La caduta dei fratelli

di Sokew86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01-La caduta dei fratelli ***
Capitolo 2: *** 02-Il funerale di un'imperatrice ***



Capitolo 1
*** 01-La caduta dei fratelli ***


La caduta

Note per la lettura

 

E’ moltissimo tempo che non scrivo in questo fandom e non mi aspettavo certamente di scrivere qualcosa sui 2p, anche  se in passato l’avevo già fatto in un one-shot (clicca one-shot).

Allora che cosa è questa ff? E’ una raccolta di due capitoli su come siano nati o come siano caratterizzati i 2p, quindi non stupitevi se troverete contraddizioni tra i due: sono esperimenti.

In questa raccolta troverete il termine protettore al posto di nazione, un termine che ho utilizzato nella mia f.f "Sei libera sii grande".

Perché ciò?

In realtà il termine nazione è relativamente moderno ma i protagonisti di Hetalia sono spesso esistiti da prima e quindi ho la mia headcannon che il termine nazione sia stato adottato in tempi più recenti ma che prima si definissero semplicemente protettori(questo spiegherebbe anche la non morte di Prussia)
Quest’one-shot si basa sul concetto che i 2p rappresentano la corruzione e la criminalità di una nazione.

Buona lettura.

Sokew86

 

LA CADUTA DEI FRATELLI

 

Il mio nome è Lovino Vargas, in realtà più correttamente il mio vero nome è Italia, sono uno dei protettori di questa terra insieme a mio fratello Feliciano, sono il più grande e debole tra i due.

So bene di esserlo, ho dei principii e non voglio fare la fine di Feliciano, che se mi sentisse chiamarlo con quel nome mi farebbe molto male: adesso preferisce il suo secondo nome, Luciano, che non usava più dai tempi dell’Impero romano.

A quei tempi il mio nome completo era Lovino Flavio Vargas, ma quando era morto mio nonno, Impero Romano, avevo deciso di tenere solo il primo ... chi lo sapeva che sarebbe andato così in disuso al punto di trasformarsi in un cognome?

Ma sto divagando ... non voglio parlare di questo, voglio parlare di mio fratello... Feliciano ... perché non riesco ad accettare quello che ha deciso di diventare? Perché cerco di scorgere nei suoi occhi la dolcezza di un tempo? Perché è stato così arrabbiato da decidere di compiere l'atto più INAUDITO di un protettore? Perché ha accettato la Corruzione e la Mafia come parte di sé?

Ho le lacrime agli occhi a pensarci ... perché è vero che è diventato più forte, scaltro e … cattivo ma non sa che ciò lo ucciderà.

Ho visto il nonno morire di Corruzione, invece di scegliere di avere una morte come il guerriero potente e coraggioso di un tempo, ha scelto di abbandonare il comando e rifugiarsi a Roma ad aspettare che i barbari lo venissero a finire ma il cancro della Corruzione l'ha ucciso prima, è morto soffocato come un maiale a cui è tagliato la gola e inizia a imprecare contro l'umanità.

Uno spettacolo indegno per l'uomo che avrebbe dovuto proteggerci e guidarci e invece ci ha lasciato in balia dei barbari: almeno io ero protetto a Roma ma Feliciano si è trovato da solo ai confini, non mi ha mai raccontato dei dettagli come si è difeso o se si è riuscito a difendere, ho sempre rispettato e avuto paura del suo silenzio.

Per questo non voglio accettare la Corruzione e la Mafia, non voglio avere quella morte eppure... eppure alla fine ho iniziato a considerare l'idea, da quando Feliciano mi supplicò di seguirlo e di diventare come lui.

"Siamo entrambi Italia, se tu accetterai tutto quello che siamo potremmo essere liberi e la libertà è potere Lovino. Non lasciarmi solo, per favore"

Ricordo il tono di quelle parole supplicanti e sincere che sarebbe potuto appartenere a Feliciano, invece era uscito dalla bocca di Luciano.  

Quella volta non gli diedi una risposta, sono anni che non ci rivolgiamo la parola e in tutto questo tempo ho scoperto di avere un dono che non possedeva Feliciano e ignorato degli italiani stessi e dal resto del mondo.

Quel dono si chiama scienza ... perché questa è una terra di scienziati anche, non solo di artisti o cuochi e quest’aspetto a mia insaputa l'ho ereditato io.

Eccello in tutte le materie scientifiche ma in particolar modo in Matematica, Fisica e Biochimica e in questi anni di studio ho trovato la risposta alla domanda di mio fratello. Ho ancora paura di essere ucciso dalla Corruzione e d’accettare che le terre che proteggo non sono così pure e celestiali, forse per questo sono riuscito a sintetizzare un siero che salverà mio fratello da una morte orrenda e anche ... me, perché alla fine Feliciano o meglio Luciano ha ragione, gli italiani non sono brava gente e si meritano altrettanto dei protettori di quel lignaggio.

Però so che ho ancora delle remore, so che c'è una parte di me che vorrebbe guarire mio fratello e fargli vedere oltre la cortina di odio che si è creato negli anni, ma non sarei un ipocrita? Un tempo urlavo il mio disprezzo contro tutti e il mondo intero: sono sempre stato corrotto e spezzato e quindi, se questa volta devo cadere nell’oscurità, sarà per mia volontà e non lascerò mio fratello solo.

 

Lovino Vargas riascoltò nuovamente quelle parole che aveva registrato, aveva un'espressione concentrata ma la sua bocca piegata in una smorfia e il leggero tremolio delle sue mani testimoniavano un diverso stato d'animo, sapeva di esser confuso e spaventato e il nastro lo dimostrava ma questo non cambiava i piani e la sua scelta: tutto doveva procedere come doveva e lui era ben determinato ad andare avanti e iniziare una nuova vita con suo fratello.

 

Tutto andava secondo piani, Luciano Vargas era soddisfatto mentre riceveva la conferma che i suoi uomini erano in posizione e presto avrebbero eseguito la loro missione, quei due stupidi giudici che avevano osato di ostacolare i suoi affari malavitosi avrebbero avuto entrambi la fine che si meritavano, anzi uno di loro l'aveva già avuta, eppure, nonostante che ciò gli avrebbe procurato molta soddisfazione, non era l'obiettivo principale di Luciano: voleva che i suoi uomini recuperassero l’agenda rossa, una raccolta di appunti compromettenti dei due giudici.

Nonostante la difficoltà dell'operazione, tutto sarebbe andato secondo le sue previsioni e per cui l'uomo si sedette tranquillo e in attesa, ma accade ciò che non avrebbe mai immaginato, quando il telefono squillò per confermare l'esito positivo della missione sentì la voce agitata di un sottoposto che gli comunicava inammissibile.

 -Signor Vargas la valigetta è stata recuperata ma non c'era nessuna agenda rossa!- a sentire quelle parole a Luciano si raggelò il sangue ma tornò immediatamente al suo freddo atteggiamento di comando, che oramai lo caratterizzava, mentre nella sua testa pensava a chi avrebbe potuto fare una cosa del genere nella sua lunga lista di nemici.

-Va bene, dileguatevi e nascondetevi, non fate nulla fino a nuovo ordine- comandò mentre dall'altra parte della cornetta il sottoposto si limitò ad annuire e a interrompere la telefonata.

Luciano si alzò dalla sedia e si versò da bere indispettito, ma non assaggiò neanche il suo bicchiere che sentì un rumore, forse impercettibile per chiunque altro, per cui silenziosamente estrasse il suo fedele pugnale dalla tasca dei suoi pantaloni e rimase in attesa e nascosto ma quando udì meglio il rumore dell'intercedere affaticato dell’intruso, fu quasi certo di conoscerne l'identità.

-Lovino-, quando vide comparire il fratello con cui non parlava da anni, pronunciò il suo nome inflessibile, era in pessime condizioni ovviamente su Lovino l'attentato di tipo mafioso aveva avuto effetto.

Era chiaramente dolorante, il suo respiro era scordato mentre teneva una mano stretta sullo stomaco come se temesse la fuoriuscita delle viscere e si reggeva a fatica in piedi.

-Se avessi accettato quello che siamo non staresti così male-,commentò cinico Luciano mentre giocherellava con il pugnale e il fratello lo fissò dritto negli occhi, con la voce più simile a cane rognoso lo incitò al silenzio costringendo Luciano a guardarlo con fredda curiosità.

Che cosa ci faceva li?

Lovino, lentamente, estrasse dall’interno della sua camicia l'oggetto del desiderio di Luciano, l'agenda rossa, e quest’ultimo si lasciò scappare un'espressione di pura sorpresa per poi essere sostituita da una divertita.

-Sei venuto a sfidarmi, magari a ricattarmi? Andiamo, in quelle condizioni che vorresti fare?- commentò canzonatorio mentre Lovino rimase in silenzio a fissarlo sollecitando sempre di più la curiosità di Luciano, aveva imparato bene negli anni a temere un uomo silenzioso che rimane in piedi con feroce tenacia, ma non poté fare a  meno di chiedersi perché il fratello si ostinasse a voler avere dei principii, non vedeva che cosa gli procurava a ostinarsi a credere nel suo buonismo?

Era pena quella che stava provando Luciano, quando udì suo fratello incitarlo a consegnargli il coltello.

-Come scusa?- chiese frastornato per solo un attimo Luciano per poi tornare al suo atteggiamento autoritario e capricciosamente rigiocò con la sua arma.

-Dammi quel fottuto coltello con cui fino a dieci secondi fa mi avresti tagliato la gola!- sbraitò questa volta Lovino ma mentre parlava, una sua gamba cedette ma agilmente l'uomo si tenne in piedi premendo la mano leggermente al muro, era chiaro che non volesse mostrarsi debole davanti al fratello minore, l'orgoglio del maggiore dei Vargas era duro a morire.

Dopo quella scena Luciano decise che non c'era nulla di preoccuparsi, Lovino non avrebbe mai tentato di fargli veramente del male e in quelle condizioni non poteva essere certamente un degno avversario, per cui si avvicinò e gli consegnò docilmente l'arma mettendola tra l'agenda e la mano del fratello, con un sorrisetto spavaldo disse- Potrei strappartela facilmente-, ma Lovino non sembrava più incline come un tempo ad accettare le provocazioni, era cambiato: nella vita tutto cambia e Luciano sapeva che ciò che non cambiava moriva, questo pensiero era stato uno dei motivi della sua scelta.

Il maggiore dei Vargas chiuse gli occhi e respirò profondamente, lentamente si rimise in piedi  liberando la sua mano da quell'odioso compito di stampella, riaprì gli occhi e vide che suo fratello lo fissava incuriosito, sicuramente, ma non intimidito e sorrise d’istinto cinicamente.

Passò il coltello all'altra mano e, dopo aver contato sottovoce fino a tre, tagliò l'agenda in due parti e com’era prevedibile quel gesto lo sentì, un dolore lacerante lo travolse come se qualcuno l'avesse pugnalato al cuore e Lovino sapeva di che cosa parlava: era un protettore o una nazione e di colpi letali per gli umani come quelli li aveva ricevuti in passato, anche se non era morto a causa della sua natura semidivina, conosceva il dolore che procuravano.

L’espressione di Luciano non era rimasta fredda, era sconvolta e un passo e una mano in direzione del fratello sembrava dimostrare che nonostante tutto amava ancora profondamente Lovino.

Eppure quest'ultimo non perse tempo, con una forza che non sospettava minimamente di avere, tagliò l'agenda in quattro parti e sentì distintamente il cuore bloccarsi per un attimo, cedé sulle ginocchia ma non cadde a terra perché Luciano lo sorreggeva mentre il coltello cascò vicino a loro…

-Di tutte le cose che potevi fare ... ucciderti? Sei veramente così codardo e infame?- abbaiò Luciano ma con un’espressione sul viso che nascondeva tutta la sua paura, Lovino non lo guardò neanche e aprì la bocca per parlare con fatica- Io Lovino Vargas, protettore dell'Italia, scelgo di mia volontà ... -.

-Ti prego non farlo- la voce di Luciano non era più fredda e arrogante, ogni suono era il riflesso di una paura così profonda che neanche la sua nuova forza aveva potuto eleminarla, la paura di rimanere solo e abbandonato, lasciato a marcire come un cane non più voluto e preso a calci dai passanti, non poteva credere che suo fratello era arrivato al punto tale di odiarlo da uccidersi davanti a suoi occhi.

- ... di accettare la Mafia e la Corruzione come parte di me- terminò Lovino spostando violentemente il fratello per recuperare il coltello e con un gesto secco tagliò uno dei suoi polsi e bevve il proprio sangue, Luciano poté solo vederlo impallidire e perdere conoscenza.

 

A poco a poco delle note musicali svegliarono a Lovino e la prima cosa che vide fu un soffitto semisconosciuto, poi, a mano a mano che recuperava i sensi, riuscì a udire il mormorare sottovoce di Luciano, sembrava che pregasse però non era possibile, Lovino sapeva che da tempo suo fratello aveva smesso di credere eppure lo vide con gli occhi chiusi e con le mani raccolte continuare a mormorare.

Non sapeva se dovesse emettere qualche suono in modo di testimoniare il suo risveglio ma alla fine fu Luciano ad accorgersi di lui perché aprì gli occhi e lo fissò.

-Stai bene?-gli domandò con un tono di voce che Lovino non seppe interpretare, vide che negli occhi del fratello c'era un piccolo riflesso di quella dolcezza che aveva perduto.

Lovino si mise a sedere rendendosi conto di essere su un letto e si guardò attorno curioso, i gusti del fratello erano maturati costatò dall'arredamento della stanza e anche la musica classica scelta, niente più strampalate improvvisazioni di chitarra, rimase in silenzio nella sua osservazione rendendosi conto di quanto fosse lucido in quel momento, riusciva a cogliere ogni dettaglio dell'ambiente.

-Sì, sto bene- Lovino sorrise leggermente, sentiva scorrere nel suo corpo una nuova, strana ma potente energia e si sentiva anche dannatamente calmo, come non lo era mai stato in vita sua e guardò il fratello che lo fissava con aria accigliata, infatti, si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto.

-Cosa è successo ai tuoi capelli e occhi?- domandò e Lovino prese una ciocca dei suoi capelli e la portò davanti al viso, erano molto più chiari del suo precedente colore castano, poteva essere adesso definiti biondo scuro.

-Hai uno specchio?- domandò calmo e si rendeva conto di quanto fosse diversa la sua voce con quel tono, era molto più rilassante e piacevole mentre Luciano, invece di passargli uno specchio, gli diede il primo oggetto riflettente che aveva a portata di mano, il suo coltello, e Lovino vide il riflesso dei suoi occhi sulla lama, accuratamente lucidata e pulita di ogni traccia del suo sangue, erano diventati azzurri.

-Mi mancherà non avere più gli occhi nonna- fu il commento tranquillo di Lovino percependo sempre di più la sua nuova energia, si sentiva bene ... si sentiva Dio e scese dal letto mettendosi in piedi mentre Luciano gli domandava nuovamente- Cosa è successo?-

-E' il siero anti corruzione, devono essere gli effetti collaterali danneggiamento del colore dell'iride e della melanina del cuoio cappelluto-.

-Si può sapere di che parli?- domandò irritato a questo punto Luciano e questa volta Lovino gli rivolse un sorriso di fredda accondiscendenza.

-Calmati Luciano, possiamo discutere di tutto ciò con una bella bottiglia di vino. C'è l'hai del Sangue di Giuda? Credo che sia appropriato per la situazione- un sorriso, questa volta, conturbante fu ospitato sulla bocca del maggiore dei Vargas mentre mostrava il polso tagliato.

Luciano non poté a meno di sentirsi affascinato da questa nuova versione del fratello, era come avrebbe dovuto sempre stato essere: tranquillo e strafottente, una di quelle persone che non aveva bisogno di urlare per dire e imporre la propria opinione, lo guidò nel suo studio dove il caso volle che effettivamente avesse quel tipo di vino.

Fu così che Lovino gli spiegò il perché delle sue reticenze e che cosa avesse fatto in quegli anni, gli spiegò come la corruzione fosse così simile a un cancro umano in una nazione, una malattia che deteriorava corpo e a volte anche la mente.

-La corruzione è la morte di una società, dei suoi valori e cultura e quindi lentamente distrugge noi protettori poiché parte di quella cultura che rappresentiamo. Così è morto quel porco di nostro nonno, soffocato come se avesse un cancro ai polmoni-.

Luciano rimase in silenzio a fissare il proprio riflesso nel suo bicchiere di vino e poi tornò a guardare il fratello che sembrava tranquillo.

-Questo non spiega perché i colori dei tuoi capelli e occhi sono cambiati, non ha molto senso. Tecnicamente parlando hai trovato una cura per il cancro non il modo di cambiare il DNA-.

Lovino alzò le spalle- Il nostro corpo non segue le leggi biologiche di uno umano, siamo influenzati persino dalla morfologia dei nostri territori, da sempre tu ed io condividiamo una temperatura corporea più alta del normale a causa dei vulcani, quindi possono succedere cose imprevedibili come questa, a cui non posso darti una spiegazione precisa-.

Lovino si alzò e si avvicinò con la sedia al fratello- Ad ogni modo mi preme più curarti e poi potremo andare avanti con il tuo piano- dichiarò Lovino con un sorrisetto e poi baciò sulla fronte il fratello con un fare paterno che Luciano non aveva mai sospettato potesse avere.

-Sentiamo... quale sarebbe il mio piano, scienziato?- commentò ironico Luciano mentre Lovino sorrideva ancora una volta in quel modo che sembrava così dolce, ma in realtà nascondeva lo stesso veleno che scorreva nelle vene di Luciano.

-Mi sembra ovvio, daremo al mondo ciò che si merita e chiamami Flavio, per favore, credo che il nome scelto da nonna sia più appropriato adesso- e Flavio bevve un sorso di vino chiaramente soddisfatto: una nuova vita iniziava per il maggiore dei Vargas e sarebbe stata insieme al fratello.

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Capitolo 2
*** 02-Il funerale di un'imperatrice ***


02

N.B: I capitoli non sono collegati ognuno rappresenta una teoria.

 

IL FUNERALE DI UN' IMPERATRICE

 

Magna Grecia non era una guerriera, non lo era mai stata, eppure a vedere il marito ridotto in quelle condizioni, steso e ubriaco con il cibo sulla bocca rancido di vomito, le aveva bruciato l'anima di determinazione: se quella era la fine che voleva fare Impero Romano come il peggior e pavido corrotto politico era una sua scelta, ma non avrebbe trascinato nell'indecenza l'intera famiglia.

Aveva organizzato un piano e adesso era il momento di attuarlo, i bambini erano stati svegliati nel bel mezzo della notte e trascinati nel giardino del retro della villa e la guardavano già con gli occhi pieni di lacrime perché sapevano che cosa stava succedendo, i barbari invadevano l’Italia e sarebbero arrivati presto a Roma: dovevano scappare.

I bambini erano quattro: tre maschietti e una femminuccia, uno di loro era castano e aveva dei begli occhi verdi che assomigliavano a quelli di Magna Grecia, c’era un bambino che assomigliava leggermente al primo, ma aveva gli occhi scuri, mentre l'ultimo maschietto era completamente diverso dagli altri due con la pelle più scura, i capelli neri e occhi blu e infine la bambina era biondissima e dagli occhi chiari.

C’era un adulto con loro, era la sorella della donna, e i grandi occhi scuri erano pieni di preoccupazione.

I bambini guardavano Magna Grecia con gli occhi verdi adoranti e supplicanti con quella preghiera muta in bocca di non lasciarli ma la donna si abbassò sulle ginocchia e li culò nelle sue braccia mentre spiegava la situazione.

-Non è per sempre, vi raggiungerò a Napoli appena avrò trovato Feliciano-.

I bambini annuirono ma la bambina bionda scoppiò a piangere violentemente perché sentiva che era l'ultima volta che vedevano la donna, sentiva che era il momento in cui avrebbero iniziato la loro vita da protettori perché come gli erano sempre stato spiegato che non erano bambini normali, erano dei semidei. La bambina influenzata dal cattolicesimo aveva iniziato a dire che erano più degli angeli ma ciò non alleggeriva la gravità della situazione.

-Nonna Magna Grecia-, infatti, strillò la bambina ributtandosi nelle braccia della donna che tremava dalla commozione baciandola.

-Giulia ... -

-Dovete andare- disse con un tono di voce autoritario che cercava di nascondere la sua paura e poi guardò il bambino che le somigliava di più e gli disse- Lovino guidali tu, conosci bene Napoli-.

Il bambino annuì ma tremava così violentemente che la sorella di Magna Grecia, Antica Grecia, gli strinse la mano mentre guardava la sorella con determinazione.

-Riuscirai a trovare Feliciano?- domandò il bambino che somigliava a Lovino, il figlio di Antica Grecia perciò nipote di Magna Grecia, i suoi occhi studiavano sia la madre e sia la zia, che cercavano di mascherare la loro preoccupazione, Magna Grecia era certa di trovare Feliciano ma non sapeva in che condizioni.

Lovino ebbe un sussulto come se avvertisse la pericolosità della situazione e il bambino dagli occhi blu lo abbracciò dicendogli, -Troverà tuo fratello-e Lovino arrossendo vistosamente borbottò-Grazie Luca-.

-Ora andate!- ordinò la donna mentre sua sorella le rivolgeva un ultimo sguardo pieno d'amore e le disse piano- Che gli dei ti proteggano Lucia, prese Giulia tra le braccia e portò via i bambini, facendoli coprire dei loro mantelli, scomparendo nel cuore della notte mentre la spada sul fianco s’illuminò leggermente della luce della luna, esattamente come quella di Magna Grecia e quest’ultima non riuscì a trattenere le lacrime a quella scena.

Perché tutto si stava disintegrando in quel modo? Erano stati troppo vani e irrispettosi o era come dicevano quei barbari "occhio per occhio, dente per dente" e adesso pagavano i secoli di guerra e abusi? La donna non si asciugò il viso umido di lacrime mentre lentamente iniziava a camminare verso il suo obiettivo: Milano.

Il viaggio non era stato facile, i graffi e le ferite, le notti insonni, passate con la spada in pugno ad aver paura di essere assalita, erano testimoniati da devastanti effetti sul viso di Magna Grecia eppure non cedeva: non sapeva, dove trovava la sua forza, forse era il fuoco dell'Etna o del Vesuvio a spingerla ad andare avanti o forse era il suo cuore di madre.

Magna Grecia era la madre dei due bambini Lovino e Feliciano anche se non molti ne erano  a conoscenza perché suo marito negli anni aveva proibito perfino ai bambini di rivolgersi a loro con quel titolo e li aveva dichiarati pubblicamente suoi nipoti, la sua ossessiva paura che fossero due e che finissero come Romolo e Remolo era riuscita a cancellare il suo orgoglio di essere padre mentre Magna Grecia aveva accettato quella dualità come una benedizione del Dio Giano, il dio bifronte e il dio romano per eccellenza: un paradosso considerando che Magna Grecia era riuscita a influenzare con i suoi culti il marito e, infatti, ridacchiò a quel pensiero, per poi sorridere tristemente e mestamente ... l'affetto profondo per Impero Romano non era scomparso ma odiava tanto quello che era diventato, tanto da essersi ribellata in quel modo comportandosi come la guerriera che non era.

Era ormai arrivata a Milano precisamente nei dintorni per cui si fermò a riprendere fiato nascosta nella boscaglia mentre mentalmente si preparava a trovare suo figlio. Sapeva bene che non l'avrebbe trovato in buone condizioni, era sicura che i barbari non si fossero risparmiati perché era solo un bambino, com’era sicura che la sua aura di protettore dovesse essere debole in quel momento.

Mentalmente ripose una pregheria a Giano, convinta che fosse il dio protettore dei suoi figli e iniziò a concentrarsi perdendo la sensazione di appartener allo spazio e al tempo. Come una sottile luce, durante la notte più gelida d'inverno che illumina una strada, percepì qualcosa come una fiacca luce soffusa ormai troppo consumata per continuare ad ardere: Magna Grecia aprì gli occhi spaventata sentendo il cuore in gola mentre si rialzò sapendo la direzione da prendere.

Feliciano si era probabilmente nascosto dopo essere stato assalito e si era trascinato, era quello che Magna Grecia presumeva mentre continua a camminare tenendo una mano sul cuore, come se potesse uscire dal petto da un momento all'altro per la sua dannata preoccupazione, mentre si addentrava in un altro lato del bosco, l'aura del giovanissimo protettore era al minimo e si percepiva a malapena ma la donna concentratissima era pronta a non perderne le tracce e alla fine lo trovò.

A Magna Grecia mancò il respiro quando notò un'insenatura nascosta coperta di foglie in cui avvertiva la presenza di suo figlio e iniziò a pulirla con delicatezza nella paura di poterlo ferire e nonostante che si fosse preparata mentalmente al peggio, fu un altro conto vederlo: sentì che si bloccava il cuore.

Suo figlio era pallido, contuso con del sangue rappreso sulla guancia sinistra e il suo respiro sembrava un battito di farfalla talmente era debole, Magna Grecia lo raccolse delicatamente tra le braccia e lo culò canticchiando un canto pieno di dolcezza e amore mentre pensava sul da farsi senza agitarsi ma non era abituata a quelle situazioni, lei non era una guerriera.

Suo figlio non avrebbe mai potuto viaggiare in quelle condizioni: era totalmente impensabile ma lo era altrettanto fermarsi e fare in modo che la sua capacità autogenerativa facesse il suo corso, troppo tempo sarebbe trascorso e non potevano nascondersi per sempre.

Al collo Feliciano aveva un medaglione che, com’era uso tra gli esseri umani romani, era un amuleto per difenderlo dall'avversità fino a quando a diciassette anni sarebbe diventato ufficialmente adulto, per il momento quell’amuleto diceva che era ancora un bambino ancora troppo vicino alla morte per tirare un sospiro di sollievo, nonostante la sua natura semidivina.

Incapace di pensare per la troppa paura e inesperienza sui campi di battaglia, delle lacrime scesero dal viso di Magna Grecia che nonostante cercasse disperatamente di controllarsi non sapeva veramente cosa fare e andò completamente in panico quando Feliciano cominciò a tossire sangue.

Stava morendo?

Le lacrime di Magna Grecia si fermarono all'istante, se la situazione era grave … adesso era disperata: suo figlio era troppo giovane per morire in quel modo e lei non l'avrebbe permesso.

C'era un metodo per accelerare la capacità rigenerativa di un altro protettore ed era donare la propria energia, lei stessa in passato l'aveva utilizzato per aiutare Impero Romano a guarire da alcune profonde ferite inferte dai suoi nemici in battaglia, ma non era mai stata una questione di vita e di morte, se suo figlio era in quelle condizioni e tutto l'Impero stava crollando e quindi, di conseguenza, anche la cultura che lei rappresentava … forse non sarebbe sopravvissuta.

Magna Grecia baciò la fronte di suo figlio e lo guardò con occhi pieni d'amore mentre sussurrava tristemente.

-Avrei voluto che tu e Lovino iniziaste a essere protettori in altra maniera, magari in un bel periodo di pace e prosperità ma il Fato ha deciso-.

Si stese a terra tenendo il bambino tra le braccia e sentì l'odore della terra arrivarle alle narici, era un bell’odore per andarsene e chiuse gli occhi concentrandosi, felice di sentire che suo figlio lentamente riprendeva calore .

Feliciano si svegliò lentamente percependo un odore familiare, simile alla salsedine mischiato a oli pregiati, l'odore di sua nonna e anche quella sensazione di morbidezza sembrava appartenerle e quando i suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco, si rese conto di essere effettivamente sul petto della donna.

Il bambino si tirò su con le mani mentre incominciava a balbettare, Magna Grecia, quella bellissima donna bruna dagli stupendi occhi verdi e intelligenti, sorrideva sotto di lui totalmente priva di forza e Feliciano capì immediatamente che cosa era successo.

-Perché l’ha fatto madre?-, strillò mentre si ributtava sul petto della donna, chiamandola finalmente come avrebbe dovuto sempre chiamarla se la superstizione non fosse stata così una maledetta rivale del buon senso. Le lacrime scesero capricciose dagli occhi di Feliciano mentre continuava disperato -C’è Lovino, nessuno ha bisogno di me- e singhiozzò con tutto il fiato che aveva in gola mentre la madre con lentezza gli accarezzò i capelli e gli ordinò dolcemente di guardarla, seppur titubante il bambino eseguì l’ordine e vide che sua madre continuava a sorridere soddisfatta e in pace.

-Feliciano Luciano Vargas- iniziò la madre autoritaria-Tu hai diritto di esistere quanto tuo fratello, siete uniti e indivisibili, due lati di una splendida moneta come il Dio Giano voi avete il potere della dualità che molti non capiranno-.

Feliciano singhiozzò e deglutì guardando la madre in silenzio mentre lei continuava a sorridere.

-Altri protettori saranno soli nel loro compito invece voi potrete sempre contare su un'altra persona che condividerà gli stessi doveri, ma potrà sempre offrire un punto di vista diverso a un difficile problema-.

Questa volta il bambino annuì titubante mentre posava l'orecchio sul lato sinistro del petto della donna per sentire che il suo battito perdeva di forza.

- Siete uniti dalla stessa terra e popolo, il vostro legame è indissolubile, anche se sono certa che negli anni vi vorranno far credere il contrario ma uniti è la vostra natura e il vostro potere-.

Feliciano alzò il proprio viso dal petto della donna e baciò la sua fronte a confermare d'aver capito la sua ultima lezione e volerla salutare, la donna ridacchiò a quel gesto, si sentiva così stanca ma doveva ancora parlare a suo figlio.

-Tuo fratello è con la zia a Napoli ma non credo che potrai raggiungerlo, scappa dai barbari ... rifugiati a Torino e appena puoi vai a Cagliari e raggiungi tuo fratello via mare-, gli occhi del bambino erano preoccupati mentre ascoltava quelle parole, che cosa sarebbe successo se non avesse raggiunto suo fratello? Ma annuì coraggiosamente volendo che sua madre morisse in pace.

-Le voglio bene- sussurrò il bambino mentre sua madre gli riservò un'ultima carezza e spirò con un sorriso sulle labbra, Feliciano rimase in silenzio, consapevole della realtà della morte come mai era stato in vita sua, troppo scosso non pianse nemmeno e scese dal corpo della donna automaticamente.

Nonostante che gli fosse ordinato di scappare decise comunque di avere tempo di celebrare un funerale per la moglie di un impero.

Trascinò la madre con tutte le sue forze in angolo controvento mentre preparava l'occorrente per incenerirla e quando fu tutto pronto le mise al collo l'unico oggetto di valore che possedeva cioè il medaglione dell'infanzia, come pegno per il Dio Caronte o per come la pensava lui che era stato convertito alla religione cattolica per San Pietro e mentre il fuoco s’innalzava, dopo una singola preghiera andò via.

Passarono i secoli eppure quel luogo non era stato toccato da anima viva, quasi come se quegli schifosi umani sentissero che era un luogo sacro, così pensò quel bambino ormai divenuto adulto anche nell’aspetto mentre camminava con passo determinato con gli stivali che lasciavano pesanti impronte sull'erba, al suo seguito c'era suo fratello, Lovino che adesso preferiva il suo secondo nome Flavio, che camminava meno spavaldo e con un sorriso teso sul volto.

-E' qui Luciano?-, il bambino che un tempo rispondeva al nome di Feliciano si voltò verso il fratello con un sorriso ironico e cinico sulla bocca ma non disse nulla.

Flavio capitolò e continuò a camminare in silenzio tenendo dentro di sé le sue personali impressioni, sapeva che era il miglior modo per tenere sotto controllo Luciano che nei momenti in cui doveva affrontare la sua infanzia aveva dei veri attacchi d’ira, in opposizione al suo carattere freddo, autoritario e quasi schematico.

Luciano si fermò a osservare l’insenatura tra due rocce che aveva usato allora come nascondiglio, era incredibile che fosse rimasta intatta, come se le intemperie del tempo non l'avessero osata sfiorare e quel particolare gli istallò un dubbio e per cui domandò al fratello-E' possibile che questo luogo sia rimasto invariato perché ci è morto un protettore, scienziato?-.

Flavio sorrise a quel nomigliolo e iniziò a osservare l'ambiente attorno a sé che effettivamente sembrava invariato nei secoli, ma non ne poteva essere sicuro, avrebbe dovuto raccogliere dei campioni di piante e confrontarli con quelli moderni per saperlo e per cui rispose- Credo che una supposizione del genere sia più da mago che da scienziato, ma sarebbe interessante da confutare o concordare-.

-Quindi non lo sai-, Luciano disse quelle parole con sincero divertimento mentre indicò con una mano guantata l'insenatura delle rocce- E' incredibile quanto fossi piccolo, mi nascosi lì, in quello spazio ristretto, coprendomi di foglie-Flavio si avvicinò al fratello che teneva la mano tesa, ma ne notò un tremolio quasi impercettibile.

-Una mossa astuta-commentò il maggiore dei fratelli mentre il minore rispondeva cinicamente-Una mossa disperata- e dicendo quelle parole il tremolio si manifestò apertamente per cui Luciano con gesto secco ripose il braccio lungo il corpo, ovviamente sotto gli occhi attenti di Flavio.

Luciano si guardò attorno e indicando con la testa un angolo del posto disse-Lì l'ho incenerita ma ... - e puntando con il dito dove si trovava lui con il fratello, dichiarò aspramente- … è spirata qui-.

Luciano ricordava ancora, ricordava la morbidezza di sua madre e le sue parole gentili nonostante che stesse morendo e questa volta fu Flavio a parlare, -Ha sofferto?- tenendo sempre puntati i suoi occhi su Luciano.

-Non lo so, non credo. È morta con un sorriso-, Luciano se lo domandava se sua madre avesse sofferto nel donargli la vita, aveva provato lo stesso dolore del parto di un’umana? La risposta era probabilmente no a causa di quel sincero sorriso che aveva sulle labbra, ma il dubbio di averla costretta a soffrire esisteva nel cuore indurito di Luciano.

Perso dai suoi pensieri, Luciano non vide la mano del fratello tirarlo per avvicinarlo a sé e facendolo appoggiare al suo petto, Luciano poteva sentire l'odore degli agenti chimici che il fratello aveva sempre addosso, ma non lo infastidiva più di tanto.

-E' stata una sua scelta. Se c'è qualcuno da colpevolizzare è quel vigliacco di Impero Romano. Mandarti a studiare a Milano... bella scusa, voleva un'esca-.

-Non aveva bisogno di me, eri già stato battezzato come Italia tempo addietro, prima della separazione dell'Impero. Capisco il suo punto di vista- commentò inflessibile Luciano che, anche se odiava suo padre capiva veramente la sua mossa dal punto di visto strategico, in effetti, quasi sorrideva al caldo odio che invece suo fratello provava per Impero Romano: era l'unica cosa che riusciva a infuocarlo, come per lui era affrontare il suo passato quando era troppo debole e indifeso.

Flavio tenne la bocca chiusa per evitare di dire qualcosa che lo sbilanciasse troppo, aveva imparato da secoli a recitare perennamene il ruolo del bravo ragazzo, un po' troppo quieto da apparire timido con le altre nazioni, che quando era con suo fratello e poteva essere stesso tendeva a farsi prendere da quella focosità che aveva imparato a soffocare e ne provava disgusto ma dall'altra parte proteggere un territorio pieno di vulcani doveva pur dire qualcosa.

Invece di Luciano tutti avevano paura, era un dichiarato assassino a sangue freddo che non nascondeva il suo senso di superiorità e disprezzo generale, insieme al fratello formava un’ottima squadra perché tutti li credevano in conflitto quando in realtà lavoravano insieme, ad esempio le fantastiche armi di Luciano erano ideate da Flavio medesimo, insieme  ai veleni.

Luciano si allontanò dal fratello e si voltò verso di lui con il suo caratterizzante sorrisetto spavaldo sulle labbra mentre dichiarò-Partirò per il mondo 2p da qui- con entusiasmo che non gli si addiceva.

Flavio lo guardò apertamente scettico a quella dichiarazione, dunque proprio come lui anche Luciano conservava certi aspetti della loro vecchia personalità, quella personalità che era rimasta invariata in un altro mondo.

Lo scienziato aveva ancora le sue ritrosie su quella storia, quando aveva saputo della teoria dell'esistenza d’altre realtà parallele alla sua, era stato scettico ma con la sua equipe di scienziati-criminali l’aveva confermata.

Aveva scoperto l'esistenza dei portali, punti naturali nascosti in giro per il mondo in cui era possibile attraversare i vari mondi per un periodo limitato di tempo, ma quella notizia si era diffusa anche tra gli altri protettori, che ora preferivano chiamarsi nazioni, e quindi Flavio si era cervellato per trovare il modo in cui essere nuovamente, insieme al fratello, in vantaggio sugli altri.

Aveva creato un dispositivo portatile che riusciva a creare degli squarci spazio-temporali che fungevano da portali per i vari mondi e funzionava ma non aveva ancora sperimentato un viaggio spazio temporale su una persona e poteva essere pericoloso, i viaggi del dispositivo erano molto meno sicuri di quelli dei portali nonostante il vantaggio di poter piegare lo spazio tempo a proprio piacimento.

-Quando?-domandò chiaramente preoccupato Flavio mentre Luciano iniziò a giocherellare con uno dei coltelli che aveva in tasca, - Fra tre giorni-

Flavio fissò severamente il fratello minore e disse perentoriamente-Non ho mai dichiarato che il dispositivo fosse pronto per far viaggiare uno di noi- a quelle parole Luciano si avvicinò al fratello ghignando e con una voce comprensiva e quasi dolce disse-Non hai voglia di provarci? Prima che magari ci riesca Singapore?-

Flavio non rispose e, chiaramente irritato, iniziò a guardare attorno a sé per decidere dove avrebbe potuto aprire lo squarcio per Luciano e forse era proprio nel punto, dove si trovavano, dove era spirata la loro madre.

-D'accordo- concordò con voce dura e strappò seccamente uno dei pugnali dalle mani del fratello e piantò ai loro piedi e con uno sguardo di sfida disse-Partirai proprio da qui-, Luciano vacillò per un istante ma poi riprendendo il controllo di sé disse deciso-Per me va bene- e fissando il fratello concluse:

-Non sono un sentimentale-

 

Note dell’autrice

Prima di tutto ringrazio chi ha apprezzato il primo capitolo di questa raccolta recensendo, mettendo nelle preferite e varie.

Vorrei dare un piccolo chiarimento del capitolo precedente: il siero anti-corruzione di Romano ha cambiato il suo aspetto in quello famoso di Flavio non la Corruzione, ma credo che in futuro non rispetterò quella caratterizzazione fisica. Attualmente sto ancora decidendo se i 2p hanno caratteristiche fisiche differenti dagli 1p ma credo che batterò la strada che hanno lo stesso aspetto (forse ad eccezione di qualcuno per gli occhi), mi trovo più favorevole alla teoria dei mondi paralleli della DC e Marvel.

Avverto che non ho idea se farò una long fiction sul mondo 2p. Spero che questi due esperimenti vi siano piaciuti e vi lascio alle note dell’autrice di questo capitolo.

-Impero Romano è il nonno dei Vargas ed ecc. Lo so che questo è nel cannonico ma ho sempre trovato strana questa storia perché poi ci sono Antica Grecia e Antico Egitto che hanno eredi diretti ed è ancora più strano considerando che tecnicamente Impero Romano dovrebbe essere più giovane di loro.

-OC di Magna Grecia … non credo che ci sia bisogno di spiegazioni del perché sia la sorella minore di Antica Grecia e la nonna/mamma dei Vargas.

-Poiché è 2p Romano ad aver scoperto l'esistenza degli altri mondi mi sembrerebbe strano che si riferisse al suo chiamando 2p. La p sta per Planet e non player, è uno scienziato non un videogiocatore ^-^ (tecnicamente parlando ma il mondo 2p non dovrebbe essere tecnicamente il 3p?) 0-0 il primo mondo parallelo mostrato dall’autore è quello in cui hanno i sessi invertiti, giusto?)

-Sempre su 2p Romano, non fraintendete a me non dispiace la caratterizzazione di Flavio il favoloso ma mi piaciuto molto di più renderlo un “studioso” badass, per i motivi che si possono leggere nella prima one-shot, con grande senso di paternità. Su quest’ultimo mi sono basata sul canonico dell’1p, ho letto su un sito che tra le note dell’autore su Romano che il suo personaggio ha un forte senso di paternità ma che non era riuscito a mostrarlo ancora. Con questa informazione ho scelto che i lati nascosti dell’1p Romano nel suo 2p sono più accentuati.

-Come avete capito la mia caratterizzazione dei 2p non è opposti e cattivi ma è basato sul concetto su come vivono la Storia della loro vita e le scelte che hanno fatto in proposito. Ad esempio, Luciano e Feliciano hanno lo stesso background ad eccezione di questo episodio e per cui se in Feliciano la morte d’impero Romano l’ha traumatizzato e reso pacifista e saggio, in Luciano il tradimento del nonno e il sacrificio di Magna Grecia hanno accresciuto la sua rabbia contro il mondo e quindi Luciano vive la sua vita da nazione con risentimento e astio.

-Ci sono degli OC in questa storia e per cui vi rimando alle loro fanfiction nel mondo 1p.

Luca= Luqa Vella (Repubblica di Malta)

Help me Doctor Malta

Tu cosa sei?

Giulia= Giulia Sisto Borgia (Città del vaticano)

Petri, cui claves datae sunt regni caelorum

 

 

 

 

 

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