggerti! Io…”

 

Ash si alzò, dirigendosi verso Misty e la prese dolcemente abbracciandola e lasciandola interdetta.

 

“Non voglio che ti accada qualcosa a causa della mia immaturità”

 

Misty arrossì, capendo solo ora quanto dovevano essere costate ad Ash quelle parole.

 

“Stai dicendo che…”

 

“Non ho mai smesso di amarti…”

 

“Cosa? Ma allora perché?” 

 

Ash si stacco da lei dolcemente e controvoglia.

 

“Perché posso anche essere stupido, ma in alcune cose ci arrivo anche io. Tutti questi incidenti, sono stati fatti da qualcuno che deve avermi seguito e deve aver visto tutti o almeno buona parte dei miei incontri dal mio esordio. E quindi…deve essere qualcuno che mi conosce molto bene…e mi è venuto il sospetto che questa persona mi stia…ci stia ancora osservando”

 

“Quindi…è per questo che hai chiuso la finestra?”

 

“Si…stupidamente ho pensato che trattandoti male ti avrei protetta…perché automaticamente non saresti stata più una persona da colpire a causa del fatto del legame reciso…ma…non ce la faccio…”

 

Misty sorrise e abbracciò Ash che iniziò a tremare forse per la paura, per qualcosa che in cuor suo sapeva gia che sarebbe successo, la strage non era ancora terminata.

 

“Andrà tutto bene Ash…vedrai…andrà tutto bene”

 

 

*

 

 

Molto lontano da li un ragazzo dai capelli e dagli occhi color verde smeraldo si stava destando da un sonno profondo. Drew aprì gli occhi cercando di alzarsi ma trovando la cosa impossibile, si sentiva male, la testa gli girava e aveva tutti i muscoli indolenziti.

 

“Dove…dove mi trovo?” chiese tenendo gli occhi socchiusi a causa nella semi oscurità che regnava li attorno.

 

Non ricordava nulla, ricordava solo che Vera, la sua piccola Vera stava attraversando la strada, poi aveva sentito un doloroso colpo alla schiena e poi…il buio.

 

Tese le mani verso l’alto, trovando però qualcosa che lo ostacolava in questo semplice movimento, si guardò intorno spaventato, capendo solo in quel momento di trovarsi in una specie di scatola di vetro.

 

“Che diavolo?”

 

Tolse la polvere da sopra il vetro che si trovava sopra di lui, rivelando un piccolo spiraglio di luce dal quale potè intravedere il tronco di un albero sui cui rami erano cresciuti rigogliosi degli splendidi frutti rossi.

 

Ciò che però lo spaventò era che quell’albero era molto più in alto di dove si trovasse lui, e ciò stava a significare solo una cosa. Drew era sotto terra.

 

Istintivamente cercò le sue sfere pokè per richiamare i pokèmon, ma con terrore si accorse di non averli con se. Qualcuno glieli aveva portati via.

 

“Ehi! C’è nessuno? Qualcuno mi sente?” urlò Drew sbattendo le mani contro il vetro che a quanto pareva era rinforzato.

 

Tossì, l’ossigeno dentro quella specie di botola stava pian piano scemando, non sarebbe riuscito a sopravvivere a lungo, doveva trovare un modo per uscire da li.

 

Solo allora però si rese conto che quella botola in realtà era molto più simile ad una bara, una bara dove era impossibile uscire. E la terra pian piano lo stava inghiottendo a causa del peso. Era in trappola. Drew era stato sepolto vivo.

 

 

 

 

CONTINUA…

O.O mi odio da sola…ho lasciato in sospeso il cap in questo modo!questa è crudeltà allo stato puro! Oddio devo davvero barricarmi in casa perché mi sa che tutti i fans di drew mi verranno a cercare vero drew? (FATEMI USCIRE DI QUIIIIII!!!! çOç nd: Drew)…chissà come finirà xDD nel prossimo cap vi dirò la dinamica…ohohoh eh bhe…chissà se morirà proprio lui… xDD non ve lo dico…ma ormai potete immaginarvelo ù.ù xDD bhe al prox cap di 1 vendetta…dove 1 protagonista ci lascerà x sempre. (x ovvi motivi ho alzato il rating perché ora tutto diventerà + crudele e cruento…e non è 1 scherzo) Ps: questo è il cap della pioggia xDD

 

 

KATE R:

ok…tu mi vuoi uccidere…ù.ù ma questo lo so da tempo xD penso che tutti mi vogliono uccidere…ma va bhe xDD tu hai fatto di peggio ^-^ non sei tu a farmi paura…è vera che mi terrorizza dopo aver buttato giu la porta del ripostiglio ù.ù °° ti è piaciuta la scena del bacio…bene bene bene allora la prox fic che farò se sarà 1 mistyxgary te la dedico…oltre al matrimonio di harley e alla fic su caroline xDD

 

ASHLEY:

anche tu sei nella lista delle persone che vogliono la mia morte prematura? xDD MI FAI PAURAAAAAAA!!!!! çOç cioè…ok…ho rimesso diciamo le cose a posto tra ash e misty *x forza…mi han minacciato tutti* indi ora puoi anche sorridere no? *erika vuole morire giovane*

 

FEDINA:

a te non lo chiedo neanche perché so gia che sei li che guardi lo schermo del pc con una furia omicida negli occhi ù.ù ehm…fedi…ora che hai letto questo cap…mi sa che oltre ad attila e al tipo violentatore vorrai mandarmi anche molto altro *paura*

 

LOVE92:

love xDD la ciocca di capelli rossi…in realtà era il pezzettino dell’amo di minimisty xDD eheh grazie cmq…come puoi vedere x ora non è ancora 1 mistyxgary ù.ù ma non dico nulla…potrei anche cambiare idea alla fine xD

 

BELFIO:

oooh mio prediletto xDD nonché mio amicuzzolo di scuola xDD passa gli esami perché se no ti uccido né? è___é sono contenta che ti sia piaciuta la fic grazie xD

 

BUTTERFLY89:

°° duplica?? No no xD eheh…esatto! È proprio l’amo! ^-^ bhe…come hai visto lei non l’ha detto ad Ash…ci ha pensato quel piccolo topo ragno di Max u_u va bhe vedrai…quando saprai chi è il o la colpevole tutto ti sarà + chiaro!

 

BULMA93:

grazie bella! ^-^ eccola qui! Ho aggiornato con molto ritardo perché la voglia scarseggiava parecchio ù.ù

 

VIVITHEBLACKWIZARD:

ù.ù non sono sadica…proprio no xDDD eheh…mi piace solo fare storie così xDD *ok la smetto* che dire…grazie x i complimenti…

 

ILA:

°° alla faccia del papiro! bhe…non sei l’unica al quale è piaciuto il bacio xDD *alza la manina* ma ci voleva…in realtà ash e misty non dovevano fare pace…ma x cause riguardanti la my salute (ha rischiato la morte) ho dovuto riavvicinarli prima…ma tanto non è finita x quei poveri disgraziati xDD grazie ancora

 

CRAZY DARK QUEEN:

spero che ti sia piaciuto anche questo (seppellimento di drew a parte xDD) eheh…grazie anche a te! Eh gia…anche a me è piaciuto il bacio.

 

 

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 7

 

 

 

Il telefono del centro medico squillò insistentemente per diversi minuti prima che la giovane infermiera Joy andasse a rispondere.

 

“Si? Centro medico per Pokèmon di Cerulean City, chi parla?”

 

La voce nel ricevitore era acuta e strillante, spaventata pensò l’infermiera mentre scriveva velocemente su un foglietto di carta un numero di telefono e correva nella hall.

 

Ash e Misty stavano scendendo le scale proprio in quel momento, vedendo sfrecciare l’infermiera Joy davanti ai loro occhi.

 

“Qualcosa non va?” chiese più curiosa che preoccupata Misty.

 

“Ah siete voi, una ragazzina di nome Vera mi ha appena telefonato dicendo di chiamarla a questo numero il più presto possibile” disse la ragazza fermandosi e porgendo il fogliettino spiegazzato ad Ash che lo prese sorpreso.

 

Misty si avvicinò ad Ash cercando di capire di che numero di telefono potesse trattarsi, ad una prima occhiata rapida si notava subito che sicuramente non doveva trattarsi ne di un numero di cellulare, ne di un numero di rete fissa.

 

“Potete usare il mio telefono se volete” disse l’infermiera.

 

I due ragazzi annuirono seguendo l’infermiera fino al telefono principale del centro medico, digitando con velocità i tasti che erano stati riportati con cura sul foglietto.

 

Passarono alcuni minuti prima che la voce tremante e probabilmente sull’orlo di una crisi di nervi di Vera rispondesse al telefono.

 

“P…pronto?”

 

“Vera? Cos’è successo? L’infermiera Joy ci ha detto che…”

 

“Drew è scomparso!” disse quasi strillando la ragazza, interrompendo le parole dell’amico che rimase di sasso.

 

“Come sarebbe a dire scomparso Vera? E da dove stai chiamando?” chiese Ash preoccupato.

 

“Da una cabina telefonica che ho trovato qui in strada, Drew è scomparso, stavamo attraversando la strada e quando mi sono voltata lui non c’era più! L’ho cercato e chiamato ma non ho trovato altro che dei petali di rosa sparsi sul terreno…”

 

Ash e Misty si guardarono preoccupati capendo all’istante. Era il turno di Drew.

 

“Ti prego Ash, vieni qui! Fa qualcosa!” disse Vera e Ash seppe con chiarezza dalla voce dell’amica che ormai non era più in grado di trattenere le lacrime.

 

Si voltò verso Misty che annuì sicura .

 

“Sto arrivando Vera”

 

 

*

 

Drew era spaventato come non mai, oramai l’ossigeno  imprigionato assieme a lui in quella prigione di vetro stava svanendo, insieme alle sue ultime speranze di sopravvivenza.

 

“ Maledizione…io…” la frase gli morì in gola, sostituito da un potente attacco di tosse che simboleggiava sempre di più la fine dell’ossigeno…e la sua morte…

 

“…Vera…”

 

Nel frattempo una ragazza vestita di bianco, con degli splendidi quanto buffi codini rosa stava camminando tranquillamente li vicino, guardando con amore la sua bellissima Meganium intenta a giocare con l’altrettanto coraggioso e tenace Tropius, entrambi pokèmon d’erba.

 

La giovane ragazza, niente di meno che una delle decine di infermiere Joy sparse per ogni dove si mise seduta alle pendici dell’albero, appoggiando la schiena contro il robusto tronco di quest’ultimo.

 

Improvvisamente, mentre Tropius e Meganium stavano giocando, quest’ultima si bloccò quasi di botto, guardandosi attorno preoccupata e iniziando a cercare freneticamente qualcosa li attorno.

 

Tropius e la stessa infermiera Joy la guardarono stupiti e al tempo stesso preoccupati mentre entrambi si avvicinavano a lei con calma, quasi per paura di spaventarla e vederla scappare via.

 

“Meganium, cosa c’è?” chiese l’infermiera posando una mano sul dorso del pokèmon.

 

“Mega! Meganium!” disse il pokèmon guardandosi in giro spaventata.

 

Poi il suo sguardo si posò su un cumulo di terra appena smosso e corse in quella direzione con foga, lasciando sbigottiti l’infermiera e Tropius che la seguirono senza tanti complimenti.

 

“Meganium, cos’hai visto?” chiese l’infermiera guardando Meganium che scavava con tenacia e velocità la terra, spostandola con ardore dal suo posto originario.

 

Ci vollero alcuni minuti prima che le zampe di Meganium si scontrassero contro il freddo vetro di ciò che aveva percepito.

 

L’infermiera Joy si avvicinò allungandosi per vedere meglio, e istintivamente cacciò un urlo alla vista di ciò che aveva sotto ai suoi occhi blu: un ragazzo imprigionato sotto quella spessa lastra di vetro che era in procinto di svenire, se non peggio.

 

Con tutte le sue forze grattò via la terra circostante, facendo attenzione a non fare sprofondare ulteriormente la bara, che a causa del peso e del terreno cedevole causato dai forti acquazzoni dei giorni antecedenti aveva perso consistenza.

 

Facendosi aiutare dai due pokèmon riuscì ad estrarre la bara di vetro dal terreno, facendola poggiare sul terreno stabile vicino all’albero. Ma non era ancora finita, dovevano tirare fuori Drew, o il ragazzo sarebbe morto entro pochi minuti.

 

Spaventata e terrorizzata all’idea di vedere morire un ragazzino davanti ai suoi occhi l’infermiera Joy ordinò ai due pokèmon di usare le foglie lama per tagliare il vetro.

 

Ma l’azione non fece nient’altro che graffiare la superficie del vetro.

 

“Dobbiamo fare qualcosa! Se non facciamo presto questo ragazzo morirà asfissiato!”

 

Fu Tropius ad avere l’idea, si mise davanti a Meganium intimandole di spostarsi e di allontanarsi insieme all’infermiera e poi con tutta la forza che aveva in corpo produsse un attacco Semitraglia così forte che il vetro dopo alcuni minuti di pressione s’infranse in tanti piccoli frammenti taglienti.

 

Appena fu libero l’infermiera Joy corse dal ragazzo prendendolo tra le braccia e cercando di capire se fosse ancora vivo.

 

Gli ascoltò il respiro, e per quanto risultasse debole e affannato sospirò sollevata. Era ancora vivo.

 

In quel momento il ragazzo aprì con fatica gli occhi, rivelando delle splendide iridi verde smeraldo che lasciarono stupita la stessa infermiera.

 

“Ehi…come stai?” chiese con dolcezza.

 

Drew si guardò in giro ancora confuso e debole, prima di tossire ancora.

 

“Dov…dove sono?” chiese flebilmente, quasi senza voce.

 

Al sicuro…ora sei al sicuro…”

 

Drew chiuse gli occhi stanco e ci mise alcuni secondi prima di riaprirli.

 

“Lei…dov’è? Come sta?”

 

“Di chi parli?”

 

“Vera…io…devo dirgli una cosa…”

 

“Mi dispiace ma non so di chi tu stia parlando” disse dispiaciuta l’infermiera Joy.

 

“Dica…a Vera…che io…io…gli ho sempre…voluto…” un altro attacco di tosse lo sorprese, questa volta molto più potente dei precedenti, talmente forte da togliergli il respiro per una manciata di secondi. Prima di svenire Drew riuscì quasi sussurrando a dire una piccola parola, che la stessa infermiera fece fatica a comprendere se non avvicinandosi al ragazzo.

 

“…bene…”

 

L’infermiera Joy sbiancò sentendo quelle parole e vedendo il ragazzo svenirgli tra le braccia. Era come se Drew con quelle parole avesse voluto dire addio per l’ultima volta a quel mondo…

 

“Non possiamo permettere che muoia! Meganium Rintoccasana presto!”

 

Il pokèmon si avvicinò e il grande fiore che le circondava il collo iniziò a produrre una luce stupenda che riluceva di una miriade di colori diversi.

 

Il corpo di Drew fu avvolto da quella strana energia, rilucendo anch’esso.

 

“Bene, Tropius presto, prendi in groppa questo ragazzo, dobbiamo portarlo al più vicino ospedale, il Rintoccasana non può curarlo, può solo rallentare per un po’ la sua morte. Ha bisogno di un medico”

 

 

*

 

 

Ash preparò in fretta la borsa, mettendo come sempre solo l’indispensabile.

 

“Fa attenzione” gli disse Misty preoccupata.

 

“Non preoccuparti, entro pochi giorni sarò di ritorno...insieme a Drew e a Vera”

 

“Li porterai qui?” chiese.

 

Ash annuì risoluto. Sapeva che era la cosa migliore da fare, doveva aiutare i suoi amici, e sapeva fin troppo bene che finchè sarebbero restati a chilometri di distanza da lui non avrebbe potuto fare niente, se non aspettare il compiersi degli eventi.

 

Uscì dal centro medico e dopo aver salutato tutti corse via, verso la stazione, dove lo aspettava un treno, che lo avrebbe condotto da Vera e da Drew.

 

 

*

 

 

Aveva ricominciato a piovere e Vera aveva ripreso le ricerche di Drew, era bagnata come un pulcino, a causa del fatto che le risultava praticamente impossibile correre con un braccio ingessato e con l’altra mano che sorreggeva l’ombrello, così lo aveva lasciato a terra correndo nelle vie della città tenendosi ben fermo il braccio ferito, in modo da non sentire dolore.

 

“Drew! Drew dove sei? Rispondi?”

 

Improvvisamente sentì un battito d’ali e alzando lo sguardo vide nel cielo un Tropius, ma il suo sguardo si soffermò in particolare su ciò che il pokèmon portava con se sul dorso. Un ragazzo dai capelli verdi. Non v’erano dubbi, quello era Drew.

 

Vera accompagnò con lo sguardo il pokèmon decidendo solo dopo pochi secondi di seguirlo sperando con tutta se stessa che l’amico stesse bene, solo allora si rese conto che una macchina della polizia la stava superando, e da quello che potè sentire, nonostante il rumore della pioggia e del motore fu una sola frase: “Dobbiamo portarlo in ospedale o morirà”

 

Il cuore di Vera sussultò, non ne era certa, ne era sicurissima, l’infermiera Joy e l’agente Jenny stavano parlando di Drew.

 

Arrivò davanti alle porte dell’ospedale di Fiordoropoli praticamente esausta, e sarebbe caduta a terra sfinita se un medico non l’avesse presa proprio nel momento stesso in cui le gambe della ragazza cedettero.

 

“Tutto bene ragazzina?” chiese il medico guardandola preoccupata.

 

“Voglio…voglio vedere Drew”

 

Il medico accompagnò la ragazza nella hall dell’ospedale facendola accomodare sul divano e le diede una tazza di cioccolata per riscaldarla.

 

“Non voglio della cioccolata! Voglio andare da Drew!”

 

Il medico la guardò.

 

“Parli del ragazzo che è stato portato qui da quel Tropius?”

 

Vera annuì e il medico sospirò.

 

“Mi dispiace ma abbiamo dovuto intubarlo, purtroppo da quello che l’infermiera Joy ci ha detto quando l’ha tirato fuori…”

 

“Tirato fuori? E da dove?” chiese Vera spaventata.

 

Il medico la guardò, indeciso se raccontarle o no ciò che gli era stato riferito dall’infermiera Joy. Si arrese.

 

“Il tuo amico è stato sepolto vivo, dentro ad una bara di vetro rinforzato, ci sono voluti ben due pokèmon per tirarlo fuori e salvarlo, ma comunque gli è mancato per molti minuti l’ossigeno, non sappiamo se si riprenderà o…”

 

“Sai…lui…ha detto di volerti bene…sono state queste le sue ultime parole…” disse l’infermiera Joy arrivando cautamente vicino a lei.

 

La vista di Vera si annebbiò, la stanchezza, la paura e il dolore la stavano attanagliando, e cadde svenuta tra le braccia del medico che prontamente la prese.

 

Il corpo di Drew giaceva immobile tra le braccia di Vera, l’infermiera Joy che era riuscita a tirarlo fuori la guardo dolcemente.

 

“Sai, prima di morire mi aveva scambiata per te...e sai cosa mi ha detto? Ti ho sempre voluto bene Vera”

 

Vera a quelle parole non si trattenne...scoppiò in un pianto disperato mentre con tutte le sue forze stringeva il corpo ormai freddo del ragazzo.

 

Vera si svegliò di soprassalto, ritrovandosi in una stanza d’ospedale, si toccò gli occhi scoprendo di averli ancora bagnati. Aveva sognato, in realtà aveva avuto un incubo, lei che estraeva Drew morto dal terreno. L’immagine era ancora talmente nitida in lei che per poco non si rimise a piangere come in sogno.

 

Si alzò con fatica e lo vide. Vicino a lei c’era un altro letto, e su quel letto era disteso Drew, con una flebo attaccata e il viso pallido.

 

Istintivamente si alzò e corse da lui, e le lacrime caddero nuovamente quando il suo sguardo si posò sulla macchina che calcolava i suoi battiti cardiaci. Drew era ancora vivo, e fuori pericolo dal momento che non aveva più attaccato l’ossigeno.

 

In quel momento entrò il medico con il quale aveva parlato poco prima e l’infermiera Joy che aveva salvato Drew e li ringraziò, nonostante fosse ancora visibilmente scossa.

 

Il medico andò a controllare le funzioni vitali del ragazzo e poco prima di uscire sorrise a Vera, in modo da tranquillizzarla.

 

Aspettò che sia lui che l’infermiera uscissero prima di sedersi sul suo letto a fissare dolcemente Drew. Si ritrovò a pensare che probabilmente ora Ash era in viaggio, preoccupato per lei e per Drew, ma non le importava, non aveva la minima intenzione di muoversi da li per chiamarlo. Drew era vivo, solo questo contava.

 

 

*

 

 

Nel frattempo Misty era corsa ad avvisare gli altri della telefonata di Vera, e tutti, soprattutto Max si spaventarono all’idea di ciò che potesse essere accaduto all’amico.

 

“Mia sorella come sta?” chiese Max.

 

“E’ preoccupata per Drew…ma sono sicura che andrà tutto bene, fidati” gli rispose dolcemente Misty tentando di tranquillizzare il ragazzino.

 

Max annuì poco convinto abbassando lo sguardo, mentre Brock dopo alcuni minuti di silenzio disse:

 

“Vado a continuare le ricerche”

 

“Le ricerche per cosa?” chiese Misty.

 

“Brock sta cercando di scoprire chi è la persona che sta cercando d’incastrare Ash facendoci del male per poi fare ricadere la colpa su di lui” disse Dawn.

 

“Ah, Brock, sei sicuro che sia la cosa giusta? Ash mi ha detto di essersi comportato così con me per paura di ritorsioni…crede di essere osservato, e anche io ad essere sincera l’ho pensato”

 

Brock guardò la ragazza dai capelli rossi e ci mise alcuni istanti prima di formulare qualsiasi pensiero.

 

“Purtroppo Misty, non possiamo fare altrimenti, anche se è pericoloso dobbiamo aiutare Ash, lui non può fare tutto da solo”

 

Misty sussultò a quelle parole. L’amico aveva perfettamente ragione, fino a quel momento, dal giorno in cui lei era stata attaccata, segnando così l’inizio degli episodi di violenza nei loro confronti, nessuno si era preoccupato di aiutare Ash, avevano solo deciso istintivamente di colpevolizzarlo.

 

Ma in fondo era questa la natura dell’uomo, quando non si ha un vero colpevole, si cerca di darla al maggior sospettato, è sempre così, e anche questa volta questa regola non sfuggiva alla situazione venutasi a creare.

 

“A proposito, Gary come sta?” chiese Dawn.

 

Misty tornò padrona dei propri pensieri, si era lasciata trasportare finendo con non l’ascoltare più i suoi amici.

 

“Bene, ha cominciato la riabilitazione per le gambe…”

 

“Quindi…pensi che potrebbe iniziare ad uscire? Cioè…insomma…andare in giro con le stampelle…o con la sedia a rotelle…sai…mi fa pena vederlo sempre rinchiuso in quelle quattro mura” disse Dawn.

 

Misty la guardò per un attimo. Da quando lo sguardo di quella ragazzina era diventato così tenero mentre parlava di Gary? Aveva sempre pensato che lei e Max se la intendessero a meraviglia, eppure in quel preciso momento le sue convinzioni stavano crollando una ad una…possibile che la piccola Dawn si stesse infatuando di Gary?

 

Brock osservò la situazione grattandosi la testa, dopodichè salutò tutti dicendo che doveva assolutamente andare a cercare altri indizi.

 

 

*

 

 

Drew aprì gli occhi lentamente, si sentiva stanco e debilitato, la prima cosa che vide fu il soffitto bianco della stanza d’ospedale e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata, si alzò di scatto con il respiro ansante, guardandosi intorno stordito e spaventato e incontrò i suoi occhi, quei meravigliosi occhi blu che tanto aveva pregato di rivedere un’ultima volta mentre sentiva che la sua vita era giunta al termine all’interno della bara.

 

Ve…ra?” disse sorpreso non credendo ai suoi occhi.

 

Gli occhi della ragazzina si riempirono di lacrime, e prima che Drew potesse dire o fare qualcosa lei gli saltò praticamente addosso abbracciandolo e scoppiando in un fragoroso pianto.

 

Sei vivo…sei vivo…” disse tra un singhiozzo e l’altro.

 

Drew imbarazzato riuscì solo ad abbracciarla teneramente, cercando di tranquillizzarla il più possibile, ma non fece altro che peggiorare la situazione, Vera lo strinse ancora più forte, voleva solo sentire con tutta se stessa che Drew era vivo, era li, tra le sue braccia vivo, e non freddo e morto come nel suo sogno.

 

Si allontanò prendendogli il viso tra le mani e sussurrò la tra lacrime qualcosa che provocò allo stesso Drew un principio di magone.

 

Sei caldo…sei…qui…con me…vivo…”

 

“Grazie…” rispose semplicemente Drew sorridendole per quanto possibile dopo ciò che aveva passato.

 

Vedendo il sorriso genuino, e forse un po’ spaventato, nonostante cercasse di nasconderlo di Drew, Vera prese l’iniziativa, e incapace di pensare e ragionare lo baciò, mettendoci tutta se stessa in quel bacio, cercando d’imprimere non solo il sapore delle labbra di Drew nella sua testa, ma anche tutte quelle strane, ma meravigliose emozioni e sensazioni che stava provando per la prima volta nella sua giovane vita.

 

E Drew non si scansò, ricevette quel bacio incapace di fare qualsiasi ragionamento sensato, colei che stava posando delicatamente le labbra sulle sue era la ragazzina dolce e a tratti ingenua della quale si era innamorato…

 

Solo allora Vera si rese conto di ciò che stava facendo e si staccò imbarazzata da lui, coprendosi con un braccio la bocca e guardando Drew visibilmente rossa.

 

“Scu…scusa…io…non so perché…cioè…”

 

Drew la guardò, e il suo sguardo corse veloce sui suoi occhi blu, visibilmente sconvolti da ciò che lei aveva fatto, un semplice bacio si, ma che aveva risvegliato, rendendolo ancora più forte quel sentimento che Drew provava gia da tempo per la ragazzina.

 

“Ti amo Vera”

 

“Eh?”

 

Vera rimase interdetta da quelle parole e tolse il braccio, guardando stupefatta con i suoi occhioni da cerbiatta Drew, che preso alla sprovvista da quello sguardo così ingenuo la trascinò dolcemente verso di lei baciandola e lasciando che entrambi si lasciassero trasportare da quel nuovo, immenso sentimento. L’amore.

 

E solo allora capì, capì il perché aveva provato così tanta paura quando lui era scomparso, capì il perché aveva avuto quella voglia improvvisa di baciarlo, capì perché aveva deciso di seguirlo fino a Johto, pur di restare con lui.

 

Vera, era innamorata…

 

 

*

 

 

Brock stava camminando per le vie cittadine, con in mano un piccolo taccuino dove aveva trascritto tutto ciò che era accaduto in quei giorni, dall’inizio degli attentati a Misty fino alla sparizione di Drew.

 

“Che strano, chissà perché…eppure Ash, è vero, spariva sempre in quei momenti…eppure…è troppo strano…quando è stata attaccata Misty…lui era con noi a festeggiare, e anche quando è stata colpita Vera, lui era qui…era materialmente impossibile che in così poco tempo riuscisse da Sinnoh ad arrivare a Kanto e a Johto, colpire Misty e Vera e poi tornare indietro, solo un pokèmon psico con l’attacco Teletrasporto potrebbe, ma Ash non ha pokèmon con poteri simili, da quel che ricordo…e allora come…”

 

Si bloccò improvvisamente, un’idea era balenata nella sua testa, e ora come ora anche se gli risultava impossibile da concepire, era l’unica cosa che gli veniva in mente, gli strani attacchi, le ombre o comunque qualcuno che poteva averlo copiato nel modo di vestirsi, qualcuno che lo aveva seguito fin dagli esordi, imitandolo…si…imitandolo…

 

Brock capì all’istante, capì in quei pochi secondi ciò che forse la sua teoria l’aveva portato. Forse aveva trovato il tassello mancante.

 

Corse indietro verso il centro medico per pokèmon, dove si trovavano tutti gli altri, ma a pochi metri di distanza un attacco Incornata lo colpì alla schiena, all’altezza dei polmoni, mozzandogli di netto in respiro.

 

Cadde a terra e toccandosi la schiena scoprì che quell’attacco l’aveva colpito talmente forte che ora il sangue stava uscendo a fiotti dalla ferita, cercò di rialzarsi a fatica, ma più tentava di rialzarsi e più il sangue fuoriusciva, iniziando ad annebbiargli la vista.

 

“Maledizione…che diavolo?”

 

Si voltò e sbiancò trovandosi di fronte un Tauros, ma ciò che lo sconvolse fu che di fronte a lui, si trovava colui a cui aveva deciso di credere. Di fronte a lui c’era Ash, con un ghigno maligno e uno sguardo crudele.

 

“Ash…?” disse stordito più per la perdita di sangue che per l’incontro.

 

“Stupido, davvero credevi che io potessi essere il bamboccio buono e ingenuo di sempre?” disse pestando con il piede la mano imbrattata di sangue di Brock.

 

“Ma tu…eri…eri partito…”

 

“Idiota…ecco quello che sei, un perfetto idiota!”

 

Le parole di Ash si dispersero in una lunga e quasi isterica risata.

 

Brock non riuscì a capacitarsi di ciò che stava vedendo, voleva, doveva convincersi che tutto ciò era solo frutto della sua immaginazione. Una persone leale e con un così profondo senso della giustizia come Ash non poteva averlo colpito…eppure quel Tauros, quel Tauros aveva qualcosa che non andava.

 

Cercò nuovamente di alzarsi e un colpo di tosse lo colse d’improvviso, facendolo tremare di paura. Per terra c’era del sangue, Brock stava tossendo sangue…

 

“No…non posso…io non…”

 

“Anche gli altri faranno la stessa identica fine, sono stanco di tutti voi, siete solo una palla al piede” disse Ash freddo e distaccato.

 

In quel momento Misty uscì dal centro medico bloccandosi terrorizzata alla vista di ciò che aveva di fronte: Brock in un lago di sangue, sovrastato da Ash. Non era possibile.

 

“Brock!” gridò correndo verso l’amico, ma fu fermata da altri due Tauros che le bloccarono la strada guardandola minacciosi.

 

“Brock!” gridò disperata vedendo l’amico tossire e vomitare sangue.

 

Ad un cenno di Ash il terzo Tauros si accanì nuovamente contro Brock, facendolo volare vicino alla ragazza dai capelli rossi che lo cercò di tenerlo con le proprie forze.

 

“Ash…cosa…” le lacrime stavano iniziando ad invadere il suo stupendo volto, vedere Brock ormai al limite, e sapere che era stato proprio Ash, il suo Ash a fare ciò la faceva impazzire.

 

Ash rise selvaggiamente prima di andarsene insieme ai tre Tauros.

 

“E ora, andiamo a sistemare le cose una volta per tutte”

 

Misty rimase immobile, guardando nella direzione dove Ash era scomparso e pianse, ricordandosi solo pochi istanti dopo che Brock era tra le sue braccia, sanguinante e terrorizzato.

 

“Vedrai, andrà tutto bene, vado a chiamare un medico e vedrai, ti riprenderai” disse Misty cercando di adagiarlo per poter correre a chiamare un’ambulanza.

 

“No! Misty ascoltami…quello…quello non era Ash…quelli…erano…erano…Ditto, i loro occhi, erano diversi…te lo posso assicurare…credimi ti prego”

 

Misty lo guardò non capendo le parole dell’amico.

 

“Ditto?”

 

“Ci sono arrivato, è tutto scritto qui, in questi appunti, penso che chiunque abbia preso le sembianze di Ash volesse farmi fuori senza nessuno in giro, ma ha fatto male i suoi calcoli…ora Misty…sei in pericolo…avverti il vero Ash…fallo per la nostra amicizia, salvatevi almeno voi”

 

“Che stai dicendo Brock? Stai delirando!”

 

Brock sorrise stancamente mentre il suo respiro si faceva via via più flebile.

 

“Di sicuro, anche quell’Ash era un Ditto, magari un Ditto con la stessa capacità di Meowth…”

 

Brock disse nulla per alcuni secondi, che per Misty sembrarono interminabili.

 

“Brock?”

 

“Mi dispiace,  ho tradito la fiducia del mio migliore amico, l’ho accusato ingiustamente, e questa è stata la mia punizione, me lo merito…Misty…chiedi scusa ad Ash da parte mia ti prego, lui…lui non era solo il mio migliore amico…era il mio fratello più prezioso…”

 

“Brock!” Misty iniziò a piangere, Brock se ne stava andando, ma ciò che la fece disperare di più, fu che lo stesso Brock stava piangendo…

 

“Io…non potrò più…non lo vedrò crescere, non lo vedrò stare con te…dovrò dire addio a voi due…e a tutte le agenti Jenny e infermiere Joy sparse per il mondo…”

 

“Brock! Tu ti salverai…ti salverai!”

 

“Avrei tanto voluto poter uscire almeno una volta con una di loro, e invece…” guardò Misty e con molta fatica le sfiorò la guancia asciugandole le lacrime.

 

“Prenditi cura di lui…anche per me…vi voglio bene…”

 

In quel momento la mano e il braccio di Brock cadde pesantemente sul terreno e una sottile pioggerella iniziò a cadere.

 

Misty rimase per alcuni istanti a guardare l’amico, che sembrava dormire fra le sue braccia.

 

“Brock…Brock? Brock! Rispondi razza di stupido!” iniziò a scuoterlo, ma senza risultato. Brock non era più li, Brock, stava diventando un ricordo…il ricordo di una splendida amicizia.

 

“NON ABBANDONARCI!!!”

 

Misty urlò tutto il suo dolore abbracciando l’amico e facendosi sentire dalle persone del centro medico che uscirono di corsa e tra le grida terrorizzate e di dolore che si mischiarono tra di loro, l’ombra scura della morte iniziò la sua lenta ma imperturbabile avanzata verso il cuore di coloro che avevano amato quel ragazzo così speciale…

 

 

*

 

 

Ash stava arrivando a Fiordoropoli, il treno extrarapido che attraversava Kanto e Johto era davvero un portento, anche se per arrivarci aveva dovuto prenderlo a Saffron City.

 

“Spero che Drew stia bene, anche se non possiamo considerarci ottimi amici sono comunque in pensiero per lui, e soprattutto per Vera”

 

Non poteva ancora sapere che il peggio doveva ancora arrivare, e che quel peggio aveva il nome di morte…e in quel momento lui si stava allontanando da ciò che gli aveva appena portato via qualcuno tra i suoi migliori amici.

 

E non avrebbe potuto impedirlo…ancora non lo sapeva, ma al suo ritorno, tra i suoi amici, ne sarebbe mancato uno…qualcuno non sarebbe più andatogli incontro a salutarlo…non più…

 

 

 

CONTINUA…

…e fu così che erika fu odiata da tutti…bhe…mi dispiace x Brock…ma…che dire…ormai era inevitabile…ù.ù pace all’anima sua (VA A QUEL PAESE MALEDETTA! è.é nd: Tutti) (ù.ù preferivate Ash o Drew??? Sono ancora in tempo sapete? Nd: Io) (O.O ok…nd: Tutti) ok…nel prossimo verranno svelate nuove cose…qui ci sono state molte, molte notizie importanti x capire chi è il colpevole ù.ù iniziate a crogiolarvi xDD purtroppo non posso fare i ringraziamenti mirati…ma ringrazio comunque tutti quelli che hanno recensito e letto fino a qui! ^-^ ciao alla prox! xDD

 

 

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 8

 

 

L’ambulanza correva veloce, inondando le strade della città con il suono della sirena, il cui grido lamentoso feriva dolorosamente le orecchie di chi, involontariamente era costretto ad ascoltarla. Arrivò davanti al centro medico per pokèmon nel giro di pochi minuti.

 

L’infermiera Joy, ritrovandosi di fronte a quello scempio era corsa al centralino, chiamando immediatamente l’ospedale…sperando in cuor suo di poter avere ancora anche un minimo spiraglio di speranza per salvare Brock.

 

Gli infermieri scesero dal mezzo, portandosi dietro una barella e correndo veloci verso Misty, che era rimasta inginocchiata a terra con Brock fra le braccia.

 

“Signorina? Come si sente?”

 

Lo sguardo di Misty era perso nel vuoto, le macchie di sangue, la gente che per curiosità si stava accerchiando attorno a lei, l’ambulanza…sembrata tutto così assurdo e irreale. Abbassò lo sguardo ritrovandosi a fissare l’amico che sembrava dormisse fra le sue braccia tremanti.

 

“Signorina, ci lasci lavorare, ormai non c’è più nulla da fare…”

 

“NO!” gridò Misty stringendo con forza il corpo senza vita dell’amico.

 

“No…no…”

 

Fu Max ad andare da lei, le posò delicatamente una mano sulla spalla fragile e scossa da leggeri sussulti e cercò di calmarla e nel contempo di farla ragionare, nonostante anche lui, che in quel momento era il più piccolo li attorno, si sentiva perso e senza una ragione che gli impedisse di scoppiare a piangere, ma una ragione doveva avercela, e in quel momento decise che doveva concentrarsi solo su Misty.

 

Solo in quel momento Misty se ne rendette veramente conto, il tocco di Max, così leggero e dolce…era caldo, un tenero tepore che le stava scaldando la spalla, arrivando dritto al suo cuore, ma questo calore si contrapponeva con colui che teneva stretto nelle sue esili braccia. Un gelo che andava via via aumentando…il corpo di Brock non era solo freddo…si stava irrigidendo ogni minuto di più.

 

Ci vollero alcuni minuti prima che Max riuscisse a fare lasciare Brock a Misty, gli infermieri lo caricarono subito sulla barella appoggiandolo dolcemente al materassino verde, coprendo poi il suo volto con un lenzuolo.

 

Uno degli infermieri una volta messo il corpo ormai senza di vita di Brock sull’ambulanza si voltò verso i due ragazzi guardandoli tristemente.

 

“Mi dispiace” disse prima di salire anch’esso sul mezzo, che ripartì a sirene spente, portandosi via il loro migliore amico.

 

Dawn si avvicinò a loro e istintivamente prese la mano di Misty che sentendo quel leggero contatto scoppiò a piangere senza ritegno, fregandosene della gente che la guardava spaesata, vedendola in quello stato anche Max iniziò a piangere, ma in modo silenzioso, cercando in tutti i modi di contenere quella rabbia e quella paura che ora lo stavano attanagliando fino alle ossa. La piccola Dawn invece abbassò lo sguardo, piangendo anch’essa, senza farsi vedere, stringendo con forza il fiocco che le era stato donato dalla madre all’inizio del suo viaggio…quel piccolo portafortuna che ora sperava le desse anche la forza per andare avanti…per continuare il cammino senza Brock.

 

 

*

 

Ash era arrivato alla stazione di Fiordoropoli e senza neppure pensarci si diresse immediatamente verso l’ospedale della città.

 

Vera stava sistemando i fiori sul comodino mentre Drew la guardava quasi ammaliato dalla delicatezza con la quale la ragazza disponeva i gambi verdi delle piante recise nel vaso, entro qualche giorno sarebbe stato dimesso e loro due sarebbero potuti tornare a viaggiare, o almeno questa era la sua speranza più recondita, non poteva ancora immaginare ciò che sarebbe ancora accaduto.

 

Ash si avvicinò alla porta pronto a bussare, quando la sua mano fu bloccata da ciò che sentì all’interno della stanza.

 

“Ho avuto davvero paura Vera”

 

Era la voce di Drew, che dall’altra parte della porta risuonava più bassa e decisa, sapeva che sicuramente una frase del genere detta da un tipo come Drew poteva risuonare assurda, eppure si stava confidando, decidendo per una volta di mettere da parte l’orgoglio.

 

“Quando…quando mi sono ritrovato la sotto…in quella bara…ho creduto davvero di non farcela…”

 

Vera lo ascoltava senza proferire parola, ora più che mai sapeva che era meglio ascoltare che parlare, cercando di consolare una persona che in partenza non si poteva consolare a causa del forte shock ricevuto.

 

“La terra…vedendo la terra intorno a me…mi mancava l’aria…e la luce del sole era così flebile da essere quasi impercettibile…essere sepolti vivi è davvero terrificante…”

 

L’ultima frase l’aveva detta quasi sussurrando, come se temesse che se l’avesse detta a voce un po’ più alta sarebbe potuto riaccadere.

 

Fu allora che un ricordo apparve nella mente di Ash, mentre teneva ancora sospesa la mano stretta a pugno davanti alla porta, indeciso se bussare o no, quel ricordo stava diventando sempre più nitido, fino a ricomparire completamente nella sua testa, minuto per minuto, istante per istante.

 

Le rovine, dove aveva trovato Gary intento a scavare per trovare fossili di pokèmon antichi…il Team Rocket che come al solito ci aveva messo lo zampino…un’esplosione causata dalla miccia della dinamite…e il terreno che si apriva, facendolo cadere nel baratro della grotta, lui, Pikachu e il trio degli pseudo cattivi al gran completo.

 

Non ricordava quanto era rimasto la sotto, tentando di scappare sia dal Team Rocket che dai pokèmon che si credevano estinti da secoli, ma ricordava ancora fin troppo bene la sensazione di chiuso che aveva provato nel constatare di essere praticamente sepolto vivo in quella grotta.

 

Pensò a come si fosse sentito Drew la sotto, impossibilitato a muoversi e con l’aria che andava via via scemando sostituendosi all’anidride carbonica espulsa dal suo stesso respiro.

 

Prese il coraggio a due mani e bussò alla porta, aprendola leggermente, in modo tale da poter passare solo con la testa.

 

“Permesso”

 

Vera e Drew si voltarono a guardarlo sorpresi.

 

“Ash!” gridò Vera precipitandosi da lui felice come non mai, averlo li, vicino a lei in un momento simile la tranquillizzava.

 

"Sei arrivato finalmente!" disse Vera radiosa all'amico che nel frattempo era entrato nella stanza.

 

"Gia..." rispose Ash "Tu come stai?" chiese guardando Drew disteso nel letto.

 

"Non ti riguarda" rispose il ragazzo dai capelli verdi in modo repentino, come se la vista di Ash gli avesse messo addosso un incredibile malumore.

 

"Ma io..."

 

"Drew voleva solo dire che..." disse Vera ma fu interrotta da Ash che le fece cenno di lasciar perdere.

 

“L’importante è che tu stia bene no?” disse Ash freddo e distaccato come se non gli importasse nulla della cosa.

 

Drew lo guardò di sfuggita, ignorando il vero significato delle sue parole, Vera invece le capì benissimo, e sorrise dolcemente guardando i due ragazzi.

 

Per fortuna sei ancora vivo Drew” pensò Vera.

 

La ragazza dai capelli castani sapeva che in fondo Ash voleva dire proprio quello, ma il loro orgoglio e il loro ego maschile glielo impedivano.

 

“Gli altri come stanno?” chiese tornando a guardare l’amico.

 

“Credo bene. Quando me ne sono andato erano tutti al sicuro al centro medico”

 

“E…Max?”

 

Ash sorrise, in fondo Vera e Max erano fratelli molto legati…e la distanza seppur minima alle volte doveva creare un senso di paura e di ansia in loro due, soprattutto dopo i recenti avvenimenti.

 

“Se vuoi puoi andare a chiamarlo, anche se fra poco lo rivedrai”

 

“Come?” chiese sorpresa la ragazza guardandolo con tanto d’occhi.

 

“Tu e Drew verrete con me a Cerulean, ormai ho deciso, sta diventando troppo pericoloso restare separati in questo modo, non voglio che accada qualcosa di ancora più brutto di quello che è gia avvenuto” disse Ash soffermando lo sguardo sul braccio di Vera, ormai libero dalle fasciature ma ancora ostinatamente debole e provato.

 

“Per me non ci sarebbero problemi…” disse Vera guardando Drew che la fissò per alcuni secondi prima di parlare.

 

“Va bene, sono contrario a tenere distanti due fratelli”

 

Il viso di Vera si distese in un largo sorriso mentre Drew pronunciava queste parole.

 

“Grazie! Grazie infinite Drew!”

 

“Bene! Preparate le vostre cose, io intanto chiedo se Drew può essere dimesso prima” disse Ash uscendo veloce dalla stanza.

 

Poche ore dopo stavano guardando tutti e tre il panorama che correva veloce davanti ai loro occhi mentre il treno di tanto in tanto emetteva quel stridulo fischio che avvisava la sua presenza sulle rotaie,  nessuno dei tre aveva proferito parola, soprattutto Vera che in quel momento si sentiva più che mai a disagio, neanche mezz’ora prima aveva tentato d’instaurare una conversazione a tre, ma l’unica cosa che era riuscita ad ottenere era l’arrabbiatura e la depressione dei due ragazzi.

 

 

*

 

 

“Drew, hai fame per caso? Prima mi sono fermata a comprare degli stuzzichini!”

 

“No grazie, non ho appetito” rispose il ragazzo senza mostrare alcun interesse.

 

“E tu Ash?” chiese allora la ragazza rivolgendosi all’amico seduto di fronte.

 

“…..mgh...” mugugnò il moro continuando a fissare il panorama.

 

Vera sospirò mettendo via i biscotti e non sapendo che dire decise di chiacchierare un po’ con Ash.

 

“Come vanno le cose con Misty?”

 

Domanda sbagliata.

 

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo prima di rimettersi a guardare fuori dal finestrino.

 

Quello sguardo così carico di odio come risposta la fece rabbrividire, non riuscendo a credere che fosse stato proprio Ash a guardarla in quel modo.

 

 

*

 

 

Arrivarono a Saffron City e da li si diressero subito verso Cerulean, che si trovava non molto distante dalla loro destinazione finale.

 

“Non vedo l’ora di rivedere Max, è da tanto che non lo vedo! Chissà com’è cresciuto!” disse Vera sprizzando felicità da tutti i pori.

 

“Sicuramente non sarà cambiato di una virgola, in fondo non è che non lo vedi da anni!” disse Drew con il suo solito modo insopportabile ma che Vera adorava profondamente.

 

“Appena arriveremo chiederò a Brock di prepararci uno dei suoi pranzetti, anche se al centro medico c’è la mensa!” disse Ash sognante.

 

Appena varcarono la soglia del centro medico per pokèmon una figura azzurra saettò tra le braccia di Ash che rimase pietrificato e insieme sorpreso dalla situazione.

 

Dawn si era lanciata verso di lui non appena l’avevo visto entrare nella hall, e ora lo stringeva con forza, senza dare ad Ash nessuna possibilità di liberarsi. Ma al contrario di quello che ci si poteva aspettare Ash capì che c’era qualcosa che non andava, nonostante Dawn fosse una ragazzina estroversa non era mai giunta ad una simile dimostrazione di affetto. Ma si poteva davvero chiamare così?

 

“Ehi, che succede?” chiese dolcemente Ash cercando di guardarla.

 

“Sono felice che tu sia tornato…mi sei mancato Ash…” rispose lei in un sussurro senza staccare il viso dal petto del ragazzo che arrossì a quell’affermazione.

 

“Gr…grazie…” disse lui, rispondendo un po’ goffamente all’abbraccio, nonostante non si fosse sentito così imbarazzato quando aveva abbracciato Misty.

 

Dopo alcuni minuti Dawn si staccò leggermente da Ash e lo guardò negli occhi, dopodichè sorrise tristemente e si allontanò da lui.

 

“Scusami…”

 

“Cos’è successo Dawn?”

 

La ragazzina abbassò lo sguardo, tentando di trattenere le lacrime, ma il caso volle che in quel momento nella hall sopraggiungesse Max che vedendo sua sorella, Drew e Ash per poco non svenne dalla sorpresa.

 

“Sorellina!” disse correndo verso di lei.

 

“Max! Che bello stai bene!” disse Vera abbracciando il fratellino che per poco non svenne davvero dall’abbraccio stritolante della sorella.

 

“Vera lasciami! Così mi soffochi!”

 

La ragazza lasciò andare il fratello, felice e più tranquilla ora che sapeva e vedeva con i suoi occhi che stava bene.

 

“Ciao Drew”

 

Il ragazzo dai capelli verdi si limitò a fare un cenno di saluto con la mano.

 

“Dov’è Misty?” chiese d’un tratto Ash guardandosi in giro.

 

“Ecco…” Dawn guardò Max, indecisa se dire la verità o no.

 

“Allora?”

 

“Da Gary…” disse tutto d’un fiato Max chiudendo istintivamente gli occhi per paura di un’altra sfuriata di Ash.

 

Ma il ragazzo non fece una piega, un velo d’indifferente rabbia gli stava ottenebrando gli occhi mentre le mani si stringevano a pugno lungo i fianchi.

 

“Bene” si limitò a dire prima di salire le scale.

 

Dawn e Max si guardarono. Non erano riusciti a dirgli di Brock, ne a lui, ne agli altri.

 

 

 

*

 

 

Misty stava spiegando a Gary ciò che era avvenuto, di come erano stati attaccati e di come quel pazzo così simile ad Ash sia nei lineamenti che nel combattimento avesse ucciso senza batter ciglio Brock.

 

“Non riesco a crederci…sei…sei sicura che non sia stato davvero Ash?” chiese Gary ancora immobilizzato a letto.

 

Si che ne sono sicura…riconoscerei gli occhi di Ash ovunque…e quegli occhi…seppur così simili…non erano i suoi, e poi anche Brock mi ha detto che non era stato lui…prima di…”

 

Non riuscì a continuare, le lacrime stavano invadendo nuovamente i suoi bellissimi occhi smeraldini, e Gary la guardò tristemente, non conosceva Brock quanto lei o Ash, ma vederla in quelle condizioni gli faceva male, e in fondo, anche lui considerava Brock un amico.

 

“Ehi…non fare così…reagisci…ci sono io qui…” disse il ragazzo guardando teneramente la ragazza seduta sulla sedia accanto al letto.

 

Misty si asciugò le lacrime, cercando di sorridere, non voleva preoccupare un ragazzo gentile come Gary, che in quei momenti difficili la sapeva tranquillizzare.

 

“Ti ringrazio…non so come farei senza di te” disse alzandosi dalla sedia, dopodichè prese le sue cose e salutò Gary, dirigendosi verso il centro medico, dove ancora non sapeva, l’aspettava la prova più difficile di tutte: dire la verità.

 

S’incamminò per la strada che l’avrebbe riportata dagli altri, riportandola davanti alla cruda realtà, Brock non sarebbe stato li ad attenderla…non avrebbe più potuto tirarlo per le orecchie o per il colletto per allontanarlo da tutte le ragazze alla quale faceva la corte. Si rattristò, in fondo, il gruppo rimaneva così ben saldo soprattutto grazie alla presenza di Brock, ora che lui non c’era più, cosa sarebbe accaduto al gruppo?

 

Entrò nella hall ritrovandosi faccia a faccia con Drew e Vera che la guardavano tranquilli.

 

“Vera!” disse sorpresa andando dall’amica che le sorrise.

 

“Ciao Misty!”

 

“Come stai? Il braccio?”

 

Vera le fece vedere la ferità e Misty si ritrovò a pensare che avevano rischiato di perdere anche lei.

 

“Sto bene, tu piuttosto…hai litigato con Ash?”

 

La ragazza dai capelli rossi sobbalzò a quella domanda.

 

“N…no…cosa te lo fa pensare?” disse distogliendo lo sguardo e posandolo sul tavolino li accanto.

 

La ragazza la guardò seria, intuendo solo in quel momento che qualcosa tra i due realmente stava iniziando a vacillare.

 

“Va a parlarci…è di sopra…e penso che ti stia aspettando”

 

Misty alzò lo sguardo sorpresa mentre altre lacrime iniziavano a rigarle nuovamente il volto.

 

“Misty cosa?”

 

“Brock…”

 

Vera si fermò guardandosi attorno.

 

“Hai ragione, dov’è Brock? Non l’ho ancora visto…”

 

“Lui…lui non tornerà…è…è…” la ragazza dai capelli rossi non riuscì a continuare, perché ciò voleva dire obbligare se stessa ad arrendersi alla cruda evidenza delle cose. Doveva ammettere che Brock era morto.

 

Istintivamente corse su per le scale, lasciando costernata Vera che guardò Drew che per tutta risposta alzò le spalle.

 

Ansimava per il dolore e per la corsa mentre con mano tremante si asciugava gli occhi e con l’altra abbassava la maniglia per entrare nella stanza.

 

Ash era li, seduto sul letto che sistemava  le cose nella borsa, silenzioso e serio, come non lo era mai stato.

 

“Ash…” disse entrando mentre il ragazzo alzava lo sguardo verso di lei. Uno sguardo che non lasciava trasparire nessuna emozione.

 

“Sei…sei tornato…” disse posando le mani sul suo viso, come se con quel semplice contatto volesse controllare il suo calore corporeo, per rendersi conto che lui non era un fantasma, ma che era li, li davanti a,lei.

 

“Io…sono stata da Gary…” disse senza dare tempo ad Ash di dire nulla.

 

Il ragazzo la guardò indifferente, come se la cosa non gli interessasse, come se non lo riguardasse.

 

“Sono felice per te” rispose solamente.

 

Misty si mise in ginocchio di fronte a lui, incapace di sostenere ancora quello sguardo e soprattutto incapace di trovare la forza necessaria per poter restare in piedi.

 

“Ti sei divertita?” chiese Ash.

 

“Brock…”

 

Ash la guardò di sfuggita prima di tornare a mettere a posto lo zaino.

 

“Brock cosa? Era con voi?”

 

Lacrime, un fiume di lacrime e di dolore la avvolse mentre qualcosa dentro di lei andava via via sgretolandosi in un grido di dolore acuto, Ash spaventato si alzò di scatto, mentre lei si premeva le mani sulle orecchie e si accovacciava a terra sconfitta.

 

“Cosa ti succede Misty? Pikachu presto! Vai a chiamare gli altri!”

 

Il pokèmon giallo corse fuori dalla stanza come un vero e proprio fulmine, l’unico vero elemento che lo contraddistingueva.

 

“Misty…cos’hai?” chiese il ragazzo allarmato inginocchiandosi di fianco a lei e posandogli una mano sulla schiena scossa da terribili sussulti.

 

In quel momento Vera, Drew, Max e Dawn entrarono nella stanza, ritrovandosi di fronte alla scena e rimanendo zitti e immobili.

 

“Misty…?”

 

“Brock…Brock…” continuava a ripetere lei senza tregua.

 

“Che significa? E’ successo qualcosa con Brock?” chiese Drew a Max che si limitò ad abbassare lo sguardo.

 

“Misty…calmati…” disse ancora Ash con dolcezza.

 

“Come posso calmarmi? Come faccio a calmarmi se i miei vestiti sono ancora impregnati del suo sangue? Come posso calmarmi senza pensare al freddo che mi opprimeva mentre lo tenevo stretto?”

 

La sua voce era alterata, quasi isterica, e Ash non riuscì a capire bene ciò che la ragazza stesse effettivamente cercando di dirgli.

 

“BROCK E’ MORTO!” gridò improvvisamente aggrappandosi con le ultime forze alla felpa del ragazzo che rimase pietrificato, mentre Vera si appoggiava al muro, sorretta da Max e Drew.

 

“M…morto?” chiese Ash con un filo di voce.

 

“Si…qualcuno con il tuo aspetto l’ha ucciso…usando dei Tauros…” disse Dawn con voce tremante.

 

Un pugno in pieno stomaco, Ash si accasciò a terra, appoggiandosi allo schienale del letto, incapace di dire e fare qualsiasi cosa, mentre la sua mente cercava improvvisamente immagini di Brock, ritrovandosi ad aprire cassetti della memoria che sperava con tutto se stesso di non aver dimenticato.

 

 

 

*

 

Il giorno del funerale un incredibile moltitudine di gente arrivò da ogni angolo di Kanto, Johto e Hoenn. Tutte le agenti Jenny erano sull’attenti mentre la bara veniva calata con dolcezza suo suolo ancora fresco della buca, che lo avrebbe protetto per sempre, una sottile pioggerella iniziò a cadere leggera, come un pianto silenzioso in quel mare di dolore.

 

“Come può essere accaduto…” disse Ash sconvolto, non riuscendo ancora a capacitarsi che una cosa simile potesse essere accaduta sul serio.

 

“Te lo chiedi anche? Tu dov’eri in quel momento? Sei solo  un’egoista!” disse pieno di rabbia Forrest il fratello minore di Brock, mentre la madre sentendo le parole del figlio scoppiò a piangere senza ritegno, accoccolandosi vicino al marito che la sorresse dolcemente, obbligando se stesso a non piangere con lei.

 

“Era mio fratello…aveva promesso d’insegnarmi tutto sui pokèmon…tu eri il suo migliore amico! E’ solo colpa tua se è morto! Vorrei tanto che fossi morto tu al suo posto! Lui meritava di vivere!!!” la voce di Forrest si diffondeva nell’aria con tale ferocia da risultare quasi un grido isterico, e forse, in fondo, lo era davvero.

 

“…hai ragione…è colpa mia…” disse Ash con un filo di voce abbassando lo sguardo quel tanto da permettere alla visiera del suo cappellino di coprirgli il volto.

 

Misty sentendo la sua voce così rotta e stanca capì che quel ragazzo così forte e sicuro di se stava valicando…stava per crollare del tutto.

 

Istintivamente lo prese per mano, stringendogliela, come se con quel gesto volesse infondergli calore, fargli sentire che lei c’era, che lui era vivo…

 

“Hai ucciso mio fratello!!!” gridò Forrest fuggendo via e pestando le varie pozzanghere che si erano andate a formare sul terreno bagnato che esplosero quando lui ci andò dentro, schizzando piccole sfere d’acqua ovunque.

 

“Brock…” disse Ash a denti stretti.

 

E non ci fu altro, solo i suoi singhiozzi silenziosi, rotti di tanto in tanto da qualche sussulto delle spalle, mentre gli addetti posavano silenziosi dei profumati fiori bianchi sulla terra smossa, che giacevano silenziosi su quella terra appena rimestata, quasi avendo paura d’interferire con quel dolore se solo avessero continuato il loro ciclo vitale, distesi su quello che un tempo era il ragazzo più in gamba del gruppo.

 

“Ricordatemi così…”

 

 

*

 

 

 

“E così la prossima vittima è questa ragazza…mi pare di averla gia vista da qualche parte” disse una voce osservando la foto di una ragazzina dai capelli blu durante un incontro di pokèmon.

 

“Viene da Sinnoh, è una brava coordinatrice di pokèmon, il nostro obiettivo tiene molto a lei, anche se non come la capopalestra di Cerulean, il suo nome è Dawn” disse la voce di una donna prendendo la foto e bruciandola.

 

“Avrò modo di parlare anche con la capopalestra, ma ora il nostro obiettivo rimane questo, prendi i tuoi Ditto ed esegui il lavoro, sai gia cosa fare”

 

“Si”

 

“Tra non molto, la vendetta sarà compiuta…”

 

Molto lontano da li, la folla era ancora unita nel dolore, sperando con tutti i loro cuori di non dover più partecipare ad una cosa simile, ignari del fatto che questa era solo un preludio delle tragedie che li avrebbe portati alla scoperta della verità. Una verità che avrebbe portato via ulteriori affetti.

 

 

 

CONTINUA…

Che dire…che la cosa diventa sempre + tragica…nient’altro xDD e io mi diverto sempre di +…eheheh

Grazie a tutti coloro che recensiscono…ù____ù

 

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 9

 

 

 

La pioggia non aveva ancora cessato di cadere, incessantemente e dispettosa, rendendo la città grigia e accentuando ulteriormente la tristezza che aleggiava sul centro medico. L’asfalto era tempestato da pozzanghere di varia grandezza e le persone che passavano di li la maggior parte delle volte ci finiva dentro, imbrattandosi gli orli dei pantaloni, troppo preoccupata però a controllare lo scorrere del tempo a loro disposizione per occuparsi di un paio di scarpe fradice.

 

La stanza dove Ash e gli altri pernottavano era silenziosa, nonostante tutti i suoi ospiti fossero al suo interno, muti, come se i fatti accaduti pochi giorni prima fossero stati solo un illusione, un incubo assurdo dal quale aspettavano ancora il tanto sperato risveglio.

 

Vera fissava la pioggia che cadendo sul vetro della finestra picchiettava, scivolando lungo di esso e portando con se le sue sorelle, accalcate su quella superficie fredda da molto più tempo.

 

Grossi nuvoloni carichi di pioggia aleggiavano minacciosi in cielo, segnando come il maltempo non se ne sarebbe andato tanto facilmente.

 

Dawn aveva deciso di fare uscire i pokèmon di Brock dalle loro sfere, prendendo in braccio la piccola Happiny e coccolandola dolcemente mentre gli altri pokèmon si erano messi in un angolino tristi e senza più voglia di combattere.

 

“Come facciamo con loro?” chiese cullando il pokèmon rosa con il ciuffo a fontanella che le si stava addormentando, esausta tra le braccia.

 

“Andranno alla palestra di Plumbeopoli…insieme agli altri pokèmon di Brock” le rispose Misty, non riuscendo a distogliere lo sguardo da Ash, sdraiato sul letto a pancia in su che si nascondeva il viso con le braccia.

 

“Forrest si prenderà cura di loro…credo che Brock sarebbe d’accordo”

 

Silenzio, nominare quel nome faceva ancora terribilmente male, e forse, in fondo, l’avrebbe fatto per sempre…il dolore si sarebbe un po’ attenuato con il passare del tempo…ma senza svanire mai del tutto.

 

“Gary come sta? Non è venuto al funerale” disse Max aggiustandosi gli occhiali.

 

“La riabilitazione procede come meglio può…ma penso che ci vorrà ancora del tempo prima che possa tornare a camminare come prima” gli rispose Misty.

 

Il silenzio ripiombò nella stanza, nessuno di loro riusciva a parlare di quell’argomento, gli attacchi da un po’ di giorni si erano bloccati, in coincidenza con la morte di Brock e ora tutti erano in allerta, in attesa di un nuovo attacco, sperando di capire in anticipo chi potesse essere la prossima vittima.

 

Misty guardò l’orologio a muro che con il suo ticchettio in quel silenzio quasi disagevole e imbarazzante sembrava rimbombare come un martello su un chiodo.

 

“Devi andare da Gary?” chiese Drew che fino a quel momento era rimasto in disparte.

 

Si…lo aiuto con la riabilitazione” sospirò la ragazza dai capelli rossi.

 

“Posso venire con te? E’ da tanto che non lo vedo, vorrei vedere come sta” disse Dawn senza alzare lo sguardo, anche se il rossore apparsole sulle guance tradiva le sue reali emozioni.

 

Misty sorrise dolcemente e annuì alzandosi dallo stesso letto dove si trovava Ash.

 

Fece un passo ma si fermò di colpo guardando prima il suo braccio e poi Ash. Il ragazzo l’aveva afferrata per il polso, impedendole di allontanarsi dal letto, o più semplicemente da lui.

 

“Ash?”

 

“Resta” disse lui senza spostare l’altro braccio dal viso e impedendole di guardarlo negli occhi.

 

La ragazza rimase sorpresa da quella richiesta, in fondo, dopo il fatto di Gary il loro rapporto non aveva fatto altro che deteriorarsi sempre di più…

 

“Ma Gary…”

 

“Posso andarci io se vuoi!” s’intromise Dawn assumendo la posa di chi sa quel che fa.

 

Misty rimase un momento a fissarla, indecisa se accettare la sua proposta o no. Fu in quel momento che la presa attorno al suo polso si strinse…

 

“D’accordo…mi raccomando però” acconsentì.

 

Il viso di Dawn si distese in un meraviglioso sorriso mentre prendeva le sue cose uscendo di gran carriera.

 

“Non è meglio se qualcuno la segua? In fondo lei non ha ancora subito nessun attacco” disse Max preoccupato.

 

“Da quel che mi risulta neppure tu fratellino” disse Vera.

 

Si ma lasciarla uscire così allo scoperto…da sola per di più…è un suicidio!”

 

“Ci vado io” disse Drew stupendo Vera che si sarebbe aspettata d tutto, ma mai che Drew si offrisse per proteggere Dawn in caso di attacco.

 

“Grazie…ma…ne sei sicuro?” chiese la ragazza ansiosa.

 

Il coordinatore annuì risoluto e uscì dalla stanza, come aveva fatto poco prima la stessa Dawn.

 

Una volta che fu uscito Vera e Max guardarono Misty che stava ancora fissando Ash che teneva ancora stretta la mano attorno all’esile polso della ragazza.

 

“Ehm…forse è meglio se andiamo a fare un giro sorellona” disse il ragazzino con gli occhiali visibilmente imbarazzato.

 

“Eh? Perché?” chiese ingenuamente Vera, Max a quel punto indicò con lo sguardo Misty e Ash e la ragazza dai capelli castani arrossì annuendo e uscendo dalla stanza seguita dal fratello che chiuse piano la porta.

 

I due ragazzi rimasero soli e in silenzio per alcuni interminabili minuti, nei quali Ash non accennava minimamente a lasciare libero il polso della ragazza.

 

“Cosa ti è preso Ash?” chiese dolcemente Misty, più preoccupata che spaventata dal gesto istintivo dell’amico, in fondo sapeva bene che lei era l’unica sua ancora di salvezza, l’altro suo punto di riferimento era Brock, che ormai non apparteneva più a quel mondo. Lo conoscevano meglio di chiunque altro, conoscevano la sua debolezza ma anche la sua forza e il suo coraggio…ma ora…senza Brock un pezzo di loro se ne era andato per sempre, obbligandoli a farsi ancora di più coraggio e a sostenersi a vicenda. Ora più che mai.

 

Fu un gesto improvviso, Ash tirò a se Misty facendola cadere sul letto proprio sopra di lui e senza dire nulla l’abbracciò teneramente, impedendole qualsiasi movimento che potesse allontanarla da lui.

 

La ragazza alzò il viso, ritrovandosi a pochi centimetri da quello del ragazzo che ora la fissava con uno sguardo dolce, anche se estremamente triste, che lo faceva sembrare ancora più puro e tenero di quello che gia fosse ai suoi occhi.

 

“Cos…per…perché mi hai tirata?” chiese in evidente imbarazzo.

 

Il ragazzo non rispose, si limitò ad alzare una mano, giusto all’altezza del suo viso, per spostarle una ciocca rossa di capelli dietro alle orecchie e provocando in Misty una fitta al cuore, che iniziò a battere ad un ritmo diverso dal solito.

 

“Ti voglio bene” disse Ash sussurrando quelle parole così dolci e così piano che sembrava quasi volesse estraniarsi con lei dal resto del mondo, sussurrate così piano e così vicino a lei da sembrare quasi una supplica, una dichiarazione a qualcosa di tristemente veritiero, ma sempre taciuto in fondo al cuore.

 

Misty arrossì, quelle parole, dette in quel modo non facevano altro che accelerare ogni secondo di più i battiti del suo cuore, parole che erano rivolte solo a lei, e a nessun’altra…era lei la custode di quel “segreto” di quel dolce e immenso affetto…

 

“Anche io ti voglio bene” disse sorridendo dolcemente Misty.

 

Ash sorrise tornando ad abbracciarla e cullandola gentilmente, affondando il viso nei suoi capelli profumati, mentre lei sempre più imbarazzata sentiva di stare a suo agio tra quella braccia, tra quella braccia che sapeva non le avrebbero mai fatto del male.

 

La ragazza tornò ad alzare il viso per incrociare ancora una volta il suo sguardo, e provò una scarica al cuore quando il suo viso, senza che la sua mente riuscisse a controllare le sue azioni si avvicinò a quello di Ash, che rimase immobile, come in attesa.

 

Avvicinò le labbra a quelle di Ash, quando una frase, una voce si affacciò alla sua mente, riportandola con foga alla realtà e costringendola ad allontanare il viso da lui.

 

“Io…non ti amo”

 

Parole dette in un folle momento di rabbia, ma che ancora padroneggiavano la sua mente, facendola sentire persa e senza via di fuga.

 

Si alzò, mettendosi in ginocchio sul letto.

 

Anche Ash si alzò sorpreso da quella strana reazione e la guardò preoccupato.

 

“Misty? Cosa c’è?”

 

Lei per tutta risposta voltò il viso da un’altra parte, per non dover ancora guardarlo in quegli occhi, in quegli occhi che la facevano sentire nuda, nuda delle sue preoccupazioni e dei suoi dolori, occhi che denudavano la sua intera anima.

 

“E’ inutile…non c’è verso” disse soltanto.

 

“Che stai dicendo?”

 

“Tu” disse trovando la forza di guardare Ash negli occhi “Non mi ami…”

 

Il ragazzo rimase interdetto, non credendo possibile che ancora pensasse ad una sciocchezza del genere e sorrise.

 

“Stupida” disse tirandola a se e abbracciandola.

 

“Ti diverti così tanto a darmi della stupida?” chiese lei con acidità.

 

Ash si mise a ridere e la lasciò libera guardandola negli occhi e sorridendole tranquillo.

 

“Te l’ho detto…io, non ho mai smesso di amarti…”

 

Misty arrossì quando il viso di Ash si avvicinò al suo, sfiorandole le labbra delicatamente, in un leggero e puro bacio a labbra socchiuse, un bacio casto e senza malizia. Il bacio di Ash.

 

 

*

 

 

Dawn era felice del fatto che poteva andare a fare visita a Gary e aiutarlo con la riabilitazione, quel ragazzo le piaceva, ammirava la sua maturità e il suo modo di comportarsi, così saggio ma anche così labile a divenire infantile.

 

Drew la seguiva poco distante, guardandosi attorno in cerca di qualsiasi cosa che potesse anche solo fargli pensare ad un nuovo possibile attacco, al contrario di Dawn che ormai pensava solo ed esclusivamente a Gary, nonostante la prossima vittima potesse essere realmente lei.

 

“Non è meraviglioso? Finalmente potrò prendermi cura di Gary!” disse raggiante la ragazzina sprizzando felicità da tutti i pori.

 

“Io starei in guardia, invece che perdere tempo in queste stupidaggini” rispose Drew come suo solito.

 

Dawn lo guardò accigliata, fermandosi e avvicinandosi a lui come per scrutarlo meglio.

 

“Sei geloso?”

 

Drew la guardò scandalizzato arrossendo vistosamente.

 

“Ma…MA SEI IMPAZZITA? Ti sembrano domande da fare?”

 

“E perché ti sei così agitato? Stavo solo scherzando! Lo so che nel tuo cuoricino da coordinatore c’è spazio solo per la piccola Vera” disse Dawn sogghignando divertita vedendo il ragazzo divenire rosso come un peperone e iniziare a camminare come un robot.

 

Ridendo e scherzando arrivarono in ospedale e dopo alcuni piani in ascensore arrivarono davanti alla camera dove alloggiava Gary.

 

“L’hanno tolto dal reparto di terapia intensiva” osservò Drew.

 

Dawn annuì.

 

“Si, grazie alla riabilitazione pian piano le sue gambe stanno riacquistando mobilità, anche se in modo ancora molto leggero, prima che si riprenda del tutto ci vorranno mesi purtroppo”

 

Drew si avvicinò alla porta per poter entrare a far visita al ragazzo ma Dawn tossì in modo non tanto femminile, costringendolo a voltarsi verso di lei.

 

“Che c’è?”

 

“Secondo te?” disse Dawn.

 

Il ragazzo dai capelli verdi annuì consapevole sospirando e da una rapida occhiata di Dawn capì che la ragazzina voleva essere lasciata sola con il ragazzo.

 

“Vai su”

 

La ragazzina dai capelli blu sorrise soddisfatta entrando nella stanza e lasciando Drew solo in mezzo al corridoio bianco dell’ospedale.

 

Gary era in piedi vicino alla finestra, intendo a guardare il giardino esterno all’ospedale dove alcune infermiere stavano portando gentilmente alcuni pazienti a prendere una boccata d’aria.

 

“Ciao Gary”

 

Il ragazzo si voltò, sorprendendosi del fatto che al posto di Misty fosse venuta la ragazzina che aveva conosciuto poco tempo prima nel continente di Sinnoh.

 

“Dawn, cosa ci fai qui? Misty?”

 

“Non è potuta venire…è stata per così dire trattenuta…”

 

“E da chi?”

 

Dawn non riuscì a rispondere, e il ragazzo capì immediatamente che la cosa, o per meglio dire la persona che l’aveva trattenuta altri non poteva essere che Ash.

 

“Non ha importanza…” disse nascondendo la tristezza da un finto sorriso che non sfuggì all’occhio attento di Dawn.

 

“Mi dispiace…”

 

Gary scosse la testa in senso di diniego e  sorrise, questa volta con dolcezza alla piccola Dawn che arrossì lievemente.

 

“Allora, mi accompagni tu a fare la riabilitazione?”

 

 

*

 

 

Drew era sceso nella hall per controllare che tutto fosse sotto controllo, non aveva notato nulla di strano, le persone che andavano e venivano sembravano tranquille, nessuna di loro sembrava pronta a tirare fuori dei pokèmon dalle tasche e mandarli contro di lui o contro i suoi amici.

 

Uscì in strada e si guardò intorno. Tutto tranquillo, sembrava che anche per oggi non ci sarebbe stato nessun attacco.

 

Tornò dentro, l’aria della sera stava diventando fredda e i suoi vestiti erano troppo leggeri per quella temperatura, si sedette tranquillo sui divani che si trovavano nella hall e guardò di sfuggita l’orologio appeso al muro.

 

Il calore che il riscaldamento stava creando nella hall era così tranquillizzante che Drew pian piano, un po’ per la stanchezza di quei giorni, un po’ per la noia cadde irrimediabilmente tra le braccia di Morfeo.

 

Dopo circa un’ora Dawn dopo aver gentilmente salutato Gary e averlo riaccompagnato nella sua stanza scese giu nella hall, ritrovandosi di fronte ad un Drew profondamente addormentato e sorrise dolcemente a quella vista.

 

“Com’è carino quando dorme”

 

Fu indecisa se svegliarlo o meno, quando improvvisamente le venne un’idea.

 

“Vado a prendergli qualcosa di caldo, in fondo devo ringraziarlo per avermi accompagnata”

 

Si guardò attorno, decidendo di andare al bar che si trovava dall’altra parte della strada e uscì di corsa dal centro medico, ignorando il fatto che Drew era venuto più per proteggerla e fare in modo che non rimanesse da sola che per semplice cortesia nei suoi confronti.

 

Non si accorse però dell’ombra scura che si stava avvicinando a lei e incurante del pericolo andò a comprare delle bibite calde per lei e per Drew.

 

Appena uscì dal negozio vide in mezzo al piccolo giardinetto di fianco all’ospedale dei piccoli pokèmon e così, non avendone mai visti di simili si avvicinò a loro prendendo tranquillamente il pokedex che riconobbe con voce metallica quei pokèmon come Oddish.

 

“Come sono carini!” disse la ragazzina prendendo uno dei piccoli pokèmon d’erba e coccolandolo come aveva fatto poche ore prima con la piccola Happiny.

 

Successe tutto nel giro di pochi secondi, da dietro un cespuglio apparvero alcuni pokèmon d’erba e Dawn sorpresa lasciò cadere Oddish allontanandosi di colpo di un passo.

 

“Vileplume?” disse.

 

“Bye bye ragazzina” disse una voce giovane ridendo divertita.

 

La ragazzina non ebbe il tempo di capire da dove arrivasse quella voce perché i tre Vileplume la attaccarono con le loro spore.

 

“Ma cosa?” disse Dawn cercando di tapparsi la bocca e il naso per non aspirare le spore, cercò di correre via, ma i tre pokèmon la circondarono, non lasciandole vie di fuga.

 

Si guardò intorno, ma fu come se l’intera città di Cerulean City si fosse svuotata improvvisamente, come se l’intera popolazione di quella ridente cittadina fosse di colpo svanita nel nulla, lasciandola sola al suo destino.

 

Fu allora che se ne accorse, quelle che stava senza volere respirando altro non erano che spore velenose che pian piano l’avrebbero ridotta in fin di vita.

 

“Devo trovare un modo…”

 

Improvvisamente la vista le si annebbiò, facendole venire capogiri e facendola crollare in ginocchio a terra, mentre con le ultime forze cercava disperatamente di respirare la poca aria ancora respirabile li attorno. Fu tutto inutile, neanche i suoi pokèmon potevano aiutarla, a causa della paralisi che pian piano il veleno stava creando su di lei, non permettendole di raggiungere lo zainetto con le mani.

 

“Io…farò la stessa fine di Brock?” disse prima di svenire sull’erba umida della sera ormai giunta.

 

Fu in quel momento che Drew si svegliò di colpo, come scosso da un sogno terribile e si guardò attorno spaesato, controllando solo in un secondo momento le lancette dell’orologio che lo avvisavano chiaramente di ciò che era successo. Si era addormentato.

 

Fece per prendere l’ascensore quando una donna abbastanza anziana indicò qualcosa in fondo alla strada, e Drew seguì velocemente con lo sguardo il luogo indicato. Una densa nube violacea stava imperversando sul piccolo giardinetto li accanto.

 

Come in preda ad un terribile presentimento uscì dal centro medico sudando freddo per la paura di quello che sperava non fosse accaduto.

 

Il suo presentimento fu veritiero solo quando vide l’ombra di un corpo steso a terra e alcuni pokèmon trasformarsi in altri pokèmon più piccoli e dalla forma non delineata.

 

“DAWN!!!” gridò disperato correndo dalla ragazzina, mentre il colpevole si allontanava veloce nell’oscurità della sera.

 

Si inginocchiò di fianco alla ragazzina priva di coscienza e la prese in braccio, correndo verso l’ospedale e chiamando a gran voce un qualche aiuto.

 

“Presto! Questa ragazza ha respirato delle spore velenose!” disse intuendo solo in quel momento che quella densa nube altro non era che spore velenose di qualche pokèmon d’erba.

 

Un gruppo d’infermieri arrivò da lui e caricò Dawn su una barella prima di correre veloci verso una qualche ala dell’ospedale per salvarle la vita.

 

Il ragazzo dai capelli verdi corse al telefono dell’ospedale, digitando forsennatamente il numero del centro medico, ritrovandosi di fronte al viso tranquillo di Vera.

 

“Drew…cos’è successo?” chiese.

 

“Dawn! Era lei la prossima!”

 

Vera impallidì lasciando cadere la cornetta di mano e rimanendo pietrificata. Gli attacchi erano ricominciati.

 

Nel frattempo una sagoma scura stava guardando divertito il trambusto appena causato, complimentandosi con se stesso e sorridendo alle sfere pokè che reggeva in mano.

 

“E ora andiamo a terminare il lavoro…”

 

 

 

 

CONTINUA…

ù.ù non sono stata POI così tanto crudele con dawn visto? Ha solo respirato delle spore velenose xDDD che volete che sia…eheheh…ù____ù il prossimo cap tutto sarà svelato…e accadrà qualcosa di ancora peggiore rispetto a tutti gli altri cap precedenti xDDD uuuuh non vedo l’ora sapete eheheh bhe…x sapere se dawn sopravvivrà o meno vi tocca aspettare il prox aggiornamento! xD spiacente =P

 

FEDINA:

bhe…x il fatto di dawn credo che ormai si sia capito che è stata lei ad essere stata colpita xDDD eheh…x il fatto di ash e misty…bhe…si…entrambi stanno combattendo con tutte le loro forze x riuscire a star insieme…nonostante le numerose difficoltà ù.ù grazie infinite x i complimenti! Ciao ciao ^O^/

 

KATE R:

°°’ ehm…ok…*non si ricorda cos’aveva scritto di Drew indi torna a leggere la fic* O____O ah si…xDDD ok…(-.- che razza di autrice Nd: tutti) (scusate se è da tanto che non aggiorno e non mi ricordo alcune cose! >O< Nd: Io) cmq…bhe…sono felice di averti fatto venire gli occhi lucidi (anche se brock come personaggio non t interessa…ù.ù) però è gia qualcosa no? xDDD

 

ASHLEY:

gia…dawn non avrà…o meglio…non ha avuto vita facile in questo cap (ma quanto sto diventando crudele? >___>) cmq…xDD lo so…il fatto di brock ha distrutto alcuni equilibri fondamentali…è questo ciò che volevo ottenere…da questo punto in poi la situazione non farà che peggiorare a ritmi sconvolgenti (se ne compiace anche) ^^ x il fatto di misty e gary…ù____ù chissà…dipende tutto da come volge il my sadismo in tutto ciò…

 

ILA:

ok…a sto punto metto ai voti: CHI PENSA CHE SIA DUPLICA ALZI LA MANO!!! xDDDD scherzi a parte…chi lo sa…(io) grazie mille ç____ç gia…sto cap piace e intristisce pure me…(si sta pentendo di aver accoppato brock)

 

VALHERM:

ù___ù ho salvato la veraxdrew  per 1 motivo ben preciso…che scoprirai + avanti…xDD eheh…sono contenta che ti piaccia…anche se sono alquanto crudele e cattiva con loro ù.ù e ne sono felice…(in realtà la fic è x vendicarmi dei 10 anni di attesa che sto patendo x quella benedetta fine che tarda ad arrivare) MUAHAHAHAH +_____+

 

CRAZY DARK QUEEN:

O___O fai paura sai? Ma va bhe…ormai lo so xDDD ù___ù che dire…x il cappellino di ashy…bhe che ci posso fare? Prenditela con lui xDD anche a me ha fatto tenerezza forrest…ù.ù anche se la fic l’ho scritta io…xD ma va bhe…mi piace essere così cattiva +_+ kerokerokero

 

LOVE92:

grazie mille xD eh gia…ash e misty ci sono rimasti proprio male…in fondo era come se fosse il loro fratellone ç.ç poracci…e va bhe…ù__ù x dawn…bhe…hai visto da sola no? xD

 

VIVITHEBLACKWIZARD:

grazie mille…chi lo sa…ma non penso che ci sarà 1 mandante…dipende tutto da come mi gira la rotella della pazzia xD

 

BULMA93:

ohohoh vedrai cosa succederà a misty +____+ x lei le cose non sono che all’inizio (=.= ti odio Nd: Misty) bhe…vi scorderete presto di brock quando accadranno cose molto peggiori della sua morte MUAHAHAHAH grazie infinite x i complimenti come sempre xD…e x duplica…chissà……

 

SAILOR STAR LIGHTS:

ç____ç come ti capisco…anche io mentre scrivevo la morte di brock piangevo çOç (ma se sei tu l’autrice??? Nd: Tutti) ù.ù bhe…gary mi serviva x 1 scopo ben preciso…O.o in realtà anche brock mi è servito…e mi serve x 1 scopo xDD indi tutto ciò fa parte del GRANDE disegno che è 1 VENDETTA xDD grazie mille x i complimenti…ma dovresti ringraziare il my sadismo a sto punto ù.ù

 

 

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 10

 

 

Dawn aprì piano gli occhi, venendo inondata dal candore azzurrognolo della stanza d’ospedale, si tirò su reggendosi sui gomiti e si guardò attorno. La stanza era completamente deserta e solo dopo una rapida occhiata si rese conto di essere attaccata ad un respiratore che le dava ossigeno tramite una mascherina trasparente posta sulla sua bocca.

 

Se la tolse delicatamente iniziando però a tossire, forse i suoi polmoni non erano ancora del tutto privi del veleno che aveva ispirato contro la sua volontà e quindi dovette rimettersi la mascherina per poter tornare a respirare tranquillamente.

 

Non riusciva a capire come avesse fatto a salvarsi, l’ultima cosa che ricordava erano stati i Vileplume che le scagliavano addosso le loro spore velenose e poi nient’altro, il resto era nebbia.

 

In quel momento qualcuno bussò alla porta entrando timidamente e Dawn guardo in quella direzione con stanchezza.

 

“Ciao…” disse Ash entrando gentilmente.

 

“Ash…cosa...ci fai qui…?”

 

Si accorse solo in quel momento che la sua voce era rauca, simile quasi ad un sussurro e che la gola le doleva tantissimo.

 

“Non sforzarti, ti sei salvata per un pelo, quelle spore velenose che hai respirato erano davvero potenti”

 

“Ma come…?”

 

“Drew…è stato lui a correre in tuo aiuto”

 

La ragazzina dai capelli blu si meravigliò sentendo quel nome, non lo conosceva bene come Ash, ma pensava che Drew non fosse un ragazzo che s’interessasse agli altri, che mettesse in gioco la sua stessa vita per quella degli altri, eppure a quanto pare doveva ricredersi, e dire che fino a poco tempo prima ci avrebbe messo la mano sul fuoco per quella convinzione.

 

Abbassò la testa, ripetendosi nella mente le parole che l’amico le aveva appena detto.

 

“Lui…sta bene?” chiese.

 

Il ragazzo dai capelli corvini annuì serenamente.

 

“Si sta bene, anche se era terribilmente preoccupato per te”

 

“Davvero?” disse la ragazzina alzando lo sguardo e incrociando gli occhi profondi del ragazzo, ritrovandosi ad arrossire come una stupida bambina, ma in fondo in parte lo era ancora. Perché nonostante fosse passato più di un anno da quando aveva incontrato Ash e Brock il suo modo di essere non era cambiato neppure di una virgola, si, forse era diventata più matura e capace in fatto di gare di coordinamento, ma per quanto concerneva tutto il resto rimaneva la solita Dawn di un tempo, la stessa che quel giorno di pochi anni prima aveva varcato la soglia di casa con quella ingombrante valigia rosa piena zeppa di vestiti.

 

“Tra quanto verrò dimessa?” chiese guardando Ash con i suoi occhioni azzurri.

 

“Non appena ti sarai del tutto disintossicata dal veleno” rispose il ragazzo.

 

La ragazzina annuì abbassando lo sguardo e fissando il lenzuolo bianco che teneva stretto fra le mani.

 

 

*

 

 

  Dawn venne dimessa dopo alcuni giorni, nei quali rimase sempre come in contemplazione, ripensando alle parole dell’amico.

 

“Bentornata” disse Max andandole incontro radioso.

 

Ormai il loro legame era diventato davvero forte, lo poteva considerare quasi alla strenua di un migliore amico, nonostante considerasse tutt’ora Ash detentore di quel titolo. Sospirò e distese le labbra in un dolcissimo sorriso, i medici l’avevano avvisata che per un po’ di tempo avrebbe avuto difficoltà a respirare normalmente e quindi di evitare sforzi inutili.

 

Il ragazzino dai capelli blu la prese per mano, portandola in una stanza del centro medico totalmente vuota e al buio.

 

“Max…ma cosa?”

 

“SORPRESA!”

 

Le luci si accesero e Dawn si ritrovò circondata da tutti i suoi pokèmon che le saltellavano intorno, felici di averla riavuto con loro e che tutto si fosse risolto per il meglio.

 

“Piplup! Ambipom, Pachirisu, Buneary! Ci siete tutti!” disse felice la ragazzina mettendosi in ginocchio per poter abbracciare i suoi amati pokèmon.

 

“Ero sicuro che saresti rimasta sorpresa…” disse Max con il sorriso, felice di aver avuto quella stupenda idea.

 

“Ti ringrazio, non sai da quanto tempo volevo riabbracciarli, grazie infinite Max, sei un vero amico”

 

Il ragazzino a quelle parole arrossì, iniziando a ridere come un ebete e portandosi la mano dietro alla testa in segno di evidente imbarazzo.

 

“Dove sono gli altri?” chiese Dawn guardandosi intorno e rendendosi conto solo in quel momento che la stanza adibita per la sorpresa di Max non conteneva anche i suoi amici.

 

“Sono andati a portare i fiori a Brock” rispose senza sentimento Max non riuscendo a guardare negli occhi l’amica alla quale si spense improvvisamente il sorriso ritrovandosi a guardare i suoi pokèmon con tristezza, ripensando alla piccola Happiny il giorno del funerale.

 

“Misty…come sta?” chiese ricordando fin troppo bene la ragazza dai capelli rossi mentre teneva ancorata a lei il corpo privo di vita di Brock.

 

Max scosse la testa “Si sente in colpa, e lo stesso vale per Ash”

 

Dawn annuì, cercando con tutte le sue forze di non piangere, doveva e voleva essere forte, almeno quanto i suoi amici, nonostante lei fosse la più piccola e in parte questo le fosse dovuto, almeno un po’.

 

“Io…Brock…mi manca” disse trattenendo ormai a stento le lacrime.

 

Il ragazzino la guardò con tristezza e terrore, incapace di reagire, era la prima volta che si trovava di fronte una ragazza in lacrime, e non sapeva come comportarsi. Aveva visto talmente tante volte sua sorella piangere che ormai a lei ci era abituato, ma con le altre persone era diverso. Totalmente.

 

Prese il coraggio a due mani e tese una mano sulla testa di Dawn, appoggiandola dolcemente in segno di assoluta comprensione, non poteva fare altro per lei…solo questo.

 

 

*

 

 

Ash e gli altri tornarono a casa poco tempo dopo, i loro sguardi erano completamente privi di emozioni, come se le loro anime fossero state strappate con forza dai loro corpi, vedendo imprigionate in un luogo oscuro e pieno di tristezza.

 

“Ciao…” disse timida Dawn avvicinandosi ad Ash con circospezione, guardandolo con i suoi immensi occhi blu.

 

“Ciao Dawn, bentornata…” rispose il ragazzo col sorriso.

 

La ragazzina dai capelli blu si pietrificò. Da quando Ash aveva quel sorriso così triste? Da quando quel ragazzo era diventato così freddo e distaccato? Riusciva a capirlo dal modo in cui aveva sorriso. Quello non era Ash…

 

“Stai…stai bene?” chiese Vera avvicinandosi alla ragazzina che continuava a fissare confusa il ragazzo, il quale si abbassò la visiera del cappellino andandosene nella camera da letto del centro medico.

 

Dawn annuì, continuando ad osservare il ragazzo che si avviava con fare spento sulle scale, finchè non sentì la porta della stanza da letto richiudersi pesantemente.

 

“Non riesce a superare la cosa…” disse Drew mettendosi le mani in tasca.

 

“E’ normale, era il suo migliore amico…anche io riesco a trattenere a stento le lacrime” disse Vera tristemente.

 

Dawn li guardò e imbarazzata come non mai porse i suoi ringraziamenti a Drew il quale si sorprese non poco della cosa.

 

“Credevi che ti avrei lasciata li a morire per caso? Ora come ora dobbiamo restare uniti, o cadremo come mosche”

 

Disse queste parole voltandosi verso Misty, la quale, forse sentendosi presa in causa abbassò lo sguardo fissando il pavimento dalle piastrelle bianche come il latte.

 

Dawn si avvicinò a lei, preoccupata per l’amica, se così poteva chiamarla.

 

“Tutto bene Misty?” le chiese.

 

La ragazza dai capelli rossi scosse la testa in segno di diniego.

 

“Brock…è colpa mia se è morto…dovevo ascoltarlo invece di pensare solo ed esclusivamente ai miei problemi con Ash…sono stata egoista”

 

“Non dire così…la colpa è solo di quel maledetto! Non tua, ne tantomeno di Ash”

 

Misty la guardò.

 

“Lui…avrebbe dovuto aiutare Brock! Invece…invece si è arrabbiato con tutti noi, cosa credi che avremmo potuto fare? In fondo tutti gli indizi erano rivolti a lui! Invece se n’è andato…e Brock che era andato a cercarlo…”

 

“Stai dicendo…ASH NON NE HA COLPA!” gridò Dawn.

 

“Però…avrebbe dovuto pensare un po’ più a noi…invece di avere tutto quel risentimento nei nostri riguardi”

 

“Tu non hai proprio capito niente!” urlò Dawn gonfia di rabbia e di risentimento.

 

Misty la guardò sorpresa, era la prima volta che dimostrava con lei il caratterino che la contraddistingueva, la vedeva tremare, nonostante cercasse in ogni modo di non darlo a vedere.

 

“Che intendi dire?”

 

“Ash! Continui a piangerti addosso, a colpevolizzarti, credi di essere l’unica persona qui dentro a soffrire? Pensi davvero che un ragazzo con dei sentimenti forti e leali come lui potrebbe anche solo pensare di fare del male a qualcuno?”

 

Misty abbassò lo sguardo incerta sulla risposta.

 

“Tu…tu sei molto fortunata…sei una capopalestra, sei amata e benvoluta da tutti, sei una bella ragazza e hai un ragazzo che ti ama come nessun’altro! Eppure ti dai ancora pena!”

 

“…”

 

Dawn la guardava furente, non riuscendo a capire perché continuasse ad ostinarsi a comportarsi così…la verità era che dopo la morte di Brock tutto era cambiato, lei era cambiata, Misty lo era…lo stesso Ash non era più quello di un tempo…il suo sorriso ingenuo aveva lasciato posto ad un sorriso di circostanza, sorretto solo dalla volontà di trovare il colpevole dell’assassinio e di fargliela pagare.

 

“Perché non ti rendi conto di quanto lui stia soffrendo per te, per Brock e per tutti noi…”

 

Una frase tornò improvvisamente in mente a Misty, una frase semplice che però avrebbe preferito dimenticare, ma che però aveva il potere di tornare più forte di prima ad ogni singolo impercettibile bisogno di serenità.

 

“Io non ti amo…”

 

Si strinse le mani al petto, cercando di contenere quell’urlo di dolore che le saliva dal cuore.

 

“Lui…lui non mi ama…”

 

Cercò di trattenere le lacrime mentre pronunciava a stento questa frase, una frase che aveva distrutto gran parte di lei e nella quale lei si rispecchiava, sprofondando sempre di più in un baratro senza via d’uscita.

 

“Sei sicura di non essere tu a non amare Ash?”

 

Una secchiata d’acqua gelida sul viso, Misty fece un passo indietro sentendo quella semplice domanda, ma si ritrovò a pensare se davvero lei amasse quel ragazzo così pieno di sè, che ora non era diventato nient’altro che il riflesso sbiadito di se stesso.

 

“Io…certo che lo amo!”

 

Dawn inarcò poco convinta il sopracciglio. Non era da lei dire frasi così dure alla gente, soprattutto a persone che lei ammirava per la propria tenacia e forza di volontà, ma gli ultimi sviluppi le avevano fatto cambiare radicalmente modo di pensare.

 

“Strano perché da come ti comporti non sembrerebbe proprio sai?”

 

“TACI! Che…che vuoi saperne tu di me o di Ash? Tu non…non conosci affatto il nostro legame! Ti stai fondando su cose che non conosci!”

 

Misty era gonfia di rabbia, non perché Dawn avesse ragione o torto…ma per il semplice fatto che qualcosa dentro di lei si era improvvisamente smosso, risvegliandosi e facendola sentire scoperta.

 

Senza riuscire a dire o fare altro si voltò correndo via, senza una meta, volendo solo sfogare quel forte sentimento che le stava ottenebrando sempre di più la vista e il cuore. Possibile che tutti quegli anni passati a rincorrere un sentimento per la maggior parte del tempo non corrisposto fosse stato solo frutto di un illusione? Possibile che lei in realtà non si fosse realmente innamorata di Ash, ma che forse il suo sentimento, ciò che provava poteva solo paragonarsi più ad un sentimento fraterno non concepito come tale?

 

“Dawn?” disse Max raggiungendo l’amica dopo aver visto il litigio di lei e di Misty.

 

“Quella ragazza…io…la invidio…” disse Dawn stringendosi le braccia intorno alla vita.

 

“Su, andiamo…” disse Max prendendo per mano Dawn e portandola da Vera e Drew che li guardavano dall’altra parte della hall.

 

Successe tutto nel giro di pochi istanti, vedendo una sottile polverina bianca Max alzò lo sguardo verso il soffitto rimanendo paralizzato dal terrore, il gigantesco lampadario che rispendeva al centro della sala stava precipitando su di lui e su Dawn che strillò chiudendo gli occhi.

 

“Dawn!” gridò Max spingendo con tutte le sue forze la ragazzina fuori dalla traiettoria del lampadario, ma non riuscendo a fare lo stesso con lui.

 

“MAX!” gridò Vera cercando di correre dal fratello ma venendo bloccata da Drew che l’allontanò giusto in tempo per non farle vedere il fratellino venire schiacciato dal lampadario, che con violenza gli cadde addosso frantumandosi in mille frammenti di vetro e ferro.

 

Dawn rimase a terra, paralizzata da ciò che si trovava di fronte. Dalle macerie del lampadario distrutto fuoriusciva un braccio di Max…un braccio inerme e coperto di sangue…

 

 

*

 

 

Misty continuava a correre asciugandosi le lacrime, ignara di ciò che poco lontano da lei stava succedendo, ignorando il fatto che al suo ritorno – se mai fosse tornata – qualcun’altro le avrebbe buttato in faccia la realtà, creando intorno a lei altre ombre oscure che gia opprimevano il suo essere.

 

“Attenzione” disse una voce femminile e Misty alzò lo sguardo giusto in tempo per rendersi conto di essere quasi finita addosso ad una signora in età avanzata dagli occhi glaciali ma al tempo stesso dolci e premurosi.

 

“Tutto bene?” chiese la signora vedendo lo sguardo distrutto e provato della ragazza che a quelle parole scoppiò a piangere a dirotto.

 

“Non piangere su, vieni con me…ti porto in un luogo dove potrai dimenticare tutto…”

 

La ragazza dai capelli rossi ignorò quella vocina dentro di lei che le urlava di tornare indietro, di andare da Ash, di farlo prima che fosse troppo tardi. Ma le sue gambe non l’ascoltavano, seguivano silenziosamente quella signora che con fare materno la teneva ancorata a se, facendola salire su una macchina scura.

 

 

*

 

 

Ash nel frattempo, sentendo le urla di Dawn e Vera corse giu dalle scale, trattenendo a stento un conato di vomito alla vista di ciò che gli si parava d’innanzi…

 

La vendetta era ricominciata…

 

 

 

CONTINUA…

°__° ehm…da quanto non aggiornavo sta fic??? Mah…xD solo che il mio sadismo era completamente svanito nel nulla…ù__ù secondo me si era andato a fare una bella vacanza…xD ma poi ieri a causa di alcune cosucce è tornato + forte che mai…ù__ù e infatti eccovi qui una vendetta ben congeniata aggiornata xD allora…x sapere se max è vivo/morto o altro…bhe…lo scoprirete nel prox cap…>___> che non ho la + pallida idea di quando ci sarà…non ho riletto la fic indi x cui non ho la minima idea se ci sono errori, quindi se ci sono ignorateli allegramente voltandovi da un’altra parte grazie xD nel prox cap scoprirete anche chi è la vecchietta…ù___ù e nel litigio tra dawn e misty, ovviamente lei non sa che ash ha detto a misty di amarla ancora…ù__ù e lei ormai non riesce a dimenticare quella frase…(<___< manco tu a quanto vedo Nd: misty) bhe…al prox cap quindi ^O^/

 

 

ASHLEY KETCHUM:

.___. Eccolo qui dopo secoli il new cap…xD bhe…gia…la coppia dawn/gary mi piace…anche se come sai sto cambiando idea…eheh…ù__ù bhe…mi piace tormentare tutti i personaggi…ma x lei ho 1 odio naturale +___+

 

VALHERM:

°___° non sono così sadica da accoppare uno mentre dorme…>__> cioè…+__+ devono essere svegli se no che gusto c’è? xD tranquilla…mi piace tormentare la ashxmisty…la veraxdrew x ora è salva…ù___ù e grazie

 

CRAZY DARK QUEEN:

O__O ah si? Avevo detto che tutto sarà stato svelato.? Bhe…scherzavo xD (….. Nd: tutti) .__. No è che non mi ricordo molto bene alcune cosine…-.- e poi la fic è ancora molto lunga…siamo solo a metà…quindi…

 

BY ILA:

ù___ù ok…è duplica…xD così ti metti il cuore in pace xDDD ^___^ sono contenta che nonostante ammazzi + persone io che la peste la fic ti piaccia (in realtà è lei la peste ù.ù Nd: ash) (<__< taci tu che in sto cap non ci sei manco quasi quasi Nd: io) ç__ç anche a me dispiace x brock…nonostante l’abbia ammazzato io…

 

FEDINA:

tranquilla…xDDD dawn è destinata ad un altro…>___> cioè…ad altri…bhe…particolari…quindi non preoccuparti…sai gia i my gusti x vera e misty…

 

SAILOR STAR LIGHTS:

.___. Ehm…aggiornamento lentissimo xDD eheh…>___> come hai potuto vedere il tragico arriverà da ora in poi…+___+ oooh si…che bello! Bhe…x ash e misty…bhe…non posso sempre essere sadica con loro…anche se mi piace la cosa…grazie comunque

 

LILILIU:

O____O te la sei letta tutta in 2 ore? Caspita che stomaco che hai…che coraggio xDD grazie comunque…brava ù.ù/ dawn non ci fa effetto ferita, innamorata o morta…>___> *la odia*

 

BULMA93:

aggiornato xDD *___* si anche io ho adorato il pezzo di ash e misty…bhe…l’ho scritto io no? xDD eheh…ù__ù va bhe…>___> vedrai ora come precipitano le cose…sono a metà dell’opera…ma ce ne saranno ancora di colpi di scena…*___* *non vede l’ora di arrivare ad 1 determinato cap*

 

KATE:

ù___ù anche io t’invidio x come scrivi…e non dire: ma io non riesco a fare immaginare le cose alle persone perché non è vero…ecco…^__^ anche a me piace la scena di ash e misty *__* chissà se ce ne saranno altre…xDD eheh…bhe…sono contenta di aver aggiornato dopo…bhe…3 mesi…°___° wow…quanto tempo! xD ciao ciao

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 11

 

 

Le case sfrecciavano veloci davanti agli occhi di Misty, seduta silenziosa sul sedile posteriore dell’automobile scura mentre la donna anziana le accarezzava dolcemente i capelli guardandola con uno sguardo molto simile a quello che si ha quando si osserva la propria figlia.

 

“Dove mi sta portando?” chiese senza sentimento la ragazza dai capelli rossi, continuando a guardare fuori dal finestrino.

 

“Dove non esiste dolore…ma solo vendetta

 

 

*

 

 

“Max!” gridò Vera strattonandosi dalla presa di Drew e correndo dove il fratellino era stato schiacciato, cercando con la sua esile figura di tirare su quel lampadario, cercando con tutte le sue forze di estrarre Max da quelle macerie.

 

“Qualcuno venga qui a darmi una mano!”

 

Ash e Drew non se lo fecero ripetere due volte, prendendo il lampadario di peso e spostandolo con estrema fatica. Nonostante fossero in due e fossero ragazzi erano entrambi alquanto magri per riuscire a trasportare per molto tempo quel peso, e difatti non fecero neppure 2 metri prima di lasciare andare il lampadario con un tonfo.

 

Dawn era rimasta immobile, ancora a terra a fissare la sagoma del ragazzino adesso libero dalle macerie del lampadario. Respirava affannosamente e le lacrime le cadevano dal viso imprimendo nella mente degli altri un senso di terrore.

 

“Come…come sta?” chiese quasi senza fiato.

 

Nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi, era arrivata anche l’infermiera Joy, ma alla vista di quella scena rischiò di svenire cadendo a terra, se non ci fosse stato Ash pronto a prenderla e a farla sedere su una poltrona della hall.

 

“Va a chiamare qualcuno! Lo sento respirare ancora! Respira!” gridò Vera convulsamente, era terrorizzata, tremava come mai aveva fatto prima e neppure Drew ebbe il coraggio di avvicinarsi a lei per cercare di consolarla, per dirle che sarebbe andato tutto bene, che Max si sarebbe salvato. Perché neppure lui poteva saperlo, e le macchie di sangue sul pavimento, sui vestiti, sullo stesso corpo di Max glielo dicevano chiaramente.

 

“Se è vivo è un miracolo”

 

Non ebbe il coraggio di dire queste parole ad alta voce, forse per non far avere un’ulteriore crisi isterica da parte della ragazza che cercava con lo sguardo qualsiasi cosa per poter pulire tutto quel sangue dal fratello che ancora non si muoveva, quasi fosse morto…o molto vicino dall’esserlo.

 

L’ambulanza arrivò quasi subito e Dawn tornò al giorno della morte di Brock, stringendosi convulsamente le mani al petto, pregando con tutta se stessa che quel giorno non dovesse ripetersi.

 

“Ti prego Brock…non portarlo via…”

 

 

*

 

 

La macchina scura si fermò di fronte ad un gigantesco edificio pieno di specchi e la donna scese, tendendo la mano a Misty la quale la prese istintivamente uscendo dall’auto e alzando lo sguardo verso il grattacielo.

 

“Questo?”

 

“E’ dove abito io…”

 

Misty la guardò sorpresa, leggendo nel suo sorriso un moto di dolcezza misto a qualcosa di più profondo, più infido che non riusciva a capire.

 

“Avanti, entriamo”

 

“Ma io…”

 

Solo allora se ne rese conto, solo in quel momento il ricordo di Ash e degli altri tornò alla sua mente, non che li avesse dimenticati, ma tutto quel dolore, tutta quella sofferenza l’aveva indotta ad allontanarsi dalle persone alle quali voleva più bene…dalla persona alla quale teneva di più.

 

“Io…non ti amo”

 

Si diede una forte pacca sulla testa, obbligandosi a scacciare quel pensiero, Ash l’amava, gliel’aveva detto anche Dawn…gia…Dawn…

 

“Sei sicura di non essere tu a non amare Ash?”

 

“Che vuoi saperne tu…”

 

“Strano perché da come ti comporti non sembrerebbe proprio sai?”

 

“Basta…vi prego basta…”

 

Ricordi su ricordi…emozioni su emozioni che agitavano il cuore gia provato di Misty, non ce la faceva più, voleva fuggire, scappare da tutto e da tutti…e ora c’era lei davanti a lei, quella donna dai modi così altolocati eppure così dolce, forse…era lei la sua unica via di fuga.

 

“Io…voglio stare con lei…”

 

Un sogghigno si dipinse sul volto della donna, che prese a braccetto la ragazza dai capelli rossi portandola dentro al grattacielo, non si accorse però della targhetta che riluceva con caratteri d’oro fuori dalle porte scorrevoli…e questa sua distrazione l’avrebbe col tempo pagata a caro prezzo…

 

 

*

 

 

Vera era seduta su una sedia azzurra dell’ospedale, con le mani unite in una sorta di preghiera mentre sussurrava a qualcuno parole di suppliche, parole che non sarebbero mai arrivate da nessuna parte, questo lo sapeva bene, ma è in momenti come questi che ci si domanda se esista o meno un Dio. Non stava parlando con nessuno, ne a Lui ne alle persone che le stavano vicino e che la guardavano preoccupate, continuava a supplicare, con una voce che sentiva solo lei, un qualcosa di molto più grande.

 

“Aiutaci ti prego…per favore, vieni a salvarci....non portarmelo via…ti prego…”

 

Ma la sua voce non raggiunse nessuno, le sue parole non potevano andare da nessuna parte…e intanto il tempo passava inesorabile…

 

Un uomo con un lungo camice bianco entrò nella sala d’aspetto reggendo ancora i guanti sporchi di sangue con il quale aveva cercato di fermare Max, d’impedirgli di chiudere gli occhi per sempre.

 

“Come…” disse la ragazza alzandosi in piedi e facendo sbattere con un rumore sordo la sedia contro il muro bianco.

 

“E’ vivo…”

 

Il tempo sembrò fermarsi di colpo, Vera fece un passo indietro e rischiò di cadere a terra se Drew non l’avesse afferrata per il braccio, tenendola ancorata con le gambe al pavimento.

 

“Le sue condizioni sono stabili, si riprenderà presto, per fortuna ha avuto l’istinto di ripararsi la testa, fra un po’ di risveglierà” disse il medico allontanandosi poco dopo.

 

“Meno male…meno male…” disse Vera scoppiando a piangere e stringendo convulsamente la maglia di Drew che l’accolse tra le braccia quasi tenesse una bambina piccola.

 

“Grazie…grazie…” parole sussurrate lievi, un ringraziamento profondo che nascondeva più di ciò che portava con se…parole che forse più tardi avrebbe odiato.

 

“A proposito…dov’è Misty?” chiese Ash guardandosi intorno.

 

Dawn si irrigidì di colpo.

 

“Ecco…vedi lei…”

 

Ash la fissò, aspettando una risposta da quella ragazzina che ora sembrava più imbarazzata che mai sentendo lo sguardo indagatore del ragazzo su di lei.

 

“Vedi…prima dell’incidente…io e Misty…abbiamo litigato…e…” i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, capendo solo ora come avesse cercato di ferire la ragazza, in modo che se ne andasse “…io…le ho detto delle brutte cose…ma…non volevo, non volevo che finisse così Ash”

 

“Così come Dawn?”

 

Sentiva lo sguardo del ragazzo farsi sempre più duro mentre le sue esili braccia si serravano intorno al suo corpo.

 

“L’ho ferita…le ho detto che secondo me non si comporta come se fosse innamorata di te…e lei…lei è fuggita…ma non volevo! Non era mia intenzione farle del male!” cercò di giustificarsi e alzò lo sguardo verso il ragazzo che ora non la guardava più, ma fissava a terra, con un misto di dolore e di risentimento che mai aveva visto, se non quando la cacciatrice J aveva pietrificato Pikachu.

 

“Ash…” disse tendendo una mano verso di lui.

 

“NON TOCCARMI!” gridò facendo catturando l’attenzione dei presenti “Vattene…sparisci dalla mia vista” sibilò.

 

Gli occhi di Dawn si riempirono ulteriormente di lacrime mentre si voltava per correre via, lontano da lui, verso il suo unico appiglio ormai rimastole: Gary.

 

 

*

 

 

L’ascensore sul quale si trovava con quella donna era completamente diverso da tutti quelli che aveva visto in passato. Ogni ascensore aveva quel ferro talmente spesso e dall’aria pesante da infondere attacchi di panico anche chi come lei non soffriva di claustrofobia. Invece il materiale di cui era fatto quell’ascensore era fresco e leggero, il vetro che lo ricopriva era talmente sottile da sembrare quasi che non ci fosse, sembrava quasi che stessero salendo su una piattaforma piana, senza nessuna protezione, dandole il senso di stare quasi volando. Il vetro era dello stesso identico colore azzurrato dell’intero edificio.

 

“Ti piace?” chiese la donna vedendo gli occhi sorpresi e meravigliati di Misty.

 

“E’ stupendo, il panorama è meraviglioso”

 

L’ascensore infatti continuava a salire di piano in piano, rendendo il panorama fuori dal vetro dell’ascensore quasi surreale, magico.

 

“Posso…farle una domanda?” disse Misty titubante.

 

“Certamente”

 

Misty appoggiò le mani al vetro sottile continuando a guardare gli alberi e le persone farsi sempre più piccole, quasi fossero formiche intente a correre da una parte all’altra della città.

 

“Io…non so ancora chi è…insomma…”

 

“Chiamami pure come meglio desideri bambina…”

 

“Ma…” chiese Misty stupefatta da una simile risposta.

 

“Bhe, tutti in questa azienda mi chiamano con un nome molto importante, sono la proprietaria di tutto questo, ma non mi va che uno scricciolo come te debba sottostare alle rigide regole imposte da me” disse accarezzando una guancia di Misty “…chiamami pure madre se vuoi…”

 

La ragazza rimase interdetta a sentire quel nome, e si allontanò d’istinto, quasi il contatto con la donna l’avesse scottata, una scottatura profonda, quasi quanto il suo stesso dolore.

 

“Madre?”

 

“Ti conosco più di quanto tu non conosca te stessa” rispose la donna “Ma se non vuoi chiamarmi così, penso che Signora possa andare più che bene”

 

“Come vuole…Signora…” annuì Misty acconsentendo”.

 

Finalmente uscirono dall’ascensore e un gruppo di uomini vestiti di nero le accolsero inchinandosi al passaggio della donna.

 

“Bentornata…”

 

“Preparate una stanza per questa ragazza, da oggi in poi lei sarà la più gradita e importante ospite di tutto il grattacielo” disse la donna con freddezza continuando a camminare guardando dritto davanti a se, mentre Misty le stava dietro continuando a guardarsi attorno curiosa.

 

“Ma…”

 

“Niente ma…è un ordine!”

 

“Come vuole…” rispose uno degli uomini inchinandosi nuovamente e andandosene.

 

La donna portò Misty in una stanza grandissima, dove un ragazzo che a prima vista doveva avere la sua stessa età le andò incontro.

 

“Bentornata a casa!”

 

La donna a quel benvenuto così caloroso sorrise e Misty si rese conto di quanto affetto ci dovesse essere da parte sua nei riguardi di quel ragazzo.

 

“Ti ringrazio Mondo, questa è Misty”

 

Il ragazzo che in un primo momento non si era reso conto della presenza di Misty adesso la guardò, con un misto di sorpresa e quasi odio, prima di sfoggiare un bellissimo e solare sorriso che fece arrossire inconsapevolmente la ragazza.

 

“Piacere di conoscerti!” disse il ragazzo tendendo la mano verso di lei.

 

“Grazie, altrettanto…” rispose Misty imbarazzata stringendo la mano del ragazzo e facendole correre un brivido lungo la schiena mentre un senso di calore e tranquillità l’avvolgeva.

 

 

*

 

 

Vera entrò nella stanza dov’era ricoverato Max verso il tardo pomeriggio.

 

“Come si sente il mio fratellino preferito?” chiese prendendo la sedia e sedendosi vicino a lui.

 

“Sono il tuo unico fratello Vera…comunque…stanco…e mi fa male dappertutto…”

 

La ragazza spostò una ciocca di capelli dalla fronte del fratello, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse sudato e caldo.

 

“Sei sicuro di non avere la febbre Max?” chiese.

 

“Non lo so…i medici mi hanno detto che dopo l’operazione avrei potuto avere qualche linea…” disse il ragazzino portandosi automaticamente una mano sulla fronte come per constatare che fosse realmente caldo…ed infatti era bollente.

 

“Forse è meglio se chiamo il medico…non mi piace la cosa…” disse Vera alzandosi e voltandosi verso l’uscita.

 

“Possibile che ti preoccupi per così poco?” disse Max sospirando.

 

“Non mi preoccupo per così poco! Quel lampadario…Ash mi ha detto che molti anni fa gli era successa la stessa cosa! Ed era morto!” disse Vera voltandosi e trattenendo a stento le lacrime.

 

“Morto?”

 

“Si…mi ha detto che quando aveva appena iniziato il suo viaggio entrò in una torre per trovare un modo per sconfiggere una capopalestra…e il lampadario crollò su di lui e Pikachu a causa di alcuni pokèmon spettro alquanto dispettosi…e lui e Pikachu divennero fantasmi…anche se poi tutto si risolse per il meglio” spiegò la ragazza.

 

“E come? Seduta spiritica?”

 

No sciocco! E’ solo tornato nel suo corpo quando…quando ha visto quanto Misty fosse preoccupata per lui” disse nascondendo un dolce sorriso per la cosa.

 

Max rise alla fine di quel racconto.

 

“Sono proprio fatti l’uno per l’altra…e pensare che io mi ero pure preso una cotta per lei…”

 

Questa volta fu la Vera a ridere, capendo quanto il fratello ci fosse rimasto male per il legame che c’era fra Ash e Misty.

 

“Su, anche tu troverai qualcuno, una ragazza che ti amerà per quello che sei…e ora vado a chiamare un medico” disse sorridendo e uscendo dalla stanza, mentre il ragazzino sprofondava nel cuscino e chiudeva gli occhi.

 

 

*

 

 

Molto lontano da li una donna era intenta a stendere tranquillamente i panni con un cappello di paglia in testa e canticchiando allegramente, mentre un Mr. Mime metteva a posto le aiuole del giardino di fronte alla casa.

 

“Buon pomeriggio Delia” disse un uomo brizzolato scendendo dalla bicicletta e appoggiandola allo steccato che costeggiava la casa.

 

“Professor Oak! Che bella sorpresa! Cosa lo porta qua?”

 

“Mah, facevo due passi, novità da Ash?” chiese.

 

La donna scosse la testa abbassandola e assumendo un’espressione triste.

 

“Purtroppo non l’ho più sentito…e sono estremamente preoccupata dopo la notizia di Gary”

 

Anche l’uomo abbassò la testa, quasi fosse sconfitto.

 

“Speriamo che stiano tutti bene”

 

In quel momento una sottile e fastidiosa pioggerella iniziò a scendere dal cielo, diventato nuvoloso di colpo.

 

“Ah! Forse è meglio se torni al laboratorio! Tracey avrà sicuramente bisogno di una mano! Buona serata Delia” disse il professor Oak prendendo la bici e andandosene coprendosi con il camice bianco da laboratorio che era solito portare.

 

“Non vuole fermarsi qui? Sta piovendo!” disse la donna, ma la sua voce non giunse all’uomo il quale era gia ben lontano dal sentirla.

 

Delia scosse la testa divertita, quando improvvisamente Mr. Mime iniziò ad agitarsi, indicando un punto imprecisato del giardino.

 

“Cosa c’è Mr. Mime?” chiese cercando di aguzzare la vista per poter vedere meglio.

 

Dall’oscurità del pomeriggio inoltrato e della pioggia che ora si faceva via via più forte uscì una figura umana, grande ed imponente.

 

“Tu! Che cosa ci fai a Pallet? Ti avevo detto di non farti più vedere!” disse la donna facendo un passo indietro.

 

“Non si tratta il proprio ex marito mia cara Delia…” disse l’uomo avvicinandosi alla donna e prendendole un polso prima che potesse sfuggirle.

 

“Che cosa vuoi da me? DOV’E’ ASH?” chiese piena di rabbia.

 

“Non sono qui per lui…sono qui per te” rispose l’uomo.

 

E fu il buio, il buio e la pioggia che continuava a cadere sul corpo incosciente della donna.

 

 

*

 

 

Successe tutto troppo in fretta per poter dare una ragione a tutto, troppo in fretta per costringere il cervello a collegare la realtà con la confusione che albergava nei loro cuori. I medici correvano da una parte all’altra, mentre il piccolo copro di Max veniva scosso senza risultato dal defibrillatore.

 

Vera si teneva a debita distanza da tutto ciò, senza però perdersi il benché minimo movimento da parte di tutti.

 

“Ma com’è successo?” chiese Ash sconvolto.

 

“Emorragia interna…che con le visite non si era vista…maledizione!” disse Drew battendo un pugno contro il muro dell’edificio.

 

“Forza ragazzo…FORZA!” disse un medico cercando di riportarlo tra loro…e successe…Max aprì gli occhi.

 

“Vera…”

 

La ragazza corse da lui, fregandosene dei medici che le dicevano di stare alla larga, che doveva lavorare, che non sarebbero dovuti stare li. No, quello era suo fratello, e avrebbe fatto scoppiare il finimondo se non le avessero permesso di restargli accanto.

 

“Sono qui Max…cosa c’è?” chiese dolcemente mentre vedeva le lacrime del fratello solcargli il viso.

 

“Io...” disse con le labbra che tremavano, un attimo prima di richiudere gli occhi e che la macchina che controllava i suoi battiti smettesse di pulsare, lasciando nella stanza solo un forte fischio metallico.

 

“MAX!!!  gridò Vera prendendo il volto del fratello fra le mani e chiamandolo a gran voce, come se potesse sentirlo, come se chiamandolo con tutta la forza che aveva in corpo lui sarebbe tornato, avesse aperto gli occhi e le avesse detto con il suo solito sarcasmo “Sei una piagnucolona”.

 

Ma non qui, non ora, non più…un'altra persona alla quale volevano bene se n’era andata…e forse, ora, Brock non si sarebbe più sentito solo…

 

 

*

 

 

“Mondo…” disse la donna arrivando alle spalle del ragazzo dai capelli castani che si voltò guardandola.

 

“Si? Dov’è lei?” chiese vedendo che Misty non era con lei.

 

“E’ nella sua stanza…mi raccomando…prenditi cura di lei” disse poggiando una mano sui capelli del ragazzo e prendendo una ciocca quasi volesse giocarci “A tuo modo s’intende” disse con un sorriso.

 

Il ragazzo annuì divertito, e sul suo viso si delineo un ghigno, un sorriso perverso e carico d’odio…

 

”Come vuoi…sarà fatto”

 

 

 

 

CONTINUA…

°___°/ e ho ammazzato max! *viene trucidata* bhe…mi dispiace (no…non è vero) ma è la vita xDD cmq…>___> ehm…se no si fosse capito delia è stata rapita xDD eheh…cmq...in questo cap ci sono delle spie nel testo che fanno capire ciò che succederà in futuro xDD eheh…indi…orsù! Scervellatevi pure ^_^

 

ASHLEY KETCHUM:

.__.’’ Ehm…bhe…credo che ti sia rix da sola alle domande leggendo il cap…xD grazie infinite per i complimenti…ormai la storia inizia ad entrare nel vivo (nonostante le due morti)

 

KATE:

ù___ù bhe…non ci credo che ti dispiace x max…>__> come non ti è dispiaciuto x brock…ecco…cmq…bhe…misty è un po’ scossa…e ash a causa di tutto quanto sta 1 po’ sclerando…e penso che sia normale come cosa in fondo…cmq grazie x i complimenti.

 

ILA:

ù___ù ok…NON è duplica…indi x cui basta!!! *era esasperata e allora ha detto che era lei* xDDD ^___^ grazie per il bentornata…e bhe…si dai…>__> lucinda se l’è cavata xDDD oddio…vedrai che accadrà…MUAHAHAH

 

FEDINA:

=__= bene…pure tu hai amato lucinda e odiato misty >__> *va a fare fuori lucinda* bhe…come hai visto non l’ha presa tanto bene…diciamo che a causa di tutto quanto si sta un po’ indurendo ashy…ò__ò mi sa che è 1 po’ ooc…va bhe…ù__ù’’

 

BULMA:

=___= ti piace lucinda??? Ti piace con drew??? +OOO+ *sta per avere una crisi di sadismo* cmq…bhe…ù.ù’’ anche tu per il fatto di max avrai capito…e bhe… o__o a me sta simpa vera…

 

LILILIU:

^__^ gia gia…>__> ma lucinda mi serve cavolo…se no le avrei fatto MOLTO peggio +___+ morire sotto ad 1 lampadario è troppo poco per me…ù__ù’’ ecco…cmq…bhe…gia…ma prova a capire lo stato d’animo di misty…>__> e mi sto rendendo conto di quanto poco stia apparendo ashy in sti cap...va bhe…si rifarà xDD

 

LELE91:

ecco qui il seguito con la fine che fa max xDDD

 

VALHERM:

ç____ç non ricordarmelo! Lo so che l’ho fatta sembrare 1 mito…>__> cavolicchio! *si da mentalmente dell’idiota* ah…A ME NON STA SIMPATICA LUCINDA +OOOO+ *la prenderebbe a calci e la prende a parole ad ogni episodio* ehm…si…ti ho ammazzato il + piccolo ù__ù’’

 

 

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

 §*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 12

 

 

 

“Vera calmati!” disse Drew tenendo con tutta la forza che aveva la ragazza dai capelli castani, mentre questa lottava con tutte le sue forze per divincolarsi dalla presa del ragazzo che la teneva salda a se.

 

Aveva ancora davanti a se le immagini di Max, una miriade di sbiaditi fotogrammi che le sfrecciavano veloci nella testa, rendendo quella folle resistenza ancora più logora.

 

“Max…MAX!!!” gridò, urlando quelle tre lettere con così tanta foga quasi volesse cercare di non dimenticarle, perché di questo aveva paura fondamentalmente. Di dimenticare.

 

Cercava nella sua testa ogni più sciocco ricordo che potesse riportarlo a lui, a suo fratello, alla persona più importante che avesse mai avuto. Non voleva, non avrebbe permesso al tempo di sbiadire i suoi ricordi, di cancellare, pezzo dopo pezzo il passato.

 

Voleva tenerlo legata a se per sempre.

 

“Max…no…” disse, stavolta pronunciando quel nome come un sussurro disperso nel vento, e le venne un conato di vomito, riuscendo finalmente a divincolarsi e a correre in bagno premendosi la mano sulla bocca, ignorando le lacrime che le rigavano il volto.

 

E stette male, si accasciò distrutta alla tavoletta del bagno, alzandola e vomitando nulla, perché non era il suo stomaco a stare male, ma il suo cuore, la sua mente. Non era altro che nervoso, nervoso e dolore che le provocavano quegli spasmi allo stomaco che le facevano venire quelle convulsioni. Nient’altro.

 

“Fratellino…”

 

 Quella notte Vera pianse tutte le sue lacrime, urlò, prese a calci la porta, facendosi male ma senza sentire dolore, mentre Drew le rimaneva accanto, com’era solito fare in silenzio. Perché stavolta, neppure le rose l’avrebbero risollevata dalla sofferenza. Non aveva perso uno stupido Contest…aveva perso una parte di se…

 

 

*

 

 

Misty fu svegliata alle prime luci dell’alba da una schiera di cameriere che entrarono nella stanza che le era stata adibita per tutto il suo soggiorno in quel grattacielo, e si mise seduta sul letto, sbadigliando e strofinandosi gli occhi ancora assonnati.

 

“Signorina, volevamo avvisarla che la colazione è servita” disse una delle cameriere facendo un inchino, mentre un’altra apriva le tende della finestra davanti al letto, inondando la stanza di una calda luce mattiniera.

 

“Ma…che ore sono?” chiese.

 

“E’ appena sorta l’alba, la Signora l’aspetta di sotto, questi sono i suoi abiti, ora se permette la lasciamo prepararsi” disse posando sul letto alcune scatole di vario colore, inchinandosi nuovamente e uscendo, seguita dalle altre cameriere, mentre Misty continuava a domandarsi cosa ci facesse lei li.

 

Si alzò lentamente, fissando i pacchi e avvicinandosi ad essi con diffidenza, prima di decidersi ad aprirli trattenendo a stento un urlò di sorpresa.

 

Prese con mani tremanti uno dei vestiti. Una leggera maglietta bianca con dei contorni blu e pantaloncini in jeans. Le scarpe s’intonavano perfettamente con la maglietta.

 

L’indossò e si guardò allo specchio disorientata. Quei vestiti le ricordavano tanto quelli che indossava quando viaggiava ancora con Ash e Brock.

 

Brock.

 

Abbassò lo sguardo tristemente, cercando con tutta se stessa di obbligarsi a non piangere.

 

“Va tutto bene” s’impose con autorità, alzando nuovamente il viso e fissando la propria immagine riflessa nello specchio.

 

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta e la ragazza andò ad aprire, dimenticandosi di legare i capelli come faceva di solito, ritrovandosi di fronte ad un Mondo completamente esterrefatto dalla bellezza della ragazza.

 

“Wow” disse rimanendo imbambolato come un baccalà e facendo arrossire Misty che si portò una ciocca di capelli dietro alle orecchie, visibilmente imbarazzata.

 

“Bhe, dobbiamo andare, Lei ci sta aspettando in sala da pranzo”

 

“Perché non la chiami col suo nome? Perché nessuno lo fa?” chiese timidamente Misty osservando curiosa la reazione del ragazzo che la guardò meravigliato da quella domanda.

 

“Perché? Sinceramente non lo so neppure io, qui tutti la chiamano Signora, o Madame, è strano vero? Pensa che quando l’ho incontrata la prima volta esigeva che la chiamassi Mamma” disse ridendo divertito a quei ricordi lontani.

 

“Devi volerle molto bene” disse Misty mentre scendevano tranquillamente la grande scalinata e si dirigevano a passo lento verso la sala a pranzo.

 

Il viso di Mondo si oscurò a quelle parole, come se stesse sondando nei suoi ricordi qualcosa di triste e malevolo.

 

“Più che altro le devo molto, sono in debito con Lei…non lo definirei propriamente affetto, solo, un pareggio di conti, odio avere debiti con la gente”

 

“Capisco…”

 

Il volto di Mondo s’illuminò improvvisamente, sorridendo in un modo così dolce e profondo che Misty non riuscì a fare altro che arrossire a quella vista.

 

“Oggi pomeriggio voglio portarti in un posto! Sono certo che ti piacerà sicuramente!”

 

La ragazza dai capelli rossi annuì, rispondendo a quel sorriso e a quella vitalità quasi inconsciamente, mentre entrambi varcavano la porta del salone, mentre la Signora li stava attendendo pazientemente.

 

 

*

 

 

Ash bussò piano, aspettando silenzioso fuori dalla stanza che Vera gli rispondesse, ma quando non sentì nessun rumore all’interno della stanza decise di entrare, scoprendo che nonostante tutto la ragazza aveva tenuto la porta aperta, come se avesse deciso suo malgrado di accettare le visite.

 

Appena entrato accese la luce, e vide la ragazza dai capelli castani sotto le coperte, muoversi appena quando la luce rischiarò la stanza, rannicchiandosi ancora di più sotto di essa.

 

Il ragazzo si avvicinò al letto cauto, sedendosi dolcemente su di esso, mentre le molle cigolavano leggermente sotto al suo peso e posò una mano su quella che a prima vista doveva essere la spalla della ragazza sotto al lenzuolo.

 

“Come ti senti?”

 

Vera si tolse le coperte dalla testa, mettendosi seduta e guardando il lenzuolo.

 

“Come pensi che possa sentirmi?” rispose inespressiva, anche se era palpabile il dolore che la stava lacerando interiormente.

 

“So che è difficile…ma…devi reagire”

 

La ragazza alzò il viso di scatto, guardando con un misto di rabbia e dolore Ash, mentre le sue mani si stringevano convulsamente intorno al lenzuolo.

 

“Reagire? Reagire! Ash! Hanno ucciso mio fratello! Con che coraggio vieni qui e mi dici di reagire? Non ho neppure avuto il coraggio di andare ad uno stupido funerale! Reagire!”

 

“Mi dispiace” rispose Ash, capendo all’istante che forse, aveva sbagliato a formulare quella frase.

 

“Non dispiacertene, fammi solo una cortesia, esci e lasciami stare, non ho bisogno della tua pietà…non ho bisogno di nessuno…solo di Max”

 

Vera prese con rabbia il lenzuolo, sdraiandosi e coprendosi con esso, mentre Ash si alzava lentamente dal letto, sentendosi tremendamente in colpa per essere stato così superficiale.

 

“Ti giuro…ti giuro che scoverò il colpevole…la pagherà, sia per Max…” strinse i pugni per il nome che stava per pronunciare “…che per Brock”.

 

La ragazza soffocò un singhiozzo, che non sfuggì all’attenzione del ragazzo che sospirò uscendo dalla stanza e lasciandola sola.

 

 

*

 

 

Misty e Mondo si sedettero ad un lunghissimo tavolo, vicini, mentre l’anziana donna li fissava con uno sguardo severo ma allo stesso tempo dolce, come se davanti si ritrovasse non due semi sconosciuti ma bensì due figli.

 

“Ben svegliata mia cara Misty, spero vivamente che tu abbia dormito bene nel tuo nuovo alloggio”

 

Si grazie, è stata gentile” rispose Misty annuendo timidamente.

 

“La gentilezza è una virtù che ormai sta svanendo” disse la donna prendendo un cucchiaio probabilmente d’argento e immergendolo nel the.

 

“Oggi pomeriggio volevo portare Misty a visitare il luogo che mi ha fatto vedere lei due anni fa, posso?” chiese Mondo senza staccare gli occhi dal viso della donna.

 

L’anziana donna alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di Mondo che si sentì quasi bruciare da quell’espressione così fiera e autoritaria.

 

“Certamente” rispose infine, distogliendo lo sguardo e tornando a bere il suo the.

 

Improvvisamente due camerieri entrarono di gran carriera, fermandosi poco più in la della porta e inchinandosi.

 

“Madame, suo figlio ha portato un’ospite”

 

Gli occhi della donna s’infiammarono e Misty credette che fosse sul punto di andare in escandescenza.

 

“Allora c’è riuscito, bene, fatela pure accomodare, in fondo, un ospite è pur sempre un ospite…” le ultime parole le aveva quasi sibilate, voltando il viso verso quello di Misty la quale forse non cogliendo l’allusione – se mai ce ne fosse stata una – abbassò il suo di colpo.

 

Ma fu costretta a rialzarlo quando dalla porta  entrò una donna con i capelli castani legati da una coda bassa e degli occhi che somigliavano fin troppo ad un altro paio d’occhi per lei impossibili da dimenticare, quella donna, troppo giovane per l’incarico che portava sulle spalle era l’ultima persona che pensava di poter incontrare in quel posto. Eppure, quando i loro occhi s’incrociarono, nessuna delle due riuscì a dire nulla, entrambe pietrificate dalla sorpresa.

 

“Signora Ketchum…” sussurrò Misty.

 

Uno dei due camerieri prese per un braccio la giovane donna, trascinandola fino al tavolo e obbligandola a sedersi, prima d’inchinarsi e uscire silenzioso dalla sala.

 

“Lieta di rivederti Delia” disse l’anziana donna incrociando le mani sul tavolo e fissandola con uno sguardo indecifrabile.

 

“Perché mi avete portata qui?” disse Delia freddamente, anche se la sua voce tradiva una certa ansia.

 

“Non essere così maleducata, non vedi? Abbiamo ospiti”

 

Delia guardò prima Mondo e poi Misty e la ragazza fu quasi certa di aver percepito nei suoi occhi una vena di terrore.

 

“Cosa ci fai qui Misty?” le chiese.

 

La ragazza abbassò lo sguardo, distogliendolo dai suoi, troppo simili a quelli di Ash, talmente simili nella profondità che le faceva quasi rabbia, talmente dolci e allo stesso tempo severi da farla sentire in colpa.

 

“Bando ai convenevoli, come sta?” chiese la donna facendo sussultare Delia, che capì immediatamente a chi la donna si stesse riferendo.

 

“Non sono affari che la riguardano Madame” ringhiò Delia e Misty si stupì della sua reazione, lei, una madre sempre solare e dolce che ora mostrava una parte di essa che forse aveva sempre tenuto nascosta perfino al figlio.

 

Passarono alcuni minuti interminabili prima che qualcuno dei commensali tornasse a dire qualcosa.

 

“Vedo che alla fine hai mantenuto il suo cognome nonostante il divorzio” disse tranquillamente l’anziana donna sorseggiando come se nulla fosse il suo the “Ah, che sbadata, gradisci qualcosa mia cara?” chiese poi quasi in tono derisorio.

 

“No, preferirei tornare a casa, ma questo è impossibile vero?”

 

“Credo che tu abbia capito il nocciolo della questione, da qui si entra” disse e i suoi occhi lampeggiarono “Ma difficilmente si riesce ad uscirne”

 

Misty fece passare lo sguardo da Delia alla donna anziana, non riuscendo a capire i loro discorsi e a cosa si stessero realmente riferendo, solo quando incrociò nuovamente lo sguardo di Delia e vide improvvisamente il suo volto come invecchiato di colpo, si rese conto della gravità della situazione.

 

“Non dirmi che…”

 

“Questa donna…è la nonna di Ash”

 

 

*

 

 

Dopo il litigio avuto con Ash a causa delle parole crudeli che aveva rivolto a Misty nella speranza che reagisse e la smettesse di colpevolizzare se stessa e gli altri, Dawn aveva passato quasi tutto il suo tempo a fare compagnia a Gary, aiutandolo con la riabilitazione ormai al termine e sfogandosi con lui per tutto quello che stava avvenendo a loro senza una ragione apparente.

 

“In questo momento Ash è sotto stress, è normale che reagisca diversamente rispetto a com’è in realtà, qualsiasi fatto accentua notevolmente la sua visuale di cose, e quindi se la prende eccessivamente anche per cose di poco conto” disse Gary facendo leva sulle braccia e scaricando tutto il peso su di esse cercando di non cadere mentre faceva riabilitazione con gli strumenti della palestra.

 

“Lo so, ma non pensavo che potesse prendersela così tanto! Mi ha guardato come se mi odiasse”

 

“E’ nervoso, e il fatto che tu abbia attaccato proprio Misty non ha aiutato” disse Gary per poi aggiungere immediatamente vedendo lo sguardo contrariato e pronto alla replica della ragazzina “Lo so che non l’hai attaccata, ma per come la deve aver vista lui tu devi aver cercato di cacciarla via”

 

“Ma non è vero!”

 

“Questo lo so”

 

“Ash è uno stupido! Non si fida di me! Pensa davvero che potrei cercare di allentare Misty da lui?”

 

“Non è questo il problema ora, Ash al momento, non si fida neppure di se stesso…”

 

Dawn lo guardò per un attimo, prima di avvicinarsi a lui e aiutarlo a camminare sulla pedana riabilitativa, pensavo quanto in quel contesto Gary avesse ragione.

 

Ash non si fidava più di nessuno.

 

 

*

 

 

Finita la colazione Misty tornò nella sua camera, cercando con tutta se stessa di non pensare al fatto che quella signora che l’aveva accolta con se altre non era che la nonna di Ash. Ma ciò che l’aveva più sorpresa era trovare li anche Delia, la quale, una volta finita la colazione era stata portata via.

 

“Chissà dov’è…mi piacerebbe parlarle”

 

Qualcuno in quel momento bussò alla porta e forse per coincidenza, forse per necessità la testa che sbucò dietro di essa fu proprio quella di Delia, triste e preoccupata come mai l’aveva vista.

 

“Posso entrare?” chiese gentilmente.

 

La ragazza dai capelli rossi annuì, e la giovane donna oltrepassò l’uscio, entrando nella stanza e guardandosi intorno, tormentandosi le mani come se fosse sul punto di avere una crisi di nervi.

 

“Vuole sedersi?” chiese Misty prendendo una sedia posta vicino ad un tavolo di marmo posto vicino alla finestra aperta.

 

La donna annuì, avvicinandosi e sedendosi, continuando a tenere lo sguardo fisso sulle sue mani.

 

“Come mai si trova qui signora Ketchum?” chiese Misty sedendosi di fronte a lei e guardandola con i suoi occhi verdi più chiari del solito, forse per la luce che in parte la illuminava.

 

“E’ quello che dovrei chiedere a te” rispose lei senza battere ciglio.

 

“Sono, scappata, non riuscivo più a tollerare la situazione con gli altri…tutti quegli attacchi, tutte quelle bugie, non ce la facevo più…”

 

“E così hai deciso di scappare voltando le spalle ai tuoi amici e finire nella tana del lupo?”

 

Misty sussultò, cosa voleva dire con quelle parole? E soprattutto, perché le sembrava quasi una sorta di accusa?

 

“Non ho voltato le spalle a nessuno, volevo solo stare tranquilla”

 

“Non è una buona ragione! Madame…è infida, ti userà per metterti contro ai tuoi stessi amici!”

 

La ragazza la fissò confusa, dove voleva arrivare?

 

Delia sospirò, dopodichè alzò lo sguardo e iniziò a parlare, raccontando il suo passato come se avesse studiato a memoria qualche libro e ora lo ripeteva senza far trasparire la benché minima emozione, con voce monotona e dal tono sempre uguale.

 

“Ho conosciuto il padre di Ash quando ero ancora un’adolescente, ero giovane e inesperta e lui ai miei occhi sembrava rispondere a tutte le mie aspettative, ci frequentammo per un certo periodo di tempo, nel quale rimasi incinta di Ash…e il padre di Ash volle sposarmi…quando quella donna lo venne a sapere…quella donna cercò in tutti i modi di obbligare suo figlio, mio marito a lasciarmi, mentre a lui l’unica cosa che interessava era un erede”

 

Misty ascoltava in silenzio la storia, quasi fosse rapita da essa.

 

“Io e il padre di Ash iniziammo a litigare, lui aveva delle aspirazioni totalmente diverse, malate e io non volevo che Ash crescesse al fianco di una persona del genere, così chiesi il divorzio, ma le cose non andarono come speravo…”

 

A quel punto gli occhi di Delia incontrarono quelli di Misty e il suo sguardo s’intristì.

 

“Il padre di Ash…è un assassino…e sua madre, Madame è il male, non il male inteso come entità maligna, il male inteso come parte integrante di una società corrotta Misty, fa attenzione ti prego”

 

La ragazza rimase pietrificata a quelle parole.

 

“Il padre di Ash, un assassino?” chiese, quasi non credendo neanche lei alle parole che poco prima aveva udito e che ora stava ripetendo quasi meccanicamente.

 

Delia annuì tristemente.

 

“Ho commesso uno sbaglio, un terribile errore, e non permetterò che il mio passato faccia del male a mio figlio, lui…è la cosa più importante per me, la più importante al mondo”

 

La giovane donna si alzò stancamente dalla sedia, e si incamminò verso la porta, mentre Misty restava seduta e la seguiva con lo sguardo.

 

“Non commettere anche tu il mio stesso errore…” disse prima di varcare la soglia e svanire dietro di essa.

 

 

*

 

 

Delia uscì dalla stanza di Misty e s’incamminò verso la sua stanza, trascinando i piedi e bianca come un lenzuolo. Riportare a galla quei tristi ricordi l’aveva debilitata interiormente più di quanto pensava.

 

Improvvisamente un paio di braccia l’avvolse all’altezza della vita, e lei sussultò, riconoscendo immediatamente quell’odore che aveva segnato il suo passato come una croce.

 

“Lasciami” disse freddamente, anche se la sua voce tradì involontariamente un senso di panico.

 

“Perché dovrei? Siamo sposati ricordi?”

 

La donna si divincolò, liberandosi e voltandosi finalmente verso l’uomo che aveva dinnanzi.

 

“Abbiamo divorziato subito dopo la nascita di Ash!” disse risoluta.

 

L’uomo rise divertito ma allo stesso tempo rabbioso.

 

“Andiamo Delia, sono uno degli uomini più potenti del Paese, credi davvero che un misero foglio con un’innocua firmetta possa fermarmi?” disse avvicinandosi pericolosamente alla donna che indietreggiò “Io ottengo sempre ciò che voglio, ricordatelo”

 

Prima che potesse dire o fare qualcosa l’uomo l’afferrò per un polso, tirandola a se e baciandola con rabbia, soffocando in quel bacio tutto il risentimento e l’odio che si era portato dietro e che tutt’ora si portava dentro di se.

 

 

*

 

 

Nonostante tutti gli sforzi per cercare di tranquillizzare Vera, la ragazza continuava a non toccare cibo e a piangere la morte del fratellino, colpevolizzandosi per non essere riuscita a correre da lui mentre quel maledetto lampadario crollava inesorabilmente sul suo esile corpicino di bambino di 10 anni.

 

Drew cercava in tutti i modi di farla reagire, arrivando addirittura a prenderla con la forza e a trascinarla fuori dal centro pokèmon, ma riuscendo soltanto a farla sentire ancora più in colpa quando, arrivati nella hall vide ancora alcuni frammenti di vetro a terra, gli ultimi postumi di una morte troppo assurda per essere vissuta così in prima persona e così da vicino.

 

“Hai intenzione di finire in ospedale insieme a Gary?” gli disse un giorno Drew, ormai stanco del continuo atteggiamento rinunciatario della ragazza.

 

“Voglio solo essere lasciata in pace”

 

“Scordatelo!” sibilò lui sbattendo un pugno sul tavolo “Non ti permetterò di diventare più simile ad una larva che ad un essere umano!”

 

Vera aveva voltato la testa di lato, concentrandosi su qualcosa che sapeva, neppure lei davvero vedeva, era più che altro uno stupido pretesto per non dover continuare a sopportare quell’assurda discussione.

 

“Io me ne tornò in stanza” disse salendo le scale con lentezza esasperante, mentre Drew la guardava arrabbiato e ferito. Odiava vederla così.

 

Odiava sentirsi così impotente.

 

Il ragazzo prese le sue cose ed uscì, non sapeva dov’era diretto, voleva solo sfogare la sua rabbia e la sua inquietudine camminando, se fosse stato necessario avrebbe camminato anche fino alle più profonde estremità della città, arrivando poi sfinito in qualche locale, cadendo a terra distrutto e probabilmente più arrabbiato di prima, perché la sua debolezza sarebbe comunque uscita.

 

“Sei un debole”

 

Parole che Vera non aveva mai pronunciato, che mai avrebbe pronunciato, ma che ora, agli occhi di Drew sembravano molto più reali di qualsiasi sogno o illusione.

 

Improvvisamente si ritrovò sugli argini del fiume e si mise seduto sul prato che andava a diventare sempre più ripido man mano che si scendeva, fino ad arrivare al canale dove passava lenta e sinuosa l’acqua.

 

Non si accorse subito delle due persone che chiacchieravano tranquille e serene poco distante da lui, ci mise un po’ a focalizzarsi su di loro, un po’ a causa del tremendo dolore che sentiva ancora in petto a causa del comportamento secondo lui sconsiderato di Vera e un po’ per la luce del tramonto, che rendeva quelle sagome molto più simili a ombre che a persone reali.

 

Però riuscì comunque a riconoscere una di esse, e trasalì.

 

“Misty…”

 

La ragazza si voltò verso di lui e l’allegria che la circondava svanì di colpo assieme al suo sorriso.

 

“Drew…che…ci fai qui?”

 

 

 

 

CONTINUA…

E finalmente ho aggiornato…bene bene, finalmente un po’ di cose stanno venendo a galla, Ash non sa ancora che sua madre è stata rapita…lo scoprirà probabilmente più avanti…ahahah come sono crudeleeeee che dire…in questo capitolo ho dato maggior spazio a Delia e al suo passato…e in parte a Vera, penso che fosse ancora ragionevole come cosa…in fondo gli è appena morto il fratello…bhe che dire…mancano alcuni capitoli…e dal prossimo finalmente i nodi inizieranno a venire al pettine…chissà che succederà ora che Misty ha incontrato Drew…^O^/ ciaooo e grazie per le recensioni ^-^

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

Cap. 13

 

“E’ un tuo amico?” chiese Mondo vedendo la reazione della ragazza dai capelli rossi, che era rimasta come pietrificata alla vista del ragazzo.

 

Si, una specie…” rispose lei senza togliere gli occhi di dosso da Drew, il quale faceva lo stesso.

 

Avvenne improvvisamente, senza che nessuno potesse fermare gli eventi Drew sfogò tutta la sua rabbia su Misty.

 

“SI PUO’ SAPERE DOVE DIAVOLO TI ERI CACCIATA? ASH E GLI ALTRI SONO PREOCCUPATI PER TE!”

 

Era assurdo vedere la calma del ragazzo sfumare e divenire furia, ma Misty non fece una piega.

 

“Chi è Ash?” chiese ancora Mondo confuso.

 

“Nessuno” rispose in fretta Misty, voltandosi per andarsene, come se la questione non gli interessasse.

 

“MENTRE NON C’ERI, MENTRE TI STAVI DIVERTENDO QUI CON LUI MAX MORIVA IN UN OSPEDALE”

 

La ragazza si fermò di colpo, continuando però a tenere le spalle a Drew il quale la continuava a fissare con rabbia, che stava pian piano diventando disperazione.

 

Non poteva vederla, non poteva vedere il volto della ragazza farsi bianco e le sue mani tremare mentre nella sua testa si affollava il viso felice di Max, mentre gli occhi iniziavano a diventare lucidi.

 

“Tutto bene Misty?” chiese Mondo, avvicinandosi alla ragazza e guardandola preoccupato.

 

Quella domanda la riscosse e guardò il ragazzo dai capelli castani, non sicura di riuscire a tenere ferma e sicura la voce.

 

“Si…” disse annuendo.

 

“Misty!” disse Drew facendo un passo verso di lei.

 

“Non avvicinarti!” sibilò voltandosi lentamente verso di lui “Non è più affar mio”.

 

Drew rimase immobile, mentre la ragazza che credeva sua amica si allontanava con un perfetto sconosciuto, ignorando dove si stesse dirigendo, ignorando il perché fosse divenuta improvvisamente così fredda.

 

E decise di seguirli.

 

Non sapendo ancora che quella decisione avrebbe portato altro dolore.

 

Dolore pari alla morte.

 

 

*

 

 

Il telefono della hall continuava a suonare insistentemente già da qualche minuto prima che un’indaffarata infermiera Joy corresse a rispondere, rimanendo quasi esterrefatta dalla voce che sentì all’altro capo del telefono.

 

Si, un minuto, ora lo chiamo” disse gentilmente, posando una mano sul ricevitore e facendo scorrere lo sguardo sulla hall pressoché deserta.

 

Gli unici che erano rimasti ancora li erano solo Ash e Lucinda, la quale aveva deciso di tornare, ignorando il fatto che probabilmente il ragazzo non le avrebbe più rivolto la parola.

 

“Ash, puoi venire un momento al telefono? E’ il professor Oak da Pallet” disse l’infermiera stupendolo e facendolo alzare con curiosità, anche se qualcosa gli dava il sentore di un brutto presentimento.

 

“Grazie” disse quando l’infermiera gli porse educatamente la cornetta, tornando al suo lavoro.

 

“Pronto?”

 

Dall’altro capo del telefono la voce del professor Oak lo terrorizzò. Non era calma e serena come l’aveva sempre sentita, era diversa, disperata, agitata…spaventata a morte.

 

“Ash! Meno male che ti ho trovato! Siamo nei guai!”

 

“Si calmi professore! Cos’è successo?”

 

Quello che il professore disse cancellò qualsiasi pensiero razionale del ragazzo. Annullando la sua lucidità mentre lasciava cadere il cornetta, che rimase sospesa dondolando sempre più lentamente.

 

Vedendo la reazione dell’amico Lucinda si alzò dai divani posti nella hall e si avvicinò con cautela a lui, guardandolo preoccupata.

 

“Ash?”

 

Gli occhi del ragazzo erano sbarrati in un’espressione di puro terrore, mentre la voce del professor Oak continuava a chiamarlo dalla cornetta.

 

Ma sembrava non sentirlo. Il mondo intorno a lui aveva smesso di girare, annullandosi spontaneamente.

 

“Si calmi professore! Cos’è successo?”

 

“Tua madre è stata rapita…è lei la prossima vittima

 

 

*

 

 

Misty e Mondo era ritornati al grattacielo, nessuno dei due durante il cammino aveva proferito parola, di tanto in tanto il ragazzo aveva fatto scorrere lo sguardo verso il viso della ragazza, ma ogni volta l’aveva riabbassato di colpo vedendo come gli occhi di Misty fossero velati da un sottile strato di lucide lacrime pronte a scendere.

 

Non si salutarono neppure quando ognuno di loro andò nella propria stanza.

 

La ragazza dai capelli rossi si buttò sul letto, nascondendo il volto nel cuscino, cercando così di soffocare i singhiozzi che iniziavano a sfuggirle incontrollati.

 

“Max…”

 

Ancora non riusciva a rendersi conto di ciò che pochi minuti prima aveva detto a Drew, non riusciva a capire perché aveva risposto così crudelmente a quel ragazzo.

 

Si sentiva in colpa.

 

Ma non una colpa diretta al comportamento avuto con Drew, no, si sentiva in colpa per Max. Quelle parole le sentiva come dette a lui.

 

E si odiò, si odiò più di quanto già non si odiasse.

 

Qualcuno bussò nuovamente alla porta della camera e lei si mise seduta, tenendo lo sguardo basso e lasciando che la persona entrasse, sapendo già da quel tocco sulla porta di chi si trattasse.

 

“Misty?” disse Delia entrando e chiudendo la porta dietro di lei avvicinandosi lentamente.

 

Vedendola li di fronte a lei ogni difesa crollò inesorabile, e strinse forte le lenzuola del letto, sperando con tutta se stessa di non scoppiare a piangere in quel momento, perché non se lo sarebbe mai perdonato.

 

“Va tutto bene?” disse la donna posando gentilmente una mano sulla spalla della ragazza che alzò lo sguardo verso il viso della donna.

 

Fu troppo tardi quando si rese conto di ciò che aveva fatto.

 

Senza pensare aveva abbracciato la vita della donna in piedi davanti a lei, mentre ora i singhiozzi e le lacrime uscivano da lei in modo impietoso lasciando la donna esterrefatta dallo sfogo.

 

Era la prima volta che la vedeva piangere, la prima volta che dimostrava la sua debolezza. E forse in questo Misty, non era poi così tanto diversa da Ash.

 

Dal suo Ash.

 

 

*

 

 

Nel frattempo Drew era arrivato all’entrata del grattacielo e lo stava ammirando come rapito dalla gigantesca presenza di esso.

 

“Come diavolo farò a trovare Misty adesso?”

 

Non si accorse dell’ombra nera che si stava delineando alle sue spalle, quando si voltò fu troppo tardi, perché qualcosa lo colpì con talmente tanta violenza alla testa da farlo stramazzare a terra svenuto.

 

“Signora, abbiamo un prigioniero, un ragazzino del gruppo, da una prima analisi sembrerebbe il coordinatore che risponde al nome di Drew

 

Una voce metallica rise a quella frase, mentre un uomo vestito di nero restava in ascolto tramite una ricetrasmittente.

 

“Come vuole, avviserò immediatamente quel ragazzo” disse chiudendo la comunicazione e guardando il ragazzo dai capelli verdi, che giaceva incosciente ai suoi piedi.

 

 

*

 

 

Drew aprì gli occhi lentamente, richiudendoli quasi di colpo a causa della forte luce che entrava violenta dalla finestra, si alzò da quello strano giaciglio che gigolò appena sotto al suo peso e si mise in piedi, guardandosi in giro stravolto, mentre un lacerante dolore gli pulsava alla testa dov’era stato colpito.

 

“Dove mi trovo?” chiese portandosi una mano sulla nuca e controllando di non aver ferite o quant’altro.

 

“Ti trovi nel grattacielo” gli rispose una donna anziana davanti a lui, mantenendo una posa rigorosa e severa.

 

“Tu…chi sei?” chiese nuovamente Drew a quella donna.

 

L’anziana signora rise, facendo un passo verso di lui e guardandolo con i suoi occhi grigi “Qualcuno che ti farà molto, molto male

 

 

*

 

 

“Cos’è successo Misty?” chiese Delia una volta che la ragazza si fu calmata dal pianto isterico che l’aveva colta.

 

“Ho…ho incontrato Drew poco fa, quando sono uscita con Mondo

 

“Drew?”

 

Misty annuì.

 

“Si…mi ha detto…mi ha detto che Max…Max è…è…” le lacrime iniziarono nuovamente a scendere dalle sue guance e per Delia questa fu una risposta talmente eloquente da non lasciare spazio ai dubbi.

 

“Oddio, Misty” disse abbracciando forte la ragazza, mentre nella sua testa iniziava a delinearsi uno stato d’animo irrequieto.

 

“E…Vera?” chiese pochi istanti dopo.

 

Misty si liberò controvoglia dell’abbraccio della donna, tornando a posare lo sguardo a terra.

 

“Io, non lo so. Non ho avuto il coraggio necessario per domandarglielo

 

“Codarda, sono i tuoi migliori amici”

 

Scacciò quel pensiero dalla sua testa, nonostante una buona parte di lei iniziava davvero a pensare di esserlo per aver abbandonato tutti così.

 

Improvvisamente la porta si aprì con uno schianto e due uomini irruppero nella stanza della ragazza fermandosi vicino ad essa.

 

“E’ pregata di seguirci. Vostra Signoria l’attende nelle celle”

 

“Nelle celle?” chiese confusa Misty guardando Delia che sembrava ancora più confusa di lei.

 

I due uomini senza proferire altro presero la ragazza, trascinandola via con loro, mentre il presentimento di Delia iniziava davvero ad essere qualcosa di più che un semplice stato d’animo.

 

“Aspettate! Dove la state portando?”

 

“Le consigliamo vivamente di tornare nei suoi alloggi signora Ketchum

 

 

 

*

 

 

 

Percorsero innumerevoli piani prima di arrivare alla cella di cui parlavano i due uomini, un luogo talmente angusto e umido da farle venire i brividi.

 

“Dove ci troviamo?” chiese Misty senza però ricevere la benché minima risposta.

 

Prima che potesse aprire nuovamente bocca per formulare una nuova domanda le sbarre di una cella si aprirono e i due uomini la cacciarono dentro senza nessun rispetto, chiudendo e andandosene.

 

“Ehi! Dove state andando voi due? Datemi uscire da qui!” gridò.

 

“Non urlare tesoro, fra poco sarai libera, libera da qualsiasi legame, libera da qualsiasi colpa tu senta nella tua giovane testolina

 

Misty guardò nella direzione della voce, vedendo solo in quel momento l’anziana donna che tanto era stata gentile con lei assumere connotazioni che ora a dispetto delle altre volte, rasentavano la paura e la pazzia.

 

“Lei…?”

 

“E’ maleducazione non accorgersi anche degli altri invitati al “banchetto”” disse indicando un’ombra dietro Misty, la quale si voltò piano, scoprendo che appoggiato al muro, si trovava Drew.

 

“Cosa ci fai qui?” chiese quasi urlando quella domanda.

 

“Non urlare, mi scoppia la testa…” disse Drew portandosi meccanicamente le mani sulle tempie.

 

Fu la donna a rispondere per lui: “Stava ficcanasando in giro, e così abbiamo deciso d’invitarlo qui

 

“Fatelo uscire!”

 

Una risata fragorosa scosse l’angusta cella, diramandosi in tutte le direzioni e sfociando in un suono talmente sgradevole da provocare nausea.

 

“Prima voglio divertirmi con voi due”

 

“Divertirsi?” chiese Drew guardando la donna nonostante il forte mal di testa gli provocava dolore agli occhi.

 

“In fondo siete due esseri umani di sesso opposto no? E vi ho dotati anche di un bel letto comodo, avanti, non ho tempo da perdere

 

Misty si pietrificò, e fu sicura che anche Drew poco distante da lei avesse avuto la stessa identica reazione.

 

“Sta…sta scherzando vero?” chiese con paura.

 

“Mai stata più seria, ma se non volete non ci sono problemi, posso sempre divertirmi facendo del male alla madre di Ash

 

“NO!” gridò quasi istintivamente Misty quando vide la mano della donna infilarsi nella tasca della gonna ed estrarne una ricetrasmittente.

 

“No?” disse la donna avvicinandosi alle sbarre e prendendo il mento di Misty, stringendolo talmente forte da farle male “Non osare darmi degli ordini, o questa cella sarà l’ultima cosa che il tuo amichetto vedrà!”

 

Si voltò verso Drew con le lacrime agli occhi, incredula di quello che di li a poco sarebbe successo, e vide nello sguardo del ragazzo la stessa paura che sentiva dentro di lei.

 

Qualsiasi cosa sarebbe successa là dentro, avrebbe infranto legami e amicizie che avevano impiegato anni e sforzi sovrumani per diventare ciò che erano ora.

 

“Drew…”

 

Il ragazzo dai capelli verdi abbassò lo sguardo stringendo i pugni, mentre con un calcio si levava le scarpe, buttandole in mezzo alla cella, mentre la sua mente cercava in tutti i modi di creare l’immagine sorridente di Vera.

 

 

*

 

 

Nessuno dei due seppe quando tutto ciò durò, ma lo sguardo della donna, della nonna di Ash supervisionava tutto, e alcune volte Misty fu sicura di aver visto un sogghigno di soddisfazione sul suo volto ormai logoro dalla vecchiaia.

 

“Stai bene?” chiese Drew una volta che ebbe affondato dentro di lei.

 

“Come diavolo pensi che possa stare…io…” cercò di trattenere le lacrime, e non per il dolore che sentiva, no, per un dolore ancora più forte.

 

Per il ricordo di un viso che non l’avrebbe mai più guardata sorridente, non avrebbe mai più potuto scherzare come una volta con lui, perché sapeva, il tempo dei giochi era finito.

 

E loro con lui.

 

 

 

*

 

 

“Hai ripreso tutto?” chiese un uomo mentre un altro era intento a registrare su cd ciò che era appena avvenuto nella cella.

 

“Certamente signore, ecco a lei” disse porgendo la custodia con dentro il cd all’uomo che rise soddisfatto.

 

“Bene, e adesso andiamo a dare questo bel regalino a quei mocciosi

 

 

*

 

 

Gli uomini avevano riportato Misty nella sua stanza trascinandola nonostante l’anziana donna avesse ordinato di trattarla con rispetto.

 

Delia che aveva atteso il suo ritorno con impazienza le era corsa incontro quando l’aveva vista entrare nella stanza, reggendosi in piedi a fatica.

 

“Misty! Stai bene tesoro?”

 

Non aveva risposto, si era semplicemente sdraiata sul letto, raggomitolandosi su se stessa e iniziando a piangere, tremando come una foglia.

 

“Cosa ti hanno fatto?”

 

“Mi hanno portato nelle celle, c’era…c’era Drew…quella donna…

 

“Parli della nonna di Ash?” chiese Delia accarezzando lievemente i capelli di Misty.

 

“Si…quella donna…ha obbligato me e Drew a…

 

La mano della donna si fermò, non voleva, non poteva credere che quella donna fosse davvero arrivata a tanto.

 

“Perché non vi siete ribellati?” chiese.

 

“Hanno minacciato di farle del male…e io, non voglio…non potevo permettere che Ash perdesse la persona più importante

 

La donna si portò una mano sulla bocca, reprimendo a stento un singhiozzo mentre si alzava dal letto continuando a tenere lo sguardo su Misty, la quale si era ancora di più chiusa in se stessa.

 

“Mi fa…male la pancia” disse in un sussurro quasi impercettibile.

 

 

*

 

 

“Perché l’ha fatto? Aveva detto che quella ragazza le piaceva! Perché le ha fatto questo?” gridò Mondo ignorando le guardie che avevano iniziato a mettersi sulla difensiva, mentre l’anziana donna continuava ad ignorarlo.

 

“Insomma! Misty le serviva no? La voleva integra se non sbaglio! Perché allora, non capisco”

 

“Perché voglio attirare qui il mio vero obiettivo, quella ragazzina e Delia sono soltanto delle pedine, colui che voglio è solo quel ragazzino

 

“E allora perché non è andata a prenderlo invece di mettere in mezzo persone che non c’entravano?” disse Mondo ancora arrabbiato.

 

“Mettere di mezzo? Io non ho proprio messo di mezzo nessuno, ricorda che sei stato tu ad uccidere e a massacrare quei ragazzi

 

Il ragazzo s’irrigidì, i suoi pokemon, i suoi Ditto, i suoi Tauros usati per uccidere, per fare del male a persone che in fondo sapeva non meritavano un simile trattamento.

 

“Mio nipote mi ha sempre dato delle grane, è ora che paghi per tutte le sue interferenze

 

“E Drew? Cosa ne sarà di lui?”

 

“Per il momento lo lascerò nella cella, mi serve vivo, e poi, posso attirare molte più mosche in questo modo

 

 

*

 

 

Nel frattempo molto lontano da li Ash aveva appena finito di portare da mangiare a Vera, la quale, non aveva ancora ripreso ad essere la solita ragazza solare e dolce di sempre.

 

“Per quanto ha intenzione di continuare?” chiese Dawn tenendo in braccio com’era solita fare Piplup.

 

“Non lo so, inizia a preoccuparmi”

 

Improvvisamente un Pidgey entrò dalla finestra della stanza del centro pokemon, lasciando sul tavolino la custodia di un cd, dopodichè volò via come se nulla fosse.

 

“Ma cosa?” chiese Dawn curiosa prendendolo fra le mani.

 

“Dammelo! Magari ci sono informazioni su dov’è stata portata mia madre!” disse Ash prendendo il cd con le mani tremanti e inserendolo nel lettore dvd.

 

Dawn represse a stento un urlo di terrore quando vide i fotogrammi della telecamera a circuito chiuso riprendere ciò che a prima vista sembrava una cella.

 

Ma lo sguardo di Ash ignorò l’ambientazione da film horror, il suo sguardo si era concentrato sulle due figure, mentre le sue mani si chiudevano a pugno. Mentre il suo intero essere veniva scosso da fremiti di rabbia.

 

“Questo è troppo” disse alzandosi e prendendo il suo zainetto.

 

“Dove stai andando?” gli chiese Dawn sapendo però già la risposta che ne sarebbe derivata.

 

“Da loro”

 

 

 

CONTINUA

Ho deciso di aggiornare solo ed esclusivamente questa fic…non so perché…ma forse per non deludere alcune persone a me vicine…è__é/ quindi ok! Una vendetta verrà aggiornata…

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 14

 

 

“Tieni, bevi questo, ti farà sentire meglio” disse Delia tenendo una tazza di the fumante a Misty, la quale, titubante la prese, rimanendo silenziosa come ormai faceva da giorni.

 

“Devi mangiare tesoro…non puoi continuare a restare chiusa qui dentro”

 

Per tutta risposta la ragazza dai capelli rossi posò sul comodino la tazza ancora piena e si mise sotto le coperte, raggomitolandosi in se stessa, ancora troppo scossa, troppo in colpa per ciò che neanche una settimana prima era avvenuto.

 

Lei e Drew avevano fatto l’amore.

 

E non quell’amore che si fa tra innamorati, no, perché fra lei e Drew non c’era neanche un sentimento di amicizia ad essere obiettivi. La verità era che si conoscevano appena, eppure per forza maggiore erano stati costretti a fare una cosa così pesante, così importante.

 

Per salvare le persone che realmente amavano.

Scoppiò a piangere, mentre Delia guardava la forma sotto le lenzuola del suo esile corpo, scosso di tanto in tanto da singhiozzi.

 

“Ash…”

 

 

*

 

 

“Ash! Non correre così veloce! Non sappiamo neppure dove si trovino!” gridò Dawn cercando di stare dietro alla folle corsa dell’amico.

 

“Devo trovare Misty e Drew!”

 

“Lo so! Ma non abbiamo un piano, facciamo il punto della situazione e…”

 

Il ragazzo dai capelli corvini si voltò di scatto verso di lei guardandola con severità, e Dawn non potè far altro che abbassare il viso fissando lo sguardo a terra, imbarazzata e umiliata.

 

“Scusa”

 

“Non hai pensato a come potrebbe sentirsi Vera sapendo che il ragazzo che ama…” strinse i pugni, le immagini di quel video erano ancora troppo vivide in lui.

 

“Come hanno potuto…”

 

“Sono sicura che c’è una spiegazione, Misty non farebbe mai una cosa del genere, bhe, anche Drew…”

 

“Lo so benissimo! E’ per questo che voglio trovarli…sono in pericolo”

 

La risposta di Ash spiazzò la ragazzina dai capelli blu, che fino a quel momento aveva pensato che la rabbia del ragazzo fosse dovuta si, al video, ma che si fosse focalizzata su Misty e Drew…e non sui veri artefici del filmato.

 

Lei stessa non ci aveva neppure fatto caso.

 

Forse in fondo, Ash nutriva ancora una qualche fiducia nei confronti dei due amici.

 

Si rimisero a correre, mentre Staravia volava alto nel cielo, cercando qualsiasi possibile riferimento che potesse essere un collegamento anche minimo per poter trovare i due ragazzi.

 

 

*

 

 

Erano passate poche ore da quando Ash e Dawn erano corsi via, lasciando che la hall del centro medico rimanesse quasi semideserta. I vari allenatori, ignari di tutto erano ripartiti per i loro viaggi di formazione, lasciando quell’accogliente saletta molto più vuota di quello che in realtà fosse.

 

Una ragazza dal capelli castani un po’ arruffati e con una coperta verde attorno al corpo scese silenziosamente e con passo stanco le scale, guardandosi in giro, in cerca forse, di qualche volto amico, ma ritrovandosi sola in mezzo a quella sala.

 

“Ash?” chiamò leggermente, senza ricevere nessuna risposta.

 

La sua attenzione venne però catturata dal televisore ancora acceso e che ora trasmetteva piccole interferenze grigie sullo schermo.

 

La ragazza si accucciò davanti al congegno, scoprendo un piccolo cd e senza dire nulla schiacciò un pulsante, lasciando che il film ricominciasse.

 

Non sapeva quanto quel video l’avrebbe scossa, non sapeva quanto quel video avrebbe segnato l’inizio e la fine di qualcosa di terribilmente reale.

 

Distruttivo.

 

Fissò quelle immagini senza rendersi conto delle sue mani, che si stavano stringendo in una morsa convulsiva, mentre le sue unghie laceravano la carne dei palmi, troppo presa com’era a cercare di restare lucida, mentre il dolore per la morte del fratello lasciava spazio alla rabbia.

 

Una rabbia cieca.

 

Lasciò cadere a terra la coperta mentre saliva ai piani alti del centro pokemon, vestendosi e legandosi la sua inseparabile bandana in testa, dopodichè si legò in vita il marsupio con le sfere pokè e uscì di corsa.

 

 

*

 

 

“Staravia ha visto qualcosa!” gridò Dawn indicando il pokemon uccello che aveva iniziato a volare in tondo, come per segnalare al suo allenatore un indizio o comunque qualcosa di molto importante.

 

Senza dire nulla Ash riprese a correre con maggiore foga, mentre il respiro accelerava insieme ai battiti del cuore, e non per la corsa.

 

Ma per la paura.

 

La paura di essere arrivati troppo tardi.

 

Si fermarono di colpo, mentre un ragazzo dai capelli castani accarezzava Staravia, posato sul suo braccio.

 

“E tu chi sei?” chiese Ash mentre il suo pokemon tornava da lui.

 

“Hai un bel pokemon. Complimenti”

 

“Ma io…ti ho già visto! Sei lo stesso ragazzo che mi ha attaccato con i Vileplume!” disse Dawn mentre Ash si voltava verso di lei sorpreso.

 

Il ragazzo scoppiò a ridere.

 

“Accidenti, ero sicuro che non mi avessi visto…e invece…bhe, meglio così”

 

“Tu…sei stato tu a causare tutti quegli incidenti…Gary…Max…Brock” disse l’ultimo nome digrignando i denti, la morte dell’amico era ancora troppo vivida in lui.

 

Quel nome faceva ancora troppo male da pronunciare.

 

“Già, non volermene, eseguivo solo gli ordini”

 

Il ragazzo dai capelli corvini fu velocissimo, scattò verso di lui e lo prese per il colletto, mentre Dawn cercava di fermarlo prima che commettesse qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito.

 

“Eseguivi gli ordini? Chi può essere tanto crudele da uccidere degli innocenti?” gridò cercando di trattenere il tremore che la rabbia gli stava facendo scaturire.

 

“Vuoi davvero saperlo? Se sei davvero interessato a sapere chi è il mandante di tutto ciò allora forse è meglio che voi due mi seguiate, ma forse, dovremmo aspettare che anche la piccola Vera ci raggiunga”

 

“Vera?” chiese Dawn.

 

“Vera è al centro pokemon! Distrutta per la morte del fratello che TU le hai ucciso! Non penso che verrà!”

 

“Ti sei scordato di togliere il cd dal lettore dvd Ash…ora lei sta venendo qui”

 

Ash lasciò andare la presa e continuò a fissare il ragazzo con rabbia, mentre un pensiero atroce iniziava a delinearsi nella mente.

 

“Lei sta…”

 

Il ragazzo annuì.

 

“E’ viva, certo, non in ottime condizioni, ma è viva…e questo è quello che conta”

 

“E quel video…”

 

Il ragazzo non rispose, si limitò ad incamminarsi, mentre una figura si delineava all’orizzonte, una figura umana insieme ad un pokemon.

 

Vera e Beautifly.

 

“Vera…” disse Dawn correndo da lei, ma la ragazza la oltrepassò senza degnarla di uno sguardo e corse dal ragazzo sferrandogli un pugno che per poco non gli fece perdere l’equilibrio.

 

“Che accidenti?”

 

“HAI UCCISO MIO FRATELLO! E SEI IL FAUTORE DI QUEL VIDEO! TI MERITERESTI MOLTO DI PIU’ DI UN MISERO PUGNO!”

 

Ash e Dawn guardarono l’amica sconvolti. Era la prima volta che vedevano la rabbia della ragazza. Era sempre stata calma e dolce con tutti, ma forse, anche per lei, era giunto il momento di fare qualcosa.

 

Di crescere.

 

“E ora portaci da Drew e Misty”

 

 

*

 

 

“Come stai oggi?” chiese la voce sibilante di una donna davanti alle sbarre della prigione dov’era rinchiuso Drew.

 

“Che diavolo vuole ancora da me? Non le è bastato il divertimento?” rispose il ragazzo dai capelli verdi in modo acido, restando seduto sul freddo pavimento lercio dello scantinato, ignorando gli scarafaggi e l’acqua che cadeva a terra da una delle tubature.

 

“Oh mio caro, il divertimento è solamente all’inizio, vedi, i tuoi cari amichetti stanno arrivando proprio alla tana del lupo, e non hanno idea di cosa gli aspetta”

 

“Che cosa vuole fargli ancora?” chiese Drew alzandosi e attaccandosi alle sbarre della cella, mentre l’anziana donna si voltava per andarsene.

 

“Non preoccuparti, lo vedrai presto. E poi....” disse fermandosi e voltandosi appena verso di lui “…chi entra qui, non ne esce vivo”

 

Il ragazzo rimase pietrificato da quelle parole. Parole dette in modo tale da sembrare leggere, ma che in realtà per lui non lo erano affatto.

 

“Vera…”

 

 

*

 

 

La porta si aprì piano, mentre un uomo alto, e di bell’aspetto entrava nella stanza dove si trovavano Misty e Delia.

 

“Salve Delia” disse l’uomo chiudendo la porta e comportandosi come se fosse in casa propria, mentre la donna che era rimasta accanto a Misty per tutto il tempo s’irrigidì alla sua vista.

 

“Cosa vuoi?” chiese senza nascondere l’irritazione.

 

“Volevo solo sapere come stavi, in fondo è da tanto che noi due non parliamo, in fondo eravamo sposati no?” disse l’uomo con un sorriso beffardo disegnato sul volto.

 

“Hai detto bene, eravamo

 

L’uomo ignorò la risposta della donna, prendendo una sedia e lasciandovisi cadere sopra con stanchezza, incrociando le gambe e giocherellando con il grande anello che aveva al dito.

 

“Nostro figlio sta venendo qui”

 

“Come puoi chiamarlo nostro figlio Giovanni? Non ti sei mai comportato come un padre nei suoi riguardi, anzi! Gli stai facendo del male! E la cosa che mi fa rabbia è che te ne compiaci pure!” disse Delia stringendo i pugni.

 

La sua calma stava svanendo, mentre la rabbia iniziava a farle contrarre il viso in una smorfia di disgusto.

 

“E’ comunque il futuro erede del Team Rocket, e questo lo sai bene, Ash è venuto al mondo solo per questo”

 

“Ash non è come lei!”

 

Senza che Delia si potesse accorgere di nulla, Misty era venuta fuori dalle coperte, e ora, seduta sul letto guardava con sguardo duro Il capo del Team Rocket, fregandosene del fatto che avesse di fronte non solo un uomo di gran lunga più potente e forte fisicamente di lei, ma che quell’uomo che aveva commesso così tanti misfatti fosse per giunta il padre di Ash.

 

Il suo Ash.

 

“Oh che coincidenza, la piccola Williams, mi ero dimenticato della tua presenza ragazzina, bhe in fondo a chi è mai importato di te?”

 

La ragazza dai capelli rossi non mosse neppure un muscolo, come se le parole taglienti che l’uomo le diceva non la toccassero, ma scivolassero su di lei come acqua.

 

“Ash non si abbasserà mai a diventare come lei!” continuò.

 

“E’ mio figlio, sangue del mio sangue, vedrai che anche per lui verrà il momento per scegliere. Non pensi che già il fatto che voglia diventare il Migliore nel campo dei pokemon lo faccia somigliare a me? Anche lui brama il potere, esattamente come me”

 

“Non permetterti!” disse Delia, riprendendosi dalla capacità di ripresa di Misty.

 

Giovanni si alzò dalla sedia, rimettendola a posto e incamminandosi verso l’uscita.

 

“Fra un po’ ne avrete la prova, sta arrivando. E resterà qui per sempre. A comandare insieme a me ciò che un giorno sarà suo” disse uscendo con una risata che fece raggelare il sangue nelle vene alle due donne.

 

Senza dire nulla Misty si alzò dal letto, aprendo il grande armadio contenenti i vestiti che le erano stati “donati” dalla nonna di Ash e ne prese uno, togliendosi quelli vecchi e buttandoli senza troppi complimenti nel cestino della spazzatura.

 

“Perché ti stai cambiando? Dove vai?” chiese Delia sorpresa da quella reazione.

 

“Quei vestiti sono di quando…” non riuscì a finire la frase, quel ricordo faceva ancora troppo male, sia mentale…che fisico.

 

“Capisco…” rispose semplicemente la donna, annuendo, mentre Misty s’infilava un paio di jeans corti e una maglietta senza maniche bianca con i bordi blu.

 

La ragazza uscì dalla stanza, correndo verso i piani più bassi dell’edificio, doveva liberare Drew. Qualcosa dentro di lei le diceva che se non l’avesse fatto, non ci sarebbe più stata possibilità di farlo.

 

 

*

 

 

Ormai Ash e gli altri condotti da Mondo stavano per raggiungere il palazzo dove si trovavano Misty e Drew. Nessuno di loro però immaginava cosa gli stava aspettando al suo interno.

 

“Ah, prima che mi dimentichi…anche tua madre è stata portata al palazzo”

 

“COSA?” disse Ash sconvolto dalla rivelazione del ragazzo.

 

“So che forse sembrerà strano detto da me, ma mi dispiace davvero per tutto ciò che è accaduto”

 

“Penso che sia un po’ tardi per una cosa simile sai? Non puoi distruggere la vita delle persone e poi chiedere scusa come se fosse una cosa da niente!” gli rispose Dawn prima che potesse pensarci Ash o Vera, la quale sibilò qualcosa d’incomprensibile che preoccupò Dawn che si trovava vicino a lei.

 

“Lo so…solo che…quella ragazza…” disse senza terminare la frase.

 

In fondo era così. Gli occhi così verdi e così magnetici di quella ragazza avevano provocato dentro di lui incredibili sensi di colpa. Perché lei lo credeva un amico, non l’assassino che aveva ucciso i suoi amici. Lei lo credeva sincero, sincero come lo erano i suoi occhi, così sinceri da fare trasparire qualsiasi sentimento. Severi e duri ma allo stesso tempo dolci e pieni di comprensione.

 

Una comprensione che sapeva già di non meritare, lui non meritava di essere guardato con quello sguardo.

 

Eppure dentro di lui non voleva neanche che quegli occhi lo guardassero con disprezzo e odio.

 

“…ndo?”

 

“Eh?” disse il ragazzo tornando alla realtà.

 

“Hai detto di chiamarti Mondo giusto?” disse Ash ancora diffidente.

 

“Si…” rispose lui senza badarci, tornando a guardare la strada davanti a lui.

 

“Spero per te che mia madre, Misty e Drew stiano bene, altrimenti dovrai vedertela con tutti noi!” disse Ash, mentre le altre due ragazze annuivano risolute.

 

“Te l’ho già detto, stanno bene” sospirò esausto Mondo.

Alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti all’entrata principale del palazzo di vetro. Erano arrivati.

 

“Entriamo”

 

 

*

 

 

“Ehi! Dove stai correndo ragazzina?” gridò uno degli uomini posti a guardia delle cantine mentre Misty correva giu dalle scale, pregando con tutta se stessa che non fosse troppo tardi.

 

“E’ stato il Signor Giovanni a dirmi di liberarlo! Presto!”

 

L’uomo la guardò, dopodichè posò lo sguardo verso la cella di Drew e sospirando prese un mazzo di chiavi e infilò una di esse nella serratura.

 

“Drew stai bene?” chiese la ragazza quasi in lacrime.

 

Il ragazzo dai capelli verdi la fissò per qualche interminabile minuto, guardandola dall’alto in basso prima di sussurrare un timido: “Piuttosto…tu come stai?”

 

La ragazza sorrise dolcemente guardandolo. In fondo Drew, era più sensibile di quello che desse a vedere.

 

“Andiamo” disse e prima che potesse fare un passo Drew la prese per mano guidandola su per gli scalini, mentre quel leggero e tiepido contatto faceva arrossire entrambi.

 

 

*

 

 

Ash e gli altri nel frattempo erano entrati nel palazzo e si guardarono in giro con estrema ansia e preoccupazione. Ormai erano nella tana del nemico, un passo falso e tutto sarebbe andato in fumo.

 

Dawn fece un passo ma Mondo la bloccò con un braccio.

 

“Sssh…sento un rumore provenire dalle scale”

 

Prima che potesse aggiungere altro davanti a loro comparvero Misty e Drew, ancora frastornati e preoccupati che qualcuno potesse scoprire la menzogna di Misty per liberare il ragazzo.

 

“Ragazzi!” disse felice Dawn vedendo che i suoi amici erano sani e salvi, e ad una prima occhiata tutti interi.

 

Gli unici a non gioire della cosa furono Ash e Vera, la cui attenzione era focalizzata sulle mani intrecciate dei due ragazzi.

 

E la stanza si raggelò…

 

 

CONTINUA...

 

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 15

 

 

 

“Ash!” disse Misty togliendo la mano da quella intrecciata di Drew e correndo dal ragazzo dai capelli corvini che rimane sorpreso dalla felicità della ragazza che gli aveva letteralmente gettato le braccia al collo non appena l’aveva visto.

 

“Stai bene?” chiese ancora titubante, mentre lo sguardo andava a Drew, il quale si avvicinò a Vera con cautela, quasi avesse il brutto presentimento che sapesse ciò che era avvenuto fra lui e Misty.

 

“Ora si!” rispose lei raggiante, sorridendo per la prima volta davvero, senza più le ombre che avevano offuscato il suo bellissimo viso per tutto quel tempo.

 

“Per fortuna, quando abbiamo visto quel video…” Dawn si morse la lingua per aver parlato troppo, Misty e Drew la guardarono confusi, non riuscendo a capire cosa volesse dire.

 

“Di che video stai parlando?” chiese Drew accigliato.

 

“Ecco…veramente…” Dawn lasciava correre lo sguardo da Drew ad Ash, il quale la guardava con un misto di severità e inconscia rabbia.

 

“Il video di te e Misty” rispose fredda Vera al posto della ragazzina.

 

Ash fu certo di aver sentito Misty pietrificarsi fra le sue braccia mentre l’amica pronunciava quelle parole, e la rossa alzò lo sguardo, ma il viso di Ash era fisso davanti a se, senza darle possibilità di poterlo guardare negli occhi.

 

Come non faceva da ormai troppo tempo.

 

“Siamo stati obbligati, vi avrebbero ucciso se non avessimo obbedito agli ordini” disse Drew cercando di trovare una qualsiasi giustificazione a quel gesto, anche se, e lui lo sapeva bene, non ce n’erano.

 

Anche se contro la loro volontà li avevano traditi.

 

“Non dovete prendervela con loro! E’ colpa di Madama Boss se sono stati costretti a fare una cosa del genere, loro non volevano!” disse Mondo, andando in aiuto dei due ragazzi.

 

“Non intrometterti” disse Vera, e solo in quel momento Drew si rese conto che la ragazza non era quella che ricordava. Aveva qualcosa di diverso da come la ricordava. Il modo di atteggiarsi, il comportamento e lo stesso viso erano diversi da prima. Ma ciò che lo preoccupò fu come gli occhi di Vera non lasciassero trasparire altro che odio.

 

Dolore

 

Rabbia cieca

 

“Vera…ascoltami”

 

“Quello che è fatto è fatto, non si può tornare indietro no? Lasciamo perdere, non ho voglia di portare rancore anche a te. Nonostante il dolore mi sei troppo caro”

 

Le parole della ragazza arrivarono come un pugno nello stomaco. L’aveva perdonato? Eppure perché non riusciva a leggere la dolcezza e l’affetto che solitamente vedeva nei suoi occhi ogni volta che lo guardava?

 

“Non vorrei interrompere questa riconciliazione ma dobbiamo andarcene da qui, siamo troppo allo scoperto, così ci vedranno!” disse Mondo.

 

“Hai ragione, dobbiamo anche trovare mia madre” disse Ash risoluto guardando il ragazzo.

 

“E’ nella mia stanza, cioè, nella stanza che mi è stata assegnata” disse Misty e un brivido le corse lungo la schiena, arrivare da Delia non solo non sarebbe stata una cosa facile, ma le parole di Giovanni le risuonavano ancora in mente.

 

“Andiamo allora!” disse Dawn e Mondo fece strada, cercando di eludere come meglio poteva la sorveglianza.

 

“Stammi vicino” disse Ash a Misty tornando a guardare Drew, come se avesse un qualche timore che il ragazzo potesse ancora fare qualcosa a Misty. Non lo riteneva colpevole di ciò che aveva visto nel video, però averli ritrovati mano nella mano aveva smosso dentro di lui un sentimento strano che non ricordava di aver mai provato neppure quando Misty viaggiava ancora con lui.

 

Era diverso dall’irritazione che provava quando Rudy o Danny le avevano fatto la corte.

 

Gelosia

 

Si scrollò dalla testa quel pensiero, ora la priorità era ritrovare sua madre ed uscire indenni da quel palazzo. Avrebbe pensato dopo a come risolvere la situazione con Misty.

 

“Dobbiamo sbrigarci! Se ci scoprono ci faranno la pelle!” disse Mondo correndo lungo numerosi corridoi e scale, mentre il resto del gruppo lo seguiva.

 

Si fermò all’improvviso, bloccandosi contro la parete ed Ash rischiò di rovinargli addosso.

 

“Ma sei impazzito?”

 

“Sssh, ci sono le guardie” disse Mondo facendo segno di fare silenzio.

 

“Guardie? Ma com’è possibile? E’ la mia stanza” disse Misty confusa. Quando era uscita dalla camera da letto per andare a liberare Drew non c’era nessuno su quel piano, ben che meno qualcuno che custodisse quella camera.

 

“Devono essersi accorti di noi” ipotizzò con rabbia Vera.

 

“Oh dio” disse Misty improvvisamente mentre il suo cuore iniziava a correre velocemente.

 

“Che hai?” le chiese Ash preoccupato, vedendo il viso della ragazza assumere un colorito ben diverso dal candore al quale era abituato. Era un bianco quasi irreale.

 

“Giovanni…sa che Ash è qui! Prima è venuto da me e dalla madre di Ash e ha detto che lui stava venendo qui!”

 

Fu il turno di Mondo di sbiancare. Fissò gli occhi della ragazza con paura, un sentimento che mai, fino a quel momento aveva neppure immaginato.

 

“Vai” disse improvvisamente mentre tutti fissavano il ragazzo con i capelli castani come se avesse appena detto di aver visto un mostro.

 

“Misty, devi andare da Delia, solo tu puoi entrare, non preoccuparti, non ti faranno del male, gli sei troppo preziosa”

 

La ragazza con i capelli rossi annuì, mentre la mano che ancora si teneva saldamente a quella di Ash si strinse appena, quasi ad avvertire la ragazza di fare attenzione, quasi a sottolineare che lui c’era, e non l’avrebbe persa.

 

“Andrà tutto bene” disse cercando di sorridergli, nonostante la paura per ciò che di li a poco sarebbe potuto accadere.

 

Misty inspirò lentamente, e si avviò verso le guardie che appena la videro corsero da lei affiancandosi e accompagnandola fino alla porta.

 

“Dove sei stata?” chiese preoccupata Delia aprendo la porta e andando incontro alla ragazza che non rispose, limitandosi ad accennare uno sguardo alle guardie dietro di lei, che ancora la controllavano.

 

La donna alzò lo sguardo verso le guardie e guardandole male appoggiò un braccio intorno alle spalle di Misty, cingendola con essa e accompagnandola verso la camera. Ma la ragazza si fermò, non lasciando che quella barriera, costituita dalla porta, la allontanasse dai suoi amici e da lui.

 

Da Ash.

 

Non si seppe mai cosa successe in quel momento, mentre Misty si fermava insieme a Delia qualcosa cadde proprio dall’angolo dal quale era apparsa la ragazza, e prima che qualcuno potesse muoversi, lei era già corsa in quella direzione, con il cuore che batteva a mille, mentre le guardie si guardavano l’un l’altra, prima di scattare anch’essi in quella direzione.

 

La ragazza si fermò di colpo, un uomo quasi calvo si trovava di fronte ai suoi amici, sghignazzando con fare divertito, mentre Dawn si trovava a pochi metri da lui, a terra e con una smorfia di dolore sul viso mentre con le mani si toccava la caviglia.

 

“Dawn!” gridò Misty prima che il suo sguardo fosse catturato da quell’uomo che riconobbe solo in un secondo momento come Giovanni.

 

“Ma che bella sorpresa, il gruppetto al gran completo” disse ridendo divertito, mentre i suoi occhi crudeli indugiavano sull’esile figura di Ash, il quale rimaneva fermo nel suo posto.

 

“Oddio! ASH!” gridò Delia, che aveva seguito le guardie e ora si ritrovava di fronte a quella scena.

 

“Tu chi sei?” chiese il ragazzo dai capelli corvini, ignorando sua madre e tutte le persone vicine a lui che con molta lentezza si allontanavano da lui per andare da Misty e Delia.

 

Giovanni rise nuovamente, mentre con una mano estraeva dalla tasca una piccola targhetta con sopra due lettere che fecero ribollire il sangue nelle vene al ragazzo.

 

“Team Rocket…”

 

“Che diavolo vuoi?” disse Drew intromettendosi e superando Ash di pochi metri.

 

“Stanne fuori ragazzo, questa è una cosa che riguarda me e mio figlio”

 

“Ash non è tuo figlio!” gridò Delia tremando dalla rabbia e al tempo stesso dalla paura. Odiava quell’uomo già da tempo, eppure in quel momento, odiava di più se stessa per aver provato un tempo per lui qualcosa di molto simile all’amore.

 

“Oh si che lo è…come ti ho già detto prima mia cara, Ash diverrà il mio degno erede un giorno. E’ stato deciso così dal giorno in cui mi dicesti di essere rimasta incinta”

 

“Preferisco smettere di allenare pokemon piuttosto che essere alla mercé di un verme”

 

Le parole gli uscirono con un tale impeto che si stupì lui stesso di averle pronunciate. Si rese conto solo un secondo più tardi che forse, quella frase era l’unica da non dire. La mano di Giovanni si alzò, pronta a scagliare un pugno al figlio, in quale, d’istinto, chiuse gli occhi aspettando di incassare il colpo.

 

Un colpo che non arrivò mai.

 

Riaprì gli occhi con lentezza e vide che ora, davanti a lui, non c’era più la sagoma di Giovanni, bensì quella esile e più piccola di Misty, la quale, si era messa in mezzo, allargando le braccia e sfidando l’uomo con lo sguardo.

 

Lo stava proteggendo.

 

“Tu, ragazzina spostati!” disse Giovanni con un sibilo, abbassando la mano e mettendola in tasca come se nulla fosse.

 

“Scordatelo! Non ti permetterò di toccare Ash!”

 

“Come osi tu non sai con…”

 

Si fermò, e non perché non avesse nulla da dire o perché Misty lo preoccupasse, ma semplicemente perché ora, al posto della ragazza si era contrapposta un’altra persona, un ricordo di tanti anni prima.

 

“Non ti permetterò di farle del male!”

 

Giovanni si scrollò dalla mente quel ricordo, mentre Misty rimaneva ferma nella sua posizione, mentre lo stesso Ash la fissava meravigliato.

 

“Misty cosa…“

 

“Uguale ai tuoi genitori” disse Giovanni improvvisamente tornato lucido e quelle parole spiazzarono la ragazza dai capelli rossi come non mai prima di allora.

 

“Che…che vuoi dire?” chiese.

 

“I tuoi genitori sono morti nello stesso identico modo, cercando di proteggersi l’un l’altro, cercando di proteggere te dalla mia furia” disse una voce femminile sopraggiungendo dal corridoio. Madama Boss stava camminando tranquilla, divertita da quella scena tanto famigliare che le si presentava di fronte.

 

“Tale madre, tale figlia” disse.

 

“Che stai dicendo?” chiese nuovamente la ragazza senza abbassare le braccia, come se fossero l’unica protezione di Ash, il quale, insieme agli altri cercava di capire qualcosa dell’intera faccenda.

 

“E’ una storia vecchia ormai, ma i tuoi genitori tempo fa avevano procurato un bel po’ di guai a me e a mio figlio, in particolare tuo padre, aveva cercato con ogni mezzo di far decadere questo impero” disse l’anziana donna.

 

“Mio padre?”

 

“Era un bell’uomo non c’è che dire, peccato che fosse bello tanto quanto la sua stoltezza e ingenuità”

 

“Non avrete…”

 

“Ucciso? No…si è ucciso da solo, è impazzito e un giorno scomparve nel nulla. Lo ritrovarono i miei uomini in fondo ad un pozzo con le ossa rotte. Che brutta fine non trovi?”

 

Tutti si resero conto che quella frase sapeva di scherno. Dopo le ultime rivelazioni nessuno dei presenti ebbe dubbi sul fatto che quell’uomo, il padre di Misty potesse essersi volutamente ucciso.

 

Era stato ammazzato

 

“Misty?” chiese Ash preoccupato per l’amica che abbassò le braccia iniziando a tremare.

 

“E…mia madre?” chiese trattenendo a stento la voce.

 

“Il giocattolino di mio figlio dopo che lui e Delia si furono lasciati. Era una gran bella donna. Peccato che non avesse mai perdonato al marito il fatto di averla lasciata da sola. Impazzì come il marito e credo che ora si trovi in qualche casa di cura per malati di mente”

 

Selvaggi

 

“Smettila…”

 

“Si dice che la pazzia sia un fattore ereditario sai?” disse la donna prima di scoppiare a ridere fragorosamente.

 

“SMETTILA!” gridò la ragazza tappandosi le orecchie con le mani, mentre nella sua testa si affollavano le voci dei suoi genitori. Era ancora molto piccola quando smise di vederli, eppure, in quel momento, i loro ricordi diventarono più nitidi di qualsiasi altra immagine.

 

“Oh, è divertente vero?”

 

“Piantala mamma” disse in un sussurro Giovanni mentre lo sguardo andava a Delia, bianca come un lenzuolo per ciò che aveva appena sentito, mentre tratteneva a stento i singhiozzi, portandosi una mano sulla bocca.

 

“E’ una cosa ormai passata figliolo. E poi a noi la famiglia Williams non è mai interessata. Ricordi? Abbiamo architettato tutto per fare in modo che Ash e Misty s’incontrassero e diventassero amici”

 

“Che vuoi dire?” disse Ash arcigno.

 

“Che non è un caso se voi due siete ciò che siete adesso…Madama ha sempre manipolato chiunque le capitasse a tiro per raggiungere i propri scopi…ed ha usato Misty…per arrivare a te” disse Delia sconvolta.

 

Vera, che si trovava vicino a Dawn ferita rimase di sasso, mentre Drew poco distante stringeva in pugni rabbioso.

 

Pedine

 

Erano stati usati solo per questo

 

Ash guardò Misty, la quale era rimasta di spalle e quando cercò di posarle una mano sulla spalla lei si allontanò, nascondendo il viso fra una parete di capelli rossi che si chiusero a sipario su di lei.

 

“Misty…”

 

“NON TOCCARMI…TU…” alzò la testa e il ragazzo potè vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime prima di vederla scappare via, in preda alla rabbia e al dolore.

 

“Visto? La pazzia è ereditaria…” disse Madama Boss ridendo soddisfatta mentre ordinava alle proprie guardie di catturare i ragazzi e Delia.

 

L’unica persona che lasciò libera fu Ash il quale si voltò verso la madre che annuì, consapevole di ciò che sarebbe accaduto di li a poco.

 

Il ragazzo infatti si mise a correre, deciso più che mai a ritrovare la ragazza e a farla ragionare. Non voleva credere alle parole taglienti di quella donna aveva pronunciato, eppure, ora, forse iniziava a capire il perché di tutto quanto. Nonostante non si potesse definire un ragazzo per così dire sveglio.

 

 

*

 

 

“Misty! Aspetta fermati!” gridò il ragazzo continuando a rincorrere la ragazza, che ora sapeva, in quegli anni era diventata davvero veloce.

 

“Vattene! Lasciami stare!” gridò di rimando la ragazza senza smettere di correre.

 

Senza neanche pensarci Ash aumentò l’andatura, e prima che Misty potesse usare tutte le sue forze per correre più velocemente, lui l’afferrò per un braccio, strattonandola talmente forte che quasi caddero entrambi a terra.

 

“Smettila…”

 

“Di far che? Ti ho detto di lasciarmi andare Ash! Tu…noi non siamo amici hai sentito? Siamo state solo pedine nelle loro mani! E’ tutto finto!”

 

“Dannazione Misty! Quello che provo per te è di tutto ma non finzione!”

 

La ragazza rimase pietrificata dalle parole del ragazzo, che con il fiato grosso le stava rivelando di tenere a lei in un modo che forse, dall’inizio di tutta quella storia sembrava totalmente diverso.

 

“Mi hai ferita Ash! Una persona che tiene ad un’altra come dici tu non la ferisce!” disse Misty cercando un pretesto e non facendo altro che arrampicarsi sugli specchi.

 

“Io…non era mia intenzione…mi dispiace” disse abbassando il viso e lasciandosi coprire dalla visiera del berretto. Sapeva che in parte la ragazza aveva ragione, eppure non era stato in grado di fare nient’altro per lei. Aveva deciso di proteggerla allontanandola da sé. E solo adesso si rendeva conto di quanto, quella scelta, avesse logorato il loro rapporto.

 

“Ash…”

 

“Mi dispiace…maledizione…” cercò di ricacciare quel dolore e quelle lacrime per le scelte sbagliate che avevano portato solo dolore alle persone alle quali teneva. Se non fosse scappato in preda a quella rabbia sorda per essere stato incolpato di cose che non aveva fatto Brock – ne era certo – non sarebbe mai morto. Forse ferito, ma sarebbe ancora li con loro, non avrebbe permesso ai suoi amici di piangere la sua morte, non avrebbe permesso a Forrest di piangere e urlargli contro la sua rabbia.

 

Non riuscì a trattenersi oltre, quei giorni lontano da lei avevano smosso qualcosa dentro di lui che ora premeva ad uscire, e non voleva più lasciare che ciò accadesse. Non avrebbe più soppresso i suoi sentimenti per paura di non essere accettato o per pura timidezza o ingenuità.

 

“Misty…”

 

L’abbracciò, lasciando che pian piano il corpo rigido di lei si lasciasse andare e si adattasse al suo, mentre le sue mani ancora lievemente tremanti afferrassero la sua felpa e vi si aggrappassero quasi a sottolineare che una parte di lei avesse ancora bisogno di lui…del suo intero essere.

 

Era importante

 

E non voleva perderlo.

 

“Scusa Ash…mi dispiace…” disse scoppiando a piangere, e non solo per il dolore per Ash, ma per tutto ciò che era legato a lei.

 

“Andrà tutto bene…te lo prometto…”

 

Rimasero abbracciati per un lasso di tempo indefinito, lasciando che il respiro di entrambi si calmasse dopo la folle corsa. Certi che da quel momento, niente nel loro rapporto, sarebbe più stato come prima.

 

 

CONTINUA…

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Cap. 16 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 16



“Ce la fai a camminare?” chiese Ash notando come l’amica facesse fatica a muoversi. La folle corsa l’aveva smembrata, anche se sapeva benissimo che la vera ragione di quella stanchezza era per il fatto di ciò che erano appena venuti a conoscenza.

Si, non preoccuparti” rispose la ragazza dai capelli rossi, cercando in qualche modo di non dare a vedere la sua situazione precaria.

Sapere la verità, sapere di come lei ed Ash erano stati usati per gli sporchi giochi del Team Rocket la faceva stare male, ma prima di tutti, prima del dolore e di qualsiasi altro sentimento, provava rabbia per quella donna anziana che l’aveva accolta come una figlia, soltanto per poi pugnalarla alle spalle.

Ed improvvisamente il dolore per ciò che aveva fatto pochi giorni prima nelle celle tornò più vivido che mai. Quasi a ricordarle il peccato che aveva commesso senza in realtà desiderarlo neanche un po’.

“Mi dispiace”

“Uhm?”

Ash la guardò e si rese conto solo un momento più tardi di come le mani della ragazza erano tornate a stringersi intorno alla sottile vita.

“Misty, cos’hai?”

“Quello…quello che abbiamo fatto io e Drew è imperdonabile…

Il ragazzo scosse la testa. “Non è questa la priorità ora, non importa, va tutto bene

“COME PUO’ ANDARE TUTTO BENE ASH? MALEDIZIONE, PIANTALA CON LE TUE SOLITE PAROLE DA AUTOCOMMISERAZIONE!”

Ash si pietrificò all’istante, era da parecchio che non vedeva Misty così arrabbiata, e forse, in parte, in questo momento ne aveva più che ragione.

Ma nonostante ciò, nonostante la rabbia e la voglia di spaccare il muso a Drew e a chiunque altro, non riusciva a prendersela, non riusciva a guardare negli occhi la ragazza ed affrontarla.

Non c’era mai riuscito, fin dal principio.

Le cose, in fondo, non erano così tanto cambiate.

“Dobbiamo trovare un modo per andarcene e portare con noi tutti gli altri, non permetterò a nessuno di fare ancora del male a te o a qualsiasi altra persona alla quale tengo


*


“Ehi toglimi quelle zampacce di dosso!” disse Dawn cercando di mordere l’agente del Team Rocket che le mise le manette ai polsi, spingendola poi insieme al resto dei suoi compagni.

“Come va la caviglia?” chiese Vera, preoccupata per l’amica, fissando la gamba della ragazzina, la quale nonostante cercasse di camminare normalmente, faceva fatica ad appoggiare il piede a terra a causa della slogatura.

“Ricordate di ritirargli tutte le sfere pokè, non voglio che riescano a fuggire con uno stratagemma così stupido” disse Madama Boss tenendo per un braccio delia, la quale, non poteva fare altro che guardare gli amici di suo figlio essere imprigionati nelle segrete.

“Che ne sarà di Ash e Misty?” chiese volgendo lo sguardo verso gli occhi glaciali della donna.

“Ce ne occuperemo personalmente, tuo figlio mia cara è troppo importante, per lasciarlo libero di scorrazzare per il mondo. Il tempo dei giochi è finito. E’ giunto il momento che impari a crescere e che prenda il proprio posto nella società…ovviamente al mio fianco

“Siete un mostro…”

Madama Boss sorrise beffarda.

“Sono felice che te ne sia accorta mia cara

“Lasciala stare, e pensiamo ad un modo per trovare quei due” disse Giovanni intromettendosi e mettendosi di fianco a Delia.

“Come puoi dire una cosa del genere! Devi lasciarlo libero! Ash non diverrà mai come te!”

“Ricordati che è pur sempre nostro figlio” lo disse con un tono di voce talmente dolce e tenero che per un attimo Delia rimase a fissarlo come se non l’avesse mai visto. Come se l’avesse conosciuto adesso per la prima volta.

“Non è…”

Le parole le morirono in gola, mentre l’uomo posava avidamente le proprie labbra sulle sue, e venne sopraffatta, antiche e represse sensazioni tornarono in superficie, facendola sentire meno di zero. Aveva seppellito quei sentimenti per non dover soffrire, per proteggere Ash.

Solo per lui

Ed invece ora eccola li, in balia degli eventi e dei suoi stessi sentimenti, che, come accade in questi casi, quando si pensa siano ormai morti e sepolti, tornano alla ribalta più splendenti e caotici di prima.


*


Nel frattempo Ash e Misty correvano da una parte all’altra del palazzo, cercando un qualsiasi punto di appiglio per poter scappare di li.

“Ash, dobbiamo trovare gli altri” disse la ragazza ma Ash le mise una mano sulla bocca.

Sssh” disse prendendola e nascondendosi insieme a lei in uno stanzino buio.

Uno stanzino delle scope.

“Ma cosa?” chiese lei.

“C’erano degli agenti, ci avrebbero scoperto

“E mi trascini nel ripostiglio adibito alle scope per pulire? Ma sei fuori? Che hai in quella testa Ash?”

Misty era seriamente adirata dalla situazione, non per il fatto in se, ma proprio per l’angusto e ristretto spazio vitale che per forza maggiore era costretta ad avere li dentro. Era una strana sensazione, nuova.

Aveva sempre desiderato stare così vicino ad Ash, poter sentire il respiro sui capelli, il suo cuore battere alla medesima velocità del suo. Eppure in quel momento una vampata di sangue le affluì alle guance, facendola arrossire, e si ritrovò a benedire l’oscurità dello stanzino.

“Che hai?” le chiese improvvisamente Ash vedendo come la ragazza cercasse di tenere lo sguardo basso, per non dover incontrare il suo sguardo.

“Ho caldo, e si sta stretti”

“Bhe, mi dispiace, cerca di resistere ancora un po’, quando le guardie saranno passate e saremo sicuro di essere al riparo da occhi e orecchie indiscrete usciremo. E’ questione di minuti, te lo prometto”

A quelle parole Misty alzò di scatto il viso ritrovandosi a fissare gli occhi scuri del ragazzo che in quel momento avevano assunto un’espressione fiera e coraggiosa.

Lo sguardo che aveva sempre amato.

Non pensò neppure a ciò che stava per fare, si tese quel poco che bastava per sfiorare delicatamente le labbra del ragazzo che assunse stavolta un’espressione stupita e confusa.

“Mi dispiace…è…il buio che gioca strani effetti

“Ah…”

Nessuno dei due seppe quando tutto ebbe inizio, forse il luogo, forse i loro respiri e i loro cuori troppo simili, ma improvvisamente, tornarono nuovamente a baciarsi, ed era un bacio completamente differente da quello che si erano dati subito dopo la morte di Brock. No, questo bacio faceva presagire molto altro.

Qualcosa che avrebbe comportato da parte di entrambi un notevole autocontrollo e un’ancora maggiore maturazione per poter riuscire ad andare avanti.

Crescere insieme


*


“Li avete trovati?” chiese Madama Boss, ormai stanca di sentirsi sempre ripetere che quei due ragazzi erano scomparsi nel nulla.

“Siamo spiacenti Signora, ma siamo certi che sono ancora all’interno dell’edificio, se fossero usciti le telecamere di sicurezza li avrebbero filmati” disse uno degli agenti, terrorizzato vedendo come gli occhi dell’anziana donna erano ora, iniettati di sangue.

“TROVATELI!” gridò, sbattendo con forza il pugno sul tavolo del suo studio, dove si era rifugiata dopo essere stata sicura che gli intrusi fossero stati fatti portare nelle segrete.

L’agente mormorò un si sommesso, dopodichè uscì di gran carriera dallo studio della donna, pregando di riuscire a trovare gli ultimi due intrusi rimasti il libertà prima che la donna decise di sistemare lui.


*


“Spero che Ash stia bene” disse Dawn seduta sullo scomodo letto, mentre Vera le visionava la caviglia, nonostante non fosse un medico e che quindi, di simili cose ne sapesse meno di zero. Eppure quando lei e Max erano più piccoli e il fratellino alle volte giocando cadeva a terra scorticandosi le mani o le ginocchia era lei quella che se ne prendeva cura. Era lei la persona che correva alla più vicina fontanella per bagnare un fazzolettino di tela da applicare sulle ferite del fratello, e che poi, nonostante la sua esile figura, lo portava in spalle fino a casa.

Il più delle volte, durante il tragitto Max si addormentava, scaricando tutto il peso del suo piccolo corpicino sul suo. Eppure non le interessava. Perché in quei momenti, nonostante le ferite provocate della caduta, poteva sentire il suo respiro farsi sempre più profondo e regolare, poteva sentire il suo respiro accarezzarle i capelli e il viso.

Era vivo

La ragazza scacciò via quel pensiero, l’ultima cosa che voleva adesso era deprimersi ripensando ai momenti felici che aveva passato con lui. Una volta usciti da quella situazione, avrebbe avuto tutto il tempo per distruggersi dal dolore.

Sospirò, cosa che non sfuggì all’occhio attento di Drew, il quale, si ero appoggiato al muro tenendo le braccia incrociate.

“Tutto bene?” le chiese.

Si, tranquillo” rispose lei, cercando di mascherare il dolore dietro ad un falso sorriso.

Il ragazzo la fissò per alcuni minuti, indeciso se crederle o no, ma quando lei ripete la frase e si voltò di scatto verso Dawn riprendendo la sua medicazione il ragazzo capì che era meglio lasciar perdere.

“Sono preoccupata per Misty, mi sembrava debilitata, come se fosse distrutta” disse improvvisamente Dawn fissando la sua caviglia appena fasciata dalla ragazza dai capelli castani.

“Distrutta?” le domandò Vera, alzando il viso e guardandola confusa.

Si, come se fosse provata dal dolore, non so spiegartelo, ma io me ne intendo di queste cose” rispose la ragazzina e per un breve periodo di tempo sia Drew che Vera si domandarono se non li stesse prendendo per i fondelli o stesse dicendo la verità.

“Spero che non sia così…spero solo che….” Disse Drew, ma non riuscì a continuare, un pensiero assurdo ed atroce iniziava a sorgergli. Era impossibile una cosa del genere.

Perché se fosse successo davvero, avrebbe distrutto gli equilibri.

“Maledizione…”


*


“Entra” disse Giovanni spingendo con non troppa delicatezza l’ex moglie nella stanza.

“Che vuoi fare?” chiese lei, più arrabbiata che impaurita, nonostante Giovanni fosse un uomo rude e malvagio, era pur sempre un gentiluomo, e questo in parte, giocava a favore di Delia.

Se avesse amministrato bene le sue carte sarebbe riuscita a farla franca. Tutto stava però a cercare di capire come fare.

“Mi spieghi una cosa?” disse improvvisamente guardando l’uomo di fronte a lei che corrugò la fronte, indeciso se permettere alla donna di parlare o meno.

“…dimmi…”

“Perché è così importante per te avere Ash a capo del Team Rocket?”

“Che razza di domanda è? E’ mio figlio no?”

Delia alzò un sopracciglio.

“Appunto…”

Giovanni capì immediatamente dove la donna volesse arrivare. Ogni genitore vuole solo il bene per i propri figli, e lui, voleva precludergli la possibilità di essere felice, perché, sapeva, di non aver scelto da sé di diventare capo di quella grande forza mondiale quale era diventato il Team Rocket.

Sarebbe stato disposto a sacrificare gli ideali del figlio? E per cosa poi? Per una sciocca vendetta, per un suo benessere personale.

La sua libertà in cambio di quella di Ash

“Che razza di donna meschina sei? Vuoi mettermi contro mia madre!”

“Io non ho mai detto questo, sto solo cercando di capire perché

L’uomo si voltò dall’altra parte mentre Delia, con la solita calma che la contraddistingueva continuava a guardare tranquilla l’uomo, le cui spalle un tempo, erano esili e larghe come quelle di Ash, ma che ora, a causa di dolori, vittorie e sconfitte erano diventate in qualche modo possenti.

“Perché vivi ancora alla sua ombra? Per te cos’è più importante? I soldi rubati ed estorti con l’inganno oppure la realizzazione dei sogni di Ash? Il tuo sogno, che lui, inconsciamente sta cercando di portare a compimento, nonostante voi cerchiate ogni volta di fermarlo, mettendogli i bastoni fra le ruote

“Il Team Rocket continuerà ad evolversi, a soggiogare i deboli e gli inutili, e che lo voglia o no, Ash farà parte di questo grandioso progetto di conquista” disse nuovamente fiero e sicuro di se stesso, ed uscì dalla stanza, lasciando la donna sola.

Delia sospirò, conscia del fatto che ormai esisteva solo un unico modo per fermare Giovanni.

Le parole non erano servite.


*


Il calore di un corpo contro un altro, cuori che battono veloci come battiti d’ala di giovani colibrì. Respiri dolci e piacevoli carezze.

Nonostante il buio e lo spazio angusto Misty non si era mai sentita a suo agio come in quel momento. Poco importava che dietro a quella porta che li divideva dal resto del mondo, ogni singolo membro del team Rocket le stesse dando la caccia.

In quel preciso istante, poteva anche esserci la fine del mondo, che lei non se ne sarebbe minimamente accorta.

“E’ tutto a posto?” le chiese Ash, la voce che tremava, come il suo intero essere.

Lei annuì semplicemente, abbracciando il ragazzo e lasciandosi inebriare da quel suo profumo inconfondibile. Dal calore che la sua pelle emanava e che la avvolgeva in modo protettivo, facendo scivolare via tutto il dolore che aveva provato, come acqua a contatto con la pelle.

Passarono altri interminabili minuti prima che i due ragazzi presero il coraggio a due mani e decisero di uscire per controllare se la situazione era tranquilla.

“Via libera” disse Ash tendendo una mano e prendendo quella di Misty che sussultò a quel contatto. Arrossì lievemente ma il ragazzo non ci fece caso per sua fortuna, troppo preso com’era a controllare che tutto fosse deserto.

Fecero un passo avanti, ma improvvisamente qualcuno arrivò loro alle spalle e ci volle poco che Misty cacciasse un urlo.

Invece quell’urlo non ci fu, ma ci fu qualcos’altro. Una mano era ferma sulla bocca di Misty, e due occhi castani la guardavano con un misto di sentimenti contrastanti.

Ga…Gary?” disse quasi interdetta, quando fu libera dalla mano del ragazzo, più lo guardava e più se rendeva conto che era impossibile che lui fosse li. L’ultima volta che lo aveva visto era bloccato in una stanza d’ospedale, paralizzato.

Subito il suo sguardo corse alle sue gambe, perfette e forti come un tempo.

“Ma come…?” chiese incredula.

“Riabilitazione e parecchia morfina per attenuare il dolore, a dopo con le spiegazioni più dettagliate” disse quando lei cercò di aprire la bocca per dire qualcos’altro. Lo sguardo del ragazzo corse ad Ash, fermo ed impassibile dietro a Misty, la cui mano era ancora ben salda alla sua.

“Ho visto il video…quello dove…” non riuscì a continuare e Misty sentì Ash irrigidirsi improvvisamente.

Si voltò appena verso di lui e vide che il suo sguardo era fermo, quasi di pietra mentre teneva gli occhi saldamente ancorati al viso di Gary.

Non voleva.

Non poteva…non riusciva a guardarla.

Non ancora.

Di nuovo il dolore la attanagliò, mentre la tranquillità che aveva provato pochi istanti prima sfumavano, evaporando dentro di lei e facendo spazio all’oblio.

“Misty? Che hai?” disse Ash vedendo il corpo della ragazza iniziare a tremare in modo convulso.

“Non…”

Non fece in tempo a dirlo che Misty crollò esausta fra le braccia di Gary…

 

 

CONTINUA

°^° posso affermare con certezza matematica che mancano 4 capitoli alla fine <3 oddio, questa fic è una vera e propria odissea ormai…xD comunque, ok, ho sconvolto una marea di gente…^^’’ scusate…

 

NEKO-CHAN

Dire che sono rimasta sconvolta per la mega recensione è dire poco xD…°^° comunque più che altro non è il fatto che Ash ci arriva troppo facilmente, è che il primo attacco a Misty è accaduto proprio nel modo pressoché identico a quello della finale di Sinnoh, e reputo Ash “sveglio” solo per quanto riguarda questioni di carattere prettamente da pokemon, ed essendo che sicuramente si ricorda ogni singolo incontro, bhe, uno più uno…°^° per il fatto di Misty, bhe, in effetti forse è troppo lagna, ma aveva delle certezze che le sono crollate, inoltre Ash non si comporta proprio da “moroso” e questo la scardina ulteriormente…^^ comunque sono contenta che ti piaccia, e soprattutto per il caos del TR xD davvero, sei stata molto gentile. Per quanto riguarda le ship...bhe, vedrai ohohoh.

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Capitolo 17
*** Cap. 17 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 17



“Dove sono?” chiese Misty aprendo gli occhi di colpo e venendo inondata dalla luce che filtrava attraverso i vetri della finestra. Si guardò intorno e vide seduto sulla sedia Mondo, con lo sguardo assente, perso in chissà quale pensiero.

“Mondo?”

Il ragazzo si destò improvvisamente, guardandola sorpreso per alcuni istanti, prima d’illuminarsi come un bambino.

“Come ti senti? Sei svenuta improvvisamente” disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a lei.

“Svenuta?” disse allarmata la ragazza.

Mondo annuì, spiegandole di come avesse trovato per puro caso, lei ed Ash insieme ad un altro ragazzo dispersi tra i vari corridoi del palazzo e di come gli avessero spiegato l’accaduto.

Solo in quel momento la ragazza si rese conto che nella stanza c’erano solo loro due, di Ash e Gary neanche l’ombra.

“Dove sono Ash e Gary?” chiese spaventata.

Li stavano cercando e a causa sua che era svenuta come una povera sciocca per la stanchezza, aveva rischiato di mettere tutti in pericolo.

Di mettere lui in pericolo.

“Stai tranquilla stanno bene, sono nella stanza di fianco a questa, questi alloggi si trovano in un’ala del palazzo in disuso, nessuno ne ha l’accesso…non si sognerebbero mai di venire a cercarvi qui

“Lo spero”

Mondo la fissò per alcuni minuti prima di prendere il coraggio a due mani e parlare.

“Mi dispiace, per colpa mia tutti voi avete sofferto…tu hai sofferto, non potrò mai perdonarmelo, mi sento un verme

Misty abbassò lo sguardo sul lenzuolo candido. Sapere che quella persona della quale aveva iniziato a fidarsi aveva causato così tanto dolore alle persone alle quali teneva le provocava un moto di rabbia e di odio. Ma più di tutti, più del male che Mondo aveva fatto coscientemente, la morte di Max e quella di Brock non erano state causate dalla sua mente. La colpa era da ricercare in qualcun altro.

“Lascia stare” rispose solamente la ragazza dai capelli rossi. Parlare di ciò, del passato che li aveva investiti e travolti come un’ondata ghiacciata faceva ancora male, troppo male per una persona come lei, che si era sempre dimostrata forte.

Apparenza

“Vi aiuterò…troverò un modo per farvi uscire tutti da qui vivi” disse d’un tratto Mondo prendendo una mano di Misty e stringendola nella propria.

Una mano fredda che tremava, per l’agitazione o forse la paura, sentimenti che percepiva benissimo ma alla quale non poteva rispondere, se non con un triste sorriso.

“Grazie”

*


“Mi spieghi come hai fatto a sapere dove ci trovavamo?” chiese Ash appoggiato al muro, fissando l’amico che stava controllando se in quel corridoio era tutto tranquillo.

“Te l’ho detto, morfina” rispose lui chiudendo la porta e andando verso le finestre, che chiuse, insieme alle tende ingiallite.

“Non prendermi in giro, sarò stupido ma so bene quali erano le tue condizioni quando sei stato ricoverato, della semplice morfina attenua il dolore, non fa riacquistare la capacità motoria Gary

Il ragazzo dai capelli castani fissò l’amico interdetto.

“Da quando t’intendi di medicina Ash?”

“Non ci vuole un genio. Più che altro, mi preoccupa il tuo stato di salute, sei sicuro di stare bene?” chiese.

Gary annuì.

“Le curo e la riabilitazione con Dawn sono state pressoché miracolose, Ho passato più tempo con i vari fisioterapisti che nella mia stanza d’ospedale, e questo mi ha aiutato molto. Certo, non posso correre e mi stanco facilmente, ma l’importante è che la schiena e le gambe pian piano tornino a funzionare…anche se…” si rabbuiò e Ash lo guardò con più intensità, quasi volesse cercare di leggergli nel pensiero.

“…non potrò tornare alla prestanza fisica di un tempo

Il ragazzo dai capelli corvini distolse lo sguardo a quelle parole e strinse i pugni con rabbia.

“Quindi…la morfina serve solo per attenuare i dolori che senza sentiresti

“No…senza morfina starei così male da non potermi muovere a causa dei dolori

Dopo quell’affermazione calò il silenzio, rotto solo dalle voci che si susseguivano fuori dall’edificio, traffico e gente, perlopiù agenti del team Rocket che setacciavano i dintorni, ignari della vera posizione dei fuggitivi.

“Posso sapere perché Misty è stata male?” disse d’un tratto il ricercatore ed Ash sussultò.

Era estremamente distruttivo per lui vederla in quella situazione, l’aveva sempre vista come una persona forte e sicura di se…vederla stremata e triste era un qualcosa che non riusciva a concepire. Se qualcuno le avesse descritto così la ragazza lui sarebbe di sicuro andato in escandescenze.

Voleva proteggere il ricordo della vera Misty.

“Io…” non riuscì a continuare. Sapere di essere stato controllato come un burattino da persone che si definivano la sua famiglia, ma della quale lui non voleva far parte gli faceva rabbia. Perché avevano colpito persone alle quali teneva. Aveva perso amici preziosi e una serenità che lo contraddistingueva anche nelle situazioni peggiori.

E sapere che in tutto questo Misty ci era finita in mezzo più degli altri gli aveva ancora di più fatto desiderare di spaccare almeno una o due facce.

“Allora?” chiese Gary

“Lascia stare” disse Ash scuotendo la testa. Era troppo dover affrontare la nuda e cruda realtà e parlarne apertamente con uno dei suoi migliori amici.

Dover guardare in faccia la realtà, spiegare di come una parte di lui un tempo era appartenuta al Team Rocket, e di come ora, una persona che non riconosceva come padre, reclamasse il suo diritto di genitore.

Un diritto che mai aveva avuto e che non gli avrebbe mai permesso di avere.

“Andiamo a sentire come sta Misty?” disse Gary percependo come quella domanda e quell’intero argomento fossero una sorta di tabù per lui.

Ash annuì senza guardarlo, ed entrambi uscirono silenziosamente dalla stanza.


*


Nel frattempo Mondo continuava a stringere con forza la mano di Misty, quasi volesse con quel gesto aggrapparsi a lei.

Sentirla

“Mondo? Va…tutto bene?”

Scosse la testa. Non andava bene, non andava bene niente. Si era da sempre ripromesso di comportarsi bene, nonostante facesse parte di quel grande disegno di conquista chiamato Team Rocket non si era mai sentito veramente a casa. Era diverso dagli altri, smania di successo, orgoglio, avidità…erano cose che non gli appartenevano. E dover fare del male a delle persone che non ne avevano colpe, che si erano solo trovati sulla stessa strada dell’organizzazione lo intristiva.

“Scusa”

Misty fissò la mano di Mondo ancorata alla sua ed un brivido la percorse da parte a parte. Nonostante per lei quel ragazzo fosse una persona da considerarsi nemica non riusciva a farlo. Continuava a pensare a lui come ad un compagno.

Sospirò.

“Mondo, ognuno vive arbitrariamente la sua vita, ciò che per una persona è giusto, per un’altra può sembrare sbagliata…siamo noi a decidere da che parte della bilancia stare

Il ragazzo sussultò, gli occhi della ragazza, di un colore misto al verde dei prati e a quello del mare rendevano la sua espressione ancora più magnetica e profonda di quello che in realtà erano.

“Posso…farti una domanda?” chiese stringendo la presa sulla mano della ragazza che annuì.

“Quel ragazzo, quell’Ash…è…il tuo ragazzo?”

“Cosa? Ma…” Misty arrossì di colpo, visibilmente scossa da quella frase, e se Mondo avesse anche solo sperato che quello che li legava potesse semplicemente essere un’amicizia molto forte, la reazione della ragazza fece presagire immediatamente il contrario.

Se anche non fossero stati insieme, lei provava comunque qualcosa d’importante per lui.

Qualcosa che lui, ora come ora, non poteva ancora afferrare.

“Lo invidio…”

Lasciò la presa dalle mani della ragazza, la quale non la mosse di un millimetro.

“Mondo…”

“Va tutto bene, è che l’avevo visto così preoccupato che mi era sorto il dubbio che poteva esserci qualcosa…e poi…i discorsi di madama Boss e di suo figlio non lasciavano dubbi in proposito…eheh…che stupido bamboccio

“Non sforzarti di ridere…” disse Misty tristemente “…il rapporto che c’è fra me e Ash…è da sempre stato costellato da sofferenze, litigi e divisioni…nonostante lo ami con tutta me stessa…nonostante il fatto che voglia stare sempre con lui…credo che una parte di me voglia scardinarsi da questo sentimento…non riesco respirare…nonostante lo ami…e mi senta persa senza il suo appoggio…dovrei allontanarmi da lui

La porta si aprì di colpo e i due ragazzi sobbalzarono, sicuri di essere stati scoperti. Invece si ritrovarono davanti ad Ash, che come una furia era entrato e ora stringeva i pugni in modo sconnesso, quasi volesse fare entrare le unghie nella carne.

“Ash!” disse Misty sorpresa mentre anche Gary entrava nella stanza fissando l’amico con preoccupazione e tensione sempre più crescente.

“Cosa…vorresti dire?” chiese il ragazzo dai capelli corvini bloccando il suo guardo su quello allarmato della ragazza.

“Hai…STAVI ORIGLIANDO!” strillò la ragazza adirata.

“Avanti ragazzi…calmatevi o ci scopriranno” disse Mondo vedendo la scena e percependo come sarebbe scoppiato un litigio di li a poco.

“TACI!” dissero all’unisono i due ragazzi.

Mondo si pietrificò all’istante…il cambiamento repentino dei due ragazzi l’aveva colto alla sprovvista.

“Allora? Cosa volevi dire con quelle parole? Cosa vuol dire che vuoi allontanarti da me? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo quello che è accaduto…prima…vuoi allontanarti? Con che faccia puoi dire una cosa simile?

Era la prima volta che lo sentiva così ferito. Istintivamente si alzò dal letto ma Mondo la ricacciò seduta.

“Sta li!”

“Lasciala” sibilò il ragazzo alle sue spalle e Mondo si voltò verso di lui.

“Hai ucciso il mio migliore amico, il fratellino di Vera e hai fatto del male ai mie compagni. Non azzardarti a toccarla”

La minaccia di Ash ebbe il suo effetto in pochi istanti. Mondo ricacciò a stento la rabbia che stava provando in fondo a se stesso, non voleva mettersi a fare a botte con una persona alla quale Misty teneva enormemente.

“Ash calmati! Non è il caso di farne una questione di stato” disse Misty ma lo sguardo con la quale il ragazzo la incenerì le suggerì di starsene zitta e tranquilla al suo posto.

Gary intanto faceva scorrere lo sguardi fra i suoi amici e lo strano ragazzo che non conosceva, ma che a quanto pare doveva essere la causa di tutto il loro dolore.

“E’…è stato lui a commettere quegli attentati?” chiese.

Ash annuì e la rabbia di Gary a quella risposta muta ma carica di ogni più piccolo particolare esplose come una bomba ad orologeria.

Senza che nessuno potesse anche solo pensare di fermarlo scaricò la sua rabbia sferrando un potente pugno a Mondo, il quale cadde a terra di schiena, mentre il sangue iniziava a cadere da suo labbro, probabilmente rotto.

“Bastardo!” gridò Gary pronto a sferrare un altro attacco.

“Fermati! Non è colpa sua” gridò Misty sovrastando quasi la voce dell’amico, e mettendosi in mezzo ai due.

“Che stai facendo? Spostati!” disse Gary cercando di controllarsi.

“E’ stato controllato dai capi del Team Rocket!” disse Misty cercando di difendere il ragazzo.

“HA UCCISO BROCK!” gridò Ash e Misty sussultò.

Quel nome era ancora troppo per essere pronunciato così alla leggera.

Scrollò la testa cercando di non piangere, ma la sua espressione tradì il dolore che era appena riemerso. Una ferita che non poteva rimarginarsi.

“Io…non potrò più…non lo vedrò crescere, non lo vedrò stare con te…dovrò dire addio a voi due…

Una lacrima le scese giu dal viso candido come i toni pastello.

“Prenditi cura di lui…anche per me…vi voglio bene…

La ragazza scoppiò a piangere, aveva cercato di essere forte, ma la verità era che adorava Brock, quasi quanto adorava Ash…nonostante l’affetto che provava nei loro confronti fosse tutt’altro che uguale.

“Brock…piangeva, prima di morire…stava piangendo…” disse Misty soffocando un singhiozzo e alle sue spalle Mondo abbassò la testa.

“Lui…lui ci voleva bene, eravamo come una famiglia…avrebbe voluto vederci diventare degli adulti volenterosi…ci amava, come se invece di amici e fratelli fossimo suoi figli

Ash fece un passo verso di lei, anche lui si era portato dietro un dolore immenso da quel giorno, un giorno che mai si sarebbe attenuato.

“Mi dispiace Ash ma…non ci riesco, non ce la faccio a continuare…davo per scontato che avendoti vicino sarei riuscita a superare qualsiasi avversità, ma la verità è che averti vicino non fa che intensificare il mio dolore…

Le parole arrivarono come una frana potente ed impossibile da fermare. Gli stava dicendo che voleva essere lasciata in pace.

“Misty! Non dire cose di cui poi un giorno potresti pentirti!” la rimproverò Gary, ma lei lo ignorò.

“Tutto questo è diventato troppo per me…il sentimento che mi porto addosso è diventato un peso troppo pensate da sopportare” disse portandosi una mano stretta a pugno sul petto, dopodichè alzò lo sguardo “Perdonami Ash…

Il ragazzo dai capelli corvini rimane immobile, mentre la ragazza dai capelli rossi s’inginocchiava vicino a Mondo, iniziando a medicargli la ferita con un piccolo fazzoletto di stoffa molto simile a quello che aveva dato ad Ash anni prima.

“Ormai…non c’è più niente da fare…”


*


Nel frattempo Vera e gli altri erano ancora rinchiusi nelle celle sperando che gli amici non fossero stati catturati e alla disperata soluzione di un piano di fuga.

“Dobbiamo riuscire a prendere le chiavi alla guardia!” disse Dawn a bassa voce con la caviglia fasciata, mentre con lo sguardo seguiva la guardia che camminava avanti e indietro davanti alla cella.

Si ma come?” disse Drew.

“L’unico modo sarebbe imbrogliarla…ed io so esattamente come fare…” disse Vera strizzando l’occhiolino e Drew a quella vista non potè fare altro che sorridere. Nonostante ciò che era avvenuta, la forza d’animo della ragazza batteva qualsiasi sua concezione immaginaria.

“Fa attenzione” disse.

Vera lo guardò e sorrise, un sorriso amaro, che ancora bruciava a causa del ricordo troppo nitido. Ma sapeva che se si fosse fermata adesso sarebbe crollata.

“Drew…una volta usciti da questo inferno…vorrei parlarti

La voce della ragazza suonò come una supplica, un senso di scusa e di risentimento che invadeva la stanza e la mente di Drew più di qualsiasi altra cosa. Iniziava a temere il peggio, perché sapeva che Vera, era si forte, ma allo stesso tempo debole.

Debole come i petali delle rose che era solito regalarle.

Dawn guardò i due ragazzi, e un moto di tenerezza la invase, conosceva da troppo poco tempo Vera e Drew, eppure aveva imparato ad amarli, come in parte, amava Ash e aveva amato Brock…

Un amore incondizionato che legava ogni membro saldamente.

Uno all’altro, come i tasselli di un puzzle.



CONTINUA…

 

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Capitolo 18
*** Cap. 18 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 18

 

 

La ferita di Mondo era stata medicata con estrema cura e Misty si alzò soddisfatta guardando il lavoro ultimato e sfoggiando un dolce sorriso.

 

“Finito!”

 

Il ragazzo si tastò il labbro ancora gonfio e soffocò un gemito.

 

“Ehi! Non toccarti! Altrimenti tutta la fatica che ho fatto sarà stata inutile” lo rimproverò la ragazza.

 

Mondo annuì e il suo sguardo corse ai due ragazzi in piedi dietro di lei. Gary lo guardava con odio, un sentimento che in quel momento poteva comprendere benissimo, in fondo, aveva distrutto la sua vita, insieme a quella di tutti gli altri. Ma la persona che gli fece abbassare nuovamente lo sguardo fu Ash, il quale rimaneva immobile a fissare la schiena di Misty, quasi sperasse che lei se ne accorgesse e si voltasse per guardarlo.

 

E dirgli che andava tutto bene.

 

Perché più di tutto il resto, era di questo che aveva bisogno. Sapere che sarebbe andato tutto per il meglio, e che lei sarebbe restata accanto a lui.

 

Fino alla fine.

 

Improvvisamente delle voci giunsero dal corridoio e i quattro ragazzi rimasero immobili, sperando con tutti loro stessi di non venir scoperti.

 

“Che diavolo, è impossibile che si siano nascosti qui.” Disse una voce, molto probabilmente una delle guardie incaricata di stanarli e portarli da madama Boss e Giovanni.

 

“Dobbiamo liberare gli altri…e ritrovare mia madre” disse Ash in un sibilo, volgendo lo sguardo verso la porta, quasi avesse paura che potessero sentirlo anche con quella tonalità.

 

I tre annuirono e si guardarono l’un l’altro. Quando le voci si allontanarono si avvicinarono piano alla porta e dopo aver controllato che fosse tutto a posto corsero nella direzione opposta a quella delle voci, percorrendo a velocità sostenuta il lungo corridoio.

 

“Mondo, dove pensi che si trovino Vera e gli altri?” chiese Ash senza voltarsi e continuando a correre.

 

“Negli scantinati, di solito i prigionieri li portano laggiù” rispose il ragazzo.

 

“Anche io e Drew eravamo stati portati li…sembrano delle cantine adibite a prigione” disse la ragazza dai capelli rossi, mentre un brivido la percosse al ricordo di ciò che aveva subito in quel luogo.

 

“Perché eravate stati portati li?” chiese Gary, ancora all’oscuro di tutto, ma la domanda rimase senza risposta.

 

Si fermarono dietro ad un muro, controllando che, dove il corridoio prendeva un’altra direzione, voltando verso destra, non ci fossero guardie, o comunque nessuno che potesse rivelarsi un nemico.

 

“Sembra tutto tranquillo” disse Mondo davanti a tutti, come se volesse fare da scudo, cosa che irritò molto Ash e Gary, che si sentirono in qualche modo protetti come se non fossero in grado di ragionare a mente lucida.

 

Cosa che in parte era vera.

 

Erano ancora troppo accecati dalla rabbia e dal dolore per adattarsi alla situazione, che pian piano gli stava irrimediabilmente sfuggendo di male. E in quel momento, in quella situazione, dovevano mantenere il sangue freddo. O non avrebbero perso uno stupido incontro.

 

Ma qualcosa di molto più importante.

 

Vivere o Morire

 

“E se qualcuno facesse da palo? O da esca…forse gli altri potrebbero tranquillamente andare…”

 

“Non se ne parla” sibilò Ash, fissando i suoi occhi in quelli di Misty, la quale, decise di punto in bianco di restare in silenzio.

 

Voleva solo aiutarli. Si rendeva però conto, al tempo stesso, di aver procurato ad Ash un dolore pari solo a quello che doveva aver provato Delia da giovane.

 

Rinunciare

 

Sospirò. Non era quello il momento per pensieri incoerenti come quello. Dovevano uscire da li. E al più presto…

 

 

*

 

 

“Mi scusi? Ehi dico a lei!” Dawn sventolava energicamente le braccia per attirare l’attenzione della guardia che se ne stava seduta davanti a loro, al di la delle sbarre e che, a prima vista, sembrava sul punto di addormentarsi.

 

“Che vuoi ragazzina?” chiese con astio la guardia, guardandola ma senza muovere un muscolo.

 

“Dovrei andare in bagno”

 

“Trattienila” rispose di rimando l’uomo, tornando ad appisolarsi.

 

“Ma non posso!” disse Dawn contrariata abbassando poi il tono “Me la sto facendo addosso…per favore”

 

La guardia alzò gli occhi al cielo, alzandosi e prendendo il grosso mazzo di chiavi dalla cintura, cercando con lentezza esagerata quella della prigione dove si trovavano loro, mentre Dawn saltellava impaziente ripetendo a denti stretti “Presto, presto…o la faccio qui!”

 

“Si si, ho capito, un attimo per la miseria” rispose l’uomo, trovando finalmente la chiave e inserendola nella serratura. Pochi attimi dopo un leggero clank e la porta si aprì.

 

“La ringrazio…” disse Dawn sorridendo, mentre l’uomo annoiato faceva un passo verso le scale, per scortare in bagno la ragazzina.

 

Appena la guardia le diede le spalle Dawn nel silenzio più totale estrasse una pokeball facendone uscire il piccolo Pachirisu, un pokemon elettrico simile ad uno scoiattolo bianco e azzurro.

 

“Ma che diav…”

 

 Prima che l’uomo potesse anche solo provare a difendersi il pokemon elettrico aveva colpito, lasciandolo a terra tramortito.

 

“Sei grande Dawn!”

 

“Grazie lo so” rispose lei inorgogliendosi e aprendo la porta dov’erano rinchiusi gli altri, che era stata richiusa dall’uomo subito dopo l’uscita di Dawn da essa.

 

“E ora al piano superiore a cercare gli altri!” disse Vera e si misero a correre sulle scale, diretti al piano terra, dove, ancora non lo sapevano li stavano raggiungendo Ash e gli altri.

 

 

*

 

 

“Bene, via libera” disse Mondo e i ragazzi iniziarono a scendere la porta che portava in cantina, ma neanche a metà strada rischiarono di farsi scoprire a causa del forte spavento provocato dal vedere di fronte a loro i loro amici.

 

“Pensavamo foste delle guardie!” li rimproverò Gary.

 

“Lo stesso vale per noi…Vera stava per cacciare un urlo pazzesco” disse Drew scoccando una frecciatina alla ragazza.


”Ehi!” disse lei contrariata.

 

“State tutti bene?” chiese Ash.

 

“Si, Dawn è stata fenomenale, ha atterrato una guardia in un attimo” disse Vera elogiandola.

 

“Oh dai, non esagerare…è stato facile eheh”

 

Tutti risero, e per quelli che sembrarono minuti sembro che l’ansia e la paura che li attanagliava fosse scemata, facendoli tornare sereni e tranquilli. Ma fu solo un attimo.

 

“Vi ricordo che non siete qui in villeggiatura. Abbiamo ancora una persona da portare via…ed è anche la più difficile da salvare” disse Mondo e tutti annuirono.

 

Era tempo di agire.

 

“Stiamo arrivando mamma”

 

 

*

 

 

“Spero che Ash e i suoi amici stiano bene…” disse Delia guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole iniziava a calare e la notte portava con se ombre del passato difficili da cancellare.

 

“Di che ti preoccupi? A tuo figlio non verrà torto un capello” disse madama Boss passeggiando avanti e indietro per la stanza, sorridendo malignamente e tenendo in braccio un Glameow, ultima conquista da parte di Butch e Cassidy.

 

“Non è solo di Ash che mi preoccupo, ma anche dei suoi compagni!” rispose la donna a tono, mentre madama Boss sbuffava qualcosa di vagamente somigliante ad una risata di scerno.

 

“Compagni? L’avere dei compagni è un qualcosa che non ho mai capito. Le persone si sfruttano, esattamente come i pokemon. Non bisogna farsi assalire da sentimenti come l’affetto o la compassione. Solo le persone deboli e stolte li provano, e guarda caso, vengono sempre soggiogate e distrutte da ciò che provano verso gli altri”

 

Delia strinse i pugni a quelle parole. Sapeva che quella donna si sbagliava, eppure, un tempo, anche lei aveva creduto a quelle parole. Indurendo il cuore fino a farsi male.

 

“Gli amici di Ash sono la sua forza!”

 

Madama Boss si fermò e la guardò con i suoi occhi glaciali ridotti a due fessure taglienti.

 

“Vorrà dire che ne sarà privato”

 

La frase giunse a Delia con fuoco vivo, si sentì ardere.

 

“Non può! Sono il suo tesoro più prezioso! Come lo è per me mio figlio! Lo distruggerà!”

 

Nessuna riposta. L’anziana donna si limitò a sorridere, in un modo che le fece ancora più paura della frase che aveva appena detto.

 

“Ash…”

 

 

*

 

 

“Che hai Ash?” chiese Gary vedendo l’amico rabbrividire improvvisamente.

 

Si erano nascosti in una stanza spoglia e fredda, impolverata e sudicia, probabilmente, in disuso da anni, come l’ala del palazzo dov’erano stati poche ore prima.

 

“No nulla…ho solo una brutta sensazione” rispose il moro, sfregandosi le braccia per scaldarsi e contemporaneamente scacciare quella strana inquietudine.

 

“Mondo, sai dove tengono Delia?” chiese d’un tratto Vera, e il ragazzo si distolse dai suoi pensieri.

 

“No…”

 

“A che pensi?” gli chiese Misty curiosa avvicinandosi al ragazzo.

 

“A diverse cose…insomma…è stato fin troppo facile arrivare fin qui…ritrovare i vostri compagni…mi chiedo se non sia tutto in trucco per attirarci in trappola”

 

“L’unico modo è affrontarli” disse Drew risoluto.

 

“Scherzi? Hai idea di quanti sono? Non avresti neppure il tempo materiale per estrarre la pokeball dalla tasca o dalla cintura che ti sarebbero gia addosso!” disse Mondo.

 

“Si ma allora che facciamo?” chiese Vera pensierosa.

 

“Io…in fondo è me che vogliono no? Facciamola finita e basta. Se mi consegnerò a loro voi sarete liberi. La mia cattura in cambio della vostra libertà” disse Ash lasciando tutti a bocca aperta.

 

“Non se ne parla”

 

“Tu sei completamente idiota”

 

“Taci e pensa prima di parlare”

 

“Sempre col tuo stupido eroismo”

 

Non riuscì a dire altro, perché tutti gli diedero contro. Eppure sapeva che in fondo, quella era la scelta più giusta da fare. Amava troppo i suoi amici per metterli in pericolo…ed aveva aspettato anche troppo per agire e difenderli.

 

Doveva far qualcosa.

 

Anche se questo lo avrebbe inevitabilmente portato a scontrarsi con i suoi migliori amici. 

 

“Ci deve essere un’altra soluzione…” disse Misty.

 

Rimasero tutti in silenzio, nessuno sapeva cosa dire o come comportarsi. Era difficile scegliere, decidere a mente fredda cosa fare…

 

Ash si abbassò la visiera del berretto sugli occhi e la ragazza dai capelli rossi lo fissò. Non era mai un bel segno quando lo faceva, e lei lo sapeva bene.

 

“Non farlo…”

 

Quando alzò lo sguardo, gli occhi di Ash erano diversi dal solito, sembravano vibrare di una luce intensa, un fuoco che ingoiava qualsiasi cosa.

 

Determinazione

 

“Dovete uscire il più velocemente da qui. Non dovete voltarvi. Sono stato chiaro?” disse risoluto.

 

“Ma…e tu?” gli chiese Dawn.

 

Sorrise.

 

“Sarò dietro di voi tranquilla”

 

Annuì, eppure, nonostante fosse considerata una ragazzina superficiale e con la testa fra le nuvole non riuscì a trattenere un senso di angoscia vedendo quel sorriso. Gli voleva bene, era come il fratello che non aveva mai avuto.

 

“Si, ma tua madre?” disse Vera.

 

“A quello ci penseremo io e Gary. Sei pronto?”

 

Il ragazzo dai capelli castani annuì, non capendo ancora dove l’amico volesse arrivare.

 

“Io e te troveremo il luogo dov’è prigioniera mia madre…e la porteremo in salvo…ho un asso nella manica…vedrai, non potranno che acconsentire”

 

“Spero tu abbia ragione” si limitò a rispondere il ragazzo.

 

E così facendo si prepararono a scattare verso il corridoio gremito di guardie, forse, in parte, aveva capito che li, da qualche parte, in qualche stanza c’era sua madre, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per riportarla da lui.

 

Qualsiasi

 

“Ok, sono pronto Ash” disse Gary guardandolo.

 

“Bene…ah…un momento, ho dimenticato di fare una cosa”

 

Si voltò verso il restante gruppo che lo guardarono e si avvicinò a Misty.

 

“Andrà tutto bene”

 

“Lo so…” ripose lei sorridendogli.

 

L’abbracciò. Non aveva intenzione di farlo, non seriamente almeno, però sapeva che in parte, o forse non poi così in parte come invece pensava, lei era la sua ancora di salvezza. Qualcosa a cui aggrapparsi quando si sentiva perso. Perché lei non era nient’altro che lei.

 

Misty.

 

Nient’altro.

 

E questo bastava, perché non c’era nessuno aggettivo, nessun appellativo che potesse racchiudere la sua essenza, la sua intera, lucente esistenza. Se non il suo nome.

 

Solo questo.

 

Quando la lasciò andare corse via insieme a Gary. E non poterono fare altro che aspettare, attendere che Ash e Gary tornassero…

 

Perché sarebbero tornati.

 

 

*

 

 

“Che sta succedendo la fuori?” sbraitò madama Boss facendo cadere il pokemon dalle braccia e calpestandolo per andare alla porta ed aprirla.

 

“Ci scusi signora ma…vede, suo nipote…” disse una guardia lanciato un cenno verso il ragazzo nel corridoio.

 

“Oh Ash! Mio caro, vieni pure insieme al tuo…” assunse un’aria di disgusto vedendo Gary di fianco a lui “…amichetto”

 

Fece accomodare i due ragazzi nella stanza e Delia, alla vista del figlio gli corse incontro abbracciandolo.

 

“Ash…cosa sei venuto a fare qui?” gli chiese una volta che lo ebbe lasciato andare.

 

“Sono qui per negoziare” disse volgendosi verso madama Boss, la quale inarcò un sopracciglio.

 

“Non se ne parla!” disse Delia prendendo un braccio del figlio per farlo voltare verso di lei.

 

“No, lascialo parlare, può rivelarsi interessante” disse l’anziana donna, prendendo una sedia e accomodandosi.

 

“Dimmi pure caro, sono tutta orecchie”

 

“Voglio che liberi immediatamente mia madre”

 

Gli occhi della donna si chiusero in due fessure e il tono che assunse fu tutt’altro che stucchevole come prima.

 

“Bada a come parli. Sono IO che comando qui” sorrise dolcemente “…chiaro? E ora avanti, dimmi pure cosa mi darai in cambio”

 

Strinse i pugni. Doveva resistere, non farsi prendere dalla rabbia, o sarebbe andato tutto in fumo.

 

“Avrai ciò che vuoi, ma non adesso. Quando sarò diventato il migliore allenatore tornerò qui…e…” deglutì “…prenderò in mano tutto”

 

La donna rise compiaciuta.

 

“Davvero mi credi così stolta tesorino?”

 

“Non ti sto mentendo! Mantengo sempre le mie promesse!” rispose in un modo che sorprese lo stesso Gary. Era difficile vedere la determinazione di Ash in qualcosa che non comprendeva l’universo pokemon. Però, forse, anche l’essere il Team Racket lo avrebbe legato alla sua passione più grande, anche se in forme e modi differenti.

 

Madama Boss lo fissò per alcuni interminabili istanti, dopodichè sospirò e sorrise.

 

“E sia, siete liberi di andare dove vi pare e piaccia”

 

A quelle parole Ash non riuscì a trattenere un sospiro di gioia, rendendosi conto solo in quel momento di stare trattenendo il respiro. Troppo preso a non abbassare lo sguardo.

 

Debolezza

 

Si avvicinò alla porta e mentre Gary scortava Delia verso l’uscita si voltò verso la donna.

 

“Grazie…”

 

“Non c’è di che”

 

Dopodichè i tre uscirono dalla porta, richiudendola alle loro spalle.

 

“Non c’è di che…mio caro…” sussurrò malevolmente la donna.

 

 

 

*

 

 

Corsero il più velocemente possibile riuscendo ad uscire dal palazzo dopo aver recuperato il resto del gruppo. Era strano il fatto che nonostante si fossero messi così in luce, nessuna guardia aveva provato ad inseguirli all’esterno dell’edificio. Non era normale.

 

“Siamo salvi?” chiese Vera respirando affannosamente, cercando invano di riprendere fiato.

 

“Sembrerebbe di si” gli rispose Misty.

 

Tirarono tutti un sospiro di sollievo, la brutta avventura, se così si poteva definire, era terminata, erano al sicuro, non sapevano perché, ma il fatto che li avevano lasciati liberi con così tanta facilità era una liberazione.

 

O un tranello.

 

“Mi sembra troppo strano che ci abbiano lasciati fuggire senza quasi neanche inseguirci…c’è qualcosa che non torna” disse Drew arcigno.

 

“Forse, madama Boss ha detto alle guardie di lasciarci stare” ipotizzò Gary.

 

Ma le supposizioni di Drew si rivelarono esatte.

 

“Dov’è Ash?” chiese allarmata Delia guardandosi intorno.

 

“Non lo so, era dietro di me fino ad un minuto fa” rispose Gary voltandosi e scoprendo che invece di Ash, come si sarebbe aspettato di trovare, non c’era nessuno. La strada dietro di lui era completamente deserta.

 

“Non è possibile” disse Misty diventando ancora più bianca del suo normale colorito.

 

Ora tutto tornava, le guardie che li avevano lasciati passare nella più totale indifferenza, la loro fuga fin troppo facile. Non c’era un perché, loro avevano ottenuto la libertà…in cambio di qualcosa di molto, molto più importante.

 

“Ash è ancora la dentro” strillò la ragazza dai capelli rossi saettando davanti a Gary, decisa più che mai a tornare dentro e portarlo via.

 

“Dove stai andando? Ti ha dato di volta il cervello?” disse Gary riuscendo a prenderla per un braccio e ad attirarla a se giusto una frazione di secondo prima che riuscisse a correre via.

 

“Dobbiamo tornare li dentro! Dobbiamo andare da Ash!” gridò Misty, in preda ad una crisi isterica. Ora capiva, capiva il perché di quell’amaro sorriso e di quell’abbraccio.

 

“Andrà tutto bene…”

 

“Calmati!” disse Delia dando un sonoro ceffone alla ragazza dai capelli rossi che rimase immobile fissandola.

 

Nonostante fosse anch’essa preoccupata per il figlio, doveva mantenere la calma, o sarebbe andato tutto in fumo.

 

“Non gli faranno del male…tengono troppo a lui…e alla sua vita” disse la donna.

 

Guardò verso l’enorme palazzo che si stagliava nella notte di fronte a lei…e sperò, pregò che quell’inquietudine se ne andasse, che la brutta sensazione che la stava attanagliando, insinuandosi fin dentro le sue ossa fosse solo una sensazione.

 

Perché Ash era davvero importante per lei.

 

La sua unica ragione di vita.

 

 

CONTINUA…

 

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***


§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

§*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 19

 

 

 

“E così hai deciso di voltare le spalle ai tuoi amici” disse madama Boss avvicinandosi ad Ash e posandogli una mano sulla spalla.

 

“Non ho voltato le spalle a nessuno” rispose lui guardando fuori dalla grande vetrata i suoi amici sani e salvi fuori dal palazzo “Volevo solo che si mettessero in salvo

 

“Hai fatto la cosa migliore che potessi fare. Perché mettere in pericolo gli altri, quando l’unica persona che volevo eri tu?

 

Rise in modo trionfale, allontanandosi dal nipote e uscendo dalla porta con in mano un cellulare. Avevano vinto. Alla fine erano riusciti ad ottenere quello che volevano.

 

Ash appoggiò la fronte sul freddo vetro continuando a guardare i suoi amici che guardavano verso il palazzo, avevano sicuramente capito la decisione difficile alla quale non aveva potuto sottrarsi.

 

“Misty…”

 

 

*

 

 

“Dobbiamo tornare indietro e portarlo fuori!” disse Vera guardando il resto del gruppo, che come lei, era preoccupato ed estremamente in ansia per la sorte dell’amico.

 

“Non gli faranno nulla…” disse Delia, nonostante dentro di lei avesse paura, una paura che la paralizzava. Conosceva bene Giovanni e madama Boss, e sapeva che non avrebbero mai commesso l’errore di fare del male al loro erede, eppure, aveva ugualmente paura.

 

Aveva paura di perdere la cosa più preziosa al mondo.

 

“Signora Ketchum non si sente bene?” disse Gary vedendo il viso della donna diventare di colpo bianco.

 

“No, sono solo preoccupata per Ash…non voglio…che diventi come suo padre” disse le ultime parole quasi sussurrandole, era terrorizzata all’idea che suo figlio, che Ash, la persona più buona del mondo potesse venire plasmata ad immagine e somiglianza di una persona meschina e calcolatoria come Giovanni.

 

“Andrà tutto bene” disse Dawn cercando di tirare su il morale della donna.

 

“Non dirlo” disse Mondo abbassando di colpo lo sguardo “Ogni volta che si pensa che le cose possano andare bene, è la volta che vanno da schifo

 

Non seppe come ribattere, quella frase era esatta, ogni volta che pensava che le cose pian piano si sarebbero sistemate, aveva finito per stare ancora più male di prima.

 

“Cosa facciamo?” chiese Misty.

 

“Tornare dentro è impensabile” disse Drew mettendosi le mani in tasca con una calma che fece irritare Gary.

 

“Senti un po’ damerino dei miei stivali. Ash è mio amico e se vuoi restare qui a fare la parte del codardo mi va benissimo, ma io non lascerò che quello stupido si sacrifichi per tutti noi. Non lo accetto”

 

Odiava il modo in cui Ash pensava alle soluzioni, perché sapeva, si sarebbero rivelate sbagliate e deleterie per lui. Ash non era fatto per essere un eroe, era solo un ragazzo con una smania eccessiva di buonismo, che lo cacciava suo malgrado in situazioni assurde e pericolose.

 

“Maledizione!”

 

“Gary…”

 

“Io vado a riprenderlo! Chi è con me?”

 

Si guardarono tutti l’uno con l’altro e Mondo fece un passo avanti.

 

“Ho un conto in sospeso con madama Boss…io ti aiuto”

 

Fu difficile accettare che fra tutti, lui era stato il primo a muoversi. Ad accettare di buon grado di tornare in quell’inferno. Lui, che aveva ucciso Max e Brock. Lui, che ora gli si trovava davanti e gli offriva il suo aiuto, dopo aver causato dolore e rabbia immani.

 

“D’accordo…chi altri?”

 

Senza dire nulla Misty gli si mise vicino, lo stesso fecero Dawn e Vera. Tenevano troppo a quel ragazzo un po’ ingenuo e coraggioso per lasciarlo nelle mani nemiche.

 

Ash apparteneva a loro. Senza di lui, erano persi.

 

 

*

 

 

“Avete un piano?” gridò Dawn cercando di restare al passo degli altri, mentre il gruppo correva verso il palazzo davanti a loro.

 

“Se includi anche il fatto che potrebbero anche farci fuori per Ash, bhe si” le rispose Drew senza guardarla.

 

“Non intendevo questo!”

 

“Ma è comunque un’ipotesi da non scartare” disse Gary apparendo di fianco a lei. E quella vicinanza, seppure minima e in un contesto simile la fece involontariamente arrossire.

 

“Gary…quando tutto sarà finito…ecco…dovrei dirti una cosa

 

“Mmh? Ok” rispose lui senza il benché minimo sentore di cosa volesse dirgli la ragazzina.

 

Per una frazione di secondo si sentì sciocca per essersi esposta così. Perché conosceva benissimo i sentimenti che lui nutriva per Misty, sentimenti non contraccambiati, e questo la rattristava, perché lei a Gary voleva realmente bene.

 

Non poteva fare a meno di volergliene.

 

“Dovremo dividerci, divisi riusciremo a trovarlo prima” disse Mondo una volta raggiunta la parte sud dell’edificio.

 

“Scordatelo. O tutti insieme o nessuno” sibilò fra i denti Vera scoccando un’occhiataccia a Drew.

 

Nonostante tutto non riusciva a togliersi dalla testa quel video. Sapeva benissimo che erano stati obbligati, o almeno così le era stato detto da entrambe le parti, eppure lo sguardo che alle volte Drew scoccava a Misty la irritava.

 

E’ solo preoccupato

 

“Lo so…” sibilò lei rispondendo a se stessa.

 

Arrivarono alle porte del palazzo e si nascosero dietro una delle quattro gigantesche pareti, aspettando il momento opportuno per sgattaiolare all’interno e riprendersi Ash.

 

“Come ci muoviamo allora?” chiese Gary guardando Mondo. Era l’unico in grado di districarsi all’interno di quell’edificio.

 

“Io e Gary andremo avanti, voi rimanete coperti finchè non vi daremo l’ok” disse Mondo annuendo, come se avesse capito l’idea del ragazzo.

 

“Non se ne parla! La dentro c’è Ash, scordatelo che io rimanga fuori ad aspettare mentre voi vi giocate il tutto e per tutto” ringhiò Misty.

 

“Con te in giro rischiamo solo di rendere tutto ancora più complicato e…” disse Gary, ma non riuscì a finire la frase che Misty gli si avvicinò paurosamente pronta a stenderlo.

 

“CON CHI DIAVOLO CREDI DI PARLARE GARY OAK? NON SONO UNA DI QUELLE OCHETTE CHE TI PORTAVI APPRESSO ALL’INIZIO!”

 

“Sta calma…non intendevo offenderti…solo che…

 

“SOLO CHE COSA?”

 

“Solo che saresti una preda troppo succulenta per una come madama Boss” s’intromise Mondo cercando di difendere in qualche modo Gary.

 

“Sai quanto me ne frega di quella pazza? Avrei voglia di prenderla a schiaffi!”

 

“Capiamo le tue ragioni, ma cerca di ragionare…non sei in te al momento e non ci saresti di nessun aiuto” aveva toppato, e se ne accorse troppo tardi.

 

“MA COME OSI!”

 

“Per la miseria…che bisogno c’è di farla infuriare proprio adesso!” disse Drew esasperato dalla situazione.

 

“Ma non lo stiamo facendo apposta! E’ lei che è isterica!” si difese Gary indicando la ragazza che in un attimo lo prese per lo colletto della camicia fissandolo a pochi centimetri, quasi volesse mangiarselo vivo.

 

“Prova a ripeterlo…”

 

“Ragazzi! Le guardie si stanno dando il cambio!” disse Dawn che ignorando tutta la discussione si era messa di guardia spiando i membri del Team Rocket fuori dall’edificio.

 

“Brava! Siamo a cavallo” disse Vera avvicinandosi alla ragazza e spiando anch’essa.


“Aspetta a dirlo…non siamo ancora entrati” disse Misty lasciando irritata Gary e avvicinandosi alle due ragazze.

 

Rimasero in silenzio e in attesa per alcuni interminabili minuti finchè una delle due guardie iniziò a sbadigliare e poco alla volta si addormentò sedendosi a terra con la schiena appoggiata al freddo muro dell’edificio, continuando però a tenere il fucile in mano quasi fosse un bambino che usa un misero pupazzo di pezza per addormentarsi.

 

“Via libera!” bisbigliò Vera facendo segno agli amici di seguirla.

 

Grazie a quel colpo fortuito riuscirono ad introdursi nuovamente all’interno del palazzo indisturbati.

 

“E adesso? Da che parte andiamo?” chiese Dawn guardandosi in giro. La hall era completamente deserta, e questo era un bene per loro, ma il problema era un altro. A causa delle immense dimensioni quella sala aveva solo un’unica via d’accesso e quindi d’uscita, e – solo in quel momento ci fecero davvero caso – almeno cinque diverse porte che portavano alle scale, allo scantinato e ai corridoi. Il problema era solo capire quale di quelle porte avrebbero dovuto oltrepassare per ritrovare Ash.

 

“Io direi di provare ad andare di la” disse Drew indicando una delle porte poste sulla sua destra.

 

“Secondo me è meglio provare con quella invece” lo contraddì Gary indicando quella dalla parte opposta.

 

“Credo che sia meglio dividerci” propose Vera sospirando “E prima che diciate di no ascoltatemi. La priorità è ritrovare Ash nel minor tempo possibile senza essere visti ed uscire da qui, possibilmente vivi e continuando ad indicando porte a caso non facciamo altro che perdere tempo prezioso inutilmente. Quindi è meglio se ci dividiamo, avremo sicuramente più possibilità di trovarlo che restando uniti”

 

“Ottimo piano” disse Mondo annuendo convinto.

 

“E come ci dividiamo?” chiese Misty.

 

“Bhe, io andrò con Drew” rispose la ragazza dai capelli castani indicando con un cenno della testa il ragazzo.

 

“Bene, io allora andrò con…” disse Dawn, ma mentre si apprestava ad avvicinarsi a Gary, il ragazzo prese Misty per un braccio dicendo: “Io vado con lei

 

“CHEEE??? PERCHE’ NOI DUE???” chiese la rossa contrariata, era ancora notevolmente irritata dal battibecco avuto poco prima con lui.

 

“Perché l’ho deciso io”

 

“Ah si? E chi saresti per decidere anche per me? Dio?” rispose lei acida guardandolo in cagnesco.

 

“Vi prego non ricominciate…allora siamo rimasti noi due a quanto pare” disse Mondo guardando Dawn, la quale sospirò annuendo.

 

“A quanto pare…”

 

E così dopo essersi salutati e augurati buona fortuna si divisero, percorrendo i lunghi corridoi e le ripide scale, prestando la massima attenzione a non farsi scoprire.

 

“Certo che questo edificio è davvero un labirinto” disse Dawn mentre con Mondo percorreva un immenso e silenzioso corridoio.

 

“Gia, è stato costruito proprio per fare in modo che chi vi entri senza autorizzazione non riesca più a trovare la via d’uscita

 

“Ma allora avremmo dovuto fare dei segni di riconoscimento da qualche parte!”

 

“Ti sembra che questa sia la fiaba di Pollicino? No, è la realtà, i muri sono talmente bianchi che anche un piccolo ed insignificante segnetto verrebbe scoperto qui” rispose Mondo serio senza perdere di vista il corridoio davanti a se.

 

“Oh…”

 

 

*

 

 

“Quanti accidenti di gradini abbiamo fatto? Dillo se vuoi vendicarti di me per prima!

 

“Non dire assurdità, ti sembro il tipo da tenere rancore solo perché una ragazza isterica mi ha aggredito minacciandomi di morte?”

 

“Non ti ho minacciato di morte Gary!” sbottò la ragazza dai capelli rossi asciugandosi il sudore sulla fronte.

 

Sei stanca?” gli chiese il ragazzo davanti a lei voltandosi per guardarla.

 

“No, sto benissimo”

 

Continuò guardarla serio, e per alcuni istanti si sentì a disagio sentendo lo sguardo del ragazzo su di se.

 

Improvvisamente la sua vista fu completamente rapita da una sagoma famigliare e intorno a lei non esistette nient’altro.

“Ash!” gridò Misty vedendolo girare l’angolo e istintivamente lo seguì, rincorrendolo e raggiungendolo poco dopo, lasciando indietro Gary interdetto per quella mossa impulsiva.

 

“Quella ragazza mi farà impazzire!” disse alzando gli occhi al cielo.

 

“Cosa…COSA CI FAI QUI?!” chiese Ash quasi aggredendola e guardandosi attorno spaventato all’idea che qualche guardia potesse vederla li con lui.

 

“Dobbiamo andarcene! Gli altri ci stanno aspettando, presto prima che ci scopr…”

 

“NO!” rispose il ragazzo guardandola serio “Dovete andarvene! Con tutta la fatica che ho fatto per farvi scappare

 

“Ma…Ash! Non essere stupido!” disse Misty prendendogli il braccio “Andiamocene

 

“Misty piantala!”

 

“No piantala tu! Smettila di atteggiarti da eroe Ash! Sei un essere umano! Un ragazzo normale come tutti gli altri! Renditene conto per la miseria!” ruggì aggredendolo e trattenendo a stento le lacrime, non voleva, non poteva accettare il fatto che Ash volesse di sua iniziativa restare il quel covo di pazzi.

 

“CHE SUCCEDE QUI?” gridò una voce, mentre dei passi si avvicinavano velocemente.

 

Prima che se ne rendesse conto si ritrovò schiacciata fra il muro ed il corpo di Ash, nascosti dall’oscurità.

 

“Non fiatare” le sussurrò il ragazzo mentre con lo sguardo controllava con attenzione e crescente preoccupazione ilo corridoio.

 

Poco dopo la guardia apparve, ma non vedendo nessuno prese una piccola ricetrasmittente dalla cintura e ne pigiò il pulsante rosso, mettendosi in comunicazione con un’altra guardia.

 

“Falso allarme, qui non c’è nessuno” disse voltandosi e tornando indietro.

 

Sospirarono entrambi quando il pericolo di venir scoperti fu superato.

 

“Sei un’ottusa…”

 

“E tu uno stupido!”

 

Si guardarono torvo ancora vicinissimi per alcuni stanti, prima che Ash si allontanasse di qualche metro da lei.

 

“Forza adesso vai”

 

“No!”

 

“Si!”

 

“Ti ho detto di no!”

 

“E invece ti dico di si!”

 

Misty lo guardò in cagnesco “Non me ne vado senza di te!”

 

Provò a ribattere, ma lo sguardo di assoluta decisione e assassino della ragazza lo fecere desistere dal suo intento.

 

“Cocciuta”

 

“Moccioso”

 

“Ehi! Non offendere!”

 

“Andiamocene Ash! Non costringermi a trascinarti fuori di qui con la forza” lo guardò seria “Sai che ne sono capace

 

Rimase in silenzio per alcuni istanti, come se volesse capire fino in fondo il significato di quelle parole, dopodiché sospirò sconfitto.

 

“Quando ti metti in testa qualcosa non c’è proprio modo di farti cambiare idea eh?”

 

“Esatto” rispose lei fulminea.

 

Guardò verso le scale antincendio poco lontano da li.

 

“Prima…devo fare una cosa”

 

“E cosa?” si voltarono entrambi ritrovandosi di fronte Gary che come una furia andò verso Misty.

 

“La prossima volta che ti viene in mente di correre come una pazza invasata verso il pericolo avvertimi!”

 

Stava per replicare, ma si rese conto che stavolta, solo stavolta, aveva ragione lui e abbassò lo sguardo dispiaciuta.

 

“Mi dispiace…”

 

La fissò per alcuni secondi prima di darle una pacca sulla testa.

 

“Bah, non fa niente, in fondo abbiamo ritrovato Ash” disse sorridendo all’amico il quale ricambiò un po’ incerto il sorriso.

 

“Allora, cosa devi fare?” gli domandò nuovamente il ragazzo.

 

“Poco fa…ho sentito la voce di un pokemon provenire da una stanza…potrei sbagliarmi…ma credo si tratti di Pikachu…

 

“Pikachu?” disse Misty allarmata “Ma…credevo l’avessi lasciato al Centro Pokemon

 

Scosse la testa “Credo che ci abbia seguito…Giovanni…è sempre stato interessato a lui…” strinse i pugni con rabbia al pensiero del suo migliore amico in pericolo.

 

Misty lo guardò preoccupata, e capì che forse, in quella condizione, Ash non avrebbe sentito ragioni.

 

“Vuoi andare da lui vero?” lo disse con dolcezza, sapeva quanto Ash tenesse a quel pokemon ed il saperlo triste e preoccupato per lui metteva in ansia anche lei.

 

“…si…”

 

“E allora vai…liberalo…e poi torna da noi…” arrossì “…da me…

 

Ash la guardò sorpreso, e il suo viso si allargò in uno splendido sorriso.

 

“Puoi contarci” e così dicendo corse via, verso le scale antincendio.

 

“Sei impazzita?!” la rimproverò Gary “Dopo tutto quello che abbiamo fatto per ritrovarlo tu lo lasci andare così?”

 

“Tornerà…” rispose Misty continuando a guardare le scale antincendio.

 

“Me l’ha promesso…”

 

 

CONTINUA…

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Capitolo 20
*** Cap. 20 ***


“Gary…”

 §*°UNA VENDETTA BEN CONGENIATA°*§

Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire

 

Cap. 20

 

 

 

Corse il più velocemente possibile diretto alla sala dove Pikachu era tenuto prigioniero. Si sentiva terribilmente il colpa, a causa di tutto quello che era avvenuto si era completamente dimenticato di chi fosse il realtà il Team Rocket. Pikachu era da sempre stato il fulcro di tutto, il suo migliore amico, l’insostituibile compagno di avventure che lo aveva reso forse un po’ meno solo durante i giorni lontano da casa, ed ora era in pericolo, nelle mani di chi aveva da sempre cercato di portarglielo via.

 

Si diede dell’idiota. Aveva dimenticato la cosa più importante. E se fosse successo qualcosa al suo pokemon a causa della sua leggerezza e cambio di priorità, non se lo sarebbe mai perdonato.

 

“Maledizione…PIKACHU!!!

 

Entrò nella sala macchine spalancando il grande porticato di metallo, vedendo come ogni scienziato fosse al lavoro per ottenere chissà quale potere da Pikachu.

 

E lo vide, su un lettino, con uno strano copricapo metallico in testa collegato a dei cavi dell’alta tensione c’era lui, il suo migliore amico.

 

“Lasciatelo andare!” gridò.

 

“Oh, vedo che finalmente ti sei fatto vivo piccolo Ash” disse madama Boss apparendo da dietro una colonna bianca tenendo le braccia incrociate.

 

“Sono contenta che tu sia qui…non vedevo l’ora di farti assistere all’evento che ci farà segnare definitivamente la conquista del mondo

 

“Di cosa stai parlando?”

 

Un enorme esplosione elettrica che manderà in tilt il sistema informato mondiale e che ci farà attuare un piano di conquista. E tutto questo sfruttando i poteri del tuo piccolo topico elettrico

 

“Ve lo impedirò statene certi!” ringhiò Ash correndo verso l’amico ma venne fermato da uno schiaffo ben assestato da parte di Giovanni.

 

“Vedi…ormai è troppo tardi per fare l’eroe. Purtroppo per te il voltaggio creato apposta per sfruttare i poteri di Pikachu è ormai entrato in circolo. Le scintille sulle sue guancie ne sono la prova. Alla minima vibrazione si scatenerà un putiferio

 

“SIETE DEI MOSTRI!”

 

“Grazie…lo prendo come un complimento”

 

“Mi riprenderò Pikachu! Fosse l’ultima cosa che faccio! PIKACHU!!! USA TUONO E LIBERATI!!!”

 

Il topico elettrico aprì di scatto gli occhi e le macchine iniziarono a registrare una notevole quantità di energia, molto più alta dei livelli a cui si erano preparati.

 

“NO! PAZZO!!!

 

Ci fu un’esplosione gigantesca che fece scoppiare vari incendi nel palazzo, mentre la sala dove si trovavano Ash e Pikachu si riempì di fumo, fiamme e macerie.

 

 

*

 

 

Vera e Drew camminavano silenziosi senza guardarsi in faccia, o meglio, Drew di tanto in tanto volgeva uno sguardo alla ragazza, la quale però continuava a fissare il corridoio dinnanzi a se, fiera e dura.

 

“Vera…”

 

“Cosa!”

 

Sospirò.

 

Possibile che fosse una ragazza così rancorosa?

 

“Ascolta…so che sei arrabbiata ma…”

 

“Non sono affatto arrabbiata” tagliò corto lei.

 

“Non sembrerebbe”

 

“Cosa ti aspettavi? Che ti corressi incontro e mi congratulassi per aver fatto centro?

 

“Vera!” disse il ragazzo quasi offeso. Come poteva dire una cosa del genere? Era assurdo…la situazione in sé era totalmente assurda.

 

“L’ho fatto…l’abbiamo fatto per te e Ash”

 

“Bel modo di dimostrarlo”

 

“PIANTALA! Ti ho già chiesto scusa e probabilmente le scuse non servono ma…

 

“Infatti” continuò fredda e decisa Vera irritata.

 

“Ti amo dannazione!” gridò esasperato Drew prendendo Vera per un braccio e obbligandola a voltarsi e a guardarlo negli occhi.

 

“Per te non conta nulla?”

 

“….”

 

“Allora?”

 

Sospirò “Lasciami…”

 

Il ragazzo obbedì e Vera abbassò la testa sconfitta.

 

“E’ stato un duro colpo Drew…al momento non riesco a guardarti senza pensare a te e a Misty insieme…te l’avevo gia detto mi pare…ciò che mi fa più rabbia è che nonostante tutto non riesco ad odiarvi perché probabilmente anche io, se mi fossi trovata in una situazione simile, mi sarei comportata come voi…però…fa male

 

Si avvicinò a lei e lentamente l’abbracciò, realizzando solo in quel momento che anche lui avrebbe reagito come lei. Se non peggio.

 

“Ricominciamo tutto da capo…davvero” sussurrò la ragazza appoggiando la testa sulla spalla di Drew.

 

“D’accordo…e stavolta…sul serio”

 

Improvvisamente l’edificio fu scosso da una terribile scossa di terremoto e i due si staccarono allarmati guardando il soffitto.

 

“Cosa sta succedendo?”

 

“Non lo so! Ma non mi piace! Usciamo immediatamente da qui!” disse Drew prendendo per la mano Vera e correndo verso l’uscita, non mollando neanche per un secondo la sua mano, anche quando furono fuori all’aria aperta ritrovando una Delia sconvolta che fissava terrorizzata l’edificio in fiamme.

 

“Ma cosa sta succedendo?” chiese.

 

“Non lo sappiamo…è successo tutto talmente in fretta

 

Si portò una mano sul cuore che aveva iniziato a martellare talmente veloce da sembrare volesse uscirle dal petto. Aveva una strana sensazione, e nonostante stesse cercando di fare di tutto per allontanarla il suo primo pensiero andò al figlio, dentro quell’enorme edificio…e a Giovanni.

 

“Vi prego…ditemi che non sta succedendo davvero…

 

 

*

 

 

“Dobbiamo uscire da qui presto!” gridò Mondo strattonando Dawn per un braccio per obbligarla a seguirlo.

 

“Ash non è ancora arrivato!” gridò Gary guardando con ansia il corridoio “Dobbiamo aspettare!”

 

Dopo l’esplosione Mondo era corso verso il luogo dove si trovavano Misty e Gary, facilitato dal fatto che conoscesse quella struttura come se fosse casa sua. Ed in effetti la sede del Team Rocket era un po’ come la sua seconda casa.

 

“Non lo capisci? Non c’è più tempo! Il potere elettrico di Pikachu è fuori controllo, tra poco esploderà tutto!

 

“Non ce ne andremo senza di lui! Tu porta via Dawn fuori da qui! Portala dagli altri”

 

“Non voglio andarmene!” rispose la ragazzina intromettendosi nel discorso. Teneva ad Ash come loro, era suo amico, non poteva lasciarlo da solo. Sperare che si salvasse mentre lei era già al sicuro fuori dall’edificio in fiamme.

 

“Non discutere!” le ringhiò addosso il ragazzo.

 

A quel tono la ragazzina sobbalzò. Non si era mai imbattuta nel vero carattere di Gary, l’aveva sempre considerato, dal loro primo incontro, un ragazzo dal carattere si forte, ma gentile, calmo in qualche modo, ed invece quello che si ritrovava davanti era completamente diverso.

 

Esasperazione e paura

 

“Andiamo!” disse nuovamente Mondo e questa volta Dawn si lasciò portare via, continuando però a tenere lo sguardo fisso e sconvolto su Gary.

 

Corsero a più non posso uscendo ed iniziando a tossire sia per il gran fumo che per riprendere fiato.

 

“Avete trovato Ash?” chiese Delia raggiungendo i due ragazzi.

 

“Si…ma deve salvare Pikachu”

 

“Come sarebbe? Sta per crollare tutto! Dove sono Misty e Gary?”

 

“…”

 

“Allora?”

 

“Il Team Rocket…sta usando Pikachu per un esperimento…” disse Mondo “Conoscono bene il suo potenziale, ma a quanto pare hanno voluto superare il limite…ed ora…è completamente fuori controllo…Ash sta cercando di salvarlo…e Misty e Gary…non hanno intenzione di uscire senza di lui

 

“Ma è un suicidio!” disse Drew sconvolto.

 

“Lo so…ma a loro non interessa…la priorità è Ash…

 

 

*

 

 

“Misty, non possiamo più aspettare, dobbiamo uscire!” disse Gary notando di come ormai il fumo nero dell’incendio avesse ormai completamente intasato il locale.

 

“NO! Dobbiamo aspettare Ash! Aspettiamo un altro po’!”

 

“Non possiamo più Misty! Lo vuoi capire o no? E’ finita!”

 

“NON DIRLO!”

 

Quello che avvenne pochi istanti dopo fu probabilmente più doloroso per Gary che per la stessa Misty. Il ragazzo al limite dell’esasperazione le diede un forte schiaffo per farla calmare.

 

“Ash…non vorrebbe che restassi qui ad aspettarlo…” disse con voce bassa e lo sguardo cupo rivolto a terra.

 

“….” Si poggiò una mano sulla guancia calda e le si riempirono gli occhi di lacrime.

 

“Non obbligarmi a portarti fuori di peso…fallo per Ash…fidati di lui…si salverà

 

Non disse nulla, si voltò nuovamente verso l’enorme corridoio e si mise ad aspettare il ragazzo.

 

“E’ proprio perché mi fido di lui che voglio aspettarlo

 

“ADESSO BASTA!” gridò Gary e prima che potesse ribellarsi la caricò sulle spalle, ignorando il dolore lancinante che gli attraverso la schiena, segno che gli effetti della morfina stavano pian piano finendo e che entro poco sarebbe caduto a terra esausto e totalmente paralizzato dal male.


“LASCIAMI! METTIMI GIU GARY!” strillò la ragazza cercando di divincolarsi, ma per tutta risposta Gary la strinse di più a se e corse fuori dall’edificio.

 

Non appena furono all’aperto un gigantesco tuono s’irradiò fino al cielo, colpendo le nuvole nere e cariche di pioggia facendo sfogare quel temporale che iniziava a crearsi pian piano.

 

Successe tutto troppo in fretta per sembrare veramente reale. L’intero edificio tremò per alcuni istanti accartocciandosi su se stesso e crollando come un mazzo di carte  messo in una posizione instabile che crolla alla prima lieve vibrazione, alzando un gigantesco polverone di detriti che raggiunsero il gruppo di ragazzi che dovette abbassarsi a terra e proteggersi l’un l’altro per non ferirsi ulteriormente.

 

“NO! AAAASH!!!” gridò Misty ignorando tutto e cercando di correre verso le macerie che andavano via via delineandosi dopo il crollo.

 

“FERMATI!!!” disse Gary riuscendo a prenderla in tempo e a riportarla indietro.


“LASCIAMI! ASH E’ LA IN MEZZO! DEVO ANDARE!!! LASCIAMI ANDARE GARY!” strillò disperata, mentre l’incendio divampato nel palazzo stava gradatamente spegnendosi a causa della pioggia battente.

 

“Non possiamo fare niente!”

 

“SMETTILA!”

 

La trasse a se abbracciandola forte e per una manciata di secondi le parve di sentire il corpo del giovane scosso dai singhiozzi.

 

“E’ finita…”

 

“No…” sussurrò la ragazza, senza avere la forza per dire o fare qualsiasi altra cosa. Come se la sua anima le fosse stata strappata via lacerandole la carne e soffocandole la voce. Rimase così, spenta fra le braccia di Gary, che la teneva salda a lui. Incapace di lasciarla andare.

 

Perché lasciarla in quel momento, l’avrebbe trascinato nell’oblio della disperazione.

 

 

*

 

 

Il corpo di Ash non fu mai ritrovato.

 

Durante i sopralluoghi della polizia e della scientifica furono rinvenuti i cadaveri di alcuni membri del Team Rocket. Fra cui anche quello di madama Boss, completamente sfigurato dall’incendio e si continuò a cercare fra le macerie, che venivano via via tolte dal quel gigantesco cumulo che era rimasto dell’edificio, ma di Ash, nessuna traccia.

 

Fu Delia quel giorno, in cui la pioggia batteva scrosciante a trovare quell’unico legame che noi tutti avevamo con Ash.

 

Il suo cappello.

 

Si era avvicinata alle macerie come uno zombie, triste e silenziosa. Forse sull’orlo di una crisi isterica e la vedemmo improvvisamente abbassarsi raccogliendo qualcosa. Quello che sentimmo subito dopo furono soltanto i suoi singhiozzi carichi di dolore che ci entrarono nell’anima.

 

Si voltò lentamente cercando di essere forte, con stretto al petto il berretto logoro del figlio bruciato in alcuni punti e sporco di terra.

 

Non riuscimmo a dire ne fare niente. Rimanemmo li a fissare quell’oggetto inermi. Come se il nostro punto di gravità si fosse focalizzato su quell’ultimo segno della presenza di Ash nelle nostre vite.

 

E in quel momento lo capimmo.

 

Non l’avremmo mai più rivisto….

 

 

*

 

 

“Gary…”

 

Mi voltai verso la persona che aveva pronunciato il mio nome con sorpresa e forse con un po’ di malinconia.

 

Lei era li, davanti a me, con i capelli un po’ più lunghi sciolti sulle spalle, di quel rosso talmente simile al tramonto da sembrare facente parte integrante di esso.

 

“Ciao Misty”

 

Si avvicinò inginocchiandosi per posare gentilmente sulla tomba un semplice mazzo di fiori, prima di mettersi a pregare. Rimasi a guardarla in silenzio. Da quando le sue spalle si erano fatte così piccole? Da quanto tempo la sua intera figura era diventata il fantasma di quella che un tempo era Misty?

 

“Stai bene?”

 

Smise di pregare alzandosi e sorridendo amaramente guardando la foto di Ash.

 

“E’ così triste…il sapere che in realtà qui non c’è nessuno è…frustrante…

 

Capii cosa volesse dire, sia io, che lei e probabilmente tutti gli altri facevamo visita ad una tomba vuota. Perché lui non era li, ne il suo corpo, ne tantomeno la sua anima.

 

“Mi dispiace…”

 

Scosse la testa.

 

“No…però…vorrei sapere dove si trova…sapere se è riuscito a salvarsi dal crollo oppure se ne è rimasto davvero coinvolto rimanendone ucciso…” abbassò lo sguardo “Non posso continuare ad illudermi e a chiedermi dov’è…questa…non è vita

 

Abbassai anch’io la testa. Aveva ragione. Anche io come lei reclamavo la verità, per quanto male potesse fare quel pensiero, avrei preferito sapere che Ash era morto nel crollo, piuttosto che aggiungersi alla lista delle persone scomparse e venire a fare visita ad una tomba vuota, dove l’unica cosa che mi legava ad essa era la foto sorridente di Ash vicino al brucia incenso.

 

“Voleva che fossi felice…” continuò prendendomi alla sprovvista e allontanandomi dai miei pensieri “E invece…per quanto  dovrei effettivamente essere felice…non ci riesco…è più forte di me” disse toccandosi l’addome.

 

“Hai fatto l’ecografia?”

 

Annuì, il fatto di essere incinta era un qualcosa che invece di renderla felice la logorava ulteriormente.

 

“L’hai detto a Drew?”

 

“No…Vera ha già sofferto troppo, e poi…voglio convincermi dell’idea che non sia suo…ma di Ash…

 

La fissai tristemente.

 

“Ne sei sicura?”

 

“Si…lascia almeno che possa illudermi e trasformare questo in realtà…perché se non dovesse essere così…sarà come perderlo un’altra volta…e questo…non voglio…” si portò le mani sugli occhi scoppiando a piangere, e per la seconda volta mi sentii inerme ed impotente di fronte a lei. Misty stava soffrendo ed io non potevo fare nulla per lenire il suo dolore.

Alzai gli occhi al cielo, mentre una leggera brezza mi solleticava il viso e li chiusi, mentre sentivo i singhiozzi di Misty farsi sempre più flebili fino a scomparire del tutto.

 

Un giorno forse, avrebbe trovato la pace e la serenità che bramava…e con lei, tutti noi.

 

Trasformare la persona che si ama in un ricordo…

 

Per raggiungere la vera felicità bisogna sempre soffrire…ma non sempre, nonostante tutti i nostri sforzi, si riesce a raggiungerla…

 

“Dove sei Ash…?”

 

 

FINE

 

Questa fine è propriamente chiamata fine di m***a.

 

E così dopo ben un anno questa fic conosce la parola fine. E’incredibile quanto abbia sofferto e sorriso con essa e mi rattrista un po’ averle dato per sempre la parola fine dopo 20 capitoli.

Ringrazio veramente tutti di cuore, chi l’ha letta e recensita, ma anche solo chi l’ha semplicemente letta o messa tra i preferiti, perché è soprattutto grazie a tutti voi se una vendetta è divenuta ciò che è. E nonostante tutto il sadismo che vige dalla prima all’ultima parola, la amo, con tutta me stessa.

E con essa termina anche il mio soggiorno su questo sito. Avevo già deciso di abbandonare EFP ma poi ho ricevuto le vostre mail e ho deciso dopo lunghe seghe mentali (che non guastano mai), di aggiornare e terminare qui solo ed esclusivamente questa fan fiction, che ha sopportato insieme a me tutto, crisi d’identità, blocchi dello scrittore e due plagi (o come lo chiama EFP “ispirazione non creditata”).

Quindi che dire, grazie davvero per tutto ciò che avete fatto, non smetterò di scrivere ovvio, però lo farò sul mio archivio personale (il cui link è nel mio profilo e dove c’è la raccolta di tutte le fan fiction che ho scritto, tra cui anche quelle non pubblicate qui). Nonostante tutto ringrazio anche EFP per avermi avvicinato a questo mondo di cui ora faccio inesorabilmente parte e di avermi fatto conoscere persone meravigliose.

 

Grazie e addio.

 

*KoGaRaShI*

 

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